La finestra
-3-
Il cuore gli stava battendo così forte che se fosse
scoppiato fuori dal suo petto non se ne sarebbe stupito.
C’era una donna sulla
soglia... ma non era la mamma di Wendy.
E l’aveva chiamato
con il suo nome. Come faceva a conoscerlo?
Forse Wendy le aveva
parlato di lui. Ma no... non le avrebbe creduto.
E la persona che lo
stava guardando aveva un’espressione indecifrabile: stracolma di commozione e
tristezza.
Era certo che, se
davvero la signora Darling avesse creduto a Wendy, adesso non starebbe fissando
con così tanta dolcezza colui che aveva messo in pericolo sua figlia.
Ma allora... chi...?
“Peter” ripetè la
donna. “Peter Pan... sei davvero tu?”
La questione non era
chi fosse lui... ma chi fosse lei!
“Potresti gentilmente
toglierti dal letto di Jane? Ha un leggero raffreddore e non vorrei te lo
attaccasse. Sempre che uno come te si possa prendere delle malattie.”
Sì, sarebbe stato
meglio. Non desiderava certo il raffreddore di... Jane? Raffreddore?
Jane?
Jane?
Lentamente, Peter Pan
voltò il capo dalla donna alla bambina ai suoi piedi.
Aveva i capelli di
Wendy. Aveva le mani affusolate di Wendy. Aveva il bacio nascosto di Wendy.
Ma non aveva gli
occhi di Wendy. Li aveva socchiusi un attimo, nel voltarsi su un fianco, e
Peter aveva potuto intravvedere un guizzo verde nelle sue iridi.
Non era Wendy.
Per la sorpresa e
frustrazione fece un salto (se così lo si può chiamare) giù dal letto.
Atterrito, girò la testa a guardare il bambino steso all’altro lato della
stanza.
Decisamente, non era
John. E neppure Michael.
Che avesse...
sbagliato casa?
Forse i Darling
avevano traslocato. Sì, doveva essere stato così... ma allora, quella donna?
Come conosceva il suo
nome?
Forse... no.
Era passato così
tanto tempo... no. Si rifiutava di crederci. Bandì il pensiero dalla mente.
“Peter Pan... da
quanto non ci incontriamo! Ma sei sempre lo stesso...”
La donna fece qualche
passo verso di lui. A quel gesto improvviso, il bambino indietreggiò
istintivamente.
Lei si fermò. Era
arrivata davanti alla finestra, mentre Peter era addossato al muro. La donna
sospirò.
“Eh, lo so. Sono
cambiata... ma la tua Wendy è anche così brutta, da adulta?”
Ridacchiò, prendendo
a torturarsi una ciocca di capelli.
Peter la fissò. Per
la prima volta, la fissò con più attenzione. Essendo sotto la finestra, era
inondata dalla luce che la luna emanava. Poteva vederla meglio... poteva
verificare se era davvero colei che sosteneva di essere.
Non aveva i capelli
di Wendy. Non aveva le mani affusolate di Wendy. Non aveva il bacio nascosto di
Wendy.
Ma...
Ma aveva gli occhi di
Wendy. I capelli erano scuri e velati di rosso, le mani ruvide e molto più
curate, il bacio nascosto era già stato donato... ma aveva i suoi occhi, i suoi
meravigliosi occhi!
Era Wendy!
Il suo corpo fu
attraversato da violenti scossoni... brividi... tremiti, avrebbe detto un
ragazzo.
Ma ora era un
bambino... in quel momento era semplicemente un bambino spaventato, un bambino
sconvolto da una terribile evidenza.
“L’hai capito, eh?”
il sorriso le si cancellò dal volto. “Mi dispiace. So che è difficile, per
te... ma sei tornato, anche se non capisco perchè, e devi accettare il fatto
che io sia... che io non sia più, all’apparenza, la Wendy che tu conoscevi.”
“Sei... sei...”
mormorò Peter. “Sei adulta!”
Glielo urlò in
faccia, le scaraventò addosso tutto il suo dolore, la sua disperazione, che in
quegli ultimi secondi erano rimasti all’imbocco del cuore.
“Stai calmo...”
Qualcosa di bagnato
gli corse sulle guance.
Wendy sospirò; poi,
sorprendendo lui e se stessa, fece qualche passo verso Peter e lo abbracciò.
Il ragazzino ormai
stava piangendo silenziosamente: non era possibile, sentiva che era un
incubo... tra poco si sarebbe svegliato nel suo rifugio sull’Isola che non c’è,
e allora sarebbe partito per Londra... dove avrebbe ritrovato Wendy, ma
quella vera... il suo sorriso, i suoi capelli, la sua voce da bambina, le sue
storie e il suo profumo...
