Cambiamenti

di Frida Rush
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamenti ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Cambiamenti ***


Fin da quando aveva messo piede nella sua nuova classe, il piccolo Pitch aveva capito che non sarebbe stato semplice relazionarsi con gli altri bambini. La maestra era simpatica certo, ma i suoi compagni l'avevano guardato con un'aria di superiorità e si accorse solo dopo che era perché indossava vestiti neri che facevano a pugni con quelli colorati degli altri. Pitch amava il nero, gli sembrava rispecchiare il suo stato d'animo soprattutto in quel periodo, ma non sembrava che ai suoi nuovi compagni piacesse questa sua caratteristica. A volte i bambini di otto anni sapevano essere davvero crudeli.
Era passata una settimana dal suo arrivo nella nuova scuola e già era stato preso di mira dai bulletti più grandi per via dei suoi vestiti e del suo carattere timido, così quel venerdì mattina durante l'intervallo delle undici si accoccolò contro il grande albero nel giardino e, tirandosi le ginocchia al petto, nascose il viso per celare le lacrime: era troppo tempo che le tratteneva e in quel momento la sua tristezza raggiunse il culmine.
Improvvisamente però si accorse dell'ombra che si era allungata verso di lui e, alzando lo sguardo, si ritrovò a fissare due enormi e curiosi occhi azzurri. Era un bambino minuto e bassino, con la pelle chiarissima e i capelli così chiari da sembrare bianchi, disordinati e con i ciuffi sparati in tutte le direzioni. Gli occhi di Pitch lo scrutarono intensamente per quanto glielo permettesse il velo di lacrime che li copriva.
"Che vuoi?" gli domandò scattando sulla difensiva, credendo ovviamente che il bimbetto volesse prenderlo in giro "Vuoi tirarmi addosso un libro anche tu?"
Il bambino inclinò la testa con fare perplesso.
"E perché dovrei fare una cosa del genere?"
"Beh, non lo so, lo fanno tutti" rispose il bambino con i capelli corvini.
"E perché?"
Questo era davvero strano. Pitch pensò che lo stesse prendendo in giro.
"Non fare il finto tonto. Lo sai benissimo che non piaccio agli altri bambini e che pensano che io sia strano!"
"E perché non piaci agli altri?"
"Perché mi vesto di nero"
Tutte quelle domande così dirette ed inopportune lo stavano facendo innervosire ed era sul punto di aggiungere una frase scontrosa per mandare via quel piccolo ficcanaso, quando questi disse qualcosa che lo lasciò senza fiato.
"Ma a me tu piaci!"
Aveva sentito bene? Non riusciva a credere che ci fosse qualcuno al mondo che provasse un minimo di simpatia nei suoi confronti, non era mai stato fortunato con le amicizie.
“Io mi chiamo Jack! E tu come ti chiami?”
Con un filo di voce e qualche secondo di esitazione l’interpellato rispose che si chiamava Pitch.
“Ciao Pitch, posso sedermi lì con te?”
Ma Jack non attese la risposta perché si era già seduto accanto all’altro che continuava a guardarlo sorpreso e perplesso. Se non avesse avuto la pelle piuttosto scura si sarebbe notato il rossore che aveva pervaso le sue guance scavate.
Passò qualche minuto e il nuovo arrivato riprese a fargli domande.
“Sei nuovo, vero?”
“Sì”
“Ti sei trasferito qui? Ti trovi bene?”
“Sì, mi sono dovuto trasferire perché mio padre ha accettato un lavoro qui e no, non mi trovo bene, per niente”
“Perché?”
“Perché qui tutti mi prendono in giro”
“Ma…”
“Ma parli sempre così tanto?” chiese Pitch tirando un sospiro quasi rassegnato.
“E tu non parli mai?” ribattè Jack facendolo ridacchiare “Sei sempre così triste… forse dovresti parlare di più”
“Nessuno mi ascolterebbe…”
“Nemmeno a me. Nessuno mi ascolta nonostante io provi a farmi sentire”
Pitch venne colto da un senso di fraternità verso quel bimbetto chiacchierone. Entrambi volevano farsi ascoltare, ma sembrava che entrambi venissero ignorati e scartati, l’unica differenza sembrava essere che mentre Pitch non parlava quasi mai, forse per timidezza, forse per rassegnazione, Jack non si era affatto rassegnato e aveva continuato a chiacchierare con gli altri, non abbattendosi se non veniva ascoltato.
Jack sembrò aver intuito i suoi pensieri perché lo guardò con gli occhi che brillavano.
“Tra poco dobbiamo tornare in classe, ma se vuoi possiamo vederci dopo la scuola!” propose.
