Sette Dolci Note

di Zomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cannella ***
Capitolo 2: *** Dragoncello ***
Capitolo 3: *** Coriandolo ***
Capitolo 4: *** Paprica ***
Capitolo 5: *** Noce Moscata ***
Capitolo 6: *** Zafferano ***
Capitolo 7: *** Pepe Cayenne ***



Capitolo 1
*** Cannella ***


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Se l’amore è una dipendenza, tu sei la mia nicotina



 
SETTE DOLCI NOTE
 

 
CAPITOLO 1: Cannella

 
Roterò gli occhi al cielo sbuffando, mentre la sigaretta, spenta, correva da un angolo all’altro della bocca.
Fissò, con l’iride scura libera dalla frangia, il soffitto in finto legno del bar, storcendo le labbra nel notare le venature ripetute nel susseguirsi del finto abete.
Orribile.
Sembrava un puzzle di stracci di alberi, mal attaccati con chissà che Hatak scadente.
Orribile, decisamente orribile.
Ma il locale non era suo, grazie al cielo, e quel stomachevole tono artistico non era un suo problema.
Il suo, problema, era peggiore.
Riportò l’attenzione alla giovane ragazza dinanzi a lui, seduta scomposta e con i gomiti sul tavolino, mentre si abbuffava e ingozzava infilandosi in bocca, in quella deliziosa e invitante bocca colorata di rosso, tre brioche tutte insieme.
Sanji sorrise debolmente, risvegliando tutto il suo essere cavaliere e galantuomo, cercando di apprezzare i grugniti e l’abbuffarsi disgustoso di Bonney.
Perché lui era un cavaliere.
Perché lui era il Mr Prince di ogni donna.
Perché anche dinanzi a un maschiaccio amante di schifezze e bibite gassate come la rosa, lui la trovava comunque e a tutti gli effetti una bellissima ragazza.
Perché Bonney era davvero carina, una ragazza con tutte le curve e morbidezze apposto.
Un prosperoso seno, pelle chiara e liscia, occhi verdi e luminosi, capelli lisci e rosa che erano sciolti sulle sue spalle mascoline e nude per via della canotta bianca che la vestiva, e delle gote paffute e ornate da un piercing dorato.
Simpatica, con la battuta pronta e una buona dose di ironia maschile.
Una bellissima donna, forse un po’ burbera e troppo spontanea, ma comunque una donna.
Qual era dunque il problema?
Il problema era la sua fame abnorme e insaziabile.
-… sicuro di non voler niente?- deglutì secca Bonney, alzando gli occhi smeraldini dalla crostata che stava divorando a mani piene.
Sanji balbettò leggermente, cercando un modo gentile con cui far notare, alla sua giovane accompagnatrice, che se lui avesse ordinato anche solo un misero caffè, avrebbe dovuto aprire un muto per poter pagare tutta l’ordinazione.
-N-no, tranquilla cara- scosse il capo.
La rosa sghignazzò, ruttando con le ganasce spalancate, ritornando a divorare le brioche sopravvissute a quel loro primo appuntamento.
Primo ed unico, si annotò dentro se stesso Sanji.
Perché?
Perché poi era uscito con lei?
Aveva per fino preso un giorno di ferie dal ristorante, il suo, per poter uscire con lei, ma diamine, a saperlo avrebbe preferito rimanersene tra i suoi fuochi d’acciaio e scoppiettanti, rosolando sopraffini arrosti e sminuzzando a regola d’arte le verdure di stagione.
Sia chiaro: non era la ragazza il problema.
Era il conto.
La sua banca, gli avrebbe concesso un mutuo per “pagamento conto per primo appuntamento”?
Se almeno Bonney fosse stata la donna giusta, la fatidica anima gemella, lui sarebbe stato ben disposto a vendersi un rene per sfamarla.
Ma lei, quella bella rosa dall’appetito immondo e stomaco senza fondo, sembrava persa per un suo amico, simpatico e lentigginoso col sorriso stampato in faccia, e aveva accettato il suo invito solo per provare la famosa crostata di ciliegie del Franky’s House.
In poche parole lo stava usando come bancomat.
Sospirando, Sanji si alzò dal tavolino del bar, dirigendosi con un sorriso forzato verso il bancone.
Si posò con un fianco ad uno sgabello, rigirandosi la sigaretta spenta tra le dita, scuotendo il capo, notando come la sua assenza non intaccasse l’attenzione della rosa.
-Ehi fratello!!!-
Sollevò lo sguardo all’energumeno dal ciuffo azzurro che lo additava da dietro il bancone, asciugando qualche bicchiere.
-Come va l’appuntamento?-
Sanji leccò il filtro della cicca, voglioso di fumarsela, infischiandosene del divieto di fumare che campeggiava dietro le spalle del barman, storcendo le labbra.
-Dipende Franky- borbottò –Bene per me che ho potuto godere della compagnia di una fantastica donna, come Bonney- si alzò dallo sgabello, intravedendo un’ombra avvicinarsi a lui per occuparlo –Male per te perché non intendo pagare tutto ciò che ha mangiato-
Franky lo squadrò da capo a piedi, sollevandosi dagli occhi gli onnipresenti occhialini da sole, storcendo la bocca.
-Scherzi vero? Con tutto quello che ha mangiato la tua bella, potrò rifare i sedili alla mia bella Sunny- sganasciò, posando il bicchiere lucido e muovendosi a servire il nuovo cliente –Che ti servo sorella?-
Sanji ghignò leggermente, per il modo di approcciarsi con la clientela del suo amico,  ruotando lo sguardo sulla donna che gli sedeva alla sua sinistra, studiandola.
Elegante e sorridente, una brunetta dai riccioli morbidi e le labbra carnose stava richiedendo un semplice cappuccino al robusto barman, posando le chiare e delicate mani al bancone, quasi accarezzandolo.
Vestiva un leggero vestitino, lungo fino a metà coscia, pois neri su stoffa rossa, indossando tra i capelli una sgargiante e florida rosa rossa.
Un sorriso spontaneo ed ebetuncolo affiorò sulle labbra di Sanji.
Si voltò totalmente verso la donna, fissandola senza ritegno, ampliando centimetro dopo centimetro il sorriso, sgranando sempre più lo sguardo.
Divina.
Quella mora era divina.
Sembrava una ballerina, una bella e morbida ballerina di flamenco.
Le gambe del biondo iniziarono a dondolare di loro spontanea volontà, mentre il suo sguardo nero si sbiancava, lasciando spazio a una nuova iride cuoriforme e rossastra.
-Waaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!- scoppiò in un ululato, gettando le braccia in aria e roteando sul posto –Sei una Deaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!-
La donna rabbrividì sullo sgabello, stringendosi nelle spalle e aggrappandosi con forza la bancone, presa di sorpresa dall’urlo assatanato dell’uomo che le era accanto.
-C-come sc-scusi?- balbettò incerta.
-Sei divina mia cara- ansimò il biondo cuoco, cercando di ricomporsi.
Si schiarì la gola, tossicchiando, e, sistemata la cravatta al collo, si inchinò verso la mora, avvicinandole le labbra alla tremante e agitata mano.
-Il mio nome è Sanji Black Leg- parlò, accostando sempre più la bocca alla pelle candida della ragazza –Ma se desideri…- socchiuse gli occhi, per gustarsi meglio il delicato sapore di quella meravigliosa pelle, con un cavalleresco bacio.
-… sarò il tuo Mr Pr-OUCH!!!!-
Un nera suola di ballerina si spiaccicò contro il viso di Sanji, atterrandolo a terra.
-MA COME SI PERMETTE?!?- strillò la mora, calciando con forza il biondo a terra –Io non voglio che tu sia proprio un bel niente!!!-
Batté un pugno sul bancone, accigliata e offesa, incenerendo Sanji, ancora steso atterra, mentre tutto il locale portava l’attenzione su quella bizzarra scenetta.
-Voglio solo il mio cappuccino- strillò ancora, alzando il dolce nasino al cielo, chiudendo teatralmente le palpebre –Nient’altro-
Socchiuse leggermente un occhio, scrutando quel maleducato che aveva provato a sfiorarla, storcendo ancora indignata le labbra.
Come osava?
Nemmeno si conoscevano, e pretendeva di baciarle una mano?
Ma chi credeva di essere?
Un cavaliere dell’Orlando o un galant’uomo dell’ottocento rimasto indietro con i tempi?!?
Sanji continuava a fissarla intensamente, boccheggiando senza fiato, incurante del leggero rivolo di sangue che gli colava da una narice.
La mora deglutì piano, sentendosi a disagio al centro dell’attenzione, non solo del locale gremito di gente, ma soprattutto di quel biondo.
-Ha-ha capito?- cercò di mantenere il controllo della situazione.
Il biondo si alzò da terra, spolverandosi la giacca del completo indossato per l’appuntamento con Bonney, ritornando accanto alla giovane donna.
La mora sussultò, pronta a rimandarlo a terra con un nuovo calcio, diretto verso il cavallo dell’uomo piuttosto che al suo viso.
Si strinse al bancone, fissandolo avvicinarsi nuovamente a lei e, con fare sicuro, portarsi con il viso a un soffio dal suo.
Deglutì, caricando il polpaccio, pronto a tendersi tra le gambe del biondo, mantenendo lo sguardo fisso su di lui e la sua iride scura, calamitata su di lei.
Tremò quando il viso di Sanji si avvicinò pericolosamente a lei, voltando il volto su un lato e serrando gli occhi, caricando il calcio e…
-Cannella-
Strabuzzò lo sguardo, fissando stralunata il giovane, osservandolo afferrare, sicuro e deciso, un piccolo contenitore da una pila ben riposta sul bancone.
-Dolce come il tuo sguardo- sorrise Sanji, disegnando con la polverina nocciola un piccolo cuore sulla spuma bianca del cappuccino, fermo da tempo sul bancone –Ma dalla punta ardita come.. come te-
La mora fissò il cuore sciogliersi dolcemente sul latte in bolle, balbettando scioccata.
-Sono Sanji- si ripeté il biondo, porgendole una mano.
La mora lo studiò attentamente, prima di ridere portandosi una mano davanti alla bocca, divertita.
-Violet- si presentò, stringendo la mano al biondo.
 





