la musica del cuore. ♥

di magic mellah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** { act one. ♥ } ***
Capitolo 2: *** { act two. ♥ } ***
Capitolo 3: *** { act three. ♥ } ***
Capitolo 4: *** { act four. ♥ } ***
Capitolo 5: *** { act five. ♥ } ***
Capitolo 6: *** { act six. ♥ } ***



Capitolo 1
*** { act one. ♥ } ***


 
 
{ act one. }
 


Sana sì accovacciò nelle proprie gambe, che in quel momento erano nude. La sua testa scoppiava a causa delle tante idee che aveva in testa, e non sapeva mettere assieme.
Si alzò, scrivendo un messaggio alla sua manager, per poi dirigersi verso il suo armadio color confetto, e prendere un vestitino turchese, di lunghezza midi, ampio, a maniche corte ad aletta.
Indossò delle ballerine blu, per poi dirigersi fuori casa, per aspettare la donna che avrebbe incontrato da lì a poco.
La noia si fece sentire, così prese il telefono, e incominciò a giocare, quando le arrivò un messaggio. "pazienta ancora cinque minuti, sto per arrivare." 
E passati tutti quei estenuanti minuti - o almeno per lei -, una macchina nera accostò al cancello di casa sua, e scese una donna vestita in modo strambo, Misako Kurata.
Era stata adottata da lei anni addietro, quando era solamente una bambina che viveva in orfanotrofio, ed era considerata "diversa" dagli altri.
Era sordo-muta, ed aveva solamente quindici anni, il che le faceva molto riflettere sulla cosa.
Non aveva il diritto di parlare, non riusciva a sentire; non poteva fare nulla. Il massimo era limitarsi a sorridere, o comunicare attraverso gesti, o frasi scritte su un notebook che aveva sempre nella sua piccola borsa.
La macchina si diresse in un enorme edificio, dove avrebbe dovuto fare qualche prova di pianoforte, visto che la sera seguente si sarebbe tenuto un concerto, e lei doveva ancora terminare la canzone.
 

«Guarda quella bambina, non riesce a parlare e sentire!» disse sempre una bambina, indicandola.
Non sentiva, non parlava, ma capiva perfettamente che cosa dicevano.
Non lo intuiva solamente dal fatto che la stavano indicando, ma ormai sapeva leggere le labbra delle persone, e capiva perfettamente le parole delle altre persone.
Lei non si considerava diversa, ma speciale. Considerava un dono che le era stato fatto dal cielo, perché riusciva a capire meglio gli altri attorno a lei.
Aveva solo qualche amica in orfanotrofio, e ovviamente non le parlavano o altro, ma quando si dovevano sfogare lo facevano, e piangevano tutte sulle sue spalle. Era una sorta di diario con lucchetto, a cui rivelavi un segreto, e solo esso lo sapeva.
E le bambine gli scrivevano che problemi avevano, a volte futili, a volte belli, e altre volte tristi, e sapevano che Sana non avrebbe detto niente a nessuno, perché non era come loro.


Uscì dal grande palazzo, dove aveva appena terminato le prove, e doveva aspettare come sempre la sua stravagante manager. Era una vera ritardataria, poi nel caso Sana avrebbe tardato di un solo minuto, incominciava a lamentarsi, sapendo bene che la ragazza non poteva sentire.
Delle ragazze passarono davanti a lei, e incominciarono a ridere, causando anche delle lacrime agli occhi, e molto probabilmente per cercare di smettere, presero la sigaretta che avevano in mano, portandosela alla bocca, per poi toglierla dopo qualche secondo, e cacciare del fumo dalla bocca.
Sapeva che ridevano di lei; molto probabilmente del suo modo di vestire come una ragazza nobile, fin troppo per bene.
Abbassò lo sguardo. Da piccola era tutto così magica per lei la questione di essere sordo-muta, ma ora era un vero strazio. Non riusciva neanche a socializzare per bene, a causa dei continui trasferimenti che doveva fare. In un anno era andata a Okinawa, in Hokkaido, e perfino a Kyoto, ed ora era a Tokyo.
Ci sarebbe rimasta qualche mese, visto che era una città grande, e doveva fare vari concerti, che non aveva la minima voglia di fare. Ma era obbligata. Sperava che con tanti soldi, avrebbe potuto curare questo suo problema, e non avrebbe più dovuto suonare il pianoforte.
Avrebbe fatto quello che voleva... Si sarebbe divertita come tutti!
Non lo avrebbe fatto in modo negativo. Aveva quindici anni, e voleva godersi al meglio la vita. Non avrebbe fumato, bevuto alcoolici, fatto sesso o altro, ma si sarebbe divertita a modo suo.
Visto il suo carattere, sarebbe sicuramente rimasta a parlare ore e ore, perché immaginava che sarebbe stato così. Nella sua mente era così.
 

E il concerto di presentazione a Tokyo era arrivato, finalmente.
Molte persone erano venute ad ascoltare quel piccolo prodigio, sapendo che era una sordo-muta; si chiedevano come facesse a suonare così bene.
Ma lo faceva e basta. Aveva una memoria fotografica, e lo aveva dimostrato varie volte da piccola.
Aveva letto un libro di musica, che imparava a suonare vari strumenti e composizioni, e visto che vi era un pianoforte in orfanotrofio, imparò quello.
In un giorno, era riuscita ad imparare uno dei pezzi più famosi al mondo che esistessero, e lo eseguiva perfettamente, senza rendersene conto. 
 

