Frozen di The Mad Tinhatter (/viewuser.php?uid=8814)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sacrifice ***
Capitolo 2: *** Fighting and Loving ***
Capitolo 1 *** Sacrifice ***
Frozen
Cap.
1: Sacrifice
“I
would stop running
If
I knew there was a chance
It
tears me apart to sacrifice it all
But
I’m forced to let go…” Frozen – Within
Temptation
Mi
guardi, i tuoi occhi profondi dentro ai miei.
-
Ci hai pensato?
Se
ci ho pensato. Per tutta la settimana, la tua è stata la
domanda ricorrente nella mia mente. Mi era sembrato facile rispondere,
ad un certo punto. Facile come scegliere tra la vita e la morte, tra la
libertà e la prigionia.
Annuisco.
Non so cosa tu riesca a leggere dai miei occhi. Si dice che guardando
negli occhi una persona si riesca a capire cosa stia provando.
Chissà se è vero.
A
volte la decisione giusta da prendere non è la
più semplice, né tantomeno la più
felice.
Ho
sofferto in questa casa, soprattutto negli ultimi tempi. Costretta a
compiere azioni atroci che preferirei dimenticare. Costantemente
controllata.
Morzan
ti ha scoperto, ha scoperto la tua identità. E tu devi
scappare.
Mi
chiedi di seguirti, di rifarmi una vita con te.
Non
sai quanto vorrei che ciò fosse possibile.
Sembra
semplice, no? Liscio come l’olio. L’uomo che ami ti
chiede di seguirlo, sarebbe stupido rifiutare.
-
Non posso farlo, Brom.
Vedo
la tua espressione, e vorrei non aver mai pronunciato quelle parole.
Avevi
detto che avresti accettato qualsiasi mia risposta, allora
perché mi guardi così?
-
Selena… non puoi continuare a vivere così.
Le
tue parole sono vere. Tu per primo hai visto come è la mia
vita qui, a palazzo. Una prigione dorata, ecco come l’hai
chiamato.
Mi
appoggio ad una delle colonne del porticato. Ho paura di separarmi da
te. Ho paura del dolore che potrei provare. Forse è un
sacrificio troppo grande per me, forse non riuscirò a
resistere….
Dal
primo momento in cui ti ho visto, è stato come se un velo
fosse stato tolto dal mio volto. Il mondo, per me, aveva cambiato
completamente aspetto.
Se
Morzan mi aveva mostrato soltanto campi di battaglia aridi e inondati
di sangue, tu mi hai mostrato il verde dei prati, e la bellezza dei
fiori.
La
rabbia di Morzan ha lasciato spazio al tuo amore.
La
mia vita, la mia stessa essenza è cambiata, in
così poco tempo. Ho capito che il mio ruolo nel mondo non
era quello di essere la Mano Nera di Morzan.
Ho
aperto gli occhi.
Ho
vissuto la mia favola. Ma forse la nostra storia non è
destinata ad avere un lieto fine.
-
Brom… io devo restare qui.
Sento
qualcosa rompersi dentro di me. Ho provato più volte questa
discussione, eppure non avevo considerato questo fattore. Posso
decidere di lasciarti andare da solo, ma non posso evitare di sentire
quella parte di me che vorrebbe andarsene con te, quella parte che
soffrirà di più. Dovrò perdere una
parte di me per sopravvivere al dolore?
-
Perché, Selena, perché?
Non
capisci, Brom, e comunque posso considerare giusto il tuo ragionamento.
C’è
stato un tempo, prima che tu arrivassi, in cui io amavo Morzan. Amavo
tutto ciò che faceva, lo assecondavo in ogni sua iniziativa,
anche la più orrenda e disumana. Un periodo che vorrei
dimenticare.
Ma
c’è ancora un elemento di quel periodo che non
voglio dimenticare. Che, anzi, vorrei proteggere.
Ed
è per questo che devo restare qui.
-
Mamma!
Un
bambino corre verso di me, un po’ incerto. Lo abbraccio,
più forte che posso, e sento la cicatrice della sua ferita
sotto la maglia leggera.
-
Torna da Nadja, Murtagh. Gioca con lei, io arrivo tra poco.
Lui
mi guarda, un po’ deluso. Sposto una ciocca di capelli neri
dal suo viso. Suo padre vuole che li tenga lunghi, come lui.
Aspetto
che Murtagh sia tornato dentro, poi comincio a parlare.
-
Brom… non posso abbandonarlo. Non posso abbandonare mio
figlio, lasciarlo solo con Morzan. Tu non hai visto cosa gli ha fatto,
tu non sai di cosa è capace. L’ha colpito con la
spada, ha rischiato di ucciderlo… il mio bambino….