ANGOLO DELL’AUTORE:
Un ringraziamento speciale ed unico va a lei, solo a lei, che mi ha sopportato e supportato nell'organizzazione di questo evento.
Grazie, per i sabati mattina passati a cercare un'immagine in cui Sanji non sanguinasse dal naso alla vista di Violet.
Grazie per la tua pazienza e fantasia.
Grazie per la comprensione.
Grazie di cuore Piper_Parker.
Ma grazie anche a magicaemy, girl_in_the_sun, SanjitaSwan, Ary_alias NicoRobin99, Knightwarrior e Placebogirl per i loro meravilgiosi scritti e per tutto l'impegno che hanno messo in questo primo tentativo di SaViolet's Day italiano.
Grazie, siete uniche.
Zomi
 

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Capitolo 2
*** Dragoncello ***


 
CAPITOLO 2: Dragoncello
 

Spiluccava con lentezza i piccoli spicchi di patate saporite, leccandosi i polpastrelli mentre lo fissava armeggiare con agilità ed eleganza dietro il bancone divisorio tra sala e cucina.
Sanji correva senza fatica tra i colleghi e i vari fuochi accesi, volteggiando con le pentole sui palmi delle mani e martellando, quasi fossero i pulsanti di una tastiera, i coltelli sul paniere, affettando ad opera d’arte le verdure, che poi rosolava in ampie padelle, che cozzavano ritmicamente sui fornelli.
Violet leccò, con la punta della lingua, l’indice e l’anulare della mano sinistra, tamburellando le dita dell’arto opposto sul bancone, accanto al piatto vuoto.
Non voleva interromperlo.
Era così bello vederlo cucinare.
Sembrava che da un momento all’altro potesse scottarsi, o tranciarsi un dito della mano, per la velocità con cui lavorava e preparava i piatti, ma in realtà aveva la totale padronanza delle padelle e dei coltelli che usava, facendo risultare ridicola l’affermazione “io non so cucinare”.
La mora storse le labbra, posando il viso sul palmo della mano pulita dalla salsa delle patate arrosto.
Lei non sapeva cucinare.
Al massimo affettare un pomodoro, ma da quando aveva visto Sanji tagliuzzarne uno, in modo perfetto, tagliando ogni singolo spicchio con lo stesso spessore e senza mai spezzarne uno soltanto, le sembrava vergognoso il modo in cui lei assassinava quelle povere verdurine.
Per fortuna, i suoi pasti ora li consumava rigorosamente al Baratie, il ristorante del su detto cuoco e del suo “vecchio”, come il biondo additava il padre.
Per fortuna.
Perché non avrebbe potuto sopravvivere un giorno in più, senza cibarsi dei manicaretti dell’amico.
Abbassò lo sguardo al suo piatto ormai vuoto, e lindo da ogni traccia di patate e salsa.
Kami, quelle non erano delle semplici patate arrosto: erano pezzi di luna conditi con le stelle.
Passò un polpastrello sul piatto, scricchiolando la pelle lievemente olivastra sulla ceramica, raccogliendo un baffo di salsa, che subito si portò alle labbra, gustandola.
Socchiuse gli occhi, mugugnando lievemente tra i crepitii della cucina in piena ebollizione per l’ora di pranzo.
Divino.
Come poteva tornare ai pasti frettolosi e sudici dei fast food, o dei take away, dopo aver assaggiato quella bontà?!?
-Ti annoi?-
Riaprì gli occhi dorati, sobbalzando nel ritrovarsi Sanji, sorridente e con la cicca accesa penzoloni sulle labbra, a pochi centimetri dal suo viso.
-Allora?- picchiettò la sigaretta sul posa cenere del bancone, non distogliendole gli occhi di dosso.
Violet abbozzò un sorriso, arrossendo sulle gote.
L’aveva visto fare la scarpetta con il dito?
Oh Dei che vergogna.
-Lo so- sospirò dispiaciuto il biondo, grattandosi la nuca –Ancora una mezz’oretta e poi possiamo andare al cinema… o al parco- sorrise, allargando le braccia verso l’amica.
-Ti va?-
La mora arricciò le labbra, trattenendo una risata, prima di posare i gomiti sul bancone e portare, quasi a sfiorarsi tra di loro, la fronte verso il volto di Sanji.
-No non mi annoio- sorrise, dondolando con le gambe contro la sedia –Anzi: è bello vederti cucinare-
Sanji sorrise leggermente, trattenendosi dal roteare di gioia.
Le piaceva?
Le piaceva vederlo cucinare?
Un leggero rivolo di sangue scivolò giù da una sua narice, arrivando a colorargli di cremisi i baffi dorati.
-I-io…-
-Oh andiamo Sanji- ridacchiò Violet –Avevi promesso che non avresti più sanguinato a un mio complimento- si sporse sul bancone, allungando il braccio a pizzicare il naso del cuoco –Lo avevi promesso vero?-
Strattonò le narici dell’amico, lievemente severa.
-Non avevi detto che, dato che siamo amici, non mi avresti visto come una donna da corteggiare, e non avresti avuto queste reazioni? Eh?-
Sanji boccheggiò, cercando di sostenere lo sguardo divertito e severo della mora, incapace di risponderle.
Che doveva dirle?
Che si, era un’amica, ma diamine con quelle sue curve e quel suo bel sorriso, gli era impossibile trattenere del tutto quel demone casanova che lo impossessava?
Sbatté le palpebre un paio di volte, sentendo l’emorragia nasale fermarsi per la pressione delle dita di Violet.
Roteò lo sguardo su di lei, fissandola ridacchiare, posando lo sguardo, dopo una rapida visione della scollatura della sua maglia gialla e sul prosperoso seno, al piatto vuoto e brillante che luccicava sul bancone.
-Ehi- sorrise, sottraendosi con gentilezza alla presa della mora –Hai mangiato tutte le patate arrosto-
Violet arrossì, sobbalzando nuovamente e fissando, in imbarazzo, il suo piatto lucidare vuoto e lindo.
-B-bhe io… io… e-erano buone- tornò altezzosa e sicura, sollevando al cielo il mento.
-Si?- rise Sanji, aspirando una boccata di tabacco –E hai capito l’ingrediente segreto?-
La mora sbatté sorpresa le palpebre.
-Ingrediente segreto?-
-Si- prese il patto, posandolo in un lavandino lì vicino –L’aroma che rende più dolci e dal retrogusto amarognolo le patate-
Si posò con i gomiti al bancone, arrivando a soffiare il tabacco sotto le narici della donna.
-Sai che spezia ho usato?-
Violet storse le labbra, concentrandosi.
Una spezia.