Beh, cosa avrebbe dovuto rispondere Pitch? Non poteva certo rifiutare un’offerta del genere, tra l’altro, nonostante la parlantina, quel bimbo aveva l’aria simpatica e di uno a cui piacevano gli scherzi, visto lo sguardo vispo e allegro che aveva.
“M… ma certo!” balbettò.
“D’accordo, allora, ci vediamo all’uscita! Ciao!” e Jack corse via seguendo la folla di bambini che stavano tornando nelle proprie classi, lasciando il povero Pitch ancora sbalordito e a stringersi nella sua giacca scura.
Per la prima volta da quando si era trasferito, Pitch sorrise di gioia.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Allora, come potete vedere questo è il continuo della storia che mi era stata promptata durante l’iniziativa del drabble week end. Devo ringraziare Clacli Brave Frost che mi ha convinta a dare un piccolo seguito alla breve storia che è stata il primo capitolo ^^
Ci sarà anche un terzo capitolo che penso sarà l’ultimo di questa mini long, ma per adesso vi lascio alla lettura di questo piccolo parto disagiato! Grazie a tutti e specialmente alla Clacli!
 
 
Jack si trovava da venti minuti buoni nello studio del preside della scuola ad ascoltare l’ennesima ramanzina del suddetto. Nicholas North sbraitava contro il ragazzo a causa della sua ultima marachella, d’altronde Jack pur avendo ormai dodici anni si comportava come un bambino di cinque e la cosa era ben chiara dalle marachelle e dagli scherzi che giocava a compagni ed insegnanti.
-Jack, è la quarta volta in due settimane che vieni nel mio studio non ti sembra di aver esagerato?- aveva detto North ad un certo punto, alzandosi in piedi e guardandolo dall’alto mostrando la sua imponente figura.
-Non ho fatto niente di male, preside North!-
-Allagare i bagni dei professori ti sembra una cosa da niente, Frost? O vogliamo parlare di quando hai nascosto tutti i libri dei tuoi compagni dentro l’armadio della classe quando tutti erano presenti?- Nicholas sembrava davvero arrabbiato vedendo che il giovane rispondeva con nonchalance ai suoi richiami.
-Beh, sì, devo ammettere che quello è stato un colpo da maestro…-
-Basta, questo è troppo!- urlò l’uomo sbattendo il pugno sulla scrivania così forte da far trasalire Jack. North si portò il pollice e l’indice al naso stringendone la base per cercare di calmarsi.
-Jack, devi capire che non hai più cinque anni, ok? Gli scherzi vanno bene fino ad un certo punto, mai sentito il detto ‘’il gioco è bello quando dura poco’’?-
-Forse sì, ma devo averlo dimenticato-
-Jack!- lo riprese per l’ennesima volta il preside –Jack, ascoltami, per questa volta ti lascio andare senza alcuna punizione, ma bada che questa è l’ultima volta che sarò buono con te-
Frost restò immobile a guardare l’uomo, giudicando la scelta migliore stare ad ascoltarlo.
-Se farai un altro passo falso sarò costretto a sospenderti, Frost. E sai che questo comporta la bocciatura, vero? Ne sei consapevole?-
Il giovane sospirò pesantemente e mormorò ‘’sì’’.
-Molto bene. Confido nella tua capacità di comprendere certe cose. Puoi andare- e North lo congedò in questo modo.
Jack si diresse lentamente verso la porta dell’ufficio del preside per uscire e tornare alle sue lezioni, ma appena mise piede fuori si accorse di una piacevole presenza che lo attendeva.
Il suo amico Pitch se ne stava con la schiena poggiata al muro, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo concentrato che fissava la parete davanti a sé, senza però vederla realmente. Quando si accorse che Jack era uscito dallo studio del preside si ricompose aggiustandosi la giacca. Jack alzò un dito per zittirlo ancora prima che potesse parlare.
-No, Pitch, non ti ci mettere anche tu, per favore. Mi sono bastati i quaranta minuti di ramanzina da parte del preside- gli passò oltre con un sorrisino soddisfatto.
-Se non ti dai una calmata con gli scherzi finirà che convocheranno i tuoi genitori e allora saranno guai seri per te, Jack! Voglio proprio vedere se poi avrai ancora voglia di scherzare- lo rimproverò Pitch andandogli dietro e ignorando bellamente e volutamente l’ammonizione del più basso. Questi sospirò.
-Pitch, questa scuola ha bisogno di un po’ di divertimento. Ma l’hai vista? È un ambiente così scuro e triste e… malinconico! Somiglia a te, se tu fossi un oggetto saresti la nostra scuola- gli disse inizialmente serio e pronunciando l’ultima parte del discorso con un tono da evidente presa in giro. Pitch sapeva che aveva ragione, ma sapeva anche che non lo faceva apposta, anzi! Gli faceva notare i suoi difetti sempre con la giocosità nella voce e aveva imparato a non prendersela e a non rimanerci male. Infatti, sentendo quella verità nuda e cruda, sorrise e allargò le braccia alzandole leggermente in segno di resa.
