Un Candido Fiore

di uri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno ***
Capitolo 2: *** Il funerale ***
Capitolo 3: *** Domande e speranza ***
Capitolo 4: *** Il risveglio ***
Capitolo 5: *** Le decisioni dell'Hokage non si discutono ***
Capitolo 6: *** Ricordi lontani ***
Capitolo 7: *** Liberazione ***
Capitolo 8: *** Dubbi ***
Capitolo 9: *** Amiche ***
Capitolo 10: *** Incontro d'odio ***
Capitolo 11: *** La storia di Sasuke ***
Capitolo 12: *** Rivelazioni ***
Capitolo 13: *** L'invito ***
Capitolo 14: *** La festa ***
Capitolo 15: *** Confusione ***



Capitolo 1
*** Il ritorno ***


                                                                                    Un Candido Fiore

 

 

1. Il ritorno

 

 

 

Una stanza bianca.
Un letto con lenzuola bianche.
Una ragazza distesa sul letto.
Attaccato al suo braccio una flebo la nutriva, ora che non poteva farlo lei stessa. Accanto a lei un macchinario trasmetteva delle linee ondulate, simbolo della vita che ancora fluiva in lei. Ma lei era immobile. L’unico movimento percettibile era l’alzarsi e l’abbassarsi del suo petto. Una maschera le stava dando ossigeno. Gli occhi della ragazza erano chiusi, i capelli di uno strano colore rosa erano sparpagliati sul cuscino. Il silenzio regnava sovrano nella stanza. Si sentiva solo il leggero bip del macchinario.
Appoggiato ad una parete della stanza si trovava un divanetto bianco dove un’altra ragazza guardava il soffitto. Di tanto in tanto i suoi occhi azzurri si spostavano sulla figura distesa sul letto.
Sospiri, nessun movimento.
Ino si mise a sedere, sistemandosi la coda di cavallo che si era storta sotto la testa. Si alzò ed uscì dalla stanza, buttando un’ultima occhiata al letto. Richiuse silenziosamente la porta e si diresse verso l’uscita dell’ospedale.
Il sole illuminava Konoha, ormai l’estate era alle porte. Ino camminava per le strade del suo villaggio senza avere una meta precisa. Era passato un anno da quel maledetto giorno e da allora Sakura non si era più svegliata. I ricordi impressi nella sua mente bruciavano. Era così immersa nei propri pensieri che non si accorse di aver sbattuto contro qualcuno. Chiese scusa e proseguì con la testa bassa.
<< Ino! >>
La ragazza si girò e vide che quello contro cui aveva sbattuto era Shikamaru. Il suo viso aveva un’espressione seria, ma allo stesso tempo triste. La ragazza avvertì un brutto presentimento.
<< Sei stata da Sakura? >> chiese il ragazzo, conscio già della risposta.
Ino annuì e abbassò lo sguardo. Poi però lo risollevò per portarlo sul viso di Shikamaru. L’espressione che aveva non era mutato. Alcuni brividi percorsero il corpo della ragazza.
<< E’ successo qualcosa? >> chiese lei, un po’ spaventata da quello che il compagno le avrebbe detto.
<< E’ tornato. >>
Ino comprese al volo. Dopo sei mesi di ricerca finalmente lo aveva trovato e lo aveva riportato a casa. Le sfuggì un piccolo sorriso. Ora che era tornato si sentiva più tranquilla. Ino guardò Shikamaru, non sembrava contento. Non capiva il perché. Naruto era ritornato e aveva riportato indietro Sasuke, perché non era felice di questo? Ed ecco di nuovo quel brutto presentimento ritornare.
All’improvviso Shikamaru la strinse fra le braccia.
<< E’ morto. >> disse Shikamaru con voce incrinata.
Ino non capiva. Chi era morto? Sasuke o Naruto?  
In cuor suo sapeva già la risposta. Ricambiò la stretta ed iniziò a piangere contro il petto del compagno, mentre quest’ultimo le accarezzava la schiena per consolarla.
Restarono lì per un po’ di tempo, fino a che i singhiozzi della ragazza non diminuirono. Si asciugò gli occhi con le mani e pensò che un’altra persona sarebbe stata peggio apprendendo quella notizia.
<< Naruto è morto, vero? >> chiese Ino, sperando di essersi sbagliata.
Shikamaru annuì e altre lacrime inondarono le guance della ragazza.
<< Hinata lo sa? >>
<< Neji è andato subito a comunicarglielo quando lo ha saputo. >>
Ino era preoccupata per Hinata. Voleva subito andare da lei, ma prima c’era una cosa che le premeva sapere.
<< Chi è stato? >>
<< Sasuke. Gli ANBU sono arrivati in ritardo. Quando sono giunti sul luogo dello scontro hanno visto Sasuke privo di sensi e il corpo di Naruto accanto al suo senza vita. Ora Sasuke si trova in una cella e gli stanno curando le ferite più gravi. Poi quando si sarà ripreso lo interrogheranno. >>
La ragazza non sapeva che cosa pensare. Era addolorata arrabbiata. Sentì crescere dentro di sé un sentimento negativo che non aveva mai provato, o almeno non così intensamente. Neppure quando Pain aveva distrutto il villaggio.
Neppure quando era scoppiata la guerra. Neppure quel dannatissimo giorno di un anno fa.
Odio. Odio puro nei confronti di Sasuke Uchiha.
Perché aveva ucciso l’unica persona che avrebbe aiutato Sakura a svegliarsi.
Perché aveva ucciso l’unica persona che portava il sole anche quando diluviava.
Ma lo odiava soprattutto perché aveva distrutto il mondo di Hinata.
Ricordandosi dell’amica, Ino sprofondò nella tristezza.
<< Shikamaru, io vado da Hinata. >>
Detto questo lo salutò e si diresse a gran velocità verso villa Hyuga. Arrivata a destinazione entrò nel giardino della villa e notò Kiba e Shino a sedere sugli scalini che portavano al corridoio, dove si affacciavano le varie stanze. Avevano tutti lo sguardo triste, persino Akamaru era disteso a terra con il muso tra le zampe. Ino si avvicinò e si sedette accanto a Kiba.
<< Come sta Hinata? >>
<< Appena l’ha saputo è svenuta di colpo. Ora è nella sua stanza. Se vuoi puoi andare, ci sono Hanabi e TenTen con lei. >> rispose Kiba.
<< Penso che andrò a vedere come sta. >>
Ino si alzò e, seguendo le indicazioni di Kiba, arrivò davanti alla porta della stanza di Hinata. Bussò e poi entrò. Vide subito Hinata, che era sdraiata sopra un futon.
Si sedette accanto al giaciglio della ragazza, davanti ad Hanabi e a TenTen.
<< Si è ripresa? >> chiese Ino preoccupata per le condizioni dell’amica.
<< Non ancora. >>
Hanabi pose sulla fronte della sorella un fazzoletto bagnato.
<< E’ stato un brutto colpo per lei, per tutti noi. >> dichiarò TenTen.
Ino si soffermò sul viso di Hinata, era pallido. Un leggero movimento degli occhi e finalmente Hinata si riprese. Il suo sguardo passò dal soffitto ai volti che la circondavano. Volti preoccupati e tristi. Cercò di mettersi a sedere, aiutata dalla sorella. TenTen le porse un bicchiere d’acqua e lei lo bevve tutto, senza sprecarne una goccia.
Posò in bicchiere vuoto accanto a sé, nascose il volto tra le mani e scoppiò a piangere. Prima silenziosamente, poi sempre più forte. Con dolore e disperazione.
Le tre ragazze la guardarono senza sapere che cosa fare, come consolarla. Hinata si sdraiò a pancia in giù sul futon e soffocò il pianto nel cuscino.
 Hanabi allungò una mano verso di lei ma Ino la fermò, scuotendo il capo. Si alzò e, facendo cenno alle altre di seguirla, uscì dalla stanza lasciando Hinata a piangere e a sfogarsi.
Uscirono in giardino dove trovarono Shino, Kiba, Neji e Shikamaru. TenTen si avvicinò a Neji e lui le cinse le spalle con un braccio, stringendola a sé.
All’improvviso Hanabi cadde a terra in ginocchio, gli occhi pieni di lacrime.
<< Non è giusto! Perché è dovuto accadere! >>
Ino le si accostò e le mise una mano sulla spalla. Comprendeva benissimo la sua rabbia. Hinata aveva faticato tanto per farsi notare da Naruto che, una volta fatto chiarezza nel suo cuore, aveva ricambiato i suoi sentimenti. Si erano messi insieme e, con il consenso della famiglia Hyuga, si erano persino fidanzati ufficialmente.
 E ora Naruto non c’era più.
 L’odio che aveva provato prima fluì di nuovo dentro di lei e un irrefrenabile istinto omicida si impadronì della sua mente. Voleva uccidere Sasuke. Ormai era da tempo che aveva smesso di “amarlo”, come credeva lei in passato. Aveva pianto per lui, ma ora tutti i buoni sentimenti che aveva provato nei suoi confronti erano evaporati in un istante.
Hanabi si riprese e, con parole di scuse, si ritirò nella sua stanza.
<< Scusate, ma dovrei andare anch’io. Vuoi che ti accompagni a casa Ino? >> disse Shikamaru.
Ino annuì, salutò gli altri e, insieme al compagno, uscì dalla villa. Shikamaru l’accompagnò a casa e poi si allontanò in direzione del palazzo dell’Hokage. Ino entrò in casa dove non c’era nessuno. Probabilmente sua madre era ancora in negozio, mentre suo padre doveva essere anche lui dall’Hokage. Salì in camera sua, si tolse le scarpe e si buttò a peso morto sul letto. Si raggomitolò su un fianco e iniziò a piangere. Continuò a piangere fino a che non si addormentò. L’ultima immagine che ebbe prima di addormentarsi fu Sakura, ancora immobile nel suo letto.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’uri:
Salve a tutti! Questo primo capitolo è stato duro da scrivere, spero che vi sia piaciuto Devo dire che è la prima volta che scrivo una storia triste come questa, ma non si può chiudere la porta in faccia all’ispirazione. Inoltre voglio dirvi che io non ho nulla contro Naruto, anzi è uno dei miei personaggi preferiti, ma mi serviva che morisse per continuare la storia. Comunque penso che più avanti la storia diventerà arancione.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima!

 

 

 

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Capitolo 2
*** Il funerale ***


 

 

2. Il funerale

 

 

 

Erano passati tre giorni dalla notizia della morte di Naruto Uzumaki e quel giorno si sarebbero tenuti i funerali.
Questi tre giorni Hinata li aveva passati a letto, a piangere l’uomo che amava.
La pioggia batteva sulla finestra della stanza. A quel rumore la ragazza si svegliò e guardò verso la finestra. Piccole goccioline creavano scie trasparenti sui vetri.
Il cielo era coperto da nuvolosi neri e il sole non c’era. A questo pensiero gli occhi di Hinata, già rossi, diventarono lucidi e le lacrime sgorgarono.
Anche il suo sole era sparito.
Restò ancora un po’ a guardare l’esterno e poi decise di alzarsi. Scostò l’enorme coperta e si mise in piedi. Chissà che ore erano? Un leggero bussare la distolse dai suoi pensieri. Andò ad aprire e si ritrovò davanti la sua piccola sorellina, Hanabi.
Hinata si mise di lato e le fece cenno di entrare. Hanabi osservò sua sorella maggiore: era dimagrita, la veste che prima le stava precisa ora era un po’ più larga; gli occhi erano arrossati dal pianto e il volto era solcato da profonde occhiaie, segno del poco riposo; i capelli lunghi erano tutti arruffati.
Hinata cercò di porre una domanda, ma dalla sua bocca uscì solo qualche suono. Non riusciva a parlare.
<< E’ ancora presto. Puoi preparati con calma. >> disse Hanabi, intuendo la domanda.
Hinata chiuse per un momento gli occhi, poi li riaprì. Dalla tasca prese un fazzoletto bianco e si asciugò gli occhi e le guance.
<< Il bagno è pronto. >> la informò Hanabi.
Hinata si spostò nella stanza da bagno e, toltasi la veste, si immerse nell’acqua calda. Hanabi l’aiutò a lavarsi la schiena e, quando fu pulita, l’aiutò a mettersi l’accappatoio. Il contatto con il morbido indumento la fece sentire bene.
Le due sorelle ritornarono nella stanza e Hinata si sedette su di uno sgabello davanti ad uno specchio. Da un cassetto, di un comodino lì accanto, Hanabi prese una spazzola ed iniziò a pettinarle i capelli. Hinata osservò il proprio riflesso allo specchio. Quasi non si riconosceva, ma era proprio lei.
La sorella minore, dopo aver sciolto tutti i nodi, cercò in una scatola un nastro per poterle legare i capelli, ma Hinata la fermò scuotendo la testa. Voleva lasciare i capelli sciolti, proprio come piaceva a lui. Andò verso l’armadio e da lì prese un kimono nero. Con l’aiuto della sorella lo indossò, poi le fece cenno di uscire.
<< Vi raggiungo subito >> disse piano.
Quando Hanabi richiuse la porta dietro di sé, Hinata aprì un cassetto del comodino e prese una scatolina blu. L’aprì e vide che era ancora lì. Prese il piccolo gioiello in mano e lo guardò con attenzione. L’anello era d’oro con piccoli disegni d’argento.
Nella parte interna c’erano incise delle lettere: N-H.
Naruto- Hinata.
Il ricordo di quel giorno, di circa sei mesi fa, le piombò addosso come un macigno.
 
Inizio flashback
 
Hinata era felice di aver potuto passare tutto il giorno con Naruto, prima che partisse. Purtroppo la giornata stava finendo e l’ora della sua partenza si stava avvicinando. Erano seduti su di una panchina a parlare e, di tanto in tanto, a baciarsi. All’improvviso Naruto balzò in piedi e si mise davanti ad Hinata.
<< H-Hinata! >>
<< Si? >>
<< Ecco, c’è una cosa che volevo dirti prima di partire. >>
Naruto si zittì, la faccia tutta rossa. Ad un tratto si mise in ginocchio, come un uomo pronto per essere nominato cavaliere. Hinata arrossì di colpo, cosa stava cercando di fare?
<< Non sono pratico di queste cose, ma quando tornerò dalla missione……mi chiedevo se ti…..ti…..ti andrebbe di sposarmi! >>
Naruto disse le ultime parole così velocemente che Hinata, lì per lì, non le comprese. Qualche minuto di silenzio e, poi, Hinata si buttò letteralmente sul fidanzato, che cadde sulla schiena. La ragazza si rialzò subito, scusandosi. Naruto rideva e anche lui si tirò su a sedere.
<< Devo interpretarlo come un si? >> chiese il ragazzo speranzoso, mentre estraeva dalla sua tasca una scatolina blu. Alla sua vista Hinata arrossì ancora di più e si sentì svenire. Stava per cadere come un sasso, quando Naruto la prese al volo urlando.
<< Non mi svenire proprio adesso! >>
Hinata si riprese e prese in mano la scatolina. L’aprì e vide l’anello che c’era al suo intero.
<< Questo l’ho visto in un film. >>
Naruto prese l’anello dalla scatolina, afferrò la mano della fidanzata e le mise l’anello. Solo che sbagliò dito. Hinata rise e se lo mise al posto giusto. Naruto si grattò la testa, imbarazzato dalla brutta figura che aveva fatto. Si alzò in piedi e aiutò l’amata ad alzarsi. Si tennero stretti, l’uno tra le braccia dell’altra, poi si baciarono. Un bacio appassionato e dolce allo stesso tempo. Quando si staccarono, Naruto fece una carezza a Hinata.
<< Devo andare. >>
<< Torna presto. >>
<< Te lo prometto! >> esclamò Naruto sorridendo, incamminandosi per la sua strada.
Hinata lo guardò allontanarsi, poi ammirò l’anello che aveva al dito e il suo cuore si riempì d’amore di felicità.
 
Fine flashback
 
Si impose di non ricominciare a piangere e ricacciò indietro le lacrime. Si mise l’anello al dito, nel posto in cui Naruto lo mise per la prima volta, uscì dalla stanza, raggiungendo il padre e la sorella.
 
 
Al funerale di Naruto c’era tantissima gente, tutti quelli che lo avevano conosciuto. Hinata si guardò intorno: oltre agli abitanti del villaggio e ai suoi amici, erano venuti anche persone di altri villaggi. Poco più in là notò Gaara, il Kazekage di Suna, insieme ai suoi fratelli. Hanabi le prese la mano e la condusse in prima fila. C’erano delle sedie e lei si sedette su una di esse, pensando che forse le gambe non l’avrebbero retta. Davanti a lei vide la bara. Sopra di essa fiori bianchi e una fotografia che ritraeva un Naruto sorridente. Alla sua vista il cuore di Hinata si riempì di dolore e la vista le si annebbiò di nuovo. Hanabi si sedette accanto a lei e le porse un fazzolettino. Lei lo prese, ringraziandola, e si asciugò gli occhi.
Vide l’Hokage, Tsunade, comparire accanto alla bara e all’improvviso il silenzio calò. Anche il cielo smise di piangere, come se volesse ascoltare le parole della donna.
<< Volevo dire qualche parola su Naruto Uzumaki. >>
Tsunade stette un attimo in silenzio e poi proseguì.
<< La prima volta che l’ho incontrato, l’ho subito catalogato come un moccioso arrogante e scemo, ma poi ho capito che in realtà era un ninja valoroso, coraggioso e leale. >> un’altra pausa << Naruto ha cambiato il mondo dei ninja, grazie a lui ora viviamo in pace. Inoltre era l’eroe di Konoha, ha salvato il nostro amato villaggio da nemici terribili. Ma non era solo un ninja, era un amico, un compagno, un fidanzato. E forse poteva essere anche il futuro nuovo Hokage. >>
Tsunade si voltò un momento e si strusciò gli occhi con una mano. Poi riportò lo sguardo sui presenti.
<< Io ho finito. Se qualcuno vuole dire qualcosa lo dica pure >>
Detto questo, Tsunade se ne andò lasciando il posto.
Qualcuno si avvicinò alla bara per porre dei fiori, ma nessun’altro disse qualcosa.
Nessuno parlava e l’unico rumore era quello dei pianti.
Hinata si avvicinò alla bara e depose un piccolo bacio sul coperchio di legno.
<< Ti amerò per sempre >> sussurrò.
TenTen le si avvicinò e l’abbracciò forte forte, dandole un bacio sulla guancia. Dopo di lei altri fecero lo stesso. Dopo essere stata abbracciata e baciata da tutti, Hinata prese Ino da parte.
<< Mi accompagneresti in un posto? >> le chiese con voce gentile ma decisa.
La bionda annuì e le due sparirono tra la folla. Arrivarono in ospedale e proseguirono fino alla stanza di Sakura.
<< Aspetta qui >> disse Hinata.
Entrò nella stanza si richiuse la porta alle spalle. Si avvicinò al letto e guardò la ragazza distesa. Tutto come al solito. Si mise a sedere da una parte e si avvicinò al suo orecchio.
<< Naruto è morto! >> sussurrò tristemente Hinata.
Quando si tirò su la osservò.
Niente. Non successe niente.
Hinata sospirò e uscì dalla stanza.
<< Glielo avevi già detto te? >> domandò.
<< No. Non ci sono più stata. >> rispose Ino.
Le due ragazze si avviarono all’uscita.
Nel frattempo, all’interno della stanza, le dita della ragazza si mossero leggermente.
 
 
 
 
 
Angolo dell’uri:
Salve gente! Ed ecco a voi il secondo capitolo.
Il funerale di Naruto è stato molto triste e le parole di Hinata hanno scosso Sakura.
Vi anticipo che nel prossimo capito si parlerà di una coppia Yaoi che io amo molto, ma non vi dirò qual è.
Prima che mi dimentichi: ringrazio chi ha recensito la storia, chi l’ha messo nelle preferite e chi nelle seguite.
Grazie a tutti!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Domande e speranza ***


 

 

3. Domande e speranza

 

 

 

 

Il funerale era giunto al termine, la bara era stata sepolta.
Sulla pietra, oltre al nome e alle date, era stata posta la fotografia. Tutt’intorno fiori, la maggior parte bianchi.
Gaara stava fissando la foto e i ricordi iniziarono a vorticare nella sua mente.
Naruto era stato il suo primo amico. Colui che lo aveva salvato quando l’Akatsuki lo aveva rapito per impadronirsi dell’ennacoda. Aveva sempre creduto in lui.
Temari gli si accostò e gli cinse le spalle con un braccio.
<< Noi andiamo, vieni? >>
<< Resto qui ancora un po’. >>
La ragazza annuì, gli dette qualche colpetto sulla spalla e raggiunse Kankuro. I due guardarono un’ultima volta la tomba e il loro fratellino, poi se ne andarono.
Poca gente era rimasta a parlare, a piangere o, semplicemente, in silenzio come il Kazekage. Quest’ultimo sentì il cuore stringersi e una voglia matta di vedere quella persona s’impadronì di lui, quindi si allontanò in direzione del bosco.
Arrivò alla foresta che circondava Konoha, ci si inoltrò e giunse in una piccola radura fiorita. Un ragazzo, tuta verde con scaldamuscoli arancione ed enormi sopracciglia, era seduto sopra un masso e, appena lo vide, si alzò aprendo le braccia. Gaara ci si buttò e iniziò a piangere, mentre le braccia lo stringevano forte. Il rosso si aggrappò alla tuta verde del ragazzo, bagnandola di lacrime.
Dopo qualche minuto si staccarono e si misero a sedere sopra il masso, stando con le mani intrecciate. Tutti e due avevano gli occhi rossi e lucidi.
<< Non ci posso ancora credere che non ci sia più >> disse Rock Lee.
<< Già. >> concordò Gaara, appoggiando la testa sulla sua spalla.
<< Te l’hanno detto che è stato Sasuke? >>
<< Si. >> sospirò << Ma non capisco una cosa: perché l’ha fatto? Perché l’ha
ucciso? >>
<< Non si sa. Sasuke non ha ancora ripreso conoscenza. Deve essere stato un duro scontro. >>
Si alzò un leggero venticello che scompigliò i capelli dei due ragazzi.
<< Quando riparti? >> domandò Rock Lee.
<< Domani mattina. Non mi posso assentare per molto da Suna. >> disse Gaara con sguardo triste.
<< Lo so che non è il momento più appropriato visto che è morto qualcuno, ma ti va se stasera ci incontriamo. >>
<< Mi piacerebbe! >>
<< Allora vieni da me? >> propose il ragazzo.
Gaara annuì e si sporse verso di lui. Le loro labbra s’incontrarono in un bacio. Il rosso aprì la bocca e Rock Lee ne approfittò subito per infilarci dentro la lingua. Le loro lingue si intrecciarono, come in una danza. Poi furono costretti a staccarsi per mancanza d’ossigeno, ma ripresero subito. Le loro mani vagavano sul corpo dell’altro, ansiose di trovare un lembo di pelle scoperto. Continuarono a baciarsi ancora e ancora, per sfuggire al dolore che gli attanagliava il cuore.
Quando l’ennesimo bacio finì, si staccarono definitivamente e Gaara si alzò in piedi, pronto per ritornare dai suoi fratelli.
<< Devo andare. >>
<< Allora, ci vediamo stasera. Ti aspetto! >>
Gaara annuì e abbandonò quel luogo, che tante volte era stato testimone del loro amore segreto.
Quella notte l’avrebbero passato insieme, per consolarsi a vicenda e per sfogarsi.
 
