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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il brutto anatroccolo ***
Capitolo 2: *** Ugly Betty ***
Capitolo 3: *** Bibidi, bobidi, bu! ***
Capitolo 4: *** The wedding date ***
Capitolo 5: *** Incontro e svenimento ***
Capitolo 6: *** Vendetta nr. 1 - Koga ***
Capitolo 7: *** Sfuriata e presentazioni ***
Capitolo 8: *** Vendetta n. 2 - Bankotsu e... ***
Capitolo 9: *** Si parte per il mare! ***
Capitolo 10: *** Le piattole...che seccatura! ***
Capitolo 11: *** Io voglio te ***
Capitolo 12: *** Fine...o inizio...questo è il poblema... ***
Capitolo 1 *** Il brutto anatroccolo ***
Il brutto anatroccolo
Uelaaaaaaaa! Ciao bella gente! Eccomi ritornata con una nuova fic.
Stavolta sarà un pò più lunghetta e spero di
piacevole lettura. Finalmente ho finito con il controllo ortografico
(porca paletta quanti errori!...) e così ho deciso di postare in
questo solenne giorno, Venerdì 07 Novembre Anno Domini
2008, il primo capitolo.
Ci tengo a dire che il titolo non c'entra niente con il film che
è uscito (non mi ricordo più) tempo addietro. Parla
comunque di un cambiamento in una certa persona e il conseguente cambio
di atteggiamento di altre persone che ruotano attorno a questa
persona...so che non avete capito niente, ma per chi mi conosce sa
benissimo qual è il mio pairin preferito.
Che dire...spero ovviamente di ricevere qualche commento di
incoraggiamento o di abbandono definitivo alla professione di
scrittrice. Mi rimetto completamente nelle vostre mani e al vostro buon
senso di non cacciarmi da questo sito.
Come ultima notizia, e poi non scoccio più, posterò una volta alla settimana, sperando che non ci siano intoppi.
Mi pare di aver detto tutto e se avessi qualcos'altro ve lo comunicherò successivamente. A voi il primo capitolo!
Besitos!
Kagome Higurashi, diciassette anni appena compiuti, frequenta l’istituto Sakkey di Tokyo e ha innumerevoli difetti:
Primo. È una secchiona.
L’intera classe non sopporta quel suo essere sempre la migliore,
quei voti così perfetti che la rendono automaticamente odiosa.
Il punto è che lei non si sente né migliore né
secchiona, ma le piace solo conoscere quello che ancora non sa.
Secondo. Veste male. A scuola
è obbligata ad indossare la divisa, ma quando torna a casa,
l’aspettano una tuta di tre taglie più grandi di lei e una
maglia da pre mamman in attesa di sei gemelli. Il punto è che
lei si sente a suo agio così.
Terzo. Porta gli occhiali.
Tutte le ore passate china sui libri le hanno indebolito la vista.
Nulla di particolare, sono solo occhiali da riposo, tuttavia, se vuoi
essere bella secondo i canoni delle fighette della sua classe, non devi
portare gli occhiali: piuttosto sbatti contro un muro, ma non portare
gli occhiali. Il punto è che Kagome preferisce evitare i muri.
Quarto. Odia Inuyasha NoTaisho.
L’ultimo è forse il difetto più grande, più
impensabile, più…più, che quella ragazza potesse
avere. Che era una ragazza, lo si capiva da quando ci si doveva
cambiare per fare educazione fisica perché entrava nello
spogliatoio delle ragazze.
Le venivano attribuiti altri, numerosi difetti, ma questi sono quelli
che saltano più all’occhio. Le ragazze della sua classe
sarebbero passate sul fatto che era una secchiona, che vestisse male e
che portasse gli occhiali, ma! (e questo è un “ma”
enorme…) non potevano tollerare che odiasse Inuyasha NoTaisho,
quello no! Era a dir poco impensabile che qualcuno non morisse ai piedi
di quel dio greco, sceso sulla terra per far impazzire le comuni
mortali. Inuyasha NoTaisho aveva i capelli del colore della luna e gli
occhi del colore del sole. Questo, era ciò che si diceva di
Inuyasha: bello come un dio. Tralasciamo il fatto che ha un corpo
statuario, dovuto agli allenamenti di basket che sostiene tutti i
giorni nel pomeriggio.
Lui era seduto esattamente vicino a Kagome e la ragazza pensava che tra
poco le sarebbe venuto un esaurimento nervoso. Continuava a prenderla
in giro, la spaventava, le rubava i quaderni, giusto per copiare ogni
tanto qualcosa. Quando si stancava, la mollava di punto in bianco e si
girava dall’altra parte. I primi tempi Kagome rimaneva interdetta
per quel comportamento, ma dopo che ebbe capito l’antifona, smise
di arrabbiarsi, lasciando che tutto le scivolasse di dosso. Non sentiva
nemmeno più i commenti che lui le faceva sul suo aspetto fisico.
Quel mattino non sarebbe stato tanto diverso dagli altri. Il professore
avrebbe interrogato e, dato che rimaneva solamente lei, sarebbe
scattata l’operazione di sfottimento. Kagome entrò in
classe e si sedette al suo banco in ultima fila, vicino alla finestra.
Si perse un attimo nei suoi pensieri prima di essere riportata alla
realtà dal suono della campanella. Tirò un sospirone e si
fece coraggio.
Quello che la tormentava di più non era tanto
l’interrogazione in sé, praticamente era preparata su
tutto e non temeva niente. La terrorizzava più che altro il suo
modo di parlare. Altro difetto che aveva la povera Kagome era che
portava…l’apparecchio per i denti. Questo la portava ad
avere una “s” sibilante, tendente allo sputacchio e questo
era il momento preferito da Inuyasha.
“Buon giorno ragazzi.” – disse il professore entrando.
“Buon giorno, professore.” – risposero i ragazzi
alzandosi in piedi. Con un gesto della mano, il profe li fece
accomodare.
“Molto bene…allora Higurashi, è pronta?”
– Kagome annuì. Inuyasha si girò completamente
verso di lei con un sorrisetto di vittoria sul volto e iniziò a
fissarla. Non era tanto per deconcentrarla, perché aveva notato
che una volta che la ragazza aveva iniziato a parlare nessuno la
fermava più, ma per vedere se sputava. L’interrogazione
iniziò e Kagome rispose tranquillamente a tutte le domande del
professore, purtroppo ogni tanto, sputacchiando. Prese un bel nove e
mezzo e questo sembrò raddrizzarle un po’ la giornata.
Finite le lezioni, tornò a casa dove non sapeva che il padre doveva darle una notizia particolare.
“Ciao tesoro, com’è andata oggi?” –
chiese l’uomo. Kagome non aveva mai detto niente al padre della
sua situazione in classe e anche quel giorno la sua risposta fu la
solita.
“Bene, grazie…” – i due si sedettero al tavolo
e pranzarono insieme, solo che la ragazza aveva notato che il padre
sembrava doverle dire qualcosa. Sembrava che avesse il fuoco sotto il
sedere. – “Devi dirmi qualcosa, papà?” –
l’uomo sobbalzò.
“Oh beh…ecco…” – Kagome aveva la
forchetta a mezz’aria e la bocca semi aperta e lo fissava da
dietro gli occhiali. Dopo che le venne la carne grea al braccio per la
posizione, poggiò la forchetta sul piatto e aspettò che
il padre parlasse.
“Che c’è?”
“Ecco…” – il padre tirò un sospiro e
cercò dentro di sé una forza nuova. Kagome era sempre
più stupita per quel suo comportamento. –
“…stasera avremo ospiti.” – Kagome lo
guardò un po’ perplessa. Tutto quel balbettamento per
degli ospiti?
“Tutto qui?” – il padre fece cenno di no con la
testa. – “E me pareva…chi viene ‘sto giro? Lo
zio Noriuky? Il nonno Takemaru?” – si bloccò e le
venne un colpo al cuore. – “Non verrà mica la zia
Berenice, vero?” – chiese terrorizzata. Di tutti i parenti
più serpenti che c’erano la zia Berenice batteva tutti.
Acida, zitella, scontrosa, sempre sul chi va là, quando vedeva
Kagome la ragazza veniva riempita di pizzicotti e di cinture di
castità. L’uomo negò violentemente con la testa.
Anche a lui la zia Berenice incuteva un certo…terrore.
“NO! NO! Per l’amor di Dio…” – Kagome si calmò.
“E allora chi viene?”
“Una…”
“Una?” – chiese Kagome avvicinandosi con la testa al padre. Ma cos’erano tutti quei misteri?
“Una donna.” – Kagome spalancò la bocca. Una donna? A casa sua poi?
=Ok Kagome…respira…= pensò la ragazza tra sé e sé.
“E chi è? La conosco?” – lo sguardo di Kagome era fisso sul piatto.
“No…” – il padre di Kagome prese
l’ennesimo respiro e si decise a raccontare tutto alla figlia.
– “Si chiama Kagura Oe. Lei
è…è…” – Kagome sgranò
gli occhi.
“Ti sei fidanzato?!?!?!” – lo sgomento aveva preso
possesso del volto di Kagome. Il padre annuì, colpevole. Kagome
non sapeva più che pensare. Aveva visto che l’umore di suo
padre era cambiato, ma da li ad avere una fidanzata…non se lo
sarebbe mai aspettato. – “Da quanto tempo va avanti questa
storia?”
“S-sei mesi…”
“Oh mio Dio…e perché me la fai conos…”
– Kagome si bloccò di scatto. Possibile che suo
padre…no dai! – “Vi…vi…vi
sposate?” – l’uomo annuì, felice di essersi
tolto quel peso. – “E QUANDO DOVEVO SAPERLO? NEL DUEMILA
MAI?”
“Kagome…io credo che sia venuto il momento di girare
pagina. Sono stanco di svegliarmi al mattino e ripensare ogni volta a
quel maledetto giorno.” – Kagome si rabbuiò
immediatamente. Lei lo ricordava perfettamente. –
“Vorrei…vorrei svegliarmi al mattino e trovarmi accanto
una donna che mi sappia amare, che non mi costringa a fare quello che
non voglio…” – Kagome si morse il labbro. Forse
aveva giudicato la situazione un po’ troppo in fretta. –
“…vorrei…vorrei essere felice. Stasera la
conoscerai e spero che ti piaccia, come piace a me. Oddio, non come
piace a me.” – Kagome rise. Infondo, che male c’era?
E poi non era tenuta a chiamarla mamma, no?
“Ok, ok…stasera conoscerò quest’incredibile
wonder woman. Certo che però me lo potevi dire, che ti
costava?” – fece notare la ragazza.
“Beh…io per primo mi devo ancora abituare all’idea
che mi sposerò…” – ammise il padre,
infossando la testa nel collo.
“Ah…beh, che ti devo preparare?” – l’uomo sbiancò.
“Oh beh…tranquilla…usciamo.” – Kagome scosse la testa, determinata.
“Non fai venire qui la tua futura moglie per poi portarla fuori
al ristorante. Dai, ci penso io. Tu va a farmi la spesa che io per oggi
penso anche di poter fare a meno di studiare.” – il padre
la guardò sinceramente grato. Kagome andò a farsi una
doccia e dopo dieci minuti scese con la sua tuta mega larga e si mise
dietro ai fornelli. Contando che aveva iniziato alle due e mezzo,
concluse il tutto verso le sette e Kagura doveva arrivare verso le
sette e mezzo. Aveva il tempo per un’altra doccia e per cambiarsi.
Era davanti all’armadio e non sapeva che mettersi. Di solito non
badava molto a cosa indossare, ma quella volta decise di fare
un’eccezione per il padre. Mise una gonnellina gialla e una
maglia verde con un paio di ballerine nere. Mise un filo di profumo e
scese giusto in tempo allo squillare del campanello. Il padre di lei
stava già andando ad aprire la porta, ma la figlia lo
bloccò, allarmandolo.
“Aspetta!” – Kagome diede un’ultima occhiata in
giro per assicurarsi che fosse tutto a posto e poi mollò il
padre. – “Adesso puoi aprire.” – l’uomo
aprì la porta e fece il suo ingresso una donna.
Una bellissima donna.
Kagome pensò che non aveva mai visto una donna così bella
in tutta la sua vita. Indossava un paio di pantaloni verdi e una maglia
dello stesso colore. I capelli rossi erano raccolti in un chignon e una
simpatica frangetta era sparpagliata per la fronte. Gli occhi erano
dello stesso colore dei capelli, resi ancora più belli da un
leggero velo di matita nera.
“Ciao Kagura…” – salutò l’uomo evidentemente emozionato.
“Ciao Naraku…” – lo salutò lei con un
leggero bacio sulla guancia. Kagome osservava suo padre mentre trattava
quella donna come se fosse stato un fiore delicato. La fece accomodare
e poi passò alle presentazioni.
“Kagura…lei è Kagome, mia figlia. Kagome, lei
è Kagura, la donna di cui ti ho parlato.” – Kagome
allungò la mano e prese quella di Kagura. Sentì la sua
mano liscia e vellutata e pensò che per averle in quel modo
doveva essere una persona non molto avvezza ai lavori domestici.
=Spero di non fare la fine di Cenerentola…= pensò Kagome che ormai si vedeva già sporca di fuliggine.
“E’ un piacere fare la sua conoscenza,
signora…” – rispose cortesemente Kagome con la sua
immancabile “s” sibilante.
“Il piacere è mio Kagome. Ti va se ci diamo del tu?”
– Kagome annuì e Naraku riprese a respirare.
“Bene…vogliamo accomodarci a tavola?” – si
accomodarono in sala da pranzo e Kagura fu molto sorpresa nel trovare
la tavola così riccamente imbandita. Naraku la condusse vicino a
lui e le spostò la sedia per farla sedere. Lei lo guardò
e lo ringraziò con un bel sorriso. Kagome si sedette senza tante
cerimonie, ma poi si alzò subito. Prese l’aperitivo e lo
servì a Kagura. Brindarono e la cena ebbe inizio. Ogni pietanza
era accompagnata da un commento della donna.
“Ma è buonissimo…non sapevo cucinassi così
bene, Naraku…” – disse Kagura assaporando un ottimo
branzino al cartoccio. Kagome rise per la situazione.
“Papà non è capace nemmeno di prepararsi un uovo in
camicia…” – disse Kagome imbarazzando il genitore.
Kagura la guardava non capendo.
“Ma allora…chi è che…” – Naraku
prese la mano della figlia, allibendo la futura consorte. –
“Sei stata tu?” – chiese meravigliata. Kagome
annuì. – “Beh…complimenti…”
– disse continuando ad assaporare ogni cosa. Arrivarono anche al
dessert e Kagura, nonostante fosse sazia, decise che un posticino per
il dolce ce lo avrebbe fatto stare. Assaggiò un pezzo di torta
al limone rimanendone conquistata. Chiese addirittura il bis,
complimentandosi ad ogni pezzetto con la ragazza.
La cena si concluse. Le due ebbero modo di conoscersi un po’ e si
trovarono abbastanza bene insieme. Naraku dovette assentarsi un attimo
perché doveva fare una telefonata urgente, lasciando così
da sole le due donne.
“Allora Kagome…non mi hai ancora detto quanti anni hai.” – disse Kagura.
“Diciassette.” – rispose lei sputacchiando.
“Porti l’apparecchio per caso?” – Kagome la guardò con ovvietà.
“Non si nota, vero?” – chiese mentre una fontanella le usciva di bocca. Kagura rise di gusto.
“Immagino che ti scocci portarlo, ma vedrai che quando lo toglierai avrai un bellissimo sorriso.”
“Lo spero…sono sei anni che non rido.” – Kagura adesso era allibita.
“Sei anni?”
“Si…” – disse sconsolata Kagome. – “…tutti a scuola mi prendono in giro.”
“Diamine come ti capisco…anch’io l’ho portato
e sono stati i cinque anni più brutti della mia vita.”
– dopo quel breve scambio di battute, ritornò ad esserci
il silenzio.
“Posso farti una domanda, Kagura?”
“Certo…”
“Ecco…non ti arrabbiare, ma…volevo sapere una
cosa…” – Kagome era molto imbarazzata. Solo in quel
momento si rese conto di quanto stupida poteva sembrare la sua domanda.
“Dai dimmi…”
“Ma tu…lavori?”
“Ehm…si…” – rispose lei con qualche perplessità. – “Perché?”
“Le mani…”
“Le mani?” – Kagura istintivamente se le toccò. – “Che hanno che non vanno?”
“Sono…belle…” – Kagura capì solo allora a cosa alludesse Kagome.
“Aaaahhh…perché sono così morbide,
dici?” – Kagome annuì. – “Non hai idea
delle quintalate di crema che ho dovuto mettere in questa settimana.
Erano così secche…”
“Secche?”
“Io abito da sola e non mi posso permettere la domestica, quindi
i lavori me li devo fare io.” – disse Kagura con un sorriso
comprensivo. Kagome divenne viola per l’imbarazzo.
“Hai…hai per caso una pala?”
“Una pala?”
“Per scavarmi la fossa…” – disse Kagome
affondando la testa nelle ginocchia. Kagura rise di gusto e in quel
momento arrivò Naraku.
“Ehi? Che succede qui?”
“Niente…parlavamo di…giardinaggio…” – disse Kagura ridendo.
“Giardinaggio?” – chiese Naraku guardando Kagome che era tutta rossa.
“Beh…per me è venuto il momento di tornare a casa.
Naraku, grazie per la bella serata. Mi ha fatto molto piacere
conoscerti, Kagome.”
“A-anch’io…” – Naraku accompagnò
alla porta Kagura e Kagome li spiò da lontano. Non aveva mai
visto suo padre in quello stato. Era peggio di un ragazzino al suo
primo appuntamento. Non che suo padre fosse brutto, per carità,
era un bell’uomo sulla quarantina e la sua bella figura la faceva
sempre. Quando tornò dalla figlia, aveva il fiato in sospeso.
“Guarda che puoi respirare, sai?” – Naraku buttò fuori l’aria tutto d’un colpo.
“Allora? Che te ne pare?”
“E’…una bella persona…mi piace.”
– quel verdetto lasciò di stucco il padre che
abbracciò di slancio la figlia.
“Non sai quanto sia importante per me, questo.
Grazie…” – Kagome abbracciava felice il padre. Era
contenta per lui.
“Ho messo tutto in lavastoviglie. Devi solo schiacciare il
bottone e chiudere lo sportello. Adesso vado a letto che sono un
po’ stanca.”
“Certo, certo…grazie mille, tesoro.” – Kagome si girò e lo salutò con un sorriso.
Capitolo uno concluso - stop
attendo fiduciosa commenti - stop
ora vado che è pronta la cena - stop
la smetto di scrivere come un'idiota - stop
Besitos!
Stop...
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Capitolo 2 *** Ugly Betty ***
Ugly Betty
Ma che bellezza! 7 Recensioni solo per il primo capitolo! Sono…PUTREFATTA dalla gioia!
Comunque spero che il capitolo non sia stato troppo noioso. Purtroppo,
come tutti i capitoli introduttivi, è solo un inizio per
descrivere la situazione dei protagonisti. Il secondo, forse nemmeno
questo sarà tanto movimentato, ma verrete a conoscenza del
passato di Kagome e del suo babbo e di come mai Naraku si sia separato
dalla moglie. Ma adesso, ci tengo a ringraziarvi per la pazienza che
avete avuto nel leggere ‘sta cosa.
Mary_loveloveManga: ciao bella!
Sono contenta che la storia ti sia piaciuta, almeno questo piccolo
pezzettino. Sarà mia premura aggiornare, da gran bastarda qual
son io, una volta alla settimana. Già, già, già,
già…chissà come ci rimarrà Inuyasha quando
vedrà chi è in realtà Kagome
Higurashi…mah…vediamo…se ti interessa rimani
sintonizzata su questo canale!
Cri_91: grassie grassie anche a
te per il commento. Mi fa piacere che la favola del brutto anatroccolo
sia sempre qualcosa di piacevole da (ri)leggere. Spero che non rimarrai
delusa dalla continuazione, e se lo fossi fammelo sapere. Sono sempre
bene accette le critiche.
Inukag90: certo che la
continuo! Non pensare che mi fermi qui! : -) Mi fa piacerissimo che
anche a te l’inizio sia piaciuto. Posso chiederti qual è
la parte descrittiva che ti è piaciuta di più (e quella
di meno, ovviamente). Vorrei saperlo così almeno cerco di
buttarmi su quel tipo di scrittura per certe fic che ho in mente.
Grazie in anticipo se mi risponderai!
Laretta: ti prego…non ti
“sbregare” i pantaloni per le troppe parole!!! :
p Comunque la trasformazione arriverà un po’
più avanti e ne vedremo delle belle. Non sai la voglia che ho
nel dirvi tutto, ma sto cercando di controllarmi…E vedrai anche
il dio greco che…stop.
Kagome19: divina fanciulla! Il
vostro ritorno mi riempie di gioia! Vorreste fare un figlio con me? No,
meglio di no… sarebbe fisicamente impossibile. Tutto bene? Mi fa
piacere aver visto il tuo nome tra i commentatori. Spero di poterti
vedere anche al prossimo!
Ryanforever: già…tutti
la pigliano per i fondelli, un po’ come facevano con me alle
elementari…poi sono cresciuta e… sono rimasta un cesso.
Ah…che “bei” ricordi...ma non trastulliamoci in cose
che non c’entrano niente...e comunque hai ragione tu. Ride bene
chi…ha qualcosa per cui ridere…w i proverbi azzeccati! Fa
piacere anche sapere che ogni tanto qualcuna apprezza la coppiata
Naraku/Kagura in versione “buoni”. In questa storia non
sapevo chi scegliere come genitori della ragazza e, visto che non mi
piaceva scrivere “il signor Higurashi” o “la signora
Higurashi”, lasciandoli sempre nell’anonimato, ho pensato
bene di fare la ca**ata. Ti aspetto al prossimo cappy!
X_Mokona: sai, non avevo
proprio pensato ad Ugly Betty, nonostante sia una sua grande
ammiratrice. Sai che mi hai dato un’ideina niente male?
Chissà come la impaglierò…sono contenta che quella
frase ti abbia allietato…l’ho scritta di getto e non mi
sono nemmeno posta il problema di riscriverla o di correggerla. Seguimi
durante lo svolgimento della fic e dimmi se secondo te ci sono cose che
magari avresti voluto omettere o certe altre che magari avresti voluto
fossero approfondite.
(Mi alzo in piedi su un tavolo in mezzo ad una folla che mi guarda con tanto d’occhi…)
E voi tutti che avete l’ardire di seguire questa fic, commentate
e aiutatemi a migliorar il di me stile di scrittura! Con cotal annuncio
vi saluto e all’aggiornamento vi rimando…
(Mi inchino e lascio che mi si sotterri di uova o pomodori. Marci.)
Ci vediamo alla fine del capitolo!
Il mattino successivo, Kagome si alzò come al solito alle sette.
Scese in cucina e preparò la colazione. Preparò solo il
caffè dato che avevano ancora la torta al limone della sera
prima; si preparò del latte e poi andò a chiamare il
padre che dormiva ancora beatamente.
“Papà? La colazione è pronta.” – Naraku
si svegliò e annuì con la testa. Dopo un minuto si
alzò e scese in cucina, dove un buonissimo aroma di caffè
gli riempì i polmoni.
“Caffè…che profumo…” – Kagome
gli versò il caffè nella tazza e poi si sedette a fare
colazione. Prima di addentare una fetta guardò l’ora e
vide che era perfettamente in orario. Mangiò e poi andò a
prepararsi. Salì in camera e infilò la sua divisa,
legò i capelli nella sua coda bassa e infilò gli occhiali.
“Ciao papà…ci vediamo oggi!” – esclamò Kagome raggiante.
“Ciao tesoro!” – la salutò il padre.
Ma quando Kagome chiuse dietro di sé la porta, tirò un
sospiro di tristezza, sapendo cosa le sarebbe aspettato una volta
entrata in classe. I suoi compagni la prendevano in giro per
l’apparecchio, per la sua orrenda coda di cavallo e per il suo
essere così secchiona. Come già spiegato, il suo
più accanito “ammiratore” era Inuyasha NoTaisho.
Già si sentiva male ogni volta che lo vedeva entrare in classe,
ma moriva letteralmente ogni volta che lei era interrogata si girava
completamente verso di lei e la fissava per mezz’ora,
incessantemente. Kagome ci aveva fatto l’abitudine, ma le prime
volte erano state un vero gioco al massacro. Si inceppava, dimenticava
le risposte, balbettava…ma poi con il tempo si era abituata e
Inuyasha non le faceva più quell’effetto.
Entrò in classe, prima come al solito, e aspettò che la tortura avesse inizio.
“La piglierai in giro pure oggi?”
“Mi sembra ovvio…mi diverto troppo.”
“Sai Inuyasha…ho solo diciassette anni, ma ti posso
assicurare che la vita è una ruota che gira.” –
Inuyasha guardò il suo migliore amico con aria interrogativa.
“Che vuoi dire?”
“Che tutto quello che di negativo una persona fa nella vita, gli verrà restituita dieci volte tanto.”
“Senti Miroku…pochi giri di parole. Che vuoi dire?”
“Che verrà il momento in cui quella ragazza te le
farà pagare tutte con gli interessi.” – Inuyasha lo
guardò allibito e poi scoppiò a ridere.
“HAHAHA! Ma tu sei tutto scemo! HAHAHAHA! Cosa vuoi mai che mi
succederà? Ma dico io…hai mai visto Higurashi? Sembra
uscita da un film orror!” – Inuyasha era in cortile e non
si era accorto che un paio di orecchie lo stavano ascoltando. Questo
paio di orecchie erano attaccate ad una testa, i cui capelli erano
legati in una coda bassa, e sugli occhi portava un paio di occhiali.
Kagome aveva sentito tutto.
Passò lontano da quel ragazzo così arrogante, che pensava
che la bellezza fosse l’unica cosa che mandava avanti il mondo.
=La tua intelligenza NoTaisho mi spaventa ogni giorno di più…= pensò Kagome mentre entrava in classe.
La giornata era passata, fortunatamente, senza tanti intoppi. Inuyasha
era totalmente preso dalla ragazza che gli sedeva davanti. Più
che dalla ragazza, era preso dal sedere di lei. Aveva un tatuaggio
tribale sul fondo schiena. La gonna era al limite della decenza e non
arrivava nemmeno ad infilarsi tra il sedere e la sedia da tanto corta
che era. Il ragazzo, ovviamente, con un righello le alzava la gonna,
per poter intravedere un tanga leopardato.
Questo, era uno dei tanti mezzucci che usavano le ragazze per
accalappiare il ragazzo più ambito dell’istituto. Kagome
non si immischiava. Aveva pagato a sue spese l’aver interrotto
Inuyasha nel sollevare la gonna di questa ragazza. Il bello era che,
non fu Inuyasha ad arrabbiarsi perché Kagome lo aveva
interrotto, ma addirittura fu la ragazza stessa che vide sfumato il suo
proposito di accalappiare il ragazzo. Kagome ci rimase talmente male
per la valanga di parole che si era presa, ingiustamente, che da quel
giorno aveva deciso saggiamente di farsi i benemeriti affarucci suoi.
La scuola finì anche quel giorno e tornò a casa, dove ad
attenderla c’era il padre, più preoccupato che mai.
“Ciao! Sono tornata!”
“Ciao tesoro…” – Kagome entrò e vide il
padre fare un solco in salotto, perché continuava a fare avanti
e indietro.
“Embeh? Che c’è stavolta?”
“NON SO CHE DIAVOLO FARE!” – Kagome spiccò un salto da record per lo spavento.
“Ma…MA SEI IMPAZZITO? CHE C’E’?” –
solo allora Naraku si rese conto che era entrata la figlia.
“Ok Kagome…sei tu…” – Kagome lo guardò stortissimo.
“Guarda che mi avevi già salutata, sai…” – disse lei con ovvietà.
“No, scusami…” – Kagome capì che c’era di mezzo Kagura.
“Sentiamo…cosa succede?” – Naraku si bloccò di scatto, sbiancando.
“N-niente…perché?”
“Devi vederti con Kagura?” – disse Kagome mettendo
una mano sul fianco e picchiettando a terra con il piede. Naraku si
arrese e annuì mesto mesto.
“Già…oggi sono sei mesi esatti che ci conosciamo e
oggi, io…beh…si ecco…” – Kagome rise.
I momenti in cui suo padre s’impaperava erano rari, quindi era
meglio approfittarne subito.
“Oggi volevi chiederle di sposarti?” – concluse lei appoggiando con noncuranza la cartella sul divano.
“Già…le ho pensate tutte, ma tutti i ristoranti di
lusso sono già occupati. Non accettano le prenotazioni al di
sotto di un anno.” – Kagome scosse la testa.
“Certo che voi uomini siete così…lenti, eh?”
– Naraku guardò allibito la figlia. – “Pensi
veramente che Kagura apprezzi ristoranti di quel genere?”
“Perché no?” – chiese Naraku non capendo dove la figlia stava andando a parare.
“Quando è venuta a cena da noi, mi sembrava che
apprezzasse il cibo. Se vai in uno di quei ristoranti poi la devi
riportare da un’altra parte perché uscirà ancora
affamata!”
“E cosa mi consigli?”
“Niente di particolarmente esagerato. Da quello che ho visto mi
è sembrata una donna senza tante pretese. Portala al Minotauro.
Sono certa che farai un gran figurone.”
“Ma…non so più come si fanno certe cose!” – Kagome alzò gli occhi.
“Guarda che sei tu che la devi sposare, mica io!
Ingegnati!” – Naraku la guardò con gli occhi di un
naufrago che vede una barca di salvataggio. Kagome sbottò a
ridere per fermarsi dopo cinque minuti buoni. Il padre la guardava
serio mentre picchiettava le dita sul ginocchio, in attesa che finisse.
Quando Kagome se ne accorse, smise subito.
“Comuuuuunque…facciamo così. Infilati le scarpe che usciamo.” – Naraku ora era sorpreso.
“E dove andiamo?”
“Al Minotauro, no?”
Dopo dieci minuti padre e figlia erano all’interno del
ristorante, in una saletta privata che leggevano la lista dei piatti
proposti dalla casa. Kagome prese la penna e iniziò a fare un
puntino vicino alle pietanze che preferiva.
“Allora…facciamo questo…questo…e questo
qui…” – mise il tappo alla penna e passò la
lista al padre che la guardò particolarmente soddisfatto. Kagome
aveva scelto, in base ai gusti di entrambi, un primo, a base di lasagne
fatte in casa condite con radicchio e scamorza, un secondo di carne, a
base di rotolo di coniglio con polenta e una meringata alla frutta.
“I signori hanno scelto?” – fu Kagome a decidere
tutto, mentre il padre e il capo sala la ascoltavano senza fiatare.
“Si. È possibile avere questo menu per stasera?” – il capo sala lo lesse e sorrise.
“Certo…hai un ottimo gusto, Kagome…” –
fece notare il capo sala, che ormai conosceva la coppia da un bel
po’.
“Mio padre vorrebbe un tavolo per due, abbastanza intimo.
È un’occasione particolare e mi chiedevo se era possibile
avere qualcosa di speciale…” – chiese lei.
“Certo, lascia fare a me.”
“Verranno qui per le otto e mezza, stasera…per il vino mi
affido al tuo buon gusto, dato che sono astemia…” –
il capo sala rise per quella ragazza che sapeva il fatto suo. –
“…verso la fine della serata, dovrete portare al tavolo
due bicchieri di spumante già pieno. Dentro il bicchiere dovrete
metterci questo anello che ovviamente andrà nel bicchiere della
signora…” – disse Kagome con ovvietà.
“Naturalmente…” – disse il capo sala divertito per quella scontatezza.
“…al resto dovrà persarci il signore dietro di
me.” – disse Kagome indicando con il pollice il padre che
era basito per la prontezza di riflessi della figlia.
Pagarono già la cena e poi uscirono per comprare da vestire al padre.
Entrarono in un negozio carino.
“Posso aiutarvi, signori?” – chiese una donna ai due. Kagome la ringraziò.
“Stiamo dando un’occhiata.”
“Certo…fate pure con comodo.”
Kagome iniziò a setacciare tutti gli appendini in cerca di un
completo, non doveva essere troppo elegante, ma nemmeno da morti di
fame.
“No…no…via…” – ad ogni
appendino, Kagome lo accompagnava con un commento, finchè non
arrivò quello giusto per il padre. – “Eccoti
qui!” – esclamò cercando la taglia. Lo prese e
condusse il padre nel camerino. – “Provatelo!”
– il padre eseguiva tutti gli ordini di Kagome e fino ad allora
la ragazza non lo aveva mai deluso. Uscì un Naraku completamente
diverso. Kagome aveva scelto un completo nero, dal taglio giovanile.
Sorrise. Suo padre era veramente spettacolare. – “Non ti
schiodare!” – Kagome corse nel reparto scarpe e prese un
paio di scarpe nere, anche queste dal taglio giovanile, un po’
squadrate in punta. Se non fosse stata la figlia, Kagome gli sarebbe
saltata addosso. – “Allora?” – chiese Kagome.
Naraku si guardò allo specchio e doveva ammettere che Kagome
sapeva proprio farci con quel genere di cose.
“Allora lo compro.” – disse lui tornando in camerino per cambiarsi.
Uscirono dopo dieci minuti con due sacchetti pieni. Tornarono a casa
che erano le sei di sera. Naraku doveva passare a prendere Kagura alle
otto e da li andare direttamente al ristorante. Kagome, appena tornata
a casa, si fece la doccia e fece i compiti per il giorno dopo.
Durante il tragitto per andare a scuola, Kagome sorrideva. Non aveva
nemmeno sentito il padre rincasare, il che significava che aveva fatto
moooooolto tardi. Era felice per il padre. Era da molto tempo che non
lo vedeva così vivo e doveva ringraziare Kagura per tutto
questo. Ricordava molto bene il momento in cui il suo papà aveva
perso la voglia di vivere.
INIZIO FLASH
La giornata si prospettava normale come al solito. Kagome era andata a
scuola, solo che quel giorno, nessuno lo sapeva, le ultime due ore
furono buche perché l’insegnante si era ammalata.
Così uscì da scuola e se ne tornò a casa, ignara
di quello che l’aspettava. Già da fuori, si sentivano le
urla della madre e dei chiari tentativi, inutili, da parte del padre di
calmarla. Entrò in casa molto lentamente per non farsi sentire.
“Ragiona! Non puoi andartene così? Che dirò a
Kagome?” – chiese il padre, ma la donna era irremovibile.
“NON MI INTERESSA COSA DIRAI A QUELLA MOCCIOSA! NON E’ COSA
CHE MI RIGUARDI!” – la donna aveva già le valige in
mano. Nessuno dei due si era ancora accorto della presenza di Kagome.
“E’ tua figlia! Come puoi parlarne in questo modo?” – tuonò Naraku indignato.
“QUELLA? MIA FIGLIA? MA NON FARMI RIDERE? NON PUOI DEFINIRE
QUELLA RACCHIA MIA FIGLIA!” – Kagome sgranò gli
occhi, ma la sua reazione fu completamente diversa. Sorrise in
silenzio. Finalmente sua madre se ne andava di casa.
“KIKYO! NON TI PERMETTO UN’ALTRA PAROLA STORTA SU MIA FIGLIA!”
“E TIENITELA! CHI LA VUOLE LA CARICATURA DI RAGAZZA!”
– solo in quel momento Kagome si fece scoprire. Naraku era
sbiancato.
“Ka…Kagome…” – non doveva andare
così. Solo allora il padre vide il sorriso della ragazza. Era
come se fosse…contenta?
“Nessuno vorrà la caricatura di una ragazza, o una
racchia, come preferisci. Ma nemmeno io voglio in casa una che si fa
sbattere da ogni sorta di essere umano di sesso maschile che entra in
casa mia.” – Kikyo sbiancò, mentre Naraku aveva
preso un colorito rosso acceso. Il colore della rabbia.
“Che.cosa?” – sillabò lui in direzione di Kikyo.
“Oh beh…non so di che parli, Kagome…” –
affermò la donna cercando di manterenere una certa
dignità. Kagome la guardò con sufficienza, come per dire
“guarda che so di che sto parlando.” Il padre conosceva
perfettamente Kagome. Da quando era nata, si era sempre preso lui cura
della figlia e lei non lo aveva mai deluso, mai una bugia, nemmeno
innocente. Niente di niente. Così non fu difficile per Naraku
credere subito a Kagome.
“Kikyo! Che storia è mai questa?”
“Credi a lei piuttosto che a me?” – urlò indignata la donna.
“Hai poco da fare l’offesa. Allora? È vero?” – Kikyo si arrese e confessò tutto.
“Si, dall’inizio alla fine. Sei solo un omucolo
Naraku…non vali niente…a letto poi…” –
Naraku arrossì. Non voleva che questi discorsi li sentisse anche
Kagome, non tanto per eventuali figuracce, ma perché comunque
erano segreti intimi e tali dovevano rimanere.
“Però ti sei fatta fregare. Sei rimasta incinta di me. E,
mia dolce mammina…” – disse Kagome sarcastica.
– “…chiudi le porte quano lo fai,
perché…fai veramente schifo.” – Kikyo
uscì da quella casa e non vi mise più piede. Kagome era
felice. Felice per essersi sbarazzata di una donna che non
l’aveva mai voluta veramente. Guardò il padre e vide che
quello che ci stava più male era lui. –
“Coraggio…sono sicura che troverai quella giusta.”
– Naraku guardò la figlia e gli scappò qualche
lacrima.
“Credo…che oltre a te, non ci saranno più donne
nella mia vita…” – disse per poi avviarsi verso la
camera da letto. Kagome ci rimase malissimo, ma poi con il tempo
dimenticò quello che gli aveva detto, diventando così
l’unica donna di Naraku.
FINE FLASH
L’unica fino a sei mesi fa. Era da qualche tempo che Kagome aveva
notato un cambiamento nel padre. Era più solare, fischiettava
quando faceva la doccia…cosa che non aveva mai fatto. E
poi…la mazzata finale. Non solo aveva trovato una donna, ma le
aveva pure chiesto di sposarlo.
=Papà non è mai stato molto fortunato con le donne. Se ha
chiesto a Kagura di sposarlo, vuol dire che quella donna è
veramente speciale.= Kagome fu destata dai suoi pensieri, dal suo
“fan” numero uno: Inuyasha.
“Ciao, sono Kagome Higurashi e quando parlo sputacchio!”
– l’intero istituto si mise a ridere, mentre Kagome li
guardava uno ad uno con compassione. In special modo fissò
Inuyasha, che smise subito di ridere. Poi, entrò in classe.
Quello sguardo aveva messo addosso ad Inuyasha una strana sensazione,
che non gli era piaciuta per niente. Era come se
fosse…preoccupato per Kagome? Sgranò gli occhi per quel
pensiero.
=Io? Preoccupato? Forse sono state le psico-stronzate di Miroku a farmi
vedere cose che non esistono…= entrò in classe anche lui
e vide Kagome con il mento appoggiato sul palmo della mano sinistra
mentre contemplava il cielo.
Come le lezioni ebbero inizio, ebbero anche una fine. Kagome corse
fuori dalla classe perché voleva farsi raccontare tutto dal
padre. Quando lo vide, sorrise. Evidentemente la cena era andata
più che bene.
“Com’è andata?”
“HA ACCETTATO!” – esclamò, facendo volteggiare
la figlia in aria. Kagome era felicissima per il genitore che se
l’era meritata tutta quella felicità.
“Sono contenta! Quando?”
“Dobbiamo ancora deciderlo…passerà stasera e lo
decideremo insieme!” – Naraku fece un respiro di
soddisfazione. – “Kagome…sono così
felice…vedrai…ricominceremo ad essere una vera
famiglia!” – Kagome annuì, sinceramente convinta
delle parole del padre. Il pomeriggio passò in fretta e
arrivò la sera e con essa, Kagura.
“Ciao Naraku…” – disse Kagura sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.
“C-ciao…”
“Ciao Kagura!” – la salutò Kagome.
“Ciao Kagome!” – disse la donna, salutandola con affetto.
“Vedere!” – disse, volendo guardare l’anello
scelto dal padre. – “Però…mica male,
eh?”
“Grazie, Kagome…” – disse Kagura.
“Per cosa?”
“Per…l’organizzazione.” – Kagome si spiaccicò una mano sulla fronte.
“Te ne potevi stare zitto, no?” – disse ammonendo fintamente il padre.
“No, perché io e Kagura abbiamo pensato ad una cosa.” – Kagome li guardò perplessa.
“Cosa?”
“Sai tesoro…ho detto a Kagura che sei stata tu ad
organizzare tutto ed è rimasta veramente impressionata.
Ecco… noi volevamo chiederti se…” – ma Kagura
lo precedette.
“…se il matrimonio ce lo volevi organizzare tu.” – concluse Kagura. Kagome era senza parole.
“I-io?” – chiese indicandosi.
“Si. Hai dimostrato di avere un gusto impeccabile e sono sicura
che ci farai fare un’ottima figura. Allora?” – Kagome
stava volando.
“Io…si. Si. SI! SI! SI! SI!” – disse
abbracciando il padre e la futura moglie contemporaneamente. –
“Quando vi sposate?”
“Ecco…pensavamo nella stagione calda…Giugno.” – Kagome sembrò pensarci su.
“Inizio, metà o fine?” – Kagura e Naraku si guardarono in faccia.
“Pensavamo verso il venti.” – Kagome sorrise radiosa.
“Perfetto. Lasciate fare a me. Voi divertitevi che al resto penso io.”
Innanzi tutto, il titolo del capitolo lo dedico a x_Mokona. Dopo che
hai fatto quel riferimento mi sono detta che forse tante
diversità tra questa Kagome e Ugly Betty non ce n’erano.
Sono, se mi si passa il termine, sfigate, ma sanno gestire ogni
situazione con umorismo, risolvendo sempre ogni situazione, anche la
più disastrata. Kagome ha organizzato la cena per suo padre e
Kagura e Ugly Betty salva la poltrona a Daniel (ogni-sacrosanta-volta).
Carissima x_Mokona…grazie ancora!
Non trovate che Kikyo sia, come disse quel grande di Masini, una
STRONZA? (Senza il bella, ovviamente…). Mi scuso con tutti gli
amanti di questo personaggio, anche se ultimamente ho sentito qualcosa
cambiare. Per carità non fraintendetemi, la mia coppia preferita
rimarrà sempre Kagome/Inuyasha e da li non mi schiodo, solo che
se fino a ieri provavo odio per quella gentil donna di Via del
Manganello, 69, ora sono carica di pena. Forse non sarà un bel
sentimento, come non lo è l’odio, però adesso
è quello che sento.
Adesso sapete cos’è successo a Kagome e Naraku. Sorprese? Scontato? Banale? Incredibile?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Nel frattempo vi mando tanti…BESITOS!
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Capitolo 3 *** Bibidi, bobidi, bu! ***
Bibidi, bobidi, bu!
Oddio…respira…così…ecco, bene…
9 recensioni?!?!?! Ma siete matte?!?!?! Quando le ho viste, sono
svenuta per dieci minuti buoni e come se non bastasse tante stelline e
tanti Titty mi giravano attorno alla testa!
Perché non potete vedermi mentre piango e mi dispero felice per questi commenti, perché?
(Amletico dilemma…bah…)
No, dai…scherzi a parte…sono veramente
SUPERARCIMEGASTRAIPERCONTENTA per la miriade di commenti ricevuti. Mi
fa anche piacere che abbiate apprezzato il titolo del capitolo.
Adesso vi mando l’aggiornamento, ma come sempre…ci tengo a ringraziarvi pro-capite…
Cry_91: ciao! Mi fa piacere che
ti sia piaciuto. Concordo con te sul fatto che Kagome ha proprio subito
un brutto destino e per quanto rigurda Inuyasha, beh…ti posso
dire che se leggerai questo capitolo il signorino scoprirà una
cosa alquanto interessante. Ti mando un bacio anch’io, sperando
che arrivi a destinazione.