-Ma grazie, che bel complimento, Jack, davvero!- gli diede un buffetto sulla testa e il più basso rise massaggiandosi il punto colpito.
-Sul serio Pitch, seguire certe lezioni mi annoia profondamente!- andò avanti Jack guardando il suo compagno che gli sorrise comprensivo.
-Ne parliamo dopo la scuola al solito posto, Jack. Ora devo tornare in classe e anche tu dovresti farlo! Non vorrei che ti cacciassi nei guai, di nuovo- gli disse Black e il ragazzo con i capelli bianchi ridacchiò.
-Cos’è, ti preoccupi per me, Pitch?- lo prese in giro e il più alto schioccò il collo.
-Lo faccio sempre-
 
Per ‘’solito posto dopo la scuola’’ i due amici intendevano il posto dov’erano andati la prima volta che si erano parlati, sei anni prima, quando ancora andavano alla scuola elementare. Si trattava del parco centrale, dove avevano tutto il loro spazio e  anche il loro angolino preferito, vicino ad una sorgente d’acqua, circondato da alberi che offrivano riparo e freschezza. Una volta arrivati si sedettero sull’erba lanciando i cappotti e le cartelle dove capitava. Jack, come suo solito, tolse le scarpe e restò a piedi nudi perché amava sentire l’erba verde solleticargli la pelle e si stese allargando braccia e gambe, mentre Pitch stiracchiava appena.
Gli occhi di Jack erano fissi sul cielo e dopo un po’ si riscosse avvertendo che il compagno si era buttato accanto a lui, cosa che non faceva quasi mai viso che lui era il più composto e serio tra i due.
-Allora, Jack, si può sapere che problemi hai?- domandò Pitch non facendogli notare la sua preoccupazione, spacciandola per semplice curiosità. Il ragazzo sbuffò appena e fece le spallucce.
-Non lo so, so solo che mi annoio a scuola, mi annoia la routine e poi i professori… cielo, hanno tutti un tono molto piatto e non dovrebbero! Insomma, la scuola e gli insegnanti dovrebbero invogliarti a studiare e a proseguire il percorso, invece qui non fanno altro che scoraggiare e far passare la voglia di fare qualsiasi cosa!-
-Sai Jack, è la prima volta che ti sento fare un discorso tanto serio- disse Pitch, restando appunto sorpreso dall’espressione cupa e seria che aleggiava sul volto del giovane. I loro occhi si incrociarono e a Pitch venne un dubbio che volle eliminare al più presto possibile.
-Jack?- mormorò-
-Mh?- ebbe solo questo mugugno in risposta.
-Non starai pensando di lasciare la scuola, vero? Hai solo dodici anni, inoltre ne manca solo uno per finirla e sarebbe da sciocchi lasciare tutto proprio ora-
Per tutta risposta Frost rotolò su se stesso per terra finendo a pancia in giù proprio accanto alla sorgente d’acqua fresca che scorreva lì vicino. Ci mise la mano dentro e guardò il suo riflesso nel ruscello. Poi sospirò scuotendo leggermente la testa e infine guardò l’amico che era rimasto indietro, con la coda dell’occhio.
-Sì, forse hai ragione, non è una cosa intelligente-
Black gli si avvicinò e guardò le loro immagini riflesse nello specchio d’acqua.
-Ecco lo vedi? C’è anche il fatto che non ho molta voglia di studiare! Io sono più il tipo che gioca per strada e che guarda un libro quasi con disgusto, invece tu sei…- si bloccò. Pitch se ne accorse e alzò lo sguardo puntandolo nel suo.
-Cosa? Cos’ho in più di te, io?- gli domandò. Jack deglutì.
-Di sicuro sai leggere- cercò di metterla giù come una battuta –Sei intelligente e sai giocare a scacchi- ma vide l’espressione seria e perplessa di Pitch.
-Guarda che io non ho assolutamente nulla in più di te, anzi. A me piace leggere, è vero, sono molto acculturato e passo molto tempo a studiare in biblioteca, ma è perché mi piace farlo. Sono io che scelgo di essere così, per quanto mi piacerebbe essere come te, ma non è nella mia natura quindi non lo faccio-
Frost rimase leggermente sconvolto da quella dichiarazione.
-In che senso ti piacerebbe essere come me?- e Pitch rise.
-Oh Jack, tu sei così solare, spiritoso e soprattutto divertente. Tu fai divertire le persone con i tuoi scherzi. Non guardarmi così, è la verità, solo che loro non lo ammettono per non darti soddisfazione o perché sono bigotti. O semplicemente, stupidi. In ogni caso, guardami! Io sono quello noioso tra i due, io sono quello malinconico e triste, come hai detto tu prima, io sono quello che rischierebbe di rimanere solo. Tu hai la simpatia dalla tua parte, io ho solo i miei libri-
Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno osò parlare, poi Jack si grattò la nuca.
