Cursed - The Winter Queen III

di heliodor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNO ***
Capitolo 2: *** DUE ***
Capitolo 3: *** TRE ***
Capitolo 4: *** QUATTRO ***
Capitolo 5: *** CINQUE ***
Capitolo 6: *** SEI ***
Capitolo 7: *** SETTE ***
Capitolo 8: *** ULTIMO ***



Capitolo 1
*** UNO ***


Le dita grassocce del troll sollevano la corona di fiori e la depongono sulla testa di Kristoff. ― E questo ― dice con tono solenne. ― È il regalo dello zio Hulli.
La coroncina scivola da un lato quando il montanaro tenta di rialzarsi, ma la riaggiusta con un colpetto della mano.
Dietro di lui Anna ridacchia.
Bulda e altre donne troll le stanno cucendo addosso un vestito fatto di fiori e licheni intrecciate con sottili liane.
― Con questo farai un figurone ― dice una di loro.
― Non riesco ancora a crederci. ― Gli occhi di Bulda si riempiono di lacrime. ― Il mio ragazzo si sposa.
Una delle donne storce il naso a forma di patata. ― Non è un po' mingherlina?
Anna le rivolge un'occhiataccia.
― Scherzi? ― fa Bulda, le mani nei fianchi. ― È in forma smagliante.
Kristoff la guarda con espressione trasognata.
Brick gli da' una pacca sulla schiena. ― Sveglia, ragazzo.
La coroncina salta ma Kristoff l'acchiappa al volo. ― Come, cosa? ― chiede con espressione sorpresa.
Il troll gli passa una tazza piena di liquido verde e denso da cui si alza un sottile filo di fumo. ― Ti ho preparato il mio infuso ai licheni.
Anna sopraggiunge e si siede insieme a Brick. Prende una delle scodelle e ne butta giù una sorsata. ― Ottimo ― dice con espressione soddisfatta. ― Devi darmi la ricetta, zio Brick.
Il troll ride. ― Oh, ma è molto semplice. Devi prendere del muschio e tritarlo per bene, poi ci aggiungi...
La voce viene sovrastata dal sommesso brontolio che proviene da Granpapà. Il troll rotola in mezzo a loro e si ferma davanti a Kristoff. ― Finalmente sei passato a trovarmi. Era da un pezzo che non ti facevi vivo, ragazzo.
Kristoff sorride imbarazzato. ― Sai, ho avuto da fare. Non hai idea di quante cose deve imparare un principe.
Un troll dal ciuffo legato in una treccia ride di gusto. ― Un principe, tu?
Gli altri troll si uniscono alla risata.
― Che cosa avete da ridere voi? ― Bulda si piazza davanti a Kristoff. ― Il mio ragazzo sarà un principe favoloso, il migliore di tutti.
― Certo, certo ― replica il troll con la treccia.
Anna ridacchia. ― Non te la prendere. Lafayette dice che sei diventato bravissimo.
Kristoff si stringe nelle spalle. ― È un'usanza troll. Quando uno di loro prende moglie, gli altri lo prendono in giro. A volte possono essere molto pesanti. ― Si blocca, perplesso. ― Aspetta, Lafayette ha detto cosa?
Anna sorseggia dell'altro infuso di muschio. ― Che sei il suo migliore allievo.
― Davvero?
Anna annuisce.
― Incredibile. Sono mesi. Mesi! Che mi tormenta con quel frustino. Ho le mani tutte spellate.
― Oh. Lui dice che è solo un antistress. Sai, deve sfogare la rabbia e...
Kristoff la guarda stupito.
Granpapà si schiarisce la voce. ― Ho da dirvi un paio di cose. A tutti e due. ― Prende per mano Kristoff e Anna, poi si volta. ― Brick. Anche tu.
Il troll fa una smorfia e posa la tazza con l'infuso su di una pietra.
I quattro si appartano lontano dagli altri.
― Sarei venuto prima ― dice Kristoff dispiaciuto. ― Ma ho avuto davvero da fare. E non solo per imparare a essere un principe. ― Lancia un'occhiata ad Anna, che risponde con un sorriso. ― La vita ad Arendelle è parecchio movimentata, non come qui da voi.
― Lascia perdere ― dice Granpapà facendo un gesto vago con la mano. ― Parliamo di quello che è successo al Cuore dell'Inverno.
Anna e Kristoff si scambiano un'occhiata perplessa. ― Abbiamo recuperato il cuore di Elsa ― spiega la principessa. ― Come tu ci avevi detto di fare.
― Io non vi ho mai detto di fare una cosa del genere ― dice Granpapà con tono solenne. ― Ho cercato di dissuadere tua sorella dal recarsi in quel posto, ma non mi ha dato ascolto. E quando Kristoff si è presentato qui con quel suo strano amico...
― Non è un amico ― dice il montanaro con una smorfia. ― È solo Hans.
Granpapà alza gli occhi al cielo. ― Dicevo, quando Kristoff è venuto qui, gli ho detto solo dove eravate dirette.
― Forse ― interviene Brick. ― Dovresti sforzarti di essere meno oscuro quando dai un consiglio.
Granpapà gli scocca un'occhiataccia. ― Io posso solo indicare una strada, non guidare. È la mia regola.
Brick sbuffa. ― La tua regola ha portato più guai che benefici.
― Se permetti ― inizia a dire Granpapà.
― Ehi, voi due, smettetela ― dice Kristoff. ― Di che guai state parlando?
I due troll si scambiano un'occhiata.
Brick si schiarisce la voce. ― Niente di cui dobbiate davvero preoccuparvi, almeno per il momento. Il giorno in cui vi siete presentati alla mia porta, mi avete mostrato quello strano oggetto.
― Il cuore di Elsa ― dice Anna.
― Esatto ― dice Brick. ― Che fine ha fatto? Lo avete riportato al suo legittimo proprietario?
― Credo di sì ― dice Anna.
― E dov'è ora?
― Ecco, noi lo abbiamo distrutto ― dice Kristoff. ― In effetti, io l'ho distrutto.
Brick e Granpapà si scambiano un'occhiata preoccupata.
― Ho sbagliato? ― domanda Kristoff preoccupato.
― È tipico di voi giovani ― dice Brick severo. ― pensare che rompere qualcosa serva ad aggiustare qualcos'altro.
― Aspetta un momento ― dice Kristoff. ― Sei stato tu a dire che ci voleva un atto di vero amore per spezzare il cuore di cristallo.
― Io ― replica Brick. ― Non vi ho mai detto di romperlo.
― Ci hai detto come fare ― dice Kristoff.
― Se ti spiego come fare una cosa non vuol dire che ti stia dicendo di farlo.
Kristoff sbuffa.
― Vi ho consigliato di rimetterlo al suo posto. E voi che avete fatto?
― Il suo posto è il cuore di Elsa ― dice Anna.
Brick la fissa negli occhi. ― Sei proprio sicura che quello fosse il cuore di tua sorella?
― L'ho visto precipitare nell'abisso e... ― Anna si ferma.
― E? ― la incalza Granpapà.
― Siamo scesi sul fondo e abbiamo recuperato il cristallo ― dice Kristoff al posto della principessa.
― Un cristallo? ― domanda Brick. ― Ce n'erano altri?
― Il cristallo ― dice Anna sicura. ― C'era solo quello.
Granpapà si gratta il naso. ― Dove l'avete trovato?
― Vicino alla statua ― dice Anna. ― Era rotolato fin lì dopo che era caduto.
― Quale statua? ― chiede Granpapà.
― Quella della ragazza ― spiega Anna. ― C'era questa enorme sala piena di statue di ghiaccio e...
― E non avete toccato nient'altro?
― No, voglio dire, sì ― risponde Kristoff impaziente. ― C'era una specie di ragno di ghiaccio che ci ha inseguiti e poi siamo passati per una sala piena di specchi e...
― Ma vi siete limitati a guardare e non toccare, vero? ― lo incalza Brick.
― Sì ― risponde il montanaro esasperato. ― Posso sapere che cosa vi preoccupa così tanto?
I due troll si scambiano una lunga occhiata, poi Granpapà dice: ― Niente, siamo solo due troll troppo anziani e chiacchieroni. Anna, di' a tua sorella di venirmi a trovare non appena avrà tempo. Voglio scambiare due chiacchiere con lei.
Anna ridacchia. ― Glielo dirò, ma non so se avrà molto tempo per venirvi a trovare. Sai, ultimamente è stata molto impegnata con il regno e i preparativi per il nostro matrimonio e poi c'è un'altra questione. ― Arrossisce. ― Credo... credo che si sia fidanzata.
 
CURSED - THE WINTER QUEEN III
 
Una nave sfila davanti al castello di Arendelle. In piedi sul castello di poppa, la regina Elsa trae un lungo respiro con espressione soddisfatta.
Alla ruota del timone, un ragazzo sui venticinque anni. Indossa una camicia leggera su pantaloni azzurri e stivali marroni. In testa ha una vistosa feluca che gli nasconde una folta zazzera di capelli castani, un sorriso sornione gli attraversa il viso da una parte all'altra.
Elsa indica un promontorio che si getta a capofitto nel mare. Le onde che si infrangono contro gli scogli alla base dello sperone di roccia si lasciano dietro una densa scia di schiuma biancastra. ― Lì non ci sono mai stata.
Il ragazza guarda nella stessa direzione. ― Davvero? Credevo che conoscessi ogni angolo del tuo regno, Elsa di Arendelle.
Elsa fa una smorfia. ― John Kastelgaard. Quante volte devo dirti di chiamarmi soltanto Elsa? Mi costringerai a emanare un editto solo per questo.
Il sorriso di Kastelgaard si allarga. ― Come vuoi, soltanto Elsa. Va' meglio così?
Elsa scoppia a ridere. ― Sei davvero insopportabile. Ora capisco perché tu e Hans siete così amici.
― Non è vero ― protesta lui. ― Ti ho già detto che...
― Sì, sì. L'hai detto. Ma una cosa sono le parole e un'altra i fatti.
Kastelgaard fa ruotare il timone di mezzo giro. ― Vuoi vedere il promontorio? E io ti ci porto.
Uno sperone di roccia delimita il golfo che racchiude Arendelle. Gli occhi di Elsa scivolano sulle pietre grigie e appuntite.
― È lì che lo costruirò ― dice sicura.
― Che cosa?
― Il muro ― risponde Elsa indicando col braccio teso le montagne. ― Sarà di ghiaccio e alto e spesso abbastanza da proteggere Arendelle e i suoi abitanti da qualsiasi minaccia.
― Un muro. ― Kastelgaard si acciglia.
Elsa annuisce. ― Sarà sorvegliato giorno e notte da cento golem di ghiaccio. E costruirò navi per proteggere il golfo. Niente potrà più minacciare Arendelle. ― Si ferma, incrocia lo sguardo perplesso di Kastelgaard. ― Sembro una pazza, vero?
― No, anzi. M piace l'entusiasmo che metti nei tuoi progetti.
― Ti piace davvero la mia idea?
Kastelgaard scrolla le spalle. ― Non lo so. Voglio dire, è davvero necessario?
― La prossima volta che qualcuno verrà ad Arendelle con cattive intenzioni, saprò come riceverlo. Mi sto allenando, sai? Divento ogni giorno più forte. ― Elsa solleva una mano. Sul palmo si forma un globo che riflette la luce del sole.
― E Anna cosa ne pensa?
Elsa chiude la mano. Il globo di ghiaccio scompare. ― Non le ho detto ancora niente.
― Non sarebbe il caso di avvertirla dei tuoi progetti?
― E perché dovrei farlo? Anna non deve preoccuparsi di queste cose. Alla sua sicurezza penserò io.
La nave supera il promontorio e veleggia verso il porto.
Elsa guarda il castello con aria triste.
― Cosa c'è? ― domanda Kastelgaard serio. ― Ho detto qualcosa di male?
Elsa scuote la testa. ― Niente. È che devo rimettermi al lavoro.
― Anche oggi? Sono settimane che non fai altro.
Elsa passeggia nervosa avanti e indietro. ― Il fatto è che come regina ho molti impegni. Devo ricevere alcuni ambasciatori, leggere una montagna di scartoffie e poi c'è il matrimonio. Quella è la cosa che mi prende più tempo in assoluto.
Kastelgaard annuisce. ― Ti sei presa una bella responsabilità.
― Lo faccio per Anna ― risponde Elsa. ― Lei desidera che sia tutto perfetto e non la voglio deludere. Ha sofferto così tanto per causa mia. È il minimo che possa fare per farle dimenticare tutto il male che ha dovuto sopportare.
― Ti senti in colpa per quello che è accaduto?
Elsa annuisce.
Kastelgaard lascia il timone e le stringe le mani tra le sue. ― Non devi.
Elsa fa un passo indietro. ― Invece sì. In un modo o nell'altro è sempre colpa mia.
― Tu non...
Lei alza una mano. ― Ti prego, ora non ho voglia di parlarne. Riportami solo a terra. Per favore.
Kastelgaard riprende il timone. ― Agli ordini.
***
Kristoff da una carezza a Sven e prende le redini. Con un gesto agile salta sulla slitta alla quale ha montato delle ruote e porge la mano ad Anna, che si siede al suo fianco.
Due piccoli troll saltano giù dalle corna della renna. ― Andate già via? ― domanda con espressione delusa uno dei due.
Kristoff annuisce. ― È quasi buio e la strada è lunga.
― Possiamo venire con voi? ― chiede l'altro saltando sul carro.
― No. ― Il montanaro lo afferra e con delicatezza lo rimette giù. ― Lo sapete che ci sono delle regole. Non bisogna mai uscire dalla valle senza un buon motivo.
― Ma lo zio Brick dice...
― Lo zio Brick è un troll adulto e testardo. Voi siete solo testardi.
I piccoli troll sbuffano. ― Ma noi vogliamo vedere il castello.
― Quando sarete abbastanza grandi da rotolare invece di saltare, potrete vederlo. Da lontano. ― risponde Kristoff tirando le redini di Sven.
La renna sbuffa e si mette in marcia.
I due piccoli troll si scambiano una rapida occhiata.
Anna fissa Kristoff per qualche secondo.
― Che c'è? ― domanda il montanaro. ― Sono stato troppo duro con quei due? L'ho fatto per il loro bene.
Anna sorride. ― No, anzi mi sei piaciuto. Molto autoritario.
― Davvero? È una cosa che mi ha insegnato Lafayette.
Anna continua a fissarlo.
Kristoff si volta infastidito. ― Che c'è ancora?
Anna fa spallucce. ― Niente.
― Non è vero. Fai sempre quella faccia quando vuoi qualcosa.
Anna scuote la testa, poi dice: ― Fammi tenere le redini. Ti prego, ti prego, ti prego.
Kristoff si acciglia. ― Lo sapevo. Ne abbiamo già parlato e la mia risposta è no.
― Perché? ― domanda la principessa con espressione dispiaciuta.
― Sven accetta solo me come nocchiero ― dice Kristoff solenne. ― Potrebbe innervosirsi.
La renna si volta perplessa.
― Non è vero ― protesta Anna. ― È così docile e gentile.
― Credi? Guarda che può diventare una belva se lo fai arrabbiare.
Anna lo guarda stupita. ― Davvero?
Kristoff annuisce. ― Tutte le renne sono così.
― Non lo sapevo. ― Anni si china in avanti. ― Sven, sei davvero così cattivo?
La renna solleva gli occhi e lancia un verso esasperato.
― Visto? ― Kristoff fa schioccare le redini. ― Lo hai fatto innervosire. Lui è fatto così, che ci vuoi fare.
***
Kristoff arresta il carro sul molo. Elsa e Kastelgaard scendono da una passerella tesa tra il pontile e una nave.
― Non trovi che siano carini? ― domanda Anna.
Kristoff apre la bocca, ma la principessa salta giù dal carro e corre verso di loro. Il montanaro la guarda raggiungere la sorella.
― Una gita sorpresa ― esclama Anna felice. ― Scommetto che è stata un'idea di John.
― È stata un'idea di entrambi ― dice Elsa. ― Voi piuttosto, dove eravate finiti? Stavo cominciando a preoccuparmi.
I tre camminano lungo il molo diretti al ponte che collega il castello al resto del fiordo.
Anna incrocia le mani dietro la schiena. ― Siamo andati a trovare... chi sai tu, insomma...
― John lo sa ― dice Elsa. ― Non tutto, ma qualcosa ho dovuto dirgli.
― Parlate dei troll? ― domanda Kastelgaard. ― Vorrei proprio vederli. Sono così brutti come dicono?
― Non sono brutti ― protesta Kristoff seguendoli con le briglie di Sven nella mano. ― È che si curano poco del loro aspetto.
Kai li attende all'ingresso del cancello, l'espressione cupa.
Vedendolo, anche il viso di Elsa si rabbuia.
― Che succede? ― chiede Anna guardando la sorella.
― Cattive notizie, temo ― risponde Kastelgaard.
― Maestà. È accaduto di nuovo ― dice Kai accogliendoli nel cortile. ― Un'altra pattuglia è scomparsa.
***
― È la seconda volta in un mese ― dice Elsa entrando nello studio. Gira attorno alla scrivania ingombra di scartoffie e si lascia cadere sulla sedia, la testa appoggiata allo schienale.
― Tre, se contiamo anche il primo incidente ― dice Kai.
― Di cosa state parlando? ― domanda Anna incuriosita. ― È successo qualcosa e io non ne so niente?
Elsa guarda Kai, che si stringe nelle spalle. La regina sospira. ― Tanto prima o poi lo avreste saputo comunque. Non volevo dirtelo per non turbare le vostre nozze.
Anna e Kristoff si lanciano un'occhiata perplessa.
Elsa sospira. ― Quando eravamo sulla via di casa da Valarden, due soldati sono scomparsi mentre erano di pattuglia ai confini settentrionali.
― Scomparsi? ― chiede Kastelgaard. ― Vuoi dire che sono...
Elsa scuote la testa. ― Non lo sappiamo con certezza. I loro cavalli sono tornati ed erano molto scossi, terrorizzati quasi. Abbiamo mandato una pattuglia a controllare. Ed è scomparsa anche questa. Poi ne abbiamo mandata una terza e... ― Elsa si tocca la fronte con le dita. ― È stato un madornale errore e io ne sono responsabile.
― Hai fatto quello che dovevi ― dice Kastelgaard avanzando di un passo verso di lei. ― Non devi incolparti di niente.
― Giusto ― dice Anna. ― Tu non potevi sapere.
Elsa si alza di scatto. ― Quelle persone sono sotto la mia responsabilità ― dice con voce tremante. ― Sono stata io a mandarle lì.
Gli altri tacciono.
― Ora non so più chi mandare o cosa fare ― aggiunge la regina con espressione cupa.
Il viso si Kristoff si illumina. ― Potrei andarci io.
Le teste dei presenti si voltano verso il montanaro, che si stringe nelle spalle.
― Non se ne parla nemmeno ― dice Anna incrociando le braccia sul petto.
― Perché no? ― chiede Kristoff. ― Conosco i dintorni di Arendelle meglio di chiunque altro. Quella è casa mia.
― Casa tua è qui ― dice Anna. ― E non dimenticare che il matrimonio è tra una settimana.
― Sarò di ritorno tra due, massimo tre giorni ― dice Kristoff sicuro. ― Voi avrete il tempo di organizzare tutto senza che io stia tra i piedi.
Anna scuote la testa. ― È una pessima idea. Elsa, si prego, proibisci a Kristoff di andare.
― Kristoff è libero di andare dove vuole ― dice la regina.
Kristoff guarda Anna. ― Sentito?
Anna sgrana gli occhi― Aspetta, che? Ti rendi conto che potrebbe essere pericoloso?
Elsa china la testa in avanti. ― Non posso obbligarlo a restare.
― Certo che puoi.
― No. Kristoff ha dimostrato di meritare la mia fiducia.
― Sentito? ― dice il montanaro con espressione trionfante.
Anna gli scocca un'occhiataccia. ― Sì ― ringhia. ― Ho sentito. Non credo alle mie orecchie.
― Vado a preparare Sven per il viaggio. ― Kristoff esce dalla sala seguito da Anna.
***
Anna raggiunge Kristoff nel cortile, dove il montanaro sta legando Sven al giogo. ― Non abbiamo ancora finito noi due ― dice la principessa piazzandosi davanti al carro.
― Invece sì.
― No.
― Sì.
Anna punta i piedi. ― Kristoff ― dice alzando la voce. ― Si può sapere che cosa ti prende?
― Voglio solo rendermi utile.
― Tu sei utile. Sei il mastro consegnatore del...
― Oh, andiamo Anna ― dice Kristoff interrompendola. ― È un titolo che tua sorella mi ha appiccicato addosso. Chiunque potrebbe farlo al posto mio.
― Cosa vorresti dire?
― Che a palazzo non servo. Elsa deve fare le sue cose da regina e non ha il tempo di pensare anche a noi due.
― Ma lei si sta dando così tanto da fare con il matrimonio...
― Lo so, è fantastico, ma questo non cambia la situazione. E poi c'è quest'altro problema, quello dei soldati scomparsi. Come se non bastassero i guai che abbiamo già passato.
― E questo è un buon motivo per cercarne altri lontano da qui?
Kristoff distoglie lo sguardo. ― Ci sono meno pericoli lì fuori che qui...
― Come?
― Lascia perdere. ― Kristoff le volta le spalle, ma Anna lo costringe a girarsi.
― Cosa stai dicendo?
Lui si morde le labbra. ― Non prenderla come un'offesa, anche se so che lo farai, ma Arendelle non è un posto sicuro.
― Non c'è niente di pericoloso ad Arendelle.
― Arendelle è pericolosa.
― Ma i poteri di Elsa..
― E lei è il pericolo più grande ― risponde il montanaro.
Anna lo fissa incredula e scuote la testa.
― Mi spiace dirlo, ma tua sorella attira ogni sorta di catastrofe su questo regno. Inverni perenni, tempeste, maremoti, draghi... non ti sembra abbastanza per considerarla pericolosa?
― Elsa non è pericolosa ― risponde lei offesa.
― Lo è, anche senza volerlo.
― Tu hai paura?
― Non temo per la mia vita, ma per la tua.
― Mia? Non capisco...
― Ti ho visto sparire ingoiata da un mostro di fuoco poco dopo averti salvato da un drago che voleva divorarti. E vogliamo parlare di quando ti ha quasi congelata o di Hans che stava per farti a pezzi? Mi sembra un motivo più che sufficiente per avere paura.
― Elsa era sempre al mio fianco.
― Infatti. E forse sarebbe meglio starle lontano, non credi?
― Che vuoi dire?
Kristoff la fissa in silenzio, si volta e con un gesto agile sale sul carro. ― Ne riparleremo al mio ritorno.
― Io voglio parlarne adesso ― dice Anna piazzandosi davanti a Sven.
― Anna ― dice Elsa alle sue spalle. ― Lascia andare Kristoff. Tra poco sarà buio e non è saggio viaggiare di notte.
Anna si sposta.
Kastelgaard balza sul carro e si siede al fianco di Kristoff.
― Non ho bisogno di compagnia.
― Invece sì ― risponde l'altro. ― Saremo di ritorno prima dell'alba. Fateci trovare qualcosa si caldo e di buono al ritorno. Credo che saremo affamati.
Anna si volta e scappa verso il palazzo.

