La guerra di Vahel

di lapoetastra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Il giorno della battaglia parte 1: l'arrivo ***
Capitolo 5: *** Il giorno della battaglia parte 2: imprevisti ***
Capitolo 6: *** Capitolo finale: doppia vendetta ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Attenzione!
Avevo pubblicato precedentemente questa storia con il nome "La guerra di Krynn", che però ho poi cancellato.
Questa è la revisione corretta e completa.




Elene si svegliò presto, quella mattina.
Si alzò, si vestì in fretta ed andò nel cortile della sua casa, dove, in una specie di stalla molto ampia, c’erano gli unici veri amici che avesse mai avuto.
Aprì la porta ed entrò.
Un forte odore le colpì le narici, ma lei, essendoci abituata, non ci fece caso.
L’ambiente era buio ed il silenzio rotto solo da pesanti respiri.
Chiuse la porta dietro di sé e aspettò.
Non dovette attendere molto: dopo pochi secondi, nel buio si accesero due luci rosse, poi altre due e ancora due, fino a che l’oscurità fu rischiarata da tre coppie di esse.
Ma non erano luci, ed Elene lo sapeva benissimo.
Erano gli occhi dei tre draghi più potenti dell'intera Vahel.
Accarezzò con dolcezza il capo di ognuno di quei bestioni e poi uscì.
La guerra era alle porte, ma Elene era fiduciosa.
Dopotutto lei era la Signora dei draghi, ed avere quelle potenti creature dalla propria parte significava essere ad un passo dalla vittoria.
Con quei pensieri in testa, si diresse all’incontro con il suo secondo.



Calder guardava con sguardo assorto il vasto panorama che si presentava davanti ai suoi occhi dal parapetto in cui si trovava.
Stava pensando.
Pensava alla battaglia che tra poco lui ed il suo esercito avrebbero dovuto affrontare.
Quando gli era stato proposto di essere il capo delle truppe aveva titubato, non era mai stato sprezzante del pericolo come molti suoi compagni, ma alla fine, per il desiderio di proteggere la gente del suo popolo, aveva accettato.
Sapeva comunque che probabilmente nessun soldato sarebbe uscito vivo da quello scontro: il nemico era ben organizzato e le truppe molto numerose, ma soprattutto erano guidate dalla Signora dei Draghi, da cui dipendevano come animali domestici i tre draghi più forti del mondo conosciuto.
< Paura, Birghtblade? > disse una voce alle sue spalle.
Calder sapeva chi aveva parlato: c’era solo uno tra i suoi uomini che era abbastanza in confidenza con lui da chiamarlo per cognome, ed era il suo secondo, Derek Crowngard.
Quando si girò verso la voce capì di non essersi sbagliato.
< Non ho paura di morire, ma di quello che potrebbe accadere alla nostra gente se dovessimo perdere >, rispose.
Derek si mise a fissare il panorama e non ribattè.
< Almeno ci sei tu, il mio più fedele amico, accanto a me > disse Calder, scomparendo nell’oscurità dopo un breve cenno di saluto.
< Già > mormorò Derek tra sé e sé.
Il buio della notte fu per un attimo rischiarato dal candore luminoso dei suoi denti, scoperti in un ghigno.
Derek Crowngard conosceva Calder Birghtblade da moltissimi anni. Ma in tutto quel tempo, una cosa di certo non era cambiata: l’odio che provava nei suoi confronti.
Da quando lo aveva incontrato, infatti, l’unico suo obiettivo primario era stato quello di ostacolarlo e l’unica ragione di vita quella di vederlo fallire.
Non aveva mai osato ucciderlo, ma non per bontà d’animo, quanto perché nessuno avrebbe considerato quell’atto un segno dell’incapacità di Calder.
Così, ogni notte, tentava disperatamente di trovare un modo per ingannarlo, per far rivoltare l’esercito contro di lui, farlo esiliare, ma non era mai riuscito nel suo intento.
Ogni idea che gli veniva in mente, infatti, gli sembrava quella giusta, ma dopo poco ne vedeva le falle e la accantonava.
Non aveva mai trovato una soluzione efficiente.
Non fino a quella sera, almeno.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Tanis camminava in tondo mangiando una mela, e aspettava.
Guardava il bosco circostante, ma la sua mente era altrove.
Non riusciva a non pensare alla guerra imminente, alle vite che avrebbe dovuo togliere.
Lui odiava uccidere, anche se si trattava dei draconici, con il loro aspetto orribile e mostruoso.
< Bene, vedo che sei già arrivato >, disse una fredda voce alle sue spalle.
Distolto dai suoi pensieri, Tanis sussultò e si voltò di scatto.
Non appena vide chi aveva parlato, si inginocchiò immediatamente.
< Mia signora...>, mormorò, chinando il capo.

