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di callistas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il brutto anatroccolo ***
Capitolo 2: *** Ugly Betty ***
Capitolo 3: *** Bibidi, bobidi, bu! ***
Capitolo 4: *** The wedding date ***
Capitolo 5: *** Incontro e svenimento ***
Capitolo 6: *** Vendetta nr. 1 - Koga ***
Capitolo 7: *** Sfuriata e presentazioni ***
Capitolo 8: *** Vendetta n. 2 - Bankotsu e... ***
Capitolo 9: *** Si parte per il mare! ***
Capitolo 10: *** Le piattole...che seccatura! ***
Capitolo 11: *** Io voglio te ***
Capitolo 12: *** Fine...o inizio...questo è il poblema... ***



Capitolo 1
*** Il brutto anatroccolo ***


Il brutto anatroccolo Uelaaaaaaaa! Ciao bella gente! Eccomi ritornata con una nuova fic. Stavolta sarà un pò più lunghetta e spero di piacevole lettura. Finalmente ho finito con il controllo ortografico (porca paletta quanti errori!...) e così ho deciso di postare in questo solenne giorno, Venerdì  07 Novembre Anno Domini 2008, il primo capitolo.
Ci tengo a dire che il titolo non c'entra niente con il film che è uscito (non mi ricordo più) tempo addietro. Parla comunque di un cambiamento in una certa persona e il conseguente cambio di atteggiamento di altre persone che ruotano attorno a questa persona...so che non avete capito niente, ma per chi mi conosce sa benissimo qual è il mio pairin preferito.
Che dire...spero ovviamente di ricevere qualche commento di incoraggiamento o di abbandono definitivo alla professione di scrittrice. Mi rimetto completamente nelle vostre mani e al vostro buon senso di non cacciarmi da questo sito.
Come ultima notizia, e poi non scoccio più, posterò una volta alla settimana, sperando che non ci siano intoppi.
Mi pare di aver detto tutto e se avessi qualcos'altro ve lo comunicherò successivamente. A voi il primo capitolo!
Besitos!




Kagome Higurashi, diciassette anni appena compiuti, frequenta l’istituto Sakkey di Tokyo e ha innumerevoli difetti:
Primo. È una secchiona. L’intera classe non sopporta quel suo essere sempre la migliore, quei voti così perfetti che la rendono automaticamente odiosa. Il punto è che lei non si sente né migliore né secchiona, ma le piace solo conoscere quello che ancora non sa.
Secondo. Veste male. A scuola è obbligata ad indossare la divisa, ma quando torna a casa, l’aspettano una tuta di tre taglie più grandi di lei e una maglia da pre mamman in attesa di sei gemelli. Il punto è che lei si sente a suo agio così.
Terzo. Porta gli occhiali. Tutte le ore passate china sui libri le hanno indebolito la vista. Nulla di particolare, sono solo occhiali da riposo, tuttavia, se vuoi essere bella secondo i canoni delle fighette della sua classe, non devi portare gli occhiali: piuttosto sbatti contro un muro, ma non portare gli occhiali. Il punto è che Kagome preferisce evitare i muri.
Quarto. Odia Inuyasha NoTaisho.

L’ultimo è forse il difetto più grande, più impensabile, più…più, che quella ragazza potesse avere. Che era una ragazza, lo si capiva da quando ci si doveva cambiare per fare educazione fisica perché entrava nello spogliatoio delle ragazze.
Le venivano attribuiti altri, numerosi difetti, ma questi sono quelli che saltano più all’occhio. Le ragazze della sua classe sarebbero passate sul fatto che era una secchiona, che vestisse male e che portasse gli occhiali, ma! (e questo è un “ma” enorme…) non potevano tollerare che odiasse Inuyasha NoTaisho, quello no! Era a dir poco impensabile che qualcuno non morisse ai piedi di quel dio greco, sceso sulla terra per far impazzire le comuni mortali. Inuyasha NoTaisho aveva i capelli del colore della luna e gli occhi del colore del sole. Questo, era ciò che si diceva di Inuyasha: bello come un dio. Tralasciamo il fatto che ha un corpo statuario, dovuto agli allenamenti di basket che sostiene tutti i giorni nel pomeriggio.
Lui era seduto esattamente vicino a Kagome e la ragazza pensava che tra poco le sarebbe venuto un esaurimento nervoso. Continuava a prenderla in giro, la spaventava, le rubava i quaderni, giusto per copiare ogni tanto qualcosa. Quando si stancava, la mollava di punto in bianco e si girava dall’altra parte. I primi tempi Kagome rimaneva interdetta per quel comportamento, ma dopo che ebbe capito l’antifona, smise di arrabbiarsi, lasciando che tutto le scivolasse di dosso. Non sentiva nemmeno più i commenti che lui le faceva sul suo aspetto fisico.
Quel mattino non sarebbe stato tanto diverso dagli altri. Il professore avrebbe interrogato e, dato che rimaneva solamente lei, sarebbe scattata l’operazione di sfottimento. Kagome entrò in classe e si sedette al suo banco in ultima fila, vicino alla finestra. Si perse un attimo nei suoi pensieri prima di essere riportata alla realtà dal suono della campanella. Tirò un sospirone e si fece coraggio.
Quello che la tormentava di più non era tanto l’interrogazione in sé, praticamente era preparata su tutto e non temeva niente. La terrorizzava più che altro il suo modo di parlare. Altro difetto che aveva la povera Kagome era che portava…l’apparecchio per i denti. Questo la portava ad avere una “s” sibilante, tendente allo sputacchio e questo era il momento preferito da Inuyasha.
“Buon giorno ragazzi.” – disse il professore entrando.
“Buon giorno, professore.” – risposero i ragazzi alzandosi in piedi. Con un gesto della mano, il profe li fece accomodare.
“Molto bene…allora Higurashi, è pronta?” – Kagome annuì. Inuyasha si girò completamente verso di lei con un sorrisetto di vittoria sul volto e iniziò a fissarla. Non era tanto per deconcentrarla, perché aveva notato che una volta che la ragazza aveva iniziato a parlare nessuno la fermava più, ma per vedere se sputava. L’interrogazione iniziò e Kagome rispose tranquillamente a tutte le domande del professore, purtroppo ogni tanto, sputacchiando. Prese un bel nove e mezzo e questo sembrò raddrizzarle un po’ la giornata.
Finite le lezioni, tornò a casa dove non sapeva che il padre doveva darle una notizia particolare.

“Ciao tesoro, com’è andata oggi?” – chiese l’uomo. Kagome non aveva mai detto niente al padre della sua situazione in classe e anche quel giorno la sua risposta fu la solita.
“Bene, grazie…” – i due si sedettero al tavolo e pranzarono insieme, solo che la ragazza aveva notato che il padre sembrava doverle dire qualcosa. Sembrava che avesse il fuoco sotto il sedere. – “Devi dirmi qualcosa, papà?” – l’uomo sobbalzò.
“Oh beh…ecco…” – Kagome aveva la forchetta a mezz’aria e la bocca semi aperta e lo fissava da dietro gli occhiali. Dopo che le venne la carne grea al braccio per la posizione, poggiò la forchetta sul piatto e aspettò che il padre parlasse.
“Che c’è?”
“Ecco…” – il padre tirò un sospiro e cercò dentro di sé una forza nuova. Kagome era sempre più stupita per quel suo comportamento. – “…stasera avremo ospiti.” – Kagome lo guardò un po’ perplessa. Tutto quel balbettamento per degli ospiti?
“Tutto qui?” – il padre fece cenno di no con la testa. – “E me pareva…chi viene ‘sto giro? Lo zio Noriuky? Il nonno Takemaru?” – si bloccò e le venne un colpo al cuore. – “Non verrà mica la zia Berenice, vero?” – chiese terrorizzata. Di tutti i parenti più serpenti che c’erano la zia Berenice batteva tutti. Acida, zitella, scontrosa, sempre sul chi va là, quando vedeva Kagome la ragazza veniva riempita di pizzicotti e di cinture di castità. L’uomo negò violentemente con la testa. Anche a lui la zia Berenice incuteva un certo…terrore.
“NO! NO! Per l’amor di Dio…” – Kagome si calmò.
“E allora chi viene?”
“Una…”
“Una?” – chiese Kagome avvicinandosi con la testa al padre. Ma cos’erano tutti quei misteri?
“Una donna.” – Kagome spalancò la bocca. Una donna? A casa sua poi?
=Ok Kagome…respira…= pensò la ragazza tra sé e sé.
“E chi è? La conosco?” – lo sguardo di Kagome era fisso sul piatto.
“No…” – il padre di Kagome prese l’ennesimo respiro e si decise a raccontare tutto alla figlia. – “Si chiama Kagura Oe. Lei è…è…” – Kagome sgranò gli occhi.
“Ti sei fidanzato?!?!?!” – lo sgomento aveva preso possesso del volto di Kagome. Il padre annuì, colpevole. Kagome non sapeva più che pensare. Aveva visto che l’umore di suo padre era cambiato, ma da li ad avere una fidanzata…non se lo sarebbe mai aspettato. – “Da quanto tempo va avanti questa storia?”
“S-sei mesi…”
“Oh mio Dio…e perché me la fai conos…” – Kagome si bloccò di scatto. Possibile che suo padre…no dai! – “Vi…vi…vi sposate?” – l’uomo annuì, felice di essersi tolto quel peso. – “E QUANDO DOVEVO SAPERLO? NEL DUEMILA MAI?”
“Kagome…io credo che sia venuto il momento di girare pagina. Sono stanco di svegliarmi al mattino e ripensare ogni volta a quel maledetto giorno.” – Kagome si rabbuiò immediatamente. Lei lo ricordava perfettamente. – “Vorrei…vorrei svegliarmi al mattino e trovarmi accanto una donna che mi sappia amare, che non mi costringa a fare quello che non voglio…” – Kagome si morse il labbro. Forse aveva giudicato la situazione un po’ troppo in fretta. – “…vorrei…vorrei essere felice. Stasera la conoscerai e spero che ti piaccia, come piace a me. Oddio, non come piace a me.” – Kagome rise. Infondo, che male c’era? E poi non era tenuta a chiamarla mamma, no?
“Ok, ok…stasera conoscerò quest’incredibile wonder woman. Certo che però me lo potevi dire, che ti costava?” – fece notare la ragazza.
“Beh…io per primo mi devo ancora abituare all’idea che mi sposerò…” – ammise il padre, infossando la testa nel collo.
“Ah…beh, che ti devo preparare?” – l’uomo sbiancò.
“Oh beh…tranquilla…usciamo.” – Kagome scosse la testa, determinata.
“Non fai venire qui la tua futura moglie per poi portarla fuori al ristorante. Dai, ci penso io. Tu va a farmi la spesa che io per oggi penso anche di poter fare a meno di studiare.” – il padre la guardò sinceramente grato. Kagome andò a farsi una doccia e dopo dieci minuti scese con la sua tuta mega larga e si mise dietro ai fornelli. Contando che aveva iniziato alle due e mezzo, concluse il tutto verso le sette e Kagura doveva arrivare verso le sette e mezzo. Aveva il tempo per un’altra doccia e per cambiarsi.
Era davanti all’armadio e non sapeva che mettersi. Di solito non badava molto a cosa indossare, ma quella volta decise di fare un’eccezione per il padre. Mise una gonnellina gialla e una maglia verde con un paio di ballerine nere. Mise un filo di profumo e scese giusto in tempo allo squillare del campanello. Il padre di lei stava già andando ad aprire la porta, ma la figlia lo bloccò, allarmandolo.
“Aspetta!” – Kagome diede un’ultima occhiata in giro per assicurarsi che fosse tutto a posto e poi mollò il padre. – “Adesso puoi aprire.” – l’uomo aprì la porta e fece il suo ingresso una donna.
Una bellissima donna.
Kagome pensò che non aveva mai visto una donna così bella in tutta la sua vita. Indossava un paio di pantaloni verdi e una maglia dello stesso colore. I capelli rossi erano raccolti in un chignon e una simpatica frangetta era sparpagliata per la fronte. Gli occhi erano dello stesso colore dei capelli, resi ancora più belli da un leggero velo di matita nera.
“Ciao Kagura…” – salutò l’uomo evidentemente emozionato.
“Ciao Naraku…” – lo salutò lei con un leggero bacio sulla guancia. Kagome osservava suo padre mentre trattava quella donna come se fosse stato un fiore delicato. La fece accomodare e poi passò alle presentazioni.
“Kagura…lei è Kagome, mia figlia. Kagome, lei è Kagura, la donna di cui ti ho parlato.” – Kagome allungò la mano e prese quella di Kagura. Sentì la sua mano liscia e vellutata e pensò che per averle in quel modo doveva essere una persona non molto avvezza ai lavori domestici.
=Spero di non fare la fine di Cenerentola…= pensò Kagome che ormai si vedeva già sporca di fuliggine.
“E’ un piacere fare la sua conoscenza, signora…” – rispose cortesemente Kagome con la sua immancabile “s” sibilante.
“Il piacere è mio Kagome. Ti va se ci diamo del tu?” – Kagome annuì e Naraku riprese a respirare.
“Bene…vogliamo accomodarci a tavola?” – si accomodarono in sala da pranzo e Kagura fu molto sorpresa nel trovare la tavola così riccamente imbandita. Naraku la condusse vicino a lui e le spostò la sedia per farla sedere. Lei lo guardò e lo ringraziò con un bel sorriso. Kagome si sedette senza tante cerimonie, ma poi si alzò subito. Prese l’aperitivo e lo servì a Kagura. Brindarono e la cena ebbe inizio. Ogni pietanza era accompagnata da un commento della donna.
“Ma è buonissimo…non sapevo cucinassi così bene, Naraku…” – disse Kagura assaporando un ottimo branzino al cartoccio. Kagome rise per la situazione.
“Papà non è capace nemmeno di prepararsi un uovo in camicia…” – disse Kagome imbarazzando il genitore. Kagura la guardava non capendo.
“Ma allora…chi è che…” – Naraku prese la mano della figlia, allibendo la futura consorte. – “Sei stata tu?” – chiese meravigliata. Kagome annuì. – “Beh…complimenti…” – disse continuando ad assaporare ogni cosa. Arrivarono anche al dessert e Kagura, nonostante fosse sazia, decise che un posticino per il dolce ce lo avrebbe fatto stare. Assaggiò un pezzo di torta al limone rimanendone conquistata. Chiese addirittura il bis, complimentandosi ad ogni pezzetto con la ragazza.

La cena si concluse. Le due ebbero modo di conoscersi un po’ e si trovarono abbastanza bene insieme. Naraku dovette assentarsi un attimo perché doveva fare una telefonata urgente, lasciando così da sole le due donne.
“Allora Kagome…non mi hai ancora detto quanti anni hai.” – disse Kagura.
“Diciassette.” – rispose lei sputacchiando.
“Porti l’apparecchio per caso?” – Kagome la guardò con ovvietà.
“Non si nota, vero?” – chiese mentre una fontanella le usciva di bocca. Kagura rise di gusto.
“Immagino che ti scocci portarlo, ma vedrai che quando lo toglierai avrai un bellissimo sorriso.”
“Lo spero…sono sei anni che non rido.” – Kagura adesso era allibita.
“Sei anni?”
“Si…” – disse sconsolata Kagome. – “…tutti a scuola mi prendono in giro.”
“Diamine come ti capisco…anch’io l’ho portato e sono stati i cinque anni più brutti della mia vita.” – dopo quel breve scambio di battute, ritornò ad esserci il silenzio.
“Posso farti una domanda, Kagura?”
“Certo…”
“Ecco…non ti arrabbiare, ma…volevo sapere una cosa…” – Kagome era molto imbarazzata. Solo in quel momento si rese conto di quanto stupida poteva sembrare la sua domanda.
“Dai dimmi…”
“Ma tu…lavori?”
“Ehm…si…” – rispose lei con qualche perplessità. – “Perché?”
“Le mani…”
“Le mani?” – Kagura istintivamente se le toccò. – “Che hanno che non vanno?”
“Sono…belle…” – Kagura capì solo allora a cosa alludesse Kagome.
“Aaaahhh…perché sono così morbide, dici?” – Kagome annuì. – “Non hai idea delle quintalate di crema che ho dovuto mettere in questa settimana. Erano così secche…”
“Secche?”
“Io abito da sola e non mi posso permettere la domestica, quindi i lavori me li devo fare io.” – disse Kagura con un sorriso comprensivo. Kagome divenne viola per l’imbarazzo.
“Hai…hai per caso una pala?”
“Una pala?”
“Per scavarmi la fossa…” – disse Kagome affondando la testa nelle ginocchia. Kagura rise di gusto e in quel momento arrivò Naraku.
“Ehi? Che succede qui?”
“Niente…parlavamo di…giardinaggio…” – disse Kagura ridendo.
“Giardinaggio?” – chiese Naraku guardando Kagome che era tutta rossa.
“Beh…per me è venuto il momento di tornare a casa. Naraku, grazie per la bella serata. Mi ha fatto molto piacere conoscerti, Kagome.”
“A-anch’io…” – Naraku accompagnò alla porta Kagura e Kagome li spiò da lontano. Non aveva mai visto suo padre in quello stato. Era peggio di un ragazzino al suo primo appuntamento. Non che suo padre fosse brutto, per carità, era un bell’uomo sulla quarantina e la sua bella figura la faceva sempre. Quando tornò dalla figlia, aveva il fiato in sospeso.
“Guarda che puoi respirare, sai?” – Naraku buttò fuori l’aria tutto d’un colpo.
“Allora? Che te ne pare?”
“E’…una bella persona…mi piace.” – quel verdetto lasciò di stucco il padre che abbracciò di slancio la figlia.
“Non sai quanto sia importante per me, questo. Grazie…” – Kagome abbracciava felice il padre. Era contenta per lui.
“Ho messo tutto in lavastoviglie. Devi solo schiacciare il bottone e chiudere lo sportello. Adesso vado a letto che sono un po’ stanca.”
“Certo, certo…grazie mille, tesoro.” – Kagome si girò e lo salutò con un sorriso.


Capitolo uno concluso - stop
attendo fiduciosa commenti - stop
ora vado che è pronta la cena - stop
la smetto di scrivere come un'idiota - stop

Besitos!
Stop...

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Capitolo 2
*** Ugly Betty ***


Ugly Betty Ma che bellezza! 7 Recensioni solo per il primo capitolo! Sono…PUTREFATTA dalla gioia!
Comunque spero che il capitolo non sia stato troppo noioso. Purtroppo, come tutti i capitoli introduttivi, è solo un inizio per descrivere la situazione dei protagonisti. Il secondo, forse nemmeno questo sarà tanto movimentato, ma verrete a conoscenza del passato di Kagome e del suo babbo e di come mai Naraku si sia separato dalla moglie. Ma adesso, ci tengo a ringraziarvi per la pazienza che avete avuto nel leggere ‘sta cosa.

Mary_loveloveManga: ciao bella! Sono contenta che la storia ti sia piaciuta, almeno questo piccolo pezzettino. Sarà mia premura aggiornare, da gran bastarda qual son io, una volta alla settimana. Già, già, già, già…chissà come ci rimarrà Inuyasha quando vedrà chi è in realtà Kagome Higurashi…mah…vediamo…se ti interessa rimani sintonizzata su questo canale!

Cri_91: grassie grassie anche a te per il commento. Mi fa piacere che la favola del brutto anatroccolo sia sempre qualcosa di piacevole da (ri)leggere. Spero che non rimarrai delusa dalla continuazione, e se lo fossi fammelo sapere. Sono sempre bene accette le critiche.

Inukag90: certo che la continuo! Non pensare che mi fermi qui! : -) Mi fa piacerissimo che anche a te l’inizio sia piaciuto. Posso chiederti qual è la parte descrittiva che ti è piaciuta di più (e quella di meno, ovviamente). Vorrei saperlo così almeno cerco di buttarmi su quel tipo di scrittura per certe fic che ho in mente. Grazie in anticipo se mi risponderai!

Laretta: ti prego…non ti “sbregare” i pantaloni per le troppe parole!!! : p   Comunque la trasformazione arriverà un po’ più avanti e ne vedremo delle belle. Non sai la voglia che ho nel dirvi tutto, ma sto cercando di controllarmi…E vedrai anche il dio greco che…stop.

Kagome19: divina fanciulla! Il vostro ritorno mi riempie di gioia! Vorreste fare un figlio con me? No, meglio di no… sarebbe fisicamente impossibile. Tutto bene? Mi fa piacere aver visto il tuo nome tra i commentatori. Spero di poterti vedere anche al prossimo!

Ryanforever: già…tutti la pigliano per i fondelli, un po’ come facevano con me alle elementari…poi sono cresciuta e… sono rimasta un cesso. Ah…che “bei” ricordi...ma non trastulliamoci in cose che non c’entrano niente...e comunque hai ragione tu. Ride bene chi…ha qualcosa per cui ridere…w i proverbi azzeccati! Fa piacere anche sapere che ogni tanto qualcuna apprezza la coppiata Naraku/Kagura in versione “buoni”. In questa storia non sapevo chi scegliere come genitori della ragazza e, visto che non mi piaceva scrivere “il signor Higurashi” o “la signora Higurashi”, lasciandoli sempre nell’anonimato, ho pensato bene di fare la ca**ata. Ti aspetto al prossimo cappy!

X_Mokona: sai, non avevo proprio pensato ad Ugly Betty, nonostante sia una sua grande ammiratrice. Sai che mi hai dato un’ideina niente male? Chissà come la impaglierò…sono contenta che quella frase ti abbia allietato…l’ho scritta di getto e non mi sono nemmeno posta il problema di riscriverla o di correggerla. Seguimi durante lo svolgimento della fic e dimmi se secondo te ci sono cose che magari avresti voluto omettere o certe altre che magari avresti voluto fossero approfondite.

(Mi alzo in piedi su un tavolo in mezzo ad una folla che mi guarda con tanto d’occhi…)

E voi tutti che avete l’ardire di seguire questa fic, commentate e aiutatemi a migliorar il di me stile di scrittura! Con cotal annuncio vi saluto e all’aggiornamento vi rimando…

(Mi inchino e lascio che mi si sotterri di uova o pomodori. Marci.)


Ci vediamo alla fine del capitolo!



Il mattino successivo, Kagome si alzò come al solito alle sette. Scese in cucina e preparò la colazione. Preparò solo il caffè dato che avevano ancora la torta al limone della sera prima; si preparò del latte e poi andò a chiamare il padre che dormiva ancora beatamente.
“Papà? La colazione è pronta.” – Naraku si svegliò e annuì con la testa. Dopo un minuto si alzò e scese in cucina, dove un buonissimo aroma di caffè gli riempì i polmoni.
“Caffè…che profumo…” – Kagome gli versò il caffè nella tazza e poi si sedette a fare colazione. Prima di addentare una fetta guardò l’ora e vide che era perfettamente in orario. Mangiò e poi andò a prepararsi. Salì in camera e infilò la sua divisa, legò i capelli nella sua coda bassa e infilò gli occhiali.
“Ciao papà…ci vediamo oggi!” – esclamò Kagome raggiante.
“Ciao tesoro!” – la salutò il padre.
Ma quando Kagome chiuse dietro di sé la porta, tirò un sospiro di tristezza, sapendo cosa le sarebbe aspettato una volta entrata in classe. I suoi compagni la prendevano in giro per l’apparecchio, per la sua orrenda coda di cavallo e per il suo essere così secchiona. Come già spiegato, il suo più accanito “ammiratore” era Inuyasha NoTaisho. Già si sentiva male ogni volta che lo vedeva entrare in classe, ma moriva letteralmente ogni volta che lei era interrogata si girava completamente verso di lei e la fissava per mezz’ora, incessantemente. Kagome ci aveva fatto l’abitudine, ma le prime volte erano state un vero gioco al massacro. Si inceppava, dimenticava le risposte, balbettava…ma poi con il tempo si era abituata e Inuyasha non le faceva più quell’effetto.
Entrò in classe, prima come al solito, e aspettò che la tortura avesse inizio.

“La piglierai in giro pure oggi?”
“Mi sembra ovvio…mi diverto troppo.”
“Sai Inuyasha…ho solo diciassette anni, ma ti posso assicurare che la vita è una ruota che gira.” – Inuyasha guardò il suo migliore amico con aria interrogativa.
“Che vuoi dire?”
“Che tutto quello che di negativo una persona fa nella vita, gli verrà restituita dieci volte tanto.”
“Senti Miroku…pochi giri di parole. Che vuoi dire?”
“Che verrà il momento in cui quella ragazza te le farà pagare tutte con gli interessi.” – Inuyasha lo guardò allibito e poi scoppiò a ridere.
“HAHAHA! Ma tu sei tutto scemo! HAHAHAHA! Cosa vuoi mai che mi succederà? Ma dico io…hai mai visto Higurashi? Sembra uscita da un film orror!” – Inuyasha era in cortile e non si era accorto che un paio di orecchie lo stavano ascoltando. Questo paio di orecchie erano attaccate ad una testa, i cui capelli erano legati in una coda bassa, e sugli occhi portava un paio di occhiali.
Kagome aveva sentito tutto.
Passò lontano da quel ragazzo così arrogante, che pensava che la bellezza fosse l’unica cosa che mandava avanti il mondo.
=La tua intelligenza NoTaisho mi spaventa ogni giorno di più…= pensò Kagome mentre entrava in classe.

La giornata era passata, fortunatamente, senza tanti intoppi. Inuyasha era totalmente preso dalla ragazza che gli sedeva davanti. Più che dalla ragazza, era preso dal sedere di lei. Aveva un tatuaggio tribale sul fondo schiena. La gonna era al limite della decenza e non arrivava nemmeno ad infilarsi tra il sedere e la sedia da tanto corta che era. Il ragazzo, ovviamente, con un righello le alzava la gonna, per poter intravedere un tanga leopardato.
Questo, era uno dei tanti mezzucci che usavano le ragazze per accalappiare il ragazzo più ambito dell’istituto. Kagome non si immischiava. Aveva pagato a sue spese l’aver interrotto Inuyasha nel sollevare la gonna di questa ragazza. Il bello era che, non fu Inuyasha ad arrabbiarsi perché Kagome lo aveva interrotto, ma addirittura fu la ragazza stessa che vide sfumato il suo proposito di accalappiare il ragazzo. Kagome ci rimase talmente male per la valanga di parole che si era presa, ingiustamente, che da quel giorno aveva deciso saggiamente di farsi i benemeriti affarucci suoi.
La scuola finì anche quel giorno e tornò a casa, dove ad attenderla c’era il padre, più preoccupato che mai.

“Ciao! Sono tornata!”
“Ciao tesoro…” – Kagome entrò e vide il padre fare un solco in salotto, perché continuava a fare avanti e indietro.
“Embeh? Che c’è stavolta?”
“NON SO CHE DIAVOLO FARE!” – Kagome spiccò un salto da record per lo spavento.
“Ma…MA SEI IMPAZZITO? CHE C’E’?” – solo allora Naraku si rese conto che era entrata la figlia.
“Ok Kagome…sei tu…” – Kagome lo guardò stortissimo.
“Guarda che mi avevi già salutata, sai…” – disse lei con ovvietà.
“No, scusami…” – Kagome capì che c’era di mezzo Kagura.
“Sentiamo…cosa succede?” – Naraku si bloccò di scatto, sbiancando.
“N-niente…perché?”
“Devi vederti con Kagura?” – disse Kagome mettendo una mano sul fianco e picchiettando a terra con il piede. Naraku si arrese e annuì mesto mesto.
“Già…oggi sono sei mesi esatti che ci conosciamo e oggi, io…beh…si ecco…” – Kagome rise. I momenti in cui suo padre s’impaperava erano rari, quindi era meglio approfittarne subito.
“Oggi volevi chiederle di sposarti?” – concluse lei appoggiando con noncuranza la cartella sul divano.
“Già…le ho pensate tutte, ma tutti i ristoranti di lusso sono già occupati. Non accettano le prenotazioni al di sotto di un anno.” – Kagome scosse la testa.
“Certo che voi uomini siete così…lenti, eh?” – Naraku guardò allibito la figlia. – “Pensi veramente che Kagura apprezzi  ristoranti di quel genere?”
“Perché no?” – chiese Naraku non capendo dove la figlia stava andando a parare.
“Quando è venuta a cena da noi, mi sembrava che apprezzasse il cibo. Se vai in uno di quei ristoranti poi la devi riportare da un’altra parte perché uscirà ancora affamata!”
“E cosa mi consigli?”
“Niente di particolarmente esagerato. Da quello che ho visto mi è sembrata una donna senza tante pretese. Portala al Minotauro. Sono certa che farai un gran figurone.”
“Ma…non so più come si fanno certe cose!” – Kagome alzò gli occhi.
“Guarda che sei tu che la devi sposare, mica io! Ingegnati!” – Naraku la guardò con gli occhi di un naufrago che vede una barca di salvataggio. Kagome sbottò a ridere per fermarsi dopo cinque minuti buoni. Il padre la guardava serio mentre picchiettava le dita sul ginocchio, in attesa che finisse. Quando Kagome se ne accorse, smise subito.
“Comuuuuunque…facciamo così. Infilati le scarpe che usciamo.” – Naraku ora era sorpreso.
“E dove andiamo?”
“Al Minotauro, no?”

Dopo dieci minuti padre e figlia erano all’interno del ristorante, in una saletta privata che leggevano la lista dei piatti proposti dalla casa. Kagome prese la penna e iniziò a fare un puntino vicino alle pietanze che preferiva.
“Allora…facciamo questo…questo…e questo qui…” – mise il tappo alla penna e passò la lista al padre che la guardò particolarmente soddisfatto. Kagome aveva scelto, in base ai gusti di entrambi, un primo, a base di lasagne fatte in casa condite con radicchio e scamorza, un secondo di carne, a base di rotolo di coniglio con polenta e una meringata alla frutta.
“I signori hanno scelto?” – fu Kagome a decidere tutto, mentre il padre e il capo sala la ascoltavano senza fiatare.
“Si. È possibile avere questo menu per stasera?” – il capo sala lo lesse e sorrise.
“Certo…hai un ottimo gusto, Kagome…” – fece notare il capo sala, che ormai conosceva la coppia da un bel po’.
“Mio padre vorrebbe un tavolo per due, abbastanza intimo. È un’occasione particolare e mi chiedevo se era possibile avere qualcosa di speciale…” – chiese lei.
“Certo, lascia fare a me.”
“Verranno qui per le otto e mezza, stasera…per il vino mi affido al tuo buon gusto, dato che sono astemia…” – il capo sala rise per quella ragazza che sapeva il fatto suo. – “…verso la fine della serata, dovrete portare al tavolo due bicchieri di spumante già pieno. Dentro il bicchiere dovrete metterci questo anello che ovviamente andrà nel bicchiere della signora…” – disse Kagome con ovvietà.
“Naturalmente…” – disse il capo sala divertito per quella scontatezza.
“…al resto dovrà persarci il signore dietro di me.” – disse Kagome indicando con il pollice il padre che era basito per la prontezza di riflessi della figlia.
Pagarono già la cena e poi uscirono per comprare da vestire al padre.

Entrarono in un negozio carino.
“Posso aiutarvi, signori?” – chiese una donna ai due. Kagome la ringraziò.
“Stiamo dando un’occhiata.”
“Certo…fate pure con comodo.”
Kagome iniziò a setacciare tutti gli appendini in cerca di un completo, non doveva essere troppo elegante, ma nemmeno da morti di fame.
“No…no…via…” – ad ogni appendino, Kagome lo accompagnava con un commento, finchè non arrivò quello giusto per il padre. – “Eccoti qui!” – esclamò cercando la taglia. Lo prese e condusse il padre nel camerino. – “Provatelo!” – il padre eseguiva tutti gli ordini di Kagome e fino ad allora la ragazza non lo aveva mai deluso. Uscì un Naraku completamente diverso. Kagome aveva scelto un completo nero, dal taglio giovanile. Sorrise. Suo padre era veramente spettacolare. – “Non ti schiodare!” – Kagome corse nel reparto scarpe e prese un paio di scarpe nere, anche queste dal taglio giovanile, un po’ squadrate in punta. Se non fosse stata la figlia, Kagome gli sarebbe saltata addosso. – “Allora?” – chiese Kagome. Naraku si guardò allo specchio e doveva ammettere che Kagome sapeva proprio farci con quel genere di cose.
“Allora lo compro.” – disse lui tornando in camerino per cambiarsi.
Uscirono dopo dieci minuti con due sacchetti pieni. Tornarono a casa che erano le sei di sera. Naraku doveva passare a prendere Kagura alle otto e da li andare direttamente al ristorante. Kagome, appena tornata a casa, si fece la doccia e fece i compiti per il giorno dopo.

Durante il tragitto per andare a scuola, Kagome sorrideva. Non aveva nemmeno sentito il padre rincasare, il che significava che aveva fatto moooooolto tardi. Era felice per il padre. Era da molto tempo che non lo vedeva così vivo e doveva ringraziare Kagura per tutto questo. Ricordava molto bene il momento in cui il suo papà aveva perso la voglia di vivere.

INIZIO FLASH

La giornata si prospettava normale come al solito. Kagome era andata a scuola, solo che quel giorno, nessuno lo sapeva, le ultime due ore furono buche perché l’insegnante si era ammalata. Così uscì da scuola e se ne tornò a casa, ignara di quello che l’aspettava. Già da fuori, si sentivano le urla della madre e dei chiari tentativi, inutili, da parte del padre di calmarla. Entrò in casa molto lentamente per non farsi sentire.
“Ragiona! Non puoi andartene così? Che dirò a Kagome?” – chiese il padre, ma la donna era irremovibile.
“NON MI INTERESSA COSA DIRAI A QUELLA MOCCIOSA! NON E’ COSA CHE MI RIGUARDI!” – la donna aveva già le valige in mano. Nessuno dei due si era ancora accorto della presenza di Kagome.
“E’ tua figlia! Come puoi parlarne in questo modo?” – tuonò Naraku indignato.
“QUELLA? MIA FIGLIA? MA NON FARMI RIDERE? NON PUOI DEFINIRE QUELLA RACCHIA MIA FIGLIA!” – Kagome sgranò gli occhi, ma la sua reazione fu completamente diversa. Sorrise in silenzio. Finalmente sua madre se ne andava di casa.
“KIKYO! NON TI PERMETTO UN’ALTRA PAROLA STORTA SU MIA FIGLIA!”
“E TIENITELA! CHI LA VUOLE LA CARICATURA DI RAGAZZA!” – solo in quel momento Kagome si fece scoprire. Naraku era sbiancato.
“Ka…Kagome…” – non doveva andare così. Solo allora il padre vide il sorriso della ragazza. Era come se fosse…contenta?
“Nessuno vorrà la caricatura di una ragazza, o una racchia, come preferisci. Ma nemmeno io voglio in casa una che si fa sbattere da ogni sorta di essere umano di sesso maschile che entra in casa mia.” – Kikyo sbiancò, mentre Naraku aveva preso un colorito rosso acceso. Il colore della rabbia.
“Che.cosa?” – sillabò lui in direzione di Kikyo.
“Oh beh…non so di che parli, Kagome…” – affermò la donna cercando di manterenere una certa dignità. Kagome la guardò con sufficienza, come per dire “guarda che so di che sto parlando.” Il padre conosceva perfettamente Kagome. Da quando era nata, si era sempre preso lui cura della figlia e lei non lo aveva mai deluso, mai una bugia, nemmeno innocente. Niente di niente. Così non fu difficile per Naraku credere subito a Kagome.
“Kikyo! Che storia è mai questa?”
“Credi a lei piuttosto che a me?” – urlò indignata la donna.
“Hai poco da fare l’offesa. Allora? È vero?” – Kikyo si arrese e confessò tutto.
“Si, dall’inizio alla fine. Sei solo un omucolo Naraku…non vali niente…a letto poi…” – Naraku arrossì. Non voleva che questi discorsi li sentisse anche Kagome, non tanto per eventuali figuracce, ma perché comunque erano segreti intimi e tali dovevano rimanere.
“Però ti sei fatta fregare. Sei rimasta incinta di me. E, mia dolce mammina…” – disse Kagome sarcastica. – “…chiudi le porte quano lo fai, perché…fai veramente schifo.” – Kikyo uscì da quella casa e non vi mise più piede. Kagome era felice. Felice per essersi sbarazzata di una donna che non l’aveva mai voluta veramente. Guardò il padre e vide che quello che ci stava più male era lui. – “Coraggio…sono sicura che troverai quella giusta.” – Naraku guardò la figlia e gli scappò qualche lacrima.
“Credo…che oltre a te, non ci saranno più donne nella mia vita…” – disse per poi avviarsi verso la camera da letto. Kagome ci rimase malissimo, ma poi con il tempo dimenticò quello che gli aveva detto, diventando così l’unica donna di Naraku.

FINE FLASH

L’unica fino a sei mesi fa. Era da qualche tempo che Kagome aveva notato un cambiamento nel padre. Era più solare, fischiettava quando faceva la doccia…cosa che non aveva mai fatto. E poi…la mazzata finale. Non solo aveva trovato una donna, ma le aveva pure chiesto di sposarlo.
=Papà non è mai stato molto fortunato con le donne. Se ha chiesto a Kagura di sposarlo, vuol dire che quella donna è veramente speciale.= Kagome fu destata dai suoi pensieri, dal suo “fan” numero uno: Inuyasha.
“Ciao, sono Kagome Higurashi e quando parlo sputacchio!” – l’intero istituto si mise a ridere, mentre Kagome li guardava uno ad uno con compassione. In special modo fissò Inuyasha, che smise subito di ridere. Poi, entrò in classe.
Quello sguardo aveva messo addosso ad Inuyasha una strana sensazione, che non gli era piaciuta per niente. Era come se fosse…preoccupato per Kagome? Sgranò gli occhi per quel pensiero.
=Io? Preoccupato? Forse sono state le psico-stronzate di Miroku a farmi vedere cose che non esistono…= entrò in classe anche lui e vide Kagome con il mento appoggiato sul palmo della mano sinistra mentre contemplava il cielo.
Come le lezioni ebbero inizio, ebbero anche una fine. Kagome corse fuori dalla classe perché voleva farsi raccontare tutto dal padre. Quando lo vide, sorrise. Evidentemente la cena era andata più che bene.

“Com’è andata?”
“HA ACCETTATO!” – esclamò, facendo volteggiare la figlia in aria. Kagome era felicissima per il genitore che se l’era meritata tutta quella felicità.
“Sono contenta! Quando?”
“Dobbiamo ancora deciderlo…passerà stasera e lo decideremo insieme!” – Naraku fece un respiro di soddisfazione. – “Kagome…sono così felice…vedrai…ricominceremo ad essere una vera famiglia!” – Kagome annuì, sinceramente convinta delle parole del padre. Il pomeriggio passò in fretta e arrivò la sera e con essa, Kagura.
“Ciao Naraku…” – disse Kagura sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.
“C-ciao…”
“Ciao Kagura!” – la salutò Kagome.
“Ciao Kagome!” – disse la donna, salutandola con affetto.
“Vedere!” – disse, volendo guardare l’anello scelto dal padre. – “Però…mica male, eh?”
“Grazie, Kagome…” – disse Kagura.
“Per cosa?”
“Per…l’organizzazione.” – Kagome si spiaccicò una mano sulla fronte.
“Te ne potevi stare zitto, no?” – disse ammonendo fintamente il padre.
“No, perché io e Kagura abbiamo pensato ad una cosa.” – Kagome li guardò perplessa.
“Cosa?”
“Sai tesoro…ho detto a Kagura che sei stata tu ad organizzare tutto ed è rimasta veramente impressionata. Ecco… noi volevamo chiederti se…” – ma Kagura lo precedette.
“…se il matrimonio ce lo volevi organizzare tu.” – concluse Kagura. Kagome era senza parole.
“I-io?” – chiese indicandosi.
“Si. Hai dimostrato di avere un gusto impeccabile e sono sicura che ci farai fare un’ottima figura. Allora?” – Kagome stava volando.
“Io…si. Si. SI! SI! SI! SI!” – disse abbracciando il padre e la futura moglie contemporaneamente. – “Quando vi sposate?”
“Ecco…pensavamo nella stagione calda…Giugno.” – Kagome sembrò pensarci su.
“Inizio, metà o fine?” – Kagura e Naraku si guardarono in faccia.
“Pensavamo verso il venti.” – Kagome sorrise radiosa.
“Perfetto. Lasciate fare a me. Voi divertitevi che al resto penso io.”










Innanzi tutto, il titolo del capitolo lo dedico a x_Mokona. Dopo che hai fatto quel riferimento mi sono detta che forse tante diversità tra questa Kagome e Ugly Betty non ce n’erano. Sono, se mi si passa il termine, sfigate, ma sanno gestire ogni situazione con umorismo, risolvendo sempre ogni situazione, anche la più disastrata. Kagome ha organizzato la cena per suo padre e Kagura e Ugly Betty salva la poltrona a Daniel (ogni-sacrosanta-volta).
Carissima x_Mokona…grazie ancora!

Non trovate che Kikyo sia, come disse quel grande di Masini, una STRONZA? (Senza il bella, ovviamente…). Mi scuso con tutti gli amanti di questo personaggio, anche se ultimamente ho sentito qualcosa cambiare. Per carità non fraintendetemi, la mia coppia preferita rimarrà sempre Kagome/Inuyasha e da li non mi schiodo, solo che se fino a ieri provavo odio per quella gentil donna di Via del Manganello, 69, ora sono carica di pena. Forse non sarà un bel sentimento, come non lo è l’odio, però adesso è quello che sento.
Adesso sapete cos’è successo a Kagome e Naraku. Sorprese? Scontato? Banale? Incredibile?
Fatemi sapere cosa ne pensate.

Nel frattempo vi mando tanti…BESITOS!

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Capitolo 3
*** Bibidi, bobidi, bu! ***


Bibidi, bobidi, bu! Oddio…respira…così…ecco, bene…

9 recensioni?!?!?! Ma siete matte?!?!?! Quando le ho viste, sono svenuta per dieci minuti buoni e come se non bastasse tante stelline e tanti Titty mi giravano attorno alla testa!
Perché non potete vedermi mentre piango e mi dispero felice per questi commenti, perché?
(Amletico dilemma…bah…)
No, dai…scherzi a parte…sono veramente SUPERARCIMEGASTRAIPERCONTENTA per la miriade di commenti ricevuti. Mi fa anche piacere che abbiate apprezzato il titolo del capitolo.
Adesso vi mando l’aggiornamento, ma come sempre…ci tengo a ringraziarvi pro-capite…

Cry_91: ciao! Mi fa piacere che ti sia piaciuto. Concordo con te sul fatto che Kagome ha proprio subito un brutto destino e per quanto rigurda Inuyasha, beh…ti posso dire che se leggerai questo capitolo il signorino scoprirà una cosa alquanto interessante. Ti mando un bacio anch’io, sperando che arrivi a destinazione.

