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Erano passati due mesi dal ritorno daNeverland, due mesi dalla proposta di Neal di vedersi alla
locanda per un nuovo primo appuntamento, due mesi dal fallimento di quel
tentativo. E dopo due mesi, mentre Emma aveva iniziato a uscire altrove con
qualcun altro, lui continuava ancora ad andare tutti i giorni daGranny.
Tuttavia quel pomeriggio appariva diverso,
non solo perché la signora Lucas e sua nipote stavano addobbando il locale in
preparazione per il Natale, ma soprattutto perché quell’aria natalizia si era
insinuata pian piano dentro di lui e non era una bella sensazione. Non gli era
mai piaciuta come festa, perché è la festa della famiglia, della gioia, e
durante tutti gli anni che aveva passato in differenti mondi, non aveva fatto
altro invece che acuire il vuoto della sua solitudine. Quell’anno sembrava
forse ancora più amaro; certo, stavolta non era fisicamente solo, aveva un
figlio, un padre, Emma, ma tutte queste relazioni ai suoi occhi si rivelavano
fragili, compromesse, complicate.
“Che fai? Non la bevi?”
Neal spostò rapidamente lo sguardo dalla
finestra quando udì quella voce a poca distanza da lui e la sua espressione da
confusa divenne sorpresa quando si ritrovò davanti la famosa Regina Cattiva che
lo fissava con un sopracciglio alzato e le mani incrociate al petto.
“Lacioccolata…E’ più di un quarto d’ora che la ignori
deliberatamente” continuò lei non avendo ricevuto risposta, accennando con la
testa alla tazza non più fumante.
L’uomo abbassò lo sguardo sulla bevanda e
istintivamente posò le mani sulle due parti della ceramica. Era gelata,
talmente gelata che forse tra poco sarebbe diventata un budino. Non lo ammise
ad alta voce però, così come del resto non chiese neppure delucidazioni
sull’attenta e sospetta osservazione della donna nei suoi confronti.
“E’ troppodolce…Forse ho sbagliato a prenderla con tutti questimarshmallows…” rispose semplicemente alla fine, accennando un
sorriso.
“Davvero? Eppure mi sembri il tipo di
persona dai gustidolciosicaramellosi…”
commentò lei con improvvisa ironia e anche una punta di acidità, a dispetto del
significato evocato dagli aggettivi usati.
Neal aggrottò le sopracciglia e la guardò
di nuovo, confuso. “E questo che vorrebbe dire?”
Per tutta risposta, Regina iniziò a
ridacchiare leggermente. ‘Vuol dire che sembri un idiotae
gli idioti sono fatti dizucchero’, avrebbe voluto dire,
ma invece si morse metaforicamente la lingua e scosse la testa, come per far
cadere lì il discorso.
Poi, senza essere stata invitata, si
avvicinò alla sedia opposta a quella su cui lui era seduto e si accomodò
proprio di fronte a lui. La stranezza di quel gesto tuttavia sembrò passare
inosservata, anzi lui accennò un nuovo sorriso e spinse leggermente la tazza e
ilvassoiettodeimarshmallowsverso di lei.
“Assaggialapure…Evidentemente è alla Regina Cattiva che piacciono le
cosedolciosecaramellosedopo
tutto” la invitò esplicitamente in tono divertito.
La donna alzò gli occhi al cielo,
fingendosi seccata, ma non si fece ripetere due volte quell’invito. Senza
indugiare ulteriormente, afferrò uno deimarshmallowe lo lascio scivolare nella cioccolata calda – o
meglio, a questo punto fredda.
“Mmm”
mormorò semplicemente, quando si ritrovò ad assaporare quel mix esplosivo di
zucchero.
La verità è che il surplus di dolcezza di
solito dava il voltastomaco anche a lei, ma in quel momento quell’abbraccio
diabetico era una coccola a cui non voleva sfuggire, una consolazione di cui
sentiva di avere bisogno.
“Puoi finirlatutta…” le disse Neal, osservando divertito e anche
stranamente intenerito la scena.
“Se proprio insisti” replicò lei,
accennando a sua volta un sorriso e allungando di nuovo la mano verso ilvassoiettodimarshmallows.
Continuando a guardarla con curiosità,Baelfirealzò il braccio per richiamare l’attenzione di Ruby e
ordinò qualcosa anche per sé: un caffè.Caldoeamaro.
Condivisero il tempo necessario per quello
spuntino e ne trascorsero insieme anche un po’ di più. Scambiarono qualche
riflessione o qualche battuta ironica, ma per lo più restarono in silenzio ed
entrambi sorrisero sinceramente e serenamente dopo tanto tempo. Sorrisero, non
tanto per la bontà del pasto o per un’effettiva allegria della
conversazione, ma perché erano insieme e, contrariamente a presunte
aspettative, a nessuno dei due il fatto sembrava dispiacere.
NDA:
Salve a tutti! Ecco la mia partecipazione al
challenge di Natale creato da me medesima insieme a Angels4ever , Sarah
AHS e Lus479. Come avete notato, ho scelto di iniziare con
una coppia crack (laEvilFireoQueenFire) su cui tra l’altro ho avuto modo di scrivere già
qualche altra voltaLoL. Spero che vi sia in qualche modo
piaciuta e che vorrete seguirmi in questa piccola avventura che affronterà
coppie ebroshipdiverse!
