La luce dei miei occhi di millyray (/viewuser.php?uid=69746)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo due ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** Capitolo uno ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannove ***
Capitolo 21: *** Capitolo venti ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventuno ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventidue ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventitre ***
Capitolo 25: *** Capitolo ventiquattro ***
Capitolo 26: *** Capitolo venticinque ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisei ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventissette ***
Capitolo 1 *** Capitolo due ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
DUE
I
ragazzi dello Stormo, seguiti da Total, scesero al
piano di sotto per andare a fare colazione; dovevano ammettere che
avevano
dormito piuttosto bene, era da un po’ che non si facevano un
bel riposino in un
letto caldo e comodo. E dovevano anche ammettere che dalla cucina
proveniva un
odorino piuttosto buono. Infatti, appena varcata la soglia, trovarono
Shary,
già sveglia e di buon umore, intenta a preparare la
colazione e sistemare la
tavola.
“Ehi,
buongiorno!” esclamò ad un tratto lei quando
vide i ragazzi sulla porta. “Avete dormito bene?”
“Più
che bene!” le rispose Angel con voce allegra e
squillante.
“Era
da un po’ che non dormivo così bene”,
aggiunse
Gasman con un sorriso.
“Bene,
mi fa piacere. Ora, accomodatevi pure che
fate colazione”.
Quando
furono tutti quanti seduti a tavola, Total
per terra che mangiava da una ciotolina lo stesso cibo che mangiavano
anche
loro, Nudge, curiosa come al solito, chiese. “Ma tu e Jo che
specie di mutanti
siete?”
“Jo
è una libellula e quindi può volare come voi e
può, in un certo senso, mimetizzarsi con quello che la
circonda. Io invece sono
una sirena”.
“Una
sirena?!” esclamò Angel sgranando gli occhi.
“Che bello! E che poteri hai?”
“Posso
respirare sott’acqua, parlare con i pesci e
fare anche dei giochetti con l’acqua, tipo questo”,
la rossa allungò la mano
verso un bicchiere e, senza toccarlo, cominciò a muovere
l’acqua che vi era
contenuta, dapprima piano, facendola andare verso l’alto e
creando delle bolle,
come quelle che si fanno col sapone.
“Che
bello!” commentò Nudge applaudendo mentre tutti
guardavano affascinati e divertiti.
Shary,
ad un tratto si accorse che Iggy era l’unico
che non si godeva lo spettacolo, ma d’altronde come poteva, e
questo sembrava
che lo stesse demoralizzando un po’. Perciò la
ragazza decise di fargli un
piccolo scherzetto: portò
le bolle
d’acqua sopra la sua testa e abbassò il braccio
facendole scoppiare. Il ragazzo,
in men che non si dica e completamente ignaro di quello che sarebbe
avvenuto,
si trovò tutto bagnato e gocciolante.
“Ehi,
ma sei scema?” le gridò lui, mentre tutti i
suoi amici se la ridevano.
“Eddai,
che vuoi che sia un po’ d’acqua.
D’altronde
fa caldo”, gli rispose lei ridendo.
Il
ragazzo sbuffò. “Questa me la farai
pagare”.
“Shary,
ma tua sorella dov’è?” le chiese ad un
tratto Max notando che Jo non c’era.
“E’
al lavoro. Anche se abbiamo questa casa e i
soldi che ci hanno lasciato i nostri genitori, comunque qualcuno deve
lavorare
se no ci ritroveremo senza. Lavora come cameriera in un bar poco
lontano da
casa”.
“Ma
tu non vai a scuola?” le chiese poi Nudge.
“No,
le cose essenziali me le ha insegnate Jo. Che
ne dite se andiamo a fare un tuffo in piscina?” propose poi
Shary, guardando i
ragazzi con un sorriso divertito.
“Avete
una piscina?!” esclamò Gasman incredulo,
spalancando gli occhi.
“Certo!
Se volete ho anche dei costumi che vi posso prestare”.
Dopo
pochi minuti, il tempo necessario a indossare i
costumi, i sette ragazzi più Total si ritrovarono nel
giardino sul retro dove
stava una grande piscina con alcuni sdraio tutt’attorno.
Angel,
Fang e Iggy erano già entrati dentro mentre
Nudge se ne stava seduta sul bordo con i piedi a mollo in acqua e i
capelli
lasciati sciolti per farli muovere dal vento. Max, invece, se ne stava
seduta
su una sdraio, in costume ma con ancora addosso la sua maglietta che le
arrivava fino a metà coscia. Si vergognava un po’
a mostrarsi mezza nuda benché
fossero quasi tutte ragazze. Gazzy aveva solo otto anni per cui era
ancora un
bambino, Iggy era cieco perciò non c’era problema.
Ma c’era Fang… e davanti a
lui si sentiva proprio in imbarazzo a mostrarsi in costume. Era da un
po’ di
tempo che Fang… beh, la confondeva un po’. E si
sentiva a disagio nel restare
da sola con lui. Non un disagio negativo, ma più…
non riusciva a spiegarsi
nemmeno lei.
In
quel momento arrivò anche Shary nel suo costume
azzurro come il cielo. Entrò piano in acqua e, non appena le
goccioline
bagnarono delicatamente il suo corpo, le sue gambe scomparvero per
essere
sostituite da una lunga coda fatta di squame dorate così
come il reggiseno.
“Wow!”
esclamò Angel guardandola ad occhi sgranati.
“E’
fantastico!” aggiunse Nudge.
“Sai,
anch’io so respirare sott’acqua e parlare coi
pesci, però non ho la coda come te” disse poi
Angel con tono leggermente
rattristato.
“Be’,
in compenso però hai le ali e scommetto che è
fantastico poter volare in cielo”, cercò di
consolarla Shary mostrandole un
sorriso dolce.
La
ragazza si voltò verso Iggy che la stava fissando
come se si fosse incantato sebbene non la vedesse. Anche lei si
fermò un attimo
ad osservarlo, ad osservare le goccioline d’acqua che gli
scendevano lungo i
capelli biondi e leggermente spettinati e il petto senza maglietta che,
nonostante avesse solo quattordici anni, mostrava un bel po’
di pettorali,
molto probabilmente dovuti alle diverse lotte in cui si era trovato.
Lei
allora, con un sorrisetto furbo, gli si avvicinò
silenziosamente e gli schizzò
l’acqua in faccia al che lui si riscosse e assunse
un’espressione corrucciata.
“Ehi!
Ma tu ce l’hai con me!”
“Io?
No, perché? E’ solo che è troppo
divertente
schizzarti l’acqua in faccia”.
“Ragazzina,
te lo faccio passare io tutto il
divertimento”.
Il
ragazzo si protese per afferrarle il braccio ma
lei, coi riflessi pronti, si scansò e, cominciando a nuotare
più distante da
lui, gli gridò: “Prova a prendermi se ci
riesci!”
Allora
anche Iggy cominciò a nuotare per la piscina
per inseguire Shary, orientandosi col suono dell’acqua che
lei stava muovendo
con la sua coda.
Continuarono
così per un paio di minuti, poi lei si
ritrovò nell’angolo della vasca e si
fermò come se qualcuno gliel’avesse
ordinato. Iggy, in men che non si dica, le fu praticamente davanti, le
mani
appoggiate ai bordi della piscina per impedirle di scappare, la testa
un po’
abbassata per poterla guardare, o meglio, fare finta di guardarla,
visto che
lei si trovava un po’ più in basso di lui.
Anche
Shary alzò lo sguardo verso di lui e i loro
occhi si scontrarono, sembrò quasi che i due colori, verde e
azzurro, si
sciogliessero l’uno nell’altro. Sembrava quasi che
volessero leggersi i
pensieri semplicemente guardandosi.
Ad
un tratto Iggy le si avvicinò ancora di più,
bloccandola quasi completamente nel suo angolino. Lei inevitabilmente
si trovò
ad ammirargli il petto, dal quale stavano scivolando delle piccole
goccioline
d’acqua e si trovò, stranamente, a provare invidia
verso quelle goccioline. Il
torace gli si abbassava ed alzava piuttosto velocemente dal respiro
affannoso,
colpa della nuotata.
Lui
invece continuava a fissarla dall’alto, senza
alcuna espressione, attirato dal suo odore, da quel buon profumo che
lei
emanava. Non aveva mai desiderato tanto poter vedere come in quel
momento.
“Ehi!
Ragazzi! Guardate!” si sentì qualcuno urlare
ad un certo punto. Quell’urlo distrasse tutti, anche i due
ragazzi nell’angolo
della piscina, che si voltarono verso Gasman,. Il bambino aveva
iniziato a
correre come un matto per prendere la rincorsa e fare
un mega tuffo in piscina, schizzando
l’acqua addosso a tutti.
“Ehi
Gazzy! Dovevi avvertirci prima!” lo sgridò
Nudge che ora si trovava grondante d’acqua senza mai essere
entrata in piscina.
Il
bambino intanto sputava l’acqua come una
fontanella e ridendo come un matto.
Iggy,
allora, si allontanò da Shary per ritornare
dai suoi amici lasciando la povera ragazza sbigottita e confusa. Quel
ragazzo
per un attimo aveva confuso tutti i suoi sensi, aveva pure dimenticato
che
c’erano altre persone.
Anche
lei, alla fine, ritornò dagli altri cercando
di dimenticarsi quello che era successo poco fa. In fondo, gli occhi di
Iggy non
erano così azzurri da sembrare che avessero rubato un
po’ della tinta del
cielo.
Ma
il battito
accelerato del suo cuore dice tutt’altro.
MILLY’S
SPACE
Rieccomi!!!
Allora piaciuto il capitolo?? Spero di sì e
spero che mi lascerete qualche recensioncina.
Bene,
non voglio rubare altri pezzi del vostro prezioso
tempo.
Per chi mi segue su Facebook forse avrà visto che ho tolto
l’album con le foto di
questa fanfic. Per chi, invece, non mi segue, be’ adesso lo
sa ^^
Più avanti le rimetterò, ma probabilmente saranno
diverse.
Baci,
Milly.
E
non scordatevi le recensioniiiiiiii!!!!
MAXBARBIE:
mia amatissima e fedelissima lettrice : ) intanto ti ringrazio per la
correzione grammaticale. Di solito sono attenta queste cose
perché sono molto pignola
per quanto riguarda il linguaggio, ma a volte alcune cose possono
sfuggire,
specialmente se scrivi mentre sei in coma ^^ ti ringrazio anche per
aver
recensito e perché segui questa storia.
A presto, spero.
Milly.
|
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Capitolo 2 *** Prologo ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
PROLOGO
L’amore
non è cieco.
L’infatuazione
è cieca.
L’amore
è luce.
MILLY’S
SPACE
E
come promesso, eccomi con la riscrittura di questa
fanfiction.
La
frase qui sopra l’ho sentita in un film di cui non
ricordo il titolo. In realtà lo stava guardando mia mamma,
io l’ho sentita per
caso e mi
è piaciuta un sacco ^^
Be’,
andate avanti e leggete il primo capitolo…
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Capitolo 3 *** Capitolo uno ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
UNO
Max,
Fang, Iggy, Gasman, Nudge, Angel e Total
stavano sorvolando una cittadina della California vicino al mare. Erano
piuttosto concentrati sul volo, nessuno parlava, stranamente neanche
Nudge.
Non erano in fuga, né in missione in quel momento, per la
verità non avevano
nemmeno una meta precisa, volevano solo trovare un posto dove mangiare
e
riposarsi un po’ Niente di nuovo, insomma. Classica routine
di sei ragazzi col
due per cento di DNA di uccello e un cane.
“Ragazzi,
mi sa che abbiamo compagnia”, disse ad un
tratto Iggy che aveva l’udito più sviluppato degli
altri, essendo privo di
vista.
“Che
intendi?” gli chiese Max allarmata.
Ma
qualunque spiegazione da parte del ragazzo
sarebbe stata superflua perché, in men che non si dica, si
ritrovarono circondati
da circa una trentina di Sterminatori, se non di più.
Fang infilò il cane Total nello zaino affinché
non gli fosse d’impiccio durante
il combattimento e immediatamente quei mostri per metà umani
e per metà lupi
cominciarono ad attaccarli.
All’inizio
i sei ragazzi riuscirono a tenerli testa;
ne misero fuori combattimento un bel po’, ma poi gli
Sterminatori cominciarono
ad arrabbiarsi e a mettercela tutta tanto che dopo poco furono loro in
vantaggio; Angel venne presa per le spalle da uno Sterminatore che la strinse talmente
forte da soffocarla.
Lei cominciò a gridare, ma purtroppo nessuno poteva
aiutarla, come lei erano
tutti impegnati a cercare di rimanere vivi.
Ad
un tratto, però, senza che avesse capito come,
l’aggressore che teneva Angel fu scagliato lontano dalla
bambina che finalmente
tornò a respirare. Si rese conto subito che non era stato
nessuno dei suoi
amici a salvarla, perciò si
girò per
vedere chi fosse stato e vide una ragazza con i capelli rosso scuro
lunghi fino
alle spalle e quattro ali lunghe e trasparenti, scagliarsi contro uno
dei due
Sterminatori che stavano attaccando Iggy.
L’arrivo
di rinforzi sembrò animare anche gli altri
e, in poco tempo, riuscirono ad atterrare tutti i Sterminatori, anche
grazie
all’aiuto di questa sconosciuta.
Scesero tutti quanti nel prato di un parco deserto, lo Stormo da una
parte e la
ragazza sconosciuta dall’altra, davanti a loro.
“Chi
sei?” le chiese Max assumendo l’espressione
più
dura e minacciosa che riuscì a trovare.
“Mi
chiamo Jo e sono una mutante come voi”, le
rispose questa, senza lasciarsi intimorire. Sembrava più
grande di loro.
“Be’,
ti ringrazio per l’aiuto, ma ora noi dobbiamo
andare”, continuò Max senza scomporsi; non era
molto incline a fidarsi della
gente, chiunque essa fosse. E non era difficile immaginarsi il
perché
“Aspetta!”
la fermò Jo prima che l’altra prendesse
il volo. “Perché non venite a casa mia,
così vi potete riposare e anche
mangiare? Non vi farò del male, potete fidarvi”.
Max inarcò le sopracciglia.
Il suo spirito di sopravvivenza le diceva di non fidarsi, come sempre.
Nella sua
breve vita di ragazza mutante aveva capito che le persone erano brave a
mentire, specialmente quelle che ti ispirano fiducia fin da subito e
che all’apparenza
appaiono buone e
gentili. Proprio come
quella Jo.
Ma il suo stomaco e il resto del suo corpo imploravano
affinché per una volta,
una volta soltanto, si fidasse. E non solo quello.
I ragazzi guardarono Max con sguardo implorante: erano tutti stanchi e
affamati
e non chiedevano altro se non mettere qualcosa nello stomaco e un letto
morbido
e caldo.
Il
capo dello Stormo, allora, guardò in direzione di
Angel che semplicemente annuì col capo sorridendo come un
angioletto.
Evidentemente non aveva letto niente di malvagio nella mente della
rossa.
“D’accordo,
allora”, rispose Max tirando però uno
sbuffo. Sperava con tutto il cuore di non cadere in un’altra
ennesima trappola
preparata dalla Scuola.
Volando,
arrivarono in circa mezz’ora a casa di Jo,
una piccola villetta non lontano dal mare, con il cancello in ferro che
si
apriva in un giardino piuttosto ampio dal prato curato bene e dei fiori
sparsi
qua è là. Davanti la casa presentava un portico
con una panchina e un piccolo
tavolino di plastica con un vaso di cactus poggiato in mezzo.
“Shary!”
gridò Jo non appena fu entrata nel
corridoio.
Max aveva dato per scontato che la ragazza vivesse da sola, ma quando
capì che
non era così, cominciò a guardarsi intorno in
cerca di vie di fuga. Notò che c’erano
parecchie finestre, alcune delle quali aperte.
Ad
un tratto una ragazza dai capelli rossi, più
chiari di Jo, lunghi fin quasi al sedere e gli occhi verdi,
sbucò dalle scale a
chiocciola e si affacciò sul corridoio. Indossava un
vestitino azzurro lungo
poco più su delle ginocchia e ai piedi calzava soltanto
delle infradito.
Sembrava piuttosto bizzarra, vista in quel contesto, ma molto molto
carina e
con un viso particolare. E, cosa importante, non sembrava affatto
cattiva.
“Ragazzi,
vi presento mia sorella Sharon”, disse Jo
rivolta ai sei ragazzi alati.
“Voi
dovete essere i ragazzi dello Stormo!” esclamò
Sharon con voce vivace. “Potete chiamarmi Shary”.
“Ma
come fate a conoscerci?” chiese Max, curiosa e
sempre allerta.
“Il
blog di Fang. Lo visito spesso”, rispose Shary
sorridendo innocentemente e vivacemente Ad un tratto, però,
la ragazza si
accorse che gli occhi di Iggy erano puntati su di lei e si
avvicinò al ragazzo
con un sorriso malizioso.
“Tu
devi essere Iggy”.
“Sono
famoso anch’io?”
“Certo”.
I
due ragazzi rimasero lì per un po’ a fissarsi
finché Jo non tossicchiò.
“Ehm…
scusa Shary, perché non vai a preparare la
cena? I nostri ospiti sono affamati”.
“Agli
ordini!” esclamò la sorella facendole il
saluto militare e sparendo dietro ad una porta che, molto
probabilmente,
portava alla cucina.
“A
voi invece mostro le stanze, così potete darvi una
rinfrescata prima di cena”, aggiunse Jo, questa volta rivolta
allo Stormo.
Salirono
al piano superiore lungo la scala a
chiocciola e la ragazza mostrò loro le camere; i tre ragazzi
avrebbero dormito
in una mentre le tre ragazze in un’altra. Erano piuttosto
ampie e luminose,
molto più di quanto avrebbero desiderato in quel momento i
ragazzi dello
Stormo.
“Spero
che vi vadano bene”, disse Jo prima di
tornare al piano terra.
I
cinque si guardarono un attimo, ancora forse non
del tutto consapevoli di quello che stava succedendo, come se stessero
vivendo
un sogno.
Trappola o non trappola? Questo era il problema.
Una
volta conclusa la cena, quando tutti quanti
ebbero lo stomaco pieno, Nudge chiese: “Ma voi due siete
veramente sorelle?”
“Certo!”
le rispose Shary. “Io ho quindici anni
mentre Jo ne ha diciassette”.
“E
come siete diventate mutanti?” chiese Angel.
Gli
sguardi di entrambe le ragazze si fecero tristi,
ma Jo alla fine rispose. “Quando io avevo otto anni quei
scienziati pazzi
irruppero a casa nostra in piena notte e ci portarono via. I nostri
genitori
avevano cercato di impedirlo, nostro padre aveva pure già
chiamato la polizia,
ma loro li avevano semplicemente sparato, li avevano uccisi davanti ai
nostri
occhi. Poi ci hanno portato alla Scuola e beh… non vi dico
neanche tutto quello
che ci hanno fatto, lo sapete anche voi. Qualche anno fa
però siamo riuscite a
scappare”.
“Mi
dispiace”, sussurrò Fang. Tutti loro capivano
bene la situazione, anche loro erano stati maltrattati e torturati in
quel
laboratorio da quei scienziati pazzi, ma almeno non avevano dovuto
assistere al
massacro dei loro genitori e, soprattutto, loro avevano ancora qualche
speranza
di ritrovarli, i propri genitori.