 
 
 
Due giorni dopo Kakashi Hatake ritornò a Konoha, dopo aver portato a termine la sua missione.
La prima cosa che fece fu andare dall’Hokage. Bussò alla porta del suo ufficio e, quando gli fu dato il permesso, entrò. L’Hokage era seduta alla sua scrivania a compilare fogli. Quando l’uomo le giunse davanti, alzò lo sguardo su di lui.
<< Bentornato! >>
L’uomo prese dalla sua sacca delle pergamene e le appoggiò sulla scrivania.
<< Molto bene. Le farò analizzare dalla squadra crittografica. Ora voglio il rapporto. >>
Kakashi espose il suo rapporto, informandola di ogni cosa che aveva visto o udito.
<< E’ vero? >> chiese quando ebbe finito di fare il suo dovere.
<< Vedo che ti è arrivata la comunicazione. Si purtroppo è tutto vero. >> rispose la donna.
<< Ah. Un altro che se ne è andato senza che io abbia potuto fare niente. >>
<< Non è colpa tua. >>
<< Dici? Però se avessi agito in maniera diversa, forse, la mia squadra sarebbe ancora tutta intera. Invece guarda: Sakura è in coma, Naruto è morto e Sasuke è in prigione. >> finì la frase con tono amaro.
<< A proposito dell’Uchiha, ha ripreso i sensi e ora sta subendo un interrogatorio molto duro con Morino. Se vuoi puoi andarci, ti do il permesso. >>
<< Grazie. Ci andrò dopo essere passato in alcuni posti. >> disse Kakashi, uscendo dalla finestra.
Saltò di tetto in tetto fino a che non arrivò a destinazione. La lapide dei caduti era ancora bagnata dalla pioggia dei giorni scorsi, nonostante quel giorno ci fosse il sole. Si avvicinò alla lastra e notò che il nome di Naruto era inciso su di essa.
Si guardò intorno, era rimasto tutto uguale come allora. Ricordò la priva volta che aveva incontrato i componenti del team 7: Sakura con la sua cotta per Sasuke, la sua intelligenza e la sua abilità di smascherare le illusioni; Sasuke con le sue ambizioni, silenzioso e orgoglioso, forse non l’aveva mai capito davvero; Naruto con il suo grande sogno di diventare Hokage, impulsivo, vivace, coraggioso, voleva sempre dimostrare a tutti, soprattutto a Sasuke, che valeva qualcosa.
Tsunade poteva dire o credere quello che voleva, ma la verità era che lui aveva fallito come maestro.
Ripensò al suo migliore amico, Obito, che si era sacrificato per salvarlo e che gli aveva donato il suo occhio con lo Sharingan. Gli aveva detto che avrebbe visto il futuro attraverso di lui, ma che futuro era stato. Certo ora c’era la pace, ma a che prezzo. Molti ninja erano morti, molte famiglie erano state distrutte e altri portavano ancora i segni della guerra.
Si scosse da quei pensieri e si incamminò verso le prigioni.
Arrivato davanti alla stanza dove Morino interrogava, bussò alla porta e una voce gli dette il permesso di entrare. La stanza era quasi completamente al buio, c’era solo una lampada che illuminava il viso dell’interrogato. Morino si voltò e sorrise.
<< Sei arrivato Kakashi, giusto in tempo per goderti lo spettacolo. >> disse Morino, facendo un ghigno.
Kakashi osservò Sasuke: il viso era violaceo dai lividi e gonfi, una benda gli copriva gli occhi, non sembrava avesse molta voglia di parlare.
L’uomo si appoggiò al muro, intenzionato ad assistere all’interrogatorio del suo ex allievo.
<< Allora testa di cazzo, ce lo vuoi dire o no perché hai ucciso Naruto
 Uzumaki? >> chiese Morino.
Sasuke non rispose.
<< Sei testardo, eh! Ma io sono più duro di te. Ti avverto che se non mi darai ciò che voglio subirai le pene dell’inferno. >> sbraitò, sbattendo una mano sul tavolo.
Il ragazzo non si fece intimidire e continuò con il suo mutismo.
<< D’accordo, lo hai voluto tu! Prendetelo e portatolo nella stanza accanto. Voglio proprio vedere quanto resisterà. >>
Due ANBU presero il ragazzo e lo condussero nell’altra stanza, destinata ai prigionieri che non volevano collaborare.
<< Vuoi torturalo? >> chiese kakashi, staccandosi dal muro.
<< “Torturare” è una parola grossa, diciamo che voglio solamente punirlo. Vuoi venire? >>
<< Magari ripasso dopo, ora devo andare in un posto. >>
Morino alzò le spalle e uscì dalla stanza. Kakashi sentì dei mugolii di sofferenza provenire dalla stanza accanto. L’uomo uscì dall’edificio e si avviò verso l’ospedale.
Aprì la porta della stanza di Sakura e si ritrovò davanti Tsunade.
<< Kakashi! Sei arrivato al momento giusto, ti devo parlare. Entra! >>
Tsunade si accomodò sul divanetto bianco e l’uomo fece lo stesso.
<< Come sta? >> chiese, guardando la ragazza.
<< Sempre come al solito, tranne che per una cosa. >>
Tsunade stette un attimo in silenzio, fissando la sua pupilla.
<< Cosa? >> chiese l’uomo, curioso di sapere.
<< Ogni volta che si fa il nome di Naruto, il suo corpo reagisce. >> concluse la donna.
<< Allora, forse, c’è una speranza che si risveglia. >>
<< Si. Siamo dell’idea che ci vorrà un forte shock per svegliarla. >>
<< Un forte shock? >> ripeté Kakashi, non capendo cosa volesse dire.
<< Kakashi, bisogna portare qui Sasuke Uchiha. >> disse Tsunade decisa, guardandolo dritto nell’occhio.
<< Se Sasuke parlasse a Sakura, sono sicura che questo basterebbe per scioccarla e per svegliarla. Capisci? >>
<< Si, capisco. Ma Sasuke adesso è con Morino e non credo che lo lascerà facilmente. >> ribatté l’uomo.
<< Kakashi dimentichi che io sono l’Hokage e io posso fare tutto quello che
Voglio. >> disse Tsunade, sorridendo malignamente.
A volte quella donna faceva paura.
<< A proposito credo che per me sia giunto il momento di ritirarmi e di lasciare il posto a qualcun’altro. >> annunciò.
<< Spero che non tocchi di nuovo a me. >>
<< Tranquillo, ho già in mente qualcuno. >>
Con questo la donna uscì dalla stanza. Kakashi si avvicinò al letto e scostò qualche ciocca di capelli dal viso della ragazza. La guardò attentamente e poi uscì anche lui, pronto per scortare Sasuke da lei.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’uri:
Ciao! Ecco il terzo capitolo, spero che vi sia piaciuto.
Ed ecco svelata la coppia yaoi. Non ci posso fare niente, li vedo benissimo insieme quei due.
Inoltre è anche arrivato Kakashi, un altro dei miei personaggi preferiti.
Comunque ho alzato il rating perché, da qui in avanti, succederanno delle cose un po’ spinte. Cioè io ci provo, poi si vedrà.
Volevo ringraziare sia quelli che leggono e recensiscono sia quelli che leggono e basta, mi rendete tanto felice.
Alla prossima!   

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Capitolo 4
*** Il risveglio ***


4. Il risveglio

 

 

 
 
 
Sasuke era nella sua cella dopo aver subito la “punizione”, come continuava a chiamarla quel sadico di Morino, per non aver risposto alle sue domande.
Il corpo gli faceva male da morire e alcune ferite si erano riaperte. Almeno gli avevano tolto la benda, anche se non riusciva a vedere bene avendo tutti e due gli occhi gonfi.
Che sfiga! Era ritornato in quel villaggio di sciacalli!
Sasuke si sistemò meglio che poté, le braccia, costrette a stare sopra la sua testa dalle catene, gli si stavano intorpidendo.
<< Maledizione! >> sussurrò, mentre la sua testa stava elaborando un piano di fuga.
Era tutta colpa di Naruto, se lo avevano preso. Accidenti a lui!
Al pensiero dell’amico, però, il suo volto si rabbuiò. Ma pochi secondi dopo era ritornato di nuovo il solito Sasuke. Strattonò le catene, cercando di spezzarle, ma era troppo debole e malconcio.
All’improvviso la porta della cella si aprì e una luce filtrò da essa. Il ragazzo posò lo sguardo sulle due figure che erano entrate: Kakashi Hatake, il suo vecchio maestro, e Ino Yamanaka, la ragazza più frivola ed egocentrica che avesse mai conosciuto.
Ino lo stava guardando con occhi di fuoco. E adesso che cosa volevano da lui?
Fargli la predica o urlargli contro? Non gli importava, voleva solo che se ne andassero alla svelta.
<< Che cazzo volete? >> domandò seccato.
<< Vogliamo darti la possibilità di salvarti la pelle. >>
<< O almeno l’indecisione se ucciderti o tenerti in vita. >> precisò Ino.
<< Pensavo che la mia morte fosse già scritta. >>
<< Infatti. Ma l’Hokage ti ha voluto dare un’occasione. >>
<< Sempre se tu accetti. >> precisò ancora Ino.
<< E se non accettassi? >> azzardò il ragazzo.
<< Ti faremo accettare con la forza! >> esclamò la bionda.
<< Ino! >> la riprese Kakashi.
<< Se questo è l’unico modo per svegliare Sakura, farò tutto il possibile perché questo bastardo ci aiuti! >> disse decisa.
Sasuke non riusciva a comprendere le parole di Ino. Cosa intendeva con “svegliare Sakura”?
Aveva già notato l’assenza della rosa, ma pensava che fosse a casa a piangere o in missione.
<< Capisco come ti senti, ma tocca a Sasuke la scelta. >>
<< Perché dovrebbe toccare a lui? Ora come ora non ha voce in capitolo! >>
Il ragazzo si stava innervosendo, perché non gli dicevano che cosa era successo a Sakura? E cosa esattamente doveva fare?
Tutta questa situazione non gli piaceva, ma non vedeva un altro modo per andarsene dal villaggio. Appena avrebbero abbassato la guardia, se ne sarebbe andato via.
<< Accetto. >> disse piano.
I due lo guardarono con un’espressione sorpresa, ma non fecero domande sul comportamento remissivo dell’uchiha.
Kakashi lo liberò dalle catene e Sasuke fece scorrere le mani sui polsi: le catene gli avevano lasciato dei seggi rossi ben visibili sulla pelle.
Uscirono dalla cella e subito i suoi occhi furono coperti da una benda.
<< Perché lo bendate? >> chiese Ino, guardando l’ANBU a destra del ragazzo.
<< Per lo Sharingan >> rispose semplicemente.
Dentro di sé Sasuke sorrise, avevano paura.
Kakashi e Ino portarono Sasuke, che era scortato da due ANBU, all’ospedale.
Quando gli tolsero la benda, il ragazzoo notò che nella stanza erano presenti anche Tsunade, Shizune, con in braccio il mailino, e quel tizio che aveva preso il suo posto. Poi i suoi occhi si posarono su Sakura: era cresciuta dall’ultima volta che l’aveva vista. Però, un attimo, perché Sakura era in un letto d’ospedale? Sembrava in coma.
<< Sasuke Uchiha, ti hanno spiegato la situazione? >> chiese Tsunade.
<< Non esattamente. >>
<< Allora ti farò un piccolo riassunto. Devi parlare a Sakura, sentire la tua voce dovrebbe scioccarla abbastanza e così si sveglierebbe. E se si sveglia, possiamo rivedere la decisione di condannarti a morte. >> spiegò la donna.
Sasuke restò in silenzio fissando Sakura. Che casino!
Si avvicinò al letto e, sotto lo sguardo di tutti, si sporse su di lei.
<< Sakura svegliati! >>
Nessun movimento.
<< Insopportabile, svegliati! >>
Il suo corpo si mosse, ma gli occhi ancora restavano chiusi.
<< Pensavo che fossi diventata più forte, invece sei sempre la solita. Forza svegliati! >>
Ancora movimenti.
<< AVANTI! >>
 
 
 
 
 
Buio.
Solo buio.
Non c’era nient’altro.
Poi una voce. Ma era diversa da tutte le altre. Era forte, profonda, famigliare. Molto famigliare.
Sentiva il suo corpo scattare, muoversi al suono di quella voce.
<< Allora vuoi restare lì per sempre? >>
Un momento.
<< Dove è finita la Sakura agguerrita che voleva riportarmi indietro. >>
Lei conosceva quella voce.
<< Vuoi farmi stare qua a parlare con una che sembra morta? >>
Si, sapeva di chi era.
<< SVEGLIATI! >>
Sasuke.
Gli occhi di Sakura si aprirono improvvisamente e il primo volto che vide fu quello di Sasuke.
Ora non c’era più buio ma luce, così forte e intensa che Sakura fu costretta a richiudere gli occhi e riaprirli piano, piano per abituarli.
Quando questo procedimento fu terminato, si guardò intorno e vide le altre persone.
Le riconosceva tutte, più o meno.
<< Sakura! >> esclamò Ino, guardandola con le lacrime agli occhi.
Aprì la bocca per parlare ma poi la richiuse. Tsunade le si avvicinò e, con sguardo amorevole, le accarezzò una guancia.
<< Bentornata! >> disse solamente.
L’aiutò a mettersi a sedere e, mentre gli latri si avvicinavano, Sasuke fu portato fuori dai due ANBU, di nuovo con la benda sugli occhi.
<< Come ti senti? >> chiese Kakashi.
<< Bene. >> rispose a fatica con voce roca, era tantissimo tempo che non parlava.
Tutti le sorrisero. Anche lei sorrise. Capiva che cosa le era successo, infondo era un ninja medico.
<< Adesso uscite che devo visitarla. Su, fuori! >> disse Tsunade, scacciando tutti esclusa Shizune.
Quando la porta fu richiusa, Tsunade e Shizune la sottoposero ad una serie di esami. Passarono svariate ore e tutti i risultati erano positivi, Sakura era sana come un pesce. Dopo averla informata, Tsunade uscì dalla stanza, raccomandandosi di riposare. Poi quando avrebbe ripreso le forse, avrebbero parlato.
Così Sakura rimase da sola. Anche se era stanca e spossata non aveva nessuna intenzione di dormire. Dopo aver passato un anno, così le aveva detto Shizune, in coma, ora aveva un po’ di timore a chiudere gli occhi. E se non si fosse più risvegliata?
Mosse le gambe, erano intorpidite e formicolanti. Fece qualche esercizio per riprendere appieno il controllo del suo corpo, i muscoli le dolevano.
Cercava di riempire la mente ma, inevitabilmente, i ricordi andarono al giorno di un anno fa e alla causa della sua caduta in coma. Scosse la testa violentemente, non voleva ricordare. All’improvviso un volto apparì nella sua mente.
Dove era Naruto? Non l’aveva visto nella stanza. E che ci faceva lì Sasuke?
Sakura non riusciva a trovare una risposta per la presenza di Sasuke nel villaggio. Comunque doveva ringraziarlo perché, se aveva capito bene, era stato lui a svegliarla.
Un leggero bussare la distolse dai suoi pensieri. La porta si aprì e sulla soglia comparve Hinata. Appena la vide, sorrise e le fece cenno di avvicinarsi.
<< Come stai? >> le chiese gentilmente.
<< Ora bene. >> rispose, la voce ancora roca.
Hinata sorrise ma quasi subito si rabbuiò. Sakura la stava osservando e decise di chiedere a lei di Naruto e del perché Sasuke si trovava a Konoha.
<< Dov’è Naruto? >>
Hinata alzò la testa e l’abbracciò, stringendola forte. Sakura, sorpresa, ricambiò la stretta. Sentì Hinata singhiozzare e calde lacrime finirono sulla pelle di Sakura.
<< Naruto è morto! >> sussurrò Hinata.
Sakura s’immobilizzò. Non era possibile! Naruto non poteva essere morto! Lui era Naruto.
Hinata sentendo che l’amica non reagiva, si staccò impaurita. Le prese il viso tra le mani e iniziò ad accarezzarle le guance. Piccole gocce salate uscirono dagli occhi verdi di Sakura. La mora le raccolse una per una con il pollice.
<< Come è successo? >> chiese Sakura con un fil di voce.
<< Sasuke l’ha ucciso. >>
Sakura capì. Ora si spiegava tutto. Sasuke era lì in veste di prigioniero.
Le lacrime scesero copiosamente sulle guance e alla fine Sakura scoppiò a piangere. Hinata l’abbracciò e stettero così fino a quando la rosa non si addormentò, anche se non voleva.
 
 
 
 
Angolo dell’uri:
E finalmente Sakura si è svegliata! Ora si che se ne vedranno delle belle.
Ringrazio chi ha recensito il precedente capitolo, mi avete reso felice.
E naturalmente ringrazio anche chi ha messo questa storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite.
Ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Le decisioni dell'Hokage non si discutono ***


 

 

 

5. Le decisioni dell’Hokage non si discutono

 

 

 

 

Sakura si svegliò di soprassalto, aveva il respiro affannoso. Il sole non era ancora sorto e si potevano vedere qualche stella. La ragazza si scostò i capelli dalla faccia, erano umidi e anche lei era sudata. Cercò di regolare il respiro e di calmarsi.
Ormai era tutto finito, continuava a ripetere a se stessa.
Si distese di nuovo sul letto ma non provò a riprendere sonno per paura degli incubi e del fuoco. Ormai era conscia che quel giorno aveva subito un trauma, ma cercò di pensare positivo e di convincersi che prima o poi lo avrebbe superato. Però un altro pensiero la scosse: la scomparsa di Naruto. Il suo migliore amico non c’era più ed era stato ucciso dal ragazzo che una volta amava più di se stessa.
Avrebbe voluto ritornare nello stato d’incoscienza, ma sapeva che era impossibile e non poteva scappare da quella verità. Restò sui quei pensieri fino a che il sole non sorse, illuminando la stanza con i suoi dolci raggi.
Sakura guardò dalla finestra: il cielo era sgombro di nuvole e si poteva sentire il dolce cinguettio degli uccellini. Era così intenta a guardare fuori che non si accorse dell’entrata di Shizune nella stanza.
<< Sakura? >>
La rosa si riscosse e posò gli occhi su di lei. Sorrise.
<< Buongiorno! >>
<< Buongiorno a te! Come stai? >>
<< Meglio di ieri. >> disse con lo sguardo basso. Fisicamente stava bene, ma il suo cuore soffriva.
<< Bene! Gli esami sono andati bene. Hai solo qualche carenza di alcuni minerali, ma di questo possiamo occuparci facilmente. Come vanno le gambe? >>
<< Un po’ le muovo, ma non penso di riuscire a camminare bene. >>
<< Non ti preoccupare perché stamattina, come tutte le prossime mattine, farai fisioterapia. >>
Detto questo Shizune andò un momento fuori per poi ritornare con una sedia a rotelle.
<< Nel frattempo per gli spostamenti userai questa, fino a che la fisioterapia non sarà finita >>
Sakura annuì e guardò la sedia.
<< Cominciamo! >> disse decisa.
La mattina passò veloce, Shizune annotava tutto su un quaderno e quando ebbero finito aiutò la ragazza a sedersi sulla sedia.
<< Oggi pomeriggio l’Hokage ti vuole vedere, quindi dovrai recarti nel suo ufficio. >>
<< Va bene! >>
<< Ok. Adesso andiamo a mangiare, se non mi sbaglio non hai fatto colazione. >>
Detto questo spinse la carrozzella fuori dalla stanza e si diressero verso la mensa dell’ospedale.
 
 
 
Ino entrò nel ristorante dove avevano prenotato e si accorse che erano già tutti lì. Si mise a sedere accanto a Sai, che le dette un bacio veloce. Davanti a lei erano seduti Choji e Shikamaru, la carne stava cocendo sulla griglia al centro del tavolo.
<< Come va? >> chiese Shikamaru.
<< Bene. >> rispose la ragazza << Sakura finalmente si è ripresa. Ora l’unico problema resta Sasuke. >>
<< Spetta all’Hokage decidere, non a noi. >> disse Shikamaru.
<< Lo so, ma questo non vuol dire che non vorrei vederlo morto. >>
<< So cosa intendi dire. >> disse Sai.
<< Che ne dite di lasciar perdere questi discorsi e mangiare. >> propose Choji, prendendo in mano le bacchette.
Si unirono a lui ed iniziarono a mangiare, chiacchierando del più e del meno. Come al solito Ino e Choji litigarono per l’ultimo pezzo di carne e come al solito vinse Choji. Quando ebbe finito di mangiare, tirò un sospiro di soddisfazione toccandosi la pancia bella piena.
<< Che bella mangiata! >>
<< Stai attento che ingrassi. >> lo riprese Ino.
Choji fece finta di non sentire.
<< Che programmi avete adesso? >> chiese Sai.
<< Io non ho niente da fare, ma penso che più tardi andrò a trovare Sakura. >>
<< Io devo aiutare mio padre in alcune faccende. >> rispose Choji.
<< Invece io devo andare dall’Hokage. >> disse Shikamaru.
<< Ti darà una missione. >> disse la ragazza.
<< Speriamo di no, sarebbe una bella seccatura. >>
I ragazzi pagarono e uscirono dal locale.
<< Bene io vado. Ci vediamo! >> Disse Shikamaru.
Anche Choji salutò e se ne andò, lasciando Ino e Sai da soli.
<< Che vuoi fare? >>
<< Potremmo andare a casa mia a smaltire il pranzo, che ne dici? >> rispose Ino maliziosa, tracciando disegni immaginari sul braccio del ragazzo.
<< Ma non volevi andare da Sakura? >>
<< Si, dopo. E’ tanto che non stiamo un po’ insieme, noi due da soli. >>
Sai la prese tra le braccia e le schioccò un bacio sulla bocca.
<< Io ci sto! >>
Così i due ragazzi si diressero a casa della bionda per passare qualche ora in modo piacevole.
 
