We Learned The Sea

di Yoan Seiyryu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di Nuovi Inizi ***
Capitolo 2: *** Di Parole Incomprese ***
Capitolo 3: *** Di Uniche Prime Impressioni ***
Capitolo 4: *** Di Incubi e Stelle ***
Capitolo 5: *** Del dì di Camelot ***
Capitolo 6: *** Di Indipendenza e Lealtà ***
Capitolo 7: *** Di Mari e Impetuosi Sguardi ***
Capitolo 8: *** Di Prigioni e Falsi Inganni ***



Capitolo 1
*** Di Nuovi Inizi ***


We Learned the Sea






 
 

 I 

Di Nuovi Inizi 







Il mare non conosce il silenzio. Il mare è vivo, è sostanza, è forza inarrestabile. Il mare ha onde che si infrangono sulla riva senza mai riposare, nemmeno la notte, quando il sonno precede la veglia prima che l’alba sorga.


Erano trascorsi lunghi anni dall’ultima volta che Aurora si era affacciata all’ala est del Castello sulla scogliera. Poteva ascoltare le vibrazioni continue delle onde che si infrangevano sulla riva rocciosa. Riusciva ad immaginare i colori del sole dipingere le acque. Guardarlo, però, era diventato sempre più difficile.
Aveva smesso di sostare sulla grande terrazza di marmo bianco che si aggettava sull’infinita distesa d’acqua, piuttosto preferiva passare oltre dimenticandosi dell’esistenza di quel luogo. La sua stessa stanza fu spostata lì dove le finestre dipingevano uno scenario diverso, lontano da quel mare che aveva preso ad odiare con tanta ostinazione.
Durante un lungo viaggio con i suoi genitori si ritrovarono ad affrontare una terribile tempesta e sua madre morì insieme ad un equipaggio quasi decimato. Solo in pochi, insieme a lei e suo padre, sopravvissero. Per questo Aurora aveva smesso di amare il mare e di apprezzare tutte quelle qualità che da bambina aveva sempre avuto care. Nemmeno in quel momento, mentre l’alba colorava le onde di luci di imperturbabile bellezza, riusciva a cacciare quell’ostilità che provava. Un’avversità che richiamava solo ricordi spiacevoli.
Nonostante ciò non si sarebbe potuta esimere dai suoi doveri, almeno durante quei giorni di viaggio che avrebbe affrontato per essere accolta alla corte del suo futuro sposo.
Conobbe Filippo quando era poco più che una bambina e non aveva mai provato alcun rancore nei suoi confronti. Per quanto il matrimonio fu accordato al momento della nascita di lei, nessuno dei due si mostrò mai ostile di fronte a quella decisione politica.
Affrontare un viaggio in mare avrebbe comportato diverse difficoltà ma ormai non poteva tirarsi indietro.
- Vostra Maestà? – la voce scanzonata di Merryweather si intromise nei suoi pensieri e la ricondusse all’istante alla realtà – Il re richiede la vostra presenza, i preparativi per il viaggio sono stati ultimati. Sarete scortata al vascello da poche guardie.
Aurora annuì e si ritirò dalla terrazza, lasciandosi aiutare ad indossare un lungo mantello azzurro. Merryweather era stata posta al suo fianco fin dalla tenera età perché la proteggesse da qualunque pericolo, essendo una fata dotata di magia bianca, ma diventare amiche fu più semplice del dovuto.




 
*


 
 
La Pegaso era una delle navi più veloci della flotta di Re Stefano. Era ormeggiata al porto reale e già da diverse ore l’equipaggio aveva preso ad organizzare la partenza.
Solo allora, quando Aurora raggiunse il ponte scortata da una manciata di guardie insieme a Merryweather, si rese conto di quanto non desiderasse affrontare quel viaggio. Andò a stringere la mano dell’amica come a trovare in essa la forza per non pensarci.
 Furono lasciate al cospetto di Re Stefano che era intrattenuto dalla presenza di due ufficiali.
- Mia amatissima figlia – quando si accorse dell’arrivo di lei si fece avanti e le afferrò la mano libera perché si avvicinasse – il Capitano Liam Jones ti scorterà fino al regno del Principe Filippo. Ha il compito di vegliare su di te fin quando non farà ritorno.
Aurora lanciò a suo padre un ostentato sguardo di rimprovero ma poi fu costretta a spostare l’attenzione sul Capitano della Pegaso, un uomo alto e composto, ligio al dovere, che con cortesia compì il baciamano con il permesso del Re.
- Mi rincresce che siate costretto ad occuparvi di me, di certo non sarà un compito piacevole per un uomo di mare come voi – sorrise Aurora, lasciando intendere a suo padre quanto detestasse essere controllata e salvaguardata da chiunque la incontrasse.
Il mare, se un tempo era da lei considerato simbolo di libertà, era diventato poi morte ed ora prigione.
- E’ un onore, Principessa, avere il compito di proteggervi.
Liam Jones ricambiò il sorriso e fece un cenno d’assenso carico di rispetto. Aurora fu piuttosto certa di ritrovarsi di fronte ad un uomo verso cui poteva riversare affidabilità e sicurezza.
Solo dopo si mostrò interessata alla seconda figura all’ombra del Capitano, un uomo più giovane e dal sorriso affilato, i cui occhi sembravano dire molto più delle parole, smascherando quel velo di mistero che conduceva con sé.
- Anche a voi è stato chiesto di proteggermi? – gli chiese.
- Al meglio, Principessa Aurora.
Ironico, tagliente. Ad Aurora non dispiacque affatto quel modo di fare fintamente misurato poiché riusciva a leggere in quegli occhi azzurri e limpidi cosa in realtà stesse pensando.
- Chiedo perdono per la mancanza di rispetto di mio fratello, Vostra Maestà. Il tenente Killian Jones – lo presentò il Capitano, non senza evitare di cacciargli un’occhiata di rimprovero che l’altro incassò senza alcun rimorso.
- Temo allora che la mia incolumità diventerà un sintomo di distrazione, lasciando in secondo piano i doveri principali che un tenente e un capitano dovrebbero avere per guidare la propria nave – aggiunse Aurora prima di stringersi il mantello attorno, ora che il vento aveva preso ad alzarsi.
Re Stefano sospirò e scosse appena il capo in un gesto di dissenso. Non avrebbe potuto seguire sua figlia in quella traversata che rappresentava la sua salvezza, piuttosto aveva il compito di portare a termine i suoi obiettivi prima del giorno del diciottesimo compleanno di Aurora.
- Come potete constatare voi stesso, Capitano, mia figlia tende ad utilizzare la lingua in maniera non del tutto appropriata, a volte – nonostante ciò si lasciò sfuggire un sorriso e lanciò un’occhiata di intesa a Merryweather, affinché anche lei vegliasse sulla sua unica figlia.
- Vorrà dire Maestà che il viaggio non risulterà noioso per nessuno, almeno è quello che mi auguro – Liam si voltò verso suo fratello e gli fece segno di andare sottocoperta – conduci la Principessa nella cabina predisposta per lei.
Aurora strinse convulsamente le mani al di sotto del mantello. Salutare suo padre indicava l’inizio di un breve viaggio ma che non sarebbe stato affatto facile per lei, che aveva abbandonato il mare da così tanto tempo da averne una terribile paura. Il Tenente Jones le fece strada come gli era stato indicato di fare e la condusse in un corridoio messo a nuovo proprio per accoglierla.
Merryweather li accompagnò, guardandosi attorno con estrema curiosità e soffermandosi di tanto in tanto quando qualcosa attirava la sua attenzione.
Una volta giunti di fronte alla cabina, Killian fece ruotare la serratura nella toppa ed aprì la porta.
- Mi auguro che sia abbastanza confortevole.
- Abbastanza? – Aurora inarcò un sopracciglio.
Killian si limitò a scrollare le spalle.
- Dubito che siate abituata ad un ambiente così semplice, per questo ho detto ‘abbastanza’ – si premurò di dare le sue spiegazioni.
- Pare che abbiate molte cose da dire, opinioni da diffondere anche se non richieste.
Aurora sopportava poco chi le ricordava la sua condizione di sangue reale. Non che la disprezzasse, anzi. A differenza di molte altre principesse che ebbe modo di conoscere, lei non si sentiva affatto estranea a ciò che sarebbe diventata un giorno (se ne avesse avuta l’occasione). Non era un peso per lei la corona con cui era nata, né avrebbe messo da parte i doveri che facevano parte della sua vita. Nessun tipo di frustrazione si affollava nella sua mente. Nonostante ciò, non apprezzava coloro che le ricordavano quanto fosse, sotto certi punti di vista, fortunata ad avere sangue reale a scorrerle nelle vene.
- La lingua è fatta per essere usata, Principessa. Parlare solo su precisi ordini è quasi innaturale – sorrise Killian, per niente offeso dal suo atteggiamento altezzoso.
Merryweather ridacchiò ed iniziò ad arricciare uno dei boccoli biondi con l’indice, facendo quasi da coro a quello scambio di sguardi che iniziava a diventare più caldo.
- Non tutti la usano a dovere, allora – così facendo Aurora varcò la soglia e fece segno a Merryweather di seguirla.
Prima di andare via, Killian si affacciò per un attimo.
- Una volta ambientata dovreste salire sul ponte, Principessa. La partenza è un momento importante, oserei dire magico. Perderla sarebbe un vero peccato – le consigliò.
Aurora quasi non si voltò e continuò a dargli le spalle. La cabina non era eccessivamente grande, ma nemmeno troppo stretta e si sarebbe adattata piuttosto bene durante quei giorni.
- Ne ho abbastanza della magia – sussurrò e poi scosse il capo – non ho interesse ad assistere all’allontanarsi dalla terraferma. Vi ringrazio Tenente Jones, potete andare.
Killian scrollò le spalle.
- Come desiderate.
Così facendo richiuse la porta della cabina per lasciarle sole.
Merryweather si sedette su uno dei due letti e sorrise apertamente. Fino a quel momento si era comportata quasi come un accessorio ma ora poteva svestirsi dall’immagine di perfetta dama di corte e tornare ad essere un’amica.
- Non parlate in questo modo della magia, vi ricordo che io sono una fata.
Aurora annuì e le si accomodò di fronte.
- Sei stata dispensata dai tuoi compiti molto tempo fa, non sono abituata a crederti capace di usare la magia. Non è forse questa la causa di tutti i miei problemi? – la voce di Aurora si trasformò appena, conferendo al tono un’ombra che non ha mai spesso di esserci dentro di sé.
- Se vi state recando dal vostro futuro sposo è proprio per questo, per stare lontana dai problemi – sorrise animatamente come faceva sempre, non si perdeva mai d’animo – però dovreste prendere in considerazione la proposta del Tenente e salire sul ponte.
Aurora alzò gli occhi al cielo e strinse le labbra in una smorfia.
- Vorrei trascorrere il mio viaggio in questa cabina, di modo da evitare del tutto il mare e fingere di non attraversarlo.
Merryweather alzò gli occhi al cielo e poi si gettò sul materasso, con la sua solita leggerezza.
- Il Capitano sembra un uomo così a modo e suo fratello è decisamente attraente. Sarebbe un peccato sprecare il tempo rinchiuse qui dentro.
Aurora sospirò infastidita.
- Puoi andare, se lo desideri. Non mi accadrà nulla qui – le sorrise.
Merryweather ridacchiò: - Quindi non mi date torto.
- Riguardo cosa?
- Riguardo al fatto che il Tenente Jones è piuttosto attraente.
Aurora corrugò la fronte e questa volta ad alzarsi fu lei stessa.
- Non rientra nei miei interessi e il fascino non basta per fare di un uomo, un uomo onesto e leale.
Merryweather scosse la testa – Non è un peccato guardare però…
I primi movimenti della nave le raggiunsero e si accorsero che essa aveva preso a muoversi, allontanandosi dal porto reale. Aurora si costrinse a tornare seduta, tenendosi in una posizione poco rilassata e tesa, nella speranza di riuscire a dimenticare che a breve i suoi confini sarebbero divenuti di acqua.
 








