Gravity Of Love

di Riku_Lucis_Caelum
(/viewuser.php?uid=748186)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo1 ***


Era una giornata come le altre, anche oggi Sora avrebbe preso la barca per dirigersi all’isola. La spinse in acqua e poco dopo ci salì iniziando a remare. I suoi amici sicuramente erano già là.
Il mare era calmo quindi arrivò senza troppi problemi dall’altra parte, salì sul ponte e ormeggiò l’imbarcazione.
Si guardò intorno notando poco movimento.
- Forse sono dall’altra parte… - borbottò fra se e se.
Si stava incamminando quando notò in lontananza, seduto sull’albero di paopu il suo amico. Sorrise e andò a raggiungerlo. Arrivato sul ponte lo vide, seduto li come al solito a fissare il mare di fronte a se.
- Ciao Riku - disse tutto allegro e sorridente mentre gli si avvicinava da dietro.
Il ragazzo sentendo il suo nome si voltò subito.
- Ciao, oggi sei arrivato presto - lo disse come per ricordargli quanto fosse sempre in ritardo.
Il castano si appoggiò con le braccia sul tronco poggiandoci poi sopra la testa e guardando l’amico, fissandolo con i suoi occhioni azzurri. L’argentato lo guardò poggiandogli poi una mano sulla testa scompigliandogli ulteriormente quell’acconciatura già sufficientemente disordinata.
- Che hai da fissarmi così? - disse mezzo scocciato, ma non lo era affatto.
- Nulla, che c’è non posso guardarti? - disse dolce lui guardandolo ancora.
- Fa pure… ma non troppo o mi consumo - si mise di nuovo a guardare il mare.
Sora si chiedeva come faceva a stare sempre li a guardarlo senza annoiarsi. Aveva uno sguardo rilassato, dolce, come se guardasse qualcosa di splendido, meraviglioso e irripetibile. Come se ogni volta fosse la prima in cui rivolgeva lo sguardo verso quel mare.
Sospirando Sora si risollevò da quella posizione, andando a sedersi vicino al suo amico.
- Che facciamo? - domandò ciondolando i piedi.
Riku piegò un po’ la testa di lato.
- Non saprei sai.  Te che vuoi fare?- chiese guardando il castano.
Lui di risposta si stiracchiò sorridendo poco dopo.
- Bè potremo cercare delle assi di legno, la baracca ha delle travi che stanno marcendo - l’argenteo annui scendendo dal tronco.
-Va bene allora…- Porse la mano all’altro per aiutarlo a scendere.
Sora l’afferrò. Ma si sbilanciò cadendo in avanti, subito l’amico lo recuperò prima che potesse sbattere la faccia in terra, ma caddero entrambi.
- Tutto apposto? - chiese
Il castano annuì ma notò che lui si era fatto male alla mano.
- Riku ti sanguina la mano… aspetta…- aprì una delle “borse” che aveva ai pantaloni tirandoci fuori disinfettante, cotone e benda.
- Hai davvero cose del genere li dentro? - disse Riku abbastanza stupito.
- Certo che si - disse tutto orgoglioso, poi prese la mano dell’amico e seduto a cavalcioni su di lui si mise a ripulirgli la ferita per poi bendarla.
-Siccome sono un po’ impacciato e mi faccio spesso male meglio essere previdenti - sorrise finendo poi di bendare la mano del ragazzo.
- Ti ringrazio Sora.- a quelle parole di ringraziamento il castano sfoderò un dolce sorriso
- Di nulla, se non fosse per te mi sarei distrutto la faccia per terra - borbottò imbarazzato abbassando lo sguardo.
Riku gli mise una mano sotto il mento facendogli alzare lo sguardo.
-  Lo farei anche mille volte… - Sora arrossì involontariamente alzandosi di corsa dalle gambe dell’amico e voltandosi dandogli le spalle.
- F.. Forza andiamo a cercare le assi! - Disse tutto carico partendo in quarta.
All’argentato scappò una risatina divertita.
- Che bambino… - si alzò e lo seguì con passo leggero.
Passò qualche ora e avevano racimolato abbastanza travi per sostituire quelle marce.
- Sinceramente sono stanco…- borbottò Sora sedendosi per terra.
Riku fece lo stesso sedendosi vicino a lui.
- Possiamo sempre farlo domani… - si voltò a guardare l’amico che annuì.
Si era fatto anche tardi e stava diventando buio. L’argentato si alzò in piedi guardando di nuovo il mare.
- Ti va di venire a casa mia? - domandò, voltandosi poi per guardarlo.
-Va bene! - rispose tutto contento balzando in piedi quasi scodinzolando.
Erano secoli che non andava a casa sua, poi viveva da solo quindi era davvero una pacchia e potevano fare tutto quello che volevano senza genitori che assillano.
Si diressero alle barche e ognuno con la propria andarono  verso l’altra isola. Arrivarono poco prima che calasse il buio. Ormeggiarono le imbarcazioni e Riku senza dire molto si diresse verso casa propria seguito dal castano.
Giunsero al cancello di ferro, tirò fuori le chiavi aprendolo, attraversarono il giardino e giunti al portone Riku aprì anche quello.
- Prego… - disse galantemente facendo cenno di entrare.
Sora entrò levandosi le scarpe e tuffandosi sul divano.
L’altro chiuse la porta e si tolse le scarpe a sua volta.
- Hai fame? Faccio da mangiare…- il castano scodinzolò felice annuendo e seguendolo in cucina.
Si mise subito al lavoro, prese dal frigo tutti gli ingredienti e Sora se ne stava seduto a guardarlo, dolcemente con quei suoi occhi limpidi.
- Ti piace proprio guardarmi…- disse il più grande sentendosi osservato.
- Si! - disse facendo un ampio sorriso e continuando a guardarlo.
L’altro continuò a cucinare, non ci mise molto a finire di preparare tutto. Mise tutto in tavola. Mangiarono, Sora si complimentava ad ogni boccone con l’amico.
- Era tutto super buono Riku. - sorrise di nuovo.
- Ne sono lieto…- si alzò, prese le stoviglie e le mise nel lavandino. Le avrebbe lavate più tardi.
Sora era già scappato sul divano sdraiandocisi sopra e occupandolo tutto.
- E io dove mi metto? - domando l’argenteo poggiandosi con le braccia allo schienale.
Il castano ritrasse un po’ le gambe.
