La luce dei miei occhi

di millyray
(/viewuser.php?uid=69746)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo due ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** Capitolo uno ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannove ***
Capitolo 21: *** Capitolo venti ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventuno ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventidue ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitre ***
Capitolo 25: *** Capitolo ventiquattro ***
Capitolo 26: *** Capitolo venticinque ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisei ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventissette ***



Capitolo 1
*** Capitolo due ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO DUE

I ragazzi dello Stormo, seguiti da Total, scesero al piano di sotto per andare a fare colazione; dovevano ammettere che avevano dormito piuttosto bene, era da un po’ che non si facevano un bel riposino in un letto caldo e comodo. E dovevano anche ammettere che dalla cucina proveniva un odorino piuttosto buono. Infatti, appena varcata la soglia, trovarono Shary, già sveglia e di buon umore, intenta a preparare la colazione e sistemare la tavola.

“Ehi, buongiorno!” esclamò ad un tratto lei quando vide i ragazzi sulla porta. “Avete dormito bene?”

“Più che bene!” le rispose Angel con voce allegra e squillante.

“Era da un po’ che non dormivo così bene”, aggiunse Gasman con un sorriso.

“Bene, mi fa piacere. Ora, accomodatevi pure che fate colazione”.

Quando furono tutti quanti seduti a tavola, Total per terra che mangiava da una ciotolina lo stesso cibo che mangiavano anche loro, Nudge, curiosa come al solito, chiese. “Ma tu e Jo che specie di mutanti siete?”

“Jo è una libellula e quindi può volare come voi e può, in un certo senso, mimetizzarsi con quello che la circonda. Io invece sono una sirena”.

“Una sirena?!” esclamò Angel sgranando gli occhi. “Che bello! E che poteri hai?”

“Posso respirare sott’acqua, parlare con i pesci e fare anche dei giochetti con l’acqua, tipo questo”, la rossa allungò la mano verso un bicchiere e, senza toccarlo, cominciò a muovere l’acqua che vi era contenuta, dapprima piano, facendola andare verso l’alto e creando delle bolle, come quelle che si fanno col sapone.

“Che bello!” commentò Nudge applaudendo mentre tutti guardavano affascinati e divertiti.

Shary, ad un tratto si accorse che Iggy era l’unico che non si godeva lo spettacolo, ma d’altronde come poteva, e questo sembrava che lo stesse demoralizzando un po’. Perciò la ragazza decise di fargli un piccolo scherzetto:  portò le bolle d’acqua sopra la sua testa e abbassò il braccio facendole scoppiare. Il ragazzo, in men che non si dica e completamente ignaro di quello che sarebbe avvenuto, si trovò tutto bagnato e gocciolante.

“Ehi, ma sei scema?” le gridò lui, mentre tutti i suoi amici se la ridevano.

“Eddai, che vuoi che sia un po’ d’acqua. D’altronde fa caldo”, gli rispose lei ridendo.

Il ragazzo sbuffò. “Questa me la farai pagare”.

“Shary, ma tua sorella dov’è?” le chiese ad un tratto Max notando che Jo non c’era.

“E’ al lavoro. Anche se abbiamo questa casa e i soldi che ci hanno lasciato i nostri genitori, comunque qualcuno deve lavorare se no ci ritroveremo senza. Lavora come cameriera in un bar poco lontano da casa”.

“Ma tu non vai a scuola?” le chiese poi Nudge.

“No, le cose essenziali me le ha insegnate Jo. Che ne dite se andiamo a fare un tuffo in piscina?” propose poi Shary, guardando i ragazzi con un sorriso divertito.

“Avete una piscina?!” esclamò Gasman incredulo, spalancando gli occhi.

“Certo! Se volete ho anche dei costumi che vi posso prestare”.

 

Dopo pochi minuti, il tempo necessario a indossare i costumi, i sette ragazzi più Total si ritrovarono nel giardino sul retro dove stava una grande piscina con alcuni sdraio tutt’attorno.

Angel, Fang e Iggy erano già entrati dentro mentre Nudge se ne stava seduta sul bordo con i piedi a mollo in acqua e i capelli lasciati sciolti per farli muovere dal vento. Max, invece, se ne stava seduta su una sdraio, in costume ma con ancora addosso la sua maglietta che le arrivava fino a metà coscia. Si vergognava un po’ a mostrarsi mezza nuda benché fossero quasi tutte ragazze. Gazzy aveva solo otto anni per cui era ancora un bambino, Iggy era cieco perciò non c’era problema. Ma c’era Fang… e davanti a lui si sentiva proprio in imbarazzo a mostrarsi in costume. Era da un po’ di tempo che Fang… beh, la confondeva un po’. E si sentiva a disagio nel restare da sola con lui. Non un disagio negativo, ma più… non riusciva a spiegarsi nemmeno lei.

In quel momento arrivò anche Shary nel suo costume azzurro come il cielo. Entrò piano in acqua e, non appena le goccioline bagnarono delicatamente il suo corpo, le sue gambe scomparvero per essere sostituite da una lunga coda fatta di squame dorate così come il reggiseno.

“Wow!” esclamò Angel guardandola ad occhi sgranati.

“E’ fantastico!” aggiunse Nudge.

“Sai, anch’io so respirare sott’acqua e parlare coi pesci, però non ho la coda come te” disse poi Angel con tono leggermente rattristato.

“Be’, in compenso però hai le ali e scommetto che è fantastico poter volare in cielo”, cercò di consolarla Shary mostrandole un sorriso dolce.

La ragazza si voltò verso Iggy che la stava fissando come se si fosse incantato sebbene non la vedesse. Anche lei si fermò un attimo ad osservarlo, ad osservare le goccioline d’acqua che gli scendevano lungo i capelli biondi e leggermente spettinati e il petto senza maglietta che, nonostante avesse solo quattordici anni, mostrava un bel po’ di pettorali, molto probabilmente dovuti alle diverse lotte in cui si era trovato. Lei allora, con un sorrisetto furbo, gli si avvicinò silenziosamente e gli schizzò l’acqua in faccia al che lui si riscosse e assunse un’espressione corrucciata.

“Ehi! Ma tu ce l’hai con me!”

“Io? No, perché? E’ solo che è troppo divertente schizzarti l’acqua in faccia”.

“Ragazzina, te lo faccio passare io tutto il divertimento”.

Il ragazzo si protese per afferrarle il braccio ma lei, coi riflessi pronti, si scansò e, cominciando a nuotare più distante da lui, gli gridò: “Prova a prendermi se ci riesci!”

Allora anche Iggy cominciò a nuotare per la piscina per inseguire Shary, orientandosi col suono dell’acqua che lei stava muovendo con la sua coda.

Continuarono così per un paio di minuti, poi lei si ritrovò nell’angolo della vasca e si fermò come se qualcuno gliel’avesse ordinato. Iggy, in men che non si dica, le fu praticamente davanti, le mani appoggiate ai bordi della piscina per impedirle di scappare, la testa un po’ abbassata per poterla guardare, o meglio, fare finta di guardarla, visto che lei si trovava un po’ più in basso di lui.

Anche Shary alzò lo sguardo verso di lui e i loro occhi si scontrarono, sembrò quasi che i due colori, verde e azzurro, si sciogliessero l’uno nell’altro. Sembrava quasi che volessero leggersi i pensieri semplicemente guardandosi.

Ad un tratto Iggy le si avvicinò ancora di più, bloccandola quasi completamente nel suo angolino. Lei inevitabilmente si trovò ad ammirargli il petto, dal quale stavano scivolando delle piccole goccioline d’acqua e si trovò, stranamente, a provare invidia verso quelle goccioline. Il torace gli si abbassava ed alzava piuttosto velocemente dal respiro affannoso, colpa della nuotata.

Lui invece continuava a fissarla dall’alto, senza alcuna espressione, attirato dal suo odore, da quel buon profumo che lei emanava. Non aveva mai desiderato tanto poter vedere come in quel momento.

“Ehi! Ragazzi! Guardate!” si sentì qualcuno urlare ad un certo punto. Quell’urlo distrasse tutti, anche i due ragazzi nell’angolo della piscina, che si voltarono verso Gasman,. Il bambino aveva iniziato a correre come un matto per prendere la rincorsa e  fare un mega tuffo in piscina, schizzando l’acqua addosso a tutti.

“Ehi Gazzy! Dovevi avvertirci prima!” lo sgridò Nudge che ora si trovava grondante d’acqua senza mai essere entrata in piscina.

Il bambino intanto sputava l’acqua come una fontanella e ridendo come un matto.

Iggy, allora, si allontanò da Shary per ritornare dai suoi amici lasciando la povera ragazza sbigottita e confusa. Quel ragazzo per un attimo aveva confuso tutti i suoi sensi, aveva pure dimenticato che c’erano altre persone.

Anche lei, alla fine, ritornò dagli altri cercando di dimenticarsi quello che era successo poco fa. In fondo, gli occhi di Iggy non erano così azzurri da sembrare che avessero rubato un po’ della tinta del cielo.

Ma il battito accelerato del suo cuore dice tutt’altro.

 

MILLY’S SPACE

Rieccomi!!! Allora piaciuto il capitolo?? Spero di sì e spero che mi lascerete qualche recensioncina.

Bene, non voglio rubare altri pezzi del vostro prezioso tempo.
Per chi mi segue su Facebook forse avrà visto che ho tolto l’album con le foto di questa fanfic. Per chi, invece, non mi segue, be’ adesso lo sa ^^
Più avanti le rimetterò, ma probabilmente saranno diverse.

Baci,

Milly.

E non scordatevi le recensioniiiiiiii!!!!

MAXBARBIE: mia amatissima e fedelissima lettrice : ) intanto ti ringrazio per la correzione grammaticale. Di solito sono attenta queste cose perché sono molto pignola per quanto riguarda il linguaggio, ma a volte alcune cose possono sfuggire, specialmente se scrivi mentre sei in coma ^^ ti ringrazio anche per aver recensito e perché segui questa storia.
A presto, spero.
Milly.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Prologo ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

PROLOGO

 

L’amore non è cieco.

L’infatuazione è cieca.

L’amore è luce.

 

 

MILLY’S SPACE

E come promesso, eccomi con la riscrittura di questa fanfiction.

La frase qui sopra l’ho sentita in un film di cui non ricordo il titolo. In realtà lo stava guardando mia mamma, io l’ho sentita per caso  e mi è piaciuta un sacco ^^

Be’, andate avanti e leggete il primo capitolo…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo uno ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO UNO

Max, Fang, Iggy, Gasman, Nudge, Angel e Total stavano sorvolando una cittadina della California vicino al mare. Erano piuttosto concentrati sul volo, nessuno parlava, stranamente neanche Nudge.
Non erano in fuga, né in missione in quel momento, per la verità non avevano nemmeno una meta precisa, volevano solo trovare un posto dove mangiare e riposarsi un po’ Niente di nuovo, insomma. Classica routine di sei ragazzi col due per cento di DNA di uccello e un cane.

“Ragazzi, mi sa che abbiamo compagnia”, disse ad un tratto Iggy che aveva l’udito più sviluppato degli altri, essendo privo di vista.

“Che intendi?” gli chiese Max allarmata.

Ma qualunque spiegazione da parte del ragazzo sarebbe stata superflua perché, in men che non si dica, si ritrovarono circondati da circa una trentina di Sterminatori, se non di più.
Fang infilò il cane Total nello zaino affinché non gli fosse d’impiccio durante il combattimento e immediatamente quei mostri per metà umani e per metà lupi cominciarono ad attaccarli.

All’inizio i sei ragazzi riuscirono a tenerli testa; ne misero fuori combattimento un bel po’, ma poi gli Sterminatori cominciarono ad arrabbiarsi e a mettercela tutta tanto che dopo poco furono loro in vantaggio; Angel venne presa per le spalle da uno Sterminatore  che la strinse talmente forte da soffocarla. Lei cominciò a gridare, ma purtroppo nessuno poteva aiutarla, come lei erano tutti impegnati a cercare di rimanere vivi.

Ad un tratto, però, senza che avesse capito come, l’aggressore che teneva Angel fu scagliato lontano dalla bambina che finalmente tornò a respirare. Si rese conto subito che non era stato nessuno dei suoi amici a salvarla, perciò  si girò per vedere chi fosse stato e vide una ragazza con i capelli rosso scuro lunghi fino alle spalle e quattro ali lunghe e trasparenti, scagliarsi contro uno dei due Sterminatori che stavano attaccando Iggy.

L’arrivo di rinforzi sembrò animare anche gli altri e, in poco tempo, riuscirono ad atterrare tutti i Sterminatori, anche grazie all’aiuto di questa sconosciuta.
Scesero tutti quanti nel prato di un parco deserto, lo Stormo da una parte e la ragazza sconosciuta dall’altra, davanti a loro.

“Chi sei?” le chiese Max assumendo l’espressione più dura e minacciosa che riuscì a trovare.

“Mi chiamo Jo e sono una mutante come voi”, le rispose questa, senza lasciarsi intimorire. Sembrava più grande di loro.

“Be’, ti ringrazio per l’aiuto, ma ora noi dobbiamo andare”, continuò Max senza scomporsi; non era molto incline a fidarsi della gente, chiunque essa fosse. E non era difficile immaginarsi il perché

“Aspetta!” la fermò Jo prima che l’altra prendesse il volo. “Perché non venite a casa mia, così vi potete riposare e anche mangiare? Non vi farò del male, potete fidarvi”.
Max inarcò le sopracciglia.
Il suo spirito di sopravvivenza le diceva di non fidarsi, come sempre. Nella sua breve vita di ragazza mutante aveva capito che le persone erano brave a mentire, specialmente quelle che ti ispirano fiducia fin da subito e che all’apparenza appaiono buone  e gentili. Proprio come quella Jo.
Ma il suo stomaco e il resto del suo corpo imploravano affinché per una volta, una volta soltanto, si fidasse. E non solo quello.
I ragazzi guardarono Max con sguardo implorante: erano tutti stanchi e affamati e non chiedevano altro se non mettere qualcosa nello stomaco e un letto morbido e caldo.

Il capo dello Stormo, allora, guardò in direzione di Angel che semplicemente annuì col capo sorridendo come un angioletto. Evidentemente non aveva letto niente di malvagio nella mente della rossa.

“D’accordo, allora”, rispose Max tirando però uno sbuffo. Sperava con tutto il cuore di non cadere in un’altra ennesima trappola preparata dalla Scuola.

 

Volando, arrivarono in circa mezz’ora a casa di Jo, una piccola villetta non lontano dal mare, con il cancello in ferro che si apriva in un giardino piuttosto ampio dal prato curato bene e dei fiori sparsi qua è là. Davanti la casa presentava un portico con una panchina e un piccolo tavolino di plastica con un vaso di cactus poggiato in mezzo.

“Shary!” gridò Jo non appena fu entrata nel corridoio.
Max aveva dato per scontato che la ragazza vivesse da sola, ma quando capì che non era così, cominciò a guardarsi intorno in cerca di vie di fuga. Notò che c’erano parecchie finestre, alcune delle quali aperte.

Ad un tratto una ragazza dai capelli rossi, più chiari di Jo, lunghi fin quasi al sedere e gli occhi verdi, sbucò dalle scale a chiocciola e si affacciò sul corridoio. Indossava un vestitino azzurro lungo poco più su delle ginocchia e ai piedi calzava soltanto delle infradito.
Sembrava piuttosto bizzarra, vista in quel contesto, ma molto molto carina e con un viso particolare. E, cosa importante, non sembrava affatto cattiva.

“Ragazzi, vi presento mia sorella Sharon”, disse Jo rivolta ai sei ragazzi alati.

“Voi dovete essere i ragazzi dello Stormo!” esclamò Sharon con voce vivace. “Potete chiamarmi Shary”.

“Ma come fate a conoscerci?” chiese Max, curiosa e sempre allerta.

“Il blog di Fang. Lo visito spesso”, rispose Shary sorridendo innocentemente e vivacemente Ad un tratto, però, la ragazza si accorse che gli occhi di Iggy erano puntati su di lei e si avvicinò al ragazzo con un sorriso malizioso.

“Tu devi essere Iggy”.

“Sono famoso anch’io?”

“Certo”.

I due ragazzi rimasero lì per un po’ a fissarsi finché Jo non tossicchiò.

“Ehm… scusa Shary, perché non vai a preparare la cena? I nostri ospiti sono affamati”.

“Agli ordini!” esclamò la sorella facendole il saluto militare e sparendo dietro ad una porta che, molto probabilmente, portava alla cucina.

“A voi invece mostro le stanze, così potete darvi una rinfrescata prima di cena”, aggiunse Jo, questa volta rivolta allo Stormo.

Salirono al piano superiore lungo la scala a chiocciola e la ragazza mostrò loro le camere; i tre ragazzi avrebbero dormito in una mentre le tre ragazze in un’altra. Erano piuttosto ampie e luminose, molto più di quanto avrebbero desiderato in quel momento i ragazzi dello Stormo.

“Spero che vi vadano bene”, disse Jo prima di tornare al piano terra.

I cinque si guardarono un attimo, ancora forse non del tutto consapevoli di quello che stava succedendo, come se stessero vivendo un sogno.
Trappola o non trappola? Questo era il problema.

 

Una volta conclusa la cena, quando tutti quanti ebbero lo stomaco pieno, Nudge chiese: “Ma voi due siete veramente sorelle?”

“Certo!” le rispose Shary. “Io ho quindici anni mentre Jo ne ha diciassette”.

“E come siete diventate mutanti?” chiese Angel.

Gli sguardi di entrambe le ragazze si fecero tristi, ma Jo alla fine rispose. “Quando io avevo otto anni quei scienziati pazzi irruppero a casa nostra in piena notte e ci portarono via. I nostri genitori avevano cercato di impedirlo, nostro padre aveva pure già chiamato la polizia, ma loro li avevano semplicemente sparato, li avevano uccisi davanti ai nostri occhi. Poi ci hanno portato alla Scuola e beh… non vi dico neanche tutto quello che ci hanno fatto, lo sapete anche voi. Qualche anno fa però siamo riuscite a scappare”.

“Mi dispiace”, sussurrò Fang. Tutti loro capivano bene la situazione, anche loro erano stati maltrattati e torturati in quel laboratorio da quei scienziati pazzi, ma almeno non avevano dovuto assistere al massacro dei loro genitori e, soprattutto, loro avevano ancora qualche speranza di ritrovarli, i propri genitori.

Max, ad un certo punto, si fece pensierosa. Pensava che quei scienziati, però, non fossero inclini ad attirare così tanto l’attenzione, certamente due omicidi e un rapimento non erano cose che passavano inosservate.
Alla Scuola, quando ci era stata, non aveva conosciuto bambini portati via dai genitori. Nessuno di loro sapeva chi erano i loro genitori, infatti.

“Ma non avete paura che vi possano trovare? Insomma, se sono venuti a cercarvi qua, sanno dove vivete”, chiese Nudge.

“Sì, beh… ecco”, Shary lanciò uno sguardo verso la sorella prima di continuare, come se dovesse avere il permesso prima. “Il fatto è che loro credono che siamo morte, ma questa è una storia un po’ lunga. Comunque sia, questa è casa nostra, dove abbiamo sempre vissuto e finora non ci hanno ancora trovate, quindi siamo a posto”.

 

Erano tutti riuniti nella stanza delle ragazze, acciambellati sul letto o accoccolati per terra, a svolgere una delle loro riunioni.

“Secondo me, Max, ci possiamo fidare”, commentò Nudge sgranocchiando delle patatine. “Ci hanno offerto un riparo, del cibo, un letto e Jo ci ha pure aiutate a sconfiggere quei mostri. Per non parlare che sono come noi e che hanno vissuto le stesse situazioni”.

“Sì, infatti. Sono state gentili”, aggiunse Gasman.

“Sono d’accordo”, concordò Total, sdraiato accanto ad Angel.

“Non saprei, ragazzi”, bofonchiò Max tenendo lo sguardo basso. Da un lato non voleva deludere i suoi amici e trascinarli di nuovo chissà dove con i stomaci che brontolavano, ma dall’altro aveva paura che fosse una trappola. “E se stessero solo facendo finta? Magari collaborano con gli scienziati e si sono inventate tutto”.

“Io non ho letto niente di malvagio nella loro testa. Sono brave, ci vogliono solo aiutare”, cercò di tranquillizzarla Angel.

“Diamogli almeno una possibilità”, propose Nudge. “Restiamo per qualche giorno”.

“E va bene!” accettò alla fine Max. “Però, appena notiamo qualcosa di strano ce ne andiamo”.

“Hurrààà!!!” gridarono in coro Nudge, Gasman ed Angel.

“Cos’hai, Iggy?” chiese ad un tratto Fang vedendo che l’amico fissava un punto indefinito del letto, cosa che di solito non faceva mai per non far capire che era cieco. Però in quel momento sembrava sopra pensiero.

“Niente. Cosa dovrei avere?” sobbalzò lui alzando lo sguardo verso Fang.

“Non so, ti eri incantato”.

“No, è che sono stanco”, mentì il biondo cercando di sembrare il più sincero possibile e, infatti, solo Angel sembrava aver capito qualcosa dal sorrisetto malizioso che cercava di celare.

 

 

MILLY’S SPACE

Ebbene, ecco qua il primo capitolo.

Non è diverso dalla prima versione, ho solo corretto alcune cose che grammaticalmente non mi piacevano : )

Spero siate soddisfatti.

Lasciatemi qualche recensione e, se ne avete la possibilità, visitate la mia pagina facebook https://www.facebook.com/MillysSpace I commenti me li potete lasciare anche lì, darmi qualche suggerimento, dritta e consiglio, se c’è qualcosa in particolare che vi piacerebbe approfondissi : ) mi piace sempre cercare di venire incontro ai miei lettori.

Bacioni,

Milly.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo tre ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO TRE

Era passata ormai una settimana da quando lo Stormo soggiornava a casa di Jo e Shary e tutto sembrava procedere magnificamente.

I ragazzi erano proprio contenti; avevano cibo buono da mangiare tutti i giorni, un letto comodo e caldo nel quale dormire e un tetto sotto al quale proteggersi. Per di più non avevano ancora ricevuto alcun attacco né da parte degli Sterminatori né di nessun altro.

E, cosa che succedeva raramente si stavano proprio divertendo tutti quanti, parlavano di un sacco di cose, facevano svariati giochi e tutti trovavano simpatiche le due sorelle, specialmente Shary.

Meglio di così non poteva andare.

L’unica che pareva ancora un po’ titubante era Max, ma lei si faceva sempre un sacco di paranoie, glielo dicevano anche i suoi amici.

Sembrava però che tra lei e Fang si fosse creato un rapporto ancora più intimo rispetto a prima, capitavano spesso occasioni in cui si trovavano soli loro due, occasioni in cui parlavano del più e del meno, oppure di cose più importanti, come della loro situazioni, di quello che erano, di quello che dovevano fare e di quello che sarebbe successo. E in queste occasioni capitava spesso che Max si imbarazzasse, per qualcosa che Fang diceva o che provava a fare.

Per quanto riguardava Shary e Iggy invece… be’, dopo quell’episodio in piscina non era più successo niente e non cercavano mai di rimanere da soli.

Almeno, non fino a quella mattina…

I due ragazzi si erano alzati nello stesso momento, o meglio Shary, dopo aver abbandonato il suo comodo letto, era scesa in salotto e poco dopo era stata raggiunta da Iggy che se ne stava davanti a lei in boxer e canottiera, i capelli spettinati e gli occhi ancora gonfi dal sonno.

“Credo che… che andrò a preparare la colazione”, disse lei allora, per togliersi dall’imbarazzo.

“Posso aiutarti?” le chiese lui.

Lei alzò un sopracciglio scettica, così lui continuò come se avesse visto la sua espressione: “Sono bravo, sai? Cucinavo sempre io per i miei amici”.

La ragazza annuì, ma poi si ricordò che lui non poteva vederla e allora rispose: “Va bene, andiamo in cucina”.

I due ragazzi cominciarono a cincischiare con le pentole; Shary aveva messo a bollire il latte mentre Iggy aveva preso delle uova per romperle in una scodella. Ma quando stava per farlo spostò lo sguardo verso la ragazza che gli stava lì accanto e mancò la scodella andando a colpire il tavolo e facendo sfracellare l’uovo a terra.

“E tu dovevi essere bravo in cucina, vero?” gli chiese lei trattenendo a fatica le risate.

Lui la guardò male: “Non ho mai fatto cadere le uova prima di adesso”.

Ed era vero, non gli era mai successo di rompere niente, né di mancare una stupida scodella nonostante fosse cieco. Gli bastava solo un po’ di concentrazione. Ma lei… lei in qualche modo sembrava fargliela scomparire completamente, la concentrazione. E lui non sapeva perché. Non capiva perché, ogni volta che sentiva la sua presenza accanto, il cuore cominciasse a battergli così forte come se volesse uscirgli dal petto e sentisse una strana sensazione nello stomaco.  

“Dai, stupidotto, spostati che devo prendere la farina”, gli disse Shary cercando di tornare seria. Iggy si spostò, ma soltanto di poco, lo spazio necessario per permetterle di avvicinarsi alla credenza che stava sopra la sua testa. La ragazza l’aprì ma, proprio in quel momento, la farina, che se ne stava in bilico, cadde per terra tra loro due e Shary la guardò spargersi su tutto il pavimento sbigottita.

“Perché ho come la sensazione che sia cascato qualcosa per terra?” le chiese Iggy che, però, non stava guardando per terra come avrebbe fatto normalmente, capendo che l’attenzione doveva spostarsi lì. Stava guardando lei, o meglio aveva gli occhi puntati su di lei.

“Credo che ci toccherà cucinare per terra”, rispose Shary a voce bassa osservando l’impasto di farina e uova che si era creato sul pavimento. Poi alzò lo sguardo verso di lui, scontrandosi coi suoi profondi occhi azzurri. Lei sapeva che lui non la vedeva però sembrava che invece ci riuscisse, talmente la fissava. E questo la metteva un po’ in soggezione, i suoi occhi così azzurri e così magnetici la… incantavano, la catturavano. Le facevano dimenticare tutto.

Cominciò a sentire le farfalle nello stomaco quando si accorse che erano talmente vicino da potersi sfiorare con la punta dei nasi, ma comunque sembrava stessero molto attenti a non farlo, a non avere alcun contatto fisico. C’era parecchia tensione.

All’improvviso si sentì uno strano fischio acuto e qualcos’altro che si rovesciava sul pavimento. Ma nemmeno questo servì per distrarre i due che continuarono a tenersi gli occhi puntati addosso. Shary era sicura che se lui avesse potuto vederla veramente lei non lo avrebbe guardato così, ma avrebbe sicuramente spostato lo sguardo.

“Era il latte quello?” le chiese lui con una voce che a lei parve terribilmente sensuale.

“Credo… credo di sì”, Shary non voleva che la sua voce uscisse così insicura e debole ma… non ci poteva far niente. Se non avesse smesso di guardarlo probabilmente si sarebbe fottuta il cervello.

Finalmente i due ragazzi riuscirono a distrarsi e a smettere di scrutarsi, soltanto quando si sentì sbattere la porta della cucina e una Jo alquanto incazzata, dopo aver visto il casino che avevano fatto, gridare: “Ma si può sapere che cosa avete combinato qui?”

Shary e Iggy si voltarono verso di lei guardandola come se lei non dovesse assolutamente trovarsi lì.

“Dai, per favore uscite che sistemo ‘sto casino. E vi farò bandire dalla cucina!” la sorella più grande li cacciò via a pedate e i due ragazzi si ritrovarono in salotto dove incontrarono anche gli altri ragazzi dello Stormo che li guardavano curiosi.

“Ma che avete combinato?” chiese loro Max.

“Niente!” le rispose Iggy facendo il finto tonto. Quando però incrociò di nuovo lo sguardo di Shary che gli stava accanto, scoppiarono entrambi a ridere, come se qualcuno dei due avesse appena fatto una battuta.

Gli altri questa volta li guardarono come se fossero impazziti; soltanto Angel sorrideva maliziosa.

 

Era tardo pomeriggio e Shary si trovava da sola in salotto che disegnava con i suoi acquerelli su un grande blocco da disegno.

Presto però venne raggiunta da Max e i suoi amici; Angel e Nudge le si avvicinarono per vedere che cosa stesse facendo.

“Wow! Che bello!” esclamò la più piccola ammirando il bellissimo paesaggio marino che la rossa aveva dipinto. Una moltitudine di pesci colorati che nuotava in mezzo alle alghe e alle onde dell’acqua. L’aveva dipinto talmente bene che sembrava quasi reale. Disegnava spesso i pesci, le erano sempre piaciuti il mare e le creature che lo abitavano, fin da quando era piccola. Quindi lei all’inizio non ci aveva visto niente di sbagliato nel fatto che fosse una sirena, anche se questo significava essere una ragazza mutante, diversa dagli altri. L’unica cosa che non le piaceva erano gli esperimenti e gli esercizi che le facevano fare alla Scuola.

“Sì, è molto bello. E a me piacciono anche le tue unghie”, aggiunse Nudge osservando le dita ornate di French che usavano delicatamente il pennello.

“Grazie. Se vuoi posso farle anche a te”, le propose la ragazza con un sorriso.

“Davvero?!” esclamò la bambina guardandola con un paio d’occhi che sembrava avrebbero assunto una forma a cuoricino, tipo cartoni animati.

“Certo!”

Così Shary e Nudge si ritrovarono in cucina, sedute al tavolo davanti a tutti gli strumenti per fare le unghie che una volta erano appartenuti alla madre della rossa, mentre gli altri ragazzi erano fuori che si divertivano a volare nel cielo azzurro. Total dormicchiava su una sedia accanto alle due ragazze.

Mentre aspettava che la prima passata di smalto si asciugasse sulle unghie di Nudge, Shary spostò lo sguardo fuori dalla finestra aperta e i suoi occhi caddero inevitabilmente su Iggy che stava facendo delle giravolte in cielo, come se fosse sulle montagne russe. A lei sarebbe venuta la nausea. Si fermò a guardargli le ali; erano grandi e bianche ed erano molto belle. Sembravano quelle di un angelo. Beh, tra l’altro lui era biondo con gli occhi azzurri, proprio come gli angeli.

Il suo angelo, si trovò stranamente a pensare. Ma cercò subito di scacciare questi strani pensieri dalla testa. Però le sarebbe piaciuto, che lui fosse il suo angelo. Aveva anche un bel sorriso, un sorriso un po’ furbetto, uno di quelli che si fanno quando si hanno in mente degli scherzi. Ma a lei piaceva tanto quel sorriso sghembo. Come le piaceva tutto di lui, anche la sensazione che le dava ogni volta che gli stava vicina.

E non capiva… non capiva perché le succedeva tutto questo. Non le era mai capitato. Cosa poteva essere? C’era una parola che le girava continuamente nella testa come a rispondere a questa domanda. Amore. Ma non poteva essere. Non si era mai innamorata lei, cosa poteva saperne? Forse avrebbe potuto chiedere a sua sorella, lei sì che si era innamorata. Ma non voleva risvegliare brutti ricordi in Jo. E poi, dai, era troppo assurdo, lo conosceva da poco più di una settimana.

E se anche fosse stato così lui sicuramente non la ricambiava quindi tanto valeva toglierselo dalla testa.

“Ehi, che stai guardando?” le chiese una vocina che le stava davanti.

Shary si girò di scatto verso Nudge che la guardando curiosa. Cazzo, se ne stava completamente per dimenticare.

“Cosa? No, niente!” si affrettò a rispondere e subito riprese a sistemarle le unghie, cercando di nascondere il viso che sentiva stava per diventare del colore dei suoi capelli.

“Sicura?” insistette la bambina.

“Certo! Ero solo immersa nei miei pensieri”.

“E quali?”

“Ma no, niente. Stavo solo pensando a quanto deve essere bello volare”, mentì la rossa.

“Be’, sì è bello. Ma deve essere bello anche nuotare come un pesce”.

“Sì. Lo è”, dopo un attimo di silenzio, Shary continuò sperando che la bambina si dimenticasse di quello che aveva visto e sperando che pure lei si distraesse da certi pensieri. “Tu conosci la fiaba della Sirenetta?”

“No, cos’è?”

“E’ una fiaba molto bella che parla di una bellissima sirenetta dai capelli biondi che viveva in fondo al mare. Un giorno vede un bellissimo ragazzo che, avendo fatto un naufragio, stava per annegare come tutti i suoi compagni. La Sirenetta però riesce a salvarlo e a portarlo sulla spiaggia”.

“E scommetto che lui si innamora di lei”.

“Oh, purtroppo no. Lui viene accolto a casa di una principessa e si innamora di lei. La Sirenetta però vuole tentare di conquistarlo così chiede alla strega che vive nel fondo del mare di aiutarla. Lei le dà una pozione che le trasformasse la coda in gambe con la condizione che in cambio lei le desse la sua bellissima voce. E inoltre, ogni volta che avesse mosso un passo le gambe le avrebbero fatto male”.

“Oh, poverina”.

“La Sirenetta però riesce a conoscere il principe e diventano amici. Ma non poté mai dirgli la verità e confessargli il suo amore, non avendo più la voce. Un giorno però arrivarono le sue sorelle che erano riuscite a procurarsi un coltello dalla strega in cambio dei loro capelli. La Sirenetta poteva tornare a vivere con loro in fondo al mare come prima se riusciva ad uccidere il principe e la sua amata, altrimenti si sarebbe trasformata in schiuma”.

“E lei che cosa ha fatto?” adesso Nudge sembrava piuttosto rapita dalla storia.

“Non è riuscita ad uccidere l’uomo che amava. Così si è trasformata in schiuma di mare”.

“Oh, che storia triste”.

“Già. Preferisco di gran lunga la sirenetta dei fumetti, che tra l’altro ha i capelli rossi come me”.

La Sirenetta e il suo angelo…

 

MILLY’S SPACE

Ciao ragazzi come va?? Spero tutto bene… allora, vi è piaciuto il capitolo?? È un po’ noiosetto, lo ammetto, ma questi primi capitoli saranno un po’ di transizione perché vorrei introdurre ben bene i personaggi.

Penso però si sia capito qual è il mio personaggio della saga preferito… *.*

Ok, adesso vi lascio e mi raccomando, continuate a seguirmi e lasciatemi qualche recensione, mi raccomando, please. E venite a trovarmi sulla mia pagina facebook. In bacheca potete lasciarmi qualche vostro parere oppure darmi consigli o magari suggerirmi che cosa vi piacerebbe leggere (tipo se c’è una coppia su cui vorreste che mi concentrassi di più o magari se volete qualche scena in particolare). Mi piace venire incontro ai miei lettori, per quanto posso. (il link alla pagina https://www.facebook.com/MillysSpace)

A presto.

Milly.

P.S. non ho voglia di rileggere il capitolo, pertanto se ci sono degli errori perdonatemi : )

MAXBARBIE: eeehi : ) eh sì, Shary ci prova spudoratamente e neanche se ne accorge ^^ per Shary devo ammettere che mi sono ispirata un po’ alle sirene di H2O (è un telefilm, non so se lo conosci) però mi sembrava carino inserire una sirena.  E poi anche io adoro il mare : )
Bene, spero di sentirti presto. Un bacione, M.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo quattro ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO QUATTRO

Era una bella giornata di sole, come sempre in California, e le tre ragazze dello Stormo più le due sorelle si stavano preparando ad un pomeriggio all’insegna dello shopping, il che rendeva tutte molto contente, soprattutto Nudge, Angel e Shary. Be’, Max forse un po’ meno. In realtà lei non voleva andarci, ma le altre l’avevano praticamente costretta. Non capiva perché i ragazzi potevano benissimo rimanere a casa senza che nessuno facesse storie, mentre lei, visto che non era un ragazzo, doveva andarci per forza, come se si trattasse di una questione di vita o di morte.

Shary le aveva pazientemente spiegato che questa era una delle tante regole per distinguere i due sessi; i maschi odiavano lo shopping a priori, era una cosa di natura, come i cani che odiano i gatti. Perciò le femmine dovevano amarlo. E portare un ragazzo a fare shopping era come buttare un agnellino in un fiume pieno di coccodrilli. A meno che non li portavi in un negozio di biancheria intima, aveva aggiunto poi, con un sorriso malizioso.

“Shary! Sei pronta?!” chiamò Jo affacciandosi sulle scale per richiamare la sorella, Stavano tutti aspettando solo lei.

Dopo un paio di minuti finalmente scese anche lei, indossando un paio di corti pantaloncini in jeans e una camicetta bianca un po’ scollata. Aveva i capelli raccolti in un paio di lunghe trecce che le scendevano sulle spalle.

“Andiamo?” chiese lei, afferrando la borsa che era appoggiata su un armadietto.

“Ci vediamo dopo, ragazzi”, salutò Max prima di uscire di casa, seguendo le altre.

Fang, Iggy e Gasman rimasero da soli a casa contenti di essersi liberati delle donne; avrebbero potuto far un po’ di baldoria.

Iggy se ne stava seduto davanti alla Tv spenta, cosa un po’ strana. Anche se non ci vedeva, guardava spesso la Tv o meglio, l’ascoltava e non se ne stava seduto sul divano impalato senza fare niente.

A quanto pareva, era immerso nei suoi pensieri e Fang presto se ne accorse. Gli si sedette accanto, facendo tutto il rumore possibile per far sì che lui si accorgesse della sua presenza. In realtà non serviva, se ne sarebbe accorto anche se fosse stato silenzioso come una piuma ma, siccome era immerso nei suoi pensieri, probabilmente ci avrebbe messo un po’ ad accorgersi della presenza dell’altro se questi non si faceva sentire.

Era strano vedere Iggy così soprappensiero e non era la prima volta che capitava; ultimamente si incantava spesso e Fang aveva forse anche capito il perché.

“Ehi, a che pensi?” gli chiese. Avrebbe potuto arrivare subito al sodo ma voleva che fosse lui a confessarglielo. E poi, Fang era famoso per i suoi giri di parole.

“A niente, a che dovrei pensare?” mentì il biondo senza però voltarsi verso di lui.

“Mah, non saprei. Forse a una bellissima ragazza dai lunghi capelli rossi, gli occhi verdi e un bel paio di tette?”