 

Il lavoro dell’Hokage era molto faticoso. Bisognava compilare e firmare tantissimi fogli, mandare i ninja in missione, governare un villaggio, dare consigli e ascoltare le lamentele. Si, Tsunade lo sapeva bene e pensava che fosse giunto in momento di lasciare il posto a uno più giovane di lei. Anche se non l’avrebbe mai ammesso si sentiva vecchia.
Mentre stava firmando l’ennesimo foglio di quel giorno, si chiese come avrebbero reagito i ragazzi quando fossero venuti a conoscenza delle sue decisioni.
Sicuramente male, ma importava poco.
Si girò con la sedia e prese a guardare le foto degli Hokage che l’hanno preceduta.
<< Speriamo che sia la scelta giusta. >>
Qualcuno bussò, riscuotendola dai suoi pensieri. Tsunade gli dette il permesso di entrare e si ritrovò davanti Shikamaru e Shizune con in braccio il maialino.
La donna si sistemò dietro l’Hokage e attese che Tsunade parlasse al ragazzo.
<< Mi voleva vedere? >>
<< Si, siediti pure. >> disse la donna, indicando una delle due sedie davanti alla scrivania.
Shikamaru si sedette e guardò Tsunade, aspettando la missione super noiosa che gli avrebbe sicuramente dato.
<< Ti ho convocato per farti sapere le mie intenzioni. >> stette un attimo in silenzio, poi continuò << Ho deciso che tu diventerai il prossimo Hokage. >>
Shikamaru sgranò gli occhi e si pietrificò: cavolo, quello era anche peggio della missione. Tsunade, vedendo che il ragazzo non rispondeva, riprese il discorso.
<< Ormai è tempo che Konoha abbia un nuovo Hokage e tu sei la persona giusta. >>
Shikamaru si riprese.
<< Perché io? >>
<< All’inizio avevo pensato a Naruto, ma visto come sono andate le cose ho dovuto scegliere tra i ninja che ritenevo più validi. Shikamaru, tu sei molto intelligente, responsabile, calmo e giudizioso, però hai anche un carattere forte. In più hai dimostrato molte volte di essere un buon leader, sei perfetto per questo ruolo. >> concluse Tsunade, sorridendo.
<< Ma…… >>
<< Naturalmente dovrai sottoporti a delle prove, ma sono sicura che te la caverai egregiamente.
Ora puoi andare. >>
<< Non posso rifiutarmi, vero? >> disse il ragazzo, sbuffando.
<< Vedo che hai già capito. Ora vai che devo occuparmi di un’altra faccenda. >>
Shikamaru borbottò qualcosa e poi uscì dall’ufficio.
<< E’ stato più facile del previsto. >> constatò shizune.
<< I miei ordini non possono essere rifiutati. >> disse Tsunade con un sorriso maligno.
L’Hokage aspettò pazientemente che arrivassero i suoi prossimi ospiti. Non dovette aspettare molto e si ritrovò Sakura e Sasuke nella stanza. I due ragazzi si guardavano storto, o meglio Sakura guardava male Sasuke mentre questo osservava attentamente lei e la sedia a rotelle, mantenendo comunque la sua solita espressione di superiorità.
<< Bene, siete venuti. >>
Sakura e Sasuke posarono lo sguardo sulla donna.
<< Sakura, ho guardato la tua cartella clinica e, nonostante ti sia risvegliata solo ieri, ho deciso di farti uscire dall’ospedale visto che sei in perfetta forma. Ma dovrai comunque recatici tutte le mattine per la fisioterapia, sarà Shizune ad occuparsi di te. >>
<< Grazie! >>
<< C’è solo un problema: la tua abitazione è in rovina, quindi non hai un posto dove andare. >>
<< Non si preoccupi, Ino sarà felicissima di ospitarmi. >>
<< Lo so, ma ho già trovato un’altra soluzione. >> poi si rivolse al ragazzo
<< Uchiha la tua sorte non è ancora stata decisa, però abbiamo deciso di mandarti agli arresti domiciliari. Andrai ad abitare nel vecchio quartiere Uchiha a casa tua, ma sarai sorvegliato ventiquattro ore su ventiquattro da una speciale squadra di ANBU. Niente in contrario, vero? >>
Sasuke non rispose.
<< Bene. Sakura, tu e lui andrete a vivere insieme. >>
<< Cosa? >> dissero in coro.
<< La tua casa è inagibile. >>
<< Me l’ha già detto, ma sarei andata da Ino. Non voglio convivere con lui >> disse arrabbiata, indicando il ragazzo.
<< Invece lo farai, questo è un ordine! >>
Sakura era sbalordita, come poteva farle questo? Non voleva andare a vivere con l’assassino di Naruto.
<< Uchiha dovrai accompagnare Sakura all’ospedale tutte le mattine e tu, Sakura, dovrai sorvegliarlo. >>
Tsunade si alzò e mise una mano sulla spalla della ragazza.
<< Lo so che è difficile per te, ma può darsi che questa cosa possa far bene a tutti e due. >>
Sakura restò in silenzio con gli occhi bassi. Sasuke sbuffò, le cose si stavano complicando.
<< Uchiha puoi andare, Sakura tu resta. >> disse Tsunade, chiamando le guardie del ragazzo che lo portarono via.
Quando furono sole, Sakura alzò lo sguardo.
<< Non capisco, perché volete che vada a vivere con lui? E non mi risponda ancora che è per via della casa perché non ci credo. >>
<< Voglio che tu sorvegli l’Uchiha e che scopri cosa nasconde. >>
<< Cosa dovrebbe nascondere? Ormai sono passati cinque anni dalla fine della guerra, ora lui non è più nessuno. E poi ha ucciso Naruto. >>
<< Sakura lo odi? >>
<< Si, lo odio. >>
<< Sicura? >>
<< Come potrei non odiarlo. Ha ucciso il mio migliore amico, ha privato Hinata del suo amore e il villaggio del suo futuro Hokage. >>
<< Lo so che ti sto chiedendo molto, ma ho bisogno che tu faccia questo. Lo farai? >>
Sakura guardò l’Hokage, non se la sentiva di dirle di si ma alla fine cedette allo sguardo penetrante della donna. Lei aveva fatto tutto per Sakura, le doveva molto.
<< Va bene. >>
<< Bene. Ora puoi andare. Domani pomeriggio tu e l’Uchiha andrete a vivere a villa Uchiha. Non ti preoccupare, l’ho già fatta sistemare. >>
Detto questo, Tsunade, aprì la porta per poter permettere a Sakura di uscire più facilmente. Quando se ne fu andata la donna tirò un sospiro di sollievo, era andato tutto bene. Guardò Shizune con sguardo soddisfatto.
 
 

<< Dimmi che è uno scherzo? >>
<< Magari fosse uno scherzo. >>
Ino era seduta sul letto di Sakura, non riusciva a credere a quello che l’amica le stava raccontando.
<< E tu hai accettato? >>
<< Che altro potevo fare? Era un ordine dell’Hokage. >>
La bionda scosse la testa negando la realtà, l’Hokage si era rincretinita? Che intenzioni aveva?
<< Ma che ti ha detto precisamente? >>
<< Te l’ho detto: dice che devo vivere con lui per sorvegliarlo e per scoprire che cosa nasconde. >>
<< Per me è tutta matta! >>
Sakura era stanchissima, quella notizia l’aveva distrutta. Ino si accorse del suo stato d’animo e di slancio l’abbracciò.
<< Andra tutto bene, vedrai. Se hai qualche problema con quello lì dimmelo subito, ok? >>
La rosa annuì e ricambiò la stretta. Mille pensieri le circolavano nella testa. Aveva un po’ di paura, non voleva che arrivasse domani ma era inevitabile.
Ino stette con lei fino a tardi e poi la lasciò, raccomandandole di chiamarla per qualsiasi cosa avesse bisogno. Sakura la ringraziò e la guardò uscire dalla stanza.
Restò un altro po’ sveglia, poi si addormentò.
 
 
 
 
 
Angolo dell’uri:
Ciao! Scusate il ritardo, ma avevo delle cose da fare.
Comunque, ecco a voi il quinto capitolo. Fatemi sapere che cosa ne pensate.
Al prossimo!     

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Capitolo 6
*** Ricordi lontani ***




 

Nota: le frasi scritte con carattere diverso sono riprese dal manga

 

 

 

 

 

 

6. Ricordi lontani

 

 

 

 

Villa Uchiha era un’imponente abitazione d’epoca. I pavimenti erano ricoperti da tatami e le porte erano scorrevoli. Un giardino circondava la casa con un piccolo laghetto, dove una volta ci sguazzavano i pesci. Ora era vuoto.
Sasuke percorse le stanze della sua casa, soffermandosi in alcuni posti dove i ricordi erano più vivi.
Sua madre, che preparava la colazione e gli curava le ferite che si procurava durante gli allenamenti.
Suo padre, che badava più a suo fratello maggiore, ma che una volta gli aveva detto di essere orgoglioso di lui.
Infine Itachi: l’aveva odiato, di un odio che gli aveva corroso l’animo ma gli aveva voluto anche molto bene.
Il ragazzo entrò nella sua camera, era rimasto tutto come allora. Si avvicinò al comodino e prese in mano una fotografia che molti anni prima aveva abbassato.
La foto ritraeva il vecchio team 7: Kakashi stava ridendo sotto la maschera e appoggiava le mani sopra la sua testa e quella di Naruto; Sakura era in mezzo e sorrideva. Lui aveva lo sguardo truce, mentre Naruto lo guardava male digrignando i denti.
Si mise a sedere sul letto, continuando a guardare la foto e facendo scorrere le dita sulle figure.
Quanto tempo era passato da quei giorni felici. Doveva ammettere che a quel tempo si sentiva proprio bene, ma non abbastanza da decidere di abbandonare la vendetta.
Si sistemò meglio sul letto, appoggiando la schiena contro il muro e continuò a guardare il suo piccolo se stesso, spostando di tanto in tanto gli occhi su Naruto.
Un Sasuke dodicenne se ne stava tranquillamente seduto al suo posto quando un ragazzino, Naruto lo scemo della classe, si posizionò davanti a lui sopra il banchino e iniziò ad osservarlo da molto vicino. Una scintilla di in sopportazione scoccò tra i due. Però, all’improvviso, il biondo si sporse in avanti e le loro labbra si toccarono per pochi secondi. Velocemente si staccarono ed iniziarono a tossire per lo schifo, tenendosi le mani al collo mentre un ragazzo si stava scusando per aver provocato quella situazione.
Sasuke sorrise impercettibilmente a quel ricordo. Poi si ricordò della sua partenza da Konoha e della conversazione avuta con Naruto alla Valle dell’Epilogo.
Due ragazzi stavano combattendo.
<< Accidenti a te. Mi hai colpito sul serio. >> disse il biondo, pulendosi l’acqua dal viso.
<< Esatto. Ti ho colpito con l’intenzione di ucciderti. >> gli disse il moro con sguardo vuoto.
<< Vorresti dire che ormai per te…..io non conto più nulla?! >> la voce gli tremava << Tutto quello che abbiamo fatto col gruppo 7…..per te non ha avuto alcun significato?! >>
<< No. Non è stato privo di significato. Perché tu sei diventato…..il mio più caro amico. >> lo guardò fisso negli occhi << Perché essendo mio amico…..vale la pena ucciderti. >>
Dopo quel combattimento passò qualche anno prima di rincontrarlo di nuovo. In quegli anni non aveva fatto altro che allenarsi, notte e giorno, per diventare più forte e poter compiere la propria vendetta. Ma quando scoprì la verità su Itachi, tutto cambiò e cominciò a vedere Konoha come la causa dei suoi dolori. Quando si rincontrarono, dopo che lui aveva ucciso Danzo, Naruto gli disse delle parole che ancora portava dentro di sé.
<< Inoltre dovresti aver capito che se combattessimo…….moriremmo entrambi. Se attaccherai Konoha sarò costretto a combatterti. Conserva il tuo odio per allora e sfogalo tutto su di me. Io sono il solo che può sorbire il tuo odio! Nessun altro è in grado di farlo! Morirò con te facendomi carico della tua rabbia! >>
<< Perché? Cos’è che vuoi? Perché ti sto così a cuore? >>
<< Perché sei mio amico! >>
Naruto si era sbagliato su tutta la linea.
Durante la guerra non erano morti, anche se ci erano andati vicino. E nel loro ultimo scontro era stato solo Naruto a rimetterci le penne. Sasuke sorrise un pochino che, però, si spense subito. Si alzò dal letto e rimise la fotografia sul comodino, poi uscì per preparare l’arrivo di Sakura.
 
 
 
Hinata stava passeggiando per le vie del villaggio. In quegli ultimi giorni si era un po’ ripresa e aveva deciso di riprendere la sua normale vita. Ma non era così facile. Ogni luogo, ogni suono, ogni odore le ricordava Naruto.
Svoltò in una stradina e si ritrovò nella via dove aveva abitato Naruto. Percorse gli scalini lentamente e arrivò davanti alla porta. Prese le chiavi e le infilò nella toppa, aprendo la porta. Nella piccola abitazione c’era il solito disordine: vestiti sparsi qua e là, letto sfatto. Hinata si tolse le scarpe, appoggiò la borsa sul tavolo al centro della stanza e si buttò sul letto, tirando a sé le coperte. Avevano ancora il suo dolce profumo. Aprì la finestra per mandare via l’odore di chiuso che si era creato in sei mesi d’assenza. Poi si rimise nella precedente posizione: gambe al petto e le coperte sopra di esse.
Dolci ricordi affiorarono nella sua mente. Aveva sempre ammirato il biondo, il suo spirito forte e la sua tenacia a non arrendersi mai. Era stato un esempio per lei. Arrossì al ricordo di quando gli aveva confessato il suo amore durante lo scontro con Pain.
<< Tu mi hai cambiata! Il tuo sorriso mi ha salvata! Quindi se è per difenderti, morire non mi fa alcuna paura!
Perché io….ti amo! >>
Nascose la testa tra le ginocchia: si vergognava ancora. Sarà stato l’impeto del momento, ma non si era mai pentita di quello che aveva fatto. Solo pensava che dopo quella dichiarazione Naruto le avrebbe risposto, ma poi iniziò la guerra e Naruto fu molto occupato, come tutti loro.
Dopo che la guerra finì, Hinata, spronata da Sakura, aveva deciso di riconfessargli i suoi sentimenti, ma Naruto l’aveva preceduta. Un giorno era venuto a casa sua e nel giardino le aveva detto che aveva fatto chiarezza nel suo cuore e che l’unica persona che davvero amava era lei. Naturalmente aveva usato altre parole, ma comunque bellissime. Dopo aver passato tanto tempo insieme avevano deciso di andare ad abitare insieme e poi lui le aveva chiesto di sposarlo.
Le sembrava di aver vissuto un bellissimo sogno che ora si era trasformato in un incubo. Hinata scosse la testa e si batté le mani sulle guance, doveva riprendersi e smettere di avere quei pensieri.
Si sdraiò sul letto e si coprì con le coperte. Inspirò l’odore del cuscino e piano, piano si addormentò.
 
 
 
Il sole stava per tramontare dietro le montagne e il cielo si era colorato d’arancio. Una ragazza dai capelli rosa si stava dirigendo verso una tomba, schiacciando l’erba con le ruote della sua sedia a rotelle. Era quasi arrivata, mancava poco.
Si fermò davanti alla lapide e, con un po’ di fatica, pose dei fiori davanti ad essa. Restò in silenzio osservando la tomba del suo migliore amico. Quanto le mancava!
Come avrebbe fatto a stare senza di lui. Aveva sempre potuto contare su di lui, era stato il suo punto di riferimento.
<< Naruto…..ti prego….ti scongiuro….riporta indietro Sasuke! Io non ci sono riuscita! Io non l’ho potuta fermare! Forse sei l’unico, Naruto….che può fermare e salvare Sasuke. >>
<< Tu adori Sasuke…..quindi riesco a capire fin troppo bene quanto tu stia soffrendo. >>
<< Grazie…Naruto. >>
<< Vedrai che Sasuke te lo riporterò io! Te lo prometto! >>
A quel tempo era una ragazzina sciocca. Aveva continuato ad affidarsi a Naruto, caricandolo di un peso insopportabile.
Furono le parole di Sai a farle aprire gli occhi e a farle comprendere i suoi sbagli.
<< E’ come una maledizione. Naruto sta soffrendo per colpa di Sasuke…..ma anche per colpa tua,
non credi? >>
Aveva cercato di rimediare a modo suo.
<< Perché non lo capisci allora?! Ormai non provo nulla per quel criminale di Sasuke!Quindi la tua promessa non mi importa più! >>
<< Non è più una questione di promesse. Anche se non ti avessi mai fatto quella promessa vorrei salvare Sasuke per me stesso. >>
Quelle parole l’avevano colpita e non se l’era sentita di dirgli la verità.
L’immagine dell’Uchiha le apparì nella mente. Un tempo l’aveva amato, anche dopo che se ne era andato con Orochimaru, anche dopo che aveva tradito Konoha, anche dopo che si era alleato con Madara, anche dopo che era scoppiata la guerra e persino dopo che non aveva avuto più sue notizie. L’aveva amato, ma ora cosa provava per lui? Odio, ma forse era più delusione e rabbia, tanta rabbia.
Aveva tentato tante volte di uccidere Naruto, ma in qualche modo non ci era mai riuscito. E ora, invece, ce l’aveva fata. Per di più doveva vivere con lui sotto lo stesso tetto. Non gli avrebbe rivolto parole gentili, se lo poteva scordare.
Il sole era quasi del tutto sparito, Sakura salutò il posto in cui adesso riposava Naruto e si diresse verso villa Uchiha.
Questa volta non l’avrebbe perdonato.
 
 
 
Angolo dell’uri:
Scusate il ritardo!!! Comunque ecco il sesto capitolo. Spero che vi piaccia!
Nel prossimo i protagonisti saranno solo Sasuke e Sakura, chissà cosa combineranno?
Ci vediamo al prossimo!   

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Capitolo 7
*** Liberazione ***


 

 

 

 7. Liberazione

 

 

 