Elene sorrise a quel gesto di sottomissione del suo secondo.
Era abituata a cose del genere da parte della gente: lei era pur sempre la Signora dei draghi e per questo era temuta e rispettata da tutti.
< Alzati >, disse gentilmente a Tanis, che si rimise in piedi immediatamente.
< Ti ho fatto venire qui per parlare dei piani di guerra. Voglio che tutto sia pronto e perfetto entro stasera. Domani si scende in campo e tutti devono sapere cosa fare >, continuò.
< Sì, mia signora. >, rispose Tanis.
< Domattina dovremmo partire presto, ancora prima dell’alba. Il luogo concordato per lo scontro è a parecchie miglia da qui e dovremo cercare di arrivare per primi, in modo da poterci organizzare meglio. A quel punto pianteremo le tende ed aspetteremo il nemico, disponendo l’esercito come stabilito >, spiegò poi ad Elene.
< E i draghi? >, si informò lei.
< Inizialmente li terremo nascosti e poi li liberemo tutti e tre insieme. A quel punto, entro pochi minuti, la vittoria sarà nostra. Mia signora, cosa vuole fare del comandante delle truppe avversarie? Lo dobbiamo catturare o uccidere sul campo? >
< Uccidetelo >, rispose Elene dopo una breve esitazione.
Nel buio alle loro spalle un’ombra sorrise.



Calder stava riguardando i piani di guerra con il suo generale.
< Dobbiamo essere il più organizzati possibile. Se dobbiamo morire, almeno moriremo combattendo >, disse Calder.
< Comandante >, elargì il secondo Derek Crowngard, entrando nella tenda. < Propongo di sfruttare queste poche ore che ci rimangono prima della battaglia mandando una spia dal nemico. Sappiamo tutti che loro sono molto più numerosi e forti di noi e hanno anche armi più potenti, quindi ritengo sia utile e vantaggioso giocare d’astuzia. >
Calder lo ascoltò con interesse.
< E propongo anche di mandare una persona fidata e tutto sommato intelligente in quest’impresa, per evitare che venga scoperta. Non credi, Birghtblade?>, continuò Derek.
< Vorresti andare tu, a quanto mi sembra di capire >, replicò Calder.
L’idea lo allettava.
< Credo sia la cosa migliore. Puoi fidarti di me, siamo amici da così tanto tempo. E sai anche della mia abilità nel non farmi scoprire. >
< Sono d’accordo, Derek. Mi piace. E’ l’unica cosa che potrà darci un minimo di speranza. Ora vai. Ti aspetto prima dell’alba per riferire ciò che hai sentito e visto. Poi partiremo per lo scontro. >
Derek sorrise ed uscì.
Il suo piano stava iniziando nel migliore dei modi.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Derek uscì dalla tenda di Calder con un ghigno sul volto.
Si incamminò verso l’accampamento del nemico, alla ricerca della Signora dei draghi.
Dopo ore di cammino sentì delle voci e, sapendo di essere vicino alla meta, si fermò e si nascose dietro all’albero più vicino.
Le voci erano di un uomo e di una donna.
Non avrebbe saputo dire a chi appartenevano, quindi decise di rischiare e si sporse: l’uomo non lo aveva mai visto, ma la donna era inequivocabilmente la Signora dei draghi.
Si appiattì di nuovo contro il tronco e ricominciò ad ascoltare la conversazione.
< …li terremo nascosti e poi li libereremo tutti e tre insieme… > stava dicendo il maschio.
“Parlano dei draghi”, pensò Derek.
< Cosa vuol fare del comandante delle truppe avversarie? >
La domanda dell’uomo destò la sua attenzione ed attese con impazienza la risposta della donna.
< Uccidetelo >, sentì rispondere lei.
I due poi se ne andarono, diretti all’accampamento appena visibile dietro il folto degli alberi.
Derek era al settimo cielo.
Il piano procedeva ancora meglio del previsto.
Sorridendo gioioso, seguì di nascosto la Signora dei draghi e il suo uomo.