 

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Capitolo 2
*** DUE ***


Anna marcia decisa per il corridoio, lo sguardo torvo e basso.
Olaf la incrocia e saltella al suo fianco. ― Ciao. Senti, hai un minuto?
Anna brontola qualcosa.
― D'accordo, lo prendo per un sì. Lo so che siete tutti impegnati con il matrimonio e così via...
Altro brontolio.
― Esatto, era proprio dove volevo arrivare io. Tutti avete qualcosa da fare e io mi sto annoiando.
Anna sbuffa.
― Sì, lo so che non avete un attimo libero, ma è proprio per questo che potreste far fare qualcosa a me.
Anna scuote la testa.
― Certo, andrebbe bene qualsiasi cosa. Potrei occuparmi degli anelli. Oppure degli addobbi. Ho gusto per certe cose.
Anna si ferma davanti a una porta decorata con motivi floreali.
― E i fiori? Avete già pensato ai fiori? Nessuno pensa ai fiori fino all'ultimo minuto.
Anna spalanca la porta di colpo, si volta e con espressione cupa dice: ― Non ci sarà nessun matrimonio. ― Un istante dopo sbatte la porta in faccia al pupazzo.
Olaf la guarda perplesso. ― Non era la risposta che mi aspettavo. ― Quando si volta, la carota che ha al posto del naso penzola da un lato. Il pupazzo si tasta il punto in cui la carota è spezzata e fa un balzo, l'espressione terrorizzata. ― Il mio naso ― grida con voce stridula. ― Il mio naso! Il mio piccolo, meraviglioso, splendido naso!
***
Kristoff guida Sven sulla strada principale del villaggio. Accanto a lui, Kastelgaard guarda il palazzo reale che si allontana. ― Al ritorno dovrete farvi una bella chiacchierata voi due, amico.
Kristoff sbuffa. ― No.
― No?
― No ― ripete Kristoff issandosi sul carro.
Kastelgaard siede al suo fianco.
Il montanaro fa schioccare le redini. ― Andiamo bello ― dice a Sven.
La renna si mette in marcia.
Il carro supera il ponte che collega la reggia alla terraferma e si immette nelle strade. Un paio di ragazzini che giocano a rincorrersi si fermano per salutarli.
Kristoff li ignora.
Kastelgaard risponde al saluto con la mano.
― Ragazzi, aspettate.
I due sul carro si voltano di scatto. Olaf trotterella verso di loro, la testa fasciata da una vistosa benda.
Kristoff lo guarda perplesso mentre salta sul carro. ― Che hai combinato al naso?
― È stato un incidente ― risponde il pupazzo mentre rovista in un sacco.
― Che stai cercando?
― Un naso nuovo ― risponde Olaf.
Kastelgaard lo guarda stupito.
― Lascia perdere ― risponde il montanaro scuotendo le briglie.
― Lo portiamo con noi?
Kristoff sospira davanti all'espressione implorante del pupazzo. ― D'accordo, ma farai tutto ciò che ti dico. Non andiamo esattamente in gita.
― Evviva ― risponde Olaf con tono gioviale. ― Si parte per una nuova avventura.
Kastelgaard ridacchia.
***
Elsa si ferma davanti alla porta, solleva la mano, esita. Fa un sospiro e bussa. ― Anna ― dice dopo qualche secondo. ― Posso entrare?
― No ― risponde la principessa dall'interno.
― No?
― No ― ripete lei.
Elsa china la testa e si volta.
La porta si spalanca di botto. Anna la fissa con espressione contrariata.
― Anna... ― inizia a dire Elsa.
― Hai sentito tutto, vero?
Elsa annuisce.
Anna trattiene a stento le lacrime. ― È stato crudele. Non credevo che fosse capace di dire certe cose.
Elsa, l'espressione dispiaciuta, si avvicina al letto. ― Credo che Kristoff non abbia tutti i torti.
Anna la fissa con gli occhi spalancati. ― Cosa?
Elsa si guarda le mani. ― Sono un pericolo per tutti voi.
― Non è vero.
― I miei poteri...
― Tu li controlli, no?
― Non ha importanza. ― Elsa si allontana, raggiunge la porta, esita prima di lasciare la stanza. ― Ci sono altri poteri, altri pericoli, sui quali non ho alcun controllo.
― Ma tu ci hai sempre protetti.
― Non so fino a quando potrò farlo.
― Elsa ― dice Anna con tono supplice.
― E se un giorno dovessi incontrare qualcuno più forte di me?
― Sei tu la più forte.
― Non sai quanto vorrei esserlo. Sono mesi che mi alleno, che cerco di imparare tutto ciò che posso dai miei poteri, ma ho sempre la sensazione che prima o poi una minaccia peggiore posso piombarci addosso.
― Noi... io ti aiuterò, Elsa. Sarò sempre al tuo fianco.
― Potrebbe non bastare ― dice la regina con sguardo triste.
La regina china il capo ed esce, richiudendosi la porta alle spalle.
***
Kastelgaard si guarda le spalle. Dietro al carro i solchi nel terreno spariscono oltre una curva. Alberi dalla chioma frondosa formano un corridoio naturale attraverso la foresta. ― Secondo te che cosa è successo a quelle pattuglie?
Kristoff fa spallucce. ― Si sono perse e non riescono a ritrovare la strada.
― È passato quasi un mese.
― Certe volte capita di restare bloccati per settimane. Le foreste attorno ad Arendelle sono enormi e non esistono sentieri molto battuti.
― Questo d'inverno. Ma ora siamo in piena estate.
Kristoff fa una smorfia. ― L'anno scorso ha nevicato a luglio. Sorprendente, vero?
Il carro si inerpica su per una collina. Sven, la lingua penzoloni, aumenta il passo.
― Siamo arrivati?  ― domanda Olaf.
Kristoff solleva gli occhi esasperato. ― È la terza volta che me lo chiedi. No, non siamo ancora arrivati.
― Ma quanto manca?
― Torna lì dietro ― dice il montanaro minaccioso. ― E restaci. In silenzio.
Il pupazzo torna a sedersi.
Kastelgaard scuote la testa. ― Fa sempre così?
― No, è l'estate. Lo rende più attivo.
― E così è qui che sei cresciuto?
― In realtà, mi hanno allevato i troll. Sai, potremmo fare una capatina nella valle. Non è molto lontana da qui.
― Ho sempre sognato di vedere dei troll. A proposito, quanto manca?
Kristoff gli lancia un'occhiata torva.
Kastelgaard ride. ― Scusa, scherzavo.
― L'ultima volta che sono passato di qui ― dice Kristoff guardandosi attorno. ― Ero con... tu sai chi.
― Hans?
Il montanaro annuisce.
Kastelgaard sorride. ― Non c'è bisogno che tu ti senta in imbarazzo. In effetti, dovrei vergognarmi io di ciò che ha fatto mio cugino.
― Eravate davvero così amici?
― Nooo ― dice Kastelgaard facendo un gesto vago con la mano.
― Strano. Mi era sembrato di capire...
― È stato a Corona. Sai, eravamo lì per caso e poi c'è stata la questione della diga e di quella specie di strega che...
― Strega?
― Sì. E un castello.
― Castello?
Kastelgaard annuisce. ― È una storia lunga, ma se vuoi te la racconto. Vedi, c'era questo principe di nome Eric e quel tizio che l'accompagnava, Grimsby. Due tipi simpatici, davvero alla mano. E poi c'era Flynn, una specie di ladro gentiluomo un po' donnaiolo. Dunque, noi eravamo...
― Aspetta ― dice Kristoff tirando le redini.
Kastelgaard si guarda attorno preoccupato. ― Hai sentito qualcosa?
― No ― risponde Kristoff teso.
― E allora perché...
― È questo il problema. Non sento niente. Di solito la foresta è piena di richiami, fruscii e altri rumori. È quasi un sottofondo. Tu senti qualcosa?
Kastelgaard scuote la testa. ― Niente. Credevo fosse una cosa normale.
Il montanaro si china in avanti. ― Sven?
La renna drizza le orecchie ed emette un guaito sommesso.
― Come temevo. ― Kristoff fa schioccare le redini e Sven si rimette in marcia.
― Dove andiamo?
― In un posto sicuro. Spero.
***
Il capanno sorge a ridosso di una collina, nascosto tra gli alberi. Piante rampicanti hanno conquistato le mura formate da tronchi color marrone scuro. La porta e due finestre sono sbarrate da assi di legno messe di traverso.
Kastelgaard cammina a passo lento guardandosi attorno. ― Così è qui che vivi?
― Ci vivevo ― dice Kristoff liberando Sven dal giogo.
La renna saltella felice e si accovaccia tra l'erba, iniziando a brucarla con calma. Il montanaro l'accarezza sulla testa nello spazio tra le corna.
Il pupazzo si sporge dal carro. ― Posso venire?
― No ― risponde Kristoff seccato. ― È più sicuro se resti sul carro.
Olaf lo guarda dispiaciuto.
― Trovati un naso ― dice Kristoff al pupazzo di neve.
― Come se fosse facile ― risponde Olaf sbuffando. ― Trovarne uno della mia misura.
Kastelgaard getta un'occhiata distratta alla porta. ― Sembra abbandonata.
― E lo è ― dice Kristoff avvicinandosi. ― Non ci vengo dall'inverno scorso.
― Ne sentivi la mancanza, vero?
― A palazzo sto bene ― risponde Kristoff evitando lo sguardo dell'altro. Si avvicina alla porta e stacca un'asse. ― Non mi manca niente. ― Getta lontano l'asse.
― Kristoff...
Il montanaro prende il secondo asse e lo tira a sé, insieme a questo viene via anche l'altro. Il montanaro fissa la porta per qualche istante.
Kastelgaard si avvicina quasi in punta di piedi. ― Se vuoi parlarne, io sono qui.
― Di cosa? ― Kristoff spinge la porta che cigola su cardini arrugginiti.
L'altro lo segue all'interno. L'unica stanza è in perfetto ordine. Un singolo tavolo che occupa la parete opposta. Due sedie di legno negli angoli, una branda vicino alla finestra e un focolare spento.
Kristoff sospira.
Dietro di lui, Kastelgaard si guarda attorno. ― Lo so che cosa ti passa per la testa. È più o meno quello che sto passando io.
― Davvero? ― il montanaro si avvicina a una finestra. Dalle ante serrate filtra una lama di luce.
― Elsa l'ha capito ― continua Kastelgaard. ― Lo sa anche lei. Solo Anna rifiuta di ammetterlo.
― Sono stato ingiusto con lei ― dice Kristoff affranto. ― Elsa non si merita le mie parole. Si prende cura di noi. Ci protegge.
― È una grande sovrana, peccato che abbia così poca fiducia in sé stessa. Ma tu fai bene a preoccuparti per Anna. È giusto così.
Kristoff sospira e si siede sulla branda, che scricchiola sotto il suo peso. ― Non lo ricordavo così duro.
Kastelgaard sospira.
Il montanaro fa una smorfia. ― Non eri obbligato a venire con me.
― Diciamo che anche io avevo bisogno di stare un po' lontano da Arendelle.
― Credevo che tu ed Elsa...
Kastelgaard si stringe nelle spalle. ― Lei ha già sua sorella. E un regno. Non c'è posto per altri nel suo cuore.
― E allora che cosa vuoi fare?
― Niente. Lei è così. Mi piace proprio per questo.
Kristoff sbuffa. ― Anna si aspetta grandi cose da me. Ma tutto quello che posso offrirle è questo ― dice allargando le braccia.
― Amico, tu devi fare una scelta.
Kristoff lo guarda perplesso.
― Devi scegliere ― prosegue Kastelgaard. ― Se restare Kristoff il montanaro o diventare Kristoff il principe di Arendelle. Tutto qui. Quando avrai deciso che cosa essere, tutto sarà più semplice.
― Non posso essere tutte e due le cose?
***
Sven annusa il terreno attorno al rifugio, il naso incollato al suolo.
Olaf, l'espressione annoiata, sbuffa. ― Ed eccomi qui. Solo e senza naso.
Sven raccoglie qualcosa e torna di corsa al carro. Tra i denti ha una pietra dalla forma allungata. La deposita sul pianale e resta in attesa con la lingua penzoloni.
Olaf prende la pietra e se la sistema al centro del viso. ― Che ne dici?
La renna lo fissa per qualche istante, poi scuote la testa.
Olaf sbuffa e getta via la pietra.
Sven si volta e torna setacciare il terreno.
Il terreno vibra con un rombo sommesso. Una, due, tre volte. Sven solleva la testa di scatto e spalanca gli occhi. Un'ombra si allunga sulla renna, che indietreggia.
Alto quanto un albero, con braccia e gambe spesse come tronchi, luccicante sotto i raggi del sole, il golem di ghiaccio si guarda attorno con espressione accigliata.
― Agita un braccio in direzione del golem. ― Ciao, Erik. È un pezzo che non ti si vede. Che ci fai da queste par...
Il golem lo guarda perplesso, poi spalanca la bocca ed emette un ruggito che fa vibrare il carro.
Sven si lancia di corsa nella vegetazione.
Olaf salta giù dal carro e trotterella via. ― O mammina mia, deve essersi svegliato male stamattina.
Il golem lancia un altro urlo.
***
La porta del rifugio si apre e Kastelgaard si precipita fuori di corsa, seguito da Kristoff. ― Lo hai sentito anche tu?
― Aspetta, John...
Un boato assordante risuona sopra le loro teste. Kastelgaard si volta di scatto e impallidisce. Stretto in un angolo, Sven è accucciato ai piedi del golem, che lo fissa incuriosito.
La mano di Kastelgaard scivola sull'elsa della spada. ― Mettiti al riparo.
Kristoff gli blocca il braccio. ― No, no. Tranquillo. Non è pericoloso.
― È... è... ― Kastelgaard scuote la testa.
― È il golem da guardia di Elsa. Noi lo chiamiamo Erik ― dice Kristoff avvicinandosi al gigante di ghiaccio. ― Ehi, amico, salve. Ci hai fatto prendere un grosso spavento, sai? Come mai da queste parti?
Il golem volta la testa di scatto e spalanca la bocca emettendo un ruggito che scuote l'aria. Aculei di ghiaccio spuntano sulle braccia e il tronco.
Kristoff si ferma all'istante, gli occhi sbarrati.
Dietro di lui, Kastelgaard estrae la sciabola. ― Non mi sembra molto amichevole.
Il golem avanza con passo pesante verso il montanaro, immobile.
― È strano... ― dice Kristoff. ― Non sembra lui...
Kastelgaard lo afferra per il braccio e lo costringe a voltarsi. ― Scappa.
Kristoff si volta e inciampa.
Kastelgaard solleva la sciabola sopra la testa. La mano del golem cala su di lui e lo scaraventa verso gli alberi. Il capitano rotola per il pendio e sparisce in un cespuglio.
Kristoff si rimette in piedi. Il golem lo afferra e lo solleva come una bambola di pezza. ― Lasciami ― grida il montanaro.
― Ti porto dalla regina ― dice il golem con voce cavernosa.
― Bravo, portami da Elsa ― dice Kristoff.
― No Elsa ― risponde il golem. ― Dalla regina.
***
Sven, il naso incollato al terreno, sbuca da un cespuglio. Riverso al suolo, la testa appoggiata su di un letto di foglie, giace Kastelgaard con gli occhi chiusi.
La renna annusa il corpo del ragazzo, emette un guaito sommesso e gli lecca il viso.
Kastelgaard emette un lamento, si muove e apre gli occhi. Sbatte le palpebre, fa una smorfia di dolore e si tocca la guancia umida di saliva. ― Ma che?
Sven, la lingua penzoloni, saltella di gioia.
Kastelgaard si gira sul fianco e si rialza puntellandosi sulle braccia. Si tocca la fronte. ― Che botta. Dove sono?
Sven lo guarda triste.
― Scusa, non so la lingua delle renne come il tuo padrone.
Sven guaisce e indica il pendio.
Kastelgaard annuisce. ― Giusto, andiamo da Kristoff.
***
Sven si lancia di corsa verso il rifugio, ma si ferma deluso davanti al carro vuoto.
Kastelgaard risale il pendio dietro la renna. ― Non c'è traccia del tuo padrone. Deve essere riuscito a scappare.
Sven guaisce in direzione del sentiero che si perde tra gli alberi.
― Aspetta, ragioniamo un attimo. Lo so che vuoi andare a cercarlo, ma Kristoff conosce a memoria questi sentieri. Troverà il modo di tornare da solo. ― Kastelgaard scivola su di un ginocchio e scuote la testa. ― Quel mostro potrebbe essere ancora da queste parti. Visto che l'ha creato Elsa, lei ci dirà come risolvere il problema.
Sven abbassa il muso.
Kastelgaard si trascina fin al carro e si appoggia al pianale. ― Ma che sto facendo? Parlo con una renna adesso?
Sven lo guarda offeso, poi si avvicina al ragazzo e lo aiuta a tenersi in piedi.
Kastelgaard gli accarezza la schiena. ― Grazie amico. Come torniamo ad Arendelle? Io non so portare un carro.
Sven indica il suo dorso con un movimento della testa.
Kastelgaard sorride. ― Buona idea. Però ti avverto. Io non ho mai cavalcato una renna in vita mia.
Sven lo guarda con espressione superiore.
― D'accordo, fai tu. ― Kastelgaard monta in sella e afferra le corna con entrambe le mani. Sven si guarda attorno e prende di corsa il sentiero da cui sono arrivati.
***
La radura è uno spiazzo in mezzo agli alberi. Ai margini si intravedono tronchi spezzati e piantati nel suolo a formare una rudimentale palizzata. Il terreno è coperto da una patina di ghiaccio che brilla sotto il sole.
Il golem getta Kristoff per terra. Il montanaro rotola sul fianco e si ferma vicino a uno dei tronchi spezzati. ― Vacci piano ― dice mettendosi a sedere. ― Ghiaccio? ― esclama passando una mano sulla superficie lucida e liscia.
Un'ombra si staglia su di lui. Quando alza la testa, incrocia lo sguardo di una donna dai capelli neri e lucidi come se fossero bagnati. Indossa un abito di un bianco candito ed è scalza. Il viso dai tratti regolari è atteggiato in una sorta di ghigno. ― Sì, ghiaccio ― dice con voce priva di inflessione. ― Ti sorprende così tanto vederne in giro?
Kristoff deglutisce a vuoto. ― In verità, no. Chi sei?
Alle spalle della donna si agita qualcosa. Un essere di ghiaccio dal corpo rotondo e sospeso su otto zampe torreggia su di loro. Poco lontano, un lupo dalla livrea luccicante giace accucciato ai piedi di un guerriero in armatura e lancia, anch'esso di ghiaccio.
La donna si volta. ― Io sono la regina di queste terre. Tutto ciò che vedi mi appartiene di diritto. E sono qui per riprendermi ciò che mi è stato tolto.
― Regina? Questo è il regno di...
La donna si volta di scatto, la bocca spalancata in una sorta di ringhio che mette un mostra due file di denti aguzzi. ― Di Elsa. Stavi per dire il suo nome, vero?
Kristoff si ritrae.
La donna torna a ghignare. ― Lo so, me l'hanno già detto in molti. È una storia divertente, lo devo ammettere. Elsa crede davvero di poter governare su queste terre senza il mio permesso. Tu per caso la conosci?
― Perché me lo chiedi?
La donna si avvicina a Kristoff. Nello stesso momento una patina di ghiaccio si forma ai suoi piedi e si espande fino a lambire il montanaro, che si allontana di un paio di passi. ― Rispondi alla mia domanda.
Kristoff guarda il ghiaccio che si arrampica sulle sue gambe e poi lungo l'addome e il torso. ― Sì, la conosco, la conosco.
Il ghiaccio si arresta.
― Ti ha mandato lei?
Kristoff esita, il ghiaccio avanza di nuovo e gli intrappola le braccia. ― Sì, sì ― dice con voce strozzata.
La donna lo fissa negli occhi. ― È giunto il momento di fare due chiacchiere con l'usurpatrice.
Il ghiaccio ricopre il volto di Kristoff soffocandone il grido. Quando si dissolve, gli occhi del montanaro sono di un azzurro limpido come il cielo. Cade in ginocchio. ― Maestà ― dice chinando la testa.
La donna sfiora con le dita il ciondolo di cristallo che porta appeso al collo. ― Interessante ― dice con espressione soddisfatta. ― Il tuo cuore non può mentire.

