Dal tramonto all'alba alla Zaibatsu – di apocalissi zombie, coreani idioti e cervella sparse ovunque

di Walpurgisnacht
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Orrore, raccapriccio e canzoni rionali nelle docce ***
Capitolo 2: *** Eh ma cazzo, i mostroni con più di una vita non valgono ***
Capitolo 3: *** Hulk, Capitan America, Occhio di Falco, Nick Fury e lo Scemo riusciranno a scoprire qualcosa? ***
Capitolo 4: *** Tempo di sfoltire le fila, ragazzotti ***
Capitolo 5: *** Basta con le risate, ora si piange ***
Capitolo 6: *** Allora, la vogliamo concludere o no? ***



Capitolo 1
*** Orrore, raccapriccio e canzoni rionali nelle docce ***


Dal tramonto all'alba alla Zaibatsu – di apocalissi zombie, coreani idioti e cervella sparse ovunque

Salve a tutti! Questo è un EIP, ovvero un Extreme Improvisation Project! Manasama, Kaos e io, Nyappy, ci siamo messi su Skype a scrivere un pezzo ciascuno, senza controllo su trama o grammatica. Gli errori sono compresi nel pacchetto, ahimè! Speriamo vi piaccia questa follia :)

Di tutte le cose che potevano accadere nella mia vita, credo che questa sia seriamente la più assurda.
E intendiamoci, parla uno che è geneticamente predisposto alla trasformazione in demone alato e cornuto da parte di padre, il che è già di per sé una garanzia per una vita anormale.
Ma non credevo si sarebbe arrivati a tanto.
E’ cominciato tutto due giorni fa, quando mi sono barricato qui in ufficio.
Per evitare che quelle... cose arrivassero fin qui.
Non so come sia iniziato tutto, nessuno l’ha capito... in realtà non so neanche se ci sia qualcuno ancora vivo.
Ammetto di non aver ancora capito l’esatta causa di tutto questo. Temevo fosse qualche incidente nei laboratori, ma il dottor Boskonovitch non è ancora così rimbambito da lasciare provette aperte in giro o cose simili. E se fosse qualche... “rimasuglio” degli esperimenti di mio nonno?
Ecco, così fosse, ci sarebbe ben poco da stare allegri.
Non che ora la situazione sia rosea, intendiamoci.
Sono qui, barricato in ufficio, con una pistola trovata in un cassetto – roba lasciata da Nina, probabilmente. Sa che odio le armi, ma avrà voluto lasciarne una per precauzione. Beh, grazie Nina, ovunque tu sia. E’ sparita da quando sono cominciate le urla, insieme a Lars ed Eddy. Spero siano ancora vivi. Anzi, potrei anche andare a cercarli... potrei.
Ok, me la sto facendo sotto. Molto. Se Hwoarang fosse qui, mi prenderebbe per il culo in eterno. Ma ho abbastanza anni di nerditudo alle spalle da sapere come finiscono queste cose...
UUUUUUUH...
...ecco. Ricominciano. E mi vengono i brividi solo a immaginare COSA possa aver emesso quei versi...
Ok Jin, calma. Anni passati a giocare a Biohazard ti hanno preparato a tutto questo. Perchè quelle urla fanno pensare a una cosa sola...
...ZOMBIE.
Ed è ora di uscire fuori ed affrontarli.
E smetterla di parlare da solo.
Mi assicuro che la pistola abbia la sicura disinserita. Questi affari mi mettono sempre un po’ di preoccupazione addosso, non essendo io pratico nell’usarli. E poi ho sempre creduto che un pugno ben assestato possa fare molti, molti più danni di una pistola. Il problema sorge quando chi riceve il suddetto pugno è composto di carne morta e, quindi, non ne risente quasi per nulla. Del piombo è potenzialmente più efficace.
Ok, qua è tutto a posto.
Sposta il tavolo, togli l’armadio, butta via la sedia.
Porta sgombra. Jin Kazama carico e volenteroso. Pistola pronta a sparare in caso di necessità.
Apro con circospezione.
Il corridoio sembra a posto. Non ci sono cervelli spalmati per terra, né tantomeno ammassi di budella tenuti insieme dallo spago che caracollano verso di me per cercare di sbranarmi.
Avanzo, sempre all’erta. Che, come in ogni videogioco che si rispetti, durante un’invazione zombi non c’è mai da abbassare la guardia.
Ed ecco il colpo di scena che mi aspettavo.
Dal fondo del corridoio spunta l’orrida massa arancione dei capelli di Hwoarang.
“Kazama! Cazzo è ‘sto bordello? Il palazzo è invaso da merde a quattro zampe che ringhiano e si mangiano fra di loro!”.
Il solito lord inglese.
Non fa in tempo a chiudere la bocca che un lamento ormai familiare lo fa voltare di scatto.
“Cazzo!” esclama, piegando le ginocchia e stringendo i pugni. Oddio, no, non li vuole combattere a mani nude – pardon, piedi. Cioè, sarebbe stupido pure per uno come lui, no, pensare di far fuori gli zombie a furia di calci?
“Stupidi cosi!”
Ovviamente mi sbaglio. Sostiene il peso del corpo su una gamba e con l’altra descrive un arco in aria, prima di colpire di tacco la testa di un redivivo strisciato fino a lui. Sciaff! Il cranio dello zombie si spacca a metà come un’anguria – e come il frutto, rilascia cervella marce e liquami. fa schifo a me che sono a distanza, figurarsi  alui che si becca tutti i dettagli.
“Bleah!” Mr. Intelligenza 2000 si tappa il naso e, ancora voltato, sbarra gli occhi. Cazzo. Sento puzza di guai. “Sono un’orda” pigola.
“Posso farti i complimenti per l’acume? No, davvero. Tu combatti gli zombie A MANI NUDE?”
“Perdonami Kazama se l’esercito coreano non mi ha addestrato a come sopravvivere ad un’apocalisse zombie.”
“Ma i film horror e i videogiochi non ti hanno insegnato nulla?”
“...la tua adolescenza deve essere stata davvero triste, lasciatelo dire.”
...ugh. Colpito. Magari non tutta, ma in effetti i primi anni in casa del vecchiaccio non erano stati il massimo in fatto di vita sociale. Non che io abbia mai fatto nulla per cambiare le cose...
Ok, basta. Non è il momento della psicanalisi questo.
“Direi di non proseguire oltre il battibecco, se vogliamo avere speranze di uscire da qui” annuncio, mentre avanzo nel corridoio evitando accuratamente i resti dello zombie – proprio non riesco a definirli in altro modo.
“Ah adesso siamo un team?” mi risponde Hwoarang, sarcastico. Nello stesso istante, altre urla ci arrivano, un pò ovattate, dai piani inferiori. E non tutte somigliano ai lamenti dei non morti visti finora.
Ed ecco che me lo trovo affiancato, bianchissimo in volto e un sorriso forzato.
“Perchè no? Non ci vediamo da tanto, in fondo, chissà quante cose hai da raccontarmi.”
“Ma se vieni a rompere qui un giorno si e l’altro pure...”
“E vabbè, uno potrà concedersi ogni tanto del relax. Mica siamo tutti come te, presidentissimo di ‘stocazzo”.
Ecco. Il pretesto che cercavo per dargli una castagna sul muso. Cade per terra, stranamente spiazzato e con gli occhi allargati.
“Cazzo fai, si può sapere?”.
“Nulla. Te la faccio solo pagare per il brutto epiteto. Ora alza le chiappe. Ah, e una cosa”.
“Diccela”.
“Ti sarai mica fatto mordere o sputare addosso o fatto infettare in qualche modo strano, vero?”.
Sbatte un pugno per terra. Mi guarda con sguardo seriamente carico d’odio.
“Kazama, non azzardartici mai più. Mai più. Per chi mi hai preso, per il nero sfigato dei telefilm che porta il virus in mezzo ai sopravvissuti? Sono Hwoarang io, mica una comparsa senza utilità. Non è successo, te lo assicuro. In compenso non assicuro sulla stabilità della tua mascella, quando avremo finito qui”.
Sospiro. Dicono che gli stupidi, in mezzo a un armageddon, sono avvantaggiati perché non riescono a cogliere la magnitudine della situazione. Ora vedo con i miei occhi che è proprio vero.
Gli allungo la mano, cercando di fargli capire che se resta in riga episodi come questo non si ripeteranno e che la collaborazione darà buoni frutti.
Si rialza e insieme scendiamo verso la fonte delle urla.
Quando arriviamo... kami.
Che spettacolo celestiale.
Xiaoyu sta riempiendo di legnate un gruppetto di morti viventi che aveva avuto la pessima, pessima idea di accerchiarla per fare di lei il loro spuntino.
È... è...
“Oh, ciao, Cina” la saluta Hwoarang. Cretino, fammi finire.
È... “Oh, alla buon’ora.” Xiao si volta e strappa con nonchalance un braccio ad uno zombie e lo schiaffeggia. Il poveretto, senza arti, ha il cervello scoperto. Un attimo, ho associato “poveretto” ad uno zombie?
E io devo ancora completare la mia frase. È fantastica.
“Volete darmi una mano o preferite rimanere lì a farvi mangiare?” ci chiede, con un sorriso. A parte un pezzetto di zombie attaccato sul braccio, è fresca come una rosa.
“Secondo te devi chiedere?” Hwoa si scrocchia le nocche e solleva di scatto il ginocchio, che affonda nel pacco di uno zombie e lo divide in due, squarciandogli il torace. Lui si è fatto una doccia di interiora marce.
Ho ancora la pistola in mano, ma mi sento idiota. Nel senso, io ho una pistola e questi due stanno affrontando un’orda di zombie a mani nude.
“Jin?” La voce di Xiao mi distoglie dai miei pensieri decisamente fuoriluogo. Controllo che ci sia la sicura, mi ficco la pistola nella fondina alla cintura e carico un pugno.
“Kazama, sbrigati. Io sono già a tre!”
“Guarda che quelli già mezzi marci non valgono!” urlo, e mi butto nella mischia.
Per fortuna sono lenti, e con un calcio riesco ad atterrarne due. Senza nemmeno rifletterci pesto ciò che rimane delle loro teste, trattenendo un gemito di ribrezzo nel notare pezzi di materia cerebrale sulle scarpe.
“E bravo Kazama, ti facevo più raffinato!” commenta Hwoarang, ancora impegnato a far saltare teste marce a pedate.
“Parla meno e picchia di più” rispondo, togliendomi di dosso un non morto che ha deciso di assaggiarmi “e vedi di non ricoprirti di altre interiora, che non sappiamo se rischi il contagio anche da quelle!”
“Tu dici...?” mi guarda seriamente terrorizzato. Eddai, scherzavo...
“Tranquillo, appena finito qui ti laviamo col tubo dell’acqua, come si fa coi cani!” risponde Xiao a tono, intenta a far fuori zombie con la stessa naturalezza di chi va a fare la spesa tutti i giorni.
L’ho già detto che buona parte delle mie partite a Biohazard le ho giocate con lei, si?
“Taci nana, mi fai perdere il conto degli zombie!” risponde piccato il coreano.
“Io non la provocherei vista la disinvoltura con cui li fa fuori, poi vedi tu...” rispondo, schiacciando un altro cervello sotto la suola delle scarpe. “Approposito, io sono almeno a dodici!”
“Dodici? E poi sono io quello ignorante e che bara, eh. Non pigliarmi per il culo. Ne avrai ammazzati sì e no quattro o cinque”.
“Senti un po’ Thermos Vuoto, a fare la garetta come Boromir e Aragorn sono capaci tutte le teste calde del circondario. Poi, alle parole, bisogna far seguire i fatti. E il caro Jin, per ora, si sta comportando molto meglio di te. Io ne ho contati otto per lui e sei per te. E dodici per me, ma io non faccio parte del vostro teatrino dell’ego gonfio”.
Xiao. Oh Xiao. Come diavolo fai a scaldarmi il cuore così lo sai solo tu.
Puliamo ben presto il campo e, purtroppo, nessuno dei tre riesce a evitarsi una bella doccia di interiora putride. Che, scherzi a parte, potrebbero davvero essere pericolose.
“Ragazzi, non sappiamo se lavarci dalla testa ai piedi con fegato di zombi abbia delle conseguenze spiacevoli. Io, per non saper né leggere né scrivere, propongo un piccolo controllo precauzionale”. Spero che questa sia una preoccupazione infondata, ma vai a sapere.
“Kazama, hai le palle fatte di cartapesta per caso? Cosa vuoi che siano un po’ di interiora. D’accordo, mi hanno macchiato il dobok e questo mi fa girare i coglioni a rotella, ma per mia fortuna a casa ho un prodigio della tecnica chiamato «lavatrice»“.
“Dio santo coreano, hai veramente il vuoto pneumatico in testa. Non capisci che Jin si preoccupa per noi? E poi non sappiamo davvero se questo possa crearci dei brutti problemi”.
“Ohi nanetta, ma non eri tu la Wonder Woman dei poveri? Adesso ti si è infeltrito il coraggio perché l’hai lavato a sessanta gradi?”.
Eh no gente, litigare fra di noi no. Non è un lusso che possiamo permetterci.
“Ora silenzio. Siamo alla Zaibatsu, di cui sono il presidentissimo di ‘stocazzo, e si fa come decido io. Pausa nel mio ufficio per appurare questa cosa, poi potremo tornare a massacrare zombi in lungo e in largo”.
Gli sguardi che i miei dirimpettai mi rivolgono sono agli antipodi uno rispetto all’altro: comprensione e una goccia di gratitudine da parte di Xiao, incazzatura nerissima da parte di Hwoarang.
Faccio strada, imponendo loro di venirmi dietro.
Risaliamo le scale e mi dirigo a passo di marcia veros il mio ufficio, dato che qua qualcuno ha bisogno di disciplina – ed è stato nell’esercito, a differenza mia. Mah.
“Jin, attent––”
Troppo impegnato ad insultare mentalmente Hwoarang, non mi accorgo delle interiora liquefatte sul pavimento, le stesse che ha sparso lui in occasione del suo primo incontro con uno zombie. Il mio piede scivola che è una meraviglia, dannate scarpe da ufficio. Con la grazia di una ballerina, scivolo a terra e crollo sulle ginocchia.
Non un rantolo di dolore esce dalla mia bocca. Per quanto faccia male, ho sopportato di peggio, anche se mi si stanno inzuppando i pantaloni.
“Uh, Kazama, siamo un po’ instabili o sbaglio?” mi sfotte Hwoarang, spingendomi la schiena con il piede.
Mossa sabgliata, ciccio.
“GWAH!” Il peso sulla schiena sparice e sento un tonfo, come se qualcosa di vuoto fosse caduto a terra. Ah, giusto, la sua testa. “Cazzochemale!” Mi rialzo in piedi, ma non ho per niente voglia di togliere dai pantaloni i pezzetti di costola che sono rimasti attaccati. Mi volto e c’è Hwoarang che si rotola nelle budella marce, in posizione fetale, tenendosi la testa.
“Jin.” Xiao è seria. “Cosa c’è vicino alla sua bocca?”
Stringo gli occhi per guardare meglio. Un filamento scuro, simile ad una ciocca di capelli zuppa di sangue e succhi intestinali, gli esce dalla bocca.
Ohccazzo.
Sto per sentirmi male.
“Pezzo di cretino!” gli urlo, tirandolo per un braccio e costringendolo a mettersi in piedi “Smettila di rotolarti nei liquami, nemmeno ti accorgi delle schifezze che ti sono finite in bocca?!”
L’idiota mi guarda con occhi sgranati.
“Oddio! ODDIO! Sto per morire! Me lo sento” strilla, dando il via ai drammi greci. Perlomeno ha l’accortezza di sputare via quella cosa... ew.
“Ok ok, calma. CALMA.” ringhio, afferrandolo saldamente per le spalle e inchiodandolo al muro.
“Ora ascoltami bene. Non sappiamo ancora cosa è successo e come si diffonde questo virus, o qualunque cosa sia. Tu sei un coglione, ma almeno hai sputato via quella schifezza. Adesso, se ci riesci, non ingoiare, leccare, o ingerire NULLA di quello che potrebbe esserti rimasto in bocca, almeno finchè non siamo in bagno e potrai sciacquarti. Poi penseremo al resto. Mi hai capito?”
Hwoarang annuisce, tenendo la bocca aperta – e sbavando come un San Bernardo. Dio che schifo.
Xiao ci fissa incredula. Come darle torto...
Proseguiamo di fretta fino al mio ufficio, dove prendo alcune tessere magnetiche, tra cui quella delle docce dei soldati. La prima regola dei survival horror insegna che bisogna sempre raccogliere le tessere magnetiche, possono sempre tornare utili.
“Bell’ufficio” commenta Xiao, guardandosi attorno “E dimmi, ci passi molto tempo... con Nina?” sottolinea, lanciandomi un’occhiata di fuoco.
“Ma... che davvero credi...?” rimango basito. Lei per tutta risposta inarca un sopracciglio.
“Ti prego, ha l’età che avrebbe mia madre – buonanima!”
“Sjhghkateeeee!” mugola Hwoarang, con la bocca ancora aperta e sbavante.
Giusto. Le docce.
“Poi ne parliamo, prima andiamo a disinfettarci” rispondo, avviandomi verso la porta “e tu evita di assaggiare altra roba in giro, per cortesia.”
Un dito medio è la sua risposta. Di gusto, rispetto al suo solito.
Cribbio. Il buonsenso, in casi come questi, suggerirebbe di uccidere il compagno in preda a salivazione incontrollata e possibilmente portatore della malattia zombificante. Poi mi ricordo che è Hwoarang, il quale normalmente non è poi tanto diverso da così, e l’impulso omicida mi passa.
Però accarezzo lo stesso la pistola che riposa placida nella sua fondina sotto la mia giacca di pelle. Per quanto non voglia usarla si potrebbe presentare la necessità.
“Allora Jin, preso quello che dovevamo prendere? Qui la situazione si sta facendo incandescente” protesta Xiao, indicando un gruppo di non–morti che stanno per entrare dalla porta spalancata.
Cristo Hwoarang, ma neanche chiuderla? Il tappeto rosso no, già che c’eri? Va bene che stai vomitando anche l’anima, ma tanto così di intuito non ti era mai mancato.
Mi avvicino all’ingresso, intimando al coreano di starci lontano che di danni ne ha già fatti e subiti abbastanza.
“Fottiti, Kazama” risponde con la sua solita galanteria, cercando di asciugarsi la bocca “se proprio devo morire voglio farlo in un lampo di gloria imperitura”.
Sono scioccato. Conosce la parola “imperitura”.
Prima di poter dire o fare qualcosa, Xiao si precipita sulla porta e la chiude di scatto, appoggiandosi con la schiena. Si puntella con i piedi e si rivolge a noi due: “Non vorrei fare la guastafeste, ma la via è bloccata.”
Mi avvicino a lei e le indico con un cenno del capo l’armadio ed il tavolo nell’angolo. Lei afferra al volo, a differenza di un coreano a caso. Trascino il tavolo verso la porta e mi sincronizzo con Xiao: lei scivola di lato nel momento esatto in cui blocco l’entrata. Poi, assieme, ci occupiamo dell’armadio, mentre Hwoarang è ancora nell’angolo a fare la femminuccia. Credo che stia borbottando qualcosa tipo “Disgustosi, pucciosettini fidanzatini” o qualcosa di simile, ma lo ignoro e così fa lei.
“Alternative?”
Mi guardo attorno. Non credevo che mai, mai nella mia vita sarei arrivato a dirlo. Insomma, è una di quelle cose da film d’azione che hanno fatto la mia adolescenza. Mi sento vecchio...
“I condotti di areazione.” Volevo dirlo con tono solenne, ma all’idea di Xiao che procede davanti a me, inginocchiata o strisciando, con i pantaloni che le si stringono e fanno vedere... oh, Jin. È in momenti come questi che rivaluti un sacco il tuo lato Hwoarang.
Quest’ultimo, ancora con la bocca aperta e intento ad asciugarsi la bava con un fazzoletto raccattato dalla mia scrivania, mi guarda come a voler dire “Mi prendi per il culo?”.
“Non abbiamo altre opzioni, a meno che tu non voglia attendere qui la tua fine.”
Non se lo fa ripetere due volte e, trascinandomi per un braccio, mi porta sotto la grata del condotto, usando la mia schiena per issarsi e sganciarla.
“Ma usare uno dei mobili no, pare brutto...” borbotto, aiutandolo a entrare nel cunicolo.
“Credo lo trovasse più divertente in quel modo” sorride sorniona Xiao, arrampicandosi su di me allo stesso modo del coreano. Con la differenza che lei pesa meno e... beh, non mi dispiace averla addosso.
Faccio un ultimo sforzo e finalmente mi trovo nel condotto, che per fortuna è largo abbastanza da contenere due armadi come me e Hwoarang. Da sotto sento i lamenti dei non morti che grattano inutilmente alla porta.
Poi mi sovviene un dettaglio.
“Dovevo stare io davanti.”
“Manieh di protagonishmo?” biascica Hwoarang, ancora sbavante.
“No, ma conosco le planimetrie del palazzo, genio.”
“Ormai è fatta ragazzi, non possiamo perdere altro tempo” ci zittisce Xiao “Puoi sempre guidarlo e dirgli dove dirigersi. Ce la fai?”
Sospiro. “Si ce la faccio, le scale non sono lontane, da lì arrivare alle docce è più semplice” ragiono, facendo mente locale e cercando di ricordare il più dettagliatamente possibile la piantina di questo piano.
“Comincia a gattonare, genio del crimine.”
Avanziamo lentamente, col laureato di Harvard là davanti che sbaglia strada cinque o sei volte perché non sa distinguere la destra dalla sinistra. Per quanto sia stupido non era mai arrivato a simili livelli. Non vorrei che davvero la sbobba che gli è entrata in bocca gli stesse friggendo il cervello.
Ci stiamo mettendo davvero molto. E il tempo in eccesso mi permette una riflessione.
“Ma secondo voi... perché si è scatenato questo pandemonio?”.
“Ma che cazzho ne soh ioh? Io picchio, non mi fasshio domande” risponde il nostro baldo capofila.
“Jin caro, non siamo noi i capi di una multinazionale che gioca col DNA come se fosse un mattoncino del LEGO. Perché non ci dici quali porcate stavate conducendo nei vostri laboratori?”.
Xiao, mi offendi. No sul serio, mi offendi. Io non sono mio padre e non sono mio nonno. Non faccio queste cosacce.
“Signorina, lei mi sta infastidendo con queste insinuazioni gratuite. Da quando c’è il sottoscritto alla guida della Zaibatsu non sono stati condotti esperimenti non etici. Ogni tanto qualche capatina nel campo dell’aumento muscolare, ma davvero niente di troppo tossico. Magari è l’eredità delle precedenti gestioni”.
“Sì sì, shcarica pure la colpa sul diavolo shenior e sul vecchio dai capelli impreshentabili. Ci crediamo tutti”. Hwoarang, non parlare che non ti si addice.
“Taci, microcefalo. Adesso dobbiamo girare a sinistra. Pensi di farcela o chiedo troppo?”.
“Ah ah ah ah ah. Ecco, la sinisthra”.
“Allora ci siamo”.
“Woooh–ohh!” esulta Hwoarang, prima di stringersi la gola ed emettere un lamento soffocato. Non devi inghiottire, cretino.
Riesco a vedere la grata che ci separa dalle docce. Certo, non immaginavo che il condotto d’areazione fosse davvero così comodo da sfruttare. E così insicuro. Devo dire a Nina di mettere qualche allarme qua e là.
Lui forza la grata e la getta avanti a sé, buttandosi a pesce nella nostra uscita di fortuna. Un altro tonfo suggestivo ci comunica che con tutta probabilità è caduto di testa. Oh, che dispiacere.
“Shono le docce sì. Ma quante sono?” domanda Hwoarang da sotto. Eh, fa’ un po’ i conti tu – no, in effetti chiedo troppo. Nemmeno io, poi, so il numero esatto dei dipendenti della Zaibatsu.
“Allora io scendo” mi avverte Xiao. Raggiunge l’apertura e stringe il bordo di fronte a sé, in modo da non rotolare giù come un coreano random.
Poi, per poter calare le gambe, si sporge indietro e mi ritrovo il suo sedere a due centimetri dal naso. Non che mi dispiaccia. Nono. Ho pure una mano che la potrebbe aiutare, non si sa mai, magari accompagnandola. Faccio per sollevarla quando lei sparisce dalla mia vista con un unico movimento fluido. Cavolo.
Mi calo a mia volta nelle docce, un enorme stanzone bianco simile ad un magazzino, con pareti divisorie alla buona e tende trasparenti quel che basta. Non credevo che le pareti fossero così in cattivo stato, l’umidità per il continuo scorrere dell’acqua calda ha formato delle bolle nell’intonaco.
Poi mi accorgo di un particolare importantissimo.
Quelle sono le docce degli uomini. E Xiao non è un uomo. E sarebbe meglio non allontanarsi troppo, specialmente se si è sotto attacco e senza vestiti, vulnerabili.
“Hwoarang, cazzo. Perché sei sempre in mezzo?”
“Che cosha ho fatto shtavolta, eh? Shono docceh!” mi sbava davanti come un cane idrofobo.
“Si, le docce maschili, genio del male!”
Xiao sgrana per un attimo gli occhi, e arrossisce. A me l’idea non è che dispiaccia, e non solo per un mero fattore pratico – ovvero rimanere tutti insieme. Però posso comprendere che non abbia tutta questa voglia di spogliarsi davanti a noi.
“Beh, non abbiamo scelta mi pare” sospira, avviandosi verso la doccia più in fondo “e sono abbastanza sicura che in fondo siete due galantuomini e non mi importunerete in nessun modo. Senza contare che non credo di interessare a un coreano di mia conoscenza, quindi la mia virtù è fin troppo al sicuro.”
So che dovrei sentirmi offeso da questa sua frecciata, ma mi sforzo di non risponderle a tono. Hwoarang ha la decenza di non fare battute, anche se glielo leggo negli occhi che vorrebbe. Ma non osa. Lo affogo se ci prova.
Prima di dirigermi alle docce mi assicuro che ci sia qualche tipo di indumento conservato da qualche parte. Ci manca solo dover andare in giro senza neanche una foglia di fico a coprirci. Anche perchè i nostri abiti andranno come minimo bruciati, altro che lavaggio a secco come aveva suggerito quel cretino.
Trovo dei camici sterili simili a quelli degli infermieri, e degli stivali da soldato. Meglio di niente.
Ora posso andare a scollarmi le budella di zombie dalla camicia.
“Vai a lavarti bene, maiale. E cerca di toglierti quella robaccia dalla bocca” dice l’unica signorina presente in direzione di quel buzzurro orribile.
Ma dai, poveretto. Lo trattiamo sempre male, anche quando non se lo merita. Adesso se lo merita.
“Shì shì, va bene. Mi laverò tutto tutto. Anche il paccho”.
Sigh. Grazie della precisazione non richiesta.
Mi tolgo giacca e pantaloni e li butto in un angolo. ‘Ste docce sono veramente squallide. Dovrò ricordarmi di destinare una piccola parte del budget per ampliarle e ammodernarle, sembrano uscite da quei tetrissimi casermoni made in URSS anni ‘60. Talmente piene di vita da invogliare il suicidio.
Sto per dedicarmi alle scarpe quando sento un fiato sul collo.
Mi irrigidisco. Non sembrerebbe il respiro di uno zombi.
“Jin... voglia di fare la doccia assieme?”.
...
...
...
...
Un defibrillatore. Adesso. Muoio.
Che cosa ti salta in mente, depravata? Abbiamo un’orda di morti viventi fuori dalla porta e tu vuoi fare i giochini erotici soft? Ma io dico...
Il mio cervello è contrario all’idea. Tremendamente.
Un’altra parte del mio corpo è favorevole all’idea. Tremendamente.
“Allora?” domanda, allacciandomi le braccia attorno alla vita. Lei è ancora vestita e la sua maglietta sfrega sulla mia schiena nuda. Quella maglietta è di troppo.
“Là fuori c’è una legione di zombie che ci vuole divorare” mormoro. Sto disperatamente cercando di nonvoltarmi, farla sbattere contro la parete divisoria e farmela senza tanti complimenti. Ehi, Jin, ma il tuo lato romantico dov’è finito?
“Appunto. Potremmo non uscirne vivi e, sai...” aumenta la stretta e preme contro di me. E’ così minuta che mi bisbiglia sulla spalla “ci sono diverse cose che voglio fare prima di morire.” Ok, magari accantoniamo l’idea della sveltina squallida e ci diamo a qualcosa che la rende più felice. Con gli zombie fuori dalla porta.
Xiao, solo tu mi fai questo. Non riesco a trattenere un sorriso. “Per me è lo stesso.”
Scioglie l’abbraccio e fa un passo indietro. Sento i fruscii dei vestiti che le scorrono sulla pelle. Si sta togliendo qualcosa. E se mi voltassi, beh... lancio una rapida occhiata per controllare com’è la situazione lì sotto. Punta alle stelle.
Mi volto lentamente e lascio che il suo sguardo mi scopra del tutto. E’ rimasta in jeans e si è tolta la maglietta, già a terra. Una spallina del reggiseno è calata e si sta mordendo il labbro. “Wow” sorride, scostandosi i capelli dal viso.
E’ solo per forza di volontà che io sono ancora fermo. Una piacevole morsa al petto mi ricorda quanto abbia desiderato questo momento. Lei si avvicina con una camminata che non ricordavo così elegante e mi guarda dal basso.
“Xiaoyu...”
“CRISTOOOOOO!”
Sobbalziamo entrambi. Hwoarang è in mezzo al corridoio – come noi, del resto – in stivali. Si sta tenendo un camice piegato lì davanti, in modo da coprirsi. “KAZAMA!” ulula “IL TUO CAZZO NON LO VOLEVO VEDERE!” E dopo aver gridato tutto ciò, sparisce in una doccia, con lo sciff sciaff degli stivali sulle piastrelle umide.
“Lo odio.”
“Jin” mi chiama Xiao. Momento romantico andato a gentili donzelle. La mia vita fa schifo. “Abbiamo un problema.”
Ah, già. Le urla da primate di quell’animale hanno richiamato dei lamenti familiari. Che meraviglia.
 

