The man and the bat

di thembra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** first meet ***
Capitolo 2: *** Gotham's rules ***
Capitolo 3: *** dark sunshine ***



Capitolo 1
*** first meet ***


Quella era la città cupa per eccellenza, nessuno sembrava felice li, nessuno sorrideva mai e a stento qualcuno salutava

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quella era la città cupa per eccellenza, nessuno sembrava felice li, nessuno sorrideva mai e a stento qualcuno salutava.

 

“…’cidenti…sono due giorni che vivo qui e già voglio ripartire…”

 

Una ragazza levò gli occhi a quel cielo plumbeo che tanto si addiceva a quella città, sembrava quasi che il sole si fosse stancato o dimenticato di splendere intero su Gotham.

Ripensò alla prima volta che l’aveva vista attraverso gli appannati finestrini del treno, all’effetto che  i flebili raggi del sole che trapassavano le nuvole donavano alle abitazioni e a prima vista le era piaciuta, un po’ cupa lo doveva ammettere, ma il grande via vai di macchine per le strade, autobus treni e taxi le avevano dato l’impressione di una città vivace e in fermento e si stava convincendo che suo padre aveva avuto ragione quando le diceva di andare a vivere li dopo che…

Si portò la mano al petto, stringendo un pendaglio d’argento ripensando a quel genitore che ormai non c’era più.

 

Erano passati cinque giorni da quando aveva lasciato il suo Paese natio per trasferirsi a Gotham dopo la scomparsa di suo padre, e dato che non aveva altri parenti se non uno zio col quale non andava affatto d’accordo aveva deciso di cambiare aria e coi soldi dell’eredità si era comperata una piccola villetta appena fuori Gotham, piuttosto vecchia ma accogliente, con un bel giardino verde e delle aiuole un poco rovinate ma utilizzabili, tanto simile alla casa dove viveva prima;

ma la cosa che maggiormente l’aveva attirata, il piccolo particolare che l’aveva convinta a comperare quella casa fra tutte le altre a disposizione era stata la presenza di un antico pozzo in pietra, quello con l’arco in ferro battuto e la carrucola in legno, con la fune per il secchio fatta di iuta, con la manovella in faggio e il poggiamano in ardesia, ne aveva uno identico alla vecchia casa, per questo l’aveva scelta, le ricordava i bei pomeriggi passati col padre sul bordo del pozzo di casa, a guardare l’acqua stagnare e chiedersi da dove arrivasse, a gettarci dentro le monetine, a fantasticare sul principe che un giorno se ne sarebbe uscito da li.

 

Con la morte del padre tante sue convinzioni se n’erano andate, aveva litigato con lo zio che pretendeva l’intera eredità, aveva lasciato la casa paterna, il lavoro in azienda, i gioielli e tutto ciò che era stato del genitore, ma quella favola no, quei momenti e quei ricordi no.

E anche se molte delle cose materiali di suo padre le aveva perdute per sempre viveva a testa alta tenendosi stretta quelle memorie che l’aiutavano a mandar via la grande solitudine che spesso la pervadeva.

 

 

…………

 

 

“Francis muoviti! La torta è pronta!!”

“Eccomi!!”

 

Sorrise allo sbotto del suo nuovo datore di lavoro che faceva di tutto per essere o sembrare severo mentre in realtà era una pasta di pane bella e buona, e lei già lo adorava.

 

 

“Nhm…è uscita ok!!”

“Su sbrigati a decorarla, e poi portala in negozio…”

“Adesso io esco, devo fare una consegna, tu finisci queste plum cake e vedi se arriva John, il nuovo apprendista….e non scordare che alle 3 e mezza dovrebbe arrivare il maggiordomo dei Wayne a ritirare la torta per il signorino Dick….fa in modo che sia perfetta….”

“Contaci Boss!!”

 

La guardò torvo indeciso se fidarsi o meno, ma non poteva negare che quella ragazzina le piacesse un mondo, era un vulcano di energia, e anche se la conosceva da soli due giorni le si era affezionato.

“…vado…”

Lo salutò allegramente rimettendosi al lavoro per fare in modo che la torta del fantomatico Dick risultasse qualcosa di spettacolare.

 

E non si poteva dire assolutamente il contrario perché quando furono le due e quaranta, solo a vederla quella torta faceva venire una gran voglia di mangiarsela tutta in barba agli altri.

 

La soffice base al cioccolato risultava perfetta sotto alle mille sfogliavelo di cioccolato bianco finissimo, al bordo le nocciole miste decoravano in bianco e nero l’orlo creando quasi l’illusione delle profondità, e sulla facciata delle amarene glassate completavano il lavoro delineando il contorno della scritta AUGURI DICK.

“…Caspita, quasi quasi me la pappo io…”

“…e non pensi al povero Dick?”

 

Alzò gli occhi stupita verso chi le aveva rivolto la parola incontrando gli occhi azzurri di un tipo che sorridendo si stava avvicinando alla torta.

Indossava una tuta grigia con la giacchetta aperta dalla quale si intravedeva una t-shirt bianca, aveva il viso leggermente affannato segno che doveva aver corso per arrivare fino a li.

“…è davvero ben riuscita…dovrò complimentarmi con Huges…”

“…hey guarda che l’ho fatta io!!!”

“Davvero? In tal caso complimenti…?”

