Vermillion hair di _Miokie (/viewuser.php?uid=227810)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** There's a new fish in town ***
Capitolo 3: *** Devil May Cry ***
Capitolo 4: *** Oh, what a good beginning! (?) ***
Capitolo 5: *** It wasn't the perfect day... ***
Capitolo 6: *** Demons. ***
Capitolo 7: *** Midnight nightmare ***
Capitolo 8: *** What th- ?! ***
Capitolo 9: *** Another mission ***
Capitolo 10: *** Sexy night, sexy devils. ***
Capitolo 11: *** Confessions of my subconscious ***
Capitolo 12: *** Home sweet home ***
Capitolo 13: *** Vermillion ***
Capitolo 14: *** Hair ***
Capitolo 15: *** More than life itself ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Ciaooooo!! Sono Lilith e sono eccitatissima perché questa è la prima FF che pubblico sul sito. (anche se l'ho dovuta ripostare per motivi tecnici).
Per quelli che avevano già recensito il primo capitolo gli consiglio comunque di rileggerlo perché ho apportato alcune modifiche :)
Chiedo scusa in anticipo per gli errori di cui non mi sono accorta -per la seconda volta- XD
Per il resto, spero che vi piaccia :D
Prologo.
Sangue, c’è sangue dappertutto. Sui muri, per terra, sui mobili. Gli schizzi arrivano fino al soffitto e l’odore ferroso e salato mi riempie le narici facendomi girare la testa.
Il lungo corridoio davanti a me sembra infinitamente lungo ed è immerso nel buio.
Ho paura.
Inizio ad attraversarlo a passi lenti e incerti, le assi di legno scricchiolano sotto i miei piedi nudi.
Fingo di non vedere gli occhi maligni e splendenti che compaiono e illuminano passo a passo la mia strada, ma so che sono lì attenti e vigili cosicché non faccia niente di più di camminare. Aumentano sempre più di numero mano a mano che avanzo e immobili mi fissano.
Ho tanta paura.
Delle ombre mi tagliano la strada più volte sfiorandomi il viso, il petto e le braccia, ma è così veloce che non faccio in tempo a spaventarmi perché me ne accorgo soltanto qualche attimo dopo.
Davanti a me una luce si accende, illuminando una porta di legno a cui manca la maniglia, ma non è quello che mi colpisce per primo.
Sono le impronte insanguinate di mani che noto per prime, sono fresche e ancora alcune gocce del liquido rosso scivolano lungo le venature della porta.
La mia mano, tremante, si sovrappone ad una delle impronte sul legno e va a spingere la porta che cigolando si apre con angosciante lentezza.
La luce entra nella grande stanza davanti a me, è il salotto di casa mia e nonostante sia illuminato in minima parte ho visto quanto basta.
Si sente un urlo, straziato e agghiacciante di una bambina e solo dopo aver avvertito il male alla gola capisco che sono io che ho gridato.
Altri occhi maligni si accendono nella stanza, che sovrastano i corpi morti che ci sono a terra circondati da un lago di sangue.
- Mamma? … Papà?- sussurro sommessamente, ad un volume di voce così basso che quasi non mi sento eppure quelle due parole sembrano rimbombare nell’intera stanza.
O forse è nella mia testa quel riverbero.
Non posso fare a meno di fissare quei due corpi e riconoscere in loro i tratti dei miei genitori: i capelli vermigli di mia madre che si confondono col colore del suo stesso sangue e gli occhi azzurri di mio padre che congelati nel momento del suo ultimo respiro, spalancati sembrano fissarmi.
Nell’ombra di quella stanza, gli occhi che si aprono aumentano di numero e delle figure che avanzano entrano nella luce rivelando i loro corpi. Corpi che non somigliano neanche lontanamente a quelli di un essere umano.
Corpi di demoni.
Mi porto la mano alla bocca e indietreggio fino a che una superfice viscida non mi blocca la strada.
Non voglio voltarmi.
Quando mi giro l’unica cosa che vedo sono ancora quegli occhi gialli e malefici che mi guardano famelici nell’attesa di poter mangiare la mia anima. Chiudo gli occhi.
Quando li riapro sono nel letto.
“L’hai sognato di nuovo” mi dice il mio inconscio.
Già ho fatto di nuovo quel sogno, ho perso il conto oramai di quante volte quella scena ha accompagnato le mie notti da quando ero una bambina di sette anni.
La cosa brutta di questo sogno è che non è solo un’invenzione della mia mente.
L'angolo di Lilith.
Speriamo che questa sia la volta buona *incrocia le dita* spero tanto che vi sia piaciuta e in ogni caso aspetto le vostre recensioni per consigi critiche e quant'altro :D
Adios Kids ;D |
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Capitolo 2 *** There's a new fish in town ***
There' a new fish in town
Accidenti,
ha ricominciato a piovere, ha smesso appena cinque minuti fa’
maledizione! Non
hanno fatto in tempo ad asciugarsi neanche le punte dei miei capelli.
È tutto
il giorno che piove, anzi, ora che ci penso sono cinque giorni che non
fa che
piovere, infatti questo brutto tempo ha rallentato parecchio il mio
viaggio. Le
gocce si fanno sempre più fitte e io sto girovagando per le
strade di una città
che non conosco neanche.
Alzo
appena gli occhi dal suolo, in cerca di un posto dove rifugiarmi
finché non
finisce l’ennesimo diluvio.
Non
lontano da dove mi trovo scorgo un locale, lo raggiungo ed entro dentro
di
fretta, sotto gli occhi curiosi e impauriti della gente, che
evidentemente ha
avuto la mia stessa idea di mettersi al riparo. Alla mia vista alcune
madri
hanno ignorato la pioggia e hanno preso per mano i figli portandoli via.
Come
dargli torto, vedere una ragazza che va in giro con una spada di un
metro e
trenta non è certo molto rassicurante.
Mi
metto seduta al bancone poggiando la spada di fianco a me e posandoci
sopra il
mantello, facendo attenzione che nessuno veda ciò che vi
nascondo dentro. Se
vedessero anche le pistole qualcuno potrebbe veramente spaventarsi e
preferirei
evitarlo.
Un
uomo grassoccio, con addosso un grembiule sporco e sudicio, da dietro
al
bancone si avvicina :- Ehi, cosa sei venuta a fare qui dentro?-
Gli
dedico un leggero sguardo disinteressato:- Fuori sta piovendo a
dirotto. -
rispondo atona, avvicino il mento alle mani rette dai gomiti poggiati
sul banco
color giallognolo sbiadito, anche se una volta probabilmente
è stato bianco.
-
Non gradiamo la feccia qui. - continua con tono ostile.
L’affermazione
mi irrita non poco ma riesco a nascondere tutto dietro un sorrisetto
sghembo. –
Cosa ti fa pensare che lo sia? - faccio andare il mio sguardo
dall’uomo alla
spada e viceversa, come se fosse una cosa del tutto normale andare in
giro con
un’arma del genere.
Frego
il menù da sotto il naso di quello che sta alla mia sinistra
e ignorando le
lamentele inizio a scorrere i nomi dei piatti. Pochi a dire la
verità e anche
poco invitanti.
Una
donna spunta dietro al tizio di prima e sembra la sua fotocopia volta
al
femminile. – Davvero ragazzina esci di qui e non causarci
ulteriori fastidi -
La
sua voce è fastidiosissima, roca e catarrosa, dalla
sigaretta che tiene stretta
tra le labbra si dovrebbe capire il perché.
L’aria
si fa all’improvviso pesante e la puzza di chiuso diventa
nauseante. Tanto che
la testa prende a girarmi vorticosamente e sono costretta a
massaggiarmi le
tempie con le mani.
-
Prima mi fate mangiare qualcosa e prima posso andarmene! –
Sbotto.
Ordino
la prima cosa che vedo sul menù e chiedo di far presto con
quanto più garbo mi
è possibile.
Cerco
anche di distrarmi in qualche modo, pensando al viaggio, alle ricerche
che ho
fatto e i risultati ottenuti.
Ormai
da mesi vado di città in paese cercando degli impieghi che
mi interessassero,
in cerca di soldi per campare ma soprattutto informazioni, che mi hanno
portato
ad una chiara conclusione: i demoni in circolazione stanno diventando
sempre
più forti.
Una
notizia del genere di solito non fa’ né caldo
né freddo ad un normale Devil
Hunter, ma non è così per me. Lavorando in
solitario questo non mi è di
vantaggio, già ci devo mettere tutto il mio impegno per
sconfiggere un demone
di solito, ma ora che le cose stanno peggiorando così, non
è il caso di
rimanere da sola, devo solo trovare qualcuno
che lavori con me. Potrei trarne
molto vantaggio anche per l’alloggio, finalmente potrei
stabilirmi in una
città, non importa quale sia o quanto grande sia la casa,
fin ora mi sono
pagata l’affitto nei motel con i soldi delle ricompense che
mi davano i
cittadini dopo aver adempiuto al mio dovere di Hunter, senza contare
poi le
spese per i mezzi di trasporto, la manutenzione delle armi e il cibo.
Mi
rimaneva ben poco da spendere in fronzoli e la maggior parte dei
vestiti che
porto nel mio borsone mi sono stati donati al posto dei soldi.
La
vista mi ritorna più nitida e la testa non mi gira
più. Riapro gli occhi
ritrovandomi davanti una coppa di gelato con fragole.
-
E questo? – chiedo leggermente disorientata.
-
E’ uno Strawberry Sundae, l’hai ordinato pochi
minuti fa, cosa sei idiota? -
l’acidità nella sua voce mi fa venire voglia di
picchiarlo a sangue, ma
distolgo la mia attenzione da lui e la sposto sul cibo che mi ha
propinato.
Fisso
ancora un po’ la coppa e stranamente ha un’aria
commestibile. Nella speranza
che sia davvero mangiabile inizio a mangiarlo a piccoli assaggi.
Il
tizio sbuffa impaziente - Muoviti a finirlo, non mi va di cacciarti a
calci
davanti ai clienti. -
Lo
ignoro totalmente e mi concentro sul gelato. Non ha un sapore
cattivissimo in
effetti, continuo ad ingoiare quella dose massiccia di zuccheri con
più foga
mentre l’omone
dall’altra parte se ne va con un grugnito animalesco che gli
scappa fuori dalla bocca. E anche la donna sembra essersi
volatilizzata. Faccio
spallucce e continuo a mangiare, chi se ne frega, una seccatura in meno.
-
Dove pensi di andare con quella grande spada? Io penso di saperlo
– Una voce di
ghiaccio giunge al mio orecchio e un brivido mi percorre tutto il corpo.
Raddrizzo
la schiena senza distogliere lo sguardo dal gelato che inizia
già a
sciogliersi. – Ah sì e dove starei andando? -
-
Nell’unico posto dove un’arma del genere potrebbe
servire e ovviamente sto
parlando della Devil May Cry - Giro la testa e guardo negli occhi il
mio
interlocutore. Occhi azzurro-ghiaccio esattamente come i miei, con la
differenza che i suoi sono spenti come la sua espressione di totale
indifferenza. Non deve avere più di una quarantina
d’anni.
E i suoi capelli
sono tutti bianchi e tirati all’indietro col gel. I suoi
vestiti invece sono di
tonalità blu e dallo stile tendente all’orientale.
Chi
sei tu e cosa vuoi da me? Perché mi hai rivolto la parola?
-
Cos’è questa Devil May Cry? - Il nome non mi
è nuovo ma non ricordo dove o in
quale circostanza abbia potuto sentirla.
-
E’ il motivo per cui una ragazza armata di una spada
anti-demoni dovrebbe
andarci -
E’
misterioso, troppo per i miei gusti. Mi faccio più vicina.
– Sii più preciso. –
Forse ho capito di cosa sta parlando, ma non mi fido abbastanza.
Sospira
e mi trattengo dal farlo anche io.- Quando sarai lì chiedi
di Dante - con un’
improvvisa fretta si alza dalla sedia ed esce dal locale. Senza neanche
rendermi conto di come o quando sono fuori anche io. Lui è
di spalle davanti a
me ma non accenna a muoversi perché sa che l’ho
seguito.
Lì
sotto la pioggia fortissima, lui non mi degna di uno sguardo, rimane
immobile
come una statuo col capo inclinato verso l’alto.
-
Perché mai dovrei fidarmi? Come fai a sapere che sto
cercando qualcuno? -
-
Me ne sono accorto anche io, sono più forti e sono sempre di
più - se ne va. No
ha aggiunto altro, se ne va e basta, mi lascia lì con la
spada in una mano e il
mantello sotto braccio. Non mi ha detto neanche dove si trova questa
Devil May
Cry, che suppongo sia davvero quello che sto cercando. Se con la sua
ultima
frase era riferita ai
demoni allora ho già capito tutto.
Mi
avvolgo di nuovo nel mantello e riporto in spalla la Justice,
riprendendo a
camminare. Non ho idea per dove finché non mi fermo di
scatto rischiando di
scivolare sul marciapiede inondato d’acqua. Lui è
appena caduto dal cielo e mi
è piombato davanti oppure ho le allucinazioni?
-
Dimenticavo di dirti di non dire a Dante che ti ho mandato io - Mi
oltrepassa
ma io, con un movimento secco del braccio, lo afferro per un manica.
-
Dove si trova? -
-
In un vicolo di periferia, a Nord della città - allento la
presa e lui
istantaneamente scivola via con estrema lentezza, ma quando mi volto
già non
c’è più.
Mi
porto il bordo del mantello sopra la bocca e faccio mente locale
cercando di
capire dov’è il Nord e di conseguenza da che parte
devo andare.
Sto
camminando da almeno un quarto d’ora. La frangetta rossa,
rimasta scoperta dal
cappuccio è completamente zuppa e le gocce mi ricadono sulle
guance. Spero che
manchi poco.
Ancora
mi balena nella mente l’immagine dell’uomo di prima
nella tavola calda -A
proposito non ho pagato il conto prima di uscire!- la sua aria
così misteriosa
e indifferente mi hanno lasciata perplessa e non poco. Se non fosse
scomparso
ben due volte all’improvviso gli avrei anche chiesto il
perché di quelle
informazioni. Non mi conosce neanche, cosa lo ha spinto a farlo?
Le
case e i negozi si fanno di meno a occhio, forse sono arrivata. Di
vicoli non è
che ce ne siano molti e ormai credo sia meglio chiedere informazioni a
qualcuno. Qualcuno che non si spaventi non appena
vede me o la spada.
Una
ragazza sta camminando nella direzione opposta alla mia e questa,
ignara del
freddo sta andando in giro in pantaloncini corti e camicetta (neanche
abbottonata del tutto). La prima cosa che noto di lei sono le cicatrici
che ha
su tutto il corpo e poi mi accorgo che in spalla porta
un’arma impossibile da
descrivere, l’unica cosa ovvia è che è
quasi più grande della mia spada.
La
fermo subito, lei fa sicuramente al caso mio.
-
Scusami! Ho bisogno di un’indicazione e forse tu puoi darmi
una mano -
I
suoi occhi (che mi accorgo solo ora che sono uno marrone e uno celeste)
mi
guardano prima perplessi ma poi più interessati dopo che
hanno fatto caso alla
mia di arma – Sì, dimmi pure -
-
Sto cercando un posto che si chiama Devil May Cry. - attenta ad usare
un tono
di voce il meno disperato possibile nonostante lo sia del tutto, dopo
aver
attraversato mezza città a piedi.
Le
scappa un sorrisetto, poi mi indica la direzione da dove lei
è venuta. – Non
sei molto lontana, devi andare in quella direzione e prendere il
secondo vicolo
a destra. -
La
ringrazio almeno cento volte, poi mi metto a correre lungo la strada
che lei mi
ha appena spiegato.
Giro
a destra. Alla fine di quel vicolo completamente grigio e tetro
c’è un’insegna
sopra ad una porta, in cima a delle scalette di pietra.
Devil
May Cry.
L'angolo
di Lilith
Sì
ho pubblicato il VERO inizio della storia !! *applausi* Spero che vi
sia piaciuto, non è che fossi tanto soddisfatta all'inizio
ma non volevo farvi aspettare tanto, quindi... eccolo qua tutto per
voi!!! Recensite in tanti, vi prego! Ho bisogno di tanti consigli!
Grazie grazie grazie :D
Baci
baci,
Gossip g... -ehm- Lilith.
|
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Capitolo 3 *** Devil May Cry ***
Devil May Cry
Quell’insegna
a neon alla fine del vicolo da un’aria
piuttosto tetra a quel posto, qualche lettera che ogni tanto si spegne
per poi
riaccendersi ronzando in coro alle altre. Sono di quel rosso acceso,
strano. Un
rosso…
Sangue. Simile
a quello dei miei capelli.
La pioggia si fa sempre più rada fino a scomparire
totalmente e dopo che l’ultima goccia è caduta al
suolo, sembra che il silenzio
più totale sia caduto sull’intero isolato. Solo il
ronzio dell’insegna continua
a spezzarlo.
Tensione. C’è tensione nell’aria e si
impadronisce
di me, facendomi camminare rigida come un pezzo di legno.
Una volta arrivata davanti alla porta abbasso il cappuccio
e quasi simultaneamente un brivido mi percorre la schiena. Ansia.
E’ strano che mi senta così, di solito non mi
faccio troppi problemi in certe situazioni. Eppure
c’è questa maledetta aria
inquieta che mi innervosisce.
Sussulto quando davanti a me si apre la porta. Un
signore di mezz’età varca la soglia poco prima di
accorgersi che ci sono io
quasi in iperventilazione davanti a lui a bloccargli la strada.
Si ferma davanti a me e mi osserva lisciandosi i
baffi.
- Dante aspettavi qualcuno? - Chiede rivolgendosi
verso l’interno del locale. Il signore torna dentro lasciando
la porta aperta:
oltre a lui nella stanza c’è un’altra
persona seduta dietro ad una scrivania,
ma l’ombra all’interno mi impedisce di vederlo nel
dettaglio.
Dante.
Forse ho fatto bene a fidarmi di quello là.
Si sente una breve conversazione all’interno dello
studio e l’uomo di prima esce fuori come un fulmine lasciando
sempre dietro di
sé l’uscio spalancato. Scansandomi con un:- Mi
scusi signorina - se ne va senza
rallentare il passo.
Dall’ombra del locale emerge un uomo, dai capelli
argentei che gli ricadono davanti alla fronte e sul collo e occhi
azzurri e
splendenti. La cosa che mi colpisce subito è la somiglianza
impressionante che
ha col tizio del locale!
- E tu chi saresti? - la sua voce, però, è calda
e
roca. Non come quella dell’altro: fredda e distaccata.
Mi squadra da capo a piedi soffermando leggermente
lo sguardo sulla spada. Mi ripone la domanda poco dopo dato che non ho
proferito alcuna parola.
- E-ehm - Balbetto - Mi chiamo Beatrix - Il
silenzio di tomba cala di nuovo mentre lui è ancora occupato
a fissarmi con
quell’aria così seria e indagatrice.
- Cosa vuoi? - Chiede ancora. Ma stavolta sono io
che lo sto studiando a fondo mascherando la mia curiosità
con la soggezione,
quei capelli bianchi, le iridi di ghiaccio, la mascella squadrata e
quella voce
così calda e seducente. Non sembra umano.
Deglutisco a vuoto e il nodo che ho in gola e (per
qualche oscuro motivo) allo stomaco si sciolgono, riuscendo con la poca
lucidità mentale che mi rimane ad assumere un’aria
seria e quasi nello stesso
momento il suo sguardo, prima apatico, si fa’ più
interessato.
- Se sei chi mi hanno detto allora puoi darmi una
mano - Lo guardo dritto negli occhi senza alcun indugio - Tu sei un
cacciatore
di demoni giusto? -
-Sì e deduco che lo sei anche tu- si poggia allo
stipite della porta con le braccia incrociate davanti al petto, facendo
risaltare i suoi muscoli ben visibili da sotto alla maglia nera a
maniche
lunghe.
-Esatto e ho bisogno di parlare con te di una cosa
importante- sembra darmi più retta adesso.
Si scansa dalla porta e mi fa entrare. - Non ti
preoccupare se goccioli a terra - mi dice.
Lui con molta poca grazia si lascia cadere sul
divano che sta nello studio davanti ad un tavolino, su cui sopra sono
appoggiate delle riviste spiegazzate. A parte questi due nella stanza
non c’è
molto: un tavolino da biliardo, una sedia ed una scrivania su cui ci
sono un
telefono e altre riviste, poi in un angolo semi buio dello studio ci
sono un
juke-box, una chitarra elettrica e una batteria. Questi pochi oggetti
fanno
sembrare la stanza più grande di quel che è in
realtà e anche più polverosa,
inoltre lì dentro regna l’odore di chiuso
asfissiante che mi fa girare la
testa.
Mi stringo nel mantello, nella stanza fa’ freddo
esattamente come al di fuori. Se non di più.
Con un cenno della mano mi invita a sedermi
accanto a lui. - Di cosa mi devi parlare? -
Con molto garbo rifiuto l’invito e rimango in
piedi davanti a lui. - Immagino ti sarai accorto che stanno aumentando
i demoni
in circolazione. E immagino anche che ti sarai accorto che molti sono
più forti
rispetto a qualche tempo fa. -
Dalla posizione rilassata di prima passa ad una
più composta, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e la
bocca a sfiorare le
dita. - Ora che mi ci fai pensare sì. - Dice assorto in
chissà quali pensieri.
- Bene, per me che sono una Devil Hunter senza una
dimora fissa questo è un problema, ultimamente mi sono
ritrovata spesso a
combattere in viaggio, questo mi ha fatto rendere conto del fatto che
non posso
continuare da sola e che ho bisogno di collaborare con qualcuno -
Un mezzo sorriso si forma sulla sua bocca: - E
quel qualcuno sarei io giusto? -
- A dire la verità non stavo cercando te di
preciso, mi ci hanno mandato qui. - Cerco di rimanere sul vago e lui
non
insiste neanche più di tanto nel voler sapere chi sia stato
a farmi il suo nome.
- Comunque non devi sentirti costretto, se non
vuoi una donna tra i piedi non me ne faccio un problema: torno al motel
a
prendere la mia roba e sparisco dalla città - dico chiaro e
tondo, mi pare
ovvio che non voglio essere d’intralcio a nessuno. Lui
però si alza in piedi e
con pochi passi è di fronte a me, osservandomi ancora
meditativo.
Mi da’ una pacca sulla spalla con un’espressione
allegra in volto:- Non sono entusiasta all’idea di lavorare
ancora con una
donna, ma non mi sembra giusto abbandonarti così al tuo
destino di vagabonda -
dice scherzoso e con una punta di strafottenza, in ogni caso sorrido.
Meglio
evitare rapporti scontrosi già da ora.
- Però, Beatrix… - continua. - Prima dovrai
dimostrarmi quel che sai fare e come te la cavi. Perché sono
tutti capaci a
portarsi un’arma dietro e dire di essere dei cacciatori di
demoni - Non sai
quanto hai ragione Dante, lo so anche io questo e tempo fa’
da bambina
innocente ne ho dovuto pagare le conseguenze. - Al prossimo incarico
che
arriverà, tu verrai con me e mi dimostrerai quello di cui
sei capace. - si
volta e va verso la sua scrivania, prende una rivista a caso e,
abbandonandosi
sullo sgabello inizia a sfogliarla.
- Ti ringrazio molto - mormoro - Torno al motel
adesso, ripasso domani mattina? - Colgo un mugugno e lo prendo per un
sì. Esco
dallo studio e una volta chiusa la porta dietro di me tiro un sospiro
di
sollievo.
Mi sento più leggera, finalmente ho una
probabilità di potermi stabilire in un posto e stare al
sicuro. Ora sono molto
più tranquilla, anche perché Dante sembra essere
in gamba. Deve esserlo se è
riuscito a mettermi così in soggezione, non tutti ci
riescono in effetti. Spesso
e volentieri sono arrogante, ma lo faccio specialmente per evitare che
qualcuno
si prenda troppa confidenza. Momenti di goffaccine e timidezza come
quello di prima capitano raramente e solo se sono particolarmente
agitata. Posso dire però che è andato tutto
più che bene, almeno fino ad ora.
La
porta del Motel si apre con il solito “din-din”
del campanello, fastidioso e irritante a livelli cosmici.
Mi faccio ridare la chiave della stanza e salgo al
piano superiore passando dalle scale però. Quella gabbia per
uccelli in fondo
al corridoio non la prenderei mai, neanche se fosse ragione di vita o
di morte.
Faccio girare la chiave nella serratura e questa
emette un suono metallico e stridente da far accapponare la pelle.
Stupidi
Motel economici del cavolo!
Poggio la spada al muro e mi butto sul letto
sbuffando.
Vorrei dormire, ma ho paura di rifare quel sogno. Dove
rivivo la scena della morte dei miei genitori, uccisi da dei demoni.
Demoni
troppo forti perché mio padre, Devil Hunter di scarsa
bravura, potesse
uccidere. Vedendolo di mio padre si poteva dire qualsiasi cosa tranne
che fosse
un Cacciatore di Demoni, era una persona troppo ingenua per poterlo
essere,
infatti la fine che ha fatto è stata proprio mentre cercava
di proteggere mia
madre da delle creature che cercavano delle anime con cui cibarsi.
Quella notte
si sono prese quelle dei miei genitori, lasciando i loro corpi in mezzo
al
sangue che inondava la stanza con una grande macchia rossa che si
allargava
sempre di più sul pavimento.
Una scena del genere vista da una bambina di sette
anni non può che traumatizzarla a vita. Grazie al cielo non
sono mai stata
debole di cuore e in parte l’ho superata. In parte.
L'angolo
di
Lilith
Scusatemi
tantisssimo per avervi fatto aspettare così tanto, ma
nonostante
le vacanze di natale non ho avuto tempo e l'ho voluto anche riguardare
bene.
Oddio, nonstante la
sudata fatta ancora non mi sentivo sicura di pubblicarlo,
però non volevo farvi aspettare troppo... Spero comunque vi
sia piaciuto e non dimenticatevi di recensire, specialmente per darmi
consigli e critiche dato che non è da molto che scrivo U///U.
Al
prossimo capitolo!
Baci
baci, Lilith.
|
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Capitolo 4 *** Oh, what a good beginning! (?) ***
E
buongiorno anche a
te, ennesima giornata di pioggia che mi farà inzuppare da
testa a
piedi nel giro di dieci minuti. Le gocce che sbattevano insistenti
sul vetro incrinato della finestra mi hanno svegliato dallo stato di
dormiveglia in cui ero entrata da poco.
Oltre alla pioggia
oggi c’è anche vento forte e io mi devo fare mezza
città a piedi.
Benissimo!
Distesa,
o quasi, su
quel letto striminzito, mi passa quasi la voglia di alzarmi per
andare a prepararmi, nonostante sappia che Dante mi sta aspettando
alla Devil May Cry. Eppure il mal tempo fa sembrare anche quel letto
scomodo e con le lenzuola bucate, il posto più comodo del
mondo.
Alla fine mi
arrendo, anche perché fissare il soffitto ammuffito inizia
ad
annoiarmi, e vado al bagno. Mi do una lavata veloce e mi sistemo.
Purtroppo però, anche con quel cerchietto nero, i miei
capelli non
potranno mai sembrare in ordine. Specialmente per la frangetta che
ricade da un lato coprendomi gran parte della fronte e
dell’occhio
sinistro.