Una spezia che rendeva le pietanze più dolci, ma lasciava una retrogusto amarognolo sul palato quando il boccone scendeva in gola.
-Non saprei- continuò a riflettere sfiorando con le braccia, piegate sotto i seni, i gomiti tesi del cuoco –Origano? Coriandolo? Pepe?-
Sanji sorrise, spegnendo la sigaretta sul posa cenere e donando alla giovane mora un nuovo piatto, fumante e stracolmo di patate calde.
Si sporse verso di lei, arrivando ad accarezzarle le guance con il ciuffo lungo e scomposto, facendola arrossire d’imbarazzo come al loro primo incontro.
-Dragoncello- sussurrò piano, a un soffio dalle sue labbra –Ma non dirlo a nessuno: è un segreto-
Violet rimase in silenzio, fissandolo tornare dietro i fornelli a padellare e roteare con maestria tra gli acuminati e pericolosi coltelli.
Il dragoncello.
Un segreto, e lo aveva detto solo a lei.
Lo osservò riprendere a lavorare, lontano e non più solo per lei.
Una punta amara le impastò il palato.
-Sei sicuro?- urlò in direzione del biondo, ma era troppo lontano per poterla sentire.
Era troppo lontano per capire che la dolcezza di quel breve attimo di chiacchiere, era diventato amaro tutt’un tratto in bocca a Violet.
Come il dragoncello sulle patate.
Ma quello era un segreto.
Entrambi erano un segreto.

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Capitolo 3
*** Coriandolo ***


CAPITOLO 3: Coriandolo
 
La fissò sbadigliare, portandosi elegantemente la mano davanti alla bocca, lacrimando nel mantenere gli occhi, puntati e aperti, allo schermo illuminato del cinema.
Si abbassò, ridacchiante, con le labbra al suo orecchio, soffiandole piano nel padiglione.
-Stanca, Violet?-
La mora arricciò il naso infastidita dal tono canzonatorio e bellamente ironico di Sanji, fulminandolo con lo sguardo nel buio della sala.
-No- sbottò altezzosa, serrando le braccia al petto e focalizzando tutta la sua attenzione all’eroe del film che, senza fatica, saltava e correva nella giunga, in chissà che direzione e alla ricerca della donzella urlante e in pericolo, prossima a diventare il pranzo della povera belva di turno, di cui il WWF si era dimenticato di proteggere e preservare.
Strizzò le iridi caramellate, sbuffando annoiata e stanca.
Sbuffi che non furono ignorati dal cuoco.
La studiò per un lungo attimo, prima di prenderla deciso per mano e, tra lo stupore della mora e i ringhi irritati degli altri spettatori, trascinarla fuori dalla sala, conducendola all'esterno dell’affollato e buio cinema.
-Ma… ma Sanji!!!- boccheggiò, stringendosi nelle spalle al contato con l’aria fredda e pungente della sera.
Il biondo si fermò a pochi metri dal cinema, portandosi una sigaretta alle labbra, accendendola di già con il fulminante accendino, mentre, con la mano ancora stretta al polso di Violet, se la portava al petto, scaldandole le spalle accarezzandola dolcemente.
-Quel film faceva schifo- socchiuse le labbra, per far uscire una nuvola di fumo.
-A me piaceva- storse le labbra la mora, incrociando le braccia sotto i seni e fissando seria in volto l’amico.
Sanji inarcò il sopracciglio libero dalla frangia, boccheggiando preso in contropiede.
Ma come?
Aveva sbuffato e sbadigliato per tutto il primo tempo, fissandosi le unghie perfette e laccate di entrambe le mani, contato le gomme da masticare appiccicate sotto il proprio sedile… e ora voleva fargli credere che il film le piaceva?
-Ma Violet chan…-
-A me piaceva- si impuntò nuovamente la mora, portando le mani ai fianchi e incurvando, il prosperoso petto, verso il torace caldo e ben vestito del biondo.
-A me…- iniziò a premere il dito indice della sua delicata mano contro un pettorale di Sanji -… il film…- aumentò la forza con cui conficcava il polpastrello contro lo sterno -… piaceva… chiaro?!?-
Sanji fissò esterrefatto le due immense e chiare iridi caramellate che lo stavano severamente sgridando, sentendo pesante e autoritario il polpastrello della ragazza contro il suo petto.
-Ma hai sbadigliato per tutto il tempo- replicò lieve, grattandosi una guancia con un dito, reggendo la cicca fumante sulle labbra.
-E allora?- sbottò –Forse la trama non era delle più avvincenti- roteò gli occhi al cielo stellato –Forse il belloccio di turno non era così belloccio- arricciò il naso –E la ragazza da salvare troppo bionda e svampita-
Riportò gli occhi al cuoco, rivolgendogli questa volta però un solare e caldo sorriso.
-Ma mi piaceva, perché eravamo noi due, insieme, vicini, immersi nel buio a fissare lo schermo e le sue immagini sconclusionate, e insieme a te mi piace tutto…- ridacchiò, portandosi le nocche piegate alle labbra, a nascondere il risolino ironico e cattivello.
-… anche se l’ero era davvero improponibile: oddio, ma che razza di attore era? Un raccomandato di certo!!!-
Sanji deglutì a vuoto, incapace di capire.
Era assurdo, fuori da ogni comprensione.
Le piaceva il film anche se faceva schifo.
Le piaceva il film, non per il film, ma perchè era con lui.
Le piaceva il film, non guardarlo, ma stare con lui e sbuffare.
Era… era… era… era…
-… sei come il coriandolo- scosse il capo, sospirando.
Violet lo fissò per un lungo attimo, ponderando se prenderlo come un insulto o un complimento, per poi scoppiare a ridere assieme al biondo, avviandosi a braccetto in un bar li vicino.
Perché lei era come il coriandolo, per Sanji.
Stordente per l’olfatto, lacrimante per la vista, insopportabile al tatto per la sua consistenza rotonda e fin troppo fragile, ma dalla nota speziata e acidula sul palato, perfetto con le carni ma anche con il riso.
Insostituibile per alcune ricette, essenziale in altre, e armonioso in poche e pregiate.
Il coriandolo non aveva un suo esatto senso, come Violet.
Ma, in determinate pietanze, era piacevole e assolutamente equilibrato e divino.
Esattamente come si sentiva Sanji, in compagnia della sua Violet.
Esattamente in equilibrio.

