Amore su Tela

di Kade
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***
Capitolo 6: *** V ***
Capitolo 7: *** VI ***
Capitolo 8: *** VII ***
Capitolo 9: *** VIII ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





I tiepidi raggi di un sole primaverile illuminano una villetta situata in campagna, ad una decina di chilometri da Londra. Era una casa di modeste dimensioni, adatta alla vita di una sola persona. Disposta su due piani, possedeva quella delicata bellezza che affascina tutti. Era semplice, ma al contempo sfarzosa, adatta ad uno stile di vita che non lasciava spazio agli eccessi, ma priva di povertà.
Tutt'intorno alla residenza c'era un giardino, colmo di alberi da frutto e di cespugli di rose, i cui petali, di primo mattino, risplendevano per la rugiada che vi si era posata sopra. Ogni giorno, due o tre giardinieri si mettevano d'impegno per innaffiare le pianticelle e assicurarsi che non appassissero; una volta a settimana, invece, altri addetti a quella parte della casa falciavano il prato, armandosi di pazienza, orgogliosi del risultato finale.


< La mattina è il momento ideale per dipingere >, diceva sempre il loro padrone. < Voglio che il mio modello preferito sia perfetto. >


Inuyasha Harrison era orgoglioso di quel giardino. Lo considerava il suo tesoro più prezioso, nonché un modello perfetto per i suoi dipinti. Una volta aveva infuso così tanta passione nel dipingere un quadro dedicato a quel giardino che, ad una mostra, due signori avevano discusso duramente per acquistare quella "perla".


Aveva sempre vissuto in quella residenza, sin da quando era nato. Subito dopo la morte del padre, Lord conosciuto in tutto il Paese per i suoi innumerevoli successi in politica, la madre Izayoi, di origini nipponiche, aveva deciso di trasferirsi in quella casa di campagna. Anche lei, come il figlio, si era subito innamorata di quel giardino magnifico e si era subito presa cura di tutte quelle piante, non disdegnando nemmeno un filo d'erba.


Non che Inuyasha amasse la botanica, sia chiaro. Non aveva mai messo mano su una begonia in tutta la sua vita! Ma le cose belle lo attraevano, lo incantavano, lo rendevano indifferente a tutto il resto.
Forse era anche per quella sua passione morbosa che le donne non erano mai andate oltre il suo aspetto. A Londra aveva la fama di essere, oltre che un bravissimo artista, un uomo molto affascinante, ma poco propenso a dedicarsi completamente ad una donna.
Ormai tutte le appartenenti al sesso femminile si erano arrese di fronte alla scelta del trentenne di dedicarsi solamente all'arte. Nessuna donna voleva per marito un "essere con un amore spassionato per la tela e i colori".


Fatto sta che il suo cosiddetto amore gli aveva portato una fortuna e una fama che non si sarebbe mai aspettato. I suoi dipinti, alle mostre, erano sempre gli ultimi e i più attesi della giornata e tutti quasi gareggiavano per assicurarsi il possesso di una sua tela. E quando in giro si spargeva la voce della sua mancanza d'ispirazione, a nessuno poi importava così tanto. La gente era ormai abituata a quei momenti di buio nella testa di Inuyasha, dato che si manifestavano frequentemente. Ma quando il pittore tornava alla carica, allora tutti i mormorii cessavano, lasciando spazio allo stupore e alla meraviglia.


Ed era proprio nell'oblio che il pittore si trovava in quel momento. Guardava un giglio, piantato in un vaso di terracotta, uno dei fiori più belli di tutti, a suo parere. Osservò con cura i suoi petali color panna, le piccole striature gialle, quelle macchioline marroni che sembravano lentiggini. Niente da fare. Nemmeno così riusciva ad avere l'ispirazione. Decise di bere qualcosa, così prese una campanellina e l'agitò, pronunciando quel suono tintinnante che tanto odiava, ma che era necessario per farsi sentire dai servitori.


Un uomo vestito di nero e dai folti baffi scuri arrivò in un batter d'occhio. Lavorava in quella casa da anni, ormai, e conosceva ogni singolo anfratto di quella dimora.


< Desidera qualcosa, Signore? >


< Sì. Portami del vino. >


< Vecchia data o novello? >


< Andrà bene qualunque cosa, Thomas. >


< Bene. >


Sparì e dopo pochi minuti riapparve, portando con sé una bottiglia di vino rosso dolce, che versò in un bicchiere, colmandolo. Come piaceva ad Inuyasha.
Quest'ultimo, con un cenno, fece intendere al cameriere di lasciare la bottiglia sul tavolino di vimini che si trovava lì vicino e di andarsene. Una volta solo, il pittore distese le braccia verso l'alto. Dopodichè centellinò piano quel liquido dolce e fresco, che lo rinvigorì. Guardò ancora una volta quel giglio magnifico, per poi sedersi su una poltrona in vimini. Da quella postazione poteva vedere perfettamente la strada di campagna, piena di fossi che rendevano difficile il percorso in calesse.


Molta gente visitava la campagna e si soffermava ad ammirare quella villa dalle dimensioni modeste, ma che suscitava sempre un moto di meraviglia. Tuttavia poche persone ne avevano varcato la soglia d'ingresso; tra questi c'erano Miroku, attore di commedie che lavorava alla Royal Opera House di Londra; Sesshomaru, il fratellastro di cinque anni più grande di lui; Rin, la moglie di Sesshomaru, una signorina dell'alta società un po' strana ma simpatica; e infine Sango, anche lei attrice alla Royal Opera House. Solo queste persone avevano avuto l'occasione di entrare in quella casa e di condividere l'ammirazione nei confronti di quel fantomatico giardino.



Non c'era niente da fare, la sua attenzione rimaneva sempre su quel fantastico giglio. Ripensò ancora una volta a quanto fosse perfetto nella sua semplicità.
Rivolse la sua attenzione alla strada davanti a lui solamente quando sentì il rumore degli zoccoli dei cavalli. Un calesse stava per passare, ne era certo. E fu così: osservò la vettura oltre il recinto, ammirando prima la bellezza e l'eleganza degli animali, dal manto avorio. Poi posò i suoi occhi sulla donna che stava seduta sul sedile di pelle dietro il cocchiere. E rimase colpito da quella creatura.
Anch'ella si voltò verso di lui.


Un attimo e i loro occhi s'incrociarono. Il primo pensiero di Inuyasha era destinato agli occhi della donna, leggermente allungati, grandi e profondi. Poi si soffermò sui capelli, neri come la notte, illuminati dal sole mattutino. Il nasino all'insù, le gote rosee, la scollatura che lasciava intravedere le rotondirà. Tutto in lei era bello. Suscitò un moto d'invidia, in Inuyasha. Che esistesse, al mondo, qualcosa (o qualcuno) di paragonabile al suo giardino?


Fu l'ultima cosa che pensò, poi il calesse sparì dalla sua vista, diretto verso la città.









Eh sì, sono ancora qui! xD
Grazie alla mia Sensei Roro ho avuto modo di sviluppare un’idea per una nuova Fan Fiction, di cui ho scritto i primi due capitoli (questo era solo un prologo), affidandomi all’ispirazione del momento. Sarà una storia breve, fatta di poco più di dieci capitoli. Anche questa Fic, come probabilmente avete notato, è un’AU, ambientata nell’Inghilterra dell’Ottocento.
Mi incuriosisce molto la figura di Inuyasha in versione artista, innamorato dei suoi quadri e con grandi sogni che, forse, riuscirà a realizzare.
Il pairing protagonista è Inuyasha x Kagome, ma ci saranno anche Sango x Miroku e Sesshomaru x Rin ( non potrei mai eliminarli! ).


Grazie mille a chi leggerà e a chi commenterà (si spera :D).




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Capitolo 2
*** I ***





Contrariamente alle sue abitudini, Inuyasha Harrison aveva accettato di partecipare alla piccola festicciola che il direttore del British Museum aveva organizzato per lui. All'occasione avrebbe potuto conversare con artisti famosi in tutta Europa, esponenti della nuova corrente artistica dell'Impressionismo, che stava acquisendo prestigio ormai da qualche mese.
Ma nonostante si tenesse sempre informato sulle notizie che arrivavano dall'estero riguardo le nuove correnti, si atteneneva sempre al suo stile preferito: il Realismo. Amava rappresentare, nelle sue tele, i suoi modelli nella loro vera natura. Inuyasha era un uomo troppo razionale per poter immergersi nell'astratta corrente del Romanticismo, piena di sentimento. Probabilmente anche questa sua inclinazione verso quello che era certo lo rendeva strano agli occhi degli altri.


La più grande ispirazione di Inuyasha era quella di vedere esposto un suo dipinto alla National Gallery. Pochi anni prima aveva visitato il museo e ne era rimasto così affascinato che cancellò il suo viaggio per la Scozia, dove aveva intenzione di trasferirsi. Appena tornato a casa, dopo la visita, si accinse a creare una tela che battezzò "Paradiso su tela"; il quadro ritraeva Londra dall'alto. Inuyasha aveva evidenziato con colori più forti i luoghi dov'erano situati i maggiori Musei della città, facendo risaltare di più la National Gallery.
Da quel momento in poi non gli passò più per la testa l'idea di trasferirsi. Abitava a pochi chilometri dalla città più importante del mondo, sede del progresso industriale e dell'arte. Perchè cambiare aria? Aveva tutto, lì.



Sir Harrison si passò una mano fra i capelli neri. Mancava un'ora all'inizio della mostra del suo quadro al British, eppure non aveva alcuna fretta. Il calesse era pronto, perciò non avrebbe perso tempo nell'aspettare che i cavalli venissero preparati. Thomas, il maggiordomo, gli aveva preparato il suo completo, composto da pantaloni alla tirolese [*], una camicia di lino, scarpe nere tirate a lucido e una giacca nera che ricordava vagamente un frac. Il pittore non portava il bastone, che andava molto di moda al periodo, e neanche l'anellino al mignolo; la sua voglia di essere fuori dalla normalità si presentava anche nel suo modo di vestire, per nulla pomposo.

Si diede una rinfrescata al viso con acqua di lavanda fresca, dopodichè indossò gli abiti e, dopo aver dato una sistemata alla cravatta fissando due spille. Uscì dalla stanza, Thomas dietro di lui, che gli tendeva il mantello.



< No, Thomas. Il mantello lo usano quei feticisti dell'arte colma di sentimenti idioti. >



Il maggiordomo fece un breve inchino, poi augurò una buona serata al suo padrone e si dileguò.



Il viaggio in calesse durò poco, dato che le strade di Londra non erano molto trafficate, quindi il pittore arrivò al British con qualche minuto di anticipo. La gente si fermò a guardarlo, senza risparmiarsi occhiate che tradivano stupore o, e queste erano più frequenti, disprezzo. Inuyasha aveva molti rivali in città; gli uomini erano invidiosi del suo successo con le donne, mentre le fanciulle si lamentavano del fatto che egli non provasse interesse per loro. Ma ormai era abituato a tutto questo e riusciva a comportarsi normalmente.


Giunto all'ingresso del Museo, venne accolto da una moltitudine di persone che volevano stringergli la mano e congratularsi con lui per le opere. Accettò con garbo tutti i complimenti, sapendo che meno della metà erano sinceri. La gente andava alle mostre solo per conquistarsi la fama e il potere, non certo per la passione verso l'arte. In quella sala solo poche persone s'intendevano veramente di quadri, e il direttore del museo, Richard Thompson, era tra questi.


Basso e tarchiato, con folti capelli scuri e un accenno di baffi, si presentò davanti ad Inuyasha e gli strinse la mano. Era un uomo piacevole, che aveva in dono della favella. Molto persuasivo, riusciva quasi sempre ad incastrare il pittore, invitandolo a cene importanti e facendogli conoscere gente dell'alta società. Erano amici da circa tre anni e andavano molto d'accordo. Il che era strano, per uno come Inuyasha, che aveva un carattere irascibile e poco propenso allo stringere legami.