 

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Capitolo 3
*** TRE ***


Anna si siede a un capo della tavola. Al capo opposto, Elsa la guarda con espressione triste. ― La cena è quasi  pronta ― dice la regina. ― Mangi con me o vuoi che ti faccia preparare qualcosa di tuo gradimento?
Anna fa spallucce.
― Magari la torta al cioccolato? Posso dire a Gerda di...
Anna si alza. ― A dire il vero non ho molta fame.
Elsa si alza e la raggiunge. ― Aspetta un attimo. Non andare via.
Anna si ferma. ― Elsa, io...
― Anna, ti prego, parliamo.
― Di cosa?
― Di ciò che ha detto Kristoff prima di partire.
Anna abbassa gli occhi. ― Ti chiedo scusa. Non so che cosa gli è preso, ma non appena sarà tornato metterò le cose in chiaro con lui.
― Che cosa vuoi dire?
Anna solleva gli occhi. Sono lucidi. ― Tu sei mia sorella e non ti abbandonerò mai. Mai.
Elsa la guarda stupita. ― Lui ti ha chiesto...
Anna scuote la testa. ― Non a parole, ma l'ho capito. Ha paura. Di te. Di quello che potrebbero fare a me.
Elsa annuisce. ― Anche io temo per te. È per tutte le volte ti ho messa in pericolo. Sono una minaccia costante per voi, il regno e tutti quelli che amo. Sa che sposandoti le sue responsabilità aumenteranno, specialmente verso di te. Io credo che non voglia stare qui e che non abbia il coraggio di dirtelo per non ferirti.
Anna scuote la testa. ― Ti stai immaginando tutto.
― Vorrei.
― Provalo ― dice Anna con aria di sfida.
Elsa scuote la testa esasperata. ― È così, ti dico.
Il pavimento vibra come scosso da un terremoto. Una folata di vento si abbatte sulle finestre e le vetrate mandandole in frantumi. Fiocchi di neve riempiono l'aria vorticando attorno alle due ragazze.
Anna si guarda attorno spaventata. ― Elsa? Sei tu?
Una patina di ghiaccio si forma sulle pareti, si espande fino al soffitto e prosegue verso le altre sale.
Anna fissa spaventata la sorella. ― Se ti ho fatta arrabbiare mi dispiace.
― Non sono io ― esclama Elsa sorpresa.
***
Il cortile della reggia è un'immensa lastra di ghiaccio. La morsa gelida sta avvolgendo le torri e i tetti quando Elsa e Anna escono dal portone e si guardano attorno meravigliate.
Colpi possenti vibrati contro il portone del cortile lo fanno piegare verso l'interno e poi cedere sui cardini, che vengono divelti.  
Un golem di ghiaccio afferra il portone e lo scaglia lontano, mandandolo a conficcarsi contro il muro.
― Stai indietro ― dice Elsa allontanando Anna con il braccio.
Dall'ingresso distrutto un lupo di ghiaccio balza nel cortile e fiuta l'aria, prima di ringhiare verso le due sorelle.
Elsa punta le braccia verso la creatura.
― Se fossi in te non lo farei.
La donna è in piedi vicino all'ingresso del cortile. Indossa un abito bianco come la neve. La pelle è diafana e sottile come se una patina di ghiaccio vi fosse stata stesa sopra. I capelli sono neri e lucidi come se fossero bagnati.
Elsa scende un gradino per volta senza staccare gli occhi dalla donna. ― Chi sei? Che cosa vuoi?
La donna avanza di qualche passo. Il lupo ringhia e si muove verso di lei, accucciandosi ai suoi piedi. ― Buono.
Oltre le mura della reggia, Arendelle è avvolta da una nebbia color latte che avvolge il villaggio e il fiordo. In quel biancore solo la reggia sembra esistere.
Elsa si ferma alla base della scalinata, le braccia sollevate e pronte a colpire. ― Ti ho fatto una domanda.
La donna le rivolge un sorriso mettendo in mostra i denti affilati. ― Mi chiamo Maia. E sono la regina. Dovresti per lo meno inchinarti di fronte a me, Elsa di Arendelle.
Elsa si acciglia. ― Se vieni in pace, ti do il benvenuto nel mio regno.
― Il tuo regno? ― Dice Maia con tono divertito. ― Il tuo regno non esiste più, usurpatrice. L'ho cancellato in un solo giorno e di esso non rimarrà nemmeno il ricordo.
― Arendelle...
― È solo un punto nel mio reame ― grida Maia. ― Ti ho osservata a lungo, Elsa di Arendelle. Avrei tollerato la tua presenza, così come ho sopportato quella dei tuoi predecessori, ma tu hai preso qualcosa che mi appartiene. ― Le punta contro l'indice. ― Una cosa a cui tengo molto.
― Dimmi che cosa ho preso e te lo restituirò, ma lascia in pace il mio regno.
Una dozzina di soldati emerge da dietro l'angolo della reggia. Mentre marciano compatti, puntano le balestre contro Maia.
― Maestà ― grida uno dei soldati. ― Ce ne occupiamo noi. Allontanatevi.
La donna li accoglie con un largo sorriso.  
― No ― grida Elsa alzando un braccio. ― Vi ordino di non...
Una patina di ghiaccio si forma attorno ai piedi di Maia, si espande fino ai soldati e li avvolge in una morsa ghiacciata. Un istante dopo, sette statue di ghiaccio brillano sotto il sole.
Elsa guarda Maia. ― Non fare loro del male, ti prego.
― Ma guardati ― dice Maia divertita. ― Sei davvero patetica, Elsa di Arendelle. Tieni davvero molto a queste persone, ma io so bene che c'è qualcuno che ti è particolarmente a cuore.
Il ghiaccio si espande, supera Elsa e si arrampica per le scale. Anna fa un passo all'indietro. La patina di ghiaccio la circonda.
Elsa punta le braccia contro Maia. ― Ora basta ― grida.
Un dardo di ghiaccio si forma tra i palmi, viaggia veloce verso la donna.
Maia solleva una mano e il dardo esplode in migliaia di frammenti cristallini. Ricadendo al suolo evaporano lasciandosi dietro una nuvoletta di vapore.  
Elsa punta di nuovo le braccia. Un muro di ghiaccio si forma tra lei e Maia e si muove verso la donna, che punta l'indice contro la lastra, che esplode disseminando schegge cristalline per tutto il cortile della reggia.
Elsa alza una mano.
Maia allarga le braccia. Una patina di ghiaccio si forma sotto i piedi della regina di Arendelle, risale lungo le gambe e il tronco e le intrappola le braccia. ― Basta giocare, Elsa ― dice con voce priva di inflessione.  
Maia avvicina il viso a quello di Elsa. Questa stringe i denti. La morsa del ghiaccio si serra attorno al suo collo. ― Se non vuoi darmi ciò che è mio, io mi prenderò qualcosa di tuo.
Il ghiaccio avvolge Anna nella sua morsa. Nella mano di Maia appare una luce color latte che si condensa fino a diventare un cristallo. La donna lo mostra a Elsa. ― Se lo rivuoi indietro, vieni da me e porta quello che mi hai rubato. Hai due giorni di tempo.
Elsa stringe i denti, il ghiaccio che la intrappola trema  e scricchiola, ma resiste.
Maia le mostra il sorriso affilato e si volta. Scivolando sul ghiaccio come se vi fosse sospesa, scompare oltre l'ingresso del cortile seguita dal lupo e dal golem di ghiaccio.
Anna percorre qualche metro e si ferma. Quando si volta, i suoi occhi sono di un azzurro intenso e innaturale.
***
Gli zoccoli di Sven risuonano sull'acciottolato. Steso sul dorso, Kastelgaard vede sfilare ai lati le case dai tetti spioventi. La strada è immersa in una nebbiolina bianca che forma piccoli vortici al passaggio della renna.
― Piano amico, piano ― sussurra Kastelgaard guardandosi attorno.  
Sven drizza le orecchie.
Una bambina sbuca da un vicolo, parandosi in mezzo alla strada. Sven scarta di lato evitandola d'un soffio.  
― Attenta ― urla Kastelgaard.
La bambina prosegue dritta senza voltarsi.
Sven punta le zampe e si ferma. Una dozzina di abitanti di Arendelle occupa il centro dell'incrocio.
― Ehi, voi ― grida Kastelgaard. ― Toglietevi di mezzo.
Nessuno lo degna di un'occhiata. Un uomo, gli occhi fissi nel vuoto, gli passa accanto.
Kastelgaard smonta dalla renna e lo avvicina. ― Mi stai ascoltando, amico? ― Prende l'uomo per le spalle e lo scuote. Questi lo fissa on sguardo assente, gli occhi di un blu intenso. ― Ma che vi prende a tutti quanti?
Sven emette un guaito.
Da dietro un angolo è sbucato un marinaio che si trascina sul selciato. Kastelgaard corre verso di lui. ― Gull, che bello vederti ― Sorride. ― Ma che sta succedendo?
Il sorriso si spegne quando nota l'andatura incerta di Gull e lo sguardo assente dietro gli occhi azzurro chiaro.
Perplesso, Kastelgaard si piazza davanti al marinaio. Quasi esita e poi gli gira attorno, proseguendo come se nulla fosse.
Sven e Kastelgaard si scambiano un'occhiata. La renna indica la reggia con un movimento della testa.
― Giusto ― dice Kastelgaard saltando in groppa.  
***
Sven supera con un salto ciò che rimane del cancello divelto dai cardini ed evita i calcinacci disseminati in giro.
Kastelgaard guarda spaventato la devastazione. La sua espressione diventa di terrore quando individua Elsa ai piedi della scalinata.
La regina è intrappolata nel ghiaccio, le braccia distese lungo il corpo.  
Kastelgaard balza a terra e corre da lei. ― Elsa ― grida. ― Cos'è successo?
Gli occhi pieni di lacrime sono l'unica cosa visibile del viso di Elsa.
― Ti libero io ― dice Kastelgaard iniziando  staccare il ghiaccio che ricopre la ragazza. Si volta e guarda Anna, immobile al centro del cortile. ― Anna, che cosa è successo qui? Vieni ad aiutarmi.
Anna fissa un punto oltre le mura del cortile.
― Anna che... ― esclama Kastelgaard. Quando nota gli occhi azzurri e vuoti della principessa, il resto della frase gli muore in gola. Le sue dita scivolano sul ghiaccio. ― Prendo qualcosa per scaldarti ― dice correndo via. Sale le scale a due a due.
Sven si avvicina ad Anna, emette un guaito e si inginocchia ai piedi della ragazza.
Kastelgaard torna con delle coperte sotto il braccio e una lanterna nella mano. ― Questo ti aiuterà ― dice avvolgendo Elsa nelle coperte.
― È successo qualcosa di grave qui.
― Cosa? ― domanda Sven
― Ancora non lo so, ma prima devo scongelare Elsa.  
Elsa muove le braccia, il ghiaccio si frantuma in mille pezzi. Si affloscia tra le braccia di Kastelgaard, che la sostiene e la appoggia sui gradini. ― Maia ― sussurra.
― Riprendi fiato, Elsa ― dice Kastelgaard.
― È stata Maia ― ripete la regina.
― Chi?
Elsa scuote la testa. ― Non lo so chi è. È arrivata all'improvviso dicendo che le avevo rubato qualcosa che le apparteneva e poi ha iniziato a congelare tutto. ― Solleva la testa di scatto. ― Anna ― esclama alzandosi e facendo due passi verso la sorella prima di piegarsi sulle ginocchia.
Kastelgaard l'afferra prima che cada. ― Devi riprenderti prima.
Elsa si raddrizza e raggiunge Anna sostenuta da Kastelgaard. Quando fissa lo sguardo assente della sorella, le labbra le tremano. ― Anna. Che cosa ti è successo?
Anna continua a fissare il vuoto.
― Anna?
Kastelgaard la costringe a distogliere lo sguardo. ― Sono così tutti gli abitanti di Arendelle. E anche il mio equipaggio, temo.
― Tutti? ― domanda Esa sbigottita.
Kastelgaard annuisce. ― E non è la cosa peggiore ― aggiunge indicando i soldati congelati.
― Maia, che cosa hai fatto?
Kastelgaard ed Elsa si avvicinano. Sotto la patina che li ricopre, i soldati muovono gli occhi e le labbra senza emettere alcun suono.
― Sono vivi ― dice la regina.
― Puoi fare qualcosa per aiutarli?
Elsa scuote la testa.
― Che magia è questa?
― Non lo so ― dice Elsa. ― Ma so chi può dircelo.
― Chi? ― domanda Kastelgaard.
Gli occhi di Elsa si spostano verso le montagne che circondano il fiordo. ― I troll.
***
Olaf cammina a passo lento, la testa a forma d'uovo che si volta a destra e sinistra. Il sentiero corre in mezzo ad alberi alti e frondosi. Al posto del naso ha un fungo sistemato alla bell'e meglio al centro del viso. All'improvviso si ferma e starnutisce. ― Devo essere allergico ai funghi ― dice tirando su col naso. ― Ehi, c'è nessuno? Kristoff? John? Sven? Ragazzi, venite fuori. Il golem se n'è andato.
Olaf si ferma davanti a un tronco tagliato in due e si siede con aria affranta. ― E ora che faccio?
Un ruggito risuona al di sopra degli alberi.  
Olaf balza in piedi. ― Eccolo che ritorna ― esclama terrorizzato. Nella foga sbatte contro un tronco e rimbalza a terra come una palla di gomma. ― Ahia.
Il terreno vibra al ritmo di passi giganteschi. Un'ombra prende forma e dal folto del bosco e un istante dopo emerge la figura gigantesca di un golem di ghiaccio.
Il golem si ferma davanti a Olaf, si china e lo guarda incuriosito.
― Erik ― esclama Olaf gioviale. ― Sei davvero tu stavolta?
Il golem mostra un sorriso e lo solleva senza alcuno sforzo. Olaf gli stinge il collo con un abbraccio.
― Non sai quanto sono contento di vederti. Lo sapevo che non eri cattivo.
― Golem cattivo ― dice Erik minaccioso. ― Io buono ― aggiunge toccandosi il petto.
― Quel golem ha preso Kristoff e...
― Kristoff amico ― esclama Erik.  
― Dobbiamo trovarlo. Tu sai dov'è?
― Andiamo dall'amico Kristoff ― dice con voce tonante mettendosi in marcia.
― Aspetta ― grida Olaf. ― Così ci farai scoprire.
Il golem avanza di corsa tra gli alberi, calpestando e sradicando tutto ciò che trova sulla sua strada.
Olaf sospira rassegnato.
***
China sul dorso del cavallo, lo sguardo puntato in avanti, Elsa guarda il sentiero con espressione determinata. Dietro di lei, Sven arranca lungo la strada tirandosi dietro un carro. Kastelgaard stringe le briglie tra le mani. Sul pianale siede Anna, lo sguardo perso nel vuoto. Al suo fianco Olaf, l'espressione dispiaciuta.
Elsa si lascia raggiungere dal carro.
― Faresti bene ad andare avanti ― dice Kastelgaard. ― Ti sto rallentando.
Elsa guarda nella direzione che sta seguendo. ― Non lascio Anna da sola.
Lui si acciglia.
― Scusa, ma dopo aver visto ciò di cui è capace Maia...
Kastelgaard scuote la testa. ― Lascia perdere. Credevo che tu fossi l'unica a... insomma, ad avere certe capacità.
― Lo credevo anche io.
― Sei sicura che i troll ci aiuteranno?
― Sono scontrosi e solitari, e molto riservati. Ma anche saggi ― dice Elsa. ― Loro ci diranno cosa fare, ne sono certa.
***
― Dunque è questa la valle dei troll? ― domanda Kastelgaard saltando giù dal carro. Sven lancia occhiate in giro, le orecchie tese.
Elsa cammina sul tappeto di muschio che ricopre il terreno. L'espressione della regina è perplessa. ― C'è qualcosa di strano ― dice voltandosi a destra e sinistra. A parte qualche minuscolo sasso, la superficie appare sgombra di ostacoli.
Olaf avanza con andatura ondeggiante fino al limite dell'anfiteatro naturale che racchiude la valle, prende un sassolino che sta nella sua mano e lo agita. ― Non c'è nessuno. Dove saranno finiti tutti?
Un masso rotola verso Kastelgaard, che si scansa con un balzo di lato. La pietra si arresta davanti a Elsa e si schiude, rivelando all'interno un troll dall'espressione accigliata. ― Oh, siete voi maestà. Non vi aspettavamo.
Elsa si china verso di lui. ― Vorrei parlare con Granpapà. Sai dirmi dove posso trovarlo? È importante.
― Si è nascosto con gli altri nella grande caverna.
― Nascosto? ― domanda Elsa stupita. ― Perché?
― Per via di Maia ― risponde il troll triste. ― Venite, vi porto da lui. ― Si piega in avanti e rotola via.
Olaf lo segue di corsa. Kastelgaard aiuta Anna a scendere e insieme a Elsa segue il troll.
***
La volta della caverna è bassa e costringe Elsa, Kastelgaard e Anna a procedere piegati sulle ginocchia. La principessa, la mano in quella della sorella, ha lo sguardo fisso e spento.
Granpapà li accoglie con espressione preoccupata al termine di un lungo corridoio di pietra che si allarga in una sala più vasta. Il pavimento è una distesa di licheni e muschio interrotta da piccole fumarole che emettono degli sbuffi di vapore. I troll raccolti vicino a esse si voltano verso la regina. ― Elsa ― esclama il troll. ― Ti stavo aspettando. ― I suoi occhi corrono verso Anna e si intristiscono. ― Immagino che tu abbia già fatto conoscenza con Maia.
Elsa si piega verso il troll. ― Chi è? Che cosa vuole da me?
― Ti dirò tutto quello che so ― dice Granpapà. ― Ma prima lasciami esaminare Anna.
Dal fondo della sala, Brick e Bulda rotolano verso di loro. ― È un essere pericoloso ― dice il vecchio troll. ― Vi avevo diffidato dal farla arrabbiare, ma voi niente ― conclude scuotendo la testa affranto.
― E Kristoff? ― domanda Bulda preoccupata. ― Come sta il mio ragazzo?
Elsa distoglie lo sguardo.
― Temo sia stato preso anche lui ― dice Kastelgaard. ― Ma non ho idea di dove si trovi ora.
Bulda si nasconde il viso tra le mani.
― Lo troveremo ― dice Elsa. ― Te lo prometto.
Granpapà sfiora la testa di Anna col palmo della mano. Nell'aria fluttuano immagini confuse e sfocate da un biancore latteo. Il troll sospira e con un gesto vago della mano le immagini scompaiono. ― Come pensavo ― dice voltandosi verso gli altri. ― Il problema è la sua mente, non il suo cuore.
― È grave? ― domanda Kastelgaard.
― Meno di quanto temessi, ma è pur sempre qualcosa al di sopra delle mie capacità.
― La prima volta che venimmo qui ― dice Elsa. ― Riuscisti a curarla.
Granpapà la guarda affranto. ― Ricordi quel giorno, Elsa?
La regina annuisce.
― Ricordi anche quale fu la prima cosa che chiesi a tuo padre? Se eri nata con quel potere o se era un maleficio?
Elsa annuisce di nuovo.
― I poteri di Maia derivano da una maledizione ― continua Granpapà. ― A differenza dei tuoi che sono un dono, per lei sono il risultato di un evento fortuito.  
― Ma come può essere? ― domanda Kastelgaard.  
Granpapà sospira triste. ― Esistono forze che non possiamo comprendere, né tantomeno controllare. Elsa, tu ne sei la prova vivente. Hai affrontato pericoli immensi. Hai imparato a dominare i tuoi istinti e a vincere la paura, guadagnandoti il rispetto e l'amore degli altri.
Elsa si guarda le mani.
― E hai dimostrato di meritare quei poteri. Ma per Maia è stato diverso. Lei non è cresciuta con questo fardello. Non ha ottenuto i poteri per caso. Lei non è stata scelta. Non sente alcun dovere verso gli altri.  
― Ma che cosa vuole da me? Perché mi ha fatto questo? ― domanda Elsa guardando Anna.
― A questo posso rispondere io ― dice Brick avanzando di un passo. ― Negli anni passati a viaggiare per il mondo ― aggiunge. ― Ho ascoltato molte leggende. Una di queste riguardava la Regina dell'Inverno. Ella è una signora vestita di bianco che giunge negli inverni più freddi per fare incetta di cuori, soprattutto quelli dei fanciulli che passano troppo tempo nella neve.
Il viso di Elsa si illumina. ― Me la raccontava anche mia madre, qualche volta.
Brick annuisce. ― Esiste in molte forme, ma come in ogni leggenda c'è un fondo di verità. La regina è un essere reale. Prima ancora che assumesse il nome e l'aspetto che ha adesso, era la sovrana di un regno antico e potente che si trovava molto più a nord di qui. Un giorno decise di avvolgere il mondo nel freddo perenne. Gli alberi morirono, le piante appassirono, i mari congelarono. I sovrani degli altri regni le chiesero di smetterla, ma lei era sorda a ogni invocazione. Così furono costretti a usare la magia per contrastarla. Maia venne sconfitta ed esiliata. Si nascose nel Cuore dell'Inverno dove non poté più tormentare i regni vicini, circondata dai suoi simulacri di ghiaccio, in compagnia dei cuori che aveva collezionato nei lunghi anni passati a vagare per il mondo. Da allora di lei non si seppe altro.  
― Che bella storia, che bella storia ― saltella Olaf applaudendo. ― Come finisce?
Brick sospira. ― È già finita.
Olaf lo guarda deluso.
― Non hai risposto alla mia domanda ― dice Elsa.
Brick guarda Anna. ― Quando Kristoff e tua sorella sono tornati dal Cuore dell'Inverno, hanno portato con se un oggetto di cristallo.
― Il mio cuore. ― Elsa si sfiora il petto con la mano.
Brick scuote la testa. ― Nel momento in cui è caduto in quell'abisso, è diventato di Maia. Lei lo considera una sua proprietà. E lo rivuole indietro.

