Cercami anche quando non mi vuoi

di Sissy77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** SUPEREROE ***
Capitolo 2: *** VOCE ARRABBIATA ***
Capitolo 3: *** SE TELEFONANDO ***
Capitolo 4: *** PROFUMO DI PESCA ***
Capitolo 5: *** TUFFATORI ***
Capitolo 6: *** GENTE CHE VIENE, CHE VA, CHE RESTA ***
Capitolo 7: *** CHE FRETTA C'ERA ***
Capitolo 8: *** IL TEMPO DELLE MELE ***
Capitolo 9: *** IL TANGO DELLA GELOSIA ***
Capitolo 10: *** LA NOTTE SUL TETTO ***
Capitolo 11: *** DICO SI ***
Capitolo 12: *** ANDARE LONTANO.. LONTANO..LONTANO ***
Capitolo 13: *** COME DUE ANELLI.. QUASI FRATELLI ***
Capitolo 14: *** PRENDO TE.... ***
Capitolo 15: *** ... PRENDO CHI E' IL MIO DOMANI .... ***



Capitolo 1
*** SUPEREROE ***


Guardava fuori dalla grande vetrata, la tazza con la tisana bollente che stringeva tra le mani la stava riscaldando e la neve che scendeva imbiancando New York le dava un senso di pace. Lo sapeva, era illusorio quel senso, ma dicono: Chi si accontenta gode. Lei al momento si accontentava.  In realtà si rendeva conto di vivere in una specie di limbo da mesi , ma riusciva in qualche modo a sopravvivere, merito di Marta molto probabilmente,  o forse il suo orgoglio ferito faceva  da padrone e non le permetteva di chinare la testa di fronte al quel dolore lancinante che le straziava il cuore da quella sera in soffitta dove Marco le aveva detto di non amarla più. Non le faceva male sapere che lui amava un’altra (anni addietro era successo: Rachele, Simona) quello era più un fastidio; a farle davvero male era il sapere che lui non amava più lei:  ecco questo era insopportabile. Lei aveva sempre creduto che si sarebbero amati per sempre indipendentemente da tutto quello che gli ruotava attorno. Non era  così evidentemente!!!!!
Sentì aprirsi la porta  << Brrrr, che freddo>> disse Lucia togliendo il cappotto a Marta prima di sfilarsi il suo.  << Chi avrebbe mai detto che a New York facesse più freddo che a Milano? >> Lucia ricordava gli anni in cui era sposata con Sergio e i freddi inverni passati in quella città del nord Italia dove era diventata moglie, madre e da dove poi era scappata. Eva le sorrise prendendo in braccio Marta, le diede un bacio e la tenne stretta. Guardò Lucia sperando in un cenno positivo da parte della madre ma nulla, la donna non poté far altro che scuotere la testa allontanandosi lasciando la figlia li sulla porta.
Lucia sorseggiando la tisana preparata poco prima, osservava la figlia seduta in poltrona tenere stretta Marta a se sussurrandole  parole dolci, la bambina ascoltava attenta ma nessuna risposta usciva dalle sue piccole labbra.  Aveva seguito la figlia a New York dopo la sua decisione di lasciare Roma, aveva lasciato l’uomo che amava (e sapeva che questo non avrebbe fatto bene al loro rapporto così ancora poco stabile dopo la riappacificazione, ma Giulio aveva capito e accettato la situazione) aveva lasciato una figlia (intuito di madre le suggeriva che Alice non era felice, aveva qualche rospo che la tormentava ma aveva dovuto fare una scelta ed Eva e Marta le erano sembrate più bisognose di aiuto in quel momento.) Tutti quei sacrifici, tutti quei dolori e nulla stava cambiando anzi tutto sembrava peggiorare. Lei Eva e Marta avevano lasciato Roma pochi giorni dopo che Marco era volato da Maya, e da allora nulla era migliorato. Sua figlia aveva gli occhi spenti, anche se cercava di non darlo a vedere; sua nipote era chiusa in un mutismo assoluto da quando Eva le aveva detto che sarebbero andate a vivere a New York per un po’ di tempo. Da allora molti dottori e molti psicologi avevano visto Marta ma nessuno di loro aveva riscontrato malattie nella bambina. Per loro era solo un suo non volere parlare. ‘Che scoperta’ pensava spesso Lucia ‘ e ci vuole una laurea per diagnosticare questo? Lo so pure io che è lei a non voler parlare’ . Più volte aveva cercato di affrontare l’argomento con Eva ma la figlia si rifiutava di intavolare un qualsiasi discorso in cui figurasse il nome di Marco e così la sua permanenza nella grande mela era ormai di 8 mesi più o meno.
<< Si è addormentata >> disse Eva distogliendola da tutti quei pensieri  << Bene si vedeva che era stanca, tutte queste terapie la spossano secondo me. Credo che sentire la voce di Marco anche solo al telefono le farebbe meglio di tanti psicologi, credi a mamma tua >> Lucia si accorse troppo tardi di aver dato voce ai suoi pensieri, alzò lo sguardo e dagli occhi di Eva capì che lo tsunami era poca cosa in confronto. Apriti cielo stava per iniziare la tempesta perfetta. << Tu credi mamma??>> il tono di Eva non preannunciava nulla di buono per Lucia << Davvero tu credi che la voce di Marco possa fare il miracolo di far tornare a parlare Marta??? Davvero ???? Io non credo mamma, non lo credo proprio!! In tutti questi mesi hai forse sentito squillare il telefono?? Hai forse sentito la voce di Marco chiedere di sua figlia????>> Lucia deglutì << Eva ascolta>> cercò di parlare la donna << No mamma, ascolta tu>> il tono di Eva non lasciava spazio a repliche << Marco non è la soluzione di tutti i miei problemi ok??? Marco non è il supereroe che arriverà a salvare la figlia ok??? Marco ci ha abbandonate, ha preferito il castello e la principessa punto. Ti prego mamma non cercare più di parlare di lui ok???? >> Lucia prese il coraggio a due mani e disse alla figlia quello che da mesi pensava << Hai ragione Eva scusa se ti ho ferito parlando di Marco, so che lui non può esser la soluzione a tutti i tuoi problemi , so che ti ha ferito e che stai cercando di trovare il modo per rendere più sopportabile il tuo dolore. E’ vero Eva, Marco non potrà mai essere il tuo super eroe, ma ti prego ascoltami, tu non sei Marta, è lei che ha bisogno di vederlo come un supereroe, è lei che ha bisogno che lui sia la soluzione a tutti i suoi problemi. Non ha mai telefonato? Lo sai Eva, lo sai perfettamente come è. Lo sai che sicuramente ha preso in mano quel telefono chissà quante volte ma la paura di sentire la tua voce arrabbiata lo fa desistere>> Eva non credeva alle sue orecchie, nuovamente sua madre lo difendeva, anni addietro lo aveva aiutato a scappare a Londra, poi la volta di Venezia quando lui l’aveva tradita con quell’oca di Sofia, poi con Maya quando voleva riconquistarlo e lei a dirle: ma ora lui è felice. Ed ora il supereroe di Marta. Eva voltò le spalle a sua madre mente lei la seguiva, si mise cappotto, sciarpa,cappello, guanti.  Richiudendo la porta dietro di se sentì Lucia dirle << Pensa a Marta Eva, dammi retta chiamalo>>.

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Capitolo 2
*** VOCE ARRABBIATA ***


Camminare.. Camminare.. Camminare.. Non pensare.. Non pensare.. Non pensare. Da quando era uscita di casa aveva questo ritornello in testa per evitare di sentire l’eco di sua madre: “ pensa a Marta, chiamalo” Lei aveva sempre pensato a Marta come poteva sua madre credere diversamente? L’aveva mai sentita parlare male di Marco in presenza della bambina? L’aveva mai sentita mettere Marta contro il padre? Ma cosa pretendeva la gente da lei? Che fosse una macchina? Un automa senza cuore? E beh certo per tutti lei era Eva quella forte, quella che non si piegava di fronte a nulla, quella che faceva sempre la cosa giusta, ma lei non era così, non era così. Avrebbe voluto urlare al mondo intero, urlare con quanto fiato aveva in corpo ma non lo avrebbe fatto, non poteva farlo, non ancora. Alzò gli occhi e lo spettacolo che vide le mozzò il fiato. Central Park sotto la neve era qualcosa di indescrivibile. Lo era tutto l’anno, quel polmone verde in mezzo a tutto quel cemento era qualcosa di incredibile ma ora sotto la coltre di neve aveva qualcosa di magico… si magico era la parola giusta. Pace e tranquillità regnava in quel posto, vide una panchina e decise di sedersi, aveva bisogno di rigenerarsi prima di tornare a casa e vedere sua madre. “ Chissà perché le persone a cui si vuole più bene sono quelle che più ci feriscono” pensò Eva aprendo la mano lasciando che fiocchi di neve morissero sul palmo del suo guanto. Marta aveva sentito la nonna e la mamma litigare e poi sbattere una porta. La mamma doveva esser uscita. Sapeva che non era una bella cosa far credere alla mamma di dormire, ma era la soluzione che aveva escogitato per cercare di capire cosa succedeva alla sua famiglia. Marta aveva capito che i grandi dicono le bugie e l’unico modo per sapere qual è la verità è quello di far credere loro che i bambini non sentono cosa dicono. Marta da mesi aveva optato per questa soluzione. Guardava quel soffitto di quella cameretta di quella casa dove ora viveva e non le piaceva. Guardava quel divano in qual salotto davanti a quella televisione e non le piaceva. Guardava gli occhi della sua mamma senza il suo papà e non le piacevano. Già il suo papà. Chissà dove era, cosa faceva. Da quando era andato da Maya non lo aveva più visto. Ogni tanto di notte aveva gli incubi, sognava il suo papà che portava sui gonfiabili una bimba che non era lei. Marta lo chiamava, gli diceva porta anche me papà, ma lui non si girava continuava a giocare con l’altra bimba. Era certa ora che avesse avuto altri bimbi da Maya e siccome non voleva più la sua mamma magari non voleva nemmeno più lei. Non parlava più, non ci riusciva. Aveva provato alcune volte a dire qualcosa alla sua mamma, ma tutte le volte sentiva le lacrime salirle agli occhi e lei non voleva piangere. Così aveva smesso di parlare e forse magari il papà sapendo che lei non parlava più sarebbe venuto a vedere come mai. Più guardava quel soffitto e meno le piaceva. Voleva lo zio Rudy lo zio Mimmo e la zia Alice. Voleva nonno Giulio, zio Ce e zio Ezio. Voleva i romani, le loro battute, le loro fregnacce. Era stufa di questi americani che non sanno fare le salsicce come lo zio e non hanno le bottiglierie dei padri dei padri dei loro padri. Lucia osservava Marta nel lettino, la vedeva guardare il soffitto e dava ragione alla nipote, quel soffitto non era per nulla bello. La faceva sorridere le smorfie che la nipote faceva guardandolo, chissà cosa si stava raccontando. Marta si girò e la vide, Lucia si dispiacque nel vedere che Marta cambiò espressione quasi come se fosse stata scoperta e volesse nascondere il suo parlare a se stessa. << Ero venuta a vedere se dormivi >> disse Lucia avvicinandosi al letto della bambina << e per fortuna sei sveglia. Volevo scrivere una mail a zia Alice ma lo sai che nonna è una pasticciona, ti va di aiutarmi? >> Marta si catapultò giù dal letto e si diresse in camera di Eva a prendere il portatile. “Meno male che la nonna ogni tanto ne combina una giusta” pensò la piccola tornando sorridendo. Era infreddolita ma stava così bene su quella panchina che avrebbe voluto restarci per sempre. Il cellulare nella tasca del cappotto vibrò. Lo prese e vide un messaggio di sua madre “ Scusami ancora Eva torna a casa, è buio ormai e sarai congelata. Io e Marta abbiamo preparato le lasagne che tanto ti piacciono. Ti aspettiamo”. Sua madre sapeva farla arrabbiare si, ma sapeva anche farsi perdonare. Un sorriso le illuminò il viso e le venne spontaneo rispondere al messaggio solo con una faccina. “Pensa a Marta, chiamalo”, senza pensarci compose il numero che sapeva a memoria, squillò un po’ di volte poi si inserì la segreteria, forse era meglio così pensò Eva mentre aspettava il bip << Ciao Marco, sono Eva, scusa se ti disturbo… >> Finito il messaggio cercò di capire se il tono della sua voce era arrabbiato ma era impossibile per lei stabilirlo, sperò di no. Lei era Eva e per la sua piccola doveva anzi voleva fare la cosa giusta. Si alzo dalla panchina e incamminandosi verso casa già sentiva odore di lasagne. Il cellulare sul comodino squillava da parecchio, cercò di correre più velocemente possibile, ma quando lo raggiunse ormai era muto. Aspettava una telefona di Walter, dovevano vedersi. Finalmente era rientrato per qualche giorno a Roma e avevano deciso per una cena a quattro. Voleva far conoscere Maya a lui e Carlotta. Walter lo aveva avvisato che Carlotta non era molto incline a conoscere la principessa ruba-uomini ma lui aveva insistito. I suoi amici gli mancavano troppo e poi chissà magari Carlotta avrebbe potuto cambiare idea come anni fa aveva fatto nei confronti suoi e di Walter. Che ricordi quegli anni. Ogni tanto sentiva mancargli quella spensieratezza ma la vita va avanti e cambia, lui ne sapeva qualcosa. << Chi è amore??? E’ Walter?? Salutamelo >> urlò Maya dalla cucina. Tornò a guardare il telefono e vide che la segreteria avvisava che c’era un messaggio. Ascoltò il numero che lo aveva cercato e il suo viso impallidì, come dimenticare quel numero? Era impresso indelebile nella sua memoria. Quante volte lo aveva composto per sentire la sua voce e quanti messaggi le aveva inviato. Digitò il numero 2 per ascoltare il messaggio << Ciao Marco, sono Eva, scusa se ti disturbo. Ti chiamo per Marta, sai gli manchi molto, so che a mettere distanza tra voi è stata la mia decisione di venire a New York ma credo che una tua telefonata le riempirebbe il cuore di gioia. Tu sei un po’ il suo supereroe e credo abbia bisogno di te, solo io non basto. Tu come stai? Spero bene. Salutami tutti a Roma. Ciao >> Riascoltò quel messaggio più e più volte, per farlo si chiuse in bagno in modo che Maya non lo vedesse. Anche dopo cena lo fece, non riusciva a non farlo, cercava di captare ogni piccolo cambio di tono nella voce di Eva, perché si quella era la voce di Eva, era proprio la sua voce: e non era arrabbiata, la sua voce era dolce e calma come sempre e lui stentava a credere che anche questa volta fosse lei a risolvere la situazione tra di loro. Quante volte lui aveva preso in mano il telefono per chiamarla e poi aveva rinunciato per paura del suo tono tagliente? Non voleva litigare con lei ed allora aveva sempre rinunciato .. rinunciando così a sua figlia. Che razza di padre era si chiese componendo il numero di Eva.

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Capitolo 3
*** SE TELEFONANDO ***


<< Che buone le lasagne della nonna vero Marta?? >> Eva cercava in tutti i modi di far parlare la figlia, le aveva provate tutte in questi mesi ma lei come sempre si limitò a sorridere, muovere la testa in segno di assenso e abbracciò la nonna dandole un bacione sulla guancia. << Bene, ora signorinella a lavarsi i denti, mettersi il pigiamino e poi a nanna >> le disse Eva dandole una scappellotto affettuoso sul sederino. Marta ridacchiando trotterellò in bagno. 
<< L’ho chiamato mamma >> disse Eva d'un fiato a Lucia che per poco non fece cadere il bicchiere che stava lavando. Guardò la figlia e lo stupore dipinto in volto fece capire ad Eva che se sua madre sapeva farsi perdonare lei in compenso sapeva sempre sorprenderla.   << E che ti ha detto??? >> volle sapere Lucia  << Nulla >> disse Eva continuando ad asciugare i piatti << Come nulla >> urlò quasi Lucia dalla rabbia, lo aveva difeso cercando di giustificarlo e lui non aveva detto nulla << Come sarebbe a dire nulla >> Eva era troppo divertita dalla reazione della madre “la mia piccola vendetta” pensò bonariamente  << Nulla perché ho parlato con la.. >>  << Ti ha risposto Maya??? >> la interruppe Lucia << o Santi numi, io e le mie pessime idee!!>>
 Aveva cercato di suggerire una cosa a sua figlia e si era ritrovata a parlare con l’altra donna, non se lo sarebbe mai potuta perdonare.
 << Ah quindi ammetti che in fondo non era una buona idea cara mamma >> Eva non sapeva quanto ancora avrebbe potuto reggere prima di scoppiare a ridere, la faccia mortificata della madre era troppo uno spasso. Ci fosse stato Rudy sai che risate??
Lucia mortificata non sapeva cosa rispondere ed Eva decise che era ora di perdonarla definitivamente
 << Non è stata proprio una buona idea cara mamma perché mi sono ritrovata a parlare con quella specie di voce fredda che è la segreteria>>  << con cosa??? >> disse Lucia incredula, aveva capito bene? La segreteria? << Figlia degenere che ho, mi hai fatto prendere un infarto >> a quelle parole Eva non resse più e scoppiò in una fragorosa risata tanto da richiamare Marta che ormai si stava infilando il pigiamino.
Lucia continuava a camminare lungo il tavolo ripetendo << Tu.. Tu.. Tu… prima o poi me la paghi lo sai vero?? >> agitando verso la figlia la spugna che ancora teneva in mano schizzando acqua e schiuma ovunque in cucina. Marta tornò in cameretta per infilarsi pantaloni e calzettoni, faceva freddo solo con la maglietta, ed Eva spiegò a sua madre come erano andate effettivamente le cose. 
<< Sono fiera di te bambina mia >> disse Lucia accarezzandole i capelli << Non avrei saputo fare di meglio io >>  Eva sorrise << Già ma ora cosa gli dico quando chiamerà e se chiamerà? Cosa succederà quando parlerà con Marta e lei non risponderà alle sue domande??? >> Eva sapeva ora che aveva rimandato a lungo la telefonata a Marco proprio per questo, il non saper spiegare le cose, e ora che il tempo passato era tanto la spiegazione era più difficile.
Mentre le due donne erano intente  a confabulare il telefono di Eva squillò. Lo prese e il nome apparso sul display la impietrì, guardò Lucia e le porse il telefono << Ti prego mamma parlaci tu, ti prego io ora non sono psicologicamente pronta rischio di dire cose di cui magari mi pentirei >> disse Eva supplichevole. Parlare con la segreteria era stato facile ma il sentire la sua voce sarebbe stato diverso. Al parco aveva fatto tutto di impulso senza pensarci, ora era diverso.
 Lucia rispose al telefono << Marco ciao che bello sentirti >>.
  “Lucia?!?!?” pensò l’uomo quando sentì rispondere al telefono, la cosa lo spiazzò, e non seppe rispondere subito al suo saluto, si era preparato mentalmente a parlare con Eva. << Ciao Lucia quanto tempo. Come stai tutto bene? Stavate già dormendo? >>
 Eva faceva cenni incomprensibili per sua madre che quindi decise di procedere con cautela << No non ancora, o meglio Eva sta preparando Marta per andare a letto. Sono contenta che tu abbia chiamato, Marta sarà felicissima di sentirti >>  << Anche io >> Lucia capì dal tono della sua voce che era sincero: anche a lui Marta era mancata tanto
<< Marco c’è un piccolo problemino però >> << Hai ragione Lucia è tardi ma dopo la telefonata di Eva non riuscivo ad aspettare fino a domani, so che Marta deve andare a nanna magari si è già addormentata >> Lucia voleva fermarlo ma era un fiume di parole in piena che non si arrestava << Marco.. Marco.. Marco aspetta ascoltami… >> finalmente si era azzittito << il problema non è l’ora >>
 Lucia cercò di spiegargli la situazione di Marta in breve tempo e più Lucia parlava più Marco sentiva mancargli la terra sotto i piedi << Marco ci sei?? >> chiese Lucia non sentendolo  << Si Lucia ci sono >>
 << So che  abbiamo sbagliato, avremmo dovuto chiamarti prima ma Eva credeva fosse una cosa passeggera dovuta al viaggio a New York, siccome le cose non sono cambiate in questi mesi, si è finalmente decisa a chiamarti >> Eva dal divano ascoltava la madre e aveva nuovamente voglia di urlare: detta così sembrava tutta colpa sua, ma anche Marco aveva le sue colpe.
 Lucia ad un certo punto avvicinò il telefono ad Eva in modo che ascoltasse cosa diceva dall’altra parte del mondo << No Lucia so che Eva ha fatto le cose come meglio andavano fatte, se mi ha chiamato adesso riteneva che io dovessi intervenire ora e la ringrazio per aver cercato il mio aiuto. La colpa è anche mia, avrei dovuto chiamare prima ma lo sai Lucia come sono.. >> il suo tono era rammaricato per non esser stato vicino alla figlia quanto avrebbe dovuto  << Si Marco lo so ma l’importante è che ora tu abbia telefonato >>
 Eva toccò la spalla di Lucia indicandole il corridoio: Marta era vicino alla porta della sua cameretta e aveva lacrime che le rigavano le gote.  Era il suo papà, il suo papà aveva telefonato, non ci credeva. Marco sentì Eva parlare << Marta vieni c’è papà al telefono >>  Marco sentì piccoli passi avvicinarsi, dai rumori che captò capì che Marta si era seduta in braccio a Eva.  << Marco ti passò una persona >> così dicendo Lucia passò il telefonino a Marta. 
Sentì Eva dire a Marta << saluta papà su non fare la timida >>.. ma nulla.
Marco prese coraggio e parlò per primo anche se un nodo in gola cercava di impedirglielo << Ciao fiorellino mio >>  al suono di quella voce, a quelle parole Marta scoppiò a piangere, si aggrappò al collo di Eva con tutte le forze che aveva ed il pianto a dirotto che per tutti i mesi aveva cercato di soffocare urlò tutto il suo dolore. 
Marco la sentiva singhiozzare come mai aveva sentito farle e questo lo ammutolì. Marta aveva ancora in mano il cellulare perché sentiva molto distintamente quello che Eva le sussurrava << Stellina mia non fare così dai è papà, hai sentito ti ha chiamata fiorellino >> ma nulla riusciva a placare il fiume di lacrime della bambina.
 “Che razza di padre sono” continuava a ripetersi Marco sentendo il suo piccolo fiorellino piangere.  << Su vieni , vieni con la nonna  >> Lucia prese in braccio Marta e coccolandola si avviò verso la cameretta.
<< Eva??? Eva ci sei??? >> sentire quella voce pronunciare il suo nome le provocò un brivido in tutto il corpo “Possibile??” si chiese Eva “Possibile che dopo tutto questo tempo, tutto il dolore, nulla in me è cambiato???”
 La voce continuava a chiamarla, era all’altro capo del mondo, in quel mondo che una volta era anche suo e a le sembrava che Marco fosse lì  in quella stanza. Si costrinse a rispondere per il bene della sua bambina. << Si >> tutto quello che riuscì a dire.
Era lei, si proprio lei, che strano sentire la sua voce dopo tutto quel tempo.
 Si sentiva strano ma non riusciva a decifrarne il motivo 
<< Ciao >> e come molte volte il silenzio si impadronì di loro.
 Sentivano i loro respiri attraverso quel filo magico che li univa da Roma a New York. Sembravano così vicini ma in realtà erano distanti anni luce e non solo per i chilometri,  i loro pensieri erano lontani anni luce oramai. Lui con un'altra donna e lei con cosa? Entrambi se lo stavano domandando.
<< Come stai?? >> Alla fine Marco fece quella domanda scontata, ma  sincera, davvero voleva sapere come stava.
 Eva lo sentì dal tono della sua voce che non era una domanda retorica e come per magia tutta la rabbia, il rancore che per mesi l’aveva lacerata dentro svanì, certo era ferita, certo non era pronta al perdono, ma forse ora avrebbe potuto voltare pagina e ricominciare a vivere e smettere di sopravvivere.
<< Sono preoccupata e devo dire che dopo questa reazione di Marta lo sono ancora di più >> due lacrime le rigarono il viso e non poté fare a meno di tirare su con il naso  << Non piangere >> le disse Marco<< sistemeremo tutto vedrai, Marta tornerà ad essere la bambina serena ed allegra che riempiva le nostre giornate te lo prometto >>
 Un click mise fine alla loro conversazione dopo che decisero di risentirsi il giorno dopo via skype.  Eva si raggomitolò sul divano e lacrime amare iniziarono a bagnarle il viso, Lucia si chinò sulla figlia e non poté far altro che abbracciarla facendole sentire tutto il suo amore di madre.
<< Amore cosa succede? >> Maya lo sorprese in camera con il telefono ancora in mano. << Marco stai bene?? >> Maya aveva un brutto presentimento, solo un'unica volta aveva visto il suo amato con quella faccia e di mezzo c’era Eva.
 Il cuore iniziò a batterle forte in petto. Si inginocchiò davanti a lui che pareva non vederla  << Marco???? Che succede?? E’ capitato qualcosa??? >>  Marco guardava la donna che amava e non riusciva a risponderle, non riusciva a dirle << Devo andare  a New York, voglio andare da Marta >>
 Fece un respiro profondo e le disse che non era successo nulla, era Walter al telefono  e aveva disdetto la loro cena a quattro perché Carlotta si ostinava a non voler incontrarli e questo lo aveva  lasciato dispiaciuto tutto qui. << Ma Walter ha promesso di parlarle ancora e cercherà di convincerla >> le diede un bacio sulla bocca e si diresse verso il bagno per fare una lunga doccia aveva bisogno di schiarirsi le idee.
Si spogliò, chiuse il box doccia e sotto l’acqua bollente pensò “ SE telefonando non risolverò un bel niente, andrò a New York costi quel che costi”
Questo pensiero sembrò rasserenarlo.

