Tre ragazze, due mondi, un destino.

di TheDarkLightInsideMe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata normale, dicevano... ***
Capitolo 2: *** Confermo: non è la mia giornata. ***
Capitolo 3: *** Ma proprio lui doveva spiegare la situazione con quell'aria da saccente? ***
Capitolo 4: *** Nella Terra delle Lacrime insieme alla Resistenza. ***
Capitolo 5: *** Tra Leggende illusorie e crude Realtà. ***
Capitolo 6: *** La Realtà che non mi aspettavo. ***
Capitolo 7: *** Verità che preferivo non conoscere ***
Capitolo 8: *** Lasciami spiegare, e forse capirai... ***
Capitolo 9: *** La città sfigurata dal Buio ***
Capitolo 10: *** Haide ***
Capitolo 11: *** Perché ogni antagonista ha la sua storia. ***
Capitolo 12: *** L'atto finale. ***
Capitolo 13: *** La scelta giusta ***
Capitolo 14: *** La fine ***
Capitolo 15: *** Epilogo ~ Addio, eroi ***
Capitolo 16: *** Caro diario ***



Capitolo 1
*** Una giornata normale, dicevano... ***


Capitolo 1 ~ Una giornata normale, dicevano…

 
<< La prossima volta vieni tu a casa nostra! >> mi avevano urlato Egle e sua sorella Eleonora prima di salire in auto e tornarsene tra le loro quattro mura.
E così è successo.
Dopo una settimana salgo in macchina insieme a mio padre (ho tredici anni appena compiuti, per chi se lo stesse chiedendo) e vado da loro.
La porta si apre e Eleonora mi salta addosso:
<< Fede! Ho letto quasi tutto il terzo libro delle Cronache del Mondo Emerso! >>
<< Wow, in così poco tempo? >> le rispondo, tentando di staccarmela di dosso.
<< Sì! Ma te l’ho detto, quel libro è bellissimo! Licia Troisi è un genio della scrittura, e… >>
<< Ele, non respiro… >>
La ragazza mi permette di sgusciare fuori dalle sue braccia giusto in tempo per poter andare ad abbracciare sua sorella, appena comparsa sulla soglia.
<< Entrate, forza, così vi sedete sul divano. >> dice, aspettando che entriamo per poi chiudere la porta.
<< Leonardo? >>
Mi sto chiedendo quanto dovrò penare oggi ascoltando i piagnistei del loro fratellino, quando Egle mi spiega che è andato a casa di un amico, così come i loro genitori sono fuori con dei parenti.
In poche parole siamo sole in casa, e lo saremo fino alle otto di sera, quando mio padre verrà a prendermi.
Ci mettiamo a giocare a Indomimando, cioè in pratica il gioco dei mimi, e fra una risata e l’altra mi illudo che questa sarà una giornata normale.
<< Io sono in astinenza da lettura… >> esplode Eleonora ad un certo punto, ed io e Egle alziamo gli occhi al cielo.
<< Tu, mezzelfo, non hai bisogno di quel libro! >> dico, con un tono quasi da illusionista, prendendole il polso. << Puoi dimenticare per un giorno la storia di Nihal e di Sennar, puoi dimenticare il Tiranno e il Mondo Emerso e i fammin e… >>
<< No! I fammin hanno ucciso Livon, non posso dimenticarli! >> esclama lei, dimenandosi dalla mia presa e costringendomi a lasciarla.
<< Ricordami un’altra volta quel fatto e io ti faccio uno spoiler grande quanto l’Empire State Building! >> la minaccio, ma un rumore sordo proveniente dalla loro camera da letto copre il suono della mia voce.
<< Deve essere caduto qualcosa, vado a controllare. >> si offre Egle, tirandosi fuori dalla nostra discussione, ma alla fine finiamo col discutere anche su chi deve andare a controllare l’accaduto. E ci andiamo tutte e tre.
La porta della stanza è chiusa. Un brutto presentimento mi assale e lo stomaco mi si chiude, nonostante un attimo fa avessi voglia di gelato.
Mi accorgo di star tremando solo quando allungo la mano verso la maniglia per aprire la porta. Mi volto e, prima di poter chiedere a Eleonora e Egle se anche loro hanno quella sensazione di pericolo, sento una voce maschile imprecare dall’interno della camera.
Di scatto lascio la maniglia e faccio un passo indietro, finendo con la schiena contro il muro del corridoio.
Egle va verso il telefono per chiamare la polizia, quando Eleonora ha la geniale idea di appostarsi vicino al buco della serratura della porta per poter osservare il ladro o qualunque altra cosa l’uomo sia.
Prima di adesso non mi era mai capitato di vedere Eleonora sbiancare o portarsi una mano alla bocca per non urlare.
La ragazzina mi fa segno con un dito di venire a vedere di persona chi c’è nella loro camera ed io non me lo faccio ripetere due volte.
Mi accovaccio vicino alla porta e guardo nello spioncino. Ho la stessa reazione di Eleonora, solo che non faccio in tempo a tapparmi la bocca che mi esce un gemito, una specie di urlo trattenuto. Data la persona che ho visto, però, basta per farci scoprire.
Mi maledico mentalmente mentre dico ad Egle di chiamare il 113, i Carabinieri, il Telefono Azzurro o non so più che cosa, ma perfino lei, una volta che l’uomo è fuori dalla stanza, lascia cadere la cornetta.
Egle è però la meno spaventata, visto che non conosce chi ha di fronte. Eleonora ne riconosce l’aspetto e di conseguenza la specie, io riconosco lui.
Capelli blu e lisci con qualche sfumatura grigia causata dall’età, orecchie a punta, occhi viola così profondi e cupi da sembrare quasi neri. La figura è slanciata ma robusta, una spada nera al fianco.
Impreco mentalmente, e sempre mentalmente maledico Thenaar che evidentemente mi vuole tanto male.
Cara Eleonora, penso eccoti il tuo spoiler in carne ed ossa. Non sei contenta?










Angolino autrice.

Oh, bene, finalmente mi sono decisa a pubblicarla. E sono cosciente che all'inizio farà un po' schifo, ma man mano (spero) si aggiusterà. Egle ed Eleonora sono le mie due migliori amiche, e dunque come potevo non scrivere qualcosa con loro? Ah, e ovviamente con il mio amato mezzelfo. (palesemente OOC, come tutti i personaggi della Troisi, d'altronde)
Beh, che dire? Spero leggiate e recensiate (si dice così?) in tanti. Un enorme grazie se lo farete (ma anche se non lo farete, tanto un "grazie" non guasta mai)!

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Capitolo 2
*** Confermo: non è la mia giornata. ***


Capitolo 2 ~ Confermo: non è la mia giornata.

 
La spada di cristallo nero con l’elsa a forma di due ali di drago gli ciondola al fianco sinistro. Ma ovviamente l’ho riconosciuto anche prima di vedere l’arma.
Sono tentata di prostrarmi a terra e implorare pietà affinché non mi uccida, ma mi trattengo. E comunque la pietà non è la sua dote migliore.
Mi trovo con le spalle al muro, Eleonora è accanto a me ed Egle alla nostra sinistra, troppo distante perché possa vedere l’uomo in viso. Ok, la smetto di chiamarlo uomo. Non è un uomo, è un mezzelfo.
Lancia uno sguardo prima a Egle, poi si sofferma su Eleonora. Nonostante la paura cieca non riesco a trattenermi dal pronunciare quel nome che tanto mi piace quanto è privo di significato.
<< San? >>
Il suo sguardo corre immediatamente a me. << Come fai a conoscermi? >> mi domanda, tentando di non scomporsi.
<< Che ci fai qui? >>
Le sorelle Grimaldi hanno il “privilegio” di vedere il mio volto a metà fra lo spaurito e l’implorante, quando l’ormai ex spada di Nihal mi viene puntata alla gola.
Il cuore mi inizia a galoppare nel petto molto, troppo velocemente.
<< Come fai a conoscermi, ragazzina? >>
Sul suo volto vedo dipinte note di rabbia e odio. Non va per niente bene.
<< C’è… ci sono dei libri che raccontano la storia delle Sheireen… >> balbetto, cercando di sfuggire allo sguardo del Marvash.
<< E dovrei crederti? >> La rabbia altera la sua voce e una goccia di sangue mi scende lungo il collo fino a bagnarmi la maglietta nera.
<< In questa casa c’è un libro che parla della storia di Nihal. Di tua nonna. >> mormoro, sperando che Egle ed Eleonora si siano nel frattempo allontanate o almeno armate di qualcosa.
Non so come, ma credo che lui avesse notato quel libro sul comodino.
Allenta di poco la pressione della spada sulla mia gola. << Dove mi trovo? >>
<< In un mondo diverso dal Mondo Emerso. Vi vivono solo uomini. >> aggiungo, pensando a quanto possa essere spaesato uno del Mondo Emerso sulla Terra.
Più o meno come un umano nel Mondo Emerso, mi rispondo.
<< Come può un portale attraversare i mondi? Sei una maga? L’hai creato tu? >>
<< N-non lo so! >> balbetto, incapace di trovare una risposta sensata a ciò che sta accadendo. << E non sono una maga! Io non ho fatto niente! >>
Il mezzelfo avvicina di più la lama di cristallo nero alla mia giugulare. << Silenzio, umana! >> esclama, il volto contratto dall’odio.
<< Non sono stata io, te lo posso giurare! Lasciami… lasciami andare, ti prego! >>
Lo guardo negli occhi implorando, ma nelle sue iridi non intravedo alcuna pietà. Mi taglierà la gola in pochi istanti, saziando poi la sua sete di sangue uccidendo anche Egle ed Eleonora. È inevitabile, in fondo lui ammette senza problemi di essere votato alla morte e alla distruzione.
E invece accade l’impossibile.
Una figura gli appare alle spalle, avvolgendogli una corda per saltare attorno alla gola. << Abbassa immediatamente quella spada che non sei neppure degno di avere fra le mani o ti taglio la gola, mezzelfo. >>
Ancora stordito per essere in un mondo che non conosce, San abbassa la lama impotente.
Quando, ripresa dallo shock, mi rendo conto che la ragazza che sta per strozzare il mezzelfo e che mi ha salvato la vita è una delle mie migliori amiche alta esattamente la metà di San e magra il doppio, non mi faccio scrupoli e corro ad abbracciarla.
<< Ecco il mio spoiler, eh? >> mi sussurra lei all’orecchio, un mezzo sorrisetto sulle labbra mezzo screpolate dal caldo.
La ringrazio sottovoce e mi volgo verso San, Eleonora che ancora stringe con forza la corda fra le mani, pronta a tutto pur di salvare la mia vita, la propria e quella di sua sorella.
A proposito di Egle, dov’è finita? penso. Neppure il tempo di cercarla, che lei compare sconvolta sull’uscio della porta della sua camera da letto.
<< Questo dovete vederlo. >>
Facciamo entrare prima San (Eleonora lo convince a muoversi minacciando di ucciderlo nonostante non ne sia capace, ma questo il mezzelfo ovviamente non lo sa), poi Eleonora ed infine io.
È come aveva detto il nuovo arrivato: nel bel mezzo di una camera da letto di due adolescenti di una città italiana (cioè, per la prima volta gli eventi soprannaturali non avvengono in America!) si è aperto un portale dimensionale.
Sia io che Eleonora rimaniamo a bocca aperta alla vista del portale, mentre Egle si è già ripresa dalla sorpresa e guarda San di sottecchi.
Cerco di memorizzare ogni singolo millimetro di quella cosa che mi si apre davanti: il contorno di cristallo nero, con sopra scolpite rune elfiche, che pare quasi un ologramma, la luce azzurrina abbagliante del portale in sé, quell’odore di erba bagnata che proviene dall’altra parte.
<< Terre Ignote? >> chiedo al mezzelfo. Lui annuisce quasi impercettibilmente, senza staccare lo sguardo da ciò che l’ha catapultato nel nostro mondo.
Eleonora gli tiene la corda al collo, ma la sua presa è ormai così poco salda che perfino io potrei liberarmi da quella posizione.
<< Dammi la spada. >> dico. Lui si gira verso di me di scatto come se l’avessi punto con uno spillo.
<< Cos’hai detto?! >>
<< Fa’ niente, me la prendo da sola. Ele, immagino tu sappia fare un nodo abbastanza resistente con quella corda, no? >> la mia amica annuisce e si accinge a fare ciò che le ho detto, mentre io sorrido beffarda a quell’uomo che in realtà tanto stimo.
Inutile dire che il ruolo del capetto mi piace, soprattutto in situazioni del genere.
Gli prendo la spada e il fodero sotto il suo sguardo carico d’odio. Devo dire che non m’immaginavo così il nostro primo incontro.
Ora la spada di cristallo nero si trova nelle mie mani, sono talmente eccitata che probabilmente non mi accorgerei di nulla neppure se la casa andasse a fuoco. Mi immaginavo che una spada del genere fosse pesante, e invece riesco a sollevarla con facilità. Tendo il braccio davanti a me ed osservo il sole riflettersi sulla superficie nera della lama. Mi sembra di essere in un sogno. L’elsa non è solo “bella”. È stupenda. In un attimo tutta la nostalgia per Livon torna a farsi sentire, ma ricaccio indietro le lacrime.
Nel preciso istante in cui alzo la testa e infilo la lama nella guaina, una figura attraversa il portale. Inizialmente non riesco a capire chi sia perché appare come un’ombra azzurrina, ma non appena i contorni si fanno più vividi mi ritrovo quasi a dare testate all’armadio e a chiedermi perché sta capitando tutto a me.
Egle ed Eleonora non capiscono, per loro fortuna, ma, non appena la figura esce dal portale, ne rimangono incantate. E a me viene voglia di colpire quella figura esattamente al petto con la spada che ho in mano.
Lunghi capelli di un verde lucente raccolti in una coda bassa, occhi di un viola ametista brillante, un sorriso di scherno stampato in faccia non appena vede San legato.
Le sorelle Grimaldi pendono dalle sue labbra, incuranti del fatto di trovarsi praticamente davanti ad una creatura mitologica.
L’elfo inizia a parlare con la sua solita cadenza musicale, cosa che fa crescere in me la voglia di ucciderlo << Bene, bene. Il grande Marvash che si fa battere da delle ragazzine. E tu saresti stato sotto il mio comando? >>
<< Kryss… >> Io e San ci ritroviamo a sputare fuori quel nome contemporaneamente e all’elfo scappa una risatina, cosa che mi fa alterare ancora di più.
Prima San (che almeno mi piace come personaggio), poi un portale nella camera delle due mie migliori amiche, e ora lui. No, questa non è proprio la mia giornata.






Angolino dell'autrice.
Ed ecco qui il secondo capitolo, con il nostro caro San e il nostro odiato meno amato Kryss.
I portali li ho un po' modificati, rendendoli più fantascientifici, in modo tale che possano aprirsi ovunque il mago voglia.
Credo di non avere più niente da dire, dunque vi ringrazio per aver letto e/o recensito. Bye!

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Capitolo 3
*** Ma proprio lui doveva spiegare la situazione con quell'aria da saccente? ***


Capitolo 3 ~ Ma proprio lui doveva spiegare la situazione con quell’aria da saccente?