Max,
ad un certo punto, si fece pensierosa. Pensava che
quei scienziati, però, non fossero inclini ad attirare
così tanto l’attenzione,
certamente due omicidi e un rapimento non erano cose che passavano
inosservate.
Alla Scuola, quando ci era stata, non aveva conosciuto bambini portati
via dai
genitori. Nessuno di loro sapeva chi erano i loro genitori, infatti.
“Ma
non avete paura che vi possano trovare? Insomma,
se sono venuti a cercarvi qua, sanno dove vivete”, chiese
Nudge.
“Sì,
beh… ecco”, Shary lanciò uno sguardo
verso la
sorella prima di continuare, come se dovesse avere il permesso prima.
“Il fatto
è che loro credono che siamo morte, ma questa è
una storia un po’ lunga.
Comunque sia, questa è casa nostra, dove abbiamo sempre
vissuto e finora non ci
hanno ancora trovate, quindi siamo a posto”.
Erano
tutti riuniti nella stanza delle ragazze,
acciambellati sul letto o accoccolati per terra, a svolgere una delle
loro
riunioni.
“Secondo
me, Max, ci possiamo fidare”, commentò
Nudge sgranocchiando delle patatine. “Ci hanno offerto un
riparo, del cibo, un
letto e Jo ci ha pure aiutate a sconfiggere quei mostri. Per non
parlare che
sono come noi e che hanno vissuto le stesse situazioni”.
“Sì,
infatti. Sono state gentili”, aggiunse Gasman.
“Sono
d’accordo”, concordò Total, sdraiato
accanto
ad Angel.
“Non
saprei, ragazzi”, bofonchiò Max tenendo lo
sguardo basso. Da un lato non voleva deludere i suoi amici e
trascinarli di
nuovo chissà dove con i stomaci che brontolavano, ma
dall’altro aveva paura che
fosse una trappola. “E se stessero solo facendo finta? Magari
collaborano con gli
scienziati e si sono inventate tutto”.
“Io
non ho letto niente di malvagio nella loro
testa. Sono brave, ci vogliono solo aiutare”,
cercò di tranquillizzarla Angel.
“Diamogli
almeno una possibilità”, propose Nudge.
“Restiamo per qualche giorno”.
“E
va bene!” accettò alla fine Max.
“Però, appena
notiamo qualcosa di strano ce ne andiamo”.
“Hurrààà!!!”
gridarono in coro Nudge, Gasman ed
Angel.
“Cos’hai,
Iggy?” chiese ad un tratto Fang vedendo
che l’amico fissava un punto indefinito del letto, cosa che
di solito non faceva
mai per non far capire che era cieco. Però in quel momento
sembrava sopra pensiero.
“Niente.
Cosa dovrei avere?” sobbalzò lui alzando lo
sguardo verso Fang.
“Non
so, ti eri incantato”.
“No,
è che sono
stanco”, mentì il biondo cercando di sembrare il
più sincero possibile e,
infatti, solo Angel sembrava aver capito qualcosa dal sorrisetto
malizioso che
cercava di celare.
MILLY’S
SPACE
Ebbene,
ecco qua il primo capitolo.
Non
è diverso dalla prima versione, ho solo corretto
alcune cose che grammaticalmente non mi piacevano : )
Spero
siate soddisfatti.
Lasciatemi
qualche recensione e, se ne avete la
possibilità, visitate la mia pagina facebook
https://www.facebook.com/MillysSpace
I
commenti me li potete lasciare anche lì, darmi qualche
suggerimento, dritta e
consiglio, se c’è qualcosa in particolare che vi
piacerebbe approfondissi : )
mi piace sempre cercare di venire incontro ai miei lettori.
Bacioni,
Milly.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo tre ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
TRE
Era
passata ormai una settimana da quando lo Stormo
soggiornava a casa di Jo e Shary e tutto sembrava procedere
magnificamente.
I
ragazzi erano proprio contenti; avevano cibo buono
da mangiare tutti i giorni, un letto comodo e caldo nel quale dormire e
un
tetto sotto al quale proteggersi. Per di più non avevano
ancora ricevuto alcun
attacco né da parte degli Sterminatori né di
nessun altro.
E,
cosa che succedeva raramente si stavano proprio
divertendo tutti quanti, parlavano di un sacco di cose, facevano
svariati
giochi e tutti trovavano simpatiche le due sorelle, specialmente Shary.
Meglio
di così non poteva andare.
L’unica
che pareva ancora un po’ titubante era Max,
ma lei si faceva sempre un sacco di paranoie, glielo dicevano anche i
suoi
amici.
Sembrava
però che tra lei e Fang si fosse creato un
rapporto ancora più intimo rispetto a prima, capitavano
spesso occasioni in cui
si trovavano soli loro due, occasioni in cui parlavano del
più e del meno,
oppure di cose più importanti, come della loro situazioni,
di quello che erano,
di quello che dovevano fare e di quello che sarebbe successo. E in
queste
occasioni capitava spesso che Max si imbarazzasse, per qualcosa che
Fang diceva
o che provava a fare.
Per
quanto riguardava Shary e Iggy invece… be’, dopo
quell’episodio in piscina non era più successo
niente e non cercavano mai di
rimanere da soli.
Almeno,
non fino a quella mattina…
I
due ragazzi si erano alzati nello stesso momento,
o meglio Shary, dopo aver abbandonato il suo comodo letto, era scesa in
salotto
e poco dopo era stata raggiunta da Iggy che se ne stava davanti a lei
in boxer
e canottiera, i capelli spettinati e gli occhi ancora gonfi dal sonno.
“Credo
che… che andrò a preparare la
colazione”, disse
lei allora, per togliersi dall’imbarazzo.
“Posso
aiutarti?” le chiese lui.
Lei
alzò un sopracciglio scettica, così lui
continuò
come se avesse visto la sua espressione: “Sono bravo, sai?
Cucinavo sempre io
per i miei amici”.
La
ragazza annuì, ma poi si ricordò che lui non
poteva vederla e allora rispose: “Va bene, andiamo in
cucina”.
I
due ragazzi cominciarono a cincischiare con le
pentole; Shary aveva messo a bollire il latte mentre Iggy aveva preso
delle uova
per romperle in una scodella. Ma quando stava per farlo
spostò lo sguardo verso
la ragazza che gli stava lì accanto e mancò la
scodella andando a colpire il
tavolo e facendo sfracellare l’uovo a terra.
“E
tu dovevi essere bravo in cucina, vero?” gli chiese
lei trattenendo a fatica le risate.
Lui
la guardò male: “Non ho mai fatto cadere le uova
prima di adesso”.
Ed
era vero, non gli era mai successo di rompere
niente, né di mancare una stupida scodella nonostante fosse
cieco. Gli bastava
solo un po’ di concentrazione. Ma lei… lei in
qualche modo sembrava fargliela
scomparire completamente, la concentrazione. E lui non sapeva
perché. Non
capiva perché, ogni volta che sentiva la sua presenza
accanto, il cuore
cominciasse a battergli così forte come se volesse uscirgli
dal petto e
sentisse una strana sensazione nello stomaco.
“Dai,
stupidotto, spostati che devo prendere la farina”,
gli disse Shary cercando di tornare seria. Iggy si spostò,
ma soltanto di poco,
lo spazio necessario per permetterle di avvicinarsi alla credenza che
stava
sopra la sua testa. La ragazza l’aprì ma, proprio
in quel momento, la farina,
che se ne stava in bilico, cadde per terra tra loro due e Shary la
guardò
spargersi su tutto il pavimento sbigottita.
“Perché
ho come la sensazione che sia cascato
qualcosa per terra?” le chiese Iggy che, però, non
stava guardando per terra
come avrebbe fatto normalmente, capendo che l’attenzione
doveva spostarsi lì.
Stava guardando lei, o meglio aveva gli occhi puntati su di lei.
“Credo
che ci toccherà cucinare per terra”, rispose
Shary a voce bassa osservando l’impasto di farina e uova che
si era creato sul
pavimento. Poi alzò lo sguardo verso di lui, scontrandosi
coi suoi profondi
occhi azzurri. Lei sapeva che lui non la vedeva però
sembrava che invece ci
riuscisse, talmente la fissava. E questo la metteva un po’ in
soggezione, i
suoi occhi così azzurri e così magnetici
la… incantavano, la catturavano. Le
facevano dimenticare tutto.
Cominciò
a sentire le farfalle nello stomaco quando
si accorse che erano talmente vicino da potersi sfiorare con la punta
dei nasi,
ma comunque sembrava stessero molto attenti a non farlo, a non avere
alcun
contatto fisico. C’era parecchia tensione.
All’improvviso
si sentì uno strano fischio acuto e
qualcos’altro che si rovesciava sul pavimento. Ma nemmeno
questo servì per
distrarre i due che continuarono a tenersi gli occhi puntati addosso.
Shary era
sicura che se lui avesse potuto vederla veramente lei non lo avrebbe
guardato
così, ma avrebbe sicuramente spostato lo sguardo.
“Era
il latte quello?” le chiese lui con una voce
che a lei parve terribilmente sensuale.
“Credo…
credo di sì”, Shary non voleva che la sua
voce uscisse così insicura e debole ma… non ci
poteva far niente. Se non avesse
smesso di guardarlo probabilmente si sarebbe fottuta il cervello.
Finalmente
i due ragazzi riuscirono a distrarsi e a
smettere di scrutarsi, soltanto quando si sentì sbattere la
porta della cucina
e una Jo alquanto incazzata, dopo aver visto il casino che avevano
fatto,
gridare: “Ma si può sapere che cosa avete
combinato qui?”
Shary
e Iggy si voltarono verso di lei guardandola
come se lei non dovesse assolutamente trovarsi lì.
“Dai,
per favore uscite che sistemo ‘sto casino. E
vi farò bandire dalla cucina!” la sorella
più grande li cacciò via a pedate e i
due ragazzi si ritrovarono in salotto dove incontrarono anche gli altri
ragazzi
dello Stormo che li guardavano curiosi.
“Ma
che avete combinato?” chiese loro Max.
“Niente!”
le rispose Iggy facendo il finto tonto.
Quando però incrociò di nuovo lo sguardo di Shary
che gli stava accanto,
scoppiarono entrambi a ridere, come se qualcuno dei due avesse appena
fatto una
battuta.
Gli
altri questa volta li guardarono come se fossero
impazziti; soltanto Angel sorrideva maliziosa.
Era
tardo pomeriggio e Shary si trovava da sola in
salotto che disegnava con i suoi acquerelli su un grande blocco da
disegno.
Presto
però venne raggiunta da Max e i suoi amici;
Angel e Nudge le si avvicinarono per vedere che cosa stesse facendo.
“Wow!
Che bello!” esclamò la più piccola
ammirando
il bellissimo paesaggio marino che la rossa aveva dipinto. Una
moltitudine di
pesci colorati che nuotava in mezzo alle alghe e alle onde
dell’acqua. L’aveva
dipinto talmente bene che sembrava quasi reale. Disegnava spesso i
pesci, le
erano sempre piaciuti il mare e le creature che lo abitavano, fin da
quando era
piccola. Quindi lei all’inizio non ci aveva visto niente di
sbagliato nel fatto
che fosse una sirena, anche se questo significava essere una ragazza
mutante,
diversa dagli altri. L’unica cosa che non le piaceva erano
gli esperimenti e
gli esercizi che le facevano fare alla Scuola.
“Sì,
è molto bello. E a me piacciono anche le tue
unghie”,
aggiunse Nudge osservando le dita ornate di French che usavano
delicatamente il
pennello.
“Grazie.
Se vuoi posso farle anche a te”, le propose
la ragazza con un sorriso.
“Davvero?!”
esclamò la bambina guardandola con un
paio d’occhi che sembrava avrebbero assunto una forma a
cuoricino, tipo cartoni
animati.
“Certo!”
Così
Shary e Nudge si ritrovarono in cucina, sedute
al tavolo davanti a tutti gli strumenti per fare le unghie che una
volta erano
appartenuti alla madre della rossa, mentre gli altri ragazzi erano
fuori che si
divertivano a volare nel cielo azzurro. Total dormicchiava su una sedia
accanto
alle due ragazze.
Mentre
aspettava che la prima passata di smalto si
asciugasse sulle unghie di Nudge, Shary spostò lo sguardo
fuori dalla finestra
aperta e i suoi occhi caddero inevitabilmente su Iggy che stava facendo
delle giravolte
in cielo, come se fosse sulle montagne russe. A lei sarebbe venuta la
nausea.
Si fermò a guardargli le ali; erano grandi e bianche ed
erano molto belle.
Sembravano quelle di un angelo. Beh, tra l’altro lui era
biondo con gli occhi
azzurri, proprio come gli angeli.
Il
suo angelo, si trovò stranamente a pensare. Ma
cercò subito di scacciare questi strani pensieri dalla
testa. Però le sarebbe
piaciuto, che lui fosse il suo angelo. Aveva anche un bel sorriso, un
sorriso
un po’ furbetto, uno di quelli che si fanno quando si hanno
in mente degli
scherzi. Ma a lei piaceva tanto quel sorriso sghembo. Come le piaceva
tutto di
lui, anche la sensazione che le dava ogni volta che gli stava vicina.
E
non capiva… non capiva perché le succedeva tutto
questo. Non le era mai capitato. Cosa poteva essere? C’era
una parola che le
girava continuamente nella testa come a rispondere a questa domanda.
Amore. Ma
non poteva essere. Non si era mai innamorata lei, cosa poteva saperne?
Forse
avrebbe potuto chiedere a sua sorella, lei sì che si era
innamorata. Ma non
voleva risvegliare brutti ricordi in Jo. E poi, dai, era troppo
assurdo, lo
conosceva da poco più di una settimana.
E
se anche fosse stato così lui sicuramente non la
ricambiava quindi tanto valeva toglierselo dalla testa.
“Ehi,
che stai guardando?” le chiese una vocina che
le stava davanti.
Shary
si girò di scatto verso Nudge che la guardando
curiosa. Cazzo, se ne stava completamente per dimenticare.
“Cosa?
No, niente!” si affrettò a rispondere e
subito riprese a sistemarle le unghie, cercando di nascondere il viso
che
sentiva stava per diventare del colore dei suoi capelli.
“Sicura?”
insistette la bambina.
“Certo!
Ero solo immersa nei miei pensieri”.
“E
quali?”
“Ma
no, niente. Stavo solo pensando a quanto deve
essere bello volare”, mentì la rossa.
“Be’,
sì è bello. Ma deve essere bello anche nuotare
come un pesce”.
“Sì.
Lo è”, dopo un attimo di silenzio, Shary
continuò sperando che la bambina si dimenticasse di quello
che aveva visto e
sperando che pure lei si distraesse da certi pensieri. “Tu
conosci la fiaba
della Sirenetta?”
“No,
cos’è?”
“E’
una fiaba molto bella che parla di una
bellissima sirenetta dai capelli biondi che viveva in fondo al mare. Un
giorno
vede un bellissimo ragazzo che, avendo fatto un naufragio, stava per
annegare come
tutti i suoi compagni. La Sirenetta però riesce a salvarlo e
a portarlo sulla
spiaggia”.
“E
scommetto che lui si innamora di lei”.
“Oh,
purtroppo no. Lui viene accolto a casa di una
principessa e si innamora di lei. La Sirenetta però vuole
tentare di
conquistarlo così chiede alla strega che vive nel fondo del
mare di aiutarla.
Lei le dà una pozione che le trasformasse la coda in gambe
con la condizione
che in cambio lei le desse la sua bellissima voce. E inoltre, ogni
volta che avesse
mosso un passo le gambe le avrebbero fatto male”.
“Oh,
poverina”.
“La
Sirenetta però riesce a conoscere il principe e
diventano amici. Ma non poté mai dirgli la verità
e confessargli il suo amore,
non avendo più la voce. Un giorno però arrivarono
le sue sorelle che erano
riuscite a procurarsi un coltello dalla strega in cambio dei loro
capelli. La
Sirenetta poteva tornare a vivere con loro in fondo al mare come prima
se
riusciva ad uccidere il principe e la sua amata, altrimenti si sarebbe
trasformata
in schiuma”.
“E
lei che cosa ha fatto?” adesso Nudge sembrava
piuttosto rapita dalla storia.
“Non
è riuscita ad uccidere l’uomo che amava.
Così
si è trasformata in schiuma di mare”.
“Oh,
che storia triste”.
“Già.
Preferisco di gran lunga la sirenetta dei
fumetti, che tra l’altro ha i capelli rossi come
me”.
La
Sirenetta e il suo
angelo…
MILLY’S
SPACE
Ciao
ragazzi come va?? Spero tutto bene… allora, vi è
piaciuto il capitolo?? È un po’ noiosetto, lo
ammetto, ma questi primi capitoli
saranno un po’ di transizione perché vorrei
introdurre ben bene i personaggi.
Penso
però si sia capito qual è il mio personaggio
della
saga preferito… *.*
Ok,
adesso vi lascio e mi raccomando, continuate a
seguirmi e lasciatemi qualche recensione, mi raccomando, please. E
venite a
trovarmi sulla mia pagina facebook. In bacheca potete lasciarmi qualche
vostro
parere oppure darmi consigli o magari suggerirmi che cosa vi piacerebbe
leggere
(tipo se c’è una coppia su cui vorreste che mi
concentrassi di più o magari se
volete qualche scena in particolare). Mi piace venire incontro ai miei
lettori,
per quanto posso. (il link alla pagina https://www.facebook.com/MillysSpace)
A
presto.
Milly.
P.S.
non ho voglia di rileggere il capitolo, pertanto se
ci sono degli errori perdonatemi : )
MAXBARBIE:
eeehi : ) eh sì, Shary ci prova spudoratamente e neanche se
ne accorge ^^ per
Shary devo ammettere che mi sono ispirata un po’ alle sirene
di H2O (è un
telefilm, non so se lo conosci) però mi sembrava carino
inserire una
sirena. E poi anche
io adoro il mare : )
Bene, spero di sentirti presto. Un bacione, M.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo quattro ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
QUATTRO
Era
una bella giornata di sole, come sempre in
California, e le tre ragazze dello Stormo più le due sorelle
si stavano
preparando ad un pomeriggio all’insegna dello shopping, il
che rendeva tutte
molto contente, soprattutto Nudge, Angel e Shary. Be’, Max
forse un po’ meno. In realtà lei non voleva
andarci, ma le altre l’avevano praticamente costretta.
Non capiva perché i ragazzi potevano benissimo rimanere a
casa senza che
nessuno facesse storie, mentre lei, visto che non era un ragazzo,
doveva andarci
per forza, come se si trattasse di una questione di vita o di morte.
Shary
le aveva pazientemente spiegato che questa era
una delle tante regole per distinguere i due sessi; i maschi odiavano
lo
shopping a priori, era una cosa di natura, come i cani che odiano i
gatti.
Perciò le femmine dovevano amarlo. E portare un ragazzo a
fare shopping era
come buttare un agnellino in un fiume pieno di coccodrilli. A meno che
non li
portavi in un negozio di biancheria intima, aveva aggiunto poi, con un
sorriso
malizioso.
“Shary!