< Mio caro, benvenuto! >


Lo salutò Richard, lasciando la sua mano e facendogli cenno di seguirlo. Inuyasha obbedì e seguì la figura piccola e grassoccia del direttore, che lo portò dentro la sala dove si teneva la mostra.


L'artista strinse qualche altra mano a persone sconosciute.
Mentre ascoltava una signora grassa, somigliante ad un confetto rosa, che si prodigava in una marea di complimenti e osservazioni, vide la sagoma di una donna stagliarsi ad una decina di metri da lui.
Capelli corvini, corpo snello, non particolarmente alta. La persona con cui la fanciulla stava parlando notò Inuyasha e le disse di voltarsi.


Era lei.


Stessa bocca carnosa, stesse guance rosee, stessi occhi castani. Sì, era proprio lei.
La donna del calesse.


Inuyasha non ascoltava più la donna grassa, che stava continuando a fargli complimenti, troppo preso dalla donna misteriosa. Ebbe l'impulso di avvicinarsi a lei, quando il direttore lo trascinò da un'altra parte.



Non ebbe più occasione di vederla, quella sera.





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Portò la manca a strofinarsi gli occhi. La mezzanotte era passata da un bel po'. La luna era splendente nel cielo nero, pieno di stelle luminose. Sir Harrison era seduto in una poltrona, nel suo studio. Con un calice di vino nella mano destra, leggeva svogliatamente una lettera che gli aveva spedito Miroku. Era un invito alla prima di "Orfeo e Euridice", dove il suo migliore amico avrebbe interpretato Orfeo. Era da anni che Miroku sperava in questo, e Inuyasha era contento per lui. Finalmente avrebbe potuto rappresentare sul palcoscenico uno dei suoi personaggi preferiti dell'epica classica. Il pittore si chiese se ad interpretare Euridice sarebbe stata Sango, fidanzata di Miroku da sempre.


Si sdraiò sul divanetto di pelle poco lontano, ripensando alla serata appena trascorsa. Ad un certo punto della festa, stufo di tutti coloro che desideravano stringergli la mano, aveva abbandonato la sala e si era rifugiato sul balcone. Prendere una boccata d'aria fresca l'avrebbe aiutato a riflettere su tutto quello che era appena successo.


Era rimasto stupito dall'aver incontrato quella donna misteriosa anche in quel luogo. Nonostante quell'intenso scambio di sguardi, avvenuto durante il loro primo "incontro", non aveva mai pensato di poterla vedere nuovamente. Era sconvolto e, in un certo senso, anche felice per aver avuto l'opportunità di ammirare, anche se per poco, quegli occhi e quel corpo perfetti.
Che si stesse invaghendo di quella fanciulla?
Possibile.


Era pur sempre umano, e quindi dalla carne debole. A volte voleva proprio essere come suo fratello, Sesshomaru, che sino ai trentatrè anni non aveva mai ceduto a nessuna donna. Poi aveva incontrato Rin ed era cambiato tutto. Ma Rin era un caso a parte: dolce, gentile, sempre pronta ad aiutare tutti, loquace, divertente. L'opposto di suo marito, insomma. Inuyasha si chiedeva spesso come Rin potesse sopportare suo fratello, la cui personalità si poteva riassumere in un cubetto di ghiaccio. Chissà. I misteri della vita.


Bevve l'ultimo sorso di vino e spostò lo sguardo sull'ultima creazione. Anche quel dipinto sul suo giardino era terminato. E ne era molto orgoglioso. Magari avrebbe potuto mostrarlo al direttore della National Gallery. La prospettiva lo attraeva molto, ma decise comunque di aspettare ancora un po', prima di compiere una mossa così avventata.
Lasciò la stanza e si diresse verso la sua camera da letto, dove Thomas aveva provveduto a preparare il letto per la notte. Inuyasha, rimanendo solo con i calzoni, si sdraiò sul letto a baldacchino.



Quella notte sognò per la prima volta la donna misteriosa.










Miei cari lettori… sono rimasta un po’ delusa dalla scarsità di recensioni. Ben 76 letture, ma tre recensioni. Mi dispiace, perché vorrei sapere cosa pensate a proposito della storia.
Non posso fare altro che aspettare!


Alla prossima!


Angolo Ringraziamenti


Onigiri : Leggere la tua recensione mi ha stupita, poiché sei una delle mie scrittrici preferite. E mi fa piacere sapere che questa Fic ti incuriosisce. Grazie mille per i complimenti, accettati volentieri. Spero continuerai a leggere la storia. Baci <3



Kaggi_Inu91 : Grazie anche a te per i complimenti. Eh già, finalmente riesci a leggere una delle mie Fic. Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! Bacioni <3
PS Il mio contatto lo trovi nel profilo :D



Roro : Mia dolce Sensei! Finalmente anche tu hai un blog, così potrò commentare i tuoi interventi. Me happy! xD
Credo che Inuyasha in versione pittore sia un qualcosa di mai visto prima su questo sito. Ma sai, dire che l’hanyou è un artista è come dire che gli alieni vivono tra noi v.v
Grazie per aver messo la storia tra le preferite.
Baci! [Da me, ma Lord Fluffy si rifiuta, perché dice che hai addosso l’odore del cagnaccio xDxD]




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Capitolo 3
*** II ***






Era da una settimana che non faceva che arrovellarsi per cercare un soggetto adatto ad una nuova tela. La tela che avrebbe messo su le basi per il suo futuro di artista.
Da sette giorni era tra le nuvole: immaginava una marea di persone che lo elogiavano, esprimendo a voce alta la loro ammirazione per gli effetti chiaro-scuro del dipinto e per la scelta dei colori. Ma fantasticare era inutile, se non aveva ancora un’idea di cosa (o chi) ritrarre.


Gli era balenata più volte nella mente l’idea di chiedere alla donna misteriosa di fargli da modella, ma era una cosa impossibile; non sapeva nulla di lei, nemmeno il suo nome. Non poteva certo presentarsi davanti alla fanciulla e proporle di mettersi in posa per lui. No. Sarebbe stato alquanto sciocco.
Ma fu proprio quella prospettiva a convincere Inuyasha che, se avesse avuto un’altra occasione di incontrare la Lady, le avrebbe chiesto senza mezzi termini di posare per il suo quadro.



< Hai perso la testa per lei, Inuyasha. >



Gli disse Miroku, seduto su un divanetto di pelle dello studio. Portava un paio di pantaloni all’americana [*], una camicia di seta bianca e un cravattino. Il codino basso che teneva a freno i capelli neri gli dava l’aria di un bricconcello, cosa che era veramente. Sir Lewis era un dongiovanni, sempre pronto a palpare le dolci curve di una signora e, quando questa era consenziente, di fare un figlio con lei. Trovare donne disposte a dargli un figlio, però, era qualcosa di molto raro. Infatti, tutte fuggivano spaventate di fronte all’urgenza di Miroku, che, quando aveva raggiunto la maggiore età, aveva iniziato a desiderare con tutto se stesso un erede, senza spiegare il motivo.



< Che sciocchezze vai dicendo?! > iniziava ad innervosirsi. < Non la conosco nemmeno. >


< Tu vai pazzo per le persone come lei. Sfuggevole, misteriosa, avvolta da un velo di timidezza. >
Stettero in silenzio per un po’, assaporando quel clima di quiete che si era formato. Poi Miroku riprese.
< Se vuoi il mio consiglio… - >


< Non lo voglio! >


< … dovresti conoscerla. >


Rimasero in silenzio per altri due minuti.


< Proprio non sai chi possa essere? > Chiese Inuyasha.


< No. Come potrei capirlo, con quella sottospecie di descrizione che mi hai detto? >



Inuyasha si alzò e, dal cassetto della scrivania, tirò fuori una scatola di sigari di finissima qualità. Ne prese uno e, con un fiammifero, lo accese. Fece grandi boccate di fumo, mentre alle sue spalle Miroku sbuffava scocciato.



< Possibile che tu riesca a stare chiuso qui dentro, quando, fuori, in città, ci sono miliardi di cose da fare? >


< Come pedinare le signorinelle di buona famiglia? No, grazie. Quel passatempo lo lascio a te. >


Il ragazzo col codino si alzò di scatto e puntò un dito verso Inuyasha, con un’espressione trionfane sul viso.



< Questa è la prova inconfutabile del fatto che tu sei perso per quella donna misteriosa. >
L’artista si voltò, stralunato. Ma non ebbe tempo per ribattere perché Thomas era entrato nella stanza per annunciare l’arrivo di Sir Sesshomaru Harrison e consorte. Inuyasha fece un cenno d’assenso e, dopo pochi istanti, i due sposi entrarono nella stanza.


Rin indossava un vestito bianco con pizzi ovunque e portava con sé un ombrellino coordinato. Aveva stampata sul viso la sua solita espressione sorridente e bonaria. Quella donna era il simbolo della gentilezza. Ovunque andasse faceva bella figura.
Suo marito, invece, Sir Sesshomaru Harrison, era ancora una volta impeccabile e compunto nella sua giacca e nei suoi pantaloni di prima qualità, portati con disinvoltura. Gli stava bene qualunque cosa. Anche se avesse indossato un completo rosa. Gelò Inuyasha con uno sguardo indifferente, mentre Rin baciò il cognato su entrambe le guance.



< A cosa devo questa vostra improvvisa visita? >


< Volevamo… > e qui Sesshomaru sbuffò. < … assicurarci delle tue condizioni. Da tempo non ti fai vedere al Club e Sesshomaru era preoccupato. >
Lanciò al consorte un’occhiata furiosa, che mise a tacere ogni proposito di ribattere.


< Io sto benissimo, non devi preoccuparti, Rin. Mi fa piacere che tu sia venuta. Posso offrirti qualcosa da bere? Sherry, whisky? >
Era ormai palese l’indifferenza che i due fratellastri nutrivano reciprocamente. Andava avanti così da quando Inuyasha aveva imparato a parlare e a dire una frase di senso compiuto.


< Un bicchiere d’acqua, se possibile. >
Sorrise a Thomas, che ricambiò e sparì in cucina, per tornare subito con un calice colmo d’acqua. Rin si sedette su un altro divanetto, seguita da Sesshomaru, e bevve tutto d’un fiato.


La tensione era palpabile. Nella stanza non fiatava nessuno e Miroku, che di solito cercava di intavolare un discorso, se ne stava zitto e spostava lo sguardo da Sesshomaru a Inuyasha. Anche lui sapeva che cercare di dissipare la tensione era un tentativo inutile. Niente avrebbe potuto funzionare, in un momento come quello.


Rin, imbarazzata, tossì piano e poi sorrise al cognato.


< Ho saputo che uno dei tuoi quadri è stato recentemente esposto al British Museum. Tutta Londra ne parla. >


< Sì, ha riscosso un discreto successo. Ne sono orgoglioso. >


La donna annuì compiaciuta, per poi osservare il marito, seduto al suo fianco, che ricambiò con un’occhiata fredda.


< Abbiamo sprecato abbastanza tempo. Possiamo andarcene, ora. > Disse Sesshomaru, alzandosi in piedi e porgendo la sua mano affusolata alla moglie, che la prese lentamente.


Inuyasha annuì, ben contento di potersi liberare da quel velo d’imbarazzo che lo avvolgeva. Congedò velocemente i due. Rin gli sorrise colpevole, facendogli intendere che gli dispiaceva per il comportamento del consorte. Il pittore non la biasimava, ma non riusciva a capire come avesse potuto sposare proprio suo fratello, ovvero l’incarnazione dell’indifferenza e della freddezza. Era proprio un mistero.


Anche Miroku decise di tornare a Londra. Sulla porta della villa di campagna, si voltò verso Inuyasha e gli diede una pacca sulla spalla. Poi gli passò una bustina di carta.


< Dentro c’è un invito speciale per la festa che si terrà dopo la rappresentazione teatrale di “Orfeo e Euridice”. A me e Sango farebbe molto piacere se venissi. >



Inuyasha osservò la faccia da cane bastonato del suo migliore amico, poi si arrese. Sarebbe andato anche alla festa. Avrebbe fatto un altro sacrificio.