Mi farebbe piacere sapere le vostre opinioni:)
Per chiunque volesse partecipare al
challenge, queste sono le regole:
C’erano tante cose che Henry Mills
amava del Natale: i dolci, la neve, i regali e soprattutto gli abbracci. Dopo
aver passato dodici anni con il solo punto di riferimento della sua madre
adottiva, adesso si ritrovava ad essere il baricentro di una precaria ma
meravigliosa famiglia allargata; improvvisamente si ritrovava ad avere una
mamma in più, un padre, tre (o forse quattro)
nonni, il che significava avere più regali e più abbracci. Tuttavia, mentre se
ne stava seduto con una tazza di cioccolato davanti osservando tutta la sua
famiglia contribuire – ognuno a modo suo - a preparare gli ultimi dettagli per
la festa di Natale a casa Charming, cresceva sempre
più in lui la sensazione che qualcosa mancasse. Quando i suoi occhi si
soffermarono un po’ a più lungo sulle sue due mamme, ne ebbe la piena conferma.
“Voglio un abbraccio” affermò d’un tratto alzandosi in piedi
e muovendosi verso di loro.
Regina ed Emma smisero per un attimo di battibeccare sul menù
e si voltarono quasi simultaneamente. Anche la loro successiva reazione fu la
stessa: entrambe si avvicinarono rapidamente a lui e lo strinsero una da una
parte e una dall’altra. Henry tuttavia si divincolò quasi subito e tornò a
guardarle mentre un sorriso malandrino si andava disegnando sul suo volto.
“No, non voglio un abbraccio io. Quello che voglio è un
abbraccio tra voi due”
Un’espressione di pura sorpresa si disegnò sul volto di
entrambe le donne, incapaci probabilmente di stabilire se la causa fosse
l’assurdità della richiesta in sé o l’assoluta naturalezza con cui il ragazzino
l’aveva avanzata. Nessuna delle due si mosse ad ogni modo, limitandosi a
lanciarsi delle rapide, imbarazzate e imbarazzanti occhiate.
“Andiamo! E’ Natale!” invitò nuovamente il piccolo Mills con un sorriso incoraggiante.
Solo allora lo stato di shock in cui erano entrambe cadute
sembrò ruppersi e, mentre Regina si lasciò andare ad
una breve risata incredula, Emma la strinse tra le braccia improvvisamente.
La bionda non seppe spiegarsi come mai la stava stringendo
così forte e così a lungo, né del resto perché la bruna stava rispondendo,
contro ogni aspettativa, con la stessa intensità.
**
Emma non aveva fatto altro che pensare a quell’abbraccio e
soprattutto alle sensazioni che aveva provato; si era sentita quasi scottata al
contatto eppure avrebbe voluto che quel momento fosse durato per sempre. Ci
aveva pensato quel giorno e anche il successivo e il pensiero ormai stava
diventando un’ossessione. Forse fu per questo che quando la vide uscire dal
portone di casa Charming a festeggiamenti conclusi,
si alzò improvvisamente in piedi, troncando bruscamente una conversazione con
Belle e sua madre.
“Regina!” la chiamò, per poi scendere rapidamente la rampa di
scale e raggiungerla.
Regina ebbe appena il tempo di voltarsi che si ritrovò le
labbra dello sceriffo incollate alle sue in un bacio che, sebbene improvvisato,
si rivelò inaspettatamente privo di un qualsiasi imbarazzo e al contrario pieno
di passione e reciproco desiderio. Fu il sindaco la prima a staccarsi,
chiaramente non talmente vinta dal momento da riuscire a sopprimere la sua
confusione. Tuttavia nella sua espressione non c’era solo confusione, c’era
anche sorpresa, gioia e anche una strana traccia di divertimento.
“E questo cosa significa, Miss Swan?”
le chiese, calcando ironicamente l’appellativo “Anche questo ti ha detto Henry
di farlo?”
Fu il turno di Emma di apparire confusa, ma comprendendo il
tono scherzoso dell’altra, un sorriso dolce e sollevato spuntò lentamente sul
suo viso. Per un momento la sua mente volò a suo figlio, anzi a loro figlio, e sorrise
forse anche di più; forse non era questo ciò che aveva in mente quando aveva
espresso il desiderio di vederle abbracciate, ma era certa che in qualche modo
quell’evoluzione nel loro rapporto non gli sarebbe dispiaciuta.
“E’ Natale, Regina…” sussurrò
semplicemente alzando leggermente le spalle.
La stessa scusa usata da Henry. Una scusa banale e che di
certo peccava di scarsa originalità.
Eppure parve funzionare, dato che per il secondo bacio fu
Regina a prendere l’iniziativa.
NDA:
Finalmente la seconda breve one-shot!
Ebbene sì, si tratta di una SwanQueen e mi ritrovo
così a spuntare anche l’obbligo della femslash. Alla
prossima!
Le sopracciglia inarcate, gli occhi spalancati e almeno dieci
secondi di silenzio furono la prevedibile reazione di Emma a quella domanda, ma
ciò non spense affatto il sorriso sul volto di Neal, anzi sembrava avergli dato
un incentivo in più. Infatti, alla ben familiare tuta rossa corredata di
cappello, stivali e cinta, procedette ad indossare anche la barba finta e ad
inforcare un paio di occhiali a mezza luna.
