The Chosen One

di Elenwen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di una Speranza ***
Capitolo 2: *** La Verità ***
Capitolo 3: *** Il Consiglio ***



Capitolo 1
*** L'inizio di una Speranza ***


Durante la prima era, Morgoth, signore del male e delle tenebre, colpì duramente la Terra di Mezzo scatenando una grande e violenta guerra.
Elfi di Noldor insieme al portavoce degli uomini, Eärendil, guidato dalla luce del suo Silmaril, partirono alla volta di Valinor in rappresentanza delle rispettive razze degli Elfi e degli Uomini, chiedendo per esse perdono per aver disobbedito ai loro consigli durante la creazione del mondo Arda, ed aiuto per sconfiggere il potere di Morgoth.
Le parole di aiuto di Eärendil raggiunsero le coste di Aman, dove Eönwë, signore delle armi, fu il primo ad accoglierle e successivamente giunsero anche al re Manwë, signore del popolo dei Valar che decise di rispondere all'appello mettendo proprio il coraggioso Eönwë a capo di un grande esercito per combattere la Guerra d'Ira.
Una alleanza tra elfi, uomini e Valar si formò al fine di combattere per la propria libertà e quella di tutti i popoli della Terra di Mezzo.
La Guerra d'Ira portò alla scomparsa definitiva delle terre del Beleriand e alla distruzione di gran parte delle terre a ovest degli Ered Luin che poi furono devastate e occupate dalle acque del Belegaer.
Alla fine però tutti gli sforzi vennero ripagati e Morgoth, signore dell'oscurità, ormai privo di energie e di orchi venne sconfitto.
Dopo la vittoria, Ëonwë, signore delle armi, invitò tutti gli elfi ad unirsi a lui nel viaggio verso Aman ma moltissimi rifiutarono, decisi a rimanere nella Terra di Mezzo a ricostruire le loro case e a mantenere la pace.
Passarono più di duemilacinquecento anni da quell'evento finchè la seconda era della Terra di Mezzo non portò una nuova ondata di malinconia e disperazione nel mondo.
L'aria attorno alle montagne di Rohan diventò fredda, i fiumi delle Terre Selvagge si ghiacciarono, le colline dei Colli Torrioni e la vecchia foresta nella terra di Buck si ricoprirono velocemente di uno spesso strato di neve e ghiaccio.
Nessun uomo, nano o elfo per quanto potenteera in grado di dominare quella gelida tempesta, tranne forse Celebrimor.
Era un elfo che nacque a Valinor, terra degli dei e dei creatori del mondo e sviluppò ben presto immensi poteri che non potevano essere più nascosti dalla sua gente, specialmente al tempo della Guerra d'Ira, così fuggì insieme ad Ëonwë nella Terra di Mezzo, trovando rifugio nell'Eriador tra le Montagne Nebbiose. Si racconta che Celebrimor fosse in grado di sollevare le montagne per trovarvi rifugio al loro interno.
Col passare degli anni fece molta pratica ed ebbe tempo a sufficienza per perfezionarsi ma per quanti incantesimi provasse o inventasse niente era in grado di fermare la tempesta. Amareggiato ed illuso dall'idea di essere l'unico in grado di sconfiggere l'orribile bufera, scese dalle montagne e viaggiò di villaggio in villaggio in cerca del potere di cui tanto aveva bisogno. Fu vicino alle cascate di Rauros che incontrò uno straniero, Sauron, signore dei doni.
Vedendo di cosa fosse capace, lo seguì e insieme forgiarono gli anelli del potere, cioè anelli dai grandi poteri magici le cui specialità variavano dalla forza di volontà e dalle azioni di chi li portava. Tre furono donati agli elfi gli esseri immortali più saggi e leali di tutti, sette ai re dei nani grandi minatori e costruttori di città nelle montagne e nove anelli furono dati alla razza degli uomini che più di qualunque cosa desiderava il potere.
Grazie ai poteri dei portatori degli anelli, Cerebrimor potè finalmente attingere ad abbastanza forza da fermare la tempesta che affliggeva la Terra di Mezzo: il vento tagliente cominciò ad affievolirsi e i fiumi ghiacciati piano piano cominciarono a sciogliersi e ad essere percorsi da acque fresche e zampillanti.

Aria di felicità si manifestava nelle Terre Selvagge e tra gli alberi di Bosco Verde si aggirava un giovane elfo dai capelli lunghi e biondi. Il suo nome era Thranduil, figlio Oropher, re di Bosco Verde.
Il giovane principe era un abile guerriero, forte, coraggioso e affrontò molte guerre insieme a suo padre, ma accadde qualcosa di veramente inaspettato.
Il suo cuore lo portò ad innamorarsi di Esteliel, una semplice elfa silvana. La conobbe per caso, sorpresa a rubare dei pugnali nella città di Dale durante uno scambio di merci ed i due elfi si innamorarono al primo istante. Era la creatura più bella che il giovane Thranduil avesse mai visto in tutti i suoi seicento anni, con i capelli ramati raccolti da piccole trecce che facevano risaltare il suo splendido viso e quegli occhi, verdi come smeraldo.
Il giovane principe non si sarebbe fatto scappare un'occasione come quella e condusse la fanciulla a palazzo per chiedere la benedizione del re Oropher.
Il re di Bosco Verde però si oppose fermamente: "Certo che no, figlio mio, non vorrai sposare un'elfa silvana? Hai intenzione di disonorare questa famiglia e tutta la tua stirpe?"
Esteliel chinò lo sguardo e appena potèsenza neanche inchinarsi davanti al re, corse fuori scappando dal palazzo.
Thranduil la seguì e la fermò vicino alle porte del regno, l'abbracciò a sé e la rincuorò: "Non potremmo sposarci, ma staremo insieme in un modo o nell'altro. Rimarrai qui a Bosco Verde e troveremo una soluzione vedrai..." disse sussurrando.
Il re non accettò mai Esteliel a corte, non poteva neanche immaginare di avere un erede silvano a palazzo e per mesi l'elfa si rifugiò nelle stanze del principe finché un giorno improvvisamente decise di andarsene.