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Capitolo 2
*** Eh ma cazzo, i mostroni con più di una vita non valgono ***


Dal tramonto all'alba alla Zaibatsu – di apocalissi zombie, coreani idioti e cervella sparse ovunque

Salve a tutti! Questo è il secondo capitolo di un EIP, ovvero un Extreme Improvisation Project! Manasama, Kaos e io, Nyappy, ci siamo messi su Skype a scrivere un pezzo ciascuno, senza controllo su trama o grammatica. Gli errori sono compresi nel pacchetto, ahimè! Speriamo vi piaccia questa follia :)

Con un principio d'incazzatura non indifferente mi dirigo verso le porte.
"MA LA PIANTI DI FARE LA PASSARELLA COL PIPINO AL VENTO?!"
E si, volutamente nudo come mamma buon'anima mi ha fatto. Per far schifare il signorino un altro pò.
Questo ti meriti, per avermi rovinato dieci minuti di meritato sollazzo.
Mi azzardo a mettere fuori il naso dalla porta, ma non vedo nessuno. Sento però i loro versi, ma la conformazione dei corridoi di questo piano mi impedisce di capire esattamente dove sono.
"Fuori non si vedono zombie, ma purtroppo non riesco a capire da dove arrivano i versi" annuncio ai miei compagni di sventura, mentre sbarro le porte delle docce dall'interno, con un chiavistello "ma data la situazione direi di perdere ugualmente cinque minuti per darci una ripulita ed evitare di rimanere infettati."
Mi dirigo di nuovo verso le docce, e inevitabilmente incrocio Xiao, ferma dove l'ho lasciata. Ci scambiamo un breve sguardo d'intesa, poi si infila dentro una delle docce libere.
"Giuro che questa me la paghi Hwoarang, se non ti mangia una di quelle cose ci penso io a ridurti come loro!" lo apostrofa, lanciandogli una saponetta.
"AHIA! Brutta stronza!"
Che va decisamente a segno.
Sospiro, e mi appresto a fare la doccia.
La mia vita fa schifo, l'ho già detto?
Suvvia. Alla fine non fa poi così tanto schifo. Sono nelle docce perché dobbiamo ripulirci dalla melma zombi, visto che abbiamo dei non-morti che scorrazzano per la Zaibatsu. Ma, e c'è un grosso ma, si stava approfittando della disgraziata situazione per un incontro ravvicinato del primo, secondo e terzo tipo tutti assieme con la mia cinesina preferita. Prima che quell'altro concentrato di buzzurreria coreana non ci rompesse le uova nel paniere.
...
Chi voglio prendere in giro? La mia vita fa proprio schifo.
E come se non bastasse quell'animale si diverte a canticchiare. Abbastanza normale sotto la doccia, non lo nego. Ma non è bello quando vengono coinvolte canzoni rionali di Seoul, di quelle volgari e orribili per un palato musicalmente fine come il mio.
Ed è pure stonato, l'incompetente. Tsk.
Guarda te cosa mi tocca sopportare.
No ok, basta stupidaggini. C'è chissà cosa là fuori, non è il momento di fare i critici d'arte. Mi guardo attorno per cercare qualcosa che possa eventualmente fungere da arma. Un bastone, una chiave inglese, qualcosa. Mi rendo conto che il posto non è dei più adatti ma oh, vai a dirlo quando ottocento zombi mi saranno sopra cercando di azzannarmi ovunque.
"Jiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin" sento alle mie spalle "allora, questa doccia la facciamo o no?" cinguetta quella provocatrice mignon.
Oh, se non fossimo in un momento tanto disgraziato.
Ma, come ho già avuto modo di verificare, questo non è davvero il momento adatto. Apro il rubinetto dell'acqua calda e sono investito da un getto gelido.
Cazzo.
Stringo i denti e resisto l'impulso di stringermi in me stesso. L'acqua sta già diventando tiepida e copre eventuali moine della disgraziata.
Alzo lo sguardo e la finestra è ricoperta di melma zombie. Decomposizione. Schifo alla massima potenza. Un attimo, come hanno fatto ad arrivare alla finestra?
Mi volto di scatto. Xiao è sparita. Abbasso lo sguardo. A terra, una scia putrida si mescola con l'acqua. Faccio due più due.
Vorrei urlare qualcosa a Hwoarang, dato che gli zombie sono penetrati nelle docce, ma attirerei solo l'attenzione. Perché non mi hanno notato? Forse per lo scroscio dell'acqua?
Xiao. Dov'è finita? Stavamo ridendo assieme un minuto fa, adesso ho i muscoli tesi e sento il sangue pompare nelle vene. Potrebbe aver colpito lo zombie--gli zombie--ma l'avrei sentita. Toccarli con la pelle bagnata mi sembra ancora peggio che toccarli a secco.
Sono nei casini. Devo recuperare lei e sperare che non raggiungano Hwoarang, che sta tentando di fare la doppia voce, finendo per suonare come una gallina strozzata.
L'intelligenza delle persone...
Ma la miseria ladra infame e stronza, nemmeno la doccia in santa pace.
E poi seriamente, da dove sono entrati? Sono abbastanza sicuro che da quelle finestre non possono passare, né possono romperle perchè hanno il vetro rinforzato.
Poi, un dubbio mi assale.
Alzo lo sguardo al soffitto.
-GHAAAAAAAA....
Ciò che rimane di una testa mi osserva dalle grate dei condotti di areazione.
Che sono aperte.
Meglio, che IO ho dimenticato aperte, dato che sono stato l'ultimo a scendere.
Bravo Jin, beccati sto Mongolino d'Oro per l'incoscienza assoluta.
Noto che è rimasto con la testa penzoloni e un braccio putrescente puntato nella mia direzione, che mi segue ad ogni mio spostamento - e sbava. Faccio attenzione a non passare direttamente sotto la grata, e mi dirigo verso il mucchio di vestiti, dove frugo finchè non metto le mani sulla pistola.
E' tempo di fare un pò di tiro al bersaglio.
"Sacco di idiozia coreana, vieni fuori da quella maledetta doccia. Sono qui" urlo più forte che posso, sperando di soverchiare la voce baritonale del mio intelligentissimo amico.
Ovviamente fallisco.
Al che, preparandomi mentalmente ai peggiori spettacoli, mi avvicino in modo circospetto alla doccia che sta ospitando i suoi soavi gorgheggi. Ci arrivo davanti e, per mia gigantesca fortuna, è di spalle. Non sono dell'umore adatto per vedere il suo uccello.
"Usignolo del menga, mi hai sentito? SONO QUI".
Fa per voltarsi, poi Madama Fortuna continua a posare il suo sguardo su di me e si blocca. Forse si è reso conto che lo spettacolo non avrebbe fatto piacere a nessuno dei due.
"Come sono qui? Che succede, Kazama?".
"Succede che sono un coglione e ho dimenticato la grata aperta. C'era uno zombi lì e probabilmente ce ne sono altri. E hanno preso Xiao. Lavati di fretta e aiutami a cercarla prima che succeda l'irreparabile".
La cornucopia smette di bagnarmi perché si gira del tutto e mi afferra per le spalle: "Kazama, se succede qualcosa alla nanetta preparati a un ripassone epocale. E non sto scherzando. Stavolta ti ammazzo sul serio".
Deglutisco. Non l'ho mai visto così serio. Mai.
"Va bene, ma invece di minacciarmi alza le chiappe e aiutami a trovarla".
Ci vestiamo come possiamo--lui con i pantaloni al contrario, rimarco che tengo a fare--e iniziamo il briefing prima della missione di salvataggio.
"Allora, hai idee?" Mi rendo conto nel momento esatto in cui pronuncio queste parole che... no, Hwoarang non può avere idee.
"Contavo su di te." Si accuccia a terra e guarda male la scia di schifo sulle piastrelle. Assomiglia vagamente a Tarzan in questo momento, con il grugno da scimmietta curiosa. Oh, ovviamente. Dato che mi manca Xiao, ripiego sull'ultimo coreano in giro per sfogare i pensieri pucciosi--ma per piacere.
"Abbiamo appurato che separarsi non è una buona idea" inizio. "Però abbiamo anche raccolto dei dati interessanti. Più che all'udito, si affidano alla vista. Probabilmente i loro timpani si degradano prima degli occhi."
"E quando anche gli occhi sono KO?" Domanda vagamente intelligente. Raccolgo le idee sparse. "Potrebbero puntare sul sistema nervoso, sul tatto" rispondo. "Percepire le vibrazioni del terreno, che sentono di più dato che gli altri sensi sono eliminati. Poi, alla cieca, agguantano la vittima e le succhiano via il cervello come un lollipop."
"Ringrazia che non ho appena mangiato" grugnisce Hwoa, sollevandosi in piedi. Siamo ancora bagnaticci dalla doccia, con un membro in meno ed una missione che è un enigma. E devo ancora scoprire perché gli zombie hanno invaso la Zaibatsu.
"Seguiamo la traccia verde e stiamo all'erta."
Hwoa si scrocchia le nocche con un ghigno. "Ho proprio voglia di tornare a menare le mani!"
E via, parte a seguire la scia come un cane da caccia. La traccia si ferma sotto una delle finestre. Il che non ha senso: quelle finestre sono poste in alto, e dubito seriamente che uno zombie sia riuscito ad acchiappare Xiao e trascinarla dall'altro lato. E non credo che si sia arrampicata lei stessa, lanciandosi volutamente tra le braccia dei non morti. E poi, come altezza, sono anche fuori dalla sua portata...
 Rimango a fissarle per qualche minuto, camminando avanti e indietro riflettendo, quando il mio sguardo si posa sulla parete in fondo. Nell'angolo a destra, in basso, dove la parete in fondo e quella con le finestre si incontrano, c'è un buco. Non è grandissimo, ed è coperto da attrezzi di vario genere, ma c'è. Ed 'è vicino alla scia... Non credo ci sia un nesso, la scia finisce sotto la finestra e il buco è solo nei pressi, ma... forse... o forse no.
Comincio a non capirci più nulla...
Ok Kazama, rifletti. Se la finestra è fuori discussione per questione di altezza e il buco, per quanto improbabile, è l'unica soluzione fattibile... la soluzione è il buco.
Come diceva Sherlock Holmes: una volta escluse tutte le ipotesi impossibili quel che rimane, per quanto incredibile, è la risposta. Lui o Batman, non lo ricordo.
"Hwoarang" abbaio chiamando il mio unico compagno "vieni un po' qui". Lui arriva di buon trotto e si avvicina al luogo del presunto misfatto.
"Kazama, quella striscia di melma...".
"Sì, penso che siano arrivati da lì. Hai voglia di fare lo speleologo?".
Non lo vedo entusiasta, quindi è tempo delle maniere forti: sculacciate sull sedere e mano sull'orecchio. "Su bambino difficile, andiamo".
"Ma... ma...".
"Finiscila o niente caramelle prima di andare a dormire".
Sbuffa mentre mi aiuta a spostare gli ostacoli e si accovaccia davanti a me, perché ad avercelo dietro non mi fido proprio per nulla. Poi apre la strada.
"Kazama, qua non si vede nulla di nulla" guaisce.
"Su, avanza in silenzio che l'eco mi assorda. Tanto la strada è unica, non rischi di sbandare fuori corsia".
"Questa te la faccio pagare, sappilo".
Gnè gnè. La solita minaccia vuota del fine settimana. Che barba che noia che noia che barba.
Il suo culo e le sue imprecazioni a mezza voce mi guidano nel buio.
"Schifo!" sibila, strusciando la mano sui jeans. Vorrei tanto non vedere il filamento verde che rimane appiccicato sulla sua gamba, vorrei tanto non vederlo. Il mio stomaco si contorce, ma decido molto stoicamente di ignorarlo.
"Ehi, Kazama, quanto abbiamo ancora?" Hwoarang si ferma all'improvviso e il mio naso riesce a non sfiorargli il culo per un millimetro. Kami, che schifo--gli zombie non potevano rapire lui invece che Xiao?
"Ci credi se ti dico che non ne ho idea?" Stiamo andando leggermente in profondità, anche se i detriti sono sempre pezzi di legno e muratura.
"Non dovresti essere il grande capo che tutto sa e tutto vede?" mi domanda, beffardo.
"I condotti di areazione sono un conto, ma permetti, ho il diritto di non conoscere a menadito la planimetria della cantina" ribatto. Anche perché stiamo andando nella direzione opposta dei laboratori, che conosco abbastanza bene.
"Uh."
Torna a zampettare, ma aspetto un po' prima di imitarlo. Distanza di sicurezza, come per le macchine.
"Ohi, vedo la fine del tunnel!"
In effetti il muco viscido appiccicato dappertutto si riesce a scorgere più chiaramente; un paio di metri davanti a noi, una fioca luce indica l'uscita del cunicolo.
L'adrenalina inizia a circolare nel sangue.
Hwoarang raggiunge la luce e ne viene inghiottito. Prima di cadere.
"Cazzoooooo!" l'eco del suo urlo mi raggiunge, assieme al suo tonfo. Cazzo sì.
...ma guardare prima di buttarti nel vuoto no, eh?
"MA DIO CATRAMEEEEEEEEEEEEEH!!!!"
Mi sporgo con cautela, e dò uno sguardo attorno. A quanto pare il cunicolo porta direttamente nello scarico fognario. Hwoarang sta allegramente sguazzando nelle vasche di depurazione dell'acqua - che al momento di puro hanno ben poco, a giudicare dal colore marroncino e le sfumature cangianti non proprio salutari. Una doccia inutile... oh beh, l'idea di Xiao di lavarlo col tubo dell'acqua potrebbe tornare utile.
Dò un'altra occhiata alla zona sottostante, cercando il punto migliore in cui atterrare. L'unica cosa buona dell' avere poteri demoniaci è l'essere diventato molto più agile di prima. Mi sporgo in avanti e, poggiando le mani sul bordo inferiore, mi dò la spinta in avanti. Atterro sulla piattaforma di fronte, dove trovo Hwoarang che sta mettendo in pratica la mia idea del tubo. Uff, mi ha tolto il piacere di annaffiarlo come un cane.
"Stronzone con le lucette..." borbotta, guardandomi torvo.
"Diventa anche tu un demone e potrai fare questa ed altre magie" rispondo, mentre mi guardo attorno. C'è una postazione con vari comandi, presumo per gestire la depurazione delle acque; sulla destra ci sono due porte e una scala a pioli che porta verso delle passarelle, poste a diverse altezze.
Hwoarang mi si avvicina, fradicio.
"Allora, che si fa?"
Lo guardo pensieroso, non sapendo cosa rispondere.
Porte o scala? Questo è il dilemma.
Il silenzio viene interrotto da una risata inquietante.
"Che cosa... cazzo... è?" domanda Hwoarang, guardandosi attorno.
"Non ne ho idea..."
Rabbrividisco. Sembra la risata di una bambina, ma con una nota strana che la rende agghiacciante.
Nonno, che cazzo di esperimenti facevi?
Da una delle porte entra nella stanza un... che cosa cazzo sto guardando?
Un essere uscito dal peggiore incubo del vecchio Heihachi: alto, con la pelle biancastra tranne attorno alla bocca dove la carne è esposta e soprattutto con l'occhio destro coperto da un lembo di pelle cucito grezzamente. Impugna nella destra un uncino.
"Benvenuti nel mio regno" dice senza preavviso. E la voce è quella della risata di prima. Quindi... oddiosantissimo impalato sui nostri peccati infiniti.
"Tu... tu cosa cazzo sei, si può sapere?" chiede Hwoarang, decisamente spaventato. Fa due passi indietro tenendosi le mani nei capelli. Difficilmente l'ho visto così scosso.
Non che in realtà io sia tanto più tranquillo, eh. Cerco di mantenere un contegno ma una simile visione farebbe cagare addosso chiunque. Tranne forse lo psicopatico che l'ha partorita. Forse.
"Cercate la vostra amichetta, per caso? Tranquillizzatevi, i miei fratellini la stanno custodendo con tanta cura. Se la rivolete" e alza l'uncino minaccioso verso di noi "dovrete passare su di me".
La buttiamo sul pesante, coso? E buttiamola sul pesante. Dall'istante in cui mi hai detto che Xiao è in mano tua mi si sono iniettati gli occhi di sangue. Levati dai coglioni, mi ostacoli e basta.
"Jiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin" mi risuona una voce nella testa mentre sto per avanzare verso di lui "fai giocare me con questo pupazzone, su".
Devil. Ma sempre nei momenti peggiori, santo cielo?
"Fottiti" penso ad alta voce. Che poi, si può pensare ad alta voce? Ascolto la mia voce dire questo con un tono abbastanza alto, ecco. Tutto esercizio mentale, contando che non posso perdere di vista il Davy Jones dei poveri ed il coreano tamarro. E' difficile essere il capo.
"Maddai, lo sai che hai bisogno di me per pestarlo davvero" ribatte Devil-Me con voce petulante. La cosa buona della sua evoluzione è che adesso ha una personalità e non è più impulso cieco. Ma ovviamente ha lo spessore intellettuale di un bambino di tre anni.
"Ohi, Jin" mi fa Hwoarang, lanciandomi una rapida occhiata. Credo che conti su di me.
Due secondi per elaborare il piano e decidere che no, non ho bisogno dell'aiuto di Devil-Me.
"Vuoi favorire?" Ghigno, ma Hwoarang esita e stringe i pugni. No, idiota, quella è la tecnica sbagliata! Devi sempre sembrare padrone di te. "Giusto, giusto" aggiungo, come se mi avesse risposto. Mi sento idiota a parlare con me stesso, ma serve tutto per costruire bene la scena.
Zombie Davy Jones spalanca le braccia e fende l'aria con l'uncino. Ok, non sarà una cosa troppo divertente.
Fletto le ginocchia e carico, prima di rilasciare tutta la mia potenza nelle gambe e scattare verso di lui. Ha le gambe ridotte male, macilente ed in generale più marce del resto del corpo. Puntare a quelle mi sembra la mossa migliore da fare. Conficco il pugno nudo nella carne verdastra e cerco di afferrare qualcosa, un osso, un muscolo, qualsiasi cosa, prima di strappare. Se riesco ad atterrarlo, metà del lavoro è fatto.
"Ohi! Aspettami!"
Mi giro giusto in tempo per vedere la gamba di Hwoarang affondare completamente nell'arto marcia della cosa - ok, forse è meglio se oggi rinuncia del tutto a rimanere pulito, non mi sembra abbia troppa fortuna.
Però il calcio ha sortito il suo effetto: l'abominio lancia un urlo agghiacciante e si accartoccia sulla gamba spezzata, agitando le braccia... e lasciandosi sfuggire l'uncino di mano, che vola via come un boomerang.
"Oh cazzo!"
Hwoarang riesce ad abbassarsi velocemente, evitando per un pelo il ghigliottinamento. "Ma brutta merda ambulante!" urla, con in mano una ciocca dei suoi capelli tranciata di netto.
Sto per tirare un sospiro di sollievo, convinto ingenuamente che la lama si sia andata a conficcare da qualche parte... invece la vedo tornare di nuovo indietro, dritta verso di me.
"Merda!"
Salto via, e neanche mi accorgo che ho istintivamente aperto le ali. Ma stranamente sono ancora cosciente e ho il controllo di me stesso. Buon per me, ma meglio non cantare vittoria. Rimango qualche secondo in sospensione, per assicurarmi che la lama non faccia altri danni. Rimbalza un paio di volte tra le pareti, per poi conficcarsi nel cemento, vicino a un tubo di scarico. Bene.
Atterro accanto a Hwoarang, che ancora brontola in coreano, per i capelli immagino. La cosa è ancora lì che rantola.
"E quindi Kazama, che si fa?" mi chiede, osservando la cosa.
"Vorrei poterti rispondere che i cervelli sono due e che quindi non vedo perché tocchi a me decidere il da farsi, poi mi ricordo con chi ho a che fare e mi passa" borbotto. Lui mi guarda piccato ma non reagisce. Incredibilmente... che abbia capito che non è il caso di azzuffarci fra di noi? Miracolo.
"Ripeto la domanda: che si fa?".
"Qual è il tuo motto?".
"Mi prendi in giro? Lo sai a memoria".
"Dillo e basta".
"Il mio motto è Sono il Migliore in quello che Faccio... e quel che Faccio non è Bello, Cocco".
"Ecco. Allora fammi vedere che è vero".
Sorride in maniera inquietante, si scrocchia le dita e si volta verso l'ammasso di carne putrida. Poi si getta a peso morto su di lui caricando un calcio rotante.