La bionda rimase semplicemente ad osservarlo, mentre
lentamente una risata finì per sfuggire alle sue labbra. Fin da quando lui le
aveva esposto il suo progetto di travestirsi da Babbo Natale, non si era
mostrata entusiasta all’idea, ma adesso doveva ammettere che vederlo in questo
stato non le dispiaceva. Lefaceva
avvertire quel Natale più speciale di quanto già non fosse, la faceva sentire
quasi in grado di recuperare tutti gli anni persi di festeggiamento, la faceva
sentire in qualche modo contenta.
E poi, quella tuta non gli stava così male addosso in
effetti.
“Sono davvero così tanto ridicolo?” chiese l’uomo,
interpretando l’unico feedback che la sua fidanzata gli aveva dato.
Emma alzò semplicemente le spalle e gli rivolse un sorriso.
“Tu veramente vuoi andare in giro per Storybrooke
vestito così stanotte?”
“Certo!” rispose lui prontamente, riconfermando ancora
l’intenzione che aveva espresso almeno già da una settimana “Regina è riuscita
perfino a convincere Hook a vestirsi da elfo!”
L’aggiunta riuscì a strappare un’altra incredula risata alla
donna, mentre nella sua mente facevano a gara la probabile immagine di una
divertita Regina che obbligava un riluttante Killian
a far parte di quella sceneggiata e quella futura dei due uomini a vagare
travestiti per le strade innevate della città.
“E vediamo, io e Regina cosa dovremmo fare mentre i nostri
uomini svolgono questa strabiliante impresa? Aspettare i regali davanti casa
con due tazze di cioccolata calda in mano?” domandò leggermente ironica,
continuando a mostrare ad ogni modo un po’ di scetticismo.
“Beh, Regina forse sì… Ma tu no!”
fu l’enigmatica risposta, accompagnata da un sorriso malandrino.
Prima che lo sceriffo potesse chiedere spiegazioni, un
simpatico frontino con due lunghe corna da renna apparve alla sua vista e fu
presto posato, con delicatezza ma rapidità, tra i suoi capelli biondi.
“Tu, Emma, sarai la mia personale Rudolf!” esclamò Neal mostrando tutto il suo divertito entusiasmo.
“C-Che cosa?” domandò lei, stavolta ritrovandosi davvero
completamente spiazzata.
“La mia Rudolf” ripetè lui annuendo
convinto “Non preoccuparti, non ci sono solo le corna, mio padre dovrebbe avere
in negozio un intero completo da renna…”
Il suono di una nuova risata riempì la stanza, ma invece di
ironia, divertimento o incredulità, l’emozione di cui era più densa sembrava
essere puro terrore e anche un accenno di irritazione.
“No, non contate su di me, io non lo farò Neal…
Perché non chiedi a mio padre, sono sicura che lui sarà fel-“
“Vedrai, sarai incantevole” disse lui dolcemente,
interrompendo quella concitata protesta, per poi posarle un leggero bacio sulle
labbra.
Bè, Emma sarebbe anche potuta essere
incantevole, ma quel bacio di certo non era bastato per incantarla. Tuttavia, sebbene avesse provato a ribattere, le parole
risultarono vane dato che l’uomo, ignorandola deliberatamente e avviandosi –
ancora con indosso la divisa ufficiale da Babbo Natale – al piano inferiore.
“Dì la verità, fai tutto questo solo per non farmi un regalo
di Natale, vero?” domandò allora lei alzando la voce per richiamare la sua attenzione,
cercando di usare un tono fintamente offeso.
“Assolutamente sì!” replicò lui, accogliendo quello scherzo e
voltandosi indietro per rivolgerle un occhiolino.
Ma quando qualche
minuto dopo, anche Emma scese in salotto, si ritrovò davanti qualcosa di
inaspettato: sotto l’albero riccamente addobbato, tra i tanti pacchetti
improvvisamente comparsi, molti portavano il suo nome. Solo allora un sorriso
davvero felice comparve sulle sue labbra, ma forse se avesse prestato più
attenzione, le sarebbe scesa anche una lacrima amara.
Perché quei pacchetti erano 12.
Come i Natali che non
avevano trascorso insieme da quando si erano trovati.
NDA:
Sì lo so, il prompt avrebbe dovuto
chiamare qualcosa di demenziale e invece nell’ultima parte sono caduta in un
fluff da carie ahah Ma oggi è Natale, quindi il fluff
è d’obbligo giusto? Poi con questa coppia è impossibile evitarlo! (Eh sì, anche
l’accenno HookedQueen era impossibile da evitare *.*)
Ma bando alle ciance, con questa breve one-shot
auguro un buon Natale a tutti!
Alla prossima con IceSkating
(prometto che ci sarà qualche personaggio in più oltre Emma-Regina-Nealahahah)
La verità è che dopo quell’intensa chiacchierata “da mostro a
mostro”, tra Ruby e Whale non c’era stato alcun tipo di approccio; se si
escludono ovviamente le visite della cameriera allo studio medico per conto della
nonna, o quelle saltuarie del dottore alla locanda per un drink dopo l’orario
di lavoro. Ci era voluto quasi un anno, due maledizioni e il congelamento della
città, prima che finalmente Victor decidesse di invitarla ad uscire. Lei aveva
accettato senza pensarci troppo, ma inevitabilmente lo aveva fatto senza troppo
entusiasmo, anzi mostrando perfino un po’ di distacco.