Una
madre non può restare impassibile di fronte al dolore di un
figlio. È naturale che sia così, esattamente come
è contro natura che una madre abbandoni un figlio senza
provare il minimo rimorso.
Ho
pianto tanto, in quei giorni. Mi era sembrata tanto inconcepibile, e
tanto crudele, come reazione. Che colpa poteva avere Murtagh se quel
giorno suo padre era più nervoso del solito? Lui gli aveva
solo chiesto di giocare con lui… e Morzan, per tutta
risposta, gli aveva gettato la spada addosso….
-
Possiamo portarlo con noi… vivremo assieme, come una
famiglia… io e te ci sposeremo, e la nostra vita
tornerà normale… il potere dei draghi non ha
più effetto su di me, non sono immortale… vivremo
insieme, invecchieremo assieme….
È
un lieto fine. Quello che vorrei, quello che sogno ogni notte. Ma
è irrealizzabile.
-
Brom… il nostro posto è qui. Morzan ci
cercherebbe, farebbe di tutto per vendicarsi, e allora nemmeno i nostri
poteri messi assieme ci salveranno… lui ci
troverà, e ci ucciderà tutti….
Forse
tu saresti disposto a farlo, a rischiare tutto pur di stare con me. Ma
io non voglio metterti in pericolo.
-
Selena….
-
No, Brom. Non sai… non sai quanto mi costa… ma so
che sto facendo la cosa giusta. Parti, Brom, e non addolorarti pensando
a me. Io… me la caverò.
Lo
so, è una bugia. Lo dico quasi per convincere me stessa, ma
so che non sarà mai vero. Sentirò sempre un
vuoto, proprio qui, in mezzo al petto. Il mio cuore non
batterà più come prima.
Ti
avvicini a me, mi prendi la mano. Cerchi di nascondere il dolore.
Mi
baci, per l’ultima volta. So che non ci rivedremo mai
più, ne sono consapevole. Lasci andare la mia mano, e con la
tua stretta va via anche una parte di me.
-
Allora… addio.
La
mia risposta è un mormorio appena percettibile, sovrastato
dalle lacrime.
-
Addio….
Ti
vedo allontanarti da me, e mi sento mancare. Cado in ginocchio, in
preda ai singhiozzi. Lascio scorrere le lacrime. Passerà,
ecco ciò che dico a me stessa. Arriverà, presto o
tardi, un tempo in cui potrò pensare a questo momento senza
piangere. Ma non ne sono sicura.
È
un detto popolare, no? “Il tempo cura tutte le
ferite…”…. Ma non ne sono sicura.
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Capitolo 2 *** Fighting and Loving ***
Cap. 2:
Fighting and Loving
“Would
you mind if I killed you?
Would
you mind if I tried to
Cause
you have turned into my worst enemy
You
carry hate that I feel
It’s
over now
What have you done?”
What Have You Done – Within Temptation
Sono seduta sul
letto. Penso.
Morzan ha detto di
voler parlare con me. Strano. Lui ha sempre pensato prima ad agire,
piuttosto che parlare.
È
cambiato molto, nei miei confronti. Perlomeno, prima mostrava verso di
me un minimo di rispetto. Ora non più.
Non aveva mai
urlato contro di me, prima, nemmeno dopo ciò che gli ho
detto quando ha aggredito suo figlio. Pensavo che, almeno in quel caso,
si fosse accorto di aver sbagliato.
Negli ultimi
tempi, invece, trova ogni pretesto per urlarmi addosso. Come sono
vestita, le parole che gli rivolgo… nulla gli va
più bene.
Ho paura che lui
sappia. Forse sono cambiata così tanto da renderlo
sospettoso. I miei sentimenti verso di lui sono cambiati, sicuramente
sarà così anche per il mio comportamento. Non
riesco più ad essere la stessa.
Da quando Brom
è andato via, non sono più la stessa. Forse sono
più triste, più silenziosa.
Avevo deciso di
chiudere quel capitolo della mia vita, e realizzare che quella
felicità non sarebbe mai più tornata. Non mi
è possibile.
C’è
qualcosa che mi impedisce di staccarmi da quei momenti. Lo stesso
motivo che mi ha tenuta ancorata qui.
Aspetto un
bambino, e so che non è di Morzan.
Poso una mano sul
ventre. Non sento il bambino, ma è normale, ha solo poche
settimane.
Sorrido. Questi
sono i miracoli dell’amore. Brom è ancora qui,
è qui con me… non mi sento sola….
Sento la porta
aprirsi, e mi alzo di scatto. Morzan è in piedi, e la sua
espressione non promette niente di buono. Ho paura di lui, potrebbe
farmi del male, far del male al bambino….
