It's A Little Small World

di naley3gwain46
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** GreyHollow ***
Capitolo 2: *** The Blue Angel ***
Capitolo 3: *** The Cab ***
Capitolo 4: *** The Office ***
Capitolo 5: *** High School ***
Capitolo 6: *** The Alley ***
Capitolo 7: *** Arthur's Place ***
Capitolo 8: *** The Library ***



Capitolo 1
*** GreyHollow ***


***Ariecchime mi so imbarcata in un esperimento... e so che me ne pentirò ...è solo l'inizio e non ci sono ancora tutti i personaggi ....ovviamente è una storia destiel e slash quindi non dite che non vi avevo avvertito XD ... enjoy .. nessuno mi appartiene povera me :(***



Capitolo 1


Greyhollow

-Vuoi stare attento inetto! - 

Dean si sbalordì, lo avevano chiamato in molti modi nella sua vita, asino, idiota, imbecille, coglione, cazzone, e qualche volta perfino figlio di puttana, ma questo? 

Questo davvero non glielo avevano mai detto. 

Si era appena preso l’insulto più insulso nella storia della sua vita. Inetto?

Non aveva mai sentito, ne tantomeno mai usato, quella parola. Ma cosa aveva quella gente? 

L’Inghilterra era davvero un posto assurdo.
Non solo usavano assurdi insulti contenuti, ma parlavano come se avessero continuamente un bastone infilzato su per il sedere. 
Per non parlare del fatto che guidavano dal lato sbagliato della strada, ed era questo il motivo per cui era stato appena insultato.
Insultato oddio. Sempre se insulti si potevano chiamare le parole che quelle persone usavano per insultare. 

Dean guardò fuori dal finestrino, il cielo era grigio, del sole non vi era traccia, la spessa coltre di nubi copriva ogni cosa e diventava tutt’uno col resto del paesaggio. 

Mancava solo la nebbia e poi i cliché sugli inglesi e sull’Inghilterra li aveva collezionati proprio tutti, del resto ci doveva pur essere un motivo se erano diventati dei cliché, probabilmente perché erano la verità, iniziava a credere Dean.

Le strade erano deserte e non era molto tardi, ovunque posasse lo sguardo non vedeva altro che alberi che si estendevano a vista d’occhio e verde un sacco di verde, in realtà pensava, non era proprio verde era più un grigio-verde ad essere precisi. 

Tutta quella natura non l’avrebbe fatto sentire di certo a casa, lui era abituato all’asfalto e al cemento, ai gas di scarico e alle urla dei venditori ambulanti pensava, mentre guidava la sua impala su quelle strade di periferia, non ce l’aveva fatta a separarsi dalla sua bambina, aveva dovuto portarla con se, anche se non era abituata a viaggiare in solitaria ne tanto meno sul lato sbagliato della carreggiata. 

La sua auto, che Dean aveva ricevuto in regalo da suo padre, era abituata, come il suo proprietario del resto, a sfrecciare nel traffico di New York, la città che non dorme mai, e invece ora si trovava a viaggiare su una strada larghissima, dove non si vedeva un auto neanche a pagarla oro, senza contare il fatto che rischiava la vita ad ogni curva, perché si ritrovava sempre sulla corsia sbagliata a guidare contromano. 

Non aveva mai creduto di poter rimpiangere gli automobilisti incazzati e il traffico di New York. Si, era ufficiale, si disse, odiava l’Inghilterra. 

Quel posto sembrava l’ideale per ambientare un film dell’orrore e lui avrebbe dovuto chiamarlo casa?

Non pensava davvero che ci sarebbe mai riuscito. 

Eppure ora la sua vita era quella.

La sua vita era li, in quel deserto verde-grigio ed era un bello schifo si, ma era la sua vita e ci si doveva adattare.

-Ehi sua maestà –disse Dean strattonando il ragazzo biondo che dormiva, con le cuffie dell’ipod alle orecchie al lato del passeggero.

-Mi può fare il favore di dirmi quanto manca ancora, sempre che per lei non sia troppo disturbo!- 

Il ragazzo biondo aprì gli occhi azzurri infastidito e si tolse le cuffie.

-Davvero spiritoso, penso che siamo quasi arrivati – disse con lo sguardo assonnato e si sporse in avanti per guardare la strada. 

-un'altra decina di chilometri e apparirà il cartello della tua nuova e accogliente città- concluse ridendo.

-Già non sto più nella pelle!- rispose Dean con un tono misto tra il sarcastico e lo sconfitto.

-Andiamo Fratello Greyhollow non è così male- cerco di tirarlo su di morale.

E vedessi la nuova casa dove ci trasferiremo è fenomenale..-

-Frena i motori ragazzo non avrai speso tutti i tuoi soldi per questa casa vero???-
-Oh non preoccuparti Dean ..-

-Mi preoccupo invece ..non potevamo andare a vivere nella tua vecchia casa? Dovrei aiutarti a amministrare i tuoi soldi e non lasciarteli buttare in stronzate è per questo che sono qui se non sbaglio-

-la vecchia casa costava più di questa e comunque troppi ricordi ..- Il suo sguardo si incupì –e poi li non avevamo una piscina!- concluse sorridendo.

-Arthur!-

-Che c’è? Che ho detto?- lo guardò innocente.

- Sul serio non voglio più spese inutili da oggi in poi dovremmo discutere insieme ogni decisione d’accordo?-

-D’accordo – Sbuffò Arthur sprofondo nel sedile e appoggiò i piedi sul cruscotto.

-Che cazzo fai?.. togli le tue luride All Star da lì, abbiamo già parlato del rispetto che devi portare a quest’auto se vuoi che questa convivenza funzioni -urlò Dean

-oddio che palle Dean! – 

-E modera il linguaggio!-

-Ma chi sei tu e cosa ne è stato del mio fratellastro?-

-Si è dovuto trasferire in una città del cazzo per fare da tutore a un ragazzino scemo- e gli fece la boccaccia.

-Mi dispiace Dean- Arthur abbassò lo sguardo e il suo sorriso si spense.

Dean se ne accorse e si diede mentalmente del cretino.

-Non è colpa tua e non ce l’ho con te ok? e poi è solo per un anno giusto? Appena farai 18 anni ce ne torniamo a NewYork dritti filati e tanti saluti a tutti ..E poi abbiamo una cazzo di piscina ..sul serio che posso chiedere di più?!-gli sorrise

Il sorriso riapparve sul volto del ragazzo così come il suo entusiasmo.
-Per non parlare della palestra e la sauna.. e ovviamente un posto confortevole dove far riposare la tua bambina- 

- Aspetta non avrà anche i sotterranei e i passaggi segreti?- lo interruppe Dean 

–lasciami indovinare- continuò ridendo

- hai comprato il castello di Hogwarts??-

-No ho comprato il castello di Camelot idiota, sono o non sono Re Artù?- lo guardò serio il ragazzo.

-Ti prego Arthur dimmi che non hai sul serio comprato un castello.- lo supplicò.

Ora stava sul serio iniziando a preoccuparsi, forse affidare la scelta della casa in cui andare a vivere a un ragazzino di 17 anni ricco come un principe non era stata la sua idea più brillante.

-Arthur lo guardava fisso e alla fine scoppiò a ridere, Dean Camelot è una leggenda, dovresti vedere la tua faccia, tranquillo non sono un completo idiota è un villino in una strada tranquilla vicino al tuo nuovo posto di lavoro e alla biblioteca – 

-E alla tua nuova scuola giusto?- chiese Dean retorico.
-Si signorina Rottermaier e alla mia nuova scuola- gli rispose prendendolo in giro.

In quel preciso momento si materializzò davanti a loro un enorme cartello stradale con su scritto “Benvenuti a Greyhollow”. 

Dean alzò gli occhi al cielo e pensò che il nome almeno lo avevano azzeccato.

****

Dean imboccò il vialetto della sua nuova villa in periferia e sembrava stesse vivendo la vita di qualcun altro.

Sapeva che Arthur era molto ricco ma non aveva mai realizzato quanto, fino ad ora.

Non riusciva a fare a meno di ripensare al loro viaggio a Washington Dc qualche anno prima, quando insieme a suo fratello Sam avevano portato Arthur a visitare la Casa Bianca, quella casa non aveva infatti nulla da invidiare a quella del presidente Obama si disse.

Il vialetto era circondato da un bellissimo giardino curatissimo tutt’intorno, Dean si guardò in giro preoccupato non sapeva nulla di giardinaggio.

Arthur sembrò leggergli nel pensiero.

-Non preoccuparti Dean abbiamo una persona che si occupa del giardino.-

Parcheggiarono l’auto nel garage, dove Arthur gli parlò anche dell’eventualità di assumere un meccanico che se ne occupasse ma Dean rimase categorico nessuno avrebbe toccato la sua bambina.

Entrarono dalla porta principale dove un uomo sulla cinquantina venne ad accoglierli alla porta. 

-Il signor Carson è il maggiordomo si occuperà della gestione della casa Dean, è nella nostra famiglia da tanti anni non mi sono sentito di mandarlo via..-gli spiegò Arthur e poi continuò

-Puoi dare la tua valigia a lui, la sistemerà nella tua stanza quando ne avrai scelta una, io ho già scelto la mia, Il signor Carson ha sistemato le mie cose ieri così che per il mio arrivo fossero già pronte – 

Poi abbassò la voce e sussurro a Dean all’orecchio

-è un brav’uomo può sembrare un po’ rigido e fissato con l’etichetta ma ha un cuore grande fidati ti piacerà a Sam piaceva molto.- 

Dean si irrigidì, sentir parlare di suo fratello al passato non gli piaceva affatto.

-Ci può scusare un momento- disse Dean al signor Carson e afferrò suo fratello per un braccio e lo trascinò in un'altra stanza.

-Può anche essere Gandhi per quel che mi riguarda Arthur ma non ci serve un maggiordomo, non siamo Carlo e Diana!- Urlò

-Al massimo tu sei Camilla.. e comunque vuoi pulire, cucinare, lavare e stirare?? L’hai visto quanto è grande questa casa? Il signor Carson si occuperà delle faccende domestiche insieme alla nostra cuoca, sua moglie la signora Padmore, vedrai che ti piacerà anche lei- e questo parve mettere fine alle lamentele di Dean, non voleva passere intere giornate a pulire di certo.

-Signorino Arthur posso accompagnare il signor Winchester a scegliere una stanza?- disse Carson facendo finta di non capire di che cosa stavano discutendo, ma che in realtà aveva capito tutto benissimo, e stava semplicemente ignorando tutto in perfetto stile inglese. 

-Certo Carson io vi aspetterò in salotto-disse Arthur e uscì dalla stanza lasciandolo solo col maggiordomo.

Quei modi di fare e quella vita erano cosi normali per Arthur, pensava Dean, quel lusso era la quotidianità per lui, Dean invece era stordito, la sua vecchia vita gli era praticamente esplosa in faccia trasformandosi in uno di quei fottuti film Disney ,dove la ragazze di periferia, scopre di essere figlia di un principe di qualche nazione inesistente. 

-Ecco a voi Dean Winchester principessa di Genovia- disse ad alta voce ma nessuno rise. 

Già era stato costretto da suo fratello a vedere quel film, tutta quella situazione gli faceva sentire ancora di più la sua mancanza.

Si domandava mentre attraversava il corridoio verso le camere da letto come aveva fatto Sammy ad abituarsi a tutto questo, certo quando lo andava a trovare in America gli ripeteva sempre che l’Inghilterra era un altro mondo, ma non avrebbe immaginato questo, e poi non ne parlavano molto, perché sapeva che a Dean non faceva piacere sentir parlare della nuova famiglia di sua madre.

Dean scelse la prima delle 3 camere da letto da sinistra, dava sul garage e poteva controllare la sua baby, probabilmente era stupido, ma era l’unica cosa che sentiva veramente sua in quel posto, quindi voleva averla vicino.

-Vuole che la aiuti con i bagagli signor Winchester?- disse il maggiordomo.

-No grazie e la prego mi chiami Dean e magari anche io posso chiamarla per nome se vuole-

-Credo che mi fermerò al lei ma la ringrazio- lasciò la sua valigia sul letto e si diresse verso la porta.

-Sa anche con suo fratello abbiamo avuto la stessa conversazione il giorno del suo arrivo in Inghilterra, mi dispiace per la sua perdita-disse sincero e per un attimo gli occhi gli si velarono di lacrime.

- La ringrazio- rispose Dean.

Non si stupì era davvero facile per Sammy farsi volere bene perfino da dei rigidi stocafissi inglesi.

****
Il giorno dopo Arthur era sceso a fare colazione e aveva trovato Dean in ciabatte e vestaglia a bere caffè e a leggere il giornale.
Non ci aveva messo molto il suo fratellone ad abituarsi a quella vita, sicuramente aveva fatto più in fretta di Sam.

Gli vennero in mente le occhiatacce tra Sam e la signora Padmore quando lui cercava di convincerla che un centrifugato per colazione fosse molto più salutare di una bella torta ai mirtilli, con Dean non aveva certo avuto questo problema. 

Sam gli mancava molto ma non voleva darlo a vedere a Dean.

Sapeva che quest’ultimo si teneva tutto dentro, ma che ovviamente stava soffrendo moltissimo e non voleva aggiungere a quel dolore dell’altro.

Poi sentiva come se non fosse giusto, del resto Sam non era veramente suo fratello e anche se il dolore di Arthur era comunque reale e faceva male allo stesso modo, Arthur per qualche inspiegabile motivo non si sentiva in diritto di lasciarsi andare per rispetto del dolore di Dean.

Si sedette a tavola ma in quel momento suonarono alla porta. 

Mr Carson andò ad aprire mentre Dean continuò tranquillamente a leggere il giornale.

-Signorino Arthur c’è una visita per voi- disse Carson

-Chi sarà?- domando sorpreso Arthur a Dean.

-E che ne so ti sembro Nostradamus?- gli rispose Dean e aggiunse -Io non conosco nessuno qui sicuro non è per me- e continuò tranquillamente a leggere il giornale.

-Arrivo Mr Carson –disse Arthur e si alzò sbuffando dal tavolo.

Una ragazza dai capelli rossi, due bellissimi occhi verdi e il volto spruzzato di lentiggini lo guardava sorridendo, teneva un cestino in mano, era molto carina ma Arthur non la conosceva.

-Scusami ci conosciamo?- chiese Curioso.
- No non ci conosciamo, abito in fondo alla strada sono una vostra vicina e volevo darvi il benvenuto nel quartiere, vi ho portato una torta, il mio nome è Amelia, Amelia Pond.- disse la ragazza.

-Piacere di conoscerti Amelia io sono Arthur Pendragon, e il tizio in vestaglia che legge il giornale, è mio fratello nonché mio tutore Dean Winchester-



***Vi è piaciuto? è un crossover con mooooolte Serie diverse ..se vi è piaciuto ditemelo così continuo baci baci... mi raccomando recensite e fatevi sentire se avete qualche richiesta ***


 

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Capitolo 2
*** The Blue Angel ***


**Ariecchime Sempre peggio sempre più idee pazze mi vengono... ah ah ah  è il gruppo che mi ispira ... cmq questo è una sorta di Capitolo filler incontriamo due nuovi personaggi.. ma nel prossimo... ok ok niente spoiler enjoy this..Nessuno mi appartiene e mi rammarico di questo..**




Capitolo 2
 
 
The Blue Angel
 
 
-Mi vuoi ascoltare Merlin?- sbraitò Amelia.
 
Strappò il joystick  dalle mani del ragazzo seduto accanto a lei sul divano.
 
-Dannazione Pond avevo quasi finito il livello!-  si lamentò il ragazzo ma lei gli aveva già spento la tv.
 
-Sul serio la devi smettere di fissarti con questi giochini inutili Colin- lo rimproverò Amelia seria - e occuparti  di più della tua vita.. e se proprio non vuoi occuparti della tua di vita..  possiamo sempre occuparci della mia- sorrise la ragazza maliziosa.
 
Il ragazzo fissò i suoi occhi azzurri in quelli della sua amica, e sapeva bene che quando faceva quel  genere di sorriso, non aveva scelta che capitolare, altrimenti sarebbe stata una vera spina nel fianco tutto il giorno.
 
-Ok ok ..d’accordo.. hai vinto sono tutto orecchi ..raccontami di questo nuovo vicino che è arrivato in città..com’è che l’hai definito? “Super Cool” ?–le disse rassegnato sprofondando nel divano e incrociando le gambe e le braccia.
 
-Veramente ho detto “super Hot” e avresti dovuto vederlo è sicuramente il tuo tipo-  iniziò entusiasta i suoi occhi brillavano di una luce pericolosa.
 
Colin l’aveva vista già altre volte e non andava a finire mai bene.
 
Ecco che ci risiamo, si disse, Amy e la sua crociata: “SistemiamoColinIlMioMiglioreAmicoGay”.
 
Da quando Colin aveva detto Amy di essere gay, non passava un secondo che Amy non cercasse di sistemarlo con qualcuno.
 
Sfortunatamente, vivendo in una piccola città come Greyhollow,  l’unico altro gay della città che loro conoscessero, era lo stesso zio di Colin.
 
Ma questo non aveva di certo mai fermato Amy.
 
 Ogni volta che arrivava un nuovo vicino o anche solo uno straniero di passaggio, la campagna ricominciava, erano tutti “il suo tipo ideale”, oppure erano tutti “supergay”, ma la maggior parte delle volte non era assolutamente così, e finivano solo per fare delle tremende figuracce.
 
Ma, Amelia Pond,  era la sua migliore amica e lui le voleva bene, lo sapeva che lo faceva per vederlo felice, quindi la lasciava fare.
 
Colin Merlin sapeva di essere un ragazzo chiuso, introverso, un lupo solitario insomma, e sapeva che senza la sua migliore amica non si sarebbe neanche mai mosso da casa, probabilmente neanche per andare a scuola.
 
Forse senza la sua compagnia non avrebbe neanche superato le superiori, perché in una piccola città, essere l’unico ragazzo gay non era di certo facile, ti faceva sentire diverso, un alieno quasi.
 
Ma con Amy non era così.
 
Per Amy, Colin, era di famiglia, era il suo migliore amico, e questo mai nessuna etichetta , l’avrebbe cambiato.
 
Con lei sentiva di poter essere completamente se stesso, senza pericolo di essere giudicato per questo, e per questo si lasciava trascinare nei suoi  assurdi  piani  per trovargli un ragazzo, perché erano amici da sempre e perchè  lei era sempre stata dalla sua parte contro tutti.
 
-Primo ammesso e non concesso che sia il mio tipo chi ha detto che io sia il suo..secondo che ne sai tu del mio tipo?- iniziò a protestare Colin.
 