Di certo, il ghiaccio tra loro che si era sgretolato con la
loro intima conversazione aveva avuto modo di ricomporsi interamente nel tempo
che era passato.
“Allora dove hai intenzione di portarmi?” chiese
ritrovandoselo davanti la sera dell’incontro, e c’era anche una vena di
irritazione nella voce.
Cappello, sciarpa, guanti: era costretta a muoversi come un
pupazzo di neve, per non parlare degli inguardabili scarponi da neve che Granny
l’aveva costretta ad indossare e che le facevano rimpiangere fortemente i suoi
soliti tacchi vertiginosi. Ma se questo cambio di outfit non piaceva affatto a
Ruby, il suo accompagnatore sembrò apprezzare molto, dato che restò a guardarla
per qualche secondo con un sorriso a metà tra il dolce e il divertito.
“Fidati di me, andiamo” la invitò lui semplicemente
afferrandole una mano guantata.
A dire il vero, lei non si fidava troppo, ma quali
alternative aveva? La porta fu aperta e un’ondata di gelo invase per un attimo
il locale, poi in quel gelo si ritrovarono immersi completamente. Un altro
sospiro un po’ irritato uscì dalle labbra immancabilmente laccate di rossetto
di Ruby. Certo amava la neve, ma c’erano a suo avviso periodi migliori di
quello natalizio con due regine del ghiaccio a piede libero per un primo
appuntamento. E davvero questo era il modo in cui doveva chiamare quell’uscita?
Ad ogni modo nel breve
tragitto che percorsero, si ritrovò a rischiare a perdere l’equilibrio più di
una volta e a ringraziare il cielo per gli scarponi della nonna. Finché non si
rese conto che doveva toglierseli in favore di un paio di pattini dall’aria
instabile, perché il posto in cui giunsero fu proprio la pista da pattinaggio
di Storybrooke.
E non erano neanche gli unici ad averci pensato. Tra i tanti
c’erano ad esempio Emma e la sua nuova amica che pattinavano allegramente
tenendosi per mano come se non avessero fatto altro per tutta la vita. Bè,
forse per Elsa era davvero così.
“Ho pensato che la cosa potesse piacerti… Dato che stai
sempre con quei pattini ai piedi per servire ai tavoli” le rivelò infilandosi a
sua volta i pattini.
La donna avrebbe voluto fargli notare che non era esattamente
la stessa cosa, ma scelse semplicemente di sorridere in risposta. Perché anche
se non aveva idea di come muoversi sul ghiaccio, aveva sempre voluto provare e
apprezzava tantissimo quell’idea. Dopo qualche minuto misero il primo piede
sulla pista e si cimentarono in un primo giro cauto e lento in cui per
controbilanciare l’insicurezza della ragazza, Whale mostrò di avere una
discreta esperienza.
“Direi che te la stai cavando egregiamente come prima volta”
si complimentò lui sorridendole incoraggiante “Che dici aumentiamo la velocità?”
La proposta fu accolta con un’espressione di scetticismo e
leggera paura, ma anche di curiosità; fu proprio quest’emozione alla fine a
vincere e così, ben presto, Ruby si ritrovò a staccarsi dal bordo e a seguirlo,
assecondando i suoi movimenti più decisi.
“Forse stiamo esagerando troppo Dottor Whale… Potremmo
ritrovarci con qualche ossa rotte…”
“E allora? Io sono un dottore ti ricordo…”
Stretta tra le sue braccia, Ruby sorrise divertita,
finalmente in modo aperto e sincero a quella battuta, ma proprio in quel
momento fu Whale – forse a colpa di quel sorriso – a perdere l’equilibrio.
Nonostante i tentativi di riprendere controllo del suo corpo, finì nel giro di
qualche secondo a terra e, come prevedibile, trascinò anche lei con lui.
Sorpresa, preoccupazione, una sgradevole sensazione di dolore
per la caduta, un velo di imbarazzo per la posizione in cui si trovavano in
quel momento.
E infine una bella, fresca risata.
Niente di rotto ma
almeno il ghiaccio tra di loro si era definitivamente
spezzato.
NDA:
A parte il fatto che non so quale problema io abbia perché
l’80% delle mie storie finisce con sorrisi e risate (O.O), eccovi con un po’ di
ritardo anche questa con un pairing che apprezzo molto ma su cui non ho mai
scritto prima. Mi è piaciuto molto scriverla e spero che sia piaciuta anche a
voi!
Capitolo 5 *** Santa Claus [Snowing + Rumbelle] ***
S- Santa
claus
[Snowing + Rumbelle]
“Youbetterwatch out, youbetter no cry, la lala I’m tellingyouwhy…”
Con questa, erano almeno già tre volte che David intonava il
ritornello della famosa canzone natalizia, mentre indossava lo speciale outfit che aveva rimediato dopo un pomeriggio in giro per Storybrooke. Per fortuna che aveva un sacco di amici a cui
rivolgersi. Snow non era affatto dispiaciuta – né per
l’abbigliamento né per la canzone -, anzi lo osservava – e ascoltava – con un
sorriso compiaciuto.
“Allora?” domandò improvvisamente il principe, voltandosi
verso la moglie con un sorriso speranzoso.