 

Thranduil: “Esteliel dove stai andando?!" Esclamò fermandola.
Esteliel: “Non posso più stare qui...”
Thranduil: “Che è successo? Mio padre ti ha insultata? Ti ha cacciata?"
Esteliel: “Nulla di tutto ciò... Io... Aspetto un bambino.”
Thranduil: “Che cosa? Ma è una notizia meravigliosa!”
Esteliel: “Ti prego, tuo padre non lo deve sapere! Mi ucciderà, o forse ci ucciderà entrambi... Questo bambino non potrà stare in questo regno. Torno a Dale, conosco qualcuno che mi potrà aiutare.”
Thranduil: “No! Non posso lasciarti andare!”
Esteliel : “Devi invece! Ti manderò un messaggero e se dovesse succedermi qualcosa porta il bambino a Brea, li sarà al sicuro e lontano dal male. Per favore, promettimelo!!”

 

Quelle parole lasciarono il giovane principe di stucco, la rabbia che provava per suo padre lo fece piangere. Riabbracciò la sua amata un'ultima volta e la lasciò andare per le Terre Selvagge.
Al momento del parto Thranduil ricevette notizie e corse dalla sua Esteliel ma arrivò tardi, l'elfa era morta poche ore prima dando alla luce una bambina. In quel momento il giovane principe fu assalito da un vortice di dolore e gioia nella stessa misura, mentre stringeva a sé la bambina e i suoi occhi erano fissi sul corpo freddo di Esteliel distesa su un letto e coperta da un lenzuolo bianco come la neve.
"Devo portare la bambina al sicuro" si disse tra le lacrime ricordando le parole della sua amata. La strinse a sè e scappò da Dale giungendo nelle foreste vicino a Brea.
"Ti avrei tenuta con me se avessi potuto piccola mia... Ma tuo nonno è una persona orribile.”
Le diede un bacio sulla fronte e disse: Spero di rincontrarti un giorno.” e lasciandola vicino ad un albero le diede un Silmaril "Buona fortuna piccola!”

La giovane creatura rimase nel bosco avvolta nelle sue calde coperte fino al calar del giorno ed i suoi pianti si udirono per tutta la foresta di Brea. Le notti non eran più fredde e ghiacciate come le ere passate, ma corvi e bestie che vagavano nell'ombra la sorvegliavano. Affamati si avvicinarono alla piccola creatura, ed improvvisamente il potere del Silmaril donatole dal padre scacció i corvi formando un'immenso scudo di luce bianca.
Nessuno si accorse di quella magia, tranne un mago che vagava per quei sentieri. Senza indugio si affrettò ad abbandonare il suo carro correndo verso la luce bianca che man mano andava a svanire. Trovò la bambina in una piccola buca formata dalle radici di una quercia e la luce del suo ciondolo ormai era svanita. La prese in braccio cercando di farla smettere di piangere e lei con le sue piccole e gracili mani intrecciava le sue dita nella folta barba grigia del vecchio. Lui sorrise e molto delicatamente scostò la coperta che le copriva il capo. "Dunque sei un elfo eh? Ti porto via da qui o i tuoi pianti sveglieranno i troll che vivono sulle montagne" disse portandola con sè al carro.
Per tutta la notte lo stregone percorse la grande via est giungendo alle sponde del fiume Bruinen mentre la bambina dormiva tranquilla e la luce bianca del suo Silmarin illuminava il sentiero.
Un elfo dai capelli lunghi e biondi lo stava aspettando alle porte di Imladris: "Mithrandir" urlò salutando lo stregone.
Glorfindel, amico mio. Devo parlare con re Elrond” disse lo stregone.
L'elfo scese da cavallo avvicinandosi al mago: Il mio signore Elrond vuole essere certo che sia la prescelta colei che porti tra le tue braccia” disse il capitano della guardia di Imladris.
Prescelta? Che cosa stai dicendo?” Chiese stupito lo stregone.
Tutti gli elfi conoscono la storia... Vi prego ora, mostratemi il suo volto” Rispose ignorando le domande del mago e avvicinandosi al carro per osservare in viso la creatura.
E' lei, ne sono certo. Portiamola dal re presto!”
Attraversarono il fiume Bruinen ed entrarono a palazzo.
La terra di Imladris è situata a nord della Terra di Mezzo, in una valle nascosta alle pendici delle Montagne Nebbiose chiamata da tutti Gran Burrone. Molti elfi Noldor si avvicinarono allo stregone curiosi di conoscere la prescelta.
Lasciatelo passare!” Esclamò Glorfindel facendo strada al mago verso la sala principale. Mithrandir, porto il vostro cavallo nelle scuderie, il mio signore Elrond sarà presto da voi” disse la guardia indietreggiando verso l'uscita.
La sala era silenziosa e dei piccoli singhiozzi si udirono tra le braccia dello stregone: Non piangere, ti troverai bene qui, il re è una brava persona” disse il mago stringendola a sé.
Gandalf! Amico mio... Non credevo che un giorno saresti diventato padre” disse ironizzando re Elron entrando nella sala.
Non sono portato lo sai, ho sempre preferito fare il nonno.” rispose lo stregone abbracciandolo. Dunque, Glorfindel ti ha parlato della prescelta?”
Ne sono totalmente all'oscuro in realtà, che cosa significa tutto questo?” domandò Gandalf.
Solo lei sarà in grado di comandare un esercito tale da sconfiggere Sauron” rispose Elrond voltandosi verso l'orizzonte Sauron non è stato sconfitto, delle ombre vagano nelle terre di Mordor e se falliremo noi elfi non potremmo nemmeno scappare nelle terre immortali di Valinor. Distruggerà la Terra di Mezzo e ne resteranno solo orchi e creature malvagie di ogni genere. Gandalf, senza questa bambina il mondo cadrà.” Spiegò il re.
Come puoi credere che lei sia la prescelta? Era stata abbandonata nei boschi di Brea!” Esclamò Gandalf.
Ma la luce del suo Silmaril ti ha condotto qui! Questa è stata la mia visione...” replicò Elrond.
E' vero, la sua luce mi ha illuminato il cammino. Ma se dobbiamo sconfiggere Sauron deve essere istruita il più presto possibile e al meglio..” rispose Gandalf.
Non ho ancora molto chiaro il suo futuro, ma non sarà una strada semplice quella che dovrà percorrere...” disse il re prendendola in braccio cullandola.
Dovremmo darle un nome, crescerà insieme alla sua razza e le farò da padre. Ti chiameremo Elrien... regina delle stelle”.