Marychan89: oddio, quante
aspettative riponi in questa storia…spero di non deluderti, ma
sono anche contenta che il genere ti sia piaciuto. È incredibile
come una semplice parola alla televisione possa dare origine alle
storie. Questa del brutto anatroccolo mi è venuta perché
ho sentito appunto la parola “anatroccolo” in tv, non mi
ricordo più dove…ci ho rimuginato di giorno e di notte,
finchè ho trovato il contesto adatto per svilupparla. Si lo
so…sono demente…non serve che me lo dici anche
tu…i miei bastano e avanzano…Ti aspetto alla fine del
capitolo, sperando che anche questo ti sia piaciuto.
X_Mokona: beh, si…lo
trovi tanto strano? Mi hai dato l’input e io l’ho preso al
volo. Ancora grazie…Grazie anche per la recensione, costruttiva
se mi è concesso, e quindi, permettimi di
risponderti…Ovviamente, i momenti seri in un racconto servono,
anche perché sono utili per capire i comportamenti dei vari
personaggi. Prendi Kagome…sua madre non l’ha ovviamente
lasciata solamente perché era bruttina da piccola, ma anche
perché, vediamo come la posso scrivere… eccedeva con la
conoscenza maschile…dopo un po’ una si stufa di essere
continuamente sbattuta fuori di casa perché la madre deve fare i
suoi porci comodi con tutti gli uomini, tranne che con suo marito (e se
mi è concesso ne conosco un paio che sono così…) e
quando si è presentata l’occasione per “farla
fuori” Kagome l’ha presa al volo. Il fatto è che,
non apprezzando molto il personaggio di Kikyo, tendo ad esagerare un
tantino con le motivazioni che la spingono a far del male agli altri,
in questo caso a Naraku e a Kagome stessa. Per quanto riguarda la
risata malefica di Inuyasha, beh…mi serviva per accentuare il
suo status di bello-bullo-bastardo. Lui ancora non riesce a realizzare
la veridicità delle parole di Miroku, ma ben presto si
accorgerà che forse ha fatto qualche errore di calcolo. Detto
questo…spero di continuare a leggere il tuo nome tra i
recensori. Mi sei stata molto utile.
Kirarachan: perché dovresti sentirti impedita? Hai per caso lasciato il commento per questa fic su un’altra?
Kagome19: ma
nooooooooo…ma ti pare che io possa essere così? Ma come
hai solamente potuto pensare che io abbia usato quel doppio senso per
descrivere com’era Kikyo in realtà? Sono
costernata…ma ti dirò…che il doppio senso era
decisamente voluto e sono contenta che ti abbia strappato una risatina.
E per il punto clou…credo che questo capitolo sarà
decisivo. Lo so che la mummia è stronza, oltre che rinsecchita e
mi beo del fatto che anche tu la pensi come me. Se vuoi ci mettiamo
insieme a scrivere qualcosa sui modi peggiori per come
ucciderla…ti sconfinfera l’idea? Ti aspetto a fine
capitolo!
Kaggy95: sono una torcia umana
per l’imbarazzo…grassie grassie per i complimenti, spero
di non deluderti con il seguito della storia. Comunque Ugly Betty non
l’ho mai vista in realtà, ma posso benissimo
immaginarlo…lo so…Kikyo è perfetta per questo tipo
di partitura, che ci possiamo fare?
Mikamey: ma beeeeene…chi
abbiamo qui? Ma lo sai che avrei in mente una mezza ideuccia su come
fartela pagare? Non so…pensavo ad un tuo aggiornamento alla
storia, concludendola…che so…entro questo venerdì?
Ok, dai…forse è un po’ troppo breve. Ti do fino a
lunedì, va bene?
Dai che scherzo! Non ti preoccupare per la storia, sono contenta che tu
l’abbia vista e che mi abbia lasciato un commento su questo
capitolo. Chissà perché sono tutte curiose di sapere come
si vendicherà Kagome…manco fosse il punto fondamentale
della storia, bah…comunque, posso dire che Kagome verrà
aiutata, ma non posso dire da chi. Mi stupisco del fatto che mi si
facciano i complimenti sul mio stile di scrittura. Alle superiori era
già tanto se portavo a casa un 4 e ½ con (cito le
testuali parole della mia profe…) una difficoltà
nell’espressione con mancanza di scorrevolezza. Beh…per
fortuna ho finito le scuole e non smetterò mai di accendere un
cero alla Trinità per questo.
Un besito anche a te e ti aspetto in fondo al capitolo.
Ryanforever: ti è
piaciuto veramente quel momento? Ti dirò che a me le ragazze
stampo Ugly Betty mi fanno morire. Prima sembra che non riescano a far
nulla perché non sono né belle né alla moda, ma
poi ecco che ti risolvono i problemi come se fosse la cosa più
semplice di questo mondo. E per una volta mi son detta…ma dai
che lo facciamo un po’ più serio questo ragazzo deviato
che posso garantirti che ha ragione al tremila per cento, dato che
l’ho provato personalmente sulla pelle. Ti giuro che
anch’io non vedo l’ora di aggiornare per vedere se la
storia vi è piaciuta.
Mary_loveloveManga: ma
benissimo! Mi fa piacerissimo che ti sia piaciuto e concordo con te sul
matrimonio dei due signori. Per quanto riguarda Inuyasha e le gambe di
prosciutti che ha sugli occhi, devo dirti di aspettare e leggere il
capitolo che penso ti piacerà.
E ora…l’AGGIORNAMENTO!
Il giorno successivo, Kagome si alzò più presto del
solito. Fece colazione e poi andò a comprare dei giornali su
come organizzare il matrimonio perfetto.
In quel periodo si era manifestato il fenomeno della “Wedding
Planner”, un’agenzia il cui obiettivo era organizzare i
matrimoni al posto dei diretti interessati. La WP si assumeva tutte le
responsabilità del caso. L’incaricato veniva a casa tua,
ti mostrava i campioni di bomboniere, dell’abito da sposa, del
catering…tutto l’occorrente per organizzare un matrimonio
fatto a regola d’arte. Kagome uscì dall’edicola con
tre giornali, li infilò nello zaino e andò a scuola. Li
estrasse immediatamente per prendere alcuni spunti per vedere come
girava la situazione, finchè non sentì una voce a lei
così odiosa.
“Organizzi matrimoni adesso, Higurashi?”
Inuyasha NoTaisho. L’odioso, il borioso, il cretino, lo stronzo…e chi più ne ha più ne metta.
Ma quel giorno, qualcosa cambiò…
“Si, Inuyasha…il nostro.” – Kagome continuava
a sfogliare incurante la sua rivista mentre stava aspettando una
risposta.
Che mai arrivò.
Guardò Inuyasha allibita, perché non era da lui non
rispondere. Il ragazzo era a bocca aperta per lo stupore. La Kagome
Higurashi che lui conosceva non avrebbe mai risposto. Avrebbe
semplicemente ignorato la sua battutina e lui avrebbe continuato a
prenderla in giro.
“Sono riuscita a farti stare zitto? Ha! È un
miracolo…” – la campanella suonò e Kagome
mise via le sue riviste che prontamente tirò fuori in terrazzo
durante l’intervallo.
Si sedette per terra appoggiata alla ringhiera e sfogliò il resto della rivista.
“Il primo passo da fare per
organizzare un matrimonio è capire chi mi sta
davanti…” – spiega Rumiko Takahashi nella sua
intervista, la prima a lanciare la moda della Wedding Planner. –
“…se trovo una coppia “romantica”, allora il
matrimonio sarà in stile romantico, con cavalli, gazebi colmi di
fiori, se gli sposi sono un po’ più scatenati allora
opterò per un matrimonio un po’ più
movimentato.”
“Come procede poi con l’organizzazione?” – chiese della giornalista che aveva intervistato la Takahashi.
“Beh…una volta appurata
la natura degli sposi, procedo con la sposa e la sua tipologia di abito
nuziale. In base a quello poi seleziono i miei book per la scelta delle
bomboniere, degli inviti, le partecipazioni…”
“La ringrazio signora Takahashi per il tempo che ci ha dedicato.”
“Grazie a voi.” – rispose la WP.
L’intervista si concluse e Kagome ritornò in classe, in
quanto la campanella stava per suonare a momenti. Si sedette al proprio
banco e seguì il resto delle lezioni, particolarmente
soddisfatta perché per la prima volta, dopo tre anni di
superiori e di continue angherie, era riuscita a far star zitto il suo
odiato compagno di banco.
Tornò a casa con in mente le domande da fare sia a Kagura che a
suo padre. Entrò in casa e si trovò una bella sorpresa.
“ODEN??!?!?!” – esclamò stupita e felice. Poi vide Kagura ai fornelli e capì tutto.
“Buon giorno Kagome. Come stai?” – chiese Kagura
mentre metteva il suo piatto a tavola. Kagome si sedette meravigliata.
“Bene e tu?”
“Bene grazie…allora? Hai già in mente
qualcosa?” – Kagome mise in bocca una cucchiaiata di oden e
lo sentì correre giù per la gola e cadere leggiadramente
nello stomaco. Un paradiso…
“Si, si…dopo dovrò farvi un paio di domande.”
– pranzarono come una vera famiglia e mentre mangiavano Kagome
osservava attentamente i due, cercando di cogliere qualcosa che potesse
aiutarla nel suo arduo compito.
Finito il pranzo, Kagome prese carta, penna e calamaio e iniziò
a fare domande ai due futuri sposi. Dopo due ore di questionario
saltò fuori la parte romantica dei due sposi. Kagome era
contenta, le cose romantiche le piacevano un sacco ed era sicura che
avrebbe organizzato un matrimonio bellissimo.
I giorni passavano e Kagome utilizzava i pomeriggi per mettersi
all’opera. Girò vari atelier per spose e sposo e si fece
consegnare i cataloghi per mostrarli agli sposi. Per prima sottopose a
stress Kagura, le fece vedere le migliaia di foto di abiti e sembrava
che nessuno le piacesse. In realtà le piacevano tutti,
però il suo abito ideale era un collage dei vari vestiti che
c’erano sui diversi cataloghi. Pazientemente, la ragazza prese
nota di tutto sul suo block notes e poi passò al padre. Per lui
fu più semplice. Un completo nero con cravatta e camicia lilla
chiaro era semplicemente perfetto.
Furono scelte le bomboniere, anche se le aveva scelte più Kagome
che i suoi genitori. Per gli invitati decise di fare un porta frutta in
vetro soffiato di Murano a forma di conchiglia, mentre per i genitori
un decanter con sei bicchieri e ai testimoni un orologio di forma
particolare tutto sbirlenco.
Man mano che Kagome confermava, pagava già tutto in modo tale che dovessero poi pensare solo a pagare il ristorante.
La ragazza era divisa tra i compiti di scuola e quelli di WP, usava i
ritagli di tempo per gestire al meglio il matrimonio dei suoi e fare i
compiti sempre al massimo dei livelli. Le prese in giro erano
all’ordine del giorno, ma lei se le faceva scivolare di dosso
perché era troppo impegnata nell’organizzazione
dell’evento.
Era arrivata anche la fine di Maggio e Kagome era pronta con tutto. Si
era divertita un sacco ad organizzare il matrimonio anche se era stato
parecchio stressante. Aveva noleggiato una macchina lussiosissima per
il viaggio dalla chiesa al ristorante, ma per quello che riguardava il
tragitto dalla casa della sposa alla chiesa era un altro paio di
maniche. Entrò in classe e un fulmine a ciel sereno la
colpì in pieno.
LEI!
Lei non aveva minimamente pensato a come vestirsi per il giorno del
matrimonio dei suoi e mancava neanche un mese! Passò la giornata
più angosciosa della sua vita. Cercò di immaginarsi un
vestito adatto, ma si sa che nei momenti di crisi non viene in mente
nulla, e decise di ripensarci una volta arrivata a casa.
Tornò a casa con il morale sotto i tacchi e quando Kagura la
vide in quello stato le chiese il motivo di tanto abbattimento.
“Ehi…che succede?” – Kagome aveva gli occhi lucidi.
“Mi sono dimenticata di me…” – disse sconsolata la ragazza.
“In che senso?”
“Guardami!” – esclamò Kagome disperata.
– “Sono un mostro della natura! I capelli fanno schifo, per
non parlare delle mani! Mi sono dimenticata di comprare un vestito per
me e non mi viene in mente niente! Questo apparecchio per i denti ormai
mi sta dando solo rogne!” – Kagome scoppiò a
piangere e Kagura ci rimase male nel vederla così. Così,
decise di aiutarla.
“Dai Kagome, tranquilla…adesso sali in camera tua e ti fai
un bel bagno, ti infili qualcosa e poi vieni giù in salotto,
ok?” – Kagome si asciugò gli occhi e annuì,
troppo demoralizzata per controbattere. Il bagno l’aiutò
parecchio. Uscì che si sentiva decisamente meglio. Infilò
una tuta da ginnastica e come promesso scese in salotto. –
“Andiamo?”
“Dove?”
“A trovarti da vestire, no?” – Kagura prese per il
braccio Kagome e la trascinò per i vari negozi. Provarono di
tutto, ma niente le stava bene, finchè non entrarono in un
centro commerciale. Girarono il reparto donna e un vestito in
particolare colpì l’attenzione di Kagura. –
“Entra in quel camerino che io arrivo subito!” –
Kagome fece quello che le aveva detto la donna e aspettò Kagura
che tornò con un vestito. – “Provalo. Io ti aspetto
qui fuori.” – Kagome entrò nello spogliatoio e ne
uscì che era uno spettacolo. Indossava un vestitino rosa,
stretto sotto il seno in modo da risaltare le curve del seno. Le
spalline erano molto fini e si intrecciavano per poi attaccarsi alla
gonna dietro, lasciando nuda la schiena.
“Bellissima…” – esclamò Kagura. La
donna si assentò, lasciando che la ragazza si rimirasse nello
specchio. Tornò con un paio di sandali con il tacco le cui
fibbie erano incastonate di mille brillantini. Presero anche un copri
spalle per la cerimonia. Ora mancava tutto il resto. Optarono per
un’acconciatura semplice, non troppo elaborata raccogliendo la
parte alta della testa con mille forcelline colorate mentre il resto
dei capelli sarebbero stati lasciati liberi di cadere morbidamente
sulle spalle. Prenotarono la ceretta e il dentista per il giorno prima.
Ora le due donne erano sedute in un bar a rinfrescarsi, dopo l’estenuante giornata passata in spese pazze.
“Hai fatto un ottimo lavoro Kagome. Sei stata bravissima.”
“Grazie mille…” – rispose imbarazzata la ragazza.
“Il vestito, le partecipazioni…sei stata incredibile…davvero…”
“Oh beh…non ho fatto nulla in particolare…”
– disse la ragazza. – “…posso chiederti una
cosa?”
“Certo…”
“Perché mi stai aiutando?” – chiese Kagome mentre mescolava la sua granatina.
“Un po’ perché tu hai aiutato noi, e un po’
perché mi è dispiaciuto tanto vederti in quello stato
oggi pomeriggio. Sei una bella ragazza Kagome…vedrai che prima
del matrimonio sarai ancora più bella.” – Kagome
annuì non molto convinta. – “Ti prendono in giro a
scuola, vero?” – Kagome annuì desolata.
“Già…ma uno in particolare…”
“Ti va di raccontarmi?”
“Che vuoi che ti dica? Le solite cose…mi prendono in giro
perché sputo a causa dell’apparecchio…ecco, come
non detto…” – disse Kagome asciugando uno sputacchio
sul tavolo. – “…mi prendono in giro perché mi
piace studiare, perché non mi vesto alla moda, ma soprattutto
perché io non sono innamorata di lui.”
“Lui chi?”
“Inuyasha NoTaisho. È in classe con me e lui è il
primo che al mattino mi sfotte e l’ultimo al pomeriggio. Non lo
sopporto più. Cerco di non prestargli…noooooo!”
– esclamò Kagome ad un tratto girandosi dall’altra
parte.
“Cosa? Che c’è?”
“Parli del diavolo…” – Kagura si girò e vide una squadra di ragazzi entrare nel bar.
“Quale?” – chiese Kagura.
“Quello con i capelli argentati…” – Kagura lo
individuò subito e dovette ammettere che non era per niente male.
Le orecchie di Inuyasha si mossero impercettibilmente. Aveva sentito
una voce familiare parlare di capelli argentati e quando si era girato
verso quella voce aveva riconosciuto Kagome in compagnia di una donna
da urlo.
“Aspettatemi qui, ragazzi…” – Inuyasha si
allontanò dal gruppo che già aveva iniziato a ridere per
via di Kagome. La ragazza cercava di infossarsi di più nella
sedia, ma Inuyasha l’aveva ormai raggiunta. – “Buon
giorno, Kagome!” – salutò lui allegro.
“Ciao…” – disse lei sperando che si levasse subito dalle scatole.
“Buon giorno anche a te.” – disse poi rivolto a Kagura.
“Ciao.” – rispose lei con il mento appoggiato al palmo della mano destra.
“Immagino sia una tua amica, non me la presenti?” –
quella era la conversazione più lunga che Kagome stava avendo
con Inuyasha.
“Inuyasha sgomma che non è giornata!” –
tuonò Kagome senza tanto alzare la voce. La ragazza lo guardava
con astio, mentre reggeva in mano il bicchiere.
Di nuovo, quella sensazione.
“Giornataccia, Kagome?” – chiese lui, indispettito da quello che stava provando. Kagome si rivolse a Kagura.
“Andiamo, per favore?”
“Ok…” – rispose la donna prendendo le borse. Pagarono e uscirono dal locale e tornarono a casa.
“Capisci perché lo odio?” – disse alla fine Kagome entrata in casa.
“Sarà…ma a me è parso, per un momento, che lui ti stesse…fissando.”
“Ma hai fumato qualcosa di tagliato male?”
“E’ quello che mi è sembrato…”
“Lasciamo perdere.”
La giornata andò avanti in quel modo, come il resto dei giorni
d’altronde. Quell’anno le scuole finivano proprio il venti
di giugno perché durante l’anno la scuola aveva chiuso per
disinfestazione e gli studenti dovevano recuperare un po’ di
programma.
Il giorno prima, come promesso, Kagome e Kagura andarono
dall’estetista per una bella ceretta e la pulizia del viso e dal
dentista.
“…ma certo…credo che sia venuto il momento di
tirare via questo ferro vecchio.” – disse il dottore,
alleggerendo l’animo di Kagome. L’operazione durò
un’oretta, ma il risultato fu assolutamente ottimo. Kagome aveva
un sorriso da star. Uscì dallo studio e la prima cosa che fece
fu quello di regalare il sorriso più bello a Kagura che si mise
le mani davanti agli occhi per fingere un’accecamento da sorriso
solare.
“Così mi accechi!” – Kagome finalmente
tornò a ridere. – “Allora gioia…domani
uscirai all’intervallo. Ho già chiamato la scuola.
Purtroppo dovrai cambiarti li.”
“EEEhh? Ma devo farmi la doccia!”
“Beh…la farai li, no?”
“Ah…ok…comunque…” – disse Kagome
riprendendosi. – “…domani avrai l’ultima
sorpresa.”
“Sorpresa?”
“Si.”
“E qual è?”
“E secondo te se te lo dico rimane una sorpresa…” – disse Kagome pacata.
“Tentar non nuoce, no?” – tentò Kagura.
Tornarono a casa e la prima cosa che fece Kagome fu quella di prepararsi il trolley con tutto il necessario.
“…quello che vi sto dicendo ragazzi è importante
per la vostra istruzione. Studiate durante le vacanze e tornate
rilassati. Potete andare.” – questo fu quello che il
preside disse agli alunni prima di lasciarli scorrazzare in giro per la
scuola. Kagome controllò l’ora. Uscì con calma
dalla classe e andò negli spogliatoi e iniziò a farsi la
doccia, mise il latte per il corpo al cocco e indossò il vestito
rosa che le aveva regalato Kagura. Indossò le scarpe e ripose il
tutto nel trolley. Passò a pettinarsi e a raccogliere i capelli
con le mollettine colorate e poi si truccò. Usò tutte le
tonalità del rosa per rimanere in tema. Mise del rosa carico
sulla palpebra e lo sfumò all’esterno, della matita nera
sotto l’occhio e poi il rossetto rosa contornato da una matita
rossa. Si guardò e stentò nel riconoscersi. E il primo
pensiero che ebbe fu rivolto ad Inuyasha.
=Chissà che penserebbe se mi vedesse così…=
pensò maliziosa la ragazza, mentre chiudeva con decisione il
cofanetto del trucco. Mise tutto nel trolley e prese la sua borsetta
bianca. Concluse il tutto con una quintalata di profumo (al cocco) e
uscì dagli spogliatoi.
Inutile dire che la ragazza non passò di certo inosservata. E
senza ritegno Kagome si prendeva tutti quegli sguardi come ricompensa
per i tre anni d’inferno che aveva passato.
Inuyasha era in cortile e stava chiacchierando con i suoi amici quando
non gli arrivò alle narici un profumo di cocco. Fece lavorare il
naso e iniziò a correre verso quella fragranza. Si
ritrovò nel corridoio e si fermò quando vide una ragazza
avvicinarsi.
Una bellissima ragazza, che però gli sembrava di aver già visto.
Questa ragazza tirava un trolley e aveva su una spalla una borsetta
bianca con la fibbietta nera. Si bloccò quando vide Inuyasha. Il
primo a prendere parola fu lui.
“Ciao…sei nuova? Scusa se te lo chiedo, ma è che
non ho mai visto una simile bellezza nella scuola.” –
Kagome lo guardò allibita. Possibile che non l’avesse
riconosciuta? E quella battuta cos’era poi? Un bieco tentativo di
rimorchio? Fu allora che Kagome decise di prendersi la sua rivincita.
– “Io sono Inuyasha NoTaisho.”
“No, non sono nuova.” – Inuyasha era allibito. Non si
era accorto di quello splendore? Ma dove aveva gli occhi?
“Dovevo aver preso una botta in testa per non essermi accorto di te.”
“Sai…mi trovo in accordo con te…” –
disse Kagome ridendo come un’ochetta. Ora arrivava la batosta
finale. Kagome si fece immediatamente seria e quello sguardo
mandò in orbita il ragazzo. – “Comunque
Inuyasha…” – il suo nome pronunciato dalle sue
labbra era pura musica. – “…mi spiace veramente che
tu non mi abbia riconosciuta…” – disse la ragazza
portandosi l’indice in bocca e succhiandolo, alludendo ovviamente
al doppio senso. Per il ragazzo fu peggio che ricevere un pugno nello
stomaco.
“Te l’ho detto…devo aver preso una botta in
testa…” – disse lui concordando con la ragazza.
– “…dai, dimmi dove ti ho già
vista…sono curioso…”
“Oh beh…ero uscita da un film orror…” –
disse Kagome, oltrepassandolo senza fare una piega. Camminava come se
fosse stata in passerella. Quando la ragazza gli diede le spalle un
flash lo investì come una doccia gelata.
“HAHAHA! Ma tu sei tutto scemo!
HAHAHAHA! Cosa vuoi mai che mi succederà? Ma dico io…hai
mai visto Higurashi? Sembra uscita da un film orror!”
La gola gli si seccò immediatamente e il cuore prese a scoppiargli in petto.
“Ka…Ka…Kagome?” – azzardò lui.
La ragazza si girò e gli confermò l’atroce sospetto
con un sorriso puramente di vittoria. Vittoria su tutte le angherie che
aveva dovuto sopportare in quei tre anni. Gli venne in mente anche il
resto del discorso di Miroku.
“Che verrà il momento in cui quella ragazza te le farà pagare tutte con gli interessi.”
E il momento era arrivato.
Kagome uscì nel cortile sotto lo sguardo allibito di chi
l’aveva riconosciuta e sotto i fischi di apprezzamento di quelli
che non l’avevano riconosciuta. Inuyasha era sceso in cortile,
giusto in tempo per vederla salire su una macchina sfarzosa abbellita
per un matrimonio.
Allora...innanzi tutto scusatemi per il ritardo. Venerdì casa
mia era peggio di un campo da battaglia. Mia madre ha avuto la malsana
idea di organizzare una riunione con le sue amiche da...spettegulessss
e non se ne andavano più. Nel momento in cui decido di
aggiornare mi si spegne il computer e mi va in friggitoria tutto il
capitolo. Domenica decido di aggiornare ma trovo il sito chiuso per
manutenzione. Un bel fine settimana, non c'è che dire....
Comunque...anche questo capitolo è andato.
Mi sono permessa di inserire la mitica Sensei perché mi sembrava
doveroso darle un piccolo posticino in qualche storia ogni
tanto…dopotutto, se non avesse avuto l’ispirazione, noi
tutte non avremmo mai potuto leggere e vedere il manga di Inuyasha.
Sensei Takahashi: io mi prostro e bacio la terra su cui Voi camminate e Vi ringrazio per averci donato Inuyasha.
Tornando a noi…piaciuta la trasformazione? E come Kagome ha
risposto a Inuyasha? Giuro che ci ho pensato notte e giorno per cercare
una battuta degna di un film e alla fine (spero) ce l’ho fatta.
Allora? Che ne dite? Guardate che vi aspetto con i commenti!
Besitos!
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Capitolo 4 *** The wedding date ***
The wedding date
E siamo giunte al quarto capitolo…
PORCA PALETTA COME SON FELICE DI CODESTI COMMENTI!!!
Mie divine fanciulle…mi state stipando l’animo di gioia e
felicità nel vedere che la mia storia piace
così…assai! Chissà adesso cosa succederà.
Premetto che questo sarà un capitolo di transizione in cui
rivedremo comparire qualuno di (veramente) odioso nel capitolo.
Qualcuno ha già in mente chi può essere questa persona?
Beh, vi do un paio di indizi…la chiamano mummia rinsecchita,
è odiosa, e nella mia storia si faceva ogni sorta di essere
umano maschile sulla faccia della terra…ok, ok, la
smetto…altrimenti lo scoprite subito…
Veniamo a noi…come dicevo, questo è un capitolo di
transizione in cui, apparizione spudorata a parte, viene narrata la
vita di Kagome post-trasformazione. Cosa combinerà la nostra
divina fanciulla? Vorrà ritornare alle vecchie abitudini o
preferirà perpetrare la sua vendetta su Inuyasha?
Le scommesse sono aperte da subito!
Mi pregio rispondere ai vostri commenti che, come sempre, mi gremiscono (si dice così?) l’animo di felicità.
Marychan89: ciao stupenda! Son
contenta di vederti anche a questo capitolo! E sono ancora più
contenta nel sapere che la rivincita di Kagome ti sia piaciuta. E sono
ancora più più contenta che l’idea di inserire la
Mitica ti sia piaciuta. Per quanto riguarda Inuyasha vedrai che cosa
gli combinerò, ma ti posso dire che non seguirà Kagome,
pensando che si sposi…dopotutto lei è in terza superiore
e credo che il matrimonio sia lontanto kilometri e kilometri dai suoi
progetti. Dai che non vedo l’ora che mi commenti anche questo
capitolo! Besitos!
Kaggy95: certo che aggiorno! Sono contenta di vedere un tuo commento. Mi raccomando…corri, fa presto, ma va a piano…
Cri_91: gioia, mia piccola,
dolcissima gioia…è sempre un immenso piacere vedere il
tuo nome tra i commentatori. Piaciuto il capitolo rivelazione?
Finalmente l’anatroccolo ha messo le carte in tavola e Inuyasha
ha perso miseramente! Hahaha! Inuyasha dovrà fare le sue per
poter accendere un piccolo interessamento nella “nuova”
ragazza. Non ti dico altro altrimenti rischio di dirti come va a
finire. Se fosse per me, posterei tutta la storia in un sol colpo, ma
poi si perde il divertimento di vedere le vostre bellissime recensioni.
Un baciottone gross gross e ci vediamo in fondo al capitoletto.
Ka chan: quando ho letto la tua
risata mi sono messa a ridere anch’io. Mi son
detta…”ma questa non è normale”…poi
però ho letto il commento e ho capito che ridevi per la battuta
finale. Bellina, vero? Mi sono permessa di riprendere la famosa frase
di Inuyasha, il cui effetto secondo me è stato fenomenale.
Sputtanare gli altri usando le loro stesse parole ti riempie di
orgoglio l’animo, non credi? Eccoti l’aggiornamento.
Besitos!
Pillo: ciao! Mi fa piacere che hai seguito la storia e non ti
preoccupare se non l’hai potuta commentare, mi basta sapere che
ti è piaciuta. (Oddio…se la vuoi commentare mica ti
caccio, eh? hehe…) Mi fa piacere che mi abbia lasciato una tua
traccia e spero che anche questo aggiornamento sia di tuo gradimento.
Laretta: GRAZIE! Vero? A
Inuyasha gli stava proprio bene e Kagome non si è di certo
risparmiata nel freddarlo. Adesso vediamo come si comporterà il
piccolo cigno. Prossimamente su questo canale, l’aggiornamento
della telenovelas. Besitos!
Mikamey: oh, ciao stellina!
Grazie per il commento. Adesso vedrai come si evolve la situazione. So
che ci sono delle imprecisioni, ma ti posso confermare che il
4½ c’era e ogni volta erano pianti e urli da panico.
Mi spiace sapere che il tuo computer ha la bua. Beh…chiama il
dottore e mettilo a posto! Devo assolutamente sapere come va a finire
la tua storia! Bacione anche a te!
Kirarachan: ah, ho
capito…hai preso una bella dose di caffè, per caso? Dai,
scherzi a parte…eh, si…Kagome glielo ha mes…fatto
vedere a quel bulletto chi comanda e sono contenta che il personaggio
che ho delineato di Kagura ti sia piaciuto. Mo adesso vedrai che ti
combino al matrimonio, ma per la rivincita, dovrai aspettare ancora un
po’. E comunque, Inuyasha a volte fa pena anche a me. Mi chiedo
se ci è o se ci fa…mah…apriamo un forum di
discussione su ciò.
Kagome19:
grazieeeeeeeeeeeeeeeeee!! Ma come farei senza i tuoi commenti? Mamma
mia…ti giuro che non pensavo che la storia risquotesse tale
successo! Ti mando l’aggiornamento e spero che ti piaccia come i
precedenti!
Mary_loveloveManga: credo che sverrò…si, si…io ti
ringrazio dal profondo del mio piccolo cuoricino per tutti questi
complimenti. E comunque, se permetti, Inuyasha avrà ancora
qualcosina da scontare e Kagome vedrai cosa farà. Non ti dico
altro…eccoti l’aggiornamentoooo!!
X_Mokona: bene, mi fa piacere
che sia andato meglio. Giusto per la cronaca, hai notato altro di
particolarmente…come dire…esagerato? Mi raccomando, non
esimerti dal correggere certi “sproloqui” che scrivo, ne?
Adesso ti lascio a questo capitolo, che come ho già detto,
sarà di transizione.
Ryanforever: ti piace come
l’ho abbigliata? È un vestito che ho visto in una vetrina
durante una vacanza al mare. Sono rimasta imbambolata non so quanto
tempo a guardarlo e ti dirò che non costava nemmeno tanto. Ma
con la piattaforma aerea che mi ritrovo al posto del sedere ho pensato
che forse non era il caso…beh…adesso “riusciranno i
nostri eroi a farla franca o sarà la Franca a farsi i nostri
eroi?” Lo scopriremo solo vivendo…
(Scusa…piccolo sclero momentaneo…adesso passa…)
A voi l'aggiornamento!
Era arrivata davanti al sagrato della chiesa e sorrideva come non aveva
mai fatto prima. Quella vittoria su Inuyasha le aveva fatto in qualche
modo capire che la bellezza esteriore poteva essere usata anche per
altri fini, come la vendetta, che aveva scoperto essere meglio di
qualsiasi pietanza elaborata dal miglior chef del mondo. Quando si era
vista allo specchio, vestita e truccata di tutto punto, era rimasta
sorpresa. Non immaginava di certo di essere così carina. E
così, in quel momento, aveva deciso che per il nuovo anno
avrebbe abolito la coda di cavallo, che mai come in quel momento le
sembrava così brutta e (incredibile!) fuori moda. Lei, che alla
moda non ci pensava minimamente!…avrebbe fatto accorciare di
poco la gonna della divisa e stringere sul seno la camicetta e al
mattino avrebbe messo un filo di trucco, nulla di eccessivo. Interruppe
il filo dei suoi pensieri quando il padre si chinò e le
parlò all’orecchio.
“Sei bellissima…” – Kagome si girò e
gli sorrise, mostrando una dentatura assolutamente perfetta, ma
soprattutto senza quel maledetto aggeggio.
“Grazie…ma credo che Kagura lo sarà di più.”
Erano le dieci e quaranta e della sposa ancora nessuna traccia. Naraku
stava diventando nervoso mentre Kagome invece le la rideva di gusto.
“Sai qualcosa che non so?” – Kagome smise subito di ridere.
“Per forza so qualcosa che tu non sai, dato che il matrimonio ve
l’ho organizzato io…” – rispose lei saccente.
Un coro di puro stupore si levò quando arrivò la sposa.
Naraku e Kagome si girarono di scatto verso l’ingresso del
vialetto per scoprire una carrozza trainata da sei cavalli, agghindati
di tutto punto con due cocchieri. Kagura era seduta in carrozza con
affianco il padre ed era bellissima. Naraku, quando la vide, rimase di
sasso. Praticamente quello era il sogno della sua ormai moglie!
Guardò la figlia che aveva dipinto in faccia un sorriso di pura
soddisfazione.
Kagome entrò in chiesa, mentre la nonna paterna prendeva Naraku
sotto braccio per portarlo all’altare. Una volta li, la ragazza
si sedette assieme ai nonni. Kagura entrò in chiesa avvolta
dalle dolci note della marcia nuziale. Si notava un certo nervosismo da
parte della sposa, ma d’altronde in un giorno come quello, che
cosa si poteva pretendere? Il padre consegnò a Naraku la sposa,
nonché sua unica figlia, con la solenne promessa/minaccia che lo
avrebbe ridotto in brandelli se l’avesse vista anche per una sola
volta piangere. Naraku sbiancò violentemente, ma si riprese
subito.
“Credo che in quel caso non vedrà mai sua
figlia…” – rispose il padre di Kagome, guardando
dritto negli occhi il padre di Kagura, che prima di tornare a sedere
gli fece un sorrisetto d’intesa.
La cerimonia ebbe inizio e finalmente poterono scambiarsi gli anelli e
le promesse. Fu un matrimonio semplice, ma ricercato nella sua
semplicità. Naraku e Kagura andarono a fare le fotografie nel
parco che Kagome aveva prenotato loro. Ne avrebbero fatta li qualcuna,
mentre il resto le avrebbero fatte nel giardino del ristorante, che
aveva anche un ponticello sospeso su un piccolo stagno dove sulla
superficie galleggiavano delle ninfee.
Kagome era arrivata al ristorante assieme ai nonni e si diresse subito dal gestore per assicurarsi delle ultime cose.
“…e mi raccomando, non fate entrare nessuno se non vi
mostrano l’invito. Se ci sono problemi, venite soltanto da me.
Questo è il giorno dei miei genitori e niente lo deve
rovinare.” – il gestore annuì e poi lasciò
Kagome da sola a riflettere su quello che aveva appena detto.
I miei genitori…
Sorrise. Le era uscita proprio senza pensarci ed era stato sempre senza
pensarci che Kagome aveva iniziato a considerare Kagura come la madre
che avrebbe sempre voluto avere. Sorrise nuovamente e poi uscì
in terrazza per intrattenere gli ospiti assieme ai nonni.
Dopo nemmeno un’ora, arrivarono gli sposi che furono accolti da
un fragoroso applauso e, dopo aver parlato un po’ con gli
invitati, presero posto ai tavoli ed il pranzo ebbe modo di iniziare.
Kagome era seduta con i nonni in una posizione strategica, dove poteva
controllare se tutto andava bene. Mangiarono e bevvero a sazietà
e fu in quel momento che i camerieri se ne uscirono con il sorbetto,
per permettere agli invitati di digerire le ottime portate.
Ma fu durante un secondo che a Kagome fu chiesto di uscire
perché c’era una persona che voleva entrare a tutti i
costi e che nella saletta d’attesa stava facendo delle scenate.
Kagome sgranò gli occhi sorpresa. Ma chi diavolo era?
“Ha detto come si chiama?” – chiese Kagome.
“Kikyo. Mi ha detto di riferire solo questo.” –
Kagome divenne un pezzo di ghiaccio in un sol colpo. Si alzò
dalla sedia il più tranquillamente possibile e si diresse fuori
dalla sala. Naraku si accorse dello sbiancamento della figlia e si
scusò con Kagura, dicendole che doveva fare una capatina in
bagno.
“Che diavolo ci fai tu qui?” – chiese una furente Kagome, mentre fissava Kikyo con odio.
“Kagome…” – esordì lei con voce
falsamente gentile. – “…come sei diventata
bella.” – Kagome girò la faccia dall’altra
parte schifata.
“E di certo il merito non è tuo…” –
rispose Kagome, lasciando volutamente la frase in sospeso. Naraku
intanto si era nascosto dietro una colonna, pronto a intervenire se ce
ne fosse stato bisogno. Ma con che coraggio si presentava al suo
matrimonio? Non le era bastato tutto il male che aveva fatto a lui e a
sua figlia?
“Si, ho sentito…si è risposato.” –
Naraku assottigliò gli occhi come per dire “vedessi come
sono felice, adesso…”
“Già…e vedessi com’è felice
adesso…” – disse Kagome, sottolineando la parola
adesso e dando voce ai pensieri del padre nascosto poco più
indietro di lei.
“Kagome, ci sono delle cose che tu non sai…” – Kagome la guardò indignata.
“Cose che non so? Ma ti senti quando parli, almeno? Comunque,
evita…le uniche cose che so è che da piccola mi obbligavi
a rimanere fuori dalla porta di casa, sole o neve che ci fosse non era
importante, perché tu avevi di meglio da fare, un’altra
cosa che so, è che mi facevi rientrare quando mancava poco
all’arrivo di papà…” – Naraku dietro la
colonna ascoltava tutto con gli occhi sgranati. E lui che non si era
reso conto di nulla! Pensava che fossero le solite influenze che si
prendevano i bambini e non…chiuse gli occhi angosciato. Come
aveva fatto ad essere così cieco? – “…so solo
che ho perso tanti giorni di scuola da far schifo e che non te ne
preoccupavi minimamente. So solo, che se avessi avuto un po’
più di coraggio, avrei detto tutto questo a papà,
così almeno avrei passato un’infanzia felice!”
– Kagome non aveva urlato. Non era necessario farlo, le parole di
per sé erano abbastanza taglienti, ma Kikyo non fece una piega.
– “Ma non mi sono mai permessa di farlo e lo sai
perché?” – chiese Kagome con gli occhi velati di
lacrime. Ma le avrebbe trattenute perché non voleva darla vinta
alla donna che stava di fronte a lei. Non le avrebbe permesso di capire
quanto lei era stata male per tutto quel tempo. –
“Perché pensavo che un giorno ti saresti resa conto che
stavi sbagliando e che stavi facendo soffrire due persone che ti
volevano bene…” – Kagome smise di parlare. Sentiva
che la sua voce la stava tradendo e aveva bisogno di un attimo per
riprendersi. Naraku invece era, se possibile, ancora più
sconvolto. Ma che razza di padre era, si può sapere? Per quanti
anni aveva avuto le fette di salame sugli occhi non accorgendosi di
quanto la sua famiglia stesse andando a rotoli? – “So che
di quello che ti ho detto non te ne frega assolutamente niente,
anzi…mi stupirei se fosse il contrario…” –
ammise Kagome con una nota di amara consapevolezza nella voce, ma
comunque dal timbro fermo, segno che ora Kikyo non faceva più
parte della sua vita. – “…ma adesso papà sta
festeggiando il suo matrimonio assieme ad una donna che non è
minimamente paragonabile a te, quindi…o te ne vai da sola o ti
giuro, e sarei ben lieta di farlo, che ti spezzo le gambe e ti lascio
in mezzo alla strada!” – si era pentita subito dopo di
averle detto quella cattiveria, ma in quel momento di rabbia le era
sembrata adatta per descrivere l’odio che provava in quel momento.
“Non ti ho mai sentito così…cattiva.” –
rispose Kikyo, che in realtà era rimasta molto impressionata
dalle parole di Kagome, ma soprattutto dal suo tono duro e tagliente.
Della vecchia Kagome che se ne stava sempre zitta ormai non vi era
più traccia.
“Ti ringrazio, ma il merito è soltanto tuo. E adesso vattene!”
“Mi hanno diagnosticato un tumore al seno, Kagome…”
– esordì Kikyo tutto d’un fiato. La ragazza
sgranò gli occhi e da dietro la colonna, Naraku ebbe un sussulto.
“C-come?” – Kagome ebbe un mancamento. –
“Q-quando?” – chiese lei di getto, mentre gli occhi
le divenivano lucidi.
“Circa tre mesi fa…volevo chiamarvi, ma non ne avevo il
coraggio…volevo…volevo passare con voi i miei ultimi
giorni…” – Kikyo aveva lo sguardo basso, mentre
Kagome ancora non riusciva a capacitarsene. La donna alzò lo
sguardo e fissò la figlia che d’istinto abbassò il
suo. In un nano secondo, tutto il male che quella donna le aveva fatto
era sparito e tutto quello che le aveva appena detto si era sciolto
come neve al sole.
Di fronte alla morte, tutto cambia…
Ma poi…
Ma poi si ricordò con chi stava parlando. Alzò con
lentezza esasperante il volto, assottigliò gli occhi e li
piantò dentro quelli della donna. La fissò per un momento
interminabile, come se cercasse di capire se stesse mentendo o meno.
Dopo cinque minuti di osservazione, Kagome scosse la testa, indignata
per quella falsità.
E tutto l’odio ritornò alla carica decuplicato.
“Dio…quanto fai schifo, Kikyo…sei la peggiore delle
donne e la peggiore delle madri. Tu non stai morendo…che
schifo…a cosa sei disposta per rovinare la vita degli altri, eh?
Ma comunque, sai che ti dico? Non importa. Non mi importa più
nulla di te. Adesso me ne tornerò nell’altra sala e
continuerò a festeggiare il matrimonio di mio padre e di mia
madre.” – Kikyo sgranò gli occhi. – “Si,
madre…hai capito benissimo. Una donna che mi ascolta e che mi
consiglia al meglio…per me è una madre. E ti posso
assicurare che Kagura ha passato in pieno l’esame. Addio Kikyo,
spero di non vederti mai più sulla nostra strada.” –
Kagome si girò e sbiancò quando vide fermo davanti a lei
il padre con uno sguardo che non gli aveva mai visto. Anche Kikyo
sgranò gli occhi.
“Na-Naraku…” – l’uomo la zittì con la mano.
“Ho sentito fin troppo…” – disse l’uomo
con un tono di voce che rasentava il disprezzo. Voce che fece venire la
pelle d’oca perfino a Kagome. – “Vattene
Kikyo…se ti è rimasto un briciolo di dignità
vattene e non farti più vedere. Mi hai già rovinato
abbastanza la vita, non credi?” – Kikyo si drizzò
con la schiena e se ne andò.
Aveva abbandonato Naraku per un altro uomo che, all’apparenza,
era più ricco di lui ma che dopo nemmeno due settimane di
convivenza dovette ammettere alla donna la bancarotta per un affare
andato male. Non che Naraku fosse un Re Mida, ma almeno poteva
permettersi abiti di una certa qualità e assicurare un certo
tenore di vita.