Oh, ma che bravo ragazzo. Basta buttargli l'osso e trotterella felice per riprenderlo.
Qualcuno potrebbe chiedersi perché ho mandato in avanscoperta il nostro ometto tutto muscoli e niente cervello. Domanda legittima. È che sto sopprimendo con una discreta fatica lo stronzone con le lucette, il quale mi ha gentilmente imprestato le ali ma pare volersi prendere tutto il pacchetto. E questo non è bello.
"Dai piccolo Jin, levati dalle scatole e lascia a me il timone della baracca. Sarà tutto più facile e divertente".
"Svanisci. Sei l'ultimo essere di cui voglio sentire la voce in questo momento".
"Perché?" mi chiede in falsetto, e in quello stesso istante realizzo che lo voglio morto, e se non fossi nel bel mezzo di una situazione abbastanza critica, mi strangolerei solo per fargli assaporare il gusto della morte--ma ho una Xiaoyu da salvare. Sempre che non abbia già fatto fuori da sola l'intero esercito zombie e stia sbuffando sulla pila di resti, aspettando me ed il Thermos Vuoto.
Hwoarang, nel frattempo, sta facendo volare via pezzetti di faccia al supercattivo con una serie di calci precisi e rapidi. In equilibrio su una gamba, piega solo il ginocchio e colpisce ogni volta. Sta facendo un ottimo lavoro, per una volta.
Sono io quello che deve reprimere la sete di sangue di un bambino capriccioso con occhi laser, ali e artigli.
"Ohi, Jin." Hwoarang non si volta nemmeno verso di me, impegnato a squarciare sistematicamente il resto dei tessuti epidermici che penzolano dal teschio di Mr. Stronzone Lucettoso. "Tutto bene?"
Mi prendo due secondi per pensare. "Su, Jin, digli che  se mi lasci libero andrà tutto bene" ridacchia Devil-Me nella mia testa. Odio sentirmi un mentecatto psicopatico.
"Sì, Jin, va tutto bene?" Chiede una voce che conosco fin troppo bene. Oh-oh-oh.
No, tutto ma non questo. Vi prego.
"Kazama..."
Hwoarang sbianca, e indica qualcosa dietro di me. Qualcosa che purtroppo immagino già.
Mi volto.
Xiao ci osserva, a qualche passo di distanza. Apparentemente illesa, non sembra avere morsi, graffi o altro, a parte qualche macchia sugli abiti succinti. Quando è sparita era ancora mezza svestita, in effetti.
"Piuttosto dovrei essere io a chiederlo a te..." chiedo, con cautela. Ha un incarnato funereo e gli occhi cerchiati da occhiaie nerissime. E iridi bianche come cataratte, tristemente familiari.
Che mio nonno abbia giocato anche col mio dna? In fondo è per questo che l'ho avuto per anni alle calcagna...
O forse è tutt'altro?
Non lo so, non ne ho idea.
Spero solo che ci sia un modo di salvare Xiao, perchè piantarle una pallottola in testa è l'ultima cosa che voglio.
Improvvisamente mi sorride.
E non chiedetemi come, ma so che ora siamo seriamente fottuti.
"Che... che ti è successo?" chiedo, tremando un pochino ma cercando di evitare che se ne accorga.
Non sembra intenzionata a togliersi quel sorriso da Joker. Si passa il braccio sul naso, come ad asciugarselo e fa un passo in avanti nella mia direzione.
"Sai come si accoppia la mantide religiosa, piccolo Jin?" miagola con una voce... o santissimi kami, quella voce. L'indurimento in mezzo alle gambe può confermarne la carica sexy.
Si avvinghia con le braccia dietro il mio collo e appoggia la testa sul mio petto, la guancia a contatto con i miei pettorali.
Sono... sono paralizzato. Sudato. Eccitato.
E per fortuna sono ancora abbastanza in me da collegare il riferimento alla mantide religiosa.
"Xiao... Xiaoyu... per favore, non... non è il momento per le sconcerie...".
"È sempre il momento per le sconcerie. Sai da quanto volevo assaggiare il tuo forzuto frutto dell'amore?". Le sue mani partono come serpi e coprono in rapida successione ogni singolo centimetro del mio corpo.
Cedo. Sto cedendo. Sto cedendo.
Poi la salvezza arriva in maniera del tutto inaspettata.
Una mano le copre la faccia e la allontana da me. Un cespuglio di capelli arancioni passa come un fulmine davanti ai miei occhi.
"Kazama!" urla Hwoarang mentre la butta a terra e lì la tiene "Si può sapere che cazzo fai? Questa non è normale!".
E, senza tante cerimonie, le rifila uno sganassone sul naso.
Sono ancora paralizzato, ma per un'altra ragione. IL SUO NASINO. COME HAI OSATO, HWOARANG.
Il mio cervello deve fare un riassunto della situazione: c'è un mega zombie mezzo sconfitto a terra, siamo nelle fogne della Zaibatsu, Xiao è mezza nuda e probabilmente infetta, Hwoa le ha spappolato il naso, Devil-Me mi sta proiettando in testa un'immagine del mentecatto coreano con la fronte spappolata.
Tregua, qualcuno mi dia due attimi di tregua.
"Kazama, a cuccia il cazzo, qui abbiamo un apocalisse zombie da eradicare!" mi urla Hwoarang, balzando via da Xiaoyu e mettendosi in guardia. Come siamo professionali, abbiamo iniziato a leggere il vocabolario prima di andare a dormire?
"Corea, fatti da parte" ringhia Xiao, sollevandosi in piedi. Anche se il suo pallore è spettrale, non vedo lesioni o liquami verdi appiccicati su di lei. Sto disperatamente cercando di sperare per il meglio, anche se so che è perfettamente inutile.
Una cosa viscida mi sfiora la guancia e mi fa voltare di scatto. Mr. Cattivone è in piedi. Il suo corpo si è rigenerato--più o meno--trasformandolo in un patchwork vivente di marciume. E mi ha appena lanciato una pallina di liquame essiccato.
...ho bisogno di una vacanza.
"Kazama davvero, non vorrei insistere, ma come la mettiamo adesso?"
"A parte che dovrei fartela pagare per averle spaccato il naso, ma penso che tra cinque minuti lo farà lei stessa" ringhio in direzione di Hwoarang "vedi se riesci a tenerla a bada qualche minuto, magari senza pestarla che vorrei provare a salvarla. Io mi occupo del grande schifo deambulante."
"E se lei cerca di pestare me?"
"Lasciala fare."
"Come lasciala fare?!"
Ignoro le sue lagne e mi volto verso la cosa.
"Ok merda, vediamo di farti schiattare in maniera veloce..." borbotto, in posizione d'attacco.
"Mi hai fatto male..." biascica "...meriti di morire!"
"Non oggi, ho altri programmi!" urlo, evitando una manata. Non avevo mica notato gli artigli luridi - che probabilmente mi infetterebbero al primo colpo.
"Adesso basta ragazzino, qui lo spettacolo si sta facendo noioso. E' ora di darsi il cambio!"
E senza nemmeno il tempo di replicare, mi trovo ad osservare come uno spettatore il me demoniaco far fuori la schifezza a colpi di laser. Mi rode il fatto che ci sia riuscito, lo ammetto.
Ora però, devo cercare di farlo tornare a cuccia.
E sperare che Hwoarang sia ancora iintero, e Xiao non irrimediabilmente infetta.
La mia vita fa sempre più schifo.
"Senti un po' bestio, qui non ci capiamo. Sei stato carino e gentile a sventrare l'omaccione brutto e cattivo, ma adesso devi levarti dalle scatole".
"Sennò cosa mi fai, mi sculacci? Taci impiastro, che se non ci fossi stato io quell'affare ti avrebbe aperto in due come una mela".
"Ascolta, non farmi girare i coglioni. Torna a dormire".
"Obbligami".
"Volentieri".
SCRONCH. KATHUD. BIFF. ZUNG. SDABABRAM.
Ecco, sacchetto di merda. Fatti un riposino che ne hai bisogno.
Quando ho di questi incontri metafisici nella mia testa con la mia metà demoniaca rimango sempre pericolosamente fermo come un palo della luce. E quando sei nel bel mezzo di un'apocalisse zombi può essere deleterio. Ma dev'essere il mio giorno fortunato perché, quando riapro gli occhi, tutto sembra tranquillo. Il corpo del mostro più grande e più butterato degli altri mostri giace sempre a terra, bucherellato dai laser del mio alter ego.
Poi mi ricordo che ci sono problemi pressanti.
Mi volto verso i miei due compagni.
...
La minchia.
Hwoarang è stirato per terra, la faccia macchiata di sangue. Pare svenuto. O forse morto, da qui non riesco a stabilirlo.
E Xiao... oddio, Xiao. Che cosa ti è successo?
Angolo nerd: avete presente i tarkata di Mortal Kombat? Baraka e Mileena, per la precisione? Con quelle loro belle dentature che sarebbero l'incubo di ogni odontoiatra? Ecco, la mia cara cinesina ci assomiglia paurosamente in questo momento.
"Jiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin, ho fame. Perché non mi fai da antipasto, primo, secondo, dessert, caffè ed ammazzacaffè? Sei un gentiluomo, non essere scortese verso una dama" trilla con una voce che potrebbe tranquillamente uscire da un film di Romero.
Cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo. Ora cosa faccio?
Lei mi si lancia addosso a pesce e faccio l'unica cosa che mi è stata tramandata geneticamente di bisnonno in nonno a padre. Stringo il pugno, carico indietro il braccio, concentro la mia energia nei muscoli e colpisco. Xiao non riesce a raggiungermi, cade a terra come un sacco di patate.
IL SUO NASO. L'ho colpita in pieno viso, se non le è partito un dente, non ha più uno zigomo.
All'interno del mio cervello, Devil-Me sta ululando dal ridere.
"Bel gancio" biascica Hwoa da dietro.
Mi volto di scatto verso di lui. "Ok. Idea: uccidiamo il mostro brutto e cattivo, sistemiamo la faccenda."
Mi fissa come se gli avessi parlato in giapponese. Xiao sta ringhiando. L'urgenza rende telegrafici solo perché il cervello inizia ad essere più veloce del resto degli organi.
"Mi è venuta un'idea" gli spiego, spendendo più parole. "Proviamo a vedere se ammazzando il bestione riusciamo ad indebolire tutto il ceppo e ripulire la Zaibatsu."
E con un calcio laterale mando Xiao a sbattere contro la parete della fogna.
Scusa, mi dispiace, ma credimi: meglio un calcio da nulla che doverti far fuori. Davvero. Davvero davvero.
Hwoarang si solleva a fatica, la faccia pesta.
"Cazzo ci è andata pesante eh..."
"Eh sai com'è, se non ti decidi a darglielo..." biascica, accennando un ghigno.
Se riesce a sfottermi, allora non è poi tanto grave come sembra.
"Visto che hai la forza di prendermi per il culo vedi di darmi una mano" lo incito, osservando la cosa che, ero convintissimo, il mio inner self demoniaco aveva ucciso.
Bravo Jin, fai ancora affidamento su di lui.
"Fottiti." è la sua infantile risposta, prima di eclissarsi del tutto, lasciando me nella merda.
"Kazama, perchè quella cosa si rigenera?" mi chiede Hwoarang, avvicinandosi "Stronzone con le Lucette non l'aveva fritto?"
"Così credevo, ma a quanto pare anche lui fa cilecca a volte."
La cosa intanto comincia ad emettere suoni disgustosi di ossa spezzate che cercano di ricomporsi, muovendosi al di sotto della pelle macilenta e putrescente.
Cristo, sto per sentirmi male.
"Ti prego, dimmi che hai un idea" pigola Hwoarang "quell'enorme polpetta di mostro mi sta facendo risalire il cenone di capodanno..."
"Taci, sto pensando! Capisco che per te è qualcosa di insolito, ma lasciami fare eh!"
"Vaffanculo e pensa alla svelta!"
"Chiudi quel cesso!"
"Kazama, quella cosa STA STRISCIANDO verso di noi, dici che non ti devo mettere fretta?"
In effetti il polpettone striscia verso di noi come Nemesis nel combattimento finale di Biohazard 3. Peccato che al contrario di Jill Valentine io non abbia una rivoltella con cui farlo fuori, nè un enorme raggio laser. E poi abbiamo appurato che i laser gli fanno il solletico.
Cosa cazzo faccio, cosa...
"Kazama, quella cosa avanza! Dio catrame, se muoio per colpa sua giuro che verrò a cercarti personalmente all'inferno per darti fuoco!"
Ancora che parli a vanvera, tu e il fuoco del piffero...
...FUOCO!
"Sei un genio!" urlo, dandogli una manata, e dirigendomi verso la balaustra che affaccia sulle acque fetide.
"Lieto di saperlo... ma perchè?" mi chiede, giustamente.
"Vedi quella patina cangiante sull'acqua?" chiedo, indicandogli l'acqua "Probabilmente è qualche sostanza oleosa scaricata da chissà dove..."
"...e se ci spingiamo dentro il polpettone zombie, e gli diamo fuoco..."
"...vedo che hai capito."
"Prendiamolo finché non si è ancora rigenerato del tutto" dico al coreano che, in maniera del tutto non preventivata, si limita a un cenno affermativo con la testa. Porca vacca, il mondo è sempre pieno di sorprese.
Corriamo verso di lui e lo afferriamo per le braccia, una per ognuno di noi. Il tipo è pesante e facciamo un po' di fatica a trascinarlo, senza contare che ad ogni istante che passa il suo corpo pare riavvicinarsi allo stato iniziale in cui l'abbiamo conosciuto. Cioè, se non vi piacciono le perifrasi, si sta rimettendo a posto. Piuttosto velocemente. E la cosa non mi piace per nulla.
"Su coreano loffio, alza le chiappe".
"Hai poco da fare il figo. E vorrei farti notare che io sono più avanti di te, quindi ci sto mettendo più impegno".
Cazzo, ha ragione. Lo ammetterò solo con me stesso, ma per la prima e ultima volta nella sua vita mi ha fregato.
"Mpf. Dai, ci siamo quasi".
'Sto coso peserà una tonnellata, comunque. Non so lui ma io sto sudando anche dalle orecchie.
Finalmente, dopo un tragitto che pare durare secoli, arriviamo di fronte alla ringhiera che ci separa dalla fogna vera e propria. Lo solleviamo, sbuffando e bestemmiando, e riusciamo a buttarlo giù.
"Ora, dato che io non fumo, dovresti far tu gli onori di casa" gli dico, soffocando un risolino. So che ha un insano feticcio per gli accendini.
"Ohi, non vorrai mica che sacrifichi il mio adorato Zippo placcato d'oro!".
"Tu hai spaccato il naso a Xiaoyu. Se non vuoi che io ti spacchi le palle farai quel che devi".
Mi ci vuole un po' ma alla fine lo convinco. Getta l'accendino acceso e l'acqua prende immediatamente fuoco.
Speriamo sia sufficiente.
"E questa è andata" dichiaro, una punta di soddisfazione. Ora possiamo recuperare Xiao e togliere il disturbo.
Quando però mi avvicino a lei... kami, è ancora mutata. Ha ancora la deliziosa dentatura di un tirannosauro.
Mi chino e le accarezzo il volto tumefatto. Piccola...
"Ciao Jin, ti sono mancata?".
Che cosa dove perché quando.
Non riesco a reagire mentre lei si rialza come un missile e mi morde al collo.
La puttana lurida.
La spingo via e un brivido viscido mi scende lungo la schiena. Avere metà genoma infettato dal Demonio aiuta: Devil-Me probabilmente calcerà fuori dal mio corpo il materiale infetto, proteggendomi.
"Ah!" Ma brucia come un dannato lo stesso--e non è lo stesso dolore di un pugno o un calcio, è fuoco che arde la carne viva, la gola, la spalla.
"Cazzo, Kazama! Non voglio uccidere anche te!" grida Hwoarang con un musetto da scimmietta disperata. Tenero, lui.
"Sono OK" rispondo, stringendo i pugni, in guardia da Xiao. "Tu, invece, sta' indietro."
Poi mi viene in mento questo pensiero bislacco: Devil-Hwoarang. Calcolando la maturità di Devil-Me e rapportandola al mentecatto individuo... kami. Non ci voglio nemmeno pensare. Un paradosso statistico.
"Che facciamo?" chiede.
Beh, Xiao è l'ultima rimasta, a quanto vedo.
...e si sta ingrossando. Nel senso, i suoi muscoli si stanno gonfiando come palloncini e mi sta rapidamente superando in altezza.
Aiuto.
Hwoarang mi fissa con occhi sgranati, pieni di terrore. E senza neanche una battutina sarcastica.
Allora siamo davvero fottuti.
"Kazama, la tua triste vita da nerd non ti ha insegnato nulla riguardo cinesine infette da virus sconosciuti che diventano sosia di Hulk? No perchè a noi nell'esercito ste cose fantascientifiche non le spiegavano..."
Ritiro quanto detto prima. Chiaramente il suo unico neurone vive su piani di esistenza diversi dai nostri.
"Se trovassimo un vaccino, magari..."
"Esiste un vaccino?"
"Non ne ho idea. Ipotizzavo."
"...fanculo."
Nel frattempo, la cosa che fino a cinque minuti fa era Xiao mi fissa ringhiando, con quel bel sorrisino da squalo e il corpo enorme di Hulk.
E i codini.
Se la situazione non fosse critica, quel dettaglio mi farebbe scoppiare a ridere, ma mi pare inopportuno farlo adesso.
"Kazama, io non voglio uccidere la nana cinese. Ok? Quindi per favore, pensa, visto che a te riesce meglio!"
Mentre parla, mi ricordo che ci sono due porte che non abbiamo nemmeno aperto. E una scala a pioli.
"Senti, provo a tenerla a bada. Tu vedi cosa c'è dietro quelle porte, magari abbiamo una botta di culo."
Senza nemmeno rispondere, corre verso le porte.
"Ok Xiao" mi avvicino con cautela a ciò che rimane della mia cinesina preferita "che ne dici di fare due chiacchiere? Dimmi che ci sei ancora, sotto quello strato di muscoli..."
Ringhia.
Lo interpreto come un si?
"Cosa. Cazzo. Vuoi?".
Maddai. Allora sono fortunato.
"Xiao" dico alzando le mani e facendo un passo indietro. So di star giocando con dell'acido solforico radioattivo, ma dato con chi sto parlando vale la pena rischiare "non ti voglio far del male. Ma se vuoi che ti aiuti devi dirmi cosa ti è successo e come posso riportarti indietro. Odierei dover ammettere di essere innamorato di un brutto cosplay di Hulk".
Occazzo. Occazzo. Cos'ho appena detto.
Lei si blocca, come se l'avessero rinchiusa in un blocco di ghiaccio. Ora che ho un istante per respirare mi accorgo che la trasformazione le ha sbrindellato reggiseno e jeans lasciandola mezza nuda. E il forzuto frutto dell'amore torna a farsi sentire.
Stupido testosterone.
"Jin... io... non lo so... mi hanno portata via... dalle docce... e poi... mi sono ritrovata... qui ma senza... sapere... bene... cosa o dove...".
Se la situazione non fosse grave, se lei non fosse di tre taglie più grande di me e se non avesse ancora la voce di Boris Karloff potrei persino trovare questa cosa piacevole.
Poi l'inaspettato: comincia a piangere.
"Jin... ho paura... di rimanere così... per sempre...". Singulti incontrollabili la fanno tremare come una bimba di cinque anni, nonostante la stazza.
Non lo permetterò. Se dovesse servire mobiliterò l'intera Zaibatsu pur di trovare una cura.
Mi avvicino con circospezione, le mani sempre alzate: "Mi assicuri che sei davvero in te, almeno come coscienza? Che non cercherai di sbranarmi appena sarò a tiro?".
Lo sguardo che mi dà, tralasciando i lineamenti alieni, è quanto di più dolce possa regalarmi: "Sì, sono io. Almeno in spirito".
Mi fido. La mia mente razionale urla che mi sto gettando in una trappola ma il calore al centro dle petto non ne vuole sapere.
Avanzo e la abbraccio in una maniera goffissima. Sento una mano grossa come quattro campi da baseball accarezzarmi la testa.
Troveremo una soluzione, te lo giuro. Ci dovessi spendere tutti i soldi dell'azienda e ogni singolo minuto della mia vita.
Richiamo Hwoarang e gli intimo di tornare alla civiltà.
"Ma Kazama! Te la porti dietro conciata così?".
"Taci, Corea. Sono orrendamente mutata ma sono sempre io. E, considerate le mie dimensioni, posso trasformarti in un comodino con il solo pollice".
"Cazzo. Per una volta devo darti ragione. Chiedo scusa".
"Ecco, bravo bimbetto".
Ce ne andiamo, un'atmosfera funerea che ci avvolge e la paura di non poter rivedere mai più il suo splendido viso.