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Capitolo 4
*** QUATTRO ***


― Che ne diresti di rallentare un poco? ― grida Olaf agitandosi. ― Almeno un pochino, dai.
Erik emette un grugnito e prosegue dritto abbattendo un albero. Raggiunge una macchia di arbusti che cresce a ridosso di una collina e si ferma. Quindi si china in avanti e depone il pupazzo sul terreno.
― Golem cattivi ― brontola Erik con voce cavernosa.
Olaf avanza tra gli arbusti. Oltre di essi si intravede una radura e, in mezzo a questa, sei soldati seduti in cerchio con un lupo di ghiaccio accucciato poco lontano. Al margine dello spiazzo, Kristoff è in piedi vicino al tronco di un albero, lo sguardo perso nel vuoto.
― È Kristoff ― esclama il pupazzo. ― Ma che sta facendo? Si direbbe una festa.
A una decina di metri di distanza, un golem rivolge lo sguardo dalla parte opposta della radura. Sembra immobile e quando un uccellino si posa sulla sua schiena, non reagisce.
― Golem cattivo ― dice Erik con voce cavernosa. Fa per avanzare, ma Olaf gli fa cenno di fermarsi.
― No, no, aspetta ― dice il pupazzo. ― Vediamo che succede.
Il golem si arresta, lo sguardo perplesso.
Olaf indica la radura. ― Sta arrivando qualcuno.
Il terreno è scosso da un tremito, come se decine di creature gigantesche in marcia tutte insieme. Dall'altro capo della radura emergono Maia e una coppia di golem di ghiaccio. Dietro di loro avanzano troll e lupi che brillano sotto il sole. Tutto intorno a loro si forma e si espande una lastra di ghiaccio. Quando raggiunge il golem e il lupo, questi si rianimano e si uniscono ai loro simili.
Kristoff e i soldati si avvicinano a Maia, che sorride benevola. ― Voi potete andare ― dice rivolgendosi a loro.
― Si maestà ― rispondono all'unisono Kristoff e i soldati.
― No, tu no ― dice Maia rivolta al montanaro. ― Hai una faccia simpatica. Ti terrò con me.
Kristoff segue la donna.
― Vanno via ― dice Olaf guardandoli sparire tra la vegetazione. ― Dobbiamo seguirli e vedere dove vanno. Non appena si fermeranno, prenderemo Kristoff e ce ne andremo.
― Sì ― esclama Erik felice. Solleva Olaf e lo appoggia sulla spalla.
― Piano stavolta ― esclama il pupazzo. Erik si getta di corsa lungo il sentiero. ― Pianoooo.
***
Kastelgaard aiuta Anna a salire sul carro.
― Se è il mio cuore che vuole ― dice Elsa tornando alla sua cavalcatura. ― Glielo riporterò io stessa.
Dietro di lei, Granpapà e Brick la seguono con espressione preoccupata. ― Potrebbe non essere così semplice ― dice il secondo.
― Cosa c'è ancora?
― Elsa ― dice Granpapà. ― Devi stare molto attenta. I poteri di Maia sono superiori ai tuoi. E lei li userà per colpirti.
― Correrò il rischio ― risponde la regina decisa.
Brick si rivolge a Granpapà. ― Possibile che sia così testarda?
L'altro troll si stringe nelle spalle e allarga le braccia.
― Ascolta, ragazzina ― dice Brick rivolgendosi a Elsa. ― Non hai una sola possibilità di raggiungere il Cuore dell'Inverno.
― Ci sono già stata una volta.
― Allora Maia non era sulle tue tracce. Quando ti vedrà arrivare ti attaccherà.
― Lei vuole che io vada lì. È stata lei a invitarmi.
― Era per sfidarti ― dice Brick. ― Non si aspetta certo che tu le riporti il suo cuore.
― Un motivo in più per andarci.
― Ma senza seguire la strada più ovvia ― dice Brick.
― Esiste un'altra via?
Il troll annuisce grave. ― È sconosciuta ai più, ma esiste. Non so se sarò capace di guidarvi fin laggiù, ma farò quello che posso.
Granpapà gli rivolge un'occhiata stupita. ― Vuoi andare con loro?
― Conosci qualcun altro in grado di portarli nel Cuore dell'Inverno?
Granpapà distoglie lo sguardo. ― Cerca solo di fare attenzione.
Brick fa spallucce. ― Voi due lì sopra, c'è rimasto un po' di spazio per un troll? ― domanda rivolto agli occupanti del carro.
― Due, troll. ― Bulda rotola fino al carro e si issa con un gesto agile.
― Dove credi andare tu? ― le domanda Brick con tono brusco.
― A prendere il mio figlioccio ― risponde la troll a muso duro.
Elsa si volta, lo sguardo determinato.
Saliti sul carro, i due troll si sistemano vicino ad Anna.
Kastelgaard si china in avanti. ― Andiamo a cercare Kristoff. Sei contento?
Prima che la renna risponda, Kastelgaard aggiunge in falsetto: ― Ci puoi scommettere, amico.
Sven gli rivolge un'occhiata d'intesa e inizia a tirare il carro.
***
Il muro di ghiaccio sorge addossato alla montagna e si innalza verso il cielo, proiettando un'ombra così ampia da coprire l'intera pianura e l'esercito di mostri di ghiaccio che l'attraversa.
Maia avanza alla testa del suo esercito di mostri.
Olaf si sporge da dietro una delle rocce disseminate nella spianata. Vicino a lui, ripiegato su sé stesso come una pietra, Erik emette un mugugno.
― Zitto tu ― dice Olaf. ― O ci farai scoprire.
Erik risponde con un'espressione dispiaciuta.
Maia si ferma alla base della parete di ghiaccio. ― Casa ― dice con espressione soddisfatta.
Golem e lupi si affollano dietro la regina dell'inverno in paziente attesa.
Kristoff, più indietro, si guarda attorno con espressione vuota.
Maia allarga le braccia. La parete vibra sotto l'azione di una forza sconosciuta. Il ghiaccio si spezza con un rumore sinistro, rivelando una crepa che attraversa l'immenso muro da una parte all'altra.
La sezione scivola verso l'interno e poi si solleva come il cancello di un castello medievale, rivelando un passaggio alto il triplo dei golem. Maia avanza sicura nella voragine scura che sembra ingoiarla.
Olaf ed Erik trattengono il fiato.
Dietro la donna le creature si rimettono in cammino e in fila ordinata si gettano nell'oscurità una alla volta. Kristoff chiude la fila.
Olaf si rimette in piedi e fa cenno a Erik di seguirlo. ― Vieni.
Il golem resta immobile.
Il portone si abbassa con un rombo sommesso.
― Avanti. ― Olaf spinge il golem, che punta i piedi.
― Posto brutto ― mugugna il gigante.
― Dai ― lo incalza Olaf. ― Se si chiude addio Kristoff.
Il golem scatta in piedi e afferra il pupazzo, quindi inizia a correre verso la base della montagna. Quando ci arriva, la crepa si è quasi richiusa. Erik ci passa sotto un attimo prima che il portone si sigilli.
― Sì ― esclama Olaf trionfante.
Erik lo deposita al suolo con delicatezza.
Il buio è rischiarato da una fila di pietre luminose che attraversa la parete del corridoio. ― Bene ― dice Olaf. ― E adesso dove andiamo?
***
Il sentiero si avvita in una tortuosa spirale lungo il fianco di una collina. Kastelgaard e Sven portano il carro lungo il pendio che digrada verso la pianura.
― Brick ― dice Elsa. ― È questa la strada di cui parlavi?
Il troll si solleva e studia il sentiero. ― Credo di sì.
― Credi?
― Senti ragazzina, è passato molto tempo dall'ultima volta che sono stato qui. Non puoi pretendere che mi ricordi di ogni sasso e di ogni pianta. La strada mi verrà in mente mano a mano che avanziamo.
― Dovevamo prendere l'altra direzione ― dice Elsa stringendo le redini.
― Ti ho già detto che...
I fiocchi di neve appaiono all'improvviso. Il vento si alza mescolandoli in un turbinio che avvolge il carro ed Elsa.
La regina, i capelli scompigliati dal vento, si volta verso Brick. ― È opera di Maia, vero?
Il troll si stringe nelle spalle. ― Sa che stiamo andando da lei. Questo è il suo regno.
― Arendelle... ― inizia a dire Elsa.
― Arendelle è solo un nome ― dice Brick alzando la voce per coprire l'ululato del vento. ― Per Maia non significa niente. Lei considera sue queste terre.
― Cerchiamo un riparo ― grida Kastelgaard.
Bulda getta una coperta su Anna. ― Devi coprirti, cara.
La tempesta aumenta d'intensità a ogni passo. Il vento piega in due gli alberi. Elsa, gli occhi socchiusi, scruta i suoi compagni di viaggio che arrancano nella neve che gli addenta le caviglie.
Un albero si spezza e si abbatte davanti a Elsa. La sua cavalcatura si impenna, lei stringe le briglie e grida. Il cavallo si imbizzarrisce e ruota su se stesso. La regina perde la presa e precipita nella neve.
Kastelgaard salta giù dal carro e la raggiunge. ― Elsa ― grida.
Elsa si rialza. ― Non è niente. Sono atterrata sul morbido.
― Non puoi fare qualcosa?
― I miei poteri sono inutili contro quelli di Maia ― grida la regina.
Brick rotola verso di loro. ― C'è una grotta nei dintorni. Se la neve non l'ha ancora ricoperta del tutto, possiamo trovare rifugio lì.
― Andiamoci subito ― grida Kastelgaard.
Elsa sale sul carro e si stringe ad Anna, che osserva la tormenta con espressione impassibile.
― Da quella parte. ― Brick indica una collina sulla loro destra.
Kastelgaard afferra le briglie di Sven. ― Scommetto che Kristoff saprebbe come uscirne, vero? ― domanda alla renna.
Sven gli rivolge un'occhiata seccata. Con espressione fiera punta le zampe nella neve e avanza deciso verso il punto indicato da Brick.
― Sei un tipetto orgoglioso ― dice Kastelgaard con un ghigno.
***
Sven giace accucciato vicino al fuoco. La luce delle fiamme rischiara l'arco di pietra sotto il quale si sono riparati Elsa e gli altri.
La regina siede in un angolo, le gambe raccolte contro il petto e la testa china. Accanto a lei Anna giace con al schiena appoggiata alla roccia, gli occhi fissi nel vuoto. Il vento agita la coperta che le copre le spalle.
Bulda rotola ai loro piedi. ― Devi dormire ― dice a Elsa. ― Ti preparo un giaciglio.
― Non ho sonno.
― Devi riposare.
― Lo farò quando tutto sarà finito.
― Ma...
Elsa si alza di scatto. ― In ogni caso non riuscirei a dormire.
Brick si avvicina. ― Che succede? C'è qualcosa che dobbiamo sapere?
Elsa distoglie lo sguardo.
― Elsa? ― chiede il troll con insistenza.
La regina sospira rassegnata. ― È da quando siamo tornati da Valarden che non chiudo occhio. Ogni tanto faccio dei pisolini, ma non è la stessa cosa. Ho degli incubi tremendi quando dormo.
Brick si acciglia. ― Che genere di incubi?
Elsa scuote la testa. ― È sempre lo stesso. Ho freddo e qualcuno o qualcosa mi insegue. Ho paura, ma non posso fare nient'altro che nascondermi.
― Da quanto tempo hai questi incubi?
― Da molto.
― Devi liberare la mente, Elsa ― dice il troll. ― Posso aiutarti con la magia troll, se lo desideri.
― In questo momento ho bisogno di essere lucida ― dice la regina. ― La tua memoria è migliorata?
Brick annuisce. ― Ricordo la strada. Cosa farai quando sarai al cospetto di Maia?
― Le restituirò il cuore e lei libererà Anna e tutti gli altri.
― E chi ti dice che manterrà la promessa?
― Tu sembri conoscerla meglio di tutti. Credi che lo farà?
― Maia è un essere solitario. Odia tutto ciò che non è sotto il suo controllo. E temo che non abbia molto a cuore nemmeno quello.
― Com'è diventata ciò che è ora? ― domanda Kastelgaard.
Brick sospira. ― Granpapà ti ha parlato di un maleficio, ricordi?
Elsa annuisce.
Il troll solleva il palmo della mano. Sospesa a mezz'aria si forma una nuvoletta nella quale appare il viso sorridente di una bambina. I capelli sono neri, gli occhi chiari e innocenti. ― In tempi assai remoti, quando il popolo troll era diviso in molte comunità in contatto tra loro e non viveva rintanato in piccole valli solitarie, circolavano numerose leggende. Una di queste narrava di un magnifico palazzo di cristallo che sorgeva in mezzo alle nevi, sorvegliato da giganti di brina alti come montagne.
― Il cuore dell'Inverno ― sussurra Elsa.
Brick annuisce grave. ― Nessuno sa chi l'abbia costruito, né il motivo, né chi o cosa custodisca nelle sue viscere ghiacciate. Sappiamo solo che è da quel giorno che è nata la leggenda della Regina dell'Inverno.
― Regina... dell'Inverno ― dice Kastelgaard.
Brick socchiude gli occhi, le mani che si muovono come in una danza. L'immagine nella nuvoletta cambia e diventa quella di una giovane donna dai capelli neri e fluenti. Veste di un abito bianco accecante e al collo risplende un pendaglio di cristallo a forma di goccia dalle mille sfaccettature. Dietro di lei seguono altre donne, tutte giovani, con piccole differenze come la lunghezza o l'acconciatura dei capelli.
― Chi sono? ― domanda Elsa.
― La domanda giusta è chi erano ― risponde Brick. ― I loro nomi sono stati dimenticati. Sappiamo solo che osarono sfidare Maia e che i loro regni vennero distrutti.
― Perché?
Brick si acciglia. ― Questo dovrai chiederlo a Maia quando la incontrerai.
Elsa scuote la testa. ― Non mi importa chi è o cosa vuole.
― Invece dovrebbe. In tante ere, sei la prima che può sfidare il suo potere apertamente. Potresti essere tu la prossima Regina dell'Inverno.
― Non voglio la corona di Maia ― replica la regina.
― Ma lei pensa che sei qui per sfidarla.
Elsa si alza di scatto e si allontana.
Brick richiude la mano. La nuvoletta scompare e con essa il sorriso aguzzo di Maia.
Kastelgaard si alza e raggiunge Elsa, in piedi ai margini della radura dove si sono accampati. ― Elsa. Cos'è che ti turba così tanto?
Elsa scuote la testa. ― John, mi spiace averti trascinato in questo pasticcio.
― Non è colpa tua.
― Invece sì. Guarda che ho combinato. Ho cercato di usare i poteri nel modo giusto e ho fallito. Ho cercato di fuggire e di rifiutare la mia maledizione, e ho fallito ugualmente. Ora non so più che fare.
― Quando sarà il momento, lo saprai.
― Lo spero tanto, ma ho paura di fallire ancora. E Maia è forte. Molto più di me.
― Ce la faremo.
Elsa lo guarda perplessa.
― Intendo noi ― aggiunge Kastelgaard. ― Andremo da Maia tutti insieme.
― John, non posso...
― Invece sì. Puoi.
Elsa abbassa gli occhi e annuisce.
― Ora andiamo a dormire. Domani sarà una giornata molto dura.
***
Maia attraversa la navata scortata da due golem di ghiaccio che la seguono a pochi passi di distanza. Percorre con passo deciso due file di colonne intervallate da guerrieri di ghiaccio che scattano sull'attenti al suo passaggio.
Il percorso termina ai piedi di una scalinata di ghiaccio, sulla cui sommità sorge una pedana sormontata da uno scranno luccicante.
Maia lo raggiunge e vi si accomoda. ― È bello essere di nuovo a casa, non è vero amici miei? ― domanda soddisfatta ai golem allineati lungo la navata.
In fondo a questa, mescolato a gnomi luccicanti e lupi dai denti cristallini, Kristoff fissa il vuoto privo di espressione.
Nascosto dietro una colonna, lontano una decina di passi dall'esercito in riga, Olaf si sporge dal nascondiglio e poi si ritrae subito. ― Kristoff è nell'ultima fila ― sussurra rivolto a Erik.
Uno dei golem avanza fino alla base della scalinata e si piega su di un ginocchio.
― Parla ― dice Maia con tono solenne.
― Gli intrusi sono arrivati ― dice il golem con voce cavernosa.
Il viso di Maia si contrae. ― Molto bene. Non li aspettavo così presto. Manda i lupi a prendersi cura di loro. ― Sul volto ceruleo appare un ghigno. ― Vediamo come se la cava la nostra regina di Arendelle.
Il golem si rialza e si volta.
Kristoff marcia verso il fondo della navata. Dietro di lui, un golem e due guerrieri di ghiaccio avanzano con passo pesante.
Il quartetto supera i due troll e si infila in un corridoio circolare.
― Eccolo, eccolo ― dice Olaf agitando le braccia.
Erik lo solleva e lo appoggia sulla spalla. Con passo pesante il golem si accoda al gruppo di cui fa parte Kristoff.
― Così ci farai scoprire ― sussurra il pupazzo col viso schiacciato sulla spalla del golem.
Erik brontola qualcosa.
Il golem che chiude la fila lo nota e si avvicina. ― Non conosco la tua faccia ― dice con espressione accigliata.
Erik scrolla le spalle. ― Nemmeno io la tua.
Il golem lo fissa minaccioso, poi esplode in una risata che sembra un ruggito. ― Giusto. Vieni, andiamo nella sala delle gemme.
― Sala delle gemme? ― domanda Olaf.

