Shinigami Gaiden - I Tre Shinigami

di Xephil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Allenamento ***
Capitolo 2: *** Contatto ***
Capitolo 3: *** Scontro ***
Capitolo 4: *** Tradimento ***
Capitolo 5: *** Cambiamenti ***
Capitolo 6: *** Legami dell'anima ***
Capitolo 7: *** Karakura Town ***
Capitolo 8: *** Il potere degli Arrancar ***
Capitolo 9: *** Vecchi alleati e nuovi nemici ***
Capitolo 10: *** Dolore. Sofferenza. Morte ***
Capitolo 11: *** BANKAI! ***
Capitolo 12: *** I tre Shinigami ***
Capitolo 13: *** La battaglia imminente ***
Capitolo 14: *** Fiori nella bufera ***
Capitolo 15: *** Fiamme di giustizia ***
Capitolo 16: *** Il pugno del guerriero ***
Capitolo 17: *** Rinforzi ***
Capitolo 18: *** Lotta disperata ***
Capitolo 19: *** Fiamme di vendetta ***
Capitolo 20: *** Verso la battaglia finale ***
Capitolo 21: *** Disfatta ***
Capitolo 22: *** Deicide ***
Capitolo 23: *** Una terribile verità ***
Capitolo 24: *** Nuova alba ***



Capitolo 1
*** Allenamento ***


Capitolo 1: Allenamento
 
La radura tra gli alberi all’esterno della Soul Society era scossa dalla violenza del duello. I due Shinigami si scambiavano colpi su colpi con le loro Zampakuto, muovendosi con continui Shumpo per rendere più difficile all’avversario il tenere d’occhio i propri movimenti. Anche se ormai erano passate alcune ore dall’inizio del loro consueto allenamento, Keishin e Meryu continuarono a combattere con energia costante, senza darsi tregua.
“Che ti prende? Non sai fare di meglio?” esclamò Keishin in tono provocatorio. “Vuoi che usi solo la mano destra per facilitarti?”
Keishin Akutabi. Terzo Seggio della Quinta Brigata. Uno Shinigami con vivaci occhi bruni e i capelli castani lunghi quasi fino alla base del collo, lisci ad eccezione della fronte dove formavano una frangia dalle numerose punte, alto e robusto con una piccola cicatrice sopra l’occhio sinistro che andava dalla fronte allo zigomo e una personalità a dir poco combattiva ed energetica, sempre pronto allo scontro.
Tuttavia Meryu, come sempre, rimase impassibile.
Meryu Kitayama. Terzo Seggio della Seconda Brigata. Uno Shinigami di poche parole che preferiva i fatti alle parole, talvolta freddo ma anche determinato, con lisci capelli argentei tirati all’indietro, un corpo muscoloso e ben allenato, penetranti occhi grigi che non lasciavano mai trasparire le proprie emozioni e una maschera nera perennemente alzata a coprire la metà inferiore del suo volto.
Dopo qualche altro minuto, Keishin riuscì a sferrare un fendente ascendente che colpì la guardia della spada di Meryu sbalzandogliela di mano.
“Sai, ti consiglio di migliorare nel Zanjutsu!” commentò Keishin con un ghigno. Menò poi una stoccata verso il petto dell’avversario per finirlo, ma Meryu schivò l’attacco spostandosi di lato e con un movimento fulmineo gli afferrò e bloccò il braccio armato, per poi colpirlo all’addome con una serie di pugni e con una ginocchiata sul gomito che lo costrinse a lasciare la Zampakuto.
“E io ti consiglio di fare più esercizio con l’Hakuda!” fece Meryu in rimando.
Rantolando dal dolore, Keishin ruotò su se stesso liberandosi e sferrò un calcio allo stomaco del rivale; Meryu fu spinto indietro dal colpo, ma recuperò in fretta e si scagliò di nuovo all’attacco. I due duellanti si fronteggiarono per alcune decine di secondi con una serie di attacchi di arti marziali, poi scontrando i pugni si allontanarono con uno Shumpo e recuperarono le rispettive Zampakuto. A quel punto, nello stesso istante, i due decisero di rilasciare lo Shikai.
“Avvolgi il mondo nelle fiamme, Hikami!” gridò Keishin.
“Punisci tutte le ingiustizie, Hayabusa!” disse Meryu.
La Zampakuto del primo si divise in due spade katana nere dalla lama lunga e dritta solcata da venature rosse e con tre piccole punte sulla parte smussata; la guardia aveva la forma di due ali, sul fondo di ciascun impugnatura era incastonata una sorta di pietra rossa ed era attaccata una catena che si avvolgeva sulle braccia dello Shinigami. Quella del secondo, invece, si trasformò in due argentei guanti da combattimento metallici con due punte su ogni nocca, delle quali una era diretta verticalmente rispetto al dorso della mano, mentre l’altra spuntava dallo spazio fra una nocca e l’altra e puntava in direzione orizzontale; sulla parte che rivestiva l’avambraccio, inoltre, era raffigurato un falco con le ali tenute chiuse da delle catene legate e sostenute da un anello situato proprio sulla schiena dell’uccello.
A quel punto i due avversari si attaccarono nuovamente spiccando un balzo per colpirsi a mezz’aria. Ma nell’istante in cui furono sul punto di scontrarsi una nuova voce risuonò nell’aria: “Scatena la tempesta, Sabaku No Hana!”
Un attimo dopo Kaisui, la sorella di Meryu, comparve in mezzo a loro e la sua Zampakuto prese la forma di un enorme falce rilasciando nel contempo una violenta esplosione d’aria che scaraventò a terra entrambi i duellanti, colti di sorpresa.
“Ha! Se vi fate sorprendere così facilmente mi chiedo quanto vi ci vorrà per diventare Luogotenenti” commentò Kaisui in tono canzonatorio. “Vi bastano duecento anni? E Capitani? Forse un millennio…”
Kaisui Kitayama. Luogotenente della Prima Brigata. Una Shinigami molto bella di aspetto e dal fisico snello ma allenato, formoso ma non troppo, con profondi occhi verde scuro e capelli castani lunghi e lisci e un carattere complesso, a volte simile al fratello, altre all’amico, ma del quale spiccavano soprattutto la perseveranza, il coraggio e la lealtà.
Visibilmente infastidito dall’interruzione e dai suoi sarcastici commenti, Keishin disse: “Ahah, davvero molto spiritosa. A proposito, visto che tu invece sei già una Luogotenente, perché non provi quanto sei brava?” E si lanciò contro di lei roteando ad alta velocità Hikami.
“Ehi, quanta ostilità! Calmati!” esclamò Kaisui bloccando il suo attacco.
“Che ti prende? Non hai più tanta voglia di parlare, signorina Luogotenente?” replicò Keishin beffardo sferrando nuovi assalti.
“Proprio degno di una Zampakuto di fuoco! Testa calda!”
Mentre si scontravano, Meryu scosse la testa limitandosi ad osservarli e ad assumere un’espressione esasperata; poi con un piccolo sorriso s’aggiunse anche lui a quella lotta nella quale tutti erano diventati potenziali avversari. Poco tempo dopo i tre, sfiniti dall’allenamento, si sdraiarono all’ombra di un albero per riposare.
“Bella lotta” fece Keishin ansimando. Poi scherzosamente aggiunse: “Ma la prossima volta che riprovi a interromperci, ti brucio il distintivo.”
“Si certo, come no. Così vi ho anche provato che sarebbe successo se un nemico vi avesse attaccato.. Dovreste tenere più alta la guardia” ribatté Kaisui con un ghigno.
A quel punto fu Meryu a intervenire: “Su questo hai ragione. Però, in effetti, non ci riprovare più.”
Il suo commento sorprese Keishin. “Ma guarda: per una volta anche tu ti sei infastidito!” esclamò ridendo.
Meryu sorrise. “Si, ma solo perché stavo iniziando a prevalere. Tutto qui.”
“Figurati! Sei lontano secoli dal battermi!”
“Finitela tutti e due” li interruppe Kaisui lanciando a entrambi una mela. I tre amici passarono così alcuni minuti riprendendosi dalla fatica e gustandosi la frutta.
A un certo punto Kaisui rivolse agli altri due una domanda: “Avete sentito di quegli ryoka che hanno provato a violare la Soul Society?”
“Solo alcune voci prima di venire qua” rispose Meryu. “Mi hanno accennato che hanno cercato di violare il Cancello ovest, ma sono stati respinti. Chi erano?”
“Non li conosciamo, ma uno di loro era molto simile a uno Shinigami e possedeva un grande potere. Sembra sia riuscito addirittura a sconfiggere facilmente il guardiano del Cancello Jidanbo Ikkanzaka.”
“Avevo percepito una reiatsu simile alla nostra” intervenne Keishin, “ma non credevo che appartenesse a uno ryoka.”
“Se ha sconfitto Jidanbo, chi li ha respinti allora?” domandò Meryu.
“Gin Ichimaru, probabilmente” gli rispose Keishin. “Prima ho sentito la sua reiatsu alzarsi di colpo da quella zona.”
Meryu assunse un’espressione disgustata al pensiero del Capitano della Terza Brigata, uno Shinigami con corti capelli d’argento e un perenne sorrisetto inquietante che gli dava un’aria decisamente poco raccomandabile. “Lui? Dovevano essere pericolosi se è intervenuto anche quel serpente.”
Mentre discutevano, Keishin si portò una mano alla cicatrice sopra l’occhio.
“Hai qualche brutta sensazione?” gli chiese Meryu sapendo bene cosa significava quel gesto.
“No, direi di no. Anche se erano ryoka non mi sembra che fossero così pericolosi…”
Toccandosi ancora la cicatrice Keishin non potè non ripensare a quando se l’era procurata, il giorno in cui aveva rischiato di morire e in cui aveva conosciuto la sua Zampakuto, Hikami…
Meryu lo riscosse dai suoi pensieri: “Tutto ok?”
“Si, tutto a posto. Ho vagato un po’ troppo coi pensieri e ho finito per ripensare a quando ho conosciuto Hikami e ho ricevuto questa cicatrice. Per fortuna il Capitano Kuchiki ci ha aiutato o avremmo potuto non farcela. Devo la vita a quell’uomo.”
“Sei stato fortunato. Se non avessi liberato la tua Zampakuto, probabilmente saresti morto.”
“Si, ma la mia ora è ancora lontana, fidati!” Sottolineò la frase con un ghigno.
Meryu sorrise per poi alzarsi. “Ora scusate, ma devo tornare alla mia Brigata. Le Unità Mobili Segrete dovranno aggiornarmi sulla situazione.”
Kaisui si tirò in piedi a sua volta. “È meglio che anch’io torni ai miei doveri di Luogotenente” disse. “Non voglio che il Capitano-Comandante Yamamoto dubiti del mio impegno.”
Keishin annuì. “Vi capisco. Vado anch’io. Forse il Capitano Aizen potrà dirmi di più su quei ryoka.”
I tre amici si salutarono e tornarono al Seireitei prendendo ognuno la propria strada.


Note:
Hikami = dio del fuoco
Hayabusa = falco pellegrino
Sabaku No Hana = fiore del deserto

Spero che questi personaggi vi abbiano incuriosito e li abbiate apprezzati:) li ho creati con l'aiuto di altri due miei cari amici secondo il nostro ideale di Shinigami (il mio personale è Keishin) e io, personalmente, li ritengo ben riusciti. Se avete apprezzato, recensite e seguitemi al prossimo capitolo! Grazie!

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Capitolo 2
*** Contatto ***


Capitolo 2: Contatto
 
Il giorno dopo Meryu andò in ricognizione su ordine di Soifon, il suo Capitano, in cerca di tracce sulla possibile presenza di altri ryoka. Infatti, malgrado Gin li avesse respinti, c’era ancora il rischio che potessero tentare un nuovo attacco e penetrare nel Seireitei, il cuore della Soul Society.
Mentre scrutava il paesaggio saltando da un edificio all’altro, tuttavia, Meryu non riusciva a togliersi di mente una domanda: che cosa volevano quei ryoka? Che cosa li aveva spinti a tentare di entrare così impudentemente nel Seireitei sfidando addirittura un Capitano come Gin Ichimaru?
Fermandosi su uno dei tetti Meryu si passò una mano tra i corti capelli bianco-argentei, come sua abitudine, continuando a porsi quegli interrogativi. Poi percepì una reiatsu familiare avvicinarsi e, voltandosi, vide Kaisui atterrare vicino a lui mulinando i lunghi capelli castani per scoprire il volto. “Qualche novità?” le chiese. “Ancora niente” rispose la sorella. “Nessuna traccia o notizia di invasori o altri attacchi. Sembra che ora la situazione sia tranquilla. Anche troppo.” Assunse un’espressione pensierosa tormentandosi la treccia che aveva sul lato della testa, unica irregolarità nella sua lunga e liscia chioma castana.
“Capisco cosa intendi. Anche a me sembra che sia tutto troppo calmo. Ho come la sensazione che possa accadere qualcosa da un momento all’altro. Inoltre, non riesco a togliermi di mente un pensiero costante.”
“E quale sarebbe?”
“Qual’era l’obiettivo di quei ryoka? Perché hanno tentato di entrare nel Seireitei così sfrontatamente? Sembrava quasi che ci stessero sfidando.”
“A dire il vero, anch’io ci avevo pensato. Non credo che volessero semplicemente attaccarci, ma che stessero cercando qualcosa. Non penso neanche che fossero semplici ryoka, soprattutto quello che hanno detto essere simile a uno Shinigami.”
“Sono d’accordo. Chissà…”
Meryu s’interruppe di colpo quando vide un altro membro delle Unità Mobili Segrete avvicinarsi a loro. “Che cosa c’è?” gli chiese.
Questi gli si avvicinò e sussurrò qualcosa al suo orecchio. Anche se Meryu rimase visibilmente impassibile, Kaisui percepì del turbamento in lui. Non appena lo Shinigami se ne fu andato chiese: “Che succede?”
“Ikkaku Madarame è stato sconfitto. Sono stati gli ryoka di ieri. Sono riusciti a entrare nel Seireitei.”
“Come hanno fatto? Non è possibile!”
“A quanto pare hanno trovato un modo. Sembra che sia stato lo ryoka simile a uno Shinigami a sconfiggere Madarame.” Si guardò intorno. “Dobbiamo andare. Qualunque cosa vogliano, è nostro dovere proteggere la Soul Society e quindi non possiamo lasciarli girare liberi. Dobbiamo trovarli.”
“Hai ragione. Muoviamoci.”
I due si separarono e sparirono rapidamente con uno Shumpo, mettendosi sulle tracce di quei misteriosi ryoka.
 
Nel frattempo Keishin si stava dirigendo verso una zona del Seireitei in cui aveva percepito due reiatsu scontrarsi, una delle quali era di Renji Abarai, il luogotenente della Sesta Brigata. Lo aveva sentito lottare con qualcuno che non riconosceva, ma adesso la sua reiatsu si era fortemente indebolita, quasi non la percepiva più. Temendo il peggio per il suo amico accelerò il passo.
Mentre il tramonto lasciava spazio alla sera arrivò nel luogo dove li aveva sentiti. E lo vide: Renji stava riverso a terra in una pozza di sangue, gli abiti stracciati e lacerati in più punti, i lunghi capelli rossi di solito legati insieme in una coda ora erano sparsi sulla sua schiena e la mano destra stringeva ancora la sua Zampakuto, Zabimaru, spezzata. Sconvolto Keishin si avvicinò e mise a sedere il compagno; la sua stessa faccia era un maschera di sangue e gli occhiali che usava sempre portare sulla fronte giacevano per terra distrutti. “Renji! Renji! Rispondi, per favore! Dì qualcosa!” gridò scuotendolo leggermente.
Lo Shinigami emise un rantolo, poi lentamente socchiuse gli occhi. “K-Keishin.. Sei tu?” mormorò con un fil di voce.
“Si, sono io. Tranquillo amico, ora ti porto subito dal Capitano Unohana.” Detto questo si caricò l’amico sulla schiena facendo attenzione alle sue ferite e si diresse a gran velocità verso la Quarta Brigata.
 
Il mattino dopo Retsu Unohana, Capitano della Quarta Brigata, uscì dalla sede della sua brigata insieme alla sua Luogotenente e si avvicinò a Keishin, giunto poco prima per sapere le condizioni di salute dell’amico.
“Come sta?” fece quest’ultimo quando la vide.
“Ora meglio” rispose Unohana con il suo consueto sorriso. “Per fortuna è un tipo coriaceo. Le sue ferite stanno migliorando, ma per ora non può parlare. Deve dormire per recuperare del tutto.”
“Capisco. Grazie infinite per il vostro aiuto, Capitano.”
“Mio dovere, Keishin-san.” Gli rivolse un altro sorriso e tornò dentro la sede.
Keishin si rivolse alla sua Luogotenente, una bella Shinigami dai corti capelli azzurro-argentei e piuttosto alta di nome Isane Kotetsu: “Immagino che non sia stato facile, dopotutto era ridotto male. Grazie del vostro aiuto, Isane-san. Anche per Ikkaku.”
“Figurati” rispose lei pacata. “In fin dei conti è il nostro dovere ed è l’unico modo in cui noi membri della Quarta Brigata possiamo renderci utili. Non siamo molto bravi in altro.”
“Non dovreste sminuirvi in questo modo. Il vostro aiuto è determinante in qualsiasi situazione perché senza persone come voi, che ci curano e rimettono in forze, non dureremmo molto. Siete compagni estremamente importanti, ricordalo.”
Isane sorrise. “Apprezzo che ci siano Shinigami come te che ci vedono come loro pari, al contrario di quelli dell’Undicesima Brigata.”
“Non badarci. Per loro, dopotutto, conta solo la forza.”
Isane annuì, poi si voltò. “Scusa ora devo andare.” E si diresse dov’era entrata Unohana. Keishin la salutò con un cenno.
Un istante dopo percepì una reiatsu familiare dietro di sé e si voltò. “Salve amici.”
Meryu e Kaisui gli si avvicinarono. “Ben ritrovato. Renji?” chiese quest’ultima.
“Si sta riprendendo. Comunque sono sorpreso: questi ryoka si stanno rivelando più pericolosi del previsto. Prima Ikkaku e ora Renji.. chi sarà il prossimo?”
“Non dobbiamo abbassare la guardia” commentò Meryu. “Riusciremo a fermarli prima o poi. Dopotutto sono stati fortunati dato che nessun Capitano li ha finora incrociati.”
“Può darsi, ma comunque non credo che sarà così facile.”
Prima che qualcun altro potesse parlare una voce gridò: “Keishin! Keishin!”
I tre si voltarono e videro uno Shinigami di media statura, con capelli neri piuttosto lunghi e nervosi occhi verdi, che correva verso di loro con uno sguardo sconvolto.
Keishin lo riconobbe subito: era un suo compagno della Quinta Brigata e grande amico, Hiraku Saito. “Hiraku! Che succede? Perché sei così agitato?” gli chiese quando si fermò davanti a loro.
“Devi venire subito alla Quinta Brigata! È successa una cosa terribile!”
“Cosa? Che cos’è accaduto?”
“Il Capitano Aizen è stato ritrovato morto! È stato ucciso!”
 
La notizia aveva lasciato l’amaro in bocca a Keishin, ma non tanto quanto la visione successiva del corpo del suo Capitano Sosuke Aizen col petto perforato e sanguinante. Straziato dalla scena, crollò in ginocchio accanto al cadavere e iniziò a versare lacrime di dolore per la morte dell’uomo che più aveva rispettato in vita, per il suo Capitano il quale l’aveva sempre stimolato a migliorare e aveva sempre cercato di aiutarlo nei momenti difficili. Quelli intorno a lui dicevano qualcosa, ma era così addolorato che percepì solo strascichi di frasi; sentì che la sua Luogotenente Momo Hinamori era distrutta dal dolore, che aveva cercato di attaccare il Capitano Gin Ichimaru credendolo l’assassino e che era stata stordita e isolata per questo.
Per diversi minuti Keishin rimase immerso nel suo dolore e nel pianto, non muovendosi o reagendo nemmeno quando il corpo di Aizen venne portato via; poi, ad un tratto, si rialzò, si asciugò gli occhi e si girò per andarsene.
Mentre passava accanto ai suoi compagni, Kaisui gli afferrò un braccio: “Keishin..” mormorò cercando di trovare le parole adatte per incoraggiarlo.
Tuttavia, prima che riuscisse a dirgli qualcos’altro, Keishin liberò l’arto con uno strattone e scomparve con uno Shumpo senza voltarsi.
Kaisui e Meryu fecero per inseguirlo, ma Hiraku li fermò. “Lasciatelo stare. È un brutto momento per lui. Bisogna lasciarlo solo coi suoi pensieri in questi casi. Lasciamo che si riprenda da sé, è la cosa migliore che possiamo fare. Stimava molto il Capitano Aizen.. come del resto tutti noi della Quinta Brigata.” Mentre diceva queste parole, i suoi occhi arrossati e gonfi luccicarono. Anche lui stava soffrendo e versando lacrime per quella tragedia.
Meryu ci pensò su, poi annuì. “D’accordo. È giusto così.”
Kaisui continuava ad essere preoccupata e sembrava ancora dell’idea di seguirlo, ma alla fine decise di dar retta anche lei a Hiraku.
 
Keishin, dritto sopra il tetto di una delle caserme della sua Brigata, fissava un punto indefinito con gli occhi chiusi. Di colpo la voce di Hikami, lo spirito della sua Zampakuto, lo raggiunse: “Mi dispiace per il tuo Capitano. Era un brav’uomo.”
“C’era ancora così tanto che volevo imparare da lui e mostrargli” disse Keishin con un fil di voce. “A cominciare dal mio Bankai. Ma ora..” Non riuscì a proseguire oltre.
“Cosa pensi di fare adesso?” gli chiese Hikami.
“Se sei il mio compagno non credo che debba spiegartelo, no?”
“No. Immagino di no.”
Keishin aprì gli occhi in un’espressione furente e serrò i pugni. “Troverò risposte. Devo sapere perché e soprattutto chi l’ha ucciso. E quando lo scoprirò, quel qualcuno la pagherà molto cara, chiunque egli sia!” Si rivolse a Hikami: “Sei con me, fratello?”
“Fino alla fine, compagno. Fino alla fine.”

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Capitolo 3
*** Scontro ***


Metto l'angolo lettore qua sopra per anticipare che il seguente capitolo comporta un piccolo salto temporale dal 2. Si va direttamente all'esecuzione di Rukia e all'arrivo di Ichigo. Ovviamente parteciperanno anche i miei protagonisti ma cosa faranno non ve lo dico, odio gli spoiler:)... Ne approfitto anche per informare che da adesso posterò i capitoli una volta a settimana o due se mi riesce(più improbabile), i giorni prescelti sono lunedì, martedì o giovedì. E ora, detto questo, vi lascio al capitolo! Buona lettura:)


 
Capitolo 3: Scontro
 
Era il giorno dell’esecuzione di Rukia Kuchiki, sorella adottiva del Capitano della Sesta Brigata Byakuya, accusata di aver passato i propri poteri da Shinigami ad un umano e di aver così infranto una delle regole più importanti della Soul Society. Ad aggravare la sua situazione era anche il fatto che l’umano che aveva acquisito i suoi poteri da Shinigami era uno degli ryoka invasori. Perciò Rukia era stata condannata ad essere giustiziata sul Sokyoku. L’esecuzione sarebbe avvenuta sulla montagna del Seireitei per mezzo di quest’ultimo.
Kaisui stava in piedi accanto al Capitano-Comandante Shigekuni Genryusai Yamamoto e al Terzo Seggio Chojuro Sasakibe e osservava mestamente Rukia legata sull’architrave del Sokyoku. Anche se aveva commesso un grave reato, non le sembrava giusto che venisse condannata a morte per questo; purtroppo non poteva opporsi agli ordini del Capitano-Comandante, perciò non le restava che guardare l’amica e sperare che potesse salvarsi in qualche modo. Meryu stava eretto poco lontano, vicino al Capitano della Seconda Divisione Soifon e al suo Luogotenente Marechiyo Omaeda e anche lui non approvava, ma manteneva comunque la sua solita espressione neutra e imperturbabile. Keishin invece non era presente; da quando il Capitano Aizen era stato ucciso, il loro amico si era isolato da tutti e desiderava solo restare da solo per calmarsi e riflettere. Sicuramente avrebbe fatto di tutto per scoprire l’assassino del suo Capitano e, una volta trovato, nessuno lo avrebbe fermato dal vendicarlo.
La voce del Capitano-Comandante che comunicava l’inizio dell’esecuzione la riscosse dai suoi pensieri. Si voltò verso il patibolo e vide il Sokyoku, l’enorme falce usata per giustiziare i condannati con una grande reiatsu, attivarsi: l’arma rilasciò il suo enorme potere e prese la forma di una gigantesca fenice di fuoco chiamata fakouze. La sua potenza era pari a un milione di Zampakuto semplici e, nell’istante in cui trafiggeva la vittima, aumentava di dieci volte riducendo quest’ultima in cenere. Il Sokyoku lanciò un poderoso urlo e si diresse contro la povera ed inerme Rukia. Per un istante tutti i presenti trattennero il fiato; Kaisui abbassò lo sguardo per non vedere la scena e Meryu strizzò gli occhi davanti alla forza e all’intensità delle fiamme della fakouze che si accingevano a divorare la condannata…
Poi avvenne l’incredibile: mentre il Sokyoku stava per colpire Rukia, sopra di lei era apparsa una figura maschile rivestita di un lungo mantello marrone e armata di un enorme spada. L’individuo sconosciuto fece roteare la propria arma in aria e, senza mostrare il minimo accenno di paura o esitazione, la portò davanti al suo corpo in una posizione difensiva.
Meryu lo scrutò attentamente cercando di capire chi potesse essere. Sentì che c’era qualcosa di famigliare nello sconosciuto; poi osservandolo meglio capì: quello era uno degli ryoka che avevano invaso la Soul Society e anche l’individuo a cui Rukia aveva ceduto i suoi poteri da Shinigami! Il Sostituto Shinigami Ichigo Kurosaki!
< Cosa pensa di fare quel tipo? > si chiese Meryu confuso. < Mettersi tra il Sokyoku e la sua vittima.. Pura follia! >
Ma ciò che accadde in seguito fece sobbalzare tutti i presenti: Kurosaki bloccò con la sua arma la carica della gigantesca fakouze e la spinse indietro arrestando il suo attacco.
< Impossibile! > pensò Kaisui sconvolta. Si voltò verso Meryu e vide che persino il suo imperturbabile fratello era stato sconvolto da quella vista.  
“È stato capace di fermare il potere distruttivo del Sokyoku pari a un milione di Zampakuto.. con la sua sola Zampakuto!” commentò Soifon allibita.
Lo stupore di tutti venne scosso da un nuovo ruggito dell’enorme fenice di fuoco che si apprestava ad attaccare un’altra volta.
Tuttavia, prima che il Sokyoku potesse sferrare il suo secondo assalto, una lunga fascia dotata all’estremità di un corto palo si avvolse intorno al suo collo immobilizzandolo per poi piantarsi nel terreno sottostante. Tutti si voltarono verso la direzione da cui la fascia era arrivata e videro il Capitano della Tredicesima Brigata Jushiro Ukitake che ne teneva l’altro capo affiancato dai suoi Terzi Seggi. Immediatamente il Capitano dell’Ottava Brigata Shunsui Kyoraku lo raggiunse afferrando il palo e dicendo con il suo solito tono rilassato: “Ehi, carino. Ci hai fatto aspettare.”
“Mi spiace. Ci è voluto un po’ di tempo per rilasciarlo” rispose Ukitake. “Ma ora posso farlo con questo!” E piantò per terra una sorta di enorme scudo collegato alla fascia e recante sopra lo stemma della casata degli Shihoin, una delle casate nobili più importanti del Seireitei.
A quella vista Soifon si voltò verso il suo Luogotenente. “Fermali!” gridò con voce nervosa. “Hanno intenzione di distruggere il Sokyoku!”
Tuttavia era troppo tardi: i due Capitani estrassero le proprie Zampakuto e le inserirono in due aperture presenti sullo scudo che prese subito fuoco; le fiamme furono poi trasmesse attraverso la fascia fino al Sokyoku. Un istante dopo l’enorme fenice si dissolse in una pioggia incandescente.
Kaisui, esterrefatta da quella sequenza inaspettata di eventi, si voltò verso il Capitano-Comandante e non fu sorpresa di vedere una notevole rabbia nei suoi occhi. Il gesto dei Capitani Kyoraku e Ukitake lo aveva parecchio deluso.
Nel frattempo Kurosaki, approfittando dello stupore collettivo, fece roteare la propria Zampakuto tenendola per il lungo panno in fondo all’impugnatura e, con un unico, poderoso gesto, la piantò nell’architrave del Sokyoku che teneva ancora imprigionata Rukia. Emettendo un fortissimo fragore l’architrave si spezzò in due.
Nessuno dei presenti sembrava voler credere ai propri occhi. Il fatto che uno ryoka si fosse rivelato tanto potente aveva sconvolto persino i Capitani.
Pochi secondi dopo delle urla attirarono a loro volta gli occhi di tutti. Poco lontano, comparso da chissà dove, vi era Renji che stava sopra ai corpi svenuti di diversi Shinigami di guardia che doveva aver appena tramortito; il Luogotenente era pieno di bende e piuttosto malridotto, come se fosse appena uscito da una dura battaglia. Vedendolo Kurosaki scambiò qualche parola con lui per poi gridare: “Prendila!” e lanciare Rukia a Renji il quale, incredulo per la sua azione, la afferrò al volo in modo piuttosto scomposto e venne sbattuto all’indietro. A quel punto sia Renji che Rukia gridarono ingiurie verso il Sostituto Shinigami che, però, rimase indifferente e replicò con calma: “Portala via e proteggila. Non lasciarla mai, anche se morirai.” Il Luogotenente annuì serio e iniziò a correre via dal campo tenendo Rukia in braccio.
Mentre correva, gli Shinigami Omaeda, Isane e Sasakibe ricevettero l’ordine di fermare Renji, tuttavia Kurosaki si mise subito sulla loro strada per contrastarli. I tre rilasciarono i loro Shikai per affrontarlo, ma sorprendentemente il Sostituto Shinigami riuscì a metterli fuori gioco tutti quanti a mani nude con una facilità impressionante.
Mentre i suoi avversari crollavano svenuti Kurosaki riafferrò all’istante la sua Zampakuto e si voltò in tempo per bloccare l’assalto di un nuovo nemico: il Capitano Byakuya Kuchiki. I due si fissarono ferocemente per alcuni secondi e iniziarono poi a scambiarsi una miriade di attacchi potenti e rapidissimi.
Kaisui e Meryu osservarono intimoriti lo scontro, sorpresi che Kurosaki fosse capace di combattere alla pari anche con un Capitano del calibro di Byakuya. Un forte colpo li fece voltare e videro che il Capitano-Comandante Yamamoto stava guardando e rimproverando aspramente Kyoraku e Ukitake con aria furiosa. I due Capitani fuggirono dal luogo con un rapido Shumpo seguiti dalla Luogotenente di Kyoraku, ma il Capitano-Comandante li inseguì un secondo dopo.
Quando se ne furono andati, Kiyone Kotetsu, Terzo Seggio di Ukitake, guardò preoccupata il suo Capitano allontanarsi, ma prima che potesse decidere se seguirlo o no, Soifon disse: “Non stare a guardare per sempre...” e la sbattè a terra con un calcio per poi schiacciarle con lo stesso piede il torace rendendola inerme. “Verme. Le tue azioni sono un vergognoso tradimento, indegno dell’orgoglio di un ufficiale delle 13 Brigate!” affermò con ferocia il Capitano della Seconda Brigata.
Kaisui, non sopportando la scena, fece per cercare di convincere Soifon a risparmiarla, ma si sentì trattenere per una spalla e voltandosi vide Meryu che la fissava scuotendo la testa. “Lasciami! Devo fare qualcosa!” gli gridò.
“Sarebbe inutile” replicò Meryu. “Non conosci il Capitano Soifon come me. Non la risparmierebbe mai, anzi vedrebbe anche in te una potenziale complice. Inoltre, ha ragione: le azioni sue e del suo Capitano li rendono colpevoli di tradimento verso la Soul Society e lei deve agire di conseguenza. Mi spiace.” Kaisui digrignò i denti dalla rabbia, ma rimase ad osservare impotente la terribile scena.
Soifon continuò la sua sentenza di morte: “Ma stai certa che, per evitare che tu porti altra vergogna su te stessa, ti seppellirò in questo momento.” E la pressione sul petto di Kiyone crebbe ulteriormente, al punto che la Shinigami aveva gli occhi sbarrati, tossiva e respirava a malapena. Ancora poco e l’avrebbe sicuramente uccisa.
Improvvisamente qualcosa investì Soifon con una velocità incredibile sbalzandola via. Sbalordito, Meryu si voltò di scatto e vide un altro individuo sconosciuto con il volto coperto da una fascia che stava bloccando e trascinando il Capitano fuori dal campo. Con un rapido balzo lo sconosciuto saltò giù dal precipizio della montagna portando con sé Soifon.
“Capitano! Resistete!” gridò Meryu con voce particolarmente agitata e, senza pensarci due volte, si lanciò all’inseguimento con uno Shumpo.
Kaisui lo osservò andare via con un’espressione semidivertita. < Da aspettarselo > pensò. < Quando si tratta del Capitano Soifon persino lui, così calmo e imperturbabile, diventa impulsivo e nervoso al punto da lanciarsi all’attacco senza riflettere… Alquanto prevedibile. > Poi ritornò seria e corse ad assistere Kiyone e gli altri Shinigami privi di sensi. Mentre si avvicinava, il Capitano Unohana, l’unico rimasto sul campo, la fermò. “Aspetta Kaisui-san, li prenderò io in custodia” disse gentilmente. “Non temere, li aiuterò sicuramente.”
“V-va bene. Ma almeno permettetemi di aiutarvi” fece Kaisui.
“Non dovresti preoccuparti per tuo fratello?”
“In questo caso non ce ne bisogno” rispose Kaisui con un piccolo ghigno. “Quando si tratta del Capitano Soifon non gli serve aiuto, anzi è meglio stargli alla larga. Sono sicura che starà benissimo.”
“Se lo dici tu. Allora vieni pure con me.”
Prima di seguire Unohana, Kaisui si voltò verso il punto dove Meryu era sparito e si tormentò la treccia con aria pensierosa. < Comunque fai attenzione, fratello. >
 
Volando giù per la parete della montagna, Meryu seguiva il misterioso individuo che continuava a trattenere tenacemente Soifon. Sentì il Capitano gridare: “Lasciami! Chi sei tu, feccia?”
“Oh cielo, non fare tante storie. Sei irascibile come sempre” ribattè lo sconosciuto con una voce femminile rilassata. Dopodichè si portò la mano sinistra al volto e rimosse la fascia che aveva sul volto.
Da dietro di loro Meryu, anche se ancora lontano, riuscì a vedere una chioma di capelli viola ondeggiare nell’aria; quella vista lo scosse profondamente. < Possibile che sia…? > pensò.
Soifon, altrettanto sorpresa, disse: “Tu sei.. Yoruichi!”
“È da tanto che non ci vediamo, Soifon.”
Con un forte schianto le due colpirono il suolo sollevando un’enorme nuvola di polvere.
Le loro parole scatenarono in Meryu una serie di pensieri. Yoruichi Shihoin. Ne conosceva solo la fama e la storia. Era il Comandante delle Unità Mobili Segrete e il Capitano della Seconda Brigata prima di Soifon ed era anche stata l’insegnante di quest’ultima, colei che l’aveva addestrata alle tecniche degli Shinigami e delle sue Unità. Poi, però, molto tempo fa, aveva disertato la Soul Society, era fuggita da essa dopo l’autoesilio di un ex-Capitano suo amico che, a quanto aveva sentito, aveva compiuto un terribile crimine. Si era così macchiata del reato di tradimento ed era ora una fuggitiva.
Pur non conoscendola di persona, Meryu disprezzava molto Yoruichi, non solo per i suoi crimini ma anche perché il suo abbandono aveva ferito una persona più di tutti: la stessa Soifon. L’aveva abbandonata dopo essere stata la sua sensei e la persona più importante per lei e questo Meryu non poteva perdonarglielo. Chiunque avesse osato fare del male al suo Capitano avrebbe dovuto fare i conti con lui!
Un nuovo boato lo riscosse dai suoi pensieri. Guardò verso la foresta sottostante e notò due figure che si muovevano a una velocità incredibile scontrandosi di tanto in tanto. Erano così rapide che riusciva a malapena a seguirle. < Eccole. Sono loro > si disse. Un momento dopo vide anche diverse altre sagome che inseguivano le due duellanti; capì in breve tempo che si trattava delle altre Unità Mobili Segrete.
< Meglio così. Più saremo più facilmente potremo fermare quella traditrice! > Accelerò il suo Shumpo per poterli raggiungere.
In un paio di minuti raggiunse il luogo dove percepiva la reiatsu del suo Capitano e vide che tutte le Unità Mobili Segrete avevano circondato Yoruichi. Per la prima volta poté vedere l’ex-Capitano della Seconda Brigata coi suoi occhi: era una Shinigami alta, di carnagione scura e con un fisico molto atletico e snello. Dovette ammettere che era decisamente bella di aspetto, ma non avrebbe comunque avuto pietà per lei.
Poi scorse Soifon che stava in piedi sopra un albero con la sua Zampakuto sfoderata e piantata nel tronco. Quel gesto era fin troppo chiaro a Meryu come membro a sua volta delle Unità: eliminazione immediata del nemico.
Tuttavia si rese conto subito di aver troppo sottovalutato Yoruichi. Prima ancora che le Unità potessero muovere un muscolo, una violenta onda sonora invase l’aria e tutti gli Shinigami, tranne Soifon e lui, vennero scagliati via e crollarono a terra immobili. Confuso, Meryu guardò Yoruichi e vide che aveva cambiato di poco la sua postura e i suoi abiti erano lievemente increspati come se si fosse appena mossa. In quel momento realizzò che aveva colpito e steso tutte le Unità ed era ritornata al suo posto talmente velocemente da far sembrare che si fosse spostata solo di qualche centimetro.
< È davvero tanto veloce? Com’è possibile? > pensò Meryu incredulo.
Yoruichi fece una risatina beffarda: “Sicuramente sono stata sottovalutata. Di certo ho abbandonato il nome di Comandante delle Unità Mobili Segrete, ma non ricordo di aver abbandonato il mio altro nome.”
Meryu si voltò verso Soifon e la vide socchiudere le palpebre e mormorare: “La Dea della Velocità Yoruichi..”
Dea della Velocità. Mai titolo per una persona sembrava più appropriato.
Soifon gettò via il suo haori da Capitano scoprendo così la sua uniforme da combattimento. “Vedo. Allora ti priverò anche di quel nome!”
“Aspettate!” disse Meryu mettendosi al suo fianco. “Lasciate che vi aiuti, Capitano.”
Soifon lo fissò seria. “Non fare sciocchezze, Kitayama. Non sei in grado di affrontare un simile avversario.”
“Si, è molto probabile. Tuttavia non intendo tirarmi indietro davanti a una traditrice della Soul Society. Non sarebbe un comportamento degno delle Unità Mobili Segrete e di un vostro subordinato, Capitano Soifon.”
Soifon rimase imperturbabile, ma non replicò né cercò di dissuaderlo oltre.
“Ha! Ti sei fatta dei subordinati piuttosto fedeli, Soifon. In particolare questo tipo.. Mi piace il tuo temperamento, ragazzo. Qual è il tuo nome?”
Meryu si passò una mano tra i capelli scostandoli dagli occhi. “Meryu Kitayama. Terzo Seggio della Seconda Brigata. Finalmente conosco il mio ex-Capitano, Yoruichi Shihoin.” Sfoderò la sua Zampakuto. “Punisci tutte le ingiustizie, Hayabusa!”
Non appena la sua spada venne rilasciata trasformandosi nella sua forma Shikai di un paio di guanti da battaglia metallici, Meryu partì all’attacco cercando di colpire Yoruichi con un potente pugno, ma quest’ultima lo schivò con facilità e spiccò un salto in aria allontanandosi dal suo secondo colpo. Senza demordere Meryu la inseguì e, con uno Shumpo, le apparve alle spalle tentando di sorprenderla; la Shinigami si voltò di scatto e deviò il suo colpo con un sorrisino beffardo.
A quel punto Meryu sfoderò una serie di tecniche di Hakuda in rapida successione senza dare tregua all’avversaria, ma Yoruichi deviava tutti i colpi senza scomporsi e senza perdere il suo sorrisetto. Sembrava che stesse giocando e non combattendo. Poi, d’un tratto, Yoruichi scomparve con uno Shumpo e apparve dietro Meryu per attaccarlo; questi se ne avvide e sferrò un pugno rovesciato per colpirla, ma, prima che potesse raggiungerla, l’ex-Capitano si era già spostata con un altro Shumpo sul suo lato destro, ora esposto, e stava per colpirlo con un potente calcio. Tuttavia, in quel momento, Soifon apparve dietro a Yoruichi e l’attaccò con un rapidissimo calcio che quest’ultima riuscì a bloccare, ma fu poi costretta ad allontanarsi velocemente per recuperare una buona posizione di guardia. Soifon, però, non intendeva permetterglielo e si scagliò contro di lei con una combinazione di attacchi precisi e pressanti che sembrarono mettere Yoruichi in difficoltà per la prima volta. Meryu ne approfittò e attaccò dal lato opposto l’ex-Capitano, il quale si difese a fatica dal suo assalto per poi scomparire con uno Shumpo. Senza perdere tempo Soifon usò a sua volta lo Shumpo per starle dietro e le due ripresero a scambiarsi colpi ad incredibile velocità, raggiunte poco dopo anche dall’argenteo. In un perfetto gioco di squadra, ogni volta che Yoruichi si spostava con uno Shumpo, Meryu la incalzava attaccando non tanto con l’obbiettivo di colpirla ma di farla scoprire e permettere così a Soifon di superare la sua guardia e finirla.
Il piano sembrava funzionare. A un certo punto addirittura, mentre Yoruichi evitava un assalto di Soifon, Meryu le sferrò un destro al volto e, non appena lei lo evitò, invertì la traiettoria del suo pugno per colpirla con le punte aguzze sulle nocche. Essendo troppo vicina, Yoruichi riuscì a schivare solo parzialmente l’attacco e le punte lacerarono la fascia che portava al collo sfiorandole il viso.
Con una risata la Shinigami saltò all’indietro. “Vicino, ma non abbastanza!” gridò.
Meryu la caricò di nuovo spostandosi continuamente con lo Shumpo nel tentativo di distrarla.
“Riconosco che non ve la cavate male” continuò Yoruichi. “Ma non v’illuderete di avermi messo con le spalle al muro, vero?” Poi scomparve nell’aria.
Un istante dopo Meryu percepì la sua voce alle spalle: “Non avrai pensato di depistarmi con la velocità? Povero ingenuo.” E prima ancora che potesse provare a voltare la testa, il taglio della mano di Yoruichi lo colpì con violenza al collo.
La vista gli si annebbiò all’istante e sentì il corpo diventare pesante e precipitare verso il suolo.
Allora realizzò. Non aveva mai fatto sul serio con loro finora. Avrebbe potuto stenderlo fin dal suo primo assalto, ma aveva voluto provare le sue capacità. Tentare di sorprenderla con la velocità.. era stato davvero ingenuo.
< Mi spiace, Capitano Soifon. Avevate ragione > pensò Meryu. < Solo voi potete sconfiggerla.. so che ne sarete in grado... >
Poi l’oscurità lo avvolse e non sentì più nulla.

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Capitolo 4
*** Tradimento ***


Mi scuso per il ritardo nel pubblicare, ma mi sono perso nelle letture di questo sito e nella scrittura di un'altra fanfic... Per informare subito i primi che avevano letto il capitolo precedente, ho apportato delle modifiche ad esso in quanto in alcuni punti i pensieri non erano stati scritti mentre lo pubblicavo e quindi c'erano dei buchi. L'ho corretto abbastanza in fretta, ma invito chi l'ha letto i primi due giorni a rileggerlo per assicurarsi di non aver perso nulla... Detto questo, vi lascio alla lettura del seguente capitolo, molto doloroso dal punto di vista emotivo per uno dei miei personaggi.. buona lettura!

 

Capitolo 4: Tradimento
 
Keishin atterrò su un tetto di una casa e si fermò a percepire le varie reiatsu che infuriavano in più punti del Seireitei.
< Che diavolo sta succedendo? > si chiese. < Credevo che avrei sentito solo la reiatsu di Rukia scomparire al momento dell’esecuzione e invece ora ci sono tre luoghi in cui enormi reiatsu si stanno scontrando. Che diavolo sarà accaduto? >
Chiuse gli occhi e si concentrò per identificare i combattenti. Sulla montagna del Seireitei percepì Byakuya combattere contro qualcuno che all’inizio non riconobbe, ma poi ricordò dove aveva già sentito quella reiatsu: al Cancello ovest alcuni giorni prima. “Il ryoka. Sostituto Shinigami Ichigo Kurosaki” mormorò.
In quell’istante le reiatsu di Byakuya e Kurosaki ebbero un picco aumentando vertiginosamente; guardò la montagna e, fin da quella distanza, poté vedere chiaramente le esplosioni causate dai loro colpi. < Che poteri. È incredibile. >
Il secondo luogo di scontri era poco lontano dalla montagna, nella foresta. Percepiva le reiatsu di Soifon, di qualcuno che non conosceva e di Meryu, tuttavia quest’ultima era calata di colpo e non aveva più fluttuazioni; era probabile che il suo amico fosse stato sconfitto ma non ucciso. < Spero che stia bene. >
Il terzo e ultimo luogo di scontri aveva reiatsu elevatissime che conosceva fin troppo bene, in particolare una di esse. La più potente di tutte.
“Allora, compagno?” gli chiese Hikami. “Dove vuoi andare per prima?”
“Non serve che te lo dica, no?”
“No. Immagino di no.”
In un paio di minuti Keishin raggiunse il luogo stabilito e, non appena fu a una distanza abbastanza ravvicinata, venne investito da una reiatsu immensa e rovente come le fiamme di un vulcano attivo. Si riparò per un momento il volto e poi vide il Capitano-Comandante Yamamoto fronteggiare i Capitani Kyoraku e Ukitake. Tutti e tre avevano rilasciato i loro Shikai e la Zampakuto di Yamamoto era circondata da un alone di fuoco dal bagliore accecante, anzi, tutta l’area del combattimento era avvolta da fiamme di un calore insopportabile. Persino lui che era a sua volta un possessore di una Zampakuto di fuoco e, quindi, sopportava particolarmente bene le temperature elevate sentiva la pelle scottare al calore di quelle fiamme e della reiatsu di Yamamoto. Era una potenza che non aveva eguali in tutta la Soul Society.
“Lo vedi, Hikami? Lo senti?”
“Si, Keishin. Ed è uno spettacolo incredibile. Ryujin Jakka. La più potente e antica tra noi Zampakuto di fuoco e quella con la maggiore forza d’attacco. Non avevo mai visto all’opera le sue fiamme finora e devo ammettere che è ancora più forte di quanto credessi. Le mie fiamme, al confronto, sembrano un comune incendio paragonato al sole.”
“E una Zampakuto così potente poteva essere impugnata solo da un individuo altrettanto potente. Capitano-Comandante Shigekuni Genryusai Yamamoto. Lo Shinigami più potente mai apparso negli ultimi 1000 anni e comandante supremo della Soul Society. Ammetto che non avrei mai immaginato che la sua forza reale fosse superiore addirittura alla sua fama. È l’avversario peggiore con cui puoi trovarti a combattere.” Abbassò gli occhi verso la sua mano e vide che tremava. “Perfino solo percepire la sua reiatsu scatena in me una paura innata. Pazzesco.”
Hikami fece una risatina. “La cosa si fa molto interessante, vero?”
Keishin alzò lo sguardo e sorrise a sua volta. “Assolutamente. Ora mi sento ancora più motivato a diventare più forte. Sono loro. Capitano-Comandante Yamamoto..”
“..e Ryujin Jakka..”
““..sono loro che dobbiamo superare!”” conclusero all’unisono.
D’un tratto una fortissima esplosione dal luogo del duello tra Kurosaki e Byakuya attirò la sua attenzione. Fissando la montagna Keishin vide due enormi reiatsu di colore nero e bianco che si scontravano e salivano verso il cielo; dopo diversi secondi i fasci di luce bianca e nera svanirono e le reiatsu dei due combattenti, che avevano raggiunto il loro massimo livello poco prima, subirono un calo drastico.
“A quanto sembra è finita” commentò.
“Secondo te chi ha vinto?” chiese Hikami.
“Non ne ho idea. È difficile da dire da qua. Per quanto sia bravo a percepire le varie reiatsu, in questo momento le loro sono calate talmente rapidamente che è quasi impossibile capire chi dei due sia messo meglio.”
In quell’istante Keishin si accorse che anche dal luogo dove Soifon stava lottando non proveniva più alcuna elevata reiatsu ostile. Era molto probabile che anche lì lo scontro si fosse concluso, ma non riusciva comunque a capire chi avesse vinto poiché entrambe le reiatsu di Soifon e dello sconosciuto erano ancora percepibili. Era come se avessero smesso di combattere intenzionalmente. Piuttosto strano.
“Vuoi restare a vedere come si concluderà quest’ultimo combattimento?”
“No. Mi piacerebbe, ma ora ci sono cose più importanti. Ho un mistero da risolvere e non posso perdere troppo tempo, inoltre, vorrei prima andare a vedere come sta Meryu. Il fatto che la sua reiatsu sia così bassa al momento mi preoccupa.” Rivolse un ultimo sguardo ai tre combattenti e si allontanò con uno Shumpo.
Mentre si spostava, Keishin percepì che la reiatsu del suo amico si stava spostando a sua volta insieme a quella di Soifon e dello sconosciuto. La cosa lo confuse in quanto Meryu era ancora molto debole e, di certo, non era in grado di spostarsi tanto velocemente. Sentì che puntavano verso la sede della Quarta Brigata e decise di intercettarli lì.
Essendo più vicino Keishin arrivò per primo al punto prescelto e fu sorpreso di vedere Kaisui uscire dalla sede. “Keishin! Che cosa ci fai tu qui?” chiese quest’ultima.
“Potrei farti la stessa domanda. Perché sei qui e cosa è successo all’esecuzione? Perfino dall’altra parte del Seireitei ho sentito improvvisamente un vero e proprio fermento di reiatsu provenire dalla vostra zona!”
“È meglio se te lo spiego in un altro momento. È una lunga storia. Diciamo semplicemente che vi sono state delle interferenze inaspettate e impreviste e, a causa di esse, un bel po’ di persone ora richiedono cure mediche. Io sono qui perché ho aiutato il Capitano Unohana a trasportare le suddette persone. Le stavo tenendo d’occhio e ho sentito di colpo la tua reiatsu avvicinarsi.”
“Capisco. Bè, ti consiglio di prepararti perché il Capitano Soifon e qualcuno di sconosciuto stanno arrivando qui con tuo fratello.”
“Sul serio?” Kaisui chiuse un momento gli occhi e disse: “Hai ragione, li ho appena percepiti. Tuttavia la reiatsu di Meryu sembra piuttosto debole. Spero che non sia troppo grave.”
“È strano che, pur essendo così debole, riesca a spostarsi tanto velocemente. Voglio proprio capire perché.”
L’attesa fu breve. Un paio di minuti dopo il Capitano Soifon, in compagnia di una Shinigami femmina dai capelli viola e la carnagione scura, atterrò davanti a loro. Keishin si guardò un momento in giro, ma non vide tracce di Meryu. Poi, mentre si chiedeva dove fosse finito, lo trovò e capì subito perché si muoveva così velocemente anche se la sua reiatsu era tanto bassa: il suo amico penzolava inerme e privo di sensi dalla spalla di Soifon. Il Capitano l’aveva trasportato fin lì.
Il fatto che Meryu fosse portato in spalla dal Capitano che adorava fece immediatamente abbozzare a Keishin un sorriso e la sua preoccupazione si trasformò in ilarità; si girò verso Kaisui e vide che anche lei non era riuscita a non sorridere. Se solo Meryu fosse stato sveglio in quel momento..
“Perché state sorridendo?” chiese Soifon con voce severa.
Keishin e Kaisui tornarono subito seri. “No, niente. Ci scusi, Capitano” fece la seconda. “Come sta?”
“Ha preso un bel colpo, ma si riprenderà. Per fortuna è abbastanza coriaceo.” Detto questo Soifon passò Meryu ancora svenuto sulle spalle di Keishin. “Portalo dentro.”
Keishin si affrettò ad obbedire; insieme a Kaisui, portò l’amico dentro la sede della Quarta Brigata e lo affidò alle cure di alcuni Shinigami medici. Fu in quel momento che Keishin notò il gran numero di Shinigami ricoverati e che tutti erano coloro che dovevano essere presenti all’esecuzione di Rukia Kuchiki.
“Ma guarda: ci sono un sacco di pazienti oggi” Si rivolse a Kaisui. “Qualcuno può dirmi che diavolo è successo a quell’esecuzione?”
“Te lo ripeto: è una storia lunga. Diciamo semplicemente che quello ryoka, il Sostituto Shinigami Ichigo Kurosaki, si è messo in mezzo e ha mandato tutto all’aria.”
“Hmm. Avevo immaginato qualcosa del genere quando ho percepito la sua reiatsu.”
In quel momento sentirono Soifon che li chiamava e uscirono. Prima, però, che potesse parlare, Keishin domandò: “Capitano Soifon, lei chi sarebbe?” e indicò la Shinigami dai capelli viola.
Quest’ultima rise. “Ha! Sei un tipo curioso, eh? Yoruichi Shihoin. Non dirmi che questo nome non ti dice niente?”
Keishin ci pensò un momento, poi afferrò l’impugnatura della sua Zampakuto. “Mi dice anche troppo. Sei l’ex-Capitano della Seconda Brigata, la traditrice! Perché sei qui e cosa vuoi? Stai forse cercando di..”
“Basta così!” intimò Soifon ad alta voce. “Non è nostra nemica e non intende farci del male. Perciò calmati e lascia la tua Zampakuto.”
“Ne siete sicura, Capitano Soifon? Possiamo davvero fidarci?”
“Si, possiamo. Garantisco io per lei.”
Keishin sembrava ancora poco convinto, ma alla fine lasciò Hikami e si rilassò.
“A quanto vedo le 13 Brigate hanno acquisito diversi tipi interessanti” disse Yoruichi con aria divertita. “È un bene sapere che ci sono dei giovani Shinigami così determinati e decisi. Come vi chiamate?”
“Keishin Akutabi. Terzo Seggio della Quinta Divisione.”
“Kaisui Kitayama. Luogotenente della Prima Divisione.”
A quel punto intervenne Soifon: “Ditemi, dov’è il Capitano Unohana?”
“Se n’è andata poco fa con il Luogotenente Kotetsu” rispose Kaisui. “Ha detto che doveva controllare una cosa importante, ma non mi ha detto cosa.”
Soifon e Yoruichi rimasero perplesse. Un istante dopo, prima che potessero dire altro, una voce risuonò nelle loro menti: “A tutti coloro nella posizione di Capitani, Luogotenenti, Terzi Seggi o Sostituti Capitani delle 13 Brigate, così come a tutti i ryoka, qui è il Luogotenente della Quarta Brigata Isane Kotetsu.”
Keishin, Kaisui, Soifon e Yoruichi si fissarono silenziosi. A quanto sembrava Isane stava usando la magia Kido Bakudo n°77 Tenteikura per mandare un messaggio a tutti coloro che aveva nominato nella Soul Society.
La voce di Isane continuò: “Questa è un’emergenza. Questo è un messaggio d’emergenza dal Capitano della Quarta Brigata Retsu Unohana. Tutto ciò che sto per dirvi corrisponde al vero.”
 
La verità che nessuno avrebbe mai potuto immaginare fu svelata.
Quando Isane ebbe finito, Yoruichi e Soifon, entrambe visibilmente nervose, si allontanarono a gran velocità dirette verso la montagna del Seireitei.
Kaisui rimase shoccata dalle rivelazioni. “Non può essere.. lui non può aver fatto questo...”
Il più sconvolto era però Keishin. Non poteva credere che fosse quella la verità dietro l’apparente morte del suo Capitano e di tutti i recenti disordini alla Soul Society. Che il colpevole fosse proprio lo Shinigami che lui aveva rispettato di più e che aveva considerato un superiore e un amico.
“Non ci credo.. non il Capitano Aizen.. no.. non è possibile!” urlò di colpo. “È solo una menzogna! Uno sporco complotto! Il Capitano Aizen non avrebbe mai potuto commettere delle simili atrocità!”
“Keishin, calmati” mormorò Kaisui intimidita dal suo tono.
“Non dirmi di calmarmi!” ribattè Keishin voltandosi e il suo volto furioso spaventò Kaisui ancora di più. “Come posso stare calmo dopo delle simili accuse? Io conoscevo il Capitano Aizen e so che non si sarebbe mai macchiato di tali delitti. Qualcuno sta alterando la verità, non può essere altrimenti!”
“Keishin, rifletti: non può essere una menzogna. Isane l’ha detto chiaramente: il Capitano Unohana ha scoperto che il Capitano Aizen ha finto la sua morte per poter tramare contro la Soul Society. Dovresti sapere che lei non mentirebbe mai su una cosa del genere.”
“Non ci credo lo stesso! Non posso e non voglio crederci! È assurdo! È..” Le parole gli morirono in gola quando percepì un gruppo di reiatsu scontrarsi sopra la montagna; tra di esse ve n’era una fin troppo familiare…
“No! Non è possibile!” gridò Keishin scattando a tutta velocità verso il monte.
“Keishin! Aspetta!” disse Kaisui tentando inutilmente di fermarlo.
Keishin si diresse alla sorgente della reiatsu con il cuore in gola e i denti serrati. Non poteva credere che fosse quella la verità. Doveva vedere con i suoi occhi!
Mentre si avvicinava a gran velocità, percepì di sfuggita nuove reiatsu aggiungersi a quelle già lì presenti, ma non vi badò. Poi, proprio quando stava per arrivare, vide il cielo sopra la montagna spaccarsi letteralmente e una serie di Hollow spaventosi con grosse maschere bianche ed enormi corpi neri fuoriuscire dalla frattura.
< Menos Grande! > pensò stupefatto. < Dei Gillian! Che significa? > Poi dallo spazio dietro i Menos partirono dei raggi di luce che colpirono la cima della montagna.
La cicatrice sopra l’occhio gli bruciò come non mai. Si portò la mano ad essa e con un ultimo, fulmineo Shumpo atterrò sul terreno sopra la cima.
E lo vide: il suo Capitano, Sosuke Aizen, vivo e vegeto, era lì in mezzo allo spiazzo circondato da quasi tutti gli altri Capitani, Luogotenenti e dagli ryoka e una delle colonne di luce lo avvolgeva. Intorno a lui, le altre due colonne avevano inglobato il Capitano Gin Ichimaru e il Capitano della Nona Brigata Kaname Tosen. I raggi di luce iniziarono a trascinare i tre Shinigami verso la spaccatura nel cielo dove i Gillian si dimenavano.
“Ti sei persino alleato con i Menos?” disse Ukitake. “A quale scopo?”
“Per cercare la grandezza” rispose Aizen.
“Sei caduto così in basso, Aizen?”
“Tu sei troppo orgoglioso, Ukitake.” Il suo tono era freddo e sprezzante, del tutto diverso da quello del Capitano che Keishin conosceva. Questi, sconvolto, iniziò a camminare meccanicamente verso le colonne di luce mentre Aizen continuava a parlare.
“Fin dal principio nessuno è mai partito dal Paradiso. Non tu, non io, e nemmeno gli dei. Ma l’insopportabile vuoto sul trono dei cieli terminerà. Da qui in avanti, io siederò su di esso.” Pronunciando queste ultime parole si tolse gli occhiali che portava sempre e, con una mano, si tirò indietro i capelli castani lasciando solo un ciuffo sulla fronte. Il suo volto apparve completamente trasformato.
“Capitano.. Aizen..” mormorò Keishin fermandosi davanti alle colonna di luce. “Allora era la verità.. voi ci avete tradito.. ma perché? Come avete potuto?”
“Mi deludi, Keishin-kun. Ho appena spiegato quali sono i miei obbiettivi. Non mi hai ascoltato? Credevo fossi un tipo più attento.”
“Ci avete tradito solo per ricercare il potere? Avete ucciso e fatto soffrire così tante persone solo per questo? Voi siete pazzo! No, voi non siete il Capitano Aizen che conoscevo! Cosa vi ha fatto cambiare tanto?”
“Ti sbagli, Keishin-kun. Il Capitano Aizen che tu conoscevi non è cambiato, semplicemente non è mai esistito. La sua immagine, la sua persona, non erano che una semplice illusione. Questo è il vero me.”
“Non posso credere che diciate sul serio! Tutto quello che abbiamo passato, condiviso e vissuto, era davvero tutto un illusione? Io vi ammiravo più di chiunque altro e non posso accettare che voi siate in realtà un simile mostro! Perché avete preso in giro me, Momo-chan, Hiraku e tutta la Quinta Brigata fino ad oggi?”
Aizen sorrise beffardo. “Non ci arriveresti mai, Keishin-kun. La tua ammirazione ti impedisce di vedere la verità e di capire le mie ragioni, proprio come Hinamori.. No, in ogni caso dubito che le capiresti comunque, visto che sei troppo influenzato da questo” e indicò la Soul Society. “Io perseguo uno scopo superiore che mi porterà a trascendere sia gli Shinigami che gli Hollow ed è questo ciò che desidero realmente. Il mio rapporto con voi, come tutte le altre esperienze che ho vissuto alla Soul Society, era solo un illusione.”
Keishin non seppe più replicare. Devastato da quelle rivelazioni e da quelle parole di sprezzo e indifferenza abbassò lo sguardo e cadde in ginocchio.
“Addio, Keishin-kun” Si rivolse a tutti i presenti. “Addio Shinigami. E” guardò un ferito e sanguinante Ichigo Kurosaki riverso a terra “addio ragazzo umano ryoka. Per essere un umano, eri davvero molto interessante.” Detto questo sparì nella spaccatura nel cielo dietro i Gillian. Anche questi si ritirarono e la frattura iniziò a richiudersi.
Keishin, serrando i pugni così forte da farsi male, alzò gli occhi verso il punto dov’era sparito Aizen e, riversando nelle sue parole tutta la rabbia, il dolore e il rancore che provava in quel momento, ruggì: “Sosuke Aizen! Io ti odio!”
Il grido risuonò pesantemente nell’aria mentre il cielo tornava limpido e intatto.

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Capitolo 5
*** Cambiamenti ***


Capitolo 5: Cambiamenti
 
Diversi giorni dopo, Meryu stava in piedi sull’orlo della montagna del Seireitei insieme a Kaisui ripensando ai recenti avvenimenti.
Dopo la fuga di Aizen e degli altri due Capitani traditori, i ryoka erano stati perdonati per la loro invasione ed erano tornati nel mondo reale a Karakura Town. Ichigo Kurosaki aveva ricevuto il badge da Sostituto Shinigami e dunque gli era stato concesso il diritto di vegliare sulla sua città come tale. In quanto a Rukia, lei era stata assolta da tutte le accuse ed era tornata ad essere una Shinigami. Sembrava che tutto fosse tornato alla normalità, ma in realtà niente era più come prima e non lo sarebbe mai più stato.
“Tempi bui ci aspettano” commentò Meryu con sguardo pensieroso. “Non avrei mai potuto immaginare uno sviluppo simile.”
“Nessuno avrebbe potuto” disse Kaisui. “Era impossibile prevedere una cosa del genere, persino ora suona assurda da pensare. Invece è accaduta.”
“Aizen ha tramato alle nostre spalle e ci ha manipolati come mere marionette senza che neanche ce ne accorgessimo e adesso è diventato il nemico numero uno di tutta la Soul Society.”
“Tra tutti i Capitani devo ammettere che lui era quello da cui meno mi sarei aspettata un simile tradimento. E anche il Capitano Tosen è stato inaspettato. Passi Gin Ichimaru, ma gli altri.. è incredibile e terribile al tempo stesso.”
“Se per noi è stato terribile, allora pensa cosa deve essere stato per Keishin. Posso solo immaginare quanto male debba sentirsi. È stato tradito dalla persona che più rispettava, non può esistere peggiore delusione.”
“Tutta la Quinta Brigata è sotto shock per l’accaduto. Pensi che si riprenderà mai?”
Meryu si passò una mano tra i capelli e, sorridendo, disse: “Se si trattasse di qualcun altro non saprei risponderti, ma è di Keishin che stiamo parlando. Sono sicuro che non solo si riprenderà, ma sarà anche stimolato a diventare ancora più forte per fermare il suo ex-Capitano.”
“Questo mi preoccupa ancora di più” fece Kaisui sarcastica. “Sai che quando s’infuria non c’è modo di fermarlo. Probabilmente da adesso non avrà pace finchè non si sarà vendicato e questo mi fa stare davvero in ansia per lui.”
“Hai ragione, ma questa volta è giusto che sia così. Quel traditore è troppo pericoloso e deve essere fermato ad ogni costo. Inoltre, non solo Keishin, ma tutti noi dovremo diventare più forti perché ora la domanda è una sola: quale sarà la prossima mossa di Aizen? Quando la farà, la Soul Society dovrà essere pronta.”
Kaisui si tormentò la treccia. “Bè, non tutto il male viene per nuocere, giusto? Dopotutto la Soul Society ha anche guadagnato dei nuovi alleati: i ryoka, in particolare Ichigo Kurosaki. Sono sicura che lui sarà un aiuto prezioso.”
Meryu annuì. “Non posso darti torto. Pur essendo diventato uno Shinigami da così poco tempo, Ichigo Kurosaki ha dimostrato di essere dotato di una forza non inferiore a quella dei Capitani più potenti. Sarà di certo un alleato fondamentale.” Si voltò verso il Seireitei. “Comunque io intendo iniziare subito a diventare più forte. Prima, però, devo fare una cosa importante.”
“E quale sarebbe?”
“Diciamo che devo correggere un problema nella mia Brigata.”
“A proposito, ho una domanda da farti al riguardo.”
“Dimmi.”
Kaisui fece un piccolo sogghigno. “Che ne pensi di Yoruichi Shihoin?”
L’espressione di Meryu non cambiò, ma sembrò emanare lo stesso un certo nervosismo. “Che non mi fido.” Senza aggiungere altro sparì con uno Shumpo.
“Già, ci avrei giurato” fece Kaisui divertita.
Infatti, da quando Yoruichi si era rivelata non essere una traditrice, Soifon aveva ripreso ad adorarla come quando era sua allieva, mentre Meryu continuava ad essere sospettoso verso di lei perché non voleva e non poteva sopportare che la facesse soffrire di nuovo. Perciò non si fidava ancora di Yoruichi ed era diffidente.
< Si prospetta una guerra molto dura. Dovrò diventare anch’io più forte > si disse Kaisui tornando seria. Dopodiché si allontanò a sua volta con uno Shumpo.
 
Arrivato alla Seconda Brigata Meryu rifletté ancora su ciò che stava per fare; sapeva che avrebbe anche potuto scatenare dei contrasti all’interno di essa, ma era determinato a farlo lo stesso. Tutta la Soul Society sarebbe stata sul piede di guerra molto presto e una cosa che le 13 Brigate non potevano permettersi era di avere degli ufficiali incapaci o di dubbio valore.
Con questa idea fissa in mente si diresse dal Luogotenente della sua Brigata, Marechiyo Omaeda, uno Shinigami grasso e arrogante che aveva raggiunto quella posizione più per la sua ricchezza che per le sue abilità. Lo trovò che passeggiava serenamente sgranocchiando come suo solito un pacchetto di patatine fritte. Quando Omaeda lo vide avvicinarsi disse: “Ehi, Kitayama! Che cosa succede?”
Meryu si fermò davanti a lui, lo squadrò da capo a piedi e la sua idea si rafforzò ancora di più; a quel punto rispose: “Voglio sfidarvi.”
“C-cosa?” fece Omaeda alquanto sorpreso.
“Voglio sfidarvi per il titolo di Luogotenente della Seconda Brigata. Adesso.”
“Ma di che stai parlando? Perché vuoi combattere?”
Meryu lo disse senza troppi giri di parole: “Perché non vi ritengo degno di quel titolo.”
Omaeda fece una faccia ancor più stupita che si trasformò poi in uno sguardo di rabbia. “Ma come osi?” urlò. “Tu mi ritieni indegno del titolo di Luogotenente? È oltraggioso! Non ti permetto di accusarmi in questo modo!”
“Finora ho lasciato correre, ma adesso siamo sull’orlo di una guerra e non c’è posto per individui di dubbio valore tra gli ufficiali.”
“T-tu vorresti dire che mi ritieni uno Shinigami di basso valore?”
“Non vi ritengo, ne sono sicuro. E se pensate il contrario, allora dimostratemelo!”
Omaeda digrignò i denti per l’ira. Infine esclamò: “Va bene! Ti farò rimangiare le tue insinuazioni!”
Si spostarono in uno spiazzo erboso poco fuori la Soul Society per evitare ulteriori danni alle costruzioni. Più per volontà di Omaeda che di Meryu, inoltre, la notizia del duello si diffuse rapidamente e intorno a loro, oltre a tutti i membri delle Unità Mobili Segrete, si radunarono in breve tempo anche Shinigami delle altre Brigate, tra i quali Meryu scorse Ikkaku e Yumichika Ayasegawa dall’Undicesima Brigata, il Luogotenente della Settima Tetsuzaemon Iba e anche Kaisui. Non vide né Keishin né Soifon, ma immaginò che il primo non avesse voglia di farsi vedere e che la seconda fosse nascosta da qualche parte ad osservare lo svolgersi della situazione. Scacciò quei pensieri e si voltò verso Omaeda per concentrarsi sul duello imminente.
Sentì Ikkaku e Iba discutere come al solito. “Sembra interessante! Scommetto una bottiglia di sakè che Meryu sarà il vincitore!” disse il primo.
“Ma sentiti! Scommetti subito senza pensare! In una battaglia tutto può succedere, ma tu non lo capisci mai!” rispose il secondo.
“Ehi, vuoi litigare?!”
“Quando vuoi!”
Poi una terza voce li interruppe: “Scommetto due bottiglie di sakè che Omaeda non gli farà neanche un graffio.”
Meryu riconobbe la voce e si girò di scatto. Keishin stava in piedi ai limiti dello spiazzo con un lieve sorriso.
“Sei sicuro di voler fare una scommessa così azzardata? Stai sopravvalutando il tuo amico” fece Iba mentre Ikkaku si limitò ad inarcare le sopracciglia.
“Al 100%. Ci state o avete fifa?”
“Certo che ci stiamo!” esclamarono in coro entrambi gli Shinigami.
Meryu non potè non abbozzare un sorriso alla fiducia dell’amico. Poi tornò a guardare Omaeda, che invece era livido dalla rabbia per i commenti.
“Ti farò rimangiare le tue parole!” urlò. “Quando avrò finito, ti sarai pentito di avermi sfidato e ti avrò fatto degradare!”
Meryu rimase impassibile e si mise in guardia.
Omaeda fece la prima mossa: estrasse la sua Zampakuto e partì all’attacco cercando di colpire l’avversario con un fendente alla testa. Senza neanche muovere i piedi, Meryu si abbassò con svogliatezza ed evitò il colpo. Gridando Omaeda riprovò a colpirlo con diversi fendenti e affondi, ma Meryu li evitava tutti senza spostarsi mai di più di due metri dal punto in cui si era messo in guardia. Tracciava così un perfetto cerchio per terra nel quale schivava senza dover mai uscire qualunque fosse il colpo. Omaeda diventava sempre più nervoso ad ogni attacco fallito. Possibile che quello Shinigami silenzioso lo stesse mettendo in difficoltà senza neanche usare la sua Zampakuto? Cercò di colpirlo ripetutamente, ma più s’innervosiva più le sue mosse erano prevedibili.
Finchè, d’un tratto, Meryu intercettò un suo attacco e, invece di schivare, lo bloccò afferrandogli il polso; guardò Omaeda negli occhi e disse: “Come pensavo. I tuoi attacchi sono fin troppo semplici e prevedibili, in più t’innervosisci facilmente e perdi anche il controllo dei tuoi movimenti. Non sei degno di essere un Luogotenente.” Dopodiché lo colpì con un calcio allo stomaco sbattendolo indietro.
Omaeda rantolò di dolore e urlò sollevando la Zampakuto: “Non sottovalutarmi! Distruggi, Gegetsuburi!” Il suo Shikai si attivò e la spada prese la forma di una mazza chiodata attaccata con una catena all’impugnatura che teneva il grassone. Questi, con un ghigno, disse: “Ora prova a vedere se ti piace questo!” e attaccò.
Meryu schivò la mazza saltando in aria, tuttavia in quell’istante Omaeda usò uno Shumpo per portarsi sopra la testa dell’avversario e calò con tutta la sua forza l’arma su Meryu gridando: “Ti ho preso!” La mazza chiodata impattò contro il suolo scavando una fossa, ma quando Omaeda la rimosse non vide alcuna traccia dello Shinigami.
Si guardò intorno cercandolo e sentì alle sue spalle una voce fin troppo familiare dire: “Bel tentativo. Ma troppo scontato.” Si girò di scatto e il pugno di Meryu gli arrivò in faccia. Subito dopo, mentre Omaeda si stava ancora riprendendo dal colpo, l’argenteo ruotò su se stesso e lo colpì col taglio della mano sulla tempia.
Il Luogotenente indietreggiò rapidamente in preda al dolore. Meryu, a quel punto, estrasse la sua Zampakuto e disse: “Finiamola. Punisci tutte le ingiustizie, Hayabusa!” I suoi guanti Shikai da combattimento gli rivestirono gli avambracci e partì all’attacco di Omaeda.
Questi tentò di colpirlo con la sua mazza chiodata, ma Meryu deviò facilmente l’attacco con un pugno e ruotando su se stesso centrò l’avversario allo stomaco con una gomitata. Dopodichè chiuse gli occhi e si mise in guardia mentre Omaeda tentava un altro attacco; con espressione rilassata ma concentrata, Meryu colpì gli spuntoni della mazza con un pugno rompendone diversi, fece un passo avanti afferrando con l’altra mano la catena legata all’arma e tirò a sé uno sbigottito Omaeda per poi centrarlo allo stomaco con una potente ginocchiata.
Quest’ultimo lasciò la Zampakuto e crollò a terra stordito; aprendo gli occhi a fatica vide Meryu incombere sopra di lui con il pugno stretto. Fissando sconvolto le punte affilate del suo Shikai, disse con voce lamentosa: “Che vuoi fare? No, ti prego…”
Meryu colpì il terreno accanto alla sua faccia lasciando profondi solchi nella terra. “Chiedi pure pietà.. e ti ritenevi un Luogotenente? Davvero patetico” mormorò. Dopodichè si girò e fece per andarsene.
Prima che potesse farlo, però, Soifon apparve davanti a lui. Meryu mostrò un’espressione stupita per un momento.
“C-Capitano! Io..” cercò di dire Omaeda, ma l’occhiata torva di Soifon lo fece tacere.
“Ti ritieni all’altezza di essere un Luogotenente, Kitayama?” chiese a Meryu.
“Si.”
Soifon lo fissò negli occhi per un paio di secondi, poi fece un passo indietro e, estratta la sua Zampakuto, assunse una posizione di combattimento. “Allora dimostramelo combattendo contro qualcuno molto più forte di quella feccia!”
Meryu rimase piuttosto sorpreso dalla sfida che gli era stata appena lanciata, ma si mise in guardia a sua volta. Per quanto rispettasse e venerasse Soifon, aveva sempre desiderato poter duellare almeno una volta con il suo Capitano e, inoltre, non voleva mostrarsi debole o timoroso davanti a lei.
Decise anche che sarebbe stato lui a fare la prima mossa. Con un rapido Shumpo si portò sopra la testa di Soifon e provò a colpirla alla fronte con un pugno, tuttavia il Capitano, senza quasi muoversi, parò il colpo. La sua lama e le punte d’acciaio di Hayabusa stridettero ed emanarono scintille. Mantenendo il controllo, Meryu sferrò un altro pugno che Soifon bloccò di nuovo per poi allontanarsi; in un istante l’argenteo le fu di nuovo addosso sferrando una serie di rapidi e precisi colpi che Soifon riusciva sempre a deviare o schivare. Quest’ultima, dopo che un potente colpo di Meryu la fece indietreggiare rapidamente, disse: “Credo sia meglio combattere al tuo livello.” Dopodichè si tolse l’haori da Capitano e portò la propria Zampakuto a livello dello sterno. “Pungi tutti i nemici a morte, Suzumebachi!” La sua spada prese la forma di un guanto metallico nero con striature dorate e un lungo pungiglione dello stesso colore sul dito medio.
< Lo Shikai del mio Capitano > pensò Meryu. < Mi sta prendendo sul serio. Non potrei chiedere di meglio. > Poi partì di nuovo all’attacco e Soifon stavolta lo imitò scagliandosi anche lei contro di lui.
Meryu provò due potenti pugni, ma Soifon deviò il primo e parò il secondo facendo scontrare Hayabusa e Suzumebachi con un altro, forte stridio. Meryu sferrò allora un calcio, ma il Capitano lo bloccò con la stessa mossa. Entrambi scomparvero con uno Shumpo e ricomparvero in aria scontrando di nuovo le loro Zampakuto, per poi sparire con un altro Shumpo e riapparire in un altro punto colpendosi ancora.
Keishin notò che la velocità di Soifon cresceva continuamente con il proseguire dello scontro e Meryu continuava ad aumentarla a sua volta per starle dietro. < Sembra che stia cercando di vedere fino a che punto può seguire la sua rapidità > pensò. < Mi chiedo se Meryu se ne sia accorto. >
Per diversi minuti il duello rimase equilibrato, ma Meryu faceva chiaramente sempre più fatica a stare dietro ai movimenti di Soifon, la quale invece non sembrava stanca. Poi, d’un tratto, Soifon, mentre schivava un altro colpo, ruotò su se stessa con un movimento rapidissimo e centrò Meryu al volto con un calcio; in seguito, approfittando del suo momentaneo stordimento, riuscì a trafiggergli il torace con il suo pungiglione. Sul punto colpito comparve un tatuaggio a forma di farfalla.
Meryu si allontanò in fretta ed esaminò lo strano segno. Nigeki Kessatsu. L’abilità speciale dello Shikai di Soifon che faceva comparire quel tatuaggio sui punti colpiti e che, con una seconda puntura su un punto già colpito, provocava la morte della vittima. Un’abilità davvero spaventosa e pericolosa.
Si toccò il petto con aria seria. A questo punto le intenzioni di Soifon non gli erano più molto chiare. Il fatto che stesse usando il Nigeki Kessatsu indicava che voleva eliminare il proprio avversario, ma non capiva se e perché volesse ucciderlo davvero. Guardò il suo Capitano e la vide del tutto calma e imperturbabile, come era sempre in battaglia. Non voleva morire, ma non si sarebbe neanche mai ritirato davanti a lei, altrimenti non si sarebbe rivelato migliore del patetico Luogotenente che aveva appena spodestato.
< Nella guerra che verrà ci saranno sicuramente pericoli ben più grandi di questo > si disse. < Non posso arretrare davanti alla prima difficoltà e neanche davanti alla prospettiva di poter morire o non sarò mai degno del titolo di membro delle Unità Mobili Segrete della Soul Society! >
Aumentò e concentrò la reiatsu che gli rimaneva e si mise in posizione; anche Soifon incrementò la propria reiatsu e si preparò a contrattaccare. Era il colpo finale.
Tutti i presenti trattennero il fiato per alcuni secondi, poi i due duellanti partirono all’attacco insieme e si scontrarono a mezz’aria. L’urto delle loro reiatsu produsse per un istante un bagliore accecante e, non appena si dissolse, ogni Shinigami rimase di stucco.
Il pugno destro di Meryu era passato poco sopra la spalla di Soifon e le aveva lasciato un taglio sanguinante sulla guancia. Il pungiglione di quest’ultima si era fermato a meno di un centimetro dal tatuaggio sul petto di Meryu.
Soifon si rilassò e si portò una mano alla guancia ferita; in seguito guardò Meryu e, con grande sorpresa di quest’ultimo, sorrise. “Non sei arretrato neanche davanti alla prospettiva di morte e non hai avuto esitazioni a colpire l’avversario” osservò. “Hai guardato solo alla vittoria e ti sei impegnato al massimo per ottenerla. Sarai un buon Luogotenente, Kitayama.”
Meryu abbassò la maschera che normalmente gli copriva la bocca e disse: “Sarà un onore per me, Capitano.”
“Non perdere mai la tua volontà. Ricordatelo.”
“Lo ricorderò senz’altro.”
Dopodichè Soifon raccolse il suo haori e se ne andò dicendogli di riposarsi per il momento perché presto avrebbe avuto molto lavoro da fare. Meryu assentì e si avvicinò a Kaisui e Keishin.
“Bella prova, fratello!” disse Kaisui abbracciandolo.
“Non avevo dubbi sulla tua vittoria su Omaeda, ma non credevo che avresti combattuto così bene anche contro il tuo Capitano” fece Keishin. Poi gridò a Ikkaku e Iba: “Mi dovete due bottiglie di sakè, perdenti!” I due Shinigami annuirono seccati e se ne andarono con il resto della folla.
Uno dei membri delle Unità si avvicino a Meryu e disse: “La attenderemo alla sede della Seconda Brigata, Luogotenente Kitayama.”
“Va bene” rispose Meryu e lo Shinigami si dileguò.
Malgrado la sua espressione fosse sempre imperturbabile, Keishin era sicuro che Meryu fosse piuttosto felice e compiaciuto. “Allora, come è stato combattere contro la propria dea?” chiese con un ghigno.
“Spiritoso. Comunque ammetto che è stato lo scontro migliore che mi sia mai capitato da quando sono nelle Unità Mobili Segrete. Tuttavia il Capitano non ha fatto sul serio o non c’avrebbe messo molto a sconfiggermi.”
“Già, l’avevo notato anch’io. Però non ti ha neanche preso alla leggera e soprattutto ha riconosciuto il tuo valore. Ti faccio i miei complimenti, amico” e fece scontrare il suo pugno con quello del compagno con un largo sorriso.
“A proposito, tu come stai?” chiese poi Meryu.
Il volto di Keishin s’incupì. “Prova a dirmi come ti sentiresti se fosse stato il tuo Capitano a tradire la Soul Society.”
“Molto male. Davvero molto male.”
“Peggio ancora. Fidati: nessuno si merita una simile delusione. Comunque non ho intenzione di stare a piangermi addosso per sempre. Aizen ora è il nostro nemico e va fermato, questa è la sola cosa certa e giusta da fare e io ho intenzione di essere in prima linea quando lo affronteremo. Voglio” strinse il pugno davanti a sé “voglio essere io a ucciderlo. Voglio fargliela pagare a nome della Quinta Brigata e di tutta la Soul Society. Non avrò pace finchè non sarà morto o fermato.”
“Non farti vincere dalla rabbia” disse Meryu “o rischi di diventare come lui.”
“Consiglio inutile. La mia rabbia ha già vinto.” Si voltò verso Kaisui. “Devo parlare con il Capitano-Comandante. Puoi accompagnarmi?”
“Eh? Oh, va bene” fece Kaisui un po’ sorpresa.
I due si separarono da Meryu che si diresse alla Seconda Brigata dopo aver rivolto uno sguardo preoccupato a Keishin. Questi invece arrivò alla sede della Prima Brigata e del trono della Soul Society e, insieme a Kaisui, s’inginocchiò davanti al Capitano-Comandante Yamamoto.
“Keishin Akutabi. Hai chiesto di potermi parlare” esordì Yamamoto. “Che cosa c’è?”
“Ho una richiesta da farvi.”
“E quale sarebbe?”
La voce di Keishin divenne ancor più seria. “Vi chiedo di poter prendere io in mano la direzione della Quinta Brigata. Il nostro Capitano ci ha abbandonati e al momento è priva di una guida. Ritengo di poterla gestire.”
Kaisui lo guardò stupita. Yamamoto invece rimase impassibile.
“Tu non sei nemmeno un Luogotenente, Keishin Akutabi. Sei davvero sicuro di poter ricoprire il ruolo di un Capitano?”
“So di non essere un Luogotenente e neanche sono pronto per essere un Capitano. Ho ancora molto da apprendere. Se possibile, lascerei il compito al Luogotenente Hinamori, ma, come voi già sapete, lei si sta ancora riprendendo dalle ferite infertele da Aizen e non può muoversi. Inoltre, anche se potesse, dubito che sarebbe in grado di gestire la nostra Brigata perché la sua parte più ferita è l’anima. Il tradimento del suo amato Capitano l’ha sconvolta ed è improbabile che possa sostenere anche il peso dell’intera Quinta Brigata. Io sono solo un Terzo Seggio, ma desidero il meglio per i miei compagni e per la stessa Soul Society e per questo sento di poter gestire la situazione, almeno finchè non sarà trovato un altro buon Capitano. Vi prometto che non vi deluderò, lavorerò e m’impegnerò al massimo per poter mandare avanti la mia Brigata. Lo giuro sul mio onore da Shinigami.”
Yamamoto rimase silenzioso per qualche istante, poi disse: “Alzati, Keishin Akutabi.”
Keishin obbedì e lo guardò dritto negli occhi.
“Sei pronto ad addossarti tutte le responsabilità che comporta la posizione di Capitano? Sei davvero sicuro di poter reggere il peso?”
“Si” rispose Keishin risoluto. “Sono sicuro. Mi assumo la responsabilità per ogni cosa che da adesso in poi accadrà alla Quinta Brigata e ne accetterò le conseguenze, che siano positive o negative.”
Yamamoto batté il suo bastone per terra. “Allora è deciso. Da adesso, Keishin Akutabi, sarai il Sostituto Capitano della Quinta Brigata. Abbine cura.”
“Lo farò.”
“Ora puoi andare. Anche tu, Kaisui.”
Keishin e Kaisui uscirono dalla sala del trono. “Non credevo che gli avresti chiesto una cosa del genere. Ti senti davvero sicuro?” chiese la Shinigami.
“Non preoccuparti, Kaisui. Saprò cavarmela.” Detto questo Keishin si allontanò di corsa.
“Ehi, dove vai?”
“A trovare una persona.”
 
Arrivato alla Sesta Brigata, Keishin si diresse verso Renji che si allenava dietro la sede. “Keishin!” lo salutò questi quando lo vide. “Che cosa ci fai qui?”
“Mi serve il tuo aiuto, Renji.”
Alla sua espressione interrogativa spiegò: “Il luogo dove tu e Ichigo Kurosaki vi siete allenati per ottenere il Bankai. Voglio che mi porti lì.” Le ultime cinque parole avevano un tono che non ammetteva repliche e la sua espressione era altrettanto eloquente.



Note:
Gegetsuburi = testa pentaforme
Suzumebachi = vespa
Nigeki Kessatsu = la morte in due colpi

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Capitolo 6
*** Legami dell'anima ***


Lo so, sono in ritardo con l'aggiornamento, ma ho avuto più imprevisti di quanto pensassi.. però non volevo rinunciare a pubblicarlo prima di Natale come regalo! Questo capitolo volevo inizialmente dividerlo in due ma poi l'ho lasciato intero perchè riguarda un momento molto delicato dello stato d'animo di Keishin e non volevo interromperlo... Siccome anche altri capitoli in futuro saranno piuttosto lunghi, ditemi voi lettori se preferite capitoli lunghi come questo o se li preferite più corti come prima. A voi la scelta!
Ah, sono riuscito anche a pubblicare le prime immagini dei miei protagonisti: questo sotto è Keishin! Nei prossimi capitoli mostrerò anche Meryu e Kaisui!
Detto questo, buona lettura:)



 
Capitolo 6: Legami dell’anima
 
“Ecco. Il posto è questo” disse Renji.
Keishin esaminò la zona. Si trovavano in un’ampia area deserta con numerose rocce di varie dimensioni la quale, malgrado fosse coperta, era illuminata come se il sole stesse sopra di loro; l’aria era calda e secca e da dietro una grossa roccia poco lontana spuntava il bordo di quella che sembrava una sorgente d’acqua calda.
“È totalmente isolata” spiegò Renji. “Non si percepiscono le reiatsu all’interno ed è perfettamente nascosta. A parte me, Yoruichi Shihoin, Kisuke Urahara e Ichigo, nessun altro dovrebbe conoscere la sua esistenza. Bè, ora la conosci anche tu.”
Keishin si scrollò le spalle. “Dunque un posto perfetto per allenarsi.”
“Già. Scusa, ma tu come facevi a sapere che io e Ichigo ci eravamo allenati in un luogo segreto?”
“L’ho semplicemente intuito. Sei sparito per un paio di giorni, non ho più avuto tue notizie né sentito la tua reiatsu e, quando sei ricomparso, di colpo sapevi usare il Bankai. Non era difficile capire che eri andato ad allenarti per ottenerlo in qualche strano posto, non ti pare?”
Renji si grattò il retro della testa con un sorrisetto. “In effetti.. però, sai, a volte le intuizioni apparentemente ovvie possono anche risultare sbagliate, no?”
“In questo caso no” ribattè Keishin freddamente.
Il sorrisetto di Renji s’incrinò. Normalmente Keishin avrebbe risposto alla sua battuta con un’altra, ma stavolta la sua espressione lasciava intendere che non aveva nessuna voglia di scherzare. Non c’era dubbio: il tradimento di Aizen l’aveva riempito di odio e ira che aspettavano solo di poter esplodere. Davvero preoccupante.
Keishin fece tre passi indietro e disse: “Inutile perdere tempo. Iniziamo.” Dopodichè estrasse la Zampakuto e la posizionò orizzontalmente davanti a sé. “Hikami, sgranchisciti le gambe.”
Un istante dopo la spada s’illuminò e un getto di fiamme fuoriuscì da essa per poi atterrare a terra e prendere la forma di un guerriero di circa trent’anni, alto, dai lunghi capelli scarlatti, che indossava un paio di pantaloni e una giacca dalle maniche lunghe semiaperta. I colori degli abiti erano una combinazione di varie sfumature di rosso e oro e sembravano fatti di fuoco solidificato. Il volto del guerriero emanava calma e serietà, ma al tempo stesso ardore; gli occhi erano dello stesso colore dei capelli.
“È un po’ che non mi Materializzavo” commentò facendo schioccare le vertebre del collo. “Renji, Zabimaru. È un piacere rivedervi.”
“Piacere nostro, Hikami” ricambiò Renji. “Ogni volta è sorprendente vedere la facilità con cui riesci a Materializzarti.”
“Eh. Anni di pratica e forti legami.”
“Bando alle ciance” s’intromise Keishin. “Hikami, iniziamo. Ora che devo agire da Sostituto Capitano non potremo più allenarci spesso come prima. Inoltre, è essenziale che padroneggi il Bankai nel minore tempo possibile, perciò non perdiamo altro tempo.”
Hikami si voltò verso di lui. “Invero. Tuttavia non essere così impaziente. Sai bene che il Bankai non è una questione semplice.” Dopodichè alzò le braccia e due spade nere identiche allo Shikai di Keishin gli apparvero in mano.
“Lo so. Ma non abbiamo più molto tempo, quindi..” sollevò la sua Zampakuto a livello degli occhi e, con un bagliore, questa assunse la sua forma Shikai “..procediamo.”
La sua espressione allarmò Renji. Una feroce determinazione e una fortissima rabbia repressa brillavano nei suoi occhi e, oltretutto, aveva persino rilasciato la Zampakuto senza formula. Non c’era dubbio: se iniziava a combattere, era meglio stargli alla larga. “Io torno alla Sesta Brigata” disse. “Non voglio che il Capitano Kuchiki si chieda dove sono finito.”
“Si, d’accordo” rispose Keishin senza guardarlo. “Grazie, Renji. A presto.”
“Ci vediamo” rispose l’altro. Poi scomparve con uno Shumpo.
Hikami fissò Keishin dritto negli occhi. “Percepire nella tua anima i tuoi sentimenti di rabbia e odio è già preoccupante, ma ora che ti guardo anche fisicamente devo dire che sei davvero inquietante. Non permettere all’ira di offuscare la tua mente o non sarai in grado né di ottenere il Bankai né di fare giustizia per le atrocità di Aizen.”
“Non dirmi di calmarmi, Hikami” rispose Keishin stringendo i denti. “E non pronunciare quel nome. Ormai anche solo sentirlo mi fa davvero infuriare!” Poi, senza alcun preavviso, le venature e il gioiello delle sue spade divennero incandescenti e le lame presero fuoco mentre si scagliava contro la sua Zampakuto.
Un istante prima che riuscisse a colpirlo Hikami bloccò il suo doppio fendente incrociando le sue spade con quelle di Keishin; dalle lame volarono scintille e i due finirono coi volti a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro.
“Attaccare con tanta ferocia senza alcuna esitazione.. dimmi, Keishin: stai forse cercando di uccidermi?” chiese.
“Non sei sempre tu che in tutti i nostri allenamenti mi dici di attaccare con l’istinto di eliminare l’avversario?” ribattè Keishin. “Ti stai forse rimangiando le tue parole?” Spinse ancora di più le sue spade contro quelle di Hikami per farlo indietreggiare; le fiamme guizzarono più intense.
“No, l’istinto è giusto. Tuttavia.. è il tuo spirito che non va bene!” Con uno sfrigolio anche le spade di Hikami presero fuoco e quest’ultimo le liberò dal contatto con uno strattone per poi sferrare a Keishin un calcio sbattendolo indietro di qualche metro.
Keishin piantò i piedi a terra per restare eretto e non cadere, dopodiché si scagliò di nuovo contro l’avversario mulinando le spade infuocate. Hikami contrattaccò a sua volta e le loro lame cozzarono ripetute volte l’una contro l’altra mentre i due avversari si scambiavano una serie di tecniche di spada estremamente violente.
Per un paio di minuti sembrarono essere alla pari. Ad un tratto, però, Hikami volò in aria con uno scatto rapidissimo, afferrò le catene che tenevano le sue spade legate alle braccia e, dopo averle allungate, le usò come due fruste per sferrare diversi attacchi a lungo raggio verso Keishin. Quest’ultimo riuscì a respingere i colpi, ma la tecnica di Hikami lo costrinse a stare sulla difensiva e ad indietreggiare per cercare di recuperare. A quel punto la Zampakuto iniziò a ruotare come una trottola creando un vero e proprio vortice di lame infuocate che Keishin stavolta non riuscì a bloccare e venne sbalzato indietro mentre cercava di resistere. Lo Shinigami si sentì bruciare la spalla sinistra e vide che l’ultimo colpo gli aveva lasciato un taglio bruciato appena sopra la clavicola; non era molto profondo ma faceva male ad ogni movimento del braccio sinistro.
Con un ringhio furioso Keishin si rimise in piedi e osservò le fiamme che avvolgevano le loro spade. La peculiarità speciale dello Shikai della sua Zampakuto era che, ad ogni colpo difensivo o offensivo, il fuoco delle lame diventava più intenso e caldo rendendo così le spade sempre più incandescenti e dunque pericolose. Lui e Hikami, in quel momento, stavano usando lo stesso Shikai, ma, anche se le loro fiamme erano diventate più intense, le sue gli sembravano decisamente meno potenti di quelle di Hikami. Il numero di attacchi che quest’ultimo aveva sferrato era senza dubbio più alto del suo, ma non sembrava dipendere solo da questo.
Hikami riafferrò le sue spade per l’impugnatura e, mentre la lama destra emetteva delle fiamme ancora più intense, menò un fendente gridando: “Kasai no Kizuato!”
Il colpo generò un’enorme mezzaluna di fuoco che venne scagliata verso Keishin. Senza farsi intimorire, questi afferrò la catena della sua spada sinistra e, facendo girare rapidissima l’arma, la portò davanti a sé urlando: “Bariatsui!”
Il fuoco sulla lama si estese a tutta la catena formando in questo modo uno scudo roteante di fiamme che respinse l’attacco avversario. Allora fu Keishin a gridare: “Kasai no Kizuato!” scagliando a sua volta la fiammata a mezzaluna con un fendente destro.
Quasi senza muoversi, Hikami incrociò le sue due spade davanti a sé e bloccò il colpo con apparente facilità.
“Non va bene, Keishin” osservò. “Sei accecato dalla rabbia e non riesci a sferrare un attacco che possa colpire nel segno. Non otterrai mai il Bankai così.”
“Chiudi il becco!” ribattè lo Shinigami con rabbia. “Pensa a difenderti invece di insultarmi!” Poi si lanciò verso la Zampakuto con uno Shumpo.
Hikami prese di nuovo le catene delle spade e le usò ancora una volta come delle fruste. Sferrò prima due colpi separati che Keishin respinse senza fermarsi, poi, attaccò contemporaneamente con entrambe le spade nel tentativo di chiudere l’avversario in una morsa ed arrestare il suo slancio.
Era il momento che Keishin stava aspettando: la tecnica delle spade a frusta era potente e rapida e poteva cogliere di sorpresa il nemico con attacchi impensabili per una normale spada sia per la direzione che per il raggio d’azione, ma, quando le spade sferravano un doppio attacco simultaneo ed erano entrambe respinte o schivate, il loro recupero richiedeva un paio di secondi durante i quali l’utilizzatore restava scoperto. L’avrebbe attaccato in quel momento.
All’ultimo istante, quando le due lame infuocate stavano per chiudersi fameliche su di lui, Keishin ruotò su se stesso mettendosi nel contempo in posizione orizzontale e così riuscì a passare in mezzo alle due spade che passarono una sopra e una sotto il suo corpo e andarono oltre. Hikami allora tirò le catene apparentemente per recuperare le due armi e tornare in difesa. 
< Adesso! > pensò Keishin. Rimessosi in posizione verticale si trasportò con un rapido Shumpo davanti a Hikami, al momento disarmato, e sferrò un doppio fendente discendente verso la sua testa. Con somma sorpresa, Keishin si rese conto che Hikami aveva tirato le catene non per recuperare le spade, ma per incrociare sopra la sua testa le catene stesse e usarle così come scudo per bloccare il suo attacco grazie alla loro resistenza e alla tensione creatasi su di esse. Nel momento in cui le spade di Keishin furono bloccate, Hikami ruggì: “Credevi davvero che non sapessi come ovviare alla mia apertura? Non te l’avevo già insegnato?”
Senza aspettare la risposta fece poi un giro su se stesso per avvolgere le sue catene intorno alle spade di Keishin immobilizzandole; infine, con uno strattone, strappò le due armi dalle mani dello sconcertato Shinigami. “Davvero penoso” disse.
Keishin sentì subito dopo un rumore secco penetrante e un tremendo dolore provenire dal suo addome e, guardando in basso, vide che Hikami gli aveva trapassato la pancia con la nuda mano destra.
“Maledizione..” mormorò sputando sangue. Poi perse i sensi.
 
“Hado n°33, Sokatsui!” gridò Rukia scagliando dal palmo della mano una grossa sfera di energia azzurra. Il colpo esplose violentemente quando colpì il terreno, dopo che Kaisui lo ebbe evitato.
Quest’ultima si scagliò contro Rukia con uno Shumpo e tentò di colpirla con una stoccata della sua Zampakuto; Rukia la bloccò e menò un fendente che Kaisui deviò prima di passare ad un nuovo attacco. Le due Shinigami si scambiarono una breve sequenza di colpi per poi allontanarsi l’una dall’altra e studiare la situazione dopo un contrasto particolarmente violento.
Quel giorno Kaisui, non avendo alcun incarico da svolgere per il Capitano-Comandante, aveva chiesto all’amica Rukia di allenarsi con lei in modo da potersi preparare all’imminente guerra e anche avvicinare all’ottenimento del Bankai. Rukia, dal canto suo, aveva approvato per poter recuperare del tutto la sua forma fisica e la padronanza dei suoi poteri che aveva perso dopo averli donati a Ichigo Kurosaki. Così, in quel momento, stavano combattendo in un grande spiazzo poco lontano dalla sede della Tredicesima Brigata.  
Rukia roteò la Zampakuto nell’aria pronunciando: “Danza, Sode No Shirayuki!”
Con un bagliore la sua intera spada divenne di un bianco purissimo e un lungo nastro dello stesso colore crebbe dall’estremità dell’impugnatura. A quel punto, mentre un’aura circolare color ghiaccio si creava intorno a lei, Rukia piantò quattro volte la Zampakuto nel suolo tracciando un semicerchio per poi portarla all’altezza della testa e assumere una posizione di combattimento; i quattro punti dove la spada era stata piantata generarono delle piccole colonne di luce, la quale, salendo in aria, si tramutava in cristalli di ghiaccio. “Tsugi no Mai, Hakuren!” gridò la Shinigami e un’enorme onda di ghiaccio e aria congelata venne scagliata dalle colonne di luce contro l’avversaria.
Kaisui portò la Zampakuto davanti a sé e gridò: “Scatena la tempesta, Sabaku No Hana!” La spada prese la sua forma Shikai di una poderosa falce che Kaisui fece mulinare in aria prima di sollevarla in posizione di attacco.
Quando l’onda di ghiaccio prodotta dallo Shikai di Rukia stava per colpirla, Kaisui sferrò un fendente discendente urlando: “Eaburedo!” La lama della falce divenne più massiccia e fu pervasa da un’aura incolore mentre tagliava l’Hakuren che, diviso in due onde, si dissolse in seguito nell’aria lasciando solo una pioggerella di stelle di ghiaccio.
“Un attacco tanto bello quanto potente. Il tuo Shikai è sorprendente come sempre” commentò Kaisui con un sorriso.
“Anche il tuo è forte e letale come suo solito. Ottimo contrattacco” replicò Rukia ricambiando il sorriso.
Senza alcun preavviso Kaisui, roteando Sabaku No Hana, riprese l’offensiva e tentò di colpire Rukia direttamente al volto. Rukia schivò la lama avversaria e controbatté con un rapido affondo che Kaisui deviò con il bastone della falce per poi girare su se stessa e sferrare un fendente al fianco dell’altra che venne prontamente bloccato. In seguito Rukia tentò una breve sequenza di colpi diversi nel tentativo di forzare la guardia dell’amica la quale, però, riuscì a respingere ogni attacco mulinando Sabaku No Hana più velocemente e fluidamente della testa di un serpente. Kaisui menò poi un fendente discendente così forte che la lama della falce si piantò in profondità nel terreno quando Rukia la evitò saltando di lato. Senza perdere tempo, Kaisui usò il bastone dell’arma come sostegno per sollevarsi da terra e sferrare un potente calcio al ventre di Rukia sbattendola indietro.
Osservando il volto sorpreso dell’amica Kaisui disse: “Se passi tanto tempo con un maestro del corpo a corpo come mio fratello, impari diversi trucchi.” Liberò la sua Zampakuto dal terreno e balzò indietro allontanandosi di qualche metro, subito dopo, mentre una forte reiatsu la avvolgeva, girò vorticosamente la falce sopra la sua testa gridando: “Kosei Saikuron!” La rotazione di Sabaku No Hana generò un immenso tornado di vento che si diresse prima verso il cielo per poi puntare verso Rukia.
Quest’ultima agitò Sode No Shirayuki come a voler tagliare qualcosa e, in seguito, tracciò un cerchio con la punta della spada urlando: “Some no Mai, Tsukishiro!” L’area all’interno del cerchio tracciato emise una forte luce bianca e, un istante dopo che Rukia fu uscita, l’intero spazio al di sopra di essa venne congelato formando così un’imponente colonna di ghiaccio contro la quale impattò il tornado. La colonna fu frantumata, ma anche il tornado finì per disperdersi.
“Hai usato lo Tsukishiro per creare uno scudo che ti proteggesse dal mio attacco. Ammetto che mi hai sorpresa” osservò Kaisui.
“E ho ancora altre mosse in serbo che ti sorprenderanno ben di più” disse Rukia con un ghigno.
Kaisui rise spavalda. “Non vedo l’ora!”
Un istante prima che potessero riprendere, però, uno Shinigami maschio dall’aspetto giovane e con corti capelli biondi apparve ai limiti dello spiazzo gridando affannosamente: “Luogotenente Kitayama! Luogotenente Kitayama! Ho un messaggio da riferirle!”
Kaisui riconobbe lo Shinigami come un membro della sua Brigata e, quando questi le fu vicino, chiese: “Che cosa succede?”
“Il Capitano-Comandante Yamamoto chiede di vederla immediatamente. Ha una cosa della massima urgenza da dirle.”
Kaisui rimase stupita. Se era una questione che lo stesso Yamamoto riteneva essere molto urgente, doveva andare subito. “Scusami, Rukia” disse rivolta all’amica, “ma sembra che dovremo rimandare l’allenamento a un’altra volta.”
“Non ti preoccupare, capisco benissimo” rispose Rukia. “Vai pure. Il Capitano-Comandante non è persona da far aspettare.”
Kaisui la ringraziò e si diresse con uno Shumpo verso il palazzo del Seireitei. < Chissà che è successo > si domandò tormentandosi la treccia.
Nel giro di pochi minuti arrivò davanti al trono della Soul Society dove Yamamoto sedeva silenzioso con gli occhi chiusi. S’inginocchiò e disse: “Ho sentito che volevate parlarmi, Capitano-Comandante.”
Yamamoto socchiuse gli occhi. “Nel mondo reale, per la precisione a Karakura Town, ieri sono apparsi due Arrancar.”
Quell’unica frase fece rabbrividire Kaisui. “Li ha mandati..?”
“Si, purtroppo. È stato Kisuke Urahara ad informarci e ha confermato che erano al servizio di Aizen. Lui, insieme a Yoruichi Shihoin e al Sostituto Shinigami Ichigo Kurosaki, si è scontrato con questi Arrancar ed è riuscito a scacciarli, tuttavia è solo questione di tempo prima che altri vengano mandati nel mondo reale. Aizen ha iniziato a muoversi. Non possiamo permetterci d’ignorarlo.”
“Che cosa intendete fare, dunque?” chiese Kaisui.
Yamamoto si alzò dal suo trono. “Kaisui. Tu, insieme ad un gruppo di altri cinque Shinigami, andrai nel mondo reale per supportare Ichigo Kurosaki nel caso di eventuali nuovi attacchi da parte degli Arrancar di Aizen. Resterete lì finchè non avremo osservato e compreso meglio le sue mosse per decidere come agire contro di lui.”
“Avete già in mente chi mandare oltre a me?”
“Si, ho già pensato a un paio di persone e intendevo informarle dopo di te. Più tardi ti riferirò la loro identità, ma ti lascio carta bianca per la scelta delle altre. Domani vi incontrerete al Senkaimon per poi dirigervi a Karakura Town e cercare Ichigo Kurosaki. Se altri subordinati di Aizen dovessero mostrarsi a voi, non abbiate pietà.”
“Sissignore. Farò come volete.”
Yamamoto batté il bastone per terra. “Allora è deciso. Puoi andare adesso.”
Kaisui si alzò e, dopo aver fatto un piccolo inchino, si girò per andarsene. Aveva percorso solo pochi passi quando Yamamoto la chiamò di nuovo: “Un’ultima cosa.”
Kaisui si voltò. “Ditemi.”
“So che probabilmente lo hai già capito, ma sappi comunque che questi nemici sono molto potenti. Non osate abbassare la guardia contro nessuno di loro o potrebbe esservi fatale. Perciò fa sempre attenzione, Kaisui.”
“Lo farò, Capitano-Comandante. Non preoccupatevi.” S’inchinò di nuovo ed uscì dalla sala chiedendosi chi sarebbero stati gli altri Shinigami prescelti.
 
Keishin si sentì come se stesse galleggiando in un liquido molto caldo e aprì di colpo gli occhi balzando in piedi. Scoprì di essere immerso nella sorgente d’acqua calda all’interno del campo di allenamento e anche di essere senza vestiti. Si portò la mano alla testa nel tentativo di ricordare che cos’era successo.
“Come sono finito qui?” mormorò. “Ricordo che Hikami mi aveva sconfitto e..” abbassò lo sguardo sul suo addome e si accorse che non vi era traccia della ferita procuratagli da Hikami; la pelle era liscia e intatta come se non fosse mai stata intaccata. Mentre si toccava incredulo la pancia, sentì una voce familiare dire: “È merito dell’acqua della sorgente. Ha delle capacità curative straordinarie.”
Keishin voltò di scatto lo sguardo e vide Hikami seduto sulla sponda della sorgente con il corpo semisommerso dall’acqua a pochi metri da lui.
“Ti ho portato qui dopo che avevi perso conoscenza” continuò la Zampakuto. “Bisogna ammettere che quest’acqua è davvero utile per riprendersi in fretta. Anche se sei ferito in modo grave, è in grado di curarti perfettamente. Straordinario.”
Tuttavia Keishin non sembrava molto interessato al discorso sulle proprietà terapeutiche della sorgente e fissava Hikami con aria adirata. “Hai cercato di uccidermi” disse a voce bassa.
Hikami lo fissò a sua volta. “Non ho mai voluto ucciderti, anche se ti ho attaccato con quell’istinto. In un allenamento realistico è facile rimanere feriti in modo pure grave, ma questo posto sembra sia stato progettato proprio per tale scopo. La sorgente in cui ci troviamo è ottima per guarire e recuperare in breve tempo. Non mi sorprende che gli altri si siano allenati qui.”
“Non mi prendere in giro!” gridò Keishin stizzito. “Mi avevi già disarmato e ti sarebbe bastato colpirmi con un pugno o un calcio per stendermi, invece mi hai volontariamente trafitto, per di più senza battere ciglio! Perché l’hai fatto? Così non solo hai interrotto l’allenamento, ma hai anche rischiato di ferirmi in modo fatale! Cosa ti è saltato in mente? Ti sei forse stufato di avermi come tuo Shinigami?”
A quelle parole Hikami balzò in piedi e, con voce offesa, disse: “Non osare mai più farmi una domanda del genere! Come puoi pensare una cosa simile? Come ti permetti! Io non voglio avere nessun compagno all’infuori di te, dovresti saperlo dal giorno in cui ci siamo incontrati! E non ti ho certo ferito per ucciderti!”
“Allora perché?”
La voce e l’espressione di Hikami divennero gravi. “Perché mi hai fatto infuriare. Le tue azioni e il tuo comportamento erano inaccettabili. Era ciò che meritavi.”
Keishin rimase sconvolto a quelle parole. “Che cosa vuoi dire?”
Hikami scosse la testa ed uscì dalla sorgente. Si diresse verso una roccia vicina dove i suoi abiti e quelli di Keishin erano appoggiati e li raccolse. “Sarebbe inutile spiegartelo semplicemente a parole. Dopotutto, tu sei uno che capisce più con i pugni, o meglio con la spada, che con i semplici discorsi. Perciò rivestiti e rimettiti in posizione. Abbiamo ancora un po’ di tempo, quindi continuiamo.”
Keishin uscì a sua volta dall’acqua, afferrò i suoi vestiti e, mentre si rivestiva, rifletté sulle parole di Hikami. Cosa poteva averlo spinto a quel comportamento? Poi si disse che era inutile pensarci su: l’avrebbe capito durante lo scontro.
Una volta pronti, i due duellanti si fronteggiarono sprigionando nuovamente il loro Shikai, poi, senza preavviso, si scagliarono l’uno sull’altro come due lupi rabbiosi. Le lame fiammeggianti cozzarono più volte emettendo forti stridii e sia Keishin che Hikami usarono diverse tecniche di Zanjutsu prima di separarsi ed allontanarsi per preparare l’attacco successivo.
< Se voglio vendicarmi di Aizen, prima devo avere il Bankai e, per ottenerlo, devo battere Hikami! > si disse Keishin. Fissò la sua Zampakuto come se fosse stato l’unico ostacolo tra lui e la sua vendetta e si scagliò all’attacco con ferocia. Le loro spade si scontrarono ancora e Keishin infuse la sua reiatsu nelle lame per rendere le fiamme più roventi che mai. Urlando spinse indietro di diversi metri Hikami, che sembrava in difficoltà, per poi balzare sopra di lui con uno Shumpo ed esclamare: “Kasai no Kizuato!” Stavolta sferrò un doppio fendente contemporaneamente con entrambe le spade creando così una croce di fuoco che si diresse verso Hikami.
Quest’ultimo, tuttavia, non batté ciglio e, mentre le fiamme sulle sue spade diventavano anch’esse più intense, colpì il centro esatto della croce con le proprie lame insieme tagliandola a metà. “È tutta qui la forza della tua ira?” chiese beffardo.
Pur sorpreso, Keishin gridò: “No! E te lo dimostrerò!” Poi ripartì all’attacco.
A quel punto, però, Hikami iniziò a contrattaccare usando ancora una volta le spade infuocate come delle fruste; ruotando come un turbine sferrò una serie di colpi implacabili costringendo rapidamente Keishin ad arretrare.
< Perché? Perché non riesco più neanche a sfiorarlo? Come può essere diventato così forte? Oppure sono io che mi sono indebolito? > si chiese Keishin disperato per poi ruggire: “No! Se voglio fermare quel maledetto di Aizen non posso perdere questa sfida! Mi rifiuto!” Menò a sua volta un doppio colpo frustato con le sue spade, ma Hikami bloccò le lame a mani nude senza battere ciglio; perfino le fiamme che ricoprivano le spade non sembravano nuocergli.
“Cosa succede?” mormorò Keishin sconvolto. “Perché non posso fare niente?”
“Sei uno sciocco!” gridò Hikami.
“Cosa hai detto?”
“Non puoi sperare di vincere o anche solo di tenermi testa lasciandoti trascinare dalla tua rabbia!”
“Fatti gli affari tuoi! Ora ti sistemo!”
Keishin tentò di liberare le spade, ma Hikami, sfruttando il fatto che queste erano legate alle sue braccia, lo strattonò verso di sé e lo colpì con due pugni al volto e un calcio allo stomaco mandandolo a schiantarsi al suolo. “No, è inutile!” sbottò.
“Sta zitto!” replicò Keishin tentando a fatica di alzarsi.
“Hai già dimenticato qual è la tua vera forza? Qual è il potere che hai sempre dimostrato e che è molto superiore all’impeto di una rabbia cieca?”
“Di cosa stai parlando?”
“Mi deludi molto. Se sei così stupido da non capire di cosa sto parlando, allora sei già destinato a perdere e meriti la nuova umiliazione che sto per infliggerti!”
Ancor più furioso, Keishin si rimise in piedi, riafferrò le spade e si scagliò contro Hikami gridando a squarciagola. Nell’istante in cui fu a pochi metri da lui, Hikami menò un fendente esclamando: “Kasai no Kizuato!” e la fiammata a mezzaluna generatasi investì in pieno lo Shinigami gettandolo di nuovo a terra con gli abiti fumanti e alcune ustioni su braccia e torso.
Dolorante e ferito, Keishin cercò ancora di rialzarsi, ma non riuscì neanche a mettersi a sedere. Era troppo provato fisicamente e, soprattutto, moralmente. Sollevando di poco la schiena da terra mormorò: “Cosa mi succede? Io.. non posso arrendermi.. negli altri allenamenti.. riuscivo ad affrontarti.. ma ora non sono più nemmeno in grado di.. perché? Perché adesso sono così debole?” Lacrime di frustrazione e disperazione iniziarono a colare dai suoi occhi.
Hikami gli si avvicinò e, con un tono di voce più calmo e malinconico, disse: “Non riesci davvero a capire? Il tuo problema non è qui” indicò lo spazio circostante “ma qui” e indicò il punto del suo petto dove si trovava il cuore. “Da quando hai scoperto la verità su Aizen sei cambiato: ti sei chiuso in te stesso e non pensi ad altro che al suo tradimento e a vendicarti. Il tuo desiderio di vendetta ha alimentato eccessivamente la tua rabbia, che già prima era notevole quando credevi che Aizen fosse stato semplicemente assassinato, e ti ha fatto perdere di vista il resto. Non devi farti dominare dalla rabbia e dalla vendetta. Quei sentimenti ti accecano e non ti fanno riflettere lucidamente. Stai continuando a spronarti e ad attaccare a testa bassa con veemenza, ma così finirai solo per ferirti, o peggio, essere ucciso. Inoltre” la sua voce scese di un’ottava e divenne ancora più triste, “ti stai anche allontanando da me e dai tuoi amici.”
Keishin lo guardò incredulo e confuso. “Che dici? Io non…”
“Non l’hai notato? Anche questo è un effetto della tua rabbia e della tua ossessione per la vendetta. Sei freddo con chiunque e stai iniziando perfino a limitare i tuoi contatti con gli altri, come se non sapessi più di chi fidarti. Tutti i tuoi amici e compagni hanno visto il tuo cambiamento, io l’ho visto! Come puoi pensare di poter guidare realmente la tua Brigata se sei così concentrato su te stesso? Per di più stai cercando di diventare più forte basandoti solo sulle tue forze e io soffro per questo perché il tuo legame dell’anima con me si sta affievolendo. Mi stai escludendo dalla tua mente e dal tuo cuore.”
“N-non è vero!” fece Keishin sconvolto. “Io non potrei mai escluderti! Tu sei la mia Zampakuto, il mio compagno! Non potrei mai…”
“È quello che stai facendo. Sai che, anche se mi sono Materializzato, la mia anima resta legata alle spade che brandisci, no? Se tu fossi davvero ancora in sincronia con me, potresti usare il mio potere come hai sempre fatto, invece scommetto che ora riesci a malapena a sentire il nostro legame dell’anima.”
Keishin ammutolì quando si accorse che, in effetti, sentiva appena la presenza di Hikami nelle sue spade. In ogni suo allenamento l’aveva sempre sentita chiaramente, ma ora non più.
“Ripensa al nostro primo incontro” continuò Hikami. “Quello che ti ho detto sulla vera forza degli Shinigami e quella promessa che ci siamo fatti, te le ricordi?”
Toccandosi la cicatrice Keishin iniziò a ricordare…
 
[(Flashback) Insieme ad alcuni Shinigami della sua e della Sesta Brigata e sotto la guida del Capitano di quest’ultima Byakuya Kuchiki, Keishin si stava recando nel mondo reale ad eliminare un folto gruppo di Hollow apparsi nella città di Karakura Town. Conoscendo la fama del Capitano Kuchiki e non avendo mai avuto l’occasione di combattere accanto a lui, era ansioso di vederlo in azione e di dimostrare il proprio valore.
Appena varcato il Dangai, gli Shinigami si ritrovarono nel cielo sopra la città. In quello stesso istante Byakuya disse: “State all’erta. Si stanno già avvicinando.”
Le sue parole si dimostrarono vere. Nel giro di pochi istanti alcuni Hollow spuntarono dagli edifici e si scagliarono all’attacco. Keishin e gli altri Shinigami fecero per reagire, ma prima che potessero fare una sola mossa, il Capitano Kuchiki si mosse con uno Shumpo rapidissimo scomparendo dalla vista di tutti e ricomparendo alle spalle degli Hollow. Un istante dopo ognuno di quei mostri si divise letteralmente in due per poi dissolversi nell’aria.
Senza perdere altro tempo, Byakuya si rivolse agli altri: “Dividiamoci. Dobbiamo trovare gli altri Hollow. Voi quattro andate verso la zona nord, gli altri verso la zona sud. Io perlustrerò le zone est e ovest. E state sempre attenti: gli Hollow possono essere creature molto subdole. Se siete in pericolo, segnalate la vostra presenza immediatamente.”
“Agli ordini!” dissero in coro i suoi subordinati. Poi si separarono.
A Keishin era toccata la perlustrazione della zona nord di Karakura Town insieme a due Shinigami della Sesta Brigata e a Hiraku, il quale si era offerto subito dopo di lui come secondo volontario per accompagnare Byakuya Kuchiki nella sua missione ed aiutarlo.
Mentre si dirigevano verso la loro zona, Hiraku esclamò: “Hai visto la forza del Capitano Kuchiki? Davvero formidabile!”
Keishin annuì con un gran sorriso. Poi pensò: < Sorprendente. Degno della fama del Capitano Kuchiki. Non ho neanche percepito né il momento in cui si è mosso né quello quando ha estratto e rinfoderato la spada. Sarà meglio che ci metta il massimo impegno se voglio dimostrarmi anch’io degno di diventare un Capitano! >
Rivolgendosi all’amico disse: “E devi pensare che qui non può usare oltre il 20% della sua forza, perciò, non ha fatto nemmeno sul serio. Chissà la sua piena potenza quanto sarà grande!”
“Ehi voi due, state concentrati!” li rimproverò uno degli Shinigami della Sesta Brigata. “Non bisogna mai abbassare la guardia.”
Keishin e Hiraku tornarono seri e si dedicarono con gli altri alla perlustrazione della loro zona. Per diverso tempo ispezionarono l’area scrupolosamente, ma non trovarono nulla neanche lontanamente somigliante a un Hollow. L’atmosfera era silenziosa e deserta, senza alcuna traccia di nemici o altro d’insolito.
La cosa non piacque a Keishin. < C’è calma > pensò. < Troppa calma. Mi sembra quasi di essere in una.. > Di colpo un orribile grido invase l’aria facendo voltare tutti i presenti: un enorme Hollow era comparso da chissà dove e teneva stretto tra gli artigli uno degli Shinigami della Sesta Brigata del suo gruppo. < ..trappola! >
Il poveraccio era svenuto ed era stato visibilmente ferito dall’attacco e il suo compagno si scagliò immediatamente contro l’Hollow per cercare di salvarlo. Tentò di colpire il mostro dall’alto, ma, nell’istante in cui stava per calare la lama, un secondo Hollow apparve alle sue spalle e, approfittando della sua guardia abbassata, lo ferì gravemente alla schiena con una sferzata dei suoi artigli. Lo Shinigami crollò a terra, sanguinante e privo di sensi.
Osservando la scena Hiraku ebbe un terribile sospetto e capì che dovevano agire rapidamente. “Dobbiamo avvisare subito il Capitano Kuchiki!” disse rivolto a Keishin. “Potrebbero essercene..” Non fece in tempo a finire la frase che dieci nuovi Hollow emersero dall’oscurità e li circondarono in pochi secondi. “..altri.”
Tra questi fece un passo avanti uno particolarmente spaventoso, con una maschera simile a un lupo, il corpo massiccio con una lunga coda da rettile e artigli lucenti su ogni arto. “Siete finiti!” sghignazzò la creatura. “Proprio come avevo previsto.”
“Vuoi dire che avete fatto in modo che ci separassimo?” esclamò Keishin stupito.
“Sei sveglio, Shinigami. Esattamente. Non avete mai sentito l’espressione dividi e conquista? E non illudetevi: non vi daremo il tempo di avvisare i vostri compagni!”
“Per essere un mostro, hai una discreta materia grigia in quel teschio!” disse Hiraku estraendo la sua Zampakuto. “Restiamo insieme Keishin e forse potremo farcela.”
“Togli quel “forse”, ce la faremo di sicuro!” replicò Keishin alzando la propria spada.
Da quel momento, per loro iniziò una disperata lotta per la sopravvivenza. In uno scontro diretto avrebbero anche potuto cavarsela, ma erano circondati e gli Hollow non gli permettevano di segnalare la loro presenza; inoltre, anche se Byakuya e gli altri se ne fossero accorti, probabilmente non avrebbero fatto in tempo a salvarli. Realizzando che purtroppo non avrebbero avuto alcun aiuto esterno, Keishin e Hiraku si scagliarono all’attacco dando tutti loro stessi per uscirne vivi. Balzavano sugli Hollow sferrando molteplici fendenti, schivavano gli assalti con gli Shumpo, bloccavano gli attacchi; combattevano insomma con tutto ciò che avevano. Il fatto, però, che nessuno di loro due avesse ancora sviluppato lo Shikai e che non si erano mai trovati così tanto in pericolo di vita giocava a loro sfavore. Tuttavia compensarono queste carenze con il loro lavoro di squadra, degno di due grandi amici.
A un tratto, mentre Keishin scontrava la sua lama con gli artigli di un Hollow, Hiraku balzò sopra di loro e colpì in pieno volto il mostro con l’Hado n°31 uccidendolo. Un secondo Hollow si scagliò subito su di lui tentando di prenderlo alle spalle, ma Hiraku, senza voltarsi, si scansò con uno Shumpo e l’Hollow si trovò faccia a faccia con la punta della Zampakuto di Keishin, il quale era scattato subito verso l’amico percependo le intenzioni del nemico. L’attacco era dunque apparentemente diretto a Hiraku, ma lo Shumpo di quest’ultimo aveva trasformato in bersaglio il volto dell’Hollow che finì impalato. Keishin, a quel punto, spinse in giù la spada squarciando in due la testa del mostro.
Si stavano preparando a un nuovo assalto quando fu lo stesso Hollow capo ad attaccarli ruggendo: “Ora basta!” Keishin tentò subito di fermarlo, ma li suo fendente verso la maschera dell’Hollow venne fermato dagli artigli di quest’ultimo, il quale dimostrò una tale forza che non solo respinse la lama, ma colpì Keishin alla faccia procurandogli una ferita sopra l’occhio. Accecato dal sangue, lo Shinigami non riuscì ad opporre resistenza quando l’Hollow lo colpì di nuovo, stavolta con la coda, atterrandolo.
Keishin si sentì spacciato. Aprendo a fatica gli occhi vide che Hiraku si era messo in mezzo tra lui e gli avversari e questi si erano fermati e lo fissavano incuriositi.
“Che cosa fai?” urlò. “Togliti da lì e cerca di metterti in salvo!”
“Mettiti tu in salvo! Li tratterrò io!” replicò Hiraku.
“Scordatelo! Non permetterò che tu sia ucciso per me! Io sono già ferito, non ce la posso fare ma tu si! Vattene subito, ti prego!”
“Non posso farlo. Tu sei mio amico e io non abbandonerò mai un amico. Tu mi hai sempre aiutato e ora io devo fare lo stesso! Te l’avevo già detto prima di venire qui: non permetterò che tu muoia e non mi rimangerò la parola!” La voce di Hiraku era ferma e decisa, non avrebbe esitato un istante a sacrificarsi.
“Ma che scenetta commovente!” disse in tono di scherno l’Hollow capo. “Comunque state tranquilli: raggiungerete l’aldilà insieme!” Si scagliò poi contro di loro insieme ad altri tre Hollow.
Keishin fu preso dalla disperazione. Non vedeva vie d’uscite per quella situazione drammatica. < Possibile che non possa fare niente per salvarlo? > pensò. < Non lascerò che sia ucciso, non esiste! Ma che posso fare? Mi serve più potere! Voglio la forza per combattere! >
In quel momento una voce misteriosa rimbombò nelle sue orecchie: “Vuoi davvero il potere?”
Il tempo sembrò rallentare di colpo. “Chi sei? Dove sei?” chiese Keishin confuso.
“Guarda dentro di te. Io sono sempre stato qui.”
Keishin chiuse gli occhi concentrandosi e, quando li riaprì, si ritrovò nel suo mondo interiore. Inizialmente non notò nulla di particolare, ma poi vide una figura emergere dal banco di nebbia che lo circondava. Sgranò gli occhi: un guerriero dai lunghi capelli rosso fuoco e con abiti che sembravano essere fatti di fiamme solide stava davanti a lui.
“Finalmente c’incontriamo faccia a faccia” disse il guerriero con voce forte. “Da tanto tempo ti aspettavo.”
Le sue parole fecero ricordare qualcosa a Keishin. Questi, fissandolo negli occhi, disse: “Allora sei tu che mi chiami di continuo. Prima ti sentivo solo nei sogni e a volte durante il giorno, ma non credevo che fossi qui. Sei..”
“La tua Zampakuto? Si, esatto” rispose il guerriero. “Ho sempre cercato di incontrarti e conoscerti, ma a quanto pare non eri ancora pronto e non desideravi la vera forza degli Shinigami.”
“ Vera forza? Tu puoi darmela?”
“ Solo se tu vuoi accettarmi. La vera forza di uno Shinigami viene dal legame con la sua Zampakuto e più quel legame è forte, più è forte lo Shinigami. Finora non hai mai desiderato così ardentemente il potere e dunque non mi hai mai sentito chiaramente. Ora è diverso. Sei pronto a ricevere la forza, ma solo se ti affidi a me: dobbiamo diventare una squadra e unire le nostre anime per combattere insieme. Solo così avrai il potere necessario ad aiutare i tuoi compagni. Io ho aspettato questo momento per potermi unire a te.”
“Hai aspettato tutto questo tempo solo per incontrarmi? Qui da solo?”
“Si.”
Mentre pronunciava quella parola, Keishin notò che gli occhi rossi del guerriero erano terribilmente tristi e capì quanto era stato difficile per lui restare lì in solitudine cercando disperatamente di farsi sentire dal suo Shinigami. Si sentì stupido per non aver capito subito chi fosse a chiamarlo e per non aver neanche provato a rifletterci sopra.
“Mi spiace per averti ignorato finora” disse infine, “ma non avevo capito quanto la nostra relazione potesse rivelarsi importante. Non avevo compreso cos’è ciò che rende uno Shinigami realmente tale. Voglio il potere per proteggere i miei amici e per combattere e” alzò una mano “voglio conoscerti meglio. Vuoi essere mio compagno?”
Il guerriero gli strinse la mano. “Più di ogni altra cosa. Ho sempre odiato la solitudine e il non poter comunicare con qualcuno. Inoltre, desideravo da sempre di poter combattere al fianco del mio Shinigami padrone.”
“Non ti lascerò più solo, stai tranquillo. Resterai con me?”
 “Sempre. Io e te siamo un tutt’uno. Io sono il tuo potere.”
“Allora felice di conoscerti, compagno. Sono Keishin Akutabi.”
In quell’istante la nebbia iniziò a diradarsi. “Il piacere è tutto mio, Keishin” disse il guerriero. “Io mi chiamo…”
Di nuovo nel mondo reale, Keishin si rialzò e sferrò un fendente con la sua Zampakuto urlando: “Avvolgi il mondo nelle fiamme, Hikami!”
Un’onda di fuoco si sprigionò dalla sua spada. L’Hollow capo e gli altri tre furono investiti in pieno e inceneriti a mezz’aria.
Hiraku lo guardò sconvolto. “Keishin, ma quello è..”
Brandendo due spade ricoperte dalle fiamme e legate alle sue braccia con delle catene, lo Shinigami ruggì agli altri Hollow: “Avanti, chi è il prossimo?”
Le creature rimaste, per qualche istante, non si mossero. Poi tutte insieme attaccarono.
Una voce bassa e calma invase l’aria: “Disperditi, Senbonzakura.”
Una pioggia di petali rosati si abbatté subito dopo sugli Hollow facendoli a pezzi.
Alzando gli occhi i due amici videro sopra di loro Byakuya, il quale aveva evidentemente rilasciato il suo Shikai.
“Un po’ in ritardo ma va bene...” riuscì a mormorare Keishin prima di perdere i sensi, stremato…]
 
Non ricordava più niente dopo quel momento. Le ferite e la fatica lo avevano sopraffatto ed era svenuto. Successivamente si era risvegliato nella sede della Quarta Brigata dove era stato curato insieme a Hiraku e ai due membri della Sesta Brigata.
Da quel giorno Keishin aveva sviluppato una forte ammirazione e rispetto per Byakuya e si sentiva in debito con lui per averli salvati, ma soprattutto aveva sviluppato un insaziabile desiderio di migliorarsi e di acquisire sempre più potere per sconfiggere i suoi nemici e proteggere i suoi amici. Per questo si allenava sempre con Meryu e Kaisui e, inoltre, cercava continuamente di approfondire il suo legame con Hikami per poter raggiungere anche lo stadio finale della sua Zampakuto, il Bankai. Tuttavia aveva anche maturato l’abitudine di toccarsi la cicatrice sopra l’occhio ogni volta che si parlava di possibili pericoli o di novità o quando era molto pensieroso o preoccupato e sviluppato una notevole brama combattiva che lo portava ad eccitarsi ed esaltarsi ogni volta che affrontava un avversario potente, cosa che Kaisui e, a volte, Meryu gli rimproveravano. Quel giorno aveva cambiato la sua vita e, da allora, lui e Hikami erano diventati così legati e affiatati che il loro legame era giudicato incredibile perfino per una coppia Shinigami/Zampakuto. Erano migliori amici, compagni di vita e battaglia, due parti perfette della stessa anima. E, da quel momento, Keishin aveva imparato qual era la vera forza degli Shinigami.
“Mi avevi promesso che saremmo diventati forti insieme” disse Hikami. “Che non ti saresti più separato da me. Adesso invece stai facendo l’esatto opposto ed è per questo che non riesci a sprigionare il tuo pieno potenziale. Inoltre, tutto ciò mi fa star male perché mi fa sentire come se fossi di nuovo solo, come se tu volessi abbandonarmi. Per questo ti ho colpito prima. Per rabbia e tristezza.”
Keishin provò a concentrarsi sulla sua Zampakuto e percepì finalmente il suo animo: un’incredibile massa di paura, dolore e rabbia lo invadeva ed era causata più dal suo atteggiamento che dalle sue sofferenze. Ancora una volta si sentì tremendamente stupido: si stava comportando come in passato, anzi ancora peggio e stava facendo soffrire le persone che gli volevano bene e lo stesso Hikami.
< Non ho mai voluto questo > pensò. < Non mi sarei mai comportato così prima. Ha ragione: sto venendo meno alla mia promessa e non mi rendo neanche conto del male che le mie stesse azioni stanno provocando. Mi sto comportando.. come Aizen.. >
Keishin si rialzò e, senza guardare Hikami, fece: “Riprendi posizione. Ho capito i miei errori, ma, siccome le parole non saranno mai abbastanza, voglio mostrarti le mie scuse con le azioni.” Poi incrociò gli occhi di Hikami e questi annuì prima di allontanarsi e riprendere la posizione di guardia.
Keishin respirò a fondo. < Devo ritrovare me stesso > pensò. < La mia ira è giusta, ma non deve essere lei a dominarmi. Io devo usarla come parte della mia forza! Non mi farò distruggere dal mio stesso potere! > Poi si scagliò su Hikami con uno Shumpo e menò due fendenti in rapida successione; Hikami li parò e contrattaccò con violenza, ma stavolta anche Keishin riuscì a bloccare efficacemente i suoi colpi. Dopo un breve scambio, i due balzarono indietro e sferrarono un fendente con lo stesso braccio gridando allo stesso tempo: “Kasai no Kizuato!” Due mezzelune di fuoco di grandezza equivalente partirono dalle loro spade e si annullarono reciprocamente.
A quel punto Keishin chiuse gli occhi e si concentrò per raccogliere tutta la reiatsu che gli rimaneva. Doveva concludere in fretta, ormai le sue energie erano al minimo. Non sapeva se quelle forze restanti gli fossero sufficienti per vincere, ma in quel momento voleva solo dimostrare il suo pentimento e che la sua forza di volontà era più potente della sua rabbia e del suo desiderio di vendetta.
Tenendo sempre gli occhi chiusi, corse verso Hikami facendo strisciare nel contempo le sue spade per terra. L’attrito continuo delle sue lame con il terreno durante la corsa incrementò progressivamente il calore delle fiamme, tanto che dietro di lui si erano creati due solchi incandescenti. Allora Keishin riversò tutta la sua volontà e la sua reiatsu nelle spade e aprì gli occhi ruggendo: “Sono tornato!”
Le fiamme sulle sue spade arsero più che mai.
Hikami sorrise e corse a sua volta contro di lui infiammando le proprie spade.
Si raggiunsero al centro del campo muovendosi quasi all’unisono.
“Hikami!”
“Keishin!”
Le lame infuocate s’incrociarono. L’intero campo fu avvolto dalle fiamme.


Note:
Kasai no Kizuato = cicatrice di fuoco
Bariatsui = barriera rovente
Eaburedo = lama aerea
Kosei Saikuron = ciclone stellare
Hado n°33: Sokatsui = incantesimo di distruzione n°33: caduta del fuoco pallido
Sode No Shirayuki = manica di neve bianca
Some no Mai, Tsukishiro = prima danza, luna bianca
Tsugi no Mai, Hakuren = seconda danza, loto bianco

    

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Capitolo 7
*** Karakura Town ***


Buon anno a tutti! Inizialmente volevo inserire questo capitolo a inizio settimana, ma poi mi sono detto di metterlo per l'anno nuovo visto che ormai c'eravamo. Primo capitolo del 2015! Qui vediamo Meryu e Kaisui, insieme ai loro compagni, giungere nel mondo reale per dare man forte a Ichigo contro la nuova minaccia degli Arrancar. Niente battaglie questa volta, ma i presupposti per un bel po' di azione futura ci sono tutti ;) Alla fine sono riuscito ad aggiunto anche le immagini di Meryu e Kaisui finalmente! (Lo so, Kaisui è ritagliata, poichè faceva parte di un disegno più grande, ma purtroppo questa era la miglior immagine che avevo di lei perciò ho cercato di sistemarla al meglio.. forse in futuro riuscirò a metterne qualche altra! Spero! E spero che comunque vi piacciano...) Detto questo, non credo di dover aggiungere altro, perciò... buona lettura!


 
Capitolo 7: Karakura Town
 
“No! Non funziona così. Devi concentrarti di più sul Kido” disse Soifon.
Meryu si mise di nuovo in posizione con le mani tenute all’altezza dello sterno, la destra posta verticalmente sopra la sinistra posta orizzontalmente, e iniziò a convogliare il Kido nel suo corpo.
Quella mattina Soifon lo aveva chiamato nel campo di allenamento della Seconda Brigata con l’intenzione di insegnargli una nuova tecnica. In seguito, aveva scoperto che la tecnica in questione era lo Shunko, la speciale combinazione di Kido e Hakuda che solo Soifon e la sua maestra e predecessora Yoruichi sapevano usare. Secondo il suo Capitano, lui, data la sua abilità nel corpo a corpo, aveva ottime possibilità di riuscire a padroneggiarlo; inoltre, una simile tecnica gli avrebbe permesso di affrontare al meglio la minaccia di Aizen e dei suoi seguaci.
Tuttavia la sua conoscenza insufficiente del Kido lo stava ostacolando. Infatti, lo Shunko richiedeva una perfetta combinazione di Kido e Hakuda e, purtroppo, al momento Meryu non aveva una sufficiente abilità con il primo da poter sviluppare uno Shunko accettabile. Ed era proprio questo che Soifon gli stava rimproverando.
“Ti basi troppo sulla tua conoscenza dell’Hakuda e delle arti marziali” spiegò il Capitano. “Senza dubbio è importante che tu le conosca in quanto membro delle Unità Mobili Segrete e mio vice, ma devi focalizzarti anche sul Kido o non padroneggerai mai lo Shunko. Richiama la tua reiatsu attraverso la tua abilità magica e lascia che pervada il tuo corpo.”
Meryu non rispose e si limitò a seguire le sue indicazioni. Immaginò di stare per usare un incantesimo e concentrò l’energia che stava raccogliendo nelle spalle e nella schiena. < Il fatto che il Capitano Soifon voglia insegnarmi la sua tecnica migliore indica che ha fiducia in me > pensò. < Se lo sta facendo è perché sente non solo che posso impararlo, ma anche che lo userei con saggezza. Ora io sono il Luogotenente della Seconda Brigata e il suo braccio destro. Devo mostrarmi degno di tale onore! > Mise anche i suoi sentimenti e la sua determinazione nella sua reiatsu e, quando la sentì aumentare enormemente, la convogliò tutta nel suo corpo. L’aria iniziò a tremare per la quantità di energia che si stava accumulando.
“Va bene così” disse Soifon imperturbabile. “Ora concentrala ancora e poi rilasciala.”
Meryu eseguì. Una fortissima reiatsu bianca proruppe dal suo corpo formando un’aura luminosa e saettante intorno alle sue spalle e alla sua schiena. L’intensità di quella reiatsu che stava emettendo lo sorprese.
“Ora iniziamo a ragionare” commentò Soifon, poi si alzò in volo con uno Shumpo. “Adesso, Kitayama, prova a muoverti e ad attaccarmi come hai fatto l’altro giorno. Non trattenerti.”
Meryu annuì e, con uno Shumpo, cercò di portarsi alle spalle di Soifon per attaccarla. Con suo sommo stupore si mosse così velocemente da oltrepassarla e fermarsi in aria circa dieci metri sopra di lei; mentre cercava di recuperare l’equilibrio, il Capitano lo caricò tentando di colpirlo con un pugno. Meryu alzò un braccio per parare l’attacco e incredibilmente non percepì il minimo dolore dal colpo, neanche quando poi Soifon sferrò una serie di pugni per forzare la sua difesa; ogni attacco sembrava leggero. Il suo stupore aumentò ancora quando contrattaccò con un calcio così potente che Soifon, pur bloccando il colpo, fu spinta verso terra per la violenza del contrasto. Meryu decise di approfittarne e la caricò di nuovo con uno Shumpo tentando di gestire meglio la sua nuova velocità. Il Capitano riuscì a schivare l’attacco per un soffio e Meryu rischiò quasi di schiantarsi al suolo quando fu di nuovo sul punto di perdere il suo assetto; con un notevole sforzo trasformò l’impatto in un pesante atterraggio.
< Questa velocità è micidiale! > pensò. Sapeva che lo Shunko era potente ma non credeva fino a quel punto. < Devo sforzarmi di controllare questo potere. >
Fece per attaccare ancora, ma la reiatsu che avvolgeva il suo corpo svanì di colpo e si sentì pervadere da una grande stanchezza. Mentre respirava a fatica, Soifon atterrò vicino a lui e lo squadrò da capo a piedi con aria critica e tenendosi il mento con una mano; pochi secondi dopo la sua espressione cambiò leggermente, come se fosse giunta a una conclusione. “Come pensavo, non riesci a padroneggiarlo del tutto” disse. “Lo Shunko che hai prodotto è incompleto. A occhio e croce è circa un terzo di come dovrebbe essere in realtà e per questo risulta instabile e di breve durata.”
< Soltanto un terzo? Incredibile > si disse Meryu sconvolto
“Tuttavia è normale che lo Shunko sia difficile da gestire, altrimenti non servirebbe molto tempo per impararlo alla perfezione. Come primo risultato è senza dubbio buono e dimostra che hai le qualità per gestirlo al meglio. Il resto lo puoi ottenere solo con la pratica, la perseveranza e la volontà.”
Meryu fece un piccolo inchino. “Grazie per i vostri insegnamenti, Capitano. È un vero onore che voi mi stiate insegnando la vostra tecnica speciale. Non vi deluderò.”
“Sai che le parole non mi bastano” ribattè Soifon. “Dimostrami con le tue azioni che ho ben riposto la mia fiducia quando ti ho insegnato lo Shunko.”
“Lo farò. Non preoccupatevi.”
Soifon annuì. Poi disse: “Adesso vai al Senkaimon, come ha ordinato il Capitano-Comandante. La tua prossima missione ti aspetta.”
Meryu raccolse il kosode, che il Capitano gli aveva fatto togliere per l’allenamento, e, rivestitosi, si apprestò ad andare. Un istante prima che partisse Soifon aggiunse: “Aizen e i suoi seguaci sono pericolosi. Fai attenzione e non abbassare la guardia, Kitayama.”
“Agli ordini, Capitano.” E si diresse verso il Senkaimon con uno Shumpo.
 
A metà strada Meryu incrociò per caso Kaisui, la quale, però, si stava dirigendo in una direzione diversa. “Ehi, Kaisui” la salutò. “Dove stai andando?”
“Ciao, niisan” rispose lei. “Niente di particolare. Volevo andare a vedere come stava Keishin prima di recarmi al Senkaimon. Volevo assicurarmi che il suo umore fosse migliorato e che se la stesse cavando come Sostituto Capitano.”
Meryu si passò una mano tra i capelli argentei. “Mi pare giusto. In tal caso verrò anch’io con te per vedere come sta. Al Senkaimon possiamo dirigerci subito dopo.”
Kaisui annuì e si avviarono insieme.
Erano appena arrivati davanti alla sede della Quinta Brigata, quando Hiraku gli passò accanto correndo e portando una grossa pila di fogli dall’aria importante. “Pista!” esclamò senza fermarsi. “Ciao Meryu, ciao Kaisui! Scusate ma sono di fretta!” E sparì dentro la costruzione.
Kaisui e Meryu si guardarono per un attimo, poi entrarono a loro volta puntando verso l’ufficio del Capitano. Arrivati davanti alla porta, bussarono due volte prima di sentire una voce familiare dire: “Avanti!”
Appena entrati rimasero stupiti dalla scena che avevano davanti: Keishin era seduto dietro la scrivania dove una volta si sedeva Aizen ed era circondato da tre pile di documenti, una a destra e due a sinistra. Hiraku era in piedi accanto a lui e stava ponendo sulla parte sinistra della scrivania la nuova pila di documenti che aveva appena portato. In un angolo della stanza c’era un piccolo cumulo di fogli accartocciati.
Keishin, che stava scrivendo su uno dei documenti, disse brevemente: “Grazie mille, Hiraku. Ora vai pure. Ti chiamerò se mi serve altro.” Hiraku fece un cenno con la testa e, uscendo, mormorò a Meryu e Kaisui con tono serio: “È davvero messo male. Meglio se vi limitate a una visita breve” per poi andarsene.
Keishin pose il documento su cui aveva appena scritto accanto alla pila di destra e, a quel punto, si rivolse ai due amici: “Kaisui. Meryu. Sono sempre felice di vedervi, anche se questo è davvero un brutto momento” disse con tono stanco.
Kaisui fissò incredula le pile di documenti. “Ma quelle sono tutte..?”
“Si, esatto” rispose Keishin prendendo un altro foglio dalla prima pila a sinistra. Lo osservò per alcuni secondi per poi strapparlo e gettare i pezzi accartocciati nell’angolo dove stavano le altre carte buttate. “I documenti a destra sono quelli che ho già finito, quelli a sinistra... Bè, giudicate voi. Decine e decine di scartoffie da controllare, firmare, compilare o scartare continuamente. Non credevo che il lavoro di un Capitano potesse essere così pesante e monotono.”
“Da quanto stai andando avanti?” chiese Kaisui.
“Da stamattina presto. Sono più o meno cinque ore che lavoro, dato che dovevo anche recuperare il tempo che ho perso ieri.”
Meryu non mostrò cambiamenti d’espressione, ma, quando parlò, non nascose una certa sorpresa: “Sai, non t’invidio proprio.”
“Ne sono sicuro. Tuttavia quando saremo tutti Capitani ufficiali, questi lavori ci toccheranno di continuo, perciò l’ho preso come un allenamento per il futuro. Inoltre, ho chiesto io di fare questo, dunque non mi posso lamentare dopotutto.” Prese un altro documento e iniziò a scriverci sopra. “Comunque siete venuti solo per una visita di piacere o dovete dirmi qualcosa d’importante?”
“Siamo venuti a vedere come stavi” rispose Kaisui. “Da quel giorno sei sempre stato molto irritabile, schivo e malinconico e temevamo che potessi peggiorare o essere già peggiorato. Però, a vederti adesso, sembra che tu ti sia ripreso.”
“Ripreso è una parola grossa” disse Keishin sarcastico. “Dopo traumi del genere ci vuole molto tempo prima di poter dire di essersi ripresi del tutto e io, purtroppo, non sto affatto bene e sono ancora furioso. Però, posso dire che qualcosa è cambiato: ora non solo so cosa devo fare, ma anche come la devo fare.”
“E cioè?” domandò Meryu.
Keishin alzò lo sguardo dal documento. “Il mio obbiettivo non è cambiato. Aizen ci ha traditi ed è diventato un pericolo enorme per la Soul Society, quindi dobbiamo eliminarlo e sarò io a farlo fuori con le mie stesse mani!” esclamò stringendo il pugno. “Tuttavia ho capito che stavo prendendo la cosa dal verso sbagliato: mi stavo facendo dominare dall’ira e dall’odio e, senza accorgermene, mi stavo allontanando da voi, i miei amici, e da tutti i miei compagni. E perfino da Hikami. Nel perseguire la mia vendetta stavo rischiando di diventare come Aizen, per dirla in breve. Però, sono riuscito ad aprire gli occhi e adesso so che non devo fermarlo solo per vendetta ma anche per giustizia verso tutti gli Shinigami. Ed è per questo che continuerò a diventare più forte per batterlo!”
Kaisui e Meryu si guardarono per un attimo, poi entrambi sorrisero.
“Ho detto qualcosa di divertente?” chiese Keishin sorpreso.
“No, non è questo” rispose Kaisui. “È solo che siamo felici di vedere che sei tornato quello di sempre. Non credo che dovremo più preoccuparci per te da ora in poi.”
“Potete ringraziare Hikami per questo. È stato lui ad aprirmi gli occhi.”
Kaisui ridacchiò. “Non ne sono sorpresa.”
“È bello riavere il vero te” fece Meryu. “Ora, però, dobbiamo andare: la nostra prossima missione ci aspetta.”
“Che cosa vi aspetta di preciso?”
“Hanno inviato noi e un gruppo di altri quattro Shinigami nel mondo reale, a Karakura Town. Sembra che li siano apparsi..”
“..degli Arrancar al servizio di Aizen e perciò vi è stato ordinato di andare lì per aiutare Ichigo Kurosaki nel caso dovessero ritornare, è esatto?”
“Si! Come fai a saperlo?”
Keishin fece un piccolo ghigno. “Diciamo che coprire la posizione di un Capitano, anche se solo come sostituto, ti concede diverse fonti d’informazioni.” Poi, in tono un po’ amareggiato, aggiunse: “Ah, non sapete quanto v’invidio! Sarebbe piaciuto molto anche a me venire nel mondo reale. Mi piace quel posto! Inoltre, solo l’idea di poter avere l’occasione di prendere a calci qualche servo di Aizen mi eccita da matti! Senza contare che combatterete con Ichigo Kurosaki e quel ragazzo non scherza! Ragazzi, è uno Shinigami da poco tempo, ma è già al livello di un Capitano! È davvero straordinario! Mi sarebbe piaciuto molto conoscerlo!”
“Su questo condivido la tua ammirazione” fece Meryu. “Anch’io sono rimasto colpito dalle sue capacità e dalla sua volontà. Inoltre, mi piace anche il suo modo di agire basato sui sentimenti. È vero che non ha molto rispetto per le leggi, ma ci ha dimostrato che talvolta esse non rappresentano la vera giustizia. Dobbiamo essergli grati per questo.”
“Ed è anche grazie a lui che Rukia ha potuto salvarsi e ritrovare l’affetto di suo fratello” osservò Kaisui. “Dovremmo davvero imparare molte cose da lui.”
Keishin annuì. “So che farete del vostro meglio e che ciò che sto per dirvi è scontato, ma, mi raccomando, fate attenzione. Se sono davvero scagnozzi di Aizen, saranno sicuramente molto pericolosi.”
“Stai tranquillo” disse Kaisui. “Non ci faremo uccidere così facilmente. Inoltre, anche noi vogliamo fargliela pagare ad Aizen per il suo tradimento!”
Meryu si avvicinò al tavolo e alzò una mano chiusa a pugno. “Affronteremo tutti questa guerra con tutte le nostre forze. Tu prosegui con il tuo dovere e con la strada che hai scelto, amico mio. Noi faremo altrettanto e non saremo da meno.”
Keishin sorrise e, alzatosi, fece scontrare il suo pugno con quello di Meryu. “Ne sono sicuro. Ho fiducia in voi.”
Kaisui si avvicinò e appoggiò a sua volta il suo pugno sui loro. “Non saremo noi a perdere questa guerra.”
Si salutarono, ma, proprio mentre Meryu e Kaisui stavano per andarsene, qualcuno bussò alla porta. All’“Avanti!” di Keishin una Shinigami entrò: era Rukia Kuchiki.
“Sapevo che vi avrei trovato qui” disse rivolta a Kaisui e Meryu. “Meglio se vi sbrigate a venire, ormai siamo tutti pronti.”
“Ehi, calma” disse Keishin in tono rilassato. “Erano solo passati a salutarmi prima di partire. Dopotutto vi aspetta una missione difficile e chissà quando tornerete. Per caso volevi salutarmi anche tu, Rukia-chan?” Un istante dopo si abbassò evitando per un soffio il sandalo che Rukia gli aveva rabbiosamente tirato addosso.
“Ti ho già detto mille volte di non chiamarmi < Rukia-chan >!” esclamò seccata. “Mi fai sentire una stupida bambina! E comunque sono venuta semplicemente a cercare loro due perché si stavano attardando, tutto qui!”
“Va bene, va bene, calmati. E poi sarei io la testa calda, eh? Pensare che hai pure una Zampakuto di tipo ghiaccio...”
“A proposito” fece Meryu, “il Capitano che ci accompagnerà è un altro tipo ghiaccio, giusto perché tu lo sappia.”
Keishin cambiò espressione, mostrandone una un po’ indispettita. “Ah, capisco. Quindi sarà il piccolo Shiro-chan a guidarvi laggiù. Non so che pensare.”
“Non chiamarlo così!” sbottò Kaisui. “Lui è il Capitano Toshiro Hitsugaya, ricordatelo!”
“Si si, lo so. Comunque è meglio se andate davvero a questo punto. Vi aspetta una missione importante e io devo continuare a lavorare.”
“Hai ragione. A presto allora, Keishin” disse Meryu.
“Ciao e buona fortuna!” esclamò Kaisui.
“Bè, comunque ciao” fece infine Rukia dopo aver recuperato il sandalo.
“Ci vediamo! Buona fortuna a voi!”
Poco prima che se ne andassero Keishin gridò: “Solo un momento: chi sono gli altri due che vi accompagneranno?”
Meryu si voltò e disse: “Renji Abarai e Rangiku Matsumoto.”
“Ah, siete proprio un bel gruppo!” esclamò Keishin ridendo. “Allora alla prossima!” E, tornato alla scrivania, riprese a scrivere sui documenti.
Mentre si dirigevano al Senkaimon, Kaisui mormorò: “Chissà perché Keishin sembra avercela sempre con il Capitano Hitsugaya.. Non capisco come si possa disprezzare un tipo come lui: oltre che coraggioso e forte, è anche carino!”
“Lui non lo disprezza affatto” replicò Meryu. “Al contrario, mi ha sempre detto che lo riconosce come un buon Capitano e che ci si può fidare di lui. Tuttavia non può comunque andarci d’accordo perché i loro poteri e le loro personalità sono completamente diversi. Pensaci: fuoco e ghiaccio si annullano a vicenda, sono nemici naturali e, allo stesso modo, Keishin e il Capitano Hitsugaya non potranno mai essere amici o andare d’accordo, dato che, come i loro elementi, si < respingono > a vicenda. Per questo diventa scontroso quando si parla di lui, semplicemente perché lo percepisce come il suo opposto.”
 Kaisui si tormentò la treccia pensierosa. “Bè, in effetti ha senso” disse infine. Poi, con un ghigno, aggiunse: “È sempre per quello che ogni volta che parla con te, Rukia, finite per litigare?”
Rukia assunse un’espressione scocciata. “No, in quel caso è solo lui che è un idiota.”
“Direi piuttosto che si diverte a punzecchiarti” contestò Meryu.
“Si, perché è un idiota!” replicò Rukia.
Kaisui fece una piccola risatina. Si sentiva sollevata e probabilmente anche Meryu e Rukia lo erano: vedere Keishin tornare alla sua vecchia personalità era un buon segno. Il loro amico era tornato e ora erano tutti pronti a combattere.
Dopo pochi minuti i tre arrivarono al Senkaimon, dove Renji, insieme al Capitano Hitsugaya e alla Luogotenente di quest’ultimo Matsumoto, stava aspettando.
“Finalmente!” esclamò Renji. “Dove diavolo eravate finiti?”
“Abbiamo avuto un contrattempo. Scusate” rispose stoicamente Meryu.
“Non ha importanza” disse Hitsugaya con la stessa calma. “Ora ci siamo tutti. Possiamo partire.” Detto questo fece un cenno agli Shinigami guardiani del Senkaimon i quali aprirono immediatamente il cancello.
Mentre s’incamminavano verso il portale luminoso che connetteva la Soul Society al mondo reale, Matsumoto sembrava più emozionata che mai: “Non vedo l’ora di arrivare! Sono sicura che ci sarà di che spassarsela!”
“Sta zitta” disse freddamente Hitsugaya. “Non siamo in vacanza, Matsumoto. Questa è una missione importante.”
“Lo so, Capitano, ma avremo anche del tempo libero, no? Finchè non si deve combattere o altro possiamo rilassarci!”
Kaisui guardò Meryu e lo vide scuotere la testa. Soffocò un sogghigno: sapeva bene cosa stava pensando. Come sempre, l’eccessiva esuberanza di Matsumoto gli era abbastanza fastidiosa e così doveva pensarla anche il Capitano Hitsugaya. Avere un Luogotenente come lei era davvero sfiancante.
Guardò davanti a sé e vide il Dangai o Mondo del Precipizio, il < canale > di collegamento tra i due mondi che si estendeva davanti a loro; una volta attraversatolo sarebbero stati nel mondo reale.
Tutti insieme, i sei Shinigami si inoltrarono nel Dangai.
 
“Quindi, dov’è?” chiese Kaisui camminando lungo il corridoio del liceo.
“Non lo so!” replicò svogliatamente Matsumoto.
“Ehi, ma non avevi un promemoria con te quando siamo partiti?” chiese Renji.
“L’ho perso!”
“Che diavolo stavi facendo?!”
“Allora guidaci tu, Renji! Tu sei abituato al mondo reale, no?”
“Anche tu sei già stata qui prima, no?”
“Sono stata qui solo per un attimo!”
“Smettetela di lamentarvi. Limitatevi a cercare il suo reiatsu” fece Hitsugaya con tono annoiato.
“Comunque questi vestiti umani sono piuttosto strani. Si vestono sempre così gli studenti?” chiese Kaisui esaminando la sua neo acquisita uniforme scolastica.
“Si. Agli studenti qui è richiesto indossarli” rispose Renji.
“Sei proprio ben informato!” esclamò Matsumoto.
“Lasciami in pace! C’è qualcosa che proprio non va nella tua uniforme!” sbottò Renji osservando la notevole scollatura della camicia di Matsumoto.
“In effetti, forse hai un po’ esagerato, Rangiku” assentì Kaisui.
“Comunque non sono così male questi vestiti” disse Meryu. Poi, con tono più mesto e toccandosi il volto, aggiunse: “Però, senza la mia maschera mi sento un tantino nudo.”
“Non ti avrebbero mai permesso di portarla. Anzi, ti avrebbero subito preso per un tipo pericoloso e malintenzionato se ti avessero visto con quella” fece Renji.
“Anche all’Accademia Shinigami all’inizio non avevo fatto una buona impressione, ma poi si erano ricreduti e nessuno aveva avuto più niente da ridire.”
“Questa volta è diverso. Questo è il mondo reale, non la Soul Society. Da certi punti di vista sono più severi” spiegò Kaisui.
“Però, anche così non mi sento contento. È come se mi mancasse un pezzo fondamentale d’abbigliamento.”
“Non è così male. Mi piacciono abbastanza questi vestiti” fece Matsumoto con allegria.
“Tu sei l’unica ad essere felice di essere vestita così” commentò Renji.
“State zitti, ragazzi. Non create trambusto. Camminate silenziosamente” ordinò Hitsugaya.
““Va bene.””
Si fermarono davanti a una porta con scritto 1-3. “Eccoci. La stanza è questa” disse Hitsugaya. “Ehi! Aprite!”
Aperta la porta, si ritrovarono in un’ampia classe rettangolare dove Ichigo Kurosaki stava in piedi vicino alla lavagna; questi, all’apertura della porta, si voltò sorpreso verso di loro.
“ ’Giorno!  Come stai, Ichigo?” salutò Renji.
“R-Renji! Rangiku-san! Toshiro!” esclamò Ichigo meravigliato.
Hitsugaya fece una smorfia. “È Capitano Hitsugaya per te!” ribattè seccato.
“Perché voi siete qui?”
“Ordini dall’alto” rispose Renji. “Dobbiamo prepararci per la futura battaglia contro gli Arrancar entrando nel mondo reale e unendo le forze con il Sostituto Shinigami, o così ci è stato detto.”
“Arran..chi?” chiese Ichigo confuso.
“Che ti prende? Stavi combattendo senza sapere chi fosse il tuo nemico?”
Ichigo sembrò solo più confuso. “Combattendo?”
“Idiota!” esclamò una voce femminile. “I tipi che ti hanno fatto a pezzi l’altro giorno!”
Ichigo si voltò verso la direzione della nuova voce e vide Rukia, anch’essa in uniforme scolastica, sopra il balcone della finestra aperta. “Rukia!” disse.
“Era un po’ che non ci si vedeva eh, Ichigo?” 
Anche gli altri studenti presenti nella classe erano rimasti sorpresi dall’arrivo di tutte quelle persone nuove, in particolare Rukia, della quale borbottavano come se stessero rivedendo una compagna assente da molto tempo.
Rukia, incurante dei commenti, continuò a fissare Ichigo col suo sorriso spavaldo; poi, senza preavviso, balzò dalla finestra e lo colpì in piena faccia con un calcio. Ichigo, sorpreso e furioso dall’improvviso attacco, gridò: “Ch-che diavolo stai facendo, Rukia?!”
Un istante dopo Renji lo afferrò alle spalle bloccandolo e Rukia gli mollò una serie di schiaffi al volto senza dire nulla.
“Maledetta!” urlò Ichigo ancor più furioso.
“Cos’è quella faccia da pusillanime, uh?!” sbottò Rukia fissandolo dritto negli occhi. Subito dopo gli appoggiò la mano sinistra, che indossava uno strano mezzoguanto rosso con raffigurata sopra l’immagine di un teschio circondato da fiamme azzurre, ed estrasse con la forza la sua anima Shinigami dal suo corpo. Gridando: “Vieni con me!” saltò fuori dalla finestra tirandosi dietro uno sbigottito Ichigo che non riusciva nemmeno ad opporsi.
Non appena se ne furono andati, Matsumoto commentò: “Lo sapevo che sarebbe successo.”
“Si” assentì Renji, che ancora sorreggeva il corpo umano inerme di Ichigo. “Bisogna sempre prendersi cura di questo ragazzo.”
“Dimenticavo che, anche se ha raggiunto un certo livello di potere, è ancora immaturo su diversi aspetti” aggiunse Meryu.
“Ciò che gli serve è una buona strigliata e, da quanto abbiamo capito, direi che nessuno può dargliela meglio di Rukia” disse Kaisui.
“Davvero? Anche imbronciato com’era, sembrava piuttosto eccitato da tutto quanto” fece Matsumoto con una certa malizia.
“Ma che dici, Matsumoto? Guarda che non era affatto eccitato!” obiettò Meryu.
“Ho forse chiesto la tua opinione, Meryu?”
“Allora da chi è che cerchi conferma? Da Kaisui?”
“Non trascinatemi dentro questa storia!” sbottò quest’ultima.
“Ehi, voi! Limitatevi a fare silenzio!” ordinò Hitsugaya con un tono parecchio scocciato.
Tuttavia notò che la loro situazione stava diventando sempre più difficile: gli altri studenti, dopo tutto quel trambusto e la vista del corpo di Ichigo che, privo della sua anima, era immobile proprio come quello di un morto, stavano mormorando e guardando i cinque in modo sospettoso e timoroso. Inoltre, le loro discussioni li stavano rendendo ancor più nervosi.
Diviso tra le discussioni del suo gruppo e i mormorii inquieti degli studenti umani, Hitsugaya sbottò freddamente: “Qualcuno prenda il mio posto.”
 
Poco dopo, il gruppo, ad eccezione di Hitsugaya, si rincontrò con Rukia e Ichigo nella casa di quest’ultimo per poter discutere sulla loro corrente situazione e sull’identità dei loro nuovi nemici.
Mentre tutti si accomodavano nella camera di Ichigo, Meryu e Kaisui gli si avvicinarono e fecero un piccolo inchino.
“Dato che siamo gli unici che ancora non conosci, mi sembra giusto presentarci. Sono Meryu Kitayama. Piacere di conoscerti.”
“Io sono sua sorella e mi chiamo Kaisui Kitayama. Piacere di conoscerti.”
“Oh, molto piacere” rispose Ichigo facendo un inchino a sua volta.
Quando tutti si furono messi comodi, Renji iniziò a spiegare: “Gli Arrancar sono Hollow che si sono tolti la maschera e hanno così ottenuto i poteri sia degli Hollow che degli Shinigami. Finora ce n’erano pochi ed erano tutti incompleti. Ma a causa del loro contatto con Aizen e dell’uso dell’Hogyoku, sono stati creati degli Arrancar completi. E quelli dell’altro giorno erano due di questi.” Mentre parlava, Rukia, come suo solito, rafforzava la spiegazione mostrando immagini disegnate da lei che illustravano il discorso di Renji, le quali, però, erano come sempre di discutibile qualità.
“Hai capito tutto, no?” chiese Renji alla fine.
“Si, ho afferrato” rispose Ichigo. Poi aggiunse sarcastico: “L’avrei capito molto meglio senza l’album da disegno.” Un istante dopo il suddetto album gli fu scagliato in faccia da un’arrabbiata Rukia.
Quando quel piccolo sfogo fu passato, Renji continuò: “All’inizio la Soul Society aveva pianificato di osservare con calma Aizen finchè non avesse iniziato a muoversi. Poi abbiamo perso improvvisamente tre Capitani, che sono passati al nemico. Oltretutto gli Arrancar stanno ottenendo la forma completa molto più velocemente di quanto avessimo previsto. Una volta che sono stati mandati nel mondo reale, non abbiamo potuto esitare oltre. E noi siamo stati scelti” concluse indicando se stesso.
“Chi vi ha scelti?” chiese Ichigo.
“Il Capitano-Comandante Yamamoto. Da quando i membri della Stanza dei 46 sono stati uccisi da Aizen, questa è rimasta vuota. Perciò il Capitano-Comandante è quello che prende le grandi decisioni. Kaisui-san è stata scelta perché il Capitano-Comandante si fida di lei e voleva che gli riferisse i vari sviluppi della faccenda. Rukia è stata scelta dal momento che è quella che ti conosce meglio.”
“Non è vero!” esclamò Rukia. “Sono stata scelta per le mie capacità!”
“Io sono quello più vicino a Rukia tra tutti i combattenti disponibili, perciò sono stato scelto” continuò Renji. “E poi mi è stato detto di scegliere alcuni guerrieri di cui potessi fidarmi che fossero al di sotto del grado di Capitano. Dunque ho chiesto a Meryu-san di accompagnarmi per le sue abilità e perché Kaisui-san è sua sorella e ritenevo che sarebbe stato più facile per loro lavorare insieme. Quando Rangiku-san ha sentito quel che stava accadendo, ha detto che voleva venire. Rangiku-san non voleva sentirsi dire di stare indietro e così il Capitano Hitsugaya è dovuto venire come capo. O qualcosa del genere.”
“È un picnic?” sbottò Ichigo accigliato.
“In ogni caso, Aizen ha sicuramente sviluppato un certo interesse per te, Ichigo Kurosaki” disse una voce mentre la finestra veniva aperta.
Tutti si voltarono e videro Hitsugaya disteso sul davanzale.
“È il Capitano Hitsugaya il guastafeste contrario ad entrare attraverso il soffitto” commentò con un sorriso Matsumoto riferendosi al modo in cui loro erano entrati.
“Avete aspettato alla finestra per tutto questo tempo?” chiese Renji. “Non avreste dovuto farlo! Uno studente delle elementari dai capelli argentati spicca già abbastanza.”
“Stai zitto!” ribattè perentorio Hitsugaya. Poi, con tono più calmo, disse: “Gli Arrancar nascono quando un Hollow rimuove la sua maschera. Ma il risultante Hollow privo di maschera non è una gran minaccia. Se lui vuole davvero arrivare alla guerra con la Soul Society, allora il suo obiettivo nel creare gli Arrancar è arrivare a qualcosa di ancora più grande dei Menos.”
“Più grande dei Menos? Cosa sarebbe?” domandò Ichigo. “Vuoi dire che c’è persino un livello più alto di quello dei Menos?”
“Già” rispose Hitsugaya. “Bè, nello specifico, ci sono tre suddivisioni tra i Menos. I primi sono i Gillian. In termini umani, li si potrebbe paragonare alla fanteria. Una delle loro caratteristiche è che hanno tutti lo stesso aspetto. Poco dopo che hai guadagnato i poteri da Shinigami ne hai respinto uno. È solo un soldato di fanteria.”
“Un.. soldato di fanteria?” mormorò Ichigo incredulo.
“Sebbene sembrino grandi, i loro movimenti sono lenti e la loro intelligenza è quella di una bestia” continuò Hitsugaya. “Non sarebbe difficile per qualcuno del grado di Capitano sconfiggerne uno. Il problema inizia qui. I secondi sono gli Adjuchas. Sono più piccoli dei Gillian e minori in numero, ma sono molto intelligenti e parecchie volte più in gamba dei Gillian in battaglia. Badano ai numerosi Gillian. E infine la terza suddivisione è quella dei Vasto Lorde. Essi sono i migliori fra i Menos. Hanno la stessa taglia degli esseri umani. Ce ne sono pochi. Si dice che ce ne siano pochi persino in tutto l’Hueco Mundo. Detto senza mezzi termini, le capacità in battaglia di un Vasto Lorde sono persino più grandi di quelle di un Capitano.” Fece una pausa. “Cambiando i Menos in Arrancar, sono in possesso di una incalcolabile quantità di potere. Tre dei nostri Capitani sono ora dalla loro parte e al comando di tutti quei Menos. Quello che devi sapere è che, se a questo punto Aizen riesce a portare dieci Vasto Lorde sotto il suo controllo.. Sarà la fine per la Soul Society.”
 