Sei pronta?!” chiamò Jo affacciandosi sulle
scale per richiamare la sorella, Stavano tutti aspettando solo lei.
Dopo
un paio di minuti finalmente scese anche lei,
indossando un paio di corti pantaloncini in jeans e una camicetta
bianca un po’
scollata. Aveva i capelli raccolti in un paio di lunghe trecce che le
scendevano sulle spalle.
“Andiamo?”
chiese lei, afferrando la borsa che era
appoggiata su un armadietto.
“Ci
vediamo dopo, ragazzi”, salutò Max prima di
uscire di casa, seguendo le altre.
Fang,
Iggy e Gasman rimasero da soli a casa contenti
di essersi liberati delle donne; avrebbero potuto far un po’
di baldoria.
Iggy
se ne stava seduto davanti alla Tv spenta, cosa
un po’ strana. Anche se non ci vedeva, guardava spesso la Tv
o meglio,
l’ascoltava e non se ne stava seduto sul divano impalato
senza fare niente.
A
quanto pareva, era immerso nei suoi pensieri e
Fang presto se ne accorse. Gli si sedette accanto, facendo tutto il
rumore
possibile per far sì che lui si accorgesse della sua
presenza. In realtà non
serviva, se ne sarebbe accorto anche se fosse stato silenzioso come una
piuma
ma, siccome era immerso nei suoi pensieri, probabilmente ci avrebbe
messo un
po’ ad accorgersi della presenza dell’altro se
questi non si faceva sentire.
Era
strano vedere Iggy così soprappensiero e non era
la prima volta che capitava; ultimamente si incantava spesso e Fang
aveva forse
anche capito il perché.
“Ehi,
a che pensi?” gli chiese. Avrebbe potuto
arrivare subito al sodo ma voleva che fosse lui a confessarglielo. E
poi, Fang
era famoso per i suoi giri di parole.
“A
niente, a che dovrei pensare?” mentì il biondo
senza però voltarsi verso di lui.
“Mah,
non saprei. Forse a una bellissima ragazza dai
lunghi capelli rossi, gli occhi verdi e un bel paio di
tette?”
“Ma
che stai dicendo?” questa volta si voltò verso
di lui spalancando gli occhi, incredulo.
“Oh,
beh giusto! Tu non sai com’è fatta. Allora te
la faccio più semplice. Stai pensando a Shary, non
è vero?”
Cazzo!
Pensò Iggy, Fang aveva colto nel segno. E poi non
è vero che lui non sapeva
com’era fatta! Se l’era immaginata,
l’aveva capito un po’ che aspetto avesse,
non gli serviva di certo che qualcuno gliela descrivesse. Non era il
suo
aspetto che lo attirava, be’, no di certo, ma non lo sarebbe
stato comunque.
Shary aveva una voce bellissima, una voce che non si sarebbe mai
stancato di
ascoltare, una voce che lo incantava, proprio come le voci delle Sirene
che
avevano incantato Ulisse. E poi il suo profumo… aveva il
profumo più buono che
avesse mai sentito. Quel profumo di salsedine misto a fragole. Un
profumo che
gli faceva perdere tutti i sensi, che lo allontanava dal resto del
mondo, che
lo inebriava. Avrebbe voluto starle sempre accanto per poterlo sentire.
Ma…
un momento. Come faceva Fang ad essersene
accorto? Insomma… che lui pensava a Shary. Per caso gli
leggeva nella mente?
“Io
non sto pensando a Shary”, cercò di negare Iggy.
Ma era come negare l’evidenza.
“Sì,
certo! E io sono il principe d’Inghilterra! Ma
a chi la vuoi dare a bere? Si vede da come la guardi, anzi, da come la
fissi e
da come sposti lo sguardo verso di lei ogni volta che arriva. Anche un
cieco se
ne accorgerebbe!”
Iggy
gli lanciò uno sguardo omicida, così Fang
aggiunse con un sorriso divertito: “Senza offesa,
ovviamente”.
“Sei
proprio un bastardo! E di cos’è che si
accorgerebbe un cieco esattamente?”
“Be’,
che ti piace, anzi, che sei praticamente cotto
di lei, amico”.
“E
come fai a capire che sei innamorato di
qualcuno?” gli chiese poi il biondo. Ormai era inutile
negare.
Fang
spostò lo sguardo verso un punto impreciso del
pavimento, come se ci fosse qualcosa che aveva attirato particolarmente
la sua
attenzione. Gli occhi però assunsero uno strano luccichio.
“Be’, non lo so
precisamente. Credo quando il cuore comincia a batterti fortissimo in
petto
ogni volta che lei ti si avvicina o quando hai la sensazione che nella
pancia
ti volino delle farfalle tutte le volte che pensi a lei. Quando non ti
stancheresti mai di guardarla o di sentirla parlare, quando adori
vederla
sorridere perché sai che è felice o quando
vorresti abbracciarla e consolarla
se è triste. Quando non fai altro che pensare e sognare lei,
quando vorresti
che ci fosse lei in ogni momento della tua vita. Quando ti ritrovi a
far lo
scemo soltanto per farla ridere…”.
Iggy,
se possibile, spalancò ancora di più gli
occhi, incredulo. “Cazzo, Fang. Questo è stato il
discorso più lungo che io ti
abbia mai sentito fare”.
Il
moro fece semplicemente spallucce.
“Non
è che ti sei innamorato anche tu?” gli chiese
poi il biondo, malizioso.
“Ma
che stai dicendo? Non tentare di cambiare
argomento!” rispose Fang, facendo finta di essersi un
po’ indignato; le sue
guance però erano diventate leggermente rosse e grazie al
cielo Iggy non lo
poteva vedere. “Piuttosto pensa al tuo, di cuore”.
“E
che dovrei fare?”
“Dirglielo,
è ovvio!”
“Stai
scherzando, spero! Farei un’inutile figura di
merda visto che io sicuramente non le piaccio”.
E
non appena ebbe risposto, il biondo si alzò dal
divano e si diresse verso le scale a passo sicuro.
“Io
non ne sarei tanto sicuro!” gli urlò Fang prima
di vederlo scomparire.
Iggy
non aggiunse niente, però, non appena fu nella
camera che condivideva con i ragazzi, si chiese che cosa mai potesse
significare quell’ultima frase detta da Fang; non aveva alcun
senso, perché mai
lui le doveva piacere? Non aveva notato alcun interesse di lei nei suoi
confronti.
Shary
era intenta a guardare uno scomparto di
vestiti, smuovendo qualche gonna e qualche giacca con la mano; ma non
sembrava
essere molto concentrata, sembrava piuttosto soprappensiero, il che era
strano
per lei dato che, quando faceva shopping si concentrava solo su quello.
“Ehi,
sorellina. Trovato qualcosa di bello?” le
chiese Jo sbucando ad un tratto da dietro un angolo. Le altre ragazze
erano
sparpagliate per il negozio.
“No”.
La
sorella sembrò notare l’assenza della ragazza,
forse per la strana risposta che le aveva dato; Shary non rispondeva
mai a
monosillabi quando si trattava di vestiti, spesso si dilungava a fare
discorsi
su discorsi che a Jo non interessavano affatto.
Così
la più grande continuò: “Mi sembri un
po’
distratta. Tutto bene, Shary?”
“Sì
certo, perché qualcosa non dovrebbe andare?” le
rispose la sorella, evitando di guardarla negli occhi.
“C’è
qualcosa che non mi vuoi dire?”
Shary
odiava quando Jo era così curiosa e
insistente, soprattutto perché alla fine riusciva sempre a
farsi dire tutto.
“Assolutamente
no”, rispose la più piccola cercando
di mantenere la pazienza.
All’improvviso
Jo sorrise con un’espressione
maliziosa. “Secondo me stai intensamente pensando a
qualcuno”.
“E
a chi dovrei star pensando?”
“Be’,
non saprei… forse a un bel ragazzo biondo con
gli occhi azzurri e un paio di grandi ali bianche?”.
“E
chi sarebbe?” chiese l’altra cambiando scomparto.
“Ma
Iggy, ovvio!”
Questa
volta Shary puntò i suoi grandi occhi verdi
in quelli della sorella e la guardò come se fosse diventata
pazza.
“Jo,
per favore. Non dire assurdità”.
“Io
non dico assurdità. Si vede lontano un miglio,
da come lo guardi”.
“Cos’è
che si vedrebbe?” chiese Shary prendendo una
maglietta e appoggiandosela sul petto per immaginare come le sarebbe
stata.
“Che
sei innamorata di lui”.
“Innamorata?
Io? Ma stai scherzando?” Shary sembrava
sempre più sconvolta o almeno faceva finta di esserlo; la
sorella aveva colto
nel segno, almeno in parte. Stava pensando a Iggy, ma in quanto ad
esserne
innamorata, be’… non lo sapeva nemmeno lei e
questo, del non sapere se era
innamorata o no, non le piaceva affatto. Forse si trattava solo di
attrazione
fisica.
“Che
c’è di strano? Tutti si innamorano prima o
poi”.
“Non
ci scommetterei su questo. E io non mi sono
innamorata di lui. Tra l’altro neanche mi
ricambia”.
“In
pratica l’hai ammesso”.
“Che
cosa?”
“Che
ne sei innamorata. E io non ci giurerei che non
ti ricambia. Se potesse, ti mangerebbe con gli occhi”.
“Tu
sei tutta matta!”
Shary
si allontanò verso il reparto intimo lasciando
la sorella indietro non potendo più a sopportarla.
Stava
dando di matto; però, allora, perché alcune
cose che le aveva detto continuavano a girarle per la testa?
Sei
innamorata… se potesse ti mangerebbe con gli
occhi…
Magari…
Innamorata?
Era davvero
innamorata?
MILLY’S
SPACE
Hola!!
Allora,
eccovi un nuovo capitolo… sono contenta di poter
aggiornare regolarmente ogni settimana, ma avendo i capitoli
già praticamente
pronti mi sembra logico e giusto ^^
Spero
vi sia piaciuto il capitolo, anche se l’avete già
letto.
Lasciatemi
qualche recensione, vi prego. Vedo che le
visite ci sono, quindi i lettori non mancano, però cercate
di non essere troppo
timidi o svogliati. Rendereste contenta una scrittrice lasciando
qualche
parolina di commento. Anche le critiche sono accette : )
E
non scordatevi di venire a visitare la mia pagina
facebook : )
https://www.facebook.com/MillysSpace
MAXBARBIE:
eh, credo che tra un po’ le situazioni amorose cominceranno
ad evolversi un po’
di più… a meno che non decida di cambiare
qualcosa ^^ vedremo vedremo… Sì,
Angie è una bimba troppo sveglia e questa cosa spaventa un
po’… chissà quante
ne combinerà.
A presto, baci,
M.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo cinque ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
CINQUE
Shary
era seduta sulla panchina sotto al portico di
casa, un album da disegno in grembo e una matita in mano; aveva fatto
diversi
disegni, tutti inventati da lei, ma nessuno la convinceva, nessuno le
era
riuscito bene.
Adesso
ammirava la sua ultima opera d’arte e questa
volta sorrise contenta. Un ragazzo con delle grandi ali seduto sul ramo
di un
albero occupava tutto il foglio. Il disegno era in bianco e nero, fatto
a
matita, ma se lo avesse colorato, Shary era sicura che lo avrebbe fatto
biondo
con gli occhi azzurri. Forse perché un ragazzo molto simile
se ne stava
stravaccato su un ramo, gli occhi chiusi e le cuffie dell’
MP3 nelle orecchie.
Lei
in genere non disegnava mai le persone o lo
faceva pochissime volte perché non le riuscivano mai bene,
non somigliavano
molto al reale, però lui… lui le era riuscito
benissimo. Era come se gli avesse
scattato una fotografia. Si disse che quel disegno lo avrebbe tenuto
per
sempre.
Ed
ecco di nuovo che le parole di sua sorella, di
qualche giorno fa, riaffiorarono nella sua mente: ne sei innamorata.
Lei
era innamorata di Iggy? Sì, lo era. Adesso lo
aveva capito, adesso ne era sicura, adesso lo aveva ammesso. E questo
era il
primo passo.
Ma
qual era il secondo? Confessarglielo? No, non
l’avrebbe mai fatto. Non aveva tutto ‘sto coraggio
e poi… beh, voleva evitarsi
un’inutile sofferenza perché era sicura che lui
non la ricambiava.
Si
alzò dalla panchina ed entrò in cucina per
prendere un po’ d’acqua, si sentiva la gola secca.
Quando ritornò fuori, però,
vide il suo album dei disegni aperto e Angel che teneva in mano un paio
di
fogli. Immediatamente le venne un colpo. Aveva messo il disegno di Iggy
in
mezzo agli altri proprio perché nessuno lo notasse, ma se
quella bambina aveva
guardato tutti i suoi disegni… cominciò
a sudare freddo.
“Sono
belli i tuoi disegni”, commentò la bambina,
guardandola con uno strano sorriso, tenendo i disegni ancora in. Quello
di Iggy
non era stato scoperto quindi forse non lo aveva visto. Ma tanto era
fregata lo
stesso: quella bimba prodigio poteva leggere nella mente.
Infatti,
ad un tratto, la bambina spostò lo sguardo
su Iggy seduto ancora sull’albero, per poi riportarlo sulla
ragazza davanti a
lei e sorriderle in modo strano, un sorriso indecifrabile.
“Un
giorno mi insegni a disegnare come te?”
Shary
semplicemente annuì, incapace di dire qualcosa
e la bambina, soddisfatta di quella risposta, se ne andò
come se niente fosse
successo.
La
rossa intanto sperava con tutto il cuore che
Angel non dicesse niente a Iggy né a nessun altro.
Ma
perché doveva innamorarsi? Aveva capito che
l’amore faceva soffrire, l’aveva visto in sua
sorella e si era promessa che a
lei non sarebbe successo. Ma allora perché?
È
proprio vero che tutti prima o poi si innamorano…
Angel
si era arrampicata sull’albero e si era seduta
su un ramo davanti a Iggy e ora lo osservava aspettando che lui si
accorgesse
della sua presenza. Lui, invece, teneva gli occhi chiusi, con le cuffie
nelle
orecchie per ascoltare della musica.
“Che
c’è, Angel?” chiese dopo un
po’. La bambina era
sicura che prima o poi si sarebbe accorto di lei, molto probabilmente
l’aveva
sentita anche se aveva la musica nelle orecchie e l’aveva
anche riconosciuta.
Tutti si chiedevano ancora come facesse.
“Sai
che Shary fa dei bei disegni?” disse lei come
se gli avesse appena chiesto se le comprava delle caramelle.
“E
allora?” il ragazzo assunse un’espressione
scettica non capendo dove Angel volesse andare a parare. Lei dal canto
suo
pensava che sarebbe stato tutto molto più semplice se lui
avesse potuto
vederci, gli avrebbe mostrato il disegno di Shary e si sarebbe risolto
il
problema.
“Ha
detto che un giorno mi insegnerà a disegnare
come fa lei”.
“Bene”.
Cadde
qualche secondo di silenzio, poi la bambina
continuò.
“Shary
mi sta molto simpatica. E a te?”
“Sì,
anche a me”.
“Solo
questo? Non provi qualcosa verso di lei?”
“Ma
sì può sapere perché siete tutti
fissati col
fatto che io dovrei provare qualcosa nei confronti di Shary?”
sbottò ad un
tratto lui, spazientito; prima Fang e adesso ci si metteva pure Angel
nel
fargli il terzo grado sui suoi sentimenti. Ma non c’era un
po’ di privacy in
quel posto?
Angel
intanto assunse un’espressione seria,
guardando intensamente l’amico; stava cercando di leggergli
nella mente ma, a
differenza di Max e Shary che erano come un libro aperto, lui era un
po’ come
Fang, riusciva a chiudere la mente pensando a qualcos’altro
per evitare che lei
gli leggesse qualcosa che non doveva. Fang però lo faceva
sempre, anche quando
lei non era nei paraggi, Iggy invece lo faceva solo quando
c’era lei, quindi a
volte, riusciva a leggergliela lo stesso se lui non si accorgeva della
sua
presenza. Ma quello, non era uno di quei casi.
In
ogni caso, in quel momento, non le serviva
leggergli nella mente per capirlo, per capire che cosa il ragazzo
provava;
appena aveva nominato Shary i suoi occhi si erano illuminati e le sue
guance
erano diventare leggermente rosate.
“Ok,
scusa”, disse la
bambina scendendo dall’albero e lasciandolo di nuovo da solo.
Intanto nella sua
testa si formavano le immagini di un arco e una freccia con la punta a
forma di
cuore.
Shary
salì in camera
sua e, dopo aver richiuso la porta dietro di sé, si
buttò sul letto con un
sospiro e chiuse gli occhi che erano rivolti al soffitto.
Doveva ammettere che in quei giorni si sentiva un po’
giù, il suo umore non era
allegro e giocoso come al solito. E non si trattava soltanto di Iggy,
ma di
tutta la sua vita. Ormai andavano così da un paio di anni e,
certo, sarebbe
stato maleducato da parte sua lamentarsi di quella
tranquillità dopo tutto
quello che lei e sua sorella avevano passato, però stava
diventando troppo
noioso.
Aveva bisogno di un po’ di avventura. In fondo era nello
spirito dei ragazzi
mutanti, l’avventura.
D’un
tratto sentì
battere qualcosa e, immediatamente, aprì gli occhi e si alzò di
scatto a sedere. I colpi si
ripeterono, facendole capire che provenivano dalla finestra.
Voltò lo sguardo e
notò che si trattava di Iggy che voleva a
mezz’aria con un pugno alzato e un
sorrisetto sghembo a decorargli il volto.
“Ehi!
“ esclamò lei
avvicinandosi. “Che ci fai qui?”
“Niente,
volevo solo
venirti a
trovare”, rispose lui e Shary
si trovò involontariamente a sorridere.
“Prego,
accomodati”, lo
invitò la ragazza, spostandosi per farlo passare.
“Bella
stanza”,
commentò lui guardandosi attorno.
“Be’,
è piuttosto in
disordine, ma…”, cominciò lei riponendo
un po’ di cose in fretta e furia. Solo in
un secondo momento, però, precisamente quando vide il suo
sorrisetto divertito,
capì che la sua era solo una battuta.
“Sì,
insomma, immagino
che a te non faccia alcuna differenza”.
“Basta
solo che non
inciampi in qualcosa per terra e mi spacchi la testa. Sarebbe un modo
veramente…
poco nobile, per morire”.
Shary
scoppiò a ridere,
forse più per mascherare l’imbarazzo che non per
vero divertimento.
“Mi
spiace che tu… non
possa volare con noi”, sbottò Iggy dopo un
po’.
La
ragazza spostò gli
occhi su di lui con espressione dolce. “Oh be’, non
è una gran perdita per me. Non
mi piacciono le altezze”.
“Ah…”.
“Iggy!”
chiamò qualcuno
dalla finestra. Entrambi i ragazzi si voltarono in quella direzione,
trovandovi
Nudge con un pallone in mano. “Vieni a giocare a
palla?”
Il
ragazzo si alzò
dalla sedia per raggiungere l’amica. Ma prima di spiccare il
volo, si voltò di
nuovo verso la rossa.
“A dopo”.