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Capitolo 4
*** Paprica ***


CAPITOLO 4: Paprica

 
-E quella chi è?!?!?!?-
La sigaretta tremò sul labbro socchiuso del cuoco, mentre questi, pallido e schifato, deglutiva pesantemente l’amaro impasto che gli seccava il palato, fissando, con una movenza nauseante sulla bocca dello stomaco, la giovane e civettuola ragazza bionda che lo salutava mentre pedalava sulla sua graziosa e rossa Grazziella, proprio davanti al suo tavolino in quella deliziosa caffetteria.
Al suo passaggio, e urlo agghiacciante e acuto con cui aveva salutato Sanji, in molti si era voltati a fissarla, e perfino i petali di ciliegio, che cullati dal vento piroettavano fino al marciapiede in cemento, si erano ghiacciati dal disgusto.
Perché nonostante l’abitino rosa pesca, i boccoli biondi, le lunghe ciglia curate e il rossetto rosso fiammeggiante sulle labbra, perfettamente abbinato al cangiante colore della bicicletta, quella era pur sempre…
-Sanji!!!-
Sobbalzò sulla sedia, riportando lo sguardo su Violet, fumante di rabbia dall’altra parte del piccolo tavolino rotondo, i cui pugni lo avevano appena fatto tremare.
-Dimmi chi è quella!!!- tese il braccio verso la scia di cuoricini che la bionda donzella, e la sua bici, lasciavano sulla via a ogni colpo di pedale.
-C-come?- balbettò Sanji, deglutendo.
-Quella smorfiosa che ti ha salutato- ringhiò la mora –Chi diamine è, e perché siete così intimi-
Il cuoco tremò sulla sedia, storcendo le labbra nauseato.
-Intimi?- si sentì la gola seccare –Io e quel…-
-“Sanjiuccio”- sbottò Violet, stringendo le braccia sotto i seni, a sottolineare la sua più nera rabbia –Così ti ha chiamato, e sta pur certo che ci sento benissimo mio caro…-
Il biondo annaspò, passandosi il palmo aperto  sulla frangia, serrando i denti sul filtro della sigaretta, la cui cenerina si accese alla prima aspirata del ragazzo.
-Non è come credi mia cara- cercò di sorridere, sollevando gli occhi su di lei.
Vide la mora ringhiare, stritolando nei palmi il tovagliolo del corredo, fulminandolo con il suo sguardo di cannella.
-Oh si certo- strillò, colpendo nuovamente il ripiano con i suoi candidi pugni, stretti in una morsa micidiale –Sono certa che tra di voi non ci sia nemmeno l’ombra di intimità, vero? D’altra parte, tutte le donne ti chiamano “Sanjiuccio”, non è così?-
-Violet…- sollevò le mani verso di lei il biondo, piegando le labbra in un sorriso divertito.
Non riuscì a trattenere un ghigno soddisfatto, ruotando la sigaretta con la punta della lingua.
Era una scenata di gelosia quella?
Violet gli stava facendo una scenata di gelosia, davanti a tutti i clienti della caffetteria?
Per Elisabeth?
Il travestito che, in una lontanissima, remota quanto ubriaca notte, lui aveva per sbaglio cercato di abbordare in una discoteca, credendolo una ragazza?
La stessa Elisabeth che, quando si era voltata verso Sanji per rispondere alle sue avance, lo aveva visto scappare a gambe levate, del tutto sobrio e dimentico della sbornia che ancora lo faceva traballare ebro?
Davvero Violet, la sua dolce e sorridente Violet, gli stava facendo una scenata di gelosia con i contro fiocchi, per un travestito con il quale non aveva scambiato niente più che un semplice “ciao”?
-… Violet, tesoro…- ridacchiò battendo con il polpastrello la cenerina della sigaretta sul posacenere, risollevando poi lo sguardo sull’amica, sostenendo i suoi occhi color caramello incendiato.
-… ti assicuro che non c’è mai stato niente tra me e Elisabeth- sorrise, gonfiando il petto, orgoglioso della rabbia scarlatta che imporporava le gote della mora.
Gesto, che non fece altro che aumentare la rabbia infuocata nella giovane donna.
-Elisabeth?- ringhiò idrofoba Violet –Ti ricordi per fino il suo nome?-
Sbatté l’ennesimo pungo sul tavolino, facendo traballare il piccolo bicchiere da cocktail dinanzi alla sua sedia.
La leggera e rossiccia polverina di paprica, che accentuava e profumava la bevanda con un’incandescente nota pepata, si sparse sulla tovaglia di lino che ricopriva il tavolo.
Sembrò quasi che la collera di Violet si fosse sparsa anche sul ripiano, colorandolo di rosso mattone, rendendo piccante e pericolosa l’aria che aleggiava tra i due amici.
-Violet…- sospirò nuovamente Sanji, allungando una mano ad accarezzare il braccio piegato sulla tovaglia della mora.
Violet arricciò il naso rabbiosa, sottraendo villana l’arto dalle dita chiare e gentile del biondo, soffiando dal naso contrariata.
Fissò, astiosa e con la vista montata a neve dall’ira, la mano di Sanji chiudersi sopra la polverina di paprica, spazzandola via con le dita affusolate e mascoline.
Una zaffata di pizzicante paprica le arrivo alle narici, facendole assaggiare quel piccante sapore di selvaggia spezia, in bilico tra bruciore e dolcezza.
Perché la paprica poteva essere piccante, bruciante in gola, ma anche dolce, delicata, gentile e sottile sul palato.
La paprica era come la gelosia.
Quella stessa gelosia che bruciava piccante sul palato della mora, gelosa, invidiosa di quella bionda smorfiosa che se ne andava in giro a salutare il suo Sanji, SUO, chiamandolo “Sanjiuccio” a cavallo della sua stupida bicicletta.
Storse il naso, riportando lo sguardo inceneritore sul cuoco, stringendo le labbra.
Provava una gelosia bruciante e piccante per il suo Sanji.
Era gelosa, ma non era pronta ad ammetterlo.
-Violet ti prego…- le sorrise il biondo, spostando i loro bicchieri mezzi vuoti -… Elisabeth non è nessuno, te lo assicuro-
La mora lo fissò atona, puntando lo sguardo al suo occhio libero dalla frangia, scrutandolo fino a potergli leggere dentro, scrutando i suoi pensieri sull’iride chiara del ragazzo, e la loro sincerità.
Gelosia, piccante gelosia.
-Mmm- sbottò, sollevando il capo al cielo, afferrando la borsetta dallo schienale della sedia e alzandosi pronta per andarsene.
-Domani esco con Gladius- affermò seria, dando le spalle a Sanji.
-Cosa?!?- strabuzzò gli occhi il biondo –Con chi?!?-
-Il mio collega- si rassettò i capelli, giocherellando con un ricciolo scuro, piegando poi il capo all’indietro, rivolgendogli un sorriso beffardo e sadico.
–Oh ma tranquillo…- si incamminò verso l’uscita del porticato della caffetteria -… non è nessuno-
-CHE COSA?!? VIOLET!!!!!- Sanji ringhiò, sbattendo i pugni sul tavolino, ignaro del sorrisino soddisfatto e compiaciuto di Violet.
La gelosia era come la paprica.
Piccante, se la si prova, dolce se la si provoca.
 