Terminata la discussione l’atmosfera si era progressivamente alleggerita. In particolare, Renji e Matsumoto sembravano parecchio rilassati e stavano maltrattando il povero Kon, l’anima modificata che risiedeva all’interno di un pupazzo dalle sembianze di leone e viveva con Ichigo, nel tentativo di estrarre il suo gikon, ovvero la pillola sede della sua anima, direttamente dalla sua bocca per osservarla. Mentre Renji estraeva il gikon e lo mostrava a Matsumoto, Ichigo cercava di parlargli.
“Ehi!” esclamò; poi, quando non lo ascoltarono, a voce più alta: “Ho detto ehi!”   
“Che c’è?” chiese Renji.
“Quand’è che tornate indietro?”
“Di che stai parlando? Non torniamo indietro. Staremo qui finchè il combattimento contro gli Arrancar non sarà finito.”
“Beh, dove dormirete?”
Tutti lo fissarono con aria perplessa, come se non si aspettassero quella domanda.
“E prima che rispondiate, è fuori questione che in casa mia ci sia spazio sufficiente per tutti voi!” li anticipò Ichigo.
“Neppure per me?” chiese Matsumoto delusa.
Con una faccia parecchio imbarazzata, Ichigo rispose nervosamente: “In circostanze normali, tu saresti l’ultima che lascerei restare! E comunque, non capisco perché pensi che proprio tu potresti restare qui!”
Matsumoto lo fissò per qualche istante, poi portò le mani alla camicia e iniziò a sbottonarla senza dire nulla.
“Che stai facendo?!” esclamò Ichigo ancor più nervoso. “Non puoi restare qui neppure se ti slacci la camicia!”
Matsumoto rimase impassibile e si alzò leggermente la gonna.
“Non puoi restare neppure se sollevi un pochino la gonna!” disse un agitatissimo Ichigo portandosi le mani agli occhi. “Dannazione! Questo tipo di seduzione non funziona con me! Non sono certamente quel tipo di ragazzo!”
Malgrado le sue parole, Rukia notò che le dita della mano destra di Ichigo erano leggermente aperte e così anche l’occhio che < coprivano >. “Allora, cosa ne dici di chiudere quel buco fra le tue dita?” commentò sarcastica.
Alla fine Matsumoto decise che sarebbe andata ad alloggiare a casa di Orihime Inoue, una compagna di classe di Ichigo che lo aveva accompagnato durante la sua invasione della Soul Society e con la quale lei era in buoni rapporti. Renji invece decise di andare a vivere provvisoriamente da Kisuke Urahara, l’ex Capitano della Dodicesima Brigata che si era autoesiliato dalla Soul Society e aveva aiutato Ichigo a recuperare i suoi poteri da Shinigami e ad entrare nella Soul Society stessa. Hitsugaya declinò in fretta l’offerta di Matsumoto di venire a casa di Orihime con lei,
ma non disse nemmeno dove sarebbe andato; si allontanò silenzioso seguito dalla sua Luogotenente. A quel punto rimanevano Rukia, Kaisui e Meryu.
Ichigo si voltò verso di loro e chiese: “Allora? Dove avreste intenzione di stare?”
Senza dire nulla Rukia corse dentro casa sua.
“Aspetta! Rukia!” le gridò dietro Ichigo.
“Scemo!” urlò lei di rimando. “Questo è l’unico posto dove posso dormire. Kaisui, Meryu, seguitemi anche voi!”
“Idiota! La mia famiglia ti ha già vista! E loro sono sconosciuti! Che razza di scusa hai intenzione di usare?!” e la seguì all’interno della casa. “Ascoltami, dannazione!”
Meryu e Kaisui si guardarono e, con un sospiro, entrarono a loro volta.
Poco dopo stavano davanti al padre e alle sorelle di Ichigo e ascoltavano insieme a quest’ultimo la storia strappalacrime inventata sul momento da Rukia per convincere la famiglia del ragazzo ad ospitarli. “E a causa di questo, ho perso la mia casa, il mio cibo e tutti i miei soldi in una volta sola” raccontava Rukia fingendo di piangere disperata.
“L-Lasciala stare qui, papino!” gridò infine piangendo Yuzu, la sorella più piccola di Ichigo, convinta dalla falsa storia.
“Ben detto, Yuzu!” approvò il padre di Ichigo, Isshin, altrettanto triste e piangente. “Stavo pensando esattamente la stessa cosa! Stai qui finchè vuoi, Rukia-chan!”
“So di chiedervi molto, ma potreste ospitare anche i miei due amici?” continuò Rukia fingendo di piangere ancora di più. “Anche loro sono in condizioni disperate come me, ma hanno comunque cercato di aiutarmi in questo difficile momento! Perciò, vi prego, date una casa anche a loro!”
Kaisui e Meryu fissarono Ichigo con espressione leggermente imbarazzata e questi rispose con uno sguardo parecchio esasperato. Rukia stava esagerando un po’ troppo con quella falsa storia drammatica.
“Che nobiltà d’animo! Ma certo che possono restare anche loro!” gridò Isshin soffiandosi il naso. “I tuoi amici sono i benvenuti! Potete tutti stare qui quanto volete!”
Rukia si asciugò le lacrime e si girò verso gli altri tre alzando il pollice con sguardo soddisfatto.   
“Oh, santi numi” mormorò Ichigo con tono distaccato. “Cerca di essere più discreta con quel pollice. Altrimenti capiranno che era tutta una recita.” Poi, notando che suo padre stava abbracciando il ritratto di sua madre gridando con gioia qualcosa riguardo l’avere altre due figlie e un secondo figlio, aggiunse: “Anche se, continuando così, non sembra che lo noteranno.”
Kaisui si avvicinò ai familiari di Ichigo e, con un inchino, disse: “Vi ringrazio infinitamente per l’ospitalità. Siete davvero gentili ad aiutarci pur senza conoscerci.”
Meryu s’inchinò a sua volta. “Grazie mille a tutti voi.”
Diversi minuti dopo i quattro erano riuniti a dialogare in camera di Ichigo, in attesa che i loro letti fossero preparati. “La tua famiglia è parecchio vivace eh, Ichigo-san?” commentò Kaisui con un sorrisetto.
“Vivace è dire poco” fece il ragazzo con aria esasperata. “Sono sempre fin troppo rumorosi” guardò Rukia. “Figuriamoci poi con una storia come quella che hai raccontato tu. Dovevi proprio essere così drammatica?”
“La drammaticità è importante per una buona recitazione!” esclamò Rukia. “Lacrime, teatralità, dramma. Sono tutti elementi essenziali per una buona e convincente recita!”
“E questa dove l’hai letta?”
“Da uno degli ultimi libri che stavo leggendo qui da te, prima di essere riportata nella Soul Society.”
Ichigo si limitò a fare un’espressione rassegnata. “Che razza di libri leggi..?”
“Dimmi una cosa, Kurosaki-san” chiese d’un tratto Meryu. “C’è una domanda che mi sono fatto più volte da quando sei venuto nella Soul Society: come mai ti sei dato tanto da fare pur di salvare Rukia?” Guardò quest’ultima. “Non fraintendere: non sono dispiaciuto, anzi sono contento del fatto che tu sia stata graziata alla fine. Però” tornò a guardare Ichigo, “come mai tu e i tuoi compagni siete arrivati a rischiare la vita immischiandovi in affari che, con tutto il rispetto, non vi riguardavano, per poterla salvare? Ciò che decide la Soul Society non dovrebbe interessare agli umani, visto che dopotutto sono due mondi con leggi diverse. Non riguardava né te né il tuo mondo, allora come mai ti sei dato tanto da fare?”
L’espressione di Ichigo divenne seria. Per qualche istante nessuno parlò, poi quest’ultimo cominciò a dire: “L’ho fatto perché..” S’interruppe di colpo e guardò verso l’alto con sguardo allarmato mormorando: “Questa reiatsu.. Sono loro!”
Meryu, Kaisui e Rukia le avevano percepite a loro volta. Delle potenti reiatsu ostili erano appena apparse in città e si erano divise dirigendosi ognuna verso un luogo diverso di Karakura Town. Era fin troppo chiaro di chi si trattava.
Gli Arrancar di Aizen. Erano tornati.


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Capitolo 8
*** Il potere degli Arrancar ***


Capitolo 8: Il potere degli Arrancar
 
Tutte quelle reiatsu maligne insieme erano un pessimo segno. Questa volta era qualcosa di più di una semplice incursione. Stavolta erano probabilmente intenzionati a sferrare un vero attacco.
Ichigo si voltò di scatto gridando: “Rukia!”
“Lo so!” replicò la Shinigami controllando il rilevatore di reiatsu incorporato nel suo cellulare. “Uno, due, tre.. sei di loro?” esclamò infine scioccata. “Così tanti!”
“Stanno venendo da questa parte?” chiese Ichigo.
“No. Sembra che stiano cercando persone dotate di reiatsu, ma non noi.”
“Che diavolo significa questo?”
Fu Meryu a rispondergli: “Significa che intendono attaccare chiunque possieda della reiatsu, indipendentemente dalla loro forza. Stanno solo cercando di uccidere chiunque abbia reiatsu, non importa quanto poca sia!”
“Che modo sporco di agire…” mormorò Kaisui disgustata.
Ichigo fece una faccia sconvolta. Poi prese il suo badge da Sostituto Shinigami esclamando: “Ishida non dovrebbe avere alcuna reiatsu al momento! Cosa mi dici di Chad e Inoue?”
“Il Capitano Hitsugaya e il Luogotenente Matsumoto sono vicini ad Inoue” rispose Rukia controllando sul rilevatore. “Lei dovrebbe essere al sicuro più di chiunque altro.” Poi aggiunse spaventata: “Ma Sado.. c’è uno di loro che si dirige verso di lui!”
Il volto di Ichigo divenne ancora più nervoso. “Io vado da Chad!” E si portò il badge al petto provocando così l’espulsione forzata della sua anima Shinigami dal suo corpo umano, che rimase inerme sul letto. A quel punto Ichigo saltò fuori dalla finestra e volò via.
“Ichigo-san, aspetta!” provò a fermarlo Kaisui, ma Rukia la fermò mettendole una mano sulla spalla.
“Lascia stare. Quando si mette in testa qualcosa, nessuno lo può fermare. Soprattutto se si tratta dei suoi amici.” Poi, in tono più rassicurante, disse: “Ci penso io a lui, non preoccupatevi.”
Meryu annuì. “Allora noi ci occuperemo degli altri Arrancar. Ne ho appena individuato uno che non è vicino a nessuno dei nostri compagni. Dobbiamo occuparcene noi prima che raggiunga qualcuno di loro.”
“Mi raccomando, Rukia. Fai attenzione” fece Kaisui.
“Tranquilli, lo farò. State attenti anche voi.”
Dopo essersi incoraggiati a vicenda, i tre Shinigami si separarono. Kaisui e Meryu si diressero verso l’Arrancar prescelto, mentre Rukia inseguiva Ichigo.
 
Dopo aver messo al riparo i loro gigai e aver assunto le loro sembianze Shinigami, Meryu e Kaisui puntarono a tutta velocità verso il loro bersaglio.
Meryu accarezzò la maschera che gli ricopriva di nuovo il volto. “Così va meglio.”
“Sei fissato con quella maschera, eh?” commentò Kaisui sospirando. Poi, senza preavviso, assunse un’espressione seria e disse: “Ci siamo. Eccolo.”
I due scesero a terra con uno Shumpo e atterrarono in mezzo ad una via deserta. Un istante dopo un uomo alto e muscoloso apparve davanti a loro. Indossava una lunga giacca bianca semiaperta sul petto e dei pantaloni sempre bianchi. Al fianco portava una katana simile ad una Zampakuto. La metà sinistra della sua testa era rasata, mentre la destra aveva lunghi capelli rossi piuttosto appuntiti; uno strano paio di occhiali bianchi privi di lenti, che sembravano fatti d’osso, erano appoggiati sul suo naso. L’apertura della giacca rivelava un buco sul suo petto che attirò subito la loro attenzione. La sua identità era chiara.
“Ben due Shinigami” disse l’Arrancar con un’espressione soddisfatta. “Dev’essere la mia serata fortunata. Sento che mi divertirò parecchio.”
“Ti consiglio di non essere troppo sicuro di te” lo ammonì Kaisui preparandosi ad estrarre la Zampakuto. Anche Meryu fece per assumere la posizione di guardia.
Si bloccarono di colpo quando sentirono la reiatsu del nemico vicino a Rukia e Ichigo scomparire. Le reiatsu di Renji, Matsumoto e Hitsugaya erano impegnate in combattimento con altrettanti avversari.
“Sembra che voi vi siate sopravvalutati un po’ troppo” osservò Meryu.
Prima che l’Arrancar potesse rispondere, però, una nuova, potentissima reiatsu ostile apparve vicino a Rukia e Ichigo. Una reiatsu infinitamente più forte di quella del nemico appena sconfitto. Nel percepirla i due Shinigami trasalirono.    
L’Arrancar, invece, incrociò le braccia e, con tono calmo, disse: “Non c’è da sorprendersi della vittoria del vostro compagno. Chiunque si sia scontrato con D-Roy è stato fortunato. Per essere un Arrancar, D-Roy era un fallimento di proporzioni incredibili.” Allargò le braccia e il suo tono divenne roboante. “Ma voi due.. Avete la peggior sfortuna! Per essere incappati in me, tutto quello che potete fare è rotolarvi nel fango qui attorno e poi morire!”
Con quella feroce dichiarazione, la sua reiatsu aumentò pericolosamente e la battaglia cominciò.
Meryu e Kaisui si mossero quasi simultaneamente e attaccarono l’Arrancar da entrambi i lati con le loro Zampakuto, ma questi, invece di schivare, si limitò ad alzare le braccia bloccando le due spade a mani nude. Subito dopo si scrollò di dosso le lame e sferrò un calcio contro Meryu; lo Shinigami riuscì a parare il colpo, ma la forza dell’impatto lo spinse indietro di diversi metri. Nel frattempo, l’Arrancar tentò di attaccare anche Kaisui e scagliò alcuni pugni che lei schivò per poi attaccare con un paio di fendenti, i quali furono nuovamente bloccati a mani nude dall’avversario.
Meryu usò uno Shumpo e si portò sopra la testa dell’Arrancar tentando di decapitarlo, tuttavia l’altro se ne avvide e afferrò la lama della sua Zampakuto a mezz’aria, per poi sbatterlo a terra con tanta violenza da spaccare il terreno. Nel mentre, Kaisui provò ancora ad attaccarlo, ma l’Arrancar lasciò la spada di Meryu e si spostò alle sue spalle con una velocità incredibile. Kaisui tentò di voltarsi per difendersi, ma fu troppo lenta e la mano dell’avversario, avvolta da un enorme quantità di reiatsu, la centrò in pieno stomaco scagliandola contro un muro lì vicino che, per l’impatto, si riempì di crepe.
L’Arrancar scoppiò a ridere. “Ha! È tutta qui la vostra forza, Shinigami?”
Kaisui e Meryu non replicarono, ma si rialzarono ritornando in posizione di guardia. Avevano qualche graffio e livido, ma non erano niente di serio. Con un doppio Shumpo i due Shinigami si rifecero sotto tentando più volte di colpire l’Arrancar che, però, continuava a parare gli attacchi a mani nude con facilità.
Ad un certo punto, l’Arrancar si spostò a qualche metro da loro con un altro movimento rapidissimo, simile ad uno Shumpo, e disse ghignante: “Noi Arrancar abbiamo la pelle d’acciaio che nessuna spada può tagliare, lo Hierro. Funge da armatura. Con spade come le vostre, posso battervi a mani nude!”
“È così?” fece Meryu. “Bè, in tal caso..”
“..dovremo impegnarci un po’ di più!” concluse Kaisui. Poi entrambi alzarono le loro Zampakuto all’altezza dello sterno.
“Punisci tutte le ingiustizie, Hayabusa!”
“Scatena la tempesta, Sabaku No Hana!”
Non appena i loro Shikai vennero rilasciati, i due Shinigami ripartirono all’attacco. Muovendosi per prima, Kaisui sferrò un fendente discendente verso la testa dell’avversario, che la bloccò nuovamente col braccio nudo.
“Pessima idea” disse Kaisui con un lieve sogghigno, poi urlò: “Eaburedo!”
La lama della falce s’ingrossò di colpo e fu circondata da un’aura incolore e, con somma sorpresa dell’Arrancar, iniziò a lacerargli la pelle facendolo sanguinare. Ringhiando, l’Arrancar fece scivolare via Sabaku No Hana dal suo braccio e si allontanò rapidamente da Kaisui, ma, nello stesso momento, Meryu gli apparve accanto e sferrò un pugno con la destra contro il fianco dell’avversario che venne prontamente parato. Tuttavia, avendo previsto quella mossa, Meryu colpì da sotto con l’altro pugno il braccio con cui l’Arrancar si era difeso e aprì una breccia nella sua guardia; a quel punto, quando provò a colpirlo di nuovo con il destro, l’Arrancar estrasse la sua Zampakuto con l’altro braccio e la usò per fermare il suo attacco. Le punte di Hayabusa stridettero contro la lama avversaria sprigionando scintille.
Allontanandosi da loro l’Arrancar mormorò: “Dover estrarre la mia Zampakuto per due come voi.. Disonorevole.”
“Te l’ho detto che vi siete sopravvalutati un po’ troppo” disse Meryu assumendo una posizione dell’Hakuda. Al suo fianco Kaisui fece roteare la sua arma in aria.
Senza dire altro i tre ripresero a combattere. L’uso degli Shikai e la perfetta cooperazione tra Kaisui e Meryu stavolta permisero ai due Shinigami di poter resistere all’avversario, ma la potenza di quest’ultimo era ben più alta di quanto avessero pensato. L’Arrancar era più veloce, forte e resistente di loro e non riuscivano ad infliggergli danni rilevanti, a parte alcune lievi ferite; al contrario, ogni suo colpo, che fosse della sua spada o della sua mano potenziata con la reiatsu, rischiava di procurar loro ferite serie. Potevano tenergli testa solo perché erano in due contro uno, ma, se fossero stati soli, sarebbero stati sicuramente sconfitti.
Dopo diversi scambi di colpi, l’Arrancar prese le distanze e fece un sogghigno. “Non siete poi così male” disse. “Vi avevo sottovalutato, non siete affatto deboli. Se attaccate insieme, non posso permettermi di abbassare la guardia. Ditemi, quali sono i vostri nomi?”
“Luogotenente della Prima Brigata, Kaisui Kitayama.”
“Luogotenente della Seconda Brigata, Meryu Kitayama.”
Il sorriso dell’Arrancar si fece più grande. “Oh? Siete entrambi Luogotenenti? Prima e Seconda Brigata. Avete anche lo stesso cognome.. Posso capire allora come mai il vostro gioco di squadra era così perfetto. Tra consanguinei dev’essere più facile coordinarsi.” Sollevò la sua Zampakuto. “Io sono l’Arrancar 13, Edorad Liones! E ora vi mostrerò il mio vero potere, il vero potere degli Arrancar! Risvegliati, Volcanica!”
A quel comando la sua Zampakuto scomparve in un bagliore e il suo corpo venne nel contempo avvolto da una fortissima reiatsu rosso incandescente; poi, mentre un intenso calore veniva sprigionato, il suo corpo iniziò a mutare. La reiatsu sembrò assumere la forma delle fiamme e divenne ancora più intensa. Alla fine, quando la luce che proveniva dal suo corpo si attenuò, sia Kaisui che Meryu rimasero sconvolti.
L’Arrancar, Edorad Liones, si era trasformato: gli occhiali che aveva sul viso erano scomparsi e un’armatura bianca si era formata intorno al suo torace e arrivava fino ai lati del suo viso, ma la cosa più terrificante erano le braccia, diventate gigantesche e rivestite dalla stessa corazza bianca che si estendeva in esse anche oltre i gomiti, formando due enormi protuberanze con due buchi sulla superficie dorsale. La sua reiatsu, inoltre, era aumentata spaventosamente.
“Che diavolo è quella cosa?!” disse Meryu con voce bassa.
“Un semplice < che cos’è? > sarebbe stato sufficiente” replicò Edorad. “Questo è quel che accade quando un Arrancar rilascia la sua Zampakuto!”
“Cosa significa? Come può essere quello il vostro rilascio?” chiese Kaisui confusa.
“La Zampakuto di un Arrancar è il vero centro del suo potere, sigillato in forma di spada” spiegò Edorad. “È praticamente l’opposto della Zampakuto di uno Shinigami. In altre parole, noi Arrancar raggiungiamo il pieno potere e prendiamo la nostra vera forma quando < rilasciamo > la nostra spada.” Sollevò un braccio. “Capite? Questa è la mia vera forma. E Volcanica è il mio vero potere!” Dal suo pugno alzato partì un’enorme fiammata incandescente che puntò verso di loro.
“Eaburedo!” gridò Kaisui menando un fendente. Questa volta la lama della falce emise un’onda di energia bianca che sembrava fatta di vento e si scontrò con la fiammata dell’avversario. L’attacco dell’Arrancar era molto più potente e sopraffò in breve il suo, ma venne comunque rallentato abbastanza da permettere ai due Shinigami di evitarlo con uno Shumpo e di innalzarsi in aria. Sotto di loro l’enorme fiammata attraversò mezza città bruciando ogni cosa che c’era sulla sua strada.
“Che potenza spaventosa” commentò Meryu osservando la scena. Poi, intravide con orrore la figura di Edorad comparire davanti Kaisui. “Kaisui, attenta!” urlò.
Tuttavia l’Arrancar era troppo rapido e lei non sarebbe riuscita a schivare in tempo.
Il pugno ricoperto di fiamme di Edorad colpì in pieno il petto di Kaisui sprigionando un’esplosione violentissima e accecante. Quando la luce si affievolì, una sagoma fumante precipitò e si schiantò al suolo.
Un istante dopo, l’Arrancar si spostò sopra Meryu e cercò di colpirlo con entrambe le braccia. Meryu schivò l’attacco e volò indietro cercando di allontanarsi dal terribile avversario.
“Ahahah! Inutile che cerchi di sfuggirmi, Shinigami!” gridò beffardo. “Non puoi più sperare di sconfiggermi! Distruggerò te proprio come ho distrutto tua sorella!” Del fuoco eruttò dai buchi sul dorso delle sue braccia, proprio come dalle bocche di un vulcano, e una nuova fiammata venne scagliata dal suo pugno.
Meryu incrociò le braccia davanti a sé tentando di resistere all’impeto del fuoco. Mentre veniva spinto indietro, ripensò alle parole di Edorad e, nonostante il tremendo calore che gli stava ustionando il torso, sorrise.
 
Dalla strada sotto i due guerrieri che si scontravano furiosamente, Kaisui osservava il loro combattimento provando un gran nervosismo ogni volta che vedeva la potenza dell’Arrancar sprigionarsi. Prima, era andato davvero vicino a centrarla con quel colpo e si era salvata solo grazie al vero potere della sua Zampakuto.
< C’è mancato davvero poco > pensò. < Se avessi creato un’illusione di me stessa anche solo un secondo più tardi, a quest’ora non sarei in grado di muovere nemmeno un muscolo. >
Anche Meryu, dal canto suo, non se la stava passando bene. A quel ritmo, era solo questione di tempo prima che l’avversario riuscisse a sopraffarlo. Doveva tornare ad aiutarlo, ma prima doveva assolutamente fare una cosa. Posò Sabaku No Hana a terra, estrasse il suo cellulare e lo attivò portandolo all’orecchio; una voce maschile le rispose subito: “Si, Kitayama Kaisui-sama, quali sono i vostri ordini?”
“Il potere distruttivo del nemico ha ampiamente superato le nostre previsioni” disse Kaisui. “Per favore, erigete un blocco spaziale con un raggio di 300 unità intorno a Meryu Kitayama.”
“Ricevuto.”
“Temo che un certo numero di anime verrà intrappolato all’interno. Il costo degli edifici uscirà dal budget della missione, come al solito, ma la protezione delle anime è la nostra priorità.”
“Ricevuto.”
“Prevedo un simile incremento di potere anche negli altri nemici. Mettete dei blocchi anche intorno a Toshiro Hitsugaya, Rangiku Matsumoto, Renji Abarai, Rukia Kuchiki e Ichigo Kurosaki.”
“Ricevuto.”
Comunicati gli ordini, Kaisui chiuse la chiamata e mise via il cellulare. Poi tornò a fissare lo scontro e riafferrò la sua Zampakuto. “È il momento di tornare in azione.”
E si diresse a gran velocità verso il fratello.
 
Una nuova esplosione di fuoco sbalzò indietro Meryu, bruciandogli parte del kimono e ustionandogli le spalle e i bicipiti. Era in una situazione critica: ogni suo attacco si era rivelato inefficace contro lo Hierro potenziato dell’Arrancar, il quale, al contrario, continuava a sferrare duri colpi che lo sfiancavano sempre di più.
“Ahah! Patetico! Sei patetico, Luogotenente!” sghignazzò Edorad.
Meryu non rispose, ma balzò indietro con uno Shumpo e, agitando le mani, gridò: “Kirikizu!”
Dal taglio di entrambe le sue mani vennero scagliate delle lame di energia azzurra che puntarono contro l’avversario.
Tuttavia Edorad incrociò le braccia davanti al petto e le bloccò tutte senza battere ciglio. “Un attacco a distanza, eh?” osservò. “Ammetto che non me lo aspettavo da uno come te che smania per il combattimento corpo a corpo. Ma resta comunque un attacco troppo debole per potermi nuocere!”
Meryu ignorò i suoi commenti e continuò a scagliare lame, spostandosi anche ripetutamente con lo Shumpo per colpire da più direzioni. L’Arrancar bloccò ogni attacco senza scomporsi minimamente e contrattaccò con diverse fiammate che l’argenteo schivò prontamente. Allora Edorad si scagliò contro di lui tentando di afferrarlo.
Era il momento che Meryu aspettava. Smise di scagliare lame di reiatsu e pose le sue mani all’altezza dello sterno, con la destra sopra la sinistra. < Così dovrei riuscirci, anche in queste condizioni > pensò. < Non so se funzionerà, ma non mi rimane molta scelta. > E fece esplodere la reiatsu che aveva convogliato nella parte superiore del corpo per sferrare ripetutamente il Kirikizu, gridando: “Shunko!”.
Un’aura bianca si sprigionò dalle sue spalle e dalla sua schiena disintegrando ciò che restava del suo kosode. Subito dopo si scagliò a sua volta contro Edorad con uno Shumpo. Il suo movimento fu così rapido che l’Arrancar non solo non riuscì a schivarlo, ma neanche a fermarsi in tempo per bloccarlo, essendo d'altronde in movimento in linea retta, e i due pugni di Meryu lo colpirono contemporaneamente al petto sbattendolo indietro di diversi metri. Lo Hierro era rimasto intatto, ma la mossa improvvisa aveva colto di sorpresa Edorad, che non fu capace di riprendersi rapidamente dall’impatto.
Meryu si spostò all’istante sopra di lui con un altro Shumpo e tentò di colpirlo con un calcio. Tuttavia, ancora una volta, la velocità dello Shunko si rivelò difficile da gestire: invece di arrivargli sopra per attaccarlo, si ritrovò a circa cinque metri di distanza sulla sua diagonale e con un assetto poco equilibrato. Approfittando del suo tentativo di recuperare l’equilibrio, Edorad si lanciò contro di lui e sferrò un pugno che Meryu bloccò con entrambe le mani. A quel punto l’Arrancar tirò indietro l’altro pugno, ma quando l’argenteo si apprestò a mettersi in guardia per fermare anche quello, dal pugno ancora avanti del nemico partì un’onda di fuoco.
Grazie alla velocità potenziata dello Shunko, lo Shinigami riuscì a sottrarsi all’attacco, ma si ritrovò a guardia scoperta quando, un istante dopo, l’Arrancar gli apparve sopra la testa con entrambe le braccia alzate. Meryu tentò di voltarsi per difendersi, ma in quell’istante la reiatsu sprigionata dallo Shunko svanì e la sua velocità e i suoi riflessi calarono all’istante.
I due pugni di Edorad presero fuoco e calarono contemporaneamente su di lui con una violenza inaudita. Si schiantò sul terreno sottostante con un impatto tremendo che, unito ai colpi appena subiti, lo fece quasi svenire.
“Ahah! Bel tentativo, Shinigami!” sghignazzò l’Arrancar. “Per un secondo, ammetto che quel potere mi ha preso alla sprovvista, ma sembra che tu non sia capace di gestirlo se, usandolo, ti muovi così goffamente e se la sua durata è tanto breve! Comunque, anche se sapessi usarlo meglio, non saresti in grado di sconfiggermi lo stesso!” Poi, entrambe le sue mani furono nuovamente avvolte dal fuoco. “È tempo di farla finita!” urlò apprestandosi a scagliare una doppia fiammata.
Meryu tentò inutilmente di alzarsi. L’ultimo attacco l’aveva davvero sfiancato.
Non sarebbe riuscito a schivare stavolta.
Un istante prima che Edorad scagliasse il colpo, però, dietro di lui apparve Kaisui che, roteando furiosamente la sua falce, gridò: “Kosei Saikuron!” Un tornado di vento proruppe dalla rotazione della Zampakuto e, dopo essersi alzato in cielo, si abbatté sopra Edorad facendolo precipitare al suolo.
“Non dovresti sottovalutare i tuoi avversari, Arrancar!” esclamò la castana.
Tuttavia Edorad si rialzò in fretta, dimostrando di essere rimasto illeso. “Come è possibile?” disse stupito. “Credevo di averti sconfitto.”
“Purtroppo per te, non conosci tutti i miei poteri. Ci sei andato vicino, ma non abbastanza.” Fece roteare ancora Sabaku No Hana e la appoggiò sulla sua spalla. “E ora te la farò pagare per quello che hai fatto a me e, soprattutto, a mio fratello!”
Si scagliò contro il nemico, il quale partì all’attacco a sua volta con aria molto sicura di sé. Pugno e lama si scontrarono a mezz’aria con un forte impatto che fece tremare l’aria, apparentemente equivalenti. Tuttavia la pressione che veniva dal pugno dell’Arrancar era sempre maggiore e Kaisui iniziò ad essere spinta indietro. La sua falce, nonostante l’impatto, non aveva scalfito lo Hierro dell’avversario.
Quest’ultimo agitò il braccio allontanando la lama. “Non l’hai ancora capito che la tua arma non può tagliarmi?” fece beffardo scagliando una nuova fiammata dall’altro pugno.
Le fiamme investirono Kaisui in pieno e Edorad ghignò quando vide il suo corpo ridursi apparentemente in cenere. Un istante dopo, però, percepì qualcosa di pericoloso alle sue spalle e alzò le braccia afferrando giusto in tempo la lama di Sabaku No Hana che stava calando sulla sua testa. Alle sue spalle Kaisui appariva illesa e cercava di spingere la falce sull’avversario.
Edorad girò la testa guardandola storto. “Non capisco come fai. Sono sicuro di averti colpito sia prima che adesso, eppure non hai subito alcun danno e riesci anche a sorprendermi alle spalle. Sei per caso più veloce di tuo fratello e di me? O c’è dietro qualche sporco trucco?”
“Chi lo sa” si limitò a rispondere Kaisui liberando la propria Zampakuto e allontanandosi dal nemico.
Edorad si voltò e partì ancora all’attacco. “Qualunque sia il motivo, è del tutto irrilevante! Non sei comunque in grado di sconfiggermi!” E iniziò a tempestarla con una serie di potenti e rapidi pugni che Kaisui faticava enormemente a schivare o a parare. Alla fine, uno dei pugni di Edorad superò la sua difesa e la centrò allo stomaco; sputando sangue, la Shinigami cercò di ritrarsi, ma l’avversario, implacabile, approfittò della sua debolezza e la colpì di nuovo con una sequenza di tre pugni scaraventandola con violenza sul tetto di un edificio vicino. Mentre Kaisui si rialzava a fatica, Edorad atterrò sullo stesso tetto a pochi metri di distanza.
“Siete ancora convinti di potermi battere? Ormai è chiaro che non potete competere con me!” esclamò con tono arrogante.
Per tutta risposta, Kaisui assunse una posizione di attesa, preparandosi ad un nuovo attacco. Tuttavia, in cuor suo, doveva ammettere che l’Arrancar aveva ragione. < Di questo passo non ce la faremo mai > pensò piena di timore. < È possibile che non ci abbiano ancora dato l’ordine? Cosa aspettano? >
Edorad si apprestò ad attaccare ancora. “Ora basta. Avete combattuto con coraggio, ma adesso mi sono stancato. Vi finirò tutti e due all’istante!” ruggì.
Proprio quando Kaisui si apprestava a tentare di resistere all’attacco in arrivo, il suo comunicatore auricolare si attivò e dalla cuffia sentì la voce di Rangiku Matsumoto: “Capitano! Renji! Kaisui! Meryu! Abbiamo il permesso di rompere la limitazione!”
A quelle parole l’espressione tesa della castana si rilassò. “Era davvero ora che arrivasse” commentò sarcastica.
Un istante dopo Meryu, coperto di lividi e ustioni, le apparve accanto. “Bè, sai come si dice: meglio tardi che mai” disse con voce neutra.
Edorad, notando la loro nuova sicurezza e sentendo quelle parole, assunse un’espressione perplessa. “Che diavolo state dicendo?”
Senza rispondere Meryu e Kaisui si portarono una mano sul lato sinistro del loro petto dove, al primo, era apparso un tatuaggio raffigurante un ciclamino e, alla seconda, uno raffigurante una centaurea. Poi, entrambi gridarono: “Limitazione, rilascio!”
I due tatuaggi s’illuminarono e dai loro corpi proruppe una reiatsu immensa che si alzò in cielo formando due colonne di luce accecante; allo stesso tempo altre tre colonne uguali si alzarono da altre zone della città.
Quando la luce emanata da quelle enormi reiatsu scomparve, Edorad osservò i suoi avversari meravigliato. Il loro aspetto esteriore non era cambiato, ma i loro sguardi erano più determinati e sicuri che mai e, soprattutto, la loro reiatsu era su un livello completamente diverso rispetto a prima. “Cosa è successo?” domandò.
“Limitazione, rilascio” rispose Meryu. “Per evitare d’influenzare inutilmente le anime del mondo reale, ai Capitani e ai Luogotenenti delle 13 Brigate..”
“..viene limitato drasticamente il reiatsu tramite un sigillo unico per ogni Brigata, prima di venire qui” continuò Kaisui indicando il tatuaggio sul petto, che, dopo un paio di secondi, svanì.
“Il quantitativo di potere sigillato è l’80% del nostro massimo. In altre parole, adesso siamo tutti..”
“..cinque volte più forti!”
Detto questo, la prima ad attaccare fu Kaisui, la quale coprì la distanza tra lei e Edorad con una rapidità sorprendente e tentò di colpirlo con un fendente orizzontale. Sorpreso, questi usò il suo passo veloce simile allo Shumpo per schivare l’attacco e volare via dal palazzo. Tuttavia, con uno Shumpo, Kaisui gli fu di nuovo addosso mulinando la falce a tale velocità che l’Arrancar alzò d’istinto un braccio  per proteggersi. La lama di Sabaku No Hana penetrò di poco nello Hierro dell’Arrancar facendolo sanguinare lievemente.
“Non hai imparato niente, eh?” lo schernì Kaisui, per poi gridare: “Eaburedo!”
Nello stesso istante in cui la lama della Zampakuto si ricoprì di quell’aura incolore, essa penetrò in profondità nel braccio di Edorad facendo schizzare con forza il sangue. L’Arrancar balzò immediatamente all’indietro e osservò sconvolto il profondo squarcio sul suo braccio che, ora, sanguinava copiosamente.
“Per fortuna hai buoni riflessi, altrimenti a quest’ora il tuo braccio starebbe già precipitando verso il suolo” disse la castana facendo roteare la sua Zampakuto.
Edorad ringhiò rabbioso e si scagliò su di lei tentando di colpirla con un pugno, ma Kaisui lo deviò usando il bastone della falce e girò su se stessa piantandogli l’estremità posteriore dello stesso bastone nello stomaco. L’Arrancar emise un verso di dolore e sferrò una serie di pugni che Kaisui deviò o bloccò esattamente come prima. Poi, d’un tratto, scomparve con uno Shumpo e, dietro di lei, c’era Meryu che stava per attaccare con un pugno destro. Edorad lo imitò e i loro pugni si scontrarono a mezz’aria con un forte rumore. Malgrado la forza di entrambi i colpi fosse equivalente, fu Edorad a ritrarre la mano con un’espressione dolorante. Su di essa c’erano quattro buchi sanguinanti provocati dalle punte di Hayabusa.
Senza perdere tempo, Meryu si lanciò contro di lui con l’apparente intenzione di dargli un calcio, ma, quando Edorad cercò di bloccare l’attacco, lo Shinigami si spostò dietro di lui con uno Shumpo, alzò una gamba e lo colpì con un calcio discendente sulla testa sbattendolo via. L’Arrancar si riprese in fretta e lo raggiunse di nuovo tempestandolo con una raffica di pugni che l’argenteo schivava o bloccava, rispondendo poi a sua volta con molteplici pugni e calci.
D’un tratto, Meryu usò lo Shumpo per evitare un doppio pugno e, dietro di lui, c’era la lama di Sabaku No Hana che puntava verso l’addome di Edorad; quest’ultimo ruotò su se stesso per evitare il colpo, ma così si ritrovò con la schiena rivolta verso il fianco di Kaisui che, ruotando a sua volta, gli inflisse un taglio lungo di essa dal quale sgorgò altro sangue. Digrignando i denti, l’Arrancar si voltò per colpirla con il dorso della mano, ma Kaisui lo evitò e, allo stesso tempo, Meryu attaccò l’avversario dal lato opposto con una serie di calci che Edorad bloccò a fatica con l’altro braccio per poi allontanarsi con il suo particolare Shumpo, nel tentativo disperato di riprendere fiato. Tuttavia Kaisui stava già sopra di lui, accingendosi ad attaccarlo di nuovo.
La situazione si era capovolta. Ora che avevano rilasciato i loro pieni poteri, per Edorad era diventato impossibile gestirli contemporaneamente. Anche da soli sarebbero stati avversari formidabili, ma insieme erano quasi imbattibili.
Urlando, Edorad scagliò due fiammate contro Kaisui e ancora una volta vide il suo corpo venire apparentemente incenerito dal calore. Tuttavia si girò subito dopo e vide la Shinigami che fluttuava in aria a pochi metri da lui. Poi, però, un’altra voce disse: “Da questa parte.” Edorad si voltò in quella direzione e vide un’altra Kaisui poco lontana. “Dove stai guardando?” fece una terza voce e, anche in quella direzione, l’Arrancar vide una nuova Kaisui. Si guardò infine intorno e scoprì che era circondato da circa dieci identiche Shinigami.
In preda alla confusione, mormorò: “Sapevo che c’era sotto qualche trucco. Dunque sei capace di clonarti, Shinigami?”
“Non è esatto” rispose una delle Kaisui. “Queste sono delle illusioni generate dalla mia Zampakuto tramite la manipolazione dell’aria circostante e delle particelle in essa contenute. Guarda bene.”
Edorad fissò l’aria intorno a sé e, aguzzando la vista, notò un particolare a cui non aveva fatto attenzione: le correnti d’aria intorno a lui avevano flussi irregolari ed erano carichi di minuscole particelle simili alla polvere. Alzò una mano e ne prese un po’ tra due dita; sfregandole disse: “Sabbia?”
“Precisamente” confermò un’altra Kaisui. “La mia Sabaku No Hana non è una Zampakuto elementale. Il suo vero potere è quello di generare illusioni spargendo nell’aria con le sue rotazioni una grande quantità di sabbia composta da reiatsu. Questa sabbia speciale manipola le correnti d’aria secondo la mia volontà e genera in questo modo delle illusioni analoghe ai miraggi nel deserto. Per questo la mia Zampakuto si chiama così.”
“Quindi quelle che ho sconfitto finora non erano altro che miraggi? Non è possibile!” gridò Edorad. “Quando ti ho colpita prima, ho sentito la sensazione della carne sul mio pugno e le mie fiamme hanno provocato delle esplosioni al contatto con il tuo corpo! Non possono essere delle semplici illusioni!”
Fu un’altra Kaisui a rispondere: “La sabbia non solo crea miraggi, ma la reiatsu di cui è composta può manipolare entro un certo limite anche i sensi dell’avversario. Posso farti percepire la sensazione di colpire qualcosa, il calore o la luce di un’esplosione, posso farti vedere immagini di quest’ultima o di me stessa, farti udire rumori d’impatto o di esplosioni e altro ancora. Posso anche manipolare leggermente la tua percezione della reiatsu, abbastanza da non rendermi facilmente localizzabile mentre sei alle prese con le mie illusioni. Tuttavia, non posso manipolare i tuoi sensi del dolore e, se provo a colpirti, per un istante altero i flussi delle correnti d’aria rendendoti in grado di percepire il mio reale attacco, questo a patto che i tuoi sensi siano sufficientemente sviluppati.”
Edorad fece una smorfia. “Ma allora cosa sono quei due attacchi che manipolano il vento e che usi di continuo? Non sono di certo illusioni.”
“Infatti” disse una quarta Kaisui. “Ho sviluppato quei due colpi con l’allenamento manipolando direttamente l’aria satura di sabbia intorno alla lama del mio Shikai. In questo caso immetto della reiatsu nella lama e, sfruttando la sua rotazione o il suo movimento, posso avvolgerla nel vento aumentandone il filo o usarla per lanciare folate d’aria tagliente o creare dei tornado. Possiamo dire che sono delle abilità derivate dal medesimo principio di base: la manipolazione dell’aria tramite la reiatsu. Ma la mia vera abilità è e resta la creazione di illusioni.”
Edorad strinse i pugni ricoprendoli di fuoco. “Non importa! Non mi lascerò comunque battere!” E scagliò fiammate su ogni Kaisui facendole svanire tutte meno due. Una di queste ultime gli si scagliò addosso e Edorad, concentrandosi, percepì una reiatsu e una presenza fisica. “Non mi inganni stavolta!”
E colpì l’avversaria in pieno ventre con un tremendo sinistro.
L’Arrancar sorrise sicuro di sé, ma, un secondo dopo, l’aria intorno alla Shinigami tremolò e quest’ultima prese la forma di Meryu, il quale aveva fermato il pugno afferrandolo ai lati con entrambe le mani e ora lo teneva bloccato saldamente.
“Ma cosa..?” mormorò Edorad, mentre la vera Kaisui appariva sopra di loro con uno Shumpo e gridando: “Eaburedo!” tagliava via con un poderoso fendente il braccio sinistro immobilizzato dell’avversario. L’arto troncato cadde al suolo e dal moncherino rimanente iniziò a colare un’enorme quantità di sangue.
“Mentre parlavate mi sono avvicinato e Kaisui ha sovrapposto con un’altra illusione la sua immagine alla mia” spiegò Meryu. “Quando ti ho attaccato, ha manipolato i tuoi sensi facendoti credere che stesse attaccando lei stessa. Questo mi ha permesso di bloccarti con relativa facilità.”
Ecco perché gli aveva rivelato il punto debole della sua Zampakuto così facilmente. L’aveva indotto a pensare che, se lei avesse attaccato, l’avrebbe sicuramente percepita come in precedenza. Invece ad attaccare era stato suo fratello e così lei aveva potuto creare facilmente un miraggio realistico rimanendo ferma e colpendo solo dopo che l’altro l’aveva immobilizzato.
< Mi hanno fregato! > pensò furioso Edorad tenendosi il moncherino.
Meryu si rivolse a sua sorella: “Kaisui, lascia che sia io a finirlo. Voglio riprovare.”
“Pensi di riuscire a dominarlo questa volta?” gli chiese lei.
“Si.”
Kaisui sorrise. “In tal caso è tutto tuo, ma se ti troverai in difficoltà, sappi che interverrò.” E si allontanò con uno Shumpo.
“Cosa credi di fare?” ringhiò Edorad. “Forse non avrò più un braccio, ma non intendo arrendermi!” Poi provò a caricare.
Meryu saltò indietro e urlando: “Kirikizu!” lanciò molteplici lame di reiatsu dai tagli delle mani, ma l’Arrancar mise il braccio davanti a sé e, seppur con notevole sforzo, riuscì a resistere a tutti i colpi. Tuttavia l’argenteo non smise di scagliarne fino a che Edorad non gli fu davanti e cercò di colpirlo col braccio rimanente. Schivò l’attacco e si allontanò per poi mettere di nuovo le mani all’altezza del petto. “Shunko!” esclamò.
Dalle sue spalle e dalla sua schiena fuoriuscì una potente reiatsu bianca simile all’elettricità; a quel punto Meryu fissò l’avversario. “Eccomi” disse più a se stesso che all’altro.
Quest’ultimo scagliò urlando una fiammata più potente delle altre, ma lo Shinigami alzò le mani e la bloccò senza spostarsi di un millimetro.
Osservando il fumo che gli usciva dalle mani, Meryu disse: “Prima mi sembravano così roventi, invece adesso.. Sai, Edorad Liones, paragonate alle fiamme di Keishin.. le tue sono davvero fredde!”
Senza aspettare la risposta dello sconvolto Arrancar, si portò davanti a lui con una velocità pazzesca e allontanò con un calcio il suo braccio ancora teso per poi colpirlo al petto con entrambi i pugni in contemporanea, sprigionando una forza tale da forare il suo Hierro e sbatterlo indietro. Respirò a fondo e si trasportò con uno Shumpo sopra Edorad che ancora precipitava e lo colpì a volto e collo con una sequenza rapidissima di pestoni per concludere con un doppio calcio di nuovo al petto. L’Arrancar si schiantò al suolo con un forte boato.
Meryu si fermò e respirò di nuovo per calmarsi. Per padroneggiare il suo Shunko ancora incompleto, doveva evitare gli spostamenti eccessivi e di attaccare in modo troppo frettoloso, inoltre, doveva anche rimanere rilassato per mantenere costante e stabile l’immensa reiatsu sprigionata. Aveva però scoperto che, usando il Kirikizu prima dello Shunko, riusciva ad usare molto più facilmente il secondo poiché la sua reiatsu veniva già concentrata nella parte superiore del suo corpo con la prima tecnica e tutto ciò che doveva fare per attivare in seguito lo Shunko era trasferirla su spalle e schiena e farla esplodere.
Da sotto di lui Edorad si alzò dalle macerie e, emanando una potentissima aura infuocata, ruggì: “Non cederò! Non posso essere sconfitto! In guardia, Shinigami! Ora sarà deciso il nostro scontro!”
Meryu aumentò a sua volta la propria reiatsu e si mise in posizione.
I due avversari si scagliarono l’uno contro l’altro nello stesso istante e si scontrarono a mezz’aria sprigionando un’esplosione colossale. La stessa Kaisui, che osservava da poco lontano, dovette coprirsi gli occhi per la luce abbagliante.
Quando la luce sparì, rimase senza parole: Meryu e Edorad si davano le spalle, il guanto destro di Hayabusa del primo era in frantumi, mentre il braccio destro del secondo era coperto di sangue e il fianco sottostante era stato letteralmente sfondato fino al centro del torso; lo stesso braccio sembrava essere sul punto di staccarsi da quanta poca carne era rimasta a tenerlo fissato al corpo.
Edorad fece un sorriso. “Davvero impressionante..” mormorò con un fil di voce. “Meryu Kitayama, giusto? Sei davvero forte.. E anche tu, Kaisui Kitayama.. sono contento di aver avuto voi due come ultimi avversari e di conoscere i vostri nomi.. Senza dubbio siete nemici potenti.. ma.. sappiate che.. contro il nostro re e gli altri Espada.. non avete alcuna possibilità..” I suoi occhi si rovesciarono all’indietro e precipitò al suolo privo di vita.
Meryu fissò il proprio pugno sanguinante, mentre Kaisui lo raggiungeva. “Tutto bene?” chiese lei.
“Si, non è grave. Anche se quell’ultimo colpo è stato incredibilmente potente” rispose lui.
“Cosa pensavi volesse dire? Chi sono gli Espada?”
“Non lo so. Ma ho un brutto presentimento.”
Poi entrambi si concentrarono sulle reiatsu dei loro compagni e percepirono che anche loro avevano finito di combattere. Tutte le reiatsu nemiche erano scomparse. Tutte tranne una.
La reiatsu dell’avversario di Ichigo era ancora presente e, a giudicare dal livello di quella del Sostituto Shinigami, era chiaro che il nemico stava avendo la meglio. L’avversario in questione era anche quello che possedeva la reiatsu che prima li aveva spaventati.
“Con chi starà combattendo?” domandò Kaisui.
“Non ne ho idea, ma, paragonato all’Arrancar che abbiamo appena sconfitto, la differenza è quella che c’è tra il cielo e la terra.”
Poi, d’un tratto, la reiatsu di Ichigo ebbe un picco e videro un bagliore di luce nera in quella direzione. Doveva aver usato un attacco molto potente. La reiatsu del nemico, tuttavia, non subì variazioni. Pochi istanti dopo, percepirono il flusso della reiatsu di Ichigo diventare irregolare e non riuscirono più a capire cosa stava succedendo.
“Andiamo” disse Meryu. E si diresse verso Ichigo seguito da Kaisui.
< Fa attenzione, Kurosaki-san > pensò.
 
Alla Soul Society, Keishin si avvicinò alla sede della Quarta Brigata portando con sé un cesto di frutta. Ormai era notte e, a parte qualche sentinella notturna, non c’era nessuno in giro.
Facendo più piano possibile, Keishin entrò nella sala della Brigata dove erano tenuti i pazienti in fase di recupero e si avvicinò a un letto dove una piccola figura giaceva immobile. Abbassò gli occhi verso il volto della figura e, alla luce argentea della luna, vide una giovane Shinigami dai capelli castani dormire con un’espressione mesta e lievemente sofferente. Momo Hinamori. La Luogotenente della sua Brigata. Una delle persone a cui più teneva in tutta la Soul Society.
Keishin posò il cesto di frutta sul tavolino accanto al letto e, poi, accarezzò leggermente la fronte di Hinamori scostandole la frangia. < A giudicare dalla tua espressione, non stai avendo un sonno tranquillo. Non riesci ancora ad accettare la realtà, eh? > pensò sorridendo amaramente. Non riuscì a non mormorare: “Povera Momo-chan. Tu volevi bene ad Aizen più di chiunque altro e guarda che ti ha fatto.. Posso capire perché ti sia così difficile accettarlo. Purtroppo non ci possiamo fare niente. Mi dispiace tanto.”
Cercando di non svegliarla, le accarezzò delicatamente la guancia nel tentativo di darle qualche conforto. Prese da sotto il kimono una lettera dove le augurava di guarire presto e la appoggiò sopra il cesto. Poi si girò per andarsene; appena prima di superare il letto su cui riposava, si voltò a guardarla di nuovo e mormorò: “Fatti forza, Momo-chan. Se avrai bisogno, io e gli altri ci saremo sempre. Te lo prometto.” Raggiunse la porta e uscì dalla stanza, senza accorgersi che l’espressione di Hinamori si era leggermente rilassata.
Uscito dalla Quarta Brigata, nel momento in cui stava per allontanarsi con uno Shumpo, sentì una presenza alle sue spalle. “L’orario delle visite è finito da un pezzo, non lo sai?”
Keishin riconobbe sia la voce che la reiatsu. Girandosi disse: “Capitano Unohana. Mi spiace, ma…”
“Sei preoccupato, vero, Keishin-san?” Unohana aveva il suo solito sorriso. “Non ti sto rimproverando, tranquillo. Posso capire i tuoi timori. Quella povera ragazzina è stata ferita nel profondo e non è mai facile recuperare da tali ferite.”
Keishin annuì. “È come una sorellina per me e vorrei poter alleviare il suo tormento. Capisco benissimo la sua sofferenza. Tuttavia lei sta soffrendo molto più di me e di chiunque altro e per questo vorrei aiutarla.” Strinse i pugni alzandoli all’altezza dello sterno. “Purtroppo non so mai come perché le uniche cose che posso fare sono picchiare e bruciare tutto ciò che causa sofferenza alle persone a cui voglio bene.”
Unohana fece una risatina. “Degno di te. Si direbbe che tu non ti sia nemmeno reso conto del gesto che hai appena compiuto. Forse ti può sembrare poco, ma con questa visita le hai appena dimostrato che può sempre contare su di te. Sei molto più di quello che credi e sai fare molto più di quanto pensi, solo che non te ne accorgi. Lei e tutte le persone alle quali vuoi bene e che ti vogliono bene a loro volta sanno che sei una persona su cui possono fare affidamento. Non devi trovare un modo particolare per aiutarle. Sii te stesso e basta, Keishin-san.”
Keishin guardò Unohana e si sentì più sollevato. “Vi ringrazio, Capitano. Però, per favore, non ditele di questa conversazione o la mia reputazione sarà rovinata.”
Unohana fece un’altra risatina. “D’accordo. Allora non rivelerò il tuo lato migliore. Buonanotte, Keishin-san.”
“Buonanotte, Capitano Unohana.”

Tornato alla Quinta Brigata, Keishin venne subito affiancato da un agitato Hiraku. “Che altro succede ora?” commentò lievemente annoiato.
“È appena giunta la comunicazione che gli Shinigami inviati nel mondo reale hanno preso contatto con un gruppo di Arrancar e hanno ingaggiato battaglia con questi ultimi” rispose Hiraku porgendogli un documento con un rapporto scritto.
Keishin lo afferrò subito e iniziò a leggere.
“Sembra che siano riusciti a sconfiggere tutti gli avversari” continuò Hiraku, “ma il Sostituto Shinigami Ichigo Kurosaki è stato quasi ucciso da quello che, a quanto ci dicono, era il capo del gruppo. Uno dei dieci Arrancar più potenti di Aizen, gli Espada.”
Keishin mantenne un’espressione neutra fino alla fine del rapporto. Poi disse: “Il fatto che siamo riusciti ad eliminare ben cinque Arrancar è un punto a nostro favore, ma è probabile che corrispondessero ad un’infinitesima parte del potere di cui dispone Aizen. E questi Espada.. Temo siano più forti di quanto possiamo immaginare.” Il suo sguardo cambiò di colpo. “Ehi, che significa questo?”
Hiraku guardò il punto indicato. “Ah, si. Riferiscono che la reiatsu del Sostituto Shinigami abbia avuto delle fluttuazioni particolari durante lo scontro con l’Espada.”
“Che tipo di fluttuazioni? Sii più specifico!” insistette Keishin.
“Non lo so di preciso. Sembra che ad un certo punto la sua reiatsu sia aumentata e abbia poi iniziato a mutare. È diventata.. non so come definirla, non hanno detto niente di chiaro. Tuttavia, se dovessi scegliere un termine, direi.. più inquietante. Perché t’interessa? Che c’è?”
Keishin non rispose. Ripensò allo scontro tra Ichigo e Byakuya e si ricordò di aver sentito per alcuni secondi la reiatsu del primo diventare di colpo non solo più potente, ma anche incredibilmente oscura e.. inquietante. Si, era diventata esattamente come l’aveva descritta il rapporto, anzi molto peggio. L’oscurità che la sua reiatsu emanava in quel momento non era diversa da quella di un Hollow.
< Che cosa significa? > pensò preoccupato. < Chi o cosa sei davvero, Ichigo Kurosaki? >


Note:
Kirikizu = squarcio
Shunko = pianto di luce

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Capitolo 9
*** Vecchi alleati e nuovi nemici ***


Salve a tutti! Mi scuso per non aver pubblicato la settimana scorsa, ma il periodo esami non perdona... Questo capitolo vede l'entrata in scena finalmente degli Espada e la prima battaglia di due dei tre protagonisti contro di lui. Inoltre, si scoprono le capacità di un altro nuovo personaggio e ci si prepara per un futuro sviluppo tragico degli eventi... Ma bando alle ciance: buona lettura!


 
Capitolo 9: Vecchi alleati e nuovi nemici
 
“Grazie infinite per la tua disponibilità, Urahara-san” disse Meryu con un inchino. Al suo fianco Kaisui lo imitò.
“Oh, non c’è di che!” rispose allegramente Urahara. “Dopotutto è il minimo che posso fare per voi in un momento difficile come questo. Allenatevi qui quanto volete.”
Poco tempo dopo l’attacco degli Arrancar, Meryu e Kaisui, avendo provato sulla loro pelle la forza del nemico, avevano deciso di usare tutto il tempo a loro disposizione per allenarsi e potenziarsi e, su consiglio di Renji, si erano recati da Kisuke Urahara, l’ex-Capitano della Dodicesima Brigata che era stato costretto all’esilio nel mondo reale dalla Soul Society dopo essere stato accusato di tradimento per colpa degli intrighi di Aizen, per chiedergli aiuto. Così Urahara gli aveva messo a disposizione l’immenso sotterraneo, simile ad un’area desertica, che era posto sotto al suo negozio di dolci e vari articoli umani, stesso luogo dove aveva allenato Ichigo Kurosaki prima del suo raid nel Seireitei.
Non erano soli: lo stesso Renji si stava allenando lì insieme a un ragazzo di grande corporatura e dalla pelle scura che si era presentato a loro come Yasutora Sado, un amico di Kurosaki. Questi, pur essendo un umano, aveva dimostrato di possedere un notevole ed insolito potere che si manifestava nel suo braccio destro come una spessa corazza nera e rossa, che gli permetteva non solo un pugno estremamente potente ma anche di scagliare forti ondate di reiatsu. Tuttavia avevano sentito che, nel suo primo incontro con gli Arrancar, era stato facilmente sconfitto da essi e allora aveva chiesto a Renji di allenarsi con lui per poter diventare più forte ed essere così in grado di aiutare Ichigo.
Kaisui e Meryu si guardarono, poi, con un cenno d’intesa, si diressero in due luoghi diversi del sotterraneo in modo da poter attuare ognuno il proprio personale allenamento senza ostacolare quello degli altri. Meryu si posizionò dietro ad un gruppo di rocce, mentre Kaisui raggiunse uno spiazzo non molto lontano dal luogo in cui Renji e Sado si stavano scontrando.
Meryu si sedette per terra in seiza, con le mani congiunte davanti al petto nella stessa posizione che assumeva durante lo Shunko, chiuse gli occhi e s’immerse nel suo mondo interiore. Quest’ultimo si presentava come un paesaggio montuoso e collinare ricoperto da un enorme e folta foresta, attraversato da un piccolo fiume e caratterizzato da un grande bosco di bambù, il suo luogo preferito. Qui lo attendeva un uomo alto, avvolto in un lungo mantello da viaggio nero con tanto di cappuccio che copriva interamente il suo corpo; alcuni ciuffi di capelli castani gli cadevano da sotto il cappuccio sulla fronte e la sua bocca era coperta da una maschera molto simile a quella dello Shinigami, mentre gli occhi, unica parte visibile del suo volto, erano verdi e davano una misteriosa sensazione.
Meryu lo fissò e disse: “Hayabusa. Ricominciamo.”
L’uomo, o meglio la sua Zampakuto, annuì. Poi, dal suo corpo, iniziò ad uscire una potente reiatsu che si diresse verso lo Shinigami ed entrò nel suo corpo.     
Pochi istanti dopo Meryu sentì un dolore intenso pervadere il suo intero essere e le sue membra sembrarono diventare pesantissime, come se la gravità sopra di lui fosse stata improvvisamente aumentata. Iniziò allora a concentrarsi e a emettere reiatsu a sua volta, tentando sia di attutire l’impatto della reiatsu di Hayabusa che di stabilizzarla e fonderla con la sua. Il suo allenamento per ottenere il Bankai avveniva interamente all’interno della sua anima e consisteva in Hayabusa che gli trasferiva forzatamente tutta la sua reiatsu e, quindi, il suo massimo potere e lui doveva non solo sopportare quell’immensa potenza ma anche sincronizzarla con la propria reiatsu e renderle così una cosa sola. La prova era estremamente difficile poiché l’aura che gli veniva trasferita era tanto grande da causargli una tremenda sofferenza fisica e mentale, perciò dominarla richiedeva una grande resistenza, un controllo pressoché perfetto della reiatsu e, soprattutto, un’intensa concentrazione. All’esterno il suo allenamento non era visibile e lui sembrava rilassato e calmo, ma la sua anima era in realtà più attiva che mai.
Dall’altra parte del campo, Kaisui si stava invece concentrando per far Materializzare la sua Zampakuto. Dopo pochi secondi, davanti a lei apparve una giovane donna sui 25 anni con lunghi capelli biondo-dorati, occhi azzurri e un fisico snello ma prosperoso, che indossava degli abiti color sabbia costituiti da una maglia a maniche lunghe, dei pantaloni lunghi e un ampio mantello; tutti gli abiti erano caratterizzati dall'avere i bordi tremolanti, proprio come se fossero stati un miraggio, e così anche il suo corpo, a tempi irregolari, sembrava diventare più pallido come se stesse per svanire nell’aria. Il fisico e il viso emanavano delicatezza, ma i suoi occhi e la sua espressione lasciavano trasparire una notevole grinta e una grande forza d’animo.
“È bello rivederti, Kaisui” disse con voce gentile.
“Per me è lo stesso. Sei bella come sempre, Sabaku No Hana.”
La sua Zampakuto sorrise; poi, con un tono più deciso, fece: “Cominciamo?”
Kaisui annuì con forza e rilasciò lo Shikai.
Sabaku No Hana chiuse gli occhi e congiunse le mani davanti al petto, come se stesse pregando; nel giro di pochi secondi, un enorme e potente tornado di vento e sabbia le circondò rendendo i dintorni invisibili. Subito dopo la Zampakuto balzò all’indietro e scomparve nel turbine. Kaisui invece fece roteare la sua falce sopra la testa, assunse una posizione di guardia e iniziò a guardarsi intorno.
Alcuni secondi dopo Kaisui vide Sabaku No Hana emergere dalla parete roteante del tornado e la attaccò all’istante; tuttavia la lama della falce attraversò la Zampakuto come se fosse stata trasparente e colpì il vortice, che sprigionò una forte esplosione scaraventandola a terra. La Shinigami si rialzò e vide diverse Sabaku No Hana uscire dal vento impetuoso del tornado, ma stavolta non cercò di attaccare e si preparò invece a ricevere un attacco. Ogni Sabaku No Hana fece comparire nelle sue mani una falce identica alla sua forma Shikai e si scagliarono poi tutte contro di lei.
Kaisui menò un fendente urlando: “Eaburedo!” La lama della falce s’ingrandì ricoprendosi di un’aura incolore e tagliò in due metà delle avversarie, ma nessuna si rivelò essere quella reale. Le rimanenti si lanciarono all’attacco, tuttavia la castana, invece di cercare di colpirle, ruotò la falce portandola sopra la testa, giusto in tempo per bloccare il fendente discendente della vera Sabaku No Hana, la quale era apparsa all’improvviso dietro di lei.
“Vedo che il tuo senso del pericolo si è acuito dall’ultima volta” disse la Zampakuto sorridendo. “Stai migliorando.”
“Ti ringrazio del complimento” replicò Kaisui respingendo la lama nemica e rimettendosi in posizione.
Sabaku No Hana saltò nel tornado. “Però dovrai fare di meglio per riuscire ad ottenere il Bankai!” esclamò mentre scompariva di nuovo nel turbine.
Kaisui riprese a guardarsi intorno con circospezione. L’allenamento che doveva superare per poter ricevere e controllare il massimo potere della sua Zampakuto non era una vera e propria battaglia, ma più una specie di prova di ricerca nella quale lei doveva trovare e fermare Sabaku No Hana tra le sue illusioni, difendendosi nel contempo dai suoi attacchi. L’enorme tornado di sabbia e vento che la avvolgeva non solo le impediva di muoversi al meglio, ma rafforzava anche la forza dei suoi miraggi.
Purtroppo, a differenza dello Shikai che poteva usare solo una parte limitata dei poteri della sua Zampakuto, Sabaku No Hana, da Materializzata, poteva usare i suoi pieni poteri e, di conseguenza, le illusioni erano più vere che mai; persino la percezione della reiatsu di Kaisui era alterata e ogni copia sembrava reale quanto l’originale che, però, lei non riusciva mai a localizzare chiaramente. Il massimo che finora era riuscita ad ottenere era la prevenzione di parte degli attacchi della Zampakuto e questo più perché la conosceva e sapeva dunque intuire buona parte delle sue mosse piuttosto che per l’acuità dei suoi sensi. Tuttavia non era sufficiente.
Molte volte, infatti, gli attacchi di Sabaku No Hana erano assolutamente imprevedibili e più veniva colpita più s’indeboliva e diventava così più difficile riuscire ad anticiparla.
Per parecchio tempo tutti rimasero immersi nel proprio allenamento personale, fino a che, ad un certo punto, Urahara entrò nel campo d’addestramento gridando vivacemente: “Kaisui-san! Meryu-san! Devo parlarvi!”
Interrompendo il loro allenamento Meryu e Kaisui si avvicinarono e il primo chiese: “Che succede, Urahara-san?”
“Scusate se vi disturbo, ma c’è qualcuno qui fuori che chiede di vedervi.”
“E chi?” domandò Kaisui perplessa.
Urahara sorrise. “Un vostro compagno dalla Soul Society. Dice di venire dalla Quinta Brigata.”
Kaisui e Meryu si guardarono e ammiccarono quando pensarono entrambi a chi poteva essere che li cercava e che veniva dalla Quinta Brigata. Seguirono poi Urahara fuori dal sotterraneo e dal negozio soprastante…
 
“Hiraku! Sei tu allora!” esclamò Kaisui quando scoprì l’identità di chi li cercava.
Lo Shinigami in questione sorrise. “Vi aspettavate Keishin, vero?”
“Diciamo che quando abbiamo sentito Quinta Brigata lo abbiamo dato per scontato” rispose Meryu.
“Bè, in altre circostanze sarebbe venuto di corsa, ma dato il suo attuale impegno di Sostituto Capitano non gli è stato possibile. Sapeste quando ha saputo che mi mandavano qui quanto si è arrabbiato! Ha cercato di convincermi a scambiarci i compiti, così sarebbe potuto lui venire qui! Ha perfino quasi litigato con il Capitano Komamura per questa storia!”
“Riesco quasi ad immaginare la scena” disse Meryu sarcastico.
“Ma alla fine non ce l’ha fatta, eh?” fece Kaisui, che sembrava sul punto di scoppiare a ridere.
“No, infatti. E io neanche ci tenevo a prendere il suo posto visto che ha più lavoro che mai. Mi ha detto comunque di portarvi i suoi saluti.”
“Gentile da parte sua. Come se la sta cavando a tuo parere?” domandò Meryu.
“Nel complesso piuttosto bene. A parte quest’ultimo episodio, non si è mai sottratto al lavoro ed è molto zelante nei suoi compiti. Tenete conto che, anche a causa dei problemi provocati da Aizen, la sua quantità di lavoro è aumentata ed è molto probabile che, in questo momento, lui sia uno degli Shinigami più occupati di tutta la Soul Society. Tuttavia lui continua senza fermarsi e senza protestare. Nonostante la discussione, anche il Capitano Komamura ha lodato il suo impegno. Oltre a questo, esce ad allenarsi ogni volta che ha un po’ di tempo libero per aumentare la sua forza e raggiungere il Bankai. Perciò, sta andando bene per ora, ma ogni giorno lo vedo sempre più stanco sia dopo il lavoro che quando torna dal suo allenamento. Credo che abbia chiesto a Hikami d’intensificarlo per ridurre i tempi. Non gli ho detto di rallentare, dato che sicuramente non mi ascolterebbe, ma spero almeno che non finisca per autodistruggersi.”
“Tipico di lui” commentò Kaisui con un sospiro. Poi, però, aggiunse con un sorriso: “Comunque credo che su questo non ci sia da preoccuparsi: quella testa calda non morirà mai per così poco, soprattutto non prima di averla fatta pagare ad Aizen!”
“Ahah! Si, probabilmente hai ragione!” rise Hiraku.
Meryu assunse uno sguardo più serio. “A parte questo, ti hanno mandato solo a controllare la situazione o devi comunicarci anche qualcosa d’importante?”
Hiraku smise di ridere. “Mi hanno inviato a chiedere un rapporto al Capitano Hitsugaya e ad aumentare temporaneamente le vostre forze qui. Dopo le ultime informazioni che ci avete fornito, il Capitano-Comandante Yamamoto ha ritenuto opportuno mandarvi rinforzi in vista di un prossimo attacco. Purtroppo, per ora, non è stato possibile mandare altri Shinigami a parte me poiché la Soul Society è sul piede di guerra e non può permettersi di dividere troppo le sue forze. Comunque…”
Prima che potesse aggiungere altro, i cellulari di tutti e tre iniziarono a suonare e videro sui loro rilevatori che erano apparse quattro nuove reiatsu e, quando le percepirono, sentirono chiaramente che non erano alleati.
“Bè, com’è che dicono gli umani in questi casi? Parli del diavolo..?” commentò Hiraku sarcastico.
“C’è poco da scherzare. Sentite le loro reiatsu? Il loro livello è completamente differente da quello degli Arrancar di qualche giorno fa” osservò Meryu.
“Secondo te, potrebbero essere quelli che chiamano Espada?” chiese Kaisui preoccupata.
“È molto probabile.”
“Il Capitano Hitsugaya e il Luogotenente Matsumoto stanno già arrivando” disse Hiraku percependo altre due reiatsu in avvicinamento a quelle appena comparse. “Meglio se ci muoviamo anche noi.”
“Non dovremmo avvertire Urahara-san?” domandò Kaisui.
“Sicuramente se ne sarà già accorto e starà informando Renji. Vista la situazione e considerati gli avversari, è meglio se andiamo subito a dare man forte al Capitano e a Matsumoto-san. Gli altri ci raggiungeranno appena possibile” replicò Meryu.
“Allora è meglio sbrigarci. Tranquilli, vi aiuterò anch’io!” esclamò Hiraku con forza.
Con uno Shumpo, i tre Shinigami si diressero verso il luogo dov’erano i nemici.
 
Mentre si avvicinavano, i tre percepirono che una delle reiatsu nemiche si era separata dalle altre e si stava allontanando a grande velocità; delle rimanenti due si stavano scontrando con Hitsugaya e Matsumoto, mentre la terza era inattiva. Decidendo di ignorare la reiatsu isolata, puntarono sugli altri nemici.
Dopo pochi minuti Meryu, Kaisui e Hiraku raggiunsero il luogo dello scontro e videro che Hitsugaya si stava battendo contro un Arrancar con le sembianze di un uomo estremamente alto e grosso, vestito con una giacca bianca a maniche lunghe aperta sul davanti e dei pantaloni dello stesso colore. La sua testa era calva, ad eccezione di una coda di cavallo nera sulla nuca, e presentava quattro curiose protuberanze, sul mento aveva una corta barba e una sorta di mandibola d’osso provvista di denti aguzzi che copriva la mascella inferiore, le sopracciglia erano arancioni e sugli zigomi presentava dei curiosi segni rossi. Al fianco sinistro portava una Zampakuto.
L’avversario di Matsumoto invece aveva le sembianze di un ragazzo dai tratti effeminati con corti capelli neri e occhi viola chiaro; sopra l’occhio sinistro aveva uno strano tatuaggio formato da tre rombi color fucsia e sullo stesso lato della testa presentava un pezzo di quella che sembrava una maschera d’osso. Indossava abiti bianchi composti da un paio di pantaloni e da una curiosa giacca con maniche estremamente lunghe, tanto da coprire le mani, e portava anch’egli una Zampakuto al fianco sinistro.
Il terzo Arrancar aveva l’aspetto di un ragazzino dai corti capelli biondi e gli occhi lilla, che indossava dei semplici abiti lunghi bianchi, portava sulla schiena un grosso spadone in un fodero viola e sulla fronte presentava una sorta di diadema d’osso di forma irregolare. A differenza degli altri due, quest’ultimo non solo non combatteva ma sembrava anche del tutto indifferente a ciò che stava succedendo intorno a lui e fissava i dintorni con un’espressione vuota.
Apparentemente Hitsugaya stava tenendo testa senza troppe difficoltà al suo avversario, ma Matsumoto, al contrario, era ferita, seppur in modo non grave, e non sembrava essere in grado di contrastare l’Arrancar che stava affrontando, il quale invece sembrava alquanto annoiato.
L’Arrancar grosso, notandoli, esclamò con tono spaccone: “Ma guarda! Sono arrivati i rinforzi, eh? A guardarvi sembrate tutti Shinigami di livello piuttosto alto, ma non illudetevi: non riuscirete a sconfiggerci!”
“Ragazzi, fate attenzione!” gridò Matsumoto. “Questi tizi sono diversi da quelli dell’ultima volta. Sono tutti Espada!”
Kaisui fece una smorfia. “Proprio come temevamo.”
Meryu guardò i nemici per qualche secondo, poi si rivolse agli altri: “Il Capitano Hitsugaya potrebbe anche cavarsela da solo contro quel tipo, ma ritengo sia meglio non rischiare. Hiraku, tu supporta il Capitano. Io e te, Kaisui, daremo una mano a Matsumoto-san.”
“Va bene!” risposero all’unisono gli altri due.
Non appena Kaisui e Meryu si furono affiancati alla Luogotenente della Decima Brigata, quest’ultima disse loro: “Fate attenzione. Anche se non sembra, quel tipo è l’Espada 6. Non è solo molto forte fisicamente, ma ha anche uno Hierro estremamente duro. Non sono riuscita neanche a scalfirlo.”
Sei. In base alle loro conoscenze gli Espada erano una decina e andavano in ordine di forza dal 10 all’1, dunque quel tipo occupava una posizione intermedia. Non sarebbe stato facile affrontarlo.
“Proprio così!” disse l’Arrancar sorridendo. “Io sono l’Espada 6, Luppi. Chi di voi nuovi arrivati vuole farmi divertire per primo?”
“A tua completa disposizione!” gridò Kaisui lanciandosi contro di lui. Brandendo la sua Zampakuto urlò: “Scatena la tempesta, Sabaku No Hana!”
Mentre il suo Shikai veniva rilasciato, Kaisui vibrò un fendente alla testa di Luppi, il quale, tuttavia, bloccò il colpo col braccio nudo.
“Sei molto energica” commentò. “Ma è davvero tutto qui quello che sai fare?”
Kaisui sorrise per poi gridare: “Eaburedo!”
Nell’istante in cui la lama della sua falce si rivestì di un’aura incolore, la sua affilatezza aumentò abbastanza da tagliare lo Hierro dell’avversario. Sorpreso, Luppi balzò all’indietro liberando il braccio dalla lama, ma Kaisui gli apparve alle spalle con uno Shumpo e menò un altro fendente alla sua testa. Stavolta, però, il colpo non raggiunse il bersaglio: un istante prima di essere colpito, Luppi scomparve nell’aria per riapparire a diversi metri di distanza.
Osservando il sangue che colava dalla lieve ferita sul braccio l’Espada disse: “Bè, ammetto che non me l’aspettavo. Non sei così male.”
“Che siate Hollow, Arrancar o Espada, fate sempre lo stesso errore!” fece Kaisui beffarda. Tuttavia, dentro di sé, era lei quella più sorpresa: pur avendo già rilasciato come tutti il limitatore e usato una grande quantità di energia, il suo colpo aveva lasciato solo un taglio superficiale sul braccio dell’avversario. Era evidente la differenza di potere tra lui e Edorad Liones.
Un istante dopo vide Meryu comparire sopra Luppi e tuonare: “Punisci tutte le ingiustizie, Hayabusa!” Non appena la sua Zampakuto assunse la forma Shikai, lo Shinigami sferrò un pugno all’Espada, il quale lo bloccò senza battere ciglio. Senza fermarsi, Meryu lanciò una raffica di pugni contro l’avversario che riuscì comunque a schivarli o bloccarli tutti. Le punte di Hayabusa sviluppavano scintille ogni volta che si scontravano con lo Hierro del nemico. Dopo un breve ma intenso scambio di colpi, i due si separarono portandosi a distanza di sicurezza.
Mentre Meryu veniva affiancato da Kaisui e Matsumoto, Luppi fece un’espressione enigmatica e disse: “Se mi attaccaste tutti insieme, potreste anche riuscire a farmi divertire. Tuttavia mi sono stancato di giocare e noi non abbiamo tempo da perdere.” Poi si rivolse al suo compagno Arrancar che stava affrontando Hitsugaya e Hiraku. “Yammy! Lasciami anche quei due contro cui stai combattendo.”
“Cosa?” sbottò il grosso Espada con un’espressione seccata.
“Questa storia sta andando troppo per le lunghe. Preferirei combatterli cinque contro uno. Rilascerò il mio potere e li finirò tutti!” Pronunciando quell’ultima frase si portò una mano al fianco e iniziò ad estrarre la sua Zampakuto.
Senza pensarci due volte, Hitsugaya gli si scagliò contro gridando: “Non ne avrai la possibilità! Bankai! Daiguren Hyorinmaru!”
A quel comando il suo corpo venne avvolto da uno spesso strato di ghiaccio azzurro che formò sulla sua schiena due ali e una coda di drago, sulla mano sinistra e sui piedi degli artigli e sul braccio destro la testa della suddetta creatura; inoltre, sospesi in aria dietro di lui, si generarono tre insoliti fiori di ghiaccio blu formati da quattro petali ciascuno e la guardia della sua Zampakuto, caratterizzata da una forma a quattro punte, assunse una forma a otto punte.
Come sempre, Kaisui e gli altri rimasero stupiti davanti al rilascio del Bankai di un Capitano, la forma finale e più potente di una Zampakuto, e all’incredibile aumento della sua reiatsu. Tuttavia, Luppi si limitò a fare un sorriso beffardo e dire: “Strangola, Trepadora!”
Dal corpo dell’Espada proruppe una forte esplosione che avvolse il cielo con un’enorme nuvola di fumo, impedendo a Hitsugaya di vederlo e costringendolo ad arrestare il suo impeto. Poi, all’improvviso, quello che sembrava un grosso tentacolo bianco uscì con incredibile velocità dal fumo e si diresse verso il giovane Capitano, il quale usò una delle sue ali come scudo. L’impatto fu molto violento e lo spinse indietro di parecchi metri, ma Hitsugaya riuscì comunque a fermare il colpo.
“Cosa? Tutto qui quello che sai fare?” commentò con voce leggermente delusa. “Questo è il meglio che la tua forma rilasciata ha da offrire?”
Dal fumo che iniziava a diradarsi provenne una risatina divertita. Poi, si udì la voce di Luppi: “Bella difesa! Non pensavo che l’avresti bloccato completamente. In effetti sono un po’ sorpreso. Voi Shinigami di classe Capitano siete più forti di quel che pensavo.” Mentre la sua sagoma tornava visibile, la sua voce divenne beffarda. “Ma.. cosa faresti se io moltiplicassi quell’attacco per otto?”
A quel punto tutti videro la sua forma rilasciata e rimasero sconvolti. L’Espada ora possedeva una sorta di esoscheletro di osso che gli avvolgeva il torso come una corazza e la piccola maschera sul lato sinistro della testa era diventata una specie di elmetto, ma la caratteristica più preoccupante erano gli otto tentacoli bianchi che uscivano da una particolare struttura a ruota formatasi sulla sua schiena e si agitavano nell’aria.
“Co-cosa?” riuscì a dire Hitsugaya con voce incredula prima che gli altri sette tentacoli si abbattessero violentemente su di lui. Le ali di drago e buona parte del suo Bankai vennero distrutte dalla forza dei colpi e il Capitano precipitò al suolo mormorando furioso: “Dannato...”
“CAPITANOOO!” urlò Matsumoto sconvolta.
Luppi si voltò verso di lei e gli altri. “Ricordate? Avevo detto che avremmo dovuto combattere cinque contro uno. Scusatemi!” Si leccò le labbra con un ghigno. “Avrei dovuto dire cinque contro otto!”
Meryu e gli altri fecero per proteggersi dall’attacco imminente, quando una immensa reiatsu esplose in lontananza. Era la reiatsu di Ichigo Kurosaki. Sembrava che stesse duellando contro l’Espada che si era staccato dagli altri subito dopo il loro arrivo nel mondo reale. La cosa più spaventosa, però, era il cambiamento della reiatsu di Kurosaki: non solo era immensamente più potente, persino più di quella del suo avversario, ma anche estremamente più oscura di prima. Era quasi come quella degli Espada.
< Ma cosa ti sta succedendo, Kurosaki-san? > pensò Meryu preoccupato.
Tuttavia, dopo neanche quindici secondi, la reiatsu di Ichigo subì un calo drastico e allora fu il suo avversario ad iniziare a prevalere. Qualunque cosa fosse successa, ora il Sostituto Shinigami era in serio pericolo.
L’improvviso attacco dei tentacoli di Luppi riscosse gli Shinigami dai loro pensieri. I quattro cercarono  di resistere, ma l’Espada era diventato troppo forte per loro dopo il suo rilascio. La ruota sulla sua schiena roteò rapidamente generando un vortice coi tentacoli che sbattè via gli Shinigami con facilità.
“Lasciate perdere” disse Luppi sprezzante. “Cavoli, devo ricredermi: voi ragazzi non siete nulla di che. Siete davvero ufficiali d’alto grado delle 13 Brigate della Soul Society? Che noia!”
I quattro attaccarono ancora, ma, anche se erano in superiorità numerica, non erano in grado di contrastare l’Espada che continuava a far vorticare i suoi tentacoli creando così una barriera difensiva e nel contempo offensiva. Oltre a essere stati feriti dai potenti colpi, gli Shinigami iniziarono ad accusare una certa stanchezza.
Ad un tratto, uno dei tentacoli avvolse Matsumoto immobilizzandola.
“Rangiku!” urlò Kaisui un istante prima di essere bloccata a sua volta da un altro tentacolo.
“Matsumoto-san! Kaisui!” gridò Meryu. Lui e Hiraku non riuscirono, però, a fare niente: altri due tentacoli li avvolsero istantaneamente.
Hiraku si dimenò tentando di liberarsi. “Maledizione! Non credevo che questo tizio fosse così forte!”
“Puoi fare qualcosa?” chiese Meryu guardando la Zampakuto ancora allo stato normale del compagno.
“Non in queste condizioni. In questo stato, il mio potere non può fare niente!”
Un gemito li fece voltare: Luppi aveva tirato a sé Kaisui e Matsumoto e le stava squadrando con occhi avidi. “Hai un corpo da sballo, bimba” disse rivolto a Matsumoto. “Veramente sexy.” Poi fissò Kaisui. “Però, devo ammettere che anche tu sei uno schianto.” Alzò altri due tentacoli e da essi fuoriuscirono numerosi aculei. “Due corpi così belli.. Forse dovrei riempirli di buchi?”
“Non ci provare!” gridò Meryu.
“Fermati!” urlò Hiraku dimenandosi ancora.
Ignorandoli Luppi scagliò i due tentacoli verso i volti di Kaisui e Matsumoto.
Ma, un istante prima che potessero colpirle, un’onda di energia rossa li tagliò via insieme ai tentacoli che le tenevano bloccate.
“Phew, sembra che io sia arrivato giusto in tempo! Ci siamo andati vicini” fece una voce allegra e familiare ai quattro Shinigami. Questi ultimi e lo sconvolto Luppi si voltarono verso la sua origine e videro un uomo dai capelli biondi vestito con un kimono, dei pantaloni verdi e una giacca scura aperta, che portava un curioso cappello in testa e teneva una spada nella mano destra.
Vedendolo Meryu fece un sospiro di sollievo. “Appena in tempo.”
“Tu chi sei?” chiese Luppi con tono stizzito.
“Oh, mi scuso” rispose l’uomo sempre allegramente. “Dove ho messo le mie buone maniere? Kisuke Urahara. L’umile proprietario di un piccolo negozietto di dolciumi nel vicinato. Piacere di fare la tua conoscenza.”
Nel momento in cui Urahara ebbe finito di presentarsi, il ragazzino Arrancar, che fino ad allora non aveva mai combattuto, si scagliò contro la sua schiena con sorprendente rapidità. Urahara reagì prontamente voltandosi e scagliando ancor più rapidamente un’altra onda di energia rossa. L’Arrancar venne respinto, ma non sembrava preoccupato, anzi fissava l’ex-Capitano con notevole interesse e ridacchiava al tempo stesso con un sorriso da ebete sul volto.
“Il tuo amico sembra essere un tipo strano” disse Urahara.
Emettendo dei versi infantili l’Arrancar alzò la mano sinistra e su di essa iniziò a concentrarsi un’intensa reiatsu rossa. Poi, un secondo dopo, tale reiatsu venne scagliata contro lo Shinigami sotto forma di una sfera incredibilmente veloce e potente, che causò una forte esplosione. Urahara emerse dal fumo illeso, solo il suo vestito era leggermente bruciato sulla spalla destra, e si fermò a mezz’aria a fissare il ragazzino Arrancar, il quale continuava a gemere e ridacchiare, proprio come un infante.
“Santo cielo, che sorpresa!” esclamò Urahara che non aveva perso la sua vivacità. “Cos’era quella tecnica di poco fa? Non l’ho mai vista prima.”
Prima che l’Arrancar potesse rispondere, un colpo identico al suo colpì l’ex-Capitano da dietro stordendolo e facendolo così precipitare al suolo. A poca distanza l’Espada grosso, chiamato Yammy, teneva un pugno alzato e da esso uscivano scariche di energia. “Te lo dico io!” affermò ridendo fragorosamente. “Quest’attacco è chiamato Bala. Solidifichi il tuo reiatsu e lo usi per picchiare il nemico! Non è potente come un Cero, ma è venti volte più veloce!” Detto questo strinse entrambi i pugni concentrandovi la propria reiatsu e cominciò a scagliare una raffica di Bala nel punto del suolo in cui Urahara era caduto. “Cosa ne dici di questo? Puoi schivare tutti questi colpi? Non puoi, vero? Muori! Muori, bastardo coi sandali!”
Osservando la scena Luppi emise un sospiro. “Miseriaccia” disse. “Stavo pensando di uccidere quel tipo visto che si è messo in mezzo. Stupido Yammy. In ogni caso, adesso è morto. Bè, quel che è fatto è fatto.” Si rivolse a Kaisui e Matsumoto, che aveva appena catturato di nuovo. “Ci limiteremo a continuare qui. Vero?”
Le due Shinigami si limitarono a fare una smorfia.
“Se solo potessi usare il mio Shikai” mormorò Hiraku. Poi si voltò verso Meryu. “Non puoi fare niente per liberarci?” E allora si accorse che l’argenteo aveva abbassato la testa e stava tenendo gli occhi chiusi.
“Lo sto già facendo” rispose con voce appena udibile. “Non distrarmi e tieniti pronto.”
Hiraku non capì, ma fece come gli aveva detto.
“Siete davvero patetiche” continuò beffardo Luppi. “Quel tipo coi sandali vi aveva appena salvate e voi siete già riuscite a farvi catturare di nuovo. Bè, è inevitabile. Non avete dove scappare quando è otto contro quattro.”
“Sai.. è un po’ che lo sto pensando, ma parli davvero troppo” replicò Matsumoto con aria annoiata.
“E allora?”
“Odio i ragazzi chiacchieroni. Mi fanno schifo.”
Luppi fece un’espressione seccata. “Ehi, Onee-san, sembri dimenticare che ti sto tenendo prigioniera. Se mi fai incazzare, t’infilzo!”
“Sei anche noioso” ribattè stavolta Kaisui con lo stesso tono dell’amica. “Non fai che ripetere sempre le stesse cose. Inoltre, non lo sai che prima si finisce l’avversario e poi si gongola e non il contrario? Non riesco a credere che uno come te possa essere un Espada. Devi essere un qualche genere di rimpiazzo per un'altra persona.”
A quelle parole Luppi divenne livido dalla rabbia. “E va bene. Visto che me l’hai suggerito, seguirò alla lettera il tuo consiglio e ti ucciderò all’istante!” Poi fece emergere gli aculei da uno dei suoi tentacoli e li puntò contro Kaisui.
“Come se te lo lasciassi fare.”
Chi aveva parlato era Meryu.
Nell’istante in cui Luppi si voltò verso di lui, aprì gli occhi esclamando: “Shunko!” Una fortissima reiatsu bianca proruppe dalle sue spalle e dalla sua schiena disintegrandogli il kosode e facendo allentare la presa al tentacolo. Con uno Shumpo rapidissimo Meryu si liberò del tutto dalla morsa e si mosse verso il tentacolo che teneva Hiraku; sferrando un doppio pugno tanto forte da ferire lo Hierro dell’Espada, lo costrinse a rilasciare anche il moro. Quest’ultimo si mise subito in posizione portando in avanti la sua Zampakuto.
“Ora tocca a me!” gridò. “Rifletti il destino, Hantenmirai!”
A quelle parole la lama della sua Zampakuto si allargò, prese una forma rettangolare e la sua superficie divenne cristallina e riflettente proprio come uno specchio, mentre l’elsa assumeva una curiosa forma a E.
“Non so cosa pensi di fare, ma non ne avrai il tempo!” urlò Luppi scagliando tutti i suoi tentacoli liberi contro lo Shinigami.
Tuttavia Hiraku non si scompose e si limitò a porre davanti a sé la propria Zampakuto; la superficie della spada rifletté l’immagine dell’Espada.
Vedendo che non cercava di scansarsi, Meryu fece per andare ad aiutarlo, ma prima che potesse raggiungerlo, con suo sommo stupore, i tentacoli di Luppi si bloccarono davanti alla lama e rimbalzarono contro il loro possessore. I sei tentacoli colpirono con inaudita violenza l’Espada sbattendolo indietro e costringendolo a lasciare Kaisui e Matsumoto.
La prima fissò Hiraku stupefatta. “Ma come hai..?”
Hiraku sorrise. “Già, è vero. Anche se ci conosciamo da un pezzo, questa è la prima volta che partecipo a una missione con voi. Perciò non conoscete le mie capacità.”
“E sarà anche l’ultima volta!” gridò Luppi lanciandogli contro quattro tentacoli.
Hiraku posizionò ancora una volta la sua Hantenmirai in modo che riflettesse l’immagine di Luppi e, ancora una volta, i tentacoli si fermarono davanti alla Zampakuto per poi ritornare contro l’Espada. Stavolta, però, quest’ultimo usò gli altri quattro tentacoli per bloccare i primi.
“Ora capisco” mormorò. “Ecco qual è il potere speciale della tua...”
Prima che potesse concludere, Meryu, ancora avvolto nella reiatsu dello Shunko, gli apparve sopra con uno Shumpo e, approfittando della sua apertura, lo colpì violentemente con il taglio della mano sul collo stordendolo e costringendolo a retrocedere. Un istante dopo anche Kaisui e Matsumoto si spostarono con un doppio Shumpo ai lati dell’Espada per poi cercare di attaccarlo ai lati con le loro Zampakuto. Ringhiando Luppi evitò gli attacchi con un Sonido, lo Shumpo personale degli Arrancar, e scagliò due attacchi contro le Shinigami che, però, riuscirono ad evitarli. Nello stesso momento Meryu si spostò sotto l’Espada e, con una serie di Shumpo potenziati, tentò di confonderlo per poterlo colpire.
“Sei un illuso, Shinigami!” urlò Luppi scagliandogli addosso gli altri sei tentacoli, ognuno con un angolazione diversa per prevedere i suoi spostamenti.
Tuttavia, quando gli attacchi conversero per colpirlo, Meryu si fermò all’istante e davanti a lui apparve Hiraku, il quale portò davanti a sé la sua Zampakuto e, ancora una volta, rifletté l’attacco contro l’avversario. Inoltre, mentre i tentacoli colpivano Luppi, Kaisui, portatasi sopra di lui, roteò furiosamente Sabaku No Hana urlando: “Kosei Saikuron!” Un violento tifone venne generato dalla falce e si abbatté in contemporanea con i tentacoli sull’Espada, che precipitò verso il suolo.
Percependo che, in quel momento, il nemico era in difficoltà, Meryu e Matsumoto lo incalzarono ancora, ma l’Espada riuscì non senza sforzo a riprendere il suo assetto e creò un nuovo vortice di tentacoli costringendo i due Shinigami a fermarsi. Poi, con uno sguardo pieno d’odio, Luppi guardò Hiraku.
“Tu, bastardo.. La tua Zampakuto devia ogni attacco in arrivo contro il nemico riflesso sulla sua superficie, vero?” ringhiò.
“Hai quasi indovinato” ribatté Hiraku. “La mia Hantenmirai è una Zampakuto di tipo Kido in grado di deviare ogni attacco diretto contro di me verso ciò che essa riflette. Non deve essere per forza un nemico. Qualunque cosa Hantenmirai rifletta, quella cosa diventa il nuovo bersaglio dell’attacco.”
“Capisco. È senza dubbio un potere pericoloso. Se lo usi per difendere i tuoi compagni mentre mi attaccate, può risultare davvero fastidioso. Tuttavia..” l’Espada fece un ghigno e da ogni tentacolo uscirono degli aculei “non puoi proteggere più persone allo stesso tempo!” e li scagliò contro ciascun Shinigami.
Con suo sommo stupore, però, né Hiraku né nessun altro tentò di muoversi per evitarli. I quattro Shinigami vennero così trafitti dai tentacoli, ma un istante dopo sparirono tutti nell’aria, come se fossero stati un illusione. Confuso, Luppi si guardò intorno e scoprì che gli Shinigami lo avevano circondato senza che se ne accorgesse.
“Non capisci proprio, eh?” disse Kaisui sprezzante. “Ricordati che non stai combattendo contro uno, ma quattro Shinigami! Continui a sottovalutarci e ti ritieni superiore perché non conosci i nostri veri poteri. Se tu fossi stato la metà di quello che dici di essere, ci avresti eliminati già da un pezzo! Sei tu quello patetico!”
Luppi digrignò i denti. “Credete davvero di potermi sconfiggere? Con le vostre abilità potete solo ritardare l’inevitabile! Non siete in grado di infliggermi danni rilevanti! Se siete vivi, è solo perché finora avete avuto fortuna! Ora, però, mi avete davvero stancato! Vi ammazzerò una volta per tutte!” e si preparò ad attaccare ancora.
I suoi colpi non arrivarono mai ai loro bersagli. Nell’istante in cui provò ad attaccare, i suoi tentacoli vennero congelati.
“Co-Cos’è questo?” mormorò sconvolto.
“Solo per aver messo a segno un colpo sul tuo avversario, sei fin troppo rilassato” disse una voce familiare. Voltandosi Luppi vide che Hitsugaya si era ripreso e il suo Bankai si era totalmente rigenerato.
“I miei compagni hanno ragione. Non hai mai sentito parlare di “incalzare il nemico?” ”
“Sei ancora vivo?” fece sconvolto l’Espada.
“Hyorinmaru è la spada basata sul ghiaccio più potente in assoluto. Fintanto che c’è acqua nelle vicinanze, può rigenerarsi, non importa quante volte venga spezzata. Ora è impossibile che tu possa vincere. Ho avuto tutto il tempo di questo mondo per prepararlo.” Alle sue parole delle enormi colonne di ghiaccio iniziarono ad elevarsi dal terreno intorno all’Espada. “Mi hai lasciato solo decisamente troppo a lungo. La tua arma potrà anche avere otto braccia, ma la mia è tutta l’acqua che c’è nell’atmosfera.” Il giovane Capitano puntò la sua Zampakuto contro l’avversario e ruotò la lama di 90° dicendo: “Sennen Hyoro.”
Le colonne di ghiaccio, che erano diventate decine, si chiusero tutte insieme sull’incredulo Luppi, il quale riuscì soltanto ad emettere un grido di disperazione prima di essere rinchiuso in una gigantesca prigione di ghiaccio; nel contempo i suoi tentacoli congelati andarono in pezzi.
“Scusa. Otto non erano abbastanza” commentò Hitsugaya con distacco.
“Capitano!” esclamò con gioia Matsumoto, mentre si avvicinava a lui con gli altri Shinigami.
Meryu e Hiraku non dissero niente; il potere sprigionato da Hitsugaya li aveva sconvolti. Conoscevano la sua fama, ma ora che l’avevano visto con i loro occhi dovevano ammettere che era più forte di quanto avessero immaginato. Kaisui, dal canto suo, era estasiata e aveva gli occhi luccicanti: la sua ammirazione per il giovane Capitano era aumentata ancora di più dopo averlo osservato in azione.
Un esplosione li fece voltare: Yammy era appena stato ferito gravemente da Urahara, il quale era incredibilmente uscito illeso dalla raffica di Bala che il grosso Espada gli aveva scagliato. A quanto sembrava, l’ex-Capitano poteva gestire la situazione senza problemi. Rimaneva solo quello strano ragazzino Arrancar.
Prima però che potessero fare qualsiasi cosa, il cielo sopra di loro si squarciò in più punti e da tali squarci fuoriuscirono dei fasci di luce identici a quelli che avevano teletrasportato Aizen nell’Hueco Mundo dalla Soul Society. I fasci scesero su Yammy, sul ragazzino Arrancar, sulla prigione di ghiaccio creata da Hitsugaya e su un punto molto lontano, apparentemente nel luogo in cui stava combattendo Ichigo Kurosaki.
“Negacion!” esclamò Matsumoto riferendosi ai fasci di luce.
La prigione di ghiaccio andò in frantumi e da essa emerse Luppi, ferito gravemente e riconvertito al suo stato normale, ma vivo.
“Peccato, Capitano-san” disse con un ghigno. “Hai fallito nell’uccidermi. Non osare dimenticarti la mia faccia. La prossima volta che c’incontreremo ti strapperò quella tua testolina e la schiaccerò, senza errori!” Poi iniziò ad essere trascinato verso lo squarcio in cielo.
“Ricordati, hai detto che l’avremmo finito!” esclamò Yammy rivolto a Urahara, mentre veniva risucchiato anche lui. “Ricordatelo per quando c’incontreremo di nuovo! La prossima volta che c’incontreremo sarà finita! Ti schiaccerò!”
Con quelle minacce, i terribili Espada scomparvero negli squarci dimensionali.
Matsumoto, Kaisui, Meryu e Hiraku raggiunsero Hitsugaya. “Capitano! Grazie” disse la prima.
“Non è che li abbiamo sconfitti” fece il giovane Shinigami con volto serio. “Da adesso in avanti le cose si faranno più dure.”
“Maledizione!” sbottò Hiraku.
“Questa non ci voleva” mormorò Kaisui malinconica tormentandosi la treccia.
Meryu si limitò a fissare il vuoto con occhi enigmatici. < A giudicare dalle circostanze, devono averli obbligati a ritirarsi. Ma perché farlo solo ora? > pensò passandosi una mano tra i capelli. < Non ho un buon presentimento. >
Purtroppo i suoi timori si sarebbero rivelati fondati quando, poco tempo dopo, gli sarebbe stata riferita la scomparsa di Orihime Inoue, un’alleata di Ichigo Kurosaki...


Note:
Seiza = tipica posizione giapponese consistente nello stare seduti sulle ginocchia con le natiche che poggiano sulle caviglie
Daiguren Hyorinmaru = anello di ghiaccio del grande loto scarlatto
Trepadora = rampicante
Bala = proiettile
Cero = zero
Hantenmirai = specchio riflettente
Sennen Hyoro = prigione di ghiaccio millenaria
Negacion = negazione

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Capitolo 10
*** Dolore. Sofferenza. Morte ***


Salve a tutti! Lo so, oggi non è uno dei giorni in cui avevo detto che avrei postato, ma siccome ieri non ci sono più riuscito e il capitolo era pronto, ho deciso di fare uno strappo alla regola... Nel seguente capitolo Meryu e Kaisui saranno lasciati finalmente riposare e i riflettori torneranno puntati su Keishin, il quale dovrà affrontare qualcosa di veramente serio.. sarà un capitolo doloroso e triste e sarà anche il preludio all'entrata nella parte più intensa della storia... Ma sto parlando troppo XD. Vi auguro buona lettura e, se avete voglia, dopo aver letto lasciatemi una recensione, bella o brutta che sia.. sarà sempre apprezzata e mi aiuterà a migliorare!! Arigato!!



 
Capitolo 10: Dolore. Sofferenza. Morte
 
“Maledizione! Credevo di riuscirci questa volta!” sbottò seccato Keishin saltando da un tetto all’altro.
“Hai fatto molti progressi, ma non basta. Devi essere ancora più determinato” gli disse Hikami da dentro la sua anima.
L’allenamento quotidiano per raggiungere il Bankai era da poco entrato nella sua fase più intensa e, infatti, Keishin approfittava di ogni momento libero per raggiungere il luogo segreto indicatogli da Renji e affrontare la sua Zampakuto in modo da liberare e controllare il suo vero potere. I loro scontri erano sempre più combattuti e violenti, ma, malgrado i suoi sforzi, lo Shinigami non era ancora riuscito nel suo intento e la cosa lo frustrava parecchio.
“La guerra è già cominciata e io non sono pronto” disse Keishin con rabbia. “Al mio livello attuale non ho alcuna speranza contro Aizen e i suoi servi più forti. Come se non bastasse, il tempo stringe. Quindi, non dirmi di calmarmi, ok? Devo raggiungere il Bankai ad ogni costo e devo farlo in fretta!”
“Hai ragione, compagno, ma sfogando la tua frustrazione in questo modo non acceleri di certo le cose. Domina quell’ira e liberala nei tuoi scontri con me. Sarà certamente più utile” replicò Hikami.
Lo Shinigami si limitò a sbuffare.
Dato che il tempo disponibile per l’allenamento era ormai scaduto, Keishin stava tornando verso la sede della Quinta Brigata per poter riprendere il lavoro di Sostituto Capitano. Sul percorso, tuttavia, percepì una reiatsu familiare e un’altra sconosciuta che, al momento, erano in fermento e si diresse incuriosito in quella direzione. Arrivò in una piccola radura vicino alla Tredicesima Brigata e vide Rukia che combatteva con un’altra ragazza, a lui sconosciuta.
< A giudicare dalla reiatsu, è un’umana > pensò. < Ma che ci fa un’umana nella Soul Society? Per di più, perché Rukia è qui? Non era nel mondo reale? Si allenano o fanno sul serio? > Decise di vederci chiaro e scese nella radura avvicinandosi a piedi.
Quando fu a pochi metri, disse ad alta voce: “Ehi, Rukia-chan! Che cosa sta succedendo?”
“Keishin! Dovrei essere io a chiederti che ci fai qui, visto che questa è la mia Brigata” replicò Rukia. Poi, in tono più scocciato, aggiunse: “E quante volte devo dirtelo? Piantala di chiamarmi “Rukia-chan!””
“Si si, va bene” fece Keishin distrattamente mentre si avvicinava. “E tu sei..?”
L’umana si voltò a guardarlo e lo Shinigami, per un secondo, rimase di stucco.
Era una ragazza con lunghi capelli arancio scuri e occhi di un curioso azzurro-grigio; di media statura, aveva un fisico molto snello ma con delle forme alquanto sviluppate, in particolare il seno. Indossava un maglione ocra sopra una camicia e una corta gonna verde chiaro; tra i capelli portava un fermaglio a forma di fiore che sembrava fatto di cristallo azzurro. Era così bella che Keishin rischiò di rimanere incantato. < Accidenti, che carina > pensò.
La ragazza lo guardò e, sorridendo, rispose: “Orihime Inoue. Piacere di conoscerti!” E fece un piccolo inchino.
La sua voce era dolce e gentile, perfettamente in accordo con il suo aspetto.
“Keishin Akutabi. Piacere di conoscerti” rispose Keishin inchinandosi a sua volta.
Orihime si rivolse a Rukia: “È un tuo amico, Kuchiki-san?”
“No, è solo un idiota che si diverte a stuzzicarmi e provocarmi.”
“Sempre molto gentile, eh?” commentò Keishin sarcastico. “L’hai portata tu qui?”
“Si, esatto. Sono tornata per un po’ nella Soul Society e lei mi ha chiesto di portarla con me per poterci allenare insieme.”
Keishin tirò un sospiro di sollievo. “Ah, meno male! Quando ho percepito le vostre reiatsu, mi ero preoccupato che steste combattendo sul serio e che ci fosse un attacco in corso. Sono felice di essermi sbagliato.” Poi, sembrò accorgersi di qualcosa e aggiunse: “Un momento. Se l’hai portata tu qui.. Sei di Karakura Town, vero? Conosci Ichigo Kurosaki?”
Orihime annuì. “Si, è esatto. Sono una sua compagna di classe.”
“E come mai sei venuta qui?”
Il volto della ragazza si fece più serio. “Dopo i recenti avvenimenti, tutti si stanno impegnando per migliorare e poter affrontare al meglio le future battaglie. Soprattutto Kurosaki-kun.. Non volevo essere un peso per lui, così ho pensato che..”
“..che venire nella Soul Society e allenarti con uno Shinigami potesse aumentare le tue capacità e permetterti di aiutare al meglio i tuoi compagni” concluse Keishin.
“Si, è proprio così!”
Keishin fece un sorrisetto. Pur essendo un’umana, aveva deciso di combattere anche lei per le persone alle quali teneva. Come lui, Rukia e tutti gli altri. “Ammirevole. Mi piace molto questa nobiltà d’animo.”
“Ma tu perché sei qui?” gli chiese Rukia. “Non dovresti essere alla tua Brigata per svolgere i tuoi compiti di Sostituto Capitano?”
“Oh, cavolo, hai ragione! Me ne stavo dimenticando!” esclamò Keishin. “Ero andato anch’io ad allenarmi, ma ho perso la cognizione del tempo. Meglio che mi sbrighi.”
Tuttavia, nel momento in cui provò a muoversi, avvertì un’improvvisa stanchezza, vacillò e infine cadde in ginocchio.
“Ehi, ti senti male?” chiese Orihime preoccupata.
Keishin fece un pesante respiro, ma sorrise. “Non è niente. Credo di aver esagerato con l’allenamento.”
A causa dell’intensificazione delle sue battaglie con Hikami, aveva dovuto utilizzare più volte la sorgente calda per curarsi, ma, per quanto essa fosse efficace, non poteva restituirgli di continuo tutte le sue energie. Di conseguenza, anche se le sue ferite erano state curate, la sua reiatsu e la sua resistenza ormai necessitavano di più tempo per ristabilirsi del tutto.
“Sei sempre il solito. Ogni volta finisci per strafare” sbottò Rukia con voce annoiata ma anche lievemente preoccupata.
Quando Keishin provò a rialzarsi, Orihime gli si avvicinò e alzò le mani verso di lui dicendo: “Soten Kisshun. Io rifiuto.”
Alle sue parole due petali del suo fermaglio si staccarono e assunsero una forma a U, per poi posizionarsi intorno allo Shinigami; un istante dopo, in mezzo ad essi, si generò una sorta di campo di forza luminoso di colore arancione che avvolse Keishin. Quest’ultimo, non avendo mai visto un fenomeno simile, si mise sulla difensiva, ma Orihime lo rassicurò: “Non temere. Non ti farà male.”
Il campo di forza emanava un’aura calda e piacevole e, d’un tratto, Keishin percepì che la sua stanchezza stava rapidamente svanendo e così anche la sua reiatsu si stava rigenerando del tutto. < Ma cosa..? > pensò confuso.
Alla fine, dopo neanche un minuto, il campo di forza svanì e i due petali, tornati normali, si riattaccarono al fermaglio della ragazza.
Keishin era sbigottito. Quello strano potere l’aveva totalmente guarito e, per giunta, con un’efficacia molto maggiore di quella della sorgente calda. Non aveva mai visto una simile tecnica di guarigione, anzi, dubitava che si potesse parlare di semplice guarigione. Per un istante dubitò che fosse davvero un’umana, ma la sua reiatsu non mentiva sulla sua vera identità. Pur essendo un’umana, possedeva un potere davvero unico.
“È.. straordinario” mormorò incredulo. “Senza dubbio hai delle abilità fuori dal comune perfino per degli Shinigami, Orihime-chan. Comunque, grazie mille! Mi sento davvero bene adesso!”
“Ne sono felice!” rispose Orihime con un sorriso. La sua espressione era incredibilmente sincera.
Anche se la conosceva da poco, Keishin aveva già percepito la bontà che animava quella ragazza. Era una persona che non voleva vedere soffrire nessuno, soprattutto coloro che amava.
“Ichigo Kurosaki è davvero fortunato ad avere una ragazza come te.”
Al suo commento, Orihime arrossì di colpo. “N-no, ti s-sbagli! Io n-non sono la sua..r-ragazza..” balbettò in maniera molto impacciata.
“Sul serio? L’avevo dato per scontato visto che siete compagni e che dicevi di volerlo aiutare a qualunque costo.”
“N-no no! Non è come s-sembra!”
Il suo imbarazzo è carino, si disse Keishin. E un po’ sospetto.
Si avvicinò alla ragazza e, guardandola negli occhi, disse: “Comunque ci tieni molto a lui, giusto?”
Orihime, se possibile, divenne ancora più rossa. “E-ecco.. si, è-è ovvio! Non potrei sopportare che gli accada qualcosa.. ma n-non significa che io..”
Keishin la fissò con sguardo enigmatico e, alla fine, fece un piccolo ghigno. “Sei una brava ragazza, Orihime-chan!”
A quel punto fu Rukia ad intromettersi. “Ehi, la pianti di metterla in imbarazzo? Dato che ora stai bene, vedi di tornare al tuo lavoro!”
“Si, lo so. Non ti agitare, adesso me ne vado” replicò Keishin con calma. “È stato un piacere, Orihime-chan. Spero di rivederti! Ah, ancora grazie! Ti devo un favore!”
“Figurati! Spero di rivederti anch’io!” rispose gentilmente la ragazza.
Keishin si allontanò con uno Shumpo e riprese a saltare tra i tetti. Prima, però, si voltò ancora verso la ragazza umana, ormai lontana, e fece un altro ghigno; poi riprese la corsa verso la Quinta Brigata.
“Perché tanta ilarità?” gli chiese Hikami.
L’altro ridacchiò. “È cotta di quel ragazzo.”
“Ragazzo? Intendi Ichigo Kurosaki?”
“Certo! E chi altri, sennò? Lo ama davvero anche se ha provato a negarlo. Non dirmi che non l’avevi capito.”
“Più che altro non me ne sono interessato. Scusa, ma le questioni d’amore sono un qualcosa al di là delle mie competenze.”
“Adesso non fare tanto l’insensibile. Sarai anche una Zampakuto, ma sai benissimo cosa sono i sentimenti e le emozioni, no?”
“Si, ma questo tipo di sentimenti non fa parte di me. Inoltre, non capisco perché ti interessi tanto cosa prova quell’umana.”
“Infatti, non è che m’interessi così tanto. La mia è semplice curiosità. E poi era divertente! Quella ragazza non è proprio capace di mentire!”
“In compenso, possiede un potere invidiabile. Ha stupito persino me.”
“Già. Hai proprio ragione, fratello.”
Mentre parlava con la sua Zampakuto, Keishin continuò a volare a gran velocità verso la sede della sua Brigata. < Ichigo Kurosaki, sei davvero un ragazzo fortunato! >
Quando pochi minuti dopo entrò nell’ufficio della Quinta Brigata, vide cinque enormi pile di documenti appoggiate sulla sua scrivania. A quanto sembrava, gli altri Shinigami gli avevano portato scartoffie di continuo, anche se lui era assente. Sospirò mestamente alla vista di quella montagna di lavoro e si sedette alla scrivania mormorando: “E si ricomincia.”
Keishin trascorse il resto del giorno a lavorare, chiedendosi spesso come stessero andando le cose a Meryu, Kaisui e agli altri nel mondo reale.
Tuttavia, quando a sera ebbe finito di compilare l’ultimo documento, uno Shinigami gli portò la notizia di un nuovo attacco avvenuto proprio quel pomeriggio a Karakura Town da parte degli Arrancar di Aizen e che stavolta gli avversari erano tutti al livello degli Espada. Keishin si preoccupò molto a quella notizia, ma i suoi timori si attenuarono quando lo Shinigami gli riferì anche che i suoi compagni erano riusciti a respingere nuovamente i nemici.
Dopo aver ascoltato quel rapporto, Keishin uscì dalla Brigata e camminò pensieroso per la Soul Society. Anche se gli avevano detto che la situazione nel mondo reale era sotto controllo, continuava ad avere una brutta sensazione. Sentiva che qualcosa era loro sfuggito. Quasi ad avvalorare le sue preoccupazioni, la cicatrice sopra l’occhio gli formicolava terribilmente.
< Perché ho la sensazione che stia per succedere qualcosa di brutto? > si disse toccandosi la suddetta cicatrice.
“Non sei l’unico. Anch’io mi sento inquieto” gli disse Hikami.
Prima che Keishin potesse dire qualcosa, il suo cellulare squillò. Controllò la chiamata: era Hiraku. Se lo portò all’orecchio: “Si, Hiraku. Che cosa c’è?”
“Ehi, Keishin. Hai sentito del nuovo attacco, vero?” chiese l’amico dall’altra parte.
“Si, ho sentito tutto. Siete riusciti a respingerli, no?”
“Invero. Tuttavia, c’è qualcosa che non ci convince.”
“Cosa vuoi dire?”
“Bè, si sono ritirati tutto d’un tratto. Erano in difficoltà, certo, ma fin dall’inizio non sembrava un vero e proprio attacco. Era più simile ad un tentativo di distrazione.. Comunque adesso mi hanno ordinato di tornare, quindi, te ne parlerò meglio appena sarò lì. A presto!” Subito dopo la chiamata s’interruppe.
< Perché tutte le mie sensazioni negative si rivelano vere? > pensò Keishin seccato.
Tornò nella sede della sua Brigata e si sedette sui gradini che davano sul giardino esterno. Rimase lì seduto per un po’ a fissare il disco luminoso della luna piena, immerso nei suoi pensieri; in seguito, dopo neanche un’ora, sentì una reiatsu che ben conosceva alle sue spalle.
“Bentornato, amico mio” disse senza voltarsi.
La voce di Hiraku gli rispose: “È sempre un piacere, Capitano.”
“Ti prego, non chiamarmi così. Non sono un Capitano ma solo un Sostituto e, comunque, non voglio simili formalità tra noi.”
Hiraku si sedette accanto a lui. “Sapevo che avresti risposto così. Come ti senti?”
“Che domanda sciocca. Te ne sei andato stamattina e mi chiedi come mi sento. Quante cose pensi siano cambiate?”
“Ahah! In effetti, hai ragione. Tuttavia mi riferivo più al fatto se avevi smaltito la rabbia per non essere andato nel mondo reale. Dopotutto avevi quasi litigato con il Capitano Komamura per questo.”
“Bè, diciamo di si. Devo ammettere che di tanto in tanto mi brucia ancora, ma ormai sfogo ogni sentimento negativo nell’allenamento, quindi riesco a gestirla. Piuttosto sono io che devo chiederti cosa è successo nel mondo reale. Da quanto mi hai detto, qualcosa non quadra nel loro modo di agire.”
Il tono di Hiraku divenne più serio. “Purtroppo si. Ne abbiamo discusso dopo la battaglia e abbiamo avuto tutti la medesima sensazione.”
Nell’ora successiva Keishin venne messo al corrente degli ultimi avvenimenti nel mondo reale e delle preoccupazioni dei suoi compagni. Quando l’amico ebbe concluso, fece un’espressione amareggiata.
“Effettivamente non posso che condividere i vostri sospetti” disse. “La prima volta che hanno attaccato era chiaramente per eliminare Ichigo Kurosaki e chiunque avesse una reiatsu sopra la media, ma stavolta è stato diverso. Invece di attaccare per primi, una volta arrivati vi hanno aspettato e, anche se erano tutti Espada, non sarebbero stati sufficienti per sconfiggervi, soprattutto considerando che, in base al tuo racconto, a Karakura Town erano presenti anche Kisuke Urahara e quello strano individuo che ha aiutato Ichigo Kurosaki. A proposito, ma chi era quel tipo?”
“Non lo so. Nessuno di noi l’ha visto, a parte Rukia” rispose Hiraku. “Nemmeno lei lo conosceva, ma ha detto che controllava uno strano potere simile a quello che ha dimostrato Ichigo Kurosaki nelle ultime battaglie. Quel potere oscuro simile a quello degli Hollow che ti aveva preoccupato.”
“Sul serio?” Keishin era sorpreso. “E si è capito allora che cos’è?”
“Purtroppo no. Dopo la battaglia se n’è andato senza dire niente a nessuno. Tuttavia, Ichigo Kurosaki ci ha assicurato che era un suo alleato e che ci avrebbe dato maggiori spiegazioni in un altro momento. Ho l’impressione che anche i piani alti sappiano qualcosa al riguardo, ma per ora non ci hanno detto ancora nulla.”
“Capisco.” Keishin riprese a riflettere sul resto dell’accaduto. “Dunque le nostre forze nel mondo reale erano superiori a quelle inviate da Aizen e lui sicuramente lo sapeva. Sarà anche un traditore, ma non è uno stupido. Se avesse voluto uccidervi, soprattutto tenendo conto delle perdite che avevano subito nel primo attacco, avrebbe mandato delle forze maggiori. Infine, sono scomparsi all’improvviso senza alcun motivo apparente. A quanto mi hai detto, stavate vincendo, ma non hanno comunque scelto loro di ritirarsi. Sono stati forzati a ritirarsi. Tutto questo è fin troppo sospetto. Sicuramente non era un semplice attacco, ma stavano mirando a qualcos’altro. E, visto che parliamo di Aizen, non può essere niente di buono.”
“Purtroppo è così. Senza ombra di dubbio devono aver ottenuto qualcosa nell’ultima battaglia, altrimenti non si sarebbero ritirati così all’improvviso.”
Il tono di Keishin divenne più grave. “Ma che cosa hanno ottenuto? Questa è la domanda adesso. E sento che quando sapremo la risposta non ci piacerà.”
I due Shinigami alzarono gli occhi al cielo e fissarono la luna splendente.
“È davvero una bella notte” disse Hiraku.
“Già. Così serena e placida. Peccato che questa pace sia solo un’illusione. Presto dovremo affrontare la peggior minaccia della Soul Society. Molto presto.”
Hiraku lo guardò. “Bè, almeno non la affronteremo da soli. Saremo insieme.” Detto questo diresse il suo pugno verso il compagno.
Keishin sorrise e annuì. Dopodiché fece scontrare il suo pugno con quello dell’amico.
 
“Che cosa?! State scherzando, Capitano Ukitake?! Come è stato possibile?” gridò Keishin sconvolto.
“Mi dispiace, Keishin-san. Purtroppo è tutto vero” rispose Ukitake in tono mesto.
“E così era a questo che miravano.. Mi auguro che non sia vero lo scenario peggiore.”
“Ora devo andare a contattare il mondo reale. Dobbiamo sentire conferma anche da loro.” Detto questo, il Capitano dai lunghi capelli bianchi fece per andarsene.
Keishin lo fermò. “Vorrei partecipare anch’io alla conferenza. Anche per poter rivedere i miei compagni.”
Ukitake lo fissò per qualche secondo, poi annuì e fece cenno di seguirlo.
Quando Keishin si mosse, venne seguito a sua volta da Hiraku. “Se permettete, vengo anch’io.”
Il castano sorrise e il Capitano non ebbe da ridire.
Mentre s’incamminavano, Keishin percepì qualcosa e si bloccò di colpo fissando il terreno sotto il compagno.
“Cosa ti prende? Qualcosa non va?” gli chiese Hiraku perplesso.
“No. No, niente. Solo un’impressione” rispose Keishin, anche se in tono non del tutto convinto. E proseguirono il cammino.
 
Meryu e Kaisui erano in attesa insieme a Renji, Matsumoto e Rukia nell’appartamento di Orihime Inoue, dove risiedevano anche Matsumoto e Hitsugaya durante la loro permanenza nel mondo reale. Sul fondo della stanza principale era stato allestito un enorme schermo per le comunicazioni e tutti aspettavano di essere contattati dal Capitano-Comandante Yamamoto. Dopo gli ultimi avvenimenti, nessuno aveva un’espressione serena.
All’improvviso la porta d’ingresso si aprì ed entrarono Hitsugaya e Ichigo Kurosaki. “Scusate l’attesa” disse il giovane Capitano.
Vedendo i presenti Ichigo fece uno sguardo perplesso, soprattutto quando vide l’espressione di Rukia. “Rukia” mormorò e lei distolse lo sguardo. “Perché c’incontriamo tutti qui?” continuò il Sostituto Shinigami. “Dov’è Inoue?”
“Lei è..” Rukia non riuscì a finire la frase.
Hitsugaya si avvicinò a Matsumoto. “Ti sei già occupata delle interferenze spirituali?” chiese.
“Si. Siamo pronti ad iniziare” rispose la Luogotenente.
“Bene. Connettici.”
Al suo ordine Matsumoto accese lo schermo e la figura del Capitano Ukitake, affiancato un po’ più indietro da Keishin e Hiraku, apparve su di esso. Quando apparve, Keishin fece un cenno amichevole a Meryu e Kaisui, ma la sua espressione era seria.  
“Ukitake” disse Hitsugaya leggermente sorpreso. “Dov’è il Capitano-Comandante?”
“Ci sono io, invece” replicò serio Ukitake.
“Perché?”
“Perché sono stato l’ultima persona che ha visto Orihime Inoue prima che entrasse nel Cancello Senkai.”
A quelle parole l’espressione di tutti divenne sconvolta.
“A giudicare dalle vostre reazioni, è sicuro presumere che non sia mai arrivata lì.”
“Cosa vuoi dire, Ukitake-san?” domandò Ichigo nervosamente. “Dov’è andata Inoue? Tu sai qualcosa, giusto?”
“Ti dirò cosa penso. Le due guardie che ho mandato con lei attraverso il Cancello Senkai sono tornate vive. Secondo loro Orihime Inoue potrebbe essere stata rapita, oppure.. assassinata da un Arrancar.”
“Assassinata?” mormorò Kurosaki inorridito.
“Capitano Ukitake!” gridò Rukia. “Anche se è solo un’ipotesi, dire una cosa del genere...”
“Lo so. Neppure a me piace dirlo. Sto solo elencando le peggiori ipotesi. In base alle nostre informazioni, è stata attaccata da un Arrancar per poi scomparire insieme a lui.”
“Non dire stronzate!” urlò Ichigo furioso. “Questo non è assolutamente vero! Stai dicendo che è morta, senza nessuna prova concreta, solo perché è sparita?! Non dirmi queste cagate!” Alzò e mostrò la mano destra. “Dai un’occhiata a questo. La mia mano è stata seriamente ferita nel combattimento di ieri! Era qualcosa che qui nessuno è in grado di guarire! Ma quando questa mattina mi sono svegliato, non c’era neppure una cicatrice! E io posso ancora percepire la reiatsu di Inoue!”
A quelle parole gli occhi di Ukitake si spalancarono dallo stupore. Anche Keishin dietro di lui assunse un’espressione incredula.
“Pensi ancora che Inoue sia morta?”
“Capisco.”
La nuova voce fece girare Ukitake, Keishin e Hiraku e da dietro di loro venne avanti il Capitano-Comandante. “Che peccato” disse quest’ultimo.
“Che peccato?” ripeté Ichigo. “Cosa intendi?”
“Se ciò che dici è vero, allora Orihime Inoue è ancora viva” spiegò Yamamoto. “Ma allo stesso tempo, questo significa che è una traditrice.”
“Una traditrice?”
“Se fosse stata rapita, allora non sarebbe riuscita a venire da te. Pertanto, guarire le tue ferite e poi scomparire significa che Orihime Inoue si è unita alle forze degli Arrancar di sua spontanea volontà.”
A quel punto Ichigo esplose di rabbia. “Tu, stronzo-” ruggì facendo un passo avanti.
Tuttavia Renji lo bloccò. “Fermati!” disse. “Qualunque altra cosa tu dica peggiorerà solo le cose per lei.” Poi si rivolse a Yamamoto: “Noi comprendiamo, Capitano-Comandante Yamamoto. Io, Renji Abarai, Luogotenente della Sesta Brigata e membro della Squadra in avanscoperta del Capitano Hitsugaya, chiedo il permesso di andare nell’Hueco Mundo e riportare la traditrice Orihime Inoue dalla nostra parte.”
“Renji..” mormorò Kurosaki. L’altro gli sorrise.
Ma la secca risposta del Capitano-Comandante raggelò tutti: “Permesso negato. Ora che è chiaro che gli Arrancar si stanno preparando alla battaglia, tutti i membri della Squadra del Capitano Hitsugaya devono tornare immediatamente per rinforzare le difese della Soul Society.”
“Ci state dicendo di.. abbandonare Inoue?” domandò Rukia incredula.
“Esattamente. Il peso di una vita non è paragonabile a quello del mondo intero.”
“Capitano-Comandante, temo che non sarò in grado di obbedire a questi ordini.”
Malgrado le parole di Rukia, Yamamoto rimase imperturbabile. “Me l’aspettavo. Fortunatamente ho previsto che alcuni di voi potessero disobbedire e ho preso provvedimenti.”
Non appena ebbe pronunciato queste parole, dietro alla Squadra di Hitsugaya e Kurosaki apparve un portale per la Soul Society e da esso fuoriuscirono i Capitani Byakuya e Soifon.
“Capitano!” esclamò Renji.
“Avete sentito gli ordini del Capitano-Comandante. Dovete tornare subito” disse Soifon con un tono che non ammetteva repliche.
“Non fate resistenza. Ci è stato ordinato di riportarvi indietro con la forza se necessario” aggiunse Byakuya con voce calma ma perentoria.
Anche se non erano d’accordo, nessuno dei presenti osò replicare. Poi, tutti si voltarono verso Ichigo che teneva gli occhi bassi.
“Capisco” disse infine il Sostituto Shinigami. “Non chiederò nessun aiuto alla Soul Society. Ma.. potreste almeno dirmi come andare nell’Hueco Mundo? Inoue è mia amica. Andrò a salvarla per conto mio.”
“Ichigo...” mormorò Rukia, mentre accanto a lei Renji, Kaisui e Meryu mantenevano un’espressione neutrale.
Il Capitano-Comandante lo fissò intensamente. “No!” esclamò.
“Cosa?!” balbettò Ichigo incredulo; evidentemente non se lo aspettava.
“Avremo bisogno della tua forza nell’imminente battaglia. Non ti permetterò di comportarti stupidamente, non morirai solo come un cane. Resta in attesa, riceverai i tuoi ordini.” Detto questo, lo schermo si spense e la comunicazione finì lì.
Tutti quanti rimasero in silenzio per alcuni istanti; poi Soifon parlò: “Andiamo.”
La Squadra di Hitsugaya seguì i due Capitani nel portale. Passando accanto a Kurosaki, Meryu gli diede una pacca sulla spalla in segno d’incoraggiamento, mentre Kaisui disse: “Scusaci, Ichigo-san, ma non possiamo opporci.”
L’ultima ad andarsene fu Rukia, la quale si voltò verso l’amico. “Ichigo.. mi dispiace” mormorò tristemente. Poi anch’essa svanì nel portale lasciando solo nella stanza il Sostituto Shinigami.
 
Nella Soul Society Yamamoto, dopo aver chiuso la comunicazione con il mondo reale, fece per ritornare alla Prima Brigata quando Ukitake chiese: “Scusate, Yamamoto-sensei, ma davvero non possiamo fare niente per la faccenda di Orihime Inoue?”
“No” rispose il Capitano-Comandante senza voltarsi. “Che quell’umana si sia unita alle forze del nemico oppure no, non possiamo fare niente. Lo scontro finale è vicino e non metterò a repentaglio il futuro di due mondi per una singola persona.”
Prima che potesse andarsene, però, fu la voce di Keishin a fermarlo: “Capitano-Comandante, ricordate quando vi ho chiesto di poter prendere in mano la direzione della Quinta Brigata come Sostituto Capitano?”
Yamamoto si bloccò, pur continuando a non voltarsi. “Si, mi ricordo.”
“Vi ho giurato sul mio onore di Shinigami che avrei fatto tutto il possibile per portare avanti la mia Brigata e aiutare i miei compagni e che mi sarei preso la responsabilità di qualunque cosa sarebbe successa ad essa da ora in poi. Finora ho sempre mantenuto la parola data e continuerò sempre a farlo. Potete credermi.”
Finalmente Yamamoto si voltò. “Che cosa cerchi di dirmi?”
Keishin s’inginocchiò davanti a lui. “Vi chiedo di riconsiderare il salvataggio di Orihime Inoue. Mandate me con una piccola squadra di Shinigami a recuperarla. Mi assumo ogni responsabilità per l’esito della missione, qualunque esso sarà. Posso capire il perché vi rifiutiate di aiutarla, ma le abilità di quell’umana potrebbero essere indispensabili per la battaglia imminente. Sono sicuro che non si è schierata dalla parte del nemico. Inoltre, se andrò io e pochi altri, allora la forza della Soul Society non si ridurrà di molto. Ve ne prego, affidatemi quest’incarico. Giuro che lo porterò a termine.”
“Ho già detto di no e non intendo ripetermi ulteriormente! Non sprecherò neanche la più piccola delle nostre forze in una missione di salvataggio per un’unica umana quando il nostro destino è appeso a un filo. Proprio per il fatto che finora hai fatto onore alla tua parola avremo bisogno anche di te. I membri della tua Brigata si fidano di te e questo è essenziale per guidarli in battaglia. Perciò non insistere e continua i preparativi.”
“Scusate, ma mi vedo costretto a insistere. Non intendo abbandonare quell’umana.”
“Perché ci tieni così tanto a salvarla?”
“Perché non è una comune ragazza. Ve ne sarete sicuramente accorto anche voi, ma possiede poteri mai visti che Aizen brama e per questo non possiamo lasciarla nelle sue mani. Inoltre, Ichigo Kurosaki tiene molto a lei e, se la abbandonassimo, sicuramente cercherebbe di salvarla anche dopo che glielo avete proibito e lo farebbe da solo. Andrebbe incontro a morte certa e voi sapete bene che non possiamo permetterlo. Quel ragazzo è troppo importante. Infine, devo un favore a quella ragazza: anche se mi conosceva appena, lei mi ha aiutato senza esitare e ora mi sento in dovere di ricambiare il favore. Ho visto l’anima di quell’umana e sono sicuro che se ha seguito il nemico, l’ha fatto perché costretta in qualche modo. Per questo, vi chiedo di poterla aiutare. Datemi il permesso. Ve ne prego.”
Per qualche secondo Yamamoto rimase a fissarlo in silenzio. Keishin continuava a tenere la testa bassa e, dietro di lui, Hiraku e Ukitake osservavano il dialogo con volti ansiosi. Alla fine, il Capitano-Comandante parlò: “Permesso negato.”
Keishin alzò di scatto la testa. “Ma perché? Perché siete così contrario?”
“Ti ho già detto le motivazioni per le quali non lascerò andare né tu né nessun altro. Quella in cui ti vuoi imbarcare è una missione suicida. Se andassi da solo o anche con una piccola scorta nell’Hueco Mundo, non saresti mai in grado di tornare vivo e perderemmo delle vite preziose. Non te lo permetterò.”
“E la vita di Orihime Inoue non è preziosa? Il dovere di noi Shinigami è proteggere e mantenere l’equilibrio del mondo reale e dei suoi abitanti. Non è questo che dice la legge che voi sostenete così ardentemente?”
“Non usare un tono così insolente con me, ragazzo! Conosco benissimo il nostro dovere da Shinigami, ma non scambierò mai una vita con più vite, qualunque essa sia! Non manderò a morire degli Shinigami per un’umana la cui sorte è del tutto ignota, soprattutto non in una situazione critica come questa! Fine del discorso!”
Keishin balzò in piedi. “No, non è finito! Non intendo lasciar perdere!”
Ukitake, vedendo che la discussione stava degenerando, cercò di parlare: “Keishin-san, ora calmati e ragiona, ti prego...”
Ma Keishin non lo sentì nemmeno e continuò: “Una volta ho giurato che non avrei mai più abbandonato qualcuno a cui tengo e non mi rimangerò la parola! Non voglio che nessun altro soffra a causa delle atrocità del mio ex-Capitano e, per questo, intendo andare a salvarla, anche da solo!”
“Ora basta!” ruggì Yamamoto. “Ho già detto che questa missione suicida è proibita! E ora te lo ordino direttamente: lascia perdere questa storia! Intendi davvero opporti ai miei ordini, Keishin Akutabi?”
“Se mi costringono ad abbandonare una persona innocente…”
“Stai sfidando la mia autorità?!”
Queste ultime parole del Capitano-Comandante furono accompagnate da una forte emissione di reiatsu dal suo corpo che aumentò all’istante la pressione dell’aria.
Keishin non rispose, ma sostenne lo sguardo di Yamamoto emettendo a sua volta della reiatsu. La combinazione delle due reiatsu sembrò decuplicare la forza di gravità presente nella stanza.
Ukitake e Hiraku fissarono la scena sconvolti. Non si sarebbero mai sognati che uno Shinigami di rango inferiore a Capitano sfidasse fino a quel punto la parola del Capitano-Comandante, tanto meno che rispondesse alla provocazione con una più forte. Stava davvero rischiando grosso.
Per diversi secondi i due Shinigami rimasero a fissarsi in silenzio, aumentando progressivamente la loro reiatsu. Le due energie, così simili tra loro, si sovrapposero per un po’ di tempo, come se cercassero di soffocarsi a vicenda.
“Anche se ti rifiuti di obbedire, sai benissimo tu stesso che non puoi farcela da solo.
Finirai per morire inutilmente. Non riesci davvero ad accettarlo?”
La voce di Yamamoto era calma, ma nel contempo tremendamente inflessibile. La sua reiatsu ebbe un picco e l’atmosfera divenne quasi irrespirabile. Le gambe di Keishin iniziarono a tremare e il suo volto divenne una smorfia di dolore; era chiaro che non avrebbe sostenuto un’aura tanto opprimente per molto.
“Tu obbedirai al mio ordine, ragazzo. Che ti piaccia o no.”
La sua reiatsu divenne ancora più forte. Keishin digrignò i denti, come se cercasse di dire qualcos’altro, ma, alla fine, abbassò lo sguardo e crollò in ginocchio respirando a fatica. “Si, signore” disse lentamente.
La reiatsu di Yamamoto si calmò e l’atmosfera sembrò rilassarsi immediatamente. “Non vuoi andare solo perché tieni a quella ragazza e perché sai che è un’alleata di Ichigo Kurosaki, vero?” disse Yamamoto. “Speri che, andando, avresti anche l’occasione di vendicarti sul nemico che ci ha tradito. Che ti ha tradito.”
Keishin non rispose, ma non negò nemmeno.
“Non sei l’unico a soffrire per i recenti avvenimenti. Le azioni di Aizen hanno portato più male nella Soul Society di chiunque altro e tutti gli Shinigami ne stanno subendo le conseguenze. Questa non è la tua vendetta e la tua guerra. È la nostra guerra. E dunque tu devi partecipare come Shinigami al fianco di tutti. Se ritieni di poter ricoprire un giorno il ruolo ufficiale di Capitano, allora devi saper prendere decisioni difficili e, invece di andare a morire da solo come uno stupido, pensa a combattere al fianco dei tuoi compagni e ad evitare che essi muoiano. Non guardare al passato, ma al presente. Questo è l’importante.”
Stavolta Keishin non replicò. Non era un semplice rimprovero, ma una vera lezione. Si sentiva come un allievo che veniva sgridato dal maestro perché non capiva un concetto elementare. Non sapeva trovare contestazioni. “Farò come volete, Capitano-Comandante.”
“Molto bene. Adesso andate tutti. Abbiamo già perso troppo tempo.” Detto questo, Yamamoto si girò per andarsene.
Hiraku e Ukitake si affiancarono a Keishin mentre si rialzava.
“Come ti senti, amico?” chiese il primo.
“Terrorizzato. Per un secondo ho creduto che mi avrebbe incenerito.”
“Sai che hai fatto una follia, vero?” fece Ukitake. “Nemmeno Kyoraku ha mai osato protestare alle sue decisioni con tanta insistenza e ostinatezza. Hai rischiato molto.”
“Bè, sono un idiota dopotutto” disse Keishin con un piccolo ghigno. “Credevo che avrei potuto convincerlo in qualche modo. Invece, non ci sono riuscito. Il punto è che non riesco ad accettare che…”
S’interruppe di colpo quando percepì una presenza inquietante. Era la stessa che aveva sentito prima, ma ora la percepiva chiaramente. Era potente, oscura e.. era accanto a loro.
“Ehi, che ti prende? Sei pallido” chiese Ukitake.
Keishin si voltò verso Hiraku. “Hiraku! Levati subito!” gridò con voce sconvolta. “C’è qualcosa…”
Non fece in tempo a finire che l’ombra del suo compagno si alzò in aria e si deformò con rapidità impressionante prendendo una parvenza di forma umana. Nello stesso istante quattro tentacoli di pura oscurità fuoriuscirono dal petto di Hiraku facendo schizzare il sangue sul volto di Keishin. Subito dopo, la creatura che si era generata dall’ombra del suo amico alzò quelle che sembravano le sue mani e scagliò contro di lui e Ukitake due sfere di reiatsu rossa dotate di una velocità incredibile, colpendoli e scagliandoli indietro.
Keishin sentì un tremendo dolore al petto e a fatica raddrizzò il busto per esaminarsi: il colpo aveva bruciato i suoi vestiti e la carne sul petto lasciandogli una brutta ferita annerita e sanguinante in più punti. Vicino a lui Ukitake era ferito a sua volta e stava sputando sangue e ansimando pesantemente; a quanto sembrava il colpo aveva scatenato anche i sintomi della grave malattia che affliggeva da sempre il Capitano. Tornando a guardare la creatura, Keishin si accorse che stava puntando al Capitano-Comandante, il quale era anch’egli sorpreso dell’improvvisa apparizione.
“Quanti bei discorsi” disse l’essere oscuro con voce maligna e sarcastica. “Peccato che debba rovinare questa atmosfera. Capitano-Comandante, sono qui per prendere la tua testa!” Detto questo, si scagliò all’attacco.
Tuttavia Yamamoto rimase impassibile. “Pensi davvero di potermi uccidere? Sciocco essere disgustoso!” Con un movimento sorprendentemente rapido roteò il suo bastone e lo piantò nel mezzo del corpo della misteriosa creatura, spezzandola in due. Un istante dopo le due metà del corpo si dissolsero nell’aria.
“Attaccarmi direttamente con tanta imprudenza. Che ingenuo.”
< No. Non è morto > pensò Keishin tentando di alzarsi.
In qualche modo riusciva ancora a sentire la presenza della creatura. Ed era…
“Capitano-Comandante..! Alle vostre spalle..” rantolò mettendosi forzatamente in piedi.
Nello stesso istante, alle spalle di Yamamoto, l’essere oscuro ricomparve dalla sua ombra con gli occhi che brillavano e la bocca deformata in un ghigno malvagio. “Sei tu l’ingenuo, Genryusai Yamamoto.”
Il Capitano-Comandante, colto completamente di sorpresa, cercò di reagire.
“Sei finito!” urlò l’essere, mentre quattro nuovi tentacoli di oscurità si generavano dall’ombra del Capitano-Comandante e lo immobilizzavano. Poi, quelli sulla schiena della creatura si drizzarono per attaccare.
Ma prima che potesse colpire Yamamoto, Keishin si portò dietro l’essere con uno Shumpo e lo trafisse con la sua Zampakuto. “Hai sottovalutato.. la mia resistenza e hai abbassato la guardia.. Pessima mossa” disse lentamente, mentre barcollava nel tentativo di restare in piedi.
L’essere sconosciuto urlò di dolore e si alzò in aria sollevando Keishin con sé. I quattro tentacoli di oscurità sulla sua schiena si avvolsero intorno al corpo dello Shinigami strappandolo a forza e scaraventandolo al suolo. Ancora indebolito dal colpo precedente, Keishin perse la spada nell’impatto e fu sul punto di perdere i sensi; sforzandosi di rimanere cosciente, vide l’essere che caricava altra reiatsu sul suo pugno.
“Maledetto ficcanaso! Non dovevi intrometterti! Ora muori!” ruggì scagliando una potente onda d’energia viola.
Keishin si vide spacciato. < Non lo schiverò mai… > si disse preparandosi al colpo.
Tuttavia, in quello stesso istante, la voce di Hiraku risuonò: “Rifletti il destino, Hantenmirai!”
Keishin voltò la testa per vedere Hiraku che gli lanciava la sua Zampakuto mentre rilasciava lo Shikai. Capì all’istante cosa doveva fare. Con un notevole sforzo afferrò la spada al volo e la mise davanti a sé proprio quando l’onda di reiatsu stava per colpirlo. La lama dello Shikai rifletté l’immagine dell’essere.
La creatura gridò di sgomento quando l’onda ritornò verso di lui e lo investì in pieno; nel momento in cui venne colpito, le ombre che componevano il suo corpo svanirono.
Allora Keishin lo vide finalmente: il suo vero aspetto era quello di un uomo alto dai capelli neri con alcune meches viola, gli occhi vermigli e la corporatura robusta, che indossava una sorta di tunica nera lunga fino alle ginocchia, un paio di pantaloni blu e sopra una particolare corazza che gli rivestiva quasi interamente il busto. Era di un colore misto tra viola e vermiglio e sembrava costituita da uno strano metallo organico in quanto pareva palpitare allo stesso modo dei muscoli; sulle mani la corazza formava dei guanti con lunghe unghie e, in alcuni punti sul petto e sulle spalle, aveva degli strani bozzi rossi che vibravano. Un istante più tardi Keishin si accorse con orrore che erano degli occhi. Sulla schiena i tentacoli erano ora immobili e formavano quattro grossi aculei dello stesso materiale della sua armatura, mentre sulla testa portava un curioso elmo che sembrava fatto d’osso e presentava un corno sulla sommità rivolto all’indietro. Anche se non l’aveva mai visto, capì rapidamente chi era.
“Sei.. un Arrancar, eh?” mormorò con un filo di voce. La sua coscienza lo stava ormai abbandonando. Quel colpo ravvicinato era stato davvero devastante.
Lo sconosciuto digrignò i denti. “Tu, dannato..!”
Non fece in tempo a finire che Yamamoto fu sopra di lui con la sua Zampakuto, Ryujin Jakka, sguainata. La lama della spada brillò quando si abbatté dividendo in due per verticale il corpo del nemico. Tuttavia, ancora una volta le due metà svanirono come se fossero fatte di fumo e il vero Arrancar riapparve poco lontano. Nonostante avesse evitato il colpo, però, non sembrava messo molto bene: sangue colava da una ferita sul suo petto, di certo provocata dalla Zampakuto di Keishin, e aveva anche alcune ustioni riportate dal rimbalzo del suo attacco.
“Non è andata come avevo previsto” disse più a se stesso che agli altri. “Nella mia situazione non sono così folle da sfidare lo Shinigami più potente della Soul Society. Avevo intenzione di assassinarti, ma non posso combatterti direttamente. Perciò...”
Mentre parlava, un portale dimensionale si aprì dietro di lui.
“Ci rivedremo presto, Shinigami. E quando accadrà, tutti voi sarete cadaveri!” Si voltò verso Keishin. “Specialmente tu, piccolo bastardo.. Me la pagherai molto cara!” E svanì nel portale che si richiuse all’istante.
Keishin guardò Hantenmirai nella sua mano. Hiraku lo aveva salvato di nuovo. “Grazie, amico...”
Si voltò verso il punto dov’era riverso il suo compagno. Una pozza di sangue si allargava progressivamente sotto il suo corpo immobile. A quella vista Keishin inorridì.
“No...”
Ignorando il dolore rotolò su un fianco e cercò di trascinarsi verso Hiraku. Un istante dopo un grosso fiotto di sangue gli risalì attraverso la gola e lo vomitò sul pavimento; allo stesso tempo la vista gli si annebbiò e il suo corpo si appesantì ancora di più. Malgrado ciò, continuò ad avvicinarsi al corpo dell’amico, al quale Ukitake, seppur ancora in preda ai sintomi della sua malattia, stava cercando di prestare aiuto. “Avanti, Hiraku-san! Non cedere..!” diceva tossendo.
Con un notevole sforzo Keishin riuscì a raggiungere l’amico e a mettersi sulle ginocchia per esaminarlo. Anche se faceva fatica a rimanere cosciente non voleva abbandonare il suo compagno.
La situazione di Hiraku era davvero critica, perfino un occhio inesperto alla medicina come il suo lo notava. Aveva il petto perforato in quattro punti diversi, forse tutti vitali, e il sangue non poteva essere fermato.
Quando gli fu accanto, Hiraku si voltò verso di lui; i suoi occhi erano vitrei e la pelle era terribilmente pallida.
“Ci vedo poco.. ma devo dire che hai una faccia che fa davvero schifo” disse abbozzando un sorriso.
Keishin non riuscì a non sorridere a sua volta. “Senti chi parla...” replicò sarcastico. “Credo che.. tra noi due sia tu quello con la faccia peggiore in questo momento.”
“Eheh.. credo tu abbia ragione…”
Keishin vide il suo sguardo divenire ancora più vuoto. “Cerca di resistere.. vedrai che ti riprenderai..” mormorò con voce spezzata.
Hiraku scosse il capo. “Inizio già a non sentire più il mio corpo.. scusami, Keishin, ma sembra che non potrò affiancarti.. nella battaglia finale.. contro Aizen..” La sua voce era sempre più flebile.
“Non dirlo neanche per scherzo.. non ricordi?” fece Keishin in lacrime. “Abbiamo giurato che avremmo combattuto insieme. E, inoltre.. non sono ancora diventato Capitano.. non avevi promesso che saresti stato presente per quando sarebbe avvenuto?”
“Perdonami, ma.. temo che non potrò mantenere quelle promesse.. mi dispiace tanto..” Allungò faticosamente una mano e strinse quella dell’amico. “Però.. sono felice di essere almeno riuscito a proteggerti.. come tu avevi protetto me quella volta.. sono felice di non morire invano...”
Keishin strinse a sua volta la mano del compagno; grosse lacrime cadevano a terra mescolandosi al sangue. “Avrei dovuto fare più attenzione.. è colpa mia! L’avevo sentito prima per strada.. se solo l’avessi percepito più chiaramente.. ora tu.. sono io che devo chiederti scusa...”
Hiraku scosse di nuovo il capo. “Non preoccuparti, Keishin.. tu sei mio amico...”
“Anche tu lo sei.. Ti prego, resisti.. non voglio perdere anche te...”
“L’hai.. dimenticato? I veri legami.. non si perdono mai.. restano sempre.. qui..” E alzò la mano indicando il petto di Keishin all’altezza del cuore. Poi, i suoi occhi divennero ancor più vitrei e la sua mano perse vigore.
“No, Hiraku..! Ti supplico.. non puoi andartene...”
Hiraku, seppur con evidente sforzo, aprì ancora la bocca per parlare: “Tu devi vivere.. Keishin.. so che potrai diventare.. Capitano.. un giorno.. e saprai proteggere e guidare.. la Quinta Brigata..” Il suo corpo ebbe uno spasmo e sputò sangue.
“Hiraku!”
“..ti prego, Keishin.. dovete fermare Aizen.. a qualunque costo.. non permettere che altri.. muoiano...”
Il corpo ebbe un ultimo spasmo. Poi gli occhi di Hiraku si chiusero e la mano con cui teneva quella dell’amico allentò la stretta.
“Hiraku.. Hiraku.. No! Non puoi morire! Non puoi...”
Keishin scosse il suo amico, ma era del tutto inutile. Quando non lo vide muoversi più, il dolore e la disperazione sovrastarono perfino il dolore della sua ferita, la quale minacciava di farlo svenire da un momento all’altro. Singhiozzando e piangendo appoggiò una mano sulla fronte di Hiraku e con l’altra gli tenne stretta la mano.
Ukitake, accanto a lui, disse con voce triste: “Mi dispiace tanto, Keishin-san. Mi dispiace davvero tanto.”
Ma Keishin non lo sentì nemmeno. Un’altra sensazione bruciante lo stava divorando da dentro. Non era la tristezza e neanche il dolore. Era l’ira, la rabbia sopita che aveva avuto dentro per tutta la sua vita e che si era scatenata con il tradimento di Aizen. Adesso era ancora più grande e si mescolava a un nuovo sentimento: l’odio.
Odio per l’assassino del suo amico, quell’Arrancar sconosciuto. L’aveva ucciso e lui non aveva potuto fare niente per aiutarlo. < È stato lui. L’ha ucciso. >
E odio per Aizen che l’aveva inviato per uccidere il Capitano-Comandante e dunque era anch’egli responsabile. Li aveva traditi e ora li uccideva senza pietà attraverso i suoi seguaci. < È colpa sua. >
Dovevano pagare. Dovevano pagarla molto cara.
< Tutta questa sofferenza.. è colpa sua, no loro.. maledetti.. >
Un dolore e una rabbia mai provati prima pervasero Keishin, il quale sentì che, se non li avesse sfogati, l’avrebbero bruciato all’istante.
Con somma sorpresa di Ukitake, si mise in piedi malgrado la ferita. “Keishin-san..?”
< Ha mentito.. tradito.. ucciso.. e ora.. Aizen.. lo odio.. lui e i suoi leccapiedi.. li odio tutti.. sono tutti.. MIEI NEMICI! VI ODIO! >
Keishin alzò la testa, gli occhi arrossati che brillavano di un fuoco furioso, e aprì la bocca.
“UOAHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Il suo ruggito scosse l’intera stanza e dal suo corpo una reiatsu cremisi simile a fiamme esplose con una violenza inaudita. Qualcosa si era risvegliato dentro di lui. Qualcosa che non poteva essere descritta a parole. Non era solo un’emozione violenta, ma un potere nuovo, sconosciuto, immenso.
Il pavimento sotto i suoi piedi si annerì all’istante per il calore, grosse crepe si allargarono da quel punto solcando l’intera stanza, le pareti tremarono e la reiatsu che usciva dal suo corpo divenne sempre più forte fino a formare una colonna di energia pulsante intorno a lui. Ukitake lo osservava sconvolto e persino Yamamoto sembrava sorpreso da quell’incredibile emissione di potere.
Il suo sfogo lo lasciò in breve senza forze. Come era apparsa, la sua reiatsu svanì nel nulla e una tremenda stanchezza lo pervase.
Esausto, Keishin crollò a terra e perse conoscenza.


Note:
Soten Kisshun = divino scudo gemello del ritorno
Ryujin Jakka = fuoco delle lame che scorrono

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Capitolo 11
*** BANKAI! ***


Salve! Salve! Salve! Salve a tutti! Eh sì sono tornato! Vi sono mancato? (Spero di sì...)
Mi scuso per non aver
postato alcun capitolo la settimana scorsa, ma non è il mio periodo migliore.. in compenso ho voluto lasciare questo capitolo completo e quindi più lungo degli altri e, dopo di esso, una fantastica nuova immagine di Keishin, Kaisui e Meryu, regalo di un mio carissimo e bravissimo amico, mio complice tra l'altro nella creazione dei miei tre personaggi. Qui vedremo gli allenamenti di tutti e tre i protagonisti per raggiungere il Bankai e vi dico subito di non lasciarvi ingannare dalle apparenze: niente sarà come sembra e il tempo in cui avvengono, anticipo subito, non sarà lo stesso, quindi non pensate erroneamente che gli allenamenti avvengano contemporaneamente...
Ma bando alle ciance! Eccovi il capitolo 11 e buona lettura!




 
Capitolo 11: BANKAI!
 
Il funerale di Hiraku si svolse il giorno dopo il mancato assassinio del Capitano-Comandante. Pur essendo ormai poco il tempo a loro disposizione prima della battaglia finale, Yamamoto stesso aveva voluto comunque celebrarlo per rendere omaggio al coraggioso Shinigami che si era sacrificato per salvare la vita dei propri compagni. Al triste evento erano presenti anche Meryu e Kaisui, i quali, appena ritornati, avevano ricevuto la terribile notizia che un Arrancar si era infiltrato nella Soul Society nel tentativo di assassinare il Capitano-Comandante e che aveva ucciso Hiraku e ferito gravemente Keishin nello scontro che ne era risultato.
Quest’ultimo si era ripreso dopo una notte sotto le cure del Capitano Unohana e, pur non essendo ancora del tutto guarito, aveva insistito per partecipare al funerale; ora si trovava vicino alla pira funebre di Hiraku fissandola con uno sguardo indecifrabile, che sembrava racchiudere tutte le emozioni che stava provando in quel momento: dolore, tristezza, angoscia, ira, odio…
Yamamoto cominciò a dire un elogio alla memoria di Hiraku. Meryu, che stava poco lontano da Keishin, osservava la scena con sguardo triste e malinconico; accanto a lui Kaisui si stava asciugando una lacrima e fissava mestamente la pira. Hinamori, che si trovava dietro Keishin, stava singhiozzando amaramente e cercava con fatica di trattenere le lacrime. Oltre a loro, erano presenti gli altri Shinigami della Quinta Brigata, Renji, Rukia e i Capitani Byakuya, Kyoraku e Ukitake.
Quando il Capitano-Comandante ebbe finito di parlare, fece un cenno a quattro Shinigami incappucciati che portavano delle torce accese e questi avanzarono verso la pira. Quando furono sul punto di darle fuoco, Keishin afferrò il braccio di quello che gli era più vicino e disse: “Aspettate. Voglio essere io a farlo.” Il tono era molto serio e perentorio.
Lo Shinigami incappucciato guardò Yamamoto, il quale si limitò ad annuire leggermente senza proferir parola. Lo Shinigami porse allora la sua torcia a Keishin, mentre gli altri suoi compagni arretrarono senza accendere la pira.
Keishin fissò per un attimo la torcia, poi la rifiutò con un gesto della mano; si voltò verso la pira e balzò sopra di essa atterrando accanto al corpo di Hiraku. Il volto del suo amico era sereno e placido, come se fosse solo immerso in un sonno profondo. Keishin s’inginocchiò e gli appoggiò una mano sulla fronte sussultando leggermente quando percepì la freddezza della sua pelle, unico segno che non era più in vita.
“Te lo giuro, Hiraku” mormorò con tono impercettibile. “Continuerò a vivere e ad andare avanti. Non mi fermerò finchè Aizen e i suoi seguaci non saranno eliminati.”
Non aveva altro da dirgli. Il discorso del Capitano-Comandante aveva già detto tutto quello che anche lui pensava e dire altro era del tutto superfluo. Si limitò a quelle poche parole e ad accarezzargli la fronte. Infine, si alzò in piedi, estrasse la sua Zampakuto e attivò lo Shikai; mentre le fiamme pervadevano Hikami, Keishin alzò le due spade e le fissò un istante. Hiraku era stato il primo a vedere il suo Shikai ed era solo grazie a lui se aveva potuto ottenerlo e conoscere Hikami. Era giusto che fossero loro a dargli un degno funerale.
Guardò l’amico solo un’ultima volta mormorando: “Addio, Hiraku.. e grazie.”
Poi piantò le sue spade nella legna sotto di lui incendiandola.
Con un altro balzo Keishin saltò giù dalla pira, disattivò lo Shikai e rinfoderò Hikami. Dietro di lui il fuoco avvolse in breve tempo la pira funebre formando un enorme bozzolo di fiamme intense ed accecanti. A quella vista Hinamori scoppiò finalmente in lacrime e affiancò Keishin stringendosi al suo fianco, mentre quest’ultimo le abbracciò la testa dando le spalle alla pira e tenendo la testa bassa.
Nessuno dei presenti se ne andò finchè il fuoco non si fu placato del tutto e la pira completamente consumata. Keishin non si voltò mai a guardarla.
Quando le fiamme si estinsero, Yamamoto si rivolse a tutti i presenti: “Torniamo ai preparativi. La nostra battaglia più importante è ormai imminente. Anche per il coraggioso sacrificio di Hiraku Saito, non possiamo permetterci di perdere altro tempo e di venire sconfitti. Nella prossima battaglia, il fallimento non è un’opzione.”
Mentre tutti gli Shinigami si allontanavano, Yamamoto si avvicinò a Keishin e Hinamori. “Andate anche voi” disse con tono pacato ma serio. “Non c’è più niente che possiate fare qui.”
Keishin non lo guardò, ma annuì per poi rivolgersi a Hinamori: “Momo-chan, torniamo alla Quinta Brigata. Dobbiamo continuare.”
Lei singhiozzò ancora e non sembrava volersi muovere, tuttavia alla fine mormorò: “Va bene.” E seguì il compagno verso la loro Brigata.
Kaisui e Meryu li seguirono e fermarono Keishin per potergli parlare un momento, mentre Hinamori andò avanti.
Rimasti soli sopra il tetto di una casa vicina alla Quinta Brigata, Keishin fissò i due amici. “Che cosa volete dirmi?”
“Ascolta, Keishin” iniziò Meryu, “so che per te questo dev’essere un momento ancora peggiore di quando Aizen ti ha tradito e posso capire che la tua ira ti stia letteralmente divorando...”
“Taglia corto, Meryu. Non ho tempo da perdere” lo interruppe freddamente Keishin.
A quel punto fu Kaisui a continuare: “Quello che vogliamo dirti è semplicemente di non lasciare che la tua rabbia ti annebbi la mente com’era successo poco tempo fa. Il tradimento di Aizen ti aveva fatto soffrire terribilmente e ti stavi isolando nel tuo odio e rancore da tutti, compresa la tua Zampakuto. Ora hai provato un dolore forse ancora più grande e, dunque, il nostro timore è che tu possa dimenticarti di nuovo del nostro legame e del legame che hai con Hikami e non vogliamo che ciò accada. Non smarrirti ancora nell’oscurità.” Mentre diceva le ultime parole, i suoi occhi sembrarono diventare quasi supplichevoli.
L’espressione di Keishin non cambiò minimamente alle sue parole, ma, dopo qualche secondo, rispose: “Non succederà.”
Meryu e Kaisui lo fissarono sorpresi.
“Capisco che siate preoccupati, ma non c’è motivo stavolta” continuò. “Ho commesso già una volta un errore terribile e non lo ripeterò una seconda. Non mi allontanerò mai più da nessuno di voi, tantomeno da Hikami, e non mi farò mai più accecare dall’ira.” Alzò una mano e strinse il pugno davanti a loro. “Tuttavia, se c’è una cosa che non posso promettervi, è che non ridurrò quel bastardo di un Arrancar ad un mucchio di cenere fumante. La rabbia che sto provando ora è tale che voi non potete nemmeno immaginarlo. Desidero solo trovare quell’assassino e dargli la più atroce, dolorosa e violenta morte! Patirà una sofferenza infinite volte superiore a quella che ha patito Hiraku e sarò io a infliggergliela! La sua dipartita sarà tutto meno che indolore e, quando arriverà il momento, mi auguro che voi non siate lì ad assistere.”
Le fiamme di furore che emisero i suoi occhi durante le sue ultime parole furono tali da far rabbrividire per un secondo sia Kaisui che Meryu.
Keishin diede loro le spalle. “Siete già riusciti ad ottenere il Bankai?” domandò.
“No.”
“Non ancora, purtroppo.”
“Allora dobbiamo ottenerlo ora o mai più. Non possiamo permetterci di affrontare la battaglia finale senza di esso.” Dopodichè si portò con uno Shumpo davanti alla sede della Quinta Brigata e sparì all’interno.
“Credevo che mi sarei sentita sollevata nel sentire che non si allontanerà ancora da noi” mormorò Kaisui, “ma il suo attuale stato d’animo mi spaventa forse di più. Non stava scherzando quando ha detto quelle cose terribili.”
“Sta attraversando un momento davvero difficile” fece Meryu, “inoltre, sai bene che lui è più facile all’ira di chiunque altro. Non è affatto strano che sia così desideroso di vendetta. Però, devo ammettere anch’io che questa volta mi ha intimorito.”
“Che possiamo fare?”
“Al momento nulla. Ha ragione a voler eliminare quell’Arrancar e noi non possiamo fermarlo, né ne abbiamo il diritto. Possiamo solo sperare che il fuoco dell’ira non consumi anche lui alla fine.”
Kaisui guardò il palazzo della Prima Brigata in lontananza. “Come è stato possibile che un Arrancar penetrasse con tanta facilità nella Soul Society?”
“A quanto ha detto il Capitano Ukitake quell’Arrancar possedeva la capacità di nascondersi nelle ombre” rispose Meryu pensieroso. “Probabilmente era arrivato a Karakura Town con i suoi compagni durante l’ultima battaglia e si era nascosto in una delle loro ombre. I Capitani pensano che quando Hiraku stesse per ritornare alla Soul Society si sia trasferito nella sua per potersi così infiltrare. Poi, doveva solo aspettare il momento giusto e la comparsa del suo obbiettivo.”
“Alla fine avevamo ragione: ci hanno davvero raggirati nell’ultima battaglia.”
“Già. In un sol colpo hanno rapito quella ragazza umana, che chissà cosa vuole da lei Aizen, eliminato uno dei nostri compagni e rischiato di uccidere anche il Capitano-Comandante e Keishin. Ormai è chiaro: il tempo degli indugi è finito. Dobbiamo prepararci al vero scontro.” Meryu strinse il pugno davanti agli occhi. “E dunque la cosa migliore che possiamo fare adesso è quella che ha detto Keishin: dobbiamo ottenere il Bankai al più presto.”
Kaisui abbassò gli occhi per qualche secondo, poi li rialzò dicendo con voce risoluta: “Allora che stiamo aspettiamo? Andiamo!”
Ed entrambi sparirono con uno Shumpo.
 
Quella notte, dopo aver passato tutto il resto del giorno insieme a Hinamori a dare disposizioni alla loro Brigata per difendere la Soul Society, Keishin si recò di nuovo al luogo segreto di allenamento e lì fece Materializzare Hikami. “Devo ottenerlo ora, a costo di morire. Non smetteremo finchè non l’avrò” disse semplicemente.
“Per me va bene, ma dovrai dare tutto te stesso in tal caso, molto più che in qualunque altro scontro” lo ammonì Hikami.
Per tutta risposta Keishin rilasciò lo Shikai e infiammò le sue spade. Hikami lo imitò subito dopo e, sapendo che lo Shinigami era più furioso che mai, si mise in posizione di guardia aspettandosi un attacco immediato.
Con sua grande sorpresa, non fu così: Keishin non lo attaccò né assunse una posizione qualsiasi, rimase semplicemente fermo lì in piedi con le due spade abbassate e lo sguardo fisso sulla Zampakuto. Sembrava quasi una statua.
Pur perplesso, Hikami decise di passare lui all’offensiva e menò un fendente con la spada destra gridando: “Kasai no Kizuato!”
Una mezzaluna di fuoco partì dalla lama e si diresse contro Keishin; tuttavia questi non si oppose, anzi lasciò che il colpo lo investisse in pieno scagliandolo lontano.
Hikami rimase sconvolto. “Che stai facendo? Perché non hai reagito?”
Keishin si rialzò lentamente con gli abiti bruciacchiati e un’evidente ustione sul petto, ma la sua espressione era rimasta immutata. “Questo.. non è niente in confronto alla sofferenza che ho patito per la sua morte. Un dolore fisico come questo.. non mi fa neanche il solletico!” gridò per poi partire all’attacco scagliandosi contro Hikami ad una velocità incredibile.
Quest’ultimo bloccò il suo fendente, ma Keishin saltò sopra di lui cercando di colpirlo sulla schiena con l’altra spada; Hikami si abbassò schivando la lama e, nell’istante in cui lo Shinigami toccò terra, si voltò di scatto sferrando un doppio fendente ascendente alla sua testa, che Keishin parò incrociando le proprie lame sopra di sé. Hikami mise forza per sopraffare l’avversario, ma questi resistette senza abbassare minimamente le braccia e, dopo qualche secondo di stallo, fece scivolare via le spade avversarie spostandosi sul lato destro della Zampakuto per poi ruotare il corpo di 180° e centrare il suo fianco con un calcio poderoso che spinse Hikami indietro di qualche metro. A quel punto Keishin si spostò in aria con uno Shumpo e, afferrate le catene a cui erano legate le spade, iniziò a ruotare vorticosamente creando un turbine di lame di fuoco, proprio come aveva fatto Hikami nei loro precedenti scontri.
“Cerchi di sorprendermi imitando le mie tecniche?” disse la Zampakuto con voce lievemente sprezzante. “Bella mossa, ma non è abbastanza per fermarmi!” E si mise in posizione, pronto a ricevere l’attacco dello Shinigami.
“E chi ha detto che ti sto imitando?” ribattè Keishin. Dopodichè urlò: “Kasai no Kizuato: Fukusu Moyasu!”
Dal vortice di lame vennero scagliate una miriade di mezzelune infuocate che colpirono ogni metro del terreno sottostante bruciando tutto ciò che toccavano. Un simile attacco si rivelò troppo anche per Hikami, il quale, dopo aver bloccato qualcuna delle mezzelune, venne sopraffatto dal loro numero e colpito più volte fino a essere sbalzato indietro di parecchi metri atterrando rovinosamente per terra. Con un notevole sforzo si rimise in piedi e fissò incredulo Keishin che stava scendendo a terra, mentre entrambe le sue spade emettevano fiamme di un’incredibile intensità.
“Questa tecnica.. non te l’ho insegnata io” mormorò. “Hai preso la mia mossa e ne hai creato da solo una variante a lungo raggio e più potente.. Sono davvero sorpreso, ti faccio i miei complimenti.”
“Grazie, ma non voglio dei complimenti” replicò secco Keishin. “Voglio il potere di eliminare Aizen, gli Espada e, soprattutto, l’assassino di Hiraku! Perciò, attaccami ancora e con più forza, avanti!”
Hikami non se lo fece ripetere due volte e si scagliò contro di lui mulinando le spade; Keishin gli venne incontro e fece cozzare le sue lame con quelle della Zampakuto. I due si scambiarono ferocemente una serie di tecniche di Zanjutsu tentando di superare la guardia dell’avversario. Rimasero serrati in quel terrificante scambio per più di un minuto, senza smettere di colpirsi nemmeno per un istante; ad ogni colpo le fiamme sulle loro lame divenivano sempre più forti, al punto che l’aria circostante era ormai diventata tremolante per il calore emanato. Quando alla fine si separarono, i loro abiti erano lacerati e bruciati in più punti e avevano diverse ferite fumanti su braccia e torso, ma nessuno dei due mostrava segni di cedimento.
Hikami si guardò e poi guardò Keishin. Anche se nessuno dei due era ancora riuscito a prevalere sull’altro, era la prima volta che lo Shinigami riusciva a metterlo così in difficoltà. Ogni suo movimento era preciso e rapido e ogni colpo potente, inoltre, non mostrava alcuna esitazione o incertezza. Era ben diverso dagli altri allenamenti.
Keishin fissò Hikami negli occhi per un istante, poi ripartì all’attacco facendo strisciare le spade per terra mentre correva. La Zampakuto si mise in guardia alzando le proprie lame davanti a sé, ma quando Keishin stava per raggiungerlo, quest’ultimo si bloccò a un paio di metri da lui e sferrò un fendente incrociato con entrambe le spade urlando: “Kasai no Kizuato!” La doppia tecnica generò una croce di fuoco incredibilmente intensa che investì in pieno Hikami, il quale, data la distanza ravvicinata, potè solo tentare di resistere incrociando a sua volta le spade per farne uno scudo; la forza delle fiamme, tuttavia, potenziate anche dal precedente attrito col suolo, fu abbastanza per spingerlo indietro di parecchi metri.
Quando ebbe bloccato del tutto la tecnica, Hikami abbassò le spade solo per trovarsi davanti Keishin, in posizione di attacco. < Non ha usato il fuoco per ferirmi, ma per accecarmi! > pensò sconvolto, mentre lo Shinigami lo colpiva con entrambe le lame causandogli due profonde ferite al petto.
La Zampakuto rantolò di dolore e usò uno Shumpo per allontanarsi e recuperare terreno. “Davvero un bel colpo” disse con un tono di voce più soddisfatto che dolorante. “È la prima volta che mi infliggi una simile ferita. Complimenti davvero.”
Tuttavia Keishin rimase impassibile alle sue lodi. “Smettila” replicò semplicemente.
“Che ti prende? Guarda che sono...”
“Non intendevo quello! I tuoi complimenti significano davvero molto per me, lo sai bene, ma dall’altra parte c’è una cosa che non sopporto e cioè che, anche se mi lodi, non mi stai ancora prendendo sul serio!”
Hikami lo fissò. “Lo sapevi, eh?”
“Io e te siamo uniti nel profondo. Non sei tu a ripetermelo di continuo? Sento che non stai usando la tua massima potenza e questo mi fa infuriare! Se voglio ottenere il Bankai, devo batterti mentre usi tutti i tuoi poteri o sbaglio? Ti ho appena dimostrato cosa la mia determinazione e, soprattutto, la mia ira possono fare, perciò, per usare una tua espressione, fai sul serio o morirai!”
Hikami sembrò pensieroso per qualche istante; infine sorrise e annuì. “Hai ragione” disse. “Ormai non posso più trattenermi e tu sei pronto per la vera prova. Così sia, allora! Preparati, Keishin! Perché tra poco vedrai la mia vera forma e il mio reale potere!”
A quel punto, una reiatsu fiammeggiante di un’intensità paurosa avvolse il suo corpo, i suoi stessi vestiti diventarono di fiamme reali, le spade e le catene presero fuoco a loro volta e sembrarono fondersi col resto del corpo, mentre i capelli rossi si alzarono in aria diventando anch’essi di fiamme vive. Dopo qualche istante, Hikami venne completamente avvolto da una colonna di fuoco generata dal suo stesso corpo e scomparve all’interno di essa.
Keishin fissò la scena fremendo di trepidazione, mentre attendeva la fine della trasformazione. Tuttavia ciò che vide dopo, lo lasciò sbigottito: il vortice di fiamme davanti a lui esplose e ne emerse una gigantesca fenice fatta interamente di fuoco, grande almeno quanto lo spirito della fakouze, ma molto più terrificante. L’enorme uccello lanciò un ruggito talmente assordante che il terreno parve tremare e Keishin sentì male ai timpani.
“Eccoti accontentato. Questa è la mia vera forma” disse la fenice con voce roboante e possente. “Sappi che in questo stato non sono capace di trattenermi nemmeno se lo voglio. Quindi, spero che tu sia pronto dato che da ora le tue opzioni sono solo due: ottenere il Bankai o morire!”
Le sue parole non spaventarono minimamente Keishin, il quale si mise in posizione di guardia aumentando l’intensità delle fiamme delle sue spade.
“Benissimo. Non chiedo di meglio!” ribattè con decisione. Dopodichè si scagliò contro l’enorme fenice, mentre questa si alzava in volo e ruggiva in tono di sfida.
 