Sana si fasciò le dita, pronta a suonare.
Non si presentò, ovviamente, e non fece nulla di nulla. Si sedette solamente, socchiuse gli occhi, e dopo qualche secondo incominciò a suonare il pianoforte. E la gente la guardava estasiata, chiedendosi quale magia compiesse.
Stesso Sana adorava definire la sua musica una magia. 
Finito il concerto le tende rosse si chiusero, e lei si alzò, dirigendosi verso il piccolo camerino dove si sarebbe cambiata.
Non sentiva gli applausi, ma immaginava che ve ne erano stati tanti; o almeno sperava.
Ritornata a casa sua si mise subito a dormire, visto che il giorno seguente avrebbe avuto scuola, ed era il suo primo giorno di scuola in quella città.
E appena chiuse gli occhi si addormentò, a causa dello sforzo di quella sera. In quel periodo si stancava più facilmente del solito, forse perché si impegnava troppo.
E si alzò, constatando che erano le sette. Spense la sveglia del telefono che lampeggiava. Non che la sentisse, chiaramente. Ma a Sana piaceva definirsi normale. Voleva essere una di quelle classiche ragazze che si svegliava sentendo la sveglia, e così la impostava, sapendo bene che non sentiva nulla.
Indossò la divisa della scuola, una maglia blu che lasciava intravedere leggermente la sua pancia, ed era a maniche corte. La gonna era sempre del medesimo colore della maglia, e non era affatto lunga, ma era corta.
Così prese la sua cartella color cioccolato che era appoggiata sulla scrivania, e si diresse fuori dal cancello, aspettando sempre la sua manager Misako, che sperava in un suo puntuale arrivo. Sarebbe stato un miracolo...
E arrivata a scuola entrò in classe, accompagnata dal preside, che le aveva indicato un posto tra gli ultimi banchi. Così si diresse lì.
Il banco era occupato anche da un altra ragazza, che aveva un sorriso smagliante.
«Io sono Aya Sugita.~» disse lei, contenta.
Cacciò un quaderno e una matita dalla sua cartella, per poi scrivere un "sono sordo-muta. Comprendo le parole altrui attraverso la bocca." scrisse, sorridendole.
"sono Sana Kurata, ma se vuoi chiamami per nome invece del cognome. Mi sento a disagio poi."
Lei le strinse la mano, sorridendo ancora.
Quella ragazza in fatto di sorrisi era quasi peggio di lei. E quasi come se fosse una sfida, anche Sana incominciò a sorridere allegramente.


 



angolo autrice c:
oh caiser, uhm, sssalve.
oh, questa fic non sarà belle come certe fantastiche di questo fandom, sarà appena un millesimo, ma non so, dovevo dedicare qualcosa alla mia alice, e dovevo farlo su kodocha ouo
scusa tesorah, che dire, forse volevi una fic decente, e quasi non è neanche decente, scusa :c
uh, e forse almeno volevi una one-shot sul fandom di inazuma eleven, e non una long, e su rossana/kodocha.
solo che io ti amo. sinceramente mi stavo fissando fin troppo con inazuma, ma tu mi hai fatto riscoprire il mio grando amore per rossana/kodocha, dunque sono contentissima c:
insomma, mi mancava questo anime, e se magari non ne parlavamo, non avrei mai più scritto su di esso. ti ringrazio, mia cara viola/alice. 
scusate gli orrori - errori -, ma sono di fretta, visto che il computer si apre e chiude. nh.

mari.~

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Capitolo 2
*** { act two. ♥ } ***


{ act two. }
 

Aya era simpatica, pensava Sana.
Una ragazza che le assomigliava molto. Da quello che aveva visto era abbastanza solare, come lei.
Era gentile e disponibile, tanto che aveva chiesto alla ragazza dai capelli color rame di andare a casa sua per studiare, ed aveva accettato.
«Ehi, pasticcino!» urlò un ragazzo verso Aya.
«Tsu, amore!» la Kurata li guardava con occhi sgranati, vedendo che avevano incominciato a coccolarsi a vicenda, e non si fermavano più.
Molto probabilmente, se non era così fifona, si sarebbe cavata gli occhi per non vedere tale spettacolo.
Considerava stupido il sentimento "amore", e non aveva mai avuto una relazione in tutta la sua vita. Sinceramente neanche ci teneva molto, dunque alla fine non le importava. Ma vedere i due che erano più appiccicosi del miele, decise di andarsene, quando dietro a tutti e tre comparve un biondo che salutò Tsuyoshi e Aya.
Era un suo compagno di classe, di cui ricordava vagamente il nome. Forse si chiamava Aki. Non ricordava di preciso.
Lui la guardò con i suoi occhi color oro, ma non la salutò. Già le era antipatico...
Aya interruppe la situazione di disagio che si era creata per Sana, e decise di portarla a casa, quando il ragazzo con gli occhiali, che se non errava si chiamava Tsuyoshi, aveva detto di voler accompagnare la sua pasticcina, e così anche il ragazzo con i capelli biondo cenere venne con loro.
Arrivate finalmente a destinazione, la nuova arrivata in classe salutò i due ragazzi, di cui solo uno ricambiò con un cenno della mano. Ovviamente era il fidanzato di Aya. Sembrava un tipo per bene, lui, anche se non era il suo ragazzo ideale. Non che ne avesse una particolare idea su come doveva essere, comunque...
E così salirono, e si misero a studiare Algebra, una delle materie che Sana decisamente odiava.
Era complicata, e non le piaceva affatto.
Sana prese a scrivere su un foglietto qualcosa, passando poi il biglietto ad Aya.
"non capisco matematica.... se magari mi aiuti, o mi fai copiare." scrisse, scocciata.
"uhm, Akito è bravissimo in algebra. Il migliore della classe. Tu potresti prendere lezioni anche da lui."
"oh, si chiama Akito. Credevo Aki... comunque, no. Mi è antipatico, e credo la cosa sia reciproca!" scrisse in fretta e furia, arrossendo, mentre la Sugita rideva mentre la guardava.
Era buffa, e non lo si poteva nascondere.
"sei arrossita. Secondo me ti piace."
Se possibile Sana arrossì ancora di più, abbassando lo sguardo, e fece una smorfia.
"è carino, ma niente di speciale." scrisse, e poi prese il libro di grammatica, facendo finta di leggere.
La ragazza sorrise, per poi prendere anche lei il libro, ed incominciare a leggere ad alta voce, come era sua abitudine fare.
Dopo qualche ora, Sana guardò il suo telefono, vedendo che erano le cinque del pomeriggio; avevano appena finito i compiti lei e Aya, così incominciò a mettere i libri nella cartella, e si alzò, facendo una piccola smorfia.
Le gambe si erano indolenzite, visto che era rimasta molte ore seduta, senza alzarsi, e così si stiracchiò un pochino.
Aya prese il suo quaderno, e dalla fine ne strappò un pezzettino, su cui scrisse con la matita se Sana quella sera voleva uscire con lei, Tsuyoshi, e il suo amico Akito. Lei avrebbe preferito dire di no, ma accettò perché la ragazza la guardava supplicante, e poi perché non voleva fare la ragazza isolata che stava sempre da sola.
«Allora è perfetto!» cinguettò Aya felice, mentre chiese a Sana dove abitava, così da passarla a prendere.
Così le scrisse il suo indirizzo, e le disse che la sarebbe passata a prendere alle sette.