“Francis…mi chiamo Francis…”

“…complimenti Francis…io sono…”

“John giusto? L’apprendista che stava aspettando Huges…”

“…ma…”

“Ottimo, sei anche in anticipo…bravo! Allora, li ci sono i grembiuli, gli armadietti sono di sotto e vieni di qua che ti mostro bene il laboratorio….”

“Aspetta…a dire il vero sarei…”

“Nh? Lo sai già? Ottimo, allora mettiti al lavoro, io vado a servire in negozio…se hai bisogno chiama…intanto tieni….allacciati questo…”

 

Così dicendo si allontanò lasciando il tipo in mezzo ad un campo di battaglia al quale non era affatto abituato con un ridicolissimo cappellino rettangolare in testa ed un grembiule arancione allacciato in vita.

“…chi diavolo è quella pazza?”

“Hey John!!”

“…si?”

“Portami i cake! Li ho lasciati accanto al forno…”

“….ehm…quale forno?”

 

Davanti a lui infatti c’erano qualcosa tipo tre forni, tutti di grandezze e utilizzi differenti…

“…quello a convenzione…sbrigati che mi servono…”

 

Allora, si fermò a valutare quali fra i panetti dolci al cioccolato, quegli strani sformatini alle albicocche e le tortine beige che stavano rispettivamente accanto a forni differenti potessero essere le cake che voleva la tipa, cercò di spremersi le meningi e ne prese un vassoio a caso sperando fossero quelli giusti, ma la faccia stupita di lei gli confermò il contrario.

“Ops…scusa ma vedi io…”

“Lascia li prendo io, tu servi la signora in fondo…”

 

Fu il turno di Francis di sparire nel retro e al poveretto non rimase che servire l’amabile vecchietta che lo guardava stranita chiedendosi che motivo aveva lui di lavorare in quella modestissima pasticceria di quartiere.

“...tenga giovanotto…”

“Ehm la ringrazio ma vede…non ho la minima idea di quanto costino queste…”

“…madlene…”

“…esatto…sa io mi occupo d’altro normalmente…”

“Lo immagino…comunque fanno due dollari e 30 cent…se non sbaglio…”

Detto ciò aspettò il suo resto e se ne uscì tutta contenta.

 

“…guarda che se non sapevi quali erano le cake potevi chiedermelo…”

 

Si voltò trovandosi lo spigolo di un enorme vassoio a pochi centimetri dallo zigomo e si sbrigò a schivarlo osservandola riporre con delicatezza le tortine nella vetrina.

“Ascolta Francis…c’è un equivoco…io non sono…”

 

Ma ancora una volta non riuscì a terminare la sua frase che un gruppetto di ragazzini entrò dalla porta accompagnato da alcune mamme.

 

“Francis le cake!!!”

“Eccole campioni!!! Appena sfornate…attenti che sono calde…”

 

Si incantò quasi a guardarla servire quelle creaturine, si vedeva che le piaceva quel lavoro, anche se continuava a non capire che lui non era…che lui in realtà era…

“John!!”

“Nh? Dimmi?”

“Il conto per favore!!”

Chinò lo sguardo sul bimbetto che sventolava la sua banconota da cinque dollari per poter pagare la sua merendina, e dopo aver fatto ciò se ne andò, guardandolo ancora un poco dubbioso, convincendosi poi d’aver sbagliato persona, sicuramente uno come lui non poteva trovarsi in un posto come quello.

 

“Ti stavo dicendo…”

 

DLING…

 

E ti pareva…di nuovo il campanellino della porta suonò ed una figura fece il suo ingresso al locale.

“Buongiorno signorina….desidera?”

“O.O”

 

Il moro dietro al banco si schiantò la mano sulla faccia riconoscendo la ragazzina che lo guardava trattenendosi a stento dal ridere.

 

“…ciao Barbara…desideri?”

“Vi conoscete?”

FLASH

“Si…diciamo di si…”

CLICK

“È un amico di mio padre… ”

“Bene…”

 

Francis sorrideva guardando il volto di John e successivamente Barbara intenta a scattare foto su foto col telefonino da ogni angolatura.

 

“…se non la pianti giuro che…”

“Che cosa signor pasticciere?”

Il ragazzo si voltò a guardare la tizia che ancora sorrideva, sospirando e rivolgendo a sua volta un sorriso poco rassicurante alla cliente.

“Desidera? Questa me la paghi Barbara…

“Sono venuta a ritirare la torta a nome Wayne…doveva esser pronta per le 3 e mezza…”

“Infatti…lei è?”

“Oh…”

“La cameriera personale del signor Wayne, quella che pulirà per il resto della vita la sua bellissima auto nera se non si dilegua all’istante…”

La rossa capita l’antifona girò sui tacchi ed uscì dal negozio dopo aver scattato l’ultima foto e riso malignamente.

 

“Ma insomma…perché l’hai trattata così? E la torta adesso chi la prende? Guarda che se mi resta invenduta poi Huges se la prende sul serio…”

“…Gliela porto io non preoccuparti…”

“E ti scusi ok?”

“…si e mi scu…”

“Sono tornato…hey Francis…come mai la torta è ancora qui…?”

“Oh, non preoccuparti…la consegna John…”

“John? È già arrivato?”

“Si…è qui con me…”

Il ragazzo assisteva in silenzio allo scambio di battute fra la sua “collega” improvvisata e il vecchio Huges mentre intanto si toglieva berretto e grembiule.

“Strano…di solito prima delle cinque non si fa vivo…”

Intanto che mugugnava queste parole era arrivato dal retro fino al negozio.

