Post Blue

di breath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 Dog Days Are Over ***
Capitolo 2: *** #2 All Around Me ***
Capitolo 3: *** #3 Without You I'm Nothing ***
Capitolo 4: *** #4 Saint Is A Sinner Too ***
Capitolo 5: *** #5 Running Up That Hill ***
Capitolo 6: *** #6 Fade Into You ***
Capitolo 7: *** #7 Lower ***
Capitolo 8: *** #8 Into Dust ***
Capitolo 9: *** #9 By The Evening ***
Capitolo 10: *** #10 Something About Your Love ***
Capitolo 11: *** #11 Heavy In Your Arms ***
Capitolo 12: *** #12 No light, no light ***
Capitolo 13: *** #13 Bad Rain ***
Capitolo 14: *** #14 Already Dead ***
Capitolo 15: *** #15 Coma ***
Capitolo 16: *** #16 Hurt ***
Capitolo 17: *** #17 Battleground ***
Capitolo 18: *** #18 Shadow Life ***
Capitolo 19: *** #19 Broken Promise ***
Capitolo 20: *** #20 Pierrot The Clown ***
Capitolo 21: *** #21 Protège moi ***



Capitolo 1
*** #1 Dog Days Are Over ***


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"And I never wanted anything from you
 Except everything you had and what was left  after that too.
 Happiness hit her like a bullet in the back
 Struck from a great height by someone who  should know better than that."
 |Florence And The Machine - Dog Days Are Over|


Una gigantesca bandiera su cui era stampato l'inconfondibile logo dei Guns n' Roses, disegnato da Slash anni prima, si ergeva maestosa in un'ampia stanza luminosa e quasi del tutto vuota. Facevano eccezione la presenza di alcune sedie disposte in varie file, amplificatori Marshall, attrezzature musicali e fotografiche in giro. Una ventina di persone, che sembravano formiche in quel grande spazio, si muovevano frenetiche, ognuna intenta a fare qualcosa.
- Direi che siamo pronti allora, i ragazzi ci sono, le ragazze pure...-
- A dire la verità manca Bonnie.- 
- Slash dove hai lasciato la tua ragazza?-
Il diretto interessato, seduto su un divano, il cilindro calato più del solito in testa, rispose con un'alzata di spalle.
- Non possiamo iniziare senza di lei?- chiese un uomo con una piccola cinepresa in mano. 
- Eccomi, ci sono, scusate il ritardo- Bonnie entrò correndo nella stanza, la borsa e una macchina fotografica tra le mani. 
- Oh, finalmente! Ti fai aspettare eh!- disse Axl mentre, davanti a uno specchio, si aggiustava la bandana blu sulla fronte. 
Da quando lei e Slash avevano cominciato a frequentarsi regolarmente il rosso non aveva più fatto alcun cenno a quella famosa conversazione fatta tempo prima nel tourbus ma allo stesso tempo aveva assunto un atteggiamento più freddo e distaccato nei suoi confronti e, sebbene la mora non ne capisse il motivo, non si tormentava più di tanto per scoprirlo.
- Sono rimasta bloccata nel traffico, scusate- disse di nuovo sedendosi su una sedia accanto a Erin, vestita con una grande giacca bianca sopra a una gonna dello stesso colore che la facevano sembrare più angelica del solito.
- Beh allora ci siamo tutti no? Io inizierei con un paio di riprese di voi insieme alle ragazze, fate quello che fate di solito e ignorateci, più sembrerete naturali e meglio verrà il video- disse l'uomo di prima. 
Bonnie si mosse a disagio sulla sedia, non le piaceva quella cosa, lei era nata per stare dietro l'obiettivo, non davanti. Ma quando le avevano parlato dell'idea che avevano in mente per il video della nuova hit del momento della band, Sweet Child O' Mine, e quando Slash le aveva detto che non poteva essere l'unico senza ragazza nel video, ne sarebbe andato della sua reputazione, non aveva voluto opporsi troppo. 
Meglio lei accanto a lui piuttosto che un'altra giusto?
A ogni modo, ora era lì, fasciata in un vestito aderente e più truccata del solito, stava cercando di comportarsi come se fosse un giorno come un altro. Peccato che non riuscisse ad ignorare quelle telecamere che continuavano a riprenderli, gli altri erano molto più bravi di lei. 
Si alzò e cominciò a scattare foto agli altri, almeno in quel modo si sarebbe sentita più nel suo elemento. 
Aveva appena fatto una bellissima foto ad Axl mentre spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio ad Erin quando sentì Slash abbracciarla da dietro come era sempre solito fare, si girò fra le sue braccia e gli scattò una foto.
- Lo sai vero che per oggi non dovresti fare foto?-
- Sì lo so ma mi sento a disagio ad essere ripresa e così mi calmo.-
- Aha quindi adesso sai che non è bello venire sempre fotografati!-
- Neanche da me?- Slash sorrise
- Beh, diciamo che farsi fotografare da te è meno palloso, tranne quando mi fai le foto nella doccia- Bonnie rise e si strinse a lui.
- Che ci posso fare io se hai un bel culo?-
Lo baciò e sentì le sue mani scendere sulla sua schiena per poi raggiungere il suo fondoschiena.
- Anche tu hai un bel culo... e mi piace questo vestito- le disse poi a sua volta una volta che si furono allontanati.
- Beh hai detto che dovevo mettermi in tiro no?- lui annuì ma non replicò, era troppo impegnato a depositare lievi baci sul suo collo. 
Bonnie si girò e vide che li stavano riprendendo proprio in quel momento.
- Ehi, questo lo cancellerete vero?- il tizio alzò le spalle sorridendo in risposta alla sua domanda e si allontanò da loro per dirigersi verso Duff e Mandy.
- Cosa te ne frega? Sei insieme al più figo qui intorno- Bonnie rise buttando la testa all'indietro e gli infilò le mani tra i capelli, sorridendo compiaciuta quando lo vide socchiudere gli occhi. 
- Di chi stai parlando? Dov'è?- si girò guardandosi intorno come se stesse veramente cercando qualcuno. 
Slash le pizzicò il fianco offeso.
- Ah ecco dov'era- disse poi guardandolo di nuovo e avvicinandosi divertita al suo viso per scoccargli un altro bacio.

Bonnie era seduta su una sedia, le gambe fasciate dalle calze elegantemente accavallate e una bottiglia di birra in mano, stava parlando con le altre ragazze e ogni tanto guardava il gruppo che intanto stava suonando la canzone. 
Si estraniò dalla conversazione al momento dell'assolo e si incantò nell'osservare il riccio eseguirlo, ormai aveva sentito quella canzone un milione di volte ma ogni volta le provocava un piccolo brivido, soprattutto l'assolo, era uno dei suoi preferiti, anche se Slash diceva sempre che si annoiava a suonare quel pezzo.
- Bonnie ci sei?- la voce di Mandy la riportò alla realtà.
- Sì scusate, mi ero incantata- Erin sorrise guardandola divertita.
- Non so come fai, io quasi quasi non ne posso più di sentirla, la danno sempre alla radio e dopo questo video sarà anche peggio!-
- Ma come? Axl l'ha anche scritta per te!-
- Lo so, e l'ho amata subito, ma averla sentita così tante volte le ha fatto perdere un po' di fascino.-
Si voltò a guardare Axl e sorrise con uno sguardo innamorato completamente in contrasto con le parole appena dette. 
- Sarà anche un cazzone della peggior specie, però lo amo- disse infatti dopo.
- E tu cosa ci racconti Mandy? Come procedono i preparativi per il matrimonio?- la bionda a quella domanda sorrise radiosa.
- Benissimo, è pronto quasi tutto, devo ancora comprarmi il vestito e capire come far arrivare la madre di Duff fin qui, sapete, ultimamente non si sente troppo bene...-
Le ragazze annuirono comprensive: anche se Duff sembrava al settimo cielo per l'imminente matrimonio con quella che, in pochi mesi da quando l'aveva conosciuta, era diventata la sua fidanzata, l'ombra del continuo ammalarsi della donna che da sempre deteneva il posto d'onore nel suo cuore e il suo affetto incondizionato di figlio, oscurava quel felice periodo. 
A parte questo, tutto sembrava andare per il meglio: Duff e Mandy si sarebbero sposati in due settimane, Axl ed Erin sembravano intenzionati a rimanere insieme ancora per un bel po', Izzy aveva una nuova ragazza, Steven saltava come al solito beato da un letto all'altro mentre Bonnie e Slash avevano raggiunto una sintonia che non credeva neanche possibile. 
All'inizio di quella strana, ormai poteva definirla così, relazione, la ragazza aveva tenuto la guardia alta, aspettandosi che da un momento all'altro Slash non si facesse più sentire, sparisse per dei giorni, la tradisse o che andasse in overdose. 
Poi con il passare dei giorni era rimasta piacevolmente sorpresa nel vedere che il ragazzo sembrava preso quanto lei e non solo a livello fisico. 
Naturalmente lui non era cambiato e il suo stile di vita neanche; facevano eccezione solo il fattore ragazze e, sorprendentemente, quello eroina. Bonnie non aveva mai detto niente sulle sue abitudini ma aveva notato che si faceva meno spesso, che preferiva bere o farsi una striscia di coca e quando finalmente il discorso era casualmente venuto fuori lui si era limitato ad alzare le spalle come suo solito e a dire che aveva perso interesse su quel fronte. 
Questo fatto lo aveva complessivamente reso solo un allegro ubriacone dedito a fare festa, concentrarsi sulla sua musica e su di lei. 
Certo non doveva sforzarsi molto per vederla o cercarla perché Bonnie, dopo che aveva mostrato a Doug e Alan il frutto del suo lavoro, aveva fatto un'impressione talmente buona che era stata assunta come fotografa ufficiale della band quindi era quasi sempre al loro seguito e i due si trovavano per forza di cose comunque sempre insieme. 
Quando la band poi non aveva un concerto o non era on the road la ragazza continuava a cercare brevi ingaggi che durassero qualche giorno per continuare a farsi conoscere e cercare di fare quanta più esperienza possibile. 
Ad ogni modo in questi brevi momenti di stallo Slash si stabiliva in pianta fissa a casa sua, visto che il massimo che il ragazzo sembrava essere in grado di fare su quel fronte fosse prenotare una camera d'albergo, e i due alla fine si vedevano praticamente ogni giorno. 

- Ah, sono stanchissimo! Che duro lavoro!- esclamò Steven buttandosi a peso morto su una poltrona.
- Ma se non hai fatto praticamente niente- disse Izzy accarezzando pigramente un grosso cane, il suo ultimo acquisto, mentre la ragazza di Steven si sedeva in braccio a quest'ultimo godendosi le carezze del batterista. 
- Beh più tardi andiamo in sala prove, ho una canzone da farvi sentire per il nuovo album- disse Axl da un angolo della stanza provocando uno sbuffo del batterista.
- E poi c'è anche quella di Izzy da provare- aggiunse subito Duff.
- E' vero, come si chiamava pure?- chiese Slash accendendosi una sigaretta.
- Patience- rispose il moro quasi in un sussurro.
- Mi ci vorrà tanta pazienza per arrivare alla fine di questa giornata... e una bottiglia di Jack... e una dose- disse Steven guadagnandosi uno sguardo di rimprovero da parte di Axl che però non disse niente.
- Beh allora andiamo, devo anche passare da Del James a prendere Clyde, non può più tenerlo- disse il riccio. 
- Ci passo io se vuoi, voi andate- disse Bonnie alzandosi. 
La band stava lavorando ad alcune nuove canzoni per il nuovo album e sapeva quanto fosse importante che si chiudessero in sala prove e suonassero insieme, Slash le diceva sempre che le migliori canzoni che avevano fatto fino a quel momento erano nate quando erano tutti insieme perché a quel punto non dovevano neanche sforzarsi per trovare l'ispirazione, tutto nasceva spontaneo. 
- Ma se sei terrorizzata da lui- la prese in giro Duff ridendo di gusto.
- Non è vero! E' solo che non è che sia proprio abituata a trovarmi nel letto un cazzo di anaconda che è scappato dalla sua gabbia durante la notte- rispose la ragazza imbronciata lanciando uno sguardo di fuoco a Slash che sorrise divertito.
- Voleva solo conoscere meglio la sua compagna di crimine, in fondo con i vostri nomi non potete non andare d'accordo, siete destinati a stare insieme! Adesso che starà da te vedrai ti renderai conto che è innocuo come un gattino.-
Le si avvicinò e le mise un braccio intorno alle spalle per poi baciarla brevemente, facendole momentaneamente dimenticare la sua rabbia per il fatto che il riccio, nel breve periodo che Clyde aveva passato a casa sua prima di essere portato da Del James, spesso si dimenticasse di chiudere per bene la gabbia del suo animaletto domestico, permettendo di conseguenza che questo la notte si facesse dei giri per casa e che spesso si fermasse nel suo letto, facendo venire degli infarti non solo a Bonnie ma anche a Cassie che una mattina se l'era trovato tranquillamente addormentato sul tavolo della cucina. 
Ora però il rettile sarebbe tornato nel piccolo appartamento, sotto la ferrea regola che rimanesse chiuso nella sua gabbia.
Pensando a come trasportare Clyde senza incidenti fino a casa sua, la ragazza uscì dal palazzo in cui avevano girato il video e raggiunse la vecchia Wolkswagen gialla parcheggiata poco lontano, entrò ed accese la radio, non potendo fare a meno di cominciare a canticchiare felice. 
Sì, quello era proprio un bel periodo. 

C'era chi sperava di essersi liberato di me e chi non ci sperava proprio più di rivedermi qui o a chi magari non gliene fregava un cazzo. Fatto sta che sono tornata!
Ho finito di scrivere questa storia un mesetto fa ma sono andata in vacanza e non mi andava di pubblicare il primo capitolo e poi non farmi più sentire per un mese. Come per Ride, la storia è già scritta ed ha 21 capitoli ma, per come la vedo io, è diversa per tantissimi aspetti da quella prima parte, già dall'introduzione si capisce che non sarà tutto rose e fiori. Sempre parlando dell'introduzione, il pezzo tra virgolette è stato preso da una canzone dei Placebo che si chiama Post Blue, proprio come la storia, e che secondo me incarna alla perfezione lo spirito e l'atmosfera di questa seconda parte.
Come avevo menzionato anche nell'ultimo capitolo di Ride, ho dovuto cercare di districarmi tra le memorie confuse dei componenti dei Guns che hanno scritto un libro e spesso purtroppo, sono umana anche io, ho fatto confusione anticipando o posticipando alcune cose salvo poi accorgermene quando il capitolo era stato già bello che scritto e non me la sentivo di cancellarlo. Cercherò di ricordarmi di scrivere nelle note ogni volta che ho commesso un errore del genere ma per sicurezza, nel caso in cui me lo dimenticassi, lo dico già da qui.
Proprio come questo primo capitolo, il nome di ognuno sarà quello di una canzone che io trovo particolarmente adatta al capitolo in questione o per il testo o per la musica, scriverò ogni volta anche il nome dell'artista, nel caso in cui vogliate fare una full immersion nella storia, cosa che io naturalmente consiglio vivamente :)
Per quanto riguarda questo capitolo, so che straripa di zucchero filato e unicorni che vomitano arcobaleni però non me la sentivo di non concedere un po' di felicità a quei due. Ora passiamo alle precisazioni e ai puntini sulle i: il video di Sweet Child è stato girato a Marzo dell'88 e Duff e Mandy si sono sposati a Maggio perciò ho anticipato di qualche settimana il lieto evento, così come penso di aver anticipato di qualche anno i problemi di salute della signora McKagan, chiedo umilmente perdono. L'album di cui parlo è naturalmente GN'R Lies, ma cosa ve lo dico a fare? Son pignola.
Ho fatto diventare Bonnie fotografa dei Guns anche per permetterle, volente o nolente, di rimanere sempre vicino ai Guns e soprattutto a Slash perché,realisticamente parlando, non penso che altrimenti sarebbero resistiti più di qualche settimana. Insomma, stiamo parlando di Slash a 23 anni, neanche tutto l'affetto e l'attrazione del mondo l'avrebbero mantenuto buono e bravo e lo stesso discorso vale anche per Bonnie. Ok che questa è una FF ma non voglio forzare la realtà più del necessario.
Ultimissima cosa: sono sicura che tutti conoscete Bonnie e Clyde, una delle coppie più famose di criminali della storia, è a loro che Slash si riferisce quando parla del suo dolce animaletto domestico.
Detto questo, penso di aver finito per questo capitolo. Le note sono infinite ma le cose da dire pure, spero che mi scuserete. Il prossimo capitolo non so precisamente quando riuscirò a pubblicarlo. Non riuscirò a pubblicare così spesso come è successo per Ride, i capitoli devono essere riletti e corretti e le vacanze, ahimè, per me sono già finite, ma cercherò comunque di mantenere una certa regolarità.
Breath

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Capitolo 2
*** #2 All Around Me ***


"My hands are searching for you
 My arms are outstretched towards you
 I feel you on my fingertips
 My tongue dances behind my lips for you."
|Flyleaf - All Around Me| 


Una lucida Honda CRX nera percorreva veloce, oltrepassando di molto il limite di velocità, la strada piena di serpentine che si arrampicava sinuosa sulle colline di Los Angeles. 
Al suo interno un ragazzo e una ragazza. 
Lui vestito completamente in nero, in tinta con la macchina, e lei con un abito chiaro e leggero che svolazzava e continuava a risalirle sulle gambe scoprendole le cosce chiare. 
Incurante di tutto ciò la ragazza aveva la testa abbandonata contro lo schienale, un sorriso pacifico sul viso e un braccio mollemente abbandonato oltre la portiera della macchina nel vuoto, le dita allargate per sentire il vento scorrere fra di esse. 
La macchina fece una curva praticamente in contro mano, rischiando anche di fare un frontale, evitato al millimetro, con un'altra macchina che stava arrivando dal senso opposto. 
- Lo sapevo che dovevo guidare io- disse la ragazza guardandolo da dietro le lenti scure che coprivano i suoi occhi.
- Sì così saremmo arrivati stasera. Stai tranquilla, sono un guidatore nato io- le rispose lui tranquillissimo.
- Questo è il terzo incidente evitato per un soffio da quando siamo saliti in macchina.-
- Appunto, piccola, evitato. Così è tutto più eccitante no?- disse sorridendo sornione e posando la mano sulla coscia scoperta della ragazza in una carezza lenta che le alzò ancora di più il vestito. 
La ragazza abbandonò di nuovo la testa sullo schienale, chiudendo gli occhi e allungando un braccio per infilare le dita fra i suoi capelli all'altezza della nuca.
- Tu sai dove è esattamente il posto?- chiese dopo poco.
- No ma penso che lo troveremo facilmente, con tutta la gente che hanno invitato sarà impossibile non sentire il casino.-
- Sei il testimone dello sposo, se arrivi in ritardo sei fottuto- disse lei ridacchiando. 
Lui alzò gli occhi cielo divertito.
- Non arriveremo in ritardo. Sto guidando io ricordi?- fece un'altra curva a una velocità davvero troppo elevata, lasciando i segni delle gomme sull'asfalto, e riprese a parlare 
- E poi non so se Duff si accorgerebbe della mia assenza, sicuramente sarà già sbronzo.-

Dopo pochi minuti intravidero la loro meta: una grande villa immersa nel verde accecante di un prato all'inglese su cui spiccavano file e file di sedie bianche che affiancavano un tappeto rosso posato sull'erba, il quale portava a una piccola arcata di legno dipinta di bianco e ornata di fiori rossi. 
Erano arrivati. 
Dopo aver parcheggiato la macchina i due scesero ed andarono incontro a un gruppetto che era più appartato rispetto agli altri.
- Slash, Bonnie! Eccovi finalmente- la voce di Erin li accolse per prima.
- Ce ne avete messo di tempo eh- disse Izzy che, con la camicia bianca sotto un gilet nero e un paio di aderenti pantaloni rossi, faceva la sua bella figura.
- E' troppo presto, anche per un matrimonio- si lamentò Slash accendendosi una sigaretta.
- Sarà, intanto Duff è di là che non ne può più di aspettare- disse Axl divertito stringendo la vita della sua fidanzata. 
- Mi sa che è lui la donna della coppia- disse Steven ridendo mentre apriva una bottiglia di Jagermeister rubata dal bar.
- Ragazzi, è ora di sedersi, stanno per iniziare. Qual'è il testimone di Duff?- la sorella di Mandy, la damigella d'onore, si avvicinò trafelata a loro e li guardò in attesa e leggermente intimorita. 
Steven le fece l'occhiolino ancora attaccato alla bottiglia e Slash alzò la mano, come se fosse un bambino che chiede il permesso prima di parlare, immagine che stonava del tutto con il suo aspetto.
- Allora devi venire con me- continuò la ragazza dopo avergli riservato un'occhiata stupita per il fatto che quell'ammasso disordinato di ricci e vestiti in pelle fosse il testimone di quell'angelo biondo che Duff sembrava quel giorno.
- Qualcuno mi aiuti- disse il ragazzo disperato per poi rubare la bottiglia a Steven e prenderne un lungo sorso, sotto lo sguardo allibito della damigella d'onore. 
Ridata la bottiglia al biondo seguì la sorella di Mandy verso l'arcata, dietro di lui tutti gli altri che si sedettero dietro al clan dei Mckagan presente al completo. 
Bonnie si sedette vicino a Steven che la abbracciò subito felice. 
- Io adoro i matrimoni- esclamò estasiato poco dopo.
- Popcorn non ti emozionare troppo, non ho portato i fazzoletti con me- disse Izzy accavallando le gambe e mettendosi più comodo sulla sedia.
- E' che sono così carini loro due... e la sorella di Mandy ha un culo che è una favola!-
Bonnie e Izzy sorrisero guardandosi complici, era lo stesso Steven di sempre. 
Mentre quest'ultimo continuava a bere allegramente ed a fare l'occhiolino praticamente a qualsiasi persona di genere femminile presente, compresa la madre di Duff, si sentì risuonare nell'aria tersa la classica marcia nuziale e tutti si voltarono per guardare l'ingresso della sposa. 
Mandy avanzò lentamente tra gli invitati nel suo lungo, semplice vestito bianco, un sorriso radioso sul volto, specchio di quello dell'unica persona che in quel momento vedeva. 
Il biondo bassista, elegante come non l'avevano mai visto in un completo chiaro, la aspettava fermo alla fine di quel tappeto rosso, sul viso aveva un'espressione indefinibile che intenerì Bonnie che lo guardava. 
Il suo sguardo poi si spostò istintivamente sulla figura di Slash, fermo accanto a Duff, il cilindro appoggiato per terra accanto ai suoi piedi. Il riccio ricambiò il suo sguardo e le fece l'occhiolino sorridendo, poi divertito tirò fuori la lingua nella sua direzione.

Bonnie si lasciò cadere pesantemente su una sedia e si tolse gli alti sandali che portava e che da ore le stavano torturando i piedi.
- Queste maledette scarpe mi stanno uccidendo- esclamò esasperata per poi versarsi del vino in un bicchiere e cominciare a sorseggiarlo lentamente. 
Slash, accanto a lei continuò a bere dal suo bicchiere, che conteneva qualcosa di più forte.
- E' in momenti come questo che sono così felice di non essere una ragazza- disse allegro.
- Mai più tacchi, mai più- continuò a lamentarsi la mora. 
Slash le accarezzò un braccio per consolarla, senza però perdere il sorriso che allargava le sue labbra, e si chinò a baciarla. 
- Ehi guardate che ci sono anche io, prendetevi una stanza- la voce di Steven, seduto accanto al chitarrista, li interruppe.
- Popcorn non dovevi rimorchiare la damigella tu?-
- Ho scoperto che è lesbica- disse lui triste.
- E da quando in qua un dettaglio del genere ti ferma?- chiese il riccio divertito.
- Cazzo Slash, hai ragione, voglio dire, nessuna mi può resistere, la farò tornare etero in un secondo! Vado! Grazie amico!-
Si alzò, dando una pacca sulla spalla del chitarrista e andandosene.
- Di nuovo soli- disse il riccio e si chinò di nuovo per baciare la ragazza.
- Come sei affettuoso- esclamò lei, sinceramente sorpresa, quando si allontanarono.
- Hai ballato praticamente per tutto il tempo senza considerarmi- mormorò lui mentre un broncio degno di un bambino prendeva forma sulle sue labbra, rendendole ancora più invitanti agli occhi della ragazza che a malavoglia distolse lo sguardo puntandolo sui suoi occhi scuri.
- Sei tu che non vuoi ballare.-
- Fammi bere ancora un po' e poi assisterai alle mie doti di ballerino- Bonnie rise di gusto a quelle parole.
- Mi sa che con tutto quello che hai bevuto dovrò guidare io dopo.- 
- Te lo scordi piccola, non lascio nelle tue mani la mia preziosissima, nuova macchina- disse lui subito, guadagnandosi un pugno tra le costole.
- Sono una guidatrice bravissima, solo perché non guido come una pazza non significa che non sappia guidare.-
Lui alzò le mani in segno di resa. 
- Va bene, va bene... ma se la distruggi me la ricompri- Bonnie alzò gli occhi al cielo e gli pizzicò un fianco.
- Questa sera sei più manesca del solito- si lamentò lui.
- Sei tu che mi ispiri violenza- un largo sorriso si aprì sul volto di Slash.
- Anche tu mi ispiri tante cose baby- e si avvicinò al suo collo per baciarglielo lentamente, provocandole le stesse sensazioni di mesi prima, sembravano non stancarsi mai l'uno dell'altra.
- E' stato un bel matrimonio- disse Bonnie poco prima di cercare le sue labbra.

Erano rimasti solo gli invitati che erano abituati a fare festa fino a tardi, quindi i Guns e pochi altri. La musica era stata spenta, i camerieri stavano portando via il cibo e le bevande che i ragazzi non erano riusciti a rubare in tempo mentre i due novelli sposi erano spariti dentro la villa a consumare la loro prima notte di nozze o, molto probabilmente, semplicemente a crollare esausti sul letto. 
Seduti sulla spalla della collina che morbida scendeva in basso, permettendo loro di godere della vista di Los Angeles che si stagliava come un luminoso gigante ai loro piedi, chiacchieravano pigramente Slash, Bonnie, Axl, sulle cui gambe era appoggiata la testa di Erin addormentatasi poco prima e a cui il rosso accarezzava distratto i lunghi capelli, Izzy, la sua ragazza e infine Steven, tornato sconfitto dopo un secondo rifiuto da parte della sorella di Mandy che non ne voleva proprio sapere di diventare etero.
- Non ha neanche voluto fare una cosa a tre quando gliel'ho proposto- stava dicendo il batterista immusonito.
- Non penso che per lei fosse una cosa così allettante come lo è per te- disse Bonnie divertita.
- Uffa, è sempre stato uno dei miei sogni... con due gemelle magari- le sue labbra si aprirono in un largo sorriso mentre, steso sulla schiena con le mani incrociate sulla nuca e a occhi chiusi, probabilmente stava immaginando la scena.
- Io l'ho fatto con due gemelle, bionde- disse Axl tronfio.
- E come è stato?- chiese Steven interessato.
- Devi provare per capire Popcorn- disse il rosso sporgendosi in avanti con un lento movimento, per non svegliare Erin, e dandogli una forte pacca sulla spalla.
- Tutti abbiamo fatto delle cose a tre, non è una grande novità- disse Slash tranquillo.
- Sì ma quando voi fate le cose a tre di solito c'è una sola ragazza Slasher- disse Axl ridendo.
- Cosa vuoi dire con questo? E' successo solo perché casualmente sia io che Steven o Izzy volevamo scopare con la stessa tipa o eravamo troppo sbronzi per cercarcene un'altra, tutto qui!-
- Meglio per le ragazze in questione- disse Izzy tranquillo.
- Bonnie ti va una cosa a tre?- chiese a quel punto Steven aprendo gli occhi e girandosi verso di lei che rise di gusto.
- Grazie per la proposta Stevie ma facciamo un'altra volta ok? Per adesso mi basta questo qui- rispose la ragazza sorridendo pacificamente e accarezzando il ginocchio a Slash che commentò con un
- Alla larga Steve.- 
Il biondo rifece la stessa proposta alla ragazza di Izzy ma ricevette un rifiuto anche su quel fronte.
- Certo che mi state diventando un po' pallosi eh! Tutti monogami e seri. Che noia!-
- Semplicemente a volte capita che incontri una e tutte le altre non ti interessano più perché non sono lei- disse Izzy pensieroso, lo sguardo perso nella notte di quella primavera che stava ormai sfiorendo, ritrovandosi inaspettatamente a ripercorrere nei suoi ricordi il tempo passato insieme a Desi e riassaporando in bocca il gusto amaro del rimpianto per averla lasciata andare. 

Dopo quell'affermazione, che era nata spontanea sulle labbra del chitarrista, tutti rimasero silenziosi, ognuno perso nei proprio pensieri. Steven guardava il cielo, la ragazza di Izzy guardava quest'ultimo chiedendosi a chi stesse pensando il moro e Axl guardava Erin accarezzandole dolcemente i capelli. 
Bonnie si avvicinò a Slash, che le mise subito un braccio intorno alle spalle e cominciò ad accarezzarle un braccio, sfiorando con i polpastrelli quella pelle così chiara e delicata, soprattutto se confrontata con la sua, piena di calli e piccole cicatrici, silenziosi ma sinceri testimoni di una vita dedicata allo spingersi sempre al limite, solo per il gusto di sentire che sapore ha il confine del baratro. 
Mentre la ragazza alzava il viso per incontrare le sue morbide labbra si ritrovò a pensare che quello di cui Izzy stava parlando lei lo aveva trovato nel ragazzo che ora la abbracciava, che erano quel momento e quella persona, ciò di cui aveva sentito la mancanza fino ad allora e che aveva finalmente trovato.


Siete ancora vivi o siete affogati per il troppo miele che sprizza da questo capitolo? :)
Ma in fondo siamo a un matrimonio e tutti sono più felici, tranne il povero Steve, e ubriachi. A proposito del matrimonio, vi segnalo un'altra svista: in realtà al matrimonio di Duff non erano presenti gli altri membri dei Guns, visto che in quel periodo stavano girando per il Canada in tour con gli Iron Maiden, Duff è volato fino a LA da solo ( povero, non mi ricordo a chi ha chiesto di accompagnarlo per non farsi prendere troppo dal panico per il viaggio), si è sposato e poi ha raggiunto nuovamente gli altri. A ogni modo, a me piaceva troppo l'idea che avessero partecipato quindi ho bellamente ignorato la realtà. 
Spendo due parole anche per Izzy, ho tirato in ballo Desi perché ho questa malata convinzione del fatto che fosse La Ragazza per Izzy e che in fondo in fondo lui non l'abbia mai dimenticata, stessa storia per Axl ed Erin.
Per il resto non penso ci sia altro da aggiungere, mi dispiace di averci messo tanto (per i miei standard) a pubblicare il nuovo capitolo ma non ho trovato il tempo se non adesso. Mi piacerebbe riuscire ad aggiornare ogni tre giorni circa in modo da pubblicare due capitoli a settimana ma non so se riuscirò a farcela, al massimo ne pubblicherò uno a settimana.
Concludo augurandomi che vi sia piaciuto questo capitolo, che non vi abbia fatto venire il diabete, e che la storia vi stia prendendo o comunque incuriosendo, anche se siamo ancora all'inizio.
Breath

 

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Capitolo 3
*** #3 Without You I'm Nothing ***


"I'm unclean a libertine
 And every time you vent your spleen
 I seem to lose the power of speech
 You're slipping slowly from my reach
 You grow me like an evergreen
 You've never seen the lonely me at all."
| Placebo - Without You I'm Nothing |


- Domani parto per Maui- quella frase ruppe il silenzio della giornata che stava volgendo al termine e distolse l'attenzione di Bonnie dalle polpette che stava preparando.
- Cosa scusa?- si girò incredula verso Slash che era chino con la testa praticamente del tutto infilata nel frigo alla ricerca di una birra. 
Il ragazzo sbuffò contrito quando non la trovò e incrociò lo sguardo della mora che, completamente dimentica del cibo sul fuoco, continuava a guardarlo. 
- Gli altri sono preoccupati per me, dicono che da quando giro sempre con West ho ricominciato a farmi e bla bla bla- mimò con le dita della mano unite una bocca che parlava riferendosi a quelle che per lui erano solo parole inutili e prive di verità. 
Certo, era vero che da quando erano tornati a Los Angeles dopo il tour con gli Iron Maiden e lui non sapeva cosa fare usciva con l'amico per fare festa insieme, il che equivaleva a bere fino a collassare e tirare su quella, per lui, innocente polverina bianca. 
Però non era tornato all'eroina. 
Certo, c'era stata quella volta, un paio di giorni prima, quando si era fatto una dose, ma solo perché tutti intorno a lui se la sparavano in vena o la fumavano e gli avevano fatto venire voglia. 
Ma era stata solo quella volta, non era necessario che gli altri, che Bonnie, lo sapesse. Anche perché in generale su quel fronte era ancora nella fase "non mi interessa, grazie".
Però lo mandava giù di testa il fatto che gli altri facessero i preoccupati quando non è che loro fossero dei santarellini, quasi quasi gli veniva voglia di ricominciare a farsi, giusto per dispetto.
-Quindi cosa c'entra questo con Maui?- la domanda della ragazza lo distolse dalle sue riflessioni.
- Dovrebbe servirmi per stare lontano dai casini e dalle tentazioni- il suo tono sarcastico la diceva lunga su quanto ritenesse quel piano sensato.
- Oh... ed è vero? Hai ricominciato?- la mora pronunciò quelle parole quasi timorosa, dandogli le spalle e rigirando nervosamente le polpette nel sugo. 
Lo sentì sospirare, sapeva che non gli piaceva che gli fossero poste quelle domande, lo percepiva come un interrogatorio, ma non aveva potuto fare a meno di chiedere.
- Piccola, sei troppo intelligente per non capire quando sono fatto o meno, se non lo sai tu chi potrebbe?-
Mentre pronunciava quelle parole si ripeté nella sua testa che non aveva senso che le raccontasse di quella serata di qualche giorno prima, l'avrebbe solo allarmata. 
Per un episodio isolato poi! 
No, meglio stare zitti e godersi quell'ultima serata a LA prima di partire. 
Quelle parole tranquille e leggermente ruffiane di Slash liberarono Bonnie dal sospetto opprimente che, senza che lei potesse fare niente per fermarlo, aveva invaso il suo corpo negli ultimi minuti. 
Gli credeva, voleva credergli! 
E poi aveva ragione, se ne sarebbe accorta, vero? 
Ma nell'ultimo periodo, tra un tour e l'altro, lei lavorava sempre di più e si vedevano di meno. Di solito, se aveva un servizio fotografico, usciva quando lui ancora dormiva e spesso quando rientrava lui era già uscito per poi tornare tardi, facendole percepire la presenza del suo corpo nel letto accanto a lei quando era l'alba. Questa routine di solito durava alcuni giorni poi la band ripartiva e tutto tornava come prima. 
Ora però si chiedeva se in quella settimana passata a LA lei fosse stata troppo presa dal lavoro per cercare qualsiasi segno di una rinnovata dipendenza. 
Spense il fuoco del fornello e incerta si girò di nuovo verso di lui. Slash era seduto su una sedia vicino al tavolo, stava fumando guardando fuori dalla finestra le ombre sempre più lunghe che avvolgevano i palazzi in oscuri abbracci silenziosi e si stagliavano sulle strade deformando l'aspetto di ogni cosa. 
Quando il ragazzo sentì lo sguardo di Bonnie su di lui, la guardò di rimando sorridendole con tranquillità.
- Ehi vieni qui- la attirò per i fianchi per farla sedere a cavalcioni su di lui e la abbracciò accarezzandole i capelli.
- Quanto starai via?- chiese lei allontanandosi nuovamente da lui ma rimanendo ancora sulle sue gambe.
- Due settimane- Bonnie spalancò gli occhi sorpresa, si era abituata alla sua presenza e due settimane le sembravano un anno.
- Così tanto?- lui annuì e le stampò un leggero bacio.
- Vieni con me- mormorò sulle sue labbra guardandola.
- Ho dei servizi da fare per i prossimi quattro giorni- disse lei abbassando gli occhi.
- Vieni dopo no?- Bonnie lo guardò dubbiosa e lui continuò persuasivo 
- E dai! Ci prendiamo una vacanza, non facciamo un cazzo tutto il giorno... a parte prendere il sole, bere... e scopare- cominciò a baciarle il collo nei punti in cui sapeva fosse più sensibile. 
Bonnie si morse il labbro inferiore mentre l'indecisione veniva soppiantata dalla sensazione così piacevole dei suoi baci.  
- Così mi stai corrompendo...- 
- Era questa l'intenzione- lo sentì sorridere sulla sua pelle e stringere i suoi fianchi.
- Va bene, verrò- Slash riportò la testa alla sua altezza e le permise di vedere l'euforia che illuminava il suo viso. 
All'improvviso l'idea di passare due settimane come un recluso non gli sembrava più così brutta.

Bonnie si aggiustò la gonna sui fianchi e uscì dal bagno in cui si era cambiata. Quella sera i Guns avrebbero tenuto a Phoenix il secondo concerto del nuovo tour che avevano iniziato con i TSOL e lei era in ritardo, non si era ancora neanche truccata. 
Guardò nello specchio il suo riflesso abbronzato, a cui non era abituata, e cominciò a tracciare una sottile linea scura sulla palpebra. 
Lei e Slash erano appena tornati dalle Hawaii, dove avevano passato una settimana a seguire alla lettera lo scenario che il riccio le aveva dipinto quando le aveva proposto di andare lì. 
Era stata una vacanza quasi perfetta, fatta eccezione per la sera in cui Slash era talmente ubriaco che aveva rotto una finestra del bungalow in cui alloggiavano scatenando l'ira di uno del personale, un omone minaccioso che l'aveva praticamente preso per la gola e sbattuto contro il muro. 
Bonnie rabbrividì al ricordo di quegli attimi di panico, si era veramente spaventata ed era convinta che Slash ne sarebbe uscito come minimo con un bell'occhio nero. E invece quello all'improvviso se n'era andato e il mattino dopo avevano scoperto che si era licenziato. 
 Per il resto tutto era andato per il meglio e la ragazza, ripercorrendo di nuovo con la memoria anche i momenti più sereni di quella vacanza finì di truccarsi per poi uscire di corsa nello stretto corridoio che l'avrebbe condotta ai camerini, sperando che i ragazzi non fossero già saliti sul palco. 
Incontrò Alan che andava nella direzione opposta alla sua, aveva un'espressione preoccupata sul volto.
- Ehi Alan, qualcosa non va?- gli chiese fermandolo.
- Axl non vuole salire sul palco, non vuole uscire dal camerino.-
- Perché?-
- Non lo sappiamo, semplicemente non vuole, vado a cercare Doug, magari lui riesce a farlo ragionare- e se ne andò imprecando. 
Bonnie continuò a camminare sconcertata e dopo poco vide  Slash, Steven, Izzy e Duff davanti alla porta di un camerino chiuso che evidentemente era quello di Axl.
- Cosa è successo?- chiese ai ragazzi preoccupata.
- Non lo sappiamo- disse Duff visibilmente irritato. 
- Questo coglione non ci vuole parlare- urlò poi in direzione della porta chiusa.
- Izzy tu hai provato a parlarci?- chiese a quel punto la mora, sapeva che il chitarrista e il rosso avevano un rapporto molto stretto e che spesso Izzy era l'unico in grado di far ragionare l'amico.
- Mi ha solo detto che stasera non se la sente di salire sul palco- le rispose il moro stranito.
- E a me prude il culo, ma non per questo me ne sto chiuso in un fottuto camerino- disse Steven furioso mentre continuava a camminare avanti e indietro, ripercorrendo sempre gli stessi due metri di corridoio.
- Erin?- chiese di nuovo la ragazza speranzosa.
- E' dalla madre in Florida- le rispose Izzy. 
A quel punto Bonnie si avvicinò alla porta e parlò piano all'indirizzo di essa, sperando che il rosso dall'altra parte la sentisse.
- Axl? Stai bene? Dai aprimi, entro solo io, promesso, e faccio la brava- nessuna risposta. 
Rimase in silenzio per un po' e poi continuò. 
- Ascolta, se c'è qualcosa che non va, io sono qui, ti posso aiutare, qualsiasi sia il problema ti possiamo aiutare tutti, basta che tu apra questa porta- il silenzio dall'altra parte e nel corridoio gravava su tutti come un enorme blocco di piombo. 
- Axl, avete un concerto, dovete salire sul palco- disse infine cercando di mascherare il tono spazientito che ormai stava assumendo. 
La porta si spalancò all'improvviso e il viso infuriato e scarmigliato di Axl le apparve davanti, vicinissimo.
- Non dirmi quel che cazzo devo fare, nessuno deve osare dirmi quello che devo fare, ho detto che io sul quel fottuto palco non ci salgo e non ci salirò!- le urlò queste parole a due centimetri dal suo viso e poi sbatté la porta con violenza.
- Visto? Il signorino non ci da neanche un fottuto motivo per cui non vuole portare il suo principesco culo su quel cazzo di palco- disse Steven stringendo i pugni, la rabbia deformava i suoi lineamenti rendendolo ogni secondo meno simile al ragazzo che erano abituati a vedere. 
Gli altri rimasero in silenzio, gli sguardi bassi, non sapevano cosa dire o forse non sapevano come esprimere a parole i sentimenti che quella situazione aveva fatto nascere in loro. 
Furono inutili anche i tentativi di convincimento di Alan e Doug che arrivarono poco dopo, Axl non disse più una parola e quella porta rimase ostinatamente chiusa.
- Ah, fanculo! Col cazzo che io rimango qui un secondo in più ad aspettare i suoi porci comodi, ho bisogno di una cazzo di dose- disse Steven spazientito incamminandosi verso l'uscita.
- Aspetta, vengo anche io- Slash si alzò dal posto che aveva occupato per terra nell'ultima ora e, senza guardare in faccia nessuno, raggiunse con una mezza corsa il biondo. 
Bonnie guardò sgomenta le loro figure allontanarsi nel corridoio in penombra fino a quando il buio non le inghiottì e le sembrò che una nuova oscurità fosse scesa su tutti loro.


Sono anche riuscita a pubblicare prima rispetto ai miei piani, evviva a me. A parte gli scherzi, già da questo capitolo compaiono i primi problemi caratteristici dei Guns, non c'è bisogno che ve li ripeta. Forse vi sarete chiesti come mai Bonnie ha cambiato atteggiamento nei confronti del discorso droga rispetto a Ride e io lo dirò qui facendo valere questo discorso per tutta la storia in modo da non ripeterlo. In Ride Bonnie aveva appena conosciuto Slash, per lei non era altro che un ragazzo carino ma da quando sono entrati i sentimenti in gioco, da quando Bonnie ha conosciuto meglio Slash e si è effettivamente resa conto dell'importanza che la droga in generale ha per lui, anche la sua prospettiva è cambiata. Non è che condanna le droghe e l'alcool, sarebbe un po' da ipocriti visto che gran parte della sua vita gira intorno ai Guns, ma allo stesso tempo non è completamente tranquilla a proposito di questa questione. Forse tutte queste cose erano scontate ma io le dico comunque, ormai lo sapete che ci tengo a precisare ogni singolo particolare.
Ultima cosa riguardo alla scena in cui Bonnie cerca di convincere Axl ad uscire dal camerino: ok, magari lei rispetto ai ragazzi è meno impulsiva e fuori di testa ma non è perfetta, non può essere la ragazza sempre comprensiva che ha un rapporto perfetto con tutti e riesce a calmare o far ragionare gli altri. In quel momento era agitata, non capiva le motivazioni di Axl e sebbene stesse cercando di aiutarlo non è riuscita a non spazientirsi.
Questo non è il mio migliore capitolo ma vi lascio nella speranza che non vi abbia fatto troppo schifo.
Conto di pubblicare il prossimo Sabato o Domenica.
Alla prossima, 
Breath 

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Capitolo 4
*** #4 Saint Is A Sinner Too ***


"Blind my eyes
 So I can't see
 What's coming for you
 Is coming for me
 I hear the choir sing
Calling me on back to you
And I, I forget now
Just what I'm supposed to do."

| Slash ft. Rocco De Luca - Saint Is A Sinner Too |



Bonnie girò la chiave nella serratura, aprì la porta e diede una fugace occhiata dentro l'appartamento avvolto nella penombra constatando che era vuoto. 
Portò stancamente il borsone che gravava su una spalla in camera sua e si avvicinò a una grande gabbia di spesso vetro che si trovava in un angolo della stanza, controllando il grosso anaconda che vi dormiva pacifico. 
Lanciò uno sguardo indeciso a una piccola scatola di cartone che teneva tra le mani e poi guardò nuovamente Clyde. 
Sapeva che era la legge della giungla e cose simili ma lei non si sentiva ancora del tutto a proprio agio a sacrificare dei poveri topolini in favore della sopravvivenza dell'animaletto domestico di Slash. D'altra parte però non poteva lasciarlo morire di fame. 
Una smorfia increspò le sue labbra mentre apriva il coperchio della casetta di Clyde e depositava accanto al corpo del rettile addormentato la scatola di cartone semichiusa. Sentì degli squittii provenire da dentro ma cercò di ignorarli e si tolse velocemente i vestiti dal corpo sudato per poi dirigersi in bagno e buttarsi sotto la doccia. 
Non avrebbe fatto morire di fame l'animale ma di sicuro non avrebbe assistito ai suoi pasti. 
Una volta sotto il getto della doccia, si concesse il lusso di sospirare e rilassarsi un po'. 
Era stata una giornata a dir poco orribile: aveva dovuto fare un servizio fotografico per una ragazza che voleva intraprendere la carriera di modella e quella si era rivelata una smorfiosetta piena di sé che credeva di essere già una professionista e che non accettava i suoi consigli, facendo di testa sua nelle pose e facendole fare il doppio della fatica per risaltare la sua sbiadita bellezza. 
Bonnie non era esperta del settore moda ma quando aveva iniziato a lavorare i primi ingaggi erano consistiti proprio in book per aspiranti modelle quindi aveva imparato un po' come ci si aspettava che foto di quel genere fossero. 
Per esempio sapeva che era meglio non sorridere nelle foto e piuttosto assumere espressioni di sfida o altezzose ma quell'oca aveva continuato a farlo praticamente per tutto il tempo facendole saltare i nervi. Aveva dovuto fare il doppio delle foto rispetto a quelle che faceva di solito per lavori del genere, sprecando anche un rullino intero perché tanto sapeva che le agenzie di moda avrebbero scartato una buona parte delle foto.
Non sapeva neanche perché aveva accettato quel lavoro, forse solo per tenersi il più possibile impegnata. 
Ora era esausta dopo una giornata passata a sudare e a cercare di restare calma. Mentre l'acqua tiepida lavava via, in parte, dal suo corpo la fatica e il malumore Bonnie sentì distintamente la sensazione di vuoto che la mancanza di Slash le provocava. 
Il ragazzo era ormai da tre settimane a Chicago per scrivere e buttare giù idee per il nuovo album dei Guns e le mancava terribilmente. 
Il riccio le aveva chiesto di andare con lui ma lei aveva rifiutato, non voleva essere la classica ragazza che segue il suo ragazzo ovunque e non lavora più solo perché lui ha abbastanza soldi per mantenere entrambi. Voleva continuare a fare della sua passione un lavoro e, visto che per il momento le cose con i Guns erano in pausa, era dovuta tornare ai tempi in cui accettava qualsiasi tipo di incarico nel suo campo solo per continuare a lavorare e a guadagnare. 
Sperava che così facendo non solo la sua esperienza aumentasse ma anche che il suo nome diventasse sempre più conosciuto, in tutti gli ambiti, portandola magari a lavorare anche con altre band o forse per una rivista musicale.
Nonostante fosse convinta che la scelta fatta fosse quella giusta la mancanza del riccio si faceva sentire più forte ogni giorno e lei non sapeva se avrebbe resistito un'altra settimana prima di potere finalmente andare a Chicago per un paio di giorni. 
Non era abituata a stare lontana da lui, non più, non quando il legame che li univa si era rinsaldato ancora di più nel tempo passato insieme. 
Ormai stavano insieme da più di un anno e ne erano successe di cose. Ma a lei sembrava che fossero passati solo pochi mesi, soprattutto perché per gran parte di quei mesi erano stati in tour: prima quello estivo con gli Aerosmith, un sogno che diventava realtà per entrambi, poi il Giappone, la Nuova Zelanda e l'Australia. 
In tour il tempo volava via, i giorni si consumavano tra conferenze stampa e servizi fotografici per i giornali locali sommati al jet lag. In un attimo la giornata era finita e con la sera arrivavano i concerti e dopo questi c'erano le feste. 
Solitamente rimanevano in hotel perché i fan, soprattutto in Giappone, erano a dir poco fuori di testa. Quando Steven, appena arrivati nel Paese del Sol Levante, era entrato nella sua camera d'hotel, aveva trovato nel bagno due fan che erano riuscite ad aggirare la sicurezza e lo aspettavano nella vasca da bagno, già pronte per approfittare appieno di quella circostanza fortuita. 
Ma non erano solo le ragazze ad essere isteriche, anche i ragazzi aspettavano fuori dall'hotel anche per ore in attesa che uno di loro si facesse vedere. 
Axl si godeva pienamente queste attenzioni ma gli altri non si sentivano così a loro agio. Non dicevano niente ma odiavano il fatto di non potere andare dove volevano. Prima di partire per l'Australia lei e Slash erano rimasti svegli tutta la notte a bere e parlare e il riccio le aveva descritto tutte le cose che avrebbe fatto una volta arrivati,le aveva parlato di tutti gli animali che avrebbe voluto vedere. 
Ma una volta lì, era rimasto per tutto il tempo nella sua camera a bere e quando era finalmente uscito era andato insieme ad Izzy da un tizio a fumare eroina. 
Perché quello di Phoenix non era stato un episodio isolato: quando Bonnie era rientrata in hotel quella sera lo aveva trovato in uno stato pietoso, steso supino sul letto guardava il soffitto con gli occhi velati e la bocca leggermente dischiusa, ignorando del tutto la sua presenza. 
Accanto a lui altri due ragazzi che non aveva mai visto prima erano sul punto di farsi una dose a loro volta ma alla vista della ragazza e della sua espressione si erano dileguati. 
Bonnie aveva quindi passato l'intera notte accovacciata su una poltrona a guardarlo mentre si rigirava nel letto mormorando cose incomprensibili in quella che non sembrava neanche una lingua. 
Mentre lo guardava muoversi, compiendo ogni gesto al rallentatore, si era ripetuta fino alla nausea che quello sarebbe stato solo un caso isolato, che non avrebbe significato il suo ritorno nel tunnel dell'ero. Solo quel pensiero e la stanchezza fisica le avevano concesso alla fine, dopo ore, di appisolarsi in quella scomoda posizione. Si era risvegliata quando la luce del nuovo giorno ormai aveva invaso la stanza solo per buttarsi sul letto accanto a lui. 
Era stata svegliata nel pomeriggio dalle sue carezze lievi e dal suo sorriso assonnato e aveva pensato che tutto si fosse risolto.
Ma le cose non si erano risolte e quello non era stato un caso isolato. 
Erano tornati a LA senza menzionare l'incidente e Bonnie era convinta che tutto fosse tornato alla normalità.
Ma Slash aveva cominciato a farsi sempre di più, più che altro coca ma anche eroina, sempre di più, sempre più spesso.
Si ricordava ancora con dolorosa lucidità il giorno di riprese di Patience in cui dovevano girare le scene singole per ciascuno di loro. 
Slash era in ritardo mentre lei era già sul set, non molto tranquilla alla vista di tutte quelle ragazze che giravano in body e tacchi a spillo riservandole occhiate altezzose. Quando il riccio era arrivato non aveva degnato di un'occhiata nessuno e si era chiuso in bagno per qualcosa come dieci minuti e per poi uscire come se niente fosse, ignorando tutti e buttandosi sul letto con Pandora, il suo boa costrictor. 
Ed era rimasto così per tutta la durata delle riprese, accorgendosi della presenza di Bonnie solo quando questa gli si era piazzata a un centimetro dalla faccia. 
Era stato in quel momento che il pensiero che la droga potesse soppiantare anche il suo posto accanto a lui aveva preso forma nella sua testa togliendole il respiro.
Comunque, per tutti i mesi a venire si era sforzata di non lasciare spazio a pensieri di questo tipo, aiutata in parte dal fatto che episodi come quello non si erano più ripetuti e distratta dal lavoro.
Ma da quando Slash era a Chicago, lontano da lei, quei pensieri avevano trovato la chiave per aprire le porte in cui lei li aveva segregati e tornavano spesso a farle visita senza conferirle tregua e portandola ad affogare nel lavoro tutti i suoi dubbi e le sue incertezze.
Si ripeté mentalmente che tutta quella negatività era provocata semplicemente dalla sua lontananza, che una volta che lo avrebbe rivisto sarebbe stata più tranquilla. 
Si impose di avere pazienza e uscì dalla doccia sentendosi come rinata, solo una leggera frustrazione era rimasta del subbuglio emozionale che l'aveva perseguitata per tutto il giorno. 
Avvolse il suo corpo bagnato in un asciugamano, lasciando che i capelli si asciugassero naturalmente e si diresse in cucina con in testa solo l'immagine di una birra e TV spazzatura.

Mentre era beatamente stesa sul divano la porta si aprì e Cassie entrò trafelata.
- Oh sei già arrivata- disse sorpresa quando la vide.
- Perché così sorpresa?-
- Ultimamente non tornavi a casa prima di sera- disse la bionda dirigendosi nella sua camera per appoggiare la borsa e mettersi qualcosa di più comodo addosso. 
Bonnie si alzò, ancora con la birra in mano, e la raggiunse, fermandosi sulla soglia della camera ed appoggiandosi allo stipite.
- Come stai?- Cassie si girò a guardarla stupita.
- Bene, perché me lo chiedi?- Bonnie abbassò lo sguardo e mise un piede sopra l'altro imbarazzata.
- E' che ultimamente non ci siamo viste tanto, negli ultimi tempi mi sono concentrata così tanto sul lavoro che mi sembra di averti trascurata, è da un po' che non ci facciamo una delle nostre chiacchierate...-
- Lo so, anche io ti ho trascurata... tu sei sempre impegnata con il tuo lavoro e da quando ho iniziato sia il tirocinio che il corso di giapponese non ho praticamente più un secondo libero. Ma questa sera io non ho niente da fare e mi sembra neanche tu, mi faccio una doccia e sono tutta tua.-
Le sorrise, subito corrisposta dalla mora, e la abbracciò per poi andare in bagno.
Mezz'ora dopo erano entrambe stese sul divano, una pizza e due bottiglie di birra a dividerle. 
Cassie stava raccontando a Bonnie che Robert l'aveva invitata a un pranzo in famiglia per farla conoscere ai genitori e si sentiva al settimo cielo, anche se leggermente in ansia.
- Alla fine è una cosa importante, significa che stiamo facendo sul serio- disse la bionda spalancando gli occhi, come se non credesse neanche lei alle sue parole.
- E ti dispiace?-
- No! Cioè è strano, sai che ho sempre detto che prima dei trent'anni non avrei mai voluto una cosa seria, ma poi con lui mi sento così bene, mi apprezza per quella che sono e mi sembra di non stancarmi mai di lui, è una sensazione stranissima, ma allo stesso tempo bellissima.- Bonnie sorrise vedendo lo sguardo felice e sognante dell'amica. 
- Non puoi decidere il momento in cui una persona speciale entrerà nella tua vita, semplicemente lo fa e sconvolge tutto, ma non torneresti per niente al mondo a come eri prima.-
Cassie rimase in silenzio guardando nel vuoto e bevendo distrattamente la sua birra ma dopo un po' si riscosse e si girò verso l'amica.
- Tu hai sentito Slash oggi?- Bonnie scosse la testa.
- Tutto bene con lui?- continuò la bionda cauta.
- Sì sì è solo che... non sono tranquilla a saperlo così lontano, soprattutto adesso.-
- Non ha smesso?-
Non c'era bisogno che Cassie specificasse cosa Slash avesse smesso di fare, la parola eroina si materializzò nella testa di entrambe come una scomoda, invadente presenza.
- No, all'inizio lo faceva solo saltuariamente e non mi preoccupava più di tanto ma da qualche mese è peggiorato sempre di più. Speravo che lontano dalle tentazioni di Los Angeles avrebbe smesso ma non mi sembra, cioè, dalla sua voce al telefono non si riesce a capire se è fatto o solo ubriaco marcio- ammise, senza riuscire a mascherare la frustrazione che tutta quella situazione le stava procurando. 
Non le piaceva il fatto che Slash avesse ricominciato a farsi, dopo quella famosa serata a Phoenix, ma allo stesso tempo sapeva che era inutile cercare di forzarlo a smettere, avrebbe solo ottenuto l'effetto contrario e l'avrebbe anche fatto allontanare da lei. 
La cosa migliore era aspettare che smettesse da solo come aveva già fatto altre volte ma l'attesa e il non potere fare niente la stavano uccidendo.
- Beh Izzy adesso è pulito no? Magari ha una buona influenza su di lui- Bonnie sospirò.
- Non lo so... penso che scoprirò come stanno veramente le cose solo quando andrò lì- le due rimasero in silenzio, ognuna immersa nei suoi pensieri. Poi Cassie la guardò e riprese
-Non gliene hai parlato? Insomma magari riesci a convincerlo ad andare in riabilitazione- la mora cominciò a scuotere la testa prima ancora che l'amica finisse di parlare.
- Ormai lo conosco, non avrebbe senso, si incazzerebbe e si allontanerebbe o peggio ancora, si incazzerebbe così tanto da farsi fino ad andare in overdose...-
Il tono spento e preoccupato di Bonnie fece quasi spaventare Cassie. La ragazza sembrava stanca, terribilmente stanca.
- Bonnie... questa cosa non ti fa bene, negli ultimi tempi sei distrutta, lo vedo... devi fare qualcosa o impazzirai- Bonnie rise ma non c'era nessun segno di divertimento nella sua risata.
- E' solo che non lo vedo da un po', non è niente. E poi cosa dovrei fare? Lasciarlo? Non riesco neanche a pensare a questa possibilità.-
- Se ti fa stare così male, se questo rapporto è diventato solo sofferenza... che senso ha continuare?- Cassie odiava dirle quelle cose ma odiava ancora di più vederla soffrire per le dipendenze del riccio.
- Ma stare con lui non è solo quello, è tanto, tanto di più...- si fermò all'improvviso e nascose la testa fra le ginocchia piegate che stava abbracciando con le braccia emettendo un verso di angoscia, poi rialzò la testa e si girò verso la bionda con uno sguardo spaventato. 
- Io penso di amarlo- Cassie la guardò e non disse niente. 
- Cioè penso che ci si senta così quando si ama qualcuno- allargò le braccia come per cercare di esprimere con i gesti l'entità dei suoi sentimenti poi riaffondò la testa fra le ginocchia e rimase così. 
Dopo poco sentì le braccia confortevoli dell'amica avvolgerla e stringerla.
- Oh tesoro, vedrai che andrà tutto bene- ma si sentiva lontano un miglio che neanche lei ne era convinta.