-Qui - disse convinto indicando lo spaziettino che aveva liberato spostandosi.
Fece spallucce e si sedette lì accendendo la televisione, Sora giustamente usò l’amico come poggiapiedi.
- Ora sono anche un appoggino? - domandò punzecchiandogli una gamba.
- Ovvio - disse tutto fiero.
- Mi arrendo con te… - borbottò capendo che tanto con lui non l’aveva mai vinta e poi comunque non riusciva ad arrabbiarsi sul serio.
Guardarono un po’ la tv, più che altro Riku. Sora era intento a osservare il ragazzo, studiandolo nei particolari. Ultimamente gli era presa  la strana abitudine di fissarlo.
I capelli argentei, lisci. Chissà quanto erano morbidi.
Gli occhi, acquamarina. Belli così tanto che guardandoli, ti sentivi perso in quello splendido abisso.
Le labbra. Rosee ne piccole ne grandi, giuste. Chissà come sarebbe stato bac…
Bloccò quel pensiero, arrossendo e mettendosi le mani al volto. Che diavolo di pensieri aveva?
Riku notò gli strani movimenti del ragazzo.
- Che è successo? Non ti piace il film… - domandò tranquillo.
Sora gli guardò le labbra arrossendo ancora.
- N.. no… ecco… niente.- concluse sbrigativamente prendendo a guardare la televisione pur di non finire a fissarlo di nuovo facendo pensieri strani.
L’argentato guardò l’amico. Già amico, eppure per lui era molto di più. Ma tanto non lo capiva, Sora era troppo bambino per riuscire a capire un sentimento del genere e lui, dal canto suo, temeva che rivelandoglielo avrebbe potuto rovinare quello splendido rapporto. Non ricordava nemmeno più, da quando avesse cominciato a piacergli.
Quegli occhi azzurri, limpidi come il mare. Quando lo guardavano si sentiva quasi affogare in quei piccoli oceani.
Quei capelli sempre troppo assurdi e spettinati, ma che gli stavano bene così.
Quelle labbra sempre piegate in quel sorriso dolce, che lo disarmava.
Pensando a questo aveva preso a fargli degli involontari grattini su una gamba.
- Hem… Riku… - disse il più piccolo per attirare l’attenzione.
- Che c’è? - domandò continuando a fare quei grattini.
- Fai solletico… - disse ridendo per il solletico e imbarazzato per la situazione.
Se ne rese conto smettendo subito.
- Ero sovrappensiero - si giustificò lui.
Sora sorrise, dolcemente.
- Figurati e solo che… bè mi fanno solletico - disse ridendo un po’.
Riku fece un sorrisetto maligno.
- Allora soffri il solletico…? - ghignò.
Sora ritrasse le gambe rannicchiandosi.
-No, non è vero…- disse spaventato cercando di distanziarlo spingendogli con un piede sul petto.
Ma lui era più forte, spostò il piede, tirandolo per la gamba, trascinandolo sotto di lui.
- Vendetta! - prese a solleticare l’amico ovunque facendolo contorcere e ridere.
- Nooooooo! - rideva cercando di ribellarsi ma gli toglieva le forze.
Stava quasi rimanendo senza fiato, Riku smise ridendo.
- Questo è per avermi usato come poggiapiedi - disse fiero sedendosi tra le sue gambe a braccia incrociate.
Il castano con le lacrime agli occhi e il fiato corto per li troppo solletico ansimò.
- Sc…usa non… lo faccio… faccio più… - era sfinito sospirò cercando di riprendere fiato, poi lanciò un debole pugno in petto all’amico ma, lui lo bloccò, provò anche con l’altro ma finì bloccato per i polsi con le mani sopra la testa.
- Noo mollamiiiiiiiiiii -uggiolò dimenandosi.
L’altro scosse la testa.
- Non se ne parla proprio…- Sora gonfiò le guance.
- Cattivo…- disse offeso provando a prenderlo a calci per allontanarlo, ma non ci riusciva.
- A si? Sarei cattivo è? - gli bloccò entrambi i polsi sopra la testa con una sola mano. Mostrando quella libera all’amico sotto di lui.
- No dai, ti prego basta solletico…-  lo implorò facendo uno sguardo da cucciolo abbandonato.
- Chi ha detto che voglio farti il solletico… - gli rispose tranquillo.
Lo guardò in quei suoi bellissimi occhi color del mare. Con la mano libera gli carezzò il viso dolcemente. Il castano arrossì ma non cercò nemmeno di evitare il contatto muovendosi, stava fermo, immobile, inerme e rapito dai gesti del ragazzo sopra di lui. Riku gli lasciò i polsi.
Sora si rese conto che non lo aveva nemmeno tenuto stretto, non gli facevano male nemmeno un po’, avrebbe potuto liberarsi se solo avesse voluto, forse non voleva.
Nonostante fosse libero non si mosse dalla posizione fissando rapito quegli occhi, allungò una mano verso il viso dell’argenteo, spostandogli un po’ i capelli dal volto. Lui chiuse gli occhi per poi riaprirli nuovamente guardandolo dritto nei suoi.
- Mi piacciono davvero molto… i tuoi occhi… - bisbigliò il castano dolcemente.
Riku carezzò nuovamente il viso del ragazzo sotto di lui.
- I tuoi sono bellissimi… - disse lui sottovoce.
Gli carezzò la fronte dolcemente, spostandogli un po’ gli scompigliati capelli castani che la ricoprivano, scese nuovamente sulla guancia poi gli sfiorò le labbra con le dita.
- Riku…- soffiò sensualmente, muovendo appena le labbra. Non si accorse nemmeno di averlo fatto.
L’argentato sospirò. Quel maledetto non si rendeva neanche conto di quanto fosse seducente. Anche solo con lo sguardo lo stava lentamente uccidendo. La sua voce dolce, sembrava che facesse l’amore con le parole mentre le pronunciava. Quel semplice e banale nominarlo gli aveva fatto venire un brivido lungo la schiena.
 Sora lo guardava, confuso ma tranquillo, consapevole che non avrebbe mosso un dito se non glielo avesse concesso.  Gli carezzò il i capelli con entrambe le mani tirandoli all’indietro, erano morbidissimi, lisci. Lasciò i capelli per accarezzargli di nuovo il viso, guardò quelle labbra. Si morse le sue, come per reprimere quel desiderio, quella voglia di assaggiarle. Le sfiorò con le dita, solo un po’ capendo però, che così non si sarebbe mai sentito soddisfatto.