 

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Capitolo 2
*** La Verità ***


 

Passarono cinquemila anni da quando re Elrond, signore di Gran Burrone adottò la giovane Elrien. In cuor suo sapeva che la ragazza non sarebbe mai potuta crescere come un'elfa silvana qualsiasi, così sin da bambina la addestrò alla battaglia e, insieme al suo maestro Glorfindel e ai fratellastri Elrohir ed Elladan, imparò a cacciare per tutte le terre dell'Eriador: era molto abile con arco e freccia, ma i suoi pugnali erano i più veloci a trafiggere la carne scura degli orchi.
La fanciulla aveva lunghi capelli color castano ramato, occhi verdi come smeraldi e la pelle chiara come alabastro.
Una giovane principessa cresciuta come una guerriera forte ed astuta, anche se Glorfinder e Elrond ritenevano che i sentimenti di Elrien per l'elfo Lindir, consigliere del re, la rendessero debole.
La prescelta dei Valar non avrebbe mai potuto perdere questa battaglia contro il male. Il nemico era alle porte, il signore di Imladris lo avvertiva, un solo attimo di esitazione, un piccolo dubbio, un momento di troppo perso a pensare e il male avrebbe scatenato la rovina e la distruzione della Terra di Mezzo.
La giovane Elrien però non era ancora a conoscenza del suo destino; suo padre le raccontò sin da bambina che l'aspettava una vita migliore, lontano dal dolore ma purtroppo non era quello il suo destino.

Una bellissima giornata splendeva e colorava di arancione la terra di Imladris.
Come tutti i giorni la giovane Elrien insieme ai suoi fratellastri si allenava con pugnali e spade al campo presso un bosco ricco di piante medicinali ed erbe elfiche, ma qualcosa fece fermare l'elfa mentre duellava con la spada di legno.

“Che cosa c'è Elrien?” chiese Elladan disarmandola.
“Non sentite anche voi? È tornato Mithrandir!” disse recuperando la spada e correndo verso la piazza antistante il palazzo.
Udì fuori dai cancelli un carro ed il suono delle sue ruote le rimbombava nella testa.