Inconscio di quello che sarebbe accaduto, lasciò che il suo amico tornasse da dove era venuto e rientrò in casa, senza aver dato prima uno sguardo alla massa di nuvole che si spostava velocemente, presagio di un grosso e violento temporale.




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Devo ammettere che non mi aspettavo un seguito del genere. Solo due capitoli e ben sei persone hanno messo questa Fic tra i Preferiti. Sono molto contenta! =D
Questo è il terzo capitolo, frutto di tre ore complessive di lavoro, distribuite in tre giorni. Spero che vi piaccia e che le recensioni siano positive.
Purtroppo non ho ispirazione sufficiente per scrivere i singoli ringraziamenti verso ogni persona che ha commentato. Quindi ringrazio frettolosamente chi ha recensito il secondo capitolo, ovvero _D4KOtARoS3_, Onigiri, AvinPhi [*_*], Roro [*_*] e Ary22. Ancora grazie per i commenti positivi!




Baciozzi!





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Capitolo 4
*** III ***






Quella sera si sarebbe vestito con più cura del solito. Doveva assistere ad una rappresentazione teatrale alla Royal Opera House.
Con l’aiuto del fedele Thomas riuscì a rendersi più che presentabile per la serata che avrebbe deciso il futuro di Miroku nell’ambito della recitazione. Voleva essere perfetto anche per far capire al suo migliore amico che teneva alla questione.


Una trentina di minuti dopo era davanti all’ingresso di uno dei teatri più famosi di tutta Londra e non riusciva bene a capacitarsi di quello che stava per accadere. In futuro avrebbe potuto riempirsi di orgoglio nell’essere amico di uno degli attori più pagati e famosi. Fantasticò a lungo, per poi darsi dello stolto per essere stato avventato, nei propri pensieri.


Entrò dentro il grande edificio, dal soffitto alto e dal pavimento in marmo, così lucido da potersi specchiare. Il contrario del suo pavimento, che, senza le cure di Thomas e del personale, sarebbe stato perennemente sporco. Si sa, gli artisti non danno molto peso a quello che succede loro intorno. Sono sempre nel mondo dei sogni, poco attenti alla realtà. Ma era forse un peccato, questo?


Attraversò il grande atrio illuminato da lampadari di cristallo che riflettevano le luci sul pavimento, simulando una danza di riflessi colorati. Salutò alcuni signori che aveva conosciuto ad una mostra alla Courtauld Gallery, in Somerset House-Strend. Erano tutti noiosi, amanti della rivoluzione. Nulla a che fare con il conservatorismo che Inuyasha amava. L’obiettivo del popolo londinese era quello di stare al passo coi tempi, di rinnovarsi continuamente, di fare nuove scoperte e ideare progetti innovativi. Nessuno riteneva importante pensare al passato. Le novità erano alla base della modernizzazione di Londra.


Sbuffò annoiato. La compagnia di una donna, magari anche pagata per stare con lui, sarebbe stato un toccasana. La solitudine non era la cosa migliore per lui, anche se passava la maggior parte del suo tempo nascosto, lontano dalla gente. Avrebbe potuto chiedere a Kikyou di accompagnarlo… ma ci aveva pensato troppo tardi.
E quella sgualdrinella, probabilmente, era impegnata a scaldare il letto di un vecchio pieno di soldi. Decise di non pensarci più.


Entrò all’interno della sala ove Miroku avrebbe recitato e, senza prestare attenzione ad una donna di mezza età bassa e tarchiata che tentava di attirare la sua attenzione con un saluto, prese posto in seconda fila. Poco distante c’era l’orchestra sinfonica: più o meno sessanta strumentisti erano intenti ad accordare i loro strumenti, impeccabili nel loro completo bianco e nero; strumenti a corda, legni, ottoni e percussioni erano pronti, con i loro proprietari, a contribuire a quello spettacolo.


Inuyasha notò con quanta velocità la gente occupava i posti. Quand’era arrivato, era troppo preso dai suoi pensieri per poter guardare coloro che stavano intorno a lui. Ma ora, secondo un calcolo approssimativo, poteva azzardare un numero pari a cinquecento o seicento persone, che si affrettavano ad occupare anche i posti in alto. La sala era ormai gremita di gente. E l’opera stava per iniziare. Si maledì per non aver fatto gli auguri a Miroku.



Ma le luci si abbassarono e non ci fu più tempo per i pensieri.





*****





< Bravissimo! > Inuyasha batté le mani per Miroku, che fece un inchino e poi sorrise.


< Ti ringrazio per essere venuto qui stasera. >


< Sono io che devo ringraziarti, per aver recitato divinamente e per avermi fatto passare due ore stupende. >


I due amici si diressero fuori dal teatro, senza prima aver dato modo a Miroku di ricevere una miriade di complimenti, soprattutto da parte dell’universo femminile. Le donne erano rimaste incantate da quell’uomo così affascinante, velato di un certo mistero, con quell’aria da dongiovanni. Gli uomini, invece, avevano ammirato la sua interpretazione e le sue, anche se non completamente espresse in quel frangente, doti canore. Quando riuscirono ad evadere da quella situazione che stava diventando a poco a poco insostenibile, si diressero verso un calesse, dove vi era già seduta Sango, che indossava un vestito viola scuro e un grande cappello in tinta.


Miroku si sedette accanto a lei e le baciò la mano, facendo arrossire la sua fidanzata, che gli lanciò uno sguardo ammonitore.


< Non provare a fare quello che stai pensando, Miroku. >


< Cosa, mia dolce Sanguccia? >
Ribattè l’altro, sfoderando quella sua abituale maschera da cucciolo spaurito.
La donna cedette di fronte a tutta quella tenerezza per rivolgersi ad Inuyasha, che sorrideva divertito.


< Inuyasha, oggi ti faremo conoscere tutta la compagnia. >


< Amico mio, io sono sicuro che stasera incontrerai la tua anima gemella. E poi, dopo le presentazioni… - >
Un ceffone interruppe l’attore, che si portò una mano alla guancia, rossa per il forte impatto.


< Sango! Perché l’hai fatto?! >


La fanciulla sbuffò contrariata e guardò truce il fidanzato.


< Devi smettere di essere così poco elegante… pervertito!! >


La questione finì lì. Per il resto del viaggio fu Inuyasha a parlare e ad intrattenere Sango, raccontandole della recente mostra, mentre Miroku se ne stava in un angolino del sedile, perso nei suoi pensieri. Forse stava ancora pensando a cosa avesse potuto dire di così poco carino per meritarsi la cinquina sulla gota.
Arrivarono in Stukeley Street, immersa nel buio, e il calesse si fermò. Si sentiva solo lo squittio dei topi e il loro passo veloce. Alcune erbacce crescevano ai bordi della strada trascurata. Inuyasha pagò per tutti. I due attori condussero il loro amico in un vicolo cieco. Il pittore pensò che si fossero persi, ma, ad un certo punto, Miroku tirò fuori dalla tasca del mantello una chiave dorata di vecchia fattura e si fermò davanti ad una porticina nera. Impiegò un po’ di tempo per inserire la chiave nella serratura, come se qualcosa la bloccasse.
Quando ci riuscì, girò un paio di volte la chiave e poi aprì la porta.


Se all’apparenza quel luogo poteva sembrare insignificante, all’interno era tutt’altro. La prima impressione che Inuyasha ebbe di quella casa fu questa: colorata.
Drappi di tessuto erano appesi ovunque; c’erano dappertutto sedie foderate di velluto scuro; attaccati alle pareti vi erano tavolini ricolmi di cibi e bevande. Una pista da ballo dalle modeste dimensioni era al centro della sala. Alcune persone stavano ballando una strana danza straniera. Tutto, in quell’ambiente, faceva intendere la diversità del mondo della recitazione. Alle feste importanti, quelle organizzate dall’alta società, tutto era sfarzoso. Erano party che venivano organizzati da persone ricchissime e da megalomani. Ed erano veramente pochi quelli che potevano permettersi di mettere in piedi feste del genere.
Mentre gli attori (e gli artisti in genere) davano poco peso a quella che era la ricchezza, la qualità delle stoffe, la disposizione dei tavoli e le bevande che dovevano essere serviti. Inuyasha si trovava bene, in quel posto. Era in pace con se stesso.


< Inuyasha! >
Lo chiamò Sango, lontana una decina di metri, che sventolava in aria una mano. Il pittore fece un cenno e si avvicinò velocemente alla donna.
< Vieni, devo presentarti una persona. Una mia carissima amica, per la precisione. >


Si diressero verso Miroku, che stava parlando con una fanciulla dai capelli mori.
Inuyasha sbiancò.


Era la donna misteriosa!


L’aveva sognata troppe notti. E per questo non poteva sbagliarsi. Era proprio lei.
Quando la fanciulla si voltò, poi, si sentì morire. Aveva davanti una creatura bellissima, dalla bocca di pesca e dai tratti somatici regolari e aggraziati. In quel momento, il primo in cui la vedeva da vicino, poteva anche avvertire una forte somiglianza con Kikyou, la sua vecchia fiamma. Non potè fare a meno di arrossire leggermente. Miroku lo notò e, con un lampo di malizia negli occhi, si rivolse a Sango.


< Aiutiamo Catherine con la torta, oppure mi combina un danno, come l’altra volta. >


I due fidanzati sparirono, lasciando un Inuyasha imbarazzato oltre ogni limite. La fanciulla gli sorrise e tese la mano verso il pittore, che osservò ammirato quelle dita affusolate.
Era divina.
Perfetta.
Quella era la vera perfezione.


< Il mio nome è Kagome Russell. E il suo, sir? >




Anche la sua voce era divina.








**************



Questo è stato il capitolo più difficile da scrivere, senza dubbio. E lo dedico a Roro, che, a quanto dice (:D), mi stima come scrittrice e ama questa Fan Fiction. Grazie per esserci sempre, quando ho i miei momenti di sclero.
Un grazie speciale anche a chi ha commentato il secondo capitolo.


Onigiri : Anche mia sorella, spesso, s’impossessa del pc e mi rompe i cosiddetti :D Chissà… magari Kagome cederà al fascino di Inuyasha.


AvinPhi : In questo capitolo c’è stato un passo avanti per i due protagonisti, che, finalmente, si sono conosciuti. Piccola quartese del mio cuore, spero commenterai anche questo capitolo! :D


Kaggi_Inu91 : Ti ringrazio per i complimenti. Mi farai arrossire, andando avanti così xD Un bacio!


_D4KOtARoS3_ : Grazie anche a te. Già, questo Inuyasha versione artista piace un po’ a tutti  Baci!


Ary22 : Sesshomaru è sempre divino, nella sua compostezza e superiorità :D Baci!


Roro : Come avevi previsto, ecco che l’incontro tra quei due è finalmente avvenuto. Hai ragione, a volte la testardaggine di quel baka idiota mi fa salire proprio il nervoso. Ma vabbeh… è fatto così -.- Baci, piccolo cuore!!! <3




Kade



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Capitolo 5
*** IV ***





< Il mio nome è Kagome Russell. E il suo, sir? >




Anche la sua voce era divina.




< Inuyasha Harrison. >
Si chinò per baciare la mano della fanciulla e si meravigliò quando la sentì così morbida al tatto. Sollevò la testa e trovò gli occhi color cacao della donna che lo fissavano curiosi.


< Ho sentito molto parlare di lei. Miroku e Sango la stimano tantissimo. >
La loro era una lotta di sguardi. Anche se Inuyasha si sentiva notevolmente imbarazzato, non riusciva a non incrociare il nero con il marrone. Era tremendo. Ma al contempo bello. Sentiva un calore pervaderlo in tutto il corpo. Strano. Sì, era davvero strano.
Solitamente riusciva a mantenere il controllo sulle sue emozioni; in quello poteva dirsi simile a Sesshomaru. Ma in quel frangente non riusciva a comprendere quello che gli stava succedendo.
Che Miroku avesse ragione? Aveva davvero preso una sbandata per colei che, in effetti, era una sconosciuta? Sapeva solo il suo nome… e nient’altro.