-
Morzan…. – mormoro, mentre lui si avvicina sempre
di più a me. Vorrei indietreggiare, mettermi ad una distanza
di sicurezza, ma c’è qualcosa che mi tiene
inchiodata.
Lui mi fissa,
l’espressione dura.
- Non parlare
– mi risponde. Il suo tono di voce è basso, ma
anche così riesce ad esprimere la sua rabbia. – So
cos’hai fatto.
Ha scoperto tutto.
Non so come, ma l’ha scoperto.
-
Morzan… io….
- Lo sapevi, chi
era, vero? Sapevi che quel bastardo non era il giardiniere, vero?
Eppure… eppure non hai esitato a “farci
amicizia”, giusto?
Ecco, comincia ad
alzare la voce. Ho paura, ma non posso lasciar correre. Non posso
lasciare che tutto scorra, come sempre. Due parole, uno schiaffo, e poi
tutto come prima. No.
- Lo sapevo,
Morzan.
Cerco di essere
sfrontata. So che non mi gioverà, ma non posso difendermi in
altro modo.
- Tu…
mi… hai… tradito!
- Già,
hai ragione. Ti ho tradito. Ma ti sei per caso chiesto
perché l’abbia fatto?
È una
domanda che non può sopportare. Perché conosce
benissimo la risposta, ma non vuole ammettere i suoi sbagli e la sua
violenza.
E, oltretutto, sto
cominciando anch’io ad alzare la voce. Non può
restare impassibile.
Lo schiaffo
arriva, sonoro e potente. È così forte da farmi
lacrimare gli occhi dal dolore, così potente da farmi
indietreggiare, e non per la paura.
- Non parlare
così a tuo marito!
La sua voce
è più forte che mai, e nemmeno i miei toni
più forti potrebbero sovrastarla. Cerco di ricompormi, di
formulare una risposta. Non ci riesco, sono troppo scioccata.
- Potrei
ucciderti, per quello che hai fatto. Ma non lo farò. Mi
potresti essere ancora utile. Del resto, sgualdrinella, io ti ho ancora
in pugno. Credi di esserti liberata di me soltanto perché
sei riuscita ad imbrogliarmi una volta? No… io conosco il
tuo vero nome, tu sei in mio potere… e poi… non
vorrai che faccia di nuovo del male a nostro figlio, vero?
-
Morzan… non… neanche tu… non potresti
mai farlo….
È
pazzo. Il suo senno deve essersi volatilizzato. Non può
pensare di aggredire suo figlio solo per ricattarmi. Ma il suo sorriso
diabolico non suggerisce altro. Sembra quasi che la mia espressione di
dolore provochi in lui un piacere sfrenato. Mi rendo conto che, in
questo momento, sarebbe capace di tutto.
- Dici?
L’ho già fatto una volta, perché non
potrei rifarlo?
Gode nel vedermi
cadere sotto i colpi delle sue parole.
Resto in silenzio.
Entrambi restiamo in silenzio.
Poi lo sento.
Cerca di entrare nella mia mente, cerca di strapparmi tutte le risposte
che vorrebbe. Mi concentro su una delle piastrelle del pavimento. La
fisso, mi concentro completamente su di essa. Non è
difficile, me l’ha insegnato Morzan stesso, per proteggermi
dagli attacchi di coloro che, a quel tempo, consideravo nemici.
Sento
l’attacco di Morzan affievolirsi, ma solo quando non sento
più la sua mente nella mia abbasso la guardia.
Mi viene quasi da
sorridere. Tutte le ore passate con lui ad allenarmi per chiudere
completamente la mia mente, a quanto pare, mi sono finalmente tornate
utili.
Anche se sa del
mio tradimento, meglio che non sappia del bambino. Ci ucciderebbe
entrambi all’istante.
Il volto di Morzan
è contratto per la rabbia. Non può sapere la
verità, e ciò lo infastidisce.
Il suo volto muta
in un ghigno diabolico. Mormora qualche parola nell’antica
lingua, verso di me. Non riesco a capirlo. Probabilmente lo fa apposta,
vuole confondermi, lasciarmi ignara di ciò che
può avermi fatto.
Penso che, magari,
abbia deciso di uccidermi con la magia, ma non sento niente. Non sento
fitte di dolore, non sento la vita andarsene.
Ricomincia a
parlare. La sua voce è bassa, ma dura.
- Vattene. Prendi
le tue cose, ed esci da questa stanza. Non farti mai più
vedere qua dentro. Dormi con la servitù, se vuoi, ma non
sdraiarti mai più su questo letto.
Rimango perplessa.
Davvero vuole che me ne vada?
- Vattene!