Chiusosi in una delle stanze della sede della Seconda Brigata, Meryu si sedette al centro di essa e, preso un bel respiro, congiunse le mani al centro nella sua solita posizione e s’immerse nel suo mondo interiore. Qui trovò Hayabusa ad attenderlo.
“Non c’è più molto tempo” disse Meryu. “Devo avere il Bankai per la battaglia finale. Intensifica il mio allenamento, fino all’estremo.”
Hayabusa lo fissò con occhi impassibili. “Come vuoi” rispose infine. Poi iniziò a rilasciare un’intensa reiatsu bianco-azzurra dal corpo.
Meryu chiuse gli occhi e si preparò a ricevere ancora una volta quell’energia nel suo corpo. Stavolta, però, si sentì pervaso solo da una piccola quantità di reiatsu, molto più debole delle volte precedenti. Seppur perplesso iniziò a concentrarsi per sincronizzare la sua reiatsu con quella della Zampakuto. D’un tratto, proprio mentre stava per stabilizzare le due reiatsu, un’altra ondata di aura, molto maggiore della precedente, lo invase con una violenza inaudita rendendo subito tutto il suo corpo terribilmente pesante e causandogli un tremendo dolore; con un notevole sforzo, riuscì a resistere e a stabilizzare lievemente quell’energia.
Socchiuse gli occhi a fatica e vide che Hayabusa aveva unito le mani all’altezza della pancia a formare un cerchio e la reiatsu intorno al suo corpo sembrava avere un’intensità stranamente irregolare. Pochi secondi dopo, la reiatsu che lo pervadeva calò ancora e il peso sul suo corpo si attenuò immediatamente, ma Meryu, stavolta, preferì non abbassare la guardia per il calo improvviso della reiatsu e si mantenne concentrato al massimo.
Infatti, come si aspettava, un’altra, poderosa sferzata di energia gli attraversò senza preavviso il corpo mettendo di nuovo a dura prova la sua concentrazione; stringendo i denti, si sforzò di mantenere costante il suo respiro e di contenere quell’enorme reiatsu. Proprio mentre stava per controllarla, il livello dell’aura di Hayabusa calò ancora facendogli perdere in parte il controllo di essa e costringendolo ad adattarsi all’improvviso cambiamento. Poi, poco dopo e sempre senza preavviso, la quantità di reiatsu aumentò un’altra volta.
Meryu allora capì la strategia di Hayabusa: invece di trasferirgli la sua reiatsu tutta in una volta come aveva sempre fatto, ora stava continuamente variando il suo livello e lo costringeva così ad adattarsi a quantità mutevoli di aura. Inizialmente gli sembrò un allenamento più facile dei precedenti, ma, dopo qualche minuto, dovette ricredersi: era ben più difficile degli altri perché le continue fluttuazioni del livello della reiatsu della Zampakuto avevano un impatto molto più traumatico sul suo corpo e anche sulla sua mente.
Infatti, ogni volta che la reiatsu aumentava o diminuiva, il lavoro fisico-mentale variava di conseguenza e, per quanto si sforzasse di mantenere una concentrazione costante, era inevitabile che si rilassasse anche solo leggermente quando calava, a causa dello sforzo notevole appena sostenuto e, quando poi aumentava di nuovo, doveva impegnarsi molto di più per resistere. Oltretutto anche il suo corpo soffriva terribilmente quei picchi improvvisi di reiatsu, che ogni volta lo colpivano con la forza di una tempesta di pietre facendolo barcollare e quasi crollare a terra.
Dopo diverso tempo Meryu riuscì ad arrivare ad una sorta di equilibrio: era in grado di resistere e sopportare al meglio le continue fluttuazioni della reiatsu di Hayabusa, anche se ancora faticava a sincronizzarla con la propria. La cosa che più di tutto gli rendeva difficile l’impresa era il fatto che l’energia della Zampakuto diventava sempre più forte ad ogni nuovo aumento; dopo ciascuna riduzione, infatti, il picco successivo era sempre più alto di quelli precedenti e la forza trasferita stava arrivando ad un livello tale che Meryu stentava a credere. Ad un certo punto il livello della reiatsu superò perfino quello che lui credeva essere il suo massimo e la sua mente divenne confusa.
< Possibile che..? >
I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di Hayabusa: “È così. In nessuno dei nostri allenamenti precedenti ti ho trasferito tutta la mia reiatsu poiché tu non eri ancora pronto per controllare una forza simile. Ora, però, ritengo tu possa farcela.”
Mentre parlava, Meryu sentì una nuova ondata di reiatsu sovrapporsi a quella che stava già tentando di dominare e la combinazione delle due energie lo fece crollare in ginocchio. La modalità di trasferimento era cambiata di nuovo: adesso gli aveva trasferito due picchi di reiatsu in rapida successione, rendendo il suo già notevole sforzo fisico-mentale quasi impossibile da sostenere.
Meryu ansimò; ormai perfino respirare gli era difficile.
In quel momento Hayabusa parlò di nuovo: “Alzati.”
Lo Shinigami lo guardò con un lieve sguardo rabbioso.
“Non fare quella faccia. Ti conosco, non sei certo il tipo che perde il sangue freddo così facilmente. Non farti dominare dalla rabbia. Non farti sopraffare dalla frustrazione. Non farti piegare dal dolore e dalla fatica. Per controllare il mio vero potere e ottenere il Bankai devi controllare per prima cosa le tue emozioni. Puoi conquistarlo solo seguendo quella che è sempre stata la direzione della tua anima. Tu sei uno Shinigami che ricerca la perfezione delle arti marziali e dello spirito, proprio come il Capitano che tanto ammiri. Tu e lei mirate al medesimo obbiettivo, quindi sai che non puoi permetterti di perdere il controllo se vuoi raggiungerlo. Non ce la farai di certo seguendo la strada del tuo amico, Keishin Akutabi. Voi due siete due personalità totalmente opposte. Lui ha deciso di fare delle sue emozioni più intense e violente, in particolare dell’ira, la sua forza, mentre tu invece hai sempre creduto nella calma e nell’autocontrollo per diventare più forte. Siete entrambi due enormi oceani dalle acque cristalline, ma uno è immutabile e imperturbato, l’altro è burrascoso e con onde impetuose. Ognuno di voi si è costruito la propria strada. Puoi andare avanti solo seguendo la tua senza deviare. Le tue emozioni sono importanti e non devi perderle, ma devi dominarle, non farti dominare da esse. Ogni volta che la situazione sarà più difficile, come in questo momento, sforzati di mantenere la calma e il sangue freddo, brucia i sensi, domina il dolore e concentra tutte quelle emozioni che stai tenendo a freno nei tuoi colpi. Solo allora sprigionerai il tuo pieno potere.”
Meryu ascoltò in silenzio ognuna di quelle parole. “Oggi sei loquace, eh, Hayabusa?” disse quando smise di parlare.
Tuttavia sapeva che ciò che aveva detto corrispondeva a verità. Lui era come l’aveva descritto.
Sentendosi rinfrancato, calmò quel leggero accenno di rabbia, si sforzò di sopportare il dolore e si rimise in piedi. Dopodichè ricominciò a sincronizzare le loro reiatsu e rivolse alla Zampakuto uno sguardo stavolta di determinazione.
“Di più.”
Hayabusa annuì e l’aura che lo circondava s’intensificò ulteriormente.
 
Con un leggero tonfo, Kaisui atterrò in una radura nel bosco all’esterno della Soul Society e, estratta la sua Zampakuto, la fece Materializzare. Sabaku No Hana apparve davanti a lei e si stiracchiò.
“Ciao, Kaisui” disse gentilmente. “Scusa se oggi non ti ho mai parlato, ma avevo sentito il tuo dolore, sia per il funerale che per la condizione del tuo amico Keishin-san, e ritenevo che volessi essere lasciata un po’ sola coi tuoi pensieri. Mi dispiace molto per ciò che è successo.”
“Grazie, ma non serve che ti scusi. L’avevo capito” rispose Kaisui con un piccolo sorriso. “Piuttosto dobbiamo diventare più forti proprio perché la sorte funesta di Hiraku non tocchi a nessun altro di noi. Porta l’allenamento alla fase più estrema.”
“Kaisui, io...”
“Non c’è più tempo, Sabaku No Hana. Devo assolutamente padroneggiare il Bankai, perciò, per favore, fai come ti dico e non fermarti per niente al mondo finchè non ci sarò riuscita. Ne va del futuro della Soul Society.”
La Zampakuto le accarezzò una guancia. “Volevo solo dire che sono d’accordo con te e che farò di tutto per farti avere il Bankai questa stessa notte. Tuttavia ricorda: se non darai il tuo massimo non potrai mai riuscirci!”
Kaisui la fissò intensamente. “Non serve che tu me lo ricordi. L’ho sempre saputo. Quindi avanti, incominciamo!” Poi prese le distanze dall’altra e si mise in posizione rilasciando lo Shikai.
Sabaku No Hana iniziò ad emettere una reiatsu dorata dal corpo allargando nel contempo le braccia con lentezza, fino a portarle al di sopra della testa; un istante dopo Kaisui percepì un rumore strano e, voltandosi, vide crescere dal terreno quattro strani fiori color sabbia e di grandi dimensioni disposti in maniera simmetrica intorno a loro. Dopo pochi secondi i fiori crebbero completamente e si schiusero iniziando ad emanare una fitta polvere simile alla sabbia, allo stesso tempo, un forte vento circondò l’intera radura e si unì alle particelle rilasciate generando nel giro di qualche istante una forte tempesta di sabbia.
“Ma che sta succedendo?” chiese Kaisui confusa. Quello che stava vedendo era completamente diverso da qualsiasi altro fenomeno avesse mai visto durante gli allenamenti.
“Questa è la reale forma del mio potere” rispose Sabaku No Hana, mentre il suo corpo iniziava a diventare trasparente. “Le altre forme di allenamento erano delle applicazioni di tale potere su scala ridotta. Ho sempre usato il massimo della mia forza, ma con un raggio molto più limitato di quello vero, di conseguenza la nostra area di allenamento era più ridotta e per te era più facile individuarmi.” Il suo corpo scomparve del tutto nella tempesta. “Ma ora è diverso. Quei fiori che hai visto generano una dimensione in cui i miei miraggi sono padroni. Finora non li hai mai visti proprio perché li creavo in scala ridotta, in modo da restringere il campo d’azione, perciò ti erano pressoché invisibili. Adesso, però, sto usando i miei poteri con il loro reale raggio d’azione e la loro reale forma, quindi, puoi ammirare quella che sarà anche la forma del tuo Bankai. Tuttavia sappi che se vuoi ottenerlo dovrai usare qualunque mezzo per individuarmi e fermarmi. Non puoi più sperare di poterci riuscire semplicemente stando immobile e aspettando i miei attacchi. Adesso la mia dimensione dei miraggi è molto più grande e completa, dunque dovrai muoverti per trovarmi e dovrai fare ancor più attenzione perché finchè sarai qui dentro sarai nel mio mondo e, quindi, sottostarai alle mie regole.”
Kaisui iniziò a esaminare i dintorni con circospezione, ma non vide nulla. Tutto ciò che la circondava, i fiori, gli alberi, era tutto svanito e solo la bufera di sabbia era visibile; il vento forte le sferzava  i capelli e le rendeva difficile anche solo tenere aperti gli occhi. Provò allora a concentrarsi sulla percezione della reiatsu, ma, come in precedenza, non riuscì a sentire nulla. Se non avesse saputo che era tutta opera della sua Zampakuto, avrebbe creduto di essere completamente sola.
Cominciò a camminare senza una meta precisa nella tempesta, usando qualunque senso per tentare di localizzare Sabaku No Hana. Dopo circa un minuto vide una sagoma scura apparire poco lontano e si scagliò subito su di essa, ma, appena l’ebbe raggiunta, questa scomparve nel nulla; un istante dopo il sibilare di una lama che fendeva l’aria la fece saltare di lato per evitare il colpo e si girò sferrando contemporaneamente un contrattacco. La sua falce colpì in pieno Sabaku No Hana che le stava alle spalle, il cui corpo si dissolse una volta centrato.
“Una semplice illusione” disse Kaisui con tono annoiato. “Scontato. Non hai di meglio?”
“Questo ti piace di più?”
A quelle parole altre sei Sabaku No Hana apparvero dal nulla circondandola in un istante. Kaisui, tuttavia, non sembrò sorpresa e replicò: “Sei poco originale, sai!” Subito dopo ruotò su se stessa menando un fendente circolare che tagliò in due ognuna di loro; tutte svanirono nell’aria. “Dovrai fare meglio di...”
Un secondo dopo sentì una lama lacerarle la schiena e crollò in ginocchio per il dolore, mentre alle sue spalle una voce diceva: “Non parlavo di quelle immagini.” Si voltò e vide Sabaku No Hana che torreggiava su di lei e dal suo braccio destro usciva una lama identica a quella della falce del suo Shikai.
< Com’è possibile? Non sono riuscita a percepire niente! > pensò Kaisui sconvolta.
“Te l’ho detto che ora è diverso. Un’area ristretta è poco adatta al mio potere illusorio, ma un’area ampia e aperta come questa è perfetta per esso, perciò ogni mia capacità può essere usata al suo massimo. Se non amplierai il tuo campo visivo, non potrai mai sconfiggermi.” Pronunciate queste parole fece qualche passo indietro e svanì nuovamente nella bufera.
Digrignando i denti Kaisui ignorò il dolore, si rimise in piede e riprese a camminare continuando nel contempo ad utilizzare tutti i suoi sei sensi per trovare Sabaku No Hana.
Tuttavia, col passare del tempo, l’impresa sembrò diventare sempre più disperata: la bufera era implacabile ed era sempre più faticoso riuscire a muoversi velocemente, ma soprattutto le illusioni diventavano sempre più terribili da affrontare. Infatti, dopo alcuni minuti, Sabaku No Hana non generò più sue copie, ma bensì miraggi di altre persone: Kaisui vide in successione le immagini illusorie di Rukia, Matsumoto e di alcuni Shinigami della sua Brigata. Le prime due le dissero di averla raggiunta poiché avevano sentito dei disturbi nella sua reiatsu e temevano per questo che fosse in pericolo; si erano così dirette nella sua direzione, avevano trovato la tempesta di sabbia e vi erano entrate per aiutarla. Le due Shinigami erano talmente realistiche in ogni dettaglio, reiatsu compresa, che Kaisui, pur molto sospettosa, non riuscì ad attaccarle e disse loro che si stava solo allenando per il Bankai. In seguito, nell’istante in cui abbassò la guardia per parlare con loro, venne nuovamente colpita da Sabaku No Hana rimediando un’altra ferita alla spalla destra. A quel punto usò l’Eaburedo per liberarsi delle due illusioni e continuare.
Gli Shinigami suoi sottoposti invece dissero di averla seguita di nascosto per capire dove stesse andando nel cuore della notte e di essersi ritrovati per caso coinvolti nella tempesta. Anche se pure loro erano fin troppo realistici, Kaisui non si lasciò ingannare un’altra volta e li attaccò immediatamente per farli svanire; ebbe un momento di panico quando li colpì in quanto, invece di scomparire, crollarono a terra sanguinanti e gli altri gridarono che era impazzita. Ricordandosi che la Zampakuto era in grado di manovrare anche i sensi del tatto, riuscì ad ignorare le urla e il senso di disgusto e eliminò tutti gli Shinigami, i quali svanirono nell’aria dopo che l’ultimo venne abbattuto.
Fu a quel punto che Kaisui si concentrò al massimo. Cercò di ricordare tutto quello che aveva imparato su Sabaku No Hana e tutti gli allenamenti fatti fino a quel momento. Se non poteva trovarla usando semplicemente i sensi e la sua percezione della reiatsu non era abbastanza, poteva solo affidarsi alla sua conoscenza della Zampakuto. Tutto ciò che sapeva si riduceva infine a una sola domanda: cosa farebbe ora Sabaku No Hana?
Con quel pensiero fisso in mente Kaisui ebbe finalmente un’illuminazione. I falsi Shinigami non erano spariti da più di cinque secondi che lei menò subito un colpo sopra di sé senza neppure guardare in quella direzione. Un istante dopo, nello stesso istante in cui un nuovo dolore alla schiena si diffuse nel suo corpo, sentì la sua falce cozzare contro qualcosa di duro e alzò gli occhi: vide Sabaku No Hana a pochi centimetri dalla sua testa con la lama sul braccio destro che spingeva sulla sua scapola sinistra e il braccio sinistro alzato a bloccare la sua falce; dal punto in cui la lama della falce aveva colpito quest’ultimo sgorgava sangue.
“Complimenti” disse Sabaku No Hana compiaciuta. “Questo è un vero miglioramento.” Dopodichè si liberò dalla falce e volò in alto scomparendo di nuovo. “Devi fare ancora meglio, però, se vuoi farcela!”
Kaisui rantolò per le ferite doloranti, ma si costrinse a riprendere la sua ricerca e si concentrò ancora una volta.
Ma dopo neanche un minuto la investì una potente onda d’urto che spazzò via la tempesta circostante e si trovò di fronte a breve distanza Keishin, che perdeva sangue da molteplici ferite e arrancava verso di lei.
“Kaisui.. scappa..” mormorò con voce rotta.
Kaisui rimase inorridita. “Keishin, chi ti ha fatto..?”
In quell’istante una lama apparve dal petto dello Shinigami; la testa di quest’ultimo ebbe uno spasmo, poi si afflosciò con occhi spenti. E dietro di essa.. apparve il volto ghignante di Aizen, che disse: “È da un po’ che non ci si vede, eh?”
 
La fenice ruggì e soffiò dal becco spalancato un immenso torrente di fuoco che incenerì ogni cosa al suo passaggio. Affatto spaventato, Keishin afferrò le catene delle sue spade e le fece roteare davanti a sé gridando: “Bariatsui!”
Le fiamme delle lame si estesero alle catene e formarono così una coppia di scudi rotanti infuocati sui quali si abbatté il respiro della fenice; malgrado la forza del colpo fosse tale da spingere lo Shinigami indietro di parecchi metri, la doppia barriera resistette e riuscì a bloccarlo. Prima, però, che Keishin potesse riprendersi dallo sforzo, la fenice prese a sbattere violentemente le ali generando una raffica d’aria e fuoco talmente forte da sollevarlo da terra e scagliarlo a più di un centinaio di metri di distanza, mandandolo a schiantarsi su una roccia lontana che si sbriciolò per l’impatto.
“Che ti prende? Non dirmi che non ce la fai più! Sappi che io ho appena cominciato!” urlò con veemenza l’enorme uccello di fuoco.
Keishin piantò le spade nel terreno e si puntellò su di esse per cercare di rialzarsi. Ogni punto del suo corpo era ormai ricoperto da terribili ustioni che pulsavano e gemevano al più piccolo movimento e, inoltre, la fatica stava iniziando ad avere ragione di lui: la vista gli si stava annebbiando, le spade gli sembravano così pesanti e il suo corpo rispondeva sempre più lentamente ai suoi comandi. Hikami nella sua reale forma era fin troppo potente; l’aveva surclassato completamente, mentre lui non era riuscito nemmeno a scalfirlo. Di quel passo, se lo scontro fosse continuato così, sarebbe stato sicuramente ucciso.
Rialzandosi Keishin guardò con rabbia la fenice in cui si era trasformata la sua Zampakuto e riprese ad emettere altra reiatsu dal corpo.
“Sei praticamente in fin di vita, ma il tuo sguardo è sempre risoluto e il tuo spirito è lo stesso di quando abbiamo iniziato. Devo ammettere che già questo è impressionante: qualunque altro avversario si sarebbe già arreso” lo lodò Hikami.
“A dire la verità sono anche più furioso di quando abbiamo iniziato.. e sai perché? Perché avevi tutta questa forza dentro di te e non l’hai mai usata finora nei nostri addestramenti! Non mi hai mai preso sul serio! Se ti fossi impegnato di più, avrei potuto raggiungere il Bankai già da tempo!” ringhiò Keishin.
“Te l’ho già detto che non potevo farlo perché tu non eri pronto. Non saresti mai riuscito a dominare il mio massimo potere se avessi usato questa forma fin dall’inizio, anzi saresti morto sicuramente!”
“Non puoi esserne sicuro, dopotutto mi sembra di averti già sorpreso abbastanza oggi, no? Se oltre a motivarmi di più mi avessi preso meno alla leggera, avrei potuto progredire più rapidamente e forse avrei potuto salvare Hiraku!”
“Ora stai mentendo a te stesso. Sai bene che, anche se avessi avuto il Bankai, non avresti mai potuto salvarlo. È inutile che continui a pensare a quello che avresti potuto fare nel passato perché esso non tornerà mai. Per andare avanti devi solo pensare a quello che potrai fare nel presente per rendere migliore il futuro. Non vivere nel passato e non lasciarti andare ai sensi di colpa. Hiraku è morto proprio perché tu vivessi e dessi alla Soul Society un futuro migliore, non perché continuassi a incolparti per la sua morte e sprecassi tempo a pensare a come avresti potuto impedirla! Concentrati solo sul tuo obbiettivo!”
A quelle parole, Keishin fissò dritto negli occhi Hikami con una ferocia inaudita e urlò: “Hai ragione! È inutile che pensi a come cambiare il passato, è vero! Ma non dirmi di lasciarlo perdere! Perché io non voglio dimenticare ciò che ho provato quando il mio Capitano mi ha tradito e il mio compagno è stato ucciso! Quel dolore e quella rabbia.. non posso e non voglio dimenticarli!”
La sua reiatsu si intensificò di colpo, divenendo così potente da bruciare e incrinare il terreno circostante; i suoi occhi emisero una tale ira e un tale ardore che perfino Hikami parve sorpreso.
Poi si scagliò sulla fenice e, con uno Shumpo, sparì per riapparirgli sopra la testa e sferrargli un doppio fendente con entrambe le spade sulla fronte. Le fiamme sulle spade e quelle di cui era composta la Zampakuto sfrigolarono al contatto e, dopo pochi secondi, l’attrito creatosi generò una forte esplosione che sbalzò indietro Keishin e fece scattare nella direzione opposta la testa di Hikami. Mentre quest’ultimo scuoteva la testa per riprendersi, lo Shinigami recuperò il suo assetto e si scagliò ancora contro la fenice, la quale, però, riuscì stavolta a intercettarlo e lo respinse con un colpo d’ala facendolo schiantare di nuovo per terra.
“Non basta! Non puoi sconfiggermi con questi attacchi!” ruggì Hikami.
Tuttavia, Keishin si rialzò ancora e gridò: “Ah, davvero?”
La fenice stridette e emanò un altro respiro di fuoco contro l’avversario.
 
Una nuova, fortissima scarica di reiatsu pervase Meryu mettendo ancor più a dura prova il suo corpo e il suo spirito.
Hayabusa aveva continuamente aumentato la quantità di reiatsu trasferita per quelle che sembravano ore e lo Shinigami ormai era talmente provato che riusciva a rimanere in piedi solo grazie alla sua volontà. Malgrado ciò era stato comunque in grado di ottenere un buon controllo sul’energia finora trasferita e la stava sincronizzando al meglio con la propria.
Tuttavia sapeva bene che quella non era la massima potenza di Hayabusa; la Zampakuto aveva rilasciato nel suo corpo quantità sempre maggiori di reiatsu, ma chiaramente non gli aveva ancora dato tutto il suo potere. Inoltre, dato che l’energia che gli era stata trasferita fino a quel momento era molto più grande di quella che aveva sempre ritenuto essere il suo massimo, Meryu ignorava quanto gli mancasse per arrivare ad esso. Poteva essere vicino, ma poteva pure essere ancora lontano.
L’unica cosa di cui l’argenteo era sicuro era che lui stava ormai arrivando al suo limite: tutte le membra del suo corpo urlavano di dolore e diventavano sempre più pesanti, la sua mente era stata svuotata da ogni pensiero, ad eccezione dell’obiettivo di raggiungere il Bankai, e persino la sua anima era terribilmente provata. Ogni nuova scarica di reiatsu lacerava il suo intero essere come una lama incandescente e minacciava di distruggerlo.
I suoi pensieri vennero interrotti dalle parole successive di Hayabusa. “È giunto il momento.”
Pur non avendo detto altro, Meryu capì subito che cosa intendeva.
“Ora ti trasferirò realmente la mia intera reiatsu. Questo è il punto di non ritorno. Hai solo due possibilità: o domini la mia aura e la rendi tua o muori. Sei pronto, Meryu?”
Quest’ultimo respirò a fondo, per poi assumere una posizione di attesa. “Che aspetti?” chiese.
Hayabusa annuì. Nel contempo la reiatsu che lo circondava s’intensificò drasticamente e si diresse verso lo Shinigami.
Una frazione di secondo dopo Meryu sentì una pressione terribile schiacciargli tutto il corpo, gli arti divennero come paralizzati e la respirazione si fece difficoltosa; crollò in ginocchio tenendosi faticosamente la gola con la mano destra e cercando di non perdere i sensi. Gli sembrava di essere talmente pieno di reiatsu da rischiare di esplodere da un momento all’altro.
“Non farti sopraffare da quello che deve diventare il tuo potere. Non lasciare mai che il tuo animo sia turbato. Deve essere sempre come uno specchio d’acqua: trasparente e calmo.”
Meryu digrignò i denti. Il dolore che stava provando in quel momento era molto peggio di qualunque altro avesse mai provato prima e solo lo sforzo che doveva compiere per non essere distrutto da quell’energia lo lasciava completamente senza forze; ormai non riusciva neanche più a rialzarsi.
A poco a poco sentì la sua coscienza che cominciava ad abbandonarlo.. Capì allora che non ce l’avrebbe fatta. Era troppo, troppo difficile e lui non era ancora pronto a superare una simile prova... Era destinato a finire così? Ucciso dal suo stesso potere che non aveva saputo controllare senza neppure poter combattere contro Aizen e i suoi seguaci? Avrebbe lasciato così Keishin, Kaisui.. il Capitano Soifon…
Soifon. Non aveva mai ammirato nessun altro Shinigami come ammirava lei. La sua forza, le sue abilità, il suo talento e, soprattutto, la sua ferrea disciplina e la sua volontà indomabile lo avevano colpito profondamente. Era qualcuno che poteva fare qualunque cosa se solo lo voleva e, per lui, era la Shinigami più incredibile e rispettabile mai esistita. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.. e avrebbe dato qualsiasi cosa per poter combattere per sempre al suo fianco…
Mentre questi pensieri gli attraversavano la mente, qualcosa insorse di colpo dentro di lui: il rifiuto. Il rifiuto di finire in un modo così patetico. Soifon non lo avrebbe mai perdonato se fosse morto in quel modo; l’avrebbe ucciso due volte, se ci avesse anche solo provato. Lei non si sarebbe mai arresa a qualcosa del genere, anzi avrebbe dato tutta se stessa e anche di più per superare quella prova. Le sue parole di quando si erano scontrati gli riecheggiarono nelle orecchie:
Hai guardato solo alla vittoria e ti sei impegnato al massimo per ottenerla. Sarai un buon Luogotenente, Kitayama.
Come poteva considerarsi il suo degno Luogotenente se mollava così facilmente? Né lei né lui stesso avrebbero mai tollerato un simile fallimento.
Soifon aveva ragione: doveva solo guardare alla vittoria e impegnarsi al massimo fino al suo ottenimento. E, come aveva detto Hayabusa, la sua vera forza si rivelava quando infondeva le sue emozioni più forti nei suoi pugni senza però lasciare che tali emozioni turbassero la sua mente e la sua anima. Queste dovevano essere come l’acqua che scorre placida.
Con uno sforzo inumano, Meryu si rimise in piedi, prese un altro bel respiro e iniziò a concentrare l’intera reiatsu di Hayabusa nel suo corpo; il dolore aumentò ancora, ma stavolta non crollò né perse la concentrazione.
Aveva un solo pensiero: < Devo vincere! >
 
Lo shock travolse Kaisui come una frana di macigni. Come poteva essere? Il loro peggior nemico era lì e nessuno se n’era accorto? Doveva essere un’illusione…
Tuttavia si guardò intorno e vide che la tempesta di sabbia era praticamente svanita; l’esplosione di prima l’aveva diradata e ora i granuli stavano cadendo a terra come pioggia. Poi, qualcosa fugò i suoi dubbi: Sabaku No Hana atterrò accanto a lei con un’espressione sconvolta in volto.
“Non l’ho nemmeno sentito arrivare” disse quest’ultima. “Come è possibile? Non puoi essere sfuggito alla sorveglianza della Soul Society!”
Il sogghigno di Aizen si allargò. “Dimentichi che anch’io ero un Capitano delle 13 Brigate. Non è poi così difficile per me entrare o uscire. Sappiate inoltre che, in questo momento, le mie forze stanno invadendo la Soul Society. Non verrà nessuno ad aiutarvi.”
Sabaku No Hana fece una smorfia. “Kaisui! Dobbiamo riunirci per combattere! Sei pronta?”
Ma la Shinigami non le rispose.
Il suo sguardo era bloccato sul corpo inerme di Keishin, ancora infilzato sulla Zampakuto di Aizen. Quella vista la faceva tremare. Se era tutto vero, allora lui era…
Aizen notò la sua espressione e afferrò il corpo di Keishin. “Se te lo stai chiedendo, ti confermo che è morto.” Iniziò a sfilare la spada. “Il mio caro ex-sottoposto è venuto a cercarmi subito dopo che sono arrivato gridando di volersi vendicare e di voler vendicare anche Hiraku. Impulsivo come sempre il nostro Keishin-kun. Sapeva di non avere speranze, eppure mi ha sfidato comunque e avresti dovuto vedere quanto impegno ci ha messo! È stato davvero divertente.” Estrasse completamente la Zampakuto con un risucchio disgustoso. “Tuttavia, alla fine è riuscito solo ad allontanarmi temporaneamente dal Seireitei e, per puro caso, ora trovo anche te qui, Kaisui Kitayama.” Sollevò il corpo inerme sopra la sua testa con un ghigno perfido che gli deformava il volto. “Voglio essere buono. Visto che ormai ho preso ciò che volevo da lui, ti permetto di tenere il resto.”
E lo lanciò ai piedi di Kaisui, dove rimase supino e con gli occhi spenti semichiusi rivolti verso il suo volto.
Quest’ultima lasciò la falce e crollò in ginocchio accanto al corpo di Keishin e gli sollevò il busto da terra con mani tremanti. “Keishin..” mormorò con voce rotta. “Non puoi essere morto.. non anche tu.. ti prego, dì qualcosa..!”
Ma lo Shinigami non rispose né ebbe il più piccolo accenno di vita; le sue membra stavano già diventando fredde e il volto era privo di espressione. Non c’era dubbio. Era già morto.
Dagli occhi di Kaisui sgorgarono lacrime amare. Strinse la testa di Keishin a sé. “Come hai potuto?” disse accusatoria. “Come puoi non provare neanche un minimo di pietà per coloro che erano i tuoi compagni? Prima Hiraku e adesso.. Come hai potuto ucciderli con tanta indifferenza? Quand’eri un Capitano, Keishin desiderava solo essere all’altezza delle tue aspettative.. eri il suo punto di riferimento, la sua fonte di ispirazione.. come puoi non provare niente per lui?”
Aizen ridacchiò. “Proprio come lui, neanche tu capiresti. Ve l’ho già detto: quel “me” era solo un’illusione. Non ho mai provato niente per i miei fedeli subordinati, nemmeno per lui. Era tutto per potervi ingannare.”
Kaisui digrignò i denti. Lo odiava. La sua totale indifferenza per la vita degli altri la faceva incazzare. Avrebbe voluto ucciderlo senza pietà.. tuttavia era immobilizzata.
Per quanto lo odiasse, non aveva idea di come sconfiggerlo. Sapeva che era più forte, veloce ed esperto di lei, in più anche i suoi poteri erano notevolmente superiori. Non aveva speranza di batterlo. Se l’avesse affrontato, sarebbe finita come Keishin…
“Hai paura, vero?” disse Aizen beffardo. “È più che normale avere paura quando si affronta un nemico al di sopra delle proprie possibilità.” Iniziò ad avvicinarsi. “Non temere. A differenza del tuo amico, sarà una cosa rapida.”
Kaisui rimase inerme a fissare l’avversario che avanzava lentamente. Non riusciva a pensare ad un modo per combattere e la sensazione del corpo senza vita di Keishin nelle sue mani non l’aiutava. La paura la stava divorando. La sua mente era vuota e il suo corpo tremava. Sabaku No Hana stava cercando d’incoraggiarla e di farla riprendere, ma le sue parole giungevano vuote alle sue orecchie. Sarebbe morta lì, senza alcuna possibilità di reagire, proprio come Keishin…
Proprio nel momento in cui si stava rassegnando, i suoi occhi incontrarono ancora quelli spenti dell’amico. Allora qualcosa le balzò in mente.
La fine?
NO!
 
Keishin volò di nuovo per decine di metri sfondando una serie di rocce al suo passaggio, per poi cadere a terra prono con un forte impatto. Hikami gli si avvicinò sbattendo rumorosamente le ali.
“A quanto pare sei al tuo limite” disse in tono lievemente deluso. “Hai fatto enormi progressi e sei riuscito a contrastarmi, perciò credevo che ce l’avresti fatta stavolta, ma a quanto pare non sei pronto neanche adesso. Che peccato.”
Ma l’esplosione di reiatsu che emerse subito dopo dal corpo di Keishin era tutt’altro che arrendevole. Al contrario, era ancora tremendamente combattiva. “Il mio limite?” sbottò sputando un grumo di sangue per terra. “Ti sbagli di grosso! Io non intendo arrendermi né morire prima di aver soddisfatto la mia ambizione! Non cederò mai!” E si rialzò brandendo ancora le spade. “Attaccami ancora! Sento che la mia ira è finalmente arrivata al punto giusto!”
Hikami lo fissò con espressione enigmatica. Poi spalancò le fauci ed eruttò una gigantesca fiammata a spirale, molto più potente dei colpi precedenti. Era senza dubbio un attacco mortale.
Keishin non indietreggiò né cercò di schivarla, incrociò invece le spade davanti a sé e incassò direttamente il colpo. Il fuoco lo avvolse completamente e sembrò incenerirlo, ma, dopo pochi secondi, iniziò a tremolare e a svanire.
Hikami rimase sgomento, mentre vedeva Keishin emergere dalle fiamme, le quali stavano venendo risucchiate dalle spade dello Shinigami. Quest’ultimo fece un ghigno, i suoi occhi che brillavano di un bagliore rosso incandescente.
“Com’è possibile? Sei più morto che vivo ormai, eppure hai ancora tanta forza? Che hai fatto?” domandò.
Keishin allargò le braccia. “I nostri corpi sono separati, ma le nostre anime sono ancora connesse da un sottile filo, che ci permette di rimanere in sincronia e di percepire quella dell’altro. Sei stato tu stesso a ricordarmelo l’altra volta! Mentre ascoltavo la tua anima, ho ricordato che il tuo potere è il mio potere e sono riuscito così a sottometterlo assorbendolo direttamente dal nostro legame!”
“Ma come hai potuto controllare il mio potere in quelle condizioni? Non ci riuscivi al massimo delle tue forze e in perfetta salute, come puoi esserci riuscito ora che sei a un passo dalla morte?”
“Te l’ho detto, no? La mia ira è al punto giusto. Il dolore, la frustrazione e la paura della morte sono tutte ben vive dentro di me e insieme la alimentano! Gli altri posso capirli, ma tu, Hikami, dovresti saperlo bene: la rabbia è il vero catalizzatore della mia forza! Se sono animato dall’ira senza esserne accecato, posso fare qualsiasi cosa, anche dominare il tuo potere!”
Sfiorandosi la cicatrice sopra l’occhio Keishin espanse a dismisura la reiatsu che usciva dal suo corpo, la quale divenne un’immensa colonna rosso fuoco che spazzò via tutto ciò che gli stava intorno.
“Il massimo delle mie forze? Non sono mai stato al mio massimo fino ad adesso! Ora vieni, Hikami! Chiudiamo la partita!”
 
La reiatsu bianco-azzurra intorno al corpo di Meryu iniziò finalmente a essere assorbita dal suo corpo. Quest’ultimo aveva ormai trasceso ogni suo vecchio limite. Il suo corpo era solcato dalle vene, talmente gonfie da sembrare sul punto di esplodere, e il sangue sgorgava copioso da bocca, naso, occhi e orecchie. Il dolore che aveva provato mentre cercava di dominare il pieno potere di Hayabusa era stato e continuava a essere qualcosa di inimmaginabile.
Nonostante tutto, Meryu aveva resistito e finalmente stava riuscendo a sincronizzarlo col suo potere; se non fosse stato per la sua volontà ferrea, il suo fisico avrebbe già ceduto. Ancora poco e sarebbe riuscito a controllare quella potenza incredibile.
Proprio quando credeva che avrebbe finalmente superato quella prova, Hayabusa parlò di nuovo: “Non è ancora finita.”
Meryu socchiuse gli occhi per fissare la Zampakuto.
“Se vuoi controllare alla perfezione il mio potere, devi fare ancora di più” continuò. “Adesso ti attaccherò. Dovrai riuscire a bloccare il mio attacco mentre tieni sotto controllo la mia reiatsu. Se ci riuscirai, se respingerai il mio colpo dominando nel contempo quell’energia, allora la farai tua per sempre.” Il suo sguardo divenne più serio che mai. “Ma se invece non sarai in grado di resistere ad esso, perderai definitivamente il tuo controllo su di essa e ne sarai distrutto. È il solo modo per ottenere il Bankai. Devi saper dominare quella forza anche quando sei sotto attacco e stai combattendo. Non ti dirò quando ti assalirò. Dovrai capirlo da solo.”
L’espressione di Meryu rimase immutata. Lo Shinigami si passò una mano tra i capelli come sua abitudine, poi disse: “Quando vuoi.”
Hayabusa scoprì le braccia da sotto il suo mantello e su di esse apparvero dei guanti da combattimento corazzati e dotati di punte, identici a quelli dello Shikai di Meryu. In seguito, il suo atteggiamento si fece più aggressivo e combattivo in modo quasi impercettibile.
Meryu strinse i pugni in risposta.
 
Kaisui, fissando il volto del corpo esanime di Keishin, ripensò a una cosa che questi le aveva detto tanto tempo prima, quando ancora Aizen non aveva tradito la Soul Society e loro si conoscevano solo da poco:
“Kaisui, tu credi che io sia solo uno stupido potente, vero? Bè, probabilmente hai ragione. Dopotutto la sola cosa che so fare è ridurre in cenere il nemico senza strategie geniali o piani sensati. Inoltre, mi faccio sempre prendere dall’ebbrezza della battaglia e finisco per perdere il controllo.. Tuttavia, sappi che c’è una cosa di cui posso vantarmi: tale stile è perfettamente compatibile con il mio essere. Io sono uno che trae il potere soprattutto dalle emozioni più forti e istintive e questo, anche se molti possono giudicarlo un male, mi dà una notevole qualità: io sono uno che non si arrende mai e non si sottomette ad alcun nemico. Inoltre, io non tradirò mai i miei compagni e, se qualcuno gli fa del male, stai certa che non avrò pace finchè non gliel’avrò fatta pagare. Forse ti sembrerò un tipo fin troppo semplice e anche un po’ sconsiderato, ma stai certa che non morirò mai lasciando le persone a me care in balia di qualche nemico. Io non abbandono i miei compagni.”
< Già > pensò Kaisui. < Sei davvero uno stupido potente e ora più che mai.. però ritengo che questa tua personalità così impulsiva e istintiva sia anche la tua qualità più grande. Tu non ti arrenderesti mai se ci fossi io ora al tuo posto, vero, Keishin? Non ti abbandoneresti alla disperazione, ma faresti di tutto per battere il nemico, anche se fosse al di sopra della tua portata. > Adagiò delicatamente il corpo dello Shinigami a terra e gli chiuse gli occhi. < Bè, adesso mi comporterò anch’io da stupida potente! >
Si rialzò e fissò Aizen con uno sguardo di pura determinazione. “Sabaku No Hana!” chiamò.
La Zampakuto la guardò.
Kaisui si accarezzò la treccia facendo un ghigno. “Diamoci da fare! Non mi arrenderò così facilmente, neanche contro un simile avversario!”
Sabaku No Hana le sorrise. “Allora, che stiamo aspettando?”
E balzò in aria trasformandosi in una katana.
Kaisui l’afferrò in volo e si preparò a rilasciarla per attaccare Aizen, il quale non perse la sua espressione di eccessiva sicurezza e alzò la propria Zampakuto mettendosi in posizione di guardia. Liberò lo Shikai e fece per colpire.
E in quel momento capì tutto.
 
Keishin liberò un potere immenso: non solo le lame delle sue spade, ma il suo intero corpo era contornato da fiamme simili a quelle del sole. A quanto sembrava, aveva fuso il potere dell’ultimo attacco di Hikami con la sua forza rimanente e lo aveva amplificato a un livello incredibile.
La fenice, o meglio la Zampakuto, ruggì: “Molto bene! Forza! Scriviamo la parola fine a questo duello!” Ed espanse le ali alzandosi più in alto possibile.
Keishin urlò in risposta: “Con piacere!” E si scagliò contro la fenice volando a una velocità incredibile; questa, unita alle fiamme che lo circondavano, lo resero simile a una cometa.
Hikami aprì le fauci e scagliò l’onda di fuoco più potente che si fosse mai vista.
Le due potenze si scontrarono a mezz’aria.
 
Meryu si mise in una posizione dell’Hakuda, con le gambe leggermente piegate e convergenti e le braccia lungo i fianchi; il suo respiro era basso e controllato.
Davanti a lui Hayabusa rimaneva immobile, ma ogni centimetro del suo essere trasudava istinto omicida.
L’avrebbe attaccato presto. Molto presto.
Anche per uno come Meryu era impossibile capire il momento esatto in cui sarebbe partito l’attacco, ma non gli serviva: doveva soltanto riuscire a seguire i suoi movimenti e prevedere dove avrebbe colpito. Si concentrò ulteriormente tenendo allo stesso tempo sotto controllo la reiatsu della Zampakuto che stava cercando di sopraffarlo.
I due si fissarono per lunghissimi istanti. L’aria era immobile e priva di qualunque rumore, ma la tensione era palpabile.
E, alla fine, si mosse.
 
Kaisui tenne stretta per un istante la falce Shikai nelle sue mani. Quella sensazione che emanava e che si sentiva solo ora addosso.. la conosceva.
Si bloccò per un istante guardandosi attorno e notò i granuli di sabbia che ancora cadevano al suolo.
Aizen la guardò incuriosito. “Che ti prende? Hai già perso la tua voglia di combattere?”
Kaisui lo fissò con un’espressione divertita. “Falla finita.”
Ormai aveva capito tutto.
Detto questo lasciò andare la falce che aveva in mano e scattò verso Aizen.
“Che stai facendo?” fece quest’ultimo sorpreso.
La castana non rispose, ma non smise di correre contro di lui.
Allora l’ex-Capitano alzò la spada. “Devi essere impazzita. In tal caso, muori!”
Ma Kaisui non si scansò né si fermò mentre la lama calava famelica su di lei.
 
Sotto gli occhi sconvolti di Hikami, Keishin attraversò l’onda di fuoco che il primo gli aveva scagliato addosso senza rallentare minimamente la sua corsa.
Lo Shinigami sentì quel tremendo calore che minacciava di distruggergli il corpo già malmesso, ma non si fermò. Urlando tutta la sua rabbia e la sua determinazione, fendette le fiamme e arrivò nella bocca dell’enorme fenice.
E qui colpì con le due spade in contemporanea liberando tutto il potere che aveva accumulato dentro di sé.
 
Hayabusa si spostò con uno Shumpo rapidissimo, svanendo alla vista. Troppo veloce da seguire. Impossibile per chiunque.
Ma non per Meryu, il quale, nonostante il tremendo sforzo psicofisico a cui stava resistendo, riuscì a percepire un impercettibile movimento prima alla sua destra e poi alle sue spalle. Si voltò con eccezionale rapidità alzando nel contempo un braccio a mano aperta, mentre dalla parte in cui si era girato apparve Hayabusa che sferrò un pugno contro di lui.
 
Kaisui si slanciò contro Aizen e impattò contro il suo petto, mentre la sua Zampakuto la colpiva.
Per un istante sentì il contatto con un altro corpo e una lacerazione sulla schiena, ma un istante dopo passò attraverso l’ex-Capitano, come se fosse stato fatto di fumo, e quelle sensazioni scomparirono. Non si fermò né provò a guardare indietro; invece balzò ancora in avanti sferrando un pugno al nulla e gridando nel momento in cui percepì una consistenza contro di esso: “Presa!”
 
“Questa sensazione.. ne sono sicuro.. questo è...”
 
“Questa sensazione.. ne sono sicuro.. questo è...”
 
“Questa sensazione.. ne sono sicura.. questo è...”
 
“““BANKAI!!!”””



Note:

Kasai no Kizuato: Fukusu Moyasu = cicatrice di fuoco: ustione multipla

Eheheh! Allora è o no un capitolo esplosivo?! Come avevo già detto da adesso in poi le cose si faranno serie e non ci sarà più spazio per tentennamenti e paure. I prossimi capitoli vedranno un'intensità e una violenza sempre maggiori, così come una guerra richiede. E Keishin, Kaisui e Meryu, ora che hanno ottenuto i Bankai, dovranno prepararsi alla battaglia finale per il destino della Soul Society...
Non so se l'avete notato, ma gli ultimi tre paragrafi hanno volutamente la stessa lunghezza, proprio per accentuare il momento ormai imminente del raggiungimento del Bankai...
Ora, visto che questo è il primo capitolo della nuova decina, voglio approfittarne per mandare i miei più sinceri ringraziamenti ai miei fedeli lettori:
Death Crow e Re Nero
GreenJade09
Dei quali, inoltre, colgo l'occasione per lodare ancora una volta le loro fanfiction e suggerire di leggerle!
Ringrazio poi anche Keyra Hanako D Hono, mia prima recettrice, e tutti i miei lettori silenziosi! Se mai avrete voglia di farvi sentire un giorno, per lodi o critiche, sarò sempre ben lieto di ascoltarle! A presto minna!!!

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Capitolo 12
*** I tre Shinigami ***


Capitolo 12: I tre Shinigami
 
Kaisui aprì gli occhi e si ritrovò distesa su un letto a fissare il tetto di una stanza che sulle prime non riconobbe, ma poi, dopo una breve occhiata intorno a sé, capì trattarsi di una delle stanze mediche della Quarta Brigata. Mettendosi a sedere cercò di ricordare cosa fosse successo.
“Come sono finita qui?” mormorò. “Ero nel pieno dell’allenamento con Sabaku No Hana e poi...”
“Sei collassata nel momento più cruciale, giusto?” disse una voce pacata.
Kaisui si voltò di scatto e vide seduto sul letto accanto Meryu, che la osservava dandole le spalle. Gli occhi grigi erano più seri che mai.
“Oh.. ciao, niisan” lo salutò la sorella. “Anche a te è successo?”
L’argenteo si alzò in piedi voltandosi del tutto verso di lei.
“Più o meno. Quando ho raggiunto il livello estremo del mio allenamento il mio fisico deve aver ceduto.. fatto sta che mi sono svegliato sanguinante da tutti i pori del volto con il Capitano Soifon e alcuni altri Shinigami che mi trasportavano in infermeria. Mi sono riaddormentato mentre mi curavano e, al mio risveglio, tu eri accanto a me, priva di sensi e in uno stato molto simile al mio: decisamente..” cercò la parola giusta “..malridotta.”
“Non sono molto sorpresa, se devo essere sincera. Dopotutto immagino che anche tu, come me, non ti sia fermato finchè non hai raggiunto il tuo obbiettivo.”
“Proprio così. Devo dedurre che, come me, anche tu...”
“Ci puoi giurare.” L’espressione di Kaisui divenne raggiante, mentre pronunciava queste ultime parole. Meryu annuì compiaciuto.
Di colpo, dall’esterno della stanza, udirono delle voci concitate che si sovrapponevano di continuo, in evidente discussione, e uno scalpiccio di passi.
“Mi avete già esaminato e curato a sufficienza! Avete detto chiaramente che quelle ferite non erano nulla di grave! Ora sono più che in grado di rimettermi in piedi...” stava dicendo una voce maschile in tono alquanto annoiato.
“Le tue ferite saranno guarite, ma la tua reiatsu è ancora insolitamente instabile!” replicò una preoccupata voce femminile. “Non abbiamo mai visto valori del genere, è probabile che tu ti sia sforzato troppo, o abbia cercato di fare qualcosa di folle, o entrambe! Non puoi andartene di punto in bianco senza analisi più accurate...”
“Non ho tempo da perdere con altre inutili analisi. Ti assicuro che non c’è da preoccuparsi. Sto bene.. piuttosto, sono qua dentro hai detto, giusto?” I passi si fermarono fuori dalla porta.
“Si, ma aspetta ad...”
Prima che la frase fosse finita, la porta si aprì di colpo e Meryu e Kaisui videro sulla soglia Keishin, che li osservò intensamente. I due ricambiarono lo sguardo e, dopo qualche secondo, tutti e tre gli Shinigami sorrisero. Keishin entrò nella stanza e, dietro di lui, fece capolino Isane con un’espressione chiaramente desolata.
“Oh, Meryu-san, Kaisui-san” disse quando li vide. “Vi siete entrambi ripresi? Meno male.. scusate quest’improvvisa irruzione, ma quando ha saputo che eravate stati ricoverati anche voi, ha insistito per venirvi a vedere. Non c’è stato modo di fermarlo.” Durante queste ultime parole, rivolse a Keishin uno sguardo di rimprovero che l’altro sembrò non notare.
“Chissà perché, non sono sorpresa” commentò Kaisui con un sogghigno.
“Nemmeno io” si associò Meryu col suo solito aplomb.
Keishin si voltò verso Isane. “Puoi lasciarci soli per un po’? Devo parlare di alcune cose private con loro. Dopo ti assicuro che mi lascerò analizzare e esaminare quanto vuoi, ma ora lasciaci un momento.” Poi, prima che potesse replicare, aggiunse: “Per favore.”
Isane lo guardò per un secondo con aria poco convinta, ma alla fine si arrese e mormorò: “Va bene.” E uscì dalla stanza chiudendo la porta.
Keishin rimase ad ascoltare i suoi passi per alcuni secondi, assicurandosi che si stesse allontanando da loro, poi volse nuovamente lo sguardo verso Meryu e Kaisui. La sua espressione rimase indefinibile per qualche secondo e, alla fine, si allargò in un ghigno. “Avete ottenuto il Bankai, eh?” chiese.
Meryu sorrise sotto la maschera. “L’hai capito dalla nostra reiatsu?”
“Naturalmente. Nello stesso istante in cui vi ho visti appena entrato. Anche se non serve certo una percezione eccezionale per notare un simile cambiamento.. al contrario, è piuttosto difficile non notarlo.”
“Se è per questo, anche la tua reiatsu non scherza” fece Kaisui squadrandolo con attenzione. “Ce l’hai fatta anche tu, dunque?”
Sul volto di Keishin apparve quella che sembrava un’ombra di orgoglio. “Si, esatto.”
Kaisui aggrottò le sopracciglia. “Però, non mi sorprende che Isane fosse agitata: la tua reiatsu è sul serio un po’ anormale, anche rispetto alla nostra. Sembra incapace di trovare un equilibrio.”
“Si, lo so” disse Keishin con una nota di esasperazione nella voce. “Ne ho parlato con Hikami e siamo giunti alla conclusione che probabilmente è a causa del fatto che l’ho forzata troppo. Ho insistito ad espanderla e rilasciarla di continuo quando il mio corpo non era nelle migliori condizioni e ora è totalmente, come dire, “sbilanciata”.”
“Normalmente direi che hai voluto strafare come al solito, ma dato che stavolta l’abbiamo fatto anche noi, non posso rimproverarti nulla” mormorò Meryu guardando prima la sorella e l’amico e poi le proprie mani. “Ma comunque che diavolo hai fatto per sbilanciarla così? Hai provato l’autocombustione?”
“Ahah, molto divertente” sbottò Keishin sarcastico. Subito dopo, però, assunse un’espressione imbarazzata. “Bè.. in un certo senso, si… Se non ci fosse stata una sorgente curativa nel luogo in cui mi sono allenato probabilmente sarei morto.”
“Sei proprio uno stupido potente” fece Kaisui giocando con la treccia.
“Ehi, ti ricordo che ero più indietro di voi nell’allenamento per il Bankai!” esclamò Keishin seccato. “Ho dovuto per forza fare una follia per accorciare i tempi! E, comunque, come ha detto Meryu, anche voi stavolta avete agito con impulsività e incoscienza, quindi non hai il diritto di giudicarmi!”
“A dire il vero, hai appena dato un motivo di rimprovero tu stesso: se non ti fossi preso tardi con l’allenamento, probabilmente ci avresti eguagliato e ce l’avresti fatta più facilmente, o sbaglio?” commentò Meryu inarcando le sopracciglia.
Keishin fece per replicare, ma nell’istante in cui aprì bocca sembrò non trovare alcun modo per rispondere a quella sottile critica. Si limitò a distogliere lo sguardo grattandosi nervosamente la nuca e arrossendo visibilmente.
Per diversi secondi i tre Shinigami rimasero in silenzio; poi, d’un tratto, si guardarono con l’espressione di chi ha appena ricordato qualcosa d’importante e, quasi simultaneamente, Kaisui e Keishin scoppiarono a ridere e anche Meryu si lasciò andare ad una risatina divertita.
“Mi sembra di rivivere quel momento.. per voi è lo stesso, vero?”
“Già. È come se il tempo fosse tornato indietro di colpo.”
“Eppure ce lo ricordiamo tutti ancora, come fosse ieri.”
 
[(Flashback) Kaisui e Meryu avanzavano a passo spedito lungo un corridoio dell’Accademia Shinigami della Soul Society, diretti al campo d’addestramento.
Quel giorno era in programma una nuova sessione di esami sul Kido, l’Hakuda e il Zanjutsu e, anche se ormai erano già alcuni anni che frequentavano l’Accademia per diventare Shinigami e avevano affrontato parecchi esami, la prospettiva di affrontarne di nuovi li metteva sempre a disagio.
“Secondo te cosa ci tocca stavolta?” domandò Kaisui con voce roca. “Di nuovo sullo Shakkaho, il Sokatsui o il Rikujokoro? O ci chiederanno tutti i Bakudo e gli Hado più complessi? E per gli incontri, chi dovremo affrontare? Ah, ma perché dobbiamo sostenere tutti questi esami..?”
Pur essendo altrettanto nervoso, Meryu nascondeva le sue emozioni sotto una maschera d’impassibilità come sempre.
“Calmati” si limitò a dire. “Inutile preoccuparsi così tanto di ciò che non sappiamo verrà. Finora ce l’abbiamo sempre fatta e non vedo perché oggi dovrebbe essere differente.”
“Sempre stoico tu, eh?” commentò Kaisui sarcastica.
Tuttavia non ebbe da ridire su quell’affermazione. Dopotutto era vero: se l’erano sempre cavata ed erano anche tra gli allievi migliori dell’Accademia; in un modo o nell’altro, ce l’avrebbero fatta anche quel giorno.
Il campo all’esterno dell’Accademia era il luogo in cui venivano tenute le esercitazioni pratiche e gli esami. Una volta arrivati, Meryu e Kaisui si avvicinarono a un gruppo di apprendisti come loro che era in attesa dell’esame; tra di loro scorsero i loro amici Renji Abarai, Momo Hinamori e Izuru Kira. Questi li salutarono con la mano quando li videro.
Uno degli Shinigami che faceva da esaminatore si avvicinò e, dopo aver constatato che tutti gli studenti erano presenti, annunciò che il primo esame sarebbe stato quello sul Kido. “Ora” disse infine “prendete posizione e aspettate gli ordini!”
Gli allievi si posizionarono davanti a dei manichini usati come bersagli e, dopo qualche secondo, l’esaminatore gli ordinò di cominciare usando l’Hado n°33, il Sokatsui, per distruggere la testa del manichino. Solo la testa.
Kaisui scagliò senza problemi il Kido e riuscì a distruggere perfettamente la testa del suo manichino; poco lontano da lei neppure Kira e Hinamori ebbero problemi. Meryu limitò un po’ troppo la potenza del colpo e il suo attacco finì per distruggere solo la parte superiore della testa, ma gli esaminatori furono comunque soddisfatti. Il povero Renji invece, che nel Kido non brillava affatto, finì di nuovo per far esplodere il colpo mentre era ancora nella sua mano beccandosi così una marea di rimproveri. La ramanzina fu però interrotta da un altro botto e Kaisui e Meryu si voltarono e videro un esaminatore discutere aspramente con un altro allievo poco lontano.
“Di nuovo? Ma quante volte dobbiamo dirtelo, Akutabi? Devi limitare il potere quando colpisci bersagli piccoli!” stava sbraitando l’esaminatore. Dietro di lui si scorgeva un manichino fumante del quale restavano solo le gambe.
“Mi dispiace davvero. È solo che.. non mi piace molto trattenermi…” rispose il ragazzo grattandosi la nuca con aria innocente. Tuttavia sembrava più imbarazzato che dispiaciuto.
Meryu e Kaisui si guardarono e alzarono le spalle in contemporanea. Doveva essere uno un po’ montato.
Il resto dell’esame si svolse senza particolari intoppi e, alla fine, Kaisui, Hinamori e Kira passarono a pieni voti, Meryu e diversi altri, tra cui quello strano allievo, con valutazioni più che buone e Renji con un magro risultato.
Subito dopo gli esaminatori annunciarono che il secondo esame sarebbe iniziato a breve e avrebbe riguardato l’Hakuda, il combattimento corpo a corpo. Stavolta gli allievi vennero divisi in coppie che si sarebbero scontrate tra loro e, alla fine di ogni duello, si sarebbero scambiati con gli altri compagni finchè non si fossero battuti con ognuno di loro.
Meryu, che aveva sempre prediletto quello stile di combattimento, si trovò subito a suo agio sconfiggendo in poche mosse un avversario dopo l’altro. Kaisui e Renji, dal canto loro, se la cavavano bene, in particolare il secondo che desiderava rifarsi del precedente insuccesso. Dopo alcuni avversari, a Kaisui prima e Meryu dopo, toccò affrontare l’allievo che era stato rimproverato in precedenza per aver distrutto il suo bersaglio; questi, un ragazzo dell’età di Meryu dagli occhi scuri e dai corti capelli castani con diverse ciocche a punta sulla fronte, sembrava tutto fuorché nervoso. La precedente ramanzina, a quanto sembrava, non lo impensieriva minimamente.
Riuscì a tenere testa a Kaisui e il loro scontro finì in parità, ma Meryu non ci mise molto a mandarlo gambe all’aria per più volte di seguito; il ragazzo si dimostrava piuttosto energico, tuttavia era troppo impulsivo ed era facile prevedere le sue mosse. < Discreto > pensò Meryu bloccando un suo pugno e rovesciandolo poi a terra con una presa di ribaltamento, < ma spreca troppa forza. Non si sa controllare. >
Alla fine dell’esame Meryu era passato perfettamente, mentre Kaisui, Renji e quello chiamato Akutabi avevano comunque ottenuto buoni voti; Hinamori e Kira erano invece andati meno bene della prova precedente.
L’ultimo esame riguardava il Zanjutsu, le tecniche di spada degli Shinigami, ed era identico al precedente tranne per il fatto che avrebbero combattuto usando dei bokken, spade katana di legno.
Il più sicuro stavolta era Renji, il quale si era sempre classificato tra i migliori per quanto riguardava l’uso della spada, e, infatti, si distinse subito in mezzo ai vari allievi; anche Kaisui e Meryu avevano una buona tecnica, ma il secondo, in particolare, non si trovava a suo agio nell’usare una spada avendo sempre preferito usare il proprio corpo per combattere.
Tuttavia la vera sorpresa fu l’allievo chiamato Akutabi, che nelle prove precedenti non aveva sfoggiato alcuna qualità eccezionale a parte l’eccessiva irruenza e l’incapacità di controllarsi: preso in mano il bokken, dimostrò subito un’abilità innata sconfiggendo in pochi colpi diversi allievi tra cui Kira. In seguito si scontrò con Renji e, pur dando prova entrambi di grandi capacità, alla fine, fu proprio quest’ultimo a uscirne sconfitto. Per ultimi riaffrontò Kaisui e Meryu e sembrò particolarmente felice di prendersi la rivincita su quest’ultimo scagliandolo a terra lo stesso numero di volte e assestandogli lo stesso numero di colpi che l’altro gli aveva inferto nel precedente scontro. Quando il duello si concluse, Akutabi si avvicinò a Meryu e gli porse una mano per aiutarlo a rialzarsi. “Ora siamo pari” si limitò a dire sorridendo.
Meryu lo fissò: non era un sorriso di scherno, ma di pura e semplice gioia, come se fosse lieto di essere alla pari con lui.
< Che tipo strano > pensò accettando l’aiuto. Poi guardò Kaisui e l’espressione che lei gli rivolse diceva che stava pensando la stessa cosa.
Anche l’ultima prova ebbe fine con buone valutazioni per diversi allievi, tra cui anche Kaisui e Meryu, mentre le valutazioni migliori furono di Akutabi e Renji.
Conclusi gli esami, fratello e sorella rientrarono nell’Accademia dirigendosi ai loro alloggi con un’espressione soddisfatta dipinta in volto: nel complesso avevano preso voti più che buoni, come sempre, e di conseguenza la loro tensione si era del tutto sciolta.
Di colpo una voce li chiamò: “Ehi, voi due! Aspettate!”
Si voltarono e videro il ragazzo chiamato Akutabi che veniva dalla loro parte. “Scusate per tutti quei colpi, soprattutto tu, amico” disse dopo essersi fermato davanti a loro, rivolgendosi in particolare a Meryu. “Non avevo alcun istinto di vendetta né volevo litigare, era solo per soddisfazione personale, perché non mi sarei sentito appagato dopo una sconfitta del genere.”
Meryu e Kaisui rimasero sorpresi: era proprio come avevano pensato. Buffo che glielo dicesse così. Senza dubbio era un tipo onesto.
“Non c’è problema” rispose infine Meryu un po’ spiazzato. “Non me la sono affatto presa, non preoccuparti.”
“Qualcosa non va? Non mi sembri convinto.”
“No, niente.. è solo che non pensavo che volessi dirmi questo… Lascia perdere, non ha importanza.”
Pur mantenendo un’espressione curiosa, l’altro non replicò; invece disse: “Mi complimento con voi per le vostre prove! Combattete con stile, mi piace!”
“Oh, grazie” rispose Meryu.
Kaisui annuì. “Grazie. Anche tu te la cavi bene..” poi, quasi senza pensarci, aggiunse: “..però, ti consiglierei di controllarti un po’ di più. Sprigioni troppa energia e sei troppo impulsivo.”
Akutabi la guardò in modo sorpreso e nervoso, come se non se lo aspettasse. Non sembrava offeso, ma piuttosto incredulo.
Poi, Meryu sembrò capire: “Non è la prima volta che te lo dicono, eh?”
L’altro si grattò la nuca con aria imbarazzata. “Bè.. in effetti, è la critica che ho ricevuto più volte da ogni istruttore.. e perfino da alcuni Capitani.. non c’ho mai fatto molto caso.. però, ora.. ecco…” E, non riuscendo ad aggiungere altro, distolse lo sguardo.
Kaisui si sentì un po’ colpevole. “Scusami!” fece inclinando in avanti il capo. “Purtroppo a volte tendo a dire le mie opinioni senza pensarci. Non intendevo offenderti!”
“Ha sempre avuto una lingua tagliente” commentò l’argenteo.
La castana lo guardò stizzita e aprì la bocca, ma il commento successivo di Akutabi la interruppe: “Più di una Zampakuto.”
Lei lo guardò di nuovo, stavolta con la stessa espressione sorpresa di lui prima. “Tendi sempre ad avere l’ultima parola, eh?” gli disse inarcando un sopracciglio.
“Sempre” fu la risposta pronta e schietta.
Si fissarono per qualche secondo, poi si misero tutti e due a ridere e, dopo un secondo, anche Meryu ridacchiò.
“Ah, giusto, non mi sono ancora presentato. Io sono Keishin Akutabi. Molto piacere.” E fece un piccolo inchino.
Gli altri due s’inchinarono a loro volta. “Meryu Kitayama. Piacere.”
“Sono sua sorella, Kaisui Kitayama. Piacere mio!”]
 
Era stato il loro primo incontro.
Da allora la loro amicizia si era rafforzata e, anche se erano diventati parte di tre Brigate diverse, avevano sempre mantenuto stretti contatti e tendevano a passare la maggior parte del tempo insieme.
“Sembra impossibile che siano passati così tanti anni da quel giorno” disse Kaisui.
“Già. Me lo ricordo ancora come se fosse ieri” assentì Keishin. “Invece da allora ci siamo diplomati, siamo diventati Shinigami e abbiamo scalato i vari seggi delle nostre Brigate.” Sospirò profondamente. “Però, certe cose non cambiano mai, eh?”
“Vero” rispose Kaisui con un piccolo ghigno. “Tu sei sempre uno stupido potente.”
“E tu hai sempre una lingua fin troppo lunga e tagliente” ribattè l’altro. “Dovrei darci un taglio” aggiunse sfiorando la sua Zampakuto.
“Inoltre, entrambi non perdete mai occasione per stuzzicarvi o rendervi esasperanti” fece Meryu roteando gli occhi.
“Mentre tu, come sempre, hai una sfera emotiva che potrebbe essere contenuta nel palmo di una mano!” replicarono la sorella e l’amico in contemporanea voltandosi di scatto verso di lui.
A quelle lievi provocazioni seguirono alcuni secondi di silenzio, poi il volto semicoperto di Meryu assunse un’espressione seria. “Però, una differenza fondamentale c’è rispetto al passato: le nostre responsabilità verso non solo la Soul Society, ma anche il mondo reale.”
Anche le espressioni di Kaisui e Keishin s’incupirono. Poi il secondo disse: “Dobbiamo proteggerli ad ogni costo. I piani di Aizen non devono assolutamente concretizzarsi o tradiremmo i due mondi e noi stessi.” Fissò il proprio palmo destro e fletté le dita emettendo un po’ di reiatsu rossa da esse. “Ora abbiamo il potere per difendere le persone che amiamo e il mondo in cui viviamo, ma non sappiamo ancora usarlo...”
“Per questo non possiamo restare qui a fare i sentimentali e a perderci nei ricordi, giusto?” esclamò Kaisui balzando in piedi. “Dobbiamo imparare a controllare i nostri nuovi poteri in fretta se vogliamo vincere la battaglia più importante della nostra vita!”
Meryu si accigliò. “Sapete anche voi che, non importa quanto impegno metteremo, non saremo mai in grado di dominare perfettamente il Bankai nel giro di un giorno o due. Perfino i più potenti Capitani c’hanno messo mesi per controllarli e migliorarli. E dubito che avremo più tempo prima dello scontro finale.”
Keishin annuì. “Invero. Tuttavia, se impariamo a sfruttarlo al meglio, anche per poco, saremo in grado di dare una svolta alle sorti della battaglia e, insieme ai nostri compagni, potremo vincere e fermare le ambizioni di quel maledetto traditore una volta per tutte!” Fissò i suoi due compagni e allungò il pugno in avanti. “Dobbiamo fare tutto il possibile per vincere questa guerra. Stavolta il fallimento non è un’opzione!”
Meryu e Kaisui fecero scontrare i loro pugni con il suo.
“Allora non perdiamo altro tempo!” fece la seconda. “Sapete tutti cosa fare?”
Gli altri annuirono.
“Allora andiamo!”
“E non arrendiamoci. Mai” concluse Meryu.
Fatti urtare nuovamente i propri pugni, i tre Shinigami uscirono dalla stanza e si separarono.
 
Kaisui entrò nella sede della Decima Brigata e intravide un’inconfondibile sagoma dai capelli argentati camminare e venirle incontro. “Kitayama” disse fermandosi davanti a lei. “Mi hanno detto che volevi vedermi. Che cosa succede?”
“Capitano Hitsugaya, dovete aiutarmi a dominare il Bankai.”
A quelle parole l’espressione imperturbabile di Hitsugaya si tinse di sorpresa. “Hai ottenuto il Bankai?”
Kaisui annuì. “Poco tempo fa. Tuttavia non so ancora controllarlo molto bene e, dato che per la battaglia finale ci servirà tutto l’aiuto possibile, ho bisogno d’imparare alla svelta. So che anche voi vi state allenando per riuscire a migliorarlo e, inoltre, siete un Capitano, perciò ritengo che siate l’unico in grado di aiutarmi. Vi prego.”
Hitsugaya inclinò la testa. “Capisco.. comunque anche altri Capitani, che hanno ottenuto il Bankai prima di me, potrebbero aiutarti. Perché l’hai chiesto a me?”
Kaisui sembrò imbarazzata e, arrossendo leggermente, mormorò: “Bè, ecco.. voi siete quello di cui mi fido di più dopo il Capitano-Comandante. Avrei voluto chiedere a lui, ma ha problemi ben più seri a cui pensare e dunque.. ho pensato a voi...”
Non aggiunse altro. Pur essendo una parte di verità, non trovò il coraggio di rivelargli  che il motivo principale del perché aveva pensato a lui come prima scelta dopo Yamamoto era per la profonda ammirazione che provava verso il giovane Capitano della Decima Brigata, ammirazione che a volte sfociava in qualcosa di più profondo.
Hitsugaya sembrò percepire che non aveva detto tutta la verità, ma non indagò oltre. La fissò intensamente negli occhi per qualche istante, poi disse: “Va bene allora. Farà bene anche a me avere un compagno di allenamento... Ma sappi che non ci andrò leggero. Il Bankai non è uno scherzo, perciò preparati a faticare molto.”
“Non chiedo di meglio” rispose Kaisui con fermezza.
“In tal caso vieni, Kitayama. Seguimi al mio campo d’allenamento.”
“Si, Capitano Hitsugaya.”
 
Soifon assunse un’espressione enigmatica e rimase ad osservarlo in silenzio per diversi secondi. “Dunque l’hai ottenuto” disse infine.
 Mantenendo il suo solito sguardo serio e composto, Meryu annuì con fermezza.
“Sai, però, che possederlo non ti rende di fatto capace di utilizzarlo alla perfezione, vero?”
Meryu annuì di nuovo. “Dovete insegnarmi, Capitano Soifon” affermò subito dopo. “Forse non riuscirò a dominarlo completamente in così poco tempo, ma di sicuro sarò in grado di usufruirne per la battaglia imminente.”
Soifon gli si avvicinò di qualche passo e lo fissò intensamente negli occhi, come se stesse esaminando le profondità della sua anima; Meryu ricambiò e sostenne lo sguardo della Shinigami. Poco dopo quest’ultima fece un piccolo sorriso.
“Era quello che volevo sentire” disse per poi voltarsi e iniziare a camminare. “Non perdiamo altro tempo. Andiamo, Kitayama.”
Senza dire nulla Meryu la seguì.
 
“Capitano Zaraki! Capitano, ci siete?” gridò Keishin aggirandosi per la sede dell’Undicesima Brigata.
Dopo qualche secondo uno Shinigami familiare dalla testa rasata apparve davanti a lui. “Keishin! Che succede?” gli chiese.
“Ehi, Ikkaku. Scusa ma ora non ho tempo di spiegare. Dov’è il Capitano Zaraki?”
Ikkaku inclinò la testa, incuriosito. “Perché? Cosa vuoi da lui? Che…”
S’interruppe di colpo e squadrò Keishin da capo a piedi, come se stesse esaminando qualcosa di raro e prezioso.
“Smettila di fissarmi così” sbottò Keishin infastidito.
Sul volto di Ikkaku apparve un ghigno. “Che bella reiatsu ti circonda.. è diversa dal solito, sia per intensità che per forma. Che ti è successo?”
“Ti ho detto che non ho tempo di spiegare. Devo trovare il Capitano!”
“Inoltre, sembra che tu stia per esplodere... Per caso cerchi un avversario contro cui combattere? Perché, in tal caso” si batté la Zampakuto sulla spalla, “io sono più che felice di diventarlo!”
Keishin scosse la testa. “Normalmente accetterei, ma stavolta no. Mi serve un avversario molto più forte di te. Scusa, ma non sei in grado di aiutarmi.”
A quel rifiuto Ikkaku si accigliò. “Cos’hai detto? Mi stai dando del debole, forse?”
“Non ho detto questo...”
“Ma l’hai pensato, vero? Non è che hai solo paura di me? O forse temi di sprecarti troppo?”
Allora fu Keishin ad irritarsi. “Sai, a pensarci bene, credo che un po’ di tempo per prenderti a calci in culo lo potrei trovare!”
“Ah, si? E provaci!”
I due fecero scontrare le loro fronti e presero a spingersi fissandosi negli occhi e digrignando i denti, mentre emettevano una reiatsu sempre più intensa e un istinto omicida sempre più forte.
“Che combinate qui? Cos’è questo trambusto?”
Keishin e Ikkaku si voltarono e videro uno Shinigami di statura imponente con lunghi capelli neri a punta e una benda sull’occhio destro venire verso di loro.
“Capitano Zaraki!” esclamarono all’unisono.
“Keishin! Che ci fai qui?” chiese Kenpachi Zaraki.
Keishin spinse via Ikkaku e si avvicinò al Capitano. Arrivatogli davanti fece un sorriso inquietante e disse: “Voglio battermi con voi. Una sfida all’ultimo sangue, come quelle che amate tanto!” E la sua reiatsu divenne ancora più intensa e violenta.
L’unico occhio di Kenpachi brillò d’interesse e brama combattiva.
 
Dopo alcuni minuti i due giunsero all’interno di un’ampia grotta all’esterno del Seireitei e del Rukongai. L’area era grande e avvolta dalla semioscurità, dal soffitto pendevano diverse stalattiti, la sola luce presente era quella che proveniva dall’entrata e l’aria era fredda e pungente, come se lì dentro vi fosse un inverno eterno.
“Dove siamo?” chiese Kaisui.
“Nel mio campo d’allenamento, potrei dire” rispose Hitsugaya. “Vengo sempre qui per allenarmi e migliorare. È un luogo isolato e tranquillo e, a parte me e Matsumoto, pochi lo conoscono. L’aria ormai è perennemente gelata a causa delle mie esercitazioni. Mi spiace, ma dovrai abituartici in fretta.”
“Non preoccupatevi, non è un problema.”
Hitsugaya si voltò verso di lei ed estrasse la sua Zampakuto, Hyorinmaru.
“Bankai!” esclamò e subito una reiatsu bianca come la neve lo avvolse, mentre sulla sua schiena si originavano delle ali e una coda di drago, sulla mano sinistra e sui piedi degli artigli e sulla destra la testa della medesima creatura, tutti costituiti da ghiaccio; in più, dietro di lui apparvero sospesi in aria tre fiori di cristallo blu, ciascuno con quattro petali, e la guardia della sua spada passò da una forma a quattro punte a una a otto. “Daiguren Hyorinmaru! Come ti ho già detto, non ci andrò piano. Se vuoi controllare il Bankai, Kitayama, devi avere una volontà forte e indomita ed essere pronta a tutto. Ora, procediamo.” Le puntò contro la spada. “Libera il tuo Bankai e attaccami!”
Kaisui deglutì ed estrasse a sua volta la Zampakuto.
< Ci siamo > si disse. < È il momento di dimostrare quanto valgo e di diventare una vera Shinigami! Non posso tirarmi indietro! > Poi levò in alto Sabaku No Hana e urlò: “BAN..KAI!”
Una reiatsu dorata d’incredibile intensità la circondò.
Nel giro di pochi secondi la grotta, che si stava ricoprendo di ghiaccio per l’energia generata dal giovane Capitano, venne pervasa anche da una bufera di vento e sabbia che avviluppò i due Shinigami.
Sfregandosi gli occhi per la sabbia Hitsugaya osservò il Bankai della Luogotenente della Prima Brigata con un’espressione a metà fra il sorpreso e il pensieroso; infine fece un sorriso e disse: “Molto bene. Si comincia.”
 
Soifon e Meryu giunsero in una zona montuosa della Soul Society costituita da numerose rocce e monoliti di varie forme e dimensioni, non vi era anima viva e il silenzio era quasi palpabile.
Soifon atterrò sopra una delle rocce più alte e Meryu la imitò atterrando su una di quelle di fronte a lei. Per diversi minuti nessuno dei due proferì parola mentre fissava l’altro. D’un tratto, senza preavviso, Soifon scomparve con uno Shumpo.
Meryu non batté ciglio, ma saltò giù dalla roccia in tempo per evitare l’attacco dall’alto del suo Capitano, che colpì invece la pietra mandandola in frantumi. Con uno Shumpo si scagliò poi a sua volta contro Soifon sferrando due pugni e un calcio in rapida successione che furono però deviati dalla Shinigami, la quale contrattaccò con una serie di calci che Meryu riuscì a bloccare senza grandi difficoltà. Dopodichè i due si separarono e, mentre Meryu gettava via il kosode e portava le mani davanti al petto una sopra l’altra e Soifon si toglieva l’haori da Capitano e allargava le braccia, gridarono in coro: “Shunko!”
Una reiatsu bianca dalla forma simile all’elettricità esplose dalle loro spalle e schiene e immediatamente ripresero ad attaccarsi: Meryu scagliò una serie di pugni contro Soifon che rispose colpo su colpo. Le due raffiche di pugni s’incrociarono ad una rapidità pazzesca e con una potenza tale che l’aria intorno a loro tremava e le rocce più vicine si sgretolavano per le onde d’urto sprigionate dallo scontro dei colpi. Lo scambio durò solo pochi secondi, ma la sua violenza fu tale da lasciarli ansanti e pieni di lividi, Meryu molti più del suo Capitano.    
Si separarono ed entrambi disattivarono lo Shunko. In seguito Soifon esaminò i segni sulle sue braccia e sembrò annuire. “Senza dubbio sei migliorato, Kitayama” osservò, “e anche il tuo Shunko è migliorato. Non è ancora completo, ma ormai non dovrebbe mancarti tanto per padroneggiarlo del tutto.” La sua espressione s’indurì. “Ora, però, è più importante il tuo Bankai. Devi imparare in fretta a gestirlo al meglio. Usalo e attaccami.”
Meryu annuì. Poi, estrasse Hayabusa e rilasciò lo Shikai, infine, portò le braccia lungo i fianchi nella posizione heiko dachi dell’Hakuda e disse: “BAN..KAI.”
Una potente reiatsu bianco-azzurra si sprigionò dal suo corpo, ma, a differenza dello Shunko, questa non si espanse intorno in modo violento e casuale, ma rimase intorno al suo corpo in una forma controllata e calma, simile all’acqua che scorre di un ruscello. Quando il suo Bankai prese forma, l’espressione dura di Soifon s’incrinò per un istante.
Meryu ne approfittò subito: si spostò dietro di lei a una velocità sorprendente e le sferrò un calcio circolare. Il Capitano intercettò e bloccò il colpo, ma la sua forza fu tale da sbatterla indietro di parecchi metri; mentre il Luogotenente attaccava ancora, per la prima volta vide gli occhi di Soifon brillare di stupore e.. soddisfazione.
 
Un potente fendente fece indietreggiare rapidamente Keishin, al punto da sbilanciarlo; a quel punto Kenpachi Zaraki scattò in avanti e cercò di finirlo con un affondo, ma il castano si lasciò cadere all’indietro per evitare il colpo e piantò nel contempo le spade nel terreno usandole come puntelli per trasformare la caduta in una capriola che gli permise di schivare la lama avversaria e rimettersi in piedi in pochi istanti. Subito dopo si scagliò contro il Capitano sferrando una serie di fendenti che vennero neutralizzati uno ad uno. Alla fine fecero cozzare le lame infuocate di Hikami contro la lama seghettata della Zampakuto di Zaraki con tanta furia da sprigionare un’esplosione di reiatsu che li separò scagliandoli indietro.
Mentre riprendevano il loro assetto, Kenpachi ruggì: “Ha! Devo ammetterlo, mi sto divertendo con te, Keishin! Mi è sempre piaciuto il tuo stile violento e aggressivo di combattimento, ma questa è la prima volta che lo provo di persona. Non male.. però, non basta! Colpi così diventano noiosi e monotoni dopo un po’! Inoltre.. sento che c’è di più o sbaglio?”
“Intendete se posso sprigionare più potenza di così?” chiese Keishin. “Certo che posso! Questo non era che un piccolo riscaldamento! Volevo prima provare le vostre abilità di spadaccino e sentire personalmente la vostra forza, Capitano Zaraki, ma direi che ora è abbastanza! Ho un potere da imparare ad usare e un avversario come voi è l’unico che mi possa spingere al mio limite! Perciò vi consiglio di prepararvi perché ho un sacco di energia e rabbia repressa che urlano per essere sfogate!”
A quelle parole il ghigno folle di Kenpachi divenne ancora più largo. “Questo è parlare! Avanti, allora: sfoga su di me quell’energia e quella rabbia! Ti concedo di colpirmi con un attacco senza reagire! Fammi vedere cosa sai fare! Se ne sei capace, puoi anche uccidermi con quest’unico colpo!”
E allargò le braccia, come se fosse pronto a ricevere qualcosa.
< Davvero un maniaco di battaglie > pensò Keishin ghignando a sua volta. < Uno stupido potente. Proprio come me. Per questo è l’unico compagno di allenamenti contro cui posso dare il massimo senza problemi! >
Erano nella zona in cui aveva ottenuto il Bankai ed era già qualche minuto che combattevano. Nonostante i suoi miglioramenti, Keishin non era riuscito finora neppure a ferire Kenpachi Zaraki, l’unico Capitano che non conosceva né il nome della sua Zampakuto né il suo Bankai e che, malgrado ciò, era diventato uno dei più temuti Shinigami di tutta la Soul Society. Doveva fare sul serio e usarlo.
Incrociò le braccia davanti a sé tenendo le due spade all’altezza delle spalle e incrementò la sua reiatsu; infine, ruggì: “BAN..KAI!”
Una reiatsu rossa incredibilmente intensa e violenta, che sembrava fatta di fiamme, esplose dal suo corpo e lo avvolse nascondendolo alla vista. Kenpachi rimase ad osservare interessato la colonna d’energia pulsante che si era creata davanti a lui e, dopo pochi secondi, la voce di Keishin risuonò di nuovo: “Kasai no Kizuato!”
Un’enorme mezzaluna di fuoco, identica alla tecnica del suo Shikai ma molto più potente, fuoriuscì dalla colonna e investì l’enorme Capitano con una tale violenza da scagliarlo contro una roccia dietro di lui.
Kenpachi si rialzò e si guardò il petto: una grossa ustione lucente gli attraversava il petto dalla spalla destra all’addome. La fissò sorpreso, poi guardò Keishin che avanzava verso di lui, avvolto dal suo Bankai, e scoppiò in una risata fragorosa.
“Si!” urlò. “Questo fa male! Questo è un vero colpo! È da quando ho affrontato Ichigo che non sento un simile attacco! Quanta rabbia c’hai messo? E sento che ne hai ancora tantissima… Avanti, vieni! Questi sono gli scontri per cui vivo! Scatena la tua ira su di me! Colpiscimi ancora più forte! Combattiamo ancora! Ancora!”
 
Hitsugaya venne spinto indietro da una nuova raffica di vento. Resistendo a quella forza menò un fendente con la spada scagliando un enorme drago di ghiaccio contro Kaisui. La Shinigami venne congelata dall’attacco, ma dopo un paio di secondi scomparve nel nulla e il ghiaccio che la conteneva si sgretolò.
“Di nuovo?” commentò il giovane Capitano. “Continuare a sparire non ti basterà.”
Un attimo dopo si scansò appena in tempo per evitare una lama di falce che stava per tagliarlo in due e voltandosi emise dalla spada una sorta di onda di ghiaccio verso quella che sembrava l’ombra di Kaisui. Il colpo andò a vuoto, mentre dalla tempesta di sabbia intorno a lui numerose ombre iniziavano a muoversi; in seguito, da essa fuoriuscì una lama di vento diretta verso il suo fianco destro. Hitsugaya si protesse con l’ala, la quale venne però tagliata via dall’attacco; senza perdere tempo scagliò un’altra onda di ghiaccio verso quel punto e congelò una figura simile a Kaisui, ma che scomparve anch’essa dopo alcuni istanti. Allora l’albino si fermò e rimase a contemplare la bufera di sabbia e vento che lo circondava, rigenerando la propria ala e cercando nel contempo di capire quale sarebbe stata la prossima mossa dell’avversaria.
Doveva ammetterlo: era davvero un Bankai problematico, basato su illusioni, inganni e attacchi a sorpresa, da non sottovalutarlo assolutamente. Aveva già subito diverse ferite nel tentativo di intercettarla o di colpirla, ma nessuno dei suoi colpi era andato a segno.
Alla fine, giunse alla conclusione che non poteva trovarla e fermarla aspettando il successivo assalto, doveva per forza stanarla prima che facesse la sua mossa. Si mise in posizione con Hyorinmaru alzata sopra la sua testa e concentrò tutta la sua reiatsu in essa, dopodiché la fece roteare e la conficcò nel suolo; a quel punto rilasciò l’energia congelando all’istante il terreno e facendo crescere degli enormi spuntoni di ghiaccio tutto intorno a sé che invasero completamente la grotta.
In quel momento si accorse che vi erano delle forme intrappolate tra i ghiacci e, quando vide cos’erano, capì come funzionavano i suoi poteri. Fece allora un gesto con la spada: gli spuntoni andarono in frantumi e, nel giro di alcuni secondi, la tempesta di sabbia cessò e Kaisui ricomparve a pochi metri da lui.
“Incredibile, Capitano” disse quest’ultima sorpresa. “Non credevo mi avreste trovata così presto.”
“È stato più per fortuna e per caso che ce l’ho fatta” rispose l’altro. “Se non avessi rilasciato tutto quel potere non avrei mai potuto neutralizzare le tue illusioni. Comunque” le puntò contro la spada “non abbiamo ancora finito.”
Un istante dopo si scagliarono l’uno contro l’altra e Kaisui sferrò una serie di fendenti con entrambe le braccia, dalle quali spuntavano lame di falce, che Hitsugaya bloccò con Hyorinmaru per poi colpire con una rapida sequenza di affondi che Kaisui deviò o fermò a sua volta. Quest’ultima indietreggiò e saltò in alto per poi piombare sul giovane Capitano, ma, mentre si trovava a mezz’aria, il suo Bankai svanì e la sua reiatsu calò rapidamente. L’improvvisa stanchezza la fece cadere a terra ansante e perse anche la presa sulla sua Zampakuto.
Hitsugaya le si avvicinò e le diede una mano per aiutarla a rialzarsi.
“Non è facile usarlo in uno scontro la prima volta, eh?” le chiese.
Kaisui annuì mentre si rimetteva in piedi. “Credevo di riuscire a resistere di più, ma generare tutte quelle illusioni richiede uno sforzo mentale davvero eccessivo.”
“Devi usarlo con più moderazione. Il tuo è un Bankai complesso che necessita di una concentrazione costante. Non creare illusioni di continuo, cerca piuttosto di concentrarti su poche di esse ma adatte alla situazione. Inoltre, ti consiglio di attaccare con più convinzione e precisione, non colpire solo per confondere o distrarre. È uno spreco di energie.”
“Capito, Capitano. Vi ringrazio molto per i vostri saggi consigli.”
“Pensi di poter riuscire a riutilizzarlo?”
“Non subito. Tuttavia penso che ci riuscirei di nuovo tra poco.”
“Molto bene. Allora concentrati e cerca di recuperare in fretta le forze. Devi riuscire a ridurre il più possibile l’attesa tra due attivazioni successive del Bankai ed estendere il tempo di utilizzo. Problema che ho anch’io del resto e che si può risolvere solo aumentando la propria resistenza.” Fece qualche passo indietro. “Devi imparare in fretta, Kitayama, perché il tempo è poco. Perciò, diamoci da fare!”
“Certamente! Agli ordini, Capitano Hitsugaya!”
 
Soifon utilizzò una serie rapidissima di Shumpo per muoversi ai lati di Meryu e confonderlo, in modo da rendere impossibile capire da dove avrebbe attaccato. Poi, quando fu abbastanza vicina, si spostò alla sua destra e gli sferrò un calcio al fianco, ma non appena lui provò a bloccarlo, si portò con un altro Shumpo sopra la sua testa e  fece un affondo con Suzumebachi verso il suo volto. Sorprendentemente Meryu riuscì ad alzare all’ultimo istante il braccio sinistro e la punta striata di Suzumebachi sprigionò scintille sul bracciale di ferro che gli avvolgeva l’avambraccio.
Subito dopo fu Meryu a portarsi con uno Shumpo sopra Soifon e a cercare di colpirla, ma lei lo schivò con un altro Shumpo riportandosi di nuovo sopra di lui e provando ancora a colpirlo con un pugno che il Luogotenente evitò prontamente con un ennesimo Shumpo, arrivando nel contempo dietro il Capitano e sferrandole un calcio che, però, colpì nuovamente il vuoto quando lei si mosse con un altro passo fulmineo; stavolta Meryu eseguì immediatamente uno Shumpo per inseguirla.
Ricomparvero nello stesso momento diversi metri più in alto e provarono a colpirsi con un calcio. Le loro gambe si scontrarono con tanta forza da far tremare l’aria circostante, ma l’armatura che avvolgeva la gamba di Meryu rese il suo colpo più potente e Soifon venne spinta indietro con una smorfia di dolore. L’argenteo cercò subito di approfittarne incalzandola e tentando di colpirla con un pugno.
Nell’istante in cui il suo pugno era a un centimetro dal volto di Soifon, quest’ultima gridò: “Shunko!” e, mentre una nuova reiatsu elettrica bianca esplodeva dalle sue spalle e dalla schiena, svanì nell’aria con uno Shumpo rapidissimo mandando a vuoto l’attacco dell’avversario. Riapparve un istante dopo dietro di lui e sferrò una ginocchiata che Meryu bloccò con una gomitata discendente diretta all’indietro; questi, poi, si voltò del tutto e sferrò una moltitudine di pugni e calci imitato immediatamente da Soifon. Capitano e Luogotenente rimasero serrati per parecchi secondi in un ferocissimo scambio dove i colpi che si scontravano generavano tuoni simili a quelli di una tempesta.
Alla fine si separarono e atterrarono su due rocce sottostanti, delle quali molte erano franate a causa della violenza del loro confronto.
Prima che uno dei due potesse fare una nuova mossa, Meryu iniziò a respirare pesantemente e crollò in ginocchio; si portò una mano alla maschera e l’abbassò per liberare la bocca, mentre si sforzava di controllare il suo respiro.
Soifon gli fu davanti in un attimo. “Sei al limite. Disattivalo” disse.
Meryu scosse la testa. “Posso ancora farcela. Non preoccupatevi.”
“La tua perseveranza e la tua volontà sono ammirabili, ma è chiaro che non puoi usare quel Bankai per troppo tempo. È certamente molto potente e veloce” si guardò le braccia che erano piene di tagli sanguinanti e lividi scuri, “tuttavia sottopone il tuo corpo ad uno sforzo immane, perciò non puoi utilizzarlo continuamente. Se lo facessi, la tua stamina finirebbe rapidamente e, a meno che tu non abbia sconfitto il tuo avversario, saresti spacciato. Devi imparare per quanto tempo puoi utilizzarlo senza che ti riduca ad uno straccio e quanto tempo ti serve prima di poterlo riattivare. Ora è il momento di recuperare, perciò disattivalo.”
“Agli ordini, Capitano.”
Disattivato il Bankai, Meryu si rimise in piedi e si guardò le mani respirando sempre con fatica. Senza dubbio aveva un grande potere ora, ma aveva ancora molto da imparare.
Il tocco leggero della mano di Soifon sulla sua spalla lo sorprese: era la prima volta che il suo contatto era così delicato. “Abbiamo tutti sempre molto da imparare” disse lei, come se avesse letto i suoi pensieri, “solo non ce ne rendiamo mai veramente conto. Anch’io devo apprendere ancora molte cose e migliorarne altrettante. Non biasimare la tua ignoranza, Kitayama, piuttosto riconosci ciò che sai e ciò che non sai fare. È il primo passo per diventare migliori. Ora riprendi le tue forze e poi affrontami di nuovo: ti renderò più forte ad ogni costo!”
Meryu rimase senza parole per qualche secondo, ma poi assunse un’espressione decisa e annuì con vigore. “Si, Capitano Soifon.”
 
Le spade di Keishin e Kenpachi si scontrarono con una tale potenza da scatenare una serie di esplosioni, che incendiarono gran parte della deserta area sotterranea. Ogni volta che le loro lame entravano in contatto, una fortissima onda d’urto intrisa di fiamme si propagava da esse.
I due si allontanarono per recuperare terreno.
“Magnifico!” gridò Kenpachi con uno sguardo follemente felice. Il suo corpo era coperto di orrende ferite bruciate, ma sembrava non curarsene assolutamente. “Sei davvero un degno avversario! Mi sto divertendo da matti! E.. credo di poter fare sul serio adesso!”
Si portò una mano alla benda sull’occhio destro e la rimosse.
Sotto di essa vi era un occhio perfettamente sano, ma nell’istante in cui la tolse una reiatsu dorata di un’intensità a dir poco soffocante proruppe dal suo corpo formando una gigantesca colonna lucente.
Keishin gli si avvicinò e la reiatsu rossa intorno al suo corpo divenne ancora più forte fino ad eguagliare come bagliore quella del Capitano dell’Undicesima Brigata.
“Ne avevo sentito parlare” disse. “Dunque quella benda è veramente un sigillo per limitare la vostra potenza. È pazzesco! Sapevo che avevate ancora nascosto tanto potere, ma non credevo fino a questo punto! Dovevo uccidervi per farvelo usare?”
“Non c’è motivo di fare sul serio se l’avversario non si dimostra degno della tua vera forza. E non c’è divertimento in un combattimento a fare sul serio fin dal primo momento. Ma ora.. ora mi hai dimostrato di essere all’altezza di un’autentica sfida! Perciò, vieni e attaccami ancora come hai fatto finora.. anzi, mettici ancora più forza!”
Il volto di Keishin si deformò in un ghigno. “Non chiedo di meglio! Arrivo, Capitano! Preparatevi a…”
La sua espressione s’incrinò e divenne una smorfia di dolore, crollò sulle ginocchia perdendo la presa sulla sua arma, le fiamme che lo avvolgevano si estinsero e il suo Bankai sembrò sul punto di scomparire.
“Eh? Che ti succede?” chiese Kenpachi.
Keishin ansimò e tenendosi il petto sputò un grumo di sangue. “Temo..” mormorò con voce roca “..che siano gli effetti collaterali del mio Bankai. Non solo richiede un notevole sforzo usarlo, ma soprattutto finisce per danneggiare anche me se lo utilizzo incessantemente in modo troppo intenso.”
“Eh? Che cosa? Significa che ti vuoi fermare?” chiese Kenpachi con un tono a metà tra lo scettico e il deluso.
“No, non voglio fermarmi. Tuttavia non sarò in grado di continuare se prima non recupero un po’ di resistenza. Devo...”
“Fermarsi? Recuperare resistenza? Non dire stronzate!” Kenpachi batté il piede per terra. “Ho sentito le tue emozioni durante il duello, ho sentito la tua anima! Ho sentito l’ira e il desiderio di vendetta che ti animano, ma, più di ogni altra cosa, ho sentito la tua brama di combattere e di diventare più forte! Tu hai l’ambizione di diventare il più forte, vero? E come pensi di poterlo diventare se ti arrendi per un po’ di dolore e stanchezza? Nessuno è mai diventato più forte in questo modo! Se davvero lo vuoi, allora resisti alla fatica e al dolore e attaccami ancora! Eguagliami, superami se ci riesci! Ma non fermarti, non interrompere questo duello! Non ora che sto per fare sul serio! Non darmi una simile delusione! Alzati e combatti, Keishin Akutabi!”
Keishin lo guardò sorpreso. “Capitano Kenpachi…”
L’ultima cosa che riuscì a vedere un istante più tardi fu la suola del sandalo di Kenpachi che colpiva la sua faccia e lo scagliava decine di metri all’indietro. Volò per alcuni secondi, poi sentì l’impatto con una superficie liquida e affondò sotto quella che riconobbe come acqua calda. La sostanza iniziò a penetrargli nei polmoni e si sentì soffocare; annaspando agitò mani e piedi per risalire in superficie e, dopo pochi secondi, uscì all’aria fresca.
“Ehi! Che diavolo vi salta in mente?” gridò.
“Ti ho concesso di recuperare. Ora va meglio, no?” replicò Kenpachi con distacco.
Keishin rimase senza parole mentre sentiva effettivamente le sue ferite rimarginarsi e il dolore diminuire ma non scomparire. Lo aveva gettato nella sorgente calda rigenerativa.
“Forza, Kei-chan!” gridò un’acuta voce infantile. “Ken-chan ti ha dato un aiuto per continuare! Non ti sembra giusto ripagarlo combattendo ancora?”
Keishin guardò nella direzione della voce e vide Yachiru Kusajishi, la Luogotenente dell’Undicesima Brigata, una giovanissima Shinigami, poco più che bambina, eppure l’unica persona alla quale Kenpachi dava ascolto. Li osservava dall’inizio del duello, ma non era mai intervenuta fino a quel momento; la sua solita espressione gaia era stata sostituita da un’altra seria e decisa, come se lo stesse incitando.
Poi guardò Kenpachi e vide la sua espressione che sembrava dire: “Ora non hai più nessuna scusa” e sorrise.
Aveva ragione, si disse. La sua ambizione era davvero diventare il più forte Shinigami, più forte anche di Genryusai Yamamoto, e non lo sarebbe diventato accettando delle insulse limitazioni. Inoltre, non sarebbe stato nel suo stile arrendersi per così poco.
Balzò fuori dall’acqua e volò in alto, mentre il suo Bankai risorgeva emettendo una reiatsu più potente che mai.
“Allora avanti, Capitano Kenpachi!” urlò con furore. “Combattiamo!”
“Questo è parlare!” ruggì Kenpachi estasiato espandendo a sua volta la sua reiatsu e inseguendolo con un salto.
Le loro lame si scontrarono di nuovo, più violentemente che mai.


Note:
Heiko dachi = posizione base del karate, consiste nel tenere i piedi allineati paralleli , con le ginocchia appena flesse e le braccia lungo i fianchi

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Capitolo 13
*** La battaglia imminente ***


Capitolo 13: La battaglia imminente
 
Una poderosa esplosione spazzò via le rocce circostanti; poi un’altra, un’altra e un’altra ancora. Ogni volta che le loro Zampakuto s’incrociavano, onde di fuoco e fiamme e tuoni assordanti si sprigionavano dal contatto e distruggevano ogni cosa stesse intorno a loro.
Dopo quella discussione, Keishin e Kenpachi non avevano più smesso di combattere nemmeno per un secondo, anzi, ogni colpo che sferravano era sempre più potente dei precedenti e la loro brama combattiva non poteva essere più grande.
Kenpachi sferrò un fendente contro il terreno con tanta forza da distruggerlo e creare così una vera e propria onda di detriti contro l’avversario; per tutta risposta, Keishin creò un muro di fiamme che fermò e incenerì le rocce scagliate, dopodiché riunì quelle stesse fiamme in un’enorme sfera e la scagliò contro il Capitano dell’Undicesima Brigata. Questi non si fece intimidire e alzò la spada per bloccare la sfera; la forza del colpo lo fece indietreggiare di parecchi metri, ma alla fine riuscì a deviare la sfera con una forte spinta verso l’alto.
Keishin fece per muoversi ancora, ma si bloccò quando un grosso fiotto di sangue gli uscì dalla bocca: gli effetti collaterali del Bankai ormai si stavano accumulando troppo. Mentre alzava gli occhi verso l’avversario, tuttavia, il suo sguardo era più estasiato che mai. “Questa sì che è una battaglia soddisfacente!” gridò. “Ormai ho perso il conto delle volte che ci siamo colpiti e mi sembra di avere il corpo che sta per sbriciolarsi, ma non m’interessa! Dobbiamo continuare finchè uno di noi non vince! Siete d’accordo, vero, Capitano?”
“Non potrei essere più d’accordo, Keishin!” rispose vigorosamente Kenpachi. “Uno scontro così divertente non capita tutti i giorni! Battaglie all’ultimo sangue come questa vanno godute fino alla fine!” E si scagliò contro di lui con uno sguardo di pura gioia isterica sul volto.
Keishin raccolse le sue forze e si librò in aria, poi puntò la punta della spada verso il Capitano. < Ormai le mie forze sono agli sgoccioli, ma devo resistere! > si disse.
< Sei al tuo limite estremo > disse improvvisamente Hikami da dentro di lui. < Devi fermarti o rischi grosso. Il tuo fisico è devastato! Non puoi usare altra forza! >
< Invece si! > replicò Keishin. < Dammi più potere! È l’unico modo che ho per divenire più forte! Più potere! Avanti! >
Allungò la mano sinistra aperta ad artiglio e tutte le fiamme che incendiavano il campo si alzarono, circondarono e, alla chiusura delle sue dita, si scagliarono contro Kenpachi avviluppandolo completamente.
Il Capitano assunse una posizione di difesa nel tentativo di proteggersi, ma ne capì presto l’inutilità e iniziò ad agitare la Zampakuto per allontanare il fuoco, ma questo lo attaccava implacabile, come se avesse una volontà propria.
Allora Keishin scese in picchiata verso di lui brandendo la propria Zampakuto e urlando: “È finita, Capitano Zaraki!”
Con un urlo altrettanto terrificante, però, Kenpachi spiccò un enorme balzo verso di lui ignorando e attraversando il fuoco, apparentemente incurante dei danni che gli provocava, e lo intercettò a mezz’aria. Atterrarono uno dietro l’altro e, quasi simultaneamente, due enormi getti di sangue proruppero dalla loro schiena. Kenpachi barcollò, mentre Keishin cadde in ginocchio respirando a fatica.
“No!” mormorò il castano cercando inutilmente di alzarsi. “Non posso.. cedere.. non ancora.. devo continuare! Questa debolezza.. mi serve.. più potere!”
Un istante dopo Kenpachi gli apparve davanti, lo afferrò per un braccio, lo sollevò in aria e lo fece roteare per qualche secondo prima di scagliarlo lontano con tanta violenza che, quando impattò il suolo, lo ruppe e tracciò una lunghissima fossa col suo corpo. Keishin rimase poi riverso a terra con uno sguardo semicosciente e le fiamme che lo circondavano iniziarono a estinguersi.
Kenpachi iniziò ad avvicinarsi a lui facendo strisciare la punta della sua spada sul terreno. “Davvero bello” disse. “Non pensavo che mi avresti fatto divertire così tanto.” Diede un’occhiata al suo corpo, solcato da numerose ferite e ustioni sia leggere che gravi. “Guarda come mi hai ridotto.. ti faccio i miei complimenti, Keishin! Purtroppo, però, sembra che tu non possa fare meglio di così. Un vero peccato! Tuttavia, se continuerai ad allenarti duramente, un giorno, forse, sarai in grado di sconfiggermi. Sei destinato a diventare davvero forte, ragazzo mio! Ma, per ora, non puoi...”
S’interruppe quando percepì qualcosa di insolito provenire da davanti a lui.
Di colpo le fiamme intorno a Keishin, che stavano per spegnersi, esplosero più potenti che mai e presero a muoversi come se fossero vive formando quello che sembrava il profilo di un enorme uccello. E, tra di esse, fu visibile la sagoma dello Shinigami che si rialzava, gli occhi che brillavano di una luce rossa e le braccia pendenti con la Zampakuto stretta in pugno. Poi una voce disse: “Più rabbia.. più potere…”
Era la voce di Keishin. Ma quasi non sembrava lui: il tono era molto più basso, freddo e inquietante del solito. Sembrava un’altra persona.
Kenpachi era ammutolito. “Cos’è questa reiatsu? Che sta succedendo?”
In quell’istante lo sguardo di Keishin incrociò il suo e il Capitano trasalì: l’istinto omicida che emanavano i suoi occhi era completamente diverso da prima. Faceva rabbrividire.
Poi, udì la voce di Yachiru gridare: “Ken-chan, stai attento!”
Kenpachi non fece in tempo a guardarla che Keishin, ancora avvolto e seminascosto dalle fiamme, si scagliò su di lui ad una tale velocità che riuscì a malapena ad alzare la Zampakuto per bloccare il suo attacco. Ma la pressione della spada dell’altro continuò e fu talmente intensa che il Capitano iniziò a essere spinto indietro; Keishin emise un ruggito simile a quello di un animale e la sua forza sembrò aumentare ancora mentre spingeva la sua spada su quella di Kenpachi, il quale, malgrado i suoi sforzi, non riusciva nemmeno a rallentare il suo moto all’indietro. Nel contempo il fuoco che circondava lo Shinigami colpiva il Capitano con un calore tremendo, quasi insopportabile.
“Ken-chan!” urlò sconvolta Yachiru.
Kenpachi fissò Keishin negli occhi: non era il suo solito sguardo. La rabbia e la ferocia erano più intense che mai e sembrava desiderare solo di ridurlo in cenere. Non lo riconosceva. Poi sentì che la sua Zampakuto iniziava a cedere; sarebbe stato colpito molto presto e se una simile reiatsu lo colpiva…
“Maledizione!” urlò. “Non so cosa ti è preso, ma se desideri così tanto distruggermi, allora non mi lasci scelta!”
E, per la prima volta in assoluto dall’inizio del duello, afferrò la propria Zampakuto con entrambe le mani.
Un istante dopo la sua reiatsu aumentò a tal punto da contrastare quella di Keishin.
Un’esplosione tremenda, molto più delle altre, avvolse l’intero campo.
 
Meryu roteò con tanta rapidità da creare un turbine d’aria e sferrò un calcio discendente contro Soifon, la quale si scansò con uno Shumpo e il calcio colpì la roccia che stava sotto di lei, riducendola in briciole. Tuttavia, invece di fermarsi, Meryu continuò a ruotare su se stesso, in modo da far seguire a quel colpo un altro calcio, stavolta ascendente, che costrinse Soifon, apparsa dietro di lui, a bloccare l’attacco che stava per sferrargli alle spalle per evitarlo.
A quel punto si spostò con uno Shumpo alla sua destra e provò a colpirla con un pugno che venne prontamente deviato. Il Capitano rispose con un pugno a sua volta, ma l’altro lo evitò saltando all’indietro; allora Soifon si fece avanti e menò una serie rapidissima di pugni alternati ad affondi con il pungiglione di Suzumebachi che Meryu evitò con brevi ma istantanei movimenti laterali del busto. Ad un tratto, invece di schivare un affondo, lo bloccò afferrando il polso del Capitano a mezz’aria, dopodiché la tirò a sé e la colpì con una potente ginocchiata al bassoventre sbattendola indietro.
“Tocca a me” si limitò a dire mentre si scagliava in avanti.
Soifon incrociò le braccia davanti a sé in tempo per arrestare la terribile raffica di pugni che si abbatté su di lei; tuttavia, pur bloccando l’impatto, le punte sulle nocche di Meryu le causavano numerose piccole ferite alle braccia ad ogni colpo.
L’attacco durò solo qualche secondo, poi il Capitano attivò di nuovo lo Shunko e respinse il Luogotenente con l’esplosione della sua reiatsu. Un istante dopo sferrò una nuova serie di colpi imitata da Meryu e rimasero serrati ancora una volta in uno scambio violentissimo per alcuni secondi.
Quando alla fine si separarono, erano entrambi ansimanti ed esausti. Mentre respiravano pesantemente lo Shunko di Soifon svanì e così anche il Bankai di Meryu. “Basta così” disse la prima. “Ormai abbiamo a malapena la forza per reggerci in piedi. Continuare sarebbe controproducente e, comunque, dubito che per oggi potremmo fare meglio di così.”
Il secondo si limitò ad annuire.
Si ridiressero insieme verso il Seireitei. Durante il tragitto Meryu pensò al loro allenamento, a quello che aveva sentito incrociando i pugni con Soifon: questa volta più di ogni altra aveva sentito la profondità della sua anima, sensazioni che non aveva mai sentito prima e si chiedeva come non avesse mai potuto percepirle finora. Forse perché prima era troppo debole o forse perché non aveva mai pensato di poterle provare. E aveva anche capito diverse cose.
“Capitano” disse, “anche il vostro Shunko è incompleto, vero?”
Soifon lo guardò sorpresa. Poi assunse un’espressione neutra e si limitò a rispondere: “Allora non sono migliorate solo le tue abilità fisiche, ma anche il tuo acume. Si, Kitayama, il mio Shunko è incompleto proprio come il tuo. So usarlo meglio, certo, ma non è ancora perfetto come quello di Yoruichi-sama. Bé, è normale del resto: una tecnica come questa richiede molto tempo per essere perfezionata e dominata.”
Meryu storse un po’ il naso al nome Yoruichi. Dopotutto non si fidava ancora di quella Shinigami e tantomeno gli piaceva il fatto che Soifon non mettesse in dubbio la sua parola nemmeno per un istante.
Il Capitano riprese subito a parlare: “Sei deluso, per caso?”
“No, non è questo. Solo non me n’ero accorto prima.”
“Comprensibile. Tuttavia sappi che, proprio perché so che le mie capacità sono imperfette e da affinare, sono in grado di allenarmi e di combattere al meglio. Esattamente come te. Dimmi, Kitayama, cosa ti ha spinto a migliorare così tanto in così poco tempo?”
Meryu non dovette pensarci su più di qualche secondo. “Desideravo dimostrarmi degno della vostra fiducia e del mio rango appena acquisito. Inoltre, volevo migliorare per la mia Brigata, i miei compagni e la stessa Soul Society. Volevo divenire più forte per continuare ad aiutare a mantenere la pace.”
“Bella risposta, ma non è tutto. Sei stato in grado di migliorare in fretta soprattutto perché eri consapevole. Consapevole dei tuoi limiti e del fatto che non puoi fare tutto da solo. Nessuno di noi è abbastanza forte per risolvere ogni problema o superare tutte le difficoltà da solo. Abbiamo bisogno dei nostri compagni per riuscirci. Tu avevi bisogno di me per riuscire a migliorarti e, allo stesso modo, io avevo bisogno di Yoruichi-sama e.. di te.”
“Anche di me, Capitano?”
Soifon lo guardò. “Stai facendo progressi enormi, più di quanto mi aspettassi” Piegò le labbra in un sorriso. “Questo basta a motivarmi. Come Capitano della Seconda Brigata, non posso permettere che il mio Luogotenente sia il solo a impegnarsi tanto per migliorare, no? Sarebbe alquanto.. imbarazzante. Inoltre, ritengo che tu più di chiunque altro incarni l’ideale della Seconda Brigata e delle Unità Mobili Segrete. Il tuo Bankai ne è la prova.”
Meryu rimase ammutolito a quel complimento.
Assumendo un’espressione più seria, Soifon continuò: “Ammettere di non essere perfetti non è debolezza, fare affidamento sugli altri non è debolezza. Credere di poter fare ogni cosa con le proprie forze o di essere superiori agli altri, quella è debolezza. Credere di potersi elevare al di sopra degli altri è debolezza e follia. Noi non possiamo permettere che gente che coltiva simili idee rimanga impunita perché sono quelli i nemici più pericolosi. Abbiamo il dovere di fermarli e fare giustizia. Lo capisci, vero, Kitayama?”
Meryu la guardò negli occhi e abbassò la sua maschera scoprendo la metà coperta del volto. “Sono con voi, Capitano” rispose. “Lo sono sempre stato e continuerò ad esserlo. So cosa dobbiamo fare, perciò contate su di me.”
Soifon fece un’espressione soddisfatta. “Così mi piaci.”
E accelerarono il passo verso il Seireitei.
 
“Eaburedo!” urlò Kaisui scagliando una moltitudine di lame di vento.
Con un poderoso battito d’ali, Hitsugaya si tolse dalla loro traiettoria e contrattaccò gridando: “Guncho Tsurara!”
Una serie di punte di ghiaccio vennero lanciate contro la Shinigami, che le evitò prontamente. Dopodichè indietreggiò di qualche passo e scomparve nella bufera di sabbia che li circondava.
“Pessima idea, Kitayama” disse Hitsugaya. “Ormai so come spezzare queste tue illusioni. Aspettavo solo il momento più opportuno.” Alzò la sua Zampakuto sopra la testa. “Non dovevi allon-…”
Le parole rimanenti gli morirono in gola quando una lama spuntò all’improvviso a lato della sua testa e si diresse verso il suo collo. Un riflesso condizionato, risultato di anni di combattimenti, lo fece abbassare giusto una frazione di secondo prima che il filo della lama lo toccasse e si allontanò con uno Shumpo fulmineo. Tuttavia, quando si voltò per contrattaccare, l’avversaria era già sparita. Si toccò la guancia e vide del sangue sulle dita. < Se fossi stato più lento, mi avrebbe decapitato > si disse.
In quell’istante altre due lame di falce apparvero ad entrambi i lati della sua testa, ma stavolta era preparato e le evitò prontamente per poi voltarsi e scagliare un’onda di ghiaccio a forma di drago. Alle sue spalle Kaisui venne colpita e congelata dall’attacco, ma dopo un secondo scomparve.
< Devo sbrigarmi! > pensò Hitsugaya. < Finchè questa bufera di sabbia imperversa è impossibile anticipare i suoi attacchi! >
Roteò Hyorinmaru e la alzò sopra la testa concentrandovi tutta la sua reiatsu, preparandosi a conficcarla nel terreno.
“Pessima idea, Capitano!” urlò una voce trionfante. “Aspettavo solo il momento più opportuno!”
E, in quell’istante, una decina di Kaisui uscirono dalla tempesta intorno a lui e lo caricarono da ogni direzione.
Sorpreso, Hitsugaya girò su se stesso e rilasciò la reiatsu accumulata creando un’onda circolare di ghiaccio che spazzò via tutte le illusioni. Subito dopo, però, da dietro di essa spuntò la vera Kaisui, la quale sferrò un doppio attacco incrociato con le due lame che spuntavano dalle sue braccia; tuttavia Hitsugaya se ne avvide in tempo per portare nuovamente la sua Zampakuto davanti a sé e bloccare i colpi.
“Bel tentativo” disse Hitsugaya. Poi la sua coda di drago scattò e si fermò ad un centimetro dalla schiena della Luogotenente. “Però, devi prestare molta più attenzione. Scacco matto.”
“Voi dite?” chiese Kaisui con un ghigno. “Credo che invece dovrei dirlo io questo.”
Lo sguardo interrogativo del giovane Capitano divenne di sorpresa quando dal petto e dai fianchi di Kaisui spuntarono altre sette lame, che si fermarono ad un millimetro dal suo volto.
“Notevole” ammise Hitsugaya con un sorriso.
Kaisui ricambiò il sorriso e si allontanò lentamente liberando e ritirando le proprie lame. A quel punto i due Shinigami disattivarono i loro Bankai e si concessero una pausa per riprendersi dalla fatica dell’allenamento. Fortunatamente, pur avendo combattuto con l’istinto di uccidere, erano riusciti a non causarsi ferite gravi.
“Hai fatto un buon lavoro. Hai imparato in fretta ad usare i tuoi nuovi poteri” disse Hitsugaya d’un tratto.
“Devo ringraziare solo voi se ci sono riuscita così presto” replicò Kaisui. “Grazie davvero, Capitano Hitsugaya.”
Per un attimo s’interruppe e osservò la schiena dello Shinigami che più ammirava e per il quale, talvolta, sentiva di nutrire quello che poteva definire un sentimento sincero e profondo. Il timore che avrebbero dovuto combattere quella che forse sarebbe stata la loro ultima battaglia la pervase, come anche il pensiero che quella poteva forse essere l’ultima volta che rimanevano insieme. Sentì subito un forte peso al cuore, come se quel solo pensiero le fosse insopportabile.
Quasi senza accorgersene, iniziò a parlare: “Capitano.. questa non sarà.. l’ultima volta che potremmo allenarci e stare insieme.. vero?”
Hitsugaya la guardò confuso. “Ma che dici? Perché dovrebbe essere l’ultima volta?”
La castana abbassò lo sguardo. “Il fatto è che.. ho paura per la battaglia imminente. Non paura del nemico o della morte, no.. ma paura di vedere i miei compagni morire. Di vedere i miei amici, tutte le persone che amo morire davanti ai miei occhi e di rimanere così.. sola. Senza mio fratello, Keishin, Rangiku, il Capitano Yamamoto.. e voi. Ho paura che sia l’ultima volta che potremmo restare insieme così, senza l’incombente minaccia della morte su di noi.”
Hitsugaya le si avvicinò e parlò con voce decisa: “Vorrei poterti dire che niente di tutto ciò accadrà, che sicuramente nessun altro di noi morirà.. ma ti direi una bugia, Kitayama. Voglio essere sincero con te. Le nostre possibilità di vittoria non sono assolute. Non lo saranno mai, visto che è di Aizen che siamo parlando.”
“Allora..?”
“Tuttavia” la interruppe, “se c’è una cosa che posso garantirti, è che non sarà lui a vincere questa guerra. Noi lo fermeremo a qualunque costo. Lo fermeremo perché dobbiamo farlo, perché è il nostro dovere in quanto Shinigami del Gotei 13 della Soul Society. C’è la possibilità che non tutti usciremo vivi da questa battaglia, ma non possiamo lasciare che questo pensiero ci getti nella disperazione, o avremo perso prima di cominciare. Non posso prometterti che non moriremo e forse dire che le nostre morti non saranno vane per te non è abbastanza, ma non possiamo per questo tirarci indietro, Kitayama. Dobbiamo scendere in campo e combattere dando tutti noi stessi. Per il bene dei due mondi. E perché siamo Shinigami.”
Quel discorso inteso a motivarla e a ridarle la determinazione che stava venendo meno colpì profondamente Kaisui. Non erano parole di consolazione, ma qualcosa di più: un implicito invito a non lasciarsi abbattere e a non arrendersi, perché solo così avrebbero potuto vincere e ritornare.. insieme.
Sorrise. “Sapete, dopo questo allenamento, provando direttamente su me stessa la vostra forza e le vostre abilità, e soprattutto dopo aver udito queste parole, ho finalmente compreso appieno come siete riuscito a diventare Capitano in così breve tempo. Capisco anche perché gli Shinigami della vostra Brigata si fidano ciecamente di voi: perché non solo siete forte, ma anche gentile e paziente, abbastanza da dare saggi consigli e incoraggiamenti a chiunque, compresi coloro che non appartengono a essa. Ero certa che voi foste la scelta giusta quando vi ho chiesto di allenarmi.”
Hitsugaya sembrò arrossire. “Smettila di farmi tanti complimenti. M’imbarazzi! Ho solo fatto e detto quello che qualunque buon Capitano ritengo avrebbe fatto e detto.”
Tuttavia Kaisui continuò e anche lei arrossì: “Sappiate anche che, dopo questo allenamento, vi ammiro e stimo ancora di più…”
Hitsugaya la guardò con aria sorpresa. “Cosa.. cosa stai cercando di dirmi?”
“Non.. sono sicura neanch’io della risposta che vi darei. Oltre ai motivi che vi avevo già citato, avevo scelto di chiedere a voi di allenarmi proprio perché vi ammiro molto.. siete un esempio per me.. e io.. io…”
Hitsugaya alzò una mano come per dirle di non aggiungere altro. Aveva ancora un certo rossore sulle guance, ma la sua espressione e la sua voce erano seri: “Ti stai sbagliando, Kitayama. I tuoi sentimenti sono diretti verso un’immagine ideale, un’immagine che, però, non è ciò che io sono realmente. Non sono perfetto, né degno di tante lodi. Non le merito affatto. Dopotutto ho fatto fin troppi errori fino a oggi e, per colpa di essi, molte persone a me care hanno sofferto, in particolare una.. e questo non me lo perdonerò mai.”
“Parlate della Luogotenente Hinamori?”
Hitsugaya non confermò ma non negò neppure. La fissò intensamente. “Non voglio procurarle altro dolore. Né a lei né a nessun altro. Kitayama.. Kaisui. Ti sbagli su di me. Io non sono degno di essere ammirato da nessuno, né degno di ricevere sentimenti tanto profondi e sinceri. Non dire di ammirarmi o di volermi prendere come esempio. Sarebbe solo un errore. Mi spiace.”
Kaisui, che era rabbrividita per un secondo nel sentire pronunciare il suo nome dal giovane Capitano, abbassò la testa con aria delusa. Le parole di Hitsugaya erano state dure. Il suo animo si struggeva per il passato, proprio come quello di Keishin, e si addossava la responsabilità di tutto ciò che era accaduto. Si era chiuso in quel tremendo senso di colpa rendendosi così insofferente ai suoi sentimenti e alle sue parole. Alcune lacrime sgorgarono dai suoi occhi, ma non parlò più.
Rimasero là, l’uno davanti all’altra, per qualche secondo senza proferir parola.
Di colpo, il silenzio venne rotto da un rumore di passi e una terza voce disse: “Capitano! Dovete venire subito! Siamo richiesti alla Prima Brigata!”
Era Matsumoto. Quando si avvicinò a loro, guardò incuriosita Kaisui. “Ehi, Kaisui! che ci fai qui?”
“Ehm, io.. avevo chiesto al Capitano di potermi allenare con lui per migliorare le mie capacità e...” S’interruppe quando vide che Matsumoto aveva assunto un’espressione fin troppo maliziosa e si ricordò di colpo che lei sapeva dei suoi presunti sentimenti.
“Un incontro privato! Come suona intimo! Cosa avevi in mente, eh?” Si portò alle spalle di Kaisui e la abbracciò stuzzicandole il corpo in più punti in modo fin troppo ambiguo. “Qualcosa d’indecente, magari?” fece con un sorriso e un tono piuttosto sensuali.
“Ahh! Rangiku! Smettila, ti prego!” gridò con voce stridula Kaisui, che era diventata istantaneamente di un rosso scarlatto.
“Matsumoto, lasciala stare e fai silenzio. Non è il momento di stupide battute” disse Hitsugaya in tono annoiato.
“Ma, guarda. Qualcuno vuole evitare l’argomento! Forse è già successo qualcosa tra voi due? Oh, com’è emozionante!” ribattè Matsumoto che sembrava ancor più eccitata e divertita.
A quel punto Hitsugaya divenne rosso come Kaisui e gridò perentorio: “Matsumoto! Falla finita! Piuttosto dicci cosa c’è di tanto urgente!”
Allontanandosi finalmente da Kaisui, Matsumoto disse: “Ehhh, quanto siamo suscettibili… Va bene, state calmi. Il Capitano-Comandante ha convocato tutti i Capitani e i Luogotenenti  per prepararci alla battaglia.”
“Di già?” chiese sorpresa Kaisui.
“A quanto pare, le cose stanno precipitando piuttosto in fretta.”
“Allora meglio muoverci. Andiamo.”
Matsumoto uscì per prima, seguita da Hitsugaya e da Kaisui.
Quest’ultima, nell’istante in cui lei e il secondo stavano per uscire dalla grotta, si fermò e chiamò: “Capitano Hitsugaya!”
Quando questi si voltò a guardarla, lei continuò con un tono percettibile solo da lui: “Capisco il motivo del vostro dolore e del senso di colpa che vi divora.. tuttavia sappiate che non vi era nulla di falso nelle mie parole e mai vi sarà. Io vi ammiro e vi ritengo una persona eccezionale e, per questo, continuerò ad impegnarmi e a migliorare per diventare un Capitano proprio come voi.”
Hitsugaya fece un’espressione stupita. Kaisui corse accanto a lui e sorrise. “Devo fare ancora chiarezza sui miei sentimenti.. ma sono felice che mi abbiate finalmente chiamato per nome. Significa che vi siete avvicinato, seppur di poco, a me.. e, quindi, voglio dirvi questo: io ci sarò sempre per aiutarvi a sciogliere quel ghiaccio che opprime il vostro animo.” E proseguì fuori dalla grotta.
Hitsugaya rimase immobile per qualche istante, poi, seppur ancora con uno sguardo incredulo, seguì le due Shinigami verso la sede della Prima Brigata.
 
Mentre correvano verso il palazzo, Kaisui sentì una voce chiamarla: si voltò e vide Renji che correva dietro di lei. “Renji! Che cosa c’è?” chiese bloccandosi.
Lo Shinigami si fermò davanti a lei. “Devi venire con me” disse. “C’è un problema e penso che sia necessario che venga anche tu.”
“Che problema? Scusa, ma adesso non abbiamo molto tempo.”
“Lo so bene, ma vedi...”
S’interruppe quando dalla sua spalla spuntò la testa di una bambina dai capelli rosa. “Sui-chan!” gridò con voce rotta. “Devi venire! Dobbiamo aiutarli!”
“Yachiru-chan! Chi dobbiamo aiutare?”
“Ken-chan e Kei-chan! Stavano combattendo ed è successa una cosa terribile!”
L’espressione confusa di Kaisui divenne di preoccupazione. “Keishin e il Capitano Zaraki combattevano tra loro?”
“A quanto pare si allenavano insieme” spiegò Renji. “Qualcosa è andato storto, ma non ho capito altro. È arrivata da me chiedendo aiuto e biascicando la situazione. Quando ti ho vista, mi sono detto che forse era meglio se venivi anche tu.”
< Allenarsi col Capitano Zaraki? Solo Keishin poteva fare una follia simile > pensò Kaisui preoccupata. Si voltò a guardare Hitsugaya e Matsumoto e il primo annuì.
“Vai pure. Noi ti precediamo” disse.
Kaisui lo ringraziò e seguì Renji e Yachiru, chiedendosi che cosa fosse successo di tanto grave da impensierire la piccola Luogotenente.
Tuttavia, quando arrivarono sul posto, ciò che videro era molto peggio di quanto potessero immaginare: l’intera zona era distrutta, le rocce erano state sbriciolate, il terreno era coperto da crepe, spaccature e bruciature, l’aria era pesante e satura di fumo e la temperatura era insolitamente alta, come se fosse appena esploso un vulcano. E, in mezzo al campo, sopra una porzione di terra con un’enorme bruciatura nera come la notte, stavano Keishin e Kenpachi.
Erano entrambi in piedi, immobili, con le Zampakuto in mano e incrociate in mezzo a loro, come se stessero ancora combattendo, i loro corpi erano anneriti e coperti da ferite e ustioni tali che perfino un occhio inesperto capiva essere molto gravi, gli abiti erano strappati o bruciati in più punti e i loro volti erano inespressivi e bloccati in una smorfia. Kaisui si avvicinò e vide che avevano gli occhi semiaperti ma vuoti, chiaramente privi di sensi, eppure continuavano a stare in posizione di battaglia e non cadevano.
“Keishin?” chiese piano toccando la spalla del suo amico. La pelle era tirata e calda, come se stesse per rompersi.
L’altro non rispose.
“Capitano Zaraki! Mi sentite?” fece Renji a Kenpachi, il quale, però, non rispose a sua volta.
“Questo è il problema!” gridò Yachiru. “Non si muovono e non parlano! Ho provato a scuoterli, a muoverli, ma nulla! Non sono riuscita a spostarli da quella posizione!”
Increduli, Kaisui e Renji provarono a separarli e a portarli via, ma invano: i due non si mossero di un millimetro, come se fossero stati delle statue. Provarono pure a strattonarli, ma fu tutto inutile.
“Perché non si muovono?” disse Renji ad alta voce.
“Yachiru-chan, che cos’è successo?” domandò Kaisui.
“Si sono scontrati e, a un tratto, Kei-chan è diventato strano! Ha attaccato Ken-chan con tanta violenza che credevo l’avrebbe ucciso! Ken-chan ha reagito e, alla fine, sono scoppiati e non si sono più mossi da allora!”
“Che diavolo è successo?” esclamò Renji più nervoso che mai.
Pur non avendo capito l’intera situazione, Kaisui guardò i due Shinigami e, poi, capì.
“Vi rifiutate così tanto di perdere, eh?” mormorò abbozzando un sorriso. “Anche dopo aver perso i sensi, non volete smettere finchè uno dei due non prevale, vero?”
Si riavvicinò a Keishin e, mettendogli una mano sulla spalla e una sulle mani che stringevano la spada, gli sussurrò all’orecchio: “Basta ora, Keishin. Lascia andare. È finita. Devi riposare, devi farti curare.”
L’altro non reagì, forse non la sentiva, ma lei era sempre riuscita a farlo ragionare parlandogli. Continuò: “Non ricordi? Non puoi permetterti di morire. Devi aiutarci a fermare Aizen. Non volevi vendicarti? Non è questa la tua battaglia, non puoi morire qui.” Il suo tono divenne quasi supplichevole. “Ti prego, lascia andare. Fermati. Non voglio che tu muoia.”
Finalmente, con movimento lentissimo, quasi impercettibile, le mani di Keishin scivolarono giù dall’impugnatura della sua Zampakuto e la lasciarono cadere; poi crollò all’indietro e Kaisui lo prese adagiandolo con delicatezza al suolo. Subito dopo anche Kenpachi cedette e Renji lo aiutò, sorprendendosi nel vedere un sorriso sul volto del Capitano mentre cadeva.
Kaisui fissò il volto dell’amico e, pur essendo rimasto immutato, le sembrò che si stesse rilassando. “Ridurti in questo modo pur di continuare a combattere. Degno di te” mormorò sorridendo e accarezzandogli la testa. “Sei proprio uno stupido.”
Dopodichè lei, Renji e Yachiru portarono i due alla Quarta Brigata.
 
Dopo parecchi minuti di attesa Meryu vide Soifon uscire dal palazzo del Seireitei insieme agli altri Capitani. Senza dire nulla, la Shinigami gli fece un cenno e lui capì che doveva seguirla.
Arrivati alla Seconda Brigata Soifon guardò l’argenteo e disse: “Preparati e disponi tutte le truppe. Ci muoviamo domani mattina.”
“Domani, Capitano?” esclamò Meryu sorpreso. “Non è troppo presto?”
“Aizen si sta muovendo in fretta e, temiamo, anche il Sostituto Shinigami Ichigo Kurosaki. Nessuno di loro se ne starà ancora molto con le mani in mano e, ormai, per i nostri nemici i tempi sembrano maturi. Dobbiamo muoverci anche noi.”
Chiamate le Unità Mobili Segrete, Soifon dette loro disposizioni per la difesa della Soul Society. Dopodichè chiamò Meryu a parte e gli spiegò che loro due e molti degli altri Capitani e Luogotenenti sarebbero andati in prima linea. Karakura Town sarebbe stata trasferita nella Soul Society e sostituita con una città fasulla dove avrebbero potuto combattere senza problemi.
“Aizen arriverà nella falsa Karakura Town e probabilmente si porterà i suoi Espada più potenti” disse Soifon. “La battaglia sarà probabilmente la più dura mai affrontata e forse molti di noi potranno non farcela. Sei pronto, Meryu Kitayama?”
Meryu fissò il suo Capitano con un’espressione di pura determinazione. “Come mai, Capitano Soifon” rispose risoluto.
Soifon sorrise. “Molto bene.”
 
Kaisui stava in piedi davanti a Yamamoto nelle stanze private della sede della Prima Brigata, mentre il Capitano-Comandante camminava su e giù spiegando nel contempo la strategia per l’imminente battaglia.
“Non appena i pilastri saranno stati posizionati e il trasferimento della città sarà completo, dovremo porci a difesa di essi. Se venissero distrutti, la nostra strategia andrebbe in fumo” affermò Yamamoto. “Quando il primo attacco ai pilastri sarà respinto, Aizen rivolgerà probabilmente le sue forze su di noi. Prima di tutto dobbiamo spazzare via i suoi Espada per poi concentrarci su di lui. Non conosciamo l’esatta entità delle sue forze, perciò dobbiamo essere pronti a tutto.”
“Capisco, Capitano” disse Kaisui.
“Assicurati che tutti i preparativi per la barriera di trasferimento siano pronti e che gli Shinigami che rimarranno a difendere la Soul Society siano già in posizione. E informa anche i Capitani e i Luogotenenti che verranno con noi nel mondo umano di tenersi pronti. Questa notte passerà rapidamente.”
“Sissignore!” rispose Kaisui con decisione. Fece un piccolo inchino e si apprestò ad uscire.
D’improvviso Yamamoto la richiamò: “Un’ultima cosa: come sono le condizioni del Capitano Zaraki e di Keishin Akutabi?”
“Bé, il Capitano Unohana mi aveva detto che le loro condizioni erano piuttosto gravi. Credo che le loro ferite siano state curate, ma ci vorrà un po’ prima che si riprendano.”
“Saranno in grado di combattere domani?”
“Probabilmente si. E anche se non fossero in piena forma, sono sicura che quei due andrebbero a combattere ad ogni costo. Non dovete preoccuparvi per quello.”
“Bene. Comunque vai a controllarli quando avrai finito. Voglio essere aggiornato sulla loro situazione.”
“Come volete, Capitano.”
Yamamoto si mise una mano sul mento. “Posso capire Keishin Akutabi, ma come è possibile che anche Kenpachi Zaraki sia ridotto in quello stato? Come può avergli tenuto testa?”
“Mi spiace, ma non so rispondervi, Capitano. Però, me lo chiedo anch’io. Ora, con permesso.” Si voltò e uscì dalla stanza.
 
Quella sera Meryu e Kaisui s’incontrarono sull’orlo della montagna del Seireitei, come appena dopo il tradimento di Aizen.
“Sembra un deja vù” commentò Meryu osservando il cielo che andava scurendosi.
“Già. Sembra ieri che eravamo qui sopra a parlare della guerra imminente” fece Kaisui. “Invece è già passato parecchio tempo.”
“Molte cose sono cambiate. E la guerra è ormai alla sua fase finale.”
“Sei nervoso, niisan?”
“Mentirei se dicessi di non esserlo, visto che potrebbe essere la nostra ultima battaglia… Ma non intendo starmene qui a disperarmi o ad aspettare un miracolo. Dobbiamo lottare con tutti noi stessi e vincere!”
“Non potrei essere più d’accordo!”
“Come vanno i preparativi? Sono stati scelti i gruppi?”
“Sono ultimati. I Capitani e i Luogotenenti della Prima, della Seconda, della Settima, della Decima e della Tredicesima Brigata e i Luogotenenti della Terza e Nona Brigata insieme ad alcuni altri Shinigami si dirigeranno nella falsa Karakura Town nel mondo reale e aspetteranno l’attacco frontale di Aizen. Al tempo stesso, i Capitani Kuchiki, Unohana, Kurotsuchi e Zaraki e i Luogotenenti Kotetsu, Kurotsuchi e Kusajishi si dirigeranno nell’Hueco Mundo per supportare Rukia e Renji nell’aiuto di Ichigo Kurosaki e per cercare al tempo stesso di dividere le forze nemiche.”
“Come sarebbe? Rukia e Renji sono già andati?”
“Si. Il Capitano-Comandante Yamamoto, seppur non sorpreso, me l’ha riferito con un certo fastidio. Chiaramente Ichigo-san non è rimasto ad attendere sapendo che la sua amica era nelle mani del nemico e Rukia e Renji, credo con l’aiuto del Capitano Kuchiki, sono riusciti ad infiltrarsi a loro volta nell’Hueco Mundo.”
“Una mossa fin troppo azzardata.”
“Tuttavia non è inaspettata. Il Capitano-Comandante si era preparato anche a questo, perciò i rinforzi giungeranno il prima possibile.”
“A proposito, il Capitano Zaraki sarà in grado di tornare a combattere malgrado le sue condizioni? E Keishin?”
“Molto probabilmente entrambi potranno. Devo giusto andarli a controllare.”
“Allora ti seguo.”
 
Keishin si risvegliò disteso su un letto d’ospedale, in una stanza che gli sembrava familiare. Si sentiva confuso e stordito, la testa gli faceva un po’ male, anzi.. tutto il corpo era dolorante. Era pieno di bende su braccia, gambe, torso e capo.
“Ti sei svegliato finalmente” disse una voce gentile vicino a lui.
Girò la testa e vide Isane seduta su una sedia accanto al suo letto. Aveva un’espressione sollevata, ma tradiva anche una certa ansia.
“Oh, ciao, Isane-san. Quanto tempo è che sto dormendo?”
“Non ne ho idea esattamente perché non so quando esattamente hai perso i sensi. Tuttavia sei qui da stamattina e non ti sei mai ripreso. Non che mi sorprenda: sei arrivato qui che eri più morto che vivo.”
A quelle parole Keishin ricordò di colpo. “Giusto! Il Capitano Zaraki! Come sta? Dov’è adesso?”
“Tranquillo, è qui anche lui. Si sta riprendendo in un’altra stanza. Pure lui aveva un piede nella fossa quando vi hanno portati qui. Che diamine avete combinato per ridurvi così? Avete cercato di uccidervi a vicenda?”
“No, ci stavamo solo allenando.” Poi sembrò rifletterci su e aggiunse: “Anche se, da come abbiamo combattuto, probabilmente la tua domanda risulterebbe più vera della mia risposta.”
Isane emise un sospiro di lieve esasperazione. “Accidenti… A te piace proprio mettere in agitazione le persone, eh?”
Keishin fece un sorriso vagamente imbarazzato. “Non è mai stata mia intenzione, però... Lascia stare. Mi spiace di averti fatta preoccupare.”
“Non sono l’unica. Anche Hinamori, Kaisui e Meryu-san erano molto preoccupati. Sono stati loro a portare qui te e il Capitano Zaraki.”
“Accidenti… E dove sono adesso?”
Prima che Isane potesse rispondere, la porta si aprì ed entrarono proprio Meryu e Kaisui. “Parli del diavolo...” mormorò il primo.
“Ehi! Ciao, amici!” disse Keishin alzando una mano. “Sono felice di vedere che stiate bene.”
“Quello dovremmo dirlo noi a te” replicò Kaisui. “Hai idea delle condizioni in cui tu e il Capitano Zaraki eravate? Siete rimasti in piedi persino dopo che siete svenuti e non riuscivamo nemmeno a spostarvi da lì!”
“Nessuno di noi due voleva cedere. È probabile che non volessimo arrenderci neanche dopo aver perso conoscenza. Sarebbe stato come ammettere la sconfitta.”
“È quello che abbiamo pensato” fece Meryu.
“Chi ha ceduto per primo quando siete arrivati?”
“Mi spiace dirtelo, ma tu. Hai abbassato la spada per primo.”
L’espressione di Keishin divenne delusa. “Che tristezza.”
“Vorrai dire che fortuna! Eravate praticamente morti! Che razza di allenamento avete fatto?”
Keishin si mise a sedere. “Eh, adesso non saprei neanche descrivertelo perfettamente. La mia mente è ancora confusa.”
“Comunque ti senti meglio adesso, no?”
“Si, decisamente molto meglio.” E alzò lo sguardo verso di loro.
In quel momento Isane trasalì. “K-Keishin-san?”
“Si?”
“Da quando hai un’eterocromia?”
Keishin inclinò la testa guardandola di traverso. “Che stai dicendo? Io non ho mai avuto niente di simile.”
Meryu e Kaisui si avvicinarono.
“Guarda che ha ragione, Isane” disse la prima. “Lui non ha mai avuto un...” S’interruppe quando guardò il volto di Keishin da vicino e anche Meryu sembrò sorprendersi.
“Volete spiegarvi? Che succede?” chiese Keishin innervosito.
“Guarda tu stesso” rispose Isane passandogli uno specchio.
Keishin osservò la propria immagine riflessa. Inizialmente non notò nulla, ma poi vide di cosa parlavano e trasalì a sua volta.
“Cos’è questo? Che è successo al mio occhio?” esclamò.
Si guardò più volte credendo di avere le allucinazioni, ma la vista non lo ingannava: il colore bruno del suo occhio destro era diventato un intenso rosso scarlatto, lo stesso colore di una fiamma o del sangue. Allontanò lo specchio per analizzare meglio la sua nuova condizione e notò che essa dava al suo sguardo un’aria ben più inquietante. “Come può essere cambiato così? Non riesco a capire.”
“Che è successo durante lo scontro?” chiese Meryu di colpo.
Keishin strizzò gli occhi nel tentativo di ricordare. “Abbiamo combattuto all’ultimo sangue. Ad un certo punto io stavo cedendo per gli effetti collaterali del mio Bankai e il Capitano Zaraki ne ha approfittato per atterrarmi. Ero sempre più infuriato e desideravo rifarmi.. poi, proprio quando stavo per perdere i sensi, mi sono sentito improvvisamente strano, come se qualcosa si stesse muovendo dentro di me, e ho percepito la mia forza che tornava. L’ho attaccato di nuovo, ma mi sentivo diverso, lo assalivo come una belva, quasi meccanicamente. Volevo solo batterlo e vincere per diventare più forte. Poi anche lui ha aumentato la sua reiatsu, ci siamo colpiti un’ultima volta e ho perso i sensi. Quando mi sono svegliato ero qui.”
“Probabilmente ti è successo qualcosa in quel momento” rifletté Kaisui. “Non riesci a spiegarti meglio?”
“Vorrei, ma non so dirvi altro. È difficile spiegare la sensazione che avevo allora.”
Si osservò un’ultima volta nello specchio, dopodiché lo appoggiò e liquidò quello strano fenomeno con un gesto della mano. “Comunque ora non ha importanza” disse. “Piuttosto ditemi: che cosa sta succedendo nella Soul Society? Sento un gran brusio di reiatsu nervose là fuori. C’è un attacco imminente?”
Pur non essendo del tutto convinti che quel curioso evento fosse da ignorare, gli altri Shinigami non insistettero e spiegarono tutto a proposito della battaglia imminente, della strategia di attacco e dei preparativi. Quando finirono Keishin fece un fischio.
“Quindi il momento è arrivato.”
“Così sembra” gli rispose Kaisui. “Il Capitano-Comandante mi ha fatto mandare a controllare le condizioni tue e del Capitano Zaraki e di dirvi i vostri ruoli in...”
Prima ancora che potesse finire la frase, Keishin si alzò dal letto e iniziò a levarsi le bende dalla testa.
“Keishin-san! Fermo! Non sei ancora in condizioni di andartene!” protestò Isane.
“Ti sbagli” replicò Keishin gettando via le bende. “Nessuno mi darà un ruolo diverso da quello che voglio. E io so esattamente cosa devo fare.” Si avviò per uscire dalla porta.
“Dove pensi di andare?” chiese Meryu.
“Al Senkaimon. Seguirò Ichigo Kurosaki, Renji e Rukia nell’Hueco Mundo e poi andrò a cercare l’Arrancar che ha ucciso Hiraku. Lo fermerò e lo eliminerò prima che venga nel mondo reale e prima che gli altri lo trovino.”
“Gli ordini del Capitano-Comandante non erano proprio questi” affermò Kaisui con un lieve tono di esasperazione.
“Lo immaginavo. Tuttavia non permetterò che nessun altro lo trovi prima di me. Se Ichigo Kurosaki o chiunque altro lo intercettasse, allora sicuramente lo affronterebbe e non voglio correre il rischio né che faccia del male ad altre persone a cui tengo né che qualcun altro lo uccida al mio posto. Devo essere io a porre fine alla sua miserabile vita. Perciò, ordini o non ordini, io andrò nell’Hueco Mundo.”
“Lo sai che il Capitano-Comandante non ti permetterà di andare, vero?” domandò Meryu.
“Ci ho già pensato e credo di sapere come convincerlo se proverà a fermarmi.”
“E se non ci dovessi riuscire? Lo sfiderai di nuovo? A quanto ci hanno detto non ti è andata molto bene già quella volta. Hai pensato a cosa potrebbe farti se tu dovessi opporti ancora ai suoi ordini?”
Keishin si fermò con la mano sulla maniglia della porta. Voltò la testa verso di lui in modo che l’occhio divenuto color scarlatto fosse ben visibile.
“Io andrò” disse soltanto. Il tono era secco e deciso.
Poi aprì la porta e uscì dalla stanza.
Appena uscito sentì una forte voce chiamarlo. Si girò e vide Kenpachi Zaraki venirgli incontro. Anche lui aveva numerose bende intorno alle varie parti del corpo.
“Salve, Capitano. Vi sentite bene?” chiese.
“Buffo che me lo chieda qualcuno che fino a poche ore fa cercava di ridurmi in cenere!” rispose Kenpachi con un ghigno.
Keishin ghignò a sua volta. “Bé, voi cercavate di farmi a pezzi, o sbaglio?”
L’altro rise rumorosamente. “Sei davvero un bel tipo, Keishin! Sono venuto per ringraziarti: era da tanto che non venivo messo così alle strette! Non so cosa ti sia preso ad un certo punto, ma per un attimo ho temuto il peggio. Mi hai regalato davvero un fantastico combattimento!”
“Il sentimento è reciproco, Capitano! Anch’io mi sono divertito da matti! Inoltre, mi avete aiutato a diventare più forte, perciò sono io a ringraziarvi. Dovremmo rifarlo!”
“Quando questa battaglia sarà finita, con vero piacere! Sono pronto in ogni momento! Mi raccomando, però: tira sempre fuori quella grinta!”
“Contateci! Ora scusatemi, ma vado di fretta. Vi precedo nell’Hueco Mundo, Capitano.”
Il ghigno di Kenpachi si allargò. “Vuoi prenderti tutti gli avversari, per caso?”
Keishin rise. “Vedrò di lasciarvene qualcuno, ma fate in fretta ad arrivare!”
Mentre si allontanava di corsa, Meryu, Kaisui e Isane uscirono a loro volta dalla stanza. “Vi sta bene lasciarlo andare così?” chiese quest’ultima agli altri.
“L’hai sentito anche tu, no?” rispose Meryu. “Hai visto il suo sguardo. Lo conosciamo bene, Isane-san, e posso assicurarti che nessuno lo ferma quando ha quella luce negli occhi. Possiamo solo augurargli buona fortuna.”
“Davvero uno stupido potente” commentò Kaisui alzando le spalle. Poi, tuttavia, la bocca le si allargò in un sorriso. “Ma è pur sempre il nostro stupido potente. Dobbiamo fidarci di lui. Anche se non sembra, sa quello che fa. Spero solo che il mio Capitano si persuada a lasciarlo andare.”
“Lui andrà” disse di colpo Kenpachi. Gli altri lo guardarono.
“Ho sentito la volontà di quel ragazzo sul mio corpo. Se vuole davvero qualcosa, allora non c’è niente che gli impedirà di ottenerla.”
 
Dopo pochi minuti Keishin si trovò davanti al cancello Senkaimon. Si avvicinò ad esso e fece per aprirlo, quando percepì una presenza alle sue spalle.
“Dove pensi di andare?” disse improvvisamente una voce severa.
Non si voltò. Non ne aveva bisogno per capire chi fosse: dopotutto la sua reiatsu era inconfondibile.
“Dovreste averlo già capito, Capitano-Comandante Yamamoto” rispose calmo.
“Non ho ordinato di mandarti nell’Hueco Mundo. Hai i tuoi ordini, come tutti gli altri Shinigami. E, come loro, devi seguirli.”
“Mi dispiace molto, ma non posso obbedire a questi ordini.” Fece una pausa. “Devo trovarlo ed eliminarlo. Lo sapete bene anche voi: non può restare in vita. È troppo pericoloso.”
“I Capitani che ho inviato nell’Hueco Mundo se ne occuperanno. Ne saranno all’altezza. Un solo Arrancar non potrà fermarli. Lascia stare.”
“Potete cercare di convincermi, ma non prendetemi in giro. Sapete benissimo che non è un semplice Arrancar. Un semplice Arrancar riuscirebbe a intrufolarsi nel palazzo del Seireitei con tanta facilità? Ad arrivare al Capitano-Comandante senza essere scoperto da nessuno? Ad attaccarlo e quasi ucciderlo senza essere neppure toccato da quest’ultimo? E, pur avendo fallito, a portarsi via la vita di un altro Shinigami tra i migliori di una delle Brigate del Gotei 13? Anche se può sembrare, non sono un idiota, signore.”
“Se riesci a capire la sua pericolosità, allora dovresti capire che non puoi andare ad affrontarlo. Hai molte meno speranze di quei Capitani di farcela.”
“Con tutto il rispetto, lo dite voi. Invece sono quello che ha più speranze.”
A quel punto la voce di Yamamoto divenne rabbiosa, come nella loro ultima discussione. “Basta così! Come sempre le tue parole sono piene d’insolenza, ragazzo! Come puoi pensare di essere migliore di loro? Tu vuoi trovarlo solo per ottenere la tua vendetta sull’assassino di Hiraku Saito! Capisco che tu fossi molto legato a lui e ammetto che era uno Shinigami valoroso e degno di rispetto, ma vendicarti non lo farà tornare! Non puoi vivere nella vendetta e nella rabbia! Inoltre, le tue condizioni non sono ancora perfette e ora andresti lì da solo. È un suicidio sicuro! Vuoi gettare via la tua vita solo per vendicarti? Non te lo permetterò! Anche tu sei un membro del Gotei 13, uno di valore, e devi agire di conseguenza! Segui i miei ordini o stavolta..” la sua reiatsu iniziò a levitare pericolosamente “..non ci andrò piano con te e la tua insubordinazione!”
Keishin rimase immobile. Quando rispose, la sua voce non conteneva né paura né insolenza, ma solo determinazione e sicurezza: “Non mi ritengo migliore dei Capitani. Ho solo una cosa in più di loro: so come trovarlo. Voi mi conoscete e sapete che posso percepire le reiatsu meglio della maggior parte degli Shinigami. È il solo talento che possiedo dopo il distruggere le cose. Nessuno l’aveva percepito finchè non è uscito allo scoperto, ma c’è stato un momento prima che venissi da voi in cui ho percepito la sua presenza. Non so come io ci sia riuscito, ma ci ho riflettuto a lungo e ho capito che è per questo che sono poi stato l’unico a sentirlo mentre attaccava. E, sempre per questo, sono sicuro di poterlo ritrovare, perché io non dimentico mai una reiatsu quando la percepisco, e non importa dove si nasconderà, lo troverò ora che conosco la sua repellente energia vitale. Perciò sono quello che ha più speranze di trovarlo e fermarlo. Inoltre, in parte vi sbagliate: è vero che cerco vendetta per Hiraku, ma non vado solo per quello. Vado perché devo farlo. Perché, proprio per il mio amico caduto e per tutti i miei compagni non solo della Quinta Brigata ma dell’intero Gotei 13, non posso permettere che faccia ancora del male. Voglio fermarlo perché è un assassino e non lascerò che elimini un'altra persona alla quale tengo. Non è solo vendetta e rabbia. È giustizia.”
Le sue parole furono seguite da un lungo silenzio.
Poi, Yamamoto parlò ancora, ma con voce più calma: “Anche se tu lo trovassi, sei certo di riuscire ad ucciderlo? Ti stai ancora riprendendo dallo scontro col Capitano Zaraki. Inoltre, non conosciamo il pieno potere di quell’Arrancar. Sarai pur diventato più forte, ma come puoi essere certo di vincere?”
“In questo caso non posso darvi alcuna certezza, se non quella della mia parola: sul mio onore di Shinigami e di Sostituto Capitano della Quinta Brigata, giuro che lo eliminerò. Potete starne certo: io lo sconfiggerò e tornerò per aiutarvi a fermare anche Aizen.” S’interruppe per un secondo. “Arrivati a questo punto non ho altro da dire. Io andrò, Capitano-Comandante.”
“Intendi davvero disobbedire, dunque?”
Finalmente Keishin si girò a guardarlo, ma voltò la testa dalla parte sinistra in modo da tenere l’occhio mutato non visibile. “Mi spiace, ma non riuscirete a convincermi come l’ultima volta. Non stavolta.”
Alle sue parole ferme Yamamoto sembrò interdetto. Alla fine fece un profondo sospiro e disse: “Kaisui me l’ha sempre detto, ma solo ora l’ho capito pienamente: sei davvero la persona più ostinata che io abbia mai conosciuto, addirittura più ribelle di Shunsui. Un tipo davvero problematico.”
“Perdonatemi per essere così.”
“Dovrei fermarti. Il buon senso mi dice che dovrei impedirti di andare, anche a costo di dover usare le maniere forti.. tuttavia, chissà perché, la tua ostinazione mi fa credere al tempo stesso che puoi farcela, perciò così sia: vai pure. Vai e torna, Keishin Akutabi. Come quell’Arrancar, anche Sosuke Aizen deve ricevere la nostra giustizia!”
“Sissignore!” rispose con forza Keishin. Fece per entrare nel Senkaimon ora aperto.
“Un’ultima cosa: il Capitano Zaraki. Come hai fatto ad affrontarlo ad armi pari?”
“Non saprei come rispondervi. Diciamo che avevo qualcosa in più del solito.”
“Il Bankai?”
“S-si. Esatto.”
“C’è qualcosa che vuoi dirmi?”
“Nossignore. Niente.”
Il suo tono non era del tutto convincente, ma Yamamoto non insistette. “Allora vai, prima che cambi idea. E non azzardarti a morire!”
“Non preoccupatevi. Tornerò di sicuro!” E saltò nel Dangai.
Mentre correva al suo interno, Hikami gli parlò: “Sei sicuro che non sia meglio dirgli di quello strano fenomeno che ti è successo?”
“Non so come avrei potuto spiegarglielo” rispose Keishin. “E comunque non ora. Gli avrei solo dato maggiori timori e dubbi e sarebbe stato ancora più difficile convincerlo. Gliene parlerò a fine battaglia, se necessario.”
“Se ne sei sicuro, allora così sia. Non te lo chiederò più.”
“Piuttosto preparati: presto sarà il momento di combattere!”
Corse nel Dangai per parecchi minuti. Infine, vide un bagliore apparire in lontananza: la fine del passaggio e l’ingresso dell’Hueco Mundo.
“Ci siamo” disse. “Sei pronto, Hikami? Sei con me, fratello?”
“Fino alla fine, compagno. Fino alla fine.”
 
Meryu e Kaisui, al fianco di Yamamoto, Soifon e molti altri Capitani e Luogotenenti, si prepararono a varcare il cancello Senkaimon e arrivare nella falsa Karakura Town. Mentre stavano per entrare, Yamamoto urlò: “Siate pronti, Shinigami! Questa è la nostra battaglia finale! La più importante della nostra vita! Non esitate, non mostrate pietà! Nessuna ritirata! La sola opzione contemplata è la vittoria! A costo delle nostre vite, noi trionferemo! Tutto chiaro?”
“Si, Capitano-Comandante!” risposero in coro tutti gli Shinigami.
“Allora andiamo!”
Percorsero il Dangai e, quando furono sul punto di uscire, Kaisui si avvicinò al fratello. “Ci siamo dunque” disse.
“A quanto pare” rispose Meryu.
“Noi.. ce la faremo, vero?”
“Non oso garantirtelo, ma so che ce la metteremo tutta per trionfare. Siamo arrivati fino a questo punto e non possiamo tirarci indietro. Sai, io non sono mai stato un tipo molto ottimista, tuttavia oggi voglio provare ad esserlo. E ti dico che ce la faremo. Di sicuro ce la faremo!” E le sorrise da sotto la maschera.
Kaisui sorrise a sua volta. “Ne sono convinta anch’io!” Fece una pausa, poi aggiunse: “Sono felice di combattere insieme a te, niisan.”
“Anch’io, neechan.”
E insieme attraversarono il portale.



Note:
Guncho Tsurara = stormo ghiacciato

Speravo di pubblicare questo capitolo ieri, ma a causa di un imprevisto ho dovuto posticipare.. oh bè pazienza :) come preannuncia il titolo è una preparazione allo scontro finale con Aizen, perciò che altro dire se non: eccoci finalmente! Se pensate di aver visto delle belle battaglie finora, le prossime ve le faranno sembrare poca cosa al confronto ;) da ora si entra nel momento più critico della guerra, perciò anche le battaglie saranno più dure che mai.. aspettatevi di tutto. Tra i vari eventi del capitolo, inoltre, vorrei anticipare subito un paio di cose: per quanto riguarda la coppia Kaisui/Hitsugaya, non consideratela subito scontata. Come è stato detto più volte, Kaisui prova una grande ammirazione e un certo affetto per il giovane Capitano, ma lei stessa ancora non capisce se sia solo affetto/amicizia o qualcosa di più. Potrebbe essere amore come potrebbe non esserlo, sarà con il procedere della storia e l'evoluzione successiva del loro rapporto che si scoprirà (in questo momento anch'io non sono sicuro di come procedere e di come si svilupperà.. perciò tutto è possibile!). Riguardo Keishin invece vi consiglio di tenere d'occhio quel fenomeno e di andare a riguardare i capitoli precedenti: potrebbe esserci nascosto qualche dettaglio che già anticipava uno sviluppo misterioso e che forse può suggerirvi qualcosa... la spiegazione a tutto arriverà, ovvio, ma solo più avanti e posso assicurarvi che questo fenomeno riserverà molti colpi di scena
... Continuare a leggere per sapere!
A presto minna!!!

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Capitolo 14
*** Fiori nella bufera ***


Capitolo 14: Fiori nella bufera
 
Non appena uscì dal Senkaimon, Keishin si ritrovò in un enorme e vuoto deserto. Intorno a lui non vi erano che dune di sabbia e polvere, con qualche sparuta erbaccia secca che spuntava di tanto in tanto dal terreno; dal colore del cielo sembrava essere notte, ma era difficile giudicarla come tale, dato che non aveva mai visto un cielo così nero. Se non fosse stato per l’argentea falce di luna che splendeva sopra l’orizzonte e per alcuni piccoli banchi di nuvole, avrebbe pensato di star guardando uno spazio vuoto.
“Così questo è l’Hueco Mundo” mormorò guardandosi intorno. “Sfido che gli Hollow sono sempre così rabbiosi: basta vedere dove sono costretti a vivere!”
“Non mi sembra il momento per battute sarcastiche, per giunta da due soldi” disse Hikami da dentro la sua anima. “E poi, parli proprio te di rabbia?”
“In effetti non sono il tipo adatto per giudicare qualcuno in base a tale sentimento. Sarà meglio muoverci prima che si accorgano di un’intrusione imprevista.”
Prese a camminare osservando continuamente i dintorni, in cerca di qualcosa che potesse attirare la sua attenzione e suggerire la presenza di una sorta di quartier generale nemico, mentre nel contempo teneva tutti i suoi sensi e la sua percezione della reiatsu al massimo per prevenire eventuali imboscate o attacchi.
Per molte ore camminò senza trovare nulla, nemmeno un misero Hollow di bassa classe. Il luogo sembrava un deserto in tutto e per tutto.
Ad un certo punto, Keishin alzò la testa al cielo nero e gridò furente: “Insomma, quant’è grande questo maledetto posto? Dove sono tutti gli Hollow e gli Arrancar? Venite fuori! FATEVI VEDERE COSÌ POSSO PRENDERE A CALCI IL VOSTRO MALEDETTO CULO!”
Neanche un alito di vento rispose alla sua indignata invocazione.
“Molto efficace” commentò Hikami sarcastico. “Soprattutto complimenti per rendere subito nota la tua presenza a tutti.”
“Zitto!” ribattè Keishin. “Teoricamente il loro quartier generale dovrebbe essere visibile anche a grandi distanze. Com’è possibile che non lo vediamo nemmeno?”
“Scusa la domanda, ma ti sei ricordato di aver messo le coordinate giuste al Senkaimon o hai messo solo qualcosa come: < destinazione Hueco Mundo >?” chiese di colpo la Zampakuto.
Stavolta alle sue parole seguì un lungo, imbarazzante silenzio.
“Lo sospettavo” sentenziò infine Hikami. “Hai voluto far tutto da solo perché dicevi di non voler perdere tempo, hai messo le coordinate in fretta e furia e hai finito per farti trasportare in un luogo casuale dell’Hueco Mundo. Questo mondo è enorme, lo sai, vero?”
“Va bene, ho sbagliato! Ho avuto troppa fretta, lo ammetto! Non fare tanto il saccente adesso! Dopotutto non mi hai mica fermato mentre lo facevo!” sbottò lo Shinigami arrossendo visibilmente.
“A dire il vero ci ho provato, ma hai fatto orecchie da mercante.”
“Ahhh sta zitto! Errore o no, non importa. Dovrò solo cercare finchè non trovo questa fantomatica base nemica!”
“Non dicevi di avere fretta? Ora vuoi prendertela comoda?”
“AHHHHH, CHIUDI IL BECCO!” E iniziò a correre ed eseguire Shumpo a perdifiato.
Fortunatamente le sue speranze di trovare qualcosa non furono vane: dopo un’altra mezz’ora avvistò in lontananza quello che sembrava una sorta di enorme edificio. Era immenso e, nonostante la distanza, si vedeva subito che era molto particolare, come un incrocio tra un palazzo reale e una fortezza: presentava altissime e spesse mura bianche rettangolari al di sopra delle quali spuntava la sagoma di una cupola, che, con molta probabilità, costituiva il tetto; cinque piccole torrette cilindriche si ergevano sopra di essa e formavano i punti più alti della struttura, mentre dal suolo desertico circostante s’innalzavano delle enormi e curiose torri a forma d’imbuto rovesciato, le quali, alte quanto le mura stesse, circondavano l’intera costruzione come delle imponenti e silenziose guardie. Diversi edifici, nettamente più piccoli e simili a semplici case, erano presenti nelle immediate vicinanze del palazzo e rendevano l’intero complesso analogo a un piccolo borgo.
Keishin dubitava che ci fossero molte persone che vivessero in simili regge nell’Hueco Mundo. Inoltre, se l’atmosfera all’esterno della costruzione era silente e calma, l’interno era l’esatto opposto: percepiva chiaramente una miriade di reiatsu scatenate combattere tra loro, molte delle quali erano fin troppo familiari.
“Bingo!” disse con un’espressione soddisfatta, che mutò subito dopo in uno sguardo di pura brama combattiva.. e omicida. “Primo a partire ed ultimo ad arrivare.. imbarazzante di certo.. ma poco importa adesso!”
Senza pensarci due volte piegò le gambe e prese a correre verso il gigantesco palazzo ad una velocità incredibile. Malgrado la sua rapidità, tuttavia, la distanza tra lui e l’edificio non sembrava ridursi affatto. Dovette correre a più non posso per un’altra ora e finalmente riuscì ad avvicinarsi ad essa. E più si avvicinava, più si accorgeva delle dimensioni immani di quella struttura e capiva come mai ci stesse mettendo tanto a raggiungerla: era talmente grande da essere visibile da decine, anzi centinaia di chilometri di distanza. Forse era più grande anche del Seireitei.
Alla fine si trovò a meno di duecento metri dalle enormi mura bianche e, in quell’istante, le sentì chiaramente: le reiatsu di Kenpachi, Byakuya, Kurotsuchi, Renji e tutti gli altri.. compreso Ichigo Kurosaki. E altre reiatsu oscure, simili a quelle degli Hollow.. e a quella del maledetto Arrancar che aveva ucciso Hiraku, pensò furioso.
Non appena abbreviò ulteriormente la distanza, estrasse la sua Zampakuto dal fianco e la rilasciò senza nemmeno pronunciare la formula.
Mentre il suo Shikai si attivava, Hikami chiese: “Che pensi di fare?”
“Che domande.. quello che si fa quando arrivi alla casa di qualcuno: busso!” replicò Keishin. “Ma lo faccio a modo mio!” E abbatté le spade avvolte dalle fiamme sulle mura sprigionando una tremenda esplosione.
Mentre una grossa porzione di muro crollava intorno allo Shinigami, lo spirito della Zampakuto espirò rassegnato. “E addio per sempre all’infiltrazione silenziosa.. davvero un’entrata discreta...”
Nell’istante in cui fu dentro, Keishin la sentì improvvisamente: l’inconfondibile voce di Sosuke Aizen. Era nelle sue orecchie, ma non parlava a lui, bensì a tutti gli Shinigami nell’Hueco Mundo… E li derideva.
 