 


ANGOLO DELL’AUTORE:
No, non mi sono dimenticata di questa raccolta,tranquilli, anzi: l’ho molto a cuore.
Volevo solo informarvi che si, la paprica può essere sia piccante, su alimenti a base di amido (patate, riso…) e carni, ma anche dolce su alimenti contenenti grandi livelli d’acqua (cetrioli, zucchine…) questo perchè le molecole di idrogeno dell’acqua assorbono le molecole piccanti della spezia, annullandole e rendendola dolce.
Detto ciò, ringrazio con infinito affetto tutti coloro che seguono, preferiscono, ricordano la storia –Piper fra tutti <3 –: grazie di cuore, prometto di aggiornare presto…
Zomi

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Capitolo 5
*** Noce Moscata ***


CAPITOLO 5: Noce Moscata

 
Aveva marciato fino allo Studio Oculistico con le più nobili e cavalleresche intenzioni: ammazzare a suon di calci in culo Gladius.
Si era preparato alla refezione Sanji: cicca fumate sull’angolo della bocca, sguardo sbarrato e rigato di vene nere di rabbia, ringhiò idrofobo di sottofondo e aurea demoniaca al seguito.
Aveva impiegato una settimana ad organizzare quella resa dei conti, ringhiando e fumando di rabbia ogni attimo, alimentando la collera con l’immagine nitida e chiara della sua Violet, bellissima in un dolce e succinto abito azzurro, a cena con quel bastardo di un oculista dalla chioma bionda e spettinata, lunga fino a terra, e dallo stile sadomaso non del tutto celato nel vestire.
Una settimana.
Era trascorsa una settimana da quando la sua Violet e quel demente si erano presentati al suo ristorante per cenare, e da una settimana lui pretendeva vendetta.
Vendetta per quell’affronto, per l’ignobile doppio gioco che Gladius gli aveva fatto.
Gli aveva rubato Violet, la SUA Violet, giocando sporco, portandola nel miglior ristornate della città, il suo ristorante, certo della vittoria.
Oh ma Sanji non gliela aveva fatta passare liscia,.
Oh no.
Si era preparato, aveva pensato a ogni singolo dettaglio.
Prima lo scontro verbale, poi la carneficina, e infine una romantica cenetta con la sua Violet per riappacificarsi.
Perchè Violet era sua, solamente sua.
Una sua amica, la più cara.
La sua confidente.
La sua donna, dannazione, perché anche se si era ripromesso di non sedurla o farle delle avance, gli era comunque stato impossibile non provare qualcosa per lei, qualcosa di più importante e speziato della semplice amicizia.
Ergo, Violet era sua.
Punto.
Per questo la sua vendetta era stata ben progettata, in modo da far capire a tutti che la dolce e bella oculista mora non doveva essere toccata da nessuno.
Si, aveva pensato a tutto.
Tutto tranne a un piccolo insignificante dettaglio: la porta a vetri automatica dello studio Oculistico era rotta.
Si era così ritrovato a spalmare il capo contro la porta del negozio, lanciato contro ad essa a tutta velocità, guadagnandoci invece che una schiacciante vittoria contro il bondage Gladius, un naso sanguinante e il viso sconvolto e spaventato di Violet, dall’interno dello studio, a fissarlo nel suo tentativo di sfondare la porta a craniate.
Un completo disastro.
-Tutto bene, Sanji chan?- sollevò il fazzoletto imbrattato di sangue dal viso del biondo Violet, fissandolo dall’alto in basso.
Il cuoco annuì piano, strusciando il capo contro i seni della mora, dove cui la ragazza lo tratteneva con entrambe le braccia, reggendolo e tamponandogli le narici ancora sanguinanti.
-Forse dovrei portarti all’ospedale- sospirò piano, mordendosi un labbro.
-Sto bene - le sorrise, puntando le mani sul lettino dello studio della mora.
Provò ad alzarsi, ma le mani di Violet lo trattennero ancora al suo prosperoso petto, accarezzandolo dolcemente tra i capelli.
-Fermo!!!- l’ammonì urlacchiando –Devi evitare di muovere troppo la testa-
Sanji annuì, tornando ad immergere l’occhio libero dalla frangia tra le coppe dell’amica, sospirando pesantemente.
Quante volte aveva desiderato trovarsi in quello stato?
Non sanguinante e reduce di una tremenda figura di merda, ma tra le braccia della mora, accoccolato tra i suoi seni e accarezzato dalle sue dolci e diafane manine.
Eppure, ora che vi si trovava, non ne era felice.
Forse perché lei era di un altro, forse perché si era accorto troppo tardi di volerla e ora non avrebbe più potuto stare con lei.
Sospirò, ruotando l’occhio alla porta, che scricchiolando si apriva verso l’interno dello studio di Violet.
-Violet- fece capolino Gladius, immergendo una mano in una tasca del camice bianco –Il signor Eneru vorrebbe che gli dessi una controllata: con i nuovi occhiali si lamenta che non riesce ad apprezzare al meglio il suo riflesso…-
Un ringhio basso e cavernoso si alzò gutturale dalla gola di Sanji, che digrignò i denti alla vista del biondo che si rivolgeva con tanto distacco alla bella mora, quasi non stessero insieme.
L’immagine della loro cenetta romantica, avvampò nell’iride scura del cuoco, che dovette deglutire pesantemente il nervoso per trattenersi dal saltare al collo al rivale.
Ma l’ira si placò all’istante, nel vedere il leggiadro e solare sorriso che Violet gli rivolgeva.
Era un sorriso dolce, leggero e inebriante, al sapor di noce moscata quasi, che al solo guardarlo faceva venire l’acquolina in bocca per la sua tenerezza, ma anche un grande dolore al petto, se, come Sanji, lo si vedeva rivolgere a qualcun’altro e non a se stessi.
-Si certo, un attimo e poi posso visitarlo…- sorrise al collega Violet, scatenando una nuova scintilla di dolore nel petto del cuoco, che si alzò deciso da lei.
Era tardi, non era più sua, e continuare ad assistere a quella scena non faceva altro che accentuare maggiormente il suo dolore.