Calder giocava nervosamente con un laccio della camicia che indossava.
Era notte, e i suoi soldati si erano riuniti per brindare all’ultima giornata in cui tutti erano vivi.
Lui non sopportava le folle e per questo era uscito dalla tenda, nella fresca notte autunnale, ripensando agli avvenimenti della giornata appena trascorsa.
Il suo secondo, Derek, aveva avuto davvero una brillante idea ed anche una gran dose di coraggio, a proporsi per andare a spiare il nemico.
Se avessero scoperto i piani di guerra della Signora dei draghi, sarebbero stati immediatamente pronti a contrattaccare, e forse ci sarebbe stata ancora una qualche remota speranza di vittoria.
Ma questo pensiero, che tanto lo aveva incoraggiato nel pomeriggio, ora lo lasciava del tutto indifferente.
Riusciva solo a pensare alle brutte facce mostruose con cui si sarebbe dovuto scontrare il giorno dopo, e a tutte le vite che il suo esercito avrebbe perso.
Le voci all’interno della tenda gli giungevano fioche e distanti, ora, disperse come fumo nel vento.
Percepì il dolce profumo della sera, sentì il frinire dei grilli tra l’erba alta, si lasciò accarezzare dall’aria frizzantina di settembre.
< Vale la pena vivere anche solo per questo >, mormorò amaramente.
Avrebbe preferito stare sveglio ad aspettare il ritorno del suo amico e secondo, ma la stanchezza lo stava facendo addormentare in piedi, così si diresse verso la sua tenda, a pochi passi di distanza, e si coricò.
“E se catturassero Derek?”, fu l'ultimo pensiero che gli attraversò la mente prima di sprofondare nel sonno.


< Signora, c’è un draconico. >
Elene e Tanis erano da poco tornati all’accampamento quando una sentinella apparve trafelata davanti a loro.
< Lo avete perquisito? >, domandò la donna, con una punta di panico nella voce.
< Sì, mia Signora, ma non aveva armi. >
< Portalo qui, lo voglio interrogare. >
< Sì, mia Signora >, disse la sentinella, ed uscì.
Rientrò poco dopo seguita dal draconico.
Quest’ultimo aveva la stessa altezza di un uomo, ma tutto il resto non era normale di certo.
La pelle, nera e lucida, era coperta di scaglie appuntite, il volto allungato e affilato sembrava troppo grande per il corpo, e gli occhi gialli rilucevano nella penombra, dando l’impressione che fosse l’incrocio tra un uomo ed un serpente.
La sentinella lo sbattè a terra con durezza.
< Chi sei? >, domandò bruscamente Elene, puntandogli la sua lunga spada alla gola.
Quando la creatura parlò, fu con un sibilo.
< Mi chiamo Derek. Derek Crowngard. >
 
 
 

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Capitolo 4
*** Il giorno della battaglia parte 1: l'arrivo ***


 
Calder fu svegliato da una guardia che lo scosse con delicatezza.
< Capo, è mattina, dobbiamo andare >, disse.
Il comandante si stropicciò gli occhi, ancora assonnato, e solo dopo un po' si rese conto che quello era il grande giorno.
Il giorno della battaglia.
Subito si alzò ed iniziò ad indossare l'armatura.
< Dov'è Derek? Devo parlargli. Perchè non mi hai svegliato quando è tornato? >, domandò rabbiosamente alla guardia.
< Mio signore... il fatto è che Derek non è tornato. Pensiamo sia stato fatto prigioniero, il nemico avrà avuto sentinelle dappertutto e... >
Calder si incupì, non solo perchè ora non avevano più nessuna speranza di vittoria, ma anche perchè aveva perso il più fedele dei suoi uomini, nonchè un suo caro amico.
< Mio signore, dobbiamo andare >, gli sussurrò la guardia, andandosene poi in silenzio.
Finì di allacciarsi la pesante armatura e, una volta uscito dalla tenda, trovò le truppe allineate in attesa di un suo ordine.
< Andiamo >, disse semplicemente.
E partirono.