Arrivata a casa Sana andò a farsi un bagno, visto che era molto stanca e si voleva rilassare. Riempì la vasca di acqua calda, e al punto giusto si spogliò e ci si tuffò dentro, per poi giocare con la schiuma che vi era dentro, come una bambina.
Dopo, scocciatasi di restare in acqua, si passò tra i capelli lo shampoo, e poi ci passò sopra altra acqua, ovviamente senza schiuma. Uscì dalla vasca, costatando che erano già le sei, e si doveva sbrigare.
I capelli li lasciò bagnati, visto che bene o male si asciugavano subito con quel caldo, e andò a scegliere cosa mettersi.
Così optò per un pantaloncino di jeans, una cannottiera nera, e scarpe da ginnastica nere.
In quei giorni era andata un paio di volte al centro commerciale, decisa a cambiare look, e invece di mettere i soliti abiti principeschi che la distinguevano dalla massa, aveva deciso di optare per qualcosa di carino, così sarebbe passata innosservata, sperava.
Non che lei fosse una star internazionale o qualcosa del genere, ma comunque era abbastanza conosciuta, o almeno la maggioranza che la conoscevano erano adulti, e non ragazzi della sua età, visto che nessuno si importava di classica a quella età.
Guardò il telefono, vedendo che erano le sette meno un quarto, e Aya le aveva scritto un messaggio, dicendole che sarebbe arrivata in una decina di minuti.
Così prese il phon, visto che i capelli erano ancora un poco bagnati, e lo passò tra i suoi lunghi capelli per cinque minuti; la piastra non se la fece, anche perché in vita sua non si era mai piastrata i capelli, e poi li aveva abbastanza lisci, dunque non le importava molto.
Si avvicinò al comodino, prendendo un elastico azzurro che vi era sopra, e si legò i capelli in una coda di cavallo, che nonostante tutto, le arrivava a metà schiena. Di trucco non se ne mise, poiché era una ragazza semplice. Soltanto un poco di lucido sulle labbra, e nulla di più.
Bussarono al citofono, e lei andò ad aprire. Scese al piano di sotto in fretta, mettendo il telefono in tasca, e davanti si trovò un Aya molto carina.
Era leggermente truccata come lei, e indossava una gonnellina di jeans blu scuro, una maglia a maniche corte color rosa, e ballerine sempre blu. Indossava anche un braccialetto carino, di color rosa, ed aveva una borsetta nera, non troppo grande, in cui mettere il giusto necessario.
Si sorrisero, e poi uscirono dalla piccola villa, avviandosi verso il posto che Sana ancora non conosceva.
Arrivarono nel parco principale della città, e vi erano Tsuyoshi e Akito seduti su una panchina. Tsuyoshi indossava una camicia bianca e pantalone nero, insomma, cercava di essere elegante, al contrario di Akito che indossava una felpa viola, scarpe bianche, e pantaloni sempre bianchi.
Sana salutò con un cenno della mano i ragazzi, e solo quello occhialuto ricambiò energicamente, mentre il biondo le lanciò uno sguardo eloquente, annoiato.
Sperava solamente che non fosse un uscita a quattro, ma solamente da amici, perché se no avrebbe ammazzato Aya, solamente se avrebbe provato a cercare di farli mettere insieme; quel "siete carini tu e Akito" che le aveva detto prima di andarsene, la aveva fatta arrossire ed infastidire allo stesso tempo.
Insomma, lei diceva NO ai ragazzi.



angolo autrice.
oh oh oh. --uat-- 
eccomi qui, dolci amori del mio cuore.
il capitolo è orrendamente orrendo, lo so. spero possiate perdonare una povera ragazza che non sapeva che avreste seguito la fic. .o. mi aspettavo delle recensioni negative, boh.
e non ci sono, stranamente. ringrazio chi ha commentato il primo capitolo.
piccola cara alice, sai che questa fic è per te, e tu ora dirai "no, non la voglio se devono dedicarmi una cosa così orrenda".
ceh, perdonami se puoi. ti prego.

mari.

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Capitolo 3
*** { act three. ♥ } ***



 
{ act three. }
 


Nel momento in cui Akito aveva visto Sana venirgli incontro, per un attimo gli aveva sfiorato per la testa il pensiero che lei era carina.
Lo cancellò subito, cercando di non pensarci più, anche se gli era risultato difficile.
Era la classica bellezza naturale, quella che non si metteva chili di trucco in faccia, si faceva vedere mezza nuda per attirare attenzione, o altro.
Aya era un poco come Sana, pensò il biondo, anche se erano differenti.
Erano simili ma differenti.
La prima era melensa, e a differenza delle maggior parte delle ragazze era una tipa timida, che preferiva starsene con le poche amiche che aveva, mentre Sana sentiva che era una tipa in grado di stare al suo passo, nonostante i problemi che avesse.
Lo si notava dal suo sguardo; anche se aveva passato una brutta infanzia, immaginava, non ne era per niente triste, o almeno non lo dava a vedere. Era così spensierata...
E anche lui voleva essere come lei, in quel momento, quando vide che gli occhi di lei luccicarono vedendo qualsiasi cosa, che magari per il gruppetto era insignificante, poiché abituati a vederle tutti i giorni; dolci, peluche, vestiti attiravano Sana come calamite, che ogni volta si girava e rischiava di cadere sopra ad ogni persona che aveva davanti.
E fu proprio Akito a salvarla quando lei si era girata, e stava addirittura andando a sbattere contro un palo, che evitò miracolosamente grazie al ragazzo.
Arrivati a destinazione, la Kurata abbassò leggermente lo sguardo, come intimorita dal posto in cui erano appena arrivati, ovvero un circo.
Ella prese il telefono dalla tasca, e incominciò a digitare qualcosa, che ovviamente non sapeva.
Il telefono di Aya fece un "bip", e lei lo prese, vedendo che le era arrivato.
"mi mette a disagio, il circo. Tutti quei animali sfruttati..." aveva scritto la ragazza dai capelli color rame, visto che non poteva comunicare.
"anche io ho il tuo stesso problema, ma non ti preoccupare, questo è uno di quei circhi dove fanno solo spettacoli le persone, e non usano gli animali."
Fecero la fila dal bigliettaio, e in quel momento Sana e Akito dovettero prendere entrambi il biglietto, che aveva porso la donna. Si sfiorarono la mano, e presero entrambi velocemente il ticket, allontanando il contatto che li aveva quasi uniti per mezzo secondo.
In quel momento Sana voleva mandare al diavolo tutto, andarsene, visto che le gote le andavano a fuoco, e molto probabilmente erano rosse. Non era quella ragazza dura, che giocava e scherzava con i ragazzi. Lei preferiva stare solo con le ragazze, ed evitare i maschietti, che davvero la maggior parte erano insopportabili, e tanto per fare un esempio lo era anche Akito, purtroppo.
In quindici anni di vita, era la prima volta che lei era così rossa per un ragazzo, e poi non aveva mai avuto esperienze. Doveva perfino dare il suo primo bacio, e ci teneva che fosse una cosa speciale, e che se lo faceva era per qualcuno che le piaceva veramente, e sapeva della durata della relazione.