Marychan89: oddio, quante aspettative riponi in questa storia…spero di non deluderti, ma sono anche contenta che il genere ti sia piaciuto. È incredibile come una semplice parola alla televisione possa dare origine alle storie. Questa del brutto anatroccolo mi è venuta perché ho sentito appunto la parola “anatroccolo” in tv, non mi ricordo più dove…ci ho rimuginato di giorno e di notte, finchè ho trovato il contesto adatto per svilupparla. Si lo so…sono demente…non serve che me lo dici anche tu…i miei bastano e avanzano…Ti aspetto alla fine del capitolo, sperando che anche questo ti sia piaciuto.

X_Mokona: beh, si…lo trovi tanto strano? Mi hai dato l’input e io l’ho preso al volo. Ancora grazie…Grazie anche per la recensione, costruttiva se mi è concesso, e quindi, permettimi di risponderti…Ovviamente, i momenti seri in un racconto servono, anche perché sono utili per capire i comportamenti dei vari personaggi. Prendi Kagome…sua madre non l’ha ovviamente lasciata solamente perché era bruttina da piccola, ma anche perché, vediamo come la posso scrivere… eccedeva con la conoscenza maschile…dopo un po’ una si stufa di essere continuamente sbattuta fuori di casa perché la madre deve fare i suoi porci comodi con tutti gli uomini, tranne che con suo marito (e se mi è concesso ne conosco un paio che sono così…) e quando si è presentata l’occasione per “farla fuori” Kagome l’ha presa al volo. Il fatto è che, non apprezzando molto il personaggio di Kikyo, tendo ad esagerare un tantino con le motivazioni che la spingono a far del male agli altri, in questo caso a Naraku e a Kagome stessa. Per quanto riguarda la risata malefica di Inuyasha, beh…mi serviva per accentuare il suo status di bello-bullo-bastardo. Lui ancora non riesce a realizzare la veridicità delle parole di Miroku, ma ben presto si accorgerà che forse ha fatto qualche errore di calcolo. Detto questo…spero di continuare a leggere il tuo nome tra i recensori. Mi sei stata molto utile.

Kirarachan: perché dovresti sentirti impedita? Hai per caso lasciato il commento per questa fic su un’altra?

Kagome19: ma nooooooooo…ma ti pare che io possa essere così? Ma come hai solamente potuto pensare che io abbia usato quel doppio senso per descrivere com’era Kikyo in realtà? Sono costernata…ma ti dirò…che il doppio senso era decisamente voluto e sono contenta che ti abbia strappato una risatina. E per il punto clou…credo che questo capitolo sarà decisivo. Lo so che la mummia è stronza, oltre che rinsecchita e mi beo del fatto che anche tu la pensi come me. Se vuoi ci mettiamo insieme a scrivere qualcosa sui modi peggiori per come ucciderla…ti sconfinfera l’idea? Ti aspetto a fine capitolo!

Kaggy95: sono una torcia umana per l’imbarazzo…grassie grassie per i complimenti, spero di non deluderti con il seguito della storia. Comunque Ugly Betty non l’ho mai vista in realtà, ma posso benissimo immaginarlo…lo so…Kikyo è perfetta per questo tipo di partitura, che ci possiamo fare?

Mikamey: ma beeeeene…chi abbiamo qui? Ma lo sai che avrei in mente una mezza ideuccia su come fartela pagare? Non so…pensavo ad un tuo aggiornamento alla storia, concludendola…che so…entro questo venerdì? Ok, dai…forse è un po’ troppo breve. Ti do fino a lunedì, va bene?
Dai che scherzo! Non ti preoccupare per la storia, sono contenta che tu l’abbia vista e che mi abbia lasciato un commento su questo capitolo. Chissà perché sono tutte curiose di sapere come si vendicherà Kagome…manco fosse il punto fondamentale della storia, bah…comunque, posso dire che Kagome verrà aiutata, ma non posso dire da chi. Mi stupisco del fatto che mi si facciano i complimenti sul mio stile di scrittura. Alle superiori era già tanto se portavo a casa un 4 e ½ con (cito le testuali parole della mia profe…) una difficoltà nell’espressione con mancanza di scorrevolezza. Beh…per fortuna ho finito le scuole e non smetterò mai di accendere un cero alla Trinità per questo.
Un besito anche a te e ti aspetto in fondo al capitolo.

Ryanforever: ti è piaciuto veramente quel momento? Ti dirò che a me le ragazze stampo Ugly Betty mi fanno morire. Prima sembra che non riescano a far nulla perché non sono né belle né alla moda, ma poi ecco che ti risolvono i problemi come se fosse la cosa più semplice di questo mondo. E per una volta mi son detta…ma dai che lo facciamo un po’ più serio questo ragazzo deviato che posso garantirti che ha ragione al tremila per cento, dato che l’ho provato personalmente sulla pelle. Ti giuro che anch’io non vedo l’ora di aggiornare per vedere se la storia vi è piaciuta.

Mary_loveloveManga: ma benissimo! Mi fa piacerissimo che ti sia piaciuto e concordo con te sul matrimonio dei due signori. Per quanto riguarda Inuyasha e le gambe di prosciutti che ha sugli occhi, devo dirti di aspettare e leggere il capitolo che penso ti piacerà.


E ora…l’AGGIORNAMENTO!





Il giorno successivo, Kagome si alzò più presto del solito. Fece colazione e poi andò a comprare dei giornali su come organizzare il matrimonio perfetto.
In quel periodo si era manifestato il fenomeno della “Wedding Planner”, un’agenzia il cui obiettivo era organizzare i matrimoni al posto dei diretti interessati. La WP si assumeva tutte le responsabilità del caso. L’incaricato veniva a casa tua, ti mostrava i campioni di bomboniere, dell’abito da sposa, del catering…tutto l’occorrente per organizzare un matrimonio fatto a regola d’arte. Kagome uscì dall’edicola con tre giornali, li infilò nello zaino e andò a scuola. Li estrasse immediatamente per prendere alcuni spunti per vedere come girava la situazione, finchè non sentì una voce a lei così odiosa.
“Organizzi matrimoni adesso, Higurashi?”
Inuyasha NoTaisho. L’odioso, il borioso, il cretino, lo stronzo…e chi più ne ha più ne metta.
Ma quel giorno, qualcosa cambiò…
“Si, Inuyasha…il nostro.” – Kagome continuava a sfogliare incurante la sua rivista mentre stava aspettando una risposta.
Che mai arrivò.
Guardò Inuyasha allibita, perché non era da lui non rispondere. Il ragazzo era a bocca aperta per lo stupore. La Kagome Higurashi che lui conosceva non avrebbe mai risposto. Avrebbe semplicemente ignorato la sua battutina e lui avrebbe continuato a prenderla in giro.
“Sono riuscita a farti stare zitto? Ha! È un miracolo…” – la campanella suonò e Kagome mise via le sue riviste che prontamente tirò fuori in terrazzo durante l’intervallo.

Si sedette per terra appoggiata alla ringhiera e sfogliò il resto della rivista.
“Il primo passo da fare per organizzare un matrimonio è capire chi mi sta davanti…” – spiega Rumiko Takahashi nella sua intervista, la prima a lanciare la moda della Wedding Planner. – “…se trovo una coppia “romantica”, allora il matrimonio sarà in stile romantico, con cavalli, gazebi colmi di fiori, se gli sposi sono un po’ più scatenati allora opterò per un matrimonio un po’ più movimentato.”
“Come procede poi con l’organizzazione?” – chiese della giornalista che aveva intervistato la Takahashi.
“Beh…una volta appurata la natura degli sposi, procedo con la sposa e la sua tipologia di abito nuziale. In base a quello poi seleziono i miei book per la scelta delle bomboniere, degli inviti, le partecipazioni…”
“La ringrazio signora Takahashi per il tempo che ci ha dedicato.”
“Grazie a voi.” – rispose la WP.
L’intervista si concluse e Kagome ritornò in classe, in quanto la campanella stava per suonare a momenti. Si sedette al proprio banco e seguì il resto delle lezioni, particolarmente soddisfatta perché per la prima volta, dopo tre anni di superiori e di continue angherie, era riuscita a far star zitto il suo odiato compagno di banco.
Tornò a casa con in mente le domande da fare sia a Kagura che a suo padre. Entrò in casa e si trovò una bella sorpresa.

“ODEN??!?!?!” – esclamò stupita e felice. Poi vide Kagura ai fornelli e capì tutto.
“Buon giorno Kagome. Come stai?” – chiese Kagura mentre metteva il suo piatto a tavola. Kagome si sedette meravigliata.
“Bene e tu?”
“Bene grazie…allora? Hai già in mente qualcosa?” – Kagome mise in bocca una cucchiaiata di oden e lo sentì correre giù per la gola e cadere leggiadramente nello stomaco. Un paradiso…
“Si, si…dopo dovrò farvi un paio di domande.” – pranzarono come una vera famiglia e mentre mangiavano Kagome osservava attentamente i due, cercando di cogliere qualcosa che potesse aiutarla nel suo arduo compito.
Finito il pranzo, Kagome prese carta, penna e calamaio e iniziò a fare domande ai due futuri sposi. Dopo due ore di questionario saltò fuori la parte romantica dei due sposi. Kagome era contenta, le cose romantiche le piacevano un sacco ed era sicura che avrebbe organizzato un matrimonio bellissimo.
I giorni passavano e Kagome utilizzava i pomeriggi per mettersi all’opera. Girò vari atelier per spose e sposo e si fece consegnare i cataloghi per mostrarli agli sposi. Per prima sottopose a stress Kagura, le fece vedere le migliaia di foto di abiti e sembrava che nessuno le piacesse. In realtà le piacevano tutti, però il suo abito ideale era un collage dei vari vestiti che c’erano sui diversi cataloghi. Pazientemente, la ragazza prese nota di tutto sul suo block notes e poi passò al padre. Per lui fu più semplice. Un completo nero con cravatta e camicia lilla chiaro era semplicemente perfetto.
Furono scelte le bomboniere, anche se le aveva scelte più Kagome che i suoi genitori. Per gli invitati decise di fare un porta frutta in vetro soffiato di Murano a forma di conchiglia, mentre per i genitori un decanter con sei bicchieri e ai testimoni un orologio di forma particolare tutto sbirlenco.
Man mano che Kagome confermava, pagava già tutto in modo tale che dovessero poi pensare solo a pagare il ristorante.
La ragazza era divisa tra i compiti di scuola e quelli di WP, usava i ritagli di tempo per gestire al meglio il matrimonio dei suoi e fare i compiti sempre al massimo dei livelli. Le prese in giro erano all’ordine del giorno, ma lei se le faceva scivolare di dosso perché era troppo impegnata nell’organizzazione dell’evento.

Era arrivata anche la fine di Maggio e Kagome era pronta con tutto. Si era divertita un sacco ad organizzare il matrimonio anche se era stato parecchio stressante. Aveva noleggiato una macchina lussiosissima per il viaggio dalla chiesa al ristorante, ma per quello che riguardava il tragitto dalla casa della sposa alla chiesa era un altro paio di maniche. Entrò in classe e un fulmine a ciel sereno la colpì in pieno.
LEI!
Lei non aveva minimamente pensato a come vestirsi per il giorno del matrimonio dei suoi e mancava neanche un mese! Passò la giornata più angosciosa della sua vita. Cercò di immaginarsi un vestito adatto, ma si sa che nei momenti di crisi non viene in mente nulla, e decise di ripensarci una volta arrivata a casa.
Tornò a casa con il morale sotto i tacchi e quando Kagura la vide in quello stato le chiese il motivo di tanto abbattimento.
“Ehi…che succede?” – Kagome aveva gli occhi lucidi.
“Mi sono dimenticata di me…” – disse sconsolata la ragazza.
“In che senso?”
“Guardami!” – esclamò Kagome disperata. – “Sono un mostro della natura! I capelli fanno schifo, per non parlare delle mani! Mi sono dimenticata di comprare un vestito per me e non mi viene in mente niente! Questo apparecchio per i denti ormai mi sta dando solo rogne!” – Kagome scoppiò a piangere e Kagura ci rimase male nel vederla così. Così, decise di aiutarla.
“Dai Kagome, tranquilla…adesso sali in camera tua e ti fai un bel bagno, ti infili qualcosa e poi vieni giù in salotto, ok?” – Kagome si asciugò gli occhi e annuì, troppo demoralizzata per controbattere. Il bagno l’aiutò parecchio. Uscì che si sentiva decisamente meglio. Infilò una tuta da ginnastica e come promesso scese in salotto. – “Andiamo?”
“Dove?”
“A trovarti da vestire, no?” – Kagura prese per il braccio Kagome e la trascinò per i vari negozi. Provarono di tutto, ma niente le stava bene, finchè non entrarono in un centro commerciale. Girarono il reparto donna e un vestito in particolare colpì l’attenzione di Kagura. – “Entra in quel camerino che io arrivo subito!” – Kagome fece quello che le aveva detto la donna e aspettò Kagura che tornò con un vestito. – “Provalo. Io ti aspetto qui fuori.” – Kagome entrò nello spogliatoio e ne uscì che era uno spettacolo. Indossava un vestitino rosa, stretto sotto il seno in modo da risaltare le curve del seno. Le spalline erano molto fini e si intrecciavano per poi attaccarsi alla gonna dietro, lasciando nuda la schiena.
“Bellissima…” – esclamò Kagura. La donna si assentò, lasciando che la ragazza si rimirasse nello specchio. Tornò con un paio di sandali con il tacco le cui fibbie erano incastonate di mille brillantini. Presero anche un copri spalle per la cerimonia. Ora mancava tutto il resto. Optarono per un’acconciatura semplice, non troppo elaborata raccogliendo la parte alta della testa con mille forcelline colorate mentre il resto dei capelli sarebbero stati lasciati liberi di cadere morbidamente sulle spalle. Prenotarono la ceretta e il dentista per il giorno prima.

Ora le due donne erano sedute in un bar a rinfrescarsi, dopo l’estenuante giornata passata in spese pazze.
“Hai fatto un ottimo lavoro Kagome. Sei stata bravissima.”
“Grazie mille…” – rispose imbarazzata la ragazza.
“Il vestito, le partecipazioni…sei stata incredibile…davvero…”
“Oh beh…non ho fatto nulla in particolare…” – disse la ragazza. – “…posso chiederti una cosa?”
“Certo…”
“Perché mi stai aiutando?” – chiese Kagome mentre mescolava la sua granatina.
“Un po’ perché tu hai aiutato noi, e un po’ perché mi è dispiaciuto tanto vederti in quello stato oggi pomeriggio. Sei una bella ragazza Kagome…vedrai che prima del matrimonio sarai ancora più bella.” – Kagome annuì non molto convinta. – “Ti prendono in giro a scuola, vero?” – Kagome annuì desolata.
“Già…ma uno in particolare…”
“Ti va di raccontarmi?”
“Che vuoi che ti dica? Le solite cose…mi prendono in giro perché sputo a causa dell’apparecchio…ecco, come non detto…” – disse Kagome asciugando uno sputacchio sul tavolo. – “…mi prendono in giro perché mi piace studiare, perché non mi vesto alla moda, ma soprattutto perché io non sono innamorata di lui.”
“Lui chi?”
“Inuyasha NoTaisho. È in classe con me e lui è il primo che al mattino mi sfotte e l’ultimo al pomeriggio. Non lo sopporto più. Cerco di non prestargli…noooooo!” – esclamò Kagome ad un tratto girandosi dall’altra parte.
“Cosa? Che c’è?”
“Parli del diavolo…” – Kagura si girò e vide una squadra di ragazzi entrare nel bar.
“Quale?” – chiese Kagura.
“Quello con i capelli argentati…” – Kagura lo individuò subito e dovette ammettere che non era per niente male.

Le orecchie di Inuyasha si mossero impercettibilmente. Aveva sentito una voce familiare parlare di capelli argentati e quando si era girato verso quella voce aveva riconosciuto Kagome in compagnia di una donna da urlo.
“Aspettatemi qui, ragazzi…” – Inuyasha si allontanò dal gruppo che già aveva iniziato a ridere per via di Kagome. La ragazza cercava di infossarsi di più nella sedia, ma Inuyasha l’aveva ormai raggiunta. – “Buon giorno, Kagome!” – salutò lui allegro.
“Ciao…” – disse lei sperando che si levasse subito dalle scatole.
“Buon giorno anche a te.” – disse poi rivolto a Kagura.
“Ciao.” – rispose lei con il mento appoggiato al palmo della mano destra.
“Immagino sia una tua amica, non me la presenti?” – quella era la conversazione più lunga che Kagome stava avendo con Inuyasha.
“Inuyasha sgomma che non è giornata!” – tuonò Kagome senza tanto alzare la voce. La ragazza lo guardava con astio, mentre reggeva in mano il bicchiere.
Di nuovo, quella sensazione.
“Giornataccia, Kagome?” – chiese lui, indispettito da quello che stava provando. Kagome si rivolse a Kagura.
“Andiamo, per favore?”
“Ok…” – rispose la donna prendendo le borse. Pagarono e uscirono dal locale e tornarono a casa.

“Capisci perché lo odio?” – disse alla fine Kagome entrata in casa.
“Sarà…ma a me è parso, per un momento, che lui ti stesse…fissando.”
“Ma hai fumato qualcosa di tagliato male?”
“E’ quello che mi è sembrato…”
“Lasciamo perdere.”
La giornata andò avanti in quel modo, come il resto dei giorni d’altronde. Quell’anno le scuole finivano proprio il venti di giugno perché durante l’anno la scuola aveva chiuso per disinfestazione e gli studenti dovevano recuperare un po’ di programma.
Il giorno prima, come promesso, Kagome e Kagura andarono dall’estetista per una bella ceretta e la pulizia del viso e dal dentista.
“…ma certo…credo che sia venuto il momento di tirare via questo ferro vecchio.” – disse il dottore, alleggerendo l’animo di Kagome. L’operazione durò un’oretta, ma il risultato fu assolutamente ottimo. Kagome aveva un sorriso da star. Uscì dallo studio e la prima cosa che fece fu quello di regalare il sorriso più bello a Kagura che si mise le mani davanti agli occhi per fingere un’accecamento da sorriso solare.
“Così mi accechi!” – Kagome finalmente tornò a ridere. – “Allora gioia…domani uscirai all’intervallo. Ho già chiamato la scuola. Purtroppo dovrai cambiarti li.”
“EEEhh? Ma devo farmi la doccia!”
“Beh…la farai li, no?”
“Ah…ok…comunque…” – disse Kagome riprendendosi. – “…domani avrai l’ultima sorpresa.”
“Sorpresa?”
“Si.”
“E qual è?”
“E secondo te se te lo dico rimane una sorpresa…” – disse Kagome pacata.
“Tentar non nuoce, no?” – tentò Kagura.
Tornarono a casa e la prima cosa che fece Kagome fu quella di prepararsi il trolley con tutto il necessario.

“…quello che vi sto dicendo ragazzi è importante per la vostra istruzione. Studiate durante le vacanze e tornate rilassati. Potete andare.” – questo fu quello che il preside disse agli alunni prima di lasciarli scorrazzare in giro per la scuola. Kagome controllò l’ora. Uscì con calma dalla classe e andò negli spogliatoi e iniziò a farsi la doccia, mise il latte per il corpo al cocco e indossò il vestito rosa che le aveva regalato Kagura. Indossò le scarpe e ripose il tutto nel trolley. Passò a pettinarsi e a raccogliere i capelli con le mollettine colorate e poi si truccò. Usò tutte le tonalità del rosa per rimanere in tema. Mise del rosa carico sulla palpebra e lo sfumò all’esterno, della matita nera sotto l’occhio e poi il rossetto rosa contornato da una matita rossa. Si guardò e stentò nel riconoscersi. E il primo pensiero che ebbe fu rivolto ad Inuyasha.
=Chissà che penserebbe se mi vedesse così…= pensò maliziosa la ragazza, mentre chiudeva con decisione il cofanetto del trucco. Mise tutto nel trolley e prese la sua borsetta bianca. Concluse il tutto con una quintalata di profumo (al cocco) e uscì dagli spogliatoi.
Inutile dire che la ragazza non passò di certo inosservata. E senza ritegno Kagome si prendeva tutti quegli sguardi come ricompensa per i tre anni d’inferno che aveva passato.

Inuyasha era in cortile e stava chiacchierando con i suoi amici quando non gli arrivò alle narici un profumo di cocco. Fece lavorare il naso e iniziò a correre verso quella fragranza. Si ritrovò nel corridoio e si fermò quando vide una ragazza avvicinarsi.
Una bellissima ragazza, che però gli sembrava di aver già visto.
Questa ragazza tirava un trolley e aveva su una spalla una borsetta bianca con la fibbietta nera. Si bloccò quando vide Inuyasha. Il primo a prendere parola fu lui.
“Ciao…sei nuova? Scusa se te lo chiedo, ma è che non ho mai visto una simile bellezza nella scuola.” – Kagome lo guardò allibita. Possibile che non l’avesse riconosciuta? E quella battuta cos’era poi? Un bieco tentativo di rimorchio? Fu allora che Kagome decise di prendersi la sua rivincita. – “Io sono Inuyasha NoTaisho.”
“No, non sono nuova.” – Inuyasha era allibito. Non si era accorto di quello splendore? Ma dove aveva gli occhi?
“Dovevo aver preso una botta in testa per non essermi accorto di te.”
“Sai…mi trovo in accordo con te…” – disse Kagome ridendo come un’ochetta. Ora arrivava la batosta finale. Kagome si fece immediatamente seria e quello sguardo mandò in orbita il ragazzo. – “Comunque Inuyasha…” – il suo nome pronunciato dalle sue labbra era pura musica. – “…mi spiace veramente che tu non mi abbia riconosciuta…” – disse la ragazza portandosi l’indice in bocca e succhiandolo, alludendo ovviamente al doppio senso. Per il ragazzo fu peggio che ricevere un pugno nello stomaco.
“Te l’ho detto…devo aver preso una botta in testa…” – disse lui concordando con la ragazza. – “…dai, dimmi dove ti ho già vista…sono curioso…”
“Oh beh…ero uscita da un film orror…” – disse Kagome, oltrepassandolo senza fare una piega. Camminava come se fosse stata in passerella. Quando la ragazza gli diede le spalle un flash lo investì come una doccia gelata.
“HAHAHA! Ma tu sei tutto scemo! HAHAHAHA! Cosa vuoi mai che mi succederà? Ma dico io…hai mai visto Higurashi? Sembra uscita da un film orror!”
La gola gli si seccò immediatamente e il cuore prese a scoppiargli in petto.
“Ka…Ka…Kagome?” – azzardò lui. La ragazza si girò e gli confermò l’atroce sospetto con un sorriso puramente di vittoria. Vittoria su tutte le angherie che aveva dovuto sopportare in quei tre anni. Gli venne in mente anche il resto del discorso di Miroku.
“Che verrà il momento in cui quella ragazza te le farà pagare tutte con gli interessi.”
E il momento era arrivato.
Kagome uscì nel cortile sotto lo sguardo allibito di chi l’aveva riconosciuta e sotto i fischi di apprezzamento di quelli che non l’avevano riconosciuta. Inuyasha era sceso in cortile, giusto in tempo per vederla salire su una macchina sfarzosa abbellita per un matrimonio.









Allora...innanzi tutto scusatemi per il ritardo. Venerdì casa mia era peggio di un campo da battaglia. Mia madre ha avuto la malsana idea di organizzare una riunione con le sue amiche da...spettegulessss e non se ne andavano più. Nel momento in cui decido di aggiornare mi si spegne il computer e mi va in friggitoria tutto il capitolo. Domenica decido di aggiornare ma trovo il sito chiuso per manutenzione. Un bel fine settimana, non c'è che dire....
Comunque...anche questo capitolo è andato.
Mi sono permessa di inserire la mitica Sensei perché mi sembrava doveroso darle un piccolo posticino in qualche storia ogni tanto…dopotutto, se non avesse avuto l’ispirazione, noi tutte non avremmo mai potuto leggere e vedere il manga di Inuyasha.
Sensei Takahashi: io mi prostro e bacio la terra su cui Voi camminate e Vi ringrazio per averci donato Inuyasha.
Tornando a noi…piaciuta la trasformazione? E come Kagome ha risposto a Inuyasha? Giuro che ci ho pensato notte e giorno per cercare una battuta degna di un film e alla fine (spero) ce l’ho fatta.
Allora? Che ne dite? Guardate che vi aspetto con i commenti!
Besitos!

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Capitolo 4
*** The wedding date ***


The wedding date E siamo giunte al quarto capitolo…
PORCA PALETTA COME SON FELICE DI CODESTI COMMENTI!!!
Mie divine fanciulle…mi state stipando l’animo di gioia e felicità nel vedere che la mia storia piace così…assai! Chissà adesso cosa succederà. Premetto che questo sarà un capitolo di transizione in cui rivedremo comparire qualuno di (veramente) odioso nel capitolo. Qualcuno ha già in mente chi può essere questa persona? Beh, vi do un paio di indizi…la chiamano mummia rinsecchita, è odiosa, e nella mia storia si faceva ogni sorta di essere umano maschile sulla faccia della terra…ok, ok, la smetto…altrimenti lo scoprite subito…
Veniamo a noi…come dicevo, questo è un capitolo di transizione in cui, apparizione spudorata a parte, viene narrata la vita di Kagome post-trasformazione. Cosa combinerà la nostra divina fanciulla? Vorrà ritornare alle vecchie abitudini o preferirà perpetrare la sua vendetta su Inuyasha?
Le scommesse sono aperte da subito!
Mi pregio rispondere ai vostri commenti che, come sempre, mi gremiscono (si dice così?) l’animo di felicità.

Marychan89: ciao stupenda! Son contenta di vederti anche a questo capitolo! E sono ancora più contenta nel sapere che la rivincita di Kagome ti sia piaciuta. E sono ancora più più contenta che l’idea di inserire la Mitica ti sia piaciuta. Per quanto riguarda Inuyasha vedrai che cosa gli combinerò, ma ti posso dire che non seguirà Kagome, pensando che si sposi…dopotutto lei è in terza superiore e credo che il matrimonio sia lontanto kilometri e kilometri dai suoi progetti. Dai che non vedo l’ora che mi commenti anche questo capitolo! Besitos!

Kaggy95: certo che aggiorno! Sono contenta di vedere un tuo commento. Mi raccomando…corri, fa presto, ma va a piano…

Cri_91: gioia, mia piccola, dolcissima gioia…è sempre un immenso piacere vedere il tuo nome tra i commentatori. Piaciuto il capitolo rivelazione? Finalmente l’anatroccolo ha messo le carte in tavola e Inuyasha ha perso miseramente! Hahaha! Inuyasha dovrà fare le sue per poter accendere un piccolo interessamento nella “nuova” ragazza. Non ti dico altro altrimenti rischio di dirti come va a finire. Se fosse per me, posterei tutta la storia in un sol colpo, ma poi si perde il divertimento di vedere le vostre bellissime recensioni. Un baciottone gross gross e ci vediamo in fondo al capitoletto.

Ka chan: quando ho letto la tua risata mi sono messa a ridere anch’io. Mi son detta…”ma questa non è normale”…poi però ho letto il commento e ho capito che ridevi per la battuta finale. Bellina, vero? Mi sono permessa di riprendere la famosa frase di Inuyasha, il cui effetto secondo me è stato fenomenale. Sputtanare gli altri usando le loro stesse parole ti riempie di orgoglio l’animo, non credi? Eccoti l’aggiornamento. Besitos!

Pillo: ciao! Mi fa piacere che hai seguito la storia e non ti preoccupare se non l’hai potuta commentare, mi basta sapere che ti è piaciuta. (Oddio…se la vuoi commentare mica ti caccio, eh? hehe…) Mi fa piacere che mi abbia lasciato una tua traccia e spero che anche questo aggiornamento sia di tuo gradimento.

Laretta: GRAZIE! Vero? A Inuyasha gli stava proprio bene e Kagome non si è di certo risparmiata nel freddarlo. Adesso vediamo come si comporterà il piccolo cigno. Prossimamente su questo canale, l’aggiornamento della telenovelas. Besitos!

Mikamey: oh, ciao stellina! Grazie per il commento. Adesso vedrai come si evolve la situazione. So che ci sono delle imprecisioni, ma ti posso confermare che il 4½  c’era e ogni volta erano pianti e urli da panico.
Mi spiace sapere che il tuo computer ha la bua. Beh…chiama il dottore e mettilo a posto! Devo assolutamente sapere come va a finire la tua storia! Bacione anche a te!

Kirarachan: ah, ho capito…hai preso una bella dose di caffè, per caso? Dai, scherzi a parte…eh, si…Kagome glielo ha mes…fatto vedere a quel bulletto chi comanda e sono contenta che il personaggio che ho delineato di Kagura ti sia piaciuto. Mo adesso vedrai che ti combino al matrimonio, ma per la rivincita, dovrai aspettare ancora un po’. E comunque, Inuyasha a volte fa pena anche a me. Mi chiedo se ci è o se ci fa…mah…apriamo un forum di discussione su ciò.

Kagome19: grazieeeeeeeeeeeeeeeeee!! Ma come farei senza i tuoi commenti? Mamma mia…ti giuro che non pensavo che la storia risquotesse tale successo! Ti mando l’aggiornamento e spero che ti piaccia come i precedenti!

Mary_loveloveManga: credo che sverrò…si, si…io ti ringrazio dal profondo del mio piccolo cuoricino per tutti questi complimenti. E comunque, se permetti, Inuyasha avrà ancora qualcosina da scontare e Kagome vedrai cosa farà. Non ti dico altro…eccoti l’aggiornamentoooo!!

X_Mokona: bene, mi fa piacere che sia andato meglio. Giusto per la cronaca, hai notato altro di particolarmente…come dire…esagerato? Mi raccomando, non esimerti dal correggere certi “sproloqui” che scrivo, ne? Adesso ti lascio a questo capitolo, che come ho già detto, sarà di transizione.

Ryanforever: ti piace come l’ho abbigliata? È un vestito che ho visto in una vetrina durante una vacanza al mare. Sono rimasta imbambolata non so quanto tempo a guardarlo e ti dirò che non costava nemmeno tanto. Ma con la piattaforma aerea che mi ritrovo al posto del sedere ho pensato che forse non era il caso…beh…adesso “riusciranno i nostri eroi a farla franca o sarà la Franca a farsi i nostri eroi?” Lo scopriremo solo vivendo…
(Scusa…piccolo sclero momentaneo…adesso passa…)

A voi l'aggiornamento!






Era arrivata davanti al sagrato della chiesa e sorrideva come non aveva mai fatto prima. Quella vittoria su Inuyasha le aveva fatto in qualche modo capire che la bellezza esteriore poteva essere usata anche per altri fini, come la vendetta, che aveva scoperto essere meglio di qualsiasi pietanza elaborata dal miglior chef del mondo. Quando si era vista allo specchio, vestita e truccata di tutto punto, era rimasta sorpresa. Non immaginava di certo di essere così carina. E così, in quel momento, aveva deciso che per il nuovo anno avrebbe abolito la coda di cavallo, che mai come in quel momento le sembrava così brutta e (incredibile!) fuori moda. Lei, che alla moda non ci pensava minimamente!…avrebbe fatto accorciare di poco la gonna della divisa e stringere sul seno la camicetta e al mattino avrebbe messo un filo di trucco, nulla di eccessivo. Interruppe il filo dei suoi pensieri quando il padre si chinò e le parlò all’orecchio.
“Sei bellissima…” – Kagome si girò e gli sorrise, mostrando una dentatura assolutamente perfetta, ma soprattutto senza quel maledetto aggeggio.
“Grazie…ma credo che Kagura lo sarà di più.”

Erano le dieci e quaranta e della sposa ancora nessuna traccia. Naraku stava diventando nervoso mentre Kagome invece le la rideva di gusto.
“Sai qualcosa che non so?” – Kagome smise subito di ridere.
“Per forza so qualcosa che tu non sai, dato che il matrimonio ve l’ho organizzato io…” – rispose lei saccente. Un coro di puro stupore si levò quando arrivò la sposa. Naraku e Kagome si girarono di scatto verso l’ingresso del vialetto per scoprire una carrozza trainata da sei cavalli, agghindati di tutto punto con due cocchieri. Kagura era seduta in carrozza con affianco il padre ed era bellissima. Naraku, quando la vide, rimase di sasso. Praticamente quello era il sogno della sua ormai moglie! Guardò la figlia che aveva dipinto in faccia un sorriso di pura soddisfazione.
Kagome entrò in chiesa, mentre la nonna paterna prendeva Naraku sotto braccio per portarlo all’altare. Una volta li, la ragazza si sedette assieme ai nonni. Kagura entrò in chiesa avvolta dalle dolci note della marcia nuziale. Si notava un certo nervosismo da parte della sposa, ma d’altronde in un giorno come quello, che cosa si poteva pretendere? Il padre consegnò a Naraku la sposa, nonché sua unica figlia, con la solenne promessa/minaccia che lo avrebbe ridotto in brandelli se l’avesse vista anche per una sola volta piangere. Naraku sbiancò violentemente, ma si riprese subito.
“Credo che in quel caso non vedrà mai sua figlia…” – rispose il padre di Kagome, guardando dritto negli occhi il padre di Kagura, che prima di tornare a sedere gli fece un sorrisetto d’intesa.
La cerimonia ebbe inizio e finalmente poterono scambiarsi gli anelli e le promesse. Fu un matrimonio semplice, ma ricercato nella sua semplicità. Naraku e Kagura andarono a fare le fotografie nel parco che Kagome aveva prenotato loro. Ne avrebbero fatta li qualcuna, mentre il resto le avrebbero fatte nel giardino del ristorante, che aveva anche un ponticello sospeso su un piccolo stagno dove sulla superficie galleggiavano delle ninfee.
Kagome era arrivata al ristorante assieme ai nonni e si diresse subito dal gestore per assicurarsi delle ultime cose.
“…e mi raccomando, non fate entrare nessuno se non vi mostrano l’invito. Se ci sono problemi, venite soltanto da me. Questo è il giorno dei miei genitori e niente lo deve rovinare.” – il gestore annuì e poi lasciò Kagome da sola a riflettere su quello che aveva appena detto.
I miei genitori…
Sorrise. Le era uscita proprio senza pensarci ed era stato sempre senza pensarci che Kagome aveva iniziato a considerare Kagura come la madre che avrebbe sempre voluto avere. Sorrise nuovamente e poi uscì in terrazza per intrattenere gli ospiti assieme ai nonni.

Dopo nemmeno un’ora, arrivarono gli sposi che furono accolti da un fragoroso applauso e, dopo aver parlato un po’ con gli invitati, presero posto ai tavoli ed il pranzo ebbe modo di iniziare. Kagome era seduta con i nonni in una posizione strategica, dove poteva controllare se tutto andava bene. Mangiarono e bevvero a sazietà e fu in quel momento che i camerieri se ne uscirono con il sorbetto, per permettere agli invitati di digerire le ottime portate.
Ma fu durante un secondo che a Kagome fu chiesto di uscire perché c’era una persona che voleva entrare a tutti i costi e che nella saletta d’attesa stava facendo delle scenate. Kagome sgranò gli occhi sorpresa. Ma chi diavolo era?
“Ha detto come si chiama?” – chiese Kagome.
“Kikyo. Mi ha detto di riferire solo questo.” – Kagome divenne un pezzo di ghiaccio in un sol colpo. Si alzò dalla sedia il più tranquillamente possibile e si diresse fuori dalla sala. Naraku si accorse dello sbiancamento della figlia e si scusò con Kagura, dicendole che doveva fare una capatina in bagno.

“Che diavolo ci fai tu qui?” – chiese una furente Kagome, mentre fissava Kikyo con odio.
“Kagome…” – esordì lei con voce falsamente gentile. – “…come sei diventata bella.” – Kagome girò la faccia dall’altra parte schifata.
“E di certo il merito non è tuo…” – rispose Kagome, lasciando volutamente la frase in sospeso. Naraku intanto si era nascosto dietro una colonna, pronto a intervenire se ce ne fosse stato bisogno. Ma con che coraggio si presentava al suo matrimonio? Non le era bastato tutto il male che aveva fatto a lui e a sua figlia?
“Si, ho sentito…si è risposato.” – Naraku assottigliò gli occhi come per dire “vedessi come sono felice, adesso…”
“Già…e vedessi com’è felice adesso…” – disse Kagome, sottolineando la parola adesso e dando voce ai pensieri del padre nascosto poco più indietro di lei.
“Kagome, ci sono delle cose che tu non sai…” – Kagome la guardò indignata.
“Cose che non so? Ma ti senti quando parli, almeno? Comunque, evita…le uniche cose che so è che da piccola mi obbligavi a rimanere fuori dalla porta di casa, sole o neve che ci fosse non era importante, perché tu avevi di meglio da fare, un’altra cosa che so, è che mi facevi rientrare quando mancava poco all’arrivo di papà…” – Naraku dietro la colonna ascoltava tutto con gli occhi sgranati. E lui che non si era reso conto di nulla! Pensava che fossero le solite influenze che si prendevano i bambini e non…chiuse gli occhi angosciato. Come aveva fatto ad essere così cieco? – “…so solo che ho perso tanti giorni di scuola da far schifo e che non te ne preoccupavi minimamente. So solo, che se avessi avuto un po’ più di coraggio, avrei detto tutto questo a papà, così almeno avrei passato un’infanzia felice!” – Kagome non aveva urlato. Non era necessario farlo, le parole di per sé erano abbastanza taglienti, ma Kikyo non fece una piega. – “Ma non mi sono mai permessa di farlo e lo sai perché?” – chiese Kagome con gli occhi velati di lacrime. Ma le avrebbe trattenute perché non voleva darla vinta alla donna che stava di fronte a lei. Non le avrebbe permesso di capire quanto lei era stata male per tutto quel tempo. – “Perché pensavo che un giorno ti saresti resa conto che stavi sbagliando e che stavi facendo soffrire due persone che ti volevano bene…” – Kagome smise di parlare. Sentiva che la sua voce la stava tradendo e aveva bisogno di un attimo per riprendersi. Naraku invece era, se possibile, ancora più sconvolto. Ma che razza di padre era, si può sapere? Per quanti anni aveva avuto le fette di salame sugli occhi non accorgendosi di quanto la sua famiglia stesse andando a rotoli? – “So che di quello che ti ho detto non te ne frega assolutamente niente, anzi…mi stupirei se fosse il contrario…” – ammise Kagome con una nota di amara consapevolezza nella voce, ma comunque dal timbro fermo, segno che ora Kikyo non faceva più parte della sua vita. – “…ma adesso papà sta festeggiando il suo matrimonio assieme ad una donna che non è minimamente paragonabile a te, quindi…o te ne vai da sola o ti giuro, e sarei ben lieta di farlo, che ti spezzo le gambe e ti lascio in mezzo alla strada!” – si era pentita subito dopo di averle detto quella cattiveria, ma in quel momento di rabbia le era sembrata adatta per descrivere l’odio che provava in quel momento.
“Non ti ho mai sentito così…cattiva.” – rispose Kikyo, che in realtà era rimasta molto impressionata dalle parole di Kagome, ma soprattutto dal suo tono duro e tagliente. Della vecchia Kagome che se ne stava sempre zitta ormai non vi era più traccia.
“Ti ringrazio, ma il merito è soltanto tuo. E adesso vattene!”
“Mi hanno diagnosticato un tumore al seno, Kagome…” – esordì Kikyo tutto d’un fiato. La ragazza sgranò gli occhi e da dietro la colonna, Naraku ebbe un sussulto.
“C-come?” – Kagome ebbe un mancamento. – “Q-quando?” – chiese lei di getto, mentre gli occhi le divenivano lucidi.
“Circa tre mesi fa…volevo chiamarvi, ma non ne avevo il coraggio…volevo…volevo passare con voi i miei ultimi giorni…” – Kikyo aveva lo sguardo basso, mentre Kagome ancora non riusciva a capacitarsene. La donna alzò lo sguardo e fissò la figlia che d’istinto abbassò il suo. In un nano secondo, tutto il male che quella donna le aveva fatto era sparito e tutto quello che le aveva appena detto si era sciolto come neve al sole.
Di fronte alla morte, tutto cambia…

Ma poi…
Ma poi si ricordò con chi stava parlando. Alzò con lentezza esasperante il volto, assottigliò gli occhi e li piantò dentro quelli della donna. La fissò per un momento interminabile, come se cercasse di capire se stesse mentendo o meno. Dopo cinque minuti di osservazione, Kagome scosse la testa, indignata per quella falsità.
E tutto l’odio ritornò alla carica decuplicato.
“Dio…quanto fai schifo, Kikyo…sei la peggiore delle donne e la peggiore delle madri. Tu non stai morendo…che schifo…a cosa sei disposta per rovinare la vita degli altri, eh? Ma comunque, sai che ti dico? Non importa. Non mi importa più nulla di te. Adesso me ne tornerò nell’altra sala e continuerò a festeggiare il matrimonio di mio padre e di mia madre.” – Kikyo sgranò gli occhi. – “Si, madre…hai capito benissimo. Una donna che mi ascolta e che mi consiglia al meglio…per me è una madre. E ti posso assicurare che Kagura ha passato in pieno l’esame. Addio Kikyo, spero di non vederti mai più sulla nostra strada.” – Kagome si girò e sbiancò quando vide fermo davanti a lei il padre con uno sguardo che non gli aveva mai visto. Anche Kikyo sgranò gli occhi.
“Na-Naraku…” – l’uomo la zittì con la mano.
“Ho sentito fin troppo…” – disse l’uomo con un tono di voce che rasentava il disprezzo. Voce che fece venire la pelle d’oca perfino a Kagome. – “Vattene Kikyo…se ti è rimasto un briciolo di dignità vattene e non farti più vedere. Mi hai già rovinato abbastanza la vita, non credi?” – Kikyo si drizzò con la schiena e se ne andò.
Aveva abbandonato Naraku per un altro uomo che, all’apparenza, era più ricco di lui ma che dopo nemmeno due settimane di convivenza dovette ammettere alla donna la bancarotta per un affare andato male. Non che Naraku fosse un Re Mida, ma almeno poteva permettersi abiti di una certa qualità e assicurare un certo tenore di vita.
Quando aveva scoperto che si stava per sposare aveva cercato un sistema per poter ritornare assieme a lui. Quello di inscenare la sua pseudo malattia le era sembrato un colpo di genio, ma non aveva fatto i conti con il rancore della figlia. Kagome la stava quasi per bere (e se la beveva lei c’erano ottime possibilità) ma alla fine l’aveva scoperta, odiandola se possibile ancora di più.
A cosa erano disposte le persone pur di far del male ad altri?
Kagome e Naraku tirarono un sospiro di sollievo, guardando la porta del ristorante che si chiudeva. – “Kagome…” – la ragazza guardò il padre che aveva ancora lo sguardo puntato sulla porta dalla quale era uscito il capitolo più brutto della sua vita.
“Si?”
“Perché non mi hai mai detto niente?” – chiese Naraku guardandola arrabbiato. Kagome capì che si stava riferendo a quello che aveva detto prima e alzò le spalle.
“Io…sai che non ti avrei mai fatto preoccupare…comunque!” – esclamò poi con un bellissimo sorriso. Doveva e voleva dimenticare quella brutta scena di poco prima. – “Adesso dobbiamo festeggiare! Un bel sorriso!” – Naraku  non era d’accordo di sotterrare l’argomento in quel modo, ma quello era il giorno del suo matrimonio e obbedì, ritornando in sala.
“Guarda che il discorso non è finito qui…” – specificò Naraku a Kagome, che abbassò lo sguardo, consapevole che il padre le avrebbe fatto una lavata di capo che non se la sarebbe più scordata.
Kagura si stava preoccupando perché erano stati assenti per circa un quarto d’ora.
“Ehi…mi stavo preoccupando…che è successo?” – Naraku le sorrise e la baciò.
“Niente…ho trovato Kagome di fuori e mi sono messo a parlare un po’ con lei. L’ho ringraziata per quello che ha fatto per noi.”
“Ah…ok…” – Kagura tornò a gustarsi il suo pranzo e la giornata passò tranquillamente.