All’improvviso, il suo volto s’illuminò. Ebbe un lampo di genio. Era lei il modello che stava cercando da tempo. Sarebbe stata perfetta! Un quadro degno di un’esposizione alla National Gallery. Nessuno avrebbe potuto esprimere anche una sola critica negativa.
Emozionato al pensiero del successo e della possibilità di stare con quella donna, non riuscì più a controllarsi.


< Vorrebbeposareperunmioquadro? >
Domandò di slancio, suscitando l’ilarità della ragazza, che scoppiò in una risata cristallina. Continuò per qualche istante, facendo voltare le teste di parecchie persone e facendo arrossire ancora di più il pittore, che si schiarì la gola. Quando Kagome finì di ridere, si asciugò le lacrime e sorrise.


< Mi scuso se sono sembrata maleducata. E’ solo che la sua proposta mi pare avventata; mi conosce solo da cinque minuti e mi chiede di posare per un suo quadro. Non le è passato per la testa che, magari, io non sono di Londra? >


Il pittore impallidì e mormorò qualche parola di scusa. Quando riprese il colorito, alzò lo sguardo verso Kagome, che aveva stampato sulla faccia un sorriso bonario.


< Lei non è di Londra, quindi? >


< No, > rispose. < vivo a Manchester, ma i miei genitori sono nati a Londra e hanno vissuto qui. Ci siamo trasferiti quando avevo dodici anni. E’ per questo motivo che conosco Sango e Miroku; sono amici fidati. Posso sempre contare su di loro. >
Kagome, con occhi brillanti, guardò oltre la spalla di Inuyasha e salutò un ventenne dai capelli mori e dagli occhi azzurri. Egli indossava un mantello nero, che copriva l’abito sottostante. Quando questi si avvicinò e salutò la donna con un baciamano, Inuyasha ringhiò piano. Ma si ricompose subito, ripensando alle parole di Kagome.
“…mi conosce solo da cinque minuti…”


Forse stava esagerando. Era meglio darsi una regolata. Osservò meglio l’uomo, che a sua volta lo fissava con un sorrisetto sghembo.


< Mi faccia indovinare: lei è un’artista? >
Domandò improvvisamente lo sconosciuto, squadrando Inuyasha da capo a piedi. Manteneva sempre il sorrisetto, ma negli occhi c’era un brillio di curiosità mista a malizia.


< Sì, lo sono. Da cosa lo avete dedotto? >


< Dal fatto che vestite quasi come un contadinello che si trova casualmente ad una festa per ricconi. >
Rispose, per poi esplodere in una risata roca.
< Noi artisti siamo poco propensi per queste cose, comunque. Il nostro spirito non ci permette, quasi, di fare bene qualcosa che non sia il nostro stesso lavoro. Abbinare colori, scegliere i tessuti, sistemare l’acconciature. Quella è roba per donne di buona famiglia e che si trovano ogni giorno in mezzo a quel branco di sciacalli che sono i nobili. >


Inuyasha approvò mentalmente. Quel tizio gli procurava uno strano dolorino allo stomaco. Il nervosismo, certo. Era troppo vicino a Kagome, per i suoi gusti. Un essere così imperfetto non poteva stare così vicino alla donna più bella di tutte.


< Hai ragione, Kouga Lewis. Come sempre, d’altronde. >
Kagome sorrise raggiante, poi si diede un colpetto alla tempia, come se si fosse ricordata di qualcosa.
< Quasi dimenticavo… Kouga, lui è Sir Inuyasha Harrison. Un pittore che, da quanto ho sentito dire in giro, si sta creando una solida base per il futuro. E ha una discreta fama, in città. >


Kouga rise di nuovo.
< Mi dispiace non poter essere d’accordo con voi, Lady Kagome. Non ho mai sentito, infatti, parlare di Sir Harrison. Strano, comunque… mi tengo sempre informato su quello che succede in città e non mi è giunta voce di questo pittore. >


Inuyasha ringhiò, questa volta più forte. Come si permetteva?! Quello era un vero e proprio affronto. Se voleva uno scontro, allora aveva trovato la persona adatta con cui battersi. Ma, evidentemente, Kagome aveva avvertito la tensione nell’aria e decise di trascinare con sé il pittore.


< Sir Harrison, venga con me. Dobbiamo discutere assolutamente della proposta che mi ha fatto prima. >
Si voltò un attimo verso Kouga.
< Kouga, vi saluto. Mi ha fatto piacere rivedervi prima di tornare a casa. Salutatemi i vostri genitori! >






I due si dileguarono e raggiunsero il piccolo balcone che offriva una scarsa visuale di Londra. Rinvigorito dall’aria fresca della sera, Inuyasha si sentiva più coraggioso. Quella sera avrebbe stipulato un contratto con la donna che era diventata ormai la protagonista dei suoi sogni. La sognava in posa per il suo quadro. E, ad ogni risveglio, si sentiva meglio della sera precedente.
Voleva davvero vedere con i suoi occhi e, soprattutto, da sveglio, quell’immagine sublime.


< Mi dispiace per prima. Kouga si è invaghito di me quando avevamo sei anni. E da quel momento mi ha sempre aspettata, ogni primavera, quando tornavo a Londra con i miei genitori. >
Sospirò, guardando la luna piena, unica attrazione visibile, da quel balcone.
< Ho sempre sperato che trovasse una Lady e che la amasse. Ma, purtroppo, non è mai successo. >


< Amore non corrisposto, quindi. >
Inuyasha era esaltato da quell’idea. Questo voleva dire che Lady Kagome non aveva nessun impegno o nessuna relazione da mantenere in piedi. Il pensiero lo rallegrò parecchio.


< Esattamente. >
Sorrise ancora una volta, girandosi verso il pittore.
< Mi parli del quadro che vorrebbe creare con me come protagonista. >


< Beh… sarebbe una cosa molto semplice. Niente fronzoli né eccessi. Una rappresentazione veritiera di quello che voi siete. Sarebbe un onore, per me, potervi ritrarre. >


Kagome soppesò la questione, valutandola da tutti i punti di vista.


< E quanto impiegherete, approssimativamente, per creare il dipinto? >


< … un mese… non di più. >


La donna si morse il labbro e strinse gli occhi. Un mese?! Avrebbe dovuto avvertire i suoi genitori con una lettera. La madre non sarebbe stata molto contenta, ma essere ritratta in un quadro sarebbe stato motivo di vanto. E, magari, avrebbe potuto chiedere a Sir Harrison di creare una copia, per poterla portare con sé a casa, a Manchester.


< Accetto. >


Gli occhi di Inuyasha brillarono felici. Che avesse sentito male?! Non poteva crederci. Quella donna sarebbe stata la protagonista del suo nuovo quadro, un dipinto che tutti avrebbero acclamato.
Ancora una volta la sua mente fantasiosa, in pochi secondi, aveva tracciato un piano per quel mese. La prospettiva di stare per tante ore con Lady Kagome lo emozionava.


< Bene. >
Esclamò, fremente, senza riuscire a nascondere la sorpresa e la felicità che avevano accompagnato quella parola.
< Allora mi dica dove alloggia. Così le spedirò un biglietto con l’indirizzo e con data e orario della nostra prima seduta. >


< Al 548 di Gower Street. >


< Perfetto. Sarà Thomas, il mio maggiordomo, a portarle il bigliettino. >


< Bene. Ora, purtroppo, devo andare. Buona serata, Sir! >


Si allontanò velocemente, i tacchi che ticchettavano rumorosamente, tanto che li sentì anche quando sparì oltre la porta. L’ultima cosa che Inuyasha vide, di lei, quella sera, prima che la donna sparisse, furono due lacrime che le rigavano le guance rosee.


Si ripromise di chiederle il perché di quelle due gocce salate.


Ma, quando tornò a casa, cullato dal dolce tepore delle lenzuola, si dimenticò di quel momento e dormì beato, sognando per l’ennesima volta il volto di Lady Kagome.










************



Sono stata velocissima, ad aggiornare, non trovate?
Questo capitolo è dedicato ad Anci, la Quartese DOC, che mi fa sempre sorridere. Mi ripeto: voglio un Nutellone Doppio dell’”Isola del Gelato”!! Per la serie, viva l’ingrasso! v_v

I have to go! See you soon! <3


Angolo Ringraziamenti


AvinPhi : Direttamente sa Sestu City, eccomi quaaa! :D Sei rapita dalla mia storia? Wow. Non mi aspettavo dichiarazioni del genere. Devo dire la verità, inizio ad apprezzare anche io quest’Inuyasha nelle vesti di artista e questa Kagome. Grazie per i complimenti! Kisses <3


Onigiri : E’ un vero onore sapere che una scrittrice brava come te ha la pazienza e la voglia di seguire un piccolo sclero come questo. E anche ricevere i complimenti da parte tua mi riempie d’orgoglio, perché sei una delle mie autrici preferite  E ti ringrazio anche per il commento sullo stile narrativo che sto adottando; sai, io (come l’Inuyasha di questa storia) non amo molto i fronzoli e le cose complicate. Perciò cerco di semplificare tutto, senza rendere pesante la storia. Inoltre, amo l’Ottocento e Londra! :D


_D4KOtARoS3_ : I hope you’d like this chapter, too :D Thank you for reading! <3


Roro : Roro, smettila! Devi avere più autostima. Sei bravissima nello scrivere e sei una buona ascoltatrice, nonché una grande amiconzola. Non te lo voglio dire più v_v Ci emme qu… povero Miroku! Lui serve sempre a qualcosa. Se non fosse amico di Inuyasha, d’altronde, quest’ultimo sarebbe ancora più scemo e imbranato.
*Kade s’interrompe, notando la mancanza di Lord Fluffy*
Amore mio, torna da meee! ç_ç


Ary22 : Yes, si sono proprio incontrati. Che te ne pare di questo capitolo? :D


Kaggi_Inu91 : Per fortuna c’è Sango, che tenta di mettere in riga quell’hentai di Miroku. In questa storia avranno un ruolo abbastanza importante. Continua a seguirmi? 



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Capitolo 6
*** V ***





Cinque giorni dopo la serata in cui aveva fatto la tanto agognata conoscenza di Kagome Russell, scrisse un bigliettino con l’indirizzo della tenuta e con l’orario e la data della prima seduta e lo diede a Thomas, che si recò personalmente a casa della Lady. Quando il maggiordomo tornò, riferì al suo padrone che non aveva consegnato il biglietto a Lady Kagome, bensì ad una serva, che era rimasta stupita quando le aveva riferito il destinatario del messaggio.
Il loro prossimo incontro sarebbe avvenuto in data 15 Novembre alle ore dieci del mattino. Inuyasha fremeva dal desiderio di rivedere quel volto candido incorniciato da folti capelli corvini. Non desiderava altro che poter ammirare nuovamente quella rara bellezza. Stravedeva per lei e lo aveva dimostrato anche a Miroku, che gli aveva dato qualche informazione sul Kagome, descrivendola come una persona dolce e buona, sempre pronta ad aiutare il prossimo.
Era anche nobile di cuore?! Un altro punto in più, secondo il pittore.



Le ore passarono troppo lentamente per i gusti di Inuyasha, che aspettava con trepidazione la sera. Ogni volta che il sole spariva di là delle montagne, egli emetteva un sospiro sconsolato. Non si era mai sentito così. La prospettiva della stretta vicinanza con la donna gli provocava un brivido lungo la schiena e non lo faceva dormire.


Quando arrivò il giorno della seduta, mostrava un paio di occhiaie da far invidia al più grande tra i sonnambuli. Si sentiva spossato e poco propenso al lavoro, ma il pensiero di Kagome lo rinvigorì e gli diede l’input per impiegare al meglio quelle quattro ore che gli erano state concesse dalla donna stessa, che, a quanto diceva, aveva molte commissioni da sbrigare. Si vestì di tutto punto e preparò accuratamente l’armamentario. Prima di iniziare con la creazione del dipinto, avrebbe dovuto discutere con Kagome riguardo lo sfondo e la posizione che ella avrebbe assunto. Inoltre, si doveva parlare della scelta dei colori e della disposizione degli oggetti.