Mi guardo più
attentamente allo specchio, poggiandomi con le mani sul lavandino. Ho
l’aria stanca, sono anche più pallida del solito.
Invece di
ventiquattro anni ne dimostro dieci o quindici di più.
Mi stacco da
quell’orribile riflesso e mi cambio velocemente la maglia,
mettendomene una nera e aderente. Ritorno come un fulmine nella
camera e la zaffata di odore di chiuso mi sovrasta. In un secondo mi
ritrovo con la schiena contro la porta del bagno, seduta per terra a
tenermi stretto tra due dita il setto nasale. Ci mancava solo il calo
di pressione questa mattina! Ma dopo una nottata quasi in bianco,
sembra il minimo che possa succedermi.
Lentamente mi stendo
sul pavimento, facendo aderire la schiena sul linoleum bluastro e,
sempre con molta calma, alzo le gambe facendo poggiare i piedi sul
muro davanti a me.
Cerco di fare dei
respiri profondi mentre tra il pollice e l’indice mi tengo
saldamente la base del naso. L’altra mano invece, vaga sul
pavimento alla ricerca della bottiglia d’acqua che
l’altra notte
ho lasciato vicino al letto alle mie spalle. E quando le mie dita
incontrano la plastica della bottiglia, la afferro e me la porto
vicino, in attesa di potermi riprendere.
Piano piano inizio a
riprendere colore e a sentirmi leggermente meglio.
Provo a poggiarmi di
nuovo sulla porta del bagno e con un braccio mi sollevo, anche se a
fatica. Prendo piccoli sorsi d’ acqua e anche la testa non mi
gira
più.
Lancio un’occhiata
alla scatola bianca e blu sul comodino e forse è quasi ora
di andare
a fare una visita dal medico. Purtroppo per me le medicine non si
rigenerano nella confezione ma soprattutto i miei sbalzi di pressione
si stanno facendo sempre più frequenti e la cosa
è alquanto
preoccupante.
Incappucciata
e il bordo del mantello a coprirmi
mezza faccia con le intemperie non accennano a fermarsi, prego solo in
un miracolo.
Miracolo che però
non si è realizzato visto che busso da dieci minuti alla
porta
dell’agenzia ma nessuno mi risponde.
- Dante! Ci sei?
Puoi aprirmi per favore!! Sono Beatrix!!- ma nulla, mi sgolo a
più
non posso ma la porta è mai stata aperta da nessuno.
La cosa positiva è
che nel vicolo non arriva il vento quindi sono solo costretta alla
pioggia insistente e gelida.
Poggio la schiena
contro il muro noncurante del mantello che si sta bagnando e aspetto
che qualcuno arrivi ad aprirmi la porta iniziando a colpire con la
suola di ferro degli anfibi la porta di legno, vecchia di
chissà
quanti anni.
Che Dante non sia
ancora arrivato non mi stupisce, in fondo sono le nove di domenica
mattina.
Però mi stupirebbe
ancora meno che si sia addormentato davanti alla scrivania o sul
divano. In fondo nell’ultima settimana che sono venuta qui
sono
state più le volte che l’ho trovato in quello
stato che quelle
dove stava tranquillamente seduto a parlare al telefono o ad
ascoltare vecchi dischi rock dal suo juke-box. Un tipo molto
tranquillo, dice Morrison, io dico che semplicemente non ha niente di
meglio da fare e che ha davvero molti pochi contatti con la gente.
Non che io sia diversa dai lui, anzi. Forse io ho avuto molti meno
approcci con le persone rispetto a lui, quindi in parte posso anche
capirlo ed è per questo che non mi sono mai arrabbiata con
lui. Non
è da me arrabbiarmi in generale, mi irrito sì, ma
non perdo mai le
staffe. Come ad esempio nella locanda il primo giorno che sono stata
in città. Già quel tizio mi dava sui nervi di per
sé, in più si è
messo a parlare su quanto fossi inappropriata nel suo locale. Se
avesse continuato ancora gli avrei mostrato volentieri cosa volesse
dire essere inappropriati con l’aiuto della mia fidata
Justice.
Oh cavolo no, La
Justice! Me la sono dimenticata in motel, maledizione!
Di corsa faccio per
tornare indietro ma appena svoltato l’angolo mi imbatto in
Morrison. Sia lodata la sua presenza nei momenti più
opportuni!
-Beatrix! Sei
rimasta di nuovo fuori?-
-Sì, ma non è
questo il problema. Ho lasciato la mia spada in motel e oggi dovevo
lasciare la stanza. Devo assolutamente tornare a prenderla prima
che…-
-Va bene ho capito,
ci penso io.- Posa le sue mani sulle spalle e mi allunga un mazzetto
di chiavi. –Ci penso io, tu entra nello studio, altrimenti
rischi
di prenderti un malanno.-
Afferro le chiavi e
torno verso la Devil May Cry.
Dentro
fa molto più
caldo e una volta chiusa la porta alle mie spalle mi faccio assalire
dal confortante tepore mentre mi libero del mantello e degli anfibi
bagnati, poggiandoli sul termosifone accanto all’ingresso.
Dante non è nello
studio, forse in camera.
Salgo le scalette
che portano nel retro del locale dove ci sono poche stanze: un bagno,
una cucina e due camere da letto.
Una delle due stanze
ha la porta semiaperta e dentro, su un letto spoglio di qualsiasi
lenzuolo, dorme placidamente Dante. Ancora con i vestiti del giorno
prima, se ne sta steso a pancia su. Un braccio che penzola fuori dal
materasso e l’altro sull’addome, il petto che si
alza e si
abbassa al ritmo dei suoi respiri profondi. Faccio per passare oltre
e dirigermi verso la cucina ma il pavimento di legno scricchiola
sotto i miei piedi. Sento mugugnare nella stanza accanto e quando mi
volto c’è Dante seduto sul letto a stropicciarsi
gli occhi.
-Abbiamo il sonno
leggero?- commento scherzosa. Anche se in realtà non mi
sento in
vena di scherzi: un pavimento che scricchiola ti sveglia subito, ma
una ragazza che bussa alla tua porta urlando di aprirti no eh?
Lui anche ha un’aria
molto poco divertita. Non deve essere stata una nottata facile anche
per lui.
-Vuoi un caffè?-
gli chiedo. Si limita ad annuire e a ristendersi sul letto, con un
braccio sul viso. Sorrido leggermente e vado in cucina.
Quando
torno con le
due tazze in mano sento la voce di Dante nello studio mentre parla al
telefono. Scendendo le scalette vedo anche che è arrivato
Morrison e
la mia spada è poggiata sul tavolo da biliardo.
In fretta poggio i
due caffè sulla scrivania e vado a controllare che la lama o
l’impugnatura non si siano bagnati sotto la pioggia. Per
fortuna
no, tiro un sospiro di sollievo e ringrazio Morrison.
-Ti devo un favore,
sono molto legata alle mie armi.- lui mi rivolge un sorriso cortese e
mi porge la tazza di caffè che mi ero preparata poco prima.
Mi siedo sul divano
a gambe incrociate prestando attenzione alla telefonata di Dante.-Nella
periferia
sud? Certo, allora verremo oggi pomeriggio a dare
un’occhiata, dica
ai residenti di quella zona di rimanere chiusi
dentro casa.- dice con tono serio. Eppure sulle labbra ha un
sorrisetto strano, che si amplia quando lo guardo interrogativa. Se
fosse un nuovo lavoro allora sarebbe un guaio: i demoni non avrebbero
potuto scegliere giorno peggiore per uscire allo scoperto. Dopo il
calo di pressione, non sono molto in forze.
Dante chiude la
telefonata e prima di iniziare a bere il suo caffè si
strofina le
mani febbricitante.
-Oggi pomeriggio ci
sarà il tuo “esame di ammissione”-
così usa chiamarlo, neanche
fosse un’accademia. –Ora però dimmi-
continua –Adesso che hai
lasciato la tua stanza in Motel dove andrai?- Lasciato non è
proprio il termine adatto, perché in pratica mi hanno
buttato fuori
a calci. Non ne potevano più di vedermi andare avanti e
indietro con
spadoni affilati in spalla e tutto il resto dell’artiglieria.
-Dovrò cercarmi un
altro posto, ho visto che ci sono altri Motel in questa zona,
così
sarò più vicina all’agenzia.-
Vedo i due uomini
guardarsi per qualche secondo, poi il sorriso di Dante si amplia
ancora. -Facciamo così, se lavorerai con me, vivrai qui. Ho
una
stanza in più e posso benissimo darla a te-.
Lì per lì non me
la sarei aspettata una richiesta del genere, però in fondo
se
dovessimo diventare colleghi non farebbe che comodo no? Specialmente
per il mestiere praticato, dove gli incarichi possono arrivare anche
nel bel mezzo della notte. –Va bene- dico e finisco il mio
caffè.
Verso
l’ora di
pranzo Morrison è andato via dicendoci di chiamarlo una
volta
tornati alla Devil May Cry dall’incarico, lasciandomi
così, sola
con Dante e la pizza. Da una settimana che passo le mie giornate qui,
credo di non aver mai mangiato altre cose oltre la pizza. Per fortuna
non sono esigente in fatto di gusti e mi accontento di quello che ho
sul piatto.
-A che ora andiamo
sul posto?- chiedo distrattamente mentre addento la terza fetta di
una prosciutto e funghi che è da leccarsi i baffi.
-Giusto il tempo di
sistemare alcune cose dopo pranzo.-
Così è stato
infatti, dopo aver mangiato quella pizza gigante che sembrava non
finire mai, Dante ha chiamato Morrison per avvisarlo che lasciavamo
il negozio, ha indossato la sua giacca rosso cremisi e io il mio
mantello col cappuccio a coprirmi fin sopra gli occhi.
Spade in spalla e
pistole nelle fondine, ci siamo avviati verso il luogo dell'incarico.
Praticamente dall'altra parte della città, fortunatamente
non troppo
grande da non poterla attraversare a piedi. La cosa più
seccante è
la pioggia che non ha mai cessato un istante di scendere a secchiate.
Raggiungiamo un
luogo spento con tante case ammucchiate su un lato, mentre nell'altro
pochi negozi o palazzi inutilizzati con finestre rotte e muri semi
distrutti.
Al primo fruscio ci
giriamo di scatto, la mano già pronta sull'elsa. Un altro
fruscio
alle nostre spalle e ci voltiamo ancora.
Occhi gialli,
ridotti a due fessure maligne che ci fissano famelici.
L'angolo
di Lilith!
Sì,
lo so sono pessima. Per questo capitolo vi ho fatto aspettare
tantissimo, chiedo umilmente venia ç___ç *va
nell'angolino*
Spero
che riusciate a perdonarmi e che sopratutto vi sia piaciuto, recensite
in tanti e fatemi sapere quanti svarioni grammaticali-ortografici ho
fatto e che non ho visto.
Baci,
Lilith.
|
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Capitolo 5 *** It wasn't the perfect day... ***
It wasn't the perfect day...
Un
raggio di luce mi
offusca la vista,
ha finito di piovere e le nuvole si diradano lasciando che il sole
illumini tutta la strada che resta comunque tetra quanto prima.
Dante si porta una mano davanti al
viso. - Ci pensi tu da sola? Non sembra molto forte.- mi dice a mezza
voce.
Stringo la mano intorno all'elsa della
Justice, sento le pietre ornamentali che si imprimono nella pelle
leggermente sudata del palmo.
-Come preferisci. - scosto il lato
sinistro del mantello dietro la spalla e da lì, partono dei
leggeri
riflessi. Dante se ne accorge e si volta appena per scorgere
ciò che
porto nascosto con gelosia.
-Artiglieria pesante? - sogghigna
beffardo anche se in realtà è evidente che sta
nascondendo la
sorpresa.
Prendo in mano una delle due pistole e
l'argento di questa si infrange contro il sole irradiando tanti
piccoli riflessi adamantini.
Faccio un passo avanti e Dante è già
sparito.
"Chiama se serve una mano" mi
ha detto prima di salire sul tetto della casa al nostro fianco con un
solo balzo.
-Ora siediti per favore, e goditi lo
show- gli dico sorridendo beffarda.
Punto l'arma dritta avanti a me e sparo
il primo colpo, il demone però si scansa fulmineo e me lo
ritrovo ad
una manciata di centimetri dal viso.
-...Cazzo- apre le enormi fauci
emettendo un verso stridulo e metallico che per poco non mi perfora i
timpani.
-Vuoi una mentina per caso? - sparo
ancora centrandolo dritto in gola – Ho solo quelle molto
forti
però!-
Il mostro si allontana dolorante.
Sfodero la spada mentre conto i passi che ci separano.
- Mi dispiace che non siano di tuo
gradimento...- con uno scatto mi faccio in avanti e inizio ad
attaccare il demone, con fendenti sempre più energici e
centrandolo
in punti sempre più dolorosi, partendo dai muscoli degli
arti, fino
ad arrivare alle articolazioni e i tendini. Lo sbatto a destra e a
manca facendogli perdere il senso d'orientamento finché non
cade a
terra, ma so che ancora non è abbastanza per sconfiggerlo.
Il sangue esce fiotti dalle sue
ferite, credo di avergli lacerato delle vene molto grandi e qualche
arteria. L'orode ferrugginoso mi riempe le narici e sono costretta
ad allontanarmi. Ma non basta, il liquido rosso gocciola anche dalla
lama della mia spada e decido di rinfoderarla. Prendo un'altra
pistola. Una per i bersagli lontani e una per quelli vicini: Cain e
Abel in coppia sono perfette e micidiali, queste insieme hanno la
stessa potenza della Justice da sola o di Eve, la terza pistola,
l'asso nella manica. È ancora troppo presto però
per rivelarla.
Faccio partire una raffica di colpi che
vanno tutti a segno, l'ultimo dritto nell'occhio. L'essere si porta
una mano sul viso per il dolore lancinante e altro sangue inizia a
scorrergli tra le dita.
Mi urla contro tutta la sua rabbia, si
sgola e si incazza come la bestia che è, mi guarda furioso.
Vorrebbe
uccidermi con la sola vista, ma ha un'arma molto più letale,
artigli
e zanne affilati come rasoi. La cosa positiva è che non
è uno di
quei demoni che usa una strategia per attaccare. Lui attacca e basta,
non pensa. Agisce.
Mi fiondo su di lui e con un calcio lo
faccio volare in in aria, ripongo le pistole nel mantello e sguaino
la spada cercand di non pensare al sangue che ne macchia la lama, con
un salto lo raggiungo e ricomincio a ferire la sua carne in
profondità. Alla fine lo sbatto al suolo, riprendo le
pistole in
mano e finisco i proiettili del caricatore centrandolo sullo sterno.
Quando torno a terra, mi allontano di
diversi metri.
-E' tosto lo stronzetto...- sibilo
seccata quando mi accorgo che è ancora vivo. Mi pulisco uno
schizzo
di sangue dalla guancia lasciando la scia rossastra.
-E' un demone del caos ed è al minimo
delle sue capacità. Ti conviene farlo fuori prima che
raggiunga il
massimo della forza.-
-Parli bene tu, te ne stai in platea a
fare lo spettatore!-
Lo sento ridere di gusto e un mezzo
sorriso affiora sulla mia bocca.
Mi rifaccio di nuovo avanti, ma
stavolta la lotta è più movimentata, non solo il
demone riesce a
parare alcuni miei colpi ma tenta degli affondi con gli artigli anche
lui. Cerco di schivarli tutti ma con l'ultimo mi colpisce sul braccio
scaraventandomi contro un muro. Nonostante l'impatto però
riesco a
reggermi sulle gambe, ma sul braccio ho una grande ferita da cui
fuoriesce tanto, troppo sangue.
Un'altro urlo squarcia l'aria, ancora
più forte di prima.
-Taci maledizione!- grido con tutto il
fiato che ho in gola.
-Beatrix!- sento la voce di Dante
urlare, è in piedi sul tetto davanti a me, la mano
già pronta a
sfoderare la sua spada.
Barcollo per un secondo e cado di
sedere a terra. Quando il demone finisce di straziarsi recupero
subito le pistole e mi rimetto in piedi, troppo in fretta forse e
dopo un capogiro mi ritrovo di nuovo per terra. -Merda!- mugugno. Si
avvicina, lentamente. Il più velocemente possibile ricarico
le
pistole e cerco di rallentarlo sparandogli agli arti inferiori. Ma
quel coso si incazza ancora di più e accelera il passo.
Maledizione!
Ha l'artiglio già pronto per
attaccarmi e alla fine decido che è il momento di tirare
fuori Eve.
Riprendo la spada, riponendo le pistole
nel mantello e aspetto... aspetto che si avvicini.
Tre metri, due metri, un metro... ORA!
Proprio nell'istante in cui sta per
attaccarmi con la spada gli trancio via l'arto, dopodiché
punto la
lama al suolo e con uno slancio mi rialzo in piedi. Con un braccio mi
reggo sulla spada e con la mano libera tiro fuori una pistola, la
punto alla tempia del demone.
-E tanti. Cari. Saluti.- Premo il
grilletto. Un bagliore bluastro si accende e il demone si accascia al
suolo all'istante, riducendosi in un mucchio di polvere.
Scuoto leggermente la testa. Poggio la
spada sulla spalla e mi giro verso Dante.
Sorrido strafottente. -Allora ti è
piaciuto lo... spet...tacolo...- la mia voce si affievolisce sempre
di più e alla fine rovino di ginocchia a terra, ma prima che
io
finisca con la faccia sull'asfalto due braccia mi afferrano.
Non era decisamente giornata per una
missione.
-Dante-
Già
dal momento che ha
iniziato a barcollare ero pronto ad intervenire in qualsiasi istante.
Ho seguito attentamente ogni
suo movimento, fino a quando non l'ho vista tirare fuori la terza
pistola e un bagliore mi ha obbligato a chiudere gli occhi per
qualche secondo. Quando li ho riaperti il demone non c'era
più.
Beatrix mi sta guardando con un sorrisetto soddisfatto.
-Allora ti è piaciuto lo...
spet...tacolo...-
Ho fatto appena in tempo a
prenderla quando l'ho vista cadere in avanti.
L'ho fatta stendere su una
panchina lì vicino in attesa che si riprendesse. Nel
frattempo ho
recuperato la pistola e la spada che aveva lasciato cadere a terra
mentre perdeva i sensi. La spada l'ho poggiata dietro alla panchina
mentre la pistola l'ho studiata, rigirandomela tra le mani. Con le
dita passo sopra l'incisione che c'è sul lato, in caratteri
corsivi
vi è scritta la parola "Eve", contornata da alcuni piccoli
ghirigori.
Quella luce tendente al blu
che all'improvviso si è accesa quando ha sparato, mi ha
incuriosito
molto. Se l'ha usata all'ultimo momento forse c'è un motivo,
ma
sopratutto più guardo quest'arma e più sono certo
che non sia una
pistola comune come possono essere Ebony e Ivory o le altre due che
lei ha usato.
Estraggo alcuni proiettili
dal caricatore, eppure sembrano normalissimi tranne per il fatto che
pesano un po' di meno.
Finita l'ispezione sento il
rombo di un motore avvicinarsi. Una moto si ferma in mezzo la strada
davanti a noi, inutile dire che è Lady che non appena ha
scoperto
della battaglia con un demone in un quartiere semi-sperduto della
città ha deciso di accorrere sul luogo, ovviamente in
ritardo.
Scende dalla sua moto e mi
osserva curiosa, poi passa alla ragazza e accenna un sorriso che
arriva ad accendere anche i suoi occhi bicromici.
-Non ha retto?- chiede
scherzosa.
-Al contrario, se l'è
cavata più che bene. E' crollata solo dopo aver ucciso il
demone. Mi
dispiace che tu sia arrivata in ritardo, è stato uno show
molto
coinvolgente.-
La brunetta si avvicina e mi
fa alzare dalla panchina. -Togliti. Quando una persona sviene gli si
dovrebbero tenere le gambe alzate e stringere la base del naso con
due dita.- e da brava infermiera improvvisata ha eseguito all'istante
la procedura appena citata. -Chiama Morrison- continua lanciandomi il
suo telefono - la porteremo in agenzia.-.
Morrison è arrivato una
decina di minuti dopo la chiamata e ci ha aiutato a spostare Beatrix
e le armi dalla panchina alla macchina e dalla macchina allo studio.
Subito dopo Lady si è occupata della ragazza, mentre io mi
sono
messo alla scrivania ad esaminare meglio la pistola, smontandola e
osservandone i pezzi.
-E' della ragazza?- mi
chiede Morrison affiancandomi.
Annuisco senza distaccare
gli occhi dai pezzi.
-Sembra una normalissima
M1911 simile alle tue due pistole-
-Sì è esattamente quel che
sembra, una normale M1911 che quando spara emette luci bluatre- Mi
gratto il mento pensieroso.
-Forse sono i proiettili che
dovresti controllare...-
Una voce smorzata giunge dal
divano.
- S-sono semplicemente dei
proiettili anti-demone- Beatrix, ancora un po' frastornata si sta
alzando a sedere con l'aiuto di Lady che le tiene un braccio intorno
alle spalle.
-Proiettili anti-demone?- la
curiosità colpisce anche Morrison che si avvicina a lei
chiedendole
di più su quell'arma.
La rossa sorride
all'impazienza improvvisa dell'uomo ma dopo poco scuote la testa in
segno di diniego. -Non so dirti più di questo. Quell'arma
l'ha
costruita mio padre tempo fa e non ho avuto l'occasione di saperne di
più.- ha fatto un sorriso triste con gli occhi persi nel
vuoto di un
vecchio ricordo molto vivido. Uno di quei ricordi che sai non
potranno mai abbandonarti.
Beatrix in quel momento mi
ha fatto capire che per alcune persone le memorie di momenti felici
possono andar via con più facilità, mentre le
riminescenze del
passato che ti hanno lasciato quel segno indelebile e doloroso non
possono svanire così. E' questo quel che ho letto nel suo
sguardo.
Morrison comprensivo le ha
dato una pacca sul ginocchio e dopo essersi alzato ha ripreso la sua
giacca dall'appendiabiti e se n'è andato.
-La tua stanza di là è
pronta, se magari vuoi riposarti un po'...-
-No, grazie, magari fra un
po'... mi sono appena svegliata. Però gradirei un bicchiere
d'acqua,
mi sento la gola secca.-
Ho fatto per alzarmi ma Lady
mi ha preceduto rispingendomi sul divanto con una leggera spinta
della mano.
Mentre lei è in cucina ne
approfitto per chiedere una cosa a Beatrix.
-Come mai non hai avuto
l'occasione di chiedere a tuo padre a proposito della pistola?-
E' trasalita all'istante,
d'un tratto s'è trasformata in un pezzo di ghiaccio. Si
passa la
mano sulla fronte, senza scostare, però, di un millimetro il
ciuffo
che le va a coprire l'occhio sinistro.
-Un'altra volta Dante, non
ora- mi risponde in un mormorio. Sembra così piccola in
questo
momento, debole potrei dire.
-Ah, già. Spero non ti dia
fastidio, però ho cercato nella borsa se avevi qualche
medicina ma
ho trovato solo una scatola di un farmaco per la pressione vuota.-
Lady ritorna in salotto e porge un bicchiere colmo d'acqua alla
ragazza.
Prende un lungo sorso
d'acqua fresca prima di risponderle:- No, tranquilla. In fondo nel
borsone ci sono solo vestiti. Comunque dovrei andare in farmacia a
comprare di nuovo quelle pillole.-
-Ti capita così spesso di
svenire da dover prendere un farmaco?- la guardo stupito. In fondo
è
giovane e doversi già ingozzare di medicine non deve essere
il
massimo.
-Ho frequentemente cali di
pressione improvvisi e la medicina che prendo serve a mantenere la
mia pressione sanguigna regolare. Comunque può anche
dipendere da
altre cose, tipo se l'aria in una stanza è viziata oppure
gli sbalzi
improvvisi di caldo e freddo. Poi c'è il sangue che
è sempre meglio
che ne veda il meno possibile. Ma se sono distratta posso anche non
farci caso.-
-Ci vuole coraggio a fare la
Devil Hunter in queste condizioni.- commento ridendo. Anche lei fa
una risata sommessa e un po' roca. Svuota il bicchiere con un'altra
sorsata e me lo restituisce.
Lentamente e con l'aiuto sia
mio che di Lady si è alzata dal divano e l'abbiamo aiutata a
portare
le sue cose in camera.
La sua stanza è affianco
alla mia è sempre stata arredata con mobili normali e che si
addicono al resto del locale: ovvero un sacco di polvere dappertutto.
Un letto, un'armadio, una
scrivania una libreria e qualche mensola. Poi se avesse voluto
aggiungere qualcosa ci avrebbe pensato lei.
Appena entrata Lady è corsa
ad aprire la finestra per far cambiare l'aria.
Beatrix si è seduta sul
letto, ha accarezzato con il palmo della mano la coperta blu e poi mi
ha sorriso lievemente. Sembra così docile senza il mantello
e la
spada sulla spalla.
Con un gesto del braccio le
ho indicato tutta la stanza.
-Benvenuta alla Devil May
Cry, Beatrix!-
L'angolo
di Lilith!
Fiuuu...
e anche questo capitolo è andato! Sono così fiera
di me per non
avervi fatto aspettare troppo.
Sono
molto preoccupata per le recensioni che riceverà questo
capitolo
perché non ho mai descritto una scena di lotta in vita mia e
spero
vi sia piaciuta! In ogni caso fatemelo sapere con una recensioncina
piccina piccina :3
In più
per questo capitolo ho una sorpresina per voi !!
L'idea
me l'ha data Hera85 proponendomi di farvi vedere un mio disegno
(ebbene sì Lilith non sta tutto il giorno solo a scrivere
u.u) di
beatrix e di come l'ho pensata per questa storia. Spero di non aver
infranto la vostra idea del personaggio e se così fosse vi
chiedo
scusa ç___ç
In
quanto disegni sono molto autocritica e questo poteva venire meglio,
ma è l'unico che puà renedere bene l'idea del
personaggio.
Piccole
precisazioni: l'impugnatura della spada dovrebbe essere più
lunga e
mancano le pistole purtroppo...
|
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Capitolo 6 *** Demons. ***
-Dante-
Lady
se n'è andata non appena ha
iniziato a far buio e ci siamo ritrovati io e Beatrix nello studio
senza un bel niente da fare.
Ogni tanto le ho chiesto come si
sentisse e lei mi ha risposto sempre: -Sto bene, non preoccuparti.-
Eppure mi sembra ancora un po' pallida
e debole, il leggero rossore che ha sulle guance di solito non
è
ancora tornato, però sembra molto tranquilla. Forse per
riprendersi
del tutto ha bisogno di un po' di riposo ma mi ha già detto
di non
essere stanca e preferisco non insistere.
Ad un certo punto la sua attenzione è
catturata dagli scaffali di fianco alla scrivania, sui quali sono
disposti in modo molto disordinato alcuni libri che, a dire la
verità, non ho mai aperto in vita mia.
Ne ha scorso i titoli e dopo averne
scelto uno ha iniziato a sfogliarlo con attenzione, a giudicare dalla
copertina sembra un libro di arte.
-Ti interessano queste cose?- le chiedo
indicando il volume.