Meryu e Kaisui fluttuavano a mezz’aria, dritti in piedi come se fossero su una superficie solida, e fissavano intensamente come tutti gli Shinigami intorno a loro le tre figure comparse poco prima da un Garganta.
Tutti e tre gli individui erano vestiti di bianco e uno di essi, quello al centro e in posizione più avanzata rispetto agli altri, stava parlando con voce calma e pacata, ma che non nascondeva un’evidente nota di scherno e superiorità. Questi era un uomo alto e magro con una lunga veste bianca sopra una giacca dello stesso colore chiusa sul petto, pantaloni lunghi bianchi, calzature nere e il fodero di una spada che pendeva dal fianco sinistro; il suo volto con corti capelli castani tirati indietro, fatta eccezione per una ciocca che ricadeva sulla fronte, i superbi occhi marroni e il sorrisetto beffardo era inconfondibile: l’ex-Capitano della Quinta Brigata e leader degli Arrancar, Sosuke Aizen. Il traditore.
Alla sua sinistra stava un giovane uomo dal fisico talmente magro da sembrare apparentemente fragile, che indossava anch’egli un vestiario completamente bianco, caratterizzato in particolare da una lunga veste bianca con maniche lunghe ben oltre le mani; aveva corti capelli argentei, un’espressione sorridente e teneva gli occhi chiusi. Accanto a lui, alla destra di Aizen, stava invece un uomo alto dalla pelle scura vestito con una lunga veste bianca senza maniche, pantaloni neri e lunghi guanti del medesimo colore e una curiosa sciarpa arancione; la sua testa presentava numerose trecce di capelli viola scuro e una visiera argentea che nascondeva i suoi occhi.
Conoscevano fin troppo bene anche loro: gli ex-Capitani rispettivamente della Terza e della Nona Brigata, Gin Ichimaru e Kaname Tosen. I traditori.
Mentre uscivano dal Garganta aperto, Aizen fissò Yamamoto e il suo sorrisetto beffardo divenne un’espressione seria e lievemente nervosa. Apparentemente non si aspettava di trovare tutti quegli Shinigami di classe Capitano ad attenderlo nel mondo reale. Era riuscito a dividere le forze della Soul Society col suo subdolo inganno, ma non a rendere completamente privo di protezione il mondo reale e, quindi, Karakura Town.
“A quanto pare abbiamo fatto in tempo” disse Yamamoto.
“Fatto in tempo?” ripeté Aizen. “Esattamente a che cosa ti stai riferendo? Sono consapevole che questa non è Karakura Town. Ma questo per me non significa niente. Starrk, Baraggan, Harribel, venite.”
Al suo ordine, altri tre Garganta si aprirono alle sue spalle e da essi uscirono rispettivamente due, sette e quattro figure. Tutte quante indossavano il vestiario bianco tipico degli Arrancar. Le prime due erano un uomo alto dall’aria annoiata con lunghi capelli ricci castani e una corta barba, che indossava una giacca attraverso la quale era visibile un buco da Hollow sul petto e una curiosa mandibola dentata alla base del collo, e una ragazzina dai capelli verdi chiaro-biondi, che portava un curioso elmo che sembrava fatto d’osso ed era ornato con due corna, delle quali una rotta, e un motivo a fiamma sopra l’occhio sinistro coperto da un visore, mentre il buco da Hollow era evidente sulla sua pancia. Dal secondo erano usciti sette uomini tutti molto diversi tra loro, ma tutti con inequivocabili tratti Hollow; quello che attirava maggiormente l’attenzione era l’unico posto in posizione più avanzata degli altri, disposti invece in riga: era un uomo dall’aria anziana con capelli a punta bianchi e grossi baffi dello stesso colore, che indossava un cappotto bianco con una pelliccia nera intorno al collo e degli abiti che gli davano un’apparenza regale, effetto che veniva particolarmente accentuato dalla corona d’osso che portava in testa; sul suo volto rugoso spiccavano due grandi cicatrici, una sotto il labbro inferiore che continuava sul collo fin sotto la maglia e una sul chiuso occhio sinistro, forse assente. Dal terzo, infine, erano emerse quattro donne, anche queste con tipici tratti Hollow, delle quali la prima dava l’idea di essere la leader del gruppo: era una donna alta e molto snella con corti capelli biondi da cui spuntavano due lunghe trecce, una che le cadeva sul petto e una dietro la schiena, e vispi occhi verde acqua; indossava lunghi pantaloni bianchi e una giacca molto corta e chiusa fino alla bocca, che nascondeva metà del suo volto e finiva proprio sotto il seno prosperoso, coprendolo solo parzialmente e lasciando scoperto l’addome.
“Se Karakura Town è nella Soul Society” continuò Aizen, “allora dovrò semplicemente uccidervi qui e creare la Chiave del Re nella Soul Society. Fino ad allora, Las Noches è nelle tue mani, Ulquiorra.”
Squadrandoli, tutti i Capitani e i Luogotenenti poterono sentire una reiatsu assurdamente potente provenire non solo da Aizen, Ichimaru e Tosen, ma anche dagli altri Arrancar, soprattutto dall’uomo apparentemente annoiato, dal vecchio e dalla donna coi capelli biondi; senza dubbio quei tre erano Espada e, considerando che Aizen aveva previsto anche l’eventualità di combattere nel mondo reale, dovevano pure essere i più potenti. L’entità delle forze della Soul Society era senza dubbio immensa, ma quella nemica non era da meno.
“Tsk! Una forza incredibile. Da aspettarselo da Aizen” commentò Meryu.
“Stai in guardia, Kitayama” replicò Soifon.
“Penso che sarebbe intelligente attaccare prima il leader nemico, non credete?” chiese Iba a Komamura.
“No, le abilità di Aizen sono uniche” rispose il suo Capitano. “Dovremo prima sconfiggere tutti gli altri per poter poi rivolgere la nostra attenzione su di lui.”
“Mi chiedo chi sia il più forte tra quei tre Espada” disse Kyoraku rivolto a Ukitake toccandosi il cappello.
“Difficile da dire” rispose l’altro. “Dovremmo chiederlo ad Aizen.”
“Il vero problema è che non possiamo dare per scontato che il gruppo di Aizen se ne stia in disparte a guardare mentre noi affrontiamo i suoi subordinati” osservò Hitsugaya.
“Già” disse Matsumoto.
“In effetti, è vero” approvò Kaisui. “Se Aizen o un altro ex-Capitano intervenisse durante gli scontri, sarebbe un grosso problema. Capitano, cosa..?”
S’interruppe quando si accorse della tremenda reiatsu che Yamamoto stava emettendo. Aprendo gli occhi e mostrando una cupa espressione disse: “Tutti quanti. State indietro.”
Dopodichè sollevò il suo bastone e il rivestimento di legno dell’oggetto si dissolse rivelando al suo interno un fodero dal quale spuntava l’impugnatura di una spada: la Zampakuto del Capitano-Comandante. Estraendola Yamamoto urlò: “Riduci tutto il creato in cenere, Ryujin Jakka!”
Dalla lama della Zampakuto esplose un vero e proprio mare di fuoco dall’intensità e dal calore inauditi; tutti gli Shinigami e gli Arrancar nemici, Espada compresi, rimasero sconvolti alla vista dell’incredibile potere che il Capitano-Comandante stava sprigionando. Perfino Aizen, malgrado il suo sguardo imperturbabile, sembrava leggermente preoccupato.
Yamamoto alzo Ryujin Jakka avvolta dalle fiamme verso l’alto e, in quel momento, Kyoraku gridò: “Abbassati, Ukitake!”
“Certo!”
Tutti gli Shinigami si abbassarono o allontanarono a loro volta, mentre il Capitano-Comandante puntava con forza la sua Zampakuto verso il nemico. Un’immensa onda di fuoco proruppe dalla lama e si diresse verso Aizen, Ichimaru e Tosen; nell’istante in cui stava per colpirli, tuttavia, si biforcò in due direzioni e cinse i tre Shinigami traditori in una vera e propria prigione incandescente.
Yamamoto rinfoderò la spada e le fiamme che la circondavano si estinsero. “Jokaku Enjo” disse. “Persino Aizen non sarà in grado di scappare per un po’ da questo muro di fiamme. Quindi assicuriamoci di finire in tempo gli altri.”
Kaisui guardò basita il suo Capitano. Sapeva che non era di buon umore, ma che arrivasse addirittura a fare la prima mossa rilasciando lo Shikai e attaccando direttamente il leader nemico non se lo sarebbe mai aspettata. E, come sempre, la forza che era in grado di sprigionare dava i brividi solo a vederla. Aveva appena risolto il problema posto da Hitsugaya e lei stessa nel giro di pochi secondi, senza nemmeno risponderle. Anzi, le aveva risposto con le azioni.
“Avete esagerato, Capitano-Comandante” disse Ukitake altrettanto stupito.
“Devi proprio essere di cattivo umore, eh, vecchio Yama?” fece Kyoraku.
Meryu osservò la barriera di fuoco che avvolgeva i tre Capitani traditori; era talmente intensa che guardarla di continuo gli faceva male agli occhi. < Davvero stupefacente > pensò. < Probabilmente l’unico vero ostacolo per Aizen è la presenza stessa del Capitano-Comandante sul campo di battaglia. >
Ora c’era solo una cosa da fare: osservare le mosse dei tre Espada e dei loro subordinati e sconfiggerli ad ogni costo.
I tre Espada non sembravano particolarmente turbati, malgrado l’intrappolamento del loro leader, e stavano discutendo tra loro. Poco dopo il vecchio Espada schioccò le dita e tre dei suoi subordinati srotolarono un rotolo di tessuto rosso che avevano portato con sé, su di esso si formò un Garganta in miniatura e ne fuoriuscirono una miriade di ossa che si assemblarono a formare un trono dall’aspetto alquanto inquietante sospeso a mezz’aria. Il vecchio si sedette sopra di esso e, dopo aver scambiato poche parole coi suoi compagni, si rivolse direttamente a Yamamoto: “Hai detto che la terra ricca di energia spirituale sotto di noi è un falso, giusto? Immagino che tu abbia scambiato la città reale con una replica fatta nella Soul Society. Il nostro capo ha detto che non gli importa d’infiltrarsi nella Soul Society e distruggerla lì, ma è davvero necessario per noi fare tutto quello sforzo? Ho una teoria basata su ciò che hai detto prima: hai posizionato quattro pilastri intorno la città e li hai usati per facilitare lo scambio. Ora, che cosa accadrebbe se noi distruggessimo quei pilastri?” Si rivolse ad uno dei suoi subordinati, un Arrancar con l’aspetto di un uomo con lunghi capelli biondi e la metà superiore del volto coperta da una maschera d’osso bianca: “Findor!”
“Sissignore!” rispose l’Arrancar. Dopodiché portò alla bocca una delle lame che aveva attaccate ai polsi e soffiò su di essa emettendo un particolare fischio acuto.
Pochi istanti dopo quattro Garganta si aprirono sopra quattro punti diversi ai limiti della città.
“Sappiamo già dove sono i pilastri” continuò il vecchio Espada. “Strumenti come questi sono sempre posti ai punti cardinali. È l’organizzazione più comune.”
In quel mentre, quattro enormi Hollow emersero dai Garganta e iniziarono a colpire o ad attaccarsi apparentemente all’aria vuota, ma d’un tratto quattro enormi colonne comparirono dal nulla nei punti in cui stavano agendo. Le orribili bestie iniziarono allora ad attaccarle nel tentativo di farle a pezzi.
“Quei pilastri sono il perno della nostra strategia” disse Meryu. “Non devono essere distrutti.”
“Già. È per questo che sono protette da guardiani d’eccezione” replicò Soifon tranquillamente.
 Anche Yamamoto parlò rivolto all’Espada, o forse a tutti i presenti: “Credi davvero che lasceremmo dei luoghi così importanti completamente indifesi?”
Un istante più tardi i quattro Hollow furono uccisi brutalmente e solo allora tutti i nemici si resero conto che vi erano quattro Shinigami al di sopra di esse.
“Abbiamo potenti combattenti a guardia di esse” disse Yamamoto.
Meryu guardò i difensori dei pilastri e sorrise sotto la maschera. < Ikkaku Madarame, Yumichika Ayasegawa, Izuru Kira e Shuhei Hisagi > pensò. < Non potrebbero essere più al sicuro. >
Tuttavia, dopo il primo momento di sorpresa, il vecchio Espada tornò a sorridere. “Ci sono quattro guardiani” osservò. “Dove sarebbe il grande problema? Se avete quattro formiche a proteggere i pilastri, le schiacceremo semplicemente con quattro draghi.” Si rivolse di nuovo ai suoi subordinati: “Poww! Cuuhlhourne! Avirama! Findor! Schiacciateli.”
I quattro Arrancar chiamati s’inginocchiarono e gridarono all’unisono: “Sissignore! Come comanda sua Maestà!” Poi si scagliarono ad enorme velocità verso i quattro pilastri, uno per ciascuno.
Kaisui osservò il volo dei quattro Arrancar preoccupata. Ormai la battaglia era cominciata. Si tormentò la treccia pensando: < Ora siamo davvero in ballo. Mi raccomando, ragazzi: non permettetegli di distruggere i pilastri. Siamo nelle vostre mani. >
 
Seguendo l’esplosione il gruppo di Arrancar svoltò l’angolo e si trovò davanti un singolo Shinigami che avanzava lungo il corridoio. Aveva l’aspetto di un giovane uomo con corti capelli castani piuttosto lisci e diverse ciocche che gli cadevano sopra la fronte, stringeva in entrambe le mani due lunghe spade nere, le cui lame erano solcate da curiose venature rosse, e le braccia erano avvolte da delle catene che sembravano essere collegate direttamente alle impugnature delle armi. Camminava verso di loro con passo lento e quasi meccanico tenendo la testa bassa, ragion per cui il suo volto non era direttamente visibile. Alle sue spalle si notava un gran polverone che avvolgeva il fondo del corridoio, ma lasciava comunque trasparire un grosso buco in una delle pareti.
“Cosa? L’intruso è uno solo?” disse uno degli Arrancar incredulo. “Da tutto quel rumore credevo fosse come minimo una squadra d’invasione!”
“Ha fatto direttamente irruzione nella base nemica, senza neanche provare ad infiltrarsi. Bisogna riconoscere che ne ha di fegato!” disse un altro.
“Ma è anche piuttosto stupido” affermò un terzo. “Così è fin troppo facile individuarlo e trovarlo. Dev’essere un folle che non vede l’ora di morire!”
A quelle parole tutti si misero a sghignazzare.
Lo Shinigami, tuttavia, restava impassibile e silenzioso.
“Allora accontentiamolo!” gridò il quarto e ultimo del gruppo partendo all’attacco. I suoi compagni lo seguirono a ruota.
Quando furono a una decina di metri dallo Shinigami, però, questi disse: “Andatevene.”
I quattro Arrancar si fermarono. “Cosa hai detto?” disse uno.
“Ho detto andatevene. Non ho alcun interesse nell’affrontare degli insetti come voi. Inoltre, adesso sono davvero di pessimo umore, perciò, se non volete fare una brutta fine, sparite subito dalla mia vista.” Il suo tono era calmo, ma anche terribilmente glaciale e cupo.
“Co-come osi, dannato insolente!” urlarono furiosi gli Arrancar prima di attaccarlo.
“Vi avevo avvertiti.”
I tre Arrancar più vicini fecero appena in tempo a vedere le venature sulle spade dello Shinigami divenire più rosse e le lame ricoprirsi all’istante di fiamme, prima che questi scomparisse nel nulla; quelle tre semplici parole stavano ancora riecheggiando nell’aria quando il quarto Arrancar, che era in posizione più arretrata rispetto agli altri, vide lo Shinigami ricomparire tra lui e i suoi compagni. Un istante dopo, su due di loro si aprirono degli orrendi squarci fumanti su tutto il busto, mentre le braccia e la testa del terzo colpivano il terreno con un tonfo disgustoso, troncate di netto. Senza alcun urlo di dolore i tre Arrancar si accasciarono al suolo, morti prima ancora di toccare terra.
Il quarto guardò inorridito i corpi martoriati dei suoi compagni, poi spostò la sua attenzione sullo Shinigami che gli stava davanti e si accorse che ora teneva la testa dritta. Vide il volto di un giovane semicontratto in una smorfia rabbiosa e due occhi che lo fissavano dritti nei suoi; notò a malapena la piccola cicatrice sopra il bruno occhio sinistro perché la sua attenzione fu subito catturata dall’occhio destro, di un inquietante colore rosso scarlatto, lo stesso del sangue. Esso emanava un tale furore e un tale istinto omicida che si chiese come potesse appartenere ad un essere che non fosse un Espada.
Terrorizzato, l’Arrancar si voltò e si mise a correre, cercando con gli occhi dei suoi simili che potessero aiutarlo. Si aspettava che lo Shinigami lo fermasse, che gli comparisse davanti e lo uccidesse come i suoi compagni, ma ciò non avvenne. Si voltò senza smettere di correre e vide che lo stava inseguendo, ma con lo stesso passo lento di prima, senza alcuna fretta. Non riuscì a distinguere di nuovo bene il suo volto, ma ebbe la sgradevole sensazione che lo Shinigami stesse sorridendo.
 
Kaisui osservò rapita il gigantesco Bankai del Capitano Komamura, Kokujo Tengen Myoo, mentre abbatteva la sua enorme spada sull’Arrancar Poww. L’impatto provocò un’onda d’urto tale che perfino da quella distanza si sentì spingere indietro e l’Arrancar finì annichilito in un secondo. Non era rimasto nulla del suo corpo.
Osservando il Bankai scomparire tirò un sospiro di sollievo.
Il primo scontro si era risolto a loro favore: tutti e quattro gli Arrancar erano stati sconfitti. Per un attimo aveva temuto il peggio dopo che Poww era incredibilmente riuscito a sconfiggere Ikkaku e a distruggere una delle quattro colonne; la reale Karakura Town aveva cominciato a ritornare al suo posto, ma per fortuna erano riusciti a fermare lo scambio tra la città reale e quella falsa e il Capitano Komamura era intervenuto per sconfiggere Poww una volta per tutte.
< Quattro in meno > pensò. < Purtroppo non era che l’inizio. La vera battaglia deve ancora cominciare. >
Il vecchio Espada, ancora seduto sul trono di ossa, aveva un’espressione furente: a quanto sembrava la sconfitta dei suoi subordinati per mano di coloro che aveva definito formiche lo seccava non poco. Le sue mani si contrassero e, nel giro di un paio di secondi, il bracciolo sinistro si frantumò sotto la forza della sua stretta, dopodiché l’Espada si alzò in piedi. I suoi due subordinati rimasti furono subito allarmati dal suo gesto e s’inginocchiarono davanti a lui.
“Le mie più sincere scuse, Baraggan-sama!” disse il più giovane dei due. “A breve li sconfiggeremo tutti, quindi vi prego di tornare a sedervi.”
Alle sue parole, tutti gli Shinigami e gli altri Arrancar si mossero e presero posizione formando dei gruppi di combattimento: Kyoraku e Ukitake si misero di fronte all’Espada dall’aria annoiata e alla sua compagna, la ragazzina Arrancar con l’elmo; Hitsugaya e Matsumoto comparirono in mezzo alle tre donne Arrancar dell’Espada femmina; Soifon e Meryu comparvero invece alle spalle proprio del giovane Arrancar e del suo compagno.
“Chi sta per sconfiggere chi?” chiese Soifon con un lieve sorrisetto beffardo.
L’Arrancar si voltò verso di lei mentre continuava: “Hai intenzione di sconfiggere il Capitano Komamura? O intendevi tutti noi?” Al silenzio del nemico, il sorrisetto scomparve e il suo volto divenne duro. “Che succede? Il gatto ti ha mangiato la lingua? In base alla tua risposta, potrei ucciderti per primo.”
La bocca dell’Arrancar si piegò in un ghigno.
“Certo, ho intenzione di ucciderti in ogni caso” disse infine il Capitano estraendo la sua Zampakuto e mettendosi in posizione.
“Stronza!” urlò la ragazzina Arrancar apprestandosi ad attaccarla.
L’Espada annoiato, tuttavia, la fermò afferrandola per il colletto della giacca. “Che ti prende?” sbottò l’altra seccamente.
“Lascia perdere” rispose l’uomo indicando poi con gli occhi i due avversari davanti, come a dire: dobbiamo occuparci di loro adesso.
“Ora, che la vera battaglia cominci” annunciò Yamamoto.
Kaisui, che era rimasta accanto a lui, si preparò mentalmente: tutti i gruppi per il combattimento erano stati formati e, anche se non avrebbe combattuto subito come gli altri, doveva tenersi pronta ad intervenire se qualcuno fosse stato in difficoltà. Non poteva rilassarsi.
Meryu invece era pronto. Al contrario di Soifon, non aveva ancora assunto una posizione di guardia, ma avrebbe agito istantaneamente alla prima mossa nemica. Squadrò i due Arrancar che aveva di fronte. Erano molto diversi tra loro: quello che aveva parlato prima aveva l’aspetto di un ragazzo di media statura con lunghi capelli neri avvolti in una treccia dietro la testa, feroci occhi giallo oro e un singolare elmo d’osso che aveva l’aspetto del cranio di una tigre dai denti a sciabola; l’altro invece era un uomo decisamente grasso e tarchiato con una rada barba su mento e mandibola, corti capelli gialli e occhi dello stesso colore sotto i quali vi erano dei curiosi tatuaggi verde acqua dalla forma di punte piegate a circa 90° verso l’esterno, il canino inferiore sinistro era tanto lungo da spuntare sopra il labbro e in testa aveva anch’egli un elmo d’osso, ma dotato di due curiose zanne che si incurvavano all’altezza delle sue guance, simili a quelle degli elefanti.
Il vecchio Espada era tornato a sedersi e il suo volto era più scuro che mai. “Uccideteli” disse. “Non lasciate fuggire una singola formica. Non riaccoglierò indietro chiunque perda. Ora non deludetemi. Non costringetemi a camminare lungo un cammino che non sia intriso del sangue dei nostri nemici! Ditemi, chi è che servite?”
“Sissignore! Siamo parte della Fraccion di Luisenbarn Baraggan-sama!” risposero in coro i due Arrancar per poi estrarre le loro Zampakuto. “Distruggeremo tutti i nostri nemici! Giuriamo che bagneremo il campo di battaglia con il sangue dei nostri nemici!”
Anche Yamamoto parlò: “Tutti quanti, tirate fuori tutta la vostra forza e distruggete i nostri nemici! Anche se la vostra carne vi viene strappata via dalle ossa, combattete con ogni oncia di forza che possedete! Non lasciategli fare un singolo passo sul suolo della Soul Society! Attaccate!”
E la battaglia cominciò.
Meryu osservò Soifon partire alla carica per prima e ingaggiare un furioso combattimento con il giovane Arrancar, poi lanciò un’occhiata agli altri Shinigami e vide che Hitsugaya aveva lasciato Matsumoto ad affrontare le tre Fraccion da sola per concentrarsi sull’Espada femmina. Poi spostò di nuovo lo sguardo su Soifon finchè una voce non lo richiamò: “Ehi, tu! Vuoi darmi attenzione?”
Si voltò e vide l’ultimo Arrancar del vecchio Espada, Baraggan l’avevano chiamato, che lo fissava con la Zampakuto in pugno. Dalla sua espressione capì che si era aspettato che seguisse a ruota il suo Capitano e invece era rimasto fermo a mezz’aria a guardare, senza nemmeno preoccuparsi di una sua possibile azione; era alquanto deluso. “Non mi stai considerando, Shinigami?” chiese.
“Scusa, ma quando il mio Capitano combatte mi è difficile non guardarla” rispose Meryu. “Comunque, se tu fossi stato furbo, mi avresti già attaccato.”
“Capisco. In effetti, ho sbagliato. Avrei dovuto tagliarti subito la testa, ma posso ancora rimediare!” E partì all’attacco brandendo la sua Zampakuto con due mani.
Mantenendo la stessa posizione a braccia incrociate, Meryu schivò il fendente con un lieve spostamento laterale, poi si abbassò per evitarne un secondo e poi ancora un altro. Un minuto dopo la situazione era ancora la stessa: l’Arrancar attaccava e lo Shinigami schivava con semplici movimenti laterali o frontali; in totale non avevano percorso che uno spazio di cinquanta metri nei quali Meryu aveva continuato ad evitare gli attacchi con facilità.
Pur essendo piuttosto rapido per il suo fisico corpulento, la velocità dell’avversario non era niente di speciale e i suoi colpi erano troppo prevedibili e impulsivi. La sua Zampakuto, inoltre, aveva la forma di una katana un po’ più corta del normale, simile a una wakizashi, e nelle sue mani sembrava ancora più piccola; il suo raggio d’azione era quindi piuttosto limitato. Nel complesso, per Meryu, la lotta non era molto diversa dal suo scontro con Omaeda.
Riusciva perfino ad osservare lo scontro tra Soifon e l’altro Arrancar ed era lieto di notare che il suo Capitano stava avendo il sopravvento sull’avversario, anche se questo si stava dimostrando ben più forte non solo del suo compagno, ma anche di tutte le altre Fraccion di quel Baraggan. Quando poi vide il suo Capitano rilasciare lo Shikai non riuscì a non reprimere un sorriso: quell’Arrancar era spacciato.
In quel momento un affondo gli arrivò molto vicino al fianco e si spostò con uno Shumpo dietro all’avversario. Questi era visibilmente seccato. “Non mi prendi minimamente sul serio, eh, Shinigami?” sbottò.
“Sto analizzando la tua forza. Non sono il tipo che si butta a testa bassa contro il nemico” replicò Meryu. “Comunque, se questo è tutto ciò che hai da offrire, non devo impegnarmi molto per contrastarti.”
Per tutta risposta l’altro sferrò un fendente discendente verso la sua testa, ma stavolta Meryu lo bloccò sul nascere alzando una gamba e intercettando la guardia della spada. I due rimasero così per alcuni secondi, con l’Arrancar che spingeva per calare la lama sull’argenteo e quest’ultimo che resisteva alla pressione nemica. Poi lo Shinigami parlò: “Visto? Non puoi battermi in questo modo.”
E, per la prima volta, contrattaccò: veloce come un fulmine, sferrò un calcio con l’altra gamba allontanando la Zampakuto dell’Arrancar e ruotò su se stesso per colpirlo con la prima gamba, ora libera, allo stomaco. Il violento colpo tolse il fiato all’avversario che si piegò in due; in un istante, senza abbandonare la posizione a braccia incrociate, Meryu gli fu sopra con uno Shumpo ed eseguì una raffica di calci talmente veloce alla schiena dell’Arrancar che questi non riuscì nemmeno a reagire e iniziò a precipitare, mentre lo Shinigami lo incalzava. L’attacco terminò con un potente doppio calcio in contemporanea con entrambe le gambe che schiantò l’Arrancar sulla strada sottostante, distruggendone l’asfalto e affondando di parecchi metri al di sotto della superficie.
Con uno Shumpo Meryu atterrò sul tetto di un edificio vicino e fece per ritornare a guardare lo scontro tra Soifon e il giovane Arrancar, ma proprio nell’istante in cui si girò, una luce lo accecò mentre una voce gridava: “Mordi, Tigre Estoque!”. Chiuse gli occhi per un secondo e, quando li riaprì, l’Arrancar si era trasformato e aveva assunto un aspetto simile a una tigre umanoide con due lame quadrangolari sui polsi e una sulla sua lunga treccia divenuta analoga a una grossa coda. A quella vista sentì il suo sangue ribollire e un lieve senso di angoscia: ricordava fin troppo bene quella sensazione, la stessa sentita quando aveva affrontato Edorad Liones. Percependo, inoltre, l’incredibile aumento della reiatsu del nemico, capì subito che l’Arrancar aveva sprigionato il suo rilascio, la Resurrectiòn.
Un forte impatto a pochi metri da lui lo riscosse; si girò e vide l’Arrancar con cui lottava che si era ripreso. Questi avanzò dicendo rabbiosamente: “Credi di sconfiggermi con così poco, Shinigami? Credi di battermi così facilmente? Io sono Nirgge Parduoc, una delle Fraccion di Baraggan-sama, re dell’Hueco Mundo, e non esiste che mi faccia sottomettere da una feccia come te!” Brandì la sua Zampakuto sopra la testa. “Calpesta, Mamut!”
Il corpo dell’Arrancar s’ingigantì di colpo, fino a divenire circa cinque volte la taglia di Meryu, gli abiti si squarciarono e sulla pelle sottostante crebbe una folta peluria verde chiaro che ricoprì tutto il corpo eccetto le dita delle mani, le gambe divennero simili a quelle di un elefante e così anche le zanne dell’elmo s’ingrandirono, mentre il naso si allungò a dismisura divenendo una vera e propria proboscide, anche i tatuaggi sotto gli occhi s’ingrandirono fino a colorare completamente le palpebre inferiori. Sembrava proprio un mammut in forma umana.
Nome azzeccato la sua Resurrectiòn, si disse Meryu osservandolo.
L’Arrancar, Nirgge, alzò l’enorme proboscide. “Ora ti farò fare la fine di una formica calpestata!” urlò per poi riabbassarla su di lui.
La proboscide investì l’argenteo con una forza tale da scagliarlo a due isolati di distanza e distruggere nel contempo anche metà dell’edificio su cui erano. Lo Shinigami colpì violentemente il terreno e si sentì girare la testa per un attimo. < Senza dubbio, è diventato più forte > pensò mentre si rialzava.
Nirgge atterrò pesantemente vicino a lui. “Ahahah! Allora, ti è piaciuta questa, Shinigami?” disse con tono arrogante. “La mia potenza aumenta in modo impressionante quando sono nel mio stato rilasciato! Uno come te che sa solo schivare, non ha alcuna speranza di contrastarmi! Ora muori!” E menò un altro colpo con la proboscide.
Stavolta Meryu lo evitò e volò in aria con uno Shumpo. Per tutta risposta Nirgge fece un enorme balzo arrivando ancora più in alto di lui e iniziò a sferrare una serie di colpi con la proboscide che lo Shinigami evitava o incassava in posizione di difesa. Ad un certo punto l’Arrancar urlò trionfante: “Sei finito! Finito, Shinigami! Ti ucciderò e consegnerò il tuo cadavere al mio signore! Proprio come il mio compagno Ggio Vega farà con quella ingenua presuntuosa del tuo Capitano!”
Sferrò un altro colpo di proboscide, ma questa impattò sul braccio alzato all’altezza della testa di Meryu senza spostarlo di un millimetro. Lo Shinigami alzò gli occhi e il furore che emanavano spaventò Nirgge.
“L’unico ingenuo insolente, qui, sei tu!” disse con voce ferma ma minacciosa.
Afferrò la proboscide con entrambe le mani e tirò l’Arrancar a sé colpendolo con una ginocchiata dritto in mezzo agli occhi. Nirgge urlò di dolore portandosi le mani al volto, ma Meryu incalzò di nuovo riafferrandogli la proboscide, facendolo roteare in aria e infine scagliandolo contro un edificio. Nirgge si rimise in posizione dritta poco prima di schiantarsi, ma la velocità che aveva acquisito e il suo enorme peso lo fecero comunque atterrare con tanta violenza da sfondare la costruzione e fargli perdere l’equilibrio.
Meryu gli apparve accanto e gli sussurrò nell’orecchio: “Non è una buona idea divenire più grandi e, soprattutto, più lenti e goffi contro un avversario più veloce di te, non credi, Arrancar?” Mentre l’allibito Nirgge si voltava verso di lui, lo colpì con un nuovo, potentissimo calcio al volto incrinandogli l’elmo e sbattendolo via; poi, prima ancora che toccasse terra, si portò di nuovo sopra di lui con uno Shumpo e lo schiantò a terra con un altro calcio alla pancia.
Si fermò sospeso a pochi metri sopra Nirgge, il quale menò con rabbia un altro colpo di proboscide che Meryu bloccò con una mano afferrandola a mezz’aria, senza muovere nemmeno un altro muscolo. Il volto dell’Arrancar divenne un’espressione incredula e impaurita. “Chi sei tu?” chiese con voce tremante.
“Meryu Kitayama. Luogotenente della Seconda Brigata e delle Unità Mobili Segrete” rispose Meryu senza lasciare la proboscide. “E, a tua differenza, per quanto tu sia debole, sciocco e arrogante, non ti sottovaluterò.” Estrasse la sua Zampakuto con la mano libera e disse: “Punisci tutte le ingiustizie, Hayabusa!”
Un istante dopo il rilascio del suo Shikai, tirò con forza la proboscide sollevando Nirgge alla sua altezza, gli sferrò due pugni violentissimi al volto spaccando le zanne dell’elmo e facendogli sputare sangue e, con un calcio al mento, lo scaraventò in aria. Mentre l’Arrancar stava ancora volando per il colpo, si portò davanti a lui con uno Shumpo e alzò la mano aperta a mò di colpo di karate. Una potente reiatsu bianco-azzurra si accumulò sul taglio della mano e, vedendola, il volto di Nirgge divenne una smorfia di puro terrore.
“Hai fatto anche un altro errore: nessuno dà dell’ingenua presuntuosa al mio Capitano” disse Meryu semplicemente per poi calare una, due, tre volte la mano sull’avversario, ad una tale rapidità che questi ne percepì solo una.
Un paio di secondi dopo, il corpo di Nirgge fu solcato da tre enormi squarci talmente profondi che sembrò un miracolo che non fosse stato tagliato in tre parti. Con un tonfo il cadavere precipitò a terra.
Meryu si passò una mano fra i capelli argentei. “Fine dei giochi.”
 
Kaisui sorrise nel vedere la vittoria del fratello. A quanto sembrava non aveva motivo di preoccuparsi, perlomeno non finché ad affrontarlo erano avversari così deboli. Tuttavia, in cuor suo, sapeva che quello non era che l’inizio: avevano sconfitto solo alcune Fraccion degli Espada, ma questi ultimi erano ancora attivi e non c’era paragone tra essi e i loro subordinati.
Si voltò a guardare Hitsugaya e lo vide combattere intensamente con l’Espada femmina. Il giovane Capitano stava usando il suo Shikai e apparentemente riusciva a tenerle testa, ma l’Espada non era ancora in stato di Resurrectiòn e, a giudicare dai suoi movimenti, non stava nemmeno dando fondo al massimo delle capacità della sua forma base. Era davvero un’avversaria difficile.
< Sono sicura che il Capitano Hitsugaya possa vincere contro di lei > si disse, più per auto convincimento che altro. < Ma, se quella bastarda gli farà del male, giuro che le strapperò quel suo schifoso Hierro di dosso mentre è ancora viva e cosciente, prima di staccarle la testa dal collo! >
Una forte esplosione la riscosse dai suoi pensieri e, girandosi verso la fonte, vide Matsumoto in seria difficoltà contro le tre Fraccion della suddetta Espada. Quelle Arrancar erano davvero potenti; persino se fosse stato un uno contro uno sarebbe stata una lotta difficile, ma in tre contro uno.. era davvero troppo per lei. Non sarebbe resistita a lungo. Doveva aiutarla.
Quando fece per muoversi, però, Yamamoto la richiamò: “Aspetta, Kaisui. Forse non sarà necessario il tuo intervento. Osserva.”
Kaisui guardò il suo Capitano, poi, nell’istante in cui rivolse la sua attenzione di nuovo verso la battaglia, vide una palla di fuoco colpire l’Arrancar che stava attaccando Matsumoto. Sorpresa, ne cercò la fonte trovandola dopo qualche secondo: Momo Hinamori. La giovane Luogotenente della Quinta Brigata era apparsa vicino alla compagna con la sua Zampakuto, Tobiume, in pugno e in stato Shikai. Doveva essere stata quella a colpire l’Arrancar. Malgrado fosse arrivata ad aiutare Matsumoto, Kaisui nutriva ancora dei dubbi sul combattimento: non metteva in discussione le capacità di Hinamori, ma l’ultima volta che l’aveva vista era in un tale stato di confusione mentale e paranoia a causa del tradimento del suo amato “Capitano Aizen” che non era sicura potesse ancora combattere al pieno delle sue forze, tantomeno contro avversari di quel calibro.
Si rivolse a Yamamoto: “Capitano, siete sicuro? Voglio dire, voi credete che Hinamori possa combattere una simile battaglia? Per di più contro Aizen? Sapete meglio di chiunque altro quanto fosse sconvolta dal suo tradimento. Non sono del tutto convinta che possa già affrontare la realtà tenendo la testa alta e lottando in prima linea.”
“Me lo chiedo anch’io” rispose Yamamoto. “Ora lo scopriremo. Scopriremo se per lei la Soul Society vale più del suo ex-Capitano.”
La stava testando dunque. Un modo piuttosto duro per metterla alla prova e farle superare il trauma, ma probabilmente non c’era altro modo. Per un attimo, Kaisui si chiese che cosa avrebbe detto Keishin in una simile situazione. Sapeva bene quanto fosse legato a Hinamori e non era sicura che sarebbe stato d’accordo col Capitano-Comandante.
Comunque, ora poco importava. Si augurava solo che Hinamori riuscisse nell’impresa.
Con suo grande sollievo, la giovane Shinigami si dimostrò subito all’altezza delle aspettative del Capitano-Comandante: non appena le tre Arrancar provarono ad attaccare lei e Matsumoto, furono bloccate e intrappolate da una rete di reiatsu invisibile creata da Hinamori col Kido e furono così alla mercé del potere esplosivo di Tobiume, che rilasciò un torrente di fuoco che corse per i fili della rete ed avvolse le avversarie provocando tre violente esplosioni.
< Davvero straordinario > pensò Kaisui analizzando sorpresa la rete di reiatsu.
Pur essendo troppo lontana per sentire le voci delle compagne ed anche se era la prima volta che vedeva un incantesimo del genere, aveva capito subito la sua natura. Era una combinazione di due Hado e un Bakudo, un Kido composito d’incredibile potenza e complessità che persino un Capitano avrebbe fatto fatica ad eseguire o anche solo progettare.
Come sempre, Hinamori non smentiva la sua fama di maestra del Kido, che, d'altronde, era il motivo per cui era diventata una Luogotenente così in fretta. Lei e la stessa Kaisui erano sempre state le migliori fin dall’Accademia Shinigami nell’uso nel Kido, ma se Kaisui poteva vantare il miglior controllo mai visto di esso, Hinamori era superiore a chiunque altro nella versatilità di incantesimi e nell’utilizzo di multiple formule combinate. Vi erano pochi persino tra i Capitani in grado di utilizzare così tanti Kido insieme con tanta abilità.
< Se continuano così, non avranno bisogno del mio aiuto > pensò.
Ma si sbagliava.
Il fumo delle esplosioni fu spazzato via da tre potenti onde di energia di tre diversi colori e da esse emersero le tre Arrancar nella loro forma Resurrectiòn. A quanto pareva, erano tutt’altro che sconfitte e ora le loro reiatsu erano più potenti che mai. Tuttavia, contrariamente alle aspettative di Kaisui e probabilmente anche di Matsumoto e Hinamori, le tre non attaccarono di nuovo tutte insieme, ma, dopo che una di loro tentò di scagliare un Cero sulle due Shinigami, si fecero indietro e iniziarono ad emanare una reiatsu ancora più forte. Nel giro di pochi secondi, le loro braccia sinistre iniziarono a brillare di una luce rossa e gridarono in coro: “Quimera Parca!”
Tre raggi di reiatsu vennero emessi dalle loro braccia e si combinarono insieme formando una pulsante sfera rossa. La quantità di energia emessa era impressionante, ma non era la cosa più terrificante; c’era qualcosa lì dentro, qualcosa di vivo.. e malvagio.
Prima che Kaisui potesse chiedere a Yamamoto cosa ne pensasse, la sfera s’ingrandì, deformò e, infine, esplose liberando una gigantesca e terrificante creatura. Il suo aspetto sembrava una combinazione delle caratteristiche fisiche delle tre Resurrectiòn delle Arrancar: era alta almeno dieci metri, bipede e con una vaga forma umanoide, aveva un fisico muscoloso che, dalla vita in giù e sugli avambracci, presentava una folta peluria marrone, una nera criniera felina lunga fino alla vita, degli zoccoli al posto dei piedi, una maschera Hollow sulla faccia fessurata in due punti e una coppia di corna da cervo; possedeva inoltre una lunga coda di serpente terminante con una testa del suddetto rettile che sibilava e soffiava.
< Che razza di mostro è quello? > pensò Kaisui sconvolta.
La creatura guardò per un attimo le sue creatrici, le quali erano ora prive di un braccio, poi, senza emettere alcun suono, tornò a guardare le due Shinigami. Queste si misero in posizione di guardia, ma si rivelò inutile: la bestia scattò in avanti e si fermò dietro alle due Shinigami con una rapidità sorprendente.
< Come può essere così veloce con un corpo così grande? > penso Kaisui sorpresa, prima di notare qualcos’altro: sulla mano della creatura c’era del sangue.
In quell’istante l’urlo di Hinamori la fece voltare di scatto e, con orrore, si accorse che parte del costato di Matsumoto era stata strappata di netto. L’aveva colpita senza che nemmeno se ne accorgesse. L’espressione della Shinigami diventò una maschera d’incredulità e sofferenza prima di perdere i sensi e crollare al suolo.
Hinamori la inseguì e bloccò la sua caduta con il Bakudo n°37, Tsuriboshi, creando una sorta di tappeto elastico azzurro a forma di stella che arrestò la caduta di Matsumoto. A quel punto la giovane Luogotenente si chinò su di lei e fece per curarla, ma, prima che potesse fare qualsiasi cosa, il mostro le ricomparve davanti e la colpì con un pugno potentissimo spedendola lontano.
Kaisui rimase scioccata a quella vista. Due Luogotenenti potenti come loro sconfitte con due soli colpi. La forza di quell’abominio era tremenda. < Non può essere > pensò. < Annientarle in questo modo... Loro non possono… >
I suoi pensieri furono interrotti quando un nuovo Tsuriboshi intercettò e fermò il volo di Hinamori, mentre una catena si legava intorno al collo della creatura.
Si accorse che erano arrivati anche Kira e Hisagi e che erano stati loro a salvare Hinamori e Matsumoto. Il primo prese le due Shinigami e, usando il Bakudo n°73, Tozansho, creò una barriera piramidale dove si nascose per curarle, il secondo invece iniziò a lottare col mostro mettendolo rapidamente in difficoltà.
Quella vista diede a Kaisui nuove speranze. Speranze che, purtroppo, si spensero nuovamente quando la bestia, svelando la sua vera potenza, catturò Hisagi e iniziò a stritolarlo. Nel contempo Iba, il quale si era avvicinato di nascosto, tentò di prenderlo alla sprovvista, ma il suo tentativo venne vanificato da un Cero sparato da un occhio della creatura che si era accorta della sua presenza. Il Luogotenente della Settima Divisione precipitò al suolo con il corpo fumante e coperto di bruciature.
Quella scena sconvolse Kaisui.
Matsumoto, Hinamori, Iba, Hisagi. I suoi compagni, i suoi amici erano stati tutti sconfitti e ridotti in fin di vita da quel mostro. “Tutti loro.. hanno fatto del loro meglio.. e invece…” mormorò sconvolta. “Quella creatura.. quel mostro immondo.. li ha...” S’interruppe quando vide la bestia scagliare via Hisagi, ormai privo di sensi, e dirigersi verso il Tozansho di Kira. A quanto sembrava, voleva finire ciò che aveva iniziato e uccidere prima lui insieme a Matsumoto e Hinamori.
A quella vista, a quel pensiero, Kaisui sentì un nuovo sentimento montare dentro di lei, oltre alla tristezza e alla paura del vedere uccisi i suoi compagni: l’ira. Un furore tremendo e vendicativo rivolto verso quel mostro che aveva provocato loro così tante sofferenze. In risposta alla sua rabbia, una reiatsu dorata iniziò ad uscire dal suo corpo.
“Kaisui?” chiese il Capitano-Comandante osservando il suo volto sofferente e contratto, a metà tra il dolore e la rabbia.
“Ora basta” mormorò la Shinigami. “Quel mostro ha superato ogni limite.. e io.. NON POTRÒ MAI PERDONARLO!” E si scagliò contro la bestia a una velocità incredibile.
Non era da lei farsi trascinare dalla rabbia. Anche se non aveva l’impassibilità di suo fratello, aveva sempre mantenuto il sangue freddo in ogni circostanza o situazione, senza mai perdere il controllo. Tuttavia, questa volta era diverso: troppi amici aveva visto cadere in troppo poco tempo e altri erano minacciati. Era questa la crudeltà della guerra e lei non poteva più tollerarla.
A metà strada vide la bestia alzare la mano verso il Tozansho nell’apparente tentativo di afferrarlo e schiacciarlo. “Oh, no. Non lo farai!” gridò estraendo all’istante la sua Zampakuto. “Scatena la tempesta, Sabaku No Hana!”
Non appena la katana assunse la sua forma Shikai di falce, Kaisui si mosse con uno Shumpo e sferrò un fendente che tagliò via il dito indice e mezzo pollice della mano del mostro; dopodiché usò un altro Shumpo per portarsi dietro di esso a breve distanza. A quel punto alzò la mano destra davanti a sé. “Non ho ancora finito” mormorò per poi intonare: “Spruzzato sulle ossa della bestia! Torre, cristallo rosso, anello di acciaio. Muoviti e diventa vento, fermati e diventa calma. Il suono di lance da guerra riempie il castello vuoto!” Dalle sue mani iniziò ad essere emanata una reiatsu gialla simile all’elettricità. “Hado n°63, Raikoho!”
E scagliò una massiccia onda d’energia dello stesso colore.
Il Kido esplose con incredibile violenza sulla schiena del mostro lasciando una grossa ferita fumante e facendolo cadere prono in avanti. Solo allora Kaisui si fermò per osservare la reazione della creatura. Quest’ultima rimase immobile a terra per alcuni secondi, dopodiché si rimise lentamente in piedi osservandosi la mano mutilata.
“Accidenti! Non un’altra!” commentò una delle tre Arrancar, una ragazza dai corti capelli blu che dopo la Resurrectiòn aveva assunto dei tratti da cervo.
“Continuano ad arrivare” disse la seconda, una donna di carnagione scura con caratteristiche Resurrectiòn da leone.
“Ma questa non è una cosa buona?” chiese la terza, una giovane donna con lunghi capelli castani la cui forma Resurrectiòn ricordava un serpente. “Sembra che abbia ferito Allon, ma ora impareranno cosa succede quando lo attacchi.”
Allon. Dunque quell’essere ripugnante ha anche un nome, si disse Kaisui. Poco importava: l’avrebbe ucciso senza pietà in ogni caso.
La creatura guardò ancora per un po’ la sua mano mutilata, poi prese all’improvviso a sbatterla sulla ferita che aveva sulla schiena tornando a guardarla dopo ogni colpo e sbattendola ogni volta più forte.
< Sta forse cercando di far smettere di sanguinare le ferite? > pensò Kaisui. < Che creatura patetica. >
Allon ripeté queste azioni per un minuto prima di bloccarsi. Un attimo dopo aprì un’enorme bocca e degli occhi nascosti ai lati della maschera e lanciò un ruggito terrificante, pieno di rabbia e follia. Si girò a guardare Kaisui e ruggì di nuovo emettendo una reiatsu immensa, mentre, allo stesso tempo, il suo corpo s’ingigantiva fino a diventare grande il doppio e le sue ferite su mani e schiena si rimarginavano.
“A quanto pare sei un mostro che perde totalmente il controllo quando viene ferito” osservò Kaisui. “Ti fai trascinare da rabbia e odio? Mi ricordi un mio amico, ma devo dire che tu sei molto più brutto e stupido. Comunque devo riconoscere che la tua forza è spaventosa.” Sollevò la Zampakuto sopra la sua testa e iniziò a farla roteare. “La vecchia me non avrebbe mai potuto batterti, ma ora è diverso. Ti mostrerò il potere che ho ottenuto dal mio allenamento con il Capitano Hitsugaya. E con esso ti ucciderò.” Bloccò la rotazione di Sabaku No Hana e, emanando una reiatsu incredibilmente intensa, gridò: “BAN..KAI!”
Mentre la sua energia esplodeva, la lama della falce si separò dal bastone e scese sul suo corpo illuminandosi di una luce dorata; al tempo stesso, il bastone si divise in quattro parti che volarono verso i quattro punti cardinali per poi piantarsi nel terreno circoscrivendo un’area di circa mezzo chilometro quadrato. Non appena la toccò, la lama avvolse il suo corpo come fosse stata liquida e si malleò in una sorta di esoscheletro color sabbia che le avvolgeva il busto e gli arti riproducendo la linea delle ossa. Nel frattempo, nei punti in cui i pezzi del bastone si erano conficcati, spuntarono quattro fiori alti due metri coi gambi di un colore bruno-rossastro e i petali color sabbia, in seguito, dai fiori iniziarono a fuoriuscire delle particolari particelle simili a polline e un forte vento iniziò a soffiare intorno all’intera area circoscritta, la quale, nel giro di pochi secondi, fu avvolta da una forte bufera di sabbia.
Mentre le tre Arrancar si riparavano con le braccia dal vento e Kira e Hinamori osservavano stupiti e confusi, Kaisui scese fino ad arrivare all’altezza dell’orrendo muso della bestia chimerica. L’esoscheletro aveva preso consistenza e le avvolgeva il corpo più come se fosse stato una pianta rampicante che un’armatura, inoltre, i suoi abiti erano soggetti ad uno strano fenomeno: ad intervalli irregolari divenivano più sbiaditi, lasciando intravedere la pelle sottostante; anche i contorni del suo corpo divenivano di tanto in tanto più vaghi, con un effetto incredibilmente simile a quello di un miraggio. “Sabaku No Hana Shinkiro Saizu!” urlò la Shinigami.


Allon non batté ciglio davanti alla tempesta che lo aveva appena circondato, ma, con un altro ruggito, alzò il braccio destro che divenne così muscoloso da raddoppiare di nuovo la sua taglia, dopodiché si scagliò contro la Shinigami cercando di darle un pugno. L’enorme mano si abbatté su Kaisui e la schiantò su un edificio vicino con tanta forza da abbatterlo, tuttavia, quando alzò il pugno, sotto non vi era alcun corpo. In quel momento uno schizzo di sangue partì dalla sua spalla sinistra e, voltandosi, vide un taglio su di essa e Kaisui che volteggiava accanto con un braccio alzato; lungo l’esoscheletro che le circondava l’avambraccio spuntava una lama di falce rivolta in avanti grondante sangue.
“Dovrai impegnarti molto più di così” disse la Shinigami.
Allon urlò rabbioso ancora più forte di prima e la afferrò con l’enorme braccio destro in una stretta spaccaossa. In un istante il corpo di Kaisui sembrò essere stritolato e una cascata di sangue colò dal pugno del mostro, ma subito dopo, dal lato della sua testa, saltò un altro schizzo e la castana ricomparve lì vicino con una nuova lama insanguinata che stavolta spuntava dall’altro braccio.
“Sei un mostro pieno solo di istinto omicida, eh?” chiese. “Sei davvero ridicolo.. e pietoso. Il solo guardarti mi dà il voltastomaco.”
La bestia ruggì un’altra volta e la sbatté a terra con una manata, dopodiché prese a picchiare furiosamente il terreno nel punto dov’era caduta, nell’apparente tentativo di ridurla in pezzi. Di nuovo, però, il suo si rivelò uno sforzo inutile perché sotto quei pugni solo macerie e terreno venivano distrutti, non un corpo di carne e ossa.
Kaisui riapparve sopra la sua testa e fissò Allon con aria di sufficienza. “Un mostro come te non potrà mai capire” mormorò mentre un’altra se stessa compariva davanti alla belva e diceva: “Mi basta davvero un minimo sforzo per alterare i tuoi sensi e la tua stupidità fa il resto.” Una terza, una quarta e infine altre sei Kaisui comparvero dalla bufera intorno al mostro e dissero in coro: “Pagherai tutto il male che hai fatto ai miei compagni. Puoi starne certo.”
Allon alzò lo sguardo verso di lei e da uno dei suoi occhi partì un Cero che incenerì metà delle Shinigami, poi dall’altro occhio ne sparò un secondo annientando anche le rimanenti. Per un paio di secondi sembrò che ce l’avesse fatta, ma ad un tratto una serie di squarci apparvero sul suo braccio destro e da essi uscì una quantità copiosa di sangue; si voltò in quella direzione e vide Kaisui sopra la sua spalla, dal cui esoscheletro ora spuntavano più lame in diversi punti.
“Cominciamo da qui” disse la Shinigami mentre le lame scomparivano ritirandosi nell’esoscheletro; un istante dopo Kaisui spiccò un balzo e fece una capriola a mezz’aria per menare così un calcio discendente al braccio della bestia. Dall’esoscheletro della gamba le fuoriuscì un’altra lama e gridò: “Eaburedo!”
La lama divenne istantaneamente più grossa e ricoperta da un’aura incolore e tagliò via di netto il braccio del mostro come se fosse stato un filo di paglia. Un immenso fiotto di sangue proruppe dal braccio tagliato e Allon urlò di dolore.
Cercò allora di colpirla con l’altro braccio, ma non appena la toccò, la Shinigami svanì come fumo e riapparve accanto al suo occhio destro; provò allora a scagliare un Cero e, in quell’istante, Kaisui si spostò con uno Shumpo sullo zoccolo del mostro, il quale sparò il colpo senza pensarci due volte e polverizzò l’avversaria insieme al suo stesso arto. Allon crollò in ginocchio, tenendo comunque il busto sollevato dal suolo con il braccio che gli restava.
“Sei davvero un essere patetico. Ti distruggi da solo senza accorgertene.”
Quelle parole erano appena state pronunciate che una reiatsu bianca passò da una parte all’altra del collo di Allon. Con un rumore disgustoso, la testa del mostro si separò lentamente da esso seguendo una linea verticale e, dietro di essa, era visibile Kaisui, il cui braccio destro rivestito dall’esoscheletro ora presentava una lama avvolta dalla stessa reiatsu incolore di prima. Un’altra lama spuntò dal braccio sinistro e la Shinigami sparì con uno Shumpo; alcuni secondi dopo, la testa di Allon fu tagliata in una miriade di pezzi sanguinolenti. Il corpo mutilato e decapitato crollò a terra, dove ebbe alcuni spasmi per poi giacere immobile.
Con un altro Shumpo Kaisui si portò davanti al Tozansho e guardò Kira e Hinamori.
“Incredibile...” mormorò il primo osservandola con un’espressione esterrefatta.
“Aspetta, Kira” fece Kaisui. “Non è ancora finita.”
Mentre pronunciava quelle parole, le tre Arrancar apparvero alle sue spalle, tutte con in pugno una lama e pronte a colpire.
“Volete ancora combattere?” chiese Kaisui in tono pacato. “Anche se siete prive di un braccio e la vostra creatura è morta? Siete davvero ostinate.”
L’Arrancar con le corna da cervo la trafisse alla schiena, ma dopo un paio di secondi il suo corpo svanì nell’aria per l’ennesima volta. Le altre due Arrancar si guardarono intorno e quella con tratti da leone urlò: “Abbiamo capito il tuo trucchetto, Shinigami! Usi questa tempesta per produrre delle immagini illusorie di te, in modo da poter confondere l’avversario e coglierlo alla sprovvista! Tuttavia, per poterlo colpire, devi comunque stargli vicino.”
“Se disperdiamo questa bufera, anche solo per un attimo” disse la terza, simile ad un serpente, “dovremmo riuscire a stanarti e a eliminarti.” Subito dopo sparò un Cero imitata dalle compagne.
I tre attacchi simultanei bloccarono il flusso della bufera intorno a loro e, in quell’istante, il punto in cui si trovavano divenne analogo all’occhio di un ciclone: calmo e vuoto. Presero subito a guardarsi intorno.
“Capisco. Bé, era un buon piano” le agghiacciò una voce in mezzo a loro. “In effetti, ci siete andate vicino, ma non abbastanza. Non genero semplici immagini illusorie, io.” Si voltarono all’unisono e videro Kaisui al centro del cerchio che avevano formato. “Inoltre, siete state troppo ingenue a pensare che bastasse così poco a fermare la mia abilità. E, soprattutto, troppo lente.”
Detto questo, Kaisui roteò su se stessa e, in quell’istante, una miriade di lame crebbero dal suo corpo, lacerando senza pietà la carne delle Arrancar in più punti diversi. Ferite mortalmente, le tre precipitarono al suolo inermi.
Mentre le lame si ritiravano nell’esoscheletro, la bufera di sabbia finalmente terminò e i fiori scomparvero; lo stesso esoscheletro s’illuminò e riprese la forma basilare di katana della Zampakuto. Kaisui la rinfoderò e solo allora trasse un sospiro di sollievo. Pur non essendo ferita, sembrava piuttosto provata.
Yamamoto le si avvicinò. “Kaisui, quello era...”
“Si, Capitano” rispose lei sorridendo e toccandosi la treccia. “Quello era il mio Bankai.”
 
L’Arrancar corse freneticamente per il corridoio, finchè non andò a sbattere contro un’altra persona. Alzò gli occhi e vide che era un Arrancar suo compagno, uno molto potente, accompagnato da un altro di loro.
“Ehi, che succede?” chiese il primo, confuso.
“Aiuto!” gridò l’Arrancar disperato afferrandogli le braccia. “Mi sta inseguendo! Ha.. ha ucciso i miei compagni! Sono riuscito a scappare, ma mi è alle costole! Ha ucciso anche altri di noi che l’hanno attaccato e ora...”
“Calmati!” fece il primo scrollandoselo di dosso.
“Di chi stai parlando?” domandò il secondo.
“Parla di me.”
I tre Arrancar guardarono all’unisono verso il corridoio, quello arrivato correndo con un’espressione di terrore. Dal fondo avanzò con passo lento una figura, che entrambi riconobbero subito come uno Shinigami. Nelle sue mani, due spade nere bruciavano di una fiamma cremisi accecante e, nel suo sguardo, un terrificante luccichio dello stesso colore proveniva dall’occhio destro.
Lo Shinigami sembrò osservarli, poi con tono deluso, disse: “No. Non siete nemmeno voi colui che sto cercando. Siete solo altra carne da macello.”
Poi si bloccò e sembrò che stesse annusando o percependo qualcosa.
Continuò ad avvicinarsi a loro e quando fu a breve distanza, il suo volto assunse un ghigno inquietante e parlò di nuovo: “Però, sento la sua reiatsu su di voi. Voi lo conoscete, quel bastardo.” La sua voce aveva assunto un tono più sollevato e minaccioso.
Sollevò le spade che arsero ancora più forte. “È meglio che iniziate a parlare con le buone, o non sarò responsabile delle mie azioni!”




Note:
Jokaku Enjo = fortezza di fuoco
Kokujo Tengen Myoo =
corde nere della punizione divina del re illuminato
Tobiume = pruno volante
Tsuriboshi = stella sospesa
Tozansho = montagna di cristallo capovolta
Raikoho = cannone del ruggito del tuono
Sabaku No Hana Shinkiro Saizu = dimensione dei miraggi dei fiori del deserto

E rieccomi qui! Sempre pronto per mandare in estasi i lettori con un po' di azione! ;) Tutti i nostri protagonisti sono già in fermento.. Meryu ha preso a calci un servo di Baraggan (mai sopportato quel tipo.. sono felice di averlo fatto massacrare come con Omaeda XD) e Keishin sta facendo casino nell'Hueco Mundo (sempre il solito XD), ma la vera protagonista del capitolo è proprio Kaisui e suo è anche il primo Bankai che viene finalmente mostrato! Uno scontro breve ma intenso e soprattutto contro un avversario con la forza di un Capitano.. e posso assicurarvi che non ha fatto sul serio, può fare molto di più...
Spero che il capitolo e l'immagine allegata vi siano piaciuti. Io vi dò appuntamento alla prossima settimana, a presto minna!!!

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Capitolo 15
*** Fiamme di giustizia ***


Capitolo 15: Fiamme di giustizia
 
Keishin avanzò verso i tre Arrancar; mentre si avvicinava, li fissò intensamente e annusò di nuovo l’aria. Non si sbagliava.
“Lo sento chiaramente adesso” disse. “Puzzate di quella stessa reiatsu che emanava quel bastardo Arrancar che si nascondeva nelle ombre!”
“N-nelle ombre?” mormorò l’Arrancar che aveva inseguito fino a quel momento. “Stai parlando di Xedahs-sama?”
Il primo Arrancar a cui aveva chiesto aiuto lo colpì con un manrovescio sbattendolo contro il muro. “Fa silenzio!” ordinò. “Questo è uno Shinigami, un nemico! Non dobbiamo dire nulla ai nostri nemici, specialmente su ciò che riguarda i nostri signori!”
Keishin accelerò il passo. “Così il suo nome è Xedahs? E, a quanto ho capito, sembra che tu sia un suo sottoposto, visto che lo hai chiamato “signore”, giusto?”
“Non ti riguarda, Shinigami!” ribattè l’altro. “Non darò alcuna risposta alla domanda di un nemico. L’unica cosa che posso darti è.. la morte!” Estrasse la lunga daga che portava al fianco sinistro. “Pungi e avvelena, Escorpiòn!”
Al suo urlo la daga s’illuminò di una forte luce bianca e svanì nell’aria, mentre il corpo dell’Arrancar iniziò a mutare di colpo. Il suo tronco fu rivestito da una corazza lamellare bianca che si propagò fino alle braccia, avvolgendole e dando loro la forma di due grosse chele, dalla base della schiena crebbe una lunga coda inarcata sopra la sua testa e munita di un pungiglione lucente all’estremità e, infine, una porzione di corazza avvolse la metà inferiore del suo volto prendendo la forma di un paio di piccole tenaglie, proprio come la bocca di uno scorpione.
Keishin si fermò e squadrò l’avversario osservando con molta attenzione la metamorfosi appena subita. “Così è questa la Resurrectiòn di un Arrancar” commentò. “È la prima volta che la vedo, ma devo ammettere che la sua esecuzione è meno appariscente di quanto credessi. Comunque la tua reiatsu è aumentata notevolmente, perciò davvero niente male come trucchetto.”
“Sono lieto che ti piaccia perché tra poco sarai ucciso proprio da questo trucchetto!” disse l’Arrancar scomparendo nel nulla con un Sonido.
Keishin si abbassò proprio mentre il nemico ricompariva davanti a lui e cercava di afferrarlo con le enormi chele, le quali si chiusero sulla vuota aria. Senza fermarsi l’Arrancar fece scattare in avanti la coda e Keishin, stavolta, usò uno Shumpo per evitare l’acuminato pungiglione che si piantò invece nel terreno, lasciando un profondo buco dal quale iniziò ad uscire uno strano vapore rossastro.
“Allora, come immaginavo, quel pungiglione era avvelenato” disse Keishin osservando il vapore. “D'altronde sarebbe strano se il tuo aspetto così simile ad uno scorpione fosse solo per apparenza.”
“Ti consiglio di fare meno commenti e di combattere, se ne hai il coraggio!”
Il volto di Keishin si rabbuiò di colpo. “Non ti consiglio di spronarmi a combattere, sai? Ero già venuto qui furioso per il tradimento del mio Capitano e per ciò che il tuo capo ha fatto al mio amico.. ma quando sono arrivato in questo posto, ho sentito la voce di Aizen che ci sbeffeggiava e rivelava di averci indotto a venire nell’Hueco Mundo per intrappolarci e attaccare indisturbato il mondo reale e questo mi ha fatto davvero incazzare. Per l’ennesima volta siamo caduti in un suo inganno e io ne ho davvero abbastanza! Perciò, non è una buona idea farmi arrabbiare ulteriormente e sfidarmi! Vi massacrerei tutti senza pietà, ma visto che sapete qualcosa che io voglio sapere, sono disposto a lasciarvi vivere se me la rivelate.”
“Non saprai niente da noi, Shinigami” rispose l’Arrancar. “Non hai bisogno di sapere perché tanto morirai qui, per mano mia! Io sono il braccio destro di Xedahs-sama e, proprio perché vuoi arrivare a lui, non ti permetterò di continuare a vivere!”
“Che subordinato fedele. Davvero un gran peccato.” Alzando le spade che ardevano di fiamme rosse, Keishin si mise in posizione. “Posso almeno sapere qual è il tuo nome?”
L’Arrancar si scagliò contro di lui. “Perché dovrei dirtelo? Non ti servirà saperlo all’altro mondo!”
“Molto bene. Allora muori da perfetto sconosciuto, Arrancar!”
Keishin caricò l’avversario e colpì ripetutamente con le sue spade ad una tale velocità che l’occhio dell’Arrancar percepì soltanto una lieve scia di fuoco nell’aria. Nel giro di un secondo si erano scambiati di posizione e si davano le spalle. Sempre in quel secondo, le chele e la coda dell’Arrancar caddero recise al suolo, seguite subito dopo dalla sua testa, mentre le labbra articolavano: “Brucia...”
Nell’istante in cui colpì il suolo, la testa si divise in due metà fumanti.
I due Arrancar rimasti osservarono sconvolti la raccapricciante scena, finchè lo Shinigami non alzò lo sguardo verso di loro; ancora una volta, il suo occhio destro brillò di una luce scarlatta e sembrò trasudare istinto omicida. Dopo alcuni secondi gli occhi di Keishin puntarono verso l’Arrancar che aveva inseguito fino a quel momento e che ora era talmente terrorizzato da rendere impossibile distinguere i suoi abiti bianchi dalla pelle, visto il pallore che aveva assunto. “Levati di mezzo” disse in tono basso e minaccioso. “Sei fortunato perché tu non mi servi a niente e mi sono stufato di rincorrerti. Sparisci dalla mia vista prima che cambi idea!”
Senza farselo ripetere o replicare, l’Arrancar si voltò all’istante e prese a correre a perdifiato.
“Dove stai scappando, codardo?” gli urlò dietro il suo compagno. “Quello è un nemico! Non possiamo..” Non fece in tempo a terminare la frase che una lama nera striata di venature rosse entrò nel suo campo visivo.
“Ti consiglio di pensare a te stesso in questo momento” gli sussurrò una voce fin troppo familiare all’orecchio.
L’Arrancar non fece in tempo a girarsi che Keishin lo spedì a gambe all’aria con un pugno; subito dopo, senza dargli il tempo di rialzarsi, spiccò un balzo atterrando violentemente sul suo petto e togliendogli il fiato per alcuni secondi. A quel punto, alzò entrambe le spade e le conficcò nel terreno attraverso i palmi dell’Arrancar crocifiggendolo al suolo. Mentre il malcapitato gridava di dolore, Keishin confermò soddisfatto l’impossibilità a scappare della sua vittima e portò il volto a pochi centimetri dal suo. “E ora parliamo” disse.
Per tutta risposta, l’Arrancar gli sputò in faccia e lo fissò con uno sguardo di puro odio. “Non ho nulla da dirti, feccia di uno Shinigami!” ringhiò.
Con un gesto pacato, Keishin si pulì il volto dallo sputo, poi colpì l’Arrancar con un pugno diretto facendogli sanguinare il naso. “Forse non ti è ben chiara la situazione” mormorò, “ma vedrò di spiegartela in modo breve e semplice. Io non ti sto gentilmente chiedendo di parlare. Te lo sto ordinando.”
Mise la mano destra sopra la gemma rossa incastonata sul fondo dell’impugnatura di una delle due spade e, nel giro di un secondo, prima la gemma poi le venature rosse sulla spada brillarono prima che la lama prendesse fuoco. A differenza delle fiamme precedenti, queste erano meno intense, ma la carne dell’Arrancar iniziò comunque subito a sfrigolare ed annerirsi per il calore ed egli lanciò un grido di dolore.
“Mi pare di averlo già detto prima: non sono dell’umore adatto per giocare né tantomeno per essere preso in giro. Sono infuriato con un sacco di persone e voglio farla pagare ad ognuno di loro.. e il capo tuo e del tuo compagno morto, a quanto ho capito, è la prima persona della mia lista. Il tuo amico si è rifiutato di parlare e, come hai potuto vedere, ne ha pagato il prezzo. Ora, se vuoi evitare una fine peggiore della sua, ti consiglio di iniziare a parlare e di farlo subito!”
L’Arrancar digrignò i denti e lo guardò, se possibile, con ancora più odio. “Non ti dirò niente.”
Aveva appena pronunciato quelle parole che Keishin afferrò entrambe le spade e le infiammò all’istante. La carne delle mani dell’Arrancar sfrigolò ancora e quest’ultimo urlò di nuovo, più di prima.
“Forse non ti è chiaro, perciò te lo dico: io non ho più pazienza!” disse Keishin alzando la voce. “Aizen ha tradito me e tutta la Soul Society e ci ha appena raggirato di nuovo.. ma la cosa peggiore è che ha incaricato il tuo capo di assassinare il Capitano-Comandante e uno dei miei più cari amici è stato ucciso per impedire non solo la sua morte, ma anche la mia! Il tuo < Xedahs-sama >” pronunciò quel nome come se lo facesse vomitare “l’ha ucciso e ha sputato sulla sua morte, per questo ora io sono così incazzato e impaziente! In questo momento, poi, mi è davvero difficile trattenere quel furore! Perciò sappi che, se non mi dici subito dove si trova, sarò costretto a sfogare quel furore su di te nel modo più doloroso possibile per poter avere un po’ di pace finchè non lo trovo! Generalmente odio l’idea della tortura, ma tu non hai idea delle sofferenze che posso farti patire se mi costringi ad usarla!” Pronunciò le ultime parole così vicino al volto dell’Arrancar che i suoi occhi si riflessero in quelli del nemico.
L’Arrancar voltò lo sguardo mentre mugolava per il dolore, ma in quell’istante le lame che gli bruciavano le mani furono bruscamente rigirate in modo da puntare verso le sue spalle e la nuova ondata di dolore lo fece gridare di nuovo.
“Sto parlando con te! Guardami in faccia! GUARDAMI!” ruggì Keishin. “Voglio sapere dov’è questo Xedahs e voglio saperlo ora!”
Afferrò con la destra la faccia dell’Arrancar e la girò forzatamente verso la sua, nel contempo iniziò a tirare la spada nella sinistra verso la spalla dell’Arrancar facendola scorrere lentamente all’interno del braccio. Il malcapitato urlò ancora per il dolore, mentre sentiva la lama infuocata incidere attraverso e bruciare carne e ossa, aprendogli lentamente l’avambraccio in due. Tuttavia, la cosa che più lo terrorizzò fu il fuoco di furore che risplendeva negli occhi dello Shinigami, in particolare nel destro il cui colore scarlatto sembrava quasi vivo, come se fosse stato una fiamma interna. Non scherzava. Non c’erano bugie o semplici tentativi d’intimidazione nelle sue parole. Lo stava avvertendo. Avvertendo che sofferenze ben peggiori lo aspettavano se non parlava subito.
“Voglio Xedahs! Dimmelo subito! Dimmi dov’è o giuro che farò lentamente a brandelli il tuo corpo vivo prima di ridurlo in cenere! ORA!” gridò Keishin spingendo ancora di più la lama nella carne del braccio.
“D’accordo!” mugolò infine l’Arrancar con voce tremante per il dolore. “Noi ci siamo separati da lui poco tempo fa. Non lo so esattamente dove si trova ora il mio signore, ma ci aveva detto che sarebbe andato a tendere un’imboscata agli Shinigami Capitani che hanno combattuto con gli Espada! Ora che sono sfiniti ed indeboliti è il momento ideale per colpirli! Non ci ha detto altro!”
“Menti! Devi sapere per forza qualcos’altro!”
“No, lo giuro! Xedahs-sama non ci dice mai niente sui dettagli delle sue missioni! Dice che, in questo modo, può mantenere l’assoluta segretezza delle sue azioni ed evitare intoppi! È l’assassino numero uno di Aizen-sama perciò anche con noi subordinati rimane distaccato e misterioso per poter mantenere un profilo più basso possibile e passare così inosservato! Non so nient’altro, Shinigami! Niente!”
Keishin lo fissò negli occhi mentre pronunciava queste ultime parole e non vide alcun tentativo d’inganno in essi. Era la verità. Questa, tuttavia, lo rendeva ancora più nervoso perché non sarebbe riuscito a ricavare altre informazioni nemmeno da altri Arrancar. Non avrebbe saputo altro del suo obbiettivo.
Comunque, era sempre meglio di niente. Almeno ora sapeva dove dirigersi.
Con lentezza, si rialzò estraendo le spade dalle braccia dell’Arrancar, che gemette. “Va bene” disse. “Adesso non mi servi più. Vattene, ma non provare nemmeno ad andare ad avvertire il tuo signore, o ne pagherai le conseguenze.”
L’Arrancar rimase a terra ansante e si limitò a guardarlo con un misto di odio e sofferenza senza replicare alla sua minaccia. Quando Keishin, però, gli diede le spalle e fece per andarsene, parlò: “Non serve che io lo avverta. Tanto non riuscirai mai a batterlo. Stai andando da solo verso la tua morte, Shinigami!”
Keishin non batté ciglio. “Ti sbagli. Lui morirà. Nel modo più doloroso possibile.”
“Ahahahah!” rise beffardo l’Arrancar, seppur con voce affaticata. “Non sai niente dei suoi poteri e delle sue capacità! Sei destinato tu ad una morte atroce!”
Stavolta Keishin decise di non rispondere. Non ne valeva la pena e non aveva neanche senso. Avrebbe dimostrato le cose che diceva come sempre: con le sue azioni.
Fece per andarsene quando percepì qualcosa alle sue spalle: una reiatsu oscura, minacciosa e.. tremendamente familiare.
Si voltò di scatto per vedere l’Arrancar che aveva appena interrogato venire trafitto alla gola dalla lama di una katana.. fuoriuscita dalla sua ombra! Gli occhi del disgraziato si riempirono di incredulità, poi divennero vuoti e la sua testa s’inclinò su un lato pendendo senza vita.
La visione di Hiraku che veniva colpito a morte invase la mente di Keishin, mentre una figura umana emergeva dall’ombra dell’Arrancar, estraeva la spada dal suo collo e lo gettava via come uno straccio sporco.
“Per quel poco che sai, hai detto anche troppo” disse la figura guardando prima l’Arrancar morto, poi Keishin con due occhi vermigli. “È da un po’ che non ci si vede, eh, Shinigami?”
L’occhio destro di Keishin brillò di una luce omicida spaventosa. “Finalmente…”
Non appena pronunciò quella parola, il fuoco divampò dalle sue spade come mai prima.
“Finalmente sei qui.. davanti a me.. il tuo dio della morte!”
 
Con uno Shumpo, Meryu si portò accanto a Soifon, la quale aveva appena ucciso l’Arrancar Ggio Vega con l’abilità mortale del suo Shikai, Nigeki Kessatsu. Quest’ultima lo guardò con un’espressione lievemente delusa. “Te la sei presa comoda, Kitayama” disse. “Dopo tutto quell’allenamento, avresti dovuto sconfiggere un avversario del genere in molto meno tempo.”
“In effetti avrei potuto” ammise l’altro. “Tuttavia non è nel mio stile attaccare a testa bassa un avversario del quale non so nulla. Ho pensato di osservarlo per un po’ e di incassare alcuni colpi per capire la sua forza e mettermi alla prova. Forse, però, ho effettivamente finito per prendermela un po’ comoda... come avete fatto voi d’altronde, o sbaglio, Capitano?” Pronunciò le ultime parole con un tono lievemente malizioso.
Lo sguardo di Soifon divenne per un attimo indignato, ma poi fece un mezzo sorriso. “Ammetto che hai ragione” disse. “Dopotutto è lo spirito delle Unità Mobili Segrete analizzare e capire le mosse del proprio avversario prima di eliminarlo.” La sua espressione ritornò seria quando vide Baraggan alzarsi dal suo trono con aria decisamente furiosa. “Comunque, è meglio che adesso ci concentriamo su di lui. La battaglia più difficile deve ancora iniziare.”
Anche Meryu ritornò del tutto serio. “Sono pronto, Capitano.”
Il vecchio Espada piantò la mano destra nel trono d’ossa su cui era seduto e ne estrasse un’enorme ascia nera sul cui centro vi era un inquietante occhio rosso. A quel punto un’immensa reiatsu rossa proruppe dal suo corpo, talmente potente e pesante da far vibrare l’aria e creare un’abbagliante colonna di luce. In quel momento anche Harribel e Starrk presero a loro volta a espandere le loro reiatsu, creando altre due colonne di luce altrettanto grandi e accecanti, di colore rispettivamente oro e azzurro. La combinazione delle tre reiatsu rese istantaneamente l’aria talmente pesante e densa che tutti gli Shinigami di rango inferiore al Capitano iniziarono a respirare con più difficoltà, mentre i Capitani divennero tutti visibilmente più nervosi.
Kaisui, che si stava ormai riprendendo dal notevole sforzo mentale richiesto dal suo Bankai, osservò stupita l’incredibile dimostrazione di potere dei tre Espada. < Immaginavo che avessero una potenza fuori dal comune, ma questa.. è più di quanto credessi! > pensò. Volse poi lo sguardo verso i suoi compagni: malgrado i feriti, ora erano in vantaggio numerico, eppure questo non la rassicurava. < Probabilmente solo i Capitani possono sconfiggere gli Espada, ma anche riuscissero a vincerli tutti, mi chiedo se poi saremo in grado di sconfiggere pure Aizen e gli altri traditori… Questa battaglia è ben lungi dall’essere conclusa. > Un altro pensiero le turbinò in mente e rivolse uno sguardo al cielo. < A proposito di battaglie.. come sta andando la tua, Keishin? Sei riuscito a trovare colui che cerchi? Mi auguro che tu possa vincere. Mi raccomando, però: non perdere la vita e non fare sciocchezze. >
 
La parete esplose con un boato assordante e l’Arrancar balzò indietro nella breccia che si era creata, uscendo in un vastissimo deserto sormontato da un cielo azzurro e limpido, come un giorno senza nuvole, ma privo del sole. Dal fumo fuoriuscirono due grandi mezzelune di fuoco dirette contro di lui e le evitò con un Sonido.
“Ahah! Quanta aggressività, Shinigami! Desideri così tanto combattere con me? Desideri così tanto uccidermi?” chiese come divertito da quegli attacchi.
Keishin emerse dal fumo che andava diradandosi, le fiamme delle spade che bruciavano follemente, e lo fissò con uno sguardo livido di rabbia. “Tu non ne hai idea” mormorò.
È lui. Era stato il suo primo pensiero quando l’aveva visto.
Inizialmente i suoi occhi avevano provato ad ingannarlo, poiché davanti a lui non stava il mostro che aveva ucciso Hiraku, ma un uomo alto dai corti capelli neri con alcune meche violacee che indossava il vestiario bianco tipico degli Arrancar, aveva un buco sullo sterno e impugnava una lunga Zampakuto, ben diverso dalla creatura emersa dall’ombra del suo compagno. Ma quando aveva visto i suoi occhi vermigli e percepito la sua reiatsu, non aveva avuto dubbi.
La vista poteva ingannarlo, ma non la sua percezione spirituale. È lui. Xedahs.
L’Arrancar sghignazzò. “Così sei tu che hai fatto quella strage! Quello stesso ragazzo che mi ha piantato una spada in mezzo alla schiena e mi ha impedito di assassinare il Capitano-Comandante! Ammetto che quella volta sei stato una vera spina nel fianco.. ma non credevo che saresti arrivato a tanto per trovarmi! Massacrare e torturare i tuoi nemici.. per un Hollow sarebbe davvero encomiabile, ma per uno Shinigami...” Lo squadrò da capo a piedi e il suo ghigno si allargò. “Sei cambiato. Dal tuo sguardo di prima ho dedotto che inizialmente non mi avevi riconosciuto, comprensibile dato che mi hai visto solo in forma Resurrectiòn, tuttavia neanch’io ti avevo riconosciuto. Non è cambiata solo la tua reiatsu, ma soprattutto il tuo sguardo, i tuoi occhi... Così carichi di rabbia e furia che spaventano persino me! Sei più simile ad un vero Espada che ad uno Shinigami, sai?”
“Credevi che le tue azioni sarebbero state senza conseguenze?” chiese Keishin allargando le braccia. “Non sono qui per parlare. Sono qui per farti fuori!” E scomparve nel nulla con uno Shumpo.
Xedahs alzò la Zampakuto in tempo per parare un fendente diretto alla sua testa, ma Keishin, ricomparso sopra di lui, spostò via la lama avversaria con l’altra spada e menò un nuovo fendente con la prima. L’Arrancar la evitò e sferrò una serie di affondi che Keishin neutralizzò per poi allontanarsi rapidamente, afferrare le catene attaccate alle sue spade e iniziare a roteare vorticosamente creando un tornado di lame infuocate. La nuova mossa mise Xedahs in difficoltà, in quanto, pur cercando di resistere alla raffica di colpi, il numero di questi ultimi, unito alle fiamme che ardevano sempre di più ad ogni colpo, gli rendevano impossibile fare altro che non fosse restare sulla difensiva e nel contempo retrocedere per evitare di essere sopraffatto. Dopo diversi secondi, l’Arrancar tirò indietro la mano sinistra e in essa iniziò a formarsi un globo di energia viola, mentre con la destra continuava a respingere i colpi dell’avversario. Keishin riconobbe la tecnica come un Cero e intuì che intendeva usare il raggio per respingere le spade e colpirlo. Proprio come aveva previsto.
“Non lo farai! Kasai no Kizuato!” urlò nell’istante in cui una delle lame stava per colpire. Un fascio di fuoco proruppe dalla spada proprio quando incontrò la lama avversaria e una violenta esplosione scosse l’aria; l’onda d’urto costrinse Keishin ad interrompere il suo attacco, ma sbalzò indietro Xedahs bruciandogli l’avambraccio destro e facendogli perdere la presa sulla spada e la concentrazione per creare il Cero. Approfittando del fatto che era disarmato e stordito, Keishin si portò davanti a lui con uno Shumpo e colpì con un doppio fendente incrociato l’Arrancar scavando una grossa X fumante nel suo petto. Nonostante il dolore, Xedahs riuscì ad allontanarsi di alcuni metri e alzò di nuovo la mano sinistra, nella quale si formò un nuovo globo di energia; contemporaneamente Keishin alzò entrambe le spade.
“Cero!”
“Kasai no Kizuato!”
Un raggio energetico viola partì dalla mano dell’Arrancar, mentre una croce di fuoco veniva generata dal nuovo doppio fendente incrociato dello Shinigami. I due attacchi s’incontrarono in mezzo a loro e, dopo alcuni secondi di stallo, esplosero entrambi con un boato assordante. La luce e il fragore dell’esplosione tolsero momentaneamente ad entrambi la vista dell’avversario, tuttavia Xedahs strinse entrambi i pugni e iniziò a scagliare da essi una raffica di sfere viola velocissime all’interno del fumo. < Anche se non ti vedo so che sei lì > pensò con un ghigno. < Userò la velocità di questi Bala per stordirti e poi ti finirò con un altro Cero! >
“Bariatsui!” urlò in quell’istante la voce di Keishin.
Il fumo si diradò e Xedahs vide sgomento i suoi Bala rimbalzare sullo scudo di fuoco generato dalla rotazione della spada sinistra di Keishin. “Immaginavo che avresti provato a colpirmi nascosto dal fumo” disse quest’ultimo, “perciò mi sono concentrato sulla tua reiatsu e ho sentito chiaramente le sue fluttuazioni quando hai provato ad attaccarmi!”
Assumendo per la prima volta un’espressione rabbiosa, l’Arrancar allungò la mano sinistra e lanciò un altro Cero, ma anche questo fu bloccato dallo scudo dello Shinigami. Questi scagliò poi l’altra spada contro l’avversario che la evitò con un Sonido, solo per ritrovarsi sulla traiettoria della seconda spada la cui catena si avvolse intorno alla sua vita; a quel punto Keishin tirò a sé con forza l’Arrancar e tentò di colpirlo con un fendente discendente della prima spada, ma quest’ultimo alzò le braccia bloccando il colpo sul nascere. Il suo Hierro fermò la lama, ma le fiamme che la circondavano lasciarono comunque delle grosse ustioni.
Senza fermarsi Keishin balzò indietro e, afferrata con entrambe le mani la catena ancora avvolta intorno alla vita del nemico, lo fece roteare in aria per poi scagliarlo violentemente a terra. Subito dopo ritirò la catena e cantò: “O regnante! Tu che decidi la maschera di sangue e carne, il creato, il battito d’ali, tu, incoronato sotto il nome di uomo! Sul muro di fiamme blu, inscrivi un loto gemello! Nell’abisso della conflagrazione, attendi il paradiso lontano!” Nelle sue mani congiunte davanti al petto si generò una sfera di pulsante reiatsu azzurra e, mentre Xedahs si rialzava da terra, le puntò verso di lui. “Hado n°73, Soren Sokatsui!”
Una poderosa onda di energia, simile all’Hado n°33 Sokatsui ma estremamente più potente, scaturì dai suoi palmi e investì l’Arrancar sprigionando a contatto col suolo un’esplosione devastante.
Accecato dalla luce, Keishin strizzò gli occhi per diversi secondi, poi, solo quando questa si spense, abbassò le braccia e prese un bel respiro cercando di recuperare le energie consumate per la sequenza di attacchi e tecniche che aveva compiuto in un tempo così breve; nel contempo si concentrò sul fumo dell’esplosione e non percepì alcuna reiatsu nemica all’interno. < Ce l’ho fatta > pensò. < O almeno è quello che mi direi normalmente in questi casi, ma quel tipo è duro a morire e ha poteri che ancora non comprendo. Dubito che sia già morto. >
Dei picchi di reiatsu provenienti da una delle torri maggiori di Las Noches attirarono per un attimo la sua attenzione. Alla base di quella torre sentiva chiaramente la reiatsu dei suoi compagni Rukia e Renji e di un altro che identificò come un umano che combattevano contro degli Hollow, tuttavia quelle che lo interessavano di più erano sulla parte superiore: una era piccola e la riconobbe come appartenente a Orihime Inoue, ma le altre due erano immense, molto più grandi di tutte le altre. Riuscì ad identificare facilmente una delle due come quella di Ichigo Kurosaki, l’altra, però, gli era del tutto sconosciuta; percepì solo che quella reiatsu era incredibile, maggiore anche di quella di Ichigo, e permeata dell’oscurità tipica degli Hollow. Un Arrancar, si disse. No, impossibile, è troppo potente. Dev’essere un Espada.
“Ti preoccupa, eh?” disse beffarda la voce di Xedahs.
Keishin tornò a guardare il terreno sotto di sé e, nello stesso istante in cui percepì di nuovo la reiatsu dell’Arrancar, questi fuoriuscì dall’ombra di un masso poco lontano; aveva entrambe le braccia ustionate, diversi lividi e la ferita a croce sul suo petto era ancora sanguinante, ma nessuna ferita mortale e il suo potere non aveva subito cali significativi. Doveva aver evitato il Kido all’ultimo istante.
“Fai bene a essere preoccupato” disse Xedahs portandosi con un Sonido alla sua Zampakuto conficcata nel terreno e recuperandola. “Quella che senti è la reiatsu di Ulquiorra, l’Espada 4, colui che Aizen-sama ha incaricato di difendere Las Noches fino al suo ritorno. Tra tutti quelli presenti all’interno di questo luogo, lui è senza dubbio il più potente, perciò è normale che anche solo percepire la sua reiatsu ti spaventi. Comunque, non dovresti pensare a lui adesso. O forse ti preoccupavi per i tuoi amici?”
Con uno Shumpo, Keishin scese a terra ad una distanza di circa dieci metri dall’avversario. “Sei tu quello che dovrebbe preoccuparsi” disse. “Ti sei salvato dal mio Kido, ma è evidente chi di noi due è in vantaggio. Presto sarai solo un cadavere.”
Xedahs rise. “Sei bravo a parlare, Shinigami. Riconosco che sei un abile combattente e possiedi anche un potere distruttivo insolitamente potente per uno che non è nemmeno un Luogotenente. Inoltre, è evidente che hai pensato a lungo a questo scontro: ogni tuo attacco è ben mirato e le tue intuizioni si sono rivelate corrette. Tuttavia, credo che tu stia trascurando un piccolo dettaglio: sei così ansioso di uccidermi e così furioso da sputare fuori un colpo più potente dell’altro senza pensarci due volte. Scagli tecniche sempre più forti senza però accertarti che possano davvero arrivare a segno e usi fin troppa reiatsu. Forse tra noi io sono il più ferito, ma temo che il più stanco sia tu! Di questo passo durerai ancora poco!” Alzò la sua Zampakuto all’altezza del petto e appoggiò la mano sinistra sul piatto della lama. “Purtroppo io non sono un tipo paziente e non intendo aspettare che tu esaurisca le tue forze. Preferisco farti fuori ora!”
“Pensi davvero di esserne capace?”
“Non ti rendi conto di chi stai affrontando, Shinigami. Io sono l’assassino personale di Aizen-sama, Xedahs Morderen! Il mio potere è pari a quello di un Espada e le mie abilità sono ancora più temibili! Non esiste essere vivente che io non possa uccidere! E ora te lo dimostrerò annientandoti con la mia massima potenza!”
La sua reiatsu aumentò di colpo e la sua Zampakuto fu avvolta da un’aura nera. “Trucida, Sombra Rey!”
L’aura nera divenne come viva e ricoprì completamente la spada, dopodiché si espanse avvolgendo l’intero corpo dell’Arrancar in una sfera di oscurità pura. Per alcuni secondi la sfera rimase immobile e immutata, poi esplose di un’esplosione muta e priva di luce e ne emerse Xedahs.. nella sua forma Resurrectiòn. La stessa di quando si erano incontrati per la prima volta, la stessa di quel giorno maledetto. La sua sola visione fece fremere Keishin.
“Ahahah! Ci siamo, Shinigami!” esclamò Xedahs con uno sguardo folle. “Ora potrò gustarmi il piacere della tua morte e avere la mia vendetta! Oh si, non sei l’unico a portare rancore! A causa tua, non ho potuto uccidere Genryusai Yamamoto e io non avevo mai fallito nell’assassinare qualcuno! Tu hai rovinato la mia reputazione e ferito il mio orgoglio e questo io non posso sopportarlo! Speravo davvero che venissi a cercarmi per vendicare il tuo amico, così che potessi fartela pagare! Sei venuto per vendicare una morte, ma farai invece la stessa fine! Rallegrati: molto presto tu e il tuo compagno sarete ricongiunti!”
Tuttavia Keishin non era né spaventato né intimorito. Al contrario, quando fissò di nuovo l’Arrancar negli occhi, fu quest’ultimo a sussultare nel vedere le fiamme d’ira che bruciavano dietro quelle pupille.
“Non avresti dovuto ricordarmelo” mormorò con voce bassa.
“Cosa?”
“Perché mi hai voluto ricordare il tuo omicidio? Perché hai voluto gongolare per l’assassinio di Hiraku? Credi che sia una saggia idea.. RENDERMI ANCORA PIÙ  FURIOSO DI QUANTO NON SIA GIÀ?” Incrociò le braccia davanti al petto e la sua reiatsu esplose più intensa che mai, come una fiamma nel buio. “Tu non hai capito chi stai affrontando, Xedahs Morderen! Io sono Keishin Akutabi, Terzo Seggio e Sostituto Capitano della Quinta Brigata, e sono lo Shinigami che meno di tutti conviene far arrabbiare! Ora guarda e pentiti delle tue azioni nel vedere il nuovo potere che esse mi hanno permesso di ottenere! BAN..KAI!”
Una colonna di fuoco e fiamme avvolse completamente il suo corpo e s’innalzò fino a quello che doveva essere il cielo, il quale, però, sembrò venire perforato da essa. Xedahs osservò la colonna per alcuni secondi per poi ripararsi gli occhi con un braccio quando questa esplose in una pioggia incandescente; a quel punto, guardò davanti a sé e ciò che vide lo lasciò sbalordito.
Keishin stava dritto in mezzo a quella pioggia ardente. Il suo torso era ricoperto da una sorta di corazza a piastre fatta interamente di fuoco e aveva due enormi ali infuocate da uccello che gli spuntavano dalla schiena, le mani erano avvolte da dei particolari artigli, anch’essi di fuoco, simili a quelli di un rapace e nella destra teneva una spada nera come la notte, la cui forma era una delle più singolari che avesse mai visto: l’impugnatura era racchiusa in una guardia ovale con due punte sulla parte superiore ed inferiore e da entrambi i lati partiva una lama lunga un metro e larga un terzo e solcata dalle stesse venature rosse che aveva la sua forma Shikai, entrambe le lame, inoltre, erano inclinate, l’una verso l’alto e l’altra verso il basso; una spada dalla doppia lama. Sotto gli occhi sorpresi dell’Arrancar, Keishin fece un passo avanti e, roteando su una mano la spada, ruggì: “Suzaku Hikami!"

Xedahs sgranò gli occhi ancora di più quando percepì l’incredibile aumento di potere che aveva subito la reiatsu dello Shinigami. Era del tutto diversa da prima.
“Ti faccio paura, Arrancar?” chiese Keishin minaccioso.
L’espressione di Xedahs ritornò sprezzante come prima. “Paura? E perché mai dovrei averne? Ammetto che mi hai sorpreso, dato che è decisamente inusuale vedere uno Shinigami di rango inferiore come te raggiungere lo stadio definitivo che voi chiamate Bankai ed ottenere un tale aumento di potere in così poco tempo.. tuttavia non vedo perché dovrei avere paura di te. Bankai o no, non riuscirai comunque a sconfiggermi, Keishin Akutabi!”
Lo sguardo di Keishin rimase immutato, ma le venature sulle lame della spada divennero incandescenti. “Vedremo quanto durerà questa tua arroganza” mormorò. “Presto ti farò provare io cos’è la vera paura!” E le lame furono avvolte da fiamme di un’intensità incredibile, molto più delle precedenti. Poi scomparve con uno Shumpo.
Xedahs usò un Sonido appena in tempo per spostarsi dal punto in cui, mezzo secondo più tardi, si abbatté violentemente la spada di Keishin. Senza fermarsi, lo Shinigami batté le ali e lo inseguì in aria a gran velocità menando una serie di fendenti quando arrivò a portata. Le unghie dei guanti metallici di Xedahs divennero istantaneamente più lunghe e spesse, simili a vere e proprie lame, e quest’ultimo bloccò ogni colpo per poi rispondere con diversi affondi che Keishin neutralizzò a sua volta. Per un po’ i due rimasero serrati in quel violento scambio di colpi, ma dopo circa un minuto fu Keishin ad iniziare a prevalere: il suo stile di combattimento era variato da quando la sua spada aveva assunto quella forma inusuale ed era diventato qualcosa di unico, estremamente complesso e difficile da prevedere o contrastare, un misto tra tecniche di spada e di bastone che l’Arrancar non aveva mai visto. Quando provava a colpire lo Shinigami su un fianco, questo roteava la spada in modo che la lama inferiore bloccasse il colpo e la lama superiore puntasse subito dopo al collo dell’avversario, se lo attaccava alla testa deviava il colpo e con un’altra rotazione passava al contrattacco all’istante e così era per ogni altro attacco. Per di più, ad ogni contrasto, le fiamme che avvolgevano le lame divenivano sempre più incandescenti ad un ritmo molto superiore sia per forza che per velocità rispetto a quelle dello Shikai.
Dopo poco le lame di Keishin iniziarono a raggiungere il corpo di Xedahs scalfendo in più punti la sua armatura e infliggendogli tagli e graffi bruciati là dove la corazza era assente, mentre le fiamme erano così intense che ormai faticava persino a tenere gli occhi aperti per il calore. Alla fine, con un Sonido, l’Arrancar cercò di distanziarsi dall’avversario. “Che razza di stile è questo?” chiese. “Non è semplice Zanjutsu! Dove l’hai imparato? Da chi?”
“Da nessuno” rispose Keishin con un ghigno. “L’ho inventato io subito dopo aver acquisito il Bankai. Il mio vecchio stile non era adatto a questa spada e, dato che anche in tutta la Soul Society non ce n’era uno compatibile, ho pensato di crearlo io, un mio stile personale che fosse adatto alla nuova forma della mia Zampakuto. Non ho ancora dato un nome ad esso purtroppo, ma queste lame saranno battezzate col tuo sangue!”
Con uno Shumpo arrivò davanti a Xedahs e sferrò un fendente discendente che l’altro bloccò incrociando davanti a sé gli artigli, per poi spingere su di essi per far indietreggiare lo Shinigami; questi, però, non appena le fiamme divennero ancor più intense, ghignò di nuovo e disse: “Kasai no Kizuato!”
Una poderosa fiammata si generò dalla spada investendo Xedahs da quella distanza ravvicinata e facendolo precipitare al suolo. Senza fermarsi, Keishin fece roteare la spada intorno al suo corpo generando un turbinio ardente e gridando: “Kasai no Kizuato: Fukusu Moyasu!” Una raffica di mezzelune di fuoco tempestò il suolo scatenando una miriade di esplosioni ed incendiando l’intera area sottostante. Il deserto divenne un vero e proprio inferno di fuoco.
Dal fumo delle esplosioni ricomparve Xedahs, con diverse scottature sulla corazza, la tunica in gran parte bruciata e molteplici ustioni sulla pelle, ma solo poche erano serie; apparentemente aveva di nuovo schivato in qualche modo gli attacchi. Keishin tuttavia non si scompose e alzò la spada sopra la testa iniziando a farla roteare come un’elica, le fiamme che avvolgevano le lame furono come attirate dalla rotazione e si convogliarono sopra il centro della spada formando un’enorme sfera di fuoco simile ad un mini-sole.
Vedendo ciò Xedahs ringhiò di rabbia: “Non sottovalutarmi, dannato Shinigami!” Ed alzò una mano scagliando un Cero molto più potente dei precedenti.
Con un urlo, Keishin scagliò a sua volta la sua sfera, diventata ormai almeno cinque volte più grande di lui: “Moeru Ryusei!”
I due attacchi si scontrarono di nuovo a mezz’aria, ma la tecnica di Keishin si rivelò in breve più potente e respinse il Cero dell’avversario, il quale rimase ammutolito quando la sfera di fuoco si abbatté su di lui e lo schiantò al suolo con la forza di una cometa. Senza stavolta aspettare il diradarsi del fumo dell’esplosione, Keishin scese al suolo dove la sfera si era abbattuta e non trovò alcun corpo nel cratere annerito causato da essa. In quel mentre, sentì la stessa sensazione che aveva avvertito nel giorno della morte di Hiraku e spiccò un balzo voltandosi nello stesso istante.
Appena in tempo per bloccare dei tentacoli appuntiti di pura oscurità che erano spuntati dalla sua ombra.
Respingendo i colpi batté le ali alzandosi in aria.. e lasciandosi alle spalle la sua ombra, la quale rimase a terra e si alzò in piedi per poi assumere la forma dello stesso essere oscuro che aveva ucciso il suo amico e attentato alla vita di Yamamoto. Riatterrò ed osservò che era come se Xedahs si fosse messo addosso l’ombra a mò di mantello: il suo corpo era interamente avvolto da una cappa nera di tenebre che lasciava distinguibili solo le forme di braccia e testa, mentre nessun altro dettaglio del corpo era visibile a parte gli artigli sulle mani, i lunghi tentacoli oscuri che si agitavano alle sue spalle e, soprattutto, i suoi scintillanti occhi vermigli. Era letteralmente un’ombra vivente.
“Devo ammetterlo: non credevo potessi diventare più brutto di così” commentò.
“Scherza pure finchè puoi” ribattè l’Arrancar, “perché presto scoprirai cosa posso fare quando assumo la mia forma di pura oscurità!”
Aveva appena finito questa frase che Keishin si era già portato davanti a lui e l’aveva trafitto alla testa con la sua spada; con uno strattone aprì il cranio dell’avversario in due, ma in quell’istante il corpo svanì nell’aria come fumo. Subito dopo dei tentacoli si avvolsero intorno a tutti e quattro i suoi arti immobilizzandolo e udì la voce di Xedahs sussurrargli beffarda: “Troppo impulsivo. Questo gesto davvero sciocco e patetico ti ha condannato, Shinigami! Ora, crepa!”
Due mani aperte entrarono nel suo campo visivo ai lati della testa e in entrambe iniziò a concentrarsi una reiatsu viola.
“Ti sbagli. Sarai solo tu a crepare” fu la secca risposta di Keishin.
Prima che l’Arrancar potesse replicare o attaccare, lo Shinigami girò il polso della mano che stringeva la spada in modo che l’angolo della lama variasse di circa 90° e, in un istante, tutte le fiamme che bruciavano intorno a loro sembrarono animarsi ed avvilupparono Xedahs muovendosi come serpenti. L’Arrancar urlò orribilmente e lasciò andare Keishin per poi indietreggiare rapidamente, dimenandosi nell’inutile tentativo di allontanare da sé le fiamme. Keishin si voltò a guardarlo e fece un altro gesto con la spada; subito dopo il fuoco si modellò intorno a Xedahs formando un vero e proprio bozzolo infuocato dal cui interno si udivano le urla dell’Arrancar.
Per diversi secondi la sfera pulsò sulla sua vittima, finchè un Cero non esplose dal suo interno disperdendo le fiamme. Allora Keishin si avvicinò a Xedahs, che stava in ginocchio nel punto in cui prima vi era il centro della sfera, ed osservò con un ghigno compiaciuto che non solo il suo aspetto era tornato normale dalla forma di ombra vivente, ma era anche solcato in tutto il corpo da tremende ustioni.
L’Arrancar alzò gli occhi verso di lui e lo fissò con puro odio: “Tu, maledetto..!”
“Tu sei stato uno sciocco a sottovalutarmi” disse lo Shinigami. “Credevi davvero che non avessi imparato niente dal tuo assalto nella Soul Society? Dopo che sei scappato, non mi sono solo allenato per potenziarmi, ma ho anche discusso a lungo con il Capitano Ukitake riguardo te e i tuoi poteri. Certo, siccome non sapevamo niente sul tuo conto, non abbiamo potuto fare altro che ipotizzare un possibile funzionamento delle tue abilità.. tuttavia, basandoci su queste ipotesi, siamo riusciti a pensare a dei modi per contrastarti e ora vedo con piacere che le nostre supposizioni si sono rivelate corrette.” Fece un altro passo avanti. “Tu sei in grado di nasconderti nelle ombre, le quali fungono sia da nascondiglio che da protezione, e da esse puoi colpire i tuoi bersagli, una tecnica perfetta per assassinare qualcuno. Inoltre, puoi assumere quella forma di pura oscurità fondendoti con l’ombra della vittima nella quale ti sei nascosto. Finchè sei in quella forma sei proprio come le ombre stesse: intangibile e immateriale, praticamente immortale, e acquisisci anche alcune nuove abilità, tipo quei tentacoli. Puoi addirittura scomporti se colpito per ingannare l’avversario, mentre in realtà ti trasporti alle sue spalle e lo finisci. Tuttavia i tuoi poteri hanno due grossi difetti. Del primo me ne sono accorto quando ti ho colpito alle spalle mentre cercavi di uccidere Yamamoto: la mia lama ti ha ferito quando invece i colpi del Capitano-Comandante non ti avevano neanche sfiorato e anche adesso solo le mie fiamme ti hanno toccato mentre eri alle mie spalle. Ora che ci penso, vorrei farti notare che eravamo esattamente nella stessa situazione di allora, con te dietro al tuo nemico che ti appresti ad ucciderlo dopo averlo immobilizzato e io che ti colpisco e ti fermo, solo che stavolta io ero sia la vittima che il salvatore... In ogni caso è stato il Capitano Ukitake ad avere l’illuminazione su quale fosse il tuo segreto e adesso io ne ho avuto la conferma finale.” Puntò la spada su di lui come un dito accusatore. “La tua intangibilità vale anche per te stesso, ovvero io non posso toccarti ma nemmeno tu puoi, perciò, per uccidere le tue vittime, devi per forza divenire materiale e in quel momento, forma d’ombra o no, sei vulnerabile come tutti. Inoltre, se un attacco che ti colpisce mentre sei in quella forma è particolarmente intenso, perdi la concentrazione per mantenerla e ritorni normale. Fuochino?”
Xedahs fece una smorfia. “Sei più perspicace di quanto sembri. Ma non capisco una cosa: come hai fatto ad individuarmi e a percepire la mia presenza quando prima ho provato ad attaccarti? Mentre sono fuso con le ombre persino la mia reiatsu si annulla, è impossibile accorgersi di me in quelle circostanze!”
“Vedi, io ho solo due cose speciali come Shinigami: la pura e bruta potenza e la percezione delle reiatsu. Mi sono sempre allenato per migliorare i miei sensi, soprattutto la percezione per potermi ogni volta rendere conto della forza degli avversari e capire se posso abbatterli. Neanch’io riesco a percepirti finchè sei nelle ombre, è vero.. tuttavia, nel momento in cui esci per colpire, la tua reiatsu fluttua leggermente, un cambiamento ancor più impercettibile di un battito di ciglia ma presente, e io mi sono concentrato su quello. Sappi anche che io non dimentico mai le reiatsu di coloro che ho affrontato. Per questo non puoi sfuggirmi!”
“Vuoi farmi credere che non ti ho sorpreso per una variazione così piccola della mia reiatsu? Sei davvero riuscito a percepirla?!”
“Credo che le mie azioni abbiano già risposto per me. E ora basta parlare. Per te è tempo di morire.”
Per tutta risposta a quella minaccia, Xedahs scattò da terra e, con un Sonido, si portò alle spalle di Keishin, il quale, tuttavia, non reagì né provò a fermarlo quando sprofondò di nuovo nella sua ombra; si limitò a voltarsi lentamente e ad osservare l’Arrancar che riemergeva dalla lunga macchia scura che si estendeva dai suoi piedi lungo il suolo, di nuovo nella sua forma di ombra vivente.
“Avresti potuto fermarmi, ma non l’hai fatto” disse. “Mi stai sottovalutando fin troppo, Shinigami! Avrai anche capito come funziona la mia abilità, ma non basta questo per uccidermi! Non devo fare altro che stare attento al momento in cui colpisco e sarò io a vincere. Dopotutto, a meno che non ti attacco, tu non puoi farmi nulla mentre sono così!” E scagliò i suoi tentacoli contro Keishin.
 Questi schivò il colpo con uno Shumpo per poi scagliare un’altra mezzaluna di fuoco sul nemico, il quale, però, venne attraversato dal colpo senza risentirne minimamente. “Hahahahaha! È inutile!” sghignazzò beffardo, ma la sua risata si spense quasi subito quando vide lo stesso ghigno sul volto di Keishin.
Lo Shinigami alzò di colpo la spada verso di lui e le fiamme che ardevano su tutto il campo di battaglia si animarono e avvolsero di nuovo Xedahs in un bozzolo infuocato. “Cosa credi di fare?” urlò. “Ti ho detto che è inutile...”
Le sue parole si trasformarono in un orrendo grido di dolore quando, ad un nuovo gesto di Keishin, la sfera di fuoco si strinse ancora di più intorno a lui e bruciò più forte. Dopo pochi secondi l’Arrancar schizzò fuori dalla sfera, ma il suo corpo aveva incredibilmente perso parte dell’armatura di ombre e sotto s’intravedeva il suo vero corpo, pieno di ustioni. Prima che potesse allontanarsi, però, un muro di fuoco si alzò davanti a lui bloccandogli la strada; subito dopo altre mura si elevarono dal suolo e circondarono la zona creando una vera e propria cupola incandescente all’interno della quale c’erano solo loro due.
“Una prigione di fuoco” mormorò incredulo Xedahs. Si voltò verso Keishin che ora volteggiava a pochi metri di distanza da lui, le fiamme sullo sfondo che illuminavano il suo profilo gli davano un aspetto terrificante. Sembrava un vero demone infernale.
“Mi hai imprigionato, eh? Pensi che possa trattenermi una simile barriera?”
“Attraversala.”
Quella semplice affermazione sconvolse Xedahs. Non se l’aspettava.
“Non ti fermerò. Avanti, fallo. Anche se incompleta, sei ancora nella forma di pura oscurità, no? Puoi attraversarle, forza. Che aspetti?” Il suo tono era basso, calmo.. e tremendamente provocatorio. Lo stava sfidando.
Xedahs digrignò i denti e lo guardò furioso, ma non si mosse. Sembrava titubante ad avventarsi contro quelle mura ardenti. Di colpo le fiamme della prigione divennero più intense e, in quel momento, seppur per un solo brevissimo istante, inferiore addirittura ad un battito di ciglia, trasalì.
Keishin lo notò e il suo volto assunse un cipiglio trionfante e ghignante. “Ora sai anche tu cos’è la paura.”   
“Cosa?”
“Non hai mai avuto paura di qualcosa finora, a parte Aizen forse, vero? O forse neanche di lui. Posso immaginare che sia un sentimento nuovo per un assassino, ma non ne sei immune. E ora hai paura di qualcosa: non di me, ma delle mie fiamme. Ti spaventano perché ti hanno fatto soffrire e soprattutto perché non puoi sfuggire da esse, vero?” Puntò la spada su di lui. “Questa è un’ipotesi che ho formulato solo poco fa, ma ho già verificato la sua autenticità. Sei intangibile agli attacchi, ma senti ancora sensazioni come il freddo o il caldo, perciò, se invece di attaccarti direttamente ti avvolgo con il fuoco, il calore sprigionato è sufficiente a bruciarti e ad annullare la tua forma. Per questo esiti ad attraversare la barriera, perché se ci provassi potrei di nuovo circondarti in un mare di fiamme e dubito che tu possa resistere ancora a lungo ai miei attacchi!”
Xedahs lo fissò ancora più furioso, stringendo i pugni così forte da sanguinare. “Maledetto!” urlò scagliandosi contro Keishin. Questi girò di nuovo la lama e dalle mura circostanti si staccarono delle lingue di fuoco che formarono una barriera multistrato davanti di lui. Incredibilmente Xedahs non si fermò, ma attraversò le fiamme emergendo davanti a Keishin, ulteriormente ferito e non più nella sua forma d’ombra, e cercando di colpirlo coi suoi artigli. Lo Shinigami parò i colpi e si portò sopra di lui con uno Shumpo, dopodiché alzò la spada e numerose fiammate partirono dalle mura contro l’Arrancar, il quale iniziò a schivarle con numerosi Sonido e ad avvicinarsi al suolo. Keishin, sempre scagliandogli addosso dei nuovi colpi, lo seguì e, raggiuntolo, menò una serie di fendenti che Xedahs parò con fatica. Ormai anche le fiamme sulle lame dello Shinigami erano terribilmente intense.
Alla fine, con un velocissimo affondo, Keishin superò la guardia dell’avversario e lo trafisse al petto; Xedahs urlò per un secondo, poi, mentre si afflosciava, scomparve nell’aria di nuovo.
“Un’altra volta?” commentò Keishin. “Tu non impari proprio mai, eh?” E si voltò di colpo affondando la lama infuocata nella sua ombra.
Con sua somma sorpresa stavolta non colpì l’avversario, ma solo il profilo della propria ombra sul terreno, reso ancor più scuro dalle fiamme che lo circondavano. Un istante dopo, dei tentacoli emersero da esso e gli bloccarono gli arti, mentre gli occhi di Xedahs scintillavano nell’oscurità dell’ombra.
“Ora sei tu ad essere finito!” furono le ultime, trionfanti parole dell’Arrancar prima che Keishin si sentisse tirare in avanti e la sua visuale si oscurasse completamente. Così come la sua mente.
Quando riaprì gli occhi, rimase sconvolto da ciò che vide: l’intero mondo era diventato completamente privo di colori. Dei dintorni nulla era cambiato, persino la prigione di fuoco che aveva creato era ancora lì, ma ora ogni cosa era di soli due colori: bianco e nero. Solo le sue fiamme avevano ancora il loro colore cremisi, tutto il resto della realtà era diventato completamente nero o bianco. Keishin si guardò intorno, talmente incredulo che perse la concentrazione e la prigione di fuoco collassò su se stessa allargando un grosso incendio intorno a lui. Tuttavia, malgrado la loro intensità, le fiamme non generarono alcuna ombra sul terreno, come se esse stesse non generassero luce, cosa assolutamente impossibile.
“Benvenuto nel mio mondo, Keishin Akutabi.” Quella voce ormai così orrendamente familiare lo fece girare e vide Xedahs nella sua forma di pura oscurità, che volteggiava a pochi centimetri dal suolo coi tentacoli che si agitavano a mezz’aria. “Benvenuto nel Mondo delle Ombre.”
Keishin sbuffò. “Mondo delle Ombre? Che originalità. Persino Ikkaku da ubriaco avrebbe saputo inventare di meglio.”
“Scherza pure finchè vuoi. Presto scoprirai che qui sei come un topo in trappola, ma quando avverrà.. sarà già troppo tardi!”
Invece di replicare Keishin alzò la spada in alto e, facendola roteare, generò un’altra sfera di fuoco che scagliò sull’avversario urlando: “Moeru Ryusei!”
La sfera investì in pieno l’Arrancar, ma, invece di esplodere, fu completamente risucchiata da uno dei suoi tentacoli. Xedahs, poi, fece un ghigno e puntò un altro tentacolo contro lo Shinigami; quest’ultimo osservò sgomento mentre una scia incandescente risaliva lungo il tentacolo e una sfera di fuoco identica alla sua ma più grande emergeva dalla punta e veniva scagliata contro di lui. Con uno Shumpo riuscì ad evitare la meteora, che si schiantò al suolo sprigionando una potente esplosione. In quel momento, Keishin percepì la reiatsu del nemico alle sue spalle e si voltò in tempo per respingere un doppio attacco dei suoi tentacoli. Xedahs rise e continuò a lanciare attacchi sullo Shinigami, il quale roteava furiosamente la spada per bloccarli. D’un tratto, ognuno dei tentacoli si divise in due divenendo otto e tutti lo assalirono, scagliando così tanti colpi che sovraccaricarono la difesa di Keishin e lo ferirono in più punti del corpo facendolo cadere al suolo.
Lo Shinigami si rialzò e lanciò un urlo di rabbia contro il nemico; subito dopo, le fiamme sulle lame della spada divennero ancora più intense e la fece girare davanti a sé urlando: “Taifu Jigoku!”
La rotazione della lama generò un’immensa spirale di fuoco che avvolse completamente Xedahs e sembrò incenerirlo. Il sorriso trionfante di Keishin, tuttavia, svanì quando vide le fiamme diradarsi all’improvviso e concentrarsi alle spalle dell’Arrancar, il quale era del tutto illeso e teneva due suoi tentacoli in avanti. Aguzzando la vista, Keishin notò che i tentacoli si erano fusi insieme e avevano formato quello che sembrava una sorta di specchio che, si accorse con orrore, stava riflettendo la sua immagine. Un istante dopo le fiamme esplosero in una nuova spirale incandescente diretta stavolta verso di lui. Per quanto sconvolto, lo Shinigami trovò la forza di reagire e, appellandosi alla sua capacità di controllo sul fuoco, menò un fendente cercando di deviare l’attacco; come prevedeva, la spirale si divise in due parti davanti a lui che passarono oltre e si schiantarono alle sue spalle.
Keishin alzò lo sguardo rabbioso su Xedahs. “Tu! Dannato...”
Fluttuando a mezz’aria l’Arrancar si fermò a breve distanza da lui, poi, con assoluta incredulità dello Shinigami, alzò le mani e scagliò delle fiamme identiche alle sue, tranne per il fatto che erano nere. Keishin le evitò, ma nuove fiammate furono scagliate anche dai tentacoli dell’avversario e, essendo così attaccato da più lati, fu costretto a contrattaccare scagliando a sua volta delle onde di fuoco. Fiamme rosse e nere si scontrarono nell’aria esplodendo violentemente ed annullandosi a vicenda. Tuttavia il numero maggiore di appendici di Xedahs rese i suoi attacchi molto più numerosi, di conseguenza Keishin fu costretto a muoversi con continui Shumpo e a lanciare nel contempo attacchi per difendersi. Alla fine riuscì a superare la guardia dell’Arrancar con una fiammata, ma ancora una volta questa fu assorbita da uno dei tentacoli ed emessa nuovamente da un altro, con una potenza superiore. Essendo troppo vicino per evitarla, lo Shinigami incrociò le braccia e si avvolse nelle sue ali infuocate incassando il colpo; riuscì ad assorbire la maggior parte della forza dell’attacco, ma fu comunque spinto indietro.
“Queste tecniche.. le conosco fin troppo bene” mormorò riaprendo le ali, rivolto più a se stesso che ad altri. “E so per certo che non sono tue. Com’è possibile?”
“Sei nel Mondo delle Ombre adesso, non te l’ho detto?” disse ghignante l’Arrancar. “È un mondo situato all’interno dell’ombra di ciascun essere vivente, una dimensione parallela a quella in cui viviamo dove la luce e i colori non esistono. Io sono l’unico che può accedere liberamente ad esso, perciò questo è letteralmente il mio mondo e qui le regole le detto io. Finchè restiamo qui dentro io posso usare tutti i poteri di coloro nella cui ombra mi sono nascosto finora. Come quelle dei tuoi compagni o anche la tua!”
Per la prima volta da quando avevano cominciato, Keishin si sentì un forte nodo alla gola e percepì il proprio battito cardiaco accelerare. “Non può essere.. nessuno può fare una cosa del genere.”
“Credo che le mie azioni abbiano già risposto per me, no?” gli fece il verso Xedahs. “Purtroppo per te, io ho un'altra abilità molto utile: sono in grado di conoscere i poteri di un individuo fondendomi con la sua ombra, in questo modo posso sempre elaborare un perfetto assassinio adattandomi alle sue capacità. Non allarmarti: non posso conoscere facilmente i poteri più profondi di un individuo, come il Bankai di voi Shinigami, né ovviamente posso conoscere capacità o tecniche apprese dopo la mia fusione, tuttavia più resto nell’ombra di qualcuno più le sue capacità mi sono svelate. Posso dire di conoscere perfettamente i poteri del tuo Shikai, di quelli del tuo amico morto, di Yamamoto e di quel Capitano coi capelli bianchi. Perciò, finchè restiamo qui dentro, nel mio oscuro regno, combattere con me equivale a combattere con i tuoi compagni!”
Seppur dette con un tono di voce non particolarmente alto, quelle parole penetrarono nelle orecchie di Keishin con tale forza da far stridere i suoi timpani e, nel contempo, egli sentì un’orribile sensazione di gelo risalirgli lungo la colonna vertebrale. Il suo obiettivo, prima così vicino, era improvvisamente diventato così lontano che cominciava a chiedersi se fosse davvero riuscito a raggiungerlo.
Digrignò i denti e guardò l’Arrancar con uno sguardo di puro disgusto. “Sei un essere...” Le rimanenti parole gli morirono in gola quando un tremendo dolore gli attraversò il torso e lo fece crollare in ginocchio; tossì violentemente e vide del sangue spargersi al suolo.
“Ohhh… A quanto pare sei tu ad essere arrivato al capolinea” mormorò Xedahs beffardo. “Purtroppo per te, anch’io ti ho osservato a fondo da quando abbiamo iniziato a combattere e mi sono fatto più di un’idea di come funzioni il tuo nuovo potere. Il tuo Bankai è molto potente, ma al tempo stesso è molto semplice come capacità: così come il tuo Shikai, anche il tuo Bankai ha il potere della pirocinesi, solo ad un livello molto superiore. Sei in grado di generare il fuoco e di scatenarlo in una miriade di modi differenti, puoi anche controllare fiamme già generate in precedenza, modellarle e muoverle a tuo piacimento tramite il pensiero usando la tua spada come una sorta di antenna che lo trasmette direttamente al fuoco. Puoi generare colpi estremamente potenti, ma a quanto ho potuto vedere non puoi farlo per periodi prolungati di tempo. Mi ero accorto di qualcosa di strano fin dall’inizio della battaglia: hai continuato ad attaccarmi a piena potenza senza essere nemmeno sicuro dei miei poteri, non hai mai risparmiato energie per colpirmi e non ti sei mai preoccupato della quantità di reiatsu utilizzata. Inizialmente pensavo che fosse perché eri furioso con me e desideravi vendicare il tuo compagno a tutti i costi, ma a quanto pare non era solo questo. In realtà, tu volevi uccidermi nel minor tempo possibile perché sapevi che se il duello si fosse prolungato troppo, avresti esaurito le energie e ti saresti trovato nei guai.”
Keishin lo guardò con uno sguardo di odio puro negli occhi, ma stavolta fu lui a non riuscire a trovare la forza per replicare. Odiava quell’Arrancar, ma odiava ancora di più dover ammettere che aveva ragione: aveva osato troppo. Digrignando i denti sentì un nuovo dolore risalirgli lungo le membra ed ebbe un altro violento colpo di tosse; si portò le mani alla bocca e altro sangue scuro le bagnò.
“Credevo fosse solo per l’enorme dispendio di energia che il tuo Bankai richiede, ma ho appena scoperto che non è tutto” continuò Xedahs con un ghigno. “Il tuo Bankai è pericoloso non solo per i nemici, ma anche per te stesso. Più lo utilizzi, più ne sei danneggiato, vero? Quel sangue che continui a sputare e il tuo pallore ne sono conferma. Quindi è anche per questo che volevi concludere lo scontro in fretta. Sembra però dal tuo sguardo che nemmeno tu ti fossi accorto dell’entità dei danni fino ad ora. Forse è dovuto al fatto che lo possiedi da troppo poco tempo? Hai detto tu stesso di aver sviluppato il Bankai per uccidermi, perciò non lo possedevi l’ultima volta. È un’acquisizione recente. Da quanto lo possiedi? Qualche giorno? Considerando un lasso di tempo così breve, bisogna ammettere che hai imparato ad usarlo piuttosto bene, ma sei lontano dal poterlo controllare alla perfezione. Devo dire anche che, per essere un Terzo Seggio, hai una quantità incredibile di reiatsu, paragonabile a quella di un Capitano, visto che riesci a sprigionare una potenza così grande per così tanto tempo. Sei di certo più potente di me, tuttavia ti sei sopravvalutato: non avresti dovuto attaccare ignorando del tutto i tuoi limiti, aggrappandoti alla speranza di potermi uccidere in breve tempo. Così facendo hai finito per consumare rapidamente gran parte delle tue energie e, per giunta, gli effetti collaterali del tuo potere ti stanno devastando. Un vero peccato.” Iniziò ad avvicinarsi allo Shinigami. “Hai scommesso tutto su una vittoria lampo, ma hai perso. Ora il tuo gioco ti si è ritorto contro.”
Pulendosi la bocca Keishin si rimise in piedi. “Forse sono stato troppo ingenuo. In effetti, non sono mai stato un tipo da vittorie istantanee. Preferisco godermi la battaglia. E anche se ti voglio fare fuori, questa è sempre la prima battaglia ufficiale in cui uso il mio Bankai, perciò mi sono lasciato andare e ho cercato di usarlo il più possibile per provare le sue capacità. Così mi sono giocato l’occasione di ucciderti in fretta. Ah, Kaisui ha davvero ragione: sono uno stupido potente. Per fortuna non è qui per sentirmi.” Il suo tono non era né triste né preoccupato, ma piuttosto commiserato, come se si stesse rimproverando per una brutta valutazione. Alzò lo sguardo su Xedahs. “A quanto pare, dovrò faticare molto di più per farti fuori.”
“Sei ancora convinto di potercela fare? Anche in quelle condizioni?” chiese con beffardo scetticismo l’Arrancar. “Proprio non capisci la tua situazione, vero? Sei debole! Non puoi continuare!”
“Debole? Io?” replicò Keishin con un’espressione di falsa incredulità. Un istante dopo, un’immensa reiatsu rossa proruppe dal suo corpo e le fiamme nei dintorni divennero più intense e vivaci. “Mi sottovaluti, Arrancar! Ho ancora una montagna di energie da consumare!”
< Però da adesso sarà più dura sconfiggerlo > disse la voce di Hikami risuonandogli in testa. < Ora che sa qual è la debolezza del tuo Bankai farà di tutto per trasformare questa battaglia lampo in una di logoramento e, di sicuro, lui può durare più a lungo di te. Inoltre, se continui ad usare così tanta reiatsu, anche il tuo corpo sarà danneggiato più rapidamente. Keishin, non essere sciocco e non agire d’impulso. Devi fare attenzione. >
Rivolto tanto a Hikami quanto a Xedahs, Keishin esclamò: “Non mi sono allenato fin quasi alla morte col Capitano Zaraki per cedere al primo doloretto! E nemmeno per arrendermi appena la situazione si complica! Avanti, Xedahs, fatti sotto! Puoi acquisire i poteri anche di tutti gli Shinigami della Soul Society, ma io riuscirò comunque ad ucciderti! Preparati!” E brandì la spada che bruciò più intensa che mai.
Pur non avendo più una bocca riconoscibile, l’Arrancar emise uno sbuffo che diede l’impressione che stesse sorridendo, un sorriso a metà tra il divertito e il beffardo.
“Voglio proprio vedere come farai” replicò. Poi alzò i tentacoli e da essi scagliò una nuova raffica di fiammate oscure.
Keishin fece roteare la spada davanti a sé urlando: “Bariatsui!” e respingendo gli attacchi con lo scudo di fuoco generatosi. Dopo i primi attacchi, però, le fiammate nemiche cambiarono traiettoria a mezz’aria e lo attaccarono ai lati costringendolo ad indietreggiare e a spostare di conseguenza la posizione dello scudo per difendersi. Ad un tratto Xedahs si lanciò su di lui scagliando contemporaneamente fiamme nere e sferzate dei suoi tentacoli contro lo Shinigami; rompendo la barriera, Keishin prese a far girare la spada intorno al suo corpo per deflettere i colpi, ma erano troppi e presto venne colpito in più punti e crollò in ginocchio, sanguinante e quasi senza fiato.
< Cos’è questa strana sensazione? > pensò d’un tratto, mentre le fiamme nemiche lo ustionavano. In quell’istante l’Arrancar gli fu davanti e due dei suoi tentacoli si avvolsero intorno alle lame della sua spada immobilizzandola.
“Non puoi sconfiggermi, Shinigami!” ringhiò.
“Posso invece e lo farò!” ribattè con forza Keishin. Poi afferrò l’impugnatura con entrambe le mani e, nello stesso istante in cui le fiamme sulle spade brillarono più intensamente, esse si animarono e avvolsero come serpenti il corpo dell’Arrancar stringendolo in una morsa infuocata. Xedahs urlò di dolore e mollò la spada; senza perdere tempo, Keishin balzò indietro e roteò l’arma ruggendo: “Taifu Jigoku!”
Una nuova spirale di fuoco, ancor più grande e potente della precedente, investì in pieno il nemico riducendolo a un ammasso di carne bruciata.
O almeno quella fu la sua impressione iniziale.
Con orrore Keishin udì una risata malvagia scuotere l’aria e, in quell’istante, il corpo di Xedahs si rialzò intatto e ancora nella sua forma d’ombra. Il suo attacco era stato del tutto inutile.
“Com’è possibile?” mormorò sconvolto.
Invece di rispondere, Xedahs scagliò in avanti quattro dei suoi tentacoli che avvolsero di nuovo la spada dello Shinigami, poi con una sottospecie di Sonido, si portò davanti a lui e lo colpì allo stomaco con un doppio Bala a distanza ravvicinata e avvolto nelle fiamme nere. La forza del colpo fu tale da sbattere indietro Keishin per una notevole distanza e fargli nel contempo perdere la Zampakuto. Con fare trionfante, l’Arrancar alzò la spada dicendo: “Questa è la chiave di tutto, vero? Con questa spada generi e controlli le fiamme, ma cosa succede se la perdi?”
E la lanciò via, lontano dalla sua portata.
Keishin si rialzò ansimante tenendosi il petto e sputando sangue. Fissò la spada conficcata nel terreno decine di metri più in là e poi spostò lo sguardo su Xedahs, furente. Aprì la bocca per parlare, ma invece uscì solo un altro forte colpo di tosse e sentì una nuova intensa morsa di dolore invadergli il torso. Gli effetti negativi del suo Bankai e i danni ricevuti stavano iniziando a sommarsi causandogli delle atroci sofferenze. Era come se gli stessero strappando la carne dalle ossa con delle tenaglie incandescenti.
“Ho quasi pietà di te, sai?” disse l’Arrancar. “Stai patendo tutta quella sofferenza, quel dolore straziante, solo per uccidermi. Hai deciso di affidarti ad un potere che non solo non sai ancora controllare appieno, ma ti causa anche dei danni terribili. Ti stai letteralmente autodistruggendo per vendicarti, per il tuo amico. La tua lealtà è davvero ammirevole, così come la tua volontà che ti permette di combattere sopportando un simile dolore. Devo ammettere che, pur essendo un nemico, mi piaci, Shinigami. Uno come te ci sarebbe stato molto utile. Un vero peccato che invece debba eliminarti.”
A quel punto, sferrò una serie di colpi con tutti e otto i suoi tentacoli. Privo della spada e ancora stordito dall’ultima fitta, Keishin potè solo incrociare le braccia e chiudere le ali davanti a sé nel tentativo di resistere alla raffica di attacchi; provò anche a respingerli colpendoli coi suoi artigli infuocati, ma erano troppi e lui era troppo lento. Una dopo l’altra, le punte dei tentacoli scavarono numerose ferite nel suo corpo finchè non cadde in ginocchio, sanguinante e senza fiato.
Allora i tentacoli si alzarono in aria e da essi fuoriuscirono delle fiammate oscure che lo investirono violentemente. “Ho deciso: ti ucciderò allo stesso modo con cui tu volevi uccidere me! Non è ironico? Il fuoco che domini e adori diverrà il tuo carnefice!” gridò Xedahs.
Keishin gridò di dolore mentre le stesse fiamme che finora aveva usato per torturare l’avversario gli bruciavano la carne e le ferite esposte, rendendole ancora più strazianti. Provò a muoversi, a difendersi, ma gli attacchi erano troppo intensi e implacabili e lui non aveva modo di resistere a tutti quei colpi. Fissò Xedahs e lo vide alzare le mani, poi tutte le fiamme che lo circondavano lo avvolsero chiudendolo in una prigione incandescente; allo stesso tempo i tentacoli ne lanciarono altre che si aggiunsero a quell’inferno.
< È troppo forte > pensò Keishin. Urlò ancora, disperato, non per il dolore, ma per la consapevolezza di essere al limite, di avere fallito. Ora cominciava a credere che sarebbe morto, ucciso da quell’infame Arrancar, come Hiraku.
< No! Non posso arrendermi! Ho promesso a troppe persone che sarei sopravvissuto. Meryu, Kaisui, Momo-chan, Capitano-Comandante. E tu, Hiraku. Ti ho promesso di proteggere la mia Brigata, la Soul Society e i miei amici. Ho giurato di vendicarti e non intendo venire meno alla mia parola! > Un’altra fiammata lo scosse. < Ma cosa posso fare? C’è troppa differenza tra noi! Sono al limite! Mi dispiace, ma non so più cosa fare. Non posso che sperare in un miracolo! >
Sentì la sua coscienza iniziare a svanire e il dolore attenuarsi e fu sul punto di lasciarsi andare quando Hikami lo richiamò: < Cosa fai, Keishin? Non ti riconosco! Non è da te arrendersi in questo modo! Vuoi davvero lasciare che ti uccida, per giunta in un modo così umiliante? Non è ancora il tempo di rassegnarsi! L’hai detto tu: hai persone che contano su di te, che aspettano il tuo ritorno e a cui hai fatto delle promesse, e non puoi deluderle! >
< Hai ragione, Hikami. Non voglio arrendermi, ma non so che fare! Ha troppe abilità, troppi poteri.. inoltre, è praticamente immortale in questo mondo. Non posso batterlo finchè sono qui e non c’è modo di uscire! Forse non ho davvero speranze! >
< Mi deludi, Keishin! Da quando sei un codardo lamentoso? E tutta quella grinta, quella rabbia che avevi, che fine hanno fatto? Hai giurato di eliminarlo, non ricordi? Non lasciarti andare alla sconfitta, non puoi! >
Prima che Keishin potesse rispondere, un paio di Bala lo colpirono scagliandolo indietro e lasciandolo supino al suolo.
“Mi sono stancato. Ora ti finirò una volta per tutte!” ruggì la voce di Xedahs.
Poi lo Shinigami percepì che l’Arrancar stava caricando un Cero, pronto a dargli il colpo di grazia.
All’improvviso, un abbagliante fascio di luce rossa seguito da un boato assordante li accecò. Voltandosi, i due videro che il cielo era stato letteralmente bucato e dall’apertura fuoriusciva un immenso raggio di luce rossa incredibilmente simile a un Cero ma di una potenza incommensurabile, nemmeno paragonabile a quelli normali.
Sorpreso, Xedahs esclamò: “Che diavolo è quello?”
“Ma questa reiatsu...” mormorò Keishin incredulo. L’aveva sentita solo poche volte, ma la conosceva bene. “Ichigo Kurosaki? Si, è proprio la sua reiatsu.. ma.. non posso crederci! Questa potenza è assurda, ben più grande e oscura di quella di un Hollow o addirittura di un Espada! Mai sentito nulla di simile… ma che sta succedendo là fuori?”
Poi, mentre il raggio scemava lentamente, si accorse di un particolare alquanto strano. < Com’è possibile? Se siamo in un mondo parallelo, come possiamo vedere eventi che accadono nel mondo originale? > si chiese. < La potenza di Ichigo Kurosaki è stata tale da rompere la barriera tra i due mondi? No, è impossibile. Ma allora perché ho percepito così chiaramente il suo potere? E come può aver perforato il cielo? Neanche fosse una cupola come a.. Las Noches… >
Quel pensiero gli causò un brivido. Con un gesto quasi meccanico, si toccò le ferite al petto causate dai Bala e pensò divertito che era buffo quanto la sensazione di quei colpi fosse simile alle fiamme che lo avevano attaccato finora. Erano davvero somiglianti. In quel momento, sentì la stessa sensazione insolita che aveva percepito prima e si rese conto che erano le fiamme oscure del nemico a provocargliela. Che razza di sensazione era? Era come se stesse toccando qualcosa di estraneo, di inusuale per il suo corpo, ma questo non aveva senso: era stato colpito dal fuoco e per lui il fuoco non era affatto qualcosa di estraneo.
< Aspetta un secondo > pensò. < Questa sensazione così inquietante.. è la stessa che percepisco dai suoi Bala e Cero. Qualunque siano i suoi colpi, l’effetto che mi provocano è lo stesso. Quelle fiamme oscure non mi sembrano differenti dai suoi attacchi Hollow, ma questo non è possibile. Sono due cose ben diverse. > Poi, realizzò qualcosa. < A meno che… >
Xedahs osservò ancora il luogo in cui quell’immenso raggio era caduto. “Non so cosa sia successo” disse, “ma ora poco importa. Sei fortunato, Shinigami: con quest’evento, hai guadagnato qualche secondo di vita. Spero che tu li abbia usati per prepararti alla...”
Le parole gli morirono in gola quando delle fiamme rosse lo investirono, facendogli perdere la concentrazione sul Cero e costringendolo ad indietreggiare. Le fiamme si aprirono e dietro vi era Keishin in piedi con le mani alzate, tremante e ansimante, ma di nuovo carico di spirito combattivo.
“Com’è possibile?” gridò Xedahs. “Che significa?”
“Hai sbagliato alcuni conti” disse Keishin. “Io non ho mai detto di non poter generare o controllare le fiamme senza la Zampakuto. Non è solo quella il mio Bankai, tutte le fiamme che genero sono il mio Bankai, perciò posso dominarle sempre e comunque! Posso farlo anche senza spada, ma ammetto che è molto più faticoso.” Fissò Xedahs dritto negli occhi e aggiunse: “Ora ho capito tutto. Altro che potente, altro che temibile. Sei solo un imbroglione. Un fasullo. Un codardo.”
Quelle parole lasciarono Xedahs sconvolto. “Che idiozie stai dicendo?!” urlò prima di assalirlo. Lo colpì più volte con gli artigli facendo schizzare il sangue dal suo torso, dopodiché fece scattare tutti e otto i tentacoli verso lo Shinigami. Stranamente Keishin non fece nulla se non inclinare leggermente il suo corpo per opporsi agli attacchi e venne trafitto in più punti, apparentemente ucciso. Xedahs sghignazzò trionfante, ma, ad un tratto, un’altra risata sovrastò la sua e si accorse che proveniva dallo stesso Keishin.
“È tutto qui ciò che può fare il tuo potere?” chiese lo Shinigami con un sorriso divertito. Poi, con dei violenti strattoni, strappò via uno ad uno i tentacoli dalla sua carne e atterrò sul terreno sottostante fissando nel contempo l’Arrancar con uno sguardo di pura determinazione. La paura e l’insicurezza suscitate dai poteri dell’avversario erano del tutto scomparse.
“No! Non può essere vero!” urlò Xedahs con un’acuta nota di allarme nella sua voce.
Seppur sanguinante dalla testa ai piedi e con parecchi fori sul corpo, Keishin prese ad avanzare verso di lui. “Non importa se mi trascini in un altro mondo” mormorò alzando il braccio destro e sfiorandosi la cicatrice. “Non importa se sai usare tutti i poteri dei miei compagni. Puoi diventare potente quanto vuoi, ma..” allargò il braccio, aprì la mano e una lunga frusta di fuoco fuoriuscì con un forte schiocco “..contro di me..” la frusta scattò non contro il nemico, ma verso la sua Zampakuto conficcata nel terreno a diverse decine di metri da lui, si avvolse intorno all’impugnatura e, ritirandosi ad una velocità incredibile, la riportò nella sua mano; non appena questa e la spada si ricongiunsero, dalle lame sgorgarono fuori fiamme d’inaudita intensità “..è tutto inutile!”
E, afferrata la spada anche con l’altra mano, si scagliò contro l’Arrancar.
Quest’ultimo urlò di rabbia e partì all’attacco a sua volta sfoderando gli artigli, che si allungarono di colpo fino a raggiungere una lunghezza di quasi un metro.
Lama e artigli si scontrarono a mezz’aria e una fortissima onda d’urto fu sprigionata dall’impatto, fiamme rosse e nere esplosero dal punto d’incontro insieme a due immensi fasci di reiatsu degli stessi colori, i quali presero a contrastarsi violentemente, mentre i due duellanti spingevano con tutta la loro forza per sopraffare l’avversario. In quel momento, osservando Keishin e le ferite sul suo corpo, Xedahs urlò: “Maledetto..! Prima hai schivato i miei colpi quel tanto che bastava ad evitare i tuoi punti vitali!” Spinse con più forza gli artigli sulla lama facendo scaturire ancora più energia oscura. “Ma, questa volta, giuro che ti ammazzo, Shinigami!”
Ringhiando Keishin aumentò a sua volta la sua reiatsu. “Provaci se sei capace!”
Dopo circa una decina di secondi, però, era la reiatsu di Xedahs a prevalere e Keishin iniziò ad essere spinto indietro. < Che diavolo succede? Eppure posso sprigionare molto più potere di così! Che mi prende? >
< Non puoi > gli sussurrò la voce di Hikami. < Non più, purtroppo. Non te ne sei neanche accorto per la foga della battaglia, ma hai consumato troppe energie e il tuo corpo è troppo malridotto per poter continuare a combattere con la tua potenza normale. Non credevo l’avrei detto, ma nel tuo stato attuale, non puoi sprigionare più reiatsu di così o rischi davvero grosso! >
< Non prendermi in giro! > ribattè Keishin. < Posso dare di più, eccome! Dammi più forza, non m’interessa se il mio corpo ne risentirà! >
< È come lo scontro con Kenpachi Zaraki, anzi stavolta sei in condizioni fisiche ancora peggiori! Sei al limite estremo! Se vuoi davvero vincere, devi cambiare approccio! Non puoi più superarlo in un confronto di sola potenza! >
< Lo scontro con il Capitano Zaraki… > pensò Keishin distaccato. Cos’era successo alla fine di quella battaglia? Inutile, non riusciva proprio a ricordare cosa gli fosse capitato. Tuttavia, una cosa la sapeva: aveva fatto qualcosa che gli aveva permesso di ribaltare lo scontro. Doveva assolutamente replicarla.
Stavolta Hikami si sbagliava: se voleva davvero sfuggire da quel mondo infernale, doveva sopraffare il suo avversario in quel momento, ora che era sicuro che si stava scontrando con il suo vero potere, e non poteva ritirarsi. Doveva superarlo ora!
“Dammi più potere!” urlò. “Mi serve più potere, più forza! Non m’interessa che ne sarà del mio corpo, non c’è altro modo! Devo batterlo adesso!” Hikami fece per replicare, ma lui continuò: “Dammi il tuo massimo potere, anzi, ne voglio ancora di più!” Pensò al duello con Kenpachi e ripensò ad ogni sentimento provato prima di perdere coscienza. Pensò ai suoi amici, a Hiraku, alla sua morte, all’odio per Xedahs e alla rabbia che lo consumava internamente perché non era ancora riuscito a sfogarla pienamente. Si concentrò soprattutto su questa, convogliò tutta la sua volontà e la sua ira insieme al suo desiderio di vincere nella sua anima e li fece esplodere ruggendo: “Più.. POTERE! DAMMI LA FORZA!”
Dapprima sentì solo i suoi sentimenti fluire come un fiume in piena dal suo animo.. poi, d’un tratto.. qualcos’altro.. una sensazione mai provata e.. una potenza mai sentita finora.. incredibile. Si abbandonò ad essa e la rilasciò tutta nel suo colpo.
Sotto lo sguardo incredulo di Xedahs, l’occhio destro di Keishin divenne di un cremisi vivo, come se ci fosse stata una fiamma che si agitava dietro la cornea, e sentì l’urlo dello Shinigami divenire più profondo e cupo, come se fosse diventato un’altra persona. Poi, una tremenda esplosione si sprigionò dal punto di contatto tra loro e lo investì in pieno scagliandolo via con tale forza che, per un secondo, perse conoscenza. Quando riacquistò la percezione della realtà, si accorse di stare precipitando ad un’altezza spaventosa da terra, di essere del tutto privo della sua armatura di ombre e ricoperto di ustioni e, soprattutto, si accorse di essere di nuovo a Las Noches. Il Mondo delle Ombre era stato spazzato via.
Con la coda dell’occhio percepì un movimento e, riprendendo posizione e guardando sopra di sé, vide Keishin incombere su di lui, le ali di fuoco che bruciavano più forte che mai.
“Ma come hai…?” mormorò sconvolto.
“Come ti avevo detto, ho capito tutto” rispose Keishin. “Quel mondo non è mai esistito. Una mera illusione, proprio come le tue presunte abilità all’interno di esso. Quando mi hai tirato verso la mia ombra non mi hai assorbito al suo interno come hai cercato di farmi credere, ma l’hai semplicemente sovrapposta al mio profilo e ai miei occhi e tramite di essa hai così potuto impormi l’illusione di un altro mondo di cui tu sei il solo e unico dio. Per forza potevi fare qualsiasi cosa là dentro: ti bastava modificare l’ombra che copriva i miei occhi per farmi vedere e credere tutto ciò che volevi. Anche tutti quei colpi copiati: non erano altro che Bala e Cero camuffati. Me ne sono accorto quando ho notato che le ferite di colpi ben diversi erano invece molto simili. Però la mia vera salvezza è stata quello” indicò l’enorme squarcio nel cielo di Las Noches. “Quando Ichigo Kurosaki ha colpito, il suo attacco ci è apparso nitido e distinto come se fosse stato presente in quel mondo, ma trattandosi di un mondo parallelo e dunque separato dal nostro questo non era chiaramente possibile. E allora ho capito che niente era vero, che mi avevi preso in giro fin dall’inizio e che per sconfiggerti dovevo assolutamente scrollarmi di dosso la tua illusione facendoti perdere il controllo su di essa e io conoscevo un solo modo per farlo: superando il tuo potere e infliggendoti un colpo così duro da distruggere la tua volontà. E, alla fine, ci sono riuscito.” Alzò lentamente la spada e gliela puntò addosso. “Adesso è davvero finita. Il tuo sguardo dice tutto: non hai più segreti per me. Non ti permetterò più di gettarmi in un’altra illusione né di nasconderti nelle tenebre. È tempo di finirla una volta per tutte!”
Per la prima volta, gli occhi di Xedahs si riempirono palesemente di terrore. L’Arrancar stavolta non tentò alcun attacco disperato, ma invece si voltò e si diresse ad incredibile velocità verso il terreno. Stava cercando di scappare in un’altra ombra.
“Come ho già detto, non ti lascerò scappare! E sappi anche un’altra cosa: non sono solo il desiderio di vendetta e la rabbia ad animarmi, ma un giusto obiettivo! Tu sei un nemico pericoloso e, se ti lascio andare, sarai un pericolo per molte altre persone. Questa non è solo ira, è giustizia!” ruggì Keishin per poi portare la spada sopra la testa e rotearla come un’elica. “Ora, assaggia il vero potere delle fiamme di una fenice! Il mio colpo più temibile! Hoyoku no Shiko Hazo: Hoyoku Ikari!”
Tutte le fiamme sulla spada e sul suo corpo, comprese le sue ali, s’innalzarono in aria e si condensarono sopra di lui, formando un’enorme massa di fuoco che prese a muoversi e a modellarsi, come se fosse stata viva, fino a prendere le sembianze di una gigantesca fenice, simile alla fakouze del Sokyoku ma ancora più grande.
L’immensa creatura lanciò una sorta di urlo assordante e terrificante e si gettò in picchiata su Xedahs, come un’aquila su un’indifesa lepre. L’Arrancar accelerò il passo, ma quando arrivò al suolo si accorse che non vi era alcuna ombra: la luce generata da quell’attacco aveva cancellato ogni singola traccia di oscurità. Non aveva scampo. Si voltò in tempo per vedere l’enorme uccello di fuoco piombare su di lui e, mentre veniva investito, urlò: “Che tu sia maledetto, Shinigami!”
Poi le fauci della creatura si abbatterono su di lui e la sua sagoma svanì in un mare incandescente nel giro di pochi secondi.
Con il suo attacco che esplodeva al suolo incenerendo ogni cosa, Keishin si concentrò ancora una volta. Non percepì nulla. La reiatsu di Xedahs Morderen era finalmente scomparsa. Ce l’aveva fatta stavolta.
“Vittoria...” riuscì solo a mormorare. Un istante dopo, una tremenda stanchezza lo pervase e, quasi senza accorgersene, iniziò a precipitare al suolo esanime, senza  più nemmeno un briciolo di forza a sostenerlo. Ancor prima di toccare il suolo gli si annebbiò la vista, il mondo divenne di nuovo oscuro e riuscì solo a pensare un’ultima volta ai suoi amici e, in particolare, a Hiraku, finalmente vendicato.
Poi anche la sua coscienza svanì e non sentì più nulla.



Note:
Escorpiòn = scorpione
Soren Sokatsui = caduta del fuoco pallido dei loti gemelli
Sombra Rey = re ombra
Suzaku Hikami = dio del fuoco Suzaku (nome con cui viene indicato in Giappone l'uccello guardiano del Sud, rappresentato come la fenice e uno dei Quattro Simboli delle costellazioni cinesi)
Moeru Ryusei = meteora fiammeggiante
Taifu Jigoku = tifone infernale
Hoyoku no Shiko Hazo: Hoyoku Ikari = mistero supremo della fenice: furia della fenice

Ciao a tutti minna! Eccomi tornato con un nuovo capitolo più esplosivo e incandescente che mai!
Come avevo suggerito in precedenza, questa volta il protagonista assoluto è Keishin, che finalmente si trova davanti l'assassino di Hiraku... Questo capitolo mi è venuto particolarmente lungo, ma ho deciso di non tagliarlo perchè detesto tagliare gli scontri e, soprattutto, perchè mi sembrava giusto che, dopo tutta questa attesa, il nostro Shinigami potesse godersi pienamente la vendetta per l'amico ucciso. Xedahs Morderen. Il suo nome già dice tutto: se osservate, vedrete che è la parola shade (= ombra) capovolta e con aggiunta di una X all'inizio; il cognome invece è la parola spagnola per dire "assassino". Un Arrancar paragonabile agli Espada creato per essere un perfetto mietitore dell'oscurità. Il buio incarnato.. e che c'è di meglio di una fiamma per allontanare il buio? Il Bankai di Keishin è infatti pura luce ed è, penso, uno di quelli meglio riusciti e più adatti alla personalità del possessore (per non dire che, essendo di fuoco, l'Araba Fenice doveva essere d'obbligo!), inoltre devo dire che il disegno fatto dal mio caro amico è davvero fantastico.. come sempre non mi delude! Non siete d'accordo?
Si è inoltre visto un altro sprazzo di quel misterioso potere che ha sfoderato contro Kenpachi un paio di capitoli fa.. ma cosa sia lo saprete solo più avanti... spiacente... XD
So che avevo detto che avrei fatto i ringraziamenti ogni dieci capitoli, ma siccome questo mi sta particolarmente a cuore ho deciso di farli prima del previsto e anticipo che, per questo, ora li farò ogni cinque capitoli per rimanere in linea (sono fissato con l'ordine, che volete farci...). Mando i miei più vivi ringraziamenti ai miei affezionati recensori:
GreenJade09, la più romantica e dolce delle ninja (della quale lodo e consiglio la sua bellissima fanfic di Naruto: Passioni e Tradimenti)
Death Crow e Re Nero, gli imprevedibili e geniali Nefilim (dei quali applaudo e suggerisco i loro lavori di Highschool DxD appartenenti alla serie: A DxD Chronicles)
_Fedra_, la simpaticissima e instancabile Claymore (della quale esalto e raccomando la sua opera di Claymore: Occhi d'argento)
Ringrazio poi ancora una volta GreenJade09 e _Fedra_ per aver aver messo la mia storia tra i seguiti e Zephiel97 per averla messa tra i preferiti!
E ovviamente un grande grazie a tutti i miei lettori silenziosi che non mancano mai. Se per caso vorrete far sentire le vostre voci un giorno, sarò felicissimo di ascoltarvi!
Ciao a tutti, al prossimo capitolo dove una nuova, violenta battaglia ci attende! Ja naa, minna!!!

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Capitolo 16
*** Il pugno del guerriero ***


Capitolo 16: Il pugno del guerriero
 
Emanando un’aura e una luce azzurro-cristallina incredibilmente intensi, l’enorme colonna fatta interamente di fiori di ghiaccio creata dallo Hyoten Hyakkaso, la più potente tecnica a disposizione del Capitano Hitsugaya, si erse maestosa ed imponente in mezzo alla città rinchiudendo al suo interno l’Espada 3, Tia Harribel.
Meryu, come tutti gli altri Shinigami, osservò la scena stupefatto. < Davvero straordinario > pensò. < La potenza di quell’attacco è stata incredibile. Persino a questa distanza l’aria si è raffreddata sensibilmente, non voglio nemmeno pensare a che temperatura c’è al centro di quella colonna di ghiaccio. >
Un lieve sbuffo richiamò la sua attenzione sull’avversario suo e di Soifon, l’anziano Espada Baraggan Luisenbarn, che avevano scoperto essere il numero 2 quando, poco prima, il numero 1, Coyote Starrk, aveva rivelato la sua identità durante lo scontro con il Capitano Kyoraku. “Harribel. Perdere contro un avversario così mediocre. Che disgrazia” mormorò Baraggan con aria delusa.
A quanto sembrava, la sconfitta della compagna non l’aveva minimamente toccato, anzi sembrava piuttosto adirato con lei per essersi fatta battere. Il cameratismo non è di certo una sua qualità, si disse Meryu.
In quell’istante, Soifon si mosse rapidissima arrivando davanti al vecchio Espada, il quale brandì la sua grande ascia e vibrò un fendente discendente che il Capitano evitò con uno Shumpo; tuttavia, il solo spostamento d’aria causato dal colpo si rivelò così potente da generare un’onda d’urto che tagliò in due un edificio a mezzo chilometro di distanza. Stupito dalla forza del colpo, Meryu osservò Soifon apparire sopra la spalla destra di Baraggan e sferrare un calcio che quest’ultimo schivò con facilità inclinando la testa da un lato per poi rispondere con un altro fendente dell’ascia che Soifon evitò ancora una volta con uno Shumpo.
Mentre la Shinigami ritornava vicina a lui, l’argenteo parlò: “Non è un avversario da prendere alla leggera, Capitano. Lasciate che sia io ad attaccarlo per primo. Creerò un’apertura come nello scontro con Yoruichi Shihoin e voi lo colpirete con la vostra Suzumebachi, d’accordo?”
Quando Soifon, però, non rispose, Meryu si voltò a guardarla e vide una certa confusione nel suo sguardo. Aveva visto molto raramente quell’espressione e questo lo turbò: “Che succede, Capitano?”
Invece di rispondere, Soifon chiese: “Non hai notato niente di strano quando l’ho attaccato?”
“Che cosa intendete dire?”
L’espressione di Soifon divenne ancora più nervosa. “Kitayama, aspetta qui. Per ora non fare niente se non osservare.”
Prima che Meryu potesse replicare, Soifon si scagliò di nuovo all’attacco e, dopo una breve carica frontale, usò uno Shumpo per portarsi alle spalle di Baraggan e tentare di colpirlo alla nuca con un altro calcio. Poco prima che riuscisse a colpirlo, tuttavia, l’Espada alzò un braccio e intercettò la sua gamba afferrandola al volo, dopodiché fece roteare il Capitano in aria e la scagliò contro un tetto vicino con tanta forza da farlo in parte crollare.
Meryu la affiancò mentre si rialzava. “Capitano! State bene?” domandò in tono preoccupato.
“Non agitarti, sto bene” replicò secca Soifon. “Piuttosto hai visto stavolta?”
Questa volta, Meryu annuì. “Effettivamente mi è sembrato che il vostro calcio sia rallentato nel momento in cui stava per impattare sul suo corpo.”
“Esatto. È la stessa cosa che è successa prima: i miei colpi rallentano improvvisamente quando stanno per toccarlo, come se qualcosa li frenasse. Non riesco a capire se sia un suo potere o no, né come possibilmente agisce.”
Meryu fissò perplesso l’Espada. In effetti, era molto probabile che fosse a causa sua che i colpi di Soifon diventavano più lenti avvicinandosi a lui, ma comprendere come funzionasse il suo potere era tutta un’altra storia. Gli venivano in mente mille modi possibili che potevano spiegare quell’insolito fenomeno e purtroppo nessuno era più probabile dell’altro.
Quell’Espada dall’aspetto così anziano doveva probabilmente avere molti anni alle spalle, molti più di tutti loro, dunque anche la sua esperienza doveva essere molto superiore; sicuramente progettava di lasciarli struggere nei loro tentativi di capire le sue abilità e sconfiggerli prima che trovassero un modo per contrattaccare sfruttando la loro ignoranza. Era senza dubbio in vantaggio, tuttavia dovevano riflettere e riuscire a capire in fretta l’entità del suo potere, altrimenti non sarebbero mai stati in grado di affrontarlo.
Poi, proprio quando stava pensando ad un modo per poter apprendere qualcosa di più sulle sue capacità, a parlare fu inaspettatamente proprio Baraggan: “Non capisci?” disse rivolto a Soifon. “Immagino sarai parecchio disorientata. Non riesci proprio a capire la natura del mio potere. Ricordi quando poco fa dicevo che ogni Espada rappresenta un aspetto della morte? Rappresenta il credo di ogni Espada, la loro ragione d’esistere, e talvolta si riflette sulle loro abilità.”
Meryu strizzò gli occhi. Aveva davvero intenzione di rivelar loro con tanta facilità come funzionava il suo potere?
Baraggan proseguì. “L’aspetto della morte che io rappresento è l’invecchiamento. Invecchiamento significa tempo. Il più grande e imponente potere della morte, l’unico che tocca ogni singola creatura vivente nell’universo.” Alzò la mano sinistra. “Vedi?”
Un istante dopo, Meryu si accorse che l’Espada si era spostato accanto a Soifon e le aveva appoggiato la mano sopra la spalla sinistra. Istintivamente sia lui che il Capitano scattarono allontanandosi dall’avversario. “Come diavolo..?” mormorò. Non aveva nemmeno percepito il suo movimento.
“Mi basta toccarti e volerlo per fare in modo che nel tuo corpo le tue ossa invecchino di colpo” concluse Baraggan fissandoli con occhi pieni di cupa e maligna soddisfazione.
A quelle parole Meryu si voltò di scatto verso il Capitano e, con orrore, si accorse che il braccio che l’Espada le aveva toccato penzolava inerme come uno straccio.
“È rotto!” esclamò lei, incredula e terrificata. “Non può essere! È assurdo!”
< Assurdo sul serio > pensò l’argenteo. < Come può esistere un potere del genere? >
“Sfugge alla tua comprensione, ma d’altronde è la morte” disse Baraggan. “E d’ora in poi, fino alla fine di questa battaglia, la tua mente non sarà in grado di comprendere nulla di quanto starà per accadere.” Brandì l’ascia nera sopra la sua testa e, ancora un volta con un movimento non percettibile, apparve davanti a Soifon. “Sei pronta a morire adesso?” E calò l’arma.
Poco prima che potesse colpirla, però, l’Espada deviò la traiettoria dell’ascia portandola parallela al proprio fianco sinistro, in tempo per bloccare il pugno di Meryu diretto verso di lui. Le punte di Hayabusa sprigionarono scintille sul piatto dell’ascia.
“Sei un povero illuso se pensi che ti lascerò farle del male” disse l’argenteo spingendo il pugno sull’arma del nemico, ma questa non si mosse di un millimetro.
“Che impudenza” sbuffò sprezzante Baraggan agitando tranquillamente l’ascia e sbattendolo indietro di alcuni metri.
Fermandosi a mezz’aria, Meryu si mise in posizione di combattimento. “Sai, ho notato che finora hai parlato rivolgendoti unicamente al Capitano” disse. “Mi hai palesemente ignorato perché sono un Luogotenente e non mi ritieni per questo una vera minaccia, non è vero? Ti consiglio invece di iniziare a preoccuparti anche di me perché quello che stai per affrontare non sarà un duello uno contro uno!”
L’espressione di Baraggan rimase imperturbata, tuttavia la sua voce tradì una certa sorpresa. “Parole coraggiose pronunciate da un Luogotenente. Riconosco che hai del fegato, ma credi davvero di avere delle speranze contro di me?”
“Se non sono solo, si” replicò Meryu mentre Soifon gli si affiancava. “Capitano, questa volta vi prego di ascoltarmi e di combattere insieme a me. È un avversario troppo forte per poterlo sconfiggere singolarmente.. tuttavia se lo attacchiamo insieme potremmo avere una speranza.”
Soifon fece un sorrisetto. “Non serviva che tu me lo dicessi. Avevo già deciso di affidarmi a te per la battaglia da quando siamo partiti dalla Soul Society.” Si avvicinò a lui abbassando la voce per non farsi sentire dal nemico. “Ha un potere spaventoso, ma non è invincibile. Ha detto che per far invecchiare qualcosa gli basta toccarla e volerlo. Perciò, se riusciamo ad attaccarlo senza che lui ci veda o tocchi, forse saremo in grado di colpirlo.”
Meryu annuì. Era un ragionamento semplice ma logico.
“Kitayama.”
“Si, Capitano?”
“Ascolta. Voglio che tu mi copra. Dammi supporto e tieniti pronto a colpire, ma cerca di evitare a tutti i costi di farti toccare.”
“Ricevuto. Non preoccupatevi per me, pensate solo a combattere.”
Baraggan li guardò dall’alto in basso. “Avete finito la vostra riunione strategica? Questa volta riuscirete a farmi divertire?”
Per tutta risposta, Soifon urlò: “Vai!”
Senza farselo ripetere due volte, Meryu si scagliò contro l’Espada ad incredibile velocità. Questi protese la mano verso di lui e tentò di afferrarlo, ma, con uno Shumpo, l’argenteo si portò sul suo lato destro dove la sua mano stringeva l’ascia ed era quindi impossibilitata ad afferrarlo; allora Baraggan menò un rapido fendente con l’arma che lo Shinigami bloccò afferrando il piatto dell’ascia tra i palmi per poi spingerla via roteando su se stesso e sferrando contemporaneamente un calcio rovesciato alla testa dell’avversario. Poco prima di toccarlo, però, Meryu percepì chiaramente la sensazione di venire come rallentato e Baraggan riuscì ad evitare con facilità il colpo, dopodiché allungò la sua mano sinistra aperta verso la testa dello Shinigami. Questi, tuttavia, schivò ancora una volta il tentativo di cattura con uno Shumpo e si spostò alle spalle dell’Espada preparandosi a colpire.
Baraggan lo guardò per un attimo, poi, ignorando la sua carica, guardò invece verso il basso da dove Soifon si stava avvicinando a gran velocità. “Pensavi davvero che non capissi che stai usando il tuo secondo come esca, così che tu, Capitano, potessi puntare ad un colpo finale?” disse alzando l’ascia ed abbattendola con violenza su Soifon che venne apparentemente tagliata in due. Un istante dopo, però, il suo corpo svanì nell’aria come fumo e Baraggan capì sorpreso che era solo un’immagine residua creata dalla straordinaria rapidità del Capitano.
In quel momento, Meryu comparve di nuovo dal suo lato destro col braccio sinistro tirato indietro e pronto a colpire; l’Espada si voltò di scatto allungando nel contempo la mano verso di lui. Mentre le loro mani s’incrociavano, dirette entrambe verso i loro volti, gli occhi di Meryu non si staccarono mai da quelli di Baraggan.
Ciò che accadde dopo fu così fulmineo ed inaspettato che persino Soifon rimase senza parole: il pugno di Meryu aveva colpito in pieno il volto di Baraggan, mentre la mano di quest’ultimo era passata accanto alla testa dello Shinigami, deviata dalla mano destra dell’argenteo, che si era mossa nell’istante in cui lui aveva sferrato il pugno ed era riuscita a spostare leggermente di lato il braccio dell’Espada, abbastanza per evitare il suo tocco mortale.
Da dietro le nocche del pugno, lo Shinigami sentì Baraggan mormorare: “Hai osato colpirmi.. un essere inferiore come te.. ha osato colpirmi?!”
Una tremenda reiatsu esplose dal suo corpo costringendo Meryu ad allontanarsi con un rapido Shumpo per evitarne la furia. Quando guardò di nuovo l’avversario, si accorse che il suo volto era intatto, le punte di Hayabusa non l’avevano nemmeno scalfito; solo un lievissimo livido dimostrava che il suo pugno era andato a segno.
< Dannazione. Tanta fatica per un risultato così misero. Il suo Hierro è davvero resistente > pensò Meryu.
Baraggan lo fissò furioso e scomparve nell’aria con un Sonido, riapparendo un istante dopo davanti a lui. “Credo proprio che eliminerò prima te!” disse menando un colpo con l’ascia. Troppo rapido e vicino perché potesse evitarlo.
Nel momento in cui la lama stava per colpirgli la testa, però, un calcio di Soifon la spinse via; il Capitano roteò poi su se stessa e sferrò un calcio rovesciato che Baraggan evitò indietreggiando. Sfruttando l’occasione Meryu si portò sopra l’Espada con uno Shumpo e provò a colpirlo con un pugno che l’avversario parò con il piatto dell’ascia, allora sferrò una raffica di pugni contro l’arma cercando invano di spostarla e superarla. Nel mentre Soifon caricò Baraggan dalle spalle tentando di colpirlo con la punta mortale di Suzumebachi, ma questi se ne avvide e rivolse la sua mano aperta verso di lei. Il Capitano evitò la presa con una schivata verso il basso e Meryu approfittò della momentanea distrazione del nemico per afferrare l’ascia e scostarla, dopodiché si preparò a colpirlo con un gancio destro, ma stavolta Baraggan aveva previsto la mossa e, con uno strattone, tirò verso di sé l’arma insieme allo Shinigami, proprio verso la sua mano aperta. Tuttavia Soifon intervenne ancora una volta attaccando dall’alto e tentando di colpire al volto l’Espada, il quale fu costretto a ritirarsi con un Sonido. Ricomparve a breve distanza sul tetto di un palazzo e Meryu e Soifon atterrarono sul palazzo di fronte mantenendo una certa distanza e tenendosi pronti per la prossima mossa del nemico.
“Hai combattuto bene finora, Kitayama” disse Soifon. “Quel colpo era perfetto.”
“Vi ringrazio, Capitano, ma non è servito a molto, purtroppo” replicò Meryu. “Quest’avversario è molto potente. Riesce a contrastarci entrambi efficacemente senza troppe difficoltà.”
“Già. non possiamo permetterci di abbassare la guardia.”
Baraggan fece schioccare il collo e li fissò con uno sguardo enigmatico. “Finalmente siete a portata. Sembra che siate entrambi pronti per morire.” Portò l’ascia davanti a sé in posizione verticale, con la parte superiore rivolta verso il basso. “È giunta l’ora di mettere fine a questo circo. Marcisci, Arrogante.”
A quelle parole l’occhio che stava in mezzo al piatto dell’ascia sembrò animarsi e sprigionò un’inquietante luce rossa per poi emanare una particolare aura spettrale color viola, talmente densa da essere simile ad una nebbia, che avvolse il suo intero corpo.
Soifon e Meryu osservarono attoniti quello che intuirono doveva essere il rilascio dell’Espada, la sua Resurrectiòn. L’atmosfera era diventata così tesa che l’agitazione era palpabile e rendeva difficile ai due mantenere un respiro regolare, mentre aspettavano di vedere cosa sarebbe uscito da quella massa di energia.
Non aspettarono molto, ma ciò che uscì li riempì istantaneamente dell’orrore più puro: uno scheletro. Uno scheletro raccapricciante, avvolto da una pesante cappa viola con una pelliccia nera incredibilmente folta sui bordi del collo e sull’orlo della veste, emerse dall’aura; la vuota orbita destra presentava una cicatrice che andava dalla fronte allo zigomo, sulla testa portava una corona dorata dalle lunghe punte e al collo aveva una collana con uno strano ornamento, anch’esso d’oro, simile ad un occhio, che gli davano un aspetto ancor più terrificante.
Meryu non era mai stato un tipo che si spaventava facilmente né aveva mai provato paura nei confronti di un avversario, ma quando vide il vero aspetto dell’Espada, la sua Resurrectiòn, per la prima volta in vita sua, sentì un brivido gelido corrergli lungo la schiena e, quasi senza accorgersene, iniziò a sudare vistosamente. Non era solo l’aspetto, l’aura stessa emanata da quell’essere e la sua reiatsu erano spaventosi e del tutto fuori dal comune.
In quel momento, per un istante, pensò che il titolo di dei della morte degli Shinigami era immeritato. Perché non esisteva una personificazione migliore del dio della morte della creatura che gli stava davanti.
“Cosa? Che cos’è quella forma?” mormorò accanto a lui Soifon con un filo di voce, chiaramente sconvolta. Sembrava non capacitarsi che il rilascio del loro avversario lo avesse trasformato in un simile abominio.
Baraggan fece un passo avanti con un piede interamente avvolto da bende bianche e, non appena toccò il tetto sopra cui stava, questo iniziò a venire corroso, come se l’avesse toccato un acido, e a dissolversi ad una velocità impressionante.
“Ad ogni suo passo il tetto si decompone e si sgretola!” gridò Soifon.
“Ve l’ho detto prima” disse Baraggan. Anche la sua voce era cambiata: era molto più profonda ed agghiacciante, come se provenisse dagli abissi dell’inferno. “Io rappresento l’invecchiamento. Tutte le cose attorno a me invecchiano e muoiono.” Scoprì la mano sinistra, anch’essa divenuta nient’altro che lo scheletro di una mano e presentante un bracciale dorato dal quale penzolava una catena dello stesso materiale, e la puntò aperta verso di loro.
Un presentimento negativo scosse l’animo di Meryu. < Sta preparando qualcosa di pericoloso > pensò, < ma qualunque cosa sia non ne avrà il tempo! > E si apprestò a scagliarsi di nuovo contro il nemico.
Nello stesso istante in cui si mosse, Soifon anticipò la sua mossa e si mise davanti a lui bloccandolo. “Fermo, Kitayama!” gridò. “Non hai ancora capito? Non sei alla sua altezza, perciò non fare niente di avventato!”
Prima che Meryu potesse replicare, fu Baraggan a parlare: “Neanche tu lo sei, Capitano. Esala l’ultimo respiro, il soffio della morte.. Respira.”
Aveva appena pronunciato l’ultima parola che dal suo corpo fuoriuscì in tutte le direzioni una nube densa e violacea, che si diffuse rapidamente disintegrando all’istante ogni cosa con cui entrava in contatto.
Soifon volò via a gran velocità cercando di fuggire da quella nube mortale, ma questa prese ad inseguirla e, in poco tempo, riuscì a raggiungerla malgrado la sua rapidità. E le toccò la mano sinistra.
Meryu, che si era anch’egli allontanato vedendo il tremendo potere di quella specie di gas, sentì un grido d’angoscia e paura riecheggiare nell’aria e, voltandosi di scatto verso il Capitano, inorridì nel vedere che la mano di Soifon si stava decomponendo ad una velocità impressionante; la pelle, i muscoli e persino la manica del vestito si stavano progressivamente disgregando e dissolvendo come polvere al vento, esponendo le bianche ossa sottostanti.
Con voce disperata, Soifon si rivolse al suo Luogotenente: “Kitayama! Tagliami il braccio!”
Quelle parole stordirono Meryu ancora di più, lasciandolo incredulo e come paralizzato. Cos’avrebbe dovuto fare?!
“Svelto! Vuoi che muoia?”
Quelle parole lo riscossero dal torpore. Non avrebbe mai permesso una cosa del genere. Così si scagliò contro il Capitano concentrando nel frattempo la sua reiatsu sul taglio della mano destra, in modo da aumentarne la potenza e soprattutto la capacità di lacerazione.
 Soifon, mentre stava per essere raggiunta, si voltò di schiena con uno scatto in modo da alzare il braccio ferito in aria e renderlo un bersaglio più facile. Odiandosi per quello che stava per fare ma nel contempo terrorizzato alla vista dell’arto che si decomponeva sempre di più, Meryu alzò la mano destra, ormai avvolta da un’aura di energia biancoazzurra, e la calò di taglio con un grido sul braccio di Soifon, poco sotto la spalla. Il braccio del Capitano volò in aria mozzato di netto e finì sul tetto di un edificio vicino. La poca carne e il tessuto rimasti si disintegrarono e, un attimo dopo, anche le ossa dell’arto si decomposero rapidamente, finchè, nel giro di un paio di secondi, del braccio non rimase più nemmeno una sola cellula.
Soifon atterrò sullo stesso tetto cadendo in ginocchio e stringendosi il moncherino, boccheggiante e sconvolta, mentre Meryu si avvicinò e l’aiutò a rialzarsi sorreggendola. La Shinigami tremava come una foglia e questo lo sorprese non poco: non aveva mai visto Soifon tremare in quel modo, tantomeno per un nemico.
Poi, però, ripensando al terribile potere manifestato dall’Espada, si accorse che persino lui stava facendo fatica a non rabbrividire.
La voce di Baraggan li scosse. “Divertente, no? Sembra che anche gli Shinigami abbiano paura di morire” commentò con un tono quasi beffardo.
Meryu lo fissò con occhi di puro odio. < Maledetto bastardo. Ci hai mostrato e spiegato le tue abilità fin dall’inizio perché sapevi che contro un potere simile non solo non avremmo potuto fare niente, ma anche la nostra psiche ne avrebbe risentito > pensò furioso. Poi tornò a guardare Soifon. < Purtroppo la situazione è seria. Sia io che il Capitano siamo combattenti specializzati nella distanza ravvicinata e, perciò, il suo potere per noi è qualcosa di fin troppo problematico. Se anche solo provassimo a toccarlo, finiremmo ridotti in briciole atomiche nel giro di pochi secondi. Inoltre, il suo attacco è riuscito a colpire il Capitano Soifon, questo significa che nessuno Shinigami del Gotei 13 è al sicuro dai suoi colpi. Che possiamo fare? Questo tizio potrebbe essere ancora più problematico di Aizen. Il vantaggio numerico non vale niente contro di lui. A questo punto non mi rimane molta scelta: dovrò usare il mio asso nella manica. Tuttavia, anche usandolo, è improbabile che riesca a batterlo con il mio livello attuale. Maledizione.. non so davvero che fare… >
“Kitayama.”
La voce di Soifon lo riscosse dai suoi pensieri. “Si, Capitano?”
“Capisco che ora la tua mente sia agitata e cerchi disperatamente un modo per affrontarlo, ma attento a non perdere la tua percezione della realtà.”
“Ricevuto. Voi allora avete qualche idea?”
Il tono di Soifon si fece più basso e serio. “Ricordi che prima di venire qui mi avevi detto che saresti sempre stato al mio fianco e mi avresti sempre appoggiato? Sei ancora disposto a farlo? Sei ancora sicuro delle tue parole?”
Meryu rimase sorpreso per un attimo, poi ribattè con forza: “Non dovete nemmeno chiederlo, Capitano. L’ho detto e lo ripeto: sono e sarò sempre con voi qualunque cosa succeda. La mia vita appartiene solo a voi, perciò non dubitate di me.”
L’espressione di Soifon si rilassò e addolcì un poco. “Allora ascoltami bene: ho bisogno che guadagni tempo per permettermi di prepararmi. Forse possiamo farcela, ma te lo devo lasciare per un po’. Non so esattamente per quanto, ma devi assolutamente resistere finchè non sarò pronta, tutto chiaro?”
Meryu rimase interdetto per un momento. Affrontare un simile avversario uno contro uno? Suonava come un suicidio. Tuttavia, si disse, non abbiamo molta scelta.
Se c’era anche solo una piccola possibilità di vincere, dovevano provarci.
“Forse non potrò sconfiggerlo” disse infine, “ma di sicuro posso tenerlo a bada per un po’. Fate quello che dovete, Capitano. Io cercherò di darvi più tempo possibile.”
Soifon sorrise. “Attento a non farti ammazzare, mi raccomando. Sai che non sei autorizzato a morire se non te lo ordino.” E scomparve con uno Shumpo.
Meryu fece un sorrisetto sotto la maschera. “Non ci penso nemmeno.”
Baraggan rise a sua volta. “Così il tuo Capitano ti ha abbandonato. Che crudeltà. O forse pensa davvero che tu possa vincere contro di me? In questo caso devo dire che mi sottovaluta parecchio. E tu che ne pensi, Luogotenente? Credi di avere anche solo una minima speranza di farcela?”
Per tutta risposta Meryu scattò in avanti a gran velocità, spostandosi di continuo lateralmente con lo Shumpo per cercare di confondere Baraggan.
Quest’ultimo, però, disse: “Un attacco frontale? Che sciocco” e si lanciò anche lui in avanti con una tale rapidità che intercettò lo Shinigami durante uno dei suoi spostamenti, apparendogli davanti e tagliandogli la strada. Meryu si ritrovò così a meno di un metro dalla mano alzata dell’Espada, le cui dita scheletriche simili ad artigli si muovevano fameliche verso il suo cuore. Se lo toccava, anche solo con un singolo dito, era spacciato.
Proprio quando la mano dell’avversario stava per raggiungerlo, Meryu si buttò all’indietro lasciandosi cadere verso il terreno ed evitando così la presa mortale che si chiuse invece sulla vuota aria. Appena prima di schiantarsi sulla strada sottostante, lo Shinigami fece una capriola in modo da trasformare lo schianto in un quasi morbido atterraggio; poi guardò verso l’alto e vide Baraggan che incombeva su di lui volando in picchiata a gran velocità. L’argenteo usò uno Shumpo per evitare di nuovo l’Espada, il quale atterrò pesantemente facendo marcire e franare il suolo con il solo contatto dei suoi piedi.
< Troppo pericoloso > pensò Meryu mentre si allontanava dal nemico. < Il suo potere è davvero folle. Un approccio ravvicinato è assolutamente impossibile, persino per me, visto che gli basta un semplice tocco per eliminare l’avversario. Forse non sarà il mio stile, ma devo combattere a distanza se voglio anche solo sopravvivere. >
Si allontanò di qualche altra decina di metri, poi, concentrò la sua reiatsu nei tagli delle sue mani e iniziò ad agitarle furiosamente gridando: “Kirikizu!”
Miriadi di lame d’energia azzurra furono scagliate contro Baraggan, che, tuttavia, non reagì minimamente mentre veniva colpito: ogni lama rimbalzava sul suo corpo o si dissolveva prima di toccarlo.
“Un attacco a distanza, eh?” osservò Baraggan. “Scelta logica visto che non puoi più affrontarmi corpo a corpo. Tuttavia, con tecniche di questo livello, non riuscirai nemmeno a scalfirmi!” Dopodichè si alzò in volo dirigendosi verso di lui.
La parola livello diede un’altra idea a Meryu: puntò il palmo della mano contro l’Espada e urlò: “Hado n°33, Sokatsui!”
Una potente sfera d’energia blu fuoriuscì dal suo palmo ed esplose contro il petto dell’avversario. Purtroppo anche questo tentativo si rivelò inutile: l’Espada emerse dal fumo totalmente illeso. Meryu fece una smorfia e scagliò altri due incantesimi dello stesso tipo, ma nessuno ebbe l’effetto sperato su Baraggan.
“Kido, giusto?” fece quest’ultimo. “La magia degli Shinigami. Potente contro dei comuni Hollow, non c’è dubbio.. ma pensi davvero che possa funzionare anche contro noi Espada?”
< Forse. Se solo fosse di un livello superiore… > pensò Meryu. < È la prima volta che mi piacerebbe avere il talento di Kaisui nel Kido o la pura potenza di Keishin. > In realtà, aveva una discreta abilità nel Kido, anche se si trattava di incantesimi avanzati, ma sprecava troppa reiatsu per usarli, perciò tendeva a non servirsene.
Doveva resistere per un tempo indefinito e non poteva buttare via le sue energie.
Si guardò intorno cercando qualcosa nel campo di battaglia che potesse essergli utile.. e si accorse che aveva già tutto ciò di cui aveva bisogno. Atterrò sulla strada e, accertatosi che Baraggan lo stesse inseguendo in volo, prese a correre in direzione di due grandi edifici al centro della città.
“Scappi? Hai per caso già finito le idee, Shinigami?” chiese l’Espada sprezzante.
Per tutta risposta, Meryu si voltò di colpo e scagliò un paio di Kirikizu agli edifici ai lati dell’avversario; i colpi fecero esplodere le pareti scagliando detriti e pezzi di cemento e mattoni su quest’ultimo.
“Ah, capisco. Cerchi di usare l’ambiente a tuo vantaggio per potermi attaccare senza essere toccato” osservò Baraggan. “Un’idea di certo intelligente, ma anche questa è futile.” Le sue parole ebbero conferma quando i detriti, avvicinandosi al suo corpo, si decomposero e disgregarono all’istante lasciandolo illeso.
Meryu lanciò altre lame agli edifici circostanti facendo crollare ulteriori detriti addosso all’Espada, il quale si difese stavolta emanando la stessa nube usata in precedenza per disintegrare il braccio di Soifon; polverizzati tutti i detriti, la nube si mosse ad un gesto di Baraggan verso lo Shinigami. Invece di volare via, Meryu si mise a correre raggiungendo in breve l’edificio più vicino e salì in verticale lungo la sua parete; arrivato sul tetto continuò a correre saltando da una struttura all’altra, mentre la nube mortale lo inseguiva implacabile.
Alla fine, si fermò davanti alla parete di uno dei due grandi palazzi al centro della città e, un attimo prima di essere colpito, si scansò con uno Shumpo lasciando che la nube impattasse invece sull’edificio corrodendo gran parte della sua base.
Ricomparendo a mezz’aria tra i due palazzi, Meryu vide Baraggan che gli si avvicinava con calma. “Sei molto bravo a correre, Luogotenente” disse in tono quasi divertito. “Chissà fino a quando potrai continuare a scappare.”
“Non stavo solo scappando” ribatté Meryu. “Non hai notato niente?”
Prima che Baraggan potesse rispondere, l’edificio la cui base era stata disgregata dal Respira non fu più in grado di sostenere il proprio peso e iniziò a crollare.. proprio sopra di lui. Nello stesso momento, Meryu urlò: “Kirikizu!” e lanciò molteplici lame di energia contro la base dell’altro palazzo, danneggiandola e facendo franare anche la seconda costruzione. I due enormi edifici si schiantarono sull’Espada con un boato assordante, seppellendolo sotto centinaia di tonnellate di cemento e acciaio.
Osservando il polverone causato dall’impatto, Meryu si asciugò la fronte. “Per fortuna ha funzionato” mormorò. “Di sicuro non basterà per metterlo fuori gioco, ma dovrebbe essere impegnato almeno per un po’. Non so a che punto sia il Capitano Soifon con il suo piano, tuttavia devo approfittare di questo lasso di tempo per pensare ad una nuova strategia per affrontare quel mostro. Ho già appurato che mantenendo le distanze posso gestirlo, ma non riuscirò a scappare in eterno dai suoi attacchi. Devo assolutamente trovare un altro modo per…”
“Uhuhuh. Dici delle cose davvero interessanti.”
Quelle parole stavano ancora risuonando nell’aria che Meryu sentì una potentissima reiatsu esplodere dietro di lui. Si voltò in tempo per vedere un’immensa colonna di quella nebbia mortale elevarsi dalle macerie disintegrando ogni cosa con cui entrava in contatto e, in mezzo ad essa, stava Baraggan, completamente illeso.
“I-impossibile…” balbettò Meryu sconvolto. Non si aspettava certo di ucciderlo in quel modo, ma che si liberasse così in fretta dalle macerie e ne uscisse totalmente inalterato.. era quasi assurdo.
“I tuoi sforzi sono ammirevoli, Luogotenente. Ce la stai mettendo davvero tutta per affrontarmi, perciò meriti almeno i miei complimenti per il tuo impegno” disse l’Espada tranquillamente. “Tuttavia, come ti ho già detto, è tutto inutile. Non puoi sconfiggermi con questi mezzi né tantomeno ostacolarmi. Tu non puoi vincere.” Scoprì e alzò la mano destra. “Ora basta giocare. È tempo per te di morire. Respira.”
La nebbia che lo avvolgeva si animò ancora di più e si diresse a gran velocità verso lo Shinigami. Quest’ultimo fuggì verso il terreno cercando di nuovo riparo tra i vicoli e gli edifici, ma un fascio di quella nube gli tagliò la strada impedendogli di scendere al suolo. “Pensavi davvero che ti avrei lasciato andare?” gli disse la voce beffarda dell’Espada. “Ho notato che a terra ti muovi meglio e puoi schivare più facilmente i miei colpi, per questo non ti lascerò più scendere!” Poi, altre ondate di Respira lo assalirono.
Impossibilitato a fuggire verso terra, Meryu non potè fare altro che continuare ad usare lo Shumpo e a saltare da un tetto all’altro, nel disperato tentativo di salvarsi da quelle raffiche di nebbia mortale. Gli edifici e qualunque altra cosa toccata si disintegravano in pochissimi secondi intorno a lui, togliendogli sempre più possibilità di fuga e nascondigli; poteva solo continuare a muoversi e pregare di non essere colpito.
Ad un certo punto l’argenteo saltò su un tetto proprio mentre quest’ultimo veniva investito da una nuvola del Respira e il terreno, indebolito, si sgretolò all’istante sotto i suoi piedi facendolo cadere nel piano sottostante. Lo Shinigami si ritrovò in ginocchio sul pavimento di una larga stanza, circondato da quella nube violacea che, dimenandosi come viva, cercò di avvilupparlo al suo interno. Mosso più da un impeto di disperazione che altro, Meryu ruotò su se stesso urlando: “Kirikizu!” e lanciando in ogni direzione delle lame di energia che, pur non disperdendo la nube, riuscirono a rallentarla almeno un po’ e a dargli il tempo di spiccare un balzo verso l’alto per salvarsi. Mentre la nebbia mortale sotto di lui si chiudeva riducendo l’intero edificio allo stato atomico, l’argenteo rivolse la sua attenzione di nuovo all’Espada per prepararsi alla sua prossima mossa.
Tuttavia Baraggan non sferrò altri attacchi, ma rimase invece fermo a mezz’aria a osservarlo. “Sei davvero abile, Luogotenente” disse. “La tua velocità è senza dubbio incredibile, ma la cosa più impressionante è il tuo tempo di reazione. Analizzi la situazione ed elabori una contromossa con una rapidità e una prontezza quasi perfetti. Considerando che non sei nemmeno un Capitano, hai delle capacità fuori dal comune.” Fece una piccola risata maligna. “Purtroppo quasi non è abbastanza.”
Non aveva ancora finito di pronunciare quella frase che Meryu sentì un tremendo formicolio e una sgradevole sensazione al piede sinistro; abbassò lo sguardo e ciò che vide lo sconvolse: una piccola porzione della nube mortale avvolgeva il suo piede, aveva disintegrato la sua calzatura e ora stava corrodendo il suo piede.
“Quando sei saltato, ci hai messo comunque un centesimo di secondo di troppo” spiegò Baraggan beffardo. “Ormai puoi dirti spacciato.”
La vista delle sue carni e dei suoi muscoli che si decomponevano e delle ossa che venivano alla luce atterrì lo Shinigami, ma ciò che lo fece ancor più inorridire fu quell’agghiacciante sensazione, la sensazione delle sue cellule che venivano rapidamente disintegrate. Non era doloroso –o forse lo era così tanto che non riusciva nemmeno a concepirlo-, ma la progressiva perdita di sensibilità unita alla terribile consapevolezza che il suo arto stava marcendo ad una velocità spaventosa lo riempirono istantaneamente di un tale orrore e terrore che, come Soifon prima, non potè fare a meno di urlare.
Non esistevano modi per salvarsi da quel tremendo potere, tranne uno.
Seppur ancora sconvolto, Meryu riuscì a concentrare nuovamente la sua reiatsu nella mano e, forzando i muscoli della coscia, i soli ormai rimasti sulla sua gamba, alzò l’arto all’altezza del ventre per poi abbattere il taglio della mano avvolto dall’energia al di sopra del ginocchio. La sua gamba sinistra, mozzata, volò in aria e precipitò in seguito al suolo, i pochi tessuti rimasti e le ossa si disintegrarono in un paio di secondi e, ancora prima di toccare il terreno sottostante, di essi non era rimasta nemmeno la polvere. Lo Shinigami atterrò malamente su un tetto poco distante e, incapace di stare in piedi, si mise a sedere tenendosi il moncone sanguinante dell’arto e digrignando i denti per il dolore.
“Ora avrai finalmente finito di scappare” affermò Baraggan. “Posso avere il piacere di ucciderti una volta per tutte.” Alzò la mano destra e una gigantesca ascia bipenne, simile alla sua Zampakuto allo stato non rilasciato ma con due lame più grandi e dalla forma più allungata, un paio di lunghe catene dorate che penzolavano da esse e un piccolo teschio al posto dell’occhio in centro, si materializzò al suo interno. “Gran Caida” spiegò l’Espada. “Una ghigliottina che segnerà il tuo destino!”
Meryu non reagì alla vista di quell’arma; per la prima volta in vita sua, sentiva una totale impotenza. < Che sia davvero questa la mia fine? > pensò. < Sto per morire sul serio? Senza essere nemmeno riuscito a fare un graffio a quel mostro..? Sono davvero patetico.. che vergogna… >
Di colpo, gli ritornò in mente il suo scontro con Soifon e pensò che era uguale a quando aveva esitato per un attimo nel momento in cui aveva intravisto la possibilità di essere ucciso; allora le ultime parole di Soifon gli riecheggiarono in testa: “Attento a non farti ammazzare, mi raccomando. Sai che non sei autorizzato a morire se non te lo ordino” e vide il suo volto davanti agli occhi. Questo, unito alla sua sensazione di impotenza, gli diede una rabbia tremenda.
< Quelle parole erano sincere. Non erano un semplice ordine, ma un incoraggiamento a non abbattermi e a non arrendermi. Non mi sono lasciato andare quella volta e non lo farò nemmeno questa. Sapevo a cosa sarei andato incontro quando questa guerra è iniziata, mi sono preparato con tutto me stesso, perciò non posso arrendermi proprio ora. Mi rifiuto di finire così. Forse è vero che è un nemico che io non posso sconfiggere, ma non per questo intendo lasciarmi ammazzare senza far niente! >
Animato da una nuova grinta e risollevato il proprio spirito, strappò via le maniche del suo kosode e le usò per fasciarsi, in modo rudimentale ma efficace, il moncone per farlo smettere di sanguinare, dopodiché si alzò sulla gamba rimasta e spiccò il volo fermandosi a breve distanza dall’Espada. “Il nostro duello è tutt’altro che finito” disse deciso.
“Hai ancora voglia di combattere?” chiese Baraggan sprezzante. “Il tuo Capitano ti ha abbandonato e il tuo fisico è al limite. Cosa speri di poter fare ancora?”
“Bè, non potrò essere contento con me stesso se non riesco almeno a ferirti!”
“Ferire me?” La voce di Baraggan assunse un tono tra lo scettico e il divertito. “Davvero molto improbabile. Per te, di certo è impossibile!”
“Lo vedremo. Dopotutto non hai ancora visto la mia piena potenza.”
Meryu assunse la posizione base dell’Hakuda, con la schiena dritta e le braccia lungo i fianchi, e chiuse gli occhi. < Sembra che alla fine dovrò usarlo. Non avrei voluto ricorrervi così presto, ma a questo punto non ho scelta > si disse. Iniziò ad espandere la sua reiatsu e, infine, disse: “BAN..KAI.”
Una colonna di energia biancoazzurra esplose dal suo corpo avvolgendolo completamente e nascondendolo alla vista. Baraggan osservò l’incredibile fenomeno con una certa curiosità. < Per uno nelle sue condizioni, sta emanando una reiatsu davvero notevole. Di certo è un tipo pieno di risorse > pensò.
Dopo pochi secondi il bagliore di luce della colonna s’intensificò per poi svanire in un lampo e lo Shinigami tornò visibile. Ora, però, il suo aspetto era diverso e decisamente impressionante: la corazza metallica, che prima ricopriva solo i suoi pugni ed avambracci, adesso si estendeva anche sul resto delle braccia, sul torso e sulla gamba rimasta formando una sorta di armatura argentea simile ad un’armatura a piastre con una fisionomia più snella e uniforme del normale; sia sugli arti che sul petto la corazza sembrava perfettamente aderente al suo corpo al punto da evidenziarne la forma sottostante e, seppur questo sembrasse indicarla come piuttosto sottile, l’aura che emanava diceva l’esatto contrario. Le punte sui guanti erano rimaste invariate come aspetto, ma le dimensioni erano leggermente superiori, mentre l’anello e le catene che tenevano chiuse le ali del falco raffigurato sugli avambracci erano saltati e ora il rapace aveva le ali aperte; sulla schiena era presente un enorme dispositivo la cui forma ricordava una Y ma con angoli uguali a separare le tre estremità e tre insolite grate presenti sulle punte e al centro di esso. Meryu fece un profondo respiro e, fissando Baraggan dritto nelle sue cavità orbitali vuote, disse: “Hayabusa No Sen Shotto.”