Fece un giro su sé stesso per farsi guardare meglio, poi si
prese qualche secondo per osservarsi egli stesso e si ritrovò intimamente a
constatare con una punta di ironia che, se davanti a lui in quel momento ci
fosse stato, invece di un banale specchio, quello di Regina, non avrebbe
esitato a decretarlo il più bel Babbo Natale del reame.
“Cosa posso dire? In ogni occasione dimostri di essere il mio
Charming…”
Con quella piccola battuta dal sapore dolce, Mary Margaret
palesò la sua vicinanza, attirando l’attenzione del suo principe. Fece qualche
altro passo avanti, si lasciò stringere nella stoffa rossa e lasciò che l’eco
della sua divertita risata si spegnesse in un romantico bacio.
Ma fu proprio in quel momento che si accorse che qualcosa
mancava.
“David… Non puoi essere un vero
Babbo Natale senza la barba bianca!”
**
“E adesso con questa barba sei perfetto!” esclamò Belle,
battendo le mani ed esortando il marito a guardarsi allo specchio.
Ma se la donna sembrava entusiasta all’idea, a Gold bastò una semplice occhiata al suo riflesso per non
essere dello stesso avviso. Insomma, il più temuto stregone di tutti i tempi in
divisa da perfetto Babbo Natale?
“Immagina Henry quanto sarà contento!” continuò lei con la
voce ancora vibrante di infantile emozione “Ma sbaglio o tu ti stai già
pentendo della scelta?” aggiunse però poco dopo un po’, non avendo ricevuto
risposta.
Rumple alzò lo sguardo verso di lei e
istintivamente sorrise nel sentire quella domanda. Era quasi assurdo come
quella splendida giovane donna dal cuore d’oro riuscisse a capirlo con un solo
sguardo. E fu in quel momento che decise di rimangiarsi qualsiasi forma di ripensamento.
Avrebbe contribuito a rendere quel Natale magico per Henry, ma anche per Belle,
anche a costo di cadere nel ridicolo di fronte al suo stesso specchio.
“Assolutamente no, dearie!” le
disse infatti deciso.
Belle sorrise di nuovo semplicemente e, dopo avergli lanciato
un’ultima occhiata, si allontanò canticchiando allegramente.
“…Santa
Claus iscomingtotown!”
**
La locanda era già quasi completamente piena quando l’auto di
Gold occupò l’ultimo posto libero del parcheggio e i
due coniugi Nolan attraversarono la strada in
direzione della porta. Nonostante la pacifica e gioiosa atmosfera natalizia
quell’incontro fortuito non fu molto piacevole; se le due donne infatti si
mossero l’una verso l’altra per scambiarsi affettuosamente gli auguri, i due
uomini restarono a guardarsi a distanza con un certo stupore e anche una nota
di delusione, finchè l’irritazione esplose e la
distanza si accorciò considerevolmente.
“Cosa credi di fare, Gold? Io ho
intenzione di fare una sorpresa a mio nipote!” esclamò David, rompendo per
prima quel silenzio carico di tensione.
“Tuo nipote? Anche
io sono suo nonno e francamente ho più diritto di te di fare questa sorpresa!” ribattè l’altro in un tono insolitamente nervoso.
“Ma per favore! A me non risulta che Babbo Natale sia un mago
oscuro!”
“E a me invece non risulta che Babbo Natale abbia un passato
da pastore usurpatore!”
A termine di quel reciproco affronto verbale, non passò molto
tempo prima che entrambi decisero di passare ai fatti; non si seppe chi iniziò
prima, ma in una questione di attimi Rumple si ritrovò
senza barba e David senza cappello, per non parlare delle giacche sgualcite e
degli stivali calpestati. Inevitabilmente la rissosa scena tra i due uomini e
il vano tentativo delle due donne di porre pace tra loro, aveva attirato l’attenzione
di tutti gli altri partecipanti alla fetsa di Natale
che rapidamente si riversarono nella strada al grido di un insolitamente
euforico Brontolo: “C’è una rissa!!”
E mentre alcuni come Neal e Regina ridevano sotto i baffi
tifando silenziosamente per Rumple, o altri come Emma
e Hook inneggiavano più esplicitamente per David,
solamente Henry si fece sostanzialmente avanti con un’espressione a metà tra il
confuso e il divertito.
“Nonni, potreste anche finirla. In ogni caso sono troppo
cresciuto per queste cose!”
NDA:
Lo confesso
ufficialmente: mi fumo anche l’impossibile ahah Non
so come sia uscita fuori questa one-shot – che oltre
a essere assurda, contiene anche due shipcanon! – forse perché ieri facendo zapping mi è capitato di
vedere la scazzottata tra Daniel e Mark in “Il diario di Bridget
Jones” e ho pensato di adattarla per il challenge. Fatto sta che ho scritto
anche il 5 prompt, con cui mi auguro di avervi
strappato almeno una risata.
Due scatoloni semi-imballati a poca distanza dai suoi piedi e
il sorriso smagliante di Mary Margaret: questi erano gli unici indizi che
Regina aveva a disposizione per tentare di capire il motivo del caloroso invito
a casa Charming. Certo, la visione dopo qualche
secondo dell’abete spoglio all’angolo tra il divano e la finestra, rese
l’indovinello meno interessante perché a conti fatti solo una poteva essere la
giusta soluzione.