- Riku… non so che mi prende… - sospirò dolcemente arrossendo un po’.
Il ragazzo su di lui baciò il dito che gli sfiorava le labbra, prese la mano del castano con la sua e ne baciò il palmo, le dita, delicatamente. Sora si morse nuovamente le labbra. Gemeva sommessamente senza nemmeno accorgersene, senza capire nemmeno perché quel semplice contatto lo facesse sentire così.
- Sora… tu mi farai impazzire… - mugolò abbassandosi su di lui soffiandogli quella frase sulle labbra.
Era dannatamente vicino. Quelle labbra erano dannatamente vicine. Morse ancora le sue, si stava trattenendo e sentiva dentro di se sparire tutto, confusione, paura, felicità… diventava solo voglia, una insana voglia di assalire, mordere, assaporare quella bocca.
- Io… sono già impazzito… - ansimò Sora muovendo appena le labbra.
Mise le braccia attorno al collo del ragazzo che gli stava sopra, si spingeva contro di lui, cercando di sentire sempre di più l’altro corpo addosso. Aveva un buon profumo, dolce ma forte.
Riku gli baciò dolcemente la fronte. Una, due, tre volte, gli carezzava il viso riempiendolo di attenzioni, di baci. E lui si sentiva andare a fuoco, ogni bacio lo faceva sentire sempre di più sull’orlo di un abisso dal quale non voleva tornare. Gli baciò le guance, arrossate. Poggiò la fronte contro quella dell’altro. Avevano entrambi il fiato corto, come se avessero corso per chilometri, il più piccolo carezzava i capelli dell’altro, dolcemente, sospirava, ansimava.
Schiuse un po’ le labbra, avvicinandosi a Riku.
E Riku fece lo stesso.
Si sfiorarono appena. Poi l’argentato baciò dolcemente il labbro inferiore del ragazzo, per poi dargli dei delicati morsetti a cui Sora rispose con foga, stringendosi a lui e baciandolo con passione. Era una guerra, una dolce guerra in cui nessuno perdeva e nessuno vinceva.
Quelle labbra, la sua lingua, i suoi morsi, era tutto troppo bello. Sora si sentiva eccitato, confuso, felice. Tanto felice. Era stupendo, quei baci li aveva desiderati. Aveva represso quel desiderio e adesso capiva quanto si sarebbe perso.
Lo guardava dolcemente. Lo carezzava ovunque poteva. Quel corpicino lo desiderava con tutto se stesso ma adesso gli bastava anche solo questo. Quei bellissimi baci che l’altro gli aveva concesso, che mai avrebbe sperato di dargli e che invece ora chiedeva, quasi implorava ogni singolo morso sulle labbra ogni caldo splendido bacio. Perché se era lui era tutto più bello, era tutto come un sogno, quelli da cui non vorresti mai svegliarti. E non lo era, era reale, ed era dannatamente eccitante.
- Non… respiro… - ansimò il castano.
Ma l’altro si avventò sulle sue labbra nuovamente, dolcemente e selvaggiamente.
- E non farlo allora…- mugolò prima di essere tirato giù da Sora e zittito.
Li su quel divano sembravano volersi divorare. Riku si sollevò levandosi la maglietta, Sora fece lo stesso, velocemente rimettendo le braccia attorno al collo dell’altro e tirandolo su di se, baciandolo ancora. Erano ormai seminudi, avvinghiati.
Sora mise le mani sulla schiena del ragazzo, poi fece lo stesso con una delle gambe, sollevandola e mettendola sul  fianco dell’argentato. Con le mani lo carezzava, stringeva e graffiava. Lo sentiva sobbalzare, muoversi dolcemente su di lui assecondandolo. Gli carezzava un fianco, strusciandosi contro di lui. Mugolava, ansimava e soffriva. I vestiti erano una prigione dolorosa.
Sospirarono entrambi, guardandosi negli occhi, stanchi.
Stavolta bastava così.
- Scusa… mi… - mugolò il castano guardando l’altro.
Scosse la testa dandogli un bacio dolce a fior di labbra.
- Io sono felice, quindi non scusarti… - disse poi carezzandogli il viso e baciandogli la fronte.
Sora sorrise, si sentiva tranquillo come mai lo era stato. Tra le braccia di quel ragazzo, stupendo e dolce.
 
Continua…

Ed ecco qua il primo capitolo > <" spero sia decente <-complessata 
che ve ne pare? > < io avrei voluto finisse qui ma... "qualcuno" mi disse di continuarla e quindi...
Aspetto critiche e commenti se possibile ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo2 ***


Si risvegliò, stordito e confuso. Si era addormentato sul divano.
Si guardò intorno ancora assonnato cercandolo con lo sguardo ma non c’era.
-Riku!- urlò piano per chiamalo.
Attese qualche secondo ma nulla, nessuna risposta.
Si alzò e girò per casa cercando un biglietto o qualsiasi cosa ma nulla che gli dicesse dove fosse finito.
Lo aveva lasciato la da solo, forse sperava troppo per un semplice bacio, probabilmente era contato più per lui che per l’altro e si sentiva davvero ferito.
Uscì e corse verso casa a testa bassa e più veloce che poteva, fino a che non arrivò sotto il portico di casa respirando pesantemente per via della maratona che aveva fatto, si sedette per terra davanti al portone di casa, gli veniva da piangere, possibile che solo per lui tutto quello che era successo era così importante?  Si sentiva umiliato.
Passarono un po’ di giorni, lui non andò più da Riku e l’altro non l’era andato a trovare nemmeno una volta, pensò che probabilmente aveva ragione… cioè che quello che era successo contava solo per lui. Se ne fece una ragione, anche se ormai usciva di casa solo per fare spese, voleva evitare di incontrarlo anche solo per sbaglio. Era abbastanza giù di morale e stava camminando lentamente guardando per terra, calciava i sassolini ciondolando le buste della spesa  lentamente avanti e indietro, pensava ma non sapeva nemmeno lui a cosa esattamente. 
- Ciao… - sentì una voce femminile, salutarlo allegramente.
Alzò lo sguardo ancora perso e con la mente altrove e guardò in viso la ragazza davanti a lui, guardandola con la bocca spalancata per lo stupore.