L’Espada inclinò la testa da un lato. Il suo teschio non poteva esprimere alcuna emozione visibile, ma, quando parlò, la sua voce tradì una certa sorpresa: “Quindi quello sarebbe un Bankai? Questo è del tutto inaspettato. Non credevo che anche gli Shinigami all’infuori del rango di Capitano potessero possederne uno. Sei un tipo davvero interessante, Luogotenente.”
Meryu non rispose, ma si mise in posizione di guardia. < Questo è il mio primo scontro reale con il Bankai. Non posso permettermi di indugiare troppo a lungo se voglio fermarlo > pensò, e dai lati della testa si propagarono due lamine di metallo che si combinarono di fronte alla sua bocca, formando così una protezione per la parte inferiore del volto identica alla maschera che portava sempre.
“Uhuhuh. Guarda come spasmi per iniziare a combattere. Sei davvero divertente. Ma cosa ti fa pensare che ora la tua situazione sia cambiata? A giudicare dal suo aspetto anche quel Bankai è studiato per il combattimento ravvicinato, o sbaglio? Non hai ancora capito che non hai speranze di…” Non riuscì a completare la frase che lo Shinigami svanì nell’aria.
Un piccolo spostamento d’aria, quasi impercettibile, gli fece capire che si era spostato alla sua destra e sferrò un fendente con la Gran Caida tagliando in due il corpo dello Shinigami che, però, si dissolse un istante dopo, come se non fosse mai stato lì. Un altro spostamento d’aria provenne questa volta da sopra la sua testa ed emanò il Respira in quella direzione; la letale nebbia viola investì in pieno Meryu, ma ancora una volta quest’ultimo scomparve come se fosse stato un miraggio e un nuovo movimento avvenne alle sue spalle. Stavolta l’Espada si voltò e vide per un attimo la sagoma dello Shinigami prima che sparisse, poi percepì altri movimenti, tutti in direzioni diverse e ad intervalli temporali sempre più ridotti tra loro. Si guardò intorno senza più focalizzarsi su un punto specifico e rimase stupito nel trovarsi circondato da numerosi cloni di quello Shinigami che svanivano nel nulla dopo pochi istanti. “Che succede? Questi non sono cloni.. sono immagini residue del tuo corpo causate da spostamenti ad alta velocità. Ma come possono avere una seppur effimera consistenza? Che razza di trucco è questo?” disse confuso.
Per tutta risposta Meryu aumentò la velocità e il numero di immagini residue intorno all’Espada s’incrementò visibilmente. Sembrava quasi che lo stesse provocando, come a fargli intendere che poteva anche andare più veloce.
“Tu, piccolo impudente!” ringhiò Baraggan irritato. “Pensi che girandomi attorno come una mosca potrai vincere? Se non posso colpirti direttamente, dovrò solo spazzare via l’intera area!” Ed emanò dal suo corpo un’enorme Respira che si propagò in senso concentrico, avvolgendo tutto ciò che lo circondava.
Tuttavia, con uno scatto rapidissimo, Meryu si allontanò dall’Espada prima che la nuvola di morte lo investisse. Allora si scagliò in avanti, proprio mentre altre ondate di Respira venivano emanate contro di lui; nell’istante in cui la nube stava per toccarlo, lo Shinigami compì uno spostamento laterale così rapido che sembrò sdoppiarsi.
“Com’è possibile? Che razza di velocità è questa?” disse Baraggan sorpreso. Scagliando altre nubi mortali, l’Espada aguzzò la vista nel tentativo di capire come potesse essere diventato tanto veloce. Il suo Bankai aveva la forma di un’armatura, quindi tecnicamente avrebbe dovuto appesantirlo e rallentarlo e non il contrario. La cosa non aveva senso.
Poi, mentre con l’ennesima schivata lo Shinigami si portava a pochi metri da lui, Baraggan alzò la mano destra esalando un altro Respira. E allora capì.
Nell’istante in cui stava per essere colpito, il dispositivo sulla schiena ruotò verso sinistra portando una delle sue estremità in quella direzione e dalla grata di quest’ultima proruppe un getto di fuoco azzurro, che intuì essere reiatsu, con tanta forza da spostarlo lateralmente ad altissima velocità. Subito dopo alcune piastre della gamba si alzarono ed emisero altri getti di reiatsu che lo fecero scattare in alto con un effetto simile a dei propulsori, rendendo così lo Shumpo ancor più efficace, e portando lo Shinigami sopra la sua testa in un attimo.
Quasi d’istinto Baraggan usò un Sonido per spostarsi, solo per ritrovarsi Meryu di nuovo alle spalle; provò altre due volte con lo stesso risultato. Ogni volta lo Shinigami lo seguiva perfettamente, anzi sembrava anticiparlo. < La sua rapidità compete con il Sonido?! > pensò incredulo. < Impossibile! >
Esalò ancora il Respira e di nuovo Meryu lo evitò facilmente. Quella fu l’ultima goccia. “Ora BASTA!” ruggì rabbioso l’Espada espandendo di colpo la sua reiatsu, nel contempo raffiche di Respira vennero scagliate dal suo corpo in ogni direzione.
Meryu, usando il nuovo Shumpo potenziato, si mosse ancor più rapidamente tra le varie nubi violacee che si propagavano intorno a lui. Se non avesse avuto il Bankai, non sarebbe durato un secondo contro un simile attacco. < Finalmente sono riuscito a fargli perdere la sua calma gelida > si disse. < Ora la sua lucidità è diminuita. Un buon risultato, ma l’effetto collaterale è peggio di quanto mi aspettassi. Velocità aumentata o no, non posso schivare i suoi colpi in eterno. Il mio consumo di stamina per usare il Bankai sarebbe già molto alto se fossi in perfetta salute, ma nelle condizioni in cui sono è addirittura maggiore. Di questo passo esaurirò in fretta le energie che mi sono rimaste, perciò devo assolutamente passare al contrattacco. Ho cercato di pensare ad ogni tattica possibile, ma a quanto pare non ho scelta: visto che non riesco a trovare un’apertura, dovrò crearmela da solo e quindi..! >
Fece partire una raffica di reiatsu dal dispositivo sulla sua schiena e si scagliò in avanti, dritto verso l’Espada. Quando altre nuvole di morte si diressero contro di lui, usò lo Shumpo sparando nel contempo un getto dalla gamba che gli permise di salire istantaneamente evitando la maggior parte degli attacchi. Fece ruotare poi il dispositivo sulla schiena verso destra in modo che la reiatsu “propulsiva” lo spingesse nella stessa direzione, poi lo ruotò a sinistra, poi di nuovo a destra, verso l’alto, a sinistra e così via. Emanando la sua aura da quella specie di propulsore, Meryu roteò nell’aria con tale rapidità che schivò ogni nube avvicinandosi nel contempo al nemico, il quale, accecato dalla rabbia, continuava a scagliare il Respira in ogni direzione, ma senza un obiettivo ben preciso le nubi si propagavano in modo sparso e non coeso, creando così degli spazi in cui lui poteva passare con i suoi scatti rapidissimi, proprio come aveva previsto. Urlando Meryu emanò ancor più reiatsu dai getti di tutto il corpo, guadagnando una velocità tale che Baraggan non solo non fu più in grado di seguire i suoi movimenti, ma, ad un certo punto, lo perse completamente di vista.
Finchè lo Shinigami non riapparve, proprio di fronte a lui.
Seppur sorpreso, l’Espada riuscì comunque ad alzare la mano sinistra per intercettare il gancio sinistro che stava per colpirlo in faccia. < Povero illuso > pensò. < Dì addio alla tua mano! >
All’improvviso, però, delle piastre si alzarono anche dalla corazza sull’avambraccio dello Shinigami e da esse partirono getti di reiatsu che accelerarono istantaneamente il suo pugno; questo colpì il lato della mano semialzata dell’Espada sbalzandola di lato e aprendo una breccia nella sua guardia. Subito dopo getti di reiatsu furono sparati dalla schiena e dall’avambraccio destro di Meryu, trasformando così un semplice pugno in una vera e propria rotazione ad altissima velocità del suo intero corpo e permettendogli di assestare un potente colpo rovesciato con le punte sulle nocche del guanto destro sulla guancia ossuta dell’avversario. Anche se era un teschio, il volto di Baraggan sembrò sconvolto. “Questo non è possibile..!”
“Questa l’ho già sentita” replicò Meryu con un lieve tono provocatorio. Poi, sferrò un calcio ascendente attivando nel contempo i propulsori sul gambale e colpì il mento dell’Espada con tale rapidità e forza da sbalzargli indietro la testa.
Quel secondo colpo sembrò risvegliare Baraggan dallo stato di stupore e le sue vuote orbite oculari parvero stavolta sprigionare lampi d’ira. “Questo..è...TROPPO!” urlò brandendo in alto Gran Caida e cercando di abbatterla sulla testa di Meryu.
Questi schivò agilmente l’attaccò, ma il solo spostamento d’aria prodotto dal fendente fu tanto potente da spaccare in due il terreno sottostante aprendovi un enorme squarcio. L’Espada lo inseguì immediatamente agitando furioso l’arma nel tentativo di farlo a pezzi, tuttavia Meryu continuò a muoversi con il suo Shumpo potenziato evitando qualunque colpo; tentò allora di afferrarlo con la mano libera, ma lo Shinigami si spostò fulmineo dietro di lui e sferrò un pugno che l’altro evitò con un Sonido. L’argenteo iniziò a muoversi intorno a lui ad una velocità incredibile urlando: “Kirikizu!” e scagliando una moltitudine di lame d’energia da ogni direzione sul nemico, tutte molto più grandi, potenti e veloci delle precedenti. Per nulla intimorito, Baraggan alzò la mano sinistra e creò un Respira a forma di anello intorno a se stesso, che intercettò e dissolse ogni lama prima che potesse toccare il suo bersaglio. Ringhiò: “Credi che simili attacchi, solo perché sono diventati leggermente più forti, possano davvero funzionare su di me?”
Invece di rispondere, Meryu si spostò sotto di lui mimando l’intenzione di sferrargli un pugno. L’Espada se ne avvide e subito diresse il Respira contro di lui, tuttavia lo Shinigami riuscì ad evitarlo e si portò sopra il lato destro dell’avversario portando un calcio che quest’ultimo bloccò con la Gran Caida per poi cercare di colpirlo con un fendente che l’altro evitò nuovamente. A quel punto Meryu usò ancora il Kirikizu, spostandosi in seguito dietro l’Espada nel momento in cui questo bloccava i colpi; mentre provava a colpirlo con un gancio sinistro, Baraggan emanò il Respira costringendolo ad eseguire uno Shumpo potenziato per allontanarsi dal pericolo.
“È inutile, Shinigami!” ruggì Baraggan. “Prima la tua velocità mi ha colto di sorpresa, ma non succederà più! Hai osato colpirmi.. e per questo soffrirai una morte peggiore dell’inferno stesso!” Ed emanò altre raffiche di Respira.
Prendendo un bel respiro, Meryu si preparò ad affrontare il nuovo attacco. Ormai la sua stamina e la sua reiatsu erano al limite, per cui non sarebbe riuscito ad usare il Bankai ancora a lungo. Inoltre, l’Espada aveva ragione: non sarebbe riuscito a sorprenderlo di nuovo con le stesse tattiche e la sua rapidità; era riuscito a capire i suoi movimenti molto bene in un tempo molto breve, perciò stava riuscendo ad anticipare le sue mosse e, se non l’aveva ancora colpito, era solo per la sua velocità. < Poca scelta > pensò. < Sono a corto di idee e di energie e a questo punto non mi rimane che una carta da giocare. Tuttavia, anche se la uso, non riuscirò di certo a sconfiggerlo. Per il mio livello attuale è davvero troppo forte. Inoltre, visto come riesce a leggere i miei movimenti, è improbabile che possa sfuggirgli ancora a lungo, Bankai o no, perciò dovrò usarla per forza. > Si guardò un attimo intorno e sospirò. < Speravo che, arrivati a questo punto, il Capitano Soifon avesse finito, invece ora non sono più così sicuro di riuscire a trattenerlo fino a quel momento. Purtroppo non posso comunque né indugiare né preoccuparmi al riguardo. Devo avere fiducia in lei e fare tutto quello che è in mio potere per affrontarlo. Il tempo degli indugi è finito da un pezzo! > Mise la mano destra in verticale sopra a quella sinistra in orizzontale all’altezza dello sterno. < Ora ho concentrato abbastanza reiatsu. Non ho idea di cosa succederà se lo uso finchè sono in stato di Bankai, ma non ho altra scelta! > E fece esplodere la sua energia urlando: “Shunko!”
Una spaventosa reiatsu bianca simile ad un fulmine si sprigionò all’istante dalle sue spalle e dalla schiena, così potente che fece vibrare l’aria circostante e incrinò i soffitti degli edifici più vicini, mentre l’armatura rifletteva il bagliore divenendo ancor più scintillante e il propulsore sulla schiena sembrava sputare fulmini dalle bocche. Con i Respira ormai vicinissimi, Meryu prese un altro bel respiro affrettandosi a stabilizzare la reiatsu, ben più forte di quanto avesse immaginato, e si mosse con lo Shumpo potenziato dai getti di energia della gamba e della schiena.
E si ritrovò circa un centinaio di metri sopra alle nubi mortali, mentre una sorta di rombo risuonava nell’aria.
Si fermò stordito per un attimo e lo stesso Baraggan rimase immobile a guardarlo. “Che diavolo è successo..?” borbottò l’Espada con voce incredula e sconvolta.
Scuotendo la testa per riprendersi, Meryu si scagliò di nuovo contro di lui, stavolta usando lo Shumpo senza l’uso dei getti; con sua somma meraviglia, pur non essendo potenziato, il suo movimento risultò ancora più rapido degli Shumpo potenziati del semplice Bankai, tale da metterlo in difficoltà nel percepire correttamente le distanze spaziali. Quando l’Espada scagliò un altro, enorme Respira, usò di nuovo i getti per eseguire uno Shumpo potenziato e si proiettò istantaneamente alle spalle dell’avversario con una velocità tanto elevata che deformò l’aria circostante al punto in cui era prima, facendo vibrare le sue particelle tanto velocemente da provocare un rombo simile ad un tuono, e talmente rapida che, per un secondo, Baraggan lo perse di vista e lui non si rese conto di essergli arrivato alle spalle.
< Troppa.. velocità... > riuscì solo a pensare, sorpreso forse ancor più del nemico.
Non avrebbe mai immaginato che la sua velocità potesse arrivare ad un livello simile: lo Shunko sembrava risuonare con il suo Bankai per fargli superare ogni limite e sprigionare un potere altrimenti impensabile. Un risultato incredibile.
Tuttavia, aveva anche avuto un effetto collaterale indesiderato: nello stesso istante in cui si era fermato, Meryu aveva percepito la sua reiatsu calare vertiginosamente, al punto che il suo respiro era diventato subito pesante; la quantità di energia necessaria per usare Shunko e Bankai insieme era davvero elevata e la loro presunta risonanza probabilmente la incrementava. Si rese conto che, nelle condizioni in cui era, avrebbe potuto usare quella nuova tecnica solo per pochissimo tempo, il suo stesso Bankai era al limite e, poco ma sicuro, non avrebbe potuto mantenerlo oltre il prossimo minuto. Il suo tempo era davvero scaduto.
< In tal caso.. tanto vale dare tutto me stesso! > pensò scagliandosi sull’avversario.
Baraggan provò a colpirlo con la Gran Caida, ma Meryu stavolta, invece di evitare il colpo, sferrò a sua volta un gancio destro avvolto da pura reiatsu, attivando nel contempo i propulsori sull’avambraccio. Il suo pugno e la lama dell’Espada s’incontrarono a mezz’aria con un impatto talmente forte da creare una spaventosa onda d’urto che sbriciolò gli edifici circostanti. Incredibilmente, dopo un brevissimo istante, il pugno di Meryu spinse indietro con violenza l’arma di Baraggan e l’Espada stesso fu sbattuto via dalla forza dell’impatto.
Ancora una volta lo Shinigami rimase senza parole: anche quell’aumento improvviso di forza non era assolutamente normale. Comunque gli risultava molto utile.
Dall’altra parte il suo colpo fece infuriare Baraggan ancora di più: l’Espada ruggì di pura rabbia ed emanò un unico Respira gigantesco che si aprì come un’enorme bocca, quasi a voler divorare lo Shinigami. Spingendo al massimo il suo Shumpo, Meryu riuscì a sottrarsi dalla letale nebbia volando sopra di essa prima che si chiudesse su di lui. Di nuovo, la sua velocità estrema lo mise in difficoltà a mantenere il suo assetto e ripensò a quando Soifon gli aveva insegnato ad usare lo Shunko: di base era più o meno lo stesso, ma molto più difficile da dominare.
Purtroppo non aveva tempo per riuscire a dominarlo appieno, perciò decise di fare come sempre: prese un bel respiro, calmò le sue emozioni e, tiratosi indietro i capelli argentati con una mano, si lasciò guidare dal suo istinto.
Partì contro Baraggan con un nuovo Shumpo potenziato, tentando di anticipare la sua mossa e superare la sua difesa, tuttavia questi se ne avvide ed emise un altro Respira ancora più grande del precedente. Questa volta Meryu era troppo vicino e veloce per evitarlo, ma non rallentò né si scoraggiò, aumentando invece la velocità fino al limite estremo. Se non riusciva a passare la difesa del nemico, doveva forzarla.
Quando la nube violacea stava per toccarlo, sferrò d’istinto un colpo col taglio della mano sinistra avvolta dalla reiatsu dello Shunko e, con somma sorpresa sia sua che, soprattutto, di Baraggan, il Respira fu diviso in due lasciando l’Espada scoperto. Senza interrogarsi su come avesse fatto, Meryu attivò i getti di reiatsu sul braccio destro e sferrò un potente pugno potenziato sulla guancia ossuta del nemico, sbattendogli da parte la testa e stordendolo per un attimo. Ne approfittò immediatamente: le ali dei falchi sugli avambracci si alzarono emettendo getti di reiatsu più potenti dei precedenti e lo Shinigami scatenò contro l’Espada una raffica di pugni velocissimi e potenziati anche dall’energia sprigionata dallo Shunko urlando nel contempo: “Sen Ken Raitoningu!”
La scarica di colpi si abbatté con inaudita violenza su volto e torso dell’avversario, il quale non riusciva nemmeno a muoversi durante l’attacco e, incredibile ma vero, persino la sua capacità di rallentare il tempo intorno a sé sembrava venire meno a causa della loro estrema velocità e potenza. Malgrado la loro quantità, la raffica di pugni fu tanto rapida da durare meno di due secondi, dopodiché lo Shinigami completò il suo assalto con un doppio pugno a corpo e volto in contemporanea che scaraventò via Baraggan mandandolo a schiantarsi sul suolo sottostante con tanta forza da rompere il terreno e sollevare un’enorme nuvola di detriti.
Meryu atterrò invece sul tetto di un edificio ancora integro; appena mise piede a terra, crollò in ginocchio sorreggendosi sulle mani per non cadere prono. L’aura dello Shunko svanì e il suo Bankai brillò per poi scomparire a sua volta, tornando allo stato di Shikai. Lo Shinigami rimase immobile per diversi secondi, respirando faticosamente e sentendosi sul punto di svenire da un momento all’altro.
Non era passato nemmeno mezzo minuto, però, che una terrificante reiatsu si propagò nell’intera area e spazzò via il polverone rivelando Baraggan di nuovo in piedi. L’Espada volò in alto e gli si avvicinò fino a trovarsi a circa una ventina di metri da lui; per un momento Meryu ebbe l’impressione che fosse completamente illeso, ma poi, aguzzando la vista, notò che aveva le vesti strappate in diversi punti e sulla parte sinistra della mandibola presentava un’incrinatura dalla quale mancava una scheggia d’osso, risultato probabilmente del colpo finale.
< Solo un danno così ridotto..? > si disse sorridendo amaramente. < È davvero resistente.. dannazione, non ho più forze... >
Baraggan rimase silenzioso e immobile per alcuni secondi, poi si portò una mano al volto e toccò la scheggiatura. “Così, alla fine, ci sei riuscito...” mormorò. “Per la prima volta in vita mia, qualcuno mi ha fatto provare dolore.. qualcuno è riuscito a ferirmi.. questo è.. IMPERDONABILE!” La sua reiatsu esplose con tanta furia che l’intera città iniziò a tremare. “Che un mero Shinigami come te sia riuscito a ferirmi, è imperdonabile! Non ti consentirò di vivere un secondo di più, miserabile insetto! Sparisci dalla mia vista!”
Osservando l’Espada che alzava la mano contro di lui, Meryu si limitò a sospirare e a mettersi a sedere. Ormai non gli era rimasta più nemmeno la forza di rialzarsi, non poteva in alcun modo sottrarsi al successivo attacco. Non aveva più alcuna idea.
Alzò lo sguardo verso il terribile nemico e si preparò al colpo fatale.
“BAN..KAI!”
Quell’urlo risuonò nelle sue orecchie dandogli un istantaneo ed improvviso sollievo, come dell’acqua fresca, e si voltò di scatto, in tempo per vedere un’enorme colonna di reiatsu innalzarsi da sotto l’edificio. Dopodichè sentì un forte rumore di passi, come se qualcuno stesse salendo delle scale. Rimase perplesso: quella voce l’aveva riconosciuta subito, ma quei passi appartenevano chiaramente a qualcuno molto pesante e la persona a cui pensava non lo era affatto.
Poi, finalmente, dalle scale che spuntavano sul tetto alle sue spalle apparve lei, il suo Capitano, Soifon, e mai come prima si sentì così felice di vederla.
Capì anche il perché dei suoi passi pesanti: la Shinigami aveva il braccio e la spalla destri completamente avvolti da una sorta di armatura pesante che si allungava fino a terra, terminando con una grossa punta, e proseguiva anche all’indietro per almeno un metro, tutta di colore giallo con strisce nere.
“Un tempismo perfetto, Capitano” disse Meryu sorridendo sotto la maschera.
“Jakuho Raikoben!” esclamò Soifon rivelando il nome del suo Bankai. Dopodichè guardò l’argenteo. “Sei stato davvero bravo, Kitayama. Ottimo lavoro. Ora stai indietro.”
Quest’ultimo squadrò il suo corpo, concentrandosi su quella strana armatura. <  Così.. sarebbe quello il Bankai del Capitano Soifon? > si disse. < Finalmente posso vederlo. Devo ammettere che è molto diverso da come me l’aspettavo. È davvero.. ingombrante. Può combattere sul serio con quell’affare? > I suoi occhi si fermarono sulla vita di Soifon e rimase sorpreso nel vedere una grossa fasciatura argentea che la circondava completamente. < Ma quello.. è un ginjotan! Una fasciatura d’acciaio da usare sotto l’armatura! Ecco perché i suoi passi erano così pesanti. Non ho mai dubitato di lei, ma come pensa di poter lottare con tutto quel peso addosso? In questo modo, persino i suoi movimenti risulteranno molto limitati! >
“Oh, un altro Bankai?” mormorò Baraggan apparentemente incuriosito.
Soifon non sembrava contenta, anzi, la sua espressione era alquanto infastidita. “Se possibile, volevo finirla senza usare questo Bankai” disse. “Esso va contro il mio orgoglio di membro delle Unità Mobili Segrete. È troppo grande. Non posso nascondermi ed è troppo pesante per muoversi liberamente. E il suo attacco..” Alzò l’enorme Bankai puntandone la punta contro l’Espada e, nel contempo, un pezzo sporgente dell’armatura si posizionò davanti al suo volto lasciando scoperti solo gli occhi. “.. è troppo vistoso per definirlo “assassinio”!”
Quando il Bankai iniziò a vibrare vistosamente e dalla sua parte posteriore uscirono delle fiamme, Meryu capì: quella placca facciale non era una protezione, ma un mirino. Dunque quel Bankai, in realtà, era un gigantesco…
Quando al grido di Soifon: “Prendi questo!” quasi tre quarti dell’armatura furono sparati con un rumore assordante, divenne chiaro che quella non era una corazza, ma bensì una sorta di enorme missile, che si diresse a gran velocità contro Baraggan.
All’impatto l’ordigno esplose con una violenza inaudita, generando un’esplosione così grande che sembrò occupare tutto il cielo. Un istante dopo una tremenda onda d’urto si propagò per tutta la città spazzando via ogni cosa.
Essendo troppo vicino, Meryu fu investito in pieno e, dopo un debole tentativo di resistenza, fu alzato in aria e spazzato via a sua volta, andando a schiantarsi su un palazzo poco lontano con abbastanza forza da imprimere la forma del suo corpo sulla parete. Anche se si era fermato, l’onda d’urto era tutt’altro che esaurita ed esercitava ancora una pressione tale da schiacciarlo sul muro ed impedirgli di muoversi.
Faticando per voltare la testa, Meryu guardò Soifon e la vide venire sballottata nell’aria dall’onda d’urto, salvata solo dal ginjotan avvolto da una parte intorno alla sua vita e dall’altra ad un palazzo. < Ora capisco. La fasciatura le serviva per poter resistere alla forza dell’esplosione causata dal suo stesso Bankai! > realizzò.
Tuttavia, anche quella fascia di metallo non era abbastanza per sopportare l’immane potenza di quel colpo. Dopo diversi secondi, infatti, il ginjotan, sovraesercitato dal vento continuo, non riuscì più a reggere e si lacerò; a quel punto Soifon, non più trattenuta dalla fasciatura, venne travolta dall’onda d’urto e scaraventata verso un grande edificio come un foglio stracciato.
“Capitano!” urlò Meryu tentando di muoversi.
Apparentemente la Shinigami non era in grado di reagire a quella tremenda forza che lei stessa aveva generato e, se si fosse schiantata a quella velocità, non ne sarebbe uscita incolume. Non poteva permetterlo. Iniziò a strisciare lungo la parete, piantando le dita rivestite dal metallo di Hayabusa nel cemento per fare presa e tentando nel contempo di impastare un po’ di reiatsu per usare lo Shumpo.
Arrivato sul bordo della parete vide Soifon che si avvicinava pericolosamente alla costruzione; non avendo più molto tempo, si buttò oltre lasciando che fossero le onde d’urto stesse a spingerlo verso di lei. Gli serviva però uno Shumpo per raggiungerla, e subito.
“Avanti, avanti!” mormorò sforzandosi di concentrare quella piccolissima quantità di reiatsu che aveva recuperato. “Solo una volta. Mi serve solo un’altra volta, forza! Devo farcela!” Guardò di nuovo il Capitano che stava per schiantarsi e si concentrò ancora di più, desiderò ardentemente di coprire quella distanza che li separava e salvarla.
E con lo sforzo più grande della sua vita, si ritrovò proprio alle spalle di Soifon, tra lei e il muro del palazzo. Aprì le braccia e abbracciò il corpo della Shinigami, facendole da scudo mentre il vento impetuoso causato dall’esplosione li schiacciava sulla parete con forza sufficiente ad incrinarla e spaccarla.
Per diversi secondi la tenne stretta con le onde d’urto che premevano ferocemente su di loro. Infine, queste si placarono e finalmente la pressione del vento si esaurì permettendogli di muoversi di nuovo. Guardò Soifon, immobile tra le sue braccia, che respirava affannosamente.
“State bene, Capitano?” chiese con un fil di voce.
Soifon batté le palpebre, apparentemente stordita e confusa, poi si girò verso di lui. “Kitayama, sei tu?”
“Già. State bene?”
“Si, credo di si. Come hai fatto?”
Meryu fece un sorriso sarcastico sotto la maschera. “Un gioco da ragazzi.” Indicò l’enorme incendio e il nuvolone di polvere causati dal Bankai. “Ce l’avete fatta, Capitano. L’avete sconfitto.”
Tuttavia Soifon scosse la testa e sorrise a sua volta. “Ce l’abbiamo fatta. Senza il tuo aiuto non sarei riuscita ad utilizzare questo colpo e farlo fuori. Non ce l’avrei mai fatta da sola.”
“Molte grazie, Capitano. Mi onorate.”
“Come va la gamba?”
“Niente di grave. Ne ho sempre un’altra. Il vostro braccio?”
“Stessa cosa. Ah, Kitayama?”
“Si?”
“Se continui a stringere così forte, mi ammazzi tu. Puoi lasciarmi adesso.”




Note:
Hyoten Hyakkaso = funerale dei cento fiori del paradiso di ghiaccio
Respira = respiro
Gran Caida = grande caduta
Hayabusa No Sen Shotto = i mille colpi del falco pellegrino
Sen Ken Raitoningu = mille pugni fulminei
Jakuho Raikoben = frusta tonante della vespa

E rieccomi con il nuovo capitolo e il terzo Bankai che desideravate vedere! Credevo di riuscire davvero a pubblicarlo prima della mezzanotte e restare così nel mio programma di pubblicare il giovedì, ma purtroppo c'erano più correzioni da fare del previsto.. spero che l'azione estrema contenuta al suo interno compensi!
Questa volta a dar vita ad uno scontro senza esclusione di colpi è stato Meryu. Uno scontro durissimo quello con Baraggan nel quale sacrifica anche una gamba per guadagnare tempo per Soifon. Come detto da lei alcuni capitoli fa, il suo Bankai è il simbolo perfetto per le Unità Mobili Segrete e credo che ora possiate riconoscerlo.. o mi sbaglio? Come sempre, inoltre, il mio amico ha fatto un lavoro impeccabile nel rappresentarlo :)
Malgrado ogni difficoltà, il nostro argenteo può sempre contare sul suo Capitano Soifon, così come lei può sempre contare su di lui. Un duo perfetto, a mio parere :)
Ormai la guerra è nella sua fase più intensa e da qui le cose non faranno altro che divenire sempre più complesse... Saranno riusciti Meryu e Soifon a sconfiggere finalmente il terribile Espada 2? Keishin riuscirà a tornare dall'Hueco Mundo sul campo di battaglia in tempo per aiutare i suoi compagni? Riuscirà a ricongiungersi al compagno e a Kaisui prima dello scontro finale? E quali saranno le prossime mosse di Aizen? Tutto questo lo saprete nei prossimi capitoli!
Ja naa, minna!!!

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Capitolo 17
*** Rinforzi ***


Salve a tutti minna! Scusate per non aver postato la settimana scorsa, ma sono partito per le vacanze di pasqua e allora non ho potuto aggiornare la storia fino ad ora. Per farmi perdonare ho deciso di lasciar stare il pensiero di dividere questo capitolo in due lasciandolo invece intero, così da garantirvi una lettura più lunga per ripagarvi della vostra attesa! In questo capitolo le cose si faranno ancora più complicate, ma non voglio anticiparvi nulla o dire altro... Scopritelo voi stessi! Buona lettura!!!

 



Capitolo 17: Rinforzi
 
Con sguardo enigmatico, Kaisui osservò l’intero campo di battaglia e, per la prima volta dall’inizio di quella terribile battaglia, pensò di poter tirare un sospiro di sollievo. Le si era stretto il cuore nel vedere suo fratello doversi tagliare via una gamba per poter sopravvivere durante lo scontro con il potente Baraggan, al punto che stava per lanciarsi in suo aiuto, ma, alla fine, la sua volontà e quella del Capitano Soifon avevano avuto la meglio sull’Espada. Meryu e Soifon erano senza dubbio malridotti, ma erano vivi e soprattutto avevano vinto.
Inoltre, anche il Capitano Hitsugaya era riuscito a sconfiggere l’Espada 3, Harribel, dopo un duro scontro e dunque l’unico Espada rimasto era il numero 1, Starrk, che stava in quel momento combattendo contro i Capitani Kyoraku e Ukitake contemporaneamente. Anche se era il più potente degli Espada, non avrebbe mai potuto batterli se combattevano insieme.
Senza dubbio erano in vantaggio, eppure, malgrado ciò, Kaisui non riusciva ancora a sentirsi sollevata. Sapeva che, anche dopo aver sconfitto Starrk, la battaglia sarebbe stata ben lungi dall’essere finita, visto che avrebbero dovuto affrontare Aizen e i Capitani traditori e quella consapevolezza le impediva di rilassarsi del tutto.
< Non è il momento di abbassare la guardia > si disse, < anzi, è meglio che la tenga ancora più alta. Dopotutto, Aizen non è uno sprovveduto. Sicuramente avrà in serbo qualcos’altro per noi oltre ai suoi Espada. Mi chiedo quale sarà la sua prossima mossa... >
Quasi a rispondere al suo interrogativo, una porzione di cielo poco lontana si deformò e si spaccò in due rivelando al suo interno un’enorme portale.
< Un Garganta! > pensò sorpresa. < Che provenga dall’Hueco Mundo? Sono rinforzi nemici? Maledizione, adesso non ci voleva proprio. >
Mentre il portale si allargava diventando sempre più grande, Kaisui si guardò intorno e vide che tutti, compreso il Capitano-Comandante Yamamoto, si stavano innervosendo. Quel fenomeno stava suscitando una chiara agitazione e la cosa non le piaceva. Cercò lo sguardo di Meryu e l’occhiata che il fratello le rivolse era più che eloquente: anche a lui la situazione non piaceva affatto.
Quando il Garganta smise di crescere, era diventato così grande da occupare gran parte del cielo; sembrava di guardare una sorta di gigantesca bocca al cui interno non vi era altro che l’oscurità più buia. Poi, dopo pochi secondi, qualcosa si mosse all’interno del portale e una piccola figura si affacciò da esso: un ragazzino dai corti capelli biondi che indossava abiti bianchi e portava sulla schiena un grosso spadone all’interno di un fodero viola, mentre sulla fronte s’intravedeva un curioso diadema fatto indubbiamente di osso, come i residui di maschera degli Arrancar.
Kaisui e Meryu lo riconobbero subito: era il ragazzino Arrancar che aveva accompagnato gli Espada Yammy e Luppi durante l’ultima incursione di Aizen a Karakura Town, quella in cui era stata rapita Orihime Inoue.
Il piccolo Arrancar si guardò intorno con aria assente, sul volto la stessa espressione ebete che aveva quel giorno, dopodiché si guardò indietro e sembrò fare un cenno a qualcuno. Subito un’enorme sagoma apparve tra le tenebre del Garganta e iniziò a muoversi verso l’apertura.
Nel momento in cui l’essere emerse dal portale nel cielo della falsa Karakura Town, tutti gli Shinigami rimasero sconvolti. Era una creatura gigantesca, alta forse più di una collina, la cui pelle era completamente bianca e sembrava fatta di scaglie e piastre di varia forma, non aveva né una testa né un collo riconoscibili ma solo una sorta di enorme occhio giallo privo di pupilla sulla sommità della sua parte frontale; aveva due grosse braccia terminanti con mani a cinque dita sulle quali, al posto delle unghie, erano raffigurati dei teschi umani, mentre la parte posteriore del suo corpo, ancora all’interno del portale, non era visibile. Un essere a dir poco raccapricciante.
“Ma cosa.. cosa diavolo è?” mormorò Kaisui incredula.
Non aveva mai visto una simile mostruosità, ma l’aura che emanava era persino più inquietante del suo aspetto.
Meryu guardò Soifon che ricambiò il suo sguardo con un’espressione preoccupata. Qualunque cosa fosse, non era da prendere alla leggera.
D’un tratto il ragazzino Arrancar si voltò nella direzione in cui si trovavano i Capitani Kyoraku e Ukitake e i suoi occhi sembrarono soffermarsi proprio su quest’ultimo.
Subito dopo un orrendo rumore di rottura si propagò nell’aria: il ragazzino si era spostato alle spalle di Ukitake e gli aveva trapassato il torso da parte a parte con la nuda mano ad una tale velocità che il Capitano non era riuscito nemmeno a muovere un muscolo per difendersi. Con un’espressione di perversa euforia, il piccolo Arrancar estrasse l’arto dal corpo dell’incredulo Ukitake e un grosso fiotto di sangue prese ad uscire dalla terribile ferita.
In quell’istante Kyoraku fu sopra il ragazzino, la Zampakuto alzata e pronta ad abbattersi sul nemico, ma, prima che potesse colpirlo, fu investito in pieno da un Cero sparato a bruciapelo da Starrk, il quale aveva approfittato del disperato tentativo del Capitano di aiutare il suo amico per coglierlo di sorpresa, mentre aveva la guardia abbassata.
“Shunsui! Jushiro!” urlò sconvolto Yamamoto nel vedere i suoi amati allievi precipitare al suolo, feriti gravemente e privi di sensi.
Purtroppo il peggio doveva ancora arrivare.
Con il braccio ancora grondante del sangue di Ukitake, il ragazzino Arrancar prese un profondo respiro ed lanciò un tremendo grido, così penetrante, forte e stridulo che le orecchie di tutti i presenti gemettero. Un istante dopo, la colonna di ghiaccio creata da Hitsugaya iniziò ad incrinarsi e a spaccarsi per l’intensità dell’urlo e, nel giro di pochi secondi, andò in frantumi liberando così anche Harribel dalla sua prigionia. Il giovane Capitano osservò sgomento la scena e digrignò i denti dalla rabbia nel vedere il ritorno dell’Espada 3.
Senza fermarsi, il ragazzino emise un secondo grido talmente stridente da far vibrare l’aria e disperdere l’enorme polverone provocato dall’esplosione del Bankai di Soifon. Meryu guardò in quella direzione, un terribile sospetto che gli attraversava la mente e un orribile presentimento che gli contorceva le budella.
< No > pensò. < Dimmi che non è vero… >
Purtroppo il suo sospetto trovò presto conferma: dal polverone che si dissolveva riemerse Baraggan, totalmente illeso e più minaccioso che mai. Il colpo del Capitano non gli aveva fatto nemmeno un graffio.
A quella vista il volto di Soifon perse quel poco colore che aveva ripreso dopo il precedente scontro. “Non può essere…” balbettò totalmente allibita e sconvolta.
Per la seconda volta in vita sua, Meryu sentì il suo sangue freddo venire meno e il suo volto solitamente imperturbabile si deformò sotto la maschera in un’espressione di puro terrore. Avevano dato tutto, sia lui che Soifon, per sconfiggere quel tizio. Ogni tecnica, ogni strategia, ogni goccia della loro forza, ogni singolo respiro. Avevano dato fondo a tutte le loro risorse e sacrificato addirittura parte dei loro corpi.. e la loro unica vittoria era stata la temporanea illusione della vittoria stessa. Niente era servito. Niente.
< Non è possibile.. tutto ciò che abbiamo fatto.. è stato tutto inutile > pensò. < Mi rifiuto di pensare che abbiamo fallito così miseramente.. non può essere.. no… >
Proprio quando sembrava che la situazione non potesse peggiorare ulteriormente, il gigantesco essere bianco arrivato con il ragazzino si sporse ancora di più dal portale e, sotto al suo enorme occhio dorato, si aprì una grossa cavità che tutti capirono essere la sua bocca. Preso a sua volta un profondo respiro, la creatura soffiò sull’anello di fuoco creato da Yamamoto e, nello sgomento generale, questo cominciò a divenire sempre meno intenso, fino a che non si estinse del tutto, come una candela sotto un alito di vento.
E tra le fiamme che si spegnevano, riapparvero i Capitani traditori Ichimaru, Tosen.. e Aizen. Finalmente liberi.
Quest’ultimo mormorò qualcosa agli altri due ed osservò la scena con uno sguardo di perfido compiacimento.
Per la prima volta da quando la battaglia era iniziata, Kaisui si sentì tremare le gambe dalla disperazione e dalla paura. Era assurdo. In meno di due minuti la situazione si era completamente ribaltata ed ora erano loro ad essere in netto svantaggio. Ancor prima che se rendessero conto, nuovi nemici erano sopraggiunti, due dei loro Capitani più potenti erano stati sconfitti e i nemici che credevano di aver neutralizzato erano tornati più pericolosi che mai.
“Ma allora.. a cosa sono serviti finora.. tutti i nostri sforzi..?” mormorò faticando a mantenersi in piedi. “Se le cose stanno davvero così.. non ci sono più speranze per noi.. cosa possiamo..?” Le altre parole le morirono in gola e si accorse che anche le sue mani avevano iniziato a tremare e le unì nel tentativo di farle smettere.
Capì subito, però, che non avrebbero smesso. Che non poteva farle smettere.
Meryu, dal canto suo, cercava disperatamente di calmare il suo animo e riacquistare così la sua sicurezza, ma anche per lui era inutile. Pur dando fondo a tutto se stesso e malgrado l’aiuto del suo Capitano, non era riuscito a sconfiggere nemmeno uno di quei nemici, il quale non era neanche il più potente. Avversari ancor più temibili li stavano minacciando e loro Shinigami, invece, erano quasi tutti stremati o in fin di vita. Quali speranze avevano ormai?
“Aspetta.”
 Quella voce colse tutti di sorpresa e, quando si voltarono verso la fonte, perfino lo stesso Aizen perse il suo sorrisetto per un brevissimo istante quando vide chi aveva parlato.
Otto individui si erano materializzati al di sopra del cielo della falsa Karakura Town e volteggiavano a mezz’aria osservando la situazione. Quello che apparentemente aveva parlato, un uomo dai biondi capelli a caschetto, vestito con una camicia arancione, pantaloni e cravatta neri e un curioso cappello, che teneva in mano una katana guardò Aizen facendo un sorriso a trentadue denti. “Ne è passato di tempo, Aizen.”
“Quelli.. chi sono?” chiese perplesso Hitsugaya.
Gli otto sembrarono scambiarsi alcune parole, poi due di loro, il tipo che aveva parlato e una giovane donna occhialuta con lunghi capelli neri riuniti in una treccia e vestita con un’uniforme alla marinara da studentessa, si spostarono con quelli che erano inconfondibilmente Shumpo.
La donna si mosse verso l’incosciente Kyoraku, mentre l’uomo apparve poco lontano da Yamamoto. Non conoscendolo e non avendolo dunque ancora classificato come nemico o amico, Kaisui si mise istintivamente in guardia.
“Shinji Hirako. Sei venuto a sistemare i conti?” chiese calmo Yamamoto.
“Con Aizen, ovviamente” rispose l’altro, sempre sorridente. “Non ho nulla contro di voi.” Il suo volto assunse una smorfia infastidita. “L’unica cosa che mi disturba è quella barriera incredibilmente forte che hai usato qua, solo per poter combattere!”
In quel momento, dietro di lui, apparve uno Shinigami che Kaisui riconobbe subito come il Terzo Seggio della Prima Brigata Chojuro Sasakibe, il suo predecessore come Luogotenente di Yamamoto. Indicandolo, l’uomo chiamato Hirako continuò: “Se non avessi trovato questo tizio che faceva la guardia fuori, avremmo girato intorno a quest’area all’infinito!”
“Scusatemi” disse Sasakibe. “Non ero sicuro se lasciarli entrare, ma considerata la situazione…”
“Va bene” disse semplicemente il Capitano-Comandante. “Shinji Hirako, possiamo considerarvi nostri alleati per il momento?”
Il sorrisetto di Hirako si spense e l’uomo sospirò, come se ritenesse una domanda del genere scontata. “C’è da chiederlo? Certo che no.”
Kaisui s’irrigidì e mise una mano sulla Zampakuto, imitata dallo stesso Yamamoto che fece uscire leggermente la lama dal fodero con uno scatto del pollice.
“Noi non siamo vostri alleati” continuò Hirako voltandosi verso i Capitani traditori. “Siamo nemici di Aizen. E siamo.. alleati di Ichigo.” Detto questo svanì con un altro Shumpo riapparendo in mezzo ai suoi compagni.
“Di Ichigo Kurosaki?” mormorò Yamamoto rinfoderando la Zampakuto.
Seppur sorpresa dalla rivelazione, Kaisui sentì la tensione, che prima la stava divorando, allentarsi un po’: per un istante aveva temuto che fossero arrivati altri nemici da affrontare, ma se era vero che erano dalla parte di Ichigo Kurosaki, allora non doveva preoccuparsi.
“Il nemico del mio nemico è mio amico, eh?” mormorò per poi rivolgersi al Capitano-Comandante: “Scusatemi, Capitano, ma chi sono quei tizi?”
Yamamoto sospirò, lo sguardo pensieroso. “Loro sono coloro che chiamiamo Vizard. Il triste risultato di un terribile incidente avvenuto tanto tempo fa…”
 
“Avete idea di chi siano, Capitano?” domandò perplesso Meryu.
Soifon rimase silenziosa per qualche istante. “Nemmeno la più pallida.”
Meryu si guardò intorno e notò che anche gli altri Shinigami erano confusi, ignoranti sulla vera identità di quegli otto misteriosi individui che si erano semplicemente descritti come “nemici di Aizen”. Tutti tranne il Capitano-Comandante, il quale stava parlando con Kaisui ad un volume troppo basso perché potesse sentirli, ma ipotizzò comunque che la stesse probabilmente illuminando sulla loro suddetta identità.
Con l’apparizione dei nuovi avversari il ragazzino Arrancar iniziò di nuovo a urlare, lanciando stavolta una serie di versi meno forti ma piuttosto fastidiosi, come se stesse cercando di modulare una frase. A quelle urla, la gigantesca creatura che l’aveva accompagnato iniziò ad agitarsi vistosamente; tremando, questa aprì la sua enorme bocca e vomitò quella che sembrava una melma nera e densa, ma che si muoveva come se fosse stata viva.
E, dopo pochi secondi, gli Shinigami capirono che in effetti quella melma era viva, o meglio, era costituita in realtà da una miriade di feroci ed affamati Menos Grande.
“Non può essere..” mormorò Meryu.
“Sono tutti Gillian?” fece allibita Soifon.
Rispetto agli Espada, i Gillian sarebbero normalmente stati avversari piuttosto semplici da affrontare, ma il fatto che quell’essere fosse in grado di generare istantaneamente orde di Menos era piuttosto problematico in una situazione come quella. Con esso era come se i loro nemici avessero dalla loro parte un infinito esercito di soldati.
Emettendo versi spaventosi i Gillian si scagliarono contro gli sconosciuti appena sopraggiunti. In un istante, però, sui volti di questi ultimi comparvero delle insolite maschere, tutte diverse di aspetto ma identiche a quelle degli Hollow e la loro reiatsu s’impennò vertiginosamente raggiungendo livelli incredibili. Gli otto partirono all’attacco sfoderando ciascuno un proprio stile di combattimento e, nel giro di pochi secondi, l’esercito di Gillian fu completamente sbaragliato dai loro potenti colpi.
A quella vista, gli occhi di tutti, in particolare di Meryu, si spalancarono per lo stupore. In quel momento, quest’ultimo si ricordò del racconto di Rukia riguardo alcuni avvenimenti del periodo in cui erano andati nel mondo reale, sul fatto che Ichigo Kurosaki aveva acquisito poteri superiori a quelli degli Shinigami attraverso un particolare processo chiamato Hollowficazione, che gli aveva conferito il potere degli Hollow. Aveva raccontato loro che durante la battaglia era comparso proprio quel tipo dai capelli biondi, chiamato Shinji Hirako, il quale sapeva anch’egli usare sia i poteri degli Shinigami che quelli degli Hollow e, stando a quello che Ichigo le aveva detto, erano stati Hirako e un gruppo di altri individui uguali a lui ad insegnargli a controllare quell’incredibile potere. Si ricordò anche che Rukia aveva detto che l’Hollowficazione si manifestava tramite l’indosso di una particolare maschera simile a quella di un Hollow.
Dunque erano loro quei misteriosi individui. Come li aveva chiamati Ichigo Kurosaki?
Rukia glielo aveva riferito, ma in quel momento non riusciva proprio a ricordare. Poi, proprio quando stava per arrendersi, un nome riaffiorò all’improvviso dai meandri della sua memoria…
Vizard. Shinigami che, dopo essere rimasti vittime dell’Hollowficazione, avevano acquisito i poteri degli Hollow. L’esatto opposto degli Arrancar.
Tuttavia, proprio per la loro particolare condizione, erano stati abbandonati dalla Soul Society e, col tempo, anche le loro tracce erano andate perdute. Fino a quel momento almeno.
Era la prima volta che vedeva i Vizard coi suoi occhi, per giunta in azione, e doveva ammettere che erano davvero stupefacenti. < Quelle maschere.. la manifestazione dei loro poteri Hollow > pensò. < Un simile potere.. è davvero incredibile… >
Il suo sguardo si concentrò in particolare su due Vizard che combattevano con tecniche corpo a corpo come lui e percepì una strana bramosia che cominciava a montare dentro di lui. < Sono così potenti.. se possedessi anch’io quel potere.. quanto forte potrei diventare..? >
La voce di Soifon lo riportò alla realtà: “Non rimanere imbambolato a guardare gli altri che combattono, Kitayama! Ricorda che il nostro nemico è davanti a noi!”
Meryu scosse la testa e rivolse nuovamente la sua attenzione su Baraggan. Aveva ragione: non era il momento di fantasticare su poteri sconosciuti. Dovevano assolutamente eliminare quell’Espada per potersi occupare poi di Aizen.
L’unico problema era: come? Come sconfiggere un nemico di quel calibro se nemmeno usando tutte le loro risorse erano riusciti anche solo a ferirlo?
Fu allora che qualcuno si avvicinò a loro. Voltandosi videro che era uno dei Vizard, un uomo alquanto sovrappeso con corti capelli a spazzola rosa e presentanti al centro il curioso disegno di un paio di ossa nere incrociate e due grossi baffi dello stesso colore, vestito con un completo verde elegante ma nel contempo sobrio.
Avendo probabilmente notato la diffidenza di Soifon nei confronti suoi e dei suoi compagni, questi disse: “Gli sconosciuti non hanno bisogno di una buona ragione per fare squadra in battaglia.”
Il Capitano non potè replicare ad una simile affermazione.
 
Keishin aprì lentamente gli occhi, la testa che gli sembrava stesse per scoppiare e ogni centimetro del corpo dolorante. Batté le palpebre nel tentativo di schiarirsi la vista ancora sfocata.
< Cosa.. che è successo..? > pensò confuso. < Che male.. cosa.. stavo.. ah, giusto.. stavo combattendo.. con Xedahs.. e... >
Malgrado la vista annebbiata percepì la luce che lo illuminava divenire più fioca, come se qualcosa la stesse coprendo. Batté di nuovo le palpebre e gli sembrò di vedere una figura indistinta sopra di lui; subito dopo, sentì un lieve vociare, ma era ancora troppo stordito per riuscire a comprenderne le parole.
< Che cos’è.. c’è qualcuno..? > La figura iniziò a poco a poco a divenire meno sfocata e si accorse anche che si muoveva.
< Chi.. c’è.. chi…! > La sua condizione indebolita e l’improvvisa realizzazione che c’era qualcuno di sconosciuto che incombeva su di lui allarmarono e risvegliarono bruscamente l’istinto di sopravvivenza dello Shinigami, il quale, per riflesso condizionato, scattò in avanti e afferrò la figura soprastante buttandola a terra e rotolando poi sopra di essa per immobilizzarla. La figura prese ad agitarsi e Keishin, ancora semiconfuso, reagì di nuovo d’istinto bloccando con una mano lo sconosciuto al suolo e sollevando l’altra per colpire.
“Keishin-san!” L’adrenalina amplificò e schiarì i suoi sensi e la voce divenne sempre più chiara. “Fermo!.. Calmati, Keishin-san!.. Non sono un nemico! Calmati!”
A quelle parole, Keishin si bloccò e, battendo ancora gli occhi, riuscì finalmente a mettere a fuoco il volto della figura. Vide una donna dai capelli argentei che lo fissava con uno sguardo spaventato ma nel contempo comprensivo. La riconobbe subito.
“I-Isane-san?” mormorò sorpreso. “Sei tu? Ma come..? Che cosa..?”
“Calmati. Rilassati, Keishin-san. Sono venuta ad aiutarti.. AH!”
Quando la voce di Isane si ruppe in quel piccolo gemito e un notevole rossore iniziò ad allargarsi sul suo viso, Keishin si accorse improvvisamente che, oltre ad essere sopra il suo corpo con il proprio, la stava tenendo bloccata a terra premendole sul petto con il braccio sinistro e, a giudicare dalla sensazione morbida che sentiva all’interno della mano, le stava probabilmente toccando il…
Quasi per inerzia abbassò gli occhi verso la suddetta mano e i suoi sospetti ebbero un’immediata conferma. Quando poi il suo sguardo ritornò sul volto di Isane, vide che era diventata ancora più rossa e le stava tremando la bocca.
Sentendosi scottare di colpo il viso e timoroso che la Shinigami stesse per gridare, Keishin balzò indietro lasciandola all’istante. “Scusa! Scusa! Non volevo! È stato un incidente!” esclamò tutto d’un fiato gesticolando frenetico. “Non l’ho fatto apposta! Mi dispiace! Io…”
La voce gli s’incrinò quando il suo corpo riprese di colpo a dolorare, e crollò sulle ginocchia tenendosi il petto e tossendo.
Seppur ancora piuttosto rossa, Isane si rimise in piedi e gli si avvicinò. “Non dovresti agitarti tanto” disse alzando le mani e proiettando un’aura di guarigione da esse. “Quando ti ho trovato eri in condizioni molto critiche, dubitavo addirittura che ce la facessi. Per questo, malgrado le mie cure, il tuo fisico è ancora parecchio debilitato. Cerca di non muoverti o sforzarti eccessivamente adesso, o rischi di svenire di nuovo. Per ora devi recuperare le forze.”
Keishin si mise a sedere massaggiandosi il collo. “Capito. Grazie mille, Isane-san. Mi hai salvato la vita.”
La Shinigami sorrise. “Come già ti dissi in passato, mio dovere, Keishin-san.”
< Ben risvegliato, compagno > disse la voce di Hikami dalle profondità della sua anima. < Ce l’hai fatta, ma stavolta c’è mancato davvero poco. Hai esagerato. >
< Anche a me fa piacere sentirti di nuovo, Hikami. Si, può darsi, però era l’unico modo per vincere. Inoltre, sai che io sono un tipo che preferisce agire piuttosto che riflettere. Uno stupido potente, no? >
La Zampakuto non rispose, ma Keishin ebbe la strana sensazione che stesse ridendo.
Fece un piccolo ghigno, ma poi il sguardo divenne serio. Si rivolse a Isane: “Avrei un favore da chiederti. Potresti dirmi cos’è successo durante la mia incoscienza?”
Anche il volto della Shinigami divenne serio. “Oh. Si, certo.”
Mentre veniva informato degli ultimi avvenimenti nell’Hueco Mundo, Keishin si concentrò per riequilibrare la sua reiatsu e percepire quelle che lo circondavano, in modo da avere un quadro più chiaro della situazione. Percepì le reiatsu dei Capitani Kenpachi e Byakuya che combattevano con quello che sembrava un Arrancar molto potente, probabilmente un Espada, poco distanti c’erano poi anche quelle dei Capitani Unohana e Kurotsuchi, della Luogotenente di quest’ultimo Nemu, di Renji, di Rukia e, infine, delle reiatsu particolari che faticò in un primo momento ad identificare, ma che in seguito riconobbe come quelle degli ryoka che avevano invaso la Soul Society durante la mancata esecuzione di Rukia e la rivelazione di Aizen. E tra di essi c’erano…
Scattò quando riconobbe quelle reiatsu. “Orihime Inoue e.. Ichigo Kurosaki! È ancora qui, a Las Noches?”
La sua improvvisa agitazione sorprese Isane. “S-si! È ancora qui, ma non per molto” disse. “Il Capitano Kurotsuchi sta cercando di aprire un Garganta per permettere a lui e al Capitano Unohana di andare nel mondo reale. Sembra che laggiù la battaglia contro Aizen e i suoi seguaci stia infuriando.”
A quelle parole Keishin balzò in piedi. “Se le cose stanno così.. che diavolo sto facendo qui fermo come una statua?! Devo muovermi prima che se ne vadano!”
“No!” Isane si mise davanti a lui. “Non puoi! Sei ancora molto provato e non puoi tornare subito a combattere!”
“La mia battaglia non è ancora finita e, proprio come quella di tutti, non finirà finchè Aizen non sarà fermato! Malridotto o no, non ho intenzione di restare seduto a guardare come andrà a finire, soprattutto considerando che devo fargliela pagare a quel bastardo per aver tradito la sua Brigata!”
 “Non ti permetterò di andare” La voce di Isane era decisa e ferma. “Stai andando al macello e non lo permetterò. Già troppi sono morti per questa guerra!”
“E ne moriranno ancora se non finirà al più presto! Anche per questo devo andare ad aiutare i miei compagni! Ora spostati, Isane-san!”
“No! Non posso!”
Keishin la fissò per un istante, poi fece uno strano sbuffo, come se stesse rimpiangendo qualcosa. “E sia. Per favore, copriti gli occhi.”
“Che dici? Vuoi ingannarmi? Ho detto che non ti…”
“Ti avevo avvertita.”
Un istante dopo una potente reiatsu scarlatta si sprigionò dal corpo di Keishin emettendo una tale intensità e un tale calore che Isane gemette e indietreggiò sentendosi bruciare gli occhi. Il bagliore durò solo pochi secondi, poi svanì.
Battendo le palpebre Isane vide che, dove prima c’era Keishin ora c’era solo una bruciatura nera per terra. Si guardò intorno e vide in cielo una luce dello stesso colore che si muoveva a gran velocità verso la zona in cui si trovava il Capitano Unohana.
“Perché non ascolta mai? Kaisui ha proprio ragione. Un vero stupido potente!” sbottò esasperata.
Ormai lontano Keishin ridacchiò. “Mi spiace andarmene via così bruscamente, ma non mancherei a questa festa neanche se avessi un piede nella fossa!”
Accelerò il volo incrementando la sua reiatsu e usando in congiunzione lo Shumpo e, nel giro di un paio di minuti, vide comparire in lontananza delle forti esplosioni e numerose nuvole di sabbia, segno inequivocabile di una violenta lotta.
Mentre si avvicinava, un enorme portale nero si materializzò improvvisamente a breve distanza da esse. Lo riconobbe all’istante.
“Il Garganta è già aperto! Devo muovermi!” esclamò emanando ancora più reiatsu.
Tutte le membra del suo corpo, non ancora del tutto guarito, gemettero di dolore, ma lo ignorò e aumentò invece ulteriormente la velocità, fino a che non vide un paio di figure che stavano per balzare all’interno del Garganta. Percependo le loro aure urlò: “Capitano Unohana! Aspettate! Fermatevi!”
Puntò verso i due individui che si erano fermati a mezz’aria e usò uno Shumpo per portarsi davanti a loro. Tuttavia, il suo fisico indebolito e l’eccessiva velocità raggiunta gli impedirono di controllare correttamente il suo passo fulmineo e così, invece di fermarsi davanti a loro, si schiantò sul terreno sottostante sprofondando nella sabbia fino alla vita.
Si liberò e tirò in piedi a fatica tossendo e sputando una grossa boccata di sabbia e polvere che aveva quasi inghiottito. “Dannazione! Davvero pessima come entrata in scena…” borbottò seccato.
“In effetti, ho visto atterraggi decisamente migliori” disse una familiare voce femminile. “Però, ciò che mi sorprende di più è la tua stessa presenza. Cosa ci fai qui, Keishin-san?”
Quel tono, così gentile ma al tempo stesso tremendamente autoritario, gli fece alzare con cautela lo sguardo e vide davanti a sé il Capitano Unohana con il suo consueto sorriso.. accompagnato dalla solita, tremenda aura terrorizzante che emanava quando qualcosa non le andava a genio. Deglutì cercando le parole adatte.
“Ho sentito che stavate andando nel mondo reale. Non potevo starmene in disparte sapendo che i miei compagni invece stanno combattendo con tutte le loro forze per fermare Aizen. Ecco perché sono qui.”
“Sapevo che avresti detto così... Tuttavia, vedo anche che il tuo corpo è ancora debilitato. Avevo detto ad Isane di trattenerti finchè non ti saresti ripreso del tutto, ma sembra che non ci sia riuscita.”
“C’ha provato strenuamente, ma sono riuscito ad evitarla. Non arrabbiatevi con lei, per favore.”
Il sorriso di Unohana si allargò. “Perché mai dovrei? Conoscendo la tua ostinazione immaginavo che non ce l’avrebbe fatta…” Il suo tono si abbassò di almeno un’ottava e divenne ancor più inquietante. “Ma dimmi: per caso, le hai fatto del male?”
“Certo che no! Non avrei mai potuto...”
“E ora cosa ti fa pensare che ti lascerò venire con noi? Se rifiutassi di farti venire che cosa faresti? Vorresti provare a superare anche me, per caso?”
Keishin deglutì di nuovo. Malgrado il suo desiderio di andare in battaglia e vendicarsi, avrebbe preferito evitare un diverbio col Capitano Unohana. Era molto peggio far arrabbiare lei che il Capitano-Comandante Yamamoto in persona.
Cercò di formulare un discorso convincente, ma il nervosismo gli impedì di esprimere più di un imbarazzante balbettio: “Bè, ecco.. io.. si.. no! Cioè.. intendo..”
La risata in cui scoppiò senza preavviso il Capitano lo ammutolì. “Non so perché ma mi è difficile arrabbiarmi con te. Forse è proprio perché sei un ribelle così stupidamente impulsivo e onesto che, alla fine, riesci a convincere anche le persone più autoritarie. Paura o no, ti conosco abbastanza bene da sapere che verrai con noi qualunque cosa accada, perciò così sia. Seguici, Keishin-san.”
Keishin si sentì di colpo molto più leggero, come se si fosse appena tolto un masso pesante diverse tonnellate dalla schiena. “Grazie infinite, Capitano Unohana.”
“Ehm.. scusate se vi disturbo, ma non sarebbe il caso di sbrigarci adesso?” disse di colpo una terza voce da dietro il Capitano.
Keishin si spostò e vide che a parlare era stato un ragazzo dai corti capelli arancioni simile ad uno Shinigami, che indossava una lunga giacca della quale la metà sinistra era stata strappata via, probabilmente da un violento colpo, e portava in mano una lunga katana nera. Dopo un secondo lo riconobbe. “Ichigo Kurosaki! Mi ero quasi dimenticato che c’eri anche tu! Ti ho già visto in passato ma non ci siamo mai conosciuti!” disse estasiato facendo un inchino. “Ammiro molto il tuo modo di pensare e agire! Mi chiamo Keishin Akutabi! È un vero piacere!”
“Oh.. ehm, grazie. Lo è anche per me” rispose l’altro un po’ imbarazzato ricambiando l’inchino.
“Keishin-san! Sei tu?”
Voltandosi Keishin vide Orihime Inoue che si avvicinava a loro. “Ehi! Ciao, Orihime-chan! Sono felice di vedere che stai bene.”
“Vi conoscete?” chiese sorpreso Ichigo.
“Mentre era nella Soul Society, mi ha aiutato curandomi dopo uno dei miei allenamenti più duri. La tua è davvero una gran brava ragazza!”
A quelle parole sia Ichigo che Orihime arrossirono.
“Co-cosa dici? N-non è come pensi..!” sbottò il primo mentre la seconda era così imbarazzata da non riuscire a proferire parola.
Un improvviso rumore di schianto li interruppe. “Volete restare lì a chiacchierare ancora per molto, o volete darvi una mossa?” ruggì la voce fin troppo familiare di Kenpachi Zaraki.
Girandosi verso il Capitano, che stava combattendo con un Arrancar grande quanto un palazzo, Keishin urlò: “Capitano, mi raccomando, non fatevi ammazzare! Abbiamo una sfida in sospeso per quando questa faccenda sarà finita!”
“Ahahah! Non preoccuparti!” rise Kenpachi. “Tu piuttosto cerca di sopravvivere, o giuro che verrò a prenderti a calci in culo direttamente all’inferno!”
Keishin rise a sua volta, per poi voltarsi verso gli altri. “Andiamo.”
Unohana annuì. “Dopo di voi.”
Orihime si rivolse a Ichigo. “Fa attenzione, Kurosaki-kun.”
Quest’ultimo fece un sorriso rassicurante. “Tranquilla, Inoue. Andrà tutto bene.”
Con un balzo simultaneo, i tre entrarono finalmente nell’enorme Garganta. Mentre s’immergeva nelle tenebre del portale, il viso di Keishin si piegò in un feroce ghigno.
< Aspettami Aizen! Sto arrivando! >
 
“E tu chi sei?” fu la domanda di Baraggan nel vedere il nuovo avversario.
Invece di rispondere, il Vizard si voltò verso Soifon. “È passato molto tempo, Soifon-san” disse in tono gentile.
“Voi conoscete quest’uomo, Capitano?” chiese Meryu.
Soifon rimase silenziosa per qualche istante. “Non lo so” disse infine senza voltarsi. “Non l’ho mai visto prima.”
Malgrado la sua brusca risposta, il Vizard non sembrò offendersi. Sospirò. “Immaginavo che avrebbe detto così. Non ha un’opinione particolarmente alta di noi. Credo che sia una cosa naturale.”
Quelle parole confusero Meryu, il quale si chiese quale potesse essere il motivo della diffidenza del suo Capitano verso quei misteriosi individui. Che cos’era successo in passato tra i Vizard e la Soul Society? Nessuno gli aveva mai raccontato la loro storia e, anzi, la maggior parte degli Shinigami era all’oscuro anche della loro esistenza. Pensò comunque che doveva sicuramente avere a che fare con Aizen.
La voce minacciosa di Baraggan lo richiamò alla realtà: “Ad ogni modo.. Non m’interessa minimamente chi sei, come non m’interessa quali sono i tuoi poteri. Per me non ha importanza. Innanzi al mio potere, siete tutti uguali. Perciò ora..” la sua mano si alzò verso il Vizard “..diventa scheletro e perisci. Respira.”
Alla vista della nebbia mortale che si propagava nuovamente dalla mano e dal corpo dell’Espada, Meryu digrignò i denti sotto la maschera. Quella terrificante tecnica si era rivelata più che devastante e la situazione era a dir poco disperata: lui aveva a malapena la reiatsu per volare e aveva perso una gamba, mentre Soifon era anch’ella esausta e ci aveva rimesso un braccio. Non avevano modo di contrastare l’attacco dell’avversario.
In quel momento, però, il Vizard congiunse le mani in una posizione di preghiera all’altezza del petto e da esse scaturì una familiare aura verde. Un istante dopo Baraggan si ritrovò rinchiuso all’interno di una potente barriera dello stesso colore con la forma di tre rettangoli incastrati tra loro e rivolti ciascuno in una delle tre direzioni dello spazio tridimensionale; allo stesso modo, anche il Respira venne intrappolato all’interno. L’Espada si guardò attorno e, se era rimasto sorpreso, il suo teschio inespressivo non lo diede a vedere. “Kido, eh?”
“Ho visto che hai il potere d’invecchiare qualsiasi cosa tocchi” spiegò il Vizard. “Ecco perché sono venuto qua io. I poteri sono tutti uguali finchè non riescono ad entrare in contatto. Non ho motivo di temere il tuo potere.”
Seppur sorpreso, Meryu si sentì leggermente sollevato. La strategia di servirsi del Kido per attaccarlo a distanza ed evitare così il potere corrosivo del Respira era la stessa a cui lui stesso aveva pensato precedentemente, ma a sua differenza quel tipo la stava applicando in un modo ben più efficace, rinchiudendo quella nebbia letale all’interno di una barriera per neutralizzarla anziché colpire il nemico con incantesimi offensivi a lungo raggio. Per fortuna, chiunque fosse quel tipo, sapeva usare dei Bakudo di confinamento molto potenti e questo lo poneva in vantaggio rispetto a loro in quel combattimento. Avevano finalmente una possibilità di vittoria.
La sensazione di sollievo non aveva ancora abbandonato Meryu che questi sentì Baraggan parlare: “Capisco.” Si voltò verso il nemico e lo vide appoggiare una mano sulla barriera e spingere su di essa.
Il Vizard ne fu sorpreso. “Cos’hai intenzione di fare?”
Senza rispondere l’Espada continuò a spingere e, nel giro di qualche secondo, la sua mano attraversò la barriera che iniziò a dissolversi gradualmente a partire da quel punto, come un foglio di carta bruciato da un fuoco invisibile.
A quella vista, sia Meryu che Soifon rimasero attoniti. “La sua barriera...” mormorò con un fil di voce quest’ultima.
“Non è possibile...” disse il Vizard, anch’egli totalmente incredulo.
Il Kido s’infranse del tutto lasciando nuovamente libero l’Espada e la sua mortale tecnica. “Stolte formiche. Pensavate che il Kido non invecchiasse?” chiese questi sprezzante. “Ridicolo! Le persone muoiono, gli animali muoiono, le piante muoiono e anche gli Shinigami muoiono. Quindi, l’invecchiamento esiste in tutto ciò che muore.” Volò verso di loro, facendo marcire e dissolvere ogni cosa vicina a lui al solo passaggio. “Le cose create dalla gente muoiono. Il Kido che hanno creato gli Shinigami non fa eccezione. Potrebbero esserci dei Kido che durano per migliaia di anni, ma non esiste Kido in grado di continuare in eterno. È naturale! “Eternità” è solamente un’illusione, creata dalla paura d’invecchiare che tutti quanti hanno!”
< Assurdo.. è davvero assurdo! > pensò Meryu sentendo la disperazione pervaderlo di nuovo. < Come può anche solo esistere una capacità tanto letale? Qualunque cosa proviamo a fare non serve a niente! Come.. come possiamo sperare di fermarlo? > Si voltò verso Soifon e vide sul suo volto la stessa impotenza che stava provando lui.
Baraggan sbuffò. “Giocare con delle formiche sta iniziando davvero ad annoiarmi. Ora vediamo di farla finita.”
Meryu strinse i pugni preparandosi al peggio.
“E adesso.. Morite!”
A quelle parole, ondate di Respira sgorgarono dal corpo dell’Espada e si diressero verso gli Shinigami agitandosi furiosamente, come se smaniassero di divorarli.
Prima che potessero raggiungerli, tuttavia, il Vizard si mise tra le mortali nubi e Meryu e Soifon, congiunse di nuovo le mani e usò un altro Kido generando stavolta una serie di tavole rettangolari che si disposero davanti a loro per poi ingrandirsi e divenire così un enorme muro di difesa.
“Marcirà anche quello!” urlò Baraggan mentre il Respira si abbatteva sul muro e iniziava a scavarsi la sua via attraverso di esso.
Congiungendo ancora una volta le mani il Vizard intonò: “La testa, incapace di ritirarsi, cade nelle profondità del mare e paga per tutti quanti i suoi peccati, in forma di lampi di blu, bianco, nero e rosso.”
“Un incantesimo supplementare... Parole aggiunte al Kido senza un incantesimo per rinforzare la barriera” analizzò Baraggan. “Ingegnoso. Peccato che non ce la farai in tempo!”
Senza lasciarsi distrarre dalle sue parole, il Vizard puntò i palmi contro il muro e urlò: “Ryubi no Jomon!” Multipli lampi verdi generarono numerose colonne bianche che si congiunsero e sovrapposero alla barriera già esistente fino a formare una sorta di immensa muraglia che l’utilizzatore sigillò ponendo orizzontalmente su di essa una grossa sbarra blu mentre esclamava: “Il tocco finale!”
Il silenzio regnò per qualche secondo finchè, dall’altra parte della barriera, i tre udirono Baraggan mormorare divertito: “Un trucco davvero niente male.”
Voltandosi verso di loro il Vizard si rivolse a Soifon: “Soifon-san! La prego, mi aiuti! Ho bisogno.. della potenza del suo Bankai!”
Anche Meryu si voltò a guardare il Capitano e vide la sua espressione divenire prima di sorpresa e poi nervosa. Non se ne meravigliò. Era chiaro che l’argomento Bankai non le piaceva, tantomeno se a parlargliene era una persona per cui non provava simpatia.
“Quindi sai anche del mio Bankai?” disse infine Soifon in tono seccato. “Quell’uomo.. non fa altro che irritarmi.”
Da qualche parte dentro di lui, Meryu sentì montare a sua volta una lieve irritazione. Uomo?
“Posso capire che non vogliate collaborare con noi visto il legame con Urahara-san” disse il Vizard. “Ma deve anche rendersi conto che questo non è il momento per dire cose del genere!”
Malgrado le sue parole il Capitano sembrò ancora riluttante a volerlo aiutare o anche solo ascoltare.
Nel sentire chi era colui che rendeva nervosa Soifon, l’irritazione di Meryu fu sostituita da un certo stupore. Urahara-san era la causa del risentimento del suo Capitano verso i Vizard? Che cosa poteva mai centrare con lei? Quale motivo poteva avere per disprezzarlo al punto di..?
Poi realizzò qual era il suddetto motivo e l’immagine di una certa persona gli attraversò la mente facendolo di nuovo innervosire. Tuttavia, anche se detestava ammetterlo, il Vizard aveva ragione: stavano affrontando un nemico che non riuscivano in nessun modo a sconfiggere nella battaglia più importante della loro vita, dalla quale dipendeva il destino di ben due mondi. Non era il momento per essere orgogliosi.
Si voltò verso Soifon nel tentativo di farla ragionare, ma, prima che potesse aprir bocca, fu il Vizard a parlare di nuovo: “D’accordo.” Il suo tono era un misto di esasperazione e rassegnazione. “Allora le propongo un patto.”
Sia Soifon che Meryu rimasero confusi. Un patto?
Il Vizard spiegò rapidamente che cosa voleva che il Capitano facesse e che cosa gli avrebbe offerto in cambio. Quando ebbe finito, Meryu non fu troppo sorpreso di sentire Soifon accettare senza pensarci troppo su; lui, personalmente, non riuscì a trattenere uno sbuffo seccato. 
Dall’altra parte della barriera Baraggan parlò ancora: “È inutile. Perfino una cosa imponente come questa riuscirà solo a farvi guadagnare un po’ di tempo. Marcisci!”
Prima che potesse attaccare il muro, però, il Vizard iniziò a fare una serie di posizioni con le mani, attivando e manipolando una serie di Bakudo di confinamento:
“Koko no Jomon!” A un lato dell’Espada si formò un enorme barriera discoidale nera e circondata sul contorno da sbarre bianche…
“Kigai no Jomon!” All’altro lato dell’Espada si generò un grande muro composto di placche simili alle celle di un alveare…
“Hoyoku no Jomon!” Al di sopra dell’Espada si creò un immenso disco simile ad un tetto fatto di lunghe tegole rosse e forato centralmente..
“Shiji no Saimon!” Con quella formula finale, dai quattro Bakudo si espansero delle scure pareti trasparenti che si congiunsero tra loro, formando un gigantesco cubo presentante su quattro dei suoi lati le quattro barriere generate in precedenza.
Quella straordinaria abilità nel Kido stupì ancora una volta Meryu. Malgrado la sua esperienza, lo Shinigami non aveva mai visto una simile sequenza di incantesimi di quella potenza, per giunta effettuata in così poco tempo e con così tanto controllo. Una simile barriera avrebbe potuto contenere senza problemi un milione di Gillian o addirittura un Capitano di alto livello per un notevole periodo di tempo.
Tuttavia Baraggan non ne fu affatto impressionato, anzi, nel vedere quella barriera, scoppiò in una fragorosa quanto maligna risata. “Davvero divertente! Pensi di essere riuscito a sigillarmi? Che sciocchezze! Non hai fatto altro che guadagnare un po’ di tempo.” Rise ancora portandosi una mano alla fronte. “Io sono in grado di controllare l’invecchiamento. Cercare di guadagnare tempo è come una bestemmia. Anche se.. ammetto che i vostri patetici sforzi meritino quantomeno un riconoscimento.”
Il Vizard, ansimante per lo sforzo compiuto nell’usare così tanti Kido di alto livello in sequenza, prese un profondo respiro e disse: “Questa barriera.. non è studiata per sigillarti.”
La sua affermazione sorprese Baraggan che smise di ridere. “Cosa?”
“Tu sei riuscito ad evitare il Bankai del Capitano Soifon perché hai usato i tuoi poteri per farlo esplodere e deviare poi la direzione dell’esplosione” spiegò il Vizard. “Stando così le cose.. se non potessi sfuggire dalla forza dell’esplosione e se fossi ad una distanza tale per cui i tuoi poteri non fossero abbastanza svelti.. quale sarebbe il risultato?”
In quel momento, la barriera nera di forma discoidale si aprì leggermente al centro.. rivelando dall’altra parte Soifon con il suo Bankai attivo e pronto a colpire.
Quando realizzò che cosa intendevano fare, l’Espada si agitò per la prima volta dall’inizio dello scontro. “Ma-Maledizione!”
Soifon si voltò verso il Vizard. “Promettimelo di nuovo. Da domani intrappolerai Kisuke Urahara in una delle tue barriere per un mese.”
“Lo prometto” rispose l’altro senza esitazione.
Soifon sorrise. “D’accordo.”
Dal canto suo Meryu soffocò a fatica un altro sbuffo. Agli occhi di chiunque altro quello sarebbe sembrato un patto davvero ridicolo, ma lui sapeva che per il suo Capitano era molto importante, visto che, così facendo, non solo si sarebbe vendicata dell’uomo che la irritava di più al mondo ma, vista la stretta amicizia di Urahara con la sua predecessora Yoruichi, lo avrebbe anche tenuto lontano da quest’ultima.
La cosa seccava Meryu non tanto per Urahara, ma per il fatto che Soifon si preoccupasse e pensasse ancora così tanto a Yoruichi, al punto da accettare un patto con qualcuno per il quale aveva provato fino a poco prima una notevole diffidenza, solo per lei. Lui invece non si fidava di Yoruichi e non gli piaceva che Soifon la seguisse ancora con tanta devozione, soprattutto visto che era stata lei la causa della sofferenza che la Shinigami aveva provato in passato. Non voleva che potesse soffrire ancora per colpa sua.
< Bè, > si disse, < a questo penserò una volta che la battaglia sarà finita. >
“Di fronte a me non siete altro che miseri insetti…” ringhiò rabbioso Baraggan.
Per tutta risposta, Soifon puntò il suo Bankai verso di lui. “Jakuho Raikoben. Vai.”
Ancora una volta l’enorme missile fu sparato contro l’Espada. Quando detonò, la barriera contenne l’esplosione impedendo che fuoriuscisse all’esterno, ma la potenza sprigionata fu tale da danneggiarla gravemente.
Il Vizard alzò una mano in una posizione di preghiera. “Al re dell’Hueco Mundo porgo le mie più sentite condoglianze.”
Soifon, invece, era esausta per lo sforzo dovuto all’utilizzo del Bankai e sembrava faticare anche solo per rimanere cosciente; dopo qualche secondo, però, non riuscì più a resistere e perse i sensi precipitando verso il suolo, mentre il suo Bankai si dissolveva in un piccolo bagliore di luce.
A quella vista Meryu si lanciò dietro di lei urlando: “Capitano!”
Non avendo dovuto combattere per diversi minuti, lo Shinigami aveva recuperato parte delle forze consumate nel precedente scontro, non molto ma abbastanza da potersi di nuovo muovere con una certa velocità. Quindi, seppur a fatica, riuscì a raggiungere Soifon e ad afferrarla prima che si schiantasse, per poi atterrare sul tetto dell’edificio sottostante in modo un po’ barcollante avendo a disposizione una sola gamba per tenersi in piedi. Tenendo in braccio il Capitano, Meryu fu sorpreso di sentire quanto fosse leggera; anche se era affaticato, sostenere quel corpo gli costava uno sforzo davvero minimo.
< Per via della sua identità di capo delle Unità Mobili Segrete e di Capitano, non ci avevo mai fatto caso. L’avevo sempre vista come una splendida donna guerriera > pensò. < Ora, però, devo dire che è.. davvero minuta. > La squadrò da capo a piedi: aveva certo un fisico allenato e ben proporzionato, ma nel complesso era comunque più piccola della media. Oltre all’ammirazione che da sempre provava per lei, quell’improvvisa realizzazione gli suscitò anche un forte istinto protettivo. < Riusciva davvero nei combattimenti nostri e non a tirare fuori tutta quella forza con un corpo così piccolo? Incredibile. Capitano Soifon, siete una donna davvero incredibile. >
Le palpebre della Shinigami tremarono e, lentamente, si aprirono. “Kitayama?”
Meryu si riscosse dai suoi pensieri. “State bene, Capitano?”
“Si, non preoccuparti. Mettimi pure giù.”
Meryu obbedì, anche se con una certa riluttanza. Era la prima volta che aveva un simile contatto con lei e il fatto che fosse già finito lo contrariava leggermente.
Da sopra di loro il Vizard urlò: “Sta bene?”
Soifon sospirò. “In circostanze normali posso usare lo Jakuho Raikoben una volta ogni tre giorni. L’ho usato due volte in un giorno” Alzò lo sguardo verso il Vizard con un sogghigno. “Voglio essere certa che mi ricompenserai per questo.”
“Si, certo” rispose l’altro sorridendo a sua volta. “Intrappolerò Urahara-san in una delle mie barriere per un mese, proprio come promesso.”
Di colpo, una terribile reiatsu si propagò tra di loro. Il sorriso del Vizard s’incrinò e tutti e tre si voltarono di scatto verso il Shiju no Saimon.
Un’ombra nera si stava propagando su tutta la barriera e sembrava la stesse divorando. Poi, senza preavviso, una nube oscura fin troppo familiare fuoriuscì da essa e tagliò in due il palazzo su cui erano Meryu e Soifon. I due scattarono in direzioni opposte e volarono via mentre l’edificio crollava, ma il Capitano si rese conto che una piccolissima porzione di quella nube si era attaccata al suo piede e stava corrodendo la sua scarpa. Con un brusco calcio, Soifon si tolse subito la calzatura che marcì e si dissolse completamente in un paio di secondi.
Il Vizard osservò atterrito la sua barriera che veniva inghiottita da quell’oscurità. “Non può essere!”
Per tutta risposta, dalle tenebre una voce furiosa ruggì: “Imperdonabili!”
“Co-cosa?” disse Meryu sconvolto.
Una mano scheletrica fuoriuscì dall’oscurità. “Imperdonabili!”
“Non è possibile” mormorò il Vizard. 
“Davvero imperdonabili!” La mano sembrò scavarsi un varco tra le ombre.
“Assurdo!” esclamò Soifon incredula. “Nonostante sia stato colpito dal mio Jakuho Raikoben, è ancora vivo? È immortale?”
“Vi ucciderò tutti. E lo farò con le mie stesse mani. Io sono il Re dell’Hueco Mundo. Io sono un dio e, in quanto tale, non morirò mai.”
Infine, al centro della barriera, una potentissima reiatsu rossa esplose riducendo il Shiju no Saimon in migliaia di pezzi che si disintegrarono dopo pochi secondi e, in mezzo ad essa.. c’era Baraggan.. le vesti rovinate, le catene spezzate, la metà sinistra del suo teschio distrutta, ma ancora vivo. Vivo e tremendamente adirato.
“Vi pentirete della vostra insolenza contro l’imperatore.. e diventerete polvere!”
Dal corpo dell’Espada si espanse all’istante un immenso Respira che sembrò occupare il cielo intero. Una parte di esso si scagliò contro il Vizard, un’altra contro Soifon e Meryu, disintegrando ogni cosa che toccavano.
“Cosa lo spinge a fare così?” disse Soifon schivando la nube mortale. “Forse la sua lealtà verso Aizen?”
< No >, pensò Meryu. Qualunque fosse il motivo della sua furia, era sicuro che Aizen non centrasse niente. C’era qualcos’altro in quell’Arrancar, qualcosa che però non riusciva a cogliere in quel momento.
“Come avete osato farmi questo?! Vi distruggerò tutti!” La sua mano si protese ad artiglio verso Meryu e Soifon. “A cominciare da voi!”
Numerosi Respira fuoriuscirono dal suo corpo dirigendosi contro i due Shinigami.
Soifon, seppur con molta fatica, fu in grado di schivare con degli Shumpo gli attacchi, ma Meryu era allo stremo delle sue forze. Aveva dovuto abusare del Bankai e dello Shunko per contrastare l’Espada e adesso la sua reiatsu era ridotta al minimo e il suo fisico era terribilmente provato. Riuscì ad usare un solo Shumpo per evitare la prima ondata di nubi letali, poi, quando altre ondate lo incalzarono, non potè fare altro che volare il più velocemente possibile per sfuggire ad esse. Tuttavia, era un’impresa disperata. I Respira erano troppi. Troppi e troppo rapidi per schivarli con la sua attuale mobilità.
Dopo pochi secondi, infatti, schivando uno dei Respira si ritrovò sulla traiettoria di un altro. < Maledizione! È troppo vicino! > pensò inorridito mentre la nube gli veniva incontro. Questa volta non sarebbe riuscito a sfuggirle.
“Meryu! No!” urlò disperata Soifon.
“Non lo permetterò!”
Mentre quella nuova voce rimbombava nell’aria, una potente raffica di vento investì e disperse la nube un attimo prima che colpisse Meryu. L’istante successivo una figura con in mano una falce apparve davanti all’incredulo Shinigami.
“Sei un illuso se pensi che ti lascerò uccidere mio fratello!”
“Kaisui! Cosa ci fai qui?”
Kaisui si voltò verso di lui alzando un sopracciglio. “Che domande! Sono venuta per salvarti la vita, no? Un “grazie” sarebbe stato più appropriato!”
Meryu non potè non sorridere sotto la maschera.
“Un altro insetto è venuto a morire?” li interruppe Baraggan. “Sei tu l’illusa se credi davvero che la tua presenza possa cambiare qualcosa! Potete anche raddoppiare, triplicare o decuplicare il vostro numero, ma non servirà a nulla! Non siete niente davanti all’imperatore dell’Hueco Mundo! Niente!”
Altri Respira furono scagliati contro gli Shinigami.
Per tutta risposta, Kaisui brandì Sabaku No Hana e, facendola ruotare rapidissima,  generò un enorme tornado mentre gridava: “Kosei Saikuron!”
La rotazione del vento generata dal turbine spazzò via le nubi mortali di Respira e raggiunse Baraggan investendolo violentemente.
“Che cosa?” disse stupito l’Espada, mentre il tornado lo spingeva indietro.
“Non cambierà nulla, eh?” fece beffarda Kaisui. “Il tuo potere sarà anche letale, ma si propaga nell’aria allo stato gassoso. È come una nuvola sostanzialmente e, quindi, è anch’esso soggetto alle forze atmosferiche, quale ad esempio il vento! Non pensare di potermi fare fuori così facilmente!” Roteò ancora la falce e sferrò un fendente discendente urlando: “Eaburedo!”
La lama di Sabaku No Hana si ricoprì di reiatsu incolore mentre fendeva l’aria e scagliò contro l’Espada un’onda dello stesso colore a forma di mezzaluna.
Ringhiando come un animale rabbioso, Baraggan agitò una mano respingendo con disarmante facilità il colpo. “Come osi?! Come osi pensare di poter contrastare il mio potere con le tue ridicole abilità?! Ora t’insegno io qual è la differenza tra un dio e un insetto!”
Mentre pronunciava quelle parole, un Respira immenso, almeno cinque volte più grande degli altri, si propagò da tutto il suo corpo e si diresse contro Kaisui e Meryu.
La prima usò di nuovo il Kosei Saikuron, stavolta generandolo intorno a se stessa e al fratello e formando così una barriera turbinante di vento che respinse il Respira senza però disperderlo del tutto; la nube, in seguito, si mosse come viva e tentò più volte di chiudersi sul tornado nel tentativo di superare l’aria vorticante e raggiungere i due Shinigami.
“È troppo grande” disse secca Kaisui. “Di questo passo saremo sopraffatti.”
Capì di non poter restare per sempre sulla difensiva. Anche se era un avversario tremendamente potente, doveva provare ad attaccarlo. < L’ideale sarebbe se usassi il mio Bankai, ma me ne sono già servita per uccidere quel mostro orrendo di Allon e, purtroppo, ogni volta che lo uso pone uno sforzo sempre maggiore sulla mia mente e un maggior consumo di reiatsu. Al momento penso di non poterlo utilizzare più di una seconda ed ultima volta e volevo conservarla per Aizen. Se possibile, per ora devo farne a meno. Proverò a confonderlo con le illusioni dello Shikai e nel frattempo cercherò un punto debole nel suo potere. Deve averne uno per forza. >
Si voltò verso Meryu. “Scusa, ma stavolta sono io a doverti dire di stare indietro.”
Senza nemmeno aspettare la risposta del fratello, lo afferrò e usò due Shumpo, il primo per attraversare rapidamente ed uscire dal tornado e il secondo per raggiungere un edificio vicino dove lasciò Meryu, per poi tornare a concentrarsi sull’avversario. Con un altro Shumpo si portò sopra Baraggan e scagliò multipli Eaburedo contro di lui, il quale, tuttavia, non sembrò minimamente risentirne.
“Credi di potermi ferire con colpi così deboli? Che arroganza!” sbottò l’Espada.
“Buffo per uno che si autodefinisce imperatore e dio di un intero mondo dare dell’arrogante a qualcuno!” ribattè Kaisui con un ghigno.
La sua provocazione, in altre circostanze, probabilmente non avrebbe nemmeno sfiorato un avversario così potente ed esperto, ma ormai l’Espada era talmente furioso che non riuscì a sopportarlo e lanciò per tutta risposta un urlo rabbioso accompagnato da un’emissione di reiatsu spaventosa e dal lancio di multipli Respira non solo contro la Shinigami, ma in ogni direzione possibile.
Kaisui evitò le nubi mortali con lo Shumpo avvicinandosi nel contempo sempre di più al nemico. Era tutto pronto: l’uso continuo dei suoi attacchi di vento aveva ormai riempito l’aria di granuli di sabbia imbevuti di reiatsu. Aveva osservato bene il suo precedente scontro con Meryu e il Capitano Soifon e aveva più o meno capito come poter raggirare il suo potere d’invecchiamento. Lei, purtroppo, non aveva la velocità del fratello, ma avrebbe contato sulle sue abilità illusorie per distrarlo e poterlo così colpire senza che rallentasse i suoi movimenti o facesse marcire la sua Zampakuto.
Avrebbe utilizzato le illusioni per confonderlo e lo avrebbe poi attaccato da ogni punto cieco prima che potesse usare il suo potere d’invecchiamento su di lei.
Si diresse verso Baraggan muovendosi ripetutamente con lo Shumpo per rendere la sua prossima mossa più imprevedibile e iniziò a manipolare la reiatsu delle particelle di sabbia circostanti, mentre preparava l’attacco.
Ma, con sua grande sorpresa, non vi riuscì.
Riprovò di nuovo con lo stesso risultato. Non riusciva a manipolare la reiatsu dei granelli sparsi nell’aria, come se fosse stata bloccata.
< No, > si disse, < non è bloccata. La sabbia.. la sabbia è sparita! >
Non vi era più un solo granulo di sabbia nell’atmosfera circostante. Mentre si chiedeva sconvolta cosa fosse successo, un ennesimo Respira le passò accanto mancandola di poco. In quel momento sentì la voce di Baraggan: “Credevi davvero di potermi giocare con un simile, patetico trucchetto?! Che sarei rimasto come uno sciocco ad aspettare che tu mi colpissi o m’ingannassi con le tue illusioni senza reagire?! Ho visto i tuoi poteri all’opera contro le Fraccion di Harribel e la loro creatura e so come funzionano. Il tuo Bankai, senza dubbio, può essere molto problematico, ma lo Shikai.. non è altro che una ridicola versione su scala ridotta del primo, come vale per tutti gli altri Shinigami! Sappi comunque che, anche se avessi usato il tuo Bankai, non sarebbe cambiato niente! Mi è sufficiente disintegrare col mio potere la sabbia che spargi nell’aria per mandare a monte la tua strategia!”
Allora Kaisui capì: l’Espada non aveva scagliato in ogni direzione tutti quei Respira perché in preda ad una furia cieca, ma per far marcire ogni singolo granello di sabbia che aveva sparso ed impedirle così di usare la sua abilità. In pochi secondi aveva completamente distrutto la sua strategia. E, per di più, si rese conto che quel.. mostro.. aveva ragione.
< È vero. Anche se usassi il Bankai sarebbe inutile! > pensò sconvolta. < Il suo potere annienterebbe facilmente la mia dimensione dei miraggi! >
Non poteva fare niente per fermarlo. Niente.
“Ho sempre odiato le illusioni, fin da quel giorno maledetto, ed è per questo che non avrò alcuna pietà!” ruggì Baraggan. “Preparati a morire, Shinigami!”
Mentre si muoveva più velocemente possibile per evitare i Respira che le scagliava addosso, Kaisui non potè non pensare di che giorno stesse parlando. Cosa gli era successo per farlo reagire con tanta aggressività alla vista di un’illusione?
Non aveva tempo di pensarci. Se l’avesse colpita anche solo una volta, sarebbe stata la fine.
Tuttavia, era un’impresa disperata. Non era abbastanza rapida per schivare tutti quei colpi che, per giunta, continuavano ad aumentare. Quando diversi Respira la chiusero in una morsa a tenaglia, roteò su se stessa urlando: “Eaburedo!” e scatenando un’onda circolare di reiatsu incolore che respinse le nubi. Poi, guardò sopra di sé e si accorse di un altro Respira che scendeva su di lei dall’alto. Troppo vicino per reagire o scappare.
Nel momento in cui Kaisui si dava ormai per spacciata, una figura dai capelli argentei comparve davanti a lei ed alzò una mano ricoperta di reiatsu che bloccò il Respira. Una mano vestita con un guanto corazzato.
“Meryu?” mormorò incredula.
“Il fratello maggiore non può restare in disparte mentre la sua sorellina rischia la vita, non credi?” rispose Meryu senza guardarla. Mentre concentrava tutta la reiatsu recuperata sulla superficie della sua mano per impedire che la nube letale la disintegrasse, allungò l’altra verso Kaisui. “Portaci via, presto!”
La Shinigami capì al volo e afferrò la mano del fratello per poi trasportare via entrambi con un rapido Shumpo. Allontanatisi di parecchio dall’Espada, Kaisui fece un sospiro di sollievo e si voltò verso Meryu: “C’è mancato davvero poco. Grazie per il…”
Le altre parole le morirono in gola quando vide l’argenteo fissare inorridito la sua mano destra, le cui dita erano ricoperte di quella mortifera nebbia.
“N-non è bastato.. t-troppa poca reiatsu...” balbettò Meryu con voce tremante, mentre il metallo di Hayabusa si sbriciolava e, sotto di esso, le carni delle sue dita erano già marcite lasciando solo bianche ossa. Seppur sconvolto, si voltò verso la sorella alzando l’arto in decomposizione: “Tagliami il braccio! Subito!”
Kaisui sbiancò. Con che coraggio poteva fargli una cosa simile?
“Svelta, o non sopravvivrò! Ti prego!”
Non aveva mai visto lo sguardo di suo fratello così disperato. I suoi occhi emanavano un misto di paura ed orrore che era del tutto inusuale per lui; non poteva capire che sensazione stesse provando, ma doveva essere qualcosa d’indefinibilmente terribile. Furono quello sguardo e il terrore di perdere il consanguineo a muovere quasi meccanicamente le braccia di Kaisui. Stringendo i denti fino a farsi male, impugnò Sabaku No Hana con entrambe le mani e menò un fendente tra il gomito e la spalla di Meryu mozzandogli di netto il braccio destro. Questo precipitò verso il suolo decomponendosi fino a divenire meno che polvere prima ancora di toccarlo.
Meryu si strinse il moncherino sanguinante e guardò Kaisui che sembrava sull’orlo delle lacrime per il suo gesto. “Non.. c’era altro modo” le disse cercando di rassicurarla. “Non hai alcuna colpa, anzi.. grazie. Mi hai salvato ben due volte oggi.”
Anche se non molto, Kaisui sembrò riprendersi dallo shock.
Purtroppo il loro temibile nemico non aveva ancora finito: avanzando verso di loro Baraggan rise di pura gioia sadica: “Stai sacrificando il tuo corpo pezzo dopo pezzo solo per sopravvivere ai miei attacchi! Ne hai di fegato, ma sei anche un povero stupido! Con i tuoi miseri sforzi non fai altro che ritardare l’inevitabile! Siete tutti spacciati! Non potete nulla, NULLA CONTRO DI ME!”
Lanciò un altro Respira contro di loro che, però, venne intercettato da una barriera luminosa e bloccato. L’Espada si voltò e vide il corpulento Vizard con le mani congiunte a formare un sigillo tipico del Kido.
Con un ringhio Baraggan lanciò un’enorme quantità di Respira contro di lui, il quale si difese generando numerose altre barriere, ma nessuna di esse riusciva a resistere più di qualche istante contro quelle nubi assassine.
“Credi davvero che ti difenderà dall’invecchiamento?” chiese Baraggan materializzando e brandendo la sua Gran Caida. Con un fendente tagliò in due l’ultima barriera dell’avversario costringendolo a ritrarsi. Allora puntò l’arma contro il Vizard come un dito accusatore. “Ti ucciderò!”
Mentre l’Espada preparava un nuovo colpo, il Vizard creò e indossò la sua maschera da Hollow e il suo potere aumentò notevolmente. Tuttavia Baraggan non fece altro che infuriarsi ancora di più. “Che razza d’impudente!” Menò un altro fendente e, nel contempo, il Respira si espanse sull’enorme ascia prolungandone la lama e così il raggio d’azione e il colpo tagliò in due la nuova barriera creata dal Vizard. “Credi davvero che imitare un Hollow possa funzionare?! Devi portare rispetto!”
L’Espada continuò a menare fendenti tagliando senza alcuna difficoltà una dopo l’altra le barriere che l’altro continuava a creare. “Io sono l’imperatore, Baraggan Luisenbarn!” Lanciò un’onda di Respira che il Vizard bloccò formando una tripla barriera davanti a sé.
“Sono il dio dell’Hueco Mundo!” Il Respira s’intensificò a dismisura e perforò la barriera investendo e distruggendo parte della maschera Hollow del Vizard.
“Hachigen Ushoda!” urlò Soifon.
Una terrificante risata si propagò nell’aria dalle mascelle scheletriche di Baraggan. “Patetici, patetici, patetici! Quanto siete patetici! Shinigami, umani, Hollow, Arrancar.. le loro differenze e i loro scontri.. il libero arbitrio, la libertà, gli animali, così come le piante, la luna, le stelle e il sole.. tutto ciò è completamente irrilevante!” Scagliò un altro fendente distruggendo completamente sia la maschera del Vizard che la sua barriera. “In questo mondo, l’unica cosa veramente invincibile è il mio potere! Tutto il resto non ha il benché minimo valore!” Il Respira, non più ostacolato dalla barriera, investì la mano del Vizard, Hachigen, e iniziò a divorarne le carni. “Io possiedo il potere supremo ed assoluto, tutto il mondo è sotto il mio controllo! L’uguaglianza non può esistere in presenza di poteri contrastanti! Guardami! Per me le vostre vite sono inutili, sono paragonabili a quelle delle formiche!”
Hachigen nascose il braccio ferito dietro la schiena, mentre Baraggan scoppiava in un’altra sadica risata. “Anche se devo complimentarvi con voi! Mi sorprende che delle formiche come voi siano riuscite a ferirmi! Potrete vantarvene quando sarete all’inferno!”
Sorreggendo Meryu, Kaisui fece una smorfia. “È un mostro. Un.. demone…”
Lì vicino anche Soifon aveva un’aria abbattuta e disperata. Non avevano più speranze ormai, non avevano modo di uccidere un così potente nemico.
Poi, proprio quando Baraggan si apprestava a scagliare il colpo finale, una luce bianca apparve al centro del suo corpo. “E.. e questo cos’è?” esclamò confuso l’Espada.
“L’hai detto tu stesso, no?” replicò Hachigen. “L’unica cosa invincibile a questo mondo è il tuo potere. Ho pensato che fosse strano che ogni cosa che venga a contatto col tuo potere invecchiasse, marcisse e diventasse polvere. Ma allora per quale motivo non diventi polvere tu stesso? E così, ho ipotizzato una teoria. Intorno al tuo corpo ci dev’essere qualcosa di particolare, qualcosa in grado di contrastare il tuo potere. Perciò, posizionando il tuo potere dentro di te, ovvero dove normalmente non potrebbe entrare in contatto…”
Baraggan era allibito. “Il mio potere? E come hai fatto?”
Poi, mentre il Vizard si spostava leggermente, si accorse che il braccio che stava marcendo era scomparso; intorno al moncone vi era solo una barriera che impediva alla ferita di sanguinare. “Ehi, dov’è il tuo braccio destro?” Hachigen gli puntò contro il dito indice del sinistro. “E quello cosa significa?”
“L’ho dato a te.”
Allora tutti lo videro: la luce apparsa al centro del corpo del nemico era prodotta da una barriera formatasi al suo interno e, dentro quest’ultima, vi era il braccio tagliato del Vizard che si decomponeva sempre di più.
“Si è asportato il braccio con una barriera e l’ha messa dentro Baraggan!” disse Soifon stupefatta.
< È una follia > pensò inizialmente Kaisui. Poi, però, si rese conto che forse era davvero l’unica soluzione possibile.
“Se il tuo potere è davvero invincibile, nemmeno tu stesso sarai in grado di sconfiggerlo” continuò Hachigen. “Non avevo alcuna certezza quando ho corso questo rischio, ma sono lieto di aver fatto la scelta giusta.”
E, a conferma delle sue parole, il Respira all’interno della barriera disintegrò completamente quest’ultima insieme al braccio del Vizard.. e a gran parte del busto dell’Espada.
“Maledette formiche! Sconfiggere un dio.. imperdonabile! Imperdonabile!” urlò Baraggan, la voce carica di odio e ira. “Questo è imperdonabile, razza di formiche!”
“Nella Soul Society, tra noi Shinigami, la parola “dio” non viene usata molto spesso” disse Hachigen. “Di conseguenza, non siamo in grado di capire il peso delle tue parole.” Portò di nuovo la mano rimanente davanti al viso in posizione di preghiera. “La prego, perdoni la nostra mancanza di fede, dio dell’Hueco Mundo.”
L’Espada urlò ancora, stavolta di disperazione, mentre il suo corpo marciva ulteriormente fino a ridursi nel giro di pochi secondi ad un residuo di busto con solo la testa e il braccio destro ancora presenti.
“Ce-ce l’ha fatta!” esclamò Kaisui stentando a crederci.
Quell’avversario apparentemente inarrestabile era stato sconfitto. Sconfitto dal suo stesso potere.
Accanto a lei anche Meryu non potè che sentirsi sollevato.
“Io non posso morire.. non posso morire proprio adesso!”
Con loro sommo orrore si accorsero che Baraggan, malgrado il corpo che andava polverizzandosi, stava ancora brandendo la Gran Caida come intenzionato a voler continuare a combattere.
< Anche se è in quelle condizioni, riesce ancora a muoversi?! > pensò Meryu sgranando gli occhi.
“Ho giurato vendetta. Io.. io vi ucciderò tutti! E lo farò con le mie stesse mani! Io sono un re.. io sono un dio…” La voce dell’Espada era ormai delirante. La prospettiva di essere distrutto lo stava facendo impazzire.
Eppure, malgrado ciò, nessuno degli Shinigami non potè non notare che c’era qualcos’altro nelle sue parole: una determinazione incredibile. Non sarebbe morto senza agire e nessuno avrebbe potuto prevedere l’ultima azione di un individuo così risoluto.
“Non posso morire.. non prima di averti ucciso!” Con quelle ultime parole, Baraggan scagliò la sua Gran Caida contro Hachigen.
“Ushoda!” urlò Soifon.
Ma quando l’enorme ascia passò accanto al Vizard invece di colpirlo, tutti capirono che non stava mirando a lui. La Gran Caida era diretta contro un altro bersaglio e quel bersaglio era…
Aizen?!
“Muori con me!” fu l’ultimo urlo dell’Espada.
La Gran Caida non raggiunse mai il suo obiettivo. Poco prima di colpire Aizen, l’arma, già molto danneggiata dal deterioramento causato dal potere del suo stesso proprietario, si sgretolò completamente divenendo polvere. Allo stesso tempo anche ciò che restava del corpo di Baraggan marcì e si disintegrò del tutto e di colui che si era definito il re e dio dell’Hueco Mundo non rimase altro che la sua corona. Questa precipitò al suolo andando in mille pezzi che divennero polvere a loro volta.
Gli Shinigami avevano fissato la scena sgomenti e ammutoliti. Nell’ultimo istante della sua vita, l’Espada aveva cercato di togliere la vita al suo signore anziché ai suoi nemici. Per quale motivo? Era di lui che voleva vendicarsi?
“Baraggan Luisenbarn” mormorò Meryu. “Alla fine, anche tu eri un misero essere vivente che temeva la morte e voleva sfuggirle. Il tuo stesso potere rifletteva la tua paura. La paura di invecchiare e morire prima di aver portato a termine i tuoi obiettivi o le tue ambizioni, proprio come un umano o una qualsiasi altra creatura ha sempre più paura della morte con il passare del tempo, perché sente che questa si fa sempre più vicina. Temere il proprio potere ma non essere in grado di riconoscerlo e di accettarlo. Ti compatisco.”
Il suo sguardo si spostò su Aizen. < Anche lui voleva vendicarsi di te. Quante vite hai distrutto, Aizen? > pensò disgustato. < Quante vite hai costretto a sottomettersi al tuo volere, Shinigami o Hollow che fossero? Sai, forse non proverò mai l’odio e la rabbia che Keishin prova ora per te, ma penso di star finalmente iniziando a capire perché la sua sete di vendetta è così forte... >
 
“Ci siamo!” urlò in testa Ichigo Kurosaki indicando una luce che proveniva da un piccolo squarcio nello spazio del Dangai poco più avanti. Dietro di lui Keishin e il Capitano Unohana lo seguivano correndo sulla strada di particelle spirituali che il Sostituto Shinigami stava creando con la sua reiatsu.
“Questo è il massimo che posso fare” disse mesta Unohana interrompendo il Kido curativo che stava lanciando su Keishin. “Mi spiace, Keishin-san. Avrei voluto rigenerare completamente anche la tua reiatsu, ma purtroppo mi ci è voluto più tempo del previsto per ripristinare quella di Ichigo-san. Perdonami se non sono riuscita a farti arrivare in perfette condizioni nel mondo reale.”
“Non dovete chiedermi scusa di niente, Capitano” rispose Keishin guardandola con un gran sorriso. “Il recupero di Ichigo-san aveva la priorità assoluta. Dopotutto avete detto voi stessa che è il nostro asso nella manica, no? E comunque, non potevo chiedere di meglio visto il poco tempo che avete avuto a disposizione. Avete curato le mie ferite e ripristinato la maggior parte della mia reiatsu, è più che sufficiente!”
Unohana sorrise a sua volta, ma quando i suoi occhi incrociarono quelli del giovane Shinigami la sua espressione sembrò riempirsi d’inquietudine. Keishin aveva notato che accadeva da quando si era accorta della sua improvvisa e misteriosa eterocromia.
< Possibile che adesso il mio sguardo sia davvero così pauroso? > si chiese.
Ci avrebbe pensato a battaglia finita. Ora doveva concentrarsi su ben altro.
Mentre Ichigo si gettava contro lo squarcio allargandolo violentemente e aprendo così un varco scintillante nello spazio del Dangai, Keishin percepì una miriade di reiatsu provenire da quell’apertura. Alcune conosciute, altre sconosciute. Alcune alleate, altre ostili.
Ma fu solo una ad interessarlo. Quella del suo ex-Capitano.
Senza esitare si lanciò a sua volta nello squarcio seguendo Ichigo, pronto più che mai a combattere.
Eccomi, Aizen!



Note:
Kido = patto demoniaco
Ryubi no Jomon = cancello della coda di dragone
Koko no Jomon = portale della zanna di tigre
Kikai no Jomon = portale del guscio di tartaruga
Hoyoku no Jomon = portale dell'ala di fenice
Shiji no Saimon = portale delle quattro bestie

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Capitolo 18
*** Lotta disperata ***


Eccolo finalmente il nuovo capitolo! Avrei voluto farlo uscire ieri sera, ma ho dovuto sistemarlo più del previsto... Mi scuso in anticipo per il ritardo e per il fatto che è piuttosto corto rispetto a quelli che avevo scritto ultimamente. Sono imperdonabile, lo so, ma ho voluto dividere questo capitolo dal prossimo perchè in quello ci sarà un evento estremamente importante per uno dei nostri protagonisti e volevo allora incentrare l'attenzione su di esso. In ogni caso posso garantirvi che, a parte la lunghezza, non è affatto inferiore ai precedenti capitoli! ;)
Qui inizia finalmente la battaglia finale contro Aizen. Cosa accadrà.. beh, lo saprete leggendolo!

Ringrazio i miei bro, Death Crow e Re Nero, per avermi fatto notare l'errore nella scrittura del nome "Vizard" (maledetti sottotitoli di anime!) e informo che ho corretto tutti i nomi presenti in questo capitolo e in quello precedente. Non voglio aggiungere altro nè farvi perdere altro tempo, perciò.. buona lettura minna!!!






 
Capitolo 18: Lotta disperata
 
Quegli ultimi eventi erano avvenuti così velocemente che Meryu, Kaisui e tutti gli altri Shinigami presenti faticavano ad assimilarli.
Dopo la morte di Baraggan, Starrk aveva sfoderato la sua vera potenza di Primera Espada e aveva messo in seria difficoltà i due Vizard che lo stavano affrontando. Prima che potesse ucciderli, però, era stato sorpreso da un ripresosi Capitano Kyoraku il quale, dopo un breve ma incredibilmente intenso duello, era riuscito a sconfiggerlo usando i poteri speciali del suo Shikai.
Con la sua caduta Aizen aveva finalmente deciso di scendere in campo di persona e la prima persona a farne le spese era stata proprio la sua subordinata Harribel, che l’ex-Capitano aveva apparentemente ritenuto inutile dopo la sconfitta dei suoi compagni ed aveva eliminato senza battere ciglio con due rapidi colpi della sua Zampakuto, Kyoka Suigetsu. In seguito, Aizen si era ritrovato a fronteggiare il leader dei Vizard Shinji Hirako, mentre, nel contempo, il Capitano Komamura e Hisagi avevano ingaggiato battaglia con il Capitano traditore della Nona Brigata Kaname Tosen. Questi aveva rivelato di possedere poteri enormi grazie all’Hollowficazione a cui lo aveva sottoposto Aizen, ben superiori anche a quelli del Capitano della Settima Brigata, ma alla fine era stato proprio Hisagi, suo ex-Luogotenente, ad infliggergli una ferita mortale cogliendolo di sorpresa mentre stava per uccidere il suo vecchio amico Komamura.
A quel punto tutto era sembrato accelerare all’improvviso.
Tosen, seppur ridotto in fin di vita da Hisagi, non morì a causa delle ferite, ma apparentemente per un effetto collaterale della sua Hollowficazione o per l’azione di un misterioso Kido. In entrambi i casi centrava Aizen, a giudicare dal suo sorrisetto soddisfatto, e questo fece infuriare ancor più Komamura che sembrava sul punto di scagliarsi contro l’ex-Capitano in preda ad una furia cieca. E fu allora che accadde.
Il cielo dietro Aizen si crepò come se fosse stato fatto di vetro e dallo squarcio che si creò ne uscì il Sostituto Shinigami Ichigo Kurosaki, in stato di Bankai e con la sua Zampakuto, Tensa Zangetsu, avvolta da una potentissima reiatsu nera dai contorni rossi. Senza la minima esitazione Ichigo menò un fendente mirando al collo del nemico e urlando: “Getsuga Tensho!”
Una spaventosa onda di energia oscura si abbatté su Aizen scatenando una violenta esplosione; in quel mentre, Ichigo rincarò la dose lanciando un secondo attacco identico nello stesso punto e le dimensioni e l’intensità dell’esplosione raddoppiarono costringendo gli Shinigami più vicini a coprirsi gli occhi.
Osservando la scena tra lo stupore generale, Kaisui non potè non domandarsi se l’attacco a sorpresa avesse funzionato. Aizen era davvero stato sconfitto?
La sua tenue speranza fu spazzata via quando una luce verde acqua si sprigionò in mezzo al polverone provocato dall’esplosione, spazzandolo via e rivelando un illeso Aizen che osservava il Sostituto Shinigami con uno sguardo tra il divertito e il deluso; dietro la sua nuca una piccola barriera rombica tremolava e brillava nell’aria.
< Una barriera protettiva? Quel bastardo.. malgrado la sua arroganza, è davvero prudente! Non pensavo che si fosse preparato anche difese del genere prima di combattere! > pensò Meryu stringendo i denti.
Dopo il fallimento dell’agguato Aizen provocò Ichigo ad attaccarlo con la sua Hollowficazione per dimostrargli la differenza di potere che c’era tra di loro e, seppur confuso, il Sostituto Shinigami non ci pensò due volte ad assecondarlo indossando la maschera Hollow e scagliando un nuovo Getsuga Tensho, di gran lunga più potente dei precedenti. Nemmeno questo attacco, tuttavia, causò danni ad Aizen, il quale evitava qualunque colpo di Ichigo con una facilità disarmante e nel contempo si spostava vicino a lui così velocemente che il ragazzo, come tutti gli altri presenti, non riusciva nemmeno a seguirlo.
Con il suo solito sorrisetto Aizen affermò che Ichigo non avrebbe mai potuto colpirlo perché non combatteva mosso dall’odio ma solo da un senso di responsabilità verso il suo mondo e la Soul Society; le sue motivazioni, quindi, erano deboli e per questo non era minimamente in grado di nuocergli.
Meryu e Kaisui contrassero gli occhi nell’ascoltare le parole di Aizen.
Come sempre quel maledetto era un asso con le parole, soprattutto se si trattava di usarle per provocare qualcuno. Anche se non si stava rivolgendo a loro, entrambi sentirono l’impellente desiderio di scagliarsi sul Capitano traditore e tagliargli la gola per zittirlo e non sentire mai più la sua voce, pensiero che probabilmente anche tutti gli altri Shinigami presenti stavano pensando. Tuttavia scagliarsi contro Aizen a testa bassa era senza dubbio il modo migliore per essere uccisi all’istante. I due digrignarono i denti tanto da farsi male soffocando con fatica quel desiderio e pregando che anche Ichigo non cascasse nella sua trappola.
Proprio quando sembrava che il Sostituto Shinigami stesse per attaccare ancora, però, una violenta fiammata arrestò la sua azione e avvolse Aizen come un serpente. “Non farti fregare, Ichigo-san! Provocare gli avversari è la sua specialità. Non devi dargli corda e attaccare senza riflettere o sarai bello che spacciato! Inoltre..”
Quella voce era fin troppo familiare per Kaisui e Meryu. Si voltarono sorpresi nella direzione da cui era provenuta e videro una figura che si avvicinava ad Aizen reggendo due spade infuocate. Non c’erano dubbi sulla sua identità.
“.. attaccare a testa bassa è la mia di specialità!”
Si avvicinò ancora al turbine di fiamme che venne spazzato via da un movimento della Zampakuto dell’ex-Capitano. Questi fissò il nuovo arrivato con un’espressione enigmatica, impossibile da decifrare. Quello rise amaramente.
“Che c’è, Aizen? Non sei contento di rivedermi? O non mi riconosci? No, sono sicuro che riconosci la faccia di chi è stato il tuo più grande ammiratore fino a poco tempo fa, vero? Si, esatto, sono proprio io! Sono Keishin!”
Nel vedere il suo amico sano e salvo e animato come sempre da un forte desiderio di combattere, Kaisui si sentì forse per la prima volta dall’inizio della battaglia veramente sollevata. “Ce ne hai messo di tempo per arrivare! Te la sei presa comoda, per caso?” disse sarcastica.
“Scusate, ma eliminare quel bastardo è stato più duro del previsto” rispose Keishin con un piccolo sorriso.
“Allora possiamo dire che la tua vendetta si è compiuta?” chiese Meryu, anche lui contento di rivedere l’amico.
La voce di Keishin divenne più seria mentre fissava il compagno. “Solo in parte. Meryu, chi ti ha fatto questo? È stato Aizen?”
“No. Il responsabile è già morto.”
“Capisco. Meglio così. Era un Espada?”
Meryu si limitò ad annuire.
“Allora adesso completerò la mia vendetta anche a nome tuo.”
Mentre si voltava di nuovo verso Aizen quest’ultimo domandò: “Con “quel bastardo” intendi forse Xedahs, Keishin-kun? L’hai eliminato?”
Il volto di Keishin si deformò in un ghigno sadico. “Si, è esatto. Ha pagato per le sue atrocità, così come ora pagherai anche tu!”
“Non accusarmi di colpe che non ho” replicò Aizen tranquillo. “Sappi che non ho mai ordinato a Xedahs di andare ad assassinare il Capitano-Comandante. È stata tutta una sua iniziativa per facilitare la nostra impresa. Malgrado gli indubbi vantaggi, non mi abbasserei mai a far uccidere i miei nemici in un modo così vile.”
Keishin rimase interdetto per un attimo, ma poi i suoi occhi divennero ancora più inferociti. “Ah, davvero? Credi di poter fare discorsi sull’onore quando ci hai tradito e pugnalato alle spalle? Hai abbandonato la tua Brigata e gli uomini che ti erano fedeli! Hai tentato di uccidere Momo-chan che ti amava più di chiunque altro! Hai sputato sui nostri sentimenti, sulla nostra fiducia senza battere ciglio! I tuoi Espada hanno ucciso Hiraku e fatto soffrire i miei compagni in modi indicibili! Perciò.. come OSI comportarti in modo tanto indifferente parlando addirittura di onore?! TU NON SAI NIENTE DELL’ONORE! SEI SOLO UN ALTRO DANNATO ASSASSINO!”
La sua reiatsu ebbe un picco incredibile e le fiamme sulle sue spade triplicarono istantaneamente la loro dimensione ed intensità.
Aizen sembrò divertito dalla sua ira. “A quanto vedo il tuo carattere non è cambiato di una virgola da quando ci siamo visti l’ultima volta. Ti infiammi sempre così facilmente, Keishin-kun. È questa la tua più grande debolezza, te l’ho già detto. Tuttavia.. devo ammettere che la tua reiatsu invece è cambiata non poco. Non ti avrei mai riconosciuto se non ti avessi visto di persona.”
“E non hai visto ancora niente” ribattè Keishin. “Sappi, però, che non ti piacerà.” Dopodichè si voltò verso Ichigo, il quale era stato nel frattempo raggiunto e circondato da quasi tutti gli Shinigami e i Vizard ancora in grado di combattere. “Per ora resta calmo e concentrato, Ichigo-san. Il tuo momento arriverà presto.”
“Non lasceremo che tu veda lo Shikai di Aizen!” disse Komamura.
“Combatteremo tutti quanti per proteggerti” aggiunse Hitsugaya.
“Combattete per proteggere me? Cosa dite? È una pazzia! Siete tutti malconci!” obiettò preoccupato il Sostituto Shinigami.
“Come < è una pazzia? >” replicò Hirako. “Farti combattere da solo è ancora più da pazzi. Se andassi da solo, non potremmo sfogare il nostro rancore personale. Sarebbe da presuntuosi. Questa è la nostra battaglia.”
A quelle parole Ichigo sembrò comprendere cosa intendevano e il suo sguardo si fece più risoluto.
I primi Capitani a scagliarsi all’attacco furono Hitsugaya e Kyoraku che tentarono di attaccare Aizen con un attacco frontale accompagnato da uno a sorpresa, entrambi tuttavia prontamente bloccati dall’avversario. In quel momento Komamura parlò ancora: “Ichigo Kurosaki. Keishin. Vi ringrazio. Prima.. se voi non aveste attaccato Aizen, mi sarei lanciato contro di lui in un attacco d’ira e probabilmente sarei morto. Grazie.”
“Komamura-san…” mormorò Ichigo sorpreso.
Keishin, invece, si limitò a fare un piccolo ghigno. “Sono ben altre le persone che devono attaccarlo in preda all’ira. Malgrado ciò che Aizen vi ha fatto, questo non è il vostro caso, Capitano. È molto meglio per tutti se restate lucido. Lasciate i colpi di testa a quelli meno razionali e saggi di voi, come… ME!”
E si scagliò anche lui all’attacco del Capitano traditore, seguito poco dopo da Komamura e dai Vizard. Gli ultimi a muoversi furono Kaisui, Meryu e Soifon. “Quanto resterai lì impalato?” fece brusca quest’ultima avvicinandosi a Ichigo. “Apriranno un varco per un istante. Se resti lì, perderai la tua occasione. E non pensare che ora moriremo in questa battaglia. Combattiamo per sopravvivere. Salvare il mondo è solo una scusa che suona molto bene. Combattiamo per la nostra e per la vostra sopravvivenza in modo da proteggere chiunque altro da Aizen. Non restare indietro, Ichigo Kurosaki.” Poi si voltò verso Meryu. “Tu resta qui, Kitayama. Nelle tue condizioni non puoi affrontare un avversario come Aizen. Rimani di supporto a Ichigo Kurosaki e, se pensi di poterci riuscire, aiutaci ad aprire quel varco quando si presenterà il momento giusto. Ma non fare niente se non è necessario o se pensi di non poter resistere. Saresti più un peso altrimenti.”
Malgrado la freddezza delle sue parole, Meryu percepì chiaramente una lieve preoccupazione dietro di esse. Soifon non voleva che si sacrificasse ulteriormente se non era necessario e, nello stato in cui era, non poteva effettivamente combinare molto senza essere ancora mutilato o addirittura ucciso. Il suo ragionamento era corretto. Come per Ichigo, anche per lui era il momento della pazienza e della fiducia verso i suoi compagni, non della battaglia.
“Si, Capitano” si limitò a rispondere.
Soifon scomparve con uno Shumpo, diretta verso lo scontro in corso.
Kaisui si strinse al fianco del fratello e del Sostituto Shinigami. < Devo aspettare anch’io per ora > pensò. < Alla sua prima distrazione, userò il Bankai per intrappolare Aizen nella mia dimensione dei miraggi e creerò così l’apertura per Ichigo-san e gli altri. Mi raccomando, Capitano Hitsugaya.. Keishin.. tutti quanti.. fate attenzione. >
In prima linea Keishin e Hitsugaya attaccavano ripetutamente Aizen, mentre Kyoraku tentava di sfruttare il fatto che l’attenzione di quest’ultimo fosse sui compagni per colpirlo con delle imboscate. Tuttavia, malgrado i loro sforzi congiunti, l’ex-Capitano riusciva a contrastare e respingere ogni attacco senza troppe difficoltà.
D’un tratto, dopo un ennesimo attacco a sorpresa fallito di Kyoraku, Hitsugaya disse: “Aizen, riguardo quello che hai detto prima a Ichigo Kurosaki... Sembra che tu non lo sappia, perciò te lo dirò io. Un Capitano sfodera la sua katana solo quando è suo preciso dovere farlo. Sfoderare una spada mossi dall’odio è solo sporca violenza. Quella non è una battaglia. Aizen, sei davvero indegno.. del titolo di Capitano.”
A quelle parole Keishin fece uno sbuffo, ma Hitsugaya lo ignorò.
Aizen invece sembrò divertito. “Interessante. Di tutti i Capitani del Gotei 13, tu sei quello che più mi odia e per questo non pensavo potessi dire una cosa del genere. Quindi la tua spada non è mossa dall’odio verso di me? O forse.. quando Hinamori-kun si è ripresa ed è venuta sulla Terra, tutto il tuo odio è scomparso?”
Il volto di Hitsugaya si contrasse in una smorfia di rabbia e digrignò i denti, apparentemente incapace di replicare. Prima, però, che potesse fare qualsiasi cosa, una lama infuocata calò sulla testa di Aizen, che evitò il colpo con uno Shumpo.
“Interrompermi nel bel mezzo di una discussione in questo modo” mormorò imperturbato l’ex-Capitano. “Molto maleducato da parte tua, Keishin-kun.”
“Chiudi quella fogna” fu la secca risposta dello Shinigami, l’occhio del quale emetteva una spettrale luce rossa. “Hai parlato già anche troppo. Per te continuare.. significherebbe solo gettare altra benzina sul fuoco!”
“Keishin, stai indietro” disse Hitsugaya a voce bassa per poi urlare: “Bankai! Daiguren Hyorinmaru!”
Uno spesso strato di ghiaccio avvolse il suo corpo modellandosi in una forma simile ad un drago, mentre dietro di lui comparivano tre fiori di ghiaccio blu e la guardia della sua Zampakuto diveniva da quattro a otto punte.
“È esattamente come hai detto tu, Aizen. La mia katana è piena di odio. Io non sono venuto qui per combattere con te! Io sono venuto per ucciderti brutalmente!”
Con quelle parole il giovane Capitano iniziò ad espandere a dismisura la sua reiatsu, creando un vento gelido che abbassò istantaneamente la temperatura dell’intera città.
Tutti gli Shinigami si ritrassero visibilmente per l’intensità di quell’aura e qualcuno iniziò persino a tremare dal freddo. Tutti tranne i Capitani e lo Shinigami dalle spade di fuoco, rimasto sordo all’avvertimento di Hitsugaya, che iniziarono a loro volta ad espandere le proprie reiatsu.
Hitsugaya fissò dritto negli occhi Aizen, il quale non sembrava minimamente preoccupato da tutto quel potere. “Se la mia katana è colma d’odio, allora neanch’io sono degno del titolo di Capitano. Ho indovinato?”
L’altro non rispose, ma il suo sorrisetto era più che eloquente.
“Esatto” continuò Hitsugaya. “Se ti ucciderò in questa battaglia, non m’importa di perdere la mia posizione di Capitano. Farò qualsiasi cosa per eliminarti per sempre!”
“Bel discorso.”
Hitsugaya si voltò sorpreso: a parlare con un tono divertito stavolta era stato Keishin. “Sapete, per la prima volta sono assolutamente d’accordo con voi. Condivido questa linea di pensiero. Però.. su una cosa vi sbagliate, anzi, ti sbagli, Aizen. C’è qualcuno nel Gotei 13 che ti odia più di lui.”
“Ma questo lo sapevo” replicò Aizen. “Io ho detto “di tutti i Capitani del Gotei 13”. Non mi risulta che tu lo sia, Keishin-kun.”
“Mi stai sfottendo?”
“Affatto. Sto solo dicendo la verità. Mi sbaglio, forse?”
“No. Non sbagli. In effetti io non sono un Capitano..” Strinse le spade con ancor più forza e le sollevò ai lati. “.. ma posso garantirti che in confronto alla mia ira e al mio odio verso di te, quelli che il Capitano Hitsugaya o chiunque altro nel Gotei 13 provano.. non sono.. niente!” Incrociò le braccia davanti al petto. “BAN..KAI!”
Un violento turbine di fiamme avvolse completamente il corpo dello Shinigami per poi scoppiare qualche secondo dopo, rivelando un paio di ali infuocate, piume e artigli da uccello e una spada dalla doppia lama solcata da venature di fuoco. “Suzaku Hikami!”
Tutti i presenti rimasero sorpresi da quella vista e perfino il sorrisetto di Aizen sembrò incrinarsi. “Keishin.. tu hai il Bankai?!” mormorò Hitsugaya incredulo.
“Sono uno Shinigami anch’io, no? È così strano che ce l’abbia?” ribattè Keishin. Poi si rivolse ad Aizen: “Guarda: questo è il potere che ho ottenuto dalla mia ira. Quando eri il mio Capitano, la cosa che più desideravo era raggiungere il Bankai per renderti orgoglioso, te lo ricordi? Volevo che tu fossi la prima persona a vederlo e mi dessi un buffetto sulla testa dicendo con un sorriso: “Ben fatto, Keishin-kun. Sono fiero di te”.” La sua espressione divenne malinconica. “Per me, eri più di un superiore o un maestro. Ti sentivo quasi come un padre. Quanto sono stato stupido! Mi sono fatto fregare da un’illusione, una mera chimera! Tu hai distrutto il mio spirito, quello di Momo-chan, della Quinta Brigata e di tutta la Soul Society! Per questo..” il suo sguardo tornò più furioso che mai “..la mia anima ora grida vendetta con tutta se stessa! Per questo.. io.. io.. TE LA FARÒ PAGARE CARA!” E aumentò drasticamente la sua reiatsu sprigionando una fortissima luce cremisi che sembrò far diventare l’aria stavolta rovente.
Hitsugaya gli si affiancò. “Stavolta sono io ad essere pienamente d’accordo con te. Per questo ti dico che, anche se non siamo mai andati molto d’accordo, ora dovremo collaborare. Dobbiamo attaccarlo insieme e sconfiggerlo senza dargli la possibilità di usare Kyoka Suigetsu!”
L’occhio sinistro di Keishin, quello ancora bruno, si girò verso il giovane Capitano. “Anche se avrei voluto eliminarlo personalmente, so bene anch’io che non è saggio affrontarlo da solo. Mi sta bene collaborare, Capitano, ma cercate di non ostacolare le mie fiamme col vostro ghiaccio!”
“Sai, stavo per dirti la stessa cosa!”
Detto questo i due partirono all’attacco. La loro carica fu osservata con occhi sorpresi da tutti gli Shinigami, soprattutto Meryu e Kaisui.
Chi se lo aspettava che quei due, così diversi tra loro e mai andati d’accordo proprio per essere l’uno l’esatto opposto dell’altro, avrebbero combattuto fianco a fianco? Inoltre, era uno spettacolo inusuale perché entrambi i Bankai resemblavano due animali leggendari anch’essi rivali, il drago e la fenice, ed erano costituiti l’uno dal ghiaccio e l’altro dal fuoco. Perciò sembrava quasi che tutti gli opposti si fossero concentrati in quei due individui che ora combattevano insieme.
< Drago e fenice. Ghiaccio e fuoco. Uniti per un obiettivo comune > pensò Meryu. < Di certo non è una cosa che si vede tutti i giorni. >
Kaisui, dal canto suo, era raggiante: anche se fosse stato solo per quella battaglia, vedere il suo migliore amico e il Capitano che adorava combattere insieme come compagni la riempiva di gioia e, al tempo stesso, si sentì ancora più determinata a vincere. < Forza, ragazzi! So che potete farcela, no.. che possiamo farcela! Siamo tutti con voi! >
Il primo ad attaccare fu Hitsugaya: sferrando un fendente e urlando: “Hyoryu Senbi!” lanciò una grande onda di ghiaccio contro Aizen.
L’ex-Capitano schivò agilmente il colpo, ma Hitsugaya agitò ancora la spada verso di lui: “Hyoryu Senbi.. Zekku!”
L’onda si mosse come viva e puntò di nuovo verso l’avversario.
Aizen si mise in posizione per contrastare il colpo, ma in quel momento Keishin apparve dietro di lui e tentò di colpirlo con un fendente che venne però bloccato dal nemico all’ultimo istante; i due ingaggiarono poi un breve ma furioso scambio di colpi, separandosi nel momento in cui lo Hyoryu Senbi di Hitsugaya stava per investirli. L’onda di ghiaccio inseguì ancora Aizen, il quale fu fermato questa volta da Komamura e dal Vizard Love Aikawa che tentarono di colpirlo simultaneamente coi loro Shikai; allo stesso tempo Keishin si portò alle sue spalle con uno Shumpo e roteò la spada scagliando un’immensa spirale di fuoco: “Taifu Jigoku!”
I quattro attacchi colpirono simultaneamente Aizen da quattro diverse direzioni, senza lasciargli apparentemente scampo. Tuttavia, prima ancora che il fumo causato dai colpi si diradasse, videro l’ex-Capitano apparire illeso a una certa distanza da loro. Aveva schivato i colpi ad una tale velocità che nessuno era riuscito a seguirlo.
“Questo è un buon atteggiamento” disse Aizen col suo solito aplomb. “Attacchi di gruppo, imboscate, distrazioni, esche. A meno che non combiniate tutti gli stili di combattimento che conoscete, non mi prenderete mai.”
Keishin digrignò i denti. < Non ne posso più della sua arroganza! >
E si scagliò all’attacco con un poderoso battito d’ali, ingaggiando di nuovo un violento scambio di colpi con il suo ex-Capitano. Malgrado il suo originale stile di Zanjutsu, tuttavia, non riuscì in alcun modo a superare la difesa dell’avversario, il quale bloccava e rispondeva ad ogni colpo con una rapidità e un’abilità invidiabili, apparentemente incurante persino delle fiamme che avvolgevano le lame e diventavano sempre più incandescenti ad ogni contrasto. Con un ringhio di esasperazione, Keishin menò un fendente discendente che Aizen parò senza difficoltà e rimasero serrati coi volti a pochi centimetri di distanza e le spade incrociate in mezzo a loro, spingendo nel tentativo di spostare l’arma avversaria.
“Oh, ma guarda. Sei davvero migliorato, Keishin-kun. Hai persino inventato un nuovo stile di combattimento dopo aver acquisito il Bankai e tutto in poco tempo. Sono sorpreso” commentò tranquillo Aizen.
Sembrava un maestro che si congratulava col suo allievo dopo che questi aveva compiuto un esercizio particolarmente difficile.
“Ancora con quel tuo atteggiamento da superiore.. come se io fossi ancora un tuo subordinato.. falla finita! Mi fai solo infuriare di più!”
Le ali sulla schiena di Keishin estesero ulteriormente la loro apertura e iniziarono ad emettere uno strano scintillio. Il sorrisetto di Aizen s’incrinò nel percepire l’incredibile reiatsu che emanavano.
“Taiyo Furea!”
Aizen fece in tempo a dileguarsi con uno Shumpo che due enormi fasci di fuoco fuoriuscirono dalle ali e si abbatterono nel punto in cui fino a un istante prima c’era lui, riducendo invece in cenere un paio di edifici sottostanti.
L’ex-Capitano ricomparve diversi metri più in là, ma fu subito aggredito da Komamura e Aikawa che cercarono di colpirlo più volte coi loro Shikai. Aizen parò o schivò ogni attacco per poi scomparire di nuovo con uno Shumpo quando Keishin lo attaccò di nuovo, stavolta con una raffica di lame di fuoco. Quando ricomparve ad una certa distanza, però, Hitsugaya era già lì, pronto a colpirlo con un fendente diretto al volto. Ancora una volta Aizen dimostrò la sua incredibile velocità riuscendo, malgrado la sorpresa, a contrastare quel colpo con la propria Zampakuto.
Il giovane Capitano non si arrese e incalzò con una serie di tecniche di spada che l’avversario bloccò senza apparente difficoltà. Fu allora che Keishin lo assalì di nuovo alle spalle tentando di colpirlo con un fendente, ma Aizen si spostò di lato quel tanto che gli bastava per intercettare con la sua spada sia la lama di Keishin che quella di Hitsugaya fermandole in contemporanea. I due Shinigami si scambiarono per un istante uno sguardo d’intesa, poi, liberate con un rapido movimento le loro spade da quella del nemico, lo attaccarono insieme. Aizen bloccò per la seconda volta il loro colpo combinato.
Allora Keishin afferrò l’impugnatura della sua Zampakuto con entrambe le mani e.. la divise in due. Ora aveva di nuovo due spade.
Quella mossa inaspettata sorprese anche Aizen, il quale, infatti, non riuscì a contrastare efficacemente la rapidissima stoccata che Keishin vibrò con la sua seconda spada e venne così spinto indietro di diversi metri. Hitsugaya, seppur anch’egli sorpreso, non si scompose e cercò di approfittare della piccolissima apertura creatasi nella guardia di Aizen per colpirlo. Il Capitano traditore, però, si riprese all’istante da quel breve smarrimento e parò il suo attacco senza problemi.
Con un urlo Hitsugaya incalzò l’avversario seguito a ruota da Keishin e, insieme, i due impegnarono Aizen in un serratissimo scambio di colpi in cui ciascun combattente diede prova di un incredibile abilità. Keishin, pur essendo ritornato al suo stile a due spade, era più veloce e aggressivo che mai e con Hitsugaya, che non si risparmiava a sua volta, valevano come tre Shinigami; dal canto suo Aizen, anche se apparentemente costretto sulla difensiva, dava ancora una volta prova delle sue scioccanti capacità tenendo testa ad entrambi, senza farsi toccare o sfiorare dalle loro lame nemmeno una volta. Seppur tremendamente intenso, lo scontro fu talmente rapido da durare solo dieci secondi, dopodiché Keishin e Hitsugaya si tirarono leggermente indietro e menarono in contemporanea due fendenti, l’uno avvolto nel fuoco, l’altro nel ghiaccio.
“Kasai no Kizuato!”
“Hyoryu Senbi!”   
Una mezzaluna di fuoco e un’onda di ghiaccio furono scagliate contro Aizen che le evitò per un soffio con uno Shumpo. Quando impattarono tra loro, tuttavia, l’esplosione diffuse una forte nube di vapore nell’intera atmosfera  e questo ridusse la visibilità dell’ex-Capitano spostatosi poco lontano, anche se solo per qualche istante. Qualche istante però sufficiente perché il Vizard Rojuro Otoribashi usasse il suo Shikai per intrappolare la Zampakuto di Aizen limitando i suoi movimenti. A quel punto furono i Vizard Lisa Yadomaru e Aikawa ad attaccare l’uno dopo l’altra l’avversario tentando di superare la sua guardia. Aizen riuscì a parare anche i loro attacchi, ma sembrò finalmente venire colto di sorpresa da Komamura quando lo Shikai della Zampakuto di quest’ultimo, Tenken, si schiantò su di lui con una forza incredibile.
Tutti trattennero il fiato, speranzosi che quel colpo l’avesse, se non ucciso, almeno ferito, ma fu invece la lama di Tenken a venire tagliata in due dal contrasto con la Kyoka Suigetsu del Capitano traditore, rimasto di nuovo completamente illeso.
“Credevate davvero di potermi annientare semplicemente con numeri e forza?” chiese Aizen imperturbato. “Che ingenui. No.. probabilmente è la mia comprensione della parola “potere” ad essere diversa dalla vostra. Lasciate che vi mostri. Quando parlo di potere..” con uno Shumpo fulmineo si portò davanti a Komamura “è di questo che parlo.”
E, con un solo fendente, tagliò via il braccio sinistro del Bankai del Capitano dalla testa canina, invocato all’ultimo istante da quest’ultimo in un disperato tentativo di difesa, e ne squarciò profondamente il torso causando le stesse ferite a Komamura, il quale era l’unico Capitano ad essere collegato al suo Bankai ad un livello così profondo da condividere non solo la sua forza e i suoi movimenti ma purtroppo anche le sue stesse ferite. Sanguinante e guidato ormai solo dalla disperazione, Komamura tentò ancora di colpire Aizen con ciò che restava della sua spada, ma l’altro bloccò senza difficoltà il suo braccio con la mano libera e lo colpì all’addome con Kyoka Suigetsu. Un nuovo enorme squarcio attraversò la pancia del Capitano della Settima Brigata e, mentre il sangue sgorgava copioso, questi precipitò al suolo in fin di vita.
Davanti a quel terribile spettacolo i Capitani e i Vizard sentirono montare dentro di loro una rabbia sempre più forte e attaccarono ancora, ma fu inutile. Aizen evitò o schivò ogni attacco e, nel contempo, sconfisse e mise fuori combattimento anche i Vizard Rojuro, Aikawa e Lisa con pochi colpi della sua Zampakuto. Tutti e tre crollarono a terra con orrendi squarci sanguinanti che attraversavano i loro corpi.
L’incredibile dimostrazione di forza dell’ex-Capitano della Quinta Brigata sconvolse ognuno dei presenti, ad eccezione di Gin Ichimaru, l’ex-Capitano della Terza Brigata, che osservava la scena col suo solito ghigno inquietante, godendosi apparentemente la disfatta dei suoi nemici.
Keishin, dal canto suo, era livido. < Dannazione! Come è possibile che sia così forte? Ha sconfitto quattro Shinigami di classe Capitano o simile in pochi secondi e per giunta senza nemmeno utilizzare il suo Shikai! >
Era partito spavaldo e sicuro di sé all’inizio della battaglia, ma adesso cominciava a chiedersi se avessero davvero qualche possibilità di sconfiggerlo. La forza che stava dimostrando non era niente di paragonabile a quella di quando si allenavano insieme, quando lui era ancora il suo Capitano... Era senza dubbio forte anche allora, ma adesso.. era un’altra persona.
< Certo che è un’altra persona, stupido > si disse.
Quel Capitano Aizen con cui lui si allenava era solo un’illusione. Questo era il vero Aizen.
Proprio in quel momento gli occhi del suo ex-Capitano incrociarono i suoi. “Sei sorpreso, vero, Keishin-kun? Lo vedo dal tuo sguardo” disse placido. Niente in lui, a parte la katana che stringeva in mano e aveva appena pulito dal sangue con un movimento fluido del braccio, tradiva la sua pericolosità e la sua potenza. Sembrava un individuo totalmente estraneo alla violenza, impensabile come manipolatore e assassino, e questo non faceva che renderlo ancor più spaventoso. Era come guardare un ragno sulla ragnatela: immobile e innocuo a prima vista, ma spietato e letale non appena un insetto cadeva nella sua trappola. “Comprensibile. È la prima volta che vedi la mia reale potenza. Ti spaventa? Non sei più intenzionato a combattermi? Hai forse perso la tua volontà indomita?”
Quelle poche parole provocatorie riscossero all’istante lo Shinigami dal suo stordimento. Scuotendo la testa Keishin guardò i corpi martoriati dei suoi compagni sconfitti e una nuova, tremenda rabbia attraversò il suo corpo.
Lui che tremava davanti al responsabile di tutto il dolore suo e delle persone che amava soltanto per un’inaspettata dimostrazione di forza? Ridicolo!
“Non ho perso un bel niente!” ringhiò. “La mia volontà non potrebbe essere più risoluta e il mio desiderio di vendetta non potrebbe essere più grande! Aizen, te lo giuro: io ti ucciderò!” Le fiamme sul suo corpo iniziarono a bruciare ancora più ardenti mentre espandeva furiosamente la sua reiatsu.
Il dolore lo colse così all’improvviso che quasi non se ne accorse. Sentì la carne del suo torso venire improvvisamente attraversata da qualcosa di appuntito e rapido che lo passò da parte a parte mozzandogli il fiato; in un movimento quasi meccanico guardò in basso e vide con orrore due tentacoli neri agitarsi da due buchi scavati nel suo torso e nel suo addome. Il sangue iniziò a sgorgare copioso e un grosso fiotto gli risalì prepotentemente per la gola fuoriuscendogli dalla bocca.
“No. Sarai tu a morire.”
< Non può essere > pensò Keishin.
Conosceva quella voce ma non poteva crederci. Non voleva crederci.
Lui era morto. Morto!
Dev’essere qualcun altro, continuò a ripetersi mentre si voltava faticosamente per vedere il suo aguzzino.
Purtroppo i due occhi vermigli che incrociò non lasciarono più spazio al dubbio.
Era lui.. Era vivo.. Allora.. questo significava che.. aveva fallito.. fallito…
Sentì le forze abbandonarlo, la vista gli si annebbiò e la presa sulla spada venne meno. I tentacoli si rimossero con violenza, ma lui non sentì nemmeno il dolore. La sua mente ormai era vuota per lo sgomento e la delusione.
Mentre precipitava al suolo, la sola cosa che riuscì a sentire fu il commento beffardo di Xedahs: “Ci sei andato vicino, Shinigami. Ma non abbastanza. Alla fine, morirai proprio come quell’incapace del tuo amico. Ucciso senza essere stato in grado di fare nulla per aiutare i tuoi compagni.. per la seconda volta...”
Aveva ragione. Quella volta non aveva potuto salvare Hiraku, e neanche questa volta aveva potuto fare niente per i suoi amici. Per Kaisui, Meryu, Momo-chan, tutti…
Non aveva fatto nulla per loro.
L’oscurità lo avvolse nel suo abbraccio, isolandolo completamente dal mondo esterno, facendolo galleggiare in uno spazio vuoto, buio, silenzioso, privo di sensazioni e pensieri. Così piacevole e accogliente.. da volerci restare per sempre…
E dall’oscurità qualcosa emerse.



Note:
Kyoka Suigetsu = fiore allo specchio, luna riflessa nell'acqua
Tensa Zangetsu = luna tagliente della catena divina
Getsuga Tensho = zanna di luna che perfora i cieli
Hyoryu Senbi = coda rotante del drago di ghiaccio
Zekku = interruzione d'aria
Taiyo Furea = eruzione solare
Tenken = punizione divina

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Capitolo 19
*** Fiamme di vendetta ***


Ben ritrovati minna! Accidenti, ultimamente mi prometto di stare dentro i tempi di un milione di cose e non me ne riesce mezza.. forse dovrei pensare di cambiare i giorni di pubblicazione prestabiliti... Vabbè per ora lasciamo perdere. Spero che il capitolo sia all'altezza dell'ennesima attesa extra. XD
In questo capitolo dimenticate i vecchi confini di luce e oscurità. Qui la linea sottile tra bene e male e tra buoni e cattivi sarà messa a dura prova e i ruoli ne risulteranno così stravolti. Probabilmente molti di voi sanno già a cosa o chi mi sto riferendo, ma non dirò altro per lasciarvi gustare il tutto appieno! Ho solo un paio di note da suggerirvi per la lettura: data la natura del capitolo, per scriverlo mi sono sentito nel contempo diverse canzoni più che adatte a mio parere. Ve le indico qui sotto con tanto di link e ho segnato i punti in cui iniziare ad ascoltarle con degli asterischi
. Seguite il numero di asterischi per capire dove e quando cambiare musica:
Gregorian - Ave Satan
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https://www.youtube.com/watch?v=BxZMU-jV7s0)  *
Three Days Grace - Animal I Have Become (https://www.youtube.com/watch?v=xXDC89tZ4IQ)  **
Skillet - Monster (https://www.youtube.com/watch?v=u9NStVkSCuk)  ***
Skillet - Falling Inside The Black (https://www.youtube.com/watch?v=tfY4OfUXiYU)  ****
Spero di averle inserite in punti adeguati e che questa nuova modalità non crei disturbo... attendo giudizi, miei cari lettori! Ja naa!!!