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Capitolo 4
*** PROFUMO DI PESCA ***


Erano passate ormai settimane da quella prima telefonata e tutte le sere Marco andava a casa Cesaroni , si rinchiudeva in quella che era stata la sua vecchia camera di adolescente e chiamava New York via skype.
 “W la tecnologia” pensava tutte le volte che sullo schermo del suo pc trovava ad attenderlo le labbra di Marta pronte ad inviargli un bacio virtuale di benvenuto.
La bimba non parlava ancora, passava tutto il tempo ad ascoltare il padre raccontargli cosa combinavano tutti quanti e quando le raccontava le imprese epiche di Cesare e Ezio, non smetteva più di ridere.
Ogni tanto Marco prendeva in mano la vecchia chitarra e le cantava qualcosa, sperando in cuor suo di riuscire a farla cantare.
In tutti questi incontri padre e figlia ogni tanto facevano la loro comparsa  i membri Cesaroni, la piccola mancava a tutti e ognuno di loro voleva passare del tempo con lei.
Ovviamente finivano per litigare per i turni ed il tempo da passare davanti al pc.
Marta non faceva che ridere e più rideva più loro litigavano su chi l’aveva fatta ridere.
Eva osservava tutto da distanza, quello era il loro momento magico e non voleva interferire, al momento preferiva così.
<< Maya io vado ci vediamo dopo >>. Un veloce bacio sulle labbra e Marco nuovamente aveva chiuso la porta di casa dietro di se.
Maya si interrogava spesso e volentieri su cosa stesse combinando il suo uomo.
Tutte le sere aveva impegni o con il padre o con i fratelli o gli amici.
 Era preoccupata di questa situazione ma al tempo stesso lo vedeva più allegro, solare, felice, quindi aveva deciso di non soffocarlo con milioni di domande e di tenere a bada la propria ansia.
<< Marco >> disse Giulio entrando in quella che era la stanza dei suoi ragazzi.
<< Ciao pa’,  vieni tra un po’ chiamo Marta così la saluti >>
Giulio era contento di vedere che suo figlio faceva (o meglio cercava di fare)  il padre, ma non era molto d’accordo sul modo e sulle bugie che il ragazzo diceva a Maya.
<< Marco devo parlarti >> già intuendo dove il padre voleva andare a parare Marco cercò di cambiare discorso.
<< Dai pà tra poco chiamo Marta dobbiamo proprio parlare ora??? >>
Giulio scosse la testa  << Marco non è che le cose migliorano se rimandiamo il discorso lo sai >> questa volta Giulio non aveva intenzione di farla passare liscia al figlio.
<< Lo so pà. Hai ragione devo parlare con Maya e fare il padre via skype non è il massimo. Ma cosa vuoi che faccia? Devo trasferirmi anche io a New York? Chiedere a Maya di venire con me? Chiedere a Eva di tornare a Roma? >>
Il ragazzo più e più notti aveva cercato una soluzione ma nessuna gli era sembrata buona.
<< Non lo so quale sia la soluzione migliore >> disse Giulio mettendo una mano sulla spalla del figlio << ma credo che prima o poi dovrai affrontare il discorso con Eva. Non potete scappare dalla vostra responsabilità di genitori >> così dicendo lasciò la stanza ed il figlio ai suoi pensieri.
Marta era felice. Il suo papà non aveva mai mancato ad un loro appuntamento, ma per paura che le telefonasse solo perché lei non parlava aveva deciso di continuare a stare zitta ancora un po’.
<< Allora piccola mia >> le disse Eva infilandole il pigiamino << non credi che sarebbe bello per papà se domani invece delle tue piccole labbra sul pc a dargli il benvenuto fosse la tua bella vocina??? >>
Marta guardò la madre, le fece una linguaccia e si catapultò sotto le coperte prima che Eva avesse il tempo di darle uno scappellotto sul sedere.
Eva dovette arrendersi al volere della figlia, avrebbe deciso lei se e quando parlare.
Le diede un bacio in fronte, spense la luce e socchiuse la porta della cameretta raggiungendo la madre in salotto.
<< Niente? >> chiese Lucia << No >> sospirò Eva << Credo che tua nipote cara mamma abbia messo in atto il metodo Cesaroni.  Non mi stupirei stesse tramando qualcosa  >> Lucia rise di gusto ripensando al buon vecchio metodo Cesaroni e diede ragione ad Eva: la nipote stava sicuramente tramando qualcosa.
Qualche settimana ed è Natale. Questo pensiero rattristava da qualche giorno Lucia anche se cercava di non manifestarlo ad Eva.
Anche Eva e Marta pensavano al Natale e tutte e tre avrebbero voluto passarlo con i loro cari.
In bottiglieria intanto si litigava, come sempre, per gli addobbi del Natale.
Ezio che li voleva e Cesare che invece proprio li detestava.
<< Ma si può sapere tu cosa centri???? >> Cesare sbotto alle ennesime lamentele di Ezio sulla nudità della bottiglieria in questo periodo.
<< Come sarebbe a dire cosa centro??? Sono uno dei clienti più fedeli che c’hai. Dovresti tenere in considerazione i miei suggerimenti >> alzandosi dallo sgabello Ezio andava e veniva per tutto il locale elencando quali decorazioni usare e dove metterle.
<< Ah devo tenere in considerazione i tuoi suggerimenti? Quindi credo che dovrò tenere in considerazione anche il tuo conto CHE NON SALDI DA ANNIIIIIIIII >> sbuffando Cesare ricominciò con elencare la storia del padre del padre del padre di suo padre e al solo sentire la parola conto da saldare Ezio tornò a sedersi sullo sgabello rinunciando per il momento alle decorazioni.
<< Cesare ho deciso >> Giulio entrò di corsa in bottiglieria sfilandosi la giacca e infilando il grembiule.
<< Hai deciso di venire a  lavorare finalmente?? >> sbottò Cesare.
<< No, ma che dici??!!??? Ho deciso di andare a New York da Lucia per  Natale >> sia Cesare che Ezio lo guardarono come se avessero appena visto un extra-terreste
<< EHHHHH???? >> dissero in coro i due
<< Si hai capito bene. Vado da mia moglie. Mi manca. Più tardi vado in agenzia a prenotare il volo. Anzi che dico più tardi, vado subito. >> Così dicendo si tolse il grembiule, si rimise la giacca ed uscì lasciando i due increduli.
<< Ahooo ‘ndo vai? Eri appena arrivato >> gridò Cesare ma ormai l’uomo si era volatilizzato
<< Quindi andiamo anche noi?? >> chiese Ezio speranzoso
Cesare lo fulminò con gli occhi, sbatté l’asciugamano sul bancone e si rinchiuse nell’ufficio.
<< Che carattere >> disse il meccanico infilandosi il grembiule di Giulio e mettendosi dietro il bancone ad asciugare bicchieri.
“ Tutte le sere chiama New York. Ecco spiegato il mistero” Maya aveva questo ritornello in testa da alcuni giorni.
Marco l’aveva rassicurata sul non aver parlato con Eva tranne la prima sera.
Le sue chiamate riguardavano solo ed esclusivamente Marta. “Ma se non centra Eva perché ha aspettato tanto a dirmelo??”  Prese la maglietta di Marco appena stirata e la stropicciò tra le mani. In qualche modo doveva pur sfogarsi.
Marta era sempre stata una bambina solare, loro in fondo erano già stati separati quando Eva e la piccola erano a Parigi. Come era possibile che ora non parlasse? Non era piuttosto una trappola di Eva per riconquistare Marco?
Ed un'altra maglietta si stropicciò nuovamente.
Aveva rinunciato a tutto per lui e ora cosa otteneva in cambio? Chiamate nascoste a New York.
<< Se le stropicci ancora un po’ non finirai mai di stirarle >> le disse Marco dalla porta. Era entrato mentre lei teneva tra le mani un'altra maglietta.
Mortificata Maya si mise a sedere dopo aver spento il ferro da stiro.
<< Cosa c’è???  Non ti fidi di me, del mio amore?? >> le chiese Marco inginocchiandosi davanti alla donna che da mesi era nel suo cuore.
<< Si, ma.. >> sospirò la principessa  << non riesco a togliermi l’idea che Marta già vi ha visti separati quando abitava a Parigi e mi fa strano questo suo mutismo. Tutto qui. Sei sicuro che non sia una macchinazione di Eva??? >> ecco l’aveva detto e si sentiva più leggera
<< No Maya, Eva non lo farebbe mai!!! Non userebbe mai Marta >> la donna lo guardò e decise di andare fino in fondo.
<< In verità quando è rientrata da Parigi ha cercato di farti vedere quanto lei e Marta ti mancavano, quanto la vita insieme a loro era diversa per te.  >> Marco si alzò e lasciando la stanza le disse  << Già e mi sembra di aver scelto te e non lei >>
Maya sentì la porta di casa sbattere e alcune lacrime scesero sul suo viso.
Asciugandole pensò: “ E’ rientrata nella nostra vita da qualche giorno e già litighiamo”
<< Ehi pa.. solo in bottiglieria a quest’ora??? >> Marco aveva vagato un po’ in città ritrovandosi davanti alla bottiglieria “Casa dolce casa” sorrise ed entrò nel mondo della sua famiglia.
<< Marcolì lascia perdere.. tuo zio è sempre più cocciuto di un mulo! Mai una volta che non abbia a ridire di una mia scelta. >> Versò una birra al figlio e raccontò l’accaduto.
<< Papà >>  Marco guardò negli occhi il padre << pensi che sarebbe un problema se ti accompagnassi a New York. Ho una voglia matta di vedere il mio piccolo fiorellino e forse sarebbe l’occasione giusta per parlare con Eva >>  Giulio abbracciò il figlio << speravo che me lo chiedessi  >> da sotto il bancone prese un biglietto e lo porse a Marco.
Era un biglietto aereo intestato a Marco Cesaroni per New York, data di partenza il 23 dicembre, data di rientro aperta.
Marco non sapeva cosa dire, guardava il padre senza proferire parola. 
<< Ho pensato che avresti avuto voglia di accompagnarmi quindi ti ho anticipato. Ho lasciato aperta la data del rientro per lasciarti una via di fuga in caso la Cudicini sfoderi spade aprendo la porta di casa. >> scoppiarono a ridere entrambi immaginando Eva vestita da samurai pronta a fare a pezzettini piccoli il povero Cesaroni.
<< Embè sempre a ridere voi???? >> urlò Cesare sbattendo nuovamente la porta dell’ufficio dopo essersi affacciato per controllare cosa succedeva nel locale.
Marco e Giulio ripresero a ridere abbracciandosi.
Le due di notte. Non riusciva proprio a dormire. Qualche ora e sarebbe volato a New York con suo padre. Maya gli dava la schiena da molte notti per sottolineare il suo disappunto per la trovata geniale dei due Cesaroni che insieme facevano fatica a farne uno: pensava lei.
Si era arrabbiata molto appresa la notizia e sembrava non esserle ancora passata.
Ci avrebbe pensato al ritorno, ora l’unica cosa che voleva era abbracciare sua figlia.
Tutti li avevano accompagnati all’aeroporto, Alice non faceva altro che abbracciarli facendosi promettere che loro avrebbero fatto altrettanto con la madre , la sorella e la nipote.
Erano carichi di regali per Marta tanto che avevano dovuto pagare il supplemento per il kg in più nei bagagli e Cesare ovviamente non aveva fatto altro che lamentarsi delle compagnie aeree che guadagnavano sull’affetto delle persone.
Marco prese da parte Maya, l’abbraccio a lungo sussurrandole parole d’amore all’orecchio. Lei si sciolse e suggellarono il saluto con un lungo e appassionato bacio tanto da scatenare i gridolini di tutta la famiglia.
Solo Lucia sapeva del loro arrivo. Li aspettava con ansia e quando li vide uscire dalle porte degli arrivi, corse incontro al suo uomo e furono ora loro a salutarsi con un lungo ed appassionato bacio.
Marco si allontanò non voleva essere di troppo.
<< E beh non mi saluti tu?? >> disse Lucia alle sue spalle. Si abbracciarono << sono molto contenta che tu sia qui Marco… Molto molto contenta >> Prese entrambi sotto braccio e si diressero alla macchina.
Eva sentì aprirsi la porta di casa << Mamma ma quanto tempo ci hai messo a fare la spesa??? Tu sei pazza a non usare i taxi.. mi fai preoccupare quando sei in giro con quel vecchio catorcio!! Aspetta vengo ad aiutarti con le borse>>
Eva si avvio verso l’ingresso e quello che vide la sorprese tanto da corrugare la fronte “Che ci faceva sua madre mano nella mano con Giulio???” entrambi vedendo la sua espressione scoppiarono a ridere
<< Giulio >> disse la ragazza correndogli incontro. Si abbracciarono a lungo ed Eva non riusciva a credere quanto gli erano mancati quegli abbracci.
<< Comunque grazie.. >> in fondo al corridoio Eva vide un ragazzo arrancare sull’ultimo scalino delle scale con un sacco di borse della spesa in mano.
<< Lasciarmi fare a piedi tutti questi piani solo per stare soli in ascensore >> continuò.
Eva si scostò da Giulio, che rimase in corridoio, per vedere meglio chi fosse quel ragazzo.
Era chinato sulle ginocchia intento a riprendere fiato dopo lo sforzo fatto.
Ecco, si stava alzando, non poteva essere, non poteva essere lui.
Marco, dopo aver posato le borse a terra, cercò di riprendere fiato. Ecco forse ora poteva fare gli ultimi passi per arrivare all’alloggio. Alzandosi notò una porta aperta.
Si voltò verso quella luce più forte che rischiarava il corridoio e la vide. Era là vicino a suo padre, e lo guardava.  Prese le borse della spesa e le andò incontro.
Ad un passo da lei disse << Ciao Eva >> non riuscì a dire altro era come impietrito “Cosa succede” continuava a chiedersi.
Eva si girò sentendosi toccare. Marta era dietro di lei, non vedeva nulla, sia la mamma che la nonna erano in piedi sulla porta e lei non vedeva chi c’era in corridoio.
Sia Eva che Lucia si aprirono come le porte di uno scrigno e anche Marta poté vedere Marco.
Marco si inginocchiò e le disse << Ciao fiorellino mio >> a quelle parole la piccola gli saltò al collo piangendo a dirotto.
Tutti potevano sentire tra i vari singhiozzi Marta continuare a dire << Papà, papà, papà >>
Lucia entrò in casa seguita da Giulio con le valigie.
Eva si chinò a prendere le borse della spesa che Marco aveva appoggiato a terra per prendere in braccio Marta.
Entrò in casa seguita da Marco e Marta che lo stava praticamente stritolando.
Un dolce profumo di pesca invase le narici di Marco. “Usa ancora quel bagnoschiuma” pensò entrando in quel nuovo mondo.

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Capitolo 5
*** TUFFATORI ***


Marco non era ancora riuscito a fare niente, Marta non lo aveva mollato un secondo.
Si era tolto la giacca aiutato da Giulio e Lucia perché la bimba non aveva voluto smettere di abbracciarlo.
Aveva mangiato con Marta sempre in braccio e a nulla erano valse le parole di Eva.
Ora erano tutti in salotto intenti a raccontare ed ad ascoltare  la vita di Roma, ma per Eva era una tortura.
Per liberarsi da tutte quelle sensazioni e da quella assurda situazione, perché per lei era assurdo che Marco fosse seduto lì nel suo salotto, decise che era ora di portare Marta a dormire.
<> disse sfidandola la bambina << qui c’è il mio papà e io rimango qui con lui >>
“ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh” urlò Eva dentro di sé ma rimanendo impassibile per tutti i presenti, Marco però percepì lo stato d’animo della ragazza.
<< Dai Marta, la mamma ha ragione. Anche io sono stanco e credo proprio sia ora di andare a nanna >>
<< Si si anche noi andiamo a nanna >> dissero in coro Giulio e Lucia allontanandosi velocemente verso quella che era diventata la stanza della donna in quei mesi.
Eva e Marco li guardarono chiudere la porta ed un sorriso affiorò sulle labbra di entrambi.
<< Spero Marta ti lasci dormire,  sarà dura dormire nel letto con lei, se vuoi ci dormo io e tu vai in camera mia >> disse Eva ripiegando i vestiti di Marta.
<< No grazie, credo che per me sarà una dolce tortura. Mi è mancata in tutti questi mesi, il mal di schiena credo sia una giusta punizione. >> Lanciò Marta sul lettone da una piazza e mezza che la bambina aveva scelto appena arrivate in quella che era chiamata la grande mela e si dedicò a farle il solletico.
Dal tanto ridere Marta piangeva.
<< Buonanotte >> Eva uscì dalla stanza raggiunta da un << notte >> detto all’unisono da padre e figlia.
“Basta.. Basta.. Basta”  disse Eva sollevando furiosa le coperte. Andò in cucina, aprì il freezer, prese un cucchiaio dal porta-posate, si mise uno scialle ed uscì nel corridoio del suo piano.
Si assicurò di lasciare socchiusa la porta dell’alloggio in caso Marta la chiamasse.
Anche Marco si era alzato, dirigendosi verso il salotto notò la porta d’ingresso socchiusa.
Ora era li, osservava Eva senza che lei si accorgesse della sua presenza.
La donna in quel momento le ricordò la ragazza seduta sulla panchina in quel mini corridoio che separava le loro stanze alla Garbatella.
Anche allora, quando qualcosa la tormentava, si tuffava nel gelato.
“Tuffare” pensò Marco “forse ecco perché lo chiamano affogato, uno ci si tuffa dentro” sorrise al pensiero.
Tornò in cucina cercando di non fare rumore e prese a sua volta un cucchiaio.
Era ancora lì, come l’aveva lasciata: seduta contro il muro, cucchiaio in una mano, vaschetta nell’altra.
“Ecco la mia Eva” quel pensiero lo spaventò.
“Cosa dici Marco” parlò a se stesso “il fuso orario ti dà alla testa”
Si era mossa. 
Aveva allungato le gambe;  sembrava osservare i calzettoni rosa a pois bianchi che salivano fino a metà polpaccio abbracciando i pantaloni del pigiama.
Marco aprì la porta e lei si voltò.
“Come sei bella” pensò il ragazzo catturato da quei grandi occhi marroni che lo scrutavano.
Marco le fece vedere il cucchiaio che teneva in mano.
<< C’è posto per un altro tuffatore?? >> Eva lo guardò alzando il sopracciglio e a lui venne spontaneo un sorriso dal cuore. Scuotendo la testa le spiegò l’associazione di idee che aveva fatto un minuto prima pensando al gelato affogato.
Erano seduti l’uno di fianco l’altra. Marco teneva la vaschetta ed entrambi affogavano in quel mare sciolto che era diventata la stracciatella.
“Poeta eri, poeta sei” pensò la ragazza portandosi  il cucchiaio alla bocca.
“Maya non capirà mai, nemmeno impegnandosi, il Foscolo che c’è in te. Mai” si pentì subito di quel pensiero e senza rendersene conto gli chiese scusa a voce alta.
<< Scusa di cosa? >> Eva lo guardò non capendo  << Mi hai appena chiesto scusa >> rispose il ragazzo.
<< Credo di aver preso l’ultimo pezzo di gelato senza chiederti se ne volevi ancora >> si salvò in corner la donna seduta vicino a lui.
 “Meno male ho una mente sveglia anche alle 3 di notte”  e sorrise.
<< Quel sorriso mi dice che mi hai appena detto una bugia >> la colse impreparata Marco
Il ragazzo rise di gusto << e questa tua occhiataccia me lo conferma >> finì, continuando a ridere.
Non ci credeva, non poteva crederci l’aveva sgamata subito. Eva era interdetta.
Non era lui quello che capiva le situazioni ma lei, che stava succedendo?? Pensò stringendo lo scialle.
<< Hai freddo?? Vuoi  rientrare?? >> Lei scosse la testa e rimasero seduti lì, ognuno perso nel labirinto della propria mente.
<< Li hai sentiti???>> le chiese Marco cercando di stemperare il silenzio sceso tra loro.
<< Si anche troppo >> sbuffò Eva  << Sono uscita per questo. Capisco che sono mesi che non si vedono, ma un po’ meno sonoro no??? >>
Entrambi si immaginarono la stanza dei  genitori come un televisore e loro due figli seduti davanti alla porta con in mano un telecomando intenti ad alzare ed abbassare il volume.
Scoppiarono a ridere non riuscendo a smettere. Provavano a dire qualcosa ma quell’immagine tornava davanti ai loro occhi.
Quando riuscirono a riprendere il controllo della situazione Marco la guardò  << Grazie >> Eva sostenne lo sguardo << Grazie per non esserti trasformata in un samurai e di non avermi fatto a pezzettini piccoli appena aperta la porta. Grazie perché non mi hai fatto dormire sul tappetino qui davanti alla porta. Ma soprattutto grazie perché con quella telefonata mi hai permesso di diventare il supereroe di Marta. >>
Eva si alzò << Credo si siano addormentati >>.
 Marco la seguì e rientrarono.
 << Notte >> disse lui dirigendosi verso la cameretta di Marta. Lei rimase appoggiata alla porta chiusa. <> lui si girò e lei pensò che era proprio bello.
<< Grazie a te per non aver aspettato che fossi io a chiederti di venire. >> Lasciò la porta e lui sorpreso per quel grazie. Gli passò accanto ed ancora una volta lui sentì profumo di pesca.
 Chiuse gli occhi e i ricordi si impadronirono della sua mente.
<< Papi dov’eri??? >> chiese Marta sentendolo coricarsi.
<< A nuotare in un mare di guai  fiorellino mio. A nuotare >>
 Si addormentò abbracciato alla figlia ed Eva li trovò ancora così al mattino.
Ecco giunta la Vigilia di Natale.
Marta aveva rovistato in ogni armadio, in ogni scatola, in ogni angolo nascosto della casa ma nulla, nessun regalo in vista.
“Ma come è possibile” si diceva spostando  i libri della madre da un piano all’altro della libreria, “dove li hanno messi??? Figuriamoci se il babbo ed il nonno sono venuti senza regali” la testa le scoppiava a forza di pensare quale nascondiglio andare a scovare.
Tutti si erano accorti di questi andirivieni della piccola ma con tacito accordo fecero finta di nulla.
<< Ma che brava il mio fiorellino >> l’apostrofò Eva << spolvera tutti i miei libri >> le diede un bacio in fronte o almeno ci provò
<< Si si mamma >> si scansò la piccola <> spostò la scala di fortuna che aveva creato con il pouf del divano  e ricominciò a spostare libri.
Le donne prepararono il cenone, gli uomini guardarono la televisione, e la piccola sbuffò minacciando con lo sguardo tutti quelli che osarono chiederle cosa succedeva .
Finita la cena, Marta salì in piedi sulla sedia << Bene ora ditemi dove sono >> lo sguardo minaccioso era sempre più minaccioso << Cosa tesoro?? >> chiese Lucia portando a tavola il caffè.
<< I miei regaliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii >> tutti scoppiarono a ridere.
<< Ahh ecco, non era bontà la tua!!  Non spolveravi  i miei libri, cercavi i tuoi regali. O meglio cercavi quelli che credi essere i tuoi regali. >> Eva alzò il sopracciglio facendo finta di essere offesa.
<< Ma scusa mamy, il babbo non sarà mica venuto qui senza regali e nemmeno il nonno?? >>
“Ah però” pensò Marco “altro che supereroe”
<< Ma fiorellino, sono io il tuo regalo. Sono venuto da lontano per abbracciarti >> Marta non osò replicare ma si sedette sbuffando e trasformò i suoi due piccoli occhi in due fessure strette strette da cui lanciava fulmini e saette.
Erano usciti per le vie della città. Si erano fermati ad ascoltare le canzoni dei tanti cori natalizzi dislocati nei punti di maggior affluenza. Marta a tutti diceva << Anche il mio papà canta >>.
Avevano fatto un giro nei piccoli parchi ad osservare i pattinatori del momento.
Non era mancata la cioccolata calda e Marta aveva voluto anche le caldarroste.
Sulla via del ritorno Giulio e Lucia di separarono dal gruppo affermando di voler partecipare alla messa del quartiere, in realtà oltre a voler stare un po’ soli, dovevano recuperare i regali di Marta senza che la piccola sospettasse qualcosa.
Marco e Marta camminavano davanti ad Eva.
La piccola trotterellava intorno al padre facendo indovinelli e raccontando barzellette.
Eva li osservava e godeva di questi momenti, sapeva che Marco sarebbe dovuto ripartire prima o poi.
Sperava solo che Marta non facesse scenate nel momento del distacco.
<< Mamma?? Mamma?? Mammaaa?? >> Eva si sorprese di vedere Marco e Marta più indietro rispetto a lei eppure le stavano davanti << Mamma dove vai?? Casa è di qua >>
<< Scusami amore ero distratta >> Eva li raggiunse e Marta prese entrambi per mano. << Meglio tenervi sotto stretta osservazione voi due, svampiti come siete >>  Eva e Marco si guardarono ed in coro risposero
<< Ma vaaaa >>.
Lieve la neve incominciò a scendere dal cielo su di loro.
Marta era rimasta molto soddisfatta dei regali ricevuti e si impegnò a spolverare davvero i libri della madre, l’unico neo del suo impegno? Non aveva stabilito quando!
I giorni passavano. Lucia e Giulio osservavano i figli fare i genitori e notavano i piccoli e grandi cambiamenti nei loro caratteri. I mesi di distanza forse erano serviti.
<< Mamma sei bellissima >> Eva era in camera di Lucia. << Tesoro come mi dispiace che tu Marco e Marta non possiate venire a cena con noi  per il Capodanno >> disse Lucia infilandosi gli orecchini che Giulio le aveva regalato.
<< Tranquilla mamma , Marta con la febbre è meglio tenerla a casa. Guarderemo qualche cartone e poi a nanna presto >> Eva baciò sua madre e le agganciò il girocollo: pure quello un regalo di Giulio.
Marta si era addormentata sul divano intorno alle 22. Marco l’aveva portata a letto ed era tornato in soggiorno, Eva aveva stoppato il cartone aspettando il suo ritorno.
<< Vai che sono curioso di vedere come finisce >> dicendolo si sdraiò sul divano.
<< Bambinone >> lo apostrofò Eva. << Si sono un bambinone >> e per sottolineare la sua affermazione le fece la linguaccia.
Mancava ormai poco alla mezzanotte, Marco si alzò, andò in cucina prese una vaschetta di gelato 2 cucchiai e tornò in soggiorno.
Spense la tele e si rivolse ad Eva prima che lei replicasse << Ci tuffiamo??? >>
Lei rimase piacevolmente sorpresa e lui lo capì.
Le porse la mano e un dolce sorriso si fece largo sul suo viso. A lei sembrò che anche quegli occhi che una volta sapevano guardarla come lei voleva esser guardata, sorridessero.
Aprirono la porta d’ingresso e si sedettero dove altre volte in quei giorni si erano trovati a tuffarsi. Marco aveva preso 2 copertine dalla camera di Marta. Uno con le farfalle per Eva e uno con disegni geometrici per lui.
Affondavano i cucchiai nel soffice gelato quando sentirono i botti annunciare la mezzanotte.
Senza pensarci lui si chinò e le diede un bacio sulla guancia per augurarle Buon Anno.
Il profumo di pesca era più intenso da quella distanza e non poté fare a meno di soffermarsi su di lei per rendere indelebile nella sua memoria quel profumo.
 “Maya non profuma così” pensò allontanandosi.
Eva tremava.
 Si era accorta del suo soffermarsi. Aveva capito che la colpa era del bagnoschiuma alla pesca.
Lui aveva sempre adorato quel profumo anche se lei non aveva mai capito il perché.
 Lei dopo che usciva dalla doccia già non lo sentiva più, lui invece lo captava anche a distanza di ore.
Tremava e non riusciva a smettere.
Il suo soffermarsi era stato per lei come un lungo e dolce bacio.
<< Tutto bene??? Hai freddo?? >> chiese lui notando il tremore  << Vuoi rientrare? >>
<< No sto bene, solo un brivido. >> Sorrise lei.
<< Si vede che invecchiamo >> disse Eva sistemandosi meglio la coperta << una volta quando eri giovane e aitante mi portavi in cima ai tetti a guardare le stelle. Ora invece in un corridoio a vedere chi esce dall’ascensore >> si pentì quasi subito della battuta spontanea che le era venuta, ma le era sembrata così divertente che aveva dato fiato alla bocca.
Marco quasi si strozzo con il gelato che stava ingoiando. Guardò Eva incredulo che avesse fatto una battuta sul loro passato insieme ma lo trovò molto divertente.
<< Ehi io sono ancora giovane e aitante che ti credi??? >> Eva rise << Si si come no, vedere per credere >> e gli fece linguaccia restituendogli quella che lui le aveva fatto  qualche ora prima.
Le porte dell’ascensore si aprirono. Giulio e Lucia non riuscivano a tenere le mani a posto.
Le porte si richiusero. << Ahhh Lucì era questo il piano >> disse l’uomo vedendo le porte richiudersi.
Continuarono così per alcuni minuti.
<< Ok dai Giulio siamo arrivati >> Lucia sgusciò via dal suo abbraccio e facendogli vedere le caviglie, alzando l’orlo del vestito, lo invitava a seguirla in casa.
Come l’uomo la raggiunse, cercò le chiavi di casa nella borsa,  ma lo spettacolo che si presentò ai loro occhi fermò la sua ricerca.
Marco ed Eva addormentati in corridoio. La ragazza appoggiata alla spalla di lui. Il braccio di lui che la cingeva e tra di loro una vaschetta di gelato con 2 cucchiai abbandonati dentro, annegati in quello che rimaneva della stracciatella.
<< Dai vieni entriamo >> la tirava per un braccio Giulio.
<< Ma cosa è successo?? >> Lucia non credeva ai propri occhi.
<< Dai non svegliarli, lasciali stare >> insisteva Giulio.
<< Guarda, hanno mangiato il gelato in corridoio >> Lucia sospinta dal marito entrò in casa.
<< Si saranno tuffati  che vuoi che ti dica>> disse Giulio
<< Tuffati????? >> esclamò Lucia
<< Si, tuffati nel gelato affogato >>
Il sorriso malizioso di Giulio fece capire alla donna che anche lui voleva tuffarsi, si,  tuffarsi su di lei