“Gandalf! E' sempre bello riaverti qui” esclamò lei abbracciando lo stregone.
“Oh Elrien, come potrei dimenticarmi il giorno del tuo compleanno?” rispose Gandalf prendendole il regalo abilmente nascosto sotto al mantello.
“Oh... E'... Una spada!” disse l'elfa un po' amareggiata mentre osservava l'arma.
“Beh ma non crederai che io possa farti un dono comune, vero mia cara Elrien? Questa spada ha il potere di allontanare l'oscurità e il male da chiunque la brandisca.”  le spiegò il mago.
“Apprezzo molto il vostro regalo Mithrandir non fraintendetemi, solo che mi aspettavo un regalo più da signora di Imladris...” replico la giovane elfa.
“Le mie sorprese non sono certo finite qui... Corri! Vai nelle tue stanze e vedrai!”
La giovane guerriera raggiante corse immediatamente nelle sue stanze evitando lo sguardo del padre nella sala grande.
“Gandalf!” lo chiamò il re giunto ad accoglierlo.
“Sire Elrond. Che notizie dalle Terre Selvagge?” domandò lo stregone alle porte del palazzo.
“Potrebbero essere migliori se la smettessi di viziarla.” replicò il re.
“E' anche una principessa amico mio, non possiamo crescerla solo come un soldato...”
“Certamente, ma come sai abbiamo una sola possibilità per sconfiggere il male per sempre ed è lei! Devo anche ammettere che in questi cinquemila anni i miei poteri si sono indeboliti...” aggiunse il re.
“Elrien é ancora all'oscuro di tutto, deve sapere la verità e le sue origini!” disse Gandalf tirando fuori da sotto il mantello la sua pipa.
“Scoprirà le sue origini molto presto, sono stato un padre orribile durante la sua infanzia... Ma non ho potuto fare altrimenti. Domani Elrien si sposerà e ho cortesemente incoraggiato diciamo, il suo fidanzato, non chè mio consigliere, Lindir, di non celebrare le nozze ma non so cosa succederà...”
“Cosa? Ohhh... Che cessi questa follia!” urlò lo stregone furioso.
“Gandalf é l'unico modo che ha per trovare in lei la forza della prescelta, è pronta per combattere e sai bene anche tu qual è la via giusta che deve prendere!” rispose Elrond senza speranze.
“Se la ragazza dovesse mai scoprire i tuoi piani finirai per perderla per sempre.” disse sussurrando Mithrandir quando improvvisamente sentì dei sospiri e dei mormorii provenire da dietro le colonne del palazzo.
“Elrohir e Elladan! Cosa fate qui? Avanti parlate!” Li esortò lo stregone incutendo paura nei giovani.
“Nulla Mithrandir, abbiamo sentito molte cose riguardo Elrien e sulla fine del mondo... Volevamo dirvi che abbiamo fatto di tutto per nostra sorella. Nostro padre non ha mai voluto questa unione e noi abbiamo cercato di parlar con lei per posticipare le nozze, di farle capire che stava sbagliando... Ma non ci ha dato ascolto!” dispose Elladan interrotto dal fratello: “Potremmo essere stati crudeli con lei, è vero, ma lo abbiamo fatto per una giusta causa.”
Così Mithrandir disperato dalle notizie appena ricevute si sedette su una comoda sedia in pregiato legno di quercia appoggiando le mani sui braccioli.
Per anni lo stregone andò alla ricerca dei Silmaril dispersi ma nessuno si illuminò come fece quello di Elrien quella notte.
Il silenzio dimorava in quel palazzo, Mithrandir era così immerso nei suoi ricordi da non riuscire più a riflettere lucidamente.
Dietro di lui udì la voce di Glorfindel, appena giunto a palazzo.

“Mio signore Elrond, è tutto pronto per il grande giorno.”
“Non mi sembra che possa essere un gran giorno... Forse per tutti voi, ma non per me. Glorfindel dimmi, sei a favore di questa messa in scena?” domandò lo stregone voltandosi lentamente verso il capitano della guardia.
“L'ho addestrata io signore, sono morto una volta e i Valar mi hanno riportato indietro per una buona causa. Elrien è pronta a combattere e a compiere il suo destino ma se non fosse stata lei la prescelta, se non avesse già tracciato il cammino davanti a sé, non nego che avrei lasciato che questo matrimonio si celebrasse in pace.”
“Le tue intenzioni sono più nobili di quelle del tuo re... Lasciamo che Elrien scelga per sé stessa, ma se qualcosa dovesse andare storto andrò io in suo soccorso, sono stato chiaro?” disse Gandalf guardando Glorfindel e poi re Elrond.
“Così sia... Elladan, Elrohir: non avete udito nulla di tutto ciò, lasciate che vostra sorella vada da Lindir... lui saprà cosa fare.”

Nel frattempo la giovane guerriera si trovava nell'unico posto dove poteva sentirsi veramente se stessa: le cascate.
Il vento soffiava delicatamente sul suo viso, le sue trecce ramate danzavano mosse dall'aria ed il rumore dell'acqua la tranquillizzava. Non era mai stata una principessa circondata da grandi compagnie ma adorava restare insieme ai suoi fratelli e con suo padre.
Solo con Glorfindel mostrava il suo lato più selvaggio e forse crudele: le imboscate degli orchi erano molte nelle terre dell'Eriador e senza provare alcuna pietà lei uccideva quegli esseri come se fossero delle foglie secche autunnali da calpestare durante il cammino.
Elrien non era così, non era una guerriera, voleva essere una principessa come tutte e trovare la persona giusta per sè.
Rimase vicino la cascata fino al calar del sole a curar le piante e a guardare lo scorrere delle acque.
Adorava occuparsi dei fiori e della medicina elfica, molte volte le era capitato di dover curare Elroin ed Elladan dopo gli scontri con gli orchi.
Il sole lentamente stava abbandonando le terre di Imladris lasciando spazio alla luce bianca della luna. La giovane guerriera quella sera, indossava il vestito donatole da Mithrandir, un abito bianco come la neve e damascato da fiori argentati.
La luce della luna era così chiara da far risaltare ogni centimetro della bellissima elfa che si specchiava nell'acqua, quando sentì dei passi dietro di lei.