-Allora mr Entusiasmo ..lo so e basta ..perché non mi sembrava affatto attratto da me ..quindi ..voglio dire.. gioca sicuramente nella tua squadra.. perché beh.. mi hai guardato?- Amelia si alzò e fece una piroetta su se stessa.
 
-Ah giusto dimenticavo nessuno resiste alla regina Amy-  scoppiò a ridere Colin.
 
Amelia afferrò un cuscino dal divano e glielo lanciò contro, e continuò facendo finta di niente.
 
-E secondo mio carissimo mister scettico ..è il fratello del ragazzo per cui avevi preso quella cotta enorme, quello che veniva sempre alla biblioteca da tuo zio.- concluse Amy seria sapendo di aver catturato con quest’ultima frase sicuramente l’attenzione del suo amico.
 
-E’ il fratello di Sam?- disse Colin sorpreso.
 
-Si è suo fratello-rispose Amy.
 
 E Colin all’improvviso ricordò il sorriso di Sam, la sua dolcezza,  i suoi occhi gentili e fu percorso da un brivido di freddo.
 
La notizia della sua scomparsa aveva scosso tutti in città ma in particolare lui e suo zio.
 
 Sam per il suo lavoro faceva continue ricerche in biblioteca della città dove lavorava suo zio, probabilmente, penso Colin passava più tempo in biblioteca che a casa sua.
 
Quando era scomparso era stato uno shock per loro, ormai lo consideravano un caro amico, ma non sapeva avesse un fratello della sua età.
 
In realtà non sapeva quasi niente di lui.
 
 Amy aveva ragione, si era preso un enorme cotta per lui  e quindi non gli parlava molto, perché si vergognava come un ladro ogni volta che gli rivolgeva la parola.
 
Tutto quello che sapeva lo sapeva da suo zio, che invece gli era diventato molto amico, ma comunque non gli domandava molto perché non voleva farlo sospettare dei suoi veri sentimenti.
 
-Pronto ci sei? Terra chiama Merlin rispondete!-disse Amy pensando che forse aveva sbagliato a portare la conversazione su quell’argomento.
 
La voce di Amy lo riportò alla realtà e lo distolse dai suoi tristi pensieri.
 
-Quindi Sam aveva un fratello?- chiese Colin di nuovo, stavolta davvero interessato.
 
-Ok un fratellastro ma che importa? La cosa più importante è che ha la tua età e che è single..-gli rispose Amy entusiasta.
 
-Ti prego non dirmi che gli hai fatto l’interrogatorio- Colin alzò gli occhi al cielo esasperato –Quel ragazzo ha appena perso suo fratello e tu lo hai tartassato con le tue domande senza senso?.. vergognati Pond!- La rimproverò.
 
-Non dire sciocchezze.. primo non sono cosi idiota e insensibile come credi tu.. e secondo non sapevo fosse il fratello di Sam.. finchè non ha detto che il suo fratellastro si chiamava Winchester.. insomma due Winchester a Greyshollow?.. anche tu saresti stato curioso non poteva essere una coincidenza-si giustificò Amy.
 
-Due Winchester? non ti seguo più-  domandò perplesso.
 
-Il suo tutore e fratellastro si chiama Dean Winchester, così gli ho chiesto se conosceva Sam e lui mi ha detto che era il fratello di Dean, e che lui e Sam abitavano insieme fino alla sua scomparsa, Sam si occupava di lui.. e adesso che non c’era più quel compito toccava a Dean, che si era trasferito apposta da New York – gli raccontò Amy.
 
-Wow quindi ce ne è un altro? e ti ha detto tutto questo?- disse Colin sorpreso.
 
-Non abbiamo parlato molto ma, è stata una visita breve. Ma sembrava molto triste e solo, come se stesse cercando il suo posto in questo mondo, qualcosa a cui aggrapparsi per non volare via, qualcosa che gli appartenesse, che lo facesse sentire parte di qualcosa e che lo completasse al tempo stesso- continuò.
 
-E tutto questo da dove lo avresti dedotto Freud?- la prese in giro il ragazzo.
 
Lei guardò Colin dritto negli occhi, stavolta il suo sguardo era serio e triste al tempo stesso, e disse:
 
-E’ stato facile capire come si sentisse..aveva lo stesso tuo sguardo…-
 
-Amy..- iniziò Colin dolcemente.
 
-E poi se si sente vulnerabile no? puoi sempre approfittarne..se capisci quello che voglio dire…- concluse amy interrompendolo e li fece l’occhiolino maliziosa.
 
-Pond!- urlò Colin e stavolta fu il suo turno di lanciarle un cuscino addosso.
 
Era tornata la solita Amy di sempre, la nuvola di preoccupazione era passata e Colin fu sollevato.
 
-Comunque come sai che è single?- le chiese.
 
-Allora ti interessa..- lo prese in giro lei- suo fratello Dean, mi ha detto di controllarglielo.. davvero un tipo interessante quel Dean.. mi ha detto di accertarmi che andasse a scuola e che non frequentasse cattive compagnie, insomma mi ha chiesto se potevo fargli da cicerone, visto che lui non conosceva nessuno- gli spiegò Amelia.
 
-Imbarazzante..-  disse Colin
 
-Si ..non credo che si rendesse molto conto di quello che stava facendo.. non dava proprio l’idea del genitore modello- continuò.
 
-Comunque non ha usato la parola single..-ribadì Colin.
 
-Ok non la usata.. ma che guastafeste che sei.. mi stai annoiando con la tua negatività e mi hai fatto venir fame ordiniamo la pizza? Rimani a dormire da me?- gli disse Amy.
 
-D’accordo! Mando un Sms a mio zio per dirgli che non torno a casa-
 
-A proposito dov’è tuo zio?- gli chiese.
 
- Credo avesse una sorta di appuntamento oggi o qualcosa di simile- spiegò il ragazzo.
 
-Beh sarà contento di avere casa libera allora!-
 
-Pond! Non essere sfacciata!- la rimproverò Colin.
 
-Non sono io a essere sfacciata sei tu che sei troppo pudico Merlin!- e gli fece la linguaccia.
    
                                                                           ****
 
 
Castiel  guardava la sua immagine riflessa nel bicchiere di wiskey che stava bevendo .
 
Si sentiva un completo idiota, era ridicolo che ci fosse cascato di nuovo, doveva smetterla di corrergli dietro.
 
Se lo ripeteva ogni volta, ma poi quando lui lo chiamava, correva sempre come un cagnolino, non sapeva cosa lo attirasse di lui, forse lo amava, probabilmente era ne era solo dipendente, certo il sesso non era male, ma lui aveva bisogno di qualcosa di più.
 
Era stanco di essere trattato come un optional, una faccenda che si poteva sbrigare nei ritagli di tempo, o liquidare ogni qual volta spuntava qualcosa di più interessante.
 
Voleva essere per una volta il centro del mondo di qualcuno, era così sbagliato?
 
 Era forse considerato troppo da egoisti  desiderare che per una volta qualcuno si preoccupasse di lui e non fosse sempre lui a dover preoccuparsi degli altri?
 
Era arrabbiato da morire, ma più con se stesso che con la persona che stava aspettando,  e che l’aveva liquidato con un messaggino del cazzo, si sentiva davvero patetico.
 
E odiava sentirsi in quel modo.
 
Non aveva avuto neanche il coraggio di chiamarlo il coglione.
 
“Sono stato trattenuto rimandiamo ti dispiace?”
 
Tutto qua.
 
Poteva scrivere : scusami amore, mi manchi, mi dispiace terribilmente e invece no, un cazzo.
 
Certo che non gli dispiaceva, pensava sarcastico.
 
 Certo che era contento di essersi agghindato come un salame per qualcuno che aveva trovato di meglio da fare.
 
 Certo che era contento di avere aspettato due ore da solo seduto in un bar, prima che lui si degnasse di avvisarlo.
 
Logico che era contento di essere sempre l’ultima ruota del carro, “a ok mi avanzano cinque minuti .. cosa potremmo fare? Ma si ..chiamiamo Castiel per una sveltina.”
 
In quel momento il telefono vibrò di nuovo, segno che era arrivato un nuovo messaggio.
 
Si precipitò a vedere chi fosse e si odiò ancora di più per questa sua debolezza.
 
 Ma non era chi pensava che fosse.
 
Perfetto si disse, dopo aver letto il messaggio, quella sera avrebbe potuto ubriacarsi senza aver paura di dare il cattivo esempio.
 
-Gabe versamene un altro per favore!- disse al barista.
 
                                                         ****
 
Dean guidava da solo per le strade di Greyshollow non sopportava più di restare in casa con le mani in mano.
 
Avrebbe iniziato a lavorare solo il giorno successivo e si stava annoiando a morte.
 
 Inoltre stare senza far niente gli lasciava tempo a sufficienza per pensare a quanto aveva perso ultimamente e affogare nel dolore.
 
Da quando suo fratello era scomparso non faceva altro che ritenersi responsabile.
 
Si sentiva una merda.
 
Sentiva di  aver fallito nel prendersi cura del suo fratellino e non poteva certo ripetere lo stesso errore con Arthur.
 
Si incolpava per non essere rimasto.
 
Avrebbe dovuto essere al fianco di suo fratello, aiutarlo.
 
Invece Sammy era rimasto da solo, in un paese straniero, a gestire cose che avrebbero dovuto gestire insieme.
 
Si era rifiutato di aiutarlo, si era rifiutato di lasciare New York e adesso il senso di colpa lo divorava.
 
Non faceva che ripetersi che se fosse rimasto anche lui come Sam, non sarebbe successo nulla.
 
Quelle pareti sembravano soffocarlo, non ce la faceva più a restare in quella casa che sentiva cosi estranea e così ostile, il dolore per la perdita di suo fratello si faceva sempre più forte e lo travolgeva diventando insostenibile quando non era impegnato a fare nulla.
 
Doveva tenersi occupato.
 
 Ma sfortunatamente Arthur il giorno dopo avrebbe iniziato la scuola ed era già andato a dormire.
 
Perciò in mancanza di qualcosa che lo distraesse dai suoi pensieri  aveva deciso di farsi un giro con la sua auto, entrare in qualche bar ubriacarsi e spegnere per un po’ il cervello, magari rimorchiare una bella bionda che facesse da palliativo a tutti i suoi mali.
 
Fermò la sua impala di fronte a un bar, non che ci fossero tantissimi bar in città, ma questo aveva qualcosa di particolare che aveva attirato la sua attenzione.
 
Forse era qualcosa nel nome ad averlo attratto :“The Blue Angel”.
 
Non ne aveva davvero idea ma sentiva, che doveva fidarsi del suo istinto,dei suoi sensi di ragno.
 
Per qualche inspiegabile ragione sentiva  quello era il posto giusto così parcheggiò e si decise ad entrare.




** bene bene bene.. qualcosa mi dice che avremo un incontro nella prossima puntata ...anyway ringrazio chi legge e recensisce mi da un idea di quello che posso migliorare .. ho inserito apposta un certo personaggio perchè so che c'è qualcuno a cui piace molto XD ... cmq vi amo tutti e niente xo xo MerlinCasGirl XD**
 

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Capitolo 3
*** The Cab ***


 ***Capitolo dedicato interamente al Destiel la follia prosegue.... ahahhahha non avete idea di quello che succederà dopo non vedo l'ora di farvelo leggere .. ma intanto .. ho fatto del mio meglio certe scene si sa siamo più bravi a viverle che a descriverle Xd nessuno mi appartiene neanche l'unicorno che lavora al centro commerciale sigh!  ***


Capitolo 3
 
 
The Cab
 
 
 
Il locale sembrava carino, un posto tranquillo, niente di troppo ricercato ma neanche una bettola, un posto confortevole dove leccarsi le ferite.
 
Si sedette al bancone.
 
Il barista, un tipo bassino dal viso simpatico e con una folta barba gli chiese sorridendo:
 
-Qual è il tuo veleno amico?-
 
-Whiskey liscio- gli rispose Dean.
 
Si guardò attorno non c’era molta gente seduta ai tavoli per essere una domenica sera, ma del resto che ne poteva sapere, non sapeva niente  di quella dannata città.
 
-Dove sono tutti? Mica avrete il coprifuoco in questa città- Chiese al barista sperando di avere la sua complicità.
 
-Non sei di queste parti amico vero?- gli rispose il barista visibilmente alterato e continuò - Yankee Scommetto? Lasciami indovinare New York esatto? Questo è il Blue Angel non Time Square Amico! Sai dove puoi ficcarti la tua aria di superiorità??-
 
-Gabe Gabe ..stai tranquillo su ..sono certo che il ragazzo non voleva offendere nessuno.- disse una voce alla sua sinistra.
 
Dean si girò l’uomo al bancone alla sua sinistra era intervenuto nella discussione.
 
Aveva gli occhi più blu che Dean avesse mai visto e capelli scuri.
 
Dean indugiò sulle sue labbra erano davvero da mozzare il fiato.
 
-Si – si scusò Dean che non si aspettava di certo quella reazione dal barista -io non volevo offendere nessuno.. era solo che.. mi sembrava strano.. tutto qui- disse mentre osservava meglio lo straniero.
 
Indossava una giacca grigio scuro sopra un paio di jeans, ma aveva anche una camicia bianca e una cravatta blu cobalto.
 
La camicia era sbottonata al primo bottone e la cravatta era allentata e Dean contò che era già al terzo bicchiere di Whiskey.
 
Forse questa città non era poi così male, si disse, aveva pensato di rimorchiare una bionda ma insomma a caval donato non si guarda in bocca giusto?
 
-Idiota di un americano- borbottò il barista mentre gli versava il whiskey.
 
-Scusalo ..- disse l’uomo a Dean.
 
- Gabe è suscettibile per quanto riguarda la sua città ..e soprattutto gli stranieri.. per non parlare degli americani ..in effetti ora che ci penso è suscettibile un po’ su tutto ..fa così un po’ con tutti anche con i clienti abituali in effetti..-  l’uomo si rivolse al barista sarcastico –C’è qualcuno che non odi Gabe ??-.
 
-No! – rispose quello irritato e sbattè il whiskey sul bancone e tornò al suo lavoro.
 
-Ma non è americano anche lui? Dall’accento non mi sembra inglese- disse Dean.
 
-Si lo è- disse l’altro con un sorriso e un alzata  spalle.
 
-ok! Wow! Cordiale comunque- disse Dean- non dovrebbe essere più gentile con i clienti? - Chiese stupito.
 
-Si in effetti dovrebbe- ammise lo straniero sorridendo.
 
Dean rimase colpito da quel sorriso.
 
-Voglio dire questo non gli pesa sugli affari? Strano che la gente frequenti ancora il suo bar..- continuò Dean cercando di continuare la conversazione, voleva  conoscere meglio quell’uomo.
 
-Beh in questa città esistono solo tre bar.. In uno si gioca a pinnacolo, quindi puoi immaginare il tipo di clientela e nell’altro c’è una sala giochi quindi è pieno di ragazzini..ergo ..questo è l’unico posto in cui puoi sederti a prendere qualcosa e non essere arrestato o non morire di vecchiaia! – gli spiegò lo straniero ridendo amaramente della sua stessa battuta.
 
-Capisco – disse Dean e aggiunse indicando il bicchiere semi vuoto tra le mani del suo nuovo amico  – Posso offrirtene un altro? Sai per avermi salvato dalle grinfie del Barista Malvagio.. – e sorrise.
 
- Certo grazie.. e non è poi così malvagio se lo conosci meglio , è irritante , sarcastico e saccente ma non malvagio....- sorrise di nuovo e Dean si perse in quel sorriso.
 
-io sono Castiel comunque piacere ..- gli disse l’uomo dagli occhi azzurri porgendogli la mano e riportandolo alla realtà.
 
-Castiel? … - ripete Dean.
 
-E’ una lunga storia- si schernì l’altro.
 
-Beh io sono Dean.. e il piacere è tutto mio.- gli disse sorridendo.
 
                                                                        ****
 
Castiel aveva notato Dean da quando era entrato al Blue Angel .
 
Del resto non si vedeva una faccia  nuova in città tutti i giorni.
 
E soprattutto non una faccia del genere.
 
Per non parlare del resto del corpo.
 
Forse era il whiskey a parlare ma che male ci poteva essere a flirtare con uno sconosciuto?
 
Così aveva approfittato della ramanzina di Gabe per attaccare bottone.
 
Del resto era incazzato nero e il Coglione sicuro si meritava una lezione.
 
Era uno straniero di passaggio, si ripeteva, probabilmente non l’avrebbe più rivisto  e stavano solo parlando comunque.
 
 Il ragazzo gli aveva detto che non si sarebbe fermato in città per molto infatti.
 
Poi aveva perso il filo del discorso, perché si era distratto, troppo impegnato a fissare le sue  labbra e a contare ogni minuscola lentiggine che si trovava su quel volto da dio greco.
 
Castiel da parte sua gli aveva raccontato che si era trasferito dall’Illinois in Inghilterra per motivi familiari e la storia del suo nome.
 
Di come il suo nome fosse preso dalla bibbia e fosse il nome di un angelo.
 
E quel ragazzo aveva riso, e quando rideva, era ancora più bello, se possibile.
 
Avevano parlato di musica, di tv e di gusti cinematografici e il livello alcolico era salito di parecchio.
 
Ad un certo punto Dean aveva afferrato  il bicchiere di whiskey  accanto al suo e inavvertitamente le loro mani si erano sfiorate.
 
Durò solo un secondo ma a Castiel parve un eternità.
 
Un brivido aveva percorso la sua schiena.
 
Di solito non aveva di queste reazioni, ma quel ragazzo era come una gigantesca calamita per lui.
 
Dean aveva iniziato a straparlare della sua macchina e di quanto ne fosse fiero.
 
Ad un certo punto tirò addirittura fuori il suo cellulare  e si avvicinò per  fargli vedere delle foto e Castiel se lo ritrovò a un millimetro dalla sua faccia.
 
Avrebbe dovuto pensare che fosse patetico, che un uomo di quell’età fosse così orgoglioso della sua auto,  ma era troppo occupato a non uscire di testa, inebriato dal suo profumo e paralizzato dalla pericolosa vicinanza dei loro volti.
 
Voleva che quel contatto non finisse anzi desiderava di più.
 
Così decise che si era fatto tardi e che doveva andarsene prima che le cose precipitassero.
 
In fondo la sua coscienza gli ricordava che era, nonostante tutto, un ragazzo impegnato.
 
Si allontanò da lui, non senza sforzo.
 
-E stato bello conoscerti Dean! Si è fatto tardi è meglio che vada- disse.
 