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Capitolo 5
*** CINQUE ***


La parete di ghiaccio si innalza verso il cielo, sparendo tra le nuvole grigie.
Kastelgaard l’osserva preoccupato, poi abbassa gli occhi verso Elsa e Brick. Il troll si guarda attorno preoccupato. ― Che posto è questo?
Il troll emette un grugnito.
Una spaccatura divide in due la parete di ghiaccio. Oltre di essa si intravede una spianata coperta di neve. Basse colline dalla forma arrotondata punteggiano la pianura, il cui centro è avvolto dalla foschia.
― C’è un’apertura ― dice Kastelgaard arrampicandosi verso la spaccatura. ― Di qui si può passare.
Brick prosegue a testa bassa.
― Ehi ― grida Kastelgaard. ― Almeno mi stai ascoltando?
Elsa e Sven si fermano.
Il troll prosegue per qualche passo, poi si volta. ― Dì lì non possiamo andare.
― Perché no? ― Kastelgaard indica la pianura. ― Risparmieremo tempo passando di qui.
Brick emette un sospiro. ― Facciamo il giro. È più sicuro.
Kastelgaard guarda Elsa.
La regina si rivolge al troll. ― Cosa c’è di così pericoloso oltre il muro?
― La verità ― risponde Brick. ― Se siete così curiosi di conoscerla, vi ci porterò.
Kastelgaard ed Elsa si scambiano un’occhiata perplessa.
La pianura si estende a perdita d’occhio oltre il muro. Guardando a destra e sinistra la parete di ghiaccio continua in entrambe le direzioni perdendosi nella foschia. ― Quanto è grande questo posto?
Brick trotterella davanti al gruppo. ― Abbastanza.
Kastelgaard lo raggiunge. ― Abbastanza per cosa?
― Ragazzino ― dice Brick con tono esasperato. ― Hai intenzione di farmi domande per tutto il resto del viaggio?
― Brick… ― dice Elsa.
Il troll sospira. ― Una volta, questo era il regno di Maia.
Kastelgaard si volta di scatto. ― Ma è una pianura desolata.
― Adesso lo è, ma secoli fa qui sorgeva un villaggio.
Il troll li guida fino a una collinetta. Sven arranca con la slitta fino alla cima.
Kastelgaard rivolge gli occhi verso l’orizzonte. In lontananza si intravede, persa nella foschia, la forma imponente delle mura di ghiaccio.
Elsa si siede accanto ad Anna. ― Chi ha costruito queste mura?
Le sopracciglia cespugliose di Brick si piegano all’ingiù. ― È stata Maia. I regni che aveva minacciato misero sotto assedio il regno per anni.
Elsa indica col braccio teso la sezione di muro crollato. ― E cosa accadde quando entrarono?
Brick sospira. ― Nessuno ha mai superato queste mura, regina di Arendelle. Se guardi bene, noterai che le brecce sono state aperte dall’interno, non dall’esterno.
Elsa si stringe ad Anna. Gli occhi della principessa, vuoti e azzurri, fissano un punto distante.
― Le intenzioni di Maia erano buone, almeno all’inizio ― prosegue Brick. ― Ma col tempo divenne ossessionata dall’idea di proteggere i suoi sudditi. Anche quando i regni nemici rimossero l’assedio, Maia non abbatté le mura e vietò a tutti di uscire. Fece sigillare tutte le entrate, trasformando il regno in una grande prigione.
― E poi che cosa successe? ― domanda Kastelgaard.
― Ci fu una rivolta ― dice Brick. ― E Maia fu costretta a lasciarli andare. Rimasta sola, si nascose nel Cuore dell’Inverno e nessuno la vide mai più.
― E che fine hanno fatto gli abitanti del regno? ― chiede Bulda.
― Alcuni sono andati a nord, altri hanno fondato i villaggi lungo la costa, compresa Arendelle.
― Ecco perché Maia considera suo il tuo regno ― dice Kastelgaard rivolto a Elsa.
― E i cuori? ― domanda Elsa. ― A cosa le servono i cuori?
Brick accarezza Sven. ― Ogni tanto Maia usciva dal suo nascondiglio e scagliava sui villaggi della costa inverni più duri degli altri. Per placarla, le inviavano dei giovani, che le donavano il cuore giunti al tempio. Col tempo la tradizione si è persa, ma Maia deve averci preso gusto.
― È una cosa orribile ― dice Elsa inorridita. ― Perché fa una cosa del genere?
― Ragazzina ― dice Brick severo. ― Non puoi capire una persona che ha vissuto per secoli in isolamento, lontano da tutto e tutti.
― Invece posso ― dice Elsa fissandolo negli occhi.
Il vento sferza i loro visi scompigliando i capelli della regina, seguito da un lungo lamento.
***
L'ululato scuote Kastelgaard, che si alza di scatto, la mano sulla sciabola. ― L'avete sentito anche voi?
Gli occhi di Brick scrutano nel buio.
Sven fa ruotare le orecchie.
― Lupi ― dice Elsa alzandosi.
Il troll scuote la testa. ― Non sono semplici lupi. Li ha mandati Maia.
Kastelgaard estrae la sciabola. ― Semplici o no, se la vedranno con me.
Due coppie di punti luminosi danzano nel buio come fiammelle.
Kastelgaard li segue con lo sguardo finché dall'oscurità non emergono due figure gigantesche.
Denti lunghi come pugnali brillano sotto la tenue luce delle stelle. Due mostri che somigliano a lupi, il pelo irto di aculei di ghiaccio, fissano i troll e gli umani con cupidigia.
Kastelgaard fende l'aria con la sciabola. ― Venite, su. ― Si volta verso Elsa. ― Prendete Sven e scappate. Io li terrò impegnati.
Elsa solleva le mani, i palmi rivolti verso le due creature. ― Non ho intenzione di scappare.
Uno dei due lupi ringhia e si lancia in avanti con un balzo. Dalle mani di Elsa parte un dardo di ghiaccio che colpisce il mostro alle gambe, facendolo rotolare per alcuni metri.
L'altro lupo balza in avanti e con due salti raggiunge Kastelgaard, che solleva la sciabola sopra la testa per arrestare la zampa del mostro. L'impatto lo travolge, mandandolo a sbattere con la schiena sul terreno.
Il mostro incombe su di lui, le fauci spalancate. Un dardo lo colpisce al fianco. Il lupo guaisce e si allontana.
Kastelgaard si rialza, la sciabola tra lui e il mostro che si è rimesso in piedi e lo guarda minaccioso. Il suo compagno si sposta di lato, mettendo tra i due mostri il gruppo di Elsa.
La regina solleva le mani. ― Maia ― grida. ― Lo so che mi stai ascoltando.
Uno dei lupi lancia un ululato. Un vortice di fiocchi di neve turbina davanti a Elsa. Appare la forma di una donna dai capelli lunghi e fluenti. Come un fantasma fatto di condensa e neve fresca, l'apparizione si ferma a due passi dalla regina.
― Elsa ― sussurra con voce appena udibile. ― Hai portato il mio cuore come ti avevo ordinato?
― È qui ― risponde Elsa toccandosi il petto.
Il fantasma di Maia sorride. ― Devi salire al tempio, come hai fatto la prima volta.
― Lo farò ― dice Elsa decisa. ― Ma devi fare in modo che la strada sia libera.
― Sei entrata nel mio regno senza farti annunciare.
― Ti chiedo scusa ― dice Elsa a denti stretti.
Maia annuisce. ― Allora vai. Ma sbrigati. Hai tempo fino al sorgere del sole E dovrai venire di persona.
La neve si dissolve nell'aria. I due lupi ringhiano all'indirizzo di Kastelgaard, girano su sé stessi e tornano nell'oscurità.
***
Elsa si sporge verso il basso. Davanti a lei si spalanca una voragine larga abbastanza da inghiottire la reggia di Arendelle. Dal punto in cui si trova intravede solo pareti lisce come ghiaccio che affondano nell'oscurità scomparendo dopo pochi metri.
Brick osserva accigliato il burrone mentre Bulda siede sul carro accanto ad Anna.
Il troll indica un edificio che luccica sotto i raggi di un sole incerto. ― Il tempio ― sussurra. ― È proprio come lo ricordavo.
Sospesa sopra l'abisso, collegata alla roccia da un delicato intrico di assi che sembrano fatte di cristallo, si erge la cupola del tempio.
― Sei già stato qui? ― domanda Kastelgaard.
― Una sola volta. E mi ripromisi di non tornarci mai più. ― Brick scuote la testa affranto. ― Sono solo un vecchio troll brontolone.
Un ponte di ghiaccio unisce l'entrata del tempio al bordo della voragine.
Elsa l'attraversa con passo deciso fino a trovarsi di fronte alla porta. Le basta sfiorarla perché si apra verso l'interno.
Kastelgaard la segue.
Lei si volta. ― Ho bisogno del tuo aiuto.
Lui sorride. ― Non sai quanto ho sperato di sentirtelo dire, Elsa.
La regina ricambia il sorriso ed entra nel tempio.
Oltre la soglia il buio è rischiarato solo dalla debole luce che filtra attraverso le pareti di ghiaccio. Al centro del pavimento vi è un foro circolare.
Elsa lo raggiunge e si inginocchia sul bordo, facendo attenzione a non sporgersi troppo. Porta le mani al petto, chiude gli occhi e china la testa in avanti. La regina muove le labbra senza emettere alcun suono.
Kastelgaard si avvicina al bordo con cautela.
Tra le dita chiuse sul petto filtra una luce che passa dal bianco all'azzurro. Nello stesso istante, un oggetto dalla forma arrotondata si forma al centro esatto del foro nel pavimento, fluttuando nell'aria.
Kastelgaard allunga la mano verso l'oggetto. Nel momento in cui lo sfiora con le dita, esso si trasforma in una gemma dalle mille sfaccettature. Porge l'oggetto alla regina come un dono.
Elsa lo trae a sé con delicatezza, quasi cullandolo. Respira a fatica quando si alza su gambe malferme. Kastelgaard la sostiene mentre tornano sui loro passi.
***
Kastelgaard aiuta Elsa a sedersi al riparo di una roccia. Il vento si è alzato e fiocchi di neve riempiono l'aria cristallina.
Brick si fa avanti per guardare il cristallo che la regina stringe tra le mani. ― È lui?
Elsa annuisce. ― Spero di non aver fatto uno sbaglio.
Il troll chiude gli occhi. ― Hai fatto la scelta più saggia.
La regina tenta di alzarsi.
― Non muoverti ― dice Kastelgaard.
― Devo andare da Maia. Ogni minuto che passa...
― Prima recupera le forze.
― John...
― È un ordine ― risponde lui deciso. ― Sei stremata. Lo siamo tutti. Riposiamoci un po' prima di gettarci in una nuova avventura.
Elsa annuisce e torna a sedersi.
Bulda prende una coperta e gliela sistema sulle gambe e le spalle.
― Grazie ― sussurra Elsa.
La troll sorride.
Gli occhi di Elsa diventano tristi. ― Mi spiace per Kristoff.
― Non dispiacerti. Non è colpa tua.
― Invece sì. Aveva ragione lui ― dice Elsa distogliendo lo sguardo. ― Sono un pericolo per tutti quelli che mi vogliono bene.
― Kristoff non lo pensa affatto ― risponde Bulda con tono pacato.
― Ma l'ha detto...
― Lui dice sempre un sacco di cose. ― Bulda fa un gesto vago con la mano. ― È sempre stato così. Si preoccupa per tutti. È molto protettivo. In un certo senso ti somiglia. Ora cerca di riposare.
― John ― sussurra Elsa.
Kastelgaard si china al suo fianco.
― Non volevo coinvolgerti in tutto questo.
― Ormai ci sono.
― Dovevi andartene con la tua nave quando potevi. Ho sciolto il tuo giuramento.
Lui scuote la testa. ― Non è per quello che sono rimasto.
Elsa socchiude gli occhi. ― John...
― Ora riposa ― dice Kastelgaard raddrizzandosi.
Elsa china la testa di lato.
***
Il corridoio termina all'improvviso. Fianco a fianco, Erik e il golem, seguiti da Kristoff e due troll di ghiaccio, entrano nella sala circolare.
La parete di roccia si innalza per metri e metri, sparendo nel buio. Al centro dell'oscurità di intravede un cerchio di luce grande quanto una moneta.
Lungo le pareti sono allineate decine di gemme che brillano nel buio. Ognuna di esse occupa una nicchia scavata nella roccia e ricoperta di ghiaccio.
Olaf osserva con sguardo rapito le pietre. ― Sala delle gemme. Certo. Non ci siamo passati di qui la prima volta, vero? ― domanda a Erik.
― Restate qui ― dice l'altro golem prima di allontanarsi.
Olaf attende che si sia allontanato, poi scivola sul pavimento lucido come una lastra di ghiaccio.
Olaf si avvicina alla parete di ghiaccio e osserva con sguardo rapito le gemme. Allunga una mano e ne stacca una.
Un luccichio gli fa brillare gli occhi. ― Bella ― sussurra il pupazzo.
Otto zampette di ghiaccio scivolano silenziosa lungo la parete. Un corpo ovale grande quanto un pugno chiuso, anch’esso di ghiaccio, le tiene tutte insieme. Il ragno esamina la nicchia lasciata vuota dalla gemma, si volta verso Olaf e dopo aver piegato le zampette esegue un salto, strappa di mano la gemma al pupazzo e atterra sulle zampe posteriori.
Olaf sobbalza e fa un passo indietro. ― Ciao ― esclama.
Il ragno si arrampica sule pareti con le zampe posteriori, mentre nelle quattro anteriori tiene sollevata la gemma, raggiunge la nicchia e ve la incastra.
Usando due zampe da’ dei colpetti decisi alla gemma. Poi guarda Olaf e agita uno degli arti verso di lui.
― Scusa ― dice il pupazzo. ― Non avevo capito che questo era il tuo lavoro.
Il ragno solleva una zampetta verso l’alto.
Olaf solleva la testa. Sopra di lui, lungo la parete, decine di ragni di ghiaccio sciamano da un punto all’altro. Una delle creature stacca una gemma dalle pareti e la trasporta verso una nicchia vicina. Subito un secondo ragno lo sostituisce prendendone il posto. Altri sembrano spostarsi senza meta avanti e indietro. Ogni tanto uno di essi si ferma e da’ dei piccoli colpi di assestamento alla gemma più vicina.
Olaf abbassa gli occhi. ― Scusa, ora non ho tempo di giocare con te. Devo pensare a un amico.
Il ragno picchietta con le zampe sulla superficie della parete e si allontana.
Olaf corre via.
Kristoff, imbambolato, attende in piedi vicino a una fila di pietre luccicanti.
Olaf lo raggiunge e gli prende le mani. ― Ciao ― dice gioviale. ― Non mi sembri tanto sveglio. Non più del solito. ― Ride. ― Scherzo, scherzo. Senti, Erik e io siamo venuti a prenderti. Che ne dici se ce ne andiamo?
Kristoff fissa il vuoto.
― Lo prendo come un sì. Erik. ― Olaf si volta.
Il golem incombe su di lui.
― Erik, prendiamo Kristoff e...
Il golem ruggisce.
Olaf alza la testa di scatto. I suoi occhi incrociano quelli vuoti e malevoli del golem di ghiaccio, il corpo ricoperto di aculei e l'espressione minacciosa.
― Lasciami indovinare ― dice il pupazzo sorridendo. ― Tu non sei Erik, vero?
― Che cosa ci fai qui, piccoletto? ― tuona il golem con voce cavernosa.
― Io? Niente. In verità ero sceso a controllare che tutto funzionasse a dovere. Visto che sembra tutto in ordine, torno di sopra.
Olaf si volta di scatto e corre via nella direzione opposta.
Il golem lo segue con passo pesante.
Il pupazzo si ferma davanti alla parete di roccia.
Il golem si ferma e volta la testa. Le orbite vuote e malevole guardano Olaf, in piedi di fronte alla parete di roccia. ― Regalerò il piccolo pupazzo alla regina ― dice avanzando verso di lui.
Una figura gigantesca si addensa alle spalle del mostro. Due braccia simili a tronchi emergono dal buio e si abbattono sulla schiena del golem, che stramazza al suolo.
Sopra di lui, un secondo golem emerge dal buio.
Olaf lo guarda sollevato. ― Erik ― esclama felice.
― Golem cattivo ― dice Erik guardando il nemico ai suoi piedi.
― Grande! ― esulta Olaf. ― Lo sapevo che non ci avresti abbandonato. Prendiamo Kristoff e andiamo via.
Erik solleva Kristoff. Il montanaro non oppone resistenza. ― Kristoff è malato? ― chiede il golem perplesso.
― Sì, ma guarirà. Almeno lo spero.
***
Kastelgaard sbadiglia e si stiracchia. Scosta la coperta che lo avvolge e alza la testa dalla pietra cui è appoggiata. Si guarda attorno perplesso.
Gli occhi scivolano su Anna distesa accanto a una pietra coperta di muschio. Olaf giace ai piedi della principessa. Sven sonnecchia a qualche passo di distanza.
Kastelgaard gira la testa. I suoi occhi si posano su di un mucchio di coperte che si agitano al vento.
Spalanca gli occhi e si alza di scatto. ― Elsa ― esclama guardandosi attorno.
― Anche Brick è scomparso ― dice Bulda rotolando fino al baratro.
― Non sono andati di lì, questo è sicuro ― dice Kastelgaard.
― Maia? ― domanda la troll preoccupata.
― No. Direi che è un'idea di Elsa. Vuole andare da sola.
― Che facciamo?
― Seguiamo le tracce e speriamo che non sia troppo tardi.
***
― Grazie per avermi accompagnato ― dice Elsa entrando nella caverna. ― Senza di te non avrei mai trovato la strada.
Dietro di lei, Brick la segue con lo sguardo basso e l'espressione accigliata. ― Non mi piace ingannare le persone.
― È per il loro bene.
― Mentire non è mai una cosa buona.
Elsa si appoggia a una parete, il viso pallido e il respiro pesante. ― Puoi tornare indietro. Troverò la strada da sola.
Brick sospira rassegnato. ― Ormai siamo qui ― dice indicando una fenditura che si apre nella roccia. ― Il passaggio si trova oltre quella strettoia. Un troll ci passa facilmente, ma credo che anche tu possa farcela.
Elsa fissa per qualche secondo la spaccatura. Nella mano stringe la gemma che racchiude il suo cuore. ― Sto facendo la cosa giusta, Brick.
― Stai facendo qualcosa. Elsa.
Lei avanza verso il passaggio.
― Non ti fidare di Maia.
― Ho forse un'altra scelta?
Brick china la testa. ― No.
Elsa si infila nella spaccatura.
***
Olaf si ferma davanti a un bivio. A destra il corridoio scavato nella roccia prosegue verso il basso. A sinistra verso l'alto.
Dietro di lui, Erik si guarda attorno dubbioso.
Olaf si affaccia nel corridoio a destra. ― E adesso dove andiamo?