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Capitolo 6
*** GENTE CHE VIENE, CHE VA, CHE RESTA ***


Nessuno  chiese e nessuno spiegò i fatti di quel Capodanno.
Eva e Marco si erano risvegliati abbracciati. Imbarazzati erano rientrati ed ancora più imbarazzati avevano capito che i genitori erano già rientrati e li avevano visti.
Lucia e Giulio avevano deciso di non interferire in quello strano rapporto che legava da anni il figlio di uno alla figlia dell’altra.
I giorni trascorrevano sereni per Marta anche se Eva aveva iniziato ad accennarle che il padre ed il nonno prima o poi sarebbero rientrati a Roma ma lei faceva orecchi da mercante.
<< Arrivoooo un attimo >> disse Lucia rivolta a chi stava cercando di assordarla con il campanello di casa.
<< Sorpresaaaaaaa >> urlarono in coro Walter e Carlotta quando la donna aprì la porta.
<< Oh santi numi , questa poi. Che ci fate voi qui??? >> Abbracciò i ragazzi e li fece entrare.
Quei due bontemponi raccontarono di avere notizie importanti, ma che preferivano attendere il rientro del resto della famiglia per darle.
Quando Eva, Marco, Marta e Giulio rientrarono fu grande festa.
“E’ come esser tornati indietro di anni” pensò Giulio guardando quei 4 amici seduti in salotto. -.
Come allora Eva e Carlotta a raccontarsi segreti sottovoce, Marco e Walter a fare casino malmenandosi bonariamente ridendo a crepapelle.
L’unica cosa che rendeva diversa la situazione era la presenza di Marta che saltava da un gruppo all’altro cercando di carpire i segreti dalle donne e partecipando alle lotte degli uomini.
<< Bene >> disse Walter alzandosi in piedi << posso avere la vostra attenzione?? >> tossì schiarendosi  la voce.
Carlotta si alzò a sua volta e si mise vicino al suo uomo.
<< Ci sposiamo >> dissero in coro.
Tutti ammutoliti.
<< Ci sposiamo >> ripeté Walter
Tutti ammutoliti.
<< Siccome i nostri migliori amici sono qui, abbiamo pensato di raggiungerli per chiedergli di farci da testimoni  >> si intromise Carlotta.
Tutti si misero a parlare insieme  surclassando di domande i due ragazzi.
<< Direi che è una notizia da festeggiare >> disse Giulio tornando dalla cucina con una bottiglia di spumante
<< Grazie Giulio sei un grande>> si rivolse a lui Walter abbracciandolo << we we non ti allargare >> disse l’uomo liberandosi dall’abbraccio << che ti credi, è una bottiglia avanzata da capodanno, voglio farla fuori per non tenerla fino al prossimo anno >>.
Walter lo guardò strabuzzando gli occhi, tutti scoppiarono a ridere.
Giulio lo riabbracciò calorosamente come solo i Cesaroni sapevano fare.
Mentre Marta e Lucia in cucina decidevano che menù proporre per i due zii venuti dall’Italia, gli uomini si sbracciavano sul divano davanti ad una partita di calcio di due squadre americane sconosciute.
Eva e Carlotta chiuse in camera della ragazza si confidavano sogni e segreti.
<< Avete dormito abbracciati??? >> quasi urlò Carlotta al racconto della sua migliore amica.
<< E non urlare >> sorrise Eva pensando che la sua amica era cambiata in tante cose ma non in questa.
<< Beh abbracciati è una parola forte >> continuò la ragazza.
<< Ah e come lo definisci tu?? >> volle sapere Carlotta sarcastica
<< Non lo so. Comunque lui è impegnato, tra giorni tornerà alla sua vita e io dovrò ricostruire la mia >>
<< Pff >> sbuffò Carlotta  << Ma a chi volete darla a bere voi due??>> Eva la guardò scuotendo la testa
<< Si è come dico io e lo sai benissimo. Voi fate sempre tanti casini per nulla. Dovete rincorrervi altrimenti non siete contenti. A voi piace conquistarvi, inseguirvi, è questo che vi piace. >> Eva era interdetta
<< Ma cosa dici?????  Tu sei tutta matta >>
L’espressione delle due ragazze era così buffa che entrambe scoppiarono a ridere abbracciandosi e vennero raggiunte dalla voce dei ragazzi che in coro gridarono << Eh basta ridere!!! Stiamo guardando la partita >>
Questo le fece ridere ancora di più.
Dopo una lauta cenetta preparata da Lucia e Marta, la serata si divise per i nonni e la nipote , che andarono a vedere uno spettacolo di pattinaggio su ghiaccio, e per  i 4 ragazzi che decisero di andare in giro per la città senza una meta precisa.
Sembrava loro di essere veramente tornati ad essere i 4 liceali che si apprestavano a dare la maturità.
<< Allora??? >> Walter si rivolse a Marco mentre le ragazze sbirciavano le vetrine di un negozio da sposa.
<< Allora cosa??? >> lo guardò Marco con aria interrogativa
<< Allora, quando ti decidi a tornare con Eva, sposarla,  dare una sorellina barra fratellino a Marta?? >>
<< Walter, lo so che tu e Carlotta non amate Maya, ma io la amo. Ho fatto la mia scelta mesi fa >> detto questo si incamminò seguendo le ragazze che correvano verso altre vetrine ridacchiando.
<< Si si certo! Ami talmente Maya che quando ti chiama, ed è sempre lei a chiamarti, la liquidi con 2 parole in croce. Ma fammi il piacere va!! Ma davvero credi a tutte le fregnacce che ti racconti??? >>
Marco si fermò mentre l’amico continuava  a camminare parlando da solo.
Si chinò raccolse qualcosa da terra << Walterrr?!?!!?>>
Richiamato dalla voce di Marco, si girò verso di lui accorgendosi di aver parlato da solo.
Non fece in tempo a proferire parola perché raggiunto in pieno volto dalla palla di neve che Marco aveva lanciato all’amico.
Lo sbigottimento di Walter fu tale che Marco si chinò nuovamente ed un’altra palla raggiunse Walter al petto.
<< Questo è un affronto >> gridò Walter chinandosi a sua volta << All’attacco >> e si mise a lanciare palle di neve all’uomo che gli stava di fronte.
Le ragazze richiamate dagli schiamazzi tornarono indietro a vedere cosa succedeva.
L’immagine che si presentò ai loro occhi le fece sorridere ed esclamare << I soliti bambini >>
Palle di neve raggiunsero anche loro.
<< Ah ma allora volete la guerra >> urlò Carlotta correndo verso i ragazzi con la mano alzata pronta a lanciare. Eva la seguì a ruota.
 Walter e Carlotta camminavano mano nella mano facendo la strada del rientro.
Eva e Marco li seguivano a pochi passi di distanza sorseggiando la cioccolata calda TAKE-AWAY presa qualche chioschetto più indietro.
<< Mi sa che è quasi giunto il momento per me di rientrare >> disse Marco passando a Eva il bicchiere.
Eva non sapeva cosa rispondere << Già >> fu l’unica cosa che  le venne in mente.
<< Ci mancherai >> disse << cioè mancherai molto a Marta >> si corresse imbarazzata.
<< Anche voi mi mancherete >> rispose Marco senza correggersi.
Il mattino seguente Marco portò Marta al parco.
Parlarono molto e la bambina accettò il fatto che il padre doveva rientrare anche se gli disse << Non sono per nulla d’accordo con questa tua decisione >>
Marco sorrise, la prese in braccio e la tenne stretta per molto tempo.
“Chissà quando sarà la prossima volta che potrò riabbracciarti” pensò il padre mettendosi sulle spalle la figlia incamminandosi verso casa.
“ Verso casa “ continuò a pensare ed una lacrima sembrò salirgli agli occhi.
<< Dai mamma sbrigati, io e papy siamo già pronti da un po’. Uff >>
Visto la partenza imminente, Marco aveva deciso di portare fuori a cena Marta, avrebbe voluto invitare anche Eva ma non si era osato.  A risolvere la situazione ci aveva pensato la bambina dicendo ad Eva che il padre le aveva invitate a cena.
 Quando Eva lo aveva ringraziato per l'invito, subito era rimasto confuso, poi aveva notato Marta nascosta dietro l’angolo del salotto ridacchiare e si era dichiarato onorato che entrambe avevano accettato il suo invito. La bambina era trotterellata in camera felice.
Tutti erano seduti in salotto aspettando Eva. Carlotta era in camera con lei, per l’occasione erano uscite nel pomeriggio a fare spese.
La porta della camera si aprì e Carlotta ne uscì dicendo  << Non la trovate bellissima???>>
Eva li raggiunse e tutti rimasero a bocca aperta.
Era vestita semplicemente con un paio di jeans, una maglietta accompagnata da un copri-spalle in tinta e un semplice paio di scarpe sportive alte.
Capelli raccolti in una coda alta, con i soliti ciuffi che sfuggivano al nastro colorato. Trucco leggero che metteva in risalto i suoi lineamenti.
Qualcosa nei suoi occhi però la faceva risplendere e quei semplici abiti riflettevano quella luce tanto da renderla bellissima.
Marco la aiutò ad infilarsi il cappotto, le loro mani si sfiorarono e per un attimo il tempo si fermò, riavvolse il nastro della loro vita e si ritrovarono diciottenni  alla Garbattella.
 Lei era appena entrata in quella che era diventata la sua nuova casa romana e lui ne era rimasto folgorato.
Da quel momento in poi per anni  non avrebbero mai smesso di guardarsi negli occhi e di vedervi  riflesso l’amore che uno provava per l’altra.
La cena andò magnificamente. Era tutto un po’ irreale, sembravano una vera famiglia.
Quando il cameriere portò il conto, sul vassoio c’era anche una piccola fascia nera ed Eva si chiese a cosa mai servisse.
La ragazza notò una stana occhiata che si scambiarono padre e figlia. Ma soprattutto notò il sorrisetto di Marta. Quello stesso sorrisetto che aveva quando stava per escogitarne qualcuna delle sue.
<< Bene direi che possiamo andare giusto Marta? >>  << Giusto papà >> Ancora quel sorrisetto pensò Eva.
Qualcosa dentro di lei si stava agitando.
“Cosa mai staranno tramando?” pensò infilandosi il cappotto. Ormai ne era certa i due Cesaroni avevano in mente qualcosa e lei era al centro del mirino ne era sicura.
Uscirono dal ristorante. Eva fece per incamminarsi ma Marta la chiamò.
Si girò e li vide. I loro sorrisi non promettevano nulla di buono.
Marco teneva tra le mani la benda che aveva visto poco prima.
<< Siccome la nostra serata non è ancora finita >> disse il ragazzo avvicinandosi mentre Eva indietreggiava preoccupata  << e siccome è una sorpresa per te. Abbiamo pensato: ma che sorpresa è se lei vede dove andiamo???? >> Non aveva scampo, mentre lei indietreggiava e Marco avanzava Marta le si era messa dietro e le bloccava ogni via di fuga.
<< Non oserai bendarmi? >> disse Eva guardando Marco minacciosamente.
<< Tu che dici?? >> le rispose sorridendo
<< Cesaroni non provarci. Ti assicuro che me la paghi se osi solo ad avvicinarti con quella benda >>
Anche Eva sorrideva, aveva visto lo sguardo di Marta e aveva capito che la cosa la divertiva molto e che ovviamente patteggiava per il padre, in fondo lui era il suo supereroe.
Marco intuendo i pensieri di Eva decise di far divertire ancora di più la figlia
<< Sai che paura!!! Un super eroe come me non ha paura di una Cudicini !! >> a quelle parole scoppiarono a ridere tutti e tre ed Eva si fece bendare senza fare più di tante storie.
<< Si ma come faccio io a vedere dove metto i piedi >> continuò a protestare più per Marta che per l’effettivo impedimento.
<< Non ti preoccupare ti guidiamo noi. Vero Marta? >>
<< Certo papy >> così dicendo entrambi presero Eva per mano e si incamminarono.
Ora si tremava tutta, camminare mano nella mano con Marco la stava agitando non poco. Era così distratta dal turbinio di emozioni che provava che non sentì l’avvertimento della fine del marciapiede.
Per poco non finì lunga e tirata per terra. Marco l’aveva afferrata al volo e la stava ancora tenendo tra le braccia.
Era incredibile, con la vista oscurata tutti gli altri sensi erano più sviluppati.
Sentiva distintamente il profumo del dopobarba che il ragazzo aveva usato, percepiva inoltre l’essenza del suo bagnoschiuma e in lontananza avvertiva il profumo della sua pelle “E’ così che avverte lui il mio profumo di pesca? “ si domandò Eva inspirando a fondo il suo odore.
Anche Marco era inebriato dal profumo di Eva e doveva ammetterlo questo lo turbava parecchio.
Erano proprio uno strano trio e tutti i passeggeri dell’autobus che avevano preso per spostarsi al luogo della sorpresa li guardavano divertiti.
Scesi dal bus fecero ancora pochi passi poi Eva sentì sfuggire a Marta un’esclamazione di  stupore.
Aperte le porte dell’edificio Eva venne investita da aria calda. Capì che salirono su un ascensore e che vi erano altre persone. Sentiva diversi odori arrivare da diverse parti. Si avvicinò di più a Marco per sentire meglio il suo di odore: era decisamente più buono.
Ci misero un po’ a scendere dall’ascensore.
E quando Marco le disse << Siamo arrivati >> venne investita nuovamente da aria gelida. Anzi l’aria sembrava ancora più gelida che in strada. Aveva la sensazione di essere in alto.
Marta non faceva altro che dire << oh papy che bello che bello.. posso andare là a vedere?? >>
<< Si ma stai dove posso vederti ok?? >> Marta scappò lasciandoli soli.
<< Allora sei pronta? Ora ti libero >> così dicendo sciolse il nodo della benda ed Eva tornò a vedere.
In realtà non subito. Prima che riuscisse ad attivare la vista dopo tutto quel tempo bendata passarono alcuni minuti. Ma quando vide lo spettacolo che le si presentava dinanzi ringraziò per la benda, era stata davvero una bella sorpresa.
Erano in cima all’Empire State building. Solitamente l’edificio aveva altri orari, ma in occasione delle festività natalizie avevano tenuto aperto qualche ora anche in notturna. Ovviamente i biglietti a Marco erano costati un occhio della testa ma ne era valsa la pena.
Marta ed Eva erano veramente meravigliate da quella vista e lui era meravigliato da loro.
<< Tu sei matto >> disse Eva richiamando la sua attenzione
<< Forse si, ma dovevo pur dimostrarti che sono ancora giovane ed aitante. Quindi  eccoti qui in cima al mondo a guardare nuovamente le stelle >> e le sorrise.
Eva lo guardava e si chiedeva chi era quel ragazzo davanti a lei. Lo stesso che mesi addietro le aveva detto di non amarla più? Non lo sapeva e questo la rendeva nervosa, lei amava avere tutto sotto controllo.
Non si rese nemmeno conto di farlo.
Si avvicinò a Marco, si mise in punta di piedi e lo baciò. Lo baciò a lungo. Lasciò che le sue labbra trovassero pace sulle labbra di lui. Lasciò che il suo olfatto catturasse l’odore della sua pelle per non dimenticarlo più. Lasciò che le sue mani intuissero sotto il tessuto del giubbino di lui la forma del suo torace, che da tanto non sfiorava.
Quando Eva si allontanò entrambi sentirono la mancanza di quel dolce contatto.
I loro occhi si scrutavano in fondo cercando risposte dove diversamente risposte non trovavano.
Marta li stava guardando e il suo volto era illuminato da un sorriso enorme che non finiva più. Rimase ad osservare da lontano per non interrompere quella magia.
<< Grazie >> disse Eva << mi è sempre piaciuto guardare le stelle con te >> si voltò e raggiunse Marta.
Insieme fecero il giro della panoramica ammirando la città dall’alto.
Marco rimase appoggiato dove era. Aveva paura ad allontanarsi. Il cuore pareva esplodergli ed era sicuro che se avesse abbandonato la sua postazione sarebbe caduto, le gambe gli tremavano.
Un turbinio di sensazioni ed emozioni  lo rendevano come ubriaco e la mano non faceva che toccare le labbra dove qualche minuto prima erano appoggiate quelle della sua Eva.
Suo padre sarebbe rimasto ancora qualche giorno, proprio non riusciva a lasciare Lucia.
Lui invece doveva rientrare, Maya era sempre più insofferente e iniziava a tempestarlo di telefonate ad ogni ora del giorno e della notte.
Aveva passato il check-in ed  una strana malinconia si era impossessato di lui.
A rallegrarlo un po’ era la compagnia di Walter  che rientrava con lui mentre Carlotta aveva deciso di rimanere ancora un po’ a fare la turista e poi  dopo quello che aveva saputo, voleva vederci  meglio.
Si girò ancora un’ ultima volta e dietro le grandi vetrate vide Carlotta e Marta allontanarsi. Eva era ancora lì.
“Che stesse aspettando che mi girassi?” pensò il ragazzo.
Appena quel pensiero si palesò nella sua mente, vide Eva alzare una mano ed appoggiarla alla grande vetrata.  A sua volta lui portò in alto la sua di mano . Ad entrambi sembrò che quelle vetrate sparissero e che le loro mani si sfiorassero un’ultima volta.
Rimasero così finché Marco non sparì definitivamente dietro l’angolo che lo portava al Gate.
Eva ritirò la mano dalla vetrata e la portò al viso, si asciugò la lacrima che non era riuscita a trattenere.

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Capitolo 7
*** CHE FRETTA C'ERA ***


Marzo, tempo di primavera.
“… che importa se, per innamorarmi basta un’ora. Che fretta c’era Maledetta Primavera…..”
Nella casa di New York riecheggiavano le note della celebre canzone italiana.
Lucia aveva trovato una stazione radio italo-americana che proponeva solo grandi successi italiani e da quando il sole riscaldava le giornate e le finestre venivano aperte qualche minuto al giorno, la radio era sempre accesa.
La donna aveva preso una decisione: era tempo per lei di ritornare a Roma.
Per mesi aveva pensato alla figlia, alla nipote.
Stavano meglio, cioè ogni tanto sorprendeva Eva persa in qualche pensiero triste, spesso la mano saliva ad asciugare una piccola lacrima, ma per il resto la vedeva bene, forte e capace di ricominciare a vivere.
Era tempo per lei di occuparsi della seconda figlia, del marito e del resto della famiglia.
La visita di Giulio le aveva dato la forza e le energie per  rimanere a New York ancora qualche mese ma ora sentiva che era giunto il tempo del rientro.
<< Eva tesoro vieni qui >> le disse la madre.
Eva aveva addormentato Marta, aveva raggiunto la madre nel soggiorno e si era seduta accanto a lei.
<< Lo so mamma >> Lucia la guardò stupita << lo so mamma, vuoi tornare a Roma. Sentiremo la tua mancanza, ma capisco che Giulio ti manca >>
Come non capirla? Anche a Eva mancava Roma, la gente di Roma, la sua famiglia.
<< Torna con me Eva, torna a casa con me >> disse Lucia commossa
<< Ora sei più forte, con Marco le cose vanno meglio. Cosa farai qui da sola con Marta? Io starò in pensiero anche se so che sei una donna, una donna forte.  Fallo per Marta, tutti i suoi affetti sono a Roma. Torna con me Eva >>
Lucia ormai piangeva. Si era preparata un discorso per affrontare l’argomento con la figlia, ma come al solito Eva aveva capito tutto.
<< Non lo so mamma. Qui a New York sto bene. A Roma dovrei ricominciare tutto nuovamente: casa, lavoro, vita. >>
<< Si hai ragione Eva, però a Roma avresti qualcosa che qui non hai: la tua famiglia.  Pensaci>>
Le diede un bacio ed  andò a dormire.
Anche Eva andò a letto accompagnata da una miriade di pensieri martellanti, prima passo a controllare se Marta effettivamente dormiva.
Aprì piano la porta e vide la bambina sveglia. Stava parlando a qualcuno di immaginario.
<< Sai Gesù, la nonna dice che se parlo con te, Tu ascolti. Mi manca il mio papà, non è che lo fai tornare a trovarmi? Grazie.  Sono Marta Cesaroni, il mio papà è Marco Cesaroni della Garbatella. Te lo dico solo perché magari se tanti ti fanno la stessa domanda tu magari ti confondi e mi mandi il papà di un'altra bimba. Ciao buonanotte Gesù >>
Eva richiuse piano la porta cercando di non far rumore. Ora i pensieri martellavano ancora di più.
Anche a Roma i pensieri martellavano.
Maya osservava Marco da mesi, lo scrutava, cercava di dare spiegazioni ai suoi gesti.
Sembrava che fosse lo stesso di quando era partito, ma ogni tanto lo sorprendeva  toccarsi le labbra.
Quando capitava i suoi occhi erano assenti, pareva essere in un altro luogo e Maya era certa che nemmeno lui si accorgesse di questi suoi black-out.
Ne era certa perché quando il ragazzo tornava in se, per lui era come se nulla fosse accaduto.
La loro vita proseguiva normale, nulla che le facesse pensare che tra lui ed Eva fosse capitato qualcosa, anche se il dubbio era sempre lì a sussurrar alle orecchie.
Si pentiva di questi suoi pensieri,  doveva fidarsi di lui, fidarsi del suo amore ed essere più sicura di se stessa, in fondo come lui aveva detto aveva scelto lei.
<< Amore >> disse Marco abbracciandola e baciandola sul collo mentre stava lavando i piatti.
Non era cambiato, questi piccoli gesti la rassicuravano.
<< Domani sera abbiamo ospiti! Finalmente Walter e Carlotta vengono a cena da noi per conoscerti >>
Maya si girò e lo abbracciò riempiendolo di baci e di schiuma: aveva le mani ricoperte di detersivo.
<< Oh mamma >> si fermò di colpo la ragazza << devo pensare ad un menù >> disse allontanandosi .
Marco la bloccò << ho un certo languorino, che ne dici di sfamare me e poi pensare ai miei amici? >>
Maya arrossì e rise divertita quando il suo uomo la prese in bracciò avviandosi in camera da letto.
La cena tra i 4 era andata abbastanza bene. Walter era proprio un gran simpaticone e aveva fatto di tutto per smorzare le battute taglienti che Carlotta lanciava a Maya.
Marco le aveva chiesto di avere pazienza, che era una brava ragazza, ma che l’amicizia con Eva la rendeva molto protettrice, che prima o poi sarebbe diventata anche amica sua e tutto sarebbe cambiato.
Maya cercava di pensare alle parole di Marco, ma le parole di Carlotta avevano colpito molto più nel segno.
I ragazzi si erano sistemati sul divano a guardare la partita amichevole della Roma con la nazionale cantanti,  le ragazze stavano preparando il caffè e tagliando il dolce.
<< Tu sai vero che non ti amerà mai? >> così aveva esordito Carlotta sistemando la prima fetta di torta nel piatto.
Maya aveva strabuzzato gli occhi.
<< Lui può raccontarla a te, può raccontarla a se stesso ma non potrà mai raccontarla a me. >>
Seconda fetta sistemata quasi simmetricamente nel piatto.
<< Non ti conosco, ma sembri una brava ragazza.  Non te lo dico perché ce l’ho con te o perché ho chissà quale piano diabolico in mente. >>
Maya continuava a guardare quella ragazza nella sua cucina. Terza fetta nel piatto.
<< Te lo dico per evitarti tanto dolore. Perché sarà dolore lo sai vero? Una parte di te lo sente. Sarà dolore quando lui tornerà da lei. Perché tornerà da lei, magari non subito, magari tra anni, ma lui tornerà da lei e tu non potrai farci niente. Assolutamente niente.  >> Quarta fetta adagiata nel piattino da dolce.
Carlotta prese il vassoio con i dolci e si avviò in salotto dai ragazzi.
Maya rimase lì in cucina, caffettiera in mano.
Quando Carlotta aveva iniziato a parlare, Maya stava versando il caffè nella prima tazzina.
Ora la tazzina era stracolma, le altre tre erano vuote ed il caffè stava scivolando su tutto il piano della cucina e dolcemente si avvia a colare sulle antine dei pensili per fermare la sua corsa sul pavimento.
Lei e Marco erano a letto e lui russava, sembrava dormire sonni tranquilli.
Maya notò un movimento del ragazzo, accese la luce del comodino per esser sicura di aver visto bene.
Marco aveva portato la mano alle labbra e le toccava.
“Sogna???” pensò Maya “Se si cosa??” spense la luce e attese Morfeo per molte ore.
Marco usciva spesso con Walter per questioni di matrimonio.
Si sa, il testimone ha seri obblighi con lo sposo affinché la cerimonia ed il ricevimento abbiano successo.
Ecco perché da qualche giorno girovagavano per la città in cerca di un ristorante o qualsiasi struttura potesse offrire loro un bel campo da calcio dove andare poi a giocare tra le varie portate.
Walter non aveva nessuna intenzione di avere un matrimonio normale come il resto del mondo aveva.
E di sicuro non aveva intenzione di passare la giornata seduto ad un tavolo a rimpinzarsi (cioè a lui piaceva mangiare soprattutto colazione dai Cesaroni) oppure a passeggiare tra i tavoli degli invitati.
L’unico neo erano Carlotta e sua madre Stefania, a loro non aveva ancora accennato della sua lista desideri.
Ovviamente ad accompagnare i due ragazzi c’era Ezio che aveva gradito molto la trovata del figlio tanto da  dare suggerimenti su alcuni luoghi che potevano andar bene.
Anche ora erano in macchina per vedere un posto suggerito da Ezio.
Seduto davanti nella piccola utilitaria del figlio, l’uomo stava dando indicazioni come se fosse un navigatore
<< Girare a destra, ho detto di girare a destra. A destra, a destra, a destra >>
<< Papà ma cosa dici, ho girato a destra. E poi smettila mi innervosisci, sei peggio della voce metallica del navigatore. >> sbuffò Walter
<< Ah è così che si ringrazia un padre che tiene a vedere felice il proprio figlio per il giorno più importante? >>  lo rimbeccò Ezio  << e poi torna indietro, dovevi girare dall’altra parte.  Guarda un po’ , ho sbagliato a rimettermi la fede al dito? Guardo sempre a che mano sta, così so da che parte devo girare se devo andare a sinistra  >>
Walter lo guardò sbigottito mentre faceva inversione ad U.
<< Che me guardi così??? Me so confuso. Sembrano già er parlamento ste strade:  destra, sinistra, sinistra, destra. Non possono farle dritte???  >>
Marco seduto dietro non aveva fatto altro che ridere. Girare con Ezio e Walter insieme era qualcosa di esilarante. Presi da soli erano una forza della natura, insieme erano indescrivibili.
Walter fermò la macchina di colpo al << Ferma, ferma, ferma >> del padre.
I 3 scesero dalla macchina  e quello che si stagliava davanti ai loro occhi era indescrivibile tanto quando Ezio pensò Marco  ridendo a crepapelle .
Walter guardò suo padre. L’uomo era buono ma come faceva ad avere sempre idee sbagliate.
<< Papà, papà, papà ascolta, tu davvero pensi che io possa portare Carlotta, la mamma, i suoceri e tutti gli invitati in un NIGHT CLUBBBBBBBBB >>
Ezio cercò di parlare <<  Ma hai visto che campo da calcio qui vicino?? Sai che partita quel giorno??? >>
Walter gli diede uno scappellotto  << Entra in macchina forza muoviti. E lo scappellotto che ti ho dato non è nulla in confronto  a quello che ci farebbe mamma. Te la immagini??? >>
Ezio immaginò Stefania,  la mannaia in mano, scarpe tacchi 12  rincorrerlo urlandogli contro.
I ragazzi lo videro sbiancare.
Ezio inizio a correre verso la macchina urlando  << No Stefania no ti prego, era per il campo da calcio lo giuro >>.
I ragazzi lo raggiunsero tenendosi la pancia dal gran ridere.
Carlotta era gelosa di tutto sto divertirsi dei ragazzi.
 Lei era costretta ad organizzare le sue cose tutte da sola visto che la sua di testimone stava dall’altra parte del mondo.
“ Eccola “ pensò Giulio.
Il cuore batteva all’impazzata, era come quando si rividero a Roma dopo tanti anni.
Lei era andata via da Milano ed era tornata giù nella sua città.
Ora tornava da New York e la gioia era ancora più grande perché ora tornava da lui.
Si baciarono a lungo e si tennero stretti per un tempo che parve eterno.
<< Bentornata >> disse l’uomo sussurrando alle orecchie della donna  quanto la amava.
Ritirarono i bagagli e si avviarono mano nella mano alla macchina.
A casa tutti abbracciarono la donna, ma soprattutto la figlia. Quanto le era mancata la mamma?
Alice piangeva stretta in quel abbraccio materno di cui aveva assolutamente bisogno .
Rudy e Mimmo le avevano comprato un mazzo di rose rosse proprio come anni addietro.
Stefania ed Ezio l’avevano abbracciata. Ezio piangendo a dirotto, Stefania cercando di scollare il marito dalla sua migliore amica, anche lei voleva finalmente riabbracciarla dopo tanto tempo.
Cesare, Pamela e Matilde le dissero di esser contenti che finalmente fosse tornata, Cesare ovviamente non smise di sottolineare che finalmente il fratello sarebbe tornato a lavorare  come Dio comanda.
Marco, Maya, Walter e Carlotta stavano arrivando. I ragazzi dopo aver posato Ezio da Stefania erano corsi a recuperare le rispettive compagne ovviamente facendo tardi per la cena organizzata da Giulio per il ritorno di Lucia. Mancavano solo loro.
Quando arrivarono, tutti erano già a tavola.
Marco ritornò indietro, prima di entrare, per prendere dalla macchina il regalo che lui e Maya avevano comprato per il ritorno di Lucia.
Quando entrò in casa c’era un casino assurdo. Chiuse la porta ed entrò in salotto Cesaroni.
<< Eeee che è tutto sto macello??? >> disse ridendo. Il ritorno di Lucia aveva già movimentato la famiglia.
Vide Maya pallida, aveva avuto l’influenza in quei giorni evidentemente non stava ancora bene.
Fece per avvicinarsi alla ragazza appoggiata alla piglia del salotto, Lucia l’avrebbe salutata dopo.
Ma qualcosa lo bloccò.
<< Papàààà, Papààààà, Papàààààà >>
L’uomo si girò e la vide.
Sua figlia era lì in salotto, seduta al tavolo circondata da tutta la sua famiglia.
Stava cercando di scavalcare in qualche modo il tavolo per andare da lui, ma zio Cesare ed Ezio la bloccavano. Non smettevano di abbracciarla.
Marco si toccò le labbra.
<< Ciao Marco >> disse una voce alle sue spalle, si girò, davanti a lui c’era Eva e vicino a lei Carlotta.
Tornava dalla cucina con in mano un bavagliolo per Marta.
La donna gli sorrise vedendo la sua espressione di stupore.
All’uomo non rimase che abbracciarla. Il silenzio calò nel salotto.
Marta finalmente raggiunse il padre e lo abbracciò alle gambe.
Erano lì stretti in quell’abbraccio familiare e sembrava eternità.
Lucia e Giulio si guardarono.
Carlotta guardò Maya che era a pochi passi da Eva e Marco.
Maya sentiva come in lontananza arrivare dalla cucina le note di una celebre canzone italiana.
“… Che fretta c’era Maledetta Primavera, che fretta c’era lo sappiamo io e te.. “
“ Già “ pensò la ragazza sempre più bianca in volto “ che fretta c’era. “