Verso la fine, fu tagliata la torta e distribuite le bomboniere, che suscitarono scalpore tra gli ospiti per la loro bellezza.
“Signori? Un attimo di attenzione, per favore!” – esclamò Naraku dal suo tavolo. Tutti si zittirono per sentire che aveva da dire lo sposo. – “Vi ringrazio per essere venuti qui e per aver festeggiato con noi…”
“BRAVO! BIS!” – fu l’urlo che partì dal tavolo degli amici. Ovviamente tutti i commensali scoppiarono a ridere, Naraku per primo.
“Grazie, grazie…volevo anche fare…”
“BRAVO! BRAVO! ANCORA!” – Naraku rise.
“…un ringraziamento particolare a mia figlia Kagome.” – Kagome stava per strozzarsi con la torta. – “Il matrimonio lo ha organizzato lei, dalla a alla zeta. Quindi io proporrei un applauso per Kagome!”
Tutti iniziarono a battere le mani per la perfetta organizzazione della ragazza che si alzò in piedi imbarazzata. Il pranzo si concluse e tutti tornarono a casa, sposi inclusi. Il mattino successivo Kagome si sarebbe dovuta recare al ristorante per pagare il conto.

“Casa dolce casa…” – disse Kagome, togliendosi i sandali e buttandosi sul divano. Erano le undici di sera e il giorno successivo era domenica. Kagura e Naraku erano in camera che si stavano cambiando, quando ad un certo punto Kagura sentì su di sé le forti mani di Naraku che esploravano la sua schiena.
“Na-Naraku, no…c’è Kagome…” – ma Naraku non l’ascoltava. Baciò il collo della sua sposa, provocando in lei mille brividi, la voltò e la baciò con prepotenza. Ormai Kagura stava per cedere quando un leggero bussare riportò i due alla realtà. Si staccarono velocemente e alla velocità della luce si infilarono qualcosa addosso.
“Si?” – disse il padre.
“Ciao…posso?” – chiese timidamente Kagome.
“Dai entra!” – disse Kagura guardando Naraku come per dire “te l’avevo detto…”
“No niente…io mi faccio la doccia e poi vado a letto. Ci vediamo domani, ok?”
“Ok. A domani.” – rispose Kagura. Kagome chiuse la porta e Kagura si buttò sul letto, stremata. Naraku le montò sopra e ricominciò a baciarla. Kagura rideva, mentre gli chiedeva di smettere per paura che entrasse nuovamente la ragazza. – “Naraku…” – la voce roca di lei lo mandava fuori controllo, la baciò di nuovo e lei gli circondò il collo con le braccia. Naraku smise, conscio che Kagura aveva ragione.
“Da domani sera sarai mia…” – disse per poi ribaciarla e spogliarsi per farsi una doccia.

Kagome era in camera sua a pensare alla giornata trascorsa. A parte l’intoppo Kikyo, era andato tutto bene e un’idea le era balenata per la mente.
“Mi sono già trovata il lavoro…” – si disse, ridendo.
TOC TOC
Il bussare della porta la distrasse.
“Avanti…” – era Kagura che era in tenuta da doccia.
“Ciao tesoro, come stai?” – chiese Kagura, sedendosi sul letto vicino a lei.
“Sono un po’ stanca…” – ammise Kagome.
“Lo immagino…con tutto quello che ti abbiamo fatto fare…” – Kagome scosse la testa.
“No, non è per quello, anzi! Mi sono divertita un sacco ad organizzarvi tutto. Sai, quando ero ancora a scuola ho incrociato Inuyasha quando sono uscita dagli spogliatoi…”
“Davvero?” – esclamò Kagura accomodandosi meglio sul letto della ragazza.
“Si…avresti dovuto vederlo. Subito non mi ha riconosciuta, poi ha tentato di rimorchiarmi e quando ha capito chi ero ci è rimasto malissimo.”
“Hai visto?” – Kagome annuì.
Seguì un attimo di silenzio, interrotto successivamente da Kagome.
“Kagura?”
“Dimmi…”
“Posso…posso…è un problema se…inizio a…a chiamarti…mamma?” – azzardò Kagome, rossa in volto. Kagura era sorpresa, ma felice.
“Ma…ma certo…che razza di domande fai?” – Kagura prese Kagome per le braccia e l’abbracciò, le posò un delicato bacio sulla fronte e le augurò buona notte.
“Buona notte…” – Kagura si girò le donò un bellissimo sorriso. Andò a farsi la doccia e poi a letto. Il mattino successivo dovevano partire per un mese in viaggio di nozze ai Caraibi.
Il che significava avere la casa a disposizione per un mese.
E con quel lieto pensiero, Kagome si addormentò.

Inuyasha quel giorno, invece, non aveva fatto altro che pensare a Kagome e all’enorme figura di merda che aveva fatto nel non riconoscerla. Era come se avesse partecipato a uno di quei programmi dove a caso venivano scelte le concorrenti e venivano sottoposte a cure di bellezza incredibili per poi passare dallo stadio di brutto anatroccolo a cigno. E lo stesso aveva fatto Kagome.
Vederla in quelle sembianze, si era accorto di molte cose che la ragazza tendeva a nascondere. Per esempio, aveva subito notato il seno di Kagome. Non era né troppo grosso né troppo magro, era…giusto. Poteva fare benissimo il chirugo estetico a occhi chiusi da quanto conosceva quella parte del corpo…il fatto che poi venisse risaltato da quel vestito stretto appunto sotto di esso era stata quella che si dice la ciliegina sulla torta. E le gambe? Aveva delle gambe spettacolari e il piede fasciato in un sandalo che lo aveva fatto impazzire. E i capelli? Solitamente raccolti in una coda di cavallo erano lasciati liberi e un po’ mossi sulle punte la rendevano ancora più bella. E poi…tocco finale, il sorriso. Aveva notato che aveva tolto l’apparecchio e il suo sorriso era a dir poco sensazionale. In una parola, Kagome era assolutamente spettacolare. Durante quella giornata, poi, il discorso che gli aveva fatto Miroku gli era tornato spesso alla mente.
“La piglierai in giro pure oggi?”
“Mi sembra ovvio…mi diverto troppo.”
“Sai Inuyasha…ho solo diciassette anni, ma ti posso assicurare che la vita è una ruota che gira.” – Inuyasha guardò il suo migliore amico con aria interrogativa.
“Che vuoi dire?”
“Che tutto quello che di negativo una persona fa nella vita, gli verrà restituita dieci volte tanto.”
“Senti Miroku…pochi giri di parole. Che vuoi dire?”
“Che verrà il momento in cui quella ragazza te le farà pagare tutte con gli interessi.” – Inuyasha lo guardò allibito e poi scoppiò a ridere.
“HAHAHA! Ma tu sei tutto scemo! HAHAHAHA! Cosa vuoi mai che mi succederà? Ma dico io…hai mai visto Higurashi? Sembra uscita da un film orror!”
Già…ma lo aveva detto prima di conoscere la nuova Kagome. E ora, era sicuro che gliele avrebbe fatte pagare tutte con un tasso d’interesse fuor di misura.
Era arrivata la sera anche per Inuyasha, che aveva passato tutta la giornata a pensare alla ragazza.
L’anno successivo avrebbe affrontato la quarta ed era curioso di vedere se avrebbe mantenuto la trasformazione o se sarebbe tornata alle vecchie abitudini. Decise di accantonare l’argomento e di tirarlo fuori solo a Settembre.
Adesso iniziava l’estate anche per lui e voleva usarla solo per divertirsi.

“…e questo è per te. Per prenderti quello che vuoi.” – disse Naraku, porgendo alla figlia un bancomat da usare a suo piacimento.
“Per me? Grazie!” – esclamò Kagome, prendendo quella piccola scheda come se fosse oro.
“Allora Kagome…sei sicura di farcela per un mese intero da sola?” – chiese il padre preoccupato.
“Tieni acceso il telefono che mi sa che ti dovrò chiamare per farmi dire dove sono le pentole…” – affermò lei sarcastica, imbarazzando il padre.
“Ok…allora noi andiamo. Ciao tesoro, mi raccomando…” – disse il padre.
“Ok, ok…” – disse lei, fintamente scocciata. Kagura abbracciò Kagome.
“Ciao gioia…divertiti, mi raccomando.”
“Ok, grazie mamma. Buon viaggio!”
Genitori e figlia si salutarono e Naraku e Kagura presero l’aereo, mentre Kagome prese il taxy per tornare a casa. Una volta arrivata si buttò sul divano e fece la lista delle cose da fare.
Come prima cosa fece la spesa per l’intero mese, stipando il frigo e il freezer, come seconda iniziò a fare acquisti a tutta manetta. Il padre le aveva lasciato una bella sommetta per quel mese di assenza. Kagome acquistò dei nuovi vestiti, mentre quelli vecchi andavano a vedere com’era fatto il secchio dell’immondizia. Ormai la nuova Kagome si piaceva ogni giorno di più ed era venuto il momento di lasciarla libera di agire. Come terza cosa, acquistò dei nuovi costumi da bagno, non più interi e coprenti, ma dei bikini da mozzare il fiato. Comprò delle creme per il viso, shampo, balsami profumati, saponi di tutti i gusti, latte per il corpo…tutto quello che serviva per mantenersi bella. Rivoluzionò anche la sua pochette per il trucco. Aveva aggiunto mille colori differenti oltre al rosa, che rimaneva comunque il suo preferito. Anche la camera era stata rivoluzionata. Aveva eliminato le lenzuola del classico color bianco perla e le aveva sostituite con altre più colorate e a fantasia con animali disegnati sopra. Passò i pomeriggi in piscina a prendere il sole, sotto lo sguardo interessato dei ragazzi che per andare a prendersi qualcosa da bere, facevano il giro del globo per poter passare davanti alla ragazza che si divertiva un sacco a sentirsi così ammirata.
Chissà come sarebbe stato il rientro a scuola…
=Già…la scuola…chissà che effetto farò sui miei compagni di classe…= pensò la ragazza, soffermandosi su uno in particolare. =…chissà che effetto farò su di lui…quando mi ha visto l’ultimo giorno di scuola gli ho fatto una buona impressione…= Kagome rise. Tra meno di due mesi, avrebbe avuto tutte le sue rivincite.

Kagura e Naraku erano ai Caraibi a godersi la loro meritata vacanza. Durante il soggiorno Naraku le raccontò di come Kikyo avesse avuto la faccia tosta di presentarsi li come se niente fosse e del sangue freddo di Kagome. Kagura se ne risentì un po’ perché voleva che Naraku glielo avesse detto subito, ma bastò solamente un bacio di lui per placare l’animo inquieto della donna. Di giorno i due erano sempre fuori per escursioni, mentre di notte…impegnavano il proprio tempo in qualcosa di più costruttivo. Il mese stava per scadere e per Naraku e Kagura venne il momento di rifare le valige e tornare a casa.

Per Kagome, quel mese, fu l’apoteosi della pacchia assoluta. Grazie al suo rendimento scolastico non aveva avuto compiti in più e quelli che le erano stati dati li aveva fatti tutti la prima settimana, in modo tale da aver liberi i restanti mesi.
Venne il giorno che i suoi tornavano dal viaggio e decise di far loro una sorpresa: preparò ogni sorta di ben di Dio, tutti i piatti che piacevano ai suoi genitori. Finì tutto e in quel momento la porta di casa si aprì.
“Siamo tornati!” – avvisò Naraku.
“Ciao! Com’è andato il viaggio?” – chiese Kagome salutandoli calorosamente.
“Tutto bene, poi ti raccontiamo…che profumino…” – disse Kagura alzando gli occhiali e portandoli sulla testa, tirando indietro anche la frangetta.
“Sorpresa!” – Kagome li fece accomodare e pranzarono insieme, raccontando alla figlia com’era il posto. Kagome ascoltava interessata fino alla fine.
“…e l’ultima sera c’è stato un falò sulla spiaggia.”
“Dai…” – disse Kagome contenta.
“E tu che hai fatto?” – chiese la madre.
“Spese pazze!”
Kagome portò la madre in camera e le mostrò tutto quello che aveva fatto in quel mese, lasciandola sbalordita per quel cambio di personalità.
L’estate passò tranquillamente ma si sa, che dopo di essa, arrivava anche l’inizio dell’anno nuovo.

Kagome era pronta per affrontare il nuovo anno scolastico con un nuovo atteggiamento. Durante l’assenza dei genitori, aveva colto l’occasione per far accorciare impercettibilmente a occhio nudo la gonna della divisa e il restringere la camicetta.

Arrivò anche il tanto atteso lunedì d’inizio anno e Kagome come al solito si era alzata presto per preparare la colazione…










Buono. Anche questo è andato.
Che ve ne è parso? Troppo audace la scena tra Kikyo e Kagome? Se si mi dispiace, ma io Kikyo proprio non la sopporto. Mi dispiace per quello che ha passato e cosa è obbligata a fare per mantenersi in vita nel manga, ma ad un certo punto io mi chiedo…ma puoi mica lasciar vivere le persone? Cosa ti rende così acida? Beh, forse il fatto di morire ed essere riportate in vita contro la propria volontà può essere una motivazione, ma ad un certo punto io credo che se si tiene veramente ad una persona bisogna lasciarla andare e non obbligarla a vivere ancorata al passato, come fa lei.

Postilla a parte…vi è piaciuto il capitolo?
E Kagome come si comporterà a scuola? Cosa farà? E Inuyasha? Mamma mia quanti quesiti in sospeso, ma spero di poter rispondere a tutti.
Vi mando un…15-16 mila besitos!
callistas.

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Capitolo 5
*** Incontro e svenimento ***


Incontro e svenimento AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!!!!

Teribbile ritardo! Me si prostra a terra strisciando come un viscido serpente chiedendo perdono e venia. La chiavetta della Vodafone mi ha lasciata a piedi e solo ora posso aggiornare.
E per farmi perdonare, posterò due capitoli e domani sera aggiungerò il consueto.
Spero di aver fatto cosa gradita.

Come sempre, vedere i vostri nomi tra i recensori mi rende la persona più inutilmente felice sulla faccia di questo granellino che nella vastità dell’immenso cosmo chiamano Terra…
Scusate…non pensavo che sniffare borotalco facesse così male…
Comunque…IO VI RINGRAZIO!!!! COME FAREI SENZA DI VOI?!?! Sono così commossa che mi si è fatto un groppino in gola…
Adesso siamo nella fase centrale della storia. Kagome è arrivata a scuola e ovviamente i suoi compagni di classe l’hanno vista. Come hanno reagito? L’hanno notata? Non l’hanno notata? Secondo me da adesso in poi, Kagome si metterà a diete, mangiando aria e vendetta (il pane no perché fa ingrassare, ma dio solo sa quanto è buono…).
Mi prostro umilmente ai vostri piedi e bacio la terra sulla quale camminate e prima di aggiornare vi ringrazio pro-capite.

_Dana_: una nuova commentatrice! Oh gaudio! Oh jubilo! Piacere di vederti qui su questo schermo, ragazza! Mi fa piacere che la reazione di Kagome ti sia piaciuta (oh quante ripetizioni…) e ti dirò anche che in origine avevo deciso di usare termini molto più forti, ma rileggendola in un secondo tempo mi sono detta “no, no…se seguo lo stile della storia, non è proprio da Kagome usare un linguaggio così volgare” e allora mi sono ridimensionata alla potenza. Ho fatto molta fatica visto che Kikyo mi sta proprio sul groppone. Eccoti l’aggiornamento e spero che sia di tuo gradimento. E si, vedrai che combinerà la piccola, innocente Kagome. Più che vendetta con la “V” maiuscola, io scriverei tutta la parola a caratteri cubitali. Besitos!

Cri_91: ciao bellissima! Sono contenta di vedere che commenti costantemente la mia storia. Non sai quanto mi rendi felice! Eh si…adesso Kagome ha imparato una cosa molto importante: la vendetta è un piatto delizioso, ma bisogna stare attenti a non esagerare…adesso che Kikyo è andata fuori dai marroni speriamo che l’allegra famiglia abbia un po’ di meritato riposo e che possano vivere tutti “felici e contenti”…decisamente il mio prototipo di finale preferito.
Eccoti l’aggiornamento con il primo giorno di scuola!

Mikamey: ciao bella! Sono contenta di rivederti! Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto e spero valga lo stesso per il prossimo. Ti è piaciuto come ho vestito Kagome? Chissà perché ma io me la immagino così, tutta vestita di rosa (come la sfera dei quattro spiriti…dio che vergogna…) o forse perché a me il rosa è un colore che piace molto. Beh, dai…fa lo stesso. Comunque Kikyo si è fatta rivedere ma l’ho anche “spuntata”, o meglio, Kagome ha fatto il lavoro sporco. Io mi limitavo a scrivere quello che vorrei dire io di persona a lei (spero di essermi spiegata, altrimenti vige sempre il 4½…hehe…) E sono perfettamente d’accordo con te. Se non ci fossero i periodi bui, come si potrebbero apprezzare gli sprazzi di luce? (Scusa…effetto borotalco…). Grazie mille per i complimenti, sono sempre i bene accetti (mi raccomando aggiorna pure tu…).
Besitos!

Laretta: perfetto. Adesso vedrai che combinerà Kagome e la sua neo-bellezza. Le farò o non le farò fare una strage di cuori? Essere o non essere…questo è il problema…adesso ti lascio con l’aggiornamento, e ti aspetto a fine capitolo.

Kagome19: meno male…temevo reazioni spropositate, fischi e pomodori marci, ma mi compiaccio nel vedere che la lezione che ho dato alla mummiaccia è piaciuta. E adesso? Che farà Kagome adesso? Anch’io propendo per l’atroce vendetta, ma cercherò di non farmi prendere la mano.
E scusa…come dovrebbe finire? (me sdegnata O.O) :-p

Kaggy95: kiss kiss anche a te! Grazie per aver lasciato un commento anche se eri di fretta. Mi ha fatto molto piacere! Spero di rivederti al prossimo capitolo!

Mary_loveloveManga: figurati, per così poco? La storia mi ha veramente intrigato fin dal primo capitolo e non vedo l’ora di sapere come va a finire (se mi vuoi dare qualche anticipo mica mi offendo, sai? :p) Comunque l’importante è che tu faccia quello che ti senti. Sono contenta che Kagome abbia fatto un buon lavoro. Chissà che sfinimento correre da un negozio all’altro anche solo per raccogliere cataloghi, campioni…mi viene la pelle d’oca solo a pensarci. Ovviamente, non potevo non sottolineare il mio disappunto (o odio, vedi tu come definirlo…) verso quella donna rinsecchita! Vaso canopo? Questa me la devo proprio scrivere perché non l’ho mai sentita. Simpatica però…mi ha fatto ridere. Si, si…concordo con te. L’ho fatta veramente grossa con la balla della malattia, eh? Io penso che devo aver avuto un’infanzia terribile per inventare robe simili, eppure…i miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla…boh?
Sai, mi piaceva l’idea di rendere Kagura un po’ più umana e farla chiamare “mamma” da Kagome secondo me ha aiutato tantissimo, che ne dici? Troppo smelenso? E anche qui, concordo, vendetta e nutella, è un binomio azzeccatissimo.
Ma figurati, mi piacciono i commenti kilometrici e spero che il prossimo lo sia altrettanto (hehehe…)

Kirarachan: perché la fuga dello sposo? Credi che il tuo lui non approverebbe? Non preoccuparti…tutt’al più investilo con la carrozza, almeno sei sicura che non scappa. Comunque è meglio passare al capitolo, va…
Adesso che mi ci fai pensare non avevo inserito un dialogo/monologo sul padre che inveisce contro la figlia per rimproverarla di non avergli detto niente della sua infanzia…ammazza la pupazza…diciamo che lo avevo dato per scontato e ti ringrazio per avermelo fatto notare. Sappi che quando leggerai la sfuriata di Naraku, quella parte sarà dedicata a te! (Minchia totò…mi hai salvato la storia…).
Beh…porta pazienza…ma non sono così contorta…altrimenti il pairing Inu/Kag mi va in malora. : p
Besitones!

Ryanforever: guarda che se lo vuoi veramente, un vestito simile lo puoi mettere quando vuoi…ad esempio se devi vendicarti su qualcuno come ha fatto una certa ragazza di nostra conoscenza…dai? Da cosa l’avresti capito che Kikyo si sarebbe rifatta viva? Forse ho sottovalutato la tua intelligenza e lo hai capito subito…mannaggia a me…
Sono contenta che la risposta di Kagome ti sia piaciuta. Mi sono sentita riempire l’orgoglio di soddisfazione mentre buttavo giù quelle righe.
Sono contenta che condividi il mio pensiero su come far felice una persona e credo che Kikyo lo abbia inteso.

A voi tutte ecco l’aggiornamento!


Anche se ora aveva la madre che le faceva tutto, non aveva perso l’abitudine di alzarsi presto, in quanto adesso doveva anche truccarsi un po’. Mise del phard, un po’ di ombretto rosa sugli occhi e del lucida labbra. Lasciò liberi i capelli di ondeggiare seguendo i suoi movimenti e poi uscì.
Il tragitto da casa a scuola non le era mai sembrato così emozionante. Il cuore le batteva velocemente, soprattutto perché non vedeva l’ora di vedere la faccia del suo affezionatissimo compagno di banco. Doveva mordersi la lingua per non scoppiare a ridere dall’emozione e, tra un pensiero di vendetta e l’altro, arrivò davanti all’ingresso della scuola. E lo vide, come se lo avesse visto per la prima volta in vita sua. Sorrise e tirò un sospiro per incoraggiarsi e con passo deciso si avviò verso il quadro generale che indicava i nomi degli alunni, le rispettive classi e i piani di dove esse si trovavano.
Entrò nella classe destinata ad ospitare gli allievi della quarta della sua sezione e come al solito attese l’arrivo dei suoi compagni, ma di uno in particolare. Non conoscendo il programma del primo giorno di scuola, i ragazzi erano tutti senza lo zaino. Kagome si era affacciata alla finestra quando sentì i suoi compagni entrare.
Partirono immediatamente dei brusii, segno che stavano parlando di come fosse cambiata in quell’estate. Entrò anche l’ultimo ritardatario che si sedette vicino a Kagome, come al solito.
“Ciao.” – disse lui, non sapendo come comportarsi. Kagome si girò verso di lui e sorrise vittoriosa.
“Buon giorno…” – salutò lei.
Inuyasha era ammutolito del tutto. Quella che si trovava davanti era si Kagome, ma la Kagome che l’aveva smaccato l’ultimo giorno di scuola. Inuyasha, avendo l’occhio clinico, aveva immediatamente notato la gonna che era un po’ più corta e la camicia un po’ più aderente. Il viso era finemente truccato, niente di esagerato e si stupì nel pensare a quanto fosse…carina Kagome. Si trattenne nel pensare ad aggettivi un po’ più forti.
In quel momento entrò il professore e fece il solito discorso di inizio anno. Nessuno lo stava a sentire, nemmeno Kagome che ormai lo aveva imparato a memoria. Si trovò da fare qualcosa, finchè non guardò in faccia Inuyasha che la guardava a sua volta come uno stoccafisso.
“Puoi smetterla di fissarmi?” – chiese con un sorriso sulle labbra. Inuyasha arrossì e si ricompose immediatamente e Kagome dovette ammettere che la vendetta era un piatto molto gustoso…

Arrivò l’intervallo e Kagome lo passò in terrazza da sola.
O almeno questo era quello che lei pensava.
Si aggrappò alla rete e guardò di sotto. I suoi compagni ridevano e scherzavano, altri giocavano a pallone, altri erano seduti all’ombra degli alberi per riposarsi un po’. Non si accorse di una presenza alle sue spalle.
“Ciao.” – Kagome si girò di scatto e si sorprese di trovarselo di fronte. Comunque sorrise per gentilezza.
“Ciao.”
“Come mai tutta sola?” – chiese lui. Kagome alzò le spalle.
“Così…non mi andava di stare in mezzo al casino…”
“Come ti chiami?”
“Kagome, Kagome Higurashi.” – il ragazzo sgranò gli occhi per la sorpresa.
“Quella Kagome Higurashi?” – ora quella sorpresa era Kagome.
“Perché? Ne conosci altre?” – il ragazzo la squadrò da capo a piedi, indugiando spesso e volentieri sulle sue gambe.
“E’ che tu…cioè…no…wow…” – il ragazzo era sempre più imbarazzato ed eccitato. Kagome rise.
“Hai notato il mio cambiamento, vero?” – chiese Kagome divertita.
“S-si…”
“Posso sapere il tuo nome?” – il ragazzo si svegliò e porse la sua mano a Kagome, che la strinse.
“Koga, Koga Yoro. Piacere.”
“Piacere mio, Koga.”
I due passarono l’intero intervallo a parlare, scoprendo di avere molti interessi in comune.
I due passarono l’intero intervallo a parlare, non sapendo però che una terza persona stava ascoltando tutto quello che si dicevano.

“Ora devo rientrare in classe…ma mi ha fatto piacere conoscerti, Koga.” – disse lei con un bel sorriso.
“Il piacere è stato mio, Kagome.”
I due si salutarono e Kagome tornò in classe. Era incredibile come il primo giorno di scuola le avesse relalato la conoscenza di uno di quinta, tra l’altro uno dei più corteggiati dell’istituto. Rientrò in classe con un bel sorriso, sempre ripensando al fatto che la bellezza esteriore stava guadagnando a vista d’occhio punti su punti e Inuyasha se ne accorse. Girò la testa dall’altra parte e non la salutò a differenza di lei.
“Ciao…” – disse lei, non ottenendo risposta. Kagome fece una faccia come per dire “w l’educazione…” – non disse altro e riprese ad ascoltare le ammonizioni dei professori.

La scuola finì quel giorno e Kagome aveva ritirato dalla scrivania del professore gli orari e l’elenco dei libri di testo. Quel pomeriggio lo avrebbe speso ad acquistarli, facendosi accompagnare dalla madre. Di solito era un lavoro che faceva da sola, che Kikyo vi fosse o meno. Però in fondo le sembrava una buona idea andare con Kagura. Così avrebbero cominciato a conoscersi anche sulle piccole cose.
Entrò in casa e salutò tutti calorosamente.
“Ciao! Sono tornata!”
“Ciao tesoro! Com’è andato il primo giorno di scuola?”
“Fatto niente come al solito! Senti, oggi mi accompagneresti in carto-libreria a prendere i libri di testo?”
“Ma certo, volentieri!”
Naraku quel pomeriggio aveva dovuto rimanere in ufficio per finire alcuni lavori lasciati in sospeso. Verso le quattro del pomeriggio Kagura e Kagome uscirono insieme con dei sacchetti molto resistenti e andarono in carto-libreria.
Appena entrate, consegnarono subito l’elenco dei testi necessari, mentre loro andavano ad acquistare il resto. Finirono che la commessa aveva portato su tutto il malloppo di cultura.
“Ecco a voi…grazie e arrivederci!”
“Arrivederci!” – salutarono le due.
“Andiamo a prenderci qualcosa, gioia?” – chiese Kagura.
“Si, dai…”
Presero posto allo stesso bar di quando Kagura aveva avuto modo di conoscere il famigerato Inuyasha e, senza farlo apposta, la prima occasione della chilometrica lista di vendetta le fu servita su un piatto d’argento. Inuyasha era entrato al bar ed era sempre assieme ad alcuni suoi amici, che con un gesto interessato del mento, indicarono al ragazzo la presenza di due sventole. Quando Inuyasha si girò, sgranò gli occhi quando vide Kagome assieme alla donna dell’altra volta, che fu presentata come sua madre e non come migliore amica.
“Ciao Kagome…” – disse lui senza tanti atteggiamente da divo. Lei lo salutò con un bel sorriso.
“Ciao Inuyasha…scusami se ti ho risposto male l’altra volta…” – disse lei, fintamente dispiaciuta. Dio se se l’era meritata quella risposta quel giorno! Ma ora era venuto il momento di ripagarlo con la sua stessa moneta e quando vide la sua faccia, pensò di aver centrato appieno il bersaglio. – “Ti presento mia madre, comunque…” – Inuyasha sgranò gli occhi e guardò alternativamente Kagome e sua madre, incredulo. Inghiottì pesantemente e con un sorriso imbarazzato strinse la mano della donna. Kagome lo guardava con la faccia di chi aveva tante cose da dire, ma che una era più evidente delle altre: fa male messo in quel posto, vero?
“Pi-piacere signora…Inuyasha NoTaisho…” – Kagura gli strinse la mano cordialmente.
“Piacere mio, Inuyasha…non sentirti in imbarazzo per l’altra volta…mi fa piacere non essere scambiata per una vecchia zitellona.” – Inuyasha si rilassò palesemente e osservò Kagome guardare la madre con un bel sorriso. Sentì qualcosa all’altezza dello stomaco. – “Prendi qualcosa con noi?”
“Se non disturbo…” – affermò il ragazzo, prendendo posto.
“Ma figurati…almeno mi racconti un po’ di Kagome…sai, so praticamente poco dei suoi anni precedenti…” – Inuyasha era confuso. Come faceva sua madre a non sapere niente di come andava la figlia a scuola? Si ma…cosa poteva dirle?

=Seee, bravo deficiente…= pensò il ragazzo che non sapeva come cavarsi da quell’intoppo.
“Beh…che posso dire? Le piace studiare, mai un’assenza…la tipica alunna modello.” – disse mentre si allargava il colletto della camicia con fare agitato. Kagome lo osservava da dietro la frangetta. Sapeva benissimo che non avrebbe mai detto a sua madre l’intera verità. Dopotutto…cosa ci avrebbe guadagnato?
“Si, ma…cosa fa durante l’intervallo? State insieme? State con i vostri amici?” – Inuyasha era sempre più perplesso per via di tutte quelle domande.
“Signora…posso chiederle una cosa? Non…non si arrabbi, però…”
“Dimmi…”
“Kagome non le racconta mai niente durante la giornata?”
“Beh si…ma come ti ho già detto, so ben poco dei suoi anni precedenti.”
“Perché?” – azzardò lui.
“Mamma…” – intervenne Kagome che aveva finito la sua aranciata. – “Andiamo? Devo ancora finire di mettermi a posto la camera e sistemarmi i libri. ” – Inuyasha osservò Kagome e la sua prontezza del fermare il discorso. Come mai si era innervosita?
=Sta nascondendo qualcosa…= pensò Inuyasha, sentendosi sempre più incuriosito da quella ragazza.
Kagura era sorpresa. Kagome non usciva mai di casa se non prima di aver sistemato la sua camera e averla pulita peggio di una sala operatoria. Il dubbio che forse era imbarazzata di averla come madre la prese a tradimento, ma si alzò senza dire niente, se non per salutare Inuyasha. Allora perché le aveva chiesto di chiamarla mamma?
“Hai ragione, tesoro…si è fatto tardi. Ciao Inuyasha…è stato un piacere conoscerti.”
“Piacere mio signora…ciao Kagome. Ci vediamo domani.” – la ragazza si girò e lo salutò, stavolta con aria meno baldanzosa.
“Ciao…”
Le due si avviarono silenziose verso casa.
La decisione di Kagome di troncare sul nascere quella conversazione non era dovuta al fatto che lei si vergognasse della madre, anzi…era più che felice di avere Kagura come seconda mamma, ma più che altro perché non le andava di dover spiegare a Inuyasha la sua vita privata. Non aveva voglia di ricordare i momenti brutti passati con Kikyo. E siccome Inuyasha era conosciuto per la sua irrefrenabile curiosità nel voler sapere tutto di tutti, se avesse solamente intuito che c’era qualcosa di strano sotto, l’avrebbe sottoposta ad un terzo grado da paura. E poi…chi si poteva credere lui per farle domande così personali?
Le due entrarono in casa silenziose. Kagome appoggiò sul tavolo della cucina i libri e andò da Kagura.
“Mamma…posso parlarti un secondo?” – Kagome vide che sua madre era strana, ma li per li non ci diede molto peso.
“Certo…dimmi…” – disse la donna, passandosi le mani sulle ginocchia, nervosamente.
“Ecco…per prima io…” – ma Kagura la bloccò, accennando un sorriso tirato.
“Non ti preoccupare…forse non ti sei ancora abituata ad avermi come seconda madre, ma non ti preoccupare…” – Kagome scosse la testa.
“Guarda che è l’esatto opposto!” – Kagura si sorprese molto. – “Ho voluto evitare l’argomento perché conosco Inuyasha. So che è un curioso cronico e se gli avessi detto anche mezza parola sul discorso mi avrebbe tampinato fino alla morte. Credimi, è meglio che non sappia niente, anche perché questi sono affari miei e non suoi.”
“Quindi…non ti vergogni di me?” – chiese timidamente Kagura. Kagome corse ad abbracciarla.
“Per l’amor di Dio…non dire mai più sciocchezze simili!” – Kagura sorrise, ma poi svenne tra le braccia della figlia, mandandola nel panico più totale.
“MAMMA! MAMMA! CHE TI PRENDE?” – Kagome fece sdraiare la donna sul divano e corse immediatamente a chiamare un’ambulanza che arrivò dopo cinque minuti.
“Che è successo?” – chiese un soccorritore.
“Non lo so…stavamo parlando e lei è svenuta!” – spiegò terrorizzata Kagome.
“Lei è la figlia?”
“Si…”
“Vuole venire con noi?” – Kagome lo guardò seccata. Domanda più stupida non poteva farla.








Chissà cos’avrà Kagura? Avrà anche lei una malattia incurabile come Kikyo? Come la prenderanno Kagome e Naraku? Se continuate a leggere lo scoprirete.









Scherzetto!










Erano in ospedale, quando ad un certo punto entrò di botto un uomo preoccupato a morte per la salute di sua moglie. Kagome era seduta su una sedia accanto a Kagura e le raccontava la sua giornata, cercando di distrarla, anche se la notizia ricevuta le aveva sconvolte.
E parecchio, anche.
Kagome era appena uscita dalla stanza dove avevano sistemato la madre per vedere se c’era traccia del suo papà. Quando l’aveva chiamato i medici non le avevano detto ancora niente e quando suo padre aveva risposto al telefono erano più i singhiozzi che non le parole che la ragazza riusciva a spiaccicare. Ovviamente, quando Naraku sentì sua figlia piangere e invocare il nome di Kagura, era sbiancato e con enorme fatica era riuscito a farsi dare il nome dell’ospedale dalla ragazza.
Ed ora era li, angosciato come mai lo era stato in vita sua.
“Kagome!” – esclamò Naraku.
“Papà!” – e gli corse incontro abbracciandolo, felice che fosse arrivato. Naraku la ispezionò da cima a fondo, constatando con sommo sollievo che la figlia non aveva tagli o abrasioni. Accertatosi che la figlia stesse bene, chiese di sua moglie.
“Dov’è? Come sta?”
“Ohi! Respira! Sta bene! E’ di la che ti aspetta…” – disse Kagome indicandogli la stanza corretta. Naraku si fiondò di corsa davanti alla porta della stanza indicatagli da Kagome. Entrò titubante e vide Kagura distesa sul letto con il volto girato verso la finestra con una flebo il cui ago andava a conficcarsi nel suo braccio.
Un leggero bussare la distrasse dalla contemplazione del cielo.
“Ehi…ciao!” – Naraku le si avvicinò e la baciò.
“Sono corso appena ho saputo…ma che è successo! Kagome era disperata!” – Kagura rise. – “Kagura…non mi sembrano cose sulle quali ridere. Che ti hanno detto?”
“Oh beh…” – Kagura si mise a sedere e Naraku l’aiutò immediatamente. – “…Kagome entra! Non rimanere li sulla porta…” – Kagome entrò imbarazzata.
“Oh beh…pensavo voleste rimanere soli…”
“Vuoi dirglielo tu?” – disse la madre.
“Io? No, no…stavolta tocca a te…” – disse indicando la donna con l’indice.
“Qualcuno si degna di dirmi qualcosa o devo chiedere direttamente ai medici?”
“Naraku…sono incinta.” – il viso corrucciato e preoccupato di Naraku mutò immediatamente espressione, le rughe formatesi agli occhi per la preoccupazione si distesero per lasciare il posto ad un sorriso luminoso. Si lanciò senza tanti preamboli sulla moglie e la abbracciò. Kagome sorrise e uscì dalla stanza per dar loro un po’ di intimità. Anche se era a causa della troppa intimità che Kagura ora era su quel lettino. Arrossì in maniera scandalosa, immaginando i suoi genitori che…scosse la testa, ancora sconvolta da quei pensieri e andò alle macchinette per prendersi un the caldo e riflettere.
=Spero mi vorranno ancora bene…= teneva in mano il suo the mentre, senza nemmeno accorgersene, piccole lacrime iniziarono a scendere sulle guance. Sussultò quando sentì un paio di braccia avvolgerle le spalle, riconoscendo quel tocco tra mille.
“Sarai sempre il mio cucciolotto, lo sai vero?” – Kagome sorrise.

Naraku e Kagura erano ancora abbracciati e non si erano ancora accorti dell’assenza di Kagome.
“Kagome vieni anc…dov’è Kagome?” – chiese Kagura. Naraku si girò di scatto e, dopo i primi istanti di smarrimento, decise di andare a cercare la figlia.
“Accidenti…” – esclamò il padre. – “…non vorrei si fosse sentita esclusa…” – disse lui, rimproverandosi per averla lasciata da parte.
“E allora muoviti e vai da lei! Dille che non cambierà assolutamente niente.” – Naraku uscì dalla stanza e si diresse a passo sicuro verso le macchinette del caffè e la trovò ferma in piedi, immobile, con un bicchiere in mano. La vide piangere e il suo cuore divenne piccolo piccolo per il dolore. Le si avvicinò e l’avvolse in un caldo abbraccio.

“Sarai sempre il mio cucciolotto, lo sai vero?” – Kagome sorrise e si girò un po’ verso di lui. Non aveva la forza di parlare, così annuì. – “Kagome, guardami…” – la figlia si girò, ma era evidente lo sforzo che stava facendo per trattenersi dal non piangere a dirotto. – “Tra poco ti arriverà un fratellino o una sorellina…” – Kagome abbassò gli occhi. – “…e tu ci dovrai aiutare. È molto importante, sarai per lui o lei un punto di riferimento, ma qualunque cosa accada, ricordati che noi ti vorremo sempre bene.” – Naraku l’abbracciò e Kagome rispose all’abbraccio. Si staccarono e lei si asciugò le lacrime. Adesso doveva andare da sua madre e farle le congratulazioni.







Adesso il capitolo è veramente finito.
Bella la malattia di Kagura, eh? Secondo me non c’è niente di meglio che vedere un dottore entrare nella tua stanza, reggere in mano un’anonima cartelletta sulla quale vi è scritto l’esito.
Ti interroghi su quale malattia ti possa aver colpito e quando lo senti, quando ti senti dire “congratulazioni…lei è incinta.” ti si apre il cuore e inizi già a pensare all’università per tuo figlio.
Ci tengo a precisare che non sono incinta, ma me lo ha raccontato un’amica di famiglia, molto sensibile su questo punto. Mi sono messa a piangere per lei.
Detto ciò, vi aspetto fiduciosa al prossimo aggiornamento.
Besitos!

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Capitolo 6
*** Vendetta nr. 1 - Koga ***


Vendetta nr. 1 - Koga Quel giorno Kagura smise di vivere.
Non poteva fare una passeggiata, stendere il bucato o sollevare qualcosa che fosse più pesante di un ago. Era nervosa, anche a causa delle continue nausee che la prendevano al mattino e che si portava avanti fino a giorno inoltrato ed era soprattutto difficile stare dietro alle sue strambe voglie. Naraku la obbligava a poltrire tutto il giorno sul divano, cosa assai inusuale per lei. Kagome era peggio del padre, se lui non le permetteva di sollevare niente di pesante, lei le dosava anche l’aria da respirare.
Non sapeva se avrebbe portato a buon fine la gravidanza o se sarebbe ammattita prima. Con l’entrata al terzo mese, si sentì decisamente meglio: le nausee erano sparite e riusciva a fare anche qualcosa. Non troppo, ma almeno riusciva a  tenersi impegnata. La pancia si era arrotondata dolcemente e ogni giorno la donna si misurava orgogliosamente il ventre con il metro per vedere se c’erano progressi, appuntando le misure su un apposito taqquino. Ogni tanto Kagome si sdraiava sul divano vicino a lei e metteva l’orecchio sulla pancia di Kagura per vedere se per caso si muovesse, ma era ancora troppo presto.
A scuola Kagome era raggiante.
Superata la paura di poter in qualche modo venir messa in disparte per l’arrivo del bebè, prese coscienza del suo ruolo: sarebbe diventata una sorella maggiore e non avrebbe mai fatto mancare niente al suo fratellino o sorellina. Lo avrebbe viziato fino alla morte, in barba ai divieti che imponevano mamma e papà. Kagome, non appena aveva un momento libero, svuotava la mente e si concentrava solo sul suo fratellino o sorellina: cercava di immaginarsi nei panni di sorella maggiore di un maschietto. Cosa avrebbe fatto in quel caso? Sarebbe andata a vedere le partite di calcio con lui, a prenderlo all’asilo, sempre che gli orari di scuola combaciassero, aiutarlo nei compiti, aiutarlo a vestirsi al mattino…ma se sarebbe stata una femminuccia? Avrebbe dovuto consigliarla sui vestiti, rassicurarla sul fatto che se qualcuno le avesse detto che era brutta di chiamarla e che ci avrebbe pensato lei. Consolarla durante il primo amore, aiutarla a superare i momenti difficili. Sorrideva soddisfatta della sua vita ed era tutto merito di Kagura, quella santa donna! L’aveva semplicemente aiutata a tirar fuori la vera Kagome, portandola in un anonimo centro commerciale, comprandole un vestito, delle scarpe e dei trucchi. Per il resto, era stata Kagome a continuare la trasformazione attuata dall’attuale madre e non avrebbe mai finito di ringraziarla.