 



La serata nel complesso fu bella; mangia-fuoco, trapezisti, acrobati. Insomma, era stato un modo carino per passare la serata, e Sana non si pentì della scelta.
Appena i quattro furono usciti dal circo, lo stomaco della ragazza dai capelli color rame non era muto, come lei, purtroppo. Difatti brontolò, e lei non se ne accorse, se non per un messaggio di Aya.
"il tuo stomaco ha brontolato. Magari dovremmo andare a mangiare qualcosa che se vuoi." la Kurata invece di rispondere annuì verso la compagna, e gli altri tre si decisero sul da fare.
«Mh, non so dove dovremmo andare.» disse Aya, guardando la rossa.
«Magari ad un fast food.» propose Tsuyoshi.
«... No, Tsu. Io credo sia meglio un posto dove fanno qualcosa come i panini.» e così tutti ascoltarono il biondo, che come sempre proponeva sempre scelte ottime.
Il ragazzo con gli occhiali arrivati lì, pagò alla sua fidanzata il panino, e mentre Akito lo prese, gl sfiorò per la mente il pensiero che forse anche lui avrebbe dovuto magari offrire un panino a Sana.
Scosse la testa, e si disse un sonoro no, facendo girare la gente che lo credeva pazzo, visto che aveva parlato da solo.
La ragazza con i lunghi capelli sicuramente preferiva così, poi, visto che non era il tipo da compassione. Molto probabilmente odiava le persone che le offrivano qualcosa, forse perché lei credeva che lo facessero solamente per il suo problema, e questo la infastidiva.
«Io credo che ci vediamo Lunedì a scuola, domani e dopodomani faccio karate.» disse Akito, prima di andarsene dalla direzione opposta di Aya, Tsuyoshi e Sana.
La terza si sentiva di troppo, e dunque decise di accellerare il passo, per andarsene a casa da sola. Appena arrivata davanti al cancello, i due le sorrisero e fecero cenno di saluto con la mano, e  se ne andarono.
Appena tornata a casa si cambiò, ed andò subito a dormire, troppo stanca per rimanere sveglia.

 



Ed era giunto metà Settembre, e anche se la scuola era iniziata solamente da una settimana, tutti erano esausti. Fottutamente esausti.
Come se non bastasse, Sana era in confusione visto che era sia riempita di compiti, e poi doveva fare sempre le prove di pianoforte.
La settimana seguente avrebbe fatto un concerto, e di certo non voleva sfigurare lei, e doveva anche suonare un nuovo pezzo.
La ragazza con i capelli color rame prese a mordicchiare il cappuccio della penna, annoiata, mentre Tsuyoshi che era davanti a lei stava leggendo, che era molto concentrato, diversamente da lei, che stava ancora pensando al contatto della mano con Akito.
«Signorina Kurata, è il suo turno di venire alla lavagna.» disse la insegnante, che sapeva dei problemi di Sana, ma visto che aveva Aya, lei scriveva tutto e leggeva.
"devi andare alla lavagna." scrisse la fidanzata di Tsuyoshi, e lei fece una leggera smorfia, visto che la materia in questione era matematica, e lei era decisamente una frana. Non è che non voleva capire la materia, ma per i suoi gusti era fin troppo complicata.
Insomma, tutto ciò non serviva nella vita!
Non è che uno quando andava dal fruttivendolo chiedeva: Scusi, vorrei un chilo di mele fratto quattro, alla potenza di due, poi deve trovare la radice, e fare il numero binario di esso.
Insomma, neanche nei film di fantascienza! 
Andò alla lavagna, e la insegnante constatò che lei era davvero pessima, nella sua materia, così disse qualcosa che non riuscì a capire, visto che parlava velocemente, e dalle labbra non si capiva cosa diamine diceva, ma tanto avrebbe chiesto alla sua compagna di banco.
Tornata al banco, scrisse ovviamente alla sua amica Aya, che aveva incominciato a parlare col fidanzato.
"Non capisco cosa abbia detto la prof." aveva scritto Sana.
"Ha detto che devi prendere lezioni per qualche tempo da Akito, visto che lui è il migliore nella sua materia; devi cominciare domani."
Lei sbattè la testa sul banco, decisa a non farsi più viva; sarebbe scappata in un altro paese. Magari la Francia, la Micronesia, in America, o Inghilterra. Qualsiasi paese le sarebbe andato bene, davvero.