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Capitolo 8
*** IL TEMPO DELLE MELE ***


Come era strano ritrovarsi in quella soffitta.
Marta stava dormendo nel suo lettino e lei in quel letto che era stato suo e di Marco, poi di Marco e di  Maya.
Non era molto convinta che stabilirsi lì con Marta fosse la cosa giusta da fare, ma si era fidata di Giulio e delle sue parole: tranquilla, non ti preoccupare.
Doveva ringraziarlo, aveva veramente fatto di tutto per riuscire a trasformare quella stanza.
Aveva dato nuove tinte alle pareti, aggiunto una libreria portandoci tutti i libri che da ragazza teneva nella stanza al piano di sotto,  acquistato anche una scrivania nuova e un piccolo tavolino per Marta.
Le aveva detto al telefono:  << Così potrai lavorare da tranquilla ai tuoi articoli senza avere Mimmo e Rudy che ti infastidiscono. >>
 Le aveva comprato anche un mazzo di fiori per il suo ritorno che lei aveva sistemato con cura sulla scrivania.
Si, doveva proprio ringraziarlo. Si sarebbe alzata presto e avrebbe preparato la colazione per tutti.
Si raggomitolò sotto le coperte e pensò che era proprio bello esser a casa.
Marco accese la luce del suo comodino  << Cosa c’è??? Stai male??? >> si rivolse a Maya.
La donna continuava a rigirarsi nel letto tenendo sveglio anche lui.
<< No >> rispose secca.
<< Allora cosa c’è?? Sembri assalita da formiche >> rispose lui cercando di mantenere la calma. Non sopportava proprio quando si comportava così, veniva fuori il suo essere principessa snob e lui lo odiava quel atteggiamento.
<< Se non ti piace come dormo, il divano è di là ed è pure comodo >> rispose Maya stizzita.
Marco non poteva credere alle sue orecchie. Si alzò dal letto, prese il cuscino ed una coperta dall’armadio
<< Hai ragione è proprio comodo >> si avviò quindi verso la porta e  prima di sbatterla, per manifestare il suo disappunto, le disse  << Se sei arrabbiata perché è tornata Eva basta dirlo, non hai bisogno di nasconderlo o fare finta che non ti importi. >>
Maya era furente. Si alzò e lo seguì in soggiorno.
 Era seduto sul divano con i piedi appoggiati al tavolino di vetro che con cura lei aveva pulito nel pomeriggio, tele accesa e birra in mano.
La donna diede una spinta ai piedi dell’uomo perché li togliesse dal tavolino e spense la tele.
Prima che Marco potesse replicare la donna lo investì con le sue parole.
<< Mettiamo in chiaro una cosa, io non sono arrabbiata perché è tornata Eva, madre di tua figlia e tuo antico amore per la vita. Io sono arrabbiata perché tu, che dovresti amare me, tu che dici di amare me, quando l’hai vista cosa hai fatto? Dimmi su cosa hai fatto? L’hai abbracciata. Ti sei reso conto che tutti hanno smesso di fare casino per stare a guardare voi due abbracciati? Ti sei reso conto si o no? >>
Marco non aveva mai visto Maya così arrabbiata.
<< L’ho abbracciata e allora? E’ una persona a cui tengo e a cui voglio bene. Sono tornate a casa, a casa lo capisci? Io sono contento che Marta sia di nuovo a Roma anzi felicissimo e tu dovresti esserlo per me.
 Eva è la madre di mia figlia e per mia figlia ho cercato di rinstaurare con lei un rapporto civile.
 Se tutti si sono fermati a guardarci non è perché hanno visto chissà cosa, ma solo perché hanno tirato un sospiro di sollievo a non vederci litigare. Tutto qui. Ora scusami, il divano mi reclama. >>
Detto questo riaccese la tele e si coricò.
Maya tornò in camera sbattendo la porta e urlando << Resta il fatto che l’hai abbracciata per un tempo infinito >>  Per molte ore non riuscì a dormire.
Marta passava molto tempo con il padre. Di giorno andava in giro con lui e Walter, di sera alle  volte dormiva da lui. Era così bello avere il suo papà tutti i giorni, anche Maya non era male, ma la sua mamma era decisamente meglio.
Eva approfittava dell’assenza della figlia per scrivere articoli da mandare al giornale di New York per il quale lavorava. Quando aveva parlato con il suo capo manifestando i suoi dubbi sul rientrare a Roma,  lui l’aveva pregata di non licenziarsi, ma le aveva offerto di fare la corrispondente da Roma.
Voleva dedicare uno spazio del giornale all’Italia e ai fatti che vi capitavano. Il rientro di Eva a Roma quindi per lui capitava proprio a pennello.  
La donna aveva così capito che il destino le stava urlando a gran voce di tornare a casa.
<< Dai Marta insomma, mettiti il pigiama. >> La vicinanza del padre faceva bene alla figlia, ma Eva incominciava a sospettare che la bambina stesse prendendo un po’ troppo la piega dei Cesaroni e meno quella dei Cudicini.
Il pensiero la fece sorridere e Marta la sorprese  << Mamy stai pensando a papà???>>
Eva era stupita e un leggero color porpora le tinse le guance.
Marta incominciò a ridacchiare saltando sul letto  e a cantare  << La mamy pensa al papà, la mamy pensa al papà >>
<< Marta Cesaroni, infilati subito il pigiama >> cercava di restare seria Eva,  ma Marta che saltellava sul letto ripetendo quel ritornello era divertente.
All’improvviso la porta della soffitta si aprì e sbucò Marco.
<< Papy >> Marta corse incontro al padre e gli saltò letteralmente addosso.
<< Ciao piccolo fiorellino mio >> le diede un bacione sulla guancia acchiappandola al volo.
<< Speravo fossi ancora alzata, sono passato a darti la buonanotte apposta. >>
La figlia si sciolse a quelle parole ed iniziò a sbaciucchiarlo in fronte.
Eva sperava in cuor suo che Marco non avesse sentito nulla di quello che la figlia blaterava istanti prima.
Il rossore tornò timido sul volto della ragazza rimasta in piedi vicino al letto con il pigiama della figlia in mano.  Marco notò l’arrossire di Eva ed il suo cuore fece una capriola.
Misero a letto Marta e quando fu addormentata, scesero in cucina per una tisana.
<< Senti Eva, tra poco sarà il compleanno di Marta. Che dici, le organizziamo una mega festa di compleanno a sorpresa??? >>
La ragazza sorseggiò la tisana fumante che Marco  le aveva appena versato nel tazzone.
<< Beh si, direi proprio di si. Ne sarà felicissima. >>
Marco sorrise contento che Eva non avesse obiettato. 
<< Pensavo che potremmo festeggiare al mare, sulla spiaggia. Le temperature sono già più miti e non dovrebbe fare molto freddo. Zio Cesare potrebbe fare le salsicce alla brace e potremmo organizzare dei giochi. Le piaceva così tanto stare al mare, ricordi, la portavamo spesso da piccola. >>
Appena finito di parlare Marco vide Eva cambiare espressione e si rese conto di avere  fatto un grande errore.
Nella loro storia il mare, la spiaggia erano elementi che ricorrevano spesso.  
Prima da ragazzi con le varie feste organizzate con i loro amici, poi quando Eva era incinta di Marta, poi il loro progetto di comprare casa al mare. “Stupido, ma quanto sei stupido?” si ripeteva Marco non sapendo che anche Eva stava pensando la stessa cosa.
<< Scusa >> disse Marco << non volevo toccare un tasto dolente >> e si mise a guardare dentro la sua tazza.
Eva si alzò dal tavolo cercando di non mettersi ad urlare “ Ma quanto sei stupido? “.
Si appoggiò al lavandino facendo scorrere acqua fredda nella tazza appena appoggiata.
Marco la raggiunse.
Rimase dietro di lei e sfiorandola mise anche la sua di tazza nel lavandino. Eva respirò a fondo.
Marco appoggiò il mento sulla spalla di lei e la sentì tremare.
Rimasero così per un po’ guancia a guancia.
<< Perdonami >> le sussurrò lui all’orecchio.
Continuò a ripeterle quel perdonami finché non la sentì rilassarsi.
Eva appoggiò la testa all’indietro sulla spalla di lui, Marco l’abbracciò.
<< Va bene >> disse Eva tenendo gli occhi chiusi << Vada per il mare. Hai ragione, Marta lo adora. E’ una buona idea. >>
 Rimase con gli occhi chiusi pensando che essere madre l’aveva resa più paziente.
“In fondo anche lui è un bambinone”  pensò,  doveva avere la stessa pazienza che aveva con la figlia.
Marco si allontanò da lei e la fece voltare. La guardò negli occhi.
<< Perdonami >> disse nuovamente lui.  Eva vide il suo dispiacere e la sua sincerità.
Come a New York qualcosa la spinse e per la seconda volta nel giro di mesi si ritrovò ad alzarsi in punta di piedi e ad appoggiare le labbra su quelle dell’uomo che aveva di fronte.
 Come allora lasciò che fosse l’istinto a guidarla.
Si allontanò. Dirigendosi verso la porta, si girò, lo guardò e disse con un filo di voce << Perdonato >>
Marco chiuse la porta di casa Cesaroni alle sue spalle e vi rimase qualche minuto appoggiato cercando di calmare il turbinio di emozioni contrastanti che sentiva dentro.
Al piano di sopra Eva stava faceva lo stesso appoggiata alla porta del bagno. Tremava tutta e continuava a chiedersi come mai lui non l’avesse allontanata.
 Mesi addietro sempre in quella casa, quando lei aveva tentato di baciarlo, lui l’aveva bloccata.
Si disse che doveva smetterla di baciare Marco Cesaroni.
Si, doveva proprio smettere di baciare l’uomo di un'altra.
Giulio e Lucia erano senza parole.
 I ragazzi non si erano accorti che i genitori erano in soggiorno e che quando avevano sentito parlare del compleanno della nipote, si erano affacciati alla cucina.
Si erano subito tirati indietro perché avevano visto l’espressione di Eva e avevano capito che stavano per litigare.
 Poi però non sentendo le urla si erano affacciati nuovamente e li avevano visti abbracciati sentendo Marco ripetere di perdonarlo.
Quando avevano visto il bacio e poi Eva allontanarsi, si erano diretti veloci in salotto cercando di non farsi vedere.
Ora erano seduti al tavolo della cucina entrambi con un bicchierino di vodka: avevano bisogno di qualcosa di forte.
 Non riuscivano a capire, o meglio , forse capivano molto bene cosa stesse capitando a quei due ragazzi.
<< Cosa si fa? >> disse Lucia dopo aver bevuto d’un fiato il suo bicchierino
<< Niente >> disse Giulio sorseggiando il suo << Troppe volte ci siamo intromessi e troppe volte abbiamo sbagliato >>
Spensero le luci della cucina e si avviarono a letto.
Nel loro bagno si prepararono per la notte in silenzio: entrambi pensavano che avrebbero fatto un bel discorsetto ai propri figli.
Era il compleanno di Marta e tutto sulla spiaggia era preparato.
Marco aveva scelto la spiaggia dove aveva portato Eva quando doveva fare ritorno a casa per dire a tutti che era incinta.
Lui era legato a quella spiaggia per le due Marta della sua vita.
Lì sua madre amava portare lui ed i suoi fratelli da piccoli.
Sempre lì aveva desiderato che la creatura di Eva fosse anche sua.
Walter aveva il compito di  andare a prendere Eva e Marta con la scusa di portarle a casa di Carlotta per poi portarle tutto il giorno a fare spese. Marta credeva che sarebbero andate a comprare il suo regalo.
Aveva tanto sperato in una festa a sorpresa, ma tutta la famiglia quel giorno le aveva fatto gli auguri e l’avevano salutata dicendo che si sarebbero visti la sera per la cena che nonna Lucia le stava preparando.
Zio Cesare le aveva addirittura comprato 2 brioches per festeggiarla.
Quindi si sa, quando c’è una festa a sorpresa tutti fanno finta di dimenticarsi che è il tuo compleanno.
Marta aveva dedotto che la festa a sorpresa non c’era.
Tutta persa in quei pensieri  non si era accorta che Walter aveva preso la strada per il mare.
Quando scese dalla macchina e trovò tutti ad accoglierla si mise ad urlare di gioia saltellando da tutti per abbracciarli e baciarli.
 Ringraziò infinite volte la sua mamma ed il suo papà per il regalo che lei aveva desiderato tanto:  la festa. Tutti risero.
Avevano mangiato, riso, cantato e corso sulla spiaggia rincorrendosi.
Aveva notato che lo zio Rudy e la zia Alice alle volte si guardavano come facevano i suoi genitori.
Mentre Eva le stava tirando su i risvolti dei pantaloni per evitare che si bagnasse correndo sul bagnasciuga con Mimmo, la bimba le disse : << Sai mamma, credo che allo zio Rudy piaccia zia Alice e lo stesso a lei. >>
Eva la guardò alzando un sopracciglio << Ma cosa stai dicendo sciocchina >> e finì di armeggiare con i pantaloni.  
<< Uffa, perché nessuno mai mi crede.  E’ vero mamma.  Si guardano come vi guardate tu e papà >> si divincolò e corse incontro a Mimmo e Matilde che la presero per mano avvicinandosi all’acqua e scappando indietro quando questa si avvicinava ai loro piedi.
Eva si girò e cerco i fratelli. Erano seduti al tavolo di fortuna preparato da Ezio per mangiare.
Era vero. Osservando attentamente i fratelli riconobbe alcuni gesti e sguardi che si era scambiata con Marco all’inizio del loro amore.
<< Che guardi??? >> chiese Marco alle sue spalle. Stava per dirglielo ma si accorse che con lui c’era Maya.
Si inventò una scusa e li lasciò alla loro passeggiata.
La festa era quasi finita.
 Walter si era improvvisato presentatore di giochi e aveva portato sul tavolo, sperando che questo reggesse, alcune bacinelle piene  di acqua con alcune mele dentro.
<< Ascoltatemi >> disse schiarendosi la voce << il gioco consiste in questo.  Bisogna prendere con il solo aiuto della bocca una mela all’interno della bacinella, senza aiutarsi con le mani mi raccomando. La sfida sarà maschi contro femmine. Vediamo chi riesce a prendere prima la mela e a vincere il premio finale che ovviamente non svelo ora. >>
Le squadre furono così composte. Maschi: Ezio, Cesare, Marco. Femmine: Gabriella, Carlotta, Eva.
Maya non era molto contenta che il suo uomo gareggiasse contro la sua ex, ma non aveva potuto replicare visto che le squadre erano state tirate a sorte davanti a tutti.
 Si a sorte, avete capito bene.
 Una sorte un po’ pilotata da Carlotta e Walter, ma sempre sorte era  pensavano i due ragazzi scambiandosi occhiate di assenso.
La sfida ebbe inizio. Ezio e Cesare annaspavano nelle rispettive bacinelle facendo più confusione che altro. Gabriella aveva paura di bagnarsi la piega fatta quel mattino per l’occasione quindi metteva la testa nella bacinella tenendosi a distanza  di sicurezza dall’acqua.
Carlotta faceva lo stesso ma per tutt’altre ragioni.
Gli unici a competere veramente erano Marco ed Eva. Uno ad inizio tavolo, l’altra alla fine.
Quando riemergevano per prendere fiato si lanciavano sguardi di sfida e poi si rituffavano alla ricerca della mela.
Riemersero per l’ultima volta. Eva stringeva tra i denti la mela.
<< Alt Signori >> urlò Walter per sovrastare le risa ed il tifo del “pubblico” familiare che era intorno al tavolo.
<< Abbiamo una vincitrice >> continuò Walter.
Eva prese la mela dalla bocca e l’alzò al cielo guardando Marco e facendogli  la linguaccia.
 Tutte le donne andarono in visibilio dicendo che c’era poco da fare, le donne avevano davvero un marcia in più.
Marco prese l’asciugamano che Maya gli porgeva.
La ragazza previdente come era, ne aveva portato uno in caso di necessità essendo al mare.
L’uomo si asciugò il viso e si diresse verso la vincitrice dicendole  << Ti ho lasciata vincere, l’ho fatto per galanteria. >>
Tutti scoppiarono a ridere e le donne iniziarono ad insultarlo.
Erano uno di fronte all’altra. Marco le passo l’asciugamano sul viso, lei gli diede la mela dicendo
<< Tieni va,  mordi cavaliere d’altri tempi >> entrambi risero.
Maya era stufa, proprio stufa.
Walter richiamò l’attenzione di tutti, era tempo di premiare la vincitrice.
<< Bene il premio consiste nel bacio della piccola festeggiata ed in un ballo. Ovviamente a scegliere il tuo cavaliere per il ballo  sarà la festeggiata. >>
 Walter non poté trattenere un sorriso e Eva capì.
Si guardò attorno e vide Ezio e zio Cesare ancora intenti a cercare di prendere la mela.
Gabriella e Carlotta senza un capello fuori posto e soprattutto bagnato.
Eva guardò Walter e l’amico capì che ci era arrivata, come sempre aveva capito tutto. Ma che importava? Ormai i giochi erano fatti e Walter sapeva che Eva non avrebbe mai deluso Marta.
La piccola si avvicinò alla madre e le stampò un bacione in fronte abbracciandola forte.
<< Brava mamma sono proprio fiera di te >> e tutti risero inteneriti.
<< Bene ora devo scegliere il cavaliere per il ballo giusto? >> chiese Marta rivolta a quel gran genio del suo zio Walter.
Ecco, Eva aveva visto il sorrisino di Marta, quello da: ora ne combino una delle mie.
La donna sapeva già con chi avrebbe ballato, non aveva dubbi.
Marta iniziò a girovagare tra gli uomini dicendo << Mmm tu no, mmm tu forse, mmm tu no >>
Quando arrivò davanti al padre, che era tornato da Maya, guardò prima lei. 
Alla ragazza sembrò di vedere nei piccoli occhi di Marta un “ Mi spiace per te, ma devo”.
Poi guardò il padre << Mmmm tu no >> disse la piccola allontanandosi.
Sia Marco che Eva rimasero delusi e stupiti.
La piccola si fermò. Tornò indietro, guardò il padre  e ridacchiando disse << Scherzetto!! Tu siiiiiiiiiiii >>
Tutti scoppiarono a ridere pensando che quella bambina aveva proprio l’allegria dei Cesaroni.
 Marta prese il padre per mano e lo portò da sua madre.
Marco era ancora sotto choc: la delusione provata poco prima l’aveva colpito.
Marta lo spinse praticamente addosso ad Eva e gli disse << Guarda che devi farla ballare >>
Walter fece partire la musica.
Sia Eva che Marco si girarono a guardare l’amico e tutti nuovamente risero.
Marco prese Eva per le mani ed iniziarono  a ballare.
Entrambi ridevano e pensavano che quel loro amico era proprio matto.
Maya non rideva molto vedendo il suo uomo ballare un lento con quella donna sulle note della colonna sonora del film Il tempo delle mele.
“ Walter è proprio un simpaticone “ pensò irritata Maya.