“Davvero vuoi che ti aiuti a preparare l’albero di Natale?”
La domanda era stata pronunciata con stupore e accompagnata
da una risatina ironica che avrebbe scoraggiato qualsiasi persona dal
continuare con il proposito. Chiunque, ma non Snow
ovviamente. Con il sorriso ancora sulle labbra, si avvicinò semplicemente agli
scatoloni, finì per aprirli del tutto e poi invitò l’altra donna a fare lo
stesso. La risposta fu rappresentata da un’occhiata scettica e uno sbuffo
seccato, ma alla fine l’ex Regina Cattiva si mosse e senza sapere esattamente
lei stessa il motivo, forse spinta da semplice curiosità, si ritrovò a
sbirciare negli scatoloni.
“Beh, posso capire i fiocchi di neve, ma mi spieghi cosa
diavolo c’entra un timone con il Natale?” domandò ancora più perplessa,
estraendo alcune palline dall’aria piuttosto insolita.
“Oh, ma neanche i fiocchi di neve sono per il Natale!”
esclamò la figliastra con aria entusiasta, sfilandole dalle mani i due fiocchi
e avvicinandosi all’albero per appenderli “Queste simboleggiano Elsa e Ingrid!”
spiegò poi come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Beh, forse per lei lo era, ma l’espressione sul volto di
Regina non era cambiata neppure di una virgola.
“E quindi questo cosa sarebbe? Un omaggio a Hook?”
Snow scosse la testa ridacchiando
divertita a quella domanda e afferrò anche la pallina a forma di timone per
posizionarla sui rami.
“Oh, no, questo è il principe Eric! Dovrebbe esserci una nave
da qualche parte…”
Quello strano gioco finì per durare quasi tutto il
pomeriggio, al termine del quale gli scatoloni furono svuotati e l’abete si
presentò ai loro occhi completamente addobbato. Da una piccola sirena a un
grillo stilizzato, da una mela rossa a un cigno bianco, da un pugnale dall’aria
famigliare a una tazzina dal bordo appositamente scheggiato: una confusione di
simboli diversi si univano nei colori rosso e oro delle luci; potevano forse
apparire come un’accozzaglia senza senso e invece erano semplicemente una fiaba
immensa, infinita, ancora in parte da raccontare.
“Allora, adesso si può sapere cosa significa tutto questo?”
“Oh, Regina, ma non lo vedi?” domandò Snow,
spostando lo sguardo dall’abete e muovendo qualche passo verso l’altra
prendendole affettuosamente una mano “Questi siamo noi, tutti noi. Perché
questo è il nostro Natale, il Natale di persone che forse si sono odiate,
combattute, tradite, ingannate ma che nonostante tutto adesso fanno parte della
stessa famiglia. E’ il Natale per tutti – per
i buoni e per i cattivi”
Regina normalmente avrebbe voluto fare qualche commento
sarcastico e roteare gli occhi al cielo udendo un discorso simile, ma invece
spontaneamente fece un’altra cosa. Strinse più forte la mano di Mary Margaret e
le rivolse un sorriso sincero e quasi riconoscente. Il ricordo dei lontani
Natali passati insieme nella Foresta Incantata si affacciò per un attimo nella
sua mente, con un po’ di amarezza ma soprattutto una sensazione di sollievo.
Quell’anno sarebbe stato diverso, non ci sarebbe stato nessun rancore nascosto,
nessun dolore latente; quel Natale, dopo maledizioni, inseguimenti e mele
avvelenate, loro due sarebbero state finalmente una famiglia.
Ma quell’attimo di tenerezza durò solo qualche istante e
l’ironia alla fine giunse lo stesso.
“Manca la punta però… Potrei
chiedere a Hook di prestarci l’uncino…”
Dopo tutto, la pallina con la nave negli scatoloni non era
stata trovata.
NDA:
E mentre molti staranno già smontando l’albero di Natale,
Regina e Snow si ritrovano a prepararlo ahah Un altro prompt è stato
spuntato e anche l’obbligo della broship! Diciamo che
questo è un po’ il capitolo che dà un senso al titolo di tutta la storia, anche
se a essere sinceri non ha molto senso ahah Anche qui
non ho potuto evitare il piccolissimo forzato e inesistente accenno alla
HookedQueen – che ci posso fare? **
Alla prossima con Mistletoe e torneremo al mio amato crack! Giuro solennemente
di non avere CANON intenzioni *storpia il motto dei Malandrini
senza ritegno*
Non lo avrebbe probabilmente mai ammesso ad alta voce, ma
anche Archie nel periodo natalizio si lasciava andare
a certe fantasticherie; come molti bramava i diversi dolci caratteristici, come
molti aspettava impaziente per la neve e come molti indugiava spesso al
pensiero di un romantico bacio sotto il vischio. Tuttavia quell’anno solo
l’eccesso di zuccheri era rimasto come gioia segreta, mentre un’altra
distrazione si era imposta nella sua vita: l’attività improvvisata da
cantautore.
Non era stata una cosa premeditata, gli era bastato
incontrare da vicino la famigerata Crudelia De Mon e avere con lei una specie di diverbio che un motivetto
si era materializzato come per magia nella sua mente; poi una volta Granny lo aveva sentito e, divertita all’idea, lo aveva
invitato a riprodurre quella musica nel suo locale mettendogli a disposizione
un pianoforte mezzo malmesso e impolverato. Certo, non era il nuovo Neil Young,
ma aveva incontrato il favore entusiasta di Pongo ed era riuscito anche a
strappare una risata genuina sia a Belle che a Regina, nonostante la brutta
situazione sentimentale che entrambe stavano vivendo.