Inuyasha aveva in mente un’idea, balenatagli subito dopo essersi alzato dal letto: intendeva far sedere Kagome su una poltroncina di vimini, mentre lo spazio attorno a lei sarebbe stato privo di qualsiasi oggetto; il soggetto principale era la donna, in fondo. Non sarebbe stato per nulla sensato occupare lo spazio della tela con altri oggetti inutili. E poi aveva pensato di usare il suo amato giardino, come sfondo. Sarebbe stato un quadro di grande effetto, ne era certo.



***



< Alzi leggermente il mento… ecco, così… esatto… perfetta… >


Andava avanti così da circa un’ora. Inuyasha ordinava e Kagome eseguiva, dimostrandosi come una persona veloce nell’apprendimento. La posa assunta era perfetta: seduta, con un braccio che sosteneva il mento, il viso posto di profilo e rivolto verso un punto indefinito, le gambe unite. Inuyasha era intenzionato a rappresentare quella figura in un modo realistico, ritraendo anche quei piccoli difetti che, nell’insieme, non si notavano affatto, come le caviglie un po’ grosse non coperte dalla parte inferiore dell’abito bianco, le orecchie leggermente a sventola, una ciocca di capelli fuori posto.


Kagome non dava segno di annoiarsi, anzi. Conversava con Inuyasha su vari argomenti, come il fronte della politica o quello dell’alta società londinese. Quando si toccavano questi argomenti, però, gli occhi le diventavano lucidi e un sospiro le scappava dalle labbra. Inuyasha non capiva il motivo di quell’improvvisa tristezza.
Ma non aveva tempo per occuparsi di quel problema; il suo unico obiettivo era, infatti, portare a termine il quadro. Il prima possibile.





Fu così che trascorsero le prime quattro sedute; tra chiacchere e lavoro, il tempo passava più velocemente. I due si trovavano d’accordo su parecchie cose e condividevano alcune passioni, come quella per l’arte e dei fiori. Per uno strano caso del destino, anche Kagome amava i gigli.


La sera, dopo la quarta mattinata di lavoro sul dipinto, Inuyasha si recò in giardino con un bicchiere di brandy in mano. Era stupito dalla facilità con cui conversava con la Lady e con quanta audacia si sciogliesse in complimenti verso di lei. Quest’ultima, di rimando, arrossiva come un peperone e iniziava a sorridere nervosamente.
Il pittore bevve un goccio del liquore dal gusto forte e leggermente amarognolo, che lo riscaldò in quella notte in cui soffiava un venticello fresco. Il suo sguardo si posò distrattamente su quel famoso giglio, che tanto lo aveva incantato, con il bianco perfetto dei suoi petali. E ripensò a Kagome; a quel viso ovale e perfetto, alle braccia candide e ai capelli mori. Si accorse che un rivolo di bava stava per cadere lungo il mento e si pulì con un fazzoletto. Possibile che quella donna potesse accendere in lui sensazioni così forti?


Distolse gli occhi dal fiore e li portò verso la luna. Ma cambiò nuovamente, perché anche quel satellite avorio gli ricordava la fanciulla. Non sapeva per quanto tempo avrebbe resistito. Ogni volta che incrociava le iridi color cacao di Kagome, si sentiva svuotato di tutte le forze e non capiva più nulla. Eppure lei non sembrava ricambiare quelle attenzioni. Oppure, si disse Inuyasha, anche lei era bravissima a nascondere i suoi sentimenti. Sì, forse era proprio così. Dopotutto, centinaia di donne correvano dietro Inuyasha e lui, in quegli anni, si era convinto del suo fascino particolare. Miroku, tante volte, lo prendeva in giro chiamandolo “Inuyasha il galletto”.


Con la testa piena di pensieri confusi, Inuyasha rientrò in casa e, dopo la toeletta, si addormentò. Ancora una volta sognò Kagome, che correva nel suo giardino, ridente e allegra come non l’aveva mai vista. E vide anche se stesso, nel sogno, che abbracciava e baciava la fanciulla.







*****







Ripose i pennelli e i colori in un armadietto del giardino, dove teneva l’armamentario per la pittura. Il lavoro era a metà. Aveva quasi finito con il ritrarre la figura di Kagome, perfetta nel suo vestito bianco immacolato. Mancavano alcuni tratti del viso e l’effetto chiaro-scuro era da definire meglio. Si maledì per averci messo così poco tempo.


< Sir Inuyasha > la donna aveva ormai preso l’abitudine di usare l’appellativo e il suo nome. < devo proprio dirle che pensavo lei fosse uno scorbutico zoticone arrogante. Ma mi devo ricredere. >


Il pittore sorrise, mentre tracciava la linea curva del sopracciglio destro. Quella donna riusciva continuamente a sorprenderlo. Poi, rialzando lo sguardo, si accorse che una fogliolina verde era caduta tra i capelli di Kagome. Si alzò dallo sgabello e, velocemente, si avvicinò alla fanciulla. Quando allungò la mano per levare la foglia, si accorse con un sussulto che erano troppo, troppo vicini. Kagome arrossì vistosamente, incrociando lo sguardo dorato e caldo del pittore, che non fece un passo indietro, incantato dalla bellezza della donna. La mano cambiò direzione, posandosi sulla guancia rosea della ragazza, che non si ritrasse. Gli occhi si riempirono di lacrime e Inuyasha sussultò.
Aveva forse fatto qualcosa di sbagliato?


Lady Kagome si alzò e corse via, piangente. Inuyasha rimase ammutolito a fissare la porta che la donna aveva oltrepassato. Il suo cervello era troppo confuso per poter immagazzinare quello che era appena successo. La donna lo aveva rifiutato? Perché piangeva? E come mai, prima che le lacrime solcassero la sua pelle, era arrossita?
Ebbene sì, Inuyasha non sapeva dare una risposta a queste domande. D’un tratto gli passarono davanti tutti i momenti trascorsi con Kagome e, con un moto di rabbia, scaraventò in aria la poltroncina di vimini dove prima era seduta la fanciulla. Si diresse verso i barattoli e, con una manato, li mandò a sbattere contro il muro bianco, che divenne in un attimo un arcobaleno di colori. Non capiva più niente. I pennelli volarono via, lasciando strisce colorate sul pavimento.


Inuyasha aveva mandato tutto all’aria. Chiunque lo avesse visto in quel momento, lo avrebbe ritenuto pazzo. Dopo qualche minuto si lasciò andare contro il muro. Alcune lacrime caddero sul pavimento, mischiandosi al blu, al giallo, al rosso, al verde. Rimase lì per un tempo indefinito.
Quando si rialzò, gli sembrò di pesare un’infinità e sentiva i muscoli intorpiditi e stanchi per lo sforzo subito. Alzò lo sguardo verso il disastro compiuto: si era salvata solo la tela. Quella tela che raffigurava Kagome seduta sulla poltrona di vimini, con un vestito bianco e un ricciolo fuori posto. Si sentì uno stupido, per quello che aveva fatto. Ma sentì, dentro si sé, un moto di orgoglio che gli diceva che aveva fatto bene a reagire in quel modo. Dopotutto, non aveva fatto nulla di male.
Si alzò, con un’idea in testa.



Doveva sapere chi era davvero Lady Kagome. Troppi i dubbi che lo attanagliavano. Troppi gli indizi che, inconsapevolmente, la donna gli aveva lasciato.




E c’era qualcuno che poteva aiutarlo.









*************




Ecco a voi il quinto capitolo!
Sapete, dovreste proprio costruire un monumento in mio onore, dato che ho scritto questo capitolo con la febbre, la tosse e il raffreddore *.* Perciò, credo di avere scritto una marea di boiate, dato che non ho la mente lucida. Mi scuso in anticipo! ^.^



Angolo Ringraziamenti


_D4KOtARoS3_ : I motivi sul pianto di Kagome verranno svelati più in là. Per ora, vi lascio rosicare xD Un bacio!


Kaggi_Inu91 : Ma povero Kouga! Lo trattate tutti malissimo. Beh, sappiate che è un personaggio che (forse) avrà un ruolo in questa storia. Non so bene quale, ma lo avrà xD Baci anche a te!


Roro : Dopo i cinque minuti di autostima al limite, non penso che potrei spaventarmi ò.ò Anche io sento i cori angelici, yes. E sento anche Lord Fluffy che ringhia, accanto a me. Sai che, dallo stress, gli hai fatto venire l’herpes? Ci voleva solo questo per farlo sembrare un sacco da box deformato, porello. Di notte (*ç*) ho notato quanti lividi gli hai procurato. Porello!
Grazie per i complimenti, amour! Baci <3


AvinPhi : Amour quartesee! Dovevo dedicarti il capitolo, dopo tutto quello che fai per me. Oltre al fatto che mi hai dato un’idea per un cognome, mi fai sorridere sempre. Per questo ti ringrazio! ^^
Non sperare che ti confidi qualche spoiler, mia cara. Dovrai aspettare, come fanno tutti! xD Come sono cattiva. Eh, dopotutto sono la fatina maligna del bosco di EFP.
Un bacioneee! <3


Ary22 : Thank you! ^^ E qui c’è stato qualche sviluppo. Dimmi che ne pensi. Baci!


Onigiri : Come ho detto a Kaggi, utilizzerò ancora Kouga, in questa storia, anche se non so bene come. Povero, lo trattano tutti male. A me piace tantissimo, come personaggio! *.* Davvero ti piace il contesto storico? Beh, mi inchino nuovamente. Sai, io ho sempre paura che le Fan Fiction con un contesto storico che non sia quello moderno non piaccia. La maggior parte delle volte è così, ma in questo caso la storia è piaciuta.
Ti ringrazio per i complimenti! Alla prossima! <3





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Capitolo 7
*** VI ***





Inuyasha si aggirava tranquillamente per Richmond Park, immerso nelle sue riflessioni. Ormai l’estate era alle porte e il suo umore si faceva sempre più nero. Le sedute con Lady Kagome c’erano ancora, ma avvenivano più sporadicamente e, durante le ore che passavano insieme, avvertiva un’aura di mistero attorno alla donna, aura che prima non aveva mai notato. Le loro conversazioni, se così si potevano chiamare, si limitavano a poche frasi di circostanza. Dopodichè era il silenzio ad avvolgerli.
Pareva che ad avvolgere Kagome ci fosse una campana di vetro, che impediva ad Inuyasha di captare i suoi sentimenti e di analizzarli. La fanciulla era diventata fredda e scostante, e questo impensieriva il giovane. Quel giorno non avrebbe dovuto fare una mossa così avventata. Ma il suo animo impulsivo e passionale lo aveva spinto a compiere quell’azione, guadagnandosi indifferenza da parte di colei che, ormai aveva capito perfettamente, desiderava.
Se i loro sguardi non si fossero così caldamente incontrati e se i loro visi non fossero stati vicinissimi, probabilmente il gesto di togliere la foglia sarebbe parso anche innocente. Ma l’animo di una donna è fragile.


“Creature magnifiche, ma straordinariamente suscettibili”.


Pensò il giovane, sedendosi su una delle tante panchine del parco. A pochi metri di distanza una ragazza teneva tra le braccia un neonato. La scena gli provocò un moto di tenerezza, che subito respinse in un angolo della sua testa. Non aveva tempo per certe cose. Doveva indagare su Kagome Russell, come si era ripromesso giorni addietro. Niente doveva distrarlo da quell’obiettivo.


E sapeva perfettamente da dove cominciare.





*****************





Gower Street era immensa. Raramente vi era passato, nonostante fosse una delle strade più trafficate ed importanti di Londra. La vita in campagna lo aveva reso immune al fascino della città, in tutti gli anni che aveva vissuto nella sua amata casa, ma in quel periodo si era accorto della bellezza che alcuni luoghi possedevano. I giardini, in primis. Li trovava tutti favolosi, soprattutto la mattina, che da qualche settimana passava a gironzolare per la capitale.