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Capitolo 9
*** IL TANGO DELLA GELOSIA ***


NOTA: Ciao Ragazze e Ragazzi (sempre che ci sia qualche maschietto a leggere la mia storia =) ) come state? Spero che questo 2015 sia iniziato alla grande per tutti. Vi ringrazio per esservi soffermati a leggere la mia seconda storia su Marco ed Eva e ringrazio anche chi è passato a leggere la prima. Non so se sono in grado di scrivere in modo scorrevole e piacevole, ma spero di riuscire a farvi immaginare come sarebbe potuta andare.
Grazie a tutti by Sissy77
 
 
 
La vita alla Garbatella scorreva tranquilla.
I ragazzi spesso e volentieri uscivano insieme. L’unica cosa che stonava un po’ alle orecchie di tutti, soprattutto a quelle di Eva, era il quintetto. Si, avete capito bene,  quintetto : Eva, Carlotta, Maya, Walter, Marco.
Eva spesso e volentieri declinava gli inviti, ma tutte le volte Carlotta insisteva per passare da casa Cesaroni e tutte le volte costringeva  la ragazza a cambiarsi per uscire con loro.
La scusa per convincere Eva?  << Non ti azzarderai a farmi uscire con quei tre da sola? Vuoi rovinarmi la serata? >> Eva scuoteva la testa alle parole dell’amica e si ritrovava investita dal tornado di vestiti che Carlotta tirava fuori dall’armadio.
Suonavano alla porta ed Eva cercò di barricarsi in camera. Questa sera non sarebbe uscita con quei 4.
Sarebbe stata irremovibile, non sarebbe andata al cinema a fare il candelabro.
Sentiva i passi di Carlotta avvicinarsi e si rifugiò sotto le coperte sperando che l’amica non notasse la montagna che vi si nascondeva sotto.
Ecco, la porta si spalancò. <<  Esci di lì, non fare la bambina avanti  >> Carlotta sollevò le coperte e trovò Eva rannicchiata intenta a nascondersi.
<<  No Carlotta, stasera no >>  sbuffò Eva  <<  Non ho nessuna voglia di venire al cinema con voi 4. Mi hai capita? >> Eva guardò l’amica cercando di rendersi minacciosa, ma dallo sguardo di Carlotta sembrava non esserci riuscita.
<<  Muoviti, avanti, stasera non saremo in 5 al cinema ma in 6  >> ed un sorriso si stampò sul volto di Carlotta.
Walter voleva trovare  una compagnia per Eva.
Siccome Marco continuava a stare attaccato alle gonne di Maya, Walter aveva deciso di usare l’arma della gelosia. Si sapeva, il bel Cesaroni aveva sempre avuto problemi a vedere la dolce Cudicini vicino ad altri uomini. Bene, lui e Carlotta avevano deciso di giocarsi l’ultima carta del mazzo: Paolo.
Paolo era un ragazzo che lavorava con Walter. Bel ragazzo, tanto che Walter ogni tanto controllava Carlotta. Quando Paolo era a cena da loro,  la ragazza sembrava incantata a guardarlo.
I due quasi neo sposi avevano deciso che se con Paolo non funzionava ed il Cesaroni continuava a scodinzolare intorno a Maya, allora si sarebbero arresi.
<<  Ma sei fuori??  >>  Eva si guardava nello specchio e davvero non capiva perché l’amica l’avesse conciata così, sembrava dire: SALTAMI ADDOSSO.
<<  Ti vuoi fidare si o no???  >> Carlotta sbuffava continuando a sistemarle i capelli.
<<  Carlotta, ma non lo conosco nemmeno questo Paolo e tu vuoi farmi uscire con questa maglietta così scollata? >> Carlotta si fermò e guardò l’amica attraverso lo specchio.
<< Allora cosa l’hai comprata a fare questa maglietta se la trovi così scollata?? Smettila di frignare, andiamo >> prese Eva per mano e la spinse fuori dalla camera.
<<  Arriviamo >> urlò dalle scale ai ragazzi che aspettavano in salotto. Si girò verso l’amica l’abbracciò e le disse << Sei bellissima amica mia >> iniziò a scendere le scale ed Eva pensò che aver conosciuto Carlotta era stata una fortuna.  La seguì.
Quando svoltò l’angolo delle scale vide il suo cavaliere, non poté fare a meno di pensare: “ E che cavaliere “
Le venne da sorridere ed il suo sorriso illuminò tutta la stanza.
Paolo le andò  incontro e le porse la mano  <<  Ciao, immagino tu sia Eva. Ho sentito parlare molto di te. Piacere Paolo. Devo ammettere che la descrizione di Walter non si avvicina nemmeno lontanamente alla realtà  >> Eva arrossì  <<  Io a differenza tua non ho sentito parlare molto di te, ma spero che stasera tu saprai ovviare a questa mancanza di Walter >> Paolo le sorrise, le offrì il braccio ed insieme si avviarono fuori.
<<  Bene!!!  >> esclamò Walter  <<  direi che siamo partiti con il piede giusto  >>
Tutti concordarono, anche Maya era contenta di come era andato il primo incontro tra i due. 
L’unico a non concordare con il resto della compagnia  era ovviamente il bel Cesaroni.
Il film era finito. Paolo propose di concludere la serata bevendo un buon bicchiere di vino in un locale poco distante e tutti accettarono con piacere l’idea . Tutti tranne il bel Cesaroni ovviamente.
<< Cos’hai? >> chiese Walter all’amico notando il muso lungo << Niente, un leggero mal di testa >>
Walter sorrise dentro, ma cercò di rimanere serio << Ah mi spiace, magari Paolo ha una pastiglia. So che ne porta sempre dietro in caso di evenienza. Puoi provare a chiedere >> si allontanò lasciando Marco a bocca aperta.  Walter aveva dovuto allontanarsi in fretta, non riusciva a trattenere oltre la risata.
<< Tieni >> si girò e vide Eva porgergli una pastiglia.
<< Walter ha detto che hai mal di testa, avevo un moment in borsetta per tua fortuna >> gli sorrise
Marco prese la pastiglia e la mandò giù senza acqua.
Eva stava per allontanarsi, ma il ragazzo la richiamò
<< Ti è piaciuto il film?? >> le domandò Marco in tono che ad Eva parve sarcastico.
<< Non incominciare >> lo bloccò la ragazza sapendo dove voleva andare parare l’uomo con quella domanda.
Si allontanò tornado al tavolo. Marco dal bancone vide Paolo alzarsi, porgere la giacca ad Eva, entrambi salutare il resto della compagnia e avviarsi all’uscita.
“ Oddio “ pensò Eva richiudendo il cancello alle sue spalle “ Mi ha baciato ed io mi sono fatta baciare “ sorrideva. Dopo tanto tempo finalmente sorrideva. Aveva passato una bella serata, Paolo era un ragazzo interessante, simpatico e sensibile. Era riuscito a metterla a suo agio e quando dandole la buona notte si era avvicinato per baciarla lei non si era tirata indietro. 
Vero, Paolo era una compagnia piacevole, ma chi voleva prendere in giro?? Eva sapeva benissimo di essere arrabbiata con Marco. Si, era arrabbiata perché aveva tentato di fare il geloso.
“ Lui può sbattermi in faccia il suo rapporto con Maya, ma poi fa il geloso se a me gira intorno qualcuno? “  Assorta nei suoi pensieri, per poco non urlò dallo spavento quando vide qualcuno seduto sui gradini davanti la porta di casa. Quando capì che quel qualcuno era Marco per poco non urlò dalla rabbia.
<< Ma sei pazzo? >> lo aggredì Eva << Vuoi farmi prendere un infarto? >>
<< Dove sei stata? >> le chiese Marco. Eva non credeva alle sue orecchie.
<< Cosa vuol dire dove sono stata? >> domandò cercando di trattenere un ceffone
<< Manco lo conosci e ti fai accompagnare a casa da sola così? >> Eva era allibita.
<< Manco lo conosci e te ne sei stata tutta la sera a bisbigliare al suo orecchio al cinema; manco lo conosci ed esci con quella maglietta che mette tutto in bella mostra. Complimenti. >>
<< Stai scherzando vero? >> chiese Eva con la sua voce arrabbiata.
Se ne rese conto persino lei. Ecco la voce che sua madre tanto le aveva descritto a New York.
Ora anche lei la sentiva, la riconosceva.
Era quella la voce che Marco le sapeva far nascere dentro. La voce che vomitava fuori tutta la sua rabbia, tutta la rabbia per quello che avrebbe potuto essere invece non era.
“ Di chi è la colpa? “ pensò Eva fulminando Marco con gli occhi.
Marco la vide, eccola. Si stava trasformando nel guerriero samurai pronto a farlo a pezzettini.
A New York non era successo. Il  samurai stava solo aspettando il momento giusto per sfoderare la spada.
Marco capì dagli occhi di Eva che il momento giusto era quello.
<< Come osi? >> disse la ragazza tagliente << Come osi venire qui e  anche solo pensare di farmi certe domande? >> il tono di Eva era basso ma la rabbia si sentiva tutta.
<< Non provarci Marco, non osare anche solo pensare di potere venire qui e sindacare sulla mia vita >>
Aveva una voglia di urlare ma si stava trattenendo per non svegliare i suoi vista l’ora.
<< Oso eccome! Chi lo conosce quello? Poteva essere un pervertito, poteva sbatterti al muro >> Eva non lo lasciò finire << Ah certo un pervertito. Devi smetterla Marco, la mia vita non ti deve interessare, pensa alla tua. Lo sa Maya che sei qui dimmi. Lo sa o come al solito gli hai propinato una scusa per uscire di casa? Perché ovvio tu non hai le palle per dirle come stanno le cose. >>
Eva fece per entrare in casa ma Marco la bloccò prendendola per un braccio. << Togli subito quella mano prima che mi metta ad urlare >> e gli diede uno spintone con tutta la forza che aveva in corpo.
Marco perse l’equilibrio e per poco non finì a terra.
<< Non ti azzardare mai più a toccarmi hai capito? >> Aveva così voglia di urlare.
<< Non sembrava ti dessi tanto fastidio quando mi hai baciato >>
Eva avvampò e si avvicinò così tanto a Marco che anche ora avrebbe potuto baciarlo se solo avesse voluto.
<< Sai credevo fossi cambiato,  fossi cresciuto,  fossi diventato uomo. Invece sei sempre il solito bambino immaturo che non sa mai prendersi le colpe di quello che succede. Anche ora stai qui a passare la palla per paura di tenerla. Sono sempre gli altri vero a fare, dire e baciare. Tu non hai mai colpe.  Si ti ho baciato, ma sai ora mi pento amaramente di averlo fatto.  Ancora di più mi pento di esser tornata da te mesi fa lasciando tutto quello che avevo per inseguire uno stupido amore adolescenziale. Perché sei solo questo Marco Cesaroni, uno stupido amore adolescenziale che non mi ha dato nulla. Mi hai capito bene? Non mi hai dato nulla. >> Qui urlò e le luci di casa si accesero.
Giulio e Lucia aprirono la finestra della loro camera e videro i figli in cortile. Erano vicinissimi e dal loro atteggiamento capirono che erano ai ferri corti.
<< Ah non ti ho dato niente? Marta è niente? >> Marco era arrabbiato, ma non capiva il perché aveva così voglia di baciarla.
<< Non ti azzardare a tirare in ballo Marta perché avrei da ridire anche su questo e non ti conviene >>
<< Ah già sono un padre di merda vero? Perché è questo che pensi giusto? >>
“ Allora vuoi litigare. Bene ti accontento “ pensò Eva ormai al limite
<< Si, si , sii >> urlò finalmente Eva con tutta la rabbia che aveva in corpo
<< Si lo penso, sei stato un padre di merda, un compagno di merda ed ora un amico di merda. Certo tu non puoi essere contento per me, ho conosciuto una persona che mi ha fatto ridere e star bene per una sera. Sai da quanto tempo non sto più bene così? Sai da quanto tempo non ero così serena e spensierata?
Sei solo un grande egoista >>
Marco avvicinò il suo viso a quello di lei.
<< Si che lo so. >> le disse sottovoce
<< Ma cosa vuoi sapere tu? >> gli urlò in faccia Eva.
<< So che non sei più serena e spensierata da quando non stiamo più insieme. Perché noi non siamo mai stati solo un amore adolescenziale e tu lo sai molto più di me. >>
Prima che Eva potesse replicare Marco la trasse a se e la baciò come da molto tempo non faceva.
Lei cercò dapprima di respingerlo, ma sentirsi stringere  da quelle forti braccia, sentire l’ardore con cui le labbra di lui cercavano di impossessarsi delle sue, la lasciarono senza difese.
Rispose al bacio con avidità. La Eva razionale stava urlando dentro di lei, ma in quel momento a comandare il suo corpo era la Eva adolescente che da sempre cercava l’amore perfetto e  che da sempre lo vedeva in Marco Cesaroni.
Marco la sospinse verso la porta di casa senza smettere di baciarla. La ragazza era ora appoggiata alla porta e sentiva il peso del corpo di Marco aderire al suo. Le sembrava che ogni muscolo del suo corpo vibrasse e bruciasse sotto di lui.
Aveva sempre amato passare le dita tra i suoi capelli ed anche ora le sue mani, mosse da una volontà propria, accarezzavano i capelli lunghi del ragazzo.  Lo odiava perché le stava facendo questo. Lo odiava.
Quel pensiero la risvegliò.  Lo spinse via con tutta la forza che riuscì a trovare dalla Eva razionale.
Entrambi ansimavano.
<< Ti odio >>  gli urlò in faccia Eva << Ti odio >> ripeté la ragazza cercando di aprire la porta dietro di lei.
“ Perché non si apre “ pensò Eva “ Perché quando serve questa porta non si apre mai? “
Stava per piangere dalla rabbia. Marco si avvicinò, infilò la chiave nella serratura e le aprì la porta.
Prima che lei si catapultasse al sicuro in casa le disse  << Io invece non ti odierò mai >>
Eva fece le scale di corsa, Lucia avrebbe voluto raggiungerla ma Giulio la convinse che era meglio lasciarla sola, aveva bisogno di raccogliere le idee.
Per fortuna Marta era a dormire da Gabriella quella sera con Mimmo e Matilde.
Eva accese la radio per fare in modo che nessuno la sentisse piangere.
Marco salì in macchina accese la radio e rimase lì. Appoggiò la testa al sedile e chiuse gli occhi.
<<  Io invece non ti odierò mai  >> ripeté a voce alta  << perché mi sa che ti amo >>  concluse parlando alla radio.
Caso volle che entrambi fossero sintonizzati sulla stessa stazione radio. Il destino alle volte si burla della gente.  Mentre entrambi raccoglievano le idee, ebbero lo stesso pensiero ascoltando Vasco cantare:
 
“Non è la gelosia, quello che sento, quello che sento dentro. E’ più una malattia.
…… stammi vicino stammi molto vicino e non andare via, neanche con lo sguardo quando mi siedi accanto, perché la gelosia è solo questo, perché la gelosia non è nient’altro, niente che colpa mia… perché senz’altro , senz’altro che sei mia e di chi altro? “

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Capitolo 10
*** LA NOTTE SUL TETTO ***


Per qualche settimana Eva e Marco cercarono di evitarsi.
Lei non si faceva trovare in casa quando lui veniva a prendere la figlia e lui cercava di riportare Marta dalla madre in ore in cui sapeva la donna essere fuori con Carlotta.
Carlotta e Walter dal canto loro cercavano di capire cosa cavolo fosse successo tra di loro, ma ne l’uno né l’altra si fece sfuggire  il più piccolo particolare.
In realtà Marco cercava di sfuggire anche agli occhi indagatori di Maya.
Era certo che la ragazza sospettasse qualcosa e non faceva che ripetersi che Eva aveva ragione: era proprio una merda.
Qualche giorno dopo il casino che aveva combinato, Lucia lo aveva pregato di accompagnarla in un Brico Center per cercare del materiale edile per Giulio. In realtà la donna lo aveva affrontato.
Era stata molto chiara, lei voleva bene a tutta la famiglia.
Lui, Rudy e Mimmo erano diventati veramente suoi figli e di tutti ne voleva vedere realizzati sogni e desideri, ma non a discapito della felicità delle figlie.
<< Marco devi decidere cosa pensi sia giusto fare per realizzare la tua felicità.  Una volta che l’hai capito ti prego di agire di conseguenza >> la donna lo aveva lasciato con queste parole.
Capire, si era ripetuto spesso nei giorni a venire, ma più cercava di capire più si confondeva.
Mancava poco al matrimonio degli amici ed entrambi sapevano che se non prima, quel giorno si sarebbero visti ed avrebbero pure dovuto fare buon viso a cattivo gioco per non rovinare il giorno più bello dei loro migliori amici.
Eva stava pensando a tutto questo quando sentì la vocina di Marta nel giardino.
<<  Dai papino, fermati a cena e dai  >> Marta insisteva ed a Marco si spezzava il cuore dover dire no.
Eva osservava tutto dalla finestra del corridoio.
Notò alcune cose di Marco che la stupirono.
La barba leggermente lunga ed incolta, i capelli un po’ più  lunghi  di  quando lo aveva visto per la prima volta in casa Cesaroni.  Si ricordava addirittura che indossava una maglietta gialla, maniche lunghe bianche.
Il torace era largo, ormai era quello di un uomo non più di un ragazzo,  le dava una sensazione di sicurezza, come se stando tra quelle braccia, appoggiata a quel petto nulla potesse farle del male.
Anni addietro aveva saputo renderla felice ma anche tanto tanto infelice.
Come erano arrivati a quel punto? Cosa si era rotto tra di loro? Dov’era quel loro legame speciale?
Il Foscolo che era in lui l’aveva catturata ed amata, il bambino egocentrico allontanata e ferita.
Negli anni aveva spesso messo sul piatto della bilancia le due personalità di quell’uomo.
A vincere con lo scatto finale era sempre stato il Foscolo, quel ragazzo che osservava il mondo dalla finestra descrivendo ciò che vedeva usando parole che sapevano sfiorarle il cuore,  aprirne la serratura e fare di lei la donna più felice.
Ogni medaglia però ha il suo rovescio e lei conosceva molto bene anche quello.
Davvero lo odiava? Davvero odiava l’uomo che stava cercando di calmare la figlia con una scusa per non doverle dire di aver litigato con la madre? Davvero non le aveva dato niente negli anni anche in quelli della sofferenza? Davvero lo pensava?
Fosse rimasto il Marco dei nove mesi in cui lei era incinta tutto sarebbe stato perfetto.
In quei mesi si era sentita protetta, amata.  Non era stato egoista, ma aveva messo davanti a tutto la felicità di lei sacrificando il suo amore per spingerla verso Alex.
L’aveva amata lasciandola libera di volare. L’aveva lasciata libera e lei era tornata da lui.
Davvero lo odiava? Davvero si pentiva di averlo baciato, di aver lasciato tutto per inseguirlo?
<< Mamma ciaooooooooo  >> la salutò Marta vedendola sui gradini di casa.
Vagando nei suoi pensieri Eva non si era nemmeno accorta di essere scesa sotto, di aver aperto la porta di casa e di stare ad osservare padre e figlia.
Marta le corse incontro ed Eva si chinò per accogliere tra le braccia la sua bambina, anzi la loro bambina.
Marco se ne stava testa bassa con le mani nelle tasche.
Quell’immagine la fece sorridere e rivide il Foscolo nascosto dietro la tenda della finestra.
Lei sapeva che avrebbe vinto lui e decise di concedergli anzi di concedersi un’altra possibilità.
<<  Ciao Marco  >> il tono della sua voce era quasi dolce tanto che il ragazzo alzò la testa e la guardò.
Eva si sentì scrutata fin dentro l’anima da quegli occhi.
<<  Stasera ci siamo solo io e Marta. Se non hai impegni  ci farebbe piacere averti a cena  >> e sorrise.
Marta riempì di baci la madre e si girò a guardare speranzosa il padre.
<<  Gli impegni possono aspettare.  Sarei veramente felice di passare la serata con voi  >>
Dov’era il samurai, continuava a chiedersi Marco guardando Eva cucinare.
Dov’era finita quella donna che gli aveva urlato in faccia di odiarlo dopo aver risposto al suo bacio con tanta passione? Com’erano arrivati a quel punto? Cosa si era rotto tra di loro? In quale angolo della loro strada si erano persi di vista?
Lei gli passò i piatti e sfiorarlo fu una dolce tortura per entrambi.
 Eva per lui era stata una dolce tortura per tutta la vita. La ragazza aveva saputo far uscire allo scoperto quel ragazzo nascosto. Grazie a lei aveva scoperto emozioni che non sapeva potessero esistere sia nel bene che nel male.
Quante volte da ragazzo l’aveva osservata da dietro quella finestra cercando di non farsi notare? Anche ora non riusciva a non guardare ogni suo piccolo gesto, cercava un significato in ogni movimento.
Era stata la sua musa, da lei aveva sempre trovato ispirazione per le sue canzoni, anche l’ultimo cd a pensarci bene aveva più canzoni dedicate a lei che a Maya.
 Sorrise ripensando che alla fine le donne entrate nella sua vita erano state un  placebo  ad un grande dolore provocato da Eva.
Rachele, la prima donna  che curò il dolore di non poter stare con Eva; Simona, la donna musica che curò l’animo ferito per essere stato scartato per  via di Alex; Sofia, la donna errore. Quello si fu veramente un errore, si sentiva trascurato e aveva sbagliato rovinando tutto; alla fine Maya, la donna principessa che l’aveva  portato  in una favola facendogli credere che era possibile dimenticare.
Era davvero possibile dimenticare? Marco da giorni se lo chiedeva, anzi, forse se lo chiedeva ormai da anni.
Per Fortuna Marta aveva riempito la serata stemperando la tensione tra i suoi genitori.
Marco l’aveva messa a letto, le aveva cantato la sua ninna nanna, dopo essersi fatta raccontare per l’ennesima volta la nascita di quella canzone. Oramai la bimba dormiva, Eva stava finendo di lavare i piatti, sentiva l’acqua scorrere nei tubi e a Marco venne un’ idea.
Eva salì in soffitta, trovò Marta addormentata nel suo lettino, di Marco nessuna traccia.
“ Eppure non è sceso ” pensò la ragazza dubbiosa.
Ad un certo punto fu raggiunta dalla brezza serale, controllò la finestra, era chiusa.
Un sorriso si disegnò sul suo volto e le sue gote si colorarono di rosso porpora pastello.
Prese un golfino dall’armadio e seguì la brezza già sapendo dove l’avrebbe portata.
“Bingo” pensò trovando Marco seduto sul tetto di quella che era diventata la sua casa.
Marco cercò di trattenersi  e non girarsi, aveva sentito Eva scavalcare il davanzale della finestra che dava sul tetto. Un sorriso gli illuminò l’anima ed era felice che la ragazza avesse capito in fretta dove trovarlo.
Eva si accomodò vicino al suo primo amore, incrociò le braccia sulle ginocchia e vi appoggio il mento, godendo della vista che le si presentava davanti.
<<  Come mai sei venuto a rintanarti qui su?  >> chiese Eva voltandosi a guardarlo
Marco sorrise e ricambiò lo sguardo.
<<  Volevo vedere se riuscivi a capire dove mi ero nascosto  >> abbasso lo sguardo, sentendosi improvvisamente il diciottenne impacciato che non sapeva cos’era l’amore.
<<  Uff  >> sbuffo Eva ridendo  <<  Ed io che pensavo volessi farti perdonare portandomi a guardare le stelle >>  entrambi sorrisero e si sentirono un po’ più felici
<<  Beh l’intento era quello, ma dovevo capire se volevi perdonarmi. Immagino di si visto che hai accettato la sfida, anche se con qualche anno in più sei riuscita a scavalcare quella finestra come la giovincella che eri >> Eva arrossì ricordando le sere in cui si rintanavano su quel tetto per poter vivere il loro amore.
<<  Beh non lo so  >> disse Eva facendo finta di essere seria  <<  la parola scusa non è ancora giunta alle mie orecchie  >>
<<  Puoi perdonarmi Eva >> disse Marco serio.
Lei tornò a guardarlo.
<<  Puoi perdonare il bambino egocentrico che c’è in me e che ti ferisce sempre? Puoi perdonare la mia mancanza di tatto, la mia mancanza di rispetto? Puoi perdonare tutte le volte che ti ho fatto soffrire?  >>
Eva lo guardava, una lacrima si presentò ai suoi occhi e la donna non riuscì a trattenerla.
Marco gliela asciugò accarezzandole la guancia.
<<  E tu puoi perdonare il samurai che c’è in me e che ti fa sempre a pezzettini?  >>
Marco appoggiò la fronte a quella di Eva, rimasero così a lungo, ognuno perso nel turbinio delle proprie emozioni.
<<  Sdraiati sul tetto, la notte io e te, a stretto contatto  >> cantò Eva sottovoce sorridendo
Marco rispose al sorriso e a sua volta cantò  <<  Sdraiati sul tetto mi piace stare con te a stretto contatto >>.
Sentirono Marta chiamarli, Eva fece per alzarsi, Marco la bloccò <<  Aspetta, vado io >>
Tornò poco dopo con Marta in braccio. L’aveva vestita di tutto punto perché non avesse freddo, la bambina teneva tra le mani un cuscino e due coperte.
Eva scosse la testa alla vista di padre e figlia intenti a scavalcare la finestra.
<<  Potresti anche aiutarmi  >> le disse Marco vedendola ridere di gusto
<<  Ma come?? >> disse Eva prendendolo in giro <<  credevo che te la sapessi cavare da solo  >> dicendo così si alzò e andò a prendere Marta.
Marco sistemò una coperta e ci mise sopra il cuscino invitò le due donne più importanti della sua vita a stendersi vicino a lui e poi sistemò sopra di loro la seconda coperta.
<< WOW >> non faceva che ripetere Marta entusiasta della nuova avventura.
Volle sapere tutto di quel posto, il padre le raccontò tutto senza tralasciare niente.
La bambina guardava prima il padre poi la madre, poi di nuovo la madre e poi il padre.
<<  Mammaaaaaaa >> disse Marta scoprendo che i suoi genitori lì si erano dati molti baci.
Eva rideva e arrossiva allo stesso tempo ricordando tempi lontani.
<<  Mamma, davvero salivi qui sul tetto a dare baci a papà??  >> volle avere la conferma dalla madre la bambina.
Marco vedendo Eva in difficoltà disse pure  <<  E pensa che alle volte ci nascondevamo persino sotto la tovaglia mentre preparavamo il tavolo per la cena >>
Marta incredula che la madre fosse così monella esclamò <<  Mamma ma allora eri monella da ragazzina  >>
<<  lo è ancora adesso  >> disse Marco facendo la linguaccia ad Eva che era sempre più porpora.
<< Ebbene si, lo sono ancora adesso  >> disse Eva mettendosi a sedere .
<<  Non ci credo  >> disse Marta sfidando la madre a fare qualcosa da monella.
Eva chiese a Marta cosa voleva che facesse e la bambina guardò la madre pregustando la vittoria.
Marta disse che non ci credeva che baciava il padre li sul tetto da ragazza perché non le sembrava proprio il tipo.
<<  Ah si? >>  rispose Eva cadendo volutamente nella trappola della bambina.
<<  Siediti >> disse la donna a Marco che era ancora sdraiato abbracciato alla figlia.
Marco obbedì, sapeva che Eva non lo avrebbe mai baciato davanti alla figlia.
Non fece in tempo a finire di pensarlo che le labbra di Eva erano sulle sue.  Dolci e morbide come se le ricordava. Eva non resistette alla tentazione ed appoggiò la mano sulla guancia dell’uomo.
 Il contatto con la morbida barba le provocò un brivido.
Si allontanò dalle labbra del suo Foscolo rimanendo incatenata al suo sguardo. La mano scivolò piano sulla guancia trasformando quel contatto in carezza.
Marco si sdraiò nuovamente allargando un braccio, Eva si accomodò vicino all’uomo e la bambina si mise in mezzo a loro appoggiando la testa sul torace del padre.
Eva la abbracciò.
Rimasero così a guardare le stelle finché Marta non si addormentò.
La riportarono in camera ed Eva accompagnò Marco alla macchina.
<< Grazie per la serata >> disse Marco baciandola sulla guancia.
Salì in macchina e si allontanò per tornare a casa sua.
Eva rientrò in casa, andò in salotto a  prendere il libro che aveva iniziato a leggere quel pomeriggio e notò sul tavolo del soggiorno una busta.
La prese in mano e notò che era indirizzata a lei e Marta.
L’aprì, lesse e tutto intorno a lei incominciò ad offuscarsi.
Cercò con la mano una sedia per appoggiarsi e non cadere. Rilesse più e più volte.
Non poteva crederci, non poteva essere vero, tra le mani teneva la partecipazione al matrimonio di Maya e Marco.