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Capitolo 3
*** Hulk, Capitan America, Occhio di Falco, Nick Fury e lo Scemo riusciranno a scoprire qualcosa? ***


Dal tramonto all'alba alla Zaibatsu – di apocalissi zombie, coreani idioti e cervella sparse ovunque

Salve a tutti! Questo è il secondo capitolo di un EIP, ovvero un Extreme Improvisation Project! Manasama, Kaos e io, Nyappy, ci siamo messi su Skype a scrivere un pezzo ciascuno, senza controllo su trama o grammatica. Gli errori sono compresi nel pacchetto, ahimè! Speriamo vi piaccia questa follia :)

Siamo di nuovo barricati nel mio ufficio. Hwoa è seduto a gambe incrociate sulla mia scrivania e si sta grattando la testolina, da brava scimmietta quieta.
Chiudo gli occhi e mi massaggio la fronte. La mia sedia da capo, imbottita e in vera pelle, non mi è mai sembrata così scomoda. Anche se non voglio, riapro gli occhi e li fisso sull'enorme figura in piedi davanti alla porta.
Xiao è la mia ingombrante, scomoda quasi-fidanzata-ma-in-realtà-scopamica alta troppi metri, con troppi muscoli e i codini.
Deglutisco e alzo gli occhi al cielo. Kami, cosa ho fatto di male. In teoria dovremmo raccogliere idee per trovare una cura, in pratica ci stiamo riposando.
"Ragazzi!" Hwoa trattiene il fiato. "Forse ho un'idea!" esclama.
"...già" è il mio commento. Però sì, sono così disperato che anche una sua stronzata-tipo mi va bene, anche solo per risollevarmi il morale. "Sentiamo."
Hwoarang non fa neanche caso all'implicito sarcasmo della mia risposta e prosegue nella spiegazione, eccitato come un bimbo alla sua prima recita scolastica.
Cristo compagnone, fa che Xiao torni normale al più presto, che di sfogare i miei istinti pucciosi sul coreano comincio ad averne abbastanza.
"Se riuscissimo ad arrivare ai laboratori da dov'è partito sto casino forse troveremmo una spiegazione e, soprattutto, un vaccino! O magari troviamo il vecchio Bosconovitch ancora vivo e facciamo fare a lui!"
Stranamente mi devo ricredere.
Cioè, è la più logica delle idee a ben pensarci, ma è pur vero che io ero così sconvolto da non aver nemmeno formulato quel pensiero.
E poi per lui è già un pensiero complesso, eh.
"Beh, i laboratori sono parecchio in profondità e occupano un intero piano..." rifletto ad alta voce.
"Vuoi dire che rinunci?"
Ora lo pesto a sangue. No che non rinuncio, merda.
"Certo che no, idiota. Ma al contrario di te preferisco non gettarmi in pasto ai casini senza un minimo di strategia. Che a far così finiamo a leccare resti di zombie dal pavimento."
Hwoarang fa una smorfia imbarazzata. Suppongo non gradisca che gli venga rimarcato quel disgustoso dettaglio.
"Inoltre sarà ancora pieno di zombie e chissà quante altre creature là fuori... io ho ancora la pistola, ma non ho molti proiettili..."
"Oh, agli zombie posso pensare io" interviene Xiao, con quel vocione alla Bruce Banner.
Poco dopo scopriamo che per "ci penso io" intendeva asfaltare zombie a pedate, con noncuranza.
Posso adorarla anche in versione She Hulk, si?
Che domanda del cazzo, Jin. Certo che la puoi adorare anche così. D'altronde non è colpa tua se è così dannatamente dolce e sexy qualunque sia la sua forma.
Avanziamo lungo il corridoio principale. Xiaoyu Banner è più efficente, carina ed economica di un'intera squadra armata. Potrei anche farci un pensierino come...
Taci, coglione. Devi curarla, non lasciarti andare a idee da depravato Mishima. Non sei tuo padre e non sei tuo nonno, non dimenticartene mai.
"Ohi Kazama, qua è una palla se è Cina a far fuori tutte le schifezze" dice a un certo punto Hwoarang, che procede al mio fianco. Mi volto verso di lui e lo vedo guardarmi annoiato, le mani dietro la testa. Ragazzo mio, non ti va mai bene nulla però.
"Hwoarang, non fare il bimbo fastidioso. Anzi, ringrazia che non devi neanche sbatterti. Fossero tutte così le apocalissi zombi, sai che pacchia".
"Sì, ma che due coglioni. Io voglio menare un po' le mani".
"Se ti prometto un duello senza impegno, me e te soli, alla fine di 'sto casino smetti di lamentarti?".
"Mi tappo la bocca con il nastro adesivo, giuro".
"Ecco, a cuccia".
Poi da davanti arrivano dei ringhi ben poco rassicuranti. Ma è solo Xiao che ci sta dando dentro. Vorrei far notare come noi due si sia condotto l'ultimo discorso come se fossimo al bar, con Jeb a prenderci per il culo. È davvero il non plus ultra, la ragazza.
"Graaaaaaaaaaaaaaargh!" ulula mentre prende a sberle un gruppetto di bestiacce. Uellalà, come sei scenografica.
La porta in fondo al corridoio si apre di colpo. Sobbalzo, preso in contropiede.
Quel che vedo non mi piace per nulla.
C'è una singola figura che avanza. Quando riesco a focalizzarla... Nina Williams.
Con metà faccia come se ci avessero tirato addosso una granata di slime.
"Ragazzini, il vostro viaggio di piacere finisce qui".
Un secondo dopo, l'enorme manona di Xiaoyu la afferra e la sbatte contro la parete, bloccandole le braccia.
"Ooohi" commenta Hwoa, correndo verso le due. Lo imito, guardandomi attorno. Sembra una trappola.
"Non così in fretta, voi due." Lo è.
Posso capire chi mi si parerà davanti dalla voce strascicata e divertita: Anna. Cristo, no. Kami, no. Non le due sorelle Williams in una situazione del genere, no.
Pochi metri davanti a noi atterra lei, in tacchi a spillo e vestito cinese scosciato. Però il viola le dona, ecco.
Il che mi riporta alla mia cinesina preferita e alla donna che sta stringendo in mano.
"Anna" sibila questa, glaciale.
"Nina."
No, vi prego, risparmiateci. Ho assistito a quel teatrino fin troppe volte, e i miei compari con me.
"Poche stronzate, voi due, e diteci che sta succedendo." Sono favorevolmente colpito da Hwoarang e dalla sua prontezza di spirito.
"Xiao, lascia andare Nina" le chiedo con gentilezza. Se voglio delle risposte è meglio che non la uccida.
Xiao grugnisce, probabilmente non molto contenta all'idea, ma obbedisce. Nina cade a terra goffamente, tossendo.
"Coff... cosa cazzo è successo... coff... alla tua amichetta?"
"Oh, incidente di percorso" rispondo, inginocchiandomi vicino alla mia suppongo ex collaboratrice "E adesso sentiamo, cos'hai da dirmi su questo casino? E perchè dovemmo desistere dal proseguire - cosa che ovviamente non faremo- di grazia?"
"Cose che è meglio non sapere, ragazzino..." tossisce, con un mezzo sorriso strafottente.
"Questo è tutto da vedere, tette sode" si intromette Hwoarang, che ci tiene a rimarcare che è un porco senza alcuna speranza "E quell'isterica di tua sorella, invece?"
Un tacco dodici piantato negli stinchi è la risposta della più giovane delle Williams.
"Io sono qui perchè ho un conto in sospeso con lei, cocco!"
"Cioè si annoiava e ha ritenuto opportuno venire a rompere le scatole... capitando nel momento meno opportuno."
"Solita solfa insomma" concludo, ben poco interessato alle loro beghe "Bene, allora lascio voi due a scannarvi come preferite, io ho un antivirus da trovare. E magari scoprire cosa cazzo ha scatenato sto putiferio."
"Non è il caso che ti immischi."
Un ringhio bestiale è la risposta di Xiao.
Don't mess with She Hulk, Nina. Non hai imparato proprio niente dai fumetti.
La Williams che appariva sul mio libro paga si scrocchia un po' la testa, sempre sorridendo come una a cui spaccheresti volentieri la faccia.
"Vogliamo giocare a chi ce le ha più sode, bamboccia? No perché tanto vinco io. Allora giochiamo a chi sa diventare più mostruoso. Ti va?".
Fa due passi indietro, alzando nel contempo il braccio verso la sorella. Quando si ferma la sua mano si trasforma... nella canna di un fucile. Gesù, è una cosa grottesca all'inverosimile: non è una canna metallica. È fatta di carne e poltiglia verdastra.
Dio santissimo cotto lentamente a vapore.
BANG.
Le cervella di Anna si spargono sul pavimento mentre cade a terra con la fronte perforata da un calibro 710. Il pavimento si tinge di rosso.
"Caro Jin, ti sconvolgerà sapere che ho cambiato datore di lavoro. E questa è la mia lettera di dimissioni" dice sogghignando mentre punta il suo Remington casereccio verso le nostre teste.
"Giù tutti, maledizione!" urlo più forte che posso.
BANG BANG BANG BANG BANG.
Ma c'è un rumore ben più strano a sovrastare gli spari.
Rialzo gli occhi. Xiaoyu si è messa di fronte a noi. Se li è presi tutti e cinque.
Mi rimetto in piedi alla velocità della luce e le sono dietro. "Xiao! Xiao!".
"Zut, Jin. Credi che essere alta due metri e mezzo mi permetta solo di pestare degli insignificanti zombi di quarta lega? Non mi sono fatta niente. Al momento la mia pelle è come titanio. E la tua dipendente riottosa avrà la punizione che si merita".
"Fatti sotto, cosa. Vi ho mostrato solo uno dei poteri di cui sono entrata in possesso".
"Mi distruggerai" sbuffo, rivolto al nonsense della mia esistenza. No, davvero, COSA?!
"E ti maledirò finché avrò vita e fiato?" domanda Hwoa. Mi volto verso di lui e sbatto gli occhi. E' serissimo.
"Cosa?" gli domando. Non è da lui un parlare così forbito e fuori luogo. "Ah, niente, stavo citando" risponde.
Bene, cioè male. Abbiamo una Williams morta sul pavimento, una che è una specie di androide con la guancia ricoperta di slime zombie... Cristo.
Lasciare Xiao in avanscoperta e battere in ritirata con Corea è la cosa meno virile da fare, ma anche la più saggia. Afferro il mio amico per la collottola e lo trascino vicino ad una parete. "Lasciamole spazio."
Nina, ovviamente, ci punta. Xiao si para con un balzo davanti a lei, facendo tremare il terreno.
"Kazama, sii uomo." Hwoa si divincola dalla mia presa con una gomitata e mi fissa, disgustato.
"Hwoarang, attiva il cervello. Xiaoyu al momento ci è superiore."
Lui non mi risponde: mi afferra per le braccia e mi spinge di lato, facendomki cadere a terra. Posso ammirare tre fori fumanti nella parete, proprio dietro alla mia testa.
"Cazzo!" mi esce quasi con un acuto. Pugni e calci sono una cosa, cazzo di pistole, un'altra. "Un attimo."
Mentre Hwoa rotola via e rimane a terra, senza staccare gli occhi dalle due, il mio cervello elabora.
Nina ha mutato la sua mano in una pistola. I proiettili provengono dal suo corpo. Ciò vuol dire che non ne può sparare più di un tot? Visionare i rapporti di alcuni esperimenti mi ha fatto decisamente bene.
Ricordo abbastanza bene certi documenti che mi erano finiti sulla scrivania, esperimenti di biogenetica riguardanti armi batteriologiche e possibile alterazione del DNA umano per farlo diventare l'arma perfetta.
Cazzo, vivevo già dentro Biohazard e non l'avevo nemmeno capito.
In ogni caso avevo cestinato quei documenti, col benestare di Boskonovitch. E' sempre stato una persona estremamente corretta lui. E spero non abbia fatto una brutta fine o...
No, Jin. Piantala. Per ora piangerti addosso per Xiao non serve a nulla.
Riflettiamo. Quei proiettili di carne -yuck!- sono limitati, e lei ne ha sparati almeno cinque. E dubito possa arrivare ad emetterne più di una decina, finchè rimane in forma semiumana almeno.
Mi chiedo brevemente se sia il caso di salvarla una volta messa fuori gioco. Difficile dire se parlasse per via dell'infezione, o abbia davvero deciso di fare il doppio gioco. Non che mi stupisca, in realtà, ma mi chiedo con chi possa essersi alleata in tal caso... la G-Corp? Difficile visto che Anna lavora per mio padre, ma non impossibile. Mio nonno? Hmm... Escludo invece a priori lo zio Lee, lui si occupa solo di robotica.
Sono ancora immerso nei miei ragionamenti, quando la porta da cui abbiamo visto entrare Nina esplode. Quest'ultima finisce per terra a diversi metri da noi, apparentemente priva di sensi. O morta, ma non vedo sangue...
"Obiettivo fuori combattimento."
Riconosco la voce. Il volto di Xiao si illumina, inevitabilmente.
"Alisa!"
E poco dopo un'altra figura fa il suo ingresso. Sembra un pò ammaccato, e anche lui è lercio di resti di zombie, ma è sano e salvo.
"Ah Jin, io te l'avevo detto che di una bionda irlandese frigida non c'è da fidarsi..."
Oddio, potrei mettermi a piangere dalla gioia.
"Credo di non essere mai stato così contento di vederti, Lars!"
Hwoarang si rialza, si avvicina al corpo di Nina e si china su di lei. Le mette una mano sulla giugulare.
"Andata".
Uhm. Dovrei essere felice o triste di fronte a questa notizia? Non lo so a dire il vero, e neanche mi interessa più di tanto.
Ho altro per la testa e le due ubriacone non ha fatto altro che distrarmi.
"Lars, dimmi che hai qualche spiegazione per questa invasione di merda ambulante" gli chiedo implorante. Lui guarda Alisa, guarda me, guarda di nuovo lei e guarda di nuovo me.
"Temo di non saperti rispondere. Io e la mia... cara amica ce ne stavamo tranquillamente per i fatti nostri quando siamo stati aggrediti da 'ste schifezze. Arrivavano a frotte e siamo riusciti a scamparla per miracolo".
'Fanculo. Possibile che un posto come la Zaibatsu possa venire riempita di zombi senza che nessuno se ne accorga.
"Piuttosto... questa cosa chi è?".
"Lars, non mi riconosci? I codini non ti dicono nulla?".
"Xi... Xiaoyu?".
"In persona. Fascino, cinesità e tutto quanto".
"Co... cosa ti è successo?".
"Qualcosa a cui voglio porre rimedio" mi intrometto. Stiamo perdendo tempo. Troppo tempo.
"Ti vedo agitato, Jin. Questione di cuore?".
"Vaffanculo Lars".
"La prossima volta ti lascerò in mano alle ex collaboratrici infette".
"Va bene, va bene. Ma invece di recriminare... Boskonovitch? L'avete visto?".
E come non notare il velo di tristezza che immediatamente copre il volto di Alisa?
"Mio padre... è... ".
"...morto?" chiede Hwoa, sgranando gli occhi.
Alisa si torce le mani e stringe le labbra. "Uno zombie."
Porca puttana - e adesso che faccio? Mi volto a guardare in viso Xiao, con i codini scompigliati e i vestiti a brandelli.
"Ditemi che avete un piano B" interviene Lars, ma scuoto subito il capo. Nessun piano B - non ne avevamo nemmeno uno A, figurarsi la riserva.
"Possiamo elaborane uno al momento" propone Alisa, fissando un punto davanti a sé. Qualcosa mi dice che il suo sistema operativo sta macinando un qualche milione di dati, collegando ogni dettaglio che a noi è sfuggito.
"Le sorelle Williams..." inizia lei. Xiao la fissa con speranza e le mani strette al petto. "Nina Williams è stata assunta da una sottounità segreta della G Corp" recita Alisa.
Soffoco un ringhio. "Quel pezzo di merda." Ma certo, una bella idea di mio padre, pasticciare con la genetica e usare la Zaibatsu come campo di prova. Credo che la mia sia una ricostruzione abbastanza fedele dei fatti.
"Uh, quindi ci basta uscire di qui, raggiungere i laboratori della G Corp, massacrare di botte un paio di sottoposti e tutto torna alla normalità?" chiede Hwoa con gli occhi luccicanti. Sembra quasi un cucciolo.
"E trovare una cura." Xiao si appoggia alla parete e le spunta un leggero sorriso.
"Non mi sembra la più brillante delle idee, ma confermo che è nei loro sotterranei che è stato sviluppato il virus" conferma Alisa. "E con tutta probabilità, è nei loro laboratori che troveremo una cura."
"Uno, due..." Lars ci conta sulle punte delle dita. "Cinque. In cinque contro la G Corp." Non sembra molto esaltato e lo capisco, diamine se lo capisco.
Hwoa si sfrega le mani. "Si può fare!"
"Certo, e noi della Tekken Force andiamo in guerra cavalcando i My Little Pony" commenta Lars, sarcastico, ma rimane perplesso di fronte allo sguardo stupito di Hwoarang.
"Non digli queste cose che poi ti crede" sussurro, ridacchiando. Lars mi fissa con uno sguardo che sembra dire "Ma davvero è così credulone?".
Eeeeh zietto, si vede che non conosci il coreano. Sono abbastanza sicuro che creda ancora all'esistenza di Babbo Natale.
"Comunque, sarebbe il caso di spostarsi da qui" annuncio, attirando di nuovo la loro attenzione "la Zaibatsu non è più sicura, e se dobbiamo darci all'invasione della G-Corp dobbiamo almeno trovare qualche arma e un paio di stracci per coprirci..."
Lars e Alisa si scambiano uno sguardo, poi sorridono.
"A questo possiamo porre rimedio noi."