-Pitch, come siamo arrivati a parlare di questo?- ridacchiò appena e fu lieto di vedere che la stessa cosa faceva il compagno.
-Non lo so- si limitò a rispondere.
-In ogni caso non vorrei che te la fossi presa per quello che ho detto prima, che somigli alla nostra scuola…-
-No, Jack, non mi sono offeso, non ti preoccupare. Anche perché non hai detto nulla di diverso dalla semplice verità. Sono triste e malinconico, ma è il mio carattere e non ho né la voglia di cambiarlo né avrei idea da dove iniziare a cambiarlo- Pitch sbadigliò appena, mettendosi la mano sulla bocca. Frost osservò attentamente il suo profilo: il naso adunco, il mento pronunciato e gli occhi dalla forma allungata e senza che nemmeno se ne rendesse conto pronunciò una piccola frase.
-Anche perché non voglio che tu cambi-
Pitch si bloccò e Jack potè osservare meglio quegli occhi dalle iridi ambrate, dal colore così raro e particolare, le pagliuzze più scure che cerchiavano le nere pupille. Lo vide deglutire appena e schiudere le labbra.
-A… anche tu non devi cambiare. Mi vai benissimo così come sei- ribattè con un filo di voce.
Da quel momento, per alcuni secondi, tra i due regnò una certa tensione, ma una tensione piacevole che li fece sentire bene, appagati e compresi. Tuttavia quel momento durò poco dato che una leggera pioggia iniziò a battere sui capelli dei due giovani che interruppero il contatto visivo e iniziarono a rivestirsi e a raccogliere le loro cose e abbandonarono il parco proprio quando la pioggia iniziò a farsi più forte.
Pitch pensò a voce alta che avrebbero fatto meglio a prendere l’autobus per tornare a casa e, mentre si dirigeva verso il numero 21 che aveva appena accostato, vide Jack partire per andare dalla parte opposta.
-Ma… Jack! Quella è la direzione sbagliata, noi dobbiamo prendere quell’altro!- urlò richiamando la sua attenzione e Jack si voltò a guardarlo spaesato. I suoi occhi passavano dall’amico al bus fermo a pochi metri da loro e lo raggiunse.
-Scusa, è che solitamente si ferma un po’ più in là-
Pitch lo prese per la manica della giacca e lo trascinò vicino al loro mezzo dicendo ‘’dai che sennò riparte’’.
Salirono appena in tempo, poco prima che le porte si chiudessero e l’autobus ripartisse. Pitch guardò il suo piccolo amico dall’alto al basso e gli scappò una risatina.
-Dovresti vederti, sembri un pulcino tutto bagnato, con quei capelli!- al che Jack gli fece la linguaccia.
-Non è che tu stai messo meglio, amico mio- ribattè.
Il più alto si guardò nel finestrino che rifletteva appena la sua immagine e vide che effettivamente era un vero disastro e che la sua solita compostezza e il suo solito ordine erano spariti.
-Touchè- ammise poco prima di venire schiacciato contro Jack da una grossa signora che si era messa vicino ai due.
Frost era intrappolato tra il finestrino e il suo amico che gli aveva posato le mani ai lati della testa. Lo nascondeva tranquillamente visto che Jack era molto piccolo e minuto, al contrario di Pitch che aveva il petto e le spalle molto larghi. Il più alto sembrava che lo stesse quasi proteggendo, vista la posizione in cui si trovava e lo guardò con un’espressione indecifrabile.
L’autista fece una curva a velocità piuttosto alta e i due rischiarono di cadere l’uno addosso all’altro se non fosse stato per Jack che si aggrappò alla stoffa della giacca sulla schiena del compagno per reggersi, mentre quest’ultimo riusciva a mantenere un certo equilibrio. Frost accarezzò impercettibilmente tutta la schiena dell’amico, che lo guardava sempre con quell’espressione sul volto.
Passarono i quindici minuti del viaggio persi l’uno nelle iridi dell’altro, immersi in chissà quali pensieri, Pitch godendosi le dolci carezze sulla schiena da parte di Jack e quest’ultimo il profumo del suo amico unito a quello della pioggia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Erano passati quasi dieci anni dal loro primo incontro alle scuole elementari sotto il grande albero del giardino scolastico. Avevano continuato a frequentarsi come veri amici, sostenendosi e confidandosi tra loro ed erano finiti persino alle superiori insieme, ma era al quarto anno, quando entrambi avevano compiuto diciotto anni che il loro rapporto ebbe una svolta decisiva e inaspettata. O quasi.