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Capitolo 11
*** DICO SI ***


NOTA: Eccomi ragazze, non mi sono dimenticata di voi. Con gli impegni del lavoro e le gatte gelose del mio passare il tempo davanti al pc, scrivere velocemente il seguito risulta difficoltoso :)
Vi ringrazio del tempo che dedicate a leggere la mia storia e vi auguro un buon fine settimana. By Sissy


Eva si svegliò di soprassalto.
Annaspò per trovare l’interruttore della abatjour .  Finalmente riuscì nel suo intento ed il buio cedette  il passo alla luce.
Grondava sudore da ogni poro della pelle ed il respiro era affannato.
Marta dormiva tranquilla nel suo lettino ed aveva dipinto in viso un sorriso felice.  Stava parlando nel sonno,  ad Eva parve sentirla dire  << Mamma ma allora eri monella da ragazzina >>
Cercò di calmare il proprio respiro, le sembrava di stare ancora cadendo in un buco nero.
Questa era la sensazione che aveva quando si era svegliata.
Ora ricordava. Stava sognando di aver passato una bella serata con Marco e Marta.
Erano saliti sul tetto, avevano raccontato alla bambina i tempi in cui il loro amore era sbocciato e si rintanavano in quel posto segreto per poterlo vivere lontano dagli occhi di tutti.
Poi la trasformazione del sogno in incubo: il matrimonio di Marco e Maya.
A ripensarci le sembrava molto reale ecco perché si era svegliata di soprassalto.
Leggere l’invito l’aveva fatta precipitare in un buco nero, svegliarsi era stata la sua unica salvezza.
Spense la luce e cercò di rimettersi a dormire.
Anche Marco si risvegliò da un incubo.
Aveva appena sognato di essere Foscolo e di  aver visto da dietro la finestra  Eva leggere un biglietto.
Mentre la ragazza leggeva, il pavimento del salotto si era aperto trasformandosi in una voragine e lei vi era caduta dentro.  Era entrato in casa cercando di andare a salvarla, ma era troppo tardi: di Eva nessuna traccia se non il biglietto scappatole dalle mani.
Il ragazzo l’aveva preso e letto: era la partecipazione al suo matrimonio con Maya.
Il sogno si era interrotto perché Marco si era svegliato.
<<  Non stai bene? >> chiese Maya svegliata dal chiarore della luce <<  Sei pallido >> gli toccò la fronte per controllare la febbre, ma il ragazzo non era caldo era  solo sudato.
<<  Si  >> disse con un filo di voce.
Maya si mise a sedere , fece un lungo sospiro  << Cosa c’è che non va? >> la ragazza si voltò a guardarlo.
<<  Sei così strano e distante  >> continuò <<  Da quando Eva è tornata sei diverso  >> disse finalmente sputando il rospo che da mesi  la infastidiva.
Marco non sapeva cosa dire e non disse nulla.
<<  Io ti amo Marco, ho amato da subito questo tuo essere,  so che Eva  per te è stata importante, è la madre di tua figlia e io ne sarò sempre gelosa.  >> Maya cercava le parole adatte per dire cosa la tormentava da un po’.
<<  Si vede che vi volete bene.  Almeno io me ne sono resa conto al compleanno di Marta. Siete affiatati, alle volte capite ancora prima dell’altro quello che sta per dire o fare.  Però vorrei che non dimenticassi cosa siamo io e te.  Anche noi abbiamo faticato e lottato per il nostro amore, quindi ti prego, non dimenticarlo.  >>
Marco la guardò e ripensò alla prima volta che la vide, le sorrise.
La ragazza si accoccolò tra le braccia del suo amato cercando di trasmettergli  il suo amore.
Marco spense la luce.  Mentre sentiva il respiro di Maya scivolare nel sonno, iniziò a cercare nel profondo di se stesso  le risposte alle tante domande che non gli davano pace.
 
Eva aveva accompagnato Carlotta all’ultima prova vestito. Quattro giorni e la sua migliore amica avrebbe finalmente sposato il suo migliore amico.
<<  Sei bellissima  >> disse Eva contemplando l’amica.
<<  Dici? >> chiese Carlotta dubbiosa.
<<  Si e poi per Walter saresti bella anche solo con un sacco addosso  >>
Carlotta rise e la tensione che da qualche giorno l’attanagliava si dissolse.
Tornando alla Garbatella si fermarono in un bar ed Eva raccontò del suo sogno e di come si fosse svegliata agitata.
<<  Non capisco perché non fai nulla per riprendertelo se lo ami >> sbottò Carlotta
<<  Lui non ama me Carlotta. A te Maya non piace, ma questo non è un buon motivo per professare il non amore di Marco per quella ragazza. Poi sinceramente un bel  NON TI AMO PIU’ me lo sono già sentita dire una volta  >> disse Eva sorseggiando il succo che il cameriere le aveva appena portato.
<<  O quante storie. Si vede lontano un miglio che ci tenete ancora l’uno all’altra. A proposito cosa avete combinato la sera che siamo usciti con Paolo e perché non l’hai più richiamato?? >> volle sapere Carlotta.
Eva finì il succo, si alzò, pagò il conto ed uscì dal locale. Carlotta le corse dietro insultandola bonariamente affermando che aveva ragione lei: se tra i due non ci fosse nulla non avrebbero avuto problemi a raccontare il fatto.
<<  Pensala come vuoi  >> le rispose Eva prendendola a braccetto e facendole spallucce.
 
Quattro  giorni ed il suo migliore amico si sarebbe sposato.  Marco ancora non ci credeva eppure era la pura e semplice realtà.
Chissà se Eva avrebbe accettato di parlargli, ormai era un po’ che non si vedevano e forse era arrivato il momento di cambiare la situazione.
Entrò in casa di suo padre dopo aver preso un bel respiro, ma la casa era deserta.
Salì le scale, ma nemmeno nelle camere dei ragazzi c’era anima viva.
Sentì trambusto in soffitta.  Si avviò silenziosamente al piano superiore, sentiva della musica e la vocina di Marta provenire da dietro la porta.
Cercò di aprire piano la porta per sbirciare dentro la stanza.
Madre e figlia stavano cantando e ballando imitando cantanti famose. Marta era sul letto e lo usava come palcoscenico.
<<  Basta  >> disse Eva svenendo sul letto  <<  Non ce la faccio più  >> continuò prendendo Marta tra le braccia.
<<  Ma dai mamy cosa dici? Tanto lo so che da ragazzina eri una monella  >> Eva fissò la figlia alzando un sopracciglio. Marta rise dell’espressione buffa della madre.
<<  E tu signorinella come fai a sapere che ero una monella?  >> Marta rise sentendosi chiamare signorinella.
<<  L’ha detto papà  >> rispose la bambina giocando con un boccolo di Eva che sfuggiva al nastro colorato.
<<  Ah! E quando avresti parlato con tuo padre di come ero io da giovincella? >> Eva sentiva il samurai nascerle dentro.
<<  In sogno  >> rispose Marta. Il samurai si rintanò seduta stante.
La bambina raccontò alla madre del sogno fatto qualche giorno prima. Eva ascoltava e più Marta si addentrava nel sogno più lei diventava pallida. Si chiedeva come era possibile che entrambe avessero sognato le stesse cose.
Marta diede un bacio alla madre e si alzò,  voleva un succo, aveva preso sete.
<<  Papà >> esclamò la bambina aprendo la porta della stanza e trovando il padre.
Lui ed Eva si guardarono.  Entrambi notando  il pallore sul viso dell’altro, ebbero la conferma di aver fatto  lo stesso sogno della figlia.
Mentre Marta era sul dondolo in giardino, Marco ed Eva la osservavano seduti sugli scalini.
Il silenzio tra loro come al solito la faceva da padrone, ma il loro rapporto era anche quello.
<< Stavo pensando di organizzare una specie di addio al celibato/nubilato per quei due pazzi dei nostri amici >> disse Marco cercando di scrollarsi di dosso l’ansia che gli attanagliava lo stomaco.
Eva continuava a pensare al sogno e si chiedeva se un significato nascosto si celava dietro di esso.
<< Mmm >> disse distrattamente la ragazza.
<< Non è una buona idea? >> chiese Marco accorgendosi che lei era con la mente altrove.
Eva decise di non pensarci  “In fondo nulla avviene per caso, giusto?” si disse cercando di tornare sulla terra,  Marco le stava borbottando qualcosa.
<<  Si,  potrebbe essere carino, che hai in mente?  >> rispose tornando alla realtà
<< Pensavo di organizzare qualcosa qui, nulla di eccezionale, radunare qualche amico, una cenetta, qualche scherzo >>
Eva si disse d’accordo.  Avrebbero  organizzato per l’indomani sera.
Walter e Carlotta all’oscuro di tutto vennero attirati a casa Cesaroni con una scusa banale.
Quando arrivarono rimasero piacevolmente meravigliati trovando ad attenderli tutti i loro amici.
La serata passò in allegria, Walter al solito fu l’animatore della serata e tutti osservandolo pensavano la stessa cosa: chi l’avrebbe detto che nella cerchia degli amici, lui sarebbe stato il primo a mettere la testa a posto?
Tutti sentivano e vedevano l’amore che legava i due ragazzi e questo faceva sperare ai presenti che un giorno anche a loro sarebbe capitata la fortuna di trovare la mezza mela perfettamente combaciante.
<< Chissà cosa ci organizzerai tu , quando sarà il nostro turno? >> disse Maya rivolgendosi a Walter, che aveva appena minacciato Marco di sottoporlo ad una lenta e sanguinaria vendetta dopo la messa in onda in amici-visione di tutte le foto del Masetti da piccolo.
Tutti, nessuno escluso, guardarono Maya come vedendola per la prima volta e la ragazza si sentì un po’ a disagio.
<< C’è qualcosa che dobbiamo sapere?? >> chiese Carlotta sfoderando un sorriso, cioè, alla maggior parte sembrò un sorriso, ma Eva, Marco e Walter videro quel sorriso trasformarsi a poco a poco in un ghigno sadico: Carlotta sembrava pronta a balzarle al collo e vampirizzarla.
Eva si alzò dalla sedia, raccolse alcuni piatti dal tavolo  << Quando sarà il momento di sapere qualcosa credo che lo sapremo giusto?  >> guardò Marco e si diresse in cucina.
Posò i piatti nel lavandino e si appoggiò aspettando che il tremore a gambe e mani si placasse.
“ E’ così precipitare? “ si domandò chiudendo gli occhi e respirando a fondo.
Marco l’aveva seguita con il resto dei piatti. I ragazzi in soggiorno si stavano sfidando ad un video gioco, li sentiva gridare.
 Lui si era fermato sulla porta della cucina, entrando aveva visto Eva appoggiata al lavandino.
Quell’immagine l’aveva bloccato. Gli sembrava di essere nel suo sogno, lui dietro la finestra, lei aggrappata al lavandino cercando di non cadere nel buco nero che si era aperto nel pavimento.
<< Così non l’aiuti >> disse Carlotta alle sue spalle.
Marco per poco non si mise ad urlare dallo spavento e miracolosamente riuscì a non far cadere i piatti.
Si voltò e gli parve che Carlotta fosse pronta a vampirizzare anche lui.
<< No, non l’aiuti proprio per niente. Ancora mi chiedo cosa cavolo ha sempre visto in te >> gli prese i piatti dalle mani ed entrò in cucina dopo avergli detto  << Sparisci prima che scopra che l’hai vista e come al solito non sei riuscito a fare nulla >>
Marco, colpito nell’orgoglio,  girò i tacchi, ma non aveva nessuna voglia di tornare dal resto del gruppo che nel frattempo aveva acceso la musica e si apprestava a dare il via alle danze.
Era da un po’ che stava lassù. Aveva sempre amato quel posto, forse perché gli ricordava un periodo della sua vita felice, forse il più felice a parte girare il mondo con l’X-tour insieme ad Eva e Marta.
Da lassù potevi vedere il mondo, ma il mondo non vedeva te.
Eva sbirciò dalla finestra e lo vide.
Sotto tutti lo stavano cercando, anche Maya.
Chi però lo conosceva così bene da riuscire a scovarlo? Semplice: lei, lo sapevano entrambi.
Scavalcò la finestra. Marco non aveva bisogno di girarsi a guardare chi era. Lo sapeva benissimo che l’unica persona al mondo che poteva vederlo anche se si nascondeva era Eva.
<< Ti nascondi dal mondo? >> chiese Eva raggiungendolo
<< No, mi nascondo da te >> disse Marco continuando a guardare davanti a se.
<< Da me? >> chiese Eva sedendosi accanto al suo Foscolo.
<< Si. Sei l’unica persona al mondo da cui ho voglia di nascondermi, ma allo stesso tempo l’unica da cui voglio essere trovato. Buffa come cosa non trovi? >>
I due si guardarono, poi tornarono ad osservare il mondo davanti a loro.
<< Maya ti sta cercando, mi sembrava preoccupata >> disse Eva per giustificare il suo essere lì.
<< Ogni tanto ho bisogno di nascondermi, sono salito senza dirle niente >>
<< Forse potresti spiegarle questa tua necessità di estraniarti, capirebbe e non si preoccuperebbe >> disse Eva quasi sorprendendosi delle sue parole, la stava difendendo.
<< Forse >> disse Marco tornando a guardarla.
<< Ami quella ragazza, non nasconderle le cose, parlane. Le bugie hanno le gambe corte e rischiano di rovinare tutto >> Eva fece per alzarsi e tornare di sotto. Difendere Maya ed il loro amore incominciava a stonarle veramente tanto.
<<  Come hanno rovinato tutto tra di noi  >> disse Marco
La ragazza lo guardò. Non aveva voglia di addentrarsi in quel discorso ora.
<< Beh, ormai sono cose passate, abbiamo preso strade diverse che resteranno comunque sempre unite per via di Marta. >>  Un sorriso le illuminò il viso.
Marco la guardò interrogativo. A lei non rimase che rispondere cantando  <<  Ci sarò, ci sarai, conterò i tuoi passi ovunque andrai. Ci sarò, ci sarai per sempre.  >>  Marco sorrise
<< Giusto? >> chiese Eva alzandosi  << Giusto  >> rispose lui guardandola allontanarsi << Giusto  >> ripeté alzandosi a sua volta.
 
Ezio non riusciva a smettere di piangere e Stefania non faceva che dirgli di smettere e di darsi un contegno.
<< Ciuciù come faccio a non piangere, guardalo si sta sposando >> disse Ezio indicando il figlio che si apprestava a mettere l’anello al dito di Carlotta.
Eva anche era commossa, due delle persone più importanti della sua vita avevano raggiunto la felicità e lei era felice per loro.
Finito il rito, il prete guardò Marco.
Si avete capito bene, il prete. La madre di Carlotta, era riuscita tramite le sue altolocate conoscenze a far annullare il precedente matrimonio della figlia, mai avrebbe acconsentito ad un matrimonio solo civile.
Marco guardò a sua volta Mimmo. Il ragazzo tirò fuori dal banco, come se fosse stato il cilindro del mago, la chitarra del fratello e gliela porse.
Tutti, meravigliati, si misero a sedere su invito del prete.
<< Non sono bravo a fare discorsi, ma dovevo trovare il modo di far capire al mio migliore amico ed alla sua dolce metà che sono veramente felice per loro. Quindi lo faccio nell’unico modo che conosco. >>
Marco girò la sua sedia per poter guardare meglio Walter e Carlotta.
Prese tra le mani la chitarra, amante, amica e compagna di tante avventure.
Aveva riscovato grazie all’aiuto di Don Paolo un canto religioso adatto all’occasione.
Eva lo guardava toccare sicuro le corde della chitarra e pensò che quella per lui era stata una compagna fedele, sempre pronta ad aiutarlo. Era tanto che non lo sentiva cantare e questo un po’ la spaventava.
Nel canto il suo essere Foscolo emergeva con prepotenza e lei ne rimaneva incantata.
Quando sentì le prime parole danzare sulle note che le sue mani sapientemente  stavano modellando chiuse gli occhi e si lasciò trasportare.
Marco la stava guardando, quando cantava amava guardarla perché sapeva che lei capiva.
 
Dico sì all'amore e alla vita insieme.
Dico si al futuro che verrà.
Dico si a un amore
Che non ha confini.
Dico si a una nuova realtà.
 
Dico si al rispetto e alla comprensione.
Dico si a un'eterna fedeltà.
Dico si a un amore
Che sarà fecondo.
Dico si a quel figlio che verrà.
 
E ci saranno giorni tristi
e giorni di felicità;
sarà importante stare insieme
ed affrontare la realtà
sino alla fine della vita
e poi nell'eternità.
E da Dio il nostro amore sgorgherà.
 
Dico si all'amore e alla vita insieme.
Dico si a una nuova realtà.
Dico si a un amore
che sarà fecondo.
Dico si a quel figlio che verrà.

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Capitolo 12
*** ANDARE LONTANO.. LONTANO..LONTANO ***


Quando erano giunti al ristorante, tutti gli invitati avevano avuto reazioni diverse.
I ragazzi erano scoppiati letteralmente dalla gioia, le ragazze erano rimaste sconcertate all’inizio, poi avevano deciso di optare per il: vediamo come va a finire.
I genitori e gli amici dei genitori erano sconsolati a bordo campo.
Walter e Marco erano usciti dallo spogliatoio indossando la vecchia divisa della Romulana, quanto tempo era che non la indossavano? Un’ eternità.
Carlotta dalla tribuna, seduta vicina ad Eva ed a Maya, faceva tifo da curva ultrà per quello che era diventato suo marito; Walter la guardava dal campo, sorrideva, scuoteva la testa.
<< Ti rendi conto??? Marcolì ti rendi conto che donna ho sposato??? Un’ altra al posto suo mi avrebbe ucciso. Guardala invece lei, sugli spalti, vestita da sposa a fare il tifo per me Marco, per me!!!  Quanto la amo… >> Walter sospirò e tornò a concentrarsi sull’avversario che stava arrivando nella sua zona.
Marco era davvero felice per lui. Guardò nella direzione di Carlotta e pensò che davvero  una come lei al mondo per Walter non esisteva.
Guardava in direzione di Eva e Maya, notando le differenze tra le due.
D’un tratto venne spintonato da un avversario e cadde per terra; Eva sorrise ed abbassò lo sguardo come tante volte l’aveva vista fare da ragazza proprio su quegli spalti.
All’epoca andava a vedere i suoi amici giocare e quando Marco rimaneva impacciato sul campo, proprio come ora, sorrideva ed abbassava lo sguardo. Le sembrava di esser tornata ragazzina.
Anche Marco ricordò quei particolari, solo che ora vicino a quella ragazza che lo aveva stregato al primo  sguardo,  c’era la loro bambina che scalpitava e lo incitava alla violenza verso quell’energumeno che lo aveva spinto a terra. Eva cercava di calmarla, ma Marco capiva dal suo sguardo che si divertiva da matti a vedere la figlia così.
Maya invece con la sua inseparabile macchina fotografica aveva passato il tempo a scattare foto.
Partita finita, era ora di andare a mangiare ed Ezio invitava tutti ad entrare per il buffet.
Marta aveva insistito per andare ad aspettare il padre fuori dagli spogliatoi.
La madre l’aveva accontentata e si stavano dirigendo verso la struttura quando lo videro uscire in compagnia di Walter ed altri amici.
Qualcuno però le aveva precedute, Maya si avvicinò a Marco baciandolo.
Eva fu catapultata indietro nel tempo a quando ad aspettare il fratellastro  fuori dagli spogliatoi c’era Rachele. Come allora Eva desiderò sprofondare e come allora il cuore incominciò a sanguinare.
Marco vide la madre e la figlia tenersi per mano. Su entrambi i volti vide il sorriso cedere il passò alla tristezza.
Il pranzo era stato un vero successo. Ezio passava tra i vari tavoli a ricevere i complimenti per l’ottima scelta del menù e Stefania lo guardava godere di quell’attimo di celebrità.  Era rimasto lo stesso ragazzino di quando per la prima volta l’aveva portata in un posto appartato sulla sua nuova macchina, ma invece di renderla regina l’aveva resa meccanico perché la macchina si era spenta a metà salita e lui invece di preoccuparsi di lei, aveva preferito occuparsi della sua amante, cioè la macchina.
Mentre Ezio intratteneva gli invitati con le varie barzellette che aveva preparato per l’occasione invece del discorso del padre, Eva si era recata in bagno per rinfrescarsi.
<<  Sei tornata per riprendertelo??  >> Per poco Eva non trasalì al suono di quella voce.
Maya l’aveva seguita in bagno.
Si girò a guardare la ragazza.
<< Ti avverto che non starò a guardare, non ti permetterò di portarmelo via. Ho lottato per questo amore, sono andata contro la mia famiglia, sono stata anche ad aspettare che mesi fa tu facessi i comodi tuoi. Sei tornata da Parigi ed io per amore suo ho lasciato che tu ti intromettessi tra di noi. Ora non succederà più >>
Maya aveva parlato senza neanche respirare, Eva aveva temuto che sarebbe caduta a terra in piena crisi respiratoria. Si immaginava la scena e sorrise.
Maya la guardava e pensava che era proprio una stronza, senza accorgersene diede voce ai pensieri
<< Sei proprio stronza sai !?! Sono qui a parlarti e tu ridi. >>
Eva si sentiva sempre più surreale, le sembrava di aleggiare tra passato e presente.
Un’altra immagine la fece sorridere.  Lei diciottenne a Como in ferie con il padre. Marco diciottenne in ferie  a Como con Rachele.  Anche allora si era sentita dare della stronza, anche allora a pronunciare quella parola era una fiamma di Marco, anche allora era una fiamma bionda.
Non riuscì a trattenere oltre la risata e scoppiò.
Maya era esterrefatta, ma che tipo di donna era Eva?
Non riuscendo a parlare, non riuscendo a trattenere la risata, Eva decise che forse andarsene senza discutere era la cosa migliore.
Sfiorò Maya oltrepassandola, aprì la porta e si trovò catapultata nel tempo reale: i suoi amici non erano più diciottenni e si erano sposati.
Walter e Carlotta avevano aperto le danze con un bel ballo che poi era terminato in “pagliacciata”: Walter proprio non riusciva ad essere così formale.
Appena videro Eva si misero ad urlare << Te..sti..moni, Te..sti..moni, Te..sti..moni >> ben presto tutti seguirono l’esempio degli sposi tanto che le voci sovrastavano addirittura la musica.
Siccome Eva non sembrava intenzionata a facilitare le cose al bel Cesaroni, Marco si diresse verso di lei e con un gesto plateale da: ti prego falli smettere, le chiese se gli concedeva l’onore di un ballo.
La ragazza fece finta di pensarci su. Walter chiese alla band di suonare un pezzo per i due amici.
<< Ve lo ricordate questo?? >>  urlò lo sposo rivolto agli amici.
Eva e Marco si girarono verso Walter  e quando la band iniziò a suonare i tre amici scoppiarono a ridere.
 Eva prese la mano di Marco e si avviarono ridendo a centro pista.
<< Come posso rifiutare ? >> Gli sussurrò all’orecchio << Mi sembra ancora di vederti suonare in quella balera con il cappellino di paglia in testa >>
<< Già e di chi era la colpa? >> disse Marco facendole fare una piroetta
Quando Eva si ritrovò nuovamente tra le sue braccia, Marco notò un leggero rossore in viso, decise di andare fino in fondo.  << Tutta colpa tua >> disse  <<  Mia?? >> fece l’ingenua la ragazza.
<< Si tua perché volevo racimolare soldi per seguirti a Londra, anzi ti avrei seguito in capo al mondo >>
Un'altra piroetta per  allentare le emozioni che stavano calando in pista.
<< Beh io sarei stata la ragazza più felice del mondo avessi saputo che tu facevi tutto quello per me, se già ti amavo, ti avrei amato ancora di più >>
Appoggiò il mento alla spalla di lui e rimasero così. Legati da quel passato che sembrava ripresentarsi sotto forme diverse nel  loro presente.
Maya continuava a scattare foto. Dalle foto lei otteneva l’occhio obiettivo della realtà.
Voleva,  anzi doveva sapere di che realtà si trattasse.
Walter e Carlotta avevano deciso di concludere il loro giorno più bello sulla spiaggia.
Gli uomini avevano acceso un grande falò, anche se era vietato, ma cos’è la vita senza rischi?
Le donne avevano distribuito a tutti le lanterne cinesi da lasciare andare in volo.  Erano stati distribuiti anche dei bigliettini da  legare alle lanterne.  Ci si scriveva sopra un desiderio, un messaggio,  sperando che il volo della lanterna lo facesse arrivare a destinazione.
Marta  voleva  che Marco lanciasse la lanterna con lei ed Eva, ma la madre aveva sentenziato che il padre il suo desiderio lo esprimeva con Maya.  A quelle parole la bambina si era intestardita ed aveva iniziato a fare i capricci.
Marco sentendo Marta piangere, dopo aver lanciato in fretta la lanterna con Maya, si era avvicinato alla figlia chiedendole cosa era successo. Naturalmente ad averla vinta fu Marta:  Marco lanciò anche la lanterna con madre e figlia.
Marco aspettò che Eva scrivesse il suo biglietto e che Marta facesse lo stesso.
Dopo che le due donne ebbero legato i biglietti, tutti e tre insieme aspettarono che la fiamma gonfiasse la lanterna e la lasciarono andare sperando che davvero quella piccola luce volante viaggiasse per il mondo intero finendo la sua corsa solamente a desiderio esaudito.
Maya aveva scattato varie foto a quella famiglia, che le piacesse o meno quella era e sarebbe rimasta sempre una famiglia.
Mentre tutti cantavano intorno al falò, Carlotta prese Eva per un braccio e le chiese di passeggiare con lei.
Walter fece lo stesso con Marco.
Carlotta ed Eva confidandosi sogni e speranze per il futuro; ridendo ricordando momenti del passato, arrivarono ad una piccola barca di pescatori abbandonata sulla spiaggia. La luce fioca dei cellulari e della luna rendevano spettrale e magica allo stesso tempo quel piccolo relitto.
Ad un certo punto Carlotta si chinò a prendere qualcosa dalla barca.
Eva era sconcertata, come faceva la sua amica a sapere che dentro la barca vi era qualcosa? Non si vedeva nulla.
Vide Carlotta stringere tra le mani una coperta, la ragazza la consegnò ad Eva dicendole fanne buon uso e le fece l’occhiolino. Eva proprio non capiva.
Carlotta si girò per andarsene, ma Eva la fermò  <<  Dove vai?? >>
Una voce le rispose  <<  Viene con me ovvio >> Era Walter, ad Eva parve che stesse arrivando proprio da dove erano arrivate lei e Carlotta.
La ragazza notò una sagoma vicino al suo amico. Vide il bianco dell’abito di Carlotta prendere la mano di Walter ed allontanarsi lasciandola lì.
<<  Ehi cosa vuol dire fanne buon uso???  >> Ma Carlotta non rispose.  A risponderle fu Marco.
<<  Credo intendesse questo  >> le prese la coperta di mano e la stese sulla spiaggia proprio davanti la piccola barca. Il ragazzo si tolse le scarpe e si mise seduto comodo sulla coperta guardando il mare.
Eva fece lo stesso.  <<  Sono proprio matti quei due  >> disse la ragazza scuotendo la testa e rabbrividendo un po’.  Marco si tolse la giacca, si girò verso la donna e la aiutò ad infilarla.
Quel contatto fece rabbrividire di passione Eva. La ragazza guardava davanti a se, non lo vedeva, ma avrebbe saputo descrivere ogni  più piccolo dettaglio di quel viso.  Intravedeva i contorni di quel corpo, la camicia bianca illuminata dalla luna metteva in risalto le spalle, le braccia ed il torace dell’uomo.
<< Così non prendi freddo >> disse Marco cercando di sistemarle meglio la giacca
Lo voleva, ora, adesso, li su quella spiaggia. Eva quasi si spaventò di quel pensiero, ma lo voleva. Voleva essere stretta da quelle braccia, voleva sentirlo armeggiare con la cerniera del vestito intento a toglierlo, voleva ondeggiare con lui come il mare faceva con la sua spiaggia. Il viso di Eva avvampò a quel pensiero e Marco lo vide.
“ E’ così bella quando arrossisce “ pensò Marco e continuò a guardarla.
Eva sentiva gli occhi di lui su di se,  alzò lo sguardo. Gli occhi si erano ormai abituati al buio di quel posto solitario e finalmente lei vedeva il viso di lui più nitido.
Alzò una mano e accarezzò i lineamenti dell’uomo che aveva di fronte.
Quel contatto, quella mano, quel posto gli rendevano tutto più difficile. Stava cercando di controllarsi, ma quella donna su di lui aveva sempre avuto un potere assoluto a cui non sapeva resistere.
Eva fece scivolare la mano sul torace ampio di lui  ed entrambi sentirono il fuoco divampare dentro.
Marco le fermò la mano ed Eva impietrì “ Oddio ma cosa sto  facendo lui è impegnato” pensò ferita per quel rifiuto. Marco intuì i pensieri della donna e volle subito rimediare: la voleva anche lui.
Sempre tenendola per quella mano l’attirò vicino a se e la baciò. Dapprima fu un bacio tenero e dolce, poi divenne sempre più avido di quelle labbra.  Eva quasi non respirava, ma non voleva che lui smettesse, pregava che lui non smettesse. “ Forse morire per amore vuol  dire questo: stare senza respiro baciando la persona amata.” Pensò la ragazza sorridendo,  decise che morire per amore era bello, era proprio bello.
Si amarono lì su quella spiaggia.
 Eva aveva armeggiato con i bottoni della camicia di lui;  lui aveva armeggiato con la cerniera del vestito di lei.  Marco si era soffermato ad accarezzarle il seno nascosto dalla stoffa del reggiseno  comprato per l’occasione; lei era stata ad ammirare il suo torace a lungo, poi lentamente gli aveva sfilato la canottiera bianca, anche quella comprata per l’occasione.  Lentamente lo aveva baciato nell’incavo del collo finché  lo aveva sentito sospirare di piacere.  Si guardarono negli occhi e continuarono a guardarsi incatenati l’uno negli occhi dell’altra.  Seguirono il ritmo delle onde del mare ed il loro amarsi fu così dolce e tenero, ma allo stesso tempo forte e deciso.  Prima di rivestirsi  rimasero abbracciati a lungo, sdraiati su quella coperta galeotta e coperti da quella giacca provocatoria.
Eva riabbottonò la camicia a Marco, lui le tirò su la lampo del vestito.
Eva lo baciò nuovamente e lo pregò di andare avanti, lei aveva bisogno di ancora un po’ di tempo per sistemarsi.  Quando l’uomo si allontanò lei scoppiò a piangere pensando che la strada ora  si era tutta in salita.
Erano passati alcuni giorni dal matrimonio e Marta aveva telefonato al padre disperata.
Marco tra le lacrime della figlia non era riuscito a capire cosa le diceva.
Aveva preso la macchina e si era fiondato a casa Cesaroni preoccupato che fosse capitato qualcosa di brutto a qualcuno della sua famiglia.
La figlia appena lo aveva visto entrare in casa gli si era buttata tra le braccia e solo dopo quasi un ora si era calmata addormentandosi  succhiandosi il pollice appoggiata al torace del padre.
Marco chiamò Lucia che era in cucina, gli era sembrato che la donna lo stesse evitando.
<< Si può sapere cosa diavolo è successo?? >> chiese alla donna cercando di non svegliare Marta.
<<  Nulla di grave, lo sai alle volte Marta si fa prendere dalla sua mania di attrice teatrale  >> minimizzò la donna.  A Marco non sembrava che Marta recitasse, non sapeva come Lucia potesse asserire una cosa simile.
<< Eva è partita ieri per New York,  ha pensato che ti avrebbe fatto piacere passare più tempo con Marta ed ha deciso di lasciarla qui. Erano d’accordo entrambe, anche Marta voleva stare qui a Roma. Oggi la piccola si è svegliata con un po’ di nostalgia >> cercò di minimizzare Lucia.
Marco non aveva sentito nulla. Si era fermato alle parole Eva, New York.
Lucia scosse la testa tornando in cucina, quei suoi 2 figli non facevano altro che combinare disastri.
La vita alle volte è proprio strana pensò Eva guardando fuori dal finestrino dell’aereo. Stava decollando da Parigi. L’unico volo che aveva trovato nell’immediato per New York faceva scalo nella capitale francese.
New York e  Parigi, due città che si rincorrevano spesso nella sua vita, proprio come facevano lei e Marco.
Dopo la notte sulla spiaggia aveva deciso che era tempo di smettere di rincorrersi, ma che era il tempo di andare lontano, lontano, lontano.
Chiuse gli occhi accecata dal sole o semplicemente li chiuse per cercare di trattenere le lacrime