Quando aveva scoperto che si stava per sposare aveva cercato un sistema
per poter ritornare assieme a lui. Quello di inscenare la sua pseudo
malattia le era sembrato un colpo di genio, ma non aveva fatto i conti
con il rancore della figlia. Kagome la stava quasi per bere (e se la
beveva lei c’erano ottime possibilità) ma alla fine
l’aveva scoperta, odiandola se possibile ancora di più.
A cosa erano disposte le persone pur di far del male ad altri?
Kagome e Naraku tirarono un sospiro di sollievo, guardando la porta del
ristorante che si chiudeva. – “Kagome…”
– la ragazza guardò il padre che aveva ancora lo sguardo
puntato sulla porta dalla quale era uscito il capitolo più
brutto della sua vita.
“Si?”
“Perché non mi hai mai detto niente?” – chiese
Naraku guardandola arrabbiato. Kagome capì che si stava
riferendo a quello che aveva detto prima e alzò le spalle.
“Io…sai che non ti avrei mai fatto
preoccupare…comunque!” – esclamò poi con un
bellissimo sorriso. Doveva e voleva dimenticare quella brutta scena di
poco prima. – “Adesso dobbiamo festeggiare! Un bel
sorriso!” – Naraku non era d’accordo di
sotterrare l’argomento in quel modo, ma quello era il giorno del
suo matrimonio e obbedì, ritornando in sala.
“Guarda che il discorso non è finito qui…”
– specificò Naraku a Kagome, che abbassò lo
sguardo, consapevole che il padre le avrebbe fatto una lavata di capo
che non se la sarebbe più scordata.
Kagura si stava preoccupando perché erano stati assenti per circa un quarto d’ora.
“Ehi…mi stavo preoccupando…che è successo?” – Naraku le sorrise e la baciò.
“Niente…ho trovato Kagome di fuori e mi sono messo a
parlare un po’ con lei. L’ho ringraziata per quello che ha
fatto per noi.”
“Ah…ok…” – Kagura tornò a
gustarsi il suo pranzo e la giornata passò tranquillamente.
Verso la fine, fu tagliata la torta e distribuite le bomboniere, che suscitarono scalpore tra gli ospiti per la loro bellezza.
“Signori? Un attimo di attenzione, per favore!” –
esclamò Naraku dal suo tavolo. Tutti si zittirono per sentire
che aveva da dire lo sposo. – “Vi ringrazio per essere
venuti qui e per aver festeggiato con noi…”
“BRAVO! BIS!” – fu l’urlo che partì dal
tavolo degli amici. Ovviamente tutti i commensali scoppiarono a ridere,
Naraku per primo.
“Grazie, grazie…volevo anche fare…”
“BRAVO! BRAVO! ANCORA!” – Naraku rise.
“…un ringraziamento particolare a mia figlia
Kagome.” – Kagome stava per strozzarsi con la torta.
– “Il matrimonio lo ha organizzato lei, dalla a alla zeta.
Quindi io proporrei un applauso per Kagome!”
Tutti iniziarono a battere le mani per la perfetta organizzazione della
ragazza che si alzò in piedi imbarazzata. Il pranzo si concluse
e tutti tornarono a casa, sposi inclusi. Il mattino successivo Kagome
si sarebbe dovuta recare al ristorante per pagare il conto.
“Casa dolce casa…” – disse Kagome, togliendosi
i sandali e buttandosi sul divano. Erano le undici di sera e il giorno
successivo era domenica. Kagura e Naraku erano in camera che si stavano
cambiando, quando ad un certo punto Kagura sentì su di sé
le forti mani di Naraku che esploravano la sua schiena.
“Na-Naraku, no…c’è Kagome…”
– ma Naraku non l’ascoltava. Baciò il collo della
sua sposa, provocando in lei mille brividi, la voltò e la
baciò con prepotenza. Ormai Kagura stava per cedere quando un
leggero bussare riportò i due alla realtà. Si staccarono
velocemente e alla velocità della luce si infilarono qualcosa
addosso.
“Si?” – disse il padre.
“Ciao…posso?” – chiese timidamente Kagome.
“Dai entra!” – disse Kagura guardando Naraku come per dire “te l’avevo detto…”
“No niente…io mi faccio la doccia e poi vado a letto. Ci vediamo domani, ok?”
“Ok. A domani.” – rispose Kagura. Kagome chiuse la
porta e Kagura si buttò sul letto, stremata. Naraku le
montò sopra e ricominciò a baciarla. Kagura rideva,
mentre gli chiedeva di smettere per paura che entrasse nuovamente la
ragazza. – “Naraku…” – la voce roca di
lei lo mandava fuori controllo, la baciò di nuovo e lei gli
circondò il collo con le braccia. Naraku smise, conscio che
Kagura aveva ragione.
“Da domani sera sarai mia…” – disse per poi ribaciarla e spogliarsi per farsi una doccia.
Kagome era in camera sua a pensare alla giornata trascorsa. A parte
l’intoppo Kikyo, era andato tutto bene e un’idea le era
balenata per la mente.
“Mi sono già trovata il lavoro…” – si disse, ridendo.
TOC TOC
Il bussare della porta la distrasse.
“Avanti…” – era Kagura che era in tenuta da doccia.
“Ciao tesoro, come stai?” – chiese Kagura, sedendosi sul letto vicino a lei.
“Sono un po’ stanca…” – ammise Kagome.
“Lo immagino…con tutto quello che ti abbiamo fatto fare…” – Kagome scosse la testa.
“No, non è per quello, anzi! Mi sono divertita un sacco ad
organizzarvi tutto. Sai, quando ero ancora a scuola ho incrociato
Inuyasha quando sono uscita dagli spogliatoi…”
“Davvero?” – esclamò Kagura accomodandosi meglio sul letto della ragazza.
“Si…avresti dovuto vederlo. Subito non mi ha riconosciuta,
poi ha tentato di rimorchiarmi e quando ha capito chi ero ci è
rimasto malissimo.”
“Hai visto?” – Kagome annuì.
Seguì un attimo di silenzio, interrotto successivamente da Kagome.
“Kagura?”
“Dimmi…”
“Posso…posso…è un problema se…inizio
a…a chiamarti…mamma?” – azzardò
Kagome, rossa in volto. Kagura era sorpresa, ma felice.
“Ma…ma certo…che razza di domande fai?”
– Kagura prese Kagome per le braccia e l’abbracciò,
le posò un delicato bacio sulla fronte e le augurò buona
notte.
“Buona notte…” – Kagura si girò le
donò un bellissimo sorriso. Andò a farsi la doccia e poi
a letto. Il mattino successivo dovevano partire per un mese in viaggio
di nozze ai Caraibi.
Il che significava avere la casa a disposizione per un mese.
E con quel lieto pensiero, Kagome si addormentò.
Inuyasha quel giorno, invece, non aveva fatto altro che pensare a
Kagome e all’enorme figura di merda che aveva fatto nel non
riconoscerla. Era come se avesse partecipato a uno di quei programmi
dove a caso venivano scelte le concorrenti e venivano sottoposte a cure
di bellezza incredibili per poi passare dallo stadio di brutto
anatroccolo a cigno. E lo stesso aveva fatto Kagome.
Vederla in quelle sembianze, si era accorto di molte cose che la
ragazza tendeva a nascondere. Per esempio, aveva subito notato il seno
di Kagome. Non era né troppo grosso né troppo magro,
era…giusto. Poteva fare benissimo il chirugo estetico a occhi
chiusi da quanto conosceva quella parte del corpo…il fatto che
poi venisse risaltato da quel vestito stretto appunto sotto di esso era
stata quella che si dice la ciliegina sulla torta. E le gambe? Aveva
delle gambe spettacolari e il piede fasciato in un sandalo che lo aveva
fatto impazzire. E i capelli? Solitamente raccolti in una coda di
cavallo erano lasciati liberi e un po’ mossi sulle punte la
rendevano ancora più bella. E poi…tocco finale, il
sorriso. Aveva notato che aveva tolto l’apparecchio e il suo
sorriso era a dir poco sensazionale. In una parola, Kagome era
assolutamente spettacolare. Durante quella giornata, poi, il discorso
che gli aveva fatto Miroku gli era tornato spesso alla mente.
“La piglierai in giro pure oggi?”
“Mi sembra ovvio…mi diverto troppo.”
“Sai Inuyasha…ho solo
diciassette anni, ma ti posso assicurare che la vita è una ruota
che gira.” – Inuyasha guardò il suo migliore amico
con aria interrogativa.
“Che vuoi dire?”
“Che tutto quello che di negativo una persona fa nella vita, gli verrà restituita dieci volte tanto.”
“Senti Miroku…pochi giri di parole. Che vuoi dire?”
“Che verrà il momento in
cui quella ragazza te le farà pagare tutte con gli
interessi.” – Inuyasha lo guardò allibito e poi
scoppiò a ridere.
“HAHAHA! Ma tu sei tutto scemo!
HAHAHAHA! Cosa vuoi mai che mi succederà? Ma dico io…hai
mai visto Higurashi? Sembra uscita da un film orror!”
Già…ma lo aveva detto prima di conoscere la nuova Kagome.
E ora, era sicuro che gliele avrebbe fatte pagare tutte con un tasso
d’interesse fuor di misura.
Era arrivata la sera anche per Inuyasha, che aveva passato tutta la giornata a pensare alla ragazza.
L’anno successivo avrebbe affrontato la quarta ed era curioso di
vedere se avrebbe mantenuto la trasformazione o se sarebbe tornata alle
vecchie abitudini. Decise di accantonare l’argomento e di tirarlo
fuori solo a Settembre.
Adesso iniziava l’estate anche per lui e voleva usarla solo per divertirsi.
“…e questo è per te. Per prenderti quello che
vuoi.” – disse Naraku, porgendo alla figlia un bancomat da
usare a suo piacimento.
“Per me? Grazie!” – esclamò Kagome, prendendo quella piccola scheda come se fosse oro.
“Allora Kagome…sei sicura di farcela per un mese intero da sola?” – chiese il padre preoccupato.
“Tieni acceso il telefono che mi sa che ti dovrò chiamare
per farmi dire dove sono le pentole…” –
affermò lei sarcastica, imbarazzando il padre.
“Ok…allora noi andiamo. Ciao tesoro, mi raccomando…” – disse il padre.
“Ok, ok…” – disse lei, fintamente scocciata. Kagura abbracciò Kagome.
“Ciao gioia…divertiti, mi raccomando.”
“Ok, grazie mamma. Buon viaggio!”
Genitori e figlia si salutarono e Naraku e Kagura presero
l’aereo, mentre Kagome prese il taxy per tornare a casa. Una
volta arrivata si buttò sul divano e fece la lista delle cose da
fare.
Come prima cosa fece la spesa per l’intero mese, stipando il
frigo e il freezer, come seconda iniziò a fare acquisti a tutta
manetta. Il padre le aveva lasciato una bella sommetta per quel mese di
assenza. Kagome acquistò dei nuovi vestiti, mentre quelli vecchi
andavano a vedere com’era fatto il secchio dell’immondizia.
Ormai la nuova Kagome si piaceva ogni giorno di più ed era
venuto il momento di lasciarla libera di agire. Come terza cosa,
acquistò dei nuovi costumi da bagno, non più interi e
coprenti, ma dei bikini da mozzare il fiato. Comprò delle creme
per il viso, shampo, balsami profumati, saponi di tutti i gusti, latte
per il corpo…tutto quello che serviva per mantenersi bella.
Rivoluzionò anche la sua pochette per il trucco. Aveva aggiunto
mille colori differenti oltre al rosa, che rimaneva comunque il suo
preferito. Anche la camera era stata rivoluzionata. Aveva eliminato le
lenzuola del classico color bianco perla e le aveva sostituite con
altre più colorate e a fantasia con animali disegnati sopra.
Passò i pomeriggi in piscina a prendere il sole, sotto lo
sguardo interessato dei ragazzi che per andare a prendersi qualcosa da
bere, facevano il giro del globo per poter passare davanti alla ragazza
che si divertiva un sacco a sentirsi così ammirata.
Chissà come sarebbe stato il rientro a scuola…
=Già…la scuola…chissà che effetto
farò sui miei compagni di classe…= pensò la
ragazza, soffermandosi su uno in particolare. =…chissà
che effetto farò su di lui…quando mi ha visto
l’ultimo giorno di scuola gli ho fatto una buona
impressione…= Kagome rise. Tra meno di due mesi, avrebbe avuto
tutte le sue rivincite.
Kagura e Naraku erano ai Caraibi a godersi la loro meritata vacanza.
Durante il soggiorno Naraku le raccontò di come Kikyo avesse
avuto la faccia tosta di presentarsi li come se niente fosse e del
sangue freddo di Kagome. Kagura se ne risentì un po’
perché voleva che Naraku glielo avesse detto subito, ma
bastò solamente un bacio di lui per placare l’animo
inquieto della donna. Di giorno i due erano sempre fuori per
escursioni, mentre di notte…impegnavano il proprio tempo in
qualcosa di più costruttivo. Il mese stava per scadere e per
Naraku e Kagura venne il momento di rifare le valige e tornare a casa.
Per Kagome, quel mese, fu l’apoteosi della pacchia assoluta.
Grazie al suo rendimento scolastico non aveva avuto compiti in
più e quelli che le erano stati dati li aveva fatti tutti la
prima settimana, in modo tale da aver liberi i restanti mesi.
Venne il giorno che i suoi tornavano dal viaggio e decise di far loro
una sorpresa: preparò ogni sorta di ben di Dio, tutti i piatti
che piacevano ai suoi genitori. Finì tutto e in quel momento la
porta di casa si aprì.
“Siamo tornati!” – avvisò Naraku.
“Ciao! Com’è andato il viaggio?” – chiese Kagome salutandoli calorosamente.
“Tutto bene, poi ti raccontiamo…che
profumino…” – disse Kagura alzando gli occhiali e
portandoli sulla testa, tirando indietro anche la frangetta.
“Sorpresa!” – Kagome li fece accomodare e pranzarono
insieme, raccontando alla figlia com’era il posto. Kagome
ascoltava interessata fino alla fine.
“…e l’ultima sera c’è stato un falò sulla spiaggia.”
“Dai…” – disse Kagome contenta.
“E tu che hai fatto?” – chiese la madre.
“Spese pazze!”
Kagome portò la madre in camera e le mostrò tutto quello
che aveva fatto in quel mese, lasciandola sbalordita per quel cambio di
personalità.
L’estate passò tranquillamente ma si sa, che dopo di essa, arrivava anche l’inizio dell’anno nuovo.
Kagome era pronta per affrontare il nuovo anno scolastico con un nuovo
atteggiamento. Durante l’assenza dei genitori, aveva colto
l’occasione per far accorciare impercettibilmente a occhio nudo
la gonna della divisa e il restringere la camicetta.
Arrivò anche il tanto atteso lunedì d’inizio anno e
Kagome come al solito si era alzata presto per preparare la
colazione…
Buono. Anche questo è andato.
Che ve ne è parso? Troppo audace la scena tra Kikyo e Kagome? Se
si mi dispiace, ma io Kikyo proprio non la sopporto. Mi dispiace per
quello che ha passato e cosa è obbligata a fare per mantenersi
in vita nel manga, ma ad un certo punto io mi chiedo…ma puoi
mica lasciar vivere le persone? Cosa ti rende così acida? Beh,
forse il fatto di morire ed essere riportate in vita contro la propria
volontà può essere una motivazione, ma ad un certo punto
io credo che se si tiene veramente ad una persona bisogna lasciarla
andare e non obbligarla a vivere ancorata al passato, come fa lei.
Postilla a parte…vi è piaciuto il capitolo?
E Kagome come si comporterà a scuola? Cosa farà? E
Inuyasha? Mamma mia quanti quesiti in sospeso, ma spero di poter
rispondere a tutti.
Vi mando un…15-16 mila besitos!
callistas.
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Capitolo 5 *** Incontro e svenimento ***
Incontro e svenimento
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!!!!
Teribbile ritardo! Me si prostra a terra strisciando come un viscido
serpente chiedendo perdono e venia. La chiavetta della Vodafone mi ha
lasciata a piedi e solo ora posso aggiornare.
E per farmi perdonare, posterò due capitoli e domani sera aggiungerò il consueto.
Spero di aver fatto cosa gradita.
Come sempre, vedere i vostri nomi tra i recensori mi rende la persona
più inutilmente felice sulla faccia di questo granellino che
nella vastità dell’immenso cosmo chiamano Terra…
Scusate…non pensavo che sniffare borotalco facesse così male…
Comunque…IO VI RINGRAZIO!!!! COME FAREI SENZA DI VOI?!?! Sono
così commossa che mi si è fatto un groppino in
gola…
Adesso siamo nella fase centrale della storia. Kagome è arrivata
a scuola e ovviamente i suoi compagni di classe l’hanno vista.
Come hanno reagito? L’hanno notata? Non l’hanno notata?
Secondo me da adesso in poi, Kagome si metterà a diete,
mangiando aria e vendetta (il pane no perché fa ingrassare, ma
dio solo sa quanto è buono…).
Mi prostro umilmente ai vostri piedi e bacio la terra sulla quale camminate e prima di aggiornare vi ringrazio pro-capite.
_Dana_: una nuova
commentatrice! Oh gaudio! Oh jubilo! Piacere di vederti qui su questo
schermo, ragazza! Mi fa piacere che la reazione di Kagome ti sia
piaciuta (oh quante ripetizioni…) e ti dirò anche che in
origine avevo deciso di usare termini molto più forti, ma
rileggendola in un secondo tempo mi sono detta “no, no…se
seguo lo stile della storia, non è proprio da Kagome usare un
linguaggio così volgare” e allora mi sono ridimensionata
alla potenza. Ho fatto molta fatica visto che Kikyo mi sta proprio sul
groppone. Eccoti l’aggiornamento e spero che sia di tuo
gradimento. E si, vedrai che combinerà la piccola, innocente
Kagome. Più che vendetta con la “V” maiuscola, io
scriverei tutta la parola a caratteri cubitali. Besitos!
Cri_91: ciao bellissima! Sono
contenta di vedere che commenti costantemente la mia storia. Non sai
quanto mi rendi felice! Eh si…adesso Kagome ha imparato una cosa
molto importante: la vendetta è un piatto delizioso, ma bisogna
stare attenti a non esagerare…adesso che Kikyo è andata
fuori dai marroni speriamo che l’allegra famiglia abbia un
po’ di meritato riposo e che possano vivere tutti “felici e
contenti”…decisamente il mio prototipo di finale preferito.
Eccoti l’aggiornamento con il primo giorno di scuola!
Mikamey: ciao bella! Sono
contenta di rivederti! Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto e
spero valga lo stesso per il prossimo. Ti è piaciuto come ho
vestito Kagome? Chissà perché ma io me la immagino
così, tutta vestita di rosa (come la sfera dei quattro
spiriti…dio che vergogna…) o forse perché a me il
rosa è un colore che piace molto. Beh, dai…fa lo stesso.
Comunque Kikyo si è fatta rivedere ma l’ho anche
“spuntata”, o meglio, Kagome ha fatto il lavoro sporco. Io
mi limitavo a scrivere quello che vorrei dire io di persona a lei
(spero di essermi spiegata, altrimenti vige sempre il
4½…hehe…) E sono perfettamente d’accordo con
te. Se non ci fossero i periodi bui, come si potrebbero apprezzare gli
sprazzi di luce? (Scusa…effetto borotalco…). Grazie mille
per i complimenti, sono sempre i bene accetti (mi raccomando aggiorna
pure tu…).
Besitos!
Laretta: perfetto. Adesso
vedrai che combinerà Kagome e la sua neo-bellezza. Le
farò o non le farò fare una strage di cuori? Essere o non
essere…questo è il problema…adesso ti lascio con
l’aggiornamento, e ti aspetto a fine capitolo.
Kagome19: meno
male…temevo reazioni spropositate, fischi e pomodori marci, ma
mi compiaccio nel vedere che la lezione che ho dato alla mummiaccia
è piaciuta. E adesso? Che farà Kagome adesso?
Anch’io propendo per l’atroce vendetta, ma cercherò
di non farmi prendere la mano.
E scusa…come dovrebbe finire? (me sdegnata O.O) :-p
Kaggy95: kiss kiss anche a te!
Grazie per aver lasciato un commento anche se eri di fretta. Mi ha
fatto molto piacere! Spero di rivederti al prossimo capitolo!
Mary_loveloveManga: figurati,
per così poco? La storia mi ha veramente intrigato fin dal primo
capitolo e non vedo l’ora di sapere come va a finire (se mi vuoi
dare qualche anticipo mica mi offendo, sai? :p) Comunque
l’importante è che tu faccia quello che ti senti. Sono
contenta che Kagome abbia fatto un buon lavoro. Chissà che
sfinimento correre da un negozio all’altro anche solo per
raccogliere cataloghi, campioni…mi viene la pelle d’oca
solo a pensarci. Ovviamente, non potevo non sottolineare il mio
disappunto (o odio, vedi tu come definirlo…) verso quella donna
rinsecchita! Vaso canopo? Questa me la devo proprio scrivere
perché non l’ho mai sentita. Simpatica
però…mi ha fatto ridere. Si, si…concordo con te.
L’ho fatta veramente grossa con la balla della malattia, eh? Io
penso che devo aver avuto un’infanzia terribile per inventare
robe simili, eppure…i miei genitori non mi hanno mai fatto
mancare nulla…boh?
Sai, mi piaceva l’idea di rendere Kagura un po’ più
umana e farla chiamare “mamma” da Kagome secondo me ha
aiutato tantissimo, che ne dici? Troppo smelenso? E anche qui,
concordo, vendetta e nutella, è un binomio azzeccatissimo.
Ma figurati, mi piacciono i commenti kilometrici e spero che il prossimo lo sia altrettanto (hehehe…)
Kirarachan: perché la
fuga dello sposo? Credi che il tuo lui non approverebbe? Non
preoccuparti…tutt’al più investilo con la carrozza,
almeno sei sicura che non scappa. Comunque è meglio passare al
capitolo, va…
Adesso che mi ci fai pensare non avevo inserito un dialogo/monologo sul
padre che inveisce contro la figlia per rimproverarla di non avergli
detto niente della sua infanzia…ammazza la
pupazza…diciamo che lo avevo dato per scontato e ti ringrazio
per avermelo fatto notare. Sappi che quando leggerai la sfuriata di
Naraku, quella parte sarà dedicata a te! (Minchia
totò…mi hai salvato la storia…).
Beh…porta pazienza…ma non sono così contorta…altrimenti il pairing Inu/Kag mi va in malora. : p
Besitones!
Ryanforever: guarda che se lo
vuoi veramente, un vestito simile lo puoi mettere quando vuoi…ad
esempio se devi vendicarti su qualcuno come ha fatto una certa ragazza
di nostra conoscenza…dai? Da cosa l’avresti capito che
Kikyo si sarebbe rifatta viva? Forse ho sottovalutato la tua
intelligenza e lo hai capito subito…mannaggia a me…
Sono contenta che la risposta di Kagome ti sia piaciuta. Mi sono
sentita riempire l’orgoglio di soddisfazione mentre buttavo
giù quelle righe.
Sono contenta che condividi il mio pensiero su come far felice una persona e credo che Kikyo lo abbia inteso.
A voi tutte ecco l’aggiornamento!
Anche se ora aveva la madre che le faceva tutto, non aveva perso
l’abitudine di alzarsi presto, in quanto adesso doveva anche
truccarsi un po’. Mise del phard, un po’ di ombretto rosa
sugli occhi e del lucida labbra. Lasciò liberi i capelli di
ondeggiare seguendo i suoi movimenti e poi uscì.
Il tragitto da casa a scuola non le era mai sembrato così
emozionante. Il cuore le batteva velocemente, soprattutto perché
non vedeva l’ora di vedere la faccia del suo affezionatissimo
compagno di banco. Doveva mordersi la lingua per non scoppiare a ridere
dall’emozione e, tra un pensiero di vendetta e l’altro,
arrivò davanti all’ingresso della scuola. E lo vide, come
se lo avesse visto per la prima volta in vita sua. Sorrise e
tirò un sospiro per incoraggiarsi e con passo deciso si
avviò verso il quadro generale che indicava i nomi degli alunni,
le rispettive classi e i piani di dove esse si trovavano.
Entrò nella classe destinata ad ospitare gli allievi della
quarta della sua sezione e come al solito attese l’arrivo dei
suoi compagni, ma di uno in particolare. Non conoscendo il programma
del primo giorno di scuola, i ragazzi erano tutti senza lo zaino.
Kagome si era affacciata alla finestra quando sentì i suoi
compagni entrare.
Partirono immediatamente dei brusii, segno che stavano parlando di come
fosse cambiata in quell’estate. Entrò anche l’ultimo
ritardatario che si sedette vicino a Kagome, come al solito.
“Ciao.” – disse lui, non sapendo come comportarsi. Kagome si girò verso di lui e sorrise vittoriosa.
“Buon giorno…” – salutò lei.
Inuyasha era ammutolito del tutto. Quella che si trovava davanti era si
Kagome, ma la Kagome che l’aveva smaccato l’ultimo giorno
di scuola. Inuyasha, avendo l’occhio clinico, aveva
immediatamente notato la gonna che era un po’ più corta e
la camicia un po’ più aderente. Il viso era finemente
truccato, niente di esagerato e si stupì nel pensare a quanto
fosse…carina Kagome. Si trattenne nel pensare ad aggettivi un
po’ più forti.
In quel momento entrò il professore e fece il solito discorso di
inizio anno. Nessuno lo stava a sentire, nemmeno Kagome che ormai lo
aveva imparato a memoria. Si trovò da fare qualcosa,
finchè non guardò in faccia Inuyasha che la guardava a
sua volta come uno stoccafisso.
“Puoi smetterla di fissarmi?” – chiese con un sorriso
sulle labbra. Inuyasha arrossì e si ricompose immediatamente e
Kagome dovette ammettere che la vendetta era un piatto molto
gustoso…
Arrivò l’intervallo e Kagome lo passò in terrazza da sola.
O almeno questo era quello che lei pensava.
Si aggrappò alla rete e guardò di sotto. I suoi compagni
ridevano e scherzavano, altri giocavano a pallone, altri erano seduti
all’ombra degli alberi per riposarsi un po’. Non si accorse
di una presenza alle sue spalle.
“Ciao.” – Kagome si girò di scatto e si
sorprese di trovarselo di fronte. Comunque sorrise per gentilezza.
“Ciao.”
“Come mai tutta sola?” – chiese lui. Kagome alzò le spalle.
“Così…non mi andava di stare in mezzo al casino…”
“Come ti chiami?”
“Kagome, Kagome Higurashi.” – il ragazzo sgranò gli occhi per la sorpresa.
“Quella Kagome Higurashi?” – ora quella sorpresa era Kagome.
“Perché? Ne conosci altre?” – il ragazzo la
squadrò da capo a piedi, indugiando spesso e volentieri sulle
sue gambe.
“E’ che
tu…cioè…no…wow…” – il
ragazzo era sempre più imbarazzato ed eccitato. Kagome rise.
“Hai notato il mio cambiamento, vero?” – chiese Kagome divertita.
“S-si…”
“Posso sapere il tuo nome?” – il ragazzo si svegliò e porse la sua mano a Kagome, che la strinse.
“Koga, Koga Yoro. Piacere.”
“Piacere mio, Koga.”
I due passarono l’intero intervallo a parlare, scoprendo di avere molti interessi in comune.
I due passarono l’intero intervallo a parlare, non sapendo
però che una terza persona stava ascoltando tutto quello che si
dicevano.
“Ora devo rientrare in classe…ma mi ha fatto piacere conoscerti, Koga.” – disse lei con un bel sorriso.
“Il piacere è stato mio, Kagome.”
I due si salutarono e Kagome tornò in classe. Era incredibile
come il primo giorno di scuola le avesse relalato la conoscenza di uno
di quinta, tra l’altro uno dei più corteggiati
dell’istituto. Rientrò in classe con un bel sorriso,
sempre ripensando al fatto che la bellezza esteriore stava guadagnando
a vista d’occhio punti su punti e Inuyasha se ne accorse.
Girò la testa dall’altra parte e non la salutò a
differenza di lei.
“Ciao…” – disse lei, non ottenendo risposta.
Kagome fece una faccia come per dire “w
l’educazione…” – non disse altro e riprese ad
ascoltare le ammonizioni dei professori.
La scuola finì quel giorno e Kagome aveva ritirato dalla
scrivania del professore gli orari e l’elenco dei libri di testo.
Quel pomeriggio lo avrebbe speso ad acquistarli, facendosi accompagnare
dalla madre. Di solito era un lavoro che faceva da sola, che Kikyo vi
fosse o meno. Però in fondo le sembrava una buona idea andare
con Kagura. Così avrebbero cominciato a conoscersi anche sulle
piccole cose.
Entrò in casa e salutò tutti calorosamente.
“Ciao! Sono tornata!”
“Ciao tesoro! Com’è andato il primo giorno di scuola?”
“Fatto niente come al solito! Senti, oggi mi accompagneresti in carto-libreria a prendere i libri di testo?”
“Ma certo, volentieri!”
Naraku quel pomeriggio aveva dovuto rimanere in ufficio per finire
alcuni lavori lasciati in sospeso. Verso le quattro del pomeriggio
Kagura e Kagome uscirono insieme con dei sacchetti molto resistenti e
andarono in carto-libreria.
Appena entrate, consegnarono subito l’elenco dei testi necessari,
mentre loro andavano ad acquistare il resto. Finirono che la commessa
aveva portato su tutto il malloppo di cultura.
“Ecco a voi…grazie e arrivederci!”
“Arrivederci!” – salutarono le due.
“Andiamo a prenderci qualcosa, gioia?” – chiese Kagura.
“Si, dai…”
Presero posto allo stesso bar di quando Kagura aveva avuto modo di
conoscere il famigerato Inuyasha e, senza farlo apposta, la prima
occasione della chilometrica lista di vendetta le fu servita su un
piatto d’argento. Inuyasha era entrato al bar ed era sempre
assieme ad alcuni suoi amici, che con un gesto interessato del mento,
indicarono al ragazzo la presenza di due sventole. Quando Inuyasha si
girò, sgranò gli occhi quando vide Kagome assieme alla
donna dell’altra volta, che fu presentata come sua madre e non
come migliore amica.
“Ciao Kagome…” – disse lui senza tanti atteggiamente da divo. Lei lo salutò con un bel sorriso.
“Ciao Inuyasha…scusami se ti ho risposto male
l’altra volta…” – disse lei, fintamente
dispiaciuta. Dio se se l’era meritata quella risposta quel
giorno! Ma ora era venuto il momento di ripagarlo con la sua stessa
moneta e quando vide la sua faccia, pensò di aver centrato
appieno il bersaglio. – “Ti presento mia madre,
comunque…” – Inuyasha sgranò gli occhi e
guardò alternativamente Kagome e sua madre, incredulo.
Inghiottì pesantemente e con un sorriso imbarazzato strinse la
mano della donna. Kagome lo guardava con la faccia di chi aveva tante
cose da dire, ma che una era più evidente delle altre: fa male
messo in quel posto, vero?
“Pi-piacere signora…Inuyasha NoTaisho…” – Kagura gli strinse la mano cordialmente.
“Piacere mio, Inuyasha…non sentirti in imbarazzo per
l’altra volta…mi fa piacere non essere scambiata per una
vecchia zitellona.” – Inuyasha si rilassò
palesemente e osservò Kagome guardare la madre con un bel
sorriso. Sentì qualcosa all’altezza dello stomaco. –
“Prendi qualcosa con noi?”
“Se non disturbo…” – affermò il ragazzo, prendendo posto.
“Ma figurati…almeno mi racconti un po’ di
Kagome…sai, so praticamente poco dei suoi anni
precedenti…” – Inuyasha era confuso. Come faceva sua
madre a non sapere niente di come andava la figlia a scuola? Si
ma…cosa poteva dirle?
=Seee, bravo deficiente…= pensò il ragazzo che non sapeva come cavarsi da quell’intoppo.
“Beh…che posso dire? Le piace studiare, mai
un’assenza…la tipica alunna modello.” – disse
mentre si allargava il colletto della camicia con fare agitato. Kagome
lo osservava da dietro la frangetta. Sapeva benissimo che non avrebbe
mai detto a sua madre l’intera verità.
Dopotutto…cosa ci avrebbe guadagnato?
“Si, ma…cosa fa durante l’intervallo? State insieme?
State con i vostri amici?” – Inuyasha era sempre più
perplesso per via di tutte quelle domande.
“Signora…posso chiederle una cosa? Non…non si arrabbi, però…”
“Dimmi…”
“Kagome non le racconta mai niente durante la giornata?”
“Beh si…ma come ti ho già detto, so ben poco dei suoi anni precedenti.”
“Perché?” – azzardò lui.
“Mamma…” – intervenne Kagome che aveva finito
la sua aranciata. – “Andiamo? Devo ancora finire di
mettermi a posto la camera e sistemarmi i libri. ” –
Inuyasha osservò Kagome e la sua prontezza del fermare il
discorso. Come mai si era innervosita?
=Sta nascondendo qualcosa…= pensò Inuyasha, sentendosi sempre più incuriosito da quella ragazza.
Kagura era sorpresa. Kagome non usciva mai di casa se non prima di aver
sistemato la sua camera e averla pulita peggio di una sala operatoria.
Il dubbio che forse era imbarazzata di averla come madre la prese a
tradimento, ma si alzò senza dire niente, se non per salutare
Inuyasha. Allora perché le aveva chiesto di chiamarla mamma?
“Hai ragione, tesoro…si è fatto tardi. Ciao Inuyasha…è stato un piacere conoscerti.”
“Piacere mio signora…ciao Kagome. Ci vediamo
domani.” – la ragazza si girò e lo salutò,
stavolta con aria meno baldanzosa.
“Ciao…”
Le due si avviarono silenziose verso casa.
La decisione di Kagome di troncare sul nascere quella conversazione non
era dovuta al fatto che lei si vergognasse della madre, anzi…era
più che felice di avere Kagura come seconda mamma, ma più
che altro perché non le andava di dover spiegare a Inuyasha la
sua vita privata. Non aveva voglia di ricordare i momenti brutti
passati con Kikyo. E siccome Inuyasha era conosciuto per la sua
irrefrenabile curiosità nel voler sapere tutto di tutti, se
avesse solamente intuito che c’era qualcosa di strano sotto,
l’avrebbe sottoposta ad un terzo grado da paura. E poi…chi
si poteva credere lui per farle domande così personali?
Le due entrarono in casa silenziose. Kagome appoggiò sul tavolo della cucina i libri e andò da Kagura.
“Mamma…posso parlarti un secondo?” – Kagome
vide che sua madre era strana, ma li per li non ci diede molto peso.
“Certo…dimmi…” – disse la donna, passandosi le mani sulle ginocchia, nervosamente.
“Ecco…per prima io…” – ma Kagura la bloccò, accennando un sorriso tirato.
“Non ti preoccupare…forse non ti sei ancora abituata ad
avermi come seconda madre, ma non ti preoccupare…” –
Kagome scosse la testa.
“Guarda che è l’esatto opposto!” –
Kagura si sorprese molto. – “Ho voluto evitare
l’argomento perché conosco Inuyasha. So che è un
curioso cronico e se gli avessi detto anche mezza parola sul discorso
mi avrebbe tampinato fino alla morte. Credimi, è meglio che non
sappia niente, anche perché questi sono affari miei e non
suoi.”
“Quindi…non ti vergogni di me?” – chiese timidamente Kagura. Kagome corse ad abbracciarla.
“Per l’amor di Dio…non dire mai più
sciocchezze simili!” – Kagura sorrise, ma poi svenne tra le
braccia della figlia, mandandola nel panico più totale.
“MAMMA! MAMMA! CHE TI PRENDE?” – Kagome fece sdraiare
la donna sul divano e corse immediatamente a chiamare
un’ambulanza che arrivò dopo cinque minuti.
“Che è successo?” – chiese un soccorritore.
“Non lo so…stavamo parlando e lei è svenuta!” – spiegò terrorizzata Kagome.
“Lei è la figlia?”
“Si…”
“Vuole venire con noi?” – Kagome lo guardò seccata. Domanda più stupida non poteva farla.
Chissà cos’avrà Kagura? Avrà anche lei una
malattia incurabile come Kikyo? Come la prenderanno Kagome e Naraku? Se
continuate a leggere lo scoprirete.
Scherzetto!
Erano in ospedale, quando ad un certo punto entrò di botto un
uomo preoccupato a morte per la salute di sua moglie. Kagome era seduta
su una sedia accanto a Kagura e le raccontava la sua giornata, cercando
di distrarla, anche se la notizia ricevuta le aveva sconvolte.
E parecchio, anche.
Kagome era appena uscita dalla stanza dove avevano sistemato la madre
per vedere se c’era traccia del suo papà. Quando
l’aveva chiamato i medici non le avevano detto ancora niente e
quando suo padre aveva risposto al telefono erano più i
singhiozzi che non le parole che la ragazza riusciva a spiaccicare.
Ovviamente, quando Naraku sentì sua figlia piangere e invocare
il nome di Kagura, era sbiancato e con enorme fatica era riuscito a
farsi dare il nome dell’ospedale dalla ragazza.
Ed ora era li, angosciato come mai lo era stato in vita sua.
“Kagome!” – esclamò Naraku.
“Papà!” – e gli corse incontro abbracciandolo,
felice che fosse arrivato. Naraku la ispezionò da cima a fondo,
constatando con sommo sollievo che la figlia non aveva tagli o
abrasioni. Accertatosi che la figlia stesse bene, chiese di sua moglie.
“Dov’è? Come sta?”
“Ohi! Respira! Sta bene! E’ di la che ti
aspetta…” – disse Kagome indicandogli la stanza
corretta. Naraku si fiondò di corsa davanti alla porta della
stanza indicatagli da Kagome. Entrò titubante e vide Kagura
distesa sul letto con il volto girato verso la finestra con una flebo
il cui ago andava a conficcarsi nel suo braccio.
Un leggero bussare la distrasse dalla contemplazione del cielo.
“Ehi…ciao!” – Naraku le si avvicinò e la baciò.
“Sono corso appena ho saputo…ma che è successo!
Kagome era disperata!” – Kagura rise. –
“Kagura…non mi sembrano cose sulle quali ridere. Che ti
hanno detto?”
“Oh beh…” – Kagura si mise a sedere e Naraku
l’aiutò immediatamente. – “…Kagome
entra! Non rimanere li sulla porta…” – Kagome
entrò imbarazzata.
“Oh beh…pensavo voleste rimanere soli…”
“Vuoi dirglielo tu?” – disse la madre.
“Io? No, no…stavolta tocca a te…” – disse indicando la donna con l’indice.
“Qualcuno si degna di dirmi qualcosa o devo chiedere direttamente ai medici?”
“Naraku…sono incinta.” – il viso corrucciato e
preoccupato di Naraku mutò immediatamente espressione, le rughe
formatesi agli occhi per la preoccupazione si distesero per lasciare il
posto ad un sorriso luminoso. Si lanciò senza tanti preamboli
sulla moglie e la abbracciò. Kagome sorrise e uscì dalla
stanza per dar loro un po’ di intimità. Anche se era a
causa della troppa intimità che Kagura ora era su quel lettino.
Arrossì in maniera scandalosa, immaginando i suoi genitori
che…scosse la testa, ancora sconvolta da quei pensieri e
andò alle macchinette per prendersi un the caldo e riflettere.
=Spero mi vorranno ancora bene…= teneva in mano il suo the
mentre, senza nemmeno accorgersene, piccole lacrime iniziarono a
scendere sulle guance. Sussultò quando sentì un paio di
braccia avvolgerle le spalle, riconoscendo quel tocco tra mille.
“Sarai sempre il mio cucciolotto, lo sai vero?” – Kagome sorrise.
Naraku e Kagura erano ancora abbracciati e non si erano ancora accorti dell’assenza di Kagome.
“Kagome vieni anc…dov’è Kagome?”
– chiese Kagura. Naraku si girò di scatto e, dopo i primi
istanti di smarrimento, decise di andare a cercare la figlia.
“Accidenti…” – esclamò il padre.
– “…non vorrei si fosse sentita
esclusa…” – disse lui, rimproverandosi per averla
lasciata da parte.
“E allora muoviti e vai da lei! Dille che non cambierà
assolutamente niente.” – Naraku uscì dalla stanza e
si diresse a passo sicuro verso le macchinette del caffè e la
trovò ferma in piedi, immobile, con un bicchiere in mano. La
vide piangere e il suo cuore divenne piccolo piccolo per il dolore. Le
si avvicinò e l’avvolse in un caldo abbraccio.
“Sarai sempre il mio cucciolotto, lo sai vero?” –
Kagome sorrise e si girò un po’ verso di lui. Non aveva la
forza di parlare, così annuì. – “Kagome,
guardami…” – la figlia si girò, ma era
evidente lo sforzo che stava facendo per trattenersi dal non piangere a
dirotto. – “Tra poco ti arriverà un fratellino o una
sorellina…” – Kagome abbassò gli occhi.
– “…e tu ci dovrai aiutare. È molto
importante, sarai per lui o lei un punto di riferimento, ma qualunque
cosa accada, ricordati che noi ti vorremo sempre bene.” –
Naraku l’abbracciò e Kagome rispose all’abbraccio.
Si staccarono e lei si asciugò le lacrime. Adesso doveva andare
da sua madre e farle le congratulazioni.
Adesso il capitolo è veramente finito.
Bella la malattia di Kagura, eh? Secondo me non c’è niente
di meglio che vedere un dottore entrare nella tua stanza, reggere in
mano un’anonima cartelletta sulla quale vi è scritto
l’esito.
Ti interroghi su quale malattia ti possa aver colpito e quando lo
senti, quando ti senti dire “congratulazioni…lei è
incinta.” ti si apre il cuore e inizi già a pensare
all’università per tuo figlio.
Ci tengo a precisare che non sono incinta, ma me lo ha raccontato
un’amica di famiglia, molto sensibile su questo punto. Mi sono
messa a piangere per lei.
Detto ciò, vi aspetto fiduciosa al prossimo aggiornamento.
Besitos!
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Capitolo 6 *** Vendetta nr. 1 - Koga ***
Vendetta nr. 1 - Koga
Quel giorno Kagura smise di vivere.
Non poteva fare una passeggiata, stendere il bucato o sollevare
qualcosa che fosse più pesante di un ago. Era nervosa, anche a
causa delle continue nausee che la prendevano al mattino e che si
portava avanti fino a giorno inoltrato ed era soprattutto difficile
stare dietro alle sue strambe voglie. Naraku la obbligava a poltrire
tutto il giorno sul divano, cosa assai inusuale per lei. Kagome era
peggio del padre, se lui non le permetteva di sollevare niente di
pesante, lei le dosava anche l’aria da respirare.
Non sapeva se avrebbe portato a buon fine la gravidanza o se sarebbe
ammattita prima. Con l’entrata al terzo mese, si sentì
decisamente meglio: le nausee erano sparite e riusciva a fare anche
qualcosa. Non troppo, ma almeno riusciva a tenersi impegnata. La
pancia si era arrotondata dolcemente e ogni giorno la donna si misurava
orgogliosamente il ventre con il metro per vedere se c’erano
progressi, appuntando le misure su un apposito taqquino. Ogni tanto
Kagome si sdraiava sul divano vicino a lei e metteva l’orecchio
sulla pancia di Kagura per vedere se per caso si muovesse, ma era
ancora troppo presto.
A scuola Kagome era raggiante.