– urla.
Ed io non posso
far altro che ubbidirgli.
*
Sono
passati quasi otto mesi dall’ultima parola che io e Morzan ci
siamo rivolti. Ormai nemmeno lo vedo più, è
sempre così impegnato. A quanto pare, gli ordini di
Galbatorix stanno diventando sempre più difficili da seguire.
Ma,
alla fine, non m’importa più di tanto. Ogni volta
che lo vedo, è come se vedessi uno sconosciuto. Ho avuto
tempo di riesaminare il mio passato, qui, in questa piccola stanza che
ho scelto di occupare. Mi chiedo come sia potuta essere così
stupida, da ragazza. Ma lui, Morzan, era un giovane così
bello… mi ha incantata. E quando ho scoperto chi fosse
realmente, quando ho incontrato Brom… era troppo tardi.
Talvolta
mi capita di incrociare il suo sguardo, e vedo l’odio nei
suoi occhi… e mi rendo conto che, in un certo senso, sono lo
specchio dei miei.
È
così che è finito il nostro amore, e in fondo ne
sono sollevata. Sarebbe potuto finire in modo molto peggiore, avremmo
finito per ucciderci a vicenda….
Vedo
il suo ghigno diabolico, ogni volta che posa il suo sguardo su di me.
Mi fa paura. E ancora mi chiedo il significato di
quell’incantesimo che mi ha lanciato. È come se
avesse qualcosa a che fare con quel ghigno, è come se lui si
aspettasse da me qualcosa che potrebbe essermi fatale, o che potrebbe
farmi del male….
Forse
è anche per questa mia paura che gli vieto di vedere
Murtagh. Ho paura che possa di nuovo fargli del male, e che non ci sia
nessun guaritore nei paraggi in quel momento, pronto a
salvarlo….
Il
bambino sta crescendo, dovrebbe nascere tra poco. Fortunatamente
è inverno, e per nascondere la pancia le poche volte che
vedo Morzan mi basta vestirmi un po’ di più.
È
da un po’ che sto pensando ad un nome da dargli. Deve essere
un nome evocativo, qualcosa che, un giorno, quando sarà
più grande e conoscerà la verità, gli
ricorderà suo padre.
Murtagh
è felice di avere un fratellino o una sorellina.
È uno dei pochi in questo palazzo a sapere del bambino,
anche se, ovviamente, non sa chi è il vero padre.
Quando
gioco con lui, ogni tanto posa un orecchio sulla pancia. Dice di voler
sentire la voce del bambino.
Anche
ora è qui, nella stanza con me, a raccontarmi i giochi che
ha fatto con Nadja stamattina.
-
… e poi, Nadja mi ha raccontato la storia del primo
Cavaliere….
Mi
guarda, come se avesse avuto un’illuminazione. Quella storia
deve averlo colpito.
-
Mamma… se è un fratellino lo chiamiamo Eragon?
Eragon.
Più evocativo di così… e in
più gli ricorderebbe anche suo padre… un
Cavaliere….
Sorrido.
Forse è questo il nome giusto, se sarà un
maschietto.
-
Ci penserò….
Murtagh
mi guarda, raggiante.
Non
sa che, purtroppo, il suo fratellino non sarà qui a giocare
con lui. È una decisione che ho preso da un po’.
Il bambino non dovrà vivere qui. Perché io so
cosa accadrà a Murtagh, quando crescerà. Prima o
poi sarà grande abbastanza, e non potrò
più tenerlo nascosto al padre. Morzan lo
allenerà, lo renderà un guerriero spietato,
sarà capace di fargli dimenticare tutti i miei
insegnamenti….
Ormai,
questo è il suo destino. Ma questo bambino… no.
Non voglio che cresca con un uomo che non è suo padre, e che
lo odierebbe per questo. Voglio che cresca tranquillo, come tutti gli
altri bambini, che giochi all’aria aperta con i suoi coetanei
piuttosto che tra le mura di un palazzo, da solo. Se sarà
una bambina, voglio che, una volta cresciuta, possa scegliere la
persona con cui vivere la sua vita… rimanendo qui,
finirà in sposa a qualche ricco nobile, costretta da Morzan.
Mio
fratello, Garrow, sarebbe felicissimo di prendere mio figlio con
sé. E sua moglie, Marian, adora i bambini.
Raggiungerò
Carvahall, e resterò lì fino alla nascita del
bambino. Poi, toglierò il disturbo. Non voglio vedere la
tranquilla vita di Garrow stravolta dal mio arrivo.
Non
voglio pensare al momento in cui sarò costretta ad
abbandonare mio figlio.
Sarà
quasi insopportabile, questo lo so.
Ma
devo farlo.
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