I rapporti con Inuyasha si erano alquanto stabilizzati. Ora che Kagome non era più il brutto anatroccolo per eccellenza, era difficile prenderla in giro su qualche difetto fisico. Inuyasha ogni tanto si faceva beccare proprio dal nostro cigno a fissarla come un beota. Quelle volte che capitava arrossiva di botto per la figuraccia e si girava dall’altra parte. Kagome dal canto suo nuotava a stile libero nel suo brodo di giuggiole. Aveva capito che, grazie alla sua trasformazione, non era indifferente a Inuyasha ed era decisa a fargliele pagare tutte, potendo per una volta assaggiare il dolce sapore del gioco sporco.
Con Koga, invece si trovava molto bene. Parlavano e scherzavano tranquillamente sotto gli occhi di tutto l’istituto come se fossero amici di vecchia data, ed entrambi capirono che non poteva esserci nient’altro di più.
Koga era infatti innamorato perso dal primo anno della sua compagna di classe, Ayame, una rossa tutto pepe che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Quando si trattava di lei Koga andava nel panico, s’impaperava come mai gli succedeva e diventava tutto viola. Per questi motivi, limitava molto gli incontri con la ragazza.

Quel dieci Dicembre, Kagome era in terrazzo da sola, immersa nei suoi pensieri da sorella maggiore, quando ad un certo punto entrò proprio Ayame.
“Ciao…” – salutò Kagome, contagiata dal buon umore che gli avevano trasmesso i suoi pensieri.
“Ciao.” – rispose lei secca. Il buon umore fu spazzato via da quell’atteggiamento, ma decise comunque di ascoltare quello che la ragazza aveva da dirle. – “Voglio sapere che c’è tra te e Koga.” – chiese direttamente. Una domanda che per Kagome valeva più di mille dichiarazioni. Ayame la vide sorridere radiosa e lei interpretò male quel sorriso. Strinse la mascella per non dire qualcosa di cui si sarebbe pentita in un futuro e se ne andò più furente che mai, ma Kagome la bloccò quando era già sulla porta.
“Ti piace, forse?” – azzardò lei. Ayame si girò di scatto, tutta rossa in viso. Sbattè con violenza la porta e tornò verso la ragazza con passo marziale.
“Anche se fosse…” – scandì bene lei. – “…non sarebbero fatti che ti riguardano.” – ci tenne a precisare la rossa. Le due si sfidarono con lo sguardo. La prima a mollare la presa fu proprio Kagome, che le sorrise soddisfatta.
“Diamine…” – esclamò lei fintamente dispiaciuta. – “…e pensare che lui è stracotto di te!” – Ayame recepì solo in un secondo momento il senso della frase, poi sbiancò e il labbro prese a tremarle.
“M-ma…ma…m-ma come…lui…tu…”
“Siamo amici.” – rispose lei con ovvietà, facendo le spallucce.
“Ma…non me lo ha mai detto!”
“Perché pensava, e pensa tutt’ora, che tu non lo considerassi. Mai notato che quando ti parla balbetta?” – Ayame arrossì. – “Secondo te perché?”
“Gli piaccio?” – azzardò la rossa in un sussusso. Kagome annuì. – “Io-gli-piaccio…” – disse Ayame come per convincersi. – “GLI PIACCIO! GLI PIACCIO!” – Kagome cercò di calmarla, ma era difficile bloccare una ragazza atletica come lei saltare come se stesse facendo il salto in alto senza il bastone.
“Ayame…sta tranquilla, respira.” – la ragazza doveva mettersi le mani alla bocca per non urlare.
“Oddio…senti…scusa per prima…non volevo…”
“Tranquilla, piuttosto…mi chiedevo…ti andrebbe di uscire con lui?” – Ayame sgranò gli occhi.
“CERTO CHE MI VA!” – tuonò lei.
“Perfetto. Allora lascia fare a me, che ci penso io.”
Ayame uscì dal terrazzo e in quel momento fece il suo ingresso Inuyasha. La contentezza che aveva provato poco fa nel vedere la rossa esaltarsi per la scoperta che anche Koga ricambiava i suoi sentimenti, svanì. Lo guardò sospettosa. Che ci faceva li lui?
“Ciao…come mai qui?” – chiese lei senza tanti giri di parole.
“Non si può?” – chiese lui un po’ scorbutico. Kagome alzò gli occhi e se ne andò, ma lui la bloccò per un polso. Si liberò velocemente, quasi spaventata.
“Posso sapere che vuoi?” – chiese lei, cercando di apparire cortese, ma non le riusciva. Quel ragazzo le aveva fatto troppo male e parlare con lui anche solo civilmente senza urlargli in faccia il suo disprezzo, le costava molto.
“E’ un crimine voler stare in terrazza?” – Kagome lo guardò con un sopracciglio alzato e una mano sul fianco.
“Non ci sei mai venuto in quattro anni…cominci adesso?” – Kagome lanciava occhiate veloci alla porta, cercando di tornarsene di sotto al più presto.
“Faccio quello che voglio, ragazzina.” – Kagome rise.
“Ragazzina? Beh dai…piuttosto di racchia o secchiona, mi va già meglio. Scusami, ma la ragazzina adesso deve andare.” – Kagome si era già incamminata, ma di nuovo lui la fermò per il polso. – “Inuyasha…se è un’altra delle tue offese gratis, puoi…” – ma Inuyasha non aveva nemmeno aperto bocca: l’aveva semplicemente poggiata su quella di Kagome, mentre con un braccio la stringeva forte al suo corpo. Quando si staccarono Inuyasha potè leggere nello sguardo di Kagome odio puro che si concretizzò con un mega schiaffo. Sgranò gli occhi per quella reazione che non si sarebbe mai aspettato.
“Ma come diavolo ti sei permesso di fare una cazzata simile?” – Kagome era fuori di sé. Tutta la frustrazione accumulata in quei tre anni era fuori uscita come un fiume in piena. Non l’aveva mai vista così arrabbiata. – “Non ti permettere mai più!” – Inuyasha si toccò la guancia colpita e un sorrisetto sghembo gli si dipinse sulle labbra.
“Eppure…mi sembrava ti fosse piaciuto…” – Kagome sgranò gli occhi allibita.
“Piaciuto? Piaciuto? Dico…stai scherzando, vero? Con tutto quello che mi hai fatto passare in tre anni, credi che un semplice bacetto possa cancellare tutto?” – Inuyasha si sentì colpito e affondato. A quello proprio non aveva pensato (non che il pensare fosse una delle sue più rinomate qualità). – “Me ne hai dette di tutti i colori, mi sono sentita della racchia, della secchiona, di quella uscita da un film orror, mi prendevi in giro perché sputavo a causa dell’apparecchio…mi fermo o continuo con l’elenco?” – Inuyasha era sempre più mortificato, ma non lo dava a vedere. Kagome aveva perfettamente ragione e replicare avrebbe solamente peggiorato la situazione. – “Come ti saresti sentito tu al mio posto? Ringraziando Dio ne ho passate di peggiori e non sono state di certo quelle tue stronzate a farmi star male!” – Inuyasha sollevò ora lo sguardo sorpreso. Ma di che stava parlando? La vide imboccare le scale e stavolta non la fermò.
Come tappa principale, Kagome aveva scelto il bagno. Doveva calmare la rabbia e l’unico modo possibile era lanciare epiteti poco ortodossi contro la persona di Inuyasha.
E funzionò.
La scarica di parole che gli aveva tirato contro le era servita per calmarsi. Ora il passo successivo era quello di rientrare in classe. Quando entrò sembrò che non fosse successo niente. Inuyasha era già al suo posto e la guardava avvicinarsi. Kagome non lo degnò nemmeno di uno sguardo e seguì le lezioni in totale “tranquillità”.

All’uscita da scuola, Kagome aspettò Koga. Parlare con lui era rilassante e poi, doveva mettersi d’accordo con lui per organizzare l’appuntamento con Ayame.
“Ciao Koga!” – lo salutò allegramente lei, staccandosi dal muro al quale Kagome fungeva da sostegno.
“Ehi Kagome! Novità?” – chiese lui, avvicinandosi speranzoso.
Una speranza male interpretata da qualuno che li stava spiando.
“Succulente…” – rispose semplicemente lei sfregandosi le mani. Koga si allontanò dai suoi amici e fece la strada con lei.
“Spara!” – Kagome fece finta di fare la preziosa, rimirandosi le unghie, per farlo rimanere sulle spine. – “KAGOME!” – la ragazza fece un salto in aria da record e solo allora si decise a parlare.
“Si, le piaci anche tu.” – Koga divenne tutto rosso e iniziò a balbettare. – “Koga…se sarai di fronte ad Ayame che farai?”
“Oh be-beh…i-io…” – Kagome tirò un sospiro sconsolato.
“Balbetterai…ho capito…” – Koga abbassò le spalle mortificato. Avevano deciso di tagliare per il parco, in modo tale da poter parlare senza tante orecchie indiscrete intorno. – “Coraggio…sediamoci li…” – disse Kagome, indicando al ragazzo una panchina isolata. I due presero porto e Kagome optò per una prova. – “Allora…fa finta che io sia Ayame…che le diresti?” – nuovamente Koga divenne rosso e si chiuse in un mutismo da paura. – “Allora?” – chiese Kagome sorpresa.
“Kagome?” – disse lui, con la faccia da cane bastonato.
“Cosa?”
“Mi vergogno…” – disse lui tappandosi immediatamente la bocca. La ragazza scoppiò a ridere, divertita che un ragazzo ambito come Koga si imbarazzasse in quel modo, non sapendo che qualcuno stava osservando tutta la scena con la pelle d’oca per l’irritazione.
“Provaci…” – e quel qualcuno sussultò.
“Ok…” – Koga prese un bel respiro e, nonostante l’imbarazzo, trovò il coraggio di fare una dichiarazione in piena regola a Kagome. – “…ti volevo dire che mi sei piaciuta fin da subito. Anche se qualcuno non ti ha mai apprezzato, volevo che tu sapessi che nell’ombra io ti ho sempre osservata. Sei bellissima, e…e mi chiedevo se…se volevi diventare la mia ragazza.” – Koga inghiottì pesantemente, aspettando il responso della ragazza.
“Sarei una stupida se ti dicessi di no…” – e Kagome abbracciò Koga.
Quel qualcuno, provvisto di capelli argentati e orecchie canine sulla testa, girò sui tacchi senza dar modo al suo finissimo udito di ascoltare la fine del discorso.
“Allora? Troppo melenso?” – chiese sinceramente il ragazzo.
“No, anzi…è perfetto…ora lascia fare a me. Mi sai dire che tipo è Ayame, pressapoco?” – Koga sembrò pensarci un po’ su e poi, prese a parlare.
“Lei è sportiva, non sta mai ferma. Le piace qualsiasi cosa che abbia a che fare con il movimento del corpo. Adora le partite di pallavolo maschile, però quando vuole…sa essere dolce come nessuno mai.” – concluse tutto rosso.
“Mi basta. Ti faccio sapere tutto entro i prossimi giorni…ora devo scappare a casa. Ciao!” – disse Kagome, correndo verso casa.
“Ciao!” – Koga era un po’ agitato. Non sapeva che aveva in mente quella ragazza, ma decise di fidarsi.

Kagome era arrivata a casa e, come per il matrimonio dei suoi, prese carta, penna e calamaio e iniziò a scrivere tutto quello che le serviva per far mettere insieme Koga e Ayame.
Dopo un paio d’ore, dopo ovviamente aver finito prima i compiti, si complimentò con sé stessa per l’ottimo lavoro. Chiamò i vari posti che le interessavano e il giorno seguente fu tutto pronto per comunicare a Koga le novità.

Erano sempre sulla fedele terrazza e Kagome spiegò tutto per filo e per segno quello che il ragazzo doveva fare, sotto il suo sguardo allibito.
“…e questi sono i biglietti.” – concluse alla fine, estraendo dalla tasca dell’agenda due biglietti per una partita di pallavolo maschile.
“Io…non so come ringraziarti.” – disse il ragazzo, guardando i biglietti come se fossero stati la soluzione a tutti i suoi problemi.
“Figurati…” – disse lei.
“Accetta questi, almeno. Per i biglietti.” – disse Koga, estraendo dalla tasca dei pantaloni, dei soldi da dare alla ragazza per il disturbo. Kagome li accettò e ringraziò il suo amico.
“Voglio sapere se è andato tutto bene.” – disse Kagome, mentre Koga si avviò verso l’uscita.
“Contaci!” – gridò lui, salutandola con la mano.
Koga uscì dalla terrazza e puntualmente arrivò Inuyasha, leggermente alterato. Kagome lo guardò in cagnesco, ce l’aveva ancora con lui per quello che le aveva fatto il giorno prima.
“Che vuoi?” – Inuyasha non si lasciò intimidire dallo sguardo della ragazza. Prese dalla tasca il suo pacchetto di sigarette e ne accese una, sotto lo sguardo sorpreso di Kagome. Ne aspirò una boccata e soffiò il fumo in faccia a Kagome, la quale ovviamente tossì, facendosi aria con le mani per spazzare via il fumo.
“Coff…coff…da quando fumi? Coff…coff…”
“Ti interessa?” – chiese soffiandole altro fumo in faccia. Kagome si portò entrambe le mani al viso e fece una conchetta sulla bocca per non respirare.
“Assolutamente no…se vuoi morire sono affari tuoi, ma non includere me nel tuo progetto.” – Kagome doveva finire di scrivere un paio di cose sulla sua agenda, altrimenti se le sarebbe dimenticate. Scrisse con foga e poi la chiuse. – “Ciao.” – salutò lei secca.
“La prossima ora è buca.” – disse lui. Kagome si fermò e si girò meravigliata. Che significava quella frase?
“E allora?”
“Resta qui, no? Un po’ d’aria sana non fa mai male.” – Kagome lo guardò tra la tentazione e lo scettico.
“E tu quella me la chiami aria sana?” – chiese la ragazza, indicandogli scettica la cicca. Inuyasha guardò la sigaretta e la buttò a terra e, con un movimento elegante della punta del piede, la spense. Kagome rimase alquanto stupita da quel gesto. La sigaretta non era nemmeno a metà del suo percorso. Palesemente riluttante, andò a sedersi sulla panchina vicino a Inuyasha. Teneva stretta la sua agenda sulle gambe come se quell’oggetto inanimato potesse in qualche modo proteggerla dalle aggressioni del suo ex-boya mentre Inuyasha non potè fare a meno di notare quanto fossero lunghe e belle.
Durante le lezioni si perdeva spesso in quei pensieri sconci; su Kagome poi!…lui che era sempre stato in prima fila per sfotterla ora era li che apprezzava il suo corpo. Rise e Kagome se ne accorse.
“Perché ridi?”
“Così…ridere fa bene alla salute. Non sai che ridere allunga la vita?” – disse lui, sviando il discorso.
“Non sai che il fumo l’accorcia?”
“Touchè.” – rimasero in silenzio per un po’, finchè Inuyasha non lo interruppe. – “Senti…per ieri…” – Kagome sbuffò. Non aveva voglia di pensarci.
“Lascia stare…non ho voglia di parlarne…”
“Ok…” – passarono il quarto d’ora successivo in silenzio, a studiarsi da dietro le proprie frangette.
“Sai…” – iniziò Kagome con un tono di voce che non aveva nulla di bellicoso. Inuyasha si fece più attento. – “…se mi avessero detto che mi sarei trovata in terrazza con te a scambiare due parole civilmente, sarei scoppiata a ridere, con tanto di sputacchio.” – disse Kagome ridendo, facendo ridere anche Inuyasha. In quel momento, Kagome non potè fare a meno di notare quanto fosse bello Inuyasha quando rideva. Raramente glielo aveva visto fare, ma quelle volte il suo sorriso era veramente spettacolare. Scosse la testa per scacciare quei pensieri.
“Finalmente tra poco arrivano le vacanze di Natale…” – ammise Inuyasha.
“Già…finalmente arriva la neve…che farai durante le vacanze?” – chiese ingenuamente Kagome. Inuyasha la guardò malizioso.
“Come mai ti interessa?”
“Così…per fare conversazione…io rientro che per me inizia a fare freddo…” – Kagome si alzò, ma sentì qualcosa di caldo poggiarsi sulle sue spalle.
Inuyasha si era tolto la giacca e l’aveva galantemente data a Kagome.
La ragazza era rimasta basita per quella gentilezza, guardò alternativamente la giacca e il proprietario che la fissava intensamente.
=Perché? Perché mi ha dato la sua giacca? Lui non mi sopporta! Perché?= questa era la domanda che ronzava nel cervello della ragazza che, senza un buon motivo per tornarsene in classe, dovette risedersi vicino al ragazzo. Parlarono del più e del meno, finchè non si avviarono verso la classe.
Insieme.
Per la prima volta, Inuyasha si fece vedere dall’intero istituto mentre parlava con Kagome senza insultarla. La ragazza non fece molto caso agli sguardi allibiti dei ragazzi in corridoio e continuò a parlare con Inuyasha come se niente fosse. Ma nel cuore di lui c’era un’ombra che non se ne voleva andare: lei e Koga quel giorno al parco. Quel pensiero di lei che accettava di diventare la sua ragazza non lo riusciva proprio a sopportare, anche se non se ne spiegava il motivo. Comunque, tra Inuyasha e Kagome sorse, per la cronaca nera, una tregua…


Quando Kagome tornava a casa, metteva al corrente la madre di quello che le accadeva durante il giorno e di come Inuyasha fosse cambiato nei suoi confronti. Intanto, la pancia di Kagura continuava a crescere e durante l’ecografia si venne a sapere che sarebbe arrivato un maschietto.
“Come lo chiamerai?” – chiese Kagome.
“Mi piaceva tanto Hakudoshi.”
“Hakudoshi…mi piace…” – ammise Kagome.

Il tempo passava e venne finalmente il giorno dell’appuntamento di Koga e Ayame. Il ragazzo le diede ritrovo per le tre di quel sabato pomeriggio davanti al palazzetto dello sport.
“Ciao A-Ayame…” – balbettò lui.
“C-ciao…” – rispose lei timidamente.
“Entriamo?” – Ayame annuì. Quando entrò, la ragazza rimase meravigliata da quello che stava vedendo. Sei giocatori in maglietta e pantaloncini che si stavano allenando, palleggiando tra di loro.
“Ma Koga…questa è…”
“So che ti piaceva la pallavolo maschile, e così…spero di non aver fatto male…” – Ayame lo guardò con un bellissimo sorriso e gli saltò al collo. Koga divenne un pezzo di marmo e Ayame si staccò immediatamente da lui, rossissima in viso. – “Io…hehe…scusa, io…”
“Non importa…” – presero posto e Ayame si rilassò completamente. Faceva il tifo per una delle due squadre ed esultava ogni volta che facevano punto. Uscirono dopo due ore di partita e Koga la portò al Parco degli Innamorati.
“Koga…ma questo non è…” – chiese lei, che non capiva come mai fossero li.
“Si.” – l’anticipò lui deciso. Ayame fu molto sorpresa, ma poi collegò il tutto e divenne viola. Koga aveva noleggiato una barchetta e vi fece salire sopra Ayame, aiutandola. I due si trovarono in mezzo al lago, con lui che remava e osservava la ragazza che si guardava intorno, imbarazzata di essere li con il ragazzo che le piaceva da una vita e mezza. Quando i due sguardi s’incrociarono Ayame lo abbassò subito, imbarazzata.
“P-perché mi f-fissi?”
“Perché sei bellissima…” – ammise lui violaceo. Ayame sgranò gli occhi e Koga le disse tutto quello che si teneva dentro da quattro anni a quella parte.
“Sai Ayame…sono quattro anni che ti muoio dietro…” – ammise lui. La rossa sgranò gli occhi sorpresa.
“Co…quattro? Ma…non…me ne sono…mai accorta…” – ammise lei con una nota di disperazione. Sono quattro anni che quei due si piacciono e hanno perso tempo in quel modo? Ma siamo rintronati?
“Lo so…eri impegnata con le tue amiche…” – disse lui intristitosi. – “…ma non importa…ti volevo solo dire che tu mi piaci un sacco e vorrei che tu…si insomma…diventassi la mia ragazza, se lo vuoi.” – Ayame sgranò gli occhi e si alzò di scatto dalla panchina della barca, facendola oscillare pericolosamente. Koga si alzò prontamente e la prese tra le braccia. Ora i loro visi erano vicinissimi, così Koga decise di annullare quell’irrisoria distanza con un bacio al quale Ayame rispose immediatamente. Dopotutto, anche lei era sempre stata innamorata di Koga e non aspettava altro.
“Sarei una stupida se ti dicessi di no.” – disse lei. Koga rise di gusto e ribaciò la sua ragazza.

Il lunedì successivo, Koga e Ayame fecero il loro ingresso nella scuola mano per mano. Nessuno vi fece particolarmente caso, eccetto una persona: Kagome. Lei era ovviamente quella che sapeva tutto e quindi era normale che si interessasse a quella coppia. Quando li vide entrare il cuore le esplose dalla felicità. Si girò per andare in classe ma finì contro qualcuno.
“Ahia…” – disse massaggiandosi il naso. Poi scoprì che il suo misterioso scontratore, altri non era che… – “I-Inuyasha…m’hai fatto prendere un colpo…”
“Che guardavi?” – Kagome indicò dietro le sue spalle, indicando Ayame e Koga, mentre continuava a massaggiarsi il naso dolorante. Inuyasha sgranò gli occhi, notando subito l’intreccio delle mani
“Ma…stanno insieme?” – chiese lui allibito.
“Si, perché?”
“Al parco mi sembrava che tu e lui foste abbastanza intimi…” – Kagome già non si ricordava più del parco, ma poi le venne in mente tutto e arrossì.
“Ma…adesso ti metti pure a spiarmi?” – chiese quasi arrabbiata. Lui inarcò un sopracciglio.
“Non è colpa mia se non scegliete posti più tranquilli…” – affermò lui. Kagome stava per replicare, ma abbandonò il suo proposito. Emise un grugnito e se ne andò in classe, tampinata da Inuyasha, che aveva il morale stranamente più leggero.
Entrarono in classe battibeccando, ma la classe ormai non ci faceva più caso. Si erano abituati ormai a vederli insieme e parlare normalmente.
“…ti ho detto di smetterla!” – disse Kagome, che si stava divertendo, in fondo in fondo. Sapere che Inuyasha era un po’ geloso di quello che aveva visto al parco la faceva star bene.
“Perché?” – chiese lui, reggendo con piacere quello strano gioco che si era instaurato tra di loro.
“Perché si! E ora zitto che c’è il profe…”
La mattinata proseguì tranquillamente, fin quando Inuyasha non fu interrogato in storia e, udite udite!, non aveva studiato.
“Sono nella merda…” – si disse il ragazzo al limite dell’isterismo.
“Certo che se studiassi…” – gli disse Kagome a bassa voce.
“Bene, NoTaisho…vediamo se hai studiato…” – disse il professore. Per tutta risposta Inuyasha rise nervosamente. – “Allora…dimmi come è scoppiata la Rivoluzione Francese.” – il professore diede un paio di minuti a Inuyasha per riordinare le idee ed esporle con una certa logica. Dal canto suo Inuyasha stava facendo la sauna. Non sapeva una eva di niente.
“Si…allora…” – iniziò il ragazzo.
“1789.” – fu il suggerimento che arrivò da Kagome. Grazie al suo udito finissimo Inuyasha sentì il suggerimento e rispose al professore, cercando di girare un po’ intorno alla cosa.
“Si, allora…la Rivoluzione Francese è scoppiata nel 1789, non ricordo bene il giorno perché non c’ero…” – la classe scoppiò a ridere e anche al professore scappò mezzo sorrisetto. Ma grazie a quella battutina, in classe si era creata un po’ di confusione e i compagni di Inuyasha ne approfittarono per commentare l’ironia del ragazzo e Kagome ne approfittò per suggerirgli il resto della risposta. Quando il professore zittì tutti, Inuyasha potè continuare. – “…con questo avvenimento, la monarchia fu abolita e fu proclamata la repubblica, eliminando tutte le basi dell’Ancien Règime.”
“Molto bene, NoTaisho…vedo che la vicinanza di Higurashi ti fa bene…”
“E non sa quanto…” – sussurrò il ragazzo.
“E che tipo di monarchia era?” – il ragazzo sussultò, ma sentì perfettamente il suggerimento di Kagome.
“Assoluta, perché il potere era in mano al re.” – rispose lui con sicurezza.
“Molto bene…” – disse il professore sempre più sorpreso. – “Dimmi alcune cause dello scoppio della rivoluzione.”
“Si…c’era l’odio contro la famiglia reale, le basi che andranno a costituire il nuovo governo francese, come l’uguaglianza, la fraternità e la libertà…poi…” – Inuyasha ogni tanto s’interrompeva per non destare troppi sospetti. – “…il risentimento per i privilegi dei nobili e l’influenza della guerra d’indipendenza americana.”
“Un’ultima domanda…” – Inuyasha se avesse potuto si sarebbe spiattellato sul banco. Non ce la faceva più. – “…quando furono convocati gli Stati Generali?”
“Il 05 Maggio 1789, per la prima volta dal 1614.”
“Bene…per me può bastare. Ti meriti un bel sette e mezzo NoTaisho.” – il professore segnò il voto sul registro e Inuyasha potè tornare a respirare. Il docente proseguì con la sua lezione, ma Inuyasha non si era ancora ripreso. Guardò in direzione di Kagome e le mimò un “grazie” con le labbra. Per tutta risposta lei gli sorrise furbescamente.
Le lezioni finirono e Kagome potè tornare a casa dai suoi. Tra poco sarebbe arrivato il Natale e lei doveva ancora iniziare a fare i regali. Fuori dal cancello, Kagome fu fermata da Inuyasha.
“Kagome!” – la chiamò lui, raggiungendola di corsa.
“Si?” – disse lei, fermandosi sorpresa. Lo aspettò e si incamminarono insieme.
“Senti…grazie infinite per oggi…mi hai salvato dall’ennesima insufficienza, anche se non so perché lo hai fatto…” – ammise lui, grattandosi il capo.
“Non me lo chiedere perché non lo so nemmeno io…” – rispose in totale sincerità la ragazza. – “…posso farti una domanda?”
“Dimmi…” – Kagome si fermò e Inuyasha con lei.
“Di la verità…ti è piaciuto rispondere al professore, eh?” – Inuyasha diventò tutto rosso. – “Lo prendo come un si…ciao Inuyasha! Ci si vede domani!” – Kagome si avviò verso casa e Inuyasha seguì la sua esile figura fino a che non scomparve dietro l’angolo.
=E’…bellissima…= pensò il ragazzo per poi tornarsene a casa.





La prima di una lunghissima serie di vendette è iniziata. Ho scelto Koga per ovvi motivi, ma stavolta ho preferito non fargli fare la figura del geloso compulsivo e di farlo vivere decentemente, senza la certezza del continuo rifiuto. Mi sono permessa di soddisfare una mia piccola voglia personale, nel torturarlo un po’ con Ayame. La povera yasha ha tutto il diritto di sentirsi ricambiata, dopo una vita passata a continui rifiuti a causa di Kagome.
Ma si è risolto tutto per il meglio.
Adesso tutto sta nel vedere chi sarà la prossima vittima della bellissima Kagome. Sarà qualcuno di nostra conoscenza o no?
Lo scoprirete nel prossimo episodio!

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Capitolo 7
*** Sfuriata e presentazioni ***


Sfuriata e presentazioni HOLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA A TUTTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!

Sono contenta di rivedervi di nuovo e sono anche contenta che i capitoli siano piaciuti. Mi fa anche super piacere che ai commentatori se ne sia aggiunta una nuova. È sempre una grande soddisfazione per una scrittrice.
Era doveroso per me postare almeno due capitoli per farmi perdonare per il ritardo, ma purtroppo mi sono inchiappettata con la chiavetta.
Ma bando alle inutili ciancie…
Qualcuno oggi si incazzerà di brutto, ma brüto brüto brüto.
MA!…
Qualcuno anche oggi farà degli incontri…
MA!…
Non dico altro perché non voglio rovinare la sorpresa.
Ma prima…ringraziamenti!

Cry_91: ciao bedda! Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo, ma temo che per quel momento dovrai attendere ancora un pochino, sai…giusto per bastardare ancora un po’.

Kaggy95: lo avevi immaginato oppure è stata una sorpresa? Comunque mi fa piacere che la notizia di un nuovo membro in famiglia Higurashi ti abbia sconfinferato. Come ho già detto i due capitoli li vedevo d’obbligo a causa del ritardo (sono molto pignola su certe cose…) e comunque…CREPI DI FAME!

Mikamey: non ti preoccupare. Hai commentato il sesto ed è più che sufficiente. Ti hanno aggiustato il pc alla fine? Hanno scoperto cos’aveva?
Miriade…suvvia non esagerare…ho postato solo due capitoli e adesso ti invio quello di oggi. Comunque sono d’accordo con te. Naraku ha una certa età e quindi se voleva il classico erede maschio si doveva dar da fare, ma tanto anche. Però vedo che la cosa non gli è dispiaciuta per niente…mamma che porcella che sono…
Sono contenta che anche a te la coppia Koga-Ayame sia piaciuta (forse non a caso ci hai fatto una storia sopra…haha…che intelligente che sono…) e poi sinceramente l’ho messa perché ti ho pensato. La tua storia mi ha coinvolto veramente tanto e mi son detta “omaggiamo mikamey!” ed eccoci qui, con Koga e Ayame finalmente insieme senza tanti problemi di rifiuti o gelosie.
Per il bacio mi sono ispirata ad un anime che non è ancora uscito in Italia e che si chiama “HOney x Honey” non so se lo hai mai sentito. Comunque ho visto un paio di scene, tra cui lui bacia lei a tradimento e l’ho inserita. Inuyasha si sta ridimensionando finalmente e Kagome, diciamocela tutta, un po’ se ne sta approfittando. Bellina l’interrogazione vero? Simpatica, le battute di Inuyasha hanno fatto ridere pure me (e per fortuna che le ho scritte io…).
Comunque sappi che mica ti sgrido se mi usi l’aggettivo perfetta (anche se forse è un po’ poco…hehe :p), ma mai come la tua storia. Grazie per avermi lasciato un commento e sono veramente contenta che la storia tu l’abbia completata. Posso sperare in un tuo prossimo (molto prossimo) aggiornamento? Spero di si, perché nell’attesa me la sono riletta tutta e certe parti le ho imparate a memoria.
Adesso vado anch’io altrimenti mi si impianta il computer. Tremila besitos anche a te!

Mew_Paddy: oh che bello! La new entry! Sono contenta che la storia ti sia piaciuta e non la smetterò mai di ripetere che a volte fa anche solo piacere sentire che la tua storia è stata letta.
Ti piace la vendetta con la nutella? Io la sto apprezzando molto in questa fic, ma mi piace anche che i ruoli si siano finalmente capovolti.
Che dire…sono contenta che la scena del bacio ti sia piaciuta, e spero anche che la reazione di Kagome tu l’abbia trovata giusta e sensata. Tu che avresti fatto? Se continuerai a seguire la storia (e a lasciare, quando e se puoi, un graditissimo commento) potrai vedere come si evolve la questione tra i due.
KISS KISS.

Mary_loveloveManga: bedda beddissima! Te contenta? Assolutamente no! me contenta che i capitoli ti siano piaciuti! Che dire…vedere Koga sempre rifiutato da Kagome ad un certo punto mi ha depresso…ma dico io…perché anche lui non può fare la figura dell’uomo con le palle invece che quella dell’invertebrato? Così, mi sono messa d’impegno, mettendolo insieme alla piccola Ayame che di certo, come hai potuto vedere, non lo ha rifiutato.
E per Hakudoshi…beh…si vedrà se sarà buono o solo una peste. Non gli ho dedicato molto spazio, anche perché lui è ancora piccolino e la sua natura di criminale ho deciso di non farla uscire fuori.
Bhe, sbaglio, o è risaputo che Inuyasha ha le fette di salame sugli occhi? O le forme intere di grana, come preferisci. Mi beo del fatto che la scena del bacio sia piaciuta, però deciditi…io opterei per stare dalla parte di Kagome anche perché, cito testuali parole…credi che con un semplice bacetto si risolva tutto quello che lui le ha fatto? Io credo che per arrivare alla redenzione totale, Inuyasha debba tribolare ancora un pochino. La prossima vendetta, dici? In questo capitolo non ci sarà, ma forse nel prossimo…
AAAAAAAAAAHHHHHHHH!!!!! Ho detto troppo! Maledetta boccaccia!
Per il contatto su msn io non ce l’ho. Ti dico solo che è già un miracolo che sia riuscita a capire come funzionava il sito e NVU (il programma per l’HTML), però posso sempre darti il mio indirizzo di posta elettronica, che è callistas@libero.it.
Grazie per avermelo chiesto e magari ci vediamo sulla mail.
Va che ti aspetto, ne?

X_Mokona: grazie, grazie, grazie, grazie. Come sarebbe a dire che sto migliorando a scrivere? Io ero già brava anche prima (l’importante è esserne convinti   :p). Mi dici da che punto di vista sto migliorando? Per l’italiacano o proprio per le descrizioni? Te lo chiedo perché a me non sembra di aver fatto chissà quali miracoli e magari potevi illuminarmi.
E così non ti piace Inuyasha, eh? “>.< Ma siamo matti? No dai, tranqui che scherzo. Perdonami, ma che era scemo lo si sapeva da quando nel manga aveva aperto bocca la prima volta (scherzo sempre io, mi raccomando…non prendertela…) ma concordo con te. Però mi devi dare un po’ di tempo e aspettare qualche capitolo. Non so se riuscirò a fare un buon lavoro da questo punto di vista, perché se fosse per me farei cadere Inuyasha ai piedi di Kagome ancora prima che lei faccia o dica qualcosa. Ho dovuto caratterizzarlo così all’inizio per vedere se poi riuscivo a fargli fare una metamorfosi poi. Fammi sapere se il suo cambiamento è stato coerente oppure no.
Mi raccomando!

Kagome19: piaciuti? Mi fa piacere. Io l’ho detto…che se due ci danno dentro come conigli alla fine un coniglietto doveva pur saltar fuori, no? Per il bacio, io credo che si debba aspettare ancora un po’ prima di vederne uno serio…sempre che ce ne sia uno, s’intenda…Ti dico solo che Hojo c’entrerà! Eccome se c’entrerà, ma ovviamente, mi guardo bene dal dirti come…mi piace essere bastarda…HAHAHAHA!!!! Ti aspetto anch’io al prossimo aggiornamento!

Ryanforever: geloso? Ma va! Cosa te lo fa pensare? E brava che lo hai capito. Il ragazzo dovrà purgare i suoi sfottò, fino alla fine. Beh, ti posso dire che siamo ancora nella fase preliminare della storia, perché quella vera deve ancora arrivare e spero che lo scenario piaccia.
Per quanto riguarda Koga e Ayame, secondo me anche loro meritavano un po’ di tranquillità, nel senso che non era giusto far fare a Koga sempre e solo la parte dell’innamorato respinto, e che diamine! Certo che però il fatto di aver aspettato cinque anni per confessarsi ad Ayame dice di gran lunga la sua. Che avesse avuto paura di essere rifiutato anche da lei?
Beh è facile avere un fratellino, che credi? Basta che mandi la letterina alla F.N.C. (Federazione Nazionale delle Cicogne) chiedendo espressamente un bambino oppure, se non ti va di scrivere la letterina perché fa troppo bambino pre-Natale, puoi sempre andare nei mercatini dell’usato…ne trovi tanti li…





Kagome entrò in fretta e furia e per prima cosa salutò Kagura.
“Tutto bene…non mi dà noie il piccolino…” – disse, accarezzandosi amorevolmente la pancia.
“Sono contenta…” – Kagome osservava felice la pancia di sua madre e pensava che se il bimbo fosse nato proprio a Natale, non ci sarebbe stato regalo più grande per lei. Non è da tutti i giorni, trovare sotto l’albero una famiglia che si possa definire tale.
Suo padre, invece, era la reincarnazione del dio dell’agitazione.
Fortunatamente c’era Kagome che aiutava, altrimenti la casa sarebbe stato un campo di battaglia. C’erano libri e riviste ovunque che trattavano l’argomento paternità. Nonostante la maternità fosse un concetto ancora astratto per lui, Naraku sentiva che con quel secondo figlio avrebbe potuto rimediare agli errori commessi con Kagome. Pur sapendo che sua moglie non avrebbe mai lasciato fuori di casa uno dei suoi due figli, Naraku era fermamente intenzionato a conoscere ogni aspetto di ogni malattia che potesse prendere il suo bambino: rosolia, morbillo, coliche…avrebbe fatto di tutto, pur che suo figlio non dovesse mai conoscere il dolore e la sofferenza che aveva caratterizzato l’infanzia della sua primogenita.
Kagome non sospettava nulla di tutto ciò e continuava imperterrita ad aiutare il padre in casa.
Ma c’era ancora una piccola questione in sospeso. Una questione che l’uomo aveva esposto a Kagura, trovando in lei non solo un’ottima ascoltatrice, ma anche una donna in grado di dare consigli preziosi. Era da un po’ di tempo che ne parlavano ed era venuto il momento di levarsi completamente di torno il passato.
Avevano appena finito di cenare e si stavano gustando un’ottima torta alle mandorle fatta da Kagura. In sottofondo c’era la televisione che trasmetteva le previsioni meteo.
Benvenuti a Tokyometeo. Le previsioni per la giornata di domani indicano che il tempo sarà stabile, nuvoloso ma stabile. Raccomandiamo a tutti di uscire con l’ombrello sempre a portata…
“Kagome?” – la ragazza si girò, distogliendo l’attenzione dalle previsioni meteo.
“Si?”
“Dobbiamo parlare.” – disse Naraku con uno sguardo che Kagome non gli aveva mai visto. Ne fu sorpresa e subito pensò di aver fatto qualcosa di sbagliato.
“Ho…ho fatto qualcosa di sbagliato?” – chiese lei, ritirandosi a riccio.
Kagura si sedette al suo posto, facendo molta attenzione a non urtare niente con la pancia.
“Hai la coscienza sporca, Kagome?” – chiese la madre, cercando di sdrammatizzare. Kagome rise, ma negò con la testa. – “Allora non hai nulla di che temere, no?”
“Si, ma…mi state facendo paura…” – ammise lei.
Il padre aveva ancora quello sguardo cupo.
“Kagome…” – cominciò Naraku, attirando l’attenzione della ragazza. – “…ti ricordi che dovevamo parlare di una cosa, noi due, anzi…noi tre, adesso…” – Kagome cercò nella mente una possibile reminescenza, ma non le veniva in mente niente.
“N-no…di cosa?”
“Sarò più chiaro. Ricordi che il giorno del mio matrimonio, Kikyo si è presentata, vero?” – Kagome sbiancò di colpo. Ora aveva capito.
“Papà…” – iniziò lei, ma fu interrotta dalla mano di lui che le imponeva silenzio.
“Non ho finito.” – sentenziò lui duro. Gli costava molto essere severo con la figlia, ma la situazione lo imponeva. Kagome abbassò lo sguardo sulla fetta di torta semi intera. – “Ti ripeto la domanda di quel giorno. Perché non mi hai mai detto nulla?”
E mo che gli diceva? Perché effettivamente…come mai non gli aveva mai detto niente?
“Sto aspettando una risposta, Kagome.” – la ragazza guardò subito Kagura che le sorrise amorevolmente, incitandola a rispondere in tutta sincerità.
“Io…senti dobbiamo proprio parlarne?” – Naraku la fulminò con lo sguardo. Kagome sussultò e chinò il capo. Era obbligata a rispondere. – “Perché so che amavi molto la mamma, all’epoca…” – iniziò lei. – “…mentre io…io mi dovevo sforzare per cercare di provare per lei un minimo di affetto…ma…ma non ci riuscivo…” – ammise lei tra le lacrime che avevano iniziato a scendere. – “…speravo…speravo che te…che…che te ne acc-accorgess-ssi da sol-solo…” – non riusciva a parlare. I singhiozzi stavano avendo la meglio su di lei. Naraku si sentì un verme. Aveva ragione Kagome. Era lui che doveva accorgersi che qualcosa non andava. Quando la abbracciava dopo essere entrato in casa l’aveva sempre sentita un po’ freddina, ma pensava fosse uscita per giocare. – “…per-perché…perché altri-altrimenti lei…mi…mi riem-riempiva di schia-schiaffi…” – la ragazza appoggiò i gomiti sul tavolo e con le mani si tenne la testa, cercando di non mostrare le sue lacrime. Kagura sentì il cuore stringersi in una morsa d’acciaio. Ma cosa aveva dovuto sopportare quella ragazza? Ma soprattutto…aveva avuto un bel coraggio a starsene zitta per tutto quel tempo.
“Kagome…perché non mi hai mai detto niente?” – chiese Naraku con gli occhi lucidi.
“Te l’ho detto…” – disse lei tutto d’un colpo. – “…mi picchiava…i livi-lividi sulle bra-ccia…me li…me li fac-faceva lei…io…io speravo che se…se tu…te ne accor-accorgevi lei non…non mi avreb-avrebbe picchiata…” – Naraku non ce la fece più e sbottò frustrato.
“TI AVREI PROTETTA KAGOME!” – la ragazza pianse ancora di più mentre Kagura, con gli occhi sgranati per lo stupore di quell’uscita, si alzò per calmare il marito. – “MA COSA PENSAVI? CHE TI AVREI MOLLATA SENZA FARE NIENTE? DIMMELO KAGOME, PERCHE’ NON TI CAPISCO!” – la ragazza si alzò e scappò in camera sua, continuando a piangere. – “KAGOME! KAGOME TORNA QUI! NON ABBIAMO FINITO!” – urlò un furente Naraku. Non ottenendo risposta si girò, trovando sul viso di sua moglie un’espressione di totale biasimo. – “Che c’è?” – chiese lui ancora furioso.
“Meno male che avevamo detto di non urlare, eh? Ma che diavolo ti è saltato in mente? Urlare in quel modo!”
“Kagura, Kagome non mi ha ancora risposto.”
“Ma Dio mio…pensi che per lei sia stato facile? Pensi che se avesse avuto la più piccola possibilità di raccontarti tutto senza correre il rischio di prenderle, non te l’avrebbe detto? Nonostante tutto quello che ha passato è una ragazza tranquilla e solare. E tu, invece di limitarti ad un semplice rimprovero, che fai? La accusi! Di cosa poi? Di non aver voluto rovinare il tuo matrimonio?” – Kagura si avviò di sopra per cercare di mediare alla situazione, mentre Naraku rimase in cucina a riflettere sulle parole di sua moglie.