Alzi la mano chi è a casa il Sabato sera con il raffreddore! Visto che io rientro tra questi, ma forse sono l'unica sfigata, ho trovato il tempo per correggere questo capitolo e pubblicarlo pure. Qui abbiamo il primo, grandissimo salto temporale, di tutta la storia, non penso ce ne saranno di altri così grandi, ovvero di ben un anno. A essere sincera quando ho scritto questi capitoli mi sono distratta un po' e non ho realizzato quanto effettivamente fosse stato grande il salto. Però ho cercato di rimediare raccontando un po' cosa succede in quell'anno, spero di non avervi confusi troppo con i vari ricordi di Bonnie.
Detto ciò, siamo nell'estate dell'89, un periodo un po' difficile per i Guns sia a livello personale che compositivo. Per il resto non c'è altro da dire, è un capitolo molto di passaggio.
Spero che questa storia vi stia piacendo, anche ai lettori silenziosi.
Alla prossima,
Breath

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Capitolo 5
*** #5 Running Up That Hill ***


"You don't want to hurt me,
 But see how deep the bullet lies.
 Unaware I'm tearing you asunder.
 Ooh, there is thunder in our hearts.
 Is there so much hate for the ones we love?  
 Tell me, we both matter, don't we?
 You, it's you and me.
 It's you and me won't be unhappy."
| Placebo - Running Up That Hill |



La luce verde e artificiale del semaforo si accese e a quel silenzioso segnale la colonna di macchine si mise in movimento con la lentezza dei grandi meccanismi privi di armonia che animano quel grande ed inceppato essere che è il traffico. Bonnie schiacciò distrattamente con un piede la frizione, inserì la prima marcia e la Wolkswagen, il cui giallo sbiadito veniva rianimato dalle luci della sera che si riflettevano sulla carrozzeria, cominciò a scorrere fluida e pigra nella notte marchiando l'asfalto scuro nella sua calma processione. 
Era appena arrivata a Chicago ed adesso stava cercando l'indirizzo che Slash le aveva dato quando si erano sentiti il giorno prima. Il ragazzo aveva detto che una volta imboccata l'interstatale 71 sarebbe praticamente arrivata in Clark Street, che il grande palazzo di mattoni in cui avevano affittato due appartamenti si sarebbe visto subito: era proprio vicino alla sopraelevata e dall'altra parte della strada c'era un pub che, a detta sua, avrebbe individuato subito per le luci al neon dell'insegna. 
Ma lei non lo vedeva, aveva percorso gli stessi cinque isolati per ben tre volte aggirandosi nei pressi della sopraelevata ma nessun segno di quel maledetto palazzo in mattoni marroni o di un pub, solo il grigio la circondava. 
Si fermò di nuovo a un semaforo rosso e cercò di rimanere calma, già era stanchissima per il lungo viaggio fatto in macchina, perdersi era proprio l'ultima cosa di cui aveva bisogno. 
Mentre stava pensando di accostare e cercare un telefono pubblico per chiamare i ragazzi vide che nella corsia accanto alla sua, poco più avanti, in una macchina c'era Izzy, avrebbe riconosciuto il suo profilo ovunque. 
Il ragazzo stava fumando con un braccio fuori dal finestrino abbassato e la musica alta, decise che non lo avrebbe chiamato, non l'avrebbe sentita, lo avrebbe semplicemente seguito fino a destinazione. 
Izzy non rimaneva mai per più di un paio di ore con la band, sentiva che in loro compagnia la sua sobrietà sarebbe stata messa in pericolo quindi ogni tanto faceva un salto a Chicago da Lafayette, stava un po' insieme a loro provando a produrre qualcosa e poi tornava nel posto da cui aveva desiderato fuggire per anni ma che alla fine si era rivelato un inaspettato rifugio. 
Quando il semaforo diventò verde Bonnie si mise proprio dietro la macchina del moro e lo seguì fino a una strada poco distante che lei aveva evitato fino a quel momento a causa del grande cartello all'inizio che ne vietava l'ingresso. 
La macchina nera di Izzy, incurante del divieto, imboccò proprio quella strada e Bonnie decise di seguirlo, in quel momento la prospettiva di girare ancora per cercare l'ingresso giusto della strada le sembrava molto più sgradevole dell'ignorare un cartello stradale. 
Parcheggiò poco lontano da lui e si sporse verso i sedili dietro per prendere la borsa con i pochi vestiti che si era presa per quei giorni che avrebbe passato lì, avrebbe salutato Izzy una volta dentro, l'importante era essere arrivata, finalmente. 

Scese dalla macchina e la chiuse poi alzò lo sguardo verso la palazzina di fronte a lei, in quel momento vide Izzy rientrare in macchina ma non ci fece più di tanto caso, probabilmente aveva dimenticato qualcosa, quindi cominciò ad attraversare la strada diretta verso lui. 
Non si aspettava minimamente di vedere Izzy mettere in moto la macchina e ripartire a gran velocità sfrecciando come un proiettile lucido davanti ai suoi occhi. 
Se n'era andato, e lei era a due metri da dove la sua macchina era parcheggiata. 
Bonnie rimase di stucco, talmente sorpresa che si fermò in mezzo alla strada per osservare la sagoma della macchina che rallentava a un incrocio e poi svoltava ricominciando ad accelerare e lasciando dietro di sé solo lo stridio degli pneumatici sull'asfalto. 
Il suono acuto di una frenata e di un clacson che suonava nella sua direzione irruppero nel silenzio che la sorpresa aveva generato in lei e le fecero realizzare che era un po' pericoloso rimanere lì quindi la ragazza si rimise in moto fino a raggiungere il salvifico marciapiede e indirizzò al conducente furioso un gesto di scusa al quale quello rispose con un colorito rimprovero. 
Ma Bonnie non ci fece più di tanto caso, in quel momento mille pensieri le vorticavano nella testa: perché Izzy se n'era andato un secondo dopo che era arrivato? 
Cosa aveva visto lì dentro che l'aveva fatto scappare come se avesse avuto la Morte alle calcagna? 
Con passo quasi incerto entrò nella palazzina, vagamente intimorita dallo scenario che l'avrebbe accolta. 
Ed infatti lo scenario che le si presentò davanti non appena compì il primo passo oltre la porta d'ingresso non fu rassicurante: la prima cosa che vide furono resti di cibo italiano per terra, ovunque, come se qualcuno si fosse divertito a fare una battaglia con questo. 
Le pareti erano imbrattate di qualcosa che sembrava carne e sugo di pomodoro, che in quel momento lei macabramente associò al sangue, il pavimento era ricoperto da un tappeto variopinto e disgustoso di cibo spappolato e dal corrimano della scala che portava al primo piano pendevano frange rossastre di spaghetti. 
Una smorfia di disgusto piegò le sue labbra ma dopo l'iniziale esitazione cominciò ad avanzare sempre più circospetta tra i resti di cibo cercando di non pestarlo. 
Si chiese scettica se fosse stato quello il motivo della fuga di Izzy ma scartò subito quell'opzione, il chitarrista non era così facilmente impressionabile.
Mentre il suo piede si posava sul primo gradino della scala però, sentì i rumori: stoviglie che si infrangevano per terra, il rumore fragile e delicato del vetro dei bicchieri e quello più forte e robusto della ceramica dei piatti. 
A quel punto affrettò il passo salendo le scale e seguendo il rumore, ogni scalino che saliva faceva aumentare la vaga inquietudine che l'aveva assalita da quando era entrata nell'edificio, aveva fretta di arrivare e scoprire cosa stava succedendo ma allo stesso tempo ne era terrorizzata.
Finalmente arrivò alla sommità di quella che le era sembrata una salita infinita, si avvicinò a una delle porte davanti a lei e la aprì lentamente e con timore. 

La cucina fu la prima cosa che entrò nel suo campo visivo. 
Dentro, con sgomento e sorpresa, vide Axl, il viso rosso dalla furia, afferrare ogni cosa che gli capitava sotto mano e buttarla con violenza per terra. Nessuna parola usciva dalla sua bocca, i suoi occhi sembravano quelli di un pazzo, si muovevano velocemente da un punto all'altro della cucina alla ricerca del nuovo oggetto da far infrangere sul pavimento e le sue mani in questi intervalli erano strette a pugno, così forte che la pelle all'altezza delle nocche sembrava quasi rilucere per il biancore.
Quando si rese conto che non era rimasto più niente su cui scaricare la propria rabbia mise le mani sotto il tavolo e lo rovesciò furiosamente, calciò violentemente le sedie e si diresse con passo veloce verso l'ingresso sul quale Bonnie era ancora impalata. 
La vide, le rivolse uno sguardo freddo ed allo stesso tempo ancora ardente di quella furia che si era impossessata del suo corpo, poi le passò accanto senza degnarla di una parola, facendo scontrare le loro spalle con un movimento secco che la portò a massaggiarsi con una mano il punto dolorante mentre si girava, vagamente indignata, per seguire la sua uscita di scena, una brutta abitudine che i membri dei Guns sembravano avere acquistato quella sera in particolare. 
Dopo poco si sentì una porta sbattere violentemente e il rosso sparì dalla sua vista. 
Nello stesso momento Bonnie ricercò con lo sguardo i ragazzi e vide Duff e Steven seduti sul divano, il primo con lo sguardo ostinatamente puntato sul proprio bicchiere e il secondo ridacchiante, lo sguardo spento e mezzo coperto dalle palpebre parzialmente abbassate. Dalla parte opposta del salotto invece c'era Slash, la chitarra tra le braccia e i capelli che formavano una tenda scura intorno al viso nascondendolo, fumava nervosamente pizzicando con rabbia una corda sempre nello stesso punto, a breve l'avrebbe rotta.
- Ciao- finalmente Bonnie prese parola, visto che sembrava che nessuno si fosse accorto della sua presenza. 
Duff e Slash alzarono lo sguardo su di lei. 
- Bonnie! Non dovevi venire Venerdì?- esclamò Duff sorpreso.
- Oggi è Venerdì- disse lei al suo indirizzo per poi guardare Slash. 
Lo sguardo che il ragazzo le rivolse le fece mancare per un secondo la terra sotto i piedi: era arrabbiato, era frustrato, perso.
Si avvicinò a lui e lo abbracciò stringendolo forte. Il ragazzo depose la chitarra e si strinse a sua volta a lei, come se non la vedesse da anni, come se le fosse mancata terribilmente, come se avesse bisogno di aggrapparsi a qualcosa.
- Cosa è successo?- chiese quando le sue braccia allentarono la presa intorno alla sua vita permettendole di allontanarsi di qualche centimetro. 
- Axl si è incazzato perché dei tipi avevano scoperto che eravamo qui e ci stavano rompendo le palle.-
Il suo tono voleva sembrare leggero, come se stesse cercando di sminuire una cosa che evidentemente non lo aveva lasciato indifferente come voleva far credere.
- E il cibo all'ingresso?- 
- Glielo ha lanciato addosso- disse Duff sfuggendo il suo sguardo, gli occhi chiari che guardavano nel vuoto. 
Steven fece una risatina. 
Bonnie a quel punto si allontanò da Slash e si avvicinò ai due per salutare anche loro. Il bassista rispose distratto al suo abbraccio e si chiuse in un silenzio nervoso, Steven invece la salutò allegro con la mano poi le fece segno di avvicinarsi a lui e quando la ragazza obbedì si avvicinò al suo orecchio per dire divertito
- Guarda nel frigo... la vaschetta del burro!- la ragazza lo guardò confusa, di cosa stava parlando? I suoi occhi la convinsero che era semplicemente strafatto e lo sguardo che le rivolse Duff le fece capire che il batterista stava semplicemente farneticando. 
Invece di esserne divertita, sentì l'angoscia in lei farsi sempre più grande: in quella casa si respirava un'aria malata e lei ci era entrata solo da due minuti. Tornò vicino a Slash e si sedette accanto a lui per poi ricercare la sua mano e intrecciare le loro dita accarezzandogli il dorso della mano con il pollice, cercando di rassicurarlo con quel semplice gesto.
- Allora? Cosa avete fatto in questi giorni?- chiese poi cercando di mantenere un tono allegro; all'inizio aveva pensato di dire loro di avere visto Izzy ma forse, data l'atmosfera già pesante, avrebbe semplicemente peggiorato le cose.
-Hmm, abbiamo fatto una classifica dei migliori bar qui intorno- disse il riccio soddisfatto bevendo avidamente da una bottiglia di Jack.
- Avete composto qualcosa?- 
- Abbiamo buttato giù qualche idea- disse Duff vago svuotando il suo bicchiere e andando in cucina, calpestando incurante i cocci che erano ancora per terra, per poi aprire il frigo e prendere del ghiaccio, una bottiglia di vodka e una di succo di mirtillo.
- Vaschetta del burro!- disse in quel momento Steven esaltato. Duff lo ignorò e Slash alzò gli occhi al cielo sbuffando.
- Sta cazzo di vaschetta- disse poi a bassa voce.
- Beh io ho il mio bel cocktail per domattina pronto quindi vado a farmi una cazzo di dormita, ci vediamo domani. Bonnie tu rimani vero?- il suo sguardo si fece confuso nel farle quella domanda.
- Sì Duff, sto cinque giorni- rispose lei pazientemente anche se aveva già detto a tutti loro per quanto si sarebbe fermata almeno quattro volte.
- Bene bimba, ci eri mancata- si chinò verso di lei per baciarle la guancia e poi se ne andò lasciando i tre in compagnia del silenzio assordante che riempiva quella stanza.
- Cosa vuoi fare adesso?- chiese a quel punto Bonnie girandosi verso Slash. 
Lui la guardò in silenzio poi si avvicinò per baciarla con irruenza. 
Non c'era bisogno di usare nessuna parola, aveva capito dal primo sguardo che le aveva rivolto che voleva perdersi in lei e dimenticare almeno per un po' quella brutta serata. 
Si staccò solo per prenderla per mano e portarla in una camera da letto confinante con il salotto poi la spogliò in fretta, dominato dall'urgenza di averla subito. 
Non fu delicato e non fu dolce ma riportò comunque ad entrambi un po' di serenità data dall'essersi ritrovati nel corpo dell'altro. In quel periodo incerto in cui niente era più come prima, niente era più sicuro, almeno loro due rimanevano gli stessi l'uno per l'altra.

Erano stesi sul grande letto nella camera buia illuminata debolmente solo dalla luce giallognola del lampione che si trovava vicino alla grande finestra priva di tende. Le lenzuola stropicciate avvolgevano parzialmente e disordinatamente i loro corpi, Slash aveva la testa appoggiata sul suo ventre e le stava lentamente accarezzando una coscia, era perso nei suoi pensieri, l'unico indizio che le faceva capire che era cosciente della sua presenza lì glielo dava solo il fatto che ogni tanto si girasse e le lasciasse brevi, umidi baci sulla pancia.
- Questa sera dovevamo vederci tutti insieme e comporre- disse infine, interrompendo quel silenzio che si era radicato nelle loro ossa.
- C'è tempo, c'è anche domani- rispose piano Bonnie accarezzandogli i capelli, decidendo nuovamente di tacere su quello che aveva visto prima di entrare nel palazzo. 
Slash sospirò senza dire niente poi si scostò da lei e si sedette sul bordo del letto impedendole di vedere nient'altro che non fossero le sue spalle nude. 
Aprì il cassetto del comodino che si trovava lì accanto poi prese una sigaretta spezzandola per tirarne fuori il filtro, l'accendino e un piccolo e rigido astuccio nero che aprì rivelando il suo contenuto: un cucchiaio, una siringa, due fialette piene la prima di acqua e l'altra di succo di limone e una bustina piena per metà di una sostanza bianca. 
Con meticolosa precisione e concentrazione degna del miglior studente di chimica ne mise un po' nel cucchiaio insieme al filtro, un po' di acqua e di succo di limone e cominciò a scaldarla con la fiamma dell'accendino senza più dire una parola. 
Bonnie non disse niente a sua volta, distolse lo sguardo mentre un groppo alla gola la costringeva a chiudere gli occhi: non riusciva ad assistere a quello spettacolo, non riusciva a guardarlo mentre si lasciava sedurre dal piacere perverso che l'eroina gli donava. 
Si alzò mettendosi velocemente le mutandine e la maglietta del riccio che giaceva lì vicino, si accese nervosamente una sigaretta e si diresse verso la finestra guardando ostinatamente fuori. 
Solo quando sentì il rumore del corpo di Slash che si lasciava cadere pesantemente sul materasso si girò e lo guardò. 
Si morse con forza il labbro inferiore mentre il groppo alla gola le rendeva faticoso persino respirare e si lasciò scivolare con la schiena contro al muro fino a toccare terra, lasciando finalmente libere di scorrere sulle sue guance quelle lacrime che come un fiume in piena avevano finalmente abbattuto le fragili dighe dei suoi occhi.


Sono riemersa dal mondo dei morti! Scusate il mostruoso ritardo ma ero alle prese con un esame, mostruoso a sua volta e non ho avuto molto tempo per frequentare EFP o per pubblicare. 
Comunque sono tornata con questo capitoletto così allegro e felice :D 
Le cose dal terzo capitolo in poi si sono fatte più difficili e continueremo per un po' in questa direzione. Il periodo a Chicago è uno di quelli che mi hanno interessata e sconvolta di più dalla prima volta che ho letto l'autobiografia di Slash. Proprio in questa si parla della sera in cui Izzy si presentò a Chicago salvo poi andarsene dopo due secondi senza neanche salutare e della famosa vaschetta del burro di Steven che in realtà conteneva una montagna di coca.
Per quanto riguarda l'assunzione via endovena dell'eroina non ne so molto quindi quello che ho scritto lo devo al libro "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" e alla serie TV Breaking Bad, spero di non avere scritto qualche cazzata.
Per il resto direi che è tutto, conto di aggiornare questo weekend se non prima, dipende da come gestisco il mio tempo (visto che ho anche iniziato a revisionare Ride) e se ho passato l'esame perché altrimenti dovrei ributtarmi sui libri.
Come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto,
Breath

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Capitolo 6
*** #6 Fade Into You ***


"I want to hold the hand inside you
 I want to take the breath that's true
 I look to you and I see nothing
 I look to you to see the truth

 You live your life, you go in shadows
 You'll come apart and you'll go black
 Some kind of night into your darkness
 Colors your eyes with what's not there."

| Mazzy Star - Fade Into You |


- Andiamo- quella semplice parola, detta con urgenza e nervosismo, distolse Bonnie dalla sua lettura. Alzò lo sguardo dal libro che aveva iniziato a leggere mentre i ragazzi erano nella sala prove situata nel palazzo di fronte e vide Slash che si avvicinava a lei.
- Cosa? Dove?- chiese disorientata. 
- Fuori- rispose lui semplicemente afferrando un paio di occhiali da sole a caso, quelli di Duff, e un pacchetto di sigarette. 
Bonnie continuò a guardarlo cercando di capire cosa gli fosse preso, poco prima tutto stava andando bene, Izzy era arrivato, Axl sembrava ispirato e lo stesso entusiasmo di una volta pareva scorrere tra tutti loro, un'elettricità musicale nell'aria. 
Di solito, quando Slash non le diceva cosa aveva e sfuggiva alle sue domande, Bonnie trovava le risposte che cercava nel suo sguardo. Ma ora questo era coperto dalle lenti scure e il riccio non stava più dicendo niente, rimaneva semplicemente impalato li, di fronte a lei, fumando impazientemente. 
Bonnie sospirò e chiuse il libro per poi seguirlo fuori. 

Stavano camminando senza una direzione precisa per le strade della Città Ventosa, in un silenzio troppo pieno di pensieri e parole non dette per i gusti della ragazza.
- Allora? Mi vuoi dire cosa ti è preso?- chiese a un certo punto, non sopportando più di giocare al gioco del silenzio.
- Niente...- 
- Slash, non dirmi niente, mi hai praticamente trascinata fuori così di punto in bianco, questo io non lo chiamo niente.- 
- Non riuscivo più a stare lì dentro ok?-
- Perché?- gli chiese pazientemente calciando distrattamente un sassolino.
- Perché non stavamo combinando un cazzo, non abbiamo combinato un cazzo da quando siamo venuti qui. Abbiamo fatto un quarto della roba che facevamo in un giorno al magazzino tra Gardner e Sunset- ammise lui con la voce deformata dalla frustrazione, evitando accuratamente il suo sguardo.
- Ehi, può succedere che l'ispirazione manchi ma l'importante è che rimaniate lì a provare, alla fine verrà fuori quello che volevate- lui scosse la testa ed aspirò profondamente dalla sigaretta che teneva tra le dita per poi buttare fuori il fumo.
- Questa cosa di Chicago è stata solo un'enorme cazzata, non ci sta aiutando per niente, Axl sta chiuso nella sua cazzo di stanza per tutto il tempo a parlare a quel fottutissimo telefono, Izzy viene solo quando gli tira il culo e Steve è talmente fuori che non sa neanche dov'è, figurarsi comporre.-
- Forse dovreste parlarne... insomma chiudervi in una stanza e dirvi in faccia cosa non sta andando.-
Slash fissò pensieroso l'orizzonte tinto dalle prime, timide, sfumature del tramonto.  
- Io torno a Los Angeles con te, me ne fotto- disse infine, la voce priva di qualunque inflessione e lo sguardo ancora perso in lontananza.
- Cosa? E gli altri? Come farete?- lo guardò incredula fermandosi. 
Lui fece un altro paio di passi poi si fermò girandosi verso di lei, allargò le braccia e disse esasperato.
- Non lo so ok? Ma questa cosa non sta funzionando, non qui, e non voglio più sopportare per un altro giorno ancora questa cazzata!-
Abbassò lo sguardo buttando quello che rimaneva della sigaretta per terra e schiacciandola con rabbia con il piede, creando così una macchia scura di cenere sul cemento dell'asfalto. 
Bonnie lo raggiunse, mangiandosi quei pochi passi che li dividevano e avvolse le braccia intorno alla sua vita stringendolo, sentì un suo braccio circondarle le spalle e la sua testa appoggiarsi sulla sua.
- Andiamocene, adesso. Torniamo a LA, non voglio passare un secondo in più in questa città di merda.-
- E poi cosa farai? Cosa farete?- gli fece la stessa domanda di poco prima, il suo cervello sembrava non essere in grado di elaborare altro che non fosse quella stupida domanda.
- Non lo so, forse quando torneremo tutti là le cose si metteranno a posto... ma per adesso non sta funzionando, non qui e non così- il suo tono la diceva lunga su quanto fosse fiducioso che le cose tornassero come prima. 

Niente era più come prima, i Guns non erano più quelli di una volta e se al loro sguardo ottenebrato da alcool e droga non era risultato molto evidente, lei se n'era accorta da quella prima notte in cui era arrivata. 
Steven era perennemente fatto, da quando si alzava a quando collassava in giro a notte fonda, ci andava giù pesante non tanto con l'alcool quanto con crack, cocaina ed eroina, un miscuglio che lo stava rendendo l'ombra del ragazzo che era, trasformandolo in un'automa con lo sguardo perennemente velato. Le rare volte in cui aveva assistito alle loro prove lo vedeva andarsene dopo neanche due canzoni per farsi una dose o una striscia, solo dopo le prove potevano continuare.
Axl invece stava per la maggior parte del tempo chiuso nella sua stanza, spesso lo si sentiva parlare al telefono per delle ore, non si sapeva con chi, e quando usciva di solito non lo faceva con gli altri, che comunque uscivano tutte le sere, ma con il giro dei suoi nuovi amici. 
Andavano nei ristoranti più esclusivi e spesso non tornavano la notte, solo a volte Axl li portava, insieme alle ragazze rimorchiate, nella casa presa in affitto e le interazioni tra questi e i restanti componenti del gruppo erano minime. 
A Bonnie non piacevano quei ragazzi, erano arroganti e osannavano il rosso come se fosse il loro capobranco. 
Una sera, quando lei, Duff, Steven e Slash erano tornati a casa dopo il solito giro serale dei bar, li avevano trovati tutti lì, insieme a un paio di ragazze. 
Queste erano in topless sdraiate sui tavoli o sui divani e i loro corpi venivano usati come base di appoggio per shottini o strisce di coca. 
Quando erano entrati  uno degli amici di Axl l'aveva squadrata a lungo in un modo che l'aveva fatta sentire a disagio e poi aveva detto al suo indirizzo
- Ehi dolcezza, spogliati anche tu, voglio sentire che sapore ha la vodka bevuta sulla tua pelle.- 
- No grazie- aveva semplicemente risposto lei e aveva notato lo sguardo che questo aveva poi lanciato ad Axl.
- Dai Bonnie non fare la solita frigida del cazzo, tanto a Slash non dispiace- l'aveva apostrofata Axl a quel punto con tono di sfida per poi guardare divertito il riccio che era talmente ubriaco da non capire niente e che si era limitato a buttarsi su un divano, incurante del fatto che gran parte dello spazio di questo era già occupato da una ragazza sdraiata che si tolse infastidita perché questo le si era seduto sulle gambe. 
- Vaffanculo Axl, te lo dico con il cuore- aveva risposto la ragazza prima di sedersi di fianco al riccio, che la stava chiamando. 
- Cosa ha detto Axl?- le aveva chiesto lui affondando il viso nel suo collo.
- Niente, non ha detto niente- aveva risposto Bonnie continuando a guardare il rosso fisso negli occhi in quella che ormai era diventata una battaglia di sguardi. Non voleva far agitare Slash, quando era così ubriaco tendeva a diventare attaccabrighe. 
- Beh Axl, e io che pensavo che qui si condividesse tutto- aveva continuato quel ragazzo senza demordere.
- Ah lascia perdere Frank, Bonnie apre le gambe solo davanti a Slash.-
- Cosa?- aveva chiesto ad alta voce a quel punto il riccio, troppo sbronzo e fatto per fare qualsiasi cosa che non fosse rimanere seduto su quel divano.
- Beh sai com'è, sono la sua ragazza non una puttanella qualsiasi- aveva detto allora Bonnie ironica, smettendo di ignorare i loro commentini provocatori, guadagnandosi un paio di occhiate di fuoco da parte delle ragazze.
- Io penso che tu sia solo una stronza qualsiasi che si da un po' troppe arie, non sei neanche così figa. Vero Axl?- aveva detto Frank con un ghigno, ricevendo un assenso da parte del rosso che si era girato nuovamente verso di lei guardandola con aria di sfida. 
Bonnie era stata sul punto di aprir bocca e rispondergli per le rime ma era stata preceduta da Slash, che sembrava aver ripreso quel minimo di lucidità sufficiente per essere in grado di capire quello che dicevano. 
Il ragazzo era scattato in piedi con una velocità impressionante, considerando le sue condizioni, raggiungendo Frank e prendendolo per il colletto della camicia.
- Cosa hai detto alla mia ragazza? Forza, ripetilo, pezzo di merda che non sei altro- aveva sibilato a un centimetro dalla sua faccia. 
Alcune ragazze avevano emesso dei gridolini soffocati e Bonnie si era tesa sul divano, pronta ad alzarsi da un momento all'altro, ma era stata preceduta da Axl che a quel punto era intervenuto, aveva capito che si erano spinti troppo in là e sapeva anche lui che Slash, quando era ubriaco, era molto facile che venisse alle mani con chiunque.
- Dai Slash lascia stare, questo qui è fattissimo, non sa quello che dice. Lascia perdere amico- aveva detto persuasivo, tentando di calmare le acque e riuscendoci anche. Slash si era limitato a spingere violentemente Frank, facendolo cadere per terra, e poi era ritornato sul divano allegro come prima, dimentico di quello che era appena successo. 
Ma a Bonnie non era sfuggito lo sguardo che Frank e Axl si erano scambiati: pieno di servilismo quello del primo e di rimprovero quello del secondo. 
Nonostante stuzzicasse spesso tutti loro, Axl metteva comunque in primo piano la band, anche se i suoi nuovi amici non sembravano averlo ancora capito.
Quella era gente che si era attaccata al rosso solo per la sua fama, sanguisughe abbagliate dallo stile di vita della rockstar che volevano raccogliere ogni singola briciola di quella, senza rispetto per niente e nessuno. 
In quel momento la ragazza aveva capito perché Izzy non voleva rimanere per troppo tempo lì.

In quei giorni, le rare volte che era venuto, avevano avuto modo di parlare da soli. 
Le nuove abitudini del ragazzo erano state indice di un cambiamento più profondo che era avvenuto in lui, il suo vero carattere, prima distorto e nascosto da alcool ed eroina, era venuto fuori e i due si erano trovati a parlare seriamente, come non avevano mai fatto. 
Izzy le aveva anche raccontato, lontano dalle orecchie degli altri, della sera in cui aveva deciso di smettere, quando, preda di un trip, aveva puntato alla gola della ragazza che in quel momento era con lui un lungo e affilato coltello da cucina. Fatto che lo aveva spaventato abbastanza da convincerlo a smettere. 
Le aveva raccontato degli sforzi che stava facendo e le aveva confessato che per lui ogni volta venire fin lì era quasi una tortura, vedere i ragazzi abbandonarsi agli eccessi davanti ai suoi occhi e vedere la pazzia che a volte li prendeva gli faceva da una parte venire voglia, ogni volta, di farsi un'altra dose e dall'altra di fuggire via il più lontano possibile da quello che quel gruppo era diventato. 
Solo la musica e l'affetto che comunque ancora provava per gli altri lo facevano tornare ogni volta.

Anche Duff e Slash in quanto a eccessi non scherzavano, certo non erano ai livelli di Steven, ma ci erano comunque vicini. 
Duff ogni mattina non usciva dal letto se prima non aveva bevuto il cocktail che si era preparato la sera precedente e che lasciava nel ghiaccio vicino al suo letto per tutta la notte in modo che la mattina fosse ancora fresco. 
Alcool e cocaina, la sua nuova ossessione, erano i suoi svaghi e a poco servivano le rare volte che lui e Slash andavano, come dicevano loro, a farsi i muscoli in palestra, il suo fisico aveva cominciato a risentirne e il suo parlato, quando beveva più del solito, diventava quasi incomprensibile. 
Slash non era da meno, aveva preso anche lui l'abitudine di spegnere il dopo sbronza mattutino con altro alcool e il signor Brownstone era ormai diventato il terzo incomodo nella loro relazione. 
Certo, da quando Bonnie era arrivata, o almeno così le aveva detto Izzy, il riccio si era calmato un po', ma ciò comunque non toglieva che avesse bisogno della sua dose giornaliera, indipendentemente dalla sua presenza o meno. 
Di solito durante quei momenti Bonnie spariva, si faceva una doccia, andava a leggere in un'altra stanza o andava fuori a fare lunghe passeggiate. 
Si sentiva una debole a fare così ma non ne poteva farne a meno, non riusciva a sopportare quei momenti.

Ora era lì, tra le sue braccia, e come ogni volta le sembrava che tutti i problemi fossero meno gravi. 
Respirava il suo odore e cercava allo stesso tempo di trasmettergli la forza che lui, sconfitto, in quel momento non aveva. 
Sapeva che doveva dimostrarsi forte, doveva aiutare il ragazzo a reggere quel peso che lo stava spingendo sempre più a fondo tra le spire dell'eroina allontanandolo da lei. 
Sapeva che doveva fare qualcosa, spronarlo e sorreggerlo allo stesso tempo, prendere lei le redini mentre lui si stava andando alla deriva. 
Ma non sapeva se ne era in grado. 


Slash, nella sua autobiografia, menziona Izzy e il fatto che lui non gli aveva mai detto cosa gli era successo la notte in cui aveva deciso di smettere ma che sicuramente era una cosa che doveva averlo spaventato molto, quindi ho lavorato io di fantasia. Sempre per quanto riguarda il periodo a Chicago, Slash dice che non era molto ottimista in quel periodo riguardo alle sorti dei Guns.
Breath

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Capitolo 7
*** #7 Lower ***


"What were you really thinkin'?
 What did you need?
 'Cause all those wounds forever bleed

 Drink me, it's a nightmare
 It's the needle in your veins

 So tell me how to do it?
 How to do what I'm gonna do?
 How to keep the knife from inside of you?
 Baby, now you're lower too."

| Slash's Snakepit - Lower |

-Slashhh- Bonnie sfilò le chiavi, ricevute qualche giorno prima, dalla serratura e chiuse dietro di lei la porta della casa che il chitarrista aveva comprato a Walnut Drive, su per Laurel Canyon, mesi prima, ma nella quale si era trasferito solo da una settimana, quando finalmente i lavori di ristrutturazione erano finiti.
- Che c'è?- il ragazzo si materializzò nel soggiorno, che assomigliava in maniera impressionante al set del video di Patience, con il solito cocktail in una mano e nell'altra una macchina fotografica delle sue. 
La ragazza, ignorando per il momento quel piccolo particolare, corse verso di lui e praticamente gli saltò in braccio aggrappandosi alle sue spalle.
- RIP Magazine mi ha assunta come una dei suoi fotografi!- esclamò al settimo cielo. Finalmente i suoi sforzi e il suo duro lavoro stavano portando dei risultati. 
L'ingaggio con i Guns l'aveva trovato più per fortuna che per altro, grazie al salvifico intervento di Vicky Hamilton che aveva messo in luce il suo talento ancora acerbo. Il suo lavoro con la band durante quel primo tour e poi durante quelli successivi, aggiunti a tutti i lavori fatti dopo, avevano contribuito a fare spargere sempre di più il suo nome per Los Angeles e la famosa rivista di musica l'aveva chiamata qualche giorno prima per fissare un incontro per quella mattina, incontro nel quale le avevano offerto un posto tra le fila dei loro fotografi per alcuni mesi. 
RIP Magazine era una delle riviste più in voga al momento e il fatto che l'avessero notata era un ottimo segno del suo percorso come fotografa.
-Piccola, è fantastico- disse il riccio stringendola forte e rispondendo al bacio entusiasta della mora con la stessa intensità. 
Si staccò da lei solo per abbandonare il bicchiere e la macchina fotografica su un tavolino basso di vetro, cercando contemporaneamente di tenerla in braccio e scatenando le risate divertite della ragazza per i suoi buffi tentativi di non rovesciare la bevanda e di non fare cadere lei. 
Infine, quando le sue mani furono finalmente libere, si lasciò cadere sul divano ricominciando a baciarla con crescente ardore.
Bonnie si allontanò da lui di qualche centimetro, le guance rosse e un sorriso aperto sulle labbra, e portò le braccia ai lati del corpo per alzarsi il vestito che aveva indosso, notando l'espressione soddisfatta che il riccio assunse quando vide che non portava il reggiseno. 
Si allontanò da lui solo per lo spazio sufficiente affinché lui si abbassasse i pantaloncini che portava e lei potesse togliersi l'intimo. 
Tra loro era sempre così, la passione li travolgeva all'improvviso e vi si abbandonavano senza remore, non importava più di tanto dove fossero in quel momento, se in macchina, a casa di qualcun altro o in un'altra stanza che non fosse la camera da letto. 
Alla fine, da quando Slash si era trasferito, avevano usato veramente poco il letto, almeno per quel genere di attività, più impegnati ad inaugurare ogni stanza della casa a modo loro.

Bonnie si muoveva lenta su di lui appoggiandosi alle sue spalle e dettando lei il ritmo. Guardò la sua bocca peccaminosa schiudersi per lasciarsi sfuggire bassi gemiti, sentì le sue mani accarezzarle i fianchi e poi scendere sui suoi glutei per stringerli. Socchiuse gli occhi in preda al piacere, inarcò la schiena facendo sì che i loro addomi si scontrassero in quella dolce battaglia poi avvicinò il viso al suo lasciando che i scuri riccioli di Slash le solleticassero gli zigomi. 
Le sue labbra si avvicinarono al suo orecchio e non riuscì a frenarsi, non riuscì a trattenere quelle parole che da settimane erano in agguato sulla punta della sua lingua, in attesa di sfuggire ladre fuori dalle sue labbra traditrici.
- Ti amo.-
Slash aprì gli occhi, prima socchiusi, girando il viso verso di lei e guardandola sorpreso ma non disse niente, la prese invece per i fianchi e la fece stendere sul divano prendendo lui il controllo, aumentando il ritmo dei loro movimenti e raggiungendo dopo poco il piacere, baciando poi la ragazza ed accarezzandola sapientemente finché anche lei non lo raggiunse. 
Quando sentì che la presa delle dita della mora sulla sua schiena si era allentata si stese accanto a lei e la attirò contro il suo petto respirando affannosamente e chiudendo gli occhi soddisfatto.
Le mani del riccio, posate una sulla sua schiena e una tra i suoi capelli, erano l'unica cosa che vestiva Bonnie, la quale aveva appoggiato una guancia sul suo petto e si mordicchiava nervosamente il labbro guardando davanti a lei senza realmente vedere la fantasia con la quale era intessuta la stoffa che fungeva da copri divano. 
Le sembrava di avere fatto un enorme sbaglio a pronunciare quelle parole, anche se sul momento le erano venute fuori naturalmente. 
Aveva sempre affermato convinta di non avere mai provato niente di simile all'amore per nessun ragazzo e da quando aveva incontrato Slash si era convinta ancora di più di essere stata nel giusto perché le bastava fare un confronto tra il riccio e i ragazzi che aveva avuto prima per rendersi immediatamente conto della differenza. 
I sentimenti che aveva provato per lui, anche se all'inizio consistevano solo in una semplice attrazione fisica, erano stati fin dall'inizio a un altro livello rispetto a quelli mai provati, più intensi, più profondi, più sconvolgenti, tanto che le sembrava di farsi ogni giorno almeno dieci giri sulle montagne russe dei sentimenti. 
Nessuno le aveva mai fatto un effetto così intenso prima di allora e, se all'inizio aveva ignorato il più possibile questa cosa, con il passare dei mesi e con l'intensificarsi dei sentimenti che provava nei suoi confronti, aveva capito finalmente di stare provando anche lei quel sentimento che prima le era sconosciuto. 
Da quando lo aveva realizzato le era venuto più volte istintivo dirgli quelle parole ma ogni volta si era trattenuta, spaventata di pronunciarle per la prima volta in vita sua e terrorizzata che lui non ricambiasse. 
E quando finalmente le aveva dette si ritrovava ad affrontare quel silenzio che per lei stava diventando insopportabile. 
A quel punto non sapeva se sperare che lui parlasse o piuttosto sperare che lui non si fosse accorto di nulla.
- Bonnie...- Slash la richiamò e lei alzò timorosa lo sguardo su di lui, appoggiando il mento sul suo petto. 
Incrociò il suo sguardo, pacifico e soddisfatto dopo l'amplesso, osservò le sue occhiaie marcate e poi lesse nei suoi occhi qualcosa di indefinito a cui non seppe dare un nome ma che impreziosiva quegli occhi scuri come la pece.
- Anche io ti amo.-

- Tu cosa hai fatto oggi?- erano ancora sdraiati su quel divano mentre l'ultima luce del giorno si nascondeva dietro le colline.
- Io e i ragazzi abbiamo provato un po' ma abbiamo finito prima perché Steve doveva andare.-
- E' partito con Doug in Arizona?- Slash annuì sovrappensiero. 
Quando qualche settimana prima Steve aveva annunciato a tutti loro che si era sposato a Las Vegas con una certa Cheryl, ragazza di cui avevano sentito parlare più volte ma che non avevano mai visto, finendo quindi per pensare che non fosse neanche vera, Bonnie aveva sperato che la presenza stabile di una figura femminile nella sua vita avrebbe calmato l'ossessione del batterista per la droga ma ciò non era successo. 
La mora sospettava che Cheryl, che le era stata presentata qualche giorno prima, non sapesse neanche che Steve aveva dei problemi di quel tipo e non se l'era sentita di verificarlo, timorosa che avrebbe attenuato la luce di felicità che animava i suoi occhi.
Nonostante avesse una bella casa, una moglie e persino un cane, le abitudini del ragazzo su quel fronte non erano cambiate di una virgola, anzi, erano peggiorate.  Certo anche quelle di Slash lo erano ma cercare di risolvere il problema droga nella band partendo dal batterista, in genere più morbido e accomodante per quando riguardava queste cose, era tacitamente sembrata la cosa migliore a tutti. 
Doug aveva quindi proposto al biondo di passare un po' di tempo in un golf resort in Arizona per allontanarsi dalle tentazioni di LA e in questo modo ripulirsi anche. Se il piano avesse funzionato, Bonnie lo sapeva, il prossimo a fare i conti con una cosa del genere sarebbe stato il ragazzo che in quel momento le accarezzava distratto i capelli e non riusciva a non pensare che gli serviva una cosa del genere. 
Sebbene la uccidesse vederlo autodistruggersi così, non riusciva a fare qualcosa in proposito. 
Quando quello spinoso argomento veniva fuori in una discussione vedeva che lui subito si irrigidiva e chiudeva a riccio oppure leggeva la frustrazione prendere possesso del suo corpo. 
In quei momenti lasciava perdere tutto e si ripeteva che l'importante era stargli vicino, che alla fine ne sarebbe uscito come aveva già fatto anche prima. 
Anche se, una vocina nella sua testa le ripeteva sempre più spesso che la situazione questa volta era infinitamente più grave.

Uno sparo risuonò potente e nitido nell'aria squarciando il silenzio della notte. Bonnie spalancò immediatamente gli occhi nell'oscurità e cercò di distinguere qualcosa nel buio della stanza. 
Il panico nel suo corpo si mescolava alla confusione data dall'essersi appena svegliata. 
Rimase un altro secondo sotto le coperte, tremante, in attesa di sentire qualsiasi rumore poi istintivamente allungò la mano nel letto aspettandosi di trovare il caldo corpo di Slash accanto a lei. 
Ma accanto a lei non c'era nessuno e il letto era freddo. 
Il panico la invase ancora di più e l'allarme antincendio che partì in quel momento non le fu in nessun caso d'aiuto. 
Sapeva che Slash aveva delle pistole in casa, non ne aveva mai fatto mistero, quindi non sapeva se quel colpo fosse partito per mano sua, e se sì perché, o per mano di qualcun altro che era entrato in casa. 
Scostò con violenza le coperte e cominciò a scendere lentamente le scale del soppalco sul quale si trovava il letto, tendendo le orecchie in attesa di sentire qualsiasi rumore a parte quello dell'allarme e quello del furioso e martellante battito del suo cuore.  
A tentoni cercò nel buio la porta, sapeva che lì vicino c'era una statuetta di bronzo alta circa mezzo metro di un guerriero africano. Incontrò con le dita il freddo metallo di cui era fatta e la afferrò: in quel momento le sembrava un'arma più che adatta nel caso in cui qualcuno si fosse introdotto veramente in casa. Sempre muovendosi lentamente si avviò verso il corridoio debolmente illuminato da una lampada e si guardò circospetta intorno. 
Vide che non c'era nessuno, controllò il bagno vuoto e poi si avviò silenziosamente verso le scale per andare al piano di sotto, sempre con la statuetta stretta saldamente in una mano. 
Dove diavolo era Slash?
Scese le scale circospetta, maledicendo ogni secondo il rumore stridulo dell'allarme, e arrivò nel soggiorno, illuminato anche esso fiocamente da alcune lampade sparse in giro. 
Lo vide subito. 
Slash era sdraiato supino per terra in mezzo alla stanza, era immobile e fissava il soffitto, un fucile e una macchina fotografica accanto a lui. 
Bonnie si precipitò immediatamente da lui, noncurante della possibile presenza di qualcun altro in casa, terrorizzata che fosse ferito, controllò velocemente che non uscisse sangue da qualche parte del suo corpo e finalmente gli chiese
- Cosa è successo?-
Il ragazzo continuò a fissare il soffitto senza accorgersi della sua presenza. Vedeva il suo corpo tremare e notò sull'avambraccio e sull'addome due punture con ancora del sangue raggrumato sopra, segno che si era appena fatto di qualcosa. 
Se era fatto significava che avrebbe dovuto stare attenta a quello che faceva, le reazioni del ragazzo erano imprevedibili in quei momenti ma, complice l'adrenalina e l'agitazione, non poté non scuoterlo leggermente per le spalle e rifargli la stessa domanda. 
Slash finalmente la guardò negli occhi e disse
- No niente, mi è scappato un colpo mentre ero di pattuglia.- Bonnie aggrottò la fronte confusa a quelle parole, chissà che trip si era fatto.
- Quindi non è entrato nessuno in casa... siamo solo noi due sì?- chiese, giusto per essere sicura.
- Ci siamo noi e loro- disse lui tranquillo, rimanendo nella stessa posizione. Il suo sguardo vagava per la stanza, si fermava sul suo viso e poi ricominciava lo stesso percorso.
- Loro chi?- chiese Bonnie di nuovo spaventata.
Ma il ragazzo non fece in tempo a risponderle che si sentì un colpo violento contro la porta, come se qualcuno stesse cercando di sfondarla. Entrambi guardarono timorosi la porta d'ingresso poi Slash si alzò, sfilò dal retro dei jeans un'altra pistola e corse al piano di sopra verso la finestra che dava sulla strada. Mentre anche lei lo raggiungeva lo sentì chiedere con un tono più o meno normale
- Qualche problema?- 
- Non lo so signore me lo dica lei, il suo allarme sta suonando da più di mezz'ora- sentì la voce profonda di un uomo rispondere e sbirciò da dietro le spalle del riccio in strada: un camion dei pompieri era parcheggiato di fronte alla casa e alcuni pompieri avevano effettivamente cercato di sfondare la porta. 
Slash cercò di convincerli con un tono rassicurante del fatto che non c'erano fuochi in casa ma non ebbe molto successo, anche se era buio si notava lontano un miglio la sua espressione eccessivamente vigile ed agitata.
- Ci siamo dimenticati del cibo nel forno e non sapevamo come disattivare l'allarme- disse Bonnie quando vide che l'uomo guardava sospettoso Slash. 
Le sue parole sembrarono convincerlo che fossero solo dei ragazzini sprovveduti e un po' stupidi quindi dopo poco lui e i suoi colleghi se ne andarono. Bonnie tirò un sospiro di sollievo e si girò verso Slash squadrandolo. 
- Mi vuoi dire che diavolo stavi facendo armato fino ai denti in casa?- 
- Te l'ho detto, ero di pattuglia- ripeté lui spazientito avvicinandosi con uno scatto al suo viso, facendole mancare il fiato per un momento perché non sapeva cosa avrebbe fatto. 
Cercò allora di calmarsi, sapeva che doveva assecondarlo, anche perché se lo avesse corretto lui non le avrebbe dato retta, ancora immerso nel viaggio che a quanto pareva si stava ancora facendo. L'immagine della macchina fotografica abbandonata per terra fece capolino nella sua testa e solo in quel momento si ricordò che anche quel pomeriggio lo aveva trovato con l'oggetto in mano.
- E perché avevi con te una macchina fotografica?-
- Per fotografarli no?- rispose il riccio come se fosse la cosa più scontata del mondo.
- Cosa? Chi? Di chi stai parlando?- chiese lei ormai esasperata, lasciando perdere ogni cautela.
- Quegli omini! Sai, sembrano le creature di Predator, solo che sono più piccoli e hanno i dread, li vedo sempre quando mi faccio di speedball però non riesco mai a vederli per bene perché mi sfuggono sempre quindi ho pensato che se fossi riuscito a fotografarli avrei potuto finalmente vedere come sono fatti completamente- disse lui tranquillo, solo leggermente frustrato per quel piccolo inconveniente e minimamente preoccupato per il fatto di vedere strane creature. Bonnie lo guardò in silenzio di nuovo spaventata, non aveva una conoscenza profonda degli effetti delle droghe sulla psiche ma si rendeva comunque conto che se cominciava a vedere cose strane quando si faceva di sicuro non era un buon segno. 
Quando Slash vide che non diceva niente la prese per mano conducendola veloce al piano di sotto.
- Vieni, te li faccio vedere, sono riuscito a fare delle foto e in alcune si vedono, anche se non del tutto.-
Una volta arrivati in soggiorno il riccio si mise a cercare freneticamente qualcosa aprendo cassetti, salvo poi lasciarli aperti, e frugando nei posti più disparati della camera finché dopo un po' non tirò fuori da un cassetto un mucchio di fotografie polaroid, erano tantissime, tanto che le sue mani a fatica le trattenevano. 
Si sedette per terra, invitandola a fare altrettanto, e con tono concitato ed entusiasta cominciò a indicare le foto dicendo 
- Ecco vedi? Uno è qui, gli si vede solo un braccio e un po' della faccia... in questa invece si vede quasi del tutto, stava qui, proprio sulla mia spalla e quando l'ho scattata stava per buttarsi di sotto. Vedi?- la guardò, il dito ancora puntato sull'ultima foto, in attesa di una sua conferma.
- Allora? Capisci di cosa sto parlando adesso?- 
Bonnie lo guardò in silenzio, riguardò le centinaia di foto sparse sul pavimento che lo ricoprivano come un tappeto e sentì chiaramente una voragine di angoscia aprirsi nel suo stomaco e farsi ogni secondo più larga.
- Slash... non c'è niente in queste foto- mormorò dopo un lungo silenzio guardandolo. 
Vide il suo sguardo confuso e deluso ed abbassò gli occhi. 
Dopo che il ragazzo le aveva fatto vedere quelle foto sentì di non potere più ignorare la gravità della situazione, fu come se quelle immagini impresse sulla pellicola avessero appena fatto crollare il fragile castello di vetro che ostinatamente aveva costruito in quelle settimane. 
Aveva cercato di non preoccuparsi troppo, aveva cercato di non dare un peso eccessivo alle occhiaie che perennemente macchiavano il viso del ragazzo, al suo sguardo perso, alla disperazione che certe volte, quando la stringeva, sembrava scaturire dal suo corpo. Si era detta che era solo un periodo un po' difficile e che quella era la maniera di Slash per superarlo senza uscirne pazzo, che sarebbe bastato essere sempre accanto a lui, fargli capire che lei c'era per aiutarlo ad affrontarlo ma ora si rendeva conto che ormai la dipendenza di Slash aveva assunto tinte più oscure che non poteva più ignorare. 
Ormai non bastava più stargli accanto e sperare che passasse. 
Si chiese cosa sarebbe successo la prossima volta. 
Avrebbe fatto come Izzy? L'avrebbe scambiata per un nemico e magari le avrebbe sparato? 
Già lo scatto che il ragazzo aveva fatto prima nella sua direzione l'aveva spaventata, non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo se Slash avesse perso del tutto il controllo.
Ora che l'effetto dell'adrenalina era passato Bonnie si sentì schiacciare da quell'enorme peso che fino ad allora aveva portato sulle spalle cercando di essere forte. 
Sentì che calde lacrime si avventuravano timide sulle sue guance e non riuscì a frenarle. Tenne il viso basso, non voleva che lui la vedesse, e cercò con tutte le sue forze di smetterla, non doveva piangere, doveva essere forte, ne sarebbero usciti, continuava a ripetersi come un mantra nella testa. 
Ma il suo silenzioso piangere diventò inevitabilmente più forte, più rumoroso e il suo corpo non riuscì più a mascherare la tempesta che lo scuoteva. 
Cominciò a singhiozzare rumorosamente, la schiena curva tremante e la testa bassa, premendosi con forza una mano sulla bocca per cercare di fare meno rumore. 
 Ma quando sentì che le braccia di Slash la circondavano lasciò perdere ogni tentativo di nascondere le sue lacrime e si aggrappò a lui stringendolo forte, dando finalmente libero sfogo a tutta l'ansia, la preoccupazione e il dolore che si era tenuta dentro fino a quel momento. 
- Ehi, ehi. Perché piangi?- mormorò lui, preoccupato nonostante non fosse del tutto in sé. 
Ma Bonnie non rispose, semplicemente non riusciva ad articolare nessuna parola; il suo era il pianto di un bambino, talmente intenso e disperato da escludere le parole. 
Continuò a piangere e a stringersi a lui, bagnando la sua pelle con lacrime salate mentre lui la cullava e le accarezzava piano la schiena cercando di calmarla. 
Non l'aveva mai vista in quello stato, lei era quella forte, quella che non si scomponeva praticamente davanti a niente e non sapeva come comportarsi o cosa pensare. Certo l'aveva vista triste o arrabbiata ma mai così... addolorata, come se qualcosa la stesse dilaniando da dentro.
Quando finalmente il suo pianto si calmò, la ragazza continuò a stringerlo, le braccia intorno al suo collo e le gambe a circondargli i fianchi, aggrappandosi a lui e guardando silenziosa nel vuoto. 
Si staccò dopo poco e cercò dei fazzoletti per poi soffiarsi rumorosamente il naso, tutto questo sotto lo sguardo di Slash, infine si avviò in silenzio, distrutta dopo gli avvenimenti di quella notte e dopo quel pianto, verso il piano di sopra. 
Il riccio si alzò subito in piedi e le corse dietro per poi fermarla trattenendola per un gomito e forzandola a girarsi.
- Bonnie! Cosa cazzo ti è successo?- le chiese spazientito e preoccupato. 
La mora abbassò lo sguardo ma lui le alzò il mento per poi sfiorarle con le dita le guance bagnate.
- Perché sei scoppiata a piangere?- chiese di nuovo, stavolta con un tono più dolce. 
Lo sguardo Bonnie seguì ipnotizzato il percorso di una lacrima sulla spalla nuda di Slash, che stava silenziosamente scivolando sulla sua pelle lasciando dietro di sé una scia salata, finché non venne asciugata dalla mano del ragazzo che infastidito si passò le dita sulla spalla. 
Solo a quel punto la ragazza incrociò i suoi occhi neri che la fissavano interrogativi.
- Io non ce la faccio più Slash, pensavo di potere continuare così ma non ce la faccio!- disse con la voce leggermente più roca, ancora segnata dal pianto.
- Non ce la fai più a fare cosa?- chiese lui confuso. 
- Questo- disse lei esasperata alzando le braccia in alto. 
- Fingere che vada tutto bene, fingere che tu non stia ogni giorno peggio, ormai vengono a trovarti più spesso gli spacciatori che gli amici! Non mi ricordo neanche l'ultima volta che non ti ho visto fatto e se adesso mi dici anche che vedi cose che non ci sono, perché quei cazzo di omini non esistono Slash, significa che la situazione è anche peggiore di quanto pensassi e non riesco più a starmene buona, a non dire niente.-
Fece una pausa riprendendo fiato dopo l'accalorato discorso. 
- Slash devi smettere, questa cosa è malata e ti sta distruggendo- disse infine guardandolo. 
Vide i suoi occhi, prima confusi, guardarla feriti, come se si sentisse tradito da lei, e poi arrabbiati. 
Non aveva gradito, non gli piaceva quando la gente gli diceva cosa fare, soprattutto per quanto riguardava quell'argomento, e lei lo sapeva, l'aveva sempre saputo, per quello si era sempre trattenuta dal dirgli quello che pensava in proposito. 
Fino a quella notte, quando non era più riuscita a fare la parte della spettatrice in quel teatrino degli orrori che era diventata quella vita. 
Vide che le voltava le spalle senza più dire nessuna parola e sospirò rassegnata, non poteva dire che non si era aspettata una reazione del genere, ma comunque faceva male vederlo allontanarsi da lei. 
Con quella voragine ancora presente dentro di lei si avviò a sua volta nella direzione opposta, verso le scale e poi nella camera da letto, per cercare di riprendere sonno o per piangere le sue lacrime in solitudine. 
Sapeva che la parte di letto di solito occupata da Slash quella notte sarebbe rimasta desolatamente vuota.