Fece per alzarsi dal bancone ma Dean lo trattenne.
 
Appoggiò la sua mano su quella che Castiel teneva sul bancone e disse sorridendo:
 
-Aspetta lascia che ti dia un passaggio-
 
Fissò i suoi occhi verdi in quelli di lui.
 
E Castiel voleva dire di no.
Davvero lo voleva.
 
Lui non era quel genere di ragazzo.
 
Una vocina nella sua testa gli urlava che sarebbe stata una pessima idea.
 
Che tutto ciò non avrebbe portato a niente di buono.
 
Ma le parole vennero fuori da sole nonostante la sua volontà,nonostante i suoi buoni propositi.
 
Quegli occhi verdi ormai ce lo avevano in pugno.
 
-D’accordo- disse semplicemente.
 
Dean si alzò dallo sgabello barcollando pericolosamente.
 
-Dove credete di andare voi due idioti in quelle condizioni?-urlò Gabe
 
-Mi assicuro che arrivi a casa sano e salvo Gabe..-disse Dean sorridendo.
 
-Sicuro Mr. Responsabilità..-lo prese in giro Gabe- restate fermi dove siete vi chiamo un taxi, gli yankee non sanno guidare da sobri figuriamoci ubriachi- li ammonì.
 
                                                                  ****
 
Dean era un po’arrabbiato aveva dovuto lasciare le chiavi della sua auto al proprietario del bar, un perfetto sconosciuto che l’aveva obbligato a prendere un taxi.
 
Questo a New York non sarebbe mai successo.
 
A New York ognuno pensava per se.
 
Ma la sua rabbia era comunque contenuta e mitigata dal fatto che divideva il taxi con Castiel.
 
Dean avrebbe dato qualsiasi cosa per poter leggere che cosa passava ora nella sua mente.
 
Castiel stava  guardando fuori dal finestrino sembrava concentrato su qualcosa.
 
Dean non era certo alla sue prime esperienze sapeva riconoscere quando piaceva a qualcuno, uomo o donna che fosse, ed era evidente che a Castiel lui piaceva.
 
E sicuramente anche Castiel si era accorto che valeva lo stesso per lui.
 
Ma il ragazzo era come frenato, magari era già impegnato,forse era uno di quei bravi ragazzi che fanno sempre la cosa giusta e non si lasciano mai andare.
 
Gli si avvicinò tanto da sentire il contatto con il suo corpo.
 
-Un penny per i tuoi pensieri Cas?- gli chiese e gli sorrise.
 
-Cas?- ripeté Castiel sorpreso.
 
-Si posso chiamarti Cas? Castiel mi sembra troppo formale- si giustificò.
 
Cas lo guardò fisso negli occhi senza dire una parola.
 
Per un lunghissimo minuto i suoi occhi blu restarono fissi in quelli verdi di Dean.
 
-Si mi piace- disse in fine sorridendo.
 
In quel momento dalla radio un pezzo dei Led Zeppelin.
 
Dean e Cas dissero all’unisono:
 
-Adoro questa canzone!-
 
Si guardarono sorpresi.
 
Ascoltarono la canzone per tutto il tragitto in silenzio.
 
-Oh, I been flying... mama, there ain't no denyin'
I've been flying, ain't no denyin', no denyin'-
 
Cas era arrivato a destinazione il taxi si fermò, aveva  aperto lo sportello e stava per uscire.
 
-Grazie per la bella serata buona fortuna per tutto!- aveva già un piede fuori dall’auto
 
La canzone continuava in sottofondo.
 
-When I'm on, when I'm on my way, yeah
When I see, when I see the way, you stay-yeah-
 
Dean sapeva che questa sarebbe stata la sua ultima opportunità che si giocava il tutto per tutto.
 
Ma non poteva farne a meno doveva tentare.
 
Castiel si sporse per stringergli  la mano.
 
E Dean lo attirò a sé e lo baciò sulle labbra.
 
-Ooh, yeah-yeah, ooh, yeah-yeah, when I'm down...
Ooh, yeah-yeah, ooh, yeah-yeah, well I'm down, so down...
Ooh, my baby, oooh, my baby, let me take you there!
Let me take you there!
Let me take you there!-
 
                                                                                          ****
 
Cas era stato colto alla sprovvista proprio non se lo aspettava.
 
Si certo aveva capito che Dean ci stava provando ma credeva che non avrebbe mai osato tanto.
 
Invece il ragazzo era stato audace e questo lo eccitò ancora di più.
 
Aveva avuto il coraggio che a lui era mancato.
 
Rinchiuse quello che restava della sua coscienza, annebbiata dall’alcol,  in un angolino remoto del suo cervello e rispose a quel bacio con tutto se stesso, senza freni e senza inibizioni.
 
Quando si staccarono per riprendere fiato, Cas ormai era completamente e totalmente andato.
 
Il tassista li stava guardando con un misto di stupore e rimprovero.
 
Cas si senti soltanto pronunciare:
-Vuoi entrare?-
 
Ormai la frittata era fatta.
 
Al diavolo si disse.
 
-Si- disse Dean e rimase a guardarlo sorpreso certamente questa non era la reazione che si aspettava.
 
Si aspettava di essere respinto o addirittura schiaffeggiato.
 
Scese dalla macchina e pagò il tassista mentre Castiel infilava le chiavi nella serratura.
 
Non fecero in tempo a chiudersi la porta alle spalle che Dean spinse Cas contro il muro.
 
E inizio l’esplorazione della sua bocca con la sua lingua.
 
 Morse le sue labbra.
 
Era da tutta la sera che aveva  desiderato farlo.
 
Castiel  si spostò sul suo collo lasciando una scia di baci e morsi che mando Dean in estasi.
 
Si staccò con forza da Dean solo per trascinarlo verso le scale che portavano in camera da letto.
 
Disseminarono abiti un po’ ovunque.
 
Il primo a volare via fu  il trench di Castiel, seguito a ruota dal giubbotto di Dean.
 
Poi fu la volta della cravatta e della camicia di Cas che Dean letteralmente gli strappò di dosso facendo volare i bottoni.
 
-Troppi vestiti – mormoro Dean cercando di giustificarsi.
 
-Si lo penso anche io-gli sussurro Cas nell’orecchio facendolo rabbrividire.
 
Gli sfilò la maglietta e iniziò a baciare il suo torace scendendo sempre più in basso.
 
Arrivati in camera da letto gli slacciò la cintura è gliela sfilò con un solo movimento buttandola a terra, mentre con una spinta lo gettava sul materasso.
 
Poi fu il turno di Dean di armeggiare con la sua cintura.
 
Ma Cas gli bloccò la mano e gliela portò dietro la testa.
 
Si sdraiò su di lui facendo aderire perfettamente i loro corpi.
 
Lo guardò negli occhi sorridendo malizioso e disse:
 
-Che fretta c’è? Abbiamo tutta la notte ..e ci divertiremo un sacco-
 










***this is going to be so much fun!  ok forse l'ultima frase è un po fortina ma si stanno o non si stanno divertendo? allora che mi dite sono stata brava .. parlate pure ..[Silvia mi dispiace ma il capitolo è così :P] ... ringrazio chi scrive e chi legge come al solito un abbraccio a tutti vi lovvo tutti <3 xoxo DestielMADgirl!
                                                                     
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** The Office ***


**Allora chi mi conosce sa quanto io odio il personaggio che sto per introdurre quindi non ve la prendete se siete suoi fan ma lui è il cattivo della storia :P... per il resto mi sono divertita troppo.. spero vi divertiate anche voi ... nessuno mi appartiene Il Coglione menchemeno enjoy**
 
 
Capitolo 4
 
 
The Office
 
Colin era passato a casa prima di andare a scuola.
 
Doveva farsi una doccia, cambiarsi e prendere il suo zaino.
 
Girò le chiavi nella toppa cercando di fare il minimo rumore, non voleva svegliare suo zio.
 
Aprì la porta e per un attimo pensò che forse erano stati colpiti da un uragano durante la notte e che lui non se ne fosse accorto.
 
Sul pavimento erano sparsi alla rinfusa diversi vestiti.
 
La scia di abiti terminava di fronte la porta della camera da letto di suo zio.
 
Alcuni li riconobbe altri non gli sembravano familiari. Probabilmente erano di Ian, si disse.
 
Si appuntò mentalmente di non far sapere ad Amy che suo zio aveva approfittato della sua assenza per darsi da fare con il suo ragazzo, avrebbe gongolato troppo sull’aver avuto ragione.
 
 
Si diresse nella sua camera e si buttò sotto la doccia. Più ci pensava però e più si diceva che c’era qualcosa di strano in quei vestiti, erano insoliti e diversi da quelli che Ian era solito portare.
 
Qualche dettaglio gli sfuggiva ma non riusciva proprio a venirne a capo.
 
****
 
Dean aprì gli occhi.
 
Si trovava in un letto sconosciuto, con un gran mal di testa, e un uomo nudo, coperto solo da un lenzuolo, al suo fianco.
 
Non che fosse la prima volta che gli capitava di trovarsi in una situazione simile.
 
I risvegli in perfetto stile “una notte da leoni” erano una cosa a cui era particolarmente avvezzo, soprattutto nell’ultimo periodo.
 
I ricordi della notte precedente erano un pò sfuocati in alcuni punti, ma in altri invece, erano vividissimi.
 
Le mani di quello sconosciuto sulla pelle, le sue carezze, i suoi baci.
 
E i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi blu. Profondi come l’oceano che lo guardavano eccitati e maliziosi.
 
Il suo sguardo era impresso a fuoco nella sua mente.
 
Era stata davvero una notte indimenticabile, ma adesso era mattina ormai e la magia era finita.
 
Avrebbe dovuto alzarsi e andarsene come era abituato a fare, magari lasciando un biglietto, prima che fosse troppo tardi.
 
Odiava le bugie e mentiva davvero male, quindi voleva assolutamente cercare di evitare il confronto diretto.
 
Eppure non riusciva a lasciare quella stanza.
 
C’era qualcosa di diverso stavolta.
 
Qualcosa che ancora non era riuscito ad afferrare e a comprendere a pieno.
 
Era solo una sensazione, un assurda sensazione di appartenenza che non riusciva a spiegarsi.
 
Fissò il ragazzo al suo fianco.
 
Percorse con lo sguardo tutto il suo corpo.
 
Dai capelli scuri alla bocca carnosa, si soffermò sulla barba appena accennata e sulle spalle per poi concentrarsi sul neo nella parte destra del torace proprio sotto il capezzolo. 
 
Il lenzuolo copriva il resto del suo corpo che Dean però sapeva non essere da meno.
 
Non capiva perché non riusciva ad andarsene.
 
Quella notte era stata una pausa piacevole al casino che era la sua vita e forse, semplicemente, una volta lasciata quella stanza il tempo avrebbe ricominciato a scorrere e a correre e lui voleva solo rimandare quel momento il più possibile.
 
O magari non voleva lasciare il suo angelo dagli occhi blu?
 
Certo il ragazzo ci sapeva fare, ed era davvero un peccato che non si potesse replicare, sì era solo per il sesso niente di più, si convinse.
 
E sì, aveva deciso di avere solo storie da una notte e via, di non impegnarsi, non era il momento giusto nella sua vita per qualcosa di complicato come poteva essere una relazione, ma questo non gli impediva certo di replicare giusto?
 
Uno strappo alla regola lo poteva sempre fare?
 
In quel momento suonò una sveglia da qualche parte.
 
Castiel spalancò gli occhi al suono della sveglia.
 
Guardò Dean nudo e poi guardò se stesso e scattò in piedi dal letto.
 
-Tu non sei Ian!-disse sconvolto.
 
-Sembrerebbe proprio di no- rispose Dean sorridendo.
 
Una fitta tremenda attraversò il cranio di Cas, aveva i postumi di una sbornia, una sbornia colossale a giudicare dal casino in cui si era cacciato.
 
-Oh mio dio che ore sono? farò tardi a lavoro!- disse con un tono tra l’isterico e il terrorizzato.
 
-Dovresti rivestirti Dean e dovresti andare, è tardi e..-si interruppe stava mettendo a soqquadro la stanza in cerca di vestiti puliti.
 
-Davvero?- disse Dean serafico.
 
Sembrava non avere nessuna intenzione di muoversi dal letto.
 
-Sì davvero è stato fantastico, sul serio, ma è stato un errore.. –gli disse Castiel mentre si infilava sui boxer un paio di jeans.
 
-Io ne ho contati molti più di uno- ci tenne a precisare Dean.
 
-Non è il momento di scherzare ti prego..- lo supplicò Cas infilandosi un maglione sulla camicia tutta spiegazzata che aveva appena pescato fuori da un cassetto.
 
-Davvero vuoi uscire con quello?- disse Dean indicando il maglione grigio con un lupo ricamato sopra.
 
-Sul serio Dean non ho tempo per questo- disse Castiel esasperato.
 
Dean si alzò dal letto e si infilò i jeans con stressante lentezza.
 
-Lo stai facendo apposta?- gli chiese.
 
-Cosa?- chiese Dean facendo finta di non capire, si stava divertendo un mondo ad assistere alla sua crisi di panico.
 
-Ti diverti a tormentarmi dì la verità- gli disse Castiel.
 
-Beh non mi è sembrato ti dispiacesse ieri sera- si avvicinò a lui e fece per baciarlo ma Castiel lo respinse.
 
-Mi dispiace Dean.. tu sei fantastico e ci siamo divertiti davvero tanto insieme... insomma penso tu ne abbia avuto un idea stanotte..-disse imbarazzato -ma io non faccio queste cose di solito, insomma ero incazzato e ubriaco.. una pessima combinazione.. quello che voglio dire è che ho un ragazzo ..io sto con Ian- concluse.
 
-No sul serio!?- fece Dean con la voce falsamente sorpresa.
 
-Lo sapevi?- si sorprese Cas.
 
-Cas ti ho trovato ubriaco in un bar da solo, che farneticavi sul meritarti di meglio, non ci voleva certo Sherlock Holmes per capire che ti avevano dato buca-gli rispose Dean –poi voglio dire era il tuo ragazzo non il mio, se è così idiota da darti buca il problema è suo, non mio- concluse sorridendo.
 
Castiel gli sorrise ma aggiunse:
 
-E’ il mio ragazzo.- e pose l’accento su quel “è” per sottolinearne l’importanza.
 
-Bene..allora a questo punto.. penso sia davvero meglio che vada- disse Dean.
 
Uscì dalla camera e iniziò a raccattare i suoi vestiti.
 
Castiel lo guardò andarsene ripetendo a se stesso che era stato un errore, e che fare finta che quella notte e quel ragazzo non fossero mai esistiti sarebbe stata la cosa migliore per tutti.
 
**** Colin era in ritardo.
 
Aveva già ricevuto tre messaggini minacciosi da Amy che lo stava aspettando in auto fuori al vialetto.
 
Uscì di corsa dalla sua camera.
 
E andò dritto filato a sbattere contro qualcuno.
 
Castiel arrivò di corsa dalla sua stanza.
 
-Colin stai bene? Che ci fai qui?- disse 
 
-Ci vivo zio.. nel caso te lo fossi dimenticato.. –iniziò Colin sarcastico.
 
-Sono tornato solo a prendere le mie cose per la scuola..tu e Ian potet- le parole gli morirono in bocca.
 
Rimase immobile e incantato a fissare il dio greco a torso nudo che gli si parava davanti.
 
- Dean questo è mio nipote Colin.. Colin questo è Dean ....ma non preoccuparti stava andando via –si affrettò a spiegare Cas.
 
-Si stavo andando via- ripetè Colin inebetito.
 
-Non tu.. Dean stava andando via- precisò Castiel.
 
-Tu… non sei Ian..- disse Colin che ancora non si era ripreso dallo shock.
 
-L’ultima volta che ho controllato no.. ma visto che oggi sei la seconda persona che me lo chiede ..forse dovrei ricontrollare- rispose Dean sarcastico.
 
 
-Beh credo sia meglio che vada- continuò infilandosi la maglia raccolse il resto dei suoi indumenti.
 
 
-E’ stato un piacere conoscerti Colin. Addio Cas stammi bene- gli disse Dean guardandolo negli occhi.
 
-Addio Dean- rispose Cas ripetendo a se stesso che era la cosa giusta da fare.
 
Non appena la porta si chiuse dietro le sue spalle Colin esclamò:
 
 
-Ma che cazzo hai combinato?-
 
-Ehi ehi cos’è questo tono? Gli adulti possono sbagliare sai? Mica siamo infallibili ..ero ubriaco ed ero arrabbiato e semplicemente successo..non c’è un perchè- cercò di spiegarsi Castiel.
 
-Beh io ne ho visti due o tre di perché..-lo prese in giro suo nipote.
 
-Colin! – urlò irritato Cas.
 
-Che c’è? Ce li ho anche io gli occhi …- si giustificò il ragazzo e continuò
 
-Perché eri arrabbiato comunque? Ian ti ha dato di nuovo buca.. non posso crederci.. ma perché non lo molli?- chiese risentito.
 
-Non ricominciare Colin..Non ho tempo ..devo andare a lavoro e tu devi andare a scuola..e faremo tutti finta che questa cosa non sia mai accaduta- Castiel cercò di essere autoritario.
 
- Amy mi sta aspettando ..hai ragione.. devo andare.. ma non credere di cavartela così voglio i dettagli.. deve essere un tipo speciale se ti ha fatto crollare..- disse Colin e non aspettò la risposta si precipitò di corsa fuori casa.
 
Castiel non avrebbe comunque saputo rispondere. Speciale o no Dean era uscito dalla sua vita per sempre e si augurava che avesse fatto la scelta migliore.
 
****
 
Dean era rientrato a casa.
 
Arthur stava uscendo per la scuola.
 
-Oh il figliol prodigo è tornato a casa? Dove sei stato?
Puoi darmi un passaggio a scuola o è chiedere troppo?- chiese. 
 
-Oh ti prego non urlare .. temo dovrai chiamare un taxi –gli rispose Dean portandosi le mani alla tempia.
 
-Cosa? Perché? E’ successo qualcosa all’auto?-chiese Arthur preoccupato.
 
-E’ una lunga storia, e tu sei già in ritardo se non sbaglio.. non vorrai far tardi il tuo primo giorno ..comunque non è successo niente all’auto tranquillo- almeno sperava si disse Dean.
 
Sarebbe passato a riprendere l’auto all’apertura del Blue Angel quella sera stessa, e se avesse notato anche un solo graffio sulla sua baby, quel barista avrebbe pagato.
 
-Devi aver rimorchiato qualcuno di davvero importante stanotte.. se valeva tanto da farti separare dalla tua auto…- insinuò il ragazzo intuendo che il mal di testa di Dean non era dovuto a un incidente ma a una sbronza colossale.
 