 
<< Che ci fai qui? Il portale è opera tua? >> se Kryss fosse un bravo ascoltatore, oltre che un bravo oratore, noterebbe di sicuro che la mia voce è carica d’odio.
<< Io non sprecherei mai la mia forza magica per una cosa del genere, ragazzina. Visto che mi conosci, dovresti saperlo. >>
Intanto Egle si è disincantata mentre Eleonora osserva il nuovo arrivato con interesse solo perché ha capito (dai miei racconti, ovviamente) che ha davanti a sé un elfo.
<< Allora chi è stato? >> chiede la sorella maggiore.
<< I miei maghi, ovviamente. >>
Sbuffo sonoramente << E ti pareva! Mai una volta che non sia colpa tua, principino dei miei stivali! >>
<< Guarda che sono il re. >>
<< E chissenefrega! In questo mondo sei solo un pazzo effem-! >> mi fermo appena in tempo per non toccare il fondo e sospiro. << Vuoi almeno spiegarci, di grazia, perché hai aperto un portale verso un altro mondo e ci hai buttato dentro San? >>
Mi immagino già la scena: San che viene convocato da Kryss e che spera in una ricompensa per il lavoro svolto e invece si ritrova scaraventato in un altro mondo circondato da tre ragazzine di tredici anni.
<< E tu, ragazzina, di grazia, vuoi almeno slegarmi? >> la voce di San mi risveglia dai miei pensieri.
<< Così ci uccidi tutte e tre? No grazie, mezzelfo. >>
San alza gli occhi al cielo ma non obietta, dato che la voce di Kryss ci riporta al discorso di prima. Un discorso che, sempre se l’elfo non sta mentendo, prende una piega ben diversa da quella che mi aspettavo:
<< Con il sacrificio di Adhara e Amhal, per una qualche ragione sconosciuta persino a noi elfi, gli dei hanno deciso di riportare in vita alcuni di grandi personaggi della storia dell’Erak Maar. >>
<< Erak Maar? >> ripete Eleonora, fissando i lineamenti del volto dell’elfo.
<< Significa Mondo Emerso. >>
Mi aspettavo che fosse stato Kryss a rispondere, o al massimo San, ma quella che ho sentito è una voce femminile. È la voce di Egle.
<< Tu come lo sai? >> le domando, temendo già la risposta. Difatti, lei scuote la testa perché non sapeva di saperlo.
Ragiono un attimo: è una parola che Licia Troisi utilizza per la prima volta nella terza trilogia del Mondo Emerso, le Leggende. E in quella casa ci sono solo le Cronache e le Guerre. Incito bruscamente Kryss a continuare il suo racconto.
<< Dicevo: alcuni morti sono stati riportati in vita dopo la morte di Adhara e Amhal. Tra questi, visto che conoscete me, nomi come Nihal, Sennar, Dubhe e Aster non vi saranno nuovi, suppongo. >>
Immagino ancora una volta Egle che dice “Per me state parlando arabo” ogni volta che la interpellavo in una discussione con la sorella sul Mondo Emerso. Difatti lei non ha mai aperto uno solo dei libri di Licia Troisi perché la sorella ha insistito nel leggerli per prima.
Ma stavolta Egle non dice niente e guarda fisso davanti a sé. Ovviamente sta pensando che quell’uomo dalla bellezza divina sia davvero un folle: insomma, sta parlando di morti che resuscitano…
<< E tutto questo cosa centra con il nostro mondo? >> ha il coraggio di chiedere Eleonora, riportandomi con la mente a ciò che sta accadendo in quella che doveva essere una normale giornata di giochi prima dell’inizio della scuola.
<< Siamo qui per portarvi con noi, no? Siete le prescelte. >> la tranquillità con cui l’elfo pronuncia quelle frasi mi fa portare una mano all’elsa della spada di Nihal.
<< Ah, quindi sono loro le tre ragazze della nenia? Potevi dirmelo anche prima di buttarmi nel portale, maledetto elfo. >> sibila San, mentre un sorrisetto sarcastico si fa largo sul volto di Kryss.
<< Aspettate un momento. “Portarvi con noi”? “Prescelte”? Ma che diavolo state dicendo? E con chi ve la fate voi due? >> Egle strabuzza gli occhi da dietro gli occhiali e fissa me e sua sorella come se fossimo improvvisamente uscite di testa.
<< Già, come se fossero amici miei. Neanche li conosco! >> si schermisce Eleonora. Effettivamente sono l’unica che li conosca, in questa stanza.
<< C’è una leggenda su di noi, vero? >> chiedo, ma la mia è un’affermazione, più che una domanda.
<< Saprete tutto a tempo debito. Seguitemi. >> dice Kryss, voltandoci le spalle e dirigendosi verso il portale, ma ovviamente nessuna delle tre si muove, né tantomeno San segue il suo ex capo. << Beh? Che vi prende? Venite, forza! >>
<< Con te? Dopo che hai tentato di conquistare il Mondo Emerso? Sarebbe come unirsi alla Gilda degli Assassini dopo aver saputo di ogni loro singolo omicidio! >> esclamo, chiedendo mentalmente perdono ad Eleonora per tutti quegli spoiler. << Io, almeno, con te non vengo. >>
<< Dubito che tu abbia altra scelta. >> la voce stavolta è quella di San, alle mie spalle. << Quello che ti ha detto lui >> e quel “lui” San l’ha praticamente sputato come fosse veleno << non è solo che l’inizio della storia. Una volta arrivati dall’altra parte vi sarà chiarito tutto. >>
<< Non sono gli elfi il problema stavolta, vero? E nemmeno Dohor, la Gilda o Aster. >> osservo. Sono sempre stata brava nelle deduzioni, ma non sempre questo è stato un bene.
<< Devi fidarti di noi. Fidarti di me. >> si corregge il mezzelfo, pensando all’odio che dimostro di provare nei confronti di Kryss e che è praticamente l’unica cosa che abbiamo in comune.
Lancio uno sguardo alle due sorelle accanto a me.
Egle cerca di mostrarsi calma, ma se solo mi avvicinassi un po’ di più a lei le sentirei il cuore battere estremamente forte nel petto.
Eleonora invece stringe i pugni: non le ho mai parlato bene degli Elfi, figurati di Kryss. Eppure il suo sguardo furente non è rivolto verso Mr. Sonostatoelettol’elfopiùbellotratutti, bensì verso San. Istintivamente mi passo la mano sul minuscolo taglio che ho sulla gola e ricordo l’espressione del mezzelfo mentre mi premeva la sua spada sul collo. Nonostante la morte, la sua natura di Marvash è ancora intatta dentro di lui.
Nonostante questa certezza, mi decido a sciogliere il nodo che gli teneva legati i polsi; poi gli porgo la spada tentando di non incrociare il suo sguardo.
Lui mi supera e si affianca a Kryss. Mentre attraversiamo il portale sento la voce dell’elfo rivolgersi a San:
<< In fondo non mi dispiaceva vederti legato, sai? >>
Sono convinta che il mezzelfo si stia contenendo per non uccidere Kryss una seconda volta.

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Capitolo 4
*** Nella Terra delle Lacrime insieme alla Resistenza. ***


Capitolo 4 ~ Nella Terra delle Lacrime insieme alla Resistenza.

 
La luce del sole è accecante e filtra attraverso le foglie degli alberi che si estendono a non finire. Una foresta infinita in un mondo che mi è estraneo, ma allo stesso tempo così dannatamente familiare…
Camminiamo per buona mezza giornata, scortati da degli elfi che ci attendevano dall’altra parte del portale, insieme ad un mago. Né io né le Grimaldi siamo abituate alle grandi camminate e, nonostante coloro che ci circondano tentino di mantenere un’andatura umana, arriviamo all’accampamento con il fiato grosso e una grandissima sete.
Sento che sto per morire, quando si apre davanti a me una radura che ospita varie tende. Fuori, tre o quattro persone sono sedute su dei tronchi, l’uno di fronte all’altro.
Quella vista mi fa tornare la voglia di camminare, la stanchezza sparisce in un istante non appena riesco a mettere a fuoco le quattro figure che mi fissano sbalordite.
Nihal, Sennar, Neor (il figlio di Dubhe) e un ragazzino che avrà su per giù la mia età, dai capelli blu e gli occhi verdi.
<< I mezzelfi possono avere gli occhi verdi? Non lo sapevo. >> mi sussurra Eleonora sottovoce, e io le stringo la mano quanto basta per non farle male, ma dare a lei e a me stessa un senso di sicurezza. Non perché ho paura di Aster, ma perché ho paura di come reagirà Eleonora dopo aver visto il vero aspetto del Tiranno.
Notando che quelli di fuori hanno smesso di parlare, altre tre figure emergono dalle tende: una è Shyra, la riconosco dai capelli verdi corti e dagli occhi pieni di rabbia; un’altra è un ragazzino dai capelli ricci biondi e gli occhi chiari, segno della sua vita nella Terra della Notte. Sto per piangere, come ho fatto alla sua morte, ma cerco di contenermi. Tuttavia quando vedo il terzo individuo le lacrime iniziano a scendermi copiose dagli occhi: i capelli, i baffi e la barba raccolti in delle treccine, rossi come quando ancora Dohor non aveva preso il potere, la cicatrice sull’occhio sinistro.
Ido…
Cado in ginocchio, un velo d’acqua che mi offusca la vista.
Ho letto della sua morte, ho pianto come una fontana, ho letto di quello che faceva San pur di riabbracciare il suo maestro…e poi ovviamente mi metto a piangere per essermelo ritrovato davanti sano e salvo!
Eleonora è la prima a notarmi. << Questo spoiler me lo paghi… >> mi sibila minacciosa mentre segue Aster alla nostra tenda.
Io invece vengo trattenuta da San per un polso e con l’altra mano faccio tutto il possibile per asciugarmi gli occhi.
<< Tu sei quella che ci conosce meglio, vero? >> mi domanda il mezzelfo, ma la sua è un’affermazione.
Non appena apre di nuovo bocca, Kryss lo precede << Bene, allora possiamo parlare tranquillamente anche solo con te. Vieni. >>
Mi fa spazio sul tronco accanto a sé ma, come è facilmente intuibile, preferisco andarmi a sedere dall’altra parte, accanto a Shyra.
L’elfo riprende subito a parlare. << Come ti ho già spiegato, dopo la morte di Adhara e Amhal, noi siamo stati riportati in vita. Oltre a noi c’era anche Dubhe, ma è stata catturata dal nemico. >>
<< E chi sarebbe questo nemico? >> chiedo, ma ho letto abbastanza fan fiction per sapere che tipo di persona può essere questo “cattivo di turno”: un pazzo, mosso da folli ideali per scopi altrettanto folli.
<< Si fa chiamare Haide. >> mi spiega Sennar. << Crediamo sia un uomo, ma non abbiamo neanche questa certezza. Però… sappiamo con certezza che è spietato e senza cuore. Nessun individuo di nessuna specie che abita il Mondo Emerso potrebbe mai fare cose come quelle che fa lui. >> nei suoi occhi posso quasi vedere riflessi gli orrori che lui si è trovato davanti.
<< Quindi…gli dei vi hanno fatto tornare in vita perché siete gli unici a poterlo sconfiggere. Ma il resto del Mondo Emerso? Re Kalth? Non possono intervenire...? >>
<< Pensi che se avessero potuto non lo avrebbero già fatto?! >> l’urlo di Kryss mi fa zittire. Per una volta devo dargli ragione.
È Ido a spiegarmi la situazione, un velo di tristezza facilmente percepibile nel suo sguardo: << Haide ha lanciato un incantesimo su tutte le otto Terre, e tutti gli abitanti del Mondo Emerso sono convinti di aver sempre vissuto così, come schiavi sotto il suo comando. Per quanto riguarda Kalth, è stato portato nella Terra del Vento, ma non ha più fatto ritorno. È passato un mese, ormai non si può fare a meno di pensare al peggio. >> conclude, accendendo la pipa.
I secondi passano, ma la mia bocca si rifiuta di muoversi. È troppo da assimilare e da comprendere perfino per una come me.
<< E…e noi tre cosa abbiamo a che fare con tutto questo?> > domando, una volta ritrovata la voce.
<< Voi tre siete le prescelte, le viaggiatrici tra i mondi che secondo la leggenda ci aiuteranno a sconfiggere Haide. >> fa Nihal. Lei ha dovuto crederci, alle leggende. L’idea che il destino potesse essere già scritto è stato qualcosa che ho sempre eliminato a priori. Ma se, in effetti, in quel mondo funzionasse diversamente?
<< Cosa dice esattamente la leggenda? >> chiedo, ma sento una mano poggiarmisi sulla spalla.
A parlare è Egle, e le sue parole bastano a farmi dimenticare della leggenda e di tutto il resto: << Mi dai una mano con Eleonora? È un po’…fuori di sé. >>
Non ci vuole un genio per capire cosa sia successo. Del tipo: “Ehi, comunque come ti chiami, mezzelfo?” “Aster”. Non so se mi viene più da ridere o da piangere immaginando quella scena, forse tutt’e due.
Entro nella tenda e la prima cosa che vedo è un coltello che colpisce la tela accanto alla mia spalla.
<< Non avevi detto che Eleonora stava solo inveendo pesantemente contro Aster? >> chiedo stupita ad Egle, che mi si affianca.
<< La situazione dev’essere degenerata quando sono venuta a chiamarti. Però arrivare addirittura alle armi… >>
Sì, in effetti pare esagerato anche a me, ma la scenetta ha un nonsoché di comico: Aster avvolto da una sfera argentata che dev’essere un incantesimo di protezione che se ne sta in piedi, impassibile, sotto i colpi di coltello di Eleonora.
Dopo poco la ragazzina si stanca e si ferma, il coltello ancora in mano, e io ne approfitto per parlare:
<< Eleonora, ti sei calmata? >>
<< Perché non me l’hai detto? Perché non mi hai parlato del suo aspetto, Federica? Perché non mi hai detto che è un mezzelfo, che è un bambino, che… >>
<< Uno: perché hai detto di non volere spoiler; due: se l’avessi detto non mi avresti creduto; tre: non è un bambino, è nel corpo di un bambino, è diverso! >>
Eleonora mi interrompe di nuovo << Quindi ha dovuto uccidere un bambino per avere quest’aspetto?! >>
Ok, ufficialmente non sono in grado di spiegare una cicca di tutta questa storia e ufficialmente lei è la sosia di Nihal.
<< No, Ele. A causa di un incantesimo lui è intrappolato nel corpo di un se stesso bambino. Per punirlo di qualcosa, immagino. >> guardo Egle sbattendo le palpebre più volte: no, non può essere davvero lei, lei non dovrebbe sapere tutte queste cose!
Quando Aster esce dalla tenda mettendosi una mano sulla fronte dalla disperazione di avere a che fare con tre cretine (due, Egle non è stupida) come noi, Eleonora finalmente si calma e posa il coltello sul tavolino, andando a recuperare quello infisso nella tela.
Ci sediamo sulle nostre brande, chiudendo la tenda.
<< Combattevi bene, però. >> dice Egle ad un certo punto, osservando la sorella riprendere fiato.
<< E tu te la cavi con l’Elfico e gli incantesimi. >> ribatte la più piccola.
Un’idea inizia a frullarmi nella testa, e più cerco di ignorarla, più la mia mente trova prove per sostenerla. Diamine!
Mi stendo a pancia sotto e affondo la testa nel cuscino più pungente che abbia mai avuto fra le mani. Ma cos’è? Paglia? Mi rispondo di sì da sola.
<< Fede, che c’è? >>
Mi rigiro e mi ritrovo stesa supina << Siamo parte di una leggenda. E dovremo combattere contro uno psicopatico che si fa chiamare Haide. Che ha in pugno Kalth e Dubhe, sempre che non li abbia già uccisi. >>
<< Chi? >>
<< Lunga storia, Ele. >>
<< Quindi, fammi capire: noi dobbiamo combattere questo tipo che, per come ne parli, sembra molto potente e soprattutto molto sadico… perché siamo una leggenda? >>
Sì, Egle, ci hai azzeccato, penso, ma riesco solo ad annuire. Detta così sembra quasi una cosa positiva…
Davanti alla tenda c’è un ombra, e a giudicare dai capelli e dalla corporatura, direi che è Laio. Mi metto seduta e gli dico di entrare, ma lui si affaccia solamente:
<< Penso che dobbiate venire. Kryss ha una pergamena con su scritta la nenia che parla di voi. >>
Annuisco e lo ringrazio, poi aiuto Eleonora a tirarsi su (è ancora sotto shock per l’aspetto di Aster) ed esco, preceduta da Egle.
Ci sediamo sui tronchi e vedo rune elfiche incise sulla pergamena che l’elfo ha in mano.
<< Ve la leggo direttamente nella vostra lingua, dato che voi non capite la mia. >> in quelle parole c’è un’accusa che Kryss lascia a stento trasparire col suo tono di voce calmo. L’unica volta che quella calma è stata sconvolta è stata, immagino, quando San stava per ucciderlo. Quanto avrei goduto a vederlo morire sotto i miei occhi!
Scuoto la testa leggermente, strizzando gli occhi. Ma pensieri del genere sono normali? mi chiedo, ma dubito che troverò mai una risposta. Allora mi concentro su quello che Kryss sta dicendo e ascolto. E so che quelle strofe non le dimenticherò mai.




Angolino dell'autrice.
Chiedo venia in ginocchio ad Eleonora, se mai leggerà questa storia, ma sono contentissima di come è venuto questo capitolo. E non lo cancello v.v
Detto questo, spero che piaccia anche a voi lettori, e ne approfitto per ringraziarvi per aver letto e/o recensito. Arigatou gozaimasu!
Alla prossima,

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Capitolo 5
*** Tra Leggende illusorie e crude Realtà. ***


Capitolo 5 ~ Tra Leggende illusorie e crude Realtà.

 
<< “Nel tempo che scorre,
Nello spazio visibile e invisibile,
Nei paesaggi della tua mente,
 Tra la verità e la menzogna.
 
Tra realtà e invenzione,
Tra due mondi opposti e legati,
Tra Luce e Buio le tre prescelte vagano
E prendono importanti decisioni.
 