MILLY’S
SPACE
Sono
leggermente in ritardo con questo capitolo, lo so. Il
fatto è che ho avuto molto da fare, ma non starò
qui a propinarvi le solite
scuse. Spero solo che non me ne vogliate.
Adesso che finalmente è finita la scuola, penso che
potrò dedicarmi alle mie
storie con più regolarità… speriamo :
)
Va
be’, vi lascio subito che tra un po’ devo andare
via. Ma
voi non scordatevi le recensioni : )
Baci,
Milly.
MAXBARBIE:
ehi : ) sì, per il momento ci saranno un po’ di
capitoli di transito, diamo il
tempo ai nostri ragazzi di trovare un po’ di equilibrio e
serenità. Tra un po’
inizierà l’azione, come forse ricorderai.
Seconda cosa: hai ragione, Fang era piuttosto OOC nello scorso
capitolo, ma se
c’è una cosa che a me piace fare è
lavorare sulla psicologia dei personaggi e
scoprire in loro caratteristiche che forse loro non mostrerebbero mai.
Secondo
me, quando ha qualcosa da dire, Fang la dice. E poi, l’amore
fa fare alle
persone cose strane ^^ inoltre ha fatto tutti quei giri di parole per
far
confessare a Iggy che è innamorato, anche se non ci
è riuscito.
Comunque, scusami se non ho aggiornato prima, veramente non ho avuto
tempo.
Spero non ti sia arrabbiata ç____ç
Fammi sapere,
baci.
Milly.
P.S. no, non credo alla legge delle ragazze che devono fare shopping e
i
ragazzi no. È Sharon che ci crede ^^ io detesto gli
stereotipi… : )
|
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Capitolo 7 *** Capitolo sei ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
SEI
Shary
si guardò un’ultima volta allo specchio. Aveva
indossato un vestito blu piuttosto e attillato in vita così
mostrava
perfettamente le sue curve e il suo seno. I capelli li aveva lasciati
sciolti,
facendoli ricascare sulle sue spalle in tutta la loro lunghezza ed
erano
morbidi e ondulati come piacevano a lei.
Una
volta finita tutta l’opera, scese le scale quasi
saltellando.
“Ciao,
ragazzi. Siete pronti?” chiese in modo
squillante ai ragazzi dello Stormo che la stavano aspettando in salotto.
“Jo!
Non sei ancora pronta? Cosa stai aspettando? La
manna dal cielo?” esclamò, poi, notando la sorella
seduta sul divano in
pantaloncini e maglietta bianchi intenta a leggere un libro.
“Non
vengo, Shary. Te l’avevo già detto!”
rispose
lei senza distogliere gli occhi dal libro.
“Come
non vieni? È da un secolo che non vai alle
feste”.
“Beh,
questi non sono problemi tuoi”.
“Sì,
che lo sono. Non puoi stare sempre chiusa in casa
o al lavoro. Devi uscire un po’, conoscere altra
gente”.
I
ragazzi dello Stormo, più Total se ne stavano
zitti a osservare quella scena incuriositi e anche un po’
preoccupati. Aveva
tutta l’aria di essere una discussione di famiglia, quella.
“Non
mi interessa conoscere nuova gente!” urlò Jo
abbassando finalmente il libro e incatenando lo sguardo in quello della
sorella.
“E
invece sì che ti dovrebbe interessare. Devi
andare avanti, dimenticarti del passato!” Shary aveva capito
perfettamente che
cosa frullava nella testa della sorella più grande; ormai la
conosceva troppo
bene, capiva quando c’era qualcosa che non andava, le bastava
guardarla negli
occhi.
“Tu
che cosa ne sai, Shary! Sei solo una bambina!” E
dopo quest’ultimo sfogo, Jo richiuse violentemente il libro e
corse velocemente
su per le scale; l’altra sapeva benissimo che era scappata
così velocemente
soltanto per non mostrare che si sarebbe messa a piangere.
Shary
si girò verso i suoi nuovi amici cercando di
scusarsi con lo sguardo.
“Perché
Jo si è arrabbiata?” le chiese Nudge.
“Lascia
stare. È solo che… be’, forse non ve lo
dovrei raccontare però siete miei amici quindi dovreste
saperlo… vi ricordate
quando vi ho detto che i Camici Bianchi credono che siamo
morte?”
Tutti
annuirono, interessati di sentire il racconto.
“Effettivamente
qualcuno è morto. Un paio d’anni fa
gli Sterminatori ci stavano dando la caccia mentre noi cercavamo di
scappare.
Ma non eravamo solo io e mia sorella, c’era anche Alex, il
suo ragazzo. Lui
aveva due anni più di lei, lo avevamo conosciuto alla Scuola
e ci ha sempre
aiutate a tenere duro, a resistere, ci incoraggiava a non mollare
quando ci
facevano gli esperimenti e torture di vario genere. Alla fine ci ha
anche
aiutate a scappare, quando lui aveva dodici anni. Da allora, prima di
trasferirci qui, abbiamo vissuto sempre in fuga, un po’ come
voi. Per me era
stato come un fratello maggiore, mi consolava sempre, mi faceva
divertire… per
Jo invece era sempre stato molto di più e anche lei per lui,
così alla fine si
sono messi insieme e io ero contentissima, sarebbero stati come dei
genitori
per me. Comunque, dicevo, un paio d’anni fa gli Sterminatori
ci stavano dando
la caccia perché eravamo tornati alla Scuola per prendere
una cosa e siamo
entrati in un’ala abbandonata, piena di mine e bombe che
stavano per esplodere.
Io e Jo eravamo riuscite ad uscire, sempre grazie ad Alex, che aveva
cercato di
bloccare i nostri aggressori, ci aveva detto che presto ci avrebbe
raggiunte.
Ma così non è stato perché
l’edificio è saltato in aria con lui ancora
dentro.
E i Camici Bianchi credevano che anche noi due fossimo state
lì dentro. È una
cosa che non dimenticherò mai, è stato terribile
per me, immaginatevi per Jo.
Ha pianto per settimane come una disperata. Lei lo amava tantissimo e
non era
passato molto da che si erano messi insieme. Ogni volta che qualcuno
nomina
soltanto un dettaglio che le possa ricordare questo episodio, lei
scoppia”.
“Oddio,
è una storia terribile”, commentò Angel
con
gli occhi lucidi, mentre Nudge si era già messa un
po’ a piangere. Per la
verità tutti si sentivano… distrutti, quasi
avessero conosciuto questo Alex e
fosse stato loro amico.
“Sì,
ma lei deve capire che bisogna andare avanti,
che non può continuare a crogiolarsi nel suo dolore. La vita
va avanti, anche
lui avrebbe voluto che lei lo superasse”, aggiunse Shary.
“Sì,
ma bisogna anche provare a capire lei”, si
intromise ad un tratto Iggy puntando i suoi occhi in quelli della
rossa. “Certe
cose non si superano neanche dopo anni. È vero, il dolore
dopo un po’ si
attenua, diminuisce ma non scompare mai del tutto. Quindi, quando
succede
qualcosa che ci fa ricordare perché proviamo questo dolore,
la ferita si riapre
e inizia a sanguinare di nuovo. Immagina se lei adesso andasse alla
festa e
conoscesse un ragazzo, facesse amicizia con lui, lo frequentasse e dopo
magari
nascesse qualcosa di più. Lei si sentirebbe in colpa nei
confronti di Alex,
sentirebbe che lo sta tradendo anche se lui è morto,
perchè lei non ha ancora
smesso di amarlo. Così non può far altro che
continuare con la sua vita
rimanendo fedele a lui”.
Shary
annuì incapace di proferire parola, si era
incantata a guardare gli occhi di Iggy, che sembravano essere pieni di
sincerità. Il suo discorso non faceva una piega e lei in
quel momento si sentiva
stupida per non averci pensato e questo senso di stupidità
del suo cervello era
accentuato ancora di più dal fatto che era stato proprio
Iggy a farglielo
notare, facendole un discorso sui sentimenti e sul dolore come
se… beh, come se
lui stesso ne avesse assaggiato qualcosa.
“Perché
non andiamo alla festa?” chiese allora
Nudge, interrompendo il silenzio che si era venuto a creare. E forse
anche per
cambiare argomento.
“Sì,
buona idea. Andiamo”, concordò Shary e uscirono
tutti quanti di casa.
Shary
e Nudge ci sarebbero andate in moto, la prima
perché non aveva un mezzo più veloce e la seconda
perché voleva provare il
brivido di andare
su una moto. Gli altri
invece ci andarono volando portandosi pure Total che aveva insistito
tanto per
venire.
Il
posto si trovava poco lontano da lì, in un
quartiere un po’ malfamato, dove vivevano un sacco di ragazzi
mutanti, senza
genitori, mantenendosi da soli senza però farsi notare da
altri. Si trattava di
ragazzi che erano scappati dalla Scuola o che erano stati abbandonati.
Erano
tutti di diverse età, bambini, ragazzi, adolescenti. I
più grandi della
combriccola erano in un certo senso dei capi, o meglio, quelli che
cercavano di
gestire tutta la situazione, di aiutare i mutanti. E ogni tanto
organizzavano
queste feste per far divertire. Jo e Shary venivano spesso a trovarli
nelle
loro case abbandonate o in qualsiasi posto si fossero rifugiati.
Quando
Shary e gli altri arrivarono, una ragazza dai
capelli corti e scuri se ne stava sopra un palco improvvisato col
microfono in
mano a dare inizio alla festa, con un allegro discorso di benvenuto e
un invito
a unirsi e a divertirsi a più non posso. Era una dei due
capi. Lì vicino c’era
anche l’altro, Jack, che faceva girare dei dischi come un
vero Dj, mettendo la
musica. La gente era numerosa, come sempre, alcuni si riconoscevano
già
dall’esterno che
erano mutanti, per
qualche dettaglio da animale che mostravano.
La
festa si svolgeva in un caseggiato abbandonato e
tanto rovinato, ma i ragazzi erano riusciti ad abbellirlo con le
bombolette
spray, i festoni e i palloncini. Avevano anche portato anche da bere e
mangiare
e c’era pure dell’alcool che girava.
Shary
si unì subito alla festa, facendosi largo tra
tutti quei corpi già sudati che ballavano allegri e
spensierati, alcuni pure un
po’ brilli. Prese da bere anche lei al tavolo delle bibite ma
poi, poco
lontano, notò una ragazza con i capelli neri e gli occhi
scuri che se ne stava
appoggiata al muro a fissare un punto indefinito davanti a lei, come
immersa
nei suoi pensieri.
La
riconobbe subito, era Charly, la sua migliore
amica, l’avrebbe riconosciuta ovunque; Charly non era una
ragazza difficile da
notare, c’era sempre qualcosa che la distingueva dalla folla,
forse il trucco
scuro e pesante che
metteva sugli occhi
o il fatto che si vestisse sempre rigorosamente di nero, con borchie e stivali anche
d’estate.
Shary
le fece cenno di avvicinarsi.
“Ciao!”
la salutò non appena la raggiunse.
“Ciao”,
ricambiò la mora.
“Sei
venuta, allora”.
“Mia
mamma lavora stasera, per cui, sì”.
“Vieni,
che ti presento delle persone”.
Shary
e Charly si fecero strada tra le varie persone
e finalmente riuscirono a raggiungere i ragazzi dello Stormo.
“Ragazzi!”
li chiamò la rossa. “Lei è la mia amica
Charly. Charley, loro sono Max, Fang, Iggy, Nudge, Gasman e
Angel”.
“Molto
piacere”, le disse Angel porgendole la mano
con un sorriso da bambina innocente. Charly la prese ma la
guardò in modo un
po’ sospettoso. Poi il suo sguardo passò su tutti
quanti loro, come a volerli
studiare, ma indugiò di più su Fang. Le fece
subito una strana impressione e
provò un forte desiderio di conoscerlo meglio. Forse era il
suo aspetto, i suoi
vestiti neri, quell’aria tormentata come la sua.
I
due si studiarono per un po’, cosa che non sfuggì
agli altri.
“Scusate,
ma Charly non è una persona molto
loquace”, disse Shary, probabilmente in imbarazzo per tutto
il silenzio che si
era venuto a creare.
In
effetti, la mora era famosa proprio perché
parlava pochissimo, diceva sì e no dieci parole al giorno, a
differenza della
sua amica che parlava continuamente. Le piaceva stare in silenzio e
ascoltare
piuttosto che parlare, diceva spesso che le parole non servivano a
niente, che
erano uno spreco di fiato inutile. Si poteva comunicare in maniera
diversa.
“Bene,
non mi piacciono
le persone che parlano troppo. Dopo un po’ diventano
noiose”. Rispose Fang
senza distogliere gli occhi da quelli di Charley, gli occhi scuri che
sembravano molto simili a quelli della ragazza.
MILLY’S SPACE
Allora,
eccomi qua di nuovo : )
Sicuramente se avete già letto la prima stesura di questo
capitolo, vi
ricorderete chi era Charly… altrimenti, aspettate e lo
scoprirete presto ^^.
Non
ho molto altro da aggiungere se non che… be’,
recensitemi
: ) e venitemi anche a trovare sulla mia pagina facebook
https://www.facebook.com/MillysSpace
Grazie
per l’attenzione e alla prossima.
Milly.
MAXBARBIE:
ehi : ) dopo la tua recensione ho pensato di provare a fare il disegno
di Shary…
purtroppo, però, io sono impedita a disegnare, ma sono brava
nel copiare. Così avevo
provato a cercare una foto o un disegno che potesse andare bene,
apportandoci
le dovuto modifiche ovviamente, ma niente. E forse è meglio
così, a volte è
meglio immaginare che non vedere : ) E sì, Angie
è una bimba piuttosto
particolare, ma io ho dei sentimenti piuttosto contrastanti su di lei.
Che mi dici di questo capitolo? Spero di risentirti presto, bacioni.
M.
|
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Capitolo 8 *** Capitolo sette ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
SETTE
Shary,
stanca di ballare, si spostò in un angolo per
non essere urtata dalle persone. Quando si voltò,
però, vide Iggy seduto su dei
gradini, tutto solo. Allora decise di seguire soltanto il suo cuore,
che le
diceva di andare da lui e vedere se c’era qualcosa che non
andava, visto che di
solito non stava mai da solo e che si divertiva sempre.
Ben
presto salì i gradini, sedendoglisi accanto.
“Come
mai qui tutto solo?” gli chiese curiosa.
“C’è
troppa confusione per i miei gusti”, rispose
lui senza girarsi verso di lei, lo sguardo rivolto a terra.
Si
sentì ad un tratto in imbarazzo e anche un po’ in
colpa e stupida, perché era stata lei a trascinarli in quel
posto con la musica
alta e un sacco di persone. Ma doveva capirlo che a lui non sarebbe
piaciuto.
Dopo
un paio di minuti di silenzio, la ragazza si
alzò prendendogli la mano, senza sapere da dove le era
venuto tutto quel
coraggio.
“Vieni
con me” gli disse soltanto.
Lui
questa volta alzò la testa puntando i suoi
profondi occhi azzurri in quelli della ragazza.
“Dove?” le chiese.
“Lontano
dalla confusione”.
I
due scesero velocemente le scale e cominciarono ad
allontanarsi dalla festa, facendosi largo tra le persone; continuarono
a
tenersi per mano, Shary che procedeva davanti e lui dietro che la
seguiva,
fidandosi completamente di lei che cercava di evitare meno persone
possibili
per non andare a sbatterci.
Presto
arrivarono in spiaggia e cominciarono a
camminare sulla morbida sabbia, vicino al mare. A quel punto non si
tenevano
più per mano, ma non si ricordavano nemmeno come si erano
lasciati. Camminavano
soltanto molto vicini.
“Va
meglio qui?” gli chiese poi con voce allegra,
quando furono più lontani dalla festa, dove la musica
arrivava alle loro
orecchie molto più attutita.
“Decisamente”,
rispose lui portando le mani dietro
la testa.
Tra
i due cadde il silenzio. Shary si sentiva un po’
in imbarazzo, forse lo stava annoiando, ma non sapeva con che discorso
iniziare.
Ad
un tratto alzò gli occhi al cielo e sbottò, non
sapendo bene che discorso fare. “Sai è molto bello
stare qui in spiaggia,
soprattutto la sera, a guardare le stelle, la luna o ascoltare il
rumore
dell’oceano. Ci sono molte cose che secondo me vale la pena
vivere, molte cose
belle”.
“Tipo?”
“Tipo…
guardare il sole che tramonta dietro l’oceano
o osservare le nuvole, le stelle, i pesci che nuotano sotto al mare,
anche la
pioggia che cade… questi, almeno secondo me”. E
avrebbe tanto voluto aggiungere
anche: e i tuoi occhi sono la cosa
più
bella del mondo.
Intanto
i due continuavano a camminare sulla
spiaggia, allontanandosi sempre di più dalla confusione,
dove la musica ormai
non si sentiva più, dove c’erano solo loro due,
l’oceano, la luna e le stelle.
“Sì,
ma queste sono più che altro cose estetiche, questa
è la bellezza esteriore”, le disse lui tenendo lo
sguardo dritto davanti a sé.
Shary
abbassò il capo, sicura che le sue guance
fossero diventate dello stesso colore dei suoi capelli. Meno male che
lui non
la vedeva. Aveva commesso due errori nello stesso giorno e per di
più col
ragazzo che le piaceva. Ma perché si era messa a parlare
della bellezza con lui
se non ci vedeva. Era ovvio che non la poteva apprezzare. Maledetta lei
e la
sua lingua che non sapeva mai stare ferma.
Lui
però non sembrava essersela presa, dato che
continuò tranquillamente. “L’aspetto
esteriore prima o poi appassisce, si
consuma. E non lo dico solo perché non ci vedo. Io credo che
la bellezza vera
stia all’interno delle cose. Come hai detto tu, ascoltare il
rumore dell’oceano
piuttosto che guardarlo o sentire il suo odore. Ascoltare una canzone
che ti
piace, il canto delle cicale, odorare il profumo dei fiori o della
rugiada
sulle foglie. I sentimenti che proviamo nei confronti di una
persona”.
La
ragazza ascoltò interessata il discorso di Iggy e
doveva ammettere che lui non aveva tutti i torti. Era vero, quella era
la vera
bellezza.
Intanto
avevano raggiunto una specie di ponte di
legno e ci erano saliti sopra, avvicinandosi al bordo, lei che
rivolgeva la
schiena al mare, lui che le stava di fronte, parecchio più
alto di lei,
facendola sentire così al sicuro e protetta, non sapeva
nemmeno lei perché. Entrambi
erano illuminati dalla luce della luna, col sottofondo del rumore del
mare.
“E
qual è, secondo te, il sentimento più bello che
si possa provare?” gli chiese lei con voce incerta e timida.
“L’amore”,
le rispose lui senza indugiare e con un
sorriso sghembo dipinto sulle labbra, uno di quelli che la facevano
impazzire.
“Non
ne sono così sicura”, lo contraddisse lei
iniziando a giocare delicatamente con i bottoni della sua camicia,
senza
neanche sapere come le sue mani erano finite lì. La
verità era che voleva che
lui le arrivasse ancora più vicino, voleva sentirselo
accanto, aveva tanta
voglia di abbracciarlo e…
“E
come mai?”
“Perché
ho visto mia sorella disperata proprio per
amore. E io mi sono promessa che non mi sarei mai innamorata”.
“E
ci sei riuscita?”