La porta si richiuse, mentre Sanji si stirava con le mani i lembi della giacca, ignorando le delicate mani di Violet che cercavano di riportarlo steso sul lettino strattonandolo per le spalle.
-… ti sentirai male di nuovo- lo rincorse fino alla porta, tamponandogli il naso ancora gocciolante.
-Sto bene- le accarezzò la mano, spostandola dal suo viso –Tranquilla Violet-
La mano della mora tremò leggermente nel sentirlo parlare, e il fazzoletto le scivolò dalle dita.
-Come “Violet”?- sussurrò, fissando il biondo afferrare la pezzuola insanguinata e portarsela al viso, tamponando l’emorragia.
-È il tuo nome- parlò attutendo la voce con il fazzoletto.
-Si, però tu non mi chiami mai solo Violet- miagolò piano, stringendo le mani al petto –Mi chiami anche tesoro, piccola, mia cara… Violet chan-
Sanji sorrise mesto, abbassando lo sguardo al pavimento.
-Bhè ora non posso più: c’è chi ne ha più diritto di me…-
-Come?!?- strabuzzò gli occhi.
Sanji sospirò, abbozzando un sorriso forzato mentre gettava il fazzoletto nel cestino dello studio medico.
-Ora vado- le voltò le spalle –Hai dei pazienti…-
Prese la maniglia della porta in mano, ma non riuscì ad aprirla se non prima di essersi voltato nuovamente a fissare Violet in viso.
Doveva sapere. Sapere se…
-Ti tratta bene vero?- le domandò a brucia pelo.
-Eh?- inarcò le sopracciglia stupita.
Di che stava parlando?
-Non ti fa sentire una delle tante, ti fa sentire speciale?- la fissò negli occhi –Ti fa sentire la cosa più importante al Mondo? Perché se non è così, io vado di là e gli spacco il cul…-
-Sanji ma di che parli?- sbatté le ciglia, accarezzandolo su una guancia –Hai battuto anche la testa contro la porta, oltre che il naso? Lo sapevo che dovevo portarti all’ospedale…- scosse il capo.
Posò le mani sul petto del biondo, spingendolo contro il muro e distanziandolo dalla porta, aprendola e sporgendosi leggermente fuori dallo studio con il busto.
-Kaya!!!- chiamò la giovane collega bionda –Potresti visitare tu il signor Eneur? Ah, e gentilmente portami della noce moscata…- affermò seria, richiudendo la porta.
Tornò a sfiorare Sanji, esaminando con attenzione la frangia bionda e la fronte, cercandovi qualche bernoccolo o ematoma.
Farneticava, era ovvio.
E se avesse avuto una qualche emorragia interna?
Tremò al pensiero, affrettandosi a riportare il cuoco sul lettino medico,
-Siediti Sanji chan, non vorrei che…-
-Violet, per favore mi vuoi rispondere?- sbottò secco, afferrandole con forza i polsi e fermando ogni suo movimento, fissandola nei suoi grandi occhi chiari.
Violet sostenne il suo sguardo, sorpresa dall’espressione dolorante e in sofferenza del biondo.
-Sanji…- sussurrò piano, accarezzandogli con la punta delle dita i polsi, tesi nel mantenerla ferma di fronte a lui.
-Violet voglio solo sapere se ti tratta bene- allentò la presa, iniziando ad accarezzarle le braccia, sfiorandole la pelle sotto il camice con appena due dita.
-Vi ho visti la settimana scorsa al Baratie e…- deglutì un doloroso nodo in gola, amaro e umidiccio come la noce moscata -… e voglio solo sapere se lui ti tratta bene, niente di più-
La mora lo fissò attenta e scrutatrice, varcando con lo sguardo il limite delle iridi chiare di Sanji, provando a leggergli nel pensiero, capendo cosa lo turbava così profondamente.
Aveva nominato il suo ristornate e la settimana appena conclusa, e se lei ricordava bene, si era recata al locale solamente in un’occasione.
Inarcò le sopracciglia sorpresa, sgranando gli occhi incredula a quanto era giunta seguendo le parole dell’amico.
Possibile che…
-Sanji chan, tu sai vero che giovedì scorso c’era il convegno annuale degli Oculisti al Baratie, si?- lo accarezzò sulle mani, mantenendo gli occhi fissi sui suoi, sbiancati e confusi.
-E ti ricordi che ti avevo detto che ci sarei andata con Gladius, perchè Kaya aveva le prove del matrimonio: te lo ricordi si?- sciolse l’intreccio delle loro mani, avvicinandosi fino a sfiorargli il petto con il suo, circondando il viso di Sanji con le mani, sfregando le gambe, longilinee e attraenti che fuoriuscivano dalla gonna e dal camice, tra le gambe aperte del biondo.
-Te lo ricordi Sanji chan?-  gli circondò il volto con le mani, posando al fronte contro la sua –Vero?-
Sanji aprì la bocca, richiudendola e aprendola nuovamente un paio di volte, perso nei suoi pensieri.
-Tu… tu non stai con Gladius?- balbettò, sbattendo le palpebre ripetutamente.
Violet contrasse le sue dolci labbra in una smorfia disgustata.
-Oh Kami: ti prego… ma l’hai visto?!?-
Un sorriso radioso ed enorme si allargò sulle labbra del cuoco, che si tuffò con il capo sul petto della mora, abbracciandola per la vita e infossando il capo tra i suoi dolci seni.
-Oh Violet channnnn!!!!!!- iniziò ad emanare cuori e spruzzi di sangue dal naso per la felicità.
Percepiva infondo allo stomaco una piacevole sensazione, amarognola e a tratti umidiccia, simile alla noce moscata, che disgusta al primo incontro, suscitando una breve scintilla di dolore sul palato, ma che poi risveglia tutti i sensi con i suoi aromi umidi e caldi.
Caldo, come quello che sentiva nel percepire Violet accarezzarlo tra i capelli, stringendoselo al petto per le spalle e infischiandosene se lui le macchiava il camicie con la sua epistassi d’amore.
Il dolore non c’era più, quasi che davvero la noce moscata l’avesse scacciato via, e quando Kaya aprì la porta dello studio proprio per portare alla bella oculista mora la spezia richiesta, ormai non ce n’era più bisogno.
Sanji si alzò dal petto di Violet, lasciandola al suo lavoro e facendole il baciamano, imporporandole le gote, uscendo dallo studio sorridente e leggero.
La noce moscata aveva cancellato ogni dolore.