"Ti ho mai detto che sei il mio zio preferito?" commento, mentre sistemo la mia divisa militare.
"Magari perchè sono l'unico con cui hai confidenza, visto che non hai molti contatti con Lee Chaolan" commenta Lars, sorridendo.
Non so come - e non è nemmeno il momento di chiederselo, ma il magazzino contenente armi e attrezzature della Tekken Force è rimasto praticamente illeso. Il che è un bene, perchè vuol dire divise pulite e armi cariche pronte all'uso.
Dal breve riassunto che Lars e Alisa ci hanno fatto durante il breve tragitto verso i magazzini, è qui che sono rimasti nascosti per un pò, per poi uscire allo scoperto quando hanno sentito i primi spari.
"Belle queste divise, mi fanno venire nostalgia dell'esercito coreano..." commenta Hwoarang, ammirando la mimetica che indossa. Fortunatamente sono divise più comode rispetto a quell'ambaradan pacchiano che è solito indossare Lars. Sono più che sicuro di non aver approvato io quel design improponibile con la testa di leone sul petto, vorrei proprio sapere chi ha avuto la geniale idea...
"Ora che siamo vestiti e armati, qual'è il piano?" chiedo a Hwoarang e Lars. Gli esperti di strategia militare sono loro, quindi lascio che decidano il da farsi, coaudivati da Alisa che ha recuperato le mappe della G-corp dal suo database personale.
"Piano? Che piano? Entriamo dal portone principale, spariamo a qualunque cosa si muova, prendiamo tuo padre e lo scotenniamo. Fine dei giochi" dice il mio buffone preferito.
Lars sospira. Per lui dev'essere stato come vedere un randagio pisciare su una copia de L'Arte della Guerra di Sun Tzu.
"Senti, se sei qui per ridicolizzare Subutai e compagnia ci stai riuscendo benissimo. Lascia lavorare gli esperti, ti prego, prima che qualche generale del passato risorga e venga a sbranarti per le eresie che hai appena pronunciato" è l'ululato di dolore dell'ufficiale Alexandersson, colpito nel suo orgoglio di militare.
Scaccia con un ampio gesto del braccio le bambinesche rimostranze del ragazzino di Seoul per poi rivolgersi a Xiaoyu: "Cara, posso farti una domanda?".
"Ma certo, mio buon signore dotato di un notevole fascino nordico". Non appena termina questa frase io e Alisa ringhiamo in perfetto sincrono. Oooooh, non sono l'unico ad essere geloso, allora.
"Rilassatevi voi due mastini, si scherzava" si affretta ad aggiungere. E giurerei che, sotto i chili di muscoli facciali, stia sorridendo. 'Sta stronzetta.
"Possiamo tornare seri, per piacere?" chiede Lars, ormai completamente calato nel ruolo di Grande Maestro Stratega di 'Staceppa.
Ci azzittiamo.
"Meglio così. Allora, vorrei sapere se sei in grado di stimare quanto potresti reggere da sola come diversivo. Se, ipoteticamente, sfondassi l'ingresso della G-Corp attirando l'attenzione di chiunque nel raggio di chilometri pensi di reggere?".
Cosa cosa cosa? Stai seriamente proponendo a Xiao di fare ulteriormente da agnello sacrificale? Dopo quello che le è già successo?
"Zio, quel che hai detto non mi piace" commento glaciale. Non mi piace. Non mi piace per niente.
"Hai idee migliori, piccolo Jin?" ribatte con sicumera "Mi preme ricordarti che siamo in nettissima inferiorità numerica e non è prudente irrompere come dei kamikaze strafatti di steroidi".
La sua contestazione mi getta nello sconforto. No che non ho idee migliori. Mi sono rivolto a te proprio per questo, maresciallo dodici stelle.
"...vero."
Siamo seduti in cerchio sul pavimento. Xiao accoccola le (enormi) gambe contro il suo enorme (ma ancora misteriosamente piatto) petto. Riesce a risultare carina anche se è circa trenta volte lei.
"Andiamo?" chiede Hwoa, alzandosi in ginocchio. Gli è tornata voglia di menare le mani, ergo ha disattivato il cervello.
Incrocio lo sguardo preoccupato di Lars; le possibilità di fallire sono altissime. Alisa accarezza i capelli di Xiao e questa solleva il viso. "Lars, sono pronta a fare da diversivo. Credo di poter durare almeno cinque minuti."
Hwoa batte le mani sulle gambe. "Perfetto! Si va."
Alisa scambia un'occhiata con Lars e questo si alza in piedi, prima di porgerle il braccio. Xiao si rialza da sola e così faccio io.
"G-Corp, arriviamo!" esclama Hwoa, balzando in piedi.
"Hush, o ti usco come scudo umano contro i proiettili, così magari duro dieci minuti, non cinque."
E la minaccia sembra fare effetto, dato che il coreano deglutisce, alza gli occhi al cielo e si ficca le mani in tasca.
Pugni e calci sono una cosa, le armi da fuoco un'altra. E dato che non stiamo affrontando il Torneo, ma la G-Corp, ho paura che le cose non andranno come previsto.

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Capitolo 4
*** Tempo di sfoltire le fila, ragazzotti ***


Dal tramonto all'alba alla Zaibatsu – di apocalissi zombie, coreani idioti e cervella sparse ovunque

Al contrario di quanto ci aspettavamo, la G-Corp è deserta.

Non troviamo segni del passaggio di un’orda di zombie, almeno qui al piano terra, ma nemmeno di esseri umani. Sembrerebbe abbandonata.

“Vacanze anticipate per il personale, quest’anno?” commenta Hwoarang, mentre si guarda attorno e ficcando il naso ovunque con noncuranza - dimenticando che l’ultima volta che l’ha fatto si è ritrovato a terra a ciucciare liquame di zombie. Eww.

“Questa storia non mi piace” borbotta Lars, che da bravo stratega militare si guarda attorno con fare circospetto.

“Invece il resto era più bello” è il mio sarcastico commento, dato che mi sono rotto le palle eoni fa. Zombie, morte e devastazione ovunque, Xiao che è diventata She Hulk, e ora questo.

La mia vita fa schifo. Non so se l’ho gia detto, ma in caso chissenefrega. Lasciatemi lagnare in pace.

Vedo Hwoarang che sta per aprire la bocca e di conseguenza dire qualcosa di stupido, quando... si ferma. E rimane lì, con la faccia da pesce lesso e la bocca aperta.

“E quello che cazzo è?”

“Cos’hai visto, coreano scemo? Uno scoiattolo mutante?”. Sì, lo so che sparare sulla Croce Rossa è da persone spregevoli, ma mi si conceda un po’ di divertimento anche a me ogni tanto.

Lui, che aveva appena aperto una porta laterale, non risponde alla puerile provocazione e fa un passo indietro, che poi diventa una corsa forsennata: “Cristo santissimo impalato, che schifo!”.

Sto per chiedergli, più seriamente, cos’ha visto di tanto terribile... che la suddetta cosa terribile decide di mostrarsi in tutta la sua bellezza. E non salutandoci cordialmente, perché sennò che cosa terribile sarebbe?

No, figurati. Lo fa sfondando l’intera porta e un pezzo di muro.

E... sì cazzo, per una volta non si può dire che Hwoarang abbia esagerato.

Di fronte ai nostri incrudeli occhi si staglia una bestia uscita dal peggiore incubo del peggiore scienziato pazzo: alta circa il doppio di un essere umano, la pelle grigiastra tranne che sul petto dove c’è uno squarcio a forma di bocca, tre braccia di cui una che gli spunta dal collo e tutte e tre armate di mannaie o altre armi da taglio.

Il suo benvenuto consiste nel tentare di sventrare la schiena di Hwoa, che per (s)fortuna evita la carezza.

“Tuo padre ha veramente dato fondo alla follia, ‘sto giro” commenta sarcastica Xiao che, pur con la sua notevole stazza non riesce quasi ad arrivargli all’altezza dei gomiti.

No, aspetta... era grosso, d’accordo, ma non così grosso...

Ora che ci faccio caso... sembra crescere ogni istante che passa.

Kazuya, sul serio... a che cazzo hai dato vita, si può sapere.

“Graaaaaaaaaaaaaaaaargh” è il dolce verso d’affetto che ci rivolge. Poi, contro ogni possibile aspettativa, aggiunge qualcosa di vagamente sensato: “Kel’Thuzad make Patchwerk his avatar of war!”.

Patchwerk... da Naxxramas... World of Warcraft? Hanno un Mengele nerd qui alla G-Corp, pare.

“Pure l’inglese alla cazzo di cane si aggiunge,” ringhia Lars. Uh, io credevo che il mostro parlasse fluentemente.

“Fanculo la linguistica.” Hwoa si scrocchia le nocchie. Uh, non sapevo conoscesse questi termini. “Distruggiamo.”

“Attacca il cervello, Corea.” Lars appoggia una mano sul petto di Hwoa e lo blocca, mentre Xiao continua a mulinare pugni contro la cintura del mostro. Kami. Il mostro lascia le armi a terra, dato che le impugnature sono stuzzicadenti in confronto alle dita. E pure i vestiti si stanno strappando...

Lancio un’occhiata ai miei compagni, ipnotizzati dal coso flaccido della creatura gigante di fronte a noi. “Scappiamo?” suggerisco.

La creatura ulula e non aspetto un secondo, mi volto e inizio a correre. “Xiao, tu vieni con noi!”

Di solito i mostroni sono tutti muscoli e niente cervello. Dubito che alla G-Corp vogliano fare gli hipster e ficcare Newton in un Brian Fury sotto steroidi alieni.

...oh kami, cosa sto pensando.

“Io posso fare da diversivo!” grida lei.

“Scordatelo! La G-Corp è grande e possiamo trovare qualcosa che neutralizzi il mostro!” Mi volto. Lars e Hwo stanno correndo con me, ma Xiao sta placcando il mostro a livello ginocchia.

“Zio, Hwoa, cercate qualcosa. Io rimango con Xiao.”

Mi superano correndo e chiudo gli occhi. C’è un solo modo per neutralizzare quel bestione: chiamare in gioco la mia controparte con le alucce.

Bene bene bene, chi abbiamo qui? Mi sento chiamato in causa.

Eccolo, lo stronzone con le lucette. Sempre celere nelle risposte.

“Taci e ascoltami” borbotto sotto voce, mentre attorno a me sento i tonfi dei pugni di Xiao che affondano nella carne flaccida del mostro, “mi scoccia doverti chiedere aiuto, di nuovo, ma...”
Come se l’avessi già fatto.

Lo stronzone alato non mi da neanche il tempo di finire la frase che mi trovo retrocesso in seconda fila a guardarlo menare il Patchwork, friggendolo con il laser: in realtà mi sembra che persino lui abbia qualche difficoltà a tenerlo a bada, ma continua tranquillo a colpirlo con il laser, massacrarlo a suon di calci e svolazzare come un passerotto isterico e troppo cresciuto. E continuando a ridere come uno psicopatico, non dimentichiamo questo dettaglio che poi si offende.

Tutto questo la dice lunga su quanto controllo mi sia ormai rimasto su di lui. Fa letteralmente il cazzo che vuole, prende possesso di me come niente fosse e io non ho idea di come risolvere; certo, mi ci dedicherei più che volentieri se solo non avessi una fottuta apocalisse zombie a cui far fronte, magari riuscendo persino a uscirne vivo. Hai desiderato un’apocalisse zombie per tutta la tua adolescenza, Jin? Ecco, ora ce l’hai. Goditela.

...se sono finito a farmi pippe mentali e autonalisi mentre il mio io cattivo sventra mostri, sto davvero messo male.

Confermo ciccio, dovresti provare ad andare da uno strizzacervelli.

“Non che abbia chiesto un tuo parere.”
Riesco a figurarmelo che fa un inchino e mi lascia letteralmente il posto: mi ritrovo ricoperto di liquami e schifezze varie fino ai gomiti, mentre poco più in là ciò che resta del mostro si trascina via e... uh... si agita come fosse di gelatina. Kami, che schifo. Poco lontano da me Xiao gioca con un pezzo del suddetto schifo, felice come una bimba.

Se riesco a uscirne vivo vado a fare l’eremita, giuro.

Anzi no, l’eremita vado a farlo comunque. Fra la Zaibatsu con le sue attività quotidiane ed eventi come questo, che purtroppo per me succedono fin troppo spesso, il mio punto di saturazione è esploso già da mesi.

Ma prima di potermi dedicare alle caprette sulle Alpi svizzere come Heidi... Xiao. Devo trovare il modo di curare Xiao.

Foss’anche l’ultima cosa che faccio. E, data la situazione, non mi meraviglierebbe poi così tanto.

“Cribbio Jin, gli hai fatto il culo a strisce a quella roba” mi apostrofa Lars sorridendo. Zio, non sei divertente. Hai visto perfettamente che non ero io, ma il mio altro ego demoniaco. Per dirla alla Hwoarang eh, non sono rimbecillito tutto ad un tratto.