No,
non ci sono riuscita perché mi sono innamorata
di un ragazzo bello e speciale, con gli occhi più belli del
mondo. Avrebbe
voluto rispondergli questo, ma non poteva. Sarebbe stato stupido,
avrebbe solo
rovinato quello che c’era già tra di loro.
Però non voleva nemmeno dirgli di
no, non voleva mentire a lui.
Che
fare? Che rispondergli? Faticava sempre di più a
pensarci visto che si era di nuovo persa in quel profondo azzurro dei
suoi
occhi; lì dentro le sembrava veramente di poter volare.
Iggy
intanto aspettava una risposta, ma non si
ricordava nemmeno lui su cosa; aveva tutto il naso inebriato del suo
profumo,
che lo aveva completamente deconcentrato e fatto perdere la
capacità di fare
qualsiasi cosa. Era come una droga per lui e non ne sarebbe mai stato
sazio.
Sentiva le sue mani che giocherellavano con i bottoni della sua camicia
e
avrebbe tanto voluto afferrarle e baciarle e poi… poi la
voleva abbracciare,
dirle quanto ci teneva a lei e quanto gli facesse male non poterla
vedere.
Ma
perché? Soltanto per rovinare il bel rapporto che
c’era già tra loro due? No, non poteva farle una
confessione d’amore, non lì,
non adesso.
Ad
un tratto si sentirono degli schiamazzi, delle
grida e dei risolini e qualcuno che si tuffava in acqua.
“Dovrebbero
essere i ragazzi”, spiegò Shary vedendo
che il biondo si era voltato lì dove proveniva il rumore,
curioso. “Si fanno
sempre una nuotata quando ci sono queste feste”.
“Forse
dovremmo andare”, aggiunse lui, sapendo che,
se rimanevano, non si sarebbe più trattenuto dal baciarla.
“Sì,
d’accordo”, concluse lei togliendo le mani
dalla sua camicia e allontanandosi dal ponte, di malavoglia.
Jo
era sdraiata nel suo letto, abbracciata ad un
cuscino su cui versava delle calde lacrime da non sapeva nemmeno lei
quanto
tempo. Praticamente da quando Shary e gli altri erano andati alla
festa.
Era
successo di nuovo, ci era ricaduta di nuovo. Si
era promessa che non avrebbe più pianto perché
sapeva che lui non avrebbe
voluto vederla così distrutta. Ma che ci poteva fare se lei
lo amava ancora troppo?
Non voleva fare nuove conoscenze, non voleva uscire con altri ragazzi,
sarebbe
stato come tradirlo perché il suo amore per lui non si era
esaurito. E quando
ami una persona non la puoi tradire.
Ma…
ma lui non sarebbe mai tornato e questo lo
sapeva benissimo. Lei però non era pronta, non era pronta a
lasciarlo andare.
Desiderava tanto che lui ora la stringesse, che la abbracciasse e la
baciasse
come solo lui sapeva fare, come faceva in passato. Voleva tanto che
fosse lì
con lei adesso, lo voleva con tutto il cuore.
Certo
che la vita era proprio ingiusta. Prima le
ammazzano i genitori davanti agli occhi, poi la portano in una specie
di
laboratorio dove fa da cavia a un sacco di esperimenti e dove la fanno
praticamente diventare per metà insetto e infine, come se
non bastasse, anche
l’unica persona che avesse mai amato l’abbandona.
Perché?
Perché la vita
doveva essere così ingiusta? Che cosa aveva fatto di male?
MILLY’S
SPACE
Eccomi
con un nuovo aggiornamento : ) sono tornata dalla
mia puasetta di due settimane, ma spero che voi non mi abbiate
dimenticata. O meglio,
che non vi siate dimenticati di questa storia. A quanto pare presto ci
sarà una
svolta tra Shary e Iggy. Vedremo come finirà ^^. Ma,
sicuramente, se avete già
letto la prima stesura ve lo ricorderete.
Non
vi disturbo ulteriormente. Lasciatemi delle
recensioni, però, che ci tengo molto. E venite a fare una
capatina nella mia
pagina face : )
https://www.facebook.com/MillysSpace
Bacioni
: )
MAXBARBIE:
ahahah, già… chissà quanti a pensare
“Nooo, maledetta Charly!! Fang deve stare
con Max!!” Comunque, anche io penso che Max non sia molto
d’accordo della
festicciola, ma ogni tanto un po’ di svago ci vuole. Anche
per lei. Vedremo più
avanti cosa ne pensa ^^.
Un bacione e spero di risentirti.
Milly.
|
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Capitolo 9 *** Capitolo otto ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
OTTO
Shary,
Max, Iggy, Fang, Nudge e Total erano seduti
attorno al tavolo della cucina a giocare a Monopoli. Jo era andata al
lavoro da
un paio d’ore, mentre Gasman e Angel dormivano placidamente
nei loro letti.
“Sono
centoventi dollari”, sbottò Iggy rivolto a
Fang, porgendogli la mano con sguardo di sfida.
Fang
gli diede i soldi sbuffando; il biondo li stava
battendo tutti, come sempre, e come facesse ancora nessuno lo capiva.
A
un certo punto si sentirono dei leggeri passi
venire verso di loro e una bambina bionda con gli occhi leggermente
assonnati
comparve sulla porta della stanza.
“Max,
io e Gazzy non riusciamo a dormire”, disse Angel
guardando la più grande dello Stormo con sguardo quasi di
supplica.
Max
però non sapeva che dirle, così fu Shary a
intervenire: “Volete che vi legga una favola?
Così, magari vi viene sonno”.
“Davvero?”
“Certo!”
rispose la rossa, alzandosi da tavola.
“Tanto ormai Iggy mi sta mandando in bancarotta”.
La
ragazza e la bambina si allontanarono su per le
scale e, dopo aver preso un libro, Shary entrò in camera
delle ragazze, dove c’era
anche Gasman, e si sdraiò in mezzo ai due fratelli.
“La
conoscete la storia di Peter Pan?”
“No,
di che parla?” le chiese Gazzy.
“Di
un bambino che non voleva mai diventare grande e
che viveva sull’Isola che non c’è.
Sapeva pure volare”.
“Davvero?
Aveva anche lui le ali come noi?”
“Oh,
no. Lui usava la polvere delle fate.
Ascoltate”.
Shary
aprì il libro e iniziò a leggere una delle sue
fiabe preferite che sua mamma le leggeva sempre quando era piccola. I
due
bambini le stavano accanto, ascoltavano attentamente presi dalla
storia, ma
ogni tanto i loro occhi si chiudevano per un po’.
Dopo
poco più di mezz’ora, la ragazza si accorse che
Angel e Gasman si erano addormentati, avevano gli occhi chiusi e il
respiro
pesante, segno che dormivano piuttosto profondamente.
Si
fermò un attimo a guardarli; erano così dolci e
innocenti, due semplici bambini che dormivano beatamente dopo aver
ascoltato la
favola della buona notte, due bambini che all’apparenza
sembravano
normalissimi, due semplici bambini che avevano ancora una vita lunga e
piena
davanti a loro.
E
così sarebbe dovuto essere.
Ma
la vita era ingiusta per tutti, anche per quei
due poveri bambini che, oltre a essere mutanti, non avevano una
famiglia, né
dei genitori, una casa o una protezione…
La
ragazza decise di alzarsi, così si sedette sul
letto cercando un modo per uscire senza urtarli. Lanciò uno
sguardo alla porta
socchiusa e allora si arrestò; Iggy stava passando proprio
in quel momento, con
le mani in tasca e i capelli biondi leggermente spettinati. E allora le
successero di nuovo le stesse cose che le succedevano tutte le volte
che lo vedeva.
Avrebbe tanto voluto dormire anche lei abbracciata a lui come avevano
fatto
prima i bambini con lei.
“Dovresti
dirglielo”, disse una voce dietro di lei
facendola sobbalzare; si girò e si trovò davanti
gli occhi di ghiaccio di
Angel. Ma non stava dormendo? Certo che quella bambina era un
vero… non sapeva
come definirla, ma certe volte metteva un po’ di
inquietudine.
“Dovresti
proprio dirglielo”, continuò lei. “Che
ti
piace. Sono sicura che lui ne sarà contento”.
Bene,
perfetto, anche la bambina aveva capito che si
era innamorata di Iggy. Probabilmente lo sapevano tutti ormai, anche il
cane.
Ma un momento. Che cos’è che aveva detto? Che
sarebbe stato contento se lei
glielo diceva? E perché?
Shary
era in garage a pulire la moto di suo padre.
Adesso la usava lei ogni tanto, visto che non poteva né
volare né guidare la
macchina.
“Ciao!”
la salutò qualcuno, appena entrato. Lei
sorrise immediatamente sentendo il cuore che le balzava nel petto,
riconoscendo
quella voce.
Si
voltò e si trovò davanti ai soliti occhi azzurro
cielo che la sapevano sempre catturare e ammaliare.
“Ciao”,
ricambiò lei con un sorriso dolce.
“Che
facevi?”
“Sto
pulendo la moto”.
“Hm…
interessante”.
Restarono
per mezzo minuto in silenzio, un silenzio
piuttosto imbarazzante in cui nessuno dei due sapeva che cosa dire.
“Ti
va di fare un giro con me in moto?” chiese ad un
tratto lei senza neanche sapere come le erano venute quelle parole;
forse erano
servite solo per interrompere il silenzio, infondo era solo una
innocente
proposta, lui poteva anche rifiutare. Ma allora perché lei
si sentiva come se
gli avesse appena chiesto di uscire e dentro di sé sperava
con tutto il cuore
che rispondesse affermativamente?
“Sì,
d’accordo”.
Shary
si sarebbe volentieri messa a saltare per
tutto il garage dalla contentezza, ma era meglio evitare certe
figuracce.
“Ma
dove andiamo?” chiese poi lui, prendendola un po’
alla sprovvista. Già, dove potevano andare? Ma poi
però, dopo averci pensato un
attimo, rispose con entusiasmo.
“In
un bel posto. È una sorpresa però”.
“Ok,
mi piacciono le sorprese”.
Dopo
aver indossato il casco, montarono entrambi in
moto, lei davanti e lui dietro, circondando la vita della ragazza per
non cadere.
A Shary sarebbe piaciuto il contrario, così che lei poteva
stringersi forte a
lui e sentire i muscoli che aveva sotto la maglietta, ma purtroppo un
piccolo
problema alla vista di Iggy le impediva di fare questo.
Le
strade quel giorno non erano molto affollate così
arrivarono in circa venti minuti ad una spiaggetta dove non
c’era anima viva e
dove le onde erano piuttosto alte sebbene il vento non era molto forte.
Era il
posto preferito della ragazza, ci veniva tutte le volte che aveva
bisogno di
stare un po’ da sola a riflettere, in moto oppure anche a
nuoto. Non veniva mai
nessuno a nuotare lì, proprio perché le onde
erano molto alte, a parte i pochi
coraggiosi che volevano provare l’adrenalina di nuotare o
surfare tra le onde
altissime.
Dopo
essersi guardata un po’ intorno, a Shary
all’improvviso venne un’idea che forse avrebbe
potuto soddisfare la voglia che
sentiva prima, mentre erano in moto.
“Ti
va di provare a guidare la moto?”
Iggy
sgranò gli occhi incredulo, non aspettandosi
una proposta del genere.
“Sì,
ma… come faccio? Non so se te ne sei accorta ma
non ci vedo”.
“Oh,
beh, questo non sarà un problema così grosso.
Non c’è anima viva quindi non andremo addosso a
nessuno ed è anche tutta
sabbia quindi anche se cadiamo non ci
faremo molto male. E poi… ti dico io dove guidare e quando
svoltare”.
“Ma
ne sei sicura?”
“Certo.
Tu ti fidi di me?”
“Sì,
mi fido di te”. C’era sicurezza e certezza
nella voce del ragazzo quando aveva pronunciato quelle parole e Shary
si sentì
immediatamente scaldare il cuore; si fidava di lei e quello era
già un inizio.
Ma un inizio per cosa?
Rimontarono
di nuovo entrambi in moto, sempre col
casco, ma questa volta invertirono le posizioni e così
finalmente la ragazza
aveva potuto stringersi a lui e toccare i suoi pettorali.
Ottima
come scusa, lo aveva visto fare spesso nei
film. Ma non gli aveva proposto di guidare soltanto per questo, non era
certo
stupida da rischiare la sua vita soltanto per un piccolo capriccio. Era
sicura
che non avrebbero fatto incidenti, lui riusciva a cavarsela in tutto
perché non
anche con una moto? Voleva semplicemente fargliela provare, aveva
capito quanto
ci tenesse e be’… voleva cercare di renderlo
contento.
All’inizio
erano partiti piano, guidando sulla
sabbia della spiaggia però lontani dal mare di un paio di
metri. Poi, pian
piano, Iggy aveva acquistato un po’ più di
sicurezza e aveva aumentato la
velocità, guidando quasi come se fosse in autostrada.
“Fra
un metro gira nella curva a destra”, disse ad
un tratto Shary all’orecchio del ragazzo perché la
sentisse.
E
lui fece come lei gli aveva detto.
Continuarono
così per circa una mezz’oretta, lui che
guidava e lei che gli diceva dove andare.
Iggy
si fidava ciecamente di lei e non solo
letteralmente. Per la prima volta si sentiva bene, come se potesse
vederci
veramente, riusciva pure a immaginarsi il paesaggio davanti a lui.
Era
come se lei fosse i
suoi occhi…
MILLYS’ SPACE
Sono
un po’ in ritardo con l’aggiornamento, ma sono
stata
presa da diverse altre cose e ho continuato a rimandare. Scusate, ma le
vacanze
mi annebbiano un po’ la mente.
Be’,
ecco qua… sì, lo so che questi capitoli sono un
po’
noiosi e che sarete stufi di sentir parlare solo di Iggy e Shary, ma
vorrei
concludere la questione tra loro due.
Non
starò a parlare molto, è piuttosto tardi e ho
ancora
altre cose da fare. Spero vi sia piaciuto comunque.
Lasciatemi qualche recensione e non scordatevi di fare una visitina
alla mia
pagina face : )
Bacioni,
M
MAXBARBIE:
ehi, bella : ) come vedi, non sei l’unica in ritardo. Sono
contenta che
apprezzi tutti i miei capitoli, mi fa davvero piacere. Sai, non sempre
io ne
sono soddisfatta. Però questo devi dire che mi piace ^^ tu
cosa ne dici?
Un bacio.
P.S. se non mi avessi detto che è uscito Nevermore non
l’avrei saputo prima di
entrare in una libreria ^^ mi sono messa a battere i pugni sul tavolo e
a
saltellare dalla gioia sulla sedia ^^ lol
|
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Capitolo 10 *** Capitolo nove ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
NOVE
“Allora, ti
è
piaciuto?” chiese Shary una volta che lei e Iggy furono scesi
dalla moto e si
furono seduti su uno sperone di roccia poco lontano dal mare.
“Starai
scherzando, spero? È stato fantastico!”.
Esclamò lui con un sorriso emozionato. “Max non me
lo avrebbe mai fatto fare”.
“Io
non sono Max, infatti”.
“No.
Tu sei molto meglio”.
Shary
non sapeva come rispondere a questo, sentiva
solo che le farfalle nel suo stomaco erano aumentate e che il cuore
aveva
cominciato a fare le capriole mortali. Forse non erano delle parole
così
importanti, forse lui gliele aveva dette soltanto in amicizia, magari
come le
aveva detto che si fidava di lei. Insomma, gliele aveva dette
naturalmente,
come se le avesse detto che preferiva il thè al posto del
caffè.
No…
non era niente di che.
“Questo
è sempre stato il mio posto preferito”,
cominciò
lei ad un tratto interrompendo il silenzio che si era venuto a creare.
“Vengo
qui quando ho bisogno di stare un po’ da sola, quando devo
riflettere. Il
tramonto qui è bellissimo e poi… beh, il rumore
del mare riesce sempre a
catturarmi”. Non sapeva perché gli stava
raccontando tutto quello, sicuramente
a lui non gliene importava neanche, però sentiva il bisogno
di dire qualcosa,
di confidare questo segreto a qualcuno. “Sei la prima persona
che porto qui,
non l’ho detto neanche a mia sorella”.
“Wow,
mi sento lusingato”, rispose lui portandosi
una mano sul cuore e facendo una voce fintamente commossa. Shary
scoppiò a
ridere dandogli una gomitata scherzosa.
“Comunque
hai ragione”, cominciò lui. “Qui
è
bellissimo. E il tramonto… beh, riesco a
immaginarmelo”.
“Infatti
non ti serve la vista per vedere certe
cose. Basta un po’ di immaginazione”.
“E
con te mi riesce persino più facile”.
La
ragazza sentì di nuovo il cuore fare le capriole.
E queste? Che peso doveva dare a queste, invece, di parole?
I
due ragazzi si misero a parlare del più e del
meno, come vecchi amici che non si vedono da tanto tempo; lui le
parlava delle
avventure che aveva vissuto con lo Stormo in tutti quegli anni mentre
lei gli
raccontava di quello che aveva fatto con sua sorella e ogni tanto anche
di
Alex.
Continuavano
a ridere perché si raccontavano solo le
cose divertenti; avevano bisogno di lasciarsi le brutte esperienze alle
spalle
o magari di riderci su. E Shary era proprio felice di condividere, non
solo
quella spiaggia, ma anche la sua vita con Iggy. E lui… beh,
lui non era uno che
in genere parlava di quella vita e di tutto quello che aveva vissuto a
causa
della sua condizione di mutante, non lo faceva nemmeno coi suoi amici,
però con
lei gli veniva così naturale, come se lo avesse sempre fatto.
“Posso
farti una domanda?” sbottò ad un tratto lei,
tornando seria. Aveva questa curiosità che la attanagliava
già da un po’, però
non era sicura che lui le avrebbe risposto perché era una
domanda un po’
delicata e forse non gli andava di raccontare una cosa del genere a una
che
conosceva solo da qualche settimana.
“Spara”.
“Com’è
che sei… sì, insomma…
com’è che sei…”. Non sapeva,
però, trovare le parole adatte, non sapeva come porgli la
domanda in modo
delicato.
“Diventato
cieco?” concluse lui per lei, capendo la
domanda.
“Sì”.
Il
ragazzo tirò un sospiro spostando lo sguardo
verso il cielo rosso-arancio davanti a lui, incantandosi a fissare un
punto
indefinito.
“Non
devi dirmelo se non vuoi…”., aggiunse subito la
ragazza, vedendo che il suo sguardo si era fatto un po’ cupo.
“No,
tranquilla. Te lo dico. In fondo, non è un
segreto di stato”, cercò di sdrammatizzare Iggy,
ma si vedeva che questo
argomento lo tormentava un po’. “E’
successo quando avevo circa otto anni.
Eravamo ancora alla Scuola, io e gli altri, e i Camici Bianchi volevano
provare
a migliorarmi la vista notturna. Ma avevano sbagliato qualcosa e quando
mi sono
risvegliato non vedevo praticamente niente”.
Shary
aveva lo sguardo fisso su di lui, con la bocca
leggermente socchiusa e gli occhi sconvolti; le dispiaceva
così tanto, erano
degli stronzi e dei bastardi, quegli scienziati, solo per una cazzata
del
genere avevano rovinato la vita a un ragazzo. Aveva voglia di ucciderli
lei
stessa.