 
Note:
- Merryweather è il nome di Serenella.
- Killian e Liam Jones fanno parte della marina reale di Re Stefano.
- Si svelerà quale sarà il Regno di Filippo nei prossimi capitoli, chi ha già letto la mia long conclusa sulla Sleeping Hook saprà di cosa sto parlando. 
- Nel corso della storia avremo modo di conoscere il Tenente Killian Jones PRIMA che diventi Capitan Hook (nel caso in cui questa mini-long dovesse piacervi potrei pensare anche di farne un proseguimento quando diventerà il personaggio che tanto amiamo <3) 



NdA: 

Spero di aver detto tutto.
Era da tanto che volevo scrivere una Sleeping Hook con Aurora e Killian a conoscersi in queste circostanze e spero di aver fatto un buon lavoro. I capitoli sono tutti pronti quindi penso di pubblicare settimanalmente e non dovrete aspettare ( T_T solo che devo finire tutte le altre storie, sono un DISASTRO). 
Grazie in anticipo a chi leggerà! 
Per gli aggiornamenti e chi è curioso lascio il link della mia pagina autrice su facebook ---> 


https://www.facebook.com/pages/Hello-Captain-Im-the-Mad-Hatter/694524527306828?fref=ts


 

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Capitolo 2
*** Di Parole Incomprese ***



II 

Di Parole Incomprese







La Pegaso era salpata già da diverso tempo e fino a quel momento nulla sembrava essere andato storto, tranne per l’improvviso malessere di Aurora. Chiusa nella cabina si rese conto di soffrire enormemente del dondolio della nave e la testa le vorticava così tanto da non sapere più cosa fare per tenersi calma. La nausea era eccessivamente forte e se tentava di alzarsi in piedi rischiava di perdere l’equilibrio e cadere. Merryweather era andata sul ponte per prendere un po’ d’aria ma lei non l’aveva voluta seguire e finse di non soffrire affatto per quella condizione che la stava destabilizzando.
Gli occhi si erano appesantiti quando aveva tentato di leggere un libro per tenere fermo lo sguardo e concentrarsi su qualcosa di diverso da quel dondolio così fastidioso, ma i suoi sforzi non erano valsi a nulla. Non aveva la minima idea di che cosa fare per risolvere quella condizione e temeva che il viaggio l’avrebbe debilitata enormemente se non fosse riuscita a superare quella nausea fastidiosa.
Qualcuno bussò alla porta della cabina ma non immaginò che potesse essere qualcuno di diverso da Merryweather.
- Entra pure.
Quando si rese conto che non si trattava affatto di lei ma del Tenente Jones in attesa sulla soglia, si costrinse ad alzarsi in piedi mantenendo il maggior contegno possibile.
- Perdonatemi, credevo foste la mia dama di compagnia.
Sforzarsi in quel modo le provocò un conato che represse immediatamente. Il Tenente, quando comprese la sua condizione, evitò di peggiorarla lasciandosi andare a battute ironiche ed irruppe nella stanza senza attendere di essere invitato.
- Perché non ci avete informato del malessere, Principessa? – domandò facendosi avanti ed aiutandola a tornare seduta.
- Siete forse un medico in grado di curarmi? – chiese lei retoricamente.
Il Tenente sospirò, era evidente quanto stesse cercando di mantenere la calma e non risponderle in modo scortese. Suo fratello non glielo avrebbe perdonato e non desiderava affatto ascoltare le sue ramanzine.
- Conosco questo tipo di problemi, vi ricordo che trascorro interi mesi su una nave e so di cosa si tratta. Se mi darete ascolto non ci vorrà molto prima che torniate a stare meglio – cercò di rassicurarla, nonostante lei sembrasse non voler sentire.
- Il dondolio della nave non è un movimento naturale a cui siamo abituati e il nostro corpo tende a cercare in ogni modo di ritrovare l’equilibrio. Se vi concentrate su un punto fisso, come leggere un libro, finirete per peggiorare la situazione. Dovete spostare lo sguardo ed assecondare il movimento oscillatorio affinché vi abituiate e diventi normale. Vi dispiacerebbe uscire sopracoperta? – non era tanto una domanda, quanto un ordine.
Aurora ascoltò con attenzione le sue parole ma a quella richiesta si costrinse a scuotere leggermente la testa.
- Non voglio uscire di qui.
Il tenente Jones sollevò gli occhi al cielo, non era poi così paziente come si poteva credere.
- Ma non desiderate nemmeno stare male. Cambiare aria vi aiuterà e sul ponte il movimento oscillatorio è meno evidente. Se mi deste ascolto invece di fare inutili capricci…
Aurora sollevò un sopracciglio e lo guardò in tralice.
- Vi concedete sin troppe libertà e ad ogni modo io non salirò sopracoperta.
- Detestate il mare, lo so. E’ piuttosto inconcepibile, lasciatemelo dire. Ma lo trovo piuttosto normale visto che siete abituata a vivere in una prigione di materassi di piume e gettare uno sguardo verso la libertà vi provoca soltanto nausea – sorrise lui.
Merryweather aveva ragione. Il Tenente Jones era affascinante e quando sorrideva lo era ancora di più. Nonostante ciò Aurora non riuscì a simpatizzare nei suoi confronti, poiché continuava a non tenere conto delle loro posizioni sociali nettamente diverse.
- Come fate a sapere che detesto il mare?
- Vostro padre ha informato me e mio fratello di questa particolare avversione, è un uomo premuroso – aggiunse per poi porgerle la mano affinché lo seguisse.
Aurora osservò la sua mano affatto convinta di volerla afferrare ma se fosse riuscita a togliersi di dosso quel fastidioso malessere non ne avrebbe fatto a meno. Dopo vari ripensamenti si decise ad accettare l’aiuto e si sollevò in piedi. I giri di testa erano piuttosto forti e il tenente le rimase vicino finché non raggiunsero il ponte, lì dove l’aria era fresca e l’odore del mare era più forte che mai.
Aurora evitò di spostare lo sguardo verso di esso. Aveva avuto incubi terribili durante tutta la sua infanzia e talvolta si risvegliava al mattino con l’idea di star soffocando. Il tenente la accompagnò fino alla balaustra e si accorse che lei teneva gli occhi socchiusi.
- Perché ne avete così tanto timore? – si permise di chiedere quando le lasciò la mano.
Aurora sospirò e strinse appena le labbra in una smorfia.
- Il mare è incontrollabile, Tenente. La sua calma apparente nasconde una forza distruttiva di cui l’uomo è succube. La sua bellezza rischia di trasformarsi da un momento all’altro in una catastrofe e non riesco, non riesco a liberarmi dei miei incubi.
Continuava a tenere gli occhi socchiusi, le labbra contratte e i pugni delle mani serrati sulla balaustra di legno. Il cambio d’aria le aveva fatto bene e il movimento oscillatorio era diminuito, come il Tenente le aveva detto. Non aveva idea del motivo per cui stesse raccontando delle sue paure ad uno sconosciuto, solitamente non si sarebbe mai lasciata andare in quel modo. Ma il Tenente Jones aveva qualcosa di particolare, di diverso: il suo fare diretto e sicuro, forse?
Lei non poteva vederlo, ma lui sorrideva.
- Il segreto della bellezza però è proprio in questo: è creazione e distruzione. Come una tigre [1]. E’ un animale splendido ma tra i più feroci. Il pericolo equivale tanto alla sua estrema eleganza e bellezza. A volte le due cose non sono scindibili.
Aurora schiuse appena gli occhi, ma non del tutto.
- Credevo foste un uomo di mare, non un poeta.
- Un marinaio non può avere alcuna sensibilità?
Aurora si lasciò andare ad una risata leggera, tenue e calda.
- Ed i nobili sono quasi sempre altezzosi – questa volta aprì gli occhi ma li rivolse a lui.
- L’importante è ammetterlo per migliorarsi.
- State dicendo che…
- Vi prego, Principessa! Siete fin troppo permalosa e se continueremo questo discorso non si finirà mai di prendersela l’un l’altro. Ma almeno avete aperto gli occhi.
Aurora fu costretta a mordersi la lingua ma ammise di essersi piuttosto divertita a discorrere quel poco con lui. Aveva compreso il suo carattere puntiglioso e un po’ permaloso che la contraddistingueva. Eppure non ne sembrava così infastidito come sarebbe accaduto ad altri.
- Vi andrebbe di raccontarmi cosa è accaduto?
Lei si ostinava a non guardare il mare, tanto che decise di dare la schiena alla balaustra e osservare piuttosto i marinai che correvano da una parte all’altra del ponte per eseguire gli ordini del Capitano. In lontananza vide Merryweather vicino al timone, intenta a studiarne il funzionamento. A volte invidiava la semplicità con cui si accostava a ciò che non conosceva.  
- Non siete la mia dama di compagnia, Tenente Jones.
Aurora non desiderava in alcun modo richiamare alla mente il passato. Quasi ogni notte non faceva che avere incubi ed incubi riguardo quella tempesta. Perché doverla ricordare? Perché renderla più vera ad occhi aperti? Sognare, dormire non erano per lei mondi felici e lieti da affrontare. Vivere ad occhi aperti le permetteva di fuggire dalle sue paure.
Il Tenente sospirò e sollevò gli occhi al cielo.
- Immagino di non avere un lignaggio adeguato per ascoltare i timori di una Principessa. Tolgo immediatamente il disturbo – così facendo si allontanò, lasciandola sola.
Lei prese a mordersi il labbro inferiore. Non voleva che se la prendesse in quel modo, era stato così gentile da aiutarla e gli aveva negato una semplice richiesta. Ma lui non sapeva niente del suo mondo. Non aveva idea di ciò che il suo destino aveva intessuto per il suo futuro. La sua vita era appesa ad un filo sottile che un soffio di vento avrebbe potuto spezzare. Lo lasciò andare senza dire nulla ed ora che non aveva null’altro a cui pensare, iniziò a provare di nuovo la nausea fastidiosa che aveva avvertito prima.
 
 





 
Note:
[1] Cit. William Blake
- Per quanto riguarda il carattere di Aurora, trovo che abbia una punta di permalosità e che tenda ad allontanare chi ha accanto. La sua storia non è proprio delle più facili, visto che in questo caso è a conoscenza di ciò che le aspetta. 