 



Sana la sera andò al parco, visto che Tsu e Aya molto probabilmente erano per i fatti loro, a fare un uscita romantica, anche se non era tutto come aveva immaginato, in realtà.
Si sedette su una panchina, e vide Akito che si era fermato vicino ad un Gazebo, e poi ci si era seduto. Si alzò e poi andò verso lui, e si sedette.
Il biondo sgranò gli occhi, visto che era sorpreso nel vedere la ragazza lì; non usciva spesso, se non con loro tre, visto che aveva scritto che la città era fin troppo grande.
Ma visto che lei era ricca, sapeva, secondo lui la casa era un altro poco molto più grande della città. Si scostò un ciuffo dalla fronte, imperlata di sudore a causa di tutto quel correre, e sbuffò, per poi guardare la ragazza.
Insomma, avrebbe voluto dirle un "vattene, ci sono già io", ma non gli sembrò giusto, anche perché spesso lei capiva solo quel che voleva capire dalle labbra di qualcuno. Era leggermente a fatti suoi, la ragazza.
Incominciò a mangiucchiare le patatine che aveva comprato prima, e porse la porzione verso Sana, che ne prese una, mangiandola di buon grado, vedendo il sorriso di lei. Molto probabilmente anche quello era una novità, per lei.
Sembrava quasi fosse nata in un epoca antica, visto che per lei era sempre tutto nuovo.
Sana gli sorrise, e questa volta ad avere le gote leggermente arrossate fu lui, per somma gioia della ragazza.





 
angolo autrice.
ordunque io vi saluto, dolce gentaglia.
questo capitolo oltre che ad essere dedicato alla alice miah, è dedicato alle persone che stanno recensendo/seguendo la storia, e che mi motivano a continuare.
so che il capitolo è brutto, privo di qualsiasi cosa carina e senza azione, ma prometto che il prossimo sarà più movimentato, ragazzi.
uhm, lo so, le cose stanno seguendo il filo del manga/anime, riguardo al gazebo, e anche akito avrà i problemi di famiglia, però dico che sarà diversa leggermente la storia, giuro.
e poi, fatemi pensare, nh, domani è il compleanno di alice, la mia dolce alice, ma posto oggi il capitolo visto che come sono io mi dimentico di postare, con tutti gli impegni che ho. non ti preoccupare amoreh, anche domani ti faccio gli auguri, ahah.
io fuggoh, ragazze c: 

mari.

 

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Capitolo 4
*** { act four. ♥ } ***





{ act four. }
 
 

Sana dovette ammettere che quella per essere la stanza di un ragazzo, era abbastanza curata. Si riferiva ovviamente alla camera di Akito Hayama.
A causa della sua insegnante di matematica, ora si trovava a casa di lui, a prendere lezioni di matematica, chiaramente, e invece di posare gli occhi sul libro, guardava sempre cosa la circondava.
Il letto aveva delle coperte color crema, ed era ben fatto. Sicuramente non era stato Akito a farlo, immaginava la madre, visto che neanche lei sapeva fare un letto così. Affianco vi era una mensola con sopra un pupazzo a forma di dinosauro, color verde, e sorrise. Allora non gli piacevano solo cose brutte e forti... ma anche pupazzi.
Akito intanto aveva guardato la ragazza, e cercò di capire come mai sorrideva, quando vide che osservava il suo pupazzo, e così si alzò a prenderlo, per poi buttarlo in armadio. Vide Sana che gli sorrideva ancora, e a quel punto arrossì leggermente, visto che non lo faceva tanto spesso.
Lui le indicò il libro, facendole capire che doveva studiare, invece di guardarsi intorno, ma lei non lo ascoltò.  E guardò ancora la camera. Era quasi spoglia; insomma, vi era solamente il giusto necessario. Un letto, un armadio, una scrivania, una televisione, una sofà, ed il tavolino su cui stavano studiando.
E insomma, la camera era enorme comunque.
La porta si aprì, e Sana e Akito si trovarono davanti una ragazza sulla ventina.
«Idiota, vai via!» urlò, ma si fermò quando vide la ragazza dai capelli color rame.
Ella la guardava interrogativa, chiedendosi chi fosse la ragazzina col fratello, e poi sbottò qualcosa che Sana riuscì  a capire leggermente dalle labbra della ragazza.
«Ti conviene lasciare quel ragazzo, ti farà solo soffrire come ha fatto con tutte!» disse, per poi andarsene.
La ragazza scrisse ad Akito chi era la castana che prima era entrata.
"mia sorella Natsumi... perdonala, è un poco... isterica." scrisse il biondo, e la rossa non potè fare a meno di notare che il ragazzo avesse una calligrafia bellissima.
Fermò i suoi pensieri.
Non capiva cosa diavolo aveva pensato. Una calligrafia bellissima. Ok, era fusa e diceva cose senza senso.
"capisco." alla fine Sana scrisse questo di rimando, e pensò che la sua scrittura era orrendamente orrenda in confronto al ragazzo dagli occhi color cenere.
Il telefono della Kurata che era in tasca vibrò, e lei lo prese, notando che era Misako. Era il 25 Settembre, e due giorni dopo avrebbe avuto un altro concerto, che non aveva voglia di fare. 
Le aveva scritto "fra un ora devi esercitarti, ricordalo."
Se anche lei poteva sbuffare, lo avrebbe fatto, visto che era tremendamente annoiata solamente al pensare che un ora dopo sarebbe dovuta stare incollata ad un pianoforte per tanto tempo, e non le piaceva questa prospettiva di sgobbare fino a tardi.
Akito la guardò interrogativa, e lei gli mostrò il messaggio. Il ragazzo dai capelli biondo cenere quando la conosceva non sapeva che lei fosse così famosa, e suonasse il pianoforte, ma poi Aya lo aveva rivelato al gruppetto, e così tutti lo sapevano.
La fidanzata di Tsuyoshi aveva anche insistito ad andare al concerto che Sana avrebbe tenuto, e così la ragazza aveva regalato a tutti e tre i biglietti.
Finirono di studiare, e poi Sana se ne andò a piedi da sola, visto che aveva imparato un poco di strada da casa di Akito allo studio dove suonava. Attraversò e poi il buio.