Un profumo di
pesca... ce l’aveva ancora addosso? Sì. Beh, può darsi. Ma non era lei.
Non era la Wendy che
lui conosceva. Che aveva conosciuto.
Rivoleva la sua
racconta-fiabe. Colei con cui aveva ballato quella magica sera. Colei che gli
aveva fatto scoprire, seppur per poco e inconsciamente, l’amore.
La chiamava mamma...
beh, adesso il vocabolo sarebbe stato adatto.
Era cresciuta. Era
diversa. Non la conosceva più.
“So cosa stai
pensando...” la donna abbassò la testa. “ma,... io sono sempre la stessa.
Seppur ti sembra che io lo nasconda... con questi capelli tinti, la faccia
truccata. Però, dentro, conservo ancora la mia parte di bambina. Adesso sono
solo... adesso è solo giunta un’altra me. Un’altra. Che non ha sostituito la
tua Wendy. Credimi.”
Che bugia! Che
incredibile bugia! Con quelle affermazioni, voleva solo convincere quel povero
bimbo piangente tra le sue braccia.
Ma solo lui? Davvero
solo lui... o anche se stessa?
Si diceva sempre che
c’era un vuoto, in lei. Prima non c’era. Forse... forse le mancava proprio
quello: la fantasia e l’immaginazione di una bambina.
Aveva abbandonato la
bambina che era in lei. L’aveva chiusa fuori dal suo cuore. Dalla finestra del
suo cuore.
“I bimbi sperduti...”
Peter si fece forza e alzò il viso verso Wendy. “Che ne è stato di loro?”
La donna lo fissò
grave.
“Gaspare, Adam, Greg,
Mark...? Avvocati, medici, professori, dirigenti. Loro...”
“...non ricordano?”
sospirò il bambino.
“Mi dispiace.”
“E John... e
Michael?”
“Sono cresciuti. Non
voglio mentirti: loro non conservano alcun ricordo dell’infanzia. Ma tutti
dovrebbero farlo. Purtroppo, i miei fratelli non ce l’hanno fatta. Forse non
volevano farlo. Chissà. So solo che, se raccontassi di te, del nostro viaggio
sull’isola” deglutì con fatica “mi riderebbero in faccia. Il lavoro è in
primis, per loro. Anche uno sforzo di memoria, non li aiuterebbe. E’ una
questione... del cuore. Di affetto.”
Di chi stava
parlando? Dei fratelli... o di se stessa?
“E... tu?”
Wendy si infilò una
mano nella camicia da notte e mostrò la pigna. La teneva sempre al collo.
“Il mio bacio...”
“Esatto. Come vedi,
non ti ho dimenticato. Però, non è stato semplice. Il tuo ricordo è sempre
stato in fondo al mio cuore, è vero... però tu non sei tornato da me. Me
l’avevi promesso, che ci saremmo rivisti... perchè non sei tornato?”
Adesso era lei, la
piccola Wendy, l’ingenua Wendy a parlare. La donna adulta, la signora Barrie,
le aveva ceduto il posto per un attimo.
“Io...” era giunto il
momento della verità. “Avevo paura. Paura che non fossi riuscito più ad
andarmene. A stare lontano... da te.”
“Forse sarebbe stata
la risposta a tutti i nostri problemi. Che tu fossi cresciuto, finalmente.
Adesso saremmo tutti e due grandi, e...” si interruppe. Meglio non approfondire
la cosa.
“Ma l’Isola che non
c’è dipende dalla mia presenza! Ed io dalla sua.” mormorò Peter. “E anche i
nuovi bimbi sperduti. E la sconfitta del nuovo capitano...”
Wendy era tentata.
Tentata di ascoltarlo, di stare ad ascoltare le nuove avventure di Peter... per
poi narrarle ai suoi figli...
Ma il breve volo nel
passato si fermò subito. Non poteva permetterselo. Lui era ancora un bambino.
Aveva ancora i pensieri di un bambino. Lei era cresciuta, e anche se si fosse
fermata a sproloquiare sul suo lato di bambina, doveva pur sempre far i conti
con la parte adulta di donna responsabile.
Abbassò lo sguardo su
Peter. Stava fissando la sua fede al dito.
“Cos’è questa?”
domandò.
“E’ una... un anello.
Si dona alla persona amata il giorno delle nozze.”
Fu come se Wendy gli
avesse trafitto il cuore con un pugnale. Com’era bello, quel gingillo. Lucido,
dorato e bellissimo. La sua pigna, invece... sporca e scheggiata.