NdA: 

Vorrei ringraziare chi ha recensito la storia al primo capitolo e chi l'ha inserita tra le seguite/preferite/ricordate. Vediamo come procede questo esperimento e se alla fine si deciderà per un continuo. Come potete vedere i capitoli non sono eccessivamente lunghi, è una storia molto leggera e senza pretese ma mi sono divertita a raccontarla. 
Grazie mille e alla prossima ^^

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Capitolo 3
*** Di Uniche Prime Impressioni ***


III 

Di Uniche Prime Impressioni





 
Aurora non aveva idea di quanto fosse dura vivere in mare. Era trascorsa solo mezza giornata e già si sentiva in gabbia, impossibilitata a lasciare una nave su cui non desiderava affatto trovarsi. Durante il pranzo nella cabina del Capitano, il Tenente non le aveva rivolto la parola ed anzi era stato piuttosto silenzioso, difficile a dirsi visto quanto amasse prendersi certe libertà. Merryweather aveva notato quel cambiamento e una volta che si ritrovarono loro due da sole sopracoperta, in un angolo abbastanza solitario del ponte, non poté evitare di chiedere spiegazioni.
- Il Tenente Jones sembrava alienato. Offeso, forse.
Merryweather non riusciva a tenere uno sguardo serio, sulle labbra vi era sempre l’ombra di un sorriso pronto ad essere sfoderato. Prese ad accarezzarsi i ricci morbidi in attesa di una risposta.
- Non ho fatto caso all’umore del Tenente, non è una nostra competenza occuparci del temperamento altrui non trovi? – domandò retoricamente Aurora.
Merryweather ridacchiò e sollevò appena le spalle.
- Eppure credo proprio che siate voi la causa di tutto questo. Stamattina ho notato un certo affiatamento e subito dopo il Tenente è tornato dal Capitano con uno sguardo colmo di fuoco. Che gli avete detto?
Aurora indurì lo sguardo: perché mai doveva esserne la causa? Fece un segno di diniego col capo prima di insistere: - Forse mi sono lasciata andare e potrei averlo offeso, ma lui non è stato da meno.
Merryweather a quel punto incrociò le braccia al petto e sollevò un sopracciglio, un’espressione carica di disappunto.
- Dovreste scusarvi.
Aurora rimase incredula: - Io? Io dovrei chiedere perdono?
L’altra annuì con forza: - Certamente e subito. Le buone maniere vengono insegnate dal rango più alto e se non farete voi il primo passo finirete per rendervi questo viaggio oltremodo odioso. Perciò andate a porgere le vostre scuse.
- Non ho nulla di cui dovrei scusarmi!
- Io credo proprio di sì. Non ho alcuna intenzione di cenare questa sera con l’orribile silenzio che vi è stato quest’oggi tra voi, l’atmosfera era insostenibile. Andate, subito – la fece ruotare e le indicò il punto in cui si trovava il Tenente, dall’altro capo del ponte.
A quel punto Aurora si costrinse a darle corda o non glielo avrebbe perdonato affatto. Respirò a fondo e cercò di tenere a bada la parte di sé che desiderava tornare in cabina e rimanere tranquilla. Attraversò il ponte e si diresse lì dove sostava il Tenente, stava osservando davanti a sé tenendosi ad una corda ben serrata. Quando si accorse della presenza di lei gli rivolse appena uno sguardo di circostanza. A quel punto Aurora desiderò con tutta se stessa di rinunciare, ma avvertì lo sguardo pungente di Merryweather proprio dietro di lei.
- Tenente Jones, forse non abbiamo iniziato con il migliore dei modi e non vi ho trattato con cortesia, anche se vi siete dimostrato estremamente gentile nei miei confronti. Vi chiederei di perdonare il mio comportamento e di continuare questo viaggio senza alcuna ostilità.
- Fate silenzio – disse lui senza nemmeno rivolgerle un’occhiata.
Aurora non riuscì a capacitarsi di ciò che aveva appena udito.
- Come, prego? Sono venuta qui per scusarmi e voi…
- Potreste fare silenzio, per favore? – il Tenente insistette con un tono leggermente alterato e quando comprese che non si sarebbe liberato di lei così in fretta, decise di farle capire – guardate davanti a voi e non parlate per qualche secondo, non sarà difficile trattenervi.
Aurora era quasi decisa a tornare indietro e a lamentarsi con il Capitano, non poteva sopportare ulteriormente quell’atteggiamento sconsiderato nei suoi confronti. Quando però decise di assecondarlo e di guardare verso la direzione indicata, comprese.
Il mare era dipinto di mille colori soffusi. Il sole iniziava ad immergersi all’orizzonte, colorando il cielo di fuoco intenso e zampilli di luce che si rifletterono negli occhi di entrambi. Allora Aurora rimase davvero senza fiato. Aveva schiuso appena le labbra e solo in quel momento si rese conto di quanto il mare fosse in grado di regalare uno spettacolo simile. Quali altri tramonti possedevano una bellezza simile? Quali altri paesaggi regalavano colori così intensi?
Per un attimo Aurora si ricordò quando da bambina amava affacciarsi dalla grande terrazza ed osservare uno spettacolo che aveva deciso di chiudere dentro di sé per sempre. Le onde assecondavano la discesa del sole senza affannare lo sguardo, la calma sembrava infinita. Aurora non si sentì più in gabbia. La libertà di cui parlava il Tenente Jones era proprio davanti a lei. Una libertà la cui esistenza aveva dimenticato. Si inumidì le labbra e strinse appena le dita sul bordo della balaustra, da quando era salita sulla Pegaso non aveva mai dato un’occhiata nemmeno di sfuggita alla distesa del mare. Sembrava così calmo, come poteva davvero essere distruttivo?
Rimasero in silenzio ancora per poco, almeno fin quando il sole non scese del tutto per fare spazio ai primi colori violacei della sera.
- Non so cosa vi abbia procurato tanto terrore ma di qualunque cosa si tratti, dovreste superarla. Il mare intimorisce chiunque, una infinita distesa che si staglia davanti agli occhi e che sembra non avere mai fine. Avendone paura si finisce per stare al suo gioco, ma se lo accogli è del tutto diverso – spiegò il Tenente quando finalmente distaccò lo sguardo dall’orizzonte e lo posò su di lei.
Aurora corrugò appena le palpebre e si dispiacque davvero, questa volta, di essere stata scortese nei suoi confronti.
- Siete a vostro agio, qui – rispose in un sussurro.
Il Tenente annuì.
- Il mare è come il nostro istinto, può agitarsi o rendersi calmo in balia degli eventi ma puoi comandarlo se sai come guidare la tua nave.
Aurora non comprese del tutto le sue parole e si limitò a ragionarci sopra. Non che avesse superato del tutto i suoi timori o l’odio che provava di fronte alla distesa d’acqua ma dentro di lei iniziava a tornare a galla il pensiero che quello spettacolo fosse davvero uno spettacolo raro.
- In ogni caso, eravate qui per chiedere perdono o sbaglio? – a quel punto il Tenente si scrollò di dosso quel velo di serietà che aveva mantenuto e prese a sorridere.
Aurora alzò gli occhi al cielo.
- Prima che mi interrompeste.
- Accetto di buon grado le vostre scuse e mi auguro che la prossima volta saprete come rispondere.
Lei inarcò entrambe le sopracciglia e schiuse le labbra, intenta a rispondere in malo modo di fronte a quella provocazione. Se non si fosse sentita osservata da Merryweather, probabilmente lo avrebbe fatto. Con grande forza si ricacciò in gola le parole che aveva pronte per lui e silenziò il suo sguardo carico di disappunto.
- Senza alcun dubbio.
- Sono certo che questo viaggio vi insegnerà molte cose, Principessa – sorrise lui quando comprese lo sforzo che era appena avvenuto.
Aurora si morse l’interno della guancia e si strinse nelle spalle. Cosa avrebbe dovuto imparare da un viaggio in mare? Una volta raggiunto il Regno di Filippo lo avrebbe lasciato alle spalle. Non era nemmeno certa che quel matrimonio l’avrebbe salvata dal suo destino. Il peso che portava sul cuore era infinitamente più grande di quanto la sua mente potesse comprendere. Rifuggire da quei pensieri non era una soluzione al problema, semmai non faceva altro che allontanarlo per farle dimenticare chi fosse in realtà.
- Non state guardando più il mare con disprezzo. Sembrate malinconia – il Tenente interruppe il flusso dei suoi pensieri e fu riportata alla realtà.
- Devo avervi lasciato una pessima impressione, Tenente. E’ un vero peccato, abbiamo una sola occasione per fare una buona prima impressione – rispose lei in un sussurro.
Il Tenente, quando si accorse di quella improvvisa serietà, per un attimo non seppe cosa aggiungere.
- Se vivessimo di sole prime impressioni temo che le guerre aumenterebbero di gran lunga.
Aurora gli rivolse un caldo sorriso e poi strinse le mani sulla balaustra.
- Magari alla fine di questo viaggio avrò dimenticato la paura che fino ad ora ho serbato verso il mare.
- Cosa mai può avervi fatto?
- E’ strano che non siate a conoscenza dell’incidente che portò via mia madre da questo mondo.
Il Tenente scrollò le spalle. Erano solo pochi anni che aveva preso a lavorare per la marina reale del Regno di Re Stefano e si era trasferito lì con suo fratello molto dopo la disgrazia.
- Va bene, immagino che dovrei soddisfare la vostra curiosità, visto che mi avete aiutata a superare la nausea. – il sorriso di Aurora non era un vero sorriso, si nascondeva sotto di esso un velo di tristezza sin troppo evidente – Io e i miei genitori affrontammo un lungo viaggio in mare, un viaggio importante e a cui entrambi vollero partecipare. Non delegarono quel compito a nessuno. La traversata fu facile e diretta, priva di problematiche, almeno finché una notte non soggiunse una incontrollabile tempesta – iniziò a sussurrare le parole che seguirono al racconto – il mare divenne nero e il cielo sembrò inglobarlo totalmente. Nulla fu risparmiato e l’equipaggio nel tentativo di correre ai ripari venne decimato dalla furia delle onde impetuose, risucchiarono via ogni cosa, ogni persona. Ricordo solo grida e un buio così intenso da avermi quasi resa cieca a ciò che avevo intorno. Mia madre fu una di quelle vittime. Non riuscimmo più a ritrovarne il corpo – terminò traendo un respiro profondo.
Aveva narrato in poche parole ciò che accadde quella notte senza far nascere alcun pensiero personale, come se la questione non l’avesse minimamente toccata. Era una Principessa, d’altronde, non poteva dimenticare di essere tale. Eppure dentro viveva quella tempesta ogni giorno e ogni notte, colorando di nero i suoi incubi peggiori.
Il Tenente ascoltò con attenzione e comprese quali sentimenti si fossero creati dentro di lei. Si morse appena il labbro inferiore e chinò lievemente la testa.
- Così avete dato la colpa al mare per ciò che è accaduto, per la vostra perdita – constatò semplicemente.
Aurora si limitò ad annuire.
- La natura non si può controllare e certi eventi, per quanto irrazionali, non possono essere spiegati – Killian riuscì a leggere negli occhi di lei quell’estrema malinconia che poco prima non era riuscito a comprendere del tutto.
- Ho dato la colpa anche a me stessa, quel viaggio fu affrontato a causa mia. Per questo ho trasmesso l’odio al mare, se avessi odiato me stessa probabilmente non sarei sopravvissuta all’eccessivo dolore – confessò alla fine.
Killian fu punto da quello sguardo carico di disapprovazione nei confronti di se stessa. Come poteva darsi la colpa per qualcosa che non aveva di fatto compiuto lei? Cosa nascondeva davvero Aurora per essere attorniata da un’aura priva di felicità?
- Perdonatemi, temo di aver detto troppo.
Così facendo Aurora preferì allontanarsi. Sapeva che quel viaggio l’avrebbe solo destabilizzata. 