-Mi piace disegnare- dice semplicemente
sorridendo. Richiude il volume e se lo mette sottobraccio.
-E sei brava?-
-Non posso dirlo di certo io, dovresti
essere tu a giudicare i miei disegni- Mi ha portato in camera sua e
dal borsone ha tirato fuori una cartellina piena zeppa di fogli e
foglietti, alcuni strappati da chissà dove e altri
riattaccati con
lo scotch dopo essere stati trappati in mille pezzi.
Me li fa' osservare bene, certi disegni
sono dalle linee ben definite e studiate con meticolosità,
altri
sono dei semplici schizzi fatti al momento.
-Sono molto belli- ho commentando
sfogliando le varie opere. -Hai un vero e proprio talento-
E' arrossita leggermente stringendosi
nelle spalle. Quindi è questa la Beatrix che non tutti
conoscono, è
questo che lei cela sotto il mantello e dietro la lama di una spada
che porta il nome di Giustizia. In realtà, sotto la stoffa
scura e
macchiata di sangue, nasconde una ragazza normale, un po' timida che
disegna per esprimere le sue emozioni e a giudicare dai soggetti
rappresentati pare non siano tutte allegre e felici: mani
insanguinate che stringono con forza una rosa piena di spine, occhi
che piangono lacrime di sangue.
Ma uno in particolare mi attrae: una
donna, che giuro potrebbe essere Beatrix dieci anni più
vecchia, che
stringe a sè una bambina dai lunghi capelli, voltata di
spalle e
della quale non si può scorgere il volto. Tutt'intorno
è contornato
di macchie scure e rose appassite.
Ho riposto tutti i fogli nella cartella
lasciando fuori quest'ultimo. Ora che siamo soli forse può
rispondere a qualche mia domanda.
-E' mia madre- mi ha detto indicando la
donna e successivamente la bimba -Questa invece sono io, è
uno degli
ultimi fra i pochi ricordi che ho di lei.-
-Cosa le è successo?- Mi sistemo
meglio sul letto per poterla ascoltare più attentamente.
Sospira. -Dante...-
-Senti, posso comprendere che tu non
voglia rivivere certi momenti della tua infanzia che a quanto pare
non è stata molto allegra, ma io ho bisogno di capirti. Devo
capirti.- Detta così la frase suonava parecchio male,
perciò dopo
essermi schiarito la gola ho continuato: -... Da oggi noi vivremo
insieme, sotto lo stesso tetto. E credo che sia abbastanza importante
instaurare già da subito un rapporto di fiducia reciproca. E
davvero, mi sento un'idiota a fare certi discorsi perché
è
difficile anche per me fidarmi così facilmente delle persone
ma se
in questo momento io posso farlo con te, allora puoi farlo certamente
anche tu con me.-
Mi guarda quasi esasperata sistemandosi
sul letto a gambe incrociate.
Fa un profondo respiro e mi guarda con
i suoi occhi di ghiaccio fissi nei miei.
-I miei genitori sono stati uccisi
diaciassette anni fa' da dei demoni.- dice d'un tratto.
-Non ho molti ricordi di loro, so solo
che ho gli stessi occhi azzurri di mio padre e i capelli vermigli di
mia madre. Mi hanno detto che somiglio in modo impressionante alla
mia mamma ed è solo grazie a questo che riesco a
rappresentarla...-
-E sei diventata Devil Hunter per
vendicare i tuoi genitori?-
Fa' una risata cupa.-No, non sono così
sciocca da vivere la mia vita inseguendo demoni a destra e a manca
per un torto che ho subito. Il motivo è un'altro.-
-Quale?-
Un altro respiro profondo:-Uccido i
demoni sulla terra perché quelli nella mia testa non possono
morire.- la sua voce è ancora più tetra della
risata di poco fa' e
di nuovo nei suoi occhi intravedo un ricordo terribile. Un peso
gigantesco per una ragazza così giovane.
La guardo ad occhi sbarrati mentre si
fissa le mani strette in grembo.
-Cosa vuoi dire scusa?- Riesco a
boccheggiare.
-E' molto semplice. Si tratta di un mio
sogno ricorrente, un'incubo per la precisione. Dove rivivo
ripetutamente la scena dell'ultima volta che ho visto i miei
genitori: il lungo corridoio della mia vecchia casa imbrattato di
rosso, le ombre che mi avvolgevano e mi accompagnavano, il mare di
sangue dove li trovai, dei demoni nascosti nell'ombra che soddisfatti
osservavano il loro operato con i loro occhi maligni e assetati di
altro sangue e anime. Mi inseguono da quando sono bambina e non hanno
mai smesso di invadere i miei pensieri, non appena cala la notte, nel
preciso istante in cui mi abbandono al sonno tutti quei ricordi si
rifanno vivi così nitidamente da spaventarmi come la prima
volta.
Succede che in alcuni sogni sono più immagini in disordine
che si
susseguono velocemente, ma per la maggior parte delle volte tutto va
nell'ordine preciso in cui è successo: da quando percorro il
corridoio, a quando trovo la porta semi chiusa macchiata di impronte
rosse scarlatte ancora fresche, all'immagine dei miei genitori
accasciati al suolo e infine quando mi volto e dietro di me e trovo
con i denti digrignati e il viso contorto in una smorfia diabolica,
un demone che ancora non ha placato il suo appetito di anime. Non
ricordo come feci a salvarmi ma so solo che se avessi esitato un solo
secondo di più io... -
Bruscamente il racconto viene
interrotto da un singhiozzo e solo in quel momento mi accorgo che sta
piangendo. Troppo concentrato sulla sua terribile storia non ho fatto
caso alle lacrime che stanno scorrendo copiosamente sulle sue guance
e la mano tremante che tiene a coprirsi la bocca.
-Scusami...- dice sommessamente, la sua
voce è appena udibile alle mie orecchie e inizia ad
asciugarsi le
lacrime col dorso delle mani.
Un po' esitante le poggio una mano
sulla spalla nuda, lasciata scoperta dalla sottile bretella della
canottiera grigia sgualcita che indossa come pigiama. In una
settimana non mi sono mai accorto di quanto magra fosse, non ai
livelli di anoressia, però è senza dubbio
sorprendente che un
corpicino così possa combattere contro i demoni. Sussulta di
nuovo,
scossa dall'ultimo singhiozzo.
Una specie di senso di colpa mi
pervade, per averla praticamente costretta a raccontarmi la sua
triste storia e per averle fatto rivivere quei terribili momenti
della sua infanzia.
-Scusami tu invece, non avrei dovuto
insistere.-
Si è voltata con un sorrisetto
imbarazzato, nonostante le guance arrossate e gli occhi umidi.
-Lo hai detto tu che dobbiamo fidarci
l'uno dell'altro no?-.
Senza neanche accorgermene l'ombra di
un sorriso è affiorato sul mio viso.
-Beatrix-
-Lo hai detto tu che
dobbiamo fidarci l'uno dell'altro no?- gli ho rivolto una specie di
sorriso nonostante avessi ancora gli occhi inumiditi dalle lacrime e
le guance tutte rosse.
In un primo momento Dante è
rimasto interdetto ma poi ha ricambiato, i suoi occhi di ghiaccio si
sono come sciolti.
Senza pensarci una seconda
volta gli ho circondato le spalle in un'abbraccio un po' timido, che
lui ovviamente non si aspettava. Dopodiché mi sono alzata in
piedi e
ho fatto per andare in cucina ma lui mi ha fermato afferrandomi per
il polso.
-Ma quindi con chi hai
vissuto dopo la morte dei tuoi genitori?- mi chiede.
-Sono stata affidata a mia
zia. E ho vissuto con lei fino ai
diciassette anni, poi sono scappata di casa lasciandole solo un
biglietto dove le ho chiesto di non cercarmi da nessuna parte. Ha
accettato la cosa tranquillamente. Adesso le mando una lettera ogni
mese e lei risponde sempre. Anche se spesso mi manca una figura
familiare.-
-Quindi non l'hai più
rivista da quando sei scappata?-
-No, ho viaggiato tanto e
non ho mai avuto tempo. Però ora che sono in un posto fisso
posso
finalmente mettermi da parte qualche soldo per andare a trovarla.-
-Sembri seriamente disposta
a lavorare, mi piace questa cosa. Ho fatto bene ad accettarti come
socia.-
Ci sorridiamo entrambi. O
meglio, io faccio un sorriso ampio, un po' imbarazzato per avermi
chiamata "socia", mentre lui il solito mezzo sorrisetto che
lascia appena intravedere i denti bianchissimi.
Il mio stomaco,
all'improvviso, si è fatto sentire in modo prepotente e di
certo in
un momento poco opportuno. Sono scoppiata a ridere e sono uscita
dalla camera seguita da Dante.
Andiamo a mangiare qualcosa
in cucina. Non ci sediamo neanche a tavola, una cena veloce con dei
panini fatti al volo. E mentre io rimango poggiata sul mobile sotto
la credenza lui sta dall'altra parte della piccola stanza poggiato
sul muro accanto alla porta, entrambi mangiamo in silenzio.
-Tu invece che mi dici del
tuo passato? Di sicuro è più allegro del mio.-
Soffoca una mezza risata
-Non è molto interessante a dire la verità.-
-Menti Dante, ti si legge in
faccia che in realtà non hai voglia di parlarne. Ma non
posso essere
solo io a parlare del mio passato, no? Anche io voglio saperne di
più
su di te.-
Silenzio.
-Andiamo, hai vissuto quasi
il doppio di me. Di sicuro hai più da raccontare e dubito
che possa
essere poco interessante la tua vita, non è da tutti aprire
un'agenzia di sterminio demoni.-
Ha finito di mangiare,
spazza via dai suoi vestiti le briciole e fa per andarsene.
-Un'altra volta ok? Per oggi
ne ho abbastanza di storie tristi-
Sussulto leggermente,
evidentemente mi sono sbagliata a pensare che il suo passato potesse
essere meno deprimente del mio.
Lo seguo fuori dalla stanza
mentre penso a cambiare argomento.
-Ehm... Abbiamo qualche
altra commissione sull'agenda?-
Lui volta appena il viso per
scorgermi oltre la sua spalla.
-No, siamo liberi per i
prossimi giorni. Ti va di fare qualcosa? Se vuoi ti faccio fare un
breve tour della città, così potrai orientarti
meglio in futuro.-
-Per me va bene, ma prima
che te ne dimentichi devo ricordarti una cosa...-
Si volta con sguardo
interrogativo. -Cosa mi starei dimenticando?-
-...I soldi per il lavoro di
oggi!-
Un accenno di risata trapela
dalle sue labbra. -Tranquilla li ho già ritirati. La tua
parte è
sulla scrivania in camera tua.
-Perfetto! Allora domani ne
approfitto per comprare qualche vestito nuovo.-
La sua risata si trasforma
in uno sguardo quasi implorante. -Oh Dio, no...-
-Tranquillo non ci metterò
tanto, comprerò lo stretto necessario.-
Il suo viso si rilassa
leggermente rimanendo però, ancora un po' preoccupato.
Subito dopo quella breve
conversazione ci congediamo e andiamo ognuno nella propria stanza.
Mi butto a peso morto sul
mio letto. Ed una strana sensazione mi pervade al pensiero che questo
adesso è il mio letto, che questa
è le mia stanza e
che da oggi vivrò qui, in questa casa insieme ad un uomo
albino col
nome di un poeta del milleduecento e con il quale collaboro in
un'agenzia di Devil Hunter
Mi metto a sedere e rimango
per un po' così, con i miei pensieri che vagano.
Non ho idea di come abbia
fatto ma alla fine mi sono ritrovata a chiedermi se il muro che
divide le nostre stanze è abbastanza sottile per poterci
parlare
attraverso.
Spinta dalla curiosità, do'
un paio di colpi sul muro adiacente alla stanza di Dante.
-Che c'è?- Grugnisce lui
dall'altra parte.
-Che figata!-
Un'altro grugnito. -Davvero
ti emozioni per delle pareti sottili?-
-No. Però pensa che figata,
possiamo parlare tranquillamente senza che uno invada la privacy
dell'altro.-
-Non so quanto ti convenga
ciò. Non credo ti farebbe piacere essere al corrente di ogni
volta
che porto una donna nel mio letto.-
Arrossisco violentemente al
pensiero di Dante a letto con la prima che capita, per fortuna che
non mi può vedere.
-Per fortuna ho il sonno
pesante.-
-Ecco brava, ora a nanna
ragazzina.-
Gli rivolgo una linguaccia
molto poco cortese mettendomi sotto le coperte.
-Buonanotte Dante...-
In risposta ho ottenuto solo
il suo russare.
L'angolo
di Lilith!
Eeeeee[...]eee
ce l'abbiamo fatta anche con questo chapter!! Hallelujah! Avevo paura
che non sarei mai riuscita a finirlo... Più che altro
perché ad un
certo punto mi sono ritrovata con un serio blocco e non sono riuscita
a scrivere niente! Ma grazie al cielo mi son sbloccata e ho terminato
anche questo.
Ditemi
che non vi ho fatto deprimere... n-non era mia intenzione d-davvero!!
*va nell'angolo *
Cooomunque
spero davvero che vi sia piaciuto, recensite in tanti e alla
prossima!
Baci,
Lilith.
P.s.:
No... stavolta niente disegno u.u
|
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Capitolo 7 *** Midnight nightmare ***
Con
la fronte imperlata di sudore e le
mani tremanti mi sono ritrovata a sedere sul letto.
Il respiro affannato. Credo di aver
urlato quando mi sono svegliata all'improvviso, nel bel mezzo della
notte.
Mi sono girata verso sinistra per
scendere dal letto, ma quando ho incontrato il muro mi sono ricordata
che questa non è più la stanza del motel, ma
quella della Devil May
Cry.
Rigiratami verso destra ho poggiato i
piedi sul pavimento ghiacciato. Mi passo una mano sulla fronte per
asciugarmi parte del sudore e poi ho preso a massaggiarmi le tempie
per fermare il giramento di testa dovuto al brusco risveglio.
Anche le gambe tremano e infatti, non
appena provo ad alzarmi rovino di ginocchia in avanti.
-Ahia- Mugugno. Mi metto seduta per
terra, in attesa che termini il giramento di testa.
Sento bussare alla porta -Ehi stai
bene? Posso entrare?-
-Ehm... sì, entra pure.- La porta
cigola appena e Dante mi guarda poggiato allo stipite, è un
po'
assonnato eppure lo sguardo si trasforma in preoccupato non appena mi
vedi per terra.
-Cos'è successo? Adesso non mi dirai
che sei anche sonnambula.- si avvicina a me e mi aiuta ad alzarmi e
dato che le gambe non vogliono collaborare, sono costretta a reggermi
a lui.
Non mi ero mai accorta di quanto alto
fosse e di quanto caldo e accogliente potesse essere il petto di un
uomo. Col viso arrivo giusto lì e la mano, poggiata
involontariamente proprio sopra il suo cuore, sente un battito,
leggermente accelerato. Cos'è, ti emoziona avermi
così vicina?
Andiamo lo so che non sei il tipo. O forse ti sei spaventato nel
vedermi per terra in quello stato pietoso. E' più probabile
questa
della prima, di sicuro.
-Allora?- incalzi mentre mi prendi in
braccio notando il tremolio delle mie gambe che mi impedisce di
camminare.
Nel momento in cui mi sollevi faccio un
piccolo versetto leggermente acuto, causato dalla sorpresa dovuta al
tuo gesto.
In ogni caso cerco di rispondergli
senza fargli notare il mio enorme imbarazzo.
-Ehm... no, non sono sonnambula. Ho
solo avuto uno spiacevole risveglio e il mio corpo ha deciso di fare
come gli pare per un po', nulla di grave.-
Mi ha poggiato sul letto e poi si è
portato all'altezza del mio viso piegandosi sulle ginocchia.
-Sei sicura di star bene? Hai la fronte
e il collo sudati e il viso è un po' arrossato.- poi con un
gesto
velocissimo mi ha afferrato una mano -Sono gelate. Non è che
hai la
febbre?-
D'istinto mi sono ritratta da quel
contatto inaspettato. -No, sto benissimo, non ti devi preoccupare e
poi le mie mani sono sempre gelate.- e poi ho le guance rosse
perché
non mi aspettavo di essere presa in braccio da te, caro il mio Dante.
-Eppure dal fisico si potrebbe dire che
sei una che si ammala spesso.- continua posandomi il palmo sulla
fronte. Mi scosto di nuovo dal suo tocco e lo guardo accigliata. Ok
che è preoccupato per la mia salute, ma così
è un po' eccessivo.
-Senti infermiera, sto benone. Ma di
sicuro potrei sentirmi meglio se mi portassi un bicchiere d'acqua.-
Ho detto con tono secco.
-Bene, allora visto che stai bene
vattelo a prendere da sola il tuo bicchiere d'acqua- si è
alzato e
si è diretto verso la porta, con un'aria piuttosto
contrariata.
In quel momento però sono stata io ad
afferrargli una mano, l'ho stretta fra le mie e con lo sguardo l'ho
pregato di non andarsene.
Gli incubi rendono tutti deboli, anche
persone che sembrano apparentemente forti. Ma nessuno è
veramente
forte, o almeno non lo è da solo. E in questo momento stare
da sola
non mi aiuta, voglio qualcuno vicino a me. Voglio Dante vicino a me.
-Aspetta.- Ho mormorato – Rimani
qui-.
Lui si è voltato e poi si è seduto
sul letto. -Ti ho sentita urlare. Hai avuto quell'incubo che mi hai
raccontato?- con la mano libera dalla mia stretta mi ha scostato
alcune ciocche dal viso, scoprendomi l'occhio sinistro, perennemente
coperto dalla frangetta rossa.
Il mio sguardo si è incupito e tende
verso il basso.
-Sì.- Ho risposto sommessamente.
Dante ti prego non guardarmi così, non
guardarmi come se fossi una bimba da consolare. Già provo
abbastanza
pena per me stessa, ma se tu mi guardi in quel modo con quei tuoi
occhi di ghiaccio peggiori solo la situazione. Fammi sentire meglio,
di' qualcosa, sdrammatizza. Voglio solo dimenticare per un minuto di
essere me stessa, solo per un minuto.
I nostri occhi si incontrano, ghiaccio
nel ghiaccio. E allora non posso farci più niente. Mi sento
così
piccola davanti a te.
Piccola,
indifesa e debole.
Quandomani non sono stata debole? Lo
sono sempre, anche quando maneggio la mia spada e le mie pistole con
fierezza. Quelle sono solo un mezzo per non permettere di essere
ferita fisicamente. Ma come posso difendere il mio cuore e la mia
mente? Non certo con delle armi.
Questa è in realtà Beatrix, una
ragazza debole. Niente di più e niente di meno.
Poggio la testa sulla sua spalla,
mentre mi rigiro tra le dita la sua mano, studiandola e
accarezzandone il dorso.
-Credi di riuscire a riaddormentarti?-
mi chiede dandomi un buffetto sulla guancia.
-Forse.- mormoro e in quel momento mi
sono stretta più vicina a lui. - Ma non ti garantisco che
riuscirò
a dormire più di un paio d'ore...- Diciamo anche che non
dormirò
affatto, è raro che riesca a riaddormentarmi una volta
sveglia, ma
non posso mica farlo rimanere nella mia stanza tutta la notte.
-Allora posso anche rimanere un po',
almeno finché non ti sarai addormentata.- E detto questo,
con
estrema delicatezza (aggiungerei anche insolita per un tipo come lui)
mi ha sistemato sulle sue gambe, neanche fossi veramente una bambina.
-Sai... E' alquanto imbarazzante questa
situazione, ho ventiquattro anni e non cinque. Posso addormentarmi
anche senza essere cullata.- dico arrossendo violentemente. Eppure
lui non accenna a lasciarmi. Ma nonostante mi stia lamentando non
posso nascondere che è proprio una bella sensazione, credo
di non
provare una cosa del genere da tanto, troppo tempo.
-Sei veramente leggera sai? Ti offendi
se ti chiedo quanto pesi?-
-A quindici anni ero anoressica, adesso
arrivo a stento ai cinquanta chili...- Confesso in un sussurro.
-C'è anche da dire che non sei un po'
bassina. Se non fosse per i tuoi capelli rosso semaforo sarebbe molto
facile perderti in una folla... Sei un piccolo semaforo rosso- E mi
da un'altro buffetto in testa.
Mi allontano leggermente per vederlo
meglio in viso -Sei sicuro di non essere tu quello che ha bisogno di
dormire? Stai delirando.- Ha sorriso, ma non ha contestato come suo
solito. E io ho posato di nuovo la testa sulla sua spalla. Stavolta
però, col naso a sfiorare l'incavo del collo e
così mi sono
ritrovata, nel giro di pochi secondi, estasiata dal suo profumo. Se
c'è una cosa che ho sempre amato sono i profumi,
specialmente degli
uomini. Il dopobarba, l'acqua di colonia e tutte quelle altre essenze
mi hanno sempre mandato letteralmente fuori di testa.
Niente di meglio di un buon profumo per
farmi rilassare e già ho un'aria più assonnata,
tanto che pure
Dante, convinto che mi sarei addormentata da un momento all'altro, mi
ha poggiata sul letto con la stessa delicatezza con cui prima mi
aveva sistemata in braccio a lui. Io comunque non ho lasciato la sua
mano e alla fine, dopo averla rimirata più e più
volte ho lasciato
che le nostre dita s'intrecciassero e poi mi sono raggomitolata su un
lato in attesa che mi addormentassi, sempre con la sua mano stretta
nella mia.
Con le palpebre che già si stanno
facendo pesanti ho sussurrato un -Grazie- e mi sono addormentata poco
dopo. O meglio sono entrata in uno stato di dormiveglia che comunque
mi ha aiutato a riposarmi per poter affrontare la giornata successiva
con la giusta dose di energia.
Non so quanto vera potesse essere
l'ultima cosa che ricordo di quella notte, ma credo d aver sentito
qualcosa di morbido e leggermente umido posarsi sulla mia fronte poco
prima che Dante uscisse dalla mia stanza. Che mi avesse dato un
bacio?
La risposta alla mia domanda è
arrivata non appena mi sono svegliata questa mattina.
Nel tentativo di stropicciarmi gli
occhi, col dorso della mano sono andata a sfiorare un pezzo di stoffa
situato sulla mia fronte.
Dante prima di andarsene si è
preoccupato di mantenermi la fronte fresca, nel caso in cui avessi
davvero la febbre.
Leggermente inumidito con dell'acqua
fresca, ormai diventata tiepida col passare delle ore.
In effetti ora sto molto meglio di
stanotte, forse avevo sul serio qualche linea di febbre, ma ormai ha
poca importanza. Mi sono tirata giù dal letto e dopo una
veloce
rassettata e una doccia rigenerante sono entrata nello studio,
vestita con un paio di shorts chiari e una maglia bianca con le
maniche a tre quarti, un po' strappata ai bordi ma ancora troppo
nuova da esser buttata via. E' comunque normale che durante alcuni
combattimenti dei vestiti vengano danneggiati (non c'è jeans
nel mio
borsone che non abbia le ginocchia strappate).
Ho trovato Dante seduto sul divano con
una tazza in mano che, molto gentilmente gli ho strappato via per
poter dare un sorso dello squisito caffè che vi è
dentro. Quel
locale non è certo un cinque stelle, ma la macchinetta del
caffè
che ha in cucina è un miracolo sceso in terra!
-Buongiorno!- ho detto restituendogli
la tazza con un'aria stranamente ilare, molto diversa da quella di
questa notte, quasi totalmente dovuta al fatto che mi ero appena
risvegliata da un'incubo.
Oppure potrebbe essere causato dal mio
solito cambio repentino di umore, sarà che sono cancro con
ascendente gemelli e che quindi posso cambiare totalmente stato
d'animo da un momento all'altro quasi senza rendermene conto,
fattostà che ora che sono più allegra del solito
ne voglio
approfittare per contagiare (o almeno tentare di farlo) anche il mio
coinquilino.
Ed è così che gli ho proposto, dopo
vari attimi di silenzio dove lui non ha accennato a rispondere al mio
saluto ma mi ha semplicemente fissata, come se stesse anche lui
aspettando che gli proponessi qualcosa:
-Usciamo?-
In quel momento, ha posato la rivista
che teneva nell'altra mano e si è alzato in piedi.
-Prima dobbiamo aspettare una persona,
non ci vorrà molto... dovrebbe essere qui a momenti.
Dopodiché
potremo uscire.- E mi ha oltrepassato andandosi a sedere alla
scrivania dove ha preso in mano un'altro giornale che ha iniziato a
leggere distrattamente. -Piuttosto, come ti senti?-
-Bene, sto molto meglio adesso e grazie
per questa notte...- ho risposto.
-Dovere mio.-
Mentre aspetto la visita di Dante,
decido di disegnare un po'. Vado a prendere ciò che mi serve
dalla
mia stanza e mi riposiziono sul divano e lascio che la matita scorra
sul foglio, disegnando linee, onde e tratti delicati ma decisi.
Osservo il mio soggetto con attenzione, cercando di ricopiarne i
contorni alla perfezione.
Tanto sono presa dalla mia opera che,
quando sento bussare alla porta sussulto leggermente. E nel frattempo
che Dante va ad aprire, io ripongo tutte le mie cose e le riporto in
camera, avrei terminato il disegno una volta tornata a casa.
Rientrata nello studio ho trovato Dante
intento a parlare con una donna, bellissima aggiungerei. Ha dei
lunghi capelli biondi, la pelle candida e degli occhi magnetici da
gatta. Questa sembra essere molto in confidenza con Dante data la
vicinanza dei loro corpi e la disinvoltura con cui si muove per lo
studio.
Mentre parla, il suo sguardo si sposta
su di me e subito si interrompe.
Mi squadra da testa a piedi con una
certa aria di sufficienza, o almeno così mi è
parso:- E' questa la
ragazzina di cui mi hai parlato?- ha detto ritornando a guardare
Dante.
Sentendomi tirata in causa, li ho
raggiunti al centro dello studio lei mi ha osservato ad ogni passo
fatto verso di loro.
-Piacere, mi chiamo Trish- e mi ha
allungato la mano che ho stretto timidamente.
-Sono Beatrix, il piacere è mio.- mi
ha sorriso, stendendo le sue labbra di ciliegia. Mi chiedo quanti
uomini abbia imbambolato quel suo sorriso così seducente.
-Io sono un' amica di Dante, mi ha
detto che tu sei la sua nuova collega, spero vi troverete bene
insieme.- Il termine "amica" non mi ha convinto molto, in
parte per il tono con cui la detto e in parte perché ho
notato come
si comportano l'uno con l'altro, è ovvio che i due sono o
sono stati
intimi.
Ho ricambiato il suo sorriso e mentre
continuano a parlare, mi allontano di qualche passo fingendo di
gironzolare per la stanza ma comunque prestando attenzione alla loro
conversazione. Nulla di particolare, semplicemente ha voluto riferire
a Dante che fuori città stanno aumentando sempre
più le apparizioni
di demoni, molto spesso parecchio pericolosi. Probabilmente avevano
parlato precedentemente della faccenda.