 

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Capitolo 6
*** SEI ***


Kastelgaard arriva di corsa seguito da Bulda e Anna in groppa a Sven. ― Dov'è?
Brick indica la spaccatura nella roccia.
Kastelgaard si fionda nel passaggio.
― Lo ha fatto per proteggervi ― dice il troll.
Kastelgaard si ferma. ― E chi proteggerà lei?
Bulda si avvicina, ma Kastelgaard le fa cenno di fermarsi. ― Rimani con Anna ― dice alla troll. ― Da che parte vado oltre questo passaggio?
Brick sospira rassegnato. ― Prendi sempre la strada che sale.
― Tutto qui?
― Non avevo il tempo di disegnare una mappa dettagliata.
― D'accordo, d'accordo. Sempre in alto. È facile.
― Buona fortuna ― dice il troll. ― Ne avrai bisogno.
Kastelgaard sparisce oltre la fenditura.
***
I passi di Elsa risuonano netti sulla superficie lucida del pavimento. Colonne di ghiaccio sostengono un soffitto di roccia che si innalza per cinquanta metri. Statue di guerrieri sorvegliano mute il passaggio, osservando la regina con sguardi severi.
La sala si allarga in una spianata. Elsa cammina attraverso strade scavate nel ghiaccio sulle quali si affacciano case a uno o due piani. Tetti spioventi e finestre aperte e vuote assistono al suo passaggio. In una piazza circolare le statue di ghiaccio raffiguranti dei fanciulli sembrano giocare a rincorrersi. Adulti e anziani li sorvegliano da lontano. E poi statue raffiguranti viaggiatori, cani e cavalieri in sella ai loro destrieri.
Una donna dallo sguardo lucido è colta nell'atto di varcare la soglia di casa. Due giovani innamorati camminano mano nella mano lungo un viale alberato.
Dei passi risuonano. Elsa si ferma.
Davanti a lei, un golem la squadra minacciosa. ― La regina ti sta aspettando ― dice con voce cavernosa.
Elsa stringe le labbra. ― Portami da lei.
Il golem si sposta di lato. ― Da questa parte.
Il mostro la guida attraverso un passaggio scavato nella roccia. Due statue che raffigurano guerrieri armati di lancia e scudo sorvegliano l'entrata della nuova sala.
Elsa osserva meravigliata la grande volta che contiene l'anfiteatro naturale. La conca a forma di ciotola degrada verso il centro, dove un'enorme voragine si apre nel pavimento. Una sottile patina di ghiaccio ricopre ogni cosa, comprese le pareti che circondano la sala.
Al centro della voragine si innalza una piattaforma sostenuta da una ragnatela di ghiaccio ancorata ai bordi frastagliati del foro.
Un trono luccicante domina la piattaforma. Seduta su di esso, una donna dai capelli neri la osserva sorridente.
― Aspetta qui ― dice il golem.
Elsa si ferma sul bordo del cratere.
La donna si alza. ― Elsa ― dice con tono cordiale. ― È un piacere rivederti. Vieni, avvicinati.
― Preferirei restare qui ― risponde la regina di Arendelle.
― Dimenticavo i tuoi poteri. ― Maia tende una mano in avanti. Dal palmo aperto l'energia fluisce verso il bordo della voragine. Una passerella di ghiaccio appare a collegare il bordo con la piattaforma. ― Vieni qui, al mio fianco.
Elsa mette piede sulla passerella. A ogni passo il ghiaccio scricchiola sotto i suoi piedi. Quando arriva alla piattaforma, Maia le va incontro.
― Mia cara ― esclama sorridente. ― Spero tu abbia fatto buon viaggio. Hai portato un dono per me?
Elsa le mostra la gemma luccicante che stringe nella mano. ― È qui. Ciò che mi avevi chiesto.
Maia tende la mano. ― Dammelo.
Elsa esita.
― Avanti, che cosa aspetti? ― Maia la fissa impaziente.
― Prima libera il mio popolo e mia sorella.
Maia sospira. La mano corre al gioiello che pende al suo collo. Un leggero bagliore si accende e poi si spegne. ― Ora sono liberi.
Elsa la fissa in silenzio.
― Non mi credi? ― Maia ride. ― Se non ti fidi, guarda tu stessa. ― Maia agita una mano nell'aria. Davanti a Elsa si forma una lastra di ghiaccio che riflette la sua immagine. La figura della regina scompare, sostituita da uno scorcio di Arendelle. Si vedono i cittadini scambiarsi espressioni sorprese. ― Visto?
― Mia sorella. Mostrami lei.
Maia sospira. ― Ma certo ― dice con tono mellifluo.
Sulla lastra appare l'immagine di Anna. Accanto a lei, Bulda e Brick la fissano stupiti.
Anna sbatte le palpebre un paio di volte, si guarda attorno e salta giù dal carro.
L'immagine scompare.
― Convinta ora?
― Non era un'illusione, vero?
Maia reclina la testa all'indietro e si lascia sfuggire una risata. ― Non posso mostrare ciò che non esiste. Se non mi credi, torna dalla tua sorellina. Prima però dammi il cuore.
Elsa solleva la gemma. ― Perché ci tieni tanto?
Gli occhi di Maia luccicano. ― È mio. Tu me l'hai donato.
― Non era mia intenzione.
― Dicono tutti così ― risponde Maia. ― Non sei la prima e non sarai l'ultima, Elsa di Arendelle. Prima di te molte altre sono venute qui per donarmi il loro cuore. O sfidarmi.
― Non sono qui per combattere. Voglio solo che lasci in pace Arendelle e il mio popolo.
Maia sorride. ― Elsa, Elsa. Io ti capisco, sai? Non è facile vivere con questo peso.
Elsa distoglie lo sguardo.
― Ho ragione, vero? Cerchi di dare un'immagine forte, ma dentro di te sai di essere solo una bambina spaventata dai suoi stessi poteri. Un mostro.
Elsa la fissa con occhi sbarrati.
― Nessuno ti comprende davvero ― continua Maia con tono suadente. ― A parte me. Anche io ho dovuto combattere per il mio popolo. Ho fatto scelte difficili per il loro bene. Per proteggerli.
Elsa si acciglia.
― Hai visto il villaggio venendo qui? ― domanda Maia con tono gioviale.
Elsa annuisce.
― Non è stupendo? L'ho creato io.
― Tu hai...
― Li proteggevo, ma erano infelici. Non capivano che lo facevo per loro. ― Il suo sguardo si incupisce. ― Ingrati. Dopo tutto quello che ho fatto per loro.
― Maia...
― Ho dovuto farlo, Elsa. Ora sono al sicuro, per sempre.
Elsa chiude gli occhi. Quando li riapre, Maia la fissa mettendo in mostra i denti appuntiti.
― Il mio cuore, Elsa.
La regina soppesa la gemma nella mano.
Maia tende il braccio. ― Dammelo.
Elsa fa un passo indietro. ― Forse è stato un errore venire qui.
― Dammi il cuore, Elsa ― dice Maia minacciosa. ― È la tua ultima possibilità.
― Altrimenti?
Maia fissa Elsa con sguardo ostile. ― Farò del male a te. Farò del male ad Arendelle. E farò del male alla tua sorellina. Non voglio farlo, ma se mi costringi...
― Non sei obbligata.
― Invece sì ― dice Maia con voce stridula. ― Non posso essere debole. Devo essere la più forte o i miei nemici mi distruggeranno.
― Mostrare compassione non significa essere deboli.
Maia ride. ― E quanta ne hanno mostrata a te, Elsa di Arendelle? Quante volte quelli che ti odiavano, che ti perseguitavano, che erano invidiosi o gelosi dei tuoi poteri, ti hanno mostrato compassione?
― Meno di quanto avrei voluto ― dice Elsa con lo sguardo basso. ― Ma ci sono state persone ― aggiunge rialzando gli occhi. ― E ce ne sono ancora, che mi vogliono bene, che mi amano per quello che sono. È per loro se oggi sono qui.
― Commovente ― risponde Maia impassibile. ― Dammi il tuo cuore. Per il bene di quelle persone che ti amano e che ami.
― Il mio cuore appartiene a loro. ― Elsa solleva la gemma e la getta oltre il baratro.
***
Kristoff sbatte le palpebre due volte. Stretto tra le mani possenti del golem, può muovere solo i piedi. ― Ehi ― grida. ― Tu. Bestione. Che ne dici di mettermi giù?
Erik si ferma e lo guarda perplesso.
Olaf trotterella verso di lui. ― Che ti prende adesso?
Kristoff gira la testa verso il pupazzo. ― Olaf ― esclama. ― Scappa, è pericoloso.
― Sta tranquillo ― dice il pupazzo sorridendo. ― Lui è Erik. È buono. Non c'è nessun pericolo qui.
Nella penombra prende forma una creatura che sembra fatta di ghiaccio. Il corpo rotondo è circondato da otto protuberanze con due articolazioni ciascuna che si dipartono dalla metà inferiore. Il ragno scivola lungo le pareti di ghiaccio emettendo un leggero ticchettio con le zampe.
Erik e Kristoff lo osservano mentre si posiziona alle spalle del pupazzo di neve.
― Olaf ― esclama Kristoff. ― Dietro di te.
― Cosa?
― Il... il...
― Aspetta, aspetta, aspetta ― esclama il pupazzo. ― Non me lo dire, fammi indovinare. C'è qualcosa di orribile che sta per saltarmi alla schiena, vero? Ho indovinato? È un classico.
Il ragno salta sul pavimento e punta due zampe verso Olaf.
Erik lascia la presa su Kristoff, che cade e rotola su di un fianco, e si lancia verso il mostro.
Olaf si getta di lato un attimo prima che il golem lo investa e le zampe del ragno si chiudano su di lui. Erik afferra il ragno per una zampa e lo fa ruotare sopra la testa, quindi lo scaraventa contro il muro.
Kristoff prende Olaf. ― Che cosa ci facciamo qui?
― È una lunga storia ― risponde il pupazzo.
Kristoff solleva la testa di scatto.
Una dozzina di ragni di ghiaccio scivolano lungo le pareti della sala emettendo sinistri ticchettii con le loro zampe.
― Me la racconterai più tardi. ― Kristoff prende Olaf per la testa e corre verso un lato della sala.
Un ragno balza su Erik, ma il golem lo scaraventa sul pavimento. ― Ragni cattivi ― ruggisce prendendone uno per il corpo e scagliandolo lontano come un fuscello. Il mostro atterra sulla schiena e rimane immobile.
Gli occhi di Kristoff si muovono da un lato all'altro.
― Come ti dicevo ― inizia a dire Olaf.
Kristoff lo afferra e lo trascina lontano prima che uno dei ragni li afferri con le zampe.
― Ehi ― protesta Olaf. ― La vuoi sentire o no la storia?
― Un'altra volta.
Kristoff, con Olaf sotto il braccio, corre rasente il muro. Dietro di lui due ragni si lanciano sulle sue tracce, le zampe anteriori sollevate e pronte a colpire.
Erik ne prende uno e lo fa roteare sopra la testa prima di scagliarlo contro il secondo. L'impatto li scaglia entrambi contro il muro, dove giacciono immobili.
Kristoff si volta. ― Ce l'ha fatta ― esclama alla vista dei ragni disseminati sul pavimento.
― Oh, oh ― esclama Olaf guardando avanti.
Un ragno atterra a un passo di distanza, le zampe anteriori pronte a colpire.
Kristoff scivola sul pavimento ghiacciato verso la punta delle zampe.
Sopra di loro qualcosa brilla. Un oggetto grande quanto un pugno precipita dall'alto e colpisce il ragno sulla parte superiore del corpo. L'oggetto rimbalza e finisce contro il viso di Olaf, che viene strappato dalle mani di Kristoff.
Il ragno emette un tremolio, poi si accascia al suolo, immobile.
Kristoff lo guarda stupito. ― Anche questo è un classico.
Erik si avvicina al pupazzo di neve. ― Ti sei fatto male?
Olaf alza la testa, si massaggia il viso con la mano. ― Mi sembra tutto in ordine ― dice tastandosi il corpo. ― Ho ancora le gambe, le braccia, la bocca e il naso. ― Balza in piedi. ― Ho il naso ― esclama. ― Ho di nuovo uno splendido, meraviglioso naso.
Kristoff lo guarda incuriosito. ― Quella cosa è piovuta dall'alto ― dice guardando da vicino il volto di Olaf.
Il pupazzo si tasta la gemma che gli spunta in mezzo al viso. ― Sì. Non è meraviglioso?
― Somiglia a quella pietra che... ― inizia a dire Kristoff. ― No ― aggiunge scuotendo la testa incredulo. ― Non può essere. È un caso.
Un rumore di passi pesanti li fa voltare nella stessa direzione.
― Ne arrivano altri ― dice Kristoff. ― Erik. Conosci la strada per uscire?
― Erik sa ― dice il golem. Solleva Kristoff e Olaf e li appoggia sulle spalle. Quindi si dirige di corsa nella direzione opposta.
***
Maia fissa il baratro e scuote la testa. ― Pensi che questo basti? I miei ragni stanno già recuperando il tuo cuore.
Elsa si volta.
― Vai già via? Perché non ti trattieni qui per un po'?
― Mi aspettano ad Arendelle. Saranno spaventati e vorranno delle spiegazioni.
― Gliele darai più tardi ― dice Maia con voce suadente. ― Andiamo, Elsa. Sei o non sei la regina? Comportati da vera sovrana. Fatti rispettare dai tuoi sudditi.
― Ho delle responsabilità verso di loro.
― Ma sentila. ― Maia la raggiunge. ― Voglio confessarti una cosa. In secoli e secoli, sei la prima ad avermi sfidato così apertamente. Hai rubato una cosa che mi appartiene e sei venuta di persona a restituirmela. ― La prende per le spalle e la costringe a voltarsi.
Le due donne si fissano occhi negli occhi.
― So riconoscere il coraggio quando lo vedo ― dice Maia mostrando il suo sorriso affilato. ― E tu ne hai. E sei forte, più di quanto pensi. ― Si gira di scatto. ― E se ti restituissi i tuoi poteri? ― dice con voce rotta dall'eccitazione. ― Una come te mi farebbe comodo. Da sola non ho mai potuto oppormi alle forze che mi hanno costretta all'esilio, ma insieme. ― Si gira. ― Tu e io, Elsa. Il potere dei ghiacci sarebbe inarrestabile. Potremmo ricoprire il mondo con un inverno eterno, se lo volessimo. Nessuno oserebbe levare le armi contro di noi. Arendelle è solo un regno, ma con la nostra saggia guida diventerebbe un impero. Che ne dici, imperatrice Elsa? Non suona bene?
Elsa distoglie lo sguardo da quello di Maia. ― Se c'è una cosa che amo di Arendelle, è l'estate.
Maia si acciglia.
Elsa sorride, i suoi occhi fissano un punto al di là delle pareti di roccia e ghiaccio che formano la cupola, la cui cima si intravede appena. ― In quest'ultimo anno ho visto molte cose e imparato altrettanto. Ho scoperto che esistono altre persone come me. Che ci sono uomini e donne malvagi che mi invidiano e mi temono. Ma ci sono anche persone buone e sincere che mi amano per quello che sono. Non voglio deluderle. Non voglio più essere prigioniera dei miei stessi poteri. Voglio andare oltre, Maia. E poi c'è il mare. È così... grande. Non ero mai stata su di una nave. John mi ci ha portato qualche volta. È meraviglioso.
Maia reclina la testa all'indietro e ride. ― Mi ero sbagliata sul tuo conto, Elsa.
― Non sono come credevi.
― Non sei come speravo. ― Maia fa un gesto vago con la mano. ― Sei libera di andare dove vuoi. Non sei più utile ai miei scopi.
Un ragno di ghiaccio emerge dal baratro e si avvicina a Maia, che gli va incontro. ― Mi hai riportato ciò che mi appartiene?
Le zampe del ragno raschiano e ticchettano sulla superficie ghiacciata.
Maia si acciglia.
Elsa fa per andarsene, ma il ghiaccio le avvolge le caviglie.
― Non avere tanta fretta, Elsa di Arendelle ― dice Maia mostrando il sorriso affilato. ― Sembra che ci sia ancora una questione da risolvere tra te e me.
― Hai promesso di lasciarmi andare ― dice Elsa.
― Lo farò non appena le persone che ami tanto mi riporteranno ciò che è mio.
***
Kastelgaard si ferma davanti a un bivio. Due condotti circolari si diramano da quello alle sue spalle. Il pavimento di entrambi procede verso l'alto per poi sparire dietro una curva.
― Da che parte vado? ― dice perplesso.. ― Vediamo. All'ultima svolta ho preso quella a destra, quindi ora vado a sinistra. O a destra?
Dal condotto a sinistra giunge un rombo sommesso.
Kastelgaard si sporge nella stessa direzione. ― E ora che succede?
Il rombo si trasforma in una vibrazione che scuote le pareti di ghiacci della galleria. Kastelgaard, allarmato, fa un passo indietro. ― Non facciamo scherzi.
Da una curva spunta la sagoma gigantesca di un golem lanciato di corsa.
― Oh, no ― esclama Kastelgaard. Si volta di scatto e inizia a correre nella direzione opposta.
I passi pesanti fanno tremare la galleria.
Il golem è già dietro di lui.
― Che ne diresti di rallentare, bestione? ― grida Kristoff aggrappato alla spalla sinistra del mostro.
Sull'altra spalla, Olaf agita le braccia. ― È bellissimo. Più veloce, Erik. Più veloce.
― Vuoi stare zitto? ― Kristoff guarda avanti e sgrana gli occhi. ― John! ― esclama vedendo Kastelgaard che corre qualche passo più avanti. ― John, siamo noi.
Kastelgaard si volta per un istante inciampa e riprende a correre. ― Kristoff. È bello vedere che stai bene ― urla con voce affannata.
― Anche per me.
― Che ne diresti di fermare quel coso prima che mi riduca a una sottiletta? Sai, sono un po' fuori allenamento...
― Sentito, Erik? ― dice Kristoff al golem. ― Fermati subito.
Erik rallenta e si ferma.
Kastelgaard, esausto, si lascia cadere sul pavimento ghiacciato. Quando Kristoff si avvicina, alza la testa e gli sorride. ― I tuoi occhi sono normali. Elsa ce l'ha fatta.
Kristoff lo aiuta a rialzarsi. ― A fare cosa? E cosa ci fai qui?
― Te lo spiego strada facendo. Andiamo.
― Dove?
Kastelgaard si guarda attorno. ― In verità, credo di essermi perso.
― Erik sa la strada ― dice il golem battendo i piedi e facendo tremare la volta del cunicolo.
Kristoff scuote le spalle. ― Fa sempre così, non ci badare.
― Non sarà pericoloso?
― No ― risponde il montanaro. ― Forse ― aggiunge dopo un attimo di esitazione.