NdA: 

Salve a tutti! Eccolo qui il terzo capitolo :3. 
Mi rendo conto che è assai strano continuare a pubblicare crack ship che riguardano il nostro amato Captain Hook visto che ora c'è l'ufficializzazione della coppia Captain Swan, ma in fin dei conti mi piace lo stesso immaginare le possibili what if a riguardo. Se mi diverto e in più piacciono, non è un male. 
Ringrazio come sempre chi segue e recensisce ^^ alla prossima! 

 

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Capitolo 4
*** Di Incubi e Stelle ***


IV 

Di Incubi e Stelle 






 
La nausea era passata ma al contempo tornata durante le notti a seguire. La vita di mare non era di conforto per chi aveva sempre vissuto negli agi e ritrovarsi su un’imbarcazione, per quanto grande, di determinate dimensioni e sempre a contatto con le medesime persone non resero il viaggio del tutto confortevole. Aurora era abituata a non creare relazioni sociali stabili, tranne che con Merryweather e le sorelle di quest’ultima, aveva sempre evitato di formare rapporti che non avrebbero lasciato il segno.
Le convenzioni sociali erano importanti ma mai ne approfondì qualcuna in particolare.
Il Capitano Liam Jones si era dimostrato colmo di gentilezza e premura nei suoi confronti, sempre attento affinché non le mancasse nulla. Il Tenente, suo fratello, non si comportava al suo medesimo modo. Preferì approcciarsi con lei in modo più naturale e semplice, senza servirsi di maniere eccellenti e un distacco tale da non costruire alcun ponte vero e proprio. Killian Jones si era incuriosito delle ombre che attorniavano Aurora e la curiosità faceva parte della sua natura di marinaio. Se inizialmente provò nei confronti di lei una certa antipatia, tutto scemò quando si ritrovò ad ascoltare le sue confessioni e non la considerò più una fanciulla altezzosa come all’inizio si era mostrata. Era convinto che Aurora non fosse solo una sangue blu.
Non era casuale che spesso i due si ritrovarono a conversare, anche da soli, sul ponte della nave quando il sole era alto nel cielo e sprofondava tra le onde del mare. Durante i pranzi e le cene non si crearono più silenzi di alcun tipo e di questo Merryweather ne fu più che felice. Aurora si convinse di quanto in realtà Killian fosse davvero affascinante, come l’amica le aveva fatto notare. I sorrisi spontanei, la gentilezza simile a quella del fratello e la lealtà che provava nei confronti del proprio Capitano lo rendevano un uomo capace di instillare in lei un sentimento di profonda stima.
Avrebbe considerato Filippo allo stesso modo? Lo aveva incontrato da bambina e allora non ebbe una cattiva impressione di lui, tutt’altro. Eppure non si sarebbe sposata con un bambino, ma con un uomo adulto, cresciuto in un ambiente diverso dal suo e in quel momento gli appariva come un vero e proprio estraneo. Aurora non poteva rifiutare le nozze che erano state prestabilite fin dalla sua nascita ma di certo la curiosità e l’ansia che provava prima di conoscere il futuro sposo erano alte.
Quella notte Aurora non riuscì a prendere sonno a causa dei giri di testa che le impedivano di addormentarsi. Forse non era del tutto un male, poiché non riusciva mai a concedersi sogni tranquilli. Decise di lasciar dormire Merryweather che invece sembrava non provare fastidio dall’oscillazione della nave e si decise a salire sopracoperta, per cambiare aria e assecondare gli insegnamenti del Tenente.
Una volta che si trovò sul ponte si strinse la mantella che aveva portato con sé sulle spalle. Non fece caso ai pochi marinai rimasti di vedetta che consumavano di nascosto la birra avanzata dalla cena, all’insaputa del Capitano che non avrebbe permesso loro di superare il limite. Aurora si accorse troppo tardi, ormai giunta nei pressi della timoneria, che il Tenente Jones si trovava al timone. A quel punto decise di tornare sui suoi passi e fingere di non essersene accorta, ma lui non fu dello stesso avviso.
- La mia compagnia è così sgradevole che preferite fuggire? – le domandò senza mancare di far sorgere un sorriso affilato sulle labbra.
Aurora strinse appena le mani sui lembi dell’abito e si costrinse a voltarsi per guardarlo.
- Non desidero disturbare il vostro lavoro.
- Pessima scusa. Vorreste imparare a condurre una nave? Non che sia tutto qui, ma potreste iniziare a capire qualcosa – le propose facendole segno di avvicinarsi.
A quel punto non poteva tirarsi indietro. Non che fosse lieta di entrare a conoscenza dei segreti nautici ma almeno avrebbe dimenticato, almeno per un po’, la nausea che ogni tanto tornava a farle visita.
Killian si mostrò eloquente nella sua spiegazione ed Aurora non la trovò affatto noiosa, anzi si interessò ulteriormente a quel mondo che non le era mai appartenuto. Lui sembrava amare davvero la vita di mare e un po’ gli invidiava quella passione che trapelava dai suoi occhi quando si immergeva nell’argomento.
- Sono lieto di non avervi annoiato – sorrise alla fine quando andò a riprendere il timone, sfiorandolo appena con le dita – avrei una curiosità da esprimere, ma so che probabilmente vi infastidirà ascoltarla e vi rifiuterete di rispondermi. Non sono affari che mi riguardano, d’altronde.
Aurora sollevò un sopracciglio e si morse appena il labbro inferiore. In quei giorni di navigazione Killian aveva imparato a comprendere la sua natura e le sue reazioni, tanto da prevederne già l’impatto. Nonostante ciò insisteva per sapere di più, per non rimanere escluso da ciò che lei non voleva evidenziare.
- Allora non chiedetemi nulla.
- Sarebbe un peccato – sospirò lui – potreste semplicemente fingere di rispondere ad una domanda posta dalle stelle. Alzate gli occhi e conversate con loro.
Aurora sollevò il capo e si accorse solo in quel momento di quanto il cielo fosse tempestato da mille diamanti che dipingevano la volta infinita, fino a perdersi al di là del mare, lì dove l’orizzonte non aveva mai fine. Era uno spettacolo raro a cui difficilmente avrebbe potuto assistere dalla terraferma. Le acque buie accoglievano le luci soffuse delle stelle che brillavano dall’alto per rischiarare una notte senza luna.
- Non è stata ancora stabilita una data per il vostro matrimonio, allora perché siete in viaggio verso il Regno del Principe Filippo? – alla fine domandò.
Aurora si morse l’interno della guancia e trasse un lungo sospiro.
- Quando siete entrato a far parte della marina reale di mio padre non vi è stato raccontato proprio nulla? Non è nemmeno così strano, in molti hanno paura.
- Paura di cosa? – Killian non riusciva a comprendere quale segreto si celasse dietro una ragazza così giovane.
- La maledizione che Malefica  ha imposto il giorno della mia nascita. Dal vostro sguardo comprendo che conosciate questo nome, sono certa che vi siano giunte delle voci ma che non le abbiate credute reali. Mio padre ha cercato in ogni modo di metterle a tacere, inutilmente – spiegò brevemente.
Killian si ancorò maggiormente al timone ma non smise di guardarla, nonostante lei avesse deciso di rifuggire lo sguardo e concentrarsi sulla volta celeste.
Raccontare della maledizione fu per Aurora difficile ma al contempo riuscì a trattenere la sofferenza che per anni si era portata dietro, senza mai porre alcuna lamentela. Aveva accettato il proprio destino privandosi di speranze reali. Spiegò di come Malefica la maledì e che il giorno del suo diciottesimo compleanno sarebbe caduta in un sonno eterno, pungendosi con la punta di un arcolaio. Re Stefano aveva provveduto a far bruciare tutti gli arcolai del Regno ma conosceva sin troppo bene la magia oscura di Malefica per credere che un’azione simile sarebbe bastata. Per questo motivo i suoi genitori decisero di affrontare quel lungo viaggio in mare che risultò disastroso, per cercare un mago più potente di Malefica che annullasse la maledizione del sonno. Quel mago non fu mai raggiunto e la conseguenza fu solo la morte di sua madre. Per questo motivo Aurora si dette la colpa di ciò che accadde in quella notte.
Killian ascoltò con attenzione e soffocò un brusco respiro.
- Il Regno del Principe Filippo è immune alla magia, è l’unico luogo dove Malefica non potrà raggiungermi. Per questo il nostro matrimonio è stato stabilito durante l’infanzia, per assicurare la mia futura salvezza. La data delle nozze non è stata ancora decisa ma il giorno del mio diciottesimo compleanno si avvicina e mi rifugerò lì.
Lui ascoltò con attenzione e strinse appena il pugno della mano. Killian non era ingenuo e sapeva bene quanto fosse importante contrarre un buon matrimonio, soprattutto per chi indossava una corona. Provò una certa tristezza, però, nel sapere che Aurora era costretta a sposare uno sconosciuto pur di mettersi in salvo. Lui che avrebbe potuto fare? Nulla, se non accompagnarla nel nuovo Regno e fare in modo che si trovasse a suo agio prima di ripartire e far ritorno verso casa.
- Vi portate dietro un peso non da poco – non sapeva bene cosa rispondere di fronte a quel racconto che lo aveva toccato.
Aurora annuì appena.
- Il sonno eterno equivale come a morire.
- Non esiste un modo per spezzare la maledizione, se dovesse abbattersi su di voi?
- Il bacio del vero amore – sorrise lei – ma chi potrebbe innamorarsi mai di una donna che sa di dover dormire per sempre? Inoltre non ho nemmeno un carattere così amabile da generare un sentimento così profondo.
Killian aggrottò le sopracciglia.
- Il Principe Filippo potrebbe amarvi.
- O forse no.
- La maledizione non vi colpirà, ne sono certo.
Aurora si adombrò in viso.
- Come potete dirlo?
- Sarete al sicuro dal vostro futuro sposo.
- Vi preoccupate della mia incolumità come se vi importasse davvero.
Killian trasse un respiro profondo.
- Vi reputo ormai un’amica, nonostante io sappia che tale considerazione vi turberà non essendo appartenenti allo stesso lignaggio.
Aurora non seppe cosa dire e per un attimo tutte le sue difese furono abbattute.
- E’ così infatti.
Killian sorrise appena, ne era piuttosto certo.
- Di cosa avete più paura?
- Di sognare per sempre. Ogni volta che mi addormento sono avvolta da incubi e il sonno invece di ristorarmi, mi debilita. L’idea di dover affrontare un’eternità così mi spaventa oltremodo – sussurrò lei in una confessione che non pensava di fare proprio a lui.
- Dovreste imparare a dormire guardando le stelle – consigliò Killian sollevando la testa per indicarle.
Le strappò un sorriso che non sarebbe stato adatto a circostanze così malinconiche. Killian, pur sapendo la verità, non la guardò con commiserazione né con un briciolo di compassione. Non la giudicò sfortunata e non la considerò vittima in balia degli eventi. Per la prima volta Aurora si sentì davvero al sicuro, come se nulla di male potesse raggiungerla.
Le stelle quella notte avevano preso a brillare con ostinazione e per una volta il sonno che ne sarebbe seguito non sarebbe stato affatto costellato da incubi. 