-Capisco, ma comunque da quel che si
dice, il fenomeno si estende solo a questa regione. Giusto Beatrix?-
-Sì Dante, mi sono accorta
dell'aumento di loro solo quando sono entrata in questa zona. Ho
girato parecchio e non mi sembra di aver notato la stessa cosa da
altre parti.-
Trish, che per tutto il tempo non ha
fatto altro che tenermi d'occhio in ogni movimento, se n'è
andata
poco dopo, dicendo che avrebbe presto aggiornato Dante sulla
situazione.
Non so perché ma non appena Dante ha
chiuso la porta alle spalle della donna ho tirato un sospiro di
sollievo.
-Sono tutte così le tue conoscenti? No
perché vorrei prepararmi in caso di altre visite.-
-Non ti preoccupare. Trish è un demone
è normale che faccia quest'effetto-
Alla parola "demone" gli
occhi hanno rischiato di uscirmi dalle orbite per la sorpresa e Dante
non ha potuto fare a meno di notarlo e non è riuscito a
trattenere
una risata.
-Sbaglio o volevi uscire?- ha detto
poi, iniziando a prendere il cappotto di pelle.
Ho annuito e sono andata a mettermi gli
anfibi e una felpa leggera grigia.
-Andiamo- ho detto una volta pronta.
L'ho afferrato per un braccio e l'ho trascinato fuori, impaziente di
visitare la città.
L'angolo di
Lilith!
Ciao a tutti ^^
dai stavolta non vi ho fatto aspettare molto, sono stata brava!
All'inizio era venuto un po' cortino però poi sono riuscita
ad
aggiungere qualche cosina qua e là.
Come potete
vedere il rapporto tra Dan e Bea si sta facendo poco a poco
più
intenso, ma tenete a freno la vostra indole da fangirl
perché non
vorrei fare le cose troppo in fretta, quindi procederò con
calma :)
Spero vi sia
piaciuto comunque e ringrazio tutti quelli che mi recensiscono e che
seguono tutti i miei capitoli, è davvero importante per me.
Bene ora mi
eclisso,
Peace.
|
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Capitolo 8 *** What th- ?! ***
Siamo
tornati a casa nel pomeriggio, io
che trasporto un paio di buste ed entrambi con lo stomaco pieno. Per
pranzo ci siamo fermati in un ristorante in centro città, ha
offerto
tutto Dante, non mi ha fatto sborsare neanche un centesimo, dicendo
col suo solito tono che non ammette repliche: "Hai speso
abbastanza per oggi, i soldi che avanzano mettiteli da parte per
altre eventualità".
Una buona parte del denaro guadagnato è
andato in vestiti nuovi e avendone portati pochi nel mio bagaglio
alcuni in più sarebbero necessari, anche perché
ormai mi sono
stabilita in un posto fisso, finalmente.
Sono andata subito a sistemare la mia
roba nell'armadio in camera, mettendo tutto in ordine. Più
tardi
credo mi riproverò alcune cose, ho cercato di spendere meno
tempo
possibile nei negozi per non far annoiare Dante, per le taglie delle
maglie sono andata molto a occhio quindi sarebbe bene controllare.
Una volta finito di mettere a posto la
roba mi sono messa seduta sul letto, pensando alla Trish che ho
conosciuto stamattina.
Di sicuro ha avuto a che fare con Dante
in passato, e non mi riferisco solo al fatto che probabilmente sono
stati colleghi di caccie di demoni.
In quel momento, quando uno strano
pensiero attraversa la mia mente, ho sentito una strana sensazione
allo stomaco e d'improvviso il volto mi si è tinto di rosso.
Beatrix cosa vai pensando? Piuttoso
sbrigati a tornare nello studio!
Scuoto forte il capo e torno di là con
il blocco da disegno. Per fortuna ho trovato il mio soggetto allo
stesso posto di prima, così ricomincio il mio lavoro.
All'improvviso Dante, intento a leggere
una delle sue riviste, rompe il silenzio creatosi con una domanda che
mi lascia alquanto sorpresa.
-Allora, cosa ne pensi di Trish?-
La punta della matita si è spezzata
contro il foglio, ho imprecato nella mia testa e ho alzato il viso
incontrando i suoi occhi di ghiaccio che mi stanno squadrando, quasi
come se si aspettasse già la risposta.
-Perché me lo chiedi?- rispondo
temperando la matita.
Se devo essere sincera, Trish non mi va
molto a genio, così come credo di non andare a genio a lei.
Il fatto che è un demone non c'entra
niente, è solo che non mi è piaciuto il modo in
cui mi ha guardata
da subito.
Nascondendo un mezzo sorriso fa
spallucce.-Curiosità- comunque non ha smesso di fissarmi,
anzi
sembra che stia cercando di leggermi nel pensiero guardandomi dritto
negli occhi. E dato che non posso reggere il suo sguardo ritorno al
mio disegno.
-Sai- ha continuato – Ora che mi ci
fai pensare i vostri nomi hanno la stessa origine.-
-Come?- a quel punto ho drizzato di
nuovo le orecchie scrutandolo attraverso i ciuffi di capelli che mi
ricadono davanti.
-"Trish" deriva da "Beatrish"
che guardacaso è una versione alternativa di "Beatrix" ed
entrambi sono la traduzione del nome "Beatrice"- Ha fatto
una breve pausa per notare una qualche reazione da parte di me, che
invece non ho lasciato trapelare niente. -La trovo una cosa curiosa-
un'altra alzata di spalle, per poi tornare alla rivista.
Non so perché ma improvvisamente non
ho più voglia di disegnare, chiudo di scatto il blocco da
disegni e
lo lascio sul tavolino davanti a me. Mi avvio verso la mia camera,
d'un tratto sono nervosa.
La cosa che mi preoccupa è che non
capisco neanche io perché.
Mi fermo quando passo di fianco alla
scrivania, c'è una cosa che devo chiedere a Dante e fremo
dalla
curiosità più di quanto voglia dare a vedere.
-Dante, ti offendi se ti chiedo che
tipo di legame c'è, tra te e Trish?- di nuovo non lo guardo,
semplicemente mi limito a fissare il pavimento vicino a lui.
Credo abbia sussultato alla mia
domanda, chiude il giornale e si alza in piedi poggiandosi alla
scrivania. -Più che offendermi non vedo perché
possa interessarti.-
dice atono e, nonostante le parole usate, non sembra essere seccato.
Sorrido lievemente -Curiosità...-
Anche lui contagiato dal mio sorriso,
tende leggermente le labbra lasciando intravedere i denti bianchi.
Sospirò prima di cominciare a parlare.
- Trish è mia amica da un po' ormai, però
c'è stato un periodo in
cui... eravamo un po' più amici – ha lasciato
intendere calzando
sulla parola "amici" – Perché me lo chiedi?- dice,
stavolta è lui a copiare me.
-Non so, in fondo l'ho vista muoversi
con molta disinvoltura...-
-Anche tu lo fai, eppure stai qui da
poco più di una settimana...- mi interrompe. In effetti
è vero quel
che dice.
-E poi ho notato la vicinanza dei
vostri corpi. Forse è solo una mia impressione
perché ho vissuto
con poche persone attorno, però in genere vedere due persone
stare
così vicini fa pensare che siano intimi o comunque hanno un
legame
molto forte che li unisce.-
Neanche mi sono accorta del suo
movimento, tanto da sussultare quando me lo ritrovo davanti. Tanto
vicino da poter sentire i bottoni della sua camicia premere contro il
mio corpo ogni volta che inspira.
-Per vicini intendi, così vicini?-
il suo viso dista solo pochi centimetri dal mio, la punta del suo
naso a sfiorarmi la fronte. Le sue mani sono sospese nell'aria vicino
ai miei fianchi. E i nostri occhi si incontrano. I miei sono
spalancati dalla sorpresa i suoi invece sono seri, la fronte
aggrottata, come se un pensiero stesse vagando per la sua mente e si
stesse sforzando per cacciarlo via.
Occhi negli occhi.
Ghiaccio nel ghiaccio.
La mia bocca semi
aperta e nessun suono che ne fuoriesce. Anche le sue labbra si
schiudono e sento il suo respiro sfiorarmi la lingua.
E continua a
guardarmi, dovrei dire qualcosa suppongo. Il punto è che non
riesco
a parlare. Come si fa a parlare? Non ricordo più niente. Non
sono
più sicura di niente.
L'unica cosa di cui
sono certa è che gli occhi azzurri dell'uomo di fronte a me
mi
stanno intrappolando, impedendomi di poter fare qualsiasi cosa. Cerco
di concentrarmi su altro, sulle ciocche di fili perlacei che ricadono
sul suo viso, ma niente. La mia attenzione ritorna sempre alle sue
iridi azzurrine, contornate di un blu intenso e con qualche sfumatura
tendente al grigio.
Possono gli occhi
provocare tutto questo in una persona?
-Secondo
me sei
gelosa...- dice all'improvviso.
E in un secondo
tutta l'atmosfera creatasi, quel non so cosa che fa molto film
romantico da quattro soldi. Quel momento squallido in cui i due si
guardano come se esistesse solo l'altro. È finita. Andata in
frantumi. In mille pezzi, come un vetro colpito da un proiettile.
- C-come? - sbatto
più volte le palpebre riprendendomi da quella specie di
stato di
trance. Inizio a sentire caldo.
Ride.
Perché? Perché
ride? Cosa diavolo sta succedendo?
Si allontana di
qualche passo e mi volge le spalle.
-Non sei l'unica
che sa osservare, sai?-
Solo ora realizzo
cosa sta accadendo... Dante mi crede gelosa di Trish?!
- C-Che cosa?! Come
ti salta in mente!- sbotto, forse con una voce troppo acuta.
Ride ancora e io
sento sempre più caldo. Mi sfioro la guancia col dorso della
mano e
percepisco il calore della mia pelle.
Sono arrossita.
Sono imbarazzata.
Sono una stupida.
Mi ha fatto
semplicemente uno scherzo, io mi sono lasciata imbambolare da un paio
di occhi e ora lui se la sta ridendo.
Ma quello che più
mi fa rabbia è che lui mi crede gelosa di una donna che lui
si è
portato a letto.
Perché diavolo
dovrei esserlo?! Non stiamo mica insieme io e lui!
Si rigira di nuovo
verso di me, non sta più ridendo ma il sorriso non l'ha
comunque
abbandonato.
-Che c'è? Stavo
scherzando Bea...- ha detto allungando la mano verso di me. Mi
dà un
buffetto in testa e mi scompiglia la frangia. Mi oltrepassa e va a
sedersi sul divano.
-Comunque, non ti
ho ancora risposto.- assumo un tono di voce più calmo, ma
non riesco
a voltarmi per guardarlo. -E spero che tu non ci rimanga male se ti
dico che Trish non mi piace affatto.-
-Se il motivo è
valido, non vedo perché dovrei...-
Faccio un respiro
profondo per calmarmi, il sangue comincia a defluire dalle guance
dandomi il mio solito colorito pallido.
-Non mi piacciono
le persone che mi squadrano da testa a piedi e che si sentono una
spanna sopra a tutto e tutti. Dante, io non permetto a nessuno di
guardarmi dall'alto in basso, non più...- al termine della
frase
vado verso l'attaccapanni e afferro la felpa.
-Mi faccio un giro-
Dante
improvvisamente allarmato si alza in piedi. -Ma dove vuoi andare? A
breve pioverà.-
Non lo ascolto
neanche. Indosso la felpa alzando il cappuccio ed esco di fuori,
imbattendomi nell'aria fresca. Prima che Dante possa dire altro,
chiudo la porta alle mie spalle.
Inizio a correre e
mi fermo solo dopo aver girato l'angolo, ritrovandomi così
sulla
strada principale.
Dò un'occhiata al
cielo. Dei grandi nuvoloni plumbei si stanno concentrando su tutta la
città e la temperatura si sta abbassando. Alzo la zip della
felpa,
le mani in tasca e a grandi falcate inizio a camminare, non so dove
sto andando. Ho bisogno solo di scaricare un po' di nervosismo.
-Dante-
-Ma dove
vuoi andare? A breve pioverà.- mi sono alzato in piedi, ma
lei non
mi ha ascoltato. Ha indossato la felpa ed è uscita sbattendo
la
porta.
Sono
crollato di nuovo a sedere sul divano, massaggiandomi le tempie.
Ragazzine... tutte uguali.
Quando
alzo lo sguardo, mi trovo davanti il blocco da disegno di Bea. Ora
che ci penso, stava disegnando qualcosa stamattina, prima che
arrivasse Trish e lo stava facendo anche fino a qualche momento fa.
Colto
dal desiderio di sbirciare prendo in mano il blocco e inizio a
sfogliare finché non arrivo all'ultimo disegno che non
è ancora
terminato, ma anche così sembra un'opera d'arte.
Sorrido.
Ah, piccola Beatrix... stai attenta, non sai in cosa potresti
cacciarti.
Suona il
telefono.
Vado
verso la scrivania e alzo la cornetta in fretta. Potrebbe essere
un'altro cliente.
-Devil
May Cry, chi parla?-
-Dante
sono io, Morrison.-
-Ah ciao
Morrison...-
-Sto per
venire in studio, volevo sapere se c'eri. Ho un nuovo lavoro per voi
due.-
Bene,
nuovo lavoro, altri soldi. -Ok, ti aspetto.-
-Sarò
lì tra poco-
-Ehi
Morrison, aspetta un secondo!- Quasi mi dimentico che quella stupida
è in giro per la città.
-Dimmi
tutto-
-Prima
di venire in studio, fai un giro nei dintorni e se trovi Beatrix ti
do' l'obbligo di prenderla e ripostarla qui, con la forza se
necessario.-
-Che
c'è, non riesci a tenere a freno neanche una ragazzina di
poco più
di vent'anni?- L'ho sentito ridere dall'altro capo del telefono.
Chiudo
la chiamata. Tu e le tue battutacce Morrison.
Nonè
che sono preoccupato per Beatrix, è solo che se si prende
un'accidenti sotto quella pioggi mi toccherà occuparmi della
Devilm
May Cry e allo stesso tempo occuparmi di una malata.
-Beatrix-
Dante
aveva ragione, infatti. Pochi minuti dopo l'inizio della mia
passeggiata ha iniziato a piovere, non forte, ma è comunque
abbastanza fastidiosa e fredda.
Continuo
a camminare con la testa bassa, per evitare che le gocce mi finiscano
in viso.
Sento un
clacson suonare insistente.
Mi volto
e vedo una macchina che mi segue, guardo bene dentro i finestrini
appannati.
E'
Morrison!
-Ehi
Bea!- Apre la portella della macchina ed esce fuori con un'ombrello,
una volta raggiunta lo apre per ripararmi dalla pioggia che si sta
facendo più insistente.
-Dante
mi ha detto che ti trovavi nei paraggi- e ti pareva... -Ma con questa
pioggia si è preoccupato per te, aveva paura che ti
ammalassi-
Mi
accompagna in macchina e mi fa sedere nel sedile del passeggero, dove
mi rannicchio e inizio a strofinarmi le gambe. Fa freddo e io indosso
dei miseri shorts.
-Scaldati
un po'... - Dice accendendo l'aria condizionata calda – E'
strano
che la temperatura si sia abbassata così all'improvviso-
-Già...-
ho mormorato.
Morrison
è ripartito subito dopo per riportarmi alla Devil May Cry.
Spero
che Dante non si sia arrabbiato, o saranno guai.
L'angolo
di Lilith!
Sciao
belli! Lo so che mi odiate perché ho aggiornato dopo secoli,
ma
essendo arrivata l'estate mi sono voluta riposare un pochino... Sono
stata anche in vacanza e ho avuto pochissimo tempo per scrivere. Ma
andiamo al capitolo...
Si
inizia ad intuire qualche cosa o sbaglio? Ho paura di fare le cose
troppo in fretta, però questo capitolo mi piace tanto
com'è venuto,
mi sarebbe dispiaciuto mettere una situazione del genere più
avanti.
Ricordatevi
di recensire, voglio sapere cosa ne pensate e mi scuso per eventuali
errori :3
Immagino
anche che avrete notato una ripetizione di quel pezzo "Ghiaccio
nel ghiaccio", volevo subito mettere le mani avanti perché
oltre a piacermi molto questa espressione, credo proprio che si
rivelerà importante più avanti ;)
E
questo è tutto :D
Sayonara
people!
|
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Capitolo 9 *** Another mission ***
Siamo
entrati nello studio leggermente
bagnati, dai miei capelli penzolano alcune gocce di pioggia.
Morrison è andato subito verso la
scrivania, oltrepassando un Dante alquanto contrariato seduto sul
divano. Ha tirato fuori un foglio zuppo d'acqua dalla tasca
dell'impermeabile e lo ha poggiato sulla scrivania.
Io sono rimasta vicino all'entrata con
lo sguardo verso il basso, nel tentativo di evitare quello di Dante
che se solo potesse mi avrebbe già disintegrato.
-Non lo rifare mai più. Mi hai fatto
preoccupare- ha detto con il suo tono grave. E' davvero arrabbiato.
-Ho ventiquattro anni, posso andare a
farmi un giro in città quando mi pare e piace, se ne ho
voglia.-
-Non mi interessa, se ti succede
qualcosa ne sono responsabile io!- alzi leggermente la voce. Credi di
sembrare più autoritario così?
-Ripeto, ho ventiquattro anni, sono io
l'unica responsabile di me stessa. E poi cosa vuoi che mi succeda? Ti
sei dimenticato che caccio demoni e che maneggio pistole e spade come
fossero clavette? Smettila di fare così Dante, ti prego. Ti
comporti
come un bambino.-
-Piantatela voi due! Vorrei parlarvi di
una cosa seria se non vi dispiace!- sbotta Morrison d'un tratto.
Dante sbuffa pesantemente mentre io
raggiungo Morrison alla scrivania.
Il foglio portato da lui sembra essere
un volantino.
Un volantino di un night club.
-L'ho già visto questo posto- Ho
indicato il nome del luogo scritto in cima al foglio e subito loro si
sono voltati verso di me con sguardi sorpresi.
-Quando sono arrivata in città l'ho
incrociato più volte. Non è molto lontano dal
motel dove stavo
prima.- Sentita la spiegazione, Morrison si è rilassato, l'
altro
invece è rimasto con la fronte aggrottata, probabilmente
sovrappensiero.
-Ecco, stanno accadendo delle cose
strane lì: molti uomini scomparsi e che sono stati visti per
l'ultima volta mentre entravano lì dentro. Vorrei che per
ora
andaste solo a controllare, fate dei sopraluoghi e ditemi cosa
succede là dentro. Dopodiché si vedrà
il da farsi.-
-Molto bene.- Dante si alza in piedi
con uno scatto, con poche falcate arriva alla scrivania e afferra il
volantino.
Mi volto appena in tempo per vedere che
sta andando a mettersi il cappotto di pelle e sistemarsi la rebellion
sulla spalla. -Non si sa mai- .
Lo raggiungo per indossare il mantello
ma lui mi ferma strappandomelo via dalle mani.
-Ah-ha tu resti qui.- mi dice con un
tono che non ammette repliche.
-Come scusa? E perché mai?- rimango a
guardarlo mentre ripone il mio mantello sull'attaccapanni.
-Innanzitutto perché sei uscita da
sola facendomi preoccupare. E poi perché è solo
un sopraluogo e non
è necessario che ci andiamo entrambi.- Mi oltrepassa per
andare alla
scrivania e scambiarsi le ultime parole con Morrison, ma non riesco a
sentirli perché parlano a bassa voce. Lo vedo controllare le
pistole
e lascia delle banconote sulla scrivania. -Se hai fame ordina una
pizza.-
-Se è solo un sopraluogo, allora
perché ci vai armato?- Mi posiziono davanti alla porta, con
le mani
sui fianchi. Non mi piace questa situazione, non ho intenzione di
rimanermene qui con le mani in mano.
Mi raggiunge e si para davanti a me,
sovrastandomi -Per precauzione, non succederà nulla.
Fidati.- la sua
voce, bassa e roca incalza su quell'ultima parola. Fa per aggirarmi,
ma mi sposto insieme a lui -No Dante, te lo scordi, vengo anche io.-
Lo guardo fisso negli occhi, cieca di rabbia.
-Ehm, ragazzi io vi lascio allora...-
Dice Morrison sistemandosi il cappello in testa e dirigendosi verso
la porta -Fammi sapere- mormora a Dante passandogli vicino. Lui si
volta appena e annuisce, lo segue con lo sguardo finché non
si è
chiuso la porta alle spalle. Poi torna a guardarmi.
-Senti, non fare la bambina. E' una
discussione che non ha senso. Io vado a controllare e poi, in caso si
riveli necessario, andremo insieme a sistemare la situazione. Fine.-
-Dante qui quello che sta facendo il
bambino sei tu, stai facendo tante storie solo perché sono
uscita da
sola e con un po' di pioggia.-
-Beatrix, vado da solo. Fine della
storia, se non torno prima di mezzanotte raggiungimi là.-
E sei uscito dallo studio.
Non una parola esce dalla mia bocca,
solo un ringhio di irritazione, qualche imprecazione indefinita.
Afferro la prima cosa ch mi capita davanti, la stecca poggiata sul
tavolo da biliardo, e la lancio contro la porta da dove se
n'è
andato poco prima quel pezzo d'idiota.
Mettere il muso perché sono uscita
senza permesso, alla faccia dei quarant'anni Dante!
Il rumore della stecca che si spezza
miseramente in due rimbomba nella stanza e mi costringe a tapparmi le
orecchie.
Mi siedo sul bracciolo del divano nel
tentativo di calmarmi, ma è inutile. Inizio a vagare per la
stanza
con passo nervoso.
Mi guardo intorno e mi fermo rendendomi
conto di quanto la stanza risulti grande senza di lui che ci
gironzola senza motivo apparente, sia che stia seduto alla scrivania
mentre parla a quel vecchio telefono, con la sua voce bassa che
risuona e si può sentire dalla cucina, sia che stia
semplicemente a
crogiolare sul divano con una rivista aperta su una pagina a caso,
poggiata sulla faccia.
Vado in bagno, è meglio che mi faccia
una doccia calda, prima spacchi qualcos'altro.
-Dante-
-Aveva ragione ad essere
arrabbiata, a volte ti comporti come se avessi meno della sua di
età.-
Sospiro esasperato:-Non ti
ci mettere anche tu Lady, ho i miei motivi se sono voluto venire qui
da solo. E poi si può sapere perché sei qua?-
Mentre mi dirigevo qui l'ho
vista nel vicolo all'angolo del locale, intenta a tenere sott'occhio
la porta. Ma ovviamente essendo un night club è ancora
presto e
quindi nessuno è ancora entrato o uscito.
Quando le sono andato in
contro lei mi ha subito chiesto perché non ci fosse Bea con
me,
quindi le ho dovuto spiegare tutto.
-Ehi, io mi informo su cosa
succede in questa città, è ovvio che io stia qui.
Comunque riguardo
alla storia di Beatrix, faresti bene a chiederle scusa non appena ci
raggiungerà.-
-Lady, per l'ultima volta.
Non. Ti. Impicciare.- L'ho trafitta con lo sguardo.
-Ok,ok.- Si è messa seduta
per terra davanti a me.
-...Che stai facendo?-
Fa spallucce:-Aspetto. Il
locale aprirà almeno fra un paio d'ore. Manca ancora un po'
prima
che si possa notare qualche movimento là dentro.-
-Vuoi dire che non c'è
nessuno?-
Annuisce.
-Credo che andrò a dare
un'occhiata.-
Mi sono messo a gironzolare
lì intorno per un po', guardando attraverso le finestre, per
capire
se ci fosse qualcuno dentro. Ed in effetti qualcuno c'è. O
forse
sarebbe meglio dire qualcosa.
Sono demoni.
Sono tanti.
Ed anche apparentemente
forti.
Sulle labbra mi sorge un
mezzo sorriso.
Non c'è nessun modo di
entrare subito. Dovò aspettare l'orario d'apertura, ma in
effetti
non mi dispiace molto.
Torno nel vicolo e trovo
Lady esattamente dove l'ho lasciata.
-Vado a prendere Beatrix, ci
vediamo fra poco.-
Anche lei sorride e l'occhio
azzurro le si illumina come poche volte succede.
-Aspetta Dante...-
-Beatrix-
Esco dalla doccia calda
riluttante. Il getto bollente è riuscito a calmarmi, tanto
che sono
rimasta molto più del dovuto sotto il doccino, lasciando che
l'acqua
scorresse sui capelli, il viso, il collo e la schiena come un dolce
massaggio rilassante.
Mi asciugo i capelli in
fretta, prima che possa prendermi un colpo.
Vado in camera e ancora
avvolta dall'asciugamano mi stendo sul letto. Con un braccio a
penzoloni e l'altra mano a tamburellare nervosamente sulla pancia.
Da quando sto qui, non che
sia molto tempo alla fin fine, non sono mai rimasta sola. È
una
strana sensazione starsene qui, senza Dante che potrebbe sbucare da
dietro un angolo all'improvviso.
Chiudo gli occhi per qualche
secondo, ma quando li riapro sento le mie palpebre appesantite. Mi
addormento in pochissimi secondi.
Mi sveglio di soprassalto
quando sento il bussare insistente alla porta dello studio.
Realizzo qualche istante
dopo. È tornato Dante.
Corro alla porta, la apro
con forza.
-Se al posto mio ci fosse
stato lui, sarebbe stato di gran lunga più interessante.-
dice
indicando me, semplicemente vestita di un'asciugamano bianco.
Davanti a me, con dietro la
sua moto ancora col motore acceso, c'è Lady.
-E... Dante?-
-E' rimasto laggiù. Adesso
tu ti cambi, ed in fretta visto che lì hanno aperto da un
pezzo
ormai, e andiamo là.-
Mi ha trascinato in camera
dove mi sono cambiata velocemente, indossando gli stessi vestiti
messi quella mattina.
Siamo montate in sella e nel
giro di una manciata di minuti siamo arrivate. Abbiamo trovato Dante poggiato con le
spalle al muro di un vicolo, quando ci vede arrivare ci raggiunge e
mi aiuta a scendere dalla moto.
Lo guardo dritto negli occhi
e gli mollo uno schiaffo.
Non ho potuto ignorare la
risata di Lady alle mie spalle.
-Ma che diavolo...?!- si
lamenta Dante massaggiandosi la guancia, lievemente arrossata.
-Non fiatare- Lo fulmino con
lo sguardo.
-Te lo sei meritato- Dice
Lady -Bea vieni con me, tu Dante puoi iniziare ad entrare-
Sento una specie di grugnito
fuoriuscire dalle labbra serrate di Dante.
-Dai andiamo- Lady mi
afferra per un braccio e mi porta con sè, non so
perché ma la cosa
non mi convince molto.
L'angolo
di Lilith,
Buon
Natale, Merry Christmas, Joyeux Noel, Feliz Navidad e Meri Kurisumasu
a tutti!
Ancora
una volta mi sono fatta desiderare, MA! Stavolta ho una
giustificazione giustificabile (?) Ho iniziato una nuova long e mi
sto dedicando molto a qualche One Shot e Flashfic, visto che mi
occupano poco tempo (Seh, magari) e preferisco finire prima quelle e
magari farvi aspettare un pochino di più per le long e dato
che voi
siete così amorevoli e gentili mi perdonate vero? -faccina
cucciola-
Btw,
immagino abbiate capito tutti cosa stia per succedere (zozzoni) nel
prossimo capitolo accadranno moooolte cose (zozzoni x2) quindi non
abbandonatemi e continuate a seguirmi -faccina cucciola x2-
Che
dire, al prossimo capitolo people, aspetto le vostre recensioni **
Hasta
la Vista! -sparisce-
|
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Capitolo 10 *** Sexy night, sexy devils. ***
-Lady,
davvero? Non credo di essere la
persona più adatta per fare una cosa del genere...- Mi
lamento
mentre indosso i vestiti (se così possono essere chiamati)
che Lady
ha trovato frugando nel camerino.