Fece fermare il calesse di fronte al 548, quindi scese dalla vettura e, dopo aver dato un’occhiata intorno, fece pressione sul campanello. Ad accoglierlo arrivò una vecchia cameriera, che si presentò con il nome di “Kaede Thompson, al suo servizio”. Inuyasha accennò un sorriso.



< Sono venuto qui per parlare con Lady Kagome. E’ in casa? >



L’espressione che la vecchia assunse fece presagire il peggio al pittore, che assottigliò lo sguardo. La donna scosse la testa.



< Penso che l’uomo che è venuto qualche tempo fa fosse il suo maggiordomo. Entri pure… >



Inuyasha fece come gli era stato chiesto e varcò la soglia d’ingresso. Si guardò intorno, ammirando alcuni quadri di artisti famosi e porcellane cinesi. Busti di personaggi illustri erano disposti a distanza di due metri l’uno dall’altro, composti nei loro sorrisi scultorei. Kagome aveva buon gusto, questo era innegabile.



< Prego, si sieda. Vuole qualcosa da bere? >



L’artista fece un cenno di dissenso e si sedette su un divanetto foderato di velluto color porpora. Il salotto era molto accogliente. Piccolo, ma accogliente. Poteva denotare un certo gusto nella scelta delle opere d’arte. Da una donna fine e delicata come Kagome, d’altronde, non ci si potrebbe aspettare di meglio.
La vecchia prese posto su un semplice sgabellino di legno e, dopo aver sospirato sconsolata, prese parole.



< Come ho detto prima, sir, anche il suo maggiordomo mi ha chiesto di Kagome, quando è giunto in questa cosa. A lui ho mentito, dicendo che la signorina, in quel momento, non era in casa. Ma ora ne ho abbastanza di queste fandonie. Devo dirvi la verità: Kagome vi ha mentito. Sin dall’inizio. >



Inuyasha era sorpreso. Sorpreso ed impaurito di quello che la vecchia stava per dirgli. Kagome gli aveva mentito? Su cosa? E perché? Possibile che la protagonista del suo quadro e dei suoi sogni, nonché donna di ineguagliabile bellezza, potesse mentirgli?



< Kagome è una serva. O, per meglio dire, la dama di compagnia di Lady Kikyou Russell. Quando la fanciulla di cui stiamo parlando era una bambina, Lady Kikyou la portò via da un orfanotrofio e l’accolse in casa come sua figlia. Infatti la mia padrona era, ed è tuttora, sterile. Proprio per questo motivo decise di crescere Kagome come se fosse la sua legittima figlia. >



Inuyasha era sempre più stupito per quelle rivelazioni. Che Kaede gli stesse dicendo la verità? Non sapeva cosa credere. Ma, dopotutto, queste informazioni spiegavano parecchia cose, quali i pianti di Kagome e la sua precedente riluttanza a lasciarsi baciare dal pittore.



< So che siete sconvolto, ma questa è la verità. Kagome si è confidata con me, dopo avervi incontrata, e mi ha fatto promettere di recitare la parte della sua serva. E’ solo una ragazzina, sir. Non prendetevela con lei. >



< Conoscete Miroku Lewis e la sua fidanzata Sango? Entrambi lavorano al teatro e sono amici di Kagome. >



< Sì, li conosco. Su quello non vi ha mentito, Sir. Potete stare tranquillo. Ma il signor Lewis e la signorina Sango non vi hanno mai detto nulla a proposito della condizione sociale di Kagome? >



Si diede mentalmente dell’idiota. No, non aveva mai chiesto niente del ceto sociale della ragazza a Miroku. Perché, poi? Perché aveva dato per scontato che la fanciulla fosse una nobile, ecco il motivo. Poteva essere diventato così superficiale?



< No. Ma a me non importa niente della classe sociale di Kagome… >



< E allora come mai siete così sconvolto? >



Già, come mai lo era? Non lo sapeva. Non riusciva a comprendere il perché della sua reazione e della sua espressione sorpresa che non riusciva a mutare.



< Grazie per l’aiuto. >



Disse, prima di sparire dalla vista della vecchia cameriera, che sospirò ancora una volta. Ella si alzò dallo sgabello e si diresse in camera sua, dove lanciò un’occhiata sconsolata ad un piccolo ritratto di una donna molto simile a Kagome.



< Padrona. Vorrei che voi foste ancora qui. Se mi state ascoltando, beneditemi e datemi la forza per sorvegliare sulla vostra non legittima, ma tanto amata figlia. >


Sorrise per quella preghiera così inusuale, per poi ritornare ai lavori domestici che aveva interrotto.











Un uomo, nel frattempo, girovagava a testa bassa per Gower Street, attorniato da servi che andavano di fretta e mendicanti in cerca di elemosina.


Doveva trovare Kagome. Al più presto.







**************





Dovete assolutamente scusarmi per l’immenso ritardo, ma ieri ho sostenuto l’esame di riparazione di Matematica e nelle settimane precedenti ho dovuto badare a mio cugino e studiare. Spero mi perdoniate.

Il capitolo è scarno, lo so bene, ma è il massimo che ho potuto fare, in un momento come questo. Come alcuni di voi sanno, una settimana con quell’impiastro di mio cugino è qualcosa di enormemente stressante e, se si aggiunge anche lo studio, allora il mio cervello va a farsi friggere.
Ma spero comunque di aver soddisfatto la vostra curiosità sul perché delle lacrime di Kagome. Ebbene sì, la nostra Lady non è una nobile, come Inuyasha pensava.

Vorrei precisare che Inuyasha, non essendo per niente concorde con le idee dell’alta società, non disprezza Kagome per essere una dama di compagnia (ovvero una serva). Ma è arrabbiato per essere stato così cieco e per essersi fatto ingannare dalla bellezza della donna. Diciamo che è stato colpito nell’orgoglio, ecco.

E se avrete un po’ di pazienza, nel prossimo capitolo potrete scoprire cosa succederà fra quei due, quando si incontreranno.




Angolo Ringraziamenti


Roro : Beh, con questo capitolo non ho chiarito la situazione di Kagome. La vecchia Kaede ha detto la sua, ma ella non può certo sapere cosa Kagome prova. Perciò, se proprio mi vuoi bene, continua a seguirmi, picci xD xD


Hachiko_chan: Grazie per i complimenti!

Onigiri: Grande Genio Supremo, sono felice per il fatto che tu legga questa Fiction. Vedrai, Kouga si farà odiare ancora di più. Il mio intento di renderlo puccioso è sfumato -.-“” Perciò potrai sfogarti su di lui! xD


Aryuna: Ho letto il tuo commento con un sorriso stampato sul volto. Comunque l’Ottocento è uno dei miei periodi storici preferiti e sì, mi sono informata nello specifico sulla vita di Londra in quel periodo. Amo quella città, capitale del progresso. Per quanto concerne il paragone di Sesshomaru, è un qualcosa di quasi scontato. Sesshomaru = Cubetto di ghiaccio xD Grazie per gli auguri di guarigione. Purtroppo, a distanza di settimane, la tosse c’è ancora -.- “ Ma questa è iella xD


AvinPhi: Mia cara quartesa, io amo i tuoi commenti. E hai ragione: se la gente non sapesse che sei sarda, ti prenderebbe per una malata di mente xD Credo che il passato di Kagome sia più simile a quello dei personaggi di “Centovetrate”.


Miriel67: Carissima Miriel!! *.* Mi fa piacere sapere che la storia ti piace. E, soprattutto, sapere che l’hai letta due giorni prima di riprendere con il lavoro mi fa venire le lacrime agli occhi. Continua a seguirmi! :D




Alla prossimaaa! <3



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Capitolo 8
*** VII ***


Cap 8

Il massimo della stupidità si raggiunge non tanto ingannando gli altri, ma sé stessi, sapendolo.

[John Fitzgerald Kennedy]









Un lungo e assordante fischio la scosse dal torpore. Il treno per Liverpool stava per partire.
Era un pomeriggio caldo e soleggiato e Kagome Russell osservava il grande mezzo di trasporto, pronto per accogliere centinaia di persone. Con la mano destra teneva una valigia carica di vestiti e con la sinistra un biglietto ferroviario. Aveva speso i suoi ultimi risparmi per comprarlo. Una sterlina. Sola andata. Non sapeva quello che l'aspettava, in futuro, ma aveva preso una decisione.
Sei davvero sicura, Kagome?
Le sussurrò una vocina incolore nella sua testa. Una lacrima solcò la sua guancia arrossata per il caldo, mentre il controllore, impeccabile nella sua divisa blu, incitava la gente a salire in fretta. Un facchino dalla faccia chiazzata di nero stava caricando la valigia di una signora vestita di pizzi, che lo squadrava da capo a piedi, il naso storto. Un ragazzetto, che poteva avere non più di quindici anni, cercava di corrompere una guardia per farlo salire sul treno senza biglietto.



"Qualcosa non va, signorina?"



Le domandò una vecchietta, che l'aveva affiancata. Aveva radi capelli, bianchi, tirati all'indietro. Nonostante le rughe le solcassero profonde il volto, Kagome poté riconoscere un'antica traccia di bellezza. Gli occhi azzurri erano vispi e osservavano attenti il volto della giovane.


"No... ma grazie per l'interessamento."



"Oh, cara! Riconoscerei quello sguardo spaurito anche a chilometri di distanza. Non vorrei essere indiscreta, ma... vi vorrei dare un consiglio. Seguite il vostro cuore. Non fermatevi davanti a niente. Rimuginare non serve a nulla. Bisogna agire, prima che quello che desideriamo ci sfugga di mano."



Gli occhi di Kagome vennero attraversati da un lampo. Quell'anziana signora era così piena di vitalità. Chissà se, da vecchia, sarebbe stata come quella strana personcina ricurva e piena di rughe.
Segui il suo consiglio, Kagome.
Ancora quella dannatissima vocina. Doveva farsi viva proprio in quel momento? Nel momento in cui lei aveva preso una decisione, per la prima volta nella sua vita? Una decisione che non avrebbe comportato dolore, a coloro che la conoscevano. Dopo aver saputo da Kaede che Inuyasha era passato a casa sua e che la domestica gli aveva detto tutta la verità, aveva preparato in fretta e furia la valigia, conscia del fatto che il pittore era molto probabilmente accecato dalla furia. Gli aveva mentito, dopotutto. Gli aveva detto una grossa menzogna.



"Non posso... io...-"


"Sì che potete! Noi possiamo fare tutto, se lo vogliamo veramente."


Kagome era ancora scettica. Non poteva, non doveva credere alle parole di quella donna. Se lo avesse fatto, tutte le sue convinzioni e i suoi propositi sarebbero andati in fumo. Ma...
Tu provi qualcosa per Inuyasha. Non puoi negarlo.
Non è vero...  
Non puoi ripudiare i sentimenti che provi verso di lui. Non fai che del male a te stessa.
ZITTA!


"Parlo per esperienza personale. Anche io, tempo fa, sprecai l'occasione di stare con la persona che amavo. E, credetemi... non è passato giorno in cui non ripensassi alla carta che male avevo giocato. Poi il mio amato morì. In guerra. Piansi per mesi. Non fate il mio stesso errore, ve ne prego. Se lui vi ama, allora andate da lui."


Lacrime scesero copiose sul volto di Kagome. Non poteva cedere proprio in quel momento. Nel momento in cui aveva finalmente deciso di andare via da tutto e da tutti. Dopo aver raggiunto Liverpool, avrebbe avuto l'occasione di rifarsi una vita. L'opportunità di ricostruire il suo piccolo mondo. In tranquillità.
Ma il buonsenso prese il sopravvento. Raccolse la valigia, che aveva precedentemente posato a terra, mentre il controllore faceva segno ad alcuni uomini di chiudere le portiere. Quel treno stava per partire. Kagome fissò il mezzo per l'ultima volta, per poi voltarsi verso la vecchia signora.


"Grazie. Mi avete aperto gli occhi. Non vi dimenticherò mai."


La vecchia sorrise bonaria. Beata gioventù. Era troppo facile fuggire davanti alle difficoltà. Affrontarle era una sfida forse troppo grande, per quei piccoli uomini e per quelle piccole donne, che tanto dovevano ancora imparare.