Indossava un paio di jeans aderenti, scarpe nere col tacco e una magliettina bianca e rosa. Si mise i capelli dietro un orecchio sorridendo al ragazzo davanti a lui.
- Da quanto tempo non ci si vede…-  aggiunse lei.
- Kairi..? - chiese stupito guardandola ancora con una faccia da ebete.
- Si, non mi avevi riconosciuta? - rideva e intanto aveva preso dalle mani una delle buste di Sora.
- Torni a casa? Ti accompagno avevo proprio voglio di fare un po’ di conversazione…-  disse poi precedendolo di qualche passo, lui la seguì facendo una lieve corsetta per mettersi al passo con lei, camminando finalmente fianco a fianco.
Non ci volle molto per arrivare a casa del ragazzo, entrarono dal cancelletto fuori casa e poi Sora aprì il portone facendo entrare galantemente Kairi per prima, poi entrò lui chiudendo la porta.
Kairi si diresse in cucina poggiando sul tavolo la busta della spesa.
-Posso levarmi le scarpe? - chiese lei uscendo dalla cucina e sedendo sul braccio del divano.
- C… certo… - rispose imbarazzato.
La ragazza tolse le scarpe tirando un sospiro di sollievo, poggiando i piedi nudi sul pavimento fresco.
-  … sono belle ma ti distruggono i piedi…- borbottò prendendo le scarpe da terra e posandole ordinate vicino al divano.
Sora intanto riordinava la spesa, pensava a quanto Kairi fosse diversa, era poco più di un mese che non la vedeva ed era una ragazza diversa. Prese del’acqua fresca dal frigo e ne portò un bicchiere alla ragazza ancora seduta sul bracciolo.
- Grazie… - disse sorridendo e prese a sorseggiare.
La guardò nuovamente dai piedi alla testa.
- Avevi un appuntamento? - domandò il castano incuriosito.
La ragazza annuì, sbuffando scocciata.
- già… ma sono scappata hehe - lui la guardò stranito.
- Come scappata? -chiese lui non capendo il senso.
- Nel senso che ho alzato i tacchi e me ne sono andata, quel tipo era solo un viscido, l’ho abbandonato la - disse lei finendo il bicchiere d’acqua.
Lui si mise a ridere immaginando il povero sfigato che veniva piantato da Kairi e lei rise a sua volta trascinata da Sora. Chiacchierarono a lungo di tutto e di più, per molto tempo ridendo e scherzando divertiti. Si era fatta sera e Sora decise di chiederglielo.
- Kairi perché non resti a cena qui ? - domandò speranzoso con l’aria da cucciolo.
Lei gli carezzò la testa, scompigliandogli i capelli e sorridendo dolcemente.
- Non c’è bisogno dell’aria da cucciolo abbandonato, sarei rimasta lo stesso…-  lo guardò dolcemente.
Sora gli sorrise di rimando, con altrettanta dolcezza. Davanti a lui c’era una ragazza molto più adulta di come la ricordava, si rendeva conto di quanto fosse diversa, la trovava quasi attraente ma, nel suo cuore c’era lui… quello stronzo insensibile. Si alzò di scatto, spaventando Kairi.
- Che hai? - chiese stranita.
- Niente… prepariamo la cena- disse voltandosi e andando verso il frigo in cerca degli ingredienti.
La ragazza aveva capito che c’era qualcosa che non andava in lui, ma aveva deciso di non chiedergli nulla, sapendo che tanto se non voleva non avrebbe parlato, tanto valeva aspettare che lo facesse di sua iniziativa. Lo raggiunse ai fornelli e si mise ad aiutarlo.
- Sora se, qualcosa ti turba io sono qui…-  disse solo questo e poi riprese a trafficare con lui in cucina.
Cenarono assieme, Sora aveva bruciato un po’ la carne ma era buona comunque, mentre la pasta che aveva cucinato Kairi era buonissima, ma finirono comunque tutto. Restarono ancora un po’ seduti a parlare di ricette e lei gli dispensava consigli su come migliorarsi, ma il tempo passava e si era fatto tardi.
- Devo andare… si è fatto tardi e temo che i miei si arrabbino … - si alzò e si diresse nel salotto a prendere le scarpe che aveva lasciato vicino al divano, il castano la seguì.
Lei intanto di era rimessa le scarpe e si voltò verso il ragazzo.
- Grazie per oggi, sono stata bene…- si avvicinò a lui abbracciandolo e lui ricambiò.
La strinse forte, si sentiva sufficientemente fragile e sconsolato quei giorni e la compagnia della sua amica lo aveva risollevato un po’. Sora mise fine all’abbraccio guardandola.
- Usciamo insieme domani? - domandò serio fissandola negli occhi.
Lei annuì contenta, anche perché sarebbe stata una buona occasione per far sfogare Sora. Si diresse verso la porta scortata dal ragazzo.
- Domani alle 4 al parco qui vicino, non tardare…- e sorridente si avviò verso casa.
Sora rimase sulla porta, si sentiva un po’ triste ma infondo sarebbe bastato aspettare domani e sarebbe di nuovo stato con lei. Si avviò per le scale, quando sentì bussare alla porta.
- Chi diavolo sarà a quest’ora…- borbottò scocciato avviandosi all’entrata e aprendo.
Davanti a lui c’era una ragazza capelli quasi biondi, occhi chiari, con una mini vertiginosa, una magliettina quasi inesistente e truccata pesantemente. Era Selphie, vestita come una prostituta, non che poi non lo fosse. La guardò con espressione indicibile e per nulla entusiasta.
-Ciaaaaaaao!- disse la ragazza tutta allegra sfoderando un sorrisone.
-Che vuoi cretina… ? - domandò sapendo che tanto era venuta li solo perché voleva qualcosa ma la invitò comunque a entrare per educazione.
Lei tutta allegra si avviò verso il divano, si accomodò accavallando le gambe e nel farlo la mini salì ancora più su.
- Allora? - il ragazzo era abbastanza scazzato ma la raggiunse sedendosi affianco a lei.
La ragazza si alzò sedendosi in braccio a lui, gli mise le braccia attorno al collo. Lui sbuffò scocciato.
- Scendi… io non sono come quelli con cui esci tu…- la guardò malissimo e lei scese sbuffando e sedendosi di nuovo affianco a lui. Si voltò verso di lui sorridendo.