 

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Capitolo 7
*** SETTE ***


Brick, aggrappato al mantello di Anna, viene trascinato nella neve. La principessa marcia decisa verso la fenditura nella roccia, l'espressione accigliata.
― Senti ragazzina ― dice il troll esausto. ― Vuoi fermarti un secondo e ascoltarmi?
Anna si volta di scatto. ― Sentimi tu. Mia sorella è lì dentro da sola e ha bisogno di me.
― Elsa sa cavarsela benissimo. Sei tu quella che si caccia sempre nei guai.
― Io ― inizia a dire Anna.
Un boato la fa trasalire.
La parete di roccia si sbriciola in mille pezzi. Dal polverone alzato dai detriti emerge la figura gigantesca di un golem.
― Bravo ― dice Kristoff avanzando al suo fianco. ― Ti avevo detto di fare piano.
― Scusa ― dice il golem.
Kastelgaard si spolvera il vestito. ― Almeno siamo fuori.
Anna, Sven e i troll vanno loro incontro.
― Anna ― grida Kristoff alla vista della principessa.
Anna corre da Kastelgaard. ― John. Dov'è Elsa?
Kristoff la guarda deluso.
Kastelgaard si volta verso la parete crollata. ― Pensavo fosse già tornata. Credo di essermi perso lì dentro.
― Ragazzo mio ― esclama Bulda.
Kristoff si china e l'abbraccia. ― Che cosa ci fai qui?
― Siamo venuti a prenderti ― dice la troll con gli occhi lucidi.
Sven da una leccata a Olaf, che ricambia con un sorriso. ― Guarda ― dice indicandosi il viso. ― Ho un naso nuovo.
La renna osserva incuriosita la gemma.
― Ti piace?
Sven annuisce felice.
Kristoff abbraccia la renna. ― Sei venuto anche tu.
― Non potevo abbandonarti, amico ― risponde Kastelgaard in falsetto.
Kristoff guarda prima l'uno e poi l'altro. ― Che storia è questa?
Kastelgaard si stringe nelle spalle.
Anna li osserva con aria indispettita. ― E così Sven era una bestia selvaggia che non si lasciava condurre da nessuno tranne te...
Kristoff, imbarazzato, guarda da un'altra parte.
― Ne riparliamo dopo. ― Anna marcia decisa tra i detriti.
― Dove credi di andare? ― le urla Kristoff alle spalle.
― Vado a salvare Elsa.
― Aspetta. ― Il montanaro l'afferra per un braccio ― Tu non hai idea dei pericoli che ci sono lì dentro.
Anna si libera con uno spintone. ― Ci siamo già stati, ricordi?
― Stavolta è diverso. Maia è pericolosa. Hai visto di che cosa è capace.
― È per questo che devo andare da Elsa. Lei ha bisogno di me.
― L'amico Kristoff ha ragione ― dice Kastelgaard. ― È troppo rischioso andare.
― Cerca di ragionare, ragazzina ― dice Brick.
Anna li guarda uno per uno, poi dice: ― Elsa si sta sacrificando per tutti noi e voi non volete muovere un dito per aiutarla.
Olaf fa un passo avanti. ― Vengo io con te, Anna. ― Il pupazzo trotterella ai suoi piedi.
― Grazie Olaf ― dice lei fissandolo perplessa. ― Ma.. cos'hai sulla faccia? Sembra un...
― Ti piace? È il mio nuovo naso.
― Quello che intendevo dire è che...
Il vento si alza all'improvviso scompigliandole i capelli. Fiocchi di neve turbinano nell'aria. Dal nulla prende forma una figura dall'aspetto umano.
― Voi ― dice assumendo le sembianze di un fantasma con i tratti di Maia. ― Ridatemi quello che mi appartiene.
Anna si volta verso il fantasma. ― Libera Elsa ― esclama minacciosa.
Il fantasma fluttua davanti alla principessa. ― Piccola impertinente, come osi parlarmi in questo modo? ― I suoi occhi scivolano su Olaf, che si ritrae. ― Cosa? Piccolo, insignificante, insulso nanerottolo.
Olaf guarda Brick. ― Ce l'ha con te?
Il troll scuote la testa.
― Tu ― dice il fantasma puntando l'indice contro Olaf. ― Sei stato tu.
Anna si volta verso il pupazzo e con la mano tira via la gemma piantata al posto del naso. ― Il cuore di Elsa ― esclama sorpresa. ― Come hai fatto a...
Olaf scrolla le spalle. ― È stato un caso, te lo giuro. E chi lo sapeva che si sarebbe arrabbiata così tanto?
Anna si volta verso il fantasma e gli mostra la gemma. ― È questo che vuoi?
Maia sorride. ― Vedo che ora ragioni di nuovo. Se me lo riporti, ti assicuro che ne terrò conto.
― Scordatelo ― dice Anna.
― Che cosa?
― Ho detto scordatelo ― ripete Anna.
― Non è il caso di farla arrabbiare ― dice Brick.
― Invece sì ― insiste Anna con tono sfrontato. ― Che venga a prenderselo lei stessa, se lo rivuole indietro.
― Piccola impertinente...
― Scappa Anna. ― La voce di Elsa si sovrappone a quella di Maia.
― Elsa ― grida Anna. ― Resisti.
Il fantasma di Maia fluttua sopra di loro. ― L'avete voluto voi. Ora mi avete fatto arrabbiare sul serio.
La volta della caverna trema come scossa dalle mani di un gigante. Rocce enormi precipitano esplodendo in mille pezzi al contatto col suolo. Una sfiora Anna, che incespica e cade. La gemma rotola via verso l'entrata della caverna.
Kastelgaard si getta in avanti e la raccoglie. Un masso lo sfiora e lui arretra verso l'entrata.
Anna si rialza e lo raggiunge di corsa.
Dietro di lei, Kristoff l'afferra per le spalle e la getta oltre l'entrata della caverna. Un attimo dopo una lastra di granito si schianta al suolo con un rombo assordante.
Il fantasma di Maia aleggia sopra di loro.
La volta della caverna si sbriciola. Anna tenta di correre fuori, ma Kristoff la trattiene. I massi precipitano chiudendo la via d'uscita.
***
Elsa cade in ginocchio. ― Ti prego. Non fargli del male. Vogliono solo aiutarmi.
― Sono degli stupidi se credono di potermi sfidare ― dice Maia mostrando i denti. ― Guarda che cosa farò al tuo regno, Elsa di Arendelle.
La lastra di ghiaccio si anima al'improvviso. Come in uno specchio, Elsa vede uno scorcio di Arendelle e del fiordo.
― Creature del freddo e del ghiaccio ― grida Maia. ― Vi ordino di marciare ai miei ordini. È la vostra regina che vi chiama.
Una nebbia innaturale ricopre il fiordo e le montagne attorno al villaggio. Da essa sbucano, come soldati in marcia, una dozzina di golem e di guerrieri di ghiaccio.
Mescolati tra la folla che guarda sgomenta i mostri che si avvicinano, Kai e Gerda corrono verso il palazzo reale. Altri si uniscono a loro nella fuga.
― Tutti nella reggia ― grida Kai. ― Le mura ci proteggeranno.
― Maia ― dice Elsa con tono supplice. ― Ti scongiuro. Non fare loro del male.
Gli occhi di Maia fissano la scena. ― Tranquilla, Elsa. Non è la prima volta che distruggo un regno che osa disubbidirmi. Con la pratica sono diventata molto... efficiente. ― A un gesto della mano la scena cambia. Ora nello specchio si intravedono due troll, un golem, una renna e un pupazzo di neve che si muovono tra rocce disseminate in giro. ― E ora occupiamoci di loro.
***
― Bel guaio che hai combinato ― dice Brick rivolto a Olaf.
Il pupazzo di neve si tasta il centro del viso. ― Il mio naso ― dice con espressione triste. ― Come potevo sapere...
Sven gli lecca il viso.
― Invece di litigare ― dice Bulda spostando un masso. ― Diamoci da fare per liberare l'entrata. Anna e Kristoff potrebbero essere intrappolati dall'altra parte.
Un ululato risuona sopra le loro teste.
Brick si volta verso la stessa direzione, lo sguardo accigliato. ― Lupi ― sussurra.
Sei paia di occhi li fissano malevoli dalla foschia che avvolge la base della montagna. I lupi si materializzano uno alla volta. Mostri fatti di ghiaccio, grandi il doppio di un lupo normale, la schiena irta di aculei appuntiti e lunghe zanne luccicanti.
Olaf deglutisce a vuoto. ― Sembrano affamati.
I lupi ringhiano nella loro direzione mentre si allineano in un'unica fila, come un esercito pronto ad attaccare.
Erik avanza di un passo. ― Lupi cattivi. ― Il golem lancia un urlo che fa tremare l'aria.
I lupi arretrano di un passo, si scambiano una rapida occhiata e poi si lanciano all'attacco.
***
― Di qui non si passa ― dice Kastelgaard sferrando un pugno a una pietra.
L'entrata della caverna è sigillata da tonnellate di roccia e pietre affastellate una sopra l'altra.
Il fantasma evocato da Maia fluttua vicino al soffitto, un sorriso trionfante disegnato sul viso che sembra svanire e poi riapparire. ― Il mio cuore, ragazzina ― dice rivolto ad Anna. ― Il mio cuore per la vita dei tuoi amici e di tua sorella. So che ci tieni tanto.
― Proprio non ti entra in quella testa gelata il concetto. ― Anna lo fissa con aria di sfida. ― Il cuore appartiene a Elsa. Lo darò solo a lei.
― Allora vieni da me ― dice Maia. ― Ti indicherò la strada, così sarà più facile per te raggiungermi.
Anna raccoglie una pietra e la scaglia contro il fantasma, che viene attraversato da parte a parte. Il sasso prosegue fino alla parete e vi si infrange sopra.
― Sei proprio un tipetto poco cordiale ― ringhia Maia. ― Forse ti serve solo un piccolo incentivo. ― Il fantasma si dirige verso la parete e si dissolve al contatto con la roccia. Al suo posto si forma una chiazza gelata che si espande con un crepitio sinistro.
La lastra di ghiaccio raggiunge il pavimento e inizia a ricoprirlo con una patina che si espande in ogni direzione.
Kastelgaard la fissa preoccupato. ― Qualcosa mi dice che è meglio non farsi toccare da quella roba.
― È quello che penso anch'io ― dice Kristoff.
― Concordo ― aggiunge Anna.
― Da quella parte. ― Kastelgaard indica l'unico passaggio visibile, un cunicolo circolare che procede in salita.
I tre imboccano il corridoio di corsa.
***
Il sorriso di Maia si allarga. ― Ora ci divertiremo sul serio.
Sullo specchio le immagini di Anna, Kristoff e Kastelgaard in fuga attraverso il condotto si mescolano a quelle dei golem che marciano per le vie di Arendelle e dei lupi che accerchiano Erik e si preparano a colpirlo.
Elsa fissa le immagini sgomenta, gli occhi che corrono da un viso all'altro. ― Ti prego Maia, smettila. Hai già avuto quello che volevi. Io non sono una minaccia. Non lo sono mai stata.
Maia si volta di scatto, il viso trasformato in una maschera di rabbia. ― Non sono sopravvissuta per tanto tempo sottovalutando un pericolo, seppure piccolo. Risparmi una formica oggi e domani ce ne saranno milioni.
― Ascolta...
Maia distende il braccio verso Elsa. L'energia che fluisce di palmi colpisce la regina di Arendelle, che viene proiettata all'indietro verso il baratro. ― Hai avuto la tua occasione, Elsa. Ora sono io a condurre il gioco. Mettiti comoda e goditi lo spettacolo.
***
Anna si guarda le spalle. Dietro di lei, il cunicolo affonda nel buio rischiarato da un leggero chiarore. Lungo le pareti e il pavimento il ghiaccio continua a espandersi metro dopo metro, avvicinandosi con un crepitio sinistro. ― Ci raggiungerà ― dice col fiatone.
― Corri ― dice Kristoff. ― Non parlare.
I tre sbucano in un'ampia sala sormontata da una cupola a volta scavata nella roccia. In alto qualcosa luccica nel buio, facendo assomigliare il soffitto a un cielo stellato.
― Sarebbe bellissimo ― dice Anna col naso all'insù. ― Se non fosse per quel ghiaccio magico che ci sta inseguendo.
Un ponte sospeso nel vuoto attraversa la cupola da una parte all'altra. Tutto intorno, statue gigantesche scolpite nel ghiaccio e raffiguranti animali e piante sorvegliano mute i tre che corrono a perdifiato.
Dietro di loro, il ghiaccio continua a espandersi sia sul ponte che lungo le pareti della cupola.
A metà strada, Anna rallenta. ― Non ce la faccio più  dice piegandosi in due.
Kristoff la prende per il braccio e la trascina. ― Non ti fermare.
― Andate... voi ― dice Anna boccheggiando.
Il ghiaccio raggiunge la base delle statue e inizia a espandersi lungo di esse. Il materiale di cui sono fatte si spacca e si frattura al contatto con la sostanza.
Il crepitio del ghiaccio che si espande e di quello che si dissolve riempie la caverna.
― A quanto pare quella roba è proprio indigesta ― dice Kastelgaard.
― Avanti, Anna. ― Kristoff la solleva e la spinge. I due si attardano mentre Kastelgaard si volta per guardare il ghiaccio che continua la sua avanzata lungo il ponte.
― Svelti voi due.
Una statua si piega in due e si abbatte sul ponte, trascinandone via un pezzo. Nello stesso punto si apre una spaccatura che si allarga e si dirama in tutte le direzioni.
― Si mette male. ― Kastelgaard torna indietro e prende Anna per l'altra spalla, sostenendola insieme a Kristoff.
― Grazie ― dice il montanaro.
― Di niente.
Una seconda statua si abbatte a pochi passi di distanza. Il ponte oscilla sbalzando in una direzione Kristoff e Anna e nell'altra Kastelgaard.
La sezione di ponte che li divide crolla trascinata via dalla statua che vi si è abbattuta.
Kristoff tira via Anna prima che il ponte crolli sotto i loro piedi. Quando si volta, vede Kastelgaard in piedi dall'altra parte della voragine. Dietro di lui il ghiaccio continua ad avanzare.
― John ― grida Kristoff. ― Devi saltare, amico.
Kastelgaard guarda la spaccatura. Il fondo dell'abisso è avvolto dal buio. Solleva gli occhi e scuote la testa. ― Non ce la farò mai.
― Sì che ce la farai ― grida Anna. ― Cerchiamo qualcosa per aiutarlo.
Kastelgaard si volta. Il ghiaccio lo ha quasi raggiunto. Nella mano stringe il cuore di Elsa. Si volta, prende una leggera rincorsa e lo lancia oltre l'abisso.
Kristoff lo afferra al volo.
― Conto su di voi, amici ― dice prima di voltarsi.
― John ― esclama Anna.
Kastelgaard estrae la sciabola e la solleva davanti al ghiaccio che avanza. ― Avanti bello, vediamo che cosa sai fare.
Il ghiaccio sembra esitare, poi avanza deciso verso gli stivali di Kastelgaard. La sciabola lo taglia in due in un punto, ma altro ghiaccio richiude la ferita e si arrampica lungo la lama e raggiunge l'elsa e poi la mano che la stringe. In un secondo raggiunge i piedi e si arrampica lungo le gambe.
Una statua di ghiaccio scintilla sotto il chiarore della cupola, lo sguardo fisso in un punto e la sciabola sollevata sopra la testa.
Kristoff afferra Anna per il braccio e la trascina via. Dietro di loro il ghiaccio continua a ricoprire il pavimento e le pareti del passaggio come una creatura vivente.
― Corri Anna, corri ― la incita Kristoff.
Il crepitio del ghiaccio aumenta.
Davanti a loro appare un bivio.
― Da che parte? ― grida Anna.
― Non lo so.
― A destra. ― Anna si butta nella direzione scelta, Kristoff subito dietro di lei.
Il pavimento in discesa diventa ripido dopo pochi passi. Anna e Kristoff perdono l'equilibrio e scivolano lungo il condotto.
Anna sbuca in una sala circolare. Una roccia ferma Kristoff.
― Mai che mi capiti qualcosa di morbido ― si lamenta il montanaro mentre si rimette in piedi.
Anna guarda il condotto dal quale sono sbucati. ― L'abbiamo seminato?
Dal cunicolo giunge l'eco lontano di un crepitio.
― Abbiamo guadagnato qualche minuto ― dice Kristoff.
La parte opposta della sala è dominata da una parete di roccia ricoperta di ghiaccio che si innalza di qualche metro. Sulla sommità c'è una piattaforma e collegata a questa un nuovo passaggio scavato nella roccia.
Kristoff passa una mano sulla superficie della parete. ― È liscia come uno specchio ― dice guardando Anna.
― Che facciamo ora?
Kristoff si piega su di un ginocchio e mette le mani a coppa. ― Ti sollevo io.
Anna poggia un piede sulle mani di Kristoff e lui la solleva sopra la sua spalla. Quando si tende verso l'alto, le dita della principessa sfiorano la sommità della parete. ― Non ci arrivo ― si lamenta.
Il crepitio del ghiaccio li fa trasalire. Il lato opposto della sala è già stato ricoperto.
Kristoff solleva Anna sopra le spalle. La ragazza si alza in punta di piedi e raggiunge il bordo della parete. Con uno sforzo si solleva oltre di esso e scivola sulla piattaforma.
Kristoff si volta verso il ghiaccio che avanza verso di lui.
Anna si sporge dal bordo e tende una mano verso il basso. ― È proprio vero che finiamo sempre appesi da qualche parte.
Kristoff si alza in punta di piedi e allunga la mano verso la sua. ― Questa volta no ― dice porgendole la gemma.
Anna la prende e lo guarda stupita.
Kristoff ritrae la mano. Il ghiaccio gli intrappola i piedi, risale lungo le gambe, gli avvolge le spalle.
Anna si sporge di più, ma riesce solo a sfiorarlo con le dita.
Kristoff alza la testa e le sorride. Il ghiaccio gli ricopre il viso.
Anna sparisce oltre il bordo mentre il ghiaccio inizia a risalire lungo la parete.
***
Elsa si alza puntellandosi sulle braccia.
Nello specchio ha una fugace visione di una statua in piedi di fronte a una parete di roccia. La scena cambia all'improvviso. Golem e guerrieri armati di lance scudi scintillanti avanzano verso il castello di Arendelle. Kai, Gerda e i soldati chiudono ciò che resta del portone. Altri soldati appostati sulle mura sparano dardi contro i mostri. Le frecce si conficcano nel ghiaccio con un rumore sordo. I mostri continuano ad avanzare.
La scena cambia ancora. I lupi di ghiaccio circondano Erik. Uno balza sul golem, che lo afferra e lo scaraventa via dopo averlo fatto roteare sopra la testa.
Un secondo lupo di avventa su Erik, ma Sven si frappone tra i due. La renna respinge il mostro di ghiaccio con le corna.
Il lupo indietreggia di qualche passo.
Poco lontano, la schiena contro la parete di roccia, Brick, Bulda e Olaf osservano il combattimento.
Maia osserva la scena mostrando i denti. ― Ancora pochi minuti e tutto sarà finito.
Elsa china la testa in avanti.