Inizialmente non era pianificato il pezzo iniziale sdolcinato ma a volte tendo a diventare sadica e (la smarties lo sa! :D) a scrivere pezzi gioiosi prima di far succedere cose brutte. Dunque, per chi non lo sapesse, Steve si è davvero sposato nell'estate dell'89 (il 6/7/89, così non si sarebbe dimenticato mai l'anniversario, ha scritto nel suo libro. Furbo lui, eh!) con questa Cheryl. Per quello che succede la notte naturalmente ho riportato molto di quello che Slash ha scritto solo che al posto della sua ragazza di allora, Megan (che tra l'altro deve aver avuto qualche problema alle orecchie per non sentire uno sparo, seguito dall'allarme e dai pompieri che cercano di sfondare la porta di casa. Mah, mi sono sempre chiesta se quella ragazza avesse dei problemi) ho inserito Bonnie, che è un attimino più sveglia. So che le reazioni di Slash sono un po' troppo razionali per essere da tossico in trip ma ho pensato che l'effetto fosse già un po' passato. La scena delle foto in realtà mi è venuta in mente dopo aver letto nel libro di Duff che Slash gliene aveva portate un sacco in cui non si vedeva niente.
Per il resto non penso ci sia molto altro da dire, spero che il capitolo vi sia piaciuto, magari se avete due secondi di tempo fatemi sapere cosa ne pensate, e spero di riuscire a pubblicare il nuovo prima del prossimo weekend ma non promette niente.
Ultima cosa: consiglio vivamente l'ascolto della canzone di questo capitolo, oltre ad essere stra bella (e in live è ancora più bella) si adatta alla perfezione a questo punto della storia.
Breath

 

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Capitolo 8
*** #8 Into Dust ***


"Still falling
 Breathless and on again
 Inside today
 Beside me today
 A round broken in two
 Till your eyes shed into dust
 Like two strangers turning into dust
 Till my hand shook with the weight of you
 I could possibly be fading
 Or have something more to gain
 I could feel myself growing colder
 I could feel myself under your feet
 Under your feet."
| Mazzy Star - Into Dust |



Bonnie sentì il rumore stridulo e perforante della sveglia suonare fastidiosamente, fin troppo vicino alle sue orecchie per i suoi gusti. 
Allungò un braccio fuori dal letto e la spense con un brusco movimento della mano, facendola anche cadere dal comodino.
- Fanculo- mormorò ancora a occhi chiusi.
Si prospettava una bella giornata. 
Si rigirò nel letto, ancora troppo addormentata per ricordare gli eventi di quella notte ma questi le tornarono prepotenti e dolorosi nella mente, come una doccia fredda, quando le sue mani non trovarono accanto a lei quel corpo che ormai era abituata a trovare al mattino da mesi a quella parte. 
Il suo cervello a quel punto le fece ripercorrere con cruenta nitidezza il litigio con Slash più e più volte. 
Certo, non era la prima volta che discutevano, ma non era mai stato per un motivo così serio e soprattutto, di solito facevano pace dopo poco. 
A Bonnie venne in mente che sua madre le diceva sempre che il segreto per far durare un matrimonio era non andare mai a dormire arrabbiati e, sebbene la ragazza non avesse mai dato troppo peso a quelle parole e sebbene lei e Slash fossero molto lontani dal territorio matrimonio, ora capiva perfettamente la grande verità che si nascondeva dietro quelle semplici parole. 
Sentiva come se un abisso si fosse aperto tra loro due dopo quella notte. Lo sguardo che Slash le aveva lanciato prima di voltarle le spalle bruciava ancora sulla sua pelle come un marchio impresso a fuoco su di essa. 
Capiva che lo vedeva come un tradimento da parte sua, da lei che gli era sempre stata accanto senza mai dirgli niente a proposito delle sue dipendenze, da lei che alla fine lo accoglieva sempre tra le sue braccia e lo rassicurava quando le esprimeva i suoi dubbi riguardo alla band. 
Anche lei gli aveva voltato le spalle. 
Bonnie sapeva che lui aveva percepito in questo modo il suo affrontarlo, ormai aveva imparato a conoscerlo. Ma nonostante tutto sapeva di avere fatto bene a dirgli quello che pensava, non poteva continuare a stare zitta e, in questo modo, incoraggiarlo a indulgere in quei vizi che lo stavano trascinando nelle parti più oscure di se stesso, sempre più lontano dal ragazzo che aveva imparato a conoscere ed ad amare, sempre più lontano da lei.
Questi pensieri, insieme alle lacrime che avevano bagnato i suoi occhi e le lenzuola ancora umide, l'avevano tormentata per tutta la notte, impedendole di addormentarsi se non due ore prima che la sveglia suonasse. Quella sveglia che lei aveva impostato la sera prima, al momento di andare a letto, felice ed emozionata per quel lavoro appena ottenuto, fiduciosa che il futuro le si prospettasse roseo, non solo in ambito lavorativo. 
Ora quel lavoro era ancora lì e la stava aspettando, quel giorno avrebbe fatto il suo primo servizio come fotografa del RIP a una band locale emergente, come lo erano stati i Guns pochi anni prima, ma il suo futuro non le sembrava più così colorato bensì oscurato da pesanti nuvoloni. 
Anche se il suo corpo la implorava di rimanere a letto a crogiolarsi nella sua tristezza, la ragazza si alzò e si diresse in bagno, sperando di svegliarsi con una doccia.

Poco dopo scese le scale di quella casa che ormai sentiva come anche sua e con lo sguardo cercò Slash, individuando la sua figura nel primo posto in cui aveva guardato, sapeva che l'avrebbe trovato sul divano, profondamente addormentato. 
In ogni caso, vedere che era ancora lì, che non se n'era andato, la tranquillizzò un po'. 
Osservò il suo petto alzarsi ed abbassarsi lentamente al ritmo del suo respiro e, come la prima volta che l'aveva visto addormentato, si meravigliò di quanto il suo viso sembrasse pacifico e sereno, come quello di un bambino. 
Solo le solite occhiaie, ormai costantemente presenti sul suo viso, disturbavano quell'immagine angelica. 
Si avvicinò a lui, gli mise una coperta addosso e il suo sguardo notò una cosa che le inflisse un'altra pugnalata al suo corpo ormai martoriato da quelle invisibili ferite perennemente aperte e sanguinanti. 
Uno dei gatti che Slash aveva trovato per strada e accolto nella loro, ormai le veniva istintivo chiamarla così, casa stava allegramente giocando con una siringa abbandonata ai piedi del divano. 
Bonnie rimase ferma a guardarlo ipnotizzata per minuti interi poi si sedette sul bordo del divano prendendosi la testa fra le mani e sforzandosi con tutta se stessa di non ricominciare a piangere. 
Inspirò e espirò profondamente un paio di volte, cercando di farsi forza poi finalmente si alzò, sottrasse al felino il suo gioco e lo buttò con rabbia nel cestino della cucina.
Doveva rimanere calma, doveva cercare di isolare in una parte della sua mente quelle cose almeno per un paio di ore, almeno finché era al lavoro, era il suo primo giorno, non poteva arrivare sconvolta in redazione! 
Cominciò a preparare il caffè con gesti meccanici, facendone come al solito di più in modo che ne rimanesse anche per il riccio una volta svegliato, un'abitudine che si era radicata così profondamente in lei che non la abbandonava neanche dopo un litigio, e poi cercò di sforzarsi di mangiare qualcosa, anche se il suo stomaco chiuso non ne voleva proprio sapere di accogliere qualsiasi forma di nutrimento. 
Si arrese dopo il secondo morso dato alla ciambella e si diresse in camera, dove qualche giorno prima aveva portato dei suoi vestiti, visto che spesso si fermava a dormire lì. Si ricordò che Cassie spesso si  era lamentata del fatto che ormai Bonnie si fosse praticamente trasferita dal suo ragazzo, anche se in realtà anche lei spesso la notte si fermava da Robert. Ormai il piccolo appartamento che le aveva accolte per tre anni raramente vedeva la loro presenza al suo interno.  
Dopo essersi cambiata andò nel bagno al piano di sotto, notando che Slash stava ancora dormendo, e per la prima volta in quella mattina si guardò allo specchio, prendendosi un colpo. 
I suoi occhi erano gonfi a causa del pianto, il suo viso era più pallido del solito e spento, sembrava un'altra rispetto alla ragazza che mesi prima si era specchiata in un altro bagno a Phoenix.

Mentre si stava pazientemente truccando, cercando di coprire il più possibile le occhiaie, vide riflesso nello specchio Slash che entrava in bagno e si fermava di colpo, impreparato a trovarla lì. 
Si guardarono nello specchio in silenzio poi Bonnie disse piano, quasi timorosa
- Ciao- lui in risposta borbottò quello che immaginò essere un saluto e si grattò la testa rimanendo fermo impalato dietro di lei. 
Bonnie, vedendo che non sembrava intenzionato a parlare o ad andarsene, provò ad ignorare la sua presenza e continuò a truccarsi, sentendo l'ansia pesarle ancora di più addosso in quel silenzio gravoso.
- Ehm... devo pisciare- disse dopo un po' Slash, guardando ostinatamente da un'altra parte. Bonnie finì di mettersi il mascara e uscì dal bagno, quando gli passò di fianco i loro sguardi si incrociarono ma nessuno disse niente. 
Quel silenzio stava uccidendo la mora, nella testa continuava a sentire, come un disco rotto, la voce di sua madre. 
Si sedette su una sedia della cucina, sorprendentemente era riuscita a prepararsi in poco tempo quindi non era in ritardo, e quando vide apparire Slash, sempre evitando di guardarla, per prendersi del caffè, si impose di essere coraggiosa e fare lei il primo passo.
- Slash, penso che dovremmo parlare di ieri notte...-
Guardò le sue spalle nude irrigidirsi, il movimento che aveva iniziato per prendere una tazza fermarsi a mezz'aria.
- Cosa c'è da dire?- il suo tono freddo aggiunse una nuova pugnalata a quelle già ricevute.
- Io non volevo aggredirti così ma penso davvero che questa cosa non ti stia facendo bene e devo dirtelo, lo sai che io ci sono sempre stata, non ti ho mai detto niente e non ti ho mai chiesto di smettere, ma non riesco più ad andare avanti così, vederti in questo stato mi sta uccidendo- il suo tono, che aveva assunto sfumature disperate verso la fine, fece girare Slash su se stesso per guardarla finalmente, studiando il suo viso in silenzio.
- Posso uscirne quando voglio, l'ho già fatto e posso rifarlo- fece una pausa, indeciso se dare voce agli altri pensieri che avevano preso forma nella sua testa e poi continuò con voce sommessa
- Ieri notte ti ho sentita... non voglio sentirti piangere, non mi piace- disse infine abbassando lo sguardo, presto imitato dalla ragazza che sospirò. 
- E allora ti prego, non distruggerti così- disse dopo poco di nuovo con tono implorante. Probabilmente in un'altra situazione si sarebbe trovata patetica, ma il solo pensiero di una possibile overdose o del verificarsi di altri incidenti che si sarebbero rivelati mortali, le faceva mancare il respiro. 
Appoggiò un gomito sul tavolo e si coprì con una mano il volto mordendosi a sangue il labbro inferiore per non far uscire quelle lacrime che, lo sentiva, erano prossime a liberarsi. 
La cucina piombò di nuovo in un silenzio pesante poi Bonnie sentì il rumore di una tazza che veniva appoggiata sul tavolo e i polpastrelli del riccio, segnati dai calli, sfiorarle la guancia e forzarla con delicatezza ad alzare il viso. 
Lo assecondò e incrociò i suoi occhi scuri, la stava guardando senza dire niente, sfiorandole ripetutamente con il pollice, in un gesto meccanico, la guancia poco sotto le occhiaie che marcavano il suo viso, nonostante tutto il copriocchiaie che si era messa prima. 
Una piccola perlacea lacrima, infinitesima parte di un dolore più grande, sfuggì timida alla prigione di quegli occhi chiari e lucidi e cominciò a scendere audace lungo la sua guancia lasciando dietro di lei una scia che sembrava rilucere nella luce del mattino. Una singola lacrima la cui vita finì presto quando si scontrò silenziosamente contro il pollice di Slash che ne spazzò via gli ultimi miseri residui con un'unica carezza.
La guardò in silenzio per alcuni istanti ancora, mentre lei si sforzava con tutta se stessa di sostenere quello sguardo e di non lasciarsi sfuggire altre lacrime, poi si chinò su di lei e, indeciso fino all'ultimo, sfiorò titubante le sue labbra in una carezza superficiale poi ripeté lo stesso gesto ma con più decisione, catturandole il labbro inferiore con le sue e passandovi la lingua sopra. 
Bonnie rispose al bacio poco partecipe, troppo presa dall'angoscia che le annodava lo stomaco e ancora timorosa che sarebbe scoppiata a piangere da un momento all'altro e lei odiava piangere, odiava mostrarsi così debole. 
Si staccarono quasi subito poi Slash si allontanò di nuovo da lei, sedendosi su una sedia lì vicino e cominciando a bere il suo caffè pensieroso.
- Penso che raggiungerò Doug e Steve in Arizona... per allontanarmi un po' dalle tentazioni- disse infine cercando di mostrarsi noncurante e guardando il cestino, nel quale spiccava colpevole una siringa. Infine guardò Bonnie e vide un largo sorriso illuminarle il viso, rendendola più simile alla ragazza di cui si era, ormai era inutile negarlo, follemente innamorato.
- E' fantastico! Vedrai che ti farà sicuramente bene e poi ci saranno anche Steve e Doug, così avrai intorno qualche faccia amica!- disse la mora sollevata per poi alzarsi e andare ad abbracciarlo cercando, come lui aveva fatto poco prima, le sue labbra ma stavolta con maggiore entusiasmo. 
Quando si allontanarono Slash abbassò lo sguardo, giocando con uno dei braccialetti d'argento che ornavano il suo polso.
- Io adesso devo andare al lavoro, ci vediamo più tardi? Quando pensavi di partire?-
- Non lo so, forse oggi stesso, se riesco a farmi prescrivere del Buprinex... dovrebbe aiutare a ripulirmi- le sue parole non sembravano molto convinte, come se si fosse già pentito della decisione presa. Il suo corpo infatti gli stava già facendo sentire la mancanza di un po' di ero, si chiese come avrebbe fatto a rinunciarvi del tutto. Allo stesso tempo però, nella sua mente era ancora vivida l'immagine di Bonnie con gli occhi rossi e gonfi dal pianto che era stato lui a causarle. 
Era come se dentro di lui si stesse svolgendo una battaglia tra ciò che il suo corpo bramava e ciò che sapeva essere giusto fare. 
Ad ogni modo Bonnie era troppo presa da quella inaspettata conquista per accorgersi di questa nuova indecisione nella sua voce e nel suo sguardo.
- Beh comunque ci vediamo prima che tu parta?- Slash annuì silenzioso, ancora troppo immerso nella sua personale battaglia interiore per parlare. 
Bonnie gli passò una mano tra i capelli e gli diede un altro bacio euforica, prima di salutarlo e salire sulla sua macchina, il cuore incredibilmente più leggero rispetto a un'ora prima.


Sono riuscita a pubblicare un po' prima questa volta, anche perché il capitolo è stato meno impagnativo da ricontrollare rispetto al precedente e a quello che mi aspetta dopo questo! La scena del gatto che gioca con la siringa è stata nuovamente presa dal libro di Slash e di nuovo la protagonista femminile è stata in realtà Megan che anche a quel punto non ha capito, o meglio, ha fatto finta di non capire cosa stesse succedendo. Per il resto è un capitolo abbastanza di passaggio in vista dei nuovi casini che succederanno prossimamente, perché tutti sappiamo cosa è poi successo in Arizona ;)
Di nuovo, spero che vi sia piaciuto e spero di pubblicare il prossimo questo weekend.
Breath

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Capitolo 9
*** #9 By The Evening ***


"You got to meet me
 Your eyes are running
 And no one sees that
 How everyone goes

 And if you're lookin' for some kind of feeling
 You're taking every chance
 I see that by the evening
 And we'll be long gone
 I will be long gone."
| Benjamin Booker - By The Evening |



Bonnie aprì l'anta del frigorifero e prese due birre fredde, le mise sul tavolo e le aprì per poi andare in camera di Cassie, seguendo la fonte della musica che da ore regnava sovrana nell'appartamento.
- Queste sono le ultime due- disse porgendone una all'amica che la guardò sorpresa.
- Ma come? Ne avevamo almeno sei!- 
- Siamo chiuse in questa stanza da stamattina, mi sorprende che ci abbiamo messo tanto a finirle!- replicò la mora abbandonando la bottiglia appena iniziata per terra e avvicinandosi al letto letteralmente sommerso dall'intero contenuto dell'armadio di Cassie.
- Allora dobbiamo comprarne delle altre o non riusciremo mai a finire, abbiamo bisogno di energia- stava intanto dicendo quest'ultima appoggiando la fredda superficie del vetro contro la fronte in cerca di un po' di ristoro dal caldo.
- Ci vorrebbe un bel caffè allora- disse Bonnie piegando una maglietta color pesca e riponendola in una delle due grandi valigie che giacevano aperte sul pavimento.
- La birra è più buona... ed è fredda- replicò Cassie schioccando rumorosamente la lingua contro il palato e riservandole un'occhiata complice.
- E' vero, non ero più abituata a passare così tanto tempo in questo forno.- 
Si passò una mano sulla fronte sudata e si chinò per prendere un altro sorso di birra.
- Ah la signorina si era abituata a stare in una bella casa fresca in collina eh!- disse Cassie con tono scherzoso, ricevendo una maglietta in faccia.
- Anche tu non è che passassi più tanto tempo qui- disse poco dopo Bonnie per poi aggiungere cauta
- L'hai detto a Rob?-
- Cosa? Che vado tre mesi in Giappone? Sì e non l'ha presa benissimo- disse la bionda sconsolata.
- Naturalmente è contento per me perché ha capito che è una grande opportunità per me, mi avvantaggerà rispetto alle altre interpreti che si limitano ad andare in Europa ma tre mesi sono lunghi e un rapporto a distanza spaventa entrambi.- 
Il suo sguardo si perse fuori dalla finestra, come sperando di intravedere una soluzione nel paesaggio che si presentava fuori da essa.
- Quindi cosa avete deciso?- 
- Che rimarremo insieme per adesso, che ci proveremo... non so se sia la cosa migliore da fare ma è l'unica, non riesco a immaginarmi senza di lui.- 
Fece una pausa abbassando lo sguardo e poi rivelò
- Mi aveva chiesto di andare a vivere insieme.- 
Bonnie la raggiunse e la abbracciò, con tanto slancio, dato sia dalla voglia di consolarla che dalla sbronza, che entrambe caddero sul letto sopra i vestiti, non potendo a quel punto fare a meno di scoppiare a ridere. 
Quando le risa cessarono si guardarono con le lacrime agli occhi e le mani sulle pance doloranti, il breve momento di tristezza era già stato sepolto sotto strati di risate. 
- Vedrai che ce la farete, giorno per giorno, non ho mai visto nessuno come voi due, sprizzate amore da tutte le parti- disse poi la mora attorcigliandosi tra le dita una bionda ciocca dei capelli dell'amica e scatenando le sue risate.
- Vuoi dire che siamo come una di quelle coppie tutte amorino mio di qua e tesoruccio caro di là che prendevamo sempre in giro?-
- Forse un pochino-  rispose la mora ridacchiando e riparandosi con le mani mentre un imprecisato capo di abbigliamento volava in direzione della sua faccia.
- Guarda che anche tu e Slash non siete tanto meglio... e poi ogni volta che usciamo insieme sembra che siate sul punto di chiudervi da qualche parte per scopare! Mi ricordo ancora benissimo quella volta che vi abbiamo sorpreso in macchina!- disse Cassie puntando accusatrice, ma con tono scherzoso, l'indice contro di lei e facendo di nuovo scoppiare a ridere Bonnie.
- Dai è stata solo quella volta, avevamo entrambi alzato un po' il gomito... e che ci posso fare se lui è sempre arrapato?- disse poi cercando di giustificarsi.
- Non lo è solo lui! Da quando state insieme anche tu sei più sfacciata nell'esprimere il tuo... chiamiamolo affetto- insistette la bionda maliziosa.
- E' che lui è così... diciamo coinvolgente- concluse infine. 
Non sapeva mai come definire bene a parole la miriade di sensazioni che Slash le provocava ogni volta che stavano insieme. 
Cassie sorrise furba e le fece l'occhiolino per poi sporgersi oltre il letto per prendere le loro birre e passarle la sua.
- Come sta andando in Arizona?-
- Non lo so, non sono riuscita a sentirlo, il nuovo lavoro mi sta prendendo via un sacco di tempo e quando ho provato a chiamarlo non sono riuscita a contattarlo... ma ho sentito Steve e mi ha detto che tutto sta andando bene.-
- E ci credi?-
- A dire il vero non lo so se devo fidarmi della sua parola, Steve ha un concetto relativo della parola bene, ma insomma penso che sia già una cosa positiva il fatto che abbia deciso di andarci no?- alzò la testa per trovare una conferma nell'amica. 
Non le aveva ancora detto niente ma non sapeva come avrebbe fatto tre mesi senza di lei, senza i suoi consigli e la sua presenza, sempre pronta a sorreggerla o semplicemente ad allungarle un pacco di biscotti.
- Beh dopo quello che è successo quella notte sarebbe stato veramente assurdo se non avesse deciso di fare qualcosa.-
- Non farmi ricordare quella notte, ti prego- disse la ragazza risvegliando involontariamente quei brutti ricordi.
- Giusto, scusa... dai continuiamo a fare queste benedette valigie o non finiremo più.- 
Le due si alzarono dal letto e, cercando di dimenticare quegli ultimi istanti, ripresero a piegare i vestiti e metterli, insieme agli altri effetti personali di Cassie, nelle valigie.

- Bonnie io vado al 7 Eleven a prendere delle altre birre, vuoi qualcos'altro?- la voce di Cassie la raggiunse dal corridoio.
- Sigarette! E non metterci troppo che qui sto facendo tutto io- le gridò in risposta per poi sentire la porta chiudersi. 
Si sedette stancamente sul letto e cominciò a riporre le ultime cose rimaste nella valigia ma le lasciò subito perdere quando sentì squillare il telefono. 
Si precipitò in salotto e alzò subito la cornetta sperando di sentire una voce a lei ben conosciuta.
- Bonnie?- fu invece la profonda voce di Axl a raggiungere le sue orecchie, non poté frenare la delusione che nacque in lei. 
- Sì sono io, tutto bene?- Axl non l'aveva mai chiamata e uno strano, brutto presentimento si fece strada in lei spezzando l'allegria che aveva caratterizzato quella giornata.
- Non proprio, Slash ha avuto un po' di problemi in Arizona...- 
A quelle parole sentì la terra mancarle sotto i piedi, appoggiò una mano al muro, come per sostenersi nel caso in cui le gambe le fossero veramente cedute, e con l'altra strinse più forte il telefono.
- Che tipo di problemi?- cercò di mantenere un tono calmo, magari era subito saltata a conclusioni affrettate e forse Axl si riferiva solo a semplici rompicapi che non avevano niente a che fare con l'argomento droga.
- Del tipo che si è portato con lui una montagna di eroina e cocaina e ha passato le giornate a sballarsi così tanto che ha cominciato a farsi non so che trip e prima ha distrutto il bagno rompendo la doccia poi ha deciso di farsi una corsetta per il resort nudo come un verme urlando che qualcosa lo stava inseguendo e usando le altre persone come scudi umani.- 
La voce del rosso pareva enormemente seccata nel raccontare cosa era successo con una lenta cadenza accompagnata infine da uno sbuffo. 
Bonnie rimase in silenzio, troppo sconvolta per dire niente, ammutolita per il fatto che la scenario che temeva di più, quello che aveva paura di ricreare anche nella sua testa sotto forma di una brutta fantasia, si fosse veramente verificato. 
Si sedette per terra stringendosi le ginocchia e cercando di elaborare quello che il cantante le aveva appena detto. Lei aveva veramente creduto che Slash ci avrebbe provato, che il suo decidere di andare via significasse che sarebbe riuscito a ripulirsi ma ora veniva a sapere che le sue parole non erano mai state sincere, che le aveva mentito facendola sperare in un suo miglioramento ed aveva semplicemente cambiato il posto in cui devastarsi. 
Sentì di nuovo che tutte le emozioni negative, che in quei giorni sembravano averle dato un po' di tregua, tornavano a farsi sentire con la stessa intensità di prima, se non più forti. Le parole di Axl erano state come sale sparso su ferite che stavano guarendo. 
Pensò che doveva aspettarselo: non era riuscita a parlarci per tutto quel tempo, avrebbe dovuto immaginarsi che qualcosa era andato storto e si diede della stupida perché era stata un'illusa, perché aveva creduto alle sue parole e aveva sperato.
- Ci sei ancora?- la voce di Axl la risvegliò. 
- Sì ci sono- rispose a fatica cercando di mantenere una voce ferma. 
- Ti ho chiamata perché domani arriverà a Los Angeles e abbiamo organizzato una riunione al Sunset Marquis per parlargli e convincerlo ad andare in riabilitazione, questa cosa non è più accettabile.-
- Ok, va bene- rispondeva come un'automa torturando il filo del telefono, il capo appoggiato contro il muro, gli occhi chiusi e un groppo nella gola che faceva ogni secondo più male rendendole faticoso non solo parlare ma anche respirare.
- Dovesti esserci anche tu, più persone ci sono e meglio sarà, non potrà sfuggirci.-
- Va bene, a che ora?- la sua voce malferma non sfuggì al rosso, il cui tono divenne più gentile.
- Alle tre... io e Izzy non ci saremo, lui deve essere a casa per la visita mensile di quei stronzi che vogliono controllare che sia pulito.-
- Tu invece?-
- Erin ha la visita in ospedale e devo andare con lei- disse il rosso, non riuscendo a mascherare più di tanto la gioia che la gravidanza della sua ragazza, nonostante tutti i problemi che i due avevano, gli aveva procurato.
- Ok allora domani al Sunset Marquis alle tre- ripeté Bonnie sospirando. 
Sentì un lungo silenzio provenire dall'altra parte della cornetta e pensò che la linea fosse caduta ma poi risentì la voce di Axl, bassa ed incerta.
- Vedrai che si ripulirà, in un modo o nell'altro... non preoccuparti.-
- Ok- rispose semplicemente lei, in quel momento non si sentiva in grado di articolare una parola più lunga di quella, per poi salutarlo ed agganciare.
- Eccomi, visto che non ci ho messo tanto?- in quel momento la porta si aprì e Cassie entrò nell'appartamento con un sacchetto in mano. Sacchetto che abbandonò per terra per correre verso l'amica che era seduta per terra, la testa sulle ginocchia piegate, che abbracciava con le braccia, e il corpo scosso dai singhiozzi.

Bonnie parcheggiò la macchina nel parcheggio del Sunset Marquis e scese stancamente facendosi aria con una copia del RIP. In quei giorni, anche se erano a metà Novembre, Los Angeles era un forno e l'impianto d'aria condizionata della sua macchina aveva deciso di non funzionare più quella mattina, costringendola a fare dei viaggi in macchina che somigliavano più che altro a saune. 
Poche ore prima aveva accompagnato Cassie all'aeroporto insieme a Robert. Il viaggio era stato segnato dal silenzio, nessuno dei tre era particolarmente allegro e le parole proferite erano state poche perché ognuno era troppo perso nei suoi pensieri per intavolare una conversazione degna di questo nome e dire non solo poche, banali parole su argomenti come il tempo o imprecazioni contro l'impianto di condizionamento. 
Poco prima di partire Cassie aveva abbracciato forte l'amica accarezzandole i capelli come era sempre solita fare per confortarla e le aveva detto, con tono incoraggiante ma con gli occhi lucidi, che tutto sarebbe andato per il meglio, che l'avrebbe chiamata ogni giorno e che quei tre mesi sarebbero volati. 
Bonnie si era limitata ad annuire, a stringerla forte, come una bambina che si attacca disperatamente alla madre prima di lasciarla. Infine aveva sorriso e le aveva raccomandato di divertirsi senza preoccuparsi troppo poi si era allontanata di qualche passo per lasciare alla bionda e a Rob lo spazio per salutarsi.
Dopo la partenza di Cassie i due si erano diretti di nuovo verso la macchina e, finestrini abbassati e musica alta, erano tornati verso il centro cercando di distrarsi parlando di musica. Bonnie lo aveva riportato a casa e infine si era diretta verso l'albergo che conosceva abbastanza bene visto che le era capitato di fare dei servizi fotografici lì. 

Una volta entrata nell'edificio tirò un sospiro di sollievo nel sentire il fresco che vi regnava dentro e si diresse verso la reception mettendosi sulla testa gli occhiali da sole che prima coprivano i suoi occhi. Chiese quale fosse la camera e aspettò mentre la receptionist chiamava per chiedere conferma che la stessero aspettando.
Una volta che le dissero il numero e il piano della camera, si avviò verso l'ascensore, non riuscendo più ad ignorare l'angoscia che dal pomeriggio precedente l'aveva attanagliata. 
Si appoggiò al muro dell'ascensore e si diede una rapida occhiata allo specchio osservando il suo viso segnato dalla stanchezza che neanche il trucco era riuscito a mascherare più di tanto. 
Avrebbe potuto provare con tutta se stessa a nascondere lo sconvolgimento di cui era preda ma il suo viso sarebbe stato un testimone fin troppo sincero della notte quasi insonne che aveva passato rigirandosi nel letto, troppo accaldata e tormentata dai pensieri per riuscire a dormire un sonno tranquillo.
L'ascensore si fermò e lei si diresse verso la suite bussando leggermente sul legno dipinto di bianco. La porta si aprì e il viso di Alan le apparve davanti, serio e segnato dal nervosismo che non riusciva a mascherare più di tanto
- ah, mancavi solo tu- le disse scostandosi dall'ingresso per farla entrare.
Dentro l'ampia, lussuosa stanza illuminata dalle ampie finestre che offrivano una vista mozzafiato della città, erano presenti una quindicina di persone. Alcune erano in piedi con un bicchiere o una sigaretta tra le dita, altre invece erano sedute sui due divanetti messi uno di fronte all'altro e divisi da un basso tavolino di legno chiaro. 
Su uno di questi c'era Steven, il viso teso e lo sguardo scattante, le mani che, sebbene fossero appoggiate sulle gambe accavallate, non riuscivano a mascherare un tremito incontrollabile. 
Vicino a lui era seduto Doug che stava parlando al telefono, Bonnie sentì che a un certo punto pronunciava il nome di Axl. 
Ultimamente il cantante e il road manager avevano stretto un rapporto molto esclusivo. Axl si affidava a lui per quasi qualsiasi cosa, dall'autista che avrebbe dovuto portare lui ed Erin alle visite mediche fino alle comunicazioni agli altri membri della band. 
Quando la vide le fece un semplice cenno con il capo e continuò a parlare al telefono allora Bonnie si diresse verso Steven per poi sedersi accanto a lui salutandolo con un bacio sulla guancia. 
Lui la strinse a sé e poi sbuffò impaziente prima di prendere un bicchiere pieno di Jim Beam appoggiato sul tavolo.
Il ghiaccio nel bicchiere tintinnava sbattendo contro la superficie di vetro che stringeva forte tra le mani tremanti.
Bonnie lanciò un'occhiata a quelle mani che tradivano ogni tentativo del biondo di sembrare normale e frugò nella borsa alla ricerca delle sigarette, anelando a quella calma fasulla che le avrebbero procurato. Se ne accese una inspirando profondamente poi si alzò e si diresse verso il minibar per versarsi anche lei un bicchiere del liquido ambrato. 
Mentre stava mettendo i cubetti di ghiaccio nel bicchiere una voce femminile la raggiunse alle spalle.
- Non credo che ci abbiano presentate, tu sei Bonnie vero?- si girò di tre quarti e incontrò un viso gentile e segnato da un tipo di bellezza fiera che neanche l'età riusciva a vincere. 
La donna le tendeva la mano e Bonnie, lasciato il bicchiere sul ripiano bar, la strinse prontamente.
- Sì, sono io.-
- Io sono Ola, la madre di Saul- le disse poi la donna, anche se Bonnie aveva indovinato subito la sua identità, aveva la stessa chioma folta del figlio e lo stesso sguardo acceso e curioso.
- Mi dispiace che non ci sia ancora stata l'occasione per conoscerci, sono sempre via per lavoro, ma Saul mi ha detto qualcosa di una misteriosa nuova ragazza- le disse poi sorridendole, rendendo così evidente quanto il suo sorriso assomigliasse a quello del figlio, e facendole l'occhiolino.
- Anche Slash mi ha parlato molto di lei- disse la ragazza sforzandosi di sorridere. Era vero, nelle lunghe notti che avevano passato insieme a bere e chiacchierare il riccio le aveva parlato della sua famiglia e, sebbene il suo tono fosse tinto da sfumature più intense di affetto quando parlava della nonna, la ragazza aveva capito che era profondamente legato anche alla madre. 
Ola assunse un'espressione stupita, come se non se non si fosse minimamente aspettata di sentire quella parole.
- Saul mi aveva detto che eri molto bella ma non che fossi anche così educata- disse guardandola con interesse per poi distogliere lo sguardo, avendo notato che quei complimenti inaspettati l'avevano imbarazzata, e versarsi anche lei un po' di liquore in un bicchiere mentre aggiungeva con tono più serio.
- Senti, io so di non essere mai stata una madre molto presente ma non riesco a credere che sia arrivato al punto che sia diventata necessaria una riunione del genere per convincerlo ad andare in riabilitazione. Non mi sembra che abbia mai esagerato ma io non lo vedo molto quindi non mi accorgo di queste cose, tu invece magari lo vedi più spesso e ti sei accorta di qualcosa...- Bonnie abbassò lo sguardo non sapendo cosa dire. 
Come avrebbe potuto dire alla madre del suo ragazzo, per giunta appena conosciuta, che il figlio era un tossico in piena regola? Che si alzava la mattina bevendo e tirando su per poi continuare con questo ritmo per tutto il giorno? Come faceva a dirle che vedeva esseri che non esistevano e passava le notti vagando per casa armato e in preda alle allucinazioni più inquietanti?   
- Lui... - lanciò uno sguardo a Steven ancora seduto sul divano e poi agli altri presenti nella stanza, assicurandosi che nessuno fosse a portata d'orecchio. 
- Ultimamente le cose con la band non vanno tanto bene e penso che questo sia il suo modo per allontanarsi dai problemi e dall'irrequietezza che il non essere più in tour gli provoca. E' solo che non riesce a trovare il limite e ormai questa cosa lo sta solo distruggendo- disse infine, scegliendo di essere sincera. 
Ola annuì seria, studiando il suo viso, poi prese un altro sorso dal suo bicchiere.
- E pensi che approcciarlo così, metterlo all'angolo senza lasciargli via di scampo sia la cosa migliore?- chiese poi, sinceramente interessata al parere della ragazza.
- Non lo penso, se non ne è convinto per primo lui non penso che questa cosa funzionerà ma...- si passò una mano tra i capelli sospirando e cercando di non dare troppo a vedere quanta sofferenza le stesse procurando quella situazione. 
- Penso che non ci sia più nessun'altra cosa da fare a questo punto, ho provato a parlargliene ma lui è testardo e odia fare quello che altri gli impongono ma d'altra parte, continuando così...- inspirò profondamente chiudendo gli occhi, doveva calmarsi prima di lasciare uscire dalla sua bocca quelle parole che avevano preso forma nella sua testa. 
- Continuando così non so fino a quando... il suo fisico resisterà- disse infine, distogliendo lo sguardo dalla donna davanti a lei e finendo in un sorso quello che era rimasto del contenuto del bicchiere. 
Sentì comunque sulla pelle lo sguardo di Ola che la fissava in silenzio, probabilmente basita.
Fu salvata dai suoi penetranti occhi scuri quando la porta si aprì e Duff fece il suo ingresso nella camera, anche lui sul viso aveva un'espressione seria che raramente gli aveva visto addosso e che stonava con l'allegria che di solito lo caratterizzava. 
Dietro di lui c'era Slash, il viso ancora assonnato, probabilmente si era appena svegliato, su cui spiccava lo sconcerto nel vedere tutte quelle persone nella stanza e un piede fasciato, Steven le aveva detto che se lo era ferito  calpestando i vetri della doccia rotta, che rendeva la sua camminata fino a una poltrona lenta e zoppicante.
Si buttò su questa pesantemente e da quella posizione, scomposta ma allo stesso tempo fiera come quella di un leone, cominciò a guardare in silenzio gli altri, soffermandosi sul viso di ogni persona presente nella stanza. 
Quando Bonnie sentì infine il suo sguardo posarsi anche su di lei si sentì ancora più a disagio, come se fosse stata sporca, colpevole di un reato gravissimo. 
Sostenne quello sguardo accusatore cercando di mostrarsi forte e decisa ma poi lo abbassò e cominciò a torturare con la punta della scarpa la moquette che copriva il pavimento della stanza, non era riuscita a sopportare le recriminazioni che aveva letto nei suoi occhi.

Fu uno strazio assistere  a quella scena che anche a lei sembrò patetica, nonostante le buone intenzioni con cui era stata pensata ed organizzata.
Tutti i presenti nella stanza presero parola, uno per uno, per dire a Slash che si stava si stava rovinando, che non era più quello di una volta e che doveva andare in riabilitazione, concetto su cui Doug calcò molto nel suo discorso accalorato e che alla ragazza sembrò un po' troppo melodrammatico, tanto da risultare finto. 
Il ragazzo all'inizio ribatté ripetendo come al solito le stesse vuote giustificazioni ma poi, quando vide che i suoi soliti modi persuasivi non funzionavano più, si zittì e rimase in silenzio per tutto il tempo fumando e rivolgendo loro solo ogni tanto qualche sguardo bruciante. 
Bonnie non si era mossa di un millimetro, come il ragazzo fumava in silenzio ed ogni secondo che passava si sentiva sempre più a disagio perché capiva che quella cosa non avrebbe portato da nessuna parte, magari alla fine ci sarebbe andate davvero in riabilitazione perché costretto, Doug aveva chiaramente detto che era tutto già organizzato, ma non era per niente convinta che avrebbe funzionato. 
Lo stavano mettendo alle strette e, come un animale messo in gabbia, lui si sarebbe solo rivoltato contro di loro. 
Si rendeva conto che non era quello il modo per portarlo a smettere e si pentiva di trovarsi lì, sotto il suo sguardo che sentiva sulla pelle, sguardo che non riusciva a sostenere per più di qualche secondo. 
Ma d'altra parte neanche lei avrebbe saputo cosa fare, come affrontare quella situazione e capiva che forse, anche se sbagliato, quello era davvero l'unico modo. 
Il piede fasciato di Slash spiccava come un segnale luminoso ed attirava continuamente il suo sguardo portandola a chiedersi in maniera ossessiva cosa era successo durante la sua breve permanenza in Arizona. 
Accanto a lei neanche Ola diceva niente, si limitava a guardarsi intorno spaesata, bevendo dal suo bicchiere e ogni tanto andando verso la finestra per guardare silenziosa fuori.
- Qualcun altro vuole dire qualcosa?- chiese Alan quando un lungo silenzio scese nella camera, guardando verso Ola e poi verso Bonnie come per incoraggiarle a parlare. Bonnie sentì per la milionesima volta lo sguardo penetrante di Slash trapassarla, in attesa di sentire qualcosa uscire dalla sua bocca. 
Alzò il viso incrociando i suoi occhi scuri e poi come una codarda li abbassò di nuovo, decidendo di rimanere in silenzio: non sapeva cosa dire e sapeva che se avesse aperto bocca le sue parole sarebbero solo risultate vuote e banali, come quelle che aveva già sentito nell'ultima mezz'ora uscire fuori da altre bocche. 
Incrociò lo sguardo di Doug, che la guardava in attesa e con rimprovero sul viso severo, poi si accese un'altra sigaretta mentre il manager prendeva di nuovo parola.
- Slash tu devi andare in riabilitazione, non ci sono altre opzioni, è già tutto organizzato. Andrai in un'ottima struttura a Tucson che ha un eccellente programma di recupero e vedrai che starai meglio.- 
Slash guardò l'uomo dritto negli occhi con aria di sfida per quelli che sembrarono a tutti minuti interminabili poi il suo sguardo si spostò su Duff e infine su Steven, che agitato si muoveva sul divano, si vedeva lontano un miglio che l'unico pensiero del biondo in quel momento era quello di una dose.
- Mi pare di capire che non ho scelta no? Visto che, a quanto pare, sono tanto rovinato, al contrario di voi... - disse infine con tono ironico guardando di nuovo i due compagni di band che erano messi esattamente come lui, se non peggio. 
Doug e Alan tirarono un sospiro di sollievo nel sentire quelle parole e poi cominciarono a riferire a Slash tutti i dettagli della sua partenza. Volevano che partisse quella sera stessa ma il riccio insistette per partire il mattino seguente dicendo che voleva almeno tornare per un paio d'ore a casa e preparare le sue cose, il che significava, Bonnie lo capì amaramente, che voleva passare la notte a sballarsi per bene. 
I due, ignari delle sue reali motivazioni, acconsentirono alla fine e poi se ne andarono, seguiti dopo poco dagli altri che, ora che lo scopo che li aveva riuniti lì era stato raggiunto, non vedevano il motivo di attardarsi ulteriormente, data l'aria pesante che si respirava nella stanza. 
Rimasero Duff, Ola, Slash e Bonnie, che non riusciva a muoversi dal posto che aveva occupato vicino al mobiletto degli alcolici né per andare dal riccio né per uscire da quella camera. 
Vide Ola avvicinarsi solare al figlio e sedersi accanto a lui per poi cominciare a parlarci tranquillamente, evitando accuratamente argomenti spinosi. 
Dopo un po' gli accarezzò i capelli, tanto simili ai suoi, con affetto e lo abbracciò prima di alzarsi ed avvicinarsi a Bonnie per abbracciare anche lei calorosamente, sorprendendola non poco. Al di là delle spalle della donna la mora incrociò di nuovo lo sguardo di Slash che stava osservando attentamente la scena.
- Tienilo anche tu un po' d'occhio ok?- si raccomandò con tono vivace facendole di nuovo l'occhiolino per poi voltarsi ed abbandonare quella stanza. 
- Duff mi dai un passaggio fino a casa?- chiese a quel punto il riccio, ignorando Bonnie deliberatamente.
- Sì certo- rispose il bassista guardando la ragazza incerto e spaesato: si aspettava che il chitarrista chiedesse a lei un passaggio. 
Slash si alzò a fatica dalla poltrona e si avviò lentamente, zoppicando, verso la porta. Bonnie lo guardava mordendosi a sangue il labbro inferiore, non sapendo cosa fare.
- Slash- lo richiamò infine con voce debole, che però risuonò forte nel silenzio della stanza. 
Lo vide fermarsi e poi girarsi verso di lei, rivolgendole uno sguardo pieno di sfida che la ammutolì.
- Cosa c'è?- le chiese scocciato.
- Uhm... vi lascio soli- disse Duff, che aveva assistito alla scena in silenzio, prima di uscire. Slash si accese un'altra sigaretta e la guardò senza tradire una certa impazienza.
- Come stai?- chiese infine Bonnie, non sapendo esattamente cosa dirgli ma sapendo di non volere che lui se ne andasse così, lasciandola lì con l'amaro in bocca.
- Una meraviglia- disse lui sarcastico, soffiando fuori il fumo.
- Hai organizzato tu questa cosa?- le chiese subito dopo senza abbandonare il tono pieno di sarcasmo. Bonnie scosse la testa. 
- Me l'ha detto ieri sera Axl, non ne sapevo niente... anzi a dire la verità non sapevo niente di quel che cazzo stava succedendo prima di ieri sera visto che tu non ti sei degnato di fare la fatica di alzare la cornetta per dirmi come te la passavi- non voleva aggredirlo a quel modo, come avevano fatto prima gli altri, ma non era riuscita a trattenere quelle parole che le erano sfuggite dalle labbra e la rabbia che quella situazione aveva fatto nascere in lei. 
Lui la guardò furioso poi rise, una risata senza gioia.
- Beh adesso lo sai no? Non sono riuscito a ripulirmi, non ho fatto quello che volevi.-
- Pensavo lo volessi anche tu- mormorò lei incrociando a disagio le braccia sul petto in segno di difesa. 
Come diavolo stava riuscendo lui, che era nel torto, a farla sentire colpevole? 
Come se lei l'avesse costretto a fare una cosa che non voleva mentre in realtà era lui che aveva avuto l'idea.
- Beh pensavi male.- 
- Quindi hai pensato bene di devastarti più del solito vero? Cosa hai visto che ti ha fatto correre per tutto il resort completamente nudo?- 
Dopo quelle parole e quel suo tono, tutta la colpevolezza che l'aveva inizialmente invasa era sbiadita e anche il suo tono aveva assunto tinte di sfida. Non era colpa sua, non poteva permettersi di incolparla per quel suo esilio volontario quando lei aveva solo voluto cercare di rallentare quella sua folle corsa verso il suicidio.
Il riccio sbuffò lanciandole un'occhiata di traverso e poi si sedette di nuovo, non riusciva a stare per troppo tempo in piedi.
- Sempre loro, solo che non erano più così amichevoli come le altre volte- disse infine freddo. 
Bonnie si sedette vicino a lui, cercando di diminuire anche fisicamente quel mare pieno di ostilità che li separava, e cercò i suoi occhi, magari se gli avesse mostrato che in realtà lei era dalla sua parte sarebbe riuscita a farlo ragionare e a fargli capire che quella in realtà sarebbe potuta essere un'opportunità per riprendere in mano la sua vita, per spodestare quel principe illegittimo che si era seduto su un trono che non gli apparteneva manipolandolo con false promesse di felicità. 
Ma lui le negò ostinatamente quello sguardo, quel punto di incontro, che lei stava cercando.
- Senti, neanche a me piace questa cosa ma forse a questo punto è l'unica strada da prendere o non riuscirai veramente più ad uscirne- disse allora scegliendo un tono arrendevole e morbido per fargli capire che gli era vicino.
- Sì che posso, se lo voglio- replicò lui testardo.
- Ma non vuoi- constatò lei con amarezza arrendendosi per l'ennesima volta davanti a quel muro.
- Non adesso, no... ma a quanto pare sono obbligato no?- la sua voce assunse di nuovo un tono sarcastico. 
Bonnie rimase in silenzio, non sapendo più cosa dire, si era aspettata che lui non la accogliesse con calore ma non aveva previsto tutta quella ostilità da parte sua. 
Era un terreno che non conosceva e non sapeva come muovercisi, le sembrava che qualcuno l'avesse appena bendata e lei stesse cercando di muoversi al buio su un terreno pieno di trappole.
- Ci vediamo- disse lui infine, alzandosi, senza rivolgerle più uno sguardo e poi andandosene verso la porta. 
Sentì i suoi passi lenti farsi sempre più lontani, la porta aprirsi e poi chiudersi rumorosamente lasciandola sola in quella grande stanza.


Buongiorno! Vi allieto la domenica con un altro capitolaccio pieno di gioia ed amore :P
A parte gli scherzi, non ho raccontato più dettagliatamente quello che è successo in Arizona perché Bonnie non era presente ed alla fine è lei la protagonista ma mi sono fiondata subito a raccontare la riunione organizzata per convincere Slash ad andare in riabilitazione. Fa una breve comparsa anche Ola, Slash dice che alla riunione sembrava più che altro un pesce fuor d'acqua io mi sono attenuta a quello che diceva lui. Spero di averla resa abbastanza verosimile, comunque io me la immagino così: una madre che vuole bene al figlio ma che allo stesso tempo è incredibilmente distratta, presa dal proprio lavoro. Inoltre è una figlia degli anni '60/'70 quindi ha un rapporto diverso nei confronti della droga (basta pensare che, quando era appena adolescente o qualcosa del genere, Slash si faceva le canne insieme a lei) per questo a mio parere non sembra più di tanto preoccupata. 
Per quanto riguarda la gravidanza di Erin, lo so, sono mesi avanti perché lei è rimasta incinta più tardi, se non sbaglio dopo essersi sposata con Axl. Comunque vi avevo già avvisati del fatto che per quanto riguarda la storia personale di quei due sono abbastanza ignorante, chiedo perdono.
Infine (poi concludo, promesso) so che molte forse hanno sperato che Bonnie si dimostrasse un po' più cazzuta nei confronti di questa situazione e che prendesse Slash per le orecchie o cose simili e, nel caso in cui lo abbiate pensato, vi ricordo che Bonnie non è perfetta, è una normalissima ragazza, peraltro ancora giovane, che si ritrova a dover fare i conti con una cosa del genere e non è che esista un manuale "Come comportarsi se il tuo ragazzo, chitarrista di un gruppo famoso, è un tossico" quindi anche lei fa quello che può ma non sempre si comporta in modo perfetto.
Detto ciò e concluse queste note infinite, spero come al solito che il capitolo vi sia piaciuto, le recensioni sono sempre ben accette e mi rifarò sentire con il prossimo o a metà settimana o nel weekend, come al solito.

Breath

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Capitolo 10
*** #10 Something About Your Love ***


"Spreadin' out our wings in vain
Filling up the spaces
Then we let go
Flying at the speed of sound
I could feel the crash
Couldn't find the traces
All that we had
Lay in pieces on the ground
Something about your love... gets to me
Something about your love... killin' me."

| Slash's Snakepit - Something About Your Love |


Non parlava con Slash da quindici giorni. 
Da quell'ultima discussione avuta in quel caldo giorno di Novembre non si erano più sentiti. Aveva avuto notizie riguardanti il riccio solo qualche pomeriggio prima quando era passata da Erin per vedere come stava: la sua gravidanza si stava rivelando complicata, doveva sempre fare dei controlli e riposarsi molto, tanto che non usciva quasi più di casa. 
Quel pomeriggio aveva scoperto, sempre tramite Axl, che Slash se n'era andato dalla clinica dopo una decina di giorni e che era tornato a Los Angeles. 
Nell'apprendere quella notizia era rimasta attonita, non tanto per il fatto che se ne fosse andato prima del tempo, anche se ne era delusa non poteva dire di non esserselo aspettato dopo quella loro conversazione al Sunset Marquis, quanto per il fatto che, sebbene fosse tornato in città, non si fosse fatto sentire. 
Cosa significava quel suo silenzio? 
Si era chiesta con angoscia se era il suo modo per dirle che tra loro era finita, che non voleva più vederla. Nonostante in quei giorni non fosse riuscita a darsi una risposta, non era neanche riuscita a trovare il coraggio necessario per alzare il telefono, fare il suo numero e chiamarlo per chiarire quella situazione. Aveva troppa paura della possibile risposta quindi preferiva crogiolarsi nell'incertezza o meglio, comportarsi come aveva sempre fatto quando si trovava in una situazione spinosa che aveva paura di affrontare: immergersi nel lavoro. 
Solitamente, quando non lavorava aveva Cassie che la distraeva proponendole di andare da qualche parte insieme o semplicemente al bar più vicino per prendersi una sbronza con i fiocchi ma la bionda era dall'altra parte del Globo e, sebbene si sentissero quasi ogni giorno al telefono cercando di destreggiarsi al meglio con il fuso orario, nessuna chiamata al mondo poteva sostituire la sua presenza accanto a lei in quell'appartamento che ora le sembrava fin troppo vuoto. 
Evitava di trascorrervi troppo tempo perché la rendeva solo più triste quindi, una volta staccato dal lavoro, spesso andava a trovare Erin, Mandy, Izzy, se era in città, o andava direttamente al Bull's Red Eye a passare la serata insieme a Chris, che cercava di stare il più possibile con lei tra un cliente e l'altro. 
Spesso vi trascinava Mandy ma anche la ragazza e Duff avevano un po' di problemi quindi spesso finiva che entrambe si prendevano la così detta "sbronza triste" e quelle serate non erano troppo divertenti per nessuna delle due. 

Anche quella sera era seduta al bancone del bar, ultimamente ci andava così spesso che stava cominciando a riconoscere gli altri clienti abituali, e stava sorseggiando il cocktail che Chris aveva preparato appositamente per lei. 
Il barista si stava preparando per un concorso che avrebbe avuto luogo a breve e che consisteva nella creazione di un nuovo cocktail, al vincitore spettava una lauta ricompensa e il brevetto, che avrebbe solo portato altri soldi, soldi che avrebbero fatto veramente comodo al ragazzo visto che aveva in mente di aprire un proprio bar. 
Ad ogni modo, quando Bonnie passava le serate lì, la usava come cavia per i suoi esperimenti e la mora era più che contenta di aiutarlo, in parte perché voleva che lui vincesse e in parte perché questo equivaleva ad alcool gratis per lei.
- Secondo me questo è veramente troppo dolce! Ok che deve mandare la gente fuori di testa ma così li ammazzi proprio! Gli do un cinque- disse la ragazza annotando su un piccolo blocchetto il suo giudizio.
- Ma se ho ridotto la quantità di sciroppo! Sei sicura che sia troppo dolce?- chiese il ragazzo avvicinandosi a lei. 
- Assaggia tu stesso.- Gli porse il bicchiere e lui, dopo aver controllato che il proprietario non fosse nei paraggi, lo assaggiò.
- Ok è troppo dolce- disse dopo poco per poi prenderle il bicchiere dalle mani e svuotarne il contenuto nel lavandino.
- Ehi ma lo volevo finire!- protestò la mora con un tono ed un'espressione che la facevano somigliare ad una bambina alla quale era stato tolto il gelato dalle mani.
- Ma se hai detto che era troppo dolce!- esclamò il ragazzo divertito.
- Ma non ho mai detto che non lo avrei bevuto!- disse imbronciata.
- Stai bevendo un po' troppo ultimamente- la ammonì lui amichevolmente.
- E allora? Ti faccio guadagnare di più no?- il ragazzo la guardò per un po' poi appoggiò i gomiti sul bancone sporgendosi verso di lei e con tono serio le chiese
- Tutto bene?- Bonnie lo guardò confusa.
- Sì, perché?-
- Da quando è partita Cassie ti vedo un po' giù e... prima di partire lei mi aveva detto che ultimamente tu e Slash avete avuto un po' di problemi e di tenerti d'occhio.-
- Cassie si preoccupa troppo- disse la mora a disagio evitando i suoi occhi.
- Hmm non penso, sai che non mi piace farmi gli affari altrui ma ultimamente non torni a casa se prima non hai bevuto un bel po' e quando vieni insieme a Mandy è anche peggio.- Bonnie abbassò lo sguardo sui suoi palmi distesi sul legno scuro del bancone, a due centimetri di distanza dalle braccia muscolose di Chris.
- In realtà non so neanche se io e Slash stiamo ancora insieme- ammise poi a bassa voce, decidendo di dare finalmente voce a quel dubbio che la stava tormentando da giorni. 
Di fronte all'espressione interrogativa del ragazzo decise anche di raccontargli brevemente gli avvenimenti di quelle ultime settimane. Lui la ascoltò comprensivo, delegando per il momento il suo compito a una delle cameriere, poi quando lei ebbe finito di raccontare le accarezzò con affetto la guancia per poi dire con tono dolce
- Sono sicuro che lui sia ancora pazzo di te ma devi chiamarlo e chiedergli che cazzo sta succedendo perché questa attesa e questo non sapere ti fanno solo del male.- 
La mora alzò lo sguardo su di lui e poi lo abbracciò di slancio sporgendosi con quasi tutto il corpo oltre il bancone. 
- Come fai a essere così fottutamente saggio?-
- Deformazione professionale- disse lui assumendo lo stesso tono allegro di sempre.

Rimase lì fino alla fine del turno di Chris, che sarebbe comunque finito in un'ora, poi i due si incamminarono verso casa di lei. Chris abitava poco lontano e aveva insistito  per accompagnarla, nella sue condizioni e in quel quartiere era meglio non girare a tarda notte da sola. 
Ora i due camminavano per le strade, deserte in quella parte della città, ridendo e scherzando allegramente. 
Da quando Cassie se n'era andata e da quando Bonnie passava più tempo nel pub in cui lavorava il ragazzo, i due avevano legato di più e avevano raggiunto un livello più profondo di confidenza che li portava a poter parlare quasi di tutto fra di loro. 
Chris spesso le raccontava delle sue avventure con le ragazze: sembrava che tutte quelle più strane girassero sempre, come falene attratte dalla luce, intorno a lui e le sue uscite, che raramente erano normali, diventavano poi divertenti aneddoti da raccontare in momenti come quello.