Capitolo 19: Fiamme di vendetta
 
Meryu e Kaisui rimasero sconvolti nel vedere il loro amico cadere al suolo apparentemente senza vita. Stentavano a credere che qualcuno lo avesse ridotto in quelle condizioni in un istante.
*
Keishin, che era sempre grintoso e indomito nelle battaglie, era stato sconfitto dalla mossa più vile e meschina mai concepita: un brutale e codardo attacco alle spalle, quando la sua attenzione era tutta rivolta verso Aizen e non badava a nient’altro lo circondasse. Quell’azione così abbietta riempì entrambi di rabbia e, con uno scatto furente, spostarono i loro occhi sul responsabile, desiderosi di fargliela pagare.
Osservandolo capirono che doveva essere l’Arrancar che aveva ucciso Hiraku e che Keishin era andato a cercare nell’Hueco Mundo per vendicare la morte dell’amico. Il suo aspetto era molto simile a come il castano glielo aveva descritto, ma c’era qualcosa di strano in lui.
Sembrava fatto di oscurità solida e tangibile, in quanto dal suo corpo continuavano a staccarsi frammenti di materia nera che si polverizzavano dopo alcuni secondi e, sotto di essi, s’intravedeva una figura robusta e imponente vestita con un’armatura vermiglia e abiti neri che, però, parevano danneggiati o distrutti in più punti. In certe zone si riusciva ad intravedere anche la pelle dell’Arrancar, ma questa era annerita e talmente ustionata che sembrava che stesse per sbriciolarsi. Il volto era ricoperto solo per metà dalla tenebra e la metà visibile mostrava una faccia orribilmente bruciata con capelli scuri anch’essi visibilmente bruciati, mentre sulla sua schiena due tentacoli oscuri si agitavano nell’aria.
Era come guardare un’ombra sfocata che tentava di ricoprire un corpo senza riuscirci del tutto.
L’Arrancar si rivolse ad Aizen: “Aizen-sama, state bene? Mi spiace se sono intervenuto solo adesso, ma dovevo recuperare le forze.”
Aizen non aveva perso il suo sorrisetto, ma i suoi occhi lanciavano uno sguardo enigmatico verso l’Arrancar. “Xedahs” disse infine. “E così sei ancora vivo. Dalla sicurezza dimostrata da Keishin-kun nell’affermare di averti ucciso, ero sicuro che ce l’avesse fatta. Sono sorpreso.”
Gli occhi dell’Arrancar, Xedahs, mandarono lampi di rabbia nel sentire quelle parole.
“No, non c’è riuscito. Tuttavia devo ammettere che c’è mancato davvero poco... Quel maledetto... Non ho mai incontrato nessuno più ostinato di lui! Per un attimo ho pensato che mi avrebbe ucciso davvero, ma per mia fortuna, mentre il suo ultimo colpo stava per.. incenerirmi..” sputò quella parola come se fosse stata veleno “..quello stesso colpo ha generato una pallidissima ombra al suolo e sono riuscito a nascondermi in essa. Se fossi stato un po’ più lento, non sarei sopravvissuto. Quando è crollato esausto avrei voluto ammazzarlo, ma ero troppo debole e malconcio. Ho dovuto spostarmi e nascondermi nella sua ombra per recuperare le forze e guarire. Eppure.. malgrado tutto il tempo che ho atteso, sono ancora ridotto in questo stato pietoso!” Si voltò verso Meryu e Kaisui, accortosi probabilmente dei loro sguardi omicidi. “Era un vostro compagno, vero? Guardate! Guardate cosa mi ha fatto! Nessuno mi aveva mai ridotto in questo stato patetico! E quel che è peggio.. è che.. combattendo con lui.. io.. io.. ho provato paura! PAURA!” Ora sembrava parlare più a se stesso che a qualcuno in particolare. Stava delirando. “Io non ho mai avuto paura di nessuno e ne ho avuta per quel ragazzo! Quale umiliazione! Anche se quel maledetto ha pagato per ciò che mi ha fatto, non mi basta ancora! Merita di peggio!” Puntò le mani verso il corpo di Keishin, riverso immobile sulla strada sotto di lui, e una reiatsu viola iniziò a concentrarsi in esse. “Non lascerò niente di lui! Nemmeno la più piccola cellula del suo corpo!”
Per Kaisui quella fu l’ultima goccia. Non solo aveva colpito Keishin a tradimento, ma ora intendeva addirittura straziare il suo corpo per semplice ripicca. Il solo pensiero di un atto tanto vile la fece infuriare e, dimentica di Aizen, si scagliò sull’Arrancar con uno Shumpo. Meryu cercò di fermarla, ma era troppo tardi.
“Non osare toccare il mio amico, hai capito?!”
Vibrò un fendente che Xedahs evitò all’ultimo istante. L’Arrancar indietreggiò per poi ringhiare: “Non osare immischiarti o farai la sua stessa fine!”
“Ti sbagli! Se c’è qualcuno che sta per morire, quello sei tu! Pagherai caro per ciò che hai fatto a Keishin!”
Detto questo, mulinò Sabaku No Hana scagliando una miriade di attacchi contro l’avversario, il quale, tuttavia, li schivava o deviava tutti coi suoi tentacoli o artigli.
“Kaisui, ferma! Calmati!” gridò Meryu cercando disperatamente di far rinsavire la sorella.
Per quanto anche lui fosse furioso per ciò che quel maledetto aveva fatto a Keishin, sapeva che attaccandolo a testa bassa senza pensare o conoscere le sue capacità era troppo pericoloso. Malgrado le sue attuali condizioni, quell’Arrancar era un avversario da non sottovalutare.
Avrebbe voluto seguirla, ma era ancora troppo debole. Sarebbe stato solo d’intralcio in battaglia.
Tuttavia Meryu sapeva che, se per caso Kaisui avesse subito la stessa sorte di Keishin, allora non sarebbe riuscito a trattenersi nemmeno lui e, debole o no, avrebbe cercato anche lui di vendicarli. Avrebbe rischiato di farsi uccidere anche lui.
La chiamò ancora, implorandola di calmarsi e ragionare, ma Kaisui non lo ascoltava.
La Shinigami era furente. Desiderava solo squartare e uccidere una volta per tutte quel bastardo che aveva ucciso Hiraku e ora, forse, anche Keishin e non si sarebbe fermata finchè non ci fosse riuscita.
La sua furia cieca non sfuggì a Xedahs, che conosceva molto bene il suo stato d’animo. Dopotutto, era molto abile nel provocare, e rendere i suoi avversari folli di rabbia facendo del male alle persone a loro care era uno dei suoi maggiori piaceri. Con quello Shinigami di fuoco la sua azione gli era quasi stata fatale, vero, ma non sarebbe successo una seconda volta. Sghignazzò, aspettando il momento giusto per colpire e uccidere.
Meryu capì che doveva fare assolutamente qualcosa. Ma cosa?
Abbassò lo sguardo cercando di pensare ad un modo per aiutare la sorella e casualmente i suoi occhi caddero sul punto dove giaceva Keishin. La sua preoccupazione fu rimpiazzata all’istante dallo stupore e riuscì solo a pensare: < Dov’è il suo corpo? >
In quel momento Kaisui riuscì finalmente a superare la difesa di Xedahs e, con un unico fendente, lo tagliò a metà. Sorrise compiaciuta, ma dopo un istante le due metà del corpo dell’Arrancar svanirono come fumo.
Subito dopo sentì un’inquietante presenza dietro di sé e, istintivamente, si portò sul tetto di un edificio vicino con uno Shumpo guardandosi intorno per trovare il suo avversario. Provò anche a cercare la sua reiatsu ma niente. Era scomparso.
Poi, d’un tratto, sentì di nuovo quella sensazione repellente e un tentacolo d’ombra le si avvolse intorno alla gola, mentre due braccia nerborute bloccavano le sue dietro la schiena.
“Un vero peccato, piccola Shinigami” le sussurrò una voce maligna e viscida all’orecchio. “Sei molto abile, ma purtroppo non conoscevi le mie abilità come il tuo amico, sennò avresti avuto una qualche speranza.” Kaisui vide con orrore un altro tentacolo alzarsi davanti a lei e puntare al suo volto. “Devo ammettere che sarebbe un peccato rovinare un così bel visino…” continuò beffardo spostando il tentacolo verso il suo cuore. “Ora voglio sentirti strillare.”
Strinse la presa sul suo collo e le sue mani affondandoci gli artigli. Alla Shinigami sfuggi un gemito.
“Avanti, fammi vedere quel tuo grazioso viso sconvolto dalle grida di dolore e paura! È la cosa che più amo vedere nelle mie vittime!”
Meryu tornò a fissarla. “No, Kaisui!”
Non aveva tempo per pensare. Gli altri Capitani stavano ancora combattendo Aizen, non potevano intervenire. Doveva aiutarla lui.
Kaisui si dimenava disperatamente cercando invano di liberarsi. “Lurido bastardo schifoso! Lasciami andare!”
“Mi spiace, non posso. Mi diverto troppo!” Alzò il tentacolo, pronto a colpire. “Hai fallito anche tu. Hai avuto la tua occasione per uccidermi, ma l’hai sprecata!”
Anche tu l’hai sprecata.
**
Quella voce fece rabbrividire entrambi. Era familiare, ma al tempo stesso così diversa. Non poteva appartenere a quella persona, era impossibile.
Quella voce.. sembrava provenire dagli abissi stessi dell’inferno. Sembrava la voce di un mostro.. di un demone...
In quel momento qualcuno afferrò violentemente Xedahs facendogli perdere la presa su Kaisui. La castana si allontanò con un balzò e si voltò per vedere chi l’avesse salvata. Nell’istante in cui si girò, venne accecata da una fiamma scarlatta; si riparò di riflesso gli occhi, strizzandoli per mettere a fuoco.
E, con sgomento, lo vide.
Keishin era in piedi davanti a lei e aveva conficcato gli artigli della mano destra nel petto di Xedahs, dal quale uscivano con violenza fiamme di un’intensità mai vista. Le ombre che ricoprivano il corpo dell’Arrancar furono spazzate via del tutto e l’immagine urlante di un uomo alto che indossava un armatura gravemente danneggiata che sembrava fatta d’osso e il corpo ricoperto da orrende ustioni si mostrò ai suoi occhi. Per un istante provò soddisfazione nel vedere quell’essere abominevole urlare di dolore, ma quando il suo sguardo si spostò sull’amico, quella gioia divenne terrore.
“Volevi uccidere anche lei, eh? Volevi portarmi via un’altra persona cara? Al pensiero che un rifiuto merdoso e codardo come te mi stava per uccidere mi viene da piangere per la vergogna!”
Il volto di Keishin era deformato dall’ira e dall’odio, sembrava completamente impazzito. La sua reiatsu era aumentata improvvisamente e superava di gran lunga quella di un comune Capitano, le sue ali erano raddoppiate di taglia ed emanavano un bagliore accecante e il suo stesso fuoco ne sembrava influenzato: si agitava come vivo e il suo colore rosso era diventato molto più scuro e intenso. Come il sangue…
Con un ringhio lo Shinigami affondò ancora di più gli artigli nelle carni dell’avversario e le fiamme che li componevano divennero ancora più intense. Xedahs urlò più forte mentre una macchia prima rossa poi nera si diffondeva sul suo petto e la pelle iniziava a staccarsi ed incenerirsi per l’eccessivo calore.
Poi Keishin lo lasciò e l’Arrancar, ansimando, cadde in ginocchio. Fu allora che Kaisui se ne accorse: non era più solo il destro.. entrambi gli occhi di Keishin ora emanavano una luce cremisi, come se un fuoco si agitasse dietro le pupille.
Xedahs cercò debolmente di reagire alzando un braccio, ma lo Shinigami gli afferrò con un artiglio il polso e con l’altro la gola e lo bruciò ancora. Xedahs gridò di nuovo mentre i suoi occhi cadevano sul corpo del nemico; di colpo gemette: “Hai.. hai cauterizzato le tue ferite con le fiamme..! Per questo non sei morto..!”
Keishin non rispose, ma sul suo volto una nuova espressione si fece largo: una perversa e maligna gioia nel vedere il suo odiato avversario così umiliato e sofferente. Strinse la presa sul polso e il braccio dell’Arrancar, bruciato fino all’osso, si spezzò in due come un ramo secco, cadendo poi al suolo ancora crepitante.
Con uno sguardo disperato e terrorizzato, Xedahs mormorò: “Chi sei.. tu..?”
Keishin lasciò la gola dell’Arrancar, talmente ustionata che grossi brandelli di pelle e carne si staccarono, rimanendo attaccati per alcuni istanti agli artigli dello Shinigami prima di essere inceneriti dal calore, dopodiché alzò la stessa mano davanti agli occhi dell’ormai agonizzante nemico.
“Guardami! GUARDAMI!” Xedahs si costrinse a guardare quei furiosi e spietati occhi rossi. Anche la voce di Keishin era diversa: il suo tono era più basso, freddo e sembrava riecheggiare, come se un’altra voce stesse parlando di sottofondo. Metteva i brividi. “Io sono il fuoco della vendetta e dell’ira incarnato! E tutto ciò che tocco diviene cenere e MUORE!”
Detto questo piantò la mano destra nel petto bruciato dell’avversario fino al polso e lo costrinse ad alzarsi con la forza. Xedahs gemette di nuovo per il dolore e i suoi occhi, quando incrociarono di nuovo lo sguardo dello Shinigami, sembrarono sul punto di piangere. Keishin, dal canto suo, piegò la bocca in un ghigno così sadico e crudele che Kaisui, la quale aveva assistito a quella scena senza riuscire a muoversi, quasi non lo riconobbe.
Il significato di quell’espressione era chiaro: non aveva ancora finito con lui.
“Purtroppo per te, il tuo supplizio è ben lungi dall’essere terminato” disse Keishin confermando i suoi pensieri e quelli probabilmente dell’Arrancar. “Ti piace il dolore, eh? Adori infliggerlo agli altri, eh? Ti ho sentito che lo dicevi... Bene, vorrà dire che stavolta sarai tu a provare ciò che hanno provato le tue vittime!” Arrivò ad un centimetro dal suo volto, incastrando i suoi occhi in quelli del disgraziato avversario. “Te l’avevo detto che la tua morte sarebbe stata il più dolorosa e brutale possibile. Ora proverai.. cos’è il vero dolore!”
L’urlo dell’Arrancar fece tremare l’aria e sconvolse tutti i presenti che si fermarono e voltarono ad osservare la scena. Gli Shinigami, soprattutto Kaisui e Meryu, guardarono in silenzio e nemmeno Aizen, anche se era ancora impegnato a combattere con gli altri Capitani, riuscì a non osservare cosa stava succedendo.
Sul tronco di Xedahs, nell’area intorno al punto in cui la mano di Keishin l’aveva trafitto, una spettrale luce rossastra tremava sotto la pelle che diveniva sempre più nera, come se una fiamma stesse ardendo sotto di essa. Ma non era tutto. Sul corpo di Xedahs iniziarono ad espandersi delle linee rossicce e rigonfie che pulsavano come vive e formavano una struttura molto articolata sulla pelle dell’Arrancar. Simile ad un sistema circolatorio.
Kaisui, che era la più vicina e vedeva meglio la scena, fu la prima a realizzare che non era simile; quello era davvero il sistema circolatorio dell’Arrancar. Qualcosa lo stava rendendo visibile e palpitante.
< Ma cosa..? > pensò. Poi un pensiero raccapricciante le attraversò la mente.
Tutto il suo corpo di Xedahs fremeva e tremava in preda a convulsioni e spasmi. Poi, di colpo, su alcune aree della sua pelle si allargarono improvvisamente delle macchie rosso scuro e l’epidermide soprastante sembrò sfrigolare, come se si fosse posata su dell’olio bollente.
L’Arrancar urlò ancor più disperatamente, ma sembrava non riuscire a divincolarsi.
Keishin lo guardava con uno sguardo sempre più sadico e soddisfatto. “Dimmi.. come ci si sente ad avere il sangue del proprio corpo in ebollizione?” disse leccandosi le labbra.
Sembrava un predatore affamato che pregustava la carne della sua preda.
“Sai, sto mandando il calore delle mie fiamme attraverso le tue vene! Non abbastanza rovente da squagliartele subito, ma abbastanza da far bollire il tuo sangue! Purtroppo, a quanto pare, il calore è comunque troppo intenso per i capillari, per questo stanno esplodendo! Scommetto che il dolore dev’essere insopportabile, vero?”
I gemiti di agonia dell’Arrancar risposero per lui. Il suo ghigno si allargò.
“E posso assicurarti che è solo l’inizio! Il calore aumenterà lentamente finchè tutte le tue vene e arterie non saranno esplose e il tuo schifoso liquido vitale non sarà evaporato del tutto! Ma non preoccuparti: sto limitando il calore che fluisce alle vene dei tuoi occhi. Ti bruceranno, certo, ma potrai vedere tutto fino alla fine! Non ti perderai un solo istante della morte brutale che ti aspetta!”
Quasi istantaneamente il calore dovette aumentare perché le vene di Xedahs divennero ancora più gonfie e pulsanti; sembravano sul punto di scoppiare.
L’Arrancar urlò più forte. Un grido straziato, indice di un dolore troppo grande per poter essere concepito. I suoi occhi, che erano diventati rossi e iniziavano a sanguinare, avevano perso la loro vena maligna da un pezzo, sostituita da uno sguardo di pura disperazione e supplica. Parevano implorare di ucciderlo, di far finire finalmente il suo supplizio. Se avesse potuto piangere, probabilmente l’avrebbe fatto da un pezzo.
Dall’altra parte, Keishin sembrava invasato. I suoi occhi cremisi brillavano della più crudele e raccapricciante delle gioie: la gioia del far soffrire gli altri. La stessa che fino a poco prima aveva il suo avversario. No, non la stessa. La sua era molto più intensa. Una rabbia e un odio quasi inconcepibili trasudavano dai suoi occhi e trovavano finalmente appagamento nella sofferenza di colui che li aveva generati, anzi forse erano legati anche a qualcosa di più. Era impossibile provare tanto odio per una sola persona. Doveva essere qualcos’altro la fonte.
La bocca dello Shinigami era ancora piegata in quel ghigno spietato e di tanto in tanto si schiudeva appena per emettere delle risatine agghiaccianti, mentre la libera mano sinistra faceva schioccare continuamente le dita artigliate, quasi pregustando il momento in cui avrebbe tolto la vita a quell’infame individuo.
Kaisui era paralizzata dallo sgomento e dall’orrore.
Le parti si erano invertite: ora era Xedahs ad essere la vittima e Keishin il carnefice.
Non provava pietà per l’Arrancar, non dopo quello che aveva fatto, ma la tortura a cui era sottoposto era insopportabile da vedere. E ancora di più lo era vedere che il responsabile di quella sofferenza era il suo caro amico.
< Possibile che quello sia davvero Keishin? > pensò. < Non capisco. Che cosa ti è successo? È davvero questa l’ira che ti porti dentro? No, non può essere.. dev’essergli successo qualcosa, ma cosa? >
Poco lontano Meryu stava pensando le stesse cose. < Qualcosa non quadra.. so che quando s’infuria perde la testa, ma non fino a questo punto. E la sua reiatsu.. quest’intensità, questa malvagità... > Per un attimo pensò all’Hollowficazione, ma scartò subito l’idea: il suo amico non aveva mai subito quel processo e, soprattutto, la sua aura non era quella di un Hollow. Sembrava sempre la sua, però al tempo stesso non lo era. < Quello è davvero Keishin? >
In quel momento qualcuno gli si affiancò.
“Meryu Kitayama. Gli occhi di Keishin Akutabi erano diversi ultimamente?”
L’argenteo si guardò accanto e per poco non ebbe un sussulto: era il Capitano-Comandante Yamamoto.
Per un momento la domanda lo confuse, ma poi rifletté e si ricordò l’improvvisa eterocromia apparsa negli occhi dell’amico poco tempo prima.
“Bè, in effetti si” rispose. “Dopo l’allenamento con il Capitano Zaraki, io, Kaisui e Isane-san ci siamo accorti che il suo occhio destro era inspiegabilmente diventato di colore rosso. Non sapevamo spiegarcelo, ma poiché non sembrava avere nient’altro di strano e la battaglia era ormai imminente, non gli abbiamo dato molta importanza e abbiamo lasciato stare.”
La mano di Yamamoto che teneva Ryujin Jakka si strinse intorno al fodero dell’arma e le miriadi di rughe sul suo volto divennero più profonde mentre sul suo sguardo passava un’ombra di.. preoccupazione?
“Allora è come temevo.. questo è davvero un problema.”
Meryu rimase ancor più confuso. Che cosa significava quella frase? Che cosa nascondeva? Perché quel cambiamento negli occhi era così preoccupante?
Prima che potesse chiedere spiegazioni, però, udì Kaisui urlare: “Keishin, adesso basta! Fermati! Non puoi continuare questa follia!”
Ma l’altro non l’ascoltava nemmeno. Anzi, doveva aver aumentato ulteriormente il calore perché alcune vene sul corpo di Xedahs iniziarono a esplodere lacerando la pelle e rilasciando nell’aria vapori rossastri, mentre dai suoi occhi insanguinati iniziava ad uscire del fumo. Glieli stava letteralmente bollendo nelle orbite.
Altro dolore, altre urla strazianti.
Kaisui non ce la fece più. Avanzò fermandosi ad appena un metro dall’amico. “Basta, Keishin! Smettila, ti prego! Questo è troppo anche per uno come lui! Inoltre.. se vinci in questo modo, se lo uccidi in questo modo.. non sarai migliore di lui! Credi che Hinamori o Hiraku sarebbero contenti di vederti fare una cosa del genere? È questo che pensi?”
Gli occhi di Keishin si girarono verso di lei. “No, so che non ne sarebbero contenti” replicò freddamente. “Ma ti sbagli. Merita questo e anche di più. E io non intendo fermarmi finchè non avrà esalato l’ultimo respiro.”
“Vuoi diventare un assassino? Un maniaco omicida? Perché è questo che diventerai se continuerai a torturarlo in modo così disumano!”
“Lui non merita nulla di umano. E comunque noi non siamo umani dopotutto.”
“Che diavolo ti prende, Keishin? Cosa ti è successo? Tu non sei più la persona che conoscevo! Rispondimi!”
***
Solo allora lo Shinigami girò tutta la testa verso di lei e, inclinandola da un lato, le rivolse il sorriso più perverso, sadico e spietato che avesse mai visto.
“Diciamo che.. mi sto finalmente lasciando andare” disse con un tono a dir poco agghiacciante. “Sto sfogando.. quella matassa che si era creata dentro di me quel giorno maledetto.. rabbia, forse? Si, ma non solo...” Sembrava parlare più a se stesso che a lei adesso. I suoi occhi cremisi brillarono di un bagliore ancor più inquietante. “Credevo che sarei impazzito.. invece ora.. finalmente mi sento più leggero.. quel potere emerso dal nulla.. più ne ricevo più mi sento bene.. e niente lo libera di più della sofferenza e della morte dei miei nemici! Per questo.. non mi sono mai sentito così bene.. come in questo momento!”
Kaisui non riuscì a credere alle sue orecchie. Era impazzito. Stava traendo potere dalla sua rabbia e della sua frustrazione e stava usando quell’Arrancar che odiava con ogni fibra del suo essere per sfogarli. E da quel potere traeva piacere.
< No. Quello non può essere Keishin. Lui amava diventare più forte, ma non avrebbe mai voluto diventarlo in quel modo. E sicuramente non avrebbe tratto piacere dal dolore dei suoi nemici! > pensò.
Lo Shinigami rivolse di nuovo la sua attenzione a Xedahs, il quale sembrava ormai più morto che vivo; urlava sempre di meno e il suo corpo diventava sempre più secco e deforme. A quel punto, Keishin alzò la mano sinistra e i suoi artigli infuocati crebbero d’intensità. “Penso sia ora di finirla.. che peccato…”
“No.. fermati...” mormorò Kaisui.
Anche Meryu, che aveva ascoltato incredulo le parole del suo amico, si ritrovò a mormorare in tono quasi supplichevole: “Non farlo.. ti prego, non farlo...”
Il ghigno di Keishin si allargò ancora mentre faceva schioccare le dita. “Ora voglio che tu sparisca per sempre! Non voglio vederti mai più!” Gli artigli s’infiammarono ancora di più. “BRUCIA ALL’INFERNO!”
Kaisui scattò in avanti nel momento in cui calava gli artigli sul volto dell’Arrancar.
“FERMATI!”
Prima che potesse raggiungerlo una figura imponente entrò nella sua visuale ad una velocità incredibile e sbattè via Keishin, facendolo cadere rovinosamente.
“Basta così! Che cessi questa follia!”
Quel tono fece capire a Kaisui chi era ancor prima di vederlo in volto, ma se da una parte questo la rassicurò, dall’altra si sentì ancor più preoccupata: se il suo Capitano in persona aveva deciso d’intervenire, era una faccenda molto grave.
Keishin si rialzò, uno sguardo a dir poco furente dipinto in volto, ma prima che potesse muoversi, ai suoi lati comparvero i Capitani Hitsugaya e Kyoraku a bloccarlo. Il primo, addirittura, creò all’istante con un movimento della sua spada delle stalagmiti che bloccarono le gambe dello Shinigami dagli occhi scarlatti.
“Ora smettila, Keishin” disse perentorio. “Non ti rendi conto di quello che stai facendo? Ti stai comportando come un mostro, proprio come loro!” Indicò prima il corpo di Xedahs, riverso a terra e immobile, la vita già volata via da esso, e poi Aizen, che fluttuava in aria osservando il tutto con occhi interessati.
Ormai l’attenzione di tutti i combattenti si era spostata sullo Shinigami impazzito e nessuno riusciva anche solo a distogliere lo sguardo da lui.
Guardando l’Arrancar morto, il volto di Keishin si contrasse. “Mi avete portato via la mia preda.. Non dovevate! Doveva essere la mia mano a strappargli via l’ultimo alito di vita! Non meritava pietà.. non meritava nulla! Lui aveva..” le parole gli morirono in gola; sembrava tornato, almeno in parte, alla sua solita personalità. “Lui aveva...”
Poi guardò Aizen e il suo volto e la sua voce sembrarono trasfigurarsi di nuovo. “Devono pagare...”
“Comprendiamo il tuo dolore, Keishin-kun” intervenne Kyoraku, il volto con un’espressione compassionevole. “Hai tutte le ragioni per desiderare vendetta, ma non puoi diventare un mostro per ottenerla. Cerca di calmarti.”
“Calmarmi?! Come posso calmarmi? Non posso e.. non voglio. Non voglio farlo!”
La sua voce era sempre meno umana. Indicò il cadavere di Xedahs e poi Aizen. “Lui ha pagato e ora tocca a quel bastardo…”
“Sai bene quanto sia d’accordo con te e quanto io stesso voglia fargliela pagare” disse Hitsugaya, “ma ora devi recuperare il controllo! Non so perché, ma non sei più te stesso, non sei padrone delle tue azioni! Lo Shinigami che conoscevo io non si sarebbe mai macchiato di una simile atrocità!”
“Sta’ zitto e lasciami andare.” Non era una richiesta, ma un ordine.
“Keishin-kun, ti prego fermati” cercò di ragionare Kyoraku con voce più calma. “Non farti dominare dall’ira e dall’odio. Ne sarai distrutto e...”
“Ma cosa volete che me ne importi?”
Quelle parole gelarono entrambi i Capitani e ancor di più li gelò quello sguardo, quei terrificanti occhi scarlatti che ora mandavano il loro istinto omicida proprio verso di loro. Una fortissima reiatsu emerse dal corpo di Keishin all’improvviso e il ghiaccio che gli bloccava le gambe venne spazzato via all’istante.
“Toglietevi di mezzo o giuro che faccio fuori anche voi!”
Le ali della fenice sulla sua schiena si allargarono e brillarono più forte che mai.
“Taiyo Furea!”
Un’immensa onda di fuoco investì i due Capitani spazzandoli via, ma prima che la piena potenza della tecnica potesse colpirli, l’imponente figura di Yamamoto si mise in mezzo e subì l’attacco salvandoli in extremis.
Sconvolta alla vista di ciò che era accaduto, Kaisui corse subito al fianco di Hitsugaya, riverso sul tetto dell’edificio a poca distanza da Kyoraku. “Capitano! State bene? Vi prego, rispondetemi!”
Con un mugugno Hitsugaya si mise a sedere battendo le palpebre e osservando i suoi vestiti fumanti. “Si, sto bene” disse infine. “Per fortuna ci ha colpito solo superficialmente.. chi ha bloccato la sua tecnica..?”
Vicino a lui anche Kyoraku si stava riprendendo ed osservava davanti a sé con uno sguardo incredulo. “Vecchio Yama…” mormorò.
Anche Kaisui e Hitsugaya guardarono nella medesima direzione e si accorsero che Yamamoto non aveva respinto del tutto il colpo di Keishin, ma stava ancora combattendo per fermarlo. Il Capitano-Comandante teneva in mano Ryujin Jakka allo stato di Shikai e le fiamme generate dalla sua Zampakuto stavano formando un muro che proteggeva il vecchio Shinigami dal Taiyo Furea; tuttavia, per quanto le fiamme di Ryujin Jakka fossero potenti, né le sue né quelle di Keishin riuscivano a prevalere. Erano alla pari.
“Da dove viene quella potenza?” riuscì soltanto a dire Kyoraku.
Keishin ruggì: “Volete ostacolarmi anche voi, Capitano-Comandante?! Non crediate che solo perché siete voi io intenda trattenermi! Levatevi!”
Yamamoto lo guardò dritto negli occhi e un’espressione furente si dipinse sul suo volto. “Così anche tu lo possiedi.. non avevi niente da dirmi, eh? Perché non mi hai detto subito dei tuoi occhi? Sei solo uno stupido! Di tutti gli Shinigami, proprio tu dovevi ricevere quel potere maledetto…!”
Quelle parole scossero tutti i presenti, ma il più sorpreso fu senza dubbio lo stesso Keishin. “Di che cosa state parlando? Quale…”
Non fece in tempo a finire che la reiatsu di Yamamoto si espanse improvvisamente e, con un movimento repentino della sua spada, il Capitano-Comandante spazzò via il fuoco di entrambi. Subito dopo scattò in avanti e, con la nuda mano sinistra, sferrò un pugno nello stomaco del giovane Shinigami talmente forte che questo indietreggiò rapidamente tenendosi l’addome e sputando sangue.
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Nel giro di qualche secondo, tuttavia, Keishin sembrò riprendersi e, ringhiando come un animale inferocito, cercò di colpire Yamamoto con un gancio destro che il Capitano-Comandante afferrò e bloccò al volo, per poi menare un fendente che fu a sua volta fermato dalla presa della mano sinistra del primo. I due rimasero così avvinghiati, l’uno che stringeva il pugno dell’altro e l’altro che teneva la lama dell’uno, mentre fiamme d’incredibile potenza sgorgavano dai punti di contatto.
Keishin guardò ancora Yamamoto negli occhi. “Di che potere maledetto parlate? Cosa state dicendo?” Nella sua voce furente si avvertiva una punta di curiosità.
“Non è il momento di fare domande!” Il tono di Yamamoto era più imperioso che mai. “Adesso devi calmarti e subito! Reprimi la tua rabbia e torna in te, Keishin Akutabi! Devi farlo!”
“Rispondetemi!” Le fiamme che si sprigionavano dalle sue mani divennero più intense e la mano del Capitano-Comandante che gli teneva bloccato il pugno sinistro iniziò ad annerirsi per il calore.
Il vecchio Shinigami, però, non batté ciglio, anzi parlò ancora più forte: “Possibile che tu non voglia capire? Che non te ne renda conto? Il potere e la rabbia ti hanno dunque annebbiato la mente fino a questo punto.. al punto di non accorgerti che stai ferendo i tuoi compagni?! Sei un nemico o un amico, Keishin Akutabi?!”
Quelle parole tramortirono Keishin più di qualsiasi altro pugno o colpo di spada.
Quasi di riflesso spostò gli occhi su Kyoraku e Hitsugaya che lo fissavano ancora sconvolti, indugiò sulle bruciature dei loro vestiti e sulle lievi ustioni causate dalla sua tecnica e, infine, incrociò lo sguardo di Kaisui. Quella vista.. quegli occhi che di solito gli esprimevano affetto e fiducia, ora emanavano solo orrore e paura…
Era atterrita e la causa era solo lui.
“Keishin, basta.. ti prego…” la sentì mormorare. “Perché fai così..?”
Un istante dopo, accanto a lei, comparve Meryu. Questi, reggendosi a fatica sulla gamba rimasta, abbassò la maschera e fissò l’amico negli occhi.
Non aveva mai visto il suo volto così malinconico e triste. Dato il carattere di Meryu, anzi, dubitava addirittura che potesse anche solo assumere un’espressione del genere, tantomeno se rivolta verso di lui.
“Chi sei tu? Sei davvero il nostro amico Keishin? Io non credo. Perché non sei come lui. Lui non è uno spietato assassino. Non è.. un mostro.” Nessuna emozione nelle sue parole, se non un freddo e sincero disgusto.
Gli sguardi dei suoi amici e quelle parole lo scossero profondamente e, di colpo, iniziò a chiedersi cosa gli stesse accadendo. Poi, vide il cadavere di Xedahs riverso a terra, il petto ustionato e perforato, il braccio strappato, la carne annerita, bruciata ed esplosa dall’interno, il sangue completamente seccato o evaporato, gli occhi insanguinati e vuoti che fissavano il cielo e la bocca ancora piegata in un’orrenda smorfia di dolore. Spostò lo sguardo di nuovo sui Capitani e sui suoi amici e, senza rendersene conto, iniziò a tremare.
< Sono stato io..? Ho fatto davvero questo? Ma cosa..? Cosa mi succede? >
Le sue fiamme persero leggermente d’intensità e la sua presa sulla Zampakuto di Yamamoto si allentò parzialmente.
Il Capitano-Comandante, come se stesse aspettando quel momento, liberò la spada con uno strattone e, allontanatogli con un movimento brusco dell’altra mano il braccio destro, sferrò un altro potente pugno stavolta al volto di Keishin rompendogli il labbro inferiore e buttandolo a terra.
“Allora ti sei svegliato finalmente?” ruggì. “Avevi detto che intendevi combattere per la giustizia, per fermare i nostri nemici e impedirgli di fare ancora del male.. e invece guardati! Hai lasciato che la rabbia nutrisse il tuo potere e questo è il risultato! Le tue non sono fiamme di giustizia, no.. queste sono fiamme di vendetta! Fiamme che non portano altro che dolore e violenza e che bruciano tanto i nemici quanto gli amici! Un fuoco impetuoso che consuma ogni cosa, compreso il suo possessore, finchè non rimane più nulla!”
Keishin si rimise faticosamente in piedi. “No.. non è vero.. io non…”
Ma poi ricordò. Le parole che aveva detto prima di torturare e uccidere Xedahs:
Io sono il fuoco della vendetta e dell’ira incarnato! E tutto ciò che tocco diviene cenere e MUORE!
< Perché ho detto quelle parole? Io non ho mai voluto essere niente del genere! Però.. mi erano uscite spontanee.. come se fossi stato sempre io. Ma io sono davvero così? Chi sono io..? Chi..? >
La testa iniziò d’improvviso a fargli un male tremendo. Si portò le mani ad essa urlando e agitandosi. “Cos’è questo dolore? Che mi succede?”
Non farti domande! Distruggi i tuoi nemici! Chiunque ti ostacoli è un nemico!
“Cosa..? Hikami, sei tu? No, non posso!”
Si che puoi! Aizen è lì, davanti a te! Uccidilo adesso! Usa il tuo potere! Lascia libera la tua rabbia, il tuo odio!
“No! Questo è sbagliato! Sto ferendo anche i miei compagni! Sta’ zitto!”
Tutti i presenti rimasero sconvolti, completamente ignoranti su cosa stesse accadendo. Solo il Capitano-Comandante non sembrava sorpreso.
“Keishin! Che hai?” gridò Kaisui facendo per correre verso di lui.
Tuttavia Yamamoto la fermò alzando un braccio. “No! Non ti avvicinare! Ora è il momento in cui è più pericoloso! E poi non puoi aiutarlo! Deve farcela da solo!”
“Ma di che parlate? Non capisco!”
“Non c’è nulla da capire ora! La sua coscienza normale sta riaffiorando e deve essere solo lui a farla riemergere del tutto! Noi abbiamo fatto il possibile, ora sta a lui decidere se riprendere il controllo o lasciarsi controllare dal suo potere!”
Kaisui, come tutti gli altri Shinigami, non capiva cosa intendesse né quale fosse quel potere di cui parlava e che prima aveva definito maledetto, ma decise di fidarsi e rimase a guardare la scena.
Keishin continuava a discutere con quello che a volte sembrava se stesso, altre la sua Zampakuto, si agitava come isterico e le sue fiamme sembravano impazzite, alternando momenti d’intensità ad altri di debolezza e muovendosi furiosamente come serpenti.
Alla fine, lo Shinigami decise di far luce definitivamente su quella storia e s’immerse nel suo mondo interiore cercando il suo compagno dell’anima.
Quando giunse in esso, però, non vi era nessuno ad attenderlo, anzi, non c’era più nulla: si ritrovò immerso in un’oscurità senza limiti nella quale non si riusciva a vedere niente. “Ma cosa è successo? Hikami, dove sei? Che significa questo buio?”
Nessuno rispose.
Gridò ancora e ancora, invano. Provò allora a muoversi, ma si rese conto di non poter muovere nemmeno un muscolo, come se fosse incatenato. Cercò di concentrarsi, di percepire la presenza di Hikami, ma anche questa sembrava svanita.
Tuttavia, c’era qualcos’altro.. un’altra presenza familiare e nel contempo sconosciuta.. molto strana e inquietante…
Urlò di nuovo: “Si può sapere che succede? Cosa mi hai fatto? Fatti vedere!”
Per un istante nessuna risposta. Poi, senza preavviso, una luce balenò davanti a lui accecandolo; strizzò gli occhi e rimase allibito: una gigantesca fiamma, più grande anche della vera forma di Hikami, stava davanti a lui e in mezzo ad essa vi era un volto nero, dai tratti indistinti e dagli scintillanti occhi rossi.
Hai solo ricevuto quello che volevi. Hai chiesto tu il potere.
La voce di quello che poteva essere un abitante dell’inferno.
“Chi diavolo sei tu?”
Ancora non capisci? In ogni caso questo non ha importanza. Distruggiamo il nemico!
“Chiudi il becco! Non intendo ascoltarti! Lasciami libero! SUBITO!”
Così patetico.. abbiamo tutto questo potere e ci reprimi per le parole di quello stolto di Yamamoto e dei tuoi compagni.
“Non parlare dei miei compagni in quel modo! E, poi, perché parli al plurale? Io non sono te, non lo sarò mai! E ora lasciami andare e vattene!”
Allora non riesci proprio a capire.. che peccato.
“Hikami, smettila di nasconderti e vieni fuori! Devi aiutarmi a prendere a pugni quest’idiota!”
Lui non può aiutarci. Non capisci? Siamo solo noi adesso.
“Cosa gli hai fatto? Maledetto bastardo, me la pagherai!”
Keishin lottò furiosamente per liberarsi. Gli fece male. Sentì che il suo corpo stava per andare in pezzi e la sua mente con esso, ma non si arrese. Meglio la morte che essere plagiato da quell’essere.
Espanse la sua reiatsu, si concentrò raccogliendo tutta la sua volontà e, alla fine, sentì quelle catene invisibili sciogliersi e riuscì a muoversi. Si scagliò contro l’essere.
“FUORI DALLA MIA ANIMA!”
Hahahaha! Quale meraviglioso spirito! Quale sublime ira! Va bene allora! Opponiti pure quanto vuoi, segui le parole di Yamamoto, vivi coi tuoi amici, fai quello che ti pare.. ma continua ad alimentare quella rabbia! Presto capirai e, quando accadrà, non potrai più farne a meno e allora.. niente potrà fermarci!
Con quelle terrificanti parole, l’essere aprì l’immensa bocca e lo ingoiò.
In quel momento, nel mondo reale, Keishin crollò in ginocchio e alzò gli occhi al cielo con uno scatto repentino del capo lanciando un urlo agghiacciante. Le fiamme del suo Bankai s’ingigantirono e salirono in cielo dove iniziarono ad aggregarsi e a formare qualcosa.
Yamamoto osservò la scena, non confuso o incredulo come gli altri Shinigami ma preoccupato e furioso, come se stesse osservando qualcosa che non avrebbe mai voluto rivedere.
Infine, il fuoco formò l’immagine di quello che a prima vista sembrava un enorme uccello, tuttavia le ali erano prive di piume e sembravano più quelle dello scheletro di un pipistrello, formate da lunghe dita sottili e prive di carne, e la testa aveva un cipiglio feroce e due lunghe penne sopra gli occhi che parevano più delle corna. Lo stesso colore del fuoco era inquietante: fiamme di un rosso più scuro del sangue si alternavano a lingue e scintille nere che lo rendevano simile ad una bestia demoniaca. Era a dir poco raccapricciante.
La creatura guardò prima Aizen e poi Yamamoto. Il suo becco si dischiuse in un orripilante ruggito accompagnato da una frase:
L’oscurità sorge dalla luce. Sarà la strada del dio o la strada del demone?
E svanì nel nulla.

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Capitolo 20
*** Verso la battaglia finale ***


Capitolo 20: Verso lo scontro finale
 
Il silenzio era calato sull’intera città. Il tempo sembrava essersi congelato. Quella terrificante visione era svanita, ma nessuno dei presenti le era rimasto indifferente.
Come se si fosse appena risvegliato da un incubo, Keishin si ritrovò a fissare il tetto del palazzo sotto di sé, tenendosi sollevato con le braccia per non crollare prono su di esso. Le ferite infertagli da Xedahs e cauterizzate dalle sue stesse fiamme, che fino a qualche secondo prima sembravano addirittura svanite, avevano ripreso di colpo a straziare il suo corpo. Facevano male, ma erano nulla paragonate al dolore e alla confusione che sentiva nella sua testa.
< Ma cosa mi è successo? Quello.. ero davvero io? No.. non è possibile.. io non sono.. un mostro.. ma quello che ho fatto.. io... >
Poteva negarlo quanto voleva, ma era indubbio che aveva ucciso Xedahs in un modo orribile e brutale, persino per uno come lui, e, cosa assai peggiore, aveva provato piacere nel farlo. Una gioia sadica che lo faceva fremere mentre ascoltava le urla di dolore della sua vittima. E non capiva il perché. Era come se la sua personalità fosse cambiata di colpo.. no.. come se fosse stata influenzata e alterata da qualcosa. Qualcosa al di là del semplice odio e della rabbia. Ma cosa?
Poi ricordò le parole di Yamamoto: “..quel potere maledetto..” Di qualunque cosa parlasse, c’entrava di sicuro con quello che gli era successo. Lui sapeva di sicuro.
Un’ombra gli si avvicinò. Alzò gli occhi e vide la figura imponente del Capitano-Comandante sovrastarlo; il vecchio Shinigami lo fissava con uno sguardo a metà tra il furioso e il compassionevole.
“Cosa.. cosa mi è accaduto? E perché?” chiese con voce supplichevole.
Voleva avere una spiegazione. Doveva averla.
Yamamoto scosse la testa. “Ora non è il momento delle spiegazioni. Non replicare!” lo anticipò notando che stava per parlare di nuovo. “È una storia lunga e, comunque, non saresti in grado di comprendere nelle tue condizioni attuali. Sei troppo confuso e turbato. Ora l’unica cosa che conta è fermare Aizen o niente avrà più significato. Nemmeno le risposte che tanto aneli.”
Keishin lo fissò per qualche secondo, poi annuì. Seppur a malincuore, doveva ammettere che era vero: non poteva ricevere spiegazioni nel bel mezzo della battaglia più importante della vita di ogni Shinigami.
Ma le successive parole di Yamamoto, per lui, furono peggiori di ogni altra cosa: “Keishin Akutabi, da ora non dovrai più partecipare alla battaglia. Osserverai da qui il suo sviluppo fino alla fine.”
Keishin lo guardò sconvolto. “Sta.. state scherzando..?”
“No. Attualmente sei troppo instabile e confuso. Potresti di nuovo perdere il controllo e diventare tu stesso un serio pericolo per tutti noi. Resta qui e vedi di dominare le tue emozioni, per una volta nella tua vita.” Il tono del Capitano-Comandante era secco e duro. Non ammetteva repliche.
In quel momento qualcun altro parlò: “Una sorpresa davvero inaspettata. Non credevo che tu nascondessi un simile segreto, Keishin-kun.”
Quest’ultimo alzò gli occhi verso Aizen fissandolo con un misto di odio e curiosità.
“Mai avrei immaginato che il prossimo Shinigami a ricevere quel potere saresti stato tu. Come nessun altro qui presente che lo conosce, è ovvio. Se lo avessi scoperto prima, anche tu saresti diventato un soggetto molto interessante da studiare. Un vero peccato.”
Anche lui conosceva quello strano fenomeno che gli era capitato, ma a Keishin non importava già più.
Digrignò i denti. Controllare le sue emozioni? Quando quel bastardo traditore continuava a parlare con il suo solito tono saccente e beffardo e lo osservava come una cavia da laboratorio? Come poteva calmarsi?!
Aizen continuò: “Il Capitano-Comandante ha ragione, Keishin-kun. Se tu ti lasciassi andare a quel potere, diventeresti più pericoloso persino di me. Dopotutto, non sai nemmeno cos’è quel potere che hai sprigionato poco fa. E devo ammetterlo.. sei la persona meno indicata per averlo. Tutta quella rabbia e quell’odio che ti porti dentro.. sono un nutrimento troppo prelibato per esso. Davvero hai tutta quell’oscurità dentro di te, Keishin-kun? Sei peggio di me in fin dei conti. Io l’ho vista quell’oscurità. Tutti qui l’hanno vista. E ne sono rimasti spaventati. Stavi addirittura per uccidere i tuoi compagni con un ghigno sul volto…”
Lo stava provocando. Voleva che si scatenasse di nuovo portando ancora più scompiglio sul campo di battaglia. Tuttavia, malgrado l’avesse capito.. pur sapendo di non doverlo ascoltare.. Keishin non riuscì a trattenersi.
Non tollerava più la sua lingua velenosa e le sue parole così beffarde e.. veritiere. Era questo che gli faceva più male. Sapere in cuor suo che, in realtà, Aizen aveva ragione. Ma non gli importava.
La sua reiatsu ricominciò ad aumentare, mentre la sua rabbia tornava a pervaderlo. Voleva ucciderlo. Ad ogni costo.
In quel momento, i Capitani Kyoraku e Hitsugaya tornarono ad attaccare Aizen allontanandolo da lì e sentì la voce di Meryu urlare: “Fermo! Non azzardarti a farlo!”
Keishin lo guardò sorpreso. L’argenteo faticava a restare in equilibrio su una gamba e il suo fisico esausto e debilitato non lo aiutava di certo; tuttavia, il suo sguardo e la sua voce erano saldi.
Crollando seduto Meryu continuò: “Vuoi davvero ridurti come prima? Ascolta il Capitano-Comandante e cerca di controllare le tue emozioni. Non cadere nei suoi tranelli. Nessuno di noi ti vuole in quello stato.. nemmeno io e Kaisui.”
La sorella, che gli si era affiancata per aiutarlo, fissò a sua volta l’amico con uno sguardo di notevole intensità e annuì in una muta approvazione alle parole del fratello. Sembrava dire: “Non farlo, o giuro che te la faccio pagare.”
Keishin sembrò calmarsi.
I rumori della battaglia attirarono la loro attenzione.
Aizen continuava a sventare ogni attacco senza problemi, a resistere a qualunque offensiva senza troppe difficoltà. Sembrava davvero invincibile.
Ad un tratto, agendo in cooperativa con Hitsugaya, Soifon riuscì a colpire il Capitano traditore con Suzumebachi e ad usare il Nigeki Kessatsu, ma incredibilmente non ebbe effetto. Aizen spiegò che la sua tecnica era inutile a causa della differenza di potenza tra le loro reiatsu: l’immensa reiatsu dell’ex-Capitano aveva facilmente soppresso quella di Soifon e, con essa, anche il potere della sua Zampakuto.
Liberandosi dal ghiaccio di Hitsugaya, Aizen sembrò sul punto di uccidere il Capitano della Seconda Brigata, con evidente terrore da parte di Meryu, ma prima che potesse riuscirci, fu trafitto alle spalle da Kyoraku, nascostosi nell’ombra dell’ex-Capitano grazie al potere speciale del suo Shikai.
Percependo la momentanea vulnerabilità di Aizen, Hitsugaya lo caricò a testa bassa, incurante della possibile reazione dell’avversario. Quest’ultimo, infatti, si preparò a contrastarlo, ma all’ultimo istante scorse con la coda nell’occhio il Vizard Hirako che aveva attivato il potere dello Shikai della sua Zampakuto Sakanade. Il potere d’invertire i sensi del nemico facendogli così percepire l’intera realtà al contrario.
Se n’era accorto troppo tardi.
Dalla direzione opposta a quella che aveva percepito, la Zampakuto di Hitsugaya si conficcò nella sua schiena e lo trapassò da parte a parte uscendogli dal petto. Il giovane Capitano guardò con uno sguardo feroce l’odiato nemico e spinse ancora di più la spada nel suo torso. Aizen fece un debole tentativo di strapparsela di dosso, ma era troppo debole e malmesso.
Dopo pochi secondi, il corpo del Capitano traditore si afflosciò e rimase immobile, apparentemente morto.
Sui volti di Keishin, Meryu, Kaisui e di ogni altro Shinigami si dipinse uno sguardo di gioia mista ad incredulità. Ce l’avevano fatta. Contro ogni previsione c’erano riusciti. Aizen era stato finalmente sconfitto.
Kaisui era estasiata e perfino Meryu si sentì euforico a quella visione. Keishin era un po’ deluso dal fatto di non essere riuscito lui personalmente ad uccidere il suo ex-Capitano, ma non gli importava più di tanto. < Giustizia è fatta > pensò. < I nostri compagni, la nostra Brigata.. sono stati vendicati.. Finalmente è finita. >
Rimaneva un solo avversario. L’ex Capitano della Terza Brigata, Gin Ichimaru.
Tuttavia non era un problema. Senza Aizen non avrebbe potuto fare molto contro gli altri Capitani.
Una sola persona non era tranquilla e il suo urlo fece capire loro quanto si sbagliavano.
“Ragazzi.. ragazzi.. SI PUÒ SAPERE CHE STATE FACENDO?!” gridò Ichigo Kurosaki sconvolto.
Solo allora tutti se ne accorsero.
Il corpo impalato sulla Zampakuto di Hitsugaya non era di Aizen.. ma di Hinamori.
Gli Shinigami sbiancarono all’istante, ma prima ancora che potessero riprendersi dallo shock, delle urla provenienti dal basso attirarono la loro attenzione. E videro Aizen ergersi illeso e compiaciuto sui corpi inermi dei Luogotenenti Iba e Kira.
Hirako lo guardò con uno sguardo di puro odio. “Quando è stato?” domandò.
“Quando? Che domanda interessante” rispose tranquillamente Aizen. “Sai bene che il potere della mia Kyoka Suigetsu è l’Ipnosi Totale, no? Posso controllare tutti e cinque i sensi e far avere allucinazioni di qualunque tipo.”
“Si può sapere da quando?” chiese di nuovo Hirako, ancor più nervoso. “Ti ho chiesto da quando stai usando Kyoka Suigetsu!”
“Allora lascia che ti chieda una cosa.” Il tono di Aizen divenne beffardo e sul suo volto comparve un sorriso inquietante. “Quando è stato.. che hai pensato che non stessi usando Kyoka Suigetsu?”
Hirako sbiancò ancora di più.
La sua Zampakuto era sempre stata attiva, manipolando i loro sensi ogni volta che il Capitano traditore lo riteneva necessario. E loro non se n’erano nemmeno accorti.  
Tuttavia due persone erano sconvolte più di chiunque altro per ciò che era appena successo, al punto da aver a malapena ascoltato le parole di Aizen.
Keishin guardava sgomento Hitsugaya scendere sul tetto di un edificio vicino con Hinamori tra le braccia, l’immagine di lei impalata sulla katana del giovane Capitano marchiata a fuoco nella sua mente. Colei che considerava una sorella minore, che era già stata ferita più di chiunque altro dal tradimento di Aizen, aveva sofferto ancora. E ora.. rischiava di fare la fine di Hiraku.
< Devo perdere.. anche.. lei? > pensò atterrito.
Hitsugaya era, se possibile, ancor più sconvolto. Aveva appena ferito, forse mortalmente, la sua amica d’infanzia, la persona che aveva giurato di proteggere con tutto se stesso fin da quando erano bambini. Dopo il tradimento di Aizen si era ripromesso che niente e nessuno l’avrebbe fatta più soffrire.. e invece, a farle del male.. era stato proprio lui.
Hinamori aprì lentamente gli occhi e lo guardò con sguardo vacuo. “Shiro..chan..”
Hitsugaya non potè far altro che tremare mentre quell’unica parola lo colpiva con la forza di un gigantesco maglio.
“Per..ché?”
“AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
L’urlo di Hitsugaya squarciò l’aria. Perso completamente ogni freno inibitore e ogni traccia di lucidità, il giovane Capitano si scagliò contro l’odiato nemico con il solo desiderio di farlo a pezzi nel modo più doloroso e brutale possibile, di farlo soffrire ogni limite immaginabile. “AIZEN!!!!!!”
“Aspettate, Capitano Hitsugaya!” gridò Kyoraku lanciandosi dietro di lui, seguito da Soifon e Hirako. Se non l’avessero fermato o almeno coperto, quella carica diretta e sconsiderata sarebbe stata la rovina del giovane Capitano.
Purtroppo, così facendo, causarono anche la loro rovina.
“Siete.. pieni di aperture.”
I tre Capitani e il Vizard rimasti precipitarono al suolo ricoperti di ferite e sangue, colpiti prima ancora che le fatali parole di Aizen smettessero di risuonare nell’aria.
Kyoraku, Soifon e Hirako avevano la schiena completamente squarciata, mentre a Hitsugaya erano stati tranciati via il braccio e la gamba sinistri.
Quella terrificante scena tolse completamente il fiato a Kaisui, Meryu, Keishin e Ichigo. Fino ad un minuto prima, la loro vittoria sembrava assicurata e invece adesso erano stati letteralmente sbaragliati.
In un istante, tutti i Capitani e i Vizard erano stati sconfitti da un unico individuo. Da quell’unico Shinigami che li aveva traditi e si era proclamato essere ad un livello superiore a quello di chiunque altro. E, per la prima volta, riconobbero che la sua non era solo arroganza.. era la verità.
La vista dei corpi sanguinanti e mutilati di Hitsugaya e Soifon che precipitavano al suolo tolse il fiato a Kaisui e Meryu.
La castana gemette e gli occhi le bruciarono nel vedere lo Shinigami che più ammirava ridotto in quello stato. Sulle guance iniziarono a colarle lacrime amare.
L’argenteo invece non pianse, non era nella sua natura sfogare così apertamente le sue emozioni, ma non aveva mai provato un dolore tanto grande come in quel momento. Persino il dolore fisico e la fatica dovute agli scontri precedenti furono completamente cancellati nel vedere Soifon cadere in fin di vita; mai si era sentito così impotente e disperato.
Il silenzio calò sulla città, rotto solo da poche parole arroganti di Aizen che, però, non riuscirono a metabolizzare. La disperazione degli Shinigami rimasti si fece ancora più grande quando realizzarono che ormai non rimaneva nessun altro che potesse affrontare il terribile nemico. Ora c’erano solo loro e...
Proprio quando Ichigo stava per attaccare l’ex-Capitano, un tornado di fuoco si generò tra lui e Aizen. In mezzo ad esso.. stava il più potente Shinigami di tutta la Soul Society.
A quella vista Kaisui sentì un immediato sollievo. Sì, si disse. C’è ancora qualcuno che può sconfiggere quel dannato traditore. Il suo Capitano. Il comandante supremo di tutto il Gotei 13. Lui avrebbe potuto, ne era certa.
Malgrado l’immenso potere che sgorgava da quella figura avvolta nelle fiamme, Aizen rimase impassibile. “Ecco finalmente il Capitano-Comandante” disse. “Ma è troppo tardi. Sei l’unico Capitano rimasto ancora in grado di combattere. La tua morte significherà la fine del Gotei 13.” Il suo tono divenne impercettibilmente più beffardo. “Hai perso la tua opportunità. Non avresti dovuto uscire allo scoperto.”
Yamamoto avanzò in mezzo all’inferno che aveva generato arrivando ad una decina di metri circa da Aizen. “Non alzare la cresta, ragazzino” disse in tono severo. “Credi davvero di essere abbastanza potente da riuscire a scalfirmi?”
“Non mi domando se posso o meno” replicò il Capitano traditore. “Perché l’ho già fatto.”
“Silenzio!” urlò Yamamoto menando un fendente.
Il colpo, tuttavia, attraversò il corpo di quella che era solo un illusione. Il vero Aizen era alle sue spalle.
Nell’istante in cui Yamamoto si girò, la Zampakuto dell’avversario lo trafisse all’addome.
Il cuore di Kaisui perse un altro battito. Era la prima volta in vita sua che vedeva il suo Capitano venire ferito, per giunta con tanta facilità.
Possibile che Aizen fosse davvero imbattibile? No, era assurdo. Non poteva essere vero.
Era così sconvolta che non si accorse del ghigno sul volto del Capitano-Comandante, il quale afferrò con un movimento rapidissimo il braccio di Aizen che teneva ancora la spada infilzata nel suo corpo. “Sosuke Aizen, ti ho preso!” dichiarò trionfante.
L’altro, tuttavia, non si scompose. “Interessante. Bene, ed ora? Il braccio che stringi sarà veramente il mio? Sono sicuro che tu conosca il potere della mia Kyoka Suigetsu.”
“Stai dicendo che questo è parte della tua Ipnosi Totale?” chiese Yamamoto con altrettanta calma. “Capisco.. se mi attenessi a quello che vedo e tocco, allora potrebbe essere vero. Ma..” il suo tono divenne di nuovo trionfante “..non potrò mai sbagliarmi sulla reiatsu della Zampakuto che mi sta trapassando lo stomaco!”
Seppur imperturbato, il volto di Aizen sembrò divenire più nervoso. A quanto sembrava, ci aveva azzeccato. Non avrebbe mai potuto confonderlo con un’illusione in quelle condizioni.
“Hai detto che ho perso la mia occasione? Al contrario. Si è appena presentata una nuova opportunità!”
Mentre quelle parole ancora risuonavano nell’aria, gigantesche colonne di fuoco si elevarono da innumerevoli punti della falsa Karakura Town formando un immenso cerchio incandescente intorno all’intera città. A quella vista tutti rimasero sconvolti, persino lo stesso Aizen perse la sua solita calma e si guardò intorno con aria preoccupata.
“Ennetsu Jigoku” spiegò Yamamoto fissandolo freddamente. “Tutte le battaglie combattute finora culmineranno in questo momento.”
La solita espressione di Aizen riaffiorò sul suo viso. “Stavi pianificando tutto questo, mentre i tuoi subordinati venivano sconfitti? Mossa subdola.”
“Non voglio sentire parlare di azioni subdole da parte tua.” Il Capitano-Comandante strinse ancora di più il braccio dell’ex-Capitano. “Tu e io moriremo insieme in questo inferno rovente.”
Il cuore di Kaisui ebbe un altro sobbalzo. < Cosa..? >
“Stai indietro, Ichigo Kurosaki!” urlò Yamamoto rivolto al Sostituto Shinigami. “Non sei un membro del Gotei 13. Non posso permettere che tu venga coinvolto!”
Ichigo lo guardò incredulo. “Vecchio!”
“Allontanati subito!” Il suo sguardo si spostò poi su Kaisui. “Anche tu, Kaisui! Prendi tuo fratello e allontanatevi di qui con Ichigo Kurosaki! Dovete vivere!”
Kaisui fu di nuovo sull’orlo delle lacrime. “Volete davvero sacrificarvi per eliminarlo? Non potete morire, Capitano!”
“Non è il momento di discutere! Muoviti!”
“E gli altri membri del Gotei 13?” chiese Aizen placidamente. “Saranno inghiottiti tutti quanti da questo tuo inferno rovente.”
Yamamoto, tuttavia, non batté ciglio. “Sono tutti venuti qui preparati. Moriremo per estinguere il male assoluto. Questo è il volere dell’intero Gotei 13!”
“Allora perché ci chiedete questo, Capitano-Comandante?” chiese Meryu adirato. Non poteva sopportare l’idea di abbandonare lì i suoi compagni per salvarsi la vita. Di abbandonare Soifon. “Anche noi siamo Shinigami del Gotei 13! Non abbiamo paura di morire per il bene dei mondi!”
Kaisui era ancor più amareggiata. “Sì! È esattamente come dice lui, Capitano! Tutti noi siamo pronti a morire per il bene della Soul Society e del mondo reale, io e Meryu compresi! Lo sapete! Ma allora perché chiedete solo a noi di salvarci? Volete che scappiamo mentre i nostri compagni muoiono bruciati dalle vostre fiamme?”
“Voi dovete vivere” rispose semplicemente Yamamoto. “Proprio per il bene della Soul Society, tu e qualunque altro Shinigami ancora in grado di combattere dovete sopravvivere e andare avanti per assicurarvi che la stabilità di entrambi i mondi permani! Per impedire che il nostro sacrificio diventi vano! Tu puoi salvarti e portare con te un’altra persona. Prendi tuo fratello e vattene prima che sia troppo tardi!”
Kaisui scosse vigorosamente la testa. “Non potete.. non potete chiedermi.. una cosa simile..” Le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi arrossati. “Non posso.. perdere anche voi.. non posso abbandonare.. i miei compagni.. vi prego.. Capitano..!”
Yamamoto la guardò e un lampo di dolore e rimorso apparve per un attimo nei suoi occhi. “Mi spiace, ma questo è un ordine. Non puoi opporti, Kaisui. È il mio ultimo ordine.” La sua voce era decisa e intransigente come sempre, ma solo la castana percepì la nota dolorosa in fondo ad essa. Anche lui soffriva per il gesto che stava per compiere, ma non c’era scelta.
Quella consapevolezza le ridiede forza e si asciugò le lacrime con un rapido gesto.
Avrebbe obbedito al suo Capitano e rispettato i suoi desideri. Ad ogni costo, avrebbe portato avanti la sua volontà. Non solo per rispetto alla sua memoria e al suo sacrificio, ma anche per affetto verso uno Shinigami che per lei non era stato solo un superiore, ma anche un mentore e quasi un padre.
Mentre si girava per andare verso Meryu, il quale teneva lo sguardo basso e sembrava rassegnato, un lieve bagliore attirò la sua attenzione: era il Bankai infuocato di Keishin. Lo Shinigami era inginocchiato sopra un tetto e si reggeva sulle braccia per non cadere prono, il volto guardava a terra e non era visibile. Le fiamme che formavano il suo Bankai, seppur molto indebolite, erano l’unica cosa in movimento del suo corpo; tutto il resto della sua figura era immobile e silenzioso.
Kaisui ne fu confusa: con tutto quello che era appena successo si aspettava che Keishin fosse il più agitato di tutti, che si mettesse a gridare a squarciagola di non voler abbandonare i propri compagni e di voler trucidare Aizen con le sue mani per fargliela pagare. Invece sembrava quasi privo di sensi. Eppure, malgrado le ferite, anche lui doveva essere in condizioni di muoversi…
< Un momento > pensò. < Perché il Capitano non ha nominato anche lui? Perché non ha detto anche a lui di salvarsi? >
Stava per dirigersi verso l’amico e scrollarlo da quell’insolito torpore, quando Yamamoto, avendo probabilmente intuito le sue intenzioni, gridò: “No, Kaisui! Ferma!” Il suo tono era secco. “Lui resta qui.. con noi.”
Lei lo guardò come se fosse impazzito. “Che.. che cosa state..?”
Anche Meryu lo guardò, totalmente confuso. Voleva che restasse lì a morire, pur non essendo in condizioni critiche? Per quale motivo?
Prima, però, che potesse chiedere spiegazioni, un’ombra apparve dietro a Yamamoto.
“Dietro di te, vecchio!” gridò Ichigo, accortosi anch’egli del pericolo.
Il Capitano-Comandante si voltò di scatto menando un fendente alla figura alle sue spalle, ma questa bloccò con una sola mano la lama della Zampakuto.. e, con un rapido gesto, scagliò via senza fatica il vecchio Shinigami, mandandolo a schiantarsi pesantemente contro il terreno sottostante. Questi si rialzò barcollante; aveva perso l’haori da Capitano, diversi lividi gli solcavano il volto e la sua spada non era più avvolta dal fuoco, come se fosse tornata allo stadio non rilasciato.
“Perché?” mormorò. “Perché le fiamme di Ryujin Jakka sono sparite?”
“Vuoi che te lo dica?” disse Aizen atterrando a pochi metri da lui. “La tua Ryujin Jakka è la Zampakuto più potente. Ne sono consapevole. Se ti combattessi a viso aperto, il tuo potere sorpasserebbe il mio. Invece.. eliminando ogni altro potere e specializzandomi in ogni singolo aspetto, posso battere anche la migliore Zampakuto.” Indicò la figura che aveva attaccato Yamamoto e che ora stava in mezzo alle fiamme dell’Ennetsu Jigoku come se niente fosse. “Il suo nome è Wonderweiss. È il nostro unico Kaizo Arrancar. Inoltre.. il nome della sua Resurrectiòn è Estinguir.”
A quelle parole non solo Yamamoto, ma anche gli altri Shinigami rimasero sconvolti. Un nome del genere non era stato di certo scelto a caso e questo poteva voler dire solo una cosa…
“Il ruolo di Wonderweiss è quello di tenere a bada la tua Ryujin Jakka. E nient’altro.”
Quasi a voler confermare quella frase, tutte le colonne di fuoco che circondavano la città si estinsero in pochi secondi. La potentissima tecnica di Yamamoto era stata vanificata da quell’Arrancar.
Quest’ultimo, compiuto il suo dovere, si avvicinò ad Aizen atterrando alle sue spalle e mostrandosi chiaramente anche agli altri Shinigami. Era davvero molto insolito: alto almeno tre metri, aveva gambe, braccia e vita molto lunghe e sottili, totalmente sproporzionate rispetto al petto e al bacino che erano invece molto larghi e massicci e presentavano delle strane fessure simili a grate, il busto sembrava ricoperto da uno strato di metallo e al centro mostrava il tipico buco degli Arrancar, le spalle erano molto alte e di forma ovale e in testa portava un curioso copricapo bianco allungato con delle punte viola che gli copriva la metà superiore del viso; malgrado fossero presenti due aperture per gli occhi, questi non erano visibili e dietro la testa spuntavano ciocche di capelli biondi. L’Arrancar non parlava, ma emetteva solo dei versi incomprensibili e fastidiosi, come quelli di un infante.
In quel momento Kaisui e Meryu capirono: era il ragazzino Arrancar che era giunto poco prima nella falsa Karakura Town con quell’enorme creatura demoniaca eliminata dai Vizard, lo stesso che aveva sconfitto Ukitake in un istante e liberato Harribel dalla prigione di ghiaccio creata da Hitsugaya. Quella era la sua forma di Resurrectiòn, la sua vera forma.
“Ha perso la parola, il nostro Wonderweiss. E l’intelligenza, e i ricordi, ed i pensieri” disse Aizen. “Tutto per ottenere questa abilità.”
“Perse, dici?” commentò Yamamoto disgustato. “Vuoi dire che gliele hai rubate.”
Aizen non fece una piega. “Questo è il volere dell’Hogyoku. Il potere per cui Wonderweiss è stato disposto a sacrificare tutto. Non puoi nulla contro di esso.” L’ex-Capitano diede le spalle al Capitano-Comandante. “Addio, Genryusai Yamamoto.” Iniziò ad allontanarsi, ma non prima di aver dato un ultimo ordine: “Vai, Wonderweiss.”
Senza farselo ripetere, l’Arrancar si avventò su Yamamoto urlando come un pazzo.
Ciò che accadde dopo fu così rapido che sia Aizen che il Capitano-Comandante fecero fatica ad accorgersene: nell’istante in cui il primo aveva finito di parlare, un’altra voce aveva gridato: “BANKAI!” e, mentre un enorme fascio di luce dorata si abbatteva su Wonderweiss schiantandolo al suolo con una potenza incredibile, altri quattro fasci identici ma più piccoli volarono ai quattro punti cardinali della città sprigionando alcune piccole esplosioni.
Quando la polvere sollevata si depositò, Aizen rimase interdetto per un momento: tra lui e Yamamoto si era formato un piccolo cratere dentro al quale era accasciato Wonderweiss e, sopra quest’ultimo, stava Kaisui, avvolta su torso e arti dall’esoscheletro di Sabaku No Hana Shinkiro Saizu e che teneva l’Arrancar fermo al suolo con la testa e il torso impalati su due lame formatesi dalle sue braccia.
La castana alzò lo sguardo e incrociò quello di Aizen, il quale si ritrovò davanti due occhi verdi colmi di rabbia e frustrazione. “Hai oltrepassato ogni limite, Aizen” disse con voce bassa ma dura. “Hai tradito la nostra fiducia, hai ucciso e ferito i miei compagni, sfruttato i tuoi sottoposti in ogni modo possibile, minacciato di morte il mio Capitano, deriso i nostri sentimenti, messo in pericolo più di un mondo.. ma adesso ne ho abbastanza. Non mi è mai piaciuto farmi prendere dall’ira, ma tu non mi lasci scelta. Non ho mai odiato nessuno quanto te e non posso più stare a guardare mentre continui a fare del male alle persone che amo.. per questo.. io non ti perdonerò mai.. NON TI PERDONERÒ MAI! GIURO CHE TI UCCIDERÒ, AIZEN!”
 
Meryu era rimasto sorpreso dalla piega presa dagli eventi. La neutralizzazione della Zampakuto di Yamamoto era stata un fulmine a ciel sereno, ma ancor più incredibile era stato l’intervento di sua sorella.
Non l’aveva mai vista animata da una simile furia né l’aveva mai sentita dichiarare tanto esplicitamente di voler uccidere qualcuno. Sapeva che era sempre stata una Shinigami molto forte, tenace e coraggiosa, ma non aveva mai dichiarato di odiare qualcuno, tantomeno in maniera così aperta, né aveva mai agito tanto impulsivamente come in quel momento. Era davvero furiosa e la sua reiatsu non faceva altro che confermarlo.
Tuttavia poteva capirla. Ogni parola che aveva pronunciato la pensava anche lui.
Avrebbe tanto voluto affiancarsi a lei e scatenare tutta la sua potenza su quel maledetto traditore finchè non fosse stato riverso a terra morto. Purtroppo non gli era possibile: il suo corpo era ancora troppo debilitato dalla perdita dei due arti e la sua reiatsu si rigenerava troppo lentamente. Si era sforzato davvero troppo.
Non sarebbe durato un minuto contro avversari del genere.
Maledicendo la sua debolezza, Meryu guardò Kaisui che si preparava a combattere emettendo una potentissima reiatsu dorata e sorrise. < Sei diventata davvero molto forte, sorellina > pensò con un improvviso moto di orgoglio. < Ormai non so più se puoi vincere insieme al Capitano-Comandante e a Kurosaki-san in queste condizioni, ma posso capire che cosa il tuo cuore e la tua anima ti stiano gridando di fare. Fagli vedere chi sei, Kaisui! Dagli un pugno anche da parte mia e di K… >
S’interruppe di colpo nel ripensare all’amico. Si voltò verso il punto dove prima stava Keishin e lo vide ancora lì accasciato sul tetto dell’edificio, completamente immobile se non fosse stato per le fiamme che lo circondavano.
< Ma che diavolo gli prende? > si disse confuso. Conoscendo Keishin quel comportamento passivo era del tutto illogico, soprattutto dopo ciò a cui aveva assistito. < Non è normale. Non lo è per niente. >
Non senza fatica, si alzò in volo e atterrò accanto all’amico. Qualunque cosa avesse, doveva riscuoterlo da quell’insolito torpore e far sì che scendesse di nuovo in campo; malgrado il divieto imposto da Yamamoto, era più che sicuro che il suo aiuto sarebbe stato indispensabile per lo scontro imminente, soprattutto ora che il Capitano-Comandante non poteva più usare la sua Zampakuto.
“Ehi, Keishin! Svegliati!” disse tenendosi faticosamente in equilibrio sull’unica gamba rimasta. “Che ti prende? Perché te ne stai fermo senza far niente? Guarda che la battaglia è ben lungi dall’essere finita. C’è bisogno anche del tuo aiuto!”
L’altro, però, non rispose né si mosse.
Quest’assenza di reazione provocò una lieve irritazione nell’argenteo, il quale gli poggiò la mano sulla testa, unico punto non avvolto dalle fiamme, e lo scosse leggermente. “Si può sapere che cos’hai? Ti senti male? Rispondimi!”
L’altro non fece una piega.
Lo scosse un po’ più forte e alzò la voce: “Mi senti, Keishin? Mi stai ascoltando o no?!”
Poi, un sussurro arrivò alle sue orecchie: “Certo che ti sento.”
Un istante dopo Meryu sentì un dolore atroce attraversargli il busto e, abbassando lo sguardo, vide sgomento gli artigli di Keishin conficcati nel suo petto; non fece nemmeno in tempo a parlare o reagire che da quel punto si propagò un calore insopportabile che avvolse il suo intero corpo, come se stesse andando a fuoco, e non potè non urlare di dolore e orrore.
 
Kaisui continuava a fissare Aizen con uno sguardo di puro odio e rabbia. Sotto di lei Wonderweiss si agitò per scrollarsela di dosso, ma la Shinigami, per tutta risposta, lo pestò con un piede e piantò le lame ancor più in profondità nel suo corpo facendo schizzare il sangue. “Non ci provare!” sibilò.
“Questo è davvero inaspettato, Kaisui Kitayama” disse Aizen tranquillamente. “Non pensavo che le mie azioni avrebbero portato anche la calma e rispettata Luogotenente della Prima Brigata ad agire in un modo così impulsivo ed aggressivo.”
“Si raccoglie ciò che si semina, traditore” replicò fredda la castana. “Hai già causato anche troppa sofferenza.. e sarò dannata prima che ti lascerò causarne ancora!”
In quel mentre una bufera di sabbia invase l’intera città circondando i combattenti.
Allora Kaisui estrasse con violenza le lame dal corpo dell’Arrancar e si scagliò su Aizen con due rapidi fendenti che l’ex-Capitano bloccò senza difficoltà per poi trafiggerla con una stoccata a dir poco fulminea. Tuttavia, il corpo di Kaisui tremò dopo essere stato colpito e si dissolse nell’aria.
Aizen si guardò intorno con circospezione. Mosse qualche passo nella bufera, ma non riuscì né a vedere né a percepire la presenza della Shinigami.
“Il tuo Bankai è molto potente” sentenziò. “Da quello che ho potuto vedere finora, il suo potere è molto vicino a quello della mia Kyoka Suigetsu.” Il suo sorrisetto sembrò allargarsi. “Una sfida basata sulle illusioni. Molto interessante. Devo ammettere che non avrei mai pensato di trovare qualcuno in grado di affrontarmi sul mio stesso campo!”
La voce di Kaisui risuonò nell’aria: “E io devo ammettere che la tua visione è più limitata di quanto pensassi!” Dopodichè tre copie identiche di lei apparvero intorno ad Aizen attaccandolo con una miriade di lame spuntate dalle loro braccia o gambe.
Il Capitano traditore rispose ad ogni colpo con precisione millimetrica e calma glaciale e nemmeno uno di essi, anche se provenienti da più direzioni, riuscì a passare la sua guardia. La sua Zampakuto, fluida e fulminea, tracciava archi nell’aria intercettando ciascuna lama prima ancora che potesse sfiorare il suo possessore. Nel contempo, rispondeva con altrettanti attacchi che, però, venivano anch’essi bloccati o eliminavano semplicemente un’illusione, rimpiazzata quasi istantaneamente da un’altra.
Le copie di Kaisui aumentarono ancora di numero e per Aizen divenne davvero difficile riuscire a parare tutti i colpi, tanto meno ad identificare la vera Kaisui in mezzo alle copie. La sabbia di reiatsu della tempesta che circondava tutta la città ingannava i suoi sensi in modo incredibile: niente tradiva l’originale dalle copie, che fossero movenze, velocità, forza, tecniche, reiatsu o altro.. inoltre, anche quando probabilmente parava solo il colpo di un’illusione, il suo senso del tatto era manipolato al punto che percepiva l’impatto come se fosse avvenuto realmente.
Ad un certo punto, addirittura, un affondo di quella che si rivelò essere la vera Kaisui andò così vicino a colpirlo che gli squarciò una parte dell’haori. Quando, però, provò ad attaccarla, era già stata sostituita da un altro miraggio.
Era un Bankai davvero straordinario, quasi quanto la sua Kyoka Suigetsu. Quasi.
Mentre sul suo volto appariva un sorrisetto beffardo, la vera Kaisui riuscì finalmente ad approfittare di un’apertura nella sua difesa per superare la sua spada e trafiggerlo al petto. Tuttavia, un istante dopo, fu Aizen a scomparire nel nulla.
La castana rimase allibita e, alle sue spalle, sentì la voce melliflua dell’ex-Capitano dire: “Vicina.. ma non abbastanza.” Poi un singolo fendente la decapitò.
Osservando la testa mozzata volare in aria, Aizen ghignò.. finchè la testa, roteando su se stessa, non gli mostrò un ghigno ancora più pronunciato del suo e scomparve, così come il resto del corpo. Subito dopo due lame lo trapassarono da dietro.
“No.. sei tu a non esserci andato abbastanza vicino” gli disse una familiare voce femminile in tono di scherno. Il volto di Kaisui fece capolino sopra la sua spalla, uno sguardo feroce dipinto su di esso.
“Sapevo che avresti provato a fregarmi con una tua illusione, così ho finto di espormi per farti uscire allo scoperto. Nello stesso istante in cui ho capito di aver colpito una tua immagine fasulla, ne ho creata una mia che mi ha sostituita prima che tu potessi uccidermi. Era tutta una questione di velocità e, a quanto pare, sono stata più veloce io.”
Vedere il volto dell’ex-Capitano piegato in una smorfia di sgomento misto a dolore le causò inaspettatamente e per la prima volta in vita sua una scarica di piacere, piacere nel poter far finalmente provare a quel traditore almeno una parte del dolore che lui aveva inferto loro. < Sapevi che l’avresti pagata, Aizen > pensò fissandolo dritto negli occhi con sadica soddisfazione.
Soddisfazione che svanì quando il consueto sorrisetto tornò a riaffiorare sul volto dell’ex-Capitano. Poi, la scomparsa del suo corpo fu accompagnata dall’urlo di Ichigo Kurosaki: “Attenta, Kaisui-san!”
D’istinto, nello stesso istante in cui percepì il sottile e fin troppo familiare sibilo di una lama che fende l’aria, Kaisui si spostò di lato muovendo nel contempo il braccio sinistro, nel tentativo di schivare il colpo in arrivo o perlomeno di bloccarlo. Un dolore straziante al fianco le tolse il respiro per qualche secondo, prima di essere sbalzata via dalla forza del colpo; ripreso a fatica il suo assetto a mezz’aria, si portò una mano sul punto dolorante e sentì un liquido caldo e denso scorrerle sulle dita.
La spada del nemico le aveva squarciato in profondità il fianco sinistro, proprio in un punto dove l’esoscheletro non la proteggeva del tutto, ma la sua reazione istintiva era stata abbastanza rapida da impedire che quello squarcio profondo si estendesse fin dall’altra parte del suo corpo. C’è mancato davvero poco, si disse sconvolta.
Poco lontano da lei Aizen, illeso e vagamente divertito, la fissava. La lama della sua Zampakuto gocciolante sangue. “Ottimi riflessi, Kaisui Kitayama. Ammetto che questa volta è stato un azzardo per me attaccarti tanto direttamente, ma ero sicuro che avresti sfruttato una simile occasione. Come hai detto tu, era una gara di velocità e posso dire che la mia Kyoka Suigetsu è stata più veloce sia di te che del tuo Bankai.” Il suo tono si fece impercettibilmente più arrogante. “Abbastanza inutile proseguire. Te ne sei accorta, vero? Non puoi vincere.”
Kaisui strinse i denti, rabbiosa. Avrebbe tanto voluto rispondergli a tono, ma sapeva in cuor suo che aveva ragione: entrambi sapevano creare illusioni talmente realistiche da essere impossibili da riconoscere se non per volontà dell’esecutore, ragion per cui l’unico modo per vincere era essere più rapidi dell’avversario nel produrre l’illusione e nel colpirlo successivamente mentre questi era confuso da essa. E ormai era evidente che il più veloce tra i due era l’ex-Capitano.
Tuttavia non era solo per questo. Un’altra differenza fondamentale li separava distintamente: il tempo. La Kyoka Suigetsu di Aizen e la sua Sabaku No Hana Shinkiro Saizu erano pari in quanto potenza e realismo delle illusioni, ma ciò che le contraddistingueva era che la prima poteva esercitare in qualunque momento e per un periodo di tempo praticamente illimitato il suo potere, a patto che fosse stata osservata almeno una volta la sua lama durante il rilascio dello Shikai, mentre la seconda poteva esercitare il suo potere solo all’interno di quella bufera di sabbia e, quindi, solo finchè questa perdurava. E se ad Aizen mantenere attivo il suo Shikai non sembrava costare la benché minima fatica, a Kaisui invece mantenere attivo il suo Bankai costava uno sforzo mentale enorme, soprattutto per sostenere quella tempesta ad un’intensità e dimensione costanti, complice non ultimo il fatto che sapeva usare quel potere solo da pochi giorni mentre l’altro aveva esercitato il suo per secoli.
In breve, la differenza tra di loro era troppo marcata se un semplice Shikai sprigionava molto più potere di un Bankai, seppur immaturo.
A strapparla dalle sue elucubrazioni fu l’improvviso sopraggiungere al fianco di Aizen di un redivivo Wonderweiss. Le ferite che aveva inferto all’Arrancar si erano completamente rimarginate.
“Fa’ sparire il tuo cuccioletto, Aizen” sbottò freddamente con un gesto della mano destra, la sinistra ancora premuta sul fianco ferito. “Oppure vuoi vedermi sfilettarlo prima di tornare da te?”
“La tua sicurezza è ammirevole, ma fuori luogo. Il tuo fiato corto ti tradisce. Pensi di poter sconfiggere Wonderweiss prima di non essere più in grado di mantenere attiva questa bufera di sabbia? Soprattutto se devi difenderti anche da me?” chiese placido il Capitano traditore.
Kaisui non riuscì a non digrignare di nuovo i denti. Dunque non gli era sfuggito il fatto che il suo Bankai la affaticasse tanto.
Si era illusa di poterlo sconfiggere da sola sfruttando la sua ignoranza dei poteri esatti della sua Zampakuto, ma non aveva tenuto sufficientemente conto che quello che le stava davanti non era un comune avversario. Non poteva batterlo in tempi brevi né con un uso limitato delle illusioni come aveva fatto con la chimera Allon. E ora che aveva avuto abbastanza tempo per capire grossomodo i punti forti e deboli del suo potere, sconfiggerlo diventava un’impresa praticamente impossibile, soprattutto se doveva affrontare nel contempo anche un altro avversario.
La sua frustrazione si trasformò in sorpresa quando vide Yamamoto apparire all’improvviso tra lei e i due nemici.
“Non ti permetterò più di levare un solo dito sulla mia Luogotenente” disse il vecchio Shinigami in tono risoluto e severo.
Kaisui rimase esterrefatta, non tanto per l’intervento del suo Capitano quanto per la sua dichiarazione così decisa.
Pur essendo una sua sottoposta, Yamamoto usava spesso trattarla con maggior considerazione, più come se fosse stata una nipote o addirittura una figlia, ma solo quando non vi era presenza di terzi. Solo in quei momenti e solo in sua presenza lui riusciva ad ammorbidire quella sua personalità seria e burbera e a rivelare quello che lei amava definire il suo lato migliore.
La castana, dal canto suo, ammirava Yamamoto più di qualunque altro Shinigami, persino più di Hitsugaya, e anche lei lo considerava più come un parente che come un superiore.. almeno finchè non erano impegnati nei loro rispettivi ruoli. Allora, non appena il dovere li chiamava o arrivava qualcuno, il loro rapporto ritornava istantaneamente ad essere quello tipico tra Capitano e Luogotenente e rimaneva tale fino al successivo, breve momento di pace.
Ora invece, per la prima volta, il Capitano-Comandante aveva agito con quel quasi paterno istinto protettivo, che aveva solo con lei, in presenza di qualcun altro. Doveva essere davvero preoccupato e furioso.
Aizen, tuttavia, non batté ciglio. “E cosa puoi fare, Genryusai Yamamoto? Ti ricordo che Wonderweiss tiene ancora sigillata la tua Zampakuto. Sei impotente contro di lui.” Poi si voltò verso l’Arrancar e fece un cenno con la testa al quale l’altro rispose caricando il vecchio Shinigami.
Spaventata, Kaisui fece per gridare al suo Capitano di togliersi di lì, ma le parole le morirono in bocca quando Yamamoto, con un semplice pugno, fece volare Wonderweiss dall’altra parte della città. Una serie impressionante di edifici venne sfondata al suo passaggio e un gran polverone si alzò dal punto in cui infine si schiantò.
“Credi forse di potermi uccidere sigillando il potere della mia Ryujin Jakka?” chiese Yamamoto, un’evidente nota provocatoria nella voce. “Che ingenuo. Mi stupisce quanto tu sia ingenuo. Dimmi un po’, secondo te, come mai continuo ad essere Capitano-Comandante del Gotei 13 da oltre mille anni?” Aprì il pugno ancora proteso in avanti, quasi ad evidenziare la sua imminente affermazione. “Perché in mille anni non è mai nato nessuno Shinigami più forte di me.”
Kaisui era rimasta allibita. Aveva sempre saputo che la forza del suo Capitano era qualcosa di leggendario, anche nella storia eterna della Soul Society, ma non se ne era mai resa conto come in quel preciso momento.
Zampakuto o no, Shigekuni Genryusai Yamamoto rimaneva sempre e comunque il più potente degli Shinigami, Aizen compreso.
Quest’ultimo sembrava essersene reso conto a sua volta: anche se la sua espressione era rimasta immutata, aveva leggermente contratto gli occhi lasciando così trasparire una lievissima agitazione interna. Ancora una volta aveva commesso l’errore di sottovalutare il Capitano-Comandante.
Quest’ultimo piegò leggermente le ginocchia, pronto ad attaccare. “Kaisui, guardami le spalle! È ora di dare una lezione a questo moccioso!”
Con rinnovata fiducia, Kaisui obbedì e si mise in posizione di combattimento. < Se li affrontiamo insieme, possiamo farcela! >
Yamamoto partì all’attacco portandosi davanti ad Aizen con uno Shumpo rapidissimo e tentando di colpirlo con un pugno. Prima che potesse raggiungerlo, però, il suo colpo fu fermato da Wonderweiss, il quale apparve all’improvviso accanto a lui e lo spedì lontano con una forte spallata. L’Arrancar aveva metà del petto sfondato a causa del pugno ricevuto dal Capitano-Comandante, ma si stava rigenerando rapidamente. La sua forza non era nemmeno vacillata.
Kaisui si affiancò a Yamamoto osservando disgustata i due avversari. “Quell’essere è davvero resistente.. ed ostinato” commentò. “Non ci permetterà di raggiungere Aizen tanto facilmente. Come procediamo, Capitano?”
Yamamoto gettò via ciò che restava del suo kosode, ormai a brandelli. Malgrado la veneranda età, il vecchio Shinigami aveva un fisico incredibilmente atletico e muscoloso, solcato da un incredibile numero di cicatrici a testimonianza dei secoli di allenamenti sostenuti e delle numerose battaglie affrontate. “Mantieni attiva la bufera di sabbia per più tempo possibile. Confondi i sensi di quell’Arrancar finchè non l’avrò eliminato” rispose. “Col tuo aiuto dovrebbero bastarmi solo pochi secondi per disfarcene, ma tieni comunque d’occhio Aizen e, se prova a fare qualche mossa, dovrai bloccare anche lui con i tuoi miraggi. Puoi farcela?”
Seppur stanca, la castana non si sarebbe mai sottratta ad una richiesta del suo Capitano, tanto meno con la posta in gioco che c’era in quella battaglia. “Assolutamente! Voi preoccupatevi solo di combattere! Vi guardo io le spalle!”
Quelle parole furono il segnale: Yamamoto scattò in avanti imitato all’istante da Wonderweiss. I due arrivarono l’uno di fronte all’altro, pronti a colpirsi.
E, per l’ennesima volta, accadde qualcosa d’imprevisto.
Proprio quando stavano per attaccare, due nuove e potenti reiatsu esplosero alle spalle di Kaisui e, prima ancora che questa potesse voltarsi per vedere chi o cosa le stesse emanando, un lampo biancoazzurro entrò nella sua visuale, superò il Capitano-Comandante e si schiantò sopra Wonderweiss ad una velocità pazzesca, mandandolo a schiantarsi sul terreno sottostante. Subito dopo, un secondo lampo, stavolta rosso incandescente, seguì la scia del primo per poi andare oltre e abbattersi su Aizen con tanta forza da spingerlo indietro di parecchi metri.
Il tutto si svolse così rapidamente che né Kaisui né nessun altro riuscì a realizzare cosa fosse successo prima di qualche secondo. Poi, l’identità di quei lampi fu palese a tutti i presenti lasciandoli sbigottiti.
“N-niisan! Keishin!” esclamò la castana.
Seppur ancora privo dei due arti distrutti da Baraggan, Meryu sembrava più agguerrito che mai ed era stato lui a stendere Wonderweiss; il suo Bankai, Hayabusa No Sen Shotto, splendeva sul suo corpo emettendo una reiatsu incredibile.
Keishin era a sua volta avvolto nel suo Bankai, Suzaku Hikami, che ora sembrava ancor più potente e abbagliante di prima, e dava loro le spalle per tenere d’occhio Aizen; ed era stato lui ad attaccarlo e, anche se l’ex-Capitano aveva fatto in tempo a bloccare il suo colpo, la forza sprigionata era stata sufficiente a scagliarlo indietro.
Meryu volse il suo sguardo verso la sorella. “Non sarete soli a combattere. Anche noi vi aiuteremo” disse risoluto.
“Ma com’è possibile? Come hai fatto ad attivare il Bankai? Non puoi aver recuperato così tanto potere in così poco tempo!”
L’argenteo si limitò ad indicare Keishin. “Chiedilo a lui.”
L’interpellato non rispose, limitandosi a ripensare a quello che era accaduto solo pochi minuti prima…
 
[(Flashback) L’orrenda visione di Hinamori impalata sulla spada di Hitsugaya. La disfatta totale dei Capitani e dei Vizard. L’espressione e la voce beffarde di Aizen che li sminuiva e li derideva come sempre, asserendo quanto i loro sforzi fossero inutili.
Tutto questo aveva tremendamente sconvolto Keishin, il quale vedeva il suo già fragile equilibrio interno venire messo di nuovo a dura prova. Una nuova disperazione e un atroce dolore pervasero la sua intera anima con tanta violenza da farlo boccheggiare; crollò in avanti puntellandosi sulle braccia per non cadere prono e si ritrovò a fissare il terreno mentre cercava di controllare il suo respiro, talmente accelerato da rischiare l’iperventilazione.
Nel giro di pochi istanti, tuttavia, dolore e disperazione furono sovrastati da una rabbia ancora più grande e questa minacciò subito di fargli perdere il poco autocontrollo che era riuscito a recuperare.
Voleva uccidere Aizen. Lo voleva follemente. Voleva massacrarlo, squartarlo, mutilarlo, bruciarlo, trucidarlo…
Quei pensieri oscuri e macabri alimentati dalla sua ira scatenarono di nuovo quella curiosa sensazione che aveva percepito poco prima d’impazzire e torturare fino alla morte Xedahs. In un istante si ritrovò nel suo mondo interiore, nel profondo della sua anima, ma questo stava già cambiando: un’oscurità infinita ed assoluta lo stava avvolgendo e gigantesche fiamme iniziavano a circondarlo, sovrastandolo come immense muraglie incandescenti. Mentre tutto veniva inghiottito da quella visione infernale, una lieve ma agghiacciante risatina riecheggiò da un punto indefinito e un’orrenda sensazione di deja vù pervase il suo intero essere. Sapeva chi o cos’era.
Malgrado ciò, Keishin iniziò ad avanzare quasi meccanicamente attraverso quelle fiamme, cercando la fonte di quella risata, quando qualcuno lo fermò afferrandogli un braccio. Si voltò trovandosi davanti il viso nervoso di Hikami.
“Hikami!” esclamò Keishin abbracciandolo d’istinto. La vista del suo fratello d’anima rallegrò almeno un po’ il suo animo furioso. Da quando era impazzito non era più riuscito a percepirlo. “Per fortuna stai bene.. mi ero davvero preoccupato quando quell’entità aveva detto che c’eravamo solo io e lui e non potevi aiutarmi.”
La Zampakuto accennò un lieve sorriso, ma la sua agitazione era palpabile. “Non andare” disse. “Farai solo il suo gioco. Lui vuole che tu ti faccia dominare dall’ira.”
Keishin lo guardò confuso. “Hikami, chi è questo Lui? Cosa vuole? E che cosa mi ha fatto? Mi sentivo diverso, ma era come se nel contempo fossi sempre stato io…”
“Non lo so” fu la secca risposta.
“Cosa? Come sarebbe non lo sai? Tu sei parte della mia anima, dovresti sapere ogni cosa che succede al suo interno!”
“Non stavolta. Questo non è qualcosa che conosco, ma qualcosa di nuovo.”
La confusione di Keishin non potè non aumentare. “Non capisco.”
“In un certo senso hai ragione. È come se fossi tu, come se fosse parte della tua anima.. ma è diverso dal resto di essa” spiegò Hikami. “Posso solo dirti che è come se un pezzo della tua anima si fosse staccato di colpo e avesse assunto una volontà propria. E sento anche che c’è qualcosa di strano in essa.. come se fosse qualcosa di antico. Più vecchia di te e di me.”
“Com’è possibile? Hai detto che si è generata dalla mia anima!”
“Ti ripeto che non lo so. Quando si è separata da te, mi sono accorto che era diversa da te e da me, ma al tempo stesso non lo è. Non capisco nemmeno io.. ciò che so è che è comparsa nitida e distinta quando Xedahs ti ha colpito e tu hai perso il controllo, ma che iniziava a manifestarsi già molto prima.. da quando Hiraku è stato ucciso.”
Keishin rimase sconvolto. “Da allora..? Cosa.. cosa significa..?”
“Qualcosa in te è cambiato quel giorno, ma fu un cambiamento così impercettibile che tu non te ne accorgesti e io lo trascurai. Poi, però, si è ripresentato quando ti sei allenato con Kenpachi Zaraki e poi ancora durante lo scontro con Xedahs nell’Hueco Mundo. E ogni volta era più forte.” Lo guardò dritto negli occhi. “Sai, non credo che quel cambio di colore dei tuoi occhi sia un evento casuale.. è sicuramente collegato. Sono diventati entrambi scarlatti dopo che tu hai perso il controllo in preda all’ira e Lui ha iniziato a dominarti. Sicuramente c’entra qualcosa, ma non so spiegartelo.”
Keishin rimase pensieroso per diversi secondi. Poi, d’un tratto scosse la testa come per scacciare via un brutto pensiero. “Bè, adesso non importa” disse. “La sola cosa chiara ora è che quell’entità, qualunque cosa sia, possiede un potere immenso e io posso usarlo se lo voglio.”
Si girò per riprendere la marcia nella direzione in cui sentiva ancora quella risatina riecheggiare, ma Hikami lo fermò di nuovo. “Non farlo!” esclamò. “È troppo potere per te, non puoi controllarlo. Se ti lascerai ancora pervadere, ti farà impazzire un’altra volta e forse stavolta non riuscirai a frenarti!”
“Ma quel potere può permettermi di tenere testa ad Aizen e, vista la situazione attuale, non c’è scelta! Hai visto come ha sbaragliato i Capitani? E ora sta neutralizzando anche Yamamoto.. non possiamo sconfiggerlo con la nostra attuale forza, ma se uso quel potere allora.. forse posso farcela!”
“È troppo rischioso. Ogni volta che hai esercitato quel potere andava peggio della precedente: ad ogni occasione sprigionavi sempre più forza e avevi sempre meno controllo. Se ora tu lo riutilizzassi, per giunta di tua spontanea volontà, potresti diventare una minaccia tanto per Aizen quanto per i tuoi stessi compagni. Persino lui e Yamamoto sembrano avere timore di quel potere.”
“Proprio per questo devo usarlo.”
“Non puoi farcela a controllarlo da solo.”
“Ma io non sono solo.” Con quelle parole si voltò verso Hikami e gli sorrise. “Ci sei tu con me. Non mi serve l’aiuto di nessun altro per riuscirci.”
La Zampakuto rimase sorpresa e felice delle sue parole, ma nel contempo continuava ad essere titubante. “Vorrei essere ottimista, ma la verità è che mi spaventa. È successo tutto molto rapidamente, forse perché eri stato ferito gravemente e avevi perso conoscenza, ma quando sei stato posseduto da quell’entità, il suo potere mi ha soppresso impedendomi di parlarti e aiutarti. Mi ha totalmente neutralizzato in pochi istanti. Non so cosa sia, ma non sono in grado di contrastarlo, persino ora sto facendo un certo sforzo per impedirgli di espandere la sua influenza fin qui.”
“Credo invece che sia vero il contrario.” Allargò ancora di più il suo sorriso davanti allo sguardo confuso di Hikami. “Se ti ha neutralizzato per primo, è proprio perché sa che tu puoi aiutarmi, che puoi impedirmi di perdere il controllo. Perciò è necessario ora più che mai che collaboriamo. Hai detto di poter limitare la sua influenza, giusto? È proprio quello che voglio.”
“Spiegati meglio. Cosa vuoi fare?”
“Non posso controllare tutto quel potere da solo e tu non puoi sopprimerlo completamente, è vero, perciò non lo contrasteremo ma lo limiteremo. Ho bisogno che tu faccia da barriera. Contrasta la volontà di quell’entità, ma lascia fluire quanto più suo potere puoi verso di me e io mi preoccuperò di gestirlo ed utilizzarlo. Senza il suo controllo mi sarà più facile dominarlo.”
“Ho capito. Tuttavia non so se ne sarò in grado e anche se ci riuscissi, non potrei trattenerlo per sempre.”
“L’altra volta ti ha colto di sorpresa e io non ho potuto aiutarti, ma stavolta sarà diverso. Puoi farcela, ho assoluta fiducia in te.”
“Con un simile espediente non potrai sfruttare quella potenza al 100%.. inoltre, sai che non potremo durare a lungo, vero?”
“Non è detto, ma in ogni caso dobbiamo tentare. È la nostra unica possibilità.” Gli porse una mano. “Sei con me, fratello?”
Lo sguardo di Hikami si fece più risoluto che mai e gliela strinse con forza. “Fino alla fine, compagno. Fino alla fine.”
E mentre Shinigami e Zampakuto s’immergevano nella parte più profonda e oscura dell’anima del primo, nel mondo esterno un altro Shinigami si avvicinava al suo corpo immobile desideroso di risvegliarlo dal suo conflitto interiore.
“Si può sapere che cos’hai? Ti senti male? Rispondimi!” gli urlava Meryu scuotendolo senza successo. “Mi senti, Keishin? Mi stai ascoltando o no?!”
“Certo che ti sento” gli rispose infine Keishin per poi conficcare gli artigli della sua mano destra nel petto dell’argenteo, il quale urlò di dolore e sgomento non appena percepì anche un calore insopportabile propagarsi dalla zona colpita in tutto il suo corpo, dandogli quasi l’impressione di aver preso fuoco.
Tuttavia quel dolore era durato solo pochi istanti. Poi Meryu si era sentito invece pervadere da un’energia nuova e incredibile che fluiva direttamente dal suo compagno. Si concentrò immediatamente per stabilizzare quella nuova reiatsu con la sua, proprio come negli allenamenti per raggiungere il Bankai e, quando Keishin infine estrasse gli artigli dal suo petto, si sentì di nuovo in forze, ovviamente non al 100%, ma abbastanza da poter riprendere a combattere.
“Che cosa mi hai fatto?” chiese sorpreso Meryu.
“Ho trasferito in te una parte della mia reiatsu. È circa un terzo. Non posso dartene di più al momento, ma potrai di nuovo utilizzare il tuo Bankai e combattere per un po’” spiegò Keishin rialzandosi.
< Questo sarebbe solo un terzo della sua reiatsu? > pensò Meryu incredulo. < Equivale a più della metà della mia. >
Incredibile. Sapeva che tra loro Keishin era sempre stato quello con la reiatsu più grande e di conseguenza il più forte in termini di pura potenza, ma non si era mai reso conto di quanto fosse effettivamente grande.
Prima che potesse dire qualcosa, Keishin gli afferrò il moncone del braccio mutilato e affondò anche in quella ferita gli artigli infuocati. Meryu non riuscì a non trattenere un gemito soffocato, mentre il fuoco cicatrizzava lo squarcio ancora aperto. Non appena ebbe finito, il castano replicò l’azione con la gamba troncata chiudendogli anche l’ultima ferita. Solo allora lo lasciò andare.
L’argenteo controllò le sue ferite. “Grazie” disse infine, ottenendo come risposta solo un lieve grugnito che suonava come un < prego >. Dopo qualche secondo tornò a rivolgere all’amico uno sguardo serio. “Come hai fatto a recuperare tutta questa reiatsu in così poco tempo? Ormai dovevi anche tu essere allo stremo.”
“Lunga storia. Ora, però, non c’è tempo per spiegarla. Dobbiamo muoverci.” Indicò il punto in cui Aizen e Kaisui combattevano. “La battaglia è ancora lungi dall’essere terminata.”
Per quanto perplesso, Meryu decise di non approfondire. Dopotutto aveva ragione: era il momento di combattere; per le spiegazioni ci sarebbe stato tempo.
Di colpo Keishin si piegò in due iniziando a tossire fortemente. Si portò una mano alla bocca per arginare la tosse e Meryu vide chiaramente del sangue scorrergli tra le dita artigliate.
“Ehi, che ti succede?” chiese preoccupato.
“Niente di particolare. Sono gli effetti collaterali del mio Bankai. Lo sto usando da troppo tempo e non sono ancora avvezzo al suo utilizzo” replicò con tono atono, come se la cosa non avesse alcuna importanza. “Non è nulla” si affrettò ad aggiungere. “Dobbiamo pensare a combattere adesso.”
Malgrado il malessere, la sua reiatsu non vacillò, anzi, Meryu ebbe l’impressione che si stesse addirittura espandendo ulteriormente: la parte che gli aveva trasferito sembrava già essersi del tutto rigenerata. Questo, tuttavia, non bastò a rassicurarlo.
“Non siamo messi troppo bene. Te ne rendi conto, no?”
“Ed è un buon motivo per non lottare più?”
“No. È un buon motivo per lottare ancora di più.”
Keishin ghignò a sentire quelle parole. “Allora cosa aspettiamo?”
Nel momento in cui espanse la sua reiatsu, Meryu espanse a sua volta la propria pronunciando: “BAN..KAI.”
Entrambi si scagliarono nel bel mezzo dello scontro in corso, Meryu contro Wonderweiss e Keishin contro Aizen…]
 
“Keishin Akutabi, che cos’hai fatto?” chiese Yamamoto con un’evidente nota di preoccupazione nella voce.
Keishin non rispose, ma si limitò a voltarsi verso di lui. I suoi occhi scarlatti risplendevano di nuovo di una luce interiore che li rendeva simili a tizzoni ardenti.
“Hai ceduto di nuovo a quel maledetto potere?!” Il Capitano-Comandante era fuori di sé dall’ira. “Hai ripreso coscienza di te solo da pochi minuti e già ti sei lasciato plagiare ancora da esso?! Credevo possedessi un minimo di giudizio! Invece sei solo un moccioso stupido e incosciente!”
Keishin, tuttavia, rimase impassibile e, quando parlò, la sua voce era ferma: “Vi sbagliate. Questa volta sono perfettamente padrone delle mie azioni, nessuno mi controlla o mi influenza.”
Un’ombra di lieve sorpresa attraversò il volto di Yamamoto. “Non è possibile. Perfino dopo secoli di esposizione ad esso e allenamenti non potresti controllarlo appieno, figuriamoci dopo averlo usato solo per due volte.”
“Ho anch’io qualche asso nella manica. Non so se potrò reggere per sempre, ma per ora posso utilizzarlo. Mi dispiace contravvenire ai vostri ordini un’altra volta, tuttavia non posso restarmene in disparte mentre i miei amici vengono feriti! E questo potere mi serve per combattere!”
La sua reiatsu si espanse enormemente divenendo un’immensa colonna di luce rosso cremisi, mentre gli occhi di Keishin, ormai più simili a due lingue di fuoco, emettevano un evidente istinto omicida contro Aizen. Quest’ultimo non sembrava spaventato, ma il suo sguardo tradiva un certo interesse per la sfida che il suo ex-sottoposto gli stava lanciando.
“Vuoi combattere usando quel potere che a stento riesci a dominare o anche solo a comprendere?” chiese con un certo divertimento. “Interessante. Molto bene allora, Keishin-kun. Vieni.”
L’altro non se lo fece ripetere.
Ignorando qualunque altro richiamo di Yamamoto, Keishin si scagliò contro Aizen facendo cozzare la lama della sua spada con quella dell’ex-Capitano. Per qualche secondo rimasero in stallo mettendo entrambi più forza possibile per sopraffare l’altro, ma alla fine, incredibilmente, fu Keishin a prendere il sopravvento: le fiamme che eruttarono dalla sua Zampakuto furono talmente potenti che Aizen fu spinto indietro con tanta forza da sfondare alcuni palazzi prima di riuscire ad arrestare quel volo impazzito. Si fermò osservando lo Shinigami dagli occhi scarlatti con una certa sorpresa; quella potenza lo aveva spiazzato per un istante.
Non potè distrarsi a lungo, però, perché Keishin lo incalzò di nuovo. Si rimise in posizione e stavolta non si fece cogliere di sorpresa riuscendo a deviare il fendente che mirava a staccargli la testa. Keishin ruotò allora su se stesso menando un altro fendente con la seconda lama della sua spada che Aizen bloccò per poi contrattaccare con una stoccata, fermata a sua volta da una rapida rotazione del polso del suo avversario, il quale controbatté con una serie di affondi che l’altro schivò senza troppe difficoltà per poi sferrare un fendente, che venne anch’esso prontamente deviato. Continuarono a scambiarsi colpi su colpi, circondati da scie di fiamme impazzite che venivano generate ad ogni impatto, simili a serpenti incandescenti che s’inseguivano cercando di azzannarsi tra loro o di avventarsi sui due duellanti. Infine, Aizen riuscì a scorgere un’apertura nei movimenti dell’ex-sottoposto e, con uno Shumpo, evitò il colpo in arrivo e si portò alle sue spalle con una rapidità tale che l’altro non si avvide nemmeno del momento in cui era stato trafitto al cuore, attraverso la schiena.
Aizen ghignò di soddisfazione.. ma, come se fosse stata fatta di aria, l’immagine di Keishin tremolò e svanì nel nulla… E dietro di essa ora vi era solo la figura del calcio rotante di Meryu, che si dirigeva contro il suo petto sprigionando dalle piastre posteriori getti di reiatsu che lo rendevano simile ad un missile.
Tale fu la sorpresa dell’ex-Capitano e la velocità impressa a quel colpo che egli fece a malapena in tempo ad alzare la spada per intercettare il calcio che, tuttavia, lo spedì a schiantarsi al suolo con una forza micidiale, sbriciolando il terreno e sollevando un enorme polverone.
Accanto a Meryu comparvero Keishin e Kaisui, entrambi con un’espressione soddisfatta in volto. “Bel colpo, niisan” commentò la seconda.
L’argenteo non rispose, ma la scintilla di soddisfazione che brillò nel suo occhio per un istante fu più che eloquente.
Tuttavia il loro sollievo durò poco: dalla nube di polvere non ancora depositatasi si rialzò la figura del Capitano traditore. A parte gli abiti stropicciati e leggermente bruciati, era rimasto praticamente illeso.
“Una combinazione davvero perfetta” commentò tranquillamente. “Se non avessi avuto i riflessi pronti e tu fossi stato nel pieno delle forze, Meryu Kitayama, non ne sarei uscito incolume. Sono sorpreso. Non pensavo che voi tre avreste raggiunto un simile livello in così poco tempo.”
Nessuno dei tre amici riuscì a celare lo stupore. Possibile che anche dopo tutti quegli scontri, Aizen fosse ancora così forte da non venire minimamente toccato dai loro attacchi? Le abilità dell’ex-Capitano sembravano davvero illimitate.
Una forte esplosione si alzò a poca distanza da loro interrompendo i quattro combattenti. Voltandosi, videro che Yamamoto aveva ingaggiato in combattimento Wonderweiss e stava resistendo ad una tempesta di pugni che l’altro sferrava furiosamente emettendo i suoi soliti strilli infantili.
“Combattete, Shinigami del Gotei 13!” ruggì con forza il Capitano-Comandante. “Resistete e combattete per la Soul Society! Non arrendetevi! La battaglia è ben lungi dall’essere finita!” Il suo sguardo passò su di loro per un secondo e, in esso, ciascuno dei tre Shinigami vide qualcosa.
Kaisui vide la fiducia e l’orgoglio del suo Capitano per i suoi sforzi e la promessa di venire presto a dar loro man forte.
Meryu vide l’esortazione ad aiutare e proteggere la sorella e l’incoraggiamento a continuare a combattere malgrado le condizioni precarie in cui versava.
Keishin vide la tacita promessa di un severo rimprovero e di una grave punizione, ma anche quella delle risposte ricercate sul suo potere e l’evidente ordine di scatenare tutto quello stesso potere sul nemico.
Quello sguardo durato un solo secondo per ognuno di loro fu più motivante di qualunque discorso e rinfrancò i tre Shinigami che, dopo una reciproca occhiata d’intesa, si separarono con uno Shumpo e formarono un triangolo intorno all’avversario.
Aizen non accennò alcuna reazione, rimanendo perfettamente imperturbato dall’accerchiamento. Esaminò ad uno ad uno i loro volti con occhio critico. “Ammirevole” disse infine. “La vostra volontà e la vostra lealtà verso la Soul Society sono magnifiche. Degne di un Capitano. Stimo molto la vostra determinazione.. ma siete davvero convinti di potermi sconfiggere?”
L’unica risposta che ottenne fu il movimento simultaneo dei tre Shinigami che scattarono in sincronia contro di lui.
Il tempo delle parole era ormai finito.
“Molto bene. Allora fatevi avanti, Shinigami del Gotei 13!”





Note:
Sakanade = carezza al rovescio
Ennetsu Jigoku = fiamme dell'inferno

Ehilà minna! Prima di tutto vi rivolgo le mie scuse per non avere pubblicato la settimana scorsa, ma ultimamente gli impegni si accumulano e le idee vengono meno, senza contare che sto cercando nel contempo di continuare i miei altri progetti, perciò ci ho messo di più... Ma per questo ho fatto un capitolo bello lungo per ripagarvi della vostra attesa! Finalmente si sta arrivando alle battute finali dello scontro con Aizen dove vi avverto di stare bene attenti a ogni evento, perchè nulla andrà come pensate!
A proposito, siamo a 20 o sbaglio? Dunque voglio rivolgere i miei ringraziamenti ai miei lettori e recensori! Prima di tutto ringrazio per le sempre presenti recensioni:
_Fedra_, la mia amata e unica moglie Claymore, della quale esalto ancora una volta la sua opera Occhi d'argento e v'invito calorosamente a leggerla!
GreenJade09, la mia romantica e dolce amica ninja, della quale ricordo nuovamente e suggerisco vivamente la sua storia Passioni e Tradimenti!
Death Crow e Re Nero, i miei mitici e geniali fratelli Nefilim, dei quali innalzo ormai a capolavoro e consiglio di conseguenza la loro saga DxD Chronicles!
Per le preferite ringrazio sempre Death Crow e Re Nero e poi 92Rosaspina, Tsukai_No_Tenshi_sama e Zephiel97.
Per le seguite invece ringrazio ancora _Fedra_ e GreenJade09 e anche elementar_95.
E per le ricordate ancora una volta Death Crow e Re Nero.
Non so che altro dire se non ringraziare anche tutti i miei lettori silenziosi, che vedo sempre più numerosi, ed invitarli a rivelare i loro pensieri prima o poi! Mi fareste davvero felice! E infine vi dico al prossimo, scatenato capitolo!! Ja naa minna!!!

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Capitolo 21
*** Disfatta ***


Salve! Salve! Salve a tutti!!!! Ebbene sì: sono tornato!!!
Scommetto che non ci speravate più, eh? Ma non ho intenzione di lasciarvi in sospeso per sempre, non preoccupatevi! Detto questo, devo ammettere che questo capitolo è stato un parto.. è il più lungo e difficile che abbia mai fatto e direi che, dal tempo passato dal mio ultimo aggiornamento, potete capire eccome. Più di un mese è passato.. sono davvero un disastro con i tempi, ma per farmi perdonare ho deciso di non dividerlo come volevo inizialmente fare. Vedrete tutto il combattimento tra i miei tre protagonisti e Aizen fino alla fine! Anticipo anche che ho aggiunto alcune immagini per evidenziare il cambiamento dell'aspetto di Aizen col procedere della battaglia.
Non vi trattengo oltre, avete aspettato già troppo. Perciò vi dico il resto a fine capitolo e buona lettura! Spero vi piaccia!!




 

Capitolo 21: Disfatta
 
La battaglia tra i tre Shinigami del Gotei 13 e lo Shinigami traditore infuriava con una violenza inaudita, riempiendo l’aria, già satura di polveri e sabbia per la bufera ancora attiva, di fiammate, esplosioni, tuoni e lampi. Nessuno era intenzionato ad arrendersi.
“Moeru Ryusei!”
Un’enorme sfera di fuoco si abbatté al suolo scatenando una potente esplosione; Aizen, evitatala con uno Shumpo, balzò su un tetto poco lontano inseguito da Keishin, che brandì in alto la sua spada a doppia lama e sferrò un colpo talmente forte da tagliare in due l’intero edificio su cui l’avversario poggiava. Avendo evitato l’attacco, Aizen ne uscì incolume, ma Keishin lo incalzò subito sferrando altri due fendenti che furono respinti dalla Zampakuto dell’ex-Capitano, il quale contrattaccò con alcuni affondi e fendenti che lo Shinigami dagli occhi scarlatti bloccò roteando la spada intorno al suo corpo come un bastone e rispondendo con un fendente che Aizen evitò abbassandosi all’ultimo istante per poi puntare una mano contro il fianco di Keishin e mormorare: “Raikoho!” L’Hado n°63 esplose dal palmo del Capitano traditore investendo il suo ex-sottoposto con un’onda di energia dorata che polverizzò ogni cosa entro un raggio di cento metri.
Prima ancora che il bagliore dell’incantesimo svanisse, però, Aizen scorse con la coda dell’occhio un’ombra sopra di sé e fece appena in tempo a sollevare la katana per bloccare il calcio discendente di Meryu che impattò violentemente sul piatto della lama generando un’onda d’urto che fece vibrare l’aria e spazzò via per un breve momento le particelle di sabbia circostanti. Con una rotazione del polso Aizen allontanò la gamba dell’argenteo da sé e lo colpì con un rapido fendente al torso tagliandolo a metà. Tuttavia, le due parti del corpo svanirono quasi all’istante nell’aria e l’ex-Capitano dovette concentrarsi al massimo per riuscire a percepire appena in tempo i movimenti ai suoi lati e intercettare così i colpi sferrati da Keishin, che aveva evitato il Kido precedente con uno Shumpo, e Kaisui, l’uno con la sua spada, l’altra con le lame formatesi sulle sue braccia.
I due Shinigami non demorsero e lo attaccarono ancora con una sincronia praticamente perfetta e un’abilità incredibile, per nulla inferiori a quelli dei Capitani affrontati in precedenza, rendendo difficile perfino ad Aizen respingere tutti i loro colpi, soprattutto quando Keishin divise la sua Zampakuto in due e Kaisui fece comparire altre due lame dalle sue gambe e iniziò ad attaccare alternando arti superiori e inferiori, raddoppiando entrambi il numero dei loro colpi. L’assalto costrinse infine Aizen ad allontanarsi con un rapido Shumpo quando alcuni attacchi arrivarono talmente vicini da lacerargli la veste e graffiargli la pelle in più punti delle braccia; tuttavia fu subito raggiunto da Meryu che attaccò con un potente pugno potenziato da un getto di reiatsu emesso dal gomito. L’ex-Capitano bloccò di nuovo il colpo con il piatto della lama della sua Zampakuto, resistendo a fatica mentre le punte del guanto sprigionavano scintille contro il metallo della katana, ma stavolta non fece in tempo ad allontanarlo che l’argenteo azionò i getti di reiatsu dalle ali del falco incastonato sopra l’avambraccio potenziando così enormemente il suo pugno e riuscendo di conseguenza a ribaltare la situazione, scagliando ancora una volta Aizen verso il suolo.
Questi riuscì a riprendere il suo assetto appena in tempo per trasformare uno schianto rovinoso in un atterraggio quasi morbido, ma non fece in tempo a raddrizzare il busto che davanti a lui c’era già Keishin pronto a colpire, le lame di nuovo unite in un’unica spada e gli occhi scarlatti scintillanti di furore. Una serie di violenti ed aggressivi attacchi fu respinta non senza fatica dalla Zampakuto di Aizen, il quale riuscì a sottrarsi alla furia dell’ex-sottoposto con uno Shumpo, anche se l’altro non perse tempo e lo incalzò di nuovo. Aizen volò in alto, mentre Keishin scagliava dietro di lui un’infinità di lingue di fuoco nel tentativo di colpirlo o perlomeno di limitare i suoi movimenti per renderlo più vulnerabile.
In quel momento, davanti al Capitano traditore riapparve la figura di Meryu, pronto a colpire con un potente colpo di tacco a propulsione. Stavolta, tuttavia, il nemico si aspettava quella mossa ed evitò il colpo con una rapidissima rotazione a destra portandosi così sul fianco destro dell’argenteo, completamente indifeso per via della mancanza del braccio. Colse la sua occasione e diresse un affondo fulmineo sul costato di Meryu, sicuro che non potesse essere un’illusione in quanto ancora impegnato nell’attacco e soprattutto per la chiara percezione della sua reiatsu. Con sua somma sorpresa, la punta della katana si fermò a breve distanza dal bersaglio, come se avesse impattato contro qualcosa di solido.
Un istante dopo la figura di Meryu tremolò ancora come un miraggio, ma invece di scomparire si trasfigurò in Kaisui, la quale aveva fermato l’affondo con la lama che spuntava dal suo braccio destro. Stavolta lo aveva davvero giocato: invece di creare un’altra immagine illusoria dell’argenteo per supportare un suo possibile assalto, aveva manipolato i sensi di Aizen in modo che l’illusione si sovrapponesse a se stessa alterando il suo aspetto in quello del fratello; inoltre, pur non potendo nascondere la reiatsu come poteva fare Kyoka Suigetsu, aveva alterato anche la percezione dell’avversario in modo da fargli sembrare che chi lo stesse attaccando fosse proprio Meryu. Una strategia davvero inaspettata e geniale.
Senza perdere tempo e approfittando dello sgomento dell’ex-Capitano, la Luogotenente ruotò su se stessa spostando la Zampakuto nemica e, mentre dall’esoscheletro della gamba sinistra le cresceva una lama sul tallone, vibrò un calcio rovesciato con quella stessa gamba verso il fianco sinistro di Aizen. La punta della lama fu fermata a pochi centimetri dal corpo di quest’ultimo da un Kido protettivo generato all’ultimo istante dalla sua mano sinistra, tuttavia Kaisui non demorse e spingendo più forte gridò: “Eaburedo!”
La lama sulla sua gamba si ricoprì di un’aura incolore ingrandendosi e aumentando la propria penetrazione. La barriera, già incrinatasi per il violento impatto, fu danneggiata ancora di più e cedette dopo un paio di secondi; quel tempo fu comunque sufficiente ad Aizen per balzare indietro ed evitare il colpo che stava per impalarlo da un lato all’altro del corpo. Così facendo, tuttavia, finì proprio sulla traiettoria di alcune nuove fiammate scagliate da Keishin, le quali si mossero come vive circondandolo e rinchiudendolo velocemente all’interno di una pulsante sfera infuocata. Osservando compiaciuto la scena, il suo ex-sottoposto allungò la mano libera verso quella prigione incandescente e chiuse gli artigli a pugno con un gesto secco; la sfera collassò all’istante su se stessa esplodendo con una violenza inaudita.
Quando il fumo si diradò, non vi era traccia del Capitano traditore. Per un istante sembrò che fosse stato davvero annientato. Solo per un istante.
Perché in quello successivo Aizen era ricomparso sopra Keishin e stava calando la sua Zampakuto sulla testa del secondo, troppo vicino e veloce per riuscire a fermarlo o schivarlo. Ancora una volta, però, il suo tentativo fu vanificato dall’intervento di qualcun altro: appena prima che la lama di Kyoka Suigetsu tagliasse in due il cranio di Keishin, la gamba corazzata di Meryu, spuntata dal nulla, intercettò la katana avversaria e la colpì sul piatto con tale violenza che non solo deviò il fendente, ma fece anche scattare bruscamente di lato il braccio di Aizen facendogli perdere, seppur di poco, il suo assetto e sbilanciandolo.
L’azione fu così rapida che Keishin a malapena se ne accorse, ma sfruttò subito l’occasione per spostarsi con uno Shumpo sul fianco rimasto scoperto di Aizen e colpirlo con un poderoso fendente. L’ex-Capitano, tuttavia, malgrado la posizione precaria, riuscì a sfruttare a sua volta lo sbalzo subito dal suo braccio per ruotare rapidamente il busto a 180°, così la lama di Suzaku Hikami incontrò quella di Kyoka Suigetsu anziché il fianco del possessore di quest’ultima. Il lieve sogghigno di Aizen durò comunque poco: con un ringhio di palese esasperazione, Keishin spinse sulla spada facendo retrocedere l’avversario e, liberate le lame con un brusco movimento, scagliò un Kasai no Kizuato a quella distanza ravvicinata che costrinse Aizen, impossibilitato a schivare, a bloccarlo con la sua Zampakuto. La potenza sprigionata dalla tecnica fu però sufficiente a scagliarlo contro un edificio con abbastanza violenza da sfondarlo e lasciargli ustionato il dorso della mano destra.
Approfittando di quel brevissimo istante in cui non giungeva un nuovo assalto, Aizen cercò di fare mente locale sullo scontro. Odiava ammetterlo, ma aveva decisamente sottovalutato quei tre Shinigami. Ognuno di loro, a partire dal suo ex-sottoposto.
La potenza rilasciata dai colpi dello Shinigami dagli occhi scarlatti era immensa, al punto che l’ex-Capitano poteva solo limitarsi a deviarli con la sua spada o a schivarli, avendo già constatato più volte che cercare di bloccarli era solo controproducente. Aizen non sapeva come Keishin stesse riuscendo ad usare il suo potere segreto, seppur in una versione depotenziata, senza esserne controllato di nuovo, ma grazie ad essa, in un confronto di forza e pura potenza distruttiva, era superiore non solo ai suoi compagni ma perfino a lui. Non era chiaramente ancora al livello della Ryujin Jakka di Yamamoto, tuttavia era una potenza da non sottovalutare assolutamente.
Certo, se si fosse trattato di uno scontro uno contro uno, avrebbe potuto concludere in un tempo molto più breve e senza troppe difficoltà. Anche se Keishin poteva superarlo in pura forza ed eguagliarlo nel kendo, in quanto velocità, poteri ed esperienza era invece nettamente inferiore al suo ex-Capitano, il quale più di una volta era stato sul punto di ucciderlo sul serio e se finora non c’era ancora riuscito era solo per l’intervento dei suoi compagni.
Riguardo questi ultimi, non aveva potuto fare a meno di sorprendersi per la tenacia e l’abilità dimostrate da Meryu Kitayama. Malgrado le sue condizioni tutt’altro che buone, il Luogotenente della Seconda Brigata combatteva con una determinazione e un vigore incredibili, usando una strategia “mordi e fuggi” piuttosto che un attacco continuo e frontale come il suo compagno, e non perché fosse un codardo, ma perché sapeva meglio di chiunque altro di non poter combattere uno scontro frontale con un avversario come lui nelle sue condizioni. Era certo scaltro, ma era la sua velocità il fattore più straordinario: pur con due arti mancanti e un Bankai chiaramente indebolito per la loro assenza, Meryu si muoveva con fluidità e prontezza anticipando i suoi movimenti ogni volta che schivava gli attacchi dei suoi compagni ed era sicuro che, se avesse avuto tutti e quattro gli arti, sarebbe stato anche più veloce di lui. I suoi colpi non erano certo potenti come quelli di Keishin, ma erano precisi e colpivano quando meno se l’aspettava, cogliendolo di sorpresa e rendendolo vulnerabile, anche se solo per brevissimi istanti.
Infine, la sorella di quest’ultimo, Kaisui Kitayama. Come aveva già avuto modo di appurare, la Shinigami non possedeva solo un Bankai problematico per il suo potere così simile alla sua Kyoka Suigetsu, ma anche un’incredibile abilità nel prevedere le mosse dell’avversario e nell’aiutare i compagni al momento giusto, supportandoli coi suoi poteri o con attacchi a sorpresa. Stava inoltre dimostrando una resistenza incredibile: malgrado la ferita che le aveva inferto e il notevole sforzo necessario a mantenere attivo il suo Bankai, stava riuscendo a usarlo egregiamente e con una puntualità quasi perfetta, rendendo gli attacchi suoi e dei suoi compagni quasi imprevedibili e letali.
Tutti e tre, inoltre, stavano mostrando una volontà di non arrendersi a dir poco invidiabile. Erano in condizioni fisiche tutt’altro che buone e non erano nemmeno riposati e freschi.. eppure continuavano a combattere come se niente fosse, con una determinazione incredibile e un lavoro di squadra eccellente.
Da soli non sarebbero stati un grosso problema.. ma insieme erano una forza da non sottovalutare, soprattutto considerando che anche lui stava arrivando al suo limite.
Infatti, per quanto Aizen fosse potente ed esperto più di qualunque altro Shinigami nella Soul Society, a parte Yamamoto, affrontare tutti quegli scontri con tutti quei Capitani e Vizard aveva richiesto l’uso di una grande quantità di energie e, di conseguenza, ora percepiva il suo corpo che diventava lentamente ma inesorabilmente sempre più pesante. Se voleva che il suo piano entrasse nella fase finale, doveva resistere e guadagnare ancora tempo. Dunque non poteva più prenderli alla leggera.
Tuttavia, sapeva esattamente come riprendere in mano la situazione.
Riacquistando la sua compostezza dopo aver osservato l’ustione sul dorso della mano, Aizen ripartì all’attacco contro Keishin, che non si fece indietro caricando anzi a sua volta l’avversario. Le loro lame s’incontrarono ancora una volta con un poderoso impatto e le fiamme su quella di Keishin arsero ancora più forti, al punto che Aizen strizzò gli occhi per il calore e i bordi delle maniche della sua giacca si annerirono; l’ex-Capitano, tuttavia, si riprese all’istante e allontanò rapidamente la spada, entrando subito dopo in un acceso scambio di colpi di Zanjutsu. Lo Shinigami dagli occhi scarlatti non retrocedette di un passo, rispondendo ad ogni attacco con un altro più violento e spingendo indietro Aizen; questi indietreggiò e volò in alto, seguito subito da Keishin. Continuarono a scambiarsi colpi furiosamente, tuttavia, per la prima volta, era Aizen a sembrare in difficoltà: i suoi movimenti stavano diventando più lenti e prevedibili, mentre la sua forza era a malapena sufficiente per contrastare quella di Keishin, che invece sembrava diventare sempre più forte.
Alla fine quest’ultimo riuscì a sferrare un fendente abbastanza potente da spingere indietro con veemenza l’ex-Capitano, malgrado la sua parata; senza fermarsi scagliò un potentissimo Taifu Jigoku che avvolse completamente l’avversario.
< Brucia, bastardo! Brucia e muori una volta per tutte! > pensò digrignando i denti e immettendo ancora più potenza nel suo colpo.
In quel momento, un dolore atroce pervase il suo corpo ed ebbe la sensazione che la sua testa stesse diventando più pesante, come se un peso enorme si fosse appena appoggiato su di essa. Si bloccò di colpo portandosi una mano alla faccia. < Maledizione! Non adesso! Devo.. devo resistere! >
Dentro di lui, Hikami, nella sua vera forma di fenice, faticava ad arginare lo tsunami di fiamme che proveniva dalle profondità più oscure della sua stessa anima. Da lì il terrificante volto infuocato continuava a vomitare fuoco e fiamme che lo spirito della Zampakuto bloccava parzialmente col suo corpo per lasciare passare solo poche lingue ardenti che venivano poi assorbite dal suo compagno Shinigami, posizionatosi tra le sue ali chiuse su di lui per proteggerlo.
Più tempo passava, più quel mare incandescente diveniva intenso e oscuro; infatti, inspiegabilmente il fuoco era di un rosso sempre più scuro, quasi sul nero in certi momenti e questo sembrava andare di pari passo con l’aumentare della sua forza. Che fosse un segno della crescente oscurità dentro il cuore dello Shinigami?
Hikami gemette ad una nuova ondata. “Non può durare a lungo, Keishin! Inizio a non farcela davvero più! Devi respingerlo.. ora!”
“No, non ancora, è troppo presto!” replicò Keishin assorbendo altre fiamme con un sospiro di stanchezza. “Devo prima sconfiggerlo!”
“Questa.. è una scommessa troppo azzardata! Se cediamo, è finita!”
“Sarà finita anche se ci arrendiamo! Concentrati e continua!”
Una risata malefica seguì le sue parole.
Continua, sì. Così renderai le cose molto più facili per noi.
“Non c’è nessun “noi”!” sbottò Keishin. “Perciò sta’ zitto!”
Capirai molto presto che è inutile continuare a negare. Presto vedrai la verità. Allora non resisterai più.
Ignorando quella voce, Keishin riprese coscienza sul suo corpo giusto in tempo per vedere Aizen, coperto solo da lievi bruciature, emergere dal fuoco del suo ultimo attacco e assalirlo con una rapidità incredibile. Ancora troppo stordito, lo Shinigami dagli occhi scarlatti sapeva di non potersi difendere in tempo.
Tuttavia, sapeva anche che non doveva temere quell’attacco.
Infatti, prima che la lama di Aizen potesse raggiungerlo, un paio di lame di falce si frapposero tra la Zampakuto del nemico e lui. Un istante dopo la voce di Kaisui risuonò nelle sue orecchie: “Ehi, Keishin, tutto bene? Non devi esporti così!”
“Non preoccuparti, non è niente!” mentì l’altro. “Non diamogli tregua!”
Senza farselo ripetere, la castana liberò le lame dalla katana dell’ex-Capitano e, creata un’altra lama sulla gamba destra, sferrò un calcio che l’altro evitò agilmente per poi spostarsi più in alto con uno Shumpo. Kaisui lo imitò e gli fu subito addosso, mentre intorno a lei si formavano quattro suoi cloni; le cinque Shinigami attaccarono in gruppo Aizen costringendolo sulla difensiva e distraendolo per un istante da ciò che gli stava intorno.
Questo permise a Meryu di coglierlo di sorpresa, comparendo all’improvviso sopra la sua testa ed attaccandolo con un potente pugno. Malgrado lo stupore, Aizen riuscì a respingere le lame delle avversarie ed alzare la spada appena in tempo per intercettare il colpo. O almeno così gli sembrò, poiché, mentre il braccio dell’argenteo era ancora a metà strada, il propulsore sulla sua schiena si azionò di colpo, trasformando quello che era un pugno in una carica con tutto il corpo.
La mossa fu talmente inaspettata e rapida che l’ex-Capitano non ebbe stavolta modo di difendersi adeguatamente e fu investito dal lato destro della schiena di Meryu con tanta forza da essere scagliato verso terra, dove, tuttavia, non arrivò mai: prima che potesse toccare il suolo, Keishin, che era ripartito alla carica, approfittò della sua caduta per incontrarlo a mezz’aria e impalarlo sulla sua spada.
“Allora, dimmi: che ne pensi di questo, bastardo?” gli chiese Keishin avvicinandosi al suo orecchio con un’espressione di feroce soddisfazione sul volto. “Credi ancora che non abbiamo speranze contro di te?” Il volto del suo ex-Capitano si voltò verso di lui, mostrando uno sguardo incredulo e un fiotto di sangue che gli colava dalla bocca. “E sappi che non ho ancora finito con te…”
Le fiamme sulla sua spada esplosero di colpo con una forza incredibile, avvolgendo l’intero corpo del traditore e iniziando a ridurlo in cenere.
In quel momento, una voce fin troppo familiare risuonò nell’aria: “Il fulmine che squarcia il cielo. Il bagliore che illumina le tenebre. Insegui ed elimina! Trova e distruggi! Il sibilo del serpente. La furia della tempesta. Non lasciare nulla di vivo al tuo passaggio!”
Tutti guardarono in alto e videro Aizen che volava sopra di loro.. all’esterno della bufera di sabbia generata da Kaisui. L’ex-Capitano aveva rinfoderato la Zampakuto e teneva le mani congiunte all’altezza del petto; in esse si stava concentrando una quantità immensa di reiatsu.
I tre, superato lo sgomento, fecero appena in tempo a rendersi conto di che cantico era per poi scagliarsi subito su di lui, ma era ormai troppo tardi.
Aizen puntò le mani verso di loro e la reiatsu al suo interno pulsò sempre più velocemente, mentre assumeva una colorazione brillante tra il verde e l’argenteo. Percependo il pericolo, Keishin allargò le ali e, con un potente battito, si portò fuori dalla bufera usando subito dopo uno Shumpo per portarsi davanti al Capitano traditore, in un disperato quanto sconsiderato tentativo di bloccare il colpo sul nascere.
“Hado n°93, Tengoku no Nami Hebi Kuchiku-kan!”
Un’onda abbagliante scaturì dalle sue mani incontrando a mezz’aria una delle lame della Zampakuto dello Shinigami dagli occhi scarlatti. Un istante dopo quest’ultimo si sentì spingere verso terra da una potenza incredibile, tale che nemmeno la forza ottenuta da quella sorta di demone interiore riusciva a contrastarla.
Digrignando i denti Keishin rafforzò la sua presa sulla spada e allargò le ali tentando di resistere, ma servì solo a rallentare leggermente la sua caduta.
Poi lo sentì: l’orrendo rumore di qualcosa che si frattura di colpo. E si ritrovò a fissare inorridito l’Hado di Aizen che spezzava la sua Zampakuto e lo colpiva di striscio alla spalla sinistra, bruciando la carne e aprendo una ferita profonda fino all’osso prima di continuare la sua corsa verso terra.
Prima che potesse impattare, però, l’onda si inarcò e volò verso la zona nord della città muovendosi sinuosa come un serpente. Giunse al limite della “dimensione” creata dal Bankai di Kaisui e iniziò un percorso circolare, cingendo il perimetro dell’intera bufera di sabbia in un anello di luce verde-argento.
“Ma cosa..?” mormorò Meryu confuso.
In quel momento sentì un piccolo gemito e, voltandosi, vide la sorella con un’espressione terrorizzata in volto. “Non può essere…” biascicava.
Prima che potesse domandarle che cosa avesse, l’Hado completò il suo percorso. L’istante successivo una potente vibrazione scosse l’aria e il vento cessò di colpo, lasciando ricadere le particelle di sabbia al suolo.
La dimensione dei miraggi era stata distrutta!
Kaisui si voltò di scatto verso Aizen. “Come.. come l’hai capito?”
“Una domanda piuttosto ingenua, Kaisui Kitayama” rispose l’altro sorridendo beffardo. “Hai dimenticato che la prima regola in combattimento è osservare attentamente l’avversario per capirne poteri e abilità? Quando hai combattuto con la chimera Allon e le Fraccion di Harribel, ho potuto osservare l’attivazione del tuo Bankai. E anche prima, quando lo hai riutilizzato, ho notato che la bufera di sabbia si scatenava solo dopo che quegli strani fiori erano sbocciati. Ho dedotto che fossero proprio quei fiori a generarla, dunque essi erano il centro di tutto. Se fossero stati eliminati, allora…” Non terminò la frase. Non ve n’era alcun bisogno.
Si limitò ad osservare i tre Shinigami sotto di sé con sguardo altezzoso e sprezzante.
In quel momento tutti e tre realizzarono. Era stato tutto un piano fin dall’inizio.
Aizen aveva continuato ad arretrare e volare sempre più in alto mentre lo incalzavano non per evitare i colpi, ma per avvicinarsi sempre di più al limite della tempesta. Finchè fosse rimasto lì dentro, avrebbe potuto difficilmente continuare ad affrontarli ad armi pari, soprattutto considerando la stanchezza che iniziava a sentire dopo gli scontri precedenti. Aveva così approfittato del Taifu Jigoku di Keishin per nascondersi momentaneamente alla vista e creare un illusione di se stesso sulla quale si erano accaniti ritenendola reale. E, nel mentre, lui era finalmente uscito dalla bufera di sabbia, sottraendosi così anche al suo potere illusorio, e, dulcis in fundo, aveva usato uno dei Kido più potenti mai creati per distruggere la bufera stessa una volta per tutte.
Il tutto era avvenuto con una rapidità incredibile, al punto che perfino ora facevano fatica ad elaborare tutte quelle improvvise illuminazioni. A peggiorare ulteriormente il loro stato d’animo era il fatto che nessuno dei loro attacchi era andato a segno. L’ex-Capitano era ancora illeso, eccezion fatta per un lieve taglio al braccio sinistro provocatogli in precedenza dal Vizard Hirako, qualche graffio e la piccola ustione alla mano causata dal suo ex-sottoposto. Era vivo, vegeto e ancora in forze.
Meryu era allibito e paralizzato dall’incredulità. Keishin era rimasto a guardare con orrore la sua Zampakuto, della quale una delle lame era stata distrutta e l’altra danneggiata. Ma la più demoralizzata era Kaisui: vedere il suo Bankai neutralizzato con tanta facilità era stato un duro colpo per lei. Non aveva mai pensato che il suo livello attuale fosse abbastanza per sconfiggere Aizen, ma scoprire sulla sua stessa pelle che la differenza tra loro era ancora così grande l’aveva sconvolta. Ed era sicura che anche i suoi due compagni stavano pensando la stessa cosa.
Con le sue abilità, la sua astuzia e la sua malvagità, Sosuke Aizen sembrava davvero un demone uscito dalle profondità dell’inferno, un mostro praticamente intoccabile.
Un forte rumore sibilante tornò improvvisamente a riempire l’aria ormai pulita e i tre si resero conto con orrore che quello era il rumore dell’Hado che ritornava.
L’Hado n°93 era uno dei dieci Kido più potenti mai creati, ma ciò che lo rendeva davvero pericoloso non era tanto la sua potenza distruttiva quanto il fatto che era un incantesimo che qualcuno avrebbe potuto definire “senziente”. Tale Hado era in grado di rispondere alla volontà dell’utilizzatore variando di conseguenza la sua direzione e il suo movimento e più quest’ultimo era abile, più il Kido diveniva capace di muoversi con fluidità e rapidità, diventando praticamente come un’estensione del corpo dell’esecutore.
L’Hado n° 93 che stava attraversando in quel momento la città era veloce e scattante come il più rapido dei serpenti. E veniva verso di loro.
Keishin, che fissava ancora sconvolto la sua Zampakuto semidistrutta, digrignò i denti al suono del Kido in movimento e scattò in piedi desideroso di vendicarsi. Tuttavia, un istante dopo, rischiò di crollare in ginocchio quando una nuova fitta dolorosa, più forte delle altre, lo colpì al cuore per poi propagarsi in tutto il suo corpo.
Dentro di lui, Hikami si era indebolito per il danno ricevuto e questo aveva permesso all’entità di far passare parte della sua influenza con il potere che Keishin stava prendendo. Lo Shinigami barcollò e si portò una mano al volto, mentre nella sua testa risuonava una voce cavernosa e riecheggiante: Avanti, per quanto ancora intendi trattenerti in questo modo? Vuoi continuare a soffrire così, precludendoti la possibilità di uccidere il tuo aguzzino? Accettami, forza! E finirà tutto in un istante!
< Sta z-zitto! Non intendo.. farmi.. controllare da te.. esci dalla mia.. mente! > replicò Keishin sforzandosi invano di cacciare quella voce dalla sua testa.
L’entità rise beffarda. Vuol dire che continuerò a prenderti poco a poco.. quanto speri di resistere senza il tuo compagno? Avanti, cedi! Scatena la tua rabbia! Il tuo desiderio di vendetta! Distruggi il nemico senza pietà! Presto! Presto!
L’influenza divenne ancora più forte e Keishin si sentì scoppiare la testa.
Aizen, che aveva colto la sua debolezza, ghignò e diresse proprio contro di lui l’Hado.
Prima che Meryu e Kaisui potessero fare qualsiasi cosa per aiutarlo, un forte rombo risuonò per tutta la città e, davanti all’Hado, comparve una figura imponente e inconfondibile: il Capitano-Comandante Yamamoto.
Il vecchio Shinigami alzò entrambe le mani nude e bloccò a mezz’aria il Kido di Aizen; tuttavia, la potenza dell’incantesimo iniziò subito a spingerlo indietro.
“Non arrendetevi!” urlò Yamamoto. “Non permettetegli di abbattere il vostro spirito! Avete deciso di combattere per il bene dei nostri mondi, perciò non cedete!”
I tre sembrarono riscuotersi, in particolare Keishin che cercò di opporre maggior resistenza all’entità interiore. In quel momento sentì una mano che si appoggiava sulla sua spalla e, voltandosi, fu sorpreso di vedere il volto di Ichigo Kurosaki che gli rivolgeva un’espressione seria e comprensiva.
“Non so esattamente cosa ti stia succedendo, Keishin-san” disse, “ma mi ricordi me quando avevo problemi con l’Hollowficazione. Non è la stessa cosa, lo so, ma è analogo. Ti senti come se stessi scoppiando, vero? Come se tutte le tue emozioni cercassero di uscire tutte insieme e di controllarti. Come se qualcosa cercasse di farti sfogare tutti i tuoi pensieri più oscuri. Sbaglio?”
Keishin si limitò ad annuire, mentre cercava di reprimere quella volontà opprimente.
“Non ascoltarlo per nessun motivo” continuò Ichigo. “Non cedere. Qualunque cosa sia, è parte di te, soltanto una parte di te. Puoi controllarla e dominarla se non ti lasci influenzare e ti ricordi sempre chi sei. Ricordati chi sei.”
Keishin lo fissò per un attimo. Era vero. Non importava che fosse qualcosa di pericoloso o estraneo, era comunque parte di lui e quindi poteva controllarla. Lui non era così, quella non era la sua personalità, ma solo una parte di essa e perciò poteva e doveva sottometterla alla sua volontà.
Pensi davvero di esserne in grado? chiese beffarda l’entità.
Per tutta risposta lo Shinigami si concentrò al massimo e riuscì a reprimere in parte la sua volontà.
In quel momento anche Hikami, che sembrava essersi ripreso, ricominciò ad arginare il potere maledetto. “Forza, non arrendiamoci! La battaglia non è ancora finita!” esclamò con forza.
Keishin sentì il dolore finalmente alleviarsi e voltò lo sguardo verso l’alto. Yamamoto stava ancora tenendo a bada l’Hado n°93, mentre Meryu e Kaisui stavano attaccando Aizen con scarsi risultati. Non bastavano loro due da soli, doveva aiutarli.
Tuttavia rimaneva ancora il fatto che il Capitano traditore era praticamente intoccabile a causa dei suoi poteri e della sua Kyoka Suigetsu. Se volevano sconfiggerlo, la prima cosa da fare era trovare un modo per oltrepassare l’illusione della sua Zampakuto, o non l’avrebbero mai nemmeno sfiorato. Solo Ichigo poteva colpirlo senza il rischio di essere ipnotizzato in quanto non aveva mai visto direttamente lo Shikai di Aizen, ma il Sostituto Shinigami non poteva neanche attaccarlo in prima linea come loro, o avrebbe corso il rischio di caderne vittima a sua volta. Doveva restare in disparte ad aspettare il momento giusto, ma, per quanto ci stessero provando, nessuno di loro aveva creato un’apertura sufficiente nella difesa di Aizen per permettergli di finirlo.
Poi gli occhi di Keishin si soffermarono sul Capitano-Comandante, che stava sopprimendo il Kido del nemico, ed ebbe un’illuminazione: l’unico finora a creare una vera apertura in Aizen era stato proprio lui e ci era riuscito perché…
Si voltò verso Kurosaki: “Grazie di tutto, Ichigo-san. E tieniti pronto. Il tuo momento sta per giungere.”
Ichigo rimase sorpreso, ma annuì.
“Sei sicuro di quello che fai? La tua è un’idea a dir poco folle” gli sussurrò la voce di Hikami.
< Ne ho avute di più folli > replicò lo Shinigami. < Tu puoi farcela, fratello? >
“Certo, compagno. Sono pronto.”
Con un potente battito d’ali, Keishin prese il volo e si diresse contro Aizen. Il suo ex-Capitano lo osservò divertito e, respingendo le lame di Kaisui, bloccò poi l’unica lama rimasta alla sua spada. Per tutta risposta, Keishin ricominciò a sferrare colpi su colpi impegnando Aizen in un confronto serrato, cercando nel contempo di colpirlo con alcune fiammate generate dalle sue ali.
“Sono sorpreso che tu abbia ancora così tanta determinazione, Keishin-kun” disse l’ex-Capitano bloccando con disinvoltura ogni attacco. “Ma.. credi davvero di potermi colpire.. con una lama spezzata?”
E coronò le sue parole con un potente fendente che spezzò in due la lama rimasta della spada dello Shinigami dagli occhi scarlatti, per poi roteare la Zampakuto e trafiggerlo all’addome con un fulmineo affondo.
“Keishin! No!” urlarono Meryu e Kaisui sconvolti.
Il ghigno di Aizen si allargò. “Ormai è finita. Addio, Keishin-kun.”
Quello stesso ghigno, però, s’incrinò quando la mano sinistra di quest’ultimo scattò e gli afferrò la mano che teneva Kyoka Suigetsu bruciando la manica della veste e la pelle sottostante. Subito dopo vide la testa di Keishin sollevarsi e fissarlo a sua volta con un ghigno beffardo, malgrado il sangue che gli colava dalla bocca.
“Ci sei cascato di nuovo. Ti ho preso, Aizen!” esclamò stringendogli il polso. Malgrado il dolore della ferita, la sua voce era ferma. “Lo sento chiaramente adesso.. quello che intendeva il Capitano-Comandante. Ora le tue illusioni non funzioneranno su di me!”
Yamamoto, che stava riuscendo ad annullare l’Hado n°93 con la sua immensa reiatsu, si voltò verso Keishin a quelle parole e lo fissò con occhi sorpresi. Lo Shinigami dagli occhi scarlatti aveva imitato la sua strategia quando prima aveva provato a intrappolare e finire Aizen con l’Ennetsu Jigoku. Si era lanciato a testa bassa e lasciato trafiggere per poter percepire chiaramente la reiatsu del nemico ed impedirgli di usare l’Ipnosi Totale della sua Zampakuto.
Tuttavia Aizen riacquistò in fretta il suo proverbiale autocontrollo. “E ora che pensi di fare? Speri davvero di potermi trattenere abbastanza da permettere ai tuoi compagni di..?”
“Chi ha parlato di loro?” chiese Keishin alzando ciò che restava della sua spada.
“Sei impazzito? Cosa credi di fare con una lama spezzata?”
“Spezzata? A me non sembra…”
In quel momento, da entrambi i lati dell’impugnatura della sua Zampakuto, si sprigionarono getti di fuoco che avvolsero l’intera spada e questa prese di colpo a rigenerarsi a velocità incredibile.
Quella vista sconvolse tutti i presenti che non avevano mai visto qualcosa di simile, perfino Aizen e Yamamoto rimasero allibiti.
“Non l’hai notato? La vera forma di Suzaku Hikami è una fenice” spiegò Keishin brandendo l’ormai riparata Zampakuto. “Non è come gli altri Bankai.. proprio perché è una fenice, non importa quante volte la spezzi.. finchè io avrò vita, continuerà a rigenerarsi e a tornare come nuova!” Le fiamme intorno alla lama crebbero ancora più intense e la alzò sopra la sua testa. “Ora sei spacciato.. MUORI!”
Impossibilitato ad usare la Zampakuto, Aizen fece appena in tempo ad alzare la mano sinistra e creare uno scudo di luce col Kido che bloccò il fendente che, altrimenti, lo avrebbe tagliato in due.
Tuttavia Keishin non si arrese e spinse ancora più forte, riversando tutta la sua forza originale e quella acquisita nel colpo. “Stavolta non ti salverai!”
Nel giro di pochi secondi la barriera s’incrinò vistosamente e l’espressione sicura di Aizen vacillò per la prima volta da quando avevano iniziato, divenendo di stupore.
Con una tremenda esplosione, lo scudo andò in frantumi e un mare di fiamme avvolse entrambi gli Shinigami, nascondendoli alla vista.
Da quell’inferno spuntò fuori la sagoma di Aizen che si allontanava rapidamente, il braccio sinistro gravemente ustionato e uno sguardo stupefatto, come se stentasse a credere a quello che era appena successo.
La barriera lo aveva salvato e l’esplosione successiva gli aveva permesso di liberarsi e allontanarsi, ma non era riuscito ad evitare completamente la potenza di quel colpo e, per la prima volta dall’inizio della battaglia, era stato ferito seriamente.
< Se quell’attacco mi avesse preso con la sua piena forza.. non sarei sopravvissuto… > si ritrovò a pensare Aizen con un lieve moto d’ira. Non credeva che il suo ex-sottoposto sarebbe arrivato a tanto.
D’improvviso sentì un’altra potente reiatsu ostile che incombeva su di lui e, alzando lo sguardo, si ritrovò davanti Ichigo Kurosaki con indosso la sua maschera Hollow e la sua Zampakuto, Tensa Zangetsu, sollevata in alto, dalla cui lama scaturivano potenti scariche di reiatsu nera. Troppo vicino per evitarlo o difendersi.
Ichigo strinse la presa sulla spada e, senza esitazione, la calò con tutta la sua forza sull’avversario rilasciando nel contempo la sua tecnica più potente:
“Getsuga Tensho!”
Una gigantesca esplosione di reiatsu nera dai contorni rossi si sprigionò all’impatto, tagliando in due l’intero palazzo su cui Aizen era atterrato dopo essere sfuggito alla furia dell’ex-sottoposto... E lasciando un’enorme squarcio sanguinante sul torso del Capitano traditore, dalla spalla sinistra fino all’addome.
“Non ho finito” disse poi il Sostituto Shinigami scagliando un altro Getsuga Tensho a distanza ravvicinata.
Stavolta, però, Aizen schivò il colpo con uno Shumpo per poi bloccare con la sua katana il fendente successivo, causando un’altra forte esplosione di energia oscura. I due Shinigami rimasero bloccati in un confronto di forza tra le loro lame.
Dopo pochi secondi, Aizen sorrise beffardo.
“Cos’hai da ridere?” chiese Ichigo, la voce alterata e resa metallica dalla trasformazione in Hollow.
“Non sei riuscito a uccidermi, Ichigo Kurosaki” replicò il Capitano traditore.
“Cosa?”
“Quella era.. la mia ultima apertura.”
“Non è andata male. Ti ho comunque ferito.”
“Ferito? Questa la chiami ferita?”
Mentre pronunciava quelle parole, la suddetta ferita fu ricoperta da una serie di crepe che rilucevano di una luce azzurra interna e lo stesso squarcio fu avvolto dal medesimo bagliore smettendo di sanguinare.
“Rigenerazione Istantanea!” esclamò sbigottito Ichigo.
“Non si tratta di Rigenerazione Istantanea.”
Con un rapido movimento di mano, Aizen liberò la sua Zampakuto da quella del Sostituto Shinigami facendolo indietreggiare.
“Credi davvero che mi sia sottoposto all’Hollowficazione? Questo è solo il suo forte desiderio di proteggere il padrone.”
“Cosa vuoi dire?”
Per tutta risposta, Aizen afferrò un lembo della sua giacca squarciata e rovinata e lo scostò scoprendo il petto. Al centro di esso, sotto lo sterno, brillava un gioiello sferico che sembrava risplendere internamente di una luce color blu elettrico, che si muoveva come viva. Le crepe partivano proprio da quell’oggetto.
Quella vista sconvolse tutti quanti. Perfino Yamamoto, che era riuscito a respingere faticosamente l’Hado n°93, osservò incredulo la piccola sfera incastonata nel petto del traditore.

“Quello è…!” esclamò Ichigo.
“L’Hogyoku.”
La sfera della distruzione. La chiave del re. L’opera più grande mai creata da Kisuke Urahara, ma della quale solo Sosuke Aizen aveva compreso le sue reali potenzialità e per la quale aveva tradito tutta la Soul Society. L’oggetto che aveva dato inizio a quella terribile guerra, che aveva infiammato di infinita ambizione l’animo dell’ex-Capitano e lo aveva portato a compiere tutte le sue malefatte solo per ottenerlo, ora brillava incastonato nel suo petto, conferendogli chissà quali poteri oltre alle sue già eccezionali capacità.
“Sosuke Aizen… Che cos’hai fatto?” mormorò Yamamoto osservandolo disgustato.
“Solo ciò che era necessario per raggiungere il vero potere. Per sedere sull’alto trono dei cieli, al di sopra dello stesso Re delle Anime” replicò il traditore con un sogghigno. Nel contempo le crepe emanate dall’Hogyoku si espansero fino a ricoprire tutto il suo braccio sinistro e anche le ustioni ricevute dal colpo di Keishin sembrarono iniziare a sanarsi.
Quest’ultimo osservava la scena tenendosi una mano sulla ferita all’addome per cicatrizzarla con le fiamme, gli occhi sgranati e i lineamenti contratti tanto per il dolore quanto per lo stupore e la delusione. < Tanta fatica.. per niente? >
I suoi occhi si abbassarono meccanicamente su quella sfera blu nel torso del suo ex-Capitano. E allora, con supremo rammarico, comprese.
Un nuovo, terribile dolore, dovuto stavolta agli effetti collaterali del suo Bankai, gli invase il petto. Chinandosi in avanti vomitò una grossa boccata di sangue per poi tossire rumorosamente; si portò una mano alla bocca mentre anche la sua testa veniva invasa da un dolore lancinante.
Tutti si voltarono a guardarlo preoccupati.
“Keishin, che succede?” gridò Kaisui.
Dentro l’anima dello Shinigami, l’entità aveva approfittato del suo indebolimento e soprattutto della grave ferita che aveva riportato nell’ultima azione per ritornare ad aggredire la sua mente, più accanita che mai. Hikami lottava furiosamente contro di essa, ma era allo stremo. Le fiamme emanate dall’essere sconosciuto si stavano trasformando in catene che bloccavano le sue ali e il suo corpo.
“Non.. non ce la faccio più!” disse con voce strozzata la Zampakuto. “Keishin, reprimilo.. presto! Presto!”
Lo Shinigami si concentrò immergendosi nella sua anima e tentò di portare via Hikami da lì, spezzando le catene con la sua forza di volontà. Purtroppo, per quante ne rompesse, se ne formavano sempre di nuove e il potere che lo investiva era sempre più forte e incontrollato.
L’entità rise malefica. Sei stato esposto troppo a lungo per sottrarti ormai e il tuo fisico è troppo provato! Se il corpo è debole, anche l’anima s’indebolisce!
Keishin scese sul tetto del palazzo dove stavano Ichigo e Aizen e crollò in ginocchio lasciando la spada e tenendosi la testa con entrambe le mani. Non ce la faceva più. Faceva troppo male.
Urlò: “Smettila! Vattene! Lasciami andare! Non ce la faccio più!”
Avanti, lasciamoci andare! Basta soffrire! Basta resistere! Lasciati pervadere ancora dal potere e insieme saremo inarrestabili!
Il dolore aumentò ancora, divenendo insopportabile. Nel contempo, Le fiamme intorno al suo corpo s’intensificarono e le sue ali divennero più grandi. E, mentre sempre più forza scorreva nel suo corpo.. sentì di nuovo quella tremenda sete di sangue.. quel desiderio di fare a pezzi qualunque nemico, qualunque fonte di sofferenza… Era follia omicida quella? Sì, probabilmente sì.
 La voce di Yamamoto rimbombò nelle sue orecchie: “Controllati, Keishin Akutabi! Non lasciare che ti domini! Puoi ancora tornare indietro!”
“Non.. non ce.. la.. faccio!”
Kaisui osservò atterrita il suo amico ridotto in quelle condizioni e si voltò verso Meryu, rivolgendogli un’occhiata eloquente. Il fratello comprese ciò che intendeva dire ed annuì per poi voltarsi verso Keishin e dirigersi verso di lui.
Prima, però, che potessero avvicinarsi anche solo di un metro, un improvviso lampo bianco investì lo Shinigami dagli occhi scarlatti, sfondando il soffitto sotto di lui e abbattendosi poi sul terreno sottostante. Colti di sorpresa, tutti i presenti concentrarono i loro sguardi su quel punto e videro Keishin che veniva trattenuto a terra dal Kaizo Arrancar, Wonderweiss, il quale teneva bloccato con una mano il suo braccio destro e con l’altra gli stringeva il collo.
Il corpo del mostro bianco era malridotto ma in fase di rigenerazione. A quanto sembrava, i potenti colpi di Yamamoto non l’avevano ucciso, o forse il Capitano-Comandante stesso si era limitato a neutralizzarlo per poco tempo per poter correre rapidamente a salvare i tre Shinigami dalla furia di Aizen.
Quest’ultimo osservò quell’improvvisa svolta degli eventi con un’alzata di sopracciglia. “Questo è sorprendente” commentò. “Wonderweiss aveva il compito di sigillare Ryujin Jakka in quanto Zampakuto più potente e pericolosa.. ma, a quanto pare, ha percepito la pericolosità insita nel potere di Keishin-kun e l’ha riconosciuta come una minaccia di analoga entità.”
Quindi l’Arrancar intendeva sigillare anche la Zampakuto di Keishin e con essa forse credeva di poter annullare anche il potere misterioso all’interno di quest’ultimo.
Wonderweiss emise la sua solita risatina stridula e strinse la presa sul collo dello Shinigami dagli occhi scarlatti facendolo gemere; quasi contemporaneamente le fiamme del Bankai di quest’ultimo divennero più flebili e iniziarono a svanire ad una velocità incredibile, assorbite dall’avversario.
In quell’istante Keishin sentì qualcosa come un forte colpo riecheggiante nella sua mente, mentre percepiva la presenza di Hikami divenire sempre più debole. E subito fu l’influenza dell’entità, ormai non più trattenuta dal suo compagno, a pervaderlo. Troppo forte per contrastarla stavolta.
Vedendo il loro amico che sembrava sul punto di collassare sotto la presa dell’Arrancar, Meryu e Kaisui si scagliarono contro di lui gridando: “Maledetto mostro! Lascialo andare!”
Prima che potessero raggiungerlo, però, gli occhi di Keishin, che sembrava svenuto, si aprirono di scatto rivelando due iridi di brace scintillanti; allo stesso tempo il volto dello Shinigami sembrò trasfigurarsi, riassumendo quell’espressione invasata e crudele mostrata con Xedahs.
“Sorpresa!” esclamò, la voce riecheggiante e terribilmente fredda. Perfino Wonderweiss parve spaventarsi per quell’improvviso cambiamento. “Vuoi il mio potere, stupida creatura? Allora prendilo pure!”
Un istante dopo, una tremenda ondata di fiamme proruppe dal corpo di Keishin per poi penetrare in quello dell’Arrancar, il quale lanciò un gemito prima sorpreso, poi terrorizzato e cercò di allontanarsi dallo Shinigami. Quest’ultimo, tuttavia, gli fu subito addosso afferrandolo per le braccia e inondandolo di nuove fiammate.
Wonderweiss urlò come se stesse soffrendo indicibili sofferenze e, mentre Keishin crollava di colpo in ginocchio esausto e il fuoco del suo Bankai sembrava iniziare ad estinguersi, il corpo del primo cominciò a deformarsi: le braccia si annerirono e divennero cenere, il torso si scurì a sua volta e sembrò fondersi, la testa prese a gonfiarsi a dismisura.
Aizen osservò la scena con uno sguardo a metà tra il sorpreso e il divertito. “Devo ammetterlo: non pensavo che sarebbe successo questo.”
“Che cosa vuoi dire?” domandò Yamamoto inarcando un sopracciglio.
“Hai dimenticato le mie parole, Capitano-Comandante? Avevo detto che Estinguir esiste solo per estinguere le fiamme di Ryujin Jakka. Il che significa che ti ha impedito di produrre nuove fiamme sigillandole nella sua katana. Ma avevi creato solo quelle fiamme? Non ce n’erano altre? Fiamme che avevi già rilasciato.”
A quelle parole l’espressione di Yamamoto divenne di colpo più tesa.
“Esattamente. Poco fa, inoltre, Wonderweiss ha percepito una pericolosità paragonabile alla tua nel potere di Keishin-kun e ha cercato di fare la stessa cosa con la sua Zampakuto, finendo però per scatenare involontariamente altre fiamme, fiamme generate dal suo potere maledetto. Non era mai stato pensato per sigillare una simile potenza, per questo ora il suo corpo sta cedendo. E ora dimmi: secondo te, quelle fiamme, dove credi siano ora?”
Con uno sguardo pieno di orrore Yamamoto si voltò verso Wonderweiss, la cui testa, oltre a gonfiarsi ancora di più, stava diventando incandescente.
Anche Meryu e Kaisui, che avevano ascoltato tutto, capirono sbiancando all’istante.
Tutti e tre scattarono, Yamamoto verso l’Arrancar agonizzante e i due Kitayama verso Keishin, mentre Aizen si rivolgeva ancora al primo: “Hai una mente acuta, Capitano-Comandante del Gotei 13. Sai bene cosa succederebbe, se tutto quel potere prodotto da te e dal mio ex-sottoposto, venisse rilasciato in una volta sola.”
Fu un istante. Nell’istante in cui Kaisui e Meryu afferrarono un Keishin semi-incosciente allontanandolo da Wonderweiss e Yamamoto si buttava sopra quest’ultimo schiacciandolo al suolo, la testa dell’Arrancar esplose in un’immensa esplosione di fuoco e fiamme che avvolse mezza città.
Dopo qualche istante di stordimento, Meryu e Kaisui riaprirono gli occhi, intontiti ma vivi. Accanto a loro, Keishin respirava pesantemente, le ali del Bankai ormai quasi estinte, ma anch’egli vivo; questi si voltò verso di loro e videro con sollievo che i suoi occhi e la sua espressione erano tornati normali.
“Cos’è.. cos’è successo?” chiese con un fil di voce.
“Non lo sappiamo” rispose Kaisui.
Anche se avevano chiaramente percepito l’onda d’urto investirli e scagliarli lontano, avevano subito solo lievi danni, come se qualcosa li avesse protetti.
A quel pensiero la castana ebbe un orribile presentimento, che trovò presto conferma quando si voltò verso il luogo dell’esplosione. Un enorme cratere si allargava dal punto in cui pochi secondi prima si trovava Wonderweiss e, in mezzo ad esso, stava riverso a terra un ansimante Yamamoto, il cui corpo era completamente ricoperto da terribili ustioni e il braccio sinistro era stato incenerito.
Un applauso ruppe quell’improvviso ed irreale silenzio.
“Contenere una tale esplosione è un atto impressionante, Capitano-Comandante del Gotei 13” disse Aizen con un misto di ammirazione e scherno. “Se non avessi usato il tuo corpo per limitarle, quelle fiamme avrebbero spazzato via sia la vostra barriera che questa piccola città e tutto ciò che c’è intorno, riducendolo in cenere. Ti ringrazio, Genryusai Yamamoto. Hai protetto il mondo intero. Il mio.”
“Tu.. male..detto..” riuscì solo a mormorare Yamamoto prima di giacere inerme, apparentemente morto.
Il più potente Shinigami e Capitano-Comandante del Gotei 13 era stato sconfitto.
Un’angoscia mai provata avvolse completamente l’animo di Kaisui mentre osservava il corpo immobile del suo Capitano. In tutta la sua vita aveva sempre creduto che ci fossero molte cose ed eventi che non aveva mai visto o non avrebbe mai visto, ma senza dubbio la sconfitta di Yamamoto era la prima alla quale credeva non avrebbe mai avuto l’infausto destino di assistere. E invece.. quella che era la peggiore delle sue paure si materializzava ora davanti ai suoi occhi e lei non poteva fare niente.
Anche Meryu, che ormai ansimava per la fatica richiesta dal suo Bankai e per le ferite non ancora guarite, sentì le poche speranze rimastegli svanire sempre più rapidamente. Prima Soifon.. i Capitani.. i Vizard.. e ora persino il Capitano-Comandante… Nessuno di loro era riuscito a sconfiggere Aizen.. al contrario, erano caduti tutti. Loro avevano fallito.
Tra lui e la sorella, Keishin era a malapena cosciente tra la fatica causatagli dal suo potere impazzito e dalle ferite ricevute prima e dopo l’esplosione. Tuttavia anche lui non aveva potuto non realizzare la situazione.. anzi era stato il primo a realizzare quella verità ineluttabile che il suo cuore rifiutava di accettare, ma che la sua mente gli sbatteva addosso come un enorme e pesantissimo macigno.
Non c’era più speranza ormai.
In quel momento una potente onda di reiatsu nera dai bordi rossi investì Aizen scatenando una nuova, violenta esplosione. I tre lo riconobbero subito: un Getsuga Tensho!
Il Capitano traditore riapparve incolume a poca distanza dal punto d’impatto della tecnica, evitata chiaramente con uno Shumpo, e venne incalzato da un Hollowficato Ichigo Kurosaki che iniziò a sferrare una miriade di colpi, prontamente respinti dall’avversario. Dopo pochi secondi, il Sostituto Shinigami scagliò un altro Getsuga Tensho che Aizen stavolta bloccò, non senza sforzo, con la sua Zampakuto. A quel punto i due si fermarono a fissarsi sul tetto di un edificio semidistrutto.
Con un gesto fluido, Aizen portò la sua mano sinistra sopra Kyoka Suigetsu e una reiatsu nera, identica a quella di Ichigo, sembrò colare da essa posandosi sulle sue dita; le sollevò davanti agli occhi esaminandola attentamente.
“Così è questa la tua reiatsu? Straordinaria. Sei maturato magnificamente.” Il suo sguardo si portò su Ichigo, una beffarda soddisfazione stampata sul suo volto. “Proprio come volevo io.”
“Cosa?” esclamò il Sostituto Shinigami.
“Tu.. hai conosciuto Rukia Kuchiki e, dopo la battaglia con Uryu Ishida, hai risvegliato i tuoi poteri di Shinigami. Durante la battaglia con Renji Abarai, hai conosciuto il potere della tua Zampakuto. Combattendo con Kenpachi Zaraki, ti sei avvicinato al tuo Bankai. Affrontando Byakuya Kuchiki, hai iniziato la tua Hollowficazione. Mentre nella battaglia con Grimmjow, ne hai ottenuto il pieno controllo. Poi, combattendo con Ulquiorra, sembra che tu l’abbia resa ancor più potente.”
Portò la mano aperta in avanti, come se stesse reggendo qualcosa, fissando negli occhi lo sconvolto Ichigo. “Ichigo Kurosaki.. tutte le battaglie che hai combattuto finora.. facevano tutte parte del mio piano. Sono state tutte.. nel palmo della mia mano.”
Quelle parole sconvolsero tutti i presenti, ma più di tutti fu il Sostituto Shinigami a sentire lo stupore e l’incredulità montare dentro di lui come lava in un vulcano prossimo ad eruttare. Tanto forti furono tali sentimenti che la maschera Hollow svanì rivelando un volto più umano ma ancor più sconvolto.
“Finora.. tutte le mie battaglie.. facevano parte.. del tuo piano?” mormorò con voce spezzata. “Con questo.. che cosa.. intendi dire?” Alla mancanza di risposta dell’altro ripeté la domanda gridando: “Ti ho chiesto che cosa intendi dire con questo!”
Per altri interminabili secondi Aizen rimase silenzioso, poi, alzando un dito, disse: “La voce. Non alzare la voce, Ichigo Kurosaki.” Non era il suo solito tono beffardo, ma uno serio e di rimprovero, come un maestro che sgrida un suo alunno per mancanza di disciplina. “Non c’è niente di cui sorprendersi. Semplicemente.. ero convinto che tu saresti stato un ottimo soggetto da studiare. Per questo motivo ti ho aiutato a fare progressi. Dico solo questo.”
Ichigo era troppo confuso e incredulo per poter replicare, così Aizen continuò: “Non ti è mai sembrato strano? Per tutta la tua vita non hai mai saputo dell’esistenza degli Hollow. Ma poco dopo il tuo incontro con Rukia Kuchiki, uno ti ha attaccato. E come mai un’esca Quincy per attirare Hollow minori, ha richiamato un Menos Grande? Quando hai iniziato ad abituarti a combattere come uno Shinigami, la reiatsu di Rukia Kuchiki, mai percepita fino ad allora, è stata improvvisamente individuata e lei è stata riportata nella Soul Society. E hai combattuto con Renji Abarai, Kenpachi Zaraki e Byakuya Kuchiki solo quando il tuo potere aveva raggiunto un livello tale da poter competere con il loro. Tutto questo.. non ti è mai sembrato strano?”
L’espressione del Sostituto Shinigami, se possibile, diventò ancor più pallida e sconvolta, mentre tutti gli incontri avuti, tutti gli eventi avvenuti, tutte le battaglie affrontate da quando era diventato Shinigami si susseguivano come un treno di ricordi impazzito nella sua mente e iniziava a vederle non più come voluti dal fato, ma bensì come il piano di una mente astuta, fredda e calcolatrice. Una mente che aveva manovrato tutti i fili degli ultimi mesi della sua vita a suo piacimento.
Il grande spettacolo di un diabolico marionettista. E lui era la marionetta protagonista.
“Credevi fosse stato il destino?”
“Aspetta…” riuscì finalmente a parlare Ichigo.
“Credevi che quell’attacco fosse stato un caso?”
“Aspetta…”
“Credevi forse.. di aver vinto perché avevi lavorato sodo?”
In preda all’ira e alla frustrazione Ichigo si scagliò su Aizen menando un fendente che il primo bloccò con la nuda mano, senza alcuna difficoltà.
“Non deludermi” disse poi Aizen. “Il tuo vero potere è ben altra cosa.” Ritirò la mano che teneva la spada. “Non credi a una parola di tutto questo?”
“Certo che no!” ribattè con forza Ichigo.
“Eppure è vero.”
“Tu menti! Le mie battaglie sarebbero tutte opera tua? Sei stato tu ad orchestrare tutto? Chi ci crederebbe?! Tu prima hai detto.. che hai scoperto Rukia dopo che era scomparsa nel mondo reale! E ora dici che sapevi di me fin da quando l’ho incontrata?! Non ha alcun senso!”
“Che cosa interessante…” lo interruppe Aizen. “Mi hai appena chiamato bugiardo e hai detto che non mi crederesti mai. Sei sicuro che stia mentendo adesso.. allora perché credi.. che prima abbia detto la verità?”
A quelle parole Ichigo rimase basito e non seppe replicare. O meglio, non poteva replicare.
“È sempre così. Mi spiace per te.” Anche se stava parlando con Ichigo, in quel momento gli stessi Keishin, Kaisui e Meryu si sentirono presi in causa e coinvolti della discussione, così come probabilmente tutti gli Shinigami del Gotei 13. “In questo mondo non c’è mai stato spazio per verità e bugie. Ci sono soltanto fatti concreti. Nonostante ciò, tutte le persone che vivono su questa terra credono erroneamente che solo ciò che gli fa comodo sia vero. È una cosa che viene loro spontanea.”
Il ragazzo non parlò limitandosi ad abbassare la testa, incapace di affrontare quelle verità che gli venivano sbattute in faccia senza pietà. Ha ragione, pensava.
“Eppure..” Aizen parlò ancora, apparentemente gli piaceva rincarare la dose mentre il Sostituto Shinigami ancora faticava ad accettare il discorso appena udito, “per gli indifesi, che sono la maggior parte del mondo, i fatti che vanno contro di loro sono le uniche verità. Tu conosci tutti i fatti? Chi ha mandato Rukia Kuchiki nel mondo reale? Chi ha dato a Renji Abarai l’equipaggiamento adatto ad individuare la reiatsu? Nel rapporto inviato ai Luogotenenti, chi ha aggiunto informazioni su di te e sulla tua posizione? Credi davvero che non sia stato capace di trovare l’Hogyoku per più di cento anni?”
Un silenzio innaturale permeò l’aria, mentre la tensione che aveva caratterizzato la battaglia fino a quel momento andava allentandosi, non per sollievo, ma per senso di sconfitta e rassegnazione. Allo stesso modo la determinazione mostrata fino a quel momento da Ichigo e dagli stessi Keishin, Meryu e Kaisui iniziò a venire meno.
Tutto ciò che era stato fatto fino a quel momento per contrastare le mire di Aizen era stato inutile e fin dall’inizio lui li aveva manovrati come mere marionette ingannandoli e usandoli per raggiungere i suoi scopi. Non aveva scoperto che Urahara aveva nascosto l’Hogyoku, ritenuto troppo pericoloso, nel corpo gigai di Rukia, ma aveva fatto lui stesso in modo che venisse nascosto in esso quando quest’ultima era arrivata nel mondo reale e aveva perso i suoi poteri a seguito dell’incontro con Ichigo e sempre lui aveva poi fatto in modo che la Soul Society la rintracciasse e la riportasse nel Seireitei, dove lui la attendeva a braccia aperte. Sempre lui aveva deviato l’attenzione da se stesso a Ichigo e ai suoi compagni durante la loro invasione della Soul Society, in modo da poter agire indisturbato grazie anche ai poteri della sua Zampakuto. E ora, dulcis in fundo, dopo aver dichiarato guerra a tutta la Soul Society, non solo li aveva messi tutti in ginocchio fisicamente, ma anche mentalmente sbattendogli in faccia quell’atroce realtà.
Tutto ciò che era successo fino a quel momento riguardante Ichigo Kurosaki e la Soul Society era stato voluto e condotto dall’ex-Capitano in persona. Il loro cosiddetto asso nella manica non era altri che la marionetta prediletta del loro nemico, il suo svago, il suo esperimento. Nient’altro.
“C’è una cosa che voglio chiederti” disse all’improvviso Ichigo senza alzare lo sguardo. “Hai detto che hai sempre creduto.. che sarei stato un ottimo soggetto per le tue ricerche. Perché? Su cosa basi questa convinzione? Se mi hai visto quando ho incontrato Rukia.. quando hai iniziato a crederlo?! Dimmelo.”
Aizen gli diede le spalle, rimanendo in silenzio per qualche secondo prima di rispondere: “Fin dall’inizio.”
“Smettila di dire cose insensate” sbottò Ichigo ormai al limite dell’esasperazione.
“Non capisci? Ti sto dicendo che è dall’inizio. Io ti conosco.. da quando sei nato.”
Quelle parole causarono un nuovo shock nel Sostituto Shinigami. “Cosa?!”
“Sei stato speciale sin dal momento della tua nascita” continuò Aizen. “Perché tu sei il figlio di un umano e…”
Prima che potesse ultimare la frase, un improvviso fendente diretto alla sua testa lo interruppe e costrinse ad indietreggiare rapidamente.
“Tu parli troppo, Aizen.”
Ad aver parlato era un uomo sui quarant’anni con corti capelli neri a punta e un ispida barba sul mento; oltre ai classici abiti da Shinigami, portava un lacero ma inconfondibile haori bianco da Capitano e quella che teneva in mano era senza ombra di dubbio una Zampakuto. Eppure, malgrado fosse chiaramente uno Shinigami, dei presenti solo Ichigo, Meryu, Kaisui e Aizen sembravano conoscerlo, mentre Keishin non aveva la più pallida idea di chi fosse.
Poi, uno sconvolto Ichigo disse una sola parola: “Pa..pà?”
Il padre di Ichigo Kurosaki.. è uno Shinigami?!, fu il pensiero collettivo dei tre amici.
L’uomo non disse una parola, invece si avvicinò al figlio e, con sua e loro somma sorpresa, lo colpì con una testata tanto forte da buttarlo giù dal palazzo, poi, ignorando completamente le sue proteste, lo afferrò e si portò con uno Shumpo accanto al trio.
“Non fate domande. Ce la fate a seguirmi?” chiese loro senza mezzi termini.
I tre si guardarono tra loro per poi annuire.
Seppur con molta fatica Meryu e Kaisui inseguirono l’uomo con i loro Shumpo, mentre quest’ultima aiutava Keishin, ancora troppo stordito e indebolito per muoversi velocemente. Corsero per un po’, abbastanza da mettersi a distanza di sicurezza da Aizen, poi l’uomo li fece nascondere all’ombra di un edificio distrutto ed eresse una barriera per tenere nascosta la loro presenza. Solo allora poterono riprendere fiato.
Mentre Ichigo e suo padre intraprendevano una sorta di discussione/litigio sull’identità segreta di quest’ultimo, Kaisui controllava le condizioni prima del fratello e poi dell’amico. Meryu, avendo combattuto solo per mezzo di imboscate e attacchi “mordi e fuggi”, non aveva subito ferite durante lo scontro con l’ex-Capitano, ma la mancanza dei due arti e la fatica causata dall’uso del Bankai si facevano sentire non poco. Doveva consumare molte più energie del normale per combattere in quelle condizioni e il suo Bankai appena acquisito richiedeva già di suo un enorme sforzo per essere usato; se il combattimento fosse andato avanti ancora molto, non sarebbe riuscito a resistere.
Keishin era messo ancora peggio: tutto il suo corpo era ormai ricoperto da ferite, tagli, lividi e ustioni causate sia da Aizen che dal suo stesso Bankai, inoltre, era visibile che era anche mentalmente provato per lo sforzo nell’utilizzare il suo potere misterioso, il che lo rendeva ancor meno adatto ad una battaglia prolungata di loro due. Non sapeva nemmeno se quel potere se n’era andato o se stava ancora faticando per contenerlo, ma di certo non poteva continuare così.
Lei stessa non era messa affatto bene. La ferita al fianco continuava a sanguinare indebolendola e il mantenimento della sua bufera di sabbia per tutto quel tempo l’aveva sfiancata e intontita; poteva ancora combattere con il suo Bankai, certo, ma non sapeva se sarebbe riuscita a rigenerare i suoi fiori né se sarebbe riuscita ad usare per molto la sua dimensione dei miraggi e, senza di essa, non poteva fare molto contro Aizen.
Dire che la situazione era disperata era dire poco.
“Cosa possiamo fare? Non so più come fare per riuscire a contrastarlo!” chiese con voce disperata.
“Niente” fu la risposta secca di Meryu. “Ci sbagliavamo su tutto. Fin dall’inizio lui ha sempre avuto il controllo di tutta la situazione. Noi, il Capitano-Comandante, gli Espada, il nostro “asso nella manica” perfino” rivolse uno sguardo sarcastico in direzione di Ichigo. “Credevamo di poterlo sconfiggere, di mandare in fumo i suoi piani. E invece.. lui ci teneva in pugno fin dall’inizio.” Non riuscì più a trattenere la frustrazione e, quasi senza accorgersene, si ritrovò ad urlare. “Le nostre uniche possibilità di vittoria erano nel lavoro di squadra e in Ichigo Kurosaki e Aizen le ha distrutte entrambe! Sapeva come sconfiggerci tutti e colui in cui riponevamo la nostra più grande speranza si è rivelato nient’altro che il suo ennesimo burattino! È diventato così forte solo perché l’ha voluto e guidato lui da dietro le quinte! Non può sconfiggerlo, nessuno di noi può ormai! Che possiamo fare?! Niente, ecco cosa! Non c’è più speranza!” Si fermò ansimante per aver parlato tutto d’un fiato, ma la disperazione che traspariva dai suoi occhi era ancora fin troppo eloquente.
Kaisui osservò il fratello, incredula. Non l’aveva mai sentito rassegnarsi durante una battaglia né tantomeno dare sfogo alle proprie emozioni in modo tanto esplicito e aggressivo, addirittura arrivando a urlare. Non era da lui.
Tuttavia non seppe replicare, non ne ebbe né il coraggio né la forza. Perché in cuor suo la pensava come lui.. perché sapeva che aveva ragione…
“Stronzate.”
Si voltò sorpresa. Keishin si era messo faticosamente a sedere e fissava ora lei ora lui con uno sguardo d’incredibile intensità.
“Siamo ancora vivi, mi pare. O sbaglio? Come puoi anche solo pensare di arrenderti così? Non è da te, Meryu, e nemmeno da te assecondarlo così facilmente, Kaisui. Voi più di chiunque altro avete sempre sostenuto che non bisogna smettere di combattere finchè si ha vita, quindi ora ve lo dico io: non è finita! Forse è vero che ha sconfitto i Capitani, che Ichigo-san era solo un suo esperimento, che ha assimilato l’Hogyoku e ora possiede chissà quali poteri e che noi siamo a pezzi e con possibilità di vittoria o sopravvivenza sullo zero.. ma nonostante tutto siamo ancora qui, no?! Perciò possiamo ancora combattere! Inoltre, non siamo soli…”
Si voltò di lato e i suoi amici, seguendo il suo sguardo, videro Ichigo e suo padre, il cui nome, ricordarono Kaisui e Meryu, era Isshin Kurosaki, che avevano finito di parlare e si erano avvicinati, fissandoli con un’espressione più che risoluta, in particolare Ichigo. Era quasi irriconoscibile da prima.
“Voi combatterete, vero?” chiese Keishin ai due. “Tu combatterai, Ichigo-san?”
“Naturalmente” fu la sola risposta del Sostituto Shinigami.
“E voi dovrete aiutarci” continuò suo padre. “Sarete anche messi male, ma il vostro aiuto sarà prezioso. I vostri poteri, i vostri Bankai.. sono qualcosa che Aizen non aveva previsto, che non conosceva. Lui non è onnipotente e onniveggente. Anche ridotti così, con una volontà come la vostra, potete fare ancora molto. Aizen può essere sconfitto. Non è ancora tempo di arrendersi.”
Kaisui non seppe cosa dire. Non si sentiva ancora sicura di poter vincere, certo… Eppure, quando il suo sguardo si spostò su Ichigo e suo padre e vide l’espressione risoluta del primo, la stessa che aveva anche Keishin, si sentì pronta a ricominciare.
< Hanno ragione > si disse infine. < La battaglia è ancora lungi dall’essere finita. > Si alzò in piedi. “Allora cosa aspettiamo? Andiamo!”
Meryu emise uno sbuffo, ma la determinazione era tornata a brillare anche nei suoi occhi. “Diamine. Siete davvero dei dannati ottimisti.. ma non ho intenzione di starmene qui seduto a guardarvi combattere senza far niente. Contate su di me.”
Isshin li squadrò. “Restate qui per un po’, finchè non riprendete un minimo di energie, poi raggiungeteci subito. Noi vi precediamo.”
Detto questo, padre e figlio sparirono con uno Shumpo.
“Tsk! Fatemi il piacere! Io non aspetto!” sbottò Keishin alzandosi con un rantolo.
“Fermo, aspetta!” esclamò Kaisui. “Hanno ragione! Dobbiamo recuperare prima di..”
Per tutta risposta, il Bankai di Keishin tornò a brillare più forte di prima: le ali si espansero di nuovo maestose e imponenti, l’armatura di piume infuocate sul suo corpo si riaccese più di prima e la sua spada s’incendiò ancora una volta, mentre la sua reiatsu lievitava.
Sia Meryu che Kaisui lo fissarono sconvolti. “Ma come hai..?”
Invece di rispondere, Keishin si voltò verso Kaisui e si avvicinò posando un attimo la spada, un’espressione strana in volto.
Kaisui lo guardò incuriosita e poi quasi imbarazzata mentre le arrivava ad un palmo dal volto. “C-che ti prende..?” S’interruppe quando gli artigli infuocati dell’amico le affondarono nello squarcio sul fianco e urlò di dolore e sorpresa quando sentì le fiamme cicatrizzarlo.
“Scusami, ma in questi casi è sempre meglio non dire cosa s’intende fare. Rende tutto più facile” le disse con un sorrisetto malandrino.
“Dannazione, Keishin! Sei davvero uno stupido..!” S’interruppe di nuovo quando incrociò il suo sguardo. Non è normale, fu il suo pensiero.
Gli occhi scarlatti brillavano ancora come braci, forse segno che il suo potere misterioso era ancora attivo, ma in essi non vi era solo ardore e determinazione. Dietro di esse la Shinigami vide tristezza e.. rassegnazione?
Ancor più sorpresa fu quando la abbracciò dopo aver finito con la ferita. “Aiuta tuo fratello e ti prego.. sopravvivete. Tutti e due. Almeno voi sopravvivete” le sussurrò nell’orecchio.
Prima che potesse chiedergli spiegazioni, lo sguardo di Kaisui cadde sull’incavo tra collo e spalla dell’amico, solo lievemente coperto dalla corazza, e vide una sorta di lucida macchia nera che sporgeva da sotto di essa e, date le dimensioni, probabilmente continuava fino al braccio. Non capì di che si trattasse, ma prima che potesse osservarla meglio, Keishin si separò da lei e si avvicinò invece a suo fratello.
“Non azzardarti mai più ad arrenderti così, o giuro che ti strappo la maschera e te la cucio sugli occhi” gli disse sorridendo e allungando un pugno verso di lui. “Ce la fai?”
Meryu lo fissò per un attimo con la stessa aria spaesata della sorella, ma alla fine ricambiò il sorriso e batté il suo pugno su quello dell’amico. “Ovvio.”
Mentre l’amico si alzava a fatica, Keishin riprese la spada. “Recuperate un po’ di energie e venite. Io intanto vi precedo.”
“Che cos’hai sulla spalla?” lo fermò Kaisui.
L’altro non rispose.
“Keishin.. che cos’hai? Cosa vuoi fare?”
Lo Shinigami dagli occhi scarlatti la guardò di nuovo con la stessa espressione di prima, che le sembrò ancora più amareggiata. “Quello che devo.”
E senza aggiungere altro, scomparve con uno Shumpo.
“Cosa gli hai visto addosso?” le chiese Meryu.
“Una sorta di macchia nera, ma non so di preciso cosa fosse” rispose la sorella. “Gli ricopriva una grossa porzione di pelle, come se fosse stata…” S’interruppe di colpo quando un terribile pensiero le balenò in testa. Che fosse..?
“Neechan,” il tono con cui suo fratello parlò non le piacque affatto, “hai visto anche tu il suo sguardo, vero?”
“Sì” rispose con un filo di voce.
“Era lo sguardo di chi ha accettato la propria morte.”
 