Trascorsero tre settimane da quando Sakura andò ad abitare a Villa Uchiha e i giorni erano sempre uguali.
La mattina Sasuke accompagnava Sakura all'ospedale e, mentre lei faceva fisioterapia, lui doveva sorbirsi gli interrogatori di Morino, che gli faceva le stesse domande tutti i giorni senza mai ottenere nulla.
Il pomeriggio, invece, lo passavano in casa, tranne delle volte in cui Ino veniva a prelevare Sakura per andare a fare un giro.
Il silenzio era un fattore sempre presente, infatti Sakura gli rivolgeva la parola solo quando era assolutamente necessario. A Sasuke quella cosa non dispiaceva, visto che amava di più il silenzio che le chiacchiere inutili.
C'era una cosa però che Sasuke aveva notato osservando Sakura in quelle settimane: indossava sempre pantaloni e maglie a maniche lunghe. Mai una volta l'aveva vista un po' scoperta. Sasuke non l'avrebbe mai ammesso, andava contro il suo orgoglio e il suo carattere, ma Sakura era diventata proprio una bella donna.
Delle volte, quando lei non poteva vederlo, rimaneva a fissarla per svariati minuti. Aveva tutte le cose giuste nei posti giusti: il seno non era né troppo piccolo né troppo grande, era della misura perfetta; la vita era stretta; le gambe lunghe e snelle.
Peccato che le copriva! Si risvegliava da pensieri simili, maledicendosi mentalmente: lui era un Uchiha, non poteva perdersi in queste cose.
Ma una vocina dentro di sé gli diceva che, prima di essere un Uchiha, era un maschio e certi stimoli e pensieri non potevano essere controllati facilmente. Infatti la sua testa spesso proponeva immagini non tanto caste sulla sua ex-compagna di team e, in risposta a quelle, il suo corpo sembrava risvegliarsi, specialmente una parte ben specifica. Quindi era costretto a fare delle capatine in bagno o nella sua camera per soddisfare i suoi bisogni.
Ma questo era solo uno dei tanti problemi che Sasuke doveva affrontare. Un altro arrivava a notte inoltrata: gli incubi di Sakura.
Infatti la rosa, quasi ogni notte, aveva degli incubi terribili che la facevano urlare ed agitare.
La prima notte era stata quella più orrenda: stava dormendo quando sentì un urlo straziante provenire dalla camera di Sakura, che era accanto alla sua. Si alzò velocemente dal letto, prese un kunai pensando che fosse strano che l'Hokage non li avesse confiscati e andò nella stanza accanto, credendo che qualcuno si fosse intrufolato nella villa. Quando entrò non vide nessuno, solo Sakura che si stava agitando violentemente nel letto. Depose il kunai su un cassettone e si avvicinò a Sakura strattonandola e chiamandola forte per farla svegliare. Riuscì nel suo intento: Sakura spalancò gli occhi e si aggrappò alla maglia di Sasuke, tremando e ansimando.
Il ragazzo non sapeva cosa fare e iniziò a strofinarle il braccio, dicendole che era tutto a posto. Pochi secondi dopo Sakura si riprese e si allontanò di scatto, sussurrando un grazie.
Da quell'episodio ne seguirono molti altri e, ormai, Sasuke ci aveva fatto l'abitudine.
Non sapeva di preciso che cosa sognava, ma di sicuro era qualcosa che aveva a che fare con la causa del suo coma. Non le aveva mai chiesto nulla comunque, non ci voleva entrare, aveva già il suo bel d'affare. Doveva trovare un modo per sfuggire alla squadra speciale e andarsene dal villaggio. Solo che era impossibile: quei ninja lo controllavano costantemente. Avrebbe potuto affrontarli, ma non aveva ripreso le forze del tutto.
Una cosa positiva era che adesso non doveva più accompagnare Sakura all'ospedale, visto che aveva finito la fisioterapia e poteva camminare sulle sue gambe. Però lui doveva ancora sottoporsi agli interrogatori.
<< Per oggi abbiamo finito. Ci vediamo domani. >> disse Morino seccato dal fatto che anche quel giorno era andato sprecato per nulla.
Sasuke si alzò e fu accompagnato a casa da due ANBU.
Arrivato a destinazione, entrò nel giardino e vide Kakashi sulla porta d'ingresso con Sakura.
<< Ciao! >> salutò l'uomo, alzando una mano.
Sakura lo guardò come suo solito, non gli rivolse una parola, totalmente indifferente alla sua comparsa.
<< Cosa ci fai qui? >> gli chiese, sorpassandolo ed entrando in casa.
<< Niente di che, sono solo venuto a vedere come stai. Come stanno andando gli interrogatori? Ho sentito da Morino che non hai ancora spiccicato una parola sull'accaduto. >>
Sasuke rimase in silenzio, mentre Sakura spalancò gli occhi. Non le avevano ancora detto niente su questa faccenda.
<< Bè, comunque vedo che sei in forma. >> si avvicinò al ragazzo e gli sussurrò all'orecchio << C'è un tizio che si aggira nei dintorni di Konoha, stai attento a Sakura. >>
Poi uscì e i due rimasero soli. Sasuke si chiese perchè Kakashi glielo avesse detto. Intanto Sakura continuava a fissarlo con occhi pieni di rabbia.
<< Che c'è? >> le chiese spazientito da quell'atteggiamento.
<< Perchè non hai ancora confessato? Ormai lo sappiamo che sei stato tu. >>
<< Se lo sapete non c'è bisogno che io parli. >>
<< Vogliamo sapere perchè cazzo l'hai ucciso? >> ribatté infuriata << Naruto ha sempre avuto fiducia in te e tu l'hai ripagato in questo modo! >>
<< Nessuno gli ha mai chiesto niente! >> disse, restando calmo.
A Sakura andò il sangue al cervello per quell'atteggiamento menefreghista e le mani iniziarono a prudere. Voleva picchiarlo, era la prima volta che provava quei sentimenti verso di lui.
<< Sei un maledetto bastardo! >> gli gridò contro, alzando il pugno per colpirlo.
Sasuke riuscì a schivarlo per un pelo e uscì in giardino, dove c'era più spazio. Sakura lo inseguì scagliandoli pugni a raffica, sempre evitati da Sasuke. Il ragazzo decise di contrattare e tirò un pugno. La ragazza lo schivò e continuò ad attaccare. Sasuke riuscì a colpirla, dandole un forte pugno al volto. La rosa cadde a terra ma si rialzò subito, colpendo Sasuke con un calcio. Era molto migliorata, poté constatare Sasuke.
Continuarono a combattere, colpendosi a vicenda e schivando i colpi dell'avversario. Dopo un po' si fermarono per riprendere fiato.
Sakura aveva le nocche arrossate, risultato dell'aver combattuto senza usare i guanti, e sul suo viso si poteva già vedere qualche livido. Sasuke non era messo meglio: anche su di lui si potevano vedere i primi segni.
Entrambi ansimavano e studiavano attentamente le mosse dell'avversario.
Sakura era tutta dolorante, ma allo stesso tempo si sentiva più leggera, come se si fosse liberata di un peso enorme. Era ancora arrabbiata con Sasuke, certo, ma si sentiva molto meglio. Dal canto suo, Sasuke, era sorpreso dalle grandi capacità che possedeva la rosa. Durante la guerra aveva potuto vedere che cosa succedeva se ti beccavi uno dei suoi pugni, ma adesso era ancora più sorpreso che avesse recuperato quasi tutta la sua forza. In fondo era passato solo un mese o poco più dal suo risveglio.
All'improvviso la vide cadere a terra, molto probabilmente il combattimento fuori programma l'aveva sfinita e ora il corpo ne risentiva. Sasuke si avvicinò di qualche passo e si sedette anche lui sull'erba.
<< Perchè fai sempre come ti pare? >> sussurrò Sakura.
<< Non ti devo spiegazioni. >>
<< Forse a me no, ma ad Hinata si. Per colpa tua i suoi sogni si sono infranti. >> disse Sakura con voce tremante.
Non voleva piangere, ma qualche lacrima sfuggì lo stesso dai suoi occhi.
Sasuke non la guardava, fissava il cielo azzurro.
<< Finalmente erano riusciti a mettersi insieme. Ho saputo da Ino che, dopo il suo ritorno, dovevano sposarsi. Ora è tutto finito. >>
Non ce la fece più a trattenere le lacrime e scoppiò a piangere, coprendo il volto con le braccia. Sasuke non fece nulla, continuò a guardare il cielo.
Un brontolio squarciò il silenzio che si era creato. Sakura smise di piangere e posò le mani sulla pancia: il suo stomaco richiedeva cibo. Sasuke la guardò divertito, ma subito dovette togliersi dalla faccia quell'espressione. Infatti anche il suo stomaco stava brontolando per la fame. Arrossì leggermente.
Sakura lo fissò, ore ne era certa: Sasuke Uchiha era umano.
Le sfuggì un sorriso a quel pensiero. Il moro le lanciò un'occhiataccia e si alzò, la rosa fece lo stesso. Sakura si stava dirigendo verso casa per preparare il pranzo, ma all'improvviso le gambe le cedettero. Grazie ai suoi riflessi Sasuke la prese prima che cadesse e la mise in piedi, tenendola per le braccia. Sasuke l'accompagnò in casa e la fece sedere sul divano.
<< Ci penso io a preparare il pranzo, tu resta qui. >>
Sakura lo guardò andare in cucina. Si massaggiò le gambe, il cedimento doveva essere stato una conseguenza dello sforzo di prima. Sospirò, doveva riprendere gli allenamenti per poter tornare in forma.
Dopo pochi minuti il pranzo era pronto, però prima tutti e due si fecero una doccia. Quando ebbero finito, si sedettero a tavola ed iniziarono a mangiare. Sasuke non se la cavava male in cucina e, in questo periodo, Sakura aveva avuto modo di constatarlo.
Dopo mangiato i due si sedettero sul divano: Sasuke a leggere un libro e Sakura a riposare guardando il soffitto, ma di tanto in tanto lanciava qualche occhiata al ragazzo. Nonostante provasse ancora sentimenti negativi verso di lui, la incuriosiva molto sapere che cosa avesse fatto in quei quattro anni. Cercò di trattenersi, ma la curiosità prese il sopravvento.
<< Posso sapere che cosa hai fatto tutto questo tempo? >>
<< Che t'importa? >> chiese, senza staccare gli occhi dal libro.
<< Semplice curiosità. >>
<< Niente di speciale. Ho girato un po'. >>
Sakura non era soddisfatta di quella risposta e così ritentò.
<< Dove sei stato? >>
Sospirò.
<< Ti ci metti anche tu a farmi l'interrogatorio? Come se non bastasse quell'altro. >>
<< Stavo semplicemente chiedendo per conversare un po'. Quanto sei sociale! >> rispose acida.
Sasuke chiuse il libro e si mise davanti a lei, guardandola negli occhi.
<< Vuoi sapere che cosa ho fatto? Per la maggior parte del ho combattuto. Sai, mi sono fatto molti nemici. Molti vogliono la mia testa per quello che ho fatto. >>
<< Puoi biasimarli? >> disse, avvicinandosi a lui.
Non le rispose, guardava solo quei bellissimi occhi verdi. Sakura, invece, si sentiva intrappolata da quegli occhi neri come l'oscurità, era come una magia. Senza accorgersene si stavano avvicinando sempre di più.
<< Sakura sei in casa? >>
La voce di Ino li riscosse e si allontanarono velocemente. Sakura era imbarazzata, ancora pochi centimetri e si sarebbero baciati.
Ino entrò in casa e guardò l'amica, poi gettò un'occhiataccia in direzione di Sasuke.
<< Sakura, cos'è successo? Sei tutta rossa! >> si rivolse al ragazzo, arrabbiata << Cosa le hai fatto? >>
Sasuke non rispose e se ne andò, lasciandole sole. Le due ragazze lo guardarono allontanarsi, poi Ino si concentrò sulla rosa.
<< Allora? Cosa è successo? >>
<< Niente, a parte il fatto che ho preso a pugni Sasuke. >>
<< Tu hai fatto cosa? >>
<< Alla fine la mia rabbia ha preso il sopravvento. >>
<< Cavolo! Avrei voluto esserci. >> disse la bionda, sorridendo.
Sakura ricambiò il sorriso, non le avrebbe detto che stavano per baciarsi.
<< Usciamo. Bisogna andare a festeggiare! >>
Detto questo Ino prese l'amica per mano e insieme uscirono. Sasuke le guardò allontanarsi dalla finastra della sua stanza.
Si dette mentalmente dello stupido: cosa gli era saltato in mente? Stava per baciare Sakura!
Si sdraiò sul letto, benedicendo l'intervento di Ino. Non voleva assolutamente che una cosa simile accadesse di nuovo. Ma, inevitabilmente, ripensò alle labbra invitanti della ragazza e a quegli occhi magnetici.
 
 
 
 
Angolo dell'Uri:
Ciao! Questo capitolo è stato un parto vero e proprio. Ditemi che cosa ne pensate. Intanto ringrazio tutti quelli che recensiscono, preferiscono, ricordano, seguono e leggano questa storia. Mi fate davvero felice!^^
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** Dubbi ***


 

 

 

 

 

8. Dubbi

 

 

 

 
L’Hokage era impegnata, come sempre, a firmare scartoffie e a dare missioni o ordini. Le ultime notizie ricevute dalla squadra di spionaggio la preoccupavano non poco. Chi era quell’individuo che si aggirava nei dintorni del villaggio? Nessuno aveva ancora scoperto niente. Il bello era che non aveva mai tentato di entrare nel villaggio, ci girava intorno come se volesse studiare la situazione. Possibile che fosse un nemico? Strano però, ormai regnava la pace sul mondo dei ninja. Certo le missioni non mancavano, ma non erano più pericolose come una volta. E l’alleanza tra le cinque terre durava ancora oggi. Decisa a non lasciare nulla al caso, prese un foglio e scrisse i suoi nuovi ordini: tenerlo sotto controllo. Chiamò un ninja e gli dette la lettera con l’ordine di farla recapitare alla squadra di spionaggio. Il ninja ubbidì e sparì in una nuvola di fumo. Tsunade sospirò: mai una volta che si poteva stare tranquilli!
Poi sorrise: tra poco non sarebbe più stata l’Hokage. Prese la scheda di Shikamaru da un cassetto della scrivania e la lesse. Le ultime prove erano andate molto bene e le aveva superate brillantemente. Eh si, aveva scelto la persona giusta!
 
 
 
<< Etchiù! >>
<< Non ti sarai preso il raffreddore, spero. >>
<< Non credo. >>
<< Bada a te! Non hai il tempo per ammalarti. >>
Shikamaru sospirò sconsolato. Da quando Temari aveva saputo che sarebbe diventato il nuovo Hokage, non gli dava tregua. Lo faceva allenare costantemente e si arrabbiava se sbadigliava o aveva l’espressione seccata. E quando non doveva sostenere qualche prova, lo costringeva a recarsi a Suna per tenerlo d’occhio. Era una vera seccatura!
<< Quando ce l’hai la prossima prova? >>
<< Tra quattro giorni, quindi domani parto. >>
<< Bene. Allora oggi doppio allenamento! >>
<< Cosa?! >>
<< Devi essere prontissimo per affrontare la prova. Forza, andiamo! >>
Detto questo la ragazza lo prese per il codino e iniziò a trascinarlo verso i campi di allenamento. Shikamaru non aveva la forza per protestare e si lasciò rapire dalla bionda.
Da un’altra parte, precisamente nell’ufficio del Kazekage, due ragazzi si stavano intrattenendo piacevolmente. Nella stanza riecheggiavano i loro ansiti e sospiri di piacere. Si baciavano con foga. RockLee fece scendere una mano verso le parti basse del rosso, accarezzando ogni centimetro di pelle scoperta. Sotto il suo tocco l’altro fremeva e ansimava più forte. Il moro avvolse il membro e iniziò ad andare su e giù con movimenti lenti. Gaara si morse il labbro inferiore per non urlare dal piacere, non dovevano essere scoperti. RockLee si stava eccitando molto vedendo l’espressione di piacere dipinta sul volto del compagno e iniziò ad aumentare la velocità, baciandolo per sopprimere le sue urla. Gaara era al limite del godimento, stava per venire.
Qualcuno bussò alla porta chiedendo il permesso di entrare. I due ragazzi si congelarono per pochi secondi, ma poi si ripresero e velocemente si sistemarono.
<< Un momento. >> disse Gaara, sistemandosi i pantaloni con un sospiro di frustrazione.
RockLee si mise di lato alla scrivania con espressione seccata per essere stato interrotto. Gaara diede il permesso di entrare e un ninja avanzò all’interno della stanza.
<< Oh, scusate non sapevo che foste già impegnato. >> disse, guardando il ninja di Konoha.
<< Non ti preoccupare. Cosa c’è? >>
<< Sono arrivati gli elenchi delle nuove squadre e una comunicazione da parte di Konoha. >> riferì, porgendo i documenti al Kazekage.
<< Va bene. Puoi andare. >>
Quando il ninja se ne fu andato, Gaara si afflosciò sulla sedia sollevato. RockLee sorrise e gli accarezzò i capelli.
<< Ci riproviamo? >>
<< No, mi è passata la voglia. >> disse, leggendo la comunicazione.
Il moro non perse il suo sorriso.
<< Cosa dice il comunicato di Konoha? >> chiese, curioso delle notizie che provenivano dal suo villaggio.
<< E’ da parte del tuo maestro: dice che devi rientrare il prima possibile al villaggio per partecipare ad una missione insieme alla tua squadra. >>
Gli occhi di RockLee iniziarono a luccicare alla parola missione e un fuoco iniziò ad ardergli dentro.
<< Evvai! Finalmente un po’ di movimento! >>
<< Potrai partire domani con Shikamaru, anche lui deve tornare a Konoha per sottoporsi ad una prova. >> disse il rosso, mettendo i documenti da una parte.
Si alzò ed andò verso la finestra ad osservare il suo villaggio. RockLee gli cinse la vita e fece aderire il suo petto alla schiena del compagno.
<< Sei triste perché me ne vado? >>
<< No, hai dei doveri nei confronti del tuo villaggio ed è giusto che tu vada. >> si girò verso di lui << E poi ti ho tenuto abbastanza, posso sopravvivere per qualche tempo senza di te. >>
<< Chissà se io potrò sopravvivere senza di te. >>
A quelle parole Gaara arrossì e RockLee gli scioccò un bacio sulla bocca. Il rosso lo spinse verso la scrivania, non voleva che qualcuno li vedesse attraverso la finestra. Il moro si accorse del perché di quel gesto.
<< Chi vuoi chi ci veda? >>
<< Non si sa mai. >>
<< Perché hai così paura che ci scoprano? Hai paura dei loro giudizi? >>
<< Questa domanda te la rigiro tale e quale. Perché non hai ancora detto niente al tuo maestro o ai tuoi compagni? >> disse Gaara un po’ irritato.
<< Sto aspettando il momento giusto. >> si giustificò.
Gaara rimase in silenzio. Era così strano avere paura di cosa pensasse la gente? Anche lui, in un certo senso, stava aspettando il momento giusto.
<< Lasciamo perdere questo discorso, ho un sacco di cose da fare. >> disse, sospirando e riprendendo quello che aveva interrotto.
<< Va bene, ti lascio al tuo lavoro. Andrò a fare un giro per il villaggio. Ci vediamo stasera. >> salutò, dandogli un leggero bacio sulle bocca e poi uscì.
Rimasto solo, Gaara, riprese il suo lavoro, ma non riuscì a concentrarsi del tutto perché la sua testa stava pensando a tutt’altro.
Pose sulla scrivania i documenti e guardò una fotografia che era lì accanto. La cornice lucida luccicava, riflettendo i raggi del sole. Erano loro tre: Temari al centro con le mani che circondavano i fianchi dei due fratelli; Kankuro a destra e lui a sinistra.
Sorridevano all’obiettivo, o meglio Kankuro e Temari sorridevano, lui aveva la sua solita espressione neutrale. Purtroppo non sapeva mai che faccia fare davanti ad una macchina fotografica.
Chissà loro come avrebbero reagito alla sua relazione con RockLee. Sarebbero stati felici o schifati? Avrebbero avuto paura? Mille e più dubbi si affollarono nella mente del rosso. Sarebbero rimasti delusi? Oppure si sarebbero arrabbiati? Non riusciva a trovare una risposta e un senso di ansia si impadronì di lui.
RockLee aveva ragione: aveva paura, paura di deluderli.
Sapeva che era sbagliato pensarla così, che quello che provava per RockLee non era una malattia o un momento passeggero: era vero amore.
Ma la paura di ferire in qualche modo i suoi fratelli era inevitabile. Aveva faticato un po’ per restaurare un buon rapporto con loro e non voleva rovinarlo. E poi c’erano gli abitanti del villaggio. Certo lo avevano già accettato una volta, quando ancora possedeva l’Ennacoda, ma sarebbero riusciti ad accettarlo ancora una volta?
Gaara scosse la testa, doveva smetterla di farsi queste domande che, per ora, non trovavano risposta. Decise di immergersi nel suo lavoro senza più distrazioni e finì giusto in tempo per la cena.
Entrò nella sala da pranzo, dopo aver fatto una doccia veloce, e vide la sua allieva Matsuri. La ragazza si avvicinò a lui e, dopo averlo salutato, gli disse che era lì perché Temari l’aveva invitata a cena. Gaara annuì e prese posto, seguito dalla sua allieva.
Dopo pochi secondi giunsero anche gli altri, che si accomodarono. RockLee prese posto accanto a Gaara. Temari iniziò a passare le prelibatezze che aveva cucinato per la cena ed iniziarono a mangiare.
<< Come è andata oggi? >> chiese Temari, rivolgendosi a Gaara.
<< Bene. >> rispose semplicemente, impedendosi di lanciare un’occhiata a RockLee.
<< Shikamaru, domani vengo con te. Devo partecipare ad una missione insieme alla mia squadra. >>
<< Va bene, partiremo la mattina presto. >>
Sperava solo che non gli proponesse allenamenti assurdi durante il tragitto.
<< Ricordati di non battere la fiacca durante questi tre giorni, capito? >> ordinò Temari, non poteva permettere che Shikamaru fallisse la prova, voleva che diventasse Hokage.
<< Certo, certo. >>
Non vedeva l’ora di ritornare a casa, non la sopportava più!
<< Shikamaru, sbaglio o sei spompato? E’ dura stare dietro a Temari quando ci si mette, eh! >> scherzò Kankuro.
<< Cosa vorresti insinuare? >> ribatté la bionda.
<< Niente. >> rispose, mettendo le mani avanti.
Gaara guardava la scenetta senza commentare, adorava quei momenti. Guardò verso sinistra: RockLee stava ridendo guardando la faccia di Shikamaru. Quanto amava la sua risata! Forse RockLee non si poteva considerare una bellezza a causa di quelle sopracciglia folte, della pettinatura a caschetto e per il suo strano gusto nel vestire, ma per lui era bellissimo.
<< Maestro? >>
La  voce di Matsuri lo distolse da quei pensieri e, velocemente, posò gli occhi su di lei.
<< Cosa c’è? >>
<< Ecco…..le volevo chiedere se domani avesse del tempo libero da dedicarmi. Mi piacerebbe che mi seguisse nel mio allenamento. >>
<< Va bene. >>
Giusto. Oltre che essere il Kazekage, era anche il maestro di Matsuri ed aveva delle responsabilità nei suoi confronti. Chissà lei come avrebbe reagito se avesse saputo.
Gaara non si accorse di stare ancora guardando la ragazza e questa arrossì per l’imbarazzo.
La serata proseguì tranquilla e il tempo per andare a dormire arrivò prima del previsto. Dopo aver augurato la buonanotte a tutti, Gaara si diresse verso la sua stanza, ma, prima che potesse aprire la porta, una mano gli afferrò il braccio. Si volse e si ritrovò davanti RockLee.
<< Ora hai voglia di continuare quello che non è potuto continuare stamattina? >> chiese il ragazzo speranzoso.
Il rosso stava per dire di si, ma ci ripensò.
<< E’ meglio di no. Domattina devi alzarti presto e poi sono stanco. >>
<< Sei arrabbiato per il discorso che abbiamo fatto prima? >>
<< No, tranquillo. Va tutto bene. Buonanotte! >>
Detto questo gli dette un bacio ed entrò nella sua stanza chiudendo la porta dietro di sé.
La mattina seguente Shikamaru e RockLee partirono per Konoha.
 