“Lindir!” Disse voltandosi e andandogli incontro per poi intrecciare le braccia dietro la nuca di lui. Elrien amava profondamente Lindir; una volta il consigliere del re le raccontò che era solito prenderla in braccio ogni volta che piangeva e da lì l'amicizia che provava per lui, molto lentamente si trasformò in qualcosa di più. Un amore a prima vista, ma più di diecimila anni vi erano tra i due innamorati.
“Elrien, c'è una cosa di cui ti devo parlare...” disse Lindir dopo averla allontanata da sé.
“Io... Lo sai che ti ho sempre amata, fin da quando eri piccola ho cercato di crescerti nel migliore dei modi, quando Glorfindel e tuo padre non erano nelle vicinanze, ma beh... in effetti tutti ti hanno cresciuta, persino Mithrandir... Quello che sto cercando di dirti é che sei una una brava guerriera e una stella bellissima... Non potrò mai dimenticarti, ma non sei fatta per me, non mi merito una come te... Non sono nulla, solo un consigliere. Non sono in grado di combattere, dovrei farmi difendere da una donna? Molti anni fa ero un menestrello e non ho mai pensato che un giorno mi sarei innamorato ma... tu sei diversa. Hai bisogno di qualcun altro al tuo fianco.” disse seguendo in anticipo il piano.
“Lindir perché mi stai dicendo questo?” domandò lei sorpresa e spaventata.
“Elrien... Io... Non posso più sposarti, io non voglio sposarti né ora né mai.” rispose Lindir sussurrando prendendole le mani.
La giovane guerriera scappò via in lacrime nelle sue stanze, il suo pianto fu così disperato che suo padre, re Elrond, non indugiò un istante a seguirla per consolarla non appena la vide passare davanti al salone.

“Elrien! Che cosa è successo? Parlami figlia mia...” domandò abbracciandola fingendo di non sapere.
“Lindir... Non vuole più sposarmi... Lui... ” rispose lei singhiozzando quando ad un tratto il suo Silmaril cominciò a emanare una luce potentissima per tutta la stanza.
“Non ha mai fatto così... Padre cosa sta accadendo?” chiese lei impaurita.
“Significa che ora sei pronta per intraprendere la tua strada. ”
“Cosa intendete dire?”
“Ti ho cresciuta come se fossi mia figlia ma è giunto il momento per te di conoscere la verità e la tua storia. I tuoi veri genitori ti hanno abbandonata nelle foreste di Brea, fu lì che Gandalf ti trovò e ti portò a Gran Burrone” le spiegò re Elrond.
“Padre... Perché mi state raccontando questo proprio ora?”
“Perché la luce del tuo Silmaril ha catturato e racchiuso ogni tua sensazione e ogni tuo sentimento lì dentro. Odio e rabbia in questa valle non erano mai penetrati, perciò in questo istante sei diventata ciò che il destino vuole e colei che il mondo ha bisogno. Figlia mia, rammenti tutte le storie che ti raccontavo sulla prescelta? Quella prescelta... Sei tu!” Le disse con gli occhi lucidi.
La giovane Elrien non sapeva più cosa pensare: amava e odiava suo padre allo stesso momento, scoppiò di nuovo in lacrime alzandosi e cercando di riflettere su quello che aveva appena scoperto.

“Voi... Perché non mi avete raccontato la verità molto tempo fa? Sarebbe stato più facile! Vi avrei amato lo stesso come un padre, io non... Siete stato voi! Voi avete annullato il mio matrimonio! Eravate così deluso da me, che non fossi questa prescelta di cui tutti parlano che avete cercato in ogni modo di portarmi a compiere il mio destino, non è vero?”
“Elrien ti prego, ascoltami! Posso spiegarti tutto se...”
“No! No pad... Re Elrond! Se tenete veramente a me vi prego, vi supplico di uscire dalla mia stanza, ora!”
Lo interruppe lei infuriata.



 

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Capitolo 3
*** Il Consiglio ***


Elrien non poteva credere al dolore e alla verità che il padre le aveva appena raccontato. Il suo pianto fu così straziante che persino il suo amato Lindir la poteva sentire dall'altra parte della valle di Imladris.
Il consigliere del re amava alla follia la giovane guerriera e per questo rifiutò più volte le parole di re Elrond e Glorfindel che cercavano di dissuaderlo dal celebrare le nozze.
“Perché non ho lasciato che fosse il mio cuore a guidarmi?” Sussurrò Lindir in lacrime in piedi accanto alle cascate.
L'alba era quasi giunta, il blu della notte lentamente colorava il cielo di rosa e fu in quel preciso istante che l'elfo osservò i primi raggi del sole sorgere. Restò ad ammirare l'alba permettendo ai raggi del sole di accarezzare e scaldare il suo viso tracciato dalle lacrime. Lindir tirò un grande respiro sussurrando ancora “perché ho rovinato tutto quanto per una menzogna?” disse voltandosi sentendo i passi di Gandalf dietro di sé. “Mithrandir!” disse preso dallo spavento che lo stregone potesse lanciargli un incantesimo. “Silenzio! Non sono qui per stregarti elfo senza cuore.” disse lo stregone avanzando verso di lui aggiungendo: “perché hai lasciato che le false parole del re avessero la meglio sui tuoi sentimenti per lei?” domandò lasciando senza fiato Lindir. “Se solo potessi tornare indietro... Ma non potevo nemmeno lasciare che questo mondo andasse in frantumi per colpa mia, Mithrandir, non avrei mai e poi mai voluto dirle quelle parole. Io amo Elrien, ma non potevo lasciare che la prescelta scegliesse uno come me e rinunciasse al suo destino.”
“Tonto di un elfo! Come ha potuto lei innamorarsi di una persona così stupida e insensibile?! È tutta la notte che ascolti il suo pianto e questo sarà l'ultima cosa che udirai di lei... Avevo fiducia in te, ma a quanto pare sei come il re. Non sei affatto innamorato di lei.” Rispose Gandalf incamminandosi verso le stanze di Elrien lasciando da solo il consigliere del re.