Si può dire che Pitch aveva avuto una buona influenza su Jack perchè era riuscito a calmare il suo amico iperattivo e fin troppo vivace inducendolo a diminuire di molto il numero degli scherzi che era solito giocare agli altri. Una volta arrivati alle superiori Pitch non era cambiato più di tanto. Era rimasto il solito ragazzo tranquillo e riflessivo mentre Jack era rimasto solare e vivace, ma almeno si era calmato.
Le cose iniziarono a cambiare quando Pitch si accorse che il suo amico stava iniziando ad acquistare una certa popolarità nella scuola. Era infatti diventato piuttosto alto, mai quanto il suo amico dai capelli neri però, snello e affascinante. Indossava sempre vestiti casual e il suo comportamento furbo, divertente e gentile allo stesso tempo lo rendevano un ragazzo piuttosto ambito soprattutto dalle ragazze. C’era Thiana*, per esempio, che aveva una palese cotta per lui e non si faceva problemi a mostrarlo, ma si comportava in maniera timida davanti a lui. Tuttavia Jack sembrava non accorgersi di tutte queste attenzioni da parte delle compagne o se le notava non mostrava mai interesse per nessuno.
A Pitch non dispiaceva affatto che il suo amico avesse trovato un po’ di compagnia, d’altronde lui non aveva mai sentito la necessità di avere amici o di vedere gente. Ogni tanto scambiava quattro chiacchiere con i compagni di corso, specialmente con quelli che avevano interessi in comune con lui, come la lettura o gli scacchi, ma per il resto Jack gli bastava e gli avanzava. Tuttavia la cosa stava diventando alquanto fastidiosa per Pitch, ma andiamo per gradi.
Capitò che una mattina il professore di chimica entrò in classe dicendo che avrebbe assegnato un lavoro in coppia e che quindi ognuno avrebbe dovuto avere un compagno con cui fare un esperimento a casa e la relativa relazione. Quando l’ora terminò e il prof ebbe spiegato in cosa consisteva l’esperimento (una semplice reazione tra composti chimici) tutti i ragazzi iniziarono ad organizzarsi tra loro per dividersi i compiti vari e, proprio mentre Jack stava per dirigersi verso il suo solito compagno, Black, ecco che si sentì battere sulla spalla e girandosi vide Jamie Bennet che gli sorrideva.
-Ciao Jamie! Hai bisogno di qualcosa?- domandò con innocenza il ragazzo con i capelli bianchi.
 -Sì, beh, mi chiedevo se ti andasse di fare coppia con me, per il progetto di chimica- gli domandò timidamente il bruno.
-Oh… mi dispiace, ma solitamente sto con Pitch e…-
-Ma non penso che si offenderà se per una volta lavori con qualcun altro, Jack- tentò di convincerlo Bennet, ma non si era accorto che Pitch li aveva accostati e tacque quando lo vide circondare con un braccio le spalle di Frost. Pitch lo fissava con uno sguardo di sfida.
-Scusa Bennet, ma dovresti saperlo che facciamo coppia fissa da anni, ormai!- il suo era un tono che non ammetteva repliche e l’altro non riuscì a sostenere il suo sguardo così abbassò gli occhi.
-Mh… sì Pitch, hai ragione, scusa!- e se ne andò per cercare un altro compagno con cui lavorare.
Dopo qualche secondo passato in silenzio e con ancora il braccio dell’amico attorno alle spalle, Jack fece una risatina guardando la sua faccia.
-Pitch, lo sai che fai paura quando fai così? Sembri un lupo che tenta di difendere il suo cucciolo-
-Oh Jack, non dire sciocchezze. So di fare paura e uso questa piccola abilità per evitare che tu ti allontani da me- disse il ragazzo con un ghigno sul viso facendolo ridere di più.
-E per quale motivo, per Giove, dovrei allontanarmi da te?- domandò quello e rimase sorpreso vedendo che Pitch lo guardava perplesso.
-Ma come? Non hai notato che ultimamente tutti cercano la tua compagnia?- gli fece notare Black e lui scosse la testa.
-Bah, veramente non mi sono accorto di nulla-
In quel momento i ragazzi iniziarono a prendere posto perché il professore stava per arrivare in classe, così i due si separarono, ma il più alto continuò il discorso.
-Sei davvero incorreggibile- lo prese in giro ma Jack sembrò non cogliere la provocazione tanto che gli rivolse un’occhiata seria.
-Oh andiamo, tanto cosa vuoi che me ne importi? Per me non fa alcuna differenza che loro mi vogliano o no-
-Che vuoi dire?- Pitch si diresse verso il suo banco e inizi a sedersi ma fece in tempo a notare che il suo amico lo guardava sempre serio.