NdA: 

Ed ecco qui il quarto capitolo! 
Spero che la storia continui a piacere e che non vi annoi troppo ^*^ come sempre ringrazio chi continua a seguire. Alla prossima! 

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Capitolo 5
*** Del dì di Camelot ***


 

V

Del dì di Camelot




 


Terra.
Terra!
Le urla di entusiasmo dei marinai, misti alle esclamazioni di Merryweather che formavano un coro di gioia, risuonarono alle orecchie di Aurora come un vero e proprio sollievo. A breve la Pegaso avrebbe attraccato al porto della marina reale del Regno di Filippo e finalmente sarebbe tornata con i piedi per terra. Nonostante quella consolazione, per un attimo si sentì rattristata all’idea di non godere più dei cieli stellati che si specchiavano sulle profondità oceaniche e le conversazioni che teneva con i fratelli Jones. Merryweather si era affezionata a loro e la sera prima si era lamentata del fatto che presto le strade si sarebbero separate. Erano marinai, nient’altro. Non potevano davvero entrare a far parte della loro vita, un lignaggio totalmente diverso. Eppure anche Aurora provò quello stesso sentimento, per la prima volta aveva provato una certa simpatia nei confronti di qualcuno che non fosse esclusivamente la sua più cara amica. Il Capitano Jones aveva fatto in modo che quel viaggio fosse confortevole e che lei si trovasse a suo agio, come aveva promesso a Re Stefano. Il Tenente, in più, aveva raggiunto con lei un certo grado di confidenza a cui non era affatto abituata e ciò la spaventata non poco.
Adesso che guardava di fronte a sé vedeva la terraferma farsi più vicina e solo allora comprese che il suo destino si sarebbe compiuto. Incontrare Filippo, il suo futuro sposo. Fino a quel momento non aveva immaginato nulla a riguardo, semplicemente aveva accettato l’evento come qualcosa di irrinunciabile. Allora perché mai si lasciò prendere dalla paura di non farcela? Deglutì a vuoto prima di stringersi nel soprabito nuovo che era stato confezionato appositamente per quell’occasione importante.
- E così è finalmente giunto il momento in cui lascerete l’imbarcazione. Siete felice? – la voce di Killian era diventata inconfondibile.
Aurora si voltò a guardarlo, distogliendo l’attenzione dal porto che diventava sempre più visibile agli occhi.
-  Spaventata, più che felice – rispose stringendosi nelle spalle.
Lui sorrise di rimando.
- Tra poco conoscerete il vostro futuro sposo, nientemeno che la persona con cui trascorrerete tutta la vita.
- Sapete esattamente cosa dire per confortare chi trema di paura – ironizzò lei prima di trasformare il sorriso in una smorfia.
Killian rise di gusto e poi scrollò le spalle.
- Dovere, Principessa – così facendo si posizionò il cappello sul capo e tornò a guardare davanti a sé.
Il silenzio piombò tra loro solo per qualche istante. Più si avvicinavano alla terraferma, più Aurora desiderava non raggiungerla affatto. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe finita a desiderare di rimanere in mare?
- E se non volessi sposarlo? Se si trattasse di un uomo che non potrei stimare mai nella vita? E se non conoscesse la gentilezza? Se…
- Ci sono così tanti se da lasciarsi confondere. Non siete costretta a sposare chi non desiderate. La vita è vostra e siete voi a scegliere come vivere.
Aurora alzò gli occhi al cielo e strinse le mani sui lembi dell’abito, rigirando la lingua sul palato come a contare i pensieri.
- E’ semplice ipotizzarlo. Se non sposassi Filippo non avrei la sua protezione e…
- Avreste pur sempre il bacio del vero amore. In più non credo che il vostro Principe sia così privo di cuore da lasciarvi cadere sotto la maledizione di Malefica anche se lo rifiutaste. E se, come piace dire a voi, le cose si mettessero male sarei pronto a solcare i Sette Mari per trovare quel Mago che la vostra famiglia andava cercando – espresse ciò che aveva da dire con così tanta naturalezza che Aurora stentò quasi a crederci.
Perché mai avrebbe dovuto affrontare un viaggio così rischioso per lei? Perché non voleva credere che sarebbe potuta cadere sotto la malvagità di una Strega? Killian Jones era un uomo particolare e la sua conoscenza diventava sempre più impegnativa, riempiendola di mille domande e curiosità inarrestabili. Fin troppo spesso si era ritrovata a fare considerazioni su di lui e Merryweather l’aveva trovata altrettante volte a fissarlo mentre svolgeva i suoi compiti da tenente.
Non poteva lasciarsi trascinare da quegli imprevisti, doveva combattere con se stessa e dimenticare ciò che iniziava a provare.
- Tenente Jones? – domandò alla fine, dopo una breve riflessione.
- Ditemi.
- Rimarrete ancora qualche giorno, prima di salpare nuovamente?
Killian si limitò a sorridere di sottecchi.
- Se la Principessa lo desidera.
- Lo desidero.
Non riuscirono a dirsi altro poiché Killian tornò ad aiutare il Capitano per l’attracco al porto ormai prossimo ed Aurora si rese conto di quanto fosse impreparata di fronte a quel nuovo evento. Merryweather le rimase accanto durante tutto il tempo in cui la nave raggiunse al porto e anche nella traversata in carrozza per raggiungere il Palazzo. Il Tenente e il Capitano le avrebbero raggiunte solo nel pomeriggio, come previsto.



 
*
 


Il Regno del Principe Filippo era incredibilmente diverso dal proprio. Il Castello sorgeva distanziato dal mare e si ergeva su una alta collina al di qua di una grande foresta. Era chiamata Foresta Proibita [1], un luogo aspro e colmo di pericoli inaffrontabili che non tutti erano pronti a correre. L’unico modo per attraversarla era aggirarla attraverso una lunga pianura che si estendeva nei dintorni. Camelot [2] era protetta dalla magia da uno scudo creato da un Mago il cui nome era Merlino e che tornava nel Regno una volta all’anno per portare il proprio consiglio al Re Uther Pendragon. Nessuno era in grado di varcarla portando con sé la magia oscura che veniva sbarrata immediatamente e avvolta da una fitta nebbia che l’avrebbe respinta.
Camelot era un Regno potente ed era conosciuto soprattutto per l’abilità governativa di tutti i Re che si erano susseguiti. Il Principe Filippo, inoltre, era benvoluto ed amato dal suo popolo. Aurora decise di fidarsi di quelle voci, il popolo in fondo non aveva alcun vantaggio nel proporre un’immagine simile del futuro re se non fosse stato vero.
Quando lei e Merryweather raggiunsero il Castello sull’alta collina, si avvidero di quanto fosse prepotentemente imponente. Costruito con materiali solidi e scuri si stendeva sul perimetro con impetuosità ed Aurora ne fu immediatamente conquistata. Un luogo simile le sembrava del tutto impenetrabile.
- Incantevole! – esclamò Merryweather quando si trovarono ad essere scortate lungo il corridoio interno, dopo aver varcato il ponte levatoio e la soglia di ingresso al Castello.
- Degno di un Re – sorrise di sottecchi Aurora che si guardava intorno con curiosità pari a quella dell’amica.
I colori erano scuri, profondi e il rosso spadroneggiava come simbolo di una casata tra le più importanti.
Raggiunsero la sala del trono e lì ad attenderle vi erano la corte di Camelot chiamata a raccolta e il Re Uther seduto sul suo scranno in attesa.
Aurora cercò con ansia la figura del Principe e quando lo riconobbe sentì il cuore in gola. Era cambiato, profondamente cambiato. Nei suoi ricordi era solo un bambino ma vederlo lì in carne ed ossa le fece un effetto del tutto diverso. Finalmente Filippo era reale, non faceva parte solo dei suoi sogni, perché spesso le era capitato di sognarlo.
Un giovane alto e dal sorriso sincero le andò incontro per accoglierla e poté riconoscere nella profondità dei suoi occhi una lealtà incommensurabile ed una gentilezza che non si aspettava di trovare. Tutte le sue paure scemarono, ogni preoccupazione svanì in un solo istante.
- Principessa Aurora, vi do il benvenuto alla Corte di Camelot – le parole del Re Uther risuonarono in tutta la sala – mio figlio ha l’onore di scortarvi fin qui, perché possa guardarvi meglio.
Filippo si avvicinò e si profuse in un inchino sincero e sentito, le afferrò con delicatezza le dita avvolte in guanti di velluto e le fece un baciamano elegante.
- Sono lieto, finalmente, di fare la vostra conoscenza – le sussurrò prima di accompagnarla verso il trono.
- Posso dire altrettanto – gli sorrise lei.
Merryweather si posizionò al lato della corte dove tutti erano in attesa di quell’arrivo ormai da diverso tempo, mentre Filippo conduceva la sua futura sposa davanti al proprio padre.
- Le voci sono vere dunque: la Principessa Aurora è davvero una rara bellezza. In tutta Camelot e nei regni prossimi è risaputo quanto i doni che vi sono stati fatti alla nascita siano veritieri. Di bellezza ne vedo molta e credo anche che abbiate un cuore puro e sincero – affermò con sicurezza Re Uther, facendole segno di avvicinarsi.
Aurora sorrise appena e con fece come le fu richiesto. Quest’ultimo si alzò in piedi e prendendole una mano nella propria dichiarò: - Benvenuta nella tua nuova casa, Figlia mia.
- Vi ringrazio, Maestà – ricambiò quella stretta in modo solenne e sentito.
Le presentazioni si conclusero nei tempi dovuti ma i futuri sposi non ebbero modo di scambiarsi alcuna parola, troppo presi dalle convenzioni per potersi dedicare a loro stessi. Di tanto in tanto si scambiarono qualche sguardo incuriosito ma di certo Aurora non si sentiva più a disagio. Se non fosse stato che a volte le capitò di guardare verso l’ingresso della sala del trono. Killian non arrivava, ma quando sarebbe giunto?
 
 
 
 
 
 
Note: 

 [1] Foresta Proibita: menzionata in “Quest for Camelot”
[2] Per chi ha avuto modo di leggere “I am a pirate, you are a princess” sa che in quella storia, alla fine, si scoprirà che Filippo è il Principe di Camelot, figlio di Uther Pendragon e che quando salirà al trono diventerà Artù (almeno mi è piaciuto vederlo in questo modo).
 



NdA: 

Eccomi qui con il quinto capitolo! Spero che l'idea di un Filippo/Artù vi piaccia, mi ha dato una mano una mia cara amica che mi ha consigliato sul come rendere Filippo un personaggio più interessante. Non è molto approfondito nella serie, così ci ho ricamato sopra. 
Alla prossima e grazie a chi sta seguendo! 