 
 
 
Angolo dell’uri:
*si nasconde dietro una roccia, si vedono le mani e la testa*
Scusate per l’immenso ritardo, ma ho avuto tantissimi impegni e scarsa ispirazione.
Mi vergogno un pochino a pubblicare la parte intima tra RockLee e Gaara, è la prima volta che scrivo cose di questo genere, abbiate pietà. Se avete dei consigli da darmi sono bene accetti. Fatemi sapere come vi sembra.
Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Amiche ***


 

 

 

9. Amiche

 

 

 

 

Il trillo di una sveglia fece destare Sakura dal suo sonno. Alzò una mano e, cercando a tastoni sul comodino, riuscì a spegnere l’aggeggio. Si rigirò dall’altro lato e cercò di riprendere sonno, invano. Decise di dare una controllatine all’ora: le 5:00, era l’ora di alzarsi. Scese dal letto e si avvicinò all’armadio per scegliere i vestiti che avrebbe indossato. Optò per una maglietta rossa a maniche lunghe e dei pantaloni neri lunghi. Si infilò in bagno dove si lavò e si vestì. Uscita si diresse verso la cucina per fare colazione, passando davanti alla stanza di Sasuke. Si fermò davanti alla porta, cercando di captare un qualsiasi suono che provenisse da dentro la stanza, ma c’era solo silenzio.
Sospirò. Dopo quello che era quasi accaduto qualche giorno fa, il loro rapporto era tornato come prima se non peggio, si parlavano solo se strettamente necessario. Forse a Sasuke andava bene così ma a lei no, perché quello che era accaduto aveva risvegliato dei sentimenti che credeva di non provare più per lui. E invece erano solo sopiti e nascosti in un posto del suo cuore, pronti a risvegliarsi appena avesse abbassato la guardia.
Guardò un’ultima volta la porta e poi andò in cucina, dove si preparò la colazione. Finito di mangiare, si infilò le scarpe e uscì, dirigendosi verso il luogo dell’appuntamento. Camminava lentamente per le strade del villaggio, conscia del fatto che il maestro sarebbe arrivato in ritardo come sempre.
Era felice di aver ripreso gli allenamenti, sentiva che il suo corpo stava tornando come prima dell’incidente. Arrivata a destinazione, come aveva previsto, Kakashi non si era ancora presentato, ma decise comunque di iniziare facendo un po’ di riscaldamento. Finalmente, dopo un’ora, il ritardatario si fece vedere.
<< Scusami! Ho dovuto accompagnare una vecchietta che si era persa. >> disse, sorridendo sotto la maschera e salutandola con la mano.
Sakura sospirò scuotendo la testa, era irrecuperabile!
<< Vogliamo iniziare? >>
<< Va bene. Riprendiamo da dove abbiamo interrotto ieri. >>
I due iniziarono l’allenamento che si protrasse fino all’ora di pranzo.
<< Stai recuperando velocemente. >> si complimentò Kakashi, quando ebbero finito.
<< Ho un buon maestro! >> rispose sorridendo.
<< Direi di riprendere domani mattina, anche perché oggi avrei un impegno. >>
<< Va bene! >>
Sakura stava per andarsene, ma l’uomo la fermò poggiandole una mano sulla spalla.
<< Va tutto bene? >> chiese, guardandola negli occhi.
La ragazza capì a cosa si stava riferendo e con un lieve sorriso lo rassicurò. Il maestro annuì, ma si fece promettere che sarebbe venuta da lui se qualcosa non andava. Sakura lo ringraziò e lo salutò. Percorse un breve tragitto e si ritrovò di nuovo al villaggio. Decise di andare a mangiare qualcosa, visto che il suo stomaco stava reclamando. Entrò in un piccolo ristorante, si sedette ordinando e, quando le fu portato quello che aveva ordinato, iniziò a mangiare. Quando ebbe finito, pagò il conto e uscì.
Era un po’ presto ma, visto che era libera da qualsiasi impegno, voleva andare a far visita alla tomba di Naruto. Fortunatamente, anche se erano le tre e in piena estate, un venticello fresco stava attenuando il caldo. Prima decise di fare un salto da Ino per prendere dei fiori, quindi si incamminò verso il suo negozio. Entrò nella stanza e subito un odore di fiori si impadronì delle sue narici. Cercò con lo sguardo Ino ma non riuscì a trovarla.
Un rumore la fece voltare verso una porta, forse era nel retrobottega. Aprì la porta e la scena che le si presentò davanti la fece arrossire dalla testa fino alle punte dei piedi. In effetti, la sua amica era lì ma non era da sola. Infatti, la bionda, aveva la schiena appoggiata al muro, mentre le gambe erano intrecciate alla vita di Sai. Quest’ultimo aveva i pantaloni aperti e le mani stavano palpando i seni nudi della ragazza.
Quando i due sentirono la porta aprirsi, si voltarono contemporaneamente verso la soglia.
<< Scusate! Continuate pure! >> disse la rosa, richiudendo subito la porta prima di vedere qualsiasi altra cosa.
Uscì dal negozio e si sedette su di una panchina lì vicino. Cercò di riprendersi da quello che aveva visto. Sapeva che Ino non aveva nessun problema a fare quelle cose in qualsiasi luogo del mondo, ma almeno chiudere la porta a chiave. Menomale che era stata lei a scoprirli e non suo padre, altrimenti di Sai non sarebbe rimasto nient’altro che un mucchietto di polvere.
<< Sakura! >>
La ragazza vide Ino correrle incontro.
<< Scusa! Scusa! Scusa! Non volevo vedere quello che ho visto! >> si scusò la rosa.
<< Non ti devi preoccupare. Anzi scusami tu, avrei dovuto chiudere la posta a
chiave. >> rise << Comunque, che cosa volevi? >>
<< Volevo dei fiori, ma non importa. Ritorna pure da Sai, sarà per un’altra volta. >>
Sakura stava per alzarsi per andarsene, ma Ino la fermò.
<< Va tutto bene, ormai la voglia è scemata. Dai, vieni! >>
Così le due ritornarono in negozio.
<< Che tipo di fiori volevi? >>
<< Non lo so. Sai, volevo portarli alla tomba di Naruto. >>
<< Ah! >>
Ino si guardò intorno, cercando dei fiori adatti. Alla fine trovò quelli che stava cercando.
<< Che ne dici di questi? >> chiese, porgendo un mazzo di fiori alla ragazza.
I fiori erano di un colore tra il viola e il lilla, i cinque petali erano separati e i fusti erano lunghi e sottili.
<< Che fiori sono? >>
<< Pervinca. Nel linguaggio dei fiori significa “ricordo”. >>
<< Credo che siano perfetti. >> disse, sorridendo.
Ino incartò i fiori con della carta arancione: il colore di Naruto. Porse i fiori a Sakura e spense le luci, chiudendo il negozio.
<< Non ti dispiace se vengo con te, vero? >>
<< No, ma Sai? >>
<< E’ già andato via. Te l’ho detto, non preoccuparti. Andiamo! >> disse, prendendola a braccetto.
Le due amiche si diressero verso il cimitero di Konoha, durante il viaggio nessuna delle due parlò. Arrivate, si sedettero sull’erba e Sakura posò il mazzo di fiori davanti alla lapide.
<< Ciao Naruto! >> lo salutò, cercando di non piangere tutte le volte che andava a trovarlo.
<< Ciao! Come va? >> chiese Ino << Qui non tanto bene, manchi a tutti specialmente ad Hinata. Ogni volta che vengo qui te lo dico, quindi te lo ripeterò anche questa volta: stalle accanto e proteggila. >>
<< Davvero gli dici queste cose? >>
<< Si. Tu di solito cosa gli dici? >>
<< Gli racconto le mie giornate e lo prego di aiutarmi. >>
<< Sakura è da molto che noi non parliamo come facevamo una volta. Vorrei che riallacciassimo i rapporti come migliore amiche e vorrei che quelle cose non le dicessi solo a Naruto ma anche a me, perché io sono qui e ti posso aiutare meglio, non credi? >>
<< Hai ragione e anch’io vorrei che ritornassimo amiche come quando eravamo piccole. >>
<< Bene! Allora da questo momento ci diremo sempre tutto. >> disse Ino, allungando il mignolo.
<< Va bene! >> concordò Sakura, afferrando con il suo mignolo quello dell’amica.
<< Mi sento un po’ idiota a fare queste cose. >> rise.
<< Bè, forse perché ormai siamo diventate grandi. >> disse, unendosi alla risata dell’amica.
Dopo poco la risata di Ino si spense e ritornò seria.
<< Sakura, se devo essere sincera sono preoccupata per te. Tutta sola in quella casa con Sasuke, non mi sento tranquilla. >>
<< Va tutto bene, non preoccuparti. >> sorrise, abbassando lo sguardo << Non ci parliamo nemmeno. >>   
<< E’ una mia impressione o sei triste? >> disse, scrutandola.
Sakura volse lo sguardo verso sinistra per non incontrare quello dell’amica.
<< Se ti dico una cosa, mi prometti di non arrabbiarti? >>
Ino annuì.
<< Credo di amare ancora Sasuke. >>
Sospirò. << Sei senza speranza! Come puoi amarlo ancora dopotutto quello che ha fatto? Dopo che ha ucciso Naruto? >> l’aggredì.
<< Non lo so, ma dopo che ci siamo quasi bacia- >>
<< Ferma un attimo! Voi avete fatto cosa? >> chiese con voce sorpresa.
<< Non so com’è accaduto ma ci stavamo per baciare, poi sei arrivata tu. >>
<< E ho interrotto il momento, menomale che ho un ottimo tempismo! >>
Sakura rimase in silenzio, abbassando di nuovo lo sguardo.
<< Non cambierai mai, eh? Perché alla fine ti innamori sempre di lui? >>
<< Non lo so, è successo e basta. >>
<< E cosa farai adesso? >>
<< Non ne ho idea. >>
<< Hai le idee chiare vedo. Non mi piace per niente, ma di certo non ti lascerò affrontare questo da sola. Puoi contare sul mio aiuto! >> disse, sfiorandole un braccio.
<< Grazie! >>
Le due ragazze si abbracciarono, suggellando di nuovo il loro legame di migliore amiche. Sciolsero l’abbraccio e, dopo aver salutato Naruto, si diressero verso casa Yamanaka per passare tutto il pomeriggio insieme.
<< Che ne dici di restare a cena da me? >>
<< Va bene! >> rispose, sapendo benissimo che Sasuke non si sarebbe preoccupato minimamente non vedendola tornare.
 
 
 
 
Era scesa la sera e Sasuke Uchiha stava preparando lo zaino per andarsene dal villaggio. Se lo avessero fermato avrebbe combattuto, finalmente era riuscito a riprendersi completamente. Uno strano senso di deja vu lo avvolse, ma non ci fece caso. Quando tutto fu pronto, uscì di casa e si incamminò verso l’uscita del villaggio senza voltarsi indietro.
 
 
 
 
 
Angolo dell’uri:
* Si prostra ai piedi dei lettori invocando pietà, sapendo di essere in super ritardassimo* Scusate tantissimo! In questo periodo ho avuto un sacco da fare, primo fra tutti la preparazione al test per l’università. In questo capitolo non succede molto, ma mi serviva per presentare il prossimo capitolo, che cercherò di aggiornare prima (anche se non ci credo tanto).
Al prossimo!
 
 
 

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Capitolo 10
*** Incontro d'odio ***


 

 

 

 

10. Incontro d’odio

 

 

 

 

Il cielo era cupo e la luna era nascosta da nuvolosi neri carichi di pioggia, si prospettava un bel temporale.
Sasuke stava camminando per la strada che lo avrebbe condotto fuori dal villaggio. Mentre camminava, avvertì un senso di deja-vu ma non ci fece granchè caso.
All’improvviso un gruppo di ninja gli si parò davanti: era la squadra speciale ANBU.
I volti dei ninja erano nascosti da una maschera dalle più svariate forme.
<< Fermo! Dove credi di andare? Torna indietro! >> ordinò quello che sembrò essere il caposquadra.
Sasuke non diede segno di arresa, anzi si mise in posizione d’attacco prendendo dallo zaino un kunai e mettendolo davanti a sé.
<< Fatevi sotto! >> disse il moro, sfidandoli con lo sguardo senza nessuna paura.
Al cenno del caposquadra tre ANBU si lanciarono all’attacco, brandendo dei kunai e degli shuriken. Uno di essi fece la moltiplicazione del corpo e, le due copie che vennero fuori, andarono anch’esse verso Sasuke.
Quest’ultimo riuscì ad evitare tutti gli attacchi ed abbattere quei primi ninja.
<< Non ho tempo da perdere con voi! >>
Detto questo attivò lo Sharingan, mise le mani in posizione del Chidori e si lanciò contro i restanti ninja. Questi si prepararono all’attacco, ma all’improvviso si alzò una nebbia così fitta che non si riusciva a vedere niente. Pochi secondi dopo la nebbia scomparse e Sasuke si fermò di colpo alla scena che gli si presentò davanti agli occhi: tutta la squadra ANBU era a terra.
Si guardò intorno, cercando di capire chi o cosa aveva causato questo fatto, ma l’unica cosa che riuscì a vedere fu quella strana nebbia. Infatti, questa, iniziò a concentrarsi in un punto e prese forma umana. Alla vista dell’uomo che era apparso, Sasuke sgranò gli occhi. L’uomo fece un passo verso di lui e sul suo volto si disegnò un sorriso malvagio.
<< Finalmente ti ho trovato, Sasuke Uchiha. >>
Il ragazzo si pietrificò al suono di quella voce: come poteva essere ancora vivo!?
<< Che c’è? Sembra che tu abbia visto un fantasma. >>
Sasuke arretrò di qualche passo e osservò la situazione: l’uomo che era davanti a lui aveva i capelli biondi chiarissimi, quasi bianchi, e gli occhi rossi come rubini. Non avrebbe mai dimenticato quegli occhi.
<< Non puoi essere vivo! >>
<< Ti stai confondendo. Io non sono quello che credi tu. >>
Sasuke era confuso: che cosa intendeva con quella frase? Era lui, non c’era alcun dubbio, era lui che……..
<< Visto che non ci arrivi da solo, ti darò un aiutino. Il mio nome è Suigin e sono venuto qui per ucciderti! >>
Detto questo si avventò su Sasuke che, nonostante avesse lo Sharingan attivato, non riuscì a prevederlo, troppo turbato e interdetto su quello che stava accadendo.
Così fu scaraventato contro un albero, togliendogli il respiro. Fortunatamente la botta alla schiena lo risvegliò in tempo per schivare il secondo attacco dell’uomo. Quest’ultimo guardò il ragazzo atterrare qualche metro più in là e gli rivolse un sorriso pazzo.
<< Non scappare. Affrontami! >>   
Sasuke mise le mani in posizione per la tecnica della palla di fuoco suprema. Prese un bel respiro e scatenò le sue fiamme contro di lui. L’uomo si trasformò in nebbia e riuscì ad evitare tutte le palle di fuoco. Dentro di sé, Sasuke, era incredulo: aveva visto solo una volta quella specie di tecnica e l’uomo che l’aveva posseduta era morto, ucciso con le sue stesse mani. Nonostante non gli piacesse spendere tempo in chiacchiere in battaglia, decise porgergli qualche domanda per scoprire chi era veramente.
<< Si può sapere chi cavolo sei? >>
<< Te l’ho già detto, mi chiamo Suigin…..e sono il fratello di Tetsu,……l’uomo che tu hai ucciso. >>disse serio in volto, dopo aver ripreso forma umana.
Adesso tutto era chiaro: la grandissima somiglianza, il perché usava la stessa tecnica. Un po’ l’aveva sospettato, ma non né era del tutto sicuro. Questa scoperta gli fece tornare in mente come aveva ucciso il fratello e come a sua volta lui aveva ucciso…...
Scosse la testa per liberarsi da quei pensieri. C’era un’altra cosa che voleva sapere.
<< Che tecnica è quella che usi? >>
<< Oggi hai voglia di conversare parecchio, mi avevano detto che eri un tipo più silenzioso. Comunque non è una tecnica. E’ come il tuo Sharingan: un’abilità innata. >>
A quella rivelazione Sasuke si immobilizzò: il suo cervello stava cercando di elaborare un piano per eliminarlo. Poteva usare stessa tecnica che aveva usato per uccidere suo fratello, ma pensò che non fosse così facile stavolta e non voleva sprecare troppo chakra, visto che non aveva ancora abbandonato l’idea di lasciare Konoha.
<< Cosa aspetti? Attaccami! >> disse Suigin con tono provocatorio.
Fortunatamente Sasuke non era il tipo che accettava le provocazioni e continuò ad analizzare la situazione, stando immobile.
<< Visto che non lo fai tu, lo farò io. >>
Detto questo si lanciò all’attacco, dando pugni, calci e usando la sua abilità innata. Sasuke si difese e anche lui iniziò il contrattacco con tecniche e shuriken. I due combatterono ferocemente, non risparmiando colpi ma si poteva vedere che Sasuke era in leggero svantaggio. Senza più esitazioni il ragazzo evocò Susanoo, sapendo benissimo di adoperare un enorme quantità di chakra ma voleva assolutamente levarlo di mezzo il prima possibile. Questo si schiantò sul nemico, che non riuscì ad evitarlo e venne schiacciato. Sasuke ritirò l’immensa creatura e cadde a terra, respirando affannosamente. Stette un po’ lì, poi, con fatica, si rialzò in piedi e si avvicinò alla buca che era stata provocata dal colpo. Guardò dentro e vide solo una leggera nebbiolina, il suo corpo non c’era. Si guardò intorno, cercando di captare ogni minimo movimento.
All’improvviso la nebbia si alzò e lo circondò completamente, nascondendogli il paesaggio circostante.
<< Ahahahahah!!! Credevi di potermi sconfiggere così Sasuke Uchiha? Ormai so tutto di te e delle tue tecniche. >>
Il ragazzo era allerta. Qualcosa lo colpì ad un braccio. Lo alzò e vide una striscia di sangue colargli da una ferita all’avambraccio. Si mosse appena e già un altro colpo gli arrivò alla gamba sinistra, aprendogli un’altra ferita. Poi un’altra e un’altra ancora, fino a che il suo corpo non ne fu completamente sommerso. Sasuke non sapeva più che cosa fare, appena si muoveva si feriva. Inoltre il consumo di chakra si stava facendo sentire. L’ultimo colpo lo fece cadere a terra in ginocchio. Vedendolo ansimante econ un espressione, anche se lieve, di dolore stampata in viso, Suigin richiamò la nebbia e riprese forma umana.
Lo guardò come si guardava una formica prossima alla morte.
<< E’ l’ora della tua fine! >>
 
 
 
 
Sakura si sentiva come non si sentiva più da molto tempo. Bene. La sera a casa Yamanaka era passata piacevolmente e, anche se Ino aveva insistito perché restasse a dormire da lei, alla fine preferì tornare a casa. Aveva deciso di prendere la strada più lunga per fare una passeggiata, ma guardò preoccupata il tempo. Forse aveva fatto una stupidaggine, non aveva neanche l’ombrello. Svoltò a sinistra e si diresse verso il quartiere Uchiha. Si chiese che cosa avesse fatto Sasuke tutto il giorno. Un velo di tristezza si impadronì del suo volto, probabilmente non si sarà neanche accorto della sua assenza.
Mentre stava camminando, una fitta nebbia le circondò le caviglie. Un brivido freddo le percorse la schiena e si strinse le mani addosso, sfregandosi le braccia per farsi caldo. Arrivò alla strada in cui doveva svoltare, ma, prima di imboccarla, vide davanti a sé due figure: uno sembrava inginocchiata, mentre l’altra la sovrastava. Il suo spirito di medico prese il sopravvento e, pensando che qualcuno si fosse sentito male, si avvicinò.
Passo dopo passo, si accorse che conosceva bene una delle due figure: l’avrebbe riconosciuta in qualsiasi circostanza. Sasuke era la figura inginocchiata, mentre quell’altra non sapeva chi fosse. Dopo essere arrivata a qualche metro di distanza, notò due elementi importanti: Sasuke era ferito in tutto il corpo e un uomo dai capelli biondissimi sembrava non avere buone intenzioni nei suoi confronti.
Lo sconosciuto stava brandendo un kunai e lo stava per piantare nello stomaco del ragazzo. Senza pensarci due volte, Sakura si gettò con tutto il peso del suo corpo sull’individuo, fermandolo in tempo e impedendogli di uccidere Sasuke.
Sakura e l’uomo rotolarono per qualche metro, poi si fermarono. La ragazza si spostò subito da sopra di lui e raggiunse Sasuke, il quale stava intanto tentando di alzarsi.
<< Cosa ci fai qui? >> chiese con voce roca.
<< Ti salvo. >> ribatté pronta, aiutandolo a mettersi in piedi cingendoli la vita con un braccio.
Guardarono l’uomo rialzarsi in piedi e fissarli con aria arrabbiata, specialmente verso Sakura.
<< Tu chi cazzo sei? >> urlò contro di lei.
Sakura non rispose, semplicemente continuò a guardarlo e saldò ancora di più la stretta intorno al ragazzo.
<< Vattene! >> disse il moro, spingendola via ma Sakura non si mosse.
Avrebbe protetto Sasuke a tutti i costi.
Suigin si avvicinò ai due ragazzi minaccioso, irato per la precedente interruzione. Voleva farla pagare cara a quella ragazzina dai capelli rosa.
Sakura fece qualche passo indietro, trascinandosi Sasuke che non riusciva a camminare bene a causa delle numerose ferite alle gambe.
Ad un certo punto iniziò a piovere: prima con qualche goccia, poi sempre più forte, inzuppandoli completamente.
Al contatto con l’acqua le ferite di Sasuke iniziarono a frizzare e a prudere. Accortasi di questo fatto, Sakura cercò di allontanarsi ancora di più da quell’uomo.
<< Odio la pioggia! >> sbottò Suigin, levandosi qualche ciocca di capelli dagli occhi << E odio combattere sotto la pioggia. >>
Si voltò e fece tre passi, poi girò la testa e con un ghigno stampato in faccia si rivolse ai due ragazzi: << Per questa volta vi lascio andare, ma la prossima non vi andrà così bene. >>
Detto questo iniziò a correre e sparì nel buio della notte. Sakura e Sasuke restarono fermi, aspettandolo ricomparire improvvisamente. Ma ciò non avvenne e i due si trascinarono verso casa. Sasuke non aveva la forza di ribattere e di andarsene, era troppo stanco. Sakura, invece, decise che quella notte il ragazzo le avrebbe dato qualche spiegazione e non se la sarebbe cavata con un semplice “ non sono affari tuoi”.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’uri:
Chiedo umilmente perdono per l’enorme ritardo. Non ho scusanti.
Ma, anche se ci metterò tantissimo tempo, continuerò la fic fino alla fine.
Nel prossimo capitolo si capiranno un paio di cosette.
Spero ardentemente di riuscire a postarlo presto, ma non credo che sarà possibile.
Comunque farò del mio meglio.
Grazie a tutti quanti per il sostegno.
Alla prossima!
 