“Oh salve signor Wayne...”     

Francis si voltò convinta che questi fosse entrato in quel momento mentre il moro alzava la mano in segno di saluto.

“…e John? Non hai detto che era arrivato…? Dov’è?”

La ragazza che nel frattempo si era voltata fece per indicare quello che lei credeva fosse John ma si dovette ricredere quando in scena entrò un nuovo personaggio.

 

“Hey Yu!! Salve signor Wayne…ciao…”

“Insomma John da dove esci?”

“Dal retro…sono appena arrivato…”

“Ma se lei mi ha detto che…”

 

Francis guardava prima Huges, poi il “suo” John e infine quello che John lo era veramente e incominciava a non capirci più niente.

“Oddio…che ho combinato?”

 

Huges la guardò torvo per poi scoppiare a ridere seguito a ruota dagli altri due….

…….

 

 

“…Mi scusi ancora signor Wayne…ecco perché la signorina di prima se la rideva, non immaginavo…io…”

“Fa nulla…non potevi saperlo se sei appena arrivata in città…e poi è stato comunque divertente…”

“Hah ha…fortuna che Bruce è una persona alla mano…fosse stato qualcun altro…bwaah hah…”

 

La ragazza guardò torva il suo capo inchinandosi poi nuovamente a salutare Bruce, trovandosi la mano di lui a pochi centimetri dal viso.

 

“Ridici sopra ok? E comunque piacere…Bruce Wayne…”

“Francis Maresca…piacere mio signor Wayne…”      

“Maresca?…”

“Si…perché?”

 

Abbassò lo sguardo sulla ragazzina, notando il ciondolo che sbucava da sotto al colletto della camicetta bianca.

 

“No niente...e comunque chiamami Bruce, i convenevoli mi fanno sentire vecchio”

“Ok!”

“A proposito, quel ciondolo è molto particolare…dove l’hai preso?”

“Oh, è un regalo, mio padre commerciava gioielli, non so da dove arrivi…”

 

Non fece caso al modo serio con cui Bruce fissava quell’oggetto, anche perché fu presto distratta dall’arrivo di alcune clienti.

 

“E’ meglio che vada, ciao e grazie!”

“Arrivederci signor, ehm Bruce! E ancora scusa!”

 

Alzò la mano e la salutò  di schiena allontanandosi poi verso la sua auto.

 

 

 

 

 

TH

 

 

Eccomi…diciamo che l’ho un po’ modificato dato che mi è stato fatto notare (GIUSTAMENTE u.u) che l’originale non diceva assolutamente nulla!

 

Perciò scusate, credo di aver sottovalutato questo genere, a prometto che d’ora in avanti mi darò da fare per essere all’altezza della storia, che seppur semplice mi auguro apprezzerete!!!

^__^

 

 

grazie mille a tutti quelli che si prenderanno il disturbo di leggerla!!!

 

Ciaz!!XD

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Gotham's rules ***


 

 

 

Arrivò a casa dieci minuti dopo, parcheggiò la sua auto ed entrò a casa sua togliendosi la maglietta.

 

“Bentornato signor Wayne…”

“…Alfred…”

Si signore?”

“La prossima volta che ti viene in mente di farmi fare jogging pomeridiano….evita…”

“Prego?”

“Lascia perdere…se ti dicessi cosa mi è capitato non mi crederesti…”

“Immagino signore…”

Cosa?”

“Ehm volevo dire…ha ritirato la torta del signorino Dick?”

“L’ho lasciata in macchina…prendila tu per favore…”

 

Così dicendo lo scapolo d’oro di Gotham lanciò la felpa al fedele Alfred dirigendosi in bagno a farsi una doccia rinfrescante.

 

Di sotto intanto qualcosa cominciava a muoversi.

 

“Alfred è andato?”

“…si signorino Dick…ma è sicuro…?”

“Vedrai che risate ci facciamo stasera…”

Ma signorina Barbara anche lei…”

Muah ah hah, l’idea è stata mia, vuoi che non collabori?...e smettila con quel signorina…”

“Lascia perdere, io glielo dico tutte le volte ma lui continua…”

 

I due giovani guardarono torvi l’impeccabile maggiordomo che rispose loro facendo spallucce.

 

Comunque sia io non ne so nulla…”

 

E mentre di sotto le pesti si mettevano all’opera Bruce al piano di sopra si preparava per la festa di compleanno di Dick e non poteva fare a meno di ripensare al loro incontro, a quanto loro due fossero simili.

 

Entrambi orfani, entrambi privati dell’affetto di una famiglia felice, entrambi pieni di rabbia.

Non si era mai totalmente convinto di aver fatto la cosa giusta prendendolo con sé, ma sapeva che se lo avesse lasciato solo quel ragazzino avrebbe potuto imboccare strade oscure e sbagliate, la sua sete di vendetta avrebbe potuto prendere il sopravvento e ad un’età così giovane era troppo facile cadere in brutte compagnie, specialmente in una città come Gotham.

 

 

………

 

 

Alle otto di sera la pasticceria Huges chiudeva giornata.

Tutti i giorni a quell’ora si incominciava a riordinare gli scaffali, ritirare gli invenduti dalla vetrina, chiudere cassa e pulire.

Tutti i giorni…tranne il primo giovedì del mese.

 

e quel giorno era il primo giovedì del mese….