“Crudelia De Mon, Crudelia De Mon, farebbe paura
perfino a un leon… E’ più letale lei di uno scorpion,
CrudeliaCrudelia De Mon…”
Granny ebbe la buona accortezza di fargli
finire la frase e poi spronò Archie ad allontanarsi
dal pianoforte, confermando con quell’avvertimento l’improvviso abbaiare di un
insolitamente irrequieto Pongo. Qualche secondo dopo si udì il rombo impazzito
di un motore e una inconfondibile Panther De Ville si
materializzò davanti al locale, rischiando di rompere la vetrata.
Crudelia era arrivata.
**
Era stato un ingresso abbastanza glaciale e l’accoglienza non
era stata migliore; il ringhio del dalmata, un mezzo saluto da parte di Regina
e la doverosa richiesta della Signora Lucas su qualche possibile ordinazione fu
tutto ciò che ottenne, ma Crudelia non era di certo
lì per fare uno spuntino pomeridiano. Ignorando deliberatamente tutti i
presenti, si diresse a passo spedito verso il dottore e lo invitò con finta
cordialità a scambiare qualche parola in privato, mostrando un insolito
autocontrollo. Archie si alzò lentamente, deglutì
vistosamente, ma tuttavia riuscì a mettere su un mezzo sorriso e a seguirla
fuori dal locale.
“Così si è messo a fare il cantautore eh? Forse dovrei
ringraziarla per la popolarità che ho ottenuto…” sbraitò
la donna una volta che la porta fu chiusa.
Ecco finalmente la sua vera essenza. Ecco le urla, gli occhi
verdi colmi di irritazione e il lungo bocchino rosso che emanava un fumo
intossicante. Il sorriso dell’uomo non si spense, ma si fece più incerto e si
ritrovò a deglutire di nuovo, mentre istintivamente lanciò un’occhiata
all’interno del locale. Fu sollevato nel vedere che Granny
stava seguendo con lo sguardo la situazione: confidava che, non trattandosi di
una creatura magica in fondo, una balestra sarebbe potuta bastare a
neutralizzarla.
“Signora De Mon, si tratta
solamente di un gioco… Faccia conto che lei mi ha ispirato…” rispose finalmente, ridacchiando nervosamente
nell’aggiungere l’ultima parte.
Tuttavia la donna non si unì alla risata, scosse la testa con
aria seccata e prese un altro respiro dal bocchino.
“Lei è un imbecille,
dottor Hopper!” esclamò poi, soffiando direttamente il fumo sul volto dell’uomo
“Quel mostro inuman,
crudele vampir…
Ma davvero? E lei sarebbe l’icona della coscienza?”
“No, signora De Mon, le ripeto che
si tratta solamente di un gioco… Se lei volesse
parlare con me, io sarei disponibile a-“
“A cosa? Io non ho bisogno di uno strizzacervelli!” lo
interruppe lei immediatamente con la stessa veemenza “Io faccio semplicemente
quello che voglio quando lo voglio e perché lo voglio. Fine della storia.”
L’ultima frase era stata pronunciata quasi in un sibilo e le
pupille verdi che lo fissavano in quel momento erano più da serpente che da
“felino predator”. Si concesse qualche secondo di
silenzio per pensare a cosa rispondere a quella esplicita dichiarazione di
amoralità, ma proprio quel temporeggiamento si rivelò fatale. Prima di poter
avere l’occasione di parlare, Archie si ritrovò
infatti ad avere una dimostrazione delle parole della donna. Il suo corpo
arrivò a sfiorare la pelliccia, gli enigmatici occhi verdi si fecero sempre più
vicini e le labbra di Crudelia furono sulle sue con
una dolcezza del tutto insospettabile.
“Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato baciare uno dai
capelli rossi…” mormorò con un sorrisetto divertito,
prima di dargli le spalle e incominciare ad allontanarsi.
Il dottor Hopper restò immobile, sconvolto e ci volle un po’
prima che si accorse della presenza del vischio sulla sua testa. La familiare
auto rossa era già sfrecciata via, quando un sorriso divertito spuntò anche sul
volto dell’uomo.
Aveva spesso immaginato di baciare qualcuno sotto il vischio.
Ma mai aveva sospettato che quel bacio avrebbe avuto il
sapore di crudeltà e tabacco.
NDA:
Vi avevo promesso del crack e del crack avete avuto (anche se
sinceramente io mi aspetto di vederli Canon). La Cruel Cricket (posso chiamarla così la ship?)
mi affascina tantissimo, anche perché Archie è
chiaramente Rudy di La carica dei 101. A questa versioine, fa
riferimento infatti l’utilizzo nella one-shot del
celebre motivetto e anche l’appellativo di “imbecille” che si becca ahahah Nello show mi farebbe piacere vedere di più Archie e non vedo l’ora di conoscere di più Crudelia! Ad ogni modo, spero che vi sia piaciuto l’insolito
accoppiamento xD
Avere di nuovo un cuore che batteva nel petto era una
sensazione cui Cora ancora riusciva del tutto ad
abituarsi, nonostante fossero ormai passati già alcuni mesi. Non era semplicemente
il fatto di sentire un muscolo pulsare dentro il proprio petto, un cuore
implicava qualcosa di più: soffrire per le colpe del passato, sperare per il
futuro e vivere intensamente ogni istante del presente. La dimensione del tempo
filtrata attraverso le emozioni era qualcosa che lei aveva dimenticato del
tutto, così come aveva dimenticato l’accelerazione dei battiti che
inevitabilmente si ritrovava più volte a provare; temeva per un attacco
cardiaco ogni volta che sua figlia la abbracciava oppure che il suo nipote
acquisito le esprimeva il proprio affetto.