“Dev’essere
stato terribile per te”. Fu l’unica cosa
che riuscì a dire alla fine.
“Sì,
lo è stato. È stata l’unica volta che
ho pianto
in tutta la mia vita e non sai nemmeno quanto. Ma ormai ci sono
abituato e poi ho
avuto degli amici fantastici che mi hanno aiutato”.
“Beh,
l’importante è
questo. Non essere mai soli”.
“Sì,
lo penso anch’io”. All’improvviso, senza
che
lei nemmeno se ne accorgesse, lui aveva
spostato lo sguardo verso di lei e ora, com’era successo
parecchie volte, si
trovavano occhi negli occhi, l’azzurro che si fondeva col
verde come fossero
una cosa unica. Avevano i visi terribilmente vicini, talmente vicini
che
riuscivano a sfiorarsi coi nasi e si sentivano il fiato sul collo
l’un l’atro.
Shary fissava Iggy dritto negli occhi, quegli occhi in cui ormai era
sprofondata e ci sarebbe voluto chissà che cosa per tirarla
fuori. Ma aveva
notato che lui si stava avvicinando sempre di più alle sue
labbra, piano ma si
stava avvicinando ed era sicura che il suo battito cardiaco si sarebbe
potuto
sentire fino in Cina. Lei però non aveva il coraggio di
spostarsi, né avanti né
indietro, era come paralizzata.
“Forse
ora dovremmo andare”, sussurrò lui ad un
tratto con voce roca e leggermente sensuale,
a due centimetri dalle sue labbra.
Cominciò ad allontanarsi, più velocemente di
quanto si fosse avvicinato,
chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo.
Stava
per fare una grande, grandissima cazzata…
Iggy
era seduto sulla panchina fuori sul portico,
con gli occhi chiusi e la testa appoggiata
allo schienale, i capelli biondi
accarezzati dal vento e un’espressione molto assorta.
Tutti
gli altri erano a letto già da un pezzo ma lui
non riusciva a dormire, proprio non ci riusciva, continuava a pensare a
quello
che era successo quel giorno, o meglio, a quello che sarebbe potuto
succedere.
Ma
lui non ce la faceva più a continuare così,
doveva fare qualcosa e anche presto se no sarebbe impazzito.
Ad
un tratto udì la porta aprirsi delicatamente e
dei passi leggeri venire verso di lui; quei passi li riconobbe subito,
li
avrebbe potuti distinguere anche fra mille simili, solo lei camminava a
quel
modo, solo lei aveva quel profumo così intenso che riusciva
a sentire anche da
lontano.
“Ciao”,
lo salutò lei con la sua solita voce dolce e
allegra, sedendoglisi accanto.
“E’
bello stare qui fuori, vero? E poi ce ne sono
molte stasera, di stelle intendo. E sono molto belle”.
Lui
continuò a rimanere nella stessa posizione di
prima, sentendosi lo sguardo di lei addosso.
“Te
l’ha mai detto nessuno che hai degli occhi
bellissimi?”
No,
non glielo aveva mai detto nessuno e nemmeno a lui piacevano i suoi
occhi.
Ma…
perché a lei piacevano?
Ok,
ora o mai più, si disse.
“Shary,
io ti devo dire una cosa”.
“Dimmi”.
Lui
si alzò prendendo una grande boccata d’aria
fresca, si avvicinò alla ringhiera appoggiandovisi sopra con
le mani, ma stando
di spalle a lei.
“Io…
io non so che mi prende tutte le volte che sto
con te. Non so che cosa sia quella sensazione che provo allo stomaco
tutte le
volte che tu mi stai accanto. E, soprattutto, non so se sto facendo la
cosa
giusta nel dirti tutto questo, ma sento che lo devo fare, devo
confessarti
quello che provo perché se no esplodo”.
All’improvviso si voltò verso di lei;
sapeva che Shary lo stava fissando e avrebbe dato qualsiasi cosa per
vedere la
sua espressione adesso. “Quando
sento la
tua voce o il tuo profumo, beh, perdo completamente la testa, la
concentrazione
e tutto quanto. In quei momenti penso soltanto a te e a quanto vorrei
stringerti tra le mie braccia, anche davanti a tutti gli altri che ci
guardano.
Con te sto benissimo, posso essere solo me stesso, comportarmi da vero
cieco
perché so che a te non importa, so che a te non devo
dimostrare di essere
forte, cosa che invece devo fare pure davanti ai miei amici. E non sai
quanto
vorrei poterti vedere perché secondo me sei bellissima,
Shary”.
La
ragazza era rimasta ad ascoltare tutto il suo
discorso con occhi e bocca spalancati, sconvolta, scioccata ma allo
stesso
tempo anche felice ed emozionata, talmente tanto che si sarebbe
volentieri
messa a urlare dalla contentezza. Non poteva crederci, lui le aveva
appena
detto… che cosa? Le aveva fatto una confessione
d’amore, per caso?
Lei
si alzò dalla panchina e pian piano gli si
avvicinò, finché non gli fu davanti e
così dovette alzare leggermente la testa
per poterlo guardare in viso.
“Stai
dicendo che ti sei innamorato di me?”
“Non
lo so, non so che cosa sia tutta questa
confusione che provo dentro quando tu stai con me”.
“Non
lo so nemmeno io, però c’è una cosa di
cui sono sicura”.
“Che
cosa?”
“Che
tutta questa confusione che provi tu la provo
anch’io ogni volta che ti vedo o che sto con te”.
“Davvero?”
Il ragazzo sgranò leggermente gli occhi sorpreso.
“Sì
e vorrei provare a stare con te, sai, come nei
film, quando due ragazzi passano tanto tempo insieme, si tengono per
mano, si
baciano…”.
Tra
i due calò un attimo di silenzio, un silenzio
privo di imbarazzo, questa volta, ma pieno solo di emozione,
felicità e
sentimento…
“Vorrei…”,
cominciò Iggy senza interrompere il
contatto che si era venuto a creare tra i loro sguardi.
“Vorrei baciarti ora,
ma ho paura di non riuscire a centrarti la bocca perché come
ti ho già detto tu
mi fai completamente perdere la concentrazione”.
La
ragazza rise, rise
di gusto, quella risata che a lui creava sempre una certa emozione.
Alla fine
lei lo baciò, alzandosi sulle punte dei piedi mentre lui la
strinse per i
fianchi attirandola di più a se e ricambiando il bacio, con
passione e con…
amore.
MILLY’S SPACE
Rileggere
questo pezzo ascoltando Einaudi mi ha commossa
quasi… e fatto venire la voglia di innamorarmi
così.
Be’,
spero vi sia piaciuto e spero mi recensirete. Ma
tanto so che non lo farete per cui mi rassegnerò e basta.
Sulla
mia pagina facebook ho postato le foto dei
personaggi e ho cambiato alcuni prestavolti,
perciò… ditemi se vi piacciono
almeno quelli : )
Un
bacione.
P.S.
tra un paio di giorni partirò per il mare e non
potrò aggiornare perché là non ho la
connessione internet. Quindi, ci
risentiremo a settembre.
Milly.
|
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Capitolo 11 *** Capitolo dieci ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
DIECI
Il
sole era ormai sorto alto nel cielo e con i suoi
delicati raggi caldi illuminava il volto di due ragazzi addormentati
sulla
panchina di un portico. Erano lì dalla sera prima, dopo che
si erano scambiati
il loro primo bacio, cullati dalla panchina dondolante e dal fresco
venticello
che scompigliava loro i capelli.
La
ragazza era sdraiata sopra di lui, con la testa
appoggiata sul suo petto, cullata dal battito del suo cuore. Quel cuore
che
adesso lei aveva conquistato.
Dentro
casa, invece, sembrava stesse per scoppiare
il finimondo.
“Ragazzi,
avete visto Shary per caso?” chiese una Jo
piuttosto allarmata con i vestiti in cui aveva dormito ancora indosso.
Lo
Stormo si guardò l’un l’altro; anche
loro erano
preoccupati.
“No.
E non troviamo neanche Iggy”, rispose Max.
“Oddio!
Non gli sarà mica successo qualcosa, vero?”
fece ancora Jo, non sapendo più che fare.
“Dovremmo andare a cercarli”.
“Oh,
io non penso siano andati molto lontano e sono
anche sicura che stiano bene”, disse ad un tratto Angel,
l’unica tranquilla del
gruppo, a giudicare dal suo sorrisetto malizioso e sapiente.
Gli
altri la guardarono straniti e curiosi, finché
non sentirono Gasman gridare dalla cucina.
“Ehi!
Li ho trovati!”
Il
bambino era vicino ai due ragazzi e li guardava
in modo strano. Ad un tratto vide la testa di Iggy muoversi, segno che
si stava
svegliando.
“Ehi,
ci prepari la colazione?” chiese il bimbo con
la voce ancora impastata dal sonno.
“Hmm,
Gazzy. Che ci fai qui?” gli chiese l’altro
però, senza aprire gli occhi.
“Veramente
la domanda più corretta sarebbe che ci
fate voi due qui fuori”, gli rispose l’amico.
Allora
Iggy aprì gli occhi, e si ricordò di quello
che era avvenuto la sera prima. Shary era sdraiata sopra di lui,
percepiva il
suo corpo caldo che gli premeva contro il petto e sentiva il suo
profumo che
gli arrivava alle narici. Gli venne da sorridere; sì, ora si
sentiva felice
come non si era mai sentito. Stava con Shary. Lei ora era la sua
ragazza. Come
nei film.
Cominciò
a muoversi anche lei, turbata dai movimenti
di Iggy che cercava di mettersi seduto senza farla cadere.
Alzò
la testa e, non appena aprì gli occhi, si trovò
davanti quelli azzurri di Iggy. Del suo ragazzo. Wow, suonava un
po’ strano…
però anche tanto bello.
“Ciao”
,lo salutò lei con voce resa roca dal sonno.
“Ciao”,
ricambiò lui in tono sensuale e con un
sorriso sghembo che la faceva impazzire.
“Beh,
visto che ieri sera ci siamo scambiati il
bacio della buonanotte, che ne dici se mi dai anche quello del
buongiorno?”
chiese lei in tono malizioso.
“Non
so se te ne sei accorta ma c’è un minorenne
dietro di te che credo ci stia fissando un po’
stranito”.
Lei
allora si voltò accorgendosi solo in quel
momento di Gasman.
“Oh,
ciao Gazzy”, esclamò lei allora, leggermente
imbarazzata.
“Ciao,
Shary. Ma perché avete dormito qui fuori?”
“Sai
caro, questa è proprio una bella domanda. Iggy,
perché abbiamo dormito qui fuori?”
“Perché
avevamo caldo”, le rispose il ragazzo.
“Sì,
perché avevamo caldo”.
“Ok,
ma allora , ci preparate la colazione? Io e gli
altri abbiamo fame”, protestò il bambino che
iniziava un po’ a stufarsi di
tutte quelle strane risposte e quelle strane frasi che si erano
scambiati i due
prima.
“Sì,
ma lasciaci sistemarci un attimo”, gli disse
Shary alzandosi e permettendo anche a Iggy di fare altrettanto.
I
tre andarono in salotto dove erano radunati tutti
gli altri ragazzi dello Stormo, insieme a Jo e Total.
“Si
può sapere che avete fatto? Eravamo tutti
preoccupati!” li sgridò la padrona più
grande della casa.
“Scusa,
sorellona”, le rispose Shary con finta aria
dispiaciuta e colpevole, facendo un’espressione da cane
bastonato.
“Adesso
vi prepariamo la colazione”, aggiunse Iggy
prima di avviarsi verso le scale.
Shary
però lo trattenne. “Ehi, Iggy?”
“Hm?”
“Devi
ancora darmi il bacio”.
Lui
allora si avvicinò a lei sorridendole dolcemente
e la baciò, lì davanti a tutti, un bacio molto
simile a quello dell’altra sera.
“Uuuuh,
Iggy e Shary si amano, Iggy e Shary si amano…”,
iniziò a cantilenare Nudge scatenando le risate di tutti
quanti.
“Ho
capito. Alla colazione ci dovrò pensare io,
qua”, sbottò all’improvviso Jo
dirigendosi a passo svelto in cucina. Ma prima
aggiunse. “Però voi scambiatevi le vostre
effusioni privatamente”.
“D’accordo,
Jo!” le rispose la sorella,rimanendo
ancora abbracciata a Iggy. “Andiamo a cambiarci”.
“Ciò
implica che ci spoglieremo nudi in camera da
letto?” le chiese lui malizioso.
“Pervertito!”
fece la ragazza dandogli un pugno
scherzoso sul petto.
Max
era seduta fuori, sull’altalena del portico;
ormai sembrava che quel posto fosse diventato il luogo delle
riflessioni.
Era
notte e lei non riusciva a dormire, aveva troppi
pensieri che le frullavano per la testa, così aveva deciso
di alzarsi e di
ammirare un po’ le stelle; non sapeva che stava succedendo,
che succedeva al
mondo fuori da quella casa. Era da un po’ che non uscivano
dal giardino se non
per farsi un giro nel cielo e spiegare le ali. Non volevano essere
trovati.
Però era anche da un po’ che non venivano
più braccati, che non vedevano né gli
Eliminatori né i Camici Bianchi, come se fossero scomparsi.
Che non riuscissero
a trovarli? O che non li stessero più cercando? Non che la
cosa le dispiacesse,
anzi… però era così strano. Ma anche
fantastico. Finalmente sembrava che
avessero trovato un buon posto dove stare e vivere una vita
più o meno normale.
Ma per quanto ancora sarebbe durato?
E
poi c’erano Jo e Shary. Era strano che avessero
trovato altre persone mutanti come loro, scappate dalla Scuola e
nascoste da un
sacco di tempo. Insomma, sono state buone e gentili con loro, Angel non
aveva
captato nessun pensiero malvagio nei loro pensieri
però… si, sapeva di essere paranoica
e di fare fatica a fidarsi delle persone che non fossero i ragazzi del
suo
Stormo. E nemmeno la Voce si era fatta più sentire.
Ovviamente nemmeno questo
le mancava, però… insomma, prima, quando
c’era, almeno sapeva se era sulla
strada giusta, sebbene la Voce non le desse mai alcun tipo di consiglio
o
risposte alle sue domande, ma anche se così fosse stato lei
di certo non
l’avrebbe seguita.
E
poi be’… Shary stava con Iggy. Erano innamorati. E
questa era una cosa bella. Motivo in meno per andarsene. Ma se fosse
stata
tutta una trappola? Lui ci sarebbe rimasto malissimo.
“Un
dollaro per ogni tuo pensiero”, disse ad un
tratto una voce alle sue spalle.
Si voltò e sorrise vedendo Fang uscire e avvicinarsi a lei.
“Non
riesci a dormire?” le chiese.
“Ho
troppi pensieri per la testa”, rispose lei. Fang
era l’unico a cui avrebbe confessato tutto, anche le sue
debolezze e le sue
preoccupazioni. Davanti a lui non doveva fingere di essere forte.
“Tipo?”
“Non
lo so. È strano. Strano che finalmente possiamo
vivere una vita normale senza continuamente scappare o rischiare di
morire”.
“Sì,
hai ragione, è strano. Però è anche
bello.
Insomma, qui non è come da Anne Walker. Non penso che Shary
e Jo stiano
fingendo. E Iggy si è pure trovato una ragazza”.
“Sì,
e sono contenta per lui. Ma spero vivamente che
non sia una trappola. Gli altri non lo potrebbero sopportare”.
Ad
un tratto Fang si avvicinò a Max talmente tanto
che si sfioravano
con i nasi. La ragazza
rimase leggermente paralizzata, col cuore che batteva a mille, non
capendo che
cosa lui avesse intenzione di fare. Ma quella situazione le era
terribilmente
familiare, era già successo.
I
suoi occhi scuri come la notte la fissavano
intensamente e la mettevano leggermente in imbarazzo, la facevano
sentire
impotente. Le sembrava di sprofondarci dentro, come in un pozzo senza
fondo.
“Vedrai
che andrà tutto bene”, le sussurrò lui
con
tono sensuale, prima di appoggiare le labbra su quelle di Max per darle
un
bacio. Lei ricambiò, completamente inebriata del suo sapore
e del suo odore che
la facevano confondere, dimentica di tutto.
Quando
si staccarono lei lo guardò confusa,
incredula e imbarazzata.
Perché
lo faceva? Perché lui la voleva confondere
così tanto?
Lui
invece le sorrise, uno
di quei rari sorrisi che non mostrava mai.
Però era un sorriso che le piaceva molto e in quel momento
avrebbe dato
qualsiasi cosa per vederlo molto più spesso.
“Dai,
andiamo a rinfrescarci un po’ le ali. Una
volata fa bene ai pensieri”.
Senza
farselo ripetere due volte, Max seguì Fang e i
due si involarono nella notte, seguendo il corso del vento che li
faceva andare
ancora più veloce.
Quella
era una sensazione che nessuno dei due
avrebbe ceduto facilmente. Sì, erano ragazzi mutanti col due
per cento di DNA
aviario, senza casa e senza genitori, costantemente in fuga e braccati
da
scienziati pazzi che li volevano uccidere. Ma c’era una cosa
positiva in tutto
quello.
Poter
volare… li faceva
sentire in qualche modo liberi.
MILLY’S
SPACE
Buona
sera, bella gente… era da un po’ che non mi facevo
sentire. Eh lo so, ma le vacanze sono durate anche per me.
Bene,
che dire?
L’avete letto l’ultimo libro di Maximum Ride,
Nevermore? Io l’avrò divorato in
qualcosa come cinque ore… è il mio record ^^ devo
dire che sono stata col fiato
sospeso ad ogni pagina e il finale mi ha lasciata piuttosto basita. Ma
non
voglio spoilerarvi niente.
Ma
torniamo al capitolo. Bello, brutto, stupido, banale,
magnifico? Fatemi sapere, vorrei avere qualche recensione in
più.
Baciotti.
M.
MAXBARBIE:
oh, ma lo so che tu mi recensisci sempre, cara <3 sì,
Iggy e Shary sono
tenerissimi, è importante avere qualcuno con cui confidarsi.
E qui ci sono
anche i tuoi amati Max e Fang… spero di risentirti, baci.
Milly.
|
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Capitolo 12 *** Capitolo undici ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
UNDICI
Iggy,
Fang e Nudge entrarono in cucina dove
trovarono Charley, l’amica di Shary che avevano conosciuto
alla festa, seduta
al tavolo davanti ad un portatile; adesso che era giorno e
c’era la luce del
sole la poterono osservare meglio. Aveva i capelli scuri e lisci che le
scendevano poco più sotto delle spalle, gli occhi foschi
come la notte circondati
da un velo di matita nera che le
dava un’aria
misteriosa e un’espressione un po’ dura. Inoltre
era tutta vestita di nero,
dalla maglietta, ai jeans, dalla cintura con le borchie alle scarpe da
ginnastica.
“Ciao”,
la salutò Nudge allegramente; rimase un attimo
a fissarla perplessa. La ragazza aveva qualcosa di familiare.
“Ciao”,
ricambiò la mora piuttosto indifferente.
“Che
cosa stai facendo?” le chiese ancora Nudge
avvicinandosi al tavolo curiosa.