 

Francis se la cantava in laboratorio mentre puliva il pavimento, aveva legato i suoi capelli scuri in due codini bassi nel vano tentativo di toglierseli dalla faccia, ma ispidi e ribelli come li aveva era una cosa impossibile poiché questi scivolavano via dall’elastico per tornare scompigliati sulla fronte.

 

“Maledetti capelli, manco aveste una vita vostra…”

 

Sbuffando li scacciò da davanti agli occhi tornando a chinarsi sullo spazzettone e sulla pezza zuppa d’acqua.

 

“Hey Fra….porti tu la spazzatura oggi? Io ho da fare…”

“…ok…ci si vede…”

 

Due minuti dopo, quando il padrone del locale entrò per congedare i suoi lavoratori, aveva il volto chino, l’animo cupo, e tanta voglia di attaccarsi alla sua bella bottiglia di cherry.

Si stupì di non trovare nessuno sul retro, ma in fondo era meglio così, era meglio se loro non vedevano, se non sapevano.

 

A Gotham chi non vedeva e non sapeva aveva vita facile.

 

 

“…mamma mia quanto pesano….oooh…”

 

Il sacchetto della spazzatura si forò proprio sul fondo ed i rifiuti caddero ovunque attorno ai suoi piedi.

 

Ma vaff…”

 

Si guardò intorno e imprecando mentalmente contro la sua solita sfortuna si chinò per raccogliere le immondizie.

 

Bleah…sarà meglio che torni al negozio a ripulirmi, se salgo sul tram così mi chiederanno se vengo dalla discarica…”

 

 

……………

 

 

“…mancano mille dollari Huges…”

“…questo mese è il massimo che posso darvi…”

“…”

“Ve li darò il prossimo…ho delle ordinazioni consistenti per il buffet del gala di beneficenza…”

“…sai bene che le mancanze di un mese vengono raddoppiate il seguente no, Huges?”

“…”

“Lo sai…Huges?”

 

L’omone alzò il viso incrociando il gelido sguardo di due occhi taglienti per poi annuire flebilmente, ma il suo gesto non arrivò al suo interlocutore, che lo alzò da terra prendendolo per la collottola prendendo tempo per guardarsi attorno cercando uno spigolo abbastanza adatto per fargli male.

Puntò l’angolo del congelatore dei semifreddi tendendo il braccio per scaraventarcelo contro, ma all’ultimo istante si fermò.

 

Aveva udito un rumore, una specie di sussulto.

 

“…hai ospiti vedo…”

 

Lo posò a terra delicatamente intimandogli di far finta di nulla.

“…”

“CHI VA LA?”

 

“…Hey Huges…oh vedo che hai ospiti…ti rubo solo un attimo…”

“…di-dimmi Francis…”

“Il mio capo mi ha detto di pagarti l’ordinazione dei mesi scorsi…mi ha dato l’assegno…metti tu la cifra…”

 

Fece per passare il bigliettino all’uomo trattenendosi dal guardare nuovamente l’altra persona, era sicura che se l’avesse fatto tutto il suo autocontrollo sarebbe andato a farsi benedire….già la voce era tremante, se poi la situazione peggiorava erano guai.

 

“Dia qui signorina…me ne occupo io, sono il contabile…”

“…daglielo Francis…”

“…ok…”

 

Provò un brivido lungo la schiena al contatto con le gelide dita di quel tizio ma si impose di non guardarlo in viso, continuando a fissare l’espressione cupa di Huges.

 

“Beh, allora tolgo il disturbo….piacere di averla conosciuta signorina Francis…”

 

Si incamminò verso l’uscio voltandosi poi verso Huges.

 

“…alla prossima vecchio mio…”

 

 

 

……….

 

 

 

 

Aaaaaaaaah ahh hah!!! Oddio non ci voglio credere….”

“Ma si ti dico…e seguiva le sue istruzioni alla lettera…mpfh…”

Uaaah  ahh hah…la voglio conoscere sta pazza…le devo stringere la mano…”

“AH! Adesso finitela!!! Basta continuare!!!”

 

Prese l’ingrandimento del suo primo piano da pasticcere gettandolo nel caminetto, non ne poteva più di vedere Dick soffocarsi con la torta mentre rideva come uno scemo con Barbara che alimentava il teatrino nei minimi dettagli.

 

“Alfred!!! Mi auguro che tu…”

“Non ne sapevo niente!!!

Ma se ci hai aiutato a tappezzare i corridoi….traditore…”

 

I due non la finivano più di ridere, non ce la facevano più, avevano il mal di pancia e continuavano a guardare il fotomontaggio che aveva fatto Barbara mettendo il cappellino da pasticcere su una foto di Batman.

 

Se si venisse a sapere in giro….buahhahh…Batman di notte Pasticciere di giorno…”

“Oddio Dick basta ti prego…”

 

Sorrise sconfitto lasciandosi cadere sul divano, dopotutto non c’era da arrabbiarsi…

 

Comunque….Buon compleanno Dick…”

 

Alzò il calice brindando all’amico porgendogli un cofanetto rettangolare in velluto nero.

 

“Per me? ”

“Si…”

“…ma non dovevi….insomma, stai già facendo troppo per…”

“Aprilo…”

 

Il giovane annuì aprendo la scatolina.

 

Un’orologio…wow…”

 

Barbara guardava l’oggetto con una punta d’invidia, ma felice per l’amico.