 

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Capitolo 8
*** ULTIMO ***


Il pavimento del tunnel affonda nella roccia e prosegue verso il basso sparendo nel buio.
Anna si ferma sull'entrata, si guarda indietro e vede il ghiaccio risalire lungo le pareti e avvolgere la volta della sala. Stringe la gemma al petto e si lancia nel cunicolo. Un istante dopo scivola sul pavimento ghiacciato.
Dietro di lei la patina di ghiaccio prosegue la sua corsa indisturbata.
Distesa sulla schiena, le mani raccolte sul petto, Anna scivola a velocità folle nel tunnel. Quando il buio l'avvolge chiude gli occhi.
Un tenue chiarore le illumina il viso.
Anna apre gli occhi.
Alla fine del tunnel si intravede un cerchio di luce che si allarga sempre di più. Un istante dopo il cerchio si trasforma in un'ampia sala.
Anna termina la corsa rotolando sul fianco.
La sala è una cupola che avvolge un anfiteatro scolpito nella roccia e ricoperto di ghiaccio. Statue dalla forma umana sono disseminate per l'ampia valle racchiusa tra le pareti. In lontananza si intravedono case con i tetti spioventi, un pozzo, dei granai e persino un carro trainato da due cavalli. E poi bambini che giocano a rincorrersi per strada, due anziani che si tengono per mano, un contadino che spinge un aratro, un ponte che attraversa un fiume congelato.
Anna rabbrividisce.
Vista dall'alto, Anna si trova all'estremità opposta della valle, poco distante dalla parete che si innalza alle sue spalle. Colonne di ghiaccio larghe come querce sostengono il soffitto della volta.
Gli occhi vagano lungo le pareti della conca fino a individuare una spaccatura che la taglia in due. Oltre il baratro sorge una pedana sostenuta da una ragnatela fatta di ghiaccio. Sopra di esse si muovono due figure minuscole.
***
Maia distoglie lo sguardo dallo specchio per fissare un punto distante della cupola. ― È arrivato l'ospite d'onore. A quanto pare, ho sottovalutato tua sorella.
Elsa si volta di scatto e guarda nella stessa direzione. ― Anna ― esclama. Poi, a voce più alta: ― Anna!
― Elsa ― risponde la principessa. Avanza di un paio di passi verso la pedana. ― Sto arrivando. Resisti.
― Vattene, Anna ― grida Elsa. ― Non venire qui.
― Invece sì ― risponde Anna. Solleva la gemma. ― Vengo a portarti questo.
Maia ride. ― Che scena commovente. Sei stata coraggiosa, Anna di Arendelle. Dimostrati anche ragionevole e potrei perdonarti.
Anna avanza lungo la spianata con sguardo deciso. ― Lascia andare Elsa. È la tua ultima possibilità.
― Coraggiosa ma avventata ― risponde Maia mostrando i denti affilati. ― Non sai con chi hai a che fare.
― Ti sei messa contro le sorelle sbagliate.
Maia solleva le braccia. ― Rendiamo la sfida più interessante.
Una delle colonne che sostengono la volta si sgretola in mille pezzi. Le dita di Maia danzano nell'aria. I blocchi di ghiaccio si dispongono a formare un golem alto una ventina di metri. Il mostro svetta al di sopra di Anna, ora a un centinaio di passi di distanza.
Maia osserva soddisfatta la sua creazione. ― Che ne pensi ora, chiacchierona? ― domanda con tono canzonatorio.
Anna fissa il mostro con aria di sfida, prende un lungo respiro e continua ad avanzare dritta verso la pedana.
― Anna, no ― grida Elsa disperata. ― Ti prego ― dice a Maia. ― Farò qualsiasi cosa tu voglia, ma non farle del male.
― È stata lei a venire qui ― dice Maia con tono gelido.
Il golem batte un piede sul pavimento facendolo tremare.
Altro ghiaccio inizia a formarsi vicino all'entrata del tunnel e poi lungo le pareti della cupola, per poi espandersi lungo il pavimento in un crepitio incessante.
Anna si volta per un istante, aumenta il passo e avanza verso il golem, che la guarda minaccioso.
― Maia, ti prego. ― Elsa si piega in due, il viso nascosto dalle mani.
Maia osserva Anna avanzare verso il golem. Dietro di lei la patina di ghiaccio avanza inesorabile lungo la conca, avvolgendo nella sua morsa tutto ciò che incontra.
Anna stringe la gemma nel pungo e si lancia di corsa verso il golem, che reagisce sollevando le enormi braccia, pronto a colpire.
Maia trattiene il fiato, gli occhi che vagano dal golem ad Anna e di nuovo al mostro. ― Sciocca ― sussurra.
Anna smette di correre e inizia scivolare sulla lastra di ghiaccio. Le braccia del golem calano sulla ragazza, ma un attimo prima lei si china in avanti a accelera, passando sotto le gambe divaricate del mostro.
Il golem colpisce il pavimento davanti ai suoi piedi spaccandolo e disseminando schegge di ghiaccio in tutte le direzioni.
Maia si acciglia.
Anna prosegue per qualche metro, si raddrizza. Il golem è alle sue spalle, il braccio ancora conficcato nel ghiaccio.
Il mostro si volta di scatto e lancia un urlo che fa tremare l’aria. Il ghiaccio gli artiglia una gamba e poi l’altra. Un istante dopo il golem si ritrova intrappolato.
Anna riprende a correre verso la pedana. Il ghiaccio è pochi passi da lei, una macchia che si espande a velocità folle lungo il pavimento della conca sovrapponendosi a quello già esistente.
Elsa e Maia la fissano a bocca spalancata mentre il ghiaccio le intrappola i piedi e risale lungo le gambe. Anna si tende all'indietro e poi fa scattare il braccio in avanti e verso l'alto. Il cuore di Elsa si stacca dalla mano. Nello stesso momento il ghiaccio le ricopre l'addome e poi il viso.
La gemma disegna una parabola perfetta nell'aria, supera il bordo della fenditura che separa la pedana dal resto della conca e a metà strada inizia a scendere. Un istante dopo precipita nel buio.
Maia reclina la testa all'indietro ed esplode in una risata fragorosa. ― Bel tentativo ― dice dopo essersi calmata. ― Ammetto che sono sorpresa. Non immaginavo che tua sorella fosse così stupida.
Elsa fissa Anna e poi il buio oltre il bordo della pedana. Qualcosa luccica sul fondo del crepaccio.
Maia torna verso il trono di ghiaccio. ― Che patetico e inutile atto d'amore ― dice con espressione disgustata. ― E ora, Elsa di Arendelle, restiamo solo tu e io.
Elsa fissa il puntino di luce in fondo al buio allargarsi sempre più. ― Un atto d'amore ― sussurra. Sul viso appare un sorriso. Guarda la sorella, che la fissa con occhi di ghiaccio dall'altra parte del crepaccio. ― Ben fatto Anna. ― Il chiarore le fa luccicare gli occhi.
Maia si piazza alle sue spalle, una decina di passi più indietro. ― È tempo di mettere la parola fine a questa storia.
Elsa si solleva e si volta verso la donna, che ora la fissa accigliata. Un leggero chiarore l'avvolge e si proietta sulle pareti ricoperte di ghiaccio. Filamenti di energia le avvolgono il corpo, percorrendolo in tutte le direzioni.
― Non so come tu abbia fatto ― dice Maia. ― Ma sappi che non ti servirà a niente. ― Punta le braccia in avanti e nello stesso momento un vento impetuoso investe la pedana.
Elsa indietreggia sotto la spinta del vento. Dietro di lei il baratro è più vicino a ogni passo.
― Chi è la più forte, Elsa? ― grida Maia per sovrastare l'ululato del vento. L'aria si riempie di fiocchi di neve, come se una bufera si fosse appena scatenata nella conca.
Elsa solleva un braccio per proteggersi dalla furia del vento e stringe i denti.
― Chi è la più forte? ― ripete Maia.
― Fermati ― grida Elsa.
Maia viene investita da un vento che la fa vacillare.
Entrambe indietreggiano, allontanandosi. Nel turbinio di fiocchi di neve che le avvolge le due figure si intravedono come fantasmi che vagano in una tormenta di neve.
Elsa si allontana dal baratro su gambe malferme.
― Chi è la più forte? ― ringhia Maia.
― Ti prego, non costringermi.
― Dillo!
― Basta Maia!
Elsa si volta di scatto, le braccia tese in avanti. Maia solleva le mani verso la regina di Arendelle.
Dardi color azzurro chiaro scaturiscono dalla tormenta, aprendosi a ventaglio in tutte le direzioni e spegnendosi solo dopo alcuni metri.
Il vento si placa, la tormenta cala d'intensità fino a sparire del tutto.
Maia è in ginocchio, la mano appoggiata al trono. Elsa, piegata sulle ginocchia, la fissa a una decina di passi di distanza.
Maia tenta di rialzarsi, ma il braccio cede e lei scivola in ginocchio sul ghiaccio. Respira a fatica, la mano stretta sul cuore.
Elsa si avvicina con passo incerto.
Maia solleva la testa e le mostra i denti appuntiti in una sorta di sorriso misto a un ringhio di sfida.
― Mia sorella è la più forte ― dice Elsa.
Maia china la testa in avanti, il corpo scosso da un leggero tremito. I capelli diventano bianchi. ― Ho freddo ― sussurra mentre prima le gambe e le braccia e poi il resto del corpo si tramutano in ghiaccio.
Nel pavimento della pedana si aprono delle crepe. La ragnatela che la tiene sospesa sul baratro si spezza e precipita di sotto.
Con un gesto del braccio Elsa crea un ponte verso il bordo opposto del crepaccio e lo attraversa con passo malfermo. Alle sue spalle la pedana si sgretola in mille pezzi e precipita nel buio trascinandosi dietro Maia.
Il ghiaccio che ricopre la cupola si dissolve nell'aria come cenere. Decine di luci si accendono nel buio. In piedi sul bordo del crepaccio, gli occhi di Elsa luccicano nel lucore delle luci che risalgono l'abisso come altrettante fiammelle, lasciandosi dietro una scia luminosa.
Alcune di esse si fermano davanti al viso della regina di Arendelle, danzano attorno a lei e poi si dirigono verso l'alto, sparendo nel grande spicchio di cielo che si intravede oltre la sommità aperta della cupola.
Elsa trae un profondo sospiro e si porta la mano al cuore.
***
Kai, Gerda e la gente di Arendelle raccolta dietro le mura del palazzo osservano stupiti i golem che si dissolvono nell'aria. La foschia che aveva invaso i dintorni del fiordo sparisce allo stesso modo e al suo posto appaiono le montagne che lo hanno sempre protetto.
***
I lupi lanciano un ultimo ululato prima di sciogliersi come neve al sole. Olaf, Brick, Bulda, Erik e Sven si stringono l'uno all'altro.
― Abbiamo vinto ― esulta il pupazzo di neve.
Il vecchio troll, sciolto l'abbraccio, rivolge un'occhiata preoccupata. ― Una grande vittoria richiede un grande sacrificio.
***
Kristoff e Kastelgaard arrivano nella cupola insieme e si guardano intorno, lo sguardo che vaga per la valle desolata.
― Anna ― esclama il montanaro alla vista della statua di ghiaccio immobile davanti al crepaccio.
Accanto a lei, Elsa l'osserva con la mano sul petto, le ginocchia piegate in avanti.
Kristoff le corre incontro e le porge le braccia per sostenerla. ― Elsa. Sei ferita?
― Sto bene ― dice lei con un filo di voce.
― Non è vero ― dice Kastelgaard aiutando l'altro.
Kristoff impallidisce. ― Sei gelata.
Elsa distoglie lo sguardo.
― Che sta succedendo? ― domanda Kastelgaard preoccupato.
Una sottile patina di ghiaccio avvolge le mani di Elsa.
― No, no, no. ― Kristoff scuote la testa. ― Non può essere.
Elsa indica Anna con un cenno della testa. ― Occupati di lei.
― Sarai tu a occupartene. ― Guarda Kastelgaard. ― Serve un atto d'amore. Subito.
Elsa si raddrizza. ― Kristoff. È questo il mio atto d'amore. ― Uno sbuffo di condensa aleggia davanti al volto diafano. ― Per Arendelle. E per voi.
Kastelgaard le stringe le mani tra le sue. ― Elsa. Io...
― Lo so John. Lo so.
― Viaggerò per tutto il mondo conosciuto ― dice lui con gli occhi lucidi. ― Troverò il modo di spezzare l'incantesimo.
Lei ricambia con un sorriso. ― È quello che desidero che tu faccia.
― Grazie di tutto ― dice Kristoff con le lacrime che gli rigano le guance arrossate.
― Grazie a voi. È la seconda volta che mi salvate. Ora tocca a me.
Lui scuote la testa e si volta.
Elsa raggiunge Anna. Il volto della ragazza è sereno anche nella fissità del ghiaccio. Le accarezza la guancia. Un raggio di sole le bacia i capelli e scivola lungo il corpo di lei. Il ghiaccio inizia a evaporare.
Il corpo della principessa è scosso da un leggero fremito quando il viso riprende il colorito roseo. Gli occhi di Anna fissano quelli di Elsa, che ricambia lo sguardo con un leggero sorriso.
― Lo sapevo che ce l'avresti fatta ― dice Anna felice. ― L'ho gettata di proposito nella crepa, sai? ― Le braccia e le gambe sono ancora intrappolate dal ghiaccio, ma lei può muovere il collo e le spalle.
― Lo so. Sei stata brava. ― Mentre parla una ciocca di capelli diventa bianca.
Anna sgrana gli occhi. ― Ti prego Elsa, no ― dice con voce rotta dal pianto.
― Va tutto bene. ― Gambe e braccia diventano di ghiaccio.
― Non può finire così.
― Non è la fine. ― Elsa sorride.
Anna fissa il suo volto riflesso negli occhi della sorella. L'ultimo strato di ghiaccio si dissolve e lei è libera di gettarsi sulla statua di ghiaccio di Elsa, aggrappandosi al suo collo con entrambe le braccia.
Kristoff e Kastelgaard vegliano in silenzio sui suoi singhiozzi.
 
*
*
*
 
Titoli di Coda
 
Il sole del tardo pomeriggio brilla alto su Arendelle, inondando il fiordo con luce calda e soffusa. Nel cortile della reggia sono radunati i cittadini del regno. Tutti hanno indossato il loro abito migliore. I bambini si guardano attorno con sguardo irrequieto, le donne faticano a tenere a bada i più piccoli. Un palco è stato sistemato davanti all'entrata della reggia. Addobbi floreali decorano la facciata e le mura. Due file di soldati ritti sull'attenti scrutano la folla dall'alto delle mura. Sul lato opposto, Erik il golem sorveglia il cortile.
Sul palco, il vescovo di Arendelle, la massima autorità religiosa del regno, attende in piedi. Accanto a lui, Kastelgaard in alta uniforme e Kristoff con un abito bianco da parata rivolgono il loro sguardo in direzione del cancello.
A un cenno convenuto, i soldati di guardia spalancano le porte.
Le teste dei presenti si voltano.
Sulla soglia, la mano sotto il braccio di un Kai imbarazzato e in uniforme da parata con i colori viola e verde di Arendelle, una ragazza vestita di un abito bianco e un lungo strascico, tutto decorato con motivi floreali.
Alle loro spalle si intravede un carro trainato da Sven. Anna si volta per un istante verso la renna e le rivolge un sorriso.
Sven gonfia il petto orgoglioso.
Anna e Kai avanzano con passo lento lungo il tappeto viola e verde steso tra l'entrata e il palco. Alla loro destra un coro di uomini e donne vestite di lunghe tuniche rosse intona una melodia che si spande nell'aria.
Anna ha gli occhi bassi e le guance arrossate. Ogni tanto solleva gli occhi per incrociare lo sguardo degli spettatori.
Mescolato tra la folla, Nadir la saluta con un cenno della testa. Una leggera brezza agita una ciocca di capelli di Anna, che ridacchia e la rimette a posto con un rapido movimento della mano.
Più avanti, due giovani assistono al passaggio della principessa con sguardo fiero. Lise e Fen le rivolgono un sorriso quando passa davanti a loro. Anna risponde agitando la mano in segno di saluto.
Poco più avanti, un uomo in alta uniforme scatta sull'attenti. L'ammiraglio Westergaard si inchina al passaggio di Anna e così il tizio barbuto che gli sta accanto.
Anna rivolge un leggero inchino della testa all'Ammiraglio e Mangiaghiaccio.
Arrivati in prossimità del palco, Kai e Anna si fermano. L'uomo prende la mano della ragazza e la porge a Kristoff, che l'aiuta a fare gli ultimi gradini. I due si ritrovano in piedi davanti al vescovo.
Kai torna tra la folla e si stropiccia gli occhi. Gerda tira fuori un fazzoletto dal taschino e glielo porge. L'uomo lo usa per asciugarsi le lacrime.
Olaf sbuca fuori all'improvviso. Tra le braccia ha un cuscino di seta bianca dove sono appoggiati due anelli. Una vistosa patata dipinta di rosso è in bella mostra al centro del viso di forma ovale. Kastelgaard sospira e scuote la testa.
Anna e Kristoff si scambiano un'occhiata e ridacchiano.
***
Il carro trainato da Sven si ferma al centro della valle. Le pietre disseminate si animano e rotolano verso la renna e gli occupanti del carro.
Anna e Kristoff balzano a terra e ricevono l'abbraccio dei troll.
Olaf si mescola alla folla di piccoli troll che si accalca attorno a loro.
Brick abbraccia Anna.
Bulda stringe Kristoff, cha la solleva e la fa danzare nell'aria.
Granpapà sopraggiunge rotolando e porge ad Anna un libro. La ragazza lo stringe al petto. I due si scambiano un cenno di saluto.
Kristoff risale sul carro e saluta i troll.
Anna lo segue e si accomoda alla sua sinistra.
Olaf e i troll li salutano con ampi gesti delle braccia mentre si allontanano.
***
Il Canto del Mare lascia il fiordo, le vele gonfie del vento che spira impetuoso dall'entroterra. Sull'albero più alto sventola fiero il blasone di Arendelle: il giglio dorato in campo verde e viola.
Ritto sul castello di poppa, Kastelgaard rivolge il suo sguardo al fiordo. Ha gli occhi velati dalla tristezza.
Dietro di lui, Gull manovra la ruota del timone.
Kastelgaard trae un profondo sospiro e si volta. Un fiocco di neve ondeggia nell'aria e gli sfiora la guancia. Lui si porta la mano sul viso e sorride.
***
Gli occhi di Anna scivolano lungo la dolce curva del fiordo. Vista da lontano Arendelle sembra un giocattolo per bambini. Le navi entrano ed escono dalla baia raccolta tra i due promontori.
Anna sospira e si volta. Percorre a passo lento la distanza che la separa dal carro trainato da Sven, dove Kristoff l'attende.
Si accomoda al suo fianco, le mani conserte.
Kristoff le rivolge una rapida occhiata, lei ricambia con uno sguardo perplesso. Poi il montanaro sorride e le porge le redini.
Anna sobbalza, gli occhi spalancati per la sorpresa. Abbraccia Kristoff e lo bacia.
Quando si separano, Anna afferra le redini e le scuote. Sven si mette in marcia.
Kristoff si stiracchia e con le mani dietro la nuca appoggia i piedi sul montante del carro.
Anna gli scocca un'occhiata severa e scuote la testa.
Il montanaro sospira e si risiede composto.
Anna passa la mano sul montante come a volerlo lucidare e torna a osservare la strada con aria soddisfatta.
***
Il rifugio è immerso nel buio. L'unica luce è quella che filtra da una finestra aperta. Il viso di Anna fa capolino dietro di essa, un'espressione di sorpresa dipinta sul volto.
Un secondo dopo la porta del rifugio si apre e la principessa, coperta da una mantellina che le scende fino alle caviglie, ne esce di corsa.
Anna fa qualche passo, gli stivali che affondano nella neve fresca.
Sopra di lei, il cielo è un caleidoscopio di colori cangianti che vanno dal verde al rosso e dal giallo al viola. L'aurora boreale si distende fino all'orizzonte come un enorme serpente di luce.
Anna trae un profondo sospiro. Una nuvoletta di condensa si forma vicino alle sue labbra. Si volta, l'occhio le scivola su di un mucchio di neve che si è raccolto in un angolo.
L'aurora cresce d'intensità. Nuovi filamenti si aggiungono agli altri, creando nuovi intrecci al posto di quelli che si dissolvono.
Anna si china sul mucchio di neve, l'osserva per qualche istante con la testa piegata di lato, l'espressione assorta, poi affonda le dita nella sua soffice consistenza.
Usando le mani come palette, raccoglie la neve in un cumulo più piccolo e lo solleva su quello più grande. L'aria si riempie di fiocchi di neve che danzano attorno al suo viso. E quando le sue labbra si schiudono, quella che ne esce è la risata felice di una bambina.
 
FINE

 
So già che non è il finale che vi aspettavate, ma è uscito così e io l'ho solo assecondato.
Devo ammettere che ho pensato e ripensato al modo migliore di chiudere questa lunga storia. Un giorno o l'altro aggiungerò i finali alternativi (due), così da darvi un'idea di cosa ho scartato.
Ora lasciatemi ringraziare tutti quelli che mi hanno fatto compagnia in questa lunga cavalcata, dai lettori della prima ora come Starfighter e Amberly e Franz e altri a quelli che si sono aggiunti per strada.
GRAZIE
A tutti quelli che hanno commentato.
A tutti quelli che hanno letto e seguito in silenzio la storia.
A tutti quelli che lo faranno in futuro.
Non lascerò il fandom (ok, immagino che questa sembri più una minaccia :D ). Ho altri progetti in mente, ma questa saga è conclusa e non ci metterò più mano (cit. George Lucas).
Che altro aggiungere?
Ci si rivede su queste pagine con la mia prossima faticaccia. Vi ho già detto di cosa parla? No? Lo saprete a Maggio!
 
Lunga vita e prosperità!
 
Heliodor

 

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