“Sto
aggiornando il mio blog”.
“Anche
tu hai un blog?!” fece l’altra sorpresa.
“Anche Fang ha un blog”.
“Sì,
l’ho visto”.
Solo
a quel punto l’attenzione di Fang andò alla
ragazza seduta al tavolo e per un attimo i loro sguardi si scontrarono,
sguardi
molto simili.
“Quanti
anni hai?”
“Quattordici”.
Charley cominciava a spazientirsi un
po’, quella bambina era decisamente troppo curiosa.
“Io
undici”.
La
ragazza spense il computer e cominciò a preparare
la borsa. Ma poi spostò lo sguardo su Iggy.
“Tu
sei Iggy, vero?” gli chiese.
Il
ragazzo annuì.
“Trattamela
bene Shary, altrimenti te la vedrai con
me. E io non scherzo”, lo avvisò poi, con fare
minaccioso.
“Certo”,
le rispose il biondino in tono fermo.
Poi
la mora si avviò verso l’uscita della cucina con
la borsa in spalla. Ma prima di uscire, si volse di nuovo verso il
biondo.
“Comunque
Shary ha ragione. Hai dei bei occhi”.
Si
scambiò un ultimo sguardo con Fang e alla fine
uscì, lasciando tutti quanti leggermente perplessi.
“E’
strana quella ragazza”, commentò Nudge fissando
la porta della cucina dalla quale era appena uscita la ragazza. Ma
intanto nella
sua testa cercava di capire che cos’avesse di così
dannatamente familiare.
Era
passato un altro mese da quando i ragazzi alati
erano arrivati a casa di Shary e Jo, un mese da quando Iggy e Shary si
erano
messi insieme e in cui non avevano fatto altro che sbaciucchiarsi.
Quel
giorno lo Stormo insieme a Total si era
ritrovato nella stanza delle ragazze, seduti sul letto, dove Max aveva
indetto
una piccola riunione.
“Ragazzi”,
cominciò il capo dello Stormo. “Direi che
ci siamo trovati bene qui, le ragazze sono state molto gentili con noi,
ma…”.
Max si bloccò non sapendo come continuare la frase. Sentiva
che gli altri non
sarebbero stati molto contenti di quello che stava per dire.
“Ma…”,
la incitò Gasman, ma tutti ormai avevano
capito dove l’amica voleva andare a parare.
“Ma…
dobbiamo riprendere la nostra missione. Non
possiamo più rimanere qua”.
“Ma
Max…”. iniziò a lamentarsi Nudge.
“Qui stiamo
così bene, abbiamo tutto, perché mai ce ne
dovremmo andare? E poi hai detto che
saremmo potuti rimanere se le due sorelle non si fossero rivelate
cattive. E
infatti non sono cattive”.
“Appunto”,
la appoggiò Gazzy. “E la tua Voce non si
è fatta sentire, non ci ha detto quello che dobbiamo
fare”.
“Io
sono perfettamente d’accordo con loro”, si
aggiunse Total facendo una faccia seria, o acomunque facendo il
possibile per
farla.
“Sì,
ragazzi, però…”.
“Pensaci
Max”, la interruppe Angel con uno sguardo
non molto tipico per una bambina di sei anni. “Se la Voce non
ti ha detto
ancora niente, forse dobbiamo rimanere qui. Forse è proprio
questa la tua
missione. Forse per una volta noi non dobbiamo fare niente, ma
sarà quello che
dovremo fare a venire a cercarci”.
Quello
che la bambina aveva detto, be’… non era per
niente un discorso da bambina e Max non sapeva come replicare.
Perché in fondo
non c’era molto da replicare, quelle parole alla fine non
erano del tutto
insensato.
La
ragazza si girò verso Fang, il suo braccio destro
come sempre in momenti come quello; ma tutto ciò che
ricevette fu una scrollata
di spalle come risposta. Eppure lei sapeva che quel gesto significava
che a lui
non importava niente, che le sarebbe sempre stato accanto qualsiasi
cosa avesse
deciso.
“Iggy?”
chiese alla fine voltandosi verso il biondo,
che era l’unico che ancora doveva dire la sua.
Ma
la sua espressione era piuttosto impassibile e
per un attimo Max si spaventò non avendola mai vista sul
viso dell’amico.
“Max
lo sai che sono sempre stato dalla tua parte”,
cominciò lui. “Ma non credo di poterlo essere
anche questa volta. Insomma,
ammettilo anche tu che qui ci troviamo benissimo e non è
ancora venuto nessuno
a cercarci. Però… se tu vuoi proprio andartene
insieme a tutti noi fallo pure,
non sarò certo io a impedirtelo. Comunque sappi che io
questa volta non ti
seguirò. Preferisco rimanere qui. E se voi ve ne doveste
andare, be’, mi
manchereste un sacco e lo sai, ma non vi seguirei… mi
dispiace”.
Max
si sentì leggermente stringere lo stomaco; non
avrebbe mai permesso che qualcosa dividesse lo Stormo, tanto meno che
uno di
loro li abbandonasse.
“Lo
dici solo perché stai con Shary”, fece lei
allora con voce dura.
“Sì,
è vero, lo ammetto. Lo dico anche perché
c’è
lei. Ma non è solo per quello e lo sai anche
tu…”.
Sì,
era vero, lo sapeva benissimo. Sapeva che, una
volta usciti da quella casa, gli Eliminatori avrebbero cominciato di
nuovo a
braccarli. Non sapeva come né perché ma aveva
questa sensazione.
“Io
rimango con Iggy”, sbottò Gazzy a quel punto;
naturalmente lui non avrebbe mai abbandonato il suo amico.
“Anch’io”,
aggiunse Nudge.
“Pure
io”. Questa volta nemmeno Angel era dalla
parte di Max e, come per dire la sua, Total saltò in grembo
alla bambina.
“D’accordo
ragazzi”, si arrese alla fine la ragazza.
“Rimaniamo”.
Ancora
per il momento. Si disse però nella sua
testa.
Nudge
e Shary erano sedute sul divano del salotto,
la rossa impegnata a fare le treccine alla bambina sui suoi capelli
indomabili,
ma sembrava che ci riuscisse piuttosto bene e la ragazza alata immersa
in una
rivista di moda.
“Tu
vuoi molto bene a Iggy?” chiese a un certo punto
Nudge, posando il suo giornale nel proprio grembo.
Shary
rimase leggermente perplessa da quella domanda,
ma alla fine rispose.
“Sì,
certo che gli voglio bene”.
“Anch’io
gli voglio bene”.
“Bene,
sono contenta, tesoro”.
Calò
un minuto di silenzio, poi Nudge proseguì con
un tono strano.
“E
un giorno vi sposerete e avrete dei figli e
andrete a vivere da soli”.
La
ragazza sorrise. “Be’, direi che è
ancora un po’
presto per pensare a queste cose, non credi?”
“Sì,
ma…”. La bambina si voltò verso Shary e
la
guardò con un’espressione leggermente malinconica
e triste. “…un giorno
succederà e tu allora me lo porterai via, lo allontanerai
dallo Stormo”.
Shary
rimase stralunata, come se qualcuno le avesse
appena dato uno schiaffo.
“No,
tesoro. Non potrei. Non lo porterei mai via da
te o dallo Stormo”.
Come
se quelle parole fossero bastate per
rassicurarla, Nudge si voltò perché Shary potesse
finire di farle le trecce.
Ma
la rossa adesso
aveva una strana sensazione nello stomaco che non era per niente
piacevole.
MILLY’S
SPACE
Purtroppo
sono un po’ in ritardo con l’aggiornamento, ma
da quando è iniziata la scuola ho avuto dei giorni piuttosto
intensi.
Comunque,
come state? Spero tutto bene : )
Che ve ne pare del capitolo? Lasciatemi qualche recensione, please, non
vi
mordo mica. Anche per dire che fa schifo, eh.
Dai,
vi lascio ora.
Vi
auguro una buona domenica.
Bacioni.
MAXBARBIE:
sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo. Eh, Gazzy lo vedo
come un
bimbo tenero io, solo che cerca di nascondere la sua indole ^^ e poi,
si era
appena alzato, poveretto. Non pensavo però di aver reso Max
e Fang così
realistici. Bene, mi fa piacere.
Spero di risentirti, un bacio.
M.
|
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Capitolo 13 *** Capitolo dodici ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
DODICI
Shary
e Iggy, come tutte le mattine, erano in cucina
per preparare la colazione, anche se in quel momento, più
che cucinare, erano intenti
a baciarsi appassionatamente.
“Iggy,
posso farti una domanda?” chiese ad un certo
punto la ragazza, quando si furono staccati anche se rimasero
abbracciati.
“Spara!”
fece lui con un sorriso sghembo che a Shary
faceva sempre perdere la testa.
La
ragazza non era molto sicura se chiederglielo o
no, soprattutto non sapeva che reazione avrebbe avuto lui.
Però glielo doveva
chiedere, così almeno si sarebbe tolta un grosso dubbio di
torno.
“Che
cosa c’è fra te e Nudge?”
Iggy
inarcò le sopracciglia, sorpreso da quella
strana domanda. “Niente. Siamo solo amici, anzi, è
come se fossimo fratelli,
come tutti noi dello Stormo. Che cosa pensi che ci sia?”
“No,
niente è che…”. Shary
abbassò lo sguardo dagli
occhi del ragazzo; lui invece li tenne sempre puntati sul viso di lei
sebbene
non la potesse vedere.
“E’
che cosa?”
Forse
non doveva dirglielo però… be’,
insomma,
adesso stavano insieme e dovevano essere sinceri l’uno con
l’altro.
“E’
che l’altro giorno mi ha detto una cosa un po’
strana. Mi ha detto che non voleva che io ti portassi via da lei e
dallo
Stormo”.
Iggy
rimase impassibile e la ragazza se ne stupì
leggermente.
“Secondo
me è gelosa”, continuò allora la rossa.
“Gelosa?
E di che?” fece Iggy inarcando aggrottando
la fronte sempre più confuso.
“Secondo
me tu le piaci”, agliò corto allora Shary.
Il
ragazzo, a quella conclusione, fece un sorriso
divertito.
“Cosa?
È impossibile. Siamo solo amici, come ti ho
già detto. E poi lei è solo una bambina, non sa
ancora che cosa sia l’amore”.
“Ma
allora perché mi ha detto quella cosa?”
Iggy
si fece improvvisamente serio, abbassando lo
sguardo e la ragazza capì subito che le stava nascondendo
qualcosa.
“Iggy?
Tu lo sai perché”. Non era una domanda. Era
una constatazione.
Decise
di dirle la verità, sarebbe stata la cosa più
giusta da fare.
“Qualche
giorno fa Max ci ha detto che voleva che ce
ne andassimo”.
“Che
cosa?” esclamò Shary spalancando occhi e bocca,
sconvolta.
“Non
so bene il perché. Forse solo perché lei non
è
capace di starsene tranquilla in un posto senza voler subito scappare o
fare a
pugni con qualche Eliminatore”.
“Ma
tu… cioè… noi…”,
iniziò a borbottare la ragazza
senza sapere come porre la domanda. Non voleva nemmeno pensarci. Aveva
già
capito che cosa implicava il fatto che lo Stormo se ne andasse.
“Ehi,
tranquilla”, le fece Iggy con un sorriso
rassicurante. “Io le ho detto chiaramente che questa volta
non sarei stato dalla
sua parte. Le ho detto che lei e lo Stormo potevano anche andarsene ma
che io
non li avrei seguiti. Non ci penso proprio a separarmi da te”.
“Davvero?”
chiese lei allora appoggiando la testa
sul suo petto.
“Certo.
Non potrei mai lasciarti. Sei la cosa più
bella che mi sia capitata nella vita”, le sussurrò
lui dolcemente
accarezzandole i capelli.
I
due ragazzi rimasero lì ancora un po’, abbracciati
stretti, sentendo crescere l’amore che provavano
l’uno nei confronti dell’altro
sempre di più.
Iggy
era seduto sulla spiaggia a godersi un po’ di
sole con indosso soltanto i boxer del costume e ascoltare le onde del
mare che
andavano a scontrarsi con degli scogli poco lontano, gli occhiali da
sole
appoggiati sul naso.
Per
fortuna quel giorno avevano trovato la spiaggia
praticamente deserta così potevano starsene per conto loro
senza preoccuparsi
di nascondere le ali o la coda.
A
un certo punto, però, venne raggiunto da Shary,
che dopo essersi asciugata la coda per poterla sostituire con le gambe,
gli si
inginocchiò davanti e gli prese una mano.
“Amore,
guarda che cosa ho trovato”, esclamò in tono
allegro mettendogli in mano un oggetto un po’ ruvido che
aveva trovato in fondo
al mare.
“E’
una stella marina”, constatò lui riconoscendola
al tatto.
“Sì
ed è bellissima”.
“Tu
sei bellissima”, le sussurrò il ragazzo,
sfiorandole le labbra con le sue.
“Però
forse la dovremmo riportare in mare altrimenti
muore”, commentò alla fine Shary, appoggiando la
mano su quella di Iggy che
teneva la stella.
“Lo
faccio io così tu non ti bagni”, disse lui,
alzandosi per andare a riportare la piccola creatura al suo habitat.
Infine
ritornò da Shary e le si sedette di nuovo accanto.
Lei
però gli alzò gli occhiali da sole sulla testa e
rimase un attimo a guardarlo negli occhi azzurri, quegli occhi che
l’avevano
incantata fin dal primo momento. E senza che lui se lo aspettasse, gli
diede un
leggero bacio nell’angolo dell’occhio sinistro.
Lui
le sorrise dolcemente e le circondò la vita con
le braccia.
“Andiamo
dagli altri?” le chiese poi con voce bassa
e roca.
“D’accordo”.
I
due ragazzi si alzarono per raggiungere gli altri
ragazzi dello Stormo, Jo e Total che erano seduti poco lontano da loro
che
giocavano a poker puntando con le caramelle.
“Oh,
ecco i nostri due piccioncini!” esclamò Jo non
appena li vide arrivare mano nella mano.
Iggy
e Shary si sedettero in mezzo a loro, ma sempre
stando vicini.
“Iggy,
giochi anche tu?” gli chiese Nudge che aveva
iniziato a mescolare le carte.
“Va
bene”, accettò il ragazzo.
“Chi
vuole da bere?” chiese Max ad un tratto
brandendo una bottiglia di aranciata e dei bicchieri.
“Io!
Io!” esclamarono Angel e
Total in coro.
“Io
voglio il bicchiere azzurro, però”, si aggiunse
Iggy allungando la mano verso il bicchiere azzurro.
Tutti
quanti allora si voltarono improvvisamente
verso il biondo, guardandolo straniti e increduli; il ragazzo
sembrò
accorgersene, sentendosi gli occhi di tutti puntati addosso. Poi
sembrò capire.
“Voi
ragazzi non mi avete detto di che colore sono i
bicchieri?”
“No”,
gli rispose Max continuando a fissarlo.
“Io
però sono ancora… cioè, non vedo
niente”.
“Prova
a toccare questo e dimmi di che colore è”, gli
disse allora Nudge porgendogli un altro bicchiere.
“Rosa?”
fece Iggy inarcando le sopracciglia.
“Indovinato!”
esclamò la bambina con un sorriso.
“Tocca
me, tocca me”, gli gridò Total
accoccolandoglisi tra le gambe.
“Tu
sei nero”.
“Preferisco
afro americano”, si lamentò Total
spostandosi dalle sue gambe, leggermente immusonito.
“E
io?” questa volta Nudge gli offrì la sua mano.
“Mmmm…
tu sei color cioccolato!” esclamò il ragazzo
un po’ sorpreso.
“Ma
come fai?” gli chiese Jo curiosa.
“Probabilmente
è un nuovo potere che hai
sviluppato”, ipotizzò Max.
“Wow,
fantastico!” esclamò Iggy contento.
“Sì
amore, è grandioso!” aggiunse Shary
abbracciandolo.
“Ehi,
il tuo costume è viola”.
E
i due si scambiarono un bacio facendo alzare gli
occhi al cielo a tutti quanti.
Tutto
d’un tratto, il rombo di un motore interruppe
la loro festa; i ragazzi si voltarono incontrando la figura una ragazza
che
scendeva dalla moto. Quando si tolse il casco riconobbero Charley.
La
mora li raggiunse trascinandosi dietro anche la
tavola da surf.
“Ciao!”
li salutò non appena li ebbe raggiunti.
“Ciao,
Charley!” la salutarono loro mentre lei
iniziava a spogliarsi in costume.
“Charley,
posso toccarti il costume così so di che
colore è?” le chiese Iggy con un ghigno malizioso.
La
ragazza alzò le sopracciglia e lo guardò male.
“Shary,
lo sai che il tuo ragazzo è un pervertito?”
“Sì,
lo so, ma lo adoro anche per questo”, le
rispose l’amica con un sorriso divertito.
“D’accordo”.
Sospirò la mora. “Io vado a surfare un
po’”.
“Wow,
figo!” esclamò Iggy. “Anche io vorrei
surfare”.
“Beh,
un giorno posso insegnarti”.
Detto
questo, Charley
iniziò a dirigersi verso il mare mosso, ottimo per andare a
fare surf.
MILLY’S
SPACE
Non
vi preoccupate, l’azione arriverà presto ^^ Anche
lo
Stormo merita un po’ di riposo.
Spero di non avervi annoiati, comunque, con questo capitolo. Fatemi
sapere che
ne pensate. Un bacio.
Milly.
MAXBARBIE:
non è che lo Stormo non la seguirebbe, è solo
Iggy che non lo farebbe. Gli altri,
alla fine, anche se di malavoglia sono sempre con lei : )
Ma… se ne andranno
oppure no? Boh, e chi lo sa. Ahaha, per saperlo ti toccherà
continuare a
leggere : ) spero lo farai, un bacione. M.
|
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Capitolo 14 *** Capitolo tredici ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
TREDICI
Charley
era appena uscita dall’aula di matematica e
si stava dirigendo verso il suo armadietto per riporre i libri appena
usati e
prendere quelli della lezione successiva; non vedeva l’ora di
terminare tutte
le lezioni anche quel giorno, si sentiva proprio stanca e spossata da
tutto
quello studio e dagli insegnanti che non facevano altro che assegnare
compiti ed
esami. Meno male che presto la scuola sarebbe anche finita per le
vacanze
estive.
Non
è che odiasse la scuola, ma nemmeno le piaceva
tanto andarci; semplicemente le stava indifferente. A volte invidiava
Shary che
non ci andava.
Insomma,
avrebbe di gran lunga preferito non
andarci, come la maggior parte dei ragazzi, almeno così si
sarebbe potuta
dedicare completamente al suo passatempo preferito, la musica.
E
mentre rimuginava su tutto quello un ragazzo dalla
pelle color cioccolato e i capelli scuri tagliati corti, che sembrava
avere sui
diciassette anni, le si avvicinò.
“Ehi,
ciao!” la salutò, poggiando la schiena sugli
armadietti e osservando l’amica con cipiglio curioso.
“Ciao,
Ben!” ricambiò lei mostrandogli un sorriso,
uno di quei rari sorrisi che Charley mostrava solo a poche persone.
“Stasera
ci sei per le prove?” le chiese lui
passandosi un grosso libro da una mano all’altra.
“Sì,
certo. Sempre a casa di Paul, vero?”