 
 
 

pic. pic. pic.
Sana si risvegliò, e si guardò intorno. Non sapeva dove si trovava.
pic. pic. pic.
Guardò fuori dalla finestra che era accanto al letto; tante goccioline si infrangevano sul vetro.
pic. pic. pic.
«Finalmente ti sei svegliata...»  disse qualcuno, ma Sana ovviamente non lo sentì.
Davanti a lei comparve un ragazzo con capelli grigi e occhi azzurri, e lei si ritrasse, spaventata. Voleva sapere chi diavolo era quel ragazzo!
Lui prese un block-notes e una matita, ed incominciò a scriverci qualcosa sopra, per poi porgerglielo.
"sono Naozumi Kamura, stavo nel tuo stesso orfanotrofio. Spero ti ricordi." La ragazza con i capelli color rame fissò di nuovo il ragazzo che aveva davanti, e assottigliò gli occhi, cercando di ricordarsi di lui, quando le passò alla mente un bambino che stava sempre isolato, con i capelli grigi, e lei lo aveva abbracciato, così arrossì leggermente, e annuì vigorosamente.
"si, mi ricordo, eri il bambino che stava sempre in disparte..." scrisse, e lui fece un risolino.
"immagino che ti chiedi cosa ci fai qui. Io ora faccio dei corsi di recitazione, e faccio teatro, ma il mio manager si era messo a correre per la fretta e ti ha quasi investito. Inutile dire che ho deciso di licenziarlo." Lei capì che diceva il vero.
"dunque questa è casa tua..."
"eh già. Io me ne sono andato qualche mese dopo di te, e ho incominciato a fare recitazione. Il mio tutore è un uomo importante che gestisce appunto dei teatri, ma non vivo con lui, sono solo." Il ragazzo sospirò, e Sana si intristì.
Era sensibile a quelle cose, lei. 


Quella sera Sana dovette anche suonare il pianoforte, ed oltre ad invitare Aya, Akito e Tsuyoshi, chiese - chiaramente per messaggio - a Kamura se voleva anche lui sentirla suonare.
Il ragazzo dai capelli color grigi accettò di buon grado.



 
Sana non sapeva però che la presenza del suo nuovo amico avrebbe infastidito qualcuno. E parecchio.



angolo autrice.
ragazzi, finalmente aggiorno. il capitolo lo avevo da una settimana sul computer, ma sinceramente se scrivo sempre poi finisco le idee ahah. cuc/  scusate, avevo promesso più azione in questo capitolo, ed invece fa schifo. è noioso. nh.
mi sto incominciando ad annoiare anche io a causa di tutta sta monotonia.
ringrazio comunque chi legge e commenta sempre. grazie per il sostegno, belli. 

mari.



 

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Capitolo 5
*** { act five. ♥ } ***




{ act five.}



La coincidenza più grande fu che Sana dovette suonare il pianoforte proprio in uno dei teatri del tutore di Naozumi. Questa sì che era una bella coincidenza! Ma lei non le chiamava coincidenze, preferiva chiamare tutto ciò destino.
Entrò nel camerino con Misako, che le diede vari vestiti, e avrebbe dovuto scegliere quello che preferiva. Quella voltà però decise di indossare una gonna rossa e verde con motivo a scacchi, e poi una cannottiera rossa con un golfino del medesimo colore. Indossò alla fine le ballerine, e prese lo spartito che stava sul mobiletto del camerino.


 


«Sana è stata gentilissima a invitare proprio noi tre tra tutti i compagni di classe. Non credi, Akito?» chiese Tsu al suo migliore amico, da cui non ottenne risposta.
«E ci ha dato anche i posti in prima fila!» disse Aya guardando il ragazzo che si era seduto sulla poltrona, e non accennava a parlare.
«Qualcosa non va...?» chiese il castano al biondo.
«Sinceramente ho una brutta sensazione.» finalmente parlò, e poi distolse lo sguardo dai suoi amici, quando vide un ragazzo -o ragazza?- sedersi accanto a lui. Da quanto aveva visto, in prima fila c'erano solamente persone importanti, o da quello che aveva capito persone invitate da Sana, come loro tre. I due fidanzatini andarono a chiedere autografi alle varie persone famose, mentre Akito vide Sana entrare da una porta, e venire verso di loro. 
La rossa aveva salutato prima con un gesto della mano il ragazzo accanto a lui, e poi si era avvicinato ad Akito, dandogli un bacio sulla guancia. Aya e Tsu vedendola andarono incontro a lei, facendo anche loro un cenno con la mano, e poi la ragazza abbracciò calorosamente l'amica.
Intanto mentre Sana si godeva la compagnia di Aya per qualche secondo, Tsuyoshi si avvicinò ad Akito, e sorrise.
«Guarda che sei leggermente rosso sulle guance. E ho visto il bacio che Sana ti ha dato.»
«Non è un vero bacio... mi ha solo baciato la guancia, da normali conoscenti.»
«Certo... intanto sei comunque tutto rosso. Dai, ammetti che ti piace Sana!»
«No che non mi piace, stupido.»
«Mh, secondo me a lei piaci.»
«Io credo che Sana sia troppo carina e richiesta per mettersi con uno come lui.»
A parlare fu il ragazzo accanto ad Akito, quello con i capelli grigi, verso Tsuyoshi. Fece un sorrisetto, e guardò la ragazza con i color rame, che si stava allontanado, per dirigersi verso il palco.
Akito guardò male il ragazzo, che non si preoccupò affatto di lui.
«Ehi tu, guarda che-» sbottò il ragazzo occhialuto, ma quando vide arrivare la fidanzata dimenticò che stava per dire, e la fece accomodare accanto a lui.