“Ma che stai dicendo?” questa volta si voltò verso di lui spalancando gli occhi, incredulo.

“Oh, beh giusto! Tu non sai com’è fatta. Allora te la faccio più semplice. Stai pensando a Shary, non è vero?”

Cazzo! Pensò Iggy, Fang aveva colto nel segno. E poi non è vero che lui non sapeva com’era fatta! Se l’era immaginata, l’aveva capito un po’ che aspetto avesse, non gli serviva di certo che qualcuno gliela descrivesse. Non era il suo aspetto che lo attirava, be’, no di certo, ma non lo sarebbe stato comunque.
Shary aveva una voce bellissima, una voce che non si sarebbe mai stancato di ascoltare, una voce che lo incantava, proprio come le voci delle Sirene che avevano incantato Ulisse. E poi il suo profumo… aveva il profumo più buono che avesse mai sentito. Quel profumo di salsedine misto a fragole. Un profumo che gli faceva perdere tutti i sensi, che lo allontanava dal resto del mondo, che lo inebriava. Avrebbe voluto starle sempre accanto per poterlo sentire.

Ma… un momento. Come faceva Fang ad essersene accorto? Insomma… che lui pensava a Shary. Per caso gli leggeva nella mente?

“Io non sto pensando a Shary”, cercò di negare Iggy. Ma era come negare l’evidenza.

“Sì, certo! E io sono il principe d’Inghilterra! Ma a chi la vuoi dare a bere? Si vede da come la guardi, anzi, da come la fissi e da come sposti lo sguardo verso di lei ogni volta che arriva. Anche un cieco se ne accorgerebbe!”

Iggy gli lanciò uno sguardo omicida, così Fang aggiunse con un sorriso divertito: “Senza offesa, ovviamente”.

“Sei proprio un bastardo! E di cos’è che si accorgerebbe un cieco esattamente?”

“Be’, che ti piace, anzi, che sei praticamente cotto di lei, amico”.

“E come fai a capire che sei innamorato di qualcuno?” gli chiese poi il biondo. Ormai era inutile negare.

Fang spostò lo sguardo verso un punto impreciso del pavimento, come se ci fosse qualcosa che aveva attirato particolarmente la sua attenzione. Gli occhi però assunsero uno strano luccichio. “Be’, non lo so precisamente. Credo quando il cuore comincia a batterti fortissimo in petto ogni volta che lei ti si avvicina o quando hai la sensazione che nella pancia ti volino delle farfalle tutte le volte che pensi a lei. Quando non ti stancheresti mai di guardarla o di sentirla parlare, quando adori vederla sorridere perché sai che è felice o quando vorresti abbracciarla e consolarla se è triste. Quando non fai altro che pensare e sognare lei, quando vorresti che ci fosse lei in ogni momento della tua vita. Quando ti ritrovi a far lo scemo soltanto per farla ridere…”.

Iggy, se possibile, spalancò ancora di più gli occhi, incredulo. “Cazzo, Fang. Questo è stato il discorso più lungo che io ti abbia mai sentito fare”.

Il moro fece semplicemente spallucce.

“Non è che ti sei innamorato anche tu?” gli chiese poi il biondo, malizioso.

“Ma che stai dicendo? Non tentare di cambiare argomento!” rispose Fang, facendo finta di essersi un po’ indignato; le sue guance però erano diventate leggermente rosse e grazie al cielo Iggy non lo poteva vedere. “Piuttosto pensa al tuo, di cuore”.

“E che dovrei fare?”

“Dirglielo, è ovvio!”

“Stai scherzando, spero! Farei un’inutile figura di merda visto che io sicuramente non le piaccio”.

E non appena ebbe risposto, il biondo si alzò dal divano e si diresse verso le scale a passo sicuro.

“Io non ne sarei tanto sicuro!” gli urlò Fang prima di vederlo scomparire.

Iggy non aggiunse niente, però, non appena fu nella camera che condivideva con i ragazzi, si chiese che cosa mai potesse significare quell’ultima frase detta da Fang; non aveva alcun senso, perché mai lui le doveva piacere? Non aveva notato alcun interesse di lei nei suoi confronti.

 

Shary era intenta a guardare uno scomparto di vestiti, smuovendo qualche gonna e qualche giacca con la mano; ma non sembrava essere molto concentrata, sembrava piuttosto soprappensiero, il che era strano per lei dato che, quando faceva shopping si concentrava solo su quello.

“Ehi, sorellina. Trovato qualcosa di bello?” le chiese Jo sbucando ad un tratto da dietro un angolo. Le altre ragazze erano sparpagliate per il negozio.

“No”.

La sorella sembrò notare l’assenza della ragazza, forse per la strana risposta che le aveva dato; Shary non rispondeva mai a monosillabi quando si trattava di vestiti, spesso si dilungava a fare discorsi su discorsi che a Jo non interessavano affatto.

Così la più grande continuò: “Mi sembri un po’ distratta. Tutto bene, Shary?”

“Sì certo, perché qualcosa non dovrebbe andare?” le rispose la sorella, evitando di guardarla negli occhi.

“C’è qualcosa che non mi vuoi dire?”

Shary odiava quando Jo era così curiosa e insistente, soprattutto perché alla fine riusciva sempre a farsi dire tutto.

“Assolutamente no”, rispose la più piccola cercando di mantenere la pazienza.

All’improvviso Jo sorrise con un’espressione maliziosa. “Secondo me stai intensamente pensando a qualcuno”.

“E a chi dovrei star pensando?”

“Be’, non saprei… forse a un bel ragazzo biondo con gli occhi azzurri e un paio di grandi ali bianche?”.

“E chi sarebbe?” chiese l’altra cambiando scomparto.

“Ma Iggy, ovvio!”

Questa volta Shary puntò i suoi grandi occhi verdi in quelli della sorella e la guardò come se fosse diventata pazza.

“Jo, per favore. Non dire assurdità”.

“Io non dico assurdità. Si vede lontano un miglio, da come lo guardi”.

“Cos’è che si vedrebbe?” chiese Shary prendendo una maglietta e appoggiandosela sul petto per immaginare come le sarebbe stata.

“Che sei innamorata di lui”.

“Innamorata? Io? Ma stai scherzando?” Shary sembrava sempre più sconvolta o almeno faceva finta di esserlo; la sorella aveva colto nel segno, almeno in parte. Stava pensando a Iggy, ma in quanto ad esserne innamorata, be’… non lo sapeva nemmeno lei e questo, del non sapere se era innamorata o no, non le piaceva affatto. Forse si trattava solo di attrazione fisica.

“Che c’è di strano? Tutti si innamorano prima o poi”.

“Non ci scommetterei su questo. E io non mi sono innamorata di lui. Tra l’altro neanche mi ricambia”.

“In pratica l’hai ammesso”.

“Che cosa?”

“Che ne sei innamorata. E io non ci giurerei che non ti ricambia. Se potesse, ti mangerebbe con gli occhi”.

“Tu sei tutta matta!”

Shary si allontanò verso il reparto intimo lasciando la sorella indietro non potendo più a sopportarla.

Stava dando di matto; però, allora, perché alcune cose che le aveva detto continuavano a girarle per la testa?

Sei innamorata… se potesse ti mangerebbe con gli occhi…

Magari…

Innamorata? Era davvero innamorata?

 

 

MILLY’S SPACE

Hola!!

Allora, eccovi un nuovo capitolo… sono contenta di poter aggiornare regolarmente ogni settimana, ma avendo i capitoli già praticamente pronti mi sembra logico e giusto ^^

Spero vi sia piaciuto il capitolo, anche se l’avete già letto.

Lasciatemi qualche recensione, vi prego. Vedo che le visite ci sono, quindi i lettori non mancano, però cercate di non essere troppo timidi o svogliati. Rendereste contenta una scrittrice lasciando qualche parolina di commento. Anche le critiche sono accette : )

E non scordatevi di venire a visitare la mia pagina facebook : )

https://www.facebook.com/MillysSpace

MAXBARBIE: eh, credo che tra un po’ le situazioni amorose cominceranno ad evolversi un po’ di più… a meno che non decida di cambiare qualcosa ^^ vedremo vedremo… Sì, Angie è una bimba troppo sveglia e questa cosa spaventa un po’… chissà quante ne combinerà.
A presto, baci,
M.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo cinque ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO CINQUE

Shary era seduta sulla panchina sotto al portico di casa, un album da disegno in grembo e una matita in mano; aveva fatto diversi disegni, tutti inventati da lei, ma nessuno la convinceva, nessuno le era riuscito bene.

Adesso ammirava la sua ultima opera d’arte e questa volta sorrise contenta. Un ragazzo con delle grandi ali seduto sul ramo di un albero occupava tutto il foglio. Il disegno era in bianco e nero, fatto a matita, ma se lo avesse colorato, Shary era sicura che lo avrebbe fatto biondo con gli occhi azzurri. Forse perché un ragazzo molto simile se ne stava stravaccato su un ramo, gli occhi chiusi e le cuffie dell’ MP3 nelle orecchie.

Lei in genere non disegnava mai le persone o lo faceva pochissime volte perché non le riuscivano mai bene, non somigliavano molto al reale, però lui… lui le era riuscito benissimo. Era come se gli avesse scattato una fotografia. Si disse che quel disegno lo avrebbe tenuto per sempre.

Ed ecco di nuovo che le parole di sua sorella, di qualche giorno fa, riaffiorarono nella sua mente: ne sei innamorata.

Lei era innamorata di Iggy? Sì, lo era. Adesso lo aveva capito, adesso ne era sicura, adesso lo aveva ammesso. E questo era il primo passo.

Ma qual era il secondo? Confessarglielo? No, non l’avrebbe mai fatto. Non aveva tutto ‘sto coraggio e poi… beh, voleva evitarsi un’inutile sofferenza perché era sicura che lui non la ricambiava.

Si alzò dalla panchina ed entrò in cucina per prendere un po’ d’acqua, si sentiva la gola secca. Quando ritornò fuori, però, vide il suo album dei disegni aperto e Angel che teneva in mano un paio di fogli. Immediatamente le venne un colpo. Aveva messo il disegno di Iggy in mezzo agli altri proprio perché nessuno lo notasse, ma se quella bambina aveva guardato tutti i suoi disegni… cominciò  a sudare freddo.

“Sono belli i tuoi disegni”, commentò la bambina, guardandola con uno strano sorriso, tenendo i disegni ancora in. Quello di Iggy non era stato scoperto quindi forse non lo aveva visto. Ma tanto era fregata lo stesso: quella bimba prodigio poteva leggere nella mente.

Infatti, ad un tratto, la bambina spostò lo sguardo su Iggy seduto ancora sull’albero, per poi riportarlo sulla ragazza davanti a lei e sorriderle in modo strano, un sorriso indecifrabile.

“Un giorno mi insegni a disegnare come te?”

Shary semplicemente annuì, incapace di dire qualcosa e la bambina, soddisfatta di quella risposta, se ne andò come se niente fosse successo.

La rossa intanto sperava con tutto il cuore che Angel non dicesse niente a Iggy né a nessun altro.

Ma perché doveva innamorarsi? Aveva capito che l’amore faceva soffrire, l’aveva visto in sua sorella e si era promessa che a lei non sarebbe successo. Ma allora perché?

È proprio vero che tutti prima o poi si innamorano…

 

Angel si era arrampicata sull’albero e si era seduta su un ramo davanti a Iggy e ora lo osservava aspettando che lui si accorgesse della sua presenza. Lui, invece, teneva gli occhi chiusi, con le cuffie nelle orecchie per ascoltare della musica.

“Che c’è, Angel?” chiese dopo un po’. La bambina era sicura che prima o poi si sarebbe accorto di lei, molto probabilmente l’aveva sentita anche se aveva la musica nelle orecchie e l’aveva anche riconosciuta. Tutti si chiedevano ancora come facesse.

“Sai che Shary fa dei bei disegni?” disse lei come se gli avesse appena chiesto se le comprava delle caramelle.

“E allora?” il ragazzo assunse un’espressione scettica non capendo dove Angel volesse andare a parare. Lei dal canto suo pensava che sarebbe stato tutto molto più semplice se lui avesse potuto vederci, gli avrebbe mostrato il disegno di Shary e si sarebbe risolto il problema.

“Ha detto che un giorno mi insegnerà a disegnare come fa lei”.

“Bene”.

Cadde qualche secondo di silenzio, poi la bambina continuò.

“Shary mi sta molto simpatica. E a te?”

“Sì, anche a me”.

“Solo questo? Non provi qualcosa verso di lei?”

“Ma sì può sapere perché siete tutti fissati col fatto che io dovrei provare qualcosa nei confronti di Shary?” sbottò ad un tratto lui, spazientito; prima Fang e adesso ci si metteva pure Angel nel fargli il terzo grado sui suoi sentimenti. Ma non c’era un po’ di privacy in quel posto?

Angel intanto assunse un’espressione seria, guardando intensamente l’amico; stava cercando di leggergli nella mente ma, a differenza di Max e Shary che erano come un libro aperto, lui era un po’ come Fang, riusciva a chiudere la mente pensando a qualcos’altro per evitare che lei gli leggesse qualcosa che non doveva. Fang però lo faceva sempre, anche quando lei non era nei paraggi, Iggy invece lo faceva solo quando c’era lei, quindi a volte, riusciva a leggergliela lo stesso se lui non si accorgeva della sua presenza. Ma quello, non era uno di quei casi.

In ogni caso, in quel momento, non le serviva leggergli nella mente per capirlo, per capire che cosa il ragazzo provava; appena aveva nominato Shary i suoi occhi si erano illuminati e le sue guance erano diventare leggermente rosate.

“Ok, scusa”, disse la bambina scendendo dall’albero e lasciandolo di nuovo da solo. Intanto nella sua testa si formavano le immagini di un arco e una freccia con la punta a forma di cuore.

 

Shary salì in camera sua e, dopo aver richiuso la porta dietro di sé, si buttò sul letto con un sospiro e chiuse gli occhi che erano rivolti al soffitto.
Doveva ammettere che in quei giorni si sentiva un po’ giù, il suo umore non era allegro e giocoso come al solito. E non si trattava soltanto di Iggy, ma di tutta la sua vita. Ormai andavano così da un paio di anni e, certo, sarebbe stato maleducato da parte sua lamentarsi di quella tranquillità dopo tutto quello che lei e sua sorella avevano passato, però stava diventando troppo noioso.
Aveva bisogno di un po’ di avventura. In fondo era nello spirito dei ragazzi mutanti, l’avventura.

D’un tratto sentì battere qualcosa e, immediatamente, aprì gli occhi e  si alzò di scatto a sedere. I colpi si ripeterono, facendole capire che provenivano dalla finestra. Voltò lo sguardo e notò che si trattava di Iggy che voleva a mezz’aria con un pugno alzato e un sorrisetto sghembo a decorargli il volto.

“Ehi! “ esclamò lei avvicinandosi. “Che ci fai qui?”

“Niente, volevo solo venirti  a trovare”, rispose lui e Shary si trovò involontariamente a sorridere.

“Prego, accomodati”, lo invitò la ragazza, spostandosi per farlo passare.

“Bella stanza”, commentò lui guardandosi attorno.

“Be’, è piuttosto in disordine, ma…”, cominciò lei riponendo un po’ di cose in fretta e furia. Solo in un secondo momento, però, precisamente quando vide il suo sorrisetto divertito, capì che la sua era solo una battuta.

“Sì, insomma, immagino che a te non faccia alcuna differenza”.

“Basta solo che non inciampi in qualcosa per terra e mi spacchi la testa. Sarebbe un modo veramente… poco nobile, per morire”.

Shary scoppiò a ridere, forse più per mascherare l’imbarazzo che non per vero divertimento.

“Mi spiace che tu… non possa volare con noi”, sbottò Iggy dopo un po’.

La ragazza spostò gli occhi su di lui con espressione dolce. “Oh be’, non è una gran perdita per me. Non mi piacciono le altezze”.

“Ah…”.

“Iggy!” chiamò qualcuno dalla finestra. Entrambi i ragazzi si voltarono in quella direzione, trovandovi Nudge con un pallone in mano. “Vieni a giocare a palla?”

Il ragazzo si alzò dalla sedia per raggiungere l’amica. Ma prima di spiccare il volo, si voltò di nuovo verso la rossa.
“A dopo”.

 

MILLY’S SPACE

Sono leggermente in ritardo con questo capitolo, lo so. Il fatto è che ho avuto molto da fare, ma non starò qui a propinarvi le solite scuse. Spero solo che non me ne vogliate.
Adesso che finalmente è finita la scuola, penso che potrò dedicarmi alle mie storie con più regolarità… speriamo : )

Va be’, vi lascio subito che tra un po’ devo andare via. Ma voi non scordatevi le recensioni : )

Baci,

Milly.

MAXBARBIE: ehi : ) sì, per il momento ci saranno un po’ di capitoli di transito, diamo il tempo ai nostri ragazzi di trovare un po’ di equilibrio e serenità. Tra un po’ inizierà l’azione, come forse ricorderai.
Seconda cosa: hai ragione, Fang era piuttosto OOC nello scorso capitolo, ma se c’è una cosa che a me piace fare è lavorare sulla psicologia dei personaggi e scoprire in loro caratteristiche che forse loro non mostrerebbero mai. Secondo me, quando ha qualcosa da dire, Fang la dice. E poi, l’amore fa fare alle persone cose strane ^^ inoltre ha fatto tutti quei giri di parole per far confessare a Iggy che è innamorato, anche se non ci è riuscito.
Comunque, scusami se non ho aggiornato prima, veramente non ho avuto tempo. Spero non ti sia arrabbiata ç____ç
Fammi sapere,
baci.
Milly.
P.S. no, non credo alla legge delle ragazze che devono fare shopping e i ragazzi no. È Sharon che ci crede ^^ io detesto gli stereotipi… : )

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo sei ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO SEI

Shary si guardò un’ultima volta allo specchio. Aveva indossato un vestito blu piuttosto e attillato in vita così mostrava perfettamente le sue curve e il suo seno. I capelli li aveva lasciati sciolti, facendoli ricascare sulle sue spalle in tutta la loro lunghezza ed erano morbidi e ondulati come piacevano a lei.

Una volta finita tutta l’opera, scese le scale quasi saltellando.

“Ciao, ragazzi. Siete pronti?” chiese in modo squillante ai ragazzi dello Stormo che la stavano aspettando in salotto.

“Jo! Non sei ancora pronta? Cosa stai aspettando? La manna dal cielo?” esclamò, poi, notando la sorella seduta sul divano in pantaloncini e maglietta bianchi intenta a leggere un libro.

“Non vengo, Shary. Te l’avevo già detto!” rispose lei senza distogliere gli occhi dal libro.

“Come non vieni? È da un secolo che non vai alle feste”.

“Beh, questi non sono problemi tuoi”.

“Sì, che lo sono. Non puoi stare sempre chiusa in casa o al lavoro. Devi uscire un po’, conoscere altra gente”.

I ragazzi dello Stormo, più Total se ne stavano zitti a osservare quella scena incuriositi e anche un po’ preoccupati. Aveva tutta l’aria di essere una discussione di famiglia, quella.

“Non mi interessa conoscere nuova gente!” urlò Jo abbassando finalmente il libro e incatenando lo sguardo in quello della sorella.

“E invece sì che ti dovrebbe interessare. Devi andare avanti, dimenticarti del passato!” Shary aveva capito perfettamente che cosa frullava nella testa della sorella più grande; ormai la conosceva troppo bene, capiva quando c’era qualcosa che non andava, le bastava guardarla negli occhi.

“Tu che cosa ne sai, Shary! Sei solo una bambina!” E dopo quest’ultimo sfogo, Jo richiuse violentemente il libro e corse velocemente su per le scale; l’altra sapeva benissimo che era scappata così velocemente soltanto per non mostrare che si sarebbe messa a piangere.

Shary si girò verso i suoi nuovi amici cercando di scusarsi con lo sguardo.

“Perché Jo si è arrabbiata?” le chiese Nudge.

“Lascia stare. È solo che… be’, forse non ve lo dovrei raccontare però siete miei amici quindi dovreste saperlo… vi ricordate quando vi ho detto che i Camici Bianchi credono che siamo morte?”

Tutti annuirono, interessati di sentire il racconto.

“Effettivamente qualcuno è morto. Un paio d’anni fa gli Sterminatori ci stavano dando la caccia mentre noi cercavamo di scappare. Ma non eravamo solo io e mia sorella, c’era anche Alex, il suo ragazzo. Lui aveva due anni più di lei, lo avevamo conosciuto alla Scuola e ci ha sempre aiutate a tenere duro, a resistere, ci incoraggiava a non mollare quando ci facevano gli esperimenti e torture di vario genere. Alla fine ci ha anche aiutate a scappare, quando lui aveva dodici anni. Da allora, prima di trasferirci qui, abbiamo vissuto sempre in fuga, un po’ come voi. Per me era stato come un fratello maggiore, mi consolava sempre, mi faceva divertire… per Jo invece era sempre stato molto di più e anche lei per lui, così alla fine si sono messi insieme e io ero contentissima, sarebbero stati come dei genitori per me. Comunque, dicevo, un paio d’anni fa gli Sterminatori ci stavano dando la caccia perché eravamo tornati alla Scuola per prendere una cosa e siamo entrati in un’ala abbandonata, piena di mine e bombe che stavano per esplodere. Io e Jo eravamo riuscite ad uscire, sempre grazie ad Alex, che aveva cercato di bloccare i nostri aggressori, ci aveva detto che presto ci avrebbe raggiunte. Ma così non è stato perché l’edificio è saltato in aria con lui ancora dentro. E i Camici Bianchi credevano che anche noi due fossimo state lì dentro. È una cosa che non dimenticherò mai, è stato terribile per me, immaginatevi per Jo. Ha pianto per settimane come una disperata. Lei lo amava tantissimo e non era passato molto da che si erano messi insieme. Ogni volta che qualcuno nomina soltanto un dettaglio che le possa ricordare questo episodio, lei scoppia”.

“Oddio, è una storia terribile”, commentò Angel con gli occhi lucidi, mentre Nudge si era già messa un po’ a piangere. Per la verità tutti si sentivano… distrutti, quasi avessero conosciuto questo Alex e fosse stato loro amico.

“Sì, ma lei deve capire che bisogna andare avanti, che non può continuare a crogiolarsi nel suo dolore. La vita va avanti, anche lui avrebbe voluto che lei lo superasse”, aggiunse Shary.

“Sì, ma bisogna anche provare a capire lei”, si intromise ad un tratto Iggy puntando i suoi occhi in quelli della rossa. “Certe cose non si superano neanche dopo anni. È vero, il dolore dopo un po’ si attenua, diminuisce ma non scompare mai del tutto. Quindi, quando succede qualcosa che ci fa ricordare perché proviamo questo dolore, la ferita si riapre e inizia a sanguinare di nuovo. Immagina se lei adesso andasse alla festa e conoscesse un ragazzo, facesse amicizia con lui, lo frequentasse e dopo magari nascesse qualcosa di più. Lei si sentirebbe in colpa nei confronti di Alex, sentirebbe che lo sta tradendo anche se lui è morto, perchè lei non ha ancora smesso di amarlo. Così non può far altro che continuare con la sua vita rimanendo fedele a lui”.

Shary annuì incapace di proferire parola, si era incantata a guardare gli occhi di Iggy, che sembravano essere pieni di sincerità. Il suo discorso non faceva una piega e lei in quel momento si sentiva stupida per non averci pensato e questo senso di stupidità del suo cervello era accentuato ancora di più dal fatto che era stato proprio Iggy a farglielo notare, facendole un discorso sui sentimenti e sul dolore come se… beh, come se lui stesso ne avesse assaggiato qualcosa.

“Perché non andiamo alla festa?” chiese allora Nudge, interrompendo il silenzio che si era venuto a creare. E forse anche per cambiare argomento.

“Sì, buona idea. Andiamo”, concordò Shary e uscirono tutti quanti di casa.

Shary e Nudge ci sarebbero andate in moto, la prima perché non aveva un mezzo più veloce e la seconda perché voleva provare il brivido di  andare su una moto. Gli altri invece ci andarono volando portandosi pure Total che aveva insistito tanto per venire.

Il posto si trovava poco lontano da lì, in un quartiere un po’ malfamato, dove vivevano un sacco di ragazzi mutanti, senza genitori, mantenendosi da soli senza però farsi notare da altri. Si trattava di ragazzi che erano scappati dalla Scuola o che erano stati abbandonati. Erano tutti di diverse età, bambini, ragazzi, adolescenti. I più grandi della combriccola erano in un certo senso dei capi, o meglio, quelli che cercavano di gestire tutta la situazione, di aiutare i mutanti. E ogni tanto organizzavano queste feste per far divertire. Jo e Shary venivano spesso a trovarli nelle loro case abbandonate o in qualsiasi posto si fossero rifugiati.

Quando Shary e gli altri arrivarono, una ragazza dai capelli corti e scuri se ne stava sopra un palco improvvisato col microfono in mano a dare inizio alla festa, con un allegro discorso di benvenuto e un invito a unirsi e a divertirsi a più non posso. Era una dei due capi. Lì vicino c’era anche l’altro, Jack, che faceva girare dei dischi come un vero Dj, mettendo la musica. La gente era numerosa, come sempre, alcuni si riconoscevano già dall’esterno  che erano mutanti, per qualche dettaglio da animale che mostravano.

La festa si svolgeva in un caseggiato abbandonato e tanto rovinato, ma i ragazzi erano riusciti ad abbellirlo con le bombolette spray, i festoni e i palloncini. Avevano anche portato anche da bere e mangiare e c’era pure dell’alcool che girava.

Shary si unì subito alla festa, facendosi largo tra tutti quei corpi già sudati che ballavano allegri e spensierati, alcuni pure un po’ brilli. Prese da bere anche lei al tavolo delle bibite ma poi, poco lontano, notò una ragazza con i capelli neri e gli occhi scuri che se ne stava appoggiata al muro a fissare un punto indefinito davanti a lei, come immersa nei suoi pensieri.

La riconobbe subito, era Charly, la sua migliore amica, l’avrebbe riconosciuta ovunque; Charly non era una ragazza difficile da notare, c’era sempre qualcosa che la distingueva dalla folla, forse il trucco scuro e  pesante che metteva sugli occhi o il fatto che si vestisse sempre rigorosamente di nero, con  borchie e  stivali anche d’estate.

Shary le fece cenno di avvicinarsi.

“Ciao!” la salutò non appena la raggiunse.

“Ciao”, ricambiò la mora.

“Sei venuta, allora”.

“Mia mamma lavora stasera, per cui, sì”.

“Vieni, che ti presento delle persone”.

Shary e Charly si fecero strada tra le varie persone e finalmente riuscirono a raggiungere i ragazzi dello Stormo.

“Ragazzi!” li chiamò la rossa. “Lei è la mia amica Charly. Charley, loro sono Max, Fang, Iggy, Nudge, Gasman e Angel”.

“Molto piacere”, le disse Angel porgendole la mano con un sorriso da bambina innocente. Charly la prese ma la guardò in modo un po’ sospettoso. Poi il suo sguardo passò su tutti quanti loro, come a volerli studiare, ma indugiò di più su Fang. Le fece subito una strana impressione e provò un forte desiderio di conoscerlo meglio. Forse era il suo aspetto, i suoi vestiti neri, quell’aria tormentata come la sua.

I due si studiarono per un po’, cosa che non sfuggì agli altri.

“Scusate, ma Charly non è una persona molto loquace”, disse Shary, probabilmente in imbarazzo per tutto il silenzio che si era venuto a creare.

In effetti, la mora era famosa proprio perché parlava pochissimo, diceva sì e no dieci parole al giorno, a differenza della sua amica che parlava continuamente. Le piaceva stare in silenzio e ascoltare piuttosto che parlare, diceva spesso che le parole non servivano a niente, che erano uno spreco di fiato inutile. Si poteva comunicare in maniera diversa.

“Bene, non mi piacciono le persone che parlano troppo. Dopo un po’ diventano noiose”. Rispose Fang senza distogliere gli occhi da quelli di Charley, gli occhi scuri che sembravano molto simili a quelli della ragazza.

 

 

MILLY’S SPACE

Allora, eccomi qua di nuovo : )
Sicuramente se avete già letto la prima stesura di questo capitolo, vi ricorderete chi era Charly… altrimenti, aspettate e lo scoprirete presto ^^.

Non ho molto altro da aggiungere se non che… be’, recensitemi : ) e venitemi anche a trovare sulla mia pagina facebook https://www.facebook.com/MillysSpace

Grazie per l’attenzione e alla prossima.

Milly.

MAXBARBIE: ehi : ) dopo la tua recensione ho pensato di provare a fare il disegno di Shary… purtroppo, però, io sono impedita a disegnare, ma sono brava nel copiare. Così avevo provato a cercare una foto o un disegno che potesse andare bene, apportandoci le dovuto modifiche ovviamente, ma niente. E forse è meglio così, a volte è meglio immaginare che non vedere : ) E sì, Angie è una bimba piuttosto particolare, ma io ho dei sentimenti piuttosto contrastanti su di lei.
Che mi dici di questo capitolo? Spero di risentirti presto, bacioni.
M.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo sette ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO SETTE

Shary, stanca di ballare, si spostò in un angolo per non essere urtata dalle persone. Quando si voltò, però, vide Iggy seduto su dei gradini, tutto solo. Allora decise di seguire soltanto il suo cuore, che le diceva di andare da lui e vedere se c’era qualcosa che non andava, visto che di solito non stava mai da solo e che si divertiva sempre.

Ben presto salì i gradini, sedendoglisi accanto.

“Come mai qui tutto solo?” gli chiese curiosa.

“C’è troppa confusione per i miei gusti”, rispose lui senza girarsi verso di lei, lo sguardo rivolto a terra.

Si sentì ad un tratto in imbarazzo e anche un po’ in colpa e stupida, perché era stata lei a trascinarli in quel posto con la musica alta e un sacco di persone. Ma doveva capirlo che a lui non sarebbe piaciuto.

Dopo un paio di minuti di silenzio, la ragazza si alzò prendendogli la mano, senza sapere da dove le era venuto tutto quel coraggio.

“Vieni con me” gli disse soltanto.

Lui questa volta alzò la testa puntando i suoi profondi occhi azzurri in quelli della ragazza.  “Dove?” le chiese.

“Lontano dalla confusione”.

I due scesero velocemente le scale e cominciarono ad allontanarsi dalla festa, facendosi largo tra le persone; continuarono a tenersi per mano, Shary che procedeva davanti e lui dietro che la seguiva, fidandosi completamente di lei che cercava di evitare meno persone possibili per non andare a sbatterci.

Presto arrivarono in spiaggia e cominciarono a camminare sulla morbida sabbia, vicino al mare. A quel punto non si tenevano più per mano, ma non si ricordavano nemmeno come si erano lasciati. Camminavano soltanto molto vicini.

“Va meglio qui?” gli chiese poi con voce allegra, quando furono più lontani dalla festa, dove la musica arrivava alle loro orecchie molto più attutita.

“Decisamente”, rispose lui portando le mani dietro la testa.

Tra i due cadde il silenzio. Shary si sentiva un po’ in imbarazzo, forse lo stava annoiando, ma non sapeva con che discorso iniziare.

Ad un tratto alzò gli occhi al cielo e sbottò, non sapendo bene che discorso fare. “Sai è molto bello stare qui in spiaggia, soprattutto la sera, a guardare le stelle, la luna o ascoltare il rumore dell’oceano. Ci sono molte cose che secondo me vale la pena vivere, molte cose belle”.

“Tipo?”

“Tipo… guardare il sole che tramonta dietro l’oceano o osservare le nuvole, le stelle, i pesci che nuotano sotto al mare, anche la pioggia che cade… questi, almeno secondo me”. E avrebbe tanto voluto aggiungere anche: e i tuoi occhi sono la cosa più bella del mondo.

Intanto i due continuavano a camminare sulla spiaggia, allontanandosi sempre di più dalla confusione, dove la musica ormai non si sentiva più, dove c’erano solo loro due, l’oceano, la luna e le stelle.

“Sì, ma queste sono più che altro cose estetiche, questa è la bellezza esteriore”, le disse lui tenendo lo sguardo dritto davanti a sé.

Shary abbassò il capo, sicura che le sue guance fossero diventate dello stesso colore dei suoi capelli. Meno male che lui non la vedeva. Aveva commesso due errori nello stesso giorno e per di più col ragazzo che le piaceva. Ma perché si era messa a parlare della bellezza con lui se non ci vedeva. Era ovvio che non la poteva apprezzare. Maledetta lei e la sua lingua che non sapeva mai stare ferma.

Lui però non sembrava essersela presa, dato che continuò tranquillamente. “L’aspetto esteriore prima o poi appassisce, si consuma. E non lo dico solo perché non ci vedo. Io credo che la bellezza vera stia all’interno delle cose. Come hai detto tu, ascoltare il rumore dell’oceano piuttosto che guardarlo o sentire il suo odore. Ascoltare una canzone che ti piace, il canto delle cicale, odorare il profumo dei fiori o della rugiada sulle foglie. I sentimenti che proviamo nei confronti di una persona”.

La ragazza ascoltò interessata il discorso di Iggy e doveva ammettere che lui non aveva tutti i torti. Era vero, quella era la vera bellezza.

Intanto avevano raggiunto una specie di ponte di legno e ci erano saliti sopra, avvicinandosi al bordo, lei che rivolgeva la schiena al mare, lui che le stava di fronte, parecchio più alto di lei, facendola sentire così al sicuro e protetta, non sapeva nemmeno lei perché. Entrambi erano illuminati dalla luce della luna, col sottofondo del rumore del mare.

“E qual è, secondo te, il sentimento più bello che si possa provare?” gli chiese lei con voce incerta e timida.

“L’amore”, le rispose lui senza indugiare e con un sorriso sghembo dipinto sulle labbra, uno di quelli che la facevano impazzire.

“Non ne sono così sicura”, lo contraddisse lei iniziando a giocare delicatamente con i bottoni della sua camicia, senza neanche sapere come le sue mani erano finite lì. La verità era che voleva che lui le arrivasse ancora più vicino, voleva sentirselo accanto, aveva tanta voglia di abbracciarlo e…

“E come mai?”

“Perché ho visto mia sorella disperata proprio per amore. E io mi sono promessa che non mi sarei mai innamorata”.

“E ci sei riuscita?”

No, non ci sono riuscita perché mi sono innamorata di un ragazzo bello e speciale, con gli occhi più belli del mondo. Avrebbe voluto rispondergli questo, ma non poteva. Sarebbe stato stupido, avrebbe solo rovinato quello che c’era già tra di loro. Però non voleva nemmeno dirgli di no, non voleva mentire a lui.

Che fare? Che rispondergli? Faticava sempre di più a pensarci visto che si era di nuovo persa in quel profondo azzurro dei suoi occhi; lì dentro le sembrava veramente di poter volare.

Iggy intanto aspettava una risposta, ma non si ricordava nemmeno lui su cosa; aveva tutto il naso inebriato del suo profumo, che lo aveva completamente deconcentrato e fatto perdere la capacità di fare qualsiasi cosa. Era come una droga per lui e non ne sarebbe mai stato sazio. Sentiva le sue mani che giocherellavano con i bottoni della sua camicia e avrebbe tanto voluto afferrarle e baciarle e poi… poi la voleva abbracciare, dirle quanto ci teneva a lei e quanto gli facesse male non poterla vedere.

Ma perché? Soltanto per rovinare il bel rapporto che c’era già tra loro due? No, non poteva farle una confessione d’amore, non lì, non adesso.

Ad un tratto si sentirono degli schiamazzi, delle grida e dei risolini e qualcuno che si tuffava in acqua.

“Dovrebbero essere i ragazzi”, spiegò Shary vedendo che il biondo si era voltato lì dove proveniva il rumore, curioso. “Si fanno sempre una nuotata quando ci sono queste feste”.

“Forse dovremmo andare”, aggiunse lui, sapendo che, se rimanevano, non si sarebbe più trattenuto dal baciarla.

“Sì, d’accordo”, concluse lei togliendo le mani dalla sua camicia e allontanandosi dal ponte, di malavoglia.

 

Jo era sdraiata nel suo letto, abbracciata ad un cuscino su cui versava delle calde lacrime da non sapeva nemmeno lei quanto tempo. Praticamente da quando Shary e gli altri erano andati alla festa.

Era successo di nuovo, ci era ricaduta di nuovo. Si era promessa che non avrebbe più pianto perché sapeva che lui non avrebbe voluto vederla così distrutta. Ma che ci poteva fare se lei lo amava ancora troppo? Non voleva fare nuove conoscenze, non voleva uscire con altri ragazzi, sarebbe stato come tradirlo perché il suo amore per lui non si era esaurito. E quando ami una persona non la puoi tradire.

Ma… ma lui non sarebbe mai tornato e questo lo sapeva benissimo. Lei però non era pronta, non era pronta a lasciarlo andare. Desiderava tanto che lui ora la stringesse, che la abbracciasse e la baciasse come solo lui sapeva fare, come faceva in passato. Voleva tanto che fosse lì con lei adesso, lo voleva con tutto il cuore.

Certo che la vita era proprio ingiusta. Prima le ammazzano i genitori davanti agli occhi, poi la portano in una specie di laboratorio dove fa da cavia a un sacco di esperimenti e dove la fanno praticamente diventare per metà insetto e infine, come se non bastasse, anche l’unica persona che avesse mai amato l’abbandona.

Perché? Perché la vita doveva essere così ingiusta? Che cosa aveva fatto di male?

 

 

MILLY’S SPACE

Eccomi con un nuovo aggiornamento : ) sono tornata dalla mia puasetta di due settimane, ma spero che voi non mi abbiate dimenticata. O meglio, che non vi siate dimenticati di questa storia. A quanto pare presto ci sarà una svolta tra Shary e Iggy. Vedremo come finirà ^^. Ma, sicuramente, se avete già letto la prima stesura ve lo ricorderete.