Mentre si stavano avvicinando al condominio della ragazza videro, nella debole luce dei lampioni, una figura seduta per terra proprio accanto al portone d'ingresso.
- Oddio mi sa che c'è un barbone vicino al mio ingresso- disse Bonnie aguzzando la vista per cercare di distinguere quella figura inghiottita quasi completamente dal buio. 
La figura in questione si alzò in quel momento, barcollando vistosamente e lei riconobbe con sbigottimento una chioma riccioluta che non vedeva da un tempo che le era sembrato infinito.
- Bonnie?- mormorò Slash al suo indirizzo, avvicinandosi ai due fermi sulla strada ed entrando in questo modo nel cono di luce di un lampione. 
Nonostante la temperatura fresca, indossava solo una maglietta a maniche corte e un paio di jeans neri completamente rotti all'altezza delle ginocchia. 
Bonnie vide il suo sguardo posarsi su Chris, stringendo gli occhi sospettoso, e poi tornare su di lei...  Dio quanto le era mancato il suo sguardo!
- Ciao Slash, come butta?- disse Chris amichevole al suo indirizzo ricevendo come risposta un saluto stentato. 
Slash rivolse di nuovo la sua attenzione a Bonnie e parlò con tono biascicato: aveva bevuto, o peggio.
- Devo parlarti- Bonnie si sentì mancare per un secondo, di solito introduzioni del genere non portavano mai a niente di buono.
- Io vado allora- disse Chris subito. 
Bonnie si girò verso di lui e lo abbracciò brevemente ringraziandolo per averla accompagnata poi il ragazzo si incamminò, mani in tasca e passo rilassato, per la strada lasciando i due da soli.
- Perché ti ha accompagnata fino a casa?- chiese subito Slash con un tono indagatore che non le piacque per niente, l'ultima cosa che poteva fare in quel momento era il geloso.
- Perché è tardi e non so se ti ricordi ma questa zona non è proprio sicura, è stato carino da parte sua- rispose lei con stizza. 
Lo vide mettersi le mani nelle tasche posteriori dei jeans e guardare da un'altra parte con malcelato fastidio quindi prese di nuovo parola ma stavolta con un tono normale.
- Volevi parlarmi no?- lui annuì calciando con rabbia una lattina abbandonata per terra da chissà chi. 
Bonnie sospirò cercando di non agitarsi troppo.
- Vuoi salire?- gli chiese di nuovo visto che lui, nonostante quello che le aveva detto prima, non sembrava intenzionato a proferire parola.
- Ok- disse infine per poi seguirla dentro silenzioso.

Come promesso, mi sono fatta risentire, ed anche prima del weekend! Altro capitolo di passaggio, ed anche abbastanza cortino, in vista del prossimo e di quello che succederà. Non mi ricordo esattamente il numero di giorni che Slash ha passato in riabilitazione ma so che sono stati all'incirca dieci. Per il resto, non c'è altro da aggiungere, conto di pubblicare il prossimo questo fine settimana.
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno inserito questa storia tra le preferite, seguite e quelli che hanno trovato due minuti di tempo per lasciarmi due righe, significa molto per me. Spero come al solito che vi piaccia quello che state leggendo, le recensioni fanno sempre piacere e alla prossima,
Breath 

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Capitolo 11
*** #11 Heavy In Your Arms ***


"My love has concrete feet
My love’s an iron ball
Wrapped around your ankles
Over the waterfall
I'm so heavy, heavy
 Heavy in your arms
 I'm so heavy, heavy
 Heavy in your arms

 And is it worth the wait
 All this killing time?
 Are you strong enough to stand?
 Protecting both your heart and mine?"

 |Florence And The Machine - Heavy In Your Arms|

Faticò ad infilare la chiave nella serratura, vuoi per la mente non proprio lucida a causa dei cocktail micidiali di Chris, vuoi per la presenza silenziosa di Slash dietro di lei, non troppo vicino da sfiorarla ma neanche così lontano da non farle percepire la presenza del suo corpo alle sue spalle. 
E, nonostante l'ansia che provava in quel momento, nonostante la rabbia che pervadeva il suo corpo, saperlo lì le faceva comunque lo stesso effetto di una scarica elettrica.
Ritentò per la quarta volta e finalmente, con un gesto violento che quasi la ruppe, riuscì ad infilare la chiave nella serratura ed aprì la porta dell'appartamento. Premette l'interruttore alla sua destra e una debole luce gialla illuminò il piccolo salotto, rimasto identico a come Slash se lo ricordava. 
Il ragazzo si diresse subito verso il divano e ci si buttò sopra, con la stessa familiarità della prima volta che aveva compiuto quel gesto. Bonnie invece abbandonò la borsa per terra e solo dopo un attimo di indecisione si sedette accanto a lui, facendo attenzione a lasciare quanto più spazio possibile tra di loro. 
Slash comunque non se ne accorse: a occhi chiusi si stava massaggiando le tempie con un'espressione di malessere sul viso. 
Bonnie rimase in silenzio. Gli aveva detto che le voleva parlare no? E allora che iniziasse, lei non avrebbe aperto bocca. 
Nell'attesa prese una sigaretta e se l'accese, poi si tolse gli anfibi ed accavallò le gambe, aspettando...
- Non è che avresti una birra?- le chiese Slash continuando a tenere gli occhi chiusi. Bonnie si girò verso di lui basita. Ok, prendere tempo, ma di quel passo sarebbero invecchiati prima di iniziare quella conversazione. 
Il riccio aprì gli occhi guardandola
- Per favore, ho camminato per tutta la notte, ti ho aspettata sotto quel fottuto portone per ore e adesso sono a pezzi- disse poi con una sfumatura lamentosa nella voce. 
Bonnie sbuffò ma alla fine si alzò per andare in cucina e prendere dal frigo una birra per poi porgergliela e riprendere il suo posto a sedere di prima.
- Mi ero dimenticato che apri sempre le birre con l'apribottiglie e non alla vecchia maniera- disse lui con un sorriso prendendo un lungo sorso dalla bevanda ghiacciata.
- Slash avevi detto che volevi parlarmi no? E allora parliamo, è stata una lunga giornata anche per me.- 
Finalmente il ragazzo si girò verso di lei e la guardò brevemente prima di parlare
- Me ne sono andato dalla clinica- disse, come se non fosse ovvio, vista la sua presenza lì. 
Bonnie rimase in silenzio, in attesa, mordendosi la lingua per non dirgli che si era capito visto che non poteva essere in due posti contemporaneamente.
- Voglio dire, non oggi ma circa quattro giorni fa- Bonnie annuì.
- Me l'ha detto Axl.- 
- Oh- disse lui sorpreso, non se lo aspettava.
- E naturalmente non ti sei degnato di chiamarmi per dirmi qualcosa!- 
Questa volta non era riuscita a trattenersi dal rivolgergli quelle parole, con un tono velenoso per giunta, tono che non le apparteneva e che lasciò il ragazzo spiazzato.
- Sono stato impegnato- disse infine, prendendo un altro sorso dalla bottiglia.
- Posso anche immaginare a fare cosa- disse la ragazza ironica, fissando esplicitamente i suoi avambracci scoperti che facevano ben capire che genere di attività lo avessero tenuto impegnato.
- Si può sapere che cazzo ti ho fatto per essere così schizzata?- esclamò a quel punto il riccio con rabbia incrociando le braccia e lasciando perdere il tono relativamente calmo di prima. 
Per Bonnie quelle parole furono come la scintilla accesa in quella stanza piena di gas velenoso che era diventato il suo corpo nelle ultime settimane e che aveva raggiunto la saturazione in quei giorni.
- Vuoi sapere che cazzo mi hai fatto eh? Lasciamo perdere il fatto che ti stai rovinando la vita con quella merda, che non sembri neanche più tu, mi sembra che questo discorso sia stato affrontato a sufficienza ormai e sono stufa marcia di parlarne ancora! Parliamo invece di come mi hai trattata di merda nell'ultimo mese, prima dicendomi che saresti andato in Arizona per allontanarti dalle tentazioni, facendomi sperare come l'ultima cogliona che ti saresti ripulito almeno dall'eroina e invece andando là con una montagna di droga e sballandoti per tutto il tempo senza degnarti di farti vivo. Poi possiamo parlare di come mi hai praticamente ignorata a quella cazzo di riunione alla quale io non volevo neanche venire, trattandomi come se ti avessi pugnalato alle spalle quando invece ero solo fottutamente preoccupata per te al punto da non riuscire a dormire un sonno decente la notte perché avevo troppa paura di ricevere una chiamata in cui mi dicevano che eri morto! E non solo mi hai trattata come la peggior voltafaccia di questa Terra ma non mi hai fatto una cazzo di chiamata neanche quella volta, né quando sei arrivato alla clinica né tanto meno quando hai deciso di andartene, tanto che come al solito ho dovuto sapere tutto da Axl. E di nuovo, sei stato in città per dei giorni senza farti vivo e io non sapevo che cazzo pensare, se non ne volevi più sapere di me, se stavamo ancora insieme o no, addirittura se eri ancora vivo o magari eri già morto soffocato nel tuo vomito!-
Finalmente si fermò, rossa in viso, e prese fiato. Si portò tremante la sigaretta alle labbra ed inspirò profondamente distogliendo lo sguardo da lui. 
Non aveva mai fatto così, non era da lei, nelle discussioni cercava sempre di esprimere il suo punto di vista lucidamente, con razionalità, e anche quando le capitava di arrabbiarsi di più non diventava mai così velenosa, così piena di risentimento. Se si fosse sentita in un'altra situazione si sarebbe riconosciuta a stento. 
Ma quella situazione, quell'ultimo periodo, l'aveva sottoposta a un livello di stress mai provato prima che stava facendo emergere un nuovo lato di se stessa che neanche lei aveva mai visto. 
Slash la guardava sgomento, non aveva mai visto la ragazza così furiosa e questa nuova Bonnie lo spaventava un po', oltre a lasciarlo completamente spiazzato: se n'era accorto anche lui che le cose tra loro ultimamente non andavano molto bene ma non pensava che lei covasse tutta quella rabbia, era troppo concentrato su se stesso e sulle sue emozioni ma quel suo sfogo lo stava ponendo di fronte alla realtà ed alle conseguenze che le sue azioni avevano sulla ragazza. 
Questa intanto non diceva più niente, continuava a fumare e a guardarsi i piedi cercando di riprendere quel controllo che aveva perso, spaventata dalla direzione nella quale la sua rabbia, lasciata a briglia sciolta, l'avrebbe portata altrimenti.
- Mi dispiace per averti trattata di merda- mormorò infine Slash con un'arrendevolezza che non si sarebbe mai aspettata di sentire da lui, sempre così orgoglioso e fiero. 
- Quando ti ho detto che sarei andato in Arizona volevo veramente darmi una calmata ma ho pensato che se avessi portato un po' di roba con me sarebbe stato tutto più facile, avrei diminuito gradualmente le dosi e basta, anche se non sono mai stato molto bravo a darmi dei limiti. Al Marquis invece ero incazzato perché mi faceva male il piede e mi avevate messo con le spalle al muro, ero incazzato anche con te perché ne avevi preso parte e non volevo vedere nessuno di voi. Non ti ho chiamata perché ero ancora più incazzato quando sono arrivato in quel posto di merda e i giorni che ho passato lì non è che mi sono divertito, li ho passati a letto a sudare come un maiale senza riuscire neanche ad andare in bagno a pisciare per il dolore. Non volevo ripulirmi quindi quando mi sono rotto le palle e sono finalmente riuscito a stare in piedi decentemente sono tornato qui ancora più incazzato e con l'unico pensiero di farmi, di quanto sarebbe stata buona la prima dose dopo l'astinenza- si fermò, interrompendo quel monologo detto a voce bassa, come se si vergognasse delle sue motivazioni, e prese un altro sorso di birra guardando anche lui verso il basso, rimanendo un po' in silenzio nel tentativo di riordinare quei pensieri confusi prima di parlare di nuovo, a voce ancora più bassa.
- Ma io ti amo- la vide sussultare leggermente e mordersi il labbro inferiore.  
- E voglio ripulirmi, questa volta sul serio, non per te... cioè anche per te, ma in primo luogo per me, perché lo voglio io, perché questa merda non mi sta portando da nessuna parte- Bonnie alzò finalmente lo sguardo su di lui fissandolo incerta, alla ricerca di qualcosa nel suo sguardo o nel suo viso che le rivelasse che quella era un'altra bugia, un altro discorso pieno di parole vuote. Le sembrava sincero ma anche le altre volte, in cui le aveva mentito spudoratamente, lei aveva creduto che fosse onesto. 
Non era più così sicura di riuscire a capire cosa stesse veramente pensando come era convinta di potere fare una volta, l'incertezza la stava divorando insieme ai residui di quella rabbia che era esplosa nel suo corpo come un incendio, incendio sul quale Slash aveva buttato acqua con le sue parole.
- Posso andare alle Hawaii, almeno non sarò in mezzo a un fottuto deserto, e mi ripulirò come ho sempre fatto, da solo. Puoi venire anche tu- cercò di sorriderle incoraggiante ma quello che ne uscì fu una smorfia tesa. 
- Sì, ci andiamo insieme, come abbiamo fatto l'altra volta, sarà una specie di vacanza... dopo che questa merda se ne sarà andata dal mio corpo ovvio!- 
Bonnie rimase in silenzio, lo sguardo basso, non sapeva cosa dire o cosa pensare. 
Da una parte avrebbe voluto saltargli in braccio, perdonarlo e accettare la sua proposta ma c'era un'altra parte di lei che la frenava, quella parte che si stava ancora leccando le ferite che lui le aveva inflitto e che diffidava di lui e di ogni sua parola. 
Lo sentì sospirare e con la coda dell'occhio lo vide prendere un altro sorso di birra e infine girarsi verso di lei.
- Bonnie?- la richiamò quando vide che lei rimaneva in silenzio, totalmente immersa nei suoi pensieri. 
- Guardami, cazzo!- sentì che il divano si alzava, si abbassava e poi la sua presenza accanto a lei: Slash con uno scatto improvviso si era avvicinato a lei e le aveva preso il mento tra le dita per poi girarlo verso di lui. 
Sentiva i suoi polpastrelli, freddi per avere sorretto fino a poco prima la birra, premere sulla sua pelle ed alzò finalmente lo sguardo per incrociare i suoi occhi neri che la scrutavano vicinissimi.  
E poi ogni sua sensazione, ogni sua percezione venne ridimensionata, fino quasi ad annullarsi, quando si ritrovò le morbide, fresche labbra di Slash, che sapevano di birra e di lui, premute con prepotenza contro le sue, a ricordarle quanto fosse ancora dipendente da quel contatto. 
Ma dopo pochi secondi, quelli che il suo cervello impiegò per tornare a farsi sentire, portò le mani sulle sue spalle e lo allontanò con forza, rivolgendogli uno sguardo bruciante e furioso. Non era così che si sarebbe fatto perdonare, non importava quanto lo desiderasse e quanto la sua mente annebbiata stesse soccombendo alle sue pulsioni, era ancora troppo arrabbiata per piegarsi come un fuscello al suo tocco. 
Vide la sorpresa colorare il suo sguardo ma fu una frazione di secondo che venne inghiottita nel vortice nebuloso della confusione data dall'alcool e dai sentimenti contrastanti. 
Poi non seppe esattamente cosa successe. 
Tutto quello che sapeva era che quelle labbra erano nuovamente premute sulle sue, con maggior forza rispetto a prima, e che anche se avesse voluto allontanarsi non avrebbe potuto, la sua mano sulla nuca glielo avrebbe impedito; quella parte irrazionale di lei, che anelava a quel tipo di perdizione, glielo avrebbe impedito. 
Lo sentì schiudere le labbra sulle sue e istintivamente lo imitò, permettendo al suo fiato caldo di mescolarsi al proprio e alla sua lingua di intrecciarsi alla sua. 
La avvolse in una carezza di pelle, mani, labbra e sospiri alla quale non riuscì a sfuggire, le sembrava di trovarsi tra le spire del serpente tentatore nel Giardino dell'Eden. 
Lui era il serpente e lei era Eva. 
E tutti sanno che Eva non riuscì a resistere. 
Arrendendosi del tutto alla passione lo strinse a lei salendogli a cavalcioni, infilandogli le mani tra i capelli e tirandoli con rabbia, premendo il proprio bacino contro il suo, mordendogli le labbra, gemendo su di esse, inarcando la schiena per stringersi il più possibile al suo corpo, accarezzandogli la lingua e il palato per poi staccarsi solo quando i suoi polmoni urlarono il loro bisogno di aria. 
Rimase lì, sopra di lui, a respirare affannata a un centimetro dalle sue labbra, a stringere i suoi capelli, a sentire la sua erezione premerle dura contro, a guardarlo negli occhi. 
Si precluse la vista di quegli occhi solo quando le sue palpebre si chiusero al tocco delle sue mani che le accarezzavano la schiena come se volessero diventare un tutt'uno con essa. 
Quel breve momento di pausa durò poco, era come se Slash sapesse che se le avesse lasciato il tempo di riprendere fiato, di pensare, le avrebbe permesso di allontanarsi da lui. 
Infilò quindi con decisione le mani sotto la sua maglietta percorrendole la schiena nuda con i palmi aperti delle mani, la sentì fremere contro di lui e inarcare di nuovo la schiena. A quel punto prese di nuovo possesso delle sue labbra senza lasciarle scampo, stringendola a lui in tutti i modi che conosceva. 
Non voleva perderla, sentiva che le stava sfuggendo e quello era il suo modo per trattenerla. 
Non era mai stato un grande oratore lui, preferiva agire e sperava che la ragazza avrebbe capito come sempre il suo modo di comunicarle ciò che non riusciva a dire a parole. Quando le sue labbra non torturavano quelle della ragazza erano le sue mani e le sue dita a impedirle di articolare qualsiasi parola, a impedirle di tornare a pensare lucidamente toccando ogni centimetro di pelle che riusciva a trovare. 
Era ancora arrabbiata con lui, Slash lo percepiva dalla rabbia con cui rispondeva ai suoi baci, dalle sue unghie conficcate nella pelle, dai morsi che lasciava sul suo collo o sulle sue labbra ma questa cosa stava paradossalmente rendendo le cose più eccitanti per lui, tanto che gli sembrava di scoppiare. 
Non perse quindi tempo, la spogliò in fretta buttando all'aria i suoi vestiti e la prese su quel divano continuando quella che ormai era diventata quasi una lotta.  
Si perse in lei come aveva sempre fatto, scoprendo per l'ennesima volta, ma con lo stesso stupore della prima, come ci si sentisse bene a dimenticare tutto ciò che non fosse il suo morbido, candido corpo che lo accoglieva. 
Si strinse a lei godendo nel vedere la sua espressione invasa dal piacere, nel sentirlo fuoriuscire dalle sue labbra schiuse mescolandosi al suo nome, nel sentire il suo corpo venire scosso dall'amplesso. 
E si scordò anche di quella lurida puttana che aveva dominato il suo corpo e la sua mente facendogli dimenticare che, vicino alla musica, c'era una sola signora del suo cuore e che di sicuro non rispondeva al nome di eroina. 

Erano su quel piccolo divano che a malapena riusciva ad accogliere i loro corpi. 
Slash era ancora steso su di lei, la sua testa era appoggiata sul suo petto che si alzava e abbassava velocemente per cercare di riprendere fiato. Le sue cosce erano ancora bagnate e i suoi pensieri ripresero a vorticare furiosamente nella sua testa. 
Cosa doveva fare? 
Avrebbe voluto con tutto il suo cuore credergli ma la sfiducia che ormai albergava in esso la costringeva a trattenersi, a ripercorrere mille volte nella sua testa il discorso che lui le aveva fatto alla ricerca di un possibile indizio che le facesse capire che le stava mentendo. 
Ancora immersa nei suoi pensieri gli passò le mani tra i capelli, come faceva quasi sempre dopo, quando entrambi erano troppo sfiniti per parlare. Sentì che le sue mani in risposta le accarezzavano i fianchi e poi le cosce e si chiese come fosse possibile che le facesse sempre quell'effetto. 
Con il passare del tempo e con l'aiuto della rabbia non avrebbe dovuto essergli un po' più immune? 
-Devo farmi una doccia- disse all'improvviso. Si sentiva una debole per aver ceduto ai suoi baci, e a quello che era successo dopo, e stando lì non avrebbe mai e poi mai capito cosa voleva fare. Non sapeva se credergli e andare alle Hawaii con lui o lasciarlo perdere una volta per tutte. 
Il suo cuore sprofondò di un paio di metri a quei pensieri ma quella situazione stava diventando fin troppo sfiancante da affrontare.

Slash non disse niente, si limitò ad alzarsi dal suo corpo e a sedersi dall'altra parte del divano guardandola mentre si alzava e, senza neanche cercare di coprirsi con qualcosa, si dirigeva in bagno. 
Sentì il rumore dell'acqua della doccia arrivagli alle orecchie attutito dalla porta chiusa. Poi si diede dello stupido: lei non l'aveva guardato neanche una volta negli occhi per quel breve tempo che era passato da quando lui si era scostato da lei a quando era andata in bagno. 
Un'improvvisa, sconosciuta ed a lui assolutamente estranea paura di perderla gli si insinuò dentro strisciando lenta nel suo corpo. Scattò in piedi e si diresse a passo veloce verso il bagno.

Bonnie era a occhi chiusi sotto il getto dell'acqua calda, totalmente immersa nella corrente turbolenta delle sue riflessioni, quando la porta si aprì e Slash entrò nel piccolo bagno. 
Un secondo dopo aveva scostato violentemente la tenda della doccia e si era infilato in questa insieme a lei, prendendola alla sprovvista. 
Si girò spaventata e si ritrovò il suo viso davanti che la guardava serio. Il ragazzo la afferrò per i fianchi e si chinò a baciarla con urgenza ma questa volta Bonnie riuscì a trovare la forza di volontà sufficiente per mettere le mani sulle sue spalle e allontanarlo subito da lei.
- Slash, no- disse con decisione.
- Bonnie... ho bisogno di te- mormorò allora stringendo la presa sui suoi fianchi. La mora lo guardò a dir poco stupita, anche se spesse volte durante la loro relazione aveva intuito che il ragazzo si appoggiasse emotivamente a lei, lui non glielo aveva mai detto chiaramente, non aveva mai ammesso quella sua debolezza. Fino a quel momento.
- Non so se riuscirò a fare questa cosa senza averti accanto... te lo sto chiedendo per favore, vieni con me...- 
Bonnie, le mani ancora sulle sue spalle e gli occhi puntati sulla tenda di plastica della doccia, era in preda alle emozioni più contrastanti ma si accorse ben presto che pian piano la rabbia e la sfiducia nei suoi confronti stavano inesorabilmente sbiadendo di fronte alle sue parole. 
Alzò la testa, finalmente lo guardò negli occhi e quello che vi vide dentro guidò le sue parole.
- Devo chiamare la redazione, non so se posso prendermi dei giorni di ferie...- Slash si aprì in un sorriso di genuina felicità.
- Dì loro che stai male no?- 
La ragazza fece una smorfia, pensierosa, le mani del riccio erano ferme sui suoi fianchi, solo i suoi pollici continuavano ad accarezzarle ogni tanto la pelle.
- Vedo cosa posso inventarmi ma non è detto che ci riesca- disse infine con un sospiro. 
A quelle parole il ragazzo la abbracciò, stringendola forte per la vita e sollevandola di qualche centimetro da terra. 
Bonnie si strinse a lui e sperò con tutta se stessa di avere fatto la scelta migliore.

Bonnie osservò rapita l'oceano che pigro si stendeva davanti ai suoi occhi. 
La superficie dell'acqua era quasi piatta, solo in corrispondenza della spiaggia si formavano piccole onde che si infrangevano con poca convinzione sulla sabbia chiara. Gli alti alberi di palma si stagliavano contro il cielo di un azzurro accecante e fornivano una falsa sensazione di protezione e stabilità. 
La ragazza fece un ultimo tiro prima di schiacciare quello che restava di una sigaretta in un posacenere di vetro in cui giacevano abbandonati i resti di altre cicche. 
Si alzò dalla sedia di vimini su cui si trovava e si diresse con passo lento verso la porta scorrevole di vetro che dava sull'interno del bungalow. All'interno la accolse un bianco salottino perfettamente in ordine, fatta eccezione per una coperta sul divano chiaro e una bottiglia di Jack sul tavolino di fronte. Bonnie ignorò quest'ultima e si diresse verso la camera da letto in penombra, tutte le tende erano state tirate ma, essendo chiare anch'esse, un debole riflesso della luce accecante del giorno riusciva a penetrare comunque in essa. 
Al centro della stanza, sul grande letto alla cui base erano state disordinatamente ammucchiate tutte le coperte, giaceva una figura stesa prona, sembrava addormentata. 
Bonnie si avvicinò a Slash e si sedette sul bordo del letto scostando con una carezza leggera i lunghi capelli ricci, che come al solito gli coprivano il viso, per poi passare una mano sulla sua fronte. 
A quel gesto il ragazzo girò il viso nella sua direzione e con una mano si premette quella della ragazza sul viso.
- Pensavo dormissi- disse lei piano, come timorosa di infrangere la quiete di quel pomeriggio. 
- Mi sono appena svegliato- borbottò lui in risposta.
- Come ti senti?-
- Di merda... ma meglio.-
- Mi sembra che tu abbia ancora un po' di febbre.-
- Hmm- rispose lui con quella che poteva essere una conferma o un diniego. 
Rimasero in silenzio in quella posizione: Slash con gli occhi chiusi e il viso contro il palmo di Bonnie, la quale con l'altra mano era impegnata ad accarezzargli i capelli.
- Ho caldo- disse dopo un po' il riccio con un lamento.
- Lo so... se vuoi ti preparo un bagno così ti rinfreschi un po'.- 
Lui si limitò ad annuire, sempre tenendo gli occhi chiusi. Bonnie si alzò ed andò nel bagno adiacente alla camera facendo partire l'acqua nella vasca da bagno circolare che avrebbe potuto accogliere tranquillamente almeno tre persone dentro. Dopo andò nel salotto e recuperò la bottiglia di Jack dal tavolino, prese due bicchieri e il secchiello del ghiaccio e  portò anche quelli in bagno. 
In quella disintossicazione volontaria che il riccio si era finalmente imposto, l'alcool non era rientrato nella categoria di "merda da eliminare dal mio corpo". Anche se magari non era la cosa più salutista del mondo, da quando aveva smesso di vomitare e contorcersi sul letto in un bagno di sudore, l'alcool sembrava aiutarlo a riprendere un minimo il controllo di sé, sempre se preso in quantità ragionevoli, e Bonnie non se l'era sentita di vietarglielo, in fondo aveva aiutato anche lei a superare quei primi orribili giorni. 
Non aveva mai assistito a una disintossicazione e inizialmente, quando il ragazzo aveva iniziato a stare male sul serio, si era spaventata, non sapeva cosa fare. Ma poi aveva deciso di affrontarla come una semplice, brutta, influenza, anche perché esternamente lo sembrava per davvero, quindi aveva cercato di aiutarlo per quanto le fosse possibile. La notte la trascorreva nel salottino sul divano, dormire nello stesso letto con lui era stato fuori discussione fin dall'inizio, cercando di dormire ma svegliandosi puntualmente ogni paio d'ore per correre di là e controllare come stesse.

Una volta portato tutto in bagno tornò in camera e si sedette di nuovo sul letto prendendo un braccio del ragazzo e mettendoselo intorno alle spalle mentre lui si alzava. 
Non fu semplice percorrere quei pochi metri fino in bagno perché, nonostante si sentisse meglio, Slash era ancora debole e sebbene cercasse di stare il più possibile su, alla fine si appoggiava con gran parte del suo peso su di lei.
Finalmente riuscirono ad arrivare in bagno nei pressi della vasca da bagno. Slash si appoggiò al muro tenendo gli occhi chiusi, un'espressione di sofferenza ancora impressa sul suo volto, mentre Bonnie gli abbassava i pantaloncini che indossava. 
In un'altra situazione sicuramente il riccio avrebbe condito quel momento con una sfilza di battutine e avrebbe approfittato della situazione ma in quel momento era troppo concentrato sui suoi arti doloranti e sul caldo che aveva quindi rimase in silenzio, assecondando come meglio poteva i gesti della ragazza. 
Una volta libero dall'unico indumento che indossava si immerse, sempre con l'aiuto della mora, nella vasca con un' esclamazione di sollievo. 
Rimase per un po' in silenzio con gli occhi chiusi, la testa abbandonata sul bordo della vasca e le braccia ai lati per sostenersi. Bonnie intanto si accese una sigaretta, l'ennesima, mise ghiaccio e Jack nei bicchieri e poi cominciò e bere dal suo sedendosi sul bordo della vasca e porgendo l'altro a Slash che intanto aveva riaperto gli occhi. 
- Così poco?- 
Nonostante la debolezza trovò la forza per lamentarsi della scarsa quantità di liquore. 
- Sei a stomaco vuoto, vuoi la bottiglia intera?- replicò la ragazza. 
- Ho ancora la nausea, non riesco a mangiare.-
- Lo so ma questo non cambia il fatto che tu sia a stomaco vuoto e debole, non vuoi ricominciare a vomitare vero?- 
Slash sbuffò prendendo un sorso dal bicchiere e guardando di fronte a sé immerso nei suoi pensieri. Si accese anche lui una sigaretta dal pacchetto che si trovava sul ripiano lì accanto e poi rivolse di nuovo la sua attenzione a Bonnie, rivolgendole uno dei suoi sorrisi storti.
- Sei proprio una brava infermiera sai?- 
La ragazza rise brevemente e aspirò dalla sigaretta. 
- Grazie.- 
Slash le accarezzò con la punta delle dita l'avambraccio e continuò a guardarla con gli occhi socchiusi, la testa ancora reclinata sul bordo della vasca mentre lei fumava in silenzio e guardava davanti a sé. 
Dopo poco il riccio si mise a sedere ritto, provocando con questo movimento leggere onde all'interno della vasca e attirando così l'attenzione della ragazza che si girò verso di lui curiosa. Le mise una mano bagnata e piena di schiuma sulla nuca e la attirò con la poca forza che aveva verso di lui sfiorandole le labbra in una carezza dolce e poi ricercando un contatto più profondo. Si baciarono lentamente, con una sorta di timidezza che non era mai appartenuta a nessuno dei due e dettata soprattutto dalla tensione che comunque era ancora presente tra di loro. Bonnie si sporse ancora di più verso la vasca e appoggiò una mano alla sua spalla per sostenersi, anche perché Slash le aveva messo l'altra mano sulla schiena e stava continuando ad attirarla sempre più verso lui bagnandole la leggera maglietta chiara che portava. 
Si staccarono ansanti guardandosi brevemente negli occhi poi la ragazza si allontanò riprendendo la posizione di prima mentre lui continuava a fumare.
- Vieni anche tu qui- disse all'improvviso con un sorriso aperto sulle labbra. Bonnie si girò verso di lui spalancando gli occhi.
- Nella vasca?- 
Lui annuì bevendo l'ultimo sorso di Jack dal suo bicchiere.
- Perché no? Non dirmi che non ne hai voglia...-
- Ma non dicevi di stare male? E comunque non è per quello, non penso che ti farebbe bene adesso.- 
- Niente mi farebbe stare meglio di un po' di sano sesso, poi magari mi torna anche l'appetito.- 
La ragazza lo guardò scettica ma anche indecisa, prendendo sul serio in considerazione la sua proposta.
- E dai, non mi dovrò sforzare più di tanto se tu stai sopra- la mora scoppiò a ridere a quelle parole.
- Mi vuoi far fare tutto il lavoro eh?-
- Ti voglio ringraziare per essere stata un'infermiera così brava- replicò lui persuasivo sporgendo una mano fuori dalla vasca, gocciolando sul pavimento, per sfiorarle un ginocchio nudo.
- Vedo che stai meglio- disse Bonnie divertita ma ancora indecisa.
- Dopo starò ancora meglio, l'orgasmo provoca il rilascio di endorfine che aiutano ad alleviare anche il dolore- dopo quell'affermazione la ragazza scoppiò a ridere, stavolta di gusto. 
- E come lo sai?-
- L'ho letto in una rivista in una clinica per malattie veneree in Inghilterra- rispose lui, riferendosi al primo tour europeo dei Guns quando lui, a causa del suo libertinaggio e della noncuranza riguardo alle precauzioni, si era più volte preso una serie malattie veneree passando gran parte del suo tempo in Europa in cliniche del genere. 
Bonnie rise con le lacrime agli occhi poi, quando si fu calmata, lo guardò divertita e poi di nuovo pensierosa.
- Se ti può far star meglio... mi sacrificherò- disse infine ironica finendo di bere per poi alzarsi e spogliarsi lenta sotto il suo sguardo. 
Si immerse nell'acqua, sentendo subito le sue mani sui suoi fianchi, e si abbassò su di lui.

Mentre l'Oceano inghiottiva nelle sue fauci infinite il sole e la sera scendeva su quell'isola del Pacifico, in un bungalow non lontano dalla spiaggia Slash e Bonnie stavano cenando seduti sul divano guardando un programma demenziale alla TV. 
Effettivamente il riccio si era sentito sempre meglio con il passare delle ore ed anche il suo appetito era tornato a farsi sentire.
Finito di mangiare, Slash si accese una sigaretta e si appoggiò nuovamente con la schiena al divano allungando le gambe davanti a lui; rimase un po' in silenzio poi prese Bonnie per un braccio attirandola delicatamente contro il suo petto.
- Grazie- le disse, guardandola negli occhi, prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione allo schermo.


Ok, non sono molto convinta di questo capitolo, ci ho messo un po' a correggerlo ma non sono del tutto soddisfatta del risultato. Detto ciò, passo alle spiegazioni, nel caso in cui non siano già ovvie. Finalmente si confrontano per bene e forse avrebbero dovuto continuare a farlo, per chiarirsi del tutto, invece di darsi ad attività di altro stampo ma sappiate che è assolutamente intenzionale, li devo tenere ancora buoni per un po', distrarli con altre cose perché se li lasciassi a confrontarsi per bene questi due si lascerebbero subito e questa cosa non è prevista. Spero comunque che non sia risultata forzata la scena. 
Slash decise veramente di farsi un altro viaggetto alle Hawaii, con Megan però, per calmarsi un po', tentativo non proprio riuscito anche se poi sappiamo che in breve è riuscito a mollarla veramente l'eroina... anche se l'ha sostituita con la coca. Io ho fatto accadere le cose in modo un po' diverso perché, sebbene stia cercando di seguire il vero susseguirsi degli eventi, non posso neanche ignorare la presenza e l'importanza che comunque Bonnie ha nella vita di Slash e il modo in cui influenza le sue scelte... o penso che le avrebbe influenzate se fosse esistita :)
Ultimi dettagli e poi me ne vado: Slash diceva sempre che, quando voleva ripulirsi (e di solito lo faceva a casa delle sue ragazze) usava come scusa per il suo malessere l'influenza quindi penso che esteriormente l'aspetto sia più o meno quello...diamogliela per buona dai. Infine, la storia delle malattie veneree è vera anche, quella sull'orgasmo e le endorfine non lo so, non sono un medico :)
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e ci vediamo al prossimo,
Breath

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Capitolo 12
*** #12 No light, no light ***


"You are the hole in my head
 You are the space in my bed
 You are the silence in between
 What I thought and what I said
 You are the nighttime fear
 You are the morning when it's clear
 When it's over, you're the start
 You're my head and you're my heart."
 |Florence And The Machine - No light, no light|


Era Dicembre a Los Angeles ma gli unici fiocchi di neve che si vedevano erano quelli artificiali che venivano sparati fuori dagli innevatori posti nei centri commerciali o vicino ai negozi che vendevano alberi di Natale. 
Nonostante il numero di Dicembre del RIP fosse già uscito e quasi tutti gli impiegati della redazione si stessero già godendo le vacanze, Bonnie faceva parte di quella cerchia ristretta che era costretta a lavorare anche in quel periodo, anche quel giorno, la Vigilia di Natale. 
Era riuscita a strappare dei giorni di ferie alla redazione quando, quasi un mese prima, era andata con Slash alle Hawaii per aiutarlo a disintossicarsi, giustificando quella richiesta come un urgente problema famigliare. 
Ora, il lavoro che avrebbe potuto svolgere in quei giorni doveva essere recuperato e secondo i suoi superiori non c'era periodo migliore di quello.
Secondo i suoi piani sarebbe riuscita a finire tutto entro le cinque del pomeriggio e poi sarebbe stata libera di andare a casa, anzi, a casa di Slash, per godersi una cenetta tranquilla. 
Da quando erano tornati dalle Hawaii il ragazzo sembrava aver messo la testa a posto, o meglio, l'aveva fatto alla maniera di Slash, quindi solo in parte. Alcool e fumo la facevano ancora da padrone in casa ma sostanze più pesanti sembravano non aver più toccato il suo corpo. 
Questo aveva aiutato la ripresa del loro rapporto e della fiducia reciproca ma Bonnie ogni tanto, quando si sorprendeva a cercare con lo sguardo segni sul suo corpo lasciati da eventuali punture, sentiva aleggiare ancora su di lei come un'ombra scura la diffidenza nei suoi confronti. Diffidenza che cercava di combattere tutti i giorni e che fortunatamente con il tempo sembrava diventare meno pesante e meno opprimente ma che comunque era ancora presente. 
Slash sembrava non essersi accorto di queste cose o, se lo aveva fatto, non ne faceva parola con lei. Il loro rapporto sembrava essere tornato quello di prima ma un occhio attento avrebbe trovato delle piccole crepe che li avvolgevano da ogni parte, così piccole da non essere quasi notate ma così diffuse da rendere il tutto meno stabile.

La ragazza stava archiviando alcune foto quando il telefono squillò a metà pomeriggio.
- Vorrei parlare con Bonnie.- 
Una voce rotta fuoriuscì dalla cornetta.
- Sono io... Mandy sei tu?- chiese la ragazza preoccupata, faticando a riconoscere la voce della bionda perché troppo segnata dal pianto.
- Sì... st... stai lavorando? Io non volevo disturbarti ma a casa non rispondevi e pensavo fossi qui.-
- Cosa è successo?- 
- Mi ha lasciata, quello stronzo di Duff mi ha lasciata!- 
- Cosa?- 
Sapeva che ultimamente il rapporto tra i due era sempre più difficile e segnato dai continui litigi ma pensava che con il tempo tutto si sarebbe risolto, insomma erano sposati da poco più di un anno! 
Sentì la ragazza singhiozzare e poi ricominciare a parlare con la voce rotta dal pianto.
- Lui... lui mi ha dato una valigia, mi ha detto di metterci le mie cose e di sparire, si è anche voluto tenere il cane!-
- Dove sei adesso?-
- Dai miei... puoi passare da me?-
- Certo io... arrivo subito!- 
Lasciò perdere quello che stava facendo, avrebbe finito un altro giorno, e prese la borsa e la giacca di pelle appese lì vicino. 
Sapeva dove abitavano i genitori di Mandy quindi non ebbe problemi a trovare la piccola villetta a due piani. 

Quando raggiunse la ragazza questa la accolse con gli occhi rossi e gonfi e un'espressione distrutta sul volto. Non appena la vide la abbracciò e scoppiò di nuovo a piangere, senza neanche darle il tempo di entrare in casa.
Poco dopo erano entrambe nella vecchia camera della ragazza tappezzata di poster. 
Bonnie, memore del metodo di consolazione di Cassie, era passata al primo minimarket incontrato per strada e aveva comprato una scatola di biscotti al burro ricoperti di cioccolato e la prima bottiglia di vino che le era passata tra le mani, meglio evitare vodka o affiliati vari che Duff beveva sempre. 
Ora le due ragazze erano sedute sul letto su cui si stendeva una coperta rosa sepolta dalla scatola di biscotti, dalla bottiglia di vino e da una montagna di fazzoletti.
- Lo so che litigavamo spesso e avevamo un sacco di problemi ma ero convinta che avremmo potuto risolverli, insomma siamo anche andati a fare terapia di coppia! Che assurdità! Che poi non è servito a un cazzo.-
- Ma cosa ti ha detto?-
- Che ormai era finita e non aveva senso continuare così, che ci stavamo solo facendo del male e sai una cosa? Quello stronzo ha anche ragione! Ultimamente era tutto un litigio, lui era sempre stressato per via dei casini della band, beveva e tirava su di coca e poi non dormiva per dei giorni e andava ancora più in paranoia su tutto. Era diventato insopportabile stare in quella casa e ammetto magari di aver esagerato anche io per certe cose ma... anche se il nostro rapporto era così problematico, pensavo che, finché avessimo continuato ad amarci, tutto alla fine si sarebbe risolto! Come è possibile che sia finito tutto?-
- Non lo so tesoro, queste cose purtroppo succedono, non sempre l'amore basta per superare tutti i problemi e se veramente eravate arrivati al punto in cui vi stavate solo facendo del male, forse è stato meglio così. Adesso ti sembrerà troppo doloroso andare avanti ma con il tempo migliorerà vedrai. -
- Per come sto adesso ci vorrà un'eternità - rispose la bionda soffiandosi il naso. 
Bonnie la abbracciò ma lei si allontanò quasi subito e la guardò con una nuova, strana luce negli occhi.
- Ma sai una cosa? Forse è stato meglio così, forse è stato destino che questa cosa finisse proprio adesso. Non voglio dare tutta la colpa a lui perché anche io ho fatto e detto cose di cui mi pento ma Duff nell'ultimo periodo era anni luce lontano dal ragazzo che ho conosciuto e di cui mi sono innamorata. Non so se sia stato tutto questo successo, tutti questi soldi o i problemi con la band o magari tutte queste cose messe insieme ma lo sai anche tu che ultimamente beveva e si faceva sempre di più e questa cosa non stava distruggendo solo lui e il nostro rapporto ma anche me. Io non me ne rendevo conto ma adesso ho capito, non ero più io. Sempre a bere e tirare su per cercare di dimenticare quanto fossimo nella merda. Ho deciso di smettere con la coca e quelle altre schifezze, sai? Io non ero così prima di stare con lui ma fare festa tutti i giorni, bere fino a collassare e farsi costantemente per loro è normale e stando insieme a loro anche io avevo iniziato a pensarla così. Ma non è normale e sto cominciando a pensare che sia stata una fortuna questa rottura per me perché mi ha permesso di vedere chiaramente di nuovo, di rendermi conto che io stavo affondando insieme a loro e per quanto ami Duff io non voglio rimetterci la vita come hanno fatto mille dei loro amici.-
- Quelli erano casi particolari, tutti loro si facevano da prima- replicò debolmente Bonnie, troppo sgomenta dalla piega che stava assumendo lo sfogo di Mandy. 
Perché era solo uno sfogo, non pensava sul serio quelle cose vero? 
La bionda comunque parve non sentirla e continuò il suo monologo
- Sembra che godano nell'autodistruggersi e che non si fermeranno se non quando ci rimarranno secchi. Guarda Steven. Da quando non lo vedi? E' in condizioni pietose. Axl non lo si vede più in giro ma lui ha sempre avuto qualche problema e sembra che il successo sia servito solo a far peggiorare le sue manie. Slash poi non ne parliamo, il casino in Arizona e tutto il resto...-
- Adesso è pulito- disse la mora con forza.
- E' vero, ma quanto ci metterà prima di cominciare di nuovo. L'abbiamo già visto succedere, non riesce a stare lontano dalla coca o dall'eroina per troppo tempo, alla fine ci ricasca sempre e se le cose con la band continuano ad andare male non penso ci metterà molto prima di riprendere le sue vecchie abitudini e a quel punto tu cosa farai? Perché non sono solo io quella che è cambiata, anche tu ti stai facendo trascinare giù dai loro casini e dal loro stile di vita.- 
- Cosa stai dicendo Mandy?- le chiese sempre più allibita. 
Non riconosceva la persona velenosa e piena di risentimento che le sedeva davanti, quella non era Mandy. Non l'aveva mai sentita parlare male o giudicare qualcuno, la sua  filosofia di vita era "lascia fare agli altri quello che vogliono, l'importante è che ci divertiamo tutti". 
Ma ora si stava ergendo su un piedistallo, allontanandosi da quello che era stato fino a quel giorno anche il suo stile di vita, criticando non solo i ragazzi con cui aveva fatto festa fino ad allora ma anche lei.
- Sto dicendo che non sei più la stessa Bonnie che ho conosciuto alla festa di Duff, sei cambiata, sei più fragile, più stanca e più triste e cerchi di affogare tutta la frustrazione che ti provoca il stare con Slash nell'alcool. So che io sono peggio di te per quanto riguarda gli eccessi ma anche tu stai andando giù, non puoi negarlo e tutto l'amore che provi per Slash non servirà a salvarti, quel ragazzo ti sta trascinando giù con lui e forse sarebbe meglio che ti allontanassi anche tu da lui prima che sia troppo tardi. Cosa farai la prossima volta che ricomincerà? Perché anche se non lo vuoi ammettere neanche con te stessa lo sai che lo farà. Passerai di nuovo le tue serate a sbronzarti a causa sua o deciderai che l'alcool non ti basta più, che avresti bisogno di un po' di coca o magari addirittura di eroina?- 
Bonnie si alzò, non riusciva più a stare a sentirla, a subire mentre lei la aggrediva. 
Capiva che era sconvolta per la rottura ma questo non le permetteva di prendersela anche con lei.
- Senti Mandy, mi dispiace molto che tu e Duff vi siate lasciati ma questo non ti permette di sparare sentenze su me e Slash. Io so gestire la mia vita come cazzo mi pare e sono perfettamente in grado di capire se una relazione mi sta facendo più male che bene. Adesso devo andare. Buon Natale.-
- No dai, non ti arrabbiare, volevo essere sincera con te non ferirti- ma la mora non la stava più ascoltando. Si mise la giacca, prese la borsa e uscì come una furia da quella casa come se un esercito la stesse inseguendo. 

Era sconvolta dalle parole della bionda, non solo per i crudi giudizi che aveva sparato su tutti loro ma soprattutto perché una parte di lei sapeva che aveva ragione. 
Lo stile di vita che i ragazzi conducevano non era per niente salutare e, sebbene loro sembrassero riuscire a stare a galla in un modo o nell'altro, non tutti quelli che li circondavano riuscivano a fare lo stesso, lei compresa.
Si fermò nel piccolo giardino illuminato dalle luci natalizie e si accese nervosamente una sigaretta poi si avviò verso la macchina stringendosi nel giubbotto di pelle. 

La sera era scesa e con essa la temperatura si era abbassata. Certo, c'erano come minimo 15 °C ma gli abitanti della California erano abituati a temperature più alte. 
Camminava stancamente sul marciapiede fumando pensierosa, ignara della città in fermento, illuminata a giorno da milioni di luci e addobbi, colorata dall'atmosfera natalizia che aveva invano cercato di ricreare. 
Bonnie era lontana da tutto questo, troppo impegnata a cercare di sradicare l'inquietudine che aveva messo le prime, deboli radici nel suo cuore e che le diceva che Mandy aveva ragione: era molto probabile che Slash ricominciasse a farsi, era una possibilità che non poteva ignorare e si chiese cosa avrebbe fatto lei se una simile possibilità si fosse presentata di nuovo. 
Avrebbe avuto la forza di affrontare di nuovo tutto? 
O sarebbe si sarebbe veramente lasciata trascinare giù da lui? 
Una volta in macchina accese il motore e si inserì nel traffico diretta verso Laurel Canyon. Andava da Slash perché, nonostante quella relazione e quella vita per certi versi fossero malati, le radici che nel suo cuore portavano il suo nome erano forti e robuste, si erano ramificate del tutto intorno a lei ed ormai era impossibile estirparle. Nonostante le sofferenze provate e nonostante avesse accarezzato più volte l'idea di mandare al diavolo quel rapporto, non riusciva a farlo. Non riusciva a figurarsi di privarsi della sensazione delle sue braccia che la stringevano la notte, dell'emozione che provava quando lo sentiva suonare, del suono che il suo nome aveva sulle sue labbra, del suo sguardo sulla sua pelle che sembrava trafiggerla come una spada acuminata ma che allo stesso tempo era dolce come il nettare più prezioso. 
Stargli accanto era diventata una sorta di necessità fisica. 

Finalmente arrivò a Walnut Drive. Parcheggiò di fronte alla familiare villetta che sembrava incastonata come una pietra grezza nel fianco della collina e spense il motore per poi scendere ed avviarsi verso l'ingresso di questa. 
Proprio in quel momento la porta si aprì e uscì Slash in persona con solo un paio di jeans e il cilindro addosso.
- Bonnie! Non dovevi arrivare un po' prima?- le chiese dirigendosi verso di lei. 
La ragazza fece una smorfia e si strinse a lui, cercando nel suo corpo le certezze che in quel momento le mancavano.
- Mi ha chiamata Mandy, lei e Duff si sono lasciati e aveva bisogno di una spalla su cui piangere.-
- Lo so, anche Duff è venuto da me, è un po' a pezzi ma sto rimediando e sto facendo anche un buon lavoro- scherzò stringendola a lui. 
Il sorriso però gli si spense sulle labbra quando vide che la ragazza non gli aveva risposto ma si era stretta di più a lui.
- Tutto bene piccola?- 
- Io e Mandy abbiamo litigato.- 
- Perché? Ha cominciato a fare l'isterica anche con te?- 
La mora si allontanò da lui e si strinse nel giubbotto a disagio.
- No ma ha cominciato a fare uno strano discorso su come sia folle la vita che fate, che tutti noi facciamo, e che alla fine sia stato un bene per lei separarsi da Duff perché non ne sarebbe uscita bene e che...- si passò una mano tra i capelli mentre gli occhi del riccio non la abbandonavano per un secondo.
- E che anche a me conveniva andarmene prima di finire male- disse infine, liberando a fatica quelle parole che sembravano essersi fermate in un imprecisato punto del suo corpo tra lo stomaco e la gola.
- Io dico che Mandy deve solo andare a fare in culo. Dice così solo perché Duff l'ha lasciata, fino a due secondi fa era lei che ci portava la coca e adesso si mette a fare la moralista- si interruppe guardandola e poi le mise un braccio intorno alle spalle attirandola di nuovo contro di lui.
- E tu piccola sei una fottuta forza della natura, non potresti finire male neanche se lo volessi!- 
La mora rise debolmente a quelle parole.
- Noi stiamo bene- disse poi Slash affondando il viso nei suoi capelli.
- Vero?- le chiese poi quando non ricevette alcuna conferma da parte sua. 
Bonnie annuì e alzò il viso per cercare ulteriore rassicurazione anche sulle sue labbra.
- Dai andiamo dentro. Ho organizzato una festa con i controcazzi per il nostro biondone e ho anche ordinato italiano. Questa sera ci trattiamo bene.-
- Hai fatto l'albero?- 
L'espressione del riccio, prima esageratamente allegra, si tramutò in una di sorpresa e orrore allo stesso tempo.
- Ehmm sì siamo alla fase work in progress.-
- Il che vuol dire che l'albero che ho comprato è rimasto intatto in mezzo al salotto vero?- Slash si grattò la testa imbarazzato.
- Più o meno...- Bonnie alzò gli occhi al cielo divertita. 
Incredibilmente sembrava che i brutti pensieri si fossero allontanati almeno di un po' e sapeva che era merito di Slash.
- Per fortuna che ti conosco e ho provveduto- disse dirigendosi verso la macchina e prendendo dal portabagagli una scatola di cartone con alcuni addobbi che lei e Cassie usavano per Natale e che per quell'anno sarebbero rimasti inutilizzati se non li avesse portati lì, visto che non se l'era sentita di fare l'albero da sola in quell'appartamento vuoto.
- Vedi? Ho fatto bene a non farlo altrimenti li avresti portati per niente- disse subito il ragazzo approfittando della piega favorevole che aveva preso la situazione. 
La mora si limitò a ridere e gli mise la scatola tra le braccia per poi precederlo verso la casa.
- Il tuo culo è più bello del solito stasera- sentì la voce di Slash raggiungerla da dietro. 
- Come mai sei così allegro?- gli chiese sorridendo mentre apriva la porta.
- Slash dove cazzo hai messo la coca? Te la sei sparata tutta da solo vero?- la voce di West li accolse mentre entravano. 
Bonnie si paralizzò, ora capiva perché Slash era così stranamente euforico. Come aveva fatto a non pensarci? 
Si girò verso di lui ed incrociò il suo sguardo colpevole.
- Mi sono fatto solo una striscia e solo perché Duff era giù, non ho ricominciato- le disse sottovoce in modo che solo lei lo udisse. 
Lei abbassò lo sguardo sentendo che vecchie sensazioni venivano a farle compagnia come ospiti indesiderati riaprendo pian piano vecchie ferite. 
- Piccola?- la voce di Slash, accanto a lei con ancora quel scatolone tra le braccia, la richiamò.
- Ok fai come vuoi- disse soltanto facendogli un sorriso storto e dirigendosi verso la cucina. 
Aveva bisogno di una fottuta vodka.



Allegria! Eh lo so, ormai va un po' sempre così, anche se sembra che le cose si stiano mettendo a posto, non lo fanno mai del tutto. Non so quando Duff e Mandy si sono esattamente lasciati, mi ricordo solo di aver letto nella biografia di Axl che Slash aveva annullato i suoi piani per quel Natale per consolarlo, me lo ricordo perché mi ha commossa enormemente. In realtà Slash non ha avuto un periodo di "sobrietà" in cui non si faceva di eroina e cocaina, semplicemente ha smesso con la prima rimpiazzandola con la seconda. Vi avevo già detto che mi ero un po' allontanata dal vero corso degli eventi ma come vedete in un modo o nell'altro mi ci sono riavvicinata. Per il resto non penso di dover spiegare altre cose, mi sembra che il discorso di Mandy, anche se confuso perché lei era stravolta, sia piuttosto chiaro. Bonnie invece, non trova la forza per fare a Slash un'altra scenata riguardo alle sue abitudini. Spero che, nonostante il dramma sempre presente, abbiate gradito, ci rivediamo nel weekend! :)
Breath


 

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Capitolo 13
*** #13 Bad Rain ***


"Blood lust tonight, bite my tongue and hold it  in
 From deep inside she aches for every part of  him
 In the rapture of the midnight sun
 She is longing for immortal love
 Blue moon hangs high, tell me will it ever  end?
 [...]
 And in the madness of this love
 She won't surrender till it's done
 And so I'm lost away, 
 God this night could last forever."
|Slash ft. Myles Kennedy and the Conspirators - Bad Rain|


Bonnie si alzò sulle punte e cercò di vedere al di là del muro di persone davanti a lei. Sbuffò impaziente e si riabbassò, facendo sì che il suo campo visivo venisse nuovamente del tutto invaso da una miriade di teste, per poi ripetere lo stesso movimento di prima. 
Dopo un paio di minuti passati in quel modo, scatenando le occhiate, curiose o infastidite a seconda dei casi, di parecchie persone, intravvide quello che stava cercando: una chioma biondo cenere e una figura esile che camminava trascinando a fatica due enormi valigie.
- Cassie!- 
La chiamò a voce alta cercando di raggiungerla. Quando la diretta interessata la vide, mollò le valigie e le corse incontro abbracciandola forte, scatenando un'altra serie di occhiate curiose nella loro direzione, come se i presenti non avessero mai assistito all'incontro di due amiche dopo mesi di separazione.
- Mi sei mancata così tanto!- 
- Anche tu...- rispose la mora beandosi della serenità che quel ricongiungimento le provocava.

- Allora come vanno le cose qui in Occidente?- 
Cassie aveva parlato per tutto il viaggio in macchina della sua esperienza, delle difficoltà iniziali nel capire e nell'adattarsi a una nuova cultura ma dell'amore per quel Paese; le aveva rivolto quella domanda solo quando ormai erano arrivate a casa.
- Bene, certo non abbiamo la Cerimonia del tè e le Geishe ma ce la caviamo- scherzò la mora riferendosi ad alcune delle tante lodi che Cassie aveva intessuto alle usanze e alle tradizioni giapponesi, a suo dire interessanti come nient'altro al mondo. 
- Slash come sta?- chiese a quel punto la bionda, decidendo di andare subito al sodo. 
Vide la mora esitare un momento prima di sorriderle e risponderle.
- Meglio, cioè in realtà si fa ancora di coca... cerca di evitare di farlo quando ci sono io però, come se non lo sapessi!- esclamò sarcastica.
- E a te va bene questa cosa?- 
Bonnie sorrise, si era dimenticata quanto l'amica fosse perspicace e quanto fosse difficile eludere le sue domande.
- Non proprio ma cosa posso farci? Non posso pretendere che si trasformi in un'altra persona, lui è sempre stato così e io l'ho sempre saputo, non posso pretendere di cambiarlo e... insomma finché si tratta solo di qualche striscia non ne posso fare un dramma no?- 
Sorrise nervosamente.
- Ma sei felice?- 
Quella era una domanda all'apparenza così semplice ma in realtà difficilissima, soprattutto se voleva essere sincera con Cassie; qualche mese prima non avrebbe avuto dubbi sulla risposta ma adesso stava tentennando. 
Era ancora felice? 
Nonostante spesso le tensioni fra loro fossero palpabili e nonostante alcool, droga e i problemi con la band non aiutassero, lei era felice? 
- Non lo so... penso di sì, solo che è tutto così difficile certe volte! E quando sono a un passo dal lasciar perdere ecco che le cose migliorano e mi dico che non posso rinunciare a quei momenti, che alla fine preferisco affrontare mille brutti momenti se questo significa averne anche solo uno bello.- 
Cassie la guardò in silenzio e la mora si accese una sigaretta per cercare di sfuggire al suo silenzioso esame.
- Se dici che ne vale la pena ti credo ma ti ripeto, e ti giuro che poi non lo farò più, che un rapporto non deve per forza avere tutti questi alti e bassi e potresti trovare qualcuno con cui essere sempre felice, come ho fatto io.- 
Bonnie scosse la testa sconsolata.
- Anche io vorrei percorrere la strada più facile, se solo ci fosse! Ma nel mio caso non c'è perché lui mi è entrato qui- disse mettendosi una mano sul cuore 
- E non riesco a mandarlo via, non voglio farlo!- 
Cassie a quel punto non disse più niente, capì che Bonnie era fin troppo legata a Slash e che, sebbene quella relazione spesso fosse solo una fonte di sofferenza, non era pronta ad allontanarsi da lui, a lasciarlo andare. 
Si limitò a trasmetterle con un abbraccio il suo affetto e la sua solidarietà, sperando di trasmetterle così anche un po' di serenità. 
Anche se l'amica aveva cercato di mascherarlo, si era accorta che c'era qualcosa in lei che le dava pace, anche quando rideva e sembrava serena.