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Capitolo 6
*** Zafferano ***


CAPITOLO 6: Zafferano

 
Sentì senza il minimo dubbio la terra mancarle sotto i piedi.
Sapeva che sarebbe successo, oh eccome se lo sapeva, certo non credeva succedesse proprio quando aveva preso lo slancio giusto e aveva distanziato Sanji già di una decina di metri.
Ma alla legge della fisica non si comanda, e come una bambina di cinque anni, si ritrovò ad ondeggiare con le braccia sulla pista ciclabile, urlacchiando e sculettando in modo innaturale, per evitare di cadere.
Cosa inevitabile purtroppo.
-Ahia!!!- strillò, scivolando a terra, supina sull’asfalto caldo di quel pomeriggio, i piedi doloranti per le strette cinghiette dei pattini, le mani sbucciate e un ginocchio dolorante.
-Violet!!!-
In un lampo giallo, Sanji le fu accanto, aiutandola a sollevarsi e sedersi sul ciglio della pista, esaminandola con attenzione.
-Stai bene?- si preoccupò, fissandole le mani arrossate e tagliuzzate sui palmi.
La mora annuì, agitando il capo velocemente, strizzando gli occhi affinché non lasciassero fuggire nemmeno mezza lacrima, di tutte quelle che le annebbiavano la vista.
Si morse un labbro, sentendo il dolore al ginocchio aumentare non appena provò a stendere l’arto, ritraendolo al petto e abbracciandolo con entrambe le mani, nascondendolo.
L’iride chiara di Sanji l’osservò in quel suo testardo tentativo di celare il dolore, con un sorriso tenero.
-Violet, tesoro…- sorrise, inclinando il capo su un lato e accarezzandole il dorso delle mani, sposandole lievemente dal ginocchio ferito.
La mora storse le labbra, mordendosele per trattenere le lacrime, mentre la pelle lacerata veniva sfiorata dal vento, bruciandole.
Sanji osservò attento i tagli, ripetuti e numerosi, sul ginocchio della sua bella, alzando un angolo della bocca.
Non erano profondi, ma di certo alcuni punti di sutura sarebbero stati necessari, assieme a una buona medicazione.
Scese con la mano aperta ad accarezzare il polpaccio della gamba lesa, portando la mano opposta ad immergersi nei jeans, estraendone una sigaretta e lo zippo.
Si portò la stecca alle labbra, accendendola e inarcando le labbra in un sorriso tenero e dolce, interrotto solamente dal filtro arancio dondolante sul labbro inferiore.
Con chalnace si sfilò i pattinino in linea, smuovendo un po’ i piedi dentro le All Satrs, per riprendere la circolazione dopo la limitazione delle cinghie di sicurezza, legandone assieme i lacci e posandoli poi in grembo a Violet, che stupita lo fissò con i lacrimoni agli angoli delle ciglia.
-Sanji chan?- tirò su con il naso, fissandolo.
In un attimo, si trovò in braccio al biondo, con un suo robusto braccio sotto le gambe, a sfiorarle i leggeri e corti short, e l’altro dietro le sue spalle, reggendola come una principessa del più alto rango.
-Ora ti porto a casa e ti preparo qualcosa di caldo e buono- le soffiò su una tempia, stringendosela al petto –Poi chiamerò Chopper, il mio vicino di casa e…-
-Ma io sto bene!!- s’impuntò orgogliosa Violet, stringendo le braccia sotto i seni –Non fa male…- mugugnò, sentendo però il ginocchio in fiamme.
Faceva male in effetti, e parecchio, ma non avrebbe versato una sola lacrima, per orgoglio e per non risultare una bambina infantile e piagnucolosa agli occhi del suo adorato Sanji chan.
Posò il capo sulla spalla di Sanji, ballonzolando leggermente a ogni suo passo sulla pista liscia e calda per i raggi del sole.
-Non fa male- borbottò, ricacciando indietro le lacrime di dolore.
Piano, con la leggerezza di un bacio di galantuomo, la bocca di Sanji le sfiorò la fronte, ben attento a non scottarla con la cenerina della sigaretta.
-Se fa male puoi piangere- le sussurrò, avanzando sicuro, intoccato dagli sguardi curiosi, e un po’ invidiosi, di tutte le altre coppiette sulla pista.
-Non sono una bambina che piangere per la “bua”- sbottò secca, punta sull’orgoglio.
-Non oserei mai anche solo pensare una cosa del genere- la fissò serio, non celando alcuna ironia.
Violet lo studiò con attenzione, prima di sollevare le braccia a circondargli il collo, aggrappandosi a lui.
-Giuri?- sfregò il capo su una sua guancia ispida di barba dorata.
-Giuro- ricambiò la carezza, premendosela al petto, e unendo i loro respiri.
-E su cosa?- posò le labbra sul suo pizzetto, giocherellano con la lingua.
Sanji rise, liberando una densa nuvola di fumo nel piccolo parchetto.
-Ovvio: sulla cosa più cara che possiedo-
-E cos’è? Il tuo ristorante? Le tue spezie?- lo incitò -È per caso quella spezia speciale, dolce e profumata, che rende le tue pietanze uniche, ma che costa un occhio della testa?-
Il cuoco storse le labbra in un sorriso sornione, scrollando leggermente le spalle.
-Più o meno…- abbassando lo sguardo ad incorniciare le iridi chiare e di cannella della mora che teneva tra le braccia -… per me è dolce e profumata, questa mia cosa importante- prese una profonda boccata di tabacco, rigirandosi la sigaretta sulle labbra con la lingua –Rende unici i miei giorni, le mie ore, i miei minuti, e non ha prezzo perchè ha un valore inestimabile per me, e non potrei vivere senza… lo zafferano, giallo e prezioso come l’oro, non è nulla in confronto-
Violet sbattè le palpebre, sentendosi il viso in fiamme senza un motivo.
Raggiunsero in sacro silenzio l’auto del biondo, salendovi senza bisogno di parlare.
C’era il sorriso radioso e incosciente di Violet ad esprimere tutta la sua felicità, e il sorriso sornione e orgoglioso di sé del cuoco.
Perché, in quell’auto, non c’era nulla di più prezioso in quel momento di stare l’uno insieme all’altro, sapendo di essere speciali e pregiati sopra ogni altra cosa l’uno per l’altra.
Più preziosi anche dello zafferano.

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Capitolo 7
*** Pepe Cayenne ***