Elene e Tanis si stavano preparando per partire.
Non parlavano.
Entrambi si domandavano se avessero fatto bene ad accettare tra le proprie fila un membro dell'esercito nemico, ma egli era sembrato davvero sincero.
Aveva detto loro che non era una spia, nonostante fosse stato quello che aveva raccontato ai suoi compagni perchè lo lasciassero partire, e che voleva solamente vedere sconfitto il suo comandante, desiderio che aveva da tutta la vita.
La Signora dei draghi lo aveva fissato intensamente negli occhi mentre parlava: era abituata ad interrogare spie e traditori, ed a vedere la menzogna malcelata sul loro viso, ma non era questo il caso.
Ed era proprio per questo che gli aveva creduto e lo aveva accettato nel suo esercito, con l'approvazione di Tanis.
Ovviamente lei ed i suoi uomini erano stati ben attenti a non svelare alcuna strategia di guerra in sua presenza.
Una volta che ebbero finito i preparativi, uscirono dalla tenda e si misero a capo dell'esercito, chiuso da sei soldati che trasportavano le gabbie con i draghi.
Si incamminarono.



L'esercito di Calder arrivò in breve tempo al luogo stabilito per lo scontro.
Si trattava di una vastissima pianura, con qualche albero altissimo sparso qua e là, e sullo sfondo le tenebrose miniere di Palas.
Disposero velocemente le tende e, una volta serrate le fila, attesero l'arrivo degli avversari.
Calder si assentò un attimo per prendere gli ultimi accorgimenti con i generali.
Dall'altra parte, il nemico arrivò.



< Quanto manca? >, chiese Elene.
< Ci siamo quasi, mia Signora >, rispose Tanis. < Ecco, il posto è questo. Guardate, il nemico è già schierato. Dobbiamo montare in fretta le tende e nascondere i draghi. >
< Sì, muoviamoci >, disse lei.

Derek seguiva l'esercito gongolante. Era convinto che quel giorno avrebbe finalmente visto esaudito il suo desiderio più grande.
Nascosto dietro agli altri uomini, cercò di trovare con gli occhi l'alta figura di Calder, dall'altra parte del campo, ma non lo vide.
< Serrate le fila! >.
All'urlo di Elene, Derek si posizionò tra le ultime file, in modo da non essere immediatamente riconosciuto dai compagni che aveva tradito.
Era pronto.

Elene guardava con orrore le truppe avversarie.
Erano costituite interamente da draconici, con la loro pelle nera a scaglie e il volto serpentesco che non aveva assolutamente nulla di umano.
Ad un certo punto vide arrivare e posizionarsi di fronte ad esse quello che sicuramente era il loro capo, sempre che quelle orrende creature ne avessero uno.
Era più alto degli altri, ma non meno disgustoso di aspetto: i suoi occhi gialli vagavano di qua e di là ed il suo corpo nero, coperto da una misera armatura, brillava nella luce del Sole mattutino.
< Serrate le fila! >, urlò Elene.
Era il segnale.
La battaglia cominciava.



< Capo, le truppe nemiche sono arrivate >, disse una guardia.
Calder annuì e si andò a disporre davanti al suo esercito.
Osservò con espressione di disgusto gli avversari.
Era sempre stato orripilato da quei mostri, che avevano la pelle rosea e liscia, priva di scaglie, i capelli di forma e colore diverso da uomo a uomo, chi era biondo, chi bruno, chi riccio, il viso regolare, gli occhi di vari colori, celesti, verdi, marroni, neri, ma nessuno di loro li aveva gialli, l'unico colore degli occhi suoi e della sua gente.
Si accorse che la Signora dei draghi lo guardava.
Non fece in tempo a chiedersi dove fossero i suoi tre possenti animali, che ella lanciò un grido inarticolato e lo scontrò iniziò.

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Capitolo 5
*** Il giorno della battaglia parte 2: imprevisti ***