“Sì”.
“Perfetto,
allora ci vediamo lì”.
In
quel momento la campanella che annunciava l’inizio
della lezione suonò, interrompendo i due ragazzi.
“D’accordo,
a dopo!”
Charley
rimase un attimo a guardare Ben che si
allontanava poi cominciò a dirigersi anche lei verso
l’aula di inglese.
Ben
era uno dei pochi amici che aveva, insieme a
Shary, Paul e Chris, gli altri due membri della band di cui faceva
parte. Be’,
in verità Paul e Chris non sapeva proprio se considerarli
amici, forse erano
più che altro dei conoscenti, si incontravano soltanto
durante le prove e ogni
tanto si incrociavano nei corridoi della scuola e si salutavano
cordialmente
come si faceva normalmente tra vicini. Ed erano tutti e due
più grandi di lei.
Ben
e Shary erano i suoi veri migliori amici; ma,
mentre Shary la considerava proprio come una sorella e con lei
condivideva praticamente
tutto, Ben invece… be’, per Ben provava dei
sentimenti un po’ diversi; a volte
lo vedeva solo come un fratello a volte invece, quando rimaneva da sola
in
camera sua, al buio, si trovava a immaginarsi in un elegante vestito da
sera al
ballo di fine anno con al suo fianco Ben come suo cavaliere.
Ma
immediatamente scacciava via questi pensieri
perché Ben aveva già una ragazza da portare al
ballo e poi perché questi erano
pensieri sciocchi che facevano le bambine sognatrici. Ben era solo un
amico… e
basta.
Gli
altri ragazzi della scuola, invece, preferivano
starle lontano e non le parlavano molto, a meno che non avessero
qualcosa di
importante da dirle. Pure lei preferiva
starsene
da sola per conto suo, non le piaceva avere troppa gente intorno. Anche
perché
li considerava tutti mediocri e stupidi.
Se
non fosse stato per Ben lei sarebbe stata
completamente sola; era stato lui a farle conoscere Paul e Chris e a
farla
entrare nella band, in quanto aveva una bella voce e ci sapeva fare con
la
chitarra. E Ben lo conosceva da quando aveva sei anni perché
era il nipote di
alcuni amici dei suoi nonni.
D’accordo
che quello era soltanto il suo primo anno
alle superiori e che aveva altri cinque anni per farsi degli amici,
però tutti
quanti i ragazzi avevano già qualche migliore amico o
facevano parte di diversi
gruppetti, persino i suoi ex compagni delle medie, suoi coetanei.
C’erano un sacco di gruppi in quella scuola, dove avrebbe
anche potuto provare
a inserirsi, ma lei proprio non riusciva a trovare qualcuno che fosse
simile a
lei o che condividesse qualcosa con lei.
A volte si sentiva un po’ una specie di alieno. O magari lo
era, considerando
il potere che possedeva…
Riusciva ad attirare gli oggetti con la sola forza del pensiero e se li
guardava molto intensamente poteva anche farli esplodere. Nessuno
sapeva di questi
suoi poteri, a parte Shary, Jo e sua madre. A volte però, le
era capitato di
usare questo potere anche a scuola, per sbaglio, quando ancora non
riusciva a
controllarlo. E forse è anche per questo che i suoi compagni
preferivano starle
lontani, forse si erano accorti di qualcosa.
Poco male.
Richiuse
l’armadietto e andò verso l’aula di
inglese
desiderando solo che anche quella monotona giornata finisse. Odiava la
monotonia e come per dispetto la sua vita non faceva altro che essere
monotona.
Sperava proprio che le accadesse qualcosa di eclatante o emozionante.
Fang
se ne stava comodamente seduto su una poltrona
in salotto, il portatile aperto sulle sue ginocchia e lo sguardo fisso
sullo
schermo acceso; aveva appena finito di aggiornare il suo blog e ora non
sapeva
bene che fare, forse avrebbe potuto spegnere il computer e unirsi agli
altri, anche
se non ne aveva tanta voglia. Shary e Iggy non facevano altro che farsi
le
coccole su un divano poco distante da lui, Gazzy, Angel e Nudge
giocavano a
briscola, mentre Max chiaccherava con Jo.
Lanciò un’occhiata all’orologio e vide
che erano già le dieci di sera. Forse era
anche ora di andare a dormire; doveva ammettere di sentirsi piuttosto
stanco.
Ma anche una volata con Max non sarebbe stata una cattiva idea. Solo
che… era
da un po’ che lei lo guardava in modo strano ed evitava
sempre di rimanere da
sola con lui. Da quella volta che si erano scambiati quel piccolo
bacio.
Riportò
lo sguardo sullo schermo del portatile
quando improvvisamente gli venne in mente una cosa… e si
ricollegò di nuovo su
internet.
Charley’s
Diary.
Charley
era sdraiata sul letto della sua stanza, in
penombra, con solo la lucetta della lampadina a illuminarle la visuale.
Teneva
lo sguardo fisso sullo schermo del suo portatile dopo aver appena
aggiornato il
suo blog, riflettendo se spegnerlo o se starci ancora un po’.
Così
rilesse un’altra volta quello che aveva scritto.
Odio
la monotonia…
La
odio, con tutto il cuore. Vorrei che succedesse qualcosa nella mia
vita,
qualcosa che me la cambi, che… cioè, non so bene
nemmeno io che cosa voglio,
però sento solo che sono così stanca, stanca di
tutto, stanca della monotonia,
stanca delle solite persone che mi circondano e che non riescono a
vedere
aldilà del proprio naso, stanca dei pregiudizi,
stanca… a volte vorrei soltanto
potermene andare, fare le valigie, prendere la moto e partire. Non
importa
dove, non importa come né con chi.
L’importante
è andarsene via da qui, fare qualcosa per scappare da questa
monotonia,
cambiare la mia vita…
Vorrei
avere un paio di ali per poter volare via… sarebbe bello
poterle aprire e
lasciarsi andare completamente… ovunque ti porti il vento.
A
un tratto la ragazza sentì bussare alla porta. Vide
entrare sua madre con un sorriso dolce sul volto.
“Tesoro,
io vado al lavoro”.
“D’accordo”.
“Non
andare a letto troppo tardi”.
“Va
bene”.
“Ciao”.
La
madre uscì dalla stanza richiudendo la porta
dietro di sé e Charley lanciò uno sguardo
all’orologio sul comodino; le dieci
appena passate.
Non
sapeva a che ora sarebbe andata a letto, non era
una che ascoltava sempre la madre, anzi, spesso si trovava a
disobbedirle; a
volte, quando andava al lavoro, lei usciva e andava in giro con la
moto. E non
poteva certo dire che andava a letto a un’ora abbastanza
decente, si trovava
spesso in piedi anche all’una o alle due di notte anche
quando il giorno dopo
c’era scuola.
Non
era di certo un vampiro, però era una ragazza
notturna, questo sì, perché le piaceva la notte,
con le sue stelle luminose e
la sua luna che secondo lei aveva qualcosa di magico. La notte
l’affascinava
sempre, fin da quando era piccola, non sapeva bene il
perché; semplicemente la
trovava misteriosa. E il mistero le piaceva.
Adorava
passeggiare sulla spiaggia di notte perché
soltanto di notte era libera di pensare a ciò che voleva, di
riflettere e di
starsene per conto suo. La notte le dava ispirazione per mettere in
ordine i
suoi pensieri, le parole e anche per comporre qualche canzone.
Riportò
lo sguardo
sullo schermo del computer ancora aperto sul suo blog e notò
che qualcuno aveva
già commentato.
MILLY’S
SPACE
Ciao
: )
Ebbene,
eccomi qui… abbiamo visto uno spezzone di vita di
Charley. Che dite, riuscirà a uscire dalla sua monotonia
quotidiana? Non sapete
quante volte mi sono trovata io a desiderare di fare qualcosa per
rendere la
mia vita più interessante. Ma alla fine, credo che siano le
piccole cose che ci
succedono per caso a rendere straordinarie le nostre
vite, non
tanto gli avvenimenti grandi.
Va be’, chiusa parentesi filosofica.
Sto
scrivendo un po’ a macchinetta perché mi sento
piuttosto stanca, perciò scusatemi se scrivo qualche
strafalcione.
Ditemelo, eh.
E
ricordatevi di lasciare qualche recensione : ) e
di visitare pure la mia pagina facebook.
Un
bacione,
M.
|
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Capitolo 15 *** Capitolo quattordici ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
QUATTORDICI
Sei
così stanca della tua vita monotona? Beh, allora fai pure
quello che ti senti,
prendi la moto e vattene. Non serve porsi dei freni, basta solo seguire
l’istinto e lasciarsi andare. Non ti servono un paio di ali
per scappare.
Credi
a uno che se ne intende.
Fang.
Charley
rimase leggermente basita leggendo quel
commento; non si era aspettata che proprio Fang lo andasse a visitare.
Decise
di rispondergli subito.
Charley:
seguire l’istinto e lasciarmi andare? Facile a dirsi ma non a
farsi.
Fang:
niente è mai facile, però se vuoi una cosa devi
sempre combattere per averla.
Charley:
non posso semplicemente mollare tutto e andarmene.
Fang:
ma non avevi detto di essere stanca?
Charley:
sì, ma…
Fang:
con i ma non si ottiene proprio nulla*.
Charley:
ehi, non ti facevo così filosofico.
Fang:
eh, questo è un lato di me che pochi conoscono.
Charley:
wow, ho scoperto il volto segreto di Fang in soli cinque minuti.
Fang:
ahahah, spiritosa. Però adesso non cambiare argomento.
Charley:
uff… se me ne andassi non sarebbe come se scappassi? E
questo non è un
comportamento da vigliacchi?
Fang:
io sono scappato un sacco di volte. Questo fa di me un vigliacco?
Charley:
ma tu sei scappato per salvarti la vita.
Fang:
e tu vorresti scappare per cambiarla.
Charley:
beh, effettivamente il concetto di base non cambia.
Fang:
se una persona vuole scappare, nessuno glielo impedisce.
Charley:
facciamo cambio di vita??
Fang:
molto volentieri. Ma non credo che la mia vita ti piacerebbe.
Charley:
beh, se potessi avere le ali…
Fang:
guarda che è per colpa di quelle se sono un ragazzo mutante
in fuga costante…
ehi, ho fatto pure la rima. Eheheh XDXD
Charley:
ammazza, sei pure sarcastico, non l’avrei mai detto.
Fang:
ci sono molte cose che non sai di me.
Charley:
nemmeno tu sai molto di me.
Fang:
ottimo motivo per fare conoscenza. Che fai nella tua vita
così assurdamente
monotona?
Charley:
vado a scuola -.-
Fang:
bellissimo, immagino… e che altro fai?
Charley:
canto in una band.
Fang:
an sì? Bello. Mi piace la musica.
Charley:
io l’amo.
Fang:
e della tua famiglia che mi dici?
Charley:
siamo solo io e mia madre.
Fang:
e tuo padre? Se non sono troppo indiscreto.
Charley:
non lo so. La mamma mi ha solo detto che l’ha lasciata quando
era rimasta
incinta di me. E non ne vuole parlare.
Fang:
oh, mi dispiace.
Charley:
a me no. È uno stronzo. Aveva solo diciassette anni mia
madre quando è rimasta
incinta.
Fang:
oh…
Charley:
già…
Rimasero
per un paio di minuti senza scrivere
niente, probabilmente non sapendo bene che cosa dire. Poi fu Charley la
prima a
interrompere il silenzio.
Charley:
Iggy è ancora interessato a imparare ad andare sullo surf?
Fang:
credo proprio di sì.
Charley:
allora uno di questi giorni vengo da voi e gli insegno.
Fang:
ok, ma come mai sei così interessata a insegnarglielo?
Insomma, non mi sembri
tanto il tipo…
Charley:
non lo so. Forse perché mi state simpatici. E poi
così ho una scusa per vederti
e parlarti a quattrocchi e non attraverso un blog.
Fang:
ok, ti avviso però che non sono una persona molto loquace.
Charley:
nemmeno io.
Fang:
abbiamo trovato qualcosa in comune.
Charley:
già. Sono poche le persone che hanno qualcosa in comune con
me.
Fang:
allora siamo unici.
Charley:
tu sicuramente sì.
Fang:
wow! Così mi fai sentire importante.
Charley:
bene…
Fang:
ok, credo che spegnerò perché ho voglia di andare
a letto.
Charley:
va bene, ci sentiamo allora.
Fang:
sicuramente.
Charley:
notte.
Fang:
anche a te.
Fang
spense il computer, mentre Charley rimase
ancora un po’ immobile a fissare le ultime parole che si
erano scambiati con
un’aria un po’ malinconica.
Le
piaceva Fang, sì, poteva proprio dire che aveva
iniziato a provare una strana simpatia nei suoi confronti. Era una cosa
strana,
lo doveva ammettere, in genere non riusciva mai ad allacciare una
relazione con
una persona così presto. Però con lui era
successa più o meno la stessa cosa
che le era successa con Shary. Una specie di Imprinting.
No,
non si era di certo innamorata, mica credeva
all’amore a prima vista, a dir la verità non
sapeva nemmeno se credeva
nell’amore. Lui lo aveva visto solo un paio di volte e,
nonostante dovesse
ammettere che era proprio un bel ragazzo, non l’attirava in
quel senso.
Le
stava simpatico, le piaceva il suo modo di
parlare e di pensare.
Tutto
qua…
Forse…
Fang
era sceso in cucina per prendersi un bicchiere
d’acqua; erano circa le due di notte e lui si era appena
alzato dopo aver fatto
un orribile incubo.
Cavolo,
era la prima volta che faceva un incubo del
genere, risvegliandosi con un sobbalzo, completamente sudato e il cuore
che
batteva all’impazzata. E il peggio era che nel sogno gli
sembrava tutto
terribilmente reale.
Adesso
si ricordava soltanto alcuni sprazzi che gli
ritornavano nella mente come lampi che squarciano il cielo,
però erano tutte
immagini raccapriccianti. All’inizio c’era una
donna, molto giovane, quasi una
ragazza; aveva lunghi capelli neri e due occhi grigi come il ghiaccio o
come il
cielo in tempesta. Li ricordava perfettamente, quegli occhi, anche ora;
lo
avevano particolarmente colpito, più di qualsiasi altra cosa
dell’incubo. Stava
urlando, urlando forte come se qualcuno la stesse torturando in un modo
disumano ed era sdraiata in un letto d’ospedale. Da
lì le immagini gli
iniziavano a diventare meno chiare, però si ricordava che
c’erano due bambini
identici, anche loro urlavano e piangevano ed erano coperti di sangue.
Poi il
sogno sembrava essere diventato un po’ più
piacevole: i due bambini giacevano
in una culla addormentati, erano un maschio e una femmina.
All’improvviso però,
un paio di mani afferrarono il maschietto, ma non con delicatezza o
amore come
per volerlo cullare, ma rudemente, quasi come se fosse una specie di
giocattolo
ormai rotto. Ed entrambi i bambini si erano messi a piangere di nuovo.
E
Fang, che guardava tutta quella scena
dall’esterno, si era sentito stringere lo stomaco come se
qualcuno glielo stesse
stritolando con un paio di cesoie. Ma quello che forse lo aveva
sconvolto di più
era che gli sembravano terribilmente familiari, quella scena, quei
bambini e
quella donna che urlava nel letto.
“Fang,
sei tu?” il ragazzo per poco non saltò dalla
sedia al sentire quella voce; era talmente immerso nei suoi pensieri
che non
aveva nemmeno sentito qualcuno che gli si avvicinava.
“Max?”
chiamò lui voltando il capo verso la ragazza
che se ne stava in piedi sulla soglia della porta con indosso soltanto
un paio
di pantaloncini che le arrivavano a metà coscia e una
maglietta piuttosto
attillata. I capelli scompigliati e gli occhi arrossati dal sonno
inoltre,
contribuivano a creare ancora più scompiglio negli ormoni di
Fang.
“Che
ci fai qui?” gli chiese lei.
“Non
riuscivo a dormire. Tu?”
“Lo
stesso”.
Poi
piombarono nel silenzio probabilmente non
sapendo bene che cosa dirsi. Fang intanto pensava che era la prima
volta che
rimaneva completamente solo con Max dopo quel bacio. Magari avrebbe
potuto
approfittarne.
“Max?”
fece allora alzandosi dalla sedia e guardando
la ragazza con i suoi occhi scuri profondi come due pozze senza fondo.
“Perché
in questi giorni non fai altro che evitarmi?”
“Evitarti?
Cosa?” biascicò lei non capendo bene o
forse facendo finta di non aver capito; sapeva solo che in quel momento
sentiva
terribilmente caldo e che aveva iniziato a sudare.
“Sì,
mi eviti… cerchi sempre di non incrociare il
mio sguardo, non vuoi mai che rimaniamo da soli…
perché?” ora il ragazzo le si
era fatto terribilmente vicino e lei aveva dovuto alzare di parecchio
la testa
per poterlo guardare in viso. Da quando era diventato così
alto? E anche così
muscoloso? E così attraente con quegli occhi scuri che
sapevano sempre come
ammaliarla e incantarla e quei capelli leggermente lunghi tra i quali
avrebbe
volentieri affondato le dita e… oddio, ma che andava a
pensare?
“Fang…
non so di cosa tu stia parlando”, riuscì a
rispondergli ma odiò il fatto che la voce le fosse uscita
così debole e così
bassa.
Lui
ora le aveva preso il mento e, col pollice e con
l’indice, le aveva alzato il viso per poterla guardare dritto
negli occhi.
“Sicura?” le chiese con le labbra terribilmente
vicine alle sue.
No,
Max non era sicura di niente. In quel momento
non era sicura nemmeno di cosa stava facendo, né se quello
fosse tutto solo un
sogno o se invece fosse la realtà.
Però
era sicura che a un certo punto la bocca di
Fang era entrata in contatto con la sua e che lei non si era tirata
indietro.
Perché ora era immersa in un profondo e passionale bacio col
ragazzo che le aveva
fatto completamente perdere la testa.
Charley
se ne stava ferma immobile sulla soglia di
una stanza d’ospedale e guardava la scena di fronte a lei con
un’espressione
vacua, gli occhi spalancati come se non riuscisse a distogliere lo
sguardo e i
brividi freddi che le correvano lungo la schiena.
Una
donna era sdraiata su un letto d’ospedale e
stava urlando a pieni polmoni con le lacrime agli occhi come se
qualcuno la
stesse torturando. Però intorno a lei non c’era
nessuno, era completamente sola
e urlava, urlava come una forsennata. Aveva lunghi capelli neri e occhi
grigi.
Le pareva così terribilmente familiare, quella donna.
Charley voleva correre ad
aiutarla, chiederle che cosa avesse o anche semplicemente chiamare
qualcuno
perché era impossibile che non fosse ancora venuto nessun
dottore o infermiere
a soccorrerla. Però non riusciva a muoversi, era come
paralizzata, non riusciva
riusciva a muoversi.
Soltanto
quando sentì il pianto di due bambini che
urlavano ancora più forte della donna nel letto,
riuscì a spostarsi e a
voltarsi indietro. Poco distante da lei c’era una culla e,
avvicinandosi, vide
che dentro c’erano due bambini molto simili, un maschietto e
una femminuccia. Smisero
di piangere quando lei