-Mi conosci ..i miei appuntamenti finiscono quando finisce la musica- disse Dean, almeno questo era quello che si ripeteva.
 
-Comunque Carson ha lasciato delle cose nel tua camera per te.. e …ha chiamato il tuo capo, il direttore del giornale, vuole incontrarti verso le dieci nel suo ufficio in città..l’indirizzo è annotato vicino al telefono- gli elencò Arthur.
 
- Non sapevo di avere una nuova segretaria-continuò Dean sarcastico.
 
-Un semplice grazie sarebbe gradito- disse seccato Arthur mentre componeva il numero del taxi.
 
**** 
 
Dean era arrivato fuori dall’ufficio del suo nuovo capo.
 
Per l’occasione aveva indossato un abito elegante nero e aveva messo anche la cravatta, insomma sembrava saltato fuori da un funerale o da un remake di “Man in Black” ma senza gli occhiali da sole.
 
Perché a che sarebbero serviti gli occhiali da sole in un posto dove il sole non si vedeva praticamente mai? 
 
Aveva pensato di vestirsi bene perchè aveva sentito nel suo vecchio ufficio di new york, che il direttore della sede inglese del suo giornale, fosse un tipo molto preciso, che ci teneva all’etichetta e all’eleganza, aveva sentito che nel giro si era meritato il soprannome di “Demon”, perché pare fosse spietato negli affari.
 
A Dean sembrava una buffonata, ma lui si occupava di cronaca e non sapeva che cosa gli avrebbero assegnato, quindi voleva fare una buona prima impressione per non finire a scrivere necrologi.
 
Salì le scale di uno dei pochi palazzi della città.
 
La sede si trovava al terzo piano. Quando entrò gli sembrò di essere di nuovo a New York, solo che dalle finestre non si vedeva l’Empire o Central Park, ma una schiera di case, il profilo di un campanile e poi colline e verde, tanto verde, troppo. 
 
L’ufficio era arredato in stile moderno e c’erano quattro persone che lavoravano sedute alle loro scrivanie.
 
La segretaria, una ragazza bionda e solare lo fece accomodare sul divano in attesa di essere ricevuto dal capo.
 
-Il signor Somerhalder la riceverà non appena possibile.- sorrise a Dean che ricambiò il suo sorriso.
 
-Dovremmo andarci in vacanza se per te va bene- disse una voce da dietro la porta.
 
Era una voce che Dean conosceva e che aveva creduto di non risentire mai più.
 
Era la voce di Castiel.
 
-Non lo so Castiel dipende dai miei impegni- disse qualcuno in risposta.
 
-No ma non essere troppo entusiasta- disse la voce di Castiel.
 
-Scusami ora devo ricevere un nuovo reporter, non ho il tempo di assistere a una tua sceneggiata- gli rispose l’altro.
 
Il telefono della segretaria squillò e quella rispose.
 
-Il signor Somerhalder la sta aspettando.- disse dopo aver riagganciato.
 
Dean si alzò e la porta si aprì contemporaneamente. Due occhi blu lo fissavano sbalorditi.
 
Castiel uscì dalla stanza e fissò la porta richiudersi alle sue spalle.
 
Non riusciva a muoversi, era completamente bloccato.
 
Credeva che non avrebbe più rivisto Dean e invece era dentro quella stanza insieme al suo ragazzo e avrebbe iniziato a lavorare per lui.
 
No, non andava bene, non andava affatto bene.
 
Sentiva che stava per vomitare.
 
****
 
Dean non aveva mai conosciuto una persona più arrogante, spocchiosa e irritante del suo nuovo capo.
 
-Per ora le facciamo un contratto free lance, lavorerà da casa, se ha qualche storia interessante la useremo- gli aveva detto.
 
Ma dove la trovava una storia interessante in quella città del cazzo.
 
“Ecco una storia per te.. mi sono scopato il tuo ragazzo” gli interesserà abbastanza, pensava.
 
Ma come faceva Cas a stare con uno così, uno che giudica le persone dalle scarpe e dai vestiti che porta? Gli era preso un colpo a vederlo lì dentro.
 
Aveva fatto finta di niente, che altro avrebbe potuto fare?
 
Con tutta la gente che poteva portarsi a letto aveva dovuto scegliere il ragazzo del suo capo.
 
Questa è sfiga cavolo, pensava.
 
I pianeti dovevano essere allineati o qualche stronzata simile.
 
Stava passando di fronte alla porta del bagno quando qualcuno lo afferrò e lo trascinò dentro.
 
-Che ci fai qui?-disse Castiel, il suo tono di voce suonava incazzato.
 
La situazione sarebbe stata eccitante pensò Dean, se non si fosse trovato nel bel mezzo di una soap-opera.
 
-Nel bagno? Mi ci hai trascinato tu!- gli disse sarcastico.
 
-Non scherzare Dean ti prego- Cas era passato dal incavolato all’esasperato.
 
-Ci lavoro no.. hai sentito sono il nuovo reporter- gli rispose Dean.
 
-Avevi detto che saresti andato via ..avevi detto che eri solo di passaggio in città- gli rimproverò Castiel.
 
-Oh- disse Dean che ora capiva un po’ di più. -Oh?? ..che cazzo vuol dire oh?- esclamo Castiel.
 
-Beh ..sono di passaggio.. devo stare qui per un anno per via di alcune questioni familiari ..poi alzo le tende e me ne torno a New York- si giustificò.
 
-Un anno.. per te un anno vuol dire essere di passaggio?-disse 
 
Castiel aveva voglia di tirargli un pugno in faccia.
 
-Avresti dovuto spiegarti meglio- continuò incazzato.
 
-Ehi ..eri tu quello fidanzato non io.. tu ..non saresti dovuto venire a letto con me.. non scaricare la colpa su di me- replicò.
 
-Sono.. fidanzato .. e Tu mi hai baciato!- lo accusò Castiel.
 
-E tu hai continuato..- gli rispose di rimando Dean.
 
Stettero per un po’ a guardarsi in silenzio. Il primo a parlare fu Cas.
 
-Hai ragione è stata tutta colpa mia- ammise rassegnato -..beh comunque le cose stanno così ormai.. e non posso farci niente..possiamo fare finta che non sia mai accaduto per favore?-gli chiese Cas.
 
-Certo io non voglio problemi sul lavoro.. e tu stai con Summercoso o come diavolo si chiama..quindi fingiamo che non sia mai accaduto e ognuno per la sua strada …- gli disse Dean.
 
-Sì ognuno per la sua strada- ripetè Castiel convinto.
 
 
 
 
** Allora che ne dite vi siete fatti qualche risata io mi sono divertita molto a scrivere.. adoro odiare ian Xd è il personaggio perfetto per quel ruolo Xd ... cmq ho citato l'orrendo maglione col lupo di misha era davvero orrendo no??? ... e la frase di Dean della 9x06 ... che dire spero che vi abbia divertito quanto ha divertito me.. se avete qualcosa da dire ditemela vi adoro <3 grazie per i commenti e i complimeti.. ci vediamo alla prox ... ci sarà un altro incontro epico <3**
 

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Capitolo 5
*** High School ***


***paperelle e paperelli eccoci qua .. con un nuovo e avvicente(?) capitolo a grande richiesta sono tornata questo capitolo riguarda il fandom di merlin e dr who in particolare .. amichette destiel non piangete è un crossover dopotutto XD...
nessuno mi appartiene vorrei un piccolo merlin da tirare fuori dalle tasche in caso di necessità ma non ce l'ho piango per sempre.. e come al solito non ci guadagno niente..solo notti in bianco ahahah XD enjoy ...***



High School
 
-Sbrigati  altrimenti arriveremo tardi- lo esortò Amy.
 
-Faccio in un attimo-ribadì Colin.
 
-Cosa devi comprargli? Un'altra rivista sportiva? Deve fare colpo su qualcuna?- gli domandò curiosa.
 
-Perché sei gelosa?- le chiese il ragazzo malizioso guardandola insistentemente.
 
-Fossi matta.. quello che fa Mr Muscolo.. non mi riguarda proprio- rise in maniera sguaiata.
 
A Colin la sua risata non convinse affatto.
-Eppure non  mi sembra.. –
 
-Finiscila di dire cose senza senso Merlin ..muoviti va a comprare questo giornale al tuo amico.. anche se non capisco perché devi andarci tu..- lo interruppe risentita.
 
-Beh sono di passaggio e poi l’ultima volta che ho controllato era anche tuo amico Pond.. ci vediamo all’ingresso- gli disse Colin. Scendendo dall’auto gli fece la linguaccia e si richiuse lo sportello alle sue spalle senza dargli modo di replicare.
 
Amy rimase sola in auto a convincersi che Colin si sbagliava di grosso e che non gli interessava assolutamente nulla di quello che faceva il loro amico.
 
Gelosa lei , si disse, come poteva essere gelosa di quel ragazzino magrolino e impacciato, andiamo, lei era Amelia Pond, era ovvio che non era assolutamente interessata a Rory Williams.
 
                                                                             ****
 
Arthur si era fatto lasciare dal taxi appena fuori la scuola, proprio di fronte a un edicola.
 
Essendo in anticipo aveva deciso di entrare a curiosare tra i libri e le riviste.
 
Voleva informarsi se  questo minuscolo angolo di mondo aveva alcune delle sue  riviste preferite.
 
Non nutriva molte speranze, cercava in particolar modo riviste che parlassero di caccia, del tirare di scherma e di tiro con l’arco.
 
Questi erano i suoi hobby preferiti, si era un po’ strano in realtà, ma fin da quando era piccolo suo padre lo aveva portato sempre a caccia con se.
 
Conosceva bene le armi in generale perché era stato addestrato a tirare di scherma e anche con l’arco, i cosiddetti sport da nobili, meglio conosciuti  nel XXI secolo come sport da ricchi.
 
Preferiva di gran lunga la spada alle frecce, onestamente si riteneva anche abbastanza capace.
 
La sua volontà era infatti quella di gareggiare tra i professionisti di scherma un giorno.
 
Alla fine aveva trovato una misera rivista di caccia e una su come tenersi in forma.
 
Si mise in fila per pagare.
 
-Scusami -gli disse una voce dietro di lui.
 
Arthur si girò.
 
Un buffo ragazzo con due enormi occhi azzurri lo stava guardando e gli sorrideva.
 
Aveva un berretto calato sulla testa quasi a nascondere i suoi bellissimi occhi, e strati e strati di vestiti a proteggerlo dal freddo.
 
In effetti era molto magro e esile ma il suo sorriso illuminava tutto il negozio.
 
-Potresti dirmi dove hai preso quella rivista?- gli chiese il ragazzo indicando la rivista salutare.
 
Arthur gli sorrise a sua volta –Vieni ti faccio vedere –disse e si sorprese, poteva semplicemente dire nel reparto hobby e sport e invece lo stava accompagnando di persona, non era da lui si disse.
 
La disponibilità non era certo un suo pregio.
 
Colin stava seriamente pensando, che qualcuno, stesse volutamente, attentando alla sua vita.
 
Prima il dio greco in casa sua questa mattina e ora questo tizio che sembra uscito da un set cinematografico.
 
Quando si era voltato aveva rischiato un infarto.
Il secondo della giornata.
 
Occhi azzurri, capelli biondi, denti bianchissimi e fisico scolpito.
 
E ora che lo stava seguendo, stava notando anche una certa cosetta che prima non aveva notato.
 
Aveva un sedere da urlo.
 
Per giunta  il super figo  lo stava anche accompagnando a cercare quella dannata rivista.
 
Che stava succedendo in quella città?
 
C’era in corso  un cast televisivo e lui non ne sapeva niente?
 
 Avevano deciso di girare un film o un servizio fotografico di super modelli?
 
-Ecco la rivista che cercavi- gli disse Arthur.
 
Entrambi allungarono il braccio verso la rivista e le loro mani si toccarono.
 
Come colpiti da una scossa, si ritrassero visibilmente imbarazzati e la rivista cadde a terra.
 
Arthur la raccolse cercando di superare l’imbarazzo disse – è un ottima rivista-. Strano lui non si imbarazzava mai.
 
-Non è per me- disse Colin.
 
Fortunatamente portava il cappello perché sentiva che le sue orecchie era rosse per la vergogna.
 
Una vergogna che non si spiegava, in fin dei conti non lo conosceva affatto quel ragazzo, non sapeva neanche il suo nome.
 
Tornarono alla cassa.
 
-O mio dio -disse Arthur -non so come qualcuno possa leggere questa roba è completamente ridicolo! Un alieno in una tuta metallica!- disse indicando una pila di fumetti di Iron Man riposti in un angolo.
 
- Questo Colin deve essere proprio uno sfigato- concluse ridendo indicando il biglietto che i fumetti riportavano sopra.
 
-Colin li ci sono i fumetti che ti o messo da parte- urlò il ragazzo dietro il bancone.
 
Colin prese la pila di fumetti con se.
 
Arthur sbattè le palpebre sorpreso.
 
-Già sembrerebbe che lo sfigato sia io- disse Colin guardandolo ironico -E giusto per la cronaca IronMan non è un alieno-precisò con un tono saccente, gli passo davanti non curante e pagò i suoi acquisti.
 
-Beh non volevo offenderti, ma ammetterai che sapere la differenza tra un tizio in tuta metallica non alieno e uno alieno non dovrebbe rientrare nelle mie priorità- rispose Arthur con un sorriso di superiorità mentre anche lui pagava le sue riviste.
 
-Certo nelle tue priorità deve rientrare come sparare a innocenti animali che non possono difendersi- ribadì Merlin sarcastico e il suo sguardo si posò con rimprovero sulla rivista di caccia che il ragazzo teneva in mano.
 
-Beh.. quello è uno hobby-tentò di giustificarsi Arthur mentre si dirigevano entrambi all’uscita.
 
-Tecnicamente è omicidio- gli rispose Colin gelido . -Penso sia meglio che vada – aggiunse
 
-Già lo credo anche io-  disse Arthur cercando di avere l’ultima parola.
 
 Uscirono andando ognuno per la sua strada senza neanche guardarsi in faccia.
 
                                                                                         ****
 
Incredibile pensava Colin mentre camminava verso Amy.
 
Quel ragazzo lo aveva fatto infuriare.
 
Come si permetteva, con che aria di superiorità e sfacciataggine andava in giro tutto tronfio a giudicare la gente,con i suoi addominali scolpiti e i suoi denti bianchissimi.
 
Ma non era questo il punto pensò.
 
Con i suoi occhi incredibilmente azzurri non lo avrebbe distratto da quello che era in realtà.
 
E non tralasciamo il suo sedere pensava.
 
Ok si stava facendo di nuovo distrarre, era un pallone gonfiato punto decise categorico.
 
 Certo un pallone gonfiato, con un didietro da prima pagina, ma pur sempre un pallone gonfiato.
 
Non meritava un secondo di più dei suoi pensieri.
 
E poi quanto si deve essere Asini per non sapere che Iron-man non è un alieno?
 
 
                                                                               ****
Arthur stava lottando con il lucchetto del suo armadietto.
 
Stava incanalando tutta la sua frustrazione su quell’oggetto.
 
Era furioso.
 
Quel ragazzo lo aveva trattato come un cretino.
 
Sputando sentenze senza neanche conoscerlo.
 
Si era lasciato ingannare dai suoi occhi e dal suo sorriso.
 
Gli era sembrato tanto gentile, invece lo aveva fregato.
 
Era un idiota, un nerd sfigato che si nascondeva dietro i suoi fumetti.
 
Alieno o non alieno, ma chissenefrega si ripeteva.
 
Gli aveva fatto fare la figurare dell’idiota.
 
Inizio a strattonare il suo lucchetto con forza ma quello non ne voleva proprio sapere di aprirsi.
 
-Posso aiutarti?-disse una voce alle sue spalle.
 
Un ragazzo alto e magro con un naso un po’ pronunciato lo fissava sorridendo.
 
-Sai era il mio armadietto l’anno scorso- disse.
 
Iniziò ad armeggiare con il lucchetto e poi diete un colpo all’armadietto che si aprì come per magia.
 
-Visto?-sorrise -Piacere..- allungò una mano per presentarsi- io sono Rory..Rory Williams-
 
Arthur gli allungò la sua mano e rispose -Arthur Pendragon – ricambiando il sorriso.
 
-Cosi sei tu il famoso Arthur..Ti credevo più alto.. -Rise nervoso Rory.
 
Non si era trattenuto, quel commento gli era scappato, scivolato fuori dalla bocca come se avesse vita propria. Del resto Amy lo aveva tediato per ore al telefono su quanto il nuovo vicino fosse bello, muscolo e mille altre cose che lui non sarà mai.  Per questo aveva chiesto a Colin di comprargli quella rivista. Doveva tenersi in forma se voleva far colpo sulle ragazze. Non che volesse far colpo su una ragazza in particolare. Aveva solo pensato, che se potevano piacere a Amy quei tipi, probabilmente piacevano a tutte le ragazze.
 
A volte invidiava Colin, lui non aveva di certo questi problemi a piacere alle ragazze.
 
Amy lo adorava.
 
E a quanto pare adorava pure questo Arthur.
 
Ma non adorava Rory.
 
Nossignore, ogni cosa che faceva Rory era sottoposta a milioni di critiche e analizzata al microscopio.
Aveva da ridire sempre su tutto.
 
Era cosi irritante.
 
Arthur lo stava fissando.
 
Era rimasto in silenzio perso nei suoi pensieri su Amy.
 
Aveva la sua mano ancora stretta in quella di Arthur.
La ritrasse in fretta.
 
-una mia amica ..-cerco di spiegare impacciato- lei mi ha parlato di te.. e del fatto che sei nuovo.. che ti serve una guida a scuola ..capelli rossi..lentiggini ..occhi verdi ?? Amelia Pond-cercò di fargli capire chi fosse descrivendola.
 
-A si ..Amelia!- disse Arthur ripensando alla pessima figura che gli aveva fatto fare Dean.
 
-E’ una tua amica? Non sarà la tua ragazza?- chiese Arthur sinceramente curioso.
-Ma chi Amy? figuriamoci ..- rise nervoso-è come una sorella per me..siamo amici fin dall’asilo ..Vieni ti faccio vedere la scuola-iniziarono a girare per i corridoi e Rory indicò ad Arthur le varie aule.
 
-Allora come ti sembra?- chiese curioso Rory dopo un po’ cercando di rimanere impassibile.
 
-La scuola?- chiese Arthur.
 
-No dicevo  Amy..Amelia..?-ma perché glielo stava chiedendo che cosa gli importava poi, se quella storia veniva fuori Amy lo avrebbe ucciso come minimo.
 