TOC TOC
“Kagome tesoro…posso entrare?” – non udì risposta e quando entrò, capì il perché. Sua figlia stava ancora piangendo disperata. Forse addirittura i suoi singhiozzi avevano coperto il bussare della porta. Con il cuore in gola, Kagura si avvicinò lentamente al letto della ragazza. Si sedette e Kagome si girò di scatto terrorizzata. Quando si rese conto che era sua madre si calmò. Abbassò lo sguardo, pronta a ricevere una ramanzina anche da lei.
“Mi dispiace per tuo padre, Kagome…” – disse Kagura, togliendole alcuni capelli che si erano attaccati alle sue guance bagnate. La ragazza alzò le spalle. – “Lo sai che non diceva sul serio. Era solo arrabbiato perché non ha saputo capire che sua figlia stava male.”
“Io…io non volevo…”
“Lo so, tranquilla…tuo padre ti ama alla follia e quello che lo disturba più di tutto è che ha lasciato che la cosa più importante che avesse soffrisse, senza poter far nulla.” – Kagome abbassò lo sguardo. Kagura aveva ragione, fino a poco tempo prima che arrivasse Kagura, lei era la numero uno nel cuore di suo padre.
“Mi dispiace…” – disse semplicemente lei, pur sapendo quanto fosse scontato e riduttivo, ma non le veniva in mente altro.
“Non preoccuparti…ora rimani qui e riposati. Vado a prepararti una camomilla.” – Kagura uscì e Kagome si sdraiò nuovamente a pancia in giù con le braccia incrociate al petto.

“Come sta?” – chiese un evidentemente pentito Naraku.
“Sta male, Naraku…non si aspettava di certo un’uscita come quella…” – disse Kagura ancora arrabbiata con l’uomo.
“Dove vai?”
“A prepararle una camomilla. È agitata.” – Naraku la seguì con lo sguardo fino a che scomparve in cucina. Si sedette pesantemente sul divano, tenendo la testa tra le mani. Sentiva solo i rumori che provocava Kagura nel tirar fuori le pentole o chiudere gli sportelli. La donna uscì dalla cucina dieci minuti più tardi con un vassoio e una tazza di camomilla fumante. Naraku si alzò e andò incontro a sua moglie.
“Lascia…gliela porto io.” – Kagura gli cedette il vassoio e lo vide allontanarsi verso la camera della ragazza. Bussò, ma non ricevette risposta. – “Kagome?” – la ragazza si girò di scatto, spaventata e Naraku solo in quel momento capì che urlare in quella maniera non era servito a niente. – “Ti ho…ti ho portato la camomilla…” – Kagome si sistemò meglio nell’angolo del letto, prese la camomilla e la sorseggiò, sotto lo sguardo dispiaciuto dell’uomo. – “Scusami tesoro…io…non so che mi è preso…” – Kagome strinse maggiormente la tazza, cercando di reprimere le lacrime. – “…io…non sono arrabbiato con te, ma con me…” – Kagome lo guardò e non potè fare a meno di pensare che suo padre era stato baciato dalla dea bendata quando aveva incontrato Kagura. – “Mi sono sentito inutile e un…un cattivo padre…e ho paura…di…sbagliare anche con il piccolo Hakudoshi.” – ecco. L’aveva detto.
“Non sei un cattivo padre…” – disse lei, mentre alcune lacrime cadevano nella camomilla. – “…e Hakudoshi non dovrà temere nulla se al suo fianco ci sarai sempre tu.”
“Si, ma…perdonami se insisto, ma ancora non comprendo il motivo che ti ha spinta a tacere.” – Kagome lo guardò dritto negli occhi, pronta ora a rispondergli.
“Perché non era giusto. Tu avevi bisogno di una moglie e io di una mamma. Divorziare non è come gettare un panino vecchio nell’immondizia…divorziare significa ammettere a sé stessi che quello che si credeva amore altro non era che un fuoco di paglia…divorziare significa lasciar andare via una parte di sé stessi…divorziare significa anche che, a volte, se si vuole ricominciare, è difficile fidarsi ancora di un’altra donna…ti chiedi se è quella giusta, se ti amerebbe incondizionatamente…se…se tante altre cose. Ero solo una bambina, ma non ero stupida…quando andavo a giocare a casa delle mie amiche vedevo i loro genitori che ogni tanto si scambiavano un sorriso, un gesto di affetto, una carezza…io non vi ho mai visto fare niente di tutto ciò, ma mi son detta che forse, con il tempo, sarebbero arrivati. Invece arrivavano carezze di tutt’altro genere.” – disse Kagome, ricordando gli schiaffi di Kikyo. Seguirono attimi di pesante silenzio, un silenzio che nessuno dei due se la sentì di interrompere.
“Io però ce l’ho fatta…” – disse Naraku con lo sguardo perso in chissà quale mondo e un sorrisetto tenero sulle labbra. – “Ho divorziato e ho trovato Kagura. Mi darà un figlio…ho riposto la mia fiducia in lei e lei in me. Il divorzio non deve essere per forza una cosa negativa, non credi?” – Kagome lo guardò e gli sorrise debolmente. Già…in quel caso, nel loro caso, il divorzio era stato solamente un toccasana.
“S-si…”
“Coraggio…finisci la camomilla.” – Kagome ne bevette un sorso, ma poi lo risputò nella tazza con aria schifata. – “Beh? Cos’era quel gesto?” – chiese Naraku allibito.
“Camomilla e lacrime non vanno d’accordo…” – disse lei. Naraku la guardò e poi si mise a ridere. Successivamente si unì anche Kagome e qualche istante dopo…
“Beh? C’è una festa e nessuno me l’ha detto?” – chiese Kagura fintamente arrabbiata. Kagome la invitò a sedersi con un gesto della mano, mentre era impegnata a ridere. Le raccontarono di quel piccolo fatto e anche la donna si mise a ridere. Parlarono fino a tardi, finchè per Kagome non fu ora di andare a letto, ora finalmente libera dai fantasmi del passato.

Il giorno successivo, a scuola, Inuyasha era arrivato cinque minuti prima del suono della campanella. Una cosa assai inusuale per lui, dato che arrivava sempre per il rotto della cuffia.
Kagome ovviamente, da alunna modello qual era, era già seduta al suo posto con l’astuccio e il quaderno della materia che avrebbero avuto di li a poco aperti davanti e non potè impedirsi di pensare che da quando aveva cambiato look, Inuyasha era diventato per lei fonte inesauribile di sorprese. Da quando in qua arrivava addirittura cinque minuti prima? E senza fiatone, per giunta?
Era questo quello che la lasciava più sconvolta.
“Buon giorno.” – salutò Inuyasha, depositando a terra lo zaino, che conteneva un insieme di fogli stampati delle stesse dimensioni cuciti insieme in un certo ordine e racchiusi da una copertina, volgarmente chiamati libri, il cui scopo sarebbe quello di divertirsi o ricevere informazioni.
Scopo ancora ignoto a Inuyasha.
“Buon giorno, Inuyasha…” – il ragazzo sentì le viscere avvilupparsi in un abbraccio caloroso tra di loro quando aveva sentito il suo nome pronunciato in quel modo da Kagome.
Era come se il suo nome fosse uscito da una bocca di velluto…
“Come mai già qui?” – chiese sinceramente stupita la ragazza.
“Beh…sbaglio o è una scuola questa? Ci devo venire per forza…” – disse lui.
“Ah…” – disse Kagome, come per dire “si, certo…la scuola…”
Era leggermente arrossito, anche perché lui stesso non era riuscito a convincersi che era andato li appositamente per vederla.
Pessimo attore…
Per ingannare l’attesa (il professore di storia era molto lento ad arrivare in classe, visto che zoppicava) Kagome si prese una rivista di gossip e iniziò a leggersela.
“Da quando in qua ti interessano i pettegolezzi?”
“A me non interessano i pettegolezzi…” – disse Kagome, leccandosi un dito e girando la pagina. Inuyasha inghiottì pesantemente.
“Ah no? Eppure non mi sembra una rivista adatta a te, quella…” – Kagome lo guardò scettica.
“E come dovrebbe essere la rivista adatta a me?”
“Due parole…” – disse Inuyasha, facendo il due con l’indice e il medio. – “…culturalmente impegnata.”
“E perché dovrei leggere solo riviste “culturalmente impegnate”, Mr Saputello?” – chiese una divertita Kagome.
“Perché altrimenti non si spiegherebbe tutto il tuo sapere.” – disse Inuyasha con ovvietà. La ragazza rise.
“Guarda che li leggo anch’io i fumetti, che credi?” – Inuyasha sgranò gli occhi. – “Ho la mia buona dose di Topolino, Paperino, la serie di Ranma ½…continuo?”
“N-no, no…”
Il professore entrò in quel momento tutto zoppicante e gli alunni si alzarono immediatamente per rispetto. Il professor Sanzenin era l’unico professore che destava ammirazione e rispetto negli alunni. La sua storia era bene o male conosciuta in tutti gli istituti.
Durante la guerra era Generale del Battaglione della Vittoria. Doveva portare in salvo otto civili che erano stati fatti prigionieri dai nemici e lui non si era risparmiato. Aveva studiato la situazione, calcolato i rischi e cercato di prevenire qualsiasi errore. Era arrivato nella base nemica dove erano custoditi i prigionieri e con l’aiuto dei suoi uomini era riuscito a metterli in salvo. Purtroppo aveva pestato sopra una mina e se si fosse spostato di un solo passo sarebbe esplosa. I civili e i suoi uomini rimasero con il cuore in gola per l’incidente ed erano indecisi se proseguire o meno. Un suo ordine e i suoi sottoposti portarono in salvo i civili, con la solenne promessa di tornare a prenderlo. Lui rimase in quella posizione per qualche ora, ma poi si stancò. Con uno scatto degno di un leone, iniziò a correre e la bomba, dopo tre secondi, scoppiò. Purtroppo Sanzenin non era abbastanza distante e un detrito colpì la sua gamba destra, tranciandola quasi. I suoi uomini mantennero la promessa e tornarono indietro a prenderlo, ma quando lo videro in quello stato il panico iniziò a prendere possesso delle loro menti che purtroppo dovevano rimanere lucide. Di comune accordo lo trasportarono il più velocemente possibile all’accampamento medico dove fu curato con il massimo della cura.
Tutt’oggi, riporta i segni di quel maledetto giorno ed è costretto a reggersi ad un bastone per non rovinare continuamente a terra.
A Kagome piaceva Sanzenin. Era un professore in gamba e non per niente la sua materia, la Storia, assumeva connotazioni interessanti che nessun studente se la sentiva di marinare le sue lezioni o pensare ad altro.
La sua ora passò tra il silenzio e l’adorazione costante degli alunni verso quell’uomo che metteva il cuore nelle sue spiegazioni. Ogni tanto le interrompeva per narrare alcuni episodi della sua vita e poi le riprendeva con tranquillità. L’ora passò, con sommo dispiacere degli alunni e Kagome approfittò del cambio dell’ora per recarsi ai servizi.
Li incontrò un gruppetto di ragazzi, dove vi era anche Koga.
“Ehi, Kagome! Ciao!” – la salutò il ragazzo. Kagome si girò e sorrise raggiante.
“Ehi buon giorno! Come stai?”
“Bene e tu?”
“Bene, grazie…posso presentarti alcuni miei amici?” – Kagome s’imbarazzò molto. Erano ragazzi di quinta e amici di Koga. Sicuramente erano ragazzi ben conosciuti tra la popolazione femminile.
“Certo, con piacere…”
“Ragazzi…” – disse Koga, attirando l’attenzione dei suoi amici. – “…vi presento la mia amica Kagome. Kagome, loro sono i fratelli Ginta e Hakkaku Shion…”
“E chi non li conosce…” – disse Kagome in un sussurro, emozionata di conoscere il gruppo più ambito dell’istituto.
“Ciao Kagome…” – dissero i due con un sorriso. La ragazza rispose allo stesso modo.
“Bankotsu…” – disse Koga, indicando un ragazzo dalla lunga treccia.
“Piacere Bankotsu…” – disse Kagome, svenendo quasi per una stretta di mano.
“…e lui è Shippo.”
“Ciao Shippo. Piacere di conoscervi, ragazzi…” – disse lei con il cuore traboccante di gioia.
Dietro l’angolo stava Inuyasha, che stringeva i pugni ogni sacro santa volta che Kagome sorrideva o aveva un contatto fisico con uno di quei ragazzi.
“Sapete…è stata Kagome ad aiutarmi con Ayame…” – spiegò Koga, imbarazzando la ragazza.
“E brava Kagome…” – disse Bankotsu. – “…magari puoi aiutarmi con quella della terza sezione, Aruka…”
“Beh…dimmi cosa vorresti e farò quello che posso…” – la campanella suonò e Kagome dovette rientrare in classe. – “…ora devo andare, ragazzi. Ciao, ci si vede in giro!” – Kagome corse in classe, eccitata come non mai per aver conosciuto i ragazzi più carini dell’istituto.
=Promemoria: mettere il lista Kagura per la beatificazione …= pensò Kagome, sedendosi velocemente al suo posto.

Al solito, l’intervallo lo passò in terrazzo da sola. Cercava sempre di ritagliarsi uno spazio tutto suo e l’intervallo era il momento migliore. Le piaceva guardare i suoi compagni ridere e scherzare ma a volte le prendevano le malinconie. Avrebbe voluto tanto anche lei spettegolare con le sue amiche di cose inutili, ma gli sfottò ai quali l’aveva sottoposto Inuyasha avevano rovinato tutto. E gli altri si guardavano bene dal parlare con qualcuna che era presa in giro da lui.
“Tutta assorta?” – le chiese una voce all’orecchio. Kagome si girò di scatto e vide appoggiato sulla sua spalla niente popò di meno che Bankotsu. Per lo spavento scartò di lato.
“Dio mio…mi hai fatto prendere un colpo!” – esclamò lei, con un sorriso.
“Scusami…non era mia intenzione…come mai da sola in terrazzo?” – Kagome alzò le spalle.
“Amo la tranquillità, e tu? Come mai un bel ragazzo come te non sta in mezzo alle ragazzine urlanti?”
Una mano strinse con forza la maniglia della porta della terrazza.
Bankotsu abbassò le spalle sconsolato, con il classico funghetto che gli spuntava fuori dalla bocca.
“Il mio udito ne sta risentendo, ultimamente…” – Kagome rise allegramente, lasciando il proprietario di quella mano imbambolato. – “Mi fa piacere che le mie disgrazie ti appassionino…” – fece lui sarcastico.
“No, no…perdonami…scusa…comunque…come mai qui?”
“Avevo…avevo bisogno di parlarti…” – disse lui. Kagome annuì, perplessa.
“Certo, dimmi…”
“Oggi…quando Koga ti ha presentata…io…io parlavo sul serio di Aruka…” – Kagome s’illuminò.
“Ho capito. Come posso aiutarti?” – Bankotsu sorrise sollevato.
“Per fortuna…pensavo mi avresti detto di no…”
“E perché?”
“Non lo so…era una sensazione…” – Kagome lo prese a braccetto e lo invitò a sedersi sulla panchina.
“Coraggio…adesso dimmi cosa vuoi che io faccia per te.”
Il ragazzo nascosto dietro la porta, era ovviamente Inuyasha. Aveva sentito lo stomaco chiudersi quando Kagome aveva preso sotto braccio Bankotsu, aveva girato i tacchi e se n’era andato.

“Certo che sei proprio cotto…” – disse Kagome con un sorriso, contenta per un super imbarazzato Bankotsu.
“I-io…io credo di si…”
“Ok, allora facciamo così…cercherò di parlare con Aruka e vedrò cosa ne pensa lei di te. Ti faccio sapere, ok?”
“Ok…” – Bankotsu si alzò e lasciò Kagome, non prima di averle dato un bacio sulla guancia. La ragazza lo guardò allibita e Bankotsu rise. Sapeva di fare un certo effetto sulle ragazze. – “Perché sei tutta rossa?” – Kagome si riprese e gli rispose, con una bella dose di auto ironia.

Era fermo sulla terza rampa di scale quando si fermò. Non voleva andarsene, ma andare in terrazzo e passare un quarto d’ora con Kagome, magari scoprendo qualcosa in più su di lei.
Stava per aprire la porta, ma qualcosa lo bloccò.

“Perché mi capita tutti i giorni di venir baciata da uno schianto di ragazzo, Bankotsu…” – il ragazzo rise di gusto e se ne andò.

Inuyasha era sbiancato terribilmente.
Quando aveva sentito l’odore di Bankotsu avvicinarsi sempre di più si era nascosto dietro un angolo e aveva aspettato che se ne fosse andato.
Entrò in terrazzo e la trovò ancora seduta sulla panchina.
“Ciao…” – disse Inuyasha, chiudendosi dietro la porta, cercando di non tradire il nervosismo.
“Ciao Inuyasha.” – lo salutò lei, ancora in fribrillazione.
“Sei molto contenta oggi…” – Kagome lo guardò e sorrise, ancora incredula.
“Si, si può dire così…” – disse lei, cercando di fare l’indifferente, ma proprio non ci riusciva. – “Ok, io torno in classe. Ciao!” – disse lei, scappando all’interno.
Non doveva andare nella sua di classe, ma in quella della ragazza che piaceva tanto a Bankotsu. Non ci impiegò molto e quando la vide, dovette ammettere che era proprio una bella ragazza. Aveva gli occhi azzurro ghiaccio e i capelli biondi legati in due perenni codini. A prima vista le era sembrata simpatica.
“Aruka?” – la chiamò Kagome. La ragazza in questione, smise di parlare con le sue amiche e si girò perplessa verso quella voce che non aveva mai sentito.
“Si?” – si girò e vide Kagome e andò verso di lei. – “Dimmi.”
“So che l’intervallo è un momento sacro, ma…posso rubarti cinque minuti?” – Aruka guardò perplessa le sue amiche, chiedendo loro se conoscevano quella ragazza, ma tutte e quattro alzarono le spalle.
“Certo, andiamo fuori…” – le due si avviarono in una zona un po’ appartata del cortile e iniziarono a parlare. – “Cosa volevi dirmi?”
“Io volevo parlarti di un ragazzo dell’istituto…” – Aruka era sempre più perplessa, ma le venne in mente che non aveva ancora chiesto il nome a quella ragazza.
“Ah…ma tu chi sei?”
“Oh, scusa! Io sono Kagome, piacere…” – Aruka le strinse la mano e il discorso potè proseguire.
“Piacere mio…di chi dovevi parlarmi?” – chiese Aruka ora incuriosita.
“Di Bankotsu.” – Aruka sgranò gli occhi e sbiancò, per poi assumere una colorazione violacea.
“A-ah…” – le mani avevano iniziato a tremare e dovette più volte massaggiarsele per cercare di calmarsi. – “E…e per-perché?”
“Posso sapere prima se ti piace?” – Aruka annuì con la testa, come per dire “è un dio…” – “Mi fa piacere saperlo. Posso sapere anche se ti andrebbe di uscire con lui, un giorno di questi?” – la ragazza sentì un brivido correrle lungo la schiena.
“S-si che mi pi-piacerebbe…ma perché?”
“Perché gli piaci anche tu. Sono stata in terrazzo poco fa e mi ha chiesto di fare da tramite. Sembra di no, ma è timido…” – spiegò Kagome. Aruka prese possesso delle sue facoltà.
“Digli che esco con lui! Gli lavo i vestiti, gli pulisco casa, gli faccio i compiti, ma digli che esco con lui!” – tuonò Aruka, che avrebbe fatto di tutto pur di uscire con il ragazzo dei suoi sogni. Kagome si mise a ridere.
“Non credo sia necessario che tu faccia tutto questo, ma riferirò. Grazie mille, Aruka! Ci vediamo!” – Aruka la salutò, conscia che non sarebbe stata in grado di superare le ultime due ore rimanenti.

L’intervallo era finito e Kagome era tornata in classe dove l’aspettavano due ore di scienze economiche e matematica. Prestò molta attenzione alla lezione, mentre il suo compagno di banco ancora non riusciva a togliersi dalla mente la frase della ragazza.
Perché mi capita tutti i giorni di venir baciata da uno schianto di ragazzo, Bankotsu.
Perché alla fine si soffermava su “schianto” e “Bankotsu”? Perché si sentiva terribilmente male quando aveva visto il suo sorriso raggiante?

“…svolgete il problema a pagina centoventinove. Ci vediamo dopodomani, ragazzi…” – gli alunni si alzarono e misero a posto i loro quaderni nello zaino.
“Ciao Inuyasha, a domani.” – salutò Kagome, avviandosi senza aspettarlo. Il ragazzo voleva fare un pezzo di strada con lei, ma evidentemente l’odio che Kagome provava nei suoi confronti era molto profondo. Allacciò i ganci dello zaino e se lo infilò in spalla.







Capitolo finito. Piaciuto?
Volevo innanzi tutto ricordare che se non fosse stato per kirarachan, nessuno avrebbe potuto leggere la sfuriata di Naraku che giustamente, doveva esserci.
Dedico questo capitolo a lei, sperando che mi possa dare altre ideuzze o suggerimenti che magari io do per scontato.
Detto questo…a chi piace Bankotsu?
L’ho fatta troppo grossa? E Inuyasha? A che starà pensando?
Questo ed altro prossimamente qui, su questi schermi…

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Capitolo 8
*** Vendetta n. 2 - Bankotsu e... ***


Vendetta nr. 2 - Bankotsu e... Bedde beddissime! Ciao a tutte! Perdonate il mio spaventoso ritardo, ma purtroppo mi si sono accavallate tante di quelle cose sotto le feste…ma penso che lo sappiate meglio di me. Come al solito, mi sono presa in ritardo con i regali e gli ultimi tre li ho comprati oggi. PANICO!
Perdonatemi…

Sapete, sono veramente contenta che la storia piaccia. I vostri kilometrici commenti me lo confermano ogni volta e credo che non ci sia miglior soddisfazione per uno scrittore sentirsi dire che la propria storia è bella e che piace. Ovviamente, sono bene accette le critiche costruttive. Grazie ad esse la storia è un po’ più completa. Parti che io avrei omesso perché per me erano ovvie, sono state dovute essere (mazza che casino di verbi…ma è giusto scritto così?) ampliate per dar modo ai lettori di comprendere meglio la storia.
Detto ciò, io passerei al prossimo capitolo.

Allora…Kagome si sta dando da fare per cercare di accoppiare i fighetti dell’istituto con alcune belle giovani. Abbiamo visto la svolta Koga-Ayame e adesso mancherebbe Bankotsu-Aruka.
Che succederà? Ce la farà anche stavolta la nostra Kagome?
Vi mando l’aggiornamento, ma prima…RINGRAZIAMENTI!

Kaggi_Inu91: ciao bedda! Stai tranquilla se non hai potuto commentare, anche perché mi fa piacere che tu l’abbia messa nei preferiti. Quanti complimenti! Mi fai arrossire così…in ogni caso mi farebbe piacere anche se la leggessi soltanto così magari, quando avrai possibilità di aggiornare, mi farai un resoconto dettagliato di quello che avresti voluto leggere o di quello che avresti voluto tagliare. Kizzuoli anche a te e a presto!

Cri_91: bedda! La sfuriata ci voleva, non credi? Dopotutto Naraku gliel’aveva promesso a Kagome che ne avrebbero riparlato, ma per fortuna si è risolto tutto bene. Kagura è una mediatrice incredibile, non trovi? Ti aspetto alla fine del capitolo!

Kaggy95: esagerata…ma mi fa piacere…hehehe…ti sono piaciute la sfuriata e la parte finale? Certo che Kaggy ce la sta mettendo proprio tutta nella sua vendetta. Adesso c’è in mezzo Bankotsu…che succederà?

Diamontpearlvoiceinu: bedda! Eccoti l’aggiornamento!

Mikamey: è quello che avrei fatto io pur di uscire con un ragazzo che alle superiori mi piaceva un casino. Gli avrei lavato perfino le mutande a mano se avessi potuto…per il litigio, beh…d’altronde ci serviva, no? Naraku glielo aveva promesso e tutta la frustrazione per non essere stato in grado di capire come stavano realmente le cose è saltata fuori. Io credo che adesso vedrò Kagura sotto occhi differenti, non più la Signora del Vento cattiva, ma anche come la madre tenera che un po’ tutte noi vorremmo avere (per l’amor di dio, la mia va più che bene, però…). La scena della camomilla l’ho messa perché è successa ad una mia amica. Era venuta da me in lacrime perché il suo ragazzo l’aveva mollata di punto in bianco così, senza motivo. L’ho portata in camera mia e io sono arrivata dopo con una camomilla, si è sfogata e le lacrime le erano cadute appunto nella camomilla. Quando l’ha bevuta per poco non le veniva un collasso. L’ho assaggiata anch’io e poi l’ho gettata giù per il bagno. Questo però l’ha fatta star meglio…le ha risollevato il morale. Adesso sta con uno che non è minimamente paragonabile al suo ex.
Guarda che era inevitabile, sai? Quando una scrive le cose tanto da appassionarti in quel modo, alla fine cerchi sempre di prendere in prestito le sue idee, ma alla fine non riusciranno mai bene come in origine.

Kagome19: lo so che fa pena, ma è la giusta punizione. Tu che faresti al posto di Kagome? Gli avresti detto “Oh Inuyasha, ma certo…anch’io sono innamorata di te…” e fine. Eh no…qui serve un intervento drastico sul ragazzo che deve imparare che la bellezza esterna non è tutto.
Sei troppo gentile e spero di arrivare alla parte focale della storia in breve tempo.

Ryanforever: anch’io concordo. Se non fosse stato per Kagura dove sarebbe a quest’ora Kagome? Guarda, preferisco non immaginarmelo nemmeno…
Il fatto di urlarle addosso, e credo tu l’abbia capito, non era tanto perché era arrabbiato con Kagome, si anche con lei, ma più che altro era furioso con sé stesso. Essere genitori non è una cosa facile, come non è facile essere figli. Un padre, Naraku in questo caso, deve essere sempre attento ai bisogni dei proprio figli, che siano appena nati o che abbiano trenta’anni; l’aver sbagliato in pieno con sua figlia lo ha fatto sbottare, perché lui doveva capire in quanto genitore e ora ha paura di sbagliare con il piccolo Hakudoshi. Concordo che abbia sbagliato, ma era necessario. Adesso finalmente si sono chiariti e possono affrontare la loro nuova vita senza più l’ombra del passato che aleggia come la nuvoletta di Fantozzi. Io mi immagino Kagome, quando era una bambina, una bambina tranquilla, che non dava mai problemi a nessuno, che se ne stava sempre in disparte, che giocava sempre da sola…che chiedeva solo un minimo d’affetto. La sua solitudine se l’è portata avanti fino alle superiori, ma qualcosa sta cambiando. E non vedo l’ora che tu legga cosa…
Infatti, se ti ricordi, quando Kagura, Naraku e Kagome sono tornati a casa dopo il matrimonio, Kagome si era infilata in camera sua e ha detto “mi sono già trovata il lavoro…” intendevo proprio quello.
Inuyasha se lo merita fino alla fine questo trattamento. Con tutto quello che ha dovuto passare Kagome anche se adesso è lui a sopportare non casca mica il mondo, non credi?
Per la tua domanda, adesso vedo se riesco a risponderti. Più che altro sarà un vero dramma vedere se la mia mente contorta riesce ad elaborare pensieri così difficili ed esporli in maniera logica e capibile (soprattutto…).
Inuyasha è il classico ragazzo che, non appena acquisita un po’ di popolarità, ne approfitta. Inizia a tirarsela, quando magari prima era un timidone pure lui, inizia a sfottere…i suoi compagni gli vanno dietro solo perché lui rappresenta quello che loro stessi vorrebbero essere: bello, pieno di soldi, ambito dalle ragazze…e nello stesso tempo lui si attornia di persone che riflettano la sua immagine. Gli altri sono solo lo specchio che lo fanno apparire più bello agli occhi del mondo esterno. Più avanti capirai anche qualcosa sul comportamento di Inuyasha e sul perché prendeva in giro Kagome. Comunque, scusa se l’ho presa larga, non era “innamorato” di Kagome e anche se lo fosse stato, non poteva ammetterlo perché altrimenti tutti i suoi sfottò gli si sarebbero ritorti contro.
Scusami se sono stata prolissa, ma ho cercato di ridurre all’osso la questione, cercando di non perdermi ulteriormente. Ti aspetto in fondo al capitolo.

Mary_loveloveManga: eh, sentiamo cosa devi dirmi…(callistas lo dice con fare fintamente scocciato).
Mi fa piacere di aver raggiunto l’obiettivo della missione odiate-Kikyo. E comunque, non trattenerti…esprimiti nella più totale libertà…
Tutte sono rimaste colpite dalla scenata di Naraku e di come abbia reagito male, però per fortuna che è intervenuta Kagura che ha messo tutto a posto, alla quale dobbiamo anche la trasformazione di Kagome, appunto…sai per caso quando scade Santa Kagura sul calendario? Io l’ho cercata ma non la trovo… :p
Sono contenta che quella versione di Naraku ti sia piaciuta. Insomma, lo troviamo sempre freddo, calcolatore, spietato e sicuro…se per una volta lo troviamo tenerone tenerone, spiazzato e balbettante, non sarà mica la fine del mondo, no?
Per l’appuntamento dovrai pazientare e vedrai come se la caverà. Impacciata o sicura di sé? Dopotutto, i consigli che da agli altri dovrebbero pur essere validi anche per lei, no?
Inuyasha è un tonto. E questo è un dato inconfutabile. Che poi ascolti le conversazioni equivocando, o addirittura equivocando i comportamenti, ciò dimostra che gli manca qualche venerdì. Ha voluto andarsene dal terrazzo e non ascoltare tutto? Fatti suoi…e se avesse visto la scena, tutte quelle pippe mentali non ci sarebbero state.
E finalmente ti sei decisa! Hai scelto di stare con Kagome! Scelta azzeccata, bedda!
Davvero non ce lo vedi Bankotsu con Kagome? Perché? A me piace come tipo…
Il binomio Inuyasha-cervello non credo sia contemplato, né in questa fic né nella mente geniale della Takahashi, mi spiace.
Vabbuono dai…per msn ti faccio sapè. Besitos!

Kirarachan: porella…ci sei rimasta male per la dedica? Dopotutto io te l’avevo detto che se avresti letto la sfuriata sarebbe stata interamente dedicata a te. Grazie ad essa abbiamo scoperto quali sono le paure di Naraku nei confronti della nuova nascita. Sarà all’altezza? Sbaglierà tutto? Cosa combinerà?
Anche tu odi Kikyo? Ma com’è possibile? O.O…
Alura…qui si potrebbe aprire un forum di discussione.
Le tue stesse perplessità me le ha fatte notare anche ryanforever. Come ho scritto anche per lei, Inuyasha, appena acquisita un po’ di popolarità, ne approfitta. I suoi compagni lo ammirano perché vorrebbero essere come lui e lui si circonda di ragazzi o ragazze che lo idolatrano. Ora, contando che Kagome non lo caga nemmeno di striscio, il suo (immancabile) orgoglio lo spinge a cercare di attirare l’attenzione di Kagome. Però ora sta iniziando a capire…lo infastidisce che Kagome si sia appartata con Koga ai giardinetti, o che Bankotsu l’abbia baciata. E quando uno è infastidito da certi comportamenti la soluzione, di solito, è una sola. O si sta innamorando, o sta iniziando a capire che la bellezza esterna non è tutto nella vita. Preferisci la prima o la seconda opzione?
Quando sei popolare cerchi di non “intaccare” la tua popolarità con gente che non è come te. Ricordi i difetti principali di Kagome all’inizio della storia? Secchiona, malvestita, occhialuta, odia Inuyasha.
Ora non ti posso dire niente di preciso, altrimenti si scopre tutto, però ti dico solo una cosa: alla Talpa nulla è come sembra…
E con la ca22ata del giorno ti lascio al nuovo capitolo.



Bedde! Prestate molta attenzione a questo capitolo, perché si scopriranno alcune cosucce interessanti!




Correva verso l’uscita, sperando di trovarlo.
=Eccolo la!=
“Bankotsu?” – lo chiamò Kagome, fermandolo a metà strada.
“Kagome, ciao…cosa c’è?” – la ragazza si fermò, piegandosi sulle ginocchia per prendere fiato. – “Ehi, gioia, respira…” – disse lui, accarezzandole la schiena.
“Aspe…aspetta…” – Kagome si drizzò a fatica.
Con il codino dell’occhio, la furfantella Kagome, aveva visto una chioma argentata uscire dall’edificio e decise di mettere in moto il suo proposito di vendetta.
=Devo essere totalmente impazzita…= pensò la ragazza, allibita di sé stessa.

Inuyasha la vide correre verso quel Bankotsu, che gli accarezzava la schiena e il sangue iniziò a bollirgli nelle vene. Era in procinto di esplodere. Poi la vide alzarsi e regalargli un bellissimo sorriso, al quale Inuyasha non rimase di certo immune.
Ma il colpo di grazia, gli arrivò quando Kagome lo prese a braccetto.
“Facciamo un pezzo di strada insieme? Devo parlarti.” – Bankotsu annuì e insieme se ne andarono verso casa.

“Certo…dimmi pure…” – disse lui, una volta uscito da scuola.
“Ho parlato con Aruka oggi…” – il ragazzo si fermò e si bloccò di scatto.
Anche Inuyasha si era fermato dietro di loro, intento a seguirli, e si era nascosto dietro il classico bidone dell’immondizia. Purtroppo percepiva solamente i dialoghi a metà.
“COOOOOSAAAA?” – esclamò Bankotsu. – “DAVVERO?”
“Si, davvero davvero…” – disse Kagome, che ad un certo punto si sentì prendere per la vita e girare per aria. Per Inuyasha fu la conferma che quei due si erano messi insieme.
Sconvolto, imboccò la strada contraria e se ne andò, cercando di non farsi scoprire.
Cosa diavolo gli stava succedendo? Vero che Kagome era diventata uno schianto, ma perché sentiva un groppo alla gola quando la vedeva parlare con una ragazzo che non fosse lui?
Accidenti, è Higurashi!
Pensò il ragazzo, calciando un sasso con violenza. Lo zaino appoggiato su una spalla e le mani in tasca. Aveva lo sguardo basso, come di uno che aveva appena preso un’insufficienza. Arrivò a casa e andò diretto in camera.

“Ancora non ci credo…” – disse Bankotsu felice. – “Ha detto veramente così?”
“Si, comunque…per l’appuntamento…dove vorresti portarla?”
“Pensavo ad un cinema…non voglio niente di troppo impegnativo come primo appuntamento, solo un’uscita tranquilla…”
“Bene…che film?”
“E qui casca l’asino…” – disse Bankotsu, grattandosi la nuca imbarazzato. – “Sicuramente vorrà vedere qualcosa di romantico e io certe cose proprio non le reggo…” – Kagome lo guardò fintamente arrabbiata.
“Potresti fare uno sforzo per la ragazza che ti piace…” – Bankotsu la guardò e sorrise. Ma si, in fondo…aveva ragione lei.
“Sai che forse hai ragione? Ok…” – Kagome ritrovò subito il suo sorriso.
“Perfetto. Lascia fare a me.” – disse Kagome.
“Grazie mille, Kagome…sono nelle tue mani…” – la ragazza si girò e se ne andò a casa.

Doveva decidersi a mettere una tariffa sul suo lavoro.
Kagome era appena arrivata a casa e aveva già in mente cosa fare, tuttavia, non riusciva a concentrarsi. Ripensava ancora a quando si era attaccata volutamente al braccio di Bankotsu, sapendo che Inuyasha la stava guardando. Chiuse la sua agenda e appoggiò il mento sul dorso delle mani.
Anche se sentiva di avere il pieno diritto di prendersi una piccola vendetta su Inuyasha, ciò non toglieva che poi si sentiva uno straccio. Suo padre non le aveva insegnato così. Le aveva insegnato che la vendetta non porta a nulla, se non altro dolore e questo lei non lo voleva.
Nonostante la tentazione di vendicarsi ancora e ancora fosse forte, decise di darci un taglio. Non era la cosa giusta da fare, ma almeno poi non avrebbe avuto rimorsi di coscienza.
Riaprì la sua agenda e continuò a scrivere tutto il necessario per l’appuntamento di Bankotsu e Aruka. Prenotò un film comico, almeno avrebbe accontentato tutti e due e poi, come per Koga e Ayame, avrebbe noleggiato una barchetta al Parco degli Innamorati.
Con il telefono di casa, prenotò i due posti e poi potè dedicarsi esclusivamente alla pancia della sua mamma.

A casa, Inuyasha non era sceso nemmeno per la cena. Lo stomaco era praticamente chiuso con tanto di lucchetto. Era fermo nella stessa posizione da quando era arrivato a casa e non aveva ancora aperto un libro. Ogni pensiero era indirizzato a quella frase.
Perché mi capita tutti i giorni di venir baciata da uno schianto di ragazzo, Bankotsu.
Prima di vegetare su quel letto si era fatto la doccia, ma ugualmente il suo pensiero andava a finire a quella frase. Aveva per sbaglio pensato di studiare, ma lo studio gli faceva venire in mente lei e di conseguenza quella frase. Si era guardato la punta dei piedi, ma quella frase era sempre in mezzo alle scatole.
“Ma perché diavolo mi incazzo tanto?” – urlò Inuyasha, alzandosi di scatto dal letto e tirando una cuscinata alla parete. Dio solo sa la voglia che aveva quel ragazzo di fare a brandelli tutto e tutti.
Ma aveva anche voglia di andare da Kagome e chiederle cosa aveva fatto con Bankotsu. Si mise a ridere da solo, di sé stesso.
“Si, bravo…col cavolo che mi risponderebbe…che palle…”
Era bravo ad alzare le gonnelle delle sue compagne di classe, eccellente nello sport, un asso nel prendere in giro le persone…ma era proprio uno stupido, se ancora non riusciva a capire perché il fatto che Kagome baciasse un altro che non fosse lui gli desse così fastidio.

Il mattino si presentò come tutti gli altri. Il cicaleccio della sveglia aveva interrotto i sogni dei ragazzi che dovevano recarsi all’istituto Sakkey per un’altra noiosa giornata di studio.
Le vacanze di Natale si stavano avvicinando inesorabilmente e ancora i regali non erano stati acquistati. Kagome si arrovellava il cervello per decidere semplicemente se fare un regalo o meno a quel ragazzo che l’aveva fatta tanto piangere, mentre Inuyasha, beh…Inuyasha era nella sua identica situazione. E poi, cosa si sarebbero potuti regalare a vicenda? La classica stupidata giusto per dire “guarda che non mi sono dimenticata che esisti…” ma come avrebbero fatto a scambiarsi i regali se a malapena si parlavano? In più, c’era da dire che si conoscevano poco. Il classico portachiavi sarebbe andato bene ma entrambi, anche se non lo avrebbero ammesso nemmeno sotto tortura nazista, volevano qualcosa che fosse speciale.
I giorni passavano e finalmente Kagome si decise ad andare per negozi e comprare regali per tutti.
Anche per Inuyasha.
Alla fine si era decisa, finalmente.
Da quando aveva deciso di abbandonare i suoi (giusti) propositi di vendetta aveva iniziato a cercare un dialogo civile con lui, che non lo aveva di certo disdegnato.
Come con Koga, aveva visto Bankotsu entrare mano nella mano con una ragazza di terza e si era dato dello stupido tante di quelle volte per esserci cascato per la seconda volta, che per poco non ci credeva lui stesso (cosa non tanto impossibile).
Il loro ritrovo era diventato la terrazza, nonostante il freddo facesse notare la propria presenza, bastavano loro due per star bene.
Entrambi avrebbero ricordato il momento in cui si erano confessati di aver preso un regalo per l’altro come il più ridicolo ma tenero dei ricordi. Erano estremamente imbarazzati ed erano rimasti in silenzio per alcuni minuti. Una battutina stupida di Inuyasha aveva messo la parola fine a quell’imbarazzante silenzio.

Kagome avrebbe consegnato il suo regalo a Inuyasha il giorno di Santo Stefano, dato che il Natale il ragazzo l’avrebbe passato dai nonni ad Osaka.
Dai genitori, Kagome ricevette un braccialetto con tanti pendenti di animali porta fortuna nei vari paesi più conosciuti del mondo. La madre decise di regalarle un altro paio di scarpe con il tacco bianche che la ragazza apprezzò moltissimo. Lei invece regalò al padre un kit composto da sciarpa e guanti perché d’inverno era sempre congelato, mentre alla madre prese un profumo speziato che sembrò gradire molto. Kagome passò il Natale più bello della sua vita, eccezione fatta per la neve, che quell’anno non ne aveva proprio voluto sapere di scendere. Faceva perfino fin troppo freddo anche per lei per venire giù…
Il giorno dopo arrivò con la velocità di un missile sparato in aria.