"La vita è solo una. Non si deve sprecare. Andate, presto!"


Kagome sorrise felice e si allontanò di corsa. Fissò nella memoria il ricordo di quella donna. Non l'avrebbe mai dimenticata, negli anni a venire. Ne avrebbe conservato l'immagine in un angolo del suo cuore.


Lasciò la stazione. Non aveva altri soldi con sé. E doveva raggiungere la campagna. Guardò l'orologio da taschino. Le cinque del pomeriggio.
Ma certo!
Quell'orologio poteva valere oro. Era stato fabbricato all'estero. Olanda, forse. Lady Kikyou, qualche anno prima di morire, dopo essere tornata da un viaggio, lo aveva regalato a Kagome. L'oggetto era in oro giallo. Doveva avere un valore inestimabile. Era, oltretutto, un pezzo raro di una collezione speciale. O, almeno, così le aveva detto la sua tutrice.
Riprese la sua corsa, rallentata dal peso della valigia, ma non vi badò. Aveva avuto un'idea per procurarsi soldi. Sapeva benissimo dove andare, per racimolare denaro.
Le strade di Londra erano poco trafficate. A quell'ora, i servi preparavano la cena per i loro padroni, mentre questi ultimi si riunivano nelle sale da thé. Gli uomini giocavano a Whist e le donne spettegolavano su tradimenti e bevevano come spugne. Kagome, perciò, non perse tempo prezioso e raggiunse la sua meta senza problemi.
Poggiò i palmi delle mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato. Dopodichè levò lo sguardo in alto, un gran sorriso stampato sul volto. L'insegna del Monte dei Pegni era spenta, ma la ragazza sapeva che all'interno poteva trovare il proprietario, un uomo sulla quarantina dall'alito pestilenziale, ma con un grande talento per fregare la gente. Ovviamente, con lei, non poteva attaccare. Era molto brava nel capire quando qualcuno la imbrogliava. Entrò nel negozio, senza stupirsi per la grossa mole di oggetti di vario tipo che ormai stavano da tutte le parti. Quasi non c'era spazio per camminare. Raggiunse il bancone e scosse la campanellina dorata che vi era posata sopra.
Il proprietario, di nome Oscar, arrivò subito e fu con un ghigno sul volto che riconobbe Kagome, una delle sue clienti abituali.


"Che ci fai qui?"


"Ho deciso di passare una notte con te..."
Ironica, quando voleva. Quasi impertinente.


" Va bene, va bene... cosa ti serve? Vuoi comprare o vendere?"


" Vendere."



Kagome tirò fuori l'orologio da taschino e lo mise sul bancone. L'uomo guardò l'oggetto con occhio esperto e poi squadrò la donna.


"L'hai rubato, per caso?"


"No. E' un regalo della mia tutrice. Sai dirmi quanto vale?"


Oscar osservò ancora l'orologio. Poi prese una lente d'ingrandimento. Con un martelletto colpì il retro dell'oggetto. Si poteva denotare la sua esperienza nel maneggiare cose del genere. Era indubbiamente un uomo che se ne intendeva parecchio.


"Vale più di quanto io possa darti. Mai vista una cosa del genere..."


"Quindi?"


"Quindi non ho tanti soldi per pagarti. Se vuoi denaro, devi accontentarti della metà del valore."


"E sia."


Oscar la guardò indagatore. Quella donna nascondeva qualcosa, lo sapeva bene.


"Sei di fretta, per caso?"


"Sì. Quindi, se non ti dispiace, ti consiglio di darti una mossa."


L'uomo annuì, alzando le mani in segno di resa, e si diresse verso un piccolo ripostiglio accanto al bancone. Tornò dopo alcuni minuti, in mano quattro mazzi di banconote. I capelli mori erano arruffati e gli occhi mandavano lampi. Probabilmente aveva svuotato la cassaforte.


"Spero ti bastino. Sono £2,000. Al giorno d'oggi sono tantissimi soldi. Li spenderei bene, se fossi in te."


Kagome annuì e, dopo un breve cenno di saluto, uscì dal negozio. Ora poteva prendere un calesse. Poteva prendere il calesse per tutta la vita, e anche oltre, a pensarci bene. Era ricca, ora. Ricchissima. E tutto grazie a quel piccolo lampo di genio che, improvvisamente, l'aveva illuminata. Si avvicinò ad un calesse appostato all'angolo di una strada. Il conducente era un giovane, che quando la vide le fece l'occhiolino. Kagome lo ignorò e salì sul mezzo, dopo aver convinto il conducente a portarla in campagna. Gli diede l'indirizzo della casa di Inuyasha e lo pregò di fare presto.


Troppo presa dall'idea geniale che le era venuta in mente, si era quasi dimenticata dello scopo del suo ritorno nelle strade di Londra. Gli occhi brillavano ardenti. Preparò mentalmente un bel discorso da fare ad Inuyasha una volta che sarebbe arrivata a casa sua. Doveva confessargli i suoi sentimenti. Sentimenti repressi, che in quel momento, ora più che mai, volevano venire a galla. Sensazioni indefinibili. Conosceva l'artista da troppo poco tempo per poter affermare di esserne innamorata. Eppure...
Ma lo sei, alla fine.
Lo era? Era innamorata di Inuyasha? Non sapeva dirlo con certezza. Non era mai stata innamorata nella sua vita. Lady Kikyou era molto selettiva riguardo i ragazzi che la sua protetta poteva frequentare. Pretendeva che fossero nobili e forniti di una discreta cultura e di un sostanzioso patrimonio. La donna non approvava neanche l'amicizia che univa Kagome, Sango e Miroku. Li reputava due impertinenti coi fiocchi, nonostante loro non avessero mai fatto niente che potesse arrecare offesa alla Lady.
Kagome aveva discusso a lungo con la sua tutrice e si era sempre lamentata del fatto che nessuno dei ragazzi proposti per il fidanzamento fosse di suo gradimento. Ma sapeva bene che Kikyou faceva di tutto per farla stare bene. Il suo primo obbiettivo era renderla felice. Voleva soltanto una vita priva di pericoli per la sua protetta. Dopo averla trovata in quell'orfanotrofio, piena di lividi e graffi, desiderava con tutto il cuore proteggerla. Ma Kagome, in fondo, era un animo ribelle: aveva trovato il modo di stringere un'ancor più salda amicizia con Miroku e Sango. Li aveva sempre sostenuti, andando ai loro spettacoli a teatro. Era molto orgogliosa di loro e faceva di tutto per passarci del tempo assieme.
Quando, poi, Kikyou era morta, i due fidanzati erano sempre stati presenti per lei. L'avevano consolata, dimostrandole tutto l'affetto che provavano per lei. Erano due amici fidati. Voleva loro tanto bene.


Si riscosse dai suoi pensieri, quando arrivò a destinazione. Non aveva quasi fatto caso agli scatti che faceva il calesse ogni volta che incontrava una buca sul suo cammino. Il conducente, quando fermò i cavalli, si voltò verso di lei e tese la mano. La donna pagò e scese dalle vettura, quasi di corsa, la valigia stretta nella mano destra. Il sole era in parte coperto da nuvoloni grigi che veloci si spostavano ad est. Kagome corse ancora per qualche metro, affaticata. Piccole gocce di sudore le imperlavano la fronte. Il nervosismo aumentava. Tra poco avrebbe sostenuto un faccia a faccia con Inuyasha.
Ma quando superò il cancelletto di legno che qualcuno aveva lasciato aperto e giunse in giardino, si bloccò.


Koga era a terra, il naso che perdeva copiosamente sangue. Inuyasha stava davanti a lui, in piedi, lo sguardo ardente di collera. I due uomini si voltarono verso Kagome, stupiti. La ragazza aprì la bocca e, sopresa, parlò.


"Che succede, qui?!"


La valigia cadde a terra. Un tonfo sordo.








******




Salve a tutti!
Premetto che mi è piaciuto tantissimo scrivere questo capitolo. Ma proprio, proprio tanto. Strano. Solitamente non sono mai contenta di quello che faccio. Eppure questa volta mi sento proprio in vena di dire che sono felice di essermi messa d'impegno.
Spero vi sia piaciuto, come è piaciuto a me.

P.S.  Ho scoperto la magnifica e, ormai, indispensabile utilità di NVU. Grazie a Roro, ovviamente.




- Angolo Ringraziamenti


Helkamirie :  Ti ringrazio, cara, per aver lasciato un commento. Non importa la lunghezza, ma il contenuto. E questo contenuto mi è piaciuto davvero tanto. Devo essere sincera: non ho mai fatto caso al fatto di non aver utilizzato i termini "mezzodemone" o altro. Tutto quello che scrivo è spontaneo. Niente è premeditato. E questa è la mia croce.


Onigiri :  Ti ringrazio ancora una volta per i complimenti che ogni volta mi rivolgi. Mi fa piacere sapere che la storia ti ha conquistata. In effetti, andando avanti con i capitoli, mi ci sto appassionando anche io. E questo non è un bene, fidati. Da una grande scrittrice come te, non mi aspettavo affatto così tanti elogi. Sono onorata.


Roro :  Esattamente. Io amo torturare Kagome. Sono anche sadica, sappilo. Ma in questo capitolo la tua amata beniamina ha fatto la sua comparsa. Mentre scrivevo ho pensato a te. E a quanto ti piaccia questo personaggio. Perciò, oltre alla statua sul Lago di Ginevra, ne vorrei anche un'altra a Montreal. Sappi che Sesshomaru è "Minaccia di Morte Mode On". Perciò ti conviene eseguire...
Ma scherzo, carissima! Grazie per leggere sempre i miei scleri.





See ya! 






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Capitolo 9
*** VIII ***


Cap 8



Koga era a terra, il naso che perdeva copiosamente sangue. Inuyasha stava davanti a lui, in piedi, lo sguardo ardente di collera. I due uomini si voltarono verso Kagome, stupiti. La ragazza aprì la bocca e, sopresa, parlò.


"Che succede, qui?!" 


La valigia cadde a terra. Un tonfo sordo.













Kouga si alzò in piedi, il liquido rosso che macchiava la camicia bianca e la giacca. La vista gli si era velocemente appannata e faticava a reggersi sulle proprie gambe. Kagome si precipitò al suo fianco, dopo aver scoccato una truce occhiata verso Inuyasha.




"Thomas, per cortesia, potrebbe portarmi un catino pieno di acqua calda e degli asciugamani?"




Il maggiordomo scattò sull'attenti e obbedì agli ordini della donna. Inuyasha lo guardò infuriato. Il mondo era per caso impazzito? Che ci faceva lì Kagome? E, soprattutto, con che coraggio si presentava in casa di colui a cui aveva mentito per così tanto tempo? Assurdo. Tutto questo era assurdo. Inuyasha non capiva più niente.
Da una parte voleva mandarla via, dall'altra desiderava stringere a sé quel corpicino affaticato dalla corsa. Ma la sola visuale della donna intenta a curare Kouga lo distoglieva da tutti i buoni propositi. Era basito per l'apparizione di Kagome, ma era anche arrabbiato per l'apparente indifferenza della donna. Dopo il truce sguardo di pochi minuti prima, non lo aveva degnato più di uno sguardo. Ma il pittore conosceva abbastanza Kagome per ipotizzare che ella stesse pensando al discorso da fargli.


Finalmente la donna si alzò, sorreggendo Kouga, che teneva sul naso un panno intriso di acqua calda.



Gli sta bene.


"Qualcuno mi spieghi cos'è successo qui."


Esclamò Kagome, dopo aver fatto sedere Kouga su una sedia di vimini. Inuyasha prese un respiro e iniziò a camminare nella direzione della donna, che lo osservava con occhi ardenti.


"Semplicemente, il tuo caro amichetto ha osato dire che io sono un uomo di basso livello, incivile ed asociale. E ha inoltre detto che io non merito una donna gentile, dolce e bella come te."


"E pensi che abbia totalmente torto?"


"Potrebbe anche essere. Ma ringrazio il cielo di non essere un bugiardo, come qualcuno qui presente."