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Capitolo 6
*** Di Indipendenza e Lealtà ***


VI 

Di Indipendenza e Lealtà

 





 
La camera di Aurora non era affatto somigliante alla cabina della Pegaso: più grande, più comoda, più rossa. Merryweather avrebbe dormito nella stanza comunicante accanto, per permettere loro una permanenza più accolta e meno impegnativa del previsto. Se inizialmente Aurora aveva temuto di affrontare quella nuova vita, ora che vi era entrata a piccoli passi non sentiva più il desiderio irrefrenabile di far ritorno verso casa. Il Re Uther si era dimostrato un ospite perfetto e il Principe Filippo le aveva lasciato un’ottima impressione.
Fu messa a parte del fatto che il Capitano e il Tenente Jones furono ammessi a corte nel pomeriggio, come prestabilito e sarebbero rimasti il tempo necessario prima di salpare nuovamente. Probabilmente Aurora non avrebbe nemmeno avuto il tempo di incontrarli quella sera, la cena era aperta anche agli ospiti ma si prospettava lunga e senza possibilità di ricamarsi spazi privati, proprio così come era abituata a vivere. Forse in quel momento Aurora comprese quanto Killian definì la sua casa come una prigione di materassi di piume e il mare vera libertà.
Due domestiche si premurarono di aiutarla a prepararsi per la cena, rivestendola con un abito dorato su misura ed un’acconciatura degna di una Principessa. Merryweather l’avrebbe accompagnata quella sera, di modo che non si fosse sentita troppo estranea in un mondo di sconosciuti.
La sala da pranzo era illuminata da miriadi di candele, quasi sembrava giorno. Aurora fu colpita dal contrasto che i tendaggi rossi creavano con le pareti di pietra, il Castello di Camelot era una vera e propria fortezza. Una volta annunciata la loro presenza si sistemarono ai posti assegnati e Aurora si rese conto di sedere accanto a Filippo. Con la coda dell’occhio cercò di trovare, tra i vari ospiti, anche le figure dei fratelli Jones e si accorse di loro, posizionati al lato opposto della tavola e troppo lontani perché si potesse conversare. Killian quando si accorse di essere guardato, le sorrise amabilmente. Aurora si morse il labbro inferiore e lo ricambiò con una timidezza che non faceva parte del suo carattere caparbio. La cena ebbe inizio e i commensali non si risparmiarono dal creare gruppi di conversazione in cui si mescolavano voci e risate.
- Da quando siete giunta a Camelot non abbiamo avuto modo di scambiarci altro che parole di circostanza. Più tardi vorreste accompagnarmi sulla terrazza? – la richiesta di Filippo la colse impreparata.
Avrebbe avuto l’occasione di rimanere sola con lui e quindi iniziare a conoscere colui che sarebbe diventato il suo futuro sposo. Sorrise con cortesia ed annuì.
- Non oserei rifiutare il vostro invito, ma siete certo che vostro padre non richiederà la vostra presenza? – domandò di rimando.
Filippo scosse appena la testa.
- Lo farà di certo: le cene a corte sono amabili finché non si arriva all’ultima portata, poi bisogna mostrarsi cordiali con tutti gli ospiti. Per una volta però potrà fare a meno della mia presenza.
Aurora rimase soddisfatta da quella risposta. Filippo si stava dimostrando sempre più un uomo gentile e cortese, dai modi eleganti e mai arroganti.
- Sarò felice di occupare tutto il vostro tempo, allora.
Per tutta la sera fu difficile conversare a piacimento poiché i discorsi tra i commensali divennero di ordine politico e Filippo fu costretto a dare adito a tutti quelli che richiedevano la sua attenzione. Aurora fu compiaciuta nel conoscere le qualità che lui non mancava di dimostrare.
Le sue idee erano oneste, equilibrate, leali. A volte nacquero degli screzi con Re Uther ma furono subito sciolti, ad ogni modo Filippo non si tratteneva dal dire ciò che pensava. Se prima di arrivare a Camelot Aurora aveva paura di incontrare un uomo di cui non si sarebbe potuta innamorare, poi iniziò a credere che non sarebbe stato così difficile. Anche se di tanto in tanto gettava qualche occhiata al di là ed osservava le risate sincere di Liam e Killian Jones. Entrambi erano genuini, affascinanti ed estremamente sensibili nei confronti di ciò che avevano attorno.
I commensali si alzarono quando la cena si concluse ed era tempo delle vere e proprie conversazioni, i convenevoli a cui nessuno si sarebbe potuto sottrarre.
Aurora, come promesso, si diresse nei pressi della terrazza insieme a Merryweather, in attesa dell’arrivo di Filippo.
- Allora, cosa ve ne pare? – domandò Merryweather una volta varcata la soglia e giunta fino al parapetto.
- Potrei abituarmi a tutto questo – confessò Aurora che andò ad osservare il giardino che si estendeva sotto di loro. Vi era una scala comunicante con la terrazza che permetteva di scendere e forse più tardi vi avrebbe fatto visita.
- Il Principe Filippo è proprio come nei vostri sogni?
- Forse anche meglio – sussurrò lei.
A quel punto si accorsero che proprio lui si stava avvicinando e Merryweather decise di lasciarli soli, compiendo un breve inchino prima di fuggire via dalla terrazza.
Filippo si avvicinò con eleganza e una volta raggiunta Aurora le fece un baciamano, accarezzando appena le dita che lasciò quasi controvoglia.
- Non ho potuto fare a meno di ascoltare e per questo dovete perdonarmi – notò subito come le guance di lei si colorarono di un rosso pungente, ciò lo fece sorridere – vi confesso, Aurora, che prima di incontrarvi ho provato un certo timore. Siamo stati uniti dalla nascita senza il nostro volere e non avevo idea di chi sarebbe stata la mia sposa. Dopo avervi vista però ho creduto di non poter essere più felice. Non siete solo bella come le voci raccontano, ma anche intelligente e caparbia come avete dimostrato questa sera. Mi auguro di diventare per voi un marito ideale.
Aurora deglutì a vuoto e non poté che provare un brivido correrle lungo la schiena. Sarebbe diventata la Regina di un Regno i cui sovrani erano amati da tutti e al contempo avrebbe sposato un uomo che le stava dimostrando di essere il Principe dei suoi sogni.
- Ed io mi auguro altrettanto di essere per voi una moglie ideale.
Per un attimo Aurora si volse verso il mare e comprese quanto quei due mondi fossero diversi. Il mare era libertà, coraggio ed intraprendenza. Camelot era onore, lealtà e fede. A cosa anelava davvero, lei? Quel pensiero la angosciò solo per pochi istanti, come poteva credere di avere la possibilità di scegliere? Il mare non avrebbe mai fatto parte della sua vita, mentre Camelot diventava sempre più vicina.
Non ebbe modo di rimanere a lungo con Filippo poiché fu richiamato quasi subito dal Re e a quel punto non poté rifiutare quell’invito. Si scusò con lei e la lasciò alle ombre della sera, per tornare ad essere ciò per cui era nato. Filippo sarebbe diventato un grande Re e un giorno avrebbe governato il suo popolo come nessun altro.
Aurora comprese allora quanto i suoi doveri fossero più importanti di tutto ciò che lo circondava. Filippo prima di essere un Uomo, era un Principe. Poteva temere un futuro simile?
Avvolta da quei pensieri si avvide che al di sotto della terrazza stava passeggiando il Tenente Jones, il quale aveva l’aria di essere fuggito dalla sala pranzo per ricamarsi uno spazio solitario.
- La considerate ancora una prigione, vero? – domandò Aurora dall’alto, affacciandosi dal parapetto perché gli arrivasse la sua voce.
Killian sollevò il capo e quando la vide si tolse il cappello per inchinarsi.
- Più di ogni altra prigione vera e propria – sorrise – perché non mi raggiungete?
Aurora si sentì combattuta e si morse le labbra. Lasciare la terrazza e seguirlo nei giardini non sarebbe stato un gesto inqualificabile per la sua posizione? Eppure non riuscì a resistere di fronte a quell’offerta. Non se lo fece ripetere e discese le scale che la condussero dal Tenente che andò personalmente a prenderla, perché facesse attenzione. L’illuminazione delle candele non era ottima e la luna nuova concedeva più ombre che luci.
- La voce della libertà è più forte di qualunque altra – rise Killian prima di prenderla sottobraccio – ma ditemi, che impressione avete avuto del Principe Filippo?
Aurora si sentiva completamente a suo agio. La sua vicinanza, per un motivo o per un altro, la rassicurava e sentiva di non mascherare se stessa in alcun modo. Non temeva di dimostrarsi in modo diverso da ciò che era.
- Trovo che sia un uomo a modo, cordiale e gentile. Le sue idee riguardo il futuro di Camelot sono intriganti e degne del suo nome – disse in tutta sicurezza mentre presero a camminare tra i giardini.
Killian sollevò un sopracciglio e non poté fare a meno di controbattere, come ormai era solito fare nei confronti di lei.
- Vi è ammirazione nelle vostre parole, non v’è dubbio. Ma potrà diventare amore? – domandò quasi come fosse un rimprovero.
Aurora corrugò appena la fronte e gli puntò uno sguardo di fuoco.
- Avete mai udito di matrimoni combinati che siano nati con l’amore? Il tempo trasformerà l’ammirazione in un sentimento più profondo, ne sono certa – si sentì soddisfatta della sua risposta.
Varcarono la soglia di un arco che conduceva ad un piazzale quadrangolare, al cui centro era posizionata una roccia. Su di essa vi era infissa una spada dal manico dorato ma nessuno dei due vi fece caso. Si diceva che quella fosse Excalibur, una spada in grado di uccidere draghi in un colpo solo, di proteggersi dalla magia e di incarnare l’ideale della Giustizia.
- Una certezza piuttosto vaga – contestò ancora Killian.
- E di grazia, quale sarebbe l’impressione che avete avuto di Filippo?
- Un uomo imprigionato nei suoi stessi ideali, volenteroso di diventare ciò che si è prefigurato di essere senza lasciare spazio a ciò che la vita ci mette davanti. Non ha altro in mente se non il suo futuro e la realizzazione dei suoi intenti – disse Killian tutto d’un fiato.
Aurora si morse l’interno della guancia.
- Credete che sia sbagliato vivere in questo modo? – non riusciva a capire cosa vi fosse di male nell’avere dei sogni da realizzare.
- Tenente Jones – sospirò a lungo prima di continuare – non dovreste interessarvi di questioni che non vi riguardano – questa volta fu lei a rimproverarlo.
Era un marinaio, un uomo che l’aveva accompagnata durante quella traversata. Come poteva credere di potersi permettere quella confidenza così evidente? E perché, in verità, Aurora desiderava che continuasse a trattarla in quel modo nonostante la sua falsa volontà di opporsi?
- Non mi interesso mai di ciò che non mi riguarda.
Aurora sciolse il legame tra le loro braccia e si puntò ferma davanti a lui, osservandolo in quegli occhi che non illuminati dalle luci sembravano pozzi profondi in cui non sarebbe stato facile uscire. Killian dimostrò di voler dire altro, di fare qualcosa che altrimenti avrebbe rimpianto ma si impedì con tutto se stesso di fare alcunché. Respirò a fondo e poi disse quasi in un sussurro: - perdonatemi, questa volta ho esagerato. Il Principe Filippo sarà un ottimo sposo.
Aurora abbassò appena lo sguardo.
- Sì.
Cos’altro avrebbe dovuto dire? 








Note: 

- Filippo diventerà Artù e ho cercato di descriverlo per come immagino il Re più famoso delle leggende e lo distinguo da Killian per mettere di fronte ad Aurora due mondi completamente diversi. 
- Aurora prova per Filippo ammirazione, perché è un uomo ideale ma come dice Killian troppo preso dai suoi impegni per concedersi 'troppo' al resto del mondo. Cosa ne pensate? Aurora potrebbe essere un pò Ginevra ;). 