Una sensazione simile gliela davano anche gli sguardi del
falegname della città, per esempio. Ma tuttavia, si trattava di un rischio che
le piaceva, un infarto che ricercava, altrimenti non si sarebbe spiegato come,
a dispetto di quel presunto malessere, passasse sempre più tempo nella bottega
dell’uomo. Anche se quel giorno a dire il vero una scusa ce l’aveva, una scusa
che portava il nome di “regalo di Natale”; non ne sapeva molto in proposito, ma
quando si ritrovò tra le mani una scatolina verde con un fiocco rosso, ebbe la
certezza che un altro microinfarto sarebbe arrivato.
Sciolse il fiocco con lentezza, sollevò il coperchio e quello
che apparve ai suoi occhi fu una piccola creazione di legno a forma di angelo.
Non le venne nessun infarto, ma quasi istintivamente le lacrime si formarono
nei suoi occhi, mentre le labbra si curvarono in un sorriso a metà tra l’amaro
e il divertito.
“E’ davvero bellissimo… Ma credo
che un soggetto del genere dovresti regalarlo a qualcun altro”
Geppetto non sembrò sorpreso a quell’iniziale rifiuto, anzi
forse se l’era aspettato benissimo, per questo la sua reazione non si fece
attendere. Prontamente, le bloccò la mano prima che potesse richiudere la
scatola e le rivolse un sorriso dolce e comprensivo.
“Io invece l’ho creato pensando proprio a te, Cora”
La frase fece d’istinto trasformare il sorriso della donna in
una vera e propria risatina amara.
“Bè, allora avresti dovuto mettere
le corna al posto dell’aureola… Posso essere tutto
tranne che un angelo io”
“Hai ragione, non sei un angelo” concordò allora lui,
annuendo con fare pensieroso “Non rappresenta quello che sei, ma quello che
saresti potuta essere se le tue scelte fossero state diverse e che puoi ancora
essere, se le tue scelte da oggi in poi saranno migliori” continuò,
afferrandole dolcemente una mano e mostrando quella premura che fin dal loro
primo incontro aveva voluto riservare “Per esempio potresti scegliere di venire
ad un appuntamento ufficiale con me… Questa sì che
sarebbe una buona scelta” aggiunse, in tono vagamente divertito.
Cora ridacchiò di nuovo, stavolta con
allegria, e fu in quel momento che la tachicardia tornò a farsi sentire.
“Geppetto, mio caro Geppetto…
Nessuno ti ha avvisato che potrei rubarti il cuore e chiuderlo in un cassetto?”
scherzò con un tono fintamente crudele, nel tentativo però di fare luce su una
reale difficoltà su una loro possibile relazione.
“Oh, temo che per quello sia troppo tardi…”
rispose lui però, confermando la sua dolcezza e le sue intenzioni.
Si guardarono negli occhi per qualche secondo: due mezzi
sorrisi quasi imbarazzati sul volto di entrambi e un’aria emozionata che
trapelava nelle loro espressioni che li facevano quasi sembrare due ragazzini.
Fu la donna a rompere improvvisamente l’incanto; richiuse con accortezza la
scatolina e gli rivolse un ultimo sorriso, prima di manifestare la sua
intenzione di lasciare il negozio.
“Vada per stasera alle otto” confermò però prima di andare
definitivamente “Mi raccomando non da Granny, che mi
sembra abbastanza gelosa del nostro rapporto”
Con un’ ultima risata in merito all’immagine di un ipotetico
triangolo amoroso, i due si salutarono definitivamente e Cora
si ritrovò in strada con un sorriso sulle labbra, sincero e autentico che non
sembrava accennare a voler sparire. Prima di iniziare il tragitto verso casa Mills, si prese però qualche secondo per riguardare di
nuovo quell’angelo di legno ed era assurdo come la nuova visione di quell’oggetto
si riempisse di un intenso significato.
Era il simbolo che aveva ancora l’opportunità di essere
felice e di amare qualcuno, stavolta per davvero.
Perché Geppetto era davvero bravo a costruire oggetti.
E forse sarebbe stato bravo anche a ricostruire il suo cuore.
NDA:
Si continua sulla scia del crack e siamo arrivati (per
fortuna vostra!) al penultimo prompt! Credo che
qualche spiegazione per la coppia assurda sia doverosa, ma mi limiterò a dire
che avrei voluto vedere una Cora con la piena facoltà
di amare in giro per Storybrooke e credo anche che
Geppetto sarebbe potuto essere un valido candidato per un’ipotetica storia d’amore.
E poi, relativamente al prompt, un angelo di legno
creato da Geppetto mi è sembrata una buona idea ahaha