- Allora questa sera esci con Robert?- chiese Bonnie dopo poco, desiderosa di cambiare il prima possibile discorso.
- Sì, mi porta a cena! Tu cosa fai?- 
- Devo vedermi con Slash e gli altri al Rainbow.-
- Gli altri della band?- 
La mora scosse la testa.
- Forse ci sarà Duff ma gli altri se ne stanno per i cazzi loro. Izzy non viene in città da settimane, Steven adesso è in riabilitazione, anche se non so quanto resisterà questa volta prima di scappare e Axl è sempre più strano. Da quando Erin è rimasta incinta litigano più spesso del solito e lui sparisce per dei giorni senza far sapere a nessuno dove va... fra un mese hanno in programma un concerto al Farm Aid e spero veramente che si rimettano un po' in sesto tutti quanti. Ma non parliamo di loro! Dimmi come va con il tuo bel biondone tenebroso!-

Poche ore dopo, quando Cassie era già andata via insieme a Rob, Bonnie si avviò a piedi verso il Rainbow. 
Il locale era strapieno e non riuscì ad individuare nessun viso familiare finché da un tavolo non vide il braccio di Duff alzarsi e la sua voce richiamarla. 
Si avvicinò a fatica al tavolo facendosi largo tra la folla e finalmente riuscì a individuare anche gli altri occupanti di questo. A parte Slash, Duff, West e Michelle non conosceva nessuno quindi Duff, esageratamente allegro perfino per i suoi standard, si premurò di fare le presentazioni. 
- Io vado a prendermi una birra- disse Bonnie dopo. Anche se erano a inizio Febbraio nel locale c'era un caldo pazzesco e lei aveva voglia di rinfrescarsi ed allontanare un po' i pensieri che la chiacchierata con Cassie avevano risvegliato in lei, disturbando il sonno di quel mostro pieno di paure e diffidenza che ormai albergava in lei come un gigante pronto a risvegliarsi da un momento all'altro. 
- No, no rimani qui, questa sera abbiamo una cameriera tutta per noi- disse Duff gongolando.
- E come mai?- chiese la mora alzando un sopraciglio.
- Siamo i fottuti Guns n' Roses piccola ecco perché- rispose Slash, tacendo sul fatto che non erano presenti neanche la metà dei Guns a quel tavolo, prendendola per i fianchi e attirandola a sedere vicino a lui per poi stamparle un bacio entusiasta sulle labbra mentre West chiamava la cameriera che a quanto pareva doveva essere a loro completa disposizione. 
La poveretta era la classica brava ragazza che aveva bisogno di un lavoro per pagarsi almeno parte della retta del college e non pesare troppo sui genitori. 
Anche se si vedeva che aveva già fatto quel lavoro, al Rainbow sembrava un pesce fuor d'acqua e per sua sfortuna era anche molto carina. 
Si avvicinò al loro tavolo sorridendo cortese ma anche leggermente spaventata e chiese loro cosa volevano.
- Un altro giro per tutti di birra e poi una bottiglia di Jack, giusto Slash?- disse West sporgendosi sul tavolo per incrociare lo sguardo del riccio che annuì mentre si accendeva una sigaretta.
- E poi magari vieni a stare un po' qui con noi dolcezza così ci divertiamo tutti insieme- aggiunse Duff facendole l'occhiolino. 
La ragazza spalancò gli occhi ed arrossì per poi dire con voce flebile, tanto che Bonnie dovette indovinare dal movimento delle labbra quello che aveva detto
- Arrivano subito- e sparì veloce nella folla.
- Duff mi sa che più che affascinarla l'hai spaventata- disse Michelle tra le risate di tutti.
- Sta solo facendo la preziosa- disse Duff noncurante per poi bere un sorso generoso dal suo bicchiere. 
Bonnie lo osservò: da quel triste Natale il biondo si era lasciato andare alla deriva ancora di più, per quanto fosse possibile e, sebbene  non ne avessero mai parlato, sapeva che stava cercando di soffocare in quel modo tutta la sua tristezza e la sua delusione per quel matrimonio fallito.  
Duff si accorse del suo sguardo e le fece l'occhiolino allegro, apparentemente privo di ogni pensiero e preoccupazione; Bonnie gli sorrise in rimando e distolse lo sguardo ignorando quell'accenno di amarezza che aveva scosso ulteriormente la sua inquietudine, facendole desiderare ancora di più di soffocarla con qualcosa di alcolico. 
Al silenzioso richiamo della sua mano posata sulla schiena, si girò verso Slash, che stava aspirando da una canna appena accesa, gli mise una mano sulla gamba e si sporse verso di lui, avvicinando le labbra alle sue fin quasi a toccarle in modo che lui espirasse il fumo direttamente nella sua bocca. 
Lo sentì scorrere giù fino ai suoi polmoni, lo trattenne e lo buttò fuori. Si appoggiò allo schienale del divanetto e chiuse gli occhi mentre il riccio si chinava per baciarla con trasporto, giocando con la sua lingua. 
Si lasciò trasportare da quelle sensazioni con in sottofondo il chiacchiericcio degli altri e la musica. 
Presto sarebbe stato tutto più leggero, sarebbe stata meno assordante l'assenza degli altri, sarebbe stato meno evidente che Duff si stava distruggendo per dimenticare, sarebbe stato meno importante il fatto che lei avesse bisogno di annegare nel fumo, nell'alcool e nel corpo di Slash per sentirsi meno triste. 
Un altro paio di tiri, ancora un paio di minuti.

Era passata un'ora, o forse più, il suo cervello annebbiato non teneva conto dello scorrere del tempo mentre lei si lasciava trasportare dalla dolce corrente dell'oblio. Solo ogni tanto un particolare attirava la sua attenzione e si imprimeva nella sua testa come un'istantanea di un film: il sorriso di West, la fiamma luminosa che si liberava da un accendino mentre  Michelle si accendeva una sigaretta, la chioma di Duff che quella sera era particolarmente gonfia, la presenza della mano di Slash sulla sua gamba o le sue labbra che invadevano all'improvviso la sua personale bolla e morbide la assaggiavano come se fossero state un frutto di fine estate.

A un certo momento però il bisogno di andare in bagno, succedeva sempre così quando beveva troppa birra, si fece tanto impellente da costringerla ad abbandonare la placida isola che si era costruita a quel tavolo. 
Si alzò e con passo barcollante si avviò verso il bagno. Spinse con la mano la porta in legno scuro e si diresse verso una delle cabine, cercando di ignorare i suoni di una persona che stava vomitando nell'abitacolo di fianco. 
Si stava lavando le mani quando la porta si aprì e una persona che non si sarebbe mai aspettata di vedere fece il suo ingresso. 
Mandy si bloccò sul posto e la guardò spalancando i suoi grandi occhi azzurri mentre Bonnie faceva lo stesso. Si guardarono in silenzio, non si erano più sentite da quella sera, poi finalmente la bionda aprì la bocca per parlare. 
- Come va?- Bonnie incrociò le braccia sul petto e guardò per terra. Nonostante avesse capito che le parole di Mandy di un mese prima erano dettate perlopiù dal fatto che fosse sconvolta per la rottura con Duff, nel ricordarle bruciavano ancora.
- Bene... tu?- disse infine alzando lo sguardo su di lei che cominciò a parlare velocemente gesticolando e cercando di mascherare l'imbarazzo evidente di cui era preda.
- Bene, molto bene! Da quando ho smesso con la coca e quelle merdate tutto sta andando meglio... mi sto anche vedendo con qualcuno.- 
- Bene, sono contenta- rispose la mora a disagio, non vedeva l'ora che quella conversazione finisse per tornare al tavolo. 
Non odiava Mandy, era pur sempre stata una sua amica e confidente in molti momenti, ma in quel preciso istante la sentiva molto lontana da lei e, complice la maggiore sensibilità data dall'erba e dall'alcool, si sentiva estremamente a disagio.
- Senti Bonnie... in questo mese ho voluto chiamarti un sacco di volte per scusarmi di quello che ti ho detto ma non ne ho mai avuto il coraggio quindi te lo dico adesso. Mi dispiace! Ero sconvolta, avevo bevuto prima che tu arrivassi e non ero molto in me, ho sbagliato a dirti quelle cose! Ci sei sempre stata per me quando io e Duff litigavamo e non avevo il diritto di aggredirti così, di mettere in dubbio il tuo rapporto con Slash.- 
Si fermò in attesa di una sua reazione.
- Ok grazie... capisco che eri sconvolta- disse Bonnie evitando il suo sguardo, ancora a disagio.
- Mi puoi perdonare?- La mora annuì e a sorpresa si ritrovò la bionda abbracciata a lei; la strinse a sua volta e poi, dopo poco, si staccarono entrambe leggermente imbarazzate.
- Come stanno gli altri?- le chiese subito dopo Mandy, più rilassata ora, evitando di pronunciare il nome di Duff anche se era evidente che era più che altro interessata a sapere come stesse lui.
- Bene, come al solito in realtà... Slash e Duff sono di là.-
- E con Slash come sta andando?- le chiese dopo, abbassando la voce e guardando una ragazza che usciva dall'abitacolo, pallidissima e con un'espressione di evidente malessere sul viso. Si scambiarono un'occhiata e la ragazza cominciò a sciacquarsi la bocca ignorandole. 
Bonnie e Mandy si allontanarono di qualche passo appoggiandosi contro il muro. 
- Bene, noi stiamo bene.-
- Lui è ancora pulito?- 
Bonnie fece una smorfia, non voleva affrontare quell'argomento con lei ma allo stesso tempo non voleva mentirle.
- Più o meno... ha ricominciato con la coca, ma non più come prima- sputò infine a fatica quell'ammissione senza guardarla, aveva paura di leggere aria di trionfo sulla sua faccia. Mandy però si limitò ad annuire silenziosa, senza dire più niente ma, quando Bonnie aprì la bocca intenzionata a dire che sarebbe tornata di là, parlò di nuovo
- Tu stai bene? Come la stai prendendo?-
- Non sto pensando di cominciare anche io, se è questo che intendi...- si ritrovò a rispondere ripensando a quello che la bionda le aveva detto tempo prima, che anche lei rischiava di cadere in quel vortice. Forse, di tutte le parole dette da Mandy, erano proprio quelle che la spaventavano anche in quel momento perché, sebbene cercasse di non pensarci troppo, sapeva che era stata più volte tentata di tirare anche lei una piccola, innocente striscia, solo per provare quella gioia e quell'estraniamento dalla realtà che leggeva spesso sui visi dei loro amici. Ma alla fine si ricordava sempre anche della paranoia, della estrema fragilità mentale e del fatto che quasi mai una striscia bastava, soprattutto se si voleva scappare dalla realtà. E allora si diceva che un po' di Jack l'avrebbe aiutata comunque e lasciava perdere cercando di dimenticare quei momenti di debolezza.
- No no non volevo dire questo. Bonnie, tu sei una ragazza forte, ce ne vuole di fegato per stare sempre con ragazzi come loro e resistere ma devi essere consapevole che anche a te può capitare di scivolare e mi preoccupo perché non vorrei mai che succedesse... adesso che sono pulita sono ancora più consapevole di quanto sia facile cadere nel tunnel delle droghe pesanti e quanto sia invece difficile uscirne... -
- Lo so benissimo... ma anche se volessi provare, non penso che dovrei giustificarmi con nessuno perché io faccio quello che voglio della mia vita- rispose scaldandosi. 
Mandy alzò le mani ai lati della testa e sorrise nervosamente.
- Ehi lo so, lo so, non volevo farti arrabbiare... scusa, non ne parliamo più.- 
Bonnie le rivolse un'occhiata tesa. 
- No scusa tu, non volevo scaldarmi così è che mi sto stancando di sentire che stare con Slash mi fa solo male! - 
Mandy annuì, decidendo di non commentare quell'ultima affermazione, e le porse il mignolo sorridendo.
- Facciamo pace?- 
La mora non poté resistere a quell'infantile offerta di pace e le sorrise, stringendole a sua volta il mignolo con il proprio.
- Vuoi venire a salutare gli altri visto che sei qui?- le chiese mentre lasciavano finalmente quel bagno che era stato testimone della loro riappacificazione.
- Hmm sì! Perché no? Pensi che a loro dispiacerà?- 
Bonnie in quel momento si diede della stupida perché non aveva pensato che probabilmente al biondo bassista non avrebbe fatto molto bene vedere la sua ex moglie. Quando aveva fatto la proposta a Mandy non aveva riflettuto più di tanto ma adesso era troppo tardi per rimediare. Sperò con tutta se stessa che Duff fosse sufficientemente sbronzo e fatto per non rimanerci troppo male dopo quell'incontro.
- No, saranno tutti contenti di rivederti- disse sorridendole. 
Mentre si stavano avvicinando al tavolo videro che un paio di ragazzi erano già lì. Bonnie inizialmente aveva pensato a dei fan, era già capitato quella sera che venissero interrotti da questi per una stretta di mano o un autografo, ma poi notò le espressioni tese di tutti e sentì Mandy al suo fianco dire.
- Oh no... - 
Si girò verso di lei interrogativa.
- Quello è il mio ragazzo e i suoi amici! Perché sono andati da loro?- disse poi preoccupata poco prima di arrivare anche loro al tavolo. 
Duff notò Mandy e i suoi occhi vennero attraversati da un fugace lampo di tristezza prima di rivolgersi di nuovo al ragazzo che si trovava proprio di fronte a lui in piedi, circondato ai due lati da altri quattro ragazzi, solo il tavolo li divideva.
- Devi lasciarla stare hai capito? Mi sono stancato di sentirla parlare di te!- disse quello che a quanto pareva era la nuova fiamma di Mandy, ignaro della presenza delle due ragazze alle sue spalle.
- Ehi amico io non ho fatto niente. Che ci posso fare io se parla ancora di me? E' un suo problema, non mio- rispose Duff con un tono tranquillo e strafottente che innervosì ulteriormente il ragazzo il quale strinse i pugni. 
Mandy a quel punto gli mise una mano sulla spalla. 
- Ehi Billy lascia stare ok?- 
Il ragazzo la guardò sorpreso, rendendosi conto solo in quel momento della sua presenza. 
- Stanne fuori Mandy, è una cosa che dobbiamo risolvere io e lui- le disse, probabilmente solo per non sfigurare davanti ai suoi amici facendo quello che la sua ragazza gli consigliava.
- Non capisco cosa dobbiamo risolvere amico, visto che io non c'entro niente- disse Duff insolente soffiando con sfida il fumo nella sua direzione. 
Billy lo guardò, l'odio che traspariva dai suoi occhi si faceva ogni secondo più intenso.
- Andiamo fuori che te lo spiego per bene- disse fra i denti stringendo un pugno nell'altro per essere sicuro che le sue intenzioni fossero ben chiare.
- Andiamo fuori allora!- urlò Duff allegro, minimamente preoccupato della stazza del ragazzo e del fatto che lui a malapena si reggesse in piedi.
- Billy non farlo!-
Mandy provò di nuovo a far ragionare il suo ragazzo ma lui la ignorò e la ragazza non osò fare la stessa richiesta a Duff, anche perché probabilmente il risultato non sarebbe stato migliore. 
Si diressero allora tutti fuori: Billy e i suoi amici per primi seguiti da Duff, Slash e gli altri ragazzi. 
A seguire quell'insolita compagnia c'erano le ragazze: Mandy e Bonnie preoccupate e Michelle tranquillissima, una sigaretta tra le labbra e le braccia intorno alle loro spalle.
- State tranquille, quei ragazzi anche da sbronzi picchiano duro.-

Alla fine Michelle ebbe ragione: nonostante Duff non fosse molto in sé, ebbe la meglio; riuscì ad abbassarsi in tempo quando il pugno di Billy fendette l'aria, mancandolo, e ne sferrò subito uno a sua volta centrando in pieno viso il ragazzo che cadde per terra con un urlo di dolore e si portò subito le mani al naso che sanguinava copiosamente. Fortunatamente non fu disturbato dai suoi amici perché questi erano impegnati con gli altri ragazzi che si stavano facendo valere nonstante fossero tutti più mingherlini. 
Bonnie osservava con il fiato sospeso Slash che sembrava divertirsi un mondo: il riccio era agile e, lo vedeva dalle smorfie di dolore che ogni tanto attraversavano il viso del suo avversario, non si sprecava a colpire con tutta la sua forza.
- Avanti bello, che aspetti?- urlò a un certo punto euforico, allargando le braccia dopo l'ultimo colpo dato allo stomaco. 
Bonnie si portò una mano alla bocca trattenendo il fiato quando l'altro ragazzo accettò il suo invito con un pugno ben mirato in faccia che gli spaccò il labbro, dal quale cominciarono a uscire sanguigne stille che colorarono presto il suo mento. 
Il riccio si portò una mano al labbro con una smorfia poi riprese la lotta se possibile con ancora più furore di prima, lasciando perdere la giocosità di prima e scaricando la rabbia cieca che lo aveva invaso sull'altro. 
Duff, poco più in là, stava assestando a Billy un paio di calci nello stomaco con la punta dei suoi stivali.
- Duff basta ti prego!- urlò a quel punto Mandy al suo indirizzo. 
Il biondo si fermò e si voltò a guardarla sorpreso. L'euforia conferitagli da alcool e coca, mischiate all'adrenalina data da quella situazione, gli avevano fatto perdere il controllo e, se Mandy non lo avesse richiamato, probabilmente il biondo avrebbe continuato ad accanirsi contro il ragazzo. 
A quel punto la rissa stava comunque ormai finendo e gli animi si stavano raffreddando: Duff si allontanò in silenzio da Billy e si accese una sigaretta tastandosi con una mano il viso nei punti in cui non era riuscito a schivare i colpi mentre Slash, che era finalmente riuscito a buttare a terra il ragazzo con il quale si era scontrato, si diresse a dare man forte a West che era quello più in difficoltà. 
Gli ultimi colpi furono assestati e Billy e i suoi amici, che pur essendo più muscolosi, non avevano in corpo lo stesso livello di rabbia e pazzia della parte avversaria, si allontanarono con la coda tra le gambe rivolgendo loro qualche sguardo bruciante, troppo umiliati per dire qualsiasi cosa.
- Bravo, davvero bravo Duff!- disse Mandy, ora furiosa, decidendo di prendersela con il biondo.
- Ehi è lui che se l'è cercata!- le rispose lui allargando le braccia. 
Mandy lo guardò, furiosa e triste allo stesso tempo, poi gli voltò le spalle per correre verso il gruppo che se ne stava andando.
- Cazzo ci voleva proprio!- stava intanto dicendo un nuovamente euforico Slash a West.
- Merda mi ha spaccato il sopracciglio quello stronzo!- disse Duff unendosi agli altri, seguito a ruota da Bonnie e Michelle che si volevano assicurare che non fossero troppo ammaccati. 
Bonnie, ora che la rissa era finita e una volta constatato che nessuno si fosse fatto troppo male si era un po' tranquillizzata.
- Hmm forse vi conviene fare un salto all'ospedale, qui mi sa che ci vogliono dei punti- disse Michelle osservando divertita i ragazzi. 
Quando Slash vide Bonnie la prese tra le braccia sollevandola da terra e girando su se stesso euforico.
- Hai visto piccola? Ancora un po' e quello iniziava a piangere e chiamare la mamma!- 
- Ti ha comunque spaccato il labbro.-
- Ah non è niente- disse lui chinandosi per baciarla ma scostandosi subito facendo un verso di dolore e toccandosi nuovamente il labbro.
- Ah ho visto io che non è niente! Mi sa che avrai bisogno anche tu di un paio di punti- replicò lei senza riuscire a trattenere un sorriso per la sua espressione buffa.
- E non è l'unico, anche questi tre dovrebbero farsi vedere- disse di nuovo Michelle indicando con il pollice Duff, West e un altro ragazzo.
- Magari andiamoci in macchina o ci faremo anche la doccia prima di arrivare- disse West alzando lo sguardo al cielo, il cui indaco era smorzato da nuvoloni grigi che preludevano a un temporale coi fiocchi.
- Io ho la macchina qui dietro- disse Slash tamponandosi il labbro con un fazzoletto che Michelle gli aveva allungato, per poi prendere spazientito la bottiglia di Jack dalle sue mani e prenderne un lungo sorso salvo poi sputarlo e urlare per il dolore.
- Cazzo brucia!- 
- Certo Slash che sei particolarmente sveglio questa sera, se l'alcool entra in contatto con una ferita ci credo che brucia- disse Michelle scoppiando a ridere. 
Il riccio le fece il dito e si leccò il labbro immusonito, all'improvviso l'euforia di prima era sparita, tutti sembravano solo sfiancati e doloranti. 
Un lampo rischiarò il cielo e illuminò quella strada buia a giorno come il flash di una macchina fotografica, seguito a breve da un tuono che sembrò scuotere le fondamenta stesse della Terra.
- Bonnie ti occupi tu di loro? Io devo andare, è già tardi e domani lavoro. Ragazzi, grazie per lo spettacolino, non mi divertivo così da un po'- disse Michelle salutandoli e incamminandosi con passo spedito per la via popolata da pochi nottambuli come loro.
- Dai vi porto io all'ospedale che non siete conciati proprio bene, Slash dammi le chiavi- disse Bonnie. 
Anche se i ragazzi stavano facendo i disinvolti aveva visto che ne avevano presi anche loro di pugni e che si tastavano le varie parti del corpo doloranti.
- Eh no, la mia macchina la guido io, sto benissimo- disse subito il riccio facendo alzare gli occhi al cielo a Bonnie.
- Sì, sì certo, sei ubriaco marcio, fatto e non sei proprio nelle condizioni di guidare. Prometto che tratterò bene la tua bambina!- 
Slash la guardò dubbioso in silenzio e la mora si avvicinò a lui in attesa.
- Dai dove hai messo le chiavi?- 
-  Sono nella tasca dei pantaloni, quella davanti... prendile dai- disse lui aprendosi in un sorriso malizioso che si spense subito dopo mentre imprecava e si toccava di nuovo il labbro dolorante. 
Alla fine Bonnie trovò le chiavi nel primo posto in cui cercò, ovvero nella tasca della sua giacca di pelle, le prese e tutti si avviarono verso la macchina mentre sempre più frequenti lampi e tuoni li accompagnavano come una cupa sinfonia. 

Le fredde, accecanti luci al neon dell'ospedale accolsero quattro ragazzi con i visi tumefatti pieni di piccole ferite e una ragazza che sembrava quasi un'intrusa in mezzo a loro. 
Un'infermiera accorse subito e, dopo una breve occhiata ai loro visi, disse loro di aspettare che uno dei medici o dei tirocinanti che facevano il turno notturno si liberasse.
Si sedettero nella sala d'aspetto e Slash tirò fuori dal giubbotto la bottiglia di Jack di prima prendendone un sorso, stando ben attento questa volta che il liquido non entrasse in contatto con la ferita. Tutto questo sotto lo sguardo di rimprovero di una vecchietta che si trovava lì.
- Che c'è nonnina, ne vuoi un po' anche tu?- la signora a quelle parole scosse la testa con disapprovazione e distolse lo sguardo da loro.

Nell'attesa infinita i ragazzi stavano chiacchierando e finendo la bottiglia mentre Bonnie, sdraiata su due sedie e con la testa appoggiata sulle gambe di Slash, si stava appisolando quando sentì una voce femminile richiamarla. 
Aprì gli occhi e vide un'amica di Erin andarle incontro.
- Julia! Che ci fai qui?- chiese sorpresa mettendosi a sedere. 
- Non hai saputo?- chiese lei lanciando una breve occhiata ai ragazzi.
- No. Cosa?-
- Erin ha abortito un paio di ore fa...-
- Cosa? Non lo sapevo! Come è successo?-
- Non si sa ancora ma i medici hanno detto che purtroppo c'era da aspettarselo visto che la gravidanza era stata un po' problematica fin dall'inizio.-
- Come sta adesso?-
- Non molto bene, i dottori le hanno dato dei tranquillanti e adesso sta dormendo, era sconvolta poverina.-
- Possiamo vederla?- chiese a quel punto Bonnie sempre più preoccupata. 
Quella cosa non ci voleva proprio, Erin nell'ultimo periodo sembrava essersi aggrappata con tutte le sue forze a quel bambino che stava crescendo dentro di lei, lo vedeva come la salvezza per il suo rapporto con Axl e ora che quel bambino non c'era più... non immaginava neanche come potesse sentirsi.
- Adesso no, l'orario delle visite inizia dalle dieci del mattino, anche io sto andando a casa.-
- Ma qualcuno rimane con lei vero? C'è Axl?- 
Julia lanciò un'altra occhiata, stavolta leggermente astiosa, ai ragazzi e poi scosse la testa.
- C'è la madre con lei, Axl è sparito subito dopo averla portata all'ospedale e nessuno ha la più pallida idea di dove si sia cacciato! Voi ne sapete niente?- chiese poi rivolgendosi a Duff e Slash che alzarono le spalle in segno di diniego. 
Bonnie sentì la frustrazione crescerle dentro: era tipico di Axl sparire così nei momenti peggiori. Poteva provare ad immaginare il suo dolore ma non riusciva a giustificare il fatto che avesse abbandonato la sua compagna in uno dei momenti più difficili per lei non solo come persona ma anche come donna.
- Beh io adesso vado, sono stanchissima, ci vediamo- disse infine la ragazza salutandoli per poi sparire dietro un angolo. 
Gli altri occupanti della stanza rimasero in silenzio, nessuno aveva più voglia di scherzare. 
- Ho bisogno di una sigaretta- disse Bonnie alzandosi all'improvviso, tutta la stanchezza sembrava essere stata soppiantata dallo sconvolgimento che quella notizia aveva provocato nel suo animo. 
- Anche io- disse a sua volta Slash per poi seguirla fuori. 

Si fermarono proprio fuori dall'ingresso, sotto la tettoia che sporgeva dall'edificio e li riparava dalla pioggia che aveva appena iniziato a cadere. 
Bonnie si tastò distrattamente le tasche in cerca del pacchetto ma si ricordò che lo aveva lasciato nella borsa, che in quel momento si trovava nella sala d'aspetto. Stava per alzare lo sguardo su Slash e chiedergli se lui le aveva quando la sua mano, che teneva tra le dita una sigaretta, entrò nel suo campo visivo. 
La prese sorridendogli per ringraziarlo, se la mise tra le labbra e la avvicinò alla fiamma dell'accendino, che lui aveva tirato fuori, per accendersela. 
Inspirò profondamente e si appoggiò al muro dell'edificio.
- Sarà meglio che Axl abbia una buona motivazione per questa sua improvvisa necessità di sparire o giuro che questa non la passerà liscia! Non può trattare Erin come una cazzo di incubatrice umana- disse dopo poco aspirando nervosamente dalla sigaretta. 
Si sentiva come se un altro mattone di quella casa che si era costruita intorno da quando aveva conosciuto i Guns si fosse appena sbriciolato tra le sue dita. 
Aveva imparato ad associare il loro gruppo a una sorta di altra famiglia ed ora quella famiglia si stava pian piano disgregando senza che lei potesse fare niente per impedirlo. Prima Steve, che era diventato l'ombra di se stesso, rapito dalla droga che lo teneva segregato anche per giorni interi in casa prima che uno di loro lo convincesse a uscire per andare alle prove o solo a prendere aria. Duff era anche arrivato a minacciare il suo spacciatore ma non era servito a molto, così come sembravano non servire a molto i continui ricoveri nei centri di riabilitazione nei quali il biondo non durava più di qualche giorno, a volte solo un paio di ore, prima di scappare. 
Ma non era solo lui; anche Izzy, sebbene per motivi opposti, tendeva a chiudersi sempre più in se stesso ed ad allontanarsi da tutti loro, solo le prove lo riportavano in città e queste sue visite passavano quasi inosservate dato che il moro comunque non usciva più con il gruppo per fare festa tutti insieme. 
A questo si aggiungeva Axl, sempre più strano, sempre più sfuggente anche lui. Ormai si affidava quasi esclusivamente a Doug per le comunicazioni al resto della band e per il resto non si sapeva granché di lui. Bonnie, quando andava a trovare Erin, a volte lo trovava in casa e quelle erano le uniche situazioni in cui lo vedeva. Erin in una di quelle occasioni le aveva detto che stava vedendo una psicologa per risolvere i suoi problemi caratteriali caratterizzati da sempre più frequenti scatti d'ira, collegati alla sua difficile infanzia. 
Ripensò ad Erin, a quanto le era sembrata radiosa quando le aveva detto che era rimasta incinta, alla culla, comprata da lei ed Axl, che aveva visto nella camera da letto, pronta ad accogliere una piccola creatura. 
Ma quella creatura non ci sarebbe mai stata e quella culla sarebbe rimasta vuota. 
Non ci sarebbe stato nessun piccolo impiastro a rendere più allegre le vite di tutti loro, non ci sarebbe stata più Mandy con cui chiacchierare di cose da ragazze quando lei e Slash andavano a casa di Duff, probabilmente non si sarebbero più ritrovati tutti al Cathouse per passare una serata insieme. 
Le sembrava che fossero rimasti solo i brandelli di quella vita a cui si era abituata.

- Io non ci provo neanche più a capire perché fa così.- 
La voce bassa di Slash la distolse dalle sue amare riflessioni. 
Lo guardò e d'istinto si rifugiò tra le sue braccia che erano sempre pronte ad accoglierla. Alzò il viso e gli guardò il labbro sempre più gonfio sul quale il sangue secco si era raggrumato.
- Ti fa ancora male?-
- Non troppo, il Jack mi ha intontito abbastanza.- 
Ridacchiò e lei sorrise, affondando le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans e baciandogli la guancia.
- Mi sa che dovrò farti da infermiera di nuovo- disse poi appoggiando la testa sulla sua spalla. 
Slash rimase in silenzio, lasciando entrare il rumore della pioggia nel loro piccolo spazio personale.
- Vieni da me- disse dopo un po' guardando davanti a sé.
- Se riusciremo a finire in tempo prima dell'alba! Domani è il mio giorno libero quindi non devo lavorare ma devo comunque passare da casa a cambiarmi. Puoi rimanere tu da me così non dobbiamo fare tutti questi giri...- disse Bonnie stancamente chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dalle sue braccia e dal rumore della pioggia.
- Non intendevo solo per stasera... voglio dire, trasferisciti da me- a quelle parole Bonnie alzò la testa sorpresa incontrando i suoi occhi scuri.
- Sei serio?-
- Sì, perché no? Già passi quasi tutte le notti da me, tanto vale passarle tutte no? Così neanche io dovrò più dormire in quella sauna che tu chiami casa.-
- Ah ecco perché me lo hai chiesto!- scherzò lei.
- Te l'ho chiesto perché voglio vederti tutti i giorni a casa mia- ribatté lui pizzicandole i fianchi. 
Bonnie lo guardò ancora incredula ed assolutamente spiazzata: da quando il riccio aveva comprato casa spesso aveva passato la notte lì, a volte si era fermata per giorni interi ma poi era sempre tornata nel suo appartamento, un distacco che sarebbe venuto a mancare nel caso in cui si fosse veramente trasferita da lui. 
Un sorriso nacque spontaneo sulle sue labbra mentre appoggiava nuovamente la testa sulla spalla di Slash.
- Fammici pensare.- 
Rimase in silenzio sorridendo, in realtà non le serviva tempo per pensarci ma voleva tenerlo sulle spine, finché lui non sbuffò spazientito e le pizzicò di nuovo i fianchi.
- Allora? Dai, non hai bisogno di tutto questo tempo.-
- Ok, verrò da te- disse la mora guardandolo felice negli occhi. 
In quel momento sentì chiaramente come nuove radici si ramificavano intorno al suo cuore e lo stringevano in una dolcissima morsa. 


Dai che questo capitolo, rispetto agli ultimi, è un po' meno da suicidio... vero? Cassie è tornata e la sua presenza ha un effetto benefico su Bonnie, le cose tra Bonnie e Slash, anche se non sono del tutto a posto (come potrebbero, dopo quello che hanno passato?) sembrano essere in qualche modo migliorate. Bonnie ha scelto nuovamente il compromesso, ha scelto Slash di nuovo, con tutte le dipendenze e i difetti che si porta dietro ha scelto di stare di nuovo accanto a lui e i due passano qualche momento relativamente sereno a livello di coppia... in gran parte aiutati da alcool e altre sostanze varie. A proposito di questo, Bonnie non fa uso di droghe pesanti (e sono fermamente convinta che si possa stare insieme anche se non tutti nella compagnia sniffano/si fanno di varie cose) ma non disegna erba e tanto alcool che la stordiscono parecchio a loro volta, giusto per essere chiari, non è che lei sia una santarellina. 
Per il resto, lo avevo già scritto in qualche risposta alle recensioni, non sono molto soddisfatta di questo capitolo. Non era previsto nei miei piani originari, all'inizio volevo solo fare il punto della situazione senza tirare in ballo Duff, Mandy ed Erin ma poi, cercando in It's So Easy non mi ricordo cosa, mi sono imbattuta nel racconto di quella scazzottata, che in realtà è stata molto più breve, e a quel punto il capitolo si è scritto da solo. Erin ha perso per davvero il bambino ma questo è avvenuto mesi dopo, vi avevo già detto di aver anticipato la gravidanza. La scena della rissa non mi convince per niente, era la prima volta che provavo a scrivere una cosa di questo tipo, ma non sono riuscita a migliorarla ulteriormente, mi dispiace.
Detto ciò, spero che non abbiate trovato troppo triste o insulso questo capitolo e ci vediamo, spero sempre a metà settimana, con il prossimo, andremo al Farm Aid gente! :)

Breath

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Capitolo 14
*** #14 Already Dead ***


"With friends like this
 Who needs enemies?
 It just so happens
 Our adventures are over
 Tonight the stars will burn out

 It's too late to cooperate
 I should've seen it coming
 I've burned all my bridges
 I'm not looking back

 I'm already dead
 I just don't know it
 I know what I said
 I swear I did't mean it
 I'm a lot like you
 Tonight the stars will burn out."

|Walking Papers - Already Dead|


Camminava per la città deserta sotto il sole cocente. Un senso di oppressione rendeva il suo respiro affannoso e si girava continuamente per verificare che nessuno la stesse seguendo. Era sola ma avvertiva una minacciosa presenza alle sue spalle che la seguiva. 
Ogni volta che si girava non vedeva nessuno ma sapeva di non essere sola e con questa certezza affrettò il passo cercando di mettere quanta più distanza possibile tra lei e il suo inseguitore. 
Sapeva di dover raggiungere un posto, lì sarebbe stata al sicuro, ma non sapeva come arrivarci e le sue gambe non volevano saperne di correre più forte, le sentiva pesanti, come se fossero bloccate da qualcosa. Si guardava intorno alla ricerca di una faccia amica o di qualcuno che la potesse aiutare ma la città era deserta e silenziosa come non l'aveva mai vista. 
Alla fine della strada intravide una figura ferma e con enorme sollievo riconobbe Slash in essa. Era vestito interamente di nero, come suo solito, e il cilindro oscurava il suo volto, ma era lui. 
Un senso di gioia e salvezza la invase, oscurando anche la paura che fino a quel momento aveva sentito avvolgerla prepotente, e gli corse incontro pregustando l'incontro con quello che identificava come il punto di arrivo in cui sarebbe finalmente stata salva. 
Si buttò di peso tra le sue braccia e sentì che queste la stringevano familiari. 
Era salva, adesso niente poteva farle più male. 
Ma le braccia che prima la avvolgevano con dolcezza cominciarono a stringerla sempre più forte, facendole male senza darle modo di sfuggire a quel soffocante abbraccio. Cominciò ad agitarsi e a richiamarlo per intimargli di smetterla e con orrore comprese, con quella certezza che non aveva fondamenta ma che sapeva essere assolutamente veritiera, che quello non era Slash. 
Guardò in faccia il suo inseguitore e vide un sorriso crudele aprirsi sul suo viso che rimaneva in gran parte oscurato dal cappello, tanto da renderle impossibile riconoscerne i lineamenti. Guardò con crescente, puro, terrore quel sorriso che non aveva niente di umano. Provò di nuovo a divincolarsi e cominciò anche a urlare per sfuggire a quell'abbraccio che, lo sapeva, sarebbe stato mortale.
- No!- gridò di nuovo disperata e sentì che una mano si appoggiava con forza sulla sua spalla scuotendola e catapultandola fuori da quell'incubo. 
Spalancò gli occhi e si guardò intorno frenetica, spaesata nel realizzare che non si trovava in quella città fantasma ma al chiuso, in un aereo per la precisione. 
Si guardò smarrita intorno e infine posò gli occhi su Slash che, seduto accanto a lei con una maglietta a maniche corte scura e i pantaloni di pelle, la stava guardando confuso. Era stato lui a svegliarla.
- Ehi, tutto bene?- le chiese facendo scorrere la sua mano dalla spalla al braccio in una carezza che si fermò sulla sua mano.
- Sì io... solo un brutto incubo- mormorò lei ancora scossa, accertandosi che il ragazzo fosse veramente lui e non il terrificante uomo nero che aveva invaso il suo sogno. 
Sì, era Slash, era al sicuro, era stato solo un brutto incubo. 
Prese dalla mano del ragazzo il bicchiere di whiskey che sorreggeva pigramente e ne prese un sorso cercando di scacciare l'inquietudine che permeava ancora nella sua mente, pallida ombra del terrore cieco prima provato.
- Ehi piccola, per caso hai sognato Doug nudo che sei così sconvolta?- scherzò lui. 
Bonnie accennò un pallido sorriso restituendogli il bicchiere e facendo scontrare un ginocchio con il suo.
- Scemo!- 
Si girò a guardare la paradisiaca distesa di soffici nuvole macchiate dalla tenue luce rosata del tramonto e strinse le sue dita con le proprie, rassicurata dalla sua presenza silenziosa accanto a lei.
- Quanto ho dormito?-  chiese poi girandosi di nuovo verso lui.
- Un'oretta circa, penso che fra un paio di minuti atterreremo...-
- Sei pronto?- 
- E' solo un concerto, niente di speciale- rispose lui, all'apparenza perfettamente tranquillo e privo di alcun pensiero. 
Bonnie rimase in silenzio, evitando di evidenziare il fatto che era  il loro primo concerto dopo mesi e che si sarebbe svolto davanti a una marea di persone in diretta TV. 
La quarta edizione del Farm Aid a Noblesville si sarebbe tenuta quella sera e i Guns n' Roses facevano parte della rosa di artisti che si sarebbero esibiti. La ragazza non poteva non sentirsi un minimo inquieta e sapeva che anche Slash non era così tranquillo e sereno come voleva sembrare, lo vedeva dalle sue spalle rigide e dal suo sguardo pensieroso che si soffermava più del normale sulla figura di Steven, che si trovava poco più avanti, per poi cambiare direzione e concentrarsi sul suo bicchiere. 
Osservò a sua volta il biondo di cui intravvedeva solo una parte della spalla e i soliti capelli sparati in aria. 
Steven si era presentato all'aeroporto con lo stesso sorriso aperto di sempre e la solita giovialità che però erano state accolte con una freddezza da parte degli altri che l'aveva spiazzata. Sapeva che il batterista era stato più che altro una fonte di problemi nell'ultimo periodo per la questione sempre più grave della sua dipendenza e per il fatto che non riuscisse proprio ad affrontarla e continuasse a scappare da ogni centro di riabilitazione ma non pensava che i ragazzi ce l'avessero così tanto con lui. Insomma, tutti stavano passando un periodo non proprio sereno ma questo loro allontanamento le risultava incomprensibile a lei che era abituata vederli, sì litigare, ma comportarsi anche in quei frangenti come dei fratelli. Ora invece sembrava che stessero viaggiando su molteplici binari diversi. 
Steven non aveva fatto più di tanto caso alla loro freddezza, troppo preso dal cercare un negozio in cui comprare delle chewing gum di cui a quanto pareva sentiva l'assoluta necessità, troppo intontito dall'ero fumata prima di partire. 
Gli occhi di Bonnie si spostarono poi sulle figure di Duff e Axl seduti dietro di loro. 
Il bassista stava dormendo profondamente sotto l'effetto dei sonniferi assunti poco prima di salire sull'aereo; solo grazie a quelli e a una buona dose di alcool riusciva a superare quei viaggi che risvegliavano in lui gli attacchi di panico di cui soffriva fin da bambino. 
Bonnie si soffermò sul suo viso sereno e si chiese un'altra volta che cosa avesse mai potuto scatenare in un bambino l'insorgere di attacchi di panico, il biondo non glielo aveva detto, forse perché non lo sapeva neanche lui, e lei non aveva insistito, aveva capito che c'erano alcune cose della sua infanzia che non gli piaceva rispolverare. 
Stesso discorso, ma questa volta amplificato con un'intensità a lei ignota, per il rosso alla destra del bassista. 
Quei brandelli disordinati e confusi dell'infanzia di Axl di cui era a conoscenza li aveva appresi per bocca di Izzy, Duff o Slash ma anche questi evitavano come la peste il discorso sapendo che il cantante non gradiva che faccende così private e ancora così dolorose venissero condivise con altri che non fossero loro e lei, di nuovo, non aveva voluto insistere, aveva capito che era un terreno accidentato sul quale muoversi e soprattutto aveva capito che le ferite del rosso non si erano ancora rimarginate, forse non l'avrebbero mai fatto e di sicuro l'ultimo periodo non era stato di molto aiuto. 
Dopo l'aborto di Erin, Axl era tornato a casa dopo tre giorni, i due si erano chiariti e per una settimana circa le cose erano sembrate migliorare salvo poi peggiorare nuovamente. Fra i due era un continuo tira e molla, un continuo litigio, tanto che era successo più di una volta che Slash dovesse andare a casa loro a calmare le acque. 

Si girò di nuovo e si chiese se, complice quel concerto e il tornare a suonare su un palco, i ragazzi avrebbero ritrovato quell'alchimia che li aveva legati fino ad allora. Se, complice quella grande forza unificatrice che è la musica, avrebbero dimenticato almeno in parte i conflitti e i loro mostri personali e sarebbero tornati a essere quelli di sempre.
- Spaccherete il culo a tutti come sempre e io sarò lì a fotografarvi mentre lo fate- disse con un tono che cercò di non fare sembrare troppo fintamente entusiasta e si girò verso Slash stringendogli di nuovo la mano. 
Lui si limitò a sorridere e a prendere un altro sorso del suo drink lanciando un'ultima occhiata all'indirizzo di Steve.

Quando arrivarono dietro il palco mancavano un paio di minuti all'inizio del tempo a loro destinato, non avrebbero fatto in tempo a fare il soundcheck. 
Izzy era già lì, era arrivato da solo da casa sua a Lafayette e stava aspettando, un paio di jeans chiari e una camicia scura addosso, dietro il palco fumando silenzioso una sigaretta. Quando li vide arrivare accennò un breve saluto con la mano nella loro direzione e poi tornò a rivolgere la sua attenzione al palco e al pubblico rumoroso che si intravvedeva da quella posizione, la sua chitarra appoggiata vicino ai suoi piedi. 
Bonnie si avvicinò a lui decidendo di irrompere nella sua solitudine.
- Ehi Iz da quanto tempo, se non fosse stato per il cappello non ti avrei riconosciuto!- scherzò stringendogli la vita e schioccandogli un bacio sulla guancia. 
Lo vide accennare un sorriso storto e dire.
- C'è un puttanaio di gente...-
- Non dirmi che il grande e imperturbabile Izzy ha paura!- 
Il moro non distolse l'attenzione dalla folla, fece un ultimo tiro e buttò la cicca per terra.
- Forse... come sono messi gli altri?- 
- Non troppo male.- 
Cercò di sorridere noncurante e sentì gli occhi scuri di Izzy scavarle dentro facendola sentire a disagio ma il ragazzo non disse niente, si limitò a sfiorarle il braccio in una carezza incerta e a tornare a rivolgere la sua attenzione a ciò che quel palco gli nascondeva in gran parte. 
Bonnie soppesò pensierosa la grande macchina fotografica attaccata al suo collo e si beò per un secondo della familiare sensazione di eccitazione e attesa che quel momento le aveva sempre portato, fin dal primo concerto dei ragazzi. 
Si girò verso loro aspettandosi di vedersi presentare davanti ai suoi occhi lo stesso scenario al quale i suoi occhi avevano sempre assistito prima che salissero sul palco ma tornò presto alla realtà quando si rese conto per l'ennesima volta della freddezza che traspariva dai loro gesti. Solo Duff e Slash, il quale si toccava continuamente il ciondolo a forma di zanna che portava al collo e che sapeva contenere coca, si comportavano l'uno nei confronti dell'altro con lo stesso affiatamento di sempre. 
Axl stava in disparte a parlare con Doug, Steven era misteriosamente scomparso e Izzy non sembrava aver molta voglia di socializzare con i suoi compagni di gruppo. 
Decise di concentrarsi sulla macchina fotografica, controllando che fosse tutto a posto e di non pensare troppo a quanto le cose erano cambiate. Ad ogni modo non ebbe troppo tempo per rimuginare perché un uomo presto li raggiunse per dire loro che era tempo che salissero sul palco.
- Dove cazzo è Steve?- chiese Axl calandosi un cappello di paglia in testa e mettendosi un paio di occhiali da sole sugli occhi.
- Eccomi gente!- 
In quel momento ricomparve l'unico componente mancante e si diresse velocemente, con un'andatura baldanzosa ed euforica che provocava uno svolazzo della leggera giacca etnica che indossava, rendendola simile a un bizzarro mantello, verso il palco. 
Bonnie lo osservò mentre percorreva sul palco in penombra i pochi metri che lo separavano dalla sua batteria e, con uno sgomento che le strinse lo stomaco in una morsa, vide chiaramente come faceva un salto per raggiungere il rialzo su cui si trovava lo strumento, inciampava e cadeva per terra. 
Tutti intorno a lei rimasero in silenzio ad assistere a quella scena a dir poco imbarazzante, Bonnie sperò che la penombra avesse mascherato in parte la caduta del biondo che il quel momento si stava comunque prontamente rialzando e mettendo seduto cominciando a battere il piede contro la grancassa e le bacchette sui piatti per riscaldarsi. 
- Dai su andate- disse Doug alle loro spalle per incitarli a occupare anche loro quel palco per iniziare alla svelta e far dimenticare a tutti quel pessimo inizio. 
Bonnie li vide passarle davanti in processione e poi li seguì a sua volta salendo anche lei sul palco ed appostandosi vicino a uno degli amplificatori. 
Slash si stava mettendo la chitarra a tracolla quando si girò verso di lei che gli alzò il pollice in segno di incoraggiamento mentre Axl rivolgeva alcune parole al pubblico per introdurre la prima canzone che disse chiamarsi Civil War, un pezzo su cui stavano lavorando ultimamente e che Slash aveva continuato a suonare a ripetizione in quegli ultimi giorni, tanto che lei lo aveva quasi imparato a memoria. 
Guardò di nuovo Steven e vide il suo sguardo confuso rivolgersi ad Axl, che stava muovendo alcuni passi nella sua direzione per bere qualcosa, e poi a Duff, che passava lì vicino, e si rese conto che il ragazzo non sapeva di cosa il cantante stesse parlando! 
Era vero che il titolo della canzone era stato deciso praticamente il giorno prima ma aveva dato per scontato che anche lui ne fosse a conoscenza così come aveva dato per scontato che qualcuno gli avesse detto cosa avrebbero suonato anche perché lui non aveva chiesto niente in proposito per tutto il viaggio. 
A quanto pareva invece non era così: Steven era salito su quel palco senza avere la più pallida idea di cosa avrebbero suonato e ora si guardava intorno in preda alla confusione cercando di richiamare i ragazzi che invece lo stavano bellamente ignorando. 
Bonnie era sul punto di andare da lui per spiegargli quale fosse la canzone quando Slash iniziò a suonare le prime note e vide la confusione sulla faccia del biondo lasciare il posto alla consapevolezza di aver riconosciuto il pezzo. Tirò un sospiro di sollievo mentre lo vedeva iniziare a suonare con una rinnovata sicurezza e cominciò a scattare.

Era la prima volta che sentiva la canzone per intero, con tutti gli strumenti e la voce, e le piacque ma non poté fare a meno di notare che sembrava mancare qualcosa, anche se non riusciva a capire cosa. 
Axl percorreva il palco con la sicurezza di sempre e la sua voce sembrava dare vita al pezzo; Slash, Steven, Duff e Izzy suonavano con lo stesso rapimento di sempre ma qualcosa nel complesso non funzionava, era come se un meccanismo si fosse inceppato e lei non riuscisse a trovarne l'origine, non riusciva a capire cosa esattamente non funzionasse più in quella che era sempre stata una macchina ben oliata e perfettamente funzionante sul palco. Cercò di non darci troppo peso, dando la colpa alle sue paranoie e all'incubo di prima, che non aveva ancora abbandonato la sua mente, per quei pensieri negativi e sicuramente privi di fondamenta. 
Intanto Axl stava introducendo la nuova canzone, una cover di un gruppo inglese, gli UK Subs, che si chiamava Down On The Farm e Bonnie guardò di nuovo Steven sperando di vederlo tranquillo questa volta perché conosceva la canzone. Ma non fu così, il batterista si guardava di nuovo intorno confuso, sul viso una muta domanda che non stava ricevendo alcuna risposta dai suoi compagni. All'ultimo Duff si girò verso di lui e gli accennò il tempo battendo le mani mentre Slash, che intanto si era tolto la giacca, suonava le prime note insieme a Steven che incredibilmente riusciva a mascherare abbastanza bene il fatto che il pezzo gli fosse completamente sconosciuto. Bonnie si ritrovò a pregare che non sbagliasse tempo e che Duff gli desse una mano, dei quattro era quello che stava di più nei pressi della batteria rivolto verso di lui e non dandogli le spalle. 

Alla fine Steven riuscì a mantenere piuttosto saldamente il ritmo, tranne alcune incertezze in alcuni pezzi della canzone e Bonnie tirò un sospiro di sollievo ripetendosi che era stata solo una piccola scivolata dalla quale si era rialzato abbastanza dignitosamente, che non era andata troppo male, che i ragazzi non erano più molto abituati a suonare davanti a un pubblico ma che si sarebbero ripresi in fretta. 
Continuò a ripetersi queste cose nella testa, mentre continuava a fare foto cercando di ritrovare la serenità, fino a quando il pezzo non finì e Axl urlò al microfono. 
- Good fuckin' night- e abbandonò il palco seguito dagli altri, tutti ignari del fatto che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbero fatto come i veri Guns n' Roses.

Dopo il concerto Izzy se ne tornò quasi subito a casa mentre gli altri rimasero fino a quando tutti gli artisti si esibirono. 
Steven sembrava non aver perso un grammo dell'entusiasmo che aveva mostrato sul palco ed ora si aggirava nel backstage parlando e scherzando con chiunque incontrasse. Anche Axl non stava con loro, era sparito chissà dove ma comunque non era sembrato molto interessato a rimanere in loro compagnia. 
Quindi erano solo Duff, Slash e Bonnie che, seduti su alcune sedie, stavano fumando e bevendo aspettando che Doug si presentasse per dire loro che la limousine che li avrebbe portati all'aeroporto era arrivata.
- Quanto cazzo deve essere strafatto per non riuscire a prendere la mira per un fottuto semplice salto?- disse Slash osservando torvo Steven che era a pochi metri di distanza e conversava allegramente con Lou Reed.
- Sarà solo stato troppo euforico ed è inciampato, non è così grave- ribatté Bonnie prendendo le sue difese anche se lei stessa si era detta che Steven non doveva essere per niente in sé, di nuovo, quella sera.
- Non mi importa se era solo euforico, a me non sarebbe mai successo- disse il riccio aggressivo girandosi verso di lei; accanto a lui Duff annuì continuando a fumare in silenzio e Slash continuò a parlare.
- Come pensa di riuscire a incidere le canzoni e a fare concerti se è ridotto così di merda?-
- Sentite, sono sicura che la situazione non è così grave. Ok, Steven è stato meglio ma questo non significa che non riuscirà a uscirne, c'è riuscito Izzy e ci sei riuscito anche tu, più o meno- disse la ragazza guardando Slash nel dire le ultime parole e vedendolo sfuggire il suo sguardo. Da quando aveva ricominciato con la coca non avevano affrontato l'argomento per bene. All'inizio tirava solo quando lei non era nei paraggi ma, durante una discussione, la ragazza gli aveva detto chiaramente che non era necessario che si nascondesse da lei visto che aveva capito che la questione coca non era stata chiusa dopo le Hawaii. Questo, e il fatto che ormai vivevano insieme, aveva contribuito a farlo sentire abbastanza libero, di solito dopo che aveva bevuto, di farsi anche se lei era presente ma nonostante ciò non avevano mai affrontato seriamente la questione e Bonnie non gli aveva mai detto come si sentiva al riguardo. 
Slash sapeva che quella cosa non le piaceva, non c'era bisogno che lei glielo dicesse: ogni tanto, quando era chino sul tavolino in soggiorno per tirare su, sentiva il suo sguardo trafiggergli la schiena o, altre volte, vedeva i suoi occhi chiari attraversati da un lampo di sofferenza. 
In quei momenti si sentiva in colpa per quello che stava facendo, una sensazione che odiava con tutto se stesso ma che non poteva non provare e si diceva che non era niente di grave, che non era come con l'eroina e che non sarebbe ritornato al punto in cui era alcuni mesi prima. 
Ad ogni modo, alle sue parole non poté non sentirsi come un bambino sorpreso a fare ciò che non doveva e il fatto che lei ne parlasse con tale rassegnazione, come un boccone amaro che a fatica aveva mandato giù, lo faceva sentire peggio, ancora più in colpa ed incazzato con se stesso per il fatto di sentirsi in colpa. Si ripeteva che lui faceva quel che cazzo gli pareva se gli piaceva, al di là di Bonnie e della sua disapprovazione. 
La guardò mentre lanciava un'occhiata a Steven e si chiese come fosse possibile che quella ragazza gli facesse provare tante emozioni contrastanti. Sentiva di amarla e di non potere fare a meno di lei ma allo stesso tempo avrebbe tanto voluto potere farsi in santa pace senza pensare che le sue azioni le avrebbero portato sofferenza. 
Si sentiva ormai indissolubilmente legato a lei, tanto che ogni sua azione era in qualche modo condizionata da lei e questa cosa a volte lo faceva sentire in trappola. 
Quei pensieri fecero salire in lui il bisogno impellente di una sana sniffata per riuscire a superare quella serata e quella conversazione ma non poteva farlo lì, non quando stavano parlando di quando la droga avesse rovinato Steven.
- Vado a prendermi una birra- disse e si allontanò in fretta, la mano a giocare con il ciondolo al suo collo che conteneva quella che in quel momento vedeva come la sua unica salvezza. 

Quando tornò, visibilmente più tranquillo e spensierato, Bonnie e Duff stavano ancora parlando di Steven.
- Forse se lo minacciamo di una qualche punizione si metterà in riga- stava dicendo il bassista pensieroso. 
Il chitarrista non fece in tempo a unirsi di nuovo alla conversazione e a dire la sua che un assistente di Doug si avvicinò e disse loro che la macchina li aspettava fuori. 
In una silenziosa processione andarono verso l'uscita e poi nella limousine, diretti all'aeroporto in un viaggio segnato per gran parte dal silenzio, tutti erano immersi nei loro pensieri, ed interrotto solo dalle chiacchiere di Steven che cercava, senza grandi risultati, di coinvolgerli nella conversazione.