 

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Capitolo 11
*** La storia di Sasuke ***


 

 

 

 

11. La storia di Sasuke

 

 

 

 

Quando giunsero a casa mancavano poco più di qualche ora all’alba.
Sakura si stava preoccupando delle ferite di Sasuke, benché sembrassero superficiali erano davvero numerose.
Oltrepassarono la soglia e Sakura portò il ragazzo in soggiorno, facendolo mettere a sedere sul divano. Sasuke non oppose resistenza, era molto stanco e le ferite gli facevano male. Sakura andò in bagno a recuperare bende, cerotti e disinfettante nel caso ne avesse avuto bisogno. Ritornò da Sasuke e lo aiutò a levarsi la maglietta ormai ridotta a brandelli. Iniziò subito a curarlo con la sua arte medica: prima la schiena, poi il torace, le braccia e le gambe. Nei punti in cui non aveva più chakra usava il disinfettante, perché, malgrado avesse ripreso ad allenarsi, faceva ancora un po’ di fatica a usare le sue arti mediche.
Dopo che aveva guarito una parte del corpo, iniziava a bendarla e a sistemarla.
Le ci volle un po’ di tempo per fare tutte le operazioni, ma alla fine poteva sentirsi soddisfatta del suo operato.
<< Etchiù! >> starnutì il ragazzo.
Era apposto con le ferite ma ancora tutto bagnato.
Sakura corse a prendere un asciugamano grande e lo posò sulle spalle del ragazzo, che si coprì per non sentire più freddo. Anche Sakura sentiva freddo ma non le importava, tutto quello che contava era che Sasuke stesse bene.
Sasuke vide Sakura tremare, a volte quella ragazza era davvero cocciuta.
<< Ti ammalerai se resti coi vestiti bagnati addosso. >> disse con noncuranza.
La ragazza arrossì, forse si stava preoccupando per lei.
<< Ti porto dei vestiti puliti. >> si offrì Sakura.
<< Non importa, faccio da solo. >> disse Sasuke, cercando di alzarsi ma la rosa lo fermò, spingendolo giù con delicatezza.
<< Stai a sedere, ci penso io. >>
Sasuke guardò Sakura sparire al piano di sopra. Si sistemò meglio sul divano e ripensò all’uomo che lo aveva attaccato. Comprendeva benissimo quello che voleva, perché anche lui in passato la bramava. La vendetta. Lui aveva ucciso suo fratello e Suigin voleva uccidere lui. Più semplice di così. Ma c’era una cosa che non riusciva a capire: perché si era ritirato quando era evidente che aveva un enorme vantaggio su di loro. Non credeva che la pioggia c’entrasse davvero qualcosa, doveva esserci dell’altro.
Ad interrompere i suoi pensieri fu il ritorno di Sakura con un cambio per lui, lei si era già cambiata.
<< Mentre ti cambi, vado a preparare un tè. >>
Detto questo, dopo aver posato i vestiti sul divano, si diresse verso la cucina. Sasuke si tolse l’asciugamano, i pantaloni e l’intimo e iniziò a vestirsi con gli abiti asciutti. Trovò un po’ imbarazzante che Sakura avesse preso un paio dei suoi boxer e glieli avessi dati così, come se fosse una cosa normale.
Dopo poco Sakura tornò con due tazze di tè fumanti e ne dette una a Sasuke, che la ringraziò flebilmente. Sakura si sedette accanto a lui sul divano. Stava fissando il fumo che usciva dalla bevanda bollente e pensò che fosse l’ora che Sasuke le desse qualche spiegazione.
<< Chi era quell’uomo? E perché ce l’aveva con te? >>
<< Non sono affari tuoi! >>
Sakura si aspettava quella risposta, era nel DNA dell’Uchiha tenersi tutto dentro e non chiedere aiuto a qualcuno.
<< Dimentichi che ti ho salvato. >> provò la rosa.
<< Nessuno te lo ha chiesto. >>
<< Ma ti stava per uccidere! >>
<< Non ti dovevi intromettere! >>
Sul viso di Sasuke si leggeva rabbia, ma la ragazza non demorse.
<< Scusa, ho agito d’impulso. >>
Non sapeva esattamente perché si stesse scusando, ma almeno lo sguardo truce che le aveva rivolto era sparito. Provò di nuovo.
<< Però, visto che ti ho guarito le ferite, potresti almeno dirmi perché voleva ucciderti. >> chiese piano.
Sasuke prese un sorso dal suo tè, che nel frattempo si era raffreddato, e poi sbuffò.
<< Ho ucciso suo fratello. >>
Sakura spostò lo sguardo da Sasuke alla sua tazza mezza vuota. Sentiva che c’era qualcos’altro oltre a quello.
<< Se vuoi parlare, io ti ascolto. >> disse guardandolo negli occhi e aspettando che parlasse.
Il ragazzo stette in silenzio per svariati minuti, indeciso sul da farsi: da una parte voleva liberarsi di quel peso che gli opprimeva il cuore, ma dall’altra il suo pessimo carattere glielo impediva. Osservò Sakura di sottecchi: aveva messo su un’espressione dolce, quasi pronta a consolarlo per qualsiasi cosa. Stranamente quello sguardo lo confortò e sentiva di potersi fidare di lei. In fondo una volta erano compagni di squadra. Si sistemò meglio sul divano e Sakura fece lo stesso, aveva l’impressione che non sarebbe stata una cosa breve.
<< Un po’ di tempo fa, stavo attraversando il Paese del Fuoco per dirigermi verso ovest. Mi ero fermato un momento presso un fiume per riposarmi e riempire la sacca dell’acqua. E fu là che lo rincontrai. Arrivò come un uragano e si avventò subito su di me, urlando forte il mio nome. Gli detti un calcio per levarmelo di dosso e lui atterrò in piedi qualche metro più in là. Mi rialzai e presi ad osservarlo.
Erano tre anni che non lo vedevo: era diventato più alto e anche i capelli gli erano cresciuti. Ma c’era una cosa che non era cambiata, potevo leggergliela negli occhi: la volontà e la testardaggine di riportarmi indietro. >>
<< Naruto. >> sussurrò Sakura.
<< “Finalmente ti ho trovato Sasuke!” mi disse sorridendo.
 Lo guardai storto, non avevo nessuna voglia di combattere contro di lui, volevo solo che si rassegnasse e mi lasciasse in pace. Ma era come parlare al muro.
Mi avventai su di lui, tirandogli un pugno dove infusi tutti i miei sentimenti nei suoi confronti. Lo colpì violentemente e, senza voltarmi indietro, corsi per la foresta cercando di seminarlo. Ma lui era già dietro di me: correva veloce e sentivo che stava evocando il Rasengan.
 Mi fermai di botto e subito misi le mani in posizione del Chidori, poi gli corsi incontro e ci scontrammo. La forte esplosione ci sbalzò e io mi schiantai contro un albero, cadendo a terra. Mi rialzai con un po’ di fatica e intanto azionai lo Sharingan per poter prevedere le mosse di Naruto oltre la nuvola di fumo che si era creata.
All’improvviso Naruto sbucò dal fumo, tuttavia lo aveva già visto quindi bloccai facilmente il suo attacco. Ma lui non demorse. Ci scambiammo colpi su colpi e piano, piano i colpi a mani nude diventarono tecniche pesanti. Mentre combattevo mi ricordai del nostro ultimo scontro, quando Madara stava cercando di attuare il suo piano. Anche allora ci eravamo quasi ammazzati tra di noi. Chissà, forse quella sarebbe stata la volta giusta e finalmente sarebbe tutto finito.
 Dopo gli ultimi colpi, ci fermammo a riprendere fiato. Lo sentivo, eravamo al limite delle forze, ma nessuno dei due voleva arrendersi e far vincere l’altro. Mi preparai per attivare Amaterasu, anche se questo mi avrebbe prosciugato tutto il chakra che mi restava in corpo, ma ad un tratto da un cespuglio sbucò un uomo che si avventò su Naruto >>
Sakura stava ascoltando la sua storia con attenzione, senza mai interromperlo. Ecco, adesso avrebbe sentito la verità su quel maledetto giorno in cui il suo migliore amico morì.
<< Naruto riuscì a schivarlo all’ultimo.
 “Chi sei? E cosa vuoi?” gli chiese con il fiatone.
 Il nuovo arrivato si girò verso di lui e lo guardò con desiderio. I suoi occhi rossi brillavano.
 Non rispose alla domanda, sorrise solo malignamente e si gettò di nuovo su Naruto. Quest’ultimo cercò di resistergli, ma era sfinito e a corto di chakra per aver combattuto precedentemente con me.
 Osservai la situazione, pensando che quella fosse la mia opportunità di seminare Naruto e stavo per farlo. Stavo per andarmene e lasciare da solo Naruto a combattere con quel tipo. Ma, per qualche strano motivo, mentre nella mia mente avevo già lasciato il bosco, i miei piedi non mi obbedivano. Continuai a guardare Naruto che combatteva ed erano più i colpi che riceveva che quelli che assestava. Il mio corpo si mosse da solo, mi lanciai contro il ninja prima che colpisse Naruto e fermai il suo pugno con una mano.
 “Non ti intromettere!” mi disse con tono freddo e guardandomi storto.
 “Questo dovrei dirlo io.” risposi con altrettanta freddezza.
 Lasciai andare il suo pugno, ma in cambio gi detti un calcio nello stomaco che lo fece allontanare da noi. Mi girai e vidi Naruto a terra, i vestiti erano strappati in più punti e la pelle era di colore viola e rossa dai colpi ricevuti. Nonostante anch’io non fossi conciato meglio, presi il suo braccio avvolgendomelo intorno al collo e lo aiutai a tirarsi su.
 “Grazie, Sasuke!”
 “Non farti strane idee.”
 Lui sorrise, come solo lui sapeva fare. Con quel sorriso caldo che scioglieva qualunque cosa. Riuscimmo solo a fare qualche passo che subito sentimmo un urlo disumano. Il ninja ritornò alla carica, armato fino ai denti con kunai e shuriken. Li lanciò nella nostra direzione. Purtroppo non riuscimmo a schivarli tutti e alcuni ci colpirono, fortunatamente non in punti vitali.
 Lasciai Naruto accanto ad un albero, con lui come peso era difficile combattere, e mi parai di fronte al nemico estraendo il kunai dalla gamba. Dalla ferita uscì il sangue che mi colò fino ai piedi. Avevo dolori in tutto il corpo, inoltre avevo usato per lungo tempo lo Sharingan e gli effetti si facevano sentire. Decisi, allora, di usare una delle mie tecniche più potenti per farla finita una volta per tutte, ma, prima che potessi mettere le mani in posizione, il ninja mi aveva già anticipato.
 Non capivo bene cosa stesse facendo, l'uomo sparì e al suo posto apparve la nebbia e un attimo dopo non riuscivo più a muovermi. Era come se il mio corpo fosse diventato di cemento. Che razza di tecnica era, continuavo a chiedermi senza trovare risposta. La nebbia scomparì e lui ritornò.
 “Arte del vento!” gridò il ninja, recitando subito dopo il nome della tecnica.
 D’improvviso si alzò un fortissimo vento, ma non sembrava naturale. Infatti, potevo sentire che si stava concentrando nella sua mano destra. Vidi qualcosa brillare e poi sentì un fruscio. Non mi ricordo molto bene che cosa successe. L’unica cosa che so è che non riuscivo a muovermi, nonostante ci provai svariate volte per schivare la sua tecnica. Aspettai il colpo senza chiudere gli occhi e lo vidi. Qualcosa di arancione e giallo si frappose tra me e quelle cose affilate. Naruto. >>
Sasuke si fermò un momento, mentre Sakura stava con il fiato sospeso e finalmente comprese quello che realmente era accaduto. Delle piccole lacrime scesero dai suoi occhi smeraldini, attraversando le guance fino a cadere sulla maglia.
Sasuke la guardò per un secondo, poi distolse lo sguardo e riprese a raccontare.
<< Naruto si afflosciò a terra senza alcun rumore, tenendosi la maglia nel punto in cui era stato colpito. Quando vidi il suo corpo che non si muoveva più, tutto diventò rosso e un urlo bestiale mi uscì dalla gola.
 Il ninja, forse spaventato dalla mia reazione, fece qualche passo indietro sciogliendo inconsciamente la tecnica che mi bloccava. Libero di muovermi invocai subito Amaterasu: le fiamme nere inglobarono il ninja e lo uccisero in pochi secondi, divorandolo.
 I miei occhi presero a sanguinare e la vista si stava offuscando. Feci qualche passo verso il corpo di Naruto e, quando lo raggiunsi, mi lascia cadere.
Lo sfiorai, ma ormai sapevo benissimo che era morto e, mentre tutto intorno a me si faceva buio, pensai che fosse stato proprio uno scemo a perdere il suo tempo con uno come me. >>
Dopo queste ultime parole, Sasuke tacque. Sakura strinse il bordo della maglietta, fradicia dalle lacrime, tra le mani. Così non era stato Sasuke ad uccidere Naruto, questa consapevolezza la rincuorò un pochino. Ma perché non aveva detto subito la verità, si chiedeva. Comunque adesso capiva perché quell’uomo aveva tentato di uccidere il ragazzo.
Nel frattempo, ora che aveva detto tutto, Sasuke si sentiva più leggero. Si alzò dal divano e si incamminò verso le scale che portavano al piano superiore.
<< Aspetta! >> lo chiamò la rosa.
Il ragazzo si voltò appena, aspettando che parlasse.
<< Perché…..perchè non hai detto prima questa cosa? Se lo avessi fat-. >>
<< Cosa? >> domandò con tono freddo.
Sakura stette in silenzio.
<< Cosa sarebbe successo? >>
Sasuke si girò completamente verso la ragazza guardandola fissa negli occhi, senza nessuna espressione sul viso.
<< Non sarebbe cambiato niente, perché io sono un traditore. Perché io ho commesso molti crimini. >>
Le ultime parole le pronunciò con un sussurro.
<< Però…… >> tentò Sakura ma le mancavano le parole.
Il ragazzo si voltò e riprese a camminare, sparendo dalla vista della rosa. Quest’ultima rimase a guardare il punto in cui Sasuke era sparito per qualche minuto, poi si raggomitolò sul divano ripensando a quanto le aveva raccontato. Era sicura che se Tsunade avesse saputo quello che davvero era successo, avrebbe provveduto di conseguenza. Intanto, gli ultimi rimasugli d’odio che provava per il ragazzo sparirono completamente, lasciando il posto alla felicità e alla gioia.
Era felice, felice di sapere che non era stato lui ad ucciderlo. Ma questa felicità non durò a lungo quando si ricordò che Sasuke, quella notte, aveva tentato di scappare dal villaggio, lasciandola sola per l’ennesima volta. Glielo avrebbe impedito, a costo di usare la forza: gli allenamenti con Kakashi stavano dando i loro frutti.
Domani mattina, anche se lui non era d’accordo, avrebbe parlato con l’Hokage e tutto si sarebbe sistemato. Con questi pensieri Sakura si addormentò, mentre fuori la pioggia continuava a cadere.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’uri:
Cavolo! E’ già passato un mese dal mio ultimo aggiornamento! Non so più come chiedervi scusa. Però, purtroppo, non posso promettervi che non succederà di nuovo.
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio, di nuovo, tutti quelli che seguono questa storia: mi rendete davvero felice.
Ci vediamo al prossimo! 
 
 

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Capitolo 12
*** Rivelazioni ***


12. Rivelazioni

 

 

 

 

Nel momento in cui Sakura stava curando Sasuke, l’Hokage era stata chiamata per una questione urgente.
<< Spero bene per voi che sia importante. >>
I due ninja deglutirono all’espressione minacciosa che aveva assunto la donna.
<< Per la strada che conduce fuori dal villaggio sono successe delle cose. >> iniziò uno dei due ninja.
<< Quali cose? >> chiese Tsunade, curiosa e preoccupata alla stesso tempo.
<< L’intera squadra speciale ANBU che avevate assegnato a Sasuke Uchiha è stata ritrovata addormentata in quella strada. >>
<< Inoltre alcuni abitanti sono stati svegliati da un forte rumore proveniente da quella zona. >>
Tsunade guardò negli occhi i due ninja per vedere se stessero scherzando, ma nei loro volti c’era soltanto serietà. Com’era possibile che un’intera squadra di ANBU, i migliori ninja, siano stati sconfitti? Ma soprattutto chi era stato?
Tsunade pensò ad una persona, ma era improbabile che fosse stato lui. Comunque volle chiederlo per sicurezza, conoscendolo avrà tentato la fuga.
<< Dov’è Sasuke Uchiha? >>
<< Abbiamo controllato prima di venire qui: è a casa sua insieme a Sakura Haruno. Sembrava in pessime condizioni. >> rispose pronto un ninja.
La donna congiunse le mani davanti a sé, poggiando i gomiti sulla scrivania. Restò in silenzio, pensando sul da farsi. All'improvviso sbatté le mani sulla scrivania, facendo sobbalzare i ninja, e poi si alzò in piedi.
<< Dite a Shikamaru Nara che lo aspetto alle sette in punto davanti a villa Uchiha. >>
<< Subito onorevole Hokage! >> risposero in coro per poi sparire.
La donna si risedette. Avrebbe fatto chiarezza su questo fatto chiedendo direttamente all’Uchiha che, ne era sicura, c’entrava qualcosa. Per quanto riguardava il Nara, visto che molto presto avrebbe preso il suo posto, era giunta l’ora di metterlo al corrente di alcune questioni.
 
 
 
Shikamaru era stato svegliato da un ninja, che lo informò dell’ordine dell’Hokage, per poi sparire. Il ragazzo, seduto sul letto e ancora mezzo addormentato, si girò a guardare l’orologio appeso ad una parete della stanza. Segnava le 6:00, quindi aveva ancora un’ora di tempo prima dell’appuntamento.
Era molto tentato di sdraiarsi e di dormire altri cinque minuti, ma decise di non farlo. Non voleva incappare nell’ira dell’Hokage per aver fatto tardi. Con tutta la sua forza di volontà si alzò dal letto e si diresse in bagno con un cambio in mano.
Dopo essersi lavato e vestito, uscì dal bagno e passò davanti alla camera dei suoi genitori, cercando di non fare rumore per non svegliarli.
Chiuse dietro di sé la porta di casa e s’incamminò verso il quartiere abbandonato degli Uchiha.
Durante il cammino, il suo sguardo si spostò da un negozio all’altro: i proprietari stavano aprendo le serrande e alcuni avevano già posto dei prodotti fuori o dei cartelli che segnalavano le offerte del giorno.
Fortunatamente aveva smesso di piovere e il cielo si stava aprendo per lasciare posto al sole, che stava già sorgendo al di là delle montagne. Shikamaru si fermò a guardare un’insieme di nuvole che si stavano spostando verso nord. Come avrebbe voluto essere una nuvola e andarsene, piuttosto che diventare Hokage. Certo, in teoria avrebbe potuto rifiutarsi ma in pratica non era stato possibile. E quel che era peggio era che tutti erano entusiasti di quella cosa: i suoi genitori, specialmente sua madre; Temari; Choji; Ino; tutti. Solo che lui non lo era molto. Si sentiva onorato che l’Hokage avesse scelto lui, questo si, ma non ci si vedeva nelle vesti di una carica importante. A parte la poca voglia, sentiva che quel ruolo non gli si addiceva e che apparteneva di più ad un altro. Peccato che lui non poteva più prenderselo.
Un velo di tristezza calò sul suo volto, nonostante fossero passati più di due mesi dalla sua morte non riusciva ancora a pensarlo senza provare un po’ di tristezza. Comunque era inutile pensare a quello che sarebbe potuto succedere, ora doveva solo sbrigarsi a raggiungere l’Hokage.
Riuscì per un pelo ad arrivare puntuale, ma non servì a molto visto che Tsunade era già lì.
<< Buongiorno! >> salutò il ragazzo.
<< Buongiorno! Sai perché ti ho fatto venire qui? >>
<< No, ma Sasuke dovrebbe centrare sicuramente qualcosa se mi avete fatto venire a casa sua. >>
Tsunade annuì. Oltrepassò il cancello e in pochi secondi arrivò davanti alla posta di villa Uchiha, seguita da Shikamaru. Suonò il campanello, posto vicino alla porta, e aspettò che qualcuno della casa le venisse ad aprire. Visto che nessuno si era ancora degnato di aprirle, Tsunade provò di nuovo, e ancora, ancora, finché non si attaccò praticamente al campanello.
Shikamaru pensò di intervenire, ma il suo corpo non riuscì a muoversi notando l’impazienza della donna. Dopo l’ennesimo squillo, si sentirono dei rumori all’interno della casa. Finalmente qualcuno si era deciso ad aprire la porta. Questa fu aperta da una ragazza assonnata con capelli in disordine e abiti sgualciti.
Sakura cercò di aprire gli occhi, ancora impastati dal sonno, e di mettere a fuoco le figure che si trovavano davanti a lei. Quando capì che quella che aveva davanti era Tsunade, cercò di ricomporsi velocemente.
<< B-Buongiorno! >> balbettò la ragazza, spostandosi di lato per far entrare i due ospiti.
Questi entrarono e Sakura chiuse la porta, raggiungendoli nel soggiorno. Tsunade osservò l’aspetto della ragazza: sembrava che si fosse alzata solo ora.
<< Sakura. Lo sai che ore sono? E l’allenamento? >>
La rosa rimase immobile, cercando di accendere il cervello e capire a che cosa si stesse riferendo la sua maestra. Si schiaffeggiò una mano sulla fronte quando si ricordò che doveva allenarsi con Kakashi. Il suo sguardo divagò per la stanza in cerca di un orologio e, quando lo trovò, vide che segnava le 7:15. Era in ritardo! Fece un passo verso le scale, ma Tsunade la fermò:
<< Non importa. Oggi ti do il permesso di saltare l’allenamento. Piuttosto ho bisogno di parlarti. C’è una cosa che voglio sapere. >>
Tsunade invitò la ragazza a sedersi sul divano, dove pochi minuti prima stava dormendo. Sakura si sedette e la donna fece lo stesso, mentre Shikamaru si sedette su di una poltrona poco distante.
Sakura non sapeva assolutamente perché Tsunade fosse lì ed aveva un po’ di timore. La determinazione della sera precedente scemò in un soffio a causa dello sguardo serio che aveva.
<< Di che cosa volevate parlarmi? >>
<< Dov’è Sasuke Uchiha? Servirebbe anche lui. >> chiese la donna, cercandolo in giro.
<< Sasuke è a letto a dormire. Ieri sera era molto stanco. >>
<< Vallo a chiamare, altrimenti non possiamo continuare la conversazione. >>
La rosa si alzò dal divano: il tono di Tsunade le aveva impedito di inventare qualche scusa per permettere al ragazzo di dormire ancora un po’.
Salì le scale e raggiunse la porta della sua camera da letto. Bussò e subito la posta si aprì rivelando il proprietario: indossava gli stessi vestiti che gli aveva dato, molto probabilmente si era addormentato appena raggiunto il letto.
<< L’Hokage ti vuole parlare. >>
Sasuke chiuse la porta dietro di sé e, sorpassando la ragazza, si diresse verso le scale. Prima di scendere gli scalini si fermò e si girò verso Sakura.
<< Non dire una sola parola di quello che è successo stanotte o di quello che ti ho raccontato. >> ordinò gelido, perforandola con i suoi occhi neri.
Detto questo scese le scale. Sakura guardò il punto in cui era sparito: nonostante quello che le aveva detto, era decisa a raccontare tutto a Tsunade. La sua determinazione era rinata dopo aver visto il moro.
Raggiunse gli altri in soggiorno e prese posto in mezzo a Sasuke e Tsunade.
<< Bene, ci siamo tutti. Dunque, poche ore fa l’intera squadra speciale ANBU che ti ho assegnato, Uchiha, è stata ritrovata addormentata nel viale che conduce fuori dal villaggio. Non sappiamo chi sia stato, ma forse tu lo sai. >>, la donna lanciò un’occhiata nella direzione di Sasuke, << Dopotutto la squadra doveva tenerti sottosorveglianza e se loro erano là vuol dire che anche tu c’eri, sbaglio? >>
Sasuke non rispose.
<< Dimmi chi c’era là con te? >> continuò l’Hokage.
Sakura stava guardando la sua maestra, indecisa se intervenire oppure lasciare che fosse Sasuke a farlo. Però, visto che il ragazzo continuava a tacere, decise di prendere la parola e spiegare a Tsunade cosa era successo.
<< In verità, signorina Tsunade, Sasuke è stato attac- >>
La rosa non riuscì a terminare la frase perché una mano le coprì la bocca. I suoi occhi seguirono il percorso del braccio fino ad arrivare a Sasuke, che la stava guardando severamente. Tsunade, spazientita perché stava perdendo del tempo prezioso per la cocciutaggine dell’Uchiha a non voler parlare, spostò malamente la mano e incitò Sakura a proseguire, non perdendo d’occhio il ragazzo.
<< Sasuke è stato attaccato da un ninja di nome Suigin. >> riprese la rosa.
<< Cosa voleva questo tipo? >> chiese Shikamaru, che non prevedeva niente di buono da tutta quella faccenda. 
<< Voleva uccidere Sasuke perché aveva ucciso suo fratello. >>
<< Puoi descrivermelo? >> domandò Tsunade.
<< Era alto, con occhi rossi e capelli biondo chiaro. >>
Tsunade annuì, era il tizio che stava gironzolando da un po’ di settimane intorno a Konoha. Quindi era quello che stava aspettando. Uno spiraglio per poter uccidere l’Uchiha.
<< Molto bene. >>, la donna si alzò e fece un cenno a Shikamaru perché la seguisse, << Grazie per la collaborazione. Uchiha se le ferite ti fanno male puoi venire in ospedale. Ti assegnerò un’altra squadra che ti sorvegli per bene. E non tentare la fuga, è un consiglio che ti do. >>
Detto questo Tsunade, seguita da Shikamaru, andò verso la porta d’ingresso, pronta per togliere il disturbo. Sakura si alzò velocemente e raggiunse la donna, non poteva sprecare questa occasione di rivelarle la verità.
<< Aspettate un attimo, signorina Tsunade! >>
Tsunade e Shikamaru si voltarono verso di lei, mentre Sasuke la raggiunse guardandola storto. Sperò per il suo bene che non stava per fare quello che pensava.
<< Le devo dire una cosa. Noo è stato Sasuke ad uccidere Naruto! >>
<< Sakura stai zitta! >>
<< Naruto è stato ucciso dal fratello di Suigin mentre stava proteggendo Sasuke. >> disse infine la ragazza.
Shikamaru la guardò con occhi sbarrati per la sorpresa. Tsunade non battè ciglio.
<< E allora? >>
<< Bé, ecco…….. >> tentò la rosa.
<< Questo non cambia nulla Sakura. Anche se non è stato lui ad uccidere Naruto, questo non vuol dire che non sia colpevole per altri crimini. >>
Tsunade si avvicinò alla ragazza e le poggiò le mani sulle spalle.
<< Sakura, ascolta, sono stata anche troppo clemente con lui per tutti i crimini che ha commesso. Sono stata criticata per la mia decisione di lasciarlo vivere, ma l’ho fatto perché ti ha riportata qui. >>
Sakura abbassò gli occhi: in effetti cosa si aspettava, Sasuke era stato anche troppo fortunato. Ma voleva almeno che tutti sapessero che non era stato Sasuke a uccidere Naruto. Voleva almeno levargli quella colpa.
<< Sakura, forse non te ne sei accorta, ma gli abitanti del villaggio non hanno gradito la mia scelta e alcuni di loro pretendono la sua testa. Io ho fatto tutto quello che potevo fare per lui, ora sta a lui cercare di restare vivo. >>, Tsunade spostò gli occhi su Sasuke, << Lo sai, vero? Dovevi essere stato già messo a morte per il solo fatto di aver tradito il villaggio e di essere una delle cause della guerra. Stai attento e proteggi Sakura. >>
Detto questo, accarezzò dolcemente la guancia della sua pupilla e uscì dalla villa seguita da Shikamaru, ancora incredulo per la precedente rivelazione.
Quando i due ragazzi rimasero da soli, Sasuke parlò:
<< Te l’avevo detto che non sarebbe cambiato niente. Lasciami perdere. >>
Il ragazzo se ne andò al piano di sopra, chiudendosi in camera sua.
Sakura rimase immobile finché non sentì la porta chiudersi, poi le gambe non la sorressero più e scivolò giù, abbracciando le gambe al petto e nascondendo la faccia tra di esse.
 