 

“Grazie mille Bruce …grazie…”

“È  un Batclock…è sintonizzato con la bat caverna, contiene una micro trasmittente una micro telecamera, può richiamare la tua moto e captare i segnali di richiamo…”

“Bello…ma l’ora la segna?”

“Spiritosa….basta che premi questo pulsante per attivare la modalità speciale, per il resto è un normalissimo cronometro…a proposito…non te lo meriteresti, ma ne ho uno anche per te…”

 

Detto questo sventolò davanti alla rossa una custodia cremisi.

“…ma oggi non è il mio compleanno…”

“Vuoi aspettare luglio per averlo?”

“Stavo scherzando…su sgancia!”

 

Aprì anche lei la sua scatoletta trovandovi all’interno la stessa cosa di Dick, ma camuffata come un ciondolo.

 

Che bello…grazie di cuore Bruce…”

“Ne ho uno identico anche io, e se avrò bisogno vi contatterò con questo…”

 

Si guardarono seri, annuendo convinti, ogni giorno, ogni attimo che passavano assieme il loro legame si rafforzava e la loro intesa cresceva.

 

Da poco lontano Alfred li osservava orgoglioso, quei tre ragazzi erano davvero un’ottima squadra, anche se si facevano i dispetti, anche se erano giovani, anche se a loro modo erano così diversi.

 

 

 

 

…………

 

 

 

 

 

 

“…..non avrei mai voluto che ci vedessi…”

 

Non provò nemmeno ad inventarsi una scusa, Francis era tonta, l’aveva capito subito anche se la conosceva da pochi giorni, ma non era scema completa, e due più due lo sapeva fare.

 

“…stai bene?”

“…si…grazie a te non ho nulla di rotto…”

 

Erano seduti a terra, Huges con la schiena contro al bancone, la ragazza col mento appoggiato sulle ginocchia accanto a lui nella semioscurità del negozio.

 

“Chi era quel tizio? Mi ha fatto una paura tremenda…”

“…non so chi sia, solo che è uno sgherro, che tutti i mesi gli devo dare 5.000 $ o mi sfascia il locale…e ovviamente sfascia anche me…”

“Hai provato a rivolgerti alla polizia?”

“…Francis, non ho a che fare con deficienti, quelli mi tengono d’occhio, un passo falso e sono morto…e poi ho mia moglie, le mie figlie….

“…capisco…mi dispiace…”

 

Tornò a fissare le piastrelle in cotto illuminate irregolarmente dalle luci esterne.

“A proposito…”

“Nh?”

“…non so che cifra preleverà…ma ti renderò ogni cen…”

“Non badare a questo…coraggio, andiamo a casa…”

 

Detto questo si alzò e tese la mano all’uomo aiutandolo a rimettersi in piedi.

 

“Dormici su…”

“Ce la fai a tornare a casa? Orai è notte e Gotham non è un posto sicuro di giorno, figurati di sera…”

“Vorrà dire che chiamerò un taxi…”

 

Sorrise fintamente sicura delle parole che diceva.

Un taxi in piena notte, chissà che gentaccia li guidava quegli affari gialli in pieno orario notturno e lei ne aveva abbastanza di brutti incontri per quella sera.

 

 

 

…..

 

Erano le 4 di mattino quando tutte le luci si spensero a villa Wayne.

 

Ed erano le quattro di notte quando Francis le accese in casa sua.

 

“Buona sera signorina Maresca…”

                                                                     

E di nuovo quegli occhi di ghiaccio le gelarono il sangue….

 

 

 

 

 

 

…una buona azione

 richiama sempre una cattiva conseguenza…

 

 

 

 

TH

 

 

 

Grazie a:

 

Lexy:

 

Mi fa piacere che nonostante tutto ti sia presa la briga di commentare!

Grazie!!!

Ti do ASSOLUTAMENTE ragione sulla pessima grammatica del capitolo precedente, migliorerò, lo migliorerò!!

Per quanto riguarda l’equivoco la cosa è stata svelata nel secondo capitolo e non è stato un tentativo di rappezzamento, anzi, sapevo benissimo pure io che un miliardario non lo si può scambiare per un apprendista proprio perché veste firmato fin dentro al midollo, ma il fatto che stesse facendo jogging e che sia entrato dal retro potevano essere valide motivazioni no? XD

Dici che bruce è ooc?...mah non mi pare, insomma io mi baso principalmente sul cartone che fanno adesso, non sul film quindi non credo di averlo stravolto anche perché non so se noti quanto è diverso quando è in pubblico XD

Ultima cosa…mi parli di mary sue? Acc gioia, è appena il primo chappy…non essere precipitosa…e poi vai tranza….la mia Fra sarà tutto fuorché una porcheria del genere CONTACI!!!!!

Spero troverai ancora il tempo di lasciarmi due righe, mi farebbe piacere!!!

Grazie ancora del disturbo!!!

^____^

TH

 

 

 

Manami:

^///^

Grazie anche a te della gentilezza e del pensiero!

Spero di darmi un contegno consti benedetti puntini, ma che vuoi farci….li adoro!!!!

Anche io non mi perdo una puntata del cartone, è troppo bello!!!*___*

E stravedo per Barbara XD XD!!!

Vai tranquilla che fra poco incomincerò a descrivere bene tutti e tutto!!!

Il first chapter lo ammetto lascia un po’ a desiderare (…ok, molto a desiderare) lo modificherò presto promesso!!!