Prima di tutto mi voglio scusare con tutti voi, sono riuscita ad aggiornare solo oggi perché ho avuto una settimana impegnatissima tra università, stronzi vari ambulanti e l'organizzazione di una laurea. Ma non vi sto a tediare ulteriormente con i fatti miei di cui sicuramente non vi importa niente e vi dico che non dovrebbe più succedere una cosa del genere e dovrei riuscire ad aggiornare due volte a settimana.
Detto ciò, passiamo alla storia e a questo capitolo! Come vi avevo anticipato, per un po' mi concentrerò di meno su Bonnie e Slash, o meglio, li distrarrò in parte dai loro problemi personali perché entreremo nella "sezione" della storia dedicata a Steven! Per questo capitolo e per quelli successivi mi sono affidata più che altro su quello che Steve dice nella sua autobiografia, anche perché gli altri non è che spendano poi molte parole per lui. Per l'esibizione dei Guns al Farm Aid ho fatto riferimento al video e, di nuovo, a quello che dice Steve (per esempio io nel video non avevo visto Duff dargli il tempo con le mani ma lui ha detto così quindi mi sono fidata).
Come avete visto, comunque non è che lascerò da parte i miei due protagonisti e le loro vicende, la faccenda coca non è chiusa e Bonnie sembra aver scelto di convivere con questa sua ricaduta. Ultima cosa e poi vi lascio: la collana con il ciondolo contenente coca non penso che Slash ce l'avesse già nel 1990, io l'ho vista solo con gli Snakepit, non so, però mi piaceva troppo quindi l'ho messa comunque. In caso di errore perdonatemi l'incongruenza.
Ora vi lascio, come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto (notare che come "colonna sonora" ho scelto i Walking Papers del nostro lampione preferito) e ci vediamo al prossimo a metà settimana.
Breath



 

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Capitolo 15
*** #15 Coma ***


"You got a one way ticket on your last  chance ride
 Gotta one way ticket to your suicide
 Gotta one way ticket, and there's no way out  alive

 An all this crass communication
 That has left you in the cold
 Isn't much for consolation
 When you feel so weak and old

 But is home is where the heart is
 Then there's stories to be told
 No, you don't need a doctor
 No one else can heal your soul

 Got your mind in submission, got your life on  the line
 But nobody pulled the trigger, they just  stepped aside
 They be down by the water
 While you watch 'em waving goodbye

 They be callin' in the morning
 They be hangin' on the phone
 They be waiting for an answer
 When you know nobody's home
 When the bell's stopped ringing
 It was nobody's fault, but your own

 There were always ample warnings
 There were always subtle signs
 And you would have seen it comin'
 But we gave you too much time."

 |Guns N' Roses - Coma|


Dopo quel concerto a Noblesville non sentirono Steven per oltre una settimana. 
Quasi sicuramente il batterista si era rintanato in casa sua a devastarsi ma quel silenzio stava preoccupando Bonnie: non importava per quanti giorni Steven facesse festa, alla fine si faceva sempre sentire ogni tre o quattro giorni, magari solo per dirle che stava pensando di comprarsi un cane o per chiederle se gli poteva portare una bottiglia di Jack perché lui era troppo fuori per andare a comprarsela, ma in ogni caso si faceva sentire. 
Quella volta invece, niente ed era passata più di una settimana! 
Aveva provato a parlarne con Slash ma lui le aveva risposto seccato che probabilmente aveva sfasciato il telefono mentre era fatto e che stava perfettamente bene. Dal concerto al Farm Aid aveva notato come l'atteggiamento del riccio cambiava non appena accennava qualcosa riguardo Steven, diventando freddo e astioso: continuava ad avercela con lui per la sua performance a Noblesville e non dava ascolto a Bonnie quando questa provava a farlo ragionare e a fargli vedere quella situazione con oggettività.

- Non è solo lui che ha dei problemi! Perché ti incazzi solo con lui quando voi ne avete combinate di peggiori? Non ti ricordi che anche Axl è caduto durante Out Ta Get Me quando avete aperto per gli Stones?- 
- E' diverso, Axl non è caduto perché non stava in piedi tanto era fatto! Lui ha superato ogni limite, tu non lo hai visto alle prove, faceva quasi pena per quanto stava male.-
- Non sto dicendo che non sta male o che non bisogna fare qualcosa, ti sto solo chiedendo di essere meno duro con lui. Se sta passando un periodo difficile di sicuro l'ultima cosa di cui ha bisogno è che voi lo allontaniate.-
- Non sta passando un periodo difficile, vuole solo vivere come una rockstar ma ha dimenticato che per esserlo deve per prima cosa essere un musicista e lui non lo è più.-
- Slash, è tuo amico...-
- Lo so, non me lo devi dire tu ma mi ha veramente rotto le palle!- 

Di solito quando arrivavano a questo punto della discussione Bonnie sospirava e si arrendeva davanti alla caparbietà del ragazzo. Sperava che con il passare dei giorni la sua rabbia sarebbe sfumata e avrebbe ritrovato il giudizio. E intanto aspettava una chiamata di Steven, che non arrivava. 
Finalmente un Mercoledì, dopo essere uscita prima dal lavoro, decise di passare da casa sua. 
Gli aprì la porta Cheryl, sua moglie, e dalla sua espressione preoccupata capì che qualcosa non andava. Quando vide il biondo non ci mise molto a capire che era in piena disintossicazione, anche se Cheryl pensava che avesse contratto qualche strano virus: giaceva nel letto tutto sudato e febbricitante.
- Bonnie! Bonnie, sei venuta a trovarmi!- 
I suoi occhi chiari si posarono su di lei e la sua flebile voce la raggiunse. 
La ragazza si sedette sul letto accanto a lui e gli passò una mano sulla fronte scoprendola caldissima.
- Sì sono qui.-
- Sei venuta...- continuava a ripetere lui sorridendo stancamente. 
- Da quanto stai male?- gli chiese lei. Sapeva che di solito il malessere fisico durava all'incirca quattro o cinque giorni ma non sapeva se questa regola valeva per tutti o no. 
A quella domanda il ragazzo si limitò a spostare lo sguardo su Cheryl, che era rimasta ferma sulla soglia, per delegare a lei la risposta visto che per lui gli ultimi giorni erano troppo confusi.
- Tre giorni, io non sapevo se era solo un'influenza o... altro, volevo aspettare prima di chiamare un dottore anche perché a lui non piacciono molto gli ospedali- rispose la ragazza torcendosi le mani preoccupata che quella sua reticenza si rivelasse decisiva per la salute di suo marito.
- E non si è fatto di niente in tutto questo tempo?- chiese poi Bonnie.
- Non che io sappia...- 
- Allora probabilmente è solo la disintossicazione, anche Slash stava così.- 
Al sentire nominare il ragazzo Steven parve risvegliarsi. 
- C'è anche Slash? E gli altri? Sono venuti a trovarmi?- 
Bonnie guardò il suo sguardo accesso dalla speranza e si sentì morire.
- No Steve, loro non sono potuti venire, mi dispiace...- 
A quelle parole il ragazzo chiuse gli occhi e si raggomitolò su un fianco in una posizione che lo fece assomigliare ancora di più a un bambino indifeso.
- Mi fa male tutto!-
- Vuoi che chiamiamo un dottore?- chiese la ragazza passandogli con fare materno una mano tra i capelli. 
Steven scosse la testa con forza emettendo poi un lamento e sussurrò una sola parola.
- Doug.-
- Vuoi che chiami Doug?- 
Il biondo annuì e nascose la faccia sotto la coperta. Dopo che aveva sentito che i ragazzi non erano venuti a trovarlo aveva assunto un'espressione abbacchiata e triste che non aveva più abbandonato e che aveva soffocato la contentezza che gli aveva letto negli occhi quando l'aveva vista. Si girò verso Cheryl. 
- Chiami tu?- 
La ragazza annuì e sparì in un'altra stanza.
- Dai Steve vedrai che passerà, passa tutto.- 
Il biondo rimase in silenzio, ancora sepolto sotto la coperta.
- Perché non sono venuti?- mormorò dopo poco pianissimo, tanto che Bonnie non era sicura di aver sentito bene. 
Non sapeva cosa dirgli, non voleva mentirgli ma non se la sentiva neanche di dirgli che i ragazzi erano arrabbiati con lui vista la fragilità non solo fisica ma anche emotiva di cui era preda.
- Sono arrabbiati per quello che è successo in Indiana?- farfugliò di nuovo il batterista.
- Un po'... ma vedrai che gli passerà, anche loro hanno combinato cazzate.- 
Il ragazzo non disse più niente e Bonnie non insistette ulteriormente, temeva che, aggiungendo qualcos'altro riguardo alla faccenda, gli avrebbe solo causato ulteriore tristezza. Quella tristezza che stonava come un pugno nell'occhio con l'allegria che lo aveva sempre contraddistinto e alla quale Bonnie aveva imparato ad associare Steven. 
Continuò ad accarezzargli i capelli sperando di riuscire a donargli almeno un po' di serenità con quel gesto. 
Mentre era impegnata in questa attività, nella camera ora pregna solo dei loro respiri silenziosi ma gravi, Cheryl rientrò.
- Ha detto che conosce un dottore che può farlo star meglio, domani lo porta da lui.- 
- Bene! Vedrai che starai meglio!- esclamò la ragazza sinceramente sollevata per poi continuare.
- Ti rimetterai in sesto, andrai alle prove e farai vedere agli altri di cosa sei capace, dimostrerai loro che si sono sbagliati su di te.- 
La faccia del biondo rimaneva silenziosamente sepolta nel suo nascondiglio.
- Ok?- chiese poi Bonnie scostando la coperta in modo da incrociare il suo sguardo spento. Steven annuì con un movimento appena accennato della testa e poi, con un gesto repentino che la sorprese, si voltò dall'altra parte del letto sporgendosi oltre questo per vomitare in una bacinella vuota che si trovava lì per terra.

Alcune ore dopo Bonnie tornò a casa. 
- Dove sei stata?-  
Slash la accolse scendendo le scale con una chitarra in mano.
- Sono passata da Steve.-
- Ah...- rispose solamente il riccio andando in cucina, seguito dalla ragazza che si sedette su una sedia mentre lui prendeva due birre dal frigo e ne porgeva una a lei.
- Sta male, si sta disintossicando...- continuò poi osservando attenta la sua reazione. Reazione che non arrivò perché Slash rimase impassibile e continuò a bere la sua birra.
- Non dici niente?- gli chiese allora.
- Cosa dovrei dire? Buon per lui ma sai che non durerà.- rispose lui freddo come ogni volta che la ragazza tirava fuori il discorso Steven.
- Sta veramente male ma non è solo questo... mi è sembrato veramente giù di morale.-
- Bonnie è un tossico in astinenza, ci credo che sta male.-
- Ha bisogno di voi!- 
A quelle parola Slash sbuffò e la guardò con malcelato fastidio.
- Perché ti ostini a trattarlo come una vittima? Lui non è una vittima, nessuno lo ha legato a una sedia e gli ha sparato l'ero in vena. E' stata una sua scelta, è stata una sua scelta quella di farsi ogni volta che lo ha fatto, così come è stata una scelta di ciascuno di noi ma non mi sembra che noi ci siamo mai messi a piagnucolare in giro.- 
Bonnie lo guardò incredula, non riusciva a credere che il riccio fosse capace di così tanta ostilità nei confronti di uno dei suoi migliori amici. Lo osservò in silenzio accendersi una sigaretta e dirigersi di nuovo verso il piano superiore e lo seguì nella camera da letto dove lui stava frugando nell'armadio alla ricerca di qualcosa da mettersi. 
Si appoggiò allo stipite della porta osservando la sua schiena nuda piegarsi e i suoi muscoli tendersi mentre si chinava.
- Qual'è il vero problema?- 
Il ragazzo si girò verso di lei, la sigaretta tra le labbra schiuse e un'espressione confusa e ancora infastidita sul viso.
- Che vuoi dire?-
- Voglio dire che non ci credo che tu sia così incazzato con Steve solo perché è inciampato su una cazzo di pedana e non credo che sia neanche per il fatto che si droghi visto che non vi siete mai preoccupati di questa cosa.- 
Il riccio sospirò, si infilò una maglietta e fece per passarle accanto con l'intento di uscire dalla camera e sfuggire così a quella domanda così scomoda, ma la ragazza gli mise le mani sui fianchi per trattenerlo quando gli fu di fronte.
- Ehi, sono io. Dimmi qual'è il vero problema.- 
Slash la guardò per un secondo negli occhi studiandola pensieroso. 
- Hai ragione, non mi è mai fregato molto di cosa e quanto si facessero gli altri ma adesso non è più così, non siamo più come all'inizio, dobbiamo concentrarci sulla musica e far uscire questo dannato album e per farlo non possiamo perderci dietro cazzate del genere, abbiamo già perso troppo tempo. Ci siamo tutti rimessi più o meno in carreggiata e siamo pronti ma Steve non lo è e non sembra intenzionato o desideroso di viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda. Non sto dicendo che non dobbiamo più fare festa o cose del genere ma lui non sembra proprio concentrato sulla musica e io e Duff ci stiamo un po' stufando di fargli da balia. Se noi abbiamo lasciato da parte le cazzate non capisco perché lui non debba farlo e non capisco perché debba essere giustificato per questo.- 
- Senti, magari lui ha bisogno di un po' più tempo di voi per rimettersi in sesto ma questo non significa che non lo farà. Già il fatto che abbia deciso da solo di disintossicarsi mi sembra un ottimo segno del fatto che anche lui ci tenga a darsi una regolata, bisogna solo avere un po' più di pazienza ma alla fine le cose si risolveranno, ne sono sicura. Insomma siete usciti da situazioni ben peggiori!- 
Slash non disse niente, si limitò ad aspirare dalla sigaretta ed ad appoggiare il capo contro lo stipite della porta. 
Bonnie gli accarezzò il viso e gli sorrise; finalmente il ragazzo le aveva detto cosa lo preoccupava veramente e paradossalmente si sentiva più tranquilla perché, mentre prima non riusciva a comprendere le ragioni della sua frustrazione, ora capiva e come al solito sapeva che l'unica cosa che potesse fare in quel caso era stargli accanto ed esprimergli il suo supporto, provando magari nel frattempo a convincerlo a tranquillizzarsi e in questo modo anche ad ammorbidirsi nei riguardi della questione Steven. 
Si avvicinò ulteriormente a lui per sfiorargli le labbra e sentì con piacere Slash rispondere partecipe al bacio attirandola contro lui. 
- Stavi uscendo prima?- gli chiese quando si staccarono. 
- Devo andare da Duff, mi deve far sentire una cosa che ha scritto- rispose lui per poi ricercare di nuovo la sua bocca.
- Però posso andare anche più tardi- mormorò poi con voce bassa premendo il corpo della ragazza contro il proprio e scendendo a baciarle il collo.
- Hai per caso delle cattive intenzioni Hudson?- disse Bonnie sorridendo e infilando le dita fra i suoi capelli. 
Il sorriso furbo che lui le rivolse fece aumentare il battito del suo cuore.
- Non puoi immaginare quanto- rispose lui infilando le mani sotto la sua maglietta per poi togliergliela. 
Bonnie si impose di rimanere ancora lucida per alcuni istanti e gli mise le mani ai lati del viso obbligandolo a guardarla.
- Lo andrai a trovare?- gli chiese poi seria. 
Slash alzò gli occhi al cielo ma alla fine disse
- Forse riesco a trovare un po' di tempo libero...- 
Bonnie sorrise finalmente più tranquilla e scostò le mani dal suo viso per portarle ai lati della sua maglietta e togliergliela a sua volta sfiorando la sua pelle lentamente e vedendolo sorridere sornione.
- Non so proprio perché ti sei messo questa maglietta, stai meglio senza- disse infine togliendogliela del tutto.

Passò un'altra settimana e Bonnie riuscì ad andare a trovare Steven solo un'altra volta perché al RIP mancavano due fotografi, uno era in vacanza e uno a casa malato, quindi i suoi capi avevano preferito delegare il lavoro di questi alla nuova arrivata piuttosto che assumere qualcun altro e lei si era ritrovata con più del doppio del normale lavoro da svolgere e zero tempo libero. 
In ogni caso, quando era passata a trovare il biondo non aveva riscontrato alcun cambiamento nella sua situazione. 
Cheryl le aveva detto che il famoso dottore dal quale Doug lo aveva portato gli aveva dato delle pillole che teoricamente avrebbero dovuto farlo stare meglio e contrastare l'effetto di qualsiasi droga che fosse entrata di nuovo nel suo circolo ma Steven continuava a stare male e non capivano il perché, soprattutto perché non aveva assunto alcun tipo di droga, Cheryl diceva di aver controllato. 
Bonnie e Slash invece non avevano più tirato fuori il discorso. Visto che la ragazza negli ultimi giorni era praticamente tutto il giorno fuori, arrivava a casa la sera stanchissima con l'unico desiderio di mettersi a letto e spesso quando lei rientrava Slash era già uscito quindi si vedevano solo di rado e quando lo facevano nessuno dei due aveva voglia di parlare di quello. Almeno fino a una sera quando, in una rara occasione in cui erano riusciti a trovare il tempo di cenare insieme, Slash se ne era uscito con un
- Domani andiamo allo studio a registrare Civil War.- 
Bonnie aveva alzato gli occhi dal proprio piatto sorpresa.
- Davvero? Come mai?-
- Ci hanno chiesto di donare una canzone per i bambini romeni rimasti orfani dopo la rivoluzione che c'è stata lì l'anno scorso e abbiamo pensato che quella calza a pennello.-
- Bene! Allora Steve si è rimesso se è in grado di registrare!-
- Ha detto che verrà- aveva risposto il riccio e la ragazza non aveva prestato più di tanta attenzione al fatto che non avesse confermato che il batterista stava meglio.
- Magari se Sarah guarisce prima di Lunedì e torna a lavorare potrò respirare anche io un po' e avrò il tempo di passare a vedere come sta.-
- Giusto, come va al lavoro?- aveva chiesto a quel punto Slash deviando il discorso su altri argomenti.
Bonnie il mattino successivo si era alzata relativamente presto e come al solito si era preparata, aveva dato un bacio sulla guancia a Slash ancora profondamente addormentato ed era andata a lavorare come qualsiasi altro giorno, completamente ignara del fatto che quel giorno sarebbe stato decisivo per le sorti dei Guns così come li aveva conosciuti. 

Quella sera era tornata come al solito tardi e non aveva trovato Slash in casa quindi si era fiondata sotto la doccia, aveva mangiato qualcosa e poi si era messa subito a letto, presumendo che i ragazzi fossero fuori a festeggiare. 
Ed in parte le sue supposizioni erano esatte perché Slash e Duff erano sì fuori per locali ma non per festeggiare bensì per annegare in alcool e coca la loro rabbia e la loro frustrazione per quel giorno che si era rivelato disastroso sotto tutti i punti di vista.
Ma Bonnie non ebbe modo di scoprire come era andata la registrazione fino al pomeriggio del giorno successivo. Quando si era alzata infatti, Slash non era ancora rientrato e questo fatto non era una sorpresa visto che, soprattutto quando si faceva più del solito, era capace di stare in giro tutta la notte e anche il giorno successivo senza sentirsi stanco. 
Non era niente di nuovo e Bonnie voleva evitare di farsi troppe paranoie quando quasi sicuramente il riccio sarebbe tornato a casa entro sera, stanco e desideroso solo di farsi una bella dormita per smaltire la sbornia. 
Visto che era Sabato e non doveva andare a lavorare chiamò Cassie, che non vedeva da un po', e andò da lei a vedere l'appartamento in cui si era trasferita con Robert per poi rimanervi fino al pomeriggio quando finalmente tornò a casa.
Non trovò Slash in casa neanche quando rientrò ma il riccio aprì la porta di casa dopo poco, un'espressione abbattuta e stanca sul viso.
- Ehi mister festaiolo!- Lo aveva accolto lei allegra andandogli incontro e avvolgendogli le braccia intorno al collo, constatando per altro che non aveva proprio un buon profumo. 
Il riccio si era limitato a darle un breve bacio ed ad allontanarsi da lei per togliersi la giacca e poi andare al piano di sopra.
- Sono distrutto, voglio solo dormire come minimo quindici ore- aveva detto poi con la voce roca che aveva sempre dopo aver esagerato con il bere o altre sostanze ed era stanco.
- Ok ti lascio dormire ma prima dimmi come è andata la registrazione, sono troppo curiosa- aveva detto la ragazza seguendolo fino in camera e osservandolo mentre si spogliava. 
- Steve è arrivato talmente fatto da non riuscire a tenere in mano le bacchette. Doug gli ha fatto firmare un accordo, se arriva fatto alle prove per altre tre volte è fuori- aveva pronunciato stancamente il riccio prima di darle le spalle e crollare, lasciando Bonnie sulla soglia della camera, troppo basita e sgomenta per riuscire a pronunciare una sola parola prima che lui si addormentasse.

Buona quasi sera.
Ecco il nuovo capitolo, come promesso. La vicenda Steven continua, con il suo tentativo di disintossicazione e il famoso dottore dal quale Doug lo ha portato (tutte notizie prese dal suo libro). Slash e Bonnie si schierano su due fronti opposti, lui è ancora arrabbiato (e anche qui, riporto quello che Slash ha scritto e quello che Steven ha scritto, nel senso che il primo non si è dimostrato molto comprensivo nei confronti del secondo in questa situazione) mentre Bonnie cerca di essere più comprensiva. Comunque, come vedete, per il momento riescono a tenere sotto controllo questa loro nuova causa di incomprensioni, forse di nuovo risulterà forzata la scena del "chiarimento" ma volevo rimarcare ancora una volta quanto fosse importante il ruolo del sesso nella loro relazione, o comunque del rapporto fisico, anche perché penso che se non lo fosse stato loro due non sarebbero resistiti tanto insieme. Detto ciò, Steve dice nel suo libro che le pillole dategli dal dottore non funzionavano e che lui aveva provato a dire a Slash che stava male e non era in grado di andare a registrare ma lui gli aveva risposto che doveva perché avevano già sprecato troppi soldi. Ora, io non so quale sia la verità, anche perché ho notato che spesso Steven nel suo libro tende e colpevolizzare eccessivamente gli altri, però mi sono affidata a quello che diceva lui, nei limiti della ragionevolezza.
Per il resto non penso ci sia altro da dire, ho provato a riportare abbastanza fedelmente i fatti realmente accaduti.
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo e ci vediamo al prossimo!
Breath

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Capitolo 16
*** #16 Hurt ***


"I hurt myself today,
 To see if I still feel.
 
I focus on the pain.
 
The only thing that's real.

 The needle tears a hole,
 The old familiar sting.
 Try to kill it all away,
 But I remember everything.

 What have I become,
 My sweetest friend?
 Everyone I know,
 Goes away in the end.

 You could have it all,
 My empire of dirt.
 I will let you down.
 I will make you hurt.

 I wear this crown of shit,
 Upon my liar's chair,
 Full of broken thoughts.
 I cannot repair.
 Beneath the stains of time.
 The feelings disappear.
 You are someone else,
 I am still right here."

|Nine Inch Nails - Hurt|


- Mi vuoi spiegare che cosa è successo?- bisbigliò Bonnie stringendo la cornetta del telefono e lanciando un'occhiata alle scale per controllare che Slash non si fosse ancora svegliato.
- Quando?- rispose la voce di Izzy. 
Dopo che si era ripresa dalla rivelazione di Slash, Bonnie si era affrettata a chiamare Steven ma non aveva ricevuto nessuna risposta, stessa storia quando aveva provato con Duff quindi aveva chiamato il chitarrista prima al suo numero di Los Angeles, al quale era partita la segreteria, e poi a quello di Lafayette. 
- Ieri, alla registrazione del pezzo! Slash è appena rientrato e mi ha detto di non so che accordo che avete fatto firmare a Steven e poi è crollato senza dirmi altro quindi chiedo a te. Cosa è successo?-
- Ah, quello. Beh Steven era uno straccio ieri, si è presentato allo studio tutto sudato e tremante, non riusciva neanche a reggere decentemente le bacchette, figuriamoci suonare. Gli abbiamo chiesto se era fatto ma lui continuava a ripetere che era colpa di non so che pillole che lo stavano facendo sentire di merda. Abbiamo chiesto a Doug se era vero ma lui ha negato. Fatto sta che abbiamo deciso di provare a registrare comunque visto che il pezzo di batteria non era troppo complicato ma è stato un disastro. Non è riuscito ad azzeccare i tempi e a mantenere il ritmo quindi Mike ha dovuto smontare e rimettere insieme tutti i pezzi di batteria, non so neanche se ha ancora finito.-
- Ma Doug lo ha veramente portato da un dottore per aiutarlo, io c'ero quando Cheryl lo ha chiamato!- esclamò Bonnie, presa alla sprovvista da quello che Izzy gli aveva detto a proposito del manager.
- Non lo so cosa è successo, probabilmente Steve ha semplicemente ricominciato a farsi, non sarebbe una novità. Fatto sta che abbiamo deciso di farlo cagare un po' addosso nella speranza che si rimetta in sesto quindi Doug gli ha fatto firmare un contratto in cui è chiaramente scritto che deve presentarsi pulito alle prove o verrà penalizzato. Se sgarra per più di tre volte è fuori.-
- Che cosa?- 
Fino all'ultimo Bonnie aveva sperato di essersi sbagliata, di non aver sentito bene quando Slash le aveva riferito quelle stesse cose ma non poteva aver sentito male anche questa volta.
- Senti, stai tranquilla, Steve non è così stupido da farsi cacciare, sono sicuro che questa cosa lo spaventerà talmente tanto da tenersi fuori dai guai- disse Izzy con la sua solita voce calma che in altre occasioni l'avrebbe tranquillizzata. Ma in quel momento non lo fece, non dopo quello che le aveva appena confermato. 
- Ma scusa, perché avete dovuto fare proprio una cosa del genere? Si poteva provare di nuovo con la riabilitazione o magari fare la stessa cosa ma a voce e non fargli firmare un accordo ufficiale!- 
Sentì Izzy sospirare dall'altra parte della cornetta.
- Lo sai anche tu che non riesce a stare più di qualche giorno in riabilitazione, perché questa volta dovrebbe essere diverso? Questa era l'unica cosa da fare per spaventarlo sul serio visto che quando gli abbiamo detto che avevamo considerato l'idea di provare qualche nuovo batterista non ci ha cagato di striscio e se n'è fregato. Senti non piace neanche a me ma era l'unica cosa da fare, scusa ma adesso devo andare, ci vediamo quando torno a LA- disse infine il moro prima di riattaccare, lasciando Bonnie ancora più incredula di prima. 
Non riusciva a capacitarsi di quello che era appena successo. Non era una novità che Steven, fra tutti loro, fosse quello che sembrava non riuscire a capire quali fossero i limiti ma i Guns erano la sua vita, la sua famiglia e le sembrava troppo strano il fatto che fosse disposto a metterla a rischio. Così come le sembrava strano il comportamento di Doug. Cosa aveva in mente l'uomo comportandosi così? Che guadagno ne avrebbe ricavato? 
E poi i ragazzi? 
Poteva capire che fossero giunti al limite della pazienza ma quello era troppo, erano un gruppo, una famiglia e non le risultava concepibile che gli stessero voltando le spalle a quel modo. 
Decise di andare da Steven per vedere come stava e per ascoltare anche la sua versione dei fatti. Salì quindi in macchina e andò fino a casa del biondo. 
Come al solito venne ad aprirle Cheryl, Steven stava troppo male per arrivare fino alla porta.
- Come sta?- 
- Sempre così, ieri è andato a incidere una canzone con gli altri e poi stamattina Doug lo ha chiamato perché doveva andare a firmare non so cosa... sta succedendo qualcosa di strano.- 
A quel punto Bonnie le raccontò tutto e la ragazza reagì alla sua stessa maniera.
- Come possono fargli questo? Non era fatto! Avrà bevuto qualcosa ma niente di più. Io sono quasi sempre con lui, me ne sarei accorta! Sono quelle pillole che invece di aiutarlo sembrano solo farlo stare peggio.-
- E quello che ho detto anche io ma Doug nega di averlo portato da quel dottore ed è la sua parola da manager sobrio e serio contro quella di una rockstar con problemi di eroina. Posso vederlo?- Cheryl annuì e la condusse nella camera da letto dove constatò tristemente che il biondo era pressoché nello stesso stato in cui lo aveva trovato nell'ultima settimana.
- Ehi Stevie! Sono passata a trovarti!- 
Il biondo in risposta mugugnò qualcosa che non riuscì a capire.
- Ehm... so che non stai tanto bene ma ti va di dirmi cosa è successo ieri?- continuò lei.
- Cosa vuoi dire? Ho fatto quello che Slash mi ha chiesto no?- 
Bonnie aggrottò la fronte confusa.
- Senti, Slash mi ha chiamato per dirmi che dovevamo incidere il pezzo e io ho provato a dirgli che sto di merda, che non riesco praticamente a stare in piedi ma lui ha detto che stavamo già sprecando troppi soldi anche se quando Axl ci ha fatto sprecare un mucchio di soldi nessuno ha detto niente. Comunque mi sono sforzato, sono andato lì e ho fatto quello che dovevo fare, tutto qui. Quegli stronzi insensibili... -
- E stamattina?- chiese poi Bonnie. 
- Doug mi ha chiamato per chiedermi di andare alla Geffen a firmare delle cose e ci sono andato anche se come vedi sto abbastanza di merda, sembra che non apprezzino nessuno sforzo che faccio... -
- E cosa hai dovuto firmare?- 
- Dobbiamo parlarne proprio adesso? Sto male non vedi?- disse Steven sbuffando davanti alla sua impazienza.
- Lo so e mi dispiace ma voglio solo sapere cosa voleva Doug, poi prometto che ti lascio in pace.-
- Una specie di accordo, non so bene, non l'ho letto tutto. Erano tipo un milione di pagine e stavo di merda, non riuscivo a leggere tanto era scritto in piccolo. Doug mi ha spiegato che non c'era da preoccuparsi, i ragazzi sono un po' incazzati con me quindi se faccio delle cazzate nelle prossime settimane devo pagare una multa o qualcosa del genere... -
- Una multa?- chiese Bonnie stranita; a quel punto le versioni che aveva sentito non combaciavano più.
- Sì, tipo duemila dollari, una cazzata. Adesso posso avere un'aspirina o qualcosa che faccia smettere questo mal di testa?-
- Sì vado a chiedere a Cheryl- disse e si alzò per prendere quello che il biondo aveva chiesto. 
Quando tornò in camera gli porse l'aspirina insieme a un bicchiere di acqua. 
- Ehi non è che potresti portarmi qualcosa di più forte? Mi fa passare il dolore.-
- Steve non penso che sia una buona idea mischiare farmaci e alcool...-
- Non mi importa, mi sta scoppiando la testa e una cazzo di aspirina non mi fa niente!- protestò il ragazzo senza voler sentire ragioni, finché sua moglie non gli portò quello che aveva chiesto. 
Solo dopo si tranquillizzò e Bonnie, dopo aver preso un lungo sospiro, capì che poteva continuare il discorso, perché di sicuro non se ne sarebbe andata prima di rivelargli che Doug o i ragazzi, non lo sapeva e in quel momento non voleva pensarci, lo avevano preso in giro o comunque non erano stati per niente chiari con lui riguardo a una cosa così seria. 
Si parlava della sua permanenza nella band e lui era convinto che al massimo stesse rischiando di pagare una multa di quelli che per lui erano spiccioli.
- Steve, ho parlato con Slash e con Izzy e loro mi hanno detto una cosa diversa- iniziò cauta osservando con vera e propria pena la sua figura che sembrava piccola e indifesa in quella stanza in penombra.
- Che vuoi dire?- chiese lui confuso.
- Voglio dire che l'accordo che hai firmato non prevede che tu debba pagare una multa nel caso in cui ricominciassi a farti ma ti vieta di presentarti fatto alle prove per più di tre volte altrimenti...- e lì si fermò, le parole semplicemente le si bloccarono in gola perché, se faceva ancora fatica ad accettare l'idea, non riusciva proprio a dare voce all'eventualità che si sarebbe presentata se Steven non avesse rispettato i termini dell'accordo; aveva paura che pronunciare quelle parole a voce alta avrebbe comportato il loro avverarsi.
- Altrimenti cosa?- 
Il ragazzo la incoraggiò a continuare.
- Altrimenti sei fuori dai Guns.- 
Le sembrò di vedere la scena al rallentatore, come in un film di pessima qualità. Il viso di Steven, già pallido di suo, sbiancò ulteriormente e assunse un'espressione di pura sorpresa che in un altro momento avrebbe trovato divertente. 
Rimase in silenzio guardandola poi si grattò una guancia e i suoi occhi si allontanarono dal suo viso per iniziare a percorrere confusi la stanza.
- Fuo... fuori? Cosa vuoi dire con fuori?- balbettò incerto.
- Voglio dire che sarai licenziato o non so come si dice in questi casi.-
- Cosa? Loro... loro non possono farlo, non possono!- 
Il suo tono di voce si incrinò e le sue parole si tinsero di panico irrazionale.
- Deve essere uno scherzo, voglio dire io faccio parte di quel gruppo quanto loro! Con che diritto mi accusano di essere troppo fatto quando non sono messo peggio di Duff o Slash? Quando Slash ha fatto quel casino in Arizona e poi è scappato dal centro di riabilitazione nessuno ha detto niente vero? Quando Izzy è collassato prima di andare in Giappone nessuno ha fiatato! Nessuno è contrario se Duff è sempre fatto e ubriaco ma non appena Steve sgarra un attimo tutti addosso a lui, tutti a prendersela con lui! Begli amici che ho! E' per il casino al Farm Aid vero? Quante volte lo devo dire che ero solo troppo contento e sono inciampato? Sono un essere umano cazzo, può succedere a tutti di sbagliare ma qui ci sono due pesi e due misure, ho già capito!- 
Aveva cominciato a parlare concitato senza prestarle più ascolto, come se lei non fosse neanche presente, alzando sempre di più il tono della voce ed agitandosi sempre di più. Bonnie vedeva il sudore scendergli giù da una tempia.
- Non possono farlo, loro non ne hanno diritto! Non per una cosa così! Loro sono la mia famiglia! Come hanno potuto farlo?- urlò poi, ormai in lacrime, scagliando con rabbia il bicchiere che ancora teneva in mano contro il muro. 
Il rumore del vetro che si frantumava contro la parete e i suoi singhiozzi riempirono il silenzio tombale della stanza. 
Cheryl si precipitò da lui e lo abbracciò cullandolo fra le sue braccia proprio come se fosse stato un bambino. 
Bonnie era lì ma non sapeva cosa fare né tanto meno cosa dire; la reazione del ragazzo era stata troppo intensa, il suo dolore troppo evidente e l'avevano lasciata paralizzata, incapace di proferire alcunchè, incapace di provare altro che non fosse una rabbia cieca. Nei confronti di Axl, Duff, Slash e Izzy, nei confronti di Doug e della Geffen, nei confronti dell'eroina che sembrava distruggere tutto ciò che c'era di buono nelle persone per lasciare dietro sé solo cadaveri ambulanti con l'unico desiderio di perdersi in lei.
Rimase lì, in silenzio, seduta su quel letto disordinato ad ascoltare il pianto straziante di Steven che in quel momento stava mostrando tutta la sua fragilità; vedeva come le sue mani si aggrappavano a Cheryl mentre il suo viso rimaneva nascosto, protetto dal ventre della ragazza. 
I suoi singhiozzi infine si calmarono e il silenzio scese di nuovo nella camera in penombra. 
A quel punto Bonnie prese coraggio e gli mise una mano sulla spalla.
- Steve, ascolta, non è detta l'ultima parola. Sono stati degli stronzi, lo so ma tu puoi ancora fare qualcosa. Se vai in riabilitazione puoi riuscire a resistere e rispettare l'accordo e loro non potranno più dirti o farti niente. Mostra loro che si sono sbagliati, che tu puoi lasciarti questa merda alle spalle, che non ne hai bisogno!- 
- Perché mi fanno questo?- chiese di nuovo il ragazzo, la voce rotta dal pianto appena calmato.
- Loro vogliono solo incidere e vogliono che tutto fili liscio. Non sto giustificando la loro decisione perché anche a me è sembrata eccessiva ma penso che siano queste le loro motivazioni e per loro sono state ragioni sufficienti per proporti l'accordo.- 
Il biondo rimase in silenzio e Bonnie incrociò lo sguardo spaventato e macchiato da un'ombra di accusa di Cheryl.
- Non ne hai parlato con Slash? Non hai provato a dissuaderlo?- le chiese infatti.
- Non sapevo che intenzioni avessero! Slash mi aveva detto che avrebbero inciso Civil War e mi aveva fatto capire che Steven fosse in grado di farlo e poi non l'ho più visto fino a un paio di ore fa quando è tornato a casa distrutto accennandomi solo qualcosa prima di crollare. Ho chiamato Izzy e lui mi ha spiegato tutto ma ormai la cosa era fatta e non penso che a questo punto sia possibile tornare indietro e annullare il documento, è una cosa legale.-
- Io non ero fatto alle prove! Sono quelle pillole del cazzo che mi fanno stare di merda ma loro non mi hanno creduto!- disse a quel punto Steven con rinnovata rabbia.
- Andrò in riabilitazione così quegli stronzi rotti in culo non potranno più farmi niente!- aggiunse dopo con crescente determinazione, abbandonando finalmente il rifugio delle braccia di sua moglie e mostrando a Bonnie il suo viso stravolto dalle lacrime che ancora bagnavano le sue guance e rendevano lucido il suo sguardo.
- Bravo! Così ti voglio Stevie! Vedrai che ce la farai, ne sono sicura. Insomma penso che il peggio sia passato ed ora è solo questione di resistere ma ci riuscirai, non sarai solo, avrai tutto il nostro supporto!-
- Peccato che non avrà il supporto delle persone che dovrebbero starmi accanto- replicò amaramente il ragazzo abbassando lo sguardo.
- Ehi, non pensare a queste cose. Sono sicura che, una volta che avranno visto che ti sei rimesso in carreggiata, torneranno a essere quelli di sempre ma prima devi dimostrare loro che sei forte, che riuscirai a resistere. Ok?- Steven annuì debolmente grattandosi distrattamente un braccio fino a quando Cheryl con dolcezza non lo fermò.
- E quando torno a casa gliene dirò quattro a Slash- continuò Bonnie con tono più leggero cercando di strappare un sorriso al batterista. 
Questo si limitò a fare uno strano sbuffo solo in minima parte divertito e poi si stese sul letto in silenzio, perso nei suoi pensieri. Infine disse con tono rassegnato
- Non pensavo avrebbero mai potuto farmi una cosa del genere. Di nuovo la mia famiglia mi ha voltato le spalle.-

Steven andò veramente in riabilitazione ma dopo quarantotto ore scappò di nuovo per andare non si sa dove. Non tornò a casa e non chiamò nessuno di loro.  
Bonnie e Cheryl erano preoccupatissime mentre i ragazzi non sembrarono né più di tanto sorpresi del suo comportamento né tanto meno preoccupati per lui.
- Come può non fregarti niente di lui?- aveva chiesto una sera Bonnie a Slash. 
Il ragazzo le aveva lanciato un'occhiata indifferente poi aveva afferrato il chiodo e si era diretto verso l'uscita.
- E a te come mai frega così tanto?- le aveva chiesto prima di uscire sbattendo la porta. 

I giorni successivi i due si erano evitati come le peste e i rari momenti in cui si erano trovati in casa insieme si erano rivolti a malapena la parola, entrambi ancora troppo arrabbiati per parlarne. 
Di solito era Bonnie che cercava di chiarire per prima ma quella volta era furiosa con Slash non solo per il suo comportamento nei confronti di Steven ma anche per quelle sue insinuazioni. Lo trovava un comportamento infantile e per una volta non era più disposta ad andargli incontro, ad ammorbidirsi per lui. 

I giorni passarono così, pieni di una tensione tossica e di silenzi astiosi finché un giorno Slash non tornò a casa e le rivolse la parola per dirle qualcosa in più delle brevi parole, tipo "passami l'accendino", di quegli ultimi giorni. 
- Ti farà piacere sapere che il tuo caro Steve è tornato.- 
- Come sta?- gli aveva chiesto lei preoccupata ignorando il tono con cui le aveva parlato.
- Fuori come un balcone. L'abbiamo cacciato.- 
Bonnie spalancò gli occhi e si immobilizzò. Non pensava che avrebbe mai sentito uscire dalla sua bocca quelle parole, non lo credeva possibile. L'eventualità che Steven non facesse veramente più parte dei Guns le era sempre sembrata troppo remota perché potesse veramente realizzarsi, era stata convinta fino all'ultimo che in un modo o nell'altro la situazione si sarebbe risolta. 
Ma non era successo e il peggior incubo del batterista si era avverato. 
La mora rimase in silenzio sotto lo sguardo attento di Slash poi prese veloce le chiavi della macchina e si diresse verso l'uscita.
- Vado a vedere come sta.-
- Sì, brava, vai da lui, vai a consolarlo!- le urlò dietro Slash per poi scagliare con violenza la bottiglia di birra contro la porta ormai chiusa.

Quando Bonnie arrivò a casa di Steven e suonò nessuno le rispose allora decise di entrare comunque, la porta non era chiusa a chiave. 
La casa era silenziosa e nessuno rispose ai suoi richiami ma non ci mise molto a trovare il ragazzo, una macabra visione che avrebbe popolato per molto i suoi sogni. 
Era steso per terra in cucina, dai suoi polsi tagliati uscivano rivoli scarlatti di sangue che scorrevano sulla sua pelle chiara e coloravano il pavimento su cui giaceva privo di sensi.


Eccomi! Come al solito qui la gioia non manca mai! Beh, in una situazione del genere c'è poco da essere gioiosi, anche volendo; questi momenti sono a mio parere alcuni dei più brutti della storia dei Guns, l'allontanamento di tutti da tutti, l'incomprensione, le recriminazioni, infine la cacciata di Steven e il suo tentato suicidio. Per questi fatti come al solito mi sono affidata al libro di Steven, al fatto che lui dicesse di essere all'oscuro di cosa il contratto realmente prevedesse e il fatto che dicesse che le pillole lo facevano solo stare peggio. Io, ripeto, non so quale sia la verità ma ho provato a immaginare una versione plausibile e quindi che il suo malessere, se davvero era stato lontano dalla droga, fosse dovuto al fatto che invece probabilmente aveva continuato a bere e tutti sanno che mischiare farmaci ed alcool non è proprio la cosa più consigliabile del mondo. Io non sto prendendo le parti di nessuno, penso che la situazione fosse così complessa che i colpevoli siano un po' tutti, ad ogni modo Bonnie si schiera dalla parte di Steven perché al momento lo vede come quello più debole. La frase di Steve riguardo al fatto che ancora una volta la sua famiglia lo avesse abbandonato era riferita al fatto, per chi non lo sapesse, che era stato cacciato di casa a qualcosa come undici anni. Per il resto non mi sembra che ci sia altro da chiarire. All'inizio ero indecisa se usare Hurt dei NIN oppure di Johnny Cash ma poi ho optato per i primi perché penso che la loro versione rispecchi meglio la situazione di Steve.
Spero come al solito che il capitolo vi sia piaciuto e ci vediamo al prossimo!
Breath

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Capitolo 17
*** #17 Battleground ***


"One more shot across the bow
 One more bullet through the heart
 You've got me bleeding on the ground
 I got you wounded in the dark
 Why do we always, take this way too far?

 Surrender tonight there's time save tomorrow
 Mama don't you let me down
 This broken alliance
 Leaves me so hollow
 And wondering how

 Did the bed that we made
 Become our battleground?

 Well the damage has been done
 I know you hurt so don't pretend
 Where we're used to making love
 Now we're making war instead
 Before it's too late
 Lay your arms down let me in."


|Slash ft. Myles Kennedy and the Conspirators - Battleground|


Bonnie chiuse gli occhi appoggiandosi con un fianco alla macchinetta del caffè che in quel momento stava producendo un fastidioso ronzio che sembrava perforare le sue orecchie ed acuire maggiormente il suo mal di testa. 
Prese il bicchiere di caffè e si avviò stancamente verso la sala di aspetto illuminata da accecanti luci al neon che le fecero socchiudere infastidita gli occhi. Si sedette su una scomoda sedia imbottita che l'aveva accolta in quelle ore di esasperante attesa e si maledì per l'ennesima volta per il fatto di non avere con sé il portafoglio. Avrebbe potuto comprarsi un libro per ingannare l'attesa o un pacchetto di sigarette ma era senza soldi e gli spiccioli che aveva miracolosamente trovato in una tasca dei jeans erano bastati solo per quel caffè a dir poco vomitevole. Ne prese un sorso con una smorfia di fastidio e vide in quel momento Cheryl uscire da una stanza. Si alzò e andò rapidamente da lei.
- Come sta?-
- Si è svegliato per un paio di minuti ma poi si è addormentato di nuovo. Gli hanno fasciato i polsi e hanno detto che si rimetterà presto, i tagli non erano profondi ed erano orizzontali.- rispose la ragazza stancamente asciugandosi con l'indice una lacrima che si era appena liberata dall'angolo del suo occhio. 
Bonnie la abbracciò e le diede il suo caffè.
- Non ho abbastanza soldi per comprarne un altro. Non è molto buono ma è meglio di niente.- si scusò. 
- Non importa. Grazie di essere qui e grazie di avermi avvisata. Se non fossi passata tu a casa non so... non so come sarebbe finita.- 
La sua voce si spezzò e ricominciò a piangere mentre la mora la abbracciava di nuovo. 
- Vedrai che starà bene, era sconvolto ma adesso si rimetterà. Tu devi essere forte, per lui.-
- Lo so che devo essere forte ma sono così stanca! Io non so più cosa fare, come fargli capire che non deve buttarsi via in questo modo, che non ha bisogno della droga per essere felice!- 
Bonnie le accarezzò le schiena tentando di calmarla e le passò un fazzoletto. 
Avrebbe voluto piangere anche lei, almeno si sarebbe sfogata e poi si sarebbe sentita meglio. Ma i suoi occhi rimanevano rigorosamente asciutti e il suo corpo era come preda di un incantesimo che le dava l'impressione di essere sott'acqua: tutti i rumori parevano distanti e le immagini che i suoi occhi le restituivano apparivano irreali; l'unica cosa che il suo corpo percepiva con assordante intensità era quel mal di testa che sembrava stesse per spaccarle il cranio in tanti pezzettini. 
Davanti ai suoi occhi scorrevano a ripetizione le immagini di quelle ultime ore: il corpo di Steven per terra, il sangue rosso che macchiava il pavimento, l'arrivo dell'ambulanza e poi quello di Cheryl, il viaggio fino all'ospedale, quella dannata sala di attesa. 
La ragazza seduta vicino a lei intanto si era calmata ed ora si asciugava gli occhi in silenzio guardando nel vuoto.
- Io... forse dovrei chiamare Slash, dirgli quello che è successo...- mormorò sovrappensiero Bonnie. Cheryl si limitò ad annuire.
- Ehm... hai per caso degli spicci? Sono senza soldi.- 
Prese le monete che la ragazza le allungò distratta e si avviò verso il telefono pubblico componendo il numero di casa.
- Pronto?- 
La familiare voce di Slash fu sorprendentemente lenitiva per le sue orecchie. 
In quel momento non le importava più di tanto  del fatto che era ancora arrabbiata con lui e che erano giorni che non si parlavano decentemente, aveva bisogno di lui e tutto il resto non importava.
- Sono io, sono all'ospedale... Steve ha provato a suicidarsi e io... puoi venire?- 
Sentì la sua voce incrinarsi e chiuse gli occhi mordendosi un labbro.
- Quale ospedale?- chiese la voce dall'altra parte dopo un attimo di esitazione. 

Bonnie stava distrattamente sfogliando una rivista quando Slash fece il suo ingresso. 
Il ragazzo si guardò per un paio di secondi intorno poi la vide e i suoi occhi non la mollarono un secondo fino a quando non si sedette accanto a lei. 
La ragazza si buttò tra le sue braccia ed inspirò il suo familiare odore sentendosi più tranquilla. 
Slash la strinse per un breve momento a lui prima di allontanarsi e guardarla serio.
- Cosa è successo?- 
La mora gli raccontò brevemente i fatti accaduti studiando ogni sua reazione. Lo vide irrigidirsi e stringere i denti ma non dire niente fino a quando lei non finì di raccontare. 
- Quindi si rimetterà, non è stato nulla di serio?-
- Sì, si rimetterà ma non direi che non è stato nulla di serio! Voleva uccidersi! Non mi sembra una cosa di poco conto!- esclamò Bonnie guadagnandosi l'occhiataccia di un'infermiera che passava di lì e che le intimò di abbassare la voce. 
Slash sospirò e si appoggiò contro lo schienale della sedia.
- Ne stai facendo una tragedia. Ok, è sconvolto perché è stato cacciato ma non penso che volesse farsi del male sul serio, avrebbe preso una pistola o qualcosa del genere altrimenti.-
- Come fai a sminuire una cosa del genere? E soprattutto come diavolo avete fatto a cacciarlo?- chiese la ragazza cercando di ignorare il crescente mal di testa.
- Non la sto sminuendo, la sto guardando per quella che è veramente, al contrario di te. E l'abbiamo cacciato perché non ha rispettato gli accordi, quando si è presentato alle prove era fatto come una merda, non saremmo andati da nessuna parte con un batterista che non riesce a tenere delle fottute bacchette in mano e lui non ha intenzione di darsi una calmata, non avevamo scelta.- replicò lui guardandola severo.
- C'è sempre una scelta e cacciarlo non mi sembra quella migliore. Potevate fare un miliardo di altre cose per evitare questa cosa, potevate provarci di più ma avete scelto di abbandonarlo a se stesso!- disse Bonnie alzando di nuovo la voce, minimamente intimidita dal modo in cui il riccio la stava guardando.
- Cosa cazzo stai dicendo? L'abbiamo abbandonato? Ok, Axl e Izzy a momenti non volevano neanche vederlo in foto ma io gli ho fatto da balia per mesi cercando di farlo ragionare, di dirgli di smetterla e Duff lo stesso. Abbiamo provato a parlare con i suoi spacciatori, a fregargli la roba ma è stato tutto inutile e mi sono rotto il cazzo di stargli dietro, non è un bambino e non capisco perché dovrei farmi un culo così per farlo smettere quando lui non ne ha la minima intenzione. Che faccia quel che cazzo gli pare non mi interessa più!- disse lui alzando a sua volta la voce.
- Ragazzi, se dovete discutere andate fuori, qui siamo in un ospedale.-  
Una guardia li interruppe guardandoli severo. 
Slash lo guardò a sua volta con sfida ma poi si alzò mormorando qualcosa sull'avere bisogno di una sigaretta e uscì fuori subito seguito da Bonnie che, non appena varcarono le porte dell'edificio, lo aggredì nuovamente. 
Anche se non pensava effettivamente tutto quello che diceva era troppo arrabbiata per quella situazione e vedeva in Slash il colpevole di tutto, forse perché semplicemente era più semplice scaricare su di lui la sua frustrazione e la paura che quella notte, che il corpo privo di sensi di Steven avevano provocato in lei.
- Tu ti stai lamentando del suo comportamento da tossico? Come ti permetti di giudicarlo quando anche tu eri messo esattamente come lui e non avevi la minima intenzione di smettere? Mi hai fatto passare l'inferno ma io non ti ho mica lasciato perdere come hai appena fatto tu! Non fare quello bravo e senza alcuna colpa quando sei nella sua stessa merda!-
- Ah, eccoci di nuovo qui! Ci risiamo. Ti piace tanto rivangare il fatto che sia stato un tossico vero?-
- Lo sei ancora...- mormorò Bonnie incrociando le braccia. 
Lo vide fermarsi basito e le sembrò di vedere chiaramente come la furia cresceva in lui rischiando di farlo scoppiare, di fargli perdere quella calma che sembrava accompagnarlo sempre.
- Vaffanculo! Cazzo, non è vero, lo sai che ne sono uscito e non perché mi sei stata attaccata al culo ma perché volevo io! E Steven non ne uscirà finché non vorrà farlo!-
- Non ne sei uscito per niente, non crederti tanto migliore di lui solo perché non ti fai più di eroina, la coca non è tanto migliore quindi sì, Slash, sei un tossico e negarlo non ti farà smettere di esserlo né ti renderà diverso da Steven. L'unica cosa che vi rende diversi è il fatto che tu non sei stato cacciato dai Guns quando c'eri dentro con l'eroina mentre lui sì!- gli urlò a un centimetro da viso perdendo l'ultima briciola di razionalità che le era rimasta in corpo, dicendo quelle parole e sapendo che in questo modo lo avrebbe ferito. Ma in quel momento voleva ferirlo, voleva farlo stare male come stava male lei, come stava male Steven in quel letto di ospedale. 
Avrebbe continuato a sfogarsi su di lui ma il suo mal di testa si fece improvvisamente più acuto. Un fischio assordante le perforò le orecchie e i suoi occhi osservarono il viso di Slash distorto dalla rabbia senza riuscire a metterlo a fuoco. Vedeva le sue labbra muoversi ma non sentiva niente di quello che diceva, il suo campo visivo si colorò di tante macchioline gialle. 
Si premette le mani sulle tempie e chiuse gli occhi provando a dire qualcosa prima di perdere conoscenza.

Si risvegliò su un letto di ospedale e si guardò intorno confusa prima di ricordarsi cosa era successo. 
Slash era su una sedia accanto a lei con la testa abbandonata nel vuoto oltre lo schienale e gli occhi chiusi.
- Cosa è successo?- chiese lei con voce impastata. 
Slash si riscosse e la osservò un po' prima di risponderle con un tono strano, formale.
- Sei svenuta. Il dottore ha detto che hai avuto un abbassamento di pressione.-
- Oh, io non mi sentivo molto bene...- rispose Bonnie in imbarazzo, ora memore della loro discussione, di ogni parola cattiva che gli aveva rivolto. 
Certo, Slash e gli altri avevano sbagliato a cacciare Steven ma poteva anche capire le loro ragioni. Steven non sembrava intenzionato o comunque non sembrava riuscire a trovare la forza di volontà necessaria per smettere ed effettivamente non potevano fare molto per aiutarlo se lui non si impegnava in prima persona per farlo, soprattutto se dovevano iniziare a incidere trenta canzoni. 
Rimaneva convinta del fatto che avrebbero potuto fare ancora qualcosa prima di cacciarlo ma ora capiva che non era stato giusto prendersela così con Slash quando sicuramente neanche per lui doveva essere stato così facile fare una cosa del genere. Aveva incolpato lui e gli altri di tutto perché era più facile trovare qualcuno a cui dare la colpa invece di ammettere che la colpa era di tutti, la colpa era della droga, dei soldi, dell'ego e dell'orgoglio, e questi ultimi erano nemici ai quali non poteva urlare addosso. Slash invece era umano, materiale, era di fronte a lei e poteva urlare addosso a lui, poteva scaricare la sua rabbia su di lui dicendogli anche cose che non pensava. Era consapevole del fatto che la droga non era sparita dalla sua vita, forse non lo avrebbe mai fatto, ma non pensava che il riccio e Steven fossero nella stessa situazione e soprattutto non pensava che Slash fosse ancora nella fase del classico tossico che si sveglia e si fa di qualcosa prima ancora di mettere i piedi fuori dal letto, al massimo era alcolizzato, ma tossico no, non più, il suo atteggiamento nei confronti della droga era cambiato, magari impercettibilmente, ma era cambiato e lei, chiamandolo in quel modo, non solo aveva sminuito i passi avanti che aveva fatto, ma aveva anche fatto finta di non essersi accorta di quel cambiamento. 
Lo aveva attaccato usando un argomento che rappresentava ancora un nervo scoperto per loro e in quel momento se ne pentiva.
- Ti porto a casa- mormorò lui alzandosi senza dire altro e uscendo dalla stanza. 
Dopo poco tornò accompagnato da un dottore che le fece una breve visita dicendole che era tutto nella norma ma consigliandole di riposarsi per quel giorno. 

In breve entrambi furono nella macchina nera del riccio che questo guidava con aggressività nel traffico mentre Bonnie rimaneva in silenzio. 
Vedeva che era arrabbiato con lei e anche lei lo era con lui ma era anche dispiaciuta per avergli detto certe cose, per aver ritirato fuori vecchie questioni, per avergli dato del tossico. 
Si sentì ancora peggio quando lui all'improvviso si mise a frugare in una tasca della giacca e dopo poco le allungò un sacchetto di orsetti gommosi.
- Mi hanno detto che devi assumere zuccheri, per la pressione...- spiegò al suo sguardo interrogativo lanciandole una breve occhiata e poi tornando a guardare davanti a sé. 
La ragazza aprì il sacchetto e cominciò a mangiare in silenzio cercando di ignorare quell'atmosfera tesa e il mutismo del ragazzo accanto a lei. L'unica interazione fra i due avvenne quando Bonnie allungò il sacchetto verso Slash e lui prese alcuni orsetti senza però degnarla di uno sguardo. 
Quando arrivarono a casa Slash si diresse subito in cucina alla ricerca di un alcolico e Bonnie andò in bagno facendo partire l'acqua per riempire la vasca: aveva bisogno di un bagno almeno per cercare di rilassarsi. Lasciò la porta socchiusa e iniziò a togliersi i vestiti stancamente mentre sentiva Slash armeggiare in cucina con bottiglie varie. Si immerse completamente nell'acqua trattenendo il respiro e chiudendo gli occhi, lasciando che una spessa coperta di schiuma bianca la nascondesse dal mondo e mascherasse il fatto che sembrava che ultimamente la sua vita fosse stata travolta da un uragano e che lei ormai non avesse più alcun controllo su di essa. 
Quando i suoi polmoni le ricordarono che aveva bisogno di ossigeno riemerse ed aprì gli occhi appoggiando le braccia ai lati della vasca e guardando pensierosa la pacifica dormiveglia dei rettili che si trovavano nella grande teca in vetro che Slash aveva fatto costruire in bagno. La loro pelle squamosa sembrava risplendere sotto la luce artificiale, in netto contrasto con i colori scuri di quella stanza che creavano un'atmosfera pesante e soffocante, o forse era solo il suo animo a sentirsi pesante e stanco, stanco di lottare quella battaglia persa con la droga che aveva rapito una delle persone più vicine a lei, stanco di litigare con la persona che amava, impaurito e tremante perché la loro famiglia era diventata una pallida ombra di quello che era stata e lei non sapeva come fare per impedire che sbiadisse del tutto. 