Superata la paura di poter in qualche modo venir messa in disparte per
l’arrivo del bebè, prese coscienza del suo ruolo: sarebbe
diventata una sorella maggiore e non avrebbe mai fatto mancare niente
al suo fratellino o sorellina. Lo avrebbe viziato fino alla morte, in
barba ai divieti che imponevano mamma e papà. Kagome, non appena
aveva un momento libero, svuotava la mente e si concentrava solo sul
suo fratellino o sorellina: cercava di immaginarsi nei panni di sorella
maggiore di un maschietto. Cosa avrebbe fatto in quel caso? Sarebbe
andata a vedere le partite di calcio con lui, a prenderlo
all’asilo, sempre che gli orari di scuola combaciassero, aiutarlo
nei compiti, aiutarlo a vestirsi al mattino…ma se sarebbe stata
una femminuccia? Avrebbe dovuto consigliarla sui vestiti, rassicurarla
sul fatto che se qualcuno le avesse detto che era brutta di chiamarla e
che ci avrebbe pensato lei. Consolarla durante il primo amore, aiutarla
a superare i momenti difficili. Sorrideva soddisfatta della sua vita ed
era tutto merito di Kagura, quella santa donna! L’aveva
semplicemente aiutata a tirar fuori la vera Kagome, portandola in un
anonimo centro commerciale, comprandole un vestito, delle scarpe e dei
trucchi. Per il resto, era stata Kagome a continuare la trasformazione
attuata dall’attuale madre e non avrebbe mai finito di
ringraziarla.
I rapporti con Inuyasha si erano alquanto stabilizzati. Ora che Kagome
non era più il brutto anatroccolo per eccellenza, era difficile
prenderla in giro su qualche difetto fisico. Inuyasha ogni tanto si
faceva beccare proprio dal nostro cigno a fissarla come un beota.
Quelle volte che capitava arrossiva di botto per la figuraccia e si
girava dall’altra parte. Kagome dal canto suo nuotava a stile
libero nel suo brodo di giuggiole. Aveva capito che, grazie alla sua
trasformazione, non era indifferente a Inuyasha ed era decisa a
fargliele pagare tutte, potendo per una volta assaggiare il dolce
sapore del gioco sporco.
Con Koga, invece si trovava molto bene. Parlavano e scherzavano
tranquillamente sotto gli occhi di tutto l’istituto come se
fossero amici di vecchia data, ed entrambi capirono che non poteva
esserci nient’altro di più.
Koga era infatti innamorato perso dal primo anno della sua compagna di
classe, Ayame, una rossa tutto pepe che non si faceva mettere i piedi
in testa da nessuno. Quando si trattava di lei Koga andava nel panico,
s’impaperava come mai gli succedeva e diventava tutto viola. Per
questi motivi, limitava molto gli incontri con la ragazza.
Quel dieci Dicembre, Kagome era in terrazzo da sola, immersa nei suoi
pensieri da sorella maggiore, quando ad un certo punto entrò
proprio Ayame.
“Ciao…” – salutò Kagome, contagiata dal buon umore che gli avevano trasmesso i suoi pensieri.
“Ciao.” – rispose lei secca. Il buon umore fu
spazzato via da quell’atteggiamento, ma decise comunque di
ascoltare quello che la ragazza aveva da dirle. – “Voglio
sapere che c’è tra te e Koga.” – chiese
direttamente. Una domanda che per Kagome valeva più di mille
dichiarazioni. Ayame la vide sorridere radiosa e lei interpretò
male quel sorriso. Strinse la mascella per non dire qualcosa di cui si
sarebbe pentita in un futuro e se ne andò più furente che
mai, ma Kagome la bloccò quando era già sulla porta.
“Ti piace, forse?” – azzardò lei. Ayame si
girò di scatto, tutta rossa in viso. Sbattè con violenza
la porta e tornò verso la ragazza con passo marziale.
“Anche se fosse…” – scandì bene lei.
– “…non sarebbero fatti che ti riguardano.”
– ci tenne a precisare la rossa. Le due si sfidarono con lo
sguardo. La prima a mollare la presa fu proprio Kagome, che le sorrise
soddisfatta.
“Diamine…” – esclamò lei fintamente
dispiaciuta. – “…e pensare che lui è
stracotto di te!” – Ayame recepì solo in un secondo
momento il senso della frase, poi sbiancò e il labbro prese a
tremarle.
“M-ma…ma…m-ma come…lui…tu…”
“Siamo amici.” – rispose lei con ovvietà, facendo le spallucce.
“Ma…non me lo ha mai detto!”
“Perché pensava, e pensa tutt’ora, che tu non lo
considerassi. Mai notato che quando ti parla balbetta?” –
Ayame arrossì. – “Secondo te perché?”
“Gli piaccio?” – azzardò la rossa in un
sussusso. Kagome annuì. –
“Io-gli-piaccio…” – disse Ayame come per
convincersi. – “GLI PIACCIO! GLI PIACCIO!” –
Kagome cercò di calmarla, ma era difficile bloccare una ragazza
atletica come lei saltare come se stesse facendo il salto in alto senza
il bastone.
“Ayame…sta tranquilla, respira.” – la ragazza doveva mettersi le mani alla bocca per non urlare.
“Oddio…senti…scusa per prima…non volevo…”
“Tranquilla, piuttosto…mi chiedevo…ti andrebbe di
uscire con lui?” – Ayame sgranò gli occhi.
“CERTO CHE MI VA!” – tuonò lei.
“Perfetto. Allora lascia fare a me, che ci penso io.”
Ayame uscì dal terrazzo e in quel momento fece il suo ingresso
Inuyasha. La contentezza che aveva provato poco fa nel vedere la rossa
esaltarsi per la scoperta che anche Koga ricambiava i suoi sentimenti,
svanì. Lo guardò sospettosa. Che ci faceva li lui?
“Ciao…come mai qui?” – chiese lei senza tanti giri di parole.
“Non si può?” – chiese lui un po’
scorbutico. Kagome alzò gli occhi e se ne andò, ma lui la
bloccò per un polso. Si liberò velocemente, quasi
spaventata.
“Posso sapere che vuoi?” – chiese lei, cercando di
apparire cortese, ma non le riusciva. Quel ragazzo le aveva fatto
troppo male e parlare con lui anche solo civilmente senza urlargli in
faccia il suo disprezzo, le costava molto.
“E’ un crimine voler stare in terrazza?” –
Kagome lo guardò con un sopracciglio alzato e una mano sul
fianco.
“Non ci sei mai venuto in quattro anni…cominci
adesso?” – Kagome lanciava occhiate veloci alla porta,
cercando di tornarsene di sotto al più presto.
“Faccio quello che voglio, ragazzina.” – Kagome rise.
“Ragazzina? Beh dai…piuttosto di racchia o secchiona, mi
va già meglio. Scusami, ma la ragazzina adesso deve
andare.” – Kagome si era già incamminata, ma di
nuovo lui la fermò per il polso. –
“Inuyasha…se è un’altra delle tue offese
gratis, puoi…” – ma Inuyasha non aveva nemmeno
aperto bocca: l’aveva semplicemente poggiata su quella di Kagome,
mentre con un braccio la stringeva forte al suo corpo. Quando si
staccarono Inuyasha potè leggere nello sguardo di Kagome odio
puro che si concretizzò con un mega schiaffo. Sgranò gli
occhi per quella reazione che non si sarebbe mai aspettato.
“Ma come diavolo ti sei permesso di fare una cazzata
simile?” – Kagome era fuori di sé. Tutta la
frustrazione accumulata in quei tre anni era fuori uscita come un fiume
in piena. Non l’aveva mai vista così arrabbiata. –
“Non ti permettere mai più!” – Inuyasha si
toccò la guancia colpita e un sorrisetto sghembo gli si dipinse
sulle labbra.
“Eppure…mi sembrava ti fosse piaciuto…” – Kagome sgranò gli occhi allibita.
“Piaciuto? Piaciuto? Dico…stai scherzando, vero? Con tutto
quello che mi hai fatto passare in tre anni, credi che un semplice
bacetto possa cancellare tutto?” – Inuyasha si sentì
colpito e affondato. A quello proprio non aveva pensato (non che il
pensare fosse una delle sue più rinomate qualità).
– “Me ne hai dette di tutti i colori, mi sono sentita della
racchia, della secchiona, di quella uscita da un film orror, mi
prendevi in giro perché sputavo a causa
dell’apparecchio…mi fermo o continuo con
l’elenco?” – Inuyasha era sempre più
mortificato, ma non lo dava a vedere. Kagome aveva perfettamente
ragione e replicare avrebbe solamente peggiorato la situazione. –
“Come ti saresti sentito tu al mio posto? Ringraziando Dio ne ho
passate di peggiori e non sono state di certo quelle tue stronzate a
farmi star male!” – Inuyasha sollevò ora lo sguardo
sorpreso. Ma di che stava parlando? La vide imboccare le scale e
stavolta non la fermò.
Come tappa principale, Kagome aveva scelto il bagno. Doveva calmare la
rabbia e l’unico modo possibile era lanciare epiteti poco
ortodossi contro la persona di Inuyasha.
E funzionò.
La scarica di parole che gli aveva tirato contro le era servita per
calmarsi. Ora il passo successivo era quello di rientrare in classe.
Quando entrò sembrò che non fosse successo niente.
Inuyasha era già al suo posto e la guardava avvicinarsi. Kagome
non lo degnò nemmeno di uno sguardo e seguì le lezioni in
totale “tranquillità”.
All’uscita da scuola, Kagome aspettò Koga. Parlare con lui
era rilassante e poi, doveva mettersi d’accordo con lui per
organizzare l’appuntamento con Ayame.
“Ciao Koga!” – lo salutò allegramente lei, staccandosi dal muro al quale Kagome fungeva da sostegno.
“Ehi Kagome! Novità?” – chiese lui, avvicinandosi speranzoso.
Una speranza male interpretata da qualuno che li stava spiando.
“Succulente…” – rispose semplicemente lei
sfregandosi le mani. Koga si allontanò dai suoi amici e fece la
strada con lei.
“Spara!” – Kagome fece finta di fare la preziosa,
rimirandosi le unghie, per farlo rimanere sulle spine. –
“KAGOME!” – la ragazza fece un salto in aria da
record e solo allora si decise a parlare.
“Si, le piaci anche tu.” – Koga divenne tutto rosso e
iniziò a balbettare. – “Koga…se sarai di
fronte ad Ayame che farai?”
“Oh be-beh…i-io…” – Kagome tirò un sospiro sconsolato.
“Balbetterai…ho capito…” – Koga
abbassò le spalle mortificato. Avevano deciso di tagliare per il
parco, in modo tale da poter parlare senza tante orecchie indiscrete
intorno. – “Coraggio…sediamoci li…”
– disse Kagome, indicando al ragazzo una panchina isolata. I due
presero porto e Kagome optò per una prova. –
“Allora…fa finta che io sia Ayame…che le
diresti?” – nuovamente Koga divenne rosso e si chiuse in un
mutismo da paura. – “Allora?” – chiese Kagome
sorpresa.
“Kagome?” – disse lui, con la faccia da cane bastonato.
“Cosa?”
“Mi vergogno…” – disse lui tappandosi
immediatamente la bocca. La ragazza scoppiò a ridere, divertita
che un ragazzo ambito come Koga si imbarazzasse in quel modo, non
sapendo che qualcuno stava osservando tutta la scena con la pelle
d’oca per l’irritazione.
“Provaci…” – e quel qualcuno sussultò.
“Ok…” – Koga prese un bel respiro e,
nonostante l’imbarazzo, trovò il coraggio di fare una
dichiarazione in piena regola a Kagome. – “…ti
volevo dire che mi sei piaciuta fin da subito. Anche se qualcuno non ti
ha mai apprezzato, volevo che tu sapessi che nell’ombra io ti ho
sempre osservata. Sei bellissima, e…e mi chiedevo se…se
volevi diventare la mia ragazza.” – Koga inghiottì
pesantemente, aspettando il responso della ragazza.
“Sarei una stupida se ti dicessi di no…” – e Kagome abbracciò Koga.
Quel qualcuno, provvisto di capelli argentati e orecchie canine sulla
testa, girò sui tacchi senza dar modo al suo finissimo udito di
ascoltare la fine del discorso.
“Allora? Troppo melenso?” – chiese sinceramente il ragazzo.
“No, anzi…è perfetto…ora lascia fare a me.
Mi sai dire che tipo è Ayame, pressapoco?” – Koga
sembrò pensarci un po’ su e poi, prese a parlare.
“Lei è sportiva, non sta mai ferma. Le piace qualsiasi
cosa che abbia a che fare con il movimento del corpo. Adora le partite
di pallavolo maschile, però quando vuole…sa essere dolce
come nessuno mai.” – concluse tutto rosso.
“Mi basta. Ti faccio sapere tutto entro i prossimi
giorni…ora devo scappare a casa. Ciao!” – disse
Kagome, correndo verso casa.
“Ciao!” – Koga era un po’ agitato. Non sapeva che aveva in mente quella ragazza, ma decise di fidarsi.
Kagome era arrivata a casa e, come per il matrimonio dei suoi, prese
carta, penna e calamaio e iniziò a scrivere tutto quello che le
serviva per far mettere insieme Koga e Ayame.
Dopo un paio d’ore, dopo ovviamente aver finito prima i compiti,
si complimentò con sé stessa per l’ottimo lavoro.
Chiamò i vari posti che le interessavano e il giorno seguente fu
tutto pronto per comunicare a Koga le novità.
Erano sempre sulla fedele terrazza e Kagome spiegò tutto per
filo e per segno quello che il ragazzo doveva fare, sotto il suo
sguardo allibito.
“…e questi sono i biglietti.” – concluse alla
fine, estraendo dalla tasca dell’agenda due biglietti per una
partita di pallavolo maschile.
“Io…non so come ringraziarti.” – disse il
ragazzo, guardando i biglietti come se fossero stati la soluzione a
tutti i suoi problemi.
“Figurati…” – disse lei.
“Accetta questi, almeno. Per i biglietti.” – disse
Koga, estraendo dalla tasca dei pantaloni, dei soldi da dare alla
ragazza per il disturbo. Kagome li accettò e ringraziò il
suo amico.
“Voglio sapere se è andato tutto bene.” –
disse Kagome, mentre Koga si avviò verso l’uscita.
“Contaci!” – gridò lui, salutandola con la mano.
Koga uscì dalla terrazza e puntualmente arrivò Inuyasha,
leggermente alterato. Kagome lo guardò in cagnesco, ce
l’aveva ancora con lui per quello che le aveva fatto il giorno
prima.
“Che vuoi?” – Inuyasha non si lasciò
intimidire dallo sguardo della ragazza. Prese dalla tasca il suo
pacchetto di sigarette e ne accese una, sotto lo sguardo sorpreso di
Kagome. Ne aspirò una boccata e soffiò il fumo in faccia
a Kagome, la quale ovviamente tossì, facendosi aria con le mani
per spazzare via il fumo.
“Coff…coff…da quando fumi? Coff…coff…”
“Ti interessa?” – chiese soffiandole altro fumo in
faccia. Kagome si portò entrambe le mani al viso e fece una
conchetta sulla bocca per non respirare.
“Assolutamente no…se vuoi morire sono affari tuoi, ma non
includere me nel tuo progetto.” – Kagome doveva finire di
scrivere un paio di cose sulla sua agenda, altrimenti se le sarebbe
dimenticate. Scrisse con foga e poi la chiuse. –
“Ciao.” – salutò lei secca.
“La prossima ora è buca.” – disse lui. Kagome
si fermò e si girò meravigliata. Che significava quella
frase?
“E allora?”
“Resta qui, no? Un po’ d’aria sana non fa mai
male.” – Kagome lo guardò tra la tentazione e lo
scettico.
“E tu quella me la chiami aria sana?” – chiese la
ragazza, indicandogli scettica la cicca. Inuyasha guardò la
sigaretta e la buttò a terra e, con un movimento elegante della
punta del piede, la spense. Kagome rimase alquanto stupita da quel
gesto. La sigaretta non era nemmeno a metà del suo percorso.
Palesemente riluttante, andò a sedersi sulla panchina vicino a
Inuyasha. Teneva stretta la sua agenda sulle gambe come se
quell’oggetto inanimato potesse in qualche modo proteggerla dalle
aggressioni del suo ex-boya mentre Inuyasha non potè fare a meno
di notare quanto fossero lunghe e belle.
Durante le lezioni si perdeva spesso in quei pensieri sconci; su Kagome
poi!…lui che era sempre stato in prima fila per sfotterla ora
era li che apprezzava il suo corpo. Rise e Kagome se ne accorse.
“Perché ridi?”
“Così…ridere fa bene alla salute. Non sai che
ridere allunga la vita?” – disse lui, sviando il discorso.
“Non sai che il fumo l’accorcia?”
“Touchè.” – rimasero in silenzio per un
po’, finchè Inuyasha non lo interruppe. –
“Senti…per ieri…” – Kagome
sbuffò. Non aveva voglia di pensarci.
“Lascia stare…non ho voglia di parlarne…”
“Ok…” – passarono il quarto d’ora
successivo in silenzio, a studiarsi da dietro le proprie frangette.
“Sai…” – iniziò Kagome con un tono di
voce che non aveva nulla di bellicoso. Inuyasha si fece più
attento. – “…se mi avessero detto che mi sarei
trovata in terrazza con te a scambiare due parole civilmente, sarei
scoppiata a ridere, con tanto di sputacchio.” – disse
Kagome ridendo, facendo ridere anche Inuyasha. In quel momento, Kagome
non potè fare a meno di notare quanto fosse bello Inuyasha
quando rideva. Raramente glielo aveva visto fare, ma quelle volte il
suo sorriso era veramente spettacolare. Scosse la testa per scacciare
quei pensieri.
“Finalmente tra poco arrivano le vacanze di Natale…” – ammise Inuyasha.
“Già…finalmente arriva la neve…che farai
durante le vacanze?” – chiese ingenuamente Kagome. Inuyasha
la guardò malizioso.
“Come mai ti interessa?”
“Così…per fare conversazione…io rientro che
per me inizia a fare freddo…” – Kagome si
alzò, ma sentì qualcosa di caldo poggiarsi sulle sue
spalle.
Inuyasha si era tolto la giacca e l’aveva galantemente data a Kagome.
La ragazza era rimasta basita per quella gentilezza, guardò
alternativamente la giacca e il proprietario che la fissava
intensamente.
=Perché? Perché mi ha dato la sua giacca? Lui non mi
sopporta! Perché?= questa era la domanda che ronzava nel
cervello della ragazza che, senza un buon motivo per tornarsene in
classe, dovette risedersi vicino al ragazzo. Parlarono del più e
del meno, finchè non si avviarono verso la classe.
Insieme.
Per la prima volta, Inuyasha si fece vedere dall’intero istituto
mentre parlava con Kagome senza insultarla. La ragazza non fece molto
caso agli sguardi allibiti dei ragazzi in corridoio e continuò a
parlare con Inuyasha come se niente fosse. Ma nel cuore di lui
c’era un’ombra che non se ne voleva andare: lei e Koga quel
giorno al parco. Quel pensiero di lei che accettava di diventare la sua
ragazza non lo riusciva proprio a sopportare, anche se non se ne
spiegava il motivo. Comunque, tra Inuyasha e Kagome sorse, per la
cronaca nera, una tregua…
Quando Kagome tornava a casa, metteva al corrente la madre di quello
che le accadeva durante il giorno e di come Inuyasha fosse cambiato nei
suoi confronti. Intanto, la pancia di Kagura continuava a crescere e
durante l’ecografia si venne a sapere che sarebbe arrivato un
maschietto.
“Come lo chiamerai?” – chiese Kagome.
“Mi piaceva tanto Hakudoshi.”
“Hakudoshi…mi piace…” – ammise Kagome.
Il tempo passava e venne finalmente il giorno dell’appuntamento
di Koga e Ayame. Il ragazzo le diede ritrovo per le tre di quel sabato
pomeriggio davanti al palazzetto dello sport.
“Ciao A-Ayame…” – balbettò lui.
“C-ciao…” – rispose lei timidamente.
“Entriamo?” – Ayame annuì. Quando
entrò, la ragazza rimase meravigliata da quello che stava
vedendo. Sei giocatori in maglietta e pantaloncini che si stavano
allenando, palleggiando tra di loro.
“Ma Koga…questa è…”
“So che ti piaceva la pallavolo maschile, e
così…spero di non aver fatto male…” –
Ayame lo guardò con un bellissimo sorriso e gli saltò al
collo. Koga divenne un pezzo di marmo e Ayame si staccò
immediatamente da lui, rossissima in viso. –
“Io…hehe…scusa, io…”
“Non importa…” – presero posto e Ayame si
rilassò completamente. Faceva il tifo per una delle due squadre
ed esultava ogni volta che facevano punto. Uscirono dopo due ore di
partita e Koga la portò al Parco degli Innamorati.
“Koga…ma questo non è…” – chiese lei, che non capiva come mai fossero li.
“Si.” – l’anticipò lui deciso. Ayame fu
molto sorpresa, ma poi collegò il tutto e divenne viola. Koga
aveva noleggiato una barchetta e vi fece salire sopra Ayame,
aiutandola. I due si trovarono in mezzo al lago, con lui che remava e
osservava la ragazza che si guardava intorno, imbarazzata di essere li
con il ragazzo che le piaceva da una vita e mezza. Quando i due sguardi
s’incrociarono Ayame lo abbassò subito, imbarazzata.
“P-perché mi f-fissi?”
“Perché sei bellissima…” – ammise lui
violaceo. Ayame sgranò gli occhi e Koga le disse tutto quello
che si teneva dentro da quattro anni a quella parte.
“Sai Ayame…sono quattro anni che ti muoio
dietro…” – ammise lui. La rossa sgranò gli
occhi sorpresa.
“Co…quattro? Ma…non…me ne sono…mai
accorta…” – ammise lei con una nota di disperazione.
Sono quattro anni che quei due si piacciono e hanno perso tempo in quel
modo? Ma siamo rintronati?
“Lo so…eri impegnata con le tue amiche…”
– disse lui intristitosi. – “…ma non
importa…ti volevo solo dire che tu mi piaci un sacco e vorrei
che tu…si insomma…diventassi la mia ragazza, se lo
vuoi.” – Ayame sgranò gli occhi e si alzò di
scatto dalla panchina della barca, facendola oscillare pericolosamente.
Koga si alzò prontamente e la prese tra le braccia. Ora i loro
visi erano vicinissimi, così Koga decise di annullare
quell’irrisoria distanza con un bacio al quale Ayame rispose
immediatamente. Dopotutto, anche lei era sempre stata innamorata di
Koga e non aspettava altro.
“Sarei una stupida se ti dicessi di no.” – disse lei. Koga rise di gusto e ribaciò la sua ragazza.
Il lunedì successivo, Koga e Ayame fecero il loro ingresso nella
scuola mano per mano. Nessuno vi fece particolarmente caso, eccetto una
persona: Kagome. Lei era ovviamente quella che sapeva tutto e quindi
era normale che si interessasse a quella coppia. Quando li vide entrare
il cuore le esplose dalla felicità. Si girò per andare in
classe ma finì contro qualcuno.
“Ahia…” – disse massaggiandosi il naso. Poi
scoprì che il suo misterioso scontratore, altri non era
che… – “I-Inuyasha…m’hai fatto prendere
un colpo…”
“Che guardavi?” – Kagome indicò dietro le sue
spalle, indicando Ayame e Koga, mentre continuava a massaggiarsi il
naso dolorante. Inuyasha sgranò gli occhi, notando subito
l’intreccio delle mani
“Ma…stanno insieme?” – chiese lui allibito.
“Si, perché?”
“Al parco mi sembrava che tu e lui foste abbastanza
intimi…” – Kagome già non si ricordava
più del parco, ma poi le venne in mente tutto e arrossì.
“Ma…adesso ti metti pure a spiarmi?” – chiese quasi arrabbiata. Lui inarcò un sopracciglio.
“Non è colpa mia se non scegliete posti più
tranquilli…” – affermò lui. Kagome stava per
replicare, ma abbandonò il suo proposito. Emise un grugnito e se
ne andò in classe, tampinata da Inuyasha, che aveva il morale
stranamente più leggero.
Entrarono in classe battibeccando, ma la classe ormai non ci faceva
più caso. Si erano abituati ormai a vederli insieme e parlare
normalmente.
“…ti ho detto di smetterla!” – disse Kagome,
che si stava divertendo, in fondo in fondo. Sapere che Inuyasha era un
po’ geloso di quello che aveva visto al parco la faceva star bene.
“Perché?” – chiese lui, reggendo con piacere quello strano gioco che si era instaurato tra di loro.
“Perché si! E ora zitto che c’è il profe…”
La mattinata proseguì tranquillamente, fin quando Inuyasha non
fu interrogato in storia e, udite udite!, non aveva studiato.
“Sono nella merda…” – si disse il ragazzo al limite dell’isterismo.
“Certo che se studiassi…” – gli disse Kagome a bassa voce.
“Bene, NoTaisho…vediamo se hai studiato…”
– disse il professore. Per tutta risposta Inuyasha rise
nervosamente. – “Allora…dimmi come è
scoppiata la Rivoluzione Francese.” – il professore diede
un paio di minuti a Inuyasha per riordinare le idee ed esporle con una
certa logica. Dal canto suo Inuyasha stava facendo la sauna. Non sapeva
una eva di niente.
“Si…allora…” – iniziò il ragazzo.
“1789.” – fu il suggerimento che arrivò da
Kagome. Grazie al suo udito finissimo Inuyasha sentì il
suggerimento e rispose al professore, cercando di girare un po’
intorno alla cosa.
“Si, allora…la Rivoluzione Francese è scoppiata nel
1789, non ricordo bene il giorno perché non
c’ero…” – la classe scoppiò a ridere e
anche al professore scappò mezzo sorrisetto. Ma grazie a quella
battutina, in classe si era creata un po’ di confusione e i
compagni di Inuyasha ne approfittarono per commentare l’ironia
del ragazzo e Kagome ne approfittò per suggerirgli il resto
della risposta. Quando il professore zittì tutti, Inuyasha
potè continuare. – “…con questo avvenimento,
la monarchia fu abolita e fu proclamata la repubblica, eliminando tutte
le basi dell’Ancien Règime.”
“Molto bene, NoTaisho…vedo che la vicinanza di Higurashi ti fa bene…”
“E non sa quanto…” – sussurrò il ragazzo.
“E che tipo di monarchia era?” – il ragazzo
sussultò, ma sentì perfettamente il suggerimento di
Kagome.
“Assoluta, perché il potere era in mano al re.” – rispose lui con sicurezza.
“Molto bene…” – disse il professore sempre
più sorpreso. – “Dimmi alcune cause dello scoppio
della rivoluzione.”
“Si…c’era l’odio contro la famiglia reale, le
basi che andranno a costituire il nuovo governo francese, come
l’uguaglianza, la fraternità e la
libertà…poi…” – Inuyasha ogni tanto
s’interrompeva per non destare troppi sospetti. –
“…il risentimento per i privilegi dei nobili e
l’influenza della guerra d’indipendenza americana.”
“Un’ultima domanda…” – Inuyasha se
avesse potuto si sarebbe spiattellato sul banco. Non ce la faceva
più. – “…quando furono convocati gli Stati
Generali?”
“Il 05 Maggio 1789, per la prima volta dal 1614.”
“Bene…per me può bastare. Ti meriti un bel sette e
mezzo NoTaisho.” – il professore segnò il voto sul
registro e Inuyasha potè tornare a respirare. Il docente
proseguì con la sua lezione, ma Inuyasha non si era ancora
ripreso. Guardò in direzione di Kagome e le mimò un
“grazie” con le labbra. Per tutta risposta lei gli sorrise
furbescamente.
Le lezioni finirono e Kagome potè tornare a casa dai suoi. Tra
poco sarebbe arrivato il Natale e lei doveva ancora iniziare a fare i
regali. Fuori dal cancello, Kagome fu fermata da Inuyasha.
“Kagome!” – la chiamò lui, raggiungendola di corsa.
“Si?” – disse lei, fermandosi sorpresa. Lo aspettò e si incamminarono insieme.
“Senti…grazie infinite per oggi…mi hai salvato
dall’ennesima insufficienza, anche se non so perché lo hai
fatto…” – ammise lui, grattandosi il capo.
“Non me lo chiedere perché non lo so nemmeno
io…” – rispose in totale sincerità la
ragazza. – “…posso farti una domanda?”
“Dimmi…” – Kagome si fermò e Inuyasha con lei.
“Di la verità…ti è piaciuto rispondere al
professore, eh?” – Inuyasha diventò tutto rosso.
– “Lo prendo come un si…ciao Inuyasha! Ci si vede
domani!” – Kagome si avviò verso casa e Inuyasha
seguì la sua esile figura fino a che non scomparve dietro
l’angolo.
=E’…bellissima…= pensò il ragazzo per poi tornarsene a casa.
La prima di una lunghissima serie di vendette è iniziata. Ho
scelto Koga per ovvi motivi, ma stavolta ho preferito non fargli fare
la figura del geloso compulsivo e di farlo vivere decentemente, senza
la certezza del continuo rifiuto. Mi sono permessa di soddisfare una
mia piccola voglia personale, nel torturarlo un po’ con Ayame. La
povera yasha ha tutto il diritto di sentirsi ricambiata, dopo una vita
passata a continui rifiuti a causa di Kagome.
Ma si è risolto tutto per il meglio.
Adesso tutto sta nel vedere chi sarà la prossima vittima della
bellissima Kagome. Sarà qualcuno di nostra conoscenza o no?
Lo scoprirete nel prossimo episodio!
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Capitolo 7 *** Sfuriata e presentazioni ***
Sfuriata e presentazioni
HOLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA A TUTTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!
Sono contenta di rivedervi di nuovo e sono anche contenta che i
capitoli siano piaciuti. Mi fa anche super piacere che ai commentatori
se ne sia aggiunta una nuova. È sempre una grande soddisfazione
per una scrittrice.
Era doveroso per me postare almeno due capitoli per farmi perdonare per
il ritardo, ma purtroppo mi sono inchiappettata con la chiavetta.
Ma bando alle inutili ciancie…
Qualcuno oggi si incazzerà di brutto, ma brüto brüto brüto.
MA!…
Qualcuno anche oggi farà degli incontri…
MA!…
Non dico altro perché non voglio rovinare la sorpresa.
Ma prima…ringraziamenti!
Cry_91: ciao bedda! Sono
contenta che ti sia piaciuto il capitolo, ma temo che per quel momento
dovrai attendere ancora un pochino, sai…giusto per bastardare
ancora un po’.
Kaggy95: lo avevi immaginato
oppure è stata una sorpresa? Comunque mi fa piacere che la
notizia di un nuovo membro in famiglia Higurashi ti abbia
sconfinferato. Come ho già detto i due capitoli li vedevo
d’obbligo a causa del ritardo (sono molto pignola su certe
cose…) e comunque…CREPI DI FAME!
Mikamey: non ti preoccupare.
Hai commentato il sesto ed è più che sufficiente. Ti
hanno aggiustato il pc alla fine? Hanno scoperto cos’aveva?
Miriade…suvvia non esagerare…ho postato solo due capitoli
e adesso ti invio quello di oggi. Comunque sono d’accordo con te.
Naraku ha una certa età e quindi se voleva il classico erede
maschio si doveva dar da fare, ma tanto anche. Però vedo che la
cosa non gli è dispiaciuta per niente…mamma che porcella
che sono…
Sono contenta che anche a te la coppia Koga-Ayame sia piaciuta (forse
non a caso ci hai fatto una storia sopra…haha…che
intelligente che sono…) e poi sinceramente l’ho messa
perché ti ho pensato. La tua storia mi ha coinvolto veramente
tanto e mi son detta “omaggiamo mikamey!” ed eccoci qui,
con Koga e Ayame finalmente insieme senza tanti problemi di rifiuti o
gelosie.
Per il bacio mi sono ispirata ad un anime che non è ancora
uscito in Italia e che si chiama “HOney x Honey” non so se
lo hai mai sentito. Comunque ho visto un paio di scene, tra cui lui
bacia lei a tradimento e l’ho inserita. Inuyasha si sta
ridimensionando finalmente e Kagome, diciamocela tutta, un po’ se
ne sta approfittando. Bellina l’interrogazione vero? Simpatica,
le battute di Inuyasha hanno fatto ridere pure me (e per fortuna che le
ho scritte io…).
Comunque sappi che mica ti sgrido se mi usi l’aggettivo perfetta
(anche se forse è un po’ poco…hehe :p), ma mai come
la tua storia. Grazie per avermi lasciato un commento e sono veramente
contenta che la storia tu l’abbia completata. Posso sperare in un
tuo prossimo (molto prossimo) aggiornamento? Spero di si, perché
nell’attesa me la sono riletta tutta e certe parti le ho imparate
a memoria.
Adesso vado anch’io altrimenti mi si impianta il computer. Tremila besitos anche a te!
Mew_Paddy: oh che bello! La new
entry! Sono contenta che la storia ti sia piaciuta e non la
smetterò mai di ripetere che a volte fa anche solo piacere
sentire che la tua storia è stata letta.
Ti piace la vendetta con la nutella? Io la sto apprezzando molto in
questa fic, ma mi piace anche che i ruoli si siano finalmente capovolti.
Che dire…sono contenta che la scena del bacio ti sia piaciuta, e
spero anche che la reazione di Kagome tu l’abbia trovata giusta e
sensata. Tu che avresti fatto? Se continuerai a seguire la storia (e a
lasciare, quando e se puoi, un graditissimo commento) potrai vedere
come si evolve la questione tra i due.
KISS KISS.
Mary_loveloveManga: bedda
beddissima! Te contenta? Assolutamente no! me contenta che i capitoli
ti siano piaciuti! Che dire…vedere Koga sempre rifiutato da
Kagome ad un certo punto mi ha depresso…ma dico
io…perché anche lui non può fare la figura
dell’uomo con le palle invece che quella dell’invertebrato?
Così, mi sono messa d’impegno, mettendolo insieme alla
piccola Ayame che di certo, come hai potuto vedere, non lo ha rifiutato.
E per Hakudoshi…beh…si vedrà se sarà buono
o solo una peste. Non gli ho dedicato molto spazio, anche perché
lui è ancora piccolino e la sua natura di criminale ho deciso di
non farla uscire fuori.
Bhe, sbaglio, o è risaputo che Inuyasha ha le fette di salame
sugli occhi? O le forme intere di grana, come preferisci. Mi beo del
fatto che la scena del bacio sia piaciuta, però
deciditi…io opterei per stare dalla parte di Kagome anche
perché, cito testuali parole…credi che con un semplice
bacetto si risolva tutto quello che lui le ha fatto? Io credo che per
arrivare alla redenzione totale, Inuyasha debba tribolare ancora un
pochino. La prossima vendetta, dici? In questo capitolo non ci
sarà, ma forse nel prossimo…
AAAAAAAAAAHHHHHHHH!!!!! Ho detto troppo! Maledetta boccaccia!
Per il contatto su msn io non ce l’ho. Ti dico solo che è
già un miracolo che sia riuscita a capire come funzionava il
sito e NVU (il programma per l’HTML), però posso sempre
darti il mio indirizzo di posta elettronica, che è
callistas@libero.it.
Grazie per avermelo chiesto e magari ci vediamo sulla mail.
Va che ti aspetto, ne?
X_Mokona: grazie, grazie,
grazie, grazie. Come sarebbe a dire che sto migliorando a scrivere? Io
ero già brava anche prima (l’importante è esserne
convinti :p). Mi dici da che punto di vista sto
migliorando? Per l’italiacano o proprio per le descrizioni? Te lo
chiedo perché a me non sembra di aver fatto chissà quali
miracoli e magari potevi illuminarmi.
E così non ti piace Inuyasha, eh? “>.< Ma siamo
matti? No dai, tranqui che scherzo. Perdonami, ma che era scemo lo si
sapeva da quando nel manga aveva aperto bocca la prima volta (scherzo
sempre io, mi raccomando…non prendertela…) ma concordo
con te. Però mi devi dare un po’ di tempo e aspettare
qualche capitolo. Non so se riuscirò a fare un buon lavoro da
questo punto di vista, perché se fosse per me farei cadere
Inuyasha ai piedi di Kagome ancora prima che lei faccia o dica
qualcosa. Ho dovuto caratterizzarlo così all’inizio per
vedere se poi riuscivo a fargli fare una metamorfosi poi. Fammi sapere
se il suo cambiamento è stato coerente oppure no.
Mi raccomando!
Kagome19: piaciuti? Mi fa
piacere. Io l’ho detto…che se due ci danno dentro come
conigli alla fine un coniglietto doveva pur saltar fuori, no? Per il
bacio, io credo che si debba aspettare ancora un po’ prima di
vederne uno serio…sempre che ce ne sia uno,
s’intenda…Ti dico solo che Hojo c’entrerà!
Eccome se c’entrerà, ma ovviamente, mi guardo bene dal
dirti come…mi piace essere bastarda…HAHAHAHA!!!! Ti
aspetto anch’io al prossimo aggiornamento!
Ryanforever: geloso? Ma va!
Cosa te lo fa pensare? E brava che lo hai capito. Il ragazzo
dovrà purgare i suoi sfottò, fino alla fine. Beh, ti
posso dire che siamo ancora nella fase preliminare della storia,
perché quella vera deve ancora arrivare e spero che lo scenario
piaccia.
Per quanto riguarda Koga e Ayame, secondo me anche loro meritavano un
po’ di tranquillità, nel senso che non era giusto far fare
a Koga sempre e solo la parte dell’innamorato respinto, e che
diamine! Certo che però il fatto di aver aspettato cinque anni
per confessarsi ad Ayame dice di gran lunga la sua. Che avesse avuto
paura di essere rifiutato anche da lei?
Beh è facile avere un fratellino, che credi? Basta che mandi la
letterina alla F.N.C. (Federazione Nazionale delle Cicogne) chiedendo
espressamente un bambino oppure, se non ti va di scrivere la letterina
perché fa troppo bambino pre-Natale, puoi sempre andare nei
mercatini dell’usato…ne trovi tanti li…
Kagome entrò in fretta e furia e per prima cosa salutò Kagura.
“Tutto bene…non mi dà noie il
piccolino…” – disse, accarezzandosi amorevolmente la
pancia.
“Sono contenta…” – Kagome osservava felice la
pancia di sua madre e pensava che se il bimbo fosse nato proprio a
Natale, non ci sarebbe stato regalo più grande per lei. Non
è da tutti i giorni, trovare sotto l’albero una famiglia
che si possa definire tale.
Suo padre, invece, era la reincarnazione del dio dell’agitazione.
Fortunatamente c’era Kagome che aiutava, altrimenti la casa
sarebbe stato un campo di battaglia. C’erano libri e riviste
ovunque che trattavano l’argomento paternità. Nonostante
la maternità fosse un concetto ancora astratto per lui, Naraku
sentiva che con quel secondo figlio avrebbe potuto rimediare agli
errori commessi con Kagome. Pur sapendo che sua moglie non avrebbe mai
lasciato fuori di casa uno dei suoi due figli, Naraku era fermamente
intenzionato a conoscere ogni aspetto di ogni malattia che potesse
prendere il suo bambino: rosolia, morbillo, coliche…avrebbe
fatto di tutto, pur che suo figlio non dovesse mai conoscere il dolore
e la sofferenza che aveva caratterizzato l’infanzia della sua
primogenita.
Kagome non sospettava nulla di tutto ciò e continuava imperterrita ad aiutare il padre in casa.
Ma c’era ancora una piccola questione in sospeso. Una questione
che l’uomo aveva esposto a Kagura, trovando in lei non solo
un’ottima ascoltatrice, ma anche una donna in grado di dare
consigli preziosi. Era da un po’ di tempo che ne parlavano ed era
venuto il momento di levarsi completamente di torno il passato.
Avevano appena finito di cenare e si stavano gustando un’ottima
torta alle mandorle fatta da Kagura. In sottofondo c’era la
televisione che trasmetteva le previsioni meteo.
Benvenuti a Tokyometeo. Le previsioni
per la giornata di domani indicano che il tempo sarà stabile,
nuvoloso ma stabile. Raccomandiamo a tutti di uscire con
l’ombrello sempre a portata…
“Kagome?” – la ragazza si girò, distogliendo l’attenzione dalle previsioni meteo.
“Si?”
“Dobbiamo parlare.” – disse Naraku con uno sguardo
che Kagome non gli aveva mai visto. Ne fu sorpresa e subito
pensò di aver fatto qualcosa di sbagliato.
“Ho…ho fatto qualcosa di sbagliato?” – chiese lei, ritirandosi a riccio.
Kagura si sedette al suo posto, facendo molta attenzione a non urtare niente con la pancia.
“Hai la coscienza sporca, Kagome?” – chiese la madre,
cercando di sdrammatizzare. Kagome rise, ma negò con la testa.
– “Allora non hai nulla di che temere, no?”
“Si, ma…mi state facendo paura…” – ammise lei.
Il padre aveva ancora quello sguardo cupo.
“Kagome…” – cominciò Naraku, attirando
l’attenzione della ragazza. – “…ti ricordi che
dovevamo parlare di una cosa, noi due, anzi…noi tre,
adesso…” – Kagome cercò nella mente una
possibile reminescenza, ma non le veniva in mente niente.
“N-no…di cosa?”
“Sarò più chiaro. Ricordi che il giorno del mio
matrimonio, Kikyo si è presentata, vero?” – Kagome
sbiancò di colpo. Ora aveva capito.
“Papà…” – iniziò lei, ma fu interrotta dalla mano di lui che le imponeva silenzio.
“Non ho finito.” – sentenziò lui duro. Gli
costava molto essere severo con la figlia, ma la situazione lo
imponeva. Kagome abbassò lo sguardo sulla fetta di torta semi
intera. – “Ti ripeto la domanda di quel giorno.
Perché non mi hai mai detto nulla?”
E mo che gli diceva? Perché effettivamente…come mai non gli aveva mai detto niente?
“Sto aspettando una risposta, Kagome.” – la ragazza
guardò subito Kagura che le sorrise amorevolmente, incitandola a
rispondere in tutta sincerità.
“Io…senti dobbiamo proprio parlarne?” – Naraku
la fulminò con lo sguardo. Kagome sussultò e chinò
il capo. Era obbligata a rispondere. – “Perché so
che amavi molto la mamma, all’epoca…” –
iniziò lei. – “…mentre io…io mi dovevo
sforzare per cercare di provare per lei un minimo di
affetto…ma…ma non ci riuscivo…” –
ammise lei tra le lacrime che avevano iniziato a scendere. –
“…speravo…speravo che te…che…che te
ne acc-accorgess-ssi da sol-solo…” – non riusciva a
parlare. I singhiozzi stavano avendo la meglio su di lei. Naraku si
sentì un verme. Aveva ragione Kagome. Era lui che doveva
accorgersi che qualcosa non andava. Quando la abbracciava dopo essere
entrato in casa l’aveva sempre sentita un po’ freddina, ma
pensava fosse uscita per giocare. –
“…per-perché…perché altri-altrimenti
lei…mi…mi riem-riempiva di schia-schiaffi…”
– la ragazza appoggiò i gomiti sul tavolo e con le mani si
tenne la testa, cercando di non mostrare le sue lacrime. Kagura
sentì il cuore stringersi in una morsa d’acciaio. Ma cosa
aveva dovuto sopportare quella ragazza? Ma soprattutto…aveva
avuto un bel coraggio a starsene zitta per tutto quel tempo.
“Kagome…perché non mi hai mai detto niente?” – chiese Naraku con gli occhi lucidi.
“Te l’ho detto…” – disse lei tutto
d’un colpo. – “…mi picchiava…i
livi-lividi sulle bra-ccia…me li…me li fac-faceva
lei…io…io speravo che se…se tu…te ne
accor-accorgevi lei non…non mi avreb-avrebbe
picchiata…” – Naraku non ce la fece più e
sbottò frustrato.