Esisteva davvero, uno
Sposo, quindi. Uncino non aveva mentito. La sua più grande paura...
materializzata. Ora niente aveva più senso.
“Ascolta, Peter.”
Wendy gli mise una mano sulle spalle. “E’ inutile nascondertelo. Io mi sono
sposata, sì. Mi sono innamorata, ed ho una vita mia, adesso. Non ti faccio una
colpa di essere tornato all’improvviso, e ad avermela stravolta, questa notte.
Ma riflettiamo. Ti è servita solo a soffrire? A farti nascere dei dubbi nella testa?
E se... fossi cresciuto con me; e se... io fossi rimasta con te sull’isola; e
se... e se... ma non devi farlo, Peter. Tu avrai sempre un posto speciale, nel
mio cuore. Adesso però tutto questo deve finire.”
Cercò di trattenere
le lacrime. “Tu tornerai all’Isola che non c’è. Io tornerò alla mia vita, la
vita che ho scelto. Ti chiedo di superare questo momento. E ti chiedo un
favore... per favore, Peter... non dimenticarmi. Mai. Io sarò sempre la signora
Wendy Barrie. Ma sarò anche Wendy Moira Angela Darling. E tu sarai sempre il
bambino che non voleva crescere. Ma sarai anche Peter Pan.”
Gli sfiorò una
guancia con un dito; Peter sentì che il suo tocco non era cambiato, e si trovò
a domandarsi se anche le sue labbra avessero mantenuto lo stesso sapore...
Ma era impossibile.
Lei era adulta.
Però era anche la sua
Wendy. L’aveva detto lei stessa. Aveva comunque tenuto la sua pigna.
Sorrise con la bocca,
ma non con gli occhi. Lo stesso lei.
Peter si diresse
verso la finestra. Quella visita non era stata vana. Adesso non si sarebbe più
tormentato con i sensi di colpa. Wendy gli voleva ancora bene. Wendy l’aveva
perdonato. E Wendy non l’aveva, e non l’avrebbe mai, dimenticato.
Lo stesso per lei. Si
sentiva finalmente completa, libera; non felice, aveva un senso di tristezza
allo stomaco. Però aveva capito quale fosse il vuoto che la opprimeva: le
mancava la bambina che era in lei, tutto qui. La bambina che Peter aveva fatto
riemergere.
Il ragazzino si girò
e la fissò. Per l’ultima volta. E fu allora... fu in quel momento che i piedi
di Wendy si sollevarono. Impercettibilmente... ma tanto quanto bastava perchè
Peter le sorridesse, alla vista del piacevole stupore dipinto sul suo viso.
Si voltò verso il
cielo, pronto a spiccare il volo.
Era stato il destino.
Il destino li aveva divisi tanti notti prima, e l’avrebbe fatto anche quella
sera.
E loro non potevano
fare nulla. I ricordi sarebbero sempre stati nei loro cuori. E le possibilità,
e i sogni... lei li avrebbe conservati. Doveva. Anche se non si sarebbero mai
avverati.
“Ti voglio bene,
Wendy...” mormorò il bambino, iniziando a librarsi nel vuoto.
“Anch’io, Peter.”
Disse lei. Senza esitazioni. Finalmente. “Anch’io.”
Rimase a fissare quel
puntino verde che si dirigeva verso la stella e spariva inglobato nella sua
luce. Non l’avrebbe più visto materialmente. Ma sarebbe stato sempre presente
nei suoi ricordi.
“Ti ho amato molto,
Peter.” sussurrò. “Ma l’ho capito solo questa notte.”
Poi si diresse alla
porta. Indugiò sulla pigna che portava al collo, e che le sfregava sulla pelle.
C’era un cassetto, nell’angolo. Ma non voleva chiudere fuori i ricordi. Aveva
capito che era sbagliato.
Sentì un rumore
nell’angolo. Il marito, appoggiato al muro, le sorrideva.
“Ehi, amore” le
stampò un bacio sulle labbra “perchè non chiudi la finestra?”
Wendy sorrise a sua
volte. “Lasciamola aperta, per stanotte. Solo per stanotte.”
E, mentre tornava in
stanza, ridacchiò fra se e se: il marito avrebbe potuto sprangare la finestra
della camera dei bambini... ma non quella dei suoi sogni e ricordi.
Quella, sarebbe stata
sempre aperta.
Per sempre.
Ormai avrete capito
di che genere di finestra intendesse il titolo (metaforico), giusto?
Volevo che questo
fosse l’epilogo, ma... quello, cortissimo, ci sarà tra due giorni.
Ringrazio:
Nemesis^^
Lisachan :-))
Ginny90 ***