Non vi disturbo ulteriormente. Lasciatemi delle recensioni, però, che ci tengo molto. E venite a fare una capatina nella mia pagina face  : ) https://www.facebook.com/MillysSpace

Bacioni : )

MAXBARBIE: ahahah, già… chissà quanti a pensare “Nooo, maledetta Charly!! Fang deve stare con Max!!” Comunque, anche io penso che Max non sia molto d’accordo della festicciola, ma ogni tanto un po’ di svago ci vuole. Anche per lei. Vedremo più avanti cosa ne pensa ^^.
Un bacione e spero di risentirti.
Milly.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo otto ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO OTTO

Shary, Max, Iggy, Fang, Nudge e Total erano seduti attorno al tavolo della cucina a giocare a Monopoli. Jo era andata al lavoro da un paio d’ore, mentre Gasman e Angel dormivano placidamente nei loro letti.

“Sono centoventi dollari”, sbottò Iggy rivolto a Fang, porgendogli la mano con sguardo di sfida.

Fang gli diede i soldi sbuffando; il biondo li stava battendo tutti, come sempre, e come facesse ancora nessuno lo capiva.

A un certo punto si sentirono dei leggeri passi venire verso di loro e una bambina bionda con gli occhi leggermente assonnati comparve sulla porta della stanza.

“Max, io e Gazzy non riusciamo a dormire”, disse Angel guardando la più grande dello Stormo con sguardo quasi di supplica.

Max però non sapeva che dirle, così fu Shary a intervenire: “Volete che vi legga una favola? Così, magari vi viene sonno”.

“Davvero?”

“Certo!” rispose la rossa, alzandosi da tavola. “Tanto ormai Iggy mi sta mandando in bancarotta”.

La ragazza e la bambina si allontanarono su per le scale e, dopo aver preso un libro, Shary entrò in camera delle ragazze, dove c’era anche Gasman, e si sdraiò in mezzo ai due fratelli.

“La conoscete la storia di Peter Pan?”

“No, di che parla?” le chiese Gazzy.

“Di un bambino che non voleva mai diventare grande e che viveva sull’Isola che non c’è. Sapeva pure volare”.

“Davvero? Aveva anche lui le ali come noi?”

“Oh, no. Lui usava la polvere delle fate. Ascoltate”.

Shary aprì il libro e iniziò a leggere una delle sue fiabe preferite che sua mamma le leggeva sempre quando era piccola. I due bambini le stavano accanto, ascoltavano attentamente presi dalla storia, ma ogni tanto i loro occhi si chiudevano per un po’.

Dopo poco più di mezz’ora, la ragazza si accorse che Angel e Gasman si erano addormentati, avevano gli occhi chiusi e il respiro pesante, segno che dormivano piuttosto profondamente.

Si fermò un attimo a guardarli; erano così dolci e innocenti, due semplici bambini che dormivano beatamente dopo aver ascoltato la favola della buona notte, due bambini che all’apparenza sembravano normalissimi, due semplici bambini che avevano ancora una vita lunga e piena davanti a loro.

E così sarebbe dovuto essere.

Ma la vita era ingiusta per tutti, anche per quei due poveri bambini che, oltre a essere mutanti, non avevano una famiglia, né dei genitori, una casa o una protezione…

La ragazza decise di alzarsi, così si sedette sul letto cercando un modo per uscire senza urtarli. Lanciò uno sguardo alla porta socchiusa e allora si arrestò; Iggy stava passando proprio in quel momento, con le mani in tasca e i capelli biondi leggermente spettinati. E allora le successero di nuovo le stesse cose che le succedevano tutte le volte che lo vedeva. Avrebbe tanto voluto dormire anche lei abbracciata a lui come avevano fatto prima i bambini con lei.

“Dovresti dirglielo”, disse una voce dietro di lei facendola sobbalzare; si girò e si trovò davanti gli occhi di ghiaccio di Angel. Ma non stava dormendo? Certo che quella bambina era un vero… non sapeva come definirla, ma certe volte metteva un po’ di inquietudine.

“Dovresti proprio dirglielo”, continuò lei. “Che ti piace. Sono sicura che lui ne sarà contento”.

Bene, perfetto, anche la bambina aveva capito che si era innamorata di Iggy. Probabilmente lo sapevano tutti ormai, anche il cane. Ma un momento. Che cos’è che aveva detto? Che sarebbe stato contento se lei glielo diceva? E perché?

 

Shary era in garage a pulire la moto di suo padre. Adesso la usava lei ogni tanto, visto che non poteva né volare né guidare la macchina.

“Ciao!” la salutò qualcuno, appena entrato. Lei sorrise immediatamente sentendo il cuore che le balzava nel petto, riconoscendo quella voce.

Si voltò e si trovò davanti ai soliti occhi azzurro cielo che la sapevano sempre catturare e ammaliare.

“Ciao”, ricambiò lei con un sorriso dolce.

“Che facevi?”

“Sto pulendo la moto”.

“Hm… interessante”.

Restarono per mezzo minuto in silenzio, un silenzio piuttosto imbarazzante in cui nessuno dei due sapeva che cosa dire.

“Ti va di fare un giro con me in moto?” chiese ad un tratto lei senza neanche sapere come le erano venute quelle parole; forse erano servite solo per interrompere il silenzio, infondo era solo una innocente proposta, lui poteva anche rifiutare. Ma allora perché lei si sentiva come se gli avesse appena chiesto di uscire e dentro di sé sperava con tutto il cuore che rispondesse affermativamente?

“Sì, d’accordo”.

Shary si sarebbe volentieri messa a saltare per tutto il garage dalla contentezza, ma era meglio evitare certe figuracce.

“Ma dove andiamo?” chiese poi lui, prendendola un po’ alla sprovvista. Già, dove potevano andare? Ma poi però, dopo averci pensato un attimo, rispose con entusiasmo.

“In un bel posto. È una sorpresa però”.

“Ok, mi piacciono le sorprese”.

Dopo aver indossato il casco, montarono entrambi in moto, lei davanti e lui dietro, circondando la vita della ragazza per non cadere. A Shary sarebbe piaciuto il contrario, così che lei poteva stringersi forte a lui e sentire i muscoli che aveva sotto la maglietta, ma purtroppo un piccolo problema alla vista di Iggy le impediva di fare questo.

Le strade quel giorno non erano molto affollate così arrivarono in circa venti minuti ad una spiaggetta dove non c’era anima viva e dove le onde erano piuttosto alte sebbene il vento non era molto forte. Era il posto preferito della ragazza, ci veniva tutte le volte che aveva bisogno di stare un po’ da sola a riflettere, in moto oppure anche a nuoto. Non veniva mai nessuno a nuotare lì, proprio perché le onde erano molto alte, a parte i pochi coraggiosi che volevano provare l’adrenalina di nuotare o surfare tra le onde altissime.

Dopo essersi guardata un po’ intorno, a Shary all’improvviso venne un’idea che forse avrebbe potuto soddisfare la voglia che sentiva prima, mentre erano in moto.

“Ti va di provare a guidare la moto?”

Iggy sgranò gli occhi incredulo, non aspettandosi una proposta del genere.

“Sì, ma… come faccio? Non so se te ne sei accorta ma non ci vedo”.

“Oh, beh, questo non sarà un problema così grosso. Non c’è anima viva quindi non andremo addosso a nessuno ed è anche  tutta sabbia quindi anche se cadiamo non ci faremo molto male. E poi… ti dico io dove guidare e quando svoltare”.

“Ma ne sei sicura?”

“Certo. Tu ti fidi di me?”

“Sì, mi fido di te”. C’era sicurezza e certezza nella voce del ragazzo quando aveva pronunciato quelle parole e Shary si sentì immediatamente scaldare il cuore; si fidava di lei e quello era già un inizio. Ma un inizio per cosa?

Rimontarono di nuovo entrambi in moto, sempre col casco, ma questa volta invertirono le posizioni e così finalmente la ragazza aveva potuto stringersi a lui e toccare i suoi pettorali.

Ottima come scusa, lo aveva visto fare spesso nei film. Ma non gli aveva proposto di guidare soltanto per questo, non era certo stupida da rischiare la sua vita soltanto per un piccolo capriccio. Era sicura che non avrebbero fatto incidenti, lui riusciva a cavarsela in tutto perché non anche con una moto? Voleva semplicemente fargliela provare, aveva capito quanto ci tenesse e be’… voleva cercare di renderlo contento.

All’inizio erano partiti piano, guidando sulla sabbia della spiaggia però lontani dal mare di un paio di metri. Poi, pian piano, Iggy aveva acquistato un po’ più di sicurezza e aveva aumentato la velocità, guidando quasi come se fosse in autostrada.

“Fra un metro gira nella curva a destra”, disse ad un tratto Shary all’orecchio del ragazzo perché la sentisse.

E lui fece come lei gli aveva detto.

Continuarono così per circa una mezz’oretta, lui che guidava e lei che gli diceva dove andare.

Iggy si fidava ciecamente di lei e non solo letteralmente. Per la prima volta si sentiva bene, come se potesse vederci veramente, riusciva pure a immaginarsi il paesaggio davanti a lui.

Era come se lei fosse i suoi occhi…

 


MILLYS’ SPACE

Sono un po’ in ritardo con l’aggiornamento, ma sono stata presa da diverse altre cose e ho continuato a rimandare. Scusate, ma le vacanze mi annebbiano un po’ la mente.

Be’, ecco qua… sì, lo so che questi capitoli sono un po’ noiosi e che sarete stufi di sentir parlare solo di Iggy e Shary, ma vorrei concludere la questione tra loro due.

Non starò a parlare molto, è piuttosto tardi e ho ancora altre cose da fare. Spero vi sia piaciuto comunque.
Lasciatemi qualche recensione e non scordatevi di fare una visitina alla mia pagina face : )

Bacioni,

M

MAXBARBIE: ehi, bella : ) come vedi, non sei l’unica in ritardo. Sono contenta che apprezzi tutti i miei capitoli, mi fa davvero piacere. Sai, non sempre io ne sono soddisfatta. Però questo devi dire che mi piace ^^ tu cosa ne dici?
Un bacio.
P.S. se non mi avessi detto che è uscito Nevermore non l’avrei saputo prima di entrare in una libreria ^^ mi sono messa a battere i pugni sul tavolo e a saltellare dalla gioia sulla sedia ^^ lol

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo nove ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO NOVE

 “Allora, ti è piaciuto?” chiese Shary una volta che lei e Iggy furono scesi dalla moto e si furono seduti su uno sperone di roccia poco lontano dal mare.

“Starai scherzando, spero? È stato fantastico!”. Esclamò lui con un sorriso emozionato. “Max non me lo avrebbe mai fatto fare”.

“Io non sono Max, infatti”.

“No. Tu sei molto meglio”.

Shary non sapeva come rispondere a questo, sentiva solo che le farfalle nel suo stomaco erano aumentate e che il cuore aveva cominciato a fare le capriole mortali. Forse non erano delle parole così importanti, forse lui gliele aveva dette soltanto in amicizia, magari come le aveva detto che si fidava di lei. Insomma, gliele aveva dette naturalmente, come se le avesse detto che preferiva il thè al posto del caffè.

No… non era niente di che.

“Questo è sempre stato il mio posto preferito”, cominciò lei ad un tratto interrompendo il silenzio che si era venuto a creare. “Vengo qui quando ho bisogno di stare un po’ da sola, quando devo riflettere. Il tramonto qui è bellissimo e poi… beh, il rumore del mare riesce sempre a catturarmi”. Non sapeva perché gli stava raccontando tutto quello, sicuramente a lui non gliene importava neanche, però sentiva il bisogno di dire qualcosa, di confidare questo segreto a qualcuno. “Sei la prima persona che porto qui, non l’ho detto neanche a mia sorella”.

“Wow, mi sento lusingato”, rispose lui portandosi una mano sul cuore e facendo una voce fintamente commossa. Shary scoppiò a ridere dandogli una gomitata scherzosa.

“Comunque hai ragione”, cominciò lui. “Qui è bellissimo. E il tramonto… beh, riesco a immaginarmelo”.

“Infatti non ti serve la vista per vedere certe cose. Basta un po’ di immaginazione”.

“E con te mi riesce persino più facile”.

La ragazza sentì di nuovo il cuore fare le capriole. E queste? Che peso doveva dare a queste, invece, di parole?

I due ragazzi si misero a parlare del più e del meno, come vecchi amici che non si vedono da tanto tempo; lui le parlava delle avventure che aveva vissuto con lo Stormo in tutti quegli anni mentre lei gli raccontava di quello che aveva fatto con sua sorella e ogni tanto anche di Alex.

Continuavano a ridere perché si raccontavano solo le cose divertenti; avevano bisogno di lasciarsi le brutte esperienze alle spalle o magari di riderci su. E Shary era proprio felice di condividere, non solo quella spiaggia, ma anche la sua vita con Iggy. E lui… beh, lui non era uno che in genere parlava di quella vita e di tutto quello che aveva vissuto a causa della sua condizione di mutante, non lo faceva nemmeno coi suoi amici, però con lei gli veniva così naturale, come se lo avesse sempre fatto.

“Posso farti una domanda?” sbottò ad un tratto lei, tornando seria. Aveva questa curiosità che la attanagliava già da un po’, però non era sicura che lui le avrebbe risposto perché era una domanda un po’ delicata e forse non gli andava di raccontare una cosa del genere a una che conosceva solo da qualche settimana.

“Spara”.

“Com’è che sei… sì, insomma… com’è che sei…”. Non sapeva, però, trovare le parole adatte, non sapeva come porgli la domanda in modo delicato.

“Diventato cieco?” concluse lui per lei, capendo la domanda.

“Sì”.

Il ragazzo tirò un sospiro spostando lo sguardo verso il cielo rosso-arancio davanti a lui, incantandosi a fissare un punto indefinito.

“Non devi dirmelo se non vuoi…”., aggiunse subito la ragazza, vedendo che il suo sguardo si era fatto un po’ cupo.

“No, tranquilla. Te lo dico. In fondo, non è un segreto di stato”, cercò di sdrammatizzare Iggy, ma si vedeva che questo argomento lo tormentava un po’. “E’ successo quando avevo circa otto anni. Eravamo ancora alla Scuola, io e gli altri, e i Camici Bianchi volevano provare a migliorarmi la vista notturna. Ma avevano sbagliato qualcosa e quando mi sono risvegliato non vedevo praticamente niente”.

Shary aveva lo sguardo fisso su di lui, con la bocca leggermente socchiusa e gli occhi sconvolti; le dispiaceva così tanto, erano degli stronzi e dei bastardi, quegli scienziati, solo per una cazzata del genere avevano rovinato la vita a un ragazzo. Aveva voglia di ucciderli lei stessa.

“Dev’essere stato terribile per te”. Fu l’unica cosa che riuscì a dire alla fine.

“Sì, lo è stato. È stata l’unica volta che ho pianto in tutta la mia vita e non sai nemmeno quanto. Ma ormai ci sono abituato e poi ho avuto degli amici fantastici che mi hanno aiutato”. 

“Beh, l’importante è questo. Non essere mai soli”.

“Sì, lo penso anch’io”. All’improvviso, senza che lei nemmeno se ne accorgesse, lui  aveva spostato lo sguardo verso di lei e ora, com’era successo parecchie volte, si trovavano occhi negli occhi, l’azzurro che si fondeva col verde come fossero una cosa unica. Avevano i visi terribilmente vicini, talmente vicini che riuscivano a sfiorarsi coi nasi e si sentivano il fiato sul collo l’un l’atro. Shary fissava Iggy dritto negli occhi, quegli occhi in cui ormai era sprofondata e ci sarebbe voluto chissà che cosa per tirarla fuori. Ma aveva notato che lui si stava avvicinando sempre di più alle sue labbra, piano ma si stava avvicinando ed era sicura che il suo battito cardiaco si sarebbe potuto sentire fino in Cina. Lei però non aveva il coraggio di spostarsi, né avanti né indietro, era come paralizzata.

“Forse ora dovremmo andare”, sussurrò lui ad un tratto con voce roca e leggermente  sensuale, a due centimetri dalle sue labbra. Cominciò ad allontanarsi, più velocemente di quanto si fosse avvicinato, chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo.

Stava per fare una grande, grandissima cazzata…

 

Iggy era seduto sulla panchina fuori sul portico, con gli occhi chiusi e la testa  appoggiata allo schienale, i capelli biondi accarezzati dal vento e un’espressione molto assorta.

Tutti gli altri erano a letto già da un pezzo ma lui non riusciva a dormire, proprio non ci riusciva, continuava a pensare a quello che era successo quel giorno, o meglio, a quello che sarebbe potuto succedere.

Ma lui non ce la faceva più a continuare così, doveva fare qualcosa e anche presto se no sarebbe impazzito.

Ad un tratto udì la porta aprirsi delicatamente e dei passi leggeri venire verso di lui; quei passi li riconobbe subito, li avrebbe potuti distinguere anche fra mille simili, solo lei camminava a quel modo, solo lei aveva quel profumo così intenso che riusciva a sentire anche da lontano.

“Ciao”, lo salutò lei con la sua solita voce dolce e allegra, sedendoglisi accanto.

“E’ bello stare qui fuori, vero? E poi ce ne sono molte stasera, di stelle intendo. E sono molto belle”.

Lui continuò a rimanere nella stessa posizione di prima, sentendosi lo sguardo di lei addosso.

“Te l’ha mai detto nessuno che hai degli occhi bellissimi?”

No, non glielo aveva mai detto nessuno e nemmeno a lui piacevano i suoi occhi.

Ma… perché a lei piacevano?

Ok, ora o mai più, si disse.

“Shary, io ti devo dire una cosa”.

“Dimmi”.

Lui si alzò prendendo una grande boccata d’aria fresca, si avvicinò alla ringhiera appoggiandovisi sopra con le mani, ma stando di spalle a lei.

“Io… io non so che mi prende tutte le volte che sto con te. Non so che cosa sia quella sensazione che provo allo stomaco tutte le volte che tu mi stai accanto. E, soprattutto, non so se sto facendo la cosa giusta nel dirti tutto questo, ma sento che lo devo fare, devo confessarti quello che provo perché se no esplodo”. All’improvviso si voltò verso di lei; sapeva che Shary lo stava fissando e avrebbe dato qualsiasi cosa per vedere la sua espressione adesso.  “Quando sento la tua voce o il tuo profumo, beh, perdo completamente la testa, la concentrazione e tutto quanto. In quei momenti penso soltanto a te e a quanto vorrei stringerti tra le mie braccia, anche davanti a tutti gli altri che ci guardano. Con te sto benissimo, posso essere solo me stesso, comportarmi da vero cieco perché so che a te non importa, so che a te non devo dimostrare di essere forte, cosa che invece devo fare pure davanti ai miei amici. E non sai quanto vorrei poterti vedere perché secondo me sei bellissima, Shary”.

La ragazza era rimasta ad ascoltare tutto il suo discorso con occhi e bocca spalancati, sconvolta, scioccata ma allo stesso tempo anche felice ed emozionata, talmente tanto che si sarebbe volentieri messa a urlare dalla contentezza. Non poteva crederci, lui le aveva appena detto… che cosa? Le aveva fatto una confessione d’amore, per caso?

Lei si alzò dalla panchina e pian piano gli si avvicinò, finché non gli fu davanti e così dovette alzare leggermente la testa per poterlo guardare in viso.

“Stai dicendo che ti sei innamorato di me?”

“Non lo so, non so che cosa sia tutta questa confusione che provo dentro quando tu stai con me”.

“Non lo so nemmeno io, però c’è una cosa di cui sono sicura”.

“Che cosa?”

“Che tutta questa confusione che provi tu la provo anch’io ogni volta che ti vedo o che sto con te”.

“Davvero?” Il ragazzo sgranò leggermente gli occhi sorpreso.

“Sì e vorrei provare a stare con te, sai, come nei film, quando due ragazzi passano tanto tempo insieme, si tengono per mano, si baciano…”.

Tra i due calò un attimo di silenzio, un silenzio privo di imbarazzo, questa volta, ma pieno solo di emozione, felicità e sentimento…

“Vorrei…”, cominciò Iggy senza interrompere il contatto che si era venuto a creare tra i loro sguardi. “Vorrei baciarti ora, ma ho paura di non riuscire a centrarti la bocca perché come ti ho già detto tu mi fai completamente perdere la concentrazione”.

La ragazza rise, rise di gusto, quella risata che a lui creava sempre una certa emozione. Alla fine lei lo baciò, alzandosi sulle punte dei piedi mentre lui la strinse per i fianchi attirandola di più a se e ricambiando il bacio, con passione e con… amore.

 

 

MILLY’S SPACE

Rileggere questo pezzo ascoltando Einaudi mi ha commossa quasi… e fatto venire la voglia di innamorarmi così.

Be’, spero vi sia piaciuto e spero mi recensirete. Ma tanto so che non lo farete per cui mi rassegnerò e basta.

Sulla mia pagina facebook ho postato le foto dei personaggi e ho cambiato alcuni prestavolti, perciò… ditemi se vi piacciono almeno quelli : )

Un bacione.

P.S. tra un paio di giorni partirò per il mare e non potrò aggiornare perché là non ho la connessione internet. Quindi, ci risentiremo a settembre.

Milly.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo dieci ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO DIECI

Il sole era ormai sorto alto nel cielo e con i suoi delicati raggi caldi illuminava il volto di due ragazzi addormentati sulla panchina di un portico. Erano lì dalla sera prima, dopo che si erano scambiati il loro primo bacio, cullati dalla panchina dondolante e dal fresco venticello che scompigliava loro i capelli.

La ragazza era sdraiata sopra di lui, con la testa appoggiata sul suo petto, cullata dal battito del suo cuore. Quel cuore che adesso lei aveva conquistato.

Dentro casa, invece, sembrava stesse per scoppiare il finimondo.

“Ragazzi, avete visto Shary per caso?” chiese una Jo piuttosto allarmata con i vestiti in cui aveva dormito ancora indosso.

Lo Stormo si guardò l’un l’altro; anche loro erano preoccupati.

“No. E non troviamo neanche Iggy”, rispose Max.

“Oddio! Non gli sarà mica successo qualcosa, vero?” fece ancora Jo, non sapendo più che fare. “Dovremmo andare a cercarli”.

“Oh, io non penso siano andati molto lontano e sono anche sicura che stiano bene”, disse ad un tratto Angel, l’unica tranquilla del gruppo, a giudicare dal suo sorrisetto malizioso e sapiente.

Gli altri la guardarono straniti e curiosi, finché non sentirono Gasman gridare dalla cucina.

“Ehi! Li ho trovati!”

Il bambino era vicino ai due ragazzi e li guardava in modo strano. Ad un tratto vide la testa di Iggy muoversi, segno che si stava svegliando.

“Ehi, ci prepari la colazione?” chiese il bimbo con la voce ancora impastata dal sonno.

“Hmm, Gazzy. Che ci fai qui?” gli chiese l’altro però, senza aprire gli occhi.

“Veramente la domanda più corretta sarebbe che ci fate voi due qui fuori”, gli rispose l’amico.

Allora Iggy aprì gli occhi, e si ricordò di quello che era avvenuto la sera prima. Shary era sdraiata sopra di lui, percepiva il suo corpo caldo che gli premeva contro il petto e sentiva il suo profumo che gli arrivava alle narici. Gli venne da sorridere; sì, ora si sentiva felice come non si era mai sentito. Stava con Shary. Lei ora era la sua ragazza. Come nei film.

Cominciò a muoversi anche lei, turbata dai movimenti di Iggy che cercava di mettersi seduto senza farla cadere.

Alzò la testa e, non appena aprì gli occhi, si trovò davanti quelli azzurri di Iggy. Del suo ragazzo. Wow, suonava un po’ strano… però anche tanto bello.

“Ciao” ,lo salutò lei con voce resa roca dal sonno.

“Ciao”, ricambiò lui in tono sensuale e con un sorriso sghembo che la faceva impazzire.

“Beh, visto che ieri sera ci siamo scambiati il bacio della buonanotte, che ne dici se mi dai anche quello del buongiorno?” chiese lei in tono malizioso.

“Non so se te ne sei accorta ma c’è un minorenne dietro di te che credo ci stia fissando un po’ stranito”.

Lei allora si voltò accorgendosi solo in quel momento di Gasman.

“Oh, ciao Gazzy”, esclamò lei allora, leggermente imbarazzata.

“Ciao, Shary. Ma perché avete dormito qui fuori?”

“Sai caro, questa è proprio una bella domanda. Iggy, perché abbiamo dormito qui fuori?”

“Perché avevamo caldo”, le rispose il ragazzo.

“Sì, perché avevamo caldo”.

“Ok, ma allora , ci preparate la colazione? Io e gli altri abbiamo fame”, protestò il bambino che iniziava un po’ a stufarsi di tutte quelle strane risposte e quelle strane frasi che si erano scambiati i due prima.

“Sì, ma lasciaci sistemarci un attimo”, gli disse Shary alzandosi e permettendo anche a Iggy di fare altrettanto.

I tre andarono in salotto dove erano radunati tutti gli altri ragazzi dello Stormo, insieme a Jo e Total.

“Si può sapere che avete fatto? Eravamo tutti preoccupati!” li sgridò la padrona più grande della casa.

“Scusa, sorellona”, le rispose Shary con finta aria dispiaciuta e colpevole, facendo un’espressione da cane bastonato.

“Adesso vi prepariamo la colazione”, aggiunse Iggy prima di avviarsi verso le scale.

Shary però lo trattenne. “Ehi, Iggy?”

“Hm?”

“Devi ancora darmi il bacio”.

Lui allora si avvicinò a lei sorridendole dolcemente e la baciò, lì davanti a tutti, un bacio molto simile a quello dell’altra sera.

“Uuuuh, Iggy e Shary si amano, Iggy e Shary si amano…”, iniziò a cantilenare Nudge scatenando le risate di tutti quanti.

“Ho capito. Alla colazione ci dovrò pensare io, qua”, sbottò all’improvviso Jo dirigendosi a passo svelto in cucina. Ma prima aggiunse. “Però voi scambiatevi le vostre effusioni privatamente”.

“D’accordo, Jo!” le rispose la sorella,rimanendo ancora abbracciata a Iggy. “Andiamo a cambiarci”.

“Ciò implica che ci spoglieremo nudi in camera da letto?” le chiese lui malizioso.

“Pervertito!” fece la ragazza dandogli un pugno scherzoso sul petto.

 

Max era seduta fuori, sull’altalena del portico; ormai sembrava che quel posto fosse diventato il luogo delle riflessioni.

Era notte e lei non riusciva a dormire, aveva troppi pensieri che le frullavano per la testa, così aveva deciso di alzarsi e di ammirare un po’ le stelle; non sapeva che stava succedendo, che succedeva al mondo fuori da quella casa. Era da un po’ che non uscivano dal giardino se non per farsi un giro nel cielo e spiegare le ali. Non volevano essere trovati. Però era anche da un po’ che non venivano più braccati, che non vedevano né gli Eliminatori né i Camici Bianchi, come se fossero scomparsi. Che non riuscissero a trovarli? O che non li stessero più cercando? Non che la cosa le dispiacesse, anzi… però era così strano. Ma anche fantastico. Finalmente sembrava che avessero trovato un buon posto dove stare e vivere una vita più o meno normale. Ma per quanto ancora sarebbe durato?

E poi c’erano Jo e Shary. Era strano che avessero trovato altre persone mutanti come loro, scappate dalla Scuola e nascoste da un sacco di tempo. Insomma, sono state buone e gentili con loro, Angel non aveva captato nessun pensiero malvagio nei loro pensieri però… si, sapeva di essere paranoica e di fare fatica a fidarsi delle persone che non fossero i ragazzi del suo Stormo. E nemmeno la Voce si era fatta più sentire. Ovviamente nemmeno questo le mancava, però… insomma, prima, quando c’era, almeno sapeva se era sulla strada giusta, sebbene la Voce non le desse mai alcun tipo di consiglio o risposte alle sue domande, ma anche se così fosse stato lei di certo non l’avrebbe seguita.

E poi be’… Shary stava con Iggy. Erano innamorati. E questa era una cosa bella. Motivo in meno per andarsene. Ma se fosse stata tutta una trappola? Lui ci sarebbe rimasto malissimo.

“Un dollaro per ogni tuo pensiero”, disse ad un tratto una voce alle sue spalle.
Si voltò e sorrise vedendo Fang uscire e avvicinarsi a lei.

“Non riesci a dormire?” le chiese.

“Ho troppi pensieri per la testa”, rispose lei. Fang era l’unico a cui avrebbe confessato tutto, anche le sue debolezze e le sue preoccupazioni. Davanti a lui non doveva fingere di essere forte.

“Tipo?”

“Non lo so. È strano. Strano che finalmente possiamo vivere una vita normale senza continuamente scappare o rischiare di morire”.

“Sì, hai ragione, è strano. Però è anche bello. Insomma, qui non è come da Anne Walker. Non penso che Shary e Jo stiano fingendo. E Iggy si è pure trovato una ragazza”.

“Sì, e sono contenta per lui. Ma spero vivamente che non sia una trappola. Gli altri non lo potrebbero sopportare”.

Ad un tratto Fang si avvicinò a Max talmente tanto che si  sfioravano con i nasi. La ragazza rimase leggermente paralizzata, col cuore che batteva a mille, non capendo che cosa lui avesse intenzione di fare. Ma quella situazione le era terribilmente familiare, era già successo.

I suoi occhi scuri come la notte la fissavano intensamente e la mettevano leggermente in imbarazzo, la facevano sentire impotente. Le sembrava di sprofondarci dentro, come in un pozzo senza fondo.

“Vedrai che andrà tutto bene”, le sussurrò lui con tono sensuale, prima di appoggiare le labbra su quelle di Max per darle un bacio. Lei ricambiò, completamente inebriata del suo sapore e del suo odore che la facevano confondere, dimentica di tutto.

Quando si staccarono lei lo guardò confusa, incredula e imbarazzata.

Perché lo faceva? Perché lui la voleva confondere così tanto?

Lui invece le sorrise,  uno di quei rari sorrisi che non mostrava mai. Però era un sorriso che le piaceva molto e in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per vederlo molto più spesso.

“Dai, andiamo a rinfrescarci un po’ le ali. Una volata fa bene ai pensieri”.

Senza farselo ripetere due volte, Max seguì Fang e i due si involarono nella notte, seguendo il corso del vento che li faceva andare ancora più veloce.

Quella era una sensazione che nessuno dei due avrebbe ceduto facilmente. Sì, erano ragazzi mutanti col due per cento di DNA aviario, senza casa e senza genitori, costantemente in fuga e braccati da scienziati pazzi che li volevano uccidere. Ma c’era una cosa positiva in tutto quello.

Poter volare… li faceva sentire in qualche modo liberi.

 

 

MILLY’S SPACE

Buona sera, bella gente… era da un po’ che non mi facevo sentire. Eh lo so, ma le vacanze sono durate anche per me.

Bene, che dire?
L’avete letto l’ultimo libro di Maximum Ride, Nevermore? Io l’avrò divorato in qualcosa come cinque ore… è il mio record ^^ devo dire che sono stata col fiato sospeso ad ogni pagina e il finale mi ha lasciata piuttosto basita. Ma non voglio spoilerarvi niente.

Ma torniamo al capitolo. Bello, brutto, stupido, banale, magnifico? Fatemi sapere, vorrei avere qualche recensione in più.

Baciotti.

M.

MAXBARBIE: oh, ma lo so che tu mi recensisci sempre, cara <3 sì, Iggy e Shary sono tenerissimi, è importante avere qualcuno con cui confidarsi. E qui ci sono anche i tuoi amati Max e Fang… spero di risentirti, baci. Milly.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo undici ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO UNDICI

Iggy, Fang e Nudge entrarono in cucina dove trovarono Charley, l’amica di Shary che avevano conosciuto alla festa, seduta al tavolo davanti ad un portatile; adesso che era giorno e c’era la luce del sole la poterono osservare meglio. Aveva i capelli scuri e lisci che le scendevano poco più sotto delle spalle, gli occhi foschi come la notte circondati da un velo di matita nera che  le dava un’aria misteriosa e un’espressione un po’ dura. Inoltre era tutta vestita di nero, dalla maglietta, ai jeans, dalla cintura con le borchie alle scarpe da ginnastica.

“Ciao”, la salutò Nudge allegramente; rimase un attimo a fissarla perplessa. La ragazza aveva qualcosa di familiare.

“Ciao”, ricambiò la mora piuttosto indifferente.

“Che cosa stai facendo?” le chiese ancora Nudge avvicinandosi al tavolo curiosa.

“Sto aggiornando il mio blog”.

“Anche tu hai un blog?!” fece l’altra sorpresa. “Anche Fang ha un blog”.

“Sì, l’ho visto”.

Solo a quel punto l’attenzione di Fang andò alla ragazza seduta al tavolo e per un attimo i loro sguardi si scontrarono, sguardi molto simili.

“Quanti anni hai?”

“Quattordici”. Charley cominciava a spazientirsi un po’, quella bambina era decisamente troppo curiosa.

“Io undici”.

La ragazza spense il computer e cominciò a preparare la borsa. Ma poi spostò lo sguardo su Iggy.

“Tu sei Iggy, vero?” gli chiese.

Il ragazzo annuì.

“Trattamela bene Shary, altrimenti te la vedrai con me. E io non scherzo”, lo avvisò poi, con fare minaccioso.

“Certo”, le rispose il biondino in tono fermo.

Poi la mora si avviò verso l’uscita della cucina con la borsa in spalla. Ma prima di uscire, si volse di nuovo verso il biondo.

“Comunque Shary ha ragione. Hai dei bei occhi”.

Si scambiò un ultimo sguardo con Fang e alla fine uscì, lasciando tutti quanti leggermente perplessi.

“E’ strana quella ragazza”, commentò Nudge fissando la porta della cucina dalla quale era appena uscita la ragazza. Ma intanto nella sua testa cercava di capire che cos’avesse di così dannatamente familiare.

 

Era passato un altro mese da quando i ragazzi alati erano arrivati a casa di Shary e Jo, un mese da quando Iggy e Shary si erano messi insieme e in cui non avevano fatto altro che sbaciucchiarsi.

Quel giorno lo Stormo insieme a Total si era ritrovato nella stanza delle ragazze, seduti sul letto, dove Max aveva indetto una piccola riunione.

“Ragazzi”, cominciò il capo dello Stormo. “Direi che ci siamo trovati bene qui, le ragazze sono state molto gentili con noi, ma…”. Max si bloccò non sapendo come continuare la frase. Sentiva che gli altri non sarebbero stati molto contenti di quello che stava per dire.

“Ma…”, la incitò Gasman, ma tutti ormai avevano capito dove l’amica voleva andare a parare.

“Ma… dobbiamo riprendere la nostra missione. Non possiamo più rimanere qua”.

“Ma Max…”. iniziò a lamentarsi Nudge. “Qui stiamo così bene, abbiamo tutto, perché mai ce ne dovremmo andare? E poi hai detto che saremmo potuti rimanere se le due sorelle non si fossero rivelate cattive. E infatti non sono cattive”.

“Appunto”, la appoggiò Gazzy. “E la tua Voce non si è fatta sentire, non ci ha detto quello che dobbiamo fare”.

“Io sono perfettamente d’accordo con loro”, si aggiunse Total facendo una faccia seria, o acomunque facendo il possibile per farla.

“Sì, ragazzi, però…”.

“Pensaci Max”, la interruppe Angel con uno sguardo non molto tipico per una bambina di sei anni. “Se la Voce non ti ha detto ancora niente, forse dobbiamo rimanere qui. Forse è proprio questa la tua missione. Forse per una volta noi non dobbiamo fare niente, ma sarà quello che dovremo fare a venire a cercarci”.

Quello che la bambina aveva detto, be’… non era per niente un discorso da bambina e Max non sapeva come replicare. Perché in fondo non c’era molto da replicare, quelle parole alla fine non erano del tutto insensato.

La ragazza si girò verso Fang, il suo braccio destro come sempre in momenti come quello; ma tutto ciò che ricevette fu una scrollata di spalle come risposta. Eppure lei sapeva che quel gesto significava che a lui non importava niente, che le sarebbe sempre stato accanto qualsiasi cosa avesse deciso.

“Iggy?” chiese alla fine voltandosi verso il biondo, che era l’unico che ancora doveva dire la sua.

Ma la sua espressione era piuttosto impassibile e per un attimo Max si spaventò non avendola mai vista sul viso dell’amico.

“Max lo sai che sono sempre stato dalla tua parte”, cominciò lui. “Ma non credo di poterlo essere anche questa volta. Insomma, ammettilo anche tu che qui ci troviamo benissimo e non è ancora venuto nessuno a cercarci. Però… se tu vuoi proprio andartene insieme a tutti noi fallo pure, non sarò certo io a impedirtelo. Comunque sappi che io questa volta non ti seguirò. Preferisco rimanere qui. E se voi ve ne doveste andare, be’, mi manchereste un sacco e lo sai, ma non vi seguirei… mi dispiace”.

Max si sentì leggermente stringere lo stomaco; non avrebbe mai permesso che qualcosa dividesse lo Stormo, tanto meno che uno di loro li abbandonasse.

“Lo dici solo perché stai con Shary”, fece lei allora con voce dura.

“Sì, è vero, lo ammetto. Lo dico anche perché c’è lei. Ma non è solo per quello e lo sai anche tu…”.

Sì, era vero, lo sapeva benissimo. Sapeva che, una volta usciti da quella casa, gli Eliminatori avrebbero cominciato di nuovo a braccarli. Non sapeva come né perché ma aveva questa sensazione.

“Io rimango con Iggy”, sbottò Gazzy a quel punto; naturalmente lui non avrebbe mai abbandonato il suo amico.

“Anch’io”, aggiunse Nudge.

“Pure io”. Questa volta nemmeno Angel era dalla parte di Max e, come per dire la sua, Total saltò in grembo alla bambina.

“D’accordo ragazzi”, si arrese alla fine la ragazza. “Rimaniamo”.

Ancora per il momento. Si disse però nella sua testa.

 

Nudge e Shary erano sedute sul divano del salotto, la rossa impegnata a fare le treccine alla bambina sui suoi capelli indomabili, ma sembrava che ci riuscisse piuttosto bene e la ragazza alata immersa in una rivista di moda.

“Tu vuoi molto bene a Iggy?” chiese a un certo punto Nudge, posando il suo giornale nel proprio grembo.