E la più grande nella mano destra ha una fiamma
E nella sinistra un libro
E le parole scritte sul libro
Saranno Saggezza ed Equità.
 
Nella più piccola c’è spirito di onestà
Nel suo cuore un mero desiderio di vita vera
Nelle sue mani una spada e uno scudo
Saranno Luce e Giustizia.
 
E le tre andranno contro il nuovo Tiranno
E gli dei daranno loro forza e intelletto
E se i loro ideali verranno meno
Nel mondo intero cesserà la Speranza.
 
Nella Luce del mattino e della sera, combatteranno
Nella giornata che verrà, combatteranno
Nella libertà che stavano sognando, combatteranno
Nella dolcezza di loro ricordi.” >>

Rimango a bocca aperta per la seconda volta in un giorno, ma tento di ricompormi subito.
<< Parla solo di Egle e di Eleonora, eppure nomina tre prescelte. È strano… >> commento, ma mi alzo subito dopo, senza neppure finire la frase.
<< Cosa avete intenzione di fare, allora? >> chiede Laio innocentemente. Mi fa tenerezza, in questi momenti.
<< Penso… credo che abbiamo bisogno di pensare tutte e tre. >> dice Egle, dando sfogo ai pensieri miei e di Eleonora.
<< Entro domani dovrete decidere. >> il tono di Neor è quasi freddo. << Non possiamo aspettare in eterno. >>
<< Per stasera potete rimanere qui a mangiare e dormire. Domani ne parleremo. >>
Annuiamo tutte e tre apaticamente, poi ci alziamo e ci dirigiamo alla nostra tenda.
<< Ido ha detto che dobbiamo decidere, o dovremmo andarcene domattina. >> riflette Egle ad alta voce, dopo svariati minuti di straziante silenzio.
<< Già. Da quello che abbiamo capito, Egle è una maga e Eleonora una guerriera. Io non so bene cosa sono, ma non importa, un po’ di libertà non può che farmi bene. >> tento di ironizzare, ma come al solito non ci riesco per niente.
<< Voi…voi che volete fare? >> chiede Eleonora, la vocina sottile come non l’avevo mai udita. << Potremmo morire…non sappiamo chi sia Haide, né quante possibilità abbiamo di sconfiggerlo e… >>
<< Secondo la nenia abbiamo gli dei dalla nostra parte, e anche la maggioranza numerica, ma non la forza. Eppure stiamo parlando degli dei, il loro aiuto deve pur valere qualcosa… >>
<< Certo che vale, Egle! Però non è detto che usciremo indenni da questa storia, o che potremo ritornare indietro… >>
<< Io non ci tengo a tornare indietro. >> dico, più a me stessa che alle altre. << Questo posto mi piace di più. Non voglio tornare. Mi dispiace per i miei amici, ma io voglio rimanere qui. Voglio allenarmi, voglio combattere, voglio sciogliere questo nodo allo stomaco. >>
<< Se per questo anche a me piace tantissimo stare qui, ma la nostra famiglia… >>
<< Perché dobbiamo morire? Per una volta siamo positive, Ele! Se è destino che dobbiamo morire, moriremo lo stesso anche nel nostro mondo, quindi… >>
<< Tu sei con me? >> sono sbalordita: non pensavo affatto che Egle si sarebbe arresa così presto al suo destino, e invece…
<< Certo. E poi, non siamo forse migliori amich-? >>
<< E va bene, ci sto! >> la interrompe la sorella. << Mi impegnerò al massimo e, una volta finito tutto questo, torneremo tutte e tre a casa, sane e salve. Promettiamolo! >> esclama poi.
Lo prometto, senza pensarci, e così Egle.
<< Però non possiamo continuare a chiamarci coi nostri vecchi nomi anche in questo mondo, non ti pare? >>
<< Ha ragione, sono troppo vistosi qui. Perché non… >>
<< …perché non utilizzare i nomi delle stelle, in onore di Licia Troisi? >>
<< Ma dai, Egle! Oltre ad essere una maga leggi anche nel pensiero? >> dico, una parte della mente già rivolta al mio dizionario stellare. << Ci sono! >> esclamo dopo qualche secondo. << Alya, Zaniah e Hatsya! >>
<< Ma da dove ti escono fuori certe cose? >> mormora Eleonora ridendo. << E va bene, Alya è troppo bello come nome! >>
<< E Zaniah si adatta benissimo ad una maga! >> la segue a ruota Egle.
<< Dunque, io sono Hatsya, come avevo già programmato. Perfetto! >> concludo, stendendomi sulla mia branda e chiudendo gli occhi, senza però addormentarmi.
Laio ci viene a chiamare dopo qualche ora per la cena.
Mentre mangiamo (devo abituarmi a mangiare carne di povere bestie trovate qua e là, purtroppo) esponiamo agli altri l’idea dei nomi, che viene accolta con piacere. Poi andiamo a coricarci, decise a continuare per quella strada che potrebbe portarci ovunque.

Io prendo subito sonno e mi sveglio solo quando sento qualcuno scuotermi. Aster.
Strabuzzo gli occhi e mi metto a sedere.
<< È successo qualcosa? Siamo sotto attacco? >> domando a bassa voce, ma lui mi fa solo segno di seguirlo.
Lui e San sono di guardia, e credo che entrambi mi fissino con aria… strana, ma poi mi ricredo ed ipotizzo che sia la luce rossa del focolare quasi spento a darmi quest’impressione.
<< Cosa c’è? >> sussurro, ma ancora non si decidono a parlare. Il più grande (in realtà sono più o meno coetanei, ma vabbé, San è più adulto anche d’aspetto, con tutto il rispetto per Aster) mi fa segno di sedermi accanto a lui. Da una tasca tira fuori la pergamena con la nenia di quel pomeriggio. Prende un bel respiro, poi inizia:
<< Ho implorato Kryss affinché non leggesse la tua strofa, e lui per miracolo mi ha ascoltato. >> mormora, srotolando il foglio. In effetti, noto che i versi originali sono quattro in più rispetto a quelli letti dall’elfo.
<< Non volevamo che le tue amiche, le altre due prescelte, ascoltassero ciò che la nenia dice di te. Non è molto… bello… >> continua Aster.
Io abbasso lo sguardo, domandandomi perché due Marvash come loro mi stiano in un certo senso aiutando, e noto il mio corpo tremare. Ho paura di quello che può essere scritto in quattro versi? Sì, perché quei quattro versi sono il mio destino.
<< Dimmi quando vuoi che inizi. Se vuoi saperlo, ovviamente. >> dice San. Io semplicemente annuisco e lo guardo negli occhi viola, nei quali le ultime scintille del fuoco si riflettono così bene.
Annuisco di nuovo e lui inizia a leggere.





Angolino autrice.
Si nota che mi piace lasciare i lettori col fiato sospeso a fine capitolo? v.v
Avviso che non sono capace di dare voce a personaggi come Neor e Ido e Aster e San, non mi sento in grado di scrivere di loro e quindi saranno terribilmente OOC. (mi faccio da auto-psicologa, non preoccupatevi, per me scrivere cose del genere è più che normale...)
Vabbé, mi fa piacere che abbiate letto e/o recensito! Alla prossima,

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Capitolo 6
*** La Realtà che non mi aspettavo. ***


Capitolo 6 ~ La realtà che non mi aspettavo.

 
<< “Tra le due Luci c’è un’Ombra,
Tra due chiazze di bianco il rosso del sangue,
Tra due cadaveri una lama nera e una donna
Saranno Oscurità senza Pace e Catene.”  >>

La voce del mezzelfo mi arrivava alle orecchie cruda e dura, come se con quelle parole stesse firmando la mia condanna a morte.
Alzo la testa solo un paio di minuti dopo che San ha finito di leggere, ma il mio sguardo rimane vacuo.
<< Che…che cosa vuol dire? Che sono…sono come voi? >>
Le mie parole sono ancora più pesanti di quanto mi aspettassi, e Aster mi si siede accanto per comunicarmi la sua vicinanza.
San ha ripiegato la pergamena e se l’è rimessa in tasca.
L’oggetto su cui è scritto il mio destino può entrare in una tasca… penso con dolore. E poi il mio pensiero è rivolto di nuovo a quei versi, al sangue, alla lama nera, all’Oscurità citati in quella maledetta strofa.
Mi alzo dal tronco e tento di fare un passo, ma Aster mi prende un polso.
<< Per sconfiggere Haide e salvare il Mondo Emerso c’è bisogno di tutte e tre le prescelte. Non le ucciderai, non sono i loro i cadaveri citat- >>
<< E tu che ne sai?! >> mi libero con rabbia dalla sua presa e mi volto verso di lui; non sarà certo il suo volto innocente a fermarmi. << Tu, tu e San siete sempre stati Oscurità pura, chi per un motivo e chi per un altro, e anche Amhal lo è sempre stato, nonostante tentasse di frenarsi! Cosa potete saperne voi di com’è sentirsi dire cose sul tuo conto che neppure tu sapevi?! Voi sapevate già dall’inizio che non eravate come gli altri, cosa potete saperne di come mi sento io in questo momento!? >>
Le prime lacrime mi solcano il viso, poi altre due e altre due ancora. Lo sguardo di Aster si addolcisce, San continua a guardare a terra.
Continuo a ripetermi che sono forte, che devo smettere di piangere, ma non riesco a calmarmi. Poi le ginocchia mi iniziano a tremare e mi ritrovo in ginocchio, a singhiozzare come una bambina piccola. Mi porto le mani alla testa e la scuoto, cercando di convincermi che è tutto un sogno e che sono sulla mia branda a dormire, ma non riesco a svegliarmi da quest’incubo, non riesco ad aprire veramente gli occhi.
Non è reale, non può essere reale, preferirei sapere d’essere in coma ma nel mio mondo, piuttosto che scoprire che è tutto vero!
Una mano sulla spalla mi riporta alla realtà, alla realtà che non mi aspettavo essere così cruda.
Riconosco quel tocco, una mano adulta, di uno spadaccino provetto.
<< Pensi che sia stato facile per me accettare la mia natura? >> mi sussurra. Anche se ho la testa abbassata, so che lui è in ginocchio. << Hai detto di conoscermi grazie a un libro, ma secondo quello stesso libro io non dovrei esistere, no? E invece sono vivo e vegeto davanti a te. I libri possono mentire, quindi come fai a sapere che io non abbia sofferto, una volta scoperto cosa sono? >> la sua voce è sicura, e per qualche istante dà sicurezza anche a me, ma è una sensazione così effimera che non ho neanche il tempo di abbracciarla, che subito svanisce. << All’inizio non volevo crederci, ho dato fuoco alla casa di Sennar perché riportava scritti su Consacrate e creature d’Oscurità, perché non volevo credere a tutto questo. Ma poi… man mano mi sono reso conto che quella furia che sentivo, quella voglia di uccidere che non mi abbandonava neppure nei sogni, era un chiaro segno. Quando poi Kryss confermò le mie teorie… >> fa una pausa, cercando le parole adatte a quel discorso. << Nonostante il premio che mi aveva promesso, per i primi tempi pensai spesso al suicidio, sai? In fondo, se era sangue che volevo, allora perché non il mio? Dopo però ci rinunciai, non perché avessi accettato la mia natura, ma perché avevo realizzato di essere troppo codardo per uccidermi. E poi, quando mi sono reso coto del valore della promessa che Kryss mi aveva fatto, non potei fare a meno di accettare questa furia e questo desiderio di uccidere. Ma non sono contento di quello che sono o di quello che ho fatto, e non lo sarò mai. Però… >> fa una pausa, carezzandomi la testa. << però forse standoti accanto potrò aiutare almeno te, capisci? >>
Alzo la testa: no, non capisco dove vuole arrivare, ma l’espressione del suo volto non è maligna, non è quella del Marvash. Poi, mentre pronuncia quella frase, tutto il resto si ferma, Aster e l’accampamento non esistono più, Haide è solo un vago ricordo.
<< Vorrei che tu diventassi mia allieva, Hatsya. >>
Macigni, ecco cosa sono le sue parole. Da una parte è ciò che aspettavo da una vita, dall’altra una responsabilità e un compito che né io né lui possiamo sostenere: si tratta di avere pazienza e di sorreggerci l’un l’altra, si tratta per me di abbandonare ciò che ero per sempre e di iniziare una nuova vita completamente diversa, si tratta per lui di espiare i propri peccati addestrandomi a combattere e ad uccidere. E io mi chiedo se ne valga davvero la pena.
Poi il mezzelfo aggiunge che dovrò decidere entro domani mattina, e sento ancora il suo sguardo e quello di Aster sulla mia schiena quando volto loro le spalle per tornare a dormire.
Mi stendo sulla mia branda ed osservo Egle ed Eleonora, anzi, Zaniah e Alya, dormire profondamente, nonostante le mie urla di qualche minuto fa, e mi chiedo per l’ennesima volta se in realtà non sia tutto un sogno.
Una voce nella mia testa mi dice che non lo è, che devo fare una scelta, che questo è il mio destino. Penso di star impazzendo come Rekla e di sentire voci dappertutto, ma dopo pochi istanti Morfeo mi accoglie tra le sue braccia e la mattina dopo capisco che probabilmente quella voce faceva parte del sogno che ho fatto questa notte.
Ma il resto è reale. Quindi, non appena esco dalla tenda, mi ritrovo con un paio di occhi viola e uno di occhi verde smeraldo che mi fissano insistentemente in cerca di risposte e altri sguardi che cercano in me un faro di speranza per combattere quel nemico che pare uscito dai loro peggiori incubi.
Abbasso il capo a metà tra l’imbarazzo e la vergogna e avanzo verso i due tronchi che fungono da panchine, sedendomi accanto a Eleonora, senza il coraggio di guardare in faccia lei ed Egle.
Mangiamo, approfittando del fatto che di giorno il fuoco è meno visibile per cuocere la carne che Nihal e Shyra ci hanno procurato; poi decido di affrontare parzialmente l’argomento con le sorelle Grimaldi.
Le chiamo sul limitare dell’accampamento, non ancora del tutto convinta di quello che sto per fare, e pronuncio poche parole che le lasciano di stucco.
<< San ti ha chiesto di diventare sua allieva?! >> ripete Ele scandalizzata, incapace di fare qualsiasi cosa che non sia ricordare il momento in cui avevamo trovato quell’uomo in casa loro.
Egle è più ragionevole e meno impulsiva, come si addice ad una maga << Tu cosa gli hai risposto? Ci hai pensato bene? >>
Annuisco gravemente, prendendo un bel respiro e concentrandomi sull’utilizzo di poche ed essenziali parole che possano bloccare Eleonora dal saltarmi addosso da un momento all’altro e picchiarmi a sangue. << Credo che accetterò la sua offerta; in fondo è molto bravo e credo che sarà un ottimo maestro… >>
<< Ha tentato di ucciderti! >> mi interrompe Eleonora in preda al panico. Ma la vera paura deve ancora venire.
Interrompendo la sfilza di vocaboli che tento di unire in una frase di senso compiuto per dare alle mie due migliori amiche una valida motivazione per la mia scelta, sento un fruscio provenire dalla foresta. Quando mi rendo conto di cosa stia accadendo è troppo tardi.
Sono in quattro, vestiti di stracci e muniti di pugnali e spade. Banditi, immagino.
Uno mi prende alle spalle e, nonostante i miei tentativi di sfuggirgli, mi blocca in una presa ferrea, altri due si gettano sulle Grimaldi e le immobilizzano. Il quarto ci guarda tutte e tre con scherno.
<< Non immaginavo che le tre prescelte fossero così semplici da catturare. >> dice, provocando in me un moto di rabbia che mi sale al cervello dalle viscere. Poi si rivolge ai suoi uomini e ordina loro di legarci i polsi e di portarci fino al loro carro. Nonostante noi tre non demordiamo, finiamo legate mani e piedi dentro un carro, con un malvivente che ci fa da guardia.
Non c’è dubbio che servano Haide, a vedere il loro interesse per noi tre. Ciò significa che stiamo per essere consegnate al nemico che in teoria avremmo dovuto battere. Grandioso.
<< Pensi che…che ci uccideranno? >> la voce di Eleonora è flebile e rotta dai singhiozzi, ma nei suoi occhi vedo la luce di chi non si arrende. E forse è questo a darmi la forza di fare ciò che ho fatto.
Di notte, la guardia si addormenta di un sonno leggero, il carro procede lento e il bosco è di poco meno rumoroso del giorno. Ripenso alla proposta di San, a lui, a Aster, alla Gilda, a Ido, alle Guerre del Mondo Emerso, alla rabbia per quel nuovo nemico così terribile e spietato che Sennar non è riuscito a descrivermelo.
E in un istante, intorno alle corde che mi legano i polsi e al carro e a cavalli, tutto s’incendia di fiamme scarlatte.