 
 
 
Matsuri si considerava una ragazza molto fortunata. Poteva vantarsi di essere allieva del più grande ninja di Suna: il Kazekege, Sabaku no Gaara.
Ammirava e stimava moltissimo il suo maestro, sia come Kazekage che come persona. Inoltre aveva una cotta per lui. Insomma, come non si poteva non amarlo: era bello, gentile, molto disponibile e possedeva degli occhi ammalianti.
Poi aveva un comportamento tutto particolare nei suoi confronti, che con gli altri non aveva. Era anche vero, però, che delle volte le dava compiti che spettavano ai suoi collaboratori, come adesso che gli stava portando alcuni documenti da firmare. Tuttavia non le dispiaceva: l’importante per lei era essergli utile e così poteva vederlo più frequentemente.
Girò l’angolo e si bloccò all’improvviso. I fogli le caddero dalle mani e si sparpagliarono sul pavimento.
Davanti a lei Rock Lee e Gaara staccarono dal loro bacio e si voltarono verso la ragazza. Gaara impallidì, Lee abbassò lo sguardo, imbarazzato da quella situazione, e Matsuri continuò a guardarli con gli occhi sbarrati e la bocca semi-aperta, immobile.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’uri:
Buon Natale a tutti!!
Finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare! Vi ringranzio per il sostegno.
Ci vediamo al prossimo capitolo!
 

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Capitolo 13
*** L'invito ***


 

 

 

13. L’invito

 

 

 

 

 

Matsuri non poteva crederci. Gaara, il suo adorato maestro, si stava baciando con un altro. Il cuore le martellava nella testa, la bocca era secca e non riusciva ad emettere alcun suono. Vide il rosso sbiancare alla sua vista e il moro arrossire.
Abbassò lo sguardo: gli occhi le pizzicavano, sentiva che le lacrime stavano per uscire e una voglia incontrollabile di fuggire si impadronì di lei. Tuttavia cercò di resistere e si accucciò per raccogliere i fogli che aveva fatto cadere precedentemente. Mentre raccoglieva i fogli, con un po’ di difficoltà, visto che alcune volte la vista le si appannava, sentì qualcuno avvicinarsi e alzando un poco lo sguardo vide Gaara e Rock Lee impegnati anche loro nella raccolta. Prese i fogli che i due le stavano porgendo e, dicendo un flebile “grazie”, ritornò sui suoi passi.
All’inizio procedeva lentamente poi sempre più veloce, finché non si ritrovò a correre per i corridoi del palazzo. Riuscì ad arrivare alla porta della sua stanza: velocemente l’aprì, chiudendola subito dopo. Si buttò sul letto con ancora i fogli stretti tra le mani. Le lacrime che prima era riuscita a trattenere, anche se con una certa difficoltà, ora scendevano copiosamente sulle guance. Cercò di soffocare i singhiozzi che prepotentemente uscivano fuori dalla sua gola.
Si raggomitolò su un fianco e mise i fogli sul comodino per non bagnarli ulteriormente.
Le ci vollero dieci minuti buoni per calmarsi e riflettere su cosa aveva visto. L’immagine del suo amato maestro mentre si baciava con il ninja di Konoha era bene impressa nella sua mente. Il petto le doleva e gli occhi le si velarono nuovamente di lacrime. Sapeva benissimo che si stava comportando da stupida, in fondo Gaara non le apparteneva, ma nonostante ciò il dolore al petto non diminuiva.
Faceva male, tremendamente male.
Si mise a pancia in su, volgendo lo sguardo al soffitto. Sapeva già da prima di non avere molte possibilità con lui ma adesso ne era certa. Però la cosa che più la sorprendeva era che non le importava minimamente se al rosso piacevano i ragazzi, quello che le faceva male era sapere che aveva già qualcuno d’amare.
Ripensò alla sua fuga: forse non avrebbe dovuto scappare così, sicuramente la sua reazione lo aveva fatto preoccupare, ma in quel momento aveva solo agito d’istinto e l’istinto le aveva suggerito di scappare il più lontano possibile.
Si mise a sedere, portando le gambe al petto e appoggiando una guancia su di esse. Doveva scusarsi con Gaara per il suo comportamento, sicuramente c’era rimasto male anche lui. Solo che ora non riusciva ad affrontarlo, non ce la faceva proprio.
Si distese di nuovo sul letto, cercando di trovare un modo per affrontare quella situazione. Intanto il cuore continuava a soffrire.
 
 
 
<< Vuoi calmarti? >> chiese Lee, guardando il suo compagno andare verso la finestra per l’ennesima volta.
<< Non ci riesco. >> rispose con tono serio e preoccupato.
Non riusciva ancora a crederci che erano stati scoperti e da Matsuri per giunta.
E adesso che cosa avrebbe pensato di lui? E se, dopo quello che aveva visto, non gli avrebbe più rivolto la parola?
O peggio, se avrebbe iniziato ad odiarlo?
Gaara si prese la testa tra le mani, disperato. Rock Lee lo guardò per un altro secondo, poi lo avvolse con le sue braccia.
<< Non ti devi preoccupare amore. Sono sicuro che si sistemerà tutto! >>
<< Ma….ma……ma se lei adesso avesse paura di me o mi odiasse? >>
Il moro iniziò ad accarezzargli i capelli per farlo calmare.
<< Non credo che succederà. Matsuri mi sembra una ragazza sveglia e aperta, sono sicuro che capirà. >>
Gaara appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo, mentre questo continuava ad accarezzarlo e a cullarlo tra le sue braccia. Un bussare alla porta fece sciogliere l’abbraccio tra i due.
<< Avanti! >> disse Gaara, mentre si andava a sedere alla sua scrivania.
La porta si aprì e un ninja entrò.
<< Scusate se la disturbo onorevole Kazekage, ma il signor Yamamoto e sua moglie desiderano incontravi. >>
L’uomo si spostò per fare entrare un uomo e una donna sulla cinquantina.
<< Accomodatevi pure. Potete andare. >> disse Gaara, facendo segno agli altri due di andare.
Rock Lee gli lanciò un’occhiata per accettarsi che si fosse ripreso e uscì dall’ufficio, seguito subito dopo dal ninja. Il moro restò a fissare la porta chiusa della stanza. Sapeva che Gaara era molto sensibile quando si trattava di loro due, ma non l’aveva mai visto così. Non conosceva abbastanza Matsurida sapere come si sarebbe comportata, ma gli sembrava una brava persona. Era tentato di andarle a parlare , però spettava a Gaara farlo. E confrontarsi con lei gli avrebbe fatto bene.
Raggiunse l’entrata del palazzo del Kazekage ed uscì fuori. Il sole batteva forte sopra Suna e il cielo era limpido. Il ragazzo decise di allenarsi un po’ visto che ora era libero. Quindi si diresse verso i campi di allenamento.
Giunto lì vide Kankuro insieme a tre ragazzini. Dovevano essere i suoi nuovi allievi.
<< Ciao! Posso unirmi a voi? >> salutò, avvicinandosi ai quattro.
Kankuro lo guardò e poi sorrise.
<< Certo! Sarà un’ottima occasione per testare le capacità dei miei allievi. >>
I tre ragazzini si guardarono tra di loro, un po’ entusiasti e un po’ timorosi: in fondo quello era Rock Lee, la bestia verde di Konoha.
<< Allora, che ne dite? >> chiese Kankuro a loro.
Gli allievi annuirono ed iniziò l’allenamento.
La giornata passò velocemente e la sera sopraggiunse insieme alla luna e alle stelle. Kankuro reputò che i suoi allievi non se l’erano cavati del tutto male e, dopo averli spiegato dove avevano sbagliato, li spedì a casa. Intanto Rock Lee si sentiva rigenerato, era proprio quello di cui aveva bisogno. Però adesso aveva bisogno anche di una doccia. Così, insieme a Kankuro, se ne tornò al palazzo del Kazekage.
Dopo aver fatto una doccia veloce ed essersi cambiato, si diresse verso la sala da pranzo. Arrivato a destinazione, vide che Gaara era già lì a sedere su di una sedia. Gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla.
<< Come va? >>
<< Un po’ meglio. >> disse, accarezzando il dorso della mano del moro.
Quest’ultimo gli sorrise, era felice che si fosse ripreso.
<< GAARA! >>
All’improvviso Temari entrò nella stanza e velocemente la mano di Rock Lee dalla spalla scivolò allo schienale della sedia.
<< Cosa succede Temari? >>
<< E’ appena arrivato l’invito per la cerimonia d’investitura a Hokage di Shikamaru. Sarà fra cinque giorni. >> spiegò la bionda, porgendo la lettera al fratello.
<< E’ una cosa fantastica! >> esclamò Lee.
<< Cosa è una cosa fantastica? >> chiese Kankuro, entrando nella stanza e fermandosi accanto alla sorella.
<< Tra cinque giorni Shikamaru diverrà Hokage! >> rispose Temari con il sorriso sulle labbra.
<< Che bella notizia! >> disse, prendendo posto a sedere.
Gli altri lo imitarono, ognuno al proprio posto.
<< Allora partiamo domani? >> chiese la bionda, guardando Gaara mentre si metteva la carne nel piatto.
Il rosso annuì, mangiando un boccone.
<< Benissimo! >> disse Temari, alzandosi.
<< Dove vai? >> chiese Kankuro.
<< A dirlo a Matsuri. Non vi dispiace se viene anche lei, vero? Voleva tanto vedere Konoha. >>
Gaara stava per fermarla, ma Rock Lee prese la palla al balzo e approfittò della situazione.
<< Ottima idea! >>
Il rosso gli lanciò un’occhiataccia, ricevendo in cambio un caldo sorriso. Dopo un quarto d’ora Temari ritornò, felice del consenso della ragazza, e riprese a mangiare. Finito di cenare, Gaara si alzò e disse che sarebbe andato a prendere un po’ d’aria. Uscì fuori sul tetto del palazzo e si mise ad osservare il suo villaggio. Quella vista mozzafiato riusciva sempre a rasserenarlo. Delle forti braccia lo avvolsero da dietro. Il ragazzo si appoggiò al petto di Lee e inspirò il suo profumo.
<< Sei preoccupato? >>
<< Un po’. >>
<< Andrà tutto bene. Ci sono io con te. >>
<< Lo so. >>
Gaara si girò nell’abbracciò dell’amato e lo baciò dolcemente, mentre le stelle brillavano sopra le loro teste.
Il mattino seguente i cinque partirono per Konoha.
 
 
 
 
Sakura aprì la porta di casa e si ritrovò davanti Ino con un grosso sorriso stampao sul volto.
<< Oh! Sakura! >> urlò l’amica, entrando in casa come un treno in corsa.
Sakura chiuse la porta e guardò Ino.
<< Cosa è successo? >>
<< Domani Shikamaru diverrà Hokage, ormai è deciso! >> esclamò Ino, stringendo le mani della rosa.
<< Fantastico! >> disse Sakura sorridendo felice, anche se non riusciva ad arrivare ai livelli dell’amica che sprizzava di entusiasmo e felicità da tutti i pori.
Perché per lei Shikamaru non era solo un compagno di squadra o un amico, era come un fratello. All’improvviso le due ragazze sentirono una porta sbattere e dalla scale comparve la figura di Sasuke. Quest’ultimo non badò minimamente alle due, ma proseguì per la sua strada fino alla cucina, dove scomparve. Ino lo guardò storto per tutto il tragitto e poi si rivolse all’amica:
<< Che antipatico! Poteva almeno salutare. >>
<< E’ di pessimo umore. >>
<< E quando non è di pessimo umore! Non so come fai a sopportarlo, se fosse per me sarebbe già sotto terra. >>
<< Ino! >> la riprese Saukura, urtata da quello che aveva detto.
<< Che c’è? >>
<< Non si dicono queste cose e poi….. >>
Sakura voleva dirle la verità, ma si fermò. Aveva ripensato varie volte a quello che le aveva detto Tsunade, quattro giorni addietro, ed era arrivata alla conclusione che la maestra aveva ragione. Ino non avrebbe perdonato Sasuke solo perché non era stato lui ad uccidere Naruto. No, non l’avrebbe fatto. Perché Sasuke era un criminale che aveva tradito il villaggio ed era stato uno delle cause della guerra, dove erano morte tantissime persone tra cui anche gli stessi genitori di Sakura.
Ma nonostante tutto quello che aveva fatto Sakura non poteva odiarlo a lungo, perché il suo amore per lui era più forte persino dell’odio.
<< Comunque, sono molto felice per Shikamaru. A che ora c’è la cerimonia? >> disse, cercando di cambiare discorso.
<< Domani mattina alle dieci, davanti al palazzo dell’Hokage. Inoltre, domani sera, ho organizzato una festa per lui. Ci sarai, vero? >>
<< Certo, certo. >>
<< Bene! Ora scusami ma devo avvisare altre persone. Ci vediamo domani! >>
Ino aprì la porta e si diresse fuori, salutandola con la mano. Dopo che l’amica fu uscita dal cancello, Sakura chiuse la porta. Nel frattempo Sasuke era uscito dalla cucina e stava andando di nuovo verso camera sua.
<< Domani ci sarà la cerimonia per Shikamaru. >>
<< E allora? >>
<< Vieni anche tu? >>
Sasuke non rispose e salì le scale, scomparendo dalla sua vista. Sakura sospirò tristemente, poi prese le sue scarpe e se le infilò.
<< Io esco! >> disse a gran voce, sperando che il ragazzo la sentisse.
Nessuna risposta. Sakura aprì la porta e la richiuse dietro di sé.
 
 
 
 
 
Angolo dell’uri:
Ciao a tutti!
Finalmente ho aggiornato. Mi auguro che questo capitolo vi piaccia. E se mi lasciaste un piccolo, piccolo commentino, sarei ultra felice.
Al prossimo capitolo!  

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Capitolo 14
*** La festa ***


 

 

14. La festa

 

 

 

 

 

Tsunade si riteneva una donna forte, capace di resistere a tutto. Ma in quel momento un senso di malinconia si era impossessato di lei. La sua avventura da Hokage sarebbe finita quel giorno.
Era convinta che la scelta che aveva fatto fosse quella giusta, tuttavia la malinconia non voleva andarsene.Osservò i quattro quadri dei precedenti capi del villaggio, presto anche il suo sarebbe stato appeso. Iniziò a fissare le foto che ritraevano suo nonno e il suo maestro. Sperava di aver fatto un buon operato, come loro avevano fatto a suo tempo. E sperava anche che il nuovo Hokage avrebbe ereditato la volontà di fuoco dei suoi predecessori.
Un bussare alla porta la svegliò dai suoi pensieri. La porta si aprì, rivelando Shizune con in braccio, come sempre, il maialino Tonton.
<< Signorina Tsunade, è ora. >>
L’ex-Hokage si alzò dalla sedia e uscì fuori dalla stanza. Prima di chiudere la posta, buttò un ultimo sguardo alla stanza dove era stata per sette anni. Ora era il turno di una nuova generazione. Con questi pensieri si diresse verso il luogo della cerimonia.

 
 
 
Mancava pochissimo al momento in cui la sua vita sarebbe cambiata per sempre. Da semplice ninja sarebbe diventato Hokage.
Lo stomaco non smetteva di contorcersi per l’ansia e un velo di nausea lo scombussolò ancora di più. Per la prima volta il suo cervello non riuscì ad elaborare una buona strategia per calmarsi, era totalmente nel panico.
Sentì qualcuno sedersi accanto a sé. Si voltò appena e scorse la figura di suo padre. Il volto, solcato da leggere rughe, era disteso e tranquillo. Shikaku si riteneva un uomo fortunato: non solo era riuscito a proteggere la sua famiglia durante la guerra, ma suo figlio stava per diventare il capo del villaggio.
Shikaku appoggiò la mano sulla spalla del figlio, cercando di infondergli forza e coraggio. Shikamaru apprezzò il gesto e mise la mano sopra quella del padre.
<< Sono molto orgoglioso di te! >> gli sussurrò all’orecchio.
Il ragazzo annuì, rinforzato dalle sue parole. Intanto sua madre, raggiante come non lo era mai stata, stava parlando con Shizune. Per l’occasione aveva indossato l’abito più bello che aveva nell’armadio e aveva lasciato i capelli sciolti.
Calmato dalla presenza dei genitori, Shikamaru iniziò a rilassarsi. Tuttavia non poté durare molto perché l’entrata di Tsunade lo fece di nuovo sudare freddo. La donna gli si mise vanti e, con un mezzo sorriso, gli disse:
<< E ora! >>
Shikamaru si alzò ed indossò la giacca lunga da Hokage, mentre Tsunade aveva ancora in mano il cappello. La ex-Hokage, seguita dagli altri quattro, raggiunse il tetto del palazzo. La donna gli diede una leggera spinta verso la ringhiera e, quando il ragazzo guardò in basso, rimase sbalordito. C’era tutto il villaggio, con qualche difficoltà riconobbe anche i suoi amici più stretti, che applaudivano e urlavano nella sua direzione.
Tsunade prese dalle mani di un jonin un microfono e iniziò il suo discorso:
<< Buongiorno cittadini di Konoha, carissimi ospiti e amici. E’ tempo che il villaggio abbia una nuova guida perché, nonostante mi costi ammetterlo, io ormai sono troppo vecchia per continuare ad esserlo. In questi anni in cui sono stata Hokage sono successe molte cose, tra cui la guerra che che ci ha sconvolto tutti. Ma ora è compito delle nuove generazioni portare avanti le volontà dei vecchi e mantenere la pace creatasi.
Questo ragazzo, Shikamaru Nara, si è dimostrato degno di essere Hokage: ha superato ogni prova che gli ho messo davanti ed è stato approvato dal dimyo. Ed è con immensa gioia che lo nomino sesto Hokage di Konoha! >>
Detto questo gli mise in testa il cappello e gli porse il microfono. Shikamaru lo prese e restò immobile. Tutto il discorso che aveva accuratamente preparato gli scivolò via e riuscì a dire solo l’ultima frase.
<< Prometto di proteggere il villaggio ad ogni costo! >>
Il villaggio intero scoppiò in un boato di applausi e di apprezzamento. Shikamaru si sentì pervadere il cuore di calore e sorrise.
 