All'urlo di Elene, Derek non si mise a correre con gli altri soldati, ma rimase indietro e si nascose dietro uno degli alti alberi della pianura.
Non aveva nessuna intenzione di combattere ed uccidere qualcuno dei suoi, nè tantomeno cadere per mano di uno di quelli, essendo riconosciuto come traditore.
Il suo piano era di restare nascosto ed aspettare che Calder fosse ucciso.
E, una volta che i suoi compagni fossero tutti morti, sarebbe tornato al suo campo, dicendo agli altri draconici che era l'unico sopravvissuto allo scontro contro gli umani.
A quel punto sarebbe stato per sempre un eroe tra il suo popolo, forse persino la Regina delle tenebre si sarebbe complimentata con lui.
Era convinto che ormai mancasse poco all'esercito di Calder.
Le truppe della Signora dei draghi erano effettivamente più organizzate e più forti.
Dal suo nascondiglio, Derek riusciva a vedere il secondo di Elene, gli sembrava si chiamasse Tavis, o forse Tanis, che roteava la lunga spada trafiggendo gli avversari come burro; un elfo biondo che tendeva in continuazione il suo arco e due uomini che combattevano affiancati: uno era un guerriero robusto e forte, l'altro era molto più magro, ma, dalle vesti rosse che indossava, Derek capì che era un mago.
Poco dopo infatti lo vide ridurre in cenere due draconici con una palla di fuoco partita dalle sue mani.
< Liberate i draghi! >, sentì urlare Elene.
"Adesso viene il bello", pensò Derek sogghignando.
Uscì dal suo nascondiglio per andare a vedere la disfatta di Calder Birghtblade.


Calder stava combattendo contro un elfo dai lunghi capelli biondi quando sentì un impovviso ruggito, seguito da uno spostamento d'aria che quasi gli fece perdere l'equilibrio.
Immediatamente capì: la Signora dei draghi aveva liberato le sue possenti creature.
Dovette spostarsi di corsa, perchè un enorme drago blu aveva lanciato una rovente fiammata che aveva ucciso in un batter d'occhio almeno una dozzina dei suoi uomini.
Si guardò intorno: ormai erano rimasti davvero in pochi, e quei pochi stavano già cadendo sotto la potenza dei tre feroci animali.
Avrebbe voluto scappare, ma l'onore che aveva gli impedì di farlo.
Cercò la Signora dei draghi e le si parò davanti.



Elene era tranquilla.
Il suo esercito stava combattendo bene e le perdite subite erano davvero poche.
< Bran, usa la palla di fuoco! >, disse al mago dalle vesti rosse.
Il giovane eseguì il suo ordine, carbonizzando i due draconici che gli stavano davanti, ma subito fu scosso da un forte attacco di tosse e dovette essere portato via dal gigantesco gemello che gli combatteva a fianco.
"Maledizione", pensò Elene.
Bran e Dow erano i più efficienti sul campo, uno con la magia, l'altro con la spada.
Era arrivato il momento.
< Liberate i draghi! >, urlò per sovrastare il frastuono della battaglia.
Quando vide le sue amate creature librarsi nel cielo per poco non si commosse.
Non sarebbe voluta arrivare a tanto: aveva sperato che i draconici, vedendo la loro superiorità numerica, si sarebbero ritirati spontaneamente dopo poco tempo, andandosene da Vahen e lasciando per sempre in pace il suo popolo, ma così non era stato e per questo si vide costretta a compiere una carneficina.
Mentre sentiva le urla dei nemici arsi vivi, gli si parò davanti quello che fin dal primo momento aveva capito essere il capo dei draconici.
Avanzava verso di lei con un'espressione di rassegnazione e sconfitta, ma, invece di arrendersi, alzò la spada per colpirla.


Derek aveva assistito in disparte alla morte di quasi tutti i suoi ex compagni a causa dei draghi, ma quando vide Calder Birghtblade che camminava con la spada in pugno verso Elene, si avvicinò per assistere alla sconfitta certa del suo più odiato nemico.
Era ora talmente vicino che se solo Calder si fosse voltato leggermente lo avrebbe visto, ma egli, impegnato come era nel suo ultimo scontro, non se ne accorse.
Ad un certo punto Derek seppe di aver vinto.



Calder cercò di colpire con la punta della spada la Signora dei draghi, ma ella non si fece cogliere impreparata.
Schivò il colpo e fu subito pronta a contrattaccare.
Calder sapeva che non sarebbe mai e poi mai riuscito ad ucciderla, addestrata com'era, ma in verità l'aveva attaccata soltanto come pretesto per farsi ammazzare.
Era stanco della sua vita, che non gli aveva mai portato alcuna soddisfazione, ed ora voleva solamente andarsene una volta per tutte, ucciso dalla donna più potente dell'intera Vahen.
Quando sentì la sua spada lacerargli la carne, non provò neppure a resistere e si accasciò al suolo.
La Signora dei draghi gli si avvicinò e gli disse qualcosa all'orecchio, sottovoce, ma lui non comprese le sue parole.
Aveva tanto sonno.
E freddo.