Angolino autrice :)
E rieccomi con il nuovo capitolo!
Che dire? È come un sogno (o un incubo) che si avvera per la nostra povera, piccola Federica, che tanto ha adorato San, quando ancora non lo conosceva di persona...
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Grazie per aver letto anche questo capitolo!
Alla prossima,

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Capitolo 7
*** Verità che preferivo non conoscere ***


Capitolo 7 ~ Verità che preferivo non conoscere.

 
<< Dannazione, non ci sono! >> esclama San, tremando di rabbia.
Alla sua voce seguono mormorii e sguardi circospetti, perché già sanno ciò che è successo.
L’urlo, anzi, le urla, erano arrivate agghiaccianti alle orecchie dei redivivi, che si erano subito mobilitati per cercare le tre ragazzine. Inutile dire che non era servito a niente: l’unico indizio sulla sorte delle prescelte era un pezzetto di stoffa incastrato fra i rovi sul limitare del bosco, che poteva dire tutto e niente.
Poi San si era inoltrato fra gli alberi e si era ritrovato davanti a delle gocce di sangue vicino al tronco di un albero, segno che le tre avevano opposto resistenza prima di essere trascinate via.
Per il resto, però, le piste da seguire sono finite là e l’accampamento teme il peggio: Neor si rifiuta di alzarsi dal tronco dell’albero, Shyra e Nihal si allenano senza far andare a segno alcun fendente, Sennar tenta di rintracciare le prescelte con un incantesimo ma è troppo teso per riuscirci.
San non riesce a darsi per vinto ed esplora la zona circostante al luogo del rapimento finché Kryss non lo costringe a tornare indietro con la forza.
Poi, a tarda notte, una puzza di bruciato invade l’accampamento e Ido, che è di guardia, osserva la cenere portata dal vento adagiarsi sul terreno.
Ad uno ad uno, i guerrieri si svegliano e rimangono a bocca aperta davanti a ciò che sta accadendo: la foresta è in fiamme, ma il fuoco non si espande più di qualche metro in un punto preciso del bosco, a un giorno di cammino da loro. A pochi passi dai due tronchi, invece, due ragazze ne sostengono una terza che è incosciente. I palmi di quest’ultima sono neri di fuliggine e i suoi capelli bruni mezzo bruciacchiati. Non appena le vede, l’accampamento si tranquillizza.
 
La prima cosa che vedo è una luce bianca che mi avvolge, e penso di essere morta. Poi però inizio a sentire delle voci di persone che fino a poco fa erano vive, accanto a me, e mi costringo a pensare di essere viva e vegeta, nonostante possa percepire di avere i palmi delle mani bendati.
Apro lentamente gli occhi e mi trovo davanti le sorelle Grimaldi e ad Aster, senza capire come sia possibile che lui ed Eleonora siano nella stessa stanza.
I ricordi mi tornano in sequenza: l’incendio nel carro, io che mi slego e slego le altre due prescelte, l’incantesimo del Volare per sfuggire ai briganti nel caso fossero riusciti a superare l’incendio.
Mi metto seduta gemendo e ascolto quello che gli altri hanno da dire: Eleonora mi spiega che è stata sua sorella a curarmi con degli incantesimi di guarigione, ma che ho comunque bisogno delle fasciature per sicurezza.
Mentre sorrido come un’ebete, ancora stranita dalla rapida successione di eventi, l’altro mezzelfo entra nella tenda, portandomi del cibo che non riesco ad identificare, e chiede di poter rimanere da solo con me. Non prima di aver fatto storie, anche Alya si arrende e ci lascia soli.
<< I briganti ci hanno seguite? >> chiedo, la voce impastata dal sonno. Ciò che vedo negli occhi di San però è come una doccia fredda.
<< Non ne hanno avuto l’occasione. >> mormora in risposta, lasciandomi leggere fra le righe, poi continua. << Quell’incendio l’hai appiccato tu, non è così? >>
Un brivido mi percorre l’intera schiena e io mi porto una mano alla bocca per soffocare un grido.
L’espressione sul mio viso deve dire come mi sento in tutti i dettagli, perché scorgo un lampo di pietà negli occhi purpurei del mezzelfo, che viene a sedersi sulla mia branda.
<< Anche a me successe, quando avevo dodici anni. >>
<< Lo so… >>
Il silenzio si fa opprimente, entrambi rimaniamo senza parole davanti all’accaduto.
Si è sempre soli davanti all’omicidio penso, riprendendo le parole che Ido usa dopo l’episodio cui San ha accennato.
<< Dopo un po’ ci fai l’abitudine. >>
<< No…io non voglio farci l’abitudine… >> il mio sussurro è piuttosto un lamento, un gemito con gli occhi persi nel vuoto e la mente ai ricordi che tornano ad uno ad uno, alle urla di dolore degli uomini che sono bruciati vivi ieri notte nella foresta.
San mi mette una mano sulla spalla e con l’altra mi alza il mento per costringermi a fissarlo negli occhi. << Sei una ragazza forte, lo percepisco, e per questo so che mi capisci. Quello che è accaduto ieri non è stata colpa tua, l’hai fatto per difenderti. >>
<< Ho ucciso quattro persone, San! Quattro! >> grido, gli occhi che mi si riempiono di lacrime amare. << Puoi chiamarlo come vuoi, ma rimarrà sempre un omicidio! Il loro sangue macchierà sempre le mie mani, non potrò più evocare un solo, dannato fuoco senza pensare ai loro corpi martoriati! Tu questo problema non te lo ponesti minimamente, tu ti vantasti di avere ucciso i due Assassini della Gilda e da stupido quale sei hai seguito Demar fino alla Casa, volontariamente, per distruggerla dalle fondamenta senza rendersi conto che i maghi della Gilda sono venti volte più forti di te e che non saresti mai riuscito neppure a scalfirl-! >>
Non riesco a continuare gli insulti perché il mezzelfo mi stringe a sé con forza e dalla bocca mi escono solo singhiozzi. << Lo so, lo so che sono stato uno stupido, ed è per questo che me ne sono andato dal Mondo Emerso. E hai ragione a dire di non essere e di non voler diventare come me, perché sinceramente neppure io avrei voluto essere ciò che sono. Ma lo sono, capisci? Non posso tornare indietro nel tempo ed impedire a me stesso di fare quello che ho fatto, ma posso guardare al futuro. >> mi sussurra all’orecchio, mentre lacrime bollenti scorrono lungo il mio viso e istintivamente mi stringo ancora di più a lui. << Ho sbagliato, ho sbagliato così tante volte nella mia vita che ne ho perso il conto. Ma so che se sono qui è perché gli dei hanno deciso che devo esserci, che posso rimediare ai miei errori. E la stessa cosa vale per te. >>
<< Ma io non voglio che gli dei mi dicano cosa fare, io voglio essere me stessa senza preoccuparmi di poter ferire qualcuno a causa di una dannata leggenda! Voglio poter pensare di essere nata per qualcos’altro, oltre che per uccidere… >>
Mi separo da San scuotendo la testa e pensando a quanto debole posso sembrare col viso rigato dalle lacrime; poi dirigo lo sguardo a terra, pur di sfuggire al suo.
<< Una pergamena può essere bruciata, un cadavere venire seppellito e una spada spezzarsi, ma i ricordi rimarranno per sempre dentro di te, non ci potrai mai fare niente. Gli dei sono capricciosi e mirano solo a divertirsi guardando noi mortali vivere le nostre misere vite gli uni accanto agli altri, per poi venire separati bruscamente da un qualcosa che non possiamo prevedere né comprendere a pieno. Noi esistiamo per questo, e non possiamo ribellarci. Possiamo urlare dal dolore, dalla rabbia, piangere e ferirci quanto vogliamo: sopra di noi ci sarà sempre un dio che riderà della nostra debolezza. >>
Queste parole mi colpiscono quasi quanto quel bellissimo sorriso di rassegnazione che compare sul volto del mezzelfo non appena ha finito di pronunciarle.
È vero, è tutto così dannatamente vero.
Senza che io me ne renda conto, le lacrime smettono di scendermi sul viso e osservo San con curiosità: in fondo non lo conosco per davvero, e mi ero illusa che fosse così come i libri lo descrivevano, ma da pochi ulteriori sguardi riesco a capire che non è così. In pochi sguardi riesco a comprendere la rassegnazione e il dolore dietro ai suoi occhi, il buio e l’oblio che si porta dentro da tanti, troppi anni, il peso delle morti sulla coscienza e gli errori che, uno dopo l’altro, hanno segnato la sua vita.
Quando poi la sua mano mi asciuga l’ultima lacrima rimastami sullo zigomo, riesco a percepire ciò che diceva Ido riguardo alla caratteristica di San: lui è in grado di curare ogni ferita, fisica o psicologica che sia, anche senza ricorrere propriamente alla magia, e quella che il suo tocco trasmette al ferito è una sensazione di benessere e di pace che non ho mai provato prima.
Gli prendo la mano, trattenendomela sulla guancia, prima di rendermi conto di sembrare ridicola e arrossire oltremodo. Quindi mi riscuoto e, per sfuggire al suo sguardo e all’imbarazzo, tento di alzarmi dalla branda e uscire dalla tenda in fretta, fallendo miseramente: non solo le gambe mi tremano in maniera mostruosa, in più mi gira anche terribilmente la testa per la velocità con cui mi sono messa in piedi. Detta in parole povere, lui mi deve sorreggere per non farmi cadere rovinosamente per terra e io divento un pomodoro vivente. Non perché mi piaccia, mettiamolo in chiaro, ma perché non mi sento all’altezza di essergli accanto e sono tremendamente imbarazzata.
Non posso diventare la sua allieva, non posso guardare l’abisso dietro a quegli occhi. Devo dirglielo.
<< San… >>
<< Sì? >>
<< Ho…ho riflettuto molto sulla tua proposta e credo… credo di poterla accettare, in fondo. >>
Sbatto le palpebre più volte, non credendo a ciò che ho appena detto.
Mi hanno fatto un incantesimo o cosa? Io pensavo che…volevo che…non volevo dirgli questo!
<< Per me va bene, ma ora devi riposarti. >> dice, e mi aiuta a rimettermi a letto. << Però sappi che dovrai sforzarti al massimo, sia per quanto riguarda il combattimento che la magia; il fatto che tu sia portata non significa proprio niente. >>
Per qualche secondo i nostri occhi si incrociano e io mi chiedo cosa lui veda dietro le mie iridi castane. Poi il mezzelfo si alza e mi dà le spalle, concludendo il suo discorso informandomi che il mio addestramento alle armi inizierà domani mattina. Infine esce dalla tenda, lasciandomi sola con una strana sensazione che mi attanaglia lo stomaco. Respiro profondamente, poi affondo la testa nel cuscino di paglia e quasi non sento Alya e Zaniah entrare.
Non mi alzo, penso che non sia importante e mi sforzo di addormentarmi, ma Egle mi scuote con forza.
Non appena incrocio il suo sguardo, mi rendo conto che c’è qualcosa che non va.
È Eleonora a chiarire i miei dubbi: << Quando avevi intensione di dircelo? >> esclama, mordendosi il labbro per non gridarmi contro.
Gli occhi di Egle sono iniettati di rabbia. << Dobbiamo parlare. >>








Angolino autrice!
Eccoci finalmente arrivati a questo capitolo della storia: vi avviso che da qui in avanti avranno senso sì e no quattro o cinque cose (bel modo per incoraggiare la gente, eh?)
Voglio vedere cosa ne pensate voi, di questo capitolo, e dunque per una volta mi starò zitta zitta e osserverò da un angolino *va nell'angolino*
Spero di non aver esagerato con i dialoghi in questo capitolo, e neppure con le mie riflessioni positive (sì, proprio), e neppure con l'OOC di San. (San: in che modo te lo devo dire, dannazione?! IO SONO CATTIVO, HO UN'ANIMA OSCURA, IO... *viene attaccato da una me versione ventosa* Oh, al diavolo, ci risiamo!)
Dopo questo sclero serale, vi raccomando di leggere i prossimi capitoli (meno smielati) e, se volete, di lasciare una recensione, positiva o negativa che sia!
Grazie per aver letto! Alla prossima,

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Capitolo 8
*** Lasciami spiegare, e forse capirai... ***


Capitolo 8 ~ Lasciami spiegare, e forse capirai…

 
Il cuore mi sta come esplodendo nel petto dal dolore alla sola vista di quella rabbia repressa negli occhi delle mie due migliori amiche.
<< Per quanto ancora volevi tenercelo nascosto, eh? >> sia la voce che il corpo di Egle tremano dall’ira, so già che non riuscirò mai a guardarla negli occhi.
Abbasso la testa, ma lei mi alza il mento e mi costringe a fissarla.
<< Se non lo avessimo saputo da Kryss... tu ce lo avresti mai detto, Hatsya? >>
La voce di Eleonora mi fa sussultare, il fatto che mi chiami con quel mio nuovo nome non promette nulla di buono.
<< Sì, prima o poi sì… >> mormoro, la voce roca e l’insicurezza che mi martella la testa.
<< Questa non è una risposta! Era questione di giorni, ore? Oppure volevi tenerti il tuo destino per te fino a quando non saremmo tornate a casa? >>
Deglutisco, riesco quasi a sentire il cuore che mi batte nel petto. Non è lo stesso tipo di silenzio che c’era con San, questo è un silenzio assordante, che riempie le menti del nulla di cui è composto.
<< Ele, io… non lo so, pensavo che l’avreste presa male e… e non volevo perdervi, e neppure volevo che voi doveste dividere con me questo maledetto fardello… >>
Egle mi lascia il viso con un gesto che mi sa di disprezzo e che fa perdere un battito al mio cuore. << Volevi mentirci ancora a lungo, dunque… >>
<< No, io non…non lo so, sono tante le cose che non capisco: la magia, il destino…non ho mai neppure praticato uno sport di autodifesa, e adesso mi chiedono di uccidere un uomo che neppure conosco! Magari per voi potrà anche essere bello essere in un altro mondo, perché la leggenda su di voi dice tutte cose positive! Ma io, avete pensato come possa essermi sentita una volta saputo come stavano le cose? Avete pensato che volevo morire, e che l’unico uomo che è riuscito in qualche modo a consolarmi è colui che mi insegnerà come adempire al mio destino, come uccidere? Eleonora, tu hai Nihal e Shyra che ti stanno insegnando l’arte della spada, lo vedo dai tagli che hai sulle braccia! Ed, Egle, tu non dirmi che non hai chiesto a Sennar di insegnarti a padroneggiare le tue doti! Tutte e tre ci stiamo allenando per uccidere una persona, ma abbiamo solo tredici anni! Nihal a tredici anni combatteva ancora con la spada di legno e Aster credeva ancora alla speranza! Perché dobbiamo vivere quest’inferno, me lo spiegate? Perché non possiamo fuggire? Perché dobbiamo lasciare che ci separino e ci plasmino a loro piacimento? Questi dei sono dei bastardi che…! >>
Non riesco a terminare la frase, che uno schiaffo mi arriva violento esattamente dove, poco fa, San mi ha asciugato l’ultima lacrima.
Ho parlato troppo, ho lasciato che tutto quello che pensavo si rovesciasse fuori le mie labbra in quel grido prolungato che è stato il mio discorso.
Il silenzio è ancora più opprimente di prima, i loro sguardi d’intesa non mi dicono nulla, nonostante pensavo di conoscere Egle ed Eleonora abbastanza bene.
<< La realtà è che ho solo vergogna di me stessa. E se volete starmi lontane, vi capisco fin troppo bene. >> mormoro, sentendomi più debole di un fiore appassito. So di star per perdere le mie migliori amiche per un mio stupido errore.
Egle sospira, chiudendo gli occhi. << Che cosa dobbiamo fare con te? >> sussurra, mentre sua sorella le si avvicina.
Ma in realtà non si sta avvicinando ad Egle, cambia direzione all’improvviso. Viene verso di me. E mi si butta addosso. << Lo sapevo che avresti capito! >> esclama, gettandomi le braccia al collo. Allora Egle apre gli occhi e mi sorride, un sorriso sincero e contagioso che mi fa rifiorire.
Ad interrompere questo momento c’è un urlo proveniente dall’esterno:
<< Lei è la mia allieva, tu non avevi il diritto di interessartene! >>
Riconoscendo la sua voce (e chi non la riconoscerebbe?), combatto le gambe molli e l’accenno di vertigini e riesco ad alzarmi, anche se devo usare Eleonora come stampella, e mi avvio verso l’uscita della tenda.
 