-Lo sai cosa voglio dire, lo sai benissimo!-
In quel momento il cuore di Pitch smise di battere e lui sgranò gli occhi proprio mentre il professore entrava in classe. Poi riprese a battere a velocità raddoppiata e dovette fare un grande sforzo per riacquistare il controllo di se stesso.
C’è da dire che erano anni che tra loro c’era una sorta di tensione composta di parole non dette e che venivano compensate da sguardi intensi, sospiri e battiti accelerati. Precisamente sei anni, cioè da quando in un giorno di pioggia erano stati costretti ad abbracciarsi e a fissarsi nel pullman stracolmo che li portava verso casa e nonostante quell’episodio fosse rimasto impresso fin troppo bene nelle loro menti, i due non ne avevano mai parlato negli anni a seguire. Tutte le cose che avrebbero voluto dirsi le esprimevano con piccoli gesti che agli altri potevano passare inosservati, ma per loro significavano molto. Tuttavia quelle parole di Jack, ‘’sai benissimo cosa voglio dire’’, avevano lasciato a Pitch un amaro in bocca che necessitava di essere scacciato. Sentiva che ci sarebbe dovuto essere dell’altro, spiegazioni e chiarimenti vari, ma non era quello il momento. Prese mentalmente nota di continuare la discussione non appena si fosse presentata l’occasione e soprattutto l’atmosfera giusta.
 
 
Nei giorni seguenti Jack sembrava molto schivo con Pitch, sembrava quasi che avesse capito che Black aveva qualcosa da dire ma cercasse di evitare in tutti i modi l’argomento. Il povero Pitch non sapeva più che pesci prendere. Moriva dalla voglia di parlare con Jack, ma il problema era che non sapeva nemmeno lui di cosa avrebbe voluto parlare, sapeva solo che doveva trovare un modo per stare da solo con lui, in tranquillità e, soprattutto, senza le solite ragazzette che gli giravano intorno. Quanto le trovava insopportabili, forse solo Thiana era la meno fastidiosa, perché era dolce e non era interessata a Jack solo per il suo aspetto fisico da ‘’belloccio della scuola’’, ma sembrava che si trovasse molto bene con lui tanto che la cotta che aveva era palese e durava da parecchio. Ma al ragazzo ovviamente la cosa non garbava molto, tanto che aveva iniziato a guardare la ragazza con sospetto e diffidenza, come se fosse una specie di minaccia. Era proprio per accertarsi che non stesse succedendo nulla che una settimana dopo, alla fine della giornata, Pitch seguì lei e Jack che andavano nel cortiletto dietro l’edificio. Si sentiva sporco nel compiere un simile gesto, perché chiaramente significava mancanza di fiducia nei confronti del suo amico, si sentiva una vera e propria spia, e la sensazione che la cosa gli provocava non era affatto piacevole. Ma non seppe spiegarsi il perché delle sue azioni, soprattutto quando vide Thiana e Jack parlare in modo intimo, lei con le guance appena imporporate e lui tranquillo ma affabile. Pitch non riuscì a cogliere l’argomento della loro discussione, per farlo avrebbe dovuto avvicinarsi e la cosa avrebbe comportato il rischio di essere scoperto, quindi si limitò ad osservarli mentre parlavano.
Sembrava che avessero finito, quando Pitch vide Jack avvicinare il viso a quello della ragazza e con quel semplice gesto gli sembrò che il mondo gli crollasse addosso. Prima di poter vedere come andava a finire la cosa, non che non lo avesse capito, si ritrasse e corse via.
Non si fermò per guardarsi alle spalle, né guardava dove stava andando, fece a zig zag tra le persone, il cuore gli sembrava che dovesse scoppiare nel petto da un momento all’altro. Non aveva mai provato una sensazione tanto dilaniante, delusione con un misto di rabbia e tristezza e la cosa strana era che non riusciva a capire perché si stesse sentendo così. Aveva solo visto il suo migliore amico che stava per baciare una ragazza e avrebbe dovuto essere felice per lui, se Jack era felice allora lo era anche Pitch, eppure… eppure non sapeva davvero dire perchè stesse così male, un bacio non era la fine del mondo.