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Capitolo 13
*** COME DUE ANELLI.. QUASI FRATELLI ***


Eccomi ragazze/i, sono finalmente riuscita a trovare il tempo per continuare la mia, anzi la nostra storia.
Ringrazio nuovamente tutti voi che spendete del tempo per leggere cosa scrivo e ringrazio coloro che hanno speso tempo a mmandarmi un messaggio per farmi sapere che quello che ho scritto fino ad ora è piaciuto.
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, fatemi sapere se è così o se non lo è. 
Un buon inizio settimana, 
un Besos by Sissy77


Non poteva crederci, era successo di nuovo.
Avevano fatto l’amore, si erano amati e lei nuovamente era scappata a New York.
Lucia poteva sostenere quanto voleva la versione di Eva: rientro al lavoro richiamata dal capo.
Questo faceva infuriare ancora di più Marco, si sentiva proprio preso in giro.
Controllò Marta dallo specchietto retrovisore, vederla  succhiarsi il pollice, con gli occhi ancora rossi e gonfi dal pianto di prima, lo faceva infuriare ancora di più.
Strinse forte le mani sul volante, fece un respiro lungo e profondo cercando un senso a tutto quello che era accaduto.
 
Per Eva era una fortuna che la redazione del giornale per cui lavorava avesse appartamenti  sparsi in giro per New York da dare ai suoi dipendenti e la sua fortuna era doppia perché quello che era stato casa sua per mesi era libero, evidentemente la stava aspettando.
Aprì la porta e un forte odore di chiuso la investì.
 Cercò a memoria l’interruttore generale della luce.
 Una volta che le stanze furono illuminate il senso di solitudine era più reale, niente mamma ad aspettarla ma soprattutto niente Marta a riempire la casa con le sue risate.
Andò in camera e si lasciò andare sul letto cadendo in un sonno profondo,  ma agitato.
La vita scorreva normale sia a Roma sia a New York.
Marta parlava alla madre tramite Skype,  come mesi prima aveva fatto con il padre.
Marco non aveva mai parlato con Eva, ma la donna sapeva che l’uomo era arrabbiato, la figlia le aveva detto: 
<<  Mamy mi sa che questa volta l’hai fatta proprio grossa. Il Babbo mi sembra molto molto moooltooo  arrabbiato con te  >>
La notizia l’aveva resa triste, ma allo stesso tempo si era sentita lusingata “ la rabbia era pur sempre un sentimento giusto? “ pensò la ragazza salutando la figlia.
Era Domenica.  
Eva non aveva programmato nulla, anzi  in realtà aveva programmato di starsene tutto il giorno sul divano ad oziare. 
Si era appena sistemata  quando il campanello di casa aveva suonato.
Il cuore le balzò in gola.
Ecco, la sua paura si stava per materializzare: aprire la porta e trovarsi di fronte Marco. Era una paura, ma anche una speranza.
Si alzò e preparandosi psicologicamente ad affrontarlo aprì la porta.
<< Alice!!! >> esclamò la donna trovandosi di fronte la sorella.
Si abbracciarono a lungo lì sulla porta, poi Eva decise finalmente di fare entrare nel suo regno la sorella.
Chiudendo la porta pensò che la sua sorellina non aveva per nulla una bella cera.
<< Spero non ti dispiaccia. Sono piombata qui senza avvisarti, ma è stata una decisione presa su due piedi. Non l’ho nemmeno detto a mamma >> disse Alice ridendo tesa.
Eva tornò dalla cucina con qualcosa da bere per la sorella.
<< Alle volte capita, si sente la necessità di scappare da tutto quello che ci circonda e cambiare aria per rigenerare spirito e mente. >> Eva abbracciò la sorella e la tenne stretta a se.
<<  Ora ti fai un bel riposino  mentre io telefono a mamma e le dico che sei qui. Avrà già messo a soqquadro la Garbatella.  >>
Si guardarono, immaginando la madre scoppiarono   a ridere ritrovando quel legame complice che avevano sempre avuto, ma che negli ultimi anni un po’ si era sopito soffocato da tutte le loro vicissitudini.
Mentre Alice dormiva nella cameretta di Marta, Eva si era messa ai fornelli e aveva preparato alla sorella tutti i suoi piatti preferiti.
Preparando la tavola, la ragazza sorrideva accorgendosi che si stava comportando esattamente come la madre: preparare manicaretti preferiti alle figlie.
Alice si era svegliata,  aveva dormito finalmente come da tempo non faceva,  aveva fatto una lunga doccia calda ed aveva raggiunto la sorella.
 Vedendo tutto quello che Eva aveva cucinato pensò che era proprio una mamma. Si guardarono ed intuendo i pensieri l’una dell’altra scoppiarono nuovamente a ridere abbracciandosi.
Sorseggiavano  una tisana accoccolate sul divano guardavano un film, dopo aver riassettato la cucina.
<< Che sta succedendo Alice? >> disse Eva durante la pubblicità
<< Che sta succedendo con Rudy? >>
Eva si girò a guardare la sorella, vederla con la tazza in mano sospesa in aria, le diede la conferma che sua sorella era scappata da Rudy  tanto quanto lei era scappata da Marco.
“ Andiamo bene “ penso la maggiore delle due mentre la minore scoppiava a piangere.
 Finalmente era  libera di sfogare tutte le lacrime trattenute in quei mesi.
Alice, sapendo che nessuno meglio della sorella poteva capirla, raccontò senza remore tutto quello che si agitava dentro di lei.
Amava Rudy e come per i fratelli maggiori, il loro amore era asincrono.
 I tempi non coincidevano mai e lei era stanca di tutti questi tempi sbagliati.
Non sopportando più restare a Roma senza poterlo avere, New York, ma soprattutto Eva, le era sembrata l’unica soluzione.
Eva ascoltava la sorella parlare e le sembrava di rivedere lei e Marco adolescenti, quando il loro amore era sbocciato e quando non avevano avuto nessuno con cui confidarsi.
Abbracciò la sua sorellina e rimasero così a lungo, godendo di quel rapporto complice ritrovato.
Intanto a Roma, Giulio osservava la donna che amava  andare avanti ed indietro dalla cucina.
Cercava di nasconderlo, ma Lucia era profondamente turbata dal fatto che entrambe le figlie si erano rifugiate all’altro capo del mondo.
Come Marco non aveva creduto alla versione di Lucia, così la madre non aveva creduto alla versione della figlia maggiore: Alice voleva vedere New York.
Lucia se lo sentiva dentro, centravano i Cesaroni.
 Cosa poteva essere se non questo? L’unica cosa che poteva far scappare una Cudicini era un Cesaroni.
Rudy entrò in casa con Budino, rientrato a Roma per qualche giorno dopo aver superato alcuni esami  all’università.
Lucia arrestò la corsa dei due giovani verso la stanza al piano di sopra mettendosi davanti alle scale.
<< Dimmi perché mia figlia Alice è scappata a New York dalla sorella senza avvisare nessuno >>  disse la donna guardando dritto negli occhi quello che era diventato suo figlio.
Rudy deglutì e fece un passo indietro, Lucia sembrava sul piede di guerra ed il giovane aveva la netta sensazione che aveva scelto lui come  primo bersaglio.
<< Alice è a New York? >> disse  Rudy  sorpreso  <<  Giuro Lucia non lo sapevo,  non ha detto nulla nemmeno a me  >>
Così dicendo  il ragazzo superò la donna e con l’amico del cuore andò a rinchiudersi nella sua stanza.
<< Lucia >>  disse Giulio raggiungendo la donna, tenendola stretta mentre lei scoppiava a piangere rendendosi conto che non riusciva più a capire le figlie.
 Erano diventate mondi estranei al suo e questo la faceva sentire fallita come madre.
 
Rientrando dal lavoro Eva aveva trovato Alice intenta a pulire tutta la casa.
Le finestre erano tutte aperte, la radio era a tutto volume ed Alice cantava a voce alta.
Era bello vederla  gironzolare per casa, erano tornate ad essere sorelle, avevano riscoperto il loro rapporto ed avevano riso e pianto insieme quando Eva le aveva raccontato che al matrimonio di Walter e Carlotta aveva amato Marco sulla spiaggia e che anche lei era scappata a New York stanca del loro rincorrersi.
Alice si accorse della presenza di Eva e le sorrise.
 Si sentiva meglio, la presenza della sorella maggiore, sapere che capiva il tormento che aveva dentro la rasserenava, non si sentiva sola.
Decisero di andare a fare una passeggiata a Central Park e godersi quella giornata di sole.
 
Marco andò ad aprire la porta, il campanello continuava a suonare nonostante i suoi  << Arrivo >>
Si ritrovò davanti il fratello,  si guardarono negli occhi ed  ad entrambi parve di vedere riflesso nell’altro lo stesso tormento.
<< Rudy, vieni entra, scusa non sono abituato a ricevere tue visite >> .
 I due giovani vennero raggiunti da Marta che si catapultò felice sullo zio. 
Dopo i primi convenevoli , Marco pregò  Marta di andare a giocare in cameretta che loro dovevano parlare.
Marta con aria di sufficienza si avviò nella sua stanza, ma prima si girò verso il padre dicendo :
<< Tanto lo so che parlate della mamma e di zia Alice, non sono mica cieca io. Lo vedo come vi guardate solo voi non lo volete vedere.  I grandi:  ufficio complicazioni affari semplici. >>  
Si allontanò lasciando i due a bocca aperta.
Dopo i primi attimi di stupore scoppiarono entrambi a ridere pensando che Marta era veramente una Cesaroni pura con quel pizzico di Cudicini che la rendeva magnifica.
Marco ascoltò il racconto del fratello.
 Più  lui raccontava, più il fratello maggiore scuoteva la testa rivedendo gli stessi tormenti che aveva vissuto in prima persona.
<< La ami? >> chiese Marco quando il fratello rimase in silenzio
  <<  Se la ami, non fare i miei stessi errori, diglielo, riconquistala e tienila stretta a te.  >> 
Rudy  guardò il fratello maggiore e si chiese perché non facesse lo stesso 
<< Perché tu non fai lo stesso?  Perché non vai a riprenderti Eva? >>
Marco sorrise, raccontò della spiaggia.
  << Capisci, pensavo che avendo fatto l’amore avessimo messo da parte il passato, invece lei è nuovamente scappata proprio come anni fa. Lei ha deciso di andarsene. Tu e Alice se lo volete potete ancora farcela non è tardi, non ci sono altre persone nella vostra vita, non rischiate di far male ad altri.  Quindi vai a riprendertela se veramente è quello che vuoi. >> 
Rudy abbracciò il fratello.  Sulla porta di casa si girò verso il fratello 
<<  Io credo che Eva sia scappata proprio per vedere se tu vai a riprenderla, forse non lo sa, forse si dice che vuole scappare dal vostro amore asincrono, in fondo tu sei impegnato con Maya e lei si sarà sentita una stronza e avrà pensato che tu sei doppiamente stronzo perché stai con Maya e hai fatto l’amore con lei.
 E’ vero nella tua vita ora c’è Maya. 
Se la lasciassi soffrirebbe, ma se stai con lei e non la ami, a soffrire sarete in 3 : tu, lei ed Eva.
 Quattro se conti anche Marta. Pensaci fratello >> lo abbracciò e se ne andò mettendosi il casco.
Marco era senza parole, da quando suo fratello era diventato  così saggio???
Chiuse la porta e rientrando vide Marta  << Io voglio che tu e la mamma siate felici, se stare lontani vi rende infelici perché fate i testoni e non vi dite che vi volete bene? >>  una lacrima rigò la guancia di Marta.
Il padre le si avvicinò e l’abbracciò. 
<< Io voglio bene a Maya, sto bene quando sto con voi, ma quando sto con te e la mamma sto meglio >> disse la bambina singhiozzando nascondendo il visino tra le braccia del padre. 
Marco la sollevò e la tenne stretta a se.  << Marta, ti prometto che se l’amore tra me e mamma si dovese ritrovare  sulla strada nello stesso momento,  farò di tutto per non farlo scappare. >>
Maya rientrò in quel preciso momento e si ritrovò davanti padre e figlia uniti in quel abbraccio.
Scattò una foto.  L’avrebbe riposta insieme a tutte le altre.
 Li sorpassò ed andò a rinchiudersi nella stanza trasformata in camera oscura.
<< Giulio, Giulio corri vieni >> Lucia stava urlando isterica dal piano di sotto.
 Si erano appena svegliati e la donna era scesa per preparare colazione, possibile che avesse già preparato tutto???
Giulio si precipitò giù dalle scale pensando che la donna si fosse fatta male.
 La trovò invece seduta in cucina con una lettera in mano.
La donna diede il biglietto all’uomo.
Era di Rudy, Giulio riconobbe al volo la scrittura del figlio.
“ Ciao Papà, non ti preoccupare se non mi vedi  stamattina quando vieni a buttarmi giù dal letto , sto andando a New York a riprendere Alice.
Voglio capire perché è andata via senza avvisare nessuno. Rassicura  Lucia che vado ad assicurarmi personalmente se sta bene.
Papà, spero di non darti un dispiacere, ma io la amo.
 So che Marco ed Eva ci hanno provato ed hanno fallito.
Ho parlato con Marco e lui mi ha fatto capire che per me non è troppo tardi.
 Ci voglio provare e non fallirò.  Lei è la mia sardina. Vi voglio bene. Rudy >>
Giulio si lasciò cadere su una sedia. 
<< Spiegami perché non ci accorgiamo mai che i nostri figli si amano >> disse l’uomo guardando la donna seduta di fronte a lui.
Lucia scosse la testa e si asciugò una lacrima.
Come poteva dare torto alle figlie? Lei stessa amava Giulio con tutta se stessa.
Marco e Rudy erano parte di Giulio, Eva ed Alice parte di lei.
Avrebbe dovuto metterlo in conto che poteva succedere, ma non lo aveva fatto ed ora si ritrovava con 4 figli che si rincorrevano per il mondo.
Ne era certa, prima o poi anche Marco ed Eva si sarebbero rincorsi nuovamente.
Cesare entrò in cucina con Pamela ed il sacchetto delle brioche in mano, come ormai faceva da anni.
Vedendo i due seduti a tavola con quella faccia, non poté  fare a meno di dire: << Che amarezza !! >>
 
Rudy controllò nuovamente l’indirizzo sul biglietto scritto da Marco.
Era giusto, ma nessuno rispondeva.
Le ragazze non erano a casa, avevano preso l’abitudine di andare a passeggiare  a Central Park nel primo pomeriggio quando Eva rientrava dal lavoro.
Rudy si mise a sedere sui gradini che portavano al portone del palazzo dove Eva abitava deciso a rimanere lì finché non sarebbero rientrate od uscite.
 Erano passate alcune ore ed iniziava a sentirsi osservato dai passanti.
Prese la chitarra ed iniziò a strimpellare alcune canzoni.
 I passanti iniziarono a lasciargli qualche spiccioli nella custodia lasciata aperta sul marciapiede.
 Rudy sorrise per l’equivoco e pensò che poteva approfittarne, tanto doveva fare passare il tempo.
Che succede? Pensò Eva notando un piccolo gruppo di persone davanti al suo palazzo.
Le ragazze stavano rientrando dalla loro passeggiata ed avevano allungato la strada del rientro passando a fare un po’ do spesa per la cena.
Ora erano sul marciapiede dall’altro lato della strada. 
Aspettarono di poter attraversare la strada ed Eva si accorse che la sorella era rimasta in mezzo alle strisce pedonali, tornò  indietro di corsa  e la sospinse verso casa.
<<  Ma che ti prende?  Volevi farti investire?  >> disse Eva preoccupata, Alice aveva lo sguardo assente.
Ad un tratto sentì le note di una chitarra ed una voce.
 Seguendo Alice si fece strada tra la folla e lo vide.
Seduto sui  gradini del palazzo  c’era Rudy che suonava e cantava e la folla lo ascoltava rapito.
Eva non resistette e prese il cellulare iniziando a filmare l’evento.
Rudy stava cantando due anelli e come attirato alzò lo sguardo e la vide.
Alice era li tra la folla e lo stava guardando ed ascoltando. 
Vicino a lei c’era Eva con il cellulare in mano.
Il ragazzo tornò a guardare la sua sardina.
Lasciò la chitarra sui gradini, si alzò continuando a cantare ed andò verso la donna che amava.
Quella sorella non sorella che era riuscita a scalfire il muro che lui bambino aveva eretto per evitare che la gente intorno  potesse ferirlo.
<< … Grazie perché se stai con me, io crescerò.
Resta con me o senza di te come farò.
A sopportare tutti i miei perché, a non urlare se ce l’ho con te,
combinazione senza nome come due anelli quasi fratelli.
A realizzare tutti i miei farò, a non mollare quando me ne andrò,
un’emozione senza nome come due anelli più che fratelli si. >>
Alice piangeva,  Rudy  le prese il viso tra le mani, le asciugò le lacrime
 << Ti amo sardina >> le disse e la baciò.
La ragazza ricambiò il bacio ed abbracciò quel ragazzo che era quasi suo fratello e più che un fratello.
La folla intorno a loro applaudì ed emise piccoli gridolini di gioia.
Pian piano tutti se ne andarono mentre loro ancora si stavano baciando.
Eva spense il cellulare, aprì il portone di casa asciugandosi una lacrima che dispettosa era scappata dai suoi occhi e lasciò i due finalmente liberi di urlare al mondo il loro amore.
Marco sentì il bip del cellulare, era arrivato un messaggio, chissà forse era Rudy pensò.
Era Eva, la mano tremava cliccando il pulsante per aprire il messaggio della donna.
Era un video con un commento della donna:  “ Ha aperto la scatola e dentro vi era la sua sardina”
Marco guardò il video ed anche a lui scappò dispettosa una lacrima vedendo la dichiarazione d’amore del fratello alla sua sardina.
Era felice per il fratello, ce l’aveva fatta, Rudy non aveva fallito.
Asciugandosi la lacrima pensò che anche lui ed Eva erano due anelli .. quasi fratelli.. più che fratelli.
 

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Capitolo 14
*** PRENDO TE.... ***


Rieccomiiiii, scusate l'assenza, ho avuto problemi con la connessione e le innumerevoli idee per chiudere la storia si accavallano. 
Sto cercando quella che più può piacerCI.
Vi auguro buona lettura e un buon fine settimana.

by Sissy77 :)

Erano passati alcuni mesi  da quando Alice e Rudy erano piombati  nel suo mondo di New York.
Eva era contenta che i due ragazzi avessero deciso di rimanere con lei.
Avevano cercato un lavoretto nei locali del quartiere e si erano trasformati da turisti per caso in coinquilini per scelta.
Marta le mancava molto, ma sapeva che la bambina con Marco stava bene, la vedeva serena via skype, non fosse stato così si sarebbe fiondata a Roma a riprenderla.
Alice e Rudy stavano vivendo un sogno.
 Essere a New York con Eva aveva facilitato il loro diventare coppia.
 Fossero stati a Roma, con Giulio e Lucia, molto probabilmente sarebbe stato impossibile: ancora ricordavano la scoperta da parte dei genitori di quello che era stato l’amore di Marco ed Eva.
I fratelli minori ringraziavano di avere dei fratelli maggiori comprensivi che avevano vissuto la stessa esperienza e potevano capire.
Rudy stava aspettando  Alice: la sua ragazza (tutte le volte che formulava questa frase nella sua mente, sorrideva)
 Aveva trovato lavoro come commessa e stava per finire il turno pomeridiano.
Teneva una lettera in mano, sulla busta c’era l’indirizzo del pub dove lavorava come lavapiatti;
 la girava e rigirava tra le mani ripensando al contenuto quando si sentì abbracciare.
La sua ragazza aveva finito e potevano tornare a casa.
<< Cosa c’è? >> chiese Alice intuendo che qualcosa turbava Rudy.
Il giovane le passò la busta ed aspettò di vedere la reazione dell’amata sorellastra.
Alice, letto il contenuto della lettera, si fermò.
Guardò attonita il fratellastro tanto amato ed una lacrima dai suoi occhi parve inondare la felicità conquistata in quei  mesi.
 << Già >> disse il ragazzo prendendola per mano.
Rientrarono a casa e la trovarono vuota.
 Eva era uscita con delle colleghe per una cena di lavoro.
Aveva lasciato loro la tavola apparecchiata e le pentole sui fornelli.
Quanto era dolce la loro amata sorella? Tanto pensarono entrambi.
Senza parlare i due giovani sparecchiarono tavola, ritirarono il cibo in frigo e se ne andarono a letto senza cena.
 Si addormentarono molto tardi, tanto da sentire Eva rincasare.
Non riuscivano a prendere sonno;  stretti in un tenero abbraccio, un unico pensiero occupava le loro menti: Marco si sposa.
 