NdA: 

Eccomi qui! Spero che il capitolo vi piaccia e che la storia continui a interessarvi. 
Grazie in special modo a Whiteeyes95j che segue sempre con passione ^^. 

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Capitolo 7
*** Di Mari e Impetuosi Sguardi ***


VII 

Di Mari e Impetuosi Sguardi


 

 


Nemmeno quella notte i suoi sogni erano stati tranquilli. Nemmeno tra quelle mura imponenti e rassicuranti, forti e durature sembrava trovare pace. Era trascorsa ormai una settimana dal suo arrivo a Camelot e fino a quel momento non era riuscita a trovare nessuna pecca né in Filippo, né in ciò che lo circondava. Al contempo però sentiva di non avere tutto in mano, come se qualcosa le stesse sfuggendo e non riusciva a darsi una risposta.
Ormai era giunto il momento per il Tenente Jones e il Capitano della Pegaso di fare rotta verso il proprio Regno e a breve sarebbero ripartiti. Cosa avrebbe fatto allora? In quelle due figure aveva riposto se stessa, le sue radici, l’unico appiglio alla sua appartenenza passata. Una volta che sarebbero andati via cosa sarebbe rimasto di Aurora? Chi sarebbe diventata?
Inoltre quei giorni avevano provocato tra lei e Killian un rammarico, l’uno verso l’altra, che non riuscì a spiegarsi. Dalla notte in cui si erano incontrati nei giardini lui non aveva fatto altro che fuggire ed evitarla, tranne le volte in cui non poteva fare a meno di rimanere. Ed ogni volta lui non faceva che punzecchiarla come si era ormai abituato a fare. Cosa avrebbe fatto, lei, quando sarebbe andato via?
- Non riuscite a dormire, Aurora? – sbadigliò Merryweather che si era accorta del girarsi e rigirarsi della compagna che le stava accanto.
Aurora le aveva chiesto di rimanere con lei quella notte, dopo il primo incubo. Lei sospirò in segno di risposta.
- A cosa pensate allora che vi turba tanto? – domandò fintanto che non si voltò per cercare lo sguardo dell’altra.
- Penso che non dovrei pensare a qualcuno che non mi è concesso pensare – usò quel gioco di parole per poi tirare su le lenzuola e coprirsi il viso, lasciandosi andare ad un lungo sbuffo.
Merryweather che fino a quel momento era quasi più nel mondo dei sogni che nella realtà, si tolse le coperte di dosso e si inginocchiò con rinnovato entusiasmo o preoccupazione.
- Di chi si tratta? Oh, cielo! Non pensavate al Principe Filippo? Accidenti, non dovreste pensare a nessuno che non sia lui. Di chi può trattarsi? – con fare agitato prese ad attorcigliarsi i capelli tra le dita e quando ebbe un lampo di genio soffocò un mugolio – non si tratterà di…
Aurora continuò a nascondersi nel suo angolo di vergogna, si sentiva come una bambina e non sopportava quel suo lato infantile. Perché non riusciva a controllare le proprie emozioni?
- Proprio di lui.
- Il Tenente Jones? – Merryweather annaspò in un sorriso che tentava in ogni modo di trattenere, ma le fu impossibile – Io lo avevo detto…
- Merry! – la sgridò Aurora che decise solo allora di tirarsi fuori dalle lenzuola.
- Se è così dovreste riporre rimedio a questo guaio e parlare sinceramente al Principe Filippo – consigliò amabilmente l’amica.
Aurora scosse appena la testa.
- No, questo non potrà mai accadere. Qualsiasi cosa io provi per il Tenente non potrà mettersi tra me e Filippo. Non ho possibilità di scelta – sussurrò sedendosi sul letto ma senza tirare via le coperte.
Merryweather incrociò le braccia al petto mostrando una certa ostinazione.
- Non sceglie chi non vuole scegliere ma tutti abbiamo questa possibilità. Porterà a delle conseguenze, certo…
- Come al sonno eterno? – domandò retoricamente Aurora.
Merryweather si morse l’interno della guancia e lasciò stare i riccioli biondi per avvicinarsi a lei e stringerla in un caldo abbraccio. Lei più di altri sapeva quanto Aurora non si mostrasse mai afflitta per la sua condizione e di come aveva affrontato quel futuro in modo tranquillo, respingendo ogni paura.
Cosa avrebbe potuto dirle? I sogni non sempre diventano realtà. E cosa ne avrebbe fatto dei suoi sentimenti?


 
*
 

Il ballo in onore della Principessa Aurora era previsto per quella sera e il Castello intero era stato adibito a festa, scegliendo tra le più belle tonalità di rosso per decorare ogni particolare.
La sala predisposta ai festeggiamenti era tra le più belle e in quei giorni Aurora si era data da fare per conoscere quella che sarebbe stata la sua nuova casa. Gli ospiti erano già arrivati, mancava solo lei ad essere annunciata per dare inizio alle danze. Re Uther si era premurato di accogliere la sua futura nuora nel miglior modo possibile, per sancire anche un accordo che era durato nel tempo con Re Stefano come sempre era stato.
Non appena fu annunciato il nome di Aurora, tutta la corte si voltò a guardare il suo ingresso. Avvolta in un lungo abito azzurro si presentò varcando la soglia con estrema eleganza e disinvoltura. Sapeva esattamente cosa fare e come comportarsi, si sentiva a suo agio in un mondo costruito per essere perfetto. Una prigione di materassi di piume? Killian Jones non aveva idea, non poteva averne alcuna.
Filippo le andò incontro e dopo essersi inchinato le chiese di aprire le danze, così che il ballo avesse inizio. Aurora accettò ed entrambi furono coinvolti in una danza solitaria a cui si aggregarono altre coppie al momento giusto.
- Siete incantevole – sorrise Filippo mentre recuperava la sua mano, poi la lasciò andare e andò a riprenderla.
- Mi lusingate troppo – rispose lei quando si rincontrarono.
- Non sono riuscito a ricavare molto tempo per voi questa settimana, ma vi prometto che d’ora in poi farò di tutto per liberarmi dei miei impegni – le promise non appena la danza si concluse e la condusse via dal centro della sala, lasciando gli altri avvolti nella musica.
- Attendo con ansia il mantenimento di questa promessa.
Svariate volte gli aveva sentito dire quelle parole e ancora più svariate volte aveva constatato che i suoi impegni crescevano di giorno in giorno. Sapeva bene quanto fosse difficile gestire il proprio tempo ma altrettanto sperava di poterne ricavare per conoscere meglio il futuro sposo, su cui ad ogni modo riponeva una sempre più crescente stima.
Filippo fu richiamato dall’attenzione di Re Uther ed Aurora rimase sola a conversare con un gruppo di giovani dame. Di tanto in tanto si scambiava occhiate con lui, come a volersi ricercare e a dimostrare di desiderare la compagnia dell’altro. Probabilmente però non si sarebbe liberato presto per un’altra danza.
Si rese conto Aurora che le conversazioni di circostanza tenute da quelle dame erano del tutto simili a quelle avute nel proprio Regno. Nulla di nuovo, nulla di eclatante. L’unica persona con cui era riuscita ad esprimere le proprie idea era stata Killian o Liam, o qualcuno dei marinai della Pegaso. Perché era così difficile trovare altre personalità più… semplici? No, forse disabituate all’esprimere davvero se stesse.
Trascorse buona parte della serata a conversare con gli ospiti e l’altra metà ad accettare inviti di gentiluomini di cui si dimenticò presto nome e volto. Non voleva ammettere a se stessa di desiderare la presenza di Killian Jones, tanto che aveva evitato il più possibile di cercarlo con lo sguardo, finché almeno non si presentò insieme a suo fratello Liam.
Era vestito non con la sua solita uniforme ma indossava un abito elegante, del tutto estraneo al suo mondo. Aurora sentì il respiro mozzarsi e tentò di reprimere ogni pensiero a riguardo, non poteva permettersi di rivolgere a lui nessuna attenzione. Come avrebbe fatto, altrimenti, una volta che sarebbe andato via?
Eppure quando il Tenente si avvicinò, ne fu assolutamente felice.
- Non credevo di avere così tanta fortuna da trovarvi libera per il prossimo ballo, se desiderate accettare il mio invito – le porse la mano.
Aurora sorrise appena.
- Non oserei rifiutare – accettò la presa che si fece più solida.
Il calore della sua mano, quegli occhi vivi e la voce che ogni volta le procurava un sussulto la fecero sentire, per un attimo soltanto, come avrebbe desiderato sentirsi sempre.
- Forse avreste preferito la compagnia di Filippo – la punzecchiò prima di condurla al centro della sala per iniziare la nuova danza.
- Peccate sempre di superbia, Tenente. Lasciatemi pensare da me – sorrise lei.
- E’ quasi un pericolo lasciarvi fare, Principessa – rispose approfittando del momento di congiunzione.
Riuscirono a discorrere solo ad intermittenza, tra gli scambi di coppia e i momenti in cui potevano tornare ad essere l’uno di fronte all’altra.
- I vostri occhi sono diversi, sembrate quasi malinconico. Un tempo non mi avreste risparmiata da battute più acute – lo rimproverò lei nel momento in cui la danza ebbe fine e si ritrovarono vicini.
La prese sottobraccio per condurla verso il buffet, sembrò non voler dare ascolto a quelle parole e lasciar correre. Aurora avevo notato quanto spesso rifuggisse dal discorrere di lui e preferisse spostare l’attenzione su altro.
- I vostri occhi invece hanno il colore del mare. Voglio dirvi solo una cosa, Aurora: quando diventerete la futura Regina di Camelot ricordatevi sempre di guardarvi allo specchio ed inseguire lo sguardo determinato che possedete. E’ impetuoso come il mare, profondo abbastanza da rischiare di perdervisi.
Sì, gli era mancato terribilmente trascorrere del tempo con lui. Erano state rare le occasioni in cui Killian si era fermato in sua presenza ma era lieta che quella sera non avesse deciso di fuggire e lasciarla alla mercé di un posto che iniziava poco a poco a sentire stretto.
Killian le aveva mostrato quanto il mondo fosse vario, diverso e affatto piccolo come quello a cui era abituata a vivere. Le aveva mostrato sogni, i sogni veri, e speranze. Speranze a cui non avrebbe dovuto pensare. Cosa ne sarebbe stato di lei quando sarebbe partito?
Quando si accorse che Filippo stava giungendo verso la loro direzione, Aurora andò a stringere la mano sul suo braccio.
- Domani al tramonto fatevi trovare alla roccia, ho bisogno di parlarvi.
- Riguardo a cosa?
Non ebbe modo di chiedere altro, poiché Filippo li raggiunse e il discorso si trasformò in avventure di mare e storie che Killian raccontò come avrebbe saputo fare un vero e proprio bardo.
 






NdA: 

Ma quanto tempo è passato dall'ultimo aggiornamento? Chiedo perdono ma in questo periodo non sono riuscita a connettermi, nonostante avessi già il capitolo pronto. 
Spero che vi sia piaciuto e che siate interessati a cosa Killian desidera dire ad Aurora, proprio alla roccia! Dove c'è Excalibur ;). 
Grazie ancora per chi segue! 