Volando in direzione della battaglia, Keishin potè vedere che anche Gin Ichimaru si era unito ad essa e ora lui stava affrontando Ichigo, mentre Isshin combatteva Aizen in una lotta uno contro uno. Per il momento sembravano alla pari.
Si diresse senza esitare contro il suo ex-Capitano. < Ci siamo. Sei pronto, fratello? >
“Sei davvero sicuro di volerlo fare?” disse Hikami da dentro di lui. “Non si torna indietro stavolta.”
< E tu sei sicuro che lui non potrà interferire stavolta? >
Come Hikami gli aveva spiegato negli ultimi minuti, infatti, l’aggressione di Wonderweiss aveva avuto un effetto collaterale inaspettato ma vantaggioso: l’entità misteriosa si era liberata e aveva cercato di distruggere l’Arrancar rilasciando più potere possibile, ma incredibilmente questi aveva assorbito così tanta energia da sfiancarla e farla così cadere in una sorta di stato di torpore che le impediva di influenzarlo quando richiamava il suo potere. Era come se fosse andata temporaneamente in letargo e dunque poteva approfittarne per usare la sua forza senza effetti collaterali.. almeno sulla sua mente.
“Sì. Non so per quanto tempo, ma per ora quell’essere è inerme e tu puoi richiamare il suo potere senza perdere il controllo. Come ti ho detto però, così facendo, esporrai il tuo fisico ad una quantità di reiatsu tale che non riuscirai a sopportarla nelle tue condizioni. I danni causati dal tuo Bankai saranno amplificati a dismisura…”
< Me l’hai già detto quattro volte. Lo so perfettamente. E anche se non me lo dicevi, l’avrei capito da solo. >
“Allora è così. Vuoi davvero combattere fino alla morte?”
< Non c’è scelta. L’ho capito quando abbiamo scoperto che si era unito all’Hogyoku. Non so quale sia il vero potere di quella maledetta gemma, ma ho capito una cosa: se Aizen accederà ad esso, non potrà più essere sconfitto. E purtroppo non ci rimane tempo. Non possiamo vincere.. > si sfiorò la spalla.. lì dove Kaisui aveva quasi visto la sua pelle bruciare < ..non senza sacrifici. >
“Se userai quel potere al massimo, potresti vincere, soprattutto con l’aiuto dei tuoi compagni.. ma non sopravvivrai stavolta. Il tuo corpo non reggerà. Sei davvero pronto a questo?”
< Se sei il mio compagno non credo debba dirtelo, no? >
“No. Immagino di no.”
< Sei con me, fratello? >
“Fino alla fine, compagno. Fino alla fine.
Prendendo un profondo respiro Keishin si lasciò pervadere di nuovo da quel potere, sentì la stanchezza svanire e il dolore aumentare in pari con l’aumento della sua forza, ma lo ignorò. Sputò una grossa quantità di sangue, ma ignorò anche quella. Non aveva importanza, non avrebbe dovuto vivere ancora per molto. Solo fino alla sconfitta di Aizen. Solo quella contava, nient’altro.
Con un potente battito d’ali, si scagliò contro Aizen proprio dopo che questi aveva respinto un colpo di Isshin, tentando di coglierlo di sorpresa. L’ex-Capitano se ne avvide e schivò il suo assalto per poi parare la serie di fendenti che scatenò contro di lui. Senza dire nulla per il suo intervento prematuro, Isshin lo accompagnò nell’attacco e insieme costrinsero Aizen a stare sulla difensiva e ripiegare rapidamente.
Il Capitano traditore stava dimostrando ancora una volta delle abilità fuori dal comune perfino per la media dei Capitani, eppure Isshin dimostrava di poter star dietro alle sue mosse con un’abilità mai vista. Forse era quasi al suo stesso livello.
< Degno del padre di Ichigo-san > pensò Keishin con un sogghigno.
La combinazione della sua forza con quella di Isshin mise presto in difficoltà Aizen e, poco dopo, i colpi dei due iniziarono ad avvicinarsi sempre di più all’avversario, andando anche a segno più di una volta nonostante il potere dell’Hogyoku annullasse subito i danni inferti, ed entrambi prevedevano sempre meglio i suoi movimenti. Era evidente ormai che tutte le battaglie affrontate fino a quel momento erano troppe perfino per Aizen. L’Hogyoku poteva curare le sue ferite, ma apparentemente non poteva ridargli la reiatsu consumata fino ad allora e, dopo lo scontro coi Capitani, i Vizard, loro e adesso Isshin, era molto probabile che non gliene fosse rimasta molta.
Dopo aver schivato l’ennesimo attacco, Aizen atterrò a terra e si piegò in avanti.
“Che succede?” fece Isshin. “I tuoi movimenti stanno rallentando non poco. Sei arrivato al tuo limite?”
“Sì, pare di sì. Ho raggiunto il mio limite” ammise Aizen senza esitare. Il suo sorrisetto sembrò però allargarsi. “Il mio limite da Shinigami, intendo.”
“Cosa?”
Keishin si accigliò. < Oh no. Forse ci siamo. >
L’Hogyoku iniziò a brillare più forte. Sembrava quasi vivo.
“La mia anima sta per essere riplasmata.”
“Di che diavolo stai parlando?” chiese Isshin confuso.
“Finalmente la volontà dell’Hogyoku inizia ad interpretare i miei pensieri.”
“Cosa dici?”
“Non lo capisci? Sto dicendo che l’Hogyoku ha una volontà propria.”
“A me sembra solo una fila di assurdità” replicò Isshin con sufficienza.
Keishin, tuttavia, aveva capito bene che non scherzava.
“Non posso biasimarti visto che non lo senti. Anch’io, prima di diventarne il custode, non avevo idea che l’Hogyoku avesse una sua volontà. Quale credi che sia il vero potere dell’Hogyoku? Il potere di dominare due forze opposte, ovvero Hollow e Shinigami, rafforzandone il legame? No. Il vero potere dell’Hogyoku.. è la capacità di rendere manifesti i desideri di chi gli sta intorno.”
“Cosa?”
“Non lo capisci? Sto dicendo che i fatti tra Ichigo Kurosaki e Rukia Kuchiki, così come i miracoli avvenuti per mano di Kisuke Urahara, sono stati creati dalla volontà dell’Hogyoku.”
“Che stai dicendo?” chiese ancora Isshin.
“Si credeva che il potere dell’Hogyoku controllasse il legame tra Shinigami e Hollow.. ma la ragione è che Kisuke Urahara, in quanto suo creatore, desiderava proprio quello.” Elencò i casi di Rukia e degli amici di Ichigo, Orihime Inoue e Yasutora Sado, come esempi del potere della gemma: la prima aveva perso i suoi poteri per il senso di colpa causato dal dolore della morte del suo amato Luogotenente, avvenuta proprio per mano sua, i secondi avevano acquisito i loro poteri per il desiderio di poter aiutare i propri amici. “Conoscevo già il vero potere dell’Hogyoku. Anzi, non è preciso e corretto dire così. Sapevo, a differenza di Kisuke Urahara, che il controllo del legame tra Hollow e Shinigami non era il suo vero potere. perché, se fosse stato davvero così, Shinji Hirako e gli altri Vizard non sarebbero mai diventati Vizard completi. Le mutazioni di Shinji Hirako e gli altri erano un esperimento sull’Hollowficazione, ma anche una conferma dei poteri dell’Hogyoku. L’esperimento fu un successo. L’attivazione del potere dell’Hogyoku da parte di Kisuke Urahara trasformò Shinji Hirako e gli altri Vizard in Vizard completi. E avevo un’ipotesi riguardo al potere dell’Hogyoku. Feci in modo che Rukia Kuchiki incontrasse Ichigo Kurosaki.”
Quindi non solo l’incidente dei Vizard era stato causato da lui, ma era stato per mezzo dell’Hogyoku che Hirako e gli altri erano diventati così. E, per conferma delle sue ipotesi aveva anche fatto sì che Ichigo e Rukia s’incontrassero, così da osservare le reazioni della gemma. Aveva davvero pensato e previsto tutto fin dal principio.
“Naturalmente ci sono dei limiti al potere dell’Hogyoku” continuò poi. “Esso manifesta i desideri di quelli che gli stanno intorno.. tuttavia, se il soggetto non ha la possibilità di realizzarli, non succede niente. In questo senso, ha il potere di guidare verso i propri desideri.” Il suo tono divenne divertito. “Gli esseri viventi sono proprio strani. Hanno tutta una serie di desideri insignificanti e sono in grado di realizzarli.”
Prima che Keishin e Isshin potessero replicare o riprendere ad attaccare, un lampo bianco passò accanto a loro, seguito da un forte rumore di schianto; voltandosi videro Ichigo che si riprendeva da un colpo infertogli da Gin Ichimaru, che doveva averlo fatto volare fin là.
“Scusatemi, Capitano Aizen” disse all’improvviso Gin. “Vi ho per caso interrotti?”
“È tutto a posto. Avevo appena finito di parlare.”
Mentre pronunciava quelle parole, dall’Hogyoku sgorgò una strana sostanza bianca che iniziò ad avvolgere il suo corpo. Ichigo e Isshin lo guardarono allibiti.
“Sinceramente.. l’Hogyoku ha proprio un nome appropriato!” esclamò Aizen. “Spalanca le grandi barriere che separano gli dei da tutti quelli che invece non lo sono. Ecco perché..!”
Il suo monologo megalomane fu interrotto da una serie improvvisa di colpi: nel giro di due secondi, un raggio rosso gli perforò la spalla destra, un’eterea lama di vento tagliente gli squarciò la schiena e un violento calcio lo schiantò al suolo con una forza incredibile.
Oltre a padre e figlio, anche Keishin alzò gli occhi sorpreso. “Ma voi…”
Seppur ferito, Aizen si rialzò guardandosi alle spalle. Kaisui e Meryu erano sospesi a mezz’aria davanti a ciò che restava di un grosso palazzo e, sopra quest’ultimo, stava un uomo con corti capelli biondi che indossava un lungo soprabito nero sopra un completo verde e un curioso cappello a strisce bianche e verdi; con la sinistra reggeva un bastone da passeggio puntato sull’ex-Capitano.
“Finalmente sei arrivato.. Kisuke Urahara” disse tranquillamente Aizen.
“Ne è passato di tempo.. Aizen-san” rispose Urahara con la stessa calma. Sembrava come se si stesse rivolgendo ad un vecchio amico piuttosto che a un nemico.
“Sì, un centinaio di anni.”
Mentre i due parlavano, Keishin guardò i suoi due compagni: “Che fate? Non avete ancora recuperato…”
“Non ci vuoi con te, vero?” Quella secca risposta di Meryu lo ammutolì.
Kaisui lo fissò mesta. “Urahara-san ci ha raggiunti poco fa e siamo venuti subito con lui. Speravi arrivassimo quando fosse finita? Perché non volevi che ci ferissimo ancora.. o perché non volevi ti vedessimo morire?”
Keishin non seppe replicare, ma il suo silenzio valse più di mille parole.
Prima che chiunque altro potesse parlare, sentì la voce di Aizen rivolgersi a lui: “Cosa sento? Intendevi spingere al limite quel potere per distruggermi e poi morire? Sei davvero così disperato, Keishin-kun? Bè.. del resto.. ora che ho soggiogato l’Hogyoku non c’è niente che tu possa fare con le tue sole forze. Ma non illuderti: neanche con quel potere ormai puoi fermarmi.”
“Stai fermo e richiama quel potere” gli disse Urahara. “Ci penso io adesso. Voi state indietro per ora.”
Aizen lo fissò divertito. La sostanza emessa dall’Hogyoku aveva ricoperto gran parte del suo busto prendendo la forma di una sorta di rigida veste bianca con diverse ramificazioni che spuntavano dalle spalle. Le ferite causategli dai tre si erano già rimarginate.
Keishin li squadrò uno ad uno con espressione enigmatica, poi abbassò lo sguardo. “No. Voi vi sbagliate.”
Meryu, Kaisui e tutti gli altri lo guardarono confusi, ma prima che potessero aprire bocca, una potentissima reiatsu scarlatta fuoriuscì dal suo corpo, tanto forte da distruggere il terreno sotto di lui. Perfino Aizen sembrò spaventarsi da quell’improvvisa eruzione di potere.
“Ho già superato il punto di non-ritorno.” Alzò la testa e i suoi occhi risplendettero di un cremisi tanto brillante da sembrare fluorescente. “Non possiamo fermare Aizen ormai. Nessuno può.. non senza sacrificare qualcosa.”
Meryu sgranò gli occhi. < Allora.. era lui il primo a pensare che non avevamo più speranze. Eppure, nonostante tutto, ha voluto incoraggiarci. E ora… >
“Urahara-san. Amici. State pronti. Sarò io a darvi l’opportunità di finirlo.. se non morirà prima!” I suoi occhi si spostarono su quelli di Aizen e la sua furia parve aumentare a dismisura. “Sosuke Aizen! Mio ex-Capitano! Preparati! A costo di morire.. a costo di distruggere il mio stesso corpo.. ti farò pagare per tutto quello che ci hai fatto!”
Afferrò con entrambe le mani la sua spada e la divise in due con un gesto secco, mentre s’immergeva nelle profondità della sua anima e del suo potere misterioso.
“Andiamo, Hikami!”
L’enorme fenice di fuoco ruggì in risposta.
La sua reiatsu aumentò al punto da creare un’immensa colonna incandescente di fuoco e fiamme e la luce sprigionata fu tale da accecare Aizen e gli altri.
“SENSO ARASHI!”
Ruggendo letteralmente quelle parole, Keishin si scagliò su Aizen agitando le due spade infuocate come una furia; l’ex-Capitano iniziò a bloccare faticosamente i colpi, ma fu subito costretto a ripiegare per poter resistere. Spiccò il volo con un balzo, inseguito immediatamente dallo Shinigami dagli occhi scarlatti, il quale continuava ad attaccare come se fosse stato posseduto dallo spirito di un dio della guerra, tracciando una ragnatela nell’aria intorno al suo corpo con il movimento fulmineo delle sue spade che non solo fungeva da attacco ma anche da difesa, in quanto ogni contrattacco di Aizen s’infrangeva su quel turbine di lame che lo circondava come una barriera impenetrabile. Ad ogni suo colpo, veniva lasciata una scia di fuoco e così i due duellanti sembravano racchiusi in una sfera fiammeggiante.
Quella furia sconvolse tutti e più di chiunque altro il Capitano traditore, il quale non sembrava capacitarsi che il suo ex-sottoposto avesse potuto sprigionare così tanta potenza. Con l’inizio della sua evoluzione, l’Hogyoku aveva ripristinato la sua forza e continuava a curare le ferite che le lame causavano, ma non bastava. Perfino la materia bianca con cui il gioiello l’aveva avvolto non riusciva a reggere ai colpi. La tecnica sfoderata da Keishin era talmente potente e veloce che non solo non riusciva a difendersi ma neanche a rigenerarsi abbastanza in fretta, il che rallentava il processo che l’Hogyoku aveva iniziato dentro di lui. E questo non gli piaceva affatto.
Con un grugnito, Aizen lasciò che le spade di Keishin lo colpissero, poi scattò in avanti approfittando del fatto che in quel momento era scoperto per attaccarlo. Poteva anche essere diventato incredibilmente forte, ma non aveva le sue capacità di rigenerazione, perciò, a sua differenza, non poteva permettersi di essere colpito in un punto vitale. Stavolta quello sarebbe stato il colpo finale.
“Addio, Keishin-kun” mormorò ghignando mentre la sua Zampakuto calava.
Una pioggia di scintille si sprigionò nel momento in cui la lama di Kyoka Suigetsu incontrò qualcosa d’imprevisto. Con uno sguardo incredulo, Aizen si accorse che, all’ultimo istante, una delle ali di Keishin si era frapposta tra lui e la sua Zampakuto bloccando il colpo. Subito dopo, con un grido, quest’ultimo respinse la spada e colpì ancora aprendo due profondi squarci nell’addome del suo ex-Capitano.
Aizen fece una smorfia più seccata che di dolore e si spostò con uno Shumpo rapidissimo dietro di lui, molto più velocemente di quanto Keishin potesse spostarsi, e menò un fendente alla sua nuca. Se non poteva superarlo con una sfida di forza, l’avrebbe sconfitto con la sua rapidità superiore, si era detto. Ma ancora una volta si rivelò inutile, poiché di nuovo le ali dello Shinigami dagli occhi scarlatti si frapposero per bloccare il colpo.
Questi si voltò guardandolo dritto nei suoi di occhi. “Credevi di uccidermi con così poco?” ringhiò. “La tecnica Senso Arashi è il massimo livello del mio potere misterioso! Qualcosa che posso usare a costo di danneggiare gravemente il mio corpo! Ma adesso le fiamme che genero non solo rispondono alla mia volontà, ne acquisiscono una loro! Sono le mie stesse fiamme a proteggermi autonomamente, perciò posso attaccare senza preoccuparmi della difesa perché è il fuoco stesso a difendermi senza che io debba pensarci!” Incrociò le spade davanti a sé. “Non ti permetterò di vivere oltre. Distruggerò te e quel maledetto gioiello a costo della vita, della mia stessa anima!”
Attaccò di nuovo e questa volta Aizen dovette retrocedere per non essere sopraffatto dalla furia del suo ex-sottoposto. Sapeva che il potere misterioso dentro di lui era incredibilmente pericoloso, ma non si spiegava come stesse riuscendo ad utilizzarlo così bene senza esserne influenzato. Doveva essere successo qualcosa.
Per di più, anche se sapeva che usandolo ne sarebbe stato distrutto, lo utilizzava lo stesso, tutto solo per eliminarlo. Una determinazione simile non era cosa da poco, anzi, se avesse continuato così, colui che aveva ritenuto essere solo una minaccia passabile, sarebbe diventato il suo peggiore nemico.
Quello Shinigami, forse, avrebbe anche potuto sconfiggerlo prima che l’Hogyoku finisse la sua “opera”. Non poteva permetterlo. Doveva assolutamente fermarlo.
Purtroppo non aveva idea di come fare. Non bastava essere più potente o esperto di lui stavolta. Oltre che potente e veloce, era soprattutto furioso come non mai e, quindi, non si sarebbe mai fermato finchè lui non fosse morto. Tutta l’ammirazione e l’affetto che provava per lui si erano trasformati in odio e ira…
Poi, pensando a questo, gli venne in mente una parola che aveva pronunciato e, in un istante, capì tutto. E il suo sorrisetto tornò, più bieco di prima. Altro che pericolo mortale. Era solo…
In quel momento, alle sue spalle, un violento colpo lo bloccò d’improvviso rendendolo inerme alle lame di Keishin che lo ferirono seriamente. Voltandosi, vide Meryu, che, dalla sua posizione, doveva avergli appena sferrato un pugno, e Urahara accanto a lui con la mano protesa, come se stesse per fare qualcosa. Si era concentrato così tanto su Keishin da abbassare la guardia e aveva così perso di vista gli altri avversari.
Si voltò per attaccare Urahara, ma in quel momento un vortice di vento estremamente violento lo avvolse, tenendolo bloccato a mezz’aria e riempiendolo nel contempo di tagli e ferite causati dall’aria tagliente. Aizen cercò di dissipare il tornado, ma ogni movimento gli risultava impedito dalla forza del vento. Guardandosi intorno vide Kaisui sotto di lui che manteneva attivo il turbine.
“Pensi di fermarmi con questa tecnica?” chiese beffardo.
“Non voglio fermarti. Mi basta rallentarti!” replicò la castana ancor più beffarda.
Un paio di lame di fuoco accompagnarono le sue parole, tracciando archi ardenti nell’aria e scavando in profondità nella schiena di Aizen, il quale, grugnendo dal dolore e dalla sorpresa, si voltò vedendo Keishin che si accingeva a riprendere il Senso Arashi. Il turbine di fuoco causato dal movimento delle spade fu tale da spazzare via quello di Kaisui, ma poco importava: ormai Aizen era di nuovo alla mercé di quell’attacco implacabile.
L’ex-Capitano capì subito che, di quel passo, sarebbe stato sconfitto. Non poteva affrontare altri avversari, tra i quali Kisuke Urahara, l’inventore dell’Hogyoku stesso, mentre subiva contemporaneamente il potere maledetto del suo ex-sottoposto.
Lo osservò ancora una volta negli occhi mentre attaccava e ancora una volta vide quella fiamma furiosa che era il suo spirito combattivo. Così potente, deciso e…
Il suo solito sorrisetto riaffiorò a quel pensiero.
“Ancora ti prendi gioco di me? Beh, presto cancellerò quel sorriso dalla tua faccia.. insieme alla tua stessa esistenza!” ruggì Keishin scagliandosi ancora contro di lui.
La Kyoka Suigetsu di Aizen bloccò la sua prima spada, ma, quando provò a colpirlo con la seconda, l’avversario allungò una mano verso di lui. Pur aspettandosi un Kido o qualche altra tecnica pericolosa, Keishin non fermò il suo attacco, affidandosi alle sue fiamme per fermare il colpo.
Tuttavia, con sua somma sorpresa, le fiamme non fermarono la mano dell’ex-Capitano che continuò ad avanzare rapida verso il suo volto. Non era una minaccia?
E contro ogni logica.. la mano di Aizen si posò delicatamente sulla sua testa, dandogli un buffetto che gli scompigliò leggermente i capelli. Quel gesto così semplice e surreale per un traditore lo fece vacillare dall’incredulità e la sua lama si fermò a un centimetro scarso dal corpo dell’altro.
Alzò gli occhi su quelli di Aizen. E sul suo volto.. non vide il suo solito sorrisetto di scherno, ma un sorriso vero e gentile. La stessa espressione che era solito rivolgergli il suo Capitano…
“Bravo, Keishin-kun. Sei diventato davvero forte. Sono orgoglioso di te.”
Gli occhi di Keishin si dilatarono e, per un solo istante, la sua ira sembrò placarsi.
Era così sconvolto e incredulo per quella scena tanto irreale che quasi non vide l’Hogyoku risplendere di luce propria.. così come non vide la lama di Kyoka Suigetsu, avvolta da quella stessa luce, oltrepassare la sua guardia ormai abbassata e fendere attraverso la sua corazza di fiamme, squarciando fuoco, carne e ossa.
Un enorme spruzzo di sangue esplose dal petto di Keishin. Lo Shinigami grugnì, le sue guance si gonfiarono per un attimo, prima che vomitasse un’assurda quantità di altro del suo prezioso fluido vitale. Subito dopo la sua mente iniziò ad annebbiarsi.
“Alla fine.. chi ci sperava più di tutti.. chi non voleva smettere di crederci.. eri proprio tu, Keishin-kun” la voce di Aizen gli rimbombò nelle orecchie. “Così potente. Così determinato. Così altruista. Così gentile. Così.. ingenuo. “Mio ex-Capitano”, hai detto. Sentimentale.”
Solo allora Keishin se ne rese conto. Che dopo tutto ciò che Aizen aveva fatto.. dopo il suo tradimento.. dopo tutto il dolore che aveva causato a lui e ai suoi amici.. dopo tutte le morti che aveva provocato direttamente e non.. dopo tutto quel male...
Lui, nel profondo, gli voleva ancora bene.
Quelle parole rivoltegli da Aizen erano quelle che aveva sempre sperato di sentirsi dire ogni giorno, quando erano ancora Capitano e subordinato. Lui stesso aveva detto che non desiderava altro che sentirsele dire da colui che non era solo un superiore, ma quasi un padre…
Eppure, incredibilmente, anche se erano solo per distrarlo, quelle parole non erano suonate false. Se avesse mentito, se ne sarebbe reso conto subito e avrebbe continuato ad attaccare.. ma Aizen non aveva mentito. Pensava davvero quelle cose. Per quell’unico istante, era tornato o diventato davvero il suo Capitano, aveva pensato come lui e gli aveva rivolto quell’unica lode che lui desiderava più di ogni altra cosa… Per questo si era fermato. Per questo non era più riuscito a colpirlo.
Perché, per un solo istante, lui aveva rivisto il suo Capitano. Per un solo istante.. aveva pensato che tutto fosse tornato come prima. Un solo, fatale istante.
La delusione e la tristezza furono le uniche emozioni che rimasero nella sua mente, ormai così sconvolta e annebbiata che non riusciva nemmeno più a sentire il dolore. Precipitò al suolo in stato semi-incosciente, mentre sentiva il potere fluire via e il suo fisico cedere. Grosse, salate lacrime colarono dai suoi occhi mescolandosi al sangue e creando delle scie scarlatte lungo le sue guance.
< Così.. finisce? Ho.. fallito? Per colpa.. della mia debolezza.. patetico.. sono patetico.. maledizione.. MALEDIZIONE!!! >
 
Aizen osservò la caduta del suo ex-sottoposto finchè non s’interruppe a contatto col suolo. “Sei diventato davvero forte, Keishin-kun” disse. “Ho sbagliato a giudicarti. Se fossi stato più attento, saresti potuto diventare un magnifico soggetto da osservare. Tuttavia.. sei ancora troppo debole. Troppo legato a emozioni totalmente inutili. Un vero peccato.”
Un urlo improvviso lo fece voltare alzando istintivamente la Zampakuto. Una serie di punte metalliche sprigionarono scintille al contatto con il piatto della lama, mentre si ritrovava davanti due occhi grigi ricolmi di rabbia.
“Maledetto bastardo.. COME HAI OSATO?!” gridò Meryu sprigionando una quantità immensa di reiatsu dalle ali del falco sull’avambraccio. In un istante, il pugno aumentò a tal punto la propria forza e velocità da oltrepassare la guardia di Aizen e colpirlo con violenza al petto, scagliandolo all’indietro.
Aizen grugnì per il colpo, ma prima che potesse reagire, un canto conosciuto risuonò nelle sue orecchie e si accorse che Urahara stava invocando uno dei Kido più potenti mai creati. Si rivolse a lui per fermarlo, ma venne immediatamente bloccato da un nuovo turbine di vento, ancor più potente del precedente.
Sotto di lui Kaisui lo guardava con la stessa rabbia del fratello. “Come.. come hai potuto.. fare questo a Keishin? Sfruttare i suoi sentimenti in quel modo.. SEI UN ESSERE SPREGEVOLE! MI DISGUSTI!”
E incrementò la potenza del tornado, al punto che Aizen venne sollevato ancora più in alto, mentre le raffiche d’aria divenivano taglienti e iniziavano a ferirlo. Sul volto del traditore si dipinse un’espressione di pura sorpresa: non aveva mai visto i due Luogotenenti furiosi al punto da attaccarlo a testa bassa senza pensarci due volte.
In quel momento Urahara aveva completato il canto e, intorno a lui, si erano formate una moltitudine di grosse sfere di reiatsu color viola chiaro.
A quella vista Aizen sembrò preoccuparsi. “Credi che ti lascerò..?”
“È già troppo tardi” lo interruppe Urahara. “Hado n°91, Senju Koten Taiho!”
Tutte le sfere partirono come proiettili e colpirono in pieno il Capitano traditore, sprigionando una gigantesca esplosione che accecò tutti i presenti. Quando poi la luce e il polverone provocati dal colpo si dissolsero, non vi era traccia del nemico.
Meryu e Kaisui si guardarono intorno, ma non lo videro da nessuna parte. Che ce l’avessero finalmente fatta?
“Aizen-san” mormorò all’improvviso Urahara. “A quanto pare, hai davvero abbassato la guardia.. una volta incorporato l’Hogyoku.”
“Esatto.”
Non appena quella parola risuonò nelle sue orecchie, Urahara si girò di scatto, ma fu inutile: nello stesso istante in cui sentì la voce di Aizen dire “Troppo lento”, la mano di quest’ultimo tracciò un arco nell’aria aprendo un profondo taglio nel suo petto.
L’aspetto dell’ex-Capitano della Quinta Brigata non era più normale: la sostanza bianca emanata dall’Hogyoku aveva adesso ricoperto anche metà del suo volto formando una sorta di guscio protettivo, mentre sul resto del corpo aveva creato una lunga veste completamente bianca con al centro del torso una croce blu e, al centro di questa croce, brillava la potentissima gemma.
“Sì, ho abbassato la guardia” continuò Aizen. “Non ho più bisogno di stare all’erta. Anche quand’ero nella Soul Society, nessuno aveva un potere pari al mio. Ma da quando sono riuscito a soggiogare l’Hogyoku, il mio corpo è andato ancora oltre. Non ho più bisogno di schivare neanche un Kido al livello novanta.”
Meryu sgranò gli occhi. < Quindi non l’abbiamo colpito perché l’abbiamo colto di sorpresa.. è stato lui stesso a lasciarsi colpire! Bastardo..! >
“Non hai capito niente.” Quella frase di Urahara fece accigliare Aizen. “Non l’ho detto perché non hai schivato il mio Kido. Un tempo.. non avresti mai cercato di attaccarmi per due volte senza pensare.”
Non aveva ancora finito di parlare che due luminosi anelli di energia si materializzarono intorno ai polsi di Aizen, il quale li osservò stupito. “Questo è…”
“Un sigillo” rispose Urahara. “Ho sigillato gli sfoghi per la reiatsu che si trovano sui polsi di ogni Shinigami quando mi hai provato ad attaccare prima e quando mi hai ferito poco fa.”
Una simile strategia sorprese sia Meryu che Kaisui. Un sigillo del genere non era niente di complicato, un Kido che perfino gli Shinigami di rango Luogotenente avrebbero potuto creare e usare, di conseguenza nessuno l’aveva mai neanche preso in considerazione. E invece ora quell’incanto, tanto semplice quanto imprevedibile, si stava rivelando il peggior incubo possibile per il traditore: con i suoi sfoghi per la reiatsu sigillati, non aveva modo di far fluire all’esterno al sua energia che avrebbe così continuato ad accumularsi al suo interno fino a…
“Sarà la tua stessa reiatsu a ridurti in polvere.”
Quasi a voler confermare quelle parole, i sigilli divennero ancor più brillanti, fino a che una luce abbagliante esplose da essi avvolgendo completamente l’inerme Aizen.
Urahara diede le spalle alla luce e scese a terra vicino a Ichigo e Isshin, seguito subito dopo da Kaisui e Meryu. Questi ultimi osservarono lo Shinigami col cappello con un misto di ammirazione e riverenza. Avevano sentito dai loro Capitani che, malgrado le sue eccentricità e il suo aspetto per nulla minaccioso, Kisuke Urahara era stato uno dei Capitani più potenti e brillanti di sempre e che, anche dopo aver perso il suo titolo, continuava ad essere uno degli Shinigami più pericolosi e imprevedibili, alla pari degli stessi Yamamoto e Aizen.. ma ora che l’avevano visto in azione, si rendevano veramente conto di quanto quelle parole fossero veritiere.
Riuscire a sconfiggere Aizen da solo con tanta facilità…
Urahara sembrò percepire i loro sguardi su di sé perché disse: “Sarebbe stato un gioco da ragazzi se fosse bastato questo. Sarebbe stato un mostro qualunque.” Il suo tono era serio e preoccupato. “Tra poco ne verrà fuori.”
D’istinto, tutti i presenti guardarono verso la cupola di luce che si era creata dall’esplosione di reiatsu di Aizen. E ciò che emerse da essa.. lasciò tutti, eccetto Urahara, completamente basiti e increduli.
“Cosa diavolo è.. quello?!” balbettò Ichigo con un fil di voce.
Lo Shinigami col cappello l’aveva definito “mostro”… Ma la figura emersa, almeno nell’aspetto, sembrava tutto fuorché un mostro: era alta e completamente bianca, avvolta in quella curiosa veste simile ad una corazza aderente o ad un esoscheletro che ricopriva il suo intero corpo nascondendone ogni dettaglio, volto compreso, aprendosi solo all’altezza della vita per formare una sorta di lungo mantello lacerato. L’intera testa era chiusa all’interno di una sorta di protezione che lasciava intravedere solo gli occhi, come un passamontagna. Occhi che erano diventati dello stesso colore blu che permeava l’Hogyoku, ancora spiccante al centro del suo torso.
Nella mano destra la sua Zampakuto, Kyoka Suigetsu, scintillava ancora al sole.

< Quello.. quello è davvero.. Aizen?! > pensò Kaisui agghiacciata.
Con un movimento talmente rapido che nessuno riuscì a coglierlo, la figura bianca atterrò in mezzo a loro e si osservò i polsi, dove i sigilli creati da Urahara ancora brillavano. “Hai usato un Kido di livello novanta come esca per spingermi ad attaccare.” La sua voce era ancora quella di Aizen, ma risuonava riecheggiante e metallica, simile ai Vizard quando indossavano le loro maschere Hollow. Tuttavia non poteva essere più diverso da questi ultimi. “E poi un incantesimo di tua invenzione per incenerirmi dall’interno.” Si voltò verso Urahara. “Se il tuo avversario non fossi stato io.. no.. se non avessi soggiogato io l’Hogyoku, questa battaglia sarebbe ormai finita qui.” Con un gesto rapido affondò le dita nei polsi estraendo i sigilli e sollevandoli davanti ai suoi occhi. “Ma, sfortunatamente, l’Hogyoku che hai creato va oltre la tua comprensione. Neanche questa tecnica che hai creato in attesa di combattermi ha effetto su di me.” E li infranse entrambi con facilità disarmante.
Per nulla turbato, Urahara prese a due mani il suo bastone e, dalla parte del manico, ne estrasse una katana.
“L’incantesimo non ha funzionato, quindi ora sfoderi la tua katana?” chiese Aizen.
Lo Shinigami col cappello rispose rilasciando lo Shikai  senza alcuna formula e assumendo una posizione di guardia; la Zampakuto prese la forma di una spada a doppio filo di media lunghezza con una guardia a U che circondava la base della lama, una piccola catena che pendeva da essa e un ciuffo di fili rossi che spuntavano dalla fine dell’impugnatura.
“Molto bene” disse il Capitano traditore mettendosi in guardia a sua volta.
Per diversi secondi nessuno dei due si mosse, poi, inaspettatamente, ad attaccare fu Isshin, il quale si scagliò su Aizen cercando di colpirlo con un fendente. Questi rispose alzando una gamba e parando la lama con la pianta del piede per poi roteare su se stesso e parare la Zampakuto di Urahara, mentre nel contempo colpiva Isshin con l’altro piede. I due Shinigami furono sbalzati indietro dalla forza dei colpi, ma la loro carica si rivelò essere un semplice diversivo, dato che Aizen si ritrovò piegato in avanti con la gamba e il braccio con cui aveva colpito tesi e bloccati da delle catene spirituali sorrette dai due avversari. Dovevano averle create mentre lui li respingeva.
Il traditore, tuttavia, non batté ciglio. “Che idiozia è questa? Credete davvero..?”
Le parole gli morirono in gola quando una nuova figura apparsa dal nulla si abbatté sulla sua schiena con una forza incredibile, tale da schiantarlo al suolo e crearvi un’immensa voragine. Alzò gli occhi e si ritrovò davanti, o meglio sopra, la sagoma di una bella donna dalla carnagione scura con occhi dorati e lunghi capelli viola legati in una coda di cavallo, che indossava un body nero, guanti e calze dello stesso colore e portava su tutti e quattro gli arti delle protezioni grigie estremamente grosse e rinforzate, più simili a dei bracciali e gambali da combattimento che ad una corazza.
“Tu sei.. Yoruichi?” esclamò sorpreso.
Per tutta risposta, la Shinigami scatenò una raffica di pugni ad altissima velocità che lo investirono con violenza tale da spazzare via l’intera area come un tifone.
Quando l’attacco cessò e la polvere sollevata si fu posata, Yoruichi troneggiava sopra il corpo immobile di Aizen, il quale sembrava morto.
Sembrava, appunto, perché Urahara aveva fatto appena in tempo a gridare: “Yoruichi-san, togliti da lì!” che un’improvvisa onda di energia aveva investito una delle sue gambe distruggendo completamente la protezione che la ricopriva.
La Shinigami dalla pelle scura si allontanò con un balzo, mentre Aizen si rialzava da terra emanando tanto potere da creare dei flussi a spirale di pura reiatsu intorno a sé; l’esoscheletro che racchiudeva il suo petto era ricoperto di crepe, incrinato probabilmente dai colpi di Yoruichi, ma la potenza del traditore era chiaramente rimasta invariata, anzi, sembrava in continuo aumento.
“Qual è il problema?” chiese con calma glaciale. “Non avete ancora finito, vero? Vi conviene sbrigarvi. Vi distruggerò uno alla volta fino all’ultimo che rimarrà.” Iniziò ad avanzare verso Urahara e Yoruichi. “Il numero di metodi che avete inventato per sconfiggermi è prova del vostro impegno e della vostra forza. Allo stesso tempo, sono anche le sole speranze che avete.” Si fermò a breve distanza da loro, osservandoli con occhi beffardi. “E quindi, quel che devo fare, è distruggerle tutte una alla volta. Forza, affrontatemi con il vostro prossimo attacco. Kisuke Urahara. Yoruichi Shihoin. E.. Isshin Kurosaki.”
Gli interpellati non fecero una piega, ma le loro espressioni sembrarono comunque diventare impercettibilmente più nervose.
A breve distanza, Meryu e Kaisui osservavano la scena, paralizzati da ciò che Aizen era diventato. Anche dopo aver subito tutti quei colpi, il traditore continuava a sembrare inarrestabile. Era davvero possibile fermare un mostro del genere? Sembrava già praticamente imbattibile quando era, per modo di dire, solo un potentissimo Shinigami.. ma ora stava diventando qualcosa di molto peggio. Come potevano uscirne?
Quando lo scontro tra Aizen e i tre ex-Capitani riprese più violento che mai, i due Luogotenenti si accorsero che, a differenza di Urahara, Yoruichi e Isshin, Aizen non emanava alcuna reiatsu; da quando aveva assunto quella forma, era come se la sua aura fosse scomparsa all’improvviso. Questo, però, era ovviamente impossibile, in quanto la reiatsu cessava di esistere solo quando il suo possessore moriva, perciò non poteva essere scomparsa…
“Te ne sei accorta, vero?” chiese di colpo Meryu.
La sorella annuì. “Non emana più alcuna reiatsu. Che diavolo significa?”
“Forse la trattiene. È molto probabile che non ci ritenga una minaccia sufficientemente grande per farla esplodere come facciamo noi. Ci sta prendendo alla leggera.”
Kaisui digrignò i denti, mentre osservava la facilità con cui Aizen teneva testa ai suoi tre avversari. “Maledetto bastardo…” Poi realizzò una cosa: “No, ti sbagli. Non ci sta prendendo alla leggera. Li sta prendendo alla leggera.”
Il fratello la guardò. “Che intendi?”
“Pensaci bene. Quando prima ha incitato ad affrontarlo, ha fatto i nomi solo di Urahara-san, Yoruichi-san e Isshin-san. Non ha nemmeno menzionato noi due o Ichigo-san. Questo vuol dire che, mentre ritiene loro una minaccia alquanto modesta, non ritiene affatto noi una minaccia. Non ci considera nemmeno più.”
Si voltò verso Ichigo e lo vide osservare a sua volta lo scontro con uno sguardo smarrito. Era chiaro che anche lui si sentiva dentro un incubo senza uscita. Vicino a lui, Gin Ichimaru sembrava invece godersi lo spettacolo rivolgendogli alcune parole riguardo le capacità di Aizen, parole che non volle nemmeno ascoltare. L’avrebbero solo disgustata.
Nel mentre, gli occhi di Meryu si posarono per caso sul corpo di Keishin, riverso supino a terra a breve distanza da loro. Il suo Bankai era svanito e il kosode era a pezzi, lasciando così intravedere un enorme squarcio sanguinante lungo il petto e la pelle ustionata e annerita praticamente su tutto il corpo. Se non fosse stato per il lieve alzarsi e abbassarsi del suo addome, sarebbe sembrato morto. La sua reiatsu, però, era sempre più debole.
Dentro di lui, sentì qualcosa montare rapidamente. Come prima, quando aveva visto Aizen far leva sulle emozioni di Keishin per sconfiggerlo, sentì un inarrestabile sete di vendetta e una tremenda rabbia invaderlo e gridare per sfogarsi contro la loro causa. “La pagherà.”
Kaisui lo guardò, sorpresa. “Come, scusa?”
“Non m’interessa se è diventato così forte da non aver bisogno di rilasciare la sua reiatsu, se è capace di rigenerare qualsiasi ferita o se ha assimilato la forse più grande creazione di tutta la storia della Soul Society.. tutto questo non m’interessa! Non intendo più vacillare davanti a lui né permettere che i suoi crimini rimangano incompiuti! Se lo facessi, non renderei onore ai miei compagni, ai miei amici e al mio Capitano che sono caduti per cercare di fermarlo! Per questo, a costo di distruggere il mio corpo, finchè avrò vita combatterò fino all’ultimo, come ha fatto Keishin!”
Kaisui guardò prima il fratello, poi il corpo dell’amico per riportare infine lo sguardo sul primo. Chiuse gli occhi e, quando li riaprì, essi ardevano di una nuova, indomita determinazione. “Hai ragione. Non possiamo arrenderci! Aizen deve pagare per tutto ciò che ha fatto, deve essere fermato ad ogni costo! Perciò non arrendiamoci! Dobbiamo combattere per i nostri compagni e il destino dei due mondi! Perciò, avanti! Facciamogli vedere che errore madornale commette non tenendoci in considerazione!”
Meryu annuì e, dopo un ultimo sguardo d’intesa, partì all’attacco seguito dalla sorella. Con uno dei suoi Shumpo potenziati, si portò alle spalle di Aizen proprio mentre questo respingeva un fendente di Isshin e sferrò un calcio a propulsione al lato destro del collo del traditore. Purtroppo quest’ultimo non si fece sorprendere e bloccò la sua gamba afferrandola a mezz’aria con la mano libera.
“Cosa credi di fare, Meryu Kitayama?” gli chiese in tono beffardo. “Nel mio stato attuale e nelle tue condizioni, non sei niente di più che un insetto molesto per me.”
Senza aspettare risposta, lo sollevò in aria e lo schiantò violentemente al suolo per poi alzare in alto la Zampakuto, lucente e terribile alla luce del sole come una ghigliottina. Il fendente mortale fu tuttavia bloccato da delle lame di falce entrate all’improvviso nella sua visuale e, alzando gli occhi, si trovò davanti la figura di Kaisui la quale respinse la spada ruotando su se stessa e sferrando subito dopo un calcio rovesciato, mentre un’altra lama spuntava dalla sua caviglia e lei gridava: “Non provarci neanche! Eaburedo!”
Il colpo, però, non sortì l’effetto sperato in quanto Aizen non solo parò la lama avvolta nella tagliente reiatsu incolore con il nudo braccio sinistro, ma fu invece la lama stessa a spezzarsi per la resistenza incontrata. Kaisui sgranò gli occhi incredula mentre un fendente di Aizen spezzava anche le lame sulle sue braccia e la mandava a schiantarsi contro un muro semidistrutto poco lontano.
“Il vostro coraggio nel volermi affrontare è a dir poco lodevole.. ma al tempo stesso è anche difficile non definirvi terribilmente stupidi” commentò Aizen con una punta di divertimento. “Conosco le vostre capacità ormai e se non potevate fermarmi prima che l’Hogyoku si attivasse, nemmeno ora potrete riuscirci. Non siete più avversari alla mia portata, perciò è inutile che vi sforziate tanto.”
Fece per attaccare di nuovo Meryu, ma questi usò il grosso propulsore sulla sua schiena per alzarsi con uno scatto improvviso e colpire il traditore con un potente pugno che, pur non danneggiandolo, lo spinse indietro di qualche metro e permise all’argenteo di ritirarsi con uno Shumpo. Allora furono Isshin e Yoruichi ad attaccare in successione Aizen, mentre Urahara si avvicinava a Kaisui per aiutarla a rialzarsi. Malgrado il dolore e la fatica, Meryu si rialzò subito e si riunì allo scontro in corso sferrando pugni o calci che l’avversario, però, bloccava senza difficoltà, così come anche i colpi degli altri Shinigami. Maledì i suoi arti mancanti che rendevano le sue tecniche molto più limitate e le sue mosse molto più prevedibili, ma non smise di attaccare nemmeno per un istante.
Kaisui, intanto, si era rialzata e stava cercando di scrollarsi di dosso lo stordimento causato dall’impatto. Accanto a lei, Urahara la osservava preoccupato.
“Stai bene, Kaisui-san?” le chiese.
“Sì, nessun problema. Posso ancora combattere” rispose la castana.
“Non ne dubito, ma a tal proposito.. non riusciresti a creare di nuovo la tua dimensione dei miraggi? Potrebbe darci un aiuto non indifferente” domandò l’ex-Capitano della Dodicesima Brigata.
Kaisui scosse la testa, sconsolata. “Purtroppo no. Se avessi un po’ più di tempo ed energie, potrei provare a generare di nuovo i miei fiori.. ma in queste circostanze non posso riuscirci. Senza contare che Aizen non me lo permetterebbe di sicuro.”
“Già. Purtroppo hai ragione” assentì Urahara. “In tal caso non ci resta che combattere.” E si rigettò con uno Shumpo nel bel mezzo della battaglia.
La Luogotenente digrignò rabbiosamente i denti. < Potrei tornare anch’io a combattere con gli altri, ma non sarei di grande aiuto vista la forza acquisita da Aizen. Possibile che non possa fare altro..? >
“Puoi farlo, Kaisui” disse improvvisamente dentro di sé la familiare e dolce voce di Sabaku No Hana. “Possiamo ancora combattere in un altro modo.”
< Cosa? Di che cosa stai parlando? Spiegati > chiese la castana, confusa.
“Ascoltami bene. Le mie illusioni non sono il tuo solo potere. Non te ne sei mai accorta, ma ne ho sempre avuto un altro dentro di me. Non te l’ho rivelato perché non eri ancora pronta per usarlo se non in misura ridotta. Più di una volta, però, sei riuscita ad usarlo istintivamente e anche prima l’hai fatto. Dunque ora è tempo che ti permetta di usarlo pienamente. Ascoltami bene.”
Seppur confusa, Kaisui la ascoltò attentamente e, alla fine della spiegazione, sgranò gli occhi. < Posso davvero? >
“Certo. Forse non avremo più le illusioni della nostra dimensione dei miraggi, ma possiamo ancora affrontare Aizen in questo modo.”
Un improvvisa esplosione le strappò dal loro dialogo. Alzando gli occhi, Kaisui si accorse che il combattimento si era spostato in aria e che il Capitano traditore era riuscito a distruggere un’altra delle protezioni speciali di Yoruichi, quella del braccio destro, le quali, a detta di Urahara, erano state create da lui stesso per contrastare la durezza dello Hierro degli Espada. Tuttavia non erano chiaramente sufficienti per la corazza bianca generata dall’Hogyoku.
< Va bene. Diamoci dentro! > pensò decisa prima di scagliarsi verso di loro.
Nel frattempo Aizen aveva di nuovo respinto Isshin e Urahara e stava affrontando in contemporanea Yoruichi e Meryu. Quest’ultimo, per quanto non apprezzasse il fatto di doversi affidare alla prima nella battaglia, doveva ammettere che le sue abilità erano superiori sia alle sue che a quelle di Soifon e, visto che non era il momento di essere diffidenti, aveva accettato senza proteste di combattere al fianco della Shinigami dalla pelle scura e ora entrambi stavano tempestando il traditore con raffiche di pugni e calci in perfetta sincronia. Nonostante tutto, nessuno dei loro colpi riusciva ad oltrepassare la difesa del nemico, che sembrava ancora non fare il minimo sforzo per tenere loro testa.
“Notevole, ma non è abbastanza” disse Aizen prima di scagliare lontano Yoruichi con una rapida stoccata e concentrarsi poi su Meryu, il quale riuscì a bloccare il suo fendente con il braccio rimasto, ma si sentì subito cedere sotto la forza del colpo.
La lama di Kyoka Suigetsu, tuttavia, si fermò prima di tagliargli via la testa quando una potente folata di vento la avvolse ostacolando il suo movimento.
Aizen sembrò sorprendersi. “E questo cos’è?”
In quel momento Kaisui spuntò da dietro di lui e, roteando su se stessa, urlò: “Dorafuto!”
Il flusso d’aria intorno la Zampakuto del traditore accelerò di colpo e si mosse trascinando all’indietro il braccio stesso di quest’ultimo, il quale si ritrovò così sbilanciato a mezz’aria.
Meryu, seppur sorpreso, colse subito l’occasione e scattò in avanti affiancato di nuovo da Yoruichi. Quando Aizen provò a bloccare i loro colpi con il braccio libero, entrambi gridarono in coro “Shunko!” e l’aura elettrica bianca tipica della tecnica apparve sulle loro spalle incrementando all’istante la potenza e la velocità dei loro pugni, al punto che superarono facilmente la guardia dell’avversario e lo centrarono al petto così forte da incrinare ulteriormente il suo esoscheletro e mandarlo a schiantarsi al suolo con tale violenza da creare un enorme cratere. Malgrado il tremendo colpo, dal fumo riemerse subito la sagoma di Aizen, pronto al contrattacco. Allora furono Urahara e Isshin ad intercettarlo, seguiti da Kaisui, la quale ingaggiò un breve scambio di colpi con l’avversario dopo che questi aveva respinto i primi due.
“Che cos’era quell’abilità?” le chiese il traditore. “Avevi dunque ancora un asso nella manica, Kaisui Kitayama?”
“Puoi scommetterci!” replicò la castana evitando la katana avversaria per poi gridare di nuovo: “Dorafuto!”
Aizen tentò allora di attaccarla con un rapido scatto per vanificare sul nascere le sue intenzioni, ma questa volta si generò una sorta di piccolo turbine sotto la Luogotenente, che venne sparata verso l’alto ad una tale velocità che il traditore la perse di vista per un secondo. Secondo nel quale Kaisui si mise a testa in giù con una capriola e generò un nuovo vortice sotto i piedi, usando stavolta la forza prodotta da esso per lanciarsi contro l’avversario. Aizen si avvide del colpo, ma, quando provò a pararlo, fu bloccato da Isshin e Urahara che gli avevano di nuovo bloccato le braccia con delle catene di reiatsu e venne così centrato in pieno petto dalle lame sulle braccia della castana, la quale roteò subito dopo su se stessa gridando: “Kosei Saikuron!”
Il potente tornado che si generò dalla rotazione del suo corpo investì il traditore con tale forza da mandarlo a schiantarsi al suolo ancora una volta. Allora furono Yoruichi e Meryu a subentrare di nuovo, lo Shunko che brillava sulle loro schiene.
La Shinigami dalla pelle scura attaccò per prima affondando un pugno con il braccio ancora corazzato sul corpo di Aizen, ma questi parò il colpo con la mano sinistra per poi alzare la Zampakuto verso Meryu per intercettarlo. L’argenteo era troppo vicino per schivare la spada, ma non poteva di certo sfidare il traditore in un semplice scontro diretto; anche se potenziato dallo Shunko, il suo pugno non sarebbe mai stato abbastanza forte da superare la difesa di Kyoka Suigetsu.
Poi, mentre si arrovellava disperatamente in quei decimi di secondo che lo separavano dal nemico, ebbe un’idea.
Si rivolse alla sua Zampakuto: < Hayabusa, concentra tutta la mia reiatsu sulla punta delle dita. Subito! >
Hayabusa, pur non avendo compreso appieno, obbedì.
Notando le dita che venivano ricoperte da una reiatsu biancoazzurra così forte da essere accecante, Meryu aprì la mano e modellò l’energia perché si concentrasse sulle estremità a formare delle punte piuttosto rozze. Era un’operazione incredibilmente difficile e le sue condizioni precarie e la reiatsu agli sgoccioli non lo aiutavano di certo, ma non poteva esitare proprio adesso. Doveva metterci tutta la sua volontà e farcela.
< Ho una sola possibilità. Devo riuscire a concentrare e proiettare la mia reiatsu in modo che attraversi la sua Zampakuto e lo colpisca direttamente. È vero che in tutte le Zampakuto scorre reiatsu, ma se riesco a concentrarla in modo che perfori quel flusso anche solo per un istante, allora sarà in grado di oltrepassarla e andare direttamente a segno! > pensò risoluto.
Concentrò più che potè la sua reiatsu e colpì il piatto di Kyoka Suigetsu con la punta delle dita. La sua energia parve però venire bloccata dalla Zampakuto del nemico. Digrignando i denti cercò di modellarla in modo che si concentrasse e si proiettasse oltre l’arma. < Avanti, avanti! Vai! >
Alla fine, con somma sorpresa sia di Aizen che di Yoruichi, la sua reiatsu oltrepassò Kyoka Suigetsu senza neanche scalfirla; l’aura biancoazzurra attraversò la katana come se fosse stata intangibile e colpì in pieno l’Hogyoku come un proiettile. Il gioiello non venne minimamente scalfito, ma l’attacco sembrò sconvolgere o paralizzare Aizen, in quanto per un istante parve incapace di muoversi. L’occasione venne colta al volo da Yoruichi, la quale si liberò dalla sua presa per poi sferrare un potentissimo calcio al mento del traditore spedendolo in aria. Meryu lo inseguì immediatamente con uno Shumpo, ma vacillò per la troppa energia utilizzata, perdendo così lo Shunko e non riuscendo di conseguenza a colpire l’avversario prima che questo si riprendesse. Con la vista annebbiata per la fatica, l’argenteo vide solo Aizen venire rallentato da una nuova folata di vento, mentre Urahara subentrava per cercare di approfittare dei suoi movimenti rallentati.
“Capisco. Dunque sei in grado di controllare le correnti d’aria, Kaisui Kitayama” osservò Aizen respingendo i colpi di Urahara, senza guardare la diretta interessata. “Oltre a creare illusioni molto potenti, il tuo Bankai è in qualche modo capace di dominare l’aria e i venti. Mai visto niente di simile... Ma non ti basterà comunque.”
Udendo quelle parole, Meryu si scrollò di dosso il torpore causato dalla fatica e scattò gridando: “Urahara-san, spostati! Kaisui, continua a rallentarlo!” Dopodichè, quando vide l’ex-Capitano della Dodicesima Brigata arretrare e il vento intorno a Aizen farsi più forte, agì puntando il suo pugno contro l’avversario. < Ormai non posso più continuare così. Con le forze che mi rimangono, le prossime saranno probabilmente le mie ultime azioni.. ma mi assicurerò che quel traditore non esca indenne da esse a qualunque costo! >
Getti di reiatsu partirono dalle ali del falco pellegrino sull’avambraccio, ma contrariamente a quanto Aizen si aspettava, invece di accelerare il pugno del Luogotenente, il rapace si staccò dall’armatura e volò contro di lui al grido: “Reikokuna Hayabusa!”
Sorpreso e ostacolato dal vento generato da Kaisui, Aizen non riuscì a fare altro che alzare un braccio per proteggersi dall’attacco, ma quando il falco raggiunse il suo arto, si avvinghiò ad esso con artigli e becco e, contro le aspettative di tutti, esplose con un boato spaventoso. L’esplosione, per quanto meno potente di quella del Bankai di Soifon o dei colpi di Keishin, fu abbastanza violenta da far tremare l’aria circostante e costringere gli ex-Capitani e la sorella ad allontanarsi.
Tuttavia, il polverone alzato dal colpo fu spazzato via dopo qualche secondo da un unico movimento della spada di Aizen, riemerso senza gravi danni eccetto diverse crepe formatesi sul braccio con cui si era difeso. Guardandosi intorno il traditore mormorò: “Come se un attacco del genere potesse davvero…”
“Infatti non avevo ancora finito” disse la voce di Meryu alle sue spalle.
Aizen non fece in tempo a girarsi che l’argenteo gli aveva avvolto il braccio e la gamba rimasti intorno rispettivamente al petto e alle gambe, afferrandogli inoltre il braccio armato e bloccandolo così in una morsa d’acciaio. A quel punto una potente scarica di reiatsu emessa dal propulsore sulla sua schiena portò lui e il traditore ad un’altezza ancora maggiore.
“Cosa stai cercando di fare?” chiese Aizen cercando di divincolarsi.
Per tutta risposta Meryu strinse ancora di più la presa. Non poteva certo tenerlo a lungo, ma non importava; il più era fatto ormai.
Arrivato più in alto che poteva, diede un forte colpo di reni e si capovolse all’indietro, lasciandosi cadere verso terra sempre attaccato al traditore che venne così trascinato insieme a lui. Non appena iniziarono la caduta, l’argenteo attivò ancora lo Shunko e rilasciò tutta la reiatsu rimastagli da ogni singolo sfogo della sua armatura Bankai, mentre il propulsore sulla schiena, oltre a emettere energia in tutte le direzioni, iniziò a ruotare velocissimo divenendo simile ad un’elica. Il risultato fu che i due iniziarono a roteare nell’aria sia su se stessi che in circolo, mentre precipitavano nel contempo verso il suolo ad una velocità vertiginosa e avvolti in una fortissima aura bianca. La loro caduta era folle a dir poco: lo sfogo simultaneo e violento di tutti i propulsori di reiatsu del Bankai di Meryu, puntati tutti in direzioni diverse, aveva creato uno spaventoso contrasto di forze centrifughe che si era tradotto in una continua mutazione della loro traiettoria di precipitazione ad una tale velocità che, ad ogni rotazione che facevano, l’aria vibrava e si distorceva rapidamente emettendo nel contempo un forte rombo, come se la barriera del suono venisse infranta continuamente di sempre più volte. Il tutto li rese simili ad una cometa impazzita.
“Suisei Otoshi!”
Quel grido accompagnò la folle e incontrollata discesa che, per quanto breve, sembrò durare un tempo infinito agli occhi degli spettatori e si concluse con il violentissimo impatto di Aizen al suolo, mentre Meryu, staccandosi all’ultimo istante, si ritrovò a rotolare per terra in modo altrettanto incontrollato senza riuscire in alcun modo a fermarsi.
Come prevedeva, aveva dato fondo a tutte le sue forze e ora non ce la faceva più. Il Bankai svanì insieme all’aura dello Shunko e percepì chiaramente i suoi arti rimasti piegarsi in direzioni innaturali a causa dell’attrito col suolo e le macerie al di sopra di esso durante il rotolamento. Alla fine, il suo impeto venne fermato da ciò che restava di un palazzo non molto lontano con un violento schianto che gli fece quasi perdere i sensi. Senza muoversi aprì gli occhi percependo dolori tremendi in tutto il corpo; da ciò che sentiva, oltre agli arti doveva essersi rotto anche diverse costole, i vestiti e la maschera erano lacerati e le ferite cicatrizzate in precedenza si erano riaperte e macchie di sangue iniziavano ad allargarsi su ciò che restava dei suoi abiti e sul terreno. Aveva la vista sfocata, il respiro pesante e anche le sue energie ormai erano al limite; come si aspettava, con le sue ultime tecniche aveva dato fondo a tutto ciò che restava della sua reiatsu e se non era svenuto o addirittura morto per lo sforzo eccessivo era solo per pura fortuna.
Non erano passati nemmeno due secondi che il dolore iniziò ad affievolirsi, mentre il suo corpo s’intorpidiva sempre di più. Non era più in grado di continuare a combattere ormai.
“Niisan!” sentì gridare la familiare voce di Kaisui. Poco dopo vide la sagoma sfocata della sorella avvicinarsi a lui e due mani delicate gli presero il volto, mentre lei gli diceva qualcosa che però non riusciva a cogliere. Era troppo stanco e debole.
Con le ultime forze che gli restavano, Meryu cercò di alzare gli occhi verso il punto in cui aveva schiantato Aizen; doveva sapere che ne era stato del nemico.
All’inizio, a causa della vista offuscata e dell’enorme polverone sollevato, non vide nulla.. ma poi, d’un tratto, una fortissima onda d’urto spazzò via la nuvola e, malgrado la visibilità fosse minima, la figura che vedeva in mezzo a quel vento impazzito era tremendamente familiare. E, soprattutto, la potenza che emanava era rimasta invariata.
Un sorrisetto amaro gli dipinse le labbra mentre la sua coscienza svaniva del tutto.
< Se questo è un incubo.. svegliatemi… >
 
Kaisui osservò impotente gli occhi grigi del fratello chiudersi lentamente e il suo respiro divenire più corto mentre perdeva i sensi. Il suo corpo mutilato, martoriato e sanguinante aveva probabilmente superato qualunque limite esistente, perfino per uno Shinigami ben allenato, era ovvio che non fosse più in grado di continuare. Anzi, per le sue condizioni, aveva fatto anche troppo.
Gli mise una mano sulla fronte accarezzandogliela delicatamente. < Riposati ora, niisan. E non preoccuparti: daremo una bella lezione a quel bastardo anche per te! >
Si voltò rabbiosamente verso Aizen, che si stava rialzando, e si lanciò su di lui con un rapido Shumpo. Quest’ultimo, tuttavia, si accorse della sua carica e respinse subito con la propria katana i colpi delle sue lame di falce per poi puntare alla sua gola e trafiggergliela con una velocissima stoccata. Con sua somma sorpresa, però, l’immagine di Kaisui tremolò dopo essere stata colpita e si dissolse, come se fosse stata un miraggio. “Ma cosa..?”
Poi, dalle spalle, multiple lame lo colpirono alla schiena al grido: “Eaburedo!” e, mentre barcollava in avanti per la forza dei colpi sferrati, Kaisui mosse le braccia in circolo formando un anello d’aria a brevissima distanza dall’avversario e stavolta urlò: “Bakudan-fu!”
L’anello d’aria formò una sfera di vento che esplose con tanta veemenza da scagliare in avanti Aizen e aggravare gli squarci generati poco prima dalle lame. Quando il traditore provò a rialzarsi, fu Urahara ad attaccarlo muovendo la Zampakuto e generando una sorta di rete di reiatsu nero-viola al comando: “Shibari, Benihime!”
La rete intrappolò Aizen, il quale però non fece una piega: “Credevi davvero di bloccarmi così?”
Invece di rispondere, Urahara piantò la spada nelle maglie della rete esclamando: “Hiasobi, Benihime.. Juzu Tsunagi!”
Sulla rete si formarono una serie di bolle che scoppiarono come bombe pochi istanti dopo, generando una tremenda esplosione di fuoco, tanto grande da formare un’immensa colonna incandescente che si estendeva fino al cielo.
In mezzo alle fiamme, tuttavia, fu presto visibile la figura di Aizen, per nulla danneggiata da quella tecnica. “Non farmi ridere” sbottò sprezzante l’ex-Capitano della Quinta Brigata. “Non riesci a fare di meglio? Credi che questo mi..?”
Le parole restanti gli morirono in gola quando davanti a lui comparve Isshin con la Zampakuto alzata.
“Getsuga Tensho!” ruggì abbassando la spada e creando una gigantesca onda di reiatsu, identica all’omonima tecnica del figlio ma di colore azzurro, che investì Aizen spazzando via nel contempo una buona parte di ciò che restava della città.
Mentre l’attacco si esauriva, Urahara, Yoruichi e Kaisui si avvicinarono ad Isshin. “Ha funzionato?” chiese il primo.
“Non lo so” rispose l’altro. “Da quando ha assunto quella forma non riesco più a percepire la sua reiatsu. Ha ovviamente un potere spaventoso, ma quando lo si attacca.. sembra quasi di colpire il vuoto. È inquietante.”
Kaisui lo guardò sorpresa. < Allora anche loro non riescono a percepirla? E quella strana sensazione che ha detto di sentire.. in effetti, ogni volta che lo colpivo anch’io percepivo qualcosa di simile, ma non vi avevo dato molto peso a causa della rabbia che provavo... Ma cosa significa? >
Sentì Isshin continuare: “Probabilmente solo quelli allo stesso livello di Aizen, riescono a percepire il suo attuale potere.”
A quelle parole il cuore della castana perse un battito. < C-che cosa? Ma allora..! >
In quel momento una presenza imponente e potente al punto da risultare opprimente incombette su di loro; si voltarono e videro Aizen riemergere dalla tecnica di Isshin e camminare verso di loro, aveva l’esoscheletro notevolmente danneggiato, soprattutto sul volto, ma i suoi movimenti erano fluidi e tranquilli, come se in tutto quel tempo non avesse minimamente faticato o subito danni.
“Gran bel fendente” disse placido ma con una nota di ammirazione nel tono di voce, probabilmente per i loro sforzi. “Adesso ho compreso anche quello.”
Il suo volto era interamente attraversato da un grosso squarcio all’interno del quale si notava brillare una strana ed inquietante luce viola.
“Cosa? Che diavolo sta succedendo là dentro?” mormorò Isshin sconvolto.
“Credo sia ora..” Aizen alzò lentamente la katana “..che anche voi comprendiate i miei poteri.”
D’istinto Kaisui si mise in posizione, concentrandosi nel contempo sulle particelle di sabbia che aveva rilasciato nell’aria durante gli ultimi attacchi. Come spiegatole da Sabaku No Hana, infatti, il suo Bankai aveva non solo il potere di manipolare correnti d’aria e venti, ma conservava anche il potere originale del suo Shikai di spargere nell’atmosfera granuli di sabbia contenente reiatsu, capaci di alterare i sensi dell’avversario e generare illusioni. Per quanto il loro effetto fosse più ridotto rispetto alla dimensione dei miraggi creata dai fiori prodotti dal rilascio del Bankai, costituivano comunque un modo valido per permetterle di usare i suoi poteri illusori quando tale dimensione era distrutta o svaniva per qualunque motivo e, nel contempo, le consentivano di recuperare le energie per generarli nuovamente.
Senza aspettare il suo attacco e ignorando la fatica che ormai iniziava ad oscurare anche la sua coscienza, Kaisui iniziò subito a manipolare la reiatsu nei granuli.
L’attacco arrivò con tale velocità e tale potenza che non se ne accorse nemmeno.
Percepì solo lo sprigionarsi di una forte luce davanti a sé e una forza dirompente attraversare l’aria spazzando via ogni singola particella presente e investendo lei e gli altri tre ex-Capitani, senza che potessero fare nulla per difendersi. Il suo Bankai svanì all’istante e si sentì mozzare il fiato e sollevare in aria dalla forza del colpo, mentre la sua coscienza si affievoliva all’istante.
Solo quando sentì di star precipitando verso il suolo, Kaisui realizzò la terribile verità. Come detto da Isshin, Aizen non aveva mai trattenuto la sua reiatsu e il suo potere.. ma erano loro ad essere troppo deboli per poterla percepire. Era come se l’Hogyoku avesse elevato il traditore ad un nuovo piano esistenziale, un piano tridimensionale fin troppo evoluto perché loro, esseri bidimensionali, potessero anche solo averne la percezione. Era diventato un essere superiore.
E solo allora realizzò il vero significato delle parole di Keishin: No. Voi vi sbagliate... Non possiamo fermare Aizen ormai. Nessuno può.. non senza sacrificare qualcosa.
Probabilmente lui aveva capito prima di loro la vera entità del potere di Aizen e aveva cercato di dare il tutto per tutto, perfino la sua vita, per ucciderlo prima che compisse la sua evoluzione tramite quella maledetta gemma. Perché.. se fosse successo.. allora nessuno avrebbe più potuto contrastarlo.
L’avevano capito troppo tardi.
L’angoscia e il dolore del fallimento soppiantarono qualunque altro sentimento o sofferenza fisica, al punto che si accorse a malapena di stare precipitando. Ebbe l’impressione che altri corpi stessero cadendo intorno a lei, ma non le importava.
Avevano dato fondo a tutte le loro forze, le loro risorse, la loro volontà.. e non era bastato nulla di tutto ciò. Ormai era finita.
Con rassegnazione, lasciò che l’oscurità l’avvolgesse nel suo freddo abbraccio, percependo appena l’impatto col suolo. Presto non sentì più nulla…
 
“Sembra che lo stadio di Crisalide sia concluso. Quale fortuna. Così potrò assistere.. alla fine della Soul Society con i miei occhi.”
Mentre faticava a rimanere cosciente, quelle parole risuonarono insolitamente chiare nelle sue orecchie. Quando poi una lieve luce si accese a breve distanza dal suo corpo, Keishin si sforzò di aprire gli occhi e gli sembrò di scorgere una figura non riconosciuta camminargli accanto.
Ancora una volta, quella voce gli rimbombò nelle orecchie.. non era rivolta a lui, ma quella voce, così calma eppure così irritante.. la conosceva.. era.. era..!
D’istinto afferrò la gamba che si era appena posata vicino alla sua faccia, o meglio tentò di allungare una mano per afferrarla, ma tutto ciò che riuscì ad ottenere fu di chiudere lievemente le dita intorno alla caviglia dell’individuo, una presa talmente fragile che perfino un bambino avrebbe potuto liberarsi. Eppure questi non cercò di liberarsi, anzi si fermò e Keishin ebbe l’impressione che la sagoma sfocata che lo sovrastava stesse guardando in basso, verso di lui.
“Non sei ancora morto, Keishin-kun?”
Finalmente riconobbe quella voce e, nel medesimo istante, gli sembrò che la vista si schiarisse quanto bastava per mettere a fuoco l’immagine dell’odiato nemico.
Ma ciò che vide, gli fece desiderare di non aver mai riacquistato la vista. L’esoscheletro che ricopriva la testa del Capitano traditore si era sbriciolato e aperto fino al petto e sotto vi era un volto identico a quello originale di Aizen, ma i capelli castani erano ora fluenti e lunghi fino a metà schiena e i suoi occhi avevano la sclera del colore tra il blu e il viola dell’Hogyoku, così come anche la pupilla, mentre l’iride era bianca. La gemma era incastonata ancor più in profondità nel suo petto e anche la sua Kyoka Suigetsu era cambiata: la guardia della Zampakuto era sparita e la katana stessa sembrava essere diventata più sottile, al punto che sembrava quasi fondersi con la mano che la reggeva, come se fosse diventata anch’essa parte del suo corpo.

Ad un semplice occhio umano non ci sarebbe stata molta differenza tra l’aspetto precedente e quello attuale di Aizen, ma per uno Shinigami, quel cambiamento sembrò la più terribile delle trasformazioni, soprattutto per l’incommensurabile potere che si nascondeva dietro quegli occhi così insoliti.
“Aizen..? Sei.. cosa diavolo.. hai fatto?” balbettò Keishin sforzandosi di parlare e rimanere nel contempo cosciente.
“Sto superando ogni creatura mai esistita. Niente di più, niente di meno. E ora.. è tempo di creare la Chiave del Re e prendere il trono dei cieli.”
Quindi non solo lui, tutti erano stati sconfitti. Non c’era davvero più nulla da fare.
Keishin fissò quegli occhi così beffardi e altezzosi e non riuscì più a trattenersi: “Allora avanti, cosa aspetti? Uccidimi! Hai vinto, no? Perché non ci hai ancora ucciso? Avanti, maledetto bastardo! UCCIDIMI E FACCIAMOLA FINITA! PERCHÈ NON LO FAI, VIGLIACCO TRADITORE? AVANTI! UCCIDIMI!”
Gridò e gridò, ripetendo ogni volta quelle parole sempre più forte, sputandogli addosso tutto il suo disprezzo, il suo odio, la sua disperazione. Dimentico perfino del dolore, sfogò contro di lui tutta la frustrazione e la rabbia che provava per come era finita, per come lo aveva sconfitto e per come aveva sconfitto anche i suoi amici.
Aizen, tuttavia, non batté ciglio. Non cambiò mai espressione per quanto le sue parole potessero diventare sempre più offensive e dure, né provò a zittirlo o replicare in alcun modo. Continuava semplicemente a fissarlo con quello sguardo arrogante e superbo, come se stesse osservando un insetto, un essere inferiore a lui che dunque non valeva nemmeno la pena considerare.
Quando alla fine smise di gridare, Aizen liberò il proprio piede con un lieve movimento e lo oltrepassò senza dire nulla o degnarlo più nemmeno di uno sguardo, dirigendosi verso Gin che aveva aperto un Senkaimon poco lontano, dal quale fuoriusciva l’inconfondibile reiatsu della Soul Society.
Poco prima di entrare Aizen si voltò verso qualcuno non visibile da Keishin e disse: “Ti lascerò qui. Verrai divorato.. quando tutto sarà finito.”
Dopodichè sparì con il suo tirapiedi nel portale, che si richiuse subito dopo e svanì nell’aria.
Allora Keishin urlò ancora, piangendo lacrime amare di rabbia e delusione. Le sue grida disperate e straziate risuonarono per l’intera città, un’orribile suono che portava con sé il più grande dei dolori e la più cupa frustrazione. Gridò finchè non ebbe più fiato in gola e le sue membra ridivennero così pesanti da non riuscire più a muovere neanche un muscolo; nel contempo, la sua mente iniziò a sprofondare in un’oscurità mai vista, mentre quelli che ritenne essere i freddi artigli della morte lo trascinavano nell’oblio.
Una stretta gentile, appena accentuata ma ancora percettibile, gli avvolse la mano ormai quasi priva di sensibilità, una stretta che sembrava volerlo incoraggiare.
Sbatté le palpebre e riuscì a mettere a fuoco il viso di Ichigo Kurosaki che lo guardava mentre gli reggeva la mano. Quegli occhi marroni emanavano uno sguardo così diverso da quello di Aizen, pieno di compassione e tristezza per il suo dolore, ma anche di solidarietà, bontà e altruismo. Uno sguardo che, insieme a quella stretta gentile ma decisa, sembrava dirgli di non affliggersi oltre, di non preoccuparsi perché in qualche modo le cose si sarebbero aggiustate.
Uno sguardo che, malgrado tutto, sembrava dire: C’è ancora speranza.
E fu proprio con quel pensiero che Keishin chiuse gli occhi e si abbandonò all’oblio dei sensi e all’oscurità che trascinava la sua coscienza in un abisso senza fine, mentre sulle sue labbra si formava un sorriso appena accentuato e la sua anima si rilassava e riacquistava la pace.
C’è ancora speranza.





Note:
Tengoku no Nami Hebi Kuchiku-kan = onda del serpente distruttore del cielo
Hogyoku = chiave del re
Senso Arashi = tempesta di guerra
Senju Koten Taiho = cannone mondante delle mille braccia del cielo splendente
Dorafuto = corrente d’aria
Reikokuna Hayabusa = falco pellegrino spietato
Suisei Otoshi = discesa della cometa
Bakudan-fu = bomba di vento
Shibari, Benihime = intrappola, principessa scarlatta
Hiasobi, Benihime.. Juzu Tsunagi = gioca col fuoco, principessa scarlatta.. rete in rilievo

E... rieccoci qui minna!
Sì, lo so: sono un bastardo. Dopo tutta questa fatica, i nostri coraggiosi eroi sono purtroppo costretti ad affrontare la sconfitta... Ma vi dico che non poteva finire diversamente in quanto Keishin, Meryu e Kaisui, per quanto siano diventati incredibilmente potenti e forti in breve tempo, non sono ancora abbastanza forti da sconfiggere un ex-Capitano veterano e fuori dal comune come Aizen; dopo che questi ha assorbito il potere dell'Hogyoku, poi, perfino Yamamoto sarebbe stato impotente. Come da originale, toccherà a Ichigo Kurosaki trovare un modo per poter sconfiggere il terribile nemico. Vi anticipo infatti che il prossimo capitolo sarà ripreso interamente dall'originale e narrerà la fine della guerra con Aizen. Non sarà un mio lavoro di idee, ma ho sempre desiderato poter descrivere lo scontro finale tra Ichigo e Aizen e, inoltre, lo faccio perchè mi sembra giusto mettere la fine di questa guerra, piuttosto che passare direttamente al dopoguerra da un capitolo all'altro senza dire come il nemico è stato sconfitto.
Tornando al capitolo attuale, come avrete notato, i miei tre protagonisti, anche se sconfitti alla fine, hanno dato origine ad uno scontro mozzafiato (sul serio, nemmeno io credevo che mi sarebbe venuto così lungo!) e, se osservate bene, noterete che ognuno di loro ha sfoderato tecniche o capacità molto peculiari e uniche che, vi anticipo, saranno fondamentali per le loro imprese e battaglie future! (Se riusciranno a sopravvivere, è ovvio...)
Dunque.. riuscirà Ichigo a trovare un modo per diventare abbastanza forte da sconfiggere l'ormai invincibile Aizen? O quest'ultimo riuscirà a portare a termine il suo folle piano? E quale sarà il destino dei nostri protagonisti? Keishin, Meryu e Kaisui se la caveranno?
Tutte le risposte nei prossimi capitoli! Ormai siamo a -3 dalla fine di questa storia! Per favore restate con me, anzi, con noi fino alla fine!!!
Per finire, anche se li ho già fatti nell'ultimo capitolo, dato che è passato più di un mese da esso e mi sono arrivate parecchie recensioni e ho potuto leggere tanti magnifici capitoli dei miei autori preferiti/amici di EFP, ho deciso di ringraziare ancora una volta! Per le recensioni ringrazio:
_Fedra_, la mia sempre più amata e inimitabile moglie Claymore, la cui opera Occhi d'argento è ormai il cult assoluto della sezione Claymore e il mio tormento letterario più piacevole! Da leggere ad ogni costo!
GreenJade09, la mia sempre più romantica e affezionata amica ninja, la cui storia Passioni e Tradimenti è sempre la storia di Naruto più romantica e passionale che abbia mai letto! Non perdetevela!
Death Crow e Re Nero, i miei sempre più mitici e incredibili fratelli Nefilim, la cui saga DxD Chronicles è diventata la mia serie di novel preferita della sezione Highschool DxD e il capolavoro assoluto della medesima! Consigliata al 100%!
92Rosaspina, la mia nuova e cara amica e interlocutrice mezzodemone, la cui scrittura Devil May Cry - Angel's Punishment mi fa letteralmente perdere la testa dalla genialità di quest'omaggio a Devil May Cry! (almeno quanto le nostre discussioni sul medesimo videogioco... robe dantesche!) Andate, leggetela e recensite!
Per le preferite ringrazio di nuovo _Fedra_, Death Crow e Re Nero e 92Rosaspina e poi Tsukai_No_Tenshi_sama e Zephiel97.
Per le ricordate ringrazio ancora _Fedra_ e Death Crow e Re Nero.
Per le seguite infine ringrazio ancora una volta _Fedra_ e GreenJade09 e anche elementar_95.
Ringrazio ovviamente anche tutti i miei lettori silenziosi e li invito come sempre a farsi avanti quando vorranno scrivermi qualcosa, che sia positiva o negativa. Tranquilli non mordo mica (di solito XD)! Ogni commento sarà ben accetto, quindi non siate timidi!
Con questo, vi saluto e vi dico: al prossimo scatenato capitolo!!! Ja naa minna!!!

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Capitolo 22
*** Deicide ***


Rieccomi qua! Sempre più tardi rispetto alla mia tabella iniziale e ideale di marcia, ma perlomeno prima dell'ultima volta. Molto meglio, non credete? XD
Questa volta, come avevo anticipato, il capitolo è ripreso interamente dal manga/anime originale di Bleach e vede la conclusione di questa terribile guerra con lo scontro finale tra Ichigo e Aizen. Ho cercato di essere più fedele possibile, ma ho anche aggiunto diverse riflessioni dei personaggi e qualche variazione minima per intonarlo meglio alla mia storia e rendere la lettura più piacevole e avvincente. Inoltre, ho aggiunto diverse immagini per esaltare le parti salienti e un riassunto per spiegare il collegamento tra l'ultimo capitolo e questo. Se avete già visto l'originale saprete cosa succede e come andrà a finire, ma che l'abbiate visto o no, credo o almeno spero che vi piaccia lo stesso! Buona lettura!!!
Piccolo consiglio: quando Ichigo e Aizen inizieranno a fare sul serio, mettete la canzone OST di Bleach "Stand Up Be Strong" in sottofondo (https://www.youtube.com/watch?v=eoMrkPLBuCs), è troppo epica e adatta!!!


"Dopo aver sconfitto tutti i suoi avversari, Aizen giunge nella Soul Society insieme a Gin Ichimaru e si dirige verso la vera Karakura Town con l'intento di usare l'energia spirituale di tutti i suoi abitanti per creare l'Oken, la Chiave del Re, invadere il Palazzo del Re delle Anime ed uccidere quest'ultimo. Ichigo, accompagnato dal padre, lo insegue, ma una volta giunti nel Dangai, i due scoprono che Aizen ha eliminato il suo guardiano e, di conseguenza, non vi è più nessuno a ostacolare il passaggio tra i due mondi. Dal momento che nel Dangai il tempo è molto più denso che negli altri mondi, al punto che un'ora nella Soul Society equivale a 2000 ore lì dentro, Isshin decide di approfittarne per proporre al figlio un allenamento speciale con la sua Zampakuto, tramite il quale potrà imparare la tecnica che gli permetterà di sconfiggere definitivamente Aizen: il Getsuga Tensho Finale. Ichigo s'immerge così nella sua anima dove lo spirito del Bankai della sua Zampakuto, Tensa Zangetsu, rifiuta categoricamente di insegnargli la suddetta tecnica ed evoca il suo lato Hollow per poi fondersi con esso; a quel punto lo spirito congiunto nato dalla fusione ingaggia un violento scontro con Ichigo. Nel frattempo, Aizen giunge a Karakura Town, dove incontra gli amici del Sostituto Shinigami e decide di iniziare proprio con loro la raccolta di reiatsu necessaria all'Oken. Poco dopo anche Matsumoto giunge sulla scena, ma viene apparentemente uccisa da Gin, mentre Aizen continua a cacciare gli umani. Quando i due si riuniscono, però, Gin, che ha in realtà nascosto Matsumoto per proteggerla, tradisce inaspettatamente Aizen e lo trafigge con il suo Bankai, Kamishini No Yari, per poi usare il suo vero potere, sconosciuto perfino allo stesso Aizen, con cui rilascia dalla lama un veleno che distrugge a livello cellulare, aprendo così un enorme buco nel petto del traditore e rubandogli l'Hogyoku per impedire al suo potere di guarirlo. Aizen sembra finalmente essere stato ucciso, ma..."


 
Capitolo 22: Deicide
 
Gin Ichimaru ansimava pesantemente appoggiato al muro di un edificio, mentre fissava l’Hogyoku nel palmo della sua mano, sfiancato dallo sforzo fisico e mentale che aveva richiesto ingannare Aizen e sottrarsi subito dopo al suo ultimo tentativo di reazione quando aveva tentato di impedirgli di prendere la gemma. Ignorando la ferita sanguinante al braccio causatagli da quell’ultima azione, osservò l’Hogyoku sentendo ancora una volta un notevole disagio nel pensare che un oggetto così piccolo e apparentemente innocuo era stato la causa della guerra tra Aizen e la Soul Society e di tutte le morti e le sofferenze provate fino a quel momento.
Ora che era separato dal suo padrone, però, non avrebbe più potuto fare del male a nessuno. Stavolta Aizen non sarebbe riuscito a sfruttare il suo potere e, di conseguenza, più nessuno avrebbe sofferto. Nessuno. Soprattutto lei...
< È finita > pensò. < Ora è finita. >
Quanto si sbagliava.
Fu un’improvvisa esplosione lontana ad attirare la sua attenzione, accompagnata da uno spaventoso e assordante urlo, più simile al ruggito di una bestia impazzita che al grido di una persona. Si sporse dal suo nascondiglio e vide che un’immensa colonna di luce viola era esplosa dal luogo in cui aveva lasciato il corpo martoriato di Aizen e non gli fu difficile capire chi o cosa ne fosse la causa, pur non potendo al tempo stesso non domandarsi come fosse possibile che fosse ancora vivo.
I suoi sospetti furono confermati quando la colonna di luce svanì rivelando una sagoma alata sospesa a mezz’aria, una sagoma terribilmente familiare ma nel contempo sconosciuta. Fu allora che una voce, ancor più familiare, risuonò nell’intera città: “Ho vinto, Gin. L’Hogyoku che hai preso, anche se non è dentro di me.. appartiene già a me.”
Con un lieve lampo di luce, la figura svanì.
Nel contempo, la gemma nella mano di Gin iniziò a brillare e pulsare, come se fosse stata viva.
“Cosa diavolo.. è questo?!” mormorò sconvolto quest’ultimo.
Una luce identica ma molto più grande si formò alle sue spalle facendolo voltare di scatto.
Quando vide ciò che c’era alle sue spalle, il tempo sembrò rallentare di colpo mentre un ricordo del passato si faceva largo nella sua mente. Il giorno in cui tutto aveva avuto inizio:
 
[(Flashback) Quando era poco più di un bambino e nemmeno si sognava di diventare uno Shinigami, Gin Ichimaru si era trovato davanti una scena molto insolita: un piccolo gruppo di quei suddetti Shinigami si allontanava da una strada con in mano una strana sfera di luce rossa, abbandonando su di essa il corpo inerme e martoriato di una ragazzina dai corti capelli rosso-marroni che indossava degli abiti lacerati e strappati. Ancora ignaro di ciò che era accaduto, Gin aveva soccorso e salvato la ragazzina, la quale sarebbe poi diventata la sua migliore amica: Rangiku Matsumoto.
Fu solo quella sera, dopo aver aiutato Matsumoto, che Gin riuscì a ritrovare quegli Shinigami. Nascostosi tra i cespugli, li vide mentre consegnavano quella sfera di luce ad un altro Shinigami, un uomo alto con corti capelli castani e occhi dello stesso colore parzialmente celati dietro un paio di occhiali. E se i volti degli altri Shinigami apparivano vacui e vuoti come se fossero stati in trance, quelli di quell’uomo erano carichi di ambizione e cupo desiderio mentre fissava nel suo palmo la sfera, divenuta misteriosamente di colore blu, e il suo volto si allargava in un ghigno.
< È stato lui > aveva pensato Gin. < Lui è il capo. > I suoi occhi azzurri, di solito chiusi, si erano aperti per inquadrare meglio il volto di quello Shinigami, la cui sola vista era bastata a fargli capire che si trattava di un individuo estremamente pericoloso. < Lui è colui che devo uccidere. >
Allora aveva preso una decisione: sarebbe diventato uno Shinigami, per poter togliere di mezzo quell’uomo così pericoloso. Non per la giustizia. Non per la Soul Society. Ma solo per lei.
< Solo per Rangiku. Perché non debba soffrire e piangere più. >]
 
Da quel momento Gin si era impegnato al massimo per diventare uno Shinigami abbastanza potente da eliminare quell’uomo che, come avrebbe scoperto in seguito, rispondeva al nome di Sosuke Aizen. Tuttavia, avendo compreso fin da subito di non essere in grado di superarlo né in quel momento né in nessun altro, si era nel contempo impegnato per ottenere la sua fiducia. Si era macchiato d’innumerevoli delitti, aveva mentito, ingannato e tradito i suoi amici e compagni per poi fuggire con Aizen e Tosen durante l’invasione della Soul Society ed era arrivato addirittura a far credere alla stessa Matsumoto di essere un nemico che non avrebbe esitato un istante a ucciderla se si fosse messa in mezzo.
Si era comportato come un serpente in tutto e per tutto. Aveva rinunciato a tutto e a tutti per ottenere la fiducia di Aizen, per scoprire i suoi segreti, le sue macchinazioni e, infine, per poterlo prendere di sorpresa e ucciderlo proprio come i serpenti tendono imboscate alle loro prede ignare.
Ma quando Gin vide quell’essere davanti a sé, comprese finalmente di non essere mai stato un alleato per Aizen. Mentre la lama argentea si muoveva ad una velocità impossibile e scavava un profondo squarcio nel suo torso, dalla spalla sinistra al fianco destro, capì di non essere stato nient’altro che l’ennesima marionetta di quell’individuo spregevole.
Osservò disgustato e allibito coi propri occhi azzurri quegli occhi bianchi ora privi di pupilla che lo fissavano trionfanti. I suoi capelli castani erano diventati ancor più lunghi e si muovevano fluenti al vento, mentre sulla sua schiena spiccavano ora tre paia di enormi ali simili a quelle delle farfalle o delle falene. Il buco che gli aveva causato sul petto era svanito e, al suo posto, c’era una sorta di infossamento circolare sormontato da una croce al cui centro brillava una luce. Sulla fronte presentava quello che sembrava un terzo occhio ricoperto da uno strato di cristallo blu scuro e le spalle erano attraversate da numerose strisce viola simili a crepe.
     
Se quell’essere era davvero Aizen, allora era davvero finita per lui e per i due mondi.
L’Hogyoku ancora stretto nella mano di Gin sembrò rispondere alla vicinanza col suo possessore e si smaterializzò all’istante in numerosi raggi blu scuro che andarono a riformare la gemma all’interno della luce al centro della croce sopracitata.
< Proprio così. > In quello stesso momento, la mente di Aizen correva indietro nel tempo, ai ricordi del passato.. quello stesso passato a cui stava ripensando anche Gin. < Anche prima di Kisuke Urahara, mi sono imbattuto nella risposta nota come “Hogyoku”. Ma è stato un fallimento. Per completare l’Hogyoku, ho strappato le anime di centinaia di Shinigami e di centinaia di abitanti del Rukongai con capacità latenti da Shinigami e le ho date all’Hogyoku. Ma neanche questo l’ha soddisfatto. E, a giudicare dai risultati del suo esperimento, neppure l’Hogyoku di Kisuke Urahara era completo. Perciò, ho deciso di rubare il suo Hogyoku e di offrirlo al mio. In questo modo... >
Quell’Hogyoku non era più né il suo né quello di Urahara, ma uno nuovo derivato dall’unione dei precedenti. Finalmente completo. Finalmente suo.
Notando che Gin cercava ancora di prendere la gemma con la sua mano destra, Aizen gli afferrò il polso e, con un gesto disinvolto, gli strappò via il braccio per poi affondare crudelmente la propria Zampakuto nel suo petto fino a trafiggerlo. Grossi fiotti di sangue iniziarono a colare dal corpo, dal braccio e dalle labbra dello Shinigami.
“L’evoluzione richiede paura” disse Aizen a voce bassa. “La paura che, nel tuo stato attuale, tu possa morire o scomparire in qualunque momento.” Sollevò leggermente la sua katana alzando così Gin, ancora impalato, di qualche centimetro da terra. “Grazie, Gin. Grazie a te, sono finalmente diventato un essere che supera sia gli Shinigami che gli Hollow.” Il suo tono era sincero e soddisfatto, ma questo non fece altro che aumentare ancora di più lo sconforto e la delusione che l’ex-Capitano della Terza Brigata provava in quel momento.
Alla fine anche lui non era stato altro che una pedina nelle sue mani. Aizen non si era mai fidato completamente di lui, anzi, aveva sempre sospettato che Gin lo avrebbe tradito prima o poi, perciò aveva fatto in modo di sfruttare questo fatto a suo vantaggio. Gli aveva concesso di essere il suo braccio destro, di scoprire i suoi piani, i suoi obiettivi e persino i suoi punti di forza e di debolezza e infine di venire con lui nella Soul Society al solo scopo di tenerlo vicino a sé e aspettare la sua mossa. Il suo attacco improvviso e il vero potere del suo Bankai lo avevano colto di sorpresa e, per un attimo, forse era davvero morto.. ma la paura che aveva provato durante tutto quel tempo aveva permesso all’Hogyoku di operare un ulteriore cambiamento su di lui, permettendogli di completare la sua evoluzione e raggiungere così il potere assoluto a cui aveva sempre aspirato.
Ancora una volta, Aizen aveva dimostrato la sua superiorità. Credere che sarebbe morto semplicemente ferendolo mortalmente e sottraendogli l’Hogyoku era stata la più grande illusione di Gin. Era un avversario troppo grande anche per lui. Lo era sempre stato e ora più che mai.
Con un movimento repentino, Aizen scagliò Gin contro il fianco di un grosso palazzo con tanta forza da fargli sfondare sia il muro di cemento e acciaio che l’asfalto della strada su cui cadde subito dopo. L’altro non ebbe la minima reazione, era troppo debole e deluso di sé stesso per poter anche solo pensare di opporsi e, anche se ci avesse provato, sapeva che sarebbe stato del tutto inutile.
Mentre crollava al suolo, esanime e ormai prossimo alla morte, Gin non potè non ripensare ancora a quel giorno. Quel giorno in cui tutto iniziò, in cui prese la decisione più importante della sua vita per proteggere ciò che più amava...
 
[(Flashback) “Gin!” aveva gridato Matsumoto correndo verso di lui in mezzo alla nevicata in corso. L’aria era fredda e pesante, ma lei non vi badava minimamente. “Dove eri finito, Gin?”
Nel momento successivo si era accorta del suo abbigliamento. “Quella è un’uniforme da Shinigami? Dove l’hai presa?”
Era passato solo poco tempo da quando si erano incontrati, ma già avevano legato molto. Lei lo capiva come nessun altro e, per questo, lui era pronto a fare qualsiasi cosa per aiutarla. Perciò, aveva preso quella decisione…
“Ho deciso” le aveva risposto voltandosi a guardarla. Diverse gocce di sangue gli sporcavano il viso, unico segno che rivelasse come avesse realmente ottenuto quella divisa. “Diventerò uno Shinigami. E come Shinigami cambierò le cose. Così tu non dovrai mai più piangere, Rangiku.”]
 
“GIN!”
Quella voce.. la voce di colei che amava.. che aveva cercato di proteggere e salvare con tutto se stesso.. era venuta.. anche dopo tutto ciò che era successo, dopo tutto ciò che le aveva fatto.. lei era ancora lì per lui.. e lui...
< Ma ho fallito > pensò Gin avvilito mentre la figura di Matsumoto, appena atterrata vicino a lui, si faceva più vicina e nitida ai suoi occhi quasi spenti. < Alla fine.. non sono riuscito a recuperare ciò che ti era stato preso, Rangiku. >
Ripensò a quando aveva abbandonato la Soul Society per accompagnare Aizen, rendendosi così un traditore agli occhi di tutti, compresi quelli di lei. Almeno in quella circostanza era riuscito a chiederle scusa per averla fatta soffrire...
< Come immaginavo. Sono contento di essermi scusato. >
Dagli occhi di Matsumoto le lacrime iniziarono a sgorgare copiose, mentre la donna osservava sconvolta il volto dell’uomo che amava e che aveva cercato di proteggerla fino alla fine diventare sempre più pallido e i suoi occhi chiudersi lentamente. Incapace di reggere a quella vista, la Luogotenente scoppiò in un pianto disperato.
Dietro di lei, Aizen osservava la scena con glaciale indifferenza. Simili sentimenti non avevano mai significato niente per lui, non li aveva mai provati né aveva mai voluto provarli. Li trovava perfettamente inutili e deleteri. Aveva sempre visto le persone che si lasciavano trascinare da sentimenti come amore, amicizia, affetto e altruismo morire prematuramente e, a suo parere, pateticamente. Morire per salvare qualcun altro era senza senso per lui, soprattutto per qualcuno più debole. Non aveva mai sopportato i deboli, lui non lo era mai stato e non aveva mai voluto averci niente a che fare. Per questo aveva inseguito il potere e ottenuto l’Hogyoku. Così non sarebbe mai più stato inferiore a nessuno.
E ora che era diventato un essere che trascendeva gli dei della morte stessi, quei sentimenti erano diventati ancor più insignificanti per lui. Non provava il minimo rimorso per aver ucciso quello che un tempo era stato il suo più fedele servitore né per aver spezzato il cuore a quella povera donna portandole via il suo amato. Non provava niente per loro. Niente.
Ma avrebbe avuto almeno un minimo di pietà per lei. Avrebbe posto fine in fretta alla sua sofferenza. Lentamente iniziò a levare la Zampakuto...
Un rumore improvviso alle sue spalle lo fece voltare.
Un giovane uomo con lunghi capelli arancioni e comparso apparentemente dal nulla stava eretto a pochi metri da lui. Indossava un cappotto nero lungo fino alle caviglie la cui manica destra era strappata, un paio di pantaloni dello stesso colore ed era scalzo; l’intero braccio destro era avvolto da una lunga catena che da una parte arrivava e continuava oltre la spalla per penzolare sulla schiena e dall’altra si collegava alla mano avvolta in un guanto metallico nero. La suddetta mano reggeva una lunga katana, anch’essa nera, con una larga guardia composta da quattro punte piegate a formare la forma del Manji, mentre il braccio sinistro sosteneva il corpo privo di sensi di un uomo vestito con un’uniforme da Shinigami. Gli occhi castani del giovane lo guardavano con un misto di freddezza e sicurezza.
  
Con movimenti lenti e gentili appoggiò a terra il corpo dell’uomo, il cui volto fu subito identificato da Aizen come quello di Isshin Kurosaki. Stranamente ora sfoggiava una barba molto più lunga rispetto a prima e sembrava invecchiato di almeno un anno. In ogni caso, se lui era davvero Isshin, allora quel ragazzo era…
“Grazie, papà” disse quest’ultimo rialzandosi da terra.
Non c’erano più dubbi. Quello era davvero Ichigo Kurosaki.
Il Sostituto Shinigami sembrò guardarsi intorno per un po’, poi si rivolse al gruppo di suoi amici, i quali si erano casualmente trovati vicino al luogo in cui Aizen aveva scagliato Gin e che ora stavano a breve distanza da lui e lo fissavano sconvolti, incapaci di spiegarsi che razza di trasformazione avesse subito, non solo nell’aspetto fisico ma anche e soprattutto nell’atteggiamento. Sembrava un’altra persona, per quello avevano faticato a riconoscerlo.
“Ragazzi, restate dove siete. Restate proprio dove siete e non muovete un muscolo” disse con voce calma ma ferma.
Prima che potessero chiedere spiegazioni, fu Aizen a parlare: “Ichigo Kurosaki.”
L’interpellato si voltò verso di lui per poi puntare lo sguardo su Matsumoto, la quale, ancora con le lacrime agli occhi, lo fissava a sua volta incredula, e sul corpo immobile di Gin. Un lieve velo di tristezza e pena attraversò il suo volto.
“Sei davvero Ichigo Kurosaki?” La domanda di Aizen richiamò la sua attenzione. Quest’ultimo lo fissava con un’espressione a metà tra il confuso e il deluso.
“Cosa vuoi dire?” chiese in risposta.
“Se sei davvero Ichigo Kurosaki.. allora sono molto deluso. Non percepisco alcuna reiatsu provenire da te. Anche se l’avessi trattenuta, era impossibile che non me ne accorgessi.” Il suo disappunto divenne palese. “Hai fallito l’evoluzione. Hai perso l’ultima occasione che ti avevo dato.”
Ma qualcun altro era di tutt’altra opinione.
Malgrado le ferite mortali e la sua coscienza che stava svanendo rapidamente, con un notevole sforzo Gin riuscì ad aprire un’ultima volta gli occhi, abbastanza da poter vedere il volto di Ichigo. Al posto dell’espressione disperata e terrorizzata che aveva visto durante la loro battaglia nella falsa Karakura Town, causata dalla visione della vera potenza di Aizen, ora sul volto del giovane non vedeva altro che uno sguardo di pura determinazione e sicurezza e un’assoluta certezza di vittoria.
Non potè non sentirsi sollevato. < I tuoi occhi sono diventati più forti > pensò. < Sono felice. Ora posso andare sapendo di poter lasciare il resto a te... >
E mentre un sorriso gli affiorava sulle labbra e gli occhi gli si chiudevano, infine spirò.
Aizen alzò una mano verso il Sostituto Shinigami. “Che peccato, Ichigo Kuro-”
“Aizen” lo interruppe quest’ultimo. “Spostiamoci. Non voglio combattere qui.”
“Una proposta senza senso” replicò l’altro. “Quelle parole possono essere dette solo da qualcuno che possiede la forza di combattere con me. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Sconfiggerti non richiederà la distruzione di Kara-”
Ancora una volta non fece in tempo a finire la frase che la mano di Ichigo, mossosi ad una velocità assurda, lo afferrò saldamente per il volto e lo trascinò in volo con il giovane.
< Cosa..? > pensò Aizen sconvolto.
Quella presa era fortissima e anche la velocità con cui stavano volando lontano dalla città era inaudita, impossibile per qualcuno privo di reiatsu.
Dopo pochi secondi, Ichigo lasciò Aizen mandandolo a schiantarsi al suolo con sufficiente violenza da spaccarlo. L’ex-Capitano si mise in ginocchio tenendosi il volto dolorante. “Impossibile.. trascinarmi via.. con la sola forza bruta...” mormorò a dir poco scioccato.
Ichigo atterrò davanti a lui a dieci metri di distanza. “Cominciamo, Aizen” disse con decisione. “La farò finita in un battito di ciglia.”
Aizen alzò lo sguardo verso di lui, un’espressione scettica stampata sul volto. “In un battito di ciglia?” Lo squadrò attentamente da capo a piedi, analizzando ogni singolo centimetro di pelle e ogni singolo capello del Sostituto Shinigami, e sembrò infine realizzare qualcosa. “Capisco.” Il suo solito sorrisetto riaffiorò mentre si rialzava. “Ora capisco, Ichigo Kurosaki. Ho capito perché hai perso la tua reiatsu. Non l’hai persa. L’hai scartata. Non so come tu abbia fatto, ma hai convertito tutta la tua reiatsu in forza fisica. Forza delle braccia, delle gambe, nella presa, nel lancio, nella corsa... Hai scartato la tua reiatsu per poter incrementare esponenzialmente tutte le tue abilità fisiche. Tutto perché hai rinunciato a combattere con me usando la reiatsu. Eppure..” un’ombra maligna e beffarda alterò la sua espressione “..dovresti abbandonare la tua speranza. Ti mostrerò che anche quella forza fisica su cui conti è incomparabile al mio potere.”
L’Hogyoku s’illuminò di una luce blu-viola e l’aura intorno ad Aizen sembrò aumentare di colpo; nel contempo le ali sulla sua schiena si aprirono in tutta la loro ampiezza rendendo la sua figura più imponente e maestosa che mai.

Anche se il suo sguardo rimase impassibile, la voce di Ichigo non tradì una certa sorpresa: “Ma cosa..?”
Con un lampo di luce improvviso, il corpo di Aizen sembrò smaterializzarsi nell’aria.
Un istante dopo Ichigo percepì un pericolo alle sue spalle e si voltò in tempo per parare con la propria Zampakuto, Tensa Zangetsu, il fendente della Kyoka Suigetsu dell’ex-Capitano, che era ricomparso dietro di lui. L’impatto tra le due katane, tuttavia, fu così potente che la sola onda d’urto che produssero fece esplodere in mille pezzi una montagna vicina. I due avversari si allontanarono l’uno dall’altro con un rapido balzo.
“L’hai evitato bene. Anche se devi essere scioccato” osservò Aizen beffardo. “Con un fendente della mia katana altero il paesaggio. Questo è il potere che ho adesso. Ad essere sincero, non pensavo che le mie capacità fossero migliorate così tanto.” Il suo ghigno si allargo ancora di più. “Sono felice, Ichigo Kurosaki. Grazie a te, posso sperimentare questi poteri che trascendono sia quelli degli Hollow che quelli degli Shinigami.”
Detto questo l’ex-Capitano ripartì all’attacco sferrando una serie di fendenti potentissimi e velocissimi che, però, venivano tutti deviati o parati senza troppe difficoltà da Ichigo, il quale non batteva minimamente ciglio davanti all’impeto dell’avversario. Ogni volta che le loro spade s’incrociavano, il paesaggio circostante veniva letteralmente sconvolto dalla potenza sprigionata e diverse colline vicine furono completamente spazzate via dalle sole onde d’urto prodotte dallo scontro.
Ormai era evidente: quei due erano diventati qualcosa di sovrannaturale perfino per gli Shinigami stessi. I loro poteri trascendevano l’immaginazione di qualunque essere vivente e, di conseguenza, il loro combattimento faceva tremare l’intera Soul Society. Un vero duello tra titani.
“Non ho ancora finito, Ichigo Kurosaki” esclamò Aizen dopo uno scambio particolarmente violento, sferrando un colpo che stavolta Ichigo evitò con uno Shumpo. Il Sostituto Shinigami non fece in tempo a posare i piedi per terra che la familiare voce del nemico gli risuonò di nuovo nelle orecchie: “Pensavi davvero che non riuscissi a seguire i tuoi movimenti?”
Alzando lo sguardo Ichigo vide Aizen piombare su di lui come un’aquila sulla preda e scansò il suo fendente con un balzo rapidissimo all’indietro, così la Zampakuto dell’ex-Capitano colpì il suolo con tanta violenza che tutto ciò che si trovava sopra di esso in un raggio di più di cento metri venne totalmente distrutto. L’enorme polverone alzatosi, tuttavia, non turbò per nulla il ragazzo che, pur non vedendolo, riuscì a seguire i movimenti di Aizen e parò anche il suo colpo successivo, rimanendo poi bloccato con lui in una prova di forza.
“Per una strana coincidenza, sembra che siamo arrivati entrambi alla fine della nostra evoluzione in modo simile, col nostro braccio destro congiunto alla nostra Zampakuto” osservò Aizen analizzando le forme particolari acquisite da Kyoka Suigetsu e Tensa Zangetsu. “Forse è questa la forma originale delle nostre Zampakuto.”
Sul volto di Aizen si allargò un sorrisetto beffardo che sembrò indispettire Ichigo. “Che c’è di così divertente?” chiese infatti.
“L’ho capito durante il nostro scontro” replicò Aizen. “Come sospettavo, la mia e la tua evoluzione sono su livelli differenti. Se solo lo desiderassi.. potrei distruggere la tua Zampakuto con un solo colpo!” E sferrò un nuovo fendente, intenzionato a dimostrare la veridicità delle sue parole.
Ichigo, dal canto suo, rimase impassibile. Non aveva paura, non doveva averne. Dopotutto, fin dall’inizio del loro duello, l’ex-Capitano non aveva fatto altro che fare speculazioni su speculazioni sui suoi poteri e sui propri e, esaltato com’era dalle capacità conferitegli dall’Hogyoku, non si era accorto di aver sbagliato tutto. Ogni sua credenza era errata, soprattutto quella sui presunti poteri del Sostituto Shinigami. Proprio non capisce, si disse quest’ultimo.
Decise di dimostrargli come stavano davvero le cose e, invece di deviare la sua Zampakuto con la propria, alzò la nuda mano sinistra e bloccò a mezz’aria la lama avversaria senza il minimo sforzo. La potenza sprigionata dal colpo fu tale che il territorio dietro Ichigo venne totalmente sbriciolato e distrutto come se fosse stato investito da una moltitudine di terremoti e uragani nello stesso istante, eppure ciò non turbò minimamente Ichigo, il quale teneva ferma la katana di Aizen con la stessa facilità con cui avrebbe tenuto una piuma.
Questi, invece, aveva perso il suo sorrisetto beffardo, sostituito da un’espressione di puro sgomento. < Impossibile! > pensò. < L’ha afferrata?! Capirei se l’avesse schivata.. no, la sua sola velocità era tale che non avrebbe dovuto esserne in grado. In ogni caso, avrei potuto capire se l’avesse schivata. Ma afferrarla..? Ha afferrato.. il mio attacco? >
“Perché sei così sorpreso?” La voce di Ichigo lo risvegliò dal suo stupore. “È davvero così incredibile che abbia afferrato la tua katana?” Il suo tono divenne impercettibilmente più provocatorio. “Ti spaventa quando cose che non riesci a comprendere accadono proprio davanti ai tuoi occhi?”
Aizen lo fissò sconvolto ancora per qualche istante, poi, con una risatina, il suo tono e la sua espressione tornarono normali, anche se chiaramente più infastiditi e rabbiosi per l’affermazione del Sostituto Shinigami. “Interessante, Ichigo Kurosaki. Qualcosa che non riesco a comprendere, dici?” Liberò la Zampakuto dalla sua presa e si allontanò da lui con un balzo. “Non parlare come se avessi vinto. La tua forza fisica ha solo momentaneamente superato la mia, niente di più. Miracoli del genere succedono di tanto in tanto. Ma io ho ormai superato persino l’imprevedibile. Dunque ti ridurrò a pezzi con il mio Kido e ti dimostrerò che miracoli come quello non accadono mai due volte!”
Alzò l’indice della mano sinistra verso il cielo e, mentre un’aura nera come la notte lo avvolgeva, intonò il canto di morte di uno dei Kido più potenti mai creati: “Il fangoso picco della corruzione. L'arrogante vascello della follia. Negando l'impulso fremente. Stordisci e dibatti. La strisciante regina di ferro. L'eterna bambola di fango dell'autodistruzione. Unisci! Respingi! Riempi la Terra e conosci la tua impotenza! Hado n°90: Kurohitsugi!”
Con quell’ultima parola, una serie di giganteschi muri di reiatsu oscura si crearono intorno ad Ichigo e formarono una sorta di scatola nera alta quanto un grattacielo e pulsante di potere. “Un Kurohitsugi con canto completo da qualcuno che ha superato sia gli Hollow che gli Shinigami!” proclamò Aizen con arroganza. “La gravità esercitata è così grande che deforma lo spazio e il tempo! Quelli come te non potranno mai comprenderlo, Ichigo Kurosaki!”
Nell’istante in cui l’enorme costruzione si completò rinchiudendo al suo interno il ragazzo, un’infinità di lance oscure la trafissero, in un terrificante quanto raccapricciante richiamo alla tortura della vergine di ferro.

Aizen osservò il suo operato con un sorrisetto compiaciuto, godendo ancora una volta degli incredibili poteri acquisiti e del fatto che quell’insolente ragazzino fosse stato finalmente annientato dalla sua potenza senza pari.
Quanto si sbagliava.
Con un rumore secco, il potentissimo Kido andò in frantumi rivelando al suo interno un illeso Ichigo Kurosaki; l’unica cosa che era cambiata di lui era il braccio sinistro, prima lasciato lungo il fianco e ora alzato e teso.
Lo sgomento che Aizen aveva provato poco prima tornò a pervaderlo, più forte che mai. Il fatto di essere riuscito in precedenza a bloccare la sua katana era già stato sconvolgente, ma quest’altra azione era ancor più assurda e inverosimile. Quel ragazzo.. aveva annullato il più potente Kido che avesse mai usato finora.. con un semplice movimento del braccio.
“Non l’hai ancora capito, vero?” disse Ichigo con calma glaciale. “Il mio potere adesso è più grande del tuo.” Cominciò ad avanzare lentamente verso l’ex-Capitano. “La forza che ha cancellato quella montagna non era la tua katana.. era la mia.
E con uno scatto più rapido di qualunque Shumpo, azzerò la distanza tra lui e Aizen e lo colpì con un fendente diagonale che gli aprì un enorme squarcio dall’addome fino alla spalla destra.
Malgrado lo stupore, l’ex-Capitano riuscì ad allontanarsi smaterializzandosi di nuovo con quella sorta di teletrasporto conferitogli dall’Hogyoku e ricomparendo sulla cima di una sporgenza rocciosa poco lontana. Portandosi una mano alla ferita sanguinante, non potè fare a meno di chiedersi cosa fosse successo a quel ragazzo. Era ormai chiaro che, anche se la sua evoluzione era fallita, era successo qualcos’altro che l’aveva reso molto più potente di prima. Eppure, anche se si aspettava di trovarsi di fronte un Ichigo Kurosaki molto più forte di quello che conosceva, non avrebbe mai immaginato che la sua forza sarebbe aumentata tanto. Tecniche di spada, Kido.. gli aveva lanciato contro molti dei suoi colpi più potenti e non era riuscito a fargli nemmeno un graffio.. mentre lui invece era riuscito a ferirlo con una facilità disarmante. Certo, la ferita si stava già richiudendo grazie alle capacità rigenerative dell’Hogyoku, ma era comunque riuscito a infliggergliela. Com’era possibile? Cosa gli era successo?
“Che strana sensazione” disse Ichigo di colpo. “Nel nostro ultimo scontro mi hai chiesto perché indietreggiassi. Ma ora sei tu a farlo. Perciò.. stavolta sono io a farti la stessa domanda: perché stai indietreggiando?”
A quelle parole il volto di Aizen si deformò in una smorfia ancora più inquietante di prima; ora non vi era più solo sgomento.. ma anche una rabbia e un odio inauditi.
“Capisco” mormorò con voce bassa e tremante da quanta ira traboccava, perfino le sue stesse mani erano chiuse tanto strette da tremare. “Sei soddisfatto di aver fermato la mia spada? Sei soddisfatto di aver sconfitto il mio Kido? Sei soddisfatto di aver ferito il mio corpo?”
Ad ogni domanda il suo volto si deformava sempre di più per l’odio e il furore crescenti e la voce saliva sempre più di tono. Alla fine anche l’ultimo sprazzo del proverbiale autocontrollo dell’ex-Capitano andò perduto e questi esplose:
“NON ESSERE TANTO SICURO DI TE, UMANO!”
Quelle parole risuonavano ancora nell’aria quando accadde: la gemma sulla fronte di Aizen andò in frantumi e sotto di essa si rivelò esservi davvero un terzo occhio, completamente nero con l’iride bianca e la pupilla assente e, mentre da quell’orrendo bulbo oculare iniziava a colare del sangue, lo sguardo di Aizen divenne di colpo vacuo, la sua testa s’inclinò di lato con uno scatto e il suo collo fece uno schiocco così secco che sembrò essersi rotto. Il terzo occhio prese all’improvviso a muoversi nell’orbita, batté una volta e, quando si riaprì, da esso si espansero una serie di crepe che attraversarono il volto dell’ex-Capitano, i cui occhi originali puntarono con un movimento repentino verso Ichigo.

Un istante dopo, un’immensa colonna di luce viola si sprigionò dal corpo di Aizen e questi lanciò un urlo tanto assordante quanto terrificante; il suo corpo prese a tremare e la pelle sulla sua schiena iniziò a deformarsi per poi squarciarsi dall’interno, come se qualcosa si stesse sforzando per uscire. La luce sprigionata dal potere dell’ex-Capitano divenne ancora più intensa, poi, d’un tratto, la colonna luminosa s’incrinò e andò in frantumi come se fosse stata fatta di vetro, mentre nel contempo una quantità impressionante di sangue esplodeva da essa colando sulla roccia sottostante.
In mezzo a quello spettacolo raccapricciante stava in ginocchio una creatura ancor più spaventosa. Possedeva un fisico muscoloso con la pelle completamente bianca e tre buchi sul petto analoghi a quelli degli Hollow, disposti in verticale e con l’Hogyoku che brillava al centro del primo, le gambe e la mano sinistra erano diventate nere fino a ginocchia e polso rispettivamente e la seconda era munita di lunghi artigli affilati, mentre la mano destra si era fusa con la Zampakuto. Sulla schiena erano presenti sei ali membranose sulle quali vi erano dei teschi simili alle maschere Hollow alle estremità e degli occhi vacui e privi di pupilla al centro, inoltre, alle ali erano fuse sei lunghe code a frusta che si allungavano all’esterno e si agitavano nell’aria. Infine aveva un volto simile a un teschio completamente nero, privo di labbra e naso e con lunghi denti aguzzi e tre occhi del tutto bianchi privi sia di pupilla che di iride, ai lati del quale erano visibili i resti della faccia originale di Aizen, come se il suo precedente volto si fosse strappato in due rivelando al di sotto quella mostruosità; i lunghi capelli castani erano rimasti invece immutati, ma ora la loro attaccatura era poco sopra la nuca, il che li rendeva più mossi e fluenti.


“Capisco” disse il mostro alzandosi in piedi. Anche la voce era cambiata: di fondo era la stessa di Aizen, ma il suo tono era più roboante e riecheggiava come quella di un Hollow in modo però molto più inquietante; sembrava la voce di un vero demone dell’inferno. “Quindi non lo permetterai, vero, Hogyoku? Non mi permetterai di rimanere indietro rispetto a un misero essere umano!”
Ancora una volta la sfera aveva risposto alla sua volontà di non perdere e risultare inferiore rispetto al suo avversario e gli aveva dato ancora più potere, al punto da scatenare una nuova trasformazione, molto più oscura e spaventosa.
Detto questo la creatura alzò una delle maschere Hollow e scagliò dalla bocca di essa una sfera di reiatsu blu-viola contro Ichigo, il quale non cercò nemmeno di schivare il colpo, ma si limitò ad alzare il braccio sinistro per difendersi. All’impatto, la sfera esplose sprigionando un’esplosione gigantesca, larga quanto una città e visibile dalla stessa Karakura Town situata a parecchie centinaia di miglia di distanza; gli amici di Ichigo lì presenti, tuttavia, non solo videro l’immensa colonna di fuoco sprigionatasi, ma furono investiti anche dall’onda d’urto, abbastanza forte da farli quasi volare via malgrado la distanza. Il gruppo osservò atterrito quello spettacolo terrificante. Possibile che un solo essere potesse sprigionare tanto potere?!
Quando l’esplosione iniziò a calare e le fiamme a diradarsi, Aizen potè vedere con una certa sorpresa la sagoma sospesa a mezz’aria di Ichigo riemergere da esse; il ragazzo era riuscito incredibilmente a sopravvivere a quel colpo tremendo, ma metà del suo cappotto era stata incenerita e il suo braccio sinistro era completamente ustionato. Non gemeva di dolore né respirava affannosamente, ma anche il suo volto tradiva un evidente stupore: chiaramente non si aspettava che la potenza dell’ex-Capitano sarebbe aumentata tanto dopo la nuova trasformazione indotta dall’Hogyoku e dunque aveva abbassato la guardia.
Tuttavia Aizen era ormai diventato un mostro in tutto e per tutto, tanto nell’aspetto quanto nelle capacità, perciò non poteva permettersi simili distrazioni. Stavolta era stato fortunato, ma se si fosse distratto anche solo un’altra volta, avrebbe potuto rimetterci la vita.
“Molto bravo” disse Aizen. “Hai fermato quell’attacco con un danno minimo. Tuttavia ora non puoi più utilizzare il tuo braccio sinistro.”
Senza aggiungere altro, si scagliò contro Ichigo volando ad una velocità talmente elevata che l’altro non ebbe il tempo di muovere nemmeno un muscolo che si ritrovò il collo stretto nella presa della mano dell’ex-Capitano. Subito dopo le ali di Aizen si aprirono e disposero in modo che le maschere Hollow formassero un cerchio intorno al Sostituto Shinigami, mentre gli occhi al centro delle membrane alari si spalancavano di colpo e lo puntavano; dalla bocca di ogni maschera si formò una sfera identica a quella di prima e i sei globi di reiatsu iniziarono poi a combinarsi insieme fino a formare un cerchio di energia intorno al ragazzo. Il cerchio s’illuminò ed espanse, emanando un’onda d’urto che spazzò via ciò che rimaneva dell’esplosione precedente e andando a creare una serie di anelli bianchi, apparentemente dello stesso materiale in cui era avvolto il corpo di Aizen, che circondavano i due duellanti e diventavano sempre più grandi a mano a mano che si andava verso l’alto. L’effetto era analogo ad una spirale o a un vortice.
“Puoi sentirmi, Ichigo Kurosaki?” chiese Aizen stringendo forte la gola dell’interpellato che pareva inerme. “Per un attimo, tu eri diventato un essere trascendente infrangendo il limite tra Shinigami e Hollow. Tuttavia hai perso quel potere e ora sei solo l’ombra di ciò che eri. Nel tuo stato attuale non meriti più neanche il privilegio delle mie spiegazioni. Troverai la morte per mano di un vero essere trascendente e, quando accadrà, di esseri a metà tra Shinigami e Hollow non ne rimarranno altri!” La sua presa si rafforzò, mentre tutti e tre i suoi occhi si stringevano dandogli un cipiglio più feroce e sanguinario che mai. “È FINITA!! ICHIGO KUROSAKI!!”
“Finita, dici?”
Quelle uniche due parole, dette con un tono assolutamente calmo, bastarono a far vacillare nuovamente la sicurezza dell’ex-Capitano.
Ichigo raddrizzò la testa per guardarlo in faccia. “Pensi che qualcosa del genere mi possa finire?” chiese con una punta di delusione. Poi, con un solo movimento della sua Zampakuto, infranse gli anelli generati dall’avversario e lo costrinse nel contempo ad indietreggiare.
Aizen osservò incredulo il ragazzo. Come riusciva a sprigionare così tanto potere senza la sua reiatsu?
“Sto per mettere la parola fine a tutto questo, Aizen. La tua logica.. ormai mi ha stancato” dichiarò Ichigo con voce ferma e decisa per poi portare in avanti Tensa Zangetsu e poggiare la mano sinistra sul polso destro. “Ti mostrerò.. il Getsuga Tensho Finale.”
Un’immensa colonna di luce azzurra circondata da flussi di reiatsu nera si innalzò al cielo avvolgendo completamente il corpo del Sostituto Shinigami ed emettendo una potenza talmente grande che sembrò che l’intera Soul Society stesse tremando di paura. Nel giro di pochi secondi, tuttavia, quell’accecante luminosità diminuì rapidamente e una sagoma scura iniziò a divenire visibile in mezzo ad essa.
Aizen, che era rimasto a dir poco scioccato da quella manifestazione di potere, lo divenne ancora di più quando mise a fuoco ciò che c’era in mezzo a quel mare di reiatsu.. che cosa Ichigo era diventato...
“Cos’è.. quella forma?!” riuscì solo ad esclamare.
Nel mentre, Ichigo ripensava a quando aveva imparato quella tecnica durante il suo allenamento nel Dangai.. all’ultima conversazione che aveva avuto con lo spirito della sua Zampakuto...
 
[(Flashback) Seduto a gambe incrociate in mezzo al passaggio tra i due mondi costituito dal Dangai, Ichigo Kurosaki poteva sembrare addormentato ad una prima occhiata, ma il rivolo di sangue che colava dalla sua bocca e le ferite che si aprivano sul suo corpo senza una causa apparente tradivano il violentissimo conflitto che stava avendo luogo nella sua anima. Qui Ichigo cercava ancora un modo per sconfiggere l’essere nato dall’unione tra lo spirito della sua Zampakuto in stato Bankai, Tensa Zangetsu, e la sua controparte Hollow, in modo da poter apprendere la tecnica che, secondo suo padre, gli avrebbe permesso di sconfiggere Aizen: il Getsuga Tensho Finale.
Tuttavia lo spirito nato dalla fusione dei suoi due poteri maggiori sembrava davvero inarrestabile. Erano giorni, settimane, o forse addirittura mesi che combattevano, ma fino a quel momento non era riuscito a fargli nemmeno un graffio, mentre l’altro lo aveva messo in ginocchio senza nemmeno impegnarsi al massimo, arrivando addirittura a spezzare la sua spada con l’ultimo attacco.
Ichigo si era trovato subito dopo scagliato contro uno dei grattacieli che componevano il suo mondo interiore da un violento colpo che gli aveva quasi fatto perdere conoscenza. Malgrado ciò, si era rialzato ancora una volta, deciso a continuare fino alla fine.
Sopra un altro edificio, lo spirito congiunto lo aveva osservato con glaciale calma. “Ti rifiuti ancora di andare giù, Ichigo?” gli aveva chiesto, atono.
“Te l’ho detto, no?” aveva  risposto il Sostituto Shinigami. “Non ho intenzione di cedere fino a quando non mi avrai detto cos’è il Getsuga Tensho Finale.”
“Te l’ho detto anch’io: non ho alcuna intenzione.. di dirtelo!” E, con quell’urlo, si era scagliato all’attacco.
Ichigo aveva faticosamente parato ogni attacco della katana avversaria con ciò che restava della sua, ma nel contempo non aveva potuto fare a meno di chiedersi una cosa: < Perché? Se avesse voluto davvero sconfiggermi, avrebbe potuto farlo fin dall’inizio. C’era un enorme differenza di potere tra di noi. Se non avesse davvero voluto dirmelo, avrebbe dovuto smettere di combattere e nascondersi. Avrebbe dovuto essere in grado di fare almeno quello. Allora.. perché? >
Non vi era alcuna volontà omicida nei suoi colpi. Alcuna ostilità, alcuna rabbia, alcuno odio.. tutto ciò che traspariva ogni volta che le loro lame s’incrociavano era…
< Perché non sento altro che tristezza fluire dalla sua spada in me? >
Poi, mentre si difendeva da un nuovo colpo, aveva incrociato gli occhi dello spirito e questi aveva abbassato lo sguardo, come se non riuscisse a sopportare il confronto visivo con lui. Allora aveva capito.
Scagliato indietro dalla forza del colpo, Ichigo aveva sorriso e, con sommo stupore dello spirito, aveva gettato via la sua katana spezzata e si era lasciato trafiggere dalla lama dell’altro senza reagire.
Erano passati pochi ma interminabili secondi, poi lo spirito aveva parlato: “Hai capito. Ben fatto. Il solo modo per acquisire il Getsuga Tensho Finale.. è accettare la mia lama senza paura.”
Ichigo aveva guardato prima lui, poi la spada, poi di nuovo lui. “Non fa.. male.”
Nonostante fosse stato trafitto in pieno petto e stesse sanguinando copiosamente, non percepiva il minimo dolore provenire dalla ferita, come se nemmeno esistesse.
“Certo che no” aveva risposto lo spirito. “Questa Tensa Zangetsu era originariamente una parte di te. Se la accetti, allora non dovresti sentire alcun dolore venendo trafitto da essa.”
Senza preavviso, grosse lacrime avevano iniziato a colare dai suoi occhi.
“Perché.. stai piangendo?” gli aveva chiesto Ichigo.
“Ichigo.. ricordi che cosa ti ho detto quando abbiamo iniziato questa battaglia? “Le cose che tu vuoi proteggere, non sono le cose che voglio proteggere io”.”
“Sì.”
La voce dello spirito si era incrinata. “Quello che io volevo proteggere.. eri tu, Ichigo.
Quelle parole avevano sorpreso il ragazzo. “Cosa vuoi dire?”
“La risposta.. ti arriverà direttamente da questa lama, insieme al segreto della tecnica.” Mentre parlava, lo spirito aveva mollato la spada e si era lasciato cadere all’indietro, un’espressione sempre più triste sul volto solcato dalle lacrime.
“Ichigo. Se userai questa tecnica, tu...”]
 
Dalla luce della colonna che andava estinguendosi, era emerso un essere la cui intera figura era circondata da una reiatsu nera incredibilmente potente e, alla cui vista, Aizen era rimasto completamente basito.
L’intero busto e il braccio destro di quell’individuo erano avvolti da uno strato di rigide bende grigie che salivano fino a coprirgli la metà inferiore del volto, mentre il braccio sinistro era ricoperto da una serie di tatuaggi e da un guanto neri; aveva una chioma di capelli corvini lunghi fino al bacino, che ondeggiavano nell’aria per effetto dell’aura che emetteva, e il suo braccio destro, in particolare, trasudava una reiatsu nera talmente intensa e densa che sembrava quasi dotata di consistenza.
“Il Getsuga Tensho Finale.. sono io..” Solo quando parlò, Aizen capì che quell’individuo era davvero Ichigo Kurosaki. Quest’ultimo aprì gli occhi rivelando due iridi rosse come il sangue. “..che divento il Getsuga stesso.


Anche se la sua espressione non era mutata, lo sbigottimento dell’ex-Capitano era fin troppo evidente.
“Se userò questa tecnica..” continuò Ichigo “..perderò tutti i miei poteri da Shinigami. Ecco perché si chiama “finale”.”
Un colpo unico. Una tecnica di una potenza forse inimmaginabile ma che poteva essere usata una volta sola. Eppure.. malgrado fosse ovvio che quella che trasudava dal suo braccio era pura reiatsu, Aizen era ancora perplesso e confuso.
< Non sento ancora niente > pensò. < Non può essere. Avendo ottenuto un’evoluzione in una dimensione ben oltre gli Shinigami, così come gli esseri bidimensionali non possono interferire con un essere tridimensionale, sia gli Shinigami che gli umani sono diventati incapaci di percepire la mia reiatsu a meno che non abbassi volontariamente il mio livello e glielo permetta. > Un terribile sospetto si fece largo nella sua mente. < Non può essere. Non può essere. Significa forse.. che ha raggiunto una dimensione perfino più alta di quella che ho raggiunto io..?!?! >
Ichigo Kurosaki non aveva fallito la sua evoluzione, né aveva mai perso la sua reiatsu. Non l’aveva sacrificata per potenziare il suo fisico. L’allenamento con la sua Zampakuto e l’apprendimento della sua tecnica finale avevano invece spinto il suo potere a livelli inimmaginabili, superiori a qualunque Shinigami della Soul Society e a qualunque Hollow e Arrancar dell’Hueco Mundo. E perfino al potere che Aizen aveva ottenuto tramite l’Hogyoku. Un potere talmente elevato che nessuno era in grado anche solo di percepirlo.
Era assurdo. A dir poco impossibile... Ma era la sola spiegazione possibile.
Ed era la sola eventualità a cui Aizen non aveva minimamente pensato. Che Ichigo avesse completato la sua evoluzione o no, nella sua arroganza e presunzione, era sempre stato sicuro che sarebbe sempre stato un gradino sopra il Sostituto Shinigami, che questi non avrebbe mai potuto diventare più forte di lui, più forte dell’Hogyoku. L’idea che qualcuno potesse superare il potere leggendario della sfera della distruzione, della chiave del re, era inconcepibile per lui. E invece...
Aveva visto giusto: le loro evoluzioni erano su due livelli diversi.. ma in senso completamente opposto a quello che pensava.
Quella realizzazione improvvisa gli fece perdere il controllo e, digrignando gli enormi denti, si ritrovò a ruggire: “ASSURDO!! NON È POSSIBILE!! UN MERO ESSERE UMANO NON PUÒ SUPERARMI!! NON POTRÀ MAI..!!”

S’interruppe di colpo quando Ichigo sollevò lateralmente il braccio destro e nella sua mano aperta si generò una sorta di lama formata dalla stessa reiatsu nera che fuoriusciva dall’arto. Anche se non riusciva a percepirla chiaramente, l’energia insita in quell’arma spirituale lo fece rabbrividire.
Deciso a concludere quella battaglia una volta per tutte, Ichigo strinse forte nel suo pugno quella lama e la alzò sopra la sua testa. Nella sua mente si susseguirono una dopo l’altra le immagini dei suoi compagni, amici, familiari e di tutti coloro che avevano sacrificato ogni cosa, dato tutto loro stessi per quella terribile guerra, per cercare di vincere contro quel nemico all’apparenza invincibile. Ognuno di loro aveva perso qualcosa in quel conflitto, qualcuno più di altri, ma tutti avevano sofferto in ugual misura. Era ora di mettere la parola “fine” a quella storia.
I Capitani.. I Visard.. Yoruichi-san.. Urahara-san.. Papà.. Ishida.. Chad.. Renji.. Rukia.. Kaisui-san.. Meryu-san.. Keishin-san.. Inoue...
Per tutti loro e per entrambi i mondi.. questa guerra finisce qui!
E con quei volti e quella frase che attraversavano la sua mente, abbassò il braccio mentre tutto il suo essere si concentrava in un’unica parola:
Mugetsu.”


Un’onda di reiatsu più nera dell’oscurità più assoluta avvolse tutto ciò che stava davanti a lui, compreso Aizen, il quale riuscì finalmente a percepire la potenza di quella tecnica.
E, per la prima volta in vita sua, l’ex-Capitano provò cos’era la vera paura della morte. Per la prima volta, mentre il suo corpo veniva inghiottito e cancellato da quell’oscurità senza fine.. capì che cosa voleva dire sentirsi impotenti di fronte a un nemico più forte.. e sentì di essere spacciato.
 
Un’esplosione immensa ma silenziosa. Non un solo rumore sconvolse l’aria mentre tutto ciò che veniva investito dal potere di Mugetsu era ridotto a meno di atomi. Come la discesa dell’oscurità della notte: un buio totale che cancella lentamente ma inesorabilmente ogni cosa senza emettere alcun suono.

Quell’oscurità che sembrava inghiottire perfino la luce del sole, però, durò solo pochi secondi, poi svanì com’era venuta lasciando dietro di sé solo una stretta ma lunghissima fenditura, come se un’immensa spada avesse tagliato la terra.
Ichigo atterrò poco lontano dal cratere. Nella sua mente le ultime parole di Tensa Zangetsu riecheggiavano:
Se userai questa tecnica.. perderai tutti i tuoi poteri da Shinigami. Addio.. Ichigo.
Come previsto, sentì la presenza della sua Zampakuto divenire sempre più flebile, nel contempo, la reiatsu nera che lo avvolgeva svanì e le bende che rivestivano il suo corpo si sbriciolarono lasciandolo a torso nudo. Ancora poco tempo e quella forza immensa che aveva acquisito sarebbe sparita insieme a tutti i suoi poteri e così lui sarebbe tornato ad essere solo ciò che era in principio: un semplice essere umano.
Un tonfo improvviso lo fece voltare.
In mezzo ad una nuvola di polvere non molto lontana da dove si trovava lui.. stava riverso a terra il corpo martoriato e apparentemente senza vita di Aizen. Non aveva più le ali e un enorme squarcio gli apriva in due il dorso dal collo al fondoschiena.
Quell’impressione di morte durò solo un secondo: senza preavviso, la ferita iniziò a richiudersi ad incredibile velocità.
“Riesce ancora a rigenerarsi..?!” mormorò Ichigo sorpreso.
Neanche il Getsuga Tensho Finale era bastato ad ucciderlo?!
Con uno Shumpo, il Sostituto Shinigami si portò davanti all’ex-Capitano, il quale aveva ripreso a muoversi e si stava rimettendo faticosamente in piedi. La potenza di Mugetsu aveva chiaramente avuto effetti devastanti su di lui: il suo aspetto sembrava un miscuglio delle sue forme precedenti ed era fortemente indebolito.. ma, nonostante tutto, era ancora vivo.
Proprio mentre si rialzava, ciò che rimaneva delle bende sul corpo di Ichigo svanì e i capelli di quest’ultimo tornarono istantaneamente alla loro precedente lunghezza e al loro solito colore arancione. Il ragazzo crollò in ginocchio, mentre il suo aspetto ritornava a com’era prima di usare il Getsuga Tensho Finale.
< Oh no... > pensò inorridito. < I miei poteri da Shinigami.. stanno svanendo... >
Davanti a lui, Aizen si era erto in tutta la sua altezza e lo guardava dall’alto in basso con un malcelato senso di superiorità. “Hai perso, Ichigo Kurosaki” affermò prima di portare in avanti la sua Zampakuto, la quale, oltre a essersi spezzata, si stava anche lentamente sbriciolando, ma quest’ultimo fenomeno non sembrava essere dovuto al colpo di Ichigo. “Guarda. La mia Zampakuto sta svanendo. Sicuramente tu più di chiunque altro dovresti sapere che cosa significa.”
Ichigo lo guardò con un misto di frustrazione e timore.
“L’Hogyoku ha deciso che non ho nessun bisogno di una Zampakuto!” urlò Aizen con feroce soddisfazione. “Come tu sei diventato una cosa sola con la tua Zampakuto e i suoi poteri, così adesso lo sono anch’io! Anzi, no.. ora che tu hai perso quel potere, io ascenderò a livelli molto superiori al tuo! È FINITA!! ICHIGO KUROSAKI!!”
Quelle parole non avevano ancora finito di risuonare nell’aria che un’improvvisa punta di luce rossa fuoriuscì dal suo petto, seguita subito dopo da diverse altre punte uguali che formarono una sorta di croce lucente.
 
“Cos’è questo?” esclamò Aizen confuso. “Kido?! Quand’è che qualcosa del genere mi ha..?”
“Sembra che si sia finalmente attivato.”
Quella terza voce fece voltare entrambi.
“Urahara-san!” esclamò Ichigo.
Il biondo Shinigami era atterrato a breve distanza da loro; non aveva più il suo amato cappello e gli abiti erano stracciati e lacerati, ma nel complesso sembrava essersi ripreso dalla batosta infertagli da Aizen.
“Kisuke Urahara.. questa è opera tua?!” chiese furioso quest’ultimo.
“Sì” rispose l’altro senza mezzi termini. “Prima che tu completassi la tua trasformazione, nel tuo momento più vulnerabile, ho sparato quel Kido nel tuo corpo dopo averlo inserito all’interno di un altro Kido.”
In quel momento Aizen ricordò il momento in cui Urahara l’aveva attaccato con l’Hado n°91 e capì che era stato in quel momento che aveva inserito quel Kido nel suo corpo. Quell’apparente attacco era stato in realtà solo un subdolo diversivo per piazzare una trappola ben più pericolosa.
“È un sigillo” spiegò Urahara. “Avevo immaginato che, una volta fuso con l’Hogyoku, saresti diventato praticamente impossibile da uccidere. Così ho sviluppato un nuovo Kido per sigillarti definitivamente.”
“Capisco” disse Aizen riacquistando il suo solito tono beffardo. “Mi spiace deluderti. Guarda! Sto per raggiungere un livello ancora più alto di evoluzione! Figurati se un Kido patetico come questo può sigillarmi!”
In quell’istante, ciò che restava di Kyoka Suigetsu andò in frantumi.. insieme a buona parte dell’epidermide bianca generata dall’Hogyoku che ricopriva il suo corpo. Le braccia e il volto dell’ex-Capitano tornarono a com’erano prima di iniziare la sua evoluzione e anche i suoi capelli e i suoi occhi tornarono al loro stato originale, ad eccezione dell’occhio sinistro che rimase con sclera blu e iride bianca.
“Cosa..?” balbettò sconvolto Aizen. “Cos’è questo? Il mio potere.. il potere che ho ottenuto.. sta svanendo!”

“Quello è il volere dell’Hogyoku” disse semplicemente Urahara. “Il motivo per cui il sigillo che ho sparato nel tuo corpo si è attivato solo ora, è perché i tuoi poteri si sono indeboliti.” Si voltò verso Ichigo. “Questo grazie a Kurosaki-san. È riuscito a fare effetto perché ha combattuto così duramente da spingerti al limite.” Riportò il suo sguardo su Aizen. “L’Hogyoku sta dicendo.. che non ti riconosce più come suo padrone.”
Solo allora Aizen comprese che Urahara aveva progettato quella battaglia fin da prima che cominciasse e aveva previsto il suo intero svolgimento dall’inizio alla fine. Non aveva mai pensato di sconfiggerlo in uno scontro diretto, né aveva mai pensato che qualcuno sarebbe riuscito ad eliminarlo sul serio. Tuttavia, in qualche modo, aveva compreso che Ichigo Kurosaki sarebbe diventato abbastanza forte da superarlo, anche se per poco, e dunque aveva progettato quel Kido e combattuto al solo scopo di inserirlo dentro di lui senza che se ne accorgesse, riponendo poi tutte le sue speranze nel Sostituto Shinigami e nella sua volontà di vincere.
Era stato senza dubbio un azzardo perché se Ichigo non fosse riuscito a diventare più forte di Aizen, il suo piano sarebbe fallito e quella guerra sarebbe stata persa.. ma, alla fine, le sue previsioni si erano rivelate corrette. Anche se a un caro prezzo, Ichigo era riuscito a diventare talmente potente da superare perfino l’evoluzione di Aizen e ogni potere conferitogli dall’Hogyoku, indebolendolo al punto da causare una sorta di moto di ribellione nella gemma stessa, la quale, “delusa” dalla sconfitta del suo padrone, lo aveva abbandonato e gli stava ora sottraendo ogni potere che gli aveva concesso, ad eccezione dell’immortalità.
Impossibilitato a morire, sarebbe stato condannato a rimanere sigillato per sempre.
Anche se era stato Kisuke Urahara a creare il Kido che lo avrebbe neutralizzato una volta per tutte, Sosuke Aizen era stato sconfitto nel momento in cui aveva incrociato la sua lama con quella di Ichigo Kurosaki.
“Non è possibile.. non.. non è possibile..!” continuava a ripetere il Capitano traditore, rifiutandosi di credere che stava davvero per perdere.
Tuttavia, il Kido sigillante era ormai entrato in azione e, senza l’appoggio dell’Hogyoku, non poteva fare niente per opporsi ad esso. Le luci sul suo corpo si estesero improvvisamente fino ad emergere dalla sua schiena e presero ognuna la forma di una croce, subito dopo una sorta di coriacea sostanza bianca iniziò ad avvolgerlo partendo dai piedi e risalendo rapidamente verso la testa.
Malgrado la paralisi che stava chiaramente interessando il suo corpo, Aizen riuscì non senza fatica a raddrizzarsi e a voltarsi verso Urahara, fissandolo con uno sguardo pieno del più profondo odio e disgusto. “Kisuke Urahara!" ruggì. “Io ti disprezzo! Tu che possiedi un così grande intelletto, perché non agisci?! Come puoi sottometterti a quella cosa?!”

Urahara ricambiava il suo sguardo con uno pieno di compassione e pietà, ma a quelle parole trasparì anche una certa sorpresa. “Quella cosa? Intendi il Re delle Anime?” chiese chiudendo gli occhi e assumendo un’aria pensierosa. “Capisco. Quindi l’hai visto.” Riaprì gli occhi tornando a fissarlo. “Senza l’esistenza del Re delle Anime, la Soul Society cadrebbe a pezzi. Il Re delle Anime è la colonna portante. Se cadesse, allora ogni cosa crollerebbe semplicemente a pezzi. È così che è il mondo.”
Quelle parole fecero solo infuriare ulteriormente Aizen.
“QUELLA È LA TEORIA DI UN PERDENTE!!” ruggì senza più un minimo di autocontrollo, dimenandosi disperatamente per liberarsi dalla sostanza del sigillo che gli era ormai arrivata al collo. “I VINCITORI DOVREBBERO SEMPRE PARLARE DI COME IL MONDO DOVREBBE ESSERE, NON DI COM’È!! IO…”
Il sigillo gli avvolse la testa impedendogli di proseguire il suo delirio. Lo stesso Ichigo distolse lo sguardo, incapace di sostenere quella scena.
Con un ultimo lampo di luce, le croci si fusero insieme creando una barriera la cui forma ricordava vagamente una stella. Il sigillo era completo.
Sosuke Aizen, ex-Capitano della Quinta Brigata e signore dell’Hueco Mundo, il traditore più malvagio e manipolatore mai esistito e il nemico forse più imprevedibile e formidabile di tutta la storia della Soul Society, era stato finalmente sconfitto.






Note:
Kamishini No Yari = lancia del deicida
Kurohitsugi = bara nera
Mugetsu = cielo senza luna

Finalmente è finita! Questa battaglia violentissima e apparentemente eterna si è finalmente conclusa!! E il vincitore è.. ICHIGO KUROSAKI!!!
Ma ora che Aizen è sconfitto, le cose torneranno davvero alla normalità? La risposta è.. assolutamente NO! Purtroppo la vittoria ha richiesto durissimi sacrifici da parte di tutti.. le vittime di questa guerra non torneranno in vita, Ichigo perderà i suoi poteri e, soprattutto, la sua vita come quella di tutti gli altri Shinigami non sarà mai più la stessa.. e questo vale anche per i miei tre protagonisti. Che ne è stato e che ne sarà di Keishin, Meryu e Kaisui dopo questa guerra? Cosa sarà cambiato in ognuno di loro?
Le risposte le avrete nei prossimi capitoli, gli ultimi della mia storia. Già nel prossimo un grande, terribile segreto sarà rivelato e sarà evidente più che mai che tutto è ormai cambiato per sempre...
Alla prossima minna, siamo a -2!! Ja naa!!!

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Capitolo 23
*** Una terribile verità ***


EEEEEEE rieccomi qua!! Porca misera, quasi cinque mesi dal mio ultimo aggiornamento.. scommetto che disperavate che non tornassi più, eh? (almeno spero che qualcuno di voi ci tenesse ancora a vedere il proseguo della mia storia...) Vi devo chiedere scusa per questo mio terribile ritardo, ma sono stati mesi a dir poco difficili tra università e altro, perciò mi dispiace, ma spero di compensare con la qualità del capitolo. Non vi trattengo oltre, avete atteso già troppo, perciò buona lettura!!!

 
Capitolo 21: Una terribile verità
 
Buio. Silenzio. Oblio.
Queste tre parole erano il miglior modo per definire l’attuale condizione di Keishin, il quale si ritrovava a galleggiare in uno spazio infinito completamente oscuro e vuoto, immerso in un silenzio tombale e con la mente che sembrava essersi svuotata da qualunque pensiero o ricordo.
“È.. dunque questa.. la morte?” si chiedeva sommessamente.. o forse credeva di chiedersi.
Gli era impossibile perfino riuscire a capire se fosse ancora in grado anche solo di formulare un pensiero, logico o illogico che fosse. Non aveva più percezione di nulla, né della realtà né del suo corpo e non gli era possibile muoversi.. o forse non sapeva più nemmeno come muoversi.
Non poteva fare altro che lasciarsi precipitare in quel baratro di oscurità assoluta che lo circondava, svuotato da ogni emozione e ridotto a niente di più che a un guscio vuoto che nemmeno si chiedeva o poteva chiedersi se il suo affondare sarebbe terminato da qualche parte o sarebbe durato in eterno...
Svegliati. Non ti permetterò di morire con tanta facilità.
Quella voce ebbe l’effetto istantaneo di un getto di acqua gelida: in un istante Keishin riacquistò lucidità e si sentì tirare verso l’alto come se dei fili invisibili lo stessero sollevando. Con uno scatto si rimise dritto e poggiò i piedi su qualcosa di solido, ma quando guardò in basso, non vide altro che oscurità senza fine.
“Ma che significa?” mormorò confuso. “Dove sono? Cos’è successo? Non riesco a ricordare nulla...”
Vuoi ricordare? Ti accontento subito.
Il riverbero di quella voce così fredda e malvagia non fece in tempo a svanire che la mente dello Shinigami fu brutalmente invasa da una cascata di immagini diverse che si susseguirono una dopo l’altra con tale rapidità da causargli all’istante un tremendo dolore alla testa: lui che affrontava Xedahs.. il suo arrivo nella falsa Karakura Town.. il ritorno di Xedahs e la sua follia improvvisa.. lui che attaccava i suoi compagni.. Hinamori impalata da Hitsugaya a causa di Aizen.. la sconfitta dei Capitani e dei Vizard.. Yamamoto che veniva neutralizzato.. Kaisui che si scagliava all’attacco in preda all’ira.. lui e Meryu che la raggiungevano e combattevano insieme contro Aizen.. la scoperta dell’assimilazione dell’Hogyoku e delle manipolazioni dell’ex-Capitano verso di loro e Ichigo Kurosaki.. Yamamoto che veniva sconfitto.. la sua ultima disperata offensiva suicida.. la sua sconfitta a causa dei suoi sentimenti di affetto e rispetto ancora persistenti.. la sua disperazione e la sua rabbia.. il volto di Ichigo Kurosaki che lo fissava compassionevole e incoraggiante...
“BASTAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Si ritrovò a urlare disperato, incapace di sopportare quelle immagini che gli assalivano implacabili la mente, ricordandogli l’orribile destino a cui aveva condannato se stesso e i suoi compagni per colpa della sua debolezza...
Hai detto, o meglio pensato, la parola giusta: sei debole.
Seppur stordito e ancora tormentato da quelle immagini, Keishin riuscì a replicare: “Sta zitto! Chi diavolo sei tu per giudicarmi?! E soprattutto chi sei? Perché sei dentro la mia anima?” Si guardò intorno tenendosi sempre la testa tra le mani. “E dove sei? Fatti vedere, codardo!”
Perché ti scaldi tanto? Sono qui, dietro di te.
Voltandosi di scatto Keishin rimase agghiacciato da ciò che vide.
Invece del volto avvolto dalle fiamme che aveva sempre visto, c’era una figura intera, un corpo di forma umana completamente nero e ricoperto da un fuoco rosso scuro, con due occhi scarlatti scintillanti come braci che lo fissavano. Stava comodamente seduto a mezz’aria, come se l’oscurità sotto di lui avesse consistenza fisica, le gambe accavallate e il gomito destro appoggiato su di esse, mentre sorreggeva la testa con la mano corrispondente. La posizione complessiva e quegli occhi ardenti davano l’idea che lo stesse osservando con un misto d’interesse, divertimento e disprezzo.
“Ma.. cosa diavolo..?” mormorò allibito. “Chi..? T-tu sei.. quello stesso volto.. quell’entità che.. mi parlava..?”
Sei perspicace.
“Cosa ti è successo? Perché ora..?”
Sono diverso, intendi? Oh bè.. grazie a te, è ovvio.
Lo Shinigami impallidì vistosamente. “Che intendi dire? Quando ti avrei aiutato?”
Non ci arrivi da solo? Non ricordi che cos’hai fatto durante la battaglia?
Se possibile, Keishin sembrò diventare ancor più confuso.
Va bene. Allora te lo dirò io: tu mi hai accettato.
“Ma che stai..?!”
Poi Keishin sembrò realizzare: ricordò quell’ultimo disperato attacco, l’uso del suo potere misterioso al 100% per utilizzare la tecnica Senso Arashi nel tentativo disperato di sconfiggere Aizen.. intendeva forse..?
“Non è possibile! Eri stato neutralizzato in quel momento! Hikami mi aveva assicurato che stavolta usare quel potere non avrebbe avuto effetti collaterali!”
E tu, anzi voi, davvero avete creduto questo?
Lo Shinigami trasalì, mentre un nuovo, atroce sospetto si faceva largo nella sua mente.
Non avete pensato che, forse, c’era un altro motivo per cui non ti ho influenzato?
Keishin strinse i pugni piegando leggermente la testa, la frangia che nascondeva i suoi occhi. “L’hai.. fatto apposta” mormorò a denti stretti. “Mi hai ingannato. Tu volevi che io usassi quel potere.. il tuo potere! Era il tuo piano fin dall’inizio!”
L’entità ridacchiò per poi battere le mani in una parvenza di applauso.
Bravissimo! Ci hai messo un po’ più del previsto, ma ci sei arrivato alla fine! esclamò in un tono che, se non avesse avuto sempre quel riecheggio cupo e metallico, avrebbe potuto definire gioioso. Sapevo che desideravi usare il mio potere per sconfiggere il tuo ex-Capitano, ma avevo anche compreso che, finchè non fossi stato sicuro di poterti controllare, non lo avresti mai accettato pienamente. Ho provato più volte a tentarti con promesse di vittoria e potere immenso o di impormi con la forza per sopraffare la tua volontà e costringerti ad usarlo, ma ogni volta tu e quell’invadente Zampakuto riuscivate a sfuggirmi in un modo o nell’altro.. peccato che steste solo ritardando l’inevitabile! Prima o poi, se avessi davvero voluto vincere, avresti dovuto accettare il mio massimo potere e l’occasione è arrivata grazie a quell’irritante moscerino Arrancar. Lo ammetto: per un istante il potere di cui l’aveva dotato Aizen mi ha spiazzato e, diciamo, assopito.. ma quando mi sono accorto che questo vi aveva indotto a ritenere che avreste potuto usare il mio potere senza temere di perdere il controllo, ho deciso di lasciarvi pensare che fosse così e ti ho concesso la mia forza senza influenzare la tua volontà. Il resto può essere riassunto in queste poche parole: tu hai accettato e usato spontaneamente il mio pieno potere e accettare il mio potere.. significa accettare me.
“Non è possibile...” mormorò Keishin indietreggiando di qualche passo.
L’entità sghignazzò sadicamente per poi alzarsi in piedi e avanzare verso lo Shinigami.
Keishin indietreggiò ancora di più. “Stammi lontano!”
È troppo tardi ormai. Ora che mi hai accettato non puoi più tornare indietro. Da ora il mio potere è tuo e io impedirò ad ogni costo che tu muoia, visto che i nostri destini sono legati. Un’altra risata malefica. In cambio, io e te diventeremo sempre più.. diciamo.. uniti.
A quelle parole, lo Shinigami notò finalmente un particolare inquietante nella fisionomia di quella figura infuocata che avanzava, soprattutto in quegli occhi rossi di brace: “Ma tu.. tu sei.. me?!”
Non esattamente. O meglio, non ancora. Ora che hai accettato il mio potere, la tua anima è diventata un tutt’uno con me. Solo in parte, certo, ma più tempo passerà, più questa unione proseguirà e, alla fine, saremo una cosa sola! Guarda tu stesso!
Arrivatogli ormai di fronte, l’entità indicò l’oscurità sotto di sé e, quando Keishin piegò lo sguardo, sogghignò nel vederlo così sconvolto.
Nel buio del baratro senza fine sopra cui erano sospesi, era apparsa una sorta di gigantesca sfera avvolta in fiamme che andavano dal colore rosso scarlatto all’azzurro, talmente intense e pulsanti da sembrare vive. L’unica nota insolita era un piccolo gruppo di lingue di fuoco sul fondo di essa che erano invece di un inquietante nero pece e si agitavano molto più velocemente, come se stessero cercando di divorare le altre.
Puoi vedere quella sfera come la rappresentazione della tua anima spiegò l’entità con un sorrisetto. Lo scarlatto e l’azzurro sono i due aspetti della tua personalità, rispettivamente i tratti negativi e positivi. Mentre quel nero.. sono io.
Keishin tornò a fissare negli occhi quella figura così simile a lui, una spaventosa consapevolezza che si faceva largo in lui e che l’entità sembrò notare.
Esatto. Quando quel nero avrà avvolto tutta la sfera, la nostra unione sarà completa. Come vedi siamo già ad un quinto del processo e ti dico fin da subito che con il passare del tempo, le mie fiamme si espanderanno sempre di più.
“Sei.. come un parassita.. uno schifoso cancro” disse solamente Keishin con una nota di amarezza e disgusto nella voce.
L’entità rise sguaiatamente. Mi offendi, sai? Dopotutto questa unione va anche a tuo vantaggio: da ora il mio potere non ti mancherà mai quando sarai in difficoltà e sai quanto esso sia grande. Come io so quanto tu desideri diventare il più forte di tutti. Non provare a dirmi che non ti fa gola perché so che sarebbe una menzogna!
“Non ho alcun bisogno di te! Anche se la tua forza mi tenta, non la voglio! Quel potere.. è maledetto! Ora finalmente capisco cosa Yamamoto intendeva dire!”
Quello stupido vecchiaccio... Ora la voce dell’entità sembrava irritata. Non ti consiglio di ascoltarlo. La sua è solo paura!
“No, ti sbagli. Lui aveva ragione! Non avrei mai dovuto affidarmi al tuo potere! Lascia subito la mia anima! Non m’importa se perderò quella forza, non la voglio!”
Te l’ho già detto: ormai è troppo tardi. Che tu lo voglia o no, io e te diventeremo una cosa sola! E credo che da ora in poi mi darò da fare per migliorare la nostra relazione.. magari influenzando quelle emozioni che tu fatichi così tanto a controllare...
“Non provarci! Ho capito cosa vuoi fare e non te lo permetterò!”
Con uno scatto Keishin tentò di afferrare il collo dell’entità, ma questa bloccò a mezz’aria la sua mano e fu lei ad afferrarlo per il collo con tanta forza da sollevarlo di diversi centimetri.
Sei così debole.. se fin dall’inizio ti fossi concesso a me anche nella mente oltre che nel corpo, avresti potuto uccidere Aizen. Farti sconfiggere in quel modo.. so perfettamente che ti brucia tremendamente, per questo, ogni volta che richiamerai il mio potere, farò in modo di eliminare a poco a poco tutti quegli inutili sentimentalismi finchè non saremo diventati uno!
Seppur semi-soffocato dalla presa dell’entità, Keishin trovò la forza per dire: “Non userò mai più quel potere.. non ti permetterò mai di unirti a me! E ora.. LASCIAMI!”
Oh, invece lo userai eccome! Perché so benissimo che da adesso cercherai sempre più potere per evitare di essere sconfitto nuovamente e per proteggere i tuoi compagni e io sarò sempre lì, pronto a dartelo! Un potere così grande da essere inarrestabile, qualcosa a cui tu non potrai resistere per sempre! Presto o tardi, cederai e allora niente potrà impedire la nostra unione!
“ADESSO BASTA!! LASCIAMI SUBITO ANDARE!! NON HO NULLA DA SPARTIRE CON TE E NON HO ALCUNA INTENZIONE DI CEDERTI LA MIA ANIMA, PERCIÒ SPARISCI!! LASCIAMI UNA VOLTA PER TUTTE!!”
Va bene. Per ora mi ritiro, ma ricorda: che tu lo voglia o no, noi diventeremo uno. Non puoi fermare il processo, nessuno può! Perciò continua pure a illuderti o a cercare una soluzione, tanto non esiste! Rassegnati, soffrirai di meno!
Mentre pronunciava quelle parole, tentacoli di pura oscurità si avvolsero intorno al corpo dello Shinigami e iniziarono a trascinarlo nel baratro oscuro dove prima era comparsa la rappresentazione della sua anima. Malgrado i suoi disperati tentativi, Keishin fu del tutto incapace di opporsi alla loro forza e iniziò ad affondare e scomparire nelle tenebre sottostanti, come inghiottito da nere sabbie mobili.
“Chi diavolo sei tu? Perché sei dentro di me?”
Poco prima che la sagoma dell’entità scomparisse del tutto dalla sua vista, la sentì ridere beffarda per poi pronunciare un’unica frase:
Io sono il più grande peccato di Shigekuni Genryusai Yamamoto. Puoi chiamarmi Sonohoka!
 