 

 

 

…grazie a Ilaria1993 che l’ha messa nei preferiti ^()^

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Capitolo 3
*** dark sunshine ***


 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Hey papi guarda!!”

“Nh?”

 

Un uomo sulla quarantina si chinò sorridendo alla proprietaria della vivace vocina che l’aveva chiamato.

 

“Cos’è?”

“…un bruco!!”

 

Si divertiva a tormentare il povero insetto con un bastone, lo osservava muoversi, arrotolarsi e cercare in tutte le maniere di sfuggire ai suoi attacchi, finchè lasciata la sua arma allungò la mano per acchiapparlo.

 

“Ahio!!”

“Visto?”

 

Si portò l’indice alle labbra succhiandole per alleviare l’improvviso bruciore mentre i suoi occhi scuri si riempivano di lacrime e presa da una rabbia improvvisa fece per schiacciarlo.

 

“No! Non lo puoi fare!”

“Ma mi ha punto!!”

“Questo perché tu gli hai fatto i dispetti, se lo lasciavi stare non sarebbe successo…”

“Ma io, non volevo, io…”

“Devi imparare a capire che  non conta solo quello che vuoi tu Francis”

 

Lo guardò poco convinta spostando poi lo sguardo sull’insetto che cercava di filarsela ondeggiando buffamente, sembrò capire e dopo essersi alzata raggiunse il genitore stando attenta a non calpestarlo.

 

“Scusami bruco!”

“Brava bimba!”

 

Suo padre era sempre stato così, in ogni cosa, in qualsiasi situazione, anche la più semplice o futile sapeva trovare un insegnamento da darle; quegli occhi color della cenere avevano visto tante cose, e sembrava fossero preparati anche a quelle che dovevano accadere.

 

“Tieni, questo è per te…”

Waaaaaah

 

Le si illuminarono gli occhi, quello che stringeva fra le mani era un ciondolo argentato e luccicante, il suo primo gioiello.

 

“Tienilo sempre con te….dentro si sono il papà e la mamma…”

“Si!”

 

 

…..

 

 

 

 

 

 

La mattina a villa Wayne era sacra, gli inquilini di quell’ abitazione non uscivano dal letto prima delle 11, tranne Alfred che alle sei di mattina già tutto indaffarato adempiva ai suoi doveri di maggiordomo.

 

Un trillo improvviso, meccanico e ben conosciuto risuonò all’improvviso fra le mura tirando giù dal letto sia Bruce che Dick, sebbene quest’ultimo fosse un po’ riluttante, non erano ancora le cinque.

 

“Qual è il problema?”

“Disturbi al sesto distretto…”

“Ma e la polizia? Stanotte abbiamo fatto le ore piccole e inoltre abbiamo rispedito il Joker al manicomio per la quinta volta, non potrebbero almeno per oggi…”

“…Robin!”

“Si sii ho capito…avviso Barbara?”

“Bravo…il suo canale è il pulsante rosso…”

“Fatto, yawn beh svegliami quando siamo…”

 

La batmobile si arrestò di colpo in mezzo all’incrocio già intasato da autobotti dei pompieri e curiosi insonni.

 

“…arrivati!!”

 

Scesero e raggiunsero il commissario Gordon già affiancato da Batgirl intento a spiegarle i dettagli.

 

“…hey ragazzi notte brava?”

“Spiritosa, guarda che…”

“Che abbiamo qui?”

 

Batman si intromise fra i due prima che le loro lingue si lasciassero sfuggire particolari più che utili alla loro identificazione.

Gordon era a conoscenza infatti che la figlia era stata da loro nella serata per il compleanno di Dick, e in quel momento li stava guardando dubbioso, se avesse capito qualcosa in più…

 

“Babbeo sta più attento accidenti!”

“E tu smettila di provocarmi allora!”

 

“Sai, non capisco se siano amici o cosa, un attimo prima litigano e subito dopo si allontanano a confabulare fra loro…”

“Lascia stare, ho rinunciato a capirli da un pezzo….piuttosto….ci sono vittime?”

“Fortunatamente no, ma la casa è andata distrutta…”

“A chi appartiene?”

“Huges Johnson…”

“…il pasticcere?”

“Si…lo conosci?”

“Diciamo che mi servo da lui…”

 

Il commissario lo guardò alzando un sopracciglio.

 

“Beh anche i pipistrelli sono golosi, non lo sapeva commissario?”

 

Ad interromperli arrivarono Robin e Batgirl facendo tornare la discussione sul binario originale.

 

“Ah certo…”

“Movente?”

“Intimidazione pare.”

“…”

“Lo stiamo interrogando ora, ma la sua bocca è cucita, ha una paura dannata, e se non parla non lo possiamo aiutare, per ora l’unica cosa che possiamo fare è metterlo sotto protezione…”

 

Il trio si allontanò dal poliziotto avvicinandosi ad un gruppo di agenti intenti a calmare la moglie e le piccole figlie del pasticcere, poi arrivarono a lui che con lo sguardo fisso a terra si ostinava a non voler spiccicare parola.

 

“La prego signor Johnson…se non ci dice chi la minaccia non saremo in grado di proteggere lei e la sua famiglia…”

“…”

“Signor Johnson le guardi, sono terrorizzate, la prossima volta potrebbe andar peggio…”

“…”

“Lo hanno visto? Hanno riconosciuto chi l’ha”

“Mio Dio Francis!!”

“Chi?”