 


Quel giorno era da buttare nel cestino, si disse Akito. C'era quel Kamura che lo aveva infastidito tutta la serata, e si era veramente trattenuto da non prenderlo a calci. Almeno Sana gli aveva dato un bacio sulla guancia, ed era positivo.
... Che aveva detto? Lasciò perdere, e si concentrò sul libro di matematica. Tentativo invano.
Perché ora c'era veramente Kurata davanti a lui, che mozzicava la penna mentre fissava il libro. Si fermò sulle labbra della ragazza. Aveva delle labbra stupende. Cioè, erano invitanti. Ricordava che con tutte le compagne di classe, o la maggior parte a cui aveva dato ripetizioni, non si faceva i problemi e le baciava, eppure con Sana non voleva farlo, perchè era speciale. In modo positivo. Non voleva rovinare quel rapporto che aveva con lei. Non sapeva come chiamarlo, forse la rossa esuberante com'era avrebbe detto amicizia.
Sospirò, e vide Sana che si stiracchiò, alzando leggermente il maglione che indossava. C'era da dire che Sana era come Aya. Si vestiva ma non usava accessori, e le cose che indossava erano sempre semplici, senza figure o scritte. Difatti portava un maglioncino rosso, e dei leggins neri.
Quando la ragazza gli aveva chiesto di aiutarla in matematica, per recuperare il 30 e il 40 che aveva preso, aveva deciso di farlo con le migliori intenzioni, senza alcun scopo secondario. Però ogni volta si fermavano a discutere di cose banali a volte, di cui si meravigliava lui stesso delle domande che poneva. Tipo "Qual'è il tuo colore preferito?" 
E la ragazza rispondeva "Rosso, e il tuo?"
"Blu. Ah, posso chiederti una cosa? Chi era quel ragazzo del teatro che stava accanto a me? Sai, quello che sembra una femmina."
E gli raccontò che stavano nello stesso orfanotrofio, e poi del piccolo incidente.
"Senti Sana, noi cosa siamo?"
"Amici! Tu non vuoi essere mio amico?"
"Sì, siamo solo amici. Ora è meglio se ritorniamo a studiare."


 


«Giorno ragazzi. Oggi abbiamo una nuova compagna con noi, e mi raccomando, trattatela bene.»
«Salve ragazzi, mi chiamo Fuka Matsui, ehm, non so che dire, spero che diventiamo amici!»qualcuno fece un risolino, molto probabilmente per la voce della ragazza, visto che parlava il dialetto di Osaka, e aveva un accento strano.
«Mi chiedo perchè debbano venire altre persone, qui. Già è venuta Sana...»esclamò Gomi verso Akito, per poi fare un sorriso sinistro.
«Che ti sta passando per quella mente contorta?»
«Certo, con Sana non mi sono voluto divertire, perché mi fa un po' pena... ma... se facessimo un piccolo scherzetto a Matsui?»
«Fai quello che ti pare.»
Dopo, nell'intervallo, si avvicinò Hisae a Gomi, la sua presunta ragazza, anche se i due non lo volevano ammettere, che gli faceva una storia lunga sul fatto che doveva smettere di fare scherzi, di non fare il prepotente, e aveva fatto venire mal di testa a tutti i ragazzi presenti in classe.
Alla fine della scuola, mentre si dirigeva a casa, vide un piccolo manifesto attaccato a un palo, che annunciava l'inizio di iscrizioni per un corso di karate, o qualcosa del genere.
Lo fissò qualche secondo in più di quello che avrebbe dovuto, e andò a un fast food a comprare qualcosa, visto che la voglia di tornare a casa era minimo.
«... karate, eh?»




mellie corner.


buonday, ragazzi. come avete visto, vi ho fatto attendere un bel po' con il quinto capitolo, ma io non abbandono mai le cose a metà, sapete? dunque una fic la finisco e basta. beh, che dire. mi sono scritta questo capitolo oggi, mentre sono malata, costretta a letto, come sempre. 
avevo già due capitoli belli pronti, ma che poi mio fratello cancellò, e visto che dovevo aggiornare anche altre storie, avevo lasciato in sospeso questa. e non avevo più ispirazione, quando a Natale di nuovo ammalata scrissi un pezzo su un sogno, e cancellai anche quello come capitolo, ma non per sbaglio. non sono soddisfatta di questo, è solo accettabile. ci saranno cento errori, ma non sono in vena di correggere.
mh, come vedete è comparsa pure fuka, neh c": credo che dopo il prossimo capitolo, ovvero si parla del settimo, incomincia la vera parte centrale della storia. non sono una tizia che ama andare per le lunghe, dunque questa storia avrà massimo quindici capitoli, penso. C": 
ora vado, guys. scusatemi ancora per questo aggiornamento penoso, davvero.


mellie.


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Capitolo 6
*** { act six. ♥ } ***



{ act six. }


Sana, come sempre, osservava tutta la classe che rideva e scherzava. Fortunatamente ci furono due ore di supplenza, e nella classe stava regnando il caos totale, quel giorno: c'era chi faceva i compiti per le ore successive; chi lanciava aereoplanini di carta; e chi mangiava pizza, ordinata poco prima; poi c'erano Tsu e Aya, che, ovviamente, si scambiavano coccole e baci a non finire. Nel bel mezzo di un casino ci fu un urlo, precisamente di una ragazza, la nuova arrivata. Se non sbagliava si chiamava Fuka Matsui, e veniva da Osaka. Sembrava simpatica come ragazza, anche se era arrivata appena una settimana prima. La ragazza in questione aveva cacciato un urlo, perché fu totalmente ricoperta di vernice dei più svariati colori: blu, bianco, verde, rosso, arancione e così via. Vide Fuka uscire dalla classe a testa bassa piangendo: guardò Gomi, che si sbellicava dalle risate, e decise di uscire, per starle vicino.
Andò in bagno, il posto più probabile dove la ragazza potesse essere andata; la vide, per terra, con la testa appoggiata alle gambe, e che ogni tanto sbatteva i piedi sul pavimento, quasi come se fosse di consolazione. Prese il fazzoletto di stoffa che aveva in tasca e lo sciaquò un poco, per poi avvicinarsi a lei e porgerglielo. Fuka sobbalzò, non aveva sentito Sana entrare nel bagno. La ragazza dai capelli color rame le fece un grosso sorriso, e lei ricambiò. Sinceramente Kurata la faceva un po' sentire stupida, un po' a disagio: se paragonava il suo problema a quello dell'altra, era una sciocchezza, essere ricoperta di vernice. Con il dorso della mano spazzò via le lacrime, e alla fine fece un vero sorriso. Sana prese il piccolo notebook che portava sempre con sé, nel taschino della giacca (con una piccola matita, ovviamente) e incominciò a scrivergli.
"Ciao, non so se ti ricordi di me. Sono Sana Kurata, ma chiamami semplicemente Sana." porse il notebook e la matita alla ragazza, segno che doveva scrivere anche lei qualcosa.
"E tu chiamami semplicemente Fuka." Matsui da vicino ebbe modo di studiare meglio Sana, e si accorse che praticamente avevano lo stesso viso, erano quasi identiche, come due gemelle: Fuka era solo un po' più alta, e avevano i capelli diversi, mentre gli occhi di Sana erano più chiari della ragazza che aveva accanto, ma per il resto erano davvero uguali. Era sorprendente, la loro somiglianza.
"Non essere triste, ti assicuro che Gomi fa scherzi a tutti. E poi scommetto che ora la nostra compagna Hisae lo starà picchiando di santa ragione, te lo assicuro. Se vuoi, facciamo scambio di divisa, se non vuoi restare così."
"Sei molto gentile, Sana, ma non ti preoccupare per me. Mi farò venire a prendere dai miei genitori." ripassò il notebook a Sana, e sorrise.
«Vieni?» pensò che Sana sapesse leggere le labbra, e così fu. La seguì, e ritornarono in classe, anche se Fuka poi chiese permesso al professore che in quel momento stava facendo supplenza, di chiamare i genitori. 
Fuka le sembrava dolce e gentile, ma anche allegra, curiosa, e amichevole, le piaceva, non c'era niente che non andasse, in quella ragazza.