Derek aveva assistito alla scena: l'attacco di Calder, il suo breve e debole tentativo di difendersi, fino alla vista della spada di Elene che lo uccideva.
Aspettò che quest'ultima se ne andasse e si avvicinò al suo vecchio comandante.
Calder aprì gli occhi, velati, ma che, quando misero a fuoco il suo secondo e caro amico, si illuminarono.
< Derek... >, mormorò con un filo di voce. < Non ti hanno...non ti hanno ucciso... io pensavo... ma cosa è successo? >, gli chiese.
< Birghtblade, come sei stato stupido in tutti questi anni >, sibilò Derek. < Io ti ho sempre mentito, ti ho odiato dal primo momento in cui ti ho incontrato, così spavaldo, così forte, così invincibile. Ho sempre desiderato vederti cadere ed oggi finalmente è successo >.
< Derek... hai tradito il tuo popolo.. >, sussurrò Calder, incredulo.
< Ma sei proprio così idiota? A me non frega niente del mio popolo, non mi importa di averlo tradito pur di vederti sconfitto! E poi, adesso tornerò dalla nostra gente, dirò loro di essere l'unico sopravvissuto e tutti mi adoreranno. Sarò un eroe! >
Calder non replicò.
< Addio, Birghtblade, questa volta ho vinto io >, si congedò Derek .
Girò la schiena al suo ex comandante morente e si preparò per andarsene, felice come non era da tempo immemore.
< Non credo proprio >, disse una voce alle sue spalle.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo finale: doppia vendetta ***


Elene stava tornando all'accampamento con i suoi uomini.
La battaglia era vinta, i morti davvero molto pochi ed i feriti erano già stati guariti grazie alla magia del bastone di Starmoon.
Guardò le facce dei suoi compagni: erano tutti sorridenti, nonostante la stanchezza.
Perfino Bran, sempre triste e cupo, ora aveva un'espressione molto simile alla gioia dipinta sul volto affilato e, appoggiato al fratello Dow, procedeva lentamente.
< Cosa c'è, mia Signora? >, le chiese dopo un po' gentilmente Tanis, che camminava a fianco a lei.
< Niente, è solo che... mi domando se ho fatto bene a risparmiarlo >, rispose Elene, in un sussurro.
Tanis non rispose.


Derek si godeva ogni parola che rivolgeva a Calder, ormai morente.
Si divertiva a trattarlo come un idiota, uno che si era lasciato ingannare proprio dalla persona a lui più vicina.
< Addio Birghtblade, questa volta ho vinto io >, gli disse con un ghigno, sputandoli in faccia quelle parole.
Si girò ed iniziò ad incamminarsi, tronfio, quando udì una voce alle spalle.
< Non credo proprio >.
Non fece neanche in tempo a girarsi che sentì una lunga lama penetrargli nelle costole, fino a comparire insanguinata davanti ai suoi occhi.
Provò un immenso dolore, ma non solo per la ferita, piuttosto per la consapevolezza di aver perso così miseramente.
Cadde a terra e prima di morire riuscì a voltarsi per vedere chi l'aveva ucciso: aveva riconosciuto quella voce.
Eccome se l'aveva riconosciuta.


Dopo che la Signora dei draghi lo aveva colpito e lui si era accasciato al suolo, Calder era convinto che sarebbe morto a momenti.
Ma ciò non accadde.
Si accorse che non era ferito al petto, come pensava, bensì alla spalla sinistra.
Stava per cercare di alzarsi quando gli apparve davanti agli occhi il suo secondo, Derek.
Calder, capendo di essere stato ingannato e tradito, fece finta di stare per morire: sapeva infatti che se si fosse alzato e avesse fatto vedere che stava relativamente bene, Derek non avrebbe perso tempo per finirlo del tutto.
Attese dunque che l'altro si girasse per andarsene e, con un piccolo sforzo, si tirò su e trafisse la schiena del traditore.
Accertatosi che fosse morto, pulì la lunga spada sul suo corpo esanime ed iniziò ad incamminarsi verso il suo accampamento.
Solo allora gli vennero in mente le parole che Elene, la Signora dei draghi, gli aveva detto quando lo aveva ferito e che subito credeva di non aver capito: "Io ti risparmio".
Calder sorrise, e si confuse tra le ombre della sera.
 

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