L’uomo più giovane (se uomo si può chiamare) si lascia sfuggire una risatina e poi un sorriso di scherno << Ah, davvero? Non pensi che magari una piccola vendetta personale mi abbia giovato? >>
<< Non avresti dovuto metterla in mezzo! Lei non ti ha mai fatto nulla, lei non è me, maledetto elfo! >>
<< Ma è un modo per ferire te. >>
Un attimo di silenzio pieno di sguardi di rabbia e dolore. << Non puoi dire sul serio… >>
<< Pensi che non mi sia reso conto del vostro legame? Non è solo quello maestro-allieva o sbaglio? >> di nuovo silenzio. << Come immaginavo. >>
<< No, invece ti sbagli. Io non provo nulla per lei, né tantomeno lei prova qualcosa per me. Se così fosse me ne sarei accorto… >>
<< Perché, tu mi diresti mai il nome della donna che ami? >> lo interrompe l’altro, la sua freddezza glaciale interrotta da un tono di sarcasmo.
<< I-io… >>
<< Se lei è il tuo punto debole, allora farò di tutto per farti soffrire. Non mi interessa uccidere o torturare o tradire, la pagherai per il tuo affronto. E la tua morte sarà peggio della mia, San, sappilo sin da adesso; i tuoi ultimi istanti saranno di lenta agonia. >>
La mano del mezzelfo trema sull’elsa, gli è successo raramente prima. La sua vita si era fondata sulla rabbia e sulla speranza di poter, un giorno, veder realizzato il suo desiderio, e di solito erano gli altri ad avere paura di lui. Invece, questa volta, è lui a cadere in ginocchio e a sentire l’istinto di gridare e di lasciar scorrere le lacrime, come quando era bambino e accanto a sé aveva solo un pugno di terra.
Ma non lo fa, non perché sia coraggioso e sa che il dolore passerà, bensì perché vede tre figure uscire da una delle tende dell’accampamento, ed è sicuro che almeno una delle tre (spera non la diretta interessata) abbia sentito il dialogo con il suo eterno nemico.
Quindi si alza e ricaccia indietro le lacrime, avanzando verso le tre ragazzine con serietà e inventandosi qualcosa da dire.
Ma non fa in tempo ad aprire bocca per parlare, che la ragazza dalle mani fasciate gli rivolge la parola. E quelle dannate lettere sono le ultime che sente, prima che qualcosa lo colpisca alle spalle e gli faccia perdere i sensi. Ma quelle parole non le dimenticherà, anche se si dovesse trovare davanti al suo nemico o al nemico del suo mondo, quelle parole gli rimarranno impresse nella mente come se fosse stato marchiato a fuoco.
Perché la sua maschera è stata spezzata in due, dannazione, e non può più nascondersi dietro a nulla. O spiega la situazione per filo e per segno, oppure si inventa l’ennesima bugia, l’ennesima scusa campata in aria, prima che sia troppo tardi. No, è inutile mentire ancora, totalmente inutile, dopo quella frase.
<< Ho sentito tutto. >>
Non gli resta che aspettare che il destino se lo venga a prendere.






Angolino autrice.
Qualcuno l'aveva già capito, qualcuno no: la povera, inutile,  piccola Federica ne sta passando di tutti i colori, e non è ancora finita.
Per quanto riguarda San, beh... posso solo sperare che non mi uccida stanotte per aver scritto di questa sua parte un po'... sentimentale?
Spero di aggiornare presto, se la scuola (e San) me lo permettono! Grazie per aver letto e/o recensito!
Alla prossima,

DarkLight

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Capitolo 9
*** La città sfigurata dal Buio ***


Capitolo 9 ~ La città sfigurata dal Buio.

 
Apro gli occhi gemendo dal dolore di quella botta ricevuta dietro la nuca, che mi ha fatta svenire. L’umidità è pungente, orribile quasi quanto la consapevolezza di sapere dove mi trovo. Questi ricordi dipendono dalla mia natura di Marvash? Possibile. Eppure se così fosse non sarei così dannatamente preoccupata e spaventata dalla morte, credo.
Tento di muovere una mano, notando che le catene che mi legano mani e piedi al muro di pietra sono abbastanza pesanti e resistenti.
Mi volto verso sinistra, sentendo un lamento provenire da quella direzione, e mi ritrovo a pochi passi da Egle. Incatenata al muro a sinistra, c’è sua sorella. Sul muro a destra c’è uno scheletro, uno scheletro vero, appartenuto ad una persona una volta viva e vegeta, che ancora puzza di decomposizione. Eleonora deve trattenere un urlo quando lo vede, ma non può minimamente intuire come mi senta io.
Accanto alle ossa c’è una corona, lasciata lì per scherno. Piangerei, se non fossi troppo impaurita per farlo. Quello scheletro apparteneva a Kalth.
I muri e la grata della cella (è una cella, se non si fosse ancora capito) sono incrostati di sangue da tutte le parti e mi fanno salire un conato di vomito che reprimo appena. Le altre se ne sono accorte? Può darsi, ma spero per loro di no. È accaduto tutto troppo velocemente perché possano fare caso a “dettagli” del genere, che inconsciamente neppure vogliono notare.
Sì, è accaduto tutto troppo in fretta, ma non ho dimenticato l’espressione di San quando gli ho detto che avevo sentito la sua conversazione con quel maledettissimo elfo.
Scuoto la testa: l’importante ora è capire come diavolo uscire da qui e come trovare gli altri, se sono ancora vivi.
Per prima cosa tento di ricostruire i fatti: l’accampamento è stato accerchiato e noi siamo stati attaccati. Sulle prime ci siamo difesi prevalentemente con la magia, ma alcuni di noi sono stati atterrati subito e non siamo riusciti a capire in quanti fossimo rimasti.
Poi, non so neanche come, all’improvviso io, Zaniah e Alya ci siamo ritrovate accerchiate da degli uomini. Credo di averne colpito uno con un coltello, ma subito un altro ha preso alle spalle Egle, facendoci perdere il vantaggio magico che avevamo. Poi è stato il mio turno e infine quello di Eleonora.
<< Hatsya? >>
Una voce flebile mi arriva alle orecchie da lontano; proviene dall’esterno della cella. Sia io che le altre due prigioniere alziamo la testa, accorgendoci all’unisono che di fronte alla nostra c’è un’altra grata, con altri prigionieri.
Riconosco da lontano una ciocca di capelli blu e dei ciuffi verdi, e il mio cuore perde un battito pensando che si tratti di San e Kryss; poi mi rendo conto che sono Nihal e Shyra. Anche se magari dire “solo” è molto riduttivo.
Accanto a loro, lo sguardo perso nel vuoto davanti a sé, c’è Aster; di fronte a lui Neor.
<< State bene? >> domando, sia alle mie amiche che agli altri. Già, come se non lo sapessi.
Tutti mi rispondono di sì, che potrebbe andare meglio ma che stanno bene e che non sono feriti. Ma all’appello mancano cinque persone che non passano inosservate, ed ho paura.
<< Gli altri? >> chiedo ancora, la voce tremante e gli sguardi preoccupati di Egle ed Eleonora fissi su di me.
Nihal scuote la testa, non lo sa dove sono, vuole saperlo ma non può.
Dalla feritoia della mia cella entra un raggio di luce arancio-rossastro, che colpisce il pavimento davanti a me e mi dà conferma del luogo in cui ci troviamo.
Ricordo benissimo “il tramonto che incendia la steppa”, poi la macchia d’inchiostro che si allarga sempre di più e che inghiottisce la torre, assediandola. Non che un solo raggio di luce possa farmi capire dove ci troviamo, beninteso, ma quella che assale me e gli altri è la sensazione di conoscere già cosa e quando accadrà.
<< Salazar! Siamo a Salazar! >> Eleonora ritrova la voce solo per urlare questo, poi si ricorda della presenza di Nihal e si zittisce.
È nel silenzio imbarazzato che segue le sue urla che sentiamo tutti un rumore di passi che si avvicinano. Passi leggeri e decisi, che solo una specie in tutto il Mondo Emerso può produrre. E quando poi vedo che davanti a me si staglia una figura dai capelli verde smeraldo che cerca di aprire la serratura arrugginita della cella con un mazzo di chiavi, allora i miei occhi si spalancano dallo stupore.
<< Kryss?! >> l’elfo alza per un istante la testa, poi continua a tentare una chiave dopo l’altra per aprire la grata. Dopo poco, passa alle catene che ci legano polsi e caviglie, e dopo all’altra cella.
<< Come hai fatto a liberarti? >> chiede Shyra incredula, prendendo in braccio Neor.
Kryss fa un gesto d’impazienza e si volta verso la porta di legno mezzo mangiata dalle tarme. << Seguitemi e basta. >>
<< Come facciamo a sapere di poterci fidare di te? >>
La domanda mi sale alle labbra spontanea, attirando su di me lo stupore generale. Ma prima che qualcuno possa rimproverarmi la stupidità della domanda in un momento del genere, lui mi lancia qualcosa: il fodero di una spada.
Ma dentro non c’è una spada qualsiasi, ovviamente, c’è la spada che agognavo da tanto tempo, anche se non mi aspettavo di averla in mano in una situazione del genere.
<< Ma…quella è la mia spada! >> protesta Nihal, guardando la lama nera come si guarda ad una vecchia amica.
<< La spada è tornata “in vita” con San, e lui mi ha detto di darla ad Hatsya. Non ti appartiene più da molto tempo, Nihal della Terra del Vento. >>
Le parole sono così secche che per un attimo mi ricordo di avere davanti il mio eterno nemico, l’antagonista che più ho odiato di tutto il Mondo Emerso. Ma subito la gioia per la vista di quella spada tra le mie mani fa scomparire ogni altra mia preoccupazione.
Assicuro il fodero alla cintura e decido di seguire Kryss, nonostante tutto: in fondo, non è in situazioni del genere che bisogna essere maggiormente uniti? Che senso ha continuare a guardarsi in cagnesco?
Decido di chiudere la fila, dato che io e Kryss siamo gli unici armati di tutto il gruppo. Ed è per questo che sono l’ultima a vederlo.
Nihal e Eleonora non riescono a trattenere un urlo, Egle è costretta a trattenere un forte conato di vomito, Aster guarda la scena indietreggiando fino al muro e Shyra e Neor tengono bassa la testa chiudendo gli occhi.
Una volta entrati in quella decima stanza uguale a qualunque altra, la prima cosa che si nota è il sangue sparso dappertutto, e già quello fa venire voglia di scappare a gambe levate.
Poi, su un tavolo di circa due metri, c’è un corpo. Le caviglie e i polsi sono incatenati al tavolo. L’intero busto, dal collo al ventre, è completamente squartato. Non voglio soffermarmi su altro, la sola vista di quel cadavere potrebbe far vomitare quasi chiunque. Gli occhi e la bocca sono spalancati e i riccioli gli ricadono sulla fronte intrisi di sangue fino all’ultimo capello.
Ecco cosa intendeva Sennar quando diceva che Haide è capace di tutto, ecco cosa intendeva quando parlava di torture senza fine.
Per rispetto di ciò che resta del cadavere, mi sforzo di guardarlo e di memorizzarne tutti i particolari, immaginando tutte le torture che deve aver subito, in modo da poterlo poi ricordare perfettamente quando lo vendicherò. Stringo l’elsa della spada nella mano, cercando parole di conforto per coloro che si trovano in questa maledetta stanza con me.
I suoi occhi, sempre pieni di speranza, sono spenti per sempre, e il biondo chiaro dei suoi capelli è macchiato di vermiglio ovunque.
Inginocchiandosi vicino al cadavere, Nihal gli abbassa le palpebre. Riprendiamo subito a camminare, mossi da rabbia e da preoccupazione allo stesso tempo.
Solo quando tutti mi passano davanti, mi permetto le lacrime.
Non sono riuscita a proteggerlo, nonostante fossi la prescelta. I ricordi delle sue parole confortanti e dei suoi occhi luminosi mi riempie la mente, annebbiando la mia percezione della realtà.
E lo rivedo a infondere sicurezza a Nihal o a Sennar, e lo rivedo sul giaciglio nella grotta della sua Terra a morire dissanguato, e lo rivedo redivivo accanto ai suoi compagni di viaggio.
L’ultima lacrima è di rabbia, non permetterò che succeda ancora. Lui sarà l’ultima vittima di quel pazzo.
Salverò gli altri, te lo prometto. Perdonami per essere arrivata così tardi, ti prego. Perdonami, Laio…








Angolino autrice.
... e perdonatemi anche voi per questo capitolo, non sapete quanto mi è costato scriverlo T.T
Funfact: in realtà la scena della descrizione del cadavere (se così si può chiamare) era molto più dettagliata -tanto che ho quasi vomitato quando l'ho riletta per la prima volta- e l'ho dovuta riscrivere per non rischiare di dover aggiungere un altro avvertimento o di alzare il rating. Poi ho scoperto che, più il rating è alto, più le storie sono lette.
Bene, dopo questa precisazione che non serve a un tubo, vi saluto, sperando che vi piaccia e che lasciate un commentino -se potete.
Alla prossima,

DarkLight

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Capitolo 10
*** Haide ***


Capitolo 10 ~ Haide.