Ignorando le gambe che iniziavano a fargli male per lo sforzo fisico notevole dovuto alla corsa, si ritrovò davanti al cancello di casa sua quindi non perse tempo e lo aprì precipitandosi dentro e lasciandolo spalancato. Entrò in casa e ricordò solo in quel momento che sarebbe stato solo tutto il giorno perché i suoi erano fuori per lavoro. Meglio così, aveva proprio bisogno di stare da solo per cercare di capire meglio la situazione. La prima cosa che ebbe voglia di fare quando entrò in camera sua fu spaccare qualcosa e fu così che si rese conto che la rabbia stava prendendo il sopravvento sulla delusione e la tristezza e si costrinse a calmarsi. Fece un respiro profondo poggiando la fronte contro il muro e ansimò faticando parecchio per contenere tutte quelle emozioni orribili che gli stavano stringendo il cuore in una morsa soffocante. Lasciò scivolare i palmi contro la parete e si tolse la maglia indossando solo una giacca nera per stare più comodo e fece ciò che avrebbe voluto fare da quando era scappato: si buttò sul letto, sopra le coperte perché ovviamente era fatto, così come la sua camera era dominata da un ordine quasi maniacale, e fissò il soffitto senza vederlo davvero, come faceva sempre quando c’era qualcosa che lo preoccupava. Perché la vista di Jack che baciava una ragazza lo aveva fatto arrabbiare in quel modo? L’unica spiegazione razionale era che fosse geloso del suo amico, ma che senso aveva? Rimase in quella posizione a fissare un punto indefinito del soffitto per un po’, quando una voce lo riportò alla realtà. Era la voce di Jack e proveniva da fuori della sua finestra. Pitch si mise il cuscino sulla faccia, premendone le estremità sulle orecchie per evitare di udire i suoi richiami, ma a quanto pare non servì a molto il suo tentativo.
-Pitch! Lo so che ci sei, la luce nella cucina è accesa. Muoviti, fammi salire!-
A quel punto capì di non avere scelta. Avrebbe dovuto parlare con l’ultima persona che voleva vedere in quel momento, ma ormai Jack si era accorto della sua presenza in casa perciò non aveva senso continuare a fingere. Abbottonandosi la giacca sull’addome scese per aprire la porta a Jack che lo aspettava sulla soglia tutto trafelato, come se fosse venuto di corsa.
-Pitch…-
-Jack-
-Posso entrare? Ho bisogno di parlarti-
Senza dire una parola il più alto si scostò quel tanto che bastava a farlo passare e poi richiuse la porta.
Come erano soliti fare, andarono nella stanza di Pitch e mentre questo si sedette sulla sua sedia, Jack si accomodò sul letto.
Si fissarono a lungo negli occhi, percependo quella tensione che li seguiva da anni che si acuiva, così fu Pitch a rompere il silenzio che si stava ormai facendo imbarazzante.
-Allora? Perché sei venuto?- domandò. Il suo tono risultò più duro di quanto avrebbe voluto.
-Io… veramente non lo so di preciso, ma credo di doverti delle spiegazioni- tentò di iniziare Frost.
-Sì, forse sarebbe il caso- Pitch si rese conto solo dopo, che lo aveva detto a voce alta e non lo aveva solo pensato. Che gli era saltato in testa? E poi cosa voleva dire? Non aveva senso. Si accorse che Jack lo stava fissando perplesso.
-Stamattina a scuola… beh Thiana mi ha chiesto di vederci alla fine delle lezioni perché aveva delle cose da dirmi-
Pitch sentì la rabbia montargli dentro ma si contenne e si sistemò sulla sedia facendogli cenno di andare avanti.
-Mi sembrava che fosse una cosa piuttosto urgente così le ho detto che mi andava bene incontrarla nel cortile dietro le aule e abbiamo parlato. Mi ha detto chiaramente che le piaccio e così le ho…-
-Dato un bacio!- lo interruppe Pitch. Jack, colto impreparato, lo guardò negli occhi.
-Prego?- domandò e vide che il suo amico si stava innervosendo. Lo conosceva troppo bene per non accorgersene.
-Jack, lo so che vi siete messi insieme, vi ho visti mentre vi baciavate prima- in fin dei conti, non aveva senso lasciarlo continuare, preferì dire la verità e risparmiarsi il racconto che sicuramente lo avrebbe ferito.
-Ma come…?-ovviamente Frost era spaesato e non riusciva a capire.
-Sì, passavo di lì perché cercavo un compagno di corso e vi ho visti… non ho voluto interrompervi ma so che vi siete baciati, o meglio, che tu l’hai baciata. Jack, non c’è problema, non capisco perché hai voluto mettermi al corrente che hai una ragazza, per me va bene. D’altronde chi sono io per impedirtelo?- Pitch fece tutto questo discorso con il cuore che si frantumava man mano che andava avanti, così accennò un dolce sorriso che però risultò chiaramente falso e tirato.
Ci fu un altro momento di silenzio durante il quale Jack cercò di elaborare il tutto mentre l’altro cercava di assimilare la notizia, quando ad un certo punto il più basso scoppiò in una fragorosa risata.
Sul momento Black non comprese il perché di quell’improvviso attacco di ilarità e si sentì quasi offeso dalla cosa, o almeno fino a quando Jack non iniziò a parlare.
-Oh Pitch, mio caro stupido Pitch… non hai capito assolutamente niente se mi dici questo!- Jack si alzò e gli andò vicino. Pitch lo fissò.