- Mi procuri un appuntamento con Riku???? - disse tutto d’un fiato aggrappandosi ad al suo braccio facendo la faccetta da cucciolo e gli occhietti dolci.
Sora per un attimo ebbe una sorta di blackout cerebrale… pensava di non aver sentito bene ma guardandola capì che aveva recepito perfettamente. Certo che la squinternata andava subito al sodo senza tanti giri di parole, gli venne un nodo alla gola e non sapeva nemmeno che gli passava per la testa in quel momento.
- Daiiiiiiii !!!! dimmi si… - cantilenò lei avvinghiata ancora al braccio.
Dentro di lui la rabbia stava prendendo il sopravvento, anche se non sapeva bene contro chi doveva sfogarla, si limitò a sbuffare scocciato, strattonandola via e scollandola dal braccio a cui si era aggrappata.
Si alzò in piedi e non la guardò nemmeno.
- Va bene, ti serve altro? - chiese freddo guardando davanti a se.
Lei si alzò soddisfatta dal divano abbracciando il castano da dietro.
- Grazie Sora sei un amico…- mormorò carezzandogli la pancia e dirigendosi più giù.
Lui la scollò di nuovo da dosso.
- Finiscila Selphie… se non ti serve altro quella e la porta…- disse pieno di rabbia repressa e disgusto.
- Vaaaa bene - si lagnò lei andando alla porta e uscendo sbattendola poi alle sue spalle.
L’aveva abbastanza disgustato quel modo di fare, si domandò come cavolo facevano a portarsela al letto una del genere. Ma non ci stette a pensare molto, se ne andò al piano di sopra nella sua stanza, era abbastanza stanco e voleva solo dormire per evitare di pensare a quel brutto evento di fine giornata.


p.s
Capitolo breve ^^" ma infondo la storia è ancora lontana dalla conclusione... aspetto commenti e critiche <3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo3 ***


Si svegliò quando il sole era ormai sorto, doveva essere mezzogiorno circa, si svegliò più stanco, stressato e nervoso di quando si era messo al letto. Si tirò a sedere nel letto grattandoti la testa ancora insonnolito.
- mmmhn…  - si striracchiò e bofonchiando si fece coraggio e si alzò dal letto.
Ficcò la testa nell’armadio prendendo i boxer e spogliandosi lungo il tragitto che andava dalla sua stanza al bagno. Arrivato alla meta si tolse ormai gli ultimi indumenti e entrò nella doccia aprendo l’acqua.
- KYAAAA! MA PORCA DI QUELLA PORCA…- aveva regolato l’acqua su quella fredda, gli si ghiaccio anche il cervello e maledì se stesso per il vizio del cavolo di aprire l’acqua dopo essere entrato e non prima.
Regolò la temperatura e riuscì a farsi quella stramaledetta doccia, pensò tra se e se che la giornata era già iniziata male, ma d’altra parte...
- …  oggi uscirò con Kairi …- disse entusiasta e con la faccia da scemo.
DRIIIIIN!!! DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!!!!
Si ridestò dai suoi pensieri, era il campanello.
- Ma chi cavolo è che viene a rompere a quest’ora???- uscì di fretta e si ficcò un asciugamano in vita.
Si precipitò per le scale. – ARRIV….-  POM… scivolò dando una sonora sederata per le scale.
-Porca di quella… ARRIVOOOO!- gridò poi alzandosi e stando attento a non scivolare di nuovo giunse alla porta aprendola.
-Chi…. – si bloccò guardando in faccia la persona che aveva davanti.
Era Kairi rossa come un pomodoro che si copriva la faccia.
-S…scusa… v…volevo farti… u… una sorpresa…- alzò una busta all’altezza del viso di Sora, dentro c’erano dei contenitori con del cibo.
Lui si voleva sotterrare e lei altrettanto. Che situazione imbarazzante.
-S… senti entra io corro… cioè no meglio che non corro heheh…- rise pensando allo scivolone di poco prima -…dicevo… vado a vestirmi tu fa come fossi a casa tua ok?- domandò timido.
La ragazza a viso basso annuì, Sora la fece entrare poi chiusa la porta andò con passo cauto al piano superiore a vestirsi mentre lei andava in cucina .
Ci mise poco a prepararsi, si mise un asciugamano intorno al collo e scese subito e trovo la giovane che prendeva una bottiglia di acqua dal frigo.
- Kairi… scusa per prima… - lei di tutta risposta scosse la testa.
-N..no non scusarti… che ne potevi sapere… - borbottò portando in tavola la bottiglia.
Sora guardò la tavola che lei aveva imbandito, sorrise.
-Hai preparato tutto tu? – si sedette a tavola e lei fece lo stesso.
-Certo, volevo pranzare con te… - sorrise ancora un po’ rossa in volto.
Il ragazzo sorrise dolcemente e Kairi gli sorrise di rimando e un po’ meno imbarazzata di prima.
Si sedettero a tavola, mangiarono e tra un boccone e l’altro scappava una risata, un sorriso.
- Era tutto buonissimo Kairi…- si complimentò lui bevendo poi un sorso d’acqua.
La rossa lo guardava felice.
- Finalmente ti sei tranquillizzato… - constatò con un dolce sorriso la ragazza.
Sora si imbarazzò un po’, ma si riprese subito.
- Hem… che facciamo oggi? Andiamo al centro, ho voglia di passeggiare…- propose lei.
- Certo che si… Andiamo…- rispose alzandosi.
Si prepararono, Sora si mise le scarpe e Kairi prese la borsetta che aveva lasciato sul divano. A sistemare in cucina ci avrebbero pensato dopo. Uscirono, lui chiuse a chiave la porta e si infilò le chiavi in tasca.
- Di qua…- disse Sora porgendo il braccio alla ragazza e lei ridendo divertita ci si aggrappò.
Camminarono fino ad arrivare in piazza, c’era abbastanza gente. Passeggiavano a braccetto per la strada e il castano notava le numerose occhiate che la sua amica riceveva. Certo era diventata molto bella.
Anche oggi indossava dei jeans, ma neri. Le scarpe erano rosa e la aveva una felpa rosa e nera. Era vestita normale ma, comunque i ragazzi la notavano. Molti si beccavano gomitate dalle ragazze che li accompagnavano e a Sora scappava qualche risatina vedendo quelle scene.
- Che ridi?- domandò la rossa.