Nella stanza di Elrien I raggi del sole filtravano tra le tende color celeste. La luce dell'alba lentamente scaldava le coperte della giovane guerriera, ma nemmeno il nuovo giorno sembrava poter fermare il suo pianto. Un vento leggero soffiava su Imladris ed un suono leggero e delicato accarezzava i capelli color castano ramato della giovane ragazza. Nascosta sotto le coperte in lacrime udì dai corridoi del palazzo lo stregone avanzare verso le sue stanze. I passi furono accompagnati dal bastone magico che Mithrandir utilizzava per camminare.
I passi diventarono sempre più forti quando una voce calda come abbraccio fece alzare dal letto la piccola Elrien. “ Elrien, sono Gandalf, posso entrare?” Chiese lo stregone davanti alla porta della guerriera. “ Mithrandir... Non credo vorreste vedermi in queste condizioni...” rispose lei osservando la porta.
“Sono qui per alleviarti questo dolore, ho il diritto di vedere il tuo viso in lacrime” rispose.
Anche se poco convinta, Elrien non voleva più stare in quella stanza da sola a pensare, voleva delle risposte: “Gandalf perché tutto questo? Chi sono io in realtà? ” domandò in lacrime tra le braccia del mago. “Mia cara Elrien...” disse sussurrando lo stregone stringendola a sé.
“Lindir non avrebbe mai potuto celebrare le nozze, non era lo stesso amore che provavi tu per lui. Elrien cara sei stata trovata nei boschi, io ti ho trovata nei boschi di Brea....” Rispose interrotto dalla giovane ancora tra le sue braccia.
“Non avrei mai e poi mai immaginato che Lindir potesse dirmi certe parole. Gandalf tu sai chi é veramente mio padre?” chiese lei guardandolo negli occhi.
“Dovremmo parlare di questo argomento col re.”
“Io non intendo tornare da lui! Mi ha solo usata e fatta diventare qualcuno che non sono!” replicò lei arrabbiata avvicinandosi al suo letto.
“Elrien! È sempre tuo padre. Lui ti ha cresciuta in questo paradiso ed è questo il modo di ringraziarlo?” Ribatté lo stregone aggiungendo “ il dolore che domina dentro di te per la perdita di un amore si sta dissolvendo, ora la rabbia ti renderà cieca se non ascolterai le parole del re. Tuo padre ti attende nella sala principale e avrai le tue rispose, vedrai.”
La giovane elfa rimase senza parole vedendo Mithrandir uscire dalla stanza. Elrien avrebbe voluto sapere molto di più del suo passato, ma il pensiero che i suoi veri genitori l'avessero abbandonata la tormentava. Si asciugò le lacrime alzando gli occhi verso il soffitto e poi si guardò allo specchio. Non poteva fare nulla per quegli occhi gonfi di lacrime ma almeno si sarebbe potuta cambiare quel vestito stropicciato. Furtivamente indossò la sua tunica da soldato ed uscì dalle sue stanze.
I corridoi del palazzo di Imladris erano decorati da maestosi fiori arancioni e bianchi intrecciati dalle colonne che sostenevano il palazzo. Mentre la giovane camminava I suoi occhi rimasero fissi nel vuoto, I suoi stivali di cuoio regalategli da suo padre Elrond eran sottili e robusti di fronte agli attacchi degli orchi ma il loro passo era felpato e silenzioso. Verso la fine del corridoio si scontrò contro I suoi fratelli: “Cosa stavate per fare?” Chiese Elrien innervosita. “Nulla, ti stavamo cercando” rispose Elroin guardandola negli occhi, “Vedo che sei tornata ad indossare i tuoi vecchi stivali che padre ti aveva regalato per i tuoi quattromila anni” aggiunse Elladan ridacchiando. “ Smettetela tutti e due!” Esclamò facendosi largo. “Non puoi presentarti di nuovo in lacrime” disse Elroin fermando la giovane guerriera, “E' tutta la notte che non abbiamo fatto altro che udire il tuo pianto, io e mio fratello siamo andati persino a caccia pur di non ascoltare il tuo disperato pianto” aggiunse Elroin. La giovane guerriera si voltò lentamente permettendo alle lacrime di tracciare ancora il suo viso “Hai detto una cosa giusta... lui almeno è veramente tuo fratello.” Rispose andandosene dai due elfi asciugandosi le lacrime.