 
Mossi dallo stesso pensiero, affrettiamo il passo per raggiungere l’artefice di quell’atrocità.
Più saliamo nella torre, più mi sembra che l’odore del sangue diventi più forte, come se mi trovassi nella Casa di ciò che era stata la Gilda degli Assassini.
Se vedessi spuntarmi davanti una ragazzina bionda e riccia, con un accenno di efelidi sul naso, penso che mi sembrerebbe quasi normale.
<< Quanto manca? >> domando a Kryss sottovoce, da un capo all’altro della fila.
Lui si mantiene vago, dice che dobbiamo salire ancora, che Salazar è grande. Poi apre l’ennesima porta.
Conoscendo Salazar, pensavo che ci saremmo ritrovati davanti ad una rampa di scale che ci avrebbero portati al piano superiore, invece ci ritroviamo in una specie di armeria.
Mi chiedo se si tratti di un miracolo o di una dimenticanza di Haide, o di un caso o di una qualche volontà divina, e per un attimo riesco quasi a godere della vista di quelle armi e di quel libro di magia messo lì su un tavolino, come se aspettasse noi.
Ed è quella la paura che mi assale: se tutto questo non sia altro che una messinscena di Haide per prendersi gioco di noi.
Eleonora prende uno scudo e una spada bianchi e lucenti quasi più del normale, Egle inizia a sfogliare il libro di magia (e non è magia proibita!), Shyra prende un’ascia, Nihal una spada di cristallo nero, una copia di quella originale anche ben fatta, e Aster si permette un piccolo pugnale che somiglia vagamente a quello forgiato da Livon per Nihal.
La stanza ha un’altra porta, ma Egle ferma la mano di Kryss già sulla maniglia e gli dice che sente qualcosa al di là del legno.
<< Sento qualcosa anch’io, ma non riesco a capire di cosa si tratti. >> ammette l’elfo, ma un istante dopo abbassa la maniglia e spalanca la porta, che stride sui cardini.
Una rampa di scale.
Avanziamo cauti, ma non c’è nessuna sorpresa ad attenderci. Almeno finché non arriviamo al piano di sopra.
Ora che sono la seconda della fila e non più l’ultima (per volontà di Kryss), sono fra i primi a fermarmi.
Anche qui, la prima cosa che si vede è sangue sparso ovunque. Controvoglia, chiedo ad Egle di accendere un fuoco magico, perché si sta facendo buio. Ma non ero pronta a quella vista.
Un corpo riverso per terra, circondato da una pozza di sangue mezzo rappreso. Un corpo di donna, vestito con abiti maschili. L’urlo di Neor mi conferma che si tratta di sua madre.
Il punto però non è questo. La cosa che mi impressiona di più, oltre il sangue e oltre tutto il resto, è il simbolo che ha sul braccio: due pentacoli incrociati che incorniciano un semicerchio formato da due serpenti avvinghiati l’uno all’altro. Il simbolo della maledizione.
Aster segue il mio sguardo sbalordito e spaventato. << Quando era all’accampamento non ce l’aveva. >>
Ecco cos’era quella sensazione che percepivano Egle e Kryss: la maledizione di Dubhe.
Il simbolo pulsa, ma estremamente debole.
<< È morta da poco. >> affermo, senza parlare con nessuno in particolare.
<< Avremmo potuto salvarla! Se solo avessimo corso di più, avremmo potuto salvarla! >> la voce del re è trasfigurata dal dolore, ma non trovo niente da dire per consolarlo. Ha ragione.
<< Non ha senso rimanere qui a piangere. Haide ha altri ostaggi, no? Loro possiamo ancora salvarli! >>
È Eleonora a pronunciare quelle sante parole, con un tono sicuro e forte che quasi non le riesco ad attribuire. In fondo, lei Dubhe non la conosce. Ma lo stesso annuisco e seguo Kryss all’interno del corridoio che ci si presenta davanti, scavalcando il corpo della regina e macchiandomi le scarpe del suo sangue.
È Shyra a fare la domanda che mi preme nella mente, anche se due piani più sopra:
<< Cosa succederà se… se non riusciamo ad arrivare in tempo? >>
Solo quando effettivamente questa domanda viene posta ad alta voce, tutti noi capiamo la risposta, e non c’è bisogno di esporla.
Noi siamo gli unici che si possono opporre a lui, senza di noi il Mondo Emerso rimarrà nella schiavitù. Siamo pochi, e lui si sta prendendo gioco di noi. Ci vuole uccidere uno ad uno, godendosi il nostro sangue e le nostre sofferenze, scavando nelle nostre menti per il solo desiderio di farci soffrire.
Ha fatto così con Kalth, poi con Laio e con Dubhe. Kryss non vuole svelarci come, ma è riuscito a fuggire. Credo che sia grazie ad una sentinella non molto diligente.
Haide ha come ostaggi ancora San, Ido e Sennar, e spero che siano ancora vivi, se non illesi.
Ma la domanda persiste: se non riuscissimo a salvarli? Se non arriviamo in tempo per salvare le vite delle persone a cui teniamo, come possiamo credere di poter salvare il Mondo Emerso?
Cioè, siamo: Aster il Tiranno, una Marvash, una maga e una guerriera inesperte, un paralitico, un elfo che lascerebbe morire tutti gli abitanti del Mondo Emerso (e che ci ha provato) e solo due guerriere abbastanza brave, ma che contro un nemico del genere non possono far altro che morire. Chi mai si metterebbe nelle nostre mani, potendo scegliere?
Eppure una cosa ce l’abbiamo ancora: la speranza. È detto anche chiaro e tondo nella nenia: se smettiamo di sperare, se smettiamo di lottare, questo mondo cadrà a pezzi. E, nonostante tutto, non possiamo permettere che accada.
È per questo che non ci perdiamo d’animo e continuiamo a salire le scale e a entrare nelle stanze, è per questo che stringiamo tutti convulsamente le mani sui manici delle proprie armi, siamo esse lance, spade, asce o pugnali, che tendiamo le orecchie per cogliere un qualunque rumore che indichi che non siamo soli in questa struttura.
A quattro piani dalla terrazza, sentiamo un urlo proveniente dalla bottega in cui dobbiamo entrare per arrivare alle scale, un urlo di dolore di una voce che quasi tutti riconosciamo subito.
Ci mettiamo a correre verso la porta, poi la spalanchiamo e ci fiondiamo dentro, al diavolo la fila e l’ordine.
<< Sennar! >> la voce di Nihal sovrasta le altre, ma poi tutto si zittisce quando vediamo la scena che ci si presenta davanti.
Il mago è incatenato alla parete, il fiato grosso a causa dell’ultimo grido di dolore e gli occhi stanchi. Sanguina copiosamente dal fianco destro, e la casacca in quel punto è bruciata.
Nihal si precipita da lui e recupera una chiave da un tavolino, liberandogli polsi e caviglie, poi Egle si sforza al massimo per guarirlo.
Ma sia io che il Tiranno siamo attratti da altro.
Il caminetto della bottega è acceso e scoppietta nel silenzio che è sceso nella stanza una volta che anche gli altri hanno seguito il nostro sguardo.
Davanti al camino, seduto su una poltrona, c’è una figura che smuove il carbone tra le fiamme.
Rabbrividisco, la mia mente può solo immaginare cosa accadrà in questa stanza.
Volgo lo sguardo verso gli altri della Resistenza, trovandoli disorientati e confusi a fissare colui che abbiamo davanti.
Aster è visibilmente terrorizzato e la mano gli trema sull’elsa del pugnale, non so perché. Ma una volta visto meglio l’aspetto della persona seduta, allora credo di capire.
È basso e magro, per prima cosa, questo si nota subito. Ma è solo osservandone il viso alla luce del focolare che capisco perché abbia queste proporzioni.
È un bambino. È un dannato bambino con meno di quindici anni.
Per un attimo mi dico che è il figlio o forse il nipote dell’uomo che cerchiamo, ma poi il sorriso enigmatico che gli si apre sulle labbra sottili e le parole che pronuncia mi fanno ricredere.
<< Avete trovato i miei regalini disseminati per Salazar? >>
I suoi capelli sono ricci e di un nero pece mischiato col blu notte, i suoi occhi di un verde che non può esistere in natura e…
Mi volto ad osservare Aster con gli occhi sgranati e poi di nuovo il bambino.
<< Non mi aspettavo che anche tu saresti caduto nella mia trappola, Aster. O devo chiamarti nonno? >>








Angolino autrice.
Bene, bene, bene; e anche questo capitolo è fatto. Vi prego di apprezzare la mia fantasia per questo colpo di scena finale, ci ho messo una settimana intera per partorire l'idea ed adattarla alle maledette linee temporali T.T
Detto questo, spero davvero con tutto il cuore che questo capitolo vi sia piaciuto e che anche i prossimi saranno di vostro gradimento, nonostante gli alti e i bassi.
Grazie davvero per avermi seguita fino ad ora, con la lettura silenziosa e con le recensioni. Spero davvero di non deludervi!
With love,

DarkLight

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Capitolo 11
*** Perché ogni antagonista ha la sua storia. ***


Capitolo 11 ~ Perché ogni antagonista ha la sua storia.

 
Adesso le facce di tutti esprimono solamente stupore puro e rabbia verso colui che una volta era stato il Tiranno.
<< Tu lo sapevi?! >> gli chiede, o meglio, gli urla contro Nihal, sorreggendo ancora Sennar.
Il mezzelfo guarda fisso davanti a sé, con lo sguardo perso nel nulla, e non c’è bisogno di parole per capirlo: sì, certo che lo sapeva.
<< E voi tre siete le prescelte, non è così? >> ignorando gli altri, Haide indica me, Egle ed Eleonora con quel sorriso sornione che, immagino, lo caratterizza. << Tu sei la seconda, vero? Quella con la spada nera… >> la sua voce mi arriva quasi come se fosse dentro la mia testa, mi ricorda vagamente il modo musicato di parlare di Kryss.
<< Se lo sai, allora non chiederlo! >> esclama Eleonora, sconvolta. Era quasi riuscita ad apprezzare Aster per qualche ora…
La risata puramente divertita del bambino mi fa rabbrividire. << Certo, hai ragione, Alya. Perché ti chiami così in questo mondo, no? >> ora non sono l’unica a rabbrividire alla sua seconda risata. << Oh, ma che maleducato, non mi sono ancora presentato! Qui mi faccio chiamare Haide, il Nuovo Tiranno. In onore di mio nonno, ovviamente. >>
Aster stringe i pugni tremanti. << Devi per forza ricordarmi che ho il tuo stesso sangue? >>
<< Mi sa proprio di sì. Ah, quasi dimenticavo: la nonna non è tornata indietro, eh? >>
A questo punto Aster scatta in avanti, il pugnale in mano. Il colpo viene schivato con una rapidità degna di un mezzelfo e il Tiranno viene atterrato con una semplice gomitata alla schiena.
Non è difficile, per me, Nihal e Sennar, immaginare chi sia la nonna di Haide, vista la reazione di Aster.
Reis.
Haide si dirige verso Aster, scalciando via il pugnale dalla sua mano.
<< Sai nonno, tu, a differenza mia, hai pensato sempre e solo alla magia. Io, invece, mi sono addestrato anche con le armi. >>
<< Tu non sei come me! Tu non combatti per uno scopo ma solo per soddisfare il tuo sadismo! >>
Non ho mai visto Aster così fuori di sé. Si alza, tenta di colpirlo con pugni o ginocchiate, e puntualmente finisce a terra.
Mi chiedo perché gli altri non intervengono, ma poi osservo Zaniah guardarsi disperatamente le mani e invocare formule a non finire.
Nulla, Haide ha fatto in modo che né lei né gli altri possano usare la magia, e coloro che hanno delle armi…beh, sono paralizzati come me…
Quando poi volgo di nuovo lo sguardo allo scontro, Aster è steso a terra dolorante e con un pugnale che gli sfiora la gola.
<< Uccidimi, forza. Tanto non ho più nulla da fare qui. >>
<< Perché, non vuoi ascoltare la mia triste storia insieme agli altri? Dai, fallo per la nonna… >>
Aster trema sotto la presa di Haide, sa che il nipote dice questo solo per prolungare la sua agonia.
<< Parla velocemente. >> mormora roco, mentre la presa sul pugnale si fa più debole.
Haide alza lo sguardo su di noi e, con un sorriso semplice ma allo stesso tempo folle, inizia la narrazione.
<< Quando mia madre mi disse che era la figlia del grande Tiranno, non ci credetti. Avevo otto anni, allora.
<< Mia madre era una mezzelfo, mio padre un semplice umano che si era innamorato della persona sbagliata. Avevano quasi cinquant’anni quando, per miracolo, ebbero il loro primo figlio: me. Quando nacqui, il Tiranno era ancora nella Grande Terra. Il giorno stesso in cui cadde la Rocca, quasi due anni dopo, mia madre morì a causa della febbre rossa. Mio padre impazzì dal dolore e decise di uccidermi, ma le cose andarono diversamente da come aveva previsto. Usai per la prima volta una formula proibita e lui divenne polvere.
<< Vagai di Terra in Terra senza sapere bene che fare, finché non capitai al tempio del Dio Nero, nella Terra della Notte, pochi anni dopo. Mi accolsero subito nella Gilda. Lì Yeshol mi insegnò la magia, lì vari maestri mi insegnarono l’arte delle armi di Thenaar: il pugnale, la spada, l’arco, il laccio, la cerbottana, i coltelli e le mani. In segreto, però, continuai ad avere un infinito interesse per la magia proibita, e inventai anche un paio di formule, come quella che ho poi utilizzato sul Mondo Emerso e una versione molto più potente dell’incantesimo del volare, che uso per spostarmi nelle Terre Ignote.
<< Inoltre, come potete vedere, ho imposto sul mio corpo un sigillo che somiglia a quello di mio nonno, solo che, a differenza del suo, mi permette anche di non morire di vecchiaia. >>
<< Q-quanti anni hai? >> domanda in un sussurro Eleonora.
<< Più di cento, Eleonora. >>
<< E hai una motivazione anche per tutto ciò che stai facendo?! >>
Haide si gira verso di me, sorridendo enigmaticamente. << No, non ho un motivo. Semplicemente, mi piace vedere la gente prostrarsi ai miei piedi. Come farete voi, d’altronde. >>
<< Tu sei pazzo! >>
Il bambino mi si avvicina sempre di più, il pugnale stretto nella mano destra.
E io non posso ancora muovermi… penso, la testa abbassata non per paura, ma per disprezzo.
Con l’altra mano mi alza il mento fino a che i suoi occhi non incontrano i miei.
<< Proprio tu parli di pazzia, Marvash? Dovresti ormai aver capito come funziona questo mondo: lo scontro fra il bene e il male, tra Consacrate e Distruttori, e poi pochi anni di pace. Visto che conosci questo ciclo, perché non lo assecondi? Perché non uccidi la guerriera della Luce e non la fai finita, una volta per tutte? >>
Chiudo con forza gli occhi, ma percepisco comunque il suo sguardo fisso su di me. << Non posso uccidere Alya…lei è la mia migliore amica… >> sussurro, socchiudendo lentamente le palpebre.
La sua stretta si fa allora più potente, più di quanto potevo immaginare per un bambino di dodici anni. << Tu, tu e l’altro Marvash siete uguali! Non volete accettare la vostra natura, non volete aprire gli occhi su ciò che siete davvero! Voi due siete come me, a differenza di mio nonno, io lo percepisco! Allora perché non vuoi adempire al tuo destino?! >>
Istintivamente mi ha appoggiato la lama del pugnale sulla gola, mentre gridava quelle cose, rendendo il tutto ancora più spiacevole.
<< Che cos’hai fatto a San? >> domando, la voce tremante per il filo della lama ma soprattutto per la paura.
Quello che si dipinge sul volto di Haide è il primo vero ghigno che mostra da quando siamo arrivati. << Lo scoprirai molto presto, Marvash… >> mi sibila all’orecchio, per poi allontanarsi mormorando un incantesimo e sparendo all’improvviso.
Non appena se ne va, posso tornare a muovermi e a lanciare incantesimi. Estraggo la spada e faccio a pezzi un tavolo innocente, mentre Alya e Zaniah tentano di frenare la mia rabbia.
La smetto solo quando Eleonora si mette tra me e ciò che resta del legno, impedendomi di colpirlo.
Voltandomi verso le scale, noto che Aster si è rimesso in piedi. Riesco a fermarmi giusto in tempo prima di aggredirlo e di dirgli che è colpa sua se Haide è quello che è.
<< Tutto bene? >> ricevo in risposta solo un cenno di assenso. << Ce la fai a camminare? Dobbiamo salire ancora. >> il Tiranno annuisce di nuovo e, zoppicando, si avvia verso l’uscita.
Egle mi rivolge un sorriso storto non appena Aster rischia di inciampare per la seconda volta, e riesco a cogliere il significato di quel gesto. Quindi, in pratica, divento la stampella del mezzelfo per i successivi tre piani.
<< Più sopra c’è solo la terrazza. >> conferma le mie paure Nihal, ma la ignoro bellamente per non far notare il tremolio della mia voce.
Come pensavo, nulla neppure su questo piano.
<< Sono sopra. >> affermo allora. Sì, la scoperta dell’acqua calda.
Aiuto Aster un’ultima volta a salire le scale, poi spalanco la botola che porta al terrazzo e vengo invasa da una folata di vento gelido, una di quelle che ti penetra nelle ossa.
E ancora prima di guardarmi intorno so che siamo giunti alla resa dei conti.





Angolino autrice.
Un po' in ritardo, forse, ma eccomi finalmente qui con l'unidicesimo capitolo della storia! *applaudisce a se stessa*
Bene, ora posso partire con i commenti personali. Ebbene, Haide è un bastardo di dimensioni mega-galattiche, lo so; e so anche che tutte le fan di Aster adesso stanno preparando torce e forconi per aver creato un personaggio più potente del loro (e mio!) beniamino.
Ricordatevi solamente che il peggio deve ancora venire! *scappa da una folla inferocita*
A presto, ragassuoli,

DarkLight

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Capitolo 12
*** L'atto finale. ***


Capitolo 12 ~ L’atto finale.

 

Lungo il parapetto della terrazza sono disposte delle torce accese che emanano una luce dai riflessi sanguigni tutt’intorno. Una bella scenografia per l’atto finale.
Mi metto in piedi velocemente e do una mano ad Aster ad alzarsi, poi estraggo la spada di cristallo nero, pronta a qualunque cosa pur di zittire quel bambino bastardo e sadico. Sotto questa luce, la spada sembra già incrostata di sangue.
<< Era ora che arrivaste, iniziavo a pensare che vi foste arresi all’evidenza di aver già perso. >>
La voce di Haide arriva dalle mie spalle, da dietro la botola da cui sono entrata, che si apre al centro esatto della terrazza.
Mi giro di scatto, ho già alzato il braccio per caricare il colpo con la spada, quando lo vedo.
San!
In piedi, diritto, composto, calmo. I suoi occhi sono due pozzi scuri in cui non riesco a vedere nulla. Prima ancora di vederlo, già ne riconosco i sintomi.
Il medaglione rosso che soggioga la volontà. Il medaglione di Kryss.
Anche se il mio cuore non vuole ammetterlo, la mia mente sa che non è un caso.
<< Pensavo che sarebbe stato più difficile convincere te che Shyra, e invece nessuna delle due ha scoperto l’inganno. Mi avete sorpreso. >>
In un attimo mi ritrovo i polsi legati dietro la schiena e una ginocchiata mi fa cadere in ginocchio.
Ho giusto il tempo di vedere Kryss allontanarsi dietro di me, che una barriera nera avvolge metà terrazza, inglobando me, Haide, San e l’altra figura legata che sta dietro al bambino.
Poi, con calma, il nipote di Aster sfila il medaglione dal collo di San, lasciandomi intravedere chi sia la figura dietro di lui.
Dopo, mi strappa letteralmente la spada di cristallo nero dalle mani e mi trascina per i capelli accanto all’altro ostaggio. So già cosa accadrà, è una cosa talmente ovvia, ma allo stesso tempo fa così male… chiudo gli occhi per un attimo per calmarmi; quando li riapro sono pronta a sentire qualunque cosa fuoriesca dalla bocca di quell’essere.