“TI AVREI PROTETTA KAGOME!” – la ragazza pianse
ancora di più mentre Kagura, con gli occhi sgranati per lo
stupore di quell’uscita, si alzò per calmare il marito.
– “MA COSA PENSAVI? CHE TI AVREI MOLLATA SENZA FARE NIENTE?
DIMMELO KAGOME, PERCHE’ NON TI CAPISCO!” – la ragazza
si alzò e scappò in camera sua, continuando a piangere.
– “KAGOME! KAGOME TORNA QUI! NON ABBIAMO FINITO!”
– urlò un furente Naraku. Non ottenendo risposta si
girò, trovando sul viso di sua moglie un’espressione di
totale biasimo. – “Che c’è?” –
chiese lui ancora furioso.
“Meno male che avevamo detto di non urlare, eh? Ma che diavolo ti è saltato in mente? Urlare in quel modo!”
“Kagura, Kagome non mi ha ancora risposto.”
“Ma Dio mio…pensi che per lei sia stato facile? Pensi che
se avesse avuto la più piccola possibilità di raccontarti
tutto senza correre il rischio di prenderle, non te l’avrebbe
detto? Nonostante tutto quello che ha passato è una ragazza
tranquilla e solare. E tu, invece di limitarti ad un semplice
rimprovero, che fai? La accusi! Di cosa poi? Di non aver voluto
rovinare il tuo matrimonio?” – Kagura si avviò di
sopra per cercare di mediare alla situazione, mentre Naraku rimase in
cucina a riflettere sulle parole di sua moglie.
TOC TOC
“Kagome tesoro…posso entrare?” – non
udì risposta e quando entrò, capì il
perché. Sua figlia stava ancora piangendo disperata. Forse
addirittura i suoi singhiozzi avevano coperto il bussare della porta.
Con il cuore in gola, Kagura si avvicinò lentamente al letto
della ragazza. Si sedette e Kagome si girò di scatto
terrorizzata. Quando si rese conto che era sua madre si calmò.
Abbassò lo sguardo, pronta a ricevere una ramanzina anche da lei.
“Mi dispiace per tuo padre, Kagome…” – disse
Kagura, togliendole alcuni capelli che si erano attaccati alle sue
guance bagnate. La ragazza alzò le spalle. – “Lo sai
che non diceva sul serio. Era solo arrabbiato perché non ha
saputo capire che sua figlia stava male.”
“Io…io non volevo…”
“Lo so, tranquilla…tuo padre ti ama alla follia e quello
che lo disturba più di tutto è che ha lasciato che la
cosa più importante che avesse soffrisse, senza poter far
nulla.” – Kagome abbassò lo sguardo. Kagura aveva
ragione, fino a poco tempo prima che arrivasse Kagura, lei era la
numero uno nel cuore di suo padre.
“Mi dispiace…” – disse semplicemente lei, pur
sapendo quanto fosse scontato e riduttivo, ma non le veniva in mente
altro.
“Non preoccuparti…ora rimani qui e riposati. Vado a
prepararti una camomilla.” – Kagura uscì e Kagome si
sdraiò nuovamente a pancia in giù con le braccia
incrociate al petto.
“Come sta?” – chiese un evidentemente pentito Naraku.
“Sta male, Naraku…non si aspettava di certo
un’uscita come quella…” – disse Kagura ancora
arrabbiata con l’uomo.
“Dove vai?”
“A prepararle una camomilla. È agitata.” –
Naraku la seguì con lo sguardo fino a che scomparve in cucina.
Si sedette pesantemente sul divano, tenendo la testa tra le mani.
Sentiva solo i rumori che provocava Kagura nel tirar fuori le pentole o
chiudere gli sportelli. La donna uscì dalla cucina dieci minuti
più tardi con un vassoio e una tazza di camomilla fumante.
Naraku si alzò e andò incontro a sua moglie.
“Lascia…gliela porto io.” – Kagura gli cedette
il vassoio e lo vide allontanarsi verso la camera della ragazza.
Bussò, ma non ricevette risposta. – “Kagome?”
– la ragazza si girò di scatto, spaventata e Naraku solo
in quel momento capì che urlare in quella maniera non era
servito a niente. – “Ti ho…ti ho portato la
camomilla…” – Kagome si sistemò meglio
nell’angolo del letto, prese la camomilla e la sorseggiò,
sotto lo sguardo dispiaciuto dell’uomo. – “Scusami
tesoro…io…non so che mi è preso…”
– Kagome strinse maggiormente la tazza, cercando di reprimere le
lacrime. – “…io…non sono arrabbiato con te,
ma con me…” – Kagome lo guardò e non
potè fare a meno di pensare che suo padre era stato baciato
dalla dea bendata quando aveva incontrato Kagura. – “Mi
sono sentito inutile e un…un cattivo padre…e ho
paura…di…sbagliare anche con il piccolo Hakudoshi.”
– ecco. L’aveva detto.
“Non sei un cattivo padre…” – disse lei,
mentre alcune lacrime cadevano nella camomilla. –
“…e Hakudoshi non dovrà temere nulla se al suo
fianco ci sarai sempre tu.”
“Si, ma…perdonami se insisto, ma ancora non comprendo il
motivo che ti ha spinta a tacere.” – Kagome lo
guardò dritto negli occhi, pronta ora a rispondergli.
“Perché non era giusto. Tu avevi bisogno di una moglie e
io di una mamma. Divorziare non è come gettare un panino vecchio
nell’immondizia…divorziare significa ammettere a sé
stessi che quello che si credeva amore altro non era che un fuoco di
paglia…divorziare significa lasciar andare via una parte di
sé stessi…divorziare significa anche che, a volte, se si
vuole ricominciare, è difficile fidarsi ancora di un’altra
donna…ti chiedi se è quella giusta, se ti amerebbe
incondizionatamente…se…se tante altre cose. Ero solo una
bambina, ma non ero stupida…quando andavo a giocare a casa delle
mie amiche vedevo i loro genitori che ogni tanto si scambiavano un
sorriso, un gesto di affetto, una carezza…io non vi ho mai visto
fare niente di tutto ciò, ma mi son detta che forse, con il
tempo, sarebbero arrivati. Invece arrivavano carezze di
tutt’altro genere.” – disse Kagome, ricordando gli
schiaffi di Kikyo. Seguirono attimi di pesante silenzio, un silenzio
che nessuno dei due se la sentì di interrompere.
“Io però ce l’ho fatta…” – disse
Naraku con lo sguardo perso in chissà quale mondo e un
sorrisetto tenero sulle labbra. – “Ho divorziato e ho
trovato Kagura. Mi darà un figlio…ho riposto la mia
fiducia in lei e lei in me. Il divorzio non deve essere per forza una
cosa negativa, non credi?” – Kagome lo guardò e gli
sorrise debolmente. Già…in quel caso, nel loro caso, il
divorzio era stato solamente un toccasana.
“S-si…”
“Coraggio…finisci la camomilla.” – Kagome ne
bevette un sorso, ma poi lo risputò nella tazza con aria
schifata. – “Beh? Cos’era quel gesto?” –
chiese Naraku allibito.
“Camomilla e lacrime non vanno d’accordo…”
– disse lei. Naraku la guardò e poi si mise a ridere.
Successivamente si unì anche Kagome e qualche istante
dopo…
“Beh? C’è una festa e nessuno me l’ha
detto?” – chiese Kagura fintamente arrabbiata. Kagome la
invitò a sedersi con un gesto della mano, mentre era impegnata a
ridere. Le raccontarono di quel piccolo fatto e anche la donna si mise
a ridere. Parlarono fino a tardi, finchè per Kagome non fu ora
di andare a letto, ora finalmente libera dai fantasmi del passato.
Il giorno successivo, a scuola, Inuyasha era arrivato cinque minuti
prima del suono della campanella. Una cosa assai inusuale per lui, dato
che arrivava sempre per il rotto della cuffia.
Kagome ovviamente, da alunna modello qual era, era già seduta al
suo posto con l’astuccio e il quaderno della materia che
avrebbero avuto di li a poco aperti davanti e non potè impedirsi
di pensare che da quando aveva cambiato look, Inuyasha era diventato
per lei fonte inesauribile di sorprese. Da quando in qua arrivava
addirittura cinque minuti prima? E senza fiatone, per giunta?
Era questo quello che la lasciava più sconvolta.
“Buon giorno.” – salutò Inuyasha, depositando
a terra lo zaino, che conteneva un insieme di fogli stampati delle
stesse dimensioni cuciti insieme in un certo ordine e racchiusi da una
copertina, volgarmente chiamati libri, il cui scopo sarebbe quello di
divertirsi o ricevere informazioni.
Scopo ancora ignoto a Inuyasha.
“Buon giorno, Inuyasha…” – il ragazzo
sentì le viscere avvilupparsi in un abbraccio caloroso tra di
loro quando aveva sentito il suo nome pronunciato in quel modo da Kagome.
Era come se il suo nome fosse uscito da una bocca di velluto…
“Come mai già qui?” – chiese sinceramente stupita la ragazza.
“Beh…sbaglio o è una scuola questa? Ci devo venire per forza…” – disse lui.
“Ah…” – disse Kagome, come per dire “si, certo…la scuola…”
Era leggermente arrossito, anche perché lui stesso non era
riuscito a convincersi che era andato li appositamente per vederla.
Pessimo attore…
Per ingannare l’attesa (il professore di storia era molto lento
ad arrivare in classe, visto che zoppicava) Kagome si prese una rivista
di gossip e iniziò a leggersela.
“Da quando in qua ti interessano i pettegolezzi?”
“A me non interessano i pettegolezzi…” – disse
Kagome, leccandosi un dito e girando la pagina. Inuyasha
inghiottì pesantemente.
“Ah no? Eppure non mi sembra una rivista adatta a te, quella…” – Kagome lo guardò scettica.
“E come dovrebbe essere la rivista adatta a me?”
“Due parole…” – disse Inuyasha, facendo il due
con l’indice e il medio. – “…culturalmente
impegnata.”
“E perché dovrei leggere solo riviste “culturalmente
impegnate”, Mr Saputello?” – chiese una divertita
Kagome.
“Perché altrimenti non si spiegherebbe tutto il tuo
sapere.” – disse Inuyasha con ovvietà. La ragazza
rise.
“Guarda che li leggo anch’io i fumetti, che credi?”
– Inuyasha sgranò gli occhi. – “Ho la mia
buona dose di Topolino, Paperino, la serie di Ranma
½…continuo?”
“N-no, no…”
Il professore entrò in quel momento tutto zoppicante e gli
alunni si alzarono immediatamente per rispetto. Il professor Sanzenin
era l’unico professore che destava ammirazione e rispetto negli
alunni. La sua storia era bene o male conosciuta in tutti gli istituti.
Durante la guerra era Generale del Battaglione della Vittoria. Doveva
portare in salvo otto civili che erano stati fatti prigionieri dai
nemici e lui non si era risparmiato. Aveva studiato la situazione,
calcolato i rischi e cercato di prevenire qualsiasi errore. Era
arrivato nella base nemica dove erano custoditi i prigionieri e con
l’aiuto dei suoi uomini era riuscito a metterli in salvo.
Purtroppo aveva pestato sopra una mina e se si fosse spostato di un
solo passo sarebbe esplosa. I civili e i suoi uomini rimasero con il
cuore in gola per l’incidente ed erano indecisi se proseguire o
meno. Un suo ordine e i suoi sottoposti portarono in salvo i civili,
con la solenne promessa di tornare a prenderlo. Lui rimase in quella
posizione per qualche ora, ma poi si stancò. Con uno scatto
degno di un leone, iniziò a correre e la bomba, dopo tre
secondi, scoppiò. Purtroppo Sanzenin non era abbastanza distante
e un detrito colpì la sua gamba destra, tranciandola quasi. I
suoi uomini mantennero la promessa e tornarono indietro a prenderlo, ma
quando lo videro in quello stato il panico iniziò a prendere
possesso delle loro menti che purtroppo dovevano rimanere lucide. Di
comune accordo lo trasportarono il più velocemente possibile
all’accampamento medico dove fu curato con il massimo della cura.
Tutt’oggi, riporta i segni di quel maledetto giorno ed è
costretto a reggersi ad un bastone per non rovinare continuamente a
terra.
A Kagome piaceva Sanzenin. Era un professore in gamba e non per niente
la sua materia, la Storia, assumeva connotazioni interessanti che
nessun studente se la sentiva di marinare le sue lezioni o pensare ad
altro.
La sua ora passò tra il silenzio e l’adorazione costante
degli alunni verso quell’uomo che metteva il cuore nelle sue
spiegazioni. Ogni tanto le interrompeva per narrare alcuni episodi
della sua vita e poi le riprendeva con tranquillità. L’ora
passò, con sommo dispiacere degli alunni e Kagome
approfittò del cambio dell’ora per recarsi ai servizi.
Li incontrò un gruppetto di ragazzi, dove vi era anche Koga.
“Ehi, Kagome! Ciao!” – la salutò il ragazzo. Kagome si girò e sorrise raggiante.
“Ehi buon giorno! Come stai?”
“Bene e tu?”
“Bene, grazie…posso presentarti alcuni miei amici?”
– Kagome s’imbarazzò molto. Erano ragazzi di quinta
e amici di Koga. Sicuramente erano ragazzi ben conosciuti tra la
popolazione femminile.
“Certo, con piacere…”
“Ragazzi…” – disse Koga, attirando
l’attenzione dei suoi amici. – “…vi presento
la mia amica Kagome. Kagome, loro sono i fratelli Ginta e Hakkaku
Shion…”
“E chi non li conosce…” – disse Kagome in un
sussurro, emozionata di conoscere il gruppo più ambito
dell’istituto.
“Ciao Kagome…” – dissero i due con un sorriso. La ragazza rispose allo stesso modo.
“Bankotsu…” – disse Koga, indicando un ragazzo dalla lunga treccia.
“Piacere Bankotsu…” – disse Kagome, svenendo quasi per una stretta di mano.
“…e lui è Shippo.”
“Ciao Shippo. Piacere di conoscervi, ragazzi…” – disse lei con il cuore traboccante di gioia.
Dietro l’angolo stava Inuyasha, che stringeva i pugni ogni sacro
santa volta che Kagome sorrideva o aveva un contatto fisico con uno di
quei ragazzi.
“Sapete…è stata Kagome ad aiutarmi con
Ayame…” – spiegò Koga, imbarazzando la
ragazza.
“E brava Kagome…” – disse Bankotsu. –
“…magari puoi aiutarmi con quella della terza sezione,
Aruka…”
“Beh…dimmi cosa vorresti e farò quello che
posso…” – la campanella suonò e Kagome
dovette rientrare in classe. – “…ora devo andare,
ragazzi. Ciao, ci si vede in giro!” – Kagome corse in
classe, eccitata come non mai per aver conosciuto i ragazzi più
carini dell’istituto.
=Promemoria: mettere il lista Kagura per la beatificazione …= pensò Kagome, sedendosi velocemente al suo posto.
Al solito, l’intervallo lo passò in terrazzo da sola.
Cercava sempre di ritagliarsi uno spazio tutto suo e l’intervallo
era il momento migliore. Le piaceva guardare i suoi compagni ridere e
scherzare ma a volte le prendevano le malinconie. Avrebbe voluto tanto
anche lei spettegolare con le sue amiche di cose inutili, ma gli
sfottò ai quali l’aveva sottoposto Inuyasha avevano
rovinato tutto. E gli altri si guardavano bene dal parlare con qualcuna
che era presa in giro da lui.
“Tutta assorta?” – le chiese una voce
all’orecchio. Kagome si girò di scatto e vide appoggiato
sulla sua spalla niente popò di meno che Bankotsu. Per lo
spavento scartò di lato.
“Dio mio…mi hai fatto prendere un colpo!” – esclamò lei, con un sorriso.
“Scusami…non era mia intenzione…come mai da sola in terrazzo?” – Kagome alzò le spalle.
“Amo la tranquillità, e tu? Come mai un bel ragazzo come te non sta in mezzo alle ragazzine urlanti?”
Una mano strinse con forza la maniglia della porta della terrazza.
Bankotsu abbassò le spalle sconsolato, con il classico funghetto che gli spuntava fuori dalla bocca.
“Il mio udito ne sta risentendo, ultimamente…”
– Kagome rise allegramente, lasciando il proprietario di quella
mano imbambolato. – “Mi fa piacere che le mie disgrazie ti
appassionino…” – fece lui sarcastico.
“No, no…perdonami…scusa…comunque…come mai qui?”
“Avevo…avevo bisogno di parlarti…” – disse lui. Kagome annuì, perplessa.
“Certo, dimmi…”
“Oggi…quando Koga ti ha presentata…io…io
parlavo sul serio di Aruka…” – Kagome
s’illuminò.
“Ho capito. Come posso aiutarti?” – Bankotsu sorrise sollevato.
“Per fortuna…pensavo mi avresti detto di no…”
“E perché?”
“Non lo so…era una sensazione…” –
Kagome lo prese a braccetto e lo invitò a sedersi sulla panchina.
“Coraggio…adesso dimmi cosa vuoi che io faccia per te.”
Il ragazzo nascosto dietro la porta, era ovviamente Inuyasha. Aveva
sentito lo stomaco chiudersi quando Kagome aveva preso sotto braccio
Bankotsu, aveva girato i tacchi e se n’era andato.
“Certo che sei proprio cotto…” – disse Kagome
con un sorriso, contenta per un super imbarazzato Bankotsu.
“I-io…io credo di si…”
“Ok, allora facciamo così…cercherò di
parlare con Aruka e vedrò cosa ne pensa lei di te. Ti faccio
sapere, ok?”
“Ok…” – Bankotsu si alzò e
lasciò Kagome, non prima di averle dato un bacio sulla guancia.
La ragazza lo guardò allibita e Bankotsu rise. Sapeva di fare un
certo effetto sulle ragazze. – “Perché sei tutta
rossa?” – Kagome si riprese e gli rispose, con una bella
dose di auto ironia.
Era fermo sulla terza rampa di scale quando si fermò. Non voleva
andarsene, ma andare in terrazzo e passare un quarto d’ora con
Kagome, magari scoprendo qualcosa in più su di lei.
Stava per aprire la porta, ma qualcosa lo bloccò.
“Perché mi capita tutti i giorni di venir baciata da uno
schianto di ragazzo, Bankotsu…” – il ragazzo rise di
gusto e se ne andò.
Inuyasha era sbiancato terribilmente.
Quando aveva sentito l’odore di Bankotsu avvicinarsi sempre di
più si era nascosto dietro un angolo e aveva aspettato che se ne
fosse andato.
Entrò in terrazzo e la trovò ancora seduta sulla panchina.
“Ciao…” – disse Inuyasha, chiudendosi dietro la porta, cercando di non tradire il nervosismo.
“Ciao Inuyasha.” – lo salutò lei, ancora in fribrillazione.
“Sei molto contenta oggi…” – Kagome lo guardò e sorrise, ancora incredula.
“Si, si può dire così…” – disse
lei, cercando di fare l’indifferente, ma proprio non ci riusciva.
– “Ok, io torno in classe. Ciao!” – disse lei,
scappando all’interno.
Non doveva andare nella sua di classe, ma in quella della ragazza che
piaceva tanto a Bankotsu. Non ci impiegò molto e quando la vide,
dovette ammettere che era proprio una bella ragazza. Aveva gli occhi
azzurro ghiaccio e i capelli biondi legati in due perenni codini. A
prima vista le era sembrata simpatica.
“Aruka?” – la chiamò Kagome. La ragazza in
questione, smise di parlare con le sue amiche e si girò
perplessa verso quella voce che non aveva mai sentito.
“Si?” – si girò e vide Kagome e andò verso di lei. – “Dimmi.”
“So che l’intervallo è un momento sacro,
ma…posso rubarti cinque minuti?” – Aruka
guardò perplessa le sue amiche, chiedendo loro se conoscevano
quella ragazza, ma tutte e quattro alzarono le spalle.
“Certo, andiamo fuori…” – le due si avviarono
in una zona un po’ appartata del cortile e iniziarono a parlare.
– “Cosa volevi dirmi?”
“Io volevo parlarti di un ragazzo
dell’istituto…” – Aruka era sempre più
perplessa, ma le venne in mente che non aveva ancora chiesto il nome a
quella ragazza.
“Ah…ma tu chi sei?”
“Oh, scusa! Io sono Kagome, piacere…” – Aruka le strinse la mano e il discorso potè proseguire.
“Piacere mio…di chi dovevi parlarmi?” – chiese Aruka ora incuriosita.
“Di Bankotsu.” – Aruka sgranò gli occhi e sbiancò, per poi assumere una colorazione violacea.
“A-ah…” – le mani avevano iniziato a tremare e
dovette più volte massaggiarsele per cercare di calmarsi.
– “E…e per-perché?”
“Posso sapere prima se ti piace?” – Aruka
annuì con la testa, come per dire “è un
dio…” – “Mi fa piacere saperlo. Posso sapere
anche se ti andrebbe di uscire con lui, un giorno di questi?”
– la ragazza sentì un brivido correrle lungo la schiena.
“S-si che mi pi-piacerebbe…ma perché?”
“Perché gli piaci anche tu. Sono stata in terrazzo poco fa
e mi ha chiesto di fare da tramite. Sembra di no, ma è
timido…” – spiegò Kagome. Aruka prese
possesso delle sue facoltà.
“Digli che esco con lui! Gli lavo i vestiti, gli pulisco casa,
gli faccio i compiti, ma digli che esco con lui!” –
tuonò Aruka, che avrebbe fatto di tutto pur di uscire con il
ragazzo dei suoi sogni. Kagome si mise a ridere.
“Non credo sia necessario che tu faccia tutto questo, ma
riferirò. Grazie mille, Aruka! Ci vediamo!” – Aruka
la salutò, conscia che non sarebbe stata in grado di superare le
ultime due ore rimanenti.
L’intervallo era finito e Kagome era tornata in classe dove
l’aspettavano due ore di scienze economiche e matematica.
Prestò molta attenzione alla lezione, mentre il suo compagno di
banco ancora non riusciva a togliersi dalla mente la frase della
ragazza.
Perché mi capita tutti i giorni di venir baciata da uno schianto di ragazzo, Bankotsu.
Perché alla fine si soffermava su “schianto” e
“Bankotsu”? Perché si sentiva terribilmente male
quando aveva visto il suo sorriso raggiante?
“…svolgete il problema a pagina centoventinove. Ci vediamo
dopodomani, ragazzi…” – gli alunni si alzarono e
misero a posto i loro quaderni nello zaino.
“Ciao Inuyasha, a domani.” – salutò Kagome,
avviandosi senza aspettarlo. Il ragazzo voleva fare un pezzo di strada
con lei, ma evidentemente l’odio che Kagome provava nei suoi
confronti era molto profondo. Allacciò i ganci dello zaino e se
lo infilò in spalla.
Capitolo finito. Piaciuto?
Volevo innanzi tutto ricordare che se non fosse stato per kirarachan,
nessuno avrebbe potuto leggere la sfuriata di Naraku che giustamente,
doveva esserci.
Dedico questo capitolo a lei, sperando che mi possa dare altre ideuzze o suggerimenti che magari io do per scontato.
Detto questo…a chi piace Bankotsu?
L’ho fatta troppo grossa? E Inuyasha? A che starà pensando?
Questo ed altro prossimamente qui, su questi schermi…
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Capitolo 8 *** Vendetta n. 2 - Bankotsu e... ***
Vendetta nr. 2 - Bankotsu e...
Bedde beddissime! Ciao a tutte! Perdonate il mio spaventoso ritardo, ma
purtroppo mi si sono accavallate tante di quelle cose sotto le
feste…ma penso che lo sappiate meglio di me. Come al solito, mi
sono presa in ritardo con i regali e gli ultimi tre li ho comprati
oggi. PANICO!
Perdonatemi…
Sapete, sono veramente contenta che la storia piaccia. I vostri
kilometrici commenti me lo confermano ogni volta e credo che non ci sia
miglior soddisfazione per uno scrittore sentirsi dire che la propria
storia è bella e che piace. Ovviamente, sono bene accette le
critiche costruttive. Grazie ad esse la storia è un po’
più completa. Parti che io avrei omesso perché per me
erano ovvie, sono state dovute essere (mazza che casino di
verbi…ma è giusto scritto così?) ampliate per dar
modo ai lettori di comprendere meglio la storia.
Detto ciò, io passerei al prossimo capitolo.
Allora…Kagome si sta dando da fare per cercare di accoppiare i
fighetti dell’istituto con alcune belle giovani. Abbiamo visto la
svolta Koga-Ayame e adesso mancherebbe Bankotsu-Aruka.
Che succederà? Ce la farà anche stavolta la nostra Kagome?
Vi mando l’aggiornamento, ma prima…RINGRAZIAMENTI!
Kaggi_Inu91: ciao bedda! Stai
tranquilla se non hai potuto commentare, anche perché mi fa
piacere che tu l’abbia messa nei preferiti. Quanti complimenti!
Mi fai arrossire così…in ogni caso mi farebbe piacere
anche se la leggessi soltanto così magari, quando avrai
possibilità di aggiornare, mi farai un resoconto dettagliato di
quello che avresti voluto leggere o di quello che avresti voluto
tagliare. Kizzuoli anche a te e a presto!
Cri_91: bedda! La sfuriata ci
voleva, non credi? Dopotutto Naraku gliel’aveva promesso a Kagome
che ne avrebbero riparlato, ma per fortuna si è risolto tutto
bene. Kagura è una mediatrice incredibile, non trovi? Ti aspetto
alla fine del capitolo!
Kaggy95: esagerata…ma mi fa piacere…hehehe…ti sono
piaciute la sfuriata e la parte finale? Certo che Kaggy ce la sta
mettendo proprio tutta nella sua vendetta. Adesso c’è in
mezzo Bankotsu…che succederà?
Diamontpearlvoiceinu: bedda! Eccoti l’aggiornamento!
Mikamey: è quello che
avrei fatto io pur di uscire con un ragazzo che alle superiori mi
piaceva un casino. Gli avrei lavato perfino le mutande a mano se avessi
potuto…per il litigio, beh…d’altronde ci serviva,
no? Naraku glielo aveva promesso e tutta la frustrazione per non essere
stato in grado di capire come stavano realmente le cose è
saltata fuori. Io credo che adesso vedrò Kagura sotto occhi
differenti, non più la Signora del Vento cattiva, ma anche come
la madre tenera che un po’ tutte noi vorremmo avere (per
l’amor di dio, la mia va più che bene,
però…). La scena della camomilla l’ho messa
perché è successa ad una mia amica. Era venuta da me in
lacrime perché il suo ragazzo l’aveva mollata di punto in
bianco così, senza motivo. L’ho portata in camera mia e io
sono arrivata dopo con una camomilla, si è sfogata e le lacrime
le erano cadute appunto nella camomilla. Quando l’ha bevuta per
poco non le veniva un collasso. L’ho assaggiata anch’io e
poi l’ho gettata giù per il bagno. Questo però
l’ha fatta star meglio…le ha risollevato il morale. Adesso
sta con uno che non è minimamente paragonabile al suo ex.
Guarda che era inevitabile, sai? Quando una scrive le cose tanto da
appassionarti in quel modo, alla fine cerchi sempre di prendere in
prestito le sue idee, ma alla fine non riusciranno mai bene come in
origine.
Kagome19: lo so che fa pena, ma
è la giusta punizione. Tu che faresti al posto di Kagome? Gli
avresti detto “Oh Inuyasha, ma certo…anch’io sono
innamorata di te…” e fine. Eh no…qui serve un
intervento drastico sul ragazzo che deve imparare che la bellezza
esterna non è tutto.
Sei troppo gentile e spero di arrivare alla parte focale della storia in breve tempo.
Ryanforever: anch’io
concordo. Se non fosse stato per Kagura dove sarebbe a quest’ora
Kagome? Guarda, preferisco non immaginarmelo nemmeno…
Il fatto di urlarle addosso, e credo tu l’abbia capito, non era
tanto perché era arrabbiato con Kagome, si anche con lei, ma
più che altro era furioso con sé stesso. Essere genitori
non è una cosa facile, come non è facile essere figli. Un
padre, Naraku in questo caso, deve essere sempre attento ai bisogni dei
proprio figli, che siano appena nati o che abbiano trenta’anni;
l’aver sbagliato in pieno con sua figlia lo ha fatto sbottare,
perché lui doveva capire in quanto genitore e ora ha paura di
sbagliare con il piccolo Hakudoshi. Concordo che abbia sbagliato, ma
era necessario. Adesso finalmente si sono chiariti e possono affrontare
la loro nuova vita senza più l’ombra del passato che
aleggia come la nuvoletta di Fantozzi. Io mi immagino Kagome, quando
era una bambina, una bambina tranquilla, che non dava mai problemi a
nessuno, che se ne stava sempre in disparte, che giocava sempre da
sola…che chiedeva solo un minimo d’affetto. La sua
solitudine se l’è portata avanti fino alle superiori, ma
qualcosa sta cambiando. E non vedo l’ora che tu legga cosa…
Infatti, se ti ricordi, quando Kagura, Naraku e Kagome sono tornati a
casa dopo il matrimonio, Kagome si era infilata in camera sua e ha
detto “mi sono già trovata il lavoro…”
intendevo proprio quello.
Inuyasha se lo merita fino alla fine questo trattamento. Con tutto
quello che ha dovuto passare Kagome anche se adesso è lui a
sopportare non casca mica il mondo, non credi?
Per la tua domanda, adesso vedo se riesco a risponderti. Più che
altro sarà un vero dramma vedere se la mia mente contorta riesce
ad elaborare pensieri così difficili ed esporli in maniera
logica e capibile (soprattutto…).
Inuyasha è il classico ragazzo che, non appena acquisita un
po’ di popolarità, ne approfitta. Inizia a tirarsela,
quando magari prima era un timidone pure lui, inizia a
sfottere…i suoi compagni gli vanno dietro solo perché lui
rappresenta quello che loro stessi vorrebbero essere: bello, pieno di
soldi, ambito dalle ragazze…e nello stesso tempo lui si attornia
di persone che riflettano la sua immagine. Gli altri sono solo lo
specchio che lo fanno apparire più bello agli occhi del mondo
esterno. Più avanti capirai anche qualcosa sul comportamento di
Inuyasha e sul perché prendeva in giro Kagome. Comunque, scusa
se l’ho presa larga, non era “innamorato” di Kagome e
anche se lo fosse stato, non poteva ammetterlo perché altrimenti
tutti i suoi sfottò gli si sarebbero ritorti contro.
Scusami se sono stata prolissa, ma ho cercato di ridurre all’osso
la questione, cercando di non perdermi ulteriormente. Ti aspetto in
fondo al capitolo.
Mary_loveloveManga: eh, sentiamo cosa devi dirmi…(callistas lo dice con fare fintamente scocciato).
Mi fa piacere di aver raggiunto l’obiettivo della missione
odiate-Kikyo. E comunque, non trattenerti…esprimiti nella
più totale libertà…
Tutte sono rimaste colpite dalla scenata di Naraku e di come abbia
reagito male, però per fortuna che è intervenuta Kagura
che ha messo tutto a posto, alla quale dobbiamo anche la trasformazione
di Kagome, appunto…sai per caso quando scade Santa Kagura sul
calendario? Io l’ho cercata ma non la trovo… :p
Sono contenta che quella versione di Naraku ti sia piaciuta. Insomma,
lo troviamo sempre freddo, calcolatore, spietato e sicuro…se per
una volta lo troviamo tenerone tenerone, spiazzato e balbettante, non
sarà mica la fine del mondo, no?
Per l’appuntamento dovrai pazientare e vedrai come se la
caverà. Impacciata o sicura di sé? Dopotutto, i consigli
che da agli altri dovrebbero pur essere validi anche per lei, no?
Inuyasha è un tonto. E questo è un dato inconfutabile.
Che poi ascolti le conversazioni equivocando, o addirittura equivocando
i comportamenti, ciò dimostra che gli manca qualche
venerdì. Ha voluto andarsene dal terrazzo e non ascoltare tutto?
Fatti suoi…e se avesse visto la scena, tutte quelle pippe
mentali non ci sarebbero state.
E finalmente ti sei decisa! Hai scelto di stare con Kagome! Scelta azzeccata, bedda!
Davvero non ce lo vedi Bankotsu con Kagome? Perché? A me piace come tipo…
Il binomio Inuyasha-cervello non credo sia contemplato, né in
questa fic né nella mente geniale della Takahashi, mi spiace.
Vabbuono dai…per msn ti faccio sapè. Besitos!
Kirarachan: porella…ci
sei rimasta male per la dedica? Dopotutto io te l’avevo detto che
se avresti letto la sfuriata sarebbe stata interamente dedicata a te.
Grazie ad essa abbiamo scoperto quali sono le paure di Naraku nei
confronti della nuova nascita. Sarà all’altezza?
Sbaglierà tutto? Cosa combinerà?
Anche tu odi Kikyo? Ma com’è possibile? O.O…
Alura…qui si potrebbe aprire un forum di discussione.
Le tue stesse perplessità me le ha fatte notare anche
ryanforever. Come ho scritto anche per lei, Inuyasha, appena acquisita
un po’ di popolarità, ne approfitta. I suoi compagni lo
ammirano perché vorrebbero essere come lui e lui si circonda di
ragazzi o ragazze che lo idolatrano. Ora, contando che Kagome non lo
caga nemmeno di striscio, il suo (immancabile) orgoglio lo spinge a
cercare di attirare l’attenzione di Kagome. Però ora sta
iniziando a capire…lo infastidisce che Kagome si sia appartata
con Koga ai giardinetti, o che Bankotsu l’abbia baciata. E quando
uno è infastidito da certi comportamenti la soluzione, di
solito, è una sola. O si sta innamorando, o sta iniziando a
capire che la bellezza esterna non è tutto nella vita.
Preferisci la prima o la seconda opzione?
Quando sei popolare cerchi di non “intaccare” la tua
popolarità con gente che non è come te. Ricordi i difetti
principali di Kagome all’inizio della storia? Secchiona,
malvestita, occhialuta, odia Inuyasha.
Ora non ti posso dire niente di preciso, altrimenti si scopre tutto,
però ti dico solo una cosa: alla Talpa nulla è come
sembra…
E con la ca22ata del giorno ti lascio al nuovo capitolo.
Bedde! Prestate molta attenzione a questo capitolo, perché si scopriranno alcune cosucce interessanti!
Correva verso l’uscita, sperando di trovarlo.
=Eccolo la!=
“Bankotsu?” – lo chiamò Kagome, fermandolo a metà strada.
“Kagome, ciao…cosa c’è?” – la
ragazza si fermò, piegandosi sulle ginocchia per prendere fiato.
– “Ehi, gioia, respira…” – disse lui,
accarezzandole la schiena.
“Aspe…aspetta…” – Kagome si drizzò a fatica.
Con il codino dell’occhio, la furfantella Kagome, aveva visto una
chioma argentata uscire dall’edificio e decise di mettere in moto
il suo proposito di vendetta.
=Devo essere totalmente impazzita…= pensò la ragazza, allibita di sé stessa.
Inuyasha la vide correre verso quel Bankotsu, che gli accarezzava la
schiena e il sangue iniziò a bollirgli nelle vene. Era in
procinto di esplodere. Poi la vide alzarsi e regalargli un bellissimo
sorriso, al quale Inuyasha non rimase di certo immune.
Ma il colpo di grazia, gli arrivò quando Kagome lo prese a braccetto.
“Facciamo un pezzo di strada insieme? Devo parlarti.”
– Bankotsu annuì e insieme se ne andarono verso casa.
“Certo…dimmi pure…” – disse lui, una volta uscito da scuola.
“Ho parlato con Aruka oggi…” – il ragazzo si fermò e si bloccò di scatto.
Anche Inuyasha si era fermato dietro di loro, intento a seguirli, e si
era nascosto dietro il classico bidone dell’immondizia. Purtroppo
percepiva solamente i dialoghi a metà.
“COOOOOSAAAA?” – esclamò Bankotsu. – “DAVVERO?”
“Si, davvero davvero…” – disse Kagome, che ad
un certo punto si sentì prendere per la vita e girare per aria.
Per Inuyasha fu la conferma che quei due si erano messi insieme.
Sconvolto, imboccò la strada contraria e se ne andò, cercando di non farsi scoprire.
Cosa diavolo gli stava succedendo? Vero che Kagome era diventata uno
schianto, ma perché sentiva un groppo alla gola quando la vedeva
parlare con una ragazzo che non fosse lui?
Accidenti, è Higurashi!
Pensò il ragazzo, calciando un sasso con violenza. Lo zaino
appoggiato su una spalla e le mani in tasca. Aveva lo sguardo basso,
come di uno che aveva appena preso un’insufficienza.
Arrivò a casa e andò diretto in camera.
“Ancora non ci credo…” – disse Bankotsu felice. – “Ha detto veramente così?”
“Si, comunque…per l’appuntamento…dove vorresti portarla?”
“Pensavo ad un cinema…non voglio niente di troppo
impegnativo come primo appuntamento, solo un’uscita
tranquilla…”
“Bene…che film?”
“E qui casca l’asino…” – disse Bankotsu,
grattandosi la nuca imbarazzato. – “Sicuramente
vorrà vedere qualcosa di romantico e io certe cose proprio non
le reggo…” – Kagome lo guardò fintamente
arrabbiata.
“Potresti fare uno sforzo per la ragazza che ti
piace…” – Bankotsu la guardò e sorrise. Ma
si, in fondo…aveva ragione lei.
“Sai che forse hai ragione? Ok…” – Kagome ritrovò subito il suo sorriso.
“Perfetto. Lascia fare a me.” – disse Kagome.
“Grazie mille, Kagome…sono nelle tue mani…”
– la ragazza si girò e se ne andò a casa.
Doveva decidersi a mettere una tariffa sul suo lavoro.
Kagome era appena arrivata a casa e aveva già in mente cosa
fare, tuttavia, non riusciva a concentrarsi. Ripensava ancora a quando
si era attaccata volutamente al braccio di Bankotsu, sapendo che
Inuyasha la stava guardando. Chiuse la sua agenda e appoggiò il
mento sul dorso delle mani.
Anche se sentiva di avere il pieno diritto di prendersi una piccola
vendetta su Inuyasha, ciò non toglieva che poi si sentiva uno
straccio. Suo padre non le aveva insegnato così. Le aveva
insegnato che la vendetta non porta a nulla, se non altro dolore e
questo lei non lo voleva.
Nonostante la tentazione di vendicarsi ancora e ancora fosse forte,
decise di darci un taglio. Non era la cosa giusta da fare, ma almeno
poi non avrebbe avuto rimorsi di coscienza.
Riaprì la sua agenda e continuò a scrivere tutto il
necessario per l’appuntamento di Bankotsu e Aruka. Prenotò
un film comico, almeno avrebbe accontentato tutti e due e poi, come per
Koga e Ayame, avrebbe noleggiato una barchetta al Parco degli
Innamorati.
Con il telefono di casa, prenotò i due posti e poi potè dedicarsi esclusivamente alla pancia della sua mamma.
A casa, Inuyasha non era sceso nemmeno per la cena. Lo stomaco era
praticamente chiuso con tanto di lucchetto. Era fermo nella stessa
posizione da quando era arrivato a casa e non aveva ancora aperto un
libro. Ogni pensiero era indirizzato a quella frase.
Perché mi capita tutti i giorni di venir baciata da uno schianto di ragazzo, Bankotsu.
Prima di vegetare su quel letto si era fatto la doccia, ma ugualmente
il suo pensiero andava a finire a quella frase. Aveva per sbaglio
pensato di studiare, ma lo studio gli faceva venire in mente lei e di
conseguenza quella frase. Si era guardato la punta dei piedi, ma quella
frase era sempre in mezzo alle scatole.
“Ma perché diavolo mi incazzo tanto?” –
urlò Inuyasha, alzandosi di scatto dal letto e tirando una
cuscinata alla parete. Dio solo sa la voglia che aveva quel ragazzo di
fare a brandelli tutto e tutti.
Ma aveva anche voglia di andare da Kagome e chiederle cosa aveva fatto
con Bankotsu. Si mise a ridere da solo, di sé stesso.
“Si, bravo…col cavolo che mi risponderebbe…che palle…”
Era bravo ad alzare le gonnelle delle sue compagne di classe,
eccellente nello sport, un asso nel prendere in giro le
persone…ma era proprio uno stupido, se ancora non riusciva a
capire perché il fatto che Kagome baciasse un altro che non
fosse lui gli desse così fastidio.
Il mattino si presentò come tutti gli altri. Il cicaleccio della
sveglia aveva interrotto i sogni dei ragazzi che dovevano recarsi
all’istituto Sakkey per un’altra noiosa giornata di studio.
Le vacanze di Natale si stavano avvicinando inesorabilmente e ancora i
regali non erano stati acquistati. Kagome si arrovellava il cervello
per decidere semplicemente se fare un regalo o meno a quel ragazzo che
l’aveva fatta tanto piangere, mentre Inuyasha,
beh…Inuyasha era nella sua identica situazione. E poi, cosa si
sarebbero potuti regalare a vicenda? La classica stupidata giusto per
dire “guarda che non mi sono dimenticata che
esisti…” ma come avrebbero fatto a scambiarsi i regali se
a malapena si parlavano? In più, c’era da dire che si
conoscevano poco. Il classico portachiavi sarebbe andato bene ma
entrambi, anche se non lo avrebbero ammesso nemmeno sotto tortura
nazista, volevano qualcosa che fosse speciale.
I giorni passavano e finalmente Kagome si decise ad andare per negozi e comprare regali per tutti.
Anche per Inuyasha.
Alla fine si era decisa, finalmente.
Da quando aveva deciso di abbandonare i suoi (giusti) propositi di
vendetta aveva iniziato a cercare un dialogo civile con lui, che non lo
aveva di certo disdegnato.
Come con Koga, aveva visto Bankotsu entrare mano nella mano con una
ragazza di terza e si era dato dello stupido tante di quelle volte per
esserci cascato per la seconda volta, che per poco non ci credeva lui
stesso (cosa non tanto impossibile).
Il loro ritrovo era diventato la terrazza, nonostante il freddo facesse
notare la propria presenza, bastavano loro due per star bene.
Entrambi avrebbero ricordato il momento in cui si erano confessati di
aver preso un regalo per l’altro come il più ridicolo ma
tenero dei ricordi. Erano estremamente imbarazzati ed erano rimasti in
silenzio per alcuni minuti. Una battutina stupida di Inuyasha aveva
messo la parola fine a quell’imbarazzante silenzio.
Kagome avrebbe consegnato il suo regalo a Inuyasha il giorno di Santo
Stefano, dato che il Natale il ragazzo l’avrebbe passato dai
nonni ad Osaka.
Dai genitori, Kagome ricevette un braccialetto con tanti pendenti di
animali porta fortuna nei vari paesi più conosciuti del mondo.
La madre decise di regalarle un altro paio di scarpe con il tacco
bianche che la ragazza apprezzò moltissimo. Lei invece
regalò al padre un kit composto da sciarpa e guanti
perché d’inverno era sempre congelato, mentre alla madre
prese un profumo speziato che sembrò gradire molto. Kagome
passò il Natale più bello della sua vita, eccezione fatta
per la neve, che quell’anno non ne aveva proprio voluto sapere di
scendere. Faceva perfino fin troppo freddo anche per lei per venire
giù…
Il giorno dopo arrivò con la velocità di un missile sparato in aria.
Era Santo Stefano e quel giorno lei avrebbe dovuto consegnare il suo
regalo a Inuyasha. Non sapeva nemmeno lei perché era così
nervosa ma lo era e, a furia di camminare avanti e indietro per la
stanza da letto, aveva fatto un solco profondo.