-Non hai nulla di cui preoccuparti, tu
imita i miei movimenti ed andrà tutto bene. E poi non ci
occuperà
molto tempo, entreremo in azione entro un'oretta se non vado errato.-
Quel nome rimbomba nella mia mente e un
brivido di rabbia si dirada lungo la schieda e le braccia.
-Hai detto... Trish?-
-Sì, l'ho chiamata io poco fa. Non si
sa mai, è sempre meglio essere di più in
situazioni del genere.-
-... Hai ragione-
Finisco di sistemare il top pieno di
strass e lustrini, sembro più una palla da discoteca che una
cameriera. Tra l'altro lascia scoperte molte più parti del
mio corpo
di quanto sia lecito.
Davanti a me compaiono un paio di
scarpe, Lady le tiene sospese davanti ai miei occhi. Per quanto
innocue possano sembrare un paio di scarpe, per me sembrano molto
più
pericolose di tutta la mole di demoni presente in quel locale.
-Muoviti ad indossarle, poi ci penso io
ai nastri.- disse Lady. Quando nota però che io non sono
assolutamente intenzionata a metterle, usa la sua forza. Mi spinge
contro una sedia mettendomi a sedere e me le infila contro la mia
volontà, intrecciando nei nastri neri intorno alle mie
caviglie e
legandoli saldamente.
-Come pensi che io possa combattere dei
demoni se non riesco neanche a reggermi in piedi?-
-Non cominciare. Ora andiamo di là.-
Mi tende la mano e mi aiuta ad alzarmi. Effettivamente non sono
così
alti, ma non sono neanche molto comodi.
Usciamo dal camerino e ci ritroviamo
dietro ad un bancone. Ancora mi è sconosciuto come Lady sia
riuscita
a farci infiltrare come cameriere in un night club dove tutti i
dipendenti sono demoni.
Lady prima di me afferra un vassoio ed
inizia ad aggirarsi per il locale del tutto disinvolta: si avvicina a
dei clienti, un gruppo di uomini di mezz'età ancora in
giacca e
cravatta, probabilmente appena usciti dall'ufficio, ci parla, gli
lancia sguardi seducenti. E loro, non del tutto sobri per la maggior
parte, accolgono le sue avances, proponendole di bere qualcosa con
loro e facendo risate roche tipiche di chi ha alzato il gomito. Ho
notato anche che qualcuno ha provato ad allungare le mani e lei,
molto tranquillamente ha lasciato fare.
Devo trovare Dante, non potrei
sopportare che uno sconosciuto mi tocchi in quel modo, meglio
trovarsi una compagnia di cui fidarsi.
Al mio fianco compare un tizio in
grembiule, il barista si suppone.
-E muoviti! I clienti vogliono essere
intrattenuti prima che inizi lo spettacolo, se non trovi nessun
tavolo libero vai nel privé.- Mi dice, in modo abbastanza
seccato
anche.
Frettolosamente inizio a girare per il
locale, nella speranza di trovare Dante. Alcuni clienti hanno anche
tentato di avvicinarmi ma io li ho del tutto ignorati. Niente
sconosciuti ubriachi.
Nel frattempo cerco disperatamente di
farmi vedere da Lady, forse lei sa dove si trova Dante e può
dirmi
dov'è, ma purtroppo per me (e molto probabilmente, purtroppo
anche
per lei) è occupata ad intrattenere quel gruppo di porci.
Il tizio di prima ricompare vicino a
me.
-Trovato nessuno?-
-N-no...- rispondo continuando a
guardarmi intorno.
-Allora vieni con me.- Mi afferra per
un braccio e mi trascina via. Si ferma solo quando arriviamo davanti
all'entrata di una stanza, una semplice tendina di perline, da cui
proviene della musica soft molto... stimolante. Mi girò
verso di lui
e mi parlò molto chiaramente, a pochi centimetri dal viso.
-Mi raccomando, fallo bere. Fallo bere
tanto, finché non vedi che si regge a stento in piedi.
Tienilo
impegnato fino a che non sta per iniziare lo spettacolo delle
ballerine e poi portalo a sedere ad un tavolo, il tuo lavoro termina
in quell'esatto momento.- Mi accorgo del ringhio che gli sale in gola
mentre mi parla, con i denti digrignati e gli occhi ridotti a due
fessure maligne.
Mi spinge via ed io entro di corsa
nella stanza pregando qualche ignota divinità che dentro non
ci sia
un pappone obeso col bastone e i denti d'oro.
-Avevo espressamente richiesto una
bionda, ma credo di potermi accontentare...-
Al solo sentire della sua voce ogni
muscolo del mio corpo si è istantaneamente rilassato.
Seduto su un divanetto, in un punto non
visibile dall'esterno, c'è Dante, intento a bere da un
calice del
vino rosso.
-Dante, meno male che sei tu!- mi siedo
affianco a lui -Ti stavo cercando di là ma non ti trovavo.-
Gli scappa un mezzo sorriso, ma lo
nasconde bevendo un sorso di vino. -Vedo che la rabbia di prima
è
sparita. Sei esile ma picchi bene, non che tu mi abbia fatto male,
però mi ha sorpreso la tua veemenza.- E prende un altro
sorso.
-Ti ricordo che con queste braccia ci
prendo a cazzotti i demoni. Sarò esile ma comunque sollevo
una spada
che è più alta di me. Comunque...- mi avvicino di
più a lui,
abbassando il tono di voce. -Abbiamo un piano, o qualcosa del
genere?-
-Sì, all'incirca.- anche lui più
serio inizia a spiegarmi, mentre con dei piccoli movimenti circolari
smuove il poco vino rimasto nel calice. -Fra un po' dovrebbe iniziare
uno spettacolo, nulla di che, solo dell'innocente pole dance eseguita
su quel palco da delle ballerine.- Con un gesto mi indica fuori dalla
porta, una piccola parte di palco che si può intravedere.
-Quando
sarà iniziato, tutti i clienti saranno già
ubriachi marci, dunque
la maggior parte di loro non si accorgerà di tutto che
accadrà
durante il "gran finale".-
-E questo gran finale immagino
comprenda i demoni...-
-Esattamente. Ogni singolo dipendente
che vedi qui è un demone dalle forme umanoidi, questi appena
finito
lo spettacolo si accingeranno a divorare senza pietà ogni
singolo
uomo qui presente.-
Trattengo il senso di nausea che mi
sale nel petto. -E le armi dove sono?-
-Qui dentro.- Con una nocca bussa sulla
custodia di una chitarra, poggiata di fianco a lui. -Delle tue ho
portato le tre pistole. Trish penserà alla tua spada, non
preoccuparti.-
Sentiamo le perline della tenda
spostarsi. E' Lady che entra con una bottiglia di vetro in mano ed un
vassoio con due bicchieri e del ghiaccio dentro. Il solo colore del
liquido all'interno della bottiglia non mi incoraggia, un marrone
chiaro, quasi ambrato. Del Bourbon probabilmente.
-Trish è appena arrivata, si sta
cambiando, farà parte anche lei dello "spettacolo".- dice
poggiando tutto nel tavolino di fronte a noi. -Ah ragazzi fate
attenzione, che qua di fuori c'è del personale che vi tiene
d'occhio. Basta un errore e salta la copertura.- Ci dice con un filo
di voce. Annuiamo e lei se ne va.
-Se ci tengono d'occhio significa che
non sono stata molto convincente come cameriera, in effetti non sono
mai stata una brava attrice...- sussurro, sdrammatizzando, ma con un
sorriso nervoso.
-Ssh.- dice lui -Che se ci scoprono
davvero è colpa tua- Con molta naturalezza mi prende per i
fianchi e
mi fa sedere sulle sue gambe. -Non ti preoccupare, non ho cattive
intenzioni, ma almeno recitiamola bene la parte.-
Arrossisco vistosamente, infondo sapevo
che sarebbe dovuto succedere qualcosa del genere.
-Non me ne approfitterò, lo prometto-
e mi fa l'occhiolino, rendendo il mio rossore ancora più
evidente.
Mi avvicina a sè, facendomi poggiare sul suo petto. Non
saprei come
descrivere questa situazione, non è come se mi sentissi a
disagio,
però non posso neanche dire di essere del tutto tranquilla.
Eppure
solo stanotte eravamo nella stessa posizione di adesso, a parte
l'imbarazzo però, stanotte non mi sono sentita
così strana, forse
perché troppo stanca, forse perché adesso la
situazione è
leggermente diversa. Stanotte ero in una tuta sgualcita e vecchia,
adesso sono in abiti succinti e luccicanti e con ai piedi dei tacchi
a spillo da capogiro.
-Ti è passata la furia di poco fa a
quanto pare-
-Non esserne così sicuro, potrei
rifilarti un altro ceffone quando meno te lo aspetti- gli ho
risposto, senza poter fare a meno di ridere. -E comunque non pensare
mai più di fare una cosa del genere. Mi hai lasciato
completamente
da sola per delle ore...-
-Ti sei addormentata...-
-Non c'entra niente- Mi sono
raddrizzata per poterlo guardare in viso, entrambi con uno sguardo
più serio. -Dante, io non sono tua figlia, né la
tua sorella
minore. Sono una tua collega, dunque se c'è un lavoro da
svolgere,
innoquo o pericoloso che sia, lo si fa insieme. Prima di
addormentarmi in camera mia ho passato quasi un'ora sotto la doccia
ed il resto del tempo gironzolando nello studio aspettando che tu
ritornassi. Quando ho sentito bussare alla porta mi sono fiondata
lì
pensando che fossi finalmente tornato e speravo non fosse successo
niente.-
-Soffri di ansia da separazione?-
-No, fammi finire... Dante devi capire,
che una settimana, per una persona che ha passato anni della sua vita
da sola, sono abbastanza da farla abituare di nuovo ad avere gente
intorno. Lasciandomi da sola mi hai fatto rivivere in poche ore la
sensazione asfissiante di rimanere soli. Mi capisci?-
Aggrotta la fronte -Non lo so. Forse
sì.-
-Bene.- E più tranquilla mi sono
adagiata di nuovo sul suo petto caldo -Dunque d'ora in poi non esiste
più "Non vieni perché mi hai fatto arrabbiare".
Ho
passato da tempo la fase ribelle dell'adolescenza e non ho
più
bisogno di questi trattamenti, fortunatamente. Intesi?- Alzo la testa
per poter incontrare il suo sguardo, non è serio come prima,
ma è
comunque teso. Forse anche lui si sente leggermente in imbarazzo in
questa situazione?
Gli rivolgo un sorriso sincero, ed
anche lui increspa le labbra in un mezzo tentativo di sorridere.
-Dai mettiti qua- mi sposta a sedere di
fianco a lui -Vuoi un po' di Bourbon?- mi chiede prendendo la
bottiglia ed un bicchiere.
-No grazie, non ne vado matta. E
comunque...- Gli rubo il liquore dalle mani, per poi versarlo nel
bicchiere che sta reggendo. -Sono io la cameriera del night club,
sono io a far ubriacare te e non il contrario.- Gli strizzo l'occhio.
Gli verso un po' del liquore e lo riappoggio sul tavolo.
Sento che sta cambiando la musica
nell'altra parte del locare e le luci si sono fatte più
soffuse.
-Sta iniziando lo show...- mi alzo in
piedi -Dai andiamo.- Lo prendo per un braccio e lo porto di
là.
Ci sediamo ad un tavolo, io sulle sue
gambe.
-Qui la gente ci guarda- mi dice
all'orecchio, facendomi venire la pelle d'oca sul collo -Forse
dovremmo iniziare a...- inizia a far scorrere la sua mano contro la
mia schiena. Eppure a giudicare dal suo sguardo non sembra del tutto
convinto. Dante titubante con una donna? Ma cosa diavolo...
All'improvviso Lady appare di fianco a
noi.
-Aspetta ad allungare i tentacoli,
sottospecie di polipo.- dice prendendomi per un braccio. -Tu devi
venire con me, c'è stato un leggero cambio di programma.-
-Che cosa...- non ho fatto in tempo a
finire di parlare che lei mi ha già trascinato via.
Mi ha riportata nel camerino di prima.
Si è voltata verso di me e con un gesto netto, ha dato uno
strappo
al davanti del top da me indossato, spargendo il pavimento di strass
e lasciando alla vista il mio reggiseno.
-Mh. Speravo fosse di pizzo, ma a
balconcino potrà andare comunque- dice squadrando il resto
della
roba che indosso.
-Lady, che succede?-
-Succede che dovremo far parte anche
noi dello spettacolo.- Ci mettiamo in disparte per non farci sentire
dalle ballerine. -Trish rimarrà sul palco, così
lei penserà a far
fuori quelli che staranno in quella parte di locale mentre noi con
Dante penseremo al resto.-
Improvvisamente colta dal panico la
fermo subito. Spettacolo? E cosa dovrei fare?! No tanto per sapere...
-Scusami Lady ma che vuol dire che faremo parte dello spettacolo?
Vuoi dire che dovremo...-
-Dovremo occuparci dei clienti ai
tavoli, sai no... qualche mossa, ti strusci un po', metti in mostra
le gambe. Cose piuttosto innocenti, nulla di cui preoccuparsi.-
-Abbiamo una visione diversa del
concetto "innocente" devo fare la puttana?!-
-Siamo sotto copertura in un night
club, cosa pensavi avremmo fatto?-
Il volto mi si tinge prima di rosso per
l'imbarazzo e poi impallidisco dal panico. -Lady io non ho mai fatto
una cosa del genere, per di più dovrei farlo con uno
sconosciuto, di
mezz'età ed ubriaco!-
-Fidati è meglio così, tu non
preoccuparti, fai come faccio io. Faremo in modo di attaccare prima
che le cose vadano per le lunghe.-
Con molta poca convinzione ma con una
grossa spinta di Lady sono tornata nella sala. La musica si
è
alzata, qualche ballerina è già salita sul palco
ed ha iniziato ad
esibirsi e chissà com'è, dalla prima occhiata,
l'unica parola a
rimbombarmi nella testa è stata "troia". Eppure mi son
dovuta anche rassegnare al fatto che per una sera dovrò
essere
"troia" anche io.
-Più è ubriaco, meglio è.
Sarà meno
reattivo ai tuoi movimenti e dunque, meno imbarazzante per te.- mi ha
sussurrato all'orecchio Lady prima di allontanarsi.
Una volta armata di tutta la mia
sensualità nascosta, sono andata alla ricerca di un cliente
che non
fosse già occupato con qualche altra cameriera.
Con sommo stupore (ed anche una morsa
allo stomaco inspiegabile) ho notato Dante darsi da fare con una
bionda, molto probabilmente tinta, che se non avesse indossato nessun
indumento, non avrebbe fatto alcuna differenza.
Uno strattone e mi sono ritrovata
seduta sulle gambe di un tipo, che, senza tante cerimonie, ha
iniziato a insinuare le sue mani in ogni parte scoperta (o quasi) del
mio corpo. Decisamente una sensazione orribile. Vorrei tanto stargli
lontana il più possibile dal viso dato che il suo puzzo di
alchool
misto a sigarette e probabilmente vomito, mi sta letteralmente
stuprando le narici. Comunque, faccio buon viso ad un cattivissimo
gioco e provo ad atteggiarmi. Riesco a scorgere Lady in un'angolo
intenta a strusciarsi con molta nonchalance addosso ad un tipo che a
quanto pare sembra gradire.
Cerco di imitarla. Allargo una gamba,
così da ritrovarmi di fronte a lui, questi, quasi
incosciente di ciò
che accade, abbozza un sorriso. Prendendolo come un segno positivo
inizio a muovermi su di lui, strusciandomi contro il suo corpo e
nella speranza che al tizio non vengano strane idee.
Speranze andate perse quando questo qua
perde completamente il controllo delle sue facoltà mentali
ed inizia
a palpeggiarmi abbondantemente e ad infilare le mani in posti poco
consoni. All'imbarazzo inoltre si unisce il disgusto dato che le mani
sudaticce del tipo aumentano la sgradevolezza, facendomi assumere un'
espressione simile a quella di chi sta per avere un conato di vomito.
-Ehi amico, credo che sia il caso che
tu ti dia da fare con un'altra. A quanto pare lei non gradisce.-
Le sue mani sudaticce si sono sfilate
all'istante dai miei shorts ed io mi sono alzata subito in piedi
così
da potermi allontanare insieme a Dante che, per fortuna, è
venuto a
salvarmi dalle grinfie di quella sottospecie di essere umano.
L'essere comunque non ha avuto tempo di lamentarsi perché a
sostituirmi è subito arrivata la bionda che pochi attimi
prima stava
proprio insieme a Dante.
Si abbandona sulla poltrona ed io mi
sistemo su di lui, puntando le ginocchia ai lati e sedendomi sulle
sue gambe, rivolta verso di lui. Poggiandomi sui braccioli mi faccio
in avanti verso di lui, mi avvicino al suo viso fino ad arrivare ad
un centimetro dal suo orecchio. Ovviamente adesso dobbiamo portare
avanti la messa in scena per un po' dunque, siamo entrambi costretti
a fingere un po'.
-Grazie per avermi salvato da quello
là, la faccenda si stava facendo piuttosto scomoda...-
sussurro,
facendomi scappare una risatina.
Delicatamente, con le mani inizia ad
accarezzarmi le cosce. -Di nulla, avevo notato quel che stava
succedendo e mi sono sentito in dovere di venire a salvarti.- Anche
lui ride e piano piano, sfiorandomi solo con i polpastrelli inizia a
salire, infilandosi sotto il top e massaggiandomi la pancia con
movimenti lenti e leggeri. Come se avesse paura di toccarmi.
Allontana leggermente la testa e da'
un'occhio al mio petto, lì dove lo strappo lascia alla vista
il mio
reggiseno a balconcino nero.
-Posso sapere cos'è successo? Spero
non sia stato quello di prima...- aggrotta la fronte, decisamente
contrariato.
-No tranquillo è stata Lady, se fosse
stato lui non sarebbe ancora in grado di reggersi in piedi. Lo avrei
personalmente riempito di bastonate.-
Continuiamo il nostro lavoro finché la
musica non si arresta e le luci si spengono di colpo.
Tutti nella sala trattengono il fiato.
Riesco a vedere Dante solo perché ho
il suo viso vicinissimo al mio, ci scambiamo uno sguardo d'intesa ed
ancora prima che possa accendersi la luce d'emergenza nel locale,
abbiamo già impugnato le nostre armi.
Dall'altra parte della stanza c'è Lady
con in mano quel mega bazooka che dio solo sa dove può
averlo
nascosto e Trish sul palco, che molto suadentemente ha già
atterrato
una dozzina di demoni intorno a lei con le scariche elettriche che
escono dalle sue mani. Con orrore noto che intorno a noi tutti i
clienti presenti nel locale sono già morti, o sono comunque
moribondi. L'odore del sangue satura l'aria.
Dante emette una risata a dir poco
malvagia e molto divertita.
-Let's begin.-
In un solo centesimo di secondo si è
scatenato il caos.
Le ballerine e le cameriere che poco
prima ballavano sul palco o si aggiravano per la sala in modo molto
sexy si sono trasformate in mostri simili ad arpie, con enormi fauci
e più file di denti affilati come lame. Gli occhi malefici
ed
iniettati di sangue.
Lo stridio assordante delle loro grida
riempie la stanza perforandoci le orecchie.
-Cristo! Se urlano ancora divento
pazza.- urla a sua volta Lady tappandosi le orecchie.
-Allora diamoci una mossa a zittirle!-
le rispondo.
E la lotta è iniziata sul serio.
Presi da soli questi diavoli sono
piuttosto deboli, è possibile ucciderli con pochi colpi,
anche con
un solo fendente di spada se solo sapessi dov'è finista la
Justice.
-Trish!- salgo sul palco e le do' una
mano a far fuori i rimanenti là sopra.
-La tua spada sta sotto il bancone,
dentro una custodia.-
-Grazie.- Con il suo aiuto e quello
delle mie pistole mi faccio strada tra la mandria di arpie che si
accalcano per attaccare, sono tante e questo rende la faccenda
seccante. Parecchio.
Tranne per Dante, che pare si stia
divertendo parecchio.
Per un istante, che è potuto rivelarsi
fatale mi sono fermata a guardarlo mentre affronta tutti quei mostri
in una volta. Lui si gira verso di me e con un colpo centra nella
croce degli occhi un demone che mi stava per attaccare alle spalle.
-Non ti distrarre, muoviti a prendere
la spada!- Mi urla per poi ritornare al suo lavoro.
Sparo al barista, anche lui
trasformatosi, e scavalco il bancone mettendomi alla ricerca della
custodia dentro la quale vi è la mia spada.
Una volta trovata sono tornata alla
lotta. Con pochi fendenti riesco a far fuori più di una
decina di
demoni. All'inizio non sono sembrate così tante. Alcune
dovevano
essersi nascoste.
Sento un ringhio alle mie spalle e mi
giro appena in tempo per tranciare in due la creatura che mi esplode
in un mare di cenere e polvere in faccia.
-Merda!- Gran parte mi è finita negli
occhi e non riesco a vedere più nulla, mi inginocchio a
terra per
proteggermi da eventuali attacchi e con le mani mi sfrego
energicamente sugli occhi per pulirli dalla polvere.
-Beatrix!- Dante accorre da me, per
coprirmi nel frattempo che mi riprendo.
Poco dopo, con gli occhi rossi e
lacrimanti mi rialzo in piedi.
-Arpie del cazzo.- mormoro digrignando
i denti.
-Tutto a posto?- Mi chiede Dante. Siamo
schiena contro schiena, ci copriamo le spalle a vicenda.
-Non ti preoccupare, ci vedo.-
nonostante la vista leggermente offuscata riesco ad affidarmi al
resto dei sensi per captare i movimenti dei demoni intorno a me.
Vedo Trish spostarsi più a lato, la
osservo mentre si guarda intorno e poi guarda in alto.
Quando sposto lo sguardo nello stesso
punto in cui è diretto il suo mi viene un'idea.
-Lady! Spostati più a lato della sala,
dobbiamo spingere i rimanenti al centro!-
Dante, capisce ed insieme a me inizia a
tirare fendenti verso di loro, ma senza colpirli.
L'ultima manciata di mostri inizia ad
indietreggiare, li facciamo arrivare fino al punto giusto.
-Al mio segnale, spostatevi all'istante
e riparatevi!- Mi sposto più indietro e prendo Cain dal
fodero.
Prendo la mira accuratamente: bersaglio. La base che tiene appeso al
soffitto il lampadario di cristallo.
-ORA!- Quando mi accerto che si siano
ognuno in un posto dove non possono essere colpiti dalle schegge
sparo e mi riparo anche io dietro una colonna.
In seguito allo schianto ed il rumore
di centinaia di vetri infranti si è udito ancora per un po'
lo
stridio delle loro urla, fino a cessare del tutto, lasciando nella
stanza un silenzio tombale.
Usciamo dai nostri ripari.
-Cliché fin troppo scontato, ma è
stata comunque una buona idea. Non vedevo l'ora di farle smettere di
strillare, mi fischiano ancora le orecchie!- dice Dante.
Lady ancora si guarda intorno con
occhio vigile -Non ne è rimasto nessuno, sicuri?-
-No, non credo...- rinfodero spada e
pistola. -Li abbiamo fatti fuori tutti- Mi abbandono su una sedia.
-Forse è meglio che vada a cambiarmi.- armeggio con in
nastri delle
scarpe per riuscire a togliermi quei trampoli e facendo attenzione a
non calpestare nulla che mi possa ferire i piedi, mi dirigo verso il
camerino.
-Dante-
Nel frattempo che Beatrix si
cambia, esco di fuori con le altre due ragazze. Trish mi ha salutato
in fretta ed è andata verso la sua moto, è
montata in sella e l'ha
accesa attendendo che anche Lady la raggiungesse.
Quest'ultima mi ha
oltrepassato senza guardarmi, ma io l'ho fermata per un braccio,
facendola voltare verso di me.
-Ti serve qualcosa?- Mi ha
chiesto, inclinando la testa da un lato.
-Quando sono uscito dal
privé non ho visto nessuno.-
Per un solo momento,
l'angolo della sua bocca si è alzato, mostrando un mezzo
sorriso.
-Tu Dante ti guardi molto
intorno, ma non vedi ciò che è vicino a te. Ho
visto come ti guarda
Bea, ho visto come la guardi tu. Vi conoscete da poco, eppure
c'è
qualcosa in voi, che probabilmente tu non vorrai ammettere, ma
c'è.
Non potrai ignorarlo. Non per molto almeno.-
E se ne è andata.
Mi poggio al muro del
locale.
Lady, perché sei sempre
così acuta?
-Beatrix-
Lady e Trish sono
schizzate via, ognuna in sella alla propria moto, lasciando solo le
tracce delle sgommate sull'asfalto e l'odore della gomma bruciata
nell'aria.
Quando sono uscita,
una volta ri-indossati i miei abiti ho trovato Dante ad aspettarmi
poggiato al muro.
-Non ti metti gli
anfibi?- mi chiede indicando i miei piedi nudi e gli stivali neri che
porto in mano.
-No, mi fanno troppo
male i piedi, non sono abituata a portare i tacchi.-
Sospira e si volge
verso la direzione della Devil May Cry stiracchiandosi.
-Andiamo dai, è
tardi. Immagino tu sia stanca.- dice, probabilmente notando il grosso
sbadiglio fatto quando sono uscita.
-Ok- ed ho iniziato
a camminare verso casa, calpestando la strada ghiacciata e
leggermente umida, una sensazione piacevole e rilassante.
Dante cammina al mio
fianco.
E' come se entrambi
volessimo tenere le distanze l'uno dall'altro. Non siamo né
troppo
vicini da far capire che siamo insieme, né troppo lontani da
far
pensare il contrario. Ed è curiosa come cosa dato che non
c'è
nessun'altro intorno a noi.
Camminiamo per un
po' immersi nel silenzio della notte fonda, alzo lo sguardo al cielo
e non vedo neanche una stella.
-E' così triste...-
-Cosa?-
-Le stelle. Non si
riescono a vedere neanche in periferia da queste parti.-
Anche lui alza lo
sguardo.-Credo che siano le nuvole a coprirle, pioverà a
breve.-
Infatti nel giro di
pochi minuti ha iniziato a venir giù acqua a secchiate ed in
lontanaza, col terrore negli occhi ho visto dei lampi. Mi sono
infilata all'istante gli anfibi, in barba al dolore lancinante dei
piedi ed ho iniziato a correre verso casa, con Dante a seguito.
Siamo arrivati
completamente zuppi, da testa a piedi.
