Cuore di Pezza

di eugeal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Una Storia da Ricordare ***
Capitolo 2: *** Perso in un Sogno Altrui ***



Capitolo 1
*** Prologo - Una Storia da Ricordare ***




Il mio mondo è semplice, formato da materiali comuni che voi trovereste quasi banali.
Cartone, legno, pietra, stoffa...
Ritagli, residui di qualcosa di più grande, vecchi giocattoli abbandonati, ecco cosa vedreste guardando il posto in cui vivo, ma c'è di più.
C'è qualcosa che lega insieme tutto ciò, che gli dà forma e lo plasma in un mondo fantastico, sempre nuovo e tutto da esplorare: la fantasia.
Il mio è un piccolo, grande pianeta che nasce dai sogni della gente e che aspetta solo di essere esplorato.
Per questo esistono quelli come me, piccole persone di stoffa con un cuore ardito.
Cuore di pezza, certo, ma pieno di sogni.
Ho viaggiato a lungo nel mio mondo, attraversato paesaggi sempre diversi e meravigliosi, affrontato creature inverosimili e spaventose e a volte sono anche morto.
Sorpresi, vero?
Ma in un sogno non si può morire davvero, quindi eccomi qui con ancora tutte le mie cuciture al loro posto.
Durante i miei viaggi mi hanno chiamato con molti nomi, ma il più comune, e quello che preferisco, quello che condivido con tutti quelli come me, è Sackboy.
Siamo tutti Sackboy.
Tutti uguali eppure completamente diversi.
Vi ricorda qualcosa, vero?
Anche voi siete così.
Ma ora sto divagando. Vi chiederete cosa voglio da voi, perché non me ne resto tranquillo nel mio piccolo mondo ad esplorare i vostri sogni senza disturbare nessuno.
Voglio raccontarvi una storia.
Una storia vera e strana, insolita anche per chi, come me, è abituato a vagare nella fantasia della gente e che merita di essere ricordata.
La memoria di un sogno è effimera e noi sackboy viviamo nella fantasia, per questo voglio che siate voi ad ascoltarla e a custodirla nelle vostre menti.
Tutto quello che state per sentire è vero ed è successo proprio a me.


*************************Note dell'Autrice***********************
Non chiedetemi da dove viene l'idea di questo crossover. Fidatevi, voi NON VOLETE davvero entrare nella mia mente. Meglio per tutti credere che un sackboy sia venuto a trovarmi per raccontarmi questa storia, quindi diciamo che è così. :D
Questo prologo è un po' corto, lo so, ma i prossimi saranno più lunghi. Almeno così mi ha detto Sackboy e visto che è lui che racconta, bisogna fidarsi... ;)

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Capitolo 2
*** Perso in un Sogno Altrui ***




Tanto tempo fa, in un mondo di pezza lontano lontano...
Beh? Perché mi guardate così, ora? Stavo solo scherzando.
Che ci crediate o no anche noi persone di pezza abbiamo il senso dell'umorismo.
Anzi, possiamo provare ben quattro emozioni diverse e ognuna di esse ha tre gradi di intensità.
Ok, lo ammetto, non sono tante quante quelle che provate voi, ma noi ci capiamo benissimo lo stesso.
Ma ora torniamo alla nostra storia.
Qualche tempo fa ero nel mio pod, la mia casa e astronave per chi non ne avesse mai visto uno, e stavo guardando il mio mondo: i continenti di stoffa erano punteggiati di nuovi posti da esplorare e le due lune brillavano luminose davanti ai miei occhi.
Il mio cuore già sognava un nuovo viaggio avventuroso, dovevo solo scegliere la meta e poi sarei partito.
Con il mio computer selezionai il paese da visitare e avviai il portale di trasporto per andare là dove nessun sackboy era mai giunto prima!
Ancora non sapevo che non avrei rivisto il mio pod tanto presto.
Come sempre, uscii dal portale con una capriola aggraziata e mi guardai intorno per avere una prima impressione di quel posto nuovo. Tutto a posto: colline di spugna si perdevano in lontananza e una scala di gradini di legno mi avrebbe permesso di esplorare dall'alto quel paese colorato ancora sconosciuto.
Sono certo che il mio viso stesse sorridendo mentre iniziavo quella salita ripida.
Una musica allegra accompagnava i miei passi e correndo e saltando arrivai in cima.
Mi fermai un po' perplesso: un muro enorme mi sbarrava la strada e l'unico modo per proseguire era uno stretto buco sul pavimento.
Mi affacciai per sbirciare, ma non si vedeva nulla, solo tenebre.
Niente di nuovo, avevo già incontrato situazioni del genere e le avevo sempre superate tranquillamente anche se, lo ammetterete anche voi, saltare alla cieca nel buio non è il massimo del divertimento.
Comunque non c'era altro modo per andare avanti, quindi non avevo scelta.
Saltai.