Shary rimase leggermente perplessa da quella domanda, ma alla fine rispose.

“Sì, certo che gli voglio bene”.

“Anch’io gli voglio bene”.

“Bene, sono contenta, tesoro”.

Calò un minuto di silenzio, poi Nudge proseguì con un tono strano.

“E un giorno vi sposerete e avrete dei figli e andrete a vivere da soli”.

La ragazza sorrise. “Be’, direi che è ancora un po’ presto per pensare a queste cose, non credi?”

“Sì, ma…”. La bambina si voltò verso Shary e la guardò con un’espressione leggermente malinconica e triste. “…un giorno succederà e tu allora me lo porterai via, lo allontanerai dallo Stormo”.

Shary rimase stralunata, come se qualcuno le avesse appena dato uno schiaffo.

“No, tesoro. Non potrei. Non lo porterei mai via da te o dallo Stormo”.

Come se quelle parole fossero bastate per rassicurarla, Nudge si voltò perché Shary potesse finire di farle le trecce.

Ma la rossa adesso aveva una strana sensazione nello stomaco che non era per niente piacevole.

 

 

MILLY’S SPACE

Purtroppo sono un po’ in ritardo con l’aggiornamento, ma da quando è iniziata la scuola ho avuto dei giorni piuttosto intensi.

Comunque, come state? Spero tutto bene : )
Che ve ne pare del capitolo? Lasciatemi qualche recensione, please, non vi mordo mica. Anche per dire che fa schifo, eh.

Dai, vi lascio ora.

Vi auguro una buona domenica.

Bacioni.

 

MAXBARBIE: sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo. Eh, Gazzy lo vedo come un bimbo tenero io, solo che cerca di nascondere la sua indole ^^ e poi, si era appena alzato, poveretto. Non pensavo però di aver reso Max e Fang così realistici. Bene, mi fa piacere.
Spero di risentirti, un bacio.
M.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo dodici ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO DODICI

Shary e Iggy, come tutte le mattine, erano in cucina per preparare la colazione, anche se in quel momento, più che cucinare, erano intenti a baciarsi appassionatamente.

“Iggy, posso farti una domanda?” chiese ad un certo punto la ragazza, quando si furono staccati anche se rimasero abbracciati.

“Spara!” fece lui con un sorriso sghembo che a Shary faceva sempre perdere la testa.

La ragazza non era molto sicura se chiederglielo o no, soprattutto non sapeva che reazione avrebbe avuto lui. Però glielo doveva chiedere, così almeno si sarebbe tolta un grosso dubbio di torno.

“Che cosa c’è fra te e Nudge?”

Iggy inarcò le sopracciglia, sorpreso da quella strana domanda. “Niente. Siamo solo amici, anzi, è come se fossimo fratelli, come tutti noi dello Stormo. Che cosa pensi che ci sia?”

“No, niente è che…”. Shary abbassò lo sguardo dagli occhi del ragazzo; lui invece li tenne sempre puntati sul viso di lei sebbene non la potesse vedere.

“E’ che cosa?”

Forse non doveva dirglielo però… be’, insomma, adesso stavano insieme e dovevano essere sinceri l’uno con l’altro.

“E’ che l’altro giorno mi ha detto una cosa un po’ strana. Mi ha detto che non voleva che io ti portassi via da lei e dallo Stormo”.

Iggy rimase impassibile e la ragazza se ne stupì leggermente.

“Secondo me è gelosa”, continuò allora la rossa.

“Gelosa? E di che?” fece Iggy inarcando aggrottando la fronte sempre più confuso.

“Secondo me tu le piaci”, agliò corto allora Shary.

Il ragazzo, a quella conclusione, fece un sorriso divertito.

“Cosa? È impossibile. Siamo solo amici, come ti ho già detto. E poi lei è solo una bambina, non sa ancora che cosa sia l’amore”.

“Ma allora perché mi ha detto quella cosa?”

Iggy si fece improvvisamente serio, abbassando lo sguardo e la ragazza capì subito che le stava nascondendo qualcosa.

“Iggy? Tu lo sai perché”. Non era una domanda. Era una constatazione.

Decise di dirle la verità, sarebbe stata la cosa più giusta da fare.

“Qualche giorno fa Max ci ha detto che voleva che ce ne andassimo”.

“Che cosa?” esclamò Shary spalancando occhi e bocca, sconvolta.

“Non so bene il perché. Forse solo perché lei non è capace di starsene tranquilla in un posto senza voler subito scappare o fare a pugni con qualche Eliminatore”.

“Ma tu… cioè… noi…”, iniziò a borbottare la ragazza senza sapere come porre la domanda. Non voleva nemmeno pensarci. Aveva già capito che cosa implicava il fatto che lo Stormo se ne andasse.

“Ehi, tranquilla”, le fece Iggy con un sorriso rassicurante. “Io le ho detto chiaramente che questa volta non sarei stato dalla sua parte. Le ho detto che lei e lo Stormo potevano anche andarsene ma che io non li avrei seguiti. Non ci penso proprio a separarmi da te”.

“Davvero?” chiese lei allora appoggiando la testa sul suo petto.

“Certo. Non potrei mai lasciarti. Sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita”, le sussurrò lui dolcemente accarezzandole i capelli.

I due ragazzi rimasero lì ancora un po’, abbracciati stretti, sentendo crescere l’amore che provavano l’uno nei confronti  dell’altro sempre di più.

 

Iggy era seduto sulla spiaggia a godersi un po’ di sole con indosso soltanto i boxer del costume e ascoltare le onde del mare che andavano a scontrarsi con degli scogli poco lontano, gli occhiali da sole appoggiati sul naso.

Per fortuna quel giorno avevano trovato la spiaggia praticamente deserta così potevano starsene per conto loro senza preoccuparsi di nascondere le ali o la coda.

A un certo punto, però, venne raggiunto da Shary, che dopo essersi asciugata la coda per poterla sostituire con le gambe, gli si inginocchiò davanti e gli prese una mano.

“Amore, guarda che cosa ho trovato”, esclamò in tono allegro mettendogli in mano un oggetto un po’ ruvido che aveva trovato in fondo al mare.

“E’ una stella marina”, constatò lui riconoscendola al tatto.

“Sì ed è bellissima”.

“Tu sei bellissima”, le sussurrò il ragazzo, sfiorandole le labbra con le sue.

“Però forse la dovremmo riportare in mare altrimenti muore”, commentò alla fine Shary, appoggiando la mano su quella di Iggy che teneva la stella.

“Lo faccio io così tu non ti bagni”, disse lui, alzandosi per andare a riportare la piccola creatura al suo habitat. Infine ritornò da Shary e le si sedette di nuovo accanto.

Lei però gli alzò gli occhiali da sole sulla testa e rimase un attimo a guardarlo negli occhi azzurri, quegli occhi che l’avevano incantata fin dal primo momento. E senza che lui se lo aspettasse, gli diede un leggero bacio nell’angolo dell’occhio sinistro.

Lui le sorrise dolcemente e le circondò la vita con le braccia.

“Andiamo dagli altri?” le chiese poi con voce bassa e roca.

“D’accordo”.

I due ragazzi si alzarono per raggiungere gli altri ragazzi dello Stormo, Jo e Total che erano seduti poco lontano da loro che giocavano a poker puntando con le caramelle.   

“Oh, ecco i nostri due piccioncini!” esclamò Jo non appena li vide arrivare mano nella mano.

Iggy e Shary si sedettero in mezzo a loro, ma sempre stando vicini.

“Iggy, giochi anche tu?” gli chiese Nudge che aveva iniziato a mescolare le carte.

“Va bene”, accettò il ragazzo.

“Chi vuole da bere?” chiese Max ad un tratto brandendo una bottiglia di aranciata e dei bicchieri.

“Io! Io!” esclamarono Angel  e Total in coro.

“Io voglio il bicchiere azzurro, però”, si aggiunse Iggy allungando la mano verso il bicchiere azzurro.

Tutti quanti allora si voltarono improvvisamente verso il biondo, guardandolo straniti e increduli; il ragazzo sembrò accorgersene, sentendosi gli occhi di tutti puntati addosso. Poi sembrò capire.

“Voi ragazzi non mi avete detto di che colore sono i bicchieri?”

“No”, gli rispose Max continuando a fissarlo.

“Io però sono ancora… cioè, non vedo niente”.

“Prova a toccare questo e dimmi di che colore è”, gli disse allora Nudge porgendogli un altro bicchiere.

“Rosa?” fece Iggy inarcando le sopracciglia.

“Indovinato!” esclamò la bambina con un sorriso.

“Tocca me, tocca me”, gli gridò Total accoccolandoglisi tra le gambe.

“Tu sei nero”.

“Preferisco afro americano”, si lamentò Total spostandosi dalle sue gambe, leggermente immusonito.

“E io?” questa volta Nudge gli offrì la sua mano.

“Mmmm… tu sei color cioccolato!” esclamò il ragazzo un po’ sorpreso.

“Ma come fai?” gli chiese Jo curiosa.

“Probabilmente è un nuovo potere che hai sviluppato”, ipotizzò Max.

“Wow, fantastico!” esclamò Iggy contento.

“Sì amore, è grandioso!” aggiunse Shary abbracciandolo.

“Ehi, il tuo costume è viola”.

E i due si scambiarono un bacio facendo alzare gli occhi al cielo a tutti quanti.

Tutto d’un tratto, il rombo di un motore interruppe la loro festa; i ragazzi si voltarono incontrando la figura una ragazza che scendeva dalla moto. Quando si tolse il casco riconobbero Charley.

La mora li raggiunse trascinandosi dietro anche la tavola da surf.

“Ciao!” li salutò non appena li ebbe raggiunti.

“Ciao, Charley!” la salutarono loro mentre lei iniziava a spogliarsi in costume.

“Charley, posso toccarti il costume così so di che colore è?” le chiese Iggy con un ghigno malizioso.

La ragazza alzò le sopracciglia e lo guardò male.

“Shary, lo sai che il tuo ragazzo è un pervertito?”

“Sì, lo so, ma lo adoro anche per questo”, le rispose l’amica con un sorriso divertito.

“D’accordo”. Sospirò la mora. “Io vado a surfare un po’”.

“Wow, figo!” esclamò Iggy. “Anche io vorrei surfare”.

“Beh, un giorno posso insegnarti”.

Detto questo, Charley iniziò a dirigersi verso il mare mosso, ottimo per andare a fare surf.

 

 

MILLY’S SPACE

Non vi preoccupate, l’azione arriverà presto ^^ Anche lo Stormo merita un po’ di riposo.
Spero di non avervi annoiati, comunque, con questo capitolo. Fatemi sapere che ne pensate. Un bacio.

Milly.

MAXBARBIE: non è che lo Stormo non la seguirebbe, è solo Iggy che non lo farebbe. Gli altri, alla fine, anche se di malavoglia sono sempre con lei : ) Ma… se ne andranno oppure no? Boh, e chi lo sa. Ahaha, per saperlo ti toccherà continuare a leggere : ) spero lo farai, un bacione. M.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo tredici ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO TREDICI

Charley era appena uscita dall’aula di matematica e si stava dirigendo verso il suo armadietto per riporre i libri appena usati e prendere quelli della lezione successiva; non vedeva l’ora di terminare tutte le lezioni anche quel giorno, si sentiva proprio stanca e spossata da tutto quello studio e dagli insegnanti che non facevano altro che assegnare compiti ed esami. Meno male che presto la scuola sarebbe anche finita per le vacanze estive.

Non è che odiasse la scuola, ma nemmeno le piaceva tanto andarci; semplicemente le stava indifferente. A volte invidiava Shary che non ci andava.

Insomma, avrebbe di gran lunga preferito non andarci, come la maggior parte dei ragazzi, almeno così si sarebbe potuta dedicare completamente al suo passatempo preferito, la musica.

E mentre rimuginava su tutto quello un ragazzo dalla pelle color cioccolato e i capelli scuri tagliati corti, che sembrava avere sui diciassette anni, le si avvicinò.

“Ehi, ciao!” la salutò, poggiando la schiena sugli armadietti e osservando l’amica con cipiglio curioso.

“Ciao, Ben!” ricambiò lei mostrandogli un sorriso, uno di quei rari sorrisi che Charley mostrava solo a poche persone.

“Stasera ci sei per le prove?” le chiese lui passandosi un grosso libro da una mano all’altra.

“Sì, certo. Sempre a casa di Paul, vero?”

“Sì”.

“Perfetto, allora ci vediamo lì”.

In quel momento la campanella che annunciava l’inizio della lezione suonò, interrompendo i due ragazzi.

“D’accordo, a dopo!”

Charley rimase un attimo a guardare Ben che si allontanava poi cominciò a dirigersi anche lei verso l’aula di inglese.

Ben era uno dei pochi amici che aveva, insieme a Shary, Paul e Chris, gli altri due membri della band di cui faceva parte. Be’, in verità Paul e Chris non sapeva proprio se considerarli amici, forse erano più che altro dei conoscenti, si incontravano soltanto durante le prove e ogni tanto si incrociavano nei corridoi della scuola e si salutavano cordialmente come si faceva normalmente tra vicini. Ed erano tutti e due più grandi di lei.

Ben e Shary erano i suoi veri migliori amici; ma, mentre Shary la considerava proprio come una sorella e con lei condivideva praticamente tutto, Ben invece… be’, per Ben provava dei sentimenti un po’ diversi; a volte lo vedeva solo come un fratello a volte invece, quando rimaneva da sola in camera sua, al buio, si trovava a immaginarsi in un elegante vestito da sera al ballo di fine anno con al suo fianco Ben come suo cavaliere.

Ma immediatamente scacciava via questi pensieri perché Ben aveva già una ragazza da portare al ballo e poi perché questi erano pensieri sciocchi che facevano le bambine sognatrici. Ben era solo un amico… e basta.

Gli altri ragazzi della scuola, invece, preferivano starle lontano e non le parlavano molto, a meno che non avessero qualcosa di importante da dirle. Pure lei  preferiva starsene da sola per conto suo, non le piaceva avere troppa gente intorno. Anche perché li considerava tutti mediocri e stupidi.  

Se non fosse stato per Ben lei sarebbe stata completamente sola; era stato lui a farle conoscere Paul e Chris e a farla entrare nella band, in quanto aveva una bella voce e ci sapeva fare con la chitarra. E Ben lo conosceva da quando aveva sei anni perché era il nipote di alcuni amici dei suoi nonni.

D’accordo che quello era soltanto il suo primo anno alle superiori e che aveva altri cinque anni per farsi degli amici, però tutti quanti i ragazzi avevano già qualche migliore amico o facevano parte di diversi gruppetti, persino i suoi ex compagni delle medie, suoi coetanei.
C’erano un sacco di gruppi in quella scuola, dove avrebbe anche potuto provare a inserirsi, ma lei proprio non riusciva a trovare qualcuno che fosse simile a lei o che condividesse qualcosa con lei.
A volte si sentiva un po’ una specie di alieno. O magari lo era, considerando il potere che possedeva…
Riusciva ad attirare gli oggetti con la sola forza del pensiero e se li guardava molto intensamente poteva anche farli esplodere. Nessuno sapeva di questi suoi poteri, a parte Shary, Jo e sua madre. A volte però, le era capitato di usare questo potere anche a scuola, per sbaglio, quando ancora non riusciva a controllarlo. E forse è anche per questo che i suoi compagni preferivano starle lontani, forse si erano accorti di qualcosa.
Poco male.

Richiuse l’armadietto e andò verso l’aula di inglese desiderando solo che anche quella monotona giornata finisse. Odiava la monotonia e come per dispetto la sua vita non faceva altro che essere monotona. Sperava proprio che le accadesse qualcosa di eclatante o emozionante.

 

Fang se ne stava comodamente seduto su una poltrona in salotto, il portatile aperto sulle sue ginocchia e lo sguardo fisso sullo schermo acceso; aveva appena finito di aggiornare il suo blog e ora non sapeva bene che fare, forse avrebbe potuto spegnere il computer e unirsi agli altri, anche se non ne aveva tanta voglia. Shary e Iggy non facevano altro che farsi le coccole su un divano poco distante da lui, Gazzy, Angel e Nudge giocavano a briscola, mentre Max chiaccherava con Jo.
Lanciò un’occhiata all’orologio e vide che erano già le dieci di sera. Forse era anche ora di andare a dormire; doveva ammettere di sentirsi piuttosto stanco. Ma anche una volata con Max non sarebbe stata una cattiva idea. Solo che… era da un po’ che lei lo guardava in modo strano ed evitava sempre di rimanere da sola con lui. Da quella volta che si erano scambiati quel piccolo bacio.

Riportò lo sguardo sullo schermo del portatile quando improvvisamente gli venne in mente una cosa… e si ricollegò di nuovo su internet.

Charley’s Diary.

 

Charley era sdraiata sul letto della sua stanza, in penombra, con solo la lucetta della lampadina a illuminarle la visuale. Teneva lo sguardo fisso sullo schermo del suo portatile dopo aver appena aggiornato il suo blog, riflettendo se spegnerlo o se starci ancora un po’.

Così rilesse un’altra volta quello che aveva scritto.

Odio la monotonia…

La odio, con tutto il cuore. Vorrei che succedesse qualcosa nella mia vita, qualcosa che me la cambi, che… cioè, non so bene nemmeno io che cosa voglio, però sento solo che sono così stanca, stanca di tutto, stanca della monotonia, stanca delle solite persone che mi circondano e che non riescono a vedere aldilà del proprio naso, stanca dei pregiudizi, stanca… a volte vorrei soltanto potermene andare, fare le valigie, prendere la moto e partire. Non importa dove, non importa come né con chi.

L’importante è andarsene via da qui, fare qualcosa per scappare da questa monotonia, cambiare la mia vita…

Vorrei avere un paio di ali per poter volare via… sarebbe bello poterle aprire e lasciarsi andare completamente… ovunque ti porti il vento.

A un tratto la ragazza sentì bussare alla porta. Vide entrare sua madre con un sorriso dolce sul volto.

“Tesoro, io vado al lavoro”.

“D’accordo”.

“Non andare a letto troppo tardi”.

“Va bene”.

“Ciao”.

La madre uscì dalla stanza richiudendo la porta dietro di sé e Charley lanciò uno sguardo all’orologio sul comodino; le dieci appena passate.

Non sapeva a che ora sarebbe andata a letto, non era una che ascoltava sempre la madre, anzi, spesso si trovava a disobbedirle; a volte, quando andava al lavoro, lei usciva e andava in giro con la moto. E non poteva certo dire che andava a letto a un’ora abbastanza decente, si trovava spesso in piedi anche all’una o alle due di notte anche quando il giorno dopo c’era scuola.

Non era di certo un vampiro, però era una ragazza notturna, questo sì, perché le piaceva la notte, con le sue stelle luminose e la sua luna che secondo lei aveva qualcosa di magico. La notte l’affascinava sempre, fin da quando era piccola, non sapeva bene il perché; semplicemente la trovava misteriosa. E il mistero le piaceva.

Adorava passeggiare sulla spiaggia di notte perché soltanto di notte era libera di pensare a ciò che voleva, di riflettere e di starsene per conto suo. La notte le dava ispirazione per mettere in ordine i suoi pensieri, le parole e anche per comporre qualche canzone.

Riportò lo sguardo sullo schermo del computer ancora aperto sul suo blog e notò che qualcuno aveva già commentato.

 

 

 

MILLY’S SPACE

Ciao : )

Ebbene, eccomi qui… abbiamo visto uno spezzone di vita di Charley. Che dite, riuscirà a uscire dalla sua monotonia quotidiana? Non sapete quante volte mi sono trovata io a desiderare di fare qualcosa per rendere la mia vita più interessante. Ma alla fine, credo che siano le piccole cose che ci succedono per caso a rendere straordinarie le nostre vite, non tanto gli avvenimenti grandi.
Va be’, chiusa parentesi filosofica.

Sto scrivendo un po’ a macchinetta perché mi sento piuttosto stanca, perciò scusatemi se scrivo qualche strafalcione.
Ditemelo, eh.

E ricordatevi di lasciare qualche recensione : ) e di visitare pure la mia pagina facebook.

Un bacione,            
M.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo quattordici ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO QUATTORDICI

Sei così stanca della tua vita monotona? Beh, allora fai pure quello che ti senti, prendi la moto e vattene. Non serve porsi dei freni, basta solo seguire l’istinto e lasciarsi andare. Non ti servono un paio di ali per scappare.

Credi a uno che se ne intende.

Fang.

Charley rimase leggermente basita leggendo quel commento; non si era aspettata che proprio Fang lo andasse a visitare.

Decise di rispondergli subito.

Charley: seguire l’istinto e lasciarmi andare? Facile a dirsi ma non a farsi.

Fang: niente è mai facile, però se vuoi una cosa devi sempre combattere per averla.

Charley: non posso semplicemente mollare tutto e andarmene.

Fang: ma non avevi detto di essere stanca?

Charley: sì, ma…

Fang: con i ma non si ottiene proprio nulla*.

Charley: ehi, non ti facevo così filosofico.

Fang: eh, questo è un lato di me che pochi conoscono.

Charley: wow, ho scoperto il volto segreto di Fang in soli cinque minuti.

Fang: ahahah, spiritosa. Però adesso non cambiare argomento.

Charley: uff… se me ne andassi non sarebbe come se scappassi? E questo non è un comportamento da vigliacchi?

Fang: io sono scappato un sacco di volte. Questo fa di me un vigliacco?

Charley: ma tu sei scappato per salvarti la vita.

Fang: e tu vorresti scappare per cambiarla.

Charley: beh, effettivamente il concetto di base non cambia.

Fang: se una persona vuole scappare, nessuno glielo impedisce.

Charley: facciamo cambio di vita??

Fang: molto volentieri. Ma non credo che la mia vita ti piacerebbe.

Charley: beh, se potessi avere le ali…

Fang: guarda che è per colpa di quelle se sono un ragazzo mutante in fuga costante… ehi, ho fatto pure la rima. Eheheh XDXD

Charley: ammazza, sei pure sarcastico, non l’avrei mai detto.

Fang: ci sono molte cose che non sai di me.

Charley: nemmeno tu sai molto di me.

Fang: ottimo motivo per fare conoscenza. Che fai nella tua vita così assurdamente monotona?

Charley: vado a scuola -.-

Fang: bellissimo, immagino… e che altro fai?

Charley: canto in una band.

Fang: an sì? Bello. Mi piace la musica.

Charley: io l’amo.

Fang: e della tua famiglia che mi dici?

Charley: siamo solo io e mia madre.

Fang: e tuo padre? Se non sono troppo indiscreto.

Charley: non lo so. La mamma mi ha solo detto che l’ha lasciata quando era rimasta incinta di me. E non ne vuole parlare.

Fang: oh, mi dispiace.

Charley: a me no. È uno stronzo. Aveva solo diciassette anni mia madre quando è rimasta incinta.

Fang: oh…

Charley: già…

Rimasero per un paio di minuti senza scrivere niente, probabilmente non sapendo bene che cosa dire. Poi fu Charley la prima a interrompere il silenzio.

Charley: Iggy è ancora interessato a imparare ad andare sullo surf?

Fang: credo proprio di sì.

Charley: allora uno di questi giorni vengo da voi e gli insegno.

Fang: ok, ma come mai sei così interessata a insegnarglielo? Insomma, non mi sembri tanto il tipo…

Charley: non lo so. Forse perché mi state simpatici. E poi così ho una scusa per vederti e parlarti a quattrocchi e non attraverso un blog.

Fang: ok, ti avviso però che non sono una persona molto loquace.

Charley: nemmeno io.

Fang: abbiamo trovato qualcosa in comune.

Charley: già. Sono poche le persone che hanno qualcosa in comune con me.

Fang: allora siamo unici.

Charley: tu sicuramente sì.

Fang: wow! Così mi fai sentire importante.

Charley: bene…

Fang: ok, credo che spegnerò perché ho voglia di andare a letto.

Charley: va bene, ci sentiamo allora.

Fang: sicuramente.

Charley: notte.

Fang: anche a te.

Fang spense il computer, mentre Charley rimase ancora un po’ immobile a fissare le ultime parole che si erano scambiati con un’aria un po’ malinconica.

Le piaceva Fang, sì, poteva proprio dire che aveva iniziato a provare una strana simpatia nei suoi confronti. Era una cosa strana, lo doveva ammettere, in genere non riusciva mai ad allacciare una relazione con una persona così presto. Però con lui era successa più o meno la stessa cosa che le era successa con Shary. Una specie di Imprinting.

No, non si era di certo innamorata, mica credeva all’amore a prima vista, a dir la verità non sapeva nemmeno se credeva nell’amore. Lui lo aveva visto solo un paio di volte e, nonostante dovesse ammettere che era proprio un bel ragazzo, non l’attirava in quel senso.

Le stava simpatico, le piaceva il suo modo di parlare e di pensare.

Tutto qua…

Forse…

 

Fang era sceso in cucina per prendersi un bicchiere d’acqua; erano circa le due di notte e lui si era appena alzato dopo aver fatto un orribile incubo.

Cavolo, era la prima volta che faceva un incubo del genere, risvegliandosi con un sobbalzo, completamente sudato e il cuore che batteva all’impazzata. E il peggio era che nel sogno gli sembrava tutto terribilmente reale.

Adesso si ricordava soltanto alcuni sprazzi che gli ritornavano nella mente come lampi che squarciano il cielo, però erano tutte immagini raccapriccianti. All’inizio c’era una donna, molto giovane, quasi una ragazza; aveva lunghi capelli neri e due occhi grigi come il ghiaccio o come il cielo in tempesta. Li ricordava perfettamente, quegli occhi, anche ora; lo avevano particolarmente colpito, più di qualsiasi altra cosa dell’incubo. Stava urlando, urlando forte come se qualcuno la stesse torturando in un modo disumano ed era sdraiata in un letto d’ospedale. Da lì le immagini gli iniziavano a diventare meno chiare, però si ricordava che c’erano due bambini identici, anche loro urlavano e piangevano ed erano coperti di sangue. Poi il sogno sembrava essere diventato un po’ più piacevole: i due bambini giacevano in una culla addormentati, erano un maschio e una femmina. All’improvviso però, un paio di mani afferrarono il maschietto, ma non con delicatezza o amore come per volerlo cullare, ma rudemente, quasi come se fosse una specie di giocattolo ormai rotto. Ed entrambi i bambini si erano messi a piangere di nuovo.

E Fang, che guardava tutta quella scena dall’esterno, si era sentito stringere lo stomaco come se qualcuno glielo stesse stritolando con un paio di cesoie. Ma quello che forse lo aveva sconvolto di più era che gli sembravano terribilmente familiari, quella scena, quei bambini e quella donna che urlava nel letto.

“Fang, sei tu?” il ragazzo per poco non saltò dalla sedia al sentire quella voce; era talmente immerso nei suoi pensieri che non aveva nemmeno sentito qualcuno che gli si avvicinava.

“Max?” chiamò lui voltando il capo verso la ragazza che se ne stava in piedi sulla soglia della porta con indosso soltanto un paio di pantaloncini che le arrivavano a metà coscia e una maglietta piuttosto attillata. I capelli scompigliati e gli occhi arrossati dal sonno inoltre, contribuivano a creare ancora più scompiglio negli ormoni di Fang.

“Che ci fai qui?” gli chiese lei.

“Non riuscivo a dormire. Tu?”

“Lo stesso”.

Poi piombarono nel silenzio probabilmente non sapendo bene che cosa dirsi. Fang intanto pensava che era la prima volta che rimaneva completamente solo con Max dopo quel bacio. Magari avrebbe potuto approfittarne.

“Max?” fece allora alzandosi dalla sedia e guardando la ragazza con i suoi occhi scuri profondi come due pozze senza fondo. “Perché in questi giorni non fai altro che evitarmi?”

“Evitarti? Cosa?” biascicò lei non capendo bene o forse facendo finta di non aver capito; sapeva solo che in quel momento sentiva terribilmente caldo e che aveva iniziato a sudare.

“Sì, mi eviti… cerchi sempre di non incrociare il mio sguardo, non vuoi mai che rimaniamo da soli… perché?” ora il ragazzo le si era fatto terribilmente vicino e lei aveva dovuto alzare di parecchio la testa per poterlo guardare in viso. Da quando era diventato così alto? E anche così muscoloso? E così attraente con quegli occhi scuri che sapevano sempre come ammaliarla e incantarla e quei capelli leggermente lunghi tra i quali avrebbe volentieri affondato le dita e… oddio, ma che andava a pensare?

“Fang… non so di cosa tu stia parlando”, riuscì a rispondergli ma odiò il fatto che la voce le fosse uscita così debole e così bassa.

Lui ora le aveva preso il mento e, col pollice e con l’indice, le aveva alzato il viso per poterla guardare dritto negli occhi. “Sicura?” le chiese con le labbra terribilmente vicine alle sue.

No, Max non era sicura di niente. In quel momento non era sicura nemmeno di cosa stava facendo, né se quello fosse tutto solo un sogno o se invece fosse la realtà.

Però era sicura che a un certo punto la bocca di Fang era entrata in contatto con la sua e che lei non si era tirata indietro. Perché ora era immersa in un profondo e passionale bacio col ragazzo che le aveva fatto completamente perdere la testa.

 

Charley se ne stava ferma immobile sulla soglia di una stanza d’ospedale e guardava la scena di fronte a lei con un’espressione vacua, gli occhi spalancati come se non riuscisse a distogliere lo sguardo e i brividi freddi che le correvano lungo la schiena.

Una donna era sdraiata su un letto d’ospedale e stava urlando a pieni polmoni con le lacrime agli occhi come se qualcuno la stesse torturando. Però intorno a lei non c’era nessuno, era completamente sola e urlava, urlava come una forsennata. Aveva lunghi capelli neri e occhi grigi. Le pareva così terribilmente familiare, quella donna. Charley voleva correre ad aiutarla, chiederle che cosa avesse o anche semplicemente chiamare qualcuno perché era impossibile che non fosse ancora venuto nessun dottore o infermiere a soccorrerla. Però non riusciva a muoversi, era come paralizzata, non riusciva riusciva a muoversi.

Soltanto quando sentì il pianto di due bambini che urlavano ancora più forte della donna nel letto, riuscì a spostarsi e a voltarsi indietro. Poco distante da lei c’era una culla e, avvicinandosi, vide che dentro c’erano due bambini molto simili, un maschietto e una femminuccia. Smisero di piangere quando lei si avvicinò. Erano così carini che le venne da sorridere nel vedere tutta la dolcezza che emanavano. Le sembravano anche familiari, come quella donna che urlava.

Ad un tratto però vide due braccia che si protendevano ad afferrare il maschietto in un modo molto rude e distaccato. Non erano per niente le braccia di un genitore. E lei, per quanto si sforzasse e per quanto lo desiderasse, non riusciva a vedere il volto di quell’uomo, soltanto le mani. Era come se una forza soprannaturale la costringesse a tenere lo sguardo basso, puntato sui due bambini e quelle mani.

E poi vide che dal maschietto cominciava a sgorgare sangue, sangue scuro e denso e…

Si svegliò di soprassalto nel suo letto, fradicia di sudore come se fosse appena stata sotto la pioggia e col cuore che batteva ancora a mille. 

 

MILLY’S SPACE

Ciao : )

Scusate per il ritardo, avrei voluto aggiornare prima ma proprio non ne ho avuto il tempo. Adesso che sono in vacanza, spero di poter aggiornare almeno con un altro capitolo, ma voi recensite, mi raccomando : )

Be’, che dire? Spero vi sia piaciuto : )

Un bacione,

Milly.

P.S. oh, e nel caso non ci sentissimo prima: Felice anno nuovo!!! xD

MAXBARBIE: be’, eccoti un altro pezzettino dedicato a Max e Fang ^^ Chissà che prima o poi riesca a dedicare un intero capitolo solo a loro e nient’altro che a loro. Buon Natale, cara, anche se in ritardo, e buon anno <3

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo quindici ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO QUINDICI

 “Max, aspetta!” esclamò Fang trattenendo Max per un braccio mentre stava uscendo dal bagno. La ragazza andò a cozzare contro il suo petto ringraziando il cielo che avesse indosso la maglietta perché se no… ok, bastava solo dire che non era saggio istigare una ragazza con gli ormoni in subbuglio.

Pian piano si voltò per incrociare i suoi occhi scuri, quegli occhi che alla luce del sole avevano uno strano scintillio.

“Dobbiamo parlare”, le disse lui con uno strano tono  che non ammetteva repliche.

“Di cosa?” chiese lei cercando di non iniziare ad iperventilare.

“Di ieri sera”.

Alla ragazza venne immediatamente in mente il bacio che si erano scambiati la scorsa notte, quel bacio che avrebbe fatto fatica a dimenticare da quanto passionale e bello  era stato.

“Subito dopo te ne eri andata e non ho potuto dirti…”.

Max sentiva come se le sue guance avessero improvvisamente preso fuoco; ah già, ieri notte che, subito dopo quel bacio, era scappata come se fosse inseguita da una mandria di bufali. Lei e il suo fottutissimo coraggio da pecora. Chissà perché aveva sempre la forza di affrontare e prendere a calci i nemici ma non aveva mai né la forza né tanto meno il coraggio di affrontare un discorso serio sui suoi sentimenti e i baci di Fang. Perché quello non era certo il primo bacio che si scambiavano e aveva come il presentimento che non sarebbe nemmeno stato l’ultimo. O forse ci sperava?

“Senti Fang, io…”, iniziò lei senza saper bene come continuare il discorso. O per meglio dire, senza sapere che discorso fare.

“Tu cosa?” la esortò lui sempre guardandola intensamente e non accennando minimamente a mollarle il braccio, anzi, aveva addirittura stretto ancora di più la presa tanto da farle quasi male.

“Io… credo che non sia una buona idea… che noi…”.

“Che noi cosa?!” questa volta sembrava che fosse Fang a stare per arrabbiarsi. Aveva alzato leggermente il tono della voce e aveva assunto un’espressione ancora più seria e la sua mascella era parecchio contratta. Si stava stufando; la prima volta l’aveva lasciata andare ma adesso non aveva intenzione di cedere.

Max aprì la bocca per aggiungere qualcosa quando all’improvviso sentirono delle urla e degli schiamazzi venire nella loro direzione: quando si voltarono, videro Nudge che saltava addosso a Gazzy e lo faceva cadere a terra, mentre lui teneva in mano una specie di libricino colorato cercando in tutti i modi di non farselo prendere dall’amica.

“Dammelo, schifosa canaglia o giuro che ti sbudello vivo!” minacciò Nudge rotolando sul pavimento insieme al bambino.

 

“Ehi, com’è andata?” chiese Shary rivolta a Charley e Iggy che erano appena rientrati in casa col costume da bagno e i capelli ancora leggermente bagnati.

“Direi bene. Questo pasticcione se la cava accidentalmente bene con il surf!” rispose Charley con un sorriso in direzione dell’amica.

“Ehi, pasticcione a chi!?” protestò Iggy rivolgendo un’occhiata minacciosa alla ragazza. Ma Shary gli si lanciò immediatamente contro e lo abbracciò, appoggiando la testa sul suo petto muscoloso. Così lui non poté far altro che ricambiare l’abbraccio e aggiungerci pure qualche dolce bacio.

“Bleah!” fece Charley dando le spalle ai due e avvicinandosi al lavandino per prendere un bicchiere d’acqua.

“Charley, ti fermi a cena?” chiese Shary non facendo minimante caso al commento dell’amica.

“D’accordo. Però vorrei farmi una doccia”.

“Ok”.

La mora si diresse verso la porta della cucina, quando si scontrò con Fang e accadde qualcosa di strano; i loro occhi così simili si incrociarono, le loro mani per sbaglio si toccarono e rividero di nuovo quelle scene, le stesse scene che entrambi avevano visto in sogno, solo che stavolta le avevano rivissute in maniera molto più veloce, come quando si riavvolge il nastro di una cassetta e le immagini scorrono davanti ad una velocità pazzesca. Ma erano state raccapriccianti lo stesso.

“Ragazzi, state bene?” chiese Iggy che aveva lo sguardo fisso sui due così come Shary.

“Cosa?” chiese Charley non appena fu uscita da quella visione che le aveva fatto gelare il sangue nelle vene.

“Avete i respiri accelerati e il vostro cuore batte terribilmente veloce”, rispose il biondo come se avesse voluto spiegare come aveva fatto a capire che c’era qualcosa che non andava.

“E’ successo qualcosa?” domandò allora Shary che aveva notato che i loro visi erano diventati terribilmente pallidi e che avevano degli sguardi vacui; insomma, sembrava che avessero appena visto un fantasma.

“Credo… credo di aver appena avuto una visione”, disse Charley senza distogliere lo sguardo da Fang.

“Sì, anch’io”, aggiunse il ragazzo anche lui con gli occhi fissi in quelli di Charley che, non sapeva come né perché, gli sembravano così simili ai suoi.

 

“Che cosa poteva mai significare quella visione?” chiese ad un certo punto Charley, una volta che ebbero terminato di cenare.

“Potete ripetere quello che avete visto?” fece invece Total seduto a tavola insieme agli altri ragazzi.

“Una donna che urla e due neonati in una culla, uno dei quali poi viene tipo… rapito”, bofonchiò Fang leggermente esasperato.

“Li conoscete? Intendo la donna o i due bambini?” chiese Jo tenendo lo sguardo puntato sul bicchiere che teneva in mano.

“No”, le rispose Charley con tono duro e serio come di chi non ammette repliche.

Anche se erano terribilmente familiari, avrebbe voluto aggiungere Fang, ma non lo fece.

“Forse avete semplicemente assunto un nuovo potere”, ipotizzò Iggy.

“Sì, ma sarebbe comunque strano. Cioè, che senso ha? Abbiamo avuto la stessa visione. Che cosa c’entro io con lei o lei con me?” sbottò Fang leggermente esasperato; avrebbe tanto voluto capire che cos’era significata quella visione in cui aveva visto le stesse cose del sogno di quella notte. Sentiva che era qualcosa di importante, non sapeva perché, ma era importante. Come se si fosse perso un pezzo prezioso della sua vita.

“Magari siete in qualche modo legati”, s’intromise allora Angel guardando i due giovani con quel sguardo che assumeva sempre quando era sicura di qualcosa ma non voleva farlo capire agli altri.