Vennero le tre del pomeriggio e Kagome si avviò verso il luogo
dell’appuntamento, se così poteva chiamarsi quel loro
incontro. I ragazzi si erano messi d’accordo di trovarsi nel
parco vicino a casa di Kagome per scambiarsi i regali.
La ragazza prese il giro più largo, non voleva dare
l’impressione di essere impaziente, anche se lo era,
arrivò e lo vide seduto su una panchina, avvolto da una calda
sciarpa gialla.
“Inuyasha?” – il ragazzo si girò e
scoppiò a ridere quando vide Kagome sepolta sotto mille strati
di stoffa pesante. – “Beh? Che hai da ridere?”
“No niente…non credi di essere un po’ esagerata
vestita così?” – Kagome batteva i piedi per
scaldarsi.
“No…fa un freddo polare…come fai a resistere tu, poi?…” – chiese la ragazza, tremando.
“Andiamo?” – Kagome diventò di ghiaccio.
Doveva camminare in mezzo al freddo? Ma non se ne parlava nemmeno!
“Do…dove?” – chiese lei costernata.
“Il mio regalo non si trova qui. Dobbiamo prendere il treno.”
“I-il treno?”
“Si.” – i due s’incamminarono verso la
stazione, che fortunatamente non distava molto da li. Inuyasha prese i
biglietti, li vidimò e fece salire la ragazza in prima classe.
“Bella la prima classe…non c’ero mai
stata…” – disse guardandosi intorno. Fortunatamente
il riscaldamento funzionava alla grande e Kagome si tolse il cappotto,
tenendo però la sciarpa. Si fecero portare qualcosa da bere e
attesero che il treno partisse. Il ragazzo fissava intensamente Kagome
e lei per non arrossire era costretta guardare da un’altra parte.
– “Dove si va?” – chiese lei giusto per dire
qualcosa.
“A nord…” – rispose lui semplicemente. Con un
sussulto il treno partì. Ci volevano almeno due ore di viaggio e
i ragazzi non fecero altro che parlare. Le tende erano tirate e
rendevano l’atmosfera alquanto romantica. ad un certo punto,
Inuyasha si spostò vicino a Kagome e la cosa l’aveva messa
alquanto in agitazione. – “Ti da fastidio che mi sia seduto
vicino a te?” – chiese lui accarezzandole il dorso della
mano, poggiata sul bracciolo. Kagome, imbarazzatissima, la
ritirò subito, come se si fosse scottata.
“S-si…n-no…cioè…” – prese
un bel respiro e lo guardò dritto in faccia. –
“…dobbiamo parlare. Seriamente.” – aggiunse
lei infine. Il ragazzo capì che era venuto il momento di
chiarire la cosa e ascoltò quello che aveva da dire. –
“…io non ti capisco, Inuyasha. Hai passato tre quarti
della tua vita a sfottermi, mi hai umiliata davanti a tutti.
Solitamente sono una che non porta rancore, ma tu mi hai fatto
veramente male.” – lui la guardò stupita. Pensava
che i suoi sfottò non le facessero niente, invece…
– “Già…mi hai fatto del male. Anche se
sembrava che non me ne fregasse niente, io dentro stavo malissimo, non
capivo perché mi odiassi così tanto da diventare il tuo
giochetto preferito…non sai le lacrime che ho speso per colpa
tua e adesso siamo qui, a scambiarci i regali di Natale, con te che mi
tieni la mano. Scusa, ma per quanto io cerchi di capire non ci
riesco…” – concluso il suo monologo, Kagome si
girò verso il finestrino. Forse dopo quella confessione lui se
la sarebbe presa e sarebbero tornati indietro, ma non le importava. Se
Inuyasha voleva la sua amicizia doveva essere sincero fino in fondo con
lei altrimenti ci sarebbe sempre stata quell’ombra a ricordarle
il passato. Kagome si sentì girare il volto dalla sua mano
calda. Aveva iniziato a piangere in silenzio, serrava la mascella per
impedire alle lacrime di scendere. Inuyasha gliele scacciò con
il pollice. Non voleva vederla piangere. Non per colpa sua.
“Kagome…” – la ragazza lo guardò,
ansiosa di sapere se la loro amicizia era destinata ad andare avanti
oppure a fermarsi in quel vagone di prima classe. –
“…mi dispiace così tanto, ma…era più
forte di me. Anch’io a mio tempo sono stato preso in giro da
tutti perché sono un hanyou e mi sono detto “ehi, che male
c’è a prendermi una piccola rivincita?” Così,
quando ti ho visto la prima volta avevo deciso che saresti stata tu la
mia vittima sacrificale, dimenticandomi completamente di come ci si
poteva sentire quanto tutti ti prendevano in giro. Ti chiedo
scusa…” – la ragazza, si passò le mani sugli
occhi per cercare di allontanare le lacrime, Inuyasha la strinse a
sé e l’ultima mezz’ora del viaggio la passarono
così.
Gli insegnamenti di suo padre non furono mai tanto azzeccati. Aveva
proprio ragione…la vendetta porta solamente altro dolore.
Quando arrivarono, il ragazzo le asciugò gli ultimi residui di
lacrime dal viso e l’aiutò a scendere. Quando Kagome si
rese conto di dov’erano, la tristezza sparì dal suo volto
e un enorme sorriso le illuminò il viso. Si girò di
scatto verso Inuyasha e lo guardò interrogativamente. Il ragazzo
la prese per mano, perché ancora non erano arrivati e dopo
un’ulteriore mezz’ora di strada, passata tutta con il naso
per aria, furono arrivati. Erano di fronte ad un campo interamente
coperto dalla neve. Incurante del freddo, Kagome corse nel campo e fece
un salto, tuffandosi su quel manto bianco. Inuyasha appallottolò
un po’ di neve e quando Kagome si girò se la prese dritta
in faccia.
“INUYASHA!” – iniziarono così una feroce
battaglia di palle di neve e alla fine vinse Kagome che era tutta
bagnata fradicia. Inuyasha era mortificato.
“Cavolo…domani come minimo avrai il raffreddore…” – Kagome alzò le spalle contenta.
“Fa lo stesso…”
“Ti va una cioccolata calda?” – Kagome guardò
il prato, tutto rovinato dalle loro pestole e pensò alla
cioccolata.
“Si.”
Si avviarono verso un bar li vicino e si fecero portare due cioccolate
calde con della panna sopra, le bevettero e rimasero ad osservare il
panorama che offriva quel bar. Tutte le vie erano coperte dai fiocchi
bianchi e Kagome non poteva non rimanerne affascinata.
Inuyasha a sua volta non poteva non rimanere affascinato da lei.
Il tempo passava e la ragazza non aveva ancora trovato il coraggio di
dare il suo regalo a Inuyasha, che dava quasi l’impressione di
essersene dimenticato. Prese tanta di quell’aria da far scoppiare
i polmoni e si decise.
“Inuyasha?” – il ragazzo la guardò.
“Dimmi…” – Kagome rabbrividì. Il suo
tono di voce aveva un che di…sensuale? Kagome si girò e
rovistò nella sua borsa, sotto lo sguardo incuriosito del mezzo
demone. Fece scivolare sul tavolo del bar un pacchetto di medie
dimensioni. Inuyasha era molto stupito. –
“…per…per me?”
“S-si…” – Kagome era in procinto di staccarsi
un’unghia. Riprese il suo regalo che mai come in quel momento le
sembrava tanto idiota. – “…n-no senti…lascia
stare…è una cretinata bella e buona…te ne faccio
un altro…” – ma Inuyasha non era dello stesso
parere. Poggiò le sue mani su quelle della ragazza e la
fissò negli occhi.
“Voglio questo…” – disse lui semplicemente,
iniziando ad aprire il regalo. Scoprì un cofanetto in velluto
blu, lo estrasse e vide che c’erano sette cd. Non capì
cosa se ne potesse fare di sette cd, ma l’illuminazione lo
colpì all’improvviso. Estrasse subito i cd e sgranò
gli occhi. – “Ma come…” – erano sette cd
del suo gruppo preferito, cd che il ragazzo non riusciva proprio a
trovare. – “…ma come…hai fatto? Sono anni che
li cerco…” – ammise lui sbalordito. –
“…come facevi a sapere che li cercavo?” –
Kagome rise e guardò fuori dalla finestra.
“Tu pensi che io sia stupida, vero?” – il ragazzo
negò visibilmente con la testa. – “Ho sentito che ne
parlavi in prima superiore con Sasuke…” – disse lei.
“E…e te ne sei ricordata?”
“Sono una secchiona, no? Mi ricordo di tutto…”
– il ragazzo le si sedette vicino e le diede un bacio sulla
guancia. Kagome divenne viola in un nano secondo.
“Grazie…secchiona…” – Kagome rise, ma
poi venne l’ora di tornare a casa. Tornarono a casa in treno, ma
stavolta Inuyasha si sedette fin dall’inizio del viaggio accanto
a lei. Kagome poggiò la testa sulla sua spalla e rimasero
così; istintivamente Inuyasha sentì il bisogno di
accarezzarle il viso e, senza guardarla in faccia, prese a toccarle le
guance che sentì diventare immediatamente bollenti.
Sorrise.
Quando arrivarono in stazione, i due si separarono, promettendosi di rivedersi a scuola e così fu.
Era il dieci di Gennaio e Kagome era già in classe, come al solito e con sua somma sorpresa arrivò anche Inuyasha.
“Come sei puntuale oggi…” – ammise lei prendendolo in giro.
“Mi avrai attaccato la tua malattia…” – Kagome
mise il broncio, cosa che la rese ancor più adorabile agli occhi
di Inuyasha. Il professore entrò e la lezione potè
iniziare. Inuyasha era diventato più attento e partecipava di
più alle lezioni, con sommo piacere dei professori.
Passarono i giorni e i giorni divennero mesi. Kagura diventava sempre
più bella e la pancia sempre più grossa. La data di
scadenza, manco fosse una medicina, era prevista intorno ai primi di
Giugno.
Inuyasha e Kagome avevano ormai consolidato la loro amicizia ed erano
sempre insieme. Arrivavano a scuola con dieci minuti in anticipo per
parlare insieme, durante l’intervallo erano sempre insieme, alla
fine delle lezioni erano sempre insieme.
Il tempo volava che era una meraviglia e i due giovani si intendevano
quasi alla perfezione. Era marzo e il ragazzo era terribilmente
indietro in matematica. Aveva alzato di molto la sua media, ma in
quella materia, il cinque regnava sovrano incontrastato. Kagome decise
di offrirgli il suo aiuto e gliene avrebbe parlato in terrazzo quel
giorno.
La lezione di biologia fu particolarmente pesante quel giorno, anche
per il fatto che i primi caldi iniziavano a farsi sentire e il cervello
era già steso al sole con in mano un bicchiere pieno di acqua
ghiacciata con tanto di ombrellino. Finalmente la campanella
suonò, permettendo agli studenti di riprendere il fiato per un
quarto d’ora. Inuyasha e Kagome si erano già diretti in
terrazzo.
“Senti…vedo che in mate non ti riesce di alzare la
media…” – iniziò Kagome. L’altro fece
il finto offeso.
“Grazie Kagome per avermi rovinato l’intervallo…”
“Dai che scherzo…se ti serve una mano io sono
qui…” – Inuyasha la guardò riconoscente. Si
prostrò ai suoi piedi ringraziandola. Kagome era in imbarazzo e
rideva.
“Dai scemo…alzati…” – Inuyasha si
alzò e si mise d’accordo con la ragazza su quando trovarsi.
“…perfetto. Allora rimaniamo d’accordo così.
Entro Giugno non avrai il debito, parola di Kagome.”
Così iniziarono anche a vedersi il pomeriggio. Inuyasha era
particolarmente attento anche perché Kagome spiegava, usando
termini non troppo tecnici, in modo che anche un bambino
dell’asilo potesse capire. Gli portava esempi con le caramelle, i
biscotti e altre cose ancora e Inuyasha le metteva in pratica negli
esercizi che la ragazza ricopiava dal libro. Gli rispiegava gli
argomenti che avevano studiato durante l’anno e Inuyasha li
assimilava senza tanti problemi.
“No, no…fermo…” – disse Kagome mettendo
le mani sulle sue. A quel contatto, entrambi rabbrividirono.
Era da un po’ di tempo a quella parte che i due ogni volta che si
toccavano sentivano delle scosse lungo la spina dorsale, ma avevano
sempre cercato di ignorarle. – “…ragiona…se
vuoi risolvere l’esercizio, devi prima capire che formula
applicare, quindi…” – lasciò Inuyasha pensare
un attimo per poi fare una faccia scocciata per l’errore commesso.
“Questa, vero?” – Kagome annuì.
“Non ti buttare a capofitto sul problema anche se ti sembra di
saperlo…ci devi ragionare sopra perché è
sufficiente sbagliare l’equazione che sballi tutto il problema.
Coraggio…ora fallo d’accapo.” – Kagome attese
pazientemente che Inuyasha finisse il suo esercizio e poi lo corresse e
vide, con sua somma gioia, che le sue ripetizioni avevano dato i suoi
frutti. La settimana successiva sarebbero partiti per la gita
programmata al mare, meta promossa da tutti i compagni di classe e il
giorno prima della partenza, Inuyasha avrebbe dovuto sostenere
l’esame di riepilogo di tutti gli argomenti trattati durante
l’anno. Se l’avesse passato con la sufficienza, non avrebbe
avuto il debito.
Passarono tutti i pomeriggi rimanenti a ripassare e Inuyasha si sentiva
preparato come non mai. Affrontò l’esame con
serietà, ma purtroppo non portò a casa la sufficienza.
Quando Kagome lo venne a sapere sentì la terra franarle sotto i
piedi.
“Eppure mi sembrava che li avessi capiti…ma forse non te
li ho spiegati bene io…mi dispiace tanto…” –
ammise lei sinceramente dispiaciuta.
“Già…” – Inuyasha era demoralizzato, ma
in un secondo sorrise radioso. Kagome pensò che avesse fumato
qualcosa di tagliato male. – “HO PORTATO A CASA
L’OTTO KAGOME!” – la ragazza rimase interdetta.
Quindi…
“Mi…mi hai preso in giro!” – Inuyasha la prese
in braccio e la stritolò. Finirono con il trovarsi l’uno
troppo vicino all’altro. Si staccarono immediatamente. –
“O-ottimo lavoro…”
“Naaa…il merito è tutto tuo.” – disse
Inuyasha, impaziente di tornare a casa dai suoi e dirglielo. –
“Non vedo l’ora di dirlo ai miei…ci rimarranno
secchi!”
“E allora che stai aspettando? Va da loro, no? Ci vediamo domani alla stazione dei treni.”
“Ok, ciao Kagome. A domani!”
I due si salutarono in quel modo, con il vivo ricordo di quello che avevano provato quando si erano trovati così vicini.
I complimenti per Inuyasha fioccarono come una bufera di neve
improvvisa. Il padre e la madre non smettevano un solo secondo di
elogiare lui e la ragazza che pazientemente lo aveva aiutato a superare
quel maledetto scoglio di materia. Come premio, gli ricaricarono il
bancomat di una bella sommetta, in modo tale che potesse portare fuori
a cena la sua amica per sdebitarsi almeno in parte.
Aluuuuuuuuuuuuura? Che ve ne è sembrato?
Alcune cose si sono spiegate, no? Per esempio, il perché
Inuyasha avesse iniziato a prendere in giro Kagome. Porello…che
dite, si è un po’ riabilitato ai vostri occhi oppure
è stato stronzo due volte?
Finalmente la parte descrittiva è finita. Non ce la facevo
più. Ora inizia la parte che più mi premeva leggeste,
ovvero quella della gita al mare. Che succederà in questa
luuuuuunga settimana? Riusciranno Kagome e Inuyasha a far evolvere il
loro rapporto? Inuyasha si dichiarerà sulla spiaggia con il
tramonto in sotto fondo? Oppure, noleggerà una barca e
“rapirà” Kagome per una settimana intera? Oppure
entrerà dal balcone della sua camera, facendole una sorpresa
notturna e tra un bacio e l’altro le dirà quelle due
famose paroline? Oppure…oppure aspettate e lo leggerete da sole.
Besitos e alla prossima!
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Capitolo 9 *** Si parte per il mare! ***
Si parte per il mare!
EDIZIONE STRAORDINARIA!
EDIZIONE STRAORDINARIA!
“Buona sera a tutte. Apriamo il TG FanFiction con una notizia
clamorosa. Dopo i numerosi tentativi da parte di soccorritori, polizie,
carabinieri e vigili urbani, siamo stati in grado di ritrovare la
scrittrice che si fa chiamare “Callistas”. Tutti noi la
credevamo dispersa in qualche isola o sulla vetta della montagna
più impervia, invece scopriamo che era andata semplicemente in
vacanza. Te possino, callistas!”
BEDDE! PERDONATEMI!
Sono immensamente dispiaciuta per il clamoroso ritardo! Sono partita
sabato 27 Dicembre per la montagna e sono tornata il 3 di Gennaio.
Belle vacanze, ampiamente meritate, ma giuro che ho sentito
l’astinenza del computer.
Mi hanno obbligata a mettere gli sci, ma ogni gamba andava dove voleva
lei e non dove volevo io. Risultato: sono caduta tante di quelle volte
che non me le ricordo più. La più clamorosa è
stata quando ho abbracciato un cartello di avvertimento…
Inutile dire che ci fu una valanga per le risate degli altri.
Grr che rabbia…
Ma lasciamo perdere…ora sono tornata e nessuno mi
impedirà di aggiornare da oggi in poi costantemente. Dove
eravamo arrivati? Ah si…Inuyasha ha passato matematica, con
l’aiuto di una divina Kagome e ora possono gustarsi la gita al
mare. Passeranno una settimana a rosolarsi al sole e a vagare per musei
e quant’altro. Ovviamente, sarà mia premura omettere parti
noiose come le visite guidate e concentrarmi più sullo
svolgimento della storia tra i due piccioni-cini.
Una settimana, si sa, è composta di sette giorni. E cosa accadrà in questi sette giorni?
Sesso?
Alcol?
Droga?
Rock ‘n roll?
Rosari?
Messe?
Spero lo scopriate al più presto. Ma prima…RINGRAZIAMENTI!
Kirarachan: per fortuna che sei
contenta almeno tu. Io torno dalle ferie e mi trovo la casa allagata,
che palle! L’appartamento sopra il mio è disabitato,
ancora per poco (purtroppo) e il proprietario ha iniziato a far
funzionare la caldaia per riscaldarlo. Ho tutta acqua che mi cola per
le pareti esterne e una pozza nella mia cameretta. Se ti serve il
muschio per il presepe di quest’anno, fammelo sapere…
Ma adesso, pensiamo un po’ alla storia…scusa, ma quanto
cioccolato hai mangiato? Un’intera fornitura Milka? E la linea?
Dove la metti quella? Beh, forse sono l’ultima a poter dare
consigli su diete o robe simili. Tu comunque, fa sempre ciò che
ti piace fare e che ti rende felice, mi racco!
Secondo te che succederà al mare? Come si comporteranno i due? Tu provaci, magari ci azzecchi pure.
Anch’io l’ho odiato, sai? Insomma, se sai come ci si sente
ad essere presi in giro, non lo fare pure tu, non credi? Però
sono contenta che il mezzo demone si sia un po’ redento ai tuoi
occhi, altrimenti mi rovini il resto della storia :p
Comunque, spero che il resto ti piaccia e di non essere caduta nella
banalità. Cosa che cerco di evitare accuratamente. Besitos!
Kaggy_Inu91: non importa,
bedda. Comprendo la tua situazione e so che vuol dire essere sbattuti
da un tavolo all’altro senza poter prendere un attimo il fiato.
Ma ora che ci sei, ti è piaciuto l’aggiornamento? Spero
che la settimana al mare possa essere anch’essa di tuo gradimento.
Kagome19: bene, bene,
bene…ora che sappiamo il perché Inuyasha prendeva sempre
in giro Kagome, come proseguirà la storia? Io spererei bene,
però poi bisogna vedere come mi gira…ti aspetto a fine
capitolo, mi racco!
Marylovelove_Manga: è il
voto che avrei tanto voluto avere io…ma ovviamente io e la
matematica abbiamo preso due strade differenti. Ma che poi mi chiedo
io…a che serve questa materia? Vanno bene le tabelline e le
operazioni basilari, ma di certo io non andrò dal panettiere
chiedendogli se ad un chilo di pane corrisponde una retta intersecata,
no?
Comunque…anche tu vedo che non approvi il comportamento di
Inuyasha. Sapendo come ci si sentiva ad essere presi in giro,
perché lo avrà fatto anche lui? Mistero…ovviamente
Kagome è buona e, intuendo che sotto sotto al comportamento di
Inuyasha potesse esserci qualcosa di più intimo, così
c’è passata sopra. Beh…per i regali sono contenta
che ti piacciano perché sinceramente non sapevo cosa fare. E
c’è anche la questione del fratellino. Ma ce
n’è un’altra più importante. Kagome
riuscirà a confessare a Inuyasha del suo passato? Di quello che
era costretta a subire da Kikyo? Oppure gli racconterà la
storia, facendola passare come una quisquiglia?
Buon Natale e Santo Stefano in ritardo!
Ryanforever: augurozzi anche a te, bedda! Spero tu abbia passato buone feste.
Sei l’unica che pensa questo di Inuyasha. Forse anche tu hai un
cuore grande come quello di Kagome. Poi, quello della vendetta,
è una convinzione mia personale e volevo mettercela dentro. Ogni
tanto so essere molto interiore come persona, sai?
A proposito…secondo te cosa faranno al mare quei due?
Fammi sapere e comunque, eccoti l’aggiornamento e fammi sapere se ti piace!
Besitos!
Introdurrò per questa seconda parte, un nuovo personaggio.
Chi sarà mai?
PER TUTTE:
RAGASSUOLE?
TANTI AUGURI DI BUONA BEFANA IN RITARDO!!!!
XD XD XD
Finalmente il giorno della partenza arrivò e tutti i ragazzi
erano super eccitati. Una vacanza al mare! Con loro si era aggregata
anche la quarta di un’altra sezione e quando Inuyasha
arrivò vide Kagome che parlava con un ragazzo. Questo gli fece
andare il sangue alla testa. Però poi, osservando meglio la
scena, vedeva che la ragazza aveva l’aria sofferente per quel
ragazzo che continuava a parlare senza sosta e che lei manco ascoltava.
La vedeva annuire mentre con lo sguardo cercava qualcuno.
Sorrise.
“Kagome?” – quando Kagome sentì il suo nome
pronunciato dalla sua ancora di salvezza, si rilassò.
=Dio ti ringrazio che è arrivato…=
“Ciao Inuyasha…lui è Hojo della sezione H. Hojo,
lui è Inuyasha il mio compagno di banco.” – subito
tra i due scattarono le scintille di odio.
“Sediamo vicini Kagome?” – chiese Hojo, ignorando volutamente Inuyasha, che non la prese per niente bene.
“Spiacente, Kagome è già impegnata.” –
disse Inuyasha avvicinandosi a Kagome, che non disdegnò la sua
salvezza. – “Andiamo Kagome? Altrimenti ci fregano i
posti.” – Inuyasha la trascinò letteralmente sul
treno e scelsero una carrozza isolata, in modo da rimanere loro due
soli. Il viaggio durava circa cinque ore e avrebbero avuto tutto il
tempo per stare insieme. La aiutò a mettere le valige negli
appositi spazi. Quando fu tutto sistemato, Kagome si girò per
sedersi, ma si ritrovò imprigionata nell’abbraccio forte
di Inuyasha. Ormai era noto anche ai polli che i due si piacevano ma
Kagome, timida com’era non osava fare il primo passo. Toccava
quindi a Inuyasha agire, anche se la cosa non gli dispiaceva per
niente. Le prese il mento tra le mani e la obbligò a guardarlo
in faccia, schiacciò leggermente il corpo della ragazza contro
il finestrino e lei si aggrappò un po’ di più alle
spalle di lui, che avvertì immediatamente la presa. Si
abbassò per baciarla e…
“Kagome! Finalmente ti ho trovata! Ho girato tutto il
treno!” – a interrompere quel momento magico fu Hojo che
aveva fatto avanti e indietro dal treno tre volte prima di trovarli. I
ragazzi si staccarono immediatamente e si sedettero ai propri posti,
maledicendo quel ragazzo e intenzionati a buttarlo fuori dal finestrino
non appena il treno avesse acquistato un po’ di velocità.
Kagome rise istericamente. Non conosceva per niente Hojo, ma si era
scoperta a odiarlo, più che altro perché aveva la fama di
una gomma da masticare da tanto appiccicoso che era. Infatti da quando
era arrivato si era seduto immediatamente vicino a Kagome, mandando su
tutte le furie Inuyasha, che si era eroicamente trattenuto dal
picchiarlo a sangue. Kagome annuiva e alzava gli occhi al cielo
contemporaneamente. Dopo un’ora di viaggio, Hojo crollò
dal sonno e nel vagone regnò l’assoluto silenzio.
“Kago…” – ma Inuyasha venne bloccato dalle mani di Kagome che gli imponevano il silenzio.
“Zitto, zitto…” – disse lei in un sussurro,
chiudendo gli occhi come se avesse raggiunto la pace dei sensi. –
“…senti che pace…” – disse riaprendo
gli occhi e sorridendo con una deficiente. Inuyasha sorrise anche lui,
ma si fece poi serio immediatamente. Fece cenno alla ragazza di sedersi
vicino a lui. Kagome cercò di fare piano anche perché
Hojo era praticamente appoggiato sulla spalla di lei, lo spostò
e lo rimise al suo posto, ma qualcosa andò storto. Inuyasha
aveva le braccia per aria, pronto a prendere la ragazza e aiutarla a
districarsi dalle gambe dell’impiastro quando vide Kagome
risedersi con una faccia che faceva paura. Alzò gli occhi al
cielo e la vide mormorare un “grazie” per quella
situazione. Inuyasha notò che Hojo si era avvinghiato al braccio
della ragazza in un modo quasi morboso. Kagome tamburellò le
dita sul bracciolo e ad un tratto si scrollò il ragazzo di dosso
che purtroppo si svegliò.
Kagome e Inuyasha caddero nel panico.
“Ka-Kagome…” – bofonchiò Hojo,
impanicando la ragazza. – “…siamo arrivati?”
– Kagome gli fece una carezza materna sul volto e lo
incitò a tornare a dormire.
“Tranquillo…ti sveglio io quando siamo
arrivati…” – Hojo si addormentò con stretto
il braccio di Kagome. La ragazza sospirò pesantemente e dovette
sorbirsi il viaggio con quella gomma da masticare attaccata addosso.
Né Inuyasha, né Kagome avevano mai fiatato. Ogni tanto si
girarono per i borbottii di Hojo nel sonno e dovevano ammettere che si
stavano divertendo un mondo.
“…no…Ranma…Akane…” –
Inuyasha e Kagome scoppiarono a ridere in silenzio, ma era evidente che
volevano stare vicini.
Finalmente arrivarono in stazione e Kagome potè liberarsi di
quell’impiastro. Per la posizione in cui era stata obbligata a
rimanere le era venuto il mal di schiena.
“Ohiohiohi…che male…” – disse
zoppicando. – “…ma guarda come devo iniziare la
gita…” – disse lei. Fu sufficiente che Inuyasha le
toccasse la schiena che lei si raddrizzò subito.
“Ti è già passata?” – chiese lui malizioso. Kagome arrossì.
“Cretino…” – sbuffò lei imbronciata.
Per finta.
Arrivarono in hotel e li furono decise le camere. Essendo dispari e le
camere solo da due posti letto, a Inuyasha e Kagome toccarono una
camera matrimoniale a testa. Kagome si diresse al piano superiore,
sempre tampinata da Hojo che le stava sempre appiccicato. Inuyasha era
sul punto di esplodere. La ragazza infilò la chiave nella toppa
e la gomma stava quasi per entrare se non fosse stata per la manata di
lei.
“Hojo, credo che qui tu non possa
entrare…coraggio…va dal tuo compagno di
stanza…” – riluttante, Hojo dovette abbandonare
Kagome, anche se la tentazione di entrare nella sua camera era tanta.
Il ragazzo però era sempre fermo davanti alla porta di Kagome.
“Senti…non hai sentito che ha detto Kagome? Tornatene dal
tuo compagno di stanza…” – disse Inuyasha.
“Fatti gli affari tuoi tu…” – Inuyasha
scoppiò. Mollò a terra la valigia in malo modo e si
avventò sul ragazzo, ma Kagome prontamente si mise in mezzo per
difendere la gomma da masticare. – “Hai visto? Lei difende
me!” – Kagome lo guardò con compassione.
“Senti Hojo…l’ho fatto solo per evitare che Inuyasha
ti mandasse all’ospedale…adesso va, per
favore…” – Hojo sorrise, convinto che Kagome fosse
già cotta di lui. Quando finalmente il ragazzo sparì
nell’ascensore i due tirarono un sospiro di sollievo. –
“Non farlo mai più…” – Inuyasha
allargò gli occhi fintamente impaurito dalla minaccia della
ragazza. – “Ci vediamo dopo…” – e senza
dargli diritto di replica, Kagome entrò nella sua stanza,
sistemò le sue cose e si fece una doccia.
Quando finì di vestirsi, in quel momento bussarono alla porta.
Entrò una saetta argentata che intrappolò il corpo della
ragazza in una morsa senza via di scampo.
“Ciao…” – disse lei con voce roca.
“Ciao…” – Inuyasha strofinò il suo naso
contro quello di lei, provocando nella ragazza mille scariche
elettriche. Stavano per baciarsi quando nuovamente bussarono alla
porta. I due si staccarono immediatamente e si guardarono in faccia
come per dire “ma ci sarà un momento per stare da
soli?”
Avrebbero scoperto in quella settimana che sarebbe stato veramente difficile.
Kagome andò ad aprire, dopo essersi assicurata che Inuyasha si fosse nascosto per benino.
“Ciao…” – salutò sconsolata Kagome.
=Non sarà ancora quell’impiastro, spero?= pensò
Inuyasha che ormai si vedeva già di fronte alla tomba di Hojo a
pregare.
“Ciao Kagome!” – salutò il ragazzo.
=E’ l’impiastro…= pensò Inuyasha.
“Sei pronta? Giù ci stanno aspettando per darci le prime
istruzioni…ero venuto a chiamarti.” – Kagome sorrise
gentilmente, ma dentro era una pentola a pressione.
Pronta allo scoppio.
“Sei stato molto gentile, Hojo. Scenderò tra un quarto
d’ora perché devo ancora farmi una doccia. Ci vediamo
giù.” – disse Kagome trascinandolo praticamente alla
porta, ma il ragazzo s’impuntellò e questo mise in allerta
la ragazza.
“Se vuoi ti aspetto qui.” – insistette lui. Kagome lo guardò con evidente seccatura.
“No Hojo…non sono abituata ad avere ragazzi in camera
mentre mi lavo.” – puntualizzò lei. –
“Quindi, se mi fai la cortesia di uscire…” –
disse lei indicandogli l’uscita. Ma Hojo si avvicinò un
po’ troppo.
Il silenzio che si era venuto a creare nella camera non piacque per
niente a Inuyasha. Mille opzioni gli stavano sfrecciando nella testa ad
alta velocità, ma una in particolare gli fece sudare le
proverbiali sette camicie.
Non si stavano mica baciando, vero?
“Hojo?” – Inuyasha si allarmò nel sentire la voce tremula di Kagome.
“Ok, ok…ci vediamo giù…” – disse
il ragazzo, mollando la presa. Quando Kagome chiuse la porta, vi si
abbandonò contro e si lasciò cadere a terra. Quando la
porta fu chiusa, Inuyasha uscì immediatamente dal suo
nascondiglio e la vide bianca come un cencio.
“Ehi…che succede?” – chiese lui andandole vicino e aiutandola ad alzarsi.
“Quello mi fa paura…” – ammise lei, tremando.
Inuyasha l’abbracciò e le strofinò le braccia per
calmarla.
“Tranquilla…ci sono io…”
“Bella consolazione…” – disse lei per
sdrammatizzare. Inuyasha la guardò fintamente scocciato e poi
uscirono dalla camera. Insieme, si diressero verso l’ascensore,
lo chiamarono e vi si infilarono dentro. Almeno li potevano avere un
po’ di pace. Da soli.
“Senti…prima hai detto che non sei abituata ad avere
ragazzi in camera tua. Mi hai fatto entrare però…”
– disse lui malizioso. Erano in ascensore e Inuyasha le aveva
preso delicatamente la mano, facendola sorridere. In quel momento le
porte dell’ascensore si aprirono e i due si staccarono. Kagome
uscì per prima, rispondendo però al quesito di Inuyasha.
“Hai ragione, però io ho detto ragazzi, non
hanyou…” – Inuyasha sgranò gli occhi, mentre
la vedeva allontanarsi da lui come se quello che avesse appena detto
non fosse stato importante.
La prima parte della mattinata fu dedicata alle raccomandazioni
iniziali dei professori e al pranzo. I tavoli erano da quattro e al
tavolo con Inuyasha e Kagome si sedette un alquanto seccante Hojo.
I suoi compagni avevano già preso posto al proprio tavolo e ogni
tanto lanciavano occhiate al tavolo del ragazzo più carino
dell’istituto.
Kagome era ormai passata dallo stadio di essere invisibile a quello di
ragazza super invidiata dell’intero istituto. Prima veniva, se
non sbeffeggiata, addirittura ignorata, ma da quando aveva iniziato a
stringere amicizia con Inuyasha, era diventata immediatamente la
beniamina della sua classe in primis, e della parte femminile
dell’intero istituto, poi. Kagome quelle cose proprio non le
digeriva; infatti, non aveva nessun amico o amica in quella scuola.
Preferiva essere sola che male accompagnata.
La ragazza aveva iniziato ad apprezzare la compagnia di Inuyasha e
aveva scoperto molte cose di lui, a partire da quel famoso Santo
Stefano, quando lui le aveva confessato che anche lui da piccolo veniva
preso in giro per la sua natura ibrida. La ragazza lo aveva considerato
un enorme passo avanti, se si teneva conto che Inuyasha non parlava mai
di sé, nemmeno con il suo migliore amico Miroku. Si era fidato
di lei ciecamente e anche lei sentiva che poteva fidarsi di lui. Al
tavolo, Inuyasha e Kagome erano divisi da Hojo che si era prontamente
seduto tra loro due. Il ragazzo continuava a parlare e i ragazzi
fissavano il loro piatto senza parlare.
“Kagome, usciamo a fare un giro oggi pomeriggio? I professori ci
hanno dato il permesso.” – chiese Hojo speranzoso. Ma
Kagome era ancora un po’ scossa per quello che era successo in
camera e negò con la testa.
“Ti ringrazio…ma ho un altro programma per oggi
pomeriggio.” – disse la ragazza, sperando di essersela
cavata così.
“Beh…potremmo comunque stare insieme, no?” – Inuyasha era un vulcano pronto ad esplodere.
“Senti Hojo, non hai sentito quello che ti ha detto? Smettila di
insistere!” – disse Inuyasha palesemente seccato. Hojo lo
guardò freddamente.
“Senti, mezzo demone dei miei stivali, fatti gli affari
tuoi…” – a Kagome vennero i capelli bianchi per
quello che aveva appena sentito, così decise di mettere in
chiaro le cose una volta per tutte. Sbattè il bicchiere sul
tavolo, sorprendendo la gomma.
“Hojo…” – sibilò lei. –
“…se ci tieni alla mia amicizia, bada bene a come ti
rivolgi a Inuyasha.” – sentenziò lei perentoria. Il
ragazzo alzò le spalle, cosa che infastidì molto Kagome.
Finirono il pranzo, ma lo stomaco di lei alzò bandiera bianca.
Odiava i ragazzi che non ascoltavano, credendosi chissà chi e
Hojo era il primo della lista nera.
La ragazza salì in camera sua e chiuse a doppia mandata, si
buttò sul letto e cercò di rilassarsi. Fu incredibile
come in un solo giorno avesse scoperto di essere in grado di uccidere.
E nel modo peggiore possibile…
Le arrivò un messaggio sul telefono.
– mittente: Inuyasha.
Kagome sorrise, finalmente sarebbero rimasti un po’ soli. Di lui
almeno si fidava. Kagome si alzò di scatto dal letto e
aprì la porta, trovandosi davanti Inuyasha più bello che
mai. Indossava un paio di pinocchietti verde militare e una canottiera
attillata con le spalline larghe altrettanto verde, che evidenziava il
suo petto. Mani in tasca e sorrisetto furbetto completavano
l’opera. Kagome arrossì violentemente e Inuyasha non perse
l’occasione per metterla in imbarazzo.
“Hai caldo?”
“P-perché?”
“Sei tutta rossa…” – disse avvicinandosi al
viso di lei. Kagome si ritrasse, come se fosse stata beccata a rubare
la marmellata.
“Scemo…” – Inuyasha entrò e Kagome
chiuse la porta. I due erano fermi immobili l’uno davanti
all’altro. Avevano quasi paura di toccarsi, perché se lo
avrebbero fatto sarebbe di sicuro arrivato Hojo. Fu Kagome ad
avvicinarsi, sorprendendo Inuyasha, che non disdegnò quel
tentativo da parte della ragazza. Allora Inuyasha la cinse per i
fianchi, ma in quel momento qualcuno bussò alla porta. I due si
staccarono come se avessero preso una scossa da dieci mila watt.
“Ok, facciamo così…” – Inuyasha era
scocciato e divertito allo stesso tempo. Non era possibile che ogni
volta che tentava di rimanere da solo con Kagome ci fosse qualcuno ad
interromperli. Ascoltò quello che aveva da dire la ragazza.
– “…io apro la porta e tu lo ammazzi, ok?”
– chiese, sperando che la sua fosse una proposta abbastanza
valida. Inuyasha rise. – “Chi è?” –
chiese previdentemente Kagome.
“Kagome, sono la professoressa Tsubaki. Puoi aprire per favore?” – Kagome sgranò gli occhi.
“Si, arrivo subito, professoressa!” – Kagome
andò ad una delle sue valige e prese il libro di matematica.
Inuyasha la guardò allibito mentre la muta domanda era palese.
Kagome obbligò Inuyasha a sedersi sulla sedia della scrivania e
gli mise una matita in mano, il mezzo demone capì subito e
stette al gioco.
Il tutto alla velocità della luce.
Kagome aprì la porta e si trovò davanti la professoressa Tsubaki e…
“Hojo?!?!” – esclamò Kagome che aveva capito tutto.
“Kagome…questo ragazzo mi ha detto che NoTaisho è
entrato in camera tua…” – disse severa la
professoressa. Inuyasha rimase molto sorpreso del sangue freddo della
ragazza.
“Beh…certo che è entrato in camera
mia…l’ho chiamato io!” – ammise lei senza
tanti giri di parole. Inuyasha, Tsubaki e Hojo sgranarono gli occhi.
“Ma…Kagome! Da te non me lo sarei mai aspettata una cosa
simile! Mi vedo costretta a chiamare i tuoi genitori!” –
Kagome fece la finta sorpresa.
“Perche?” – chiese lei ingenuamente.
“Ma come perché? Sei in camera, da sola…”
– sottolineò l’insegnante. –
“…con NoTaisho…la cosa è sospetta!”
– Kagome aprì la bocca indignata.
“Ma come si permette?” – tuonò Kagome. –
“Adesso è un crimine aiutare un proprio compagno a
studiare?” – la professoressa si avvicinò a Inuyasha
che la guardava come un cucciolo ferito con un libro di matematica e
una matita in mano. Tsubaki divenne viola per l’imbarazzo.
– “Inuyasha ha passato brillantemente la prova finale di
matematica, ma deve ancora recuperare la prima parte del programma! Ho
pensato che potevo aiutarlo, ma se non va bene…” –
disse lei arrabbiata, lasciando volutamene la frase in sospeso. –
“…e poi vi lamentate che nessuno studia!” –
Kagome sapeva di aver esagerato con quella frase, ma la situazione che
si era venuta a creare era abbastanza imbarazzante per la professoressa
che decise di passare oltre.
“Non puoi aiutarlo durante il pomeriggio a scuola?”
“Purtroppo dovremmo farlo durante la gita…mia madre a
momenti partorirà e avrà sicuramente bisogno di una
mano…motivo per il quale devo sacrificare la mia gita per
aiutare Inuyasha.” – la professoressa uscì con la
coda tra le gambe e Hojo dietro di lei. Quando la porta fu chiusa,
Inuyasha e Kagome si guardarono in faccia e stavano per scoppiare a
ridere, ma Kagome lo fermò prontamente. Uscirono in terrazzo e
li si sfogarono.
“Sei stata…fenomenale…HAHAHAHAHA!” – disse Inuyasha tra le risate. Kagome non era da meno.
“Guarda…non so come mi sia venuta…HAHAHAHA!”
– i due continuarono a ridere e decisero di passare sulla
terrazza il pomeriggio. Chiacchierarono del più e del meno
finchè Inuyasha non le chiese di sua madre.
“E così…avrai un fratellino…perché
non me lo hai detto?” – chiese lui serio. Kagome non sapeva
che rispondere.
“Beh…tu non mi hai mai chiesto niente della mia famiglia e
poi…deve essermi passato di mente…” –
Inuyasha la guardò scettico.
“Come si fa a dimenticarsi che tra poco arriverà un nuovo
membro in famiglia?” – Kagome alzò le spalle,
guardando il tramonto. Seguirono attimi di silenzio, interrotto poi da
Inuyasha. – “Ti va…di raccontarmi qualcosa di
te?” – Kagome lo guardò e si, si poteva fidare di
lui, ma decise che lo avrebbe tenuto un po’ con il fiato in
sospeso.
“Ok…da dove comincio?” – si chiese
imbarazzata. – “Kagura non è mia madre.”
– disse alzandosi dalla sedia, mentre Inuyasha la guardava con
occhi sgranati. Si alzò immediatamente dalla sua sedia e corse
dentro la stanza della ragazza. La luce del tramonto e la persiana
abbassata, creavano un’atmosfera particolarmente romantica.
“Che vuol dire che Kagura non è tua madre?”
“Quello che ho detto…” – disse lei semplicemente.
“Spiegati!” – chiese Inuyasha indignato.
“Perché?” – chiese lei.
“Ma…mi hai detto che mi avresti detto qualcosa di te!” – Kagome lo guardò furbescamente.
“Ma io non ti ho detto che avrei spifferato tutto
stasera…” – disse lei con un sorriso. Inuyasha
allora iniziò a farle il solletico e Kagome rideva come una
pazza, cercando di liberarsi, ma lui era più forte. Persero
l’equilibrio e caddero sull’enorme letto. Inuyasha le
teneva imprigionati i polsi sulla testa di lei e la guardò
intensamente negli occhi. Ora o mai più. Si chinò per
baciarla e ci stava riuscendo senza alcuna interruzione!
=Finalmente…= pensarono entrambi i ragazzi. Potevano percepire il fiato caldo dell’altro sulle labbra e…
“Kagome!” – sgranarono gli occhi per la sorpresa e Inuyasha si tirò immediatamente su.
“Hojo…” – ringhiò lui. Inuyasha si
sedette immediatamente alla scrivania e Kagome, prima di aprire, si
diede una sistemata. Aprì la porta e Hojo s’infilò
prepotentemente nella stanza.
“Che vuoi?” – chiese Kagome senza salutare.
“State ancora studiando?” – chiese il ragazzo, non curandosi del tono di voce della ragazza.
“Già…” – disse lei seccata.
“Beh…tra poco è ora di cena e siamo tutti
giù che vi aspettiamo.” – disse il ragazzo,
fissandosi sulla scollatura della ragazza. Inuyasha diventò
rosso fuoco mentre Kagome cercava di coprirsi il più possibile.
“Credo che Hojo abbia ragione…smettiamola qui per oggi, Kagome.” – disse Inuyasha.