All'inizio mi lasciai cadere tranquillamente, le mie membra di tela cullate dal vento, ma pronte ad aggrapparsi al primo appiglio in caso di necessità, poi mi preparai all'atterraggio: cadere di faccia sul pavimento non è simpatico nemmeno se sei fatto di stoffa imbottita, sapete?
Di certo presto avrei incontrato il suolo, in fondo non ero salito tanto in alto...
O no?
Continuavo a cadere da un po' troppo tempo ormai, sempre nell'oscurità più totale.
Strano.
Non mi era mai capitata una cosa del genere.
Se tocchi il fuoco ti bruci e se cadi prima o poi atterri, è questo che mi hanno sempre insegnato, l'ordine naturale delle cose e non può essere altrimenti, no?
Infatti alla fine, dopo un tempo incredibilmente lungo, toccai terra e l'oscurità si dissolse.
Mi guardai subito intorno e iniziai a tremare terrorizzato.
Paura di terzo livello direi, anche quarto o quinto se fosse stato possibile.
Dov'era finito il mondo che conoscevo?
Che fine avevano fatto le colline di stoffa e i passaggi scavati nella pietra? E gli ingegnosi macchinari di cartone e legno?
Tutto sparito.
Il luogo in cui mi trovavo era piatto, completamente piatto. Il suolo era completamente nero, mentre il cielo era di un arancione brillante solo leggermente sfumato verso l'orizzonte, ma la cosa più spaventosa era il silenzio.
Non un accenno di musica, non un suono veniva a rallegrare quel posto.
Provai a ravvivare il paesaggio attaccando qualche adesivo colorato, per rendere un po' più familiare quel luogo spettrale, ma non ci riuscii.
Mi sentivo a disagio, come se mi fossi trovato in un mondo estraneo. Preoccupato, mi guardai intorno in cerca di un portale, ma non ne vidi nessuno e un altro dubbio si insinuò nel mio cervello di spugna: se fossi morto in quel posto, sarei morto davvero?
Ero ancora in un sogno, ne ero certo, ma non era più il sogno a cui appartenevo e lì le regole potevano essere diverse.
Ma non avevo scelta, dovevo proseguire, andare avanti e forse sarei riuscito a ritrovare la strada di casa.
Mi misi in cammino attraverso quella landa desolata, sperando disperatamente di incontrare un altro sackboy, ma perfettamente consapevole che non sarebbe successo.
Lì non c'era nessuno.
Nessuno come me, almeno.
Ogni tanto, nell'erba alta, incontravo strani animali, piatti e neri come il resto del paesaggio, che fuggivano spaventati quando si accorgevano della mia presenza.
Proseguendo, incontrai una creatura strana che corse via non appena mi vide. Non era un animale perché stringeva in mano una piccola lancia, ma il suo aspetto era alquanto bizzarro: sembrava un piccolo occhio, piatto e nero con una specie di pennacchio in testa e braccia e gambe sottili come fili.
Decisi di seguirlo e mi avviai nella direzione in cui era sparito.
Dopo un po' giunsi in una specie di villaggio tribale: alcune di quelle creature erano radunate intorno a un grande falò spento e sembravano agitate. Di certo quello che avevo incontrato poco prima doveva essere corso ad avvisare gli altri.
Sperai che decidessero di non usare le loro piccole lance: non avrebbero potuto farmi davvero male, certo, ma non è bello essere usato come puntaspilli.


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