Giunta alle porte della sala del re, Elrien in preda dal panico fece un passo indietro e si asciugò di nuovo le lacrime quando udì dietro di sé la voce di Glorfindel.
“Credi di potercela fare?” disse il capitano della guardia osservandola.
La fanciulla annuì in silenzio e restò a fissarlo, “Sei proprio uno scricciolo! Eppure ti ho addestrata come i tuoi fratelli, solo che quei due preferiscono fare di testa loro” disse consolandola appoggiando la mano destra sulla sua spalla.
“Che dici: sei pronta? Entriamo? Sicuramente non ci sono dei troll lì dentro.” Aggiunse facendo ridere la guerriera accompagnandola alla sala del re.
Maestro e allieva avanzarono verso sire Elrond ed insieme si inchinarono davanti a lui. Re Elrond meravigliato dal viso sorridente della fanciulla chiese a Glorfindel come avesse fatto ma la fanciulla lo interruppe bruscamente: “Non è importante questo... Ho bisogno di sapere la verità”
“Dunque hai cambiato idea sul conoscere il tuo passato... Questo è un bene”
“Se non sono vostra figlia allora voi sapete cosa mi è successo, voi avrete visto ogni cosa.” Sussurrò lei davanti al re.
“Le mie visioni sono state molto chiare sul tuo arrivo, Glorfindel era presente” replicò il re.
La giovane guerriera si voltò verso il capitano della guardia “ Eri a conoscenza di questa storia?” gli domandò stupita.
“Alla mia morte, dopo aver sconfitto il Balrog, I valar mi riportarono in vita dandomi una missine: il mio compito era quello di addestrarti e di insegnarti tutto ciò che sapevo sulla guerra... e così ho fatto.”rispose Glorfindel sincero.
“Perché mi avete tenuto nascosto il mio destino?” domandó Elrien.
“La tua mente sarebbe stata presa dalla follia raccontandoti sin da piccola che eri veramente tu la prescelta” rispose il padre avvicinandosi a lei.
“Tutto ciò non ha senso, perché io devo essere proprio io a sconfiggere il male quando arriverà?” Replicò lei impaurita.
“Elrien, conosci la storia, I valar ti hanno scelta perché c'è più forza in te che in tutti I Noldor rifugiati in questa valle! Nemmeno puoi immaginare quanto potere hai figlia mia...” rispose il padre afferrandole le mani. La giovane elfa strinse la mani del padre cadendo in un profondo abbraccio, “Se sei pronta tra non molto arriverà lady Galadriel e ci sarà un consiglio” disse re Elrond sussurrando alla figlia ancora tra le sue braccia.
“Sono pronta padre.” Rispose lei alzando la testaper guardarlo negli occhi.
Sire Elrond sorrise, qualcosa stava per avverarsi dopo tante visioni, persino Glorfindel accennò un piccolo sorriso.
Egli era un grande e valoroso guerriero, cresciuto anche lui come un soldato sotto il grande regno di Gondolin. Sin da ragazzino le battaglie e le imboscate di orchi e mannari resero il giovane Glorfindel un vero combattente. Nei suoi occhi non vi era paura di fronte a un combattimento, e l'odio per quelle orribili creature divenne estremo quando decise di affrontare da solo un Balrog ai confini del regno. La vittoria era vicina e il coraggioso Glorfindel uccise la bestia scacciandola negli abissi, ma accadde qualcosa che il giovane condottiero non aveva previsto: la forza del Balrog fu immensa tanto da far tremare la terra e portare con sé negli abissi l'elfo toccando la morte. I Valar disperati da tanta morte e vite coraggiose spezzate, fecero un patto: chiesero al creatore Eru Ilúvatar di riportare in vita il guerriero Glorfindel e di aiutarli a vincere la battaglia contro il male, ed egli sotto una notte stellata creò la prescelta. Una donna forte e coraggiosa da riuscire a comandare mille eserciti. La prescelta nacque come una stella nella città di Dale e fu proprio in quel giorno che l'elfo fu riportato alla luce dai Valar per aiutare a crescere e addestrare l'unica speranza della Terra di Mezzo. Scappò da Gondolin e cercò rifugio nella valle di Gran Burrone avvertendo re Elrond riguardo le sue visioni e prendersi l'incarico di addestrare la prescelta.