“In che senso?” le chiese Charley curiosa.

“Non lo so”.

“Sono sicura che non è niente di terribile, forse uno di voi due ha semplicemente guadagnato un nuovo potere come ha detto Iggy e riesce a condividerlo con chi gli entra in contatto”, concluse allora Shary guardando i due ragazzi con un sorriso rassicurante. “State tranquilli”.

Charley le sorrise; effettivamente si sentiva già più rassicurata, forse solo perché lo aveva detto la sua migliore amica, che non c’era niente di cui preoccuparsi. E Shary aveva l’incredibile potere di riuscire a rassicurare e tranquillizzare tutti col suo pensare sempre positivo.

 

Shary e Iggy erano seduti sul divano del salotto, lei in braccio a lui con la testa appoggiata al suo petto.

“Non è che Charley e Fang hanno avuto quella visione quando si sono toccati perché magari sono destinati a stare insieme?” chiese la ragazza giocherellando con una mano di Iggy.

“Non credo sai, Fang ama Max”, le rispose il ragazzo come se avesse appena detto che preferiva la Nutella al miele.

Shary si voltò verso di lui e lo guardò sbigottita.

“Davvero?”

“Certo, anche un cieco si accorgerebbe che loro due si amano”. E dicendo quello le mostrò un sorriso malandrino.

“Scemo!” esclamò la ragazza mollandogli un pugno scherzoso sul petto muscoloso.

“Che c’è? Che ho detto?” le chiese lui iniziando a ridacchiare.

“Niente!”

Shary affondò il viso nella sua camicia.

“Oooh, la Sirenetta si è offesa”.

“Non mi sono offesa”. gli rispose lei in fretta; non si era offesa, anzi, era solo che le piaceva da matti stargli attaccata, aggrapparsi alla sua camicia o abbracciarlo. Adorava tutto di lui, tutto, anche quel nomignolo con cui aveva iniziato a chiamarla da un po’.

“Ti adoro, Iggy”.

“Anch’io. Ti mangerei tutta. Arrr…”. Il ragazzo aprì la bocca per mostrare alla rossa i denti chiusi in un ringhio minaccioso che però ebbe soltanto il potere di farla ridere.

 

 

MILLY’S SPACE

Hola amigooooos!!!

Finalmente riesco ad aggiornare. Sono un po’ fuori di testa in questi giorni (e quando non lo sono?) e a dirla tutta voglio restare così ^^ Le previsioni da me dicono che la settimana prossima nevicherà e io sono del tipo: “Yeaaah!! Superyaaaah!” Venerdì però ho la simulazione della seconda prova d’esame per cui dovrò venire anche se c’è un uragano.

Brrr…

Va be’, tanto non vi frega niente ^^

Ditemi voi qualcosa. Che ne pensate del capitolo? Bacioni.

P.S. oh, e non dimenticatevi della mia pagina facebook : )

MAXBARBIE: ehi : ) mi fa sempre piacere quando dici che questa storia ti piace. Ma non ti preoccupare di Charley, questa storia non prevede nessun incesto ^^ spero ti sia piaciuto anche questo cappy, spero di risentirti. Un bacione, Milly.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo sedici ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO SEDICI

 “Allora, ragazzi, un attimo di pausa e poi riprendiamo”, disse Ben a gran voce rivolto ai tre ragazzi che si trovavano con lui in quel garage un po’ angusto e piuttosto caldo.

Charley appoggiò la sua chitarra al muro e prese una bottiglietta d’acqua dalla borsa; si sentiva parecchio accaldata ed era bagnata di sudore come se si fosse appena fatta una doccia. Forse non era proprio saggio vestirsi di nero anche in estate, però il suo guardaroba era praticamente composto di quel colore lì e le piaceva.

Così si limitò a legarsi i capelli con un elastico che per abitudine portava sempre al polso.

Quello era stato l’ultimo giorno di scuola che dava inizio alle tanto agognate vacanze estive e così, un po’ per festeggiare e un po’ per rilassarsi, lei, Ben, Paul e Chris si erano radunati nel garage di Paul per fare le prove con la band.  Niente di nuovo, comunque.

Bisognava anche dire che se la cavavano piuttosto bene, sebbene la band si fosse formata solo da qualche mese. All’inizio suonavano i brani di cantanti conosciuti ma adesso avevano aggiunto anche dei loro originali, canzoni composte più che altro da Charley che sembrava avere un talento naturale per quello.

Un giorno avrebbero tanto voluto diventare famosi o conosciuti almeno nel loro paese, anche se sapevano che la strada da lì fino al successo sarebbe stata molto lunga e anche piuttosto difficile. Bisognava iniziare sempre dai piani più bassi e andare avanti un gradino per volta, un passo dopo l’altro e fare le prove in un garage non era poi così male come inizio, anche i gruppi o i cantanti più famosi avevano iniziato così.

Comunque sia, tutti quanti amavano la musica perciò avrebbero potuto praticarla anche solo come hobby. Però, per quell’estate, si erano tutti quanti promessi di trovare almeno un locale o un bar dove poter suonare e far sentire la loro musica e il loro talento ad un pubblico un po’ più vasto delle quattro mura del garage e degli attrezzi che il padre di Paul ci riponeva.

“Sapete, credo proprio che dovremmo trovare anche un chitarrista”, propose ad un certo punto Chris, un ragazzo di sedici anni, alto e biondo con gli occhi verde chiaro.

“Sono d’accordo con te. Charley non può mica sia cantare che suonare”, aggiunse Paul passandosi una mano tra i capelli castani spettinandoli ancora di più di quanto già non fossero. Rivolse alla ragazza un’occhiata penetrante con i suoi grandi occhi nocciola. Era considerato uno dei ragazzi più belli della scuola, sebbene non fosse uno che si curava molto dell’aspetto fisico. Ma evidentemente il fascino ce lo aveva nel sangue. E poi era anche parecchio muscoloso, per cui attirava molto.

“Per me non è un problema”, si difese Charley; odiava quando si parlava di lei come se non ci fosse, sebbene i ragazzi non lo facessero apposta. Semplicemente a volte la trattavano come una bambina, come una cucciola da difendere, forse perché effettivamente era la più piccola del gruppo. Però di grinta la ragazza ne aveva e inoltre mostrava un po’ di più degli anni che aveva.

“Invece Paul e Chris hanno ragione”, si intromise allora Ben. “Ma non lo dico perché penso che tu non sia capace, ma solo perché così non siamo un gruppo del tutto omogeneo. Ciascun membro dovrebbe occuparsi di un solo strumento. Tutto qui”.

“Conclusione, dobbiamo trovare un chitarrista. E anche al più presto”, concluse alla fine Chris.

“D’accordo, ci penseremo”, aggiunse Ben. “Intanto, rimettiamoci al lavoro. Forza!”

I ragazzi ripresero le loro postazioni; Paul alla batteria, Chris alla tastiera, Ben al basso mentre Charley riprendeva in mano la sua chitarra e si posizionava di fronte al microfono.

 

Charley era seduta sotto sotto il portico della casa di Shary e Jo e teneva lo sguardo puntato alle stelle, numerose come al solito. Aveva la sua chitarra classica poggiata in grembo.

A un tratto sentì la porta aprirsi e, voltandosi, vide Fang che le si avvicinava con passo felpato, praticamente quasi mimetizzato con il buio. Le si sedette accanto facendo dondolare leggermente la panchina ad altalena sotto al suo peso.

“Che ci fai qua fuori tutta sola?” le chiese.

“Avevo bisogno di una boccata d’aria. Tu?”

“Idem”.

Tra i due calò per un attimo un intenso silenzio nel quale però si sentivano completamente a loro agio, non c’era né imbarazzo né niente. Semplicemente silenzio, rotto soltanto dal canto dei grilli.

“Allora, non volevi fare un po’ di conoscenza?” le chiese all’improvviso Fang.

La ragazza si voltò verso di lui e lo guardò con uno sguardo intenso dei suoi occhi scuri, come se lo volesse studiare sia da dentro che da fuori.

“Vuoi che cominci io?” le chiese ancora vedendo che la ragazza non gli rispondeva. “Ti faccio qualche domanda”.

“Spara”.

“Che rapporto hai con tua madre?”

Charley rimase leggermente sbigottita da quella domanda, nessuno le aveva mai chiesto che rapporto avesse con sua madre, tantomeno i suoi amici.

“Buono direi. È come se fossimo più che altro delle amiche che madre e figlia. Io le dico sempre tutto e anche lei lo fa, pensa che sa persino che ho questo potere di attirare le cose con lo sguardo. Sa anche che Shary si trasforma in una sirena. Forse è dovuto al fatto che è giovane anche lei quindi per lei è più facile capirmi. Non ci sono segreti fra noi due”.

Fang le sorrise; certo, lui non si intendeva molto bene di queste cose, non sapeva bene che rapporto ci dovesse essere tra madre e figlio, però quello gli sembrava molto bello, avere una madre come amica e non come una persona da temere.

“Come si chiama tua madre?” le chiese poi.

“Amy”.

“E ci siete solo voi due? Non hai altri parenti?”

“Sì, ho i nonni materni che vivono poco distanti da casa nostra e spesso ci incontriamo, andiamo a mangiare da loro. Ma io e mia madre preferiamo essere indipendenti per cui non ci rivolgiamo sempre a loro”.

Charley non sapeva bene perché stesse confidando tutte quelle cose a un ragazzo che conosceva da poco tempo, in genere odiava parlare di sé stessa, della sua famiglia e delle cose che la riguardavano. E ancora di più odiava che le si facessero troppe domande.

Però le domande di Fang non le davano fastidio e le veniva quasi spontaneo raccontargli dei fatti suoi. Provava una strana sensazione stando accanto a lui, ma non capiva che tipo di sensazione fosse né tanto meno perché la provasse.

“Ma come mai hai quel potere? Insomma… come lo hai preso?”

La ragazza parve rifletterci un attimo prima di rispondere. “Sinceramente non lo so, non l’ho sempre avuto, l’ho sviluppato a circa sette anni. Quando l’ho mostrato a mia mamma mi ricordo che era all’improvviso impallidita e si era irrigidita. Però mi ha semplicemente detto che sono speciale e che non dovevo più parlarne e nemmeno usarlo. Io glielo chiesto anche altre volte perché quella risposta non mi convinceva, ma per lei è quasi un argomento tabù, perciò preferisco non tirarlo fuori anche perché ogni volta che lo faccio il suo sguardo si rattrista”.

Fang rimase zitto per un po’, come se dovesse rielaborare nella sua mente quella risposta; effettivamente però era strano che una semplice ragazza avesse dei poteri… paranormali.

“Ti piacerebbe avere fratelli o sorelle?”

“Sì, credo di sì, ma non più piccoli, non sopporto i bambini. Mi piacerebbe avere un fratello o una sorella più grandi. Comunque sia c’è già Shary”. E gli sorrise dolcemente, uno di quei rari sorrisi che Charley mostrava solo a poco persone.

“Charley è il tuo vero nome?”

“No, mi chiamo Charlotte, Charlotte Bennett. E Fang è il tuo vero nome?”

Il ragazzo le sorrise divertito. “Non credo”.

“E quale pensi che sia il tuo vero nome?”

“Non ne ho idea. Comunque, Fang mi piace”.

“Beh sì, non è male. Come nome d’arte però”.

Entrambi scoppiarono a ridere; si trovavano bene insieme e stranamente riuscivano a tenere in piedi un discorso serio nonostante nessuno dei due fosse un tipo molto loquace.

“Adesso tocca a te comunque!” esclamò poi Charley voltandosi completamente verso Fang e mettendosi comoda. “Dimmi qualcosa della tua vita”.

“Che cosa vuoi che ti dica? Penso tu sappia già tutto”.

“Beh, insomma, non sono mica stata con te”.

“Sì, ma se hai letto il blog…”.

“Sì, l’ho letto, parecchie volte anche”.

Calò di nuovo il silenzio dopo quelle ultime parole, un silenzio che evitava persino gli sguardi, come se fossero immersi in pensieri del tutto loro.

“Quando hai imparato a suonarla?” chiese ad un certo punto Fang accennando alla chitarra che stava in grembo a Charley.

“La suono da quando ho otto anni. Ho imparato da sola. Mia madre per Natale me l’ha regalata insieme a un libretto che insegnava le note e tutto il resto. E allora mi sono appassionata e praticamente non posso vivere senza”.

“Deve essere bello però poterla suonare”, mormorò il ragazzo con uno strano sguardo fisso allo strumento, uno sguardo quasi di… desiderio.

A Charley allora all’improvviso venne un’idea.

“Prova a suonarla”, gli disse porgendogli la sua chitarra.

“Cosa?” Fang strabuzzò gli occhi incredulo.

“Sì dai, prova”.

E lui si trovò costretto a prendere la chitarra della ragazza mettendosela in grembo e cercando la posizione giusta per tenerla. Charley invece attirò con lo sguardo quella di Shary che vedeva appoggiata al muro della cucina e la tirò fuori dalla finestra.

“Guarda, ti faccio vedere alcune note”, gli disse lei iniziando a pizzicare alcune note della chitarra dell’amica. “Questo è il FA. Questo invece è il DO”.

Fang provava a imitare la ragazza pizzicando anche lui le note che lei gli mostrava e pian piano cominciò addirittura a prenderci gusto.

“Adesso prova a fare il FA il DO il MI e il RE uno dopo l’altro velocemente”.

Il ragazzo fece come  lei gli aveva chiesto facendo uscire dallo strumento una melodia piuttosto graziosa e leggera.

“Bravo! Hai visto? Non è poi così difficile. Secondo me non ci metti niente a imparare a suonarla, come me o come Iggy col surf”.

“Beh sì, è forte!” esclamò Fang contento. Sì, iniziava proprio a piacergli e non era nemmeno così difficile. Insomma, gli sembrava quasi che fosse come imparare a volare.

“Adesso tu prova soltanto a seguire le mie mani, ok? Fai quello che faccio io”.

Anche questa volta obbedì guardando come si muovevano le mani di Charley e la imitò quasi alla perfezione grazie ai suoi sensi più sviluppati e ai suoi riflessi più pronti.

A un certo punto, dopo le prime note, Charley si mise a cantare una canzone piuttosto tranquilla e melodica.

I don't know what I want, so don't ask me
Cause I'm still trying to figure it out
Don't know what's down this road, I'm just walking
Trying to see through the rain coming down
Even though I'm not the only one
Who feels the way I do.

Andarono avanti così per un pò, Charley che pizzicava con le dita le corde della chitarra e Fang che la imitava seguendo le sue mani con lo sguardo. Si fermarono solo quando la ragazza ebbe cantato anche la terza strofa.

Got the radio on, my old blue jeans
And I'm wearing my heart on my sleeve
Feeling lucky today, got the sunshine
Could you tell me what more do I need
And tomorrow's just a mystery, oh yeah
But that's ok.

“Wow, te la cavi benissimo per essere la prima volta che la suoni!” esclamò lei alla fine. “Sembra quasi che tu ce l’abbia nel sangue”.

“Grazie!” le sorrise lui.

“Se impari in fretta potresti anche entrare nella nostra band dato che ci manca un chitarrista”. Quell’idea le era venuta improvvisa e spontanea, non sapeva nemmeno come le fosse venuta in mente. Tuttavia non era pentita di averglielo proposto.

“Non so se faccia per me”, le rispose Fang abbassando lo sguardo. “Ma che canzone era quella che hai cantato?”

“Oh, niente di speciale. Una semplice canzone che ho scritto io”.

“Scrivi canzoni?” il ragazzo rimase leggermente stupito.

“Sì, per la band”.

“Wow!”.

Charley rimase un attimo imbambolata a fissare Fang che provava di nuovo a suonare la canzone con la chitarra; avevano trovato un’altra cosa in comune, la passione per la musica e il talento per la chitarra. E inoltre, con quelle poche note che avevano suonato si erano capiti di più che con mille parole, avevano trovato il loro modo di comunicare. Si erano divertiti di più a suonare che a parlare.

Ma non era solo quello che avevano in comune; se lo guardava attentamente Charley poteva scorgere qualcosa di simile tra loro anche nell’aspetto fisico. Innanzitutto si vestivano entrambi sempre di nero e poi anche lui aveva i capelli scuri come lei e anche leggermente lunghi e forse anche qualche lineamento del viso era simile. Ma ciò che forse stupì di più la ragazza era che non avevano gli occhi simili come le era spesso sembrato guardandolo. Erano identici e soltanto in quel momento sembrò accorgersene. Gli stessi occhi blu notte.

Forse era solo una sua impressione, forse si stava solo facendo strane fantasie; però tutta quella somiglianza non poteva essere un caso. E anche quello strano sentimento che provava nei suoi confronti. Non era amore… era qualcosa di strano ma anche di terribilmente familiare.

 

 

MILLY’S SPACE

Buonasera gente!!! O buongiorno, dipende a che ora leggerete il capitolo… comunque, che ve ne pare?? Io non lo trovo così male. Qui si parla ancora di Charley e dello strano rapporto che ha con Fang che si sta infittendo ancora di più. O forse invece si sta chiarendo.

Non lo so, voi che ne pensate??

Spero che me lo diciate lasciandomi un commentino che mi piacerebbe tanto avere, anche per dirmi che la storia non vi piace.

P.S. me ne stavo quasi per dimenticare. La canzone che canta Charley non è mia, magari lo fosse. È di Taylor Swift, una cantante per la quale ho un debole pazzesco, e si intitola A Place in this World. Andate a sentirvela se ne avete voglia, è molto bella e la cantante è anche molto brava.

Kisskiss, Milly.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo diciassette ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO DICIASSETTE

 “Aaaah, oddio noooo!! Iggy, mettimi giù, ti pregooo!!” urlava Shary in braccio a Iggy che l’aveva afferrata e si era alzato in volo con lei, un po’ troppo in alto per i gusti della ragazza. Il ragazzo voleva andare ancora più in alto ma faceva un po’ fatica a sostenere il peso di Shary .

“Dai Shary, rilassati. Non ti succederà nulla”, cercava di calmarla Iggy ridendo divertito intanto che faceva un paio di giri piuttosto rapidi che fecero gelare il sangue nelle vene alla povera Shary.

Alla fine però, vedendo che stava quasi per mettersi a piangere, si avvicinò a un albero e la fece sedere delicatamente su un ramo piuttosto robusto. Poi si sedette anche lui accanto a lei. La ragazza gli afferrò immediatamente il braccio terrorizzata di cadere.

“Tu sei completamente matto! Lo sai che soffro di vertigini!” lo sgridò lei in tono spaventato e allo stesso tempo arrabbiato.

“Non c’è niente di cui avere paura, basta non guardare in basso. E poi ci sono io accanto a te, non ti farei mai cadere”, le rispose lui dolcemente con gli occhi azzurri puntati su di lei.

Shary allora si calmò subito e anche la paura diminuì; non c’era verso, non riusciva mai ad incazzarsi con lui. Riusciva sempre a calmarla o a farle dimenticare per quale motivo si sarebbe dovuta arrabbiare con le sue parole, con la sua voce, col suo sguardo o semplicemente col suo modo di fare.

“Ti metto giù”, le sussurrò alla fine con tono sensuale, forse senza neanche accorgersene, dopo averle dato un leggero bacio sulle labbra. La prese di nuovo in braccio e in meno di un secondo si ritrovarono entrambi a terra.

Poi Iggy riprese di nuovo il volo raggiungendo il resto dello Storm, mentre Shary si sedeva sui gradini del portico per guardarli, insieme a Total.

Alla ragazza sarebbe anche piaciuto immortalare quel momento, magari con un bel disegno, ma non aveva voglia di andare a prendere l’album e le matite, così restò semplicemente a guardare pensando che forse volare era bello anche se soffriva di vertigini. Beh, ma anche nuotare era una gran cosa.

Quello che però successe dopo, avvenne in un attimo e fu talmente rapido e strano che i ragazzi faticarono a realizzare se si trattava di un sogno o di realtà; Angel si era un attimo allontanata dagli altri, quando però ad un certo punto, si era sentito il chiaro rumore di un elicottero che si avvicinava allo Stormo; due Eliminatori minacciosi ne sbucarono fuori, armati addirittura di fucili. Max e gli altri non ci avevano pensato un attimo, ad ingaggiare una lotta, avevano iniziato a prenderli a pugni e a calci ma non poterono fare granché perché gli Uomini Lupo, anche se non erano molto bravi a combattere, ci sapevano fare con le armi da fuoco e non volevano di certo rischiare di essere colpiti da un proiettile. Tra questi riuscirono a distinguere anche Ari.

L’elicottero si era avvicinato a Angel e un Eliminatore l’aveva afferrata immobilizzandola, mentre alcuni altri tenevano impegnati gli altri ragazzi. Purtroppo se ne accorsero troppo tardi, soltanto quando la bambina aveva urlato, ma ormai l’elicottero era partito e loro erano troppo increduli e sbigottiti per reagire più velocemente.

Shary aveva visto tutta quella scena dal basso senza poter fare niente, anche lei incredula e sbigottita, non riuscendo a capire come fosse successo tutto quello e per un attimo si era pure domandata se si trattasse magari di uno scherzo.

Alla fine i ragazzi atterrarono quasi contemporaneamente, tutti con delle facce da funerale.

“Vaffanculo, cazzo!” urlò Iggy in preda ad un’ira tremenda. “Come abbiamo fatto a lasciarceli sfuggire?”

Shary andò immediatamente ad abbracciare il suo ragazzo contenta che stesse bene, ma anche per cercare di calmarlo.

“Come hanno fatto a trovarci, è la domanda più corretta”, disse Jo che sembrava terribilmente calma e tranquilla.

 

“Secondo voi dove l’hanno portata?” chiese Nudge guardando tutti quanti i ragazzi in quel momento presenti nel salotto.

Nessuno le rispose subito, benché la risposta aleggiasse nelle menti di tutti come una terribile nuvola scura carica di grandine.

“Ho paura che…l’abbiano portata alla Scuola”, le rispose allora Max senza guardarla in viso, senza guardare nessuno. “Anzi, ne sono sicura”. Aveva usato un tono piuttosto basso ma tutti quanti l’avevano udita benissimo e avevano avuto diverse reazioni; Shary si era stretta ancora di più al braccio di Iggy il quale invece si era piuttosto irrigidito ed era diventato pallido, Nudge tentò di non mettersi a piangere e Gazzy iniziò a mordersi la manica della maglia. Gli unici che sembravano impassibili, che non ebbero alcuna reazione furono Fang e Jo.

  “Io rivoglio mia sorella”, piagnucolò allora Gazzy come un bambino viziato che vuole a tutti i costi un giocattolo. Ma qui non si trattava di certo di un giocattolo.

“La andremo a riprendere”, gli rispose Max in tono deciso e sicuro, alzandosi dal divano su cui era seduta. Tutti gli sguardi le vennero puntati addosso, chi incredulo e chi spaventato.

“Alla Scuola?” le chiese Fang fissandola con i suoi intensi occhi scuri senza lasciar trasparire alcuna emozione.

“Sì e ci andremo subito”.

“Ma Max, è pericoloso!” la avvertì Jo guardandola come se fosse impazzita. “E’ da anni che non metto piede in quel posto però me lo ricordo come se lo avessi fatto ieri”.

“Nessuno ti ha chiesto di venire”, le rispose la ragazza in modo acido; non voleva essere antipatica, capiva bene lo stato d’animo di Jo, ma quando si trattava di qualcuno del suo Stormo, della sua famiglia, non si tirava mai indietro, anche a costo di calpestare qualcun altro o di rischiare la propria vita.

 

“Ragazzi, siete pronti?” chiese Max rivolgendosi allo Stormo dopo che ebbero preparato gli zainetti per portare alcune cose di cui magari avrebbero avuto bisogno.

“Vengo con voi”, aggiunse Jo allora guardando la capa dello Stormo sicura di sé.

“D’accordo”.

“Shary!” chiamò allora la ragazza libellula vedendo la sorella scendere dalle scale. “Tu rimani qui, d’accordo? Noi andremo in volo perciò non ti possiamo portare”.

“Va bene”, acconsentì la ragazza sebbene le dispiacesse dover lasciare andare sua sorella e i suoi amici in un posto da incubo dal quale non sapeva se sarebbero tornati vivi.

Allora Max si voltò verso due membri del suo Stormo. “Gazzy, Iggy?”

“Ecco, ci risiamo!” esclamò Iggy piuttosto arrabbiato e frustrato.

“Iggy, per favore…voi due rimanete qui”.

“Cazzo, Max!”

“Amore”, fece allora Shary dolcemente avvicinandosi al ragazzo. “Ti prego resta con me. Resta a casa con me”.

Soltanto allora Iggy si calmò esalando un gran sospiro; Shary aveva sempre il potere di calmarlo e poi… be’, se glielo chiedeva lei sarebbe anche rimasto.

“Perfetto, ragazzi!” riprese allora Max. “Ci metteremo circa due ore ad arrivare là se voliamo abbastanza veloci. Cerchiamo di riportare a casa Angel e anche i nostri culi interi”.

 

Lo Stormo era partito da circa una mezz’ora e Iggy era sdraiato sul letto della camera che condivideva con Fang e Gazzy; in quel momento aveva un sacco di pensieri e emozioni che gli giravano per lo stomaco. Innanzitutto era preoccupato per i suoi amici, era frustrato e poi, odiava ammetterlo, ma si sentiva inutile e questa era una cosa che gli era già capitata altre volte.

Non sopportava che i suoi amici fossero là fuori a rischiare la vita mentre lui doveva restarsene chiuso in casa senza poter fare niente. Tutto per colpa di quel suo piccolo problemino alla vista.

“Amore”, lo chiamò piano Shary che era appena sbucata dalla porta. “Vuoi un po’ di compagnia?”

Il ragazzo mugugnò qualcosa di incomprensibile ma la ragazza gli si avvicinò lo stesso, salendo sul letto e notando che aveva gli occhi chiusi. Si sdraiò accanto a lui mettendogli una mano sul petto.

All’inizio rimasero per un po’ in silenzio finché la ragazza non lo interruppe.

“Mi dici che cosa ti turba?”

“E’ ingiusto!” le rispose lui senza esitare, tenendo ancora gli occhi chiusi. “E’ ingiusto che io debba rimanere qui chiuso in casa mentre i miei amici rischiano la vita. Insomma, non li posso neanche aiutare! E tutto perché… perché sono cieco, cazzo”.

Shary non sapeva cosa rispondergli, come consolarlo, però lo capiva benissimo, capiva bene il suo stato d’animo. E le dispiaceva, le dispiaceva veramente tanto vederlo soffrire così, ma… doveva ammettere che da un lato, il suo lato egoistico, era anche contenta perché così lo aveva accanto e non doveva stare troppo in ansia.

“Ti capisco. Nemmeno io posso aiutarli e solo perché non ho le ali”, cercò di consolarlo allora lei dicendo la prima cosa che le veniva in mente.

“Sì, ma è diverso! Tu comunque puoi aiutarli quando non devono volare oppure sott’acqua. Io invece no e mi sento uno schifo perché a volte sono soltanto un intralcio anche se Max è troppo buona per ammetterlo”.

Shary in quel momento lo guardava sofferente; avrebbe proprio voluto trovare un buon modo per consolarlo. “Tu non sei affatto un intralcio. Ti ho visto combattere prima e cavolo se ci sai fare. Tu sai e puoi fare tutto”. Poi gli salì sopra appoggiando il mento sul suo petto. “Apri gli occhi”.

Il ragazzo scosse la testa in segno di diniego.

“Dai, apri gli occhi”., insistette allora lei.

“Tanto che cosa mi cambia?” fece lui ancora in tono piuttosto arrabbiato.

“Cambia a me”.

Allora Iggy decise di aprire gli occhi tanto per accontentarla e lei rimase a fissare quell’intenso azzurro annegandoci dentro.

“Sai che adoro i tuoi occhi. Secondo me sono una delle cose più belle al mondo”, gli sussurrò dolcemente.

“E sai qual è una delle cose che io odio di più al mondo?”

“No, quale?”

“Il fatto che non possa vederti”, le rispose prendendo ad accarezzarle il viso delicatamente. Lei allora poggiò le sue labbra su quelle di lui che immediatamente dischiuse le labbra.

“Che schifo! Ma voi dovete baciarvi dappertutto?!” esclamò la voce di Gazzy dalla porta.

Immediatamente i due si staccarono e Shary scese dal petto di Iggy tornando sdraiata sul letto.

“Ehi, piccola peste, che ci fai qui?” chiese il ragazzo un po’ frustrato per essere stato interrotto.

“Mi annoiavo”.

“Vuoi venire qui sul letto?” gli chiese allora Shary e il bambino non se lo fece ripetere due volte saltando sul letto in mezzo ai due. Per fortuna che era abbastanza grande da farceli stare tutti.

“Secondo voi Max e gli altri riusciranno a salvare Angel?” chiese poi il bambino con voce tenera che non era solita da lui.

“Ma sì, ovvio. Max non fallisce mai”, lo rassicurò l’amico spettinandogli i capelli.

Dopo un paio di minuti di silenzio, Gasman esclamò di nuovo. “Sapete, potremmo proprio essere una bella famigliola noi tre”.

Iggy e Shary scoppiarono a ridere per l’idea assurda.

“Io non mi ci vedo proprio a fare il padre”, commentò alla fine il ragazzo.

 

 

MILLY’S SPACE

Ciao a tutti!! Sì, lo so, sono in un ritardo assurdo ma ho avuto un periodo pazzesco con la scuola e tutto. Solo questa settimana ho avuto la simulazione di terza prova e ho dovuto studiare come una disperata. Uff… va be’, adesso sono qui e spero di non fare altri ritardi, anche se ho i miei dubbi.

Che mi dite del capitolo? Chi ha già letto la storia sa cosa succederà nel prossimo, a chi invece è nuovo consiglio di prepararsi ^^

Venitemi anche a trovare sulla mia pagina Facebook, Milly’s Space, ci sono le foto e altre cosucce interessanti ^^.

Un bacione,

M.

MAXBARBIE: ehilà!! Ah sì, adori il nero? Io invece mi vesto sempre colorata, soprattutto in primavera ed estate. Eh, diciamo che sta uscendo il lato nascosto di Fang ^^ spero di risentirti e scusa per il ritardo. Un bacione, Milly.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo diciotto ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO DICIOTTO

Un rumore di vetri infranti seguito dall’urlo di Shary che squarciò l’intera casa; Iggy si precipitò al piano inferiore per capire che cosa fosse successo e, quando entrò in cucina, sebbene non potesse vedere che stava succedendo, capì che la sua ragazza era in pericolo nel sentirla ansimare contro un angolo del muro e chiamarlo per nome con una vocina debole e rauca, come se qualcuno la stesse soffocando. Sentì anche, oltre al suo profumo, quello di un estraneo che le stava terribilmente vicino, ma era un odore strano, come se non avesse niente di umano.

Gli ci volle meno di un secondo per capire la gravità della situazione, e immediatamente, si lanciò addosso allo strano tipo con la faccia da Eliminatore e due ali ritagliate male sulla schiena che stava strangolando Shary.

Cominciò a prenderlo a calci e a pugni facendogliela vedere veramente brutta; infine lo lanciò fuori dalla finestra rotta.

“Wow!” esclamò la ragazza che aveva assistito a tutta quella scena sbigottita e anche un po’ ammirata.

Anche Iggy però uscì dalla finestra dispiegando un poco le ali e controllò che il tizio a terra fosse morto; non sentiva il battito e neanche il respiro, però era strano. Emetteva uno strano odore, come di qualcosa di bruciato.

“Oh mio Dio, Iggy!” esclamò Gazzy all’improvviso sbucando dalla porta di casa e puntando il dito contro qualcosa verso il cielo. “Sono tantissimi!”

In cielo c’erano centinaia di Eliminatori con le ali che volavano in modo piuttosto minaccioso verso i tre ragazzi nella casa.

“Cazzo, siamo nella merda!” commentò Iggy ascoltando lo strano ronzio che emettevano volando; sembravano più insetti che animali.

Immediatamente anche Gazzy e Iggy si alzarono in volo e cominciarono ad attaccarli con tutte quante le risorse di cui disponessero, calci, pugni, testate e persino le bombe create da loro. Ma erano in troppi, veramente in troppi e i due ragazzi alati dovevano anche essere molto bravi a schivare, dato che quei tizi erano armati di fucile. Erano strani però, non dicevano niente e non li si sentivano respirare. Emettevano solo uno strano ronzio.

“Oddio, che cos’è?!” esclamò ad un certo punto Iggy che aveva tirato molto forte il braccio di uno di quei Eliminatori e a un certo punto gli sembrava di esserselo ritrovato in mano.

“Ma sono robot!” rispose Gazzy spalancando gli occhi e osservando il braccio staccato dell’Eliminatore in mano a Iggy dal quale pendevano fili elettrici.

“Uccidere…distr…uggere…”, ripeteva il robot con una voce meccanica e gracchiante finché non iniziò a precipitare per terra. I due ragazzi erano riusciti a distruggerne parecchi riducendoli in pezzi, ma ce ne erano ancora molti e alcuni erano addirittura scesi a terra e si erano diretti verso la casa dove, all’ingresso, li attendeva Total per azzannarli alla caviglia.

In cucina invece Shary era intenta a lottare contro tre di quei Eliminatori robotici; uno lo aveva completamente distrutto, ad un altro invece doveva aver danneggiato qualche filo del cervello perché ora si trovava a barcollare e a tirare pugni all’aria quindi non costituiva più tanto un pericolo. Era invece impegnata con il terzo che sembrava essere il più tosto.

La ragazza se la cavava piuttosto bene, era forte anche lei così come i ragazzi dello Stormo; insomma, alla Scuola mica avevano provveduto solo a metterle una coda da pesce. Anche lei ci sapeva fare con la lotta e aveva ottimi riflessi e questo era una fortuna che le permetteva di schivare i proiettili che le volavano addosso.

A un certo punto però si ritrovò messa all’angolo con l’Eliminatore davanti a lei che le puntava il fucile alla testa; prima di farsi prendere dal panico però, diede una veloce occhiata al rubinetto del lavello e le venne in mente un’idea. Aprì la mano destra volgendo il palmo verso il rubinetto ma sempre tenendola bassa, per non farsi notare, e riuscì a far scaturire un grosso getto d’acqua contro il robot che crollò a terra andando in cortocircuito.

“Mmmm… è un male essere allergici all’acqua”, commentò  Shary guardando l’Eliminatore ai suoi piedi con sguardo soddisfatto.

A un tratto però sentì la porta spalancarsi e almeno una decina di Eliminatori entrare a passo di marcia in cucina dove c’era lei.

“Oh porca…!” esclamò prima di saltare sul tavolo senza perdere tempo prezioso e cominciare a prendere a calci in faccia gli Eliminatori che stavano davanti.

Fuori invece Iggy e Gazzy erano ancora piuttosto impegnati a lottare per salvarsi la pelle ma sembrava che stessero per cedere. Quei robot non erano forti come i veri Eliminatori ma erano in tanti e loro si sentivano un po’ stanchi e avevano qualche ferita sparsa qua è là per il corpo.

“Gazzy, ritirata. Atterriamo!” gridò Iggy in direzione dell’amico che non se lo fece ripetere due volte e immediatamente lo seguì a terra, non prima però di aver lanciato le ultime bombe che gli rimanevano.

Iggy entrò immediatamente in casa per controllare che Shary stesse bene e la trovò che prendeva a calci e pugni alcuni Eliminatori cercando di non farsi colpire a sua volta; allora corse immediatamente ad aiutarla e cercò di atterrarli anche lui usando pure qualche oggetto che trovava in giro.

“Amore, dovevi vedere come ho steso quei tre Eliminatori!” fece la ragazza schivando agilmente l’attacco di un mostro.

“Sì, tesoro, magari la prossima volta mi fai un video”, scherzò il ragazzo staccando la testa a un robot.

Un altro però lo colpì allo stomaco facendolo inginocchiare per terra dal dolore.

“Iggy!” esclamò Shary cercando di correre da lui ma un altro di quei mostri la colpì e lei si trovò praticamente a volare attraverso il corridoio ed andare a sbattere contro la ringhiera mandandola in frantumi. Chissà perché le venne in mente che Jo l’avrebbe uccisa se avesse trovato la casa ridotta a quel macello. Beh, lo avrebbe fatto se fosse sopravvissuta a quell’attacco.

Sentì Gazzy che era andato a soccorrere Iggy e si sentì un tantino sollevata. Adesso però l’Eliminatore che l’aveva colpita le si stava avvicinando con aria minacciosa brandendo il fucile ma lei sembrava non avere la forza di attaccarlo, le aveva praticamente quasi bloccato il respiro.

Alla fine però si decise, perché alla sua vita ci teneva, e gli diede un potente calcio in mezzo alle gambe che lo fece barcollare all’indietro. Ma quelli non sentivano dolore come gli umani. Approfittando della sua distrazione e vedendo che ne stavano arrivando altri tre, si alzò in fretta e cominciò a correre su per le scale sia con le mani che coi piedi. Non sapeva perché lo avesse fatto, le era venuto istintivo… scappare.

Sta di fatto che ormai aveva raggiunto addirittura la soffitta, senza neanche accorgersene, probabilmente solo col pensiero di mettere più distanza possibile tra lei e quei mostri.

Ma i robot ormai l’avevano raggiunta e aveva dovuto di nuovo riprendere a distribuire calci e pugni insieme al lancio di qualche oggetto che trovava in giro. Aveva anche una buona mira. Gli Eliminatori però avevano preso a spararle e così si era dovuta nascondere dietro a qualche tavolo o altro mobile per evitare i colpi.

Non poteva nemmeno uscire allo scoperto perché quelli iniziavano subito a dar la carica ai fucili ed era terribilmente preoccupata per Gazzy e Iggy che li sentiva lottare di sotto.

Dopo un po’ però vide entrare Gazzy e, con un enorme slancio, lanciarsi su uno degli Eliminatori presenti con lei nella soffitta e disarmarlo con un potente calcio che gli fece volare via pure il braccio.

“Grande, Gazzy!” esclamò lei esultando e uscendo dal suo nascondiglio. “Attento!” gli gridò poi però con gli occhi che si spalancavano.