Lui scosse la testa.
- Niente, sediamoci un po’…- propose con un sorriso, la ragazza annuì di risposta.
Si sedettero su una panchina, Kairi lo teneva ancora a braccetto ma a lui non dava fastidio. Lei non era appiccicosa in quella maniera soffocante, era semplicemente premurosa. Pensò che di lei poteva innamorarsi, che infondo si conoscevano da una vita e che lei era una brava ragazza.
Kairi intanto aveva preso a smucinarsi nella tasca della felpa.
- Che cerchi? – domando incuriosito il ragazzo.
Le non rispose, poi dopo poco tirò fuori festante dalla tasca delle caramelle.
- Ne vuoi una? Sono davvero buone le avevo portate apposta…- chiese con la mano piena di caramelline.
Lui non rifiutò, ne prese una e una volta scartata se la cacciò in bocca. Kairi aveva ragione erano davvero buone, tanto che gli pizzicavano le guance. La ragazza fece lo stesso.
- Sono così buone che fanno tornare il buonumore – disse la rossa sorridendo con dolcezza.
Stettero un po’ sulla panchina a chiacchierare mangiando caramelline, Sora si sentiva bene, si stava divertendo dopo tanto tempo.
Dopo quel giorno uscirono spesso, andarono al Parco divertimenti, all’acquario, insomma un po’ ovunque e Sora stava sempre meglio, si sentiva felice con lei. Così si convinse che infondo, un po’ le piaceva.
Si stava facendo sera e come al solito, stava accompagnando Kairi a casa quando per la strada notò un parco.
- Andiamo, vieni…- le disse il castano trascinandola.
Lo lasciò fare, incuriosita dal suo comportamento. La fece sedere su una panchina e Kairi lo guardò dubbiosa.
- Sora che succede? – domandò.
Il castano prese coraggio, sospirò tenendo tra le mani quelle della ragazza.
- Vedi… Kairi è… è che i… io…- Kairi gli tappò la bocca con le mani.
Lo guardò seria, lui non capiva.
- So che stai per dirmi ma, non sono io… Sora, ti voglio bene… ma non “quel” bene…- disse lei togliendo le mani dalla bocca dell’amico.
Lui si morse il labbro inferiore, imbarazzato. Lei dolcemente gli prese il viso tra le mani.
- Non sono io la persona che ami… la persona che ami è…- si fermò guardandolo dolcemente.
Le lacrime avevano iniziato a bagnargli le mani, Sora aveva abbassato la testa, afflitto e imbarazzato. Si mordeva più forte il labbro per soffocare i singhiozzi. Kairi lascio il viso e lo abbracciò forte, e Sora nascose il viso in quell’abbraccio dolce e affettuoso.
Kairi aveva capito tutto, l’aveva sempre saputo. Ma era rimasta con lui, era lì. L’unico che aveva sempre tentato di fuggire era lui, stava fuggendo da tutto, cercando una soluzione facile. Ma che non avrebbe risolto niente. Per  quanto cercasse di rifiutarlo, per quanto gli facesse rabbia, aveva bisogno di lui, lo voleva. Abbracciò l’amica lasciandosi coccolare e sentendosi un verme, non sarebbero bastate nemmeno tutte le scuse di una vita per quello che aveva fatto a Kairi, l’aveva usata, magari lei non lo pensava ma lui lo sapeva, l’aveva sfruttata per sentirsi almeno un po’ voluto.
- Sora… va tutto bene… - sussurrò lei coccolandolo dolcemente.
Dal canto suo, Sora non riusciva a dire nulla, stava male, male per tutto. Per quello che aveva fatto a Kairi… per essersi innamorato di lui.
Pianse tanto e lei non lo lasciò nemmeno un attimo. Quando fu calmo si sedettero entrambi su una panchina.
- Scusami… perdonami Kairi…- borbottò il ragazzo afflitto a testa bassa, giocherellando nervosamente con le mani.
Quando vide poi una di quelle della ragazza posata sulle sue alzò lo sguardo incrociando gli occhi violacei della sua amica. Lei sorrise con la sua solita dolcezza.
- Basta scuse… - poi posò in mano a Sora “qualcosa”. Lui guardò notando una di quelle caramelline che qualche giorno prima avevano mangiato.
- Sono così buone che fanno tornare il sorriso… quindi sorridi- disse la rossa.
Lui guardò la caramella che aveva tra le mani, sorrise anche se gli veniva ancora un po’ da piangere. Infondo era ancora sua amica, l’aveva perdonato e ora gli rimaneva solo da chiarire con quello stronzo.
Ormai era tardi, mano nella mano con la sua amica camminava per la strada sotto la luce arancione del tramonto. La accompagnò a casa e la ragazza gli si aggrappò al collo abbracciandolo di nuovo.
- Grazie di tutto… si forte mio eroe hehe – ridacchio lei allontanandosi piano da lui.
Kairi entrò in casa e il castano si avviò verso la propria. Domani sarebbe dovuto andare da lui, doveva darle il numero di quella zoccola. Non aveva proprio la minima voglia, oltre al fatto che stava facendo un favore a quella sgualdrina e la cosa lo infastidiva ma, ormai era tardi.
Sbuffava calciando pietruzze mentre camminava, ormai era quasi a casa e con la testa piena di pensieri fastidiosi. Alzò lo sguardo e notò una figura davanti casa sua, era nell’ombra quindi non distingueva bene.
- Chi diavolo…? – borbottò continuando ad avvicinarsi.
Arrivato a una distanza più accettabile capì chi era ma, non ne fu felice. Era lui, Riku. Lo aspettava davanti al cancelletto che dava al giardino di casa sua.
Fece un bel respiro e si decise ad affrontarlo.
- Che vuoi? – gli chiese Sora senza nemmeno guardarlo.
- Vederti… - rispose l’argentato.
Il più piccolo nemmeno lo degnava di uno sguardo, aprì il cancelletto poi si girò a guardarlo.
- Mi hai visto… ora puoi pure tornare a casa tua… - gli disse con acidità.
Riku lo guardò un po’ tristemente. Poi Sora si ricordò del foglietto.
- A giusto tieni… te lo manda Selphie…- borbottò cacciandogli in mano il foglio con il numero che le aveva lasciato.
Riku nemmeno degnò di uno sguardo quel foglietto, lo fermò per un braccio.
- Perché fai così? – gli domandò con dolcezza.