“Va bene gente, questo piano sembra deserto. Pare che dovremo scendere nelle viscere di ‘sto postaccio per capirci qualcosa di più”. Oh Xiao, ogni tanto ti esce ancora la voce da signorina che nasconde una lunga e vigorosa sorpresa da qualche parte. Che brutte cose.

“Temo che la nostra Puffa Forzuta abbia ragione” le dà manforte il prode comandante Alexandersson, Gran Visir della Tekken Force. Sarcasmo mentale a parte, tenderei ad essere d’accordo. Dubito che qui troveremo qualcosa di utile, se non altra merda tenuta insieme dal fil di ferro.

Mi rialzo e cerco di levarmi addosso ‘sto slime verdastro che, sant’iddio, mi avrà impiastricciato anche le mutande. Dopodiché mi volto verso il mio mostro con i codini preferito e le chiedo gentilmente se si sente in vena di fare da battipista, che non si sa mica mai.

“Ma benvolentieri, caro il mio Jin”.

Ghè. Devo smetterla di fantasticare adesso, porca miseria. Non è il momento adatto.

“Che ne dite se proviamo a scendere dalla parte da cui è uscito lui?” azzarda Thermos Vuoto. Beh, potrebbe essere una non così perfida idea tutto sommato.

Faccio cenno a chi di dovere di fare strada.

Seguiamo Xiao nella hall vuota della G-Corp. Ogni tanto delle piantine in vaso marcano delle porte laterali. Con la sua figura muscolosa Xiao mi copre parzialmente la vista di una porta aperta che dà su un corridoio in penombra. Lo raggiungiamo in silenzio. Continuo a guardarmi attorno per captare movimenti sospetti, ma sembriamo soli.

“Non è che magari quello era il loro unico guardiano e adesso fila tutto liscio e senza intoppi fino al tuo vecchio, Kazama?” chiede Hwoa da dietro.

“Lo spero,” gli rispondo, anche se dubito che Kazuya sia così pirla.

“Al contrario, credo sia meglio prepararsi al peggio.” Lars condivide con me il terrore per l’immaginazione depravata del suo fratellastro. E’ bello essere capiti.

Xiao si ferma sul pianerottolo. “Questo buio non è normale.”

Mi appoggio al suo fianco e faccio capolino dalla sua figura. Il corridoio, che da lontano mi sembrava in penombra, è completamente buio, e la cosa non ha senso, dato che la hall della G-Corp ha le pareti di vetro, e nonostante questa sia la zaibatsu più creepy del mondo, è anche quella con il manager più attento all’immagine aziendale.

Xiao fa un paio di passi e viene avvolta dall’oscurità, ma invece di sparire, è tinta di grigio.

“Oh.” Si guarda una mano e la apre. La sua pelle è diventata grigia, così come il resto dei suoi vestiti sbrindellati. “Sono in bianco e nero.”

Mi lancia un’occhiata stralunata.

...questa è una cosa così random che non so cosa pensare.

“Come ti senti? Strana?” le chiede Lars, ma lei scuote il capo.

“Tutto regolare, stazza à la Hulk a parte,” risponde.

“Sembra una cosa innocua, ma non si sa mai.”

Xiao torna sui suoi passi e il colore--verde--torna sulla sua pelle.

Hwoa, che è stato zitto fino a quel momento, spalanca gli occhi. “Figaaaaata. Mi sembra di essere in un film anni ‘80.”

“Guarda che negli anni ‘80 il colore c’era già da un pezzo,” gli faccio notare. “Il primo film a colori è del 1902, anche se chiamarlo film è una parola grossa, non ha una vera e propria narrativa dietro--”

“Dio, Kazama, che nerd.” Hwoarang alza gli occhi al cielo e mi lancia una smorfia irritata. “Chissene, okay? Andiamo a uccidere mostriciattoli con stile.”

Alzo le spalle, guardando di sottecchi Xiao. Magari è rimasta colpita dalla mia grande cultura cinematografica... ma si sta scrocchiando le nocche, pronta a distruggere. Immagino di no.

Lascia stare Jin, qui nessuno comprende la tua nerditudo.

Mi avvicino al buio e lo attraverso con una mano, che diventa improvvisamente grigia. Rimango a fissarla inebetito chiedendomi che razza di diavoleria sia questa: qualche gas disperso nell’aria? Magari un ceppo del virus che induce allucinazioni di massa? Nah, escludo quest’ultima ipotesi. Mi sembra troppo... perfetta per essere una specie di visione collettiva. Ora come ora l’ipotesi del gas mi sembra la più plausibile, pur non avendo prove a sostenerla; forse è una specie di sistema di sicurezza che si attiva non appena qualche intruso mette piede alla G-Corp... o, più semplicemente, è un esperimento.

E noi siamo le cavie.

Mi sembra assai probabile.

Taci, stronzo.

Sospiro. Starmene impalato qui serve a poco, e anche i miei compagni sembrano stanchi di aspettare i miei comodi: mi addentro nel buio, che poco a poco si dirada rivelandomi un mondo in bianco e nero.
“Ma che diamine...”

“Sto cercando di connettermi al sistema della G-Corp alla ricerca di indizi su possibili armi batteriologiche presenti nell’edificio” ci informa Alisa, che era in silenzio da così tanto che mi ero quasi scordato della sua presenza. “Potrebbe volerci qualche minuto.”
“Fai più veloce che puoi” le rispondo, mentre mi aggiro per l’ambiente. Così su due piedi sembra... vuoto. Innocuo, quasi.

E tuttavia... qualcosa non quadra.

Ho le traveggole o qualcosa si è mosso? Era un’ombra...?

“Fermi!” ordino. Potrei essermi sbagliato, ma quando si ha a che fare con brutte copie di Patchwerk da Naxxramas e la mente folle di quel pazzo bastardo di mio padre… beh, better safe than sorry.

“Che c’è, Jin?” mi chiede Lars.

“Non… non lo so. Mi pare di aver visto qualcosa schizzare sul muro”.

“Per caso era verdognolo e puzzava di fogna?”. No, ma grazie per l’importante contributo Hwoarang, tu sì che sei necessario all’ecosistema terrestre.

Neanche lo degno di una risposta, impegnato come sono a cercare di capire se mi sono immaginato tutto o meno. Potrebbe andarne della vita di tutti noi.

“Jin… tutto bene?”.

Vi prego, smettetela di deconcentrarmi. Nonostante possa sembrare mi stia facendo una sega mentale, e forse è davvero così, in realtà starei cercando di salvarci il culo. Sapete com’è.

Cerco un rumore. Un sussulto. Un alito di vento. Qualcosa, santa maremma.

Pare non esserci nulla. Magari il mio livello di paranoia è schizzato alle stelle dati gli ultimi, traumatici avvenimenti. O magari l’ennesimo mostro rigurgitato dalla G-Corp sta per farci tutti a pezzi.

Cribbio.

“Non starai mica piangendoti addosso perché la tua vita fa schifo, vero?”.

Hwoarang, ti ammazzo. Giuro che tu da qui non ci esci vivo, per mano mia o di una di quelle merde a pedali.

SZOCK.

Eh? Cos’era ‘sto rumore che stavolta, ne sono sicuro, non mi sono sognato?

Mi volto. E mi pento del mio ultimo pensiero.

Una specie di… tentacolo? Qualcosa di appuntito, lungo e all’apparenza molto affilato fa capolino dal collo di Hwoarang.

Io non ero serio, eh. No, nonostante l’incazzatura montante non ero serio.

E poi ‘sto coso ci saluta. No, non per modo di dire. Prende sul serio a parlare.

“Morirete tutti, scarti”.

Perdonate il continuo susseguirsi di citazioni nerdiche, ma non ne posso fare a meno e alcune sono inquientantemente appropriate. Tipo qui, dove quel robo mi ricorda in maniera agghiacciante l’arpione di Scorpion di Mortal Kombat.

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Capitolo 5
*** Basta con le risate, ora si piange ***


“H-Hwoarang!”

Le urla degli altri sovrastano ogni cosa, eppure è come se tutto fosse ovattato.

Ho perso il conto degli insulti e delle minacce di morte, in tanti anni che ci conosciamo ma… non avrei mai voluto che succedesse.

Il corpo di Hwoarang è riverso per terra in un lago di sangue, il collo letteralmente squarciato in due da… cosa diamine era, un tentacolo?

HIIISSSSSSS

A quanto pare non avrò tempo di piangere la morte del mio rompicoglioni preferito.

Mi guardo attorno, cercando di capire dove si trovano gli altri e, soprattutto, dove si trova la cosa.

SWIIISSSS

Un guizzo del tentacolo vicino alla mia faccia mi dà una vaga idea della sua posizione. Scatto velocemente all’indietro, e mi rimetto in piedi: sento ancora le urla degli altri, che cercano di uscire dal buio ma, a quanto sembra, è ora impossibile.

Quindi è quel coso che lo comanda? Bene.

Non faccio neanche in tempo a chiedere al mio Super Io alato cosa intende, che mi ritrovo a guardare attraverso i suoi occhi: è come avere un visore a infrarossi, che mi consente di distinguere le sagome nell’oscurità. Lars e Alisa, con le seghe elettriche sguainate, sono appiattiti contro una parete; Xiao, in preda alla rabbia, sta lanciando pugni e calci al vuoto, fracassando la parete opposta. Il corpo di Hwoa, invece, è ancora lì per terra.

Non credevo ci saresti rimasto tanto male, sai? Hai proprio il cuore tenero.

Lo fanculizzo mentalmente, ma in fondo ha ragione.

Una parte di me quasi sperava si svegliasse e ricominciasse a dire stronzate come niente, ma…

Un movimento mi distrae.

Mi volto a sinistra, dove Xiao ancora sfoga la sua furia contro il muro, e lo vedo. Sperava di nascondersi in mezzo all’oscurità, ma non ha tenuto conto dei miei assi nella manica - pardon, ala.

Lo vedo sollevarsi e un brivido mi percorre la schiena: è alto, innaturalmente alto e magro; il corpo è scuro, mentre la faccia è… un ovale bianco, senza nessun tratto distintivo. Dietro la sua schiena (o dai fianchi, o dalla pancia, non riesco a capirlo bene) spuntano dei tentacoli uncinati.

E pur provando una paura fottuta e una discreta sete di vendetta, non posso fare a meno di chiedermi: ma alla G-Corp hanno scienziati che hanno giocato Slenderman?

Okay, dico al mio gemello cattivo, ho bisogno di diventare Ciclope per un po’.

Avvicinarsi a quel mostro per il momento è fuori questione, quindi l’unica cosa che rimane è attaccarlo da lontano, anche se non so quanto possano essere efficienti il mio occhietto laser in questo incubo monocromatico. Meglio provare che farsi sgozzare. Hwoa non ci permetterebbe mai di fare la sua stessa fine.

Invece di rimbeccare, Cattivissimo Me si mette all’opera; un nodo di dolore si concentra tra i miei occhi. Brucia, brucia così tanto che le fitte di dolore mi squassano la testa, ma non posso distrarmi: la cosa sta ancora giocando con il cadavere di Hwoarang, ma non so per quanto ancora sarà impegnato.

La pelle si spacca e nuovi nervi si formano per accomodare il mio terzo occhio. Cazzo che male averlo mentre sono cosciente.

“Allora, da chi devo iniziare?” chiede l’amico Slenderman, voltandosi prima verso Lars e Alisa e poi verso Xiao.

Un tentacolo si solleva e parte per colpirmi - peccato che da nuove parti del corpo derivino grandi responsabilità, quali una cognizione superiore (sprecatissima per l’Uccello Diabolico) e riflessi maggiori. Riduco il tentacolo in polvere con un raggio ben piazzato che mi succhia via le energie per un momento.

“Jin?” grugnisce Xiao da lontano.

La creatura tentacolare striscia verso di me. “Inizierò da te.”

Okay, basta cazzate. Hwoarang è morto. Continuare a fare battute idiote tra me e me non mi aiuterà a superarlo. Uccidere questo coso, forse questo aiuterà.

Tanto - zombie o mostro, è loro o me. E anche se sono irrimediabilmente fottuto, voglio almeno scoprire cos’ha combinato tutto questo casino.

Va bene, cosino. Il tuo momento di gloria l’hai avuto, ora lascia giocare i bimbi grandi.

No no ehi ueh cosa combini bastardo vai via via non te lo permetto…

Se vuoi morire indegnamente combattimi e cerca di sopprimermi. Se vuoi avere una pallida speranza di sopravvivere lasciami fare. A te la scelta.

Da quando mi dai libertà di parola?

Da quando ho preso interesse nello studio della stupidità umana.

E va bene, pezzo di scroto marcio. Per stavolta, e solo perché non voglio fare la fine del povero Thermos Vuoto, sei in controllo.

Era ora. Merda putrida, ora ti insegno che a giocare col fuoco nucleare ci si fa venire i bubboni sul pistolino.

Un secondo prima di perdere virtualmente conoscenza mi salta in mente un insulto tutto per lui.

BRONG. Bentornato nel magico mondo della coscienza, Jin Kazama.

Sono intontito, vedo male e mi gira la testa.

Cazzo, mi fa pure male la gamba.

E lo stronzo senza lucette è… bleargh, quella poltiglia puzza come un’intera mandria di bisonti in decomposizione. Forse, sempre che ci veda a sufficienza.

Ma, non mi si chieda come, riconosco l’origine di questa putridezza: è sangue.

Ora, è vero che non sono al cento per cento e potrei prendere fischi per fiaschi, ma… quella sottospecie di Slenderman malriuscito non aveva sangue, vero?

Mi appoggio al più vicino muro, una mano sulla fronte. Ho bisogno di qualche istante per riprendermi e poi sbugiardare questa brutta sensazione.

Perché è solo una brutta sensazione, vero?

Non mi aspetto di vedere altri tre cadaveri, due se non consideriamo Alisa strettamente viva, ammucchiati sopra quello di Hwoarang, vero?

Non sono il solo sopravvissuto, vero?

Quanto la fai lunga, ragazzino. I danni collaterali fanno parte del gioco.

Danni… collaterali?

Non è questo il modo politically correct di chiamare gli inetti che si ritrovano sulla linea di fuoco, porelli loro? Stupidi sfigati.

Se hai osato fare quello che temo tu possa aver fatto…

Che fai, mi sculacci? Sono tutto un fremito di paura, oh.

Ma vaffanculo, sacco di letame.

Tornando a dare più importanza al mondo esterno rispetto al mio interno, mi rendo conto distintamente di una cosa: nessuno mi ha neanche chiesto “Jin, stai bene?”.

E in questo frangente è preoccupante. Perché mi viene in mente un solo motivo per cui nessuno si prenda la briga di chiedere delle mie condizioni, palesemente non delle migliori.

Spero di poter barrare le caselle Svenuti invece di quella Morti.

“Jin… Jin…”.

Una voce. Non sono solo.

Troppo rincoglionito per riconoscerla, però.

Anche se il tono baritonale mi suggerisce che sicuramente non è di Alisa, e molto difficilmente è di Lars.

Gioisci, Jin. Almeno uno di loro è vivo.

La tua preferita. Sai, grossa com’è era più difficile da abbattere. Per gli altri due invece… beh, diciamo che me la sono spassata un po’ troppo. Lo svervegese ha fatto un bel botto, mentre l’altra… meh, poche budella e poca soddisfazione.

Sei… sei stato tu?

Mi piacerebbe molto prendermi tutto il merito, ma ammetto che anche lo Slender dei poveretti ci ha messo del suo. E sai, era buio e loro erano sulla traiettoria…

Soffoca un risolino, ma lo sento. Purtroppo per me, perché non posso prendere a pugni me stesso per colpire lui.

“Jin, rispondi.”
“Sono… sono qui” rispondo, sforzandomi di apparire calmo.

“...non ce l’hanno fatta, è così?”

A quanto pare sono un pessimo attore.

“No… pare di no.”

Il buio poco a poco si dirada e tutto torna a colori, portando con se tutto l’orrore possibile: Hwoarang per terra, Lars accasciato contro un muro e un enorme foro nel petto, Alisa letteralmente divisa a metà, i circuiti che ancora emettono deboli scintille. Sento un singulto profondo, e vedo Xiao accasciarsi accanto ad Alisa e raccoglierla con delicatezza. Mi si stringe il cuore nel vederla cullare la sua amica androide, e la rabbia si moltiplica insieme alla mia sete di vendetta.

Mi volto di nuovo verso Lars, e noto che ha gli occhi aperti. Glieli chiudo in segno di rispetto.

Avevo quasi dimenticato cosa volesse dire perdere un parente. Quasi.

Dopo un tempo che mi sembra interminabile, poggio una mano sulla spalla di Xiao.

“Credo sia ora di andare…”

Lei non risponde, limitandosi ad un cenno della testa. Posa Alisa per terra, e con estrema cura la sistema accanto a Lars.

Sta per incamminarsi, quando si volta a guardarmi: “Jin, tu stai…”
Non finisce la frase, ma so cosa vorrebbe dirmi.

“Mi è solo finito qualcosa in un occhio” rispondo, asciugandomi gli occhi ancora umidi.

*

Camminiamo in silenzio per un pezzo. A parte qualche zombie ogni tanto, non c’è segno di vita; i corridoi sono desolati, non si sente neanche un rumore. Non so se questo debba rallegrarmi o meno.

“Quanto abbiamo camminato?”

La domanda di Xiao mi coglie di sorpresa.

“Non ne ho idea… ormai dovremmo essere vicini ai laboratori.”

Xiao indica il corridoio a sinistra: una porta blindata con la scritta “LAB” è completamente sventrata, e dall’altro lato si intravedono sangue e orme.

Ok, sappiamo da dove sono arrivati lo Slenderman tarocco e il Patchwerk.

Io e Xiao ci scambiamo un’occhiata poco convinta, poi lei fa spallucce: “Ormai siamo in ballo…”

“E allora balliamo.” concludo io.

Con prudenza attraversiamo la porta. O meglio, io la attraverso con prudenza, lei finisce per sventrarla. Suppongo abbia anche lei rabbia da sfogare, e non posso che darle ragione. Abbiamo visto i nostri amici morire nel peggiore dei modi, e non ci siamo ancora concessi il lusso di piangerli se non per pochi istanti.

So che siamo in un laboratorio solo grazie alla scritta sulla porta - questo posto è irriconoscibile. Parte del soffitto è crollata e tutto il resto è un cumulo di macerie, cemento mescolato a vetro e ferro. Una sostanza verde cola dallo squarcio sopra di noi. Il puzzo acre di marcio si unisce al fetore chimico che permea la stanza, facendomi tornare il mal di testa.

“Attento.” Xiao sniffa intorno e arriccia il naso. “C’è qualcuno qui.”

Assumiamo entrambi posizioni di combattimento. Schiena contro schiena ci guardiamo attorno. Non avevo notato gli arti mozzati tra le macerie, né i brandelli di vestiti.

“Esci fuori!”

“...lo farei, se potessi.”

Ci voltiamo entrambi verso la pila più alta di macerie.

La voce era fievole, ma mi sembra di averla riconosciuta. “Zio Lee?”

Dei tubi ruzzolano giù dalla pila di detriti e spunta una mano che ci saluta. “Il solo e unico.”

Mi avvicinerei per aiutarlo - peccato che non sappia se sia davvero lui o un altro mostro alla Slenderman con la sua voce. Meglio restare cauti. Quindi decido di usare le solite domande di circostanza. “Tutto bene?” Nulla va bene. Siamo tutti fottuti fino al midollo.

“Ottima domanda. A parte l’aver perso due arti nell’esplosione ed essere intrappolato qui sotto,” zio Lee fa una pausa ad effetto, “cosciente solo grazie a componenti chimici… tutto bene.” E vorrei poter sentire dell’ironia in quello che ha detto - purtroppo il suo tono è serio. “Tu che ci fai qui? Mi sembra di riconoscere anche la voce della tua amica Ling.”

“Gli zombie ci davano la caccia. Xiao si è trasformata in Hulk.” Lei grugnisce. “Tre non ce l’hanno fatta. E’ pieno di mostri qui.”

“Capisco… c’era da aspettarselo.” Incrocio le braccia. Il tono leggero dello zio mi sta facendo incazzare. Non si sta parlando di pioggia, si sta parlando dell’apocalisse. “Chi sono i tre caduti?”

“Zio Lars, Hwoa. Alisa.”

“Oh, peccato.”

Okay, adesso sono incazzato. “Tu ne sai qualcosa di tutto questo casino?” Diretto e senza fronzoli. Voglio risposte. Voglio soluzioni.

“Beh, stavamo cercando di recuperare tua madre, ma a lei non è andata troppo a genio.”