-Oh è molto carina… allora ti piace?-chiese Arthur sorridendo divertito.
 
-E’ come una sorella per me te l’ho detto..siamo solo amici-si affretto a ripetere Rory- ero solo curioso-si giustificò.
 
Arthur non volle insistere gli stava simpatico quel ragazzo e non voleva farlo arrabbiare, ma non ne era tanto convinto di quello che gli stava dicendo.
 
Del resto non erano fatti suoi.
Ma volle lo stesso tranquillizzarlo.
 
-Comunque non è il mio tipo- gli disse.
 
Rory si fermò di colpo.
 
Quel ragazzo era matto Amy era il tipo di tutti.
Certo non il suo perché era talmente irritante, ma tutti i ragazzi della scuola avrebbero fatto carte false per uscire con lei.
 
-Ti piacciono le brune forse?- domandò sorpreso.
 
-Nemmeno-rise Arthur.
 
Forse era un po’ cattivo da parte sua, ma si divertiva sempre a sorprendere le persone e chi meglio di un ragazzo di provincia poteva rimanere sconvolto da quanto stava per dire?
  
-Sai fai un sacco di domande per essere un tipo che ho appena conosciuto proprio come la tua amica Amy-disse divertito.
 
Doveva essere una caratteristica dei ragazzi del luogo pensò, eppure degli inglesi si diceva che non parlassero molto, che avesse trovato le uniche due eccezioni?.
 
-Scusami- disse Rory sinceramente dispiaciuto- è solo che non abbiamo molte novità da queste parte ..e tu sei la prima dopo tanto tempo..preparati.. credo che dopo il mio ..diciamo ..ehm.. interrogatorio  ..ne seguiranno molti altri –  cerco di spiegarsi.
 
-Non preoccuparti scherzavo sono un libro aperto.. Beh se proprio lo vuoi sapere.. il mio tipo sono i bruni.. i ragazzi ..maschi- disse fissando Rory negli occhi per essere certo di fargli capire dove volesse arrivare.
 
- Sei gay?- disse Rory tranquillamente quasi annoiato.
 
 La sua reazione sorprese Arthur.
Si aspettava un mezzo collasso, che scappasse via gridando allo scandalo, oppure che tirasse fuori una mascherina per assicurarsi di non essere contagiato respirando la sua stessa aria.
Invece quel ragazzo continuava a guardarlo tranquillo.
Come se fosse la persona più normale del mondo.
Non che non lo fosse, solo che non ci era abituato.
 
-si sono gay- disse- non che sia un segreto.. ma non vorrei turbare la piccola e ridente scolaresca di Greyhollow.. quindi ..per favore Rory se potessi tenerti quest’informazione per te almeno per ora- si era preparato questo discorso prima di vedere la sua reazione, ora non sapeva se avesse molto senso farlo, ma comunque lo aveva fatto lo stesso per precauzione.
 
-Oh non preoccuparti non sei il primo gay in città- disse Rory  tranquillo.
 
Ma nella sua testa si sentiva sollevato e al tempo stesso terrorizzato, perché non appena quest’informazione fosse giunta ad Amy, sarebbe scoppiato l’inferno. Non poteva crederci forse uno dei folli piani di Amy stavolta avrebbe funzionato veramente.
 
-Ah no?- disse Arthur sorpreso.
 
Ecco spiegato tutto qualcun altro si era preso le offese,le risatine e le battutacce al posto suo.
 
-Comunque terrò il tuo segreto se è questo che vuoi- gli disse Rory.
 
E Arthur gli credette sentiva di potersi fidare di quel ragazzo.
Sentiva che era un tipo apposto.
 
-Grazie Rory Ora ti farò una domanda strana ma tu stai al gioco… puoi dirmi tutto quello che sai su Iron-man?-
 
-Iron Man? Il super-eroe?- chiese Rory sorpreso.
 
-Si lui ..niente domande ..dopo ti spiego..-
 
                                                                                       ****
 
Merlin aveva raggiunto Amy e le aveva raccontato della sua disavventura in edicola.
 
Amy lo stava tranquillizzando.
 
-Non devi più pensarci Colin, adesso devi concentrarti su Arthur-
 
-su chi?-chiese Colin
 
-Non posso crederci Merlin ..di cosa abbiamo parlato per tutto il fine settimana?- gli chiese Amy con un aria da maestrina.
 
-A si.. il fratello di Sam ..credevo ci avessi ripensato – Colin si ricordò all’improvviso con terrore dei piani che Amy aveva in mente per lui e questo fantomatico ragazzo.
 
-no che non ci ho ripensato è perfetto per te Colin te l’ho detto-gli disse irremovibile.
 
-Ma non sai neanche se è gay-protestò lui cercando di farla ragionare.
 
-Ma figurati.. dettagli ..adesso appena lo vedi tu vai la e gli parli cercando di essere simpatico..magari togli quel berretto dalla faccia … sembra che tu abbia intenzione di far irruzione in un appartamento da un momento all’altro.. ma cosa ti sei messo-  
 
Gli tiro via il cappello dalla testa e gli sistemo i capelli con la mano agitandoli per creare un po’ di volume.
 
-Ecco così va meglio- continuò ammirando soddisfatta il suo lavoro.
-Ricorda di essere carino- ripeté come se da questo dipendesse la mia vita.
 
-Si mamma- disse con aria accondiscendente Colin prendendola in giro.
 
-Smettila non è divertente- lo rimproverò seria.
 
-Puoi giurarci che non lo è- ribatté lui - e comunque non sono dell’umore adatto- continuò
 
-O guarda c’è Rory!- disse indicando il loro compagno che chiacchierava con un ragazzo biondo vicino gli armadietti.
 
-Per via di quel tizio? dimenticati di quel tizio!- gli ordinò Amy ritornando sull’argomento.
 
Come se fosse facile gli sembrava di vederlo anche li affianco a Rory.
 
Un attimo forse non era un allucinazione si disse.
 
Colin  guardò meglio il ragazzo vicino al suo migliore amico capelli biondi fisico perfetto.
 
-Vedrai che non appena lo vedrai ti dimenticherai del-
Amy stava ancora continuando la sua opera di convinzione quando Colin la interruppe.
 
-Lo scemo dell’edicola- esclamo sorpreso.
 
-Si Esatto ti dimenticherai dello scemo dell’edicola.- concluse Amy soddisfatta.
 
-No..ti sto dicendo che quello li con Rory guarda è lo scemo dell’edicola- urlò Colin isterico.
 
Amy guardò nella direzione indicata dall’amico.
 
- No –disse arrabbiata- no.. no.. no.. non è possibile!
 Tu me lo fai apposta ..c’eravamo così vicini- concluse sembrava che il mondo gli fosse appena crollato addosso.
 
-Cosa? che stai dicendo? Che ho fatto? Che vuoi dire spiegati- gli chiese Colin sorpreso dalla sua reazione.
 
-Quello.. idiota..  è Arthur Pendragon!-disse Amy sconfitta.
 
                                                                                ****
-E quindi questo ragazzo ti ha trattato come un cretino perché non conoscevi la storia di Iron-man?- chiese Rory a Arthur. Omettendo che, il fatto che non conoscesse Iron-man, lo sconvolgeva non poco.
 
-Beh si- spiegò Arthur che aveva tralasciato volutamente la parte in cui aveva insultato quel ragazzo però anche se per sbaglio.
 
-Oh guarda c’è Amy con il mio amico Colin- disse Rory che aveva avvistato Colin e Amy da lontano.
 
-Come scusa?Colin?- a sentire il nome Colin Arthur si irrigidì ed ebbe un brutto presentimento.
 
Lo vide arrivare da lontano,aveva tolto il berretto e ora poteva notare i suoi capelli scuri leggermente spettinati ma soprattutto i suoi occhi che non essendo più coperti  erano ancora più blu e più intensi, quasi ipnotici.
 
-Colin è il mio migliore amico, io lui e Amy siamo amici praticamente da sempre- disse allegro-Ora ci facciamo una bella chiacchierata tra amici e ti togli dalla testa quell-
 
Rory stava dicendo qualcosa ma lui neanche ascoltava lo interruppe esclamando ad alta voce:
 
-Lo scemo dell’edicola!-
 
-Esatto ti togli dalla testa lo scemo dell’edicola- Ripeté convinto Rory.
 
-No..Rory.. dico ..il tuo amico .. lui ..è lo scemo dell’edicola-
 
-Colin è lo scemo dell’edicola?- ripetè Rory incredulo.
 
No, non sarebbe andata affatto bene, se lo sentiva e lo sguardo omicida negli occhi di Amy, mentre si avvicinava verso di loro, non fece che confermare i suoi sospetti.



*** e questo è tutto patati spero che vi sia piaciuto lo scopo era farvi sorridere dopo l'angst di "I need to stay" l'ultima ff che ho scritto.. se non vi ho fatto ridere neanche una volta ditemelo che riscrivo tutto, come sempre grazie a chi legge e recensisce ... su non abbiate paura pure se vi fa schifo ditemeloooooooooo prometto che nel prox tornano cas and dean :P ...xoxo Hopauradella9x10girl XD***

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Capitolo 6
*** The Alley ***


*** la storia prosegue .... qui si scoprirà un po di più su Sam e Colin e Arthur beh vedrete.. o meglio leggerete.. nessuno mi appartiene... diosololosaquantovorreichefossecosì.. scrivo cosi per le paperelle che leggono <3 ...enjoy this***




 
Capitolo 6
 
The Alley
 
Nel pomeriggio Dean passò di nuovo in ufficio.
Aveva un bisogno urgente di parlare di informazioni, ma non certo da quello stoccafisso che era costretto a chiamare capo.
 
Aveva frugato tra le scatole di Sam, che Carson gli aveva lasciato in camera sua.
 
Tra le varie cianfrusaglie, tra cui assurdi libri da nerd e dvd di telefilm improbabili, Dean aveva trovato un diario, scritto nella calligrafia elegante e precisa di suo fratello.
 
Non era un vero e proprio diario, erano per lo più appunti, annotati  giorno per giorno, appunti di un lavoro che sembrava durare da una vita.
 
Sam a quanto pare aveva scoperto qualcosa.
Qualcosa di grosso e di importante a livello storico, era infatti un archeologo, ma Dean pensava che si occupasse per lo più di teoria piuttosto che della pratica, non credeva certo che suo fratello giocasse a fare Indiana Jones nel suo tempo libero.
 
Eppure in alcuni passaggi Sam affermava di avere paura che qualcuno mirasse alle sue ricerche.
 
 Parlava di un oggetto misterioso, di grande valore, una spada appartenuta a chissà quale re britannico, ma Dean non era riuscito a capire di più, era scritto tutto in “secchiese” un linguaggio incompresibile alle persone normali come lui, doveva trovare qualcuno, un secchione come suo fratello per l’appunto, che l’aiutasse a comprenderlo fino in fondo.
 
Ora quello che era accaduto stava finalmente iniziando ad avere un senso.
 
Quando lo avevano chiamato per comunicargli che suo fratello era scomparso, Dean aveva subito rifiutato la teoria della polizia che Sam fosse sparito di sua volontà.
Si era convinto che qualcosa fosse successo.
Qualcosa di brutto.
Conosceva suo fratello.
 
Ma la polizia ne era convinta.
Nessun corpo.
Nessun  segno di lotta intorno alla sua auto abbandonata in un bosco presso la città.
Nessuna  macchia di sangue.
Le cose di Sam erano sparite, aveva  preso degli indumenti che aveva con se, visto che stava tornando a casa dopo un viaggio di lavoro, ma aveva lasciato il cellulare.
 
Per loro a Sam era successo quello che a succede a molti.
Stanco di vivere li ,di prendersi cura di suo fratello, di tutti i suoi doveri se ne era semplicemente andato abbandonando tutti.
 
Aveva deciso di sparire lasciandosi tutti alle spalle.
 
Dean era dall’altra parte del mondo e aveva potuto fare ben poco.
 
Nei boschi erano state fatte ricerche nei primi giorni, ma niente era stato ritrovato, e la zona era talmente vasta, che le ricerche erano state quasi subito abbandonate.
Nessuno in quella stupida città aveva fatto nulla di più.
 
Dean aveva pensato che forse Sam potesse essere stato aggredito da qualcuno, ma i poliziotti avevano subito messo da parte questa teoria, Sam non possedeva nulla di valore con se, ne erano certi avevano interrogato tutti quelli che lo conoscevano.
E comunque sostenevano che i malintenzionati avrebbero preso anche il cellulare.
Dopo essersi accertati che nessuna richiesta di riscatto sarebbe arrivata avevano liquidato la faccenda.
“E comunque in mancanza di un corpo il reato non sussiste”.
Questo era quello che si era sentito ripetere al telefono.
 
La polizia se ne era fatta una ragione dicendo che prima o poi Sam sarebbe ricomparso.
 
Erano passati dei mesi ormai ma Dean non si era rassegnato non come tutti gli altri, il motivo per cui aveva smesso di cercare era che non aveva nessuna pista.
Nessuna idea su cosa suo fratello stesse facendo o perché potesse essere stato aggredito, o rapito, o peggio.
 
Ma adesso tutto era cambiato, con queste nuove informazioni tutto gli appariva sotto un'altra luce.
 
Era diventato il tutore di Arthur e si era dovuto occupare del trasferimento, tutte priorità, ma non aveva mai smesso di voler scoprire la verità.
 
Certo si era trasferito li, perché il padre di Arthur glielo aveva imposto nel testamento, suo figlio per ereditare la sua fortuna doveva terminare gli studi in Inghilterra nella sua città natale, ma era andato li anche per sapere cosa era realmente successo.
 
Avrebbe trovato pace e si sarebbe sentito a posto con la coscienza, solo scoprendo cosa era accaduto realmente a suo fratello e adesso queste nuove informazioni erano la sua più grande opportunità.
 
Non le avrebbe consegnate a quegli incapaci di poliziotti.
 
Avrebbe indagato e investigato da solo,  aveva solamente bisogno di uno storico, un esperto in materia, in grado di decifrare quel “blablabla” per lui incomprensibile, ma dove avrebbe potuto trovarne uno?
 
Ed era per questo che era andato in ufficio, voleva chiedere a suoi colleghi il nome di qualche possibile consulente.
 
Dean osservò la segretaria seduta dietro la scrivania.
Una ragazza bionda con gli occhiali, ma molto carina e solare, decise che poteva unire l’utile al dilettevole magari e di partire proprio da lei a fare domande.
                                                
                                                                                        ****
 
Castiel era appena uscito dall’ufficio di Ian.
Avevano passato la pausa pranzo insieme.
O meglio Cas aveva pranzato.
Ian era stato tutto il tempo al telefono, a parlare con non so quale importante società, per non so che importante notizia, dopo circa cinque minuti aveva perso interesse e si era concentrato sul suo hamburger perso nei suoi pensieri.
 
Ironia della sorte il pensiero più insistente che aveva avuto per tutto il pranzo si era appena materializzato di fronte  a  lui.
 
Dean era li, seduto sulla scrivania della segretaria dalla parte posteriore accanto alla sua sedia, le gambe allungate incrociate l’una sull’altra, le mani nelle tasche del giubbotto.
 
Stavano ridendo e lui la guardava con occhi languidi.
 
All’improvviso Dean,tolse le mani dalle tasche, le si avvicinò al volto le sfilò gli occhiali e lei sorrise di imbarazzo.
Se li rigirò tra le mani per un po’e poi si chinò di nuovo vicinissimo al suo volto e glieli riappoggiò sul naso con delicatezza.
 
Cas notò il rossore sulle guance della ragazza.
 
Qualcosa si mosse ribellandosi da qualche parte del suo stomaco.
 
Si avvicinò a grandi falcate al tavolo.
 
Che diavolo voleva fare?
 
Qualunque cosa succedesse tra quei due non erano affari suoi.
 
Eppure non riuscì a trattenersi.
 
-Signorina Smoak, notizie dal tuo ragazzo?-chiese rivolgendosi alla segretaria, senza degnare Dean neanche di uno sguardo.
Lo stava punendo ma per cosa?
Mio dio che ipocrita si sentiva a far notare a Felicity che era impegnata quando forse non lo era anche lui?
 
Felicity sbatté le palpebre distolse lo sguardo da Dean e fissò Cas stupita.
 
-Signorina Smoak?? Questa è bella… sono anni che mi chiami Felicity  Castiel, che ti prende? Stai bene?Comunque ancora nessuna notizia - disse Felicity guardandolo sinceramente preoccupata.
 
Dean la guardò e sorrise.
 
-Non si preoccupi Miss Smoak- iniziò Dean.
 
Felicity lo interruppe subito spazientita ma sorridente:
 
- Dean anche tu? Chiamami Felicity te l’ho detto-
 
-Bene allora.. non preoccuparti..-si corresse Dean appoggiando la mano sulla sua spalla e fissandola negli occhi mentre sfoderava il suo miglior sorriso – Felicity…sta bene ..Cas mi sta solo facendo notare che non dovrei darmi da fare  con persone impegnate giusto Cas?- lo guardò negli occhi con aria di sfida.
 
Tra di loro sembrava scorrere una corrente elettrica che poteva folgorare chiunque fosse capitato nel mezzo.
 
Aveva marcato la parola persone con una certa enfasi e Cas capì che si rivolgeva a lui.
 
-Cos..tu..che.. volevi darti da fare.. con me?? ..oh Cielo- Balbettò Felicity sinceramente sorpresa e un tantino imbarazzata dalla situazione.
 
-Non credo proprio Dean ..Castiel mi conosce e..e poi non vedo perché dovrebbe fartelo notare..aspetta un attimo come l’hai chiamato? Cas??- disse ripensandoci.
 
Cas pensò che ormai era troppo tardi per rimangiarsi tutto e si maledì, per essere stato cosi stupido.
E così geloso con che diritto poi.
 
Felicity era in gamba, troppo sveglia, non per niente il suo ragazzo l’aveva assunta, non era solo una semplice segretaria, gestiva metà della sua compagnia praticamente, anche se poi i meriti ricadevano tutti solamente su Ian.
 
 Mentre andava con lo sguardo sbigottita da uno all’altro, a Cas sembrava di poter sentire gli ingranaggi del suo cervello scattare uno dopo l’altro fino a giungere alla giusta conclusione.
 
Qualcosa non le tornava c’era qualcosa in quei due, in come sfuggivano il suo sguardo,mentre cercava di osservarli meglio, le stavano nascondendo qualcosa,pensava,ma  no, non era possibile, conosceva Castiel da tantissimo tempo e non era il tipo, si ripeteva nella sua testa, eppure, la freddezza con cui le si era rivolto, non era da lui, gli sguardi che lui e quel ragazzo si lanciavano erano carichi di tensione, e lui lo aveva chiamato Cas in una maniera così confidenziale.
 