-Togliti la felpa e
le scarpe e lasciale qui ad asciugare, non ho intenzione di passare
la mattinata a pulire le chiazze d'acqua sul marmo.- Anche lui si
è
sfilato il cappotto e lo ha poggiato sull'appendiabiti, che ha poi
spostato vicino al termosifone. Lì ho poggiato gli stivali,
trovando
con mia sorpresa dell'acqua anche lì dentro, gli ho passato
la felpa
e sono rimasta ferma davanti alla porta, con le braccia strette al
petto nel tentativo di farmi un po' di calore.
-L'avessi saputo,
non mi sarei fatta la doccia.- ho bofonchiato, ma Dante, dando poca
importanza alla mia affermazione, ha indicato la stecca da biliardo
per terra spezzata a metà.
-Che mi sono perso
mentre ero fuori?- Non sembra arrabbiato, sembra solo curioso o
quantomeno perplesso. Non è poi così facile
riuscire a spezzare una
stecca da biliardo.
Nel momento in cui
ho aperto bocca per giustificarmi, un fragoroso tuono ha riempito
l'aria.
Con un grido sono
corsa in camera.
-Beatrix!- Dante mi
ha raggiunto ridendo -Dimmi che non è vero. Hai davvero
paura dei
temporali?- ha continuato a ridere aggrappandosi allo stipite della
porta.
-Beh, è strano?-
L'ho guardato storto -Esci, devo cambiarmi.-
E se ne è andato
continuando a ridere sotto i baffi.
Neanche sotto le
coperte sono riuscita a trovare pace.
Ho passato almeno
un'ora a rigirarmi nel letto, rabbrividendo ad ogni tuono. E dalla
finestra nella parete di fianco riesco a vedere la luce dei lampi
infrangersi nel cielo.
Ad ogni ruggito del
cielo ha seguito un mio lamento indefinito, molto simile ad un
mugugnio.
-Beatrix..?- mi ha
chiamato Dante dall'altra stanza. -Tutto a posto?-
-Secondo te?-
Mormoro seccata.
Il silenzio è
calato per qualche momento.
-Dai, vieni qua.-
-Che... che cosa?-
-Hai sentito su,
vieni qui, almeno stai più tranquilla.-
-O-ok...- Mi alzo
lentamente dal letto. Le gambe mi tremano leggermente. Non sono
sicura di aver capito bene cosa intendesse.
Mi ha chiesto di
dormire con lui.
Apro la porta della
sua camera. E' seduto sul letto, con parte delle coperte spostate.
Siamo tornati alle
situazioni imbarazzanti?
Mi siedo accanto a
lui, visibilmente a disagio e rossa in viso.
-Sdraiati, so che il
letto è un po' piccolo, ma almeno so che sei più
tranquilla qui con
me, che di là da sola...-
Dante in realtà non
è cambiato nulla, anzi. Forse sono più nervosa
adesso di prima.
Mi sdraio,
volgendogli le spalle e lui mi copre con le coperte. Sono calde.
Piene del suo profumo. E' una strana sensazione, da farmi venire la
pelle d'oca. Ma niente mi ha fatto effetto quanto il suo braccio che
mi circonda e mi stringe a sé.
-Adesso rilassati.-
La fai facile tu.
Ogni volta che ho
sussultato a causa dei tuoni, lui mi ha stretto un po' di
più,
carezzandomi la guancia col pollice ed ogni tanto sussurrando un
"Sssh" al mio orecchio, provocandomi dei brividi sulla
schiena che lui probabilmente deve aver scambiato per altri sussulti.
-Come mai ti
spaventano le tempeste?- mi chiede.
-Ringrazia che non
c'è una tromba d'aria là fuori, avrei potuto dare
davvero di
matto.-
-Sul serio Bea, di
solito una paura del genere si ha quando si è piccoli. Tu
oltre ad
essere ormai cresciuta sei una Devil Hunter.-
Mi rigiro nel letto
e mi ritrovo di fronte a lui. -Non sempre le paure hanno una
spiegazione.-
-Mi stai dicendo che
il tuo terrore per temporali e le tempeste non ha un suo
perché?-
Faccio
spallucce:-Può darsi che ce l'abbia, ma non ho molti ricordi
di
quando sono piccola, a causa del trauma avuto con la morte dei miei
genitori, dunque se dovesse esserci una spiegazione per la mia
irrazionale fobia, potrei non ricordarmela semplicemente.-
-...Capisco.-
-Adesso sono più
calma, grazie Dante.- gli dico, stringendomi a lui.
Fa una lunga
pausa.-Di niente. Buonanotte Bea.- Mi accarezza la testa.
-'Notte.-
L'angolo
di Lilith!
Una
parola: PARTO.
Questo
capitolo è stato un parto! Dio mio.
Spero
che non sia stato noioso, è venuto fuori parecchio lungo
stavolta,
credo di non aver mai scritto così tanto per un solo
capitolo!
Però
ho una spiegazione:
Da
qui in poi ci saranno dei cambiamenti e quindi ho voluto mettere
tutta questa vicenda in un solo capitolo così da poter
cominciare
già dal prossimo capitolo con in "nuovi fatti".
Niente
spoiler giuro, ahahaha xD
E
visto che ormai siamo arrivati a questo punto della storia, mi sento
in dovere di ringraziare alcune persone: -ehm ehm-
Ringrazio
BabyTaiga96 che ha seguito la mia storia da subito e che mi incita
sempre (specialmente quando ritardo con gli aggiornamenti lol);
Ringrazio
Bryulen che recensisce sempre, facendomi tanti complimenti (per i
quali non ringrazierò mai abbastanza) ma che sopratutto mi
capisce
quando dico che sono troppo impegnata e spesso aggiorno dopo mesi,
causa impegni e forze maggiori.
Ringrazio
Hera85 che anche se ogni tanto si assenta, trova sempre tempo per
leggere questo mio delirio messo in capitoli, ma che sopratutto mi
scrive sempre qualche riga per commentare la storia.
Ringrazio
anche Layla_Morrigan_Aspasia che mi segue e che nelle recensione
corregge i miei errori grammaticali (per i quali mi scuso, ma
purtroppo son pigra e spesso non rileggo prima di pubblicare ^^)
Infine
ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le
preferite/seguite/ricordate e quelli che hanno aggiunto me tra gli
autori preferiti! Grazie mille davvero!
Bene,
ora buttate via i fazzoletti.
Il
prossimo capitolo sarà un po' complicato da impostare dunque
avviso
già da ora un molto probabile ritardo.
Vi
ricordo di recensire per sapere cosa ne pensate!
A
presto!
Lilith.
|
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Capitolo 11 *** Confessions of my subconscious ***
Non
ricordo molto di quel che ho sognato quella notte. La notte che ho
passato avvolta nelle braccia di Dante mentre fuori la tempesta
continuava ad infrangersi contro le imposte. I vetri tremavano sotto
l'ululato del vento e le gocce di pioggia battevano forti insieme a
qualche chicco di grandine che minacciava di infrangere in mille
pezzi le finestre.
Piovve
tantissimo quella notte, eppure da quando mi lasciai cullare dal
dolce suono della sua voce, bassa e calda, ogni ricordo è
diventato
offuscato.
Quel
di cui sono certa è che quella notte, per la prima volta
dopo tanti
anni, non ho avuto quell'incubo.
Il
freddo delle ombre che oltrepassano il mio esile corpo di bambina
è
stato sostituito dal calore familiare ed accogliente del corpo di
Dante.
Ma
ora ogni volta che torno a dormire da sola, sento sempre più
bisogno
di quel calore vicino a me.
Sono
passati diversi mesi ormai da quando sono arrivata alla Devil May
Cry, in questo periodo di tempo siamo andati spesso in missione, sia
da soli che in compagnia di Lady o Trish, o di entrambe. Siamo
riusciti ad organizzare un piano fisso di attacco, coordinando i
nostri movimenti e le nostre capacità. Il tutto è
avvenuto nel modo
più naturale possibile. Durante una lotta, uno sguardo o un
semplice
cenno basta a far capire ad entrambi cosa fare, dove andare e come
agire. Lady mi ha spesso accennato a questa cosa, dicendo frasi del
tipo "Lavorate in perfetta sincronia" oppure "Vi
capite come se foste un'unica persona", il che mi ha fatto
riflettere parecchio. Ho passato diverse notti insonni pensando a
cosa potesse essere a legarmi così saldamente a Dante, che
ci ha
fatto avvicinare in un così breve tempo.
Non
mi ci è voluto assai a capirlo, ma prima di ammetterlo ci ho
impiegato parecchio, in parte per la mia testardaggine, in parte
perché realmente risulta come una cosa assurda.
Quello
che mi lega a Dante, fin dall'inizio non è solo una semplice
complicità, come molti lo avrebbero inteso osservandoci una
prima
volta. Si tratta in realtà di un reagire alle azioni
dell'altro in
modo naturale, ho compreso quasi subito che una certa azione di
Dante, anche un minuscolo gesto sta a significare qualcosa e dunque
io devo comportarmi in un certo modo, allo stesso modo, lui si muove
in funzione ai miei movimenti. Si tratta dell'amore che io provo per
lui.
Progressivamente,
a partire da una semplice simpatia che si può provare per un
collega, che poi è diventato un sincero affetto per un
amico, alla
fine me ne sono innamorata.
È
stato così stupido da parte mia, rendermi così
vulnerabile e cedere
a quel sentimento, nonostante la certezza che sarei rimasta ferita
presto o tardi, è inutile negarlo. Succede sempre
così, quando
tieni troppo a qualcosa rischi di perderlo così velocemente
da non
accorgertene neanche, rimanendo puntualmente fregato.
Inoltre,
a parte la paura, c'è anche la questione
dell'età. Andiamo, come
potrebbe reagire un quarantenne sentendosi dire da una ragazza di
neanche venticinque anni che è innamorata di lui? Mi
riderebbe in
faccia senza dubbio.
Dunque
sono arrivata alla conclusione che rivelargli i miei sentimenti per
lui sarebbe la scelta peggiore, nonché la più
umiliante da fare.
Ciononostante,
non riesco per nulla a far finta che non sia così. Se solo
Dante
avesse un briciolo di perspicacia in più se ne sarebbe
accorto già
da un pezzo, ma è meglio che le cose rimangano
così.
Nel
frattempo, ho riempito il mio blocco da disegno, con un sacco di
schizzi in cui lui è ritratto, ognuno diverso dall'altro. Ne
ho
fatto persino uno dove c'è lui con i piedi sulla scrivania,
seduto
sulla sedia in bilico su due gambe e sempre la solita rivista aperta
sulla solita pagina ed appoggiata sul viso.
Ogni
volta che ho potuto l'ho ritratto velocemente. Una volta mi ha anche
beccato, ma io ho chiuso il blocco prima che potesse vedere la
moltitudine di disegni lui ritraenti. Sarebbe alquanto imbarazzante.
Pur
non avendo mai detto niente a nessuno di quel che provo per lui, Lady
è riuscita a capirlo da sola, anche se neanche lei me l'ha
detto
esplicitamente.
Riguardo
Trish invece, ho deciso di oltrepassare l'antipatia provata
inizialmente, per passare ad un totale stato di indifferenza nei suoi
confronti, o almeno è quel che provo a fare. Un'altra cosa
che ho
dovuto confessare a me stessa è che sono profondamente
gelosa di
come lei si comporta quando c'è Dante. Per quanto mi sia
costato
riconoscere l'innamoramento per Dante, nulla mi è costato di
più
che ammettere di essere gelosa di Trish. Ed è illogico, dato
che
effettivamente io e Dante non siamo fidanzati né nulla del
genere.
Dunque quando c'è lei tendo a non lasciar trapelare alcuna
emozione,
quando invece dentro le budella mi si ritorcono tanto da farmi venire
i crampi allo stomaco. La cosa peggiore è che non posso far
nulla
per evitare che lei gli gironzoli intorno con tutta quella
intimità.
E
più ascolto i miei pensieri più mi sento stupida.
Per
distrarmi in questi mesi ho scritto spesso, molto spesso, a mia zia.
Le avrò inviato in tutto almeno una decina di lettere in cui
le ho
raccontato molte cose, tra cui l'andamento del lavoro in agenzia.
Spesso le ho inviato una seconda lettera ancor prima che potesse
rispondere a quella precedente e mentre le mie sono spesso lunghe
almeno una pagina intera, le sue non hanno mai superato una manciata
di righe dove più o meno ripete sempre le stesse cose: che
le manco,
vuole che torni a trovarla ma che allo stesso tempo è
contenta che
mi sia stabilita in una città, tra l'altro non molto lontana
dal mio
paese natale.
Un
giorno Dante mi ha chiamato mentre stavo preparavo il pranzo in
cucina.
L'ho
raggiunto nello studio e l'ho trovato davanti alla porta con la posta
appena arrivata tra le mani.
Mi
porge una busta -Questa è per te, da parte di tua zia.-
La
prendo e la apro strappandola da un lato. -E' strano, non le ho
inviato nulla di recente.- ma quando tiro fuori il contenuto mi
accorgo che non è una semplice lettera.
È
un invito.
Ad
una festa.
Per
il mio compleanno.
Il
16 luglio.
Questo
venerdì.
Esattamente
fra tre giorni.
-Voglio
morire...- mormoro abbandonandomi sul divano senza smettere di
fissare l'invito tra le mie mani.
-Che
è successo?- Dante si è avvicinato, evidentemente
perplesso e mi ha
preso dalle mani il cartoncino bianco e spesso che tengo tra le mani.
Lo ha letto con un sopracciglio alzato rimirando l'invito avanti e
dietro:-Beatrix Blanchard e accompagnatore...-
E
dopo una lunga pausa in cui ha continuato ad osservarlo, ha
commentanto semplicemente dicendo:-Mh, è in rilievo.-
Spalanco
gli occhi allibita.-In rilievo? Mia zia mi ha appena invitata ad una
festa a casa sua per il mio compleanno e tu te ne esci dicendo che la
scritta è "in rilievo"?!-
-Hai
ragione... in genere è il festeggiato che organizza le feste e
spedisce
gli inviti.- continua, prendendomi in giro. Mi lancia la lettera in
grembo.-Non stai avendo una reazione un po' esagerata?-
-No,
tu non capisci.- Mi prendo la testa tra le mani, massaggiandomi le
tempie.
-Sarà...
comunque se ci vuoi andare dimmelo, così ci organizziamo per
partire.- va a sedersi alla scrivania dove inizia a sfogliare il
giornale di oggi.
-No,
non ci voglio andare. Le feste organizzate da mia zia sono
terribili!- mi lamento sdraiandomi sul divano con la faccia contro i
cuscini.
-Continuo
a pensare che tu stia esagerando. E poi, pensandoci bene, è
il tuo
compleanno, credo che quell'invito sia solo una formalità.
Devi
andarci, è la tua festa in fondo.-
Mugugno
dei versi di lamento contro il cuscino.
-Non
capisco proprio perché ti lamenti, non può essere
così male.-
Mi
alzo di scatto.-Non hai idea di quel che sarà questa festa.-
e torno
in cucina.
-Quindi
ci andremo?- mi chiede dallo studio, ricevendo però, solo
uno sbuffo
come risposta.
Abbiamo
pranzato in silenzio. Io decisamente seccata e lui che tra un boccone
e l'altro mi ha lanciato qualche sguardo.
-Dante
che c'è?- gli domando alla fine, stufa di avere i suoi occhi
addosso.
-Mi
chiedevo soltanto perché non mi avessi detto che
venerdì è il tuo
compleanno.-
-Non
vedo per quale motivo avrei dovuto farlo, è solo un
compleanno. Non
lo festeggio ormai da quando sono andata via di casa e a dirla tutta
non capisco perché mia zia, così all'improvviso,
abbia deciso di
organizzare una festa per me.-
Bussano
alla porta. Si alza per andare ad aprire mentre io inizio a
sparecchiare.
-Vuoi
qualcos'altro?-
-No
sono a posto.-
Alla
porta è Morrison, lo sento parlare con Dante mentre lavo i
piatti e
le posate. A quanto pare stanno discutendo riguardo il "lasciare
l'agenzia chiusa per qualche giorno" e "se lui può
prestargli la sua macchina per il viaggio". Nonostante io non
abbia esattamente espresso il mio consenso di andare a quella
stramaledetta festa, lui sta già organizzando tutto.
Non
è che non voglia proprio andarci a questa festa,
è che conoscendo
mia zia, vorrà fare una cosa in grande. Molto in grande. Il
che
implicherà un sacco di invitato, la maggior parte dei quali
io non
conoscerò neanche di nome o di vista, insieme a tutte quelle
cose
sfarzose e superficiali che piacciono a lei.
Però
Dante in fondo ha ragione.
È
il mio compleanno in fondo.
Ed
è tanto tempo che non vado a trovare mamma e papà.
-Così
rischi di bucarlo il piatto...-
Sussulto
quando Dante mi compare alle spalle, mi giro e lui sta osservando
abbastanza divertito il modo in cui sto sfregando energicamente la
stoviglia tra le mie mani.
Mi
volto per nascondere il rossore sulle mie guance:-Ti serve qualcosa?-
-Solo
delle tazze per il caffè- E dopo averle prese si mette a
preparare
il caffé.
-Non
puoi più dire di no ormai...-
-Lo
so-
Finisce
di preparare il caffé per lui e Morrison.-Sapevo che
comunque volevi
andarci a quella festa...- mi dice tonrando di là.
"Lo
so." penso.
-Lady,
devo per forza provarmeli tutti?- Sarà la quarta volta che
dico la
stessa cosa, mentre indosso un'altro dei vestiti che Lady mi ha
portato quel pomeriggio. "Le notizie girano subito" mi sono
detta quando lei si è presentata con due buste stracolme.
-Senti,
lo so che non hai voglia, neanche io ne ho se devo proprio dirtelo.
Ma non puoi andare al tuo compleanno in jeans e t-shirt.- Mi risponde
seduta sul mio letto a braccia incrociate, già pronta ad
esprimere
eventuali critiche su ciò che indosso.
-Ma
allora perché non mi dai un vestito a caso e basta? Che
bisogno c'è
di provarli?-
-Perché
se le cose si devono fare, allora vanno fatte per bene.-
Sbuffo.
Tiro su la zip dietro e mi guardo bene allo specchio.
È
un abito lungo e nero, con vari ricami sulla gonna e con qualche
strass qua e là a donargli dei punti luce.
Lady
alza un sopracciglio:-Levatelo immediatamente.- e riprende a frugare
nelle buste, finché non tira fuori un altro abito che a
vederlo
sembra quasi dello stesso colore dei miei capelli.
-Questo
dovrebbe andar bene.-
Me
lo lancia ed io lo indosso velocemente.
Osservo
il mio riflesso allo specchio, non mi sta poi così male,
però...-Non
credi che sia troppo rosso così? Sono un po' troppo
appariscente.-
-Devi
essere appariscente, è il tuo compleanno. E poi
così risalta di più
il tuo colorito pallido.-
-Infatti,
sembro un cadavere.- replico storcendo la bocca.
-Smettila,
non è vero. Tra l'altro lo spacco a lato ti slancia
parecchio e col
giusto paio di scarpe starai benissimo.-
-Lady
non ti facevo così attenta a quel che una persona indossa.-
-Come
ti ho già detto: se una cosa va proprio fatta, tanto vale
farla bene.-
Faccio
spallucce:-Se lo dici tu-
E
anche se alla fin fine, questo vestito non mi sta poi così
male, un
presentimeno strano mi aggroviglia lo stomaco, facendomi ancora
dubitare sul fatto che andare a questa festa sia una buona idea.
L'angolo
di Lilith!
Vi
ricordate quando esattamente otto giorni fa dissi che ci sarebbe
voluto un po' prima del nuovo aggiornamento? Beh scherzavo! LOL
Ahahaha
sinceramente non me l'aspettavo neanche io, ho iniziato a buttar
giù
qualche idea subito dopo aver pubblicato l'ultimo capitolo e nel giro
di poco mi sono accorta di aver già riempito diverse pagine
di file!
XD
Ehehehehe
finalmente ci siamo arrivati, quanti di voi aspettavano questo
momento, eh? :3
Spero
che vi sia piaciuta la prima parte un po' più introspettiva,
spero
di non risultarvi prolissa c.c
Fatemi
sapere in una recensione cosa ne pensate, aspetto le vostre opinioni.
Nel frattempo vado a lavorare al prossimo capitolo ;)
Al
prossimo chappy,
Lilith.
|
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Capitolo 12 *** Home sweet home ***
Home sweet home
Il
viaggio più lungo della mia vita.
Le
sei ore in macchina più stressanti
mai trascorse.
Non
sono riuscita a dormire neanche
dieci minuti, nonostante la sveglia alle quattro.
Anzi, sveglia la si chiamerebbe se solo
avessi dormito. Sono stata tutto il tempo a fissare il soffitto
questa notte.
Le valige preparate il giorno prima, ai
piedi del letto. Così tentata di disfarle e non presentarmi
alla
festa. Di punto in bianco così, senza neanche avvisare.
Dante sembra abbastanza di buon umore
invece, abbastanza da canticchiare sottovoce le canzoni che passano
alla radio e battere a ritmo le dita sul volante.
Ogni tanto mi lancia un'occhiata
veloce, per controllare se mi sono addormentata, dato che il silenzio
non gli da' alcun indizio.
Non
ci voglio andare.
Non
voglio.
Perché
ho accettato?
Cosa
è successo quando ho detto di sì?
-Sto
seriamente pensando che in un
momento di mia distrazione tu mi abbia ipnotizzato per convincermi.-
La prima cosa che dico dall'inizio del viaggio che non fosse un
"Sì",
"mh", "okay" semplicemente mimato con un cenno
della testa o un'alzata di spalle.
-E con cinque ore e quaranta minuti
stabilisci il tuo record personale di silenzio assoluto, complimenti
Bea!- dice dopo aver controllato l'orologio sul cruscotto. Si volta
appena per vedere la mia espressione totalmente indifferente alla
battuta appena fatta. -Comunque no, e sono contento che tu lo abbia
deciso di tua spontanea volontà- Ride, ma non è
la solita risata.
-Non è proprio così, lo sai.-
-Beh qualcuno doveva pur smuoverti un
po'- ride ancora, come prima. La sua risata naturale di solito
è un
po' roca e bassa, questa invece è più alta. Tesa.
-Ti sei messo ad organizzare tutto
ancora prima che ti dicessi se volevo venirci oppure no, questo suona
come forzatura.-
-Suona come organizzarsi per tempo, e
conoscendoti, se non avessi fatto così avresti deciso il
giorno
prima come minimo.- Guardi fisso la strada, a qualche centinaio di
metri, l'uscita. -Siamo arrivati. Da qui guidami tu.-
-Se ti dico che la riconoscerai appena
la vedrai mi credi?-
-Questo dipende...-
-Ricordati di com'è fatto l'invito e
prova ad immaginare.- Quel foglio di cartoncino con scritte e
decorazioni in rilievo che era riuscito a rovinarmi la
giornata.-Segui questa strada.-
Esegue in silenzio le mie indicazioni.
-Adesso prendi quella stradicciola
sulla sinistra.-
-Casetta in campagna?- chiede svoltando
sulla stradina sterrata in mezzo ai campi.
-Casetta non direi...-
Un colle più in là ci ritroviamo
davanti alla residenza Blanchard.
Dante frena davanti al cancello, con
un'espressione confusa ed allibita.
-Adesso più di prima mi chiedo perché
tu non volessi venire.-
Sbuffo.-La vedi quant'è grande? Sarà
piena di persone che non conosco e di un rango sociale che dovrebbe
essere per intero preso e sterminato.- apro la portiera e vado ad
aprire il cancello.
-Beh anche tu fai parte di questo rango
sociale...-
Mi affaccio dentro dal finestrino
aperto. -Non direi, io sono solo una cacciatrice di demoni.-
Sorride e rimette in moto per entrare.
Io rimango fuori e cammino verso la porta, alla fine del vialetto.
Sono ancora in tempo.
Giro i tacchi e corro via.
Non se ne accorgerà nessuno.
-Non pensarci neanche.- compare di nuovo alle
mie spalle prendendomi per un braccio.-Ho guidato per sei ore, se
proprio vuoi scappare via almeno concedimi di riposare prima.-
-E' in questi momenti che mi pento di
non avere la patente.-
Un passo. Due passi. Cinque. Dieci.
Il portone è davanti a me.
Allungo il braccio e suono.
Sento dei passi affrettarsi per venire
ad aprire.
L'uscio si apre lentamente con un
cigolio.
-Signorina l'aspettavamo.- la voce
pacata seppur evidentemente lieta della mia presenza.
La cameriera dal viso fin troppo
familiare si scosta su un lato per farci passare.
-Se mi lasciate le chiavi dell'auto ci
occuperemo noi delle valige e di sistemarle nella vostra stanza.-
Dante gliele fa cadere sulla mano mentre si guarda intorno.
-La signora Margaret vi attende in
salotto.- ed in un secondo si è dileguata.
-Che te ne pare? Ed è solo
l'ingresso.- Non che sia di dimensioni particolarmente grandi, ma
rende abbastanza bene l'idea di quel che è il resto della
casa.
Una grande vetrata di fronte alla
porta, contornata da delle tende pesanti color rosso scuro. Il
parquet quasi interamente ricoperto di tappeti e quadri grandi e
piccoli qua e là.
-Non mi aspettavo tutto questo...
specialmente la servitù.-
-Hai presente quel luogo comune della
zia vecchia e ricca? Beh nel mio caso è così.-
-Ah, quindi questa non è casa tua.-
-Già, anche se praticamente ci ho
vissuto.- Mi guardo un po' intorno per riportare alla mente i vari
ricordi. Corro verso la finestra e scosto un lembo della tenda.
Sorrido rimirando uno dei miei pasticci di bambina. Un bel
scarabocchio fatto sulla carta da parati.
Ritorno subito al presente ed indico a
Dante un corridoio. -Vieni.-
Come sempre è stata questa casa, così
l'ho ritrovata. Neanche un angolo buio. Ovunque una finestra o un
lampadario illuminano tutto.
Arrivati nel salotto, vedo la figura di
mia zia che mi aspetta seduta sulla sua poltrona vicino alla
finestra.
-Cara, ti trovo bene.- mi sorride,
alternando lo sguardo tra me e l'uomo albino al mio fianco.
Qualsiasi cosa tu, cara zietta stia
pensando, ti sbagli. E di grosso pure.
Le vado incontro e la abbraccio:-Anche
tu stai bene zia.-
Il suo sorriso così candido e dolce incorniciato dalle rughe
che
scavano il suo volto mi fanno tornare bambina. -Buon compleanno,
Beatrice.- Mi accarezza la guancia con la mano magra e delicata.
-Grazie-
-E' lui il tuo compagno?- mi sussurra
all'orecchio indicando Dante ancora sulla porta.
-Collega, zia. È il mio collega.- la
correggo tentando di non scoppiare a ridere.
Si avvicina e stringe la mano a mia
zia. -Dante, molto piacere signora.-
-Oh il piacere è tutto mio, sono
contenta che la mia nipotina si sia sistemata finalmente.-
-Zia.- La riprendo di nuovo -Siamo
colleghi di lavoro.-
-Oh certo certo, era quel che
intendevo!- ride, notando l'insistenza con cui la correggo.
Alla fine ci siamo messi a sedere sul
divano a chiacchierare un po'. Nonostante le numerose lettere ce ci
siamo mandate, abbiamo passato comunque molto tempo a parlare, mentre
Dante è rimasto quasi sempre in silezio ad ascoltare in
nostri
discorsi.