Era Santo Stefano e quel giorno lei avrebbe dovuto consegnare il suo regalo a Inuyasha. Non sapeva nemmeno lei perché era così nervosa ma lo era e, a furia di camminare avanti e indietro per la stanza da letto, aveva fatto un solco profondo.
Vennero le tre del pomeriggio e Kagome si avviò verso il luogo dell’appuntamento, se così poteva chiamarsi quel loro incontro. I ragazzi si erano messi d’accordo di trovarsi nel parco vicino a casa di Kagome per scambiarsi i regali.
La ragazza prese il giro più largo, non voleva dare l’impressione di essere impaziente, anche se lo era, arrivò e lo vide seduto su una panchina, avvolto da una calda sciarpa gialla.
“Inuyasha?” – il ragazzo si girò e scoppiò a ridere quando vide Kagome sepolta sotto mille strati di stoffa pesante. – “Beh? Che hai da ridere?”
“No niente…non credi di essere un po’ esagerata vestita così?” – Kagome batteva i piedi per scaldarsi.
“No…fa un freddo polare…come fai a resistere tu, poi?…” – chiese la ragazza, tremando.
“Andiamo?” – Kagome diventò di ghiaccio. Doveva camminare in mezzo al freddo? Ma non se ne parlava nemmeno!
“Do…dove?” – chiese lei costernata.
“Il mio regalo non si trova qui. Dobbiamo prendere il treno.”
“I-il treno?”
“Si.” – i due s’incamminarono verso la stazione, che fortunatamente non distava molto da li. Inuyasha prese i biglietti, li vidimò e fece salire la ragazza in prima classe.
“Bella la prima classe…non c’ero mai stata…” – disse guardandosi intorno. Fortunatamente il riscaldamento funzionava alla grande e Kagome si tolse il cappotto, tenendo però la sciarpa. Si fecero portare qualcosa da bere e attesero che il treno partisse. Il ragazzo fissava intensamente Kagome e lei per non arrossire era costretta guardare da un’altra parte. – “Dove si va?” – chiese lei giusto per dire qualcosa.
“A nord…” – rispose lui semplicemente. Con un sussulto il treno partì. Ci volevano almeno due ore di viaggio e i ragazzi non fecero altro che parlare. Le tende erano tirate e rendevano l’atmosfera alquanto romantica. ad un certo punto, Inuyasha si spostò vicino a Kagome e la cosa l’aveva messa alquanto in agitazione. – “Ti da fastidio che mi sia seduto vicino a te?” – chiese lui accarezzandole il dorso della mano, poggiata sul bracciolo. Kagome, imbarazzatissima, la ritirò subito, come se si fosse scottata.
“S-si…n-no…cioè…” – prese un bel respiro e lo guardò dritto in faccia. – “…dobbiamo parlare. Seriamente.” – aggiunse lei infine. Il ragazzo capì che era venuto il momento di chiarire la cosa e ascoltò quello che aveva da dire. – “…io non ti capisco, Inuyasha. Hai passato tre quarti della tua vita a sfottermi, mi hai umiliata davanti a tutti. Solitamente sono una che non porta rancore, ma tu mi hai fatto veramente male.” – lui la guardò stupita. Pensava che i suoi sfottò non le facessero niente, invece… – “Già…mi hai fatto del male. Anche se sembrava che non me ne fregasse niente, io dentro stavo malissimo, non capivo perché mi odiassi così tanto da diventare il tuo giochetto preferito…non sai le lacrime che ho speso per colpa tua e adesso siamo qui, a scambiarci i regali di Natale, con te che mi tieni la mano. Scusa, ma per quanto io cerchi di capire non ci riesco…” – concluso il suo monologo, Kagome si girò verso il finestrino. Forse dopo quella confessione lui se la sarebbe presa e sarebbero tornati indietro, ma non le importava. Se Inuyasha voleva la sua amicizia doveva essere sincero fino in fondo con lei altrimenti ci sarebbe sempre stata quell’ombra a ricordarle il passato. Kagome si sentì girare il volto dalla sua mano calda. Aveva iniziato a piangere in silenzio, serrava la mascella per impedire alle lacrime di scendere. Inuyasha gliele scacciò con il pollice. Non voleva vederla piangere. Non per colpa sua.
“Kagome…” – la ragazza lo guardò, ansiosa di sapere se la loro amicizia era destinata ad andare avanti oppure a fermarsi in quel vagone di prima classe. – “…mi dispiace così tanto, ma…era più forte di me. Anch’io a mio tempo sono stato preso in giro da tutti perché sono un hanyou e mi sono detto “ehi, che male c’è a prendermi una piccola rivincita?” Così, quando ti ho visto la prima volta avevo deciso che saresti stata tu la mia vittima sacrificale, dimenticandomi completamente di come ci si poteva sentire quanto tutti ti prendevano in giro. Ti chiedo scusa…” – la ragazza, si passò le mani sugli occhi per cercare di allontanare le lacrime, Inuyasha la strinse a sé e l’ultima mezz’ora del viaggio la passarono così.
Gli insegnamenti di suo padre non furono mai tanto azzeccati. Aveva proprio ragione…la vendetta porta solamente altro dolore.
Quando arrivarono, il ragazzo le asciugò gli ultimi residui di lacrime dal viso e l’aiutò a scendere. Quando Kagome si rese conto di dov’erano, la tristezza sparì dal suo volto e un enorme sorriso le illuminò il viso. Si girò di scatto verso Inuyasha e lo guardò interrogativamente. Il ragazzo la prese per mano, perché ancora non erano arrivati e dopo un’ulteriore mezz’ora di strada, passata tutta con il naso per aria, furono arrivati. Erano di fronte ad un campo interamente coperto dalla neve. Incurante del freddo, Kagome corse nel campo e fece un salto, tuffandosi su quel manto bianco. Inuyasha appallottolò un po’ di neve e quando Kagome si girò se la prese dritta in faccia.
“INUYASHA!” – iniziarono così una feroce battaglia di palle di neve e alla fine vinse Kagome che era tutta bagnata fradicia. Inuyasha era mortificato.
“Cavolo…domani come minimo avrai il raffreddore…” – Kagome alzò le spalle contenta.
“Fa lo stesso…”
“Ti va una cioccolata calda?” – Kagome guardò il prato, tutto rovinato dalle loro pestole e pensò alla cioccolata.
“Si.”
Si avviarono verso un bar li vicino e si fecero portare due cioccolate calde con della panna sopra, le bevettero e rimasero ad osservare il panorama che offriva quel bar. Tutte le vie erano coperte dai fiocchi bianchi e Kagome non poteva non rimanerne affascinata.
Inuyasha a sua volta non poteva non rimanere affascinato da lei.
Il tempo passava e la ragazza non aveva ancora trovato il coraggio di dare il suo regalo a Inuyasha, che dava quasi l’impressione di essersene dimenticato. Prese tanta di quell’aria da far scoppiare i polmoni e si decise.
“Inuyasha?” – il ragazzo la guardò.
“Dimmi…” – Kagome rabbrividì. Il suo tono di voce aveva un che di…sensuale? Kagome si girò e rovistò nella sua borsa, sotto lo sguardo incuriosito del mezzo demone. Fece scivolare sul tavolo del bar un pacchetto di medie dimensioni. Inuyasha era molto stupito. – “…per…per me?”
“S-si…” – Kagome era in procinto di staccarsi un’unghia. Riprese il suo regalo che mai come in quel momento le sembrava tanto idiota. – “…n-no senti…lascia stare…è una cretinata bella e buona…te ne faccio un altro…” – ma Inuyasha non era dello stesso parere. Poggiò le sue mani su quelle della ragazza e la fissò negli occhi.
“Voglio questo…” – disse lui semplicemente, iniziando ad aprire il regalo. Scoprì un cofanetto in velluto blu, lo estrasse e vide che c’erano sette cd. Non capì cosa se ne potesse fare di sette cd, ma l’illuminazione lo colpì all’improvviso. Estrasse subito i cd e sgranò gli occhi. – “Ma come…” – erano sette cd del suo gruppo preferito, cd che il ragazzo non riusciva proprio a trovare. – “…ma come…hai fatto? Sono anni che li cerco…” – ammise lui sbalordito. – “…come facevi a sapere che li cercavo?” – Kagome rise e guardò fuori dalla finestra.
“Tu pensi che io sia stupida, vero?” – il ragazzo negò visibilmente con la testa. – “Ho sentito che ne parlavi in prima superiore con Sasuke…” – disse lei.
“E…e te ne sei ricordata?”
“Sono una secchiona, no? Mi ricordo di tutto…” – il ragazzo le si sedette vicino e le diede un bacio sulla guancia. Kagome divenne viola in un nano secondo.
“Grazie…secchiona…” – Kagome rise, ma poi venne l’ora di tornare a casa. Tornarono a casa in treno, ma stavolta Inuyasha si sedette fin dall’inizio del viaggio accanto a lei. Kagome poggiò la testa sulla sua spalla e rimasero così; istintivamente Inuyasha sentì il bisogno di accarezzarle il viso e, senza guardarla in faccia, prese a toccarle le guance che sentì diventare immediatamente bollenti.
Sorrise.
Quando arrivarono in stazione, i due si separarono, promettendosi di rivedersi a scuola e così fu.

Era il dieci di Gennaio e Kagome era già in classe, come al solito e con sua somma sorpresa arrivò anche Inuyasha.
“Come sei puntuale oggi…” – ammise lei prendendolo in giro.
“Mi avrai attaccato la tua malattia…” – Kagome mise il broncio, cosa che la rese ancor più adorabile agli occhi di Inuyasha. Il professore entrò e la lezione potè iniziare. Inuyasha era diventato più attento e partecipava di più alle lezioni, con sommo piacere dei professori.
Passarono i giorni e i giorni divennero mesi. Kagura diventava sempre più bella e la pancia sempre più grossa. La data di scadenza, manco fosse una medicina, era prevista intorno ai primi di Giugno.
Inuyasha e Kagome avevano ormai consolidato la loro amicizia ed erano sempre insieme. Arrivavano a scuola con dieci minuti in anticipo per parlare insieme, durante l’intervallo erano sempre insieme, alla fine delle lezioni erano sempre insieme.

Il tempo volava che era una meraviglia e i due giovani si intendevano quasi alla perfezione. Era marzo e il ragazzo era terribilmente indietro in matematica. Aveva alzato di molto la sua media, ma in quella materia, il cinque regnava sovrano incontrastato. Kagome decise di offrirgli il suo aiuto e gliene avrebbe parlato in terrazzo quel giorno.
La lezione di biologia fu particolarmente pesante quel giorno, anche per il fatto che i primi caldi iniziavano a farsi sentire e il cervello era già steso al sole con in mano un bicchiere pieno di acqua ghiacciata con tanto di ombrellino. Finalmente la campanella suonò, permettendo agli studenti di riprendere il fiato per un quarto d’ora. Inuyasha e Kagome si erano già diretti in terrazzo.
“Senti…vedo che in mate non ti riesce di alzare la media…” – iniziò Kagome. L’altro fece il finto offeso.
“Grazie Kagome per avermi rovinato l’intervallo…”
“Dai che scherzo…se ti serve una mano io sono qui…” – Inuyasha la guardò riconoscente. Si prostrò ai suoi piedi ringraziandola. Kagome era in imbarazzo e rideva.
“Dai scemo…alzati…” – Inuyasha si alzò e si mise d’accordo con la ragazza su quando trovarsi.
“…perfetto. Allora rimaniamo d’accordo così. Entro Giugno non avrai il debito, parola di Kagome.”

Così iniziarono anche a vedersi il pomeriggio. Inuyasha era particolarmente attento anche perché Kagome spiegava, usando termini non troppo tecnici, in modo che anche un bambino dell’asilo potesse capire. Gli portava esempi con le caramelle, i biscotti e altre cose ancora e Inuyasha le metteva in pratica negli esercizi che la ragazza ricopiava dal libro. Gli rispiegava gli argomenti che avevano studiato durante l’anno e Inuyasha li assimilava senza tanti problemi.
“No, no…fermo…” – disse Kagome mettendo le mani sulle sue. A quel contatto, entrambi rabbrividirono.
Era da un po’ di tempo a quella parte che i due ogni volta che si toccavano sentivano delle scosse lungo la spina dorsale, ma avevano sempre cercato di ignorarle. – “…ragiona…se vuoi risolvere l’esercizio, devi prima capire che formula applicare, quindi…” – lasciò Inuyasha pensare un attimo per poi fare una faccia scocciata per l’errore commesso.
“Questa, vero?” – Kagome annuì.
“Non ti buttare a capofitto sul problema anche se ti sembra di saperlo…ci devi ragionare sopra perché è sufficiente sbagliare l’equazione che sballi tutto il problema. Coraggio…ora fallo d’accapo.” – Kagome attese pazientemente che Inuyasha finisse il suo esercizio e poi lo corresse e vide, con sua somma gioia, che le sue ripetizioni avevano dato i suoi frutti. La settimana successiva sarebbero partiti per la gita programmata al mare, meta promossa da tutti i compagni di classe e il giorno prima della partenza, Inuyasha avrebbe dovuto sostenere l’esame di riepilogo di tutti gli argomenti trattati durante l’anno. Se l’avesse passato con la sufficienza, non avrebbe avuto il debito.
Passarono tutti i pomeriggi rimanenti a ripassare e Inuyasha si sentiva preparato come non mai. Affrontò l’esame con serietà, ma purtroppo non portò a casa la sufficienza. Quando Kagome lo venne a sapere sentì la terra franarle sotto i piedi.

“Eppure mi sembrava che li avessi capiti…ma forse non te li ho spiegati bene io…mi dispiace tanto…” – ammise lei sinceramente dispiaciuta.
“Già…” – Inuyasha era demoralizzato, ma in un secondo sorrise radioso. Kagome pensò che avesse fumato qualcosa di tagliato male. – “HO PORTATO A CASA L’OTTO KAGOME!” – la ragazza rimase interdetta. Quindi…
“Mi…mi hai preso in giro!” – Inuyasha la prese in braccio e la stritolò. Finirono con il trovarsi l’uno troppo vicino all’altro. Si staccarono immediatamente. – “O-ottimo lavoro…”
“Naaa…il merito è tutto tuo.” – disse Inuyasha, impaziente di tornare a casa dai suoi e dirglielo. – “Non vedo l’ora di dirlo ai miei…ci rimarranno secchi!”
“E allora che stai aspettando? Va da loro, no? Ci vediamo domani alla stazione dei treni.”
“Ok, ciao Kagome. A domani!”
I due si salutarono in quel modo, con il vivo ricordo di quello che avevano provato quando si erano trovati così vicini.

I complimenti per Inuyasha fioccarono come una bufera di neve improvvisa. Il padre e la madre non smettevano un solo secondo di elogiare lui e la ragazza che pazientemente lo aveva aiutato a superare quel maledetto scoglio di materia. Come premio, gli ricaricarono il bancomat di una bella sommetta, in modo tale che potesse portare fuori a cena la sua amica per sdebitarsi almeno in parte.





Aluuuuuuuuuuuuura? Che ve ne è sembrato?
Alcune cose si sono spiegate, no? Per esempio, il perché Inuyasha avesse iniziato a prendere in giro Kagome. Porello…che dite, si è un po’ riabilitato ai vostri occhi oppure è stato stronzo due volte?
Finalmente la parte descrittiva è finita. Non ce la facevo più. Ora inizia la parte che più mi premeva leggeste, ovvero quella della gita al mare. Che succederà in questa luuuuuunga settimana? Riusciranno Kagome e Inuyasha a far evolvere il loro rapporto? Inuyasha si dichiarerà sulla spiaggia con il tramonto in sotto fondo? Oppure, noleggerà una barca e “rapirà” Kagome per una settimana intera? Oppure entrerà dal balcone della sua camera, facendole una sorpresa notturna e tra un bacio e l’altro le dirà quelle due famose paroline? Oppure…oppure aspettate e lo leggerete da sole.
Besitos e alla prossima!

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Capitolo 9
*** Si parte per il mare! ***


Si parte per il mare! EDIZIONE STRAORDINARIA!
EDIZIONE STRAORDINARIA!
“Buona sera a tutte. Apriamo il TG FanFiction con una notizia clamorosa. Dopo i numerosi tentativi da parte di soccorritori, polizie, carabinieri e vigili urbani, siamo stati in grado di ritrovare la scrittrice che si fa chiamare “Callistas”. Tutti noi la credevamo dispersa in qualche isola o sulla vetta della montagna più impervia, invece scopriamo che era andata semplicemente in vacanza. Te possino, callistas!”

BEDDE! PERDONATEMI!
Sono immensamente dispiaciuta per il clamoroso ritardo! Sono partita sabato 27 Dicembre per la montagna e sono tornata il 3 di Gennaio. Belle vacanze, ampiamente meritate, ma giuro che ho sentito l’astinenza del computer.
Mi hanno obbligata a mettere gli sci, ma ogni gamba andava dove voleva lei e non dove volevo io. Risultato: sono caduta tante di quelle volte che non me le ricordo più. La più clamorosa è stata quando ho abbracciato un cartello di avvertimento…
Inutile dire che ci fu una valanga per le risate degli altri.
Grr che rabbia…

Ma lasciamo perdere…ora sono tornata e nessuno mi impedirà di aggiornare da oggi in poi costantemente. Dove eravamo arrivati? Ah si…Inuyasha ha passato matematica, con l’aiuto di una divina Kagome e ora possono gustarsi la gita al mare. Passeranno una settimana a rosolarsi al sole e a vagare per musei e quant’altro. Ovviamente, sarà mia premura omettere parti noiose come le visite guidate e concentrarmi più sullo svolgimento della storia tra i due piccioni-cini.
Una settimana, si sa, è composta di sette giorni. E cosa accadrà in questi sette giorni?
Sesso?
Alcol?
Droga?
Rock ‘n roll?
Rosari?
Messe?
Spero lo scopriate al più presto. Ma prima…RINGRAZIAMENTI!

Kirarachan: per fortuna che sei contenta almeno tu. Io torno dalle ferie e mi trovo la casa allagata, che palle! L’appartamento sopra il mio è disabitato, ancora per poco (purtroppo) e il proprietario ha iniziato a far funzionare la caldaia per riscaldarlo. Ho tutta acqua che mi cola per le pareti esterne e una pozza nella mia cameretta. Se ti serve il muschio per il presepe di quest’anno, fammelo sapere…
Ma adesso, pensiamo un po’ alla storia…scusa, ma quanto cioccolato hai mangiato? Un’intera fornitura Milka? E la linea? Dove la metti quella? Beh, forse sono l’ultima a poter dare consigli su diete o robe simili. Tu comunque, fa sempre ciò che ti piace fare e che ti rende felice, mi racco!
Secondo te che succederà al mare? Come si comporteranno i due? Tu provaci, magari ci azzecchi pure.
Anch’io l’ho odiato, sai? Insomma, se sai come ci si sente ad essere presi in giro, non lo fare pure tu, non credi? Però sono contenta che il mezzo demone si sia un po’ redento ai tuoi occhi, altrimenti mi rovini il resto della storia :p
Comunque, spero che il resto ti piaccia e di non essere caduta nella banalità. Cosa che cerco di evitare accuratamente. Besitos!

Kaggy_Inu91: non importa, bedda. Comprendo la tua situazione e so che vuol dire essere sbattuti da un tavolo all’altro senza poter prendere un attimo il fiato. Ma ora che ci sei, ti è piaciuto l’aggiornamento? Spero che la settimana al mare possa essere anch’essa di tuo gradimento.

Kagome19: bene, bene, bene…ora che sappiamo il perché Inuyasha prendeva sempre in giro Kagome, come proseguirà la storia? Io spererei bene, però poi bisogna vedere come mi gira…ti aspetto a fine capitolo, mi racco!

Marylovelove_Manga: è il voto che avrei tanto voluto avere io…ma ovviamente io e la matematica abbiamo preso due strade differenti. Ma che poi mi chiedo io…a che serve questa materia? Vanno bene le tabelline e le operazioni basilari, ma di certo io non andrò dal panettiere chiedendogli se ad un chilo di pane corrisponde una retta intersecata, no?
Comunque…anche tu vedo che non approvi il comportamento di Inuyasha. Sapendo come ci si sentiva ad essere presi in giro, perché lo avrà fatto anche lui? Mistero…ovviamente Kagome è buona e, intuendo che sotto sotto al comportamento di Inuyasha potesse esserci qualcosa di più intimo, così c’è passata sopra. Beh…per i regali sono contenta che ti piacciano perché sinceramente non sapevo cosa fare. E c’è anche la questione del fratellino. Ma ce n’è un’altra più importante. Kagome riuscirà a confessare a Inuyasha del suo passato? Di quello che era costretta a subire da Kikyo? Oppure gli racconterà la storia, facendola passare come una quisquiglia?
Buon Natale e Santo Stefano in ritardo!

Ryanforever: augurozzi anche a te, bedda! Spero tu abbia passato buone feste.
Sei l’unica che pensa questo di Inuyasha. Forse anche tu hai un cuore grande come quello di Kagome. Poi, quello della vendetta, è una convinzione mia personale e volevo mettercela dentro. Ogni tanto so essere molto interiore come persona, sai?
A proposito…secondo te cosa faranno al mare quei due?
Fammi sapere e comunque, eccoti l’aggiornamento e fammi sapere se ti piace!
Besitos!


Introdurrò per questa seconda parte, un nuovo personaggio.
Chi sarà mai?


PER TUTTE:

RAGASSUOLE?
TANTI AUGURI DI BUONA BEFANA IN RITARDO!!!!

XD    XD    XD










Finalmente il giorno della partenza arrivò e tutti i ragazzi erano super eccitati. Una vacanza al mare! Con loro si era aggregata anche la quarta di un’altra sezione e quando Inuyasha arrivò vide Kagome che parlava con un ragazzo. Questo gli fece andare il sangue alla testa. Però poi, osservando meglio la scena, vedeva che la ragazza aveva l’aria sofferente per quel ragazzo che continuava a parlare senza sosta e che lei manco ascoltava. La vedeva annuire mentre con lo sguardo cercava qualcuno.
Sorrise.
“Kagome?” – quando Kagome sentì il suo nome pronunciato dalla sua ancora di salvezza, si rilassò.
=Dio ti ringrazio che è arrivato…=
“Ciao Inuyasha…lui è Hojo della sezione H. Hojo, lui è Inuyasha il mio compagno di banco.” – subito tra i due scattarono le scintille di odio.
“Sediamo vicini Kagome?” – chiese Hojo, ignorando volutamente Inuyasha, che non la prese per niente bene.
“Spiacente, Kagome è già impegnata.” – disse Inuyasha avvicinandosi a Kagome, che non disdegnò la sua salvezza. – “Andiamo Kagome? Altrimenti ci fregano i posti.” – Inuyasha la trascinò letteralmente sul treno e scelsero una carrozza isolata, in modo da rimanere loro due soli. Il viaggio durava circa cinque ore e avrebbero avuto tutto il tempo per stare insieme. La aiutò a mettere le valige negli appositi spazi. Quando fu tutto sistemato, Kagome si girò per sedersi, ma si ritrovò imprigionata nell’abbraccio forte di Inuyasha. Ormai era noto anche ai polli che i due si piacevano ma Kagome, timida com’era non osava fare il primo passo. Toccava quindi a Inuyasha agire, anche se la cosa non gli dispiaceva per niente. Le prese il mento tra le mani e la obbligò a guardarlo in faccia, schiacciò leggermente il corpo della ragazza contro il finestrino e lei si aggrappò un po’ di più alle spalle di lui, che avvertì immediatamente la presa. Si abbassò per baciarla e…
“Kagome! Finalmente ti ho trovata! Ho girato tutto il treno!” – a interrompere quel momento magico fu Hojo che aveva fatto avanti e indietro dal treno tre volte prima di trovarli. I ragazzi si staccarono immediatamente e si sedettero ai propri posti, maledicendo quel ragazzo e intenzionati a buttarlo fuori dal finestrino non appena il treno avesse acquistato un po’ di velocità.
Kagome rise istericamente. Non conosceva per niente Hojo, ma si era scoperta a odiarlo, più che altro perché aveva la fama di una gomma da masticare da tanto appiccicoso che era. Infatti da quando era arrivato si era seduto immediatamente vicino a Kagome, mandando su tutte le furie Inuyasha, che si era eroicamente trattenuto dal picchiarlo a sangue. Kagome annuiva e alzava gli occhi al cielo contemporaneamente. Dopo un’ora di viaggio, Hojo crollò dal sonno e nel vagone regnò l’assoluto silenzio.
“Kago…” – ma Inuyasha venne bloccato dalle mani di Kagome che gli imponevano il silenzio.
“Zitto, zitto…” – disse lei in un sussurro, chiudendo gli occhi come se avesse raggiunto la pace dei sensi. – “…senti che pace…” – disse riaprendo gli occhi e sorridendo con una deficiente. Inuyasha sorrise anche lui, ma si fece poi serio immediatamente. Fece cenno alla ragazza di sedersi vicino a lui. Kagome cercò di fare piano anche perché Hojo era praticamente appoggiato sulla spalla di lei, lo spostò e lo rimise al suo posto, ma qualcosa andò storto. Inuyasha aveva le braccia per aria, pronto a prendere la ragazza e aiutarla a districarsi dalle gambe dell’impiastro quando vide Kagome risedersi con una faccia che faceva paura. Alzò gli occhi al cielo e la vide mormorare un “grazie” per quella situazione. Inuyasha notò che Hojo si era avvinghiato al braccio della ragazza in un modo quasi morboso. Kagome tamburellò le dita sul bracciolo e ad un tratto si scrollò il ragazzo di dosso che purtroppo si svegliò.
Kagome e Inuyasha caddero nel panico.
“Ka-Kagome…” – bofonchiò Hojo, impanicando la ragazza. – “…siamo arrivati?” – Kagome gli fece una carezza materna sul volto e lo incitò a tornare a dormire.
“Tranquillo…ti sveglio io quando siamo arrivati…” – Hojo si addormentò con stretto il braccio di Kagome. La ragazza sospirò pesantemente e dovette sorbirsi il viaggio con quella gomma da masticare attaccata addosso. Né Inuyasha, né Kagome avevano mai fiatato. Ogni tanto si girarono per i borbottii di Hojo nel sonno e dovevano ammettere che si stavano divertendo un mondo.
“…no…Ranma…Akane…” – Inuyasha e Kagome scoppiarono a ridere in silenzio, ma era evidente che volevano stare vicini.
Finalmente arrivarono in stazione e Kagome potè liberarsi di quell’impiastro. Per la posizione in cui era stata obbligata a rimanere le era venuto il mal di schiena.
“Ohiohiohi…che male…” – disse zoppicando. – “…ma guarda come devo iniziare la gita…” – disse lei. Fu sufficiente che Inuyasha le toccasse la schiena che lei si raddrizzò subito.
“Ti è già passata?” – chiese lui malizioso. Kagome arrossì.
“Cretino…” – sbuffò lei imbronciata.
Per finta.
Arrivarono in hotel e li furono decise le camere. Essendo dispari e le camere solo da due posti letto, a Inuyasha e Kagome toccarono una camera matrimoniale a testa. Kagome si diresse al piano superiore, sempre tampinata da Hojo che le stava sempre appiccicato. Inuyasha era sul punto di esplodere. La ragazza infilò la chiave nella toppa e la gomma stava quasi per entrare se non fosse stata per la manata di lei.
“Hojo, credo che qui tu non possa entrare…coraggio…va dal tuo compagno di stanza…” – riluttante, Hojo dovette abbandonare Kagome, anche se la tentazione di entrare nella sua camera era tanta. Il ragazzo però era sempre fermo davanti alla porta di Kagome.
“Senti…non hai sentito che ha detto Kagome? Tornatene dal tuo compagno di stanza…” – disse Inuyasha.
“Fatti gli affari tuoi tu…” – Inuyasha scoppiò. Mollò a terra la valigia in malo modo e si avventò sul ragazzo, ma Kagome prontamente si mise in mezzo per difendere la gomma da masticare. – “Hai visto? Lei difende me!” – Kagome lo guardò con compassione.
“Senti Hojo…l’ho fatto solo per evitare che Inuyasha ti mandasse all’ospedale…adesso va, per favore…” – Hojo sorrise, convinto che Kagome fosse già cotta di lui. Quando finalmente il ragazzo sparì nell’ascensore i due tirarono un sospiro di sollievo. – “Non farlo mai più…” – Inuyasha allargò gli occhi fintamente impaurito dalla minaccia della ragazza. – “Ci vediamo dopo…” – e senza dargli diritto di replica, Kagome entrò nella sua stanza, sistemò le sue cose e si fece una doccia.
Quando finì di vestirsi, in quel momento bussarono alla porta. Entrò una saetta argentata che intrappolò il corpo della ragazza in una morsa senza via di scampo.
“Ciao…” – disse lei con voce roca.
“Ciao…” – Inuyasha strofinò il suo naso contro quello di lei, provocando nella ragazza mille scariche elettriche. Stavano per baciarsi quando nuovamente bussarono alla porta. I due si staccarono immediatamente e si guardarono in faccia come per dire “ma ci sarà un momento per stare da soli?”
Avrebbero scoperto in quella settimana che sarebbe stato veramente difficile.
Kagome andò ad aprire, dopo essersi assicurata che Inuyasha si fosse nascosto per benino.
“Ciao…” – salutò sconsolata Kagome.
=Non sarà ancora quell’impiastro, spero?= pensò Inuyasha che ormai si vedeva già di fronte alla tomba di Hojo a pregare.
“Ciao Kagome!” – salutò il ragazzo.
=E’ l’impiastro…= pensò Inuyasha.
“Sei pronta? Giù ci stanno aspettando per darci le prime istruzioni…ero venuto a chiamarti.” – Kagome sorrise gentilmente, ma dentro era una pentola a pressione.
Pronta allo scoppio.
“Sei stato molto gentile, Hojo. Scenderò tra un quarto d’ora perché devo ancora farmi una doccia. Ci vediamo giù.” – disse Kagome trascinandolo praticamente alla porta, ma il ragazzo s’impuntellò e questo mise in allerta la ragazza.
“Se vuoi ti aspetto qui.” – insistette lui. Kagome lo guardò con evidente seccatura.
“No Hojo…non sono abituata ad avere ragazzi in camera mentre mi lavo.” – puntualizzò lei. – “Quindi, se mi fai la cortesia di uscire…” – disse lei indicandogli l’uscita. Ma Hojo si avvicinò un po’ troppo.
Il silenzio che si era venuto a creare nella camera non piacque per niente a Inuyasha. Mille opzioni gli stavano sfrecciando nella testa ad alta velocità, ma una in particolare gli fece sudare le proverbiali sette camicie.
Non si stavano mica baciando, vero?
“Hojo?” – Inuyasha si allarmò nel sentire la voce tremula di Kagome.
“Ok, ok…ci vediamo giù…” – disse il ragazzo, mollando la presa. Quando Kagome chiuse la porta, vi si abbandonò contro e si lasciò cadere a terra. Quando la porta fu chiusa, Inuyasha uscì immediatamente dal suo nascondiglio e la vide bianca come un cencio.
“Ehi…che succede?” – chiese lui andandole vicino e aiutandola ad alzarsi.
“Quello mi fa paura…” – ammise lei, tremando. Inuyasha l’abbracciò e le strofinò le braccia per calmarla.
“Tranquilla…ci sono io…”
“Bella consolazione…” – disse lei per sdrammatizzare. Inuyasha la guardò fintamente scocciato e poi uscirono dalla camera. Insieme, si diressero verso l’ascensore, lo chiamarono e vi si infilarono dentro. Almeno li potevano avere un po’ di pace. Da soli.
“Senti…prima hai detto che non sei abituata ad avere ragazzi in camera tua. Mi hai fatto entrare però…” – disse lui malizioso. Erano in ascensore e Inuyasha le aveva preso delicatamente la mano, facendola sorridere. In quel momento le porte dell’ascensore si aprirono e i due si staccarono. Kagome uscì per prima, rispondendo però al quesito di Inuyasha.
“Hai ragione, però io ho detto ragazzi, non hanyou…” – Inuyasha sgranò gli occhi, mentre la vedeva allontanarsi da lui come se quello che avesse appena detto non fosse stato importante.

La prima parte della mattinata fu dedicata alle raccomandazioni iniziali dei professori e al pranzo. I tavoli erano da quattro e al tavolo con Inuyasha e Kagome si sedette un alquanto seccante Hojo.
I suoi compagni avevano già preso posto al proprio tavolo e ogni tanto lanciavano occhiate al tavolo del ragazzo più carino dell’istituto.
Kagome era ormai passata dallo stadio di essere invisibile a quello di ragazza super invidiata dell’intero istituto. Prima veniva, se non sbeffeggiata, addirittura ignorata, ma da quando aveva iniziato a stringere amicizia con Inuyasha, era diventata immediatamente la beniamina della sua classe in primis, e della parte femminile dell’intero istituto, poi. Kagome quelle cose proprio non le digeriva; infatti, non aveva nessun amico o amica in quella scuola. Preferiva essere sola che male accompagnata.
La ragazza aveva iniziato ad apprezzare la compagnia di Inuyasha e aveva scoperto molte cose di lui, a partire da quel famoso Santo Stefano, quando lui le aveva confessato che anche lui da piccolo veniva preso in giro per la sua natura ibrida. La ragazza lo aveva considerato un enorme passo avanti, se si teneva conto che Inuyasha non parlava mai di sé, nemmeno con il suo migliore amico Miroku. Si era fidato di lei ciecamente e anche lei sentiva che poteva fidarsi di lui. Al tavolo, Inuyasha e Kagome erano divisi da Hojo che si era prontamente seduto tra loro due. Il ragazzo continuava a parlare e i ragazzi fissavano il loro piatto senza parlare.
“Kagome, usciamo a fare un giro oggi pomeriggio? I professori ci hanno dato il permesso.” – chiese Hojo speranzoso. Ma Kagome era ancora un po’ scossa per quello che era successo in camera e negò con la testa.
“Ti ringrazio…ma ho un altro programma per oggi pomeriggio.” – disse la ragazza, sperando di essersela cavata così.
“Beh…potremmo comunque stare insieme, no?” – Inuyasha era un vulcano pronto ad esplodere.
“Senti Hojo, non hai sentito quello che ti ha detto? Smettila di insistere!” – disse Inuyasha palesemente seccato. Hojo lo guardò freddamente.
“Senti, mezzo demone dei miei stivali, fatti gli affari tuoi…” – a Kagome vennero i capelli bianchi per quello che aveva appena sentito, così decise di mettere in chiaro le cose una volta per tutte. Sbattè il bicchiere sul tavolo, sorprendendo la gomma.
“Hojo…” – sibilò lei. – “…se ci tieni alla mia amicizia, bada bene a come ti rivolgi a Inuyasha.” – sentenziò lei perentoria. Il ragazzo alzò le spalle, cosa che infastidì molto Kagome. Finirono il pranzo, ma lo stomaco di lei alzò bandiera bianca. Odiava i ragazzi che non ascoltavano, credendosi chissà chi e Hojo era il primo della lista nera.
La ragazza salì in camera sua e chiuse a doppia mandata, si buttò sul letto e cercò di rilassarsi. Fu incredibile come in un solo giorno avesse scoperto di essere in grado di uccidere.
E nel modo peggiore possibile…
Le arrivò un messaggio sul telefono.
– mittente: Inuyasha.
Kagome sorrise, finalmente sarebbero rimasti un po’ soli. Di lui almeno si fidava. Kagome si alzò di scatto dal letto e aprì la porta, trovandosi davanti Inuyasha più bello che mai. Indossava un paio di pinocchietti verde militare e una canottiera attillata con le spalline larghe altrettanto verde, che evidenziava il suo petto. Mani in tasca e sorrisetto furbetto completavano l’opera. Kagome arrossì violentemente e Inuyasha non perse l’occasione per metterla in imbarazzo.
“Hai caldo?”
“P-perché?”
“Sei tutta rossa…” – disse avvicinandosi al viso di lei. Kagome si ritrasse, come se fosse stata beccata a rubare la marmellata.
“Scemo…” – Inuyasha entrò e Kagome chiuse la porta. I due erano fermi immobili l’uno davanti all’altro. Avevano quasi paura di toccarsi, perché se lo avrebbero fatto sarebbe di sicuro arrivato Hojo. Fu Kagome ad avvicinarsi, sorprendendo Inuyasha, che non disdegnò quel tentativo da parte della ragazza. Allora Inuyasha la cinse per i fianchi, ma in quel momento qualcuno bussò alla porta. I due si staccarono come se avessero preso una scossa da dieci mila watt.
“Ok, facciamo così…” – Inuyasha era scocciato e divertito allo stesso tempo. Non era possibile che ogni volta che tentava di rimanere da solo con Kagome ci fosse qualcuno ad interromperli. Ascoltò quello che aveva da dire la ragazza. – “…io apro la porta e tu lo ammazzi, ok?” – chiese, sperando che la sua fosse una proposta abbastanza valida. Inuyasha rise. – “Chi è?” – chiese previdentemente Kagome.
“Kagome, sono la professoressa Tsubaki. Puoi aprire per favore?” – Kagome sgranò gli occhi.
“Si, arrivo subito, professoressa!” – Kagome andò ad una delle sue valige e prese il libro di matematica. Inuyasha la guardò allibito mentre la muta domanda era palese. Kagome obbligò Inuyasha a sedersi sulla sedia della scrivania e gli mise una matita in mano, il mezzo demone capì subito e stette al gioco.
Il tutto alla velocità della luce.
Kagome aprì la porta e si trovò davanti la professoressa Tsubaki e…
“Hojo?!?!” – esclamò Kagome che aveva capito tutto.
“Kagome…questo ragazzo mi ha detto che NoTaisho è entrato in camera tua…” – disse severa la professoressa. Inuyasha rimase molto sorpreso del sangue freddo della ragazza.
“Beh…certo che è entrato in camera mia…l’ho chiamato io!” – ammise lei senza tanti giri di parole. Inuyasha, Tsubaki e Hojo sgranarono gli occhi.
“Ma…Kagome! Da te non me lo sarei mai aspettata una cosa simile! Mi vedo costretta a chiamare i tuoi genitori!” – Kagome fece la finta sorpresa.
“Perche?” – chiese lei ingenuamente.
“Ma come perché? Sei in camera, da sola…” – sottolineò l’insegnante. – “…con NoTaisho…la cosa è sospetta!” – Kagome aprì la bocca indignata.
“Ma come si permette?” – tuonò Kagome. – “Adesso è un crimine aiutare un proprio compagno a studiare?” – la professoressa si avvicinò a Inuyasha che la guardava come un cucciolo ferito con un libro di matematica e una matita in mano. Tsubaki divenne viola per l’imbarazzo. – “Inuyasha ha passato brillantemente la prova finale di matematica, ma deve ancora recuperare la prima parte del programma! Ho pensato che potevo aiutarlo, ma se non va bene…” – disse lei arrabbiata, lasciando volutamene la frase in sospeso. – “…e poi vi lamentate che nessuno studia!” – Kagome sapeva di aver esagerato con quella frase, ma la situazione che si era venuta a creare era abbastanza imbarazzante per la professoressa che decise di passare oltre.
“Non puoi aiutarlo durante il pomeriggio a scuola?”
“Purtroppo dovremmo farlo durante la gita…mia madre a momenti partorirà e avrà sicuramente bisogno di una mano…motivo per il quale devo sacrificare la mia gita per aiutare Inuyasha.” – la professoressa uscì con la coda tra le gambe e Hojo dietro di lei. Quando la porta fu chiusa, Inuyasha e Kagome si guardarono in faccia e stavano per scoppiare a ridere, ma Kagome lo fermò prontamente. Uscirono in terrazzo e li si sfogarono.
“Sei stata…fenomenale…HAHAHAHAHA!” – disse Inuyasha tra le risate. Kagome non era da meno.
“Guarda…non so come mi sia venuta…HAHAHAHA!” – i due continuarono a ridere e decisero di passare sulla terrazza il pomeriggio. Chiacchierarono del più e del meno finchè Inuyasha non le chiese di sua madre.
“E così…avrai un fratellino…perché non me lo hai detto?” – chiese lui serio. Kagome non sapeva che rispondere.
“Beh…tu non mi hai mai chiesto niente della mia famiglia e poi…deve essermi passato di mente…” – Inuyasha la guardò scettico.
“Come si fa a dimenticarsi che tra poco arriverà un nuovo membro in famiglia?” – Kagome alzò le spalle, guardando il tramonto. Seguirono attimi di silenzio, interrotto poi da Inuyasha. – “Ti va…di raccontarmi qualcosa di te?” – Kagome lo guardò e si, si poteva fidare di lui, ma decise che lo avrebbe tenuto un po’ con il fiato in sospeso.
“Ok…da dove comincio?” – si chiese imbarazzata. – “Kagura non è mia madre.” – disse alzandosi dalla sedia, mentre Inuyasha la guardava con occhi sgranati. Si alzò immediatamente dalla sua sedia e corse dentro la stanza della ragazza. La luce del tramonto e la persiana abbassata, creavano un’atmosfera particolarmente romantica.
“Che vuol dire che Kagura non è tua madre?”
“Quello che ho detto…” – disse lei semplicemente.
“Spiegati!” – chiese Inuyasha indignato.
“Perché?” – chiese lei.
“Ma…mi hai detto che mi avresti detto qualcosa di te!” – Kagome lo guardò furbescamente.
“Ma io non ti ho detto che avrei spifferato tutto stasera…” – disse lei con un sorriso. Inuyasha allora iniziò a farle il solletico e Kagome rideva come una pazza, cercando di liberarsi, ma lui era più forte. Persero l’equilibrio e caddero sull’enorme letto. Inuyasha le teneva imprigionati i polsi sulla testa di lei e la guardò intensamente negli occhi. Ora o mai più. Si chinò per baciarla e ci stava riuscendo senza alcuna interruzione!
=Finalmente…= pensarono entrambi i ragazzi. Potevano percepire il fiato caldo dell’altro sulle labbra e…
“Kagome!” – sgranarono gli occhi per la sorpresa e Inuyasha si tirò immediatamente su.
“Hojo…” – ringhiò lui. Inuyasha si sedette immediatamente alla scrivania e Kagome, prima di aprire, si diede una sistemata. Aprì la porta e Hojo s’infilò prepotentemente nella stanza.
“Che vuoi?” – chiese Kagome senza salutare.
“State ancora studiando?” – chiese il ragazzo, non curandosi del tono di voce della ragazza.
“Già…” – disse lei seccata.
“Beh…tra poco è ora di cena e siamo tutti giù che vi aspettiamo.” – disse il ragazzo, fissandosi sulla scollatura della ragazza. Inuyasha diventò rosso fuoco mentre Kagome cercava di coprirsi il più possibile.
“Credo che Hojo abbia ragione…smettiamola qui per oggi, Kagome.” – disse Inuyasha.
“Ok…disse la ragazza. Mi cambio e scendo.”
“Ti aspetto Kagome.” – disse Hojo.
“Hojo? Ti ho già detto che…”
“…ma a Inuyasha lo hai permesso però…” – disse lui arrabbiato per quella preferenza. Kagome aprì la bocca indignata.
“Guarda che abbiamo studiato, fino ad adesso!” – rispose lui per lei, seccato oltre misura per quell’insistenza.
“E come mai siete fermi sempre sulla stessa pagina?” – indagò lui sospettoso.
“Perché è li che Inuyasha ha problemi! Abbiamo passato l’intero pomeriggio a fare esercizi su esercizi. E poi…cos’è questo interrogatorio?” – chiese Kagome infuriata.
“Ma dai…basta litigare…” – disse la ciunga, cercando di sviare l’argomento. Kagome e Inuyasha se ne accorsero e, onde evitare di prolungare quel litigio, non insistettero oltre.
“Kagome, io e Hojo ti aspettiamo fuori.” – disse Inuyasha tirando per il braccio il ragazzo, le cui lamentele gli entravano da un orecchio e uscivano dall’altro.
Kagome si cambiò, in mezzo alle maledizioni che lanciava contro il ragazzo. Uscì e tutti e tre partirono alla volta della sala da pranzo.