Fu troppo tardi: l’altro robot lo aveva colpito alla schiena facendolo cadere disteso a terra e urlare dal dolore; il bambino non riusciva più ad alzarsi né a fare alcun altro movimento per il dolore, così l’Eliminatore aveva imbracciato il fucile per puntarglielo contro e sparargli.

Shary cercò di andare a soccorrerlo ma non fece nemmeno in tempo perché quello che successe dopo lasciò tutti quanti attoniti, sbigottiti e incapaci di rendersi conto se fosse successo veramente; Iggy si era precipitato nella stanza e. senza pensarci due secondi, aveva spinto via Gazzy e si era messo al posto suo. L’Eliminatore quindi aveva colpito lui col fucile, sparandogli sia allo stomaco che ad una spalla davanti agli occhi sconvolti degli altri due.

Soltanto allora Gazzy sembrò riacquistare le energie. Si rialzò e colpì il robot staccandogli la testa, l’ultimo rimasto, a quanto pareva, perché non ne arrivarono altri.

Shary invece si precipitò da Iggy e gli si inginocchiò accanto guardandolo spaventata e con le lacrime agli occhi. Il ragazzo era riverso a terra completamente sanguinante sul lato sinistro.

“Iggy?” lo chiamò piano lei prendendogli la testa senza sapere bene che fare. Con una mano cercava di fermare l’emorragia dello stomaco che sembrava la ferita più grav. Ma era del tutto inutile.

“Sha…shary”, la chiamò lui debolmente e con voce roca, gli occhi azzurri, ma in quel momento sofferenti, rivolti verso di lei. Poi chiuse gli occhi sentendo le forze che lo abbandonavano e il dolore a poco a poco diminuire.

 

Lo Stormo stava ritornando a casa; erano riusciti a salvare Angel anche se ci avevano messo parecchie ore. Avevano dovuto affrontare un bel po’ di nemici e adesso non vedevano soltanto l’ora di sdraiarsi su una comoda poltrona e mangiare qualcosa di buono preparato da Iggy.

Max però  sentiva una strana sensazione; non sapeva perché, né che tipo di sensazione fosse. Forse era solo preoccupata per i due ragazzi del suo Stormo che aveva lasciato a casa, ma sapeva che non c’era motivo. Insomma, erano a casa, al sicuro, che cosa mai sarebbe potuto succedere? Gli Eliminatori non sarebbero di certo venuti proprio da loro.

Sì, però lo avevano già fatto.

La stessa sensazione sembrava condividerla anche Jo che si sentiva parecchio inquieta e volava irregolarmente. Era preoccupata per sua sorella, ma non era solo questo. Sentiva come se…

No, era assurdo, non poteva esserle successo niente e comunque c’era Iggy con lei, lui non avrebbe mai permesso che le succedesse qualcosa di brutto.

Angel e Nudge erano intente a ridere e scherzare.

Ma sì, non c’era niente di cui preoccuparsi.

Stavano bene.

 

 

MILLY’S SPACE

*apre l’ombrello*

No, no, non ammazzatemi che poi non sapete come va a finire!!!! Eh be’, non poteva essere tutto rose e fiori, no??

Quindi? Iggy si salverà? O forse no? Boh. Ditemi voi e lasciatemi qualche commento che non muore nessuno ^^ besos.

MAXBARBIE: ehi, ti si è rinfrescata un po’ la memoria? ^^ spero non mi starai in ansia troppo, non voglio essere responsabile di qualche attacco di panico tra i miei lettori ^^ Grazie per la recensione, sempre fedelissima. Un bacio, M.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo diciannove ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO DICIANNOVE

Sebbene Jo e Max avessero avuto quella orribile e strana sensazione che fosse successo qualcosa, non si aspettarono minimamente di trovare quello che trovarono tornando a casa.

Capirono subito che c’era qualcosa che non andava, già solo atterrando nel giardino; l’erba e i fiori erano strappati e schiacciati e qua e là vedevano luccicare qualche pezzo metallico di non si sa bene che cosa.

Max e Jo si precipitarono immediatamente in casa entrando dalla porta sul retro, seguite dal resto dello Stormo. E allora ebbero la conferma che era veramente successo qualcosa di brutto; c’erano le sedie rovesciate e qualche mobile leggermente scheggiato, pozzanghere d’acqua per terra e trovarono pure i resti di due corpi metallici con la faccia da Eliminatore.

Immediatamente si sentirono tutti quanti mancare un battito. Quando poi sentirono qualcuno che singhiozzava, si guardarono intorno e notarono Gazzy seduto in un angolo con le gambe piegate e il viso affondato nelle ginocchia. Era scosso dai singhiozzi e stava tremando non si capiva bene per che cosa.

“Gazzy?” lo chiamò dolcemente Max ma con un velo di preoccupazione e paura negli occhi. “Che cos’è successo?”

Il bambino alzò lo sguardo verso di lei mostrandole un paio di occhi rossi e gonfi, come se stesse piangendo da tanto tempo e ciò la spaventò ancora di più; non lo aveva mai visto piangere così tanto, nemmeno quando era più piccolo. Voleva dire che era successo qualcosa di veramente grave.

“Che cos’è successo?” ripeté accarezzandogli i capelli biondi in un tentativo di consolazione che però fallì miseramente a causa della sua voce velata di panico.

“Dov’è Shary?!” chiese poi Jo guardandolo sconvolta  e pronta a scannare chiunque. “Dov’è mia sorella?”

Il bambino però non riusciva a rispondere a nessuna di quelle domande; si limitava semplicemente a guardare tutti quanti con le lacrime che scendevano ancora copiose dalla guance. Era come apatico, molto probabilmente era sotto shock.

Gli altri ragazzi però sembravano non avere il coraggio di avvicinarsi, si limitavano a guardarsi attorno con fare circospetto. Ma si vedeva che anche loro erano preoccupati, spaventati e, soprattutto, che non ci capivano niente. Che cosa mai poteva essere successo di così terribile da spaventare Gazzy?

Allora Max si rialzò dal pavimento e, allontanandosi dal bambino, aprì la porta della cucina dirigendosi in salotto dove era sicura avrebbe trovato una risposta alle sue domande. Immediatamente tutti quanti gli altri la seguirono.

E infatti, non appena misero piede nella stanza, rimasero completamente scioccati, tanto che non riuscirono più a capire se si trovavano in un incubo o se stessero vedendo la realtà; Iggy era disteso sul divano a torso nudo quasi praticamente del tutto insanguinato e la quantità di sangue sul lato sinistro indicava che proprio lì ea stato ferito. Shary cercava di tamponare una ferita al fianco e una anche alla spalla con degli asciugamani ma con scarso successo. Lui aveva gli occhi chiusi e sembrava profondamente addormentato, sembrava che stesse proprio dormendo tranquillo e pacifico. Ma faticavano a vedere il petto che si alzava e abbassava per il respiro.

Nudge crollò in ginocchio scoppiando in singhiozzi, anche Angel iniziò a piangere mentre Max rimase lì imbambolata a fissare il suo amico con gli occhi spalancati come se non riuscisse più a distogliere lo sguardo sebbene quella scena fosse terribile. Fang le poggiò una mano sulla spalla stringendogliela un po’.

“Che… che è successo?” chiese Jo riuscendo finalmente a riprendersi dallo shock iniziale. Ma aveva la voce bassa e roca.

“Gli hanno sparato, cazzo! Sono arrivati quei schifosi pezzi di ferro armati di fucili e gli hanno sparato, porca puttana!” le urlò praticamente Shary in risposta guardandola con uno sguardo furioso e disperato. Nessuno dei presenti aveva mai visto quella ragazza, la tranquilla e allegra Shary, così, in quello stato, che urlava parolacce con uno sguardo micidiale. Inoltre era piena di sangue sui vestiti e non era di certo suo.

“E adesso vuoi darmi una mano o te ne starai lì impalata a guardare!?” le urlò ancora premendo di più sulla ferita al fianco.

Jo allora si avvicinò obbedendo agli ordini e afferrò un braccio di Iggy premendogli due dita sul polso.

“Il battito è debolissimo”, constatò alla fine. “Quanto sangue ha perso?”

“Non lo so!” le rispose la sorella questa volta però non in modo rabbioso ma piuttosto disperato; pure lei si domandava come aveva fatto a non svenire. “E’ pieno di sangue qui”.

Effettivamente il torace nudo e muscoloso del ragazzo era imbrattato di sangue; i ragazzi non avevano mai visto così tanto sangue in tutta la loro vita.

“Da quant’è che è così?” chiese ancora Jo cercando di mantenere la calma e prendendo altri asciugamani dal tavolino; immediatamente anche quelli si sporcarono quasi del tutto di quel liquido rosso e denso.

“Saranno circa quindici minuti”, le rispose Shary cercando di non mettersi a piangere. “Dio, Jo, che cazzo facciamo!?”

“Non lo so sorellina. Io non so rimuovere i proiettili né ricucire le ferite”.

Shary lanciò un’occhiata al ragazzo steso che sembrava ancora dormire placidamente;  lasciò scorrere le lacrime.

“Non…non posso lasciarlo così… io… non posso”, mormorò tra le lacrime. Jo le portò una mano attorno alle spalle cercando di calmarla.

“L’unica soluzione è portarlo in ospedale”, le propose infine.

“No! Non devono scoprirci!” si intromise a quel punto Max spalancando gli occhi dai quali si vedeva spuntare qualche lacrima.

“E preferisci lasciarlo morire?!” le urlò contro Shary alzandosi con ferocia. “Mi sembra che il mondo sappia già abbastanza di voi!”

“Ma…”, tentò di protestare la leader dello Stormo però effettivamente gli occhi della rossa in quel momento facevano paura anche a lei. E in ogni caso aveva ragione. Certo, rischiavano grosso, ma cos’era meglio? Farsi scoprire di nuovo dalla Scuola o lasciar morire un fratello?

“Max ha ragione, in fondo!” tentò di farla ragionare Jo.

All’improvviso però gli occhi di Shary si illuminarono.

“Charley! La mamma di Charley fa l’infermiera. Lei sa di noi, non farà domande o robe del genere. Possiamo chiedere a lei”.

“D’accordo”, le rispose una Jo leggermente titubante. Forse non era poi così una buona idea, insomma, come avrebbe fatto a guarire due ferite da proiettile da sola? Però non voleva disilludere la sua sorellina e anche lei voleva che Iggy si salvasse. Dopotutto, tentar non nuoce.

Shary si pulì le mani sporche di sangue sui pantaloni e si mise a cercare in giro il cellulare.

“Iggy?” chiamò Nudge notando che il ragazzo a un certo punto, non si sa come, aveva aperto gli occhi facendo capire che era sveglio.

“Sha…shary?” chiamò lui con voce a malapena udibile; ma Shary la sentì benissimo e gli su subito accanto prendendogli la mano.

“Dimmi, amore. Sono qui”.

“Ti… io ti…”. Stava tentando di dirle qualcosa ma faceva un’immensa fatica, si sentiva troppo debole anche solo per parlare.

“Che cosa?” la ragazza si sforzava di non esplodere, le faceva troppo male vederlo così.

“Ti amo”, riuscì a dire infine prima di svenire di nuovo.

Shary rimase lì a tenergli la mano ancora per un po’ completamente sbigottita; era la prima volta che glielo diceva, che le diceva quelle due fatidiche parole. E aveva pensato di dirglielo proprio adesso, come se stesse per… no, non poteva essere, lei lo avrebbe impedito a tutti i costi.

“Shary, muoviti a trovare ‘sto cellulare!” le urlò allora Jo facendo fare quasi un salto alla sorella che si rialzò immediatamente e si mise a cercare il cellulare.

 

Lo Stormo più Total, Jo, Shary e Charley si trovavano nella sala d’attesa dell’ospedale e facevano quello per cui quelle sale erano state progettate. Aspettavano. Aspettavano con espressioni sconvolte, terribilmente preoccupate e spaventate.

Charley era seduta vicino a Shary che piangeva in silenzio; le aveva circondato le spalle con un braccio. Angel era accocolata in braccio al fratello che adesso però non piangeva più ma sembrava catatonico. Il cane era invece sdraiato in grembo alla bambina anche lui con aria affranta. Nudge aveva poggiato la testa sulla spalla di Fang scossa dai singhiozzi mentre il ragazzo teneva la mano stretta in quella di Max.

L’unica impassibile sembrava Jo ma il pallore aveva rovinato anche le sue guance.

Dopo che sembrò passare un’eternità, videro spuntare Amy, la mamma di Charley, da dietro un muro e dirigersi verso di loro scompigliandosi i capelli scuri e lunghi poco più su delle spalle; immediatamente tutti gli sguardi si puntarono su di lei.

“Voi siete i ragazzi alati di qui ogni tanto si parla in giro?” chiese con voce gentile e calma non appena arrivò. Max semplicemente annuì.

“Io e il dottor Hugger stiamo per operare il vostro amico però mi dovete dire come sono fatti quelli della vostra ehm… specie”.

Immediatamente la leader dello Stormo prese la parola.

“Abbiamo le ossa più leggere per poter volare e disponiamo di alcune sacche d’aria che ci permettono di respirare. Inoltre guariamo molto più in fretta dalle ferite”.

“Ho capito. E il sangue? Il vostro amico ha perso un sacco di sangue e devo fargli una trasfusione. Che tipo di sangue avete?”

“Dovete dargli soltanto il nostro. Quello della nostra specie”.

“Allora qualcuno di voi deve cedergli un po’ di sangue”, disse la donna guardando tutti quanti i ragazzi con fare quasi materno.

“Lo faccio io!” si intromise all’improvviso Gazzy guardando l’infermiera in modo deciso.

“Sei sicuro? Guarda che te ne dovrò prendere parecchio”.

“Sì, sono sicuro”.

Amy si alzò seguita da Gazzy ma prima di svoltare nuovamente l’angolo, Fang indugiò a guardarla; quegli occhi grigi avevano qualcosa di terribilmente familiare.

 

 

MILLY’S SPACE

Eccomi!!
Spero di non beccarmi un qualche linciaggio con questo capitolo ^^
Che mi dite? Può andare?
Lasciate qualche recensione, non vi si stacca la mano.
Lol.
Bacioni,
M.

MAXBARBIE: eh, cos’è che lo Stormo non riesce a fare? ^^ che vuoi che sia una dozzina di Eliminatori contro i nostri eroi?? Per quanto riguarda Iggy, be’, ti toccherà attendere il prossimo capitolo. Ma tanto, ora ti ricordi tutto, no? ^^ Bacioni,
Milly.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo venti ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO VENTI

Stavano ancora aspettando nella sala d’attesa dell’ospedale e non avevano idea di quanto tempo fosse passato, qualche ora sicuramente, forse, due, forse tre. Ogni minuto che passava era un’agonia, una tortura interiore che non sapevano se sarebbero riusciti a sopportare ancora per molto. Sicuramente prima o poi qualcuno sarebbe esploso.

La mamma di Charley e il dottor Hugger, gli unici due a sapere che Iggy era in quell’ospedale e del loro piccolo segreto alato, non erano ancora usciti e lo Stormo con le due sorelle non avevano avuto nessuna notizia dell’intervento. Inoltre nessuno dei presenti fiatava, si erano tutti chiusi in un mutismo epico, come se qualcuno avesse tolto loro la capacità di parola. Nemmeno Nudge, che in genere parlava sempre a macchinetta, aveva aperto bocca. Di solito parlava sempre quando era nervosa o agitata o quando aveva paura.

Così, quando Charley chiamò l’amica che le stava seduta accanto, tutti quanti fecero un sobbalzo per la sorpresa.

“Shary? Vieni con me”, le disse la mora alzandosi. “Sei tutta sporca di sangue, devi ripulirti un po’”. Le tese la mano che la rossa prontamente afferrò senza dire niente e senza guardarla. Era come se fosse apatica, aveva gli occhi talmente rossi e gonfi che sembrava stessero per caderle fuori dalle orbite mentre i capelli rossi e spettinati spiccavano come fiamme sul suo volto terribilmente pallido.

Le due ragazze si chiusero nel bagno delle donne dove in quel momento non c’era nessuno. Charley aprì immediatamente il rubinetto prendendo un po’ di carta. Lo passò sotto all’acqua fresca e incominciò a passarlo sul viso dell’amica per ripulirlo dalle lacrime e dal mascara che le era colato. Shary però continuava a non guardarla, sembrava come se fosse precipitata in un abisso oscuro della sua mente dal quale sarebbe difficilmente risalita.

Dopo averle ripulito il viso la squadrò un po’ dall’alto in basso osservando la maglietta e i pantaloni macchiati di sangue.

Allora si tolse la sua camicetta nera rimanendo in canottiera e la mise addosso all’amica riponendo la maglietta sporca nella borsa. A Shary la camicetta stava un po’ più grande perché Charley era più alta ma sempre meglio di quella macchiata di sangue. Per i pantaloni non si poteva fare niente ma erano jeans perciò le macchie non spiccavano così tanto come sulla maglietta colorata.

“Shary”, la chiamò allora cercando di attirare la sua attenzione. “Shary, guardami”.

L’amica però non reagì, si limitò solo a scuotere la testa.

Allora Charley, stanca di tutta quella apatia, decise di usare un po’ di violenza: le prese il viso tra le mani e lo voltò verso di lei in modo che si potessero guardare negli occhi, il verde nel nero.

“Ascoltami, Shary. Iggy non morirà, ok? Starà bene, vedrai”, le disse sicura, a pochi centimetri dal suo viso. La rossa però non sembrava tanto convinta. Avrebbe preferito che quei scuri occhi che ora la stavano scrutando fossero di un bel azzurro cielo, quell’azzurro cielo di cui si era innamorata.

“Lo spero”, pronunciò finalmente la rossa facendo con voce bassa e roca. “Anche perché… se lui dovesse… morire… io morirò con lui”.

Charley spalancò gli occhi; non sapeva bene che cosa intendesse l’amica con quella frase però aveva paura che non fosse nulla di buono. Non voleva giungere a conclusioni affrettate però… soltanto adesso cominciò a sperare veramente che Iggy rimanesse vivo.

La mora abbracciò di slancio l’amica sussurrandole un sacco di ti voglio bene. Non era abituata a questi gesti di affetto, né a riceverli né a darli, però quello era uno di quei momenti tragici in cui queste cose erano d’obbligo. E non c’era niente di meglio di un abbraccio per far capire a una persona che le saresti rimasto vicino qualsiasi cosa fosse accaduta.

 

Non appena Charley mollò Shary sulla sedia su cui era stata seduta prima, si diresse alle macchinette per prendersi uno snack; tutta quella situazione era proprio stressante, per non dire dolorosa. E così, ogni volta che doveva scaricare lo stress in qualche modo, cercava qualcosa da fare. Normalmente si sarebbe messa a urlare o a spaccare le cose, ma non era in camera sua bensì in ospedale perciò, per trovarsi qualcosa da fare, aveva deciso di mangiare qualcosa.

Inserì le monete nella macchinetta e schiacciò un paio di numeri. Doveva avere la maledizione dei distributori dato che, mentre si spostava sul bordo, il suo snack a un tratto si bloccò e non volle più scendere giù. E non era la prima volta che le capitava una cosa del genere. Adesso sì che aveva il motivo giusto per spaccare qualcosa e nessuno avrebbe potuto biasimarla per questo.

Cominciò a prendere a pugni il vetro del distributore masticando qualche parolaccia, poi gli mollò pure un paio di calci dando sfogo più apertamente alle brutte parole visto che di lì non sembrava passare nessuno, e infine prese anche a scuoterlo con tanto di minacce. Ma quello non sembrava volerle dare la sua merendina.

“Hai bisogno di una mano?” chiese una voce dietro di lei facendola sobbalzare.

Si voltò e trovò Fang che la guardava con fare curioso e forse anche un po’ divertito.

“Si è bloccato”, rispose lei indicando la macchinetta dietro di lei.

“Fammi provare”, disse lui avvicinandosi all’aggeggio. Strinse le mani a pugno e mollò un paio di pugni decisi al vetro del distributore facendo finalmente cadere giù lo snack.

Poi si chinò per prenderlo e lo offrì alla ragazza che gli stava accanto. Lei lo prese guardandolo un po’ ammirata e stupita.

“Wow! Come hai fatto?”

“Bastano un paio di colpi assestati nel punto giusto”.

“Un giorno dovrai insegnarmi questo trucchetto”.

“Volentieri”.

Soltanto allora Charley si accorse della loro terribile vicinanza; lui era così alto che lei era costretta a tirare su la testa per poterlo guardare bene negli occhi, quegli occhi scuri identici ai suoi. Fang invece la scrutava dall’alto con una strana espressione.

“M… mi dispiace… per il vostro amico”, mormorò dopo un po’ chiedendosi perché mai la voce le fosse uscita così incerta. “Spero che si riprenda”.

Improvvisamente sentì l’impulso di abbracciarlo il che era strano perché lei non aveva mai sentito l’impulso di abbracciare le persone, nemmeno sua madre. Era successo soltanto con Shary poco prima e c’era un buon motivo. Era vero, le dispiaceva per Iggy sebbene lo conoscesse da poco tempo. Però si era già affezionata a tutti i ragazzi dello Stormo e inoltre lui era il ragazzo della sua migliore amica e non voleva vederla soffrire.

Ma… c’era una strana voglia dentro di lei, la voglia di farsi stringere dalle braccia forti e muscolose di Fang perché… be’, non sapeva esattamente il perché, ma lui le infondeva un senso di sicurezza e di protezione che non avrebbe saputo descrivere. Quando stava accanto a lui sapeva che difficilmente qualcuno avrebbe potuto farle del male o che si sarebbe potuta fare del male, non solo fisicamente.

Lui con una mano le spostò un ciuffo di capelli che le era caduto sugli occhi dietro l’orecchio. E sembrò pure farle un debole cenno di sorriso.

“Che cosa state facendo qui?” chiese la voce di Max dietro di loro facendoli immediatamente allontanare e voltare. “Venite di là”. Questa volta la voce della ragazza aveva assunto un tono serio, uno di quei toni che usava quando voleva che le obbedissero.

Così i due ragazzi si diressero nuovamente verso la sala d’attesa e Charley, passando accanto a Max, notò che la ragazza le lanciava un’occhiata piuttosto minacciosa, quasi di avvertimento.

 

Aspettarono un’altra mezz’ora prima di veder sbucare la madre di Charley da dietro un angolo con la divisa azzurra chiazzata di sangue. Immediatamente tutti gli sguardi si puntarono su di lei e qualcuno scattò dalla sedia. Non riuscirono a capire niente però dall’espressione dell’infermiera.

“Come sta? È vivo?” chiese Nudge dando voce ai pensieri di tutti.

“Sì, è vivo”, rispose Amy e al che immediatamente tirarono tutti un sospiro di sollievo. Ma poi aggiunse qualcosa che invece fece rimanere tutti quanti di nuovo senza fiato. “Per il momento, almeno”.

“Come sarebbe a dire per il momento?” fece Shary  sull’orlo dell’isterismo; almeno non era più apatica come prima.

L’infermiera esalò un gran sospiro e si sedette su una sedia come se con quel gesto avesse voluto intimare anche ai ragazzi di sedersi. Ma questo loro non sembrarono capirlo.

“Ragazzi, voglio essere sincera con voi”, cominciò lentamente lasciando tutti quanti con il fiato sospeso. Indugiò in particolare su Fang e anche il ragazzo ricambiò quello sguardo curioso. “Il vostro amico non è messo molto bene. Ha perso moltissimo sangue, un paio di quelle bolle d’arie che avete si sono rotte e pure un rene è completamente andato”.

“E quindi?” chiese Shary con la voce completamente rotta dal pianto che stava per scoppiarle. E non era l’unica, persino Nudge e Angel avevano cominciato a singhiozzare.

“E quindi...”. proseguì l’infermiera sentendosi venire anche lei le lacrime agli occhi. “Potrebbe non passare la notte e sarebbe un miracolo se lo facesse”.

Si sentirono raggelare tutti quanti, diventarono quasi di pietra, tranne Nudge e Angel che scoppiarono in un pianto ancora più forte e Shary che aveva lasciato scendere le lacrime copiose.

“Ma Iggy non può morire… lui non può”, piagnucolò Nudge.

“Mi dispiace, ragazzi”.

“Poss… possiamo vederlo?” chiese Max guardando l’infermiera, ma senza vederla veramente.

“Sì, ma uno alla volta”.

“Shary, vai prima tu”. le propose Fang; nemmeno lui riusciva a contenere le sue emozioni in quel momento, sebbene non stesse piangendo.

“Sicuri?” chiese lei. Gli altri ragazzi annuirono.

La rossa cominciò a dirigersi verso la stanza quasi con passo barcollante. Quando entrò le si strinse praticamente il cuore. Iggy giaceva sul letto completamente immobile e con gli occhi chiusi, qualche tubicino attaccato a quel corpo che lei aveva sempre considerato perfetto e pure la macchinetta che serviva per misurare il battito cardiaco. Inoltre, sotto le coperte, si vedeva che era fasciato attorno allo stomaco e alla spalla sinistra.

Lei gli si avvicinò e gli prese una mano stringendogliela.

“Ciao amore”, disse dolcemente cercando di non scoppiare a piangere proprio lì. “Sono la tua Sirenetta. Volevo dirti che ti amo anch’io e non immagini nemmeno quanto. Perciò non puoi lasciarmi, ho ancora bisogno di te. Lo avevi promesso, che non mi avresti lasciata. E le promesse vanno mantenute, amore mio”, si fermò un attimo per reprimere il singhiozzo che sentiva nel petto e per spingere indietro le lacrime. “Voglio ancora potermi perdere nei tuoi occhi, voglio ancora poterti abbracciare e baciare. Sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita e… non sono pronta a lasciarti andare. Perciò vedi di riprenderti o giuro che ti prenderò a calci in culo”.

Gli lasciò andare la mano per potersi avvicinare e posargli un bacio dolce e leggero sulle labbra al quale però non ebbe ovviamente alcuna risposta.

“Ti amo”.

 

“Ragazzi, io non voglio impicciarmi e non ne avrei nemmeno il diritto, però potrei sapere che cos’è successo? Chi è stato a sparare a Iggy?” chiese Amy il più dolcemente e maternamente possibile; era molto giovane, si vedeva che aveva poco più di trent’anni però sembrava sapere il fatto suo sia nel campo del lavoro ma anche come genitore. Come se fosse dovuta crescere e maturare molto in fretta. E probabilmente era così con una figlia avuta a soli diciassette anni.

“No, non possiamo”, le rispose Max troncando lì la discussione. Forse avrebbe tirato su molte polemiche se non fosse stato per il momento critico della situazione; ma comunque quella donna le infondeva una strana sicurezza, un po’ come la dottoressa Martinez.

“D’accordo”, acconsentì infine l’infermiera come se conoscesse bene la ragazza e sapesse che era meglio non discutere con lei. “Però di qualsiasi cosa aveste bisogno, io sono a vostra disposizione. Io e Charley. Non esitate a chiederci aiuto”.

Max le rivolse un muto ringraziamento, così come tutti gli altri. In realtà in quel momento desiderava soltanto risvegliarsi da quel brutto incubo e vedere che Iggy stava benissimo.
Però purtroppo non si trattava di un incubo, ma della dura e cruda realtà.

 

 

MILLY’S SPACE

Ehilà. Mi spiace di metterci ogni volta così tanto impegno, ma con tutti gli impegni che ho non so più dove sbattere la testa.

Comunque, ecco qua il nuovo capitolo, un po’ più lungo del solito, tra l’altro. Ditemi cosa ne pensate e venitemi anche a trovare sulla mia pagina Facebook. Ho postato le immagini dello Stormo ^^
Bacioni…

M.

MAXBARBIE: eh, si vede che la missione alla Scuola le ha un po’ offuscato il cervello.  È stanca anche Max, poverina. Qui però assistiamo ad una Max più reale, almeno spero che sia così ^^. Dimmi cosa ne pensi, un bacione.

AXXX: ehilà! Che bello sentire una nuova voce ^^ eh, che vuoi che ti dica, le persone cambiano e Fang si sta un po’ aprendo. Purtroppo gli Eliminatori ci sono sempre, non ci sbarazzeremo mai di loro. Iggi, be’, Iggy ovviamente è il mio personaggio preferito, se non si era capito ^^ perciò è logico che tenda a renderlo protagonista, lol. È una tendenza che non riesco a togliermi, si nota anche in qualche altra storia.
Mi dispiace per gli errori, purtroppo sono pigra e non ho voglia di rileggere i capitoli dopo averli scritti xD.
Questa storia non ha un’ambientazione precisa, alcuni avvenimenti descritti da Patterson sono avvenuti, ma altri no. Però se qualcosa non ti è chiaro, chiedi : )
Spero di risentirti. Bacioni. Milly.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo ventuno ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO VENTUNO

I ragazzi rientrarono in casa, uno più silenzioso di quell’altro, ma non appena si ritrovarono nel salotto ancora devastato dal combattimento sembrò scoppiare il finimondo; Shary crollò sul divano e scoppiò apertamente in singhiozzi coprendosi il volto con le mani, Nudge scivolò a sedere per terra con la schiena appoggiata al muro e il viso affondato nelle ginocchia scossa dai singhiozzi, Angel abbracciò Max anche lei in lacrime e Gazzy si buttò sulla poltrona piangendo silenziosamente.

“E’ assurdo, è assurdo”, continuava a mormorare Nudge con il viso ancora coperto. “Noi guariamo in fretta, questo non ha senso”.

“Lo so piccola, niente ha senso”, cercò di consolarla Max tenendo lo sguardo fisso in un punto imprecisato del pavimento.

“E’ stata colpa mia”, sbottò ad un tratto Gazzy senza avere il coraggio di guardare nessuno. “Lui si è messo al posto mio. Se non lo avesse fatto avrebbero sparato a me non a lui. E’ stata colpa mia”. Questa volta alzò lo sguardo in direzione di Shary che scuoteva la testa con gli occhi pieni di lacrime.

“No, tesoro, non è stata colpa tua. Lo avrebbe fatto per chiunque, ha semplicemente reagito d’impulso. Tu non c’entri assolutamente nulla”, gli rispose la rossa in tono deciso. Non lo incolpava di certo, povero piccolo.

“Shary”, la chiamò la sorella. “E’ meglio se tu ti vai a riposare, ok? Hai una faccia orribile. Noi invece penseremo a ripulire questo casino. Cerca di dormire un po’”.

La sorella annuì e cominciò ad avviarsi su per le scale sapendo benissimo però che non sarebbe affatto riuscita a chiudere occhio. Tuttavia era una buona scusa per restare un po’ da solo e poter piangere liberamente e sfogarsi.

“Lei lo ama tanto”, biascicò Nudge non appena vide la ragazza scomparire. “Si amano tanto. Non è proprio giusto”.

 

Shary, dopo essersi messa la sua camicia da notte bianca e leggera, si era buttata sul letto a pancia in giù e aveva stretto forte a sé il cuscino dando libero sfogo alle lacrime. Non aveva mai pianto così tanto in vita sua, né alla Scuola e nemmeno per la morte di Alex.

I suoi pensieri continuava a girare soltanto attorno a Iggy, al primo giorno che lo aveva incontrato, a quando lo aveva guardato nei suoi bellissimi occhi azzurri, a quando aveva capito di essersi innamorata di lui, a quella passeggiata sotto le stelle, al giro in moto, al loro primo bacio…

E adesso… adesso sembrava che la vita glielo volesse portare via; lui era la cosa più bella che le fosse capitata in quella misera vita e adesso sembrava andare tutto a rotoli. Era proprio ingiusto, la vita era proprio ingiusta.

Non poteva crederci, non poteva nemmeno immaginare di vivere senza di lui, senza i suoi occhi, senza i suoi scherzi e le sue battute, senza i suoi baci. Non potevano portarglielo via così. E poi era così giovane, potrebbe avere un sacco di anni di fronte a sé, ancora non aveva visto tutto quello che c’era da vedere.

Che cosa avrebbe fatto lei se lui fosse…non riusciva nemmeno a pensarci. Sapeva solo che se lui fosse… morto, sarebbe morta anche lei. Dentro sarebbe morta.

Le parole della mamma di Charley ancora le vorticavano per la testa; potrebbe non passare la notte… ci vorrebbe un miracolo.

Un miracolo. Cazzo, non aveva mai creduto nei miracoli ma adesso sperava proprio che avvenisse e che le ridesse il suo Iggy.

Sentì aprirsi la porta pian piano e qualcuno entrò; non si voltò per vedere chi fosse, non le importava, potevano benissimo anche essere dei Camici Bianchi venuti per portarla via. Anzi, forse sarebbe anche stato meglio.

Sentì questa persona salire sul suo letto e capì immediatamente che era Angel.

“Stai dormendo?” le chiese la bambina dolcemente.

La ragazza però non le rispose ma Angel capì lo stesso che la rossa era sveglia e che la stava ascoltando

“Non dobbiamo perdere la speranza”, mormorò allora la bionda sdraiandosi accanto a lei.

Sì, la speranza era sempre l’ultima a morire. Ma ci voleva un miracolo.

“Vedrai che starà bene”, continuò la bambina senza mai ottenere risposta. “Come nei film quando il protagonista sta per morire ma poi invece sta bene e ritorna dalla sua amata”.

“Angie, questo non è un film, tesoro”.

 

La mattina dopo lo Stormo insieme a Jo stava seduto in cucina a fare colazione, in silenzio. Quel giorno avrebbero saputo se il loro amico si sarebbe salvato oppure no. Era passata la notte e tutti quanti avevano ancora in mente quelle cinque parole dette dalla mamma di Charley: potrebbe non passare la notte.

Charley aveva detto a Shary che l’avrebbe chiamata proprio quella mattina per dirle come stava e tutti quanti si sentivano il cuore in gola e un macigno di dieci tonnellate pesava sul loro stomaco; non riuscivano nemmeno a mangiare.

A un tratto videro arrivare anche la rossa in cucina con un aspetto che faceva proprio paura; era ancora in pigiama, con i capelli spettinati e gli occhi gonfi e rossi. Si vedeva lontano un miglio che non aveva dormito ma che piuttosto aveva pianto per tutta la notte.

Si lasciò cadere su una sedia senza dire niente, nemmeno buongiorno. Dopotutto non lo avevano fatto neanche gli altri. D’altronde non era per niente un buongiorno.

La ragazza non provò nemmeno a mangiare, se mangiava qualcosa avrebbe vomitato di sicuro. Piuttosto continuava a lanciare occhiate al cellulare ogni dieci secondi per vedere se squillava.

Passò così una buona mezz’ora in cui nessuno disse assolutamente nulla; era una cosa raccapricciante, non fecero altro che girarsi e rigirarsi per tutta la cucina senza sapere bene che fare, in ansia e col cuore che presto sarebbe potuto esplodere.

Ma all’improvviso, ecco  che il cellulare squillò;  tutti quanti fecero un balzo sulla sedia. Shary lesse velocemente il numero ed esclamò guardando gli altri:

“E’ Charley!”

“E cosa aspetti a rispondere?”, la incitò la sorella.

Shary prese il cellulare con mani tremanti cliccando il bottone verde.

“Pr…pronto”, rispose col fiato corto.

“Ciao Shary, come stai?” si sentì la voce allegra dell’amica dall’altra parte. Ma la rossa sembrò non notarlo

“Charley, come cazzo vuoi che stia? Dimmi se Iggy sta bene”.

“Ahahah, sta calma”, cercò di calmarla Charley ridendo divertita. “Sta bene. Iggy sta benissimo”.

“Dici…dici sul serio?”

“Sì, certo”.

Shary esalò un grandissimo sospiro di sollievo lasciando cadere la testa sullo schienale della sedia; si sentì scivolare di dosso almeno quattrocento cinquanta nove chili. Gli altri notarono la sua espressione e immediatamente sentirono illuminarsi i propri occhi e alleggerire lo stomaco e il cuore.

Charley continuò: “O il miracolo è avvenuto o il tuo ragazzo ha la pellaccia dura. Mia madre e il dottor Hugger sono rimasti piuttosto stupiti da quanto in fretta si è ripreso. Le bolle d’aria che si erano rotte sembra si siano riparate. Però è ancora piuttosto debole e comunque un rene lo ha perso, ma per il resto starà bene. Si è già svegliato una volta quando c’era mia madre e ha chiesto di te. Vuole vedervi tutti quanti”.

“D’accordo, lo andremo a trovare”, le rispose Shary felice come non mai. “Grazie mille, è fantastico. Ci sentiamo più tardi”.

Shary riattaccò e guardò gli altri con un sorriso a trentadue denti.

“Allora sta bene!?” fece Nudge intuendo la risposta dalla faccia della ragazza; infatti stava sorridendo.

“Sì, ragazzi, sta bene. E’ fuori pericolo”.

“Grazie al cielo!” esclamò Max abbracciando Angel.

 

Shary entrò piano nella stanza di Iggy e lo trovò ancora addormentato nel letto; almeno sembrava stare meglio rispetto all’altro giorno, forse perché aveva riacquistato un po’ di colore o forse perché aveva meno tubicini attaccati addosso.

Gli si avvicinò e delicatamente gli prese una mano; avrebbe aspettato che si fosse risvegliato.

Non dovette aspettare molto; il ragazzo, dopo poco, aprì lentamente gli occhi e volse il capo verso la ragazza, probabilmente attirato dal suo odore.

“Sha…Shary?” la chiamò debolmente.

“Sì, sono qui”, gli rispose avvicinandoglisi ancora di più e stringendogli la mano ancora più forte. “Come ti senti?”

“Come se mi avessero fatto a pezzi il corpo e poi ricucito”.

Shary ridacchiò. “Beh, il paragone ci sta”.

Poi rimase per un po’ a guardarlo negli occhi azzurri, quegli occhi che per poco non aveva perso.

Iggy tentò di mettersi seduto ma non poté evitare di far uscire un grido di dolore.

“Cazzo!”

“Ma che fai!?” lo sgridò ma poi lo aiutò a mettersi seduto sul letto appoggiato ai cuscini. Guardò attentamente il letto e vide che c’era un sacco di spazio accanto a lui così ci salì sopra e gli si mise accanto facendo molta attenzione a non fargli male. Aveva il bisogno di sentirlo vicino, di stringerlo fra le sue braccia.