Spalanco gli occhi. “Mia…?”

“L’esplosione ha danneggiato il sistema di sicurezza, quindi abbiamo liberato un po’ troppe nuvole chimiche.”

Le sue parole sfiorano appena la mia coscienza. Il sangue mi sta ribollendo nelle vene. Sangue inizia ad uscire dalle mie mani - stavo stringendo troppo i pugni, ho conficcato le mie unghie nella carne.

Mia madre.

Non… non… che cosa… so… niente… capisco… no…

Ossantocielo, le parole mi si rincorrono in testa come furetti pieni di LSD. E non è una sensazione piacevole.

Per fortuna delle nostre carcasse è Xiao a prendere in mano la situazione. Si mette a guardare Lee con una faccia piuttosto alterata, ma ancora sufficientemente in controllo della propria volontà, e gli chiede “Ma tu come ci sei finito qui? Ti ci ha portato Kazuya? E soprattutto, come fai a sapere della madre di Jin? Ci starai mica pigliando per il culo, voglio sperare”.

“Mi incuriosisce sapere come vi starei prendendo in giro, signorina Ling”.

“Per quel che ne possiamo sapere sei l’ennesimo aborto di questo giorno da incubo che è riuscito a prendere le sembianze di Lee e sta cercando, per qualche motivo strano, di farci credere quel che gli pare”.

Ipotesi non del tutto peregrina, c’è da dirlo. Con quello che abbiamo visto oggi, e i tre cadaveri che ci siamo lasciati alle spalle da poco, prendere per oro colato un’informazione come questa potrebbe equivalere a una morte apprezzabile per un fanatico del gore.

Cerco di respirare molto profondamente e molto a lungo, vero o non vero che sia quel che mi è stato appena detto mi ha sconvolto. E un Jin Kazama alterato e indebolito non serve a nessuno, men che meno a Jin Kazama.

Ti lascio la palla per un attimo, Xiaoyu. Io vado a stendermi da qualche parte, anche se solo mentalmente.

“Vuoi constatare da te che quanto affermo corrisponde a verità tirandomi fuori da questo ingarbugliato ammasso di detriti? Così potrai vedere con i tuoi stessi occhi che non mentivo riguardo alla perdita degli arti”.

“Se anche fosse vero non dimostrerebbe nulla. Abbiamo visto mostri inconcepibili, non credo sia impossibile per una di quelle schifezze mimare un essere umano monco”.

“Comincia ad accertarti di quello, allora. Vivere nel dubbio fa male alla prostata, per chi ce l’ha”.

“Grunf”. E così borbottando lo afferra per l’unico braccio che spunta fuori dal cumulo di rocce, lo solleva senza troppa cura e lo poggia sul pavimento.

“Jin, guarda” mi richiama alla realtà.

Faccio come mi è stato detto e sì, al presunto zio Chaolan mancano sia la gamba che il braccio sinistro.

Parrebbe non aver mentito, su quello. Parrebbe.

Ma sai cosa? Non me ne fotte realmente nulla.

Ha tirato in ballo mia madre.

“Cosa c’entra mia mamma in tutto questo schifo?” gli chiedo. Urlando.

“Jin…” è la spaventata domanda di Xiao. Mi spiace, non volevo inquietarti. Ma è stato più forte di me.

“Non… non lo so. Kazuya ha pensato bene di tenermi aggiornato ogni volta che veniva a trovarmi in questo laboratorio, dove ero stato rinchiuso per non ho idea quale motivazione. E non si è premurato di scendere nei dettagli, parlava solo di un vago esperimento e del fatto che Jun era fondamentale per la sua riuscita”.

‘Fanculo. Cosa me ne faccio di informazioni così sbocconcellate? Potevi far che startene zitto, Lee.

Sfogo la frustrazione dando un calcio al più vicino sasso. Solo che, non essendo io e Xiao in riva al fiume per un romantico picnic, non è un sassolino ma una pietra di almeno tre chili. E difatti non si sposta di un millimetro.

“Jin… per favore, uccidimi”.

Potresti farlo. In fondo te l’ha chiesto lui, e io mi divertirei un sacco.

Potrei farlo sul serio. Sono abbastanza sconvolto ed incazzato da poter esaudire quest’ultimo desiderio di Lee Chaolan.

La tentazione è forte, e le mani prudono.

“No.”

Xiao si lascia andare a un sospiro di sollievo, mentre Lee sembra quasi adirato. Il mio Super Io alato si limita a sbuffare.

“Sarebbe un atto di pietà nei miei confronti.”

“Perdonami se, al momento, non mi sento in vena di essere caritatevole” ringhio, camminando in tondo cercando di smaltire almeno un po’ di rabbia. “E poi” aggiungo “con tutte le diavolerie elettroniche che hai creato non dovresti aver problemi a costruirti un qualche tipo di protesi.”
“L’avrei fatto più che volentieri, se solo mi trovassi al Violet System” risponde, con un sarcasmo che mi fa quasi dubitare della gravità delle sue condizioni, “peccato che sia, come dire… impossibilitato a recarmici di persona. Cosa che risulterebbe difficile anche se mi trovassi ancora tutti gli arti a posto, oserei dire.”

Il discorso non fa una piega. Con la coda dell’occhio noto Xiao che si stringe una manona al petto, quasi avesse un fastidio; quando mi nota, si limita a sorridere e fare spallucce come niente fosse. Xiao, ti prego, non farmi brutti scherzi…

“Se ci fosse qualche rottame qua attorno, qualcosa potrei anche combinare” riprende Lee, distraendomi da pensieri poco allegri, “ma ho usato le mie ultime energie nel tentativo di bendarmi i moncherini come potevo, nonché cercare potenti antidolorifici.”

Questo mi suggerisce un’idea.

“Se ti trovassi quei pezzi, saresti in grado di riutilizzarli?”

Lee sgrana appena gli occhi, probabilmente incredulo per la proposta.

“Beh… mi servirebbe una mano da parte tua per montarli, sai com’è” indica il braccio mozzato, “ma seguendo le mie istruzioni… sì, potremmo anche. Qui nel laboratorio gli attrezzi non mancano, e alcuni credo si siano salvati dalle macerie.”

“Bene, so dove recuperarti i pezzi. Xiao, rimani qui con lui e cerca gli attrezzi, magari trovi qualche sorta di antidoto” e faccio per andarmene, quando mi rendo conto che sto dimenticando una cosa importante. Una cosa che non farà piacere alla mia cinesina preferita, ma…

“Xiao?”

“Hm?”

“I pezzi per Lee…”

Lei mi guarda e per un attimo la sua espressione addolorata mi colpisce dritto allo stomaco come un calcio. Poi annuisce: “Vai e fai quel che devi. La situazione è brutta e non possiamo permetterci di fare troppo i moralisti o gli schizzinosi” sorride. “E poi… lei sarebbe d’accordo, ne sono certa.”

Sospiro, e mi dirigo di nuovo in corridoio.

*

“Ok, dovremmo esserci.”

Di una cosa sono sicuro: mai, mai nella vita potrei fare il chirurgo. Non ho lo stomaco adatto.

Mentre Lee prova le sue nuove protesi - ottenute dai resti di Alisa, io mi sciacquo le mani ad un lavandino miracolosamente ancora funzionante. Nonostante i danni, buona parte di questo laboratorio è ancora agibile.

“Direi che funzionano” commenta Lee, mentre zoppica leggermente sulla gamba nuova. “Mi spiace ci sia andata di mezzo Alisa… se ne usciamo vivi e troviamo i resti, posso provare a ripararla.”

Xiao, seduta in un angolo, alza la testa con sguardo speranzoso.

Io onestamente ho smesso di credere che usciremo vivi da qui, ma non voglio essere io a buttarla giù definitivamente. Nelle ultime ore, mentre lavoravo con Lee ai suoi arti meccanici, mi era sembrata fin troppo silenziosa e mogia…

Un colpo di tosse da parte sua ci fa voltare di scatto.
“Xiao…?”

Lee le si avvicina con cautela e le sfiora la fronte, mentre lei si accascia debolmente contro la parete.

“Sta scottando, ha la febbre altissima!”

“Cosa?!”

Di tutti gli effetti collaterali che quella roba poteva creare, la febbre è praticamente l’ultimo che mi aspettavo.

“E ora?” mi agito, cominciando a camminare avanti e indietro, voltandomi di quando in quando per sincerarmi del suo stato. Che diamine posso fare? Prima dovevamo trovare un antidoto, ora anche un antibiotico?

“HnnnnAAAAAAAAAAARGH!”

Improvvisamente, Xiao si butta a terra in preda a fitte di dolore apparentemente così lancinanti che comincia a colpire il terreno coi suoi possenti pugni; l’onda d’urto causata dai colpi è tale che io e Lee a momenti finiamo per terra.

“X-Xiao! Cos’hai?!”

“Fatelo smettere! FATELO SMETTERE!”

“Cosa? Cos’è che ti fa male?!” urlo, cercando di sovrastare le sue grida. Mi volto verso Lee in cerca d’aiuto, e lo vedo allontanarsi verso alcuni armadietti ancora integri, forse alla ricerca di calmanti.

“Brucia tantissimo! BRUCIAAAAH!”

Si alza in piedi di scatto, facendomi finire sul pavimento, e comincia a dar colpi alla parete già mezza crollata.

“Xiao per favore” cerco di attirare la sua attenzione, invano “distruggerai tutto! Rischi di farti male!”

Ma a nulla servono le mie parole, e in pochi istanti il muro viene giù del tutto. Il polverone che si alza mi fa tossire e lacrimare, oltre che impedirmi di vedere al di là del mio naso.

“Jin… Jin, tutto ok?”

Mi volto verso la voce di Lee, mentre la polvere si dirada.

“Più o meno…”

“Eccellente!” è la sua ovvia risposta, e sarei tentato di saltargli al collo e strangolarlo se non avessi altre urgenze.

“Xiao!”

Mi rimetto in piedi, e con estrema cautela mi avvicino alle macerie. Il cuore salta un battito quando non riesco a scorgere la sua ormai familiare, enorme sagoma.

“Xiao, rispondi!”

“Sono… sono qui.”

Mi volto verso sinistra, dove ci sono pochi detriti e solo tanti cumuli di polvere.

Quando la vedo sgrano gli occhi così tanto che quasi rischiano di rotolarmi giù dalle orbite.

“Xiao…?”
“Non avreste nulla per coprirmi…?”

Rannicchiata in un angolo, Xiao non solo è totalmente illesa, ma è persino tornata normale. Apparentemente senza alcuna ragione.

Ed è anche nuda, ma è un altro discorso.

Distolgo lo sguardo e mi sfilo il camice che ho addosso. Più per ripararla da Lee che altro, dato che quello è capace di fare il marpione anche con un’apocalisse alle porte.

Le porgo il camice e mi volto. Stare a torso nudo con zombie attorno non è il top, ma voglio che Xiao preservi la sua dignità.

“Mmh, interessante.” Lee sorride ebete. Se avesse dei baffi se li starebbe arricciando. “Vedo che ha funzionato.”

Xiao si alza e mi affianca. Il camice le sta larghissimo, ma almeno la copre. Certo, se non ci fosse quello squarcio sul retro che mi fa sbirciare alla sua schiena e--

“Cosa ha funzionato?” Lei si tocca il viso. Kami, Capitan America, Mr Frippy, grazie per averla fatta tornare normale.

“Esaminiamo una situazione ipotetica…” inizia lui.

“Taglia corto.” Siamo tra le macerie, con zombie ad ogni angolo e io sono stato il primo a perdermi il trip mentali su Xiao. E’ più per me che per lui.

“Riportare indietro tua madre non....”

Mi irrigidisco.

“Il piano non è riportare indietro tua madre, ma una versione di lei.” Lee parla lentamente, scegliendo le parole con cura. “Una versione che può essere usata come arma.” Fa una pausa e fissa Xiao. “Junknown.”

“Che--”

“Ti ricordo che mi hanno rinchiuso a lavorare qua sotto minaccia,” mi interrompe. “Dato il pericolo del progetto. Jun, o meglio, la versione di lei che siamo riusciti a recuperare, ha infettato alcuni ricercatori.” Lee con un cenno indica Xiao. “E quello è il risultato dei nostri sforzi per farli tornare umani. Agenti chimici che controllano i geni di Jun.”

Xiao incrocia le braccia. “E il colore verde?”

“Ah, quello è solo un tocco artistico.” Lee zoppica verso di noi. “C’è un altro dettaglio che mi sono dimenticato di dirvi. Se Xiaoyu è tornata normale dopo essere stata infettata… l’effetto dura una giornata, poi il soggetto torna normale.” Non mi piace per niente il suo sorriso. “Serve del riposo prima che i geni di tua madre abbiano abbastanza proteine da modificare, solitamente sei ore. Quindi i nostri Hulk portatili sono probabilmente tornati alti due metri, verdi ed invulnerabili.”

“Ti odio.”

“No aspetta” si intromette Xiao, “vuoi dire che anche io, tra sei ore, rischio di tornare verde e alta due metri?”

“Esattamente” annuisce Lee, con l’espressione scocciata di chi odia dover ripetere i concetti - cosa che non ho neanche il tempo di fargli notare, perché vedo Xiao scattare contro di lui con fare omicida.

“Ma io ti ammazzo! Ti stacco tutti i pezzi di Alisa, maledetto dilf dai capelli decolorati male!”

“Xiao! Xiao calma!”

La placco appena in tempo afferrandola per la vita, mentre lei continua a dimenarsi in preda a furia cieca - e regalando al mondo visioni delle sue nudità, che apprezzerei anche se la situazione fosse diversa.

“Jin! Mollami! Lo devo ammazzare!”

Lee osserva la scena sorridendo, come se trovasse il tutto estremamente divertente. E a me, queste espressioni ebeti, le fanno girare a elica.

“Spero che tu abbia anche una soluzione oltre alle pessime notizie” intervengo, cercando di calmare l’erinni cinese - che nel frattempo ha smesso di scalciare, cominciando invece a borbottare in cinese. A giudicare dall’espressione inorridita dello zio Lee, credo lo stia insultando.

“Ci stavamo lavorando” commenta, cercando di darsi un minimo di contegno “ed eravamo anche a buon punto, quando…” non completa la frase. Non è difficile immaginare il resto.

“Tuttavia” continua, “se siamo fortunati potremmo trovare i laboratori ancora agibili… con qualche provetta integra.”

“E che cosa stiamo aspettando, un invito?!” sbotta Xiao, liberandosi dalla mia presa e dirigersi verso ciò che rimane della porta… per poi ripensarci, e tornare sui suoi passi.
E avvicinarsi a Lee.

E mollargli un calcio nelle palle.
AHIA.

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Capitolo 6
*** Allora, la vogliamo concludere o no? ***


I laboratori della G-Corp sono ridotti ad ammassi di cemento, lamiera e cavi - nonostante ciò, Lee è ancora abbastanza sveglio; affaticato dalla perdita di sangue, certo, ma reattivo.

“Credo che presto avremo un bel rendezvous con i ragazzi del terzo dipartimento,” ci dice tutto garrulo, indicando un corridoio buio. La luce d’emergenza si è rotta e manda lampi bianchi intermittenti che sono tutto tranne che rassicuranti. “Ci sono state due esplosioni principali, la più intensa in quell’ala dell’edificio.”

“Ci vuoi uccidere?” sibila Xiao.

Metallo contro metallo. Qualcosa si muove all’interno del corridoio.

“Quanti?” domando. Siamo indeboliti e mezzi nudi, ma combatteremo; come ha fatto Hwoa, come hanno fatto Lars e Alisa, combatteremo.

“Una decina? Alcuni potrebbero essere semplicemente morti o inoffensivi. Un budino zombie non si può muovere.” Grazie zio per l’immagine di uno zombie spappolato che striscia a terra.

L’eco dei passi si fa più intensa. lancio uno sguardo d’intesa a Xiao, che fa spallucce.

“Ragazzi, lascio fare a voi?”

Zio, se sono ancora vivo dopo questo ti frantumo le palle.

Pugni chiusi. Pronto a scattare. Xiao raccoglie una barra di metallo da terra e la brandisce con entrambe le mani.

“Eccellente!”

“Forse non è stata un’idea poi così brillante farmi tornare normale prima. Essere grande e intelligente come uno schiacciasassi avrebbe fatto comodo” dice lei, guardando un po’ mesta la spranga.

Non farmi scherzi, nanetta. Ti preferisco mille volte così.

“Avanti, non fare la pessimista. Anche con quel faccino angelico pesti sempre come un fabbro”.

“Il tuo kraken ne sa qualcosa, vero?”.

… ti sembra il caso di far sapere a Lee che uno dei tuoi passatempi preferiti per scaricare lo stress è giocare a ping-pong con i miei gioielli di famiglia? Ma io non so, eh.

Avanti poltiglie di merda, fatevi sotto. Ho un coreano, uno svedese e una cyborg da vendicare. Non siete stati direttamente voi? Indovinate quanto me ne fotte da zero a zero. Sarete i cugini dello Slenderman, quindi ci andate abbastanza vicini.

Eppure, nonostante l’insistente rumore che pare avvicinarsi alla nostra posizione man mano che passano i secondi, ancora non si vede nulla.

Su, su. Mi sta salendo prepotente la voglia di spaccare le vostre teste di slime.

“Non ci stanno mettendo un po’ troppo?” è l’innocente ma sensata domanda di Xiao.

“Non so che dire. Ero convinto che l’attacco sarebbe giunto subito, ma…” risponde incerto Lee, palesemente preso in contropiede dallo sviluppo inaspettato.

E va bene. Se gli zombie non vanno da Maometto Jin, sarà Maometto Jin ad andare a gonfiarli di botte.

Sì, mi prudono le nocche. Sì, so che le teste calde in mezzo a un’apocalisse di putridume verde e che ti vuol mangiare la faccia finiscono male. Sì, ho deciso di fregarmene bellamente.

Faccio per dirigermi nella loro direzione.

“Dove stai andando, stallone?”. Corroborata da una presa che non mi aspettavo così salda.

“Xiao, perché non mi lasci andare?”.

“Perché non gradisco vederti mentre ti divorano intero, per esempio?”.

“Sei gentile, ma ti preoccupi troppo per me”.

“Troppo? Mi preoccupo TROPPO? Cazzo Jin, c’eri quando quella schifezza ha bucato il collo di Hwoarang! E per quanto ti piaccia fare il figo non gli sei così tanto superiore da poterti gettare in mezzo a una bolgia di quelle robe sperando di uscirne intero! E Lars! E Alisa! Santo cielo, ragiona col cervello e non col pacco!” sbotta.

Il primo impulso, del tutto incosciente, è quello di strattonarla via e proseguire dritto per dritto. Il secondo, un poco più ragionato, mi consente di fermarmi quel tanto che basta per riflettere sulle sue parole.

E constatare che ha ragione.

Puah. Che femminuccia, Kazama. Non sai neanche affrontare un cumulo di merda zombie come un uomo con più di tre microgrammi di palle.

Te taci, Stronzone con le Lucette. Non è proprio il momento.

“Allora Jin, che vuoi fare? Ancora intenzionato a farti fare a pezzetti? Vuoi davvero… lasciarmi sola?”.

...no, non voglio lasciarla sola.

“Scusami” rispondo, “è che sono ancora…”
“Sì, anche io” mi interrompe lei, capendo il perché del mio tentennamento. Non abbiamo versato una lacrima da quando i nostri compagni di sventura sono morti, e non so quanto ancora riusciremo a tener duro. Senza contare che, di questo passo, finiremo per raggiungerli presto…

Scuoto la testa, cercando di rimettermi in carreggiata, e mi volto verso Lee: “Ehi, da qui non c’è un altro corridoio, un passaggio o che so io? I rumori che sento non mi piacciono e temo si stiano avvicinando… e al momento siamo decisamente in svantaggio.”

Lee rimane in silenzio qualche minuto, poi parla: “I rumori sembrano provenire dal corridoio accanto… l’unica cosa che possiamo fare è infilarci in una di queste porte sulla destra e nasconderci, se come penso si stanno dirigendo verso i piani più alti. Con un po’ di fortuna dovrebbero esserci delle scale interne che ci porteranno agli uffici.”
Detto questo zoppica verso le porte e comincia a controllarle una per una.

“Scusa ma perché dovremmo dirigerci verso i piani alti, se tu stesso hai detto che quelle… cose probabilmente hanno le stesse intenzioni?” chiede giustamente Xiao.
“Oh, mia cara” sorride lui, “quella che sto cercando è una scala interna a cui pochi hanno - pardon, avevano accesso. Porta direttamente agli ultimi piani, dove c’è l’ufficio di Kazuya.”
Sgrano leggermente gli occhi.