“Lei c’era, lei ha visto…oddio!”

 

L’uomo cominciò ad agitarsi strattonando le divise degli agenti, parlando di continuo, poi guardò nella loro direzione proprio mentre stavano giungendo correndogli in contro.

 

“Aiutatela! Lei c’era, ha visto tutto, l’ammazzeranno!”

“Di chi parla?”

“Francis…la mia aiutante, lavora con me da poco ma prima ha visto tutto…lo ha visto…l’ammazzeranno!!!”

 

“Dove abita?”

“Al terzo distretto fuori città, rione dieci mi pare, una casetta vicino alla chiesa…mio Dio l’ammazzeranno per colpa mia…”

 

Si buttò a terra piangendo coprendosi il viso con le mani, se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato.

 

“Aiutatela, salvatela vi prego!”

 

Non si era accorto il buon Huges che nessuno dei tre eroi era più li.

 

 

 

 

………….

 

 

 

 

“Nhm…”

 

Aprì gli occhi lentamente, come se non volesse cancellare dalla memoria quel viso familiare,

poi poco a poco ricordò tutto, il suo arrivo, l’intruso, lo spavento e…

si portò la mano al petto, il ciondolo non c’era più, quel dannato glielo aveva rubato e poi l’aveva colpita.

 

“Dove sono?”

“Ben svegliata Francis!”

 

 

…..

 

 

“La casa dovrebbe essere quella…”

 

Era tutto silenzioso lungo la via del decimo rione, le luci dei lampioni a malapena illuminavano la strada e le case di quel posto erano tutte simile e atone.

Tranne una casa che era poco più grande, con un giardino incolto attorno e dei vasi di fiori non ancora sbocciati.

In quella casa, a differenza delle altre c’erano delle luci accese.

 

“Dividiamoci…io  entro dalla porta, Batgirl vai sul retro, Robin…”

“Capito!!”

 

Risposero all’unisono precipitandosi la prima oltre il giardino,  Robin sulla veranda e con due agili salti al terrazzo del secondo piano.

La porta si aprì cigolando un pochino rivelando l’atrio della casa ampio e non ancora arredato.

A terra sul pavimento stava una borsa e da essa uscivano degli oggetti; era chiaro che le era caduta, tuttavia non c’erano segni di lotta o altro.

Si chinò raccogliendo gli oggetti sparsi sul chiaro marmo del pavimento rimettendoli nella sacca soffermandosi però ad osservarne uno.

Una penna d’ebano con il tappo e il pennino in argento lucidissimo, degli intarsi lungo il tubo e all’estremità un fregio raffigurante una croce greca argentata al centro della quale nasceva un cardo color porpora.

 

 

“Come fa una così a possedere un…”

“Hey! Qui non c’è nessuno!!!”

“Neanche al piano di sopra, è tutto in ordine…”

 

Sia Batgirl che Robin lo raggiunsero all’ingresso facendogli un misero rapporto.

 

“Allora avevo visto giusto.”

“Che cosa?”

“Quella ragazza…è l’erede dell’impero Diamond One, ma che diavolo ci fa qui a Gotham?”

“C’è l’ho mandata io…”

 

I tre scattarono voltandosi verso il portone d’ingresso da dove era appena entrato un uomo attorniato da altri uomini in tenuta da combattimento.

 

 

“…o meglio, il suo defunto padre…”

“Chi sei?”

“Sean Maresca…giù le armi ragazzi, possiamo fidarci di loro…”

“Ma noi di voi?”

 

Barbara non aveva abbandonato la posizione d’attacco sulla quale era scattata e continuava a tenere d’occhio i presenti.

 

“Sta calma Batgirl.”

“Le voci sulle tue imprese di protettore hanno fatto il giro del mondo Batman, e anche se non me lo aspettavo sono contento di averti incontrato…”

“…”

“Ho bisogno del tuo aiuto!”

 

 

 

…………….

 

 

“Ancora tu?”

 

Si trovava legata ad una sedia di fronte all’uomo che prima le aveva rubato il ciondolo e che ora stava in piedi a pochi passi da lei, a fissarla serio.

 

“Cosa vuoi da me?”

“So che sei l’erede della Diamond One dei Maresca…una piccola gallinella dalle uova d’oro per la nostra organizzazione, il presidente Sean si preoccuperà non appena saprà del tuo…”

“Secondo me salterà sulla poltrona invece…”

“Nh?”

“Sei rimasto indietro carino…lui mi odia, mi ha diseredata, licenziata, cacciata di casa, si è liberato di me e senza il minimo scrupolo!”

 

Tratteneva a stento le lacrime al pensiero di come era stata trattata dall’unico parente che le era rimasto e al quale voleva un bene immenso, sentimento che era stato contraccambiato per 24 anni con doni, gite scherzi e gesti d’affetto; ma che alla scomparsa del padre era mutato in odio profondo e invidia, era sfociato in liti pubbliche, umiliazioni e lotte in tribunale fino a che, stanca di tutto quel veleno se n’era andata senza dire nulla a nessuno cercando di rifarsi una vita normale anche se era sola.

Invece però tutto sfumava via come cenere al vento, i suoi miseri tentativi erano stati soffocati sul nascere da quel tizio che continuava a fissarla con sufficienza.

 

“…se fosse come dici tu, non saprebbe nemmeno dove ti trovi…”

“Infatti, non ho detto nulla a nessuno…”

“Spiegami allora come mai poco fa all’aeroporto di Gotham è atterrato in tutta fretta il jet privato della Diamond One…”

“Nh?”