Un movimento ai lati del suo campo visivo attirò la sua attenzione e la distrasse dalle sue riflessioni; girò di poco la testa e vide la figura di Slash ferma sulla soglia della porta. 
Si guardarono in silenzio negli occhi poi Bonnie decise di prendere parola.
- Possiamo parlare?-
- Vuoi continuare quello che avevi iniziato?-
- No, voglio chiarire questa cosa, con calma.- 
Il ragazzo la studiò in silenzio poi si avvicinò a lei sedendosi sul coperchio del water in attesa che lei continuasse.
- Ho sbagliato ad aggredirti così, ero arrabbiata e me la sono presa con te, non pensavo tutto quello che ti ho detto. Non penso che tu sia messo male come Steven, anche se ti fai ancora di coca...- 
Gli occhi neri di Slash la guardarono con diffidenza, non sapendo come prendere quella sua improvvisa remissività.
- Mi faccio solo qualche striscia ogni tanto, quando ci siamo conosciuti ero messo peggio- mormorò infine in risposta guardando il suo bicchiere.
- Lo so, davvero! Non mi fa piacere ma non ti sto condannando, è ok, posso accettarlo. E sono fiera di te, per il fatto che tu sia stato abbastanza forte da lasciarti l'eroina alle spalle- ammise in imbarazzo. 
In quel momento, dopo gli ultimi avvenimenti, capiva alla perfezione quanto Slash fosse stato vicino al punto di non ritorno, quello in cui l'eroina prende il sopravvento su tutto: la musica, la famiglia, gli amici. Aveva già iniziato a percorrere quella strada ma poi era ritornato sui suoi passi e lei aveva compreso meglio quanta fatica gli fosse costato quel gesto solo dopo aver osservato Steven provarci e fallire miseramente molteplici volte. 
Alla fine, al di là di quali fossero state le sue motivazioni, era riuscito ad uscirne e, anche se non aveva smesso con tutto, non era la stessa cosa, la coca non gli faceva lo stesso effetto dello speedball, che lo aveva  trasformato in un'altra persona.
- Neanche io avrei dovuto aggredirti così...- mormorò lui sfuggendo ancora il suo sguardo.
- Ma mi manda fuori di testa questo tuo prendere sempre le parti di Steve!-
- Lo faccio perché è un mio amico ed è molto fragile in questo periodo, non capisco come tu non possa rendertene conto!- 
Slash sospirò pesantemente e le lanciò un'occhiata in tralice.
- Me ne rendo conto Bonnie ma tutti abbiamo i nostri casini e dobbiamo cercare di risolverli da soli, io l'ho fatto, Izzy l'ha fatto e anche Duff e Axl. Nessuno di noi ha chiesto l'aiuto degli altri.-
- Ma Steve aveva bisogno di sapere che voi eravate lì per lui. Forse questo l'avrebbe aiutato...- 
Si fermò e sospirò anche lei, erano alle solite: lei e Slash vedevano la questione da due poli opposti e non c'era modo di incontrarsi a metà.
- Oppure no, non lo so ad essere sincera ma sono sicura in ogni caso che lui avesse bisogno di voi.-
- C'è qualcosa tra voi?- 
Quella domanda le giunse tanto inaspettata che si voltò di scatto verso Slash, che la fissava in attesa della sua reazione, spalancando gli occhi sorpresa.
- Cosa? Ma sei impazzito?-
- Certe volte non so più cosa pensare...- ammise lui appoggiando il bicchiere ormai vuoto sul bordo del lavandino ed evitando i suoi occhi. 
- Ho mai fatto qualcosa che ti ha dato motivo di dubitare di me?-
- Ultimamente sei sempre così preoccupata per lui, così attenta a come sta e altre cazzate... e non è che stiamo facendo molto sesso...- 
Bonnie lo fissò incredula poi non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere sotto lo sguardo stupefatto di Slash.
- Ti sembra una cosa divertente?- le chiese poi offeso, alzandosi e facendo per andarsene ma la ragazza gli afferrò un braccio per fermarlo e glielo tirò per intimargli di sedersi sul bordo della vasca. 
Visto che lui non accennava a muoversi e, ferito nell'orgoglio per quella sua confessione così difficile da fare e che era stata presa alla leggera, continuava a guardare ostinatamente da un'altra parte. la ragazza si alzò in piedi lasciando che la schiuma scivolasse veloce sul suo corpo e a quel punto ottenne la sua attenzione. 
Gli mise le mani ai lati del viso e lo forzò a guardarla.
- Non ti sto prendendo per il culo ma la cosa mi sembra così assurda che mi fa solo ridere. Ti voglio ricordare che ti amo e non ho mai voluto nessuno che non fossi tu. Sono preoccupata per Steven perché non sta bene e questo è quanto, non c'è nient'altro. Ok?- Slash a fatica annuì e Bonnie si avvicinò a lui per baciarlo dolcemente, intenerita da quelle sue insicurezze, per poi sentire le sue mani stringerle i fianchi e scendere più giù fino ai suoi glutei.
- Per quanto riguarda l'altra questione, ti devo ricordare che negli ultimi giorni tornavi a casa troppo ubriaco per riuscire a concludere qualcosa?-
- Ehi, io non sono mai troppo ubriaco per queste cose, eri tu che dormivi ogni volta che tornavo a casa e non volevo disturbarti- disse lui punto sul vivo.
- Facciamo che io ero stanca e tu ubriaco- replicò Bonnie divertita, socchiudendo gli occhi al tocco delle sue mani su di lei, tocco che le sembrava di non sentire da un'eternità.
- Beh adesso non sono ubriaco, più o meno.-
- E io sono sufficientemente sveglia, penso.- 
Lo sguardo di Slash si accese e tornò vivo come non lo era da giorni. Le mise un braccio sotto le ginocchia prendendola in braccio e portandola quasi di corsa in camera tra le sue risate divertite. 
In quel momento Steven e i Guns erano lontani, entrambi sentivano la necessità di ritrovarsi come avevano sempre fatto, nel punto in cui tutto era iniziato, il punto a metà strada in cui si incontravano.

Erano stesi sul letto in silenzio, entrambi sfiniti ma non ancora pronti ad abbandonarsi al sonno. Mentre Slash la cullava Bonnie stava ritornando con il pensiero a quell'ospedale in cui Steven era in quel momento e al suo dolore. Certo, era stata via solo alcune ore e comunque, almeno dal punto di vista fisico, il biondo si sarebbe rimesso presto ma le sembrava di averlo abbandonato. Forse avrebbe dovuto chiamarlo o tornare in ospedale, se solo non avesse avuto così tanto sonno.
- Steve starà bene vedrai, supererà anche questa- disse Slash intuendo la direzione dei suoi pensieri.
- Non c'era altro modo di fare questa cosa? Non si poteva evitare di cacciarlo?-
- No. Non in questo momento. L'abbiamo avvisato e lui ha firmato l'accordo, un accordo legale, ma non lo ha rispettato e non potevamo fare altro a quel punto.- 
Bonnie sospirò e si strinse maggiormente a lui. Non era convinta delle parole di Slash ma capiva che in quel momento i sentimenti del riccio nei confronti del batterista erano totalmente diversi rispetto ai suoi e che avrebbe dovuto accettarli, rispettarli. 
Prima di chiudere finalmente le palpebre e abbandonarsi al sonno si ritrovò a sperare che questo non li allontanasse di più l'uno dall'altra, che non generasse altre fratture nel loro rapporto perché sentiva di non avere più le forze per cercare di rimettere di nuovo insieme i pezzi.


Buon pomeriggio piovoso di Novembre. 
Come vedete Slash e Bonnie si sono in qualche modo di nuovo avvicinati, si sono dovuti urlare addosso un paio di brutte cose ma almeno si sono scaricati un po'. Nel caso in cui vi fosse venuto il dubbio, Bonnie non è svenuta per qualche misterioso motivo, è stato un semplice calo di pressione che io le ho imposto per evitare che lei e Slash si dicessero cose ancora più brutte che non si sarebbero perdonati mai e che li avrebbero fatti lasciare. Lo so, evito sempre di arrivarli a quel punto famoso in ogni modo possibile ma solo perché non era scritto nella mia testolina bacata che una cosa del genere succedesse perciò l'unico ruolo dello svenimento è quello di far prendere un respiro ad entrambi prima dell'irreparabile. 
Per il discorso tossico/non tossico, chiamatemi ingenua, ma penso che Slash in quel periodo non possa più definirsi un tossico, nel senso che io identifico i tossici come quelli che sono legati a doppio filo con la droga, che ne fanno uso perché non possono farne a meno e per altri motivi più profondi e di carattere psicologico. Ora, Slash faceva ancora uso di coca ma se non ricordo male, non era più ai livelli dei mesi prima, si faceva qualche striscia più per svago che altro, penso piuttosto che fosse molto più invischiato con l'alcool. Magari mi sto sbagliando io, qui ognuno ha la sua opinione e questa è la mia, non penso che nessuno sappia la verità se non Slash e pochi intimi e penso che io cambierei idea solo se Slash in persona mi venisse a dire che sto dicendo delle gran cazzate, comunque spero di non essere troppo lontana dalla verità. Però comunque, in ogni caso, non penso si possa paragonare la dipendenza di Slash a quella di Steven e metterle allo stesso livello.
Inizialmente la canzone destinata a questo capitolo era Back And Forth Again (se leggete il testo penso che troverete alcune corrispondenze) degli Slash's Snakepit ma poi, dopo che ho comprato World On Fire e ho ascoltato Battleground ho pensato che fosse troppo perfetta per questa storia per non inserirla da qualche parte, sarebbe stato uno spreco.
Per il resto non penso ci sia altro da chiarire, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci vedremo al prossimo... non manca molto alla fine eh ;)

Breath

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Capitolo 18
*** #18 Shadow Life ***


"The shadow life will only break your heart
 Like I said before
 It steals the light and tears us all apart
 Like a shadow in the dark

 I can feel it when you're under me
 There is something else
 There is something I can't let go

 Never silence to the misery
 Feel it in your sex
 Tear it down
 Every time that we're all alone

 And still you just deny it all
 But I can't take this anymore
 But I can't turn away."
|Slash ft. Myles Kennedy and the Conspirators - Shadow Life|


Da quel giorno iniziò un nuovo, strano periodo, dominato da uno schema indefinito che provocava una certa perenne tensione sempre presente in loro. 
Non sapevano identificare cosa esattamente non andasse e perché le cose fossero così diverse ma vivevano ogni giorno come se si trovassero sull'orlo di un precipizio senza neanche sapere quale fosse la strada che li aveva condotti fin lì. 
E allora bevevano, fumavano e facevano sesso cercando di placare in quel modo quell'inquietudine che albergava perenne in loro. Ma neanche il sesso era più come una volta, sembrava che qualcosa si fosse incrinato, non il desiderio reciproco ma la solida base di fiducia che li aveva sempre sorretti si era irrimediabilmente rovinata e minacciava di farli cadere da un momento all'altro. 
Entrambi odiavano sentirsi così ma non potevano impedire che questa nuova quotidianità si protraesse nel tempo, distendendosi maligna tra loro. Non avevano più affrontato il discorso Steven e questo era rimasto in sospeso ad alimentare ulteriormente il vento che li stava spazzando via. 
Bonnie andava spesso a trovarlo e quelle visite erano sempre una fonte di sofferenza per lei perché il biondo si era lasciato del tutto andare alla deriva, decidendo di rifugiarsi nell'oblio della droga e dell'alcool per sfuggire alla sua sofferenza. Dopo queste visite tornava a casa esausta e Slash non le diceva niente, sapeva dove era stata, glielo leggeva in faccia, nei lineamenti contratti e negli occhi tristi, ma lui continuava a non volere vedere il suo ex-batterista. Voleva affrontare a suo modo quella che effettivamente era stata una perdita e il suo modo non consisteva in visite di cortesia ma nel buttarsi a capofitto nella ricerca del nuovo batterista insieme a Duff e Izzy. 
Tutti i giorni usciva di casa per poi tornarvi a notte fonda frustrato perché la ricerca non si stava rivelando così facile come previsto inizialmente. Non era facile trovare un sostituto di Steven e questo fatto accresceva la sua rabbia perché lo poneva di fronte alla cruda verità e cioè che i Guns avevano perso un pezzo fondamentale e potenzialmente insostituibile. Ma si guardava dal parlarne con Bonnie, sarebbe stato come ammettere che lei aveva sempre avuto ragione, che avrebbero potuto affrontare la situazione in un'altra maniera invece di cacciarlo e poi quell'argomento era ancora tabù fra di loro, un terreno pericoloso segnato da invisibili mine. 
Che ne era stato delle loro chiacchierate notturne, della complicità che li faceva sentire liberi di confidarsi qualsiasi cosa, della certezza di potersi affidare all'altro, di potersi perdere e tornare poi indietro guidati da una promessa di amore sussurrata a fior di labbra, pianissimo, ma che riecheggiava potente nei loro cuori? 
Tutte quelle cose non erano sparite ma erano diventate l'ombra di se stesse e nessuno dei due aveva la più pallida idea di come fare esattamente per ridare loro la luminosità di una volta. 
Bonnie si ripeteva che avrebbero superato anche quello ma le sue certezze a volte le sembravano fasulle, orribili manichini colorati all'esterno ma vuoti dentro. 
Cosa erano diventati? 
Una distorta e grottesca immagine di quelli che erano prima, una macchia indefinita in attesa di tramutarsi, per diventare altro o per assumere la sua forma precedente. 
Visto che non riusciva a identificare l'esatto problema, forse era solo un insieme di tutti gli eventi che li avevano travolti, cercava di fare finta di niente e di pensare solo al lavoro, convinta che la stanchezza fisica avrebbe portato ristoro anche al suo spirito malconcio. Quelli sarebbero stati i suoi ultimi due mesi al RIP prima che il suo contratto scadesse e la ragazza non aveva intenzione di chiedere un rinnovo perché prevedeva che il nuovo, o sarebbe meglio dire i nuovi dato il numero di canzoni, album dei Guns sarebbero usciti in alcuni mesi e con questi sarebbero ripresi i tour e lei sarebbe tornata ad assumere il ruolo di fotografa ufficiale della band. 
Riponeva tutte le sue speranze future nei tour, fiduciosa che avrebbero anche appianato le controversie e allontanato i problemi. 
Slash in quel periodo le sembrava un leone in gabbia e sapeva che la vita on the road lo faceva ritornare nel suo elemento, sperava che gli avrebbe anche ridato un po' di serenità. Le date per Rock in Rio, sebbene mancassero mesi interi a quell'evento, erano già state confermate e Bonnie vedeva quel Gennaio 1991 come l'obiettivo da raggiungere cercando nel frattempo di mantenere tutti i pezzi insieme. 

Passarono in questo modo, in questa sorta di stallo confuso, due mesi e sorprendentemente le cose sembrarono in qualche modo migliorare. 
Da quando Steven aveva deciso di votare la sua vita all'autodistruzione totale, il suo atteggiamento nei confronti di Bonnie si era leggermente raffreddato sia perché vedeva in lei la persona che non era riuscita a fare niente per impedire ai ragazzi di cacciarlo sia perché era talmente impegnato a eclissarsi il più possibile dalla realtà che non gradiva troppo la presenza di chiunque non fosse un suo potenziale compagno di giochi, quei macabri giochi che lo stavano uccidendo. 
La ragazza ci era a dir poco rimasta male ma stava pian piano facendo pace con l'idea che non poteva più fare niente per lui e di sicuro non poteva imporgli la sua presenza quando questa non era desiderata. 
Le sue visite si erano quindi fatte più rade e di nuovo Slash lo aveva notato. 
- Non vai da Steve oggi?- le aveva chiesto una mattina con fare noncurante. 
Bonnie aveva scosso la testa ed aveva ripreso a mettere in borsa le sue cose, quello sarebbe stato il suo ultimo giorno come fotografa del RIP.
- Ultimamente non mi sembra che tu ci vada molto spesso...-
- Infatti- aveva risposto brevemente e Slash aveva alzato un sopracciglio, scettico di fronte a una risposta così breve. 
- Se vuole passare le sue giornate a devastarsi e non mi vuole intorno non ci posso fare niente. Io ci ho provato ma alla fine la vita è la sua e se ha deciso che vuole viverla così non posso impedirglielo.- 
A quelle parole Slash aveva annuito silenzioso sorridendo tristemente.
- Lo so lo so, mi stai per dire te l'avevo detto.- 
- Non stavo dicendo niente- aveva risposto lui pensando che in realtà lo avrebbe anche fatto, se solo quella non fosse stata una notizia fottutamente triste e quell'argomento ancora spinoso. Si era quindi limitato ad avvicinarsi a lei per baciarla e a dirle
- Buon ultimo giorno.-

Era triste il fatto che l'allontanamento di Steven da Bonnie avesse causato una distensione nei suoi rapporti con Slash ma fu proprio quello che successe. Questo e il fatto che quella sera Slash tornò a casa annunciandole, sollevato ed entusiasta come non appariva da settimane, che avevano trovato un nuovo batterista, un tale Matt Sorum, già batterista dei Cult, servì in qualche modo ad allontanare almeno un po' la tensione che aleggiava su di loro. 
Quella sera ritrovarono in se stessi un po' dei vecchi Slash e Bonnie, un po' di quella vecchia sintonia che li aveva legati fino a quel momento. 

Passarono un altro paio di giorni e mentre Slash era chiuso in studio praticamente tutto il  giorno, Bonnie cercava di capire cosa fare esattamente della sua vita, mancavano mesi a Rock in Rio e lei non avrebbe certo potuto passarli a girarsi i pollici, quel non avere niente da fare le lasciava troppo tempo per pensare a questioni che preferiva lasciarsi alle spalle. Ricominciò quindi a cercare brevi ingaggi non avendo altre alternative perché per un periodo così breve nessuno l'avrebbe assunta e lei di sicuro non voleva rinunciare al posto di fotografa ufficiale dei Guns, quello era stato il lavoro più appagante di tutta la sua breve carriera.
Si stava iniziando a chiedere quando avrebbe ripreso quel lavoro, quando la Geffen aveva intenzione di fare le prime foto promozionali, quando una mattina arrivò una chiamata di Doug in persona. 
Dopo il casino con Steven, Bonnie aveva iniziato a vedere il manager sotto un'altra luce ed ora diffidava di lui ma l'uomo restava pur sempre il suo capo quindi cercò di essere il più educata possibile quando rispose al telefono.
- Ciao Bonnie. Senti, domani puoi passare da qui che dobbiamo parlare di alcune cose riguardanti il tuo lavoro con i ragazzi?-
- Ok, mi stavo proprio chiedendo quale sarebbe stato il prossimo passo.-
- Domani ne parliamo- rispose semplicemente l'uomo prima di salutarla e riattaccare. Bonnie a quel punto non poté fare a meno di sentirsi un po' inquieta senza sapere bene il perché.


Sono riuscita a pubblicare prima questa volta perché il capitolo è piuttosto corto, il classico capitolo di passaggio, e non necessitava di molte correzioni. Come vedete, anche se nel precedente capitolo avevamo assistito a una tregua, era stato solo un breve momento, il rapporto tra Slash e Bonnie è ormai pieno di falle e queste non possono essere riparate così velocemente. Alla fine comunque loro due ci tengono a rimanere insieme quindi ci provano e vengono anche aiutati dalla minore pressione che Slash sente, dopo aver trovato Matt (a proposito, penso di aver anticipato il suo ingresso nella band ma non sapevo la data esatta e poi mi serviva per tranquillizzare un po' il povero Slash), e da questo raffreddamento del rapporto tra Steven e Bonnie, raffreddamento che mi è si servito per far avvicinare gli altri due, ma anche e soprattutto per far capire ancora una volta che Steven, per quanto fosse stato ingannato e non supportato, non era la classica vittima della situazione, non aveva intenzione di smettere e non era un santo che non trattava mai male gli altri, anzi. 
Per il resto, a livello di trama non penso ci sia altro da dire. Spendo due parole di nuovo per la canzone per dirvi che inizialmente la canzone destinata a questo capitolo era The Butcher dei Walking Papers ma poi, di nuovo, dopo aver sentito Shadow Life, non potevo non inserirla da qualche parte!
Come al solito spero che il capitolo, anche se non succede molto, vi sia piaciuto; vi annuncio da subito che ci potrei mettere di più a pubblicare il prossimo perché ha bisogno di alcune correzioni e mi ci devo mettere lì con calma, considerando che ultimamente non ho mai tempo libero per queste cose, non so quanto ci potrei mettere, spero di riuscire a pubblicarlo il prossimo weekend, altrimenti ci rivediamo a metà della settimana ancora dopo! Vi ricordo che ne mancano ancora tre fino alla fine :)
Breath

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Capitolo 19
*** #19 Broken Promise ***


"We'll rise above this
 We'll cry about this
 As we live and learn
 A broken promise
 I was not honest
 Now I watch as tables turn
 And you’re singing

 I’ll wait my turn
 To tear inside you
 Watch you burn
 I’ll wait my turn
 I’ll wait my turn

 I’ll cry about this
 And hide my cuckold eyes
 As you come off all concerned
 I’ll find no solace
 In your poor apology
 In your regret that sounds absurd."
|Placebo - Broken Promise|


- Dove stai andando?-
Quella domanda la raggiunse quando uscì dal bagno dopo essersi fatta la doccia, un asciugamano intorno al corpo e i capelli scompostamente legati in alto sulla testa.
- Devo andare alla Geffen, Goug ieri mi ha chiamata per dirmi che dovevamo parlare di lavoro- rispose dirigendosi in camera da letto per vestirsi, seguita a ruota da uno Slash, ancora mezzo addormentato, che stava facendo colazione con un drink e una sigaretta.
- Tu ne sai niente?- gli chiese poi interrompendo la ricerca di un paio di pantaloni per girarsi verso di lui, ora stravaccato sul letto ancora disfatto. Il riccio scosse la testa continuando a fumare guardandola con gli occhi socchiusi.
- Non sarà niente di che, forse dovete solo mettervi d'accordo per le nuove foto promozionali e per quanto ti pagheranno d'ora in poi, penso che avresti diritto a un aumento- disse poi appoggiando il bicchiere ormai vuoto sul comodino.
- Hmm lo spero...- rispose lei pensierosa; dal giorno prima, da quella chiamata, aveva uno strano presentimento e non sapeva spiegarsi il perché. Ancora sovrappensiero si tolse l'asciugamano e si riscosse solo quando sentì la presenza di Slash dietro di lei.
- Piccola, se ti spogli davanti a me però io non resisto...- le sussurrò mettendole le mani sui fianchi e chinandosi per baciarle il collo. 
Bonnie sorrise godendosi quelle attenzioni che nell'ultimo periodo erano mancate fra di loro, quella graduale riconquista di intimità che pensava fosse ormai andata perduta nel turbinio dei conflitti. Non poteva non sentirsi sollevata nell'accorgersi che le cose stavano pian piano tornando alla normalità, a partire da quell'aspetto della loro relazione.
- Devo andare!- disse con voce lamentosa, riluttante a interrompere quel contatto.
- Lo so - le rispose Slash con una mezza risata mettendole poi una mano sulla guancia per farle voltare il viso in modo da poterla baciare.
- Se arrivo in ritardo Doug mi ammazza- riprese Bonnie con voce affannata quando fu finalmente libera di parlare di nuovo.
- Se ritardi a causa mia non può dirti niente, lo faccio licenziare- continuò lui mettendosi di fronte a lei e cominciando a indietreggiare, con le mani sui suoi fianchi, fino al letto. Bonnie rise e lo lo spinse leggermente indietro in modo che vi si sedesse sopra per poi salirgli a cavalcioni.
- In fondo non c'è niente di meglio del sesso mattutino per distendere i nervi- affermò poi prima di abbandonarsi del tutto al piacere. 

Più tardi, dopo un'altra doccia, uscì di casa vergognosamente in ritardo ma di sicuro più tranquilla. 
Il brutto presentimento che l'aveva assillata nelle ultime ore se n'era andato e ora lei rideva delle sue paranoie che ormai pensava essere causate solo da quell'ultimo periodo non proprio sereno. 
Mentre si avviava verso la sede della casa discografica si disse che le cose alla fine si sarebbero risolte.

- Non puoi più essere la fotografa dei Guns N' Roses.- 
Bonnie guardò confusa Doug che, seduto dall'altra parte di un lunghissimo tavolo di legno scuro, la guardava agitato muovendo continuamente alcuni fogli davanti a lui. 
Il suo cervello stava facendo fatica a realizzare quanto il manager le aveva appena detto.
- Cosa scusa?-
- Sì, è così, mi dispiace molto ma il tuo lavoro finisce adesso.-
- Ma come? Cioè perché? Quale è la motivazione? Ho sbagliato qualcosa? Mi siete sempre sembrati soddisfatti del mio lavoro!- rispose lei sempre più basita. 
Tutta quella situazione non le sembrava neanche reale, mentre un'altra certezza della sua vita si sgretolava sotto il suo sguardo si ritrovò a sperare di stare dormendo o che quello fosse uno scherzo di pessimo gusto.
- Infatti ma, sai, ci sono alcune variabili che non possiamo più ignorare- disse l'uomo a disagio cercando di districarsi al meglio in quella conversazione o, avrebbe detto Bonnie, cercando di arrampicarsi sugli specchi.
- E quali sarebbero queste dannate variabili?- chiese senza mascherare il sarcasmo della sua voce.
- Beh, ecco... c'è il fatto che hai anche il lavoro alla rivista...-
- Era un contratto a tempo determinato che è finito, adesso sono completamente disponibile e tu lo sai perché te lo avevo detto. E comunque questo non mi ha mai impedito di fare il mio lavoro per i Guns, ero presente a tutte le loro esibizioni!- replicò lei ponendolo davanti ai fatti nudi e crudi. 
Lo vide agitarsi a disagio sulla sedia e sfuggire il suo sguardo.
- E poi c'è la questione dell'aumento sai, abbiamo un po' di problemi di budget...- disse rovistando fra i fogli.
- Doug non ho chiesto un aumento così esorbitante. Mi sembrava una cosa ragionevole e più che giusta visto che non sono più una novellina, prima prendevo il minimo sindacale ed ora ho chiesto di essere pagata come qualsiasi altro fotografo, non di meno, tutti gli altri vi avrebbero chiesto di più e tu lo sai come lo so io. Ma se è questo il problema posso anche rinunciare a questo cazzo di aumento!- 
L'uomo rimase in silenzio senza sapere più cosa dire, cercando freneticamente nella sua testa una giusta motivazione per smontare le affermazioni della ragazza.
- Non è solo per questo...-
- E allora quale è il problema? Doug, voglio solo capire perché mi volete licenziare, mi sembra una richiesta legittima.-
- Ehm, sai, anche questa cosa di Slash non ti mette proprio in buona luce...- 
Bonnie aggrottò le sopracciglia confusa.
- Quale cosa di Slash?-
- Non è una cosa molto professionale il fatto che stiate insieme, sai non dimostra la giusta serietà e mette tutti noi e la band in una cattiva luce.- 
Bonnie non credeva alle sue orecchie, quella situazione era troppo assurda perché non fosse uno scherzo.
- Professionale? Lavoro con voi da quasi tre anni e questa questione non mi è mai stata fatta presente, non pensavo fosse un problema, soprattutto perché questa cosa non ha condizionato in nessun modo il mio lavoro. Scusa Doug ma questa mi sembra una motivazione un po' del cazzo. E poi in che modo metterebbe in cattiva luce la band? Stiamo parlando dei fottuti Guns N' Roses!- disse non riuscendo più a trattenere la rabbia che stava aumentando a dismisura dentro di lei. 
Quella era un'ingiustizia bella e buona, era quella la cosa che la faceva arrabbiare di più.
- Senti Bonnie, tu sei una brava ragazza e sai fare il tuo lavoro ma non puoi più fare questo lavoro in particolare!-
- Ma perché? Dammi una sola buona motivazione. Quelle di prima non lo erano e lo sappiamo entrambi.-
- Devi parlare con Axl, ok? Io non so più cosa dire, abbiamo già adocchiato un nuovo fotografo e non penso che cambieremo idea. Mi dispiace- concluse. 
Quelle parole, il nome di Axl in particolare, furono incredibilmente più chiarificatrici di tutte quelle che l'uomo aveva detto fino a quel momento. 
Ecco perché Doug era così vago e a disagio, probabilmente Axl gli aveva detto che non la voleva più e aveva delegato a lui il compito di sbarazzarsi di lei in un modo o nell'altro. Questo era tipico di Axl. 
Ultimamente, con le pressioni da parte della Geffen per iniziare a registrare, il casino con Steven e soprattutto quelli con Erin, che aveva sposato un paio di mesi prima a Las Vegas, il rosso era diventato molto più sensibile e allo stesso tempo lunatico, se non isterico in certi momenti. 
Bonnie pensò con rabbia che si sarebbe dovuta aspettare una cosa del genere da lui, non l'aveva mai sopportata molto, specialmente da quando lei e Slash si erano messi insieme. 
Si alzò dalla sedia con un unico scopo in mente, quello di chiedere spiegazioni al cantante e dirgliene quattro, e lasciò lì un Doug esterrefatto che stava tentando di dirle che doveva firmare dei documenti.

Uscì dalla sede della Geffen come una furia, tutto quello che in quel momento attraversava la sua testa erano insulti diretti al rosso, parole e discorsi che non vedeva l'ora di fargli. 
Salì in macchina sbattendo con violenza la portiera e solo a quel punto si rese conto che non aveva la più pallida idea di dove fosse Axl. Poteva essere nella villa a Malibu, nel suo appartamento in centro o in giro da qualche parte. 
Decise di sfidare la sorte e iniziare la ricerca dallo studio di registrazione che si trovava in quel momento più vicino a dove era lei. Quasi sicuramente Axl non era lì perché lui andava a registrare le parti vocali la notte ma valeva la pena tentare.
Quando arrivò lì chiese se c'era Axl e sorprendentemente la risposta fu affermativa. 
Un ragazzo la guidò verso una saletta senza fare troppe storie perché l'aveva riconosciuta, essendo passata a trovare i ragazzi altre volte, e sapeva che la sua presenza non avrebbe creato problemi. Naturalmente non sapeva che Bonnie era sul piede di guerra.
Quando la ragazza entrò nella sala di registrazione si bloccò trovandosi davanti i Guns al completo, Dizzy compreso. 
- Ehi piccola, che ci fai qui?- le chiese subito Slash piacevolmente sorpreso. Poi notò l'espressione furiosa della ragazza.
- Tutto bene?- le chiese ma Bonnie non rispose, la sua attenzione era focalizzata su Axl che la guardava curioso ma anche in qualche modo consapevole. 
Lui sapeva perché era arrivata lì come una furia.
- Axl, possiamo parlare?- gli chiese cercando di mostrarsi calma. 
Non voleva fare una scenata davanti a tutti, soprattutto visto che in quel momento tutti la stavano guardando. 
- Perché? Possiamo benissimo parlare qui, non c'è problema.- 
Bonnie rivolse un'occhiata ai ragazzi e poi incrociò le braccia guardando torva il cantante.
- Bene, parliamo qui. Spiegami qui, davanti a tutti, perché cazzo mi hai fatta licenziare.- Sentì un sottofondo di esclamazioni sorprese accompagnare le sue parole ma le ignorò, troppo concentrata su Axl che sedeva su una sedia minimamente scomposto.
- Doug te l'ha detto no? Abbiamo un nuovo fotografo, non ci servi più, pensavo che non ci fosse altro da dire.-
- Altro da dire? Ci sono altre milioni di cose da dire visto che non c'è una vera motivazione per farlo o comunque se c'è Doug non me l'ha detta quindi sono veramente curiosa di sentire cosa hai da dire.-
- Senti non è niente di personale ma non ti vogliamo più come fotografa, fine.-
- Non mi volete o non mi vuoi?- gli chiese lei provocatoria, alludendo al fatto che ormai molte decisioni riguardanti la band erano compiute da un unico componente, a partire dall'aggiunta di un nuovo membro che, guarda caso, era amico di Axl
- Beh non mi sembra che gli altri si stiano opponendo no?- disse lui allargando le braccia per indicare i suoi compagni che in silenzio stavano assistendo alla scena. Bonnie incrociò gli occhi sorpresi di Slash, ricevendo di nuovo una conferma silenziosa del fatto che lui non ne sapesse niente, e poi guardò di sfuggita gli altri che erano senza parole.
- Axl, che cazzo stai dicendo? Come cazzo puoi pensare che ci vada bene se non ce l'hai neanche chiesto?- 
Finalmente Slash aprì bocca e, stranito, rivolse quella domanda ad Axl, il cui sorriso, prima così sicuro, si incrinò.
- Non ci hai detto niente- disse anche Duff debolmente guardando confuso il cantante. 
Izzy invece rimase murato nel suo silenzio, come al solito sembrava che in realtà non fosse lì insieme a loro ma da qualche altra parte. 
Matt e Dizzy d'altro canto non osarono aprire bocca, erano ancora quelli nuovi e non conoscevano ancora bene le dinamiche del gruppo, non avevano avuto il tempo di arrivare a considerare Bonnie come parte inscindibile del loro gruppo. 
Ma a quanto pareva, proprio come Steven, anche lei poteva essere sostituita come se niente fosse, come se il legame che li univa non esistesse e non fossero una famiglia ma colleghi di lavoro. 
La mora cercò di ignorare l'amarezza nata in lei di fronte a quell'ennesima pugnalata alle spalle, al silenzio di Izzy, e fermò con un gesto della mano nella sua direzione Slash che stava per aprir bocca di nuovo.
- No Slash, lascia stare.- 
Focalizzò l'attenzione su Axl, era lui il responsabile di quella decisione ed era lui l'unico con cui doveva confrontarsi, non aveva bisogno che Slash la difendesse, che parlasse al posto suo, la sua rabbia le imponeva un confronto diretto con il rosso che non fosse mitigato da altri intermediari, le era bastato sapere che il riccio e gli altri non avevano preso parte a quella decisione.  
- Senti, capisco che hai i tuoi problemi, i tuoi schizzi mentali, che hai un palo costantemente infilato su per il culo, che mi odi per non so quale ragione e che la tua relazione con Erin fa abbastanza merda ma questo non ti da il diritto di prendertela con me senza alcun motivo, di decidere di licenziarmi così, di punto in bianco, senza una reale motivazione. Io non ti ho fatto un cazzo e non accetto di essere trattata in questo modo!- 
A quelle parole, a quei riferimenti ai problemi che il rosso stava affrontando in quel periodo anche con Erin, alla quale aveva chiesto di sposarlo minacciandola che altrimenti si sarebbe suicidato salvo poi pentirsi di quel gesto dopo due giorni, l'atteggiamento di Axl tramutò completamente. Perse la calma snervante che aveva assunto fino a quel momento e una rabbia cieca prese possesso del suo corpo. Si alzò dalla sedia e le si parò davanti.
- Cosa hai detto brutta stronzetta? Come ti permetti di parlare della mia vita quando non sai un cazzo di me? Chi ti credi di essere eh? Pensi di essere tanto migliore di me, di poter giudicare il mio matrimonio quando la tua merdosissima relazione si basa solo un cumulo di bugie e ipocrisia? Credi di potermi giudicare ma non sai che la montagna sulla quale ti ergi è fatta di merda!- 
Bonnie si aspettava una reazione del genere, si era scontrata altre volte con Axl ed era preparata. 
Quello che non era preparata a sentire erano quelle parole riguardanti il suo rapporto con Slash. 
Di cosa diavolo stava parlando Axl? 
Il rosso sapeva essere crudele e meschino ma non diceva mai il falso e soprattutto non sprecava parole tanto per aprir bocca, con il tempo lo aveva imparato. 
Cercò di nuovo, stavolta stupita, lo sguardo di Slash. I suoi occhi erano spalancati per la sorpresa e... spaventati?
- Cosa vuoi dire?- chiese allora a fior di labbra tornando a rivolgere la sua attenzione ad Axl, un bruttissimo nodo allo stomaco glielo strinse in una morsa mentre tratteneva il respiro, in attesa di sentire il seguito di quelle parole che preludevano ad altro, a qualcosa di molto peggio di qualche parola offensiva.
- Voglio dire che dici tanto che io sono una persona di merda ma non sai che neanche il tuo caro Slash è così innocente come credi- rispose lui con un ghigno sulle labbra guardandola soddisfatto, come se stesse pregustando quel momento, di nuovo padrone della situazione davanti al dubbio che leggeva sul viso della ragazza.
- Axl...- il richiamo allarmato di Slash ricadde nel vuoto e si spense sulle sue labbra.
- Credi davvero che Slash sia il ragazzo modello? Pensaci Bonnie, rifletti con quella tua testolina, un mese intero tutto solo a Chicago, senza la sua ragazza a tenerlo sotto controllo... con uno strip club dall'altra parte della strada...- 
Si fermò facendo una pausa  ad effetto e poi si avvicinò ulteriormente al suo viso mentre il suo sorriso si allargava e i suoi occhi la studiavano attenti, pronti a catturare ogni sua singola emozione. 
- Ho sentito dire che se le scopava direttamente là.- 

In un imprecisato momento di quel discorso, quando l'intuizione di ciò che Axl le stava dicendo raggiunse il suo cervello, Bonnie pensò di essere sul punto di morire. Ne era certa. Le sembrò che l'intero contenuto del suo corpo, i suoi organi, i suoi muscoli, tutte le sue cellule, stessero collassando tutti insieme, come se avessero perso il collante che li teneva tutti uniti e permetteva loro di comporre il suo corpo. 
Erano tutti ai suoi piedi e lei era convinta che avrebbe smesso di respirare e si sarebbe accasciata lì per terra, ai piedi di Axl. 
Sentiva il suo corpo vuoto, privo di qualsiasi emozione mai provata, il nulla. 
E poi una nuova sensazione la invase pian piano, riempiendo con subdola minuziosità ogni singola parte di lei che prima era vuota. Non sapeva darle un nome perché non aveva mai provato niente di simile ma, se avesse proprio dovuto cercare di definirla in qualche modo, l'avrebbe chiamata tristezza. 
Ma la parola tristezza non andava bene, era così piccola e innocua in confronto a ciò che era nato nel suo corpo all'altezza del cuore, sì, quello era rimasto. Era da lì che partiva quella immensa, infinita, ancestrale tristezza, un buco nero che si allargava e si mangiava tutto di lei lasciando spazio solo a un'altra cosa. Un dolore assordante, penetrante e vivo. Sentiva chiaramente come i suoi artigli stavano facendo il suo cuore in un miliardo di pezzettini, salvo poi ricomporli e ricominciare da capo in un processo che non sembrava destinato a trovare mai la sua fine. 
Tristezza e Dolore. 
Avevano sostituito tutto ciò che avesse mai provato, tutto ciò che fosse mai stata. 
Perché sapeva, sapeva che era vero quello che Axl le aveva rivelato e se mai avesse avuto dei dubbi lesse la verità negli occhi di Slash. 
L'ultima bugia era stata svelata, l'ultimo appiglio distrutto, la mano che le era stata tesa l'aveva afferrata ingannatrice per poi lasciarla e ora lei era in caduta libera. 
Con una fatica titanica raccolse tutti i suoi cocci cercando di tenerli insieme come meglio riusciva mentre Tristezza e Dolore accoglievano l'ultima compagna mancante per completare il trio: Furia.
- Bonnie...- 
La voce di Slash, che aveva sempre identificato con una morbida carezza, raggiunse le sue orecchie provocandole la stessa sensazione del suono stridulo delle unghie su una lavagna. Bonnie ci mise un po' a ricordarsi esattamente come si facesse a parlare, a ritrovare la sua voce in tutto quel nero dentro di lei.
- E' vero?- 
Anche se sapeva che lo era sentiva la necessità di chiederglielo, di ricevere anche la pugnalata della conferma che usciva dalla sua bocca.
- Ero fattissimo ed è stata solo una volta!- 
La sua voce bassa fu solo altro dolore, la sua giustificazione vuota. Chiuse gli occhi, come se avesse voluto allontanarsi da lì con quel semplice movimento, e con un gesto istintivo si portò una mano al cuore stringendo tra le dita la leggera camicetta. Poi le sue braccia caddero lungo i suoi fianchi, due pesi morti di cui non ricordava l'esatta funzione, e i suoi occhi si aprirono ritrovandosi davanti la moquette bordò del pavimento. 
I suoi piedi a quel punto girarono su loro stessi e cominciarono a portarla velocemente fuori da quel posto in cerca di aria, in cerca di un posto in cui potesse cadere di nuovo in infiniti pezzi ma lontano dalla vista di qualcuno. 

Stava camminando come un'automa diretta verso l'uscita quando il richiamo di Slash la raggiunse e sentì le sue dita stringersi salde intorno al suo braccio per trattenerla. 
- Bonnie! Aspetta, ascoltami!- 
La ragazza si liberò con violenza dalla sua presa ma si fermò e si girò per affrontarlo con una rinnovata ferocia, le sorelle di Furia le stavano lasciando spazio per crescere a dismisura.
- Cosa c'è? Che altre bugie mi devi dire?- 
Sputò quelle parole, come se fossero tossiche, a un passo dal suo viso, premendo con forza i palmi contro il suo petto e spingendolo all'indietro con rabbia.
- Mi dispiace, questo voglio dirti. Sai che quello a Chicago è stato un brutto periodo per me, tu non c'eri e mi sentivo così frustrato! Ero fuori di testa per la maggior parte del tempo, non mi ricordo la stragrande maggioranza delle cose che ho fatto. E poi Steve e Duff volevano sempre andare in quel locale a rimorchiare e io alla fine rimanevo solo...-
- Ah rimanevi solo. E naturalmente non ti è passato per la testa di andartene a dormire o fare qualsiasi altra dannata cosa che non fosse scoparti qualcuna, no?-
- Ero fatto come una merda e neanche mi ricordo di essermela scopata, ok? L'ho scoperto solo perché Duff me l'ha detto e mi sono sentito una merda. Per questo non ti ho detto niente, non me la ricordo neanche e di sicuro non ha significato un cazzo, è come se non fosse mai successo.-
- Come osi dire che è come se non fosse mai successo? Vaffanculo! Invece è successo e non importa quanto fossi fatto o quanto ti ricordi, non mi interessano le tue motivazioni del cazzo perché è successo e non è una cosa che io possa dimenticare!- disse con gli occhi ardenti, illuminati da una nuova, sinistra scintilla, prima di riprendere il suo cammino verso l'uscita. 
Il sole accecante di fine estate la colpì in pieno facendole chiudere con fastidio gli occhi per un momento, ricordandole che il mondo era rimasto esattamente quello di prima, non era stato inghiottito dal buio che l'aveva divorata. 
Li riaprì e si diresse verso la macchina ma Slash la raggiunse di nuovo.
- Piccola, non andartene così!- 
Bonnie lo fronteggiò nuovamente puntandogli l'indice contro il petto.
- Non chiamarmi in quel modo- scandì con ira.
- Non volevo tradirti! E' stata solo una volta, solo una cazzo di volta!-
- Non mi importa lo capisci? Non mi importa quante scuse troverai per giustificarti perché niente di quello che farai cambierà mai il fatto che mi hai tradita! Io ti ho dato tutta me stessa, mi sono fidata completamente di te, sempre, anche quando gli altri mi mettevano in guardia, anche quando mi dicevano che la monogamia non si adattava a uno come te io pensavo che non mi avresti mai fatto una cosa del genere. Io ti ho amato e tu hai rovinato tutto questo! Avrei potuto accettare tutto, ho sopportato le pene dell'inferno per rimanerti accanto, ero accanto a te anche quando nessun altro lo avrebbe fatto, anche quando mi stava distruggendo dentro, l'ho fatto perché ti amavo, perché pensavo che anche tu mi amassi e perché pensavo che ne valesse la pena ma questo è veramente troppo. Di tutte le cose che potevi farmi questa è la peggiore! Per una cazzo di scopata poi!-
- Non ha avuto alcun significato per me, lo capisci? Ho sbagliato, ok, e non ne vado fiero ma questo non cambia quello che provo per te, non cambia il fatto che ti amo!-
- Non farlo Slash, non dirmi che mi ami perché non è vero, non può esserlo dopo quello che mi hai fatto.- 
Si fermò per prendere fiato e lo guardò scuotendo la testa. 
- Questo non è amore - disse infine velenosa prima di voltargli di nuovo le spalle.
- Bonnie, aspetta, non andartene.- 
Slash provò a richiamarla ma lei si stava già allontanando e non si fermò, non si girò.
- Bonnie...- quell'ultimo, debole ed arrendevole richiamo, non giunse neanche alle orecchie della ragazza che entrò finalmente in macchina lasciandolo lì, attonito in mezzo alla strada, troppo stupito dalla piega che aveva preso quella giornata per pensare di fare altro che non fosse rimanere lì, in quel punto esatto del marciapiede, ad osservare quella macchina gialla allontanarsi da lui. 
Solo poche ore prima aveva pensato di poter essere felice di nuovo.

Bonnie guidava distratta, senza una meta precisa. Le mani sul volante le tremavano e sembrava che la sua testa stesse per esplodere a causa della miriade di pensieri che la riempivano. 
Ripercorreva nei suoi ricordi il periodo passato a Chicago e ogni cosa assumeva un nuovo, distorto significato. La tensione fra i ragazzi, lo sguardo sfuggente di Slash e il modo in cui si aggrappava a lei, come se temesse di vederla sfuggire. 
Una parte di lei rifiutava ancora di credere che fosse tutto vero mentre l'altra la derideva e con alterigia le diceva che doveva aspettarselo da uno come Slash che era sempre circondato da mille ragazze che avrebbero fatto di tutto per lui. 
Perché accontentarsi di una sola? Probabilmente l'aveva tradita più volte, divertendosi alle sue spalle.
Ma questa immagine di Slash, che quella parte di lei le dipingeva, le era estranea ed entrava in conflitto con la persona che lei aveva conosciuto e di cui si era innamorata, lasciandola confusa, come quando a scuola ti rivelano che in realtà le rette parallele si intersecano, dopo anni che ti hanno fatto credere il contrario. 
Si sentiva spossata fisicamente ma continuava a guidare senza guardare veramente dove stava andando. 
Per tutto il tempo in cui lei e Slash erano stati insieme i problemi erano stati numerosi e i periodi neri anche, più volte aveva riflettuto sul fatto di continuare o meno quella relazione ma alla fine si convinceva sempre che sarebbero riusciti ad affrontare qualsiasi cosa fintanto che quella cosa che li aveva fatti avvicinare sarebbe rimasta intatta. Quell'insieme di attrazione fisica, sintonia spirituale, intimità e qualcos'altro che non sapeva definire che costituiva le fondamenta della loro casa. 
Finché quelle fondamenta fossero rimaste intatte e il desiderio di iniziare un nuovo giorno solo l'uno accanto all'altra non fosse svanito, tutto si sarebbe risolto. 
Ma il tradimento distruggeva tutto ciò, le fondamenta erano bruciate e della costruzione perfetta rimaneva solo un cumulo polveroso di detriti.
All'improvviso non ce la fece più, accostò la macchina sul lato della strada e spense il motore. Le sue mani stringevano ancora il volante e la sua testa si chinò su di esse in un bizzarro inchino all'indirizzo del nulla. 
Le lacrime invasero i suoi occhi e i suoi singhiozzi riempirono l'abitacolo della macchina mentre lei si abbandonava totalmente al dolore.


In realtà non so neanche come iniziare. So che lo sapevate anche voi che questo momento prima o poi sarebbe arrivato, l'avevo già tirata troppo per le lunghe, avevo già forzato troppo la loro storia e mi sarebbe sembrato troppo fittizio far tornare le cose come prima. Fin dall'inizio questo era il loro destino ma non sapevo scegliere la causa della loro rottura poi mi sono ricordata che tutta questa cosa è iniziata, l'avevo già scritto nella risposta a una recensione di nala91, perché ho provato ad immaginarmi cosa sarebbe successo se Slash avesse incontrato una ragazza per lui sufficientemente interessante da potercisi addirittura innamorare e allo stesso tempo sufficientemente paziente da rimanergli accanto anche nei periodi più bui. Ho pensato che l'unica cosa che forse avrebbe definitivamente compiuto un taglio netto sarebbe stato solo il tradimento, motivo per altro che mi sembra piuttosto verosimile considerando il soggetto di cui stiamo parlando. Penso che Bonnie avrebbe affrontato di tutto finché fosse stata sicura dell'amore di Slash e il tradimento, beh, distrugge davvero tutto. Fino ad adesso mi sono sentita dire più volte che maltratto la povera Bonnie... non oso immaginare cosa penserete dopo questo capitolo, mi sono sentita male pure io ma, ripeto, era una cosa necessaria. Per il resto non penso ci sia altro da dire, spero di non essermi dimenticata di segnalare vari errori o sviste e ci vediamo nel weekend con il penultimo capitolo!
Breath
PS: nel remoto caso in cui siate curiosi di sapere come è stato per me il concerto di Slash, fate un salto sulla mia pagina autore :)

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Capitolo 20
*** #20 Pierrot The Clown ***


"Leave me dreaming on the bed
 See you right back here tomorrow for the next  round
 Keep this scene inside your head
 As the bruises turn to yellow
 The swelling goes down.
 [...]
 Saw you crashing 'round the bay
 
Never seen you act so shallow or look so  brown
 
Remember all the things you'd say
 
How your promises rang hollow
 
As you threw me to the ground
 
And if you're ever around
 
In the back streets or the alleys of this town
 
Be sure to come around
 
I'll be wallowing in pity, wearing a frown
 
Like Pierrot the Clown
 
When I dream, I dream of your lips
 
When I dream, I dream of your kiss
 
When I dream, I dream of your fists
 
Your fists, your fists."
 
|Placebo - Pierrot The Clown|



Bonnie aprì gli occhi nella semioscurità della camera e si guardò intorno osservando confusa gli oggetti estranei che la circondavano. Poi si ricordò che non era nella casa a Walnut Drive, si ricordò quello che era successo una settimana prima e i suoi occhi si chiusero di nuovo in segno di rifiuto. 
Non voleva vedere quelle cose che non le appartenevano, non voleva stare su quel materasso più duro rispetto a quello su cui era abituata a dormire, non voleva essere sola. Ma lo era e il cercare di negarlo non avrebbe cambiato la realtà delle cose. 
Non era a Laurel Canyon ma a casa di Cassie e non avrebbe trovato nessuno a dieci centimetri da lei ma solo il vuoto. In un giorno solo aveva perso due delle cose che avevano reso la sua vita quella che era negli ultimi tre anni. 
Ma forse Slash l'aveva perso già da prima, solo che non se ne era resa conto. 
Il respiro le si spezzò a quei pensieri e i suoi occhi si inumidirono di nuovo; con rabbia si chiese quando sarebbero mai finite quelle dannate lacrime, non poteva averne una scorta illimitata. 
Affondò il viso nel cuscino dal quale scaturiva un leggero profumo che le era estraneo e lo strinse con forza sperando che, premendolo il più forte possibile contro il suo corpo, sarebbe riuscita a soffocare anche un po' di quel dolore acuto che le straziava il petto. Era così stanca di provare dolore, così stanca di piangere, così stanca di tutto. 
Sentì la porta della camera aprirsi piano e dei passi avvicinarsi al letto per poi fermarsi vicino a lei; sentì il materasso abbassarsi sotto il peso di Cassie e una sua mano appoggiarsi delicata sulla sua schiena.
- Tesoro, è ora di alzarsi- le sussurrò dolcemente per non disturbare la quiete che sembrava regnare nella camera. 
Bonnie non rispose, era troppo impegnata a ricacciare dentro le lacrime che minacciavano di sopraffarla nuovamente.
- Lo so che non ne hai voglia ma non puoi stare chiusa qui per il resto della tua vita. Devi alzarti, fare una bella doccia, mangiare qualcosa e poi andare al RIP, per poter essere riassunta devi fare domanda.- 
La mora si girò su un fianco e mostrò il suo viso abbattuto e in parte coperto dai capelli all'amica senza però guardarla.
- Domani ci vado, adesso sono stanca.- 
La sentì sospirare e iniziare ad accarezzarle la schiena per confortarla.
- Lo hai detto anche ieri e ieri ti ho detto che se oggi non ti fossi alzata ti ci avrei buttato io giù da questo letto e non scherzavo.- 
A quelle parole Bonnie la guardò in viso e lo sguardo determinato che lesse nei suoi occhi la convinse ad arrendersi, non tanto perché le sue parole l'avessero convinta a riprendere in mano la sua vita ma perché sapeva di non avere la forza per opporsi alla volontà dell'amica.
- Va bene va bene, adesso mi alzo- disse sconfitta mentre Cassie si alzava a tirava le tende per permettere al sole di entrare nella stanza inondandola di luce. 
Bonnie si schermò infastidita gli occhi con una mano e con passo strascicato si diresse verso il bagno buttandosi sotto l'acqua della doccia. 
Chiuse gli occhi lasciandosi trasportare dal flusso dei suoi pensieri senza frenarli. 
Grande sbaglio: le tornarono in mente le parole di Axl, nitide come se il ragazzo si trovasse accanto a lei e gliele stesse sussurrando maligno in un orecchio. 
"Ho sentito dire che se le scopava direttamente là". 
Appoggiò la testa contro il muro bagnato sul quale fece lentamente scorrere il palmo della mano aperto. Mentre un'espressione di sofferenza prendeva forma sul suo viso strinse forte le palpebre e si morse a sangue il labbro inferiore imponendosi di calmarsi, di allontanare tutto ciò che avesse a che fare con quella faccenda dalla sua testa. Ne aveva abbastanza. Non voleva più ripercorrere quei momenti, non voleva più chiedersi il perché. Dove cazzo era finita la sua dignità? Slash non era il suo mondo, non doveva girare tutto intorno a lui e lei doveva smetterla di compatirsi e piangersi addosso, doveva riprendersi la sua vita, cercare di ricordarsi come fosse viverla senza di lui. 
Perché non sarebbe riuscita a perdonarlo, quella era la sua unica certezza al momento.

Più tardi era seduta al tavolo della cucina mangiucchiando svogliatamente un toast  e guardando distrattamente alla TV un talk show mattutino.
- Prima ha chiamato Slash.- 
A quelle parole, dette con tono cauto, di Cassie, i suoi denti smisero di masticare e il boccone le rimase in bocca come una poltiglia disgustosa. 
Guardò l'amica con il fiato sospeso, in attesa che continuasse, e si impose di mandare giù il boccone.
- Voleva parlarti ma gli ho detto che stavi dormendo. Ho fatto bene?- 
Bonnie annuì abbassando lo sguardo. Come era possibile che sentisse una fitta, o meglio un miliardo di fitte al cuore solo sentendo pronunciare il suo nome?
- Gli ho detto che più tardi sarei passata da lui a prendere le tue cose e mi ha chiesto se ci saresti stata anche tu.- 
Sentire lo sguardo di Cassie puntato fisso su di lei di sicuro non la stava aiutando a recuperare la calma. Si passò una mano sul viso e con l'altra cominciò a riunire le briciole nel piatto formando un cerchio.
- Preferirei di no. Ma se non riesci a fare da sola...-
- No tranquilla non è per quello, ho Robert e un suo amico che mi possono aiutare ma... sei sicura che non vuoi parlarci?-
- Non ci dobbiamo dire altro, è finita- rispose seccamente Bonnie per poi alzarsi e posare nel lavandino il piatto. Anche Cassie si alzò e la abbracciò forte per poi staccarsi ed accarezzarle con fare materno i capelli.
- Allora ci vediamo più tardi sì?- 
Bonnie annuì mesta.
- Vedrai che pian piano passerà. Supererai anche questa tesoro- disse infine prima di uscire di casa.

***


Non importa quanto una persona soffra o quali siano i problemi che l'affliggono perché il tempo è incurante a tutto questo, il suo scorrere procede sempre e comunque, indifferente alle banali faccende umane. E il tempo non mancò di fare il suo dovere neanche in quel caso: passò un mese da quel giorno e molte cose cambiarono mentre numerose altre rimasero esattamente uguali.
Bonnie riottenne il suo lavoro al RIP e si trasferì in un piccolo bilocale poco distante dalla redazione, non voleva pesare su Cassie e sulla felicità che lei e Robert si stavano costruendo e inoltre voleva, sentiva il bisogno fisico di stare da sola. 
Si attenne alla sua solita regola dell'immergersi corpo e anima nel lavoro per evitare di pensare troppo e cercò di tenersi il più possibile alla larga dall'ambiente di Sunset Strip. Non è che fosse diventata una reclusa ma evitava locali come il Cathouse, il Rainbow o il Bordello's perché era sì passato un mese ma le sue ferite non erano ancora guarite e sapeva che, nel caso in cui avesse rivisto Slash, sarebbe tornato tutto come prima. 