CAPITOLO 7: Pepe Cayenne

 
Il Pepe ha varie sfaccettature: può essere rosso, nero, bianco, verde e rosa.
Il Pepe può essere Cayenne.
Il pepe brucia.
Brucia la lingua, ustiona le papille gustative, irrita la pelle, fa lacrimare gli occhi, pizzica le narici, scivola tra le dita aperte della mano e accende gli istinti più peccaminosi.
Il pepe infiamma.
Infiamma l’animo, ravviva gli istinti, anima quei sentimenti sopiti e scioglie con il suo calore le catene che troppo a lungo li hanno frenati nel profondo dell’animo.
Il pepe brucia nel corpo e nella mente.
Il pepe bruciava ancora sulla lingua di Sanji, mentre leccava avido ogni centimetro di pelle della gola di Violet, baciandola e dissetandosi del suo dolcissimo profumo.
Scese a morderle una spalla, abbassandole il bel vestito azzurro che indossava, solo per lui quella sera, spingendolo sui fianchi scoscesi e provocanti della mora, ansimante sotto di lui nel suo grande letto morbido e sussultante.
Il pepe brucia.
Il pepe Cayenne brucia.
Violet ne aveva messo troppo sull’arrosto, quel bell’arrosto saporito e perfetto che dopo un intero pomeriggio passato in cucina a prepararlo, era uscito dal forno con un trionfo di profumi, riempiendo il suo appartamento con mille tonalità di spezie.
Si era impegnata, solo per lui.
Gli aveva preparato una cenetta deliziosa, romantica a tratti, con tanto di candele profumate e luci abbassate, i suo abito migliore in dosso, i capelli sciolti e luminosi, il trucco più seducente e malizioso che potesse renderla irresistibile.
Senza un perché, o semplicemente perché voleva passare una piacevole serata con lui, solo lui.
Solo lui, Sanji, il suo pepe Cayenna che la infiammava dentro, facendole arrossare le gote e scaldare il ventre.
Se solo non avesse esagerato con quel dannatissimo pepe.
Al primo boccone Sanji era saltato sulla sedia, urlando di dolore.
Aveva lanciato delle piccole fiammelle dalla bocca, tamponandola e lacrimando per il dolore mentre afferrava disperato al caraffa dell’acqua, cercandovi un po’ di sollievo.
Ma niente, nulla, né l’acqua ne il pane, avevano alleviato il bruciore che lo attanagliava alla gola, facendo impallidire di paura la dolce Violet con le sue urla e gesti disperati, mandandola in panico e obbligandola ad agire d’istinto.
Agitata, gli aveva afferrato il viso tra le mani e lo aveva baciato, succhiandogli la lingua in un disperato tentativo di leccar via il pepe dal palato del biondo, zitendolo e ansimandogli in bocca per la piacevole e sconvolgente sensazione di puro oblio che provava nel sentire le sue labbra, sottili e a tratti ispide per la barba, contro la sua bocca, annebbiandole i sensi, incendiandole la mente.
Era stato sufficiente un attimo.
Un solo e piccolo attimo.
Il pepe Cayenne era sceso inesorabile e focoso nel palato di Violet, scivolando giù per la gola palpitante e sudate, arrivando ad infuocarle il grembo, stretto tra le mani di Sanji, abbracciato a lei e che ricambiava il bacio con altrettanto pepato ardore.
-A-ahh-
Dalla cucina alla camera da letto, era bastato un semplice battito di ciglia.
Violet mugugnò, premendo il capo di Sanji sul suo petto, costringendolo a inghiottire tra le labbra l’intera cima del suo seno, baciandola e leccandola avidamente, fremendo nell’assaporare l’intenso aroma fruttato della mora, misto al pepe che ancora indolenziva le sue papille gustative.
-Violet…-
Tornò a baciarla sulla bocca, mordendole le labbra, le lingua, asciugandole il palato dal pepe, mentre le sfilava del tutto il bell’abito celestino e fremendo per le mani della mora sui suoi pettorali, nudi da chissà quando.
Se la strinse al petto, baciandole le guance purpuree e le labbra umide dei suoi baci, contemplando la sua bellezza incomparabile nella penombra della camera da letto.
Era fuoco Violet, per lui.
Era pepe Cayenne, sulla lingua, sulla pelle, nella mente e nel corpo.
Lo infuocava, ravvivava e alimentava con semplici e soffici tocchi, piccole carezze sul viso, sui pettorali chiari e ben definiti, schioccanti baci sulle labbra e sul collo, strofinandosi dolcemente su di lui, muovendo le gambe tra le sue a sfiorargli il sesso infuocato.
-Violet chan- si issò sopra di lei, baciandole le tempie e assaporandola con lo sguardo.
Sentiva il suo membro gonfio e scalpitante dentro i boxer, ormai stretti e ingombranti, ma non avrebbe fatto alcunché senza il consenso della sua bellissima Violet.
Le accarezzò i capelli, mossi e morbidi sul copriletto spiegazzato, gemendo nel percepire la pelle delle sue cosce sfiorarlo sui fianchi, nell’aprirsi per lui, mentre il suo caldo e abbronzato corpo scivolava sotto la sua figura mascolina, facendo ballonzolare i generosi e floridi seni nudi.
-Sanji chan…- lo chiamò sensuale e ammaliatrice, circondandogli le spalle con le braccia, sollevandosi con il busto a incontrare con il petto il suo unendo i loro battiti cardiaci.
Il biondo deglutì, percependo una punta pepata di Cayenne grattargli in gola, quando le labbra della mora si posarono sulle sue a baciarlo, riunendo le loro bocche e scendendo su di lei, unendo i loro corpi.
Violet si morse il labbro inferiore, tremante per le prime spinte del cuoco in lei, che attutiva con leggere alzate di bacino, premendo il capo contro la sua frangia dorata e stringendo sempre più la stretta con cui si aggrappava alle sue spalle.
Lo sentiva caldo e forte dentro di sé, bruciante come pepe, che la infiammava e bruciava fin nel profondo, facendola fremere di piacere.
-Ah ah ah ah ah… Sa-sanji chaaaan…-
Si sentiva in estasi Violet.
Le gambe le tremavano, dibattendosi contro i fianchi forti e caldi di Sanji, le unghie affondavano nelle sue spalle chiare e la bocca non smetteva di ansimare e gemere, alternando lunghi gemiti e urla a baci brucianti, insaziabili, con cui riempiva la bocca dell’amante, la cui lingua cercava ancora sollievo dal pepe leccandole il palato.
Sgranò gli occhi di cannella, puntandoli al soffitto immerso nell’ombra, quando percepì le punta del membro di Sanji sfiorarle la parete finale, incendiandola di piacere e facendole raggiungere l’orgasmo, che esplose sulle sue labbra, echeggiando per l’appartamento insieme al nome del suo cuoco.
Ansimò a bocca aperta, rilassandosi sul materasso mentre Sanji usciva a da lei, riversandosi con il suo seme sul suo grembo, marchiandola ed emettendo un lungo rantolo di piacere.
Si sdraiò al fianco della mora, che subito si accoccolò sul suo petto, cercando di ristabilire la respirazione insieme a lui, accarezzandolo a fior di dita.
-Sanji chan…- lo chiamò piano, facendogli sollevare leggermente il capo, per incrociare i suoi begli occhi scuri.
Aveva le gote arrossate, le labbra umide di piacere, il fiatone appena accennato e una pepata luce che le faceva brillare lo sguardo, dietro alcuni ricci morbidi che le ricadevano sul viso.
-Ti amo- sorrise soave, posando un casto bacio sul naso del biondo, accarezzandogli il viso.
Sanji boccheggiò, sorridendo inebetito da quelle dolci e piccanti parole.
-Violet chan…- balbettò, incespicando con la lingua ancora ustionante -… io…-
-Shh- lo zittì, posando un dito sulle sue labbra –Non voglio che tu perda i sensi-
Gli portò una mano al viso, asciugando alcune piccole e scarlatte gocce di sangue che scendevano lente dalle narici del cuoco, sorridendo bonaria e dolce mentre lo medicava con caldi baci.
Lo baciò sul naso, sulla bocca, sul mento e sulla gola, risalendo sul viso e accostando la fronte alla sua, stringendosi a lui mentre veniva ricoperta dal lenzuolo del suo letto, stretta tra le possenti braccia del biondo.
-Ti amo Violet chan- le sussurrò all’orecchio Sanji, sorridendo nel percepire una lacrima di sangue scivolare impetuosa fin sulle sue labbra.
La abbracciò con forza a sé, scaldandosi nel guardare il dolce sorriso della sua violet, radioso per quelle semplici ma pepate parole d’amore.
Amore, che per tutta la notte li infiammò in quel letto, regalando loro un dolce retrogusto sul palato.
Dolce e zuccherino, come il retrogusto del pepe Cayenne.

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