-Aspetta, che?-
-Se ti fossi fermato un po’ più a lungo a guardare avresti visto che le ho dato un semplice bacio sulla guancia. Mi dispiaceva vederla così abbattuta dopo aver ricevuto il mio rifiuto, così…-
-No un momento, che stai dicendo? Rifiuto? Voi non… non state insieme?- iniziò a sentire il cuore più leggero e i suoi occhi si illuminarono quando vide che Jack stava ridacchiando.
-No Pitch, non stiamo insieme. Sei intelligente, ma certi dettagli e segnali non riesci proprio a coglierli, vero?- Frost si allontanò da lui e si rimise di nuovo accanto al letto allargando le braccia –Davvero non ti sei accorto di nulla?- ora era quasi incredulo.
-Di cosa avrei dovuto accorgermi, Jack?-
A quel punto l’incredulità lasciò spazio allo sconvolgimento. Poi Jack si riprese e sospirò.
-Lo sai benissimo… cosa voglio dire…-
In quel moment tutto fu chiaro ad entrambi. La gelosia di Pitch era dovuta al puro e semplice fatto che avrebbe voluto essere al posto di quella ragazza e Jack non aveva mai accolto le proposte degli altri per il semplice fatto che non vedeva altri che Pitch. Erano stati davvero così ciechi da non accorgersene per tutti quegli anni?
Pitch aveva spalancato gli occhi e aveva serrato le labbra per lo stupore e per l’illuminazione che aveva avuto. Certo, l’amore era un sentimento così chiaro e semplice, erano loro stessi che lo complicavano.
-E so che anche tu…- disse Jack, come in conclusione ad un discorso che, però, non era stato fatto a voce, ma solo dalle loro menti.
Pitch si alzò in piedi e, lentamente, lo raggiunse. Si guardarono a lungo negli occhi, il più alto ancora un po’ sconvolto e il più basso con un sorriso che aleggiava sul volto, quasi genuino e scherzoso, come sempre.
Pitch si abbassò quel tanto che bastava per posare dolcemente le labbra sulle sue che si incastrarono come i pezzi complementari di un puzzle. I loro respiri si mescolarono e Jack si aggrappò con le mani alla sua schiena mentre l’altro lo spingeva sul letto, arrampicandovisi letteralmente sopra, continuando a baciarlo e ad accarezzargli i capelli bianchi. Oh, come li amava, erano così soffici e piacevoli al tatto…
Si staccarono soltanto perché il fiato nei polmoni iniziava a mancare e si guardarono negli occhi con l’aria di due persone che erano state separate e che si erano ritrovate dopo anni e, forse, un po’ era così. Si sorrisero e Jack si stese sul letto, trascinando l’amico con sè.
-Pitch, credo di aver aspettato questo momento per anni e ora che sta succedendo quasi non mi sembra vero- confessò Jack.
-Da quanto tempo, esattamente?- domandò l’altro.
-Sei anni, più o meno…- e il ragazzo con i capelli neri sorrise.
-Strano, anche io-
Ripresero a baciarsi con dolcezza, stesi sul letto e dimenticando il mondo esterno, soprattutto quando Jack fece scorrere le mani tra i capelli di Pitch, gli accarezzò la nuca e scese sul petto inserendole nella scollatura della giacca aperta, accarezzando la pelle nuda. Osservò il suo fisico: il petto magro ma ampio, così come le spalle larghe, quasi atletiche, l’addome piatto e senza un filo di grasso. Perfetto.
Pitch trasalì appena.
-Hai le mani gelide…-
Frost non lo udì e gli aprì la giacca facendola calare lentamente sulle braccia e passando ad accarezzargli dolcemente la schiena. Sentiva il bisogno di toccarlo, di annusarlo e di stringerlo, sentiva un forte bisogno di contatto fisico con lui e Pitch non aveva certo intenzione di farsi sfuggire il suo piccolo tesoro.
 
 
Il giorno dopo, a scuola, lo trascorsero praticamente senza lasciarsi un secondo, stando sempre vicini e notando che i loro compagni di corso iniziavano ad intuire la situazione e ridacchiando tra loro quando vedevano gli sguardi delle ragazze che avevano puntato Frost, diventare cupi e tristi vedendolo impegnato con il ragazzo con i capelli neri. Entrambi si sentivano soddisfatti, rilassati e in pace l’uno con l’altro.
 
 
 
 
*Thiana: essendo la versione inglese di Dentolina Toothiana ho leggermente modificato il nome in Thiana, spero che la trovata vi piaccia!
 
 
Eccoci qui al capitolo conclusivo di questa mini long ^^ ringrazio come sempre chiunque sia passato e soprattutto chiunque abbia avuto la pazienza di arrivare a leggere fino a qui, spero che le mie storie siano di vostro gradimento!
Alla prossima
Frida 

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