Fuori dalla porta, Inuyasha e Hojo si guardavano malissimo.
“Posso sapere che diavolo vuoi da Kagome?” – chiese Hojo.
“Feh! Non lo verrò di certo a dire a uno sgorbietto come te. Ti basti sapere che mi aiuta a studiare.”
“Non ti credo! Te la vuoi solo portare a letto e poi scaricarla!” – Inuyasha lo trucidò con lo sguardo.
“Ma si può sapere che cavolo vuoi? Non mi risulta che tu sia mai venuto in classe nostra per stare con lei! Te ne esci allo scoperto quando hai visto che pezzo di ragazza è diventata! O mi sbaglio?”
“Potrei dire la stessa cosa di te, hanyou!”
“A differenza di te, io almeno posso dire di conoscerla un po’!”
“Anch’io la conosco…stamattina sono entrato in camera sua e lei…lei mi ha fatto entrare e…e ci siamo baciati!” – disse Hojo. Ma Inuyasha, che era presente, aveva sentito tutto ed era sicuro che non era successo niente, anche perché Kagome non aveva il suo odore addosso.
“Vi siete baciati? Tu e lei? HA!” – esclamò Inuyasha. – “Una come lei non si abbasserà di certo a stare con uno come te!”
“Ooooh…e immagino voglia stare con uno scherzo della natura, immagino…” – rispose acido Hojo. Inuyasha stava per assestargli un bel pugno, ma in quel momento Kagome uscì dalla porta incazzata come non mai.
Aveva sentito tutta la conversazione ed era intervenuta prima che Inuyasha potesse ridurre in macerie quel ragazzo che, diciamocela tutta, se le meritava proprio.
“Andiamo.” – disse lei con uno sguardo di fuoco.

Durante la cena, Kagome non aprì bocca, se non per mangiare. Ingoiava senza masticare e bevve un bicchiere d’acqua tutto in un sorso. Inuyasha, Hojo e i suoi compagni di classe la osservavano con gli occhi sgranati, formulando ipotesi di schizofrenia acuta o di semplice stress scolastico. Si alzò dal tavolo, sotto lo sguardo allibito di Inuyasha e Hojo che, senza lasciarlo finire di mangiare, fu preso per un braccio e trascinato fuori in strada. Fuori dalla hall, Kagome si scatenò, pensando di mettere in chiaro le cose.
“Adesso stammi bene a sentire, Hojo…non so cosa tu voglia da me e sinceramente non mi interessa saperlo, ma ti avviso solo di una cosa…non voglio più sentire dispregiativi sulla natura di Inuyasha. Sono stata chiara?” – Hojo annuì, leggermente intimorito. Quando voleva Kagome sapeva incutere timore. – “E per favore…” – aggiunse lei. – “…non starmi sempre con il fiato sul collo. È una cosa che non sopporto.”
“Il fiato di Inuyasha si, però…” – Kagome sgranò gli occhi, ma riprese immediatamente il suo sangue freddo.
“Ti avviso, Hojo…non obbligarmi ad andare dai professori…”
“E così…la vera Kagome Higurashi salta fuori, alla fine…” – disse Hojo. Kagome stava fumando dal naso.
“Che vuoi dire?”
“Certo…non sono ricco come Inuyasha, non sono popolare come lui…è ovvio che vuoi dargliela. Se fossi una ragazza, gliela darei pure io…”
Un rumore sordo fu l’unica cosa che si sentì dopo quello che Hojo aveva detto.
Kagome gli aveva dato uno schiaffo.
“Tu…tu mi fai schifo Hojo…lasciami in pace!” – disse, scappando per le strade affollate della città.

Hojo rientrò e Inuyasha notò immediatamente la guancia rossa e non impiegò un’eternità a fare due più due. Gli agguantò il braccio e lo strinse con forza. Hojo dovette stringere i denti per non urlare dal dolore. Sembrava che Inuyasha volesse strapparglielo con la forza.
“Dov’è-Kagome…” – sibilò lui nell’orecchio del ragazzo.
“Non…non lo so…mi fai male…” – piagnucolò il ragazzo.
“Che le hai fatto?” – Hojo lo guardò dritto in faccia e tra i lamenti gli confessò tutto. Inuyasha non perse tempo e corse fuori a cercare Kagome.
La sua Kagome.

Non sapeva da quanto stesse scappando. Camminava senza sosta, dribblando la folla che le veniva incontro. Svoltò a sinistra e si trovò in spiaggia, si tolse i sandali e iniziò a camminare sulla sabbia. Il tocco gentile di quella polvere finissima le migliorò un po’ lo stato d’animo, ora corrotto da odio e rabbia. Odio verso quel ragazzo che fino a quel giorno non sapeva nemmeno della sua esistenza e rabbia verso sé stessa perché avrebbe voluto sotterrarlo di botte, ma non ci era riuscita. Si sedette su uno sdraio e decise che sarebbe rimasta fuori finchè non si sarebbe calmata.

Inuyasha era corso fuori senza dare spiegazione alcuna. Stava facendo lavorare il suo fiuto come mai prima di allora, ma sembrava tutto inutile; troppi erano gli odori, troppi erano i profumi che si spandevano dalle varie bancarelle. In quel modo era perfettamente inutile cercare Kagome. Ispezionò tutti i vicoli ciechi, le stradine secondarie, ma sembrava che la ragazza si fosse volatilizzata nel nulla. Pregò per l’anima di Hojo, perché se a Kagome fosse successo qualcosa, quel ragazzo non avrebbe visto il giorno dopo. Tentò con la spiaggia. Girò dentro l’ingresso che dava alla riva e iniziò a correre. Li, gli odori erano meno insistenti e quindi fu più facile cercare quello di Kagome. Lo individuò subito e corse verso di lei. La vide sdraiata su uno sdraio a contemplare la volta celeste.
“Kagome?” – la chiamò a piano per non spaventarla.
“Inuyasha?” – esclamò lei sorpresa.
“Ehi…ti ho cercata dappertutto!” – esclamò lui, felice di vedere che stesse bene. Si sedette vicino a lei. – “Che è successo?” – chiese lui accarezzandole la guancia.
“C’è che odio quel…borioso, acido, inutile essere umano di Hojo!” – esclamò lei infervorata. Inuyasha rise.
“Dai calmati!”
“E che cacchio! Mi ha dato praticamente della puttana!” – disse girando la faccia dall’altra parte, seccata. Inuyasha le prese il volto e lo girò delicatamente verso il suo. Adesso i loro visi erano vicinissimi. In un nano secondo Kagome si dimenticò dell’inutile esistenza di Hojo e andò a riflettere la propria immagine in quelle piccole colate d’oro. Il mezzo demone si ripromise che gliel’avrebbe fatta pagare molto cara ma adesso, aveva la possibilità di stare da solo con Kagome e non l’avrebbe sprecata a pensare al ragazzo.
“Ci penso io a quel moccioso…” – la voce di Inuyasha, provocò un brivido lungo la schiena. – “…vieni a fare un giro con me?” – Kagome annuì, incapace di proferire parola. Inuyasha l’aiutò ad alzarsi e camminarono lungo la spiaggia, mano nella mano. Ad un tratto, Inuyasha si fermò e attirò verso di sé la ragazza e la strinse in un abbraccio possessivo. Kagome gli passò le braccia attorno al collo. Inuyasha infilò le mani sotto la maglietta di lei, rabbrividendo al contatto con quella pelle calda. Le accarezzò la schiena, senza affrettare le cose. Quel contatto era un toccasana per Kagome. Lei invece passava le mani tra i capelli di lui, scoprendoli di una morbidezza unica. Avevano la possibilità di fare quello che avrebbero voluto fare già in treno, ma Inuyasha non voleva farlo in quel modo. Kagome era ancora evidentemente scossa per quello che quel ragazzino aveva osato dirle e si fermò.
“Non così, Kagome…” – disse lui nell’orecchio di lei. Intensificò la presa sui suoi fianchi e la guardò negli occhi, leggendovi confusione. – “…lasciamo passare questa serata. Dimenticati di quello che ti ha detto quell’idiota.” – Kagome sorrise, grata per quelle parole. Tornarono in albergo mano nella mano. Erano le dieci e mezzo di sera. Il tempo era praticamente volato. Inuyasha accompagnò Kagome in camera sua e la salutò con una carezza sulla guancia. Salutò e andò a letto.












Allora, spero di essermi espressa con un italiacano scorrevole…
Bene, bene, bene…è iniziata la settimana al mare, ma sembra non nel modo migliore, a quanto sembra. Si è intromesso niente popò di meno che Hojo. Dite un po’, vi piace la mia versione di latin-lover mancato?
E quella passeggiata finale sulla spiaggia? Che ve ne è parso?
Inutile dire che vi ringrazio per i numerosi commenti e che vi aspetto al prossimo aggiornamento.
Besitos…







…Befanas… 

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Capitolo 10
*** Le piattole...che seccatura! ***


Le piattole...che seccatura! Il mattino successivo, Kagome fu svegliata dal trillo della suoneria del cellulare, impostata come sveglia. Si stiracchiò e si rilassò ancora un po’ a letto. Sentì un leggero bussare alla porta.
“C-chi è?” – chiese un po’ insonnolita.
“Indovina…” – Kagome buttò in fondo al letto le coperte e si alzò immediatamente. Aprì la porta con un bellissimo sorriso. Inuyasha era già vestito e sorrise di fronte all’abbigliamento della ragazza.
“Ciao…” – disse lei. – “Già sveglio?”
“Quando sono al mare mi piace alzarmi presto. Vado a fare una camminata in spiaggia. Vieni con me?” – erano le sei e mezzo e Kagome impiegò trenta secondi per vestirsi e lavarsi la faccia.
“Eccomi qui! Passiamo a chiamare Hojo?” – Inuyasha la fulminò con lo sguardo. – “Ma non si può fare nemmeno una battuta?” – entrarono in ascensore e cercarono istintivamente le mani. Uscirono, appoggiando le chiavi al quadro generale e poi uscirono. L’aria del primo mattino era frizzante e allontanò da Kagome gli ultimi residui del sonno. Chiacchierarono del più e del meno e arrivarono le otto e mezzo.
“Già le otto e mezzo?” – esordì stupita lei.
“Andiamo a fare colazione? Oggi dobbiamo andare a vedere quei quattro massi in croce.” – Kagome lo guardò male.
“Almeno chiamale rovine!” – disse lei.
“Appunto…massi caduti a terra! Che ho detto io?” – Kagome alzò gli occhi al cielo, rinunciando a quella battaglia persa in partenza.
Arrivano in albergo e la sala era già piena dei ragazzi che facevano colazione. Hojo era già seduto al tavolo e fischiava come se niente fosse successo. Inuyasha e Kagome si guardarono negli occhi e presero un tavolo per due, appoggiato ad una parete. Hojo li guardò allibito e cercò di andare a sedersi con loro, ma le occhiatacce di Kagome e Inuyasha lo fecero desistere.
“Chissà che non si riesca a fare un pasto in santa pace…” – osservò Kagome, mentre si alzava per andare a prendersi la colazione, ma Inuyasha la obbligò a rimanere seduta. – “Ma cosa…”
“Oggi mi sento buono…cosa ti porto?” – Kagome rimase sorpresa, ma ne approfittò subito.
“Fette biscottate, burro e marmellata alle fragole.”
“Arrivano subito, signorina…” – Inuyasha si alzò e andò a prendere quello che Kagome aveva chiesto, solo che per farlo aveva dovuto lasciarla sola e Hojo ne approfittò per andare a sedersi al loro tavolo. Quando Kagome lo vide sedersi sgranò gli occhi.
“Ciao Kagome!” – disse Hojo allegro.
“Che diavolo vuoi? Quello è il posto di Inuyasha!”
“Pensavo di sedermi con voi. Posso?”
“No!” – esclamò la ragazza inviperita.
“Perché?”
“Senti Hojo! Te lo ripeto per l’ultima volta! Sgomma e lasciami in pace!”
“Sentito quello che ha detto Kagome? Sgomma moscerino!” – disse Inuyasha, sgranchendosi le mani. Hojo inghiottì pesantemente e si alzò dal posto di Inuyasha. – “Grazie…” – disse lui fintamente riconoscente. I due ebbero modo di proseguire la colazione con calma. Kagome imburrava le fette biscottate con maestria, senza romperle, Inuyasha invece aveva davanti a sé una montagnetta di polvere marroncina.
“Vuoi che ti aiuti?”
“Sarebbe cosa buona e giusta…” – disse lui. Kagome prese dalle sue mani le fette biscottate e il burro, sotto lo sguardo allibito, invidioso e sognante delle sue compagne di classe. Imburrò la fetta e la cosparse di marmellata di albicocche, la preferita di Inuyasha. – “Grazie mille…” – disse lui, permettendo a Kagome di finire la propria colazione. I professori iniziarono il loro giro tra i tavoli per informare i ragazzi che sarebbero partiti di li a un’ora e che dovevano essere pronti assolutamente. Kagome e Inuyasha erano ancora seduti al loro tavolo e aspettavano le loro ordinazioni. Kagome aveva preso del latte caldo, mentre Inuyasha del caffè forte. Quando arrivarono…
“Era ora!” – esclamò Inuyasha, rivolto ad un mortificato cameriere.
“Dai…rilassati che siamo in vacanza…” – disse Kagome, sorseggiando il suo latte.
“Baf…” – disse lui. – “Hai finito?” – Kagome annuì, leccandosi i baffi.
“Si, adesso si!” – si alzarono e andarono nelle proprie camere per prepararsi lo zaino e lavarsi i denti. Sarebbero rimasti fuori tutto il giorno con pranzo al sacco.

Kagome era in camera sua e si stava lavando i denti. Aveva messo tutto l’occorrente nello zaino: macchina fotografica, lettore cd, un block notes per qualsiasi evenienza, berretto, occhiali da sole…si sciacquò la bocca con il colluttorio quando qualcuno bussò alla porta.
“Chi è?” – chiese, per non trovarsi spiacevoli sorprese.
“Sono io…” – Kagome aprì e Inuyasha rimase di sasso. La ragazza aveva indossato un paio di pantaloncini molto short e una canotta rosa attillata e ai piedi un paio di scarpe da ginnastica. Ora fu il turno di Kagome di ridere.
“Hai caldo?” – chiese la ragazza.
“Perché?” – chiese Inuyasha che si pentì immediatamente di quella domanda. Infatti, sapeva già cosa sarebbe arrivato dopo.
“Sei tutto rosso…dai, entra…” – Kagome chiuse la porta e tornò in bagno. Si truccò leggermente, giusto per dare un po’ di colorito in più alla pelle e fu pronta per uscire. Arrivarono nella hall con cinque minuti di anticipo.
“Ci siamo tutti?” – chiese la professoressa dopo aver aspettato gli ultimi ritardatari.
“Si!” – esclamarono tutti in coro.
Salirono sull’autobus, preso appositamente a due piani perché gli studenti avevano tanto insistito. Quei classici bus londinesi erano molto simpatici e poi, il vero motivo era un altro, per la precisione. Il secondo piano permetteva maggior intimità, una volta che i professori si fossero addormentati. Il piano sotto era stipato dai ragazzi che si erano muniti all’inizio del viaggio con chitarra e libretto dei canti. Praticamente tutti, pur di far sentire quanto bella fosse la propria voce, avevano occupato i posti davanti e cantavano, anche per fare buona impressione sugli insegnanti, che approvavano quel comportamento. Solo alcuni gruppetti si erano staccati da quell’infantilismo e si erano messi un po’ più indietro per parlare o semplicemente recuperare le ore di sonno. Inuyasha trascinò praticamente Kagome al piano di sopra.
Deserto.
La condusse in fondo e l’aiutò a sfilarle lo zainetto dalle spalle e lo mise sui sedili nei posti davanti ai loro. Inuyasha si era seduto vicino al finestrino e aveva provveduto a tirare le tende nella zona loro circostante. Kagome si sedette vicino a lui e il mezzo demone non perse un secondo per tirarla a sé. Si lasciò guidare verso di lui, verso quel profumo così buono, quel profumo che sapeva tanto di lui. Presero il lettore cd e misero su uno dei cd che Kagome aveva regalato a Inuyasha. Lei era appoggiata alla spalla di lui e lo guardò piacevolmente sorpresa per la melodia che stava ascoltando, lui le prese la mano e iniziò a giocherellare con le sue dita. Kagome era imbarazzata, ma tutte quelle attenzioni le procuravano un’immenso piacere. Smisero immediatamente quando sentirono dei passi da elefante incazzoso salire per le scalette che portavano al piano superiore.
“Se è lui giuro che lo ammazzo!” – tuonò Inuyasha a bassa voce. Kagome si tirò su da dove si trovava in tempo per vedere arrivare Hojo. – “Ok, è ufficiale. Io lo ammazzo.” – disse Inuyasha. Kagome sorrise, il fatto che lui odiasse essere interrotto significava che gli piaceva la sua compagnia.
“Ciao ragazzi! Ho interrotto qualcosa?” – chiese Hojo ingenuamente.
“No, no, figurati…” – disse Inuyasha evidentemente contrariato.
“Meno male…Kagome ti va di stare con me sulla funivia?”
“Non lo so, Hojo…” – disse lei seccata. Possibile che avesse già dimenticato come l’aveva trattata?
“Moscerino sgomma…per la tua salute mentale e fisica…” – disse Inuyasha minaccioso. Kagome gli mise una mano sull’avambraccio chiedendogli tacitamente di non arrabbiarsi per uno come lui. Inuyasha sbuffò e si girò verso il finestrino.

L’ora prevista per arrivare a destinazione, fu passata a sbuffare. Kagome e Inuyasha non ne potevano più. Hojo era peggio di una macchinetta rotta, parlava in continuazione, mettendosi in mezzo tra i due non appena notava un accenno di contatto fisico. Finalmente arrivarono e scesero dall’autobus. Dovettero camminare dieci minuti per arrivare alla funivia e quando arrivarono Hojo si mise prepotentemente in mezzo a Inuyasha e Kagome che si guardarono allibiti.
“Senti Hojo…mi lasci il braccio per favore?” – esclamò scocciata Kagome mentre si scioglieva in malo modo dalla presa micidiale di Hojo, la gomma. Arrivarono davanti alla partenza delle funivie e Hojo non era intenzionato a staccarsi da Kagome. Inuyasha era subito dietro di lei e aveva già in mente un piano. Quando la cabina fu fermata per far salire i passeggeri, Hojo andò avanti, ma Inuyasha trattenne per il gancio dello zaino Kagome che per poco non cadde, ma il ragazzo la sorresse prontamente. Si tirarono in disparte e lasciarono passare gli altri compagni. La cabina si riempì velocemente, lasciando Inuyasha e Kagome da soli.
“Ti adoro…” – disse Kagome, ringraziando adorante Inuyasha. Il ragazzo rise.
“Non mi merito un premio?” – Kagome capì immediatamente a cosa si riferisse il ragazzo e giocò d’astuzia.
“Mi sembra giusto…” – Inuyasha sgranò impercettibilmente gli occhi. – “Chiudi gli occhi e apri la bocca.” – Inuyasha fece quello che Kagome gli aveva detto senza obiettare e si trovò in bocca una cosa strana. La chiuse immediatamente per poi scoprire che si trattava di una caramella. Guardò Kagome che se la rideva della grossa, mentre lui succhiava il confetto. Salirono sulla cabina e attesero la salita.
“Mi dici qualcosa in più, allora?” – Kagome lo guardò non capendo.
“Di cosa?”
“Della tua famiglia…” – specificò lui. Kagome annuì.
“Allora…ti ho detto che Kagura non è mia madre, no?”
“Si, ma allora…”
“Mio padre è divorziato. Ha conosciuto Kagura circa…” – Kagome chiuse un occhio e guardò il soffitto per cercare nella mente la data esatta. – “…un anno fa, ma me l’ha presentata solo dopo sei mesi per dirmi che avevano intenzione di sposarsi.”
“Cavolo!” – esclamò Inuyasha.
“Già…quando la conobbi, pensai che fosse una di quelle che non volevano sporcarsi le mani, solo che poi parlando è venuto fuori l’esatto opposto. L’ultimo giorno di scuola si sposarono.”
“Per quello eri così…” – Kagome si girò ridendo.
“Così?” – chiese lei incuriosita dalla risposta che avrebbe dato Inuyasha.
“Bella?” – concluse lui. Kagome arrossì e Inuyasha ne approfittò per abbracciarla, intrappolando il suo corpo tra la sbarra per appoggiarsi. Con un coraggio che non le apparteneva, Kagome alzò lo sguardo e per lei fu la fine. Era bellissimo specchiarsi in quegli occhi così caldi, ma sarebbe stato ancor più bello, poggiare le labbra sulle sue. C’erano quasi riusciti, se non fosse stato per quel piccolo sussulto della cabina. Kagome aveva già chiuso gli occhi, quando…
“Merda…” – esclamò Inuyasha. Kagome aprì di scatto gli occhi e lo guardò confusa.
“M-merda?” – ripetè lei.
“Siamo arrivati…” – spiegò Inuyasha. Kagome rise e poggiò la sua fronte sulla spalla di lui, sofferente. Si alzò, prese lo zaino e uscì dalla cabina. Fu travolta dall’uragano gomma da masticare.
“Kagome! Pensavo ti fosse successo qualcosa!” – esclamò Hojo, costretto a passare il tempo, schiacciato da una folla di ragazze.
“Sarebbe stato meglio…” – biascicò la ragazza a denti stretti.
“Come? Hai detto qualcosa?” – chiese Hojo.
“No, no!” – disse la ragazza allegra.
La gita iniziò così, con Hojo avvinghiato al braccio di Kagome e la mano di Inuyasha stretta nella sua. Kagome ogni tanto lanciava qualche lamento in direzione di Inuyasha, che non sapeva più che inventarsi per liberare la ragazza. Vennero le undici e i ragazzi furono lasciati liberi di girare per le rovine e fare qualche foto per la relazione che avrebbero dovuto scrivere una volta tornati a casa. Kagome aveva fatto mille fotografie e qualche filmatino. Chiuse con decisione lo sportelletto della telecamera e la mise nella sua custodia dentro lo zaino.
“Hai finito?” – chiese una voce dietro di lei. Kagome agganciò i ganci, sorridendo.
“Si. Vuoi del the?” – chiese la ragazza a Inuyasha.
“Volentieri, grazie…” – Kagome risganciò lo zaino e porse una bottiglietta a Inuyasha e brindarono. – “…ad una morte lenta e dolorosa per Hojo!” – disse Inuyasha. Kagome si strozzò con il the perché le era venuto da ridere e si era mezza impiastricciata la bocca.
“Sc-scemo…coff coff…” – chiuse la bottiglia e la rimise nello zaino, assieme a quella di Inuyasha. Il ragazzo si fece più vicino e le asciugò una goccia, che stava scendendo per il collo, con la lingua. Kagome chiuse istintivamente gli occhi, beandosi di quel contatto che sembrava non voler arrivare mai. Risalì per il collo di lei con la lingua finchè non arrivò alla sua guancia, la leccò e si trovò ora sulla sua bocca. Si guardarono per un momento che sembrò interminabile.
Infatti, qualcuno approfittò di quell’esitazione, intromettendosi tra i due.
“Ragazzi! Ciao! Kagome hai finito di girare il filmino?”
“Si Hojo…si!” – disse Kagome esasperata. Inuyasha invece si guardava intorno, finchè non intravide un crepaccio abbastanza profondo. Se Hojo non la smetteva di interromperli sempre sul più bello avrebbe fatto un volo da quelle parti.
“Perfetto! Allora possiamo andare a mangiare! Sai Kagome…ho visto un ristorantino niente male dove fanno delle ottime capesante. Potremmo andare li, che ne dici? Kagome? Kagome?” – Kagome e Inuyasha si erano allontanati indisturbati, lasciando li il ragazzo. – “Ehi! Aspettatemi!” – urlò cercando di raggiungerli. Quando il gruppo fu nuovamente riunito, i professori diedero via libera agli studenti di andare a mangiare dove preferivano e di ritrovarsi nello stesso posto tra circa un paio d’ore. Hojo fu letteralmente trascinato dai professori a pranzare con loro, nonostante le varie insistenze del ragazzo di andare con Kagome. Kagome sorrise malignamente. Forse qualcuno lassù stava provando dell’immensa pietà nei suoi confronti e aveva deciso di aiutarla. Si, si…era sicuramente così.
Entrarono in un ristorante, lo stesso che aveva proposto Hojo, ma andarci con Inuyasha avrebbe fatto sicuramente un altro effetto. I ragazzi scelsero un menu a base di pesce e poterono continuare la conversazione in santa pace.
“Mi aiutò molto, in tutti i sensi…” – continuò Kagome, parlando di Kagura. – “…a partire dall’aspetto fisico.”
“E ha fatto un ottimo lavoro.” – disse lui sicuro, arrossendo violentemente poi. Anche Kagome non fu da meno.
“Beh…ecco…si…con lei…con lei potevo parlare di quello che volevo. Il giorno che tornammo dalla carto-libreria la portai al pronto soccorso perché era svenuta. Così scoprii che presto avrei avuto un fratellino. Papà era contento, mamma pure…” – disse Kagome alzando le spalle.
“E tua madre? Quella biologica, intendo…” – Kagome rise.
“Oh beh…quella ha avuto il coraggio di presentarsi al pranzo del matrimonio. L’ho cacciata. Ma lei ha tentato il tutto per tutto. Aveva finto che stava per morire, per ottenere una sorta di redenzione o altro…” – disse Kagome con fare annoiato. – “…solo che purtroppo per lei io le bugie le riconosco a prima vista, la cacciai e tornai dentro a festeggiare il matrimonio dei miei.”
“Wow…” – esclamò Inuyasha.
Durante il racconto però, Kagome omise intenzionalmente di raccontare la sua infanzia e le parole aspre che aveva detto alla donna quando si presentò al ricevimento. Si era pentita subito dopo di quello che aveva detto, ma la rabbia nel vedere la sua faccia tosta nel ripresentarsi li dopo tutto quello che aveva fatto, aveva mandato a monte la sua buona educazione e l’aveva fatta rispondere per le rime.
“Che c’è?” – chiese Inuyasha, notando lo sguardo perso della ragazza.
“Come ? Oh no, nulla…scusami. Ero soprapensiero…mangiamo?” – i due pranzarono, passando in totale tranquillità le due ore concesse per la pausa. Quando fu il momento di pagare, Inuyasha pagò per entrambi.
“Ma te lo sogni!” – esclamò Kagome, tirando fuori i contanti. Inuyasha la fulminò con lo sguardo.
“Metti via il portafoglio!” – tuonò lui. Kagome dovette arrendersi e lasciò che Inuyasha pagasse.
“Beh…grazie…” – disse lei alla fine.
I due uscirono e risalirono sull’autobus per tornare all’albergo. Hojo fu costretto nuovamente a sedere con i professori, dando modo a Inuyasha e Kagome di rimanere finalmente da soli.

In albergo i ragazzi ebbero la possibilità di andare al mare o nella piscina li vicino. Tutti andarono al mare tranne Inuyasha e Kagome che andarono in piscina. Quando Inuyasha vide Kagome togliersi il vestito, mille pensieri sconci gli attraversarono il cervello. Indossava un bikini striminzito molto aderente, soprattutto sul seno. Molti ragazzi si girarono per guardarla, ma Inuyasha li metteva al proprio posto con una semplice occhiataccia omicida. Dopo mezz’ora che stava prendendo il sole, Kagome decise di scendere in acqua. Fece un paio di nuotate, finchè non si accorse che Inuyasha non era più al suo posto. Si girò per cercarlo, ma si ritrovò braccata nel suo abbraccio.
“Ciao…” – disse lui, baciandole il collo sensualmente.
“C-ciao…” – balbettò lei, facendo scorrere le sue dita affusolate sulla schiena di lui. Inuyasha le stava martoriando il collo e lei si lasciava andare a quella tortura.
“Sei stata…sleale…” – disse mentre le succhiava la pelle. Kagome sussultò. Il suo istinto agì per lei, ancorò le gambe attorno alla vita del ragazzo, lasciandolo interdetto.
“Dicevi?” – chiese con fare sensuale.
“Infame…” – disse lui massaggiandole i fianchi sott’acqua. Kagome rideva, soddisfatta per quelle attenzioni.
“Kagome!” – i due si staccarono di scatto, spaventati e contemporaneamente guardarono Hojo, sperando che inciampasse e si rompesse la testa. Uscirono dall’acqua, dato che la magia ormai era stata interrotta. – “Ciao! Finalmente vi ho trovati! Facciamo un bagno insieme!” – disse Hojo squadrando il seno della ragazza, che trovò immediatamente riparo dietro il corpo muscoloso di Inuyasha.
“Veramente avevamo finito.” – disse Kagome, deludendo le aspettative della gomma. Kagome e Inuyasha uscirono dall’acqua e avvolsero i loro corpi nei teli da mare.
I giorni volarono in quel modo. Ogni volta che Kagome e Inuyasha tentavano di toccarsi ecco che interveniva prontamente Hojo a rovinare tutto. La situazione stava degenerando anche perché Inuyasha aveva una voglia matta di baciare Kagome e Kagome di baciare Inuyasha.

Erano al mare e Kagome, senza far rumore, prese il suo materassino e si diresse in acqua per stare un po’ da sola. Si sdraiò su di esso e iniziò a pensare a come sarebbe stato sentire le labbra di Inuyasha sulle sue, sentire il suo fiato caldo sul suo collo, sentire le sue mani vagare sul suo corpo. Si distese a pancia in giù e per poco non le venne da cacciare un urlo quando vide davanti a sé Hojo. Era il quinto giorno di vacanza e Kagome non era riuscita a stare un secondo in pace.
“Che vuoi?” – chiese guardando malissimo il ragazzo. Hojo salì sul materassino assieme a lei, mettendole in allerta tutti i sensi.
“Sai Kagome…sei veramente bella…” – disse lui facendo passare il suo indice sul braccio di lei, scosso dalla pelle d’oca per il ribrezzo.
“Non mi toccare!” – disse allontanando la mano da sé. Fu allora che Hojo esplose. Afferrò Kagome per le braccia e la fece distendere sul materassino, bloccandola con il suo corpo. Hojo cercava di baciarla ma Kagome si dimenava, urlando in cerca d’aiuto.
“FERMATI! LASCIAMI STARE! NO!”
“E sta ferma…” – le ordinò Hojo che improvvisamente si sentì scaraventato in acqua.
“I-Inuyasha!” – balbettò Kagome, ancora spaventata.
Il mezzo demone aveva sferrato un pugno in faccia a Hojo che ne rimase subito tramortito.
“BRUTTO BASTARDO! RINGRAZIA I KAMI CHE NON TE NE DO ALTRI…E SE TI VEDO ANCORA VICINO ALLA MIA RAGAZZA TI FINISCO!” – Kagome sgranò gli occhi. Come l’aveva chiamata?
Hojo se ne andò con il labbro sanguinante, mentre Inuyasha si precipitò da Kagome che aveva iniziato a piangere. La prese tra le sue braccia e cercò di tranquillizzarla. – “Coraggio…ssshh…traquilla…non ti farà più niente…” – nella foga di strappare un bacio a Kagome, Hojo aveva strappato una spallina del costume a Kagome.
“Stava…stava…” – non riusciva nemmeno a dirlo.
“Lo so, lo so…adesso è tutto finito…” – disse Inuyasha mentre cullava la ragazza. L’accompagnò a riva, ma lo stato di Kagome fu subito male interpretato.
“NOTAISHO! CHE LE HAI FATTO?” – Kagome era ancora stordita per quello che era successo, ma si riebbe subito quando sentì la professoressa pronunciare il nome di Inuyasha con tanta rabbia. Il ragazzo ci rimase un attimo male.
“Io? Niente!” – affermò lui sicuro, ma la professoressa gli indicò la spallina rotta del costume. Fu allora che la rabbia di Kagome esplose.
“CHIEDETE A HOJO COME MAI STO COSI!” – tuonò Kagome, livida in volto. – “E’ LUI CHE HA CERCATO DI METTERMI LE MANI ADDOSSO ED E’ SEMPRE STATO LUI A SCASSARMI LE PALLE DURANTE LA GITA! SE NON CI FOSSE STATO INUYASHA SAREBBE FINITA NEL PEGGIORE DEI MODI!” – Kagome li piantò in asso tutti quanti, allibiti per quella confessione. La ragazza si diresse a grandi falcate verso la propria camera, seguita da Inuyasha. Inutile dire che Hojo fu immediatamente rimandato a casa e sospeso a tempo indeterminato fino a che non sarebbero tornati dalla gita.
Kagome era arrivata in camera e stava per chiudere la porta, quando una mano la bloccò.
“Inuyasha…” – soffiò lei, andando a sedersi stancamente sul letto.
“Kagome…calmati…” – la ragazza pianse lacrime di rabbia.
“Hanno giudicato senza sapere…”
“Sta tranquilla…adesso si sistemerà tutto quanto…va a farti una doccia. Io ti aspetto qui…” – Kagome se ne andò con tutto il necessario verso il bagno e ne uscì con una gonna e una maglia viola. – “Vieni qui…” – disse Inuyasha tirandola verso di sé. Si sdraiarono sul letto assieme e lui la coccolò un po’. – “Hai bisogno di qualcosa?”
“The…” – Inuyasha si alzò dal letto e stava per uscire dalla camera, se non fosse stata per la mano di Kagome che gli aveva impedito di andarsene.
“Kagome…lasciami…devo andare a prenderti il the.” – Kagome rise, imbarazzata.
“Non la bevanda…” – disse lei, sperando di non dover specificare oltre.
“Si, ma…” – Inuyasha divenne rosso pomodoro e, dopo i primi istanti di imbarazzo, riprese posto vicino alla ragazza. Si persero a guardarsi negli occhi finchè il momento tanto atteso arrivò. Inuyasha si sporse su Kagome e la baciò. Fu un momento intenso, dovuto anche al fatto che per arrivarci, avevano dovuto sopportare troppe interruzioni. Inuyasha si portò sopra di lei, sovrastandola con il suo corpo, s’infilò in mezzo alle sue gambe e continuò a baciarla, toccandole la pelle.
Kagome era arrivata: destinazione Paradiso.
Finalmente stava baciando Inuyasha e stentava ancora a crederlo. Sentiva le sue labbra muoversi esperte sulle sue, la sua lingua giocare birichina con la sua. Il tocco gentile delle sue mani sulle sue spalle, le provocava un foltio di emozioni che avrebbe rischiato di perdere, se non fosse stato per l’arrivo di Kagura. Lei però era inesperta, non aveva mai baciato un ragazzo a causa del suo aspetto fisico, non sapeva quali fossero i famosi punti per far eccitare un uomo…non lo aveva mai fatto.
Però…
…ed è un però molto importante, Kagome non sapeva che nella sua incertezza, nella sua indecisione, nel suo essere così…impacciata, stava eccitando da morire Inuyasha. Il ragazzo sentiva le mani di lei muoversi timidamente sulle sue spalle e la lingua toccare velocemente la sua per poi giocare a nascondino con quella di Inuyasha. Kagome era in preda all’estasi totale, non avrebbe mai immaginato che la racchia, secchiona e fuori moda avrebbe mai un giorno potuto baciare Inuyasha NoTaisho. I respiri non impiegarono molto per farsi pesanti, l’aria tutto attorno era rovente. Inuyasha iniziò a baciarle il collo, mentre piccoli gemiti di piacere uscivano dalla bocca rossa di Kagome. Il ragazzo le tolse la maglia e portò la sua mano dietro la schiena di lei e Kagome, intuite le sue intenzioni, inarcò la schiena, stringendosi sempre sulle sue spalle. Il gancetto si era staccato e il reggiseno era ormai un pezzo di stoffa senza vita, Inuyasha lo prese e lo sfilò con delicatezza e fu in quel momento che Inuyasha potè finalmente…









Finalmente cosa?
Cos’è riuscito a fare Inuyasha?
Chi lo sa?

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Capitolo 11
*** Io voglio te ***


Io voglio te BEDDE! BEDDISSIME! SUPERBEDDISSIME! CIAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!
Mi scuso per il disastro che ho combinato. Per sistemare il capitolo nr. 9 ho cancellato le vostre recensioni e vi ho illuso di un aggiornamento. Il fatto è che devo ancora capire come si fa a sistemare i capitoli senza rischiare il linciaggio. Sono aperta ai consigli. Per le recensioni mi sarei mangiata le mani per la rabbia, ma per fortuna le avevo salvate e quindi posso comunque rispondervi. Prometto che farò più attenzione.

Come sono contenta di rivedervi, ma soprattutto…di vedere che c’è un nuovo nome tra di voi!
Ringrazio innanzitutto Mary_loveloveManga che mi ha fatto notare una cosa. Nel capitolo nr. 9 ho scritto due volte la stessa cosa. Adesso è tutto a posto.
Passiamo al capitolo e a ciò che ho lasciato bastardamente, ma volutamente, in sospeso. Adesso…ho capito che sono stata assente per un po’, ma questo non significa assolutamente che vi debba dare la pappa in bocca…hehehe…me bastardamente bastarda…
Prima di passare al capitolo, ci tengo a ringraziarvi personalmente, pro-capite.

Kaggy_Inu91: figurati…tu almeno hai una giustificazione valida per il ritardo, io invece…credo proprio che metterò la connessione internet tramite il telefono fisso…la chiavetta è una chiavata…se mi si passa il gioco di parole. Comunque…bando alle lamentele e vediamo di ringraziare a dovere! Scusa, perché non posso interrompere il capitolo sul più bello? Essendo la scrittrice posso fare ciò che mi pare, no? Hehehe…l’ho detto…me bastardamente bastarda…sono contenta che la storia ti piaccia come spero ti piaccia questo capitolo. Ti aspetto a fine capitolo! Besitos!

Vale728: ciao new entry! Me felice di vedere il tuo nome e che la storia ti sia piaciuta! Comunque adesso ti lascio a questo capitolo, che spero non ti deluda. Besitos anche a te!

Kagome19: ciao bedda! Anch’io sono felice di essere tornata! Sono contenta che questi capitoli ti siano piaciuti così come spero ti piaccia questo. Ti aspetto in fondo al cappy!

Mikamey: bedda!!!! Come stai? La squola procede bene? E gli esami? Trenta e lode, immagino…specialmente in italiano, immagino…ma stai sempre a preoccuparti di non recensire il capitolo…CATTIVA!CATTIVA!CATTIVA! No scherzo…no rabiarti…però sappi che se vuoi fare un commento cumulativo di tre capitoli, mi sta bene sai? Sono contenta anch’io che Hojo sia stato messo al proprio posto, non lo sopportavo più…però se ci fai caso, anche nel manga non è poi tanto diverso. Riempie Kagome di regali (inutili) e le chiede appuntamenti ai quali lei però partecipa, ma con la mente da un’altra parte…chissà a cosa pensa…comunque, quando masticherai un chewing-gum…mastica forte, pensando di avere Hojo in bocca. Besitones!

Mary_loveloveManga: beddddddaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ciao!!!! Mi sono mancante tanto anche le tue storie, specie “Tutto si può dimenticare…tranne l’amore vero…” non che l’altra sia da cestinare, ovviamente, ma questa mi ha preso la mano. La trovo fantastica e Kagome! Poveretta…sai ti devo fare i complimenti (ma poi magari te li rifaccio quando ti deciderai ad AGGIORNARE) perché non immaginavo proprio che Kagome avesse subito una cosa del genere. Hai descritto così bene il malessere fisico e interiore della ragazza che non riuscivo proprio a capire cosa potesse esserle successo. Complimenti!
Mi permetto solo di dirti una cosa…non fare la pazza per casa, altrimenti ti portano in clinica e io non potrò leggere le tue storie quindi, se riesci, comportati normalmente…   :p. Ovviamente mi fa piacere sapere che una psicolabile ama le mie storie…hehehe…sono anche contenta che Hojo ti stia sulle “gioie di famiglia”, ho cercato di farlo apparire più inutile di quanto non fosse già e la cosa mi è riuscita, a quanto pare. Ma dimmi…che lingue conosci? Anche quelle morte?
Ma che pretendi? Che ti dica tutto e subito? Eh no, cara mia…nella vita bisogna soffrire e anche tu soffrirai esattamente come me quando sono stata lontana dal pc e dalle tue storie. Ben ti sta!
(callistas si guarda con circospezione le spalle…) davvero vuoi farmi del male? E poi…come faccio ad aggiornare? Stavi scherzando, vero eh? vero eh? vero eh? vero eh? vero eh? vero eh?
Grazie, grazie per il proseguo dei complimenti…e poi l’ho inserita perché anche a me sarebbe piaciuto andare al mare come gita scolastica, ma non si poteva. Piccola fantasia personale…per la storia della profe, mi sono detta “Ma si, dai…”. Beh, io Inuyasha non so dove l’avrei nascosto…forse l’avrei buttato giù dal balcone, tanto…è un mezzo demone, no? Ma non so se sarei stata in grado di fargli una cosa simile…sono troppo innamorata di lui…beh, scusa…non sarai originale su certe cose, ma ti assicuro che quando ti ci metti mi lasci senza parole (vedi fic Tutto si può dimenticare…tranne l’amore vero…di cui mi sono follemente innamorata…).
Per quanto riguarda lo sfogo di Kagome della sua madre naturale, non credo che lo inserirò. Magari deciderò di fare un seguito di questa storia, o forse no. Vediamo come mi gira.
Ma lo sai che i tuoi commenti kilometrici io li adoro! Sono super arci mega stra contenta di vedere che la storia ti piace tanto da commentare come un poeta.
Ah, grazie ancora per avermi fatto notare l’errore. Mi sembrava fosse un po’ troppo lungo, ma si sa…l’effetto vacanze non era ancora finito.
Besitones!