Cas vedeva chiaramente la nebbia diradarsi dai suoi occhi e mettere tutto a fuoco chiaramente.
 
-Castiel non ci credo tu?..lui? Non è possibile..non ci credo..-sbottò.
 
-E Tanti saluti al “non lo saprà nessuno”-disse Dean sarcastico, guardandosi intorno preoccupato, gli altri giornalisti si erano voltati nella loro direzione, Felicity aveva praticamente quasi urlato.
 
-Shhhhhh- la zittì Castiel e continuò- non deve saperlo nessuno ok? E’ stato un terribile errore che non si ripeterà!- sibilò Cas evitando di guardare Dean mentre pronunciava l’ultima frase.
 
-Non ci posso credere..proprio tu mister Angelo..voglio sapere tutto..voglio entrarci anche io!- Disse Felicity  con un tono a metà tra l’euforico e lo sbalordito.
 
Dean e Cas la guardarono stupiti.
 
-Non nel senso che voglio entrarci..non tra di voi..non che sarebbe una cosa spiacevole..insomma..che avete capito.. nel senso che dovete raccontarmi tutto se volete che tenga la bocca chiusa.-ora devo lavorare- il telefono stava squillando -ma non credete di cavarvela così- concluse e aggiunse divertita- Ah Dean se cercavi uno storico esperto per le tue ricerche ..Beh Castiel gestisce la biblioteca nessuno è più ferrato di lui-
 
La conversazione era finita, prese la cornetta e iniziò a parlare in francese con un cliente.
 
Dean era esterrefatto come aveva fatto quella ragazza da poche parole a capire che cosa era successo tra loro, e avrebbe davvero tenuto il loro segreto?
 
Ma soprattutto come avrebbe fatto a lavorare fianco a fianco con Cas, quando era evidente che non potevano stare nella stessa stanza senza fare casini.
 
                   
                                                                                ****
 
Colin stava tornando a casa da scuola, si era trattenuto più del solito per finire un progetto di scienze.
 
Amy e Rory erano già andati a casa da un pezzo.
Era molto tardi le strade erano buie e semi deserte, si spinse le cuffie nelle orecchie e si calò di più il berretto sulla faccia.
Camminava a passi spediti con le mani in tasca.
Il vento gli sferzava la faccia, nonostante l’autunno non fosse neppure iniziato, aveva freddo.
La luce dei lampioni allungava la sua ombra e la distorceva in maniera inquietante.
 
Era perso nei suoi pensieri.
 
La voce di Mika risuonava nelle sue cuffiette.
“we are young
we are strong
where not looking for where we belong”
 
E aveva ragione lui era sempre se stesso, nonostante questo avesse tenuto sempre le persone a distanza, non sarebbe certo cambiato per appartenere a qualcosa.
 
O a qualcuno, bisbiglio una vocina cattiva nella sua testa.
 
Stava ancora rimuginando su quanto era accaduto quella mattina, a quanto pare le parole di quel ragazzo lo aveva colpito profondamente.
Aveva passato la giornata intera ad evitare Arthur.
 
E per di più aveva dovuto sopportare per tutto il giorno le lamentele e i rimproveri di Amy su come fosse stato precipitoso nel dare giudizi e su come fosse sgarbato e maleducato.
Aveva finito per piantarla in asso dopo il pranzo, non riusciva più a sopportare le sue ramanzine così  gli aveva scritto per Sms che sarebbe tornato a casa da solo perché doveva trattenersi dopo la fine delle lezioni.
 
Rory invece aveva passato tutto il giorno a illustrare aule e corridoi a Arthur, sembrava diventato la sua ombra, ogni volta che li beccava nei corridoi stavano allegramente ridendo della grossa, come si conoscessero da sempre e questo lo mandava parecchio fuori di testa, dopotutto  era lui il suo migliore amico non “Arthur Pendragon”.
 
Quello Era solo un borioso narcisista, possibile che i suoi amici fossero stati abbindolati dal suo fascino da quattro soldi, prima Amy, adesso Rory, possibile che solo lui riuscisse a vedere quel pallone gonfiato per come era in realtà, e cioè un egoista senza cervello.
 
Era vero che non aveva fatto niente per conoscerlo meglio, ma gli era bastato quello che aveva visto, niente che lui avesse potuto dire o fare gli avrebbe fatto cambiare idee.
 
Se un “nerd sfigato” non era all’altezza di sua maestà tanto meglio.
 
All’improvviso fu strappato dai suoi pensieri.
 
Un tipo muscoloso e con un cappello da baseball calcato sugli occhi si stava avvicinando con fare minaccioso nella sua direzione.
 
A Colin sembrò di aver visto un coltellino stretto nella sua mano.
 
Si convinse che la sua immaginazione fosse troppo fervida,abbassò lo sguardo a terra, e si affrettò a superarlo.
 
Ma quando arrivò alla sua altezza il tipo con il berretto da baseball lo afferrò per un braccio, gli puntò il coltello alla schiena e lo trascinò con violenza nel vicolo più vicino.
 
Nel vicolo un altro tizio col volto coperto se ne stava fermo immobile sembrava li stesse aspettando. Nessuno passava dalla strada e Colin pensò di essere spacciato.
Se quella era una rapina magari se la sarebbe cavata senza farsi del male.
 
-Vi prego prendete tutto quello che volete ma non fatemi del male- grido.
 
Una cuffia gli era caduta dalle orecchie ma nell’altra la canzone continuava a risuonare nella sua testa.
we could rule the world
on a silver platter”
from the wrong to the right light
to an open stream”
 
Avrebbe riso per l’ironia se non fosse stato paralizzato dal terrore.
 
Quello con il volto coperto parlò mentre l’altro lo teneva fermo per un braccio e con l’altro gli teneva sempre il coltello puntato contrò la schiena.
 
-Dove è il diario?- chiese con voce fredda.
 
-Quale diario?- urlò Colin.
 
Non aveva idea di cosa quel tizio volesse, a che diario si riferiva lui non aveva nessun diario, ma anche se l’avesse avuto, perché minacciarlo con un coltello per averlo, che diavolo stava succedendo lo avevano sicuramente confuso con qualcun altro.
 
-Di a tuo zio che sappiamo che ce l’ha lui e che se vuole che il suo prezioso nipote non si faccia male deve consegnarcelo al più presto!-
 
-Mio zio? Ma cos- l’uomo non lo lasciò parlare lo colpi in faccia con un pugno.
 
-Ti dico io quando è il tuo turno di parlare- disse quello in maniera distaccata.
 
Il sangue che gli colava dal naso gli finiva diritto nella bocca.
 
-Non ho idea di cosa tu voglia- gridò più forte.
Fissandolo negli occhi con aria di sfida.
 
-Ho forse detto che potevi parlare?-la sua bocca si incurvò in un ghigno.
 
Colin serrò gli occhi preparandosi psicologicamente al pugno che sarebbe arrivato.
 
                                                                              ****
Arthur aveva fatto tardi nell’ufficio della preside una certa “Donna Noble.”
 
Pensava avrebbe avuto a che fare con un uomo, non si aspettava certo una donna testarda, ma soprattutto immune al suo fascino.
 
“Queste moine con me non attaccano giovanotto, devi ottenere la sufficienza in tutte le materie altrimenti non potrai diplomarti con i tuoi compagni” aveva detto categorica.
 
Aveva provato con la storia dei genitori morti e del fratello scomparso, ok sembrava brutto approfittarsene, ma insomma era la verità mica una bugia.
 
Ma quella era stata irremovibile, aveva detto “Mi dispiace per la tue perdite ragazzo, ma questo non vuol dire che posso permetterti di diplomarti, la mia scuola non ha mai sfornato capre e tu non sarai la prima, perciò ti consiglio di trovarti un tutor, magari uno studente più ferrato che ti possa aiutare, vedrai che con un po’ di impegno ce la farai e renderai i tuoi cari fieri di te no? Non è questo che vuoi?”
 
Già era esattamente questo che voleva.
 
Aveva lasciato l’ufficio della preside con il morale sotto le scarpe.
 
Mentre camminava per strada e stava rimuginando su come sarebbe uscito da quel casino, udii delle grida e dei colpi  provenire da un vicolo.
 
Sbirciò senza farsi notare, due tizi grandi e grossi stavano menando un ragazzo, quello se ne stava li immobile a farsi menare senza reagire.
 
Guardò meglio e riconobbe il ragazzo che stavano malmenando, era Colin.
 
Cosa poteva fare, si sarebbe dovuto voltare e sarebbe dovuto andarsene via, per la sua strada, era quella la cosa più saggia da fare.
 
Ma si disse che non era mai stato un ragazzo saggio in effetti.
 
Prese dalla sua sacca la mazza da Baseball, fortunatamente Dean lo aveva costretto a unirsi alla squadra,non sapeva quanto sarebbe durato, ma per ora si rivelava abbastanza utile.
Il tipo che teneva fermo il ragazzo era di spalle quindi non lo vide arrivare, l’altro era troppo impegnato a sferrare pugni.
 
Colpì quello che teneva fermo Colin da dietro  sulla sua schiena con tutte le sue forze.
 
Quello si piego in avanti e cadde sulle ginocchia, lasciando andare Colin, il coltello cadde a terra cosi come Colin, sembrava che non riuscisse a rialzarsi.
L’altro fu preso alla sprovvista cosi si gettò con tutte le sue forze contro Arthur che lo schivò e lo colpi al fianco con la mazza.
Colin guardava stupefatto la scena.
La destrezza con cui Arthur aveva schivato il colpo e poi risposto, come se fosse nato per fare quello.
Come se lo facesse da sempre.
Le cuffie erano cadute a terra ora la musica usciva dal telefono e si espandeva nell’aria, tutti potevano sentirla.
“with Crush and burn
 we could make it better
 turn it upside down
 just you and me”
Il tipo con il berretto da baseball  si era rialzato in piedi e stava per avventarsi su Arthur alle spalle, cosi Colin trovò la forza di reagire. Prese il coltello da terra e glielo punto alla gola.
 -Di al tuo amico di smetterla.-gli intimò minacciandolo.
L’altro tizio si fermò di colpo.
Anche Arthur si bloccò  lo fissava ammirato.
Che non lo credesse capace di reagire?
Colin si avvicinò ad Arthur lo fissò negli occhi come cercando di comunicargli qualcosa attraverso lo sguardo.
 Afferrò la sua mano e se lo trascinò dietro Arthur lo segui.
Iniziarono a correre via da quel vicolo e via da quell’incubo.
-Di a tuo zio che la prossima volta non sarai così fortunato-gli gridò dietro il tizio col volto coperto - vogliamo quel diario-concluse urlando.
Sentivano la musica uscire dal telefono sempre più lontana.
“We’re not cool
We are free
And we’re running with blood on our knees”


 ***Mika è un grande chiunque dica il contrario pagherà con la vita mi piace questa canzone e ce l'ho messa pappapero XD... per il resto .. che succederà chi lo sa dov'è Sammy?? chi sono quei loschi individui??? lo scopriremo solo vivendo... grazie a tutte le paperelle che recensiscono e a chi legge vi adoro.. commentateeeeeeeee non siate timidi xoxo HiatusGirl!***
 
 

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Capitolo 7
*** Arthur's Place ***


**Eccoci ritornati dopo una luuunga pausa di riflessione lo hiatus incalza e visto che non ho più nulla da guardare sono tornata ad ossessionarvi con le mie storie...l'inspirazione non è al massimo quindi non so cosa ne può venire fuori.. spero che vi aggradi nessuno è mio uffa non è giusto ci vediamo alla fine enjoy this**
 






Dean era passato a riprendersi la sua auto.
Fortunatamente il barista aveva tenuto la sua baby al sicuro.
 
Stava imboccando il vialetto di casa quando la scena che gli si parò davanti lo terrorizzò.
 
Inchiodò e scese di corsa dall’auto ancora in moto.
 
-Che diavolo è successo?- urlò col cuore che gli martellava nel petto.
 
Di fronte a lui Arthur teneva il braccio di un ragazzo intorno al suo collo, come a sorreggerlo,sembrava infatti che quello non ce la facesse a camminare da solo.
 
Sui vestiti di entrambi erano sparse qua e la macchie di sangue.
Ed era questo che aveva fatto  uscire di testa Dean, le macchie di sangue sul giubbotto di Arthur e sui vestiti del ragazzo.
 
Gli corse incontro e lo riconobbe all’istante.
 Il ragazzo che stava con Arthur era il nipote di Castiel.
 
“Gesù quella città era davvero un posto dannatamente piccolo”, imprecò mentalmente.
 
-Che diavolo hai combinato?- urlò di nuovo contro suo fratello.
 
-Tranquillo Dean è solo un po’ stordito, l’hanno suonato per bene-
 
-Ma chi? Perché? che avete combinato?-
 
-Senti ti racconto tutto tra un minuto ma aiutami a portarlo dentro..-
esclamò Arthur mentre si sforzava di tenere su Colin.
 
-Dobbiamo portarlo all’ospedale e se ha qualche lesione interna.. o mio Dio Arthur.. – si mise anche lui un braccio di Colin intorno al collo per portarlo in casa.
 
-No non c’è bisogno dell’ospedale sto bene davvero a mio Zio prenderebbe un colpo- disse flebilmente Colin.
 
Si era ripreso e stava mettendo a fuoco il viso di Dean.
Aveva una faccia familiare,si disse, ma la sua testa era ancora confusa.
 
Lo portarono in camera di Arthur su per le scale.
 
Arthur si precipitò a sistemare il letto.
 
E Colin fissò Dean sgranando gli occhi:
 
-Tu sei…-iniziò a dire.
 
Ma Dean fu più rapido, gli mise una mano sulla bocca e scosse la testa con forza da destra e a sinistra e subito lo lasciò andare di nuovo, cosi rapidamente che Colin, ancora leggermente stordito dalle botte prese, rischio di perdere l’equilibrio e di cadere.
 
Arthur lo afferrò al volo.
 
-Dovresti aiutarlo Dean- lo rimproverò.
Aiutò Colin a sistemarsi sul letto.
 
-Vado a spegnere la macchina e a metterla nel garage.. tu cerca di medicargli quelle ferite,-disse rivolto a Arthur- e poi mi racconterai che diavolo avete combinato.. E la prossima volta che decidete di farvi pestare a sangue almeno fate in modo che non sia il giorno libero del signor Carson!- uscì dalla porta lanciando un ultimo sguardo implorante a Colin.
 
Colin era mezzo intontito dalle botte prese e dal sangue perso, ma era abbastanza lucido da riconoscere il dio greco che era a casa sua quella mattina, Dean.
 
Dean Winchester.
 
Questo significava che suo zio era andato a letto col fratello di Sam, e non lo sapeva neanche.
 
Inoltre per giunta era anche il fratello di Arthur.
Che casino.
 
Gli girava la testa, si lasciò cadere sul letto.
 
-Stai bene?-Colin percepì una nota di apprensione nella voce di Arthur.
 
Sembrava che si preoccupasse per lui.
 
E poi ricordò, lo aveva salvato.
 
Un gesto davvero coraggioso il suo.
 
Poteva tirare dritto, starsene tranquillo per i fatti suoi, invece aveva rischiato di farsi male, male sul serio, si era buttato nella mischia per aiutarlo.
 
Si tirò su a sedere lentamente, tutto girava.
 
-Si ..-rispose- ..non preoccuparti sono stato picchiato altre volte…- cercò di sorridere, ma una fitta sotto il fianco trasformò la sua risata in una smorfia di dolore.
 
Arthur lo guardò interrogativo.
 
-E’ una lunga storia …- tagliò corto non aveva voglia di parlarne adesso.
 
Arthur si avvicinò.
Si tolse la maglietta.
 
-Cosa stai facendo?- articolo Colin lo sguardo che indugiava lungo le    le linee dei muscoli pettorali in evidenza, se il fratello era un dio greco certo Arthur non lo faceva vergognare, a quel pensiero arrossì di imbarazzo.
 
-Voglio controllare i danni- gli rispose mentre si ammirò nello specchio e nel farlo non fece a meno di notare il rossore sui zigomi marcati di Colin.
 
Gettò la sua maglietta su una sedia.
 
-Niente di grave- disse ma per qualche stupida ragione decise di non rimettersela.
 
Che cosa gli diceva la testa ? Che quel ragazzo che lo considerava un idiota potesse essere attratto da lui? Che idiozie e poi cosa gli faceva pensare che fosse gay? Cacciò quel pensiero in fondo alla sua mente.
 
-Purtroppo Carson non c’è.. quindi dovrò disinfettarti io le ferite.. del resto non vuoi andare in ospedale.. e tra me e Dean.. beh.. penso di essere io il male minore- rise una risata nervosa.
 
Colin lo fissò non credeva che un ragazzo tanto carino avesse la capacità di sentirsi nervoso.
 
-Ok disse- cercando di risultare indifferente alla cosa.
 
-Dovresti toglierti i vestiti allora.- disse Arthur guardando altrove.
 
Colin si paralizzò.
 
Doveva spogliarsi di fronte a lui, il solo pensiero gli faceva venire la nausea, ma non aveva scelta, o quello o l’ospedale e lui odiava gli ospedali.
 
Si tolse la giacca e poi il maglione e infine la maglia a maniche corte che portava, era una maglietta blu, degli  Xmen- della Marvel che aveva trafugato dall’armadio dello zio.
 
Arthur sorrise vedendo la maglietta.
 
Colin arrossì.
Era imbarazzato dalla situazione e da quella stupida maglietta che aveva deciso di indossare e che nessuno avrebbe dovuto vedere.
 
Immaginò che questo non l’avrebbe fatto salire di considerazione agli occhi di Arthur.
 
-Xmen è?- disse.
 
-Già- ammise Colin sconfitto,ora  non aveva voglia di lottare per difendere la sua passione che lo faceva apparire uno sfigato agli occhi di Arthur.
 
Gli faceva male dappertutto.
 
 
Arthur verso dell’alcol sulle garze –Allora vado– disse – Farà male..-
 
Colin gli strappò dalle mani la garza –Posso fare da solo non ho cinque anni e non sono fatto di pasta frolla- disse spazientito.
Non voleva dargli  altri validi motivi per deriderlo.
 
Arthur si perse ad osservare il fisico asciutto di Colin la sua pelle bianchissima.
Colin intanto stava cercando di medicarsi il lungo taglio che aveva sulla schiena, proprio dove il coltello era stato puntato contro di lui,non era profondo, era una ferita superficiale in realtà, ma non riusciva a raggiungerla.
 