“Ci hai fatto prendere un colpo, a tutti quanti”, gli disse lei dolcemente.

“Mi dispiace, non era stata mia intenzione”.

“La prossima volta però pensaci due volte prima di farti sparare”.

“Ci proverò”.

Rimasero per un po’ in silenzio, abbracciati, poi Shary sussurrò. “Hai detto che mi ami”.

“Anche tu lo hai detto”.

La ragazza rimase un attimo perplessa finché non si ricordò di quello che gli aveva detto ieri. “Allora mi hai sentita”.

“Io ti sentirei anche in capo al mondo. Comunque è vero, ti amo Shary”.

“Anch’io ti amo”, gli rispose prima di dargli un bacio passionale.

Quando si staccarono, la ragazza esalò un gran sospiro.

“Che c’è?” le chiese Iggy.

“Niente”, gli rispose lei troppo velocemente, chiudendo e riaprendo gli occhi come se dovesse cercare una gran concentrazione per dirgli quello che doveva dirgli. “E’ solo che ho avuto tanta paura di… perderti”.

“Ehi, guarda che non ti libererai tanto facilmente di me”.

“Lo spero. Anche perché me lo hai promesso”, rise la ragazza. All’improvviso si sentirono delle voci e dei passi concitati che si avvicinavano; Shary scese dal letto, intuendo chi dovevano essere i nuovi arrivati.

“IGGY!” urlò Gazzy saltando sul letto e abbracciando di slancio l’amico senza preoccuparsi di stare attento a non fargli male.

“… orca troia!” si lamentò infatti il ragazzo che aveva ancora lo stomaco e la spalla fasciati e di certo il peso dell’amico addosso non gli giovava. “Così sì che mi uccidi!”

“Scusa, scusa, scusa…”, continuava intanto a mormorare il bambino, senza tuttavia spostarsi.  

“Gazz… ti dai una calmata?!” gli urlò Iggy facendolo staccare da sé; il bambino lo guardò dritto negli occhi.

“Mi dispiace, io non volevo che ti succedesse quello che ti è successo”, iniziò a parlare il bambino senza neanche prendere fiato. “Però è stata colpa mia perché tu mi hai spostato e loro hanno sparato a te mentre invece doveva succedere a me…”.

“Ehi, frena un attimo!” lo interruppe Iggy fissandolo in viso. “Che hai detto? Colpa tua?”

“Gazzy si sente in colpa perché pensa che sia stata colpa sua se tu sei rimasto ferito”, gli spiegò allora Shary perché il bambino non avrebbe smesso di farneticare.

“Cosa?!” Iggy stralunò gli occhi. “Ma sei scemo? Non è stata affatto colpa tua!”

“Ma allora perché mi hai spinto via e ti sei messo al posto mio?”

“Perché non volevo che facessero del male a te. E comunque volevo spostarmi anch’io ma non ho fatto in tempo. Ma tu non c’entri assolutamente nulla”.

In quel momento arrivò anche il resto dello Stormo con Jo e Total in braccio ad Angel. Ci furono altri abbracci e sospiri di sollievo e Nudge cercò pure di trattenere le lacrime di felicità.

“Allora Ig, come ti senti?”

“Leggermente ferito e con un rene in meno. Ma per il resto credo di stare alla grande”.

E tutti quanti i ragazzi scoppiarono a ridere contenti che il disastro fosse stato evitato. Speravano solo che non capitasse un’altra cosa simile, anche se, considerati i loro precedenti, non c’era tanto da sperarci.

 

 

MILLY’S SPACE

Salve! Scusate se ci ho messo così tanto ad aggiornare, ma con la scuola, lo studio, la tesina davvero non so quando trovare il tempo. Non vedo l’ora che sti esami finiscano.
Comunque, Iggy si è salvato e tutti sono felici e contenti. Per il momento ^^

Che mi dite? Lasciatemi qualche recensione e ricordatevi di visitare la mia pagina facebook. https://www.facebook.com/MillysSpace

Baci,
M.

MAXBARBIE: uuuuh, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto ^^ non pensavo di aver reso così bene le sensazioni. Cosa mi dici di questo? E’ un po’ più allegro… un abbracci. M.

AXXX: ma pensavi davvero che avrei ucciso il mio personaggio preferito? Ahaha xD per quanto riguarda Charley… be’, leggi e scoprirai. Un bacione. M.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo ventidue ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO VENTIDUE

Iggy era tornato a casa ormai da un paio di giorni, le ferite erano quasi completamente guarite sebbene lui si sentisse ancora piuttosto debole e non era ancora in grado di affrontare voli troppo lunghi, tanto meno un combattimento.
Shary praticamente non lo mollava mai, così come nemmeno i più piccoli dello Stormo; non che a lui dispiacessero tutte quelle attenzioni, specialmente se erano da parte della ragazza, però ogni tanto si sentiva quasi soffocare.

Si trovava nella stanza di Shary, sdraiato sul letto con la camicia aperta mentre la ragazza, seduta per terra, lo osservava attentamente.

“Ti va se usciamo stasera?” gli chiese a un tratto lei.

“Dove?”

“Non so… potremmo andare al cin…ehm, a cena fuori”.

Iggy aveva iniziato a sghignazzare. “Stavi per dire al cinema?”

Shary impallidì. “No. Affatto. Non stavo per dire cinema”.

“Sì, invece”, la contraddisse lui con un sorrisetto divertito sulle labbra; a volte gli piaceva prenderla in giro.

“No, io non lo stavo per dire!” si impuntò Shary ben consapevole di star negando l’evidenza.

“Dai amore, ammettilo. E poi mica mi arrabbio”. Questa volta il suo tono e il suo sguardo erano diventati più dolci; si era messo seduto sul letto così da ritrovarsi faccia a faccia con la ragazza.

Shary sbuffò. “E va bene!” confessò alla fine lei, incrociando le braccia. “Stavo per dire cinema. Mi dispiace!”

Il ragazzo si alzò per sedersi sul pavimento di fronte a lei. “E di che? Se vuoi ci possiamo andare al cinema”.

“Non voglio andare al cinema”.

“Sicura?”

“Sì, sicurissima. E poi non fanno niente di interessante”.

Iggy scoppiò a ridere facendo leggermente imbronciare la ragazza. “Sei forte, Shary, sei veramente forte!”

Lei inarcò un sopracciglio non sapendo se sentirsi offesa o lusingata. “Dovrebbe essere un complimento?”

“Sì, lo è. Tu sei forte, sei bella, sei intelligente, sei coraggiosa… sei la mia Sirenetta”. La stava fissando dritto negli occhi, anche se non la vedeva, e così lei si era trovata di nuovo a sprofondare in quel cielo azzurro.

“Ti amo, Ig”.

“Anch’io ti amo, Sharon”.

Si baciarono appassionatamente facendo giocherellare le lingue l’una con l’altra; sarebbero rimasti così per un bel po’ se non avessero avuto bisogno di recuperare ossigeno.

“Allora stasera andiamo a cena?” le chiese lui con voce leggermente roca,  la fronte appoggiata a quella della ragazza.

“Ovvio! E conosco anche un bel posto dove portarti!” rispose Shary con un sorriso.

“Ehi! Ma sono io l’uomo! Sono io che dovrei portarti fuori e farti le sorprese”, si lamentò il ragazzo aggrottando la fronte.

“Mi dispiace ma da noi non funziona così. Io guido perciò io decido dove andare”, gli rispose la ragazza prendendolo un po’ in giro.

“Evita di girare il coltello nella piaga”.

Shary scoppiò a ridere allontanandosi leggermente da Iggy e beccandosi un’occhiataccia da lui.

“A parte gli scherzi”, aggiunse subito il biondo tornando serio. “Dovremo stare attenti che non ci trovino e non ci attacchino di nuovo”.

“Terremo gli occhi aperti”, gli rispose lei. “Metaforicamente parlando”.

“Ahahah… che spiritosa!”

“Dai amore, non prendertela!” esclamò la ragazza ridendo divertita e abbracciandolo per farsi perdonare.

“Eh, no! Adesso però non mi abbracci!” fece lui allontanandola da sé.

“Uff… che permaloso!”

Shary allora si alzò avviandosi alla la porta.

“Shary!” la fermò Iggy; lei si girò aspettandosi qualche parola dolce da parte sua o qualcosa di simile. Invece il ragazzo aveva messo un broncio terribilmente serio e ciò la preoccupò non poco. “Secondo te, come hanno fatto a trovarci? Gli Eliminatori, intendo”.

La ragazza scrollò le spalle prima di rispondere. “Non ne ho idea”.

“Mi sa che è colpa nostra. Insomma, loro non sapevano nemmeno di te e Jo mentre devono aver rintracciato noi dello Stormo in qualche maniera. E abbiamo messo in pericolo te e tua sorella…”.

Shary lo bloccò prima che cominciasse a dire cose senza senso che forse l’avrebbero ferita. “Ehi, Iggy! Non dirlo neanche per scherzo. È successo e basta. E tu non hai affatto messo in pericolo me o mia sorella, anzi, sei stato tu quello che se l’è vista peggio”.

Iggy le sorrise dolcemente. “Ti amo, Sirenetta”.

 

“Shary è pronta?” chiese Jo vedendo Iggy che entrava in cucina, dove lei era seduta con tutti gli altri, per prendersi un bicchiere d’acqua.

“No, non ancora”. Le rispose lui un po’ annoiato.

“Dove andate di bello?” gli chiese Nudge curiosa alzando lo sguardo dalla rivista di moda che stava leggendo.

“Ah boh, a cena da qualche parte”.

A un tratto la porta si aprì facendo entrare Shary che si vide subito puntare addosso gli sguardi di tutti quanti.

“Sei pronta, finalmente!” esclamò Jo squadrando la sorella dall’alto in basso.

“Sì, sono pronta”.

“Che si dice in questi casi?” fece Iggy avvicinandosi alla sua ragazza. “Sei bellissima?”

“Dai scemo! Esci!” la ragazza lo spinse fuori dalla porta della cucina seguendolo poco dopo; effettivamente era carina quella sera, con un vestito a fiori lungo poco più su delle ginocchia e i capelli rossi conciati in morbidi boccoli che le scendevano lungo le spalle. Si era anche truccata leggermente anche se doveva ammettere che in genere ci metteva molta più cura e perfezione nel prepararsi ad uscire; la fortuna di avere un ragazzo cieco è che non devi badare tanto all’aspetto fisico.

“Guidi tu o guido io?” si sentì la voce di Iggy chiedere dal salotto.

“Io. Se no mia sorella mi ammazza!” gli rispose Shary.

“Oh, sono così carini insieme!” esclamò Nudge con un paio di occhi da cucciolo non appena sentì la porta d’ingresso chiudersi.

 

Iggy e Shary erano seduti ad un tavolo vicino alla finestra che dava sulla strada; era un piccolo ristorantino molto accogliente nel quale si mangiava anche piuttosto bene.

“Sai che sei proprio bella stasera?” sbottò a un tratto il ragazzo che era seduto vicino a Shary e la teneva per mano.

“Me lo hai detto almeno dieci volte”, gli ricordò lei alzando gli occhi al cielo.

“Beh, ma è vero”.

“Ma manco ci vedi!”

Iggy scoppiò a ridere. “Sì, ma so che indossi un vestito a fiori, che i tuoi capelli stasera sono ricci e che hai un profumo talmente buono che ti salterei addosso qui in questo istante davanti agli occhi di tutti questi clienti”.

“Pervertito!”

“Sì, ma sono il tuo pervertito”, le sussurrò all’orecchio con voce sensuale per poi baciarle le labbra lasciando leggermente giocherellare le lingue. Avrebbero continuato così per un bel po’ se poi non fosse arrivato il cameriere a portare loro i menù. Il poveretto però fece finta di niente.

“Forse sarebbe meglio se la smettessimo”, sospirò la ragazza con la fronte appoggiata a quella del ragazzo.

“Allora allontanati e dimmi quello che c’è scritto nel menù”.

Shary ridacchiò e cominciò a leggergli il menù ad alta voce.

“Ehi, senti che bella questa canzone!” esclamò a un tratto interrompendo la lettura dei cibi e mettendosi in ascolto della canzone che avevano appena mandato alla radio del ristorante; You saved me, degli Skunk Anansie.

“Sì, è carina”. Commentò il ragazzo. “Skin ha una gran bella voce”.

“Un giorno mi piacerebbe andare a un suo concerto”.

“Ti ci porterò”.

“Davvero?”

“Certo. Ormai dovresti aver capito che per te farei di tutto”.

La ragazza lo guardò sorridendogli dolcemente.

“Ma secondo te qua ci portano gli alcolici se li chiediamo?”

“No, penso di no. Siamo minorenni”.

Iggy sbuffò.

Poco dopo, quando le ebbero ordinate, arrivarono le loro bibite, analcoliche, e il ragazzo, prendendo il suo bicchiere, lo alzò in alto volgendosi verso Shary.

“Io direi di brindare”.

“Mmmh, sì hai ragione. A questo primo appuntamento? Perché effettivamente è il primo appuntamento al quale usciamo noi due da soli”.

“E’ vero. Ma io proporrei qualcosa di più importante”, le sorrise Iggy.

“Cosa?”

“A noi due. Che siamo una strana coppia di mutanti, un uccello e un pesce che, nonostante la differenza, si amano lo stesso”.

La ragazza rise di gusto. “Siamo strani anche senza essere una coppia. Però sì, direi di brindare a noi due”.

“Allora a noi due”.

I ragazzi batterono leggermente i propri i bicchieri facendoli tintinnare.

“Però bello questo paragone, uccello e pesce. Però l’uccello si mangia il pesce”. Aggiunse Shary dopo aver bevuto un sorso della sua bibita.

“Infatti io ti mangerò”, le rispose lui digrignando i denti come le tigri.  

 

 

MILLY’S SPACE

Ehilà! Lo so, è da un po’ che non aggiorno ma sono stata impegnata con lo studio per gli esami e davvero non riuscivo a trovare né il tempo né la concentrazione. Adesso che però sono finiti, eccomi qua ^^
Allora, che dire??
Niente, solo un innocente capitolo che volevo dedicare a Shary e Iggy. Come se non l’avessi già fatto prima ^^
Dai, ditemi cosa ne pensate.

Un bacione,

M.

MAXBARBIE: una tragedia greca? Addirittura ^^ be’, mi fa piacere. Grazie per la recensione, sei sempre fedelissima tu. Un abbraccio, Milly.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo ventitre ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO VENTITRE

Shary e Iggy erano sdraiati sulla spiaggia, la loro spiaggia preferita, quella dove venivano soltanto loro. Se ne stavano sotto sotto le stelle, sdraiati sulla giacca del ragazzo. Si tenevano per mano e ascoltavano il rumore delle onde del mare che si infrangevano sugli scogli.

“Ehi! È appena caduta una stella! Esprimi un desiderio!” esclamò a un tratto la ragazza con voce allegra.

Iggy increspò le labbra in un sorriso dolce ma le rispose solo dopo un po’.

“Non credo di avere desideri da realizzare”.

“Come no? Tutti hanno qualche desiderio che vorrebbero vedersi avverare”.

Lui voltò la testa verso di lei e le rivolse uno sguardo tenero. “Beh… ho i miei amici che sono praticamente come una famiglia per me e soprattutto ho te… questo mi basta”.

Anche Shary aveva voltato il capo verso il ragazzo sentendosi quasi sciogliere nell’udire queste parole; le bastavano poche parole dette da Iggy perché il cervello le andasse in pappa e non riuscisse più a vedere niente oltre a lui. Non credeva che si sarebbe mai potuta innamorare così.

“Anch’io sono felice di averti trovato e di stare insieme a te e lo sai…”. Cominciò poi la ragazza guardandolo stranamente seria. “Però… non ce l’hai proprio un desiderio? Un desiderio magari difficile da realizzare tipo… ritrovare i tuoi genitori o… poterci vedere di nuovo?” non sapeva bene perché gli avesse chiesto questa cosa. Le era venuto in mente e non riusciva più a toglierselo dalla testa; la verità era che voleva conoscere meglio il suo ragazzo, conoscerlo nel profondo, in ogni suo pensiero. Perché lui era bravo a nascondere ciò che provava o sentiva. Le persone che lo conoscevano solo in apparenza vedevano un ragazzo che amava scherzare, sempre con la battuta pronta e magari anche un po’ sconcia. Ma non vedevano la tempesta che poteva esserci dentro di lui.

Iggy esalò un profondo sospiro prima di rispondere. “Sì, effettivamente è vero, sono desideri che vorrei potessero avverarsi però… potrebbe sembrarti sciocco ma… sento che se anche tentassi di pensarci, o di sperare che accadano beh, rimarrei deluso… perché non potrebbero mai diventare realtà. È troppo difficile perché lo diventino e quindi non voglio nemmeno immaginarmelo o pensarci. È stupido, lo so”.

“No, non è affatto stupido!” lo interruppe Shary. “Anzi, è una cosa sensata. Ti capisco. E sappi che, beh… se hai bisogno di parlare di qualsiasi cosa io ci sono”.

“Lo so, Shary. A te posso dire tutto. E ti amo”.

A un tratto si sollevò appoggiandosi su un gomito e con un colpo di reni si portò sopra la ragazza; poi avvicinò il viso a quello di Shary e le diede un lieve bacio sulle labbra.

“Tu mi fai impazzire”, le sussurrò all’orecchio con voce roca e sensuale. “Tutto di te mi fa impazzire”. Le diede un altro bacio leggero. “Il tuo odore…”. E cominciò a baciarla in altre parti del viso, l’angolo vicino alla bocca, la guancia, scendendo poi giù lungo il collo assaporando il suo profumo  e il suo sapore aspro e intenso. “La tua voce, l’averti sempre accanto a me… sei fantastica Shary e ti voglio. Voglio che tu sia mia…” continuava intanto a dirle tra un bacio e l’altro sempre con voce bassa.

La ragazza intanto era rimasta leggermente paralizzata, strani brividi le correvano lungo la schiena. Brividi di emozione, di piacere per i baci dolci di Iggy ma anche di paura.

Aveva capito che cosa voleva fare il ragazzo o almeno lo sospettava però…

A un tratto sentì la sua mano che le abbassava delicatamente la spallina del vestito prendendo poi a baciarla sul bordo del seno.

“Ig…”. Lo chiamò con voce bassa e un po’ incerta.

Il ragazzo alzò il viso verso di lei incatenando i loro occhi, verde nell’azzurro.

“Tu vuoi…”, iniziò Shary senza sapere bene che cosa chiedergli, anzi, come chiederglielo.

“Io lo voglio ma solo se lo vuoi anche tu”, le rispose Iggy con voce sicura, serio come non lo era stato forse mai in vita sua.

La ragazza si sentì immediatamente sollevata; non che non si fidasse del suo ragazzo e tanto meno che non lo volesse però… sarebbe stata la sua prima volta e non si sentiva ancora pronta. Aveva paura.

“Amore…”, lo chiamò poi appoggiandogli una mano sul petto. “Non è che io non voglia farlo con te però… non sono ancora pronta e… non vorrei mandare tutto all’aria solo per questo”, gli spiegò con voce dolce e calma.

“D’accordo”, le rispose alla fine Iggy spostandosi e mettendosi seduto accanto a lei a gambe incrociate. “Come vuoi, non importa. Non voglio costringerti”.

“Ti prego amore, non prendertela”, aggiunse lei quasi con voce supplicante, alzandosi e sedendoglisi davanti.

Lui le mostrò un sorriso sghembo, uno di quelli che la facevano sempre impazzire.

“Tranquilla Sirenetta, non me la prendo. Lo faremo quando ti sentirai pronta”. 

Shary gli sorrise di rimando e lo prese per una mano.

“Ti amo, Iggy”.

“Anch’io e non immagini nemmeno quanto”.

Si scambiarono un bacio questa volta molto più passionale e intenso. Un bacio in cui erano nascoste mille emozioni e mille sentimenti diversi.

“Che ne dici se andiamo a farci una nuotata?” chiese poi Shary al ragazzo, una volta che si furono staccati. Senza attendere una risposta, si alzò e lo trascinò per mano in acqua.

 

Max si trovava sotto al portico ad ammirare il cielo stellato come le capitava sempre più spesso ultimamente, forse colpa dei troppi pensieri che le frullavano per la testa. E ognuno di questi pensieri comprendevano un ragazzo alto, moro, dagli occhi terribilmente profondi, profondi come la notte.

Ah, dannazione a Fang e al suo cuore che doveva mettersi a battere all’impazzata ogni volta che lo vedeva.

Proprio in quel momento la porta si aprì e il soggetto delle sue mille seghe mentali e dei suoi pensieri notturni e malinconici uscì nel portico dove era lei. Era proprio vero il detto “parli del diavolo e spuntano le corna”.

Non ebbe bisogno di voltarsi per capire che si trattava di lui, il suo passo felpato lo avrebbe riconosciuto ovunque.

Senza che lei se lo aspettasse minimamente, il ragazzo la abbracciò da dietro e le appoggiò un tenero bacio sulla nuca, tra i capelli. La ragazza sgranò gli occhi diventando rossa come un peperone. Ma che cosa stava facendo?

“Max?” la chiamò Fang con voce roca, quella voce che ogni volta le faceva sentire le farfalle nello stomaco e senza togliere le braccia dalla vita della ragazza. “Io… io voglio spiegarti una volta per tutte quali sono i miei sentimenti per te visto che mi sembra che tu non abbia capito tanto”.

Dicendo quelle parole il ragazzo la voltò verso di sé  e la guardò dritto negli occhi, ancora più serio di quanto non lo fosse normalmente. Max arrossì ancora di più e poco ci volle che il suo cuore non le uscisse fuori dal petto.

“Io ti amo! Ti amo e non smetterò mai di amarti. Ti amerò per il resto dei miei giorni, dovessi morire domani o il mese prossimo o fra vent’anni. E ti amerò anche quando sarò morto. Devi credermi. Non ti sto prendendo in giro, non lo farei mai”.

La ragazza non aveva la più pallida idea di che dire. Guardava Fang come se stesse vedendo un fantasma, spaventata per quello che lui le stava dicendo così chiaramente e che aveva cercato di evitare in tutti i modi nemmeno lei sapeva perché, ma allo stesso tempo anche incredula per quello che sentiva. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, continuava a fissare quelle due pozze scure davanti a lei, avendo quasi la sensazione di starci sprofondando dentro.

“Però adesso voglio sapere quello che provi tu nei miei confronti. Perché sono sicuro che non può non essere niente. So che anche tu provi qualcosa per me”.

Max si trovò completamente senza parole ed era sicurissima che il suo viso avesse raggiunto tonalità vulcaniche. Avrebbe tanto voluto che il terreno cedesse e la facesse precipitare per non dover più sopportare lo sguardo di Fang su di lei, quello sguardo così duro e deciso. E quell’imbarazzo. Non sapeva che dirgli, non ne aveva la più pallida idea. Era di gran lunga più facile affrontare una decina di Eliminatori piuttosto che confessare i suoi sentimenti.

“Io… io…”, cominciò lei vergognandosi che la voce le fosse uscita così bassa e flebile. Fang intanto era lì che aspettava, paziente.

Alla fine però, come se le avessero improvvisamente iniettato una siringa con una buona dose di coraggio, anche lei assunse uno sguardo deciso, esalò un grosso sospiro e si decise a dire tutto quello che provava. In fondo anche Fang l’amava e non stava scherzando, non la stava prendendo in giro. Quindi, perché mai si sarebbe dovuta tirare indietro?

“Hai ragione. Anch’io provo qualcosa per te. Ma non so dire che cosa sia. Ogni volta che ti guardo o ti penso mi sento le farfalle nello stomaco e il mio cuore batte fortissimo”.

Improvvisamente, vide le labbra di Fang tirarsi in un sorriso, un vero sorriso di gioia, uno dei rari sorrisi che lui mostrava.

“Allora, proviamo a vedere di che cosa si tratta”, le sussurrò lui prima di baciarla con passione,  un bacio tenero, ma pieno di passione.

 

“Allora, buona notte”, sussurrò Iggy a Shary, entrambi sulla soglia della stanza di lei.

“Buona notte”, ricambiò la ragazza con un sorriso dolce, senza però avere la voglia di staccarsi da lui e dai suoi occhi.

Alla fine però, il ragazzo cominciò ad allontanarsi senza riuscire a farsi scomparire il sorriso ebete che aveva dipinto in faccia. Un sorriso ebete, ma innamorato.

“Iggy”, lo fermò lei a un certo punto.

“Hm?” fece lui voltandosi.

“La tua stanza è dall’altra parte”.

“Oh”.

Shary non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

 

Iggy rientrò nella sua stanza che condivideva con Fang e Gazzy e il suo udito super potente gli fece capire, dal modo di respirare, che solo il più piccolo stava dormendo. Fang invece sembrava essere ancora sveglio.
“Non stai ancora dormendo?!” sbottò il biondo, “Che? Mi stavi aspettando? E perché hai quel sorriso ebete dipinto in faccia?”

“Mi sono messo insieme a Max”, rispose lui rimanendo a fissare un punto indefinito davanti a lui con sguardo sognante.

“Davvero? Era ora!” fece il biondo spogliandosi per andare a letto.

“Come era ora?!” sbottò Fang guardandolo stupito.

“Anche un cieco si sarebbe accorto che vi piacete”.

“Pff… piuttosto te, come è andata con Shary?”

“Hmm… abbastanza bene”.

“Perché solo abbastanza?”

“Perché ho quasi fatto l’amore con lei”.

“CHE COSA!?”

 

 

MILLY’S SPACE

Hola!! Eccomi con un nuovo aggiornamento : )

Che ne dite? Spero via sia piaciuto. Lasciatemi una recensione.

Baci,

M.

MAXBARBIE: ehi!! Sei la mia fan numero uno ^^ ecco, qui ci sono anche i tuoi Max e Fang. Fammi sapere. Un bacione, Milly.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo ventiquattro ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO VENTIQUATTRO

Charley finì di mangiare il suo toast, l’unica cosa che si era preparata per cena visto che la madre era al lavoro e non le piaceva molto mangiare da sola. Quindi si era preparata solo un piccolo spuntino per non dover sopportare lo stomaco brontolante tutta la notte.

Fece un po’ di zapping in tv non trovando niente di interessante, come al solito. Facevano di nuovo le vecchie puntate di Beverly Hills, che ormai aveva visto tutto e le avventure di Brenda, Brendon e dei loro amici le conosceva a memoria. Odiava fare le stesse cose che aveva già fatto una volta, era come uno spreco di tempo per lei.

Alla fine, però, decise di spegnerla perché la stava veramente facendo rincitrullire e cominciò a passeggiare avanti e indietro per la casa, non sapendo bene che fare e trovando noiosa qualsiasi cosa le venisse in mente. Un paio di volte si fermò pure davanti allo specchio per rimirarsi, così, senza motivo e i suoi occhi scuri come la notta le restituirono lo sguardo in un paio di occhi cerchiati dalla matita nera e spiccanti su un volto pallido. Anche quella sera era vestita di nero, come sempre, un paio di jeans lunghi e leggeri, fatti apposta per le estati californiane, e una maglietta a maniche corte con un teschio disegnato al centro. I capelli lunghi e scuri erano sciolti sulle spalle. Non si era mai preoccupata per il proprio aspetto, si vestiva come le piaceva e basta, anche se qualcuno poteva giudicarla un po’ male. Molti dicevano che fosse dark ed effettivamente sì, poteva sembrare, ma lei non si chiamava in alcun modo. Che bisogno c’era di farlo? Era una persona come un’altra, con i propri gusti e le proprie idee.

Ogni persona ha dei gusti diversi e, se dessimo un nome ad ognuna di queste persone soltanto in base ai gusti che ha, diventerebbe una cosa veramente incasinata. Come se già il mondo non fosse abbastanza incasinato di per sé.

Si decise, infine, a salire in camera sua, magari le sarebbe venuta l’idea per comporre qualche canzone con la chitarra oppure cazzeggiare su internet.

Salendo le scale, però, voltò il capo verso la porta della camera di sua madre che si trovava in un angolino e, perciò, era piuttosto oscurata perché la luce non arrivava fino a lì. Non seppe esattamente perché ma, decise di darci un’occhiata. Era da un po’ che non ci entrava. Da piccola ci veniva spesso, invece, per dormire nel lettone accanto alla madre e le piaceva un sacco stare abbracciata a lei. A volte si immaginava di avere anche un papà, così da poter dormire in mezzo a loro due che le scaldavano i piedini. Questo, prima di scoprire che gran bastardo fosse in realtà suo padre.

Abbassò lentamente la maniglia della porta ed entrò in punta di piedi come se ci fosse qualcuno che dormiva e lei non volesse svegliarlo. Si guardò un po’ intorno, notando il letto sfatto e i due comodini ai lati pieni di piccoli oggetti che non avevano ancora trovato un loro ordine. Sua madre era disordinata proprio come lei.

Si voltò verso il grande armadio di noce, aprendo le ante e dando una scorsa ai vestiti. Amy si vestiva in modo piuttosto sobrio, semplici jeans e una T-shirt che, a differenza di quelli della figlia, erano colorati, ma ogni tanto incappò anche in qualche vestito elegante che metteva molto raramente, forse solo per andare ai pranzi o alle cene di Natale dei nonni, nella qual casa, se non ti vestivi come ti vestiresti per andare in un ristorante rinomato, ti sentivi come un agnello in mezzo ai lupi. Persino Charley era costretta a mettersi un vestito o una gonna.

Prese dall’ appendiabiti un vestito azzurro che le arrivava poco sopra le ginocchia e se lo poggiò addosso per vedere come le sarebbe stato. Era piuttosto carino, anche se lei lo avrebbe preferito nero. Non se lo provò comunque, perché avrebbe potuto strapparlo e non le andava poi di avere guai con la madre.

Richiuse l’armadio sistemando i vestiti  e si diresse verso uno dei comodini per curiosare un po’ nei cassetti, come una bambina piccola che cerca di trovare dove si nascondono le caramelle senza farsi beccare con le mani nel sacco. Controllò l’orologio e constatò che la madre sarebbe arrivata fra meno di due ore, perciò aveva ancora tantissimo tempo.

Rovistando tra fogli e varie cartelle, trovò, nel fondo, delle fotografie e un piccolo libricino di stoffa marrone chiaro  chiuso semplicemente da un elastico un po’ consunto. Si mise a scorrere le foto, notando che erano state fatte parecchio tempo fa: alcune ritraevano la madre da piccola con i genitori, oppure che giocava o ballava, o magari insieme ad un amichetta. Le più recenti, invece, la rappresentavano già adulta con la piccola Charley in braccio.

Quelle foto le guardò piuttosto in fretta, senza soffermarsi più di tanto ad osservarle, anche perché le pareva di averle già viste. Ad un tratto, però, ne notò alcune che attirarono parecchio la sua attenzione e le fecero iniziare a battere il cuore più forte. C’era sua madre, piuttosto giovane, poteva avere due o tre anni più di lei, quindi già adolescente, insieme ad un altro ragazzo della sua età. Erano stati fotografati in momenti piuttosto intimi, che si baciavano, che si guardavano intensamente negli occhi, che si divertivano insieme in spiaggia.

La ragazza le rivoltò per scoprire qualcosa di più e, sul retro di ogni fotografia, oltre alla data, ogni volta diversa chiaramente, c’erano anche due nomi, Amy e Bob.

La madre non le aveva mai parlato di suo padre anche se Charley, da piccola, glielo aveva chiesto spesso, cercava sempre di evitare quell’argomento. Finchè non le aveva confessato che il padre l’aveva abbandonata quando aveva scoperto di essere incinta di lei e allora la ragazza non le aveva più chiesto niente, non solo perché sapeva che l’argomento la faceva soffrire, ma anche perché non voleva più saperne niente di quel bastardo.

Quindi, oltre a non conoscerlo, non sapeva nemmeno come si chiamasse né quale fosse il suo aspetto.

Però, guardando la foto di quell’uomo… non sapeva perché ma, le veniva da chiedersi se fosse lui…

Finchè, non incappò in una foto che le tolse tutti i dubbi. C’era sempre quel ragazzo abbracciato a sua madre che presentava già una vistosa pancia di circa sette mesi, segno che era ormai incinta di lei.

Allora, significava che era quel Bob suo padre. Lo guardò attentamente, come a volersi imprimere ogni minimo dettaglio del suo viso. Aveva gli occhi scuri, segno che lei li aveva ereditati da lui visto che quelli della madre, invece, erano azzurri come il ghiaccio. Portava i capelli neri leggermente lunghi e, in più di qualche foto, aveva la coda. Aveva i lineamenti piuttosto marcati e duri e non sembrava un tipo che sorridesse spesso. Come lei d’altronde.

Le venne una certa agitazione e uno strano senso di ribrezzo al pensiero che lei fosse molto più simile a lui, sia fisicamente che caratterialmente.

Quell’uomo era un bastardo e un coglione, aveva abbandonato una ragazza di soli diciassette anni ed incinta, comportandosi da vero stronzo che, una volta combinato un guaio, non sa assumersi le proprie responsabilità. Lei non era così, non si sarebbe mai comportata a quel modo.

Poi, però, le venne un dubbio: ma come poteva averla lasciata se in alcune foto c’erano loro due abbracciati e felici quando lei era già incinta?

Qui qualcosa le puzzava. Che quel Bob e suo padre non fossero la stessa persona? O che sua madre le avesse mentito perché magari era successo qualcosa di peggio?

No, adesso era troppo curiosa e non si sarebbe messa il cuore in pace finché non avesse scoperto la verità.

Finalmente arrivò all’ultima foto e ciò che vide la lasciò senza fiato ancora più di prima, facendole battere il cuore a mille e sentire le farfalle nello stomaco. C’erano due neonati in una culla. Erano ancora in ospedale, dopo essere appena nati, si capiva dalle camicette che indossavano e dai braccialetti al polso.

La ragazza voltò la foto e i nomi che lesse le fecero spalancare la bocca: Charlotte e Adam.

Ma che significava? Chi era quel bambino accanto a lei nella culla? Perché era chiaro che uno dei due bambini era lei. Ma l’altro? Aveva un fratello gemello? Ma com’era possibile? Perché sua madre non le aveva detto niente?

Un sacco di emozioni e sensazioni diverse la pervasero e non aveva la più pallida idea di che fare. Soltanto quel nome lo vorticava per la testa.

Adam.

Adam.

E poi c’era Bob.

Bob e Adam.

Ma che significava?

Sparpagliando le foto a terra davanti a lei in un gesto di rabbia, afferrò il libricino di stoffa e lo aprì alla prima pagina. Scoprì, dalle date e dalla dicitura Caro Diario, che si trattava del diario segreto della madre.

Cominciò a sfogliarlo, fregandosene della privacy e dei segreti della donna, saltando solo alle pagine che più la interessavano. Non faticò a trovarle, evidentemente quel libretto era stato riempito solo durante l’adolescenza di Amy.

Caro Diario,

oggi ho conosciuto un ragazzo fantastico! Si chiama Robert e ha due anni più di me. Frequenta l’ultimo nella mia scuola e me lo ha fatto conoscere la mia amica Valery. È veramente molto gentile oltre ad essere proprio un bel ragazzo. Mi ha accompagnata fino all’aula portandomi la borsa.

Spero di incontrarlo ancora, mi piacerebbe conoscerlo meglio.

Oppure ancora…

Caro Diario,

oggi sono uscita con alcuni amici di Valery e c’era anche Bob. È proprio come avevo detto,  è un ragazzo fantastico. Abbiamo parlato molto, mi ha raccontato della sua famiglia dicendomi che ha perso il padre quando aveva solo otto anni. Mi è dispiaciuto moltissimo, si vede che gli manca una figura paterna. Io invece gli ho raccontato un po’ di me e mi ha detto che gli piace il mio sorriso.

Oddio, gli piace il mio sorriso! Ti rendi conto?!

Anche lui è proprio bello e mi piacciono molto i suoi capelli lunghi, mi piacerebbe poterglieli accarezzare.

Non faccio altro che pensare a lui e vorrei tanto poterlo vedere di nuovo. Pensi che mi sia innamorata?

E ancora…

Caro Diario,

io e Bob stiamo insieme!! Oddio! Stiamo insieme! Ancora non ci credo!!

Mi ha invitata ad uscire sabato e siamo andati al cinema e subito dopo a mangiare una pizza. Ci siamo divertiti un mondo e il film era fantastico, lui mi ha tenuta abbracciata tutto il tempo. Infine mi ha baciata e mi ha detto che gli farebbe piacere se diventassi la sua ragazza. Io naturalmente gli ho risposto di sì e, se lui non mi fosse stato lì davanti con il suo incredibile sorriso sghembo, credo che mi sarei messa a saltare dalla gioia.

Adesso a scuola non faremo altro che stare insieme quando non avremo lezione.

Oddio, la vita è proprio fantastica. L’amore è fantastico!

E poi, dopo qualche altra pagina…

Caro Diario,

è ormai circa un anno che io e Bob stiamo insieme e siamo innamoratissimi. Oggi però ho anche litigato con Valery, proprio sul suo conto perché ha iniziato a dirmi che non mi devo fidare di lui e che è solo un ragazzo falso. Io non lo so che le è preso, forse è solo gelosa, come mi ha detto Bob. Comunque, è riuscita a rovinarmi il buon umore. Meno male che ho il mio fantastico ragazzo che mi ha detto che questo sabato mi farà una sorpresa.

Chissà dove mi porta.

Finchè…

Caro Diario,

sono disperata, non so che fare.

Oggi ho scoperto di essere incita. Non so come dirlo ai miei, ho paura che mi uccidano. Papà come minimo lo farà, ma non prima di aver fatto a pezzettini Bob. Lui però mi ha detto di non preoccuparmi, che ci avremmo pensato insieme. Io mi fido di quello che dice, ma non riesco a smettere di piangere e pensare che non sarò una brava madre per questo bambino che mi sta crescendo in grembo.

Saremmo dovuti stare più attenti.

Che cosa faccio adesso? Che faccio?

Finalmente la ragazza arrivò alla fatidica pagina, quella che le svelò anche l’ultimo dei suoi dubbi.