Nel frattempo re Elrond condusse la giovane Elrien al consiglio. Ella silenziosa guardava I suoi consiglieri seduti a un grande tavolo in pietra posto al centro. Tra I più grandi e saggi consiglieri vi erano Erestor, Glorfindel e dama Galadriel.
La fanciulla ancora spaventata rimase immobile davanti a loro pensando a quale orribile destino l'aspettava. Il padre la prese per mano accompagnandola al centro del consiglio e disse ironizzando: “Perdonate la paura di mia figlia” mentre Gandalf sta arrivando.
“Non c'è nulla di cui aver paura mia cara Elrien” disse Galadriel sorridendo
“Mithrandir,accomodatevi. Possiamo cominciare il consiglio” aggiunse la saggia elfa.
“Vi ringrazio per essere venuti a questo consiglio, siete stati convocati qui per lei, come ben sapete la nostra Elrien può intraprendere questa nuova impresa, non è stato facile il suo passato, ma se le mie visioni sono esatte ci sarà speranza nella Terra di Mezzo” disse Elrond iniziando il consiglio. “Noi tutti conosciamo la profezia, ma lei vuole anche qualcos'altro, vuole sapere dei suoi genitori... Lo leggo nella sua mente” rispose Galadriel cercando le risposte alla nipote.
La giovane guerriera si sedette accanto a Mithrandir per sentirsi più al sicuro.
“Voi sapete chi erano I miei genitori?” Domandò.
“Abbiamo cercato ovunque, ma nessun elfo delle terre dell'Eriador poteva portare un Silmaril così potente da illuminare il cammino di notte” rispose Erestor.
“I tuoi genitori provengono dalle Terre Selvagge, da Bosco Atro... Lì troverai la tua famiglia.” aggiunse re Elrond.
“Aspettate, troverai?” Rispose sbalordita.
“Non é questo ciò che vuoi?” Chiese Gandalf voltandosi verso di lei.
“Prima mi parlate di catastrofi ed ora di trovare I miei veri genitori, credo di impazzire!” Esclamò elrien aggiungendo “ e se non volessi conoscerli?”
“Elrien sappiamo cosa senti nel tuo cuore, ti accompagnerò io stesso se devo! Il re ha fatto molti sbagli ma ora sei pronta a combattere e stare con la tua gente ” rispose Gandalf convincendola.
“Devi trovare te stessa figlia mia, la gemma bianca che porti al collo ti condurrà da tuo padre, è li dove provieni.” rispose il padre.
La giovane Elrien ancora insicura sentiva di poter riuscire ad intraprendere quella strada, gli insegnamenti di Glorfindel sono stati più che eccellenti in tutti quegli anni. Così si alzò in piedi guardando negli occhi lady Galadriel e disse: “Posso farcela”.
“Allora così è deciso, il consiglio è chiuso” concluse Glorfindel aggiungendo: “La aiuterò ad attraversare le Montagne Nebbiose e da lì prenderà la sua strada.”
“Molto bene, ti ringrazio amico mio.” rispose il re.
“Elrien, prepara le tue armi, partiremo oggi stesso” disse Glorfiendel alla fanciulla andandosene dal consiglio.
La giovane guerriera pensierosa guardò il meraviglioso panorama di Imladris, I suoi occhi riuscivano ad osservare da molto lontano quelle orribili creature che brulicavano le Terre Selvagge, Mi mancherà questo posto” disse sussurrando voltandosi verso I suoi famigliari più cari.
“Tornerò presto” disse correndo tra le braccia del re.
“Figlia mia, per tutti questi anni non mi hai mai deluso. Sono stato troppo severo durante la tua crescita, perdonami. Ora va, Glorfindel ti aspetta” le disse il re lasciandola andare con un bacio.
La giovane Elrien corse immediatamente nella sala delle armi a recuperare il suo arco e una serie di pugnali ma per la fretta dimenticò nelle sue stanze la spada di Mithrandir. “Non posso andarmene senza quella spada!” si disse correndo il più veloce che poteva nella sua camera. Recuperatala, corse per tutto il corridoio senza emettere alcun rumore grazie ai sui stivali e per sbaglio si scontrò con il consigliere del re, Lindir.
“Guarda dove metti I piedi! Ah... scusa Lindir.” Disse incamminandosi poco dopo.
“Allora te ne vai?” Domandò lui fermandola.
“Si, non ho intenzione di restare qui e farmi consumare dal dolore...”
“Elrien, non avrei mai voluto dirti quelle parole...”
“Non voglio sentire una parola, non mi hai mai amata davvero, mio padre sarà stato spietato, ma tu hai fatto il suo gioco prendendomi in giro, addio Lindir.” ribatté andandosene e lasciando l'elfo senza parole.
La giovane guerriera non provava più nulla per il consigliere e l'unica persona che amava davvero aveva giocato sporco. Giunse alle scuderie per raggiungere il suo bianco cavallo.
Ciao Calen, ci aspetta un lungo viaggio!” disse al suo cavallo accarezzandole il muso.
In sella al suo destriero attese Glorfindel alla piazza principale.
Il silenzio oramai regnava in quella valle e si sentivano solo il dolce vento e il suono della cascata. “Credi di poter andartene senza salutare I tuoi fratelli?” Dissero Elladan insieme al gemello Elroin. “Verremo con te giovane guerriera, Glorfindel non é poi così divertente dopo tante ore di viaggio... Preferisce fumare l'erba pipa degli uomini” aggiunse Elroin portando con sé i cavalli.
Elrien sorrise alla presenza dei due fratelli: “Sapevo che sareste venuti! Ecco Glorfindel.”
“Che ci fate voi due? Non dovreste essere qui!” Esclamò il capitano della guardia.
“Vi prego non abbiamo cavalcato insieme a voi nelle Terre Selvagge...” supplicò elladan. “Ah no? Vostra nonna in quale terra si trova? Sarebbe stato più credibile se aveste: Glorfindel, non sappiamo cosa fare, possiamo uscire dal regno a fracassare orchi insieme a te?” Replicò la guardia.
“Beh si, l'idea era quella...” Rispose Elroin.
“Va bene! Potete venire con noi, accompagneremo vostra sorella al confine delle montagne nebbiose e poi faremo ritorno a Imladris”
disse Glorfindel.

 

 

 

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