Sora deglutì, gli stava venendo da piangere, si sentiva davvero da schifo. Solo il tocco dell’amico gli faceva venire il batticuore, e si ricordò di quella sera, avvinghiato a lui sul divano.
- Perché mi chiedi…? Per te valgo meno di quella la! Cos’è… avevi voglia e mi hai usato per sfogarti? – gli urlò strattonando via la mano di lui con un movimento del braccio.
Riku abbassò lo sguardo.
- Sono solo, lo sbaglio di una notte… e pensare… - si bloccò deglutendo. Era sull’orlo del pianto ormai. Non ce la faceva più. Era insostenibile.
- Non  è così… ti sbagli.. per me non sei ne sarai mai, l’errore di una notte… - a quelle parole alzò lo sguardo incrociando gli occhi con quelli acquamarina del più alto.
- Bugiardo… - disse il castano, ormai con le lacrime agli occhi.
Riku gli prese violentemente il viso tra le mani, aggredendo le labbra del più piccolo con un bacio possessivo che lasciò Sora sbigottito e senza nemmeno la forza per reagire.
- Sei uno scemo Sora… non ascolti mai… e non riesci mai a capire… - gli leccò le labbra e il castano gemette appena.
- … sei mio… e io tuo… quella notte era solo l’inizio… - gli soffiò il ragazzo sulle labbra.
Sora arrossì di brutto. Gli aveva appena detto una serie di cose a dir poco imbarazzanti il cui solo pensiero gli faceva tremare le gambe e esplodere il cuore.
- Riku… giurami che non sei andato con nessuno dopo quel giorno… - mugolò il più piccolo tra le lacrime.
L’altro scosse la testa sorridendo con estrema dolcezza, raccolse le lacrime con dita.
- Da quando ti conosco, non mi sono fatto sfiorare da nessuno… - ammise l’argenteo.
Sora lo abbracciò forte, si sentì idiota, per aver pensato male, per averlo evitato, per averlo trattato così. Era stato stupido ma si era sentito sminuito, ferito e usato. Mentre per lui era contato così tanto sembrava che per Riku non fosse contato niente.
Si tennero stretti dolcemente alla tenera luce del tramonto, piccole stelline cominciavano a far capolino nel cielo che piano diventava più scuro.
Misero fine all’abbraccio, il castano gli teneva la mano teneramente.
- Resta… con me… - miagolò imbarazzato arrossendo.
Riku sorrise dolcemente. Poi mano nella mano entrarono in casa.
 
Continua…


P.s.
ed ecco il capitolo tre *-* ok ammetto che mentre lo scrivevo mi sono innamorata letteralmente di Kairi ^^" l'ho immaginata tutto il tempo e mi veniva voglia di abbracciarla infondo l'ingrediente segreto della mia storia è lei <3 
Aspetto critiche e commenti ^^ speriamo hehe

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo4 ***


Entrarono dentro casa, Sora lasciò la mano all’amico giusto il tempo per chiudere a chiave la porta di casa. Nemmeno il tempo di chiuderla che sentì due braccia avvolgerlo dolcemente e il corpo di Riku contro di lui. Torace contro schiena. Rabbrividì ma non di paura, arrossito gemette mentre gli caddero di mano le chiavi.
Riku gli carezzò dolcemente il torace da sopra la maglia, scendendo allo stomaco poi alla pancia, fino ad arrivare al bordo della maglia e ci infilò le mani sotto.
Sora si stava già eccitando con così poco, era imbarazzante. Rosso come un pomodoro ringraziò di essere girato con il viso verso la porta, così che Riku non notasse il suo colorito e soprattutto non notasse altro che in quel momento cominciava ad essere abbastanza visibile nonostante i vestiti.
Riku gli respirava sul collo, era una tortura sentire i suoi respiri, dolce e maledetta tortura. Sentì le mani dell’altro risalire lungo il suo corpo e gemette inarcandosi verso il ragazzo che gli era dietro.
- Sora… voglio di più… - gli sussurrò rocamente nell’orecchio.
Da come era messo per Sora muoversi era difficile, si sentiva inerme e fottutamente eccitato.
Riuscì con fatica ad arrivare con una mano al viso del più grande, voleva girarsi, voleva baciarlo ma non ci riusciva. Riku per risposta gli mise una gamba tra le sue sostenendolo ma anche provocando una serie di altri effetti a cui il castano rispose con dei gemiti abbastanza rumorosi.
Si tappò la bocca ma ormai era troppo tardi e Riku ridacchio.
- Che vocetta sexy… - puntualizzò poi l’argentato.
- N… non è colpa mia… - mugolò dopo un altro piccolo gemito sentendo la gamba di Riku muoversi.
Riku sospirò, trattenendosi dallo strappargli di dosso i vestiti e sbatterlo contro la porta. Lo lasciò facendolo girare.
- Scusa sono stato troppo irruento… -sussurrò l’argenteo carezzando con dolcezza il viso del più piccolo.
Sora era rosso con non mai, si sentiva in fiamme. Aveva più voglia che vergogna. Gli mise le mani sul torace, tremava un po’.
- Riku… p… portami… al letto… - ecco lo aveva detto.
Avvampò come pochi, affondando il viso in petto al più grande. Si voleva sotterrare dalla vergogna ma, almeno aveva detto sinceramente quello che voleva, per quanto imbarazzante fosse.
Dal canto suo Riku era un misto tra tenerezza e eccitazione. Era così dolce, e poi era anche così dannatamente sexy. Sora non se ne accorgeva, come quella notte sul divano quando involontariamente gli si strusciava addosso chiedendo di più, quando lo mordeva. Anche solo quando pronunciava il suo nome riusciva a essere eccitante.
Fece appello al suo sangue freddo e gli prese la mano. Senza dire nulla si diresse alle scale del piano superiore dove c’era la sua camera.
La porta era aperta e entrarono mano nella mano.
La stanza era sempre tutta sottosopra, Sora il disordinato cronico. Il letto era un campo di battaglia e sul pavimento c’era di tutto. Dai retini ai pantaloni. La finestra era chiusa e da li si intravedeva nel buio l’isola. Accanto al letto c’era il Keyblade che risplendeva metallico alla luce della luna.
Riku sospirò e chiuse la porta senza lasciare la mano del ragazzo.