Appena
la lancetta dei secondi ha
oltrepassato il dodici segnando l'una precisa, sulla soglia
è
apparso uno dei maggiordomi.
-Signorina Beatrice buongiorno e
bentornata. Madame Margaret il pranzo è pronto.-
-Molto bene, grazie.- Risponde lei. Ci
alziamo in piedi ed andiamo nella sala da pranzo.
Durante il pasto, ogni membro della
servitù che compare mi rivolge un sorriso radioso
accompagnato da un
"Bentornata signorina".
-Vedo che non hai cambiato nulla alla
casa zia.- commento dandomi l'ennesimo sguardo intorno.
-Ho voluto lasciare tutto com'era. Però
ho dovuto far fare dei lavori di ristrutturazione nell'altra casa.-
Per un momento ho temuto che a Dante
stesse andando di traverso il boccone.-Altra casa?-
-La casa dei miei genitori.- gli ho
risposto lapidaria. -Cos'hai sistemato?-
-Oh ho fatto ricostruire il tetto ed ho levato la muffa dai muri nello scantinato.-
-Bene, spero non sia costato molto.-
-Una sciocchezza.- ride. Mi è sempre
piaciuta la risata della zia. Cristallina ed acuta. Quasi come un
coretto di campane.
Finito il pranzo sono arrivate le
cameriere a sparecchiare insieme al maggiordomo.
-Se volete riposarvi la vostra stanza è
pronta.- dice rivolgendosi a me e Dante.
-Grazie mille.-
Saliamo al piano di sopra. Un lungo
corridoio che si estende sia a destra che a sinistra. Se non ricordo
male verso sinistra ci sono gli alloggi dei domestici e le stanze
mie, della zia e degli ospiti.
-Potrei sbagliarmi, ma mi sembra
abbiano detto "la vostra stanza" ci hanno sistemato
insieme?-
-Non ti sbagli. Mia zia quando ci si
mette è testarda.- Mi dirigo verso l'unica porta che non si
addice
ai colori del resto della casa.
Completamente bianca. E sopra dipindo
in corsivo con uno sgargiante rosso: "Bea"
-Deduco che questa sia la nostra
stanza.-
-Se vuoi posso farne preparare
un'altra.-
-Oh no, non preoccuparti, non voglio
disturbare.-
-Guarda che non è un problema...-
-Bea. Va bene così. Inizio a pensare
che non mi vuoi in camera con te, ti ricordo che abbiamo già
dormito
insieme.-
Colta dal rossore improvviso, apro
frettolosamente la porta.
Come ti prende Dante di ricordarmi una
cosa del genere all'improvviso?
Certe volte non ti rendi conto neanche
di quel che dici.
-Che stanza carina.- commenta.
-Niente di che. Forse è la cosa più
normale che si può trovare.- E neanche questa è
cambiata quasi per
niente. Quasi perché il mio letto ad una piazza era stato
sostituito
con uno più grande matrimoniale.
Ma per il resto è rimasta esattamente
come era otto anni fa: la scrivania sotto la finestra, l'enorme
libreria, l'armadio di legno bianco decorato da me con dei ghirigori
floreali ed il vecchio pianoforte verticale scordato e polveroso.
-Sai suonarlo?- mi chiede scostando con
una mano la polvere.
-Sapevo, ho preso lezioni per un po',
ma poi mi sono stufata, è uno strumento troppo raffinato per
me.-
Vado ad aprire il mio borsone, posto
dai camerieri ai piedi del letto insieme al bagaglio di Dante.
-È l'ora della droga?- ridacchia
mentre mi vede ingurgitare la pillola.
-Magari fosse solo una dipendenza
guarda, mi risparmierebbe un sacco di disagi.-
-Disagi?-
-Come lo chiami tu svenire in classe
nell'unico giorno in cui tutti i pantaloni sono a lavare e sei
costretta per forza di cose ad indossare una gonna?-
La sua risata rimbomba nella stanza.
-Ti è successo davvero?-
-...Purtroppo sì.- recupero il vestito
per la festa e lo poggio sul letto. -Vado a darmi una rinfrescata,
dopo se vuoi andiamo a fare due passi...-
-Non vuoi scappare vero?-
-No tranquillo, voglio solo farti
vedere un posto.-
L'angolo
di
Lilith!
Sciao amisci!
Quanto tempo eh? Ahah... ahaha... ahah.
È cortino lo so
mi dispiace c.c però il prossimo sarà bello bello
promesso **
volevo dirvi una
cosina e avrei bisogno del vostro aiuto (specialmente da parte di chi
abitualmente mi lascia le recensioni): innanzitutto ringrazio
Kingblade che mi ha fatto rendere conto di ciò, ovvero che
secondo
lui Dante sia OOC, in effetti lo stavo pensando anche io inizialmente
però non ero sicura se inserirlo tra le note, voi che mi
dite? Ci si
può passare sopra o è un must?
Aspetto i vostri
consigli :3
Alla prossima
amisci!
|
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Capitolo 13 *** Vermillion ***
Siamo
usciti dal retro e siamo scesi in
una stradina irregolare che porta ai piedi della collina. Non molto
lontano dalla casa della zia, ai confini con un boschetto
c'è una
casetta.
-Quella è casa tua?-
-Sì, la casa dove abitavo con i miei
genitori.-
-E' piuttosto piccola...-
-Rispetto all'altra casa? Beh sì hai
ragione.- Anche se di per sè sembra una normalissima casetta
di
campagna, in legno chiaro, il tetto a spiovente ed una veranda. Ma
che comunque a confronto con la mastodontica villa di zia Margaret,
rimane una casupola di insignificanti dimensioni.
-Ma perché mi ci hai portato?-
-Io veramente volevo solo fare una
visita, ti ho voluto portare per non farti rimanere da solo.-
Mi guarda scettico -Non ci credo. Qual
è il motivo vero?-
Sospiro.-Okay, ecco era per farti
vedere il luogo dove sono stati uccisi i miei genitori.-
Spalanca gli occhi sorpreso. -E perché
scusa?-
-Beh era un po' che me lo chiedevo in
effetti, volevo saperne di più sulla morte di mamma e
papà e ho
pensato che potessi darmi una mano, visto che siamo qua. Sempre che
tu ne abbia voglia.-
Ci siamo fermati sotto un ciliegio, di
fianco alla casa. Sotto l'albero, all'ombra dei folti rami,
c'è una
lapide.
"In loving memory of Tyrana and
Jasper Blanchard"
e sotto
le rispettive date di nascita e morte.
-Se vuoi entrare a
dare un'occhiata vai, io voglio rimanere un po' qua.-
-Ma come faccio a
sapere dove...-
-Fidati, si capisce
appena entri.-
-Dante-
"Si
capisce non appena entri"
Ed
infatti si è capito benissimo.
Avranno
fatto anche i lavori di restauro negli esterni, ma dentro è
evidente
che sia rimasto come prima.
Ne sono
certo perché le pareti e il pavimento sono interamente
imbrattati di
sangue. Schizzi, segni di trascinamento ed impronte.
Dall'entrata
si arriva ad un piccolo atrio completamente distrutto, i mobili
scaraventati in ogni angolo. Subito dopo c'è un lungo
corridoio buio
ridotto nelle stesse condizioni della stanza precedente: quadri
quarciati per terra, un tavolino completamente rovesciato, dei fiori
completamente seccati, i petali totalmente rattrappiti ed
accartocciati su loro stessi, un vaso in frantumi ed una cassapanca
aperta e ribaltata su un lato. La cassa è grande abbastanza
da poter
contenere una bambina di dieci anni. Controllo dentro e trovo alcuni
capelli, insieme ad un lembo di stovva impigliato alla serratura.
-Hanno
fatto nascondere Beatrix qua dentro e poi hanno cercato di difendersi
combattendo contro i demoni.-
Continuo
a percorre il corridoio, il cui pavimento è marcato dalla
scia di
due corpi trascinati, noto negli angoli e negli spigoli e negli
angoli dei segni neri simi a bruciature.
Alla
fine trovo una porta, oltre questa continua la scia del sangue, alla
porta manca la maniglia ed è semi aperta.
Se
quello nel corridoio e nell'entrata erano segni di lotta, qui vi era
il totale caos degno di una lotta all'ultimo sangue. I suoi genitori
devono aver lottato davvero fino all'ultimo per lasciare tutto questo
casino. Non vi è un mobile integro, qualsiasi cosa
è stata usata
per difendersi oppure attaccare.
Esamino
la stanza e trovo buttate in un angolo buio una pistola.
-Mi
aveva detto che il padre era un Devil Hunter, anche se piuttosto
scarso.-
Se non
altro si sono difesi per quanto hanno potuto e sono riusciti a
salvare la figlia, almeno lei.
Ora che
ci penso se i genitori non fossero morti quel giorno, io non avrei
mai incontrato Bea.
Una
strana sensazione mi avvolge facendomi sentire leggermente in colpa
per l'affermazione appena pensata, in fondo anche io so cosa
significa perdere i genitori, e poi anche un inspiegabile sentore.
Impossibile descriverlo. Quasi di malinconia, come se il non aver
conosciuto Beatrix avrebbe fatto mancare qualcosa. Beh sicuramente
quella ragazza di cambiamenti ne ha portati alla Devil May Cry, forse
anche a me.
Uscito
dalla casa l'ho trovata lì davanti alle due tombe dove l'ho
lasciata
poco prima. Seduta per terra, con le gambe strette al petto e il
mento poggiato sulle ginocchia.
Mi siedo
vicino a lei, rigirandomi nelle mani la pistola trovata in salotto.
-Credo
che sia tua.- e gliela porgo.
-Cos'hai
trovato oltre questa?-
-Un
sacco di sangue e di mobili sottosopra, insieme a vari segni di
lotta. Però non si può dire molto su quel che
può essere successo,
sono passati più di dieci anni...-
-Diciassette.-
-Ecco
appunto, quasi vent'anni. Le uniche tracce utili sono ormai andate
perse, mi dispiace...-
-Non è
che volessi scoprire qualcosa in particolare.- dice osservando
attentamente la pistola del padre -Volevo solo sapere cosa ne pensavi
di quel che è successo.-
Le cingo
le spalle con un braccio. -Penso che abbiano combattuto con tutte le
loro forze pur di difendere la loro figlia, a costo di morire. Devi
essere fiera di loro.-
-Lo
sono.- Sorride, ma il suo sorriso non arriva agli occhi che
malinconici scrutano ogni dettaglio dell'arma che tiene in mano.
-Sai,
sono curioso di vedere l'armamentario di tuo padre.- Mi alzo in piedi
-Dove tiene le sue armi?-
Già più
su di morale, si alza anche lei e mi porta nel retro della casa, dove
troviamo in basso una porta, che porta in un buio seppur spazioso
magazzino posto sotto la casa.
Accende
l'unica lampadina presente al centro della stanza che va ad
illuminare tutta un'immensa collezione perfettamente catalogata di
armi bianche ed armi da fuoco.
Con
occhi luccicanti mi guardo intorno. -Mai viste così tante in
una
volta sola.- mormoro.
-Quello
che gli piaceva di più del suo lavoro era reperire
attrezzature da
ogni dove, lui stesso ne costruiva molte, come ad esempio Eve, la mia
pistola, è il risultato finale di molti suoi brevetti. Qui
puoi
trovare qualsiasi tipo di strumento il cui scopo finale è
solo
quello di uccidere demoni, più o meno potenti.-
-Tuo
padre era un genio!-
-Sì, ma
la maggior parte di queste- e con un ampio gesto indicò
tutta la
collezione – non le ha mai usate, o non ha mai saputo usarle.
Per
fortuna ho preso l'agilità da mia madre, altrimenti dubito
che sarei
qui ora a parlarne con te.- E per la seconda volta oggi mi son
trovato a ringraziare i suoi genitori per averla resa così.
Siamo
rientrati in casa e Bea per lasciarmi libera la sua stanza per
prepararmi ha preso alcune delle sue cose, tra cui un'enorme porta
abiti nero ed una piccola trousse, ed è andata a cambiarsi
in
un'altra stanza, lasciandomi detto che la stanza ha il bagno
personale.
Non mi
capita spesso di vestirmi elegante, infatti ho dovuto recuperare il
completo che era rimasto abbandonato in una scatola impolverata nel
ripiano più alto dell'armadio.
Non ho
impiegato molto e dopo una veloce controllata allo specchio sono
sceso al piano di sotto, nel salone che lentamente si stava
riempiendo di persone ed in fondo, vicino al finestrone che da sul
balcone c'è un piccolo complesso musicale dotato per lo
più di
archi. Niente rock stasera.
Tutti
sono tirati a lucido e quasi nessuno è più
giovane dei
cinquanta-sessant'anni. Il solito tipo di persone che si può
incontrare a questo tipo di eventi dedicati alla piccola
nobiltà.
Scendo le scale e cerco di non allontanarmi troppo da lì,
visto che
a momenti dovrebbe arrivare anche Beatrix, sempre che non ci voglia
più del previsto.
-Beatrix-
Capelli
sciolti raccolti, trucco leggero, marcato... E chi si era mai chiesta
cose di questo tipo?
Per la
prima volta, mi ritrovo seduta davanti ad uno specchio in biancheria
intima e non ho la più pallida idea di come conciarmi per
uscire da
questa stanza.
Non che
me ne sia mai fatta un problema. Per me truccarsi significa
burrocacao e nient'altro.
Questa
volta però devo presentarmi davanti ad un gruppo di invitati
di un
certo ceto sociale e sembrare anche bella.
Per
fortuna, una delle domestiche, passando davanti alla porta
leggermente socchiusa, ha deciso di entrare per vedere se avessi
bisogno di aiuto e ne ho bisogno eccome!
In poco
tempo mi ha sistemato i capelli, prima spazzolandoli e rendendoli
lucenti e setosi e poi li ha intrecciati in qualche modo che non so
neanche spiegarmi alzandoli tutti e contornando il tutto con un
nastro nero legato con un fiocco morbido appena dietro la frangetta.
E, non
ho idea di come sia successo, ma è riuscita a rendermi
irriconoscibile con appena un velo di cipria, dell'ombretto, un po'
di mascara ed un rossetto.
Non
rimango a farmi troppe domande, sono anche in ritardo, sento
già la
musica provenire dal salone. Mi infilo il vestito rosso, le scarpe
nere ed i lunghi guanti, sempre neri, di seta.
Faccio
per andare via, quando una nuvoletta profumata mi travolge, facendomi
tossire.
-E'
meglio profumarsi o nessuno vorrà ballare con lei.- dice la
donna
scherzosa. Le sorrido e la ringrazio per avermi aiutato.
Attraverso
velocemente il corridoio e prima di girare l'angolo per scendere le
scale faccio un respiro profondo. Mi reggo saldamente allo scorrimano
e inizio la discesa degli scalini. Su questi trampoli la scalinata
sembra ancora più lunga ma mi faccio coraggio. Quasi tutti
si sono
voltati ed il mio viso non può far altro che arrossire,
sorrido e
continuo. Infondo vedo Dante, intento a bere dello champagne da un
calice, ancora non mi ha vista.
Si volta
quando ormai sono agli ultimi gradini. L'ho notate sgranare appena
gli occhi, cosa che mi ha fatto imbarazzare da morire, ma subito dopo
entrambi ci riprendiamo. Mi porge il braccio e ci dirigiamo al centro
della sala, dove c'è mia zia Margaret intenta a parlare con
alcune
persone.
-Tesoro,
sei davvero stupenda! E anche tu Dante, stai molto bene.- Ci dice
estasiata non appena ci nota. Ci presenta alle persone con cui stava
conversando e loro curiose ci guardano come se già avessero
capito
tutto.
-Dunque
signorina Beatrix, il signor Dante è...- fa uno di loro.
-Il mio
collega, lavoriamo insieme in un'impresa da qualche tempo.- concludo
velocemente sfoggiando un vocabolario più elegante del
solito.
-E di
cosa vi occupate?-
Ma a
questa non siamo preparati, di certo non possiamo ammettere con
nonchalance di essere sterminatori di demoni.
-A breve
inizieranno i balli, dunque preparatevi.- si intromette la zia
salvandoci da quel breve attimo di panico. E si allontana insieme
agli altri, lasciandoci soli in mezzo alla sala. Qualche uomo
passando mi saluta e mi fa gli auguri ai quali rispondo cortese e
sorridente pur non riconoscendo neanche uno di loro.
Mi
accorgo che Dante è leggermente rigido.
-Che
hai?- gli chiedo.
Si volta
verso di me e mi sorride:-Sei molto bella, Beatrix.- e qualche attimo
dopo inizia la musica.
-E' un
tango, seguimi.- mi prende per un fianco, non dandomi tempo di
rispondere. Poggio la mia mano sulla sua spalla e l'altra si unisce
alla sua libera. Iniziamo a ballare. Ed insieme a noi, diverse altre
coppie iniziano a volteggiare e a muoversi.
Che poi,
tra tutti i balli possibile, per forza quello dove bisogna stare
più
attaccati? L'unico modo che ho per arrossire il meno possibile e non
diventare un tutt'uno con il vestito ed i capelli, è di non
guardarlo, per nessuna ragione al mondo, negli occhi.
Attualmente,
per l'imbarazzo, il caldo che fa nella stanza e l'ansia dell'avere
tutti gli occhi puntati addosso, sono a rischio evaporazione e se mi
immergo in quelle pozze d'acqua cristallina, per me è la
fine.
La sua
mano poggiata sul fianco, il suo viso così poco distante dal
mio, la
vicinanza dei nostri corpi mi da alla testa. Se riesco ad arrivare
fino alla fine del ballo senza cedere potrò ritenermi
invincibile a
(quasi) qualsiasi cosa.
Ci
incrociamo con altre coppie e grazie ad una coordinazione che vista
da fuori sembrerebbe programmata, facciamo cambio di partner per
qualche momento. Sento gli occhi di Dante su di me, mi tiene
d'occhio. Ma non posso perdere la concetrazione. Seguo la musica,
seguo i passi di chi balla con me finché la mano dell'uomo
con cui
sto ballando non mi guida lontano da lui, fino a farmi tornare tra le
braccia di Dante.
Per un
secondo mi ha sfiorato la schiena, dove verso la fine della
vertiginosa scollatura che mette in mostra la mia pelle lattea. In
quel punto dove mi ha toccato sento una scia di fuoco trapassarmi la
pelle, lasciano un'invisibile scottatura.
Il ritmo
si fa sempre più incalzante, i passi sono più
decisi. Non ricordavo
di saper ballare così bene. Forse è grazie al mio
compagno di ballo
che sono più sicura.
Persa
nei pensieri faccio l'errore madornale di alzare lo sguardo sui suoi
occhi.
E'
rilassato, ma allo stesso tempo si focalizza sui passi e la musica.
La sua bocca è una linea dritta, le labbra si dischiudono
appena per
tirare un sospiro, quasi di liberazione.
Siamo in
completo sincrono, i nostri respiri, i passi che si susseguono uno
dopo l'altro, eseguiti seguendo alla perfezione la melodia, bassa e
malinconica narrata da quegli archi la cui voce riempie tutta la
stanza.
Almeno
finché la sua voce non giunge al mio orecchio:-Lo sai fare
il
casquet?-
-Non
saprei...-
-Allora
fidati e basta.- Quel che è venuto dopo si è
confuso nella mia
testa.
Un
passo, una giravolta e poi con uno svelto movimento la mia schiena si
è inarcata all'indietro, sorretta saldamente dal suo braccio.
C'è
anche qualcos'altro però.
Una
sensazione che si è andata a mescolare insieme alle altre
creando il
caos totale nella mia testa.
Le mie
labbra contro le sue.
L'angolo
di Lilith!
EFFINALMENTECISIAMOARRIVATI!
* cori di vuvuzelas *
La
metà di voi saranno morti, spero di no perché
sennò la colpa è
mia e non voglio andare in carcere sono ciofane ancora
°^°
Avrei
voluto che la scena del ballo fosse più lunga, ma
è stata
abbastanza difficile da descrivere, ho sempre paura di essere
ripetitiva e questa cosa mi blocca un po' c.c
Però
voglio assolutamente sapere cosa ne pensate e se vi piace! Un
pezzetto del capitolo è già scritto e
sarà un po' diverso dagli
altri.
A
tra l'altro, ho modificato le info della storia (di nuovo lol) e ho
specificato che la storia è OOC e che è anche un
Otherverse, dunque
per darvi una mezza idea i fatti sono narrati dopo le vicende
dell'anime di Devil May Cry, così potete darvi un'idea
più precisa
ecco.
E poi volevo aggiungere un'ultima cosa. Ultimamente, nelle recensioni
che mi arrivano, spesso mi sento dire che faccio passare troppo tempo
tra un capitolo e l'altro e che questo fa disinteressare i lettori. A
me dispiace molto, però ho bisogno della vostra
comprensione, io oltre ai vari impegni che ho, a parte la scuola in
questo periodo di vacanze, sì il tempo per scrivere ne ho,
il putno è che arrivata a questo punto della storia ho
bisogno di un certo tipo di impegno e non è sempre facile,
oltretutto non è che l'ispirazione ce l'ho sempre. Magari
all'inizio era più facile scrivere le cose a braccio,
però adesso non è proprio così. Ho
solo bisogno che voi mi capiate ecco...
Bene
dai, adesso mi rimetto al lavoro con una One Shot che sto preparando
e che non credo ci vorrà molto a finire (almeno spero^^).
Al
prossimo capitolo miei prodi! (?)
Lilith (che
ha anche ricambiato il nome)
|
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Capitolo 14 *** Hair ***
Le
nostre bocche si sono sfiorate, per pochi secondi. E la musica si
è
fermata, oppure semplicemente sono io a non sentirla più. Mi
hai
aiutato a rialzarmi sorreggendomi con una mano sulla base della
schiena, lì dove finisce la scollatura e l'altra intrecciata
alla
mia. Riesco a percepire la ruvidità dei suoi calli, presenti
sui
polpastrelli ed il palmo, attraverso i guanti di velluto. I miei
occhi sono incatenati ai tuoi e insieme ai nostri sguardi si
incontrano anche i nostri pensieri, non so cosa mi faccia sentire
così sicura, ma ho la netta sensazione che stiamo pensando
alla
stessa cosa. E se così fosse allora capirei
perché nessuno dei due
riesce a coprire un'altra volta quei millimetri che ci separano.
-Qui
c'è troppa gente...- mormoro continuando a mantenere il
diretto
contatto con i suoi occhi. -...Se non esco fuori rischio di svenire.-
Deglutisce.
Si sposta di lato interrompendo il nostro contatto visivo e mi
accompagna fino all'enorme terrazza. Lascia il mio braccio quando
arriva alla portafinestra mentre io continuo fino alla balaustra di
marmo. Mi sfilo i guanti e mi poggio coi gomiti sul bordo, prendendo
in pieno viso il venticello serale che si sta alzando e che mi aiuta
a districare i pensieri.
Dante...
cosa sta succedendo?
-Dante-
She
seems dressed in all the rings
Of
past fatalaties
In
quel vestito, di una tonalità di rosso appena più
scura di quella
dei tuoi capelli, che ti fascia i fianchi e lascia scoperta gran
parte della tua schiena, vedo il sangue versato dalla tua famiglia
tanto tempo fa'. Oh Beatrix, sembri così piccola e minuta e
allo
stesso tempo forte abbastanza da poter reggere qualsiasi peso sulle
tue spalle, ed è quello che hai fatto fin'ora. Reggendo il
peso di
una vita fatta di incubi strazianti, dell'unica parte rimanente della
tua famiglia che aspetta sempre e ansiosamente notizie di te e la
curiosità, che quasi ti uccide, il bisogno di voler sapere
chi ha
ucciso i tuoi genitori e perché. Non me l'hai mai detto, ma
io so
che è così.
She
continues to see
Climatic hands that press her temples and my
chest
Solo
per una notte, mi avevi detto, ti è accaduto di non rifare
quell'
incubo, che ti ha oppresso la mente fino quasi a farti impazzire
nella notte. Quante volte sono rimasto sveglio fino a tardi, accanto
a te a vegliarti mentre di dimenavi nel sonno rivivendo quelle
terribili scene nella tua testa. Forse sai anche questo,
probabilmente lo sai perché noto come mi guardi ogni volta,
mi
guardi come se sapessi del fatto che sono a conoscenza del tuo
dolore, del tuo soffrire ogni santa notte. E stai ancora più
male
sapendo che io ti vedo in questo stato.
Ma
siamo in due a soffrire, sai?
Piccola,
vorrei poter fare qualcosa. Se potessi come quella notte di ormai
diverso tempo fa, fermare il tuo continuo ciclo di terrore notturno.
She
isn't real...
I can't
make her real
E
non sembri neanche vera vista da qui, la gonna del vestito che
ondeggia, mossa dal venticello appena alzatosi, intorno alle tue
gambe. Una visione, qualcosa di mistico che potrebbe scomparire da un
momento all'altro trascinato via da quella stessa arietta estiva,
all'improvviso, come per magia, lasciandomi qui solo come un povero
idiota in preda ai suoi deliri. Eppure se non esistessi, farei di
tutto per far si che tu possa essere qui, per farti diventare mia,
qui vicino a me. E non cambierei nulla di te, ti farei così
come
sei, con la stessa sfumatura di rosso dei capelli, vermigli come il
sangue di una ferita fresca. Con lo stesso taglio degli occhi che,
vispi ed attenti scrutano ogni particolare intorno a loro. Lo stesso
colore azzurro delle iridi nelle quali mi rispecchio perfettamente,
che mi congelano impedendomi di opporti resistenza e in cui allo
stesso tempo affondo come un mare che mi risucchia verso il fondo.
Nulla cambierei in te Bea, i tuoi fianchi un po' larghi, le gambe
magre e la vita stretta, il viso pallido ma che arrossisce
facilmente, esattamente così ti rifarei. Perfetta,
così come
appari.
E
forse è proprio per questo che non posso riuscirci,
è più facile
creare la perfezione anziché qualcosa con piccole ma
comunque
evidenti sbavature che rendono comunque il tutto ancor più
reale e
bello.
Beatrix,
cosa sta succedendo?
La
raggiungo. Tiene il volto coperto con le mani. Le sfioro la schiena
col dorso della mano, è gelata ma allo stesso tempo sta
andando a
fuoco, un fuoco che le brucia dentro e che la fa tremare al mio
contatto.
-Bea...-
inizio, ma lei mi zittisce subito, voltandosi di scatto verso di me.
-Lo
sapevo che non saremmo dovuti venire.- Non mi guardi neanche negli
occhi, sguardo fisso verso il basso mentre sei intenta a torturare la
stoffa dei tuoi guanti per il nervosismo. -Mi dispiace Dante.-
-Non
vedo perché dovresti scusarti.-
-Perché...
è così imbarazzante!- Ti copri di nuovo il viso e
vieni scossa da
un singhiozzo.
-Allora
dovrei essere io a scusarmi- le afferro i polsi e catturo i suoi
occhi nei miei, sono lucidi, ma non sta per piangere. -Ma non lo
farò...- Continuo a fissarla, ma non pare ancora convinta.
-Non è
successo niente.- Sbagliato. È successo tutto. È
come se avessimo
racchiuso la storia dell'universo in tre secondi scarsi.