Quella Domenica mattina aprì gli occhi e come ogni altra mattina la prima cosa che vide fu la finestra spoglia della camera da letto, doveva ancora comprare delle tende, che le offriva la visione di uno squarcio di cielo azzurro e della chioma di un alloro che stava coraggiosamente cercando di superare la fase cespugliosa ma non era ancora arrivato a quella arborea. Le sue foglie lucide e scure si muovevano pigramente assecondando la lieve brezza del mattino, una litania silenziosa. 
Rimase a guardare quelle foglie godendosi il più possibile la quiete del mattino poi si alzò, a piedi nudi percorse i pochi passi che la separavano dalla finestra aggirando i vari scatoloni che affollavano il pavimento di legno grezzo, prima o poi avrebbe dovuto decidersi di mettere tutto in ordine. 
Aprì la finestra e si appoggiò con i gomiti al davanzale in cemento, ancora freddo dopo la notte, permettendo al leggero vento autunnale di giocare con i suoi capelli. 
Quella era la prima volta in cui il suo primo pensiero, appena aperti gli occhi, non era stato rivolto a Slash.
Quel momento di tregua fu interrotto dallo squillo del telefono nero abbandonato sul pavimento vicino alla porta della camera, non aveva ancora rimediato un comodino dove mettere quel genere di cose e il pavimento ospitava di tutto, da scatoloni al telefono, ai libri. Prese il telefono tornando a letto e alzò la cornetta.
- Bonnie! Sono Claire, ti ho svegliata?-
- No no, tranquilla, è tutto ok?- 
Claire era una sua collega del RIP e non la conosceva benissimo, non così tanto da ricevere una sua chiamata e non pensare che ci fosse qualche problema.
- Più o meno. Mi dispiace disturbarti proprio di Domenica ma sono nei casini e avrei bisogno del tuo aiuto. Una mia amica mi aveva chiesto se conoscevo un fotografo che potesse farle un buon prezzo per un piccolo servizio fotografico e io le avevo parlato di un mio amico ma lui mi ha appena chiamata e mi ha detto che non può più andarci, il suo ragazzo ha avuto un incidente con la moto e lui adesso è all'ospedale. Non è che mi faresti questo grandissimo favore e andresti tu? So che non fai più queste cose ma gliel'ho promesso e mi sentirei una merda a darle un bidone visto che ci tiene tanto.-
- Sì va bene, comunque non avevo pianificato qualcosa per la giornata- disse Bonnie, lavorare non le dispiaceva e poteva tirare fuori le sue cose dagli scatoloni un'altra volta, non c'era fretta.
- Grazie grazie grazie, sei un angelo, non lo dimenticherò! Lei voleva farlo a casa sua, abita a Valley Vista, non è un problema per te andarci vero?-
- No, nessun problema. Quando devo essere lì? Come si chiama questa tua amica?-
- A Mezzogiorno e si chiama Renèe, la casa è al numero 702 e c'è il cognome, Suran. Grazie ancora Bonnie, ti sarò debitrice a vita!-
- Di niente, è un piacere- rispose la ragazza prima di agganciare. 
Si stese supina sul letto osservando una macchia di muffa in un angolo del soffitto poi si alzò, si accese una sigaretta e andò nella stanza adiacente, un piccolo salotto con angolo cucina, per prepararsi il primo caffè della mattinata.

Era da un po' che non tornava sulle colline di Los Angeles, o perlomeno su quella parte delle colline, e una lieve inquietudine, un accenno di amaro retrogusto di tristezza la colse ma alzò il volume della musica e cercò di ignorarla. 
Non fu difficile trovare la via e nemmeno la casa: una piccola, graziosa villetta con i muri esterni intonacati di bianco. 
Scese dalla macchina prendendo la sua macchina fotografica e suonò il campanello. Le aprì la porta una bella ragazza, alta all'incirca quanto lei, con i capelli di un biondo scuro tendente al rosso e i tratti del viso delicati. Indossava un paio di jeans chiari leggermente larghi, un corto top nero, stretto, senza spalline e sopra una giacca leopardata, probabilmente faceva la modella o comunque era nel mondo dello spettacolo.
- Ciao, sono Bonnie, la fotografa che ha mandato Claire.- 
La ragazza si aprì in un sorriso di cortesia.
- Ah certo, prego entra.- 
Si scostò dall'ingresso e la fece entrare per poi incamminarsi verso il retro della casa continuando a parlare dandole le spalle e gesticolando.
- Pensavo di fare alcune foto nel giardino, c'è una bella vista.-
- Certo, che tipo di foto vuoi fare?-
- Beh in realtà le volevo fare con il mio ragazzo. Lui non è molto entusiasta ma non ha potuto rifiutare, sono un regalo che mi faccio per il mio compleanno.- 
A quelle parole tutto l'entusiasmo di Bonnie svanì in un colpo solo. 
Perfetto, avrebbe dovuto passare le successive ore a fotografare due piccioncini in calore che le avrebbero fatto venire il sangue amaro. 
Ma non poteva certo tirarsi indietro! Ah, se solo si fosse fatta un caffè corretto quella mattina... avrebbe affrontato il tutto meglio. 
Si impose comunque di sorridere ed essere educata. 
- Ok, nessun problema. Lui è già qui? Così iniziamo subito.- 
Prima iniziavano e prima avrebbero finito, pensò.
- Sì, si è svegliato proprio prima che arrivassi quindi sarà ancora a letto a fumarsi la prima sigaretta della giornata. Senza quella non è in grado di affrontare il mondo. Lo vado a chiamare!- 
Si girò e le sorrise complice prima di rientrare in casa lasciandola in giardino, un bel giardino per giunta, con piscina e vista mozzafiato della città. 
Bonnie pensò con amarezza che conosceva qualcun altro che aveva il bisogno fisico di una sigaretta prima di alzarsi dal letto. 
Da vera masochista quale era si avventurò sul viale dei ricordi ripercorrendo con la memoria quelle mattine così lontane che iniziavano con una sigaretta e dolcissimo sesso, non necessariamente in questo ordine. Le sembrò di risentire il sapore della pelle di Slash e quello della nicotina assaporata sulle sue labbra mischiata al torpore del mattino.
Si sedette su una sedia a sdraio e fece una prima foto al giardino per regolare la luce in quella tarda mattinata soleggiata. Quando alzò gli occhi verso la porta finestra che dava sull'interno della casa si sentì morire, il suo stomaco si attorciglio in una morsa strettissima che faceva male fisicamente: davanti a lei c'era Slash. Indossava solo un paio di jeans larghi parzialmente aperti che sembravano essere sul punto di cadergli lungo i fianchi da un momento all'altro e che mostravano alcuni centimetri di pelle più chiara del basso ventre, proprio al limite estremo della decenza. 
Era lì, fermo impalato che la guardava, una sigaretta in bilico tra le labbra aperte per la sorpresa, i capelli gonfi come li aveva sempre la mattina appena alzato e uno sguardo di profonda sorpresa. 
Bonnie non lo vedeva da più di un mese, da quel famoso giorno, e non se lo ricordava così... il suo primo pensiero fu che non se lo ricordava così bello e si maledì per averlo anche solo pensato. Per fortuna che era seduta perché le sue gambe diventarono improvvisamente deboli e le sue mani cominciarono a tremare. 
Erano lì, uno davanti all'altra che si guardavano in silenzio senza sapere cosa dire o fare. 
In quel momento arrivò anche Renèe, il chiodo e il cilindro di Slash in mano.
- Tesoro ti ho portato anche questi da mettere nelle foto- disse gioviale prima di notare gli sguardi che i due si stavano lanciando.
- Vi conoscete per caso?- chiese poi guardando prima uno poi l'altra.
- Sì noi.. io e lei...- iniziò Slash senza staccare per un attimo gli occhi di dosso a Bonnie che si sentiva sempre peggio ogni secondo che passava. Il dolore, che era stato il suo più grande compagno nell'ultimo periodo, tornò a farsi sentire, vivido come sempre. 
A quanto pareva ci aveva messo poco a dimenticarla e a trovarne un'altra. E lei che in certe notti particolarmente buie e solitarie aveva pensato che forse avrebbe anche potuto perdonarlo, dopotutto lui le era comunque sembrato sinceramente dispiaciuto e la amava. Quella era invece l'ennesima dimostrazione del fatto che non era così, visto che sembrava essersi ripreso piuttosto in fretta. 
Una morsa di gelosia la avvolse guardando Renèe, i suoi capelli perfettamente lisci e in ordine, il trucco perfetto... e lei che non si era neanche pettinata quella mattina!
- Sono stata la fotografa dei Guns per un certo periodo- disse all'improvviso interrompendolo anche se dentro di lei pensò: "siamo stati insieme quasi tre anni, l'ho amato. Lo amo". Non voleva rendere partecipe Renèe in nessun modo del reale rapporto che intercorreva tra loro, come se pensasse che lei non avrebbe compreso appieno l'entità di quello che avevano condiviso. 
Slash la guardò ancora più sorpreso ma non disse niente, non la corresse.
- Ah non lo sapevo. Ancora meglio allora- disse Renèe guardando Bonnie e circondando la vita di Slash con un braccio.
- Sì, sì certo. Io... scusate ho dimenticato qualcosa in macchina- farfugliò turbata prima di schizzare come un razzo fuori da quella casa in cui non riusciva più a respirare. 

Si appoggiò alla macchina posando i gomiti sul tettuccio e coprendosi il viso con le mani. Cercò con tutta se stessa di ricacciare indietro quelle sensazioni che la stavano soffocando, di sciogliere quel nodo che era diventato il suo stomaco e di regolarizzare il respiro. 
- Merda merda merda- imprecò tra i denti tirando un calcio a una ruota e facendosi pure male al piede. 
Perché la sfortuna la perseguitava in quel modo? 
Stava provando con tutte le sue forze di andare avanti, di superare quei tre anni ma una cosa del genere la stava riportando al punto di partenza. 
Con quale faccia sarebbe riuscita a ripresentarsi in quella casa e soprattutto come sarebbe riuscita a sopportare di fotografare Slash e la sua nuova ragazza in atteggiamenti che di sicuro sarebbero stati troppo intimi per i suoi gusti? Solo prima, vedendo Renèe circondargli la vita, si era sentita malissimo.
Ebbe la tentazione fortissima di salire in macchina e fuggire il più lontano possibile ma alla fine la parte più razionale e matura di lei ebbe la meglio, non poteva andarsene così! Aveva ancora una dannata dignità da qualche parte e non si sarebbe mostrata così debole davanti a lui, non gli avrebbe dato quella soddisfazione. Sarebbe tornata lì e gli avrebbe fatto vedere che stava benissimo, che ormai anche lei lo aveva dimenticato ed era andata avanti, avrebbe recitato la bugia più grande della sua vita. 
Ma prima aveva bisogno di qualcosa per calmarsi. Tirò fuori dalla tasca dei jeans le chiavi della macchina e la aprì sedendosi al posto di guida e lasciando la portiera aperta. Frugò nel cruscotto e alla fine trovò quello che cercava: una canna che si era preparata il giorno prima ma che non aveva fatto in tempo a fumarsi. Se l'accese e chiuse gli occhi abbandonandosi con il fianco contro il sedile, una gamba distesa fuori dalla macchina. 

Era ancora così, cercando di ritrovare la calma interiore quando, dietro le sue palpebre chiuse, percepì l'intensità della luce attenuarsi, come se qualcuno si fosse messo davanti al sole. 
Aprì gli occhi e si ritrovò la figura di Slash vicinissima a lei, aveva un braccio appoggiato sul tettuccio della macchina ed era leggermente piegato verso lei guardandola con uno sguardo indecifrabile, a metà tra la curiosità e la tristezza.
- Cosa fai qui?- le chiese a voce bassa, con una cortesia fredda che non gli apparteneva, come se fossero due sconosciuti.
- Sto fumando, non vedi?- gli rispose Bonnie con lo stesso tono, soffiando il fumo nella sua direzione e cercando di assumere l'atteggiamento più menefreghista che conoscesse.
- Pensavo che sarebbe venuto un fotografo, uomo.-
- Ha avuto dei problemi quindi sono venuta io.- 
Slash rimase in silenzio, studiandola per un po' prima di riaprire bocca.
- Come stai?-
- Una meraviglia, mai stata meglio- gli rispose cercando di sembrare convincente ma senza riuscire comunque a mascherare il sarcasmo che trapelò dalla sua voce. 
Il ragazzo si limitò a lanciarle un'altra occhiata inquisitoria poi si tolse da davanti a lei per appoggiarsi con la schiena alla macchina, di fianco a lei, non troppo vicino ma neanche così lontano da impedirle di  sentire il suo profumo e di perdere così parte della calma prima acquistata. 
- Perché non mi hai risposto al telefono, perché non mi hai mai richiamato?- le chiese guardando davanti lui. 
Bonnie sospirò facendo un altro tiro prima di parlare.
- Non avevo niente da dirti e non volevo sentire quello che tu avevi da dirmi- disse infine a fatica.
- Sei fuggita senza neanche provare a sentire sul serio quello che avevo da dirti, senza neanche provare a capire.-
- Senti, magari per te non è stata una faccenda di molta importanza ma per me ne ha avuta e qualsiasi cosa tu potessi dirmi non avrebbe mai cambiato la realtà delle cose, e cioè che mi hai tradita. E questa non è una cosa sopra alla quale riesco a passar sopra, non la capisco e non la accetto. Questa è la verità quindi non vedo l'utilità di cercare di tenere in vita qualcosa che è morto nel momento stesso in cui hai preferito farti una spogliarellista piuttosto che tornartene a casa. Spero almeno che sia stata una bella scopata.-
- Ti ho già detto che non me la ricordo neanche! E mi vuoi dire che tutto il tempo che abbiamo passato insieme, tutta la merda che abbiamo superato, non ha significato un cazzo di fronte a uno stupidissimo ed insignificante errore che ho fatto?- le rispose lui girandosi nuovamente verso di lei a braccia incrociate, affrontandola duro.
- Per me non è una cosa stupidissima, non accetto e non perdono il tradimento, mi dispiace, sono fatta così. E comunque non mi sembra che per te abbia significato molto la nostra relazione visto che ci hai messo piuttosto poco a riprenderti.- 
Slash sospirò passandosi frustrato le mani sul viso. 
- Certo, sono stato insieme a te per più di due anni proprio perché non me ne fregava un cazzo, vero? Pensala come vuoi Bonnie, fai quel che cazzo ti pare. Io non volevo che finisse così, non volevo che finisse e basta ma tu hai voluto così quindi tanti auguri. Ora però dovresti tornare dentro, non abbiamo tutto il giorno.- 
- Direi che mi merito almeno di fumarmi una cazzo di canna in santa pace no? Arrivo, stai tranquillo, la tua bella non si scioglierà prima di fare le foto- gli rispose lei acida per poi osservarlo andarsene, le spalle curve sotto il sole battente ma l'andatura decisa.
- Fanculo- mormorò tra i denti con stizza, ormai neanche la morfina l'avrebbe calmata. Spense quello che restava dello spinello e uscì dalla macchina per rientrare in casa. Sarebbe stata la rabbia che l'animava, e non la calma, ad aiutarla ad affrontare quella tortura.

E che tortura fu! 
Renèe aveva le idee precise su come voleva che fossero le foto e tutte prevedevano che lei e Slash fossero abbracciati in un modo o nell'altro. Vederla comportarsi con lui con tanta naturalezza, mettersi il suo cilindro in testa o la sua giacca, abbracciarlo, era per Bonnie come assistere allo scavo della sua tomba e non fare niente per impedirlo, anzi le sembrava di stare scavandosi la fossa da sola. 
E il massimo dell'assurdo in quella situazione già di per sé incredibile fu raggiunto quando Renèe rimase in topless e volle fare una foto così, girata di fianco rispetto all'obiettivo ed allacciata alla vita di Slash, solo le sue braccia e quelle del ragazzo a coprirle il seno. Bonnie rimase spiazzata, era una cosa troppo intima e dolorosa per lei, tanto da scatenare nella sua mente brutti scenari di loro due in camera da letto ma, di nuovo, non poteva rifiutarsi anche perché per Renèe lei era stata solo la fotografa dei Guns, niente di più. Quando fu il momento di scattare Renèe girò la testa in direzione dell'obiettivo e Slash fece lo stesso, rivolgendole uno sguardo che, se possibile, acuì ancora di più il suo malessere. Scattò la foto poi abbassò la macchina fotografica e con essa lo sguardo, non voleva che vedessero che aveva gli occhi lucidi.
- Ok, direi che io non ho più idee. Bonnie tu ne hai qualcuna per qualche altra foto?- le disse a quel punto Renèe.
- No direi che ne abbiamo a sufficienza, quando sono pronte te le mando per posta- disse lei subito, sollevata che quella tortura stesse per volgere al termine.
- Aspetta, non vuoi fermarti a bere qualcosa prima di andare? Slash sa fare un cocktail buonissimo con vodka e succo di mele.- 
Bonnie strinse gli occhi e si morse la lingua per non dirle in faccia che non sarebbe rimasta un secondo in più lì e che sapeva meglio di lei quanto fosse buono il cocktail alla mela di Slash visto che l'avevano inventato loro due.
- No grazie, ho degli altri impegni- si limitò invece a dire con tono neutro prima di avviarsi verso l'uscita, dopo essere stata pagata. 
Prima di uscire lei e Slash si lanciarono un'altra occhiata così piena di cose non dette e sentimenti contrastanti che anche Renèe si accorse che qualcosa non andava. 
Ma prima che potesse formulare una qualsiasi ipotesi nella sua testa Bonnie era già fuori e si stava dirigendo a tutta velocità verso casa, finalmente libera dal dover nascondere i suoi occhi lucidi. 

 


Ed eccoci al penultimo. Speravate che si chiarissero per bene e si rotolassero in un letto come sempre facendo pace eh? E invece no, mi dispiace ma Bonnie non accetta di perdonare Slash, non questa volta, non dopo quello che ha fatto e soprattutto non se lui ha già trovato un'altra. Povera Bonnie, nel mio profondo sadismo ho inserito anche Renèe. In realtà l'ho fatto perché mi ricordo che Slash diceva che, poco dopo la rottura con Megan prima era entrato in una fase da recluso in cui non voleva mai uscire ma solo stare in casa a suonare e che dopo, una sera, aveva incontrato Renèe e in qualcosa come due settimane si era trasferito da lei. Per il servizio fotografico naturalmente mi sono ispirata a quelle foto che Slash e Renèe hanno veramente fatto insieme, se non sapete di cosa sto parlando basta andare a cercare su Google e farsi venire un crollo dell'autostima come la sottoscritta e come Bonnie (anche se io Bonnie me la immagino più bella, ecco :D).
Detto ciò vi ricordo che manca ancora un capitolo e che possono succedere tantissime cose, don't give up hope (come dice Axl prima di My Michelle nel live al Ritz dell'88 :D).
Per il resto penso di aver detto tutto, ringrazio nuovamente chi sta ancora seguendo e recensendo questa storia, non so davvero esprimere a parole quanto io sia contenta, e niente, non so se riuscirò ad aggiornare a metà settimana perché sarà piuttosto impegnata ma, se non riesco, di sicuro ci rivedremo il prossimo weekend!
Breath


 

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Capitolo 21
*** #21 Protège moi ***


"C'est le malaise du moment,
 L'épidémie qui s'étend,
 La fête est finie, on descend,
 Les pensées qui glacent la raison.

 Paupières baissées, visages gris,
 Surgissent les fantômes de notre lit;
 On ouvre le loquet de la grille
 Du taudis qu'on appelle maison.

 [...]

 Sommes-nous les jouets du destin
 Souviens-toi des moments divins
 Planant, éclatés au matin,
 Et maintenant nous sommes tout seuls.

 Perdus les rêves de s'aimer,
 Le temps où on avait rien fait,
 Il nous reste toute une vie pour pleurer
 Et maintenant nous sommes tout seuls."

 |Placebo - Protège moi|


- Allora? Come sto?- chiese Bonnie facendo una giravolta sotto lo sguardo attento di Chris che era seduto sul suo letto. 
Il ragazzo la guardò pensieroso accarezzandosi il mento e storcendo il naso. 
- Sei sicura che non vuoi metterti qualcos'altro?- le chiese poi. 
- Perché? Cos'ha che non va questo vestito?- chiese lei preoccupata osservando il vestito nero in pizzo che la fasciava aderente arrivando poco sopra metà coscia. 
Chris la studiò e la sua espressione poco convinta fu presto sostituita da una divertita; la guardò con ilarità e poi scoppiò a ridere non riuscendo più a trattenersi sotto lo sguardo sempre più offeso di Bonnie.
- Dovresti vedere la tua faccia! E' impagabile! Stavo scherzando Bonnie! Sei uno schianto, farai strage di cuori alla festa, come minimo ti daranno un aumento.- 
La ragazza gli lanciò un cuscino in faccia e gli diede le spalle tornando a guardare la sua immagine riflessa nello specchio.
- Scemo! Io sono seria! E non devo fare una strage di cuori, solo essere elegante ma non sembrare una vecchia, ecco. E' solo una festa di un magazine, non un ballo.-
- E' la festa del RIP Magazine, non una festa qualsiasi e tu, almeno dal mio modesto parere maschile, sei perfetta e non farmi dire altro...- disse lui con ancora un sorriso sulle labbra. Bonnie lo guardò attraverso lo specchio, lo vide sorridere e poi osservò i suoi occhi percorrere la sua figura.
- Perché dici non farmi... Chris mi stai guardando il culo per caso?-
- Sono pur sempre un uomo no?- disse lui per niente imbarazzato mentre Bonnie gli riservava uno sguardo tinto di un rimprovero amichevole e si sedeva anche lei sul letto accanto a lui per infilarsi le scarpe: un paio di decolleté nere con tanto di cinturino alla caviglia, plateau e tacco vertiginoso ornato da tante piccole borchie dorate, gentile regalo di Natale da parte di Cassie. Pensava che non le avrebbe mai messe ma poi, in qualità di membro della redazione, era stata invitata anche lei alla festa del RIP che si sarebbe tenuta quella sera all'Hollywood Palladium. 
Aveva chiesto a Chris se poteva accompagnarla perché la sua presenza le provocava la spensieratezza di cui aveva bisogno. Cassie non sarebbe potuta venire perché stava organizzando una festa che ci sarebbe stata quella sera stessa a casa sua, lei e Chris ci sarebbero passati dopo essere andati a quella del RIP.
- Grazie, per aver accettato di venire con me- gli disse leggermente imbarazzata. 
Chris le mise un braccio intorno alle spalle e la attirò contro il suo petto.
- Ehi, non c'è problema, ci divertiremo un sacco vedrai. Insomma, cibo e alcool gratis? Sono gli ingredienti per una serata da non dimenticare, sempre se non bevi troppo, in quel caso non ti ricorderai niente. Poi andremo anche da Cassie e se ha preparato la sua sangria speciale, quella che neanche io riesco a fare così buona, la serata potrà solo migliorare! Perché sembro io l'unico entusiasta?- 
Bonnie non rispose, non poteva dirgli che era solo uno dei momenti della giornata in cui, senza che lei avesse fatto niente di particolare, le tornava in mente Slash, come una zanzara  fastidiosa che non riesci ad uccidere e che la notte torna a far sentire il suo penetrante ronzio a intervalli regolari.
- Ti devo ripetere che sei uno schianto?- le chiese Chris facendole un buffetto sulla guancia con fare allegro.
- Beh quello non fa mai male sentirselo dire- esclamò lei tornando di nuovo al presente e annegando i ricordi che erano riemersi in superficie. 
Si alzò e si mise la sua solita giacca di pelle; erano a Gennaio e, anche se non si poteva proprio affermare che facesse freddo, quel vestito corto e dei semplici collant non l'avrebbero protetta più di tanto dal fresco della sera. 
Anche Chris si alzò ed insieme uscirono alla ricerca di un taxi.

La grande sala era decorata con una miriade di piccole luci bianche e blu che, più che illuminarla, la avvolgevano in una penombra azzurrina. 
In fondo c'era un piccolo palco con tanto di strumenti già presenti, non sapeva che qualcuno avrebbe anche suonato. Non fece molto caso alla cosa comunque perché due suoi colleghi le vennero incontro per salutarla e, finiti i convenevoli, lei e Chris si diressero subito al bar per iniziare la serata nella giusta maniera. 
Erano seduti sugli sgabelli del bar, due drink posati sul bancone in vetro opaco illuminato, chiacchierando del più e del meno. 
Chris era fondamentalmente un ragazzo dalla battuta facile e spensierato, soprattutto per questo lato del suo carattere, ma anche perché era un buon amico, Bonnie apprezzava così tanto la sua compagnia. 
Stava ridendo a crepapelle per l'ultima battuta del ragazzo quando il sorriso le morì sulle labbra: un gruppetto si stava avvicinando al bar e neanche la penombra della sala riusciva a mascherare una chioma rossastra e una riccia. Nel caso avesse avuto dei dubbi sulle persone che si stavano avvicinando al bar, ebbe la sua conferma quando vide chiaramente i loro volti. 
Sentiva sulla sua pelle che Axl l'aveva notata e che ora la stava guardando ma lei era impegnata a guardare Slash: anche quest'ultimo si era accorto di lei e ora non le stava staccando gli occhi di dosso.
- Ah perfetto- mormorò la ragazza sottovoce lanciando finalmente una breve occhiata ad Axl.
- Bonnie! Allora non sei morta! Non ti si vede più in giro!- 
Ad accoglierla con quelle parole fu Lars Ulrich.
- Ancora viva e vegeta- rispose lei sorridendogli e ricambiando il suo abbraccio. 
Percepiva la presenza silenziosa di Slash a due passi da lei e scoprì con rabbia che questa cosa era ancora fonte di agitazione per lei. Si chiese con frustrazione se le sarebbe mai passata e intanto strinse la mano tesa di Sebastian Bach.
- Lei è Bonnie, una fotografa con i controcazzi. Pensa che ha girato con i Guns per quanto, Axl? Un anno, se non più.-
- E' stata la nostra fotografa fino a poco tempo fa e stava con Slash- rispose Axl con noncuranza ordinandosi qualcosa da bere. 
I due diretti interessati a quel punto si guardarono ma distolsero subito lo sguardo a disagio.
- Beh piacere di conoscerti Bonnie- le disse il biondo guardandola in modo a dir poco interessato, cosa che non sfuggì a Slash il quale praticamente si mise in mezzo ai due e chiese anche lui qualcosa da bere.
- Piacere mio, lui è Chris, un mio carissimo amico- disse lei facendo le presentazioni.
- Ehi Slash chiedi un bicchiere di Jack anche per me, e qualcosa per Bonnie. Dolcezza non so se è la coca o quel vestito ma stasera sei proprio figa- disse Lars facendole una radiografia completa, seguito a ruota da Sebastian.
- Non te la prendere amico, so che è la tua ex ma se vedo una bella ragazza glielo dico- continuò poi il ragazzo dando un amichevole pacca sulla schiena di Slash che, lanciando l'ennesima occhiata alla ragazza, disse
- Tanto non stiamo più insieme.-
- Infatti- ribadì la ragazza con forza prima di deviare il discorso su argomenti meno spinosi.
- Come mai siete venuti alla festa?-
- Siamo gli ospiti di onore, suoneremo qualcosa. Voi invece come mai siete qui?- chiese Sebastian.
- Io lavoro al RIP come fotografa, qui il mio lavoro viene apprezzato- rispose la ragazza guardando in modo esplicito Axl che le rivolse un'occhiata altezzosa prima di andarsene per salutare alcuni dei suoi amici.
- E io sono il suo compagno di sbronza, vero Bonnie?- disse Chris gioviale mettendo un braccio intorno al fianco della ragazza. 
Se uno sguardo fosse in grado di bruciare o mutilare, Chris si sarebbe ritrovato come minimo monco dopo l'occhiata che ricevette da Slash dopo quel gesto, occhiata alla quale rispose con un ampio sorriso.
- Ci puoi scommettere- rispose Bonnie facendogli l'occhiolino. 
Stava cercando di ignorare il più possibile Slash ma con la coda dell'occhio intercettava ogni suo movimento e quei suoi atteggiamenti da ragazzo geloso la stavano facendo montare su tutte le furie. Come si permetteva di comportarsi come se lei fosse ancora sua quando aveva perso ogni pretesa su lei dopo averla tradita? 
In quel momento vide arrivare anche Duff e, benché nell'ultimo periodo lo avesse evitato come la peste, in quel momento si ricordò di quanto le era mancato. Si alzò quindi dalla sedia e andò incontro al ragazzo abbracciandolo forte. Anche Duff rispose con lo stesso entusiasmo, dovuto sì alla gioia di rivederla ma anche alla coca, abbracciandola come faceva sempre e girando su se stesso facendola praticamente volteggiare in aria. 
Dopo questo saluto i due raggiunsero nuovamente gli altri e Bonnie si allungò sul bancone per raggiungere il suo bicchiere di Jack, percependo chiaramente sulla pelle alcune paia di occhi. 
Sapeva che quel vestito metteva in rilievo le sue forme, che le scarpe slanciavano la sua figura e sapeva che cose del genere non passavano certo inosservate in mezzo a un branco di rockstar che erano sì, affamate di musica, alcool e droga ma anche di sesso. 
Quando frequentava ancora tutti loro sguardi del genere erano più contenuti perché tutti sapevano che stava insieme a Slash e, se qualcuno lo dimenticava, il riccio non ci pensava due volte a ricordarglielo. 
Ma loro due non stavano più insieme quindi tutti si sentivano più liberi di esprimere i loro apprezzamenti o provarci direttamente. E Sebastian non era per niente male. 
Lo guardò e gli sorrise bevendo dal suo bicchiere. Non erano molto da lei atteggiamenti civettuoli ma il comportamento di Slash l'aveva mandata su tutte le furie e voleva dimostrargli che lui non aveva diritto di mostrarsi geloso. 
- Allora Bonnie, cosa dovrei sapere di te?- 
Sebastian si era avvicinato a lei e ora la scrutava con un sorriso furbo. Bonnie notò che Slash lanciava loro una breve occhiata prima di girarsi da un'altra parte fumando nervosamente.
- Non lo so, dimmi tu cosa vorresti sapere- gli rispose dando il via alla conversazione. Conversazione che venne presto interrotta da Duff.
- Ehi Seb, senti amico, io ti rispetto tantissimo e in quanto tuo amico mi sento in dovere di dirti che forse dovresti stare lontano da Bonnie, non so se sai a cosa mi riferisco- disse il bassista lanciando un'occhiata a Slash che stava parlando con Lars e Chris ma non mancava di tenerli d'occhio.
- Duff, io e Slash non stiamo più insieme, non sono affari suoi questi- ribatté piccata Bonnie. 
Duff la guardò fumando in silenzio e poi riprese a parlare.
- Bimba lo so io e lo sai te che non è ancora finita, non nel classico senso della parola comunque.-
- Beh io non la penso così- disse di nuovo lei accendendosi a sua volta una sigaretta. Sebastian li guardava basito e anche leggermente spazientito perché ormai i due sembravano essersi dimenticati di lui e parlavano di una cosa che per lui aveva veramente poca importanza. 
Ma non ebbe più la possibilità di riottenere l'attenzione di Bonnie perché era arrivato il loro momento di salire sul palco. 

La folla non era numerosissima quindi Bonnie e Chris, pur trovandosi praticamente in fondo, riuscirono a comunque a godersi il breve spettacolo. 
Fu strabiliante: grezzo e carico di energia dovuta agli artisti che suonavano. Ma Bonnie osservò per la maggior parte del tempo Slash: era dal Farm Aid che non lo vedeva suonare su un palco e in quel momento si ritrovò catapultata nel passato, preda delle stesse emozioni che il sentirlo e il vederlo suonare le provocavano. 
Lo vedeva agitarsi e scuotere i capelli provocando onde di capelli che sembravano ballare e si amalgamavano a chiome di altri colori, un'aria da duro che non veniva minimamente intaccata dal fatto che indossasse una canottiera con Topolino. 
- Bonnie, forse dovremmo andare se vogliamo fare un salto anche da Cassie- le disse Chris quando il concerto finì. 
La ragazza annuì ancora sovrappensiero.
- Io vado a recuperare la mia giacca dal guardaroba.-
- Potresti prendere anche la mia per piacere? Io ti aspetto qui.- 
Chris annuì e si allontanò mentre Bonnie rimaneva ferma a guardare Slash, come si toglieva la chitarra e come scendeva dal palco. 
L'aveva ferita e non l'aveva perdonato, forse non ci sarebbe riuscita mai, ma non poteva fare a meno di bearsi della sua visione, come una drogata che dopo una lunga astinenza rientrava in possesso di un po' di roba. 
Lo vide che veniva nella sua direzione cercando le sigarette e il tempo sembrò fermarsi quando alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi. La gente passava accanto a loro che, immobili a pochi metri di distanza l'uno dall'altra, si guardavano. 
Bonnie incrociò le braccia sulla vita come se un gesto del genere fosse in grado di proteggerla, le sue difese crollarono mentre il suo viso esprimeva la sofferenza non ancora dimenticata. 
Come era possibile che una cosa così bella fosse diventata così marcia? 
Vedeva gli occhi neri di Slash guardarla con sorpresa e rimpianto e desiderò con tutta se stessa di potere dimenticare e ritrovare quello che aveva perduto. 
L'incanto di cui erano preda entrambi si spezzò quando Chris le mise la giacca sulle spalle e le disse.
- Andiamo?-
- Ok- disse le ragazza e si girò avviandosi verso l'uscita. 
Doveva lasciarselo alle spalle, non doveva girarsi, non doveva cedere. 
Ma la tentazione era troppo forte e lei ancora troppo debole. Si girò ed incrociò nuovamente lo sguardo di lui, ancora immobile nella stessa posizione, e si lasciò avvolgere da pesanti strati di amara malinconia prima di girarsi di nuovo dandogli le spalle, stavolta per davvero.

Dio, la testa le faceva malissimo, aveva la bocca impastata e il suo stomaco era in subbuglio, provocandole una nausea preoccupante. 
Si girò su un lato raggomitolandosi e cercando di contenere i primi conati di vomito. Ma questi non sembravano fermarsi quindi aprì gli occhi e si alzò in fretta barcollando per un giramento di testa. Fu in quel momento che si ricordò che era a casa di Cassie e si rese conto di essere nuda, esattamente come quel ragazzo sconosciuto che dormiva profondamente nel letto dal quale lei si era appena alzata. 
Recuperò il più in fretta possibile il lenzuolo dal letto e corse fino in bagno rimettendo anche l'anima nel water. 
Quando finalmente le sembrò di sentirsi un po' meglio si stese sul pavimento appoggiando una guancia sulle fresche piastrelle del pavimento, rimanendo in quella posizione fino a quando non riuscì più ad ignorare il saporaccio che aveva in bocca. Allora si alzò e si guardò intorno, sapeva di aver lasciato uno spazzolino da qualche parte prima di andarsene da casa di Cassie. 
Si lavò i denti e finalmente prestò attenzione al fatto che la casa fosse buia e silenziosa, chissà da quanto era finita la festa. 
Lei si ricordava solo di essere arrivata insieme a Chris e di essersi buttata su qualsiasi cosa fosse minimamente alcolica con l'intento di dimenticare gli occhi di Slash che sentiva ancora così vividi sulla sua pelle. 
Poi il nulla, il buio completo. 
Ma non le serviva molta immaginazione per capire che era finita a letto con un completo sconosciuto.
Fece una smorfia di fastidio e guardò allo specchio il suo viso pallido e segnato dalle occhiaie: non aveva una bella cera e infatti non si sentiva bene ma non era solo per una questione fisica dovuta all'alcool e al fatto di aver vomitato. Lei non era così: non faceva sesso con il primo che passava solo per... solo per dimenticare. 
Dannato Slash! 
Era tutta colpa sua, l'averlo rivisto aveva scatenato in lei tutta una serie di emozioni che sperava di aver ormai sepolto in un angolino del suo cuore. Era solo una stupida, stupida per non riuscire a dimenticarlo e stupida per il fatto che, nonostante lui l'avesse ferita in una maniera che non credeva neanche possibile, era ancora lì a desiderare che tutto tornasse come prima, a desiderare che lui fosse ancora suo. 
Si strinse meglio il lenzuolo intorno al corpo e tornò nella camera in cui si era svegliata, che tra l'altro era la camera in cui aveva dormito nel periodo in cui era rimasta da Cassie. Una volta lì osservò di nuovo il ragazzo che dormiva ancora profondamente e cercò con tutte le sue forze di ritrovare qualche brandello di quella serata dalla memoria ma fu inutile, non ricordava niente. 
Era stanca e triste ma non voleva tornare a letto, non vicino a quello sconosciuto che le ricordava ogni secondo quanto fosse stata debole. Si guardò intorno alla ricerca dei suoi vestiti ma alla prospettiva di indossare nuovamente quel vestito stretto storse il naso quindi optò per una felpa grigia, probabilmente apparteneva a quel ragazzo, che trovò sul pavimento. Se la mise addosso, notando che era abbastanza lunga da arrivarle a metà coscia, poi recuperò le sue mutandine e uscì da quella stanza. 
Arrivò fino al soggiorno dove almeno altre cinque persone erano addormentate nei posti più disparati e uscì nel piccolo terrazzino prendendo un pacchetto di sigarette e un accendino che trovò su un tavolino. 
Si sedette su una delle due sedie in plastica che c'erano, appoggiò i piedi su questa piegando le gambe e si accese la prima sigaretta della giornata, non era Marlboro ma sempre meglio di niente. 
In realtà non era notte ma mattina, lo notò osservando il chiarore freddo del cielo e si strinse meglio nella felpa rabbrividendo. Ok che erano in California ma erano comunque a Gennaio e lei era mezza nuda. 
Osservò il fumo azzurrino salire veloce verso l'alto diradandosi nell'atmosfera fino a sparire del tutto e alzò lo sguardo al cielo desiderando di potersene andare insieme a lui lasciandosi alle spalle quel fastidioso sconforto. 
Sospirò ed aspirò chiudendo gli occhi ed appoggiando la testa contro il muro. 
Perché aveva bevuto così tanto, perché non si era data un limite, perché ricercava nell'oblio la risposta a tutti suoi problemi? 
Si circondò le ginocchia con le braccia e vi appoggiò la testa sopra lasciando che la sigaretta si consumasse lentamente tra le sue dita.
- Ehi cosa ci fai sveglia a quest'ora?- 
La voce familiare di Chris interruppe i suoi pensieri. Alzò la testa e incontrò lo sguardo del ragazzo, stanco anche esso ma non abbattuto come il suo.
- Sono stata male e non sono più riuscita ad addormentarmi. Tu invece?-
- Non sono ancora andato a letto- spiegò lui sedendosi vicino a lei e prendendo anche lui una sigaretta dal pacchetto rubato per poi accendersela ed aspirare profondamente appoggiandosi con la schiena contro il muro e osservando la città silenziosa davanti ai suoi occhi.
- E' stata una bella nottata- disse dopo poco aprendo una birra che si era portato con lui e porgendola a Bonnie che la rifiutò con una smorfia, il suo stomaco non avrebbe sopportato altro che non fosse acqua ancora per un paio di ore.
- In realtà non mi ricordo molto- ammise in imbarazzo provocando una risata di Chris che la guardò malizioso.
- Oh io mi ricordo invece. La sangria di Cassie era bella tosta, per non parlare degli orsetti gommosi alla vodka che ci siamo mangiati dopo i shottini di Tequila e il fumo che aveva Robert. Dio, penso venisse direttamente da Amsterdam. Mi sorprende che tu abbia resistito così tanto!-
- Cosa ho fatto?-
- In realtà niente di che. Eri piuttosto silenziosa e poi sei sparita con quel tipo e non ti ho più vista.- 
Bonnie si passò sconfortata le mani sul volto e poi si girò di nuovo a guardarlo.
- Penso di esserci andata a letto.-
- Oh sì, te lo dico io, volevo andare in bagno e ho sbagliato porta- disse Chris ridacchiando.
- Oh Dio, perfetto!-
- Tranquilla, non ho visto molto, quel tipo era grosso e stava sopra.- 
- Io non faccio queste cose- disse Bonnie appoggiando di nuovo la testa sulle braccia.
- Ma non per questo devi sentirti in colpa. Penso che sia stata una cosa più che giustificabile, insomma, dopo quello che è successo alla festa al Palladium...- 
La ragazza si girò verso lui, in allerta.
- Beh insomma, io non capisco molto la logica femminile ma mi sono accorto che per te non è stato proprio piacevole rivedere Slash- continuò lui sinceramente prendendo un sorso di birra. 
Bonnie si accese un'altra sigaretta e rimase in silenzio a guardare il cielo schiarirsi sempre di più e le rare stelle che lo decoravano morire una alla volta, silenziosamente, proprio come a lei stava sembrando di stare spegnendosi silenziosamente.
- Non so perché mi fa ancora questo effetto, davvero non me lo spiego. Dovrebbe essermi passata no? Dovrei riuscire ad incontrarlo per strada e rimanere, non impassibile ma un minimo più indifferente!-
- Forse allora, se non riesci a dimenticarlo, dovresti provare a perdonarlo no?-
- Non penso sia possibile.- 
Rise amaramente e poi continuò, guardando sempre davanti a sé.
- Sai, di tutte le cose che abbiamo passato insieme, quella era forse l'unica che non sarei riuscita ad accettare. Insomma, sai anche tu quanti casini abbiamo avuto tra i suoi problemi con la droga, quelli con la band, per non parlare di Steven, in situazioni come quelle avevo veramente avuto paura che non saremmo riusciti ad uscirne visto che sembrava che ci avrebbero spezzati. Ma non lo facevano, alla fine il desiderio di stare insieme era più forte anche di tutte le nostre divergenze e ci stavamo riavvicinando prima che... sì insomma prima che scoprissi quello che mi aveva fatto. Gli avrei potuto perdonare tutto, veramente, ma una cosa così, il tradimento... non è una cosa che si può cancellare, rimane lì. E non ha importanza il fatto che fosse fatto o altro, è come se avesse infranto il patto che era alla base di tutto. Alla base di una relazione ci dovrebbe essere il rispetto reciproco, la fiducia nell'altro e l'amore o comunque qualcosa del genere e il tradimento distrugge tutte queste cose, distrugge una relazione.- 
Prese un respiro profondo e poi concluse il suo discorso.
- E poi comunque, nel remoto caso in cui io lo perdonassi, rimane comunque il fatto che lui sta con un'altra adesso quindi non penso che abbia molta voglia di tornare insieme a me.-
- Se dici che non riesci a perdonare il tradimento ok, posso rispettare il tuo punto di vista ma credimi, la ragazza di Slash non sarebbe un problema, dalle occhiate che ti lanciava ieri sera penso che non si ricordasse neanche il suo nome.-
- Te ne sei accorto anche tu?-
- Era difficile non farlo. Neanche lui ti ha ancora dimenticata, credimi.- 
Bonnie emise un verso di frustrazione.
- Perché non riesco a lasciarmelo alle spalle? Cos'ho di sbagliato?- chiese a nessuno in particolare. 
Chris le mise un braccio intorno alle spalle e la attirò contro lui accarezzandole lentamente un braccio.
- Non hai niente di sbagliato, è solo che più ami una persona e più fai fatica a dimenticarla.-
- Lui è stato il primo che io abbia mai amato lo sai?- sussurrò la ragazza appoggiando la testa sulla sua spalla.
- E non so se smetterò mai di amarlo- concluse infine, rassegnata a portare sempre quel dolore con lei. 
Magari sarebbe riuscita a mitigarlo un po' ma non sarebbe mai riuscita a farlo sparire, ormai Slash aveva impresso a fuoco un marchio sul suo cuore e non importava quanto ci provasse, non sarebbe riuscita a cancellarlo. 
Cullata dalle braccia di Chris osservò le strade deserte illuminate dalla luce particolare del giorno appena nato, piene di un silenzio pacifico che desiderava poter assorbire dentro di lei. 
Sentì la brezza del mattino soffiare leggera facendole venire la pelle d'oca sulle gambe nude e si chiese dove fosse in quel momento Slash, si chiese scioccamente se magari stesse pensando a lei.

 

***


Slash aspirò nervosamente dalla sigaretta prima di buttarla per terra e schiacciarla con rabbia con la punta dello stivale. 
Perché cazzo dovevano aspettare così tanto prima di poter salire? 
Insomma, avevano un fottuto jet della American Airlines a disposizione, non avrebbero dovuto avere un po' di vantaggi in più, tipo quello di salire e partire subito? 
Già il fatto che Axl avesse deciso di partire a quell'ora del mattino, o notte fonda, era un'assurdità bella e buona ma non aveva detto niente, come al solito, non voleva certo creare inutili problemi per una questione che richiedeva solo un po' di flessibilità da parte di tutti loro. 
Sii accomodante e tutto andrà per il meglio, si diceva ultimamente, un po' troppo spesso per i suoi gusti in realtà ma cercò di non pensarci. 
Erano tante le cose a cui stava cercando di non pensare e il fatto che la sbronza presa alla festa del RIP stesse passando non era molto d'aiuto. 
A intervalli regolari scorreva davanti ai suoi occhi l'immagine di Bonnie, bellissima eppure così lontana e irraggiungibile come non lo era mai stata per lui. 
Vederla circondata da tutti quei ragazzi, poco importava che fossero suoi amici, gli aveva fatto venire il sangue amaro, avrebbe tanto voluto urlare a tutti quanti che non potevano guardarla neanche per sbaglio ma sapeva di non averne il diritto. 
Per tutta la serata aveva osservato impotente come scherzava con tutti loro senza quasi degnarlo di uno sguardo, come se lui fosse una semplice comparsa nel film in cui lei era protagonista. 
Ma quel debole castello di falsità mascherato da buonumore era crollato a concerto finito quando l'aveva vista guardarlo, aveva visto la sua maschera cadere miseramente ai suoi piedi e aveva osservato il dolore riaffiorare con crudele maestosità sul suo volto lasciandolo spiazzato perché aveva veramente creduto che lei l'avesse dimenticato. 
A quanto pareva non era così e quella visione aveva sciolto le briglia del suo rimorso che l'aveva invaso nuovamente. 
Uno stupido coglione, ecco quello che era stato, per averla tradita, ferita e per averle permesso di allontanarsi da lui, forse avrebbe dovuto insistere di più. 
Anche lei però, sarebbe potuta essere più comprensiva no? Ah, donne. Chi le capisce mai? Anche Duff pensava che la reazione di Bonnie fosse stata un po' estrema, e dire che di solito era lui quello più comprensivo della logica femminile. 
Guardò il suo compagno poco lontano da lui guardarsi intorno agitato e frugare nella tasca del chiodo tirando fuori una scatolina di Valium per poi prenderne due pillole. 
Duff e i suoi attacchi di panico che lo inducevano ad assumere ingenti quantità di tutto ciò che potesse stordirlo abbastanza da non capire dove si trovava o tanto meno chi era. 
Duff, compagno di sbronze che erano passate alla storia e amico carissimo, almeno lui era rimasto della famiglia improvvisata che si era costruito in quegli anni. 
Axl ormai lo sentiva così lontano da lui, da tutti loro, che non si ricordava neanche più come fosse avere una conversazione decente con lui come tutte quelle avute quando anni prima lo aveva ospitato da lui per un breve periodo.
Izzy invece sembrava essere stato sostituito dal suo gemello buono e malinconico. Era contento che si fosse dato una regolata ma non poteva negare che gli mancasse il vecchio Izzy. 
Steven non sapeva neanche dove diavolo fosse o se fosse ancora vivo e la rabbia che provava ancora nei suoi confronti lo induceva a non preoccuparsi più di tanto delle sorti del ragazzo. 
Lanciò un'occhiata a Matt, quello sarebbe stato il suo primo concerto con loro ed erano tutti leggermente in ansia, non solo per il fatto che il loro repertorio di canzoni era abbastanza vasto ma anche perché quella era la prova del nove. 
Ci sarebbe stata ancora sintonia tra loro sul palco con un nuovo batterista? 
E lui avrebbe retto la pressione? 
Duff gli aveva detto che, quando stavano ancora incidendo gli album e Matt all'improvviso era sparito senza farsi più sentire, lo aveva trovato nella cabina armadio della casa che gli aveva affittato con una montagna di coca, completamente sballato. 
Meglio non pensarci. 
Quando cazzo li avrebbero fatti salire?

Finalmente salirono sul jet e lui si buttò su un sedile che era più che altro una poltrona. Era stanco, non aveva chiuso occhio quella notte, ma non voleva dormire, ultimamente era restio a farlo e cercava di resistere fino a quando non crollava esausto. 
Non lo faceva tanto perché non volesse dormire ma perché il sonno era sempre seguito dal risveglio e a lui non piacevano i suoi risvegli, gli ricordavano quanto fosse solo, o comunque gli ricordavano che mancava la persona che avrebbe potuto renderli degni di essere vissuti. Era anche per quello che aveva avuto così tanta fretta di trasferirsi da Renèe: non sopportava più di stare in quella casa così vuota eppure allo stesso tempo ancora così piena della presenza di Bonnie che lui sentiva in ogni angolo, non sopportava più di svegliarsi sempre da solo ed aveva sperato che un'altra presenza accanto a lui l'avrebbe fatto sentire meglio ma non era stato così, non era riuscito a sostituirla. 
Si prese il ciondolo a forma di zanna che portava al collo e lo aprì portandolo a una narice per poi aspirare rumorosamente. 
Sentì la coca scorrere nel suo sistema e si abbandonò contro lo schienale della poltrona calandosi il cilindro in testa in cerca di un nascondiglio dal mondo. 
Ora andava meglio. 
Avrebbe tanto voluto anche un bicchiere di Jack, giusto per ottenere il mix perfetto. 
Lo chiese e gliene portarono uno bello fresco con tanto ghiaccio, come piaceva a lui. 
Gli tornò in mente quella notte in cui lui e Bonnie si erano finiti una bottiglia intera di Jack sul corpo dell'altro. Gli sembrò di risentire il liquido scorrere sulla pelle prima che venisse leccato via, gli sembrò di risentire la risata di Bonnie dopo che la bottiglia, ormai quasi del tutto vuota, si era rovesciata sulle lenzuola, gli sembrò di rivedere i suoi occhi accessi e caldi guardarlo, penetrarlo mentre la prendeva. 
Non pensarci, dannazione! 
Accostò il bicchiere alla bocca e mandò giù quello che ne rimaneva sentendolo scorrere giù per la gola come dolce veleno. 
Sentì i motori accendersi e dopo poco il jet alzarsi nell'aria con destinazione Rio, facendo fare una capriola al suo stomaco. 
Lanciò una breve occhiata a Duff, che si stava scolando vodka come fosse acqua, e poi guardò fuori il cielo del primo mattino e la città che diventava sempre più piccola sotto i suoi occhi. 
Chissà dove era Bonnie, cosa stava facendo e se pensava a lui. Chissà se l'avrebbe rivista, se lei l'avrebbe perdonato o se l'aveva persa per sempre. 
Una risata amara gli salì sulle labbra e morì prima che potesse essere udita da altri. 
Era seriamente convinto che lei fosse quella giusta, quella della quale non si sarebbe stancato mai, quella che gli sarebbe stata accanto, per sempre, nonostante lui aborrisse l'idea dell'eternità, soprattutto se associata alle donne. Ma quando si parlava di Bonnie tutto veniva ribaltato, perdeva senso, lasciandolo stordito come se fosse stato sotto l'effetto di una droga ma anche sorpreso ed incuriosito. Era una roccia, era stata la sua roccia, forte e sicura, anche quando lui stava andando alla deriva, la persona sulla quale sapeva con certezza che si sarebbe potuto appoggiare. E allo stesso tempo era sempre stata per lui una continua fonte di sorpresa, lo aveva lasciato più volte spiazzato perché non pensava che una ragazza avrebbe mai potuto avere quell'effetto su lui, che avrebbe mai potuto penetrare oltre la barriera dell'alcool, della droga, della musica e di quel suo stile di vita. 
Ma lei lo aveva fatto e lui non era stato capace di trattenerla con lui, l'aveva ferita ed alla fine se n'era andata anche lei, lasciandolo solo a fare i conti con tutte quelle brutte sensazioni che non volevano proprio andarsene dal suo animo. 
Solo dopo averla persa aveva assaggiato il vero sapore dell'abbandono, della solitudine.
Un bicchiere non bastava, dove diavolo era la bottiglia di Jack?


Eccoci qui. Come al solito mi sono commossa nel segnare questa storia come completa e nel pubblicare questo ultimo capitolo. Ma parto con ordine. 
La canzone: avrete notato che i Placebo sono stati il gruppo più ricorrente in questa storia, dal titolo a numerosi capitoli e non solo perché spesso li ascoltavo quando scrivevo ma perché sono convinta che incarnino al meglio lo spirito di questa fanfiction. Questa canzone, quando l'ho ascoltata l'ho trovata perfetta per il capitolo e ne sono stata ancora più convinta quando mi sono letta la traduzione del testo (data la mia conoscenza pari praticamente a zero del francese mi sono palesemente e vergognosamente affidata a un sito in cui fosse tradotta, qui l'ho lasciata in francese per non intaccarne l'essenza ma vi invito, nel caso in cui il francese vi sia sconosciuto, a leggervi la traduzione), spero che sia lo stesso per voi.
Ora passo alle precisazioni riguardanti il capitolo: sebbene nel corso della storia le sviste a livello temporale e no fossero non intenzionali questa volta ho volutamente ignorato la reale successione degli eventi ritardando la festa del RIP di qualche mese, in realtà è stata fatta a Novembre, per poter condensare quella e la partenza dei Guns per Rock in Rio nell'arco di una sola notte e di un solo capitolo, esigenze di trama. Per quanto riguarda la festa erano sul serio presenti tutte le persone che ho menzionato e, a proposito di Lars e Sebastian che sembrano due cagnolini sbavanti voglio precisare che Bonnie non è una modella gnocchissima che non sembra neanche vera tanto è bella, loro si comportano così perché... beh sono ragazzi, ubriachi e fatti per giunta, che comunque si trovano vicino a una bella ragazza e fanno i marpioni, niente di troppo straordinario. E poi mi piace troppo far ingelosire Slash in ogni maniera :D 
Nell'ultima parte non so se avete notato ma ho fatto una breve incursione nella testa di Slash, cosa che non avevo mai fatto se non per lo spazio di alcune righe perché mi spaventa un po' a dire la verità, ho tuttora paura di non rendere abbastanza maschile il suo modo di pensare e soprattutto di non riuscire a renderlo abbastanza verosimile, se magari mi faceste sapere cosa ne pensate del mio esperimento mi farebbe un enorme piacere :)
Per il resto non penso ci sia altro da precisare, ormai è evidente che questa storia non è finita bene, non poteva, sarebbe stata una forzatura davvero eccessiva e mi sarebbe sembrato un tradimento, ulteriore, nei confronti di Bonnie, del personaggio che è diventata. Mi dispiace, so che ci speravate, almeno alcune di voi, ma fin dall'inizio queste erano le mie intenzioni. Sono convinta che questo non fosse il periodo adatto per Slash e Bonnie come una coppia, non più, non dopo tutto quello che avevano passato e le numerose questioni ancora irrisolte, sono entrambi per certi versi ancora immaturi e giovani e fin troppo incompatibili per una relazione un minimo seria, penso che concorderete con me. Anche a me è dispiaciuto un sacco lasciarli così ma dovevo rimanere, per principio, fedele a loro. Ma, grandissimo ma, non disperate perché non è finita qui. Fin dall'inizio di questo mio tentativo di provare a scrivere una fanfiction volevo parlare del loro rapporto negli anni ed arrivare perlomeno al periodo dei Velvet Revolver, solo dopo ho sentito la necessità di dividere la storia in più parti perché non mi sento a mio agio con una storia con troppi capitoli. Come al solito, dopo aver finito di scrivere Post Blue ho iniziato la terza parte, che sarebbe quella conclusiva di questa mia trilogia (sono pazza, lo so), solo che scriverla si sta rivelando un processo ancora più lungo di Ride (che ho scritto in qualcosa come una settimana e mezzo) e di Post Blue sia per le tematiche che per la testardaggine dei personaggi che per il mio modo di approcciarmi alla scrittura dei capitoli, modo che con il passare dei capitoli è cambiato e che ha come effetto più evidente la lunghezza dei capitoli e il tempo che impiego per scriverne uno. Per farvi capire, ho iniziato a fine luglio e al momento sto scrivendo solo il settimo capitolo, è un processo lunghissimo che poi mi porta a sfornare capitoli molto più lunghi, ho già raggiunto con i capitoli scritti finora la lunghezza di Ride! questo per dirvi che la mia intenzione non è quella di lasciare questi due poveretti in questo stato pietoso, anche perché, lo dico sempre, io per prima sono una grande amante dei finali felici. Quindi non disperate, se la mia musa (=Slash) mi assiste dovrei essere in grado di finire anche questa ultima parte e quindi di pubblicarla, lo spero, ma non so quando potrebbe succedere questa cosa, spero di non metterci un'eternità ma, realisticamente parlando, almeno un paio di mesetti ci vorranno. Detto ciò non penso che ci sia altro da dire, spero che siate interessate al seguito, spero di riuscire a concluderlo e quindi di farmi rivedere qui. Spero come al solito che quello che avete letto fino ad adesso vi sia piaciuto e non vi abbia fatto rimpiangere il tempo impiegato a leggere. Vorrei ringraziare di cuore tutte le persone che mi hanno accompagnata in questo percorso, sia attraverso la lettura silenziosa, sia attraverso l'aggiunta di questa storia tra le seguite o le preferite. Infine vorrei fare un ringraziamento ancora più grande a chi ha trovato il tempo e la voglia per recensire (anche io ero una lettrice silenziosa che spesso non recensiva perché aveva paura di non avere niente di interessante da dire ma poi ho cominciato a farlo e, diventando a mia volta "autrice" ho realizzato quanto in realtà le recensioni siano gradite, anche quelle di due righe), con particolare riguardo a smarties89, nala91 e chiaretta78 che non potrò mai ringraziare a sufficienza per avermi accompagnata in maniera così entusiasta e con recensioni così belle che mai mi sarei sognata di ricevere. Scrivere è un grande piacere, spesso una necessità. Pubblicare quello che si è scritto è volersi mettere alla prova, affrontare il giudizio di altri ma che grande gioia e soddisfazione apportano le recensioni e la realizzazione che quello che hai scritto effettivamente piace anche ad altri! Grazie, grazie, grazie, spero che ci rivedremo presto! :)
Adesso la smetto di essere logorroica e vi lascio, vi dico un'ultima volta che è stato un grandissimo piacere condividere con voi Post Blue e poi me ne vado sul serio.
Rock n' fuckin' roll,
Breath

 

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