Kryss sorride ferocemente sotto gli occhi sgomenti di una Shyra già pesantemente ferita: lei l’aveva capito fin da subito che qualcosa non andava, ma non credeva addirittura che quel dannato elfo li avrebbe traditi, pur di vendicarsi del Marvash!
<< Prostrati ai miei piedi, Shyra, e sarai risparmiata. >>
<< Ti senti misericordioso oggi, Kryss? Hai dimenticato che sei così debole da essere stato ucciso in un modo così stupido? >>
Il tono sarcastico viene ripagato con l’ennesimo pugno. << Taci! Se non vuoi sopravvivere per me va più che bene! >>
Senza aspettare una risposta, la lancia trafigge il ventre della guerriera.
Alya e Zaniah si guardano terrorizzate, delle corde in realtà inconsistenti tengono legati loro i polsi. Il primo a morire era stato Neor, poi Shyra, entrambi trapassati da quella maledetta lancia.
Aster sta indietreggiando sempre di più verso il parapetto e l’elfo si sta avvicinando pericolosamente a lui, mentre Nihal si è già liberata e corre a dare man forte all’altro mezzelfo.
Ciò che quelli della Resistenza hanno capito subito è che Kryss è immune alle magie grazie a un sigillo di Haide, e dunque sia Sennar che Egle che Aster non possono fare nulla.
L’elfo si avvicina sempre di più all’ex Tiranno, in piedi rasente al parapetto, con la lancia insanguinata in mano che potrebbe benissimo usare per colpire e finire su due piedi l’avversario; ma ovviamente non lo fa.
<<È una cosa che ho sempre amato, sai Aster? Questa paura, questo terrore che ora vedo nei tuoi occhi! Cos’è, adesso ti sei affezionato troppo a questo mondo e a questa gente per andartene?>>
I tremiti del Tiranno si vedono a diversi metri di distanza, ma lui non tira fuori il pugnale né prova a lanciarsi contro il suo aggressore; semplicemente aspetta che la Morte se lo venga a prendere.
Nihal lo raggiunge quando ormai la punta della lancia è già entrata nella carne della gola di Aster, ma non è questo a finire il mezzelfo.
Con un calcio, Kryss lo spinge giù dalla torre, e gocce vermiglie risplendono nell’aria alla luce della Luna.
Zaniah e Sennar riescono a liberarsi grazie alla magia e a liberare anche Eleonora, ma la stanchezza si inizia a far sentire per entrambi i maghi. Intanto, Nihal continua la sua battaglia contro l’essere della specie per cui si tolse la vita.
Eleonora è sconvolta, teme (o sa?) che Nihal non ce la farà a sconfiggere quel maledettissimo elfo che sta disseminando morte tra quelli della Resistenza, macchiando di sangue e cadaveri la terrazza di quella bellissima città che una volta era Salazar. E, nonostante non sia più legata, non riesce a muovere un muscolo, a differenza di sua sorella che tenta di fare il possibile per aiutare Nihal nella sua battaglia insieme al mago fulvo.
La più piccola delle prescelte rimane imbambolata, la spada e lo scudo a una piccolissima distanza da lei, a fissare i movimenti rapidi della mezzelfo e quelli bloccati sulla difensiva dell’elfo, ormai messo alle strette.
Ma poi accade una cosa che è talmente inverosimile, talmente stupida, da sembrare completamente irreale.
Nihal, perché certa di vincere o per un’altra solo-Thenaar-sa-quale ragione, abbassa inaspettatamente la guardia, lasciando il fianco sinistro interamente scoperto. Contro un’arma come una lancia, poi, questi errori non dovrebbero essere mai commessi.
Basta solo un istante, e la punta di metallo si infila nella carne pallida del mezzelfo, che soffoca a malapena un grido di dolore. Kryss è svelto ad estrarre l’arma e riprende ad attaccare, sempre più velocemente, senza dare a Nihal neppure il tempo di respirare tra un colpo e l’altro.
È a quel punto che la pazienza di Alya si esaurisce del tutto, quando vede di nuovo la lancia dell’elfo intaccare la carne della sua eroina, del suo idolo. Prende le sue armi e si getta a capofitto sul nemico, dapprima lasciandosi guidare dall’istinto e dai sentimenti, poi razionalizzando ogni singolo gesto, con una calma glaciale, mentre il suo battito cardiaco si stabilizza.
Parata, affondo, attacco, tondo. Per certi versi il suo è un metodo di combattimento accademico, per altri è come se quella battaglia fosse stata scritta da qualcuno per doversi svolgere in questa determinata maniera, seguendo uno schema preciso.
D’altronde, lei è una delle tre prescelte per salvare il Mondo Emerso, no? Solo che a differenza di sua sorella non è poi tanto pura quanto si possa credere. In più, però, ha un grande senso di giustizia, come sottolinea anche la nenia.
Quindi ripensa al corpo martoriato di Laio, a quello abbandonato di Dubhe, alla semplicità con cui Kryss ha ammazzato Neor e poi Shyra, e infine ad Aster, che in fondo un pochino le somiglia, ma che non avrà mai l’opportunità di conoscere veramente. E senza rendersene conto, i suoi colpi si fanno più veloci e precisi.
Kryss la schernisce, tenta di farla distrarre dalla battaglia, ma lei risponde sempre a tono e con voce atona, concentrata sul suono che le due armi creano scontrandosi quasi ritmicamente.
Il colpo decisivo arriva da due lati: a sinistra, Kryss si ritrova a fronteggiare Alya e la sua freddezza e la sua misuratezza dei gesti, a destra Nihal trova la forza per continuare ad attaccare il suo nemico.
Colpito contemporaneamente al fianco e alla spalla, l’elfo lascia cadere la propria lancia e finisce in ginocchio, ansimando.
<< Forza, Nihal di Salazar, uccidimi e vendica i tuoi amici! >> sibila stringendo i denti, ma la figura che gli si avvicina è quella di sinistra.
<< Hai causato troppe morti, Kryss, e con la tua di certo non posso vendicare tutte quelle anime che hai mandato al di là di questa vita, ma almeno posso farle tacere, posso fartele raggiungere e dare pace al mio animo. >> la voce di Eleonora è ancora calma e fredda, il suo sguardo così duro e pieno di rabbia, accentuato dalla luce vermiglia delle torce. << Dì le tue ultime preghiere, elfo. >> aggiunge, poi la sua spada colpisce il petto di Kryss e lo trapassa da parte a parte.
Quel maledetto muore con un sorriso di scherno sulle labbra.






Angolino autrice.
Cavolo, quanto ci ho messo per scrivere questo capitolo! Scrivo e cancello, scrivo e cancello... non sono contenta neppure ora, ma vabbé, in realtà spero di non dover mai pubblicare il capitolo successivo... T.T
Chiudo questo piccolo angolo nonsense e me ne vado a dormire, che è meglio...
Vi prego solo di non uccidermi nel sonno per ciò che ho fatto (e ciò che farò ancora... forse)
Grazie a chi ha letto e a chi decide di recensire e un grazie speciale a chi mi perdona dopo tutto questo ç.ç .
Ah, e augurissimi a tutti, nel caso non dovessi più pubblicare nulla!
A presto (si spera),

DarkLight

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Capitolo 13
*** La scelta giusta ***


Capitolo 13 ~ La scelta giusta.


 
Quando San riprende conoscenza, per prima cosa si rende conto di non essere più legato e di essere in piedi. Quando poi apre gli occhi, una luce vermiglia lo acceca, tanto che è costretto a chiuderli di nuovo. Prima che possa tornare a vedere, i ricordi di tutto ciò che è accaduto nelle ultime ore gli ritornano alla mente: l’avevano colpito alle spalle, facendogli perdere i sensi, e poi portato a Salazar insieme agli altri grazie ad una magia estremamente potente. Le torture inflittegli con la magia, poi… meglio non parlarne.
È un miracolo se sono ancora vivo. pensa, provando di nuovo a dischiudere le palpebre.
E vorrebbe non esserci mai riuscito.
Haide, quel dannato essere dall’aspetto infantile, lo guarda con un ghigno che trasmette solo follia.
<< Ben tornato fra noi, San. >> gli dice, ridendo. Ma al mezzelfo non potrebbe importare di meno.
Tra lui e Haide ci sono due persone legate con un incantesimo e costrette in ginocchio dalla spada impugnata dal bambino –la sua spada!
<< In onore del tuo risveglio dall’assoggettamento del medaglione, che il tuo amico elfo mi ha aiutato a creare, ho invitato le persone a cui tieni di più. Non ne sei contento? >>
Nonostante San stringa i pugni dalla rabbia, le mani continuano a tremargli.
Da una parte c’è lei, la sua allieva, la sua luce se vogliamo, colei che condivide con lui il suo disgraziato destino e che è, lui spera, il suo futuro.
Dall’altra lui, il suo Maestro, la persona per cui tanto ha penato e per cui si è umiliato e prostrato ai piedi di una persona che non poteva disprezzare di più. Il suo passato. Ido.
Negli occhi di Federica si riflettono tutti gli orrori che ha visto fino ad ora, i cadaveri, le morti. San vorrebbe poterle andare accanto e dirle che va tutto bene, che sopravviverà a tutto quello e che lui la aiuterà ad andare avanti. Ma, ovviamente, non può.
Lo gnomo, invece, ha lo sguardo stanco di chi vorrebbe solo chiudere gli occhi per sempre pur di non vedere quello che gli accade intorno, e si ostina a non volerlo guardare in volto.
<< Allora, San, ora che sei di nuovo cosciente, volevo chiederti se non credi che sia meglio mettere da subito in chiaro le cose. >>
Chiaramente il mezzelfo non capisce. Il suo sguardo si sposta di continuo da Hatsya a Ido e viceversa, e si chiede perché Haide non li abbia uccisi. La risposta, ovviamente, è già nel suo animo, ma lui non vuole vederla.
<< Dico, non ti sembra un po’ egoistico tenere a due persone contemporaneamente? >>
<< Che cosa stai farneticando, Haide? >> trova il coraggio di chiedere, dopo che il ragazzino ha fatto una pausa ad effetto.
<< Cosa succederebbe se qualcuno ti chiedesse di scegliere tra loro due, eh, San? Cosa faresti? >>
Decine di brividi gli percorrono il corpo. << Non puoi dire sul serio… >>
Haide avanza di poco, frapponendosi tra San e i due prigionieri. All’inizio giocherella con l’elsa della spada di cristallo nero, poi la punta prima verso Ido e dopo verso la ragazza che tenta invano di liberarsi dalle corde magiche.
<< Scegli, San, e in fretta, o li ucciderò entrambi. >>
Il mezzelfo sgrana gli occhi, impossibilitato a rispondere a tono e disarmato.
<< Tu… tu scherzi… non puoi essere serio… >>                                                             
Il nipote di Aster ride di gusto alla vista del terrore negli occhi viola del mezzelfo. << Non solo ribadisco che non sto scherzando, ma ti dirò di più: colui che farai morire, beh… dovrai essere tu ad ucciderlo, Marvash. >>
La tranquillità, la pacatezza con cui quella…creatura (perché uomo non si può definire) pronuncia quella frase sconvolge ancora di più San, che è sul punto di cadere in ginocchio e implorare pietà.
<< Stai tranquillo, San. >> il mezzelfo alza il capo, posando lo sguardo sulla ragazzina che sta parlando. << Hai passato una vita intera a cercare di riportare in vita Ido, e ora lui è qui davanti a te. Io sono solo una ragazzina che gioca a fare l’eroe, non avrebbe senso far vivere m-! >>
Una ginocchiata nella schiena fa quasi cadere distesa la ragazza, e solo dopo Haide le intima di tacere.
<< No, San, ascoltami! >> è lo gnomo stavolta a parlare, finalmente ha alzato la testa e guarda il suo allievo negli occhi << Io appartengo al passato, e il solo fatto che io sia vivo è ingiusto. Non puoi rimanere per sempre attaccato al passato, devi guardare anche al futuro. >>
<< N-no, Ido, io… non posso uccidere nessuno dei due… >>
<< Tic tac, San. Il tempo sta per scadere! >> lo canzona Haide, puntando la spada di Nihal al collo di Ido e disegnandogli una sottile striscia rossa sulla gola.
<< Non importa chi sceglierai, San. Sono sicura che qualunque scelta farai sarà quella giusta. >> conclude Federica, un sorriso aperto sulle labbra.
A quella vista a San si scalda il cuore e nella sua mente si fa strada la ragione. E capisce quello che deve fare.
Inspirando profondamente, ricaccia indietro le lacrime che già stavano per scendergli sul viso, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. Deciso, muove un passo avanti ed un altro ancora, fino a trovarsi davanti alla ragazza. Con la stessa convinzione, sposta Haide di lato con malagrazia e gli prende la spada dalle mani; poi si inginocchia a pochi centimetri dal volto sorridente di Hatsya.
Qualunque scelta farò sarà quella giusta, eh?
Dopo un attimo solo di esitazione, San le cinge il corpo con le sue braccia, permettendole di affondare il viso sulla sua spalla.
<< Perdonami… >> le sussurra impercettibilmente all’orecchio, dandole poi un leggero bacio sulla guancia.
E lei serra gli occhi, sperando che la fine arrivi presto, che il colpo mortale sia rapido e indolore e lei non debba sentire il suo sangue fluire via dalle sue membra goccia dopo goccia.
Ma il colpo non arriva, e il sangue che le bagna le vesti non è il suo.
Dietro il Marvash, Haide è il primo a rendersi conto della punta della spada nera che gli fuoriesce dalla schiena.




Angolino autrice.
Chiedo per prima cosa perdono per questo capitolo così breve e per il suo possibile nonsensismo (?) ma ci ho lavorato davvero tanto, sia a casa che a scuola, ne ho scritto versioni e versioni e... niente, questa mi sembrava la più adatta al contesto. Chiedo scusa a tutti i fan di San (me compresa T.T) per questo finale. Spero che non siate Shinigami o possessori del Death Note (o Nihal, o San stesso) perché altrimenti sono davvero fregata.
Sclero a parte, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto; grazie per aver recensito e/o letto :D
Alla prossima,

DarkLight

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Capitolo 14
*** La fine ***


Capitolo 14 ~ La fine.

 

Il corpo del mezzelfo si irrigidisce tra le mie braccia dopo un ultimo sussulto; impaurita riapro gli occhi e scopro che chiuderli per sempre è una soluzione che mi tenta abbastanza da desiderare che Haide mi ammazzi o da farlo io stessa.
Per i primi istanti mi rifiuto di crederci, mi rifiuto di vedere quel liquido vermiglio attaccarsi ai miei vestiti.
<< Questo non me l’aspettavo… >> il commento di Haide, di quel maledetto, mi arriva come un’eco sfocata, come se mi trovassi in un sogno. O meglio, in un incubo.
Il respiro mi si fa più affannato, il battito del mio cuore accelera considerevolmente, il mio intero corpo inizia a tremare.
Le corde oscure dell’incantesimo di Haide iniziano a bruciare di fiamme dai riflessi neri intorno ai miei polsi, liberandomi. Con delicatezza prendo il corpo di San fra le braccia, scuotendolo leggermente.
<< Non è vero, stai fingendo, è tutto un incubo… >> mormoro, creando frasi sempre più sconnesse e interrotte dai singhiozzi.
Ma la spada di Nihal gli affonda nella carne trapassandola, e il suo cuore si è fermato, e il sangue continua a sgorgargli dal ventre, sempre più lento.
Con le mani tremanti stendo il suo corpo sul pavimento della terrazza, soffermandomi con lo sguardo sul suo viso rilassato, sulle palpebre chiuse, sui capelli smossi sulla fronte.
Più cose osservo su quel viso, più le lacrime si susseguono sul mio, ma non riesco a distaccare lo sguardo da quei lineamenti perfetti, da quella pace che la morte trasmette ad un cadavere con il suo pallore. E forse oggi desidero davvero avere lo stesso destino di colui che è stato, anche se per un tempo infinitamente minimo, il mio Maestro.
Così Sarnek per Dubhe, così Ido per San. Quanti allievi dovranno ancora veder morire i loro maestri, di battaglia e di vita? Quanto sangue dovrà essere sparso ancora, prima che l’uomo decida di estinguersi dalla vergogna?
<< Lo vedi, Hatsya? Lui si è tolto la vita pur di non toglierla a te. Gira che ti rigira, non sei forse sempre tu la causa della morte delle persone che ami? >>
Haide mi si avvicina lentamente, pronunciando quelle parole così crude ma così vere che non voglio ammetterlo a me stessa.
<< No, no! Sta’ zitto, sta’ zitto! >> le mie non sono solo urla, le mie sono le urla di un pazzo rinchiuso per troppo tempo nel suo mondo che viene a contatto con la dura realtà all’improvviso. Mi premo le mani sulle orecchie, stringendo con forza diverse ciocche di capelli tra i pugni, chiudendo gli occhi per non vedere quell’uomo dall’aspetto infantile estrarre senza sforzo o rimorso la spada nera dal corpo di San.
<< Quando accetterai la realtà? Quando ammetterai di essere tu la colpevole di tutte le morti che hai visto finora? >>
Le mie urla si fanno più elevate, adesso sono vere e proprie grida di dolore.
<< Muori mettendo una distanza invalicabile tra te e i tuoi cari, o fanne cibo per la tua furia! >>
Continuo a tremare convulsamente, le mani strette sul petto come se pregassi, ma le urla non si attenuano e le lacrime continuano a scorrermi, ghiacciate, lungo le guance.
Haide sta per calare la spada su di me, quando si ferma all’improvviso, la lama a mezz’aria.
È un attimo.
Il globo argentato che avevo evocato inconsapevolmente tra le mie mani si espande a dismisura; lo rilascio con un ultimo grido. << No! >>
Poi tutto, intorno a me, si illumina di bianco.
 