Ryanforever: sono contenta che anche per te sia un motivo di irritazione, questa cosa. L’ho fatto apposta…ma scusa, chi è che ti impedisce di sfogare la tua rabbia su Hojo? Potevi farlo, no? Ma adesso, spero ti possa godere questo capitolino, che sarà un po’ cortino…che rima del cavolo…

Okkiverdi: bebba! Felicissima di vedere che ti piace il capitolo! Fammi sapere se ti piace anche questo, ok?



Per tutte!!!

Per chi desiderasse torturare Hojo anche nella vita reale, vi consiglio di masticare chewing-gum a nastro!
Questo capitoletto sarà un po’ più corto rispetto agli altri, ma almeno vedrete cosa è riuscito a fare Inuyasha.
Vi aspetto in fondo!









…ed è un però molto importante, Kagome non sapeva che nella sua incertezza, nella sua indecisione, nel suo essere così…impacciata, stava eccitando da morire Inuyasha. Il ragazzo sentiva le mani di lei muoversi timidamente sulle sue spalle e la lingua toccare velocemente la sua per poi giocare a nascondino con quella di Inuyasha. Kagome era in preda all’estasi totale, non avrebbe mai immaginato che la racchia, secchiona e fuori moda avrebbe mai un giorno potuto baciare Inuyasha NoTaisho. I respiri non impiegarono molto per farsi pesanti, l’aria tutto attorno era rovente. Inuyasha iniziò a baciarle il collo, mentre piccoli gemiti di piacere uscivano dalla bocca rossa di Kagome. Il ragazzo le tolse la maglia e portò la sua mano dietro la schiena di lei e Kagome, intuite le sue intenzioni, inarcò la schiena, stringendosi sempre sulle sue spalle. Il gancetto si era staccato e il reggiseno era ormai un pezzo di stoffa senza vita, Inuyasha lo prese e lo sfilò con delicatezza e fu in quel momento che Inuyasha potè finalmente…


FINE CAPITOLO…




















SCHERZO…


















TOC TOC
…scattare in piedi per lo spavento. Guardò Kagome, che anche lei era in evidente stato confusionale. Riallacciò istintivamente il reggiseno e s’infilò la maglietta.
“C-chi è?” – chiese Kagome, imbarazzata per quello che era successo e che stava per succedere se non fossero stati interrotti.
“Kagome tesoro…sono la professoressa Tsubaki. Mi apri, per favore?” – Kagome, per sdrammatizzare la situazione, fece finta di strozzarsi con un inesistente cappio al collo, mentre Inuyasha sorrise, per quanto la situazione lo permettesse. Aprì la porta e la professoressa entrò. La presenza di Inuyasha ormai non la turbava più, visto quello che era successo prima.
Kagome era abbastanza scossa. – “Come stai?” – alzò le spalle.
“Abbastanza bene, se consideriamo il fatto che Hojo non ha avuto il tempo di fare niente…” – gli occhi le divennero immediatamente lucidi e la ragazza si trovò stretta tra le braccia della profe.
“Vuoi tornare a casa? Avviso i tuoi genitori?” – Kagome guardò la professoressa e poi diede un’occhiata veloce a Inuyasha, che sembrava attendere il suo verdetto.
“Preferirei finire la gita…” – disse imbarazzata, consapevole a cosa avrebbe portato quella decisione.
“Va bene…vuoi chiamare i tuoi genitori?” – quello era doveroso.
“Si…”
“Va bene…ti faccio liberare la linea della camera così stai tranquilla. Inuyasha, puoi venire con me un attimo? Devo parlarti…” – Inuyasha uscì, capendo che Kagome doveva rimanere da sola e lui doveva ricevere un po’ di scuse dai professori.
Dopo cinque minuti, il telefono della camera di Kagome squillò.
“Pronto?” – rispose Kagome.
“Signorina Higurashi, sono Karim della portineria. Le libero la linea così può chiamare casa.”
“Grazie Karim…” – Kagome agganciò la chiamata e digitò successivamente il numero di casa. Rispose un Naraku alquanto contento.
“Pronto?”
“Papà?” – Naraku sorrise.
“Kagome ciao! Kagura è Kagome!” – Kagome sentì dall’altra parte la voce di Kagura che gli diceva di salutarla. – “Kagome? Kagura ti saluta…”
“Grazie…come sta?”
“Abbastanza bene, dai…vedessi che pancia che si ritrova!” – Kagome sorrise, mentre sentiva sotto gli insulti di sua madre. – “Beh? Come va li?”
“Abbastanza bene…”
“Kagome stai bene? Hai una voce…” – disse l’uomo. Kagome si trattenne dal piangere. Nonostante non fosse li con lui, suo padre sapeva sempre cosa passava per la testa di sua figlia.
“No, no…tutto bene…volevo solo sapere come stavate. Mi mancate tanto…” – Naraku sembrò tranquillizzarsi.
“Stiamo bene…comunque divertiti. Ora devo scappare…ho l’ultimo appuntamento del corso pre-parto.” – Kagome rise. Non ce lo vedeva sua padre a uno di quei corsi.
“Certo…allora va! Vi voglio bene!”
“Anche noi, tesoro!” – la comunicazione fu chiusa e Kagome si buttò a peso morto sul letto.
“Ma porca…miseria…” – guardò l’ora e vide che erano le sette e mezzo. Avvertì il brontolio dello stomaco e si cambiò per la cena, ma prima optò per una seconda doccia, rivelatasi un toccasana e quando uscì, si sentì meglio. Indossò il vestito che aveva messo al matrimonio dei suoi genitori con i relativi sandali e scese per la cena. Notò subito che i suoi compagni la guardavano troppo insistentemente e capì che la voce di Hojo si era già sparsa in giro. Girò l’angolo e vide Inuyasha seduto al tavolo da solo, con il mento appoggiato sul dorso delle mani e con lo sguardo perso nel vuoto.
“Ciao.” – salutò lei. Inuyasha fu come sbalzato dalla sedia per lo spavento. Guardò Kagome e la salutò alzandosi in piedi.
“Ciao…” – disse lui non aspettando di vedersela li davanti. – “…come mai qui?”
“Era ora di cena e avevo fame.” – Kagome si accomodò e attese che il cameriere arrivasse per prendere le ordinazioni.
“Come stai?” – azzardò lui. La ragazza era abbastanza tranquilla. La doccia l’aveva rimessa a nuovo e Hojo sembrava distante anni luce da li.
“Oh, adesso va un po’ meglio, grazie…” – disse con un bel sorriso, lasciando interdetto Inuyasha.
“Mi fa piacere.” – parlarono del più e del meno, cercando di evitare accuratamente il discorso di prima che venissero interrotti dalla profe. Cenarono con calma e poi Kagome uscì per fare un giro, accompagnata da Inuyasha. La ragazza fece una scorta, debitamente pagata dal ragazzo, di caramelle, mangiandole tutte senza ritengno.
“Buone…” – disse gettando il sacchetto nel cestino. Svoltarono a destra e si ritrovarono in spiaggia. Kagome si tolse le scarpe e iniziò a passaggiare con Inuyasha mano nella mano. Ad un tratto lui si fermò e l’attirò tra le sue braccia.
“Kagome…” – la ragazza inghiottì pesantemente. Ma perché ogni volta le faceva quell’effetto?
“Si?”
“Cosa sarebbe successo se Tsubaki non ci avesse interrotto?” – Kagome sgranò gli occhi. E adesso che gli avrebbe detto? Abbassò lo sguardo, ma Inuyasha prontamente lo riportò sul suo. Era bellissima con le guancie imporporate per l’imbarazzo.
“Ti serve proprio la risposta?” – chiese lei, meravigliandosi per il coraggio. Inuyasha si chinò su di lei e la baciò. E fu bellissimo essere travolti di nuovo da mille brividi di piacere. Rispose al bacio con la sua solita timidezza.
Inuyasha la voleva. Voleva che quella ragazza diventasse sua in ogni senso. Rimasero in spiaggia per un po’, scambiandosi effusioni e poi tornarono in hotel, salutandosi con un bacio.

Il mattino successivo, Kagome era spalmata sul suo materassino a prendere il sole, non accorgendosi che una nuova minaccia si stava avvicinando pericolosamente a lei. Si stiracchiò quando sentì qualcosa di duro batterle sulle nocche delle mani. Scattò sul materassino spaventata, allibita per quello che le stava di fronte.
“M-ma…m-ma Inuyasha! Mi hai fatto venire un’infarto!” – esclamò Kagome con la mano sul cuore. – “Che ci fai li sopra?”
“Ti va di fare un giro?” – chiese il ragazzo.
“Ok…” – Kagome prese il suo materassino e si avvicinò al pedalò del ragazzo, l’aiutò a salire e inziarono a pedalare in mezzo al mare. Si fermarono in un punto dove non c’era nessuno nel raggio di cinque chilometri in tutte le direzioni. Avevano preso un pedalò con lo scivolo, in modo da potersi tuffare in acqua. Passarono la prima metà della giornata così, a giocare con l’acqua e prendendo il sole sul materassino di lei. Venne anche il mezzo giorno, ma nessuno dei due aveva la voglia di alzarsi e andare a mangiare, anche perché non avevano fame.
“Hai chiamato i tuoi ieri sera?” – Kagome tirò un enorme sospiro.
“Si…”
“E…?” – chiese Inuyasha.
“…e non gli ho detto niente…” – Inuyasha fece leva con il braccio e guardò Kagome, preoccupato.
“Perché?”
“Inuyasha…mia madre è agli sgoccioli…non ho intenzione di farla preccupare. E poi Hojo non è riuscito a fare niente, quindi…glielo dirò quando avrà partorito e mio fratello avrà diciotto anni.” – disse Kagome ridendo. Inuyasha rise, ma si fece serio immediatamente. Mise una mano sulla pancia della ragazza con fare sensuale iniziò ad accarezzargliela. Si fece subito seria. Inuyasha si abbassò su di lei e la baciò. S’insinuò tra le sue gambe e riprese da dove avevano interrotto la sera prima. Ma prima di poter sbandierare ai quattro venti che lei era ormai sua, aveva voglia di vederla imbarazzata un’ultima volta.
“Kagome?” – mormorò lui ad un soffio dal suo orecchio. Il fiato caldo di Inuyasha le provocò la pelle d’oca. Rise, cercando di sottrarsi a quella dolce tortura. Quando fu certa che lui non avrebbe tentato ulteriori sensuali mosse lo guardò.
“Dimmi…” – la guardò intensamente negli occhi, cercando di rimanere serio il più possibile.
“Perché hai voluto finire la gita?” – la ragazza prese un enorme respiro e andò in apnea. Ecco si…perché era rimasta?
Nella sua testa cercò mille risposte, assolutamente inutili, da dare al ragazzo.
- questo era ciò che voleva rispondergli, ma a nessuna di queste risposte venne data voce. Kagome sapeva che la risposta era una sola e non riguardava di certo la bellezza dei siti archeologici…
Inuyasha era fermo di fronte a lei che si crogiolava nel vederla così insicura. Chissà che gli avrebbe risposto.
Ma mai si sarebbe aspettato la disarmante verità.
“Perché volevo fare l’amore con te…” – ammise lei.
Ora, quello imbarazzato, era lui e in quattro e quattr’otto rivide la sua vita con in un film.
Kagome il primo giorno di scuola…sé stesso che la prendeva in giro per tre anni senza mai ricevere risposte indietro…lei dopo la sua trasformazione…lui che tentava di conquistarla…lei che rideva con gli altri ragazzi…lui che avrebbe voluto essere al loro posto…lei che voleva fare l’amore con lui.
Alla fine, si era dimostrata migliore di tutte le persone che lui conosceva e di lui stesso e ora, gli chiedeva quell’unica cosa che lui non avrebbe mai avuto il coraggio di chiedere a lei, a Kagome.
Era lei.
Era Kagome.
Era con lei che voleva stare, senza tanti giri di parole.
Le sorrise, in un modo così indescrivibilmente dolce, che Kagome non potè non sorridergli a sua volta. Si chinò e la baciò,  ridendo di sé stesso e di come quella ragazza lo avesse smaccato anche quella volta.
Kagome gli graffiava dolcemente la schiena, mentre sentiva che il ragazzo si stava scaldando. Allora Inuyasha le passò la mano dietro la schiena e le slacciò il reggiseno che finalmente volò via. Si perse a guardarla negli occhi, mentre con le dita della mano sfiorava il turgido capezzolo. Gli occhi di Kagome si fecero immediatamente lucidi per il piacere, finchè la ragazza non lo vide scivolare lentamente verso il basso. Chiuse gli occhi, intuendo le intenzioni del ragazzo. Sgranò gli occhi quando sentì Inuyasha prenderlo in bocca e succhiarlo. Kagome stava vedendo le stelle, la temperatura del corpo era vicina a quella del sole, mentre sentiva la lingua di lui scendeva lentamente, passando sullo stomaco, sulla pancia e le sue mani che le stavano sfilando lo slip. Il corpo di lei fu alla mercè dello sguardo di Inuyasha che si ripromise di non prendere mai più in giro nessuno. Si sfilò i boxer e nuovamente s’infilò tra le gambe di lei, che però lo bloccò.

“In-Inuyasha…aspetta…” – era tremendamente imbarazzata per la confessione che stava per fargli in quel momento e aveva la sottile paura che quella fosse tutta una messinscena per prenderla in giro nel modo peggiore possibile. Il ragazzo, stravolto per il tornado di emozioni che si era scatenato dentro di lui, non capì quel cambiamento di direzione, guardando un po’ stordito la ragazza. – “Io…non…non l’ho mai fatto…” – le sorrise e si chinò sull’orecchio di lei.
“Ti fidi di me?” – Kagome annuì e sentì pian piano Inuyasha spingere per entrare dentro di lei. Cercò di rilassarsi, ma nonostante tutto, avvertì dolore. Si aggrappò violentemente alle spalle di lui con gli occhi sgranati e il respiro pesante. – “Rilassati…sarà bellissimo, vedrai…” – il solo sentire quella voce roca, a Kagome cedettero tutte le possibili resistenze. Si rilassò pian piano, mentre Inuyasha, con una spinta più decisa entrò dentro di lei. I due corpi si muovevano all’unisono fino al raggiungimento del massimo piacere.
Fecero l’amore per la prima volta li, su quel pedalò in mare aperto. Si coprirono con i teli mare e rimasero abbracciati fino a sera, dato che il giorno successivo sarebbero tornati a casa.

Rientrarono in albergo alle sette, rossi come pomodori per la prolungata esposizione al sole, ma anche per quello che era successo. Entrarono nelle proprie camere per rifare i bagagli e dopo un’ora di preparativi scesero per cenare. A tavola, nessuno dei due proferì parola. Non osavano nemmeno guardarsi in faccia, finchè Kagome non si mise a ridere, catturando l’attenzione di Inuyasha, che sorrideva a sua volta, non capendo il motivo di tanta ilarità.
“Che c’è?” – chiese alla fine.
“C’è che ora siamo nella fase dell’imbarazzo totale…” – disse, soffocando con le mani una risata più sonora. Inuyasha rise, grato per quel diversivo. Kagome bevve dell’acqua con il viso tutto rosso.
“Sei bellissima, lo sai?” – Kagome per poco non si strozzò con l’acqua.
“Gra-grazie…” – disse lei imbarazzata.
Passarono la serata a fare un ultimo giro per la città e verso le undici ritornarono in albergo.

Erano fermi davanti alla porta della camera di lei.
“Beh…buona notte Kagome…” – disse Inuyasha, sperando che il loro incontro non si fermasse li.
“Buona notte, Inuyasha…” – Kagome entrò in camera sua e chiuse la porta. Inuyasha rimase un po’ deluso, ma se ne andò in camera sua. Si spogliò, rimanendo in boxer, si buttò sul letto a pancia in giù, ripensando al pomeriggio passato con la sua ragazza. Si mise a ridere da solo. Per la mente gli passarono tutti i tre anni, quattro ormai, passati in classe con quella “cozza”. L’aveva presa in giro, l’aveva umiliata, ma lei non si era mai lasciata intaccare da quegli sfottò. Poi, l’impensabile: Kagome, fasciata nel suo abito rosa da matrimonio, usciva dalla scuola, vendicandosi in una sola volta di tutte le prese in giro che aveva dovuto subire e poi, ciliegina sulla torta, durante la gita avevano fatto l’amore in mezzo al mare. Ripensò a quella mattinata così magica, e al suo imbarazzo quando gli confessò di essere ancora vergine. Quando aveva visto il suo viso imbarazzato per quella confessione, la voglia di averla tutta per sé aveva toccato i massimi storici, motivo per il quale Inuyasha fu molto attento quando entrò dentro di lei. Non le voleva far male, e quando la sentì rilassarsi sotto di lui, anche lui aveva ceduto.
Il primo rapporto che Inuyasha aveva avuto con una ragazza, fu in prima superiore, con una ragazza di un altro istituto, di cui non ricordava neppure il viso. Si erano conosciuti per caso in un bar e fu attrazione a prima vista. Presero a frequentarsi assiduamente finchè non concretizzarono quell’attrazione. Passò un anno e poi i due si persero di vista perché lei aveva dovuto trasferirsi all’estero per il lavoro del padre. Inuyasha non si scompose più di tanto, ne aveva tante nella sua scuola che gli morivano dietro…ne avrebbe sicuramente trovate delle altre. Fu così che iniziò la scalata del successo di Inuyasha, ogni ragazza era un nuovo traguardo, ogni traguardo ne costituiva un altro e un altro ancora, finchè non si era fermato alla fermata di Kagome. Lei non lo venerava, non lo idolatrava come metà dell’istituto. A lui non faceva né caldo ne freddo questa cosa, anche perché allora Kagome era ancora “nascosta” nel suo bozzolo. Ma quando il bozzolo si era schiuso, rivelando la vera identità di Kagome, i ruoli avevano iniziato ad invertirsi: era Inuyasha che faceva di tutto per attirare la sua attenzione. Sotto gli occhi increduli di tutto l’istituto, avevano iniziato a parlarsi civilmente, erano passati allo stadio di conoscenti, poi a quello di amici, buoni amici e infine amanti. Quella era la parte che gli piaceva di più.
Fu destato dai suoi pensieri da un lieve bussare alla porta. Si alzò scocciato per vedere chi aveva osato disturbare il suo flusso di pensieri. Aprì la porta e sgranò gli occhi.
“K-Kagome?” – la ragazza era ferma davanti alla porta con una gamba che dondolava per l’imbarazzo. I capelli erano lasciati liberi e le incorniciavano quel viso di porcellana che si ritrovava.
“Posso stare con te stanotte?” – chiese, come se avesse paura di una qualche sorta di rifiuto. Inuyasha annuì e Kagome entrò. Non appena fu dentro e la porta rigorosamente chiusa a chiave Inuyasha l’attirò a sé, convinto di sognare. Si baciarono, senza perdere altro tempo e finirono sul letto. Inuyasha le sfilò la maglia velocemente per non perdere altro tempo. Volarono via anche i pantaloni e la ragazza rimase solo con gli slip, dato che di notte non dormiva mai con il reggiseno. Kagome sfilò i boxer di Inuyasha e lui fece altrettanto con le sue mutandine. Si amarono di nuovo quella notte, con la stessa intensità di quella mattina sul pedalò. Non si concessero un momento per dormire anche perché avrebbero recuperato il sonno perduto o sul pulman o sul treno. Rimasero svegli a coccolarsi dopo aver raggiunto il loro momento di felicità.

“…Woo?”
“Presente!”
“Perfetto…salite sul treno e mi raccomando! Non fate gli incivili!” – Inuyasha e Kagome , come all’andata, si recarono in una carrozza vuota, misero le borse su uno scompartimento e non persero un momento, si baciarono subito. Le ore del viaggio furono trascorse interamente a parlare di come si sarebbero comportati una volta tornati a scuola. Kagome temeva di aver vissuto un sogno durante quella settimana, ma fu rassicurata da Inuyasha che quel sogno sarebbe durato ancora per molto…






Bedde! Allora?
È stato un capitolo proficuo? Soddisfatte o rimborsate?
Mi raccomando…fatemi sapere cosa ne pensate, ne?
Mi scuso se la scena hot non è stata una delle migliori, ma ho cercato di sfornare un'idea decente e una descrizione che le assomigliasse. Spero di non aver fatto una brutta figura.
Besitones!

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Capitolo 12
*** Fine...o inizio...questo è il poblema... ***


Fine...o inizio...questo è il problema... Le mie bedde beddissime! Mamma come sono felice di rivedervi al banco della giuria.
Allora…questo, purtroppo, sarà l’ultimo capitolo della storia. Volevo ringraziarvi innanzi tutto per essere state così coraggiose nell’avvicendarsi della fiaba del brutto anatroccolo.
L’ho scritta per me stessa e per tutte quelle ragazze che, ringraziando i Kami, non sembrano uscite da una rivista patinata di Vogue. Il mondo non gira intorno alla bellezza esteriore. Forse per qualche tempo può essere sufficiente, ma non basta. Dopo un po’ ci si stanca di vivere in funzione del proprio aspetto fisico, pretendendo maggior considerazione dagli altri. Ecco…io spero di essere riuscita a far capire a tutte quelle che sono di buona forchetta di non abbattersi, perché anche se oggi riceveranno un rifiuto, domani troveranno sicuramente la porta aperta.
Dopo quest’angolino interiore, passerei a ringraziarvi, doverosamente, una per una.

Kirarachan: bedda! Non ti preoccupare, so cosa significa quando il pc ti molla di punto in bianco quando magari stai aggiornando…esperienza personale…sono veramente felice che li abbia trovati carini e sono ancora più felice che Hojo ti sia andato in antipatia (lo scopo è stato raggiunto!). Vai tranquilla e ci vediamo in giro, ok?
Besitos!

Monik: ma sai che sono veramente felice di vedere il tuo nome tra i commentatori? Ma ancora di più nel sapere che mi hai messa tra i preferiti. Sono istericamente commossa. Tu piuttosto…sbaglio o devi aggiornare qualcosa, ne? Tipo…che ne so…Ars Fascinandi o Dolci Cambiamenti…che me le hai stroncate sul più bello. Mancanza di ispirazione, per caso? Beh, in ogni caso AGGIORNA! Perché mi stai letteralmente uccidendo!
Sclero momentaneo a parte…grazie per avermi seguita.
Besitos!

Mikamey: guarda…non so veramente come tu abbia solamente potuto farmi un torto simile! >(     ti è piaciuto veramente? Sono proprio contenta, sai? Certo…ma oltre alla timidezza Kagome ha perso anche dell’altro, ma sorvoliamo e stendiamo una trapunta matrimoniale sull’accaduto…allora sei tu quella che vedo! Ciao ciao…
E dato che ci sono, colgo l’occasione per farti i miei più vivissimi e sentitissimi ringraziamenti per l’aggiornamento flash. Ho imparato ad apprezzare il cioccolato, ma molto meno le situazioni imbarazzanti…certo che Sango ne ha di forza di volontà, eh? Ma chi potrebbe biasimarla con un fustacchione come Miroku al suo fianco? Io non di sicuro, comunque…è sempre un piacere leggere le tue storie. Sai dare un tocco di veridicità alle cose, anche se stessi descrivendo l’arrivo dei marziani. Posso avanzare una piccola richiesta? Non è che scriveresti un’altra storia sullo stampo di “Uno sposo per Ayame?” era una storia veramente bella e tu con le tue descrizioni l’hai migliorata ancora di più e poi, il genere “vita nel Sengoku” mi piace molto.
Me si prostra ringraziando umilmente e ti aspetta in fondo al capitolo.
Besitos!

Vale728: bedda! Sono contenta di vederti di nuovo! Mi fa piacere che sia stato il tuo capitolo preferito. Spero di non lasciare un velo di delusione per quest’ultimo. Mi raccomando, fammi sapere, eh?
Besitones anche a te!

Mary_loveloveManga: e qua iniziano i commenti kilometrici…BEDDAAAAAAA!!!! CIAO! Sono sempre felice di rivederti on this channel. Ti ho per caso addormentata con quel commento? Spero di no, altrimenti mi toccherà ridimensionarli, anche se non so come fare. Mi istighi a farli così lungi, è colpa tua…
Comunque…come al solito mi si arrossiscono le chiappe per tutti questi complimenti (meritati, oserei dire…no dai, scherzo…) So di aver urtato la tua sensibilità quando la prof li ha interrotti, per la milionesima volta, ma che ci vuoi fare…I am bastard inside. E comunque, non è la prof che deve andare a cuccia, ma Inuyasha però si sa che a volte i professori mancano di intellingenza. Saranno bravi nelle loro materie, ma per quanto riguarda le intese tra gli studenti hanno le forme di grana sugli occhi. Ti ringrazio per il pedalò. Effettivamente…non so come mi sia venuto fuori, solo ho provato a immaginare come sarebbe potuto essere farlo in mezzo al mare con nessuno che rompe le uova nel paniere. È stato romantico, no?
E chi lo sa se la loro storia durerà? Forse si, forse no…ma non riesco a crederci nemmeno io…purtroppo sono una fan sfegatata degli happy ending, specialmente quelli tra Inu e Kagome, che poveretti…diciamocela tutta…ne hanno veramente bisogno.
Per la clinica, magari dammi l’indirizzo che mi prenoto un posto pure io…non sono tanto diversa da te quando leggo i tuoi aggiornamenti. Ovviamente saremo accompagnate dai nostri fedelissimi pc!
Guarda che i tuoi commenti non mi addormentano, anzi…mi danno la carica per andare avanti e di questo ti ringrazio.
Beh…ora sono io che me ne vado per non addormentarti e mi raccomando…AGGIORNA!!!!!
Besitones!

Ryanforever: sono contenta di non aver fatto figure del cavolo. Sono scene sempre difficili da descrivere, e si rischia il più delle volte di finire nella volgarità ed era una cosa che volevo sinceramente evitare…sono contenta che sia venuta fuori decente. Hai ragione…Hojo non è nemmeno da calcolare anche se a volte mi verrebbe da…umphf…lasciamo perdere. È così appiccicoso come la gomma che sto masticando adesso.
Io ti ringrazio del commento e spero di vederti in giro con una nuova fic!
Besitones!

Kagome19: beh, se vuoi ne possiamo discutere tranquillamente. Ti ringrazio per il commento e sono veramente contenta che la storia ti sia piaciuta. Spero di poter trovare il tuo nome nella prossima fic che ho già scritto.

E ora…l’ultimo capitolo!








DUE ANNI DOPO…

“Kan-Kan! Kan-Kan!” – una ragazza sui vent’anni corse fuori dalla porta della sua camera. Era intenta a scegliere un vestito da indossare per conoscere i genitori del suo ragazzo, ma un bambino di due anni la fece desistere dai suoi propositi, facendola correre fuori dalla camera.
“Ehi! Haku! Che c’è?”
Hakudoshi, il fratellino minore di Kagome.
Il bambino era corso come un pazzo ridendo da sua sorella in cerca di protezione. All’improvviso una saetta argentata le passò vicino, prendendo il bambino e iniziando a fargli il solletico dappertutto. Kagome rise, fintamente spazientita. La misteriosa saetta, altri non era che il fidanzato di Kagome, Inuyasha che la stava aspettando di sotto per andare dai suoi. Inuyasha si alzò dal pavimento tenendo il piccolo per le gambe a testa in giù e il bambino si divertiva un sacco.
“Ti arrendi?” – chiese Inuyasha divertito pure lui da quella situazione.
“Ti! Ti! Ti! Batta! Batta!”
“Dai Inu…che me lo agiti…” – Inuyasha tornò di sotto, con il bambino ancora per le gambe e lo sedette sul divano. Dopo dieci minuti scese Kagome più bella che mai. Aveva indossato il suo abito rosa porta-fortuna e Inuyasha pensò che forse gliela voleva far pagare ancora per un po’. – “Andiamo?” – chiese Kagome che il ragazzo seguì senza batter ciglio. – “Mamma? Papà? Io esco! Non aspettatemi sveglia!”
“Kagome! Non tornare prima…” – tentò di dire Naraku, ma Kagura bloccò prontamente il marito.
“…ciao tesoro, divertiti!” – concluse la donna facendo l’occhiolino alla figlia. Kagome ricambiò grata.

Finalmente i due poterono uscire da casa. Inuyasha teneva per mano Kagome e la fece accomodare in macchina. Kagome rise: quello fu il regalo di maturità che il padre aveva fatto a Inuyasha.


INIZIO FLASH

Il quinto anno delle superiori fu una vera pacchia per Inuyasha e la motivazione era la più semplice che potesse esistere: studiava assieme a Kagome. La ragazza, nonostante il cambiamento subìto, aveva mantenuto il suo livello di studi, potendo aiutare così anche Inuyasha. Al mattino seguivano le lezioni regolarmente, mentre al pomeriggio i due si trovavano per ripassare o meglio, per aiutare Inuyasha ad assimilare meglio gli argomenti che non recepiva subito. In questo modo, teneva in allenamento la mente e non doveva ridursi all’ultimo minuto a dover studiare tutto. Kagome era l’insegnante perfetta: non usava termini troppo difficili e se non avevi capito rispiegava tutto d’accapo. In quel modo Inuyasha, quando veniva interrogato, non incorrreva in brutte sorprese. I suoi voti migliorarono a vista d’occhio e gli insegnanti furono veramente contenti di lui.
All’esame di maturità, Inuyasha fece una brillante prova ma Kagome, che era più abituata di Inuyasha a studiare, portò a casa la lode.
Quando Inuyasha tornò a casa, i suoi genitori gli fecero trovare in garage il suo regalo, un’Audi A4 nuova di zecca, la macchina preferita di Inuyasha. La prima cosa che fece fu quella di uscire con Kagome. Dopotutto, era a lei che doveva quella macchina.

FINE FLASH

Ed ora erano li, su quella macchina per andare a conoscere i famigerati genitori di Inuyasha.
Quando arrivarono, Inuyasha galantemente fece scendere Kagome dall’auto e la prese per mano, conducendola in casa sua. I genitori di Inuyasha erano seduti in salotto, attendendo l’arrivo di quel miracolo vivente che aveva rimesso a nuovo il loro figliolo.
“Mamma? Papà? Siamo arrivati.”
A Kagome prese la tachicardia. Il cuore le batteva come un tamburo e il viso le si era arrossato.
“Finalmente, Inuyasha!” – a parlare fu la madre che andò immediatamente incontro alla coppia. – “Così tu sei la famosa Kagome…” – disse la donna, imbarazzando ancora di più la ragazza.
“Ehm…piacere…” – di li a poco fece il suo ingresso anche il padre di Inuyasha, una figura imponente e Kagome per guardarlo in faccia dovette alzare il viso.
“Benearrivata. Io sono Inutaisho, il padre di Inuyasha e lei è Izayoi, mia moglie. Finalmente possiamo conoscerti, Kagome. Credevamo che ti avrebbe tenuta rinchiusa da qualche parte per non farci incontrare…” – Kagome guardò Inuyasha in cerca di aiuto, richiesta che il ragazzo accolse immediatamente.
“Papà…per favore…” – il genitore sorrise alla moglie e si accomodarono sulla terrazza dove era allestito il tavolo per la cena. Inuyasha aiutò Kagome a sedersi e la cena fu servita.

“Sai Kagome…” – iniziò il signor NoTaisho. La ragazza smise di mangiare per sentire quello che avrebbe avuto da dire il padrone di casa. – “…quando Inuyasha ha portato a casa quel primo sette e mezzo in storia in quarta superiore, pensavo di morire.” – Kagome rise di gusto, imbarazzando il ragazzo.
“Già…è stato molto bravo.” – Inuyasha faceva lo gnorri. Continuava a mangiare perché sapeva benissimo com’erano andate veramente le cose.
“Per non parlare dei voti successivi e dell’esame di maturità…”
“E’ vero…è stato molto bravo.” – ammise Kagome sorridendo al suo fidanzato.
“Comunque…cambiando argomento…mi spiace che non ci siano Rin e Sesshomaru. Avrei voluto che li conoscessi.” – Sesshomaru era il fratello maggiore di Inuyasha e si sarebbe dovuto sposare a breve con Rin, la sua eterna fidanzata.
“Beh…sarà per la prossima volta…” – disse Kagome alzando le spalle. Ma in quel momento si aprì la porta di casa.
“Papà? Mamma? Siamo tornati!”
“Sesshomaru! Che sorpresa! Già di ritorno?” – chiese la madre alzandosi da tavola e andando incontro al suo primogenito.
“Già…abbiamo preso l’aereo prima ed eccoci qui.”
“Ciao Rin! Benvenuta!”
“Grazie signora…tutto bene?”
“Certo…ah, lei è Kagome, la fidanzata di Inuyasha. Kagome? Lui è Sesshomaru, mio figlio e lei è Rin.” – Kagome strinse cordialmente la mano ad entrambi.
“Piacere mio…”
Rin si sedette stancamente sulla sedia, sbuffando insoddisfatta.
“Che c’è, Rin?” – chiese il padre.
“C’è che la Takahashi è strapiena di impegni e non ce la facciamo ad organizzare tutto. Abbiamo provato a contattare altre agenzie, ma non sanno lavorare!” – ammise la ragazza distrutta. Sesshomaru le andò vicino e cercò di calmarla.
“Non ti agitare…sai che nelle tue condizioni non va bene.” – Kagome sgranò gli occhi.
“Sei…” – Rin rise, prendendo la mano di Sesshomaru.
“Aspetto un bambino, si…” – Kagome sorrise, felice per quella notizia.
“Auguri allora! Non lo sapevo!” – poi, a Inuyasha venne la folgorazione.
“Perché non glielo organizzi tu il matrimonio?” – Kagome sgranò gli occhi.
“Credimi…è meglio di no…” – disse la ragazza che aveva fatto un semplice ragionamento in meno di tre secondi. Quando era entrata in casa aveva subito addocchiato l’arredamento. Era una villa mastodontica, i mobili erano di fattura pregiata, i tessuti della stoffa migliore. Non ci voleva molto per capire che erano persone di un certo livello e che quindi i genitori pretendessero per i propri figli solo il meglio. Non ne parliamo se dovevano poi sposarsi! Kagome aveva organizzato si il matrimonio per i suoi genitori, ma era stata una cosa relativamente più semplice!
“Perché? Organizzi matrimoni Kagome?” – chiese Izayoi sinceramente stupita.
“Ecco…quello che Inuyasha voleva dire è che…” – ma Kagome fu bloccata dal suo fidanzato.
“…Kagome ha organizzato il matrimonio dei suoi genitori e ha fatto un ottimo lavoro. Ho visto alcune foto e mi ha fatto un’ottima impressione. Secondo me, potrebbe farcela…e non lo dico perché sono di parte.” – Kagome avrebbe voluto strozzare Inuyasha, come ai vecchi tempi.
“Poi facciamo i conti…” – disse la ragazza.
Rin e Sesshomaru riflettevano, incerti se affidare un evento così importante ad una persona che praticamente non conoscevano.
“E ce la faresti ad organizzare tutto entro Giugno dell’anno prossimo?” – chiese Rin di getto. Era Agosto inoltrato e Kagome era perfettamente in grado di farcela.
“Certo che ce la fa!” – rispose Inuyasha per lei, guadagnandosi un’altra occhiataccia gelida.
“Allora affare fatto…” – disse Rin, scappando in bagno con una mano sulla bocca.

Così iniziò l’avventura di Kagome. Come per i suoi genitori, fece delle domande sia a Sesshomaru che a Rin dai quali venne fuori un animo romantico, proprio come piaceva a lei.
Il tempo passava e la ragazza continuava a fare avanti e indietro da un negozio all’altro per scegliere i prodotti migliori. Ovviamente, con il budget messo a disposizione dei due futuri sposi, Kagome scelse gli atelier e i negozi di bomboniere più rinomati nel settore. Era più in giro a reclamare cataloghi e affini che non a casa con la sua famiglia.

Arrivò anche Giugno e con esso il tanto atteso matrimonio. Izayoi e Inutaisho furono molto soddisfatti del lavoro della ragazza che si sentì sollevata di un enorme peso.
Quel giorno, Rin era bellissima. La pancia la rendeva ancora più bella e Sesshomaru, nel suo abito nero, sembrava un principe.
Fu una giornata bellissima e il tempo decise di essere clemente almeno quel giorno, dato che fino al giorno prima aveva piovuto. La cerimonia fu un successo, per non parlare del banchetto e delle bomboniere.
La ragazza aveva scelto un ristorante in mezzo ad un immenso parco. Lo aveva visto per sbaglio su Internet, mentre cercava sulla rete ristoranti di lusso e si imbattè in esso. Prese appuntamento con il direttore che accettò immediatamente, conoscendo l’influenza della famiglia dello sposo.
Gli invitati erano stati sistemati in un’unica sala, punto sul quale gli sposi non transigevano. Volevano che i loro amici e i parenti fossero tutti insieme, anche perché non trovavano giusto mettere alcuni nella sala con gli sposi e altri da un’altra parte. La stanza era talmente enorme che al centro di essa vi era una piccola fontana con in mezzo la statua di una dea che versava l’acqua nel bacino sottostante tramite un’anfora. Aveva scelto orchidee bianche, rosse e lilla, il fiore preferito di Rin e le aveva fatte mettere dappertutto. I loro fiori cadevano elegantemente dai tavoli, creando una cascata di colori. Inutile dire che gli invitati rimasero piacevolmente sorpresi da quella cascata di tinte e si gustarono il matrimonio.
Ma mai come i due sposi che sorridevano entusiasti per il lavoro della ragazza di Inuyasha.

Kagome era fuori che cercava di rilassarsi, tutto quel lavoro l’aveva sfinita. Si era seduta all’ombra di un grande albero a prendersi il fresco, finchè non si sentì avvolgere in un caldo abbraccio.
“Ciao…” – disse lei sottovoce a occhi chiusi, come per non rompere quel momento magico. Il sole filtrava dai rami dell’albero e proiettava sul terreno delle strane figure.
“Ciao…” – le rispose Inuyasha per poi inondare il collo di lei con mille piccolli baci. Kagome spostò il collo per godersi a pieno quella dolce tortura, finchè il ragazzo non le girò il volto, intrappolando così le sue labbra in un bacio passionale. – “Sei stata eccezionale. Rin e Sesshomaru sono entusiasti del tuo lavoro.” – mentre le parlava, Inuyasha continuava a torturarle il collo e la ragazza era in piena estasi. Ad un certo punto sentì le spalline del vestito cadere. Si svegliò a malincuore da quel dolce tormento, ma non poteva permettere che qualcuno li vedesse in quello stato.
“Ma che sei scemo?” – chiese ridendo, rialzandosi le spalline. Inuyasha le mise il broncio.
“Cattiva…” – disse lui, fiondandosi sulle sue labbra. Kagome gli prese il viso tra le mani e rispose al bacio. Quando Inuyasha si staccò da lei, aveva uno sguardo terribilmente serio.
“Che c’è?” – chiese la ragazza, divenuta seria pure lei. Il ragazzo era evidentemente agitato, stato che raggiunse ben presto anche Kagome. Pensava fosse successo qualcosa di brutto.
“Kagome…io, si insomma…so che è presto però…se…ovviamente se sei d’accordo…non è che ti voglio obbligare…perché ci mancherebbe altro…” – Kagome lo guardava perplessa, non capendo un’acca di quello che il suo ragazzo le stava cercando di dire. “…è che…ti voglio solo dire che…che…che sono sicuro di quello che sto facendo e che…so aspettare. So aspettarti.” – precisò il ragazzo. Kagome era nel panico totale. Non aveva capito niente di quello che Inuyasha le aveva detto.
“Inuyasha…non ho capito niente…” – ammise lei in tutta sincerità. Il ragazzo abbassò le spalle demoralizzato dal fatto che la sua fidanzata non avesse capito le sue intenzioni dal discorso che si era preparato da un bel po’ di tempo. Così prese semplicemente la mano sinistra di Kagome e le infilò nell’anulare un piccolo anello, niente di sfarzoso: una semplice fedina in oro rosso e non disse nulla, sperando che in quel modo la ragazza capisse. Il discorso contorto di Inuyasha iniziò a prendere forma. Kagome sgranò gli occhi per la sorpresa, guardando alternativamente gli occhi di Inuyasha e il suo anulare sinistro. – “Inuyasha…cosa…”
“Come ti ho già detto, so aspettarti Kagome. Però te lo volevo chiedere lo stesso. Vuoi sposarmi?” – Kagome continuò a guardare alternativamente l’anello e il suo ragazzo. Ogni silenzioso secondo che passava Inuyasha si sentiva letteralmente morire.
“Inuyasha, io…si. Si! Si! Si!” – il ragazzo era andato in tilt, ma aveva capito perfettamente la risposta positiva della ragazza. La sollevò dalla sedia e la baciò e l’abbracciò.
“Ti amo Kagome!” – eslcamò lui senza indugi, guardandola negli occhi.
“Ti amo anch’io.” – si scambiarono un tenero bacio, suggellando così quella promessa.

Il matrimonio finì alle tre del mattino. Sesshomaru e Rin tornarono a casa perché la neo sposa era un po’ stanca. Mancava poco al giorno del parto e lei non doveva affaticarsi tanto. Durante l’organizzazione del matrimonio, Inuyasha e Kagome erano andati a vivere insieme ed ora stavano tornando a casa. Una volta entrati non persero ulteriore tempo e dedicarono del tempo a loro stessi. Quello che accadde poi è un’altra storia.
Rin partorì una settimana dopo, dovendo rimandare così il viaggio di nozze. Diede alla luce un bel maschietto che chiamarono Tetsu. Kagome e Inuyasha invece aspettarono un po’ prima di sposarsi. Dopotutto, avevano vent’anni e ne avevano di tempo per stare insieme.








E per tutte!
Di nuovo un grazie immenso per avermi aiutata a migliorare la storia. Alcune di voi mi hanno dato suggerimenti preziosi e spero di potervi rivedere alla prossima storia che ho in mente sui genitori di Inuyasha. Non ho ancora dato un titolo alla fic, ma parlerà della storia tra Inu no Taisho e Izayoi e di come si sono conosciuti.
Sempre vista da me.
Besitos a tutte e alla prossima!

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