“Spiegami come mai quello zio che ti odia tanto ha sguinzagliato i suoi migliori agenti in tutta Gotham per trovati cara Francis…”

“Cosa?”

“Vuoi saperlo il motivo?”

 

Si avvicinò inginocchiandosi per guardarla diritta negli occhi levando la mano chiusa a pugno.

Chiuse gli occhi pensando che la volesse colpire credendola una bugiarda, ma poi li riaprì avvertendo un tintinnio e un leggero movimento d’aria accanto alla guancia.

 

“Eccolo!”

“Il mio ciondolo?”

“Esatto…dentro c’è qualcosa di infinitamente importante…”

 

Schiacciò il minuscolo pulsante che fece scattare l’apertura del pendaglio, mostrandole la foto di suo padre sul lato sotto, e quella leggermente sbiadita di sua madre sopra.

 

“Non capisco…”

“Capirai…oh se lo capirai…”

 

Cominciò a ridere mentre si allontanava per uscire e lei sentiva i nodi alle corde farsi sempre più molli fino a sciogliersi e cadere a terra lasciandola libera da quella scomoda posizione, ma comunque prigioniera di quella buia e fredda stanza.

 

“Mettiti comoda, sarai mia ospite per un po’…”

“Aspetta!”

Corse verso la porta blindata arrivando un attimo dopo che si era richiusa sbattendoci contro i palmi delle mani.

“…aspetta…”

 

 

………….

 

 

“…sul serio hai avuto il coraggio di farlo?”

“Era l’unico modo!”

“Perciò, stai dicendo che per proteggerla hai sputato veleno e bugie in faccia a tua nipote? Non dovrei dirtelo, ma sei stato proprio un bastardo…”

“Batgirl!”

“…scusa…”

“La ragazzina ha ragione…”

“…”

“Volevo proteggerla da tutto il male che la circondava ed ho finito per spezzarle il cuore…e poi a cosa è servito? A Pretoria è stata più volte vittima di tentativi di rapimento e le nostre guardie da sole non potevano difenderla da praticamente tutti, l’abbiamo mandata qui ed è finita nei guai dopo neanche una settimana…io e mio fratello pensavamo entrambi che Gotham fosse abbastanza lontana per nasconderla al nostro mondo, e invece è andata ancora peggio.”

“Non preoccuparti, la troveremo…”

“L’ho allontanata dai pericoli di un mondo per catapultarla nell’oblio di un altro…”

“Se vogliono chiedere un riscatto gli servirà viva quindi non le faranno nulla.”

“Sono d’accordo Robin, va con Batgirl da Huges, fatti dire tutto ciò che sa, stavolta parlerà sono sicuro e fate attenzione pare che siano appena arrivate delle spie agite separatamente, io torno alla base, cercherò nei computer qualcosa che ci possa aiutare…voialtri continuate il teatrino, devono credere che la state ancora cercando e non fate parola del nostro incontro.”

“Sta bene, Andate ragazzi!!”

“Bene, noi usciremo fra poco.”

“Un’ultima cosa Batman…”

“Nh?”

 

Bruce si voltò versi l’uomo che parlò solo dopo essersi assicurato che nessuno dei suoi uomini fosse presente.

 

“C’è un motivo ben preciso se mio fratello l’ha condotta qui…”

“Nh?”

“Si tratta della Congrega…

“La Congrega?!?”

“E una setta alla quale facevano capo i maggiori industriali del mondo, mio fratello ne era un rappresentante e come gli altri aveva il compito di, ”

“Mantenere gli equilibri economici del mondo perfettamente bilanciati in vece dei tesorieri dei vari governi, ho sentito parlare di questa setta.”

“Quello che non sai, è che mio fratello è stato ucciso da loro…aveva scoperto qualcosa…”

“Cosa?”

“Non lo so! Non è riuscito a dirmelo, ma sono sicuro che c’è un motivo se ha mandato Francis qua, magari conosceva qualcuno, aveva dei legami…della amicizie fidate…”

“Maresca!”

“Nh?”

“Forse ho trovato…un ultima cosa, il simbolo della congrega è una croce con un cardo giusto?”

“Si, ma come lo sai?”

“Va via di qui! Mi farò vivo io!”

 

Detto questo l’uomo pipistrello si allontanò uscendo dal retro silenzioso mimetizzandosi nell’oscurità, scivolò lungo i muri di alcune abitazioni, e quando fu sicuro di aver aggirato le spie richiamò la sua auto e si diresse alla bat caverna.

Aveva un punto di partenza ora.

Aveva un punto di connessione finalmente.

Quel simbolo, quel fregio era stampato in rilievo sul fondo del calamaio nero e argentato che suo padre teneva sulla scrivania nello studio alla villa.

Ecco perché quella ragazzina possedeva una penna simile.

Era la figlia di uno della Congrega.

 

 

Proprio come lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TH

 

 

 

 

Ok, un chappy un poco più interessante mi auguro.

Ci sono dei punti oscuri ma sono voluti, spiegherò tutto man mano che procederò con la storia XP

Un grazie a coloro che leggeranno

 

E ad Ilaria 1993à mi fa piacere che la storia ti piaccia, perciò fammi sapere che te ne pare ok?

Mi faresti un grosso favore!!!

A presto

 

 

Chu!!!

 

 

 

 

 

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