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Capitolo 8
*** Di Prigioni e Falsi Inganni ***


VIII 

Di Prigioni e Falsi Inganni



 
 
Excalibur si ergeva maestosa incastrata nella roccia intorno a cui era stato costruito un cortile facente parte dei giardini reali. Aurora giunse poco in ritardo all’appuntamento, perché era stata trattenuta a corte e non era riuscita a liberarsi prima ma il sole non era ancora calato ed illuminava tanto quanto bastava lo spiazzo dell’incontro. Trovò Killian accomodato su un sedile di pietra, in attesa del suo arrivo.
Aurora tirò un sospiro di sollievo e facendosi coraggio si presentò davanti a lui compiendo una reverenza. Killian appena la vide mutò l’espressione seria che aveva avuto fino a quel momento e si sollevò per inchinarsi rispettosamente.
- Devo avere paura, Tenente? Il vostro viso è incupito – disse Aurora prima di sedersi, attendendo che anche lui facesse lo stesso.
Fu la prima volta che vide Killian impacciato, quasi insicuro. Non riuscì a comprendere il motivo per cui era stata invitata a recarsi a quell’appuntamento, ma una parte di lei sapeva bene cosa desiderasse.
- Non dovete temere nulla, credo solo di avervi fatto perdere tempo richiamandovi dai vostri doveri – non la guardava nemmeno negli occhi.
Aurora si inumidì le labbra e poi colse l’occasione di fare da sé ciò che aveva in mente di fare.
- Sono più felice di essere qui che non tra quelle mura – sorrise indicando con il capo il Castello che si ergeva dietro di loro.
Killian si lasciò andare ad un’espressione affilata, quasi rinnovata e questa volta decise di prendere il coraggio e non tirarsi indietro.
- Il mio consiglio, visto che ve ne ho dati tanti, è di non sposare il Principe Filippo. Insieme a lui vivreste una vita negli agi, priva di affanni ma non sareste mai davvero felice e voi meritate molto più di questo – confessò, lasciando andare quel velo di incertezza che aveva avuto fin dall’inizio.
Aurora aggrottò appena le sopracciglia.
- E voi sapreste come potrei essere felice?
- Tornando a casa ed affrontando il vostro destino, io vi rimarrei accanto – Killian respirò profondamente e le afferrò una mano per stringerla nella propria – so che è una follia quella di chiedervi di rinunciare a questo mondo ma devo almeno fare un tentativo: mi sono sentito più vicino a voi di quanto possiate immaginare e l’idea di non avervi accanto mi distruggerebbe. Se anche sceglierete Camelot, non mi pentirò di avervi rivelato ciò che provo.
Aurora non riusciva a limitare l’entusiasmo che sentiva crescere dentro di sé. Una vita piena di doveri, onorata dalla volontà di seguire una strada ben precisa stava in quel momento cambiando per trasformarsi in qualcosa di completamente diverso.
Scegliere Killian voleva dire incorrere nell’incertezza di una maledizione che si sarebbe abbattuta su di lei e al contempo andare incontro ad un’azione che l’avrebbe condannata a perdere il proprio posto sul trono. In quel momento quasi non le importava una simile possibilità.
- Mi avete insegnato ad amare il mare e la libertà: come potrei scegliere una prigione di materassi di piume? – domandò retoricamente in un sorriso mentre le prime lacrime comparivano agli occhi.
Killian non poté fare a meno di ricambiare quello sguardo colmo di sogni totalmente nuovi e a quel punto, felice di non essere il solo a ricambiare quei sentimenti, la avvicinò per strapparle un bacio a tradimento che Aurora non si sarebbe aspettata.
I colori ambrati del sole al tramonto li avvolsero e da sfondo si ergeva una Excalibur che rifletteva i raggi sanguigni come a intrappolarli dentro di sé per ricreare una luce nuova e migliore.
Il bacio che Aurora percepì fu così lontano da quello che aveva sognato, così diverso da come lo aveva immaginato e soprattutto non poteva credere che un giorno si sarebbe innamorata di un marinaio.
- Certe prigioni le abbiamo dentro – sussurrò Killian sulle sue labbra appena si discostò e prese ad accarezzarle i lunghi boccoli castani.
- Ma come possiamo fuggire? Cosa dovrei fare? Comunicare a Filippo e a Re Uther la mia decisione provocherebbe conseguenze estreme. Deve pur esserci un modo più semplice per affrontare tutto questo – disse Aurora finendo per parlare quasi a se stessa.
Killian aggrottò le sopracciglia, non credendo che lei avrebbe ricambiato davvero i suoi sentimenti, non aveva nemmeno contemplato una simile possibilità ed ora si ritrovarono incastrati in una situazione difficile da sbrogliare. Fuggire non sarebbe stata un’ottima idea, anche se fu la prima cosa che gli venne in mente.
- Le soluzioni semplici a volte possono condurci a maggiori problemi. Rifletteremo insieme e troveremo un modo perché le cose non si complichino, intanto rimanderò la mia partenza e rimarrò qui a Camelot – la rassicurò Killian che non smetteva di tenere stretta la sua mano.
Aurora annuì e si sentì a suo agio. Non era facile fare una scelta simile, ma cosa le importava? Per una volta in vita sua avrebbe accolto un desiderio che faceva parte di se stessa e non avrebbe permesso a nessuno di intaccare quel sogno, adesso che ne aveva uno davvero importante.
- Aurora? Principessa Aurora? – era la voce di Merryweather tra i giardini reali, probabilmente era richiesta la sua presenza.
Aurora si alzò di scatto e lasciò la mano di lui.
- Devo andare!
Killian fece lo stesso ma le riprese la mano e la avvicinò di nuovo a sé.
- Tornerete, questa sera. Vi aspetterò qui – poi la lasciò perché andasse, la voce di Merryweather si faceva sempre più vicina e non era ancora il caso che qualcuno notasse la loro intimità.
Aurora era combattuta poiché sarebbe stato pericoloso sfuggire alla corte per recarsi da lui ma dentro di sé sapeva di poter trovare un modo per accontentare i suoi desideri, dunque accettò e si affrettò a salutarlo per correre via.


 
*
 

 
Killian era pronto a recarsi al luogo d’incontro e si era preposto di arrivare in anticipo, ma nonostante i suoi piani, finì per essere fermato da suo fratello Liam che lo richiamò a sé. Erano fermi sulla terrazza, affacciati al parapetto ed illuminati dalla fioca luce della luna.
Gli occhi di Liam rilucevano di preoccupazione e al contempo mostravano una certa apprensione nei confronti del fratello.
- Killian, so esattamente cosa sta accadendo.
L’altro sollevò un sopracciglio e scosse il capo.
- Riguardo cosa? – domandò incrociando le braccia al petto.
Liam lasciò schioccare la lingua e gli puntò addosso uno sguardo di apprensione.
- Riguardo te e la Principessa Aurora. Avevo intuito che fosse nata una certa simpatia tra voi ma non avrei immaginato che saresti arrivato a tanto. Ti rendi conto della posizione in cui ti caccerai se farai fallire il fidanzamento con il Principe Filippo? Re Stefano non permetterà che sua figlia sposi un semplice Tenente e se Aurora andasse via da Camelot, rischierebbe di cadere sotto la maledizione di Malefica – spiegò Liam tutto d’un fiato, ma facendo attenzione a controllare il tono di voce affinché nessuno si interessasse a quella conversazione.
Killian fu stupito. Come aveva fatto suo fratello a scoprire la verità? Inoltre era anche a conoscenza della maledizione di Malefica.
- In tal caso troverò una soluzione, deve essercene una – rispose quasi a mezza bocca.
Killian provava un immenso rispetto nei confronti di Liam e la sua parola era considerata più che valida. Mettersi contro di lui avrebbe significato andare contro ciò in cui credeva.
- No, Killian. Appartenete a mondi diversi e sarà meglio che questa infatuazione passi ad entrambi. Vuoi forse rischiare che la Principessa cada nel sonno eterno? Pensi di poter spezzare la maledizione? E se così non fosse cosa faresti? Non puoi essere certo di salvarla, non hai alcuna garanzia – insistette Liam nel tentativo di farlo ragionare.
Killian non voleva saperne di dargli ascolto, ma poco a poco dentro di sé iniziava a nascere il dubbio che forse non sarebbe stato in grado di salvarla. Allora non avrebbe potuto far nulla e anzi avrebbe causato la morte apparente di lei, relegandola ad un’eternità di incubi da cui lei aveva sempre tentato di fuggire. Voleva diventare il suo carnefice? Non poteva, non poteva permetterselo. Alla fine non poté che dar retta a suo fratello e ascoltare ciò che aveva da dire.
Le conversazioni tipiche tra dame di corte erano proprio così: tipiche. Non si discuteva che di luoghi comuni, asserzioni sul tempo e pettegolezzi inventati su misura della situazione creata. A dire il vero molte delle dame presenti possedevano una buona dose di intelligenza ma non era sempre permesso loro di esprimersi in tal modo da rivelare una natura ben più profonda. Si temeva che risultasse fuori dal comune e per questo le conversazioni erano relegate a dati di fatto, nulla di più.
Aurora riuscì ad esimersi dal continuarne alcune e chiese a Merryweather di occuparsi della situazione, visto che Filippo per quella sera sarebbe stato occupato con suo padre per risolvere gli affari del Regno. Si decise a recarsi nei pressi della terrazza per scivolare poi lungo i giardini e raggiungere lo spiazzo dove segretamente avrebbe incontrato Killian, ma si accorse che lui e suo fratello Liam erano fermi di fronte al parapetto di marmo e avevano l’aria di discutere fermamente.
Decise di non interromperli e anzi rimanere in disparte, nascondendosi dietro una delle tende antistanti alla terrazza, incuriosita da quel modo di fare così serioso.
- Dunque adesso ti recherai da lei e cosa le dirai? – domandò Liam.
Killian si morse l’interno della guancia e con estrema difficoltà rispose a malincuore: - Dirò alla Principessa Aurora che mi sono lasciato abbagliare da sentimenti male interpretati e che è bene mettere fine a questa farsa. Lascerò Camelot e non la rivedrò mai più, mentre lei sposerà Filippo, il consorte che merita di avere al fianco.
Aurora non riuscì quasi a credere alle sue orecchie e si portò una mano alle labbra per evitare che il sussulto arrivasse fino a loro. Quindi Killian aveva mentito? Non era davvero innamorato di lei? Era forse una delle sue conquiste? Non vi erano voci onorevoli quelle che vincolavano i marinai ed ebbe paura di esser caduta in un inganno in cui rischiava di rimanere incastrata. Le aveva mentito e lei aveva creduto alle sue parole. Non gli avrebbe dato, però, la soddisfazione di rivelare quella farsa e decise semplicemente di non presentarsi all’appuntamento. Quella notte Aurora sarebbe rimasta nella propria stanza, avvolta tra le lacrime di un’amara delusione.
- E dovrei fingere di non amarla? Come posso dirle questo se si tratta di una menzogna? – Killian non era ancora del tutto convinto.
Liam gli appoggiò una mano sulla sua spalla.
- E’ per il suo bene che lo farai, fratello mio.
Per il suo bene. Killian se lo ripeté più volte. Per il suo bene. 






NdA: 

Salve a tutti! 
Siamo ormai verso la fine ^_^ scusatemi se ho tardato ad aggiornare ma ho avuto un esame oggi e la sessione non è ancora terminata, quindi sono a rilento. 
Ringrazio sempre tutti coloro che seguono la storia, alla prossima! 

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