Alza
gli occhi al cielo -Niente... certo...-
-Niente
per cui tu debba farti venire una crisi di panico.- Da che pulpito
direi, ma in questo momento l'unica cosa che posso fare è
stringerla
a me e lasciare che lei si aggrappi alla mia giacca e si nasconda
contro il mio petto.
-Scusami...-
mormora.
-Ancora?!-
Si
allontana, stavolta è lei che cattura il mio sguardo, sembra
già
più serena, sorride timida. -No, intendevo per questa
reazione
esagerata.- Prende la mia mano ed inizia a giocare con le dita.
-Quindi... adesso?- continua sottovoce.
-Beh,
sai come si dice, carpe diem.- le sollevo il viso e intrappolo le sue
labbra tra le mie.
* *
I
suoi capelli, sparsi su tutto il cuscino sono come rivoli di sangue
sul bianco tessuto.
È
la fusione di due corpi, completamente diversi l'uno dall'altro.
Quello
di lei, piccolo e magro, minuta e delicata sotto il suo tocco.
Quello
di lui, robusto ed imponente su di lei, la schiena ampia alla quale
lei si aggrappa, stringe forte la pelle con le dita, lasciando dei
graffi lunghi ed arrossati.
Le
loro labbra che non riescono a stare separate per troppo tempo, si
bramano a vicenda, le loro lingue si incontrano e si accarezzano, si
sfiorano e danzano insieme, al ritmo dei loro respiri, come loro poco
prima nel salone a tempo con la musica.
Song:
Vermillion
- Slipknot
L'Angolo
di Lilith!
Eeeeeeeeee
indovinate chi è tornata dopo un'interminabile pausa estiva?
Yeah,
proprio la sottoscritta :3
So
di non aver scritto molto stavolta, ma è anche vero che la
storia è
agli sgoccioli, preparatevi a dire ciao ciao a Vermillion Hair, ma
non a me eh! Sono già pronta con nuove long da pubblicare
una dopo
l'altra (si spera, ormai sapete come son fatta, basti pensare che
questa va avanti da quasi due anni D: ), comunque sarà in un
fandom
TOTALMENTE diverso dagli altri in cui mi sono cimentata,
sarà
un'ardua sfida, ma ce la metterò tutta :3
Lo
so che cortino il capitolo però due righe di recensione sono
sempre
gradite ç^ç
Alla
prossima,
Lilith
|
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Capitolo 15 *** More than life itself ***
La
mattina dopo ci siamo svegliati come
in una di quelle scene da film scontati.
Nudi, abbracciati sotto le coperte, con
due sorrisi ebeti stampati in faccia e nessuna voglia di alzarsi.
La voglia, però, ce la siamo dovuta
far venire perché avevamo in programma di partire in
mattinata, così
da tornare a casa nel pomeriggio sul presto.
Una cosa strana del "mattino dopo"
è che non è stato per nulla imbarazzante trovarsi
in quella
situazione, era come se stessimo già insieme da mesi e mesi.
Abbiamo risistemato le valigie
velocemente per poi scendere a fare colazione con mia zia che ci
stava aspettando.
Alla chiacchierata sulla festa della
sera prima non siamo potuti sfuggire e l'ho trovata così
entusiasta
che non ho potuto far altro che ascoltarla e commentare insieme a lei
a riguardo.
-Tante persone mi hanno fatto i
complimenti per come sei cresciuta bene. Dicono che l'aria
universitaria ti faccia bene- ha detto con un sorrisetto nascosto dal
fazzoletto di tessuto mentre si ripuliva le labbra bagnate di
tè.
Dante mi ha guardato dubbioso:-Aria
universitaria?-
-Non potevamo certo giustificare la mia
assenza dicendo che ho vagato di città in città
alla caccia di
demoni senza una dimora fissa. Tutta la gente che hai visto ieri sera
pensa che io stia studiando per la seconda laurea e vista la mancanza
di parenti stretti che richiedono le foto della prima, ho un alibi di
ferro.-
-Mi sembra giusto.-
Dopo la colazione sono andata a
sbrigarmi in modo abbastanza veloce, mettendo a posto le ultime cose.
Dante mi ha aspettato all'uscita sul
retro ed io sono appena tornata dal giardino con un mazzo di fiori
appena colti.
Una volta posato davanti alla lapide
quell'ultimo saluto ai miei genitori, senza un attimo di esitazione
mi abbracci circondandomi la vita da dietro -Somigli davvero tanto a
tua madre- dici osservando bene la foto rappresentante entrambi che
sta sopra l'incisione dei nomi.
-Il naso e gli occhi li ho presi da
papà.- rispondo con un sorriso accennato.
-Lo sai che non intendo quello,
stupida.- ridi anche tu, pizzicandomi un fianco -Al di là
dei tratti
fisici, avete lo stesso sguardo. Un po' assente, ma determinato. Non
guardate il presente, ma solo quello che è davanti a voi.- e
mi
stringi un po' più forte.
-Forse è per questo che mi faccio
paranoie.- e ridiamo insieme un'altra volta.
Non lasciare mai la
presa su di me, Dante.
L'intero
viaggio del ritorno è stato
uguale a quello dell'andata, ma anche completamente diverso.
Il silenzio ha regnato nella vettura,
ma stavolta è un silenzio intimo, non tensione.
Anche se l'imbarazzo, almeno da parte
mia, è tangibile e pare che lui ci provi gusto a colorarmi
le guance
di un lieve rossore.
Ogni tanto mi sfiora la spalla col
dorso delle dita, mi passa la mano tra i capelli, oppure mi accarezza
la coscia.
Vorrei riempire quel silenzio in
qualche modo, ma quella paura di sgretolare l'atmosfera tranquilla
non mi lascia parlare, eppure di cose da dire ne avrei.
Gli lancio qualche sguardo sottecchi,
cercando di non farmi notare, giusto per scrutare la sua espressione
totalmente rilassata. Raramente l'ho visto in questo stato di quiete
assoluta.
Quiete finita quando, mentre ero in uno
stato di dormiveglia con la testa poggiata sul finestrino, il suo
pugno ha sbattuto sul volante, facendomi sussultare.
-Che succede?- gli ho domandato un po'
stordita.
-Traffico.-
-Che pretendi dall'autorstrada di
sabato all'ora di pranzo? E poi perché dovresti agitarti?-
-Ho solo voglia di rientrare al più
presto.-
-E perché?-
E lo sguardo che mi hai lanciato, unito
a quel mezzo sorriso, mi hanno fatto letteralmente balzar fuori il
cuore dal petto.
Un'autentica faccia di bronzo, giusto
per usare termini eleganti.
Alla fine si rassegna e, avendo
constatato che il blocco stradale durerà parecchio, spegne
l'auto.
Mi volto verso di lui e poggio
pigramente la mano sulla sua spalla.
-Cosa vuoi fare quando arriviamo a
casa?-
Anche lui si volta e ci guardiamo
dritti negli occhi.
-Ho intenzione di rimettermi
immediatamente al lavoro.-
-Perché la parola "lavoro"
pronunciata da te somiglia più al concetto di "oziare sulla
scrivania con un giornale sulla faccia"-
-Perché mi conosci abbastanza bene da
sapere che in realtà è così- e mi ruba
un bacio prima di
rimettersi seduto dritto, ad osservare la fila di automobili davanti
a noi, tante da non vedere neanche dove inizia la coda.
Anche io mi volto a guardare davanti a
me, cominciando a pensare a mia volta cosa fare una volta rientrati.
Innanzitutto disfare i bagagli e
preparare una cena sostanziosa, perché per quanto "le feste
della gente con i soldi" siano eleganti e fastose, si mangia ben
poco, innanzitutto perché per la maggiore si è
costretti ad
intrattenere discorsi riguardanti il mercato e la politica con gente
vecchia e tirata a lucido, inoltre non si consiglia di ingozzarsi di
cibo quando si indossa un vestito pericolosamente stretto in vita.
-Ah tra l'altro devo restituire il
vestito a Lady.- ho pensato, accorgendomi solo dopo di averlo fatto
ad alta voce.
-Ricordami di ringraziarla quando
passerà a prenderlo.- commenti con un mezzo ghigno -Eri
stupenda
ieri sera- e quel ghigno è scomparso, stendendosi in un
sorriso più
luminoso e sincero. -Anche se senza eri decisamente meglio.- ed ecco
che ritorna il ghigno.
Gli do una botta sul braccio -Dante!-
Intrappoli la mano con cui ti ho
colpito nella tua, intrecciando le dita. -Non ti facevo così
pudica.-
-Non ti facevo così idiota.- ed ho
tirato via la mano dalla tua, incrociando le braccia sul petto.
Dopo qualche momento di silenzio,
passato a rimuginare sull'immagine di Lady che mi asfissia di domande
riguardo il viaggio, sempre però col suo modo di fare
tranquillo e
pacato, volto appena lo sguardo verso di lui.
-Cosa pensi che diranno gli altri
quando sapranno?-
Fa spallucce:-Suppongo che Lady sarà
contenta, Morrison invece credo che inizierà a farmi la
predica sul
fatto che ho quasi il doppio dei tuoi anni.-
-Quasi.- puntualizzo, come se facesse
qualche differenza.
-Già, però a parte la perplessità e
la preoccupazione iniziali, ne sarà felice.-
A fatica mando giù un nodo in gola
prima di continuare il discorso:-E Trish?-
-Allora non deliravo quando ti dissi
che eri gelosa di lei.- allunghi una mano per pizzicarmi il fianco.
-Comunque non ne ho idea, persino io alle volte faccio fatica a
capire quella là. Di certo non inizierà a
strapparsi i capelli
accusandoti di averle rubato l'uomo.-
-Allora ammetti di averci avuto una
relazione!- esclamo puntandogli un dito contro, però la
risata che
mi scappa tra le labbra mi tradisce.
-Mi sembrava di essere stato chiaro su
questo punto.- risponde serio, ma con l'ombra di un sorriso.
-C'è una certa differenza tra l'essere
"l'uomo" di qualcuna ed essere "un po' più amici"-
contesto io citando le sue stesse parole. -Preferisci il termine
"amici con privilegi"? Anche se così non si spiegherebbe
comunque una sua probabile reazione drammatica.-
Ride sommessamente:-Credo che dopo i
quarant'anni non sia più permesso dire una cosa tipo "amici
con
privilegi".-
-Definiamola una cosa complicata e
basta allora.-
-In realtà è stato tutto, meno che
complicata...- ammetti tamburellando le dita sulla mia gamba.
-Allora non capisco...-
-Non è necessario che tu capisca.- ed
afferri di nuovo la mia mano. -Piuttosto, a proposito di come
reagirebbe Morrison.- e fai una pausa, voltandoti nella mia
direzione. Lo sguardo è più serio e leggermente
teso. Mi giro anche
io.
-Per quanto possa essere esagerato un
eventuale discorso riguardo l'età da parte sua. Tu...
insomma, non
ti mette neanche un po' a disagio la situazione?-
Inclino la testa da un lato
perplessa:-No, dovrebbe?-
Sospiri:-Bea, potrei essere tuo padre.-
-Dante, credo che questa sia una delle
nostre ultime preoccupazioni.-
-No, sono serio invece. Pensaci bene:
se in futuro vorrai avere dei figli non sarà così
facile, perché
io sarò già abbastanza vecchio che le
possibilità diminuiranno
parecchio.-
-Stiamo davvero parlando di figli dopo
neanche un giorno che siamo andati a letto insieme?- alzo un
sopracciglio.
-Beatrix.- mi ammonisci notando che non
ho intenzione di prendere il discorso sul serio.
-Dante.- ti imito, copiando lo sguardo
accigliato che mi rivolgi.
-Cerca di pensare in modo sensato, per
favore.-
-Senti, per come sono andate le cose,
potremmo aver anche averlo concepito questa notte un figlio.- gli
ribadisco, portandogli alla mente della mancanza di protezioni di cui
ci siamo infischiati presi dall'intensità del momento.
-Dante,
davvero, se è proprio questo che ti preoccupa allora potrei
anche
avere un figlio adesso. Una casa c'è, i soldi non mancano di
certo.
Avere un bambino a venticinque anni non credo mi
traumatizzerà la
vita, mia madre ne aveva ventuno quando sono nata...-
Avrei voluto continuare il discorso, ma
mi sono fermata a scrutare la tua espressione: seria, pensierosa,
anche combattuta in parte.
-Comunque ci tengo a ricordarti che
parlare di avere figli dopo neanche ventiquattr'ore che si è
stati
con una ragazza, non è il modo migliore per iniziare una
relazione.-
concludo volgendo un occhio alla strada, dove ho iniziato a notare un
certo movimento. Anche lui se ne è accorto ed ha rimesso in
moto.
-Comunque era solo a titolo
informativo.- hai precisato poco dopo.
-Infatti, non penso che tu sia uno di
quelli che si fanno di questi problemi.-
-Non più di tanto, mi preoccupo solo
di quello che pensi tu riguardo questo.- ed hai stretto saldamente la
mia mano. -Dalla notte in cui avesti quell'incubo e ti ritrovai sul
pavimento bianca come un cadavere non ho pensato ad altro che a come
cercare di proteggerti e mantenerti al sicuro, ammetto di aver
esagerato delle volte, non volevo risultare rompipalle, volevo solo
farti capire che per me stavi iniziando a diventare importante.-
-Quindi per te sono importante?-
Sollevi le nostre mani unite, e posi un
bacio sul dorso:-Più della vita stessa.-
Il viaggio è continuato tranquillo,
con lui che sfrecciava a tavoletta sulla strada ed io che mi
addormentavo di tanto in tanto cullata dalla musica proveniente dalla
radio.
Ad un certo punto punto però mi hai
guardato ed io, senza avere la minima idea di cosa ti stesse
frullando per la testa, ho ricambiato lo sguardo e ti ho sorriso.
Ho iniziato a preoccuparmi però,
quando sul tuo viso è comparso l'ennesimo sorrisetto e
contro ogni
mia aspettativa, hai svoltato prendendo l'uscita dall'autostrada.
-Dante, non è questa la nostra
uscita.- gli ho fatto notare, mancavano ancora diverse ore prima di
arrivare.
-Lo so.- hai risposto semplicemente.
Il silenzio che ha seguito mi ha fatto
riflettere di più sul dove stesse andando. E quel "dove"
era una stazione di servizio, vicino alla quale era situato un
piccolo motel.
Quando ci siamo fermati nel parcheggio,
mi sono voltata con uno sguardo interdetto tra l'esasperato e il
rassegnato:-Sei serio?-
Con un non so quale scatto felino sei
uscito dalla macchina, hai fatto il giro e mi hai letteralmente
tirato fuori intrappolandomi nel tuo abbraccio rendendomi del tutto
incapace di reagire con un bacio a sfiorare le labbra.
Siamo entrati nella stanza di corsa e
non abbiamo neanche fatto in tempo a chiudere la porta che
già
eravamo incollati uno all'altro. Uno scambio intenso e disordinato di
baci, tanti da non separarci fino a che non mi è mancata
l'aria.
Hai disegnato una scia con le labbra
umide dall'orecchio fino alla spalla, poi al ritorno ti sei
soffermato un po' di più sulla clavicola, dove alla fine
è comparso
un segno livido che difficilmente sarei riuscita a nascondere
successivamente.
Senza indugiare un solo attimo ti sfilo
la maglia per poi buttarla a terra, subito dopo anche la mia
canottiera raggiunge il pavimento. Mi aggrappo alle tue spalle per
finire poi completamente avvinghiata a te, le gambe attorcigliate
intorno alla tua vita, le tue mani che mi sorreggono e il tuo corpo
che mi preme contro il muro.
Ben presto sentiamo il bisogno fisico
di maggiore vicinanza, mi abbandoni sul letto per poi fiondarti su di
me, famelico. Mi spogli frettolosamente e butti i vestiti all'aria
noncurante del caos che si sta creando sul pavimento.
Noncurante di tutto il resto.
È in quel momento che ho capito che la
mia vita con Dante sarebbe dovuta continuare in quel modo, in mezzo
al casino, dell'unione di due vite totalmente sbagliate, ma che
insieme hanno potuto trovare armonia.
Non è importante se io ho venticinque
anni e lui più di quaranta.
Non è importante se lui è un mezzo
demone ed io solo un'umana.
Niente è importante se non noi, in
questo momento, in ogni momento della nostra vita.
Solo noi, le mie dita intrecciate
dietro la tua nuca.
E le tue mani che affondano nei miei
capelli vermigli.
L'angolo di
Lilith! (che ha cambiato nome in Miokie, ma okay, mi volete bene lo
stesso vero? :3 )
Prima di
disperarvi sappiate che questo NON E' l'ultimo capitolo, lo
sarà il
prossimo, ovvero l'Epilogo.
Quindi sì,
effettivamente la vicenda principale è finita,
però farò uscire un
capitolo "speciale" per Natale (si spera) :3
Ebbene, ora più
che mai sono curiosa di sapere cosa ne pensate di tutto questo popo
di roba che ho partorito dalla mia mente malata *^* voglio tante
tante recensioni e tanti tanti pareri su questi 14 intensi capitoli,
come al solito non ho avuto molta voglia di ricontrollare,
perciò in
caso di errori di battitura/grammaticali/ecosìviadicendo
chiedo
umilmente scusa >A<
I ringraziamenti
li farò nel finale, dunque non è ancora il
momento di commuoversi
gente!
Piuttosto, ho
appena iniziato una raccolta di One Shot nella sezione degli EXO e
abreve spero di poter iniziare una nuova Long che sto progettando da
diverso tempo u.u
baci,
Lilith
|
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Capitolo 16 *** Epilogo ***
Finisco
di
addobbare l'albero ponendo sulla punta un bel fiocco rosso ricavato
da dei nastri trovati nelle scatole delle decorazioni. Ci avevo perso
un'intera mattinata tra quegli scatoloni polverosi per trovare delle
palline di vetro di colori più o meno uguali, festoni che
non
fossero totalmente distrutti e grovigli di lucine non fulminate, alla
fine sono riuscita a combinare qualcosa.
Salto giù dalla sedia per ammirare il
mio operato e chiamo Dante dalla sua (nostra) camera.
-Dante ho finito, vieni a vedere.- e
poco dopo compare sulla porta del corridoio affacciandosi curioso
verso l'angolo dove ho posizionato l'albero, ovvero dove prima lui
teneva gli strumenti musicali, che invece sono stati spostati nella
mia (vecchia) camera da letto.
Il juke-box invece è stato risparmiato
dallo spostamento, che avrebbe potuto provocargli danni ulteriori a
quelli della vecchiaia ed in effetti da' un tocco retrò a
quest'albero che tutto sommato è un'accozzaglia di rossi
sbiaditi o
meno e rametti mezzi spezzati.
-Questa roba, appena finite le feste,
andrà tutta buttata. L'anno prossimo non ho intenzione di
respirare
di nuovo tutti quegli acari.- lo ammonisco indicando gli scatoloni
dietro di me.
-Esagerata, non è così male.-
commenta dando una seconda occhiata più da vicino.
-Ma non è neanche bello...- replico
con un mezzo broncio.
-Ci tieni così tanto? È solo un
albero...- mi guarda intenerito tendendomi un braccio.
-Sì ci tengo così tanto.- mi faccio
accogliere nel suo abbraccio -L'albero che addobbavo a casa della zia
era quasi il doppio di questo e ci mettevamo io e lei con le
cameriere ed i maggiordomi a decorarlo, tutti insieme.-
-Ah ti aggrappi ancora ai ricordi
d'infanzia?-
-Beh dopotutto Natale è la festa della
meravigli negli occhi dei bambini e mi sento tornare piccola anche io
quando si avvicina questa festa.-
Mi avvicino al divano, senza staccare
gli occhi dai rami secchi, verdognoli e plasticosi.
-Ti immagini, fra qualche anno magari
ci saranno davvero dei marmocchi incantati a vedere le luci che
brillano e che si riflettono nelle palline di vetro.- Mi siedo a
gambe incrociate chiamandolo vicino a me a braccia tese.
-Tempo al tempo Bea- mi prende tra le
braccia posandomi in braccio a lui. -Per ora come marmocchia mi basti
tu.- e mi stampa un bacio sulla guancia rossa dal freddo. Il
riscaldamento dello studio si è rotto di nuovo e tra il
venti
dicembre ed il sei gennaio non c'è tecnico che possa
passare,
ovviamente, le vacanze sono per tutti dopotutto.
Sono passati quasi cinque mesi dal mio
compleanno, dunque sono quasi cinque mesi che io e Dante stiamo
insieme e fra qualche altro mese sarà passato un anno da
quando mi
sono trasferita.
-Cosa faremo il giorno di Natale?- gli
chiedo arricciando le sue ciocche perlacee intorno alle dita.
-Tu cosa proponi?- risponde facendo la
stessa cosa con i miei capelli.
-Non so, a dire il vero stavo pensando
di andare dalla zia, ma non vorrei che si abituasse all'idea di
visite così frequenti. Potremmo organizzare un piccolo
pranzo qui
con Morrison, Lady... Trish.-
Ci pensa un po' su per poi tirar fuori
quel sorriso da faccia da schiaffi:-Potrebbe essere carino, ma...
Trish? Sei sicura?-
Gli do uno schiaffo sulla
spalla:-Smettila con questa storia!- ma non posso fare a meno di
ridere, non è che abbia tutti i torti dopotutto, ma non
posso
neanche far finta che esiste.
Mi circondi con le braccia sulla vita e
ci sdraiamo insieme sul divano.
-Se a te va bene, va bene anche a me.-
-Allora sentiti con loro e fammi
sapere.-
-Senza fretta però...- mormori
avvicinandoti pian piano alle mie labbra.
-Senza fretta.- acconsento, azzerando
la distanza.
* Dante *
Abbiamo
finito per farlo sul pavimento.
Di nuovo. Perché i brividi trasmessi dal pavimento gelato in
contrasto con i nostri corpi caldi sono molto meglio del divano.
-Dante…- mormora contro il mio collo
-…ho freddo.-
La stringo contro il mio petto con le
braccia intorno alla sua schiena:-Ma come non ti basto io a
scaldarti?-
-No per niente.- si divincola dal mio
abbraccio ed inzia a raccattare i vestiti seminati su tutto il
pavimento intorno a noi.
-Ti rendi conto che mi stai privando
del mio diritto di coccole post-sesso?- brontolo rimanendo sdraiato
sul pavimento.
-Me ne farò una ragione.-
-Alla faccia dello spirito natalizio.-
-Non ho intenzione di prendere freddo
solo perché dopo che lo facciamo ti scatta
l’indole tenera.-
-…egoista.- borbotto rivestendomi
rassegnato.
-L’egoista va a farsi un caffè, lo
vuoi anche tu?- mi bacia l’angolo della bocca reggendosi
sulle mie
ginocchia.
-Sì grazie- riesco a rubarle un ultimo
bacio intrappolandole il mento tra due dita ed il labbro inferiore
tra i denti.
Torna poco dopo con due tazze fumanti
in mano ed io la aspetto seduto sul divano, lei invece si siede a
terra tra le mie gambe.
Sorseggiamo in silenzio la bevanda che
ci riscalda le membra.
-Spero che queste vacanze passino in
fretta, fa un freddo cane qui.- mi lamento strofinandole le spalle.
Inclini la testa all’indietro per
guardarmi in faccia:-Da quanto tempo non passavi il natale in
compagnia?-
-Sicuramente più di quanti ne abbia
passati tu nella stessa situazione.-
-Ogni tanto cercavo di tornare a casa
per le feste, ma spesso non ci riuscivo. O perché ero troppo
lontana…-
-… Oppure perché avevi paura che
saresti voluta rimanere.-
Ti immobilizzi a quelle parole,
sorpresa dal fatto che abbia effettivamente abbia indovinato.
-Era anche per questo che non volevi
andare per il tuo compleanno, giusto?-
-Sì… in parte. Ma in realtà ero
seriamente terrorizzata dalla situazione che si sarebbe potua
presentare alla festa.-
-Ma non puoi negare che ha avuto i suoi
lati positivi andarci, no?- le sorrido e la bacio.
-Credi che non ci saremmo mai arrivati
a questo punto se non ci fossimo andati?-
-Credo che ci avremmo messo molto più
tempo.- le accarezzo la guancia arrossata, continuando a ringraziare
silenziosamente quel giorno di inizio primavera in cui si
presentò
alla mia porta avvolta da quel mantello. Ringrazio come faccio da
tutti quei mesi a seguire per quella persona che non so chi sia ma
che l'ha portata da me, chiunque egli sia, gli sono debitore della
mia stessa vita, che se non fosse stato per lui (o lei) avrei
continuato ad andare avanti in solitudine ed adesso non avrei il suo
piccolo corpo accanto al mio a scaldarci a vicenda. L'unica
tonalità
di rosso che avrei potuto riconoscere sarebbe stato solo quello
scarlatto del sangue e non solo quello vermiglio die suoi capelli che
scivolano tra le mie dita.
Prima ogni momento si susseguiva
all'altro con pigrizia e monotonia di una routine che mi distruggeva
dall'interno lentamente e senza che io me ne potessi rendere conto.
Adesso invece ogni istante è importante se passato con lei
al mio
fianco.
Grazie.
Non so come avrei fatto senza di te.
-Ehi Bea...- lei mi guarda, poggiando
la testa sul bordo del divano.
-Ti amo- due parole che escono dalla
mia bocca con ua facilità e naturalezza che nenche io mi
sarei
aspettato da me stesso.
I suoi occhi si illuminano leggermente
inclinandosi verso l'alto in un sorriso imbarazzato.
-Anche io.- risponde con un filo di
voce.
Sulla cima di un palazzo, una figura si
staglia, con lo sguardo di ghiaccio rivolto in lontananza verso la
Devil May Cry.
-Di niente... fratellino.-
L'angolo di Miok!
SBAM! PLOT TWIST!
Ahahaha non ve l'aspettavate eh? Beh neanche io lol.
L'ultima parte è
stato un fuori programma scritto un po' di getto e che lascia nel
finale un po' di mistero, avevo accennato che Vergil sarebbe tornato
ma neanche io all'inizio sapevo bene come, diciamo che gli ho fatto
fare giusto una comparsata di sfuggita perché sotto sotto ci
stava
dai ;)
Ebbene cari
lettori, Vermillion Hair è giunta al termine. Questa
è la
primissima storia che ho iniziato a pubblicare qui ed è
iniziata
poco più di due anni fa, rileggendola mi sono accorta anche
l'evolversi del mio stile di scrittura quindi sono molto contenta e
soddisfatta del lavoro svolto.
Ci tengo anche a
ringraziare tutti quelli che l'hanno seguita e sinceramente, vedere
più di seicento visite le Prologo mi rende davvero
orgogliosa di me
stessa.
Ringrazio tutti
quelli che hanno speso due minuti del loro tempo recensendomi,
dandomi consigli ed anche lasciandomi delle critiche che ritengo
sempre costruttive ed utili per migliorarmi. Stavolta non faccio nomi
anche perché bene o male sono gli stessi che ringraziai
già tempo
addietro, spero solo che continuiate a seguirmi e ad interessarvi
anche alle storie che pubblico negli altri fandom.
Non mi resta
altro che ringraziarvi ancora ed augurarvi (anche se un po' in
ritardo) un buon natale ed un felice anno nuovo!
Alla prossima!
Miokie.
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