Anche Marco quella notte non riusciva a prendere sonno.
Sapeva che ormai Rudy doveva aver ricevuto l’invito, ormai sapeva.
Anche Eva sapeva? Eccolo il pensiero che lo rendeva insonne.
Anche lei sapeva che lui si sposava? Anche lei sapeva che lui aveva deciso di andare avanti?
Anche lei sapeva che lui non capiva più nulla diviso tra la donna che gli dormiva accanto e la donna che dormiva in un letto al di là di un oceano?
Anche lei era sveglia?
Sposarsi, era davvero quello che voleva?
Da quando Maya aveva iniziato a parlare di matrimonio, lui si era ritrovato in una spirale da dove non era stato più capace di uscire.
Ora si ritrovava lì, a poco dal matrimonio chiedendosi se era quello che voleva.
Amava la ragazza che gli dormiva accanto, di questo era sicuro.
Cos’era allora a tenerlo sveglio? Si chiese rigirandosi per l’ennesima volta in quel letto pieno di spine.
Non lo sapeva,  ogni tanto sentiva una voce arrivare dal passato.
Cercava di capire cosa diceva, ma non ci riusciva, era ovattata da tutta quella spirale che lo circondava.
 
Anche Giulio e Lucia erano rimasti alquanto sorpresi vedendo le partecipazioni di nozze del figlio.
Da quando il padre aveva saputo del matrimonio del figlio, non passava giorno che non lo osservasse.
Scrutava ogni suo movimento, ogni parola, ogni sguardo perso nel vuoto del giovane.
Voleva sapere, doveva sapere se davvero il suo primogenito aveva smesso di amare quella che era diventata la sua primogenita.
Più si avvicinava la data del matrimonio più Giulio era convinto che in realtà non aveva capito nulla di Marco.
Questo lo sconfortava: avrebbe voluto tanto  aiutare il figlio.
Lucia, dal suo canto, non aveva bisogno di indagare tanto.
Le donne hanno un sesto senso.
Lei sapeva che Eva amava Marco: per quello era fuggita a New York.
Lei sapeva che Marco amava Eva: per quello non era ancora andato a riprenderla.
Come sempre i due interpretavano al contrario i messaggi che si lanciavano.
Invece di vedere nel  loro fuggire l’amore che li univa,  ci vedevano una forma bizzarra di non  amore.
La donna era certa che il destino avrebbe scelto quello che era più giusto per i ragazzi, non aveva quindi intenzione di fare nulla, per una volta sarebbe stata a guardare lo scorrere degli eventi.
 
Eva si era accorta che Rudy ed Alice ultimamente erano strani.
 La coccolavano, la viziavano, non si lamentavano mai di cosa lei chiedeva  loro di fare.
Rudy aveva persino iniziato a mettere la roba sporca nel cestino della biancheria in bagno, cosa che non aveva mai fatto in tutta la sua vita.
Dopo aver visto con i suoi occhi questo gesto da parte del fratello, Eva era certa che i due giovani le stavano nascondendo qualcosa, il suo sesto senso non sbagliava praticamente mai.
Ora doveva solo scoprire di cosa si trattasse.
Era domenica, i due erano  al lavoro.
 Eva si apprestava a fare quello che forse tra qualche anno avrebbe fatto con Marta: rovistare in camera da letto cercando indizi sul segreto.
Da un lato fare la madre, in questo caso la sorella, curiosa dandosi come scusa la preoccupazione di non sapere cosa stava succedendo la divertiva.
 Dall’altro la faceva sentire proprio un po’ una ficcanaso.
Presente quelle  vecchiette dei paesini di campagna che stanno tutto il giorno dietro le tende delle finestre ad osservare chi va e chi viene?
Bene lei si sentiva proprio così.
L’unica differenza stava nel fatto che lei non stava a sbirciare fuori in strada, stava per sbirciare dentro casa sua.
Si fermò un attimo davanti alla porta della camera dei due chiedendosi se faceva bene.
“ Il mio sesto senso non sbaglia mai” si disse.
Aprì la porta e si intrufolò furtivamente in quella che era stata la camera della madre.
“Accidentaccio” pensò Eva dopo aver rovistato in lungo ed in largo.
Non aveva trovato nulla, niente di niente.
Nessun amante segreto, nessun test di gravidanza, nessun sacchetto di droga.
Niente pistole, niente aggeggi sadomaso,  niente fil porno , nulla di nulla, il vuoto.
Si mise a sedere sul letto scuotendo la testa.
Da una parte era sollevata, ma dall’altra era sconcertata, davvero aveva sempre pensato che il suo sesto senso non sbagliava mai.
Ora aveva avuto la certezza che invece si sbagliava, ciò la deludeva un po’.
Risistemò la camera come ricordava e stava per uscire chiudendosi la porta alle spalle quando l’occhio le cadde sulla chitarra di Rudy  appoggiata al muro tra una sedia ed il comò.
Sentiva la sua voce interiore ripeterle : il tuo sesto senso non sbaglia mai.
Si avvicinò, prese la chitarra e la mise sul letto.
Aprì delicatamente la custodia.
Tra le corde tese  vi era inserita una busta.
Eva ebbe la netta sensazione che quella busta riguardasse Marco.
Forse perché Rudy aveva deciso di custodirla in quel posto?
Come se le corde che univano lui ed il fratello potessero in qualche modo proteggere il contenuto?
La busta recava l’indirizzo del pub dove Rudy lavorava.
La teneva tra le mani e continuava a chiedersi se davvero voleva sapere cosa c’era scritto dentro.
Eva sospirò e tremante decise di scoprire il vaso di Pandora.
 
I ragazzi sarebbero rientrati di li a poco.
Aveva avuto circa un’ora per ammortizzare il pugno allo stomaco che l’aveva colpita.
Sperava di esserci riuscita, anche se non ne era del tutto convinta.
Cenarono come sempre, tutto sembrava non essere cambiato, ma tutti sapevano che non era così.
Era la loro serata film horror, ma Eva si scusò con i fratelli lasciandoli con la ciotola dei pop-corn tutta per loro.
<< Vuoi che ti prepari  una tisana? >> chiese Alice preoccupata del pallore evidente di Eva
<< No tranquilla, ho solo bisogno di dormire, questo mal di testa mi sta trapanando il cervello >> diede un bacio ad entrambi e si rintanò nella sua camera.
Rudy aspettò una mezz’ora abbondante poi si avviò verso la camera facendo segno ad Alice di seguirlo senza far rumore.
La ragazza fece per stoppare il film, ma Rudy la bloccò << Deve pensare che siamo qui davanti alla tv >>
Alice non capiva, ma lo seguì senza fare domande.
In camera il ragazzo prese la chitarra, aprì la custodia e vide che aveva ragione.
<<  Lo sa  >> disse guardando la sorella  
<<  Avevo messo la busta tra due corde precise, deve averla trovata, ma dopo averla letta non deve essersi ricordata come l’aveva trovata.  >>
Alice non credeva alle sue orecchie, Rudy stava accusando la  sorella di essere una ficcanaso.
<< Ma cosa dici? Ritira subito quello che hai detto se non vuoi litigare. Eva non farebbe mai una cosa simile >> Alice era veramente arrabbiata.
<< Beh se vuoi fare finta di nulla accomodati. Non dico che Eva ha ficcanasato per il gusto di farlo. Deve averci visto strani e lo sai avrà pensato che nascondevamo qualcosa, si sarà preoccupata. Magari pensava di trovare droga o chissà cosa. Di certo non la partecipazione di nozze di Marco Cesaroni.  >>
Alice si mise seduta sul letto vicino alla chitarra, iniziò a piangere.
Rudy l’abbracciò dicendole che  sarebbe andato tutto bene, anche se non ne era del tutto convinto nemmeno lui.
 
Qualche giorno era passato ed Eva si era in qualche modo messa il cuore in pace.
Marco si sposava, amava Maya ed era logico che si sposasse.
Lei avrebbe trovato la sua strada prima o poi.
Era in attesa della chiamata di Marta, seduta di fronte al pc,  aspettava di vedere spuntare il sorriso di sua figlia da un momento all’altro.
Eccola finalmente.
Il sorriso con cui stava per rispondere al sorriso di Marta le morì sul nascere.
Vicino a Marta c’era Maya.
<< Ciaooooo Mammaaaaaaaaaaa >> Marta salutò calorosamente la madre ed iniziò a dare tanti bacini allo schermo del pc come per darli a lei.
<< Ciao Eva >> disse Maya sorridendole.
Ad Eva pareva proprio volerle dire: ora sono io che rido
<< Ti rubo poco tempo così poi tu e Marta potrete discorrere delle vostre cose in tranquillità >>
Eva ascoltava distratta la donna bionda che le parlava, la sua attenzione era stata catturata da un’ombra che  aveva notata avvicinarsi. La persona era rimasta al di fuori del suo campo visivo, ma Eva vedeva benissimo l’ombra avvicinarsi sempre più. Più Maya parlava più l’ombra si avvicinava.
<< … il suo vestito … >> Eva tornò alla realtà. Non aveva capito nulla di quello che le aveva detto la donna.
<< Scusa Maya, non si sente molto bene, la connessione va e viene puoi ripetere? >>
<< Dicevo, siccome io e Marco tra poco ci sposiamo, volevo sapere se Marta poteva farmi da damigella e se tu avevi qualche preferenza sul vestito che dovrebbe indossare. >>
Eva voleva urlare.
Ad urlare fu Marta  <<  Nooooooooooooooooo  >> la bambina si girò verso l’ombra ed Eva ebbe la conferma che Marco era lì
<<  Avevi promesso  >> continuò Marta rivolta al padre.
<< Avevi promesso >> ed iniziò a piangere.
Eva non capiva nulla, cosa voleva dire Marta? Che succedeva?
<< Marco?? Marco?? >> iniziò a chiamarlo la donna
<< Marco Cesaroni  tanto lo so che sei li. Rispondimi hai capito? >> Eva si accorse che la sua era nuovamente la voce arrabbiata di cui l’uomo aveva sempre avuto timore.
Marco si chinò a prendere in braccio Marta che intanto si era messa a piangere disperata.
Eva notò il suo volto stanco, non le sembrava il volto di chi era felice, le sembrava più il volto di chi non dorme da tanto, un po’ come lei.
<< Ti chiamo dopo >> le disse l’uomo guardandola negli occhi attraverso il pc
<< Cerco di calmarla e ti chiamo ok?? >> Eva aveva cercato di leggergli il labiale, Marta sembrava disperata dalle urla che emetteva. Non contenta di assordare il padre, lo tempestava anche di pugni.
<< Ok >>  fece in tempo a rispondere la donna che dormiva nel letto dall’altra parte dell’oceano.
Marco aveva notato il volto stanco della donna, sembrava non dormire da molto proprio come lui.
Maya ed Eva rimasero sole, si guardavano attraverso lo schermo.
<< Vedrai >> disse la donna bionda  << in men che non si dica Marco riuscirà a calmarla >>
Eva poco la sopportava, ma a sentirla parlare la sopportava ancora meno.
Le faceva venire in mente Rachele, chissà perché.
Forse perché come la sua vecchia prof, anche Maya, faceva uscire la stronza che c’era in lei.
<< Lo so benissimo che Marco riuscirà a calmarla >> disse la donna mora tagliente
 <<  Conosco lui e conosco mia figlia. Non ho bisogno che tu venga a spiegarmi cosa farà o non farà il padre di mia figlia. >>
Maya rimase spiazzata.
Aveva pensato di mettere in difficoltà Eva ed invece non ci era riuscita.
<< Di a Marco che resterò sveglia ad aspettare la sua telefonata >>
 Stava per chiudere la conversazione quando  aggiunse  << E se per caso ti dimentichi di dirglielo o fai finta di dimenticarti, tranquilla, anche lui conosce me. >>
Detto questo spense il collegamento e la bionda rimase  sola a guardare un video spento.
 

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Capitolo 15
*** ... PRENDO CHI E' IL MIO DOMANI .... ***


Ed eccoci arrivati alla fine. Spero vi sia piaciuto leggere questi Marco ed Eva. Vi ringrazio ancora tanto per aver speso tempo a leggere la mia storia. Chissà magari alla prossima storia. Un besos by Sissy77


Era giunto il fatidico giorno.
Eva dormiva nella mansarda di quella che era stata la sua casa alla Garbatella,  anzi  cercava di dormire.
Lei, Rudy ed Alice erano rientrati a Roma da qualche giorno.
I fratelli per partecipare al matrimonio di quello che era stato suo fratello, amico e amore di tutta la vita; lei era rientrata per Marta.
Dopo il matrimonio avrebbero lasciato Roma ed in qualche modo entrambe avrebbero cercato  di far fronte alla nuova situazione che sarebbe nata di li a poche ore.
Eva aveva dovuto far opera di convincimento affinché la bambina partecipasse al matrimonio del padre.
Le era costato fatica, ma non voleva essere lei la causa della rottura di rapporto tra padre e figlia: Marco in quel senso sapeva fare molto bene anche da solo.
Lei non avrebbe partecipato, su questo era stata irremovibile.
Aveva guardato sua madre negli occhi e le aveva semplicemente detto: “ Non posso mamma. Non chiedermi di gioire per mio fratello perché non posso. “
Lucia l’aveva capita e l’aveva tenuta stretta tra le sue braccia come faceva quando era bambina.
Non importava fosse ormai una donna, Eva rimaneva sempre la sua piccola.
Il suono della sveglia la distrasse da quei  pensieri.
Marta accanto a lei, aprì gli occhi ancora gonfi dal pianto della sera prima.
Si guardarono, Eva le sorrise e la bambina si accoccolò tra le braccia della sua mamma.
<<  Perché devo andare mamma?  >> chiese Marta alla madre tirando su con il naso, le veniva nuovamente da piangere.
Eva cercò dentro di se una risposta che potesse essere plausibile, alla fine parlò con il cuore
<<  Perché non ci sarò io >> disse la donna. 
<<  Ci sarà un momento durante la cerimonia in cui tuo padre si sentirà perso e cercherà gli occhi di qualcuno che lo ama. Si girerà verso di te e troverà i tuoi occhi. Vedrà nei tuoi piccoli occhi da cerbiatta tutto l’amore di cui ha bisogno e non avrà più paura.  >>
<<  Perché non può cercare e vedere i tuoi di occhi mamma?  >> Eva sospirò.
<<  Marta, io e tuo padre ci ameremo sempre, non smetteremo mai.  Alle volte però la vita separa le strade delle persone per poi ricongiungerle più avanti. Questo è il momento in cui le nostre strade si devono separare e se io oggi venissi in chiesa, il tempo del ricongiungimento sarebbe ancora più lontano.  >>
Marta sembrò soddisfatta della risposta, non fece più domande, ma continuò a tirare su con il naso.
Guardò dal giardino tutta la famiglia salire in macchina ed avviarsi verso la Chiesa che Maya e la sua famiglia avevano scelto per il giorno del si.
Marta si girò a salutarla guardandola dal lunotto posteriore della macchina di Walter.
Entrambe rimasero con la mano alzata come a toccarsi finché Walter non svoltò dietro l’angolo di una casa.
Una mano salì ad asciugare una lacrima: ora poteva finalmente piangere, ora finalmente era sola.
Si diresse verso il capanno degli attrezzi, lo aprì e venne investita dallo stesso odore che anni prima aveva invaso le sue narici in quelle piccole fughe d’amore che faceva con Marco.
Un sorriso le increspò il viso ricordando l’intraprendenza e l’astuzia del giovane.
Dopo il capanno si diresse sul tetto e lì rimase a contemplare la Garbatella dall’alto.
Le era impossibile arrestare il flusso continuo dei ricordi e delle lacrime.
Decise che rimanere a casa non era una buona idea. 
Camminare le era sempre piaciuto e forse oggi le avrebbe fatto bene.
Girò in lungo ed in largo la Garbatella, rendendosi conto che ogni luogo le ricordava Marco.
Senza rendersene conto si ritrovò di fronte al teatro dove sua madre aveva sognato di divenire attrice famosa rischiando la sua amicizia con Stefania e dove lei si era concessa per la prima volta al ragazzo che sapeva guardarla come lei voleva essere guardata.
Le porte del teatro erano aperte. Entrò e come allora si ritrovò a girovagare sul palco e dietro le quinte.
Il cuore le batteva forte nel petto. Vide Marco li nascosto tra le quinte giocare a nascondino con lei. Lo vide spogliarla dapprima con gli occhi e poi con le mani. Lo vide impossessarsi delle sue labbra desideroso di fondersi con lei. Erano diventati una cosa sola, loro erano una cosa sola e lo sarebbero sempre stati.
Rivide tutta la loro storia d’amore tra le quinte di quel teatro.
Vide le lacrime, il dolore, ogni volta che si allontanavano, ma vide anche la gioia per ogni volta che si ritrovavano.
Vide il dolore di quel NON TI AMO Più  pronunciato dalle stesse labbra che mesi dopo l’avrebbero nuovamente desiderata.
Vide la gioia nell’amarsi sulla spiaggia al matrimonio di Walter e Carlotta; il suo scappare nuovamente a New York, il volto stanco e tirato di Marco all’annuncio di Maya del loro matrimonio.
Lui non era felice lei lo aveva capito. Lei non era felice ora lo sapeva.
Quindi cosa faceva ancora seduta lì su quel palco? Davvero voleva rimanere sola con i ricordi?
Davvero le bastavano?
Guardò l’orologio e allo scattare della lancetta dei secondi il suo cuore perse un battito, poi un altro ed un altro ancora fino allo scadere del minuto.
Si alzò e come una furia si mise a correre uscendo dal teatro.
Nella mente cercava di visualizzare la mappa della Garbatella, visualizzava strade e stradine scartandone altre. Cercava di visualizzare il percorso più breve come avrebbe fatto un buon navigatore satellitare, le sembrava di sentire addirittura la vocina stridula che le diceva: alla prossima traversa girare a destra.
Non era mai stata una grande amante delle corsa, ma qui stava correndo la maratona della sua vita.
Eccola, la vedeva.
Accelerò il passo.  Notò alcuni che, vedendola sfrecciare davanti loro,  la guardarono come se vedessero un fantasma.
 Non se ne curò, pensassero quello che volevano.
“ Ci mancavano pure gli scalini “ pensò facendone due alla volte pregando di non sfracellarsi al suolo.
Spalancò le tende tirate a chiudere fuori il mondo esterno e ringraziò che le porte fossero spalancate, non avrebbe avuto la forza per spalancare loro dopo quella corsa.
Spalancare le tende le era venuto bene, tutti la stavano guardando.
Un dubbio si insinuò nella sua mente.
La osservavano perché aveva spalancato le tende o perché nel farlo aveva gridato (nonostante il fiatone) :
<< ASPETTA >>  proprio nel momento in cui Marco si apprestava a mettere l’anello a Maya???
 
Eva chiuse la copertina del libro.
Lo aveva letto e riletto all’infinito.
Quello era il suo libro, dopo vari ripensamenti alla fine aveva deciso di pubblicarlo.
Era uscito prima a New York, dove lei abitava ormai da alcuni anni con Marta.
Da qualche settimana era uscito anche in Italia e dalla telefonata di sua madre aveva capito che il libro stava facendo furore tra gli abitanti della Garbatella.
Eva aveva lasciato l’incarico a sua madre di far firmare la liberatoria per la pubblicazione a tutti gli interessati.
Quando aveva ricevuto i documenti e tra questi aveva visto la firma di Marco Cesaroni, il cuore aveva sobbalzato.
Guardando fuori dall’oblò dell’aereo che la stava riportando a Roma si chiese se il bel Cesaroni aveva letto il libro e cosa ne pensasse.
Marta vicino a lei seguiva il film trasmesso dalla compagnia aerea  per alleggerire il lungo viaggio.
Eva sapeva che la ragazza, ormai quasi donna, era emozionata all’idea di rivedere i posti della sua infanzia, i parenti e soprattutto suo padre.
Dopo che Marco, nella mansarda di casa Cesaroni,  le aveva detto di non amarla più, lei e Marta erano andate via dalla Garbatella.
Mentre la piccola, sporadicamente ritornava dalla famiglia romana,  Eva non vi aveva mai più messo piede.
Aveva ospitato sempre volentieri tutti quelli che dalla Garbatella volavano a New York per andarle a trovare, ma lei non era più riuscita a tornare nei luoghi tanto cari, ma pieni di dolore.
Vi era ritornata con il pensiero per molto tempo, alla fine aveva lasciato che la sua mano attraverso la penna mettesse i ricordi nero su bianco.
Si era costruita una storia parallela alla realtà e con quel  <<  ASPETTA  >>  aveva lasciato tutto sospeso come sempre era avvenuto tra di loro.
Chissà magari avrebbe scritto un seguito.
<< Mamma?? Mamma?? Terra chiama Eva rispondi Eva >> Marta la strattonò ed Eva tornò alla realtà.
<< Si ho capito, non sono  mica sorda >> madre e figlia si guardarono e scoppiarono a ridere.
Marta aveva preso molto da entrambi i genitori, era il connubio perfetto delle loro anime.
Era sensibile e foscoliana come Marco, ma allo stesso tempo era pratica ed energica come Eva.
Si faceva colpire l’animo dagli eventi della vita, ma allo stesso tempo sapeva trovare in  la forza per superarli.
Eva aveva affittato una macchina. Aveva lasciato l’aeroporto e si stava immettendo nel grande raccordo anulare.  Nonostante gli anni passati, il traffico di Roma non era cambiato e questo la rassicurava.
Oddio, quella era la Garbatella.
Eva guidava guardandosi attorno.
Di ogni luogo ricordava colori e profumi. Di ogni luogo aveva un ricordo. Di ogni luogo diceva alla figlia il nome.
Frenò bruscamente, quella è la chiesa che lei e Marco amavano tanto.
Se ne rese conto solo in quel momento. Aveva percorso in macchina il tragitto che lui le aveva fatto fare con l’mp3 ed il suo diario dal rientro da Londra.
Non ebbe il tempo di finire il pensiero che sentì distintamente il rumore di una frenata e come teletrasportate lei e  Marta si sentirono spinte in avanti: qualcuno le aveva tamponate.
“ Non era possibile “ penso Eva slacciando la cintura e scendendo dalla macchina “ Appena arrivata a Roma e già incomincia un mare di guai “
<<  Si può sapere dove cavolo guardava?  >> disse rivolta al uomo che a sua volta stava scendendo dalla macchina incollata alla sua.
Sapeva di essere intorto, era lei ad essersi  fermata bruscamente davanti alla chiesetta, ma dicono che l’attacco è la miglior difesa quindi lei era scesa dall’auto attaccando il povero malcapitato.
Marta non sentiva più sua madre, decise di scendere a sua volta per controllare che l’energumeno che le aveva tamponate fosse un tipo a posto.
L’espressione di stupore dipinta sul suo viso venne sostituita da un enorme sorriso quando si accorse che l’uomo ad averle tamponate era proprio lui: il bel Cesaroni.
I suoi genitori erano lì uno di fronte all’altro stupiti a loro volta.
Marta poté vedere il loro amore.
Anche da piccola lo vedeva, ma era piccola e non aveva mai potuto fare nulla per convincere entrambi che non era fantasia, non era solo ricordi, ma era vero amore.
Ora era più grande, quasi una donna diceva sua madre, bene non avrebbe più permesso che si separassero.
<< Eva ciao >> disse suo padre deglutendo a fatica.
Eva non ci credeva, non poteva essere. Appena atterrata a Roma ed il destino la metteva di fronte al suo passato.
<< Ciao Marco >>  pronunciare quel nome le scaldò il cuore ed un sorriso le illuminò il viso.
“Quanto è bella” pensò l’uomo di fronte alla donna che dormiva al di là dell’oceano.
Lei anni addietro se n’era andata, lui aveva raggiunto Maya, ma il loro amore non era decollato.
La vita da principe non era fatta per lui, Maya aveva cercato di aiutarlo in tutti i modi, ma alla fine lui aveva capito che avrebbe sempre e solo amato una donna.
Lo aveva capito perché con Eva sarebbe andato ed avrebbe fatto di tutto.
Con Maya non ci era riuscito.
Da allora la stava aspettando. Aveva proibito a tutti di dirle che lui si era lasciato con Maya, lui era un foscoliano ed aveva bisogno di sapere che il destino li voleva insieme, che il destino prima o poi li avrebbe rimessi sulla stessa strada.
Ora lo sapeva. Eva era appena atterrata e lui chi andava a tamponare??? Proprio lei.
Se questo non era il destino che li metteva sulla strada cos’era????
<< Sto aspettando >> disse l’uomo rivolto alla donna
<< Cosa?? >> chiese la donna confusa
<< Sei entrata in chiesa spalancando le tende ed hai urlato aspetta nonostante il fiatone >> Marco tremava, ma era stanco di aspettare.
<< Io sono li con l’anello in mano pronto a metterlo al dito di Maya.  Sto aspettando, sono anni che aspetto che tu dica quello che vuoi dirmi >>
Lo aveva letto, Marco aveva letto il suo libro ed ora era lì a chiederle di dare un finale reale al suo libro.
Eva tremava, guardò le mani dell’uomo in cerca di quel anello, ma l’uomo aveva le mani in tasca.
<<  Io.. io… ecco..  >> ora balbettava, la donna sicura di se era li di fronte a lui e balbettava.
Marco le sorrise e lei capì di amarlo, lo amava nello stesso identico modo di quando era ragazzina e lui continuava a guardarla proprio nel modo in cui lei voleva essere guardata.
<< Ti amo >> disse Eva così di impulso
Si avvicinò a lui  <<  Ti amo, non ho mai smesso,  lei sicuramente è meglio di me, è perfetta, io non lo sono, non lo sarò mai. Io sono solo Eva. Noi siamo Marco ed Eva ed io amo quello che siamo quando siamo insieme. >>
Abbassò lo sguardo.
“ Mi ama “ si disse l’uomo “ Mi ama “ sorrise al pensiero.
Le prese la mano, al contatto entrambi trasalirono e si guardarono negli occhi ritrovandosi.
Marco la portò in cima alla gradinata della loro chiesetta, Eva non capiva nulla, cosa stava facendo?
Lui si inginocchiò, prese qualcosa dalla tasca e sempre tenendola per mano le disse:
<< Prendo te le tue mani e prendo noi guardami. Prendo chi è il mio domani amami, sono qui >>
Così dicendo le infilò qualcosa al dito.
Eva non credeva a quello che stava succedendo. Lui si alzò e la baciò avido.
La donna rispose al bacio con la stessa passione.
Sentirono un  << Siiiiiiiiiiiiii >> gridato da Marta che corse loro incontro.
Finalmente il loro amore non era più asincrono.
Tornando alle macchine, Eva si guardò l’anello al dito.
Mentre padre e figlia davanti a lei continuavano a discutere su chi aveva tamponato chi,
Eva si fermò.
<< Marco Cesaroni  >> disse Eva cercando di rimanere seria
<< Hai intenzione di comprarmi una fede  per il matrimonio o hai intenzione di passare alla linguetta di una lattina di birra visto che il tuo anello di fidanzamento è la linguetta di una lattina di coca cola?? >>
Marco si voltò con la figlia a guardarla.
Le sorrise e le fece una pernacchia proprio come le faceva Marta da piccola.
<< Chi sapeva che  era oggi il giorno giusto??? Mi sono arrangiato con quello che avevo >>
Fece spallucce e con la figlia si mise a prenderla in giro sul suo essere perfettina.
Era felice, si ora poteva dirlo, Eva era proprio felice.
 

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