Sora si lasciava trascinare, gli aveva detto così ma, non sapeva nemmeno da dove iniziare, dannata inesperienza e poi le mani avevano iniziato a tremargli tantissimo.
- Calmati… - sussurrò l’argentato sentendo la mano che aveva nella sua tremare.
Il castano deglutì e sospirò, Riku lo portò verso il letto sedendosi e sedendolo a cavalcioni sulle proprie gambe.
Sora delicatamente gli posò le mani sul torace, scorrendole verso il basso mordendosi il labbro inferiore e l’altro lo lasciava fare tenendo le mani sul sui fianchi stringendoli appena.
Era diverso a da quella sera sul divano, sapeva che non sarebbero stati solo baci, sapeva che adesso quella non era solo curiosità e voglia di provare ma desiderio verso di lui.
Lo guardò , aveva il volto in fiamme e Riku invece era tranquillo e avvicinandosi con viso lo baciò dolcemente sulle labbra, che poi diventarono dolci morsi a cui rispondeva stringendo la sua maglia mugolando .
Era davvero una sofferenza per l’argenteo, averlo addosso, sentirlo gemere e sapere che era suo gli faceva perdere il controllo, ogni secondo che aspettava era una eccitante sofferenza ma voleva di più così senza aspettare ancora gli tolse la maglietta baciandogli il torace tenendogli entrambe le mani sulla schiena. Era calda e lo sentiva tremare sotto le dita.
Si stese nel letto tirandoselo addosso scorrendo le dita sulla spina dorsale quasi come a contare ogni singola vertebra mentre non smetteva di baciargli labbra e collo, sorrise appena sentendo premere qualcosa contro il proprio inguin.
Lo abbracciò invertendo le posizione e salendogli sopra, Sora era rossissimo e quasi batteva i denti , era tenerissimo e allo stesso tempo tentatore.
Si mise tra le sue gambe spogliandosi lasciando che il castano lo guardasse, aveva tutti i capelli davanti alla faccia e Sora scoppiò a ridere.
-Sembri uno yorkshire… heheh – disse piano ridacchiando.
L’argentato sospirò, era il solito spacca momenti.
Si tirò indietro i capelli, scoprendo quei gelidi occhi acquamarina e il più piccolo smise di ridere avvampando come non mai.
Si abbassò verso i suoi pantaloni tirando giù la zip del castano con i denti mentre lo sentiva tremare e spingere lievemente il bacino in su, così capendo che era al limite anche il suo compagno si sbrigò a levargli pantaloni e biancheria.
Si raggomitolò subito, era imbarazzato da morire, era la prima volta che lui lo vedeva completamente nudo e poi era visibilmente eccitato e la vergogna era maggiore.
Riku senza tanta delicatezza gli posò le mani sulle ginocchia allargandole di colpo lasciando ogni angolino di Sora in bella mostra.
- Wah! N…no… - si coprì il viso con le mani.
-Hai detto tu di voler venire al letto con me… - disse chinandosi su di lui sussurrandogli davanti al viso coperto.
Lui aveva ragione ma, non poteva pretendere che non si imbarazzasse.
Gli lasciò le gambe ormai le teneva aperte standoci in mezzo col proprio corpo e si calò pantaloni e biancheria quanto bastava tanto che il castano nemmeno se ne accorse.
-Gh… R…Riku? – sentì qualcosa strusciare sul suo didietro e avvampò come non mai.
Solo ora cominciava a rendersi conto di quello che realmente stava per accadere e che poi, sarebbe cambiato tutto ma, lo guardava, su di lui con un espressione dolce e eccitata.
Gli passo le mani tra i capelli tirandole indietro scoprendo gli occhi così gelidi ma stupendi.
L’ argenteo chiuse gli occhi lasciandoselo fare, erano così dolci quelle carezze, si spinse un po’ avanti con il bacino sentendo l’altro tremare e gemere piano, stringeva gli occhi e si strinse di colpo a lui.
-S…sora… non voglio perderti… mh…- gli scappò un mugolio era così piacevole.
-a…ahg… nh…- stava aggrappato a lui con tutte le forze e non riusciva a rispondere.
Faceva male, un dolore mai provato ma a denti stretti lo sopportava perché il desiderio di averlo era troppo lo aveva represso per troppo tempo e ora, non si sarebbe fermato, non lo avrebbe fermato.
- Non… ferma… ah… arti… - gemette stringendolo con le gambe alla vita facendolo gemere e stringere i denti.
Non voleva essere rude, non voleva essere violento ma, così era davvero difficile controllarsi e preso dalla foga lo afferrò per i fianchi e iniziò a muoversi con più decisione facendolo quasi urlare mentre lo stringeva e si aggrappava a lui con tutte le forze.
 
Si risvegliò nudo avvinghiato addosso a Riku. Gli faceva un male cane la schiena e non aveva la forza di alzarsi. Con la testa si poggiò meglio sul petto del compagno, era così caldino. Era bello sentirlo così accanto a lui. Chiuse gli occhi ascoltandolo respirare, quando una mano gli carezzò i capelli.
- Ti sei svegliato… - mugolò rocamente l’argentato.
Sora alzò il viso guardandolo e mugolò di risposta. Poi pianino rantolò fino a salirgli sopra accucciandosi.
- Mi fa male la schiena… - borbottò il piccolo.
Riku prese ad accarezzarlo lungo la schiena, con lentezza e dolcezza, e di risposta ottenne un dolce bacio come ricompensa.
- Sono proprio cotto di te… - borbottò l’argentato.
E a Sora scappò un sorriso, dolce e tenero. Che era meglio di una risposta.
- Coccoliamoci fino all’alba… - gli disse il castano sistemandosi meglio addosso a lui.
Riku rise e sorrise. Non era male per nulla come idea ma, chissà per quanto avrebbe resistito a fargli solo coccole. Finalmente aveva avuto ciò che aveva desiderato da tutta una vita. Il suo dolce, amato e tenero Sora.
 
Fine ^^
sul serio u__u mo basta xD
 
p.s.
ci ho messo una vita a finire sta storia xD e tengo a dire che è la più lunga che ho mai scritto > <  ho dato il meglio di me.. e spero di non aver storpiato troppo il carattere dei personaggi é__è a parte che Kairi mi
è uscita adorabile *^* <3
e mi scuso per l ultimo capitolo un pelo breve ma… ^^” non volevo “esagerare” 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2854174