“Ok…disse la ragazza. Mi cambio e scendo.”
“Ti aspetto Kagome.” – disse Hojo.
“Hojo? Ti ho già detto che…”
“…ma a Inuyasha lo hai permesso però…”
– disse lui arrabbiato per quella preferenza. Kagome aprì
la bocca indignata.
“Guarda che abbiamo studiato, fino ad adesso!” –
rispose lui per lei, seccato oltre misura per quell’insistenza.
“E come mai siete fermi sempre sulla stessa pagina?” – indagò lui sospettoso.
“Perché è li che Inuyasha ha problemi! Abbiamo
passato l’intero pomeriggio a fare esercizi su esercizi. E
poi…cos’è questo interrogatorio?” –
chiese Kagome infuriata.
“Ma dai…basta litigare…” – disse la
ciunga, cercando di sviare l’argomento. Kagome e Inuyasha se ne
accorsero e, onde evitare di prolungare quel litigio, non insistettero
oltre.
“Kagome, io e Hojo ti aspettiamo fuori.” – disse
Inuyasha tirando per il braccio il ragazzo, le cui lamentele gli
entravano da un orecchio e uscivano dall’altro.
Kagome si cambiò, in mezzo alle maledizioni che lanciava contro
il ragazzo. Uscì e tutti e tre partirono alla volta della sala
da pranzo.
Fuori dalla porta, Inuyasha e Hojo si guardavano malissimo.
“Posso sapere che diavolo vuoi da Kagome?” – chiese Hojo.
“Feh! Non lo verrò di certo a dire a uno sgorbietto come te. Ti basti sapere che mi aiuta a studiare.”
“Non ti credo! Te la vuoi solo portare a letto e poi scaricarla!” – Inuyasha lo trucidò con lo sguardo.
“Ma si può sapere che cavolo vuoi? Non mi risulta che tu
sia mai venuto in classe nostra per stare con lei! Te ne esci allo
scoperto quando hai visto che pezzo di ragazza è diventata! O mi
sbaglio?”
“Potrei dire la stessa cosa di te, hanyou!”
“A differenza di te, io almeno posso dire di conoscerla un po’!”
“Anch’io la conosco…stamattina sono entrato in
camera sua e lei…lei mi ha fatto entrare e…e ci siamo
baciati!” – disse Hojo. Ma Inuyasha, che era presente,
aveva sentito tutto ed era sicuro che non era successo niente, anche
perché Kagome non aveva il suo odore addosso.
“Vi siete baciati? Tu e lei? HA!” – esclamò
Inuyasha. – “Una come lei non si abbasserà di certo
a stare con uno come te!”
“Ooooh…e immagino voglia stare con uno scherzo della
natura, immagino…” – rispose acido Hojo. Inuyasha
stava per assestargli un bel pugno, ma in quel momento Kagome
uscì dalla porta incazzata come non mai.
Aveva sentito tutta la conversazione ed era intervenuta prima che
Inuyasha potesse ridurre in macerie quel ragazzo che, diciamocela
tutta, se le meritava proprio.
“Andiamo.” – disse lei con uno sguardo di fuoco.
Durante la cena, Kagome non aprì bocca, se non per mangiare.
Ingoiava senza masticare e bevve un bicchiere d’acqua tutto in un
sorso. Inuyasha, Hojo e i suoi compagni di classe la osservavano con
gli occhi sgranati, formulando ipotesi di schizofrenia acuta o di
semplice stress scolastico. Si alzò dal tavolo, sotto lo sguardo
allibito di Inuyasha e Hojo che, senza lasciarlo finire di mangiare, fu
preso per un braccio e trascinato fuori in strada. Fuori dalla hall,
Kagome si scatenò, pensando di mettere in chiaro le cose.
“Adesso stammi bene a sentire, Hojo…non so cosa tu voglia
da me e sinceramente non mi interessa saperlo, ma ti avviso solo di una
cosa…non voglio più sentire dispregiativi sulla natura di
Inuyasha. Sono stata chiara?” – Hojo annuì,
leggermente intimorito. Quando voleva Kagome sapeva incutere timore.
– “E per favore…” – aggiunse lei.
– “…non starmi sempre con il fiato sul collo.
È una cosa che non sopporto.”
“Il fiato di Inuyasha si, però…” –
Kagome sgranò gli occhi, ma riprese immediatamente il suo sangue
freddo.
“Ti avviso, Hojo…non obbligarmi ad andare dai professori…”
“E così…la vera Kagome Higurashi salta fuori, alla
fine…” – disse Hojo. Kagome stava fumando dal naso.
“Che vuoi dire?”
“Certo…non sono ricco come Inuyasha, non sono popolare
come lui…è ovvio che vuoi dargliela. Se fossi una
ragazza, gliela darei pure io…”
Un rumore sordo fu l’unica cosa che si sentì dopo quello che Hojo aveva detto.
Kagome gli aveva dato uno schiaffo.
“Tu…tu mi fai schifo Hojo…lasciami in pace!”
– disse, scappando per le strade affollate della città.
Hojo rientrò e Inuyasha notò immediatamente la guancia
rossa e non impiegò un’eternità a fare due
più due. Gli agguantò il braccio e lo strinse con forza.
Hojo dovette stringere i denti per non urlare dal dolore. Sembrava che
Inuyasha volesse strapparglielo con la forza.
“Dov’è-Kagome…” – sibilò lui nell’orecchio del ragazzo.
“Non…non lo so…mi fai male…” – piagnucolò il ragazzo.
“Che le hai fatto?” – Hojo lo guardò dritto in
faccia e tra i lamenti gli confessò tutto. Inuyasha non perse
tempo e corse fuori a cercare Kagome.
La sua Kagome.
Non sapeva da quanto stesse scappando. Camminava senza sosta,
dribblando la folla che le veniva incontro. Svoltò a sinistra e
si trovò in spiaggia, si tolse i sandali e iniziò a
camminare sulla sabbia. Il tocco gentile di quella polvere finissima le
migliorò un po’ lo stato d’animo, ora corrotto da
odio e rabbia. Odio verso quel ragazzo che fino a quel giorno non
sapeva nemmeno della sua esistenza e rabbia verso sé stessa
perché avrebbe voluto sotterrarlo di botte, ma non ci era
riuscita. Si sedette su uno sdraio e decise che sarebbe rimasta fuori
finchè non si sarebbe calmata.
Inuyasha era corso fuori senza dare spiegazione alcuna. Stava facendo
lavorare il suo fiuto come mai prima di allora, ma sembrava tutto
inutile; troppi erano gli odori, troppi erano i profumi che si
spandevano dalle varie bancarelle. In quel modo era perfettamente
inutile cercare Kagome. Ispezionò tutti i vicoli ciechi, le
stradine secondarie, ma sembrava che la ragazza si fosse volatilizzata
nel nulla. Pregò per l’anima di Hojo, perché se a
Kagome fosse successo qualcosa, quel ragazzo non avrebbe visto il
giorno dopo. Tentò con la spiaggia. Girò dentro
l’ingresso che dava alla riva e iniziò a correre. Li, gli
odori erano meno insistenti e quindi fu più facile cercare
quello di Kagome. Lo individuò subito e corse verso di lei. La
vide sdraiata su uno sdraio a contemplare la volta celeste.
“Kagome?” – la chiamò a piano per non spaventarla.
“Inuyasha?” – esclamò lei sorpresa.
“Ehi…ti ho cercata dappertutto!” –
esclamò lui, felice di vedere che stesse bene. Si sedette vicino
a lei. – “Che è successo?” – chiese lui
accarezzandole la guancia.
“C’è che odio quel…borioso, acido, inutile
essere umano di Hojo!” – esclamò lei infervorata.
Inuyasha rise.
“Dai calmati!”
“E che cacchio! Mi ha dato praticamente della puttana!”
– disse girando la faccia dall’altra parte, seccata.
Inuyasha le prese il volto e lo girò delicatamente verso il suo.
Adesso i loro visi erano vicinissimi. In un nano secondo Kagome si
dimenticò dell’inutile esistenza di Hojo e andò a
riflettere la propria immagine in quelle piccole colate d’oro. Il
mezzo demone si ripromise che gliel’avrebbe fatta pagare molto
cara ma adesso, aveva la possibilità di stare da solo con Kagome
e non l’avrebbe sprecata a pensare al ragazzo.
“Ci penso io a quel moccioso…” – la voce di
Inuyasha, provocò un brivido lungo la schiena. –
“…vieni a fare un giro con me?” – Kagome
annuì, incapace di proferire parola. Inuyasha
l’aiutò ad alzarsi e camminarono lungo la spiaggia, mano
nella mano. Ad un tratto, Inuyasha si fermò e attirò
verso di sé la ragazza e la strinse in un abbraccio possessivo.
Kagome gli passò le braccia attorno al collo. Inuyasha
infilò le mani sotto la maglietta di lei, rabbrividendo al
contatto con quella pelle calda. Le accarezzò la schiena, senza
affrettare le cose. Quel contatto era un toccasana per Kagome. Lei
invece passava le mani tra i capelli di lui, scoprendoli di una
morbidezza unica. Avevano la possibilità di fare quello che
avrebbero voluto fare già in treno, ma Inuyasha non voleva farlo
in quel modo. Kagome era ancora evidentemente scossa per quello che
quel ragazzino aveva osato dirle e si fermò.
“Non così, Kagome…” – disse lui
nell’orecchio di lei. Intensificò la presa sui suoi
fianchi e la guardò negli occhi, leggendovi confusione. –
“…lasciamo passare questa serata. Dimenticati di quello
che ti ha detto quell’idiota.” – Kagome sorrise,
grata per quelle parole. Tornarono in albergo mano nella mano. Erano le
dieci e mezzo di sera. Il tempo era praticamente volato. Inuyasha
accompagnò Kagome in camera sua e la salutò con una
carezza sulla guancia. Salutò e andò a letto.
Allora, spero di essermi espressa con un italiacano scorrevole…
Bene, bene, bene…è iniziata la settimana al mare, ma
sembra non nel modo migliore, a quanto sembra. Si è intromesso
niente popò di meno che Hojo. Dite un po’, vi piace la mia
versione di latin-lover mancato?
E quella passeggiata finale sulla spiaggia? Che ve ne è parso?
Inutile dire che vi ringrazio per i numerosi commenti e che vi aspetto al prossimo aggiornamento.
Besitos…
…Befanas…
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Capitolo 10 *** Le piattole...che seccatura! ***
Le piattole...che seccatura!
Il mattino successivo, Kagome fu svegliata dal trillo della suoneria
del cellulare, impostata come sveglia. Si stiracchiò e si
rilassò ancora un po’ a letto. Sentì un leggero
bussare alla porta.
“C-chi è?” – chiese un po’ insonnolita.
“Indovina…” – Kagome buttò in fondo al
letto le coperte e si alzò immediatamente. Aprì la porta
con un bellissimo sorriso. Inuyasha era già vestito e sorrise di
fronte all’abbigliamento della ragazza.
“Ciao…” – disse lei. – “Già sveglio?”
“Quando sono al mare mi piace alzarmi presto. Vado a fare una
camminata in spiaggia. Vieni con me?” – erano le sei e
mezzo e Kagome impiegò trenta secondi per vestirsi e lavarsi la
faccia.
“Eccomi qui! Passiamo a chiamare Hojo?” – Inuyasha la
fulminò con lo sguardo. – “Ma non si può fare
nemmeno una battuta?” – entrarono in ascensore e cercarono
istintivamente le mani. Uscirono, appoggiando le chiavi al quadro
generale e poi uscirono. L’aria del primo mattino era frizzante e
allontanò da Kagome gli ultimi residui del sonno.
Chiacchierarono del più e del meno e arrivarono le otto e mezzo.
“Già le otto e mezzo?” – esordì stupita lei.
“Andiamo a fare colazione? Oggi dobbiamo andare a vedere quei
quattro massi in croce.” – Kagome lo guardò male.
“Almeno chiamale rovine!” – disse lei.
“Appunto…massi caduti a terra! Che ho detto io?”
– Kagome alzò gli occhi al cielo, rinunciando a quella
battaglia persa in partenza.
Arrivano in albergo e la sala era già piena dei ragazzi che
facevano colazione. Hojo era già seduto al tavolo e fischiava
come se niente fosse successo. Inuyasha e Kagome si guardarono negli
occhi e presero un tavolo per due, appoggiato ad una parete. Hojo li
guardò allibito e cercò di andare a sedersi con loro, ma
le occhiatacce di Kagome e Inuyasha lo fecero desistere.
“Chissà che non si riesca a fare un pasto in santa
pace…” – osservò Kagome, mentre si alzava per
andare a prendersi la colazione, ma Inuyasha la obbligò a
rimanere seduta. – “Ma cosa…”
“Oggi mi sento buono…cosa ti porto?” – Kagome rimase sorpresa, ma ne approfittò subito.
“Fette biscottate, burro e marmellata alle fragole.”
“Arrivano subito, signorina…” – Inuyasha si
alzò e andò a prendere quello che Kagome aveva chiesto,
solo che per farlo aveva dovuto lasciarla sola e Hojo ne
approfittò per andare a sedersi al loro tavolo. Quando Kagome lo
vide sedersi sgranò gli occhi.
“Ciao Kagome!” – disse Hojo allegro.
“Che diavolo vuoi? Quello è il posto di Inuyasha!”
“Pensavo di sedermi con voi. Posso?”
“No!” – esclamò la ragazza inviperita.
“Perché?”
“Senti Hojo! Te lo ripeto per l’ultima volta! Sgomma e lasciami in pace!”
“Sentito quello che ha detto Kagome? Sgomma moscerino!”
– disse Inuyasha, sgranchendosi le mani. Hojo inghiottì
pesantemente e si alzò dal posto di Inuyasha. –
“Grazie…” – disse lui fintamente riconoscente.
I due ebbero modo di proseguire la colazione con calma. Kagome
imburrava le fette biscottate con maestria, senza romperle, Inuyasha
invece aveva davanti a sé una montagnetta di polvere marroncina.
“Vuoi che ti aiuti?”
“Sarebbe cosa buona e giusta…” – disse lui.
Kagome prese dalle sue mani le fette biscottate e il burro, sotto lo
sguardo allibito, invidioso e sognante delle sue compagne di classe.
Imburrò la fetta e la cosparse di marmellata di albicocche, la
preferita di Inuyasha. – “Grazie mille…”
– disse lui, permettendo a Kagome di finire la propria colazione.
I professori iniziarono il loro giro tra i tavoli per informare i
ragazzi che sarebbero partiti di li a un’ora e che dovevano
essere pronti assolutamente. Kagome e Inuyasha erano ancora seduti al
loro tavolo e aspettavano le loro ordinazioni. Kagome aveva preso del
latte caldo, mentre Inuyasha del caffè forte. Quando
arrivarono…
“Era ora!” – esclamò Inuyasha, rivolto ad un mortificato cameriere.
“Dai…rilassati che siamo in vacanza…” – disse Kagome, sorseggiando il suo latte.
“Baf…” – disse lui. – “Hai finito?” – Kagome annuì, leccandosi i baffi.
“Si, adesso si!” – si alzarono e andarono nelle
proprie camere per prepararsi lo zaino e lavarsi i denti. Sarebbero
rimasti fuori tutto il giorno con pranzo al sacco.
Kagome era in camera sua e si stava lavando i denti. Aveva messo tutto
l’occorrente nello zaino: macchina fotografica, lettore cd, un
block notes per qualsiasi evenienza, berretto, occhiali da
sole…si sciacquò la bocca con il colluttorio quando
qualcuno bussò alla porta.
“Chi è?” – chiese, per non trovarsi spiacevoli sorprese.
“Sono io…” – Kagome aprì e Inuyasha
rimase di sasso. La ragazza aveva indossato un paio di pantaloncini
molto short e una canotta rosa attillata e ai piedi un paio di scarpe
da ginnastica. Ora fu il turno di Kagome di ridere.
“Hai caldo?” – chiese la ragazza.
“Perché?” – chiese Inuyasha che si
pentì immediatamente di quella domanda. Infatti, sapeva
già cosa sarebbe arrivato dopo.
“Sei tutto rosso…dai, entra…” – Kagome
chiuse la porta e tornò in bagno. Si truccò leggermente,
giusto per dare un po’ di colorito in più alla pelle e fu
pronta per uscire. Arrivarono nella hall con cinque minuti di anticipo.
“Ci siamo tutti?” – chiese la professoressa dopo aver aspettato gli ultimi ritardatari.
“Si!” – esclamarono tutti in coro.
Salirono sull’autobus, preso appositamente a due piani
perché gli studenti avevano tanto insistito. Quei classici bus
londinesi erano molto simpatici e poi, il vero motivo era un altro, per
la precisione. Il secondo piano permetteva maggior intimità, una
volta che i professori si fossero addormentati. Il piano sotto era
stipato dai ragazzi che si erano muniti all’inizio del viaggio
con chitarra e libretto dei canti. Praticamente tutti, pur di far
sentire quanto bella fosse la propria voce, avevano occupato i posti
davanti e cantavano, anche per fare buona impressione sugli insegnanti,
che approvavano quel comportamento. Solo alcuni gruppetti si erano
staccati da quell’infantilismo e si erano messi un po’
più indietro per parlare o semplicemente recuperare le ore di
sonno. Inuyasha trascinò praticamente Kagome al piano di sopra.
Deserto.
La condusse in fondo e l’aiutò a sfilarle lo zainetto
dalle spalle e lo mise sui sedili nei posti davanti ai loro. Inuyasha
si era seduto vicino al finestrino e aveva provveduto a tirare le tende
nella zona loro circostante. Kagome si sedette vicino a lui e il mezzo
demone non perse un secondo per tirarla a sé. Si lasciò
guidare verso di lui, verso quel profumo così buono, quel
profumo che sapeva tanto di lui. Presero il lettore cd e misero su uno
dei cd che Kagome aveva regalato a Inuyasha. Lei era appoggiata alla
spalla di lui e lo guardò piacevolmente sorpresa per la melodia
che stava ascoltando, lui le prese la mano e iniziò a
giocherellare con le sue dita. Kagome era imbarazzata, ma tutte quelle
attenzioni le procuravano un’immenso piacere. Smisero
immediatamente quando sentirono dei passi da elefante incazzoso salire
per le scalette che portavano al piano superiore.
“Se è lui giuro che lo ammazzo!” –
tuonò Inuyasha a bassa voce. Kagome si tirò su da dove si
trovava in tempo per vedere arrivare Hojo. – “Ok, è
ufficiale. Io lo ammazzo.” – disse Inuyasha. Kagome
sorrise, il fatto che lui odiasse essere interrotto significava che gli
piaceva la sua compagnia.
“Ciao ragazzi! Ho interrotto qualcosa?” – chiese Hojo ingenuamente.
“No, no, figurati…” – disse Inuyasha evidentemente contrariato.
“Meno male…Kagome ti va di stare con me sulla funivia?”
“Non lo so, Hojo…” – disse lei seccata.
Possibile che avesse già dimenticato come l’aveva trattata?
“Moscerino sgomma…per la tua salute mentale e
fisica…” – disse Inuyasha minaccioso. Kagome gli
mise una mano sull’avambraccio chiedendogli tacitamente di non
arrabbiarsi per uno come lui. Inuyasha sbuffò e si girò
verso il finestrino.
L’ora prevista per arrivare a destinazione, fu passata a
sbuffare. Kagome e Inuyasha non ne potevano più. Hojo era peggio
di una macchinetta rotta, parlava in continuazione, mettendosi in mezzo
tra i due non appena notava un accenno di contatto fisico. Finalmente
arrivarono e scesero dall’autobus. Dovettero camminare dieci
minuti per arrivare alla funivia e quando arrivarono Hojo si mise
prepotentemente in mezzo a Inuyasha e Kagome che si guardarono allibiti.
“Senti Hojo…mi lasci il braccio per favore?” –
esclamò scocciata Kagome mentre si scioglieva in malo modo dalla
presa micidiale di Hojo, la gomma. Arrivarono davanti alla partenza
delle funivie e Hojo non era intenzionato a staccarsi da Kagome.
Inuyasha era subito dietro di lei e aveva già in mente un piano.
Quando la cabina fu fermata per far salire i passeggeri, Hojo
andò avanti, ma Inuyasha trattenne per il gancio dello zaino
Kagome che per poco non cadde, ma il ragazzo la sorresse prontamente.
Si tirarono in disparte e lasciarono passare gli altri compagni. La
cabina si riempì velocemente, lasciando Inuyasha e Kagome da
soli.
“Ti adoro…” – disse Kagome, ringraziando adorante Inuyasha. Il ragazzo rise.
“Non mi merito un premio?” – Kagome capì
immediatamente a cosa si riferisse il ragazzo e giocò
d’astuzia.
“Mi sembra giusto…” – Inuyasha sgranò
impercettibilmente gli occhi. – “Chiudi gli occhi e apri la
bocca.” – Inuyasha fece quello che Kagome gli aveva detto
senza obiettare e si trovò in bocca una cosa strana. La chiuse
immediatamente per poi scoprire che si trattava di una caramella.
Guardò Kagome che se la rideva della grossa, mentre lui
succhiava il confetto. Salirono sulla cabina e attesero la salita.
“Mi dici qualcosa in più, allora?” – Kagome lo guardò non capendo.
“Di cosa?”
“Della tua famiglia…” – specificò lui. Kagome annuì.
“Allora…ti ho detto che Kagura non è mia madre, no?”
“Si, ma allora…”
“Mio padre è divorziato. Ha conosciuto Kagura
circa…” – Kagome chiuse un occhio e guardò il
soffitto per cercare nella mente la data esatta. –
“…un anno fa, ma me l’ha presentata solo dopo sei
mesi per dirmi che avevano intenzione di sposarsi.”
“Cavolo!” – esclamò Inuyasha.
“Già…quando la conobbi, pensai che fosse una di
quelle che non volevano sporcarsi le mani, solo che poi parlando
è venuto fuori l’esatto opposto. L’ultimo giorno di
scuola si sposarono.”
“Per quello eri così…” – Kagome si girò ridendo.
“Così?” – chiese lei incuriosita dalla risposta che avrebbe dato Inuyasha.
“Bella?” – concluse lui. Kagome arrossì e
Inuyasha ne approfittò per abbracciarla, intrappolando il suo
corpo tra la sbarra per appoggiarsi. Con un coraggio che non le
apparteneva, Kagome alzò lo sguardo e per lei fu la fine. Era
bellissimo specchiarsi in quegli occhi così caldi, ma sarebbe
stato ancor più bello, poggiare le labbra sulle sue.
C’erano quasi riusciti, se non fosse stato per quel piccolo
sussulto della cabina. Kagome aveva già chiuso gli occhi,
quando…
“Merda…” – esclamò Inuyasha. Kagome aprì di scatto gli occhi e lo guardò confusa.
“M-merda?” – ripetè lei.
“Siamo arrivati…” – spiegò Inuyasha.
Kagome rise e poggiò la sua fronte sulla spalla di lui,
sofferente. Si alzò, prese lo zaino e uscì dalla cabina.
Fu travolta dall’uragano gomma da masticare.
“Kagome! Pensavo ti fosse successo qualcosa!” –
esclamò Hojo, costretto a passare il tempo, schiacciato da una
folla di ragazze.
“Sarebbe stato meglio…” – biascicò la ragazza a denti stretti.
“Come? Hai detto qualcosa?” – chiese Hojo.
“No, no!” – disse la ragazza allegra.
La gita iniziò così, con Hojo avvinghiato al braccio di
Kagome e la mano di Inuyasha stretta nella sua. Kagome ogni tanto
lanciava qualche lamento in direzione di Inuyasha, che non sapeva
più che inventarsi per liberare la ragazza. Vennero le undici e
i ragazzi furono lasciati liberi di girare per le rovine e fare qualche
foto per la relazione che avrebbero dovuto scrivere una volta tornati a
casa. Kagome aveva fatto mille fotografie e qualche filmatino. Chiuse
con decisione lo sportelletto della telecamera e la mise nella sua
custodia dentro lo zaino.
“Hai finito?” – chiese una voce dietro di lei. Kagome agganciò i ganci, sorridendo.
“Si. Vuoi del the?” – chiese la ragazza a Inuyasha.
“Volentieri, grazie…” – Kagome
risganciò lo zaino e porse una bottiglietta a Inuyasha e
brindarono. – “…ad una morte lenta e dolorosa per
Hojo!” – disse Inuyasha. Kagome si strozzò con il
the perché le era venuto da ridere e si era mezza
impiastricciata la bocca.
“Sc-scemo…coff coff…” – chiuse la
bottiglia e la rimise nello zaino, assieme a quella di Inuyasha. Il
ragazzo si fece più vicino e le asciugò una goccia, che
stava scendendo per il collo, con la lingua. Kagome chiuse
istintivamente gli occhi, beandosi di quel contatto che sembrava non
voler arrivare mai. Risalì per il collo di lei con la lingua
finchè non arrivò alla sua guancia, la leccò e si
trovò ora sulla sua bocca. Si guardarono per un momento che
sembrò interminabile.
Infatti, qualcuno approfittò di quell’esitazione, intromettendosi tra i due.
“Ragazzi! Ciao! Kagome hai finito di girare il filmino?”
“Si Hojo…si!” – disse Kagome esasperata.
Inuyasha invece si guardava intorno, finchè non intravide un
crepaccio abbastanza profondo. Se Hojo non la smetteva di interromperli
sempre sul più bello avrebbe fatto un volo da quelle parti.
“Perfetto! Allora possiamo andare a mangiare! Sai
Kagome…ho visto un ristorantino niente male dove fanno delle
ottime capesante. Potremmo andare li, che ne dici? Kagome?
Kagome?” – Kagome e Inuyasha si erano allontanati
indisturbati, lasciando li il ragazzo. – “Ehi!
Aspettatemi!” – urlò cercando di raggiungerli.
Quando il gruppo fu nuovamente riunito, i professori diedero via libera
agli studenti di andare a mangiare dove preferivano e di ritrovarsi
nello stesso posto tra circa un paio d’ore. Hojo fu letteralmente
trascinato dai professori a pranzare con loro, nonostante le varie
insistenze del ragazzo di andare con Kagome. Kagome sorrise
malignamente. Forse qualcuno lassù stava provando
dell’immensa pietà nei suoi confronti e aveva deciso di
aiutarla. Si, si…era sicuramente così.
Entrarono in un ristorante, lo stesso che aveva proposto Hojo, ma
andarci con Inuyasha avrebbe fatto sicuramente un altro effetto. I
ragazzi scelsero un menu a base di pesce e poterono continuare la
conversazione in santa pace.
“Mi aiutò molto, in tutti i sensi…” –
continuò Kagome, parlando di Kagura. – “…a
partire dall’aspetto fisico.”
“E ha fatto un ottimo lavoro.” – disse lui sicuro, arrossendo violentemente poi. Anche Kagome non fu da meno.
“Beh…ecco…si…con lei…con lei potevo
parlare di quello che volevo. Il giorno che tornammo dalla
carto-libreria la portai al pronto soccorso perché era svenuta.
Così scoprii che presto avrei avuto un fratellino. Papà
era contento, mamma pure…” – disse Kagome alzando le
spalle.
“E tua madre? Quella biologica, intendo…” – Kagome rise.
“Oh beh…quella ha avuto il coraggio di presentarsi al
pranzo del matrimonio. L’ho cacciata. Ma lei ha tentato il tutto
per tutto. Aveva finto che stava per morire, per ottenere una sorta di
redenzione o altro…” – disse Kagome con fare
annoiato. – “…solo che purtroppo per lei io le bugie
le riconosco a prima vista, la cacciai e tornai dentro a festeggiare il
matrimonio dei miei.”
“Wow…” – esclamò Inuyasha.
Durante il racconto però, Kagome omise intenzionalmente di
raccontare la sua infanzia e le parole aspre che aveva detto alla donna
quando si presentò al ricevimento. Si era pentita subito dopo di
quello che aveva detto, ma la rabbia nel vedere la sua faccia tosta nel
ripresentarsi li dopo tutto quello che aveva fatto, aveva mandato a
monte la sua buona educazione e l’aveva fatta rispondere per le
rime.
“Che c’è?” – chiese Inuyasha, notando lo sguardo perso della ragazza.
“Come ? Oh no, nulla…scusami. Ero
soprapensiero…mangiamo?” – i due pranzarono,
passando in totale tranquillità le due ore concesse per la
pausa. Quando fu il momento di pagare, Inuyasha pagò per
entrambi.
“Ma te lo sogni!” – esclamò Kagome, tirando
fuori i contanti. Inuyasha la fulminò con lo sguardo.
“Metti via il portafoglio!” – tuonò lui.
Kagome dovette arrendersi e lasciò che Inuyasha pagasse.
“Beh…grazie…” – disse lei alla fine.
I due uscirono e risalirono sull’autobus per tornare
all’albergo. Hojo fu costretto nuovamente a sedere con i
professori, dando modo a Inuyasha e Kagome di rimanere finalmente da
soli.
In albergo i ragazzi ebbero la possibilità di andare al mare o
nella piscina li vicino. Tutti andarono al mare tranne Inuyasha e
Kagome che andarono in piscina. Quando Inuyasha vide Kagome togliersi
il vestito, mille pensieri sconci gli attraversarono il cervello.
Indossava un bikini striminzito molto aderente, soprattutto sul seno.
Molti ragazzi si girarono per guardarla, ma Inuyasha li metteva al
proprio posto con una semplice occhiataccia omicida. Dopo
mezz’ora che stava prendendo il sole, Kagome decise di scendere
in acqua. Fece un paio di nuotate, finchè non si accorse che
Inuyasha non era più al suo posto. Si girò per cercarlo,
ma si ritrovò braccata nel suo abbraccio.
“Ciao…” – disse lui, baciandole il collo sensualmente.
“C-ciao…” – balbettò lei, facendo
scorrere le sue dita affusolate sulla schiena di lui. Inuyasha le stava
martoriando il collo e lei si lasciava andare a quella tortura.
“Sei stata…sleale…” – disse mentre le
succhiava la pelle. Kagome sussultò. Il suo istinto agì
per lei, ancorò le gambe attorno alla vita del ragazzo,
lasciandolo interdetto.
“Dicevi?” – chiese con fare sensuale.
“Infame…” – disse lui massaggiandole i fianchi
sott’acqua. Kagome rideva, soddisfatta per quelle attenzioni.
“Kagome!” – i due si staccarono di scatto, spaventati
e contemporaneamente guardarono Hojo, sperando che inciampasse e si
rompesse la testa. Uscirono dall’acqua, dato che la magia ormai
era stata interrotta. – “Ciao! Finalmente vi ho trovati!
Facciamo un bagno insieme!” – disse Hojo squadrando il seno
della ragazza, che trovò immediatamente riparo dietro il corpo
muscoloso di Inuyasha.
“Veramente avevamo finito.” – disse Kagome, deludendo
le aspettative della gomma. Kagome e Inuyasha uscirono dall’acqua
e avvolsero i loro corpi nei teli da mare.
I giorni volarono in quel modo. Ogni volta che Kagome e Inuyasha
tentavano di toccarsi ecco che interveniva prontamente Hojo a rovinare
tutto. La situazione stava degenerando anche perché Inuyasha
aveva una voglia matta di baciare Kagome e Kagome di baciare Inuyasha.
Erano al mare e Kagome, senza far rumore, prese il suo materassino e si
diresse in acqua per stare un po’ da sola. Si sdraiò su di
esso e iniziò a pensare a come sarebbe stato sentire le labbra
di Inuyasha sulle sue, sentire il suo fiato caldo sul suo collo,
sentire le sue mani vagare sul suo corpo. Si distese a pancia in
giù e per poco non le venne da cacciare un urlo quando vide
davanti a sé Hojo. Era il quinto giorno di vacanza e Kagome non
era riuscita a stare un secondo in pace.
“Che vuoi?” – chiese guardando malissimo il ragazzo.
Hojo salì sul materassino assieme a lei, mettendole in allerta
tutti i sensi.
“Sai Kagome…sei veramente bella…” –
disse lui facendo passare il suo indice sul braccio di lei, scosso
dalla pelle d’oca per il ribrezzo.
“Non mi toccare!” – disse allontanando la mano da
sé. Fu allora che Hojo esplose. Afferrò Kagome per le
braccia e la fece distendere sul materassino, bloccandola con il suo
corpo. Hojo cercava di baciarla ma Kagome si dimenava, urlando in cerca
d’aiuto.
“FERMATI! LASCIAMI STARE! NO!”
“E sta ferma…” – le ordinò Hojo che improvvisamente si sentì scaraventato in acqua.
“I-Inuyasha!” – balbettò Kagome, ancora spaventata.
Il mezzo demone aveva sferrato un pugno in faccia a Hojo che ne rimase subito tramortito.
“BRUTTO BASTARDO! RINGRAZIA I KAMI CHE NON TE NE DO
ALTRI…E SE TI VEDO ANCORA VICINO ALLA MIA RAGAZZA TI
FINISCO!” – Kagome sgranò gli occhi. Come
l’aveva chiamata?
Hojo se ne andò con il labbro sanguinante, mentre Inuyasha si
precipitò da Kagome che aveva iniziato a piangere. La prese tra
le sue braccia e cercò di tranquillizzarla. –
“Coraggio…ssshh…traquilla…non ti farà
più niente…” – nella foga di strappare un
bacio a Kagome, Hojo aveva strappato una spallina del costume a Kagome.
“Stava…stava…” – non riusciva nemmeno a dirlo.
“Lo so, lo so…adesso è tutto finito…”
– disse Inuyasha mentre cullava la ragazza.
L’accompagnò a riva, ma lo stato di Kagome fu subito male
interpretato.
“NOTAISHO! CHE LE HAI FATTO?” – Kagome era ancora
stordita per quello che era successo, ma si riebbe subito quando
sentì la professoressa pronunciare il nome di Inuyasha con tanta
rabbia. Il ragazzo ci rimase un attimo male.
“Io? Niente!” – affermò lui sicuro, ma la
professoressa gli indicò la spallina rotta del costume. Fu
allora che la rabbia di Kagome esplose.
“CHIEDETE A HOJO COME MAI STO COSI!” – tuonò
Kagome, livida in volto. – “E’ LUI CHE HA CERCATO DI
METTERMI LE MANI ADDOSSO ED E’ SEMPRE STATO LUI A SCASSARMI LE
PALLE DURANTE LA GITA! SE NON CI FOSSE STATO INUYASHA SAREBBE FINITA
NEL PEGGIORE DEI MODI!” – Kagome li piantò in asso
tutti quanti, allibiti per quella confessione. La ragazza si diresse a
grandi falcate verso la propria camera, seguita da Inuyasha. Inutile
dire che Hojo fu immediatamente rimandato a casa e sospeso a tempo
indeterminato fino a che non sarebbero tornati dalla gita.
Kagome era arrivata in camera e stava per chiudere la porta, quando una mano la bloccò.
“Inuyasha…” – soffiò lei, andando a sedersi stancamente sul letto.
“Kagome…calmati…” – la ragazza pianse lacrime di rabbia.
“Hanno giudicato senza sapere…”
“Sta tranquilla…adesso si sistemerà tutto
quanto…va a farti una doccia. Io ti aspetto qui…”
– Kagome se ne andò con tutto il necessario verso il bagno
e ne uscì con una gonna e una maglia viola. – “Vieni
qui…” – disse Inuyasha tirandola verso di sé.
Si sdraiarono sul letto assieme e lui la coccolò un po’.
– “Hai bisogno di qualcosa?”
“The…” – Inuyasha si alzò dal letto e
stava per uscire dalla camera, se non fosse stata per la mano di Kagome
che gli aveva impedito di andarsene.
“Kagome…lasciami…devo andare a prenderti il the.” – Kagome rise, imbarazzata.
“Non la bevanda…” – disse lei, sperando di non dover specificare oltre.
“Si, ma…” – Inuyasha divenne rosso pomodoro e,
dopo i primi istanti di imbarazzo, riprese posto vicino alla ragazza.
Si persero a guardarsi negli occhi finchè il momento tanto
atteso arrivò. Inuyasha si sporse su Kagome e la baciò.
Fu un momento intenso, dovuto anche al fatto che per arrivarci, avevano
dovuto sopportare troppe interruzioni. Inuyasha si portò sopra
di lei, sovrastandola con il suo corpo, s’infilò in mezzo
alle sue gambe e continuò a baciarla, toccandole la pelle.
Kagome era arrivata: destinazione Paradiso.
Finalmente stava baciando Inuyasha e stentava ancora a crederlo.
Sentiva le sue labbra muoversi esperte sulle sue, la sua lingua giocare
birichina con la sua. Il tocco gentile delle sue mani sulle sue spalle,
le provocava un foltio di emozioni che avrebbe rischiato di perdere, se
non fosse stato per l’arrivo di Kagura. Lei però era
inesperta, non aveva mai baciato un ragazzo a causa del suo aspetto
fisico, non sapeva quali fossero i famosi punti per far eccitare un
uomo…non lo aveva mai fatto.
Però…
…ed è un però molto importante, Kagome non sapeva
che nella sua incertezza, nella sua indecisione, nel suo essere
così…impacciata, stava eccitando da morire Inuyasha. Il
ragazzo sentiva le mani di lei muoversi timidamente sulle sue spalle e
la lingua toccare velocemente la sua per poi giocare a nascondino con
quella di Inuyasha. Kagome era in preda all’estasi totale, non
avrebbe mai immaginato che la racchia, secchiona e fuori moda avrebbe
mai un giorno potuto baciare Inuyasha NoTaisho. I respiri non
impiegarono molto per farsi pesanti, l’aria tutto attorno era
rovente. Inuyasha iniziò a baciarle il collo, mentre piccoli
gemiti di piacere uscivano dalla bocca rossa di Kagome. Il ragazzo le
tolse la maglia e portò la sua mano dietro la schiena di lei e
Kagome, intuite le sue intenzioni, inarcò la schiena,
stringendosi sempre sulle sue spalle. Il gancetto si era staccato e il
reggiseno era ormai un pezzo di stoffa senza vita, Inuyasha lo prese e
lo sfilò con delicatezza e fu in quel momento che Inuyasha
potè finalmente…
Finalmente cosa?
Cos’è riuscito a fare Inuyasha?
Chi lo sa?
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Capitolo 11 *** Io voglio te ***
Io voglio te
BEDDE! BEDDISSIME! SUPERBEDDISSIME! CIAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!
Mi scuso per il disastro che ho combinato. Per sistemare il capitolo
nr. 9 ho cancellato le vostre recensioni e vi ho illuso di un
aggiornamento. Il fatto è che devo ancora capire come si fa a
sistemare i capitoli senza rischiare il linciaggio. Sono aperta ai
consigli. Per le recensioni mi sarei mangiata le mani per la rabbia, ma
per fortuna le avevo salvate e quindi posso comunque rispondervi.
Prometto che farò più attenzione.
Come sono contenta di rivedervi, ma soprattutto…di vedere che c’è un nuovo nome tra di voi!
Ringrazio innanzitutto Mary_loveloveManga che mi ha fatto notare una
cosa. Nel capitolo nr. 9 ho scritto due volte la stessa cosa. Adesso
è tutto a posto.
Passiamo al capitolo e a ciò che ho lasciato bastardamente, ma
volutamente, in sospeso. Adesso…ho capito che sono stata assente
per un po’, ma questo non significa assolutamente che vi debba
dare la pappa in bocca…hehehe…me bastardamente
bastarda…
Prima di passare al capitolo, ci tengo a ringraziarvi personalmente, pro-capite.
Kaggy_Inu91: figurati…tu
almeno hai una giustificazione valida per il ritardo, io
invece…credo proprio che metterò la connessione internet
tramite il telefono fisso…la chiavetta è una
chiavata…se mi si passa il gioco di parole.
Comunque…bando alle lamentele e vediamo di ringraziare a dovere!
Scusa, perché non posso interrompere il capitolo sul più
bello? Essendo la scrittrice posso fare ciò che mi pare, no?
Hehehe…l’ho detto…me bastardamente
bastarda…sono contenta che la storia ti piaccia come spero ti
piaccia questo capitolo. Ti aspetto a fine capitolo! Besitos!
Vale728: ciao new entry! Me
felice di vedere il tuo nome e che la storia ti sia piaciuta! Comunque
adesso ti lascio a questo capitolo, che spero non ti deluda. Besitos
anche a te!
Kagome19: ciao bedda!
Anch’io sono felice di essere tornata! Sono contenta che questi
capitoli ti siano piaciuti così come spero ti piaccia questo. Ti
aspetto in fondo al cappy!
Mikamey: bedda!!!! Come stai?
La squola procede bene? E gli esami? Trenta e lode,
immagino…specialmente in italiano, immagino…ma stai
sempre a preoccuparti di non recensire il
capitolo…CATTIVA!CATTIVA!CATTIVA! No scherzo…no
rabiarti…però sappi che se vuoi fare un commento
cumulativo di tre capitoli, mi sta bene sai? Sono contenta
anch’io che Hojo sia stato messo al proprio posto, non lo
sopportavo più…però se ci fai caso, anche nel
manga non è poi tanto diverso. Riempie Kagome di regali
(inutili) e le chiede appuntamenti ai quali lei però partecipa,
ma con la mente da un’altra parte…chissà a cosa
pensa…comunque, quando masticherai un chewing-gum…mastica
forte, pensando di avere Hojo in bocca. Besitones!
Mary_loveloveManga:
beddddddaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ciao!!!! Mi sono mancante tanto anche le tue storie, specie
“Tutto si può dimenticare…tranne l’amore
vero…” non che l’altra sia da cestinare, ovviamente,
ma questa mi ha preso la mano. La trovo fantastica e Kagome!
Poveretta…sai ti devo fare i complimenti (ma poi magari te li
rifaccio quando ti deciderai ad AGGIORNARE) perché non
immaginavo proprio che Kagome avesse subito una cosa del genere. Hai
descritto così bene il malessere fisico e interiore della
ragazza che non riuscivo proprio a capire cosa potesse esserle
successo. Complimenti!
Mi permetto solo di dirti una cosa…non fare la pazza per casa,
altrimenti ti portano in clinica e io non potrò leggere le tue
storie quindi, se riesci, comportati normalmente…
:p. Ovviamente mi fa piacere sapere che una psicolabile ama le mie
storie…hehehe…sono anche contenta che Hojo ti stia sulle
“gioie di famiglia”, ho cercato di farlo apparire
più inutile di quanto non fosse già e la cosa mi è
riuscita, a quanto pare. Ma dimmi…che lingue conosci? Anche
quelle morte?
Ma che pretendi? Che ti dica tutto e subito? Eh no, cara
mia…nella vita bisogna soffrire e anche tu soffrirai esattamente
come me quando sono stata lontana dal pc e dalle tue storie. Ben ti sta!
(callistas si guarda con circospezione le spalle…) davvero vuoi
farmi del male? E poi…come faccio ad aggiornare? Stavi
scherzando, vero eh? vero eh? vero eh? vero eh? vero eh? vero eh?
Grazie, grazie per il proseguo dei complimenti…e poi l’ho
inserita perché anche a me sarebbe piaciuto andare al mare come
gita scolastica, ma non si poteva. Piccola fantasia
personale…per la storia della profe, mi sono detta “Ma si,
dai…”. Beh, io Inuyasha non so dove l’avrei
nascosto…forse l’avrei buttato giù dal balcone,
tanto…è un mezzo demone, no? Ma non so se sarei stata in
grado di fargli una cosa simile…sono troppo innamorata di
lui…beh, scusa…non sarai originale su certe cose, ma ti
assicuro che quando ti ci metti mi lasci senza parole (vedi fic Tutto
si può dimenticare…tranne l’amore vero…di
cui mi sono follemente innamorata…).