“Non me ne frega niente se le mie condizioni non possono ancora essere definite stabili! Sto bene adesso, non sono certo io quella che ha bisogno di cure! E non dirmi di stare calma! Come posso calmarmi quando mio fratello e il mio più caro amico sono ancora in coma?!” sbraitò Kaisui allontanando Isane con un moto di stizza e alzandosi dal lettino su cui era stata fatta sedere e quasi stendere per l’ennesima volta.
Isane, seppur intimidita dalla collera praticamente palpabile dell’amica, cercò di trattenerla. “Ti prego, Kaisui-san, cerca di capire! Sono le disposizioni del Capitano Unohana dopotutto! Ricordati che sei stata ferita gravemente da Aizen mentre usava il potere dell’Hogyoku.. sarebbe più che normale se ci fossero ancora delle ripercussioni, considerando soprattutto che sono passati solo cinque giorni!”
Cinque giorni. Cinque giorni erano trascorsi da quando Aizen era stato sconfitto e sigillato per sempre.
Al contrario della Luogotenente della Quarta Brigata, per Kaisui quel tempo sembrava essere già un’eternità. Come poteva non esserlo, se passava praticamente tutto il suo tempo al capezzale delle persone che amava?
Tra loro tre, lei era quella che era stata ferita meno gravemente, eppure, nonostante le cure di Unohana unite all’incredibile potere di guarigione di Orihime Inoue, le ci erano comunque voluti due giorni per risvegliarsi dal coma in cui l’ultimo attacco di Aizen l’aveva spedita, dunque non c’era da sorprendersi se invece Meryu e Keishin avessero ancora bisogno di molte cure per riprendersi dalle tremende ferite che avevano rimediato durante la battaglia.
Meryu, sempre grazie a Orihime, aveva di nuovo tutti e quattro i suoi arti e le sue ossa erano guarite, ma il suo fisico era ancora lungi dal recuperare completamente dall’immenso sforzo a cui l’aveva sottoposto per continuare a combattere. Aveva infranto ogni suo limite possibile, di conseguenza ora la sua reiatsu si rigenerava molto lentamente e i suoi muscoli erano come atrofizzati. Gli serviva più tempo, diceva Unohana, per risvegliarsi.
Ma la situazione peggiore era quella di Keishin. Malgrado le cure del Capitano e della giovane umana, la ferita sul suo petto non accennava a richiudersi e, anzi, spesso riprendeva a sanguinare copiosamente mettendo di nuovo in pericolo la sua vita. Come se non bastasse, la sua reiatsu era inspiegabilmente più instabile che mai e alternava di continuo livelli talmente bassi da essere impercettibile ad improvvisi picchi così elevati da far tremare l’intero edificio e distruggere tutto ciò che gli stava intorno, costringendoli a spostarlo ripetutamente da una stanza ad un’altra e a porlo sotto barriere di limitazione sempre più resistenti per cercare di arginare quella potenza incontrollata.
Nessuno aveva trovato una spiegazione per quel fenomeno, ma Kaisui aveva notato che ogni volta che accadeva Unohana si accigliava leggermente, come se non sopportasse quella vista, e che Yamamoto, nonostante non avesse battuto ciglio quando lo avevano messo al corrente, era diventato più nervoso e sembrava parlare a fatica quando gli si rivolgeva.
Loro sapevano, l’aveva capito subito, ma era chiaro che non volevano parlarne, perciò non aveva chiesto nulla a nessuno dei due. In quella situazione una discussione era l’ultima cosa che serviva, dunque al momento era meglio concentrarsi sull’aiutare Keishin, Meryu e tutti gli altri feriti.
Non solo loro tre, infatti, ma anche la maggior parte dei Capitani e degli altri Luogotenenti e anche i Vizard avevano ricevuto ferite quasi mortali; i casi peggiori erano quelli di Hinamori, Hitsugaya, Komamura e della Vizard Hiyori Sarugaki e tutti avevano necessitato di numerose cure da parte della Quarta Brigata e, in certi casi, l’intervento di Orihime per non essere più in pericolo di morte.
Per fortuna, ormai nessuno di loro correva più un simile pericolo e la cosa più importante era che, alla fine, grazie a Ichigo Kurosaki e Kisuke Urahara, Aizen era stato finalmente sconfitto e la guerra era stata vinta. Quale prezzo era costata, però.
Se c’era qualcosa che Kaisui aveva capito subito, era che le cose erano cambiate per sempre, per tutti e tre i mondi. E questo la angosciava terribilmente.
Scacciando quei pensieri per l’ennesima volta, la castana si scostò da Isane dirigendosi alla porta con passo deciso. “Vado da loro. Ne riparliamo dopo” disse semplicemente per poi uscire, ignorando la tenue protesta dell’altra.
Si incamminò lungo il corridoio verso la stanza di suo fratello, la più vicina delle due, non riuscendo a trattenere un sospiro per quella routine che ormai opprimeva le sue giornate: su e giù da una stanza all’altra, analisi e riposo, poi di nuovo su e giù, analisi e riposo e così via in un ciclo ripetitivo e continuo che la straziava internamente, con la sola speranza di vedere finalmente le due persone che più amava sveglie e in attesa del suo arrivo, Meryu con la sua solita espressione seria e Keishin con il suo sorriso a trentadue denti e magari una battuta sarcastica.
< Niisan.. Keishin.. vi prego, riprendetevi presto! > pensò portandosi una mano al cuore. < C’è bisogno di voi.. io ho bisogno di voi! >
 
Meryu Kitayama aprì faticosamente gli occhi ritrovandosi a fissare il soffitto bianco di una stanza che, come intuì subito, non era di certo la sua e neanche una della sua Brigata. Si sentiva uno straccio, il suo intero corpo era indolenzito e anchilosato e, guardando in basso, si accorse di star indossando un semplice yukata bianco e di essere disteso su un letto coperto da un morbido lenzuolo anch’esso bianco; tutto questo gli diede la sgradevole sensazione che quella stanza fosse una di quelle della Quarta usate per tenere in osservazione gli Shinigami rimasti feriti.
Sollevando istintivamente il braccio sinistro per sfregarsi gli occhi ancora sensibili alla lieve luce presente nella stanza, Meryu percepì un insolito formicolio al lato destro del suo corpo e, quando si voltò per vedere cosa fosse, trasalì: il suo braccio destro era lì, ce l’aveva di nuovo! Incredulo, alzò l’arto davanti a sé e agitò le dita una ad una saggiandone la mobilità; era proprio il suo braccio, perfetto e funzionante come se non fosse mai stato distrutto. In quel momento, preso da un’improvvisa illuminazione, sollevò la coperta che lo copriva dallo sterno in giù e diede un’occhiata alle sue gambe: come pensava, anche la sua gamba sinistra era di nuovo al suo posto, ricresciuta, o forse ricreata, esattamente com’era prima.
< Ho di nuovo tutti i miei arti > pensò ancora incredulo ma notevolmente sollevato. < Grazie al cielo.. ma com’è possibile? Credevo che non ci fossero Kido medici in grado di guarire un arto perduto con tanta precisione... Chissà cos’è successo dopo la battaglia… >
Già, la battaglia. Com’era finita? Chi aveva vinto alla fine? Aizen o loro? A giudicare dal fatto che era apparentemente ricoverato in una stanza della Quarta Brigata, dovevano aver vinto, ma non aveva idea di come fosse stato possibile sconfiggere Aizen. Ne aveva di interrogativi a cui rispondere...
Lievemente stordito dall’accumulo improvviso di tutti quei pensieri, Meryu respirò a fondo per calmarsi e si mosse per provare a mettersi a sedere. In quel momento, con la coda nell’occhio, si accorse che c’era qualcuno accanto a lui e si voltò rimanendo nuovamente sorpreso.
Seduta su una sedia vicino al letto, gli occhi chiusi e il respiro lieve e cadenzato, stava Soifon. La donna Capitano della Seconda Brigata era profondamente addormentata con la schiena appoggiata allo schienale della sedia, le mani giunte sopra le cosce - qui Meryu non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo nel notare che anche lei aveva di nuovo il suo braccio sinistro - e la testa inclinata da un lato; il suo volto era rilassato e placido e, ad ogni respiro, una ciocca di capelli sfuggita alle altre ondeggiava davanti al naso, solleticandolo di tanto in tanto e facendole contrarre lievemente il volto per il fastidio.
L’immagine complessiva non poteva essere più diversa dalla sua di sempre. Era talmente innocente e dolce che sembrava quasi un’altra persona.. quasi.. una donna normale, o meglio, una donna Shinigami normale e questo suscitò un notevole stupore e una certa incredulità in Meryu prima che questi si rendesse effettivamente conto di una cosa: che in fin dei conti, per quanto fosse forte, determinata e ligia al dovere e alla sua carica, Soifon era prima di tutto una donna. Una donna tosta, ovvio, ma sempre una donna come le altre, coi suoi limiti, le sue debolezze e i suoi lati nascosti e quello doveva essere uno di essi.
Eppure, anche se continuava a essere incredulo a quella vista, Meryu non potè fare a meno di sorridere: non l’aveva mai vista così serena, come se tutte le preoccupazioni e il peso che era sempre obbligata a portare per la sua carica di Capitano fossero svanite. Era felice di vedere che anche lei aveva dei momenti in cui riusciva a rilassarsi e avere un po’ di quella pace che tutti agognano.
Quante cose stava scoprendo su Soifon in quegli ultimi tempi.. e più ne scopriva, più sentiva i propri sentimenti per lei farsi più forti... Fu con quei pensieri che l’argenteo allungò la mano destra verso il volto della donna per scostarle la ciocca dal naso e portarla poi verso la sua guancia, desideroso come mai di toccarla.
A un centimetro scarso dalla sua pelle, però, Meryu sembrò riscuotersi da quello stato sognante e ritirò in fretta il braccio. < Ma che mi prende? > pensò sconvolto fissandosi la mano. < Che cosa sto facendo? Devo essere impazzito. > Ma poteva davvero chiamarla pazzia? < In fondo non volevo fare nulla di male.. credo. Volevo fare quello che stavo per fare? Sì, ovvio... Ma cosa penso? Lei è il mio Capitano, non posso toccarla con tanta leggerezza! Ah, devo essere ancora più intontito di quanto pensassi. >
In quello stesso istante, Soifon si mosse sulla sedia e, con una lentezza impensabile per lei, aprì le palpebre. I suoi occhi scuri si specchiarono in quelli grigi del suo Luogotenente. “Meryu?” mormorò a bassa voce.
Cosa? L’aveva davvero appena chiamato per nome? Non Kitayama, ma Meryu?!
Meryu cercò di non far vedere il suo stupore. “Capitano Soifon” disse con un sorriso. “Sono felice di vedere che state bene.”
Soifon rispose con un sorriso più dolce di quanto si aspettava, poi, come se si fosse d’improvviso resa conto della sua reazione e della posizione in cui era, scattò in piedi con tanta foga da far traballare pericolosamente la sedia e si schiarì la voce, visibilmente nervosa. “Questo dovrei dirlo io. Sono cinque giorni ormai che sei privo di sensi. Tua sorella e i tuoi amici erano terribilmente preoccupati” disse riassumendo rapidamente la sua solita aria seria e impassibile. “Per fortuna ti sei ripreso. Come vanno i tuoi nuovi arti?”
Meryu abbassò lo sguardo sul suo braccio destro e sulla gamba sinistra coperta dal lenzuolo. “Bene direi. È come se non li avessi mai persi. E credo di poter dire lo stesso anche per il vostro braccio, giusto?” Al suo cenno di assenso, domandò: “Com’è stato possibile?”
“L’umana alleata di Ichigo Kurosaki. Orihime Inoue” rispose Soifon distaccata. “È stata lei a rigenerare i nostri arti. Probabilmente erano queste sue abilità che intrigavano tanto Aizen.”
La sorpresa provata dall’argenteo all’udire di un simile potere curativo si dissipò non appena sentì quel nome e la sua espressione si fece più cupa. “Che ne è stato di lui?”
“Sosuke Aizen è stato sconfitto. Ichigo Kurosaki ce l’ha fatta” fu la risposta del Capitano che fece strabuzzare gli occhi al suo Luogotenente. “Il traditore è stato processato poco tempo fa dalla Camera dei 46 e condannato ad essere sigillato nell’ottavo livello della prigione sotterranea dei Seireitei, l’Avici. Non potrà più nuocere a nessuno.”
Un’onda di sollievo si propagò nell’animo di Meryu, che si sentì come liberato da un grosso peso. Tuttavia, subito un altro interrogativo lo turbò: “Perché Kurosaki-san non l’ha eliminato?”
“Non è stato possibile.” Meryu la fissò confuso. Soifon si accigliò leggermente. “Dopo aver assimilato l’Hogyoku, Aizen è diventato praticamente immortale. Anche se l’ha sconfitto, non è stato possibile né a lui né a nessun altro ucciderlo, perciò l’unico modo per fermarlo per sempre era quello di sigillarlo. Non preoccuparti: ha perso quasi tutto il potere che aveva ricevuto da quella dannata gemma e non ha più nemmeno la sua Zampakuto. Non riuscirà a liberarsi. È finita ormai.”
L’argenteo annuì e tirò un profondo respiro chiudendo gli occhi. < È finita > pensò sentendosi stranamente bene. Era incredibile come quelle due semplici parole ora avessero un significato tanto importante e profondo. Si godette ancora per qualche secondo la notizia della loro vittoria, poi pose finalmente l’unica domanda che ancora lo tormentava: “Come stanno gli altri? Mia sorella? Keishin?”
Soifon esitò un attimo prima di rispondere con un mezzo sorriso: “Si stanno tutti riprendendo dalla battaglia o aiutando a rimettere a posto la Soul Society, il mondo reale e l’Hueco Mundo dai danni subiti. Tua sorella ha già recuperato qualche giorno fa e dovresti vederla molto presto.” Il suo sguardo sembrò adombrarsi. “Per quanto invece riguarda Keishin Akutabi...”
In quel momento la porta si aprì e, sulla soglia, comparve Kaisui; gli occhi della Shinigami si allargarono alla vista del fratello sveglio e le sue labbra tremolarono. “N-niisan..? Sei.. sei..?”
Meryu sorrise gentilmente. “Ciao, neechan.”
Il volto di Kaisui rimase bloccato in quell’espressione scioccata per un paio di secondi, venendo poi sostituita da una più contratta, come se fosse stata sul punto di scoppiare a piangere; prima che chiunque potesse dire qualcosa, la castana si era già fiondata sull’argenteo e l’aveva abbracciato con tanta forza che l’altro rimase interdetto e per poco non si sentì soffocare. La sentì tremare e singhiozzare, mentre la sua spalla iniziava di colpo a inumidirsi, e allora capì tutta la paura e l’angoscia che la sorella aveva provato fino a quel momento nel vederlo in quelle condizioni.
Quella consapevolezza lo fece di nuovo sorridere e la abbracciò a sua volta, accarezzandole delicatamente i lunghi e lisci capelli. “Per fortuna stai bene. Sono molto felice” mormorò dopo quasi un minuto che si stringevano.
Kaisui si scostò da lui quanto bastava per guardarlo in faccia. Aveva gli occhi rossi e gonfi e le guance segnate dalle lacrime, ma il sorriso che le si era formato sulle labbra sembrava splendere come il sole. “Stupido! Dovrei essere io a dirti una cosa del genere!” esclamò con voce acuta. “Mi hai fatto terribilmente preoccupare! Non sopportavo di vederti in quelle condizioni senza poter fare nulla!” Posò di nuovo la testa sulla sua spalla. “Avevo tanta paura.. ed è tutta colpa tua! Stupido che non sei altro! Stupido.. niisan...”
La voce le s’incrinò in altri singhiozzi e Meryu accolse la sua mutua richiesta abbracciandola più forte e accarezzandole ancora la testa, nel tentativo di darle conforto. Non era mai stato tipo da effusioni, tantomeno con sua sorella, perciò era una situazione del tutto nuova e insolita per lui, qualcosa che, in circostanze normali, probabilmente non avrebbe mai fatto.. ma non aveva nemmeno mai visto Kaisui così agitata e, anche se sapeva che non pensava davvero quello che diceva, era vero che lui era stato indirettamente la causa di buona parte delle pene che dovevano averla afflitta in quei giorni e si sentiva in colpa per questo. Se per tirarla su e calmarla doveva mostrarle l’affetto che provava per lei, allora non gli dispiaceva essere per una volta meno riservato e più dolce e caloroso. Dopotutto lui ci teneva davvero a sua sorella, più che a chiunque altro al mondo.
Stettero così per almeno un altro paio di minuti sotto gli sguardi di Soifon, impassibile ma segretamente contenta, e della sopraggiunta Isane, amorevole e sollevata, poi Kaisui si separò dal fratello e si mise a sedere sul bordo del letto mentre si asciugava gli occhi umidi con il dorso delle mani. “Grazie al cielo ti sei ripreso. Il Capitano Unohana era confidente che ti saresti risvegliato prima o poi, ma io volevo vederlo accadere il prima possibile a tutti i costi. Cominciavo quasi a temere il peggio.”
“Che Shinigami di poca fede che sei” commentò Meryu sarcastico. “Dovresti sapere meglio di chiunque altro che non sono uno che tira le cuoia tanto facilmente.”
L’altra ridacchiò. “Stavolta devo darti ragione. Adesso manca solo Keishin e poi saremo di nuovo tutti insieme...”
All’argenteo non sfuggì l’ombra che era calata sul volto della sorella al pronunciare del nome dell’amico. “Che intendi? Come sta lui?”
Prima che Kaisui potesse rispondere, un tremendo rombo scosse l’aria e una reiatsu potentissima e temibile fece tremare tutti i presenti.
“Che diavolo è..?” mormorò Soifon a denti stretti.
“Questa reiatsu.. possibile?” fece Isane atterrita.
“Proviene dalla sua stanza! Oh no!” urlò Kaisui alzandosi di scatto.
Meryu tentò di imitarla, ma Soifon intuì le sue intenzioni e lo fermò mettendogli le mani sulle spalle costringendolo a stare seduto. “Non pensarci nemmeno. Resta qui” disse autoritaria. “Ti sei appena risvegliato e non è il caso che tu ti metta subito a correre su e giù per i corridoi nelle tue condizioni. Andiamo noi.”
“Ma io…” cercò di protestare Meryu, ma il Capitano lo zittì con una sola occhiata.
“Ha ragione, niisan” la appoggiò Kaisui. “Ci occupiamo noi di lui. Tu devi pensare solo a recuperare del tutto adesso.” Gli fece un occhiolino. “Tranquillo, staremo bene!”
Seppur non convinto fino in fondo, alla fine l’argenteo annuì.
Kaisui, seguita da Isane e Soifon, uscì dalla stanza e si diresse rapidamente verso la fonte di provenienza di quella reiatsu tanto forte quanto spaventosa. La stanza dove era ricoverato proprio lui...
 
Quando svoltò l’angolo dietro al quale c’era la suddetta stanza, ciò che vide la fece trasalire: diversi Shinigami stavano nel corridoio davanti ad una porta aperta dalla quale era visibile la spettrale e ardente sagoma danzante di un incendio. Kaisui corse in avanti spingendo da parte alcuni dei presenti e si fermò davanti alla porta, mettendosi però subito una mano davanti agli occhi per schermarsi dall’intensità e dal calore del fuoco.
Dentro sembrava l’inferno. Tutta la stanza era avvolta da fiamme di un cupo scarlatto scuro, quasi nero a tratti, che bruciavano ogni cosa e circondavano l’unico letto posto all’interno; su di esso, vi era un corpo umano che sembrava essere preda di violenti spasmi.
“Keishin! No!” urlò Kaisui inorridita cercando di entrare nella stanza, ma le fiamme erano troppo intense e non le permettevano di avvicinarsi nemmeno alla porta.
“Che diavolo sta succedendo qui?!” urlò la voce di Soifon, appena giunta.
“Keishin è lì dentro!”
Il volto del Capitano si contrasse in una smorfia. “Cosa?”
Isane, arrivata a sua volta, provò ad avvicinarsi, ma il fuoco aumentò di colpo di intensità e li costrinse ad arretrare. Curiosamente non sembrava poter uscire dalla stanza: le fiamme rimanevano costantemente al suo interno e sembravano invece concentrarsi sempre di più intorno sull’inerme Shinigami; si era formato quasi un circolo infuocato intorno ad esso, come se stessero cercando di abbracciarlo.
Kaisui si accigliò. Se continuava così, Keishin sarebbe finito bruciato vivo. Non poteva permetterlo.
“Allontanatevi subito!” gridò perentoria portando una mano alla Zampakuto. L’avrebbe tirato fuori ad ogni costo.
“Ferma!”
Quella voce anziana ma possente come nessun altra la congelò sul posto. Voltandosi lentamente, vide l’imponente figura del Capitano-Comandante avanzare lungo il corridoio verso di lei. “Non provarci nemmeno. Sarebbe inutile” disse in tono secco.
Quelle parole la irritarono leggermente. “Che significa? Dovrei forse restare qui senza fare nulla mentre lui viene incenerito?”
“Significa che qualunque cosa tu voglia fare per salvarlo non otterresti nulla. Non puoi estinguere simili fiamme” replicò duro Yamamoto fermandosi accanto a lei. “Inoltre, sarebbe inutile perché, a dispetto di quello che sembra, non sta rischiando la morte. Per ora.”
Kaisui riportò d’istinto lo sguardo sul letto e, lottando contro il calore per tenere gli occhi aperti, intravide qualcosa: il letto e le pareti stavano sì bruciando, ma il corpo di Keishin no. Malgrado gli spasmi che stava avendo, il fuoco sembrava scivolare su di lui come acqua su una superficie rocciosa, perfino gli abiti che indossava non ne venivano intaccati. Com’era possibile?
Riportò la sua attenzione su Yamamoto. Lui sapeva, ormai era chiaro come il sole, ma non voleva parlarne e questo iniziava a esasperarla.
Proprio quando stava aprendo la bocca per chiedergli spiegazioni, però, il vecchio comandante del Gotei 13 sembrò adombrarsi mentre osservava quell’insolito spettacolo e la voce che provenne da lui sembrava stanca: “Presto capirai. Quando si sveglierà, capirai.” Poi il suo tono si fece più cupo e quasi rabbioso: “Perché doveva tornare proprio adesso? Perché di nuovo?”
La confusione della castana non fece che aumentare.
Poi qualcosa accadde: la reiatsu ebbe all’improvviso un’impennata incredibile, le fiamme arsero ancora più forte e, mentre il letto diventava nient’altro che cenere, il corpo di Keishin rimase sollevato a mezz’aria, sostenuto da quel fuoco così potente e strano. Lo Shinigami ebbe qualche altro spasmo, poi reclinò indietro la testa così bruscamente che le ossa del collo schioccarono e aprì le palpebre; sotto, il bianco degli occhi era tinto completamente di rosso scarlatto e l’iride e la pupilla erano assenti, rendendo i bulbi simili a due inquietanti gocce di sangue. La bocca si aprì ed emise un urlo agghiacciante, più simile al ruggito di un demone che ad un grido, che fece correre un brivido lungo la schiena dei presenti, qualcuno addirittura urlò dal terrore.
Nell’eco di quel verso raccapricciante, le lingue di fuoco che lo circondavano si alzarono ondeggiando come serpenti incantati, per poi avvilupparsi intorno al suo corpo e venire misteriosamente assorbite. Il tutto durò solo pochi secondi e, alla fine, ciò che rimase fu una stanza completamente bruciata e vuota eccetto per un corpo avvolto in uno yukata bianco e adagiato supino al centro di essa, gli occhi chiusi e il respiro appena percettibile dal lieve alzarsi e abbassarsi del petto.
Senza attendere un istante di più, Kaisui si fiondò nella stanza insieme a Isane per poi inginocchiarsi accanto a Keishin, i volti di entrambe contratti dall’ansia e dalla preoccupazione. La prima gli pose una mano sotto la schiena e lo sollevò leggermente, mentre la seconda gli toccava la fronte; la sua pelle, già calda di suo, lo era ancor più del solito, ma non sembrava affatto febbre. Era come se la sua temperatura corporea media fosse diventata di colpo più alta.
Isane gli tastò la base del collo e il polso, poi portò le mani sui lembi dello yukata sussurrando: “Kaisui-san, continua a tenerlo, per favore. Devo controllargli la ferita.”
Ma quando aprì la veste, le due Shinigami sussultarono. Lì vicino Soifon, che si era avvicinata, lanciò un’imprecazione.
L’enorme squarcio che correva sul petto di Keishin dal pettorale sinistro fino al fianco destro riluceva completamente di un inquietante bagliore rossastro, che rendeva la ferita quasi luminescente. Era come se una potente energia pulsasse dentro di essa.
Prima che chiunque potesse dire qualcosa, la voce di Yamamoto risuonò imperiosa: “Portatelo in un’altra stanza. Tenetelo costantemente d’occhio, ma non provate a fare più niente. Non toccate quella ferita.”
“C-cosa? Perché?” protestò Kaisui.
“Perché non potete fare niente per lui adesso, né c’è niente da fare. Possiamo solo aspettare. Ormai è solo questione di tempo prima che si risvegli.” Detto questo, si diresse verso l’uscita della stanza.
Kaisui voleva ancora delle spiegazioni, ma lo sguardo che le rivolse il suo Capitano bastò per soffocare qualunque altra protesta da parte sua, di Isane e chiunque altro.
Gli occhi del Capitano-Comandante si posarono poi sulla ferita ancora visibile sul petto di Keishin e, per un istante praticamente impercettibile, qualcosa balenò nel suo sguardo. Dopodichè uscì dalla stanza con passi pesanti.
Nessuno aveva notato quel lampo.. tranne Kaisui. Lei aveva visto cos’era.
Era paura.
 
“Allora come ti senti?” chiese Soifon.
Meryu fece schioccare il collo e la schiena, per poi provare a muovere le braccia e le gambe. “Molto meglio” rispose infine, chiaramente soddisfatto.
Erano passati ormai due giorni dal suo risveglio, finalmente, il Capitano Unohana l’aveva giudicato idoneo a lasciare la Quarta Brigata e tornare alla Seconda e ai suoi doveri di Luogotenente. Il dolore alle ossa e alle membra era praticamente sparito e non faceva nemmeno più distinzione tra i suoi nuovi arti e quelli originali.
“Ero davvero stufo di tutta questa inattività.”
Accanto a lui, Soifon lo osservava a braccia incrociate, un sorrisetto enigmatico che le piegava le labbra. “In tal caso preparati, perché c’è parecchio lavoro che ti aspetta e non tollererò eventuali lamentele.”
Meryu si limitò a fissarla con sguardo determinato e ad annuire.
Il sorriso di Soifon si allargò e gli fece cenno di seguirla.
Prima che il Luogotenente potesse muoversi, però, si sentì poggiare senza preavviso una mano sulla spalla e, voltandosi, vide il Capitano che lo osservava di profilo con l’espressione più affettuosa che le avesse mai visto fare. “È bello riaverti qui.”
Meryu la fissò sorpreso per un paio di secondi, poi la stessa Soifon sembrò risvegliarsi da chissà quale pensiero e si diresse rapida alla porta. L’argenteo la seguì, afferrando nel contempo Hayabusa che giaceva su un tavolino e legandosela alla vita, sorridendo nel sentire di nuovo il familiare peso della sua Zampakuto.
Nel momento in cui uscirono, Meryu si trovò davanti sua sorella che veniva verso di loro insieme ad Isane con un gran sorriso sul volto.
“Niisan!” lo salutò. “Allora è arrivato il grande giorno finalmente, eh?”
L’altro sorrise leggermente sotto la maschera al suo commento sarcastico. “Già, per fortuna. Tu, invece? Stai andando di nuovo da Keishin?”
Kaisui si rabbuiò per un attimo, ma ritornò subito sorridente. “Sempre. L’ho fatto finora e continuerò finchè non saremo di nuovo tutti insieme. Dopotutto, se ti sei risvegliato tu, non vedo perché lui non dovrebbe!”
Meryu annuì e si congedò dalle due Shinigami per poi seguire il suo Capitano, tuttavia, mentre camminava con passo svelto ma lievemente nervoso, non potè non pensare: < Però, a quanto ho capito, la sua situazione è ben peggiore della mia, anche per quello che lo aspetta una volta sveglio.. questa storia ha troppi misteri e, prima o poi, dovranno essere rivelati. >
Si voltò e riprese a seguire Soifon.
 
Giunta davanti alla porta della nuova stanza dove tenevano ricoverato l’amico, Kaisui la aprì con un gesto fluido ed entrò dicendo scherzosamente: “Ehi, bell’addormentato! Ancora non…”
“E così la maschera diventa il volto. L’oscurità sorge dalla luce.
La Shinigami si congelò sul posto, incredula nel sentire quella voce. Riuscì a malapena a metabolizzare la vista del letto vuoto davanti a lei, prima di spostare i suoi occhi su una figura familiare in piedi al lato opposto della stanza.
Keishin stava a torso nudo davanti ad uno specchio appeso alla parete e le dava le spalle; non sembrava essersi minimamente accorto della sua presenza.
“K-Kaisui-san? Che succede, cosa..?” La domanda di Isane si perse nel momento in cui affiancò l’amica e notò a sua volta lo Shinigami davanti allo specchio.
Kaisui, dal canto suo, si sentì pervadere di gioia e, ignorando sia le strane parole pronunciate da Keishin che la presenza di Isane, scattò in avanti verso il primo con l’intento di abbracciarlo.
Ma quella felicità si spense nello stesso istante in cui Keishin si girò verso di lei, poco prima che lo raggiungesse, sostituita da una forte inquietudine.
Dello squarcio luminoso che aveva visto pochi giorni prima, ora era rimasta una lunga e nodosa cicatrice scura che correva sul torso asciutto ma muscoloso dello Shinigami, un orribile sfregio la cui sola dimensione dava i brividi. Era un miracolo che non fosse stato tagliato in due.
Eppure non era tanto quella a inquietare Kaisui, quanto piuttosto gli occhi di Keishin. Quelle due iridi, un tempo di un morbido castano chiaro, ora erano di un intenso rosso scarlatto, così vivo e nel contempo cupo da dare l’impressione di osservare due pozze di sangue. Quegli occhi gli davano un aspetto diverso.. più minaccioso e.. crudele.
“Lo so. Faccio paura con questi occhi” mormorò Keishin notando il turbamento che aveva suscitato nell’amica quando si era girato verso di lei. Il suo tono era freddo e sarcastico, per nulla rassicurante. “Per quanto ami questo colore, ammetto che non mi dà un aspetto molto raccomandabile.” Soffocò a malapena uno sbuffo. “Bè, come se in questo momento me ne importasse davvero qualcosa dell’effetto che il mio aspetto fisico ha sugli altri…”
Kaisui non poté non sentirsi ancor più inquieta e confusa. Che stava succedendo? Quello non era certo il suo solito modo di parlare e nemmeno il suo atteggiamento era normale. “Keishin, che cosa stai..?”
Senza lasciarla finire di parlare, lo Shinigami dagli occhi scarlatti afferrò con uno scatto il kosode adagiato su una sedia vicina e se lo infilò rapidamente senza smettere di fissarla. “Portami da Yamamoto.”
A quelle parole, anzi, a quell’ordine, la castana sobbalzò. “C-cosa?”
Allora anche Isane, che fino a quel momento era rimasta silenziosa, decise di intervenire: “Che sciocchezze vai dicendo, Keishin-san? Sono quasi otto giorni che sei in coma e, ora che ti sei finalmente svegliato, non puoi subito andartene in giro come se nulla fosse! Dobbiamo controllare le tue condizioni, assicurarci che…”
“Basta! Non ho alcun bisogno di queste idiozie!” urlò Keishin senza guardarla, il tono diventato ancora più gelido e rabbioso.
Isane si ritrasse, spaventata e segretamente delusa. Il castano era sempre stato gentile con lei e aveva sempre elogiato il lavoro suo e degli altri componenti della Quarta Brigata, sostenendoli quando molti altri Shinigami del Seireitei neanche li consideravano. Sentirlo ora definire la sua preoccupazione e il suo impegno delle idiozie con tanta leggerezza, anche se trascinato dall’ira, la feriva parecchio. Vicino a lei, anche Kaisui sembrava colpita da quelle parole.
“Ora c’è solo una cosa che mi serve.. c’è solo una cosa che voglio...”
Mentre parlava, Keishin prese ad avvicinarsi a Kaisui, la quale indietreggiò istintivamente senza proferire parola, insicura e timorosa delle reazioni dell’altro. Quando la sua schiena toccò la parete dietro di lei, lui si piegò su di lei per avvicinarsi ancora e indicò i propri occhi ringhiando: “Questo! Voglio sapere cos’è questo! Voglio sapere come e perché! Voglio..” la sua voce si abbassò e alla rabbia si aggiunse una punta di quella che sembrava disperazione “.. la verità.”
Kaisui sembrò capire allora e, seppur ancora intimorita, non poté non dargli ragione. Dopotutto, anche lei voleva sapere e c’era una sola persona che conosceva quella verità che entrambi agognavano, lui più di ogni altra cosa a quanto pareva.
Keishin si allontanò di un passo dalla castana, che si rilassò impercettibilmente. “Portami da Yamamoto” ripeté, il tono che stavolta non tollerava repliche.
 
I passi risuonavano pesanti ed echeggianti nell’ampio salone che costituiva la sala principale della Prima Brigata, nonché sede del comandante supremo dell’intero Seireitei. Un grande spazio vuoto tranne per il fondo, al cui centro spiccava l’alto trono dove sedeva un silenzioso Genryusai Yamamoto; con gli occhi chiusi e la totale immobilità della sua figura, il Capitano-Comandante poteva quasi sembrare una statua a prima vista, ma bastava un pizzico di concentrazione per percepire la sua soppressa ma comunque incredibile reiatsu, tanto imponente da sembrare un immenso oceano racchiuso all’interno del suo corpo.
Kaisui avanzò verso il suo Capitano, seguita a breve distanza da Keishin, il quale camminava tenendo la testa leggermente abbassata, la frangia che gli nascondeva gli occhi. Lei si voltò a guardarlo per la quinta volta da quando erano partiti, sempre più preoccupata per il suo silenzio ostinato e il cipiglio corrucciato. Era teso come la corda di un arco al momento dello scocco e, dato che avrebbero dovuto parlare con Yamamoto, questo non andava bene: il Capitano-Comandante non amava l’irriverenza e la sfrontatezza e Keishin l’aveva sfidato già troppe volte. Pregò solo che fosse abbastanza assennato da non fare scenate.
Fermatasi davanti allo scalino sopra il quale stava il trono di Yamamoto, Kaisui s’inginocchiò. “Capitano” salutò rispettosa. “Perdonate questa improvvisa intrusione, ma…”
Un’improvvisa esplosione di reiatsu accompagnata da un urlo terrificante la interruppero e, voltandosi di scatto, vide Keishin in piedi a breve distanza da lei circondato dalla stessa aura rossa fiammeggiante che l’aveva pervaso appena tre giorni prima. La potenza sprigionata era spaventosa, tale che il pavimento sotto i suoi piedi si era annerito all’istante, il palazzo aveva iniziato a tremare come se colpito da un terremoto e la castana sentì il suo respiro divenire più pesante; la sola intensità di quella reiatsu la stava soffocando.
“K-Keishin..! Cosa diavolo stai..?!” non riuscì a terminare nemmeno stavolta la frase, quando vide lo sguardo del castano posarsi sopra di lei, sicuramente su Yamamoto.
Gli occhi dello Shinigami risplendevano dello stesso fuoco interiore che aveva visto durante la battaglia contro Aizen, simili a due braci ardenti e carichi di una furia indescrivibile a parole. Sembravano gli occhi del dio della guerra in persona.
“Kaisui!” La voce del Capitano-Comandante risuonò forte e imperiosa. “Fatti da parte! Allontanati subito!”
“Capitano?” rispose la castana, confusa e intimorita da quel tono.
“Non devi intrometterti! Questa è una questione personale! Esci subito di qui e ferma anche tutti quelli che stanno arrivando! Che nessuno entri!” Battendo il suo bastone al suolo, il vecchio Shinigami si alzò in tutta la sua statura e aprì finalmente gli occhi; dietro le palpebre, due iridi nere emanavano un pauroso misto di rabbia, disappunto e tristezza. “Me ne devo occupare io.”
E fu la sua reiatsu, stavolta, ad elevarsi di colpo rendendo l’atmosfera ancor più pesante di quanto non fosse già.
Kaisui si spostò rapidamente di lato, lasciando Keishin e Yamamoto a fronteggiarsi ad una distanza di circa dieci metri l’uno dall’altro. In altre circostanze si sarebbe almeno lamentata di quell’ordine, ma in quel momento, osservando i due Shinigami che si guardavano mandando lampi di furore dagli occhi ed emanando due delle reiatsu più terribili che avesse mai percepito, non riuscì ad opporsi e, senza dire altro, uscì a passo spedito dalla sala chiudendosi dietro il pesante portone con un sordo rimbombo.
< Ma che sta succedendo qui? > pensò sconvolta prima di voltarsi e cercare di concentrarsi sul compito assegnatole dal suo Capitano per ignorare quelle emissioni di energia sempre più elevate.
Chissà cosa sarebbe successo là dentro...
 
Fin dal primo istante in cui i suoi occhi si erano posati su Yamamoto, quella maledetta voce aveva ripreso a risuonare nella sua testa, più irritante e ammaliante che mai: Eccolo. Il vero colpevole per ciò che ti sta accadendo. Devi odiarlo. Merita il tuo odio. Odialo! Distruggilo! Prendi il mio potere, accettalo e compi la tua vendetta!
Keishin non aveva la minima intenzione di ascoltarlo, ma l’influenza che Sonohoka ormai esercitava su di lui l’aveva reso più irascibile e aggressivo che mai e questo, unito alla rabbia che lui stesso provava per il vecchio Shinigami per essere il presunto responsabile della sua condizione, l’aveva quasi fatto impazzire e costretto a espandere la sua reiatsu fino al limite, in un disperato tentativo di sfogarsi e soffocare l’impellente desiderio di attaccare il Capitano-Comandante. Quando l’aveva guardato negli occhi, però, aveva sentito l’odio dell’entità schizzare alle stelle e la sua influenza nefasta si era intensificata ulteriormente, persuadendolo ancora di più a colpire per uccidere.
Yamamoto, dal canto suo, lo guardava con un’intensità paragonabile e aumentava la sua reiatsu di pari passo con lui; in breve tempo le loro energie erano arrivate ad un tale livello che l’intero palazzo sembrava sul punto di crollare.
Alla fine cedette: con uno scatto fulmineo e un ruggito furioso, Keishin si scagliò sul Capitano-Comandante tirando indietro il pugno destro per colpire.
L’altro non si mosse nemmeno, rimase fermo ad attenderlo senza mai interrompere il contatto visivo.
Keishin protese in avanti il pugno non appena lo raggiunse gridando: “CHE COSA SIGNIFICA TUTTO QUESTO?! CHE COS’È?!”
Un forte rombo si propagò per l’intera sala quando le nocche dello Shinigami dagli occhi scarlatti si fermarono ad un palmo dallo sterno di Yamamoto, incrinando le pareti circostanti con la sola forza dell’onda d’urto sprigionatasi dal movimento dell’arto. Dentro la sua anima, Keishin sentì sulle spalle il familiare e rassicurante peso delle mani di Hikami. “Grazie, fratello” mormorò.
La Zampakuto lo guardò sorridendo, poi si voltò verso Sonohoka che li guardava in disparte con un’espressione disgustata. “Sparisci” disse solo con voce minacciosa.
L’entità sbuffò, ma obbedì ritirandosi nelle tenebre che li circondavano. I suoi occhi di brace scintillarono per un istante nell’oscurità prima di scomparire.
All’esterno, le reiatsu dei due Shinigami calarono rapidamente quando Keishin guardò di nuovo Yamamoto in volto, gli occhi ora quasi vitrei e coperti da una patina acquosa. “Che cosa mi sta succedendo?” Il suo tono, stavolta, era supplichevole e tremante.
Un’ombra di pena passò sul viso rugoso del vecchio Shinigami, prima che mormorasse: “Come temevo. Ormai il processo di assimilazione tra le vostre anime è iniziato.”
“Questo me l’ha già detto lui!” sbottò Keishin ritirando il pugno e indietreggiando di qualche passo. Era stufo di segreti ed enigmi, voleva la verità. Voleva sapere cos’era quel dannato potere che lo stava logorando e corrompendo da dentro. “Avevate detto che mi avreste dato delle spiegazioni dopo la battaglia, no? Bene, ora le PRETENDO! E se vi sembro irrispettoso e arrogante, non m’interessa! Quell’entità.. Sonohoka, dice di chiamarsi.. dice che è il vostro più grande peccato! CHE È COLPA VOSTRA QUELLO CHE MI STA SUCCEDENDO!! QUINDI HO IL DIRITTO DI SAPERE!!”
Le sue ultime parole furono accompagnate dal rilascio di due uniche, amare lacrime dai suoi occhi, lacrime che aveva lottato fino all’ultimo per trattenere, ma che non aveva potuto arrestare. Troppe emozioni contrastanti lo stavano divorando internamente.
Yamamoto lo fissò per un lungo istante con un espressione cupa ed enigmatica, poi finalmente parlò: “Sorvolerò sul fatto che, a causa tua, abbiamo appena allarmato l’intero Seireitei perché questa volta non posso darti torto. Posso comprendere la tua pena ed è giusto che tu sappia la verità su quell’entità. Hai detto che si fa chiamare Sonohoka? L’altro... Non posso dire di essere sorpreso. Dopotutto è ciò che effettivamente è, o meglio, è diventato...”
Keishin lo guardò confuso. “Ne parlate come se l’aveste conosciuto di persona.”
“Infatti è così. Ti racconterò tutto, ma, per farlo, dovrò incominciare dal passato. Il passato di noi Shinigami del Gotei 13. Il nostro lontano, oscuro passato...”
 
Più di mille anni fa, quando il Gotei 13 venne formato, noi Shinigami eravamo molto diversi da come siamo oggi. Eravamo difensori, sì, ma solo nel nome. Eravamo più violenti, spietati e vedevamo la morte come unica punizione possibile per i nemici della Soul Society.
In breve, non eravamo niente di più che un gruppo di assassini.
Mille anni fa, tuttavia, non era solo questa l’unica differenza. Oltre a noi Shinigami, ai Quincy e agli Hollow, esisteva un’altra razza: i Kumiai.
I Kumiai erano entità molto particolari perfino per i nostri standard: la loro origine è tutt’ora sconosciuta perfino a noi, ma non erano né Shinigami né umani, bensì qualcosa di simile e, al contempo, differente. Erano spiriti con sembianze umane come noi, ma i loro corpi erano composti da una combinazione di Reishi e Kishi, una sorta d’incrocio tra la composizione del corpo di noi Shinigami e quella degli umani o dei Quincy, da qui il loro nome. Anche i loro poteri erano estremamente insoliti: possedevano una loro reiatsu, talvolta anche del livello di un Capitano, ed erano in grado di espanderla per potenziare le proprie abilità fisiche, come forza, velocità e resistenza, ma non avevano Zampakuto, non sapevano usare il Kido e non potevano manipolare il Reishi per creare armi spirituali. Se a questo si univa il fatto che non amassero particolarmente combattere, si otteneva una razza insolita ma innocua per noi, di conseguenza non demmo loro molto peso e li lasciammo vivere nella Soul Society e nel mondo reale. Infatti, non avevano una loro personale dimensione né interessava loro averne una, perciò formavano solitamente piccoli gruppi o brigate per muoversi da un mondo all’altro secondo le loro preferenze, ma non erano rari i casi in cui si muovessero in solitaria. Non avevano una loro società o una gerarchia vera e propria, solo i gruppi si sceglievano un leader in base alle sue capacità e questi non rispondeva a nessun altro, nemmeno ad altri suoi pari.
Le vere capacità dei Kumiai furono scoperte solo in seguito, quando alcuni Shinigami assistettero per caso ad uno scontro tra un gruppo di essi e degli Hollow emersi nel mondo reale. Quando eliminavano un nemico, erano in grado di assorbire la sua reiatsu e fonderla alla loro, ottenendo così tutti i poteri che l’altro aveva in vita e non solo: vista la loro capacità di espansione e controllo della reiatsu, il potere assorbito risultava sempre più potente ed efficace di quello originale. Potevano farlo ripetutamente, ma ogni nuovo potere annullava quello precedente, di conseguenza i Kumiai erano soliti combattere finchè non trovavano il potere che preferivano e sapevano usare meglio.
Questa rivelazione li rese temuti in quanto, se qualcuno di loro avesse mai assorbito il potere di un Capitano o di un Vasto Lorde, sarebbe stato quasi inarrestabile. Tuttavia, siccome una volta ottenuto il potere che ritenevano più adatto, essi perdevano interesse nei combattimenti limitandosi alla difesa personale, noi Shinigami decidemmo lo stesso di non considerare i Kumiai come una possibile minaccia. Una guerra contro di loro sarebbe stata solo inutile e deleteria.
Purtroppo lo stesso non si potè dire dei Quincy. Vedendoli subito come un potenziale pericolo maggiore perfino degli Hollow, essi intrapresero una campagna per sterminarli tutti senza pietà. Questa loro azione, tuttavia, si rivelò catastrofica.
I Kumiai, infatti, quando morivano, si univano come tutte le altre anime da noi purificate al flusso di anime che esiste tra Soul Society e mondo reale e mantiene l’equilibrio tra i due mondi, ma, se prima di morire avevano assorbito la reiatsu di altri spiriti, allora la loro anima risultava molto più pesante di quelle normali proprio perché era come se ne contenesse un’altra al suo interno. A differenza degli Hollow che svanivano nel nulla quando erano uccisi dai Quincy, tuttavia, i Kumiai tornavano sempre al flusso di anime, sia che morissero naturalmente sia che fossero uccisi da uno Shinigami, un Hollow o un Quincy; la loro anima sembrava non poter essere mai distrutta interamente.
Il risultato della massiccia eliminazione di Hollow e Kumiai da parte dei Quincy fu dunque lo sconvolgimento e il sovraccarico del flusso di anime, che divenne sempre più instabile e minacciò di implodere su se stesso e distruggere così entrambi i mondi. Messi alle strette e sentendosi minacciati per la prima volta nella loro esistenza, tutti i Kumiai si unirono in un'unica brigata e scelsero un leader assoluto che li guidasse in guerra. Il suo nome era Daiki ed era uno dei guerrieri più potenti e saggi che si fossero mai visti. Egli tenne unita la sua razza contro i Quincy, ma chiese anche aiuto a noi Shinigami, sapendo l’importanza del mantenimento dell’equilibrio tra i mondi e la nostra intolleranza verso il comportamento dei Quincy.
Era essenziale che il conflitto terminasse al più presto per evitare uno squilibrio irreparabile del flusso di anime, perciò non avemmo altra scelta. Quel giorno di più di mille anni fa, io, Shigekuni Genryusai Yamamoto, Capitano-Comandante del Gotei 13, e Daiki, leader supremo dei Kumiai, stringemmo un’alleanza per eliminare la minaccia dei Quincy e salvare i nostri mondi.
Ciò che accadde in seguito è facile da immaginare: i Quincy non ebbero scampo contro le forze combinate di Shinigami e Kumiai e finalmente, quando anche il loro leader Yhwach fu sconfitto e la loro intera razza fu sterminata, la guerra ebbe termine. E con la sua fine si aprì una nuova epoca per noi Shinigami: il Gotei 13 pose le basi per la fondazione della Soul Society che conosciamo oggi e iniziò a funzionare non come un branco di individui violenti e sanguinari, ma come un vero difensore dei mondi per impedire che tragedie come quello sterminio si ripetessero.
Dal canto loro, i Kumiai mantennero Daiki come unico comandante della loro razza, ma preferirono rimanere fuori dalla creazione della Soul Society e continuare a vivere ovunque volessero. Erano esseri dall’anima indipendente e libera, non accettavano di far parte di una società fatta di regole e doveri e di sottostare agli ordini di qualcuno che non fosse come loro, perciò ruppero l’alleanza e si allontanarono da noi, ma accettarono di mantenere il patto di non-aggressione e di non ostacolare o influenzare mai i nostri compiti. Solo Daiki si recava periodicamente al Seireitei appena costruito per salutarmi e parlarmi. Mi piaceva la sua compagnia e, dopo tutto quello che avevamo passato, ci consideravamo ormai buoni amici.
Dopo tanto sangue versato, finalmente la pace regnava tra i mondi. Sperai con tutto il cuore che fosse destinata a durare.
Ma non fu così.
Dopo i primi tempi, il malcontento ricominciò a serpeggiare, stavolta tra gli stessi Shinigami. Molti di noi non sopportavano l’idea che esseri con un simile potenziale si aggirassero e facessero i propri comodi nella Soul Society, nel mondo reale e nell’Hueco Mundo con tanta naturalezza, senza essere vincolati ad alcuna legge o società. Non erano Hollow né una minaccia per gli esseri umani, ma non erano molto diversi dai primi in fin dei conti: agivano solo in base ai loro desideri senza obbedire ad alcun obbligo morale che non fosse la volontà del loro leader prescelto e la promessa di non-aggressione del post-guerra. Sembravano quasi farsi beffe di quel sistema che noi avevamo costruito dopo tanti spargimenti di sangue e che cercavamo di far funzionare per migliorare il mondo. Se a questo si univa il disprezzo che diversi Shinigami provavano nei confronti di quei Kumiai che, in passato, avevano combattuto e ucciso altri della nostra razza per rubare i loro poteri e che ora vivevano serenamente senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni e alle vite che avevano stroncato, si otteneva un amalgama di rabbia e frustrazione crescenti.
Il principio perfetto per l’esplosione nel futuro di un nuovo conflitto.
Io e Daiki eravamo consapevoli della delicatezza della situazione, per questo c’incontrammo ancora per discutere una possibile soluzione. Era come stare in mezzo a un’immensa distesa di erba secca e dovevamo a tutti i costi evitare che scaturisse la scintilla che l’avrebbe trasformato in un vero inferno. Tuttavia, per quanto anche lui non desiderasse una nuova guerra, Daiki non poteva cambiare l’animo della sua razza, quello che era anche il suo animo, perciò non sarebbe mai riuscito a convincere i Kumiai a divenire parte della Soul Society o a seguire regole che avrebbero potuto limitare troppo la loro libertà. Soprattutto, nessuno di noi due sapeva come cancellare quella diffidenza e quella rabbia dovute ai trascorsi tra le nostre due razze e alla conoscenza delle loro reali capacità. Noi Shinigami, in particolare, ora che sapevamo qual era l’estensione dei poteri dei Kumiai, non riuscivamo a non provare un minimo di timore all’idea di una loro eventuale ribellione, mentre i Kumiai, dopo i Quincy, avevano iniziato a vederci perlopiù come un’altra potenziale minaccia e la creazione della Soul Society attuale non aveva fatto altro che renderli ancor più titubanti a fidarsi di noi. L’alleanza era finita insieme ai Quincy e il patto di non-aggressione non ci avrebbe difeso per sempre. In un lontano futuro, la diffidenza e la paura provate da entrambe le nostre razze avrebbero finito per sfociare in una nuova guerra e io e Daiki non potevamo permetterlo.
Alla fine trovammo una soluzione: un duello che decidesse la razza dominante. Non potevamo scatenare una nuova guerra né costringere i nostri compagni ad accettare le scelte di altri senza un motivo logico o una giustificazione, perciò decidemmo di affrontarci solo noi due e chi avrebbe vinto sarebbe diventato il leader di entrambe le razze e queste avrebbero dovuto obbedirgli senza discutere. Così non solo avremmo evitato che altro sangue fosse versato inutilmente, ma avremmo risolto una volta per tutte la disputa di chi fosse la razza più potente, quella degna di dominare. Assomigliava a un tentativo di dittatura, è vero, ma per quanto non piacesse a nessuno di noi due, non vi erano altre soluzioni. Quella storia doveva finire prima che potesse aggravarsi in modo irreparabile.
E quella fine arrivò molto presto: il giorno prestabilito, io e Daiki c’incontrammo con i nostri rispettivi popoli in un luogo all’esterno della Soul Society, dove avremmo combattuto. Shinigami e Kumiai avevano approvato le condizioni dello scontro, anche se con riluttanza, e ora si trovavano tutti lì, ad assistere alla vittoria di una delle due razze e all’imminente nascita di una nuova era.
Fu uno scontro terribile e violentissimo. Io ero il più potente Shinigami mai comparso fino a quel momento, ma Daiki non era da meno. La sua ultima vittima sembrava essere stata proprio un Vasto Lorde, molto forte per giunta, quindi i poteri che aveva acquisito rivaleggiavano coi miei, forse erano addirittura superiori.
Non era piacevole lottare con un amico, ma non potevo arrendermi. Dal risultato di quel duello dipendeva il futuro dei mondi, perciò non potevo tirarmi indietro e combattei con tutte le mie forze.
Dopo un intero giorno di combattimento, finalmente iniziai a prevalere sul mio avversario.. ma fu allora che avvenne l’irreparabile. Quando fui sul punto di sconfiggere Daiki, questi ordinò ai suoi Kumiai di attaccare ed eliminarci tutti. Fu allora che capii che, malgrado il suo giuramento, non aveva mai avuto davvero l’intenzione di rispettarlo perché non avrebbe mai tollerato di sottostare agli ordini di qualcun altro, nemmeno se fossi stato io. Il suo spirito indomito era quello di chi si ritiene un leader assoluto e non si sarebbe mai piegato a nessuno, qualunque fosse stata la conseguenza. Non ero riuscito a comprenderlo prima, purtroppo.
Così quello che doveva essere un duello si trasformò in una carneficina, un vero e proprio massacro: nessun Kumiai si oppose all’ordine del suo leader e noi Shinigami non potemmo fare altro che reagire e combattere quella che ormai era una guerra totale. Solo una delle due razze sarebbe sopravvissuta.
Tre quarti dei Capitani del Gotei 13 persero la vita quel giorno e, con loro, più della metà degli Shinigami, ma alla fine la debolezza e le ferite rimediate nel duello da Daiki giocarono a nostro favore e così fummo noi a prevalere. Quel giorno, come i Quincy prima di loro, anche la razza dei Kumiai scomparve per sempre.
Ma fu allora che Daiki scagliò su di noi la sua maledizione. Disperato e furioso per la morte dei suoi compagni e l’imminente sconfitta, trovò incredibilmente la forza per resistere alle ferite mortali riportate, rialzarsi e scagliarsi contro di me in un ultimo assalto. Lo trafissi ancora una volta con la mia Zampakuto, ma stavolta era una trappola: quando lo colpì, Daiki bloccò la lama nel suo corpo e tentò di fare quello che nessun Kumiai aveva mai osato tentare: cercò di assorbire la mia reiatsu e di fonderla alla sua mentre ero ancora vivo. Qualcosa di cui gli stessi Kumiai ignoravano le conseguenze.
I Kumiai poteva assorbire la reiatsu dei defunti perché, dopo la morte, essa perde la sua identità, diventa come neutra finché non si reincarna, e la loro anima era in grado di raccogliere quella reiatsu neutra e unita alla propria, dandole così una nuova identità e assorbendo le capacità intrinseche rimaste al suo interno. Questo era il loro segreto, ma all’epoca non lo sapevamo. Se lo avessi saputo, non avrei mai permesso che Daiki facesse ciò che ha fatto.
L’esito fu catastrofico. Una reiatsu appartenente a un’anima vivente non può fondersi forzatamente con quella di un’altra ancora viva perché le loro diverse identità si contrastano e annullano a vicenda, come i due poli di un magnete. Perciò, quando Daiki cercò di strappare e assimilare la mia reiatsu nella sua, le nostre identità si sovrapposero e si innescò inevitabilmente una reazione di rigetto che minacciò di distruggerle entrambe. Alla fine, però, fu solo la sua reiatsu, ormai troppo flebile per sopraffare la mia, a implodere e, con essa, anche la sua anima.
L’istante prima di esplodere, Daiki mi urlò queste fatali parole: “VOI SIATE MALEDETTI, SHINIGAMI! TU SIA MALEDETTO, SHIGEKUNI GENRYUSAI YAMAMOTO! LA PAGHERETE CARA! NOI NON SAREMO MAI DIMENTICATI!! RICORDATEVELO!!!
L’esplosione che seguì fu tremenda e coinvolse non solo me, ma anche altri due Shinigami, miei diretti sottoposti, che erano accorsi per aiutarmi. Non so come, sopravvivemmo tutti e tre e la battaglia ebbe così fine con la vittoria del Gotei 13.
Ma solo qualche tempo dopo, quando la Soul Society ricominciava finalmente a risollevarsi, le ultime parole di Daiki si palesarono: io e gli altri due Shinigami coinvolti nell’esplosione dell’anima del leader dei Kumiai, i miei Luogotenente e Terzo Seggio dell’epoca, iniziammo ad avere degli strani sintomi. Aumenti ed emissioni improvvise e incontrollate di reiatsu, ridotto controllo sui nostri poteri, ansia, scatti d’ira, aggressività crescente.. e una tremenda sensazione interiore, come una voce che ci sussurrava direttamente nell’anima.
Fu solo dopo molte ricerche della Dodicesima Brigata che scoprimmo la terribile verità: quando era implosa, l’anima di Daiki si era frammentata in tre parti e, siccome in quel momento le nostre anime erano in parte legate, uno dei frammenti aveva finito per fondersi con la mia, mentre gli altri due erano penetrati all’interno degli esseri viventi più vicini in quel momento, ovvero i miei due subalterni, e si erano fusi con le loro anime. Tuttavia, la sua anima aveva dimostrato di possedere una vitalità incredibile che nemmeno quell’esplosione aveva potuto cancellare del tutto, per questo, ogni frammento aveva mantenuto una traccia dell’identità di Daiki ed era rimasto, in un certo senso, vivo...
E, in virtù di quella vitalità, ora cercava di prendere il sopravvento ed espandersi per inglobare il resto dell’anima “infettata” e dare così origine a un nuovo essere. Un ibrido pieno solo dell’odio e del risentimento di una razza estinta, un abominio di pura ira e violenza che desidera solo distruggere e infliggere ad ogni altro essere vivente la stessa sofferenza che quella razza aveva provato...
 
“Allora è questa la verità. È questo ciò che sono... Un abominio... Un mostro.”



Note:
Sonohoka = l'altro
Kumiai = unione

Daiki = grande gloria

Eccoci qua! Ora sapete che cos'è ciò che sta logorando l'anima di Keishin. Una mia amica mi ha fatto notare che assomiglia un po' agli Horcrux di Harry Potter (e le dò ragione in effetti), ma vi assicuro che non ci avevo minimamente pensato quando l'ho scritto. Così come inizialmente non avevo pensato di creare un'altra razza.. tutte le idee del flashback mi sono venute mentre scrivevo e spero che il risultato sia buono. Se avete ancora interrogativi su questo oscuro passato, come è giusto, vi informo che il racconto di Yamamoto è incompleto: ci sono alcune verità non ancora rivelate, ma che getteranno una nuova luce su questa storia. Per quanto riguarda domande come perchè Yamamoto non sia più "infettato", come mai Keishin lo è se nemmeno era nato all'epoca dei Kumiai e dove sia il terzo frammento, avrete le vostre risposte nel prossimo capitolo!
Meryu e Soifon? Eheh, quei due sono sempre più vicini e cotti, chiaro, ma non lo ammetteranno mai con chiarezza, almeno per ora. Altrimenti.. bè, non sarebbero loro, no? Posso assicurarvi che c'è ancora molto da aggiungere al loro rapporto.. tuttavia continuerà a svilupparsi ed evolversi, credetemi!
Kaisui ha qui un'immagine molto più umana e piangente, ma non provate nemmeno a definirla debole perchè sapete benissimo che sarebbe una bugia. Chiunque sarebbe scoppiato a piangere dopo aver passato quello che lei aveva passato e lei aveva un disperato bisogno di sfogarsi.. tutti ne hanno bisogno prima o poi, e io sono del parere che il pianto non è sinonimo di debolezza ma di una grande nobiltà d'animo e coraggio perchè vuol dire non avere paura di mostrare le proprie emozioni. Non temete: la Kaisui determinata e gentile di sempre tornerà più decisa che mai nel prossimo capitolo. Aspettate di vedere quando saprà la verità su Keishin...
Ormai ci siamo: siamo a -1 dalla fine! E pubblico questo penultimo capitolo il giorno dopo il mio anniversario su EFP per giunta! Un anno esatto che sono qui e che leggo storie sempre più meravigliose oltre a scriverne a mia volta! Credo che anche a voi certi pensieri diano una grande eccitazione, eh? XD Vi prometto che non ci metterò mai più così tanto a scrivere un nuovo capitolo e, se vi dispiace che questa storia stia per finire, non temete: scriverò il suo seguito, ma prima ancora ho altre due opere da proporvi e che arriveranno molto presto. Spero apprezzerete anche quelle come questa!
Ci vediamo al prossimo ed ultimo capitolo! Ja naa minna!!!

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Capitolo 24
*** Nuova alba ***


Capitolo 22: Nuova alba
 
Quando le porte della sala del trono finalmente si riaprirono, un folto gruppo di Shinigami, che contavano i Capitani Unohana, Kyoraku, Ukitake, Byakuya e Soifon coi loro rispettivi Luogotenenti, si era riunito all’esterno di esse, tutti attirati da quelle due eruzioni così violente di reiatsu. Kaisui aveva dovuto spiegare rapidamente la situazione ed era riuscita a convincerli a non entrare finché non fosse arrivato un qualsiasi ordine da Yamamoto, anche grazie a Unohana, che sembrava sapere che cosa stesse succedendo, e si era rivolta agli altri Shinigami chiedendo loro di ascoltare la Luogotenente della Prima Brigata.
Meryu, dal canto suo, si era avvicinato alla sorella per domandarle qualche dettaglio in più sul fatto che c’entrasse Keishin in quella storia, ma lei non aveva saputo dargli altre risposte a parte ciò a cui aveva assistito. La menzione dell’improvviso atteggiamento freddo e aggressivo dell’amico, però, era bastata per suscitare una notevole inquietudine anche nell’argenteo.
< Che sta succedendo qui? E perché? Maledizione! > aveva pensato irritato.
Quelle porte si erano ora aperte e tutti alzarono gli occhi col fiato sospeso.
Keishin Akutabi camminava nella loro direzione con passo lento e regolare, come se ogni movimento fosse meccanico, il suo volto era totalmente privo di espressione e persino i suoi occhi scarlatti, prima così vivi e ardenti, sembravano spenti, spogliati di qualunque emozione. Poteva essere benissimo scambiato per un fantoccio col suo aspetto.
“Keishin.. cos’è.. cos’è successo?” chiese Kaisui avanzando verso di lui e allungando una mano per toccargli un braccio.
Con suo stupore, lui non reagì minimamente al suo tocco, anzi, non sembrò sentire nemmeno la sua voce e continuò ad avanzare senza emettere fiato.
Fu Meryu allora a intervenire, ponendosi direttamente davanti all’amico; non voleva essere aggressivo, ma aveva intuito che, in quello stato, Keishin non avrebbe risposto a nessuno stimolo o richiesta gentile. “Che cosa c’è?” chiese in tono severo ma non rude.
Quegli occhi rossi si specchiarono per un istante nel grigio cenere dei suoi. “Chiedilo a lui che cosa c’è” sbottò in tono freddo e scontroso facendo un cenno col capo dietro di sé, prima di aggirare l’argenteo e proseguire lungo il corridoio.
Tutti, eccetto Unohana, lo fissarono andare via, confusi e perplessi. Poi Kaisui si voltò verso la sala del trono ed entrò a passo rapido, decisa a sapere dal suo Capitano tutta la verità sull’amico. Gli altri la seguirono rapidamente.
Dietro di loro, Keishin continuò a camminare diretto verso l’uscita dal palazzo del Seireitei, mentre nella sua mente risuonavano ancora le ultime parole scambiate con Yamamoto:
 
“Allora è questa la verità. È questo ciò che sono... Un abominio... Un mostro” aveva detto quando il vecchio Shinigami aveva completato il suo racconto.
“No, non lo sei” aveva risposto Yamamoto. “Non ancora, perlomeno.”
“Ma lo diventerò, giusto? Non indoratemi la pillola, ho capito benissimo che cosa mi succederà andando avanti!” aveva urlato Keishin stizzito. “Ma perché? Io non ero nemmeno nato all’epoca! Perché sono infettato anch’io dall’anima di quel Daiki? Che c’entro con questa storia?”
“Purtroppo non si può scegliere questo destino. È ereditario” aveva detto il Capitano-Comandante con uno sguardo compassionevole. “I miei sottoposti infettati dall’anima di Daiki sono morti e in questo modo le loro anime sono tornate al flusso dei mondi.. insieme a quel frammento estraneo, che era ormai parte integrante di esse. Non c’è modo di eliminare definitivamente l’anima di Daiki se non distruggendo l’intera anima infettata e questa è una cosa di cui noi Shinigami non siamo in grado. Perciò, ogni volta che l’anima infettata ritornava al flusso e poi si reincarnava in qualcun altro, il frammento di Daiki si reincarnava a sua volta.”
“Quindi è solo un caso? Io devo subire questo destino maledetto solo perché, casualmente, sono nato da una di quelle anime infettate?”
“ Sì, esatto. Tuttavia non è detto che chi ne possieda una ne sia anche per forza influenzato. L’estinzione dei Kumiai si è verificata quasi mille anni fa e, esclusi i primi portatori, i sintomi della possessione dal frammento di anima di Daiki si sono manifestati solo altre due volte, di cui l’ultima almeno cinque secoli fa. Malgrado la nostra lunga vita, è molto probabile che altri Shinigami si fossero reincarnati da un’anima infetta, pur senza mostrare alcun sintomo.”
“Com’è possibile?”
“In un essere umano il frammento di Daiki non causa alcuna differenza, rimane fino alla morte in un innocuo stato dormiente.. ma in uno Shinigami può invece manifestarsi e tentare di impossessarsi della sua anima se questi è sottoposto a notevoli stress e a continue emozioni particolarmente intense.”
“Emozioni intense..? Volete dire che..?” aveva mormorato Keishin, che sembrava aver realizzato qualcosa.
“Ira, frustrazione, odio, sete di sangue o di vendetta... Ti dicono qualcosa, vero?” Lo sguardo di Yamamoto si era fatto di colpo severo. “Il tradimento di Aizen.. la morte di Hiraku Saito.. le azioni dell’Arrancar Xedahs Morderen... In poco tempo, hai provato fin troppe emozioni negative a causa di tutti questi eventi e il tuo modo di porti e affrontarli ha solo peggiorato le cose. Sentimenti oscuri come questi sono i più ambiti dal frammento di un’anima carica di rancore e malvagità che desidera rinascere e distruggere e tu ne eri fin troppo carico! Inoltre, anche dopo aver percepito che qualcosa in te non andava, tu non ti sei preoccupato di capire cosa fosse, ma hai proseguito sulla tua strada continuando a nutrirti di ira e furore per diventare più forte e vendicarti e, così facendo, hai permesso al frammento di anima di Daiki di risorgere e di potenziarsi senza problemi! Se sei ridotto così, adesso, la colpa è tua e della tua mancanza di autocontrollo e disciplina!”
Keishin l’aveva guardato con un’espressione che era velocemente mutata da una rabbiosa a una disperata e colpevole. Non aveva modo di replicare stavolta: il Capitano-Comandante aveva ragione. La sua ossessione di vendicarsi di Xedahs e Aizen e il suo rammarico per non essere riuscito a salvare Hiraku lo avevano portato a ignorare completamente o a nascondere qualunque cosa gli causasse problemi, a mentire ed evitare i suoi compagni pur di continuare indisturbato nella sua folle crociata.. e ora doveva pagarne il prezzo.
 
Il dolore che provava al solo ripensare a quelle parole, a ciò che aveva fatto e che rischiava di fare, gli strinse il cuore in una morsa d’acciaio. Le sue gambe accelerarono ulteriormente il passo per portarlo il più lontano possibile da quel luogo.
Non seppe perché, ma c’era un solo posto dove voleva andare, o forse era l’unico dove doveva andare in quel momento...
 
< Colpa mia... Se ora sono.. se rischio di diventare un mostro, un pericolo per i miei compagni.. è solo colpa mia > aveva pensato stringendosi la testa tra le mani e strizzando le palpebre nel disperato tentativo di non versare altre lacrime.
Per alcuni minuti erano rimasti entrambi in silenzio, poi Keishin era riuscito a trovare la forza per chiedere: “Che ne sarà di me ora? Che posso fare?”
“Per il momento, niente” aveva risposto Yamamoto. “Dobbiamo impedire che il frammento di anima di Daiki prenda il sopravvento e si fonda completamente alla tua anima, altrimenti non voglio nemmeno immaginare quali potrebbero essere le conseguenze.”
“Come?”
“Come ho fatto io, tanto tempo fa.”
In quel momento Keishin aveva ricordato che anche Yamamoto era stato infettato dall’anima del leader dei Kumiai e, da come parlava, era chiaro che avesse attraversato la stessa fase di instabilità che stava affrontando lui, ma anche che fosse riuscito a uscirne in qualche modo. Dunque doveva sapere come liberarsi di quella maledizione.
Lo sguardo supplicante che aveva rivolto al vecchio Shinigami era stato più che eloquente, visto che quest’ultimo aveva ripreso a parlare: “Il frammento di Daiki, o meglio la sua coscienza, può essere sigillata per sempre attraverso dei potenti sigilli spirituali e con essa viene sigillato anche il suo potere, ma perché ciò avvenga, esso deve raggiungere la sua piena maturità. Solo quando è al suo massimo potere e la sua influenza è quasi totale può essere sigillato in modo sicuro perché non può potenziarsi ulteriormente e dunque non può spezzare il sigillo. Se venisse sigillata prima, la forza applicata sui sigilli potrebbe essere troppo ridotta e il frammento, che si potenzia costantemente con il tempo, finirebbe per spezzarli e contaminare completamente l’anima della vittima.”
Keishin l’aveva fissato incredulo. “Volete dire che devo lasciare che quell’essere prenda possesso della mia anima per potermene liberare?”
“In poche parole, sì. Qualcosa del genere.” Notando lo sconforto nello sguardo abbassato del giovane Shinigami, Yamamoto aveva aggiunto velocemente: “Non del tutto: quando sarà il momento, lo sopprimeremo per sempre, prima che possa dominarti. Ma adesso devi essere coraggioso e sopportare. Devi imparare a convivere con quella maledizione e pazientare, per il momento. Per nessuno di coloro a cui è toccata questa sorte è stato facile.”
“Nemmeno per voi, Capitano-Comandante?”
“Soprattutto per me. Però, come vedi, ce l’ho fatta. Puoi farcela anche tu.”
Dopo un lungo silenzio, Keishin aveva preso abbastanza coraggio da fare l’ultima domanda, quella che più di tutte lo spaventava: “Che ne è stato dei suoi sottoposti infettati e di tutti quelli che hanno manifestato i sintomi dopo di me? Si sono salvati anche loro con questo metodo, oppure..?”
E dopo un altro silenzio altrettanto lungo, Yamamoto aveva risposto con voce mesta: “Attualmente solo io e te siamo infettati dall’anima di Daiki. Il terzo frammento era posseduto da uno Shinigami morto tanto tempo fa e non si è ancora reincarnato, o semplicemente deve ancora manifestarsi. Tuttavia, non voglio illuderti con false speranze solo per farti prendere più alla leggera la tua situazione, poiché è davvero molto complicata. Ho detto che puoi farcela, non che ce la farai di sicuro, e questo proprio perché abbiamo già fallito in passato. Perciò la risposta è no. Alcune volte non abbiamo fatto in tempo a salvare gli infetti, altre il sigillo non ha funzionato perché il Kido utilizzato non era abbastanza forte. A parte me, sono stati tutti consumati dall’anima di Daiki. Prima che diventassero degli ibridi completi, non abbiamo avuto altra scelta che.. eliminarli.”
 
“Non.. è possibile...” mormorò Kaisui con voce tremante.
Vicino a lei, Meryu stringeva i pugni così forte che le sue nocche erano sbiancate.
“Purtroppo le cose stanno così. Keishin Akutabi è l’attuale ospite di uno dei frammenti dell’anima del leader dei Kumiai, Daiki” proclamò Yamamoto stoico.
Kaisui, Meryu e gli altri Luogotenenti erano inorriditi nell’apprendere quella storia segreta di sangue e morte, mentre i Capitani, anche se sembravano essere già tutti a conoscenza di essa, reagirono ciascuno in modo diverso: Unohana piegò il capo chiudendo le palpebre con aria mesta, Kyoraku borbottò qualcosa di indefinito mentre si aggiustava il cappello in modo che gli coprisse gli occhi, Ukitake sospirò abbassando lo sguardo cupo verso il terreno, Byakuya mantenne la sua espressione imperturbata, ma i suoi occhi furono attraversati per un attimo da un lampo di frustrazione, e Soifon imprecò alzando un pugno davanti al volto, come se stesse cercando una motivazione per rompere qualcosa. Tutti quanti, però, erano visibilmente turbati da quella notizia.
“Per ora non dobbiamo fare nulla se non pazientare che il processo di fusione tra la sua anima e il frammento raggiunga la fase finale. Quando ciò sarà avvenuto, allora potremo procedere a sigillare la coscienza Kumiai ed evitare che l’ibridazione si completi” continuò il Capitano-Comandante. “Fino a quel momento, bisogna tenerlo strettamente sotto controllo.”
Kaisui si rivolse al suo Capitano: “Davvero non c’è altro modo per liberarsi di quella.. quella.. cosa? Dobbiamo aspettare che corrompa completamente Keishin, per giunta correndo il rischio di perderlo per sempre, per salvarlo? Avete visto che cosa gli fa quell’anima maledetta?! Lo consuma, lo divora dall’interno! L’ho intravisto nei suoi occhi durante la battaglia finale: quell’essere lo trasforma in un mostro! Vi prego, non possiamo permettere che lo diventi davvero!”
Lo sguardo di Yamamoto fu attraversato da un’ombra di compassione, ma quando parlò ancora il suo tono era fermo e inflessibile: “Non c’è nessun altro modo possibile. Qualunque altro ha fallito e anche questo, purtroppo, non ha il 100% di probabilità di riuscire. Nel mio caso, sono stato fortunato. Probabilmente è grazie all’alto livello della mia reiatsu che sono stato in grado di tenere a bada il frammento di Daiki finchè non è stato sigillato e, sempre grazie a essa, sono riuscito a sopravvivere al processo. Tuttavia è un metodo rischioso e pericoloso che non ha molte probabilità di successo. Per questo, dobbiamo tenerlo d’occhio ed essere pronti a tutto.” I suoi occhi si posarono su tutti i presenti, uno ad uno. “Tutto.”
Pur non avendo aggiunto altro, l’antifona fu chiara ad ognuno di loro.
“Capitano-Comandante, non vorrete mica dire che, se non riusciremo nell’impresa, dovremo..?” mormorò Meryu con voce tremante, incapace di finire la frase.
Dovremo eliminarlo.
L’argenteo impallidì al pari della sorella. “State scherzando..?” mormorò la seconda.
A quella frase Yamamoto sembrò spazientirsi: “Pensi davvero che potrei scherzare su un simile argomento?! Mai stato così serio! Ho visto di cosa sono capaci i Kumiai e che cosa fa la loro anima agli Shinigami infetti ed è uno spettacolo che non auguro a nessuno! Nemmeno voglio immaginare l’eventualità di avere a che fare con un ibrido impazzito tra Shinigami e Kumiai, soprattutto se c’entra Daiki... Un simile abominio animato da odio e ira.. potrebbe essere la rovina della Soul Society e questo non possiamo permetterlo! Perciò, se il sigillo non andrà a buon fine e Keishin Akutabi rischierà seriamente di essere sopraffatto dal frammento di Daiki, sarà nostro dovere fermarlo ad ogni costo! Anche dandogli la morte!”
Un silenzio di tomba seguì le sue parole. Kaisui era sconvolta e aveva gli occhi lucidi, mentre Meryu si era piantato le unghie nei palmi a forza di stringere e cercava di non fissare il Capitano-Comandante; tuttavia, anche se quella prospettiva probabilmente non piaceva a nessuno degli Shinigami presenti, non vi furono più proteste o contestazioni. Al contrario, gli sguardi dei Capitani sembravano pieni solo di una profonda e cupa rassegnazione.
“Potete andare. Rassicurate il resto del Seireitei sulle precedenti emissioni di reiatsu e passate queste informazioni solo agli altri Capitani e Luogotenenti. La storia dei Kumiai deve restare il più possibile segreta” disse Yamamoto. “Dopo la battaglia contro Sosuke Aizen, è necessario che gli Shinigami godano di un periodo di pace e serenità per recuperare e notizie come queste peggiorerebbero solo le cose.” Con un battito del suo bastone al suolo decretò la fine dell’incontro.
I Capitani e relativi Luogotenenti si diressero verso l’uscita dalla sala del trono, tranne Kaisui, la quale rimase in piedi in mezzo alla stanza con gli occhi abbassati verso il suolo e le labbra tremanti per la frustrazione.
Passandole accanto, Meryu le posò una mano sulla spalla. “Fatti forza, neechan. Vedrai che andrà tutto bene” le disse in tono rassicurante prima di seguire Soifon fuori dalla sala.
Quando furono usciti tutti, Kaisui si voltò e guardò il Capitano-Comandante dritto negli occhi con un misto di delusione e rabbia. “Come avete potuto chiederci una cosa del genere?”
Yamamoto sostenne il suo sguardo senza scomporsi. “Se ci pensi, puoi capirlo anche da sola. I tuoi sentimenti ti impediscono di vedere chiaramente la situazione, ma quello che ho decretato è necessario per impedire la nascita di un nuovo pericolo. Hai forse dimenticato le azioni di Keishin Akutabi durante la guerra contro Aizen? Ricordi quando uccise quell’Arrancar?”
Il ricordo di Keishin che rideva follemente e sadicamente mentre torturava Xedahs nei modi più brutali e crudeli possibili prima di ucciderlo tornò a tormentare la mente di Kaisui, come un orrendo incubo.
“Lui non è così” mormorò con un filo di voce. “Non è colpa sua.. se ha fatto quelle cose. Non è un assassino.. non è un mostro...”
“Ma potrebbe diventarlo in futuro. Per questo dobbiamo essere pronti a tutto.”
“No! Non è vero! Lui non diventerà mai..!”
“Su che base puoi dirlo? Solo la tua fiducia in lui? Non basta. Hai visto che non ascoltava praticamente nessuno? E, in quel momento, posso assicurarti che la possessione era molto ridotta. Quando raggiunge i suoi livelli massimi.. non sei nemmeno più capace di riconoscere il tuo compagno nell’essere che hai di fronte.. fidati, lo so fin troppo bene. Dopotutto l’ho già visto.”
Kaisui non riuscì a ribattere stavolta. Sentì gli occhi bruciare, ma si rifiutò di versare altre lacrime. Non poteva subito pensare al peggio, in fondo c’era ancora tempo prima che la fusione tra le anime si completasse. Per allora sarebbero riusciti a liberarlo, ne era sicura.
Fu allora che Yamamoto le parlò di nuovo: “Mettendo da parte momentaneamente questo discorso, c’è qualcosa che devo dirti, Kaisui. O meglio, c’è qualcuno che vorrebbe parlarti.”
La castana guardò il suo Capitano con aria perplessa, ma prima che potesse chiedere, qualcuno uscì da dietro le colonne vicino al trono.
“Ehilà! È un po’ che non ci si vede, eh?”
 
Alla Seconda Brigata, Meryu sedeva in seiza sul tatami della sua stanza, gli occhi chiusi e la mente profondamente immersa nei suoi pensieri, che rifletteva su quanto appena appreso.
< Davvero una pessima situazione. Sapevo che il passato della Soul Society era pieno di ombre e misteri.. ma una vicenda del genere.. non avrei mai potuto immaginarla > stava pensando. < E quel che è peggio è che questa storia, anche se sconosciuta all’attuale Soul Society, continua ad avere effetti devastanti anche nel presente. I Kumiai.. e poi quel Daiki.. come ha potuto arrivare a tanto per..? La propria libertà è importante, certo, ma davvero lo è al punto da condannare la tua intera razza? >
Riaprì gli occhi e si alzò in piedi. Anche se quella era la sua posizione preferita per meditare e pensare, era rimasto fermo così tanto a lungo durante il coma che ora faticava persino a rimanerci per pochi minuti. Perciò uscì fuori dalla sua stanza diretto al campo di allenamento, con l’intenzione di esercitarsi un po’ prima che Soifon lo chiamasse per qualche lavoro da svolgere. Del sano moto poteva fargli solo bene in quel momento.
Mentre camminava, l’argenteo tornò a ripensare alla storia dei Kumiai, in particolare al presunto rapporto di amicizia tra Yamamoto e Daiki: < C’era molto dolore negli occhi del Capitano-Comandante mentre raccontava del tradimento di Daiki e della fine della battaglia. È chiaro che quell’evento l’ha davvero sconvolto e non c’è da sorprendersi.. ma come mai non vi era il minimo risentimento nei suoi occhi? Un simile atto crea dolore ma anche rabbia, è inevitabile. Allora perché non sembrava arrabbiato, ma solo addolorato? Possibile che fosse così affezionato a Daiki da non riuscire a provare odio per lui anche in un simile frangente? No, non può essere. Non conosco il Capitano-Comandante come Kaisui, ma sono pronto a scommettere che non avrebbe perdonato così facilmente un simile atto... E poi c’è lo stesso Daiki. Ha detto che era molto saggio, oltre che potente, e che sapeva essere comprensivo.. davvero qualcuno di simile poteva consapevolmente buttare via il suo onore, la sua vita e il suo stesso popolo solo per non sottostare agli ordini di qualcun altro, qualcuno di cui tra l’altro si fidava e considerava un amico? Anche se i Kumiai veneravano come sacra la propria indipendenza dalle altre razze e dalle leggi, non sono sicuro che potesse arrivare a tanto. C’è qualcosa che non va. Il Capitano-Comandante sembrava sincero, ma dev’esserci dell’altro. Non so, ma sento che c’è di più.. no, sicuramente c’è di più dietro a questa storia... > In quel momento gli ritornò in mente anche l’immagine di Keishin che si allontanava a capo chino. < Ora finalmente capisco i turbamenti del suo animo. Povero Keishin, non meritava tutto questo.. non dopo ciò che ha fatto Aizen.. maledizione! Non bastava il tradimento, ora rischia di diventare un mostro anche lui... Tuttavia, non ho intenzione di abbandonarlo. Ci sarà di sicuro un modo per salvarlo ed eliminare questa minaccia dell’eredità dei Kumiai una volta per tutte... >
In quel momento, un basso vociare lo richiamò dai suoi pensieri.
Una porta del corridoio lungo cui stava camminando era socchiusa e da essa provenivano due voci che parlavano tra loro. Incuriositosi, si avvicinò e riconobbe la porta come quella che conduceva alle stanze private del Capitano e, infatti, fu subito in grado di riconoscere la voce di Soifon come una delle due: “N-no no! Nessun disturbo, figuratevi! Per me è solo un piacere vedervi di nuovo qui! Ma come mai volevate parlarmi con tanta urgenza?”
Quel tono così umile ed entusiasta, del tutto fuori luogo per Soifon, lo sorprese e innervosì. Lei non si rivolgeva mai così a nessuno, nemmeno al Capitano-Comandante.. a nessuno.. a parte forse...
L’atroce sospetto che si era fatto largo nella sua mente trovò conferma quando la seconda voce, più vivace e spavalda, risuonò nell’aria: “Vedi, mia cara Soifon, devo parlarti di una questione molto seria! E riguarda…”
Istintivamente, all’udire di quell’irritante voce, Meryu fece un passo avanti e aprì del tutto la porta con un gesto secco.
“Yoruichi Shihoin” sbottò freddo, osservando con malcelato disprezzo la Shinigami dalla carnagione scura che stava in piedi davanti a Soifon.
“M-Meryu!” esclamò quest’ultima presa alla sprovvista dal suo ingresso improvviso. “Che cosa ci fai qui?”
Yoruichi, dal canto suo, rivolse all’argenteo un sorrisetto malizioso. “Ma guarda! Parli del diavolo e spuntano le corna! Era proprio di lui che volevo parlarti...” Si bloccò di colpo voltandosi verso la sua vecchia allieva con un’espressione stupita. “Lo chiami per nome adesso? Siete diventati così intimi voi due?”
“M-m-ma cosa dite, Yoruichi-sama?!” disse Soifon con voce sempre più acuta e imbarazzata. “Non è assolutamente come…” Stavolta fu lei a bloccarsi e ad assumere un’espressione di sorpresa. “Che avete detto? Volevate parlare di lui?”
Allora Meryu, che fino a quel momento aveva nascosto magistralmente il suo imbarazzo e nervosismo per quei discorsi, fece un altro passo avanti, fermandosi praticamente davanti a Yoruichi. “Volevi vedermi? Eccomi. Dimmi cosa vuoi da me.”
L’ex-Capitano della Seconda Brigata lo osservò divertita. “Dritto al punto, eh? Mi piace. In tal caso, seguimi. Abbiamo molto di cui parlare…”
 
La luce solare che andava a colorarsi di arancione, mentre il sole discendeva oltre l’orizzonte, illuminò di uno spettrale riflesso ambrato la superficie di una larga roccia di forma rettangolare e finemente levigata, situata al limite di un bosco sopra ad una delle colline della Soul Society. La presenza di poche parole incise sopra di essa, però, rivelava che non si trattava di una semplice pietra.
Fu proprio su quella pietra che lo Shinigami dagli occhi scarlatti posò delicatamente un piccolo mazzo di fiori rossi per poi osservare il nome inciso sopra di essa con uno sguardo carico di dolcezza e dolore. La sua mano tremante sfiorò la superficie liscia in una carezza incredibilmente affettuosa, come se quella fredda pietra fosse il volto di una persona cara.
“Ciao, Kiyoko” mormorò Keishin accarezzando le lettere incise sulla lapide. “Quanto tempo che non vengo, eh? Mi dispiace molto se non sono riuscito a tornare prima.. ma non preoccuparti: non mi sono affatto dimenticato di te, anzi... Più il tempo passa e più vorrei che tu fossi ancora qui.. che potessi ancora aiutarmi come quella volta.. te la ricordi, vero?” La voce gli si spezzò e dovette fare una pausa prima di riuscire a ritrovare la forza per continuare a parlare. “Ho così tanto da raccontarti... Sono finito in un altro bel guaio, sai? No, non come quelli di poco conto dei vecchi tempi.. no.. un guaio molto serio e pericoloso...”
 
“Felice di vedere che sei tornata in piena forma, Kaisui-san!” disse allegramente il biondo uomo dal curioso cappello a strisce avvicinandosi a lei.
“Urahara-san!” esclamò la castana sorpresa ma nel contempo sollevata di vedere l’ex-Capitano della Dodicesima Brigata in buona salute dopo la battaglia. “Come mai sei qui? Aspetta, sei tu che volevi parlarmi?”
“Proprio così! Avrei voluto venire subito dopo la fine della battaglia contro Aizen, ma era meglio che tu recuperassi completamente e che la situazione si calmasse un po’..” il suo volto si adombrò “.. peccato che la suddetta calma non abbia portato la pace e la serenità che speravo. Mi dispiace molto per il tuo amico.”
“Tu.. conosci la storia dei Kumiai?” chiese Kaisui speranzosa.
“Già.”
“Allora forse...”
“No” la interruppe subito Urahara. “Purtroppo nemmeno io conosco alcun altro modo per aiutarlo a parte quello che ti ha già detto il Capitano-Comandante. Ho provato anche a studiare il fenomeno dell’infezione dell’anima, ma non ho ottenuto risultati a causa della mancanza di altri esempi o casi simili. Quello degli ospiti dell’anima di Daiki è un caso praticamente unico e il fatto che si manifesti irregolarmente lo rende ancor più difficile da analizzare. Mi dispiace, ma non posso aiutare Keishin-san.”
Anche se si era preparata ad una risposta negativa, Kaisui non potè non sentirsi delusa. “Capisco.”
Non si accorse che Urahara ora guardava lei con lo stesso sguardo serio finchè questi non parlò di nuovo: “Inoltre, lui non è l’unico che ha bisogno d’aiuto. Molto presto tutta la Soul Society ne avrà bisogno.”
“Che vuoi dire?”
Questa volta fu Yamamoto a rispondere: “La maledizione di Daiki non è il solo problema al momento. Ora che Aizen non c’è più, l’equilibrio di potere tra i mondi ha subito una notevole alterazione, soprattutto nell’Hueco Mundo, dove la sua caduta ha lasciato vuoto il trono del re. Gli Arrancar rimasti vivi dalla guerra stanno guerreggiando tra loro per salire al potere e questo potrebbe creare non pochi problemi anche alla Soul Society e al mondo reale. Se i conflitti continueranno, c’è la possibilità che molti Hollow si muovano di conseguenza non solo nel loro mondo, ma anche negli altri due, portando così caos e distruzione. Ancora peggio sarebbe se colui che raccoglierà la corona lasciata da Aizen fosse ostile alla Soul Society perché, in quel caso, una nuova guerra ci aspetterebbe.”
Quella prospettiva fece rabbrividire Kaisui. Era vero: anche con la sconfitta di Aizen, rimanevano comunque molte potenziali minacce per la Soul Society e un’altra guerra, a così breve distanza dalla precedente, avrebbe rischiato di annientarla completamente. Non potevano permettere che accadesse.
“Per questo, dobbiamo essere pronti a difendere la pace appena conquistata” riprese a parlare Urahara. “E, proprio a tal proposito, sono venuto qui a farti una proposta: vorrei allenarti personalmente, Kaisui-san.”
La Luogotenente fissò interdetta l’ex-Capitano. Una simile proposta non se la sarebbe mai aspettata. “Allenarmi? Perché vuoi allenare proprio me?”
Il biondo Shinigami sorrise aggiustandosi il cappello sulla testa. “Perché tu hai un potere unico che nessun altro possiede.”
“C-che cosa? Io non…”
“Oh sì, invece! L’ho visto durante la battaglia finale contro Aizen. Se ci pensi un attimo, lo sai anche tu di che parlo.”
< Che stia parlando dell’abilità nascosta che Sabaku No Hana mi ha insegnato alla fine di essa? È riuscito a capire che è un potere unico dopo averlo visto solo una volta? > pensò Kaisui.
“Tu sei speciale, Kaisui-san. Da quello che ho visto durante lo scontro, ho potuto ipotizzare che la tua Zampakuto è l’unica che possiede due poteri ben distinti: la capacità di generare illusioni tramite una speciale sabbia di reiatsu e la manipolazione delle correnti d’aria e, dunque, del vento. Mi sbaglio?”
“No.. no, non ti sbagli, Urahara-san.”
“Allora è vero. Come mai non lo hai mai detto nemmeno a me, Kaisui?” le chiese Yamamoto in tono perplesso ma non accusatorio.
“Perché non sapevo nemmeno io di esserne in grado” rispose sinceramente la castana. “Quando Aizen ha distrutto i fiori che sostenevano la dimensione illusoria del mio Bankai, non sapevo come fare per continuare a combattere ed è stato allora che la mia Zampakuto, Sabaku No Hana, mi ha rivelato che possedeva anche questo potere. Sul perché non me l’abbia rivelato prima, posso solo supporre che non mi ritenesse ancora pronta per dominare un altro potere quando stavo ancora imparando a controllarne uno... Ad ogni modo, non abbiamo ancora avuto modo di parlarne più approfonditamente da quando mi sono ripresa, poiché ero troppo preoccupata per i miei compagni per rifletterci con calma. Avremmo probabilmente ripreso in mano la faccenda a breve, ma credo che, a questo punto, non serva attendere oltre.”
“Sono d’accordo” disse Urahara. “Posso chiederti di mostrarci entrambi i tuoi poteri? È meglio assicurarcene ancora una volta coi nostri occhi.”
Kaisui guardò Yamamoto, il quale rispose con un cenno del capo; a quel punto, la castana annuì e, allontanatasi di qualche metro dagli altri due Shinigami, estrasse la Zampakuto e rilasciò lo Shikai. Iniziò a farla roteare utilizzando varie tecniche di falce e spargendo nel contempo le particelle di sabbia illusoria nell’aria; quando lo ritenne sufficiente, si fermò e iniziò a manipolare la reiatsu nelle particelle per creare alcune immagini illusorie di se stessa.
Urahara, che aveva osservato accuratamente, decide di intervenire: “Molto bene. Questo era il primo, il tuo potere originario, giusto? Ora prova a mostrarmi l’altro.”
Kaisui avrebbe voluto obbedire, ma la verità era che non sapeva come utilizzare di nuovo quel potere; a differenza del primo, aveva usato il suo secondo potere solo una volta, durante lo scontro con Aizen, e solo perché c’era stata Sabaku No Hana a guidare i suoi sentimenti e le sue azioni. Ora non aveva idea di come replicare ciò che aveva fatto quella volta.. o almeno non da sola.
< Puoi aiutarmi come quella volta? > chiese dentro di sé alla sua Zampakuto.
Nella sua anima, Sabaku No Hana le sorrise. < Lascia fare a me. Lasciati guidare. >
Kaisui annuì mentalmente e permise alla coscienza dello spirito di invadere e influenzare la sua. Questa volta percepì chiaramente la reiatsu sulla sua falce Shikai vibrare e risuonare in risposta ai suoi pensieri, per poi iniziare a vorticare intorno alla lama trascinando con sé anche l’aria circostante e generando uno strato di vento intorno ad essa. Muovendo la Zampakuto, creò una corrente d’aria che si sparse per l’intera stanza e generò una specie di piccolo tornado che raccolse le numerose particelle di sabbia nell’atmosfera; allora il suo controllo della reiatsu intervenne di nuovo e iniziò a manipolare anche quella presente all’interno degli stessi granuli. Questo non solo rese ancor più potente ed efficace il controllo della corrente d’aria che si era generata, ma le permise anche di moltiplicarla e così innumerevoli flussi di vento si formarono, intrecciarono e mescolarono fino a divenire una serie di turbini in miniatura che giravano per l’enorme sala, scompigliando i suoi capelli e minacciando di far volare via il cappello di Urahara, il quale si mise una mano in testa per tenerlo fermo e osservò la manifestazione di potere con occhi ammirati. Lì vicino anche Yamamoto, pur mantenendo un’espressione imperturbabile, sembrava piuttosto colpito.
Dopo circa un minuto Kaisui raggiunse il suo limite e si fermò ansimante, mentre i tornado che aveva generato si dissolvevano rapidamente. Purtroppo non era nemmeno quello un potere facile da utilizzare e la sua inesperienza con esso non giocava a suo favore. Anche se fosse stata in stato Bankai avrebbe potuto solo generare e controllare correnti d’aria più potenti e numerose, ma dall’altra parte sarebbe stata un’impresa ancor più difficile e si sarebbe anche stancata ancor più rapidamente. Doveva imparare a controllare meglio quell’abilità.
Le sue riflessioni furono interrotte dal breve applauso di Urahara. “Incredibile! Allora è proprio vero!” esclamò quest’ultimo. “Possiedi davvero una Zampakuto dal doppio potere! Affascinante.. in tutti i miei anni di vita da Shinigami, è la prima volta che vedo un caso simile!”
“Devo ammettere che anch’io sono rimasto molto sorpreso” si associò Yamamoto.
“Però non so controllarlo” ammise mestamente Kaisui annullando lo Shikai e rinfoderando la Zampakuto. “Ora ho avuto bisogno dell’aiuto di Sabaku No Hana per usarlo, ma da sola non ne sono in grado né di attivarlo né di controllarlo e, anche con la sua guida, non riesco a usarlo per molto tempo.”
“Comprensibile. Dopotutto è solo la seconda volta che lo usi, se ho ben capito...” Al cenno affermativo della castana, Urahara proseguì: “Ed è per questo che sono qui. Ritengo di poterti insegnare a usare e controllare quel potere anche senza la tua Zampakuto, Kaisui-san. Ti interessa come proposta?”
“Cosa?” La Luogotenente si sentì un po’ spiazzata: non si aspettava che le avrebbe fatto una simile proposta. “Bé.. sì, certo che m’interessa.. ma, se posso chiedere, come puoi insegnarmi se è qualcosa di nuovo anche per te?”
“È vero che il tuo potere è qualcosa di unico, ma in fin dei conti anch’esso, come i poteri di tutti gli altri Shinigami, è come un muscolo di colei che lo possiede, cioè tu, o sbaglio? Con un allenamento intenso e continuo saresti senza dubbio in grado di imparare a usarlo anche senza il mio aiuto, tuttavia richiederebbe molto più tempo e, considerando la situazione attuale, quello che abbiamo a disposizione potrebbe essere tanto quanto poco... Posso assicurarti che è un momento più delicato di quanto può sembrare e, se vogliamo mantenere questa pace che abbiamo conquistato a costo di innumerevoli sacrifici, è essenziale prepararci il più rapidamente possibile. Ecco perché voglio aiutarti. Forse non sembra, ma sono piuttosto bravo nell’allenare gli altri, soprattutto se si parla di elementi come il Kido e le Zampakuto del medesimo tipo. Inoltre, mi piace apprendere come funzionino o siano possibili fenomeni unici come questo. Se accetterai, ti dico da subito che sarà un allenamento molto duro, ma ti assicuro che t’insegnerò a gestire al meglio il tuo Bankai e i tuoi nuovi poteri. La scelta è solo tua, Kaisui-san.”
Kaisui si voltò verso il suo Capitano, il quale non aveva più aperto bocca. Intuendo i suoi dubbi, il vecchio Shinigami parlò: “Se temi che possa contestare la tua decisione, non preoccuparti: come ha detto lui, la scelta è solo tua. Mi aveva già parlato di questa sua intenzione prima che tu arrivassi per avere la mia approvazione, visto che sei la mia Luogotenente. Non dico di fidarmi ancora appieno di Kisuke Urahara, ma so che può aiutarti e, in effetti, ammetto che mi piacerebbe molto se tu imparassi a controllare un simile potere. Aiuterebbe non solo la Soul Society, ma anche tu stessa a diventare più forte. Perciò, qualunque cosa sceglierai, per stavolta, non mi opporrò.”
Seppur sorpresa dall’accondiscendenza del suo Capitano, Kaisui accantonò in fretta quel pensiero e rifletté accuratamente su quale fosse la scelta giusta. Malgrado tutto quello che Urahara aveva fatto fino a quel momento, non poteva ancora dire di conoscerlo alla perfezione e di fidarsi ciecamente di lui, perciò affidarsi alle sue cure era ben diverso che chiedere aiuto a un Capitano del Gotei 13, che invece conosceva molto meglio. L’intera figura dell’ex-Capitano, inoltre, rimaneva sempre costantemente avvolta da un alone di mistero, come se le sue reali capacità e pensieri fossero impossibili da comprendere appieno e questo la rendeva un po’ titubante nei suoi confronti. Tuttavia, per gli stessi motivi, lo rispettava e ammirava molto e, inoltre, nessuno non poteva non riconoscere i suoi meriti e le sue incredibili abilità, nemmeno Yamamoto. Dunque era innegabile che un maestro del genere l’avrebbe potuta aiutare non poco a migliorare e a diventare più forte.
Con un profondo respiro, comunicò la sua decisione:
“Accetto.”
 
“Se volevi parlarmi, per quale motivo mi hai portato qui?” esordì Meryu osservando la radura in mezzo agli alberi, situata poco lontano dalla rupe del Seireitei. La stessa dove aveva visto e affrontato Yoruichi per la prima volta.
“Preferivo che fossimo in un luogo tranquillo e isolato per parlare, visto che l’argomento in questione è piuttosto serio” rispose la Shinigami dalla carnagione scura, prendendo poi un profondo respiro. “E poi è così piacevole stare all’aperto, in mezzo alla natura. Molto meglio che la solita confusione della società.”
“Non pensavo che fossi un’amante della natura. Insomma.. dopo tutto quello che ti ha fatto...” commentò sarcastico l’argenteo. Di solito non gli piaceva essere offensivo con gli altri, ma la sua antipatia per Yoruichi unita al fatto che l’avesse praticamente costretto a restare solo con lei, ordinando addirittura a Soifon di non seguirli, aveva affilato non poco la sua lingua.
Yoruichi rimase un attimo in silenzio a quell’insulto velato. Quando parlò di nuovo, anche il suo tono era un po’ più sarcastico: “Potrei anche darti ragione, ma poi saremmo in due ad avere torto.. non ti pare?”
Meryu soffocò un altro insulto, ma il suo tono rimase comunque brusco: “Senti, tagliamo corto, va bene? Di che cosa vorresti parlare di così urgente con me?”
“Uh, certo che sei davvero freddo.. un uomo dovrebbe essere gentile con le belle donne, non lo sai?” replicò l’ex-Capitano riacquistando in fretta il suo sorrisetto malandrino.
“Non ne vedo il minimo motivo, soprattutto con una come te.”
“Davvero? E sentiamo: che tipa pensi che sia?”
Meryu le si piazzò davanti, fissandola dritta negli occhi con uno sguardo penetrante. Era decisamente più alta di Soifon, ma riusciva comunque a guardarla dall’alto. “Una finta traditrice priva di rispetto e decenza. Hai abbandonato la tua Brigata, i tuoi compagni, i tuoi uomini senza alcuna spiegazione. Anche se era per un buon motivo, avevano il diritto se non prima almeno adesso di una giusta spiegazione, soprattutto Soifon! Invece tu torni dopo decenni senza giustificare o motivare nulla, trattando tutti come se non fosse mai successo niente e pretendendo che le cose siano tornate esattamente come prima! Non hai la minima serietà né rispetto per quella che era la tua Brigata! Soifon ha sofferto tanto a causa tua e io non ho mai sentito nemmeno un semplice “scusa” da te, anzi, la tratti ancora come se lei fosse la tua subordinata e lei, per chissà quale motivo che non comprendo, ne è così felice da lasciar perdere il passato! Ma io no. Ed è proprio questo che non riesco a perdonarti. Non posso negare che sei una Shinigami coraggiosa e ammetto che rispetto e ammiro la tua forza, così come ti sono grato per averci aiutato contro Aizen.. ma non vado oltre questo. Per il resto sei una persona che, a mio parere, dovrebbe farsi un esame di coscienza e capire e rispettare meglio i sentimenti altrui, soprattutto di coloro che ti volevano bene, se un minimo volevi bene anche tu a loro.”
Per tutta la durata del suo sfogo, Yoruichi era rimasta ad osservarlo in silenzio, il sorrisetto sparito dal volto e l’espressione induritasi rapidamente; quando finì, lei rimase muta ancora per qualche secondo, come se stesse metabolizzando le sue parole. Alla fine parlò: “Sì.. ca-pi-sco..” scandì ogni sillaba con una freddezza snervante “allora.. è.. così.. che.. stanno.. le cose…” Girò su se stessa dandogli quasi le spalle.
Un istante dopo, Meryu si sentì centrato in pieno stomaco da un calcio di tale violenza da essere scagliato indietro, andando a schiantarsi contro un albero con sufficiente forza da spezzare il tronco e abbatterlo. Mentre migliaia di puntini luminosi danzavano davanti ai suoi occhi e la pancia gli doleva al punto da fargli venire dei conati di vomito, udì, seppur ovattata, la voce di Yoruichi: “Ti avevo portato qui con le migliori intenzioni, ma credo che tu abbia prima bisogno di una bella lezione, ragazzino. Sembri un tipo riflessivo e sveglio, ma direi che tra noi due sei proprio tu quello che non comprende a fondo i sentimenti altrui. Inoltre, non permetto a nessuno di parlarmi così, sappilo. Sarà meglio che ti insegni un po’ di quel rispetto che proclami tanto.”
Meryu si rialzò un po’ barcollante e stordito dal colpo, scrollò la testa per riacquistare lucidità e vide Yoruichi a breve distanza da lui che lo fissava con lo stesso sguardo con cui fissava Aizen durante la battaglia finale. Quell’espressione poteva significare una cosa sola: non ci andrò piano con te.
Con un movimento rapido portò la mano alla Zampakuto, ma non fece in tempo a sfilare del tutto la spada dal fodero che Yoruichi gli apparve davanti e, con un altro calcio poderoso, gli sbalzò Hayabusa di mano. La lama roteò in aria scintillando ai raggi solari, prima di piantarsi all’altra estremità della radura, ben lontana dalla portata del suo possessore.
La scura Shinigami scosse l’indice mormorando: “Tchtchtch. Niente Zampakuto, carino. Devi cavartela da solo.” E sferrò un potente destro.
Meryu parò il colpo per il rotto della cuffia incrociando le braccia davanti a sé, ma la forza del pugno fu tale da spingerlo indietro di un metro e lasciarlo interdetto per un attimo. Attimo che gli fu fatale quando Yoruichi incalzò ancora con una serie di pugni rapidissimi e lui non poté fare altro che indietreggiare sulla difensiva, cercando di parare o schivare quella raffica di colpi. Alla fine, però, la sua guardia fu spezzata da un altro dei violenti calci dell’ex-Capitano che lo mandò di nuovo schiena a terra.
< Pazzesco.. non solo ha una rapidità superiore a quella di Soifon, ma anche la sua forza è molto maggiore.. a malapena sono riuscito a parare quella scarica di colpi.. dunque è questa la sua abilità? > pensò Meryu sorpreso.
“Mi deludi, ragazzino. Non sai fare altro a parte prenderle?” commentò sprezzante la scura Shinigami. “Eppure contro Aizen mi eri sembrato molto più forte e determinato.. addirittura combattevi con due arti in meno... Cos’è, la vittoria ti ha rammollito? Come se avessi vinto tu poi... O forse non sei capace di combattere senza la tua Zampakuto?”
Con un ringhio soffocato a stento, l’argenteo si rialzò e spazzò via dalla sua uniforme la polvere raccolta con un paio di gesti lenti e cadenzati della mano destra. Adesso si era stufato davvero: passassero gli insulti, ma quelle allusioni sulle sue capacità non gli erano piaciute. < Odio darle ragione, ma in effetti non posso contare sempre e solo su Hayabusa. Devo migliorare anche da solo > si disse assumendo la posizione di guardia e guardandola con un’espressione determinata.
“Oh. Quello sguardo va molto meglio.”
Partirono in contemporanea con uno Shumpo, scomparendo e riapparendo al margine sud della radura per poi attaccarsi con una rapida sequenza di pugni e calci che entrambi pararono o deviarono prontamente. Lo scambio durò pochi secondi, poi si spostarono con un altro Shumpo attraverso la radura, senza mai smettere di attaccarsi o di muoversi, fino ad arrivare al centro dello spiazzo, dove un pugno di Yoruichi fu deviato da Meryu che controbatté subito con un doppio calcio a busto e testa, a loro volta neutralizzati dall’avversaria. Allora quest’ultima ruotò su se stessa compiendo una spazzata che costrinse l’argenteo a balzare con una capriola alle sue spalle, per poi sferrare un calcio laterale alla testa della scura Shinigami, la quale schivò il colpo e parò anche il successivo calcio rovesciato diretto al suo fianco, subito dopo portò avanti una sequenza di tre pugni, che Meryu deviò abilmente, e terminò l’attacco balzando in alto e sferrando un colpo di tallone che l’altro evitò, ma così colpì il terreno con tanta violenza da incrinarlo e sollevare alcuni frammenti di terra in aria. Senza fermarsi, Yoruichi centrò con un calcio uno dei frammenti più grossi e lo spedì dritto in faccia a Meryu, il quale fu preso completamente alla sprovvista da quell’attacco a sorpresa e rimase accecato per un istante, sufficiente all’ex-Capitano per rifarsi sotto e colpirlo con due rapidi pugni a stomaco e volto; resistendo a fatica, l’argenteo sferrò alcuni ganci che l’altra schivò senza fatica per poi afferrare e bloccare il suo braccio destro durante l’ultimo colpo, colpirlo al volto con un calcio ascendente e balzare sopra di lui bloccandogli la testa tra le ginocchia e schiantandolo a terra con una rapida rotazione del bacino. Meryu sentì un liquido caldo spargersi sulla sua nuca quando questa impattò duramente al suolo e la vista gli si annebbiò di nuovo, mentre altri dolori si spandevano attraverso tutto il suo corpo per l’impatto subito dalla schiena.
< Assurdo.. anche se l’avevo vista contro Aizen.. non pensavo che la sua abilità fosse ad un simile livello.. non un movimento superfluo, non una mossa inutile, non un colpo finto.. la sua tecnica sembra quasi.. perfetta... > si ritrovò a pensare Meryu, più stupito che nervoso. < Oltretutto.. ho la netta impressione che non si stia affatto impegnando.. io sto mettendo tutto me stesso.. eppure lei controbatte ogni mia mossa senza battere ciglio.. quasi senza fatica.. incredibile davvero... >
Mentre tentava di riprendersi, l’argenteo percepì uno strano peso sul petto e sentì la voce di Yoruichi che parlava sopra di lui col solito tono beffardo che lui odiava tanto: “Che ti prende? Abbiamo già finito, forse? Ti prego, dimmi di no. Non so tu, ma io ho appena iniziato a scaldarmi.”
Meryu cercò di rialzarsi, ma si accorse subito di non riuscire a muovere le braccia, come se fossero state strette in una morsa d’acciaio. Scuotendo leggermente la testa, si scosse di dosso lo stordimento e riuscì a vedere: Yoruichi sedeva sul suo petto e gli aveva preso le braccia nell’incavo delle ginocchia, in modo che i polpacci di lei fossero sotto la schiena di lui e gli arti del secondo fossero saldamente bloccati all’interno delle gambe della prima. L’argenteo provò ad agitarsi un po’, ma era in una posizione del tutto sfavorevole e la presa della viola era saldissima. Anzi, così facendo, peggiorò solo le cose in quanto, muovendosi, la sua testa si alzò e urtò leggermente l’interno delle cosce dell’altra, facendogli di colpo realizzare appieno la posizione in cui si trovavano e il fatto che l’inguine della scura Shinigami fosse a pochi centimetri dalla sua faccia.
Un imbarazzo mai provato prima lo invase e mai come in quel momento benedì la sua fissazione con quella maschera che ora copriva il rosso vivo che aveva colorato le sue gote. Tuttavia il suo sguardo semimbambolato e gli occhi quasi sbarrati non sfuggirono a Yoruichi che sfoderò subito un sorrisetto malizioso. “Guarda, guarda.. allora non sei tutto d’un pezzo come vuoi sembrare a tutti i costi” disse sghignazzando. “Ti piace il panorama, eh? Che ragazzino birbante che sei…”
A quelle parole, Meryu si riscosse di colpo, l’imbarazzo che veniva rapidamente sostituito dalla vergogna e dall’odio verso se stesso per essersi fatto distrarre con tanta facilità. Si mosse ancora, ma, quando capì di non potersi liberare usando la forza, decise di giocare d’astuzia: con un poderoso colpo di reni, alzò le gambe e tentò di afferrare con le caviglie il collo di Yoruichi per costringerla a mollare la presa. Tuttavia, la scura Shinigami se ne avvide e abbassò la testa evitando i piedi dell’altro, poi, senza neanche voltarsi, portò entrambi i gomiti indietro in una doppia gomitata che colpì le rotule dell’argenteo con sufficiente forza da farle scricchiolare come pezzi di legno marcio. Il dolore fu tale da far spasimare Meryu, che lasciò ricadere pesantemente le gambe stringendo i denti per non gemere; forse gli aveva rotto entrambe le ginocchia.
“Troppo prevedibile e lento” disse beffarda la viola. “Avresti dovuto pensare a qualcosa di meglio, carino. Peccato, ti sei giocato la tua occasione e adesso sei totalmente alla mia mercé. Quindi.. come posso divertirmi?”
Meryu si ritrovò a stringere di nuovo i denti, stavolta per soffocare il sospiro che stava per sfuggire alle sue labbra dopo che le mani di Yoruichi si erano infilate dentro il kosode e avevano iniziato ad accarezzargli l’addome in modo lento e provocatorio, un tocco così delicato e nel contempo sensuale da fargli venire i brividi e sentire le orecchie e le guance andare a fuoco. Cercò anche di non guardarla in volto, visto che la scura Shinigami aveva assunto un’espressione piuttosto provocante che sembrava accentuare ancora di più quella dolce e tremenda tortura.
“Oho. Devo ammettere che hai un gran bel fisico, ragazzino” mormorò languida Yoruichi passandogli le dita lungo il profilo degli addominali e causandogli altri brividi. “Quasi invidio Soifon che può averti tutto il giorno per sé... Ah, giusto: sbaglio o sei diventato il suo Luogotenente dall’ultima volta che abbiamo combattuto? E ti dà pure fastidio che lei sia ancora così legata a me… La tua non è solo ammirazione per la mia cara allieva, vero? E brava Soifon! Guarda che bella preda si è accaparrata! Scommetto che vi divertite insieme.. oppure, data la tua attuale reazione, non c’è stato ancora nulla? E ti stai pure eccitando per il contatto con un’altra donna.. che vergogna! Forse i tuoi sentimenti per lei non sono poi così forti e sinceri…” Gli portò una mano sulla maschera afferrandone un lembo. “E ora vediamo un po’ qual è la faccia sotto la maschera...”
Le palpebre strette dell’argenteo si aprirono di scatto e lo sguardo che trasparì da quelle iridi grigie di tempesta fece perdere a Yoruichi il suo sorrisetto.
A quanto sembrava, quella era stata la goccia che fa traboccare il vaso.
“Non.. ti.. permetto.. di parlare.. di Soifon.. e.. di me.. IN QUESTO MODO!” urlò Meryu lasciando che le sue emozioni nutrissero la sua reiatsu, la quale esplose in un lampo di aura bianca simile a elettricità al grido: “SHUNKO!”
L’esplosione della sua reiatsu fu tanto forte da incenerire il suo kosode, sbalzare via Yoruichi dal suo corpo e ustionarle leggermente le gambe per il calore sprigionato. Veloce come il fulmine, l’argenteo scattò in piedi e si portò con uno Shumpo al lato destro della viola colpendola con un potente calcio che la sbalzò dall’altra parte della radura, poi ripeté il passo fulmineo arrivando davanti a lei prima che il suo volo terminasse e la colpì con un pugno scagliandola stavolta in aria; senza fermarsi, la raggiunse con un altro Shumpo e sferrò un diretto sinistro totalmente avvolto nell’aura dirompente dello Shunko. Con sua somma sorpresa, tuttavia, il suo pugno si fermò sulla difesa formata dalle braccia incrociate di Yoruichi, mossesi così rapidamente da essere quasi invisibili.
Una seconda reiatsu bianca, identica a quella dell’argenteo ma ancora più intensa, esplose in quel momento dalla schiena e dalle braccia della viola, disintegrando la sua felpa arancione e rivelando una tuta aderente nera identica a quella di Soifon, priva di copertura per schiena e spalle, punti dove lo Shunko raggiungeva tali intensità da distruggere qualunque tessuto. Allora Yoruichi alzò gli occhi su Meryu, la malizia e la spavalderia rimpiazzate completamente da serietà e brama combattiva. “Tu osi sfidare me con la tecnica che io stessa ho creato?” gli chiese in tono gelido.
Stavolta Meryu non rispose, ma il suo sguardo divenne ancora più intenso e determinato e la reiatsu che lo circondava ebbe un altro picco. Ritrasse in fretta il braccio e sferrò un calcio imitato dall’avversaria, scatenando un forte rombo all’impatto tra i due arti, dopodiché si separarono e iniziarono a scambiarsi sequenze di pugni e calci più rapide e violente che mai, spostandosi nel contempo con continui Shumpo. Tuttavia, per quanto ci provasse, i colpi di Meryu non raggiungevano mai Yoruichi, la quale continuava a essere troppo veloce per lui e anche il suo Hakuda era molto migliore. Usare lo Shunko non era servito a nulla: dopo che anche lei l’aveva attivato, aveva dimostrato subito di saperlo usare molto meglio di lui, come ci si sarebbe aspettati dalla sua creatrice. Non poteva neanche sperare di batterla in quel modo.
Sentendo le forze scemare rapidamente a causa dell’eccesso di reiatsu usata per contrastare la velocità e la forza di Yoruichi, Meryu capì di dover pensare a un altro modo per recuperare sulla viola, visto che le sue abilità non erano sufficienti. Avrebbe potuto cercare di recuperare Hayabusa, il suo Bankai gli avrebbe sicuramente permesso di vincere.. tuttavia era sicuro che lei non glielo avrebbe mai permesso. E, inoltre, non voleva lui stesso usarla: se voleva davvero sperare di superare l’ex-Capitano della sua Brigata in futuro, doveva imparare a non contare solo sulla sua Zampakuto. Doveva trovare anche qualcos’altro.
Ma cosa? Tutto ciò che lui sapeva fare, lei sapeva farlo meglio. Ogni tecnica, abilità, movimento e…
< Aspetta > pensò. < Forse c’è qualcosa che posso fare. >
Non era per niente sicuro di poterci riuscire senza Zampakuto, ma doveva provarci.
Ciò che aveva fatto con Aizen. Era l’unica possibilità rimastagli.
L’argenteo scattò verso la viola alla massima velocità possibile, imitato subito da quest’ultima, nel contempo iniziò a concentrare più reiatsu possibile sulla punta delle dita della mano destra; era estremamente difficile farlo senza Hayabusa a supportarlo e nel bel mezzo di un movimento così rapido, ma non aveva scelta. Si concentrò al massimo, respirò a fondo e, quando lui e Yoruichi si fermarono uno dinanzi all’altra, pronti a colpire, agì: sferrò prima un normale gancio sinistro che la scura Shinigami deviò senza problemi, poi scagliò il pugno destro imprimendoci più forza e velocità possibili. Come previsto, Yoruichi alzò il braccio sinistro avvolto nella reiatsu dello Shunko per bloccare il colpo, ma, in quel momento, aprì la mano trasformando il pugno in un colpo con la punta delle dita, dove la sua reiatsu aveva formato delle rudimentali punte. La mossa sorprese l’ex-Capitano, ma ormai era troppo vicina per fare qualcosa.
Le punte delle dita di Meryu si fermarono sull’avambraccio di Yoruichi, ma lui si concentrò cercando di replicare quelle sensazioni e quell’istinto che l’avevano colto durante lo scontro con Aizen, sforzandosi per attraversare la reiatsu nemica con la propria e proiettarla oltre la sua difesa, come una lancia dalla punta incorporea che, dopo aver attraversato lo scudo, diviene tangibile per colpirne il proprietario. Dopo alcuni istanti che all’argenteo parvero eterni, la mossa ebbe effetto: una punta di reiatsu biancoazzurra, debole ma reale, oltrepassò il braccio di Yoruichi e la colpì poco sopra al seno sinistro, bucando la tuta e lacerando la pelle che lasciò uscire un piccolo schizzo di sangue.
Entrambi rimasero interdetti per un secondo, lui perché il suo colpo aveva funzionato, lei per lo stupore, poi l’ex-Capitano scomparve con una tale velocità che l’argenteo la perse di vista. Fece appena in tempo a sentire uno spostamento d’aria alle sue spalle che il tallone della gamba destra di Yoruichi lo colpì sulla sommità della testa con tale violenza da annebbiargli la vista e la mente, al punto che non percepì nemmeno la sua caduta e l’impatto successivo col suolo.
Dopo minuti o forse ore, Meryu riprese conoscenza e si ritrovò disteso sull’erba della radura; sbattendo più volte gli occhi cercò di mettersi a sedere, ma non appena lo fece un tremendo dolore alla testa lo costrinse a fermarsi e a portarsi istintivamente le mani alle tempie. Con sua somma sorpresa, sentì che qualcuno gli aveva fasciato la testa.
“Ti sei ripreso finalmente?” Voltandosi vide Yoruichi seduta vicino a lui a gambe e braccia incrociate che lo fissava con un sorrisetto che, per la prima volta, non aveva nulla di malizioso.
L’argenteo la guardò un po’ interdetto per qualche secondo, poi s’indicò il capo. “Sei stata tu a curarmi?” chiese.
“Sì, esatto. Ti avevo colpito leggermente troppo forte e allora ti ho prestato qualche cura. Tranquillo: un po’ di riposo e ti sentirai subito meglio.”
Meryu continuò a guardarla dritto negli occhi per diversi secondi con un’espressione enigmatica; alla fine domandò: “Perché?”
Yoruichi non parve capire. “Come scusa?”
“Perché questo duello? Non era solo per “insegnarmi il rispetto”, sbaglio? Per tutto il combattimento ho avuto come l’impressione che tu ti stessi prendendo gioco di me, che non avessi mai avuto intenzione di sconfiggermi sul serio. Hai avuto mille occasioni per battermi come hai fatto poco fa e non ne hai usata nemmeno una. Vorresti farmi credere che le hai perse? Impossibile. Sei troppo esperta e abile per fallire in questo modo. Piuttosto mi è sembrato che stessi cercando di spingermi continuamente al limite.. anche quando mi provocavi e deridevi.. sembrava che volessi che io mi sforzassi sempre di più... Perciò.. perché? A quale scopo spingermi a combattere con tutte le mie forze?”
Yoruichi ricambiò il suo sguardo con la stessa intensità prima di portarsi una mano alla fronte e accennare un sorrisetto divertito. “Accidenti.. sei davvero sveglio, ragazzino” mormorò. “Anche quando ti arrabbi non perdi di vista la situazione e sai notare dettagli nascosti. In tal caso, tanto meglio: non mi serviranno né giri di parole né spiegazioni superflue, ma andrò dritta al sodo. Ebbene sì, hai ragione, ho cercato davvero di spingerti al limite.. perché volevo che replicassi quello.” E alzò una mano aperta a taglio sulla quale si stava concentrando della reiatsu.
Meryu capì subito a cosa si riferiva. “Cosa vuoi dire?”
Quello che tu hai usato d’istinto è il più alto livello di concentrazione e manipolazione della reiatsu in combattimento: la proiezione della reiatsu oltre un ostacolo, oggetto o corpo che sia. Concentrando e compattando la propria reiatsu su un punto preciso del corpo, ad esempio la punta delle dita, si colpisce il nemico con quel punto in modo che all’impatto, anche se il colpo viene fermato, la reiatsu è in grado di proseguire la propria corsa e colpire il nemico dietro la sua difesa. La reiatsu rilasciata è talmente sottile e nel contempo concentrata da attraversare l’ostacolo posto tra essa e il suo bersaglio senza intaccarlo, come è accaduto con la Zampakuto di Aizen e con il mio braccio, per poi colpire e danneggiare il bersaglio designato.” Mentre diceva questo, s’indicò il buco nella tuta poco sopra il seno sinistro, lì dove s’intravedeva ancora una piccola porzione di pelle insanguinata. “Vedi? Sei riuscito a ferirmi in un punto dove non avresti nemmeno potuto sfiorarmi in quel momento lasciando nel contempo intatto tutto il resto. Persino la reiatsu che rivestiva il mio braccio è stata trapassata.”
Quella spiegazione lasciò Meryu senza parole. “Ma come è possibile una cosa simile? Non può essere solo un’estrema concentrazione della reiatsu, altrimenti avrei dovuto ferire anche il tuo braccio.”
“Il discorso, in effetti, è parecchio più intricato. Come ho accennato prima, non è solo concentrazione, ma è anche manipolazione della reiatsu. Tu non hai semplicemente pensato di perforare la difesa avversaria, giusto? Hai cercato di proiettare letteralmente la tua reiatsu oltre di essa per colpire il nemico ed è quello il punto focale di questa tecnica: lo scomporre e il ricomporre la consistenza stessa di un’aura spirituale, qualcosa che teoricamente non dovrebbe nemmeno possedere una consistenza, per permetterle di attraversare un corpo solido e tangibile senza intaccarlo. Manipolare la reiatsu in modo che attraversi qualunque cosa sul suo percorso senza fermarsi, fino a colpire il proprio obiettivo. Questa è l’essenza esatta della forma massima dell’Hakuda, il Kendama.”
Kendama. Il solo nome fece vibrare l’intero essere di Meryu, come se avesse appena sentito nominare quello che è ed era sempre stato il suo più grande sogno. E la cosa ironica era che questo sogno.. non sapeva nemmeno che esistesse.
Yoruichi si alzò in piedi. “E questo mi riporta al motivo per cui volevo parlarti: io penso che tu abbia tutte le qualità per riuscire in qualcosa in cui solo uno finora ha avuto successo: padroneggiare il Kendama. Fin da quando ti ho visto usarlo d’istinto contro Aizen ho pensato che potessi farcela, tuttavia, volevo essere sicura ancora una volta delle tue capacità ed è per questo che ti ho provocato a combattere e spinto al limite delle tue forze. Volevo che lo replicassi. E ora che l’hai fatto non ho più dubbi. Quindi.. ti pongo la mia domanda: vuoi apprendere il Kendama?”
Meryu la guardò sorpreso mentre si rialzava a sua volta. Non se l’aspettava davvero una simile proposta.. ma avrebbe mentito se avesse detto che non gli interessava...
“Non ho mai sentito parlare di questo livello massimo dell’Hakuda... Hai detto che solo uno finora l’ha padroneggiata. È per questo che nessun altro sembra conoscerlo? E sei tu quella persona?” domandò.
“Esatto solo in parte. Non ne ho mai parlato con nessuno perché nessuno era in grado di apprenderlo. Neanche Soifon lo conosce, anzi, dei Capitani attuali forse solo Yamamoto e Unohana lo conoscono. E no, non sono io quella persona. Nemmeno io sono riuscito a padroneggiarlo. Chi c’è riuscito..” la sua espressione si adombrò di colpo, come se fosse stata preda di un brutto ricordo “..è stato il mio predecessore. Colui che fu il Capitano della Seconda Brigata prima di me, nonché il più grande maestro dell’Hakuda della storia della Soul Society e mio maestro.. Takeo Harada.”
Takeo Harada. Anche se solo poche volte, Meryu aveva letto quel nome all’interno di alcuni scritti della sua Brigata e, una volta, anche Soifon gliel’aveva nominato mentre parlavano degli ex-Capitani, usando tra l’altro un tono insolitamente rispettoso. Anche se l’aveva sentito nominare poche volte, quel nome sembrava aleggiare come una presenza quasi divina all’interno della Seconda Brigata. Un guerriero impareggiabile nelle arti marziali degli Shinigami.
E lui avrebbe potuto imparare le sue tecniche segrete? Qualcosa che nemmeno la stessa Yoruichi Shihoin era riuscita a imparare?
Era talmente sconvolto che quasi non sentì la scura Shinigami che riprendeva a parlare: “Io posso insegnarti tutto quello che so sull’Hakuda. Posso aiutarti con il corpo a corpo e ti farò completare anche lo Shunko, ma, proprio perché nemmeno io ho saputo padroneggiare il Kendama alla perfezione, potrò insegnartelo solo fino a un certo punto. Ti mostrerò e spiegherò tutto ciò che ho imparato dal mio maestro su tale stile di combattimento, ma poi dovrai completarlo e perfezionarlo tu stesso. Allora, che dici? Non mi sembra una brutta proposta.”
“Al contrario: sembra anche troppo buona” replicò Meryu perplesso. “Perché vuoi insegnarmi? Perché tutto questo interesse nei miei confronti? Non mi devi niente e non ho fatto niente per meritarmelo o perché tu mi abbia in simpatia.”
Yoruichi si avvicinò a lui fissandolo con tanta intensità che l’argenteo si sentì di nuovo a disagio. “Per me hai fatto molto invece. Ho parlato con Soifon prima di portarti qui. Tu hai protetto la mia cara allieva. Tu l’hai aiutata in ogni modo possibile, l’hai salvata dalla morte rischiando la tua vita e hai anche contribuito alla sua ripresa dopo che l’avevo lasciata. Scommetto che sei diventato Luogotenente proprio per restarle vicino e aiutarla ancora di più. Anche quando eri debole, sei sempre stato pronto ad allungare una mano per aiutarla. Insomma, tu sei stato per lei quello che io non sono potuta essere.. e di questo non te ne sarò mai abbastanza grata perché, per quanto tu possa non crederci, io voglio davvero bene a Soifon. E so che qualunque scusa non sarà mai abbastanza per quello che le ho fatto.. per questo desidero che tu possa ancora aiutarla e proteggerla come io non ho potuto fare. Perciò non lo faccio solo per te, ma lo faccio anche per lei.” Indicò con la mano i dintorni. “E anche per la stessa Soul Society. Credo che tu possa intuirlo facilmente, ma la pace ottenuta con la sconfitta di Aizen non sarà eterna. I mondi sono molto in subbuglio al momento ed è facile che nuove minacce compaiano prima di quanto ci aspettiamo.. per questo dobbiamo essere pronti. Dobbiamo diventare ancora più forti. Tu puoi diventarlo. So che puoi.”
In quel momento, Meryu capì che molte delle sue considerazioni su Yoruichi Shihoin erano errate. Per quanti difetti avesse.. per quanti errori avesse compiuto.. lei era e rimaneva comunque una vera Shinigami. Gli aveva parlato con sincerità e decisione, aveva ammesso le sue colpe e voleva prendersi le sue responsabilità. Sapeva che non avrebbe mai potuto tornare ai tempi di quando era Capitano, ma, nonostante tutto, voleva comunque aiutare i suoi vecchi compagni e il suo mondo in ogni modo le fosse stato possibile e non poteva che rispettarla per questo. Considerando anche le sue abilità, sarebbe stato un privilegio essere allenati da lei.
Inoltre, la prospettiva di imparare una tecnica tanto avanzata da divenire quasi una leggenda era terribilmente seducente... Era quello che cercava.
Con somma sorpresa di Yoruichi, Meryu piegò il capo in un leggero ma umile inchino. “Ti ho malgiudicata, dopotutto. Ti chiedo scusa per questo” disse per poi rialzare il capo e fissarla con risolutezza. “Sarà un onore imparare da te.”
L’ex-Capitano lo guardò interdetta per alcuni secondi, chiaramente sorpresa da quelle improvvise scuse, ma alla fine sorrise e annuì. “Molto bene allora.”
Voltandosi Meryu fece per andarsene quando sentì Yoruichi chiamarlo di nuovo: “Ehi, scusa solo un altro secondo, ragazzino.. ehm.. posso farti una richiesta?”
Ignorando il fastidio suscitato dal “ragazzino”, l’argenteo la fissò interrogativo.
“Puoi abbassarti un attimo la maschera?”
Il Luogotenente batté le palpebre. “Come?”
“Posso vedere almeno una volta il tuo volto completo?” La voce della scura Shinigami aveva riacquistato il suo solito tono spavaldo. “Sai, malgrado tutto, mi mette un po’ a disagio aver condiviso così tante informazioni ed emozioni con qualcuno di cui non so nemmeno che aspetto abbia. Avrei potuto togliertela con la forza durante lo scontro o mentre eri svenuto, ma sarebbe stata una forzatura e una mancanza di rispetto verso di te e a me non piace fare le cose in questo modo. Quindi, in cambio del mio allenamento.. ti va di mostrarmi il tuo volto? M’incuriosisce non poco sapere quale sia la faccia che piace tanto a Soifon!”
Ok, questa richiesta non se la sarebbe mai aspettata. Certo, nel Seireitei parecchi Shinigami, soprattutto reclute o Seggi inferiori, che lo vedevano sempre con la maschera gli avevano già chiesto più volte qualcosa del genere e lui si era sempre rifiutato, ad eccezione di alcune rare occasioni, ma da lei non se lo sarebbe mai aspettato, soprattutto chiesto in quel modo. Il fatto che non gliel’avesse rimossa contro la sua volontà, pur potendo farlo, era un punto a suo favore e aumentava il rispetto che ora sentiva per lei, tuttavia, non era sicuro di voler esaudire la sua richiesta. Di tutti gli Shinigami della Soul Society solo Soifon, Kaisui e Keishin lo vedevano anche abitualmente senza maschera, mentre la maggior parte non sapeva neanche quale fosse esattamente il suo volto e questo aveva creato un certo alone di mistero intorno alla sua figura, cosa che a lui non dispiaceva granché.. tuttavia non era certo per quel motivo che la portava.
“Mi dispiace, non posso” le rispose in tono gentile ma deciso. “Almeno non in questo momento. Questa maschera non è un ornamento e nemmeno una semplice protezione della mia identità come membro delle Unità Mobili Segrete. No, è qualcosa di più… Per me, rappresenta la difesa delle mie stesse emozioni. Non mi piace che gli altri cerchino di capirmi solo con lo sguardo, soprattutto se sono nemici. Indossando questa maschera, io nascondo il mio volto e le emozioni stesse che trapelano da esso e, in questo modo, risulto più difficile da inquadrare e capire e così non solo non vengo preso alla leggera, ma costringo chi mi circonda ad avere un approccio più prudente nei miei confronti. In battaglia tale suggestione può risultare molto utile.” Si accarezzò il mento nascosto sotto il tessuto. “Per me, rimuovere volontariamente la mia maschera davanti a qualcuno e mostrargli il mio volto significa decidere di mostrargli anche le mie emozioni e, quindi, di concedergli la mia piena fiducia perché mi espongo, mi mostro per quello che sono davvero ed elimino quell’alone di mistero che mi circonda, rendendomi così anche più vulnerabile. Sono spiacente, ma, nonostante la tua offerta, non posso dire di fidarmi ancora così ciecamente di te da mostrarti il mio vero volto. Ti rispetto, è vero, ma non ti conosco ancora abbastanza da espormi senza problemi, perciò no. Tuttavia.. un giorno, forse, mi fiderò abbastanza da concedertelo.” Si voltò di nuovo per andarsene. “Ah, un’ultima cosa: non chiamarmi più ragazzino. Il mio nome è Meryu Kitayama.”
E sparì con uno Shumpo lasciando una Yoruichi sorpresa e divertita al tempo stesso.
“Meryu Kitayama... Tsk! Che tipo...”
 
Conclusa la chiacchierata con Urahara e Yamamoto, Kaisui si ritrovò a passeggiare per il Seireitei senza una meta ben precisa, troppo immersa nel turbinio di pensieri causato da tutti quegli eventi.
Urahara se n’era andato con la promessa che sarebbe tornato per allenarla dopo qualche giorno, per darle modo di riprendersi completamente nel corpo e nella mente e prepararsi all’allenamento che aveva in mente per lei, allenamento che, come le aveva assicurato, sarebbe stato estremamente duro. Dopo la sua partenza, Yamamoto aveva congedato anche lei dicendole di approfittare di questi giorni per riposarsi al meglio, visto che poi molte nuove difficoltà l’avrebbero attesa.
Eppure, nonostante le loro parole, la castana non riusciva a darsi pace: in passato era convinta che, sconfitto Aizen e vinta la guerra, la pace sarebbe tornata e le cose si sarebbero sistemate da sé, lentamente ma gradualmente. Era stata un’ingenua.
Tutto era cambiato dopo la fine della guerra e non riusciva ancora a crederci. La Soul Society, il mondo reale, l’Hueco Mundo, Yamamoto, Hitsugaya, Rangiku, Meryu, Keishin, lei stessa... I mondi erano cambiati per sempre e, con essi, anche loro erano cambiati e non riusciva ancora ad accettarlo.
< La guerra.. non lascia niente dietro di sé. Solo.. macerie e dolore > si disse.
In quel momento si accorse che dalla direzione opposta alla sua si stava avvicinando Hitsugaya; il giovane Capitano aveva lo sguardo torvo, le vesti lacere, residui di congelamento sulla pelle del viso e il livello di reiatsu molto basso. Tuttavia, lei sapeva bene che quei segni non erano dovuti ad un recente scontro con qualche nemico.. se li era causati da solo.
Quando furono a circa un metro di distanza, si fermarono. “Capitano” disse lei con un piccolo inchino rispettoso.
“Kaisui” rispose lui, la voce fredda ma non brusca. “Cos’è successo? Perché quei picchi di reiatsu che ho percepito poco fa?”
“Non preoccupatevi, non.. non è niente. C’è stata una discussione tra Keishin e il Capitano-Comandante, ma…”
“Si è ripreso finalmente? E la prima cosa che fa è attaccare briga col Capitano-Comandante? Non cambierà mai…”
Quell’affermazione così superficiale indispettì Kaisui. “Non è affatto come pensate!” esclamò. “Lui.. lui l’ha fatto perché…”
Ricordandosi dell’ordine di Yamamoto, gli raccontò a grandi linee la storia dei Kumiai e dell’anima infetta di Keishin, affermando che sarebbe stato il Capitano della Prima Brigata in persona a spiegarglielo meglio a tempo debito. Alla fine del racconto, Hitsugaya aveva un volto ancora più scuro.
“Ci mancava solo questo adesso.. maledizione” sbottò portandosi una mano sugli occhi. “Non riesco a crederci.. e ci riteniamo in pace? La pace, quella vera, ci è preclusa per sempre ormai.”
Kaisui non riuscì a replicare, si limitò a distogliere lo sguardo. Quasi non si accorse che Hitsugaya aveva ripreso a camminare e l’aveva oltrepassata.
“Grazie per avermi informato” disse rivolgendole un gentile inchino. “Credo però che sia meglio non dirlo a Hinamori.. non lo sopporterebbe.”
“State andando da lei? Volete tenerglielo nascosto?”
“Per ora è meglio così. A tempo debito...” E riprese a camminare senza più voltarsi.
Osservando la sua schiena mentre si allontanava, Kaisui non poté non provare rammarico per come i rapporti del giovane Capitano si fossero inaspriti con tutti. D’altronde come poteva biasimarlo? Aveva quasi ammazzato la persona a cui teneva di più al mondo con le sue stesse mani. Non se lo sarebbe mai perdonato.
Hinamori, dopo la battaglia finale, era stata salvata da Unohana, ma c’era mancato davvero poco che morisse sul serio e, da allora, era ancora tenuta sotto osservazione alla Quarta Brigata. Le ferite che aveva riportato non erano solo nel corpo, ma anche nell’anima: anche se non era stata colpa sua, l’essere stata quasi uccisa dal suo caro amico d’infanzia era stato uno shock tremendo e ne era rimasta traumatizzata. Ci sarebbe voluto tempo per guarire.
E Hitsugaya, da quando era stato guarito e si era ripreso, passava ogni giornata tra allenamenti per diventare più forte e visite alla Quarta Brigata per vedere Hinamori e aiutarla a riprendersi da tutti i traumi subiti durante la guerra. Era diventato molto più freddo e scostante con chiunque, compresa la sua Luogotenente, ma quest’ultima le aveva detto una volta che quello era un suo meccanismo di difesa. L’albino non riusciva in nessun modo a dimenticare di aver fallito nell’uccidere Aizen e si addossava gran parte della colpa per le sofferenze che aveva causato.
Kaisui, dal canto suo, aveva ormai compreso che quella che sentiva per il giovane Capitano era solo una cotta adolescenziale che non sarebbe mai stata ricambiata e non si sarebbe mai potuta tramutare in qualcosa di più serio. L’aveva capito alcuni giorni prima, quando, durante una delle sue visite a Meryu e Keishin, aveva visto l’albino entrare dentro un’altra stanza; si era avvicinata incuriosita e aveva scoperto che si trattava proprio della stanza di Hinamori. La giovane Luogotenente dormiva sul letto d’ospedale, il volto rilassato eppure inquieto, e Hitsugaya vegliava accanto a lei, tenendo la propria mano appoggiata sopra la sua in un muto gesto di vicinanza e affetto, mentre osservava il suo volto con l’espressione più addolorata ma nel contempo intensa che gli avesse mai visto fare.
Quello non era semplice affetto, almeno da parte del Capitano; lui probabilmente provava qualcosa di molto profondo per lei. Perfino da prima che Kaisui lo conoscesse, lui aveva qualcuno per cui provava sentimenti molto forti, qualcuno che aveva giurato di proteggere e di rimanervi accanto per sempre. Nessun cuore avrebbe mai potuto ospitare lo stesso sentimento per due persone diverse. Era un posto unico e solitario che solo una poteva occupare.
Eppure, quando aveva visto le loro mani interconnesse, Kaisui non aveva provato il dolore e la delusione opprimenti che si era immaginata. Non era certo rimasta indifferente a quell’immagine, ma nel contempo l’aveva accettata rapidamente e questo le aveva fatto capire che nemmeno lei aveva provato quei sentimenti unici che Hitsugaya probabilmente provava per Hinamori. Lei aveva provato una forte ammirazione, quasi una venerazione per quello Shinigami così giovane ma anche così serio, forte e maturo da diventare Capitano a tempo record, e quell’emozione così intensa e inaspettata l’aveva sorpresa e in seguito confusa su quali fossero i suoi reali sentimenti. Tuttavia, dopo aver visto quei due insieme, aveva finalmente compreso e si era allontanata in silenzio dalla stanza con uno stato d’animo più calmo e sereno di quanto si fosse aspettata, come se con la sua confusione fosse sparito anche un grosso peso dal suo cuore.
Ora, mentre osservava Hitsugaya allontanarsi, la sua unica preoccupazione era che Hinamori si riprendesse in fretta e che lui non esagerasse con gli allenamenti, essendo ancora in piena fase di recupero.
Ma chi voleva prendere in giro? Le sue preoccupazioni erano ben oltre i soli Hitsugaya e Hinamori. I discorsi fatti con Yamamoto prima e Urahara poi l’avevano turbata tremendamente e le facevano pensare che il peggio non fosse finito con la fine di Aizen, ma che dovesse piuttosto ancora iniziare. Nuovi pericoli si profilavano all’orizzonte per la Soul Society e questa volta non avrebbero potuto contare sull’aiuto di Ichigo Kurosaki: dopo che questi aveva perso i suoi poteri per sconfiggere Aizen, Yamamoto aveva deciso di non coinvolgere mai più né lui né i suoi compagni nelle faccende degli Shinigami e di permettergli così di vivere la loro vita da normali esseri umani, lontano dai pericoli e dai problemi del loro mondo. Perciò, ora erano davvero solo loro Shinigami a doversi occupare di mantenere l’equilibrio e la pace tra i mondi.
Tutti quei pensieri non fecero che tormentarla di continuo per tutto il resto della giornata e, anche quando poi scese la notte, si ritrovò incapace di dormire. Era troppo agitata e nervosa per riposare serenamente, così s’infilò la sua uniforme e uscì per una passeggiata notturna, diretta a uno dei suoi luoghi preferiti, quello dove era solita andare in simili situazioni.
Quando giunse nei pressi della montagna del Seireitei, si accorse che c’era già qualcuno sulla rupe e, incuriosita, si mosse lentamente per avvicinarsi senza che l’altro se ne accorgesse; dopo un paio di minuti fu abbastanza vicina da vedere l’individuo misterioso di profilo e, nel momento in cui lo riconobbe, si sorprese non poco. Era Keishin.
Lo Shinigami stava in piedi sul bordo della rupe e fissava l’orizzonte con uno sguardo indecifrabile, carico di un numero incredibile di emozioni contrastanti; la luce argentea della luna tracciava una linea luminosa lungo il suo profilo e sugli zigomi, creando un perfetto chiaroscuro con le altre zone rimaste in ombra del suo viso ed esaltando ancora di più il bagliore rubino delle sue iridi. L’effetto complessivo era strano, rendeva il suo volto pensieroso quasi ipnotico, ma non ne fu spaventata, così si avvicinò ancora per rendere manifesta la sua presenza.
Solo quando fu a pochi passi da lui, Keishin si voltò finalmente verso di lei. “Kaisui” mormorò con un filo di voce, come se parlare gli costasse fatica.
La castana trasalì quando si accorse che i suoi occhi erano gonfi e iniettati di sangue e che anche gli zigomi erano attraversati da segni rossastri, come se avesse pianto e cercato allo stesso tempo di strapparsi la pelle con le unghie. Quanto stava soffrendo? Cosa gli era successo per farlo stare ancora più male di prima?
Fece un altro passo, ma in quel momento l’altro Shinigami si girò del tutto verso di lei, portando così interamente in ombra il proprio volto; fu allora che un lampo attraversò le iridi scarlatte rendendole braci incandescenti.. un lampo di furia omicida... E, per un solo brevissimo istante, lei vide il demone che si annidava dentro la sua anima. L’immagine del volto di Keishin deturpato dalla follia e dal desiderio di morte si ripresentò subito davanti ai suoi occhi, sovrapponendosi al volto adombrato di lui, e la fece rabbrividire quasi impercettibilmente.
Brivido che, però, non sfuggì a Keishin, il quale voltò subito la testa mormorando: “Mostro.”
C’era dolore nella sua voce. Un dolore come non ne aveva mai visti o sentiti, che non riusciva neanche ad immaginarsene uno così intenso. Soffriva per la sua sventurata sorte, ma non solo: soffriva perché vedeva l’effetto che suscitava negli altri, perché temeva che ora loro vedessero in lui solo il mostro e non più il loro compagno e amico e perché, cosa ancora peggiore, perfino lui probabilmente non riusciva più a vedere se stesso. Vedeva solo il demone che gli divorava lentamente l’anima e lo portava alla pazzia e all’oscurità più buia.
Kaisui, in quel momento, provò vergogna per se stessa: come aveva potuto farsi intimorire in quel modo? La sua reazione, anche se impulsiva, aveva solo convinto ulteriormente Keishin della sua pericolosità e del fatto che ora tutti lo guardassero con occhi differenti. Ma, per lei almeno, non era così. Per lei Keishin sarebbe rimasto sempre Keishin e non lo avrebbe mai abbandonato, qualunque cosa fosse accaduta; era pronta a giurarlo, lei non l’avrebbe mai lasciato.
Si avvicinò ancora, l’insicurezza completamente scomparsa. “Io non ho paura.”
“Bugiarda” replicò amaramente Keishin.
La piccola mano di Kaisui si appoggiò sulla sua guancia, voltandogli leggermente il volto perché la guardasse negli occhi; gliela accarezzò dolcemente mentre, con un sorriso, ripeteva: “Io non ho paura.”
Gli prese il volto tra le mani per guardarlo più vicino negli occhi e, di nuovo, rivide quel lampo furioso, come se il demone dentro di lui smaniasse per uscire e aggredirla. La stava mettendo alla prova, difficile dire se fosse l’intenzione di Keishin o dell’Altro, ma non le importava.
La risolutezza e lo sguardo della castana non vacillarono nemmeno stavolta. Anzi, il suo sorriso divenne ancora più dolce mentre i suoi occhi smeraldo si specchiavano in quelli rubino del compagno. La sua mano destra accarezzò ancora rassicurante la guancia di Keishin fino a scorrere sulla cicatrice sopra l’occhio. “Io non ho paura” ripeté ancora una volta.
Lo Shinigami inclinò leggermente la testa verso la sua mano, desideroso di sentire meglio quel contatto così delicato e affettuoso, e strinse con forza le palpebre. Se avesse potuto piangere l’avrebbe già fatto, ma i suoi occhi avevano già pianto tutte le loro lacrime.
Quella dichiarazione non era solo un gesto di affetto e amicizia, ma la prova che non sarebbe mai stato veramente solo, nemmeno ora che rischiava di divenire un mostro. Ed era l’unica cosa che desiderava in quel momento.
Mentre assaporava quelle dolci carezze, Keishin sentì di colpo una reiatsu in avvicinamento e raddrizzò la testa sfuggendo alle mani di Kaisui. “Che succede?” chiese quest’ultima perplessa.
Keishin fece un sorriso sarcastico. “Sembra una rimpatriata...”
La castana non capì subito, ma pochi secondi dopo sentì anche lei quella presenza sempre più vicina e non poté non sorridere nel pensare all’affermazione dell’amico. Rivolse il suo sguardo alla distesa di terra dietro di loro in tempo per vedere una sagoma avvicinarsi; ben presto l’individuo misterioso fu abbastanza vicino da essere visibile alla luce della luna.
“Anche voi qui?” domandò Meryu fermandosi davanti a loro e fissando più che altro Keishin con uno sguardo incuriosito. “Ero abbastanza sicuro di trovare mia sorella, ma non credevo che ci saresti stato anche tu… Quindi hai pure tu l’abitudine di venire qui quando sei agitato e mille pensieri ti rimbalzano in testa?”
Lo Shinigami dagli occhi scarlatti rise lievemente. “A quanto pare.”
Un attimo dopo, i loro sguardi s’incrociarono e, come Kaisui prima di lui, anche Meryu vide quella sorta di feroce lampo nelle iridi dell’amico, come se il demone interiore di quest’ultimo volesse minacciare lui ora. Quella visione rischiò di far trasalire l’argenteo, sconvolto nel vedere tanta oscurità in quelle pozze di sangue cremisi, ma poi notò anche i segni sul volto e gli occhi gonfi e arrossati e capì subito che razza di sofferenza stesse patendo Keishin.
Malgrado il suo solito atteggiamento distaccato, Meryu teneva davvero all’amicizia di Keishin; era uno dei suoi legami più importanti e perciò significava molto per lui. Erano due Shinigami completamente diversi, come il dì e la notte, ma proprio per questo quei due si rispettavano e si volevano molto bene, perché erano l’uno ciò che l’altro non sarebbe mai potuto essere. Keishin non avrebbe mai abbandonato Meryu se questi fosse stato nei guai e, allo stesso modo, l’argenteo non avrebbe mai voltato le spalle all’amico in un momento di difficoltà, non importa cosa avrebbe dovuto affrontare.
E fu proprio in virtù di quell’amicizia vera e unica che Meryu scacciò all’istante il disagio suscitato da quella visione, si abbassò la maschera e si avvicinò a Keishin poggiandogli gentilmente una mano sulla spalla destra. “Qualunque cosa” gli disse senza smettere un istante di guardarlo negli occhi.
Lo Shinigami dagli occhi scarlatti ricambiò lo sguardo del compagno con un’espressione sorpresa e commossa. Il fatto che fosse arrivato a calarsi la maschera per dirgli quelle due semplici ma così profonde parole, che fosse arrivato a esporre il proprio volto e con esso le proprie emozioni, significava che voleva mostrargli che era assolutamente sincero quando parlava e che, nonostante tutto quello che era successo e che aveva saputo su di lui, si fidava ancora ciecamente ed era disposto a fare qualunque cosa per aiutarlo. La ferma ma rassicurante presa della mano dell’argenteo sulla sua spalla, inoltre, non faceva che rafforzare ulteriormente la sua affermazione. Tutto questo valeva più di qualunque altro discorso o gesto.
Keishin guardò Meryu, poi Kaisui, che si era avvicinata di nuovo e gli aveva preso la mano sinistra fissandolo con la stessa espressione dolce di prima, e, infine, piegò il capo stringendo i pugni così forte da tremare. Non aveva più lacrime, ma per i suoi amici fu come se stesse piangendo a dirotto.
Quelle dichiarazioni di pura amicizia e affetto erano la cosa che aveva più desiderato da quando aveva scoperto di essere infettato dall’anima di Daiki.. da quando si era convinto che nessuno nella Soul Society sarebbe mai più stato in grado di guardarlo e considerarlo come prima. Ora invece sapeva che si sbagliava. Sapeva che, qualunque cosa sarebbe accaduta.. qualunque cosa sarebbe diventato.. i suoi amici più cari, le persone alle quali voleva più bene che a chiunque altro, non l’avrebbero mai abbandonato. Non era solo. Non era solo.
“Grazie” riuscì soltanto a mormorare dopo un tempo indefinito, abbozzando un lieve sorriso. “Grazie.”
 
Purtroppo qualcun altro stava osservando la scena e non ne era affatto toccato, anzi, i suoi occhi fiammeggianti fissavano i tre con tale odio che, se avessero potuto, li avrebbero inceneriti all’istante.
Guardali. Non sono teneri? Un quadretto davvero commovente... Mi dà il voltastomaco commentò Sonohoka in tono disgustato.
Accanto a lui, Hikami, che fino ad allora aveva osservato il trio con un’espressione soddisfatta, fissò l’entità con lo stesso disgusto. “Se ti fa tanto schifo, sta zitto e vattene. La tua compagnia è a dir poco fastidiosa.”
Oh, questa era crudele! fece l’altro riacquistando il suo ghigno malvagio. Non sei contento della mia presenza? Sempre qui dentro da solo.. almeno ora hai un po’ di compagnia, no?
“Io non sono mai solo” ribatté la Zampakuto incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo. “Io e Keishin siamo sempre insieme, ricordatelo! Perfino la sola sensazione di legame con la sua anima mi basta per non sentirmi solo. Tu qui non hai assolutamente alcuna utilità se non quella di creare problemi! Ragion per cui, vedi di andartene alla svelta!”
Sei forse arrabbiato perché quello che era il tuo posticino esclusivo ora è abitato anche da qualcun altro? In ogni caso, sei proprio maleducato...  Il tuo padrone non ti ha insegnato a non abbaiare alle altre persone? disse velenoso Sonohoka.
“Non osare trattarmi come se fossi un cane!” esclamò Hikami fronteggiandolo.
L’altro sostenne il suo sguardo senza problemi, anzi, il suo sorriso perverso si allargò ancora di più. Perché? Non è quello che siete voi Zampakuto in fondo? Dei patetici cagnolini che non possono nemmeno agire autonomamente senza il permesso dei loro padroni Shinigami. Ti compatisco, sai?
“Non ti permetto di sputare sul nostro rapporto! Noi Zampakuto non possiamo agire da sole, è vero, ma non siamo servi dei nostri Shinigami. Siamo compagni e ciò che ci unisce è un legame unico e indissolubile. Qualcosa che tu e la tua razza non potrete mai capire, visto che non avete mai saputo nemmeno stringerlo un vero legame! In tutta sincerità, sono io a compatire te.”
L’entità lo fissò per qualche istante con un’espressione enigmatica, poi, senza preavviso, scoppiò a ridere. Una risata sguaiata, fredda e priva di allegria.
Ma quante stronzate devo sentire! E io che credevo che fosse lo stupido del quale abito il corpo a essere esilarante! Invece tu lo sei anche di più! E la cosa più divertente è che sei totalmente convinto di queste idiozie! Ahahahah da non crederci! Se potessi morire per le risate, mi avreste già eliminato! Ahahahahah!
Hikami sentì una rabbia mai provata montare dentro di sé, mentre osservava l’anima Kumiai ridere di lui, del suo compagno.. e del loro legame. Non poteva tollerarlo.
“Te lo giuro: farò l’impossibile per farti sparire dall’anima di Keishin” mormorò con gli occhi che risplendevano di furia omicida. “Dovesse costarmi anche la vita, io ti eliminerò. Troverò il modo di distruggerti e cancellarti in modo che tu non solo non possa mai più avvelenare la mente del mio compagno, ma nemmeno più reincarnarti!”
Sonohoka smise lentamente di ridere e gli rivolse uno sguardo di sfida. E sentiamo: pensi davvero di poterlo fare? Hai almeno una qualche idea di come fare?
“Proverò intanto a farti a pezzi. Magari funziona.”
Senza preavviso, Hikami materializzò le sue katane infuocate e attaccò con un fendente fulmineo diretto al collo dell’entità. Il colpo, però, non raggiunse mai il suo bersaglio: la mano nuda di Sonohoka lo intercettò e bloccò al volo.
Osservando compiaciuto l’incredulità sul volto della Zampakuto, l’entità ringhiò: Credi davvero che io sia come quel debole del tuo padrone? Che possa essere anche solo ferito da qualcosa di così infimo?
Hikami non fece in tempo a rispondere che l’altra mano di Sonohoka si strinse intorno al suo collo, sollevandolo senza il minimo sforzo; dibattendosi, cercò di colpire con la spada libera, ma ogni colpo ribalzò sulle fiamme che circondavano il corpo dell’anima Kumiai.
Siete patetici tutti e due. Non mi sorprende che siate stati sconfitti in modo così vergognoso. Questo, però, mi rende felice: forse mi ci vorrà meno del previsto per completare la fusione con il nostro amico Shinigami.
“Non contarci!” Hikami si sforzò di parlare lottando contro la stretta al collo. “Sarai anche più forte di noi due singolarmente, ma finchè io e Keishin saremo insieme sai bene che non potrai mai vincere!”
Ammetto che il vostro legame è più forte di quanto credessi e che non posso sopraffarvi in contemporanea.. per ora. Tuttavia, non passerà molto prima che le carte in tavola si ribaltino. Ogni volta che Keishin userà il mio potere, io guadagnerò forza a mia volta e, con il tempo, diventerò abbastanza forte da schiacciare anche il vostro insulso legame! Allora nessuno potrà più fermarmi!
“Non accadrà! Lui non permetterà mai che accada! Né i suoi amici lo permetteranno mai! Hai visto anche tu prima, no? Per quanto tu ci abbia provato, non li hai minimamente spaventati! Finchè avrà loro e me al suo fianco, tu non avrai mai la sua anima, avanzo di Kumiai!”
Sonohoka lo fissò chiaramente alterato, ma, prima che potesse fare qualsiasi cosa, una potentissima fiammata avvolse il corpo della Zampakuto, generando un paio di enormi ali che lo allontanarono con un forte battito. Il fuoco esplose rivelando la vera forma di fenice di Hikami; l’enorme uccello infuocato lanciò una poderosa lingua di fuoco contro l’entità, la quale, però, alzò le mani davanti a sé bloccandola. Subito dopo la fiamma si condensò in mezzo ai palmi e divenne a spirale, mentre il suo colore cambiava dal rosso scarlatto al nero pece.
Ti mostro io come si usa davvero il fuoco! affermò Sonohoka scagliando il turbine di fiamme nere contro la fenice; quest’ultima si racchiuse nelle ali per proteggersi, ma la forza del colpo fu tale da scagliarla indietro e farla precipitare. Con fatica, Hikami riprese il suo assetto, ma quando si voltò verso l’anima Kumiai, questa non stava per attaccarlo come pensava, era semplicemente rimasta ferma a guardarlo.
Adesso basta. Se continuassimo, finiremmo per allertare il tuo caro Shinigami e non ho alcuna voglia di affrontarvi insieme. È solo una seccatura spiegò Sonohoka con calma. E poi, non ha senso combattere: anche se voi mi sopraffaceste, non sareste comunque in grado di annientarmi. Che vi piaccia o no, io sono parte dell’anima di Keishin Akutabi e nessuno può distruggere la propria anima senza distruggere se stesso! Quindi non potete fare nulla!
Hikami riassunse la sua forma umana fissando l’entità con uno sguardo di puro odio.
Inoltre... continuò ghignando maligno. Non importa quanto proverete ad aiutarlo perché, prima o poi, sarà Keishin stesso a chiedermi di nuovo il mio potere. Ricordati che non sarebbe riuscito a sconfiggere Xedahs senza di me, e nemmeno ad affrontare Aizen. Anzi.. se si fosse concesso subito al mio potere, l’avrebbe potuto fermare prima che si unisse completamente all’Hogyoku. Questo lo sa anche lui ed è un pensiero che lo logora, lo sento! Quel dubbio, quel senso di colpevolezza lo porteranno sempre di più verso di me e più lui verrà da me, più i suoi cari si allontaneranno da lui! È vero, ho sottovalutato il loro legame, ma non importa. Io sono paziente e loro non hanno idea di che cosa stia diventando il loro compagno. Quando lo capiranno.. nessuno gli rimarrà accanto e allora non potrà fare niente per opporsi a me! Illudetevi pure di potermi eliminare con quel ridicolo metodo suggerito da Yamamoto, perché rimarrà ciò che è: un’illusione! Prima che possiate sigillarmi, io avrò già ottenuto ciò che voglio! Credimi se ti dico che io ho già vinto questa partita! Il suo ghigno divenne ancor più largo. E quando io e Keishin saremo diventati un tutt’uno, sai qual è la prima cosa che farò? Sbarazzarmi di te per sempre! Sarai anche tu assorbito dalla mia anima, verrai privato della tua identità e allora non sarai niente di più che una mera parte del mio essere! Ma forse ne dovresti essere contento: così sarai per sempre una cosa sola con il tuo amato padrone! Che importa se non avrai nemmeno un’identità o una tua coscienza?
“Non accadrà.. mai” replicò risoluto Hikami stingendo i pugni. Tuttavia, la freddezza e la sicurezza nelle parole di Sonohoka erano state tali che non poté non sentire dei brividi lungo la spina dorsale.
Sonohoka, dal canto suo, sembrò aver concluso perché, senza dire altro, iniziò ad allontanarsi nell’oscurità dell’anima di Keishin. Prima che potesse sparire completamente, però, parlò ancora: Un’ultima cosa. Tu hai detto che io e la mia razza non sappiamo niente di cosa sia un legame vero.. bè, lascia che ti dica una cosa: al contrario di quello che pensi, io so fin troppo bene cosa sia. Credi che quella che vi hanno raccontato sia tutta la verità? No, ti sbagli. C’è molto di più di quanto voi due crediate. Ora non posso dirvi niente perché non mi credereste mai, ma, quando potrò, vi mostrerò io tutta la verità sui Kumiai e sulla storia maledetta della Soul Society e quando lo farò.. il tuo Shinigami diventerà mio di sua volontà!
E sparì nelle tenebre più oscure, lasciandosi dietro solo una risata bassa e malvagia e quell’agghiacciante predizione...
 
Una debole luce tra l’ambrato e il dorato si diffuse lungo l’orizzonte, annunciando l’imminente sorgere del sole.
Sopra la montagna del Seireitei, Keishin, Meryu e Kaisui osservavano quel fenomeno fianco a fianco e con l’espressione di chi, pur conoscendolo perfettamente, rimaneva sempre sorpreso dalla sua magnificenza. I tre erano rimasti lì sopra tutta la notte, senza più parlare ma beandosi semplicemente della reciproca compagnia, in attesa di assistere a quella nuova alba.
Un’alba che, dopo tutto quello che avevano scoperto e affrontato, sapevano avrebbe portato a cambiamenti a loro sconosciuti. Un’alba che significava l’arrivo di nuove difficoltà, nuove prove da superare e, forse, nuovi nemici e pericoli. Un’alba che per loro poteva significare tutto e niente.
Eppure nessuno di loro aveva paura di quel futuro così incerto perché ora avevano la consapevolezza che qualunque cosa fosse successa, qualunque difficoltà o nemico avessero dovuto combattere, l’avrebbero fatto insieme. Ognuno di loro avrebbe sempre potuto contare sugli altri. Come amici, compagni, parenti.. come una vera squadra, no.. una vera famiglia.
Per questo, mentre il sole sorgeva, lo ammirarono semplicemente per quello che significava per loro:
Una nuova alba.

Un nuovo inizio.



Note:
Kiyoko = bambina pura
Kendama = pugno dell’anima
Takeo = uomo valoroso

Ed eccoci qui infine! L'ultimo capitolo!!!
Come avevo promesso a molti di voi, vi ho preparato una regalo di Natale dolce e amaro al tempo stesso... Per me almeno. Sì, dolce perchè questo capitolo rappresenta la conclusione della mia prima fanfiction e dunque è impossibile non emozionarmi, amaro perchè mi ero anch'io molto affezionato a questa storia e l'idea che per un po' non ne parlerò più, mi lascia abbastanza triste... Penso che sia la stessa cosa anche per tutti voi che avete letta e apprezzata, giusto?
Comunque, parlando un attimo del capitolo, vi dico subito che non era nei miei piani farlo così lungo.. avevo calcolato non più di 20-25 pagine e invece ne sono uscite quasi 40! Fate voi! Ma credo che il risultato sia valso la pena di questo lavoro extra! Come avrete capito, per nessuno dei miei tre protagonisti è un momento facile, anzi... Ormai i giochi sono finiti e tutti loro dovranno prendersi le loro responsabilità, o saranno guai seri... Se vi sembreranno più emotivi del normale in questo capitolo, non allarmatevi perchè era esattamente quella la mia intenzione. Come avrete capito, infatti, questo è un momento particolarmente difficile per loro e, per questo, volevo stavolta renderli più umani che Shinigami, a dimostrare che non sono ancora eroi o guerrieri incrollabili, ma hanno anche loro i loro momenti di debolezza e ritengo che non si possano biasimare per questo. Si risollevano quando sentono i sentimenti gli uni per gli altri e questo dà loro forza, visto che il più grande potere è e sarà sempre quello dei legami.
Meryu si è trovato una bella gatta da pelare, eh? Ditemi quanti di voi non avrebbero desiderato essere al suo posto in quel momento! XD Scherzi a parte, tra lui e Yoruichi non ci sarà mai amore (almeno dalla parte di lui) e non ha certo iniziato a vederla come la migliore delle Shinigami. Ha ancora dubbi su di lei, ma, considerando il tutto, ha deciso di fidarsi lo stesso. In fondo, lei era sincera e ciò che può insegnargli vale molto.. vale eccome! Il Kendama è inventato totalmente da me e rappresenta la mia versione dell'Hakuda supremo, qualcosa che si può giudicare a metà tra la Divina Scuola di Hokuto e la Sacra Scuola di Nanto dal grande manga/anime Hokuto No Ken o Ken il Guerriero. Chi di voi non lo conosce.. bè, ha avuto un grosso buco nella sua infanzia, a mio parere! XD Scherzo dai.. comunque come vi sembra? Sappiate che, se ora vi è poco chiaro, in futuro lo diventerà molto di più.
Kaisui ha scoperto anche lei un grande potere e si ritrova perciò un maestro altrettanto grande! Che ne dite? Chi meglio di quel matto di Urahara per insegnarle? Il suo potere potrebbe sembrare meno originale rispetto a quello del fratello, ma posso assicurarvi che è altrettanto pericoloso se sviluppato bene. Pensateci: una Zampakuto dal doppio potere. Come averne due in una.. non è poco per uno Shinigami e vi ricordo che aveva messo in difficoltà anche Aizen per un breve periodo. Sulla sua presunta infatuazione per Hitsugaya, mi spiace confermare alle fan che ci credevano che era solo un'infatuazione, niente di così serio come invece il legame tra Meryu e Soifon.. sul suo momento romantico con Keishin, invece, vi dico subito che le loro romance sono ancora in profondo sviluppo e potrebbero intrecciarsi come non potrebbero. Kaisui, al momento, è l'anima del gruppo, quella che sente più di chiunque il bisogno di mantenere l'unità tra i componenti. Ama molto sia Meryu che Keishin, ma bisogna ancora vedere come i suoi sentimenti si evolveranno.. non è una tipa semplice, lo sapete bene, ma è per questo che è così affascinante dopotutto!
Infine Keishin.. su di lui ne ho da dire anche troppe... Non sta affrontando un momento facile, quindi non c'è da sorprendersi che sia più emotivo del solito. Come ho già detto, piangere non è debolezza, ma un modo per sfogare le proprie emozioni e lui ne ha un disperato bisogno al momento. Dopotutto ha scoperto di essere infettato da una sorta di cancro dell'anima che lo porterà lentamente alla pazzia e alla possibile distruzione di tutto ciò che ama.. vi pare poco? La sua è la situazione più critica al momento e l'unica via d'uscita è molto pericolosa e insicura, perciò cerca inizialmente di isolarsi per non pensarci, ma poi si capisce che in realtà ha bisogn dell'esatto opposto: è necessario che abbia degli amici sinceri che lo aiutino e lo sostengano, o non ne uscirà mai... Vi posso assicurare che le minacce di Sonohoka non sono a vuoto e che lui rischia davvero di perdere se stesso. Se ciò accadrà o no, sta solo a lui. Per quanto riguarda questa Kiyoko, vi dico subito che è sì la prima volta che la nomino ed è una persona dal passato di Keishin, ormai defunta ma che ha ancora un fortissimo impatto su di lui e che avrà un ruolo molto importante in futuro.
Sono sicuro che avrete tantissime domande a cui vorrete trovare una risposta dopo questo capitolo. Come: chi è Takeo Harada? è ancora vivo? Qual è la verità nascosta di cui parla Sonohoka? Perchè sembra sicuro che Keishin cederà a lui prima o poi? E quali sono i nuovi nemici che i nostri protagonisti dovranno affrontare?
Tutte queste domande e molte altre avranno una risposta nella seconda serie che, purtroppo, pubblicherò molto più avanti quando il soggetto sarà ben delineato e avrò iniziato a scriverla. Vi assicuro che sto riflettendo sui vari eventi già da molto tempo, ma, siccome sto lavorando anche ad altre opere e ho pur sempre una vita anche fuori da EFP (vita abbastanza incasinata ultimamente!), procede a rilento. Io, però, vi prometto che avrete il seguito a questa mia storia e, se l'avete davvero apprezzata, allora sarete ancora più entusiasti per quando arriverà! Ci saranno molte più emozioni e avventure che in questa e farò del mio meglio per non deludervi! Ve lo prometto!
Adesso voglio dirvi che, per me, scrivere e pubblicare questa fanfiction è stata un'emozione incredibile, sì perchè era partita solo come un piacere tra me e i miei due amici con i quali ho ideato i personaggi, ma poi è arrivata a un livello a cui non avrei mai pensato. Mi ha permesso di emozionare e conoscere un sacco di altre persone e di leggere tantissime storie che io nemmeno immaginavo e, soprattutto, mi ha permesso di trovare non solo l'amicizia, ma perfino l'amore e, per questo, non ringrazierò mai abbastanza tutti voi per esservi interessati alla mia storia! Vorrei dunque ringraziare tutte le persone che l'hanno seguita, in particolare ringrazio:
_Fedra_, la mia amatissima, meravigliosa e instancabile moglie Claymore, sempre pronta ad aiutarmi in ogni aspetto della mia vita, virtuale e reale, e grazie alla quale io mi sento felice e realizzato come mai prima! Sei sempre la migliore, my lady! E vi suggerisco ora più che mai la sua fanfiction Occhi d'argento, regina indiscussa della sezione Claymore! Non perdetevela!!
GreenJade09, la mia adorata ninja, dolcissima e romantica come nessun altra, mia prima amica su EFP alla quale devo molto sia per le sue appassionate recensioni che per i suoi incoraggiamenti e la sua fantastica fanfiction Passioni e Tradimenti, la più romantica a mio avviso delle storie della sezione Naruto! Consigliata al 100%!!
Death Crow e Re Nero, i miei mitici e simpaticissimi fratelli Nefilim, capaci di emozionare anche con recensioni brevi ma cariche di significato come poche, geniali e attenti in ogni aspetto delle loro storie, come dimostra la loro serie A DxD Chronicles, la più bella di tutte le storie della sezione High School DxD! Leggetela assolutamente!!
92Rosaspina, la mia folle e super compagna ammazzademoni, una ragazza dalla parlantina come poche e dallo stile di scrittura inimitabile, in grado di coinvolgere perfino con un'unica frase, e la cui straordinaria fanfiction Devil May Cry - Angel's Punishment è la migliore di tutta la sezione Devil May Cry! Da non mancare per nessun motivo!!
Ma non solo: ringrazio anche la mia prima recettrice Keyra Hanako D Hono e i miei ultimi recensori Zephiel97 e Bianka babu, che hanno infine deciso di far sentire le loro voci e darmi le loro opinioni e ai quali io rivolgo per questo un grandissimo grazie! Non importa se all'inizio o alla fine, i vostri pensieri sono sempre importanti per me!
Per le preferite ringrazio 92Rosaspina, Death Crow e Re Nero, Lucensys, SognatriceAocchiAperti, Tsukai_No_Tenshi_sama, Zephiel97 e _Fedra_.
Per le ricordate Bianka babu, Death Crow e Re Nero e _Fedra_.
Per le seguite elementar_95, GreenJade09, selene 98 e _Fedra_.
Ringrazio anche tutti i miei lettori silenziosi che, anche se non si sono ancora fatti sentire, divengono sempre più numerosi e mi rendono sempre più felice! Se mai avrete voglia, fatevi sentire, sennò mi basta almeno sapere che continuerete a seguirmi! Io sarò sempre pronto ad intrattenervi e ascoltarvi!!
Infine, voglio concludere con due annunci:
Primo, per facilitare me e voi, ho creato per l'anno nuovo un canale di Facebook dove pubblicherò ogni notizia riguardo i miei futuri lavori e dove voi potrete contattarmi più facilmente e in sede separata da EFP per domande, curiosità e consigli di ogni tipo, anche di nuove storie da leggere, cosa che io apprezzo sempre! Questo è il sito: [https://www.facebook.com/Xephil/timeline]. Se volete, mettete mi piace e ci sentiamo lì come qui, a vostra preferenza!
Secondo, è vero che per un po' non sentirete parlare di Keishin, Meryu e Kaisui, ma io non vi abbandono di certo per così tanto tempo e, infatti, ho già quasi pronti alcuni nuovi lavori che inizierò a pubblicare da inizio anno prossimo! Voglio lasciare per ora da parte Bleach e tentare anche con altre opere. Per questo, se avete voglia di seguirmi ancora e di assistere ad altre avventure ed epiche battaglie, seguitemi con le mie due prossime opere: DxD - A Dragon's Fate, un what if della light novel High School DxD, e Devil May Cry - La guerra dagli occhi d'argento, un crossover tra Devil May Cry e Claymore che sto scrivendo insieme a _Fedra_ e che pubblicheremo per questo su un terzo canale che fonderemo tra poco! Le informazioni vi saranno fornite sui nostri siti o su vostra domanda (tranne gli spoiler ovviamente XD)!
E con questo vi saluto, miei cari lettori, e vi auguro un Buon Natale a voi e a tutte le vostre famiglie!!! Ci risentiamo molto presto!!
Ja naa minna!!!

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