-Posso aiutarti?-suggerì Arthur.
 
-Non ce n’è bisogno ..- rispose burbero Colin.
 
-Considerando che ti ho salvato la vita potresti almeno ringraziarmi..- rispose Arthur e gli strappo la garza dalle mani.
 
Colin si rassegnò e si fece aiutare, aveva ragione dopotutto pensò.
 
-Grazie- disse sottovoce e sorrise.
 
Arthur si perse in quel sorriso.
 
-Dovere- gli rispose ironicamente –sono o non sono un cavaliere è il mio compito - e rispose al suo sorriso  e Colin pensò che fosse il sorriso più bello che avesse mai visto.
 
Improvvisamente pensò ad Amy e a quanto si sarebbe esaltata per quella assurda situazione,lui e Arthur nella sua stanza mezzi nudi, ma poi si perse nella sensazione delle sue mani che percorrevano la sua schiena.
 
No non andava affatto bene, si disse doveva farlo smettere.
 
Si girò di scatto e afferrò la sua mano, Arthur lo fissò a un palmo dalla sua faccia interrogativo e lo guardava fisso con quei suoi occhi incredibilmente blu e lui non riusciva a lasciare andare il suo braccio era paralizzato sotto il suo sguardo.
 
-Interrompo qualcosa?- Dean era entrato nella stanza e li guardava spazientito –adesso mi spiegate che cavolo è successo ?-
 
                                                                       
                                                                                           ****
 
 
Che diavolo ci fa mio nipote a casa tua ?- esplose Cas non appena mise piede in casa.
 
-E perché è ridotto in questo stato?- Colin aveva un occhio nero e il labbro spaccato. Con una mano si premeva sul fianco faticava a respirare per il dolore.  Un ragazzo biondo e con gli occhi azzurri gli era seduto a fianco,  anche lui era un po’ pesto ma sicuramente non era messo male come Colin pensò Cas.
 
Dean lo aveva chiamato per avvisarlo che doveva venire a prendere suo nipote, gli aveva dato il suo indirizzo, dicendogli che era stato coinvolto in un litigio, ma non aveva voluto spiegargli tutta la faccenda per telefono.
 
-Se questo è un trucco per farmi venire a casa tua..-lo aveva avvertito.
 
-Rilassati Casanova non ti starai sopravalutando?- gli aveva risposto Dean e risentito e aveva messo giù.
 
-Sto bene Zio.. Arthur ti presento Castiel Merlin mio zio a.k.a. la regina del dramma ..-Sorrise Colin ma lo sforzo gli procurò un'altra fitta.
 
-Che diavolo gli hai fatto?- continuò Cas gettandosi addosso a Colin.
 
-Calmati Cas ti verrà un infarto.. E poi perché dovrebbe essere colpa mia?- esclamo Dean.
 
-Cas???- Esclamò Arthur interrogativo,non ci stava capendo niente perché c’era quella confidenza tra i due.
 
- Perché conosci Caaas lo zio di Colin Dean?- continuò Arthur pronunciando la parola Cas con enfasi.
 
-Già -disse Colin guardando prima suo zio e poi Dean insistentemente -perché voi due vi conoscete?-
 
-E’ una lunga storia Arthur- tagliò corto Dean ma sapeva che suo fratello ci sarebbe tornato sopra non appena i loro ospiti avessero varcato la porta.
 
-Non  è stata colpa sua zio, vedi Arthur è il fratello di Dean e Sam Winchester..-inizio a spiegare Colin.
 
-Fratellastro- ci tenne a precisare Arthur, che non capiva perche quel tipo ce l’avesse tanto con suo fratello, ma era sempre meglio mantenere le distanze si disse, così per sicurezza. 
 
-Tu sei il fratello di Sam?.. Oh mio dio!- Cas si bloccò e smise di agitarsi guardò Dean per la prima volta con un espressione diversa dalla collera.
 
Nei suoi occhi ora c’erano compassione e dolore almeno era questo che Dean credeva di leggerci.
 
-Mi dispiace Dean.. ma mi spiegate questo cosa c’entra con te e con Arthur e con come siete ridotti?-
 
Colin racconto di nuovo l’accaduto da capo non tralasciò nessun dettaglio proprio come aveva fatto poco fa con Dean.
 
Gli racconto dei tizi che lo avevano aggredito, delle richieste che avevano fatto, di cosa volevano e di come Arthur lo avesse salvato da quella situazione.
 
-Ma io non ho niente, non capisco,  chi sono questi tizi, di cosa parlano, cosa vogliono?-Castiel era spaventato non sapeva che fare aveva paura per lui e per quello che poteva succedere a suo nipote, Dean si avvicinò a lui d’istinto, come se qualcosa dentro di lui gli urlasse di proteggerlo e gli mise una mano sulla spalla.
 
-Forse lo so io cosa cercano.. ragazzi per favore potete lasciarci soli?-
 
Colin e Arthur si guardarono, non era giusto quello che gli stavano chiedendo, erano coinvolti anche loro perché dovevano essere tenuti all’oscuro.
 
 Ma lo sguardo di Dean non ammetteva repliche Arthur lo sapeva, afferrò Colin per un braccio e lo trascino via con se.
 
-Aspetta Arthur io voglio sapere che succede se tuo fratello sa qualcosa di questa faccenda-disse Colin mentre Arthur se lo tirava dietro per un braccio.
 
-Credo che riguardi Sam..- ammise Arthur sedendosi sui gradini dell’ingresso, erano usciti in giardino con delle bibite in mano.
 
-Sam.. ?-chiese Colin preoccupato si era appoggiato alla porta della veranda.
 
-Quelle domande che Dean ti ha fatto dopo la tua storia se conoscevate Sam .. se lui conosceva tuo zio.. se gli aveva mai parlato delle sue ricerche ..del fatto che tenesse un diario..-spiego Arthur fissando un punto indistinto di fronte a lui.
 
Se ne stettero in silenzio per un po’, entrambi a fissare il vuoto.
Poi Arthur parlò la sua voce era un misto tra sofferenza e speranza, di quel genere di speranza a cui ci si aggrappa quando si è appunto disperati.
 
-Credi che sia vivo Colin?- i suoi occhi erano diventati lucidi.
 
Colin fissò Arthur e per la prima volta riuscì a guardare oltre il suo fisico scolpito, oltre la sua ostentata sicurezza, al di là di quella facciata, c’erano un ragazzo fragile, solo, ferito, una persona che aveva bisogno di essere rassicurata.
 
-Sai Sam è stata la mia prima cotta..- gli era uscito così di getto senza pensare, forse perché non voleva davvero rispondere alla domanda che Arthur gli aveva fatto, forse perché anche lui aveva bisogno di aggrapparsi alla stessa speranza a cui in quel momento si stava aggrappando Arthur, forse perché Sam era vivo da qualche parte, in mano a questa gente, forse volevano qualcosa da lui, ma troppi forse non fanno una certezza, così aveva optato per un'altra risposta.
 
Aveva scelto davvero un pessimo momento per fare coming out ma ormai non aveva scelta.
 
Arthur lo fissò sbalordito e Colin ricambiò il suo sguardo.
 
Si abbassò con fatica e si sedette vicino a lui.
 
Sentiva le sue guance in fiamme.
 
-Beh si sono Gay e tuo fratello Sam è stato la mia prima cotta, non perché fosse un dio greco anche lui ..a proposito cosa vi danno da mangiare?- rise e continuò evitando di guardare Arthur negli occhi-
-Sam era sempre gentile con me.. mi trattava come tutti gli altri, non mi faceva pesare il fatto di essere beh ..diverso, passavamo pomeriggi interi a giocare con i videogiochi quando veniva a trovare mio zio, insomma mi faceva stare bene, mi faceva sentire accettato mi faceva sentire amato.. con lui non mi sono mai sentito sbagliato o diverso o inadatto..non che lui avesse mai ricambiato sapevo benissimo che non ero il suo tipo.. –rise di nuovo in imbarazzo, mentre diceva queste cose sentiva gli occhi di Arthur su di lui.
 
Non si era mai aperto cosi con nessuno, neanche con suo zio.
 
Se ne stette in silenzio per un po’ aspettando che Arthur dicesse qualcosa.
 
Ma Arthur non parlava, ne diceva nulla.
 
Cosi lui disse –Beh ti ho scioccato?-
 
-Cristo si!- gli rispose Arthur secco.
 
A quelle parole Colin vide il mondo crollargli addosso, si era aperto con la persona sbagliata pensò, per un attimo aveva creduto che Arthur avesse capito, che avesse compreso, aveva creduto di aver  trovato qualcuno simile a lui, un amico, qualcuno con cui potersi confidare e invece si era sbagliato, non era pronto a essere deriso, giudicato e preso in giro di nuovo, non da lui.
 
Arthur lo stava fissando e Colin capì che stava lottando contro se stesso per qualche motivo, probabilmente pensò che stesse lottando  contro l’impulso di fuggire via.
 
Colin abbassò lo sguardo non ce la faceva a sostenere le eventuali occhiatacce di disapprovazione che sarebbero presto arrivate.
 
Ma non poteva sapere quanto si sbagliava.
 
Arthur si avvicinò gli mise una mano sotto il mento e gli fece alzare la testa.
 
-Avresti dovuto dirlo subito- disse serafico.
 
E poi gli stampò un bel bacio sulla bocca.
 
 
 
 
 
 **So .. vi è piaciuto ? spero di si per qualsiasi cosa schifo non schifo ritirati .. qualsiasi insulto scrivetemelo ne prenderò nota XD... ci vediamo spero presto jibgirl**
 
 

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Capitolo 8
*** The Library ***


****regalo di natale***avevo rinunciato ma cosa non si fa per gli amici???*** nessuno mi appartiene non ci guadagno niente***
 
 
Le mani Arthur percorrono il suo corpo, ad un tratto si solleva su di lui e lo guarda fisso mentre Colin si perde nel blu di quell’oceano, poi Arthur gli sorride e il suo cuore salta un battito, la sua bocca scende a baciare il suo collo, per poi continuare sulle sue spalle e infine risalire fino al mento.  
Gli sussurra qualcosa in un orecchio.
 
-Svegliati..-
 
Colin non capisce, che cosa sta dicendo?
 
-Svegliati idiota!-
 
Perché Arthur gli sta parlando con la voce di Amy?
 
Aprì gli occhi stordito.
 
Amy era di fronte a lui a un palmo dal suo naso.
 
-Buongiorno!-
 
-Che diavolo Amy stavo dormendo…-
 
-lo so genio.. altrimenti non ti sarei venuta a svegliare non trovi?-gli rispose Amy con aria di superiorità.
 
-Sai che ore sono? Sai che giorno è oggi?-lo aggredì impaziente.
 
Si che lo sapeva purtroppo, Colin si tirò il lenzuolo fin sopra la testa con la mente ancora persa nel bellissimo sogno che stava facendo.
Si girò a pancia in giù per evitare che Amy notasse l’effetto che quel sogno aveva avuto su di lui.
 
-Puoi uscire per favore- chiese esasperato.
 
-No non posso.. me lo avevi promesso Colin..- Amy lo guardava accigliata teneva in mano due bicchieri di Starbucks, probabilmente aveva creduto potesse essere un incentivo, Colin infatti adorava il caffè ne andava matto, era l’unico alimento di cui probabilmente non avrebbe mai potuto fare a meno,dopo il latte e caffè la vita assume altre sfumature, ne era fermamente convinto.
 
-Il fatto che tu ti sia fatto pestare a sangue non ti esonera dalla tua promessa..- disse mentre sorseggiava il suo caffè ma non lo pensava veramente.
 
La sera precedente dopo essere tornato da casa di Arthur aveva chiamato Amy e gli aveva raccontato tutto quello che era accaduto o almeno la maggior parte. Lei si era preoccupata da morire e Colin ce l’aveva messa tutta per impedirle di precipitarsi da lui a controllare come stesse.
 
Era stanco e voleva solo andare a dormire, aveva evitato quindi in quel frangente di parlare del coinvolgimento di Arthur nell’intera faccenda, quello si che avrebbe spinto Amy a precipitarsi a casa sua in piena notte.
 
Ma adesso non aveva più scuse doveva sputare il rospo.
 
Amy  appoggiò il caffè che gli aveva preso da Starbucks sul comodino  mentre sempre con il suo bicchiere in mano si diresse decisa ad aprire le tende.
 
La luce illuminò la stanza e Colin si premette più forte il cuscino sopra la testa.
 
 Gli faceva male dappertutto e inoltre aveva dormito pochissimo.
 
Non solo era rimasto sveglio tutta la notte a pensare ad Arthur e a tutto il guaio in cui lui e suo zio erano stati coinvolti a causa di Sam, ma per quel poco tempo che aveva dormito, quel dannato ragazzo biondo aveva continuato a dargli il tormento infestando i suoi sogni.
 
-Allora sei ancora così vuoi muoverti?- lo spronò Amy con insistenza.
 
-Ho promesso al comitato del ballo che saremmo stati li per le 9 e siamo già in ritardo- continuò implacabile.
 
Colin si voltò e si alzò a sedere l’allarme sembrava cessato.
 
-Non credo di poter esserti tanto d aiuto in questo stato..- indicò con il dito la sua faccia e i suoi lividi.
 
-Perché non chiedi a rory…- provò a dire.
 
-Rory ha detto che non poteva –rispose amy secca. –Pensi che sia un mostro? Lo so che stai male Colin ho provato a chiederlo a quello stupido, non gli chiederò mai più niente, tu hai bisogno di qualcosa e lui, ti scarica per fare chissà cosa- continuò alterata.
 
Ahia, penso Colin, ora capiva da cosa dipendesse il malumore della sua amica anche se lei non l’avrebbe ammesso mai.
 
-Ha semplicemente detto che aveva un altro impegno, fa tanto il misterioso, come se a me fregasse qualcosa- aggiunse Amy.
 
Furbo penso Colin una scusa generica, anche se poi pensandoci sopra probabilmente aveva davvero qualcosa da fare, non avrebbe dato buca a Amy, da quando lo conosceva Rory  non aveva mai perso l’occasione di restare solo con Amy,quei due erano molto più che semplici amici l’uno per l’altro sarebbe stato evidente a chiunque, ma  entrambi si sarebbero fatti torturare piuttosto che ammetterlo, a volte erano davvero esasperanti.
 
-Anche io ho molti impegni in verità ..- disse Colin ridendo.
 
-Ti prego Colin vuoi vedermi supplicare?- esclamò Amy seria.
 
- Ok Ti supplico.. non ce la faccio da sola ad affrontare quelle iene.. me lo avevi promesso..devi solo venire non farai nulla te lo prometto.. avevi detto che saresti venuto.. Lo avevi detto-
Sembrava sul punto di scoppiare a piangere da un momento all’altro.
 
Le ragazze del comitato scolastico in effetti erano delle persone orribili e Amy le odiava tutte per come avevano trattavano Colin per tutti gli anni di superiori squadrandolo da capo a piedi, e lei non era riuscita a farne a meno, l’ultimo anno aveva dovuto entrarne a far parte anche lei e Colin gli aveva promesso che sarebbe stato al suo fianco, perché era quello che facevano sempre.
Si coprivano le spalle a vicenda, nel pacchetto originario di paladini della giustizia  era compreso anche un recalcitrante Rory, che avrebbe comunque seguito Amy anche all’inferno se solo glielo avesse chiesto.
 
E adesso il ballo era arrivato Rory non era con loro ma lui doveva fare la sua parte.
Lo aveva promesso no?
 
-Va bene va bene mi dai un minuto per farmi la doccia?- concluse arrendendosi .
 
-Oh grazie grazie grazie- esultò Amy e si getto su di lui stringendolo per abbracciarlo.
  
Colin urlò dal dolore
 
-Piano-Gridò
 
-Scusa scusa- disse Amy mortificata lasciandolo andare.
 
                                                                               
                                                                                     ****
Castiel stava guidando, era diretto alla biblioteca dove lavorava.
Gli alberi sfrecciavano ai lati della strada.
 
Era teso e terrorizzato.
 
Aveva paura come mai prima nella sua vita.
 
Un gruppo di criminali aveva  pestato a sangue suo nipote e minacciato di rifarlo se non gli dava quello che voleva ma lui non aveva idea di cosa volessero.
Lui non sapeva niente.
 
E per quanto l’intera faccenda fosse spaventosa si sentiva ancora più stupido perché era anche terrorizzato dal fatto di rimanere da solo in una stanza con Dean.
 
Aveva appuntamento con Dean.
Non che fosse un  vero appuntamento, pensò.
 
Dovevano vedersi per venire a capo di quello che stava accadendo.
Dean, Dean Winchester, disse a se stesso.
 
Sapere che quello sconosciuto con cui si era sentito cosi in sintonia fin da subito era in realtà il fratello di Sam, non sapeva perché non lo sorprese.
 
C’era una passione negli occhi di Dean che li rendeva cosi simili a quelli di Sam una forza vitale che li accomunava.’, un fuoco che li consumava.
 
Non che provasse per Sam le stesse cose che provava per Dean.
 
Bloccò di colpo i suoi pensieri, non provava proprio nulla per Dean.
 
Lui era impegnato.
 
Il fatto che si fosse fatto la barba e messo mezzo litro di profumo non voleva significare proprio nulla.
 
Dean lo agitava lo rendeva nervoso come nessun altro prima d’ora, in sua presenza si sentiva la testa leggera e vuota e l’unica cosa su cui riusciva concentrasi erano le sue labbra.
 
Perfino quando gli aveva raccontato di quello che aveva scoperto nei diari di Sam, della paura che gli fosse stato fatto del male per quello che aveva scoperto, trovava difficile smettere di notare quante lentiggini ci fossero sul suo viso e di come fossero perfettamente intonate alla sua pelle.
 
Scosse la testa come se quel gesto potesse cacciare definitivamente quei pensieri dalla sua testa.
 
Colin era in pericolo, tutti loro lo erano.
Questo doveva avere la priorità.
 
Se quei criminali erano convinti che lui sapesse qualcosa sarebbero tornati a cercarlo.
 
Andare alla polizia era stato il suo primo pensiero, ma Dean  credeva che in qualche modo fosse più sicuro non farne parola con nessuno, se quei tizi erano convinti che nel diario ci fossero delle risposte tanto valeva cercarle e vedere dove li avrebbero portati.
 
Voleva recarsi alla polizia con prove solide in modo che non avessero potuto mettere nessuna scusa come avevano fatto in passato.
 
Avevano il diario e analizzandolo insieme alla ricerche che Sam aveva lasciato in biblioteca avrebbero potuto venirne a capo, ne era sicuro.
 