 
 
 
La musica rimbombava nell’enorme capannone che Ino aveva noleggiato per la festa di Shikamaru. Quest’ultimo stava seduto ad un tavolo a bere. Guardava gli altri che si stavano divertendo, ballando e cantando sulla pista. Prese un sorso dal suo bicchiere, mentre guardava gente mai vista prima fare una gara di limbo.
Aveva l’impressione che la maggior parete dei partecipanti alla festa fossero degli imbucati.
Ino aveva proprio esagerato, persino la palla da discoteca aveva messo. Gli specchietti, colpiti dalle luci colorate, creavano giochi di luce sulle pareti e sul pavimento. Su vari tavoli era posta una gran quantità di cibo e, ne era quasi sicuro, qualcuno aveva corretto il punch con l’alcol.
Da lontano intravide una chioma bionda che conosceva bene e, dopo neanche un minuto, se la ritrovò davanti. Temari, non l’avrebbe mai ammesso, era davvero carina nel suo vestito nero: le arrivava poco sopra le ginocchia ed era mono spalla.
<< Cosa ci fai qui a sedere? Dovresti goderti la serata! >> lo sgridò, incrociando le braccia al petto.
<< Me la sto godendo. >> rispose, alzando il bicchiere.
Temari alzò gli occhi al cielo. Si mise a sedere, prese il bicchiere del suo ragazzo e bevve da esso. Intanto un’altra biondina si era avvicinata ai due.
<< Allora? Che cosa ne dite? >> disse Ino, sorridendo e indicando la festa.
<< E’ fantastica! Hai dato proprio il meglio di te! >> la elogiò Temari.
<< Grazie! E tu, che mi dici? >> chiese, rivolgendosi al neo-Hokage.
<< Grandiosa. >>
<< Se è grandiosa, perché sei qui seduto invece di essere in pista a divertirti? Persino Choji è là a ballare. >> disse Ino, indicando l’amico che stava mostrando qualche mossa di danza a una ragazza.
All’improvviso spuntò fuori Kiba, tutto sorridente e con la faccia un po’ rossa: Shikamaru notò che era già brillo.
<< Questa festa è fantastica! Cosa ci fate qua?! Andiamo! >>
Detto questo prese per mano Ino e la portò in mezzo alla folla. Temari e Shikamaru li guardarono.
<< Andiamo anche noi. >> disse decisa la ragazza, facendo alzare l’altro e prendendolo per mano.
<< Agli ordini. >> sospirò.
 
 
 
Intento, in un’altra parte della stanza, un altro ragazzo dall’aria indifferente sedeva ad un tavolo un po’ isolato. Sasuke era infastidito: non solo era stato costretto a partecipare alla cerimonia, ma adesso gli toccava pure sorbirsi la festa organizzata da Ino. Il problema era che non se ne poteva andare via prima, almeno non senza Sakura.
Quest’ultima stava prendendo da bere al tavolo delle bibite. Evitò il punch, aveva notato che alcuni ragazzi, dopo averlo bevuto, erano un po’ su di giri e non voleva fare la loro stessa fine: non reggeva bene l’alcol. Stava per afferare una bottiglia di aranciata, quando qualcuno l’anticipò rubandogliela.
<< Scusa! >> disse una voce accanto a sé.
Sakura si girò e si ritrovò davnti un ragazzo alto, almeno due teste più di lei. Alzò lo sguardo e si ritrovò a specchiarsi in due zaffiri.
<< Scusa. >> ripeté ancora il ragazzo << Prendi pure prima tu. >>, e le versò il liquido nel bicchiere.
<< Grazie! >>
Il ragazzo prese il suo bicchiere e versò l’aranciata. Tutti e due bevvero e osservarono gli altri ballare.
<< Bella festa. >> esclamò il ragazzo.
<< Si. >>
Sakura prese un altro sorso e, di sottecchi, spiò la persona accanto a lei. Aveva i capelli di colore castano scuro, era di bell’aspetto e l’abito faceva risaltare il suo fisico atletico.
Il ragazzo le prese la mano: << Comunque, mi chiamo Doku. >>
<< Sakura >> gliela strinse.
<< Sakura Haruno? >>
<< Si. >>
Doku spalancò gli occhi e, dopo qualche secondo, si aprì in un luminoso sorriso. Sakura sorrise di rimando, non capendo bene cosa stesse succedendo.
<< Non pensavo che ci saremmo incontrati di nuovo. >>
<< Come? >>
<< Oh, scusa. Sicuramente non ti ricordi di me. Durante la guerra mi hai salvato la vita, curandomi con le tue arti mediche. >>
<< Capisco. Mi dispiace non averti riconosciuto, ma in quel periodo ho curato moltissimi ninja e…. >>
<< Non ti preoccupare. Anch’io all’inizio non ero proprio sicuro che fossi tu, ma dopo aver sentito il tuo nome non ho avuto più dubbi. >>
La rosa sorrise. Era bello vedere un suo ex-paziente così in forma, il suo lavoro la gratificava molto. Ora che ci pensava, doveva chiedere a Tsunade se poteva riprendere il suo lavoro all’ospedale. Ormai si era ristabilita completamente, grazie anche agli allenamenti insieme a Kakashi-sensei. Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì qualcosa prenderle la mano. Doku prese la mano della ragazza tra le sue e se la portò al cuore.
<< Non credo di averti mai ringraziato adeguatamente. >>
<< No, non ce n’è bisogno. >> disse, tentando di riprendersi la mano con gentilezza per non ferire il ragazzo.
<< Insisto. Che ne dici se domani pomeriggio usciamo insieme? Senza alcun secondo fine. >>
Sakura non sapeva come reagire. Da una parte le piaceva che quel ragazzo si prendesse la briga di invitarla a uscire come segno di gratitudine, dall’altra non le andava tanto di uscire con uno appena conosciuto.
<< Non saprei….. >>
<< Forse hai già qualche impegno? >>
<< No, no, non è questo. E va bene, vada per questa uscita. >> disse alla fine, dicendosi che non c’era nulla di male.
<< Perfetto! Allora ci incontriamo domani alle tre davanti al parco giochi, va bene? >>
<< Ok! >>
<< Grande! A domani! >>
Detto questo se ne andò, scomparendo tra la folla. Nello stesso momento Sasuke aveva visto tutta la scena. Non aveva sentito la conversazione tra i due, ma un presentimento gli diceva che quel ragazzo era pericoloso. Scacciò quella sensazione, non era assolutamente affar suo con chi decideva di stare Sakura. Scocciato si alzò e si diresse fuori.
 
 
 
 
Gaara guardava Matsuri in lontananza. Era seduta su una panchina e guardava fissa il cielo. Era sola e sembrava tranquilla: il momento perfetto per parlarle.
Aveva ragionato per tutta la sera su cosa avrebbe potuto dirle e, per la tensione, si era scolato una bottiglia di birra. Iniziò ad avvicinarsi piano alla panchina.
Cavolo! Lui era il Kazekage! Aveva affrontato mille difficoltà, possibile che non riuscisse a parlare normalmente con la sua allieva!? Va bene, l’argomento era un po’ delicato ma era sicuro che avrebbe capito.
<< Ciao! Posso sedermi? >>
La ragazzo posò gli occhi sulla sua figura, sorpresa. Fece posto, finendo per sedersi all’estremità della panchina. Gaara si sedette e prese ad osservarla di sottecchi: era palesemente a disagio, lo capiva dal modo in cui si torturava il labbro inferiore con i denti. Decise di porre fine a questa situazione, insopportabile per tutti e due.
<< Per quello che è successo qualche giorno fa, ti chiedo scusa. >> disse il rosso, abbassando il capo.
Matsuri si girò verso di lui: << Non ha niente di cui scusarsi, sensei. Anzi sono io che dovrei chiederle scusa per il mio comportamento. Mi dispiace molto per essere andata via così. >>
Gaara la guardò negli occhi e vide colpevolezza sul suo viso.
<< Non importa. Quello che voglio sapere è se ti disgusto o se mi odi? >> chiese flebilmente.
Matsuri stette qualche minuto in silenzio a rielaborare le parole del ragazzo. Non capiva perché avrebbe dovuto odiarlo. Ok, l’aveva visto con un altro ma questo non soffocava minimamente l’ammirazione e l’affetto che provava nei suoi confronti.
<< Cosa sta dicendo , sensei? Per me è impossibile odiarla! >> replicò con decisione.
<< Ecco, pensavo che…..fossi fuggita perché ti ha disgustato il bacio fra me e Rock Lee. >>
<< No, no, no! Non si tratta di questo, non mi importa se lei sta con un ragazzo. Ero solo molto sorpresa. >> disse velocemente per finire la conversazione, non voleva che il suo maestro scoprisse la verità.
<< Menomale! Sono contento che ci siamo chiariti. Quindi non ti dà fastidio che io stia con un maschio! >> richiese Gaara per assicurarsi di aver capito bene.
<< Lo ama? >> domandò seria la ragazza.
<< Moltissimo! >> rispose il rosso con altrettanta serietà.
Matsuri sorrise e annuì.
Stettero in silenzio seduti l’uno a fianco all’altra, ammirando il cielo blu scuro. Tutti e due si sentivano più leggeri, dopo aver tolto quell’immenso peso. Sul cuore di Matsuri aleggiava ancora un po’ di tristezza, ma era sicura che le sarebbe passata ed era felice che il suo maestro avesse trovato qualcuno che lo amasse.
Non avrebbe mai dimenticato quella meravigliosa serata.
 
 
 
 
Angolo dell’uri:
Chiedo umilmente perdono per il colossale ritardo! Purtroppo non posso promettere che non si ripeterà per cause varie.
Un grande grazie a chi commenta, segue, ricorda, preferisce e legge solamente!

Alla prossima!

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Capitolo 15
*** Confusione ***


15. Confusione

 

 

Hinata alla fine aveva ceduto, Ino alle volte era proprio insistente. Non bastava mandarle messaggi tutti i giorni con su scritto la solita richiesta, si era presentata addirittura a casa, nella sua stanza. Infatti eccola lì che saltellava allegramente, battendo le mani come una bambina.
Hinata fece un piccolo sorriso, in fondo non c'era niente di male ad uscire un po' con altre persone, e con persone intendeva uomini. Nonostante era passato molto tempo dalla morte del suo grande amore, lei non aveva più cercato di avere rapporti con l'altro sesso in quel senso. Forse perchè non era ancora pronta ad innamorarsi di nuovo.
Tuttavia, forse era il momento di fare il grande passo e lasciare il passato alle spalle.
All'inizio era titubante alla proposta di Ino di partecipare ad un Gokon, lei non era mai stata il tipo per quel genere di cose, ma un po' per l'amica, che finalmente l'avrebbe lasciata in pace, un po' per provare qualcosa di nuovo, si era fatta convincere.
Ino finalmente si calmò.
<< Perfetto! Ora andiamo a fare shopping! >> esclamò, prendendo la borsa e trascinando l'amica fuori di casa.
<< Perchè? >>
<< Bhè, bisogna comprare nuovi vestiti per l'occasione. >>
Uscirono da villa Hyuuga e si diressero verso il centro. Ino portò la mora nel primo negozio e chiese alla commessa di aiutarle a trovare l'abito perfetto.
Provarono un infinità di abiti, ma nessuno soddisfaceva i requisiti della bionda. Nell'ultimo negozio, finalmente, riuscirono a trovare qualcosa.
<< Ti sta benissimo Hinata! >>
Questa si rimirò allo specchio un po' titubante: quel vestito era troppo corto per i suoi standard. Cercò inutilmente di tirarlo più giù che poteva, ma Ino le disse di smetterla e di non vergognarsi di mettere in mostrale sue doti. Hinata arrossì visibilmente, mentre la commessa le faceva i complimenti.
A questo punto Ino si infilò nel camerino per provare l'abito che aveva scelto. Uscita, si mise davanti allo specchio di fianco all'amica e iniziò a guardarsi, sorridendo sempre di più ad ogni giro.
<< Signorina! Prendiamo questi! >>
Dopo aver pagato ed essere uscite dal negozio, Ino disse a Hinata che sarebbe venuta a prenderla alle otto e mezzo per poi andare insieme all'appuntamento. Stava per salutare la mora, quando il suo sguardo cadde su una chioma rosa che conosceva bene.

 

 

Sakura stava passeggiava con Doku, il ragazzo incontrato la sera precedente alla festa di Shikamaru. Non si era pentita di aver accettato quell'uscita. Doku era stato molto gentile con lei, le aveva offerto persino il gelato. In quel momento, visto che il ragazzo non era originario di Konoha, lo stava portando in giro per il villaggio.
<< Sakura! >>
La ragazza si girò in direzione della voce e scorse Ino e Hinata tra la gente.
<< Ciao! Cosa fate qui? >>
<< Stavamo facendo shopping. >> rispose Ino, lanciando occhiate all'accompagnatore della rosa. Non lo aveva mai visto al villaggio.
Doku, accortosi dello sguardo della bionda, le porse la mano.
<< Piacere, io sono Doku! >>
Strinse la mano sia ad Ino che ad Hinata.
<< Piacere! Io sono Ino! >>
<< Hinata. >>
<< Dove state andando di bello? >> chiese la bionda sempre più curiosa.
<< Lo sto accompagnando a vedere le terme. >>
<< Non sei di questo villaggio? >> disse Hinata.
<< No, provengo dal villaggio della Nuvola. Sakura è stata così gentile da farmi da guida. >>
<< Capisco! >> disse Ino, squadrando la sua migliore amica.
<< Bhe, noi andiamo. >> disse Sakura. Non voleva assolutamente finire tra le grinfie della Yamanaka. Il suo cervellino stava sicuramente elaborando la cosa nel modo sbagliato.
<< Non ti preoccupare, stai pure qui con le tue amiche. Più o meno ho capito dove si trovino. Grazie! >>
Doku salutò le tre ragazze, senza dare la possibilità a Sakura di ribattere.
<< Allora..... >> iniziò Ino, guardando maliziosamente l'amica << Da dove salta fuori? >>
<< Non è come pensi. >> sospirò la rosa.
<< Ah, no! >>
<< No! L'ho incontrato ieri alla festa. Questa è stata un'uscita di ringraziamento. Pare che gli abbia salvato la vita durante la guerra. >> spiegò Sakura, riprendendo a camminare.
<< Come pare? >> chiese Hinata.
<< Bhè. Io non me lo ricordo, ma è possibile. Insomma, ho curato moltissima gente in quel periodo. >>
<< Però due occhi così non si dimenticano facilmente >> ribatté Ino.
Sakura sospirò. Non era colpa sua se non se lo ricordava.
<< Voi invece? >> chiese la rosa, cercando di cambiare discorso.
<< Stasera io e Hinata abbiamo un appuntamento! >> esclamò la bionda, sorridendo maliziosamente. Hinata arrossì.
<< Ah! E con chi? >>
<< Non lo sappiamo. E' un Gokon. >>
<< Ma Sai è d'accordo? >>
<< Certo! A lui non importa. Mi ha detto che non c'è nessun problema. Vuoi venire anche tu? >>
<< No, grazie. >>
Sakura accompagnò le due a casa, augurando una buona serata ad entrambe.
Era ancora presto per tornare a casa, quindi decise di passare da Tsunade per chiederle se poteva riprendere il lavoro all'ospedale.
Dopo aver chiesto un po' in giro, trovò la sua maestra in un locale di dubbia reputazione. Miracolosamente riuscì ad entrare, arrivando in un grande salone dove la maggior parte dello spazio era occupato da slot-machine e tavoli da gioco.
Mentre passava tra questi ultimi, sentì una voce conosciuta.
<< Signorina Tsunade la smetta o perderà tutti i soldi! >>
Shizune, con in braccio il maialino TonTon, stava cercando di fa desistere l'ex-hokage di giocare ancora. Inutile dire che la Senju la ignorò bellamente, mettendo in palio un mucchietto di denaro.
Sakura, individuate le due donne, si apprestò a raggiungerle, passando attraverso le piccole folle radunate intorno ai vari tavoli.
<< Signorina Tsunade! >>
<< Sakura, cosa ci fai qui?! >> chiese sorpresa Shizune.
Tsunade stava guardando la sua allieva con sguardo interrogativo, mentre disponeva le carte nella sua mano.
<< Scusi se la interrompo. Volevo sapere se posso riprendere il mio lavoro all'ospedale. >>
<< Se te la senti, per me non c'è nessun problema. Cerca solo di non strafare. >> rispose, scartando una carta.
<< La ringrazio tantissimo! >> sorrise Sakura.
Se ne andò, salutando le due donne.
<< Ne siete sicura? >>
<< Ma si. Ormai si è ripresa del tutto. >>
Detto questo buttò giù tutte le sue carte. Fece una smorfia vedendo le sue adorate monete andare ad aumentare il gruzzolo dell'umo alla sua destra.
<< Oh cavolo! >> esclamò Shizune quando Tsunade chiese un'altra partita aumentando la puntata.
Intanto Sakura era molto felice di riprendere il suo lavoro all'ospedale. Non lo trovava affatto un peso, anzi molte volte l'aveva aiutata a dimenticare le cose brutte.
Il cielo si stava lentamente oscurando ed era l'ora di tornare a casa. Camminò sovrappensiero e si accorse della strada che aveva intrapreso solo quando riconobbe un negozio che vendeva dolci. Quella strada l'aveva percorsa molte volte negli anni precedenti.
Era la strada che portava a casa sua, quella in cui era cresciuta e vissuta fino a quel terribile giorno. Ora che ci pensava, non era mai andata a controllare come era messa. Aveva saputo che in pessime condizioni, ma non sapeva quanto pessime.
Arrivata a destinazione le gambe iniziarono a tremarle. Il secondo piano non esisteva quasi più: erano rimaste in piedi solo le pareti del bagno e della camera dei suoi genitori con un po' di tetto. Tutta la casa era nera, bruciata. Anche le due case ai fianchi erano un po' nere, ma fortunatamente erano ancora intatte.
Sakura si avvicinò all'ingresso dove un cartello era appeso alla porta e recitava: “ PERICOLO! NON ENTRARE!”
Stava per ignorare il cartello ed afferrare la maniglia per entrare quando sentì un signore chiamarla.
<< Non entri signorina! Sta ancora in piedi per miracolo, ma dentro c'è pericolo di crollo. >>
Sakura si girò verso l'uomo.
<< Perchè non è stata buttata giù o ricostruita? >>
<< Non si può demolire, è un tutt'uno con le due case affianco e i padroni di queste non vogliono buttar giù le case dove sono nati. Inoltre hanno provato più volte a ricostruirla ma non c'è stato niente da fare: ogni volta che aggiustavano un pezzo, non si sa come questo ritornava come prima, distrutto e degradato. E così è successo per tutte le altre abitazioni bruciate come questa. Ormai si è deciso di lasciarla stare così. >>
<< Grazie! >>
L'uomo fece un cenno di saluto e proseguì per la sua strada. Sakura lo guardò allontanarsi, poi spostò gli occhi di nuovo sulla porta d'ingresso. Fece per rimettere la mano sulla maniglia ed entrare, ma all'ultimo momento ci ripensò. Non aveva senso entrarci, ormai tutto era distrutto. Si toccò la schiena da sopra la maglia per un attimo. Ormai era passato.
Buttò un'ultima occhiata e poi riprese a camminare verso il quartiere Uchiha.
Quando arrivò, vide che davanti alla porta c'era Sasuke intento a leggere un libro. Aprì il cancello, facendolo cigolare.
Sasuke alzò lo sguardo e vide Sakura percorrere il vialetto. Chiuse il libro e si alzò.
<< Dove sei stata? >>
<< In giro. >>
Sakura lo sorpassò ed entrò in casa. Si tolse le scarpe, le ripose con cura nella scarpiera e si mise le pantofole.
<< Vado a farmi una doccia. >>
Entrò anche lui, guardando la ragazza sparire al piano di sopra. Ripose il libro nella libreria e si mise a sedere sul divano. Sentì l'acqua scrosciare. Non che gli interessasse, ma si chiedeva dove e con chi era uscita Sakura. Quando era andata via nel primo pomeriggio non gli aveva detto nulla, ma era quasi sicuro che c'entrasse quel tipo della festa. Sapeva che era inutile fare finta che Sakura fosse ancora una ragazzina di dodici anni che annuiva e sorrideva a tutto quello che faceva. Aveva capito, e visto, che era cresciuta. Ma, e non l'avrebbe mai ammesso, lo infastidiva che Sakura uscisse con un altro uomo, per giunta uno che neanche conosceva. Scosse la testa. Non capiva cosa gli stesse succedendo. Di certo non erano affari suoi. Anche se quella cosa lo urtava. Si alzò dal divano, deciso a non pensarci più, e si diresse in cucina a preparare la cena.

 

 

Hinata non si sentiva a suo agio con quel vestito, anche se Ino le aveva ripetuto fino allo sfinimento che stava benissimo così e che stasera avrebbe fatto grandi conquiste. La mora arrossì involontariamente.
Il posto scelto per l'incontro era un grazioso locale dove servivano una varietà di cibi e bevande. Le due ragazze si accomodarono al tavolo prenotato.
Ino era tutta sorridente, sembrava quasi che saltellasse sul posto. Per quella sera aveva deciso di lasciare i capelli sciolti, invece che della solita coda. Hinata, invece, era un po' in ansia, non essendo abituata a quel genere di situazione. I suoi pensieri furono interrotti da due ragazzi che presero posto davanti a loro. Hinata era un po' confusa, però ora aveva capito perchè a Sai non importava se Ino partecipava ad un Gokon. Era lì, davanti a loro!
<< Prima di ordinare presentiamoci. Io sono Ino! >> iniziò la bionda.
<< Hinata. >>
<< Mi chiamo Sai. >>
<< Takeshi. >>
<< Bene! Cosa prendiamo? >>
Ino prese il menù, scorrendolo velocemente. Quando il cameriere arrivò, ordinarono ed iniziarono a chiacchierare. Hinata era sempre più confusa: perchè Ino e Sai facevano finta di non conoscersi? Cercò di concentrarsi sul suo interlocutore, ignorando gli altri due.
Takeshi le stava raccontando del suo lavoro: era un ANBU della sezione spionaggio. Aveva precisato fin dall'inizio che non poteva dirle proprio tutto. Era piacevole ascoltarlo, aveva una voce energica e si vedeva che amava il suo lavoro. Più che parlare, lei ascoltò . Tuttavia trascorse una piacevole serata. Alla fine i due ragazzi offrirono la cena ed uscirono fuori.
<< E' stato molto bello, dovremmo uscire di nuovo! >> disse Ino, ammiccando verso Sai.
Quest'ultimo sorrise: << Si, dovremmo rifarlo! >>
Takeshi guardò l'orologo che aveva al polso e strabuzzò gli occhi.
<< Cavolo! E' tardi! Devo andare a casa, domani ho una missione. >> spiegò, poi si voltò verso Hinata << Sono stato benissimo! Spero di rivederti! >>
La mora arrossì leggermente ed annuì.

Dopo aver salutato i ragazzi, le due amiche si incamminarono verso casa. Mentre stavano procedendo, Ino si avvicinò ad Hinata e le mise un braccio intorno alle spalle.
<< Allora, come è andata la serata? >>
<< Bene! >>
<< Cosa ne pensi? E' carino. >>

La mora annuì con la testa. Si, lo trovava carino ma in fondo lo aveva appena conosciuto e poi non pensava ancora ad imbarcarsi in una nuova storia. Il ricordo e il calore di Naruto erano ancora troppo forti in lei.

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