Kagome si portò una mano al petto. Se lo meritava. Gli aveva mentito su una cosa importante. Su un fatto della sua vita che l'aveva segnata nel profondo. E non poteva che assumersi le proprie responsabilità ed ammettere le proprie colpe.



"Non avevo altra scelta, Inuyasha. Posare per qualcuno è sempre stato uno dei miei sogni più grandi. Lady Kikyou, la donna che mi accolse nella sua vita, anni fa, era una donna bellissima, richiesta da tanti artisti. E io ho sempre voluto emularla, essere come lei. E l'occasione che mi si è presentata quando ti ho incontrato era impossibile da ignorare. Perciò ho dovuto mentirti. Ti ho detto una marea di sciocchezze per realizzare un sogno che ho sin da bambina."


Kagome fece un respiro profondo. Finalmente gli aveva detto tutta la verità. Si sentiva più sollevata.



"Inuyasha... voglio chiederti una cosa..."



Il pittore gli fece cenno di andare avanti. Era curioso di sentire che cosa avrebbe detto la ragazza. La sua voce lo attraeva, nonostante la rabbia che provava per lei. Era una tentazione.



"Pensi che, se avessi saputo della mia vera natura sociale, mi avresti chiesto di posare per un tuo quadro? Rispondimi sinceramente."



L'impulsività dell'artista venne per un attimo messa da parte. Rispondere velocemente e con schiettezza, in quel momento, poteva essere interpretato come un gesto affrettato e falso. Doveva ragionare bene sulla risposta, poiché essa rappresentava una possibilità di avere Kagome al suo fianco ancora una volta.
Soppesò tutte le possibilità...




"Probabilmente ci avrei pensato per un lasso di tempo più lungo. Ma sicuramente ti avrei fatto la proposta. Io non ho mai dato peso alle varie fasce della società, Kagome. Se tu fossi stata una contadina o una dama di corte... non avrebbe significato nulla."




Kagome trattenne a fatica un sorriso di gioia, mentre gli occhi le s'illuminavano. Cos'era quella sensazione così bella? E quel batticuore forte? Ricordò le parole della donna anziana incontrata alla stazione.


"Parlo per esperienza personale. Anche io, tempo fa, sprecai l'occasione di stare con la persona che amavo. E, credetemi... non è passato giorno in cui non ripensassi alla carta che male avevo giocato. "


Per la prima volta nella sua vita, Kagome decise di seguire l'istinto. Si avvicinò ad Inuyasha e lo abbracciò con forza. Le lacrime premevano per uscire, ma lei fece resistenza. Non doveva piangere. Era felice per la risposta che il pittore gli aveva dato. Sapere che egli non dava peso alla sua condizione sociale l'aveva commossa.
Inuyasha, dal canto suo, strinse la donna senza pensarci due volte. Gli era mancato quel profumo di rose che l'accompagnava sempre. Aveva sognato, la notte, quei capelli neri e setosi che le incorniciavano dolcemente il viso. E ora che aveva davanti a sé la fonte di tutti i suoi pensieri, non potè fare a meno di sorridere felicemente.



Kouga li osservò a lungo. Per tanto tempo aveva cercato di conquistare Kagome, con qualsiasi mezzo e in ogni modo esistente. Ma lei lo aveva sempre ritenuto un amico con cui confidarsi e una spalla su cui piangere nei momenti di tristezza. Si alzò, barcollando leggermente, e se ne andò. Scappò da quell'immagine che gli procurava solamente dolore. Salì sulla carrozza che lo aveva portato in quel luogo e andò via.



Nel giardino verde dall'erba rigogliosa e dai fiori sgargianti, intanto, Kagome ed Inuyasha si guardavano e sorridevano felici. Ad un tratto la donna abbassò il volto.


"Inuyasha... mi perdoni per la bugia che ti ho detto?"



L'artista le sollevò il capo con la manca e le baciò la fronte.


"Senza dubbio alcuno, Kagome."



I due si scambiarono un bacio a fior di labbra. Il simbolo di una promessa che li avrebbe accompagnati per gli anni seguenti. Il patto reciproco di dirsi sempre e comunque la verità, in qualsiasi situazione.





"La verità sta nel cuore di chi la possiede veramente."  [Anonimo]








{ 22 Dicembre 1856 }


Un vagito pose fine al chiasso che regnava in una delle numerose stanze della cascina.



"E' una femminuccia, Lady Kagome!"



La balia, una donna corpulenta e dallo sguardo bonario, osservò amorevolmente la creatura che teneva fra le braccia. Si avvicinò a Kagome e le porse la neonata piangente e avvolta in una copertina di seta bianca.
La neo-madre osservò felice oltre ogni immaginazione sua figlia e le accarezzò la testolina cosparsa di capelli neri. Un travaglio di un giorno aveva preceduto la nascita di Catherine Harrison, ma Kagome, nel momento stesso in cui aveva sentito il primo vagito, aveva ignorato il dolore e le sofferenze passate. Una felicità immensa le aveva stretto il cuore.
Inuyasha non era ancora arrivato. Si trovava alla National Gallery, circondato da critici e rappresentanti dell'alta società, che si scervellavano in complimenti per l'ultima opera dell'artista. Il ritratto di una bellissima donna: Kagome. Sua moglie.
La donna aveva provveduto a spedire un ragazzetto alla Galleria, per avvertire il pittore di essere diventato papà. Ella non stava più nella pelle. Chissà come avrebbe reagito suo marito, nel vedere quell'esserino piccino e scosso dal pianto.



Magari è uno di quegli uomini che svengono, alla vista del prodotto dell'amore loro e della loro donna. Son proprio curiosa...




"Oh, Kagome, sono così felice per voi!"



Esclamò Rin, che mise Philip, suo figlio, tra le braccia del marito. Sesshoumaru accolse il piccolo, che lo guardava ridente, e osservava sua nipote, senza lasciar trasparire nessuna emozione. Aveva imparato, in qualche mese, ad accettare la presenza di una "popolana" in casa di suo fratello. Rin lo guardò lo sposo per un secondo, poi si volse verso Kagome, che sorrideva felice e mostrava a tutti i presenti il piccolo miracolo.



"Grazie, Rin! Mi ha fatto piacere sapervi qui. Significa che mi avete finalmente accettata nella vostra famiglia e che mi apprezzate..."



"Non entusiasmarti troppo. Potresti rimanere scottata..."



Sibilò Sesshoumaru, voltandosi e uscendo in giardino, in compagna del piccolo Philip. Rin lo guardò truce.



"Non preoccuparti, Kagome. Prima o poi la finirà con quest'atteggiamento indifferente ed antipatico."



Kagome scoppiò a ridere, contenta. Ma la sua risata finì, quando sulla porta apparve un Inuyasha trafelato e sconvolto per la corsa.



Egli guardò prima Kagome, poi Rin ed infine la piccola che piangeva, avvolta in un fagotto di coperte bianche. Sul suo volto apparve un'espressione terrorizzata. Poi si sentì un tonfo.



Già... Inuyasha era svenuto per le troppe emozioni della giornata.



Ma quando si svegliò, qualche ora più tardi, notò il capo di sua moglie appoggiato al suo petto e, dentro una cesta di vimini, una bambina bellissima. L'artista la guardò e ne ammirò a lungo i tratti somatici del viso. Era molto simile a lui, ma aveva lo stesso naso di Kagome. Alla francese. Era troppo, troppo carina! E in quel momento, Inuyasha desiderò fermare il tempo. Non voleva che la piccola Catherine crescesse. Avrebbe attirato troppi ragazzi, per i suoi gusti.



"Inuyasha..."



La voce di Kagome lo riscosse dai suoi pensieri. Si voltò verso di lei e le sorrise, accarezzandole la guancia.



"Scommetto che stai pensando alla crescita di Catherine..."



"Ma che dici?!"



"Inuyasha, non mentirmi. Ti conosco troppo bene."



L'uomo si arrese e strinse a sé la donna, che sorrise sul suo petto.



"Amore... voglio vivere appieno questa vita. Ti prego, pensiamo solo al presente."




Si addormentarono entrambi, cullati dai respiri calmi e profondi della piccola.











*******





Credo che dovrò costruire, per tutti voi, delle statuette votive. Sono rimasta stupita dal fatto che nessuno di voi mi abbia mandato dei messaggi contenenti minacce di morte. Davvero!
Comunque, mi devo scusare con tutti per il ritardo immenso. Ma la scarsa ispirazione mi ha impedito di buttare giù mezza riga di questo capitolo. Oggi, in data 5 Novembre 2008, non sono andata a scuola. Causa? Un dolore tremendo alla mano per la puntura di un'ape. Sto facendo una cura specifica, dato che non so se sono allergica.
E, improvvisamente, mi è venuta l'ispirazione per finire questa storia che (stranamente) ha appassionato anche me. Mi ha fatto tanto piacere vedere quante recensioni positive mi avete lasciato... significa che avete apprezzato la storia. E, soprattutto, mi riempie di gioia sapere che il pairing utilizzato non è stato reso tremendamente. Come alcuni sanno, Inuyasha e Kagome non mi piacciono molto.
Proprio per questo motivo, infatti, ho deciso di scrivere una Fan Fiction che avesse loro come protagonisti. Perchè, secondo me, ci si deve sempre evolvere, come scrittori. Il mio sogno è sempre stato quello di scrivere e ritengo che provare tante cose sia utile per crescere.


E' doveroso rispondere con altrettanti commenti alle recensioni che avete lasciato allo scorso capitolo.




Helkamirie :  Ciao, carissima! Che piacere sapere che ho reso abbastanza bene Kagome. Sai, è un personaggio così diverso dal mio ideale, e ho rischiato tantissimo, nel creare una LongFiction con lei come protagonista. Ti ringrazio con tutto il cuore anche per farmi sempre divertire e per sopportarmi continuamente, su MSN. Un bacio enorme! <3  Sei mitica!





Onigiri :  Il ricevere complimenti da parte tua non fa che riempirmi d'orgoglio. Ti ho già detto quanto ti ammiro, mi pare. Perciò, non preoccuparti per le ripetizioni! Anche solo sapere che hai letto i capitoli di questa Fan Fiction mi commuove. Sei grande, Onigiri! Una bravissima scrittrice e una dispensa di "accrescimento del mio ego, che ormai ha raggiunto dimensioni stratosferiche". XD  Ok, la finisco! Grazie ancora, carissima! <3  





Roro :  ROROOOOOO! Mia perpetua e dolce amichetta Kohai! *__*  Che bello vederti sempre tra le recensioni. Anche perchè tu sei mitica, hai uno stile impeccabile ed adorabile, riesci sempre a farmi ridere e, cosa da non sottovalutare, mi aiuti ad andare avanti con i miei scleri che, da quanto dici, ti piacciono tanto. *_*  Come ho detto ad Onigiri, con tutti questi complimenti dolci ed incoraggianti, il mio ego è ormai gigantesco. Grazie di tutto! Davvero!  Ti voglio un mondo di bene, amica mia! <3<3<3





AvinPhi :  Amorino sardaccio! Eh, mi dispiace, ma io e le sterile siamo due cose opposte. Non ci capisco nulla! XD  Kagome di Vallermosa ed il Principe Pittore? Potrebbe essere un titolo optional. Grazie anche a te per i numerosi complimenti e per l'incoraggiamento. Anche io attendo il Nutellone, comunque XD  Prima o poi ce la faremo, Anci!  Ti voglio tanto bene <3





E' giunto il momento dei saluti. Ringrazio ancora una volta tutti quanti. E soprattutto chi ha messo la storia tra i Preferiti, ovvero:


1 - AvinPhi
2 - Erinlaith
3 - FlyingSquirrel
4 - Hachiko_chan
5 - Helkamirie
6 - Hope35
7 - J84
8 - La sognatrice
9 - LoLa_164
10 - mewkaggy
11 - miriel67
12 - Nayma85
13 - nitibotu
14 - Onigiri
15 - roro
16 - sonny
17 - sunsunset
18 - _D4KOtARoS3_




Grazie ancora! Un saluto a tutti! <3


KaDe





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