Cas non sapeva cosa Dean si aspettasse da quella ricerca, forse un miracolo, forse di poter ritrovare suo fratello sano e salvo, guardava nei suoi occhi e li vedeva cosi pieni di speranza e non se l’era sentita di rischiare, se davvero c’era una possibilità.
 
Sentiva come se fosse suo dovere, sapeva che tutto quello che provava era sbagliato e ingiusto nei confronti di Ian, sapeva che avrebbe dovuto starsene anni luce alla larga da Dean, lasciar fare alla polizia, ma proprio non ci riusciva, e il fatto che fossero coinvolti in questa storia insieme sembrava proprio un gigantesco cosmico scherzo dell’universo, non aveva  scelta.
 
O meglio aveva una scelta ma aveva deciso di non fare nessuna scelta.
 
Avrebbe fatto di tutto per aiutare lui e Sam ormai lo sapeva, e a quanto pare sembrava fosse una cosa di famiglia , Colin e Arthur erano diventati amici e forse si sarebbero frequentati anche in futuro.
 
Perciò doveva tenere i suoi sentimenti per Dean ben sepolti, ragionare lucidamente per il bene di tutti concluse.
 
                                                             ****
Colin era agitato non aveva ancora trovato il coraggio di parlare a Amy di quello che era accaduto  la sera prima.
E quello che lo spaventava di più non era certo raccontare i dettagli dell’aggressione in se, ma di quello che era successo dopo.
Si vergognava tantissimo di quello che aveva fatto.
Mentre Amy stava sproloquiando su quanto Mickey Milkovich ed Ian Gallagher fossero perfetti l’uno per l’altro e su quanto vedere l’ultima puntata della quarta stagione di Shameless l avesse devastata,* Colin si bloccò di colpo di fronte l’ingresso della scuola e Amy gli andò a sbattere.
-Che diavolo ti prende?- gli chiese Amy
Colin si abbassò all’improvviso e si tirò dietro anche Amy, nascondendosi dietro il muretto che delimitava il confine della scuola.
-Sta giù-le ordinò spaventato.
-Chi hai visto quei tizi di ieri? Sono tornati?- chiese Amy con una nota di terrore nella voce.
-No-si affrettò a tranquillizzarla Colin-non è per quello c’è Arthur all’ ingresso vorrei evitare di incontralo- ammise imbarazzato.
-Sei pazzo Colin?- lo rimproverò Amy - mi hai fatto prendere un colpo ..Mi spieghi che diavolo ti prende? Sei strano, non che tu sia mai stato nella norma ma più strano del solito voglio dire.. all’inizio pensavo fosse per l’aggressione, che tu fossi in qualche stato di shock o che ti fossi rincretinito per le botte prese .. ma qualcosa mi dice che c’è dell’altro..- e così dicendo la si alzò dal muretto e guardò nel punto dove Colin aveva detto che si trovava Arthur.
All’improvviso la sua faccia assunse una strana espressione un misto tra stupore e collera insieme e si riabbassò in fretta dietro al muretto.
-Che succede Amy?- chiese Colin -che hai visto?- sembra che tu abbia visto un fantasma.
Amy aveva la nausea e le girava la testa, forse quello che aveva visto c’entrava in qualche modo col suo malessere improvviso, no non poteva essere pensò,doveva essere quel sushi che aveva mangiato la sera prima.
-Amy? Che succede?- chiese ancora Colin.
Erano ridicoli nascosti dietro quel muro a bisbigliare e stavano attirando l’attenzione dei compagni, eppure Amy si sentiva paralizzata da quello che aveva visto come se gli fosse appena stato fatto il peggior torto del mondo.
-R-Rory..ecco quello che aveva da fare..-accennò con un filo di voce e continuò -È insieme ad Arthur stanno chiacchierando e ridendo di gusto  con Gwen e Katie sembrano molto intimi..-
Mille domande si affollarono nella sua mente. Perché era con quelle tipe? Che ci faceva li a scuola ? Stava cercando lui? E perché era insieme a Rory.. che gli avesse già raccontato tutto?
Ma disse solo:
-Perché?- fu l’unica parola sensata che gli uscì dalla bocca, un gigantesco e enorme perché che riassumeva tutti i suoi dubbi.
-Perché ? perché? Quelle botte ti hanno proprio rincoglionito amico mio secondo te perché? Domani c’è il ballo e sicuramente quel deficiente del tuo amico avrà pensato di servirsi di Arthur per rimorchiare qualche sgallettata. Tra tutte le ragazze della scuola proprio quelle del comitato, quelle che odio di più al mondo doveva scegliere. Me lo farà apposta o si diverte solo a farmi i dispetti.. c’era anche lui ha visto come ti hanno trattato per 5 anni.. quello che ti hanno fatto ..quello che ci hanno fatto?? Cosa deve avere nel cervello segatura ecco cosa.. voglio spaccargli il naso per quello che ti sta facendo.. Colin.. Colin ci sei?-
Amy lo chiamò ma lui era lontano anni luce avrebbe voluto urlargli di smetterla di fare la bambina e di ammettere di essere gelosa marcia ma era troppo preso dai sui pensieri .
Perché Arthur avrebbe dovuto invitare una di quelle ragazze se a lui non interessavano le ragazze? Non capiva forse era li solo per accompagnare Rory si disse, ma non ci credeva aveva paura, aveva paura che quello che aveva fatto aveva cambiato irrimediabilmente le cose.
-Colin- lo chiamò di nuovo Amy mi ascolti?
-si il ballo scolastico? –ripete cercando di sembrare attento.
-Si il ballo tu mi preoccupi seriamente sicuro di non aver un trauma cranico o qualcosa del genere?-chiese Amy sarcastica.
-Arthur andrà al ballo con una di quelle due ragazze secondo te?-
-E’ probabile lo sanno tutti che Gwen ha una cotta per lui da quando è arrivato – disse Amy convinta.
-Amy c’è qualcosa che devo dirti ma prima entriamo a scuola- disse Colin con tono serio.
-E promettimi che  non darai di matto- continuò ma senza speranza.
Amy lo guardò curiosa domandandosi cosa ci fosse di cosi importante che necessitasse di tutta quella segretezza, insomma più importante di due energumeni sconosciuti che ti pestano a sangue, si chiese sorpresa da quando le loro vite aveva assunto quella strana piega da libro giallo, ma poi disse tranquilla con il suo solito tono di voce canzonatorio– Mi sorprendi Colin sai che sono la persona più ragionevole di questo mondo- gli fece l’occhiolino mentre si alzavano.
Arthur e Rory erano spariti cosi come le ragazze.
Entrarono nell’atrio dirigendosi alla palestra ma all’improvviso Colin trascino Amy nel bagno delle ragazze.
Colin guardò sotto le porte e quando fu sicuro che non ci fosse nessuno a portata di orecchio si decise a parlare.
-Ricorda che me l’hai promesso-disse serio.
-Ok ok sputa il rospo- disse Amy in fretta stava morendo di curiosità.
Colin ispirò profondamente e poi finalmente parlò:
-Arthur mi ha  baciato-
E finalmente divenne reale.
                                                   
                                                             ****
La pioggia aveva iniziato a scendere.
Nonostante la giornata fosse iniziata col sole, il tempo all’improvviso aveva deciso di cambiare umore e ora dei grossi goccioloni di pioggia cadevano sull’auto di Dean e il tergicristalli faticava a tenerli a bada.
La pioggia ticchettava in quella maniera incessante e terribilmente fastidiosa, che ti poteva trapanare il cervello fino a farti impazzire pensava Dean ed alzò il volume della radio, assurdo che qualche pseudo guru ritenesse quel rumore rilassante a lui faceva solo saltare i nervi.
E i suoi nervi non avevano bisogno di essere messi ulteriormente alla prova.
Si trovava proprio in un bel casino.
E oltretutto aveva coinvolto altra gente insieme a lui.
Castiel e suo nipote Colin si trovavano invischiati in quella faccenda e lui non aveva fatto niente per tenerli fuori  anzi aveva pregato Cas di fare a modo suo.
In qualunque guaio suo fratello si fosse cacciato era pericoloso,molto pericoloso, quelle persone che avevano picchiato Colin non scherzavano di certo.
Doveva venirne a capo trovare solide prove, suo fratello poteva essere chissà dove forse era prigioniero, ma se lo era, perché non aveva semplicemente dato a quegli uomini ciò che volevano, perché mettere in pericolo Colin o Castiel, non era affatto un comportamento da Sam.
A meno che qualunque cosa questi tizi volessero non era in mano di Sam.
 Mentre continuava a farsi domande a cui non trovava risposte entrò nel vialetto della biblioteca.
La pioggia continuava a cadere incessante.
Spense l’auto e in quell’istante l auto di Cas entrò nel vialetto.
Cas parcheggiò la sua auto di fianco a quella di Dean il parcheggio era vuoto non c’era nessuno.
Dean guardò dal finestrino era impaziente di avere delle risposte quindi fece cenno a Castiel di uscire.
Uscirono entrambi sotto la pioggia.
Nessuno dei due aveva con se l’ombrello, quindi prima di arrivare sotto il portico dell’ingresso erano entrambi bagnati fino alle ossa.
Cas aprì il portone con le sue chiavi e si infilarono dentro.
-Odio questo dannato posto c’era il sole un attimo fa- protestò Dean.
-Benvenuto in Inghilterra!- rispose Cas sorridendo.
E togliendosi la giacca.
Per un attimo Dean si distrasse dimenticandosi di tutto.
Sam,quei tizi, il diario, il suo capo, divenne tutto un enorme macchia indistinta e offuscata.
Cas di fronte a lui con i capelli bagnati e scompigliati che gli sorrideva e lo guardava con quegli occhi blu.
La pioggia gli aveva incollato anche  il maglione  addosso.
No decisamente quella visione non l’aiutava a concentrarsi su quello che doveva fare.
A fatica distolse lo sguardo.
-Ho acceso il condizionatore.. tra poco si dovrebbe stare meglio..se vuoi di la ho dei vestiti che uso in caso di emergenza.. tipo questa.. –rise-
-se volevi che mi spogliassi bastava chiederlo- scherzò sarcastico.
Ma non era tanto convinto fosse uno scherzo, probabilmente una parte di lui non stava aspettando altro.
Castiel era una sorta di calamita per Dean.
Fare finta di niente non era proprio servito, la loro strategia di fare come se nulla fosse accaduto tra di loro non era servita proprio a niente ammise a se stesso.
Anche adesso nonostante quello che era accaduto e i pericoli che correvano, la tensione tra loro scorreva palpabile.
Una sorta di corrente elettrica, un energia instabile, bastava una piccola scintilla e si sarebbe verificato un bel corto circuito e addio buoni propositi.
Perciò disse -No grazie sto bene così- e  si concentrò sul diario di Sammy quello che aveva trovato.
Aveva ormai capito che era quello che i tipi che avevano aggredito Colin stavano cercando.
Cosi lui e Cas si misero ad analizzarlo da capo a fondo.
Insieme a tutte le ricerche che Sam aveva fatto e che aveva lasciato in archivio in biblioteca dove passava le ore a lavorare.
Cas ricostruì tutte le ricerche di Sam e spiegò a Dean che Sam stava lavorando a una ricerca su un arma, un antica spada.
-Cas non mi starai dicendo che mio fratello ha trovato la fottuta Excalibur?- sbottò all’improvviso Dean.
-Andiamo Dean non fare lo stupido, Excalibur è una leggenda che viene dal mito, ma come tutti sappiamo, ogni mito e ogni leggenda nasce da una storia vera, solo ingigantita e abbellita per l’occasione, quella che al giorno d’oggi  Colin ed Amy definirebbero una fan-fiction-tento di spiegargli.
-fan ..che?- chiese Dean cadendo dalle nuvole.
-lasciamo stare, da quello che ho capito, studiando la storia della casata del padre di Arthur, tuo fratello è risalito fino a un suo avo, un centurione romano, questo centurione possedeva una spada, una semplice spada da soldato, ma pare che il popolo dei druidi, come segno di riconoscenza, poiché il centurione aveva risparmiato i loro villaggi andando contro i suoi stessi ordini, abbia donato a questo centurione svariate pietre, pietre preziose Dean, che il soldato ha fatto incastonare nella sua spada, ora dice che il soldato è morto in battaglia, ma che la spada è stata regalata alla sua sposa… beh tuo fratello ha fatto le sue ricerche,e per fartela breve.. ha scoperto che il soldato aveva risparmiato il popolo druido perché si era innamorato di una di loro e che l’aveva sposata, aveva sposato una donna druida e indovina…-concluse Cas.
-cosa?-disse Dean impaziente.
-Si è sempre creduto che la spada fosse andata  perduta che la sua ubicazione fosse impossibile da trovare, perché come tutti sanno i druidi bruciavano i loro cari, ma tuo fratello fa l’ipotesi che il soldato essendo romano avesse seppellito la sua sposa e non l’avesse data alle fiamme, afferma di aver trovato questa tomba ed è fermamente convinto che questa spada dall’incommensurabile valore storico e per di più incastonata con pietre preziose si trovi in quella tomba, qui il suo diario si blocca purtroppo …
Sai quanto può valere sul mercato nero o per un collezionista?-domandò Cas.
-..non lo so ma tiro a indovinare molti soldi? Cosi tanti da arrivare a minacciare la vita di un ragazzo?-concluse per lui Dean.
-probabilmente tuo fratello si è rifiutato di dirgli dov’era, e questi tizi sono venuti a cercare il diario, ma come facevano a sapere del diario?-chiese Cas.
-forse lo osservavano.. lo sorvegliavano…oppure..-ipotizzò Dean e si bloccò a meta strada spaventato dal suo stesso pensiero.
-pensi che lo abbiano costretto a parlare?..pensi che lo tengano legato e che lo stiano torturando da qualche parte?-domandò Cas leggendogli nella mente come spesso sapeva fare.
-e in tutto questo tempo lui non abbia mai ceduto..cristo santo Cas è solo una fottuta spada arrugginita-Protestò Dean.
-ti stai sbagliando Dean ..per Sam è il lavoro di una vita..il frutto di una ricerca in cui ha investito tutto se stesso.. ha passato ore, giorni mesi interi tra questi scaffali..a cercare delle risposte io c ero l ho visto-ammise Cas solenne.
-Andiamo Cas non può essere più importante della sua vita stessa..–insistette Dean.
-Conosci tuo fratello sai se può essere testardo e irragionevole la metà di quanto lo sei tu.. hai la tua risposta-Castiel lo fissò dritto negli occhi e Dean non ribattè più nulla sapeva la risposta a quella domanda senza bisogno di sentirla.
-Comunque su questo diario non c’è un fottuto indizio penso sia parecchio inutile non capisco perché quei tizi…-
In quel momento Dean starnutì in maniera cosi potente che l’eco si estese per tutta la libreria.
-dovresti toglierti proprio quei vestiti ora-si preoccupò Cas.
-Forse hai ragione- ammise Dean sopra pensiero mentre continuava a leggere il diario in cerca di qualcosa che gli era sfuggito si tolse la maglietta.
-Non intendevo cosi qui..c’è.. c’è una stanza di là e..- lo rimproverò Cas imbarazzato.
-Non preoccuparti fa abbastanza caldo adesso-disse Dean che ancora teneva gli occhi sui fogli.
-no..non è per quello lo sai..-balbettò Cas.
A quel punto Dean alzò gli occhi dai fogli.
-Già beh non è nulla che tu non abbia già visto..Cosa c’è … forse questo a qualche effetto particolare su di te-disse malizioso avvicinandosi pericolosamente a Cas.
 
-Non è divertente Dean-Lo rimproverò Cas cercando di distogliere lo sguardo dal suo torace.
All’improvviso un ondata di rabbia pervase Dean e lo inondo da capo a piedi, non sapeva da dove venisse fuori sapeva solo che era arrabbiato e ce l’aveva a morte con Cas.
-Non è divertente non è divertente-iniziò sarcastico facendogli il verso sembri un disco rotto Cas- …pensi che sia divertente invece vederti andare in giro con quei capelli scompigliati e quegli occhi..-lo tirò verso di se.
 Cas lo fissava negli occhi, perso, sorpreso da quel ondata di rabbia, dal repentino cambio di umore di Dean che continuò- pendi sempre dalle labbra di quell’ emerito stronzo che neanche sa che esisti?-
Cas fu sorpreso da quella brutale onesta.
Non sapeva cosa fare si limitava a fissarlo impotente mentre Dean continuava come un fiume in piena:
- Tu non hai idea dell effetto che quel maglione ridicolo, incollato addosso al tuo torace ha su di me vero?-
Prese il suo volto tra le mani.
-Dean..- esclamò Cas in quella che forze voleva essere una protesta ma suonò più come una supplica.
-Io io  ..Ian..-provò a dire a formulare qualche pensierò coerente ma ogni protesta morì quando Dean incollò le labbra alle sue.
Ed era già troppo tardi.
Erano già avvinghiati l’uno all’altro, labbra contro labbra, pelle contro pelle come se fossero nati per quello.
Il corto circuito era in atto e l’intero sistema era saltato.
Totale black out.
Un rumore peròall’improvviso li fece sobbalzare.
Si staccarono all’improvviso.
Stavano bussando alla porta.
Dei colpi frenetici chiunque fosse doveva avere molta fretta ma non era orario di visita.
Chi diavolo poteva essere?
Si domandarono con lo sguardo guardandosi interrogativi.
Avevano paura  a parlare e se fossero stati quei tipi che tornavano armati magari stavolta.
Un brivido di paura attraversò la schiena di entrambi.
Dean spostò Cas di lato.
E si diresse verso la porta.
Aveva con se una pistola, l’aveva presa dalla vecchia collezione del padre di Arthur da quando Colin era stato aggredito.
Quando Cas la vide la paura divenne terrore puro ma non osò parlare.
Dean portò la mano alla pistola che teneva dietro la schiena.
E aprì piano la porta.
Quello che vide sulla soglia lo paralizzò.
Era Sam.
 Se ne stava li in piedi di fronte a lui con lo sguardo spaventato con gli occhi che saettavano a destra e a sinistra.
 Era bagnato fradicio come un pulcino,ricoperto di tagli e di lividi.
Ma Vivo.


*shameless è uno show televisivo la gallavich mickey milkovich + ian gallagher=OTP






***non lo so forse l'intero antefatto storico è un po raffazonato e poco credibile sicuramente poco storico ho evitato di mettere date e nomi per evitare ricerche che prometto farò se mai scriverò un libro.. spero sia cario boh divertente per qualsiasi lamento o perplessita o insulto commentate e buon natale xoxo voglio un colin morgan vi prego regalatemelo ciao***

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