Zaniah alza lo sguardo verso la barriera nera che divide Hatsya e Haide da loro, la barriera indistruttibile che nessuna magia può infrangere.
E la guarda venire infranta da una luce argentata proveniente dall’altra metà della terrazza.
Dopo di lei, tutti alzano lo sguardo verso quella cupola nera che esplode in miriadi di pagliuzze, come quelle di cristallo nero che riempivano il deserto della Grande Terra fino a che Learco non salì al trono.
Tutti, la temeraria Nihal compresa, spalancano la bocca e gli occhi increduli.
Quando ormai della barriera non resta più nulla, una debole onda d’urto colpisce i nuovi Eroi del Mondo Emerso, ed è come una doccia fredda.
Sennar e Nihal si guardano preoccupati, perché entrambi hanno percepito che quell’onda d’urto è il lascito di un incantesimo, di una formula proibita.
<< Il Lampo Oscuro… >> mormora Zaniah che, da ottima maga, conosce tutte le formule proibite ma non le ha mai utilizzate.
Alya si guarda intorno spaesata, in mano la spada sporca del sangue dell’elfo che ha appena ucciso, il battito del cuore accelerato.
Si guarda intorno per la prima volta solo adesso: da che erano partiti in dodici, sono rimasti in piedi solo lei, sua sorella, Nihal e Sennar.
Nel silenzio che segue l’abbattimento della barriera, dei singhiozzi provenienti dall’altra parte della terrazza riempiono l’aria.
Egle ed Eleonora riconoscono una figura accovacciata per terra, tremante, ma non vedono altro. Sanno solo che è una figura femminile e che il pavimento e la ringhiera sono anneriti e che è successo qualcosa di grave.
Quindi si fanno forza, sostenendosi l’un l’altra, e si avvicinano alla sopravvissuta. Poco lontano da lei, lo gnomo Ido è ancora legato e spaventato –terrorizzato.
<< È riuscita a creare una barriera intorno a me appena in tempo, ho temuto che mi avrebbe lasciato qui a morire, io… >> balbetta, ma Zaniah pensa solo a liberarlo, mentre con lo sguardo osserva la sua migliore amica piangere su un corpo. E come non riconoscere quei capelli grigio-blu così particolari?
Alya non si cura del cadavere, va oltre. Davanti all’amica c’è un corpo carbonizzato, un corpo piccolo, come di un bambino. A un nulla dalla mano annerita c’è la spada di Nihal, puntata verso Hatsya, come a dire “È stata lei a fare tutto questo! È colpa sua!”
D’altra parte, Federica non è in sé. Continua a ripetere il nome del mezzelfo come una cantilena, tra un singulto e l’altro.
<< È colpa mia… se non avessi accettato di essere la tua allieva… tu non l’avresti fatto, vero? Tu non ti saresti mai tolto la vita… È colpa mia, è solo colpa mia, perdonami… >>
Quando Zaniah le mette una mano sulla spalla non la sente nemmeno, e non ascolta neppure le parole di conforto di Alya. In questo momento solo una persona potrebbe rincuorarla, e quella persona è il motivo delle sue lacrime.
<< Tra le due Luci c’è un’Ombra,
Tra due chiazze di bianco il rosso del sangue,
Tra due cadaveri una lama nera e una donna
Saranno Oscurità senza Pace e Catene.” >> La voce è quella di Sennar, che intanto è arrivato accanto a Ido sostenendo la moglie. << Quindi alla fine è questo ciò che era stato preannunciato… >> il mago si interrompe non appena capisce chi è uno di quei cadaveri.
Nihal si porta una mano alla bocca, soffocando un singhiozzo, Sennar la stringe più forte a sé per comunicarle la sua vicinanza.
Ma, nonostante il legame di sangue, loro non conoscevano per nulla il loro nipote, non sapevano niente di lui. Federica invece sì.
Alya le si inginocchia accanto, componendo anche se inutilmente il corpo e ponendovi sopra la spada di cristallo nero.
<< È colpa mia, è soltanto colpa mia... avrei preferito sapere che tu non fossi reale, piuttosto che vederti qui, ora! >> la voce di Hatsya si alza progressivamente, culminando con una bestemmia urlata al cielo che fa rabbrividire la Consacrata. << Perché non posso seguirti? Perché non ne ho il coraggio? E perché invece tu ci sei riuscito, eh?! Dannazione! >>
I minuti successivi sono di puro pianto purificatore, ed è passata quasi un’ora quando Zaniah si alza:
<< Il Mondo Emerso è libero adesso, la nostra missione è compiuta. Che ne sarà di noi tre prescelte? >> chiede a Sennar, ma lui scuote delicatamente la testa, dicendo che non lo sa. << Comunque, questo Mondo ha bisogno di chi lo governi, un re come Nammen, un re come Learco. Perché non voi due? >> domanda poi alla mezzelfo e al fulvo, ricevendo in risposta un timido sorriso da parte di entrambi.
Lo faranno, pensano le due sorelle lo faranno e lo faranno anche perfettamente.
Ad est, oltre la parte annerita della terrazza, i primi raggi del sole illuminano quel nuovo giorno.



Angolino autrice.
Credo di non dover dire nulla su questo capitolo, nulla che non sia già scontato: la profezia si è avverata, Haide è morto, le tre prescelte sono vive e vegete, nonstante Hatsya sia estremamente scossa.
Ma non è finita, non ancora, non oggi. C'è ancora altro da dire, sulle Prescelte del Mondo Emerso.
Al prossimo capitolo,

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Capitolo 15
*** Epilogo ~ Addio, eroi ***


Epilogo ~ Addio, eroi.

 

<< Laio, Dubhe, Neor, Shyra, Aster e San sono solo alcuni dei nomi dei guerrieri che hanno combattuto per il Mondo Emerso e che sono morti per salvarlo, ma i loro sono stati dei grandi ed importanti sacrifici. I loro nomi saranno ricordati in eterno nei libri di storia e le loro storie diventeranno famose leggende. Che Thenaar li accolga nel suo regno! >>
Il sacerdote conclude così il suo infinito discorso, poi ci invita ad accendere l’unica pira funeraria, come si fa con i Cavalieri di Drago, nonostante siano più i morti che i vivi.
La prima torcia è portata da Nihal e Sennar, insieme, poi da Eleonora e da Egle.
Ido si avvicina lentamente, ricordando i momenti passati insieme a coloro che adesso venivano sparsi nel vento: le decisioni prese con Neor sulla ribellione quando già erano redivivi, gli allenamenti con Shyra, i confronti e le discussioni con Aster. Ma ricordava anche ciò che era successo prima di venire ucciso da Dohor: i giorni passati con Laio, i discorsi con Dubhe, e soprattutto quelle settimane passate insieme a San, quando lui era ancora un bambino.
Dopo poco, le lacrime iniziano a scorrergli sul volto, e lui abbassa la testa.
L’ultima a portare una scintilla è una figura circondata da un alone di tenebra, con al fianco una spada che dà la stessa impressione. La fiammella che quella persona porta è semplicemente una goccia di fuoco posatasi su un ramoscello, ma lei sa che di più non riuscirebbe a fare, per paura di lasciarsi sopraffare e di non domare le fiamme.
Una lama nera e una donna
Saranno Oscurità senza Pace e Catene.
Anche su questo la nenia ha ragione, immagino, dato che frenarmi dal fare una strage mi è non poco difficile.
Sento il bisogno di inginocchiarmi davanti al fuoco e al fumo che salgono verso l’alto e così faccio, abbassando il capo per non vedere le fiamme portarsi via le persone che più stimo.
Dopo mi lascio alle spalle il rogo e avanzo lentamente verso gli altri, ad occhi chiusi ed illudendomi di non sentire quell’odore aspro riempire l’aria.
Poi monto sul drago che mi sta aspettando, scalpitante, pochi metri più avanti; Alya e Zaniah hanno già salutato tutti e sono sul suo dorso.
Gli occhi di brace di quel drago sono unici, e sono pieni di dolore quanto i miei.
Non so dirvi quanto vivono i draghi, non so dirvi se Oarf sia vissuto fino ad oggi o se sia risorto come il suo cavaliere. E sinceramente, una volta salita, mi importa solo di arrivare presto al portale.
Alzo solo una mano in segno di saluto, poi Oarf spicca il volo con rapidità, e nel giro di neanche ventiquattr’ore siamo già oltre il Saar.
Mentre Eleonora guarda estasiata il panorama sotto di noi, Egle si regge spasmodicamente al collo del drago, temendo di cadere. Io tengo una mano sulla spada, e un’altra sul petto che mi fa ancora male.
Quando Nihal mi aveva detto delle pire funerarie, avrei voluto sputarle in un occhio. Invece avevo iniziato a strepitare e a urlare, ero come impazzita.
Ho continuato finché non ho perso la voce, e anche allora sono riuscita ad esprimere il mio disappunto con le lacrime, finché non ho avuto più nessun corpo su cui sfogare i miei pianti.
Oarf plana dolcemente, atterrando a pochi passi dalla costruzione in cristallo nero.
Il velo verde menta del portale si tramuta in un celeste abbagliante non appena Alya si incide il palmo della mano con il suo pugnale e getta le gocce di sangue sulla superficie mobile del passaggio tra un mondo e l’altro.
Poi, all’unisono, muoviamo un passo dopo l’altro in direzione di quel manufatto elfico. L’ultima cosa che vedo prima di perdere i sensi è il volto sorridente del mio Maestro.
 
Mi risveglio stesa sul pavimento della camera di Egle ed Eleonora, che si sono svegliate poco fa.
Nessun portale, nessuna intaccatura nel muro causata dalla spada di San, nessun minuto in più rispetto a quando tutta questa follia ha avuto inizio. Forse l’unica folle sono io.
Forse è stato tutto un sogno. Mi dico, ed è una prospettiva dei fatti che non mi dispiacerebbe. Ma se fosse stato solo frutto dell’immaginazione, allora vorrebbe dire che abbiamo avuto un’allucinazione collettiva. E ciò non avrebbe un briciolo di senso.
<< Fede… >> Egle mi guarda il fianco con insistenza, e solo ora mi accorgo di avere qualcosa attaccato alla cintura.
Ma non è qualcosa, è una spada. È quella spada.
La estraggo piano dal fodero, quasi come se fosse fatta di cartapesta e potesse rompersi da un momento all’altro.
<< Allora non è stato tutto… reale… >> mormoro, e gli occhi mi si fanno nuovamente umidi.
Come hai potuto dubitarne? Come hai potuto credere di aver inventato tutto? Non senti ancora il peso del suo corpo immobile sul tuo, le mani legate dietro alla schiena, il tocco delle sue labbra sulla tua guancia? E la sua voce, la sua voce così perfetta, quella l’hai dimenticata?
Scuoto leggermente la testa, sorridendo mestamente. Poi un tocco estraneo mi riporta alla realtà.
<< Andrà tutto bene, lo sai, vero? Qui non devi aver paura di fare del male a qualcuno, qui puoi essere te stessa liberamente. >> sono queste le parole di Eleonora, mentre mi accarezza il volto e poi mi stringe a sé, insieme alla sorella.
<< Gli altri non ci crederanno mai… ci prenderanno per pazze… >> balbetto, ma sono felice di quel contatto. È da tempo che non ci abbracciamo.
<< E allora? Sarà il nostro piccolo segreto. >>
<< “Piccolo”, Egle?! >>
<< Ricorda che qui non è passato neppure un minuto da quando siamo sparite. >> già, ha ragione.
<< E allora che facciamo? Ce la teniamo per noi? >>
Eleonora mi guarda come se fossi un’aliena. << Sbaglio o tu scrivi fanfiction? >> ammicca, facendomi spuntare una sorta di sorriso sulle labbra.
Sì. Sì, scriverò tutto quello che è successo. Al massimo mi diranno che ho una fervida immaginazione. Penso e credo anche che lo farò.
Ma, per ora, mi limito a ricordare i singoli particolari di questo viaggio. Quello che verrà, si vedrà.




 
                                                           -Fine(?)

 



Angolo autrice.

Beh, che dire su questo capitolo? Molto corto e triste, molto triste, visto dal punto di vista di Hatsya. Spero che vi piaccia lo stesso, non sono brava con le conclusioni.
Tuttavia, la storia potrebbe non essere ancora conclusa del tutto... d'altra parte, chi può prevedere le mosse degli dei del Mondo Emerso?


P.S.: grazie per star leggendo e recensendo, e buon anno nuovo a tutti!

DarkLight

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Capitolo 16
*** Caro diario ***


Capitolo 15 ~ Caro diario… (True Adventures Never End)

 
 


“Caro diario,
è da un po’ che devo parlarti di questa cosa.
Ormai me ne vergogno un po’ perché –diciamolo –è molto, molto strana come cosa. Diciamo che credo di star impazzendo, in breve.
Ormai sono passati più di due mesi da quando ho vissuto quell’avventura (che mi ha portato a nascondere una spada nera nella cassapanca) insieme a Egle ed Eleonora, e pensavo di esserci passata sopra, una volta finito di scrivere queste “cronache”. Ma mi sbagliavo.
Ormai sono dieci giorni che faccio sempre lo stesso sogno, e il centro di tutto è sempre Lui.
Ne ho parlato con le sorelle Grimaldi, e loro mi hanno rivelato di avere lo stesso mio problema: Eleonora sogna Nihal, Egle Aster.
I tre grandi mezzelfi della storia. E tutti e tre ci vengono a trovare nel sonno. Non può essere un caso.
Ma Aster e San sono morti, con molta probabilità cenere sono e cenere saranno. E allora che vuol dire tutto questo?
Allora perché, ogni notte, San compare su uno sfondo bianco, mi guarda, mi sorride tristemente e mi dice che non è ancora finita?”




L’uomo scoppia in una risata folle non appena vede, tramite una sfera di cristallo, quel messaggio scritto su un quadernino.
<< Perché non è affatto finita! >> urla, continuando a ridere.
Si volta verso quella sfera azzurrina posta sotto una piccola cupola di vetro, nella quale un volto fanciullesco lo guarda con gli occhi grandi di paura e disprezzo, poi si dirige verso la finestra e vi si affaccia, osservando il paesaggio desolato e cosparso di sangue della recente battaglia.
Una folata di vento improvvisa gli scompiglia i capelli verdi, ma lui gode di quella brezza fredda e ghigna al cielo.
Sa che, dietro la porta, la sua più fedele guardia è attenta e vigile, e ghigna anche di questo.
Gli aveva fatto vedere un ritratto fatto da lui della prescelta dell’Oscurità.
<> gli aveva chiesto, una volta assicuratosi la sua più totale fedeltà.
Senza neppure un’ombra di dubbio negli occhi d’ametista, il ragazzo aveva scosso la testa, facendo muovere i capelli celesti e tintinnare il medaglione elfico sul petto.








Ultimo angolo autrice...

Mi dispiace per la "lunghezza" di questo "capitolo", ma è venuto fuori così e mi dispiaceva troppo cambiarlo. Spero che sia tutto abbastanza chiaro e che vi siano piaciute anche queste poche pagine. :)
Grazie a chi ha seguito questa storia fino alla "fine", grazie a chi l'ha recensita e grazie anche a chi l'ha abbandonata dopo un po'. Insomma, grazie fandom, grazie EFP.
Un abbraccio,

DarkLight.

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