“Non è ovviamente garanzia di sicurezza assoluta, ma avremo un po’ di vantaggio su di loro.”

“Perché vuoi andare nell’ufficio di Kazuya?”
“Perché è il posto più sicuro, al momento” replica lui “e salendo dovremmo incontrare un’infermeria e uno spogliatoio, che immagino farà piacere alla qui presente signorina” fa un cenno verso Xiao “...e chissà, se siamo fortunati troviamo pure un paio di pistole.”
Il dubbio mi attanaglia.

“E non troveremo nient’altro? Voglio dire, andiamo lì solo perché l’ufficio di Kazuya è sicuro?”
“Oh, sei diffidente nipote” risponde, aprendo quella che apparentemente è la porta giusta, “quell’ufficio nasconde molto più di quanto tu creda.”

Io e Xiao ci scambiamo uno sguardo: lei si sta mordendo il labbro, tesa.

Spero che in mezzo al “molto più di quanto tu creda” ci sia pure un antidoto, zio.


Quattro piani dopo, siamo finalmente all’ultimo piano.

Come Lee aveva preannunciato, abbiamo avuto modo di fare tappa al secondo piano - dove abbiamo trovato uno spogliatoio e qualche ricambio pulito, e al terzo per l’infermeria: nessun antidoto, ma qualche benda e antidolorofici per Lee; entrambe le zone erano relativamente tranquille, a parte la presenza di alcuni soldati morti. Le loro poche armi sono diventate le nostre.

“C’è un silenzio irreale…” commenta Xiao, mentre ci avventuriamo lungo i corridoi alla ricerca dell’ufficio; se la situazione non fosse orribile, probabilmente la prenderei in giro perché quel camice verde da infermiere le sta larghissimo. Ha persino dovuto arrotolare i pantaloni per non inciampare…

“Ok, ci siamo”.

Mi volto verso Lee, che indica la porta in fondo: grande, nera, senza pacchiane decorazioni come pomelli.

D’improvviso mi volto da dove siamo venuti e tendo le orecchie.

“Qualcosa non va, Jin?” mi chiede Xiao. Faccio cenno di no con la testa: “Credevo di aver sentito dei rumori…”

Avanziamo per il corridoio, quando… li sento di nuovo.

“Stavolta li ho sentiti anche io!” dice Xiao, allarmata.

“Sono stati veloci” replica Lee, “ma abbiamo ancora qualche corridoio di vantaggio. Entriamo in ufficio e barrichiamoci lì per ora.”

Mi affretto verso la porta, lasciando Xiao e zio Lee indietro. Ho un terribile presentimento. La superficie di vetro nero è liscia e mi riflette come uno specchio. Non ci sono pomelli né maniglie. Un piccolo pannello di controllo è incastonato nel marmo della parete.

“Cazzo.”

“Che succede?” Xiao mi fa capolino da lato. Non posso vederle il viso, ma scommetto le sue codine che ha la mia stessa espressione stralunata.

“Oh, riconoscimento oculare… ingegnoso,” commenta Lee.

“Ci serve Kazuya,” bisbiglia Xiao.

“Anche se fosse qui a portata di occhi…” Lee fa una breve pausa per sorridere come un idiota, “Manca la corrente.” Indica la luce di emergenza, bianca come una supernova. Strizzo gli occhi, feriti da quell’intensità. “Il sistema di sicurezza gira su una corrente separata, ma credo che il generatore sia esploso.”

Lo fisso dritto negli occhi. Ha ancora quel vago sorriso idiota di prima. Grazie per le informazioni, ma non offrono nessuna soluzione concreta. Io, al contrario, ho appena ideato qualcosa che migliorerà drammaticamente la mia qualità della vita, che al momento è piuttosto bassa. Sposto il peso sulla gamba sinistra. Sollevo la destra. STRIKE sulle sue palle di nuovo.

“Gah…” Lee non si accascia a terra per miracolo - Xiao lo sta sostenendo, ma lo guarda come se fosse feccia - e adesso un bel sorriso trionfa sulla mia di faccia.

“Secondo avvertimento. Voglio uscire vivo da qui.” Incrocio le braccia. Le mie orecchie sono ancora tese.

“La porta è blindata. Non c’è modo di aprirla… sradicarla potrebbe funzionare.”

Xiao stringe le labbra. Esatto, compito suo. “Perché ci hai fatto salire qui sopra? E’ una trappola. Sapevi che la porta non si sarebbe aperta.”

“Certo che non lo sapevo!” cerca di difendersi lui. “Il generatore poteva essere ancora funzionante... “

Xiao deve tornare grande, grossa e aggressiva. Per fortuna il nostro battibecco ha attirato dei mangiacervelli. Le sue mani si stringono sulla spranga. “Prima di trasformarmi…” chiude gli occhi e sospira, “voglio fare una cosa.”

“E cosa?”.

“Troppo presto. Te lo dico quando riusciamo ad entrare nell’ufficio di tuo padre”.

Ti metti a giocare alla femme fatale? Adesso? Io sono circondato da gente con delle priorità un pelino sballate, ma giusto tanto così.

“Su, adesso vediamo di abbattere ‘sta porta”.

E giù a dargli di calci, pugni, spallate e tutto quello che ci viene in mente per forzarla. Il tutto mentre il rumore si avvicina, lento ma tetro.

Nonostante i suoi problemi anche Lee ci dà una mano, soprattutto dopo che gli ho dato un alzaculo epocale. Quello sperava di scamparsela solo perché gli mancano un paio d’arti. Se, certo. Noi siamo qui a farci il mazzo e lui pensava di starsene appoggiato al muro a fischiettare.

E finalmente, dopo lussazioni e concussioni di ogni forma e dimensione, riusciamo ad aprire una breccia ed entrare.

“Porca eva, pensavo mi sarei rotta il piede a furia di scarpate”.
“Questo non è stato tanto eccellente per la mia schiena”.

Lamentosi che non siete altro.

“Aiutatemi a richiudere invece di star lì a frignare”.

“Richiudere? L’abbiamo praticamente scardinata a furia di botte, cosa vuoi richiudere?”.

“Vai tu a prendere il mazzo di rose e il tappeto rosso per gli zombie, zio?”.

“... vedo se riesco a recuperare qualcosa adatto allo scopo”.

Abbiamo finito con le rimostranze? No, perché sarebbe ora di prendere la questione sul serio.

Fra tutti e tre riusciamo a mettere in piedi il tavolo da lavoro di papà e a spingerlo contro la porta, provvedendo poi ad aggiungere tutto quello che riusciamo per rinforzare il blocco. Il che è poca roba: un paio di sedie e qualche suppellettile.
Se sono tanti come suonano potrebbe durare… toh, un paio di minuti al massimo.

Come protezione è piuttosto misera, me ne rendo conto. Ma il materiale è davvero poco, le alternative ancora di meno e l’orda fa sentire sempre di più la propria presenza. Almeno sono lenti, zombie o non zombie che siano.

“Bene Xiao” esordisco a bruciapelo voltandomi verso di lei “adesso che siamo dentro l’ufficio… a cosa ti riferivi prima?”.

La vedo imbarazzarsi, e devo dire che non è cosa poi così frequente. La mia cinesina è un tipo di solito tutto di un pezzo e lo spettacolo a cui sto assistendo non è cosa comune.

Vorrai mica farmi una proposta indecente.

Ti pare il momento?

Shhhh, mastodonte. Buono. Lo so che apprezzeresti, lo so. Ma non ne abbiamo la sicurezza, quindi almeno aspetta di sentire quel che ha da dire prima di imbizzarrirti.

“Io… ecco, io… volevo…”.

“Volevi?”.

“Volevo chiederti… se riusciamo a recuperare qualcosa di adatto… vorresti concedermi un ultimo ballo prima della fine?”.

Un… ballo?

“Xiao, sei seria?”
“Mai stata così seria in vita mia.”
“Un ballo in questa situazione?” insisto. Scusate se lo trovo quantomeno inappropriato.

Lei arrossisce, ma non distoglie lo sguardo da me: “Perché, credi avremo momenti migliori? Insomma, non ne abbiamo mai avuti troppi neanche prima, e ho il VAGO sospetto che da qui non usciremo vivi… e conoscendo il tuo innato ottimismo, sono abbastanza sicura che anche tu la pensi così.”
Punto suo.

“Sì, anche io sono ormai rassegnato” sospiro, “ma mi scuserai se la trovo una richiesta… insolita” sorrido. Lei mi sorride di rimando: “Volevo chiederti qualcosa di meglio, ma il tempo è tiranno.”
Mi lascio sfuggire una risatina. Come le riesca di tirarmi su anche in questa situazione di merda davvero non lo so.

“Perdonatemi se interrompo il vostro romantico interludio” interviene Lee “ma credo di avere trovato qualcosa di utile.”

Con una mano indica uno scomparto segreto nascosto dietro ad alcuni schedari, che al suo interno contiene provette di ogni tipo.

“Questo è…”

“...l’antidoto?” conclude Xiao per me. Vorrei aggiungere che, in una situazione del genere non ce ne facciamo più niente ormai… ma immagino che la soddisfazione di potersi sentire di nuovo umani, almeno un’ultima volta, sia tanta. Eppure la vedo tentennare.

“Cosa c’è che non va?”

“È che… se lo prendo, non ti sarò molto d’aiuto per far fuori l’orda di zombie in arrivo…”
Mi lascio scappare una risata piuttosto stanca.

“Xiao, ho idea che non ce la faremmo comunque… siamo in trappola” dico, allargando le braccia “certo, posso pure azzardare l’ipotesi di farmi spuntare le ali e sfondare la finestra, ma escluso lo Stronzone con le Lucette… siamo fottuti.”

Le indico poi il panorama dalla finestra: zombie ovunque, fuoco e cadaveri. Non esattamente incoraggiante.

Xiao rimane in silenzio, osservando le provette; poi ne afferra una di scatto e si volta di nuovo verso di me.

“Beh se devo morire… vorrei evitare di farlo con la pelle verde” sorride.

Questa è la nanetta cinese che conosco e che mi piace.

“Ehi Lee, come devo somm… ma dove diamine è andato?”

Mi guardo attorno.

Lee è sparito.

“Non ci sono altre uscite a parte la porta d’entrata, mi pare… e non credo si sia lanciato di sua spontanea volontà contro gli zombie” commento, controllando eventuali altre uscite.

“Anche perché avremmo sentito le urla…”

Mi volto verso Xiao, che sta indicando la porta: oltre la barricata improvvisata, vedo l’orda. Sono ancora in fondo al corridoio e arrancano a fatica, ma stanno arrivando.

“Allora, me lo concedi questo ballo?” chiede Xiao. Sorride, la sua espressione è stranamente serena… immagino sia quella di chi ha accettato il suo destino senza fiatare.

Sorrido a mia volta: “Non vedo nulla che somigli a uno stereo o un lettore mp3, però. Vuoi che canti io?”
“Non penso ce ne sarà bisogno” ride lei, e si avvicina velocemente accanto a un mucchio di oggetti buttati alla rinfusa accanto alla barricata, roba che stava sul tavolo prima che lo usassimo come scudo. Si rialza e vedo che in mano tiene uno smartphone: “Ringraziamo papà Kazuya per averlo dimenticato qui” e comincia a smanettare.

“Xiao non vorrei metterti fretta ma…” la incito, dato che gli zombie guadagnano (lentamente) terreno.

“Ho fatto, ho fatto” mi tranquillizza lei “ironico come la connessione internet funzioni ancora, in una situazione del genere! Allora, vediamo… oh ecco, questa mi piace!” e clicca Play.


The acoustic funeral for love in limbo

We're dancing with tags on our toes


“Gli HIM? Davvero?” rido io, afferrandola per i fianchi e avvicinandola a me.

“Mi pareva appropriata” sorride, buttandomi le braccia al collo e iniziando a ballare lentamente.


I saved my last breath for your window

To write you this song for the acoustic funeral


Xiao ha chiuso gli occhi e ha appoggiato la testa sul mio petto. Le allaccio le braccia dietro la schiena. Ci muoviamo a malapena nella stanza vuota, con gli ultimi minuti di tramonto che si riflettono sui capelli di Xiao.

“Stiamo per morire,” bisbiglia.

Qualcosa graffia il tavolo che abbiamo usato come protezione - si sente a malapena sotto la canzone. Sono arrivati. Mi sento stranamente calmo. Pronto a scattare, ma allo stesso tempo stordito da quel torpore mattutino che si prova quando ci si alza prima della sveglia.

“Hai voglia di combattere?” le voglio chiedere, mi esce solo un flebile sospiro.

Xiao scuote la testa e smette di ondeggiare sul posto con me.

Mi rifiuto di morire così, la mia controparte alata soffia come un gatto, ma non può prendere il sopravvento.

“Dov’è finito il sorriso di prima?” Questa volta le parole mi escono per davvero. I graffi sul tavolo diventano pugni. Ci resta una manciata di minuti. Le mani di Xiao tremano contro la mia nuca.

“Non voglio morire senza aver prima pianto per loro,” singhiozza. Hwoarang. Alisa. Lars. Forse anche Lee. Tutte le persone che lavoravano qui. Il resto di Tokyo. Le persone che conoscevo e che ho visto morire davanti agli occhi, le conseguenze di questa tragedia, tutto mi sembra così astratto. Esistono un momento - che è appena trascorso - e un posto - il solido pavimento, la vetrata che dà sulla città in fiamme, gli schermi crepati. Esistono un io - rassegnato - e una lei - in lacrime.

Non ti dimenticare della tua unica possibilità di salvarti da questo casino. Ed esiste anche un altro.

Dopo un secondo di perfetto silenzio, mentre il telefono cambia canzone, il fragore di vetro che si frantuma ci fa irrigidire. Il tavolo è caduto.

“Sei pronta?”

Xiao si stacca da me.


If it hadn’t been for Cotton-Eye Joe, I’d be married long time ago


“Ma che cazz-”


E’ il telefono di mio padre.


Where did you come from, where did you go, where did you come from Cotton-Eye Joe


“Ma vaffanculo!” Xiao pesta i piedi a terra, inviperita. “Stavamo per morire in modo così romantico!”

Sono a due passi dalla fine e sto arrossendo per le dubbie scelte musicali dell’essere che mi ha dato la vita.

“Questo è il modo peggiore di andarsene che abbia mai sentito, letto o visto,” commento, flettendo le ginocchia e stringendo i pugni.

“Sopravviverò a quest’orda solo per riservare a Kazuya lo stesso trattamento che ha ricevuto Lee.”  Xiao fa scrocchiare le nocche.

E così, con quell’osceno pop-country in sottofondo, ci mettiamo a menare le mani.

E riusciamo a rimanere clamorosamente vivi.

O meglio, questo è ciò che vorrei poter dire.

Ce la caviamo niente male, senza dubbio. Siamo tosti, incazzusi e con la voglia di spaccare i loro denti causa gusti tamarri di quello stronzo di mio padre. Li picchiamo. Tanto e forte.

Ma loro sono troppi.

Troppi.

Pugno. Pugno. Calcio negli stinchi.

Morso. Rutto. Grargh.

“Come sospettavo… non ce la facciamo…” sento Xiaoyu che ansima con fatica subito dopo averne steso uno.

“Lo avevi previsto…” le rispondo scrollandomi di dosso un po’ di viscidume dell’ultimo a cui ho fatto esplodere la testa.

“Questo non lo rende meno triste”.

“Vero”.

Continuano a entrare a frotte, rimpiazzando i compagni caduti.

Ne ammazziamo dieci. Dodici. Quindici. Ventitrè. Trenta.

Non smettono mai.

Riesco a cogliere un suo urlo. Mi volto e la vedo mentre in quattro la ricoprono, non prima di rabbrividire mentre uno di loro la morde sul collo.

Bastardo!

Cerco di andare ad aiutarla, ma la distrazione mi è fatale. Mi assaltano da ogni dove e non riesco a scrollarmeli di dosso.

Andata. Siamo alla scena finale.

E vorrei chiuderla con una frase sola.

Kazuya, vaff…


… fanculo?

Eh? Cosa dove come perché quando bubi?

Apro gli occhi di scatto. Sono sdraiato in un posto… bleargh, bagnato.

Faccio per alzarmi quando fitte ai muscoli, alle ossa e anche alle orecchie mi consigliano gentilmente di farmi venire un’idea migliore.

Dove stracazzo sono? E soprattutto… perché non sono morto?

“Oh nipote caro, eri morto eccome. Quando sono tornato alla G-Corp di te non rimaneva poi molto”.

Questa voce… è di Lee.

Da quando mio zio sa leggere nel pensiero?

“Non ti sto leggendo nel pensiero, scemotto. Quello che credi di pensare lo stai dicendo ad alta voce. Riesci ad alzarti?”.

“Faccio… un po’ fatica, in effetti…”.

“Normale. C’è stato qualche piccolo problema nel processo di clonazione e forse non sei uscito perfetto come speravo”.

C-Clonazione?

“Che cosa mi hai fatto?” gli chiedo dopo che, con parecchi sforzi, riesco a tirarmi su.

“Ti ho ridato la vita. No, niente ringraziamenti”.

Solo in questo momento mi rendo conto del paesaggio che ci circonda: muri diroccati, travi spezzate e più in generale desolazione fin dove arriva l’occhio.

“Eri morto, Jin. Tu e la giovane Ling vi siete fatti sopraffare da quegli orribili zombie senza gusto estetico e… non so bene, ma credo vi avessero smangiucchiati per benino”.

Wow. Grazie per la tranvata direttamente sul naso.

“Prevedendo il peggio, mentre tu e la tua dolce metà vi davate a decadenti balletti al chiaro di luna, sono riuscito a nascondermi per salvarmi la pelle. Uscendo a bagarre finita ho dedicato una preghiera ai vostri poveri resti e ho deciso che no, non poteva finire così. Per fortuna qualcosina di voi era rimasto abbastanza integro da permettermi di recuperare dei campioni di tessuto e operare la mia magia. Quindi eccoti qui, vivo e vegeto nonostante tutto”.

La mia seconda vita fa schifo. Tanto per rimanere fedele a me stesso.

Poi ho una folgorazione.

“Ma quindi, se hai fatto ‘sta roba con me…”.

“Ohi Kazama, per quanto vuoi fare la donnicciola con l’artrite? Alza il culo dalla tua vasca, abbiamo del lavoro da fare”.

… riconoscerei quella capacità di irritarmi fra mille.

Mi giro e dietro di me ci sono Hwoarang, Lars e Alisa che mi sorridono. Tranne il coreano, che fa la faccia da “gnè gnè, il grande Jin Kazama si è fatto fottere come un novellino”. Ma so che è il suo modo di dimostrare gioia.

“Ma quindi…”.

“Beh, se l’ho fatto per voi due non vedo perché non ripetermi anche con le altre vittime di quell’apocalisse. Poi va bene, Alisa è un caso a parte e ci è voluto molto meno per riaverla fra noi”.

Aspetta però. Aspetta.

“Lasciamo perdere i traumi che quanto mi hai appena detto lasceranno nella mia povera psiche. Hwoarang, cosa intendi con abbiamo del lavoro da fare?”.

Noto che lui e Lee si guardano… male. Cioè, è lui a guardar male Lee.

“Non gliel’hai detto?”.

“Spiegami come potevo dirglielo se si è svegliato da un minuto, al contrario di voi che siete tornati nel mondo dei vivi da qualche giorno”.

“Che cosa doveva dirmi?” chiedo, il tono di uno che pretende una risposta sennò ti spezza la mascella.

“Ecco, vedi... “ comincia Lee salvo fermarsi subito. Sembra una cosa non tanto facile da dire.

“Vedo?”.

“L’infezione zombie, o qualunque cosa fossero gli esperimenti di tuo padre… ecco, sono dilagati a macchia d’olio e sono usciti ben oltre le mura della sua azienda…”.

“Quindi mi stai dicendo… che abbiamo un mondo zombizzato in piena regola?”.

“Purtroppo sì”.

Va bene, con calma. Tutto molto bello, per modo di dire, ma finché non vedo Xiao io non mi muovo.

E poi una mano mi arruffa i capelli.

Scatto e la blocco. Questo polso piccolo come il mio mignolo ho la sensazione di riconoscerlo.

“Bentornato, Jin-kun”.

Ok, ritratto. La mia seconda vita fa meno schifo di quanto pensavo.

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