Per quanto riguarda lo sfogo di Kagome della sua madre naturale, non
credo che lo inserirò. Magari deciderò di fare un seguito
di questa storia, o forse no. Vediamo come mi gira.
Ma lo sai che i tuoi commenti kilometrici io li adoro! Sono super arci
mega stra contenta di vedere che la storia ti piace tanto da commentare
come un poeta.
Ah, grazie ancora per avermi fatto notare l’errore. Mi sembrava
fosse un po’ troppo lungo, ma si sa…l’effetto
vacanze non era ancora finito.
Besitones!
Ryanforever: sono contenta che
anche per te sia un motivo di irritazione, questa cosa. L’ho
fatto apposta…ma scusa, chi è che ti impedisce di sfogare
la tua rabbia su Hojo? Potevi farlo, no? Ma adesso, spero ti possa
godere questo capitolino, che sarà un po’
cortino…che rima del cavolo…
Okkiverdi: bebba! Felicissima di vedere che ti piace il capitolo! Fammi sapere se ti piace anche questo, ok?
Per tutte!!!
Per chi desiderasse torturare Hojo anche nella vita reale, vi consiglio di masticare chewing-gum a nastro!
Questo capitoletto sarà un po’ più corto rispetto
agli altri, ma almeno vedrete cosa è riuscito a fare Inuyasha.
Vi aspetto in fondo!
…ed è un però molto importante, Kagome non sapeva
che nella sua incertezza, nella sua indecisione, nel suo essere
così…impacciata, stava eccitando da morire Inuyasha. Il
ragazzo sentiva le mani di lei muoversi timidamente sulle sue spalle e
la lingua toccare velocemente la sua per poi giocare a nascondino con
quella di Inuyasha. Kagome era in preda all’estasi totale, non
avrebbe mai immaginato che la racchia, secchiona e fuori moda avrebbe
mai un giorno potuto baciare Inuyasha NoTaisho. I respiri non
impiegarono molto per farsi pesanti, l’aria tutto attorno era
rovente. Inuyasha iniziò a baciarle il collo, mentre piccoli
gemiti di piacere uscivano dalla bocca rossa di Kagome. Il ragazzo le
tolse la maglia e portò la sua mano dietro la schiena di lei e
Kagome, intuite le sue intenzioni, inarcò la schiena,
stringendosi sempre sulle sue spalle. Il gancetto si era staccato e il
reggiseno era ormai un pezzo di stoffa senza vita, Inuyasha lo prese e
lo sfilò con delicatezza e fu in quel momento che Inuyasha
potè finalmente…
FINE CAPITOLO…
SCHERZO…
TOC TOC
…scattare in piedi per lo spavento. Guardò Kagome, che
anche lei era in evidente stato confusionale. Riallacciò
istintivamente il reggiseno e s’infilò la maglietta.
“C-chi è?” – chiese Kagome, imbarazzata per
quello che era successo e che stava per succedere se non fossero stati
interrotti.
“Kagome tesoro…sono la professoressa Tsubaki. Mi apri, per
favore?” – Kagome, per sdrammatizzare la situazione, fece
finta di strozzarsi con un inesistente cappio al collo, mentre Inuyasha
sorrise, per quanto la situazione lo permettesse. Aprì la porta
e la professoressa entrò. La presenza di Inuyasha ormai non la
turbava più, visto quello che era successo prima.
Kagome era abbastanza scossa. – “Come stai?” – alzò le spalle.
“Abbastanza bene, se consideriamo il fatto che Hojo non ha avuto
il tempo di fare niente…” – gli occhi le divennero
immediatamente lucidi e la ragazza si trovò stretta tra le
braccia della profe.
“Vuoi tornare a casa? Avviso i tuoi genitori?” –
Kagome guardò la professoressa e poi diede un’occhiata
veloce a Inuyasha, che sembrava attendere il suo verdetto.
“Preferirei finire la gita…” – disse imbarazzata, consapevole a cosa avrebbe portato quella decisione.
“Va bene…vuoi chiamare i tuoi genitori?” – quello era doveroso.
“Si…”
“Va bene…ti faccio liberare la linea della camera
così stai tranquilla. Inuyasha, puoi venire con me un attimo?
Devo parlarti…” – Inuyasha uscì, capendo che
Kagome doveva rimanere da sola e lui doveva ricevere un po’ di
scuse dai professori.
Dopo cinque minuti, il telefono della camera di Kagome squillò.
“Pronto?” – rispose Kagome.
“Signorina Higurashi, sono Karim della portineria. Le libero la linea così può chiamare casa.”
“Grazie Karim…” – Kagome agganciò la
chiamata e digitò successivamente il numero di casa. Rispose un
Naraku alquanto contento.
“Pronto?”
“Papà?” – Naraku sorrise.
“Kagome ciao! Kagura è Kagome!” – Kagome
sentì dall’altra parte la voce di Kagura che gli diceva di
salutarla. – “Kagome? Kagura ti saluta…”
“Grazie…come sta?”
“Abbastanza bene, dai…vedessi che pancia che si
ritrova!” – Kagome sorrise, mentre sentiva sotto gli
insulti di sua madre. – “Beh? Come va li?”
“Abbastanza bene…”
“Kagome stai bene? Hai una voce…” – disse
l’uomo. Kagome si trattenne dal piangere. Nonostante non fosse li
con lui, suo padre sapeva sempre cosa passava per la testa di sua
figlia.
“No, no…tutto bene…volevo solo sapere come stavate.
Mi mancate tanto…” – Naraku sembrò
tranquillizzarsi.
“Stiamo bene…comunque divertiti. Ora devo
scappare…ho l’ultimo appuntamento del corso
pre-parto.” – Kagome rise. Non ce lo vedeva sua padre a uno
di quei corsi.
“Certo…allora va! Vi voglio bene!”
“Anche noi, tesoro!” – la comunicazione fu chiusa e Kagome si buttò a peso morto sul letto.
“Ma porca…miseria…” – guardò
l’ora e vide che erano le sette e mezzo. Avvertì il
brontolio dello stomaco e si cambiò per la cena, ma prima
optò per una seconda doccia, rivelatasi un toccasana e quando
uscì, si sentì meglio. Indossò il vestito che
aveva messo al matrimonio dei suoi genitori con i relativi sandali e
scese per la cena. Notò subito che i suoi compagni la guardavano
troppo insistentemente e capì che la voce di Hojo si era
già sparsa in giro. Girò l’angolo e vide Inuyasha
seduto al tavolo da solo, con il mento appoggiato sul dorso delle mani
e con lo sguardo perso nel vuoto.
“Ciao.” – salutò lei. Inuyasha fu come
sbalzato dalla sedia per lo spavento. Guardò Kagome e la
salutò alzandosi in piedi.
“Ciao…” – disse lui non aspettando di vedersela li davanti. – “…come mai qui?”
“Era ora di cena e avevo fame.” – Kagome si
accomodò e attese che il cameriere arrivasse per prendere le
ordinazioni.
“Come stai?” – azzardò lui. La ragazza era
abbastanza tranquilla. La doccia l’aveva rimessa a nuovo e Hojo
sembrava distante anni luce da li.
“Oh, adesso va un po’ meglio, grazie…” – disse con un bel sorriso, lasciando interdetto Inuyasha.
“Mi fa piacere.” – parlarono del più e del
meno, cercando di evitare accuratamente il discorso di prima che
venissero interrotti dalla profe. Cenarono con calma e poi Kagome
uscì per fare un giro, accompagnata da Inuyasha. La ragazza fece
una scorta, debitamente pagata dal ragazzo, di caramelle, mangiandole
tutte senza ritengno.
“Buone…” – disse gettando il sacchetto nel
cestino. Svoltarono a destra e si ritrovarono in spiaggia. Kagome si
tolse le scarpe e iniziò a passaggiare con Inuyasha mano nella
mano. Ad un tratto lui si fermò e l’attirò tra le
sue braccia.
“Kagome…” – la ragazza inghiottì
pesantemente. Ma perché ogni volta le faceva quell’effetto?
“Si?”
“Cosa sarebbe successo se Tsubaki non ci avesse
interrotto?” – Kagome sgranò gli occhi. E adesso che
gli avrebbe detto? Abbassò lo sguardo, ma Inuyasha prontamente
lo riportò sul suo. Era bellissima con le guancie imporporate
per l’imbarazzo.
“Ti serve proprio la risposta?” – chiese lei,
meravigliandosi per il coraggio. Inuyasha si chinò su di lei e
la baciò. E fu bellissimo essere travolti di nuovo da mille
brividi di piacere. Rispose al bacio con la sua solita timidezza.
Inuyasha la voleva. Voleva che quella ragazza diventasse sua in ogni
senso. Rimasero in spiaggia per un po’, scambiandosi effusioni e
poi tornarono in hotel, salutandosi con un bacio.
Il mattino successivo, Kagome era spalmata sul suo materassino a
prendere il sole, non accorgendosi che una nuova minaccia si stava
avvicinando pericolosamente a lei. Si stiracchiò quando
sentì qualcosa di duro batterle sulle nocche delle mani.
Scattò sul materassino spaventata, allibita per quello che le
stava di fronte.
“M-ma…m-ma Inuyasha! Mi hai fatto venire
un’infarto!” – esclamò Kagome con la mano sul
cuore. – “Che ci fai li sopra?”
“Ti va di fare un giro?” – chiese il ragazzo.
“Ok…” – Kagome prese il suo materassino e si
avvicinò al pedalò del ragazzo, l’aiutò a
salire e inziarono a pedalare in mezzo al mare. Si fermarono in un
punto dove non c’era nessuno nel raggio di cinque chilometri in
tutte le direzioni. Avevano preso un pedalò con lo scivolo, in
modo da potersi tuffare in acqua. Passarono la prima metà della
giornata così, a giocare con l’acqua e prendendo il sole
sul materassino di lei. Venne anche il mezzo giorno, ma nessuno dei due
aveva la voglia di alzarsi e andare a mangiare, anche perché non
avevano fame.
“Hai chiamato i tuoi ieri sera?” – Kagome tirò un enorme sospiro.
“Si…”
“E…?” – chiese Inuyasha.
“…e non gli ho detto niente…” –
Inuyasha fece leva con il braccio e guardò Kagome, preoccupato.
“Perché?”
“Inuyasha…mia madre è agli sgoccioli…non ho
intenzione di farla preccupare. E poi Hojo non è riuscito a fare
niente, quindi…glielo dirò quando avrà partorito e
mio fratello avrà diciotto anni.” – disse Kagome
ridendo. Inuyasha rise, ma si fece serio immediatamente. Mise una mano
sulla pancia della ragazza con fare sensuale iniziò ad
accarezzargliela. Si fece subito seria. Inuyasha si abbassò su
di lei e la baciò. S’insinuò tra le sue gambe e
riprese da dove avevano interrotto la sera prima. Ma prima di poter
sbandierare ai quattro venti che lei era ormai sua, aveva voglia di
vederla imbarazzata un’ultima volta.
“Kagome?” – mormorò lui ad un soffio dal suo
orecchio. Il fiato caldo di Inuyasha le provocò la pelle
d’oca. Rise, cercando di sottrarsi a quella dolce tortura. Quando
fu certa che lui non avrebbe tentato ulteriori sensuali mosse lo
guardò.
“Dimmi…” – la guardò intensamente negli
occhi, cercando di rimanere serio il più possibile.
“Perché hai voluto finire la gita?” – la
ragazza prese un enorme respiro e andò in apnea. Ecco
si…perché era rimasta?
Nella sua testa cercò mille risposte, assolutamente inutili, da dare al ragazzo.
- questo era ciò che voleva rispondergli, ma a
nessuna di queste risposte venne data voce. Kagome sapeva che la
risposta era una sola e non riguardava di certo la bellezza dei siti
archeologici…
Inuyasha era fermo di fronte a lei che si crogiolava nel vederla così insicura. Chissà che gli avrebbe risposto.
Ma mai si sarebbe aspettato la disarmante verità.
“Perché volevo fare l’amore con te…” – ammise lei.
Ora, quello imbarazzato, era lui e in quattro e quattr’otto rivide la sua vita con in un film.
Kagome il primo giorno di
scuola…sé stesso che la prendeva in giro per tre anni
senza mai ricevere risposte indietro…lei dopo la sua
trasformazione…lui che tentava di conquistarla…lei che
rideva con gli altri ragazzi…lui che avrebbe voluto essere al
loro posto…lei che voleva fare l’amore con lui.
Alla fine, si era dimostrata migliore di tutte le persone che lui
conosceva e di lui stesso e ora, gli chiedeva quell’unica cosa
che lui non avrebbe mai avuto il coraggio di chiedere a lei, a Kagome.
Era lei.
Era Kagome.
Era con lei che voleva stare, senza tanti giri di parole.
Le sorrise, in un modo così indescrivibilmente dolce, che Kagome
non potè non sorridergli a sua volta. Si chinò e la
baciò, ridendo di sé stesso e di come quella
ragazza lo avesse smaccato anche quella volta.
Kagome gli graffiava dolcemente la schiena, mentre sentiva che il
ragazzo si stava scaldando. Allora Inuyasha le passò la mano
dietro la schiena e le slacciò il reggiseno che finalmente
volò via. Si perse a guardarla negli occhi, mentre con le dita
della mano sfiorava il turgido capezzolo. Gli occhi di Kagome si fecero
immediatamente lucidi per il piacere, finchè la ragazza non lo
vide scivolare lentamente verso il basso. Chiuse gli occhi, intuendo le
intenzioni del ragazzo. Sgranò gli occhi quando sentì
Inuyasha prenderlo in bocca e succhiarlo. Kagome stava vedendo le
stelle, la temperatura del corpo era vicina a quella del sole, mentre
sentiva la lingua di lui scendeva lentamente, passando sullo stomaco,
sulla pancia e le sue mani che le stavano sfilando lo slip. Il corpo di
lei fu alla mercè dello sguardo di Inuyasha che si ripromise di
non prendere mai più in giro nessuno. Si sfilò i boxer e
nuovamente s’infilò tra le gambe di lei, che però
lo bloccò.
“In-Inuyasha…aspetta…” – era
tremendamente imbarazzata per la confessione che stava per fargli in
quel momento e aveva la sottile paura che quella fosse tutta una
messinscena per prenderla in giro nel modo peggiore possibile. Il
ragazzo, stravolto per il tornado di emozioni che si era scatenato
dentro di lui, non capì quel cambiamento di direzione, guardando
un po’ stordito la ragazza. –
“Io…non…non l’ho mai fatto…”
– le sorrise e si chinò sull’orecchio di lei.
“Ti fidi di me?” – Kagome annuì e sentì
pian piano Inuyasha spingere per entrare dentro di lei. Cercò di
rilassarsi, ma nonostante tutto, avvertì dolore. Si
aggrappò violentemente alle spalle di lui con gli occhi sgranati
e il respiro pesante. – “Rilassati…sarà
bellissimo, vedrai…” – il solo sentire quella voce
roca, a Kagome cedettero tutte le possibili resistenze. Si
rilassò pian piano, mentre Inuyasha, con una spinta più
decisa entrò dentro di lei. I due corpi si muovevano
all’unisono fino al raggiungimento del massimo piacere.
Fecero l’amore per la prima volta li, su quel pedalò in
mare aperto. Si coprirono con i teli mare e rimasero abbracciati fino a
sera, dato che il giorno successivo sarebbero tornati a casa.
Rientrarono in albergo alle sette, rossi come pomodori per la
prolungata esposizione al sole, ma anche per quello che era successo.
Entrarono nelle proprie camere per rifare i bagagli e dopo un’ora
di preparativi scesero per cenare. A tavola, nessuno dei due
proferì parola. Non osavano nemmeno guardarsi in faccia,
finchè Kagome non si mise a ridere, catturando
l’attenzione di Inuyasha, che sorrideva a sua volta, non capendo
il motivo di tanta ilarità.
“Che c’è?” – chiese alla fine.
“C’è che ora siamo nella fase dell’imbarazzo
totale…” – disse, soffocando con le mani una risata
più sonora. Inuyasha rise, grato per quel diversivo. Kagome
bevve dell’acqua con il viso tutto rosso.
“Sei bellissima, lo sai?” – Kagome per poco non si strozzò con l’acqua.
“Gra-grazie…” – disse lei imbarazzata.
Passarono la serata a fare un ultimo giro per la città e verso le undici ritornarono in albergo.
Erano fermi davanti alla porta della camera di lei.
“Beh…buona notte Kagome…” – disse Inuyasha, sperando che il loro incontro non si fermasse li.
“Buona notte, Inuyasha…” – Kagome entrò
in camera sua e chiuse la porta. Inuyasha rimase un po’ deluso,
ma se ne andò in camera sua. Si spogliò, rimanendo in
boxer, si buttò sul letto a pancia in giù, ripensando al
pomeriggio passato con la sua ragazza. Si mise a ridere da solo. Per la
mente gli passarono tutti i tre anni, quattro ormai, passati in classe
con quella “cozza”. L’aveva presa in giro,
l’aveva umiliata, ma lei non si era mai lasciata intaccare da
quegli sfottò. Poi, l’impensabile: Kagome, fasciata nel
suo abito rosa da matrimonio, usciva dalla scuola, vendicandosi in una
sola volta di tutte le prese in giro che aveva dovuto subire e poi,
ciliegina sulla torta, durante la gita avevano fatto l’amore in
mezzo al mare. Ripensò a quella mattinata così magica, e
al suo imbarazzo quando gli confessò di essere ancora vergine.
Quando aveva visto il suo viso imbarazzato per quella confessione, la
voglia di averla tutta per sé aveva toccato i massimi storici,
motivo per il quale Inuyasha fu molto attento quando entrò
dentro di lei. Non le voleva far male, e quando la sentì
rilassarsi sotto di lui, anche lui aveva ceduto.
Il primo rapporto che Inuyasha aveva avuto con una ragazza, fu in prima
superiore, con una ragazza di un altro istituto, di cui non ricordava
neppure il viso. Si erano conosciuti per caso in un bar e fu attrazione
a prima vista. Presero a frequentarsi assiduamente finchè non
concretizzarono quell’attrazione. Passò un anno e poi i
due si persero di vista perché lei aveva dovuto trasferirsi
all’estero per il lavoro del padre. Inuyasha non si scompose
più di tanto, ne aveva tante nella sua scuola che gli morivano
dietro…ne avrebbe sicuramente trovate delle altre. Fu
così che iniziò la scalata del successo di Inuyasha, ogni
ragazza era un nuovo traguardo, ogni traguardo ne costituiva un altro e
un altro ancora, finchè non si era fermato alla fermata di
Kagome. Lei non lo venerava, non lo idolatrava come metà
dell’istituto. A lui non faceva né caldo ne freddo questa
cosa, anche perché allora Kagome era ancora
“nascosta” nel suo bozzolo. Ma quando il bozzolo si era
schiuso, rivelando la vera identità di Kagome, i ruoli avevano
iniziato ad invertirsi: era Inuyasha che faceva di tutto per attirare
la sua attenzione. Sotto gli occhi increduli di tutto l’istituto,
avevano iniziato a parlarsi civilmente, erano passati allo stadio di
conoscenti, poi a quello di amici, buoni amici e infine amanti. Quella
era la parte che gli piaceva di più.
Fu destato dai suoi pensieri da un lieve bussare alla porta. Si
alzò scocciato per vedere chi aveva osato disturbare il suo
flusso di pensieri. Aprì la porta e sgranò gli occhi.
“K-Kagome?” – la ragazza era ferma davanti alla porta
con una gamba che dondolava per l’imbarazzo. I capelli erano
lasciati liberi e le incorniciavano quel viso di porcellana che si
ritrovava.
“Posso stare con te stanotte?” – chiese, come se
avesse paura di una qualche sorta di rifiuto. Inuyasha annuì e
Kagome entrò. Non appena fu dentro e la porta rigorosamente
chiusa a chiave Inuyasha l’attirò a sé, convinto di
sognare. Si baciarono, senza perdere altro tempo e finirono sul letto.
Inuyasha le sfilò la maglia velocemente per non perdere altro
tempo. Volarono via anche i pantaloni e la ragazza rimase solo con gli
slip, dato che di notte non dormiva mai con il reggiseno. Kagome
sfilò i boxer di Inuyasha e lui fece altrettanto con le sue
mutandine. Si amarono di nuovo quella notte, con la stessa
intensità di quella mattina sul pedalò. Non si concessero
un momento per dormire anche perché avrebbero recuperato il
sonno perduto o sul pulman o sul treno. Rimasero svegli a coccolarsi
dopo aver raggiunto il loro momento di felicità.
“…Woo?”
“Presente!”
“Perfetto…salite sul treno e mi raccomando! Non fate gli
incivili!” – Inuyasha e Kagome , come all’andata, si
recarono in una carrozza vuota, misero le borse su uno scompartimento e
non persero un momento, si baciarono subito. Le ore del viaggio furono
trascorse interamente a parlare di come si sarebbero comportati una
volta tornati a scuola. Kagome temeva di aver vissuto un sogno durante
quella settimana, ma fu rassicurata da Inuyasha che quel sogno sarebbe
durato ancora per molto…
Bedde! Allora?
È stato un capitolo proficuo? Soddisfatte o rimborsate?
Mi raccomando…fatemi sapere cosa ne pensate, ne?
Mi scuso se la scena hot non è stata una delle migliori, ma ho
cercato di sfornare un'idea decente e una descrizione che le
assomigliasse. Spero di non aver fatto una brutta figura.
Besitones!
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Capitolo 12 *** Fine...o inizio...questo è il poblema... ***
Fine...o inizio...questo è il problema...
Le mie bedde beddissime! Mamma come sono felice di rivedervi al banco della giuria.
Allora…questo, purtroppo, sarà l’ultimo capitolo
della storia. Volevo ringraziarvi innanzi tutto per essere state
così coraggiose nell’avvicendarsi della fiaba del brutto
anatroccolo.
L’ho scritta per me stessa e per tutte quelle ragazze che,
ringraziando i Kami, non sembrano uscite da una rivista patinata di
Vogue. Il mondo non gira intorno alla bellezza esteriore. Forse per
qualche tempo può essere sufficiente, ma non basta. Dopo un
po’ ci si stanca di vivere in funzione del proprio aspetto
fisico, pretendendo maggior considerazione dagli altri. Ecco…io
spero di essere riuscita a far capire a tutte quelle che sono di buona
forchetta di non abbattersi, perché anche se oggi riceveranno un
rifiuto, domani troveranno sicuramente la porta aperta.
Dopo quest’angolino interiore, passerei a ringraziarvi, doverosamente, una per una.
Kirarachan: bedda! Non ti
preoccupare, so cosa significa quando il pc ti molla di punto in bianco
quando magari stai aggiornando…esperienza personale…sono
veramente felice che li abbia trovati carini e sono ancora più
felice che Hojo ti sia andato in antipatia (lo scopo è stato
raggiunto!). Vai tranquilla e ci vediamo in giro, ok?
Besitos!
Monik: ma sai che sono
veramente felice di vedere il tuo nome tra i commentatori? Ma ancora di
più nel sapere che mi hai messa tra i preferiti. Sono
istericamente commossa. Tu piuttosto…sbaglio o devi aggiornare
qualcosa, ne? Tipo…che ne so…Ars Fascinandi o Dolci
Cambiamenti…che me le hai stroncate sul più bello.
Mancanza di ispirazione, per caso? Beh, in ogni caso AGGIORNA!
Perché mi stai letteralmente uccidendo!
Sclero momentaneo a parte…grazie per avermi seguita.
Besitos!
Mikamey: guarda…non so
veramente come tu abbia solamente potuto farmi un torto simile!
>( ti è piaciuto veramente? Sono
proprio contenta, sai? Certo…ma oltre alla timidezza Kagome ha
perso anche dell’altro, ma sorvoliamo e stendiamo una trapunta
matrimoniale sull’accaduto…allora sei tu quella che vedo!
Ciao ciao…
E dato che ci sono, colgo l’occasione per farti i miei più
vivissimi e sentitissimi ringraziamenti per l’aggiornamento
flash. Ho imparato ad apprezzare il cioccolato, ma molto meno le
situazioni imbarazzanti…certo che Sango ne ha di forza di
volontà, eh? Ma chi potrebbe biasimarla con un fustacchione come
Miroku al suo fianco? Io non di sicuro, comunque…è sempre
un piacere leggere le tue storie. Sai dare un tocco di
veridicità alle cose, anche se stessi descrivendo l’arrivo
dei marziani. Posso avanzare una piccola richiesta? Non è che
scriveresti un’altra storia sullo stampo di “Uno sposo per
Ayame?” era una storia veramente bella e tu con le tue
descrizioni l’hai migliorata ancora di più e poi, il
genere “vita nel Sengoku” mi piace molto.
Me si prostra ringraziando umilmente e ti aspetta in fondo al capitolo.
Besitos!
Vale728: bedda! Sono contenta
di vederti di nuovo! Mi fa piacere che sia stato il tuo capitolo
preferito. Spero di non lasciare un velo di delusione per
quest’ultimo. Mi raccomando, fammi sapere, eh?
Besitones anche a te!
Mary_loveloveManga: e qua
iniziano i commenti kilometrici…BEDDAAAAAAA!!!! CIAO! Sono
sempre felice di rivederti on this channel. Ti ho per caso addormentata
con quel commento? Spero di no, altrimenti mi toccherà
ridimensionarli, anche se non so come fare. Mi istighi a farli
così lungi, è colpa tua…
Comunque…come al solito mi si arrossiscono le chiappe per tutti
questi complimenti (meritati, oserei dire…no dai,
scherzo…) So di aver urtato la tua sensibilità quando la
prof li ha interrotti, per la milionesima volta, ma che ci vuoi
fare…I am bastard inside. E comunque, non è la prof che
deve andare a cuccia, ma Inuyasha però si sa che a volte i
professori mancano di intellingenza. Saranno bravi nelle loro materie,
ma per quanto riguarda le intese tra gli studenti hanno le forme di
grana sugli occhi. Ti ringrazio per il pedalò.
Effettivamente…non so come mi sia venuto fuori, solo ho provato
a immaginare come sarebbe potuto essere farlo in mezzo al mare con
nessuno che rompe le uova nel paniere. È stato romantico, no?
E chi lo sa se la loro storia durerà? Forse si, forse
no…ma non riesco a crederci nemmeno io…purtroppo sono una
fan sfegatata degli happy ending, specialmente quelli tra Inu e Kagome,
che poveretti…diciamocela tutta…ne hanno veramente
bisogno.
Per la clinica, magari dammi l’indirizzo che mi prenoto un posto
pure io…non sono tanto diversa da te quando leggo i tuoi
aggiornamenti. Ovviamente saremo accompagnate dai nostri fedelissimi pc!
Guarda che i tuoi commenti non mi addormentano, anzi…mi danno la carica per andare avanti e di questo ti ringrazio.
Beh…ora sono io che me ne vado per non addormentarti e mi raccomando…AGGIORNA!!!!!
Besitones!
Ryanforever: sono contenta di
non aver fatto figure del cavolo. Sono scene sempre difficili da
descrivere, e si rischia il più delle volte di finire nella
volgarità ed era una cosa che volevo sinceramente
evitare…sono contenta che sia venuta fuori decente. Hai
ragione…Hojo non è nemmeno da calcolare anche se a volte
mi verrebbe da…umphf…lasciamo perdere. È
così appiccicoso come la gomma che sto masticando adesso.
Io ti ringrazio del commento e spero di vederti in giro con una nuova fic!
Besitones!
Kagome19: beh, se vuoi ne
possiamo discutere tranquillamente. Ti ringrazio per il commento e sono
veramente contenta che la storia ti sia piaciuta. Spero di poter
trovare il tuo nome nella prossima fic che ho già scritto.
E ora…l’ultimo capitolo!
DUE ANNI DOPO…
“Kan-Kan! Kan-Kan!” – una ragazza sui vent’anni
corse fuori dalla porta della sua camera. Era intenta a scegliere un
vestito da indossare per conoscere i genitori del suo ragazzo, ma un
bambino di due anni la fece desistere dai suoi propositi, facendola
correre fuori dalla camera.
“Ehi! Haku! Che c’è?”
Hakudoshi, il fratellino minore di Kagome.
Il bambino era corso come un pazzo ridendo da sua sorella in cerca di
protezione. All’improvviso una saetta argentata le passò
vicino, prendendo il bambino e iniziando a fargli il solletico
dappertutto. Kagome rise, fintamente spazientita. La misteriosa saetta,
altri non era che il fidanzato di Kagome, Inuyasha che la stava
aspettando di sotto per andare dai suoi. Inuyasha si alzò dal
pavimento tenendo il piccolo per le gambe a testa in giù e il
bambino si divertiva un sacco.
“Ti arrendi?” – chiese Inuyasha divertito pure lui da quella situazione.
“Ti! Ti! Ti! Batta! Batta!”
“Dai Inu…che me lo agiti…” – Inuyasha
tornò di sotto, con il bambino ancora per le gambe e lo sedette
sul divano. Dopo dieci minuti scese Kagome più bella che mai.
Aveva indossato il suo abito rosa porta-fortuna e Inuyasha pensò
che forse gliela voleva far pagare ancora per un po’. –
“Andiamo?” – chiese Kagome che il ragazzo
seguì senza batter ciglio. – “Mamma? Papà? Io
esco! Non aspettatemi sveglia!”
“Kagome! Non tornare prima…” – tentò di
dire Naraku, ma Kagura bloccò prontamente il marito.
“…ciao tesoro, divertiti!” – concluse la donna
facendo l’occhiolino alla figlia. Kagome ricambiò grata.
Finalmente i due poterono uscire da casa. Inuyasha teneva per mano
Kagome e la fece accomodare in macchina. Kagome rise: quello fu il
regalo di maturità che il padre aveva fatto a Inuyasha.
INIZIO FLASH
Il quinto anno delle superiori fu una vera pacchia per Inuyasha e la
motivazione era la più semplice che potesse esistere: studiava
assieme a Kagome. La ragazza, nonostante il cambiamento subìto,
aveva mantenuto il suo livello di studi, potendo aiutare così
anche Inuyasha. Al mattino seguivano le lezioni regolarmente, mentre al
pomeriggio i due si trovavano per ripassare o meglio, per aiutare
Inuyasha ad assimilare meglio gli argomenti che non recepiva subito. In
questo modo, teneva in allenamento la mente e non doveva ridursi
all’ultimo minuto a dover studiare tutto. Kagome era
l’insegnante perfetta: non usava termini troppo difficili e se
non avevi capito rispiegava tutto d’accapo. In quel modo
Inuyasha, quando veniva interrogato, non incorrreva in brutte sorprese.
I suoi voti migliorarono a vista d’occhio e gli insegnanti furono
veramente contenti di lui.
All’esame di maturità, Inuyasha fece una brillante prova
ma Kagome, che era più abituata di Inuyasha a studiare,
portò a casa la lode.
Quando Inuyasha tornò a casa, i suoi genitori gli fecero trovare
in garage il suo regalo, un’Audi A4 nuova di zecca, la macchina
preferita di Inuyasha. La prima cosa che fece fu quella di uscire con
Kagome. Dopotutto, era a lei che doveva quella macchina.
FINE FLASH
Ed ora erano li, su quella macchina per andare a conoscere i famigerati genitori di Inuyasha.
Quando arrivarono, Inuyasha galantemente fece scendere Kagome
dall’auto e la prese per mano, conducendola in casa sua. I
genitori di Inuyasha erano seduti in salotto, attendendo l’arrivo
di quel miracolo vivente che aveva rimesso a nuovo il loro figliolo.
“Mamma? Papà? Siamo arrivati.”
A Kagome prese la tachicardia. Il cuore le batteva come un tamburo e il viso le si era arrossato.
“Finalmente, Inuyasha!” – a parlare fu la madre che
andò immediatamente incontro alla coppia. –
“Così tu sei la famosa Kagome…” – disse
la donna, imbarazzando ancora di più la ragazza.
“Ehm…piacere…” – di li a poco fece il
suo ingresso anche il padre di Inuyasha, una figura imponente e Kagome
per guardarlo in faccia dovette alzare il viso.
“Benearrivata. Io sono Inutaisho, il padre di Inuyasha e lei
è Izayoi, mia moglie. Finalmente possiamo conoscerti, Kagome.
Credevamo che ti avrebbe tenuta rinchiusa da qualche parte per non
farci incontrare…” – Kagome guardò Inuyasha
in cerca di aiuto, richiesta che il ragazzo accolse immediatamente.
“Papà…per favore…” – il genitore
sorrise alla moglie e si accomodarono sulla terrazza dove era allestito
il tavolo per la cena. Inuyasha aiutò Kagome a sedersi e la cena
fu servita.
“Sai Kagome…” – iniziò il signor
NoTaisho. La ragazza smise di mangiare per sentire quello che avrebbe
avuto da dire il padrone di casa. – “…quando
Inuyasha ha portato a casa quel primo sette e mezzo in storia in quarta
superiore, pensavo di morire.” – Kagome rise di gusto,
imbarazzando il ragazzo.
“Già…è stato molto bravo.” –
Inuyasha faceva lo gnorri. Continuava a mangiare perché sapeva
benissimo com’erano andate veramente le cose.
“Per non parlare dei voti successivi e dell’esame di maturità…”
“E’ vero…è stato molto bravo.” – ammise Kagome sorridendo al suo fidanzato.
“Comunque…cambiando argomento…mi spiace che non ci
siano Rin e Sesshomaru. Avrei voluto che li conoscessi.” –
Sesshomaru era il fratello maggiore di Inuyasha e si sarebbe dovuto
sposare a breve con Rin, la sua eterna fidanzata.
“Beh…sarà per la prossima volta…”
– disse Kagome alzando le spalle. Ma in quel momento si
aprì la porta di casa.
“Papà? Mamma? Siamo tornati!”
“Sesshomaru! Che sorpresa! Già di ritorno?” –
chiese la madre alzandosi da tavola e andando incontro al suo
primogenito.
“Già…abbiamo preso l’aereo prima ed eccoci qui.”
“Ciao Rin! Benvenuta!”
“Grazie signora…tutto bene?”
“Certo…ah, lei è Kagome, la fidanzata di Inuyasha.
Kagome? Lui è Sesshomaru, mio figlio e lei è Rin.”
– Kagome strinse cordialmente la mano ad entrambi.
“Piacere mio…”
Rin si sedette stancamente sulla sedia, sbuffando insoddisfatta.
“Che c’è, Rin?” – chiese il padre.
“C’è che la Takahashi è strapiena di impegni
e non ce la facciamo ad organizzare tutto. Abbiamo provato a contattare
altre agenzie, ma non sanno lavorare!” – ammise la ragazza
distrutta. Sesshomaru le andò vicino e cercò di calmarla.
“Non ti agitare…sai che nelle tue condizioni non va bene.” – Kagome sgranò gli occhi.
“Sei…” – Rin rise, prendendo la mano di Sesshomaru.
“Aspetto un bambino, si…” – Kagome sorrise, felice per quella notizia.
“Auguri allora! Non lo sapevo!” – poi, a Inuyasha venne la folgorazione.
“Perché non glielo organizzi tu il matrimonio?” – Kagome sgranò gli occhi.
“Credimi…è meglio di no…” –
disse la ragazza che aveva fatto un semplice ragionamento in meno di
tre secondi. Quando era entrata in casa aveva subito addocchiato
l’arredamento. Era una villa mastodontica, i mobili erano di
fattura pregiata, i tessuti della stoffa migliore. Non ci voleva molto
per capire che erano persone di un certo livello e che quindi i
genitori pretendessero per i propri figli solo il meglio. Non ne
parliamo se dovevano poi sposarsi! Kagome aveva organizzato si il
matrimonio per i suoi genitori, ma era stata una cosa relativamente
più semplice!
“Perché? Organizzi matrimoni Kagome?” – chiese Izayoi sinceramente stupita.
“Ecco…quello che Inuyasha voleva dire è che…” – ma Kagome fu bloccata dal suo fidanzato.
“…Kagome ha organizzato il matrimonio dei suoi genitori e
ha fatto un ottimo lavoro. Ho visto alcune foto e mi ha fatto
un’ottima impressione. Secondo me, potrebbe farcela…e non
lo dico perché sono di parte.” – Kagome avrebbe
voluto strozzare Inuyasha, come ai vecchi tempi.
“Poi facciamo i conti…” – disse la ragazza.
Rin e Sesshomaru riflettevano, incerti se affidare un evento
così importante ad una persona che praticamente non conoscevano.
“E ce la faresti ad organizzare tutto entro Giugno
dell’anno prossimo?” – chiese Rin di getto. Era
Agosto inoltrato e Kagome era perfettamente in grado di farcela.
“Certo che ce la fa!” – rispose Inuyasha per lei, guadagnandosi un’altra occhiataccia gelida.
“Allora affare fatto…” – disse Rin, scappando in bagno con una mano sulla bocca.
Così iniziò l’avventura di Kagome. Come per i suoi
genitori, fece delle domande sia a Sesshomaru che a Rin dai quali venne
fuori un animo romantico, proprio come piaceva a lei.
Il tempo passava e la ragazza continuava a fare avanti e indietro da un
negozio all’altro per scegliere i prodotti migliori. Ovviamente,
con il budget messo a disposizione dei due futuri sposi, Kagome scelse
gli atelier e i negozi di bomboniere più rinomati nel settore.
Era più in giro a reclamare cataloghi e affini che non a casa
con la sua famiglia.
Arrivò anche Giugno e con esso il tanto atteso matrimonio.
Izayoi e Inutaisho furono molto soddisfatti del lavoro della ragazza
che si sentì sollevata di un enorme peso.
Quel giorno, Rin era bellissima. La pancia la rendeva ancora più
bella e Sesshomaru, nel suo abito nero, sembrava un principe.
Fu una giornata bellissima e il tempo decise di essere clemente almeno
quel giorno, dato che fino al giorno prima aveva piovuto. La cerimonia
fu un successo, per non parlare del banchetto e delle bomboniere.
La ragazza aveva scelto un ristorante in mezzo ad un immenso parco. Lo
aveva visto per sbaglio su Internet, mentre cercava sulla rete
ristoranti di lusso e si imbattè in esso. Prese appuntamento con
il direttore che accettò immediatamente, conoscendo
l’influenza della famiglia dello sposo.
Gli invitati erano stati sistemati in un’unica sala, punto sul
quale gli sposi non transigevano. Volevano che i loro amici e i parenti
fossero tutti insieme, anche perché non trovavano giusto mettere
alcuni nella sala con gli sposi e altri da un’altra parte. La
stanza era talmente enorme che al centro di essa vi era una piccola
fontana con in mezzo la statua di una dea che versava l’acqua nel
bacino sottostante tramite un’anfora. Aveva scelto orchidee
bianche, rosse e lilla, il fiore preferito di Rin e le aveva fatte
mettere dappertutto. I loro fiori cadevano elegantemente dai tavoli,
creando una cascata di colori. Inutile dire che gli invitati rimasero
piacevolmente sorpresi da quella cascata di tinte e si gustarono il
matrimonio.
Ma mai come i due sposi che sorridevano entusiasti per il lavoro della ragazza di Inuyasha.
Kagome era fuori che cercava di rilassarsi, tutto quel lavoro
l’aveva sfinita. Si era seduta all’ombra di un grande
albero a prendersi il fresco, finchè non si sentì
avvolgere in un caldo abbraccio.
“Ciao…” – disse lei sottovoce a occhi chiusi,
come per non rompere quel momento magico. Il sole filtrava dai rami
dell’albero e proiettava sul terreno delle strane figure.
“Ciao…” – le rispose Inuyasha per poi inondare
il collo di lei con mille piccolli baci. Kagome spostò il collo
per godersi a pieno quella dolce tortura, finchè il ragazzo non
le girò il volto, intrappolando così le sue labbra in un
bacio passionale. – “Sei stata eccezionale. Rin e
Sesshomaru sono entusiasti del tuo lavoro.” – mentre le
parlava, Inuyasha continuava a torturarle il collo e la ragazza era in
piena estasi. Ad un certo punto sentì le spalline del vestito
cadere. Si svegliò a malincuore da quel dolce tormento, ma non
poteva permettere che qualcuno li vedesse in quello stato.
“Ma che sei scemo?” – chiese ridendo, rialzandosi le spalline. Inuyasha le mise il broncio.
“Cattiva…” – disse lui, fiondandosi sulle sue
labbra. Kagome gli prese il viso tra le mani e rispose al bacio. Quando
Inuyasha si staccò da lei, aveva uno sguardo terribilmente serio.
“Che c’è?” – chiese la ragazza, divenuta
seria pure lei. Il ragazzo era evidentemente agitato, stato che
raggiunse ben presto anche Kagome. Pensava fosse successo qualcosa di
brutto.
“Kagome…io, si insomma…so che è presto
però…se…ovviamente se sei
d’accordo…non è che ti voglio
obbligare…perché ci mancherebbe altro…”
– Kagome lo guardava perplessa, non capendo un’acca di
quello che il suo ragazzo le stava cercando di dire.
“…è che…ti voglio solo dire
che…che…che sono sicuro di quello che sto facendo e
che…so aspettare. So aspettarti.” – precisò
il ragazzo. Kagome era nel panico totale. Non aveva capito niente di
quello che Inuyasha le aveva detto.
“Inuyasha…non ho capito niente…” –
ammise lei in tutta sincerità. Il ragazzo abbassò le
spalle demoralizzato dal fatto che la sua fidanzata non avesse capito
le sue intenzioni dal discorso che si era preparato da un bel po’
di tempo. Così prese semplicemente la mano sinistra di Kagome e
le infilò nell’anulare un piccolo anello, niente di
sfarzoso: una semplice fedina in oro rosso e non disse nulla, sperando
che in quel modo la ragazza capisse. Il discorso contorto di Inuyasha
iniziò a prendere forma. Kagome sgranò gli occhi per la
sorpresa, guardando alternativamente gli occhi di Inuyasha e il suo
anulare sinistro. – “Inuyasha…cosa…”
“Come ti ho già detto, so aspettarti Kagome. Però
te lo volevo chiedere lo stesso. Vuoi sposarmi?” – Kagome
continuò a guardare alternativamente l’anello e il suo
ragazzo. Ogni silenzioso secondo che passava Inuyasha si sentiva
letteralmente morire.
“Inuyasha, io…si. Si! Si! Si!” – il ragazzo
era andato in tilt, ma aveva capito perfettamente la risposta positiva
della ragazza. La sollevò dalla sedia e la baciò e
l’abbracciò.
“Ti amo Kagome!” – eslcamò lui senza indugi, guardandola negli occhi.
“Ti amo anch’io.” – si scambiarono un tenero bacio, suggellando così quella promessa.
Il matrimonio finì alle tre del mattino. Sesshomaru e Rin
tornarono a casa perché la neo sposa era un po’ stanca.
Mancava poco al giorno del parto e lei non doveva affaticarsi tanto.
Durante l’organizzazione del matrimonio, Inuyasha e Kagome erano
andati a vivere insieme ed ora stavano tornando a casa. Una volta
entrati non persero ulteriore tempo e dedicarono del tempo a loro
stessi. Quello che accadde poi è un’altra storia.
Rin partorì una settimana dopo, dovendo rimandare così il
viaggio di nozze. Diede alla luce un bel maschietto che chiamarono
Tetsu. Kagome e Inuyasha invece aspettarono un po’ prima di
sposarsi. Dopotutto, avevano vent’anni e ne avevano di tempo per
stare insieme.
E per tutte!
Di nuovo un grazie immenso per avermi aiutata a migliorare la storia.
Alcune di voi mi hanno dato suggerimenti preziosi e spero di potervi
rivedere alla prossima storia che ho in mente sui genitori di Inuyasha.
Non ho ancora dato un titolo alla fic, ma parlerà della storia
tra Inu no Taisho e Izayoi e di come si sono conosciuti.
Sempre vista da me.
Besitos a tutte e alla prossima!
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