Caro Diario,

ho scoperto che sono incinta di due gemelli. Ci pensi? Due gemelli.

Non so se riuscirò a mantenerli come si deve tutti e due ma non mi preoccupo perché Bob ha promesso che mi sarebbe rimasto per sempre accanto e che non mi avrebbe mai lasciato. E poi ci sono anche i miei genitori. Papà è ancora un po’ arrabbiato con me, soprattutto perché Bob non gli è mai piaciuto molto, ma gli passerà, ne sono sicura. Mamma ha già iniziato a cucire le tutine.

Io invece sto pensando ai nomi. Il padre di Bob si chiamava Adam, perciò mi piacerebbe chiamarlo così. La femminuccia invece non lo so.

Ma ho ancora tempo per pensarci.

P.S. il dottore da un po’ di tempo mi mette degli aghi in pancia con del strano liquido. Non so cosa sia ma ha detto che è per non far prendere strani malanni ai bambini. Lo ha trovato Bob questo ginecologo, quindi, io mi fido.

Il diario si concluse lì, con quell’ultima pagina, sebbene ci fossero altri fogli bianchi. Ma la madre sembrava non averlo più scritto, forse perché non aveva potuto. Oppure voluto.

Charley lanciò il diario dall’altra parte della stanza facendolo sbattere contro al muro, stizzita e piena di collera.

Come aveva potuto sua madre mentirle? Credeva che si dicessero tutto e invece, a quanto pareva, non era così.

Adam. Bob. Dov’erano? Chi erano?

 

 

MILLY’S SPACE

Ciao, scusate se non mi sono fatta sentire per un po’, ma ho passato due settimane in Croazia e proprio non avevo la possibilità di aggiornare.
Ma eccomi qua e con un capitolo, a mio dire, succulento. Va be’, vi lascio ma ricordatevi di lasciarmi una recensione, anche perché a volte faccio errori di cui non mi accorgo e vorrei me li segnalaste.
E magari mettete un like alla mia pagine facebook.
https://www.facebook.com/MillysSpace

MAXBARBIE: allora, intanto ti ringrazio per avermi segnalato l’errore. Sono così distratta a volte… a volte? Ma che dico?? Lo sono sempre!! Devo farmi controllare : ( va be’, dai. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Se ci sono altri errori, segnalameli pure. Bacioni.

AXXX: 50 sfumature di grigio?? Quella non è una storia d’amore >.< spero ti sia piaciuto anche questo capitolo che entra un po’ nel mistero. Spero di risentirti, un bacio.  M.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo venticinque ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO VENTICINQUE

Amy rientrò a casa piuttosto stanca. Quella giornata di lavoro era stata pesante e ora non vedeva soltanto l’ora di abbracciare sua figlia e mettere qualcosa sotto i denti.

Peccato che quello che si trovò davanti non appena fu entrata in cucina non era esattamente quello che si aspettava. Sopra il tavolo vide un sacco di fotografie sparse, quelle fotografie che aveva nascosto nel fondo del suo cassetto per non rischiare di ritrovarsele tra le mani, benché non avesse avuto il coraggio di disfarsene completamente, e il suo diario aperto sulle ultime pagine. E davanti a quel tavolo, ferma in piedi, c’era sua figlia, Charley, con un’espressione che non prometteva nulla di buono. Era la tipica espressione che assumeva quando succedeva qualcosa che non le piaceva, la sua tipica espressione da infuriata che però cerca di trattenere le lacrime. Stavolta era anche peggio; sul suo volto riusciva a leggere altre emozioni: rabbia, tristezza, sorpresa e delusione.

“Charley”, sussurrò la madre guardando la ragazza con occhi spalancati, non sapendo bene se arrabbiarsi anche lei oppure preoccuparsi per la scoperta che aveva fatto la figlia. Perché sicuramente aveva scoperto qualcosa, per forza doveva aver scoperto qualcosa. “Dove hai trovato queste cose?” intuiva già la risposta a quella domanda ma voleva che Charley le spiegasse perché si fosse messa a rovistare nei suoi cassetti.

“Non è importante questo”, le rispose la ragazza con voce fredda, guardandola di sbieco. “Adesso mi spieghi”. Non era una richiesta, né una domanda. Era un ordine.

Amy sospirò affranta. In fondo, dentro di sé, aveva sempre sospettato che questo momento prima o poi sarebbe arrivato, che non avrebbe più potuto tergiversare e che le domande della figlia sul padre si sarebbero fatte sempre più insistenti. Charley era troppo curiosa, non le piaceva non sapere, specialmente se si trattava di lei.  Però, aveva sempre cercato di scacciare questo pensiero, continuando a ripetersi che la ragazza non avrebbe mai potuto scoprire niente.

“Sai Charley, ci sono alcune cose troppo dolorose e troppo crudeli da raccontare a qualcuno giovane come te, specialmente se lo riguardano in prima persona”.

“Oh, non mi rifilare questa stupida storia del sei- troppo- giovane. È squallida e pure troppo usata!” urlò la ragazza, sbattendo le mani sul tavolo e guardando la madre con uno sguardo di fuoco che la fece indietreggiare.

La donna abbassò lo sguardo rassegnata. Era arrivato il momento, sua figlia voleva la verità e doveva raccontargliela. L’unica cosa che la spaventava era la sua reazione: l’avrebbe odiata dopo? Oppure avrebbe capito e sarebbe andata avanti? Ne dubitava, lei stessa ancora aveva gli incubi per quello che era successo quattordici anni fa e si sentiva mordere dai sensi di colpa.

Amy si sedette su una sedia e fece segno a Charley di fare lo stesso. La ragazza ubbidì senza togliere gli occhi dal viso della madre, probabilmente per studiarne le espressioni dalle quali sperava di cogliere qualche sensazione.

“Come sai io sono rimasta incinta di te a diciassette anni”, iniziò la donna con voce bassa, evitando lo sguardo della ragazza. “Ma non c’eri solo tu… avevi anche un fratello… gemello”.

Charley sbuffò: questo lo aveva già capito da sola. Voleva sapere il resto. Ma decise lo stesso di non interrompere la madre, voleva comunque tutta la storia per filo e per segno.

“Allora abitavo ancora a New York dove avevo conosciuto Robert, tuo padre e… io lo amavo molto, mi fidavo molto di lui. Ma ero anche ingenua e, quando rimasi incinta di t… di voi, lui mi disse che sarebbe andato tutto bene. Mi aveva consigliato lui un ginecologo, ma io ti giuro… ti giuro che non lo sapevo…”. Lacrime calde cominciarono a solcare il viso della donna. “Non lo sapevo che lui faceva degli esperimenti. Questo medico lavorava per una compagnia o un’associazione, non so bene, che faceva esperimenti sui bambini per qualcosa che non ho mai ben capito. Ha cominciato a farli finché voi due eravate in pancia e Bob ha pure ricevuto dei soldi per questo. Lui era d’accordo col medico e lo aveva fatto solo per i soldi. Poi tu e Adam siete nati, ma… pochi giorni dopo tuo fratello era scomparso e di quel medico non c’era più nessuna traccia. Abbiamo chiamato anche la polizia, ma niente. Solo allora Bob mi ha confessato quello che era successo in realtà, del fatto che aveva ricevuto dei soldi perché vi facessero degli esperimenti. Ma anche lui era stato ingannato, così almeno aveva cercato di spiegarmi. Pensava che fosse una cosa innocente, che quelle iniezioni servissero solo per testare qualche cosa su di voi o rendevi immuni da qualche malattia, non pensava che avrebbero portato via Adam. Aveva pensato solo ai soldi, pensava che così avrebbe potuto avvantaggiarci in qualche modo, visto che erano un bel po’, così non vi avremmo fatto mancare niente”. Fece una pausa prima di proseguire. Si vedeva lontano un miglio quanto quella storia la facesse stare male. Ciò però non fece impietosire Charley che, in certi momenti, sapeva essere molto dura e fredda. “Io però non mi fidavo più di lui ed ero disperata, rivolevo il mio Adam. Vi volevo già bene, molto, ad entrambi… così l’ho lasciato. Lui però non voleva rassegnarsi, continuava a dirmi che gli dispiaceva. Perciò ci siamo trasferiti qui in California, io, te e i nonni. Volevo dimenticarlo”.

Cadde un silenzio tombale, non si sentiva volare una mosca. Amy piangeva silenziosamente spostando gli occhi su quelle fotografie che la ritraevano con Bob. Charley, invece, era ancora seduta con lo sguardo rivolto al pavimento. La donna non riusciva a capire che cosa provasse, sembrava completamente indifferente.

“E immagino che non sai dove si trovi ora”.

“No, ma lo vorrei tanto. Vorrei tanto sapere dove si trova, che cosa stia facendo, come sta”.

Charley ghignò, alzandosi dalla sedia per dirigersi al piano superiore

“Dove vai?” le chiese la madre spaventata e preoccupata.

“A schiarirmi le idee”.

 

Guidava alla massima velocità che le consentiva la sua moto, zaino e chitarra in spalla, in una notte piuttosto scura, con i capelli sparsi al vento e gli occhi che le pizzicavano per le lacrime a cui stava impedendo di scendere.

Dopo che aveva sentito tutta la storia, era salita in camera sua e aveva buttato in un borsone le cose più essenziali, decisa ad andarsene di casa almeno per un po’. La madre aveva tentato di fermarla, ma lei non aveva voluto sentir ragioni. Solo ora si stava rendendo conto che, forse, aveva esagerato un pochino, che la sua reazione era stata un po’ spropositata. Però… beh, questa non era una cosa che avrebbe potuto dimenticare tanto facilmente, non era come se sua madre le avesse semplicemente tenuto nascosto di aver buttato via un suo spartito o qualcosa del genere. Sua madre le aveva tenuto nascosto un fatto importantissimo della sua vita, le aveva tenuto nascosto di avere un fratello gemello. E le aveva anche mentito su suo padre. Anche se, comunque, restava sempre un bastardo egoista. Li aveva venduti, aveva venduto i suoi stessi figli.

Per non parlare del fatto, poi, che si sentiva terribilmente tradita da sua madre, della quale, invece, si era sempre fidata ciecamente.

Ma non era scappata solo per questo. Non appena aveva sentito del medico e degli esperimenti, un terribile dubbio l’aveva assalita.

Laboratori.

Scienziati.

I ragazzi mutanti.

Lo Stormo.

Fang.

Adam.

 

Era una tranquilla serata un po’ afosa, i ragazzi dello Stormo se ne stavano seduti in salotto, chi a guardare la Tv, chi al computer, chi a leggere qualcosa e chi a sbaciucchiarsi comodamente su una poltrona.

A un tratto, a disturbare quella tranquillità, si sentì lo squillante suono del campanello che fece fare un balzo a tutti quanti. Dopo di quello, ne seguirono altri, uno dopo l’altro, segno che la persona fuori dalla porta non aveva molta pazienza.

I ragazzi si chiesero immediatamente e con un leggero senso di panico chi mai poteva essere.

“Vado io”, disse Fang alzandosi dalla sua poltrona e posando il portatile sul tavolino di legno.

Si diresse alla porta con passo sicuro; non si sarebbe mai immaginato di trovare quello che trovò dall’altra parte: Charley, tutta spettinata e con uno zaino in spalla, se ne stava esitante sulla soglia della porta. Quello che lo stupì di più, però, erano le lacrime che le solcavano il viso. Stava visibilmente piangendo e non faceva niente per nasconderlo. Non la conosceva da tanto tempo, ma l’aveva osservata attentamente in questi giorni e poteva dire, senza esitazioni, che non gli sembrava per niente una ragazza dalla lacrima facile, anche quando accadeva qualcosa di brutto era il tipo che si teneva tutto dentro.

E, senza aspettarselo minimamente, vide la ragazza buttare a terra la borsa e la chitarra e lanciarsi su di lui, circondandogli il collo con le braccia e affondando la testa nel suo petto. Scoppiò a piangere più di prima.

Fang rimase lì, completamente spiazzato, non sapendo bene che fare. Non gli era mai capitato di dover consolare qualcuno, tanto meno una ragazza. Se qualcuno dello Stormo piangeva, c’era sempre Max per quello.  Così, fece l’unica cosa sensata che gli venne in mente: circondò la vita della ragazza con le braccia, poggiandole una mano sul capo e prendendo a cullarla dolcemente per calmare il tremolio che l’aveva presa per colpa dei singhiozzi.

Riuscì, infine, a trascinarla in salotto dove i presenti rimasero sbigottiti non appena la videro così.

“Charley!” esclamò Shary scattando dal divano come una molla per la sorpresa. Non aveva mai visto la sua amica così, non l’aveva mai vista piangere. “Oh, mio Dio! Che è successo?”

“Mia madre… è una bugiarda…”, bofonchiò la mora tra le lacrime. “Avevo un fratello”.

“Cosa?! Aspetta, raccontaci tutto come si deve”.

E così Charley raccontò tutta la storia che aveva raccontato sua madre a lei, senza tralasciare nessun dettaglio. E, man mano che raccontava, anche le lacrime iniziavano a diminuire e lei cominciava a calmarsi pian piano.

I ragazzi rimasero sbigottiti e soprattutto dispiaciuti per tutta quella storia. Cercarono tutti quanti di consolarla e di dirle che non doveva starci così male. L’unico che non si espresse fu Fang. Come Charley, aveva un terribile dubbio ma nemmeno lui voleva crearsi false speranze.

 

Amy se ne stava seduta al tavolo della cucina, dove c’erano ancora le fotografie sparse che non aveva avuto la forza di raccogliere. Non riusciva nemmeno a fermare quelle lacrime che continuavano a bagnarle il viso.

Quando aveva visto la figlia varcare la porta di casa con l’intenzione di non tornare quella notte, si era sentita morire. Aveva tutte le ragioni per odiarla, le aveva mentito, le aveva tenuto nascosta una parte della sua vita molto importante.

Lei stessa si sentiva una merda, era ancora piena di sensi di colpa che le mordevano il culo. In fondo, in parte era pure colpa sua se avevano preso Adam.

Sperava solo che Charley avesse bisogno semplicemente di schiarirsi le idee e che tornasse presto.

Non poteva perdere anche lei.

 

Charley si precipitò giù dalle scale come una furia.

Era rimasta a dormire a casa di Jo e Shary, visto che aveva deciso di rimanere da loro per un po’. Voleva anche indagare su Fang, voleva essere assolutamente certa che fosse lui, sebbene tutti i suoi sensi le dicessero che era così.

Ma adesso… adesso, dopo quel terribile sogno che aveva fatto, tutti gli indizi portavano a lui. Non era niente di concreto, si trattava solo di un sogno e da un sogno non si potevano avere indizi certi, ma… lei se lo sentiva, era una cosa di… non sapeva spiegarlo nemmeno lei. Ma ne era certa e non poteva più stare zitta.

Quello che però non si aspettava assolutamente, fu la presenza di Fang in salotto, ancora in maglietta e boxer coi quali aveva dormito, spettinato, pallido e sudato.

Immediatamente, a Charley passarono di nuovo per la mente le immagini del sogno, o meglio, dell’incubo: una donna che urlava per il dolore, due bambini che piangevano nelle culle, uno di loro che veniva portato via da due mani rudi, il viso di Fang e una voce femminile che gridava: “Adaaaaaaaaaaaaaam!”

“Charley!” esclamò Fang sorpreso, voltandosi verso di lei e spalancando gli occhi.

“Fang”, sussurrò la ragazza.

Restarono lì per qualche minuto a guardarsi, occhi negli occhi, due paia di occhi identici, cogliendo solo adesso tutte le somiglianze che c’erano fra loro.

“Io… io, ti ho sognato”, disse di nuovo la ragazza, non sapendo bene come spiegare la cosa.

“Anch’io”, la interruppe Fang, guardandola deciso negli occhi.

“Allora, credo che dovremmo parlare, Adam”.

 

 

MILLY’S SPACE

Buonsalve : )

Lo so, sono in un terribile ritardo, anche con l’aggiornamento della altre fic. Ma ho da poco iniziato l’università e mi sono dovuta trasferire in un’altra città e l’ispirazione, oltre che la voglia e il tempo, mi è mancata per un po’. Tuttavia, eccomi di nuovo qui.
Spero vi piaccia questo capitolo dove finalmente viene rivelato un fatto piuttosto crudo e inaspettato ^^ che dite??
Fatemi sapere…

Bacioni,

Millyray

MAXBARBIE: io sono molto grata delle tue recensioni sempre così belle e soprattutto perché mi fai notare i miei sbadati e vergognosi errori : ) grazie mille.
Spero di risentirti. Un abbraccio.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo ventisei ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO VENTISEI

Charley si svegliò di colpo, ma rimase con gli occhi chiusi, in una specie di dormiveglia caldo e sicuro. Era certa che ormai fosse mattina, lo capiva dai raggi che debolmente penetravano dalle finestre e andavano a illuminare e scaldare  la stanza. Un’altra cosa di cui era sicura, però, era che non si trovava nella sua stanza e nemmeno nel suo letto. Era sdraiata su qualcosa di morbido, questo sì, ma un letto non poteva avere tutte quelle curve ed essere così malleabile.

D’un tratto si ricordò tutti gli avvenimenti della sera prima: il diario di sua madre, la storia della sua nascita, la fuga a casa di Shary, il sogno, Fang… Adam.

Suo fratello…

Di colpo alzò la testa nella sua direzione e lo trovò ancora profondamente addormentato, con una parte del viso illuminata dal sole a renderlo quasi un qualcosa di… angelico, etereo,  prezioso. Restò a fissarlo come imbambolata, accorgendosi di tutte le loro somiglianze. Avevano i lineamenti simili, duri e marcati e i capelli scuri; anche quelli di Fang erano piuttosto lunghi, tra un po’ sarebbe riuscito a legarli in una coda. Immediatamente le venne in mente Bob: anche lui portava i capelli così. Loro due somigliavano al padre più di quanto pensasse. Non che fosse una cosa così brutta, dalle foto che aveva visto Bob sembrava proprio un bell’uomo e anche Fang lo era, capiva perché Max si fosse innamorata di lui.
Ma lo odiava, odiava quel padre che non aveva mai conosciuto, odiava quello che aveva fatto, odiava come aveva trattato sua madre. E certo, adesso era arrabbiata pure con lei, ma le voleva ancora bene. Anche se le sarebbe servito un po’ di tempo.

L’altra sera avevano parlato, non tantissimo, ma abbastanza per chiarirsi e capire che cosa fare. E poi erano stati avvolti dalle dolci braccia di Morfeo che li aveva fatti addormentare lì sul divano, lei distesa sopra la sua pancia e le gambe incrociate con le sue.

Immediatamente, un sorriso le nacque spontaneo in volto; non capiva bene la sensazione che sentiva. Era come se dentro di sé si fosse appena tolta un grosso macigno e adesso si sentiva più leggera. Era quella sensazione che si prova quando si ritrova qualcosa di molto prezioso e che non si sapeva nemmeno di possedere.

Ed effettivamente, lei qualcosa di importante l’aveva ritrovato.

Era questa la sensazione di felicità di cui tutti quanti parlavano? Forse, non lo sapeva visto che lei non l’aveva mai provata veramente. Ma se era proprio questa, allora era veramente bella come dicevano.

Improvvisamente, sbattendo le palpebre, anche Fang si svegliò, probabilmente sentendosi nel subconscio lo sguardo della ragazza addosso.

“Ciao”, la salutò con un sorriso dolce.

“Ciao”.

“Dormito bene?”

“Benissimo. Sai, sei proprio comodo, non l’avrei mai detto”.

Fang sghignazzò, sistemandosi meglio Charley addosso.

In quel momento, senza che i due l’avessero sentita, comparve Max in salotto che, in un primo momento, rimase leggermente confusa e li guardò come se non capisse bene perché si trovassero lì. Ma poi, realizzò tutto, e assunse un’espressione corrucciata, quella che adottava sempre quando si trovava di fronte a dei nemici da sconfiggere.

“Che cosa stavate facendo?” chiese con tono severo, lanciando un’occhiata omicida in direzione di Charley.

“Niente”, le rispose Fang, comportandosi il più naturalmente possibile.

“Come sarebbe a dire niente?!” sbraitò di nuovo Max. “Lo sapevo che prima o poi lo avresti fatto, che prima o poi gli avresti messo le mani addosso”.

Attirati dalle urla della ragazza, anche gli altri abitanti della casa li raggiunsero, stropicciandosi ancora gli occhi assonnati e adesso anche confusi da quegli schiamazzi.

Max, però, sembrò non accorgersene perché continuò ad urlare e, questa volta, avvicinandosi minacciosamente alla ragazza ancora addosso Fang che non capiva bene cosa stesse esattamente succedendo.

“Sei solo una sgualdrina! L’ho capito fin da subito che Fang ti piaceva, ma non ho voluto credere che avresti tentato di fregarmelo, cosa che invece avrei dovuto fare!” Allora afferrò la ragazza e la buttò giù dal divano. La poveretta, non potendo resistere alla sua forza, visto che era ben più superiore alla sua, si ritrovò a sbattere il sedere sul duro pavimento e la guardò con un’espressione leggermente sbigottita e spaventata. Davanti al volto le comparve una Max indemoniata, le mancava solo il fumo che usciva dalle orecchie.

“Giù le mani dal mio ragazzo!”

“Max, ferma! Che stai facendo?!” cercò di fermarla Fang, bloccandole le braccia.

“Zitto tu! Con te farò i conti dopo!” gridò lei, mollando un calcio nello stomaco di Charley.

Fang, allora, usando parecchia forza, la spinse lontano dalla sorella, bloccandola al muro con le braccia  e guardandola minaccioso e arrabbiato. Shary, invece, corse dall’amica per vedere se stava bene; Max non ci era andata leggera e gli altri guardavano tutta quella scena sbigottiti. Temevano tutti quanti che la leader dello Stormo durante la notte, avesse perso tutti i criceti che muovevano il suo cervello.

Ma, dopo le parole che aveva urlato, ormai la storia doveva essere chiara. La gelosia era proprio una brutta bestia.

“Ma, Max! Si può sapere che hai capito?!” fece Fang, puntando gli occhi scuri dritto in quelli della ragazza.

“Mi sembra abbastanza chiaro. Stavate dormendo insieme”.

Il ragazzo sbuffò, ma al contempo si trovò a ridacchiare. Max e il suo vizio di arrivare alle conclusioni affrettate senza analizzare attentamente la situazione.

“Tesoro, hai frainteso tutto”, le fece notare allora Fang e la ragazza inarcò un sopracciglio, confusa. “”Charley è mia sorella”.

“Eh?”

“Cosa?”

“Come?”

Gli sguardi dei presenti cominciarono a spostarsi da Fang a Charley, guardandoli come se avessero appena detto di voler fare un viaggio su Marte per incontrare il Dalai Lama.

Adesso avrebbero dovuto spiegare tutto.

 

“Be’, almeno adesso sai perché hai quel potere”, disse Shary rivolta all’amica, mentre preparava la colazione sul tavolo.

Avevano trovato la storia di Charley e Fang piuttosto strana, ma fattibile, effettivamente tutti quanti avevano notato da tempo la somiglianza che correva tra i due.

In quel momento entrò anche Max che, vedendo Charley seduta al tavolo, si bloccò leggermente imbarazzata. Abbassò lo sguardo e cominciò a torturarsi le mani.

“Vo…volevo chiederti… scu…sa”. L’ultima parola l’aveva sussurrata piano, ma comunque abbastanza udibile.

“Scusa, non ho capito bene”, fece Charley con un sorrisetto bastardo in volto.

Max sbuffò, alzando gli occhi al cielo, le guance colorate di rosso. “Scusa, mi dispiace. Non avrei dovuto aggredirti così”. Ancora non aveva avuto il coraggio di alzare gli occhi. Odiava chiedere scusa, anzi, più che altro non ne era capace, nemmeno se era in torto. Ma forse, solo perché non le era mai capitato di avere torto.

Quando, però, aveva capito lo sbaglio colossale che aveva fatto, aveva desiderato sprofondare sottoterra. Non solo aveva aggredito una persona per niente, ma aveva fatto anche una pessima figura davanti al suo Stormo. Fang non si era arrabbiato, anzi, era divertito, in fondo gli piaceva che la sua ragazza facesse la gelosa e, be’, ormai i suoi metodi violenti li conosceva.

La mora ridacchiò. Aveva capito che tipetto tosto doveva essere la leader dello Stormo ed era contenta di essere riuscita a piegarla almeno un po’.

“Perdonata, ma questa cosa me la ricorderò per sempre. Anche perché mi rimarrà un bel livido”. E dicendo questo, si massaggiò la pancia dove prima Max l’aveva colpita.

Proprio allora, però, entrarono anche gli altri ragazzi, chiassosi come al solito, che interruppero le loro chiacchiere.

“Ma ragazzi… adesso, che cosa avete intenzione di fare?” chiese Jo, rivolta ai due fratelli, prima di mettere in bocca l’intero contenitore del latte, senza preoccuparsi del buon costume.

I due ragazzi si guardarono confusi.

“Sì, insomma. Io vi consiglierei di fare un test del DNA, tanto per essere sicuri. Non potete basarvi solo su un semplice sogno”.

“Ah, la solita razionale Jo”, commentò Shary divertita.

Cadde un silenzio di tomba in cui si sentivano soltanto i più piccoli sgranocchiare avidamente la colazione che c’era sul tavolo, quando, ad un tratto, partì la musichetta squillante di un cellulare. Charley, capendo che era il suo, lo tirò fuori dalla tasca e guardò il numero con sguardo strano.

“Non rispondi?”

“E’… è mia madre”.

Cliccò il bottone rosso riattaccando come se nulla fosse e scambiandosi un’occhiata con Fang.

“Ho bisogno di tempo”.

 

 

MILLY’S SPACE

Hola!

Lo so che è da un sacco di tempo che non aggiorno, ma voi non potete immaginare quanto da fare ho avuto in questo periodo, tra università, studio e impegni vari. Mi sono persino dimenticata di avere delle fanfiction da aggiornare. Cercherò di recuperare come meglio posso, intanto vi chiedo scusa per l’enorme ritardo e spero vi siate goduti il capitolo.

Un grosso bacio,

M.

MAXBARBIE: che bello ricevere sempre le tue recensioni positive : ) sei la mia lettrice più assidua.. ahaha XD spero di risentirti. Un bacione.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Capitolo ventissette ***


LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO VENTISSETTE

 “Secondo me ci dovresti parlare. In fondo, prima le parli meglio sarà, no? Chiarirete prima e vi risparmierete un sacco di sofferenze tutti e tre, non credi?”

“Non lo so, Shary. Non lo so”.

Shary e Charly si trovavano in cucina, una impegnata a lavare i piatti e le posate utilizzate per fare colazione e l’altra appoggiata al piano da lavoro accanto all’amica, lo sguardo basso e un’espressione piuttosto mogia in volto.

“Insomma, mia madre mi ha mentito per tutto questo tempo, non ha mai voluto dirmi chi è veramente mio padre e…”. continuò la mora, guardando davanti a sé in preda a una parlantina che non era molto tipica di lei. Non era silenziosa come Fang, certo, ma non si poteva certo dire che fosse una ragazza loquace. E adesso, invece, sembrava che avesse molto da dire. Be’, in fondo, uno sfogo le avrebbe fatto bene.

“Tu almeno una madre ce l’hai ancora”, la interruppe Shary, rimettendo nella credenza un bicchiere di vetro con gesto quasi rabbioso.

Charly si voltò verso di lei colta improvvisamente da un senso di panico e la guardò con gli occhi spalancati, preoccupata di averla ferita.

“S…scusami, Shary… non volevo…”.

“Tranquilla, non ti preoccupare”, la tranquillizzò l’amica con un sorriso. “Posso capirti, Char… ti senti arrabbiata e tradita, lo so. Non ti aspettavi questo da tua madre. Però cerca anche di capire lei. Molto probabilmente era spaventata e aveva paura che, dicendotelo, l’avresti odiata o biasimata. Oppure che l’avresti incolpata”.

Be’, non è che adesso le cose siano tanto diverse, fu il pensiero acido di Charly, ma si curò bene dal dirlo ad alta voce. Non è che adesso odiasse sua madre, anzi. Era arrabbiata con lei, certo, e si sentiva tradita, soprattutto tradita.
Aveva bisogno di un po’ di tempo per realizzare e digerire tutto.

“Hai ragione, Shary”, concesse alla fine la mora, tornando a guardare di fronte a sé con sguardo un po’ perso. “Le parlerò, prima o poi. Adesso devo solo pensare un po’, capire che cosa fare. In fondo, ho appena ritrovato un fratello e mia madre neanche lo sa”.

In quel momento dalla porta della cucina sbucò la chioma bionda di Iggy che rivolse un sorriso strafottente alle due ragazze.

“Ehi! Di che parlavate?” chiese, andando a sedersi sul tavolo della cucina dove di solito mangiavano.

“Stavo cercando di convincere Charly a parlare con sua madre”, rispose Shary mentre si dirigeva verso il frigorifero per mettere via la busta di latte.

“Oh, e ci sei riuscita?”

“Ragazzi! Non parlate come se io non ci fossi”, si lamentò la ragazza lanciando occhiatacce ad entrambi. “E ti ho detto che mi serve del tempo, Shary! Vado a farmi una nuotata”, aggiunse dirigendosi verso la porta sul retro della cucina.

“Aspetta, vengo con te”, la seguì Iggy che, probabilmente, aveva voglia di farsi qualche giro in surf.

 

 

“Ehi!” esclamò Max, entrando nella stanza che condividevano i ragazzi dello Stormo e trovandovi Fang seduto a gambe incrociate sul letto con la chitarra della sorella poggiata in grembo.

“Ciao”, la salutò lui con un sorriso dolce, spostandosi una ciocca di capelli scuri dalla fronte. Erano diventati decisamente troppo lunghi.

“Che combini?” chiese lei, sedendosi su una sedia con le ruote e portandosi di fronte a lui.

“Tentavo di scrivere una canzone”.

“E ci stai riuscendo?”

“Be’, più o meno”.

Fang tentò con qualche altro accordo di chitarra, sbirciando delle note su un foglio un po’ sgualcito che aveva davanti, poggiato accanto alle gambe.
Max, invece, si accomodò sulla poltroncina portando le ginocchia al petto e restando a fissare il ragazzo concentrato sul lavoro. Quando aveva quell’espressione le sembrava ancora più bello, i lineamenti del viso tesi, gli occhi scuri così profondi ma difficili da leggere, i capelli che gli scendevano in lunghe ciocche sul viso… sembrava molto più maturo, non li dimostrava affatto i suoi quattordici anni.

“Che c’è?” le chiese lui ad un certo punto, notando che la ragazza lo stava fissando già da un bel po’.

Max si sentì imporporare le guance per l’imbarazzo e voltò lo sguardo per non farlo notare a Fang.

“Ah, no… niente”, balbettò. “Ehm… posso leggere?” cercò poi di cambiare argomento, indicandogli con lo sguardo il foglio che aveva davanti dove, probabilmente, doveva esserci scritta una canzone.

“Ehm… ecco”, esitò il ragazzo. “Veramente non l’ho ancora finita”.

“Oh, non importa. Voglio solo vedere quello che avevi in mente di scrivere”.

Fang esitò un attimo prima di porgerle il foglio, ma alla fine glielo passò anche lui leggermente in imbarazzo. Era la prima canzone in assoluto che scriveva, non credeva che sarebbe mai arrivato a farlo un giorno, ma Charly gli aveva passato questa strana voglia di mettere i suoi pensieri su un pezzo di carta e semplicemente, quel giorno, lo aveva fatto.

“E’ solo una bozza, veramente”.

Max studiò un attimo il foglio prima di leggere ciò che vi era scritto, notando un sacco di scarabocchiature, frasi cancellate, asterischi e segni vari.

Show me how to lie 
You're getting better all the time 
And turning all against the one 

Now dance, fucker, dance 
Man, he never had a chance 
And no one even knew 
It was really only you 

With a thousand lies 
And a good disguise 
Hit 'em right between the eyes 
Hit 'em right between the eyes 
When you walk away 
Nothing more to say 

“E’ carina”, commentò alla fine la ragazza, restituendogli il foglio. “Almeno dal testo credo sia bella. Quando l’avrai finita me la dovrai far sentire”.

Fang non poté fare a meno di rispondere al sorriso stranamente allegro di Max. Era stranamente dolce quella mattina, ma non capiva esattamente perché. Forse era per tutto quello che era successo in quelle poche ore, magari pensava che lui fosse già abbastanza nervoso di suo e che aveva bisogno di qualcuno che lo trattasse con un po’ di gentilezza o dolcezza o forse, semplicemente, da quando stavano insieme, Max era diventata decisamente più tenera, soprattutto nei suoi confronti.

“Parla delle bugie”, continuò la ragazza senza guardarlo negli occhi. Nonostante stessero insieme, c’era comunque dell’imbarazzo tra di loro. Forse era dovuto al fatto che la loro storia era un po’ strana e fuori dalle loro prospettive, visto che, per anni, erano sempre stati come fratelli e che diventare fidanzati non li aveva mai nemmeno sfiorati per l’anticamera del cervello. Erano ancora un po’ impacciati, non sapevano ancora bene come comportarsi. “Ti riferisci a quella che ha raccontato tua… madre?”

“Ahem… non proprio”, fece il ragazzo. Era vero: non si riferiva a sua madre, né a Charly o alle bugie riguardanti loro. In realtà non ci voleva proprio pensare a quella storia, si era messo a scrivere e suonare per non pensare ad Amy, per estraniarsi un attimo dal mondo e si era accorto che funzionava abbastanza bene questo metodo.

Ma sembrava che Max non avesse fatto molto caso alla sua risposta. Però, non era il caso che le dicesse che cosa volevano dire in realtà quelle parole.

“Sai, secondo me dovresti tentare di parlarci, con Amy, intendo. Insomma, non puoi lasciare le cose così. E anche Charly… dovete chiarirvi”.

“Non lo so, Max”. le rispose lui abbassando lo sguardo. In quel momento non gli andava proprio di affrontare quell’argomento.

“Tu che hai intenzione di fare?”

“Non ci ho pensato. Credo che attenderò una decisione di Charly e mi comporterò di conseguenza”.

“Ma, insomma… non vorresti conoscerla meglio tua madre? È sempre stato il nostro sogno”.

“E’ sempre stato il vostro sogno”, la corresse Fang, questa volta guardandola negli occhi con fare deciso. “A me in realtà non è mai importato molto. Mi bastava soltanto essere fuori da quella prigione e riuscire a procurarmi del cibo per sopravvivere. Ho sempre pensato che mia madre fosse una drogata che a diciassette anni ha avuto la brillante idea di scopare senza usare precauzioni e che mi avesse abbandonato. Be’, non sono andato molto lontano dalla realtà”.

Max sgranò gli occhi a quelle parole e lo guardò incredula. Non aveva mai saputo che Fang pensasse questo, in realtà aveva sempre dato per scontato che pure lui desiderasse ritrovare i suoi genitori, come il resto dello Stormo, sebbene non avesse mai detto o accennato niente in merito.

Improvvisamente, ebbe come la sensazione di non conoscerlo affatto e ciò le dispiacque non poco. Lo conosceva solo all’apparenza, sapeva ciò che lui lasciava che si vedesse, ma in realtà, nel profondo… Fang, effettivamente, era sempre stato un ragazzo misterioso, non lasciava trapelare nulla nemmeno dalle espressioni. Non era come Iggy che, anche se non diceva niente, si capiva ciò che provava perché glielo si leggeva in faccia o negli occhi e non era nemmeno come Nudge che parlava sempre e non si preoccupava di esprimere a gran voce i suoi sentimenti.

“Amy ha solo commesso uno sbaglio. Ne facciamo tutti, no?”

“Sì, sì, certo”, la liquidò semplicemente lui, tornando a concentrarsi sulla sua chitarra.

 

 

“Come fai ad abbronzarti così facilmente?” chiese Charly rivolta a Iggy quando entrambi si furono sdraiati sulla spiaggia dopo essersi fatti un bel po’ di giri col surf.

“E che ne so? Chiedilo alla mia pelle”.

La ragazza rimase un attimo ad osservarlo, facendo scorrere lo sguardo sul suo corpo abbronzato coperto solo da un paio di boxer da mare che già erano, nonostante l’età, dotati di pettorali e addominali abbastanza evidenti, sul viso dai lineamenti giovanili e sui capelli biondi e ancora umidi per l’acqua che gli ricadevano leggermente sugli occhi chiusi.

Era proprio un bel ragazzo, doveva ammetterlo. Uno di quelli per  i quali Shary perdeva facilmente la testa.
Poteva addirittura fare concorrenza a Sean, il ragazzo che tutti dicevano essere il più bello della sua scuola, il capitano della squadra di basket, nonché il ragazzo del capitano delle Cheerleader.
Era sicura che se avesse frequentato il suo liceo, anche Iggy avrebbe avuto la sua bella schiera di ragazze che gli sbavavano addosso e il fatto che fosse cieco andava tutto a suo favore: gli dava un fascino da ragazzo tenero e bisognoso di coccole che le sue compagne adorano tanto.

“Perché continui a fissarmi?” le chiese lui ad un tratto senza minimamente spostarsi da quella posizione, il viso sempre rivolto verso il sole.

“Pensavo”, rispose laconicamente Charly, non sentendosi affatto in imbarazzo per essere stata scoperta.

“E a cosa pensavi? A quanto è bella la mia pelle bronzea?” fece ancora lui con tono strafottente. “Attenta, che Shary potrebbe ingelosirsi”.

“Ti piacerebbe”.

 

 

MILLY’S SPACE

Eccomi tornata!!! Finalmente un capitolo leggero… fatemi sapere che ne pensate.

La canzone composta da Fang si intitola “You’re gonna go far, baby” e ve la consiglio, è molto bella.

Detto questo non ho altro da dirvi. Se avete domande chiedete pure ^^

Bacioni,

M.

MAXFANGFOREVER: oddio, sono così contenta che la mia storia ti piaccia. Grazie mille per la recensione, spero di risentirti. M.

MAXBARBIE: grazie per la recensione. Per quanto riguarda la madre di Fang e Charly… be’, ci sarà ancora da aspettare. Continua a seguirmi. Baci. M

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1796502