Ritornata in classe si girò dietro, e vide che Akito stava riposando- ultimamente tornava a scuola spesso con lividi, e molti graffi. Che venisse picchiato? Lo escluse. Non erano di certo la famiglia perfetta, ma il padre e la sorella non gli avrebbero mai fatto male, ne era assolutamente convinta. Osservò a lungo il ragazzo, finché lui non aprì i suoi occhi color miele contro quelli suoi color cioccolato. Sobbalzò. Era stata presa in pieno mentre lo fissava, ma lei non aveva fatto nulla di male, giusto? 
Il ragazzo si limitò a stare zitto, e a riappoggiare la testa sul banco. Questo le piaceva di Hayama. Si faceva i fatti suoi, e non gli importava granché delle azioni degli altri, a meno che non riguardassero direttamente lui.


Quel giorno, come sempre, aveva preso cinquanta in matematica; certo, le faceva piacere non aver preso un trenta come al solito, ma le avrebbe fatto comodo aver una media almeno buona. Aveva quasi tutti in cinquanta, in tutte le materie. Prese il suo notebook, e chiese ad Akito se quel giorno poteva aiutarla in matematica. Il ragazzo sospirò, scrivendo un "mi dispiace Sana, ma oggi sono impegnato. Facciamo domani?". Gli sorrise, segno che approvava, e rimase a fissarlo per un po'.
Akito era indubbiamente bello, con i suoi capelli dorati, gli occhi color miele, la pelle non troppo abbronzata, e con il suo fisico muscoloso il giusto, che s'intravedeva dalla camicia. Era chiaro che era il sogno di qualsiasi ragazza, eppure a Sana, più che a un modello, sembrava un angelo, sul serio. 
Sana, quel giorno, avvisò Misako che se ne sarebbe tornata a casa da sola. In realtà, era curiosa di capire il motivo per cui Akito veniva a scuola con nuovi lividi. Non che fosse un'impicciona -o meglio, lo ammetteva, da una parte lo era-, ma si stava seriamente incominciando a preoccupare. Lo avrebbe seguito, costi quel che costi.
 
 
 

Come sempre, la campanella segnò il fine delle lezioni, e una massa di studenti correva verso l'uscita: di solito la rossa evitava assolutamente di mischiarsi in tutto quel casino, e attendeva che quasi tutti fossero usciti, ma avrebbe perso Akito, ed era determinata a seguirlo. Appena uscì dalla classe, corse verso la porta principale, cercando di far attenzione a non spingere nessuno, e invece, a esser spinta, fu proprio lei. Cercò di aggrapparsi a qualcosa, per non cadere, e posizionò male il piede, cadendo.
Non capiva più niente. Le girava la testa. Strizzò gli occhi, e provò ad alzarsi, anche se ci riuscì solo a metà. Vide da lontano Aya e Tsu che venivano verso di lei, preoccupati, mentre qualcuno la prendeva in braccio. Sentì il sangue scivolargli dalla fronte, sporcando lei, e la camicia. Non sapeva neanche se provava più dolore. Sentiva solo caldo, come se stesse per soffocare. Alzò lo sguardo, per un momento, per vedere chi la stava tenendo tra le braccia. 
Akito.
Si strinse ancor di più a lui.
«Akito...» mormorò, chiudendo gli occhi. Il biondo la guardò, pensando di aver immaginato.
«Akito...» sentì chiamarsi, una seconda volta, eppure tutto quello era reale. Sana gli aveva parlato, con una dolcezza nella voce che poteva solo appartenere a una madre, prima di chiudere gli occhi. 
Sì, Sana aveva veramente parlato, e tutto questo non se lo era immaginato.




mellie corner.

ohayo, people! eccomi qui ad aggiornare! dopo quanto, undici mesi? un bel po', decisamente. in realtà, non sapevo più se continuare questa fic, manco sto passando un bel periodo, come sempre, e la scuola mi sta massacrando. però sì, mi son detta di dover aggiornare, e poi questo capitolo era pronto da qualche mese-- 
immagino come la prima parte sia noiosa, anche perché compare fuka, buuut, era indispensabile fare la sua comparsa. anche se tecnicamente avrei preferito che non comparisse mai- ma già che ci sono.
e niente, la seconda parte è un poco confusionaria, ma esprime Sana. per chi non lo avesse capito, per colpa della calca, sana viene spinta e cade, perché non riesce ad aggrapparsi da nessuna parte :') lei è già sbadata di suo aaaah--
e niente, SANA HA PARLATO- so che generalmente le persone sorde non parlano, ma sana è speciale occhey (?). e poi mi immagino Sana e Akito che son due tenerelli. ho già qualche idea per il prossimo capitolo. 
so che questo capitolo è cortissimo, ma dovevo interromperlo, non mi volete male pls cuc
cioè in realtà non so se questa fic possa interessare ancora a qualcuno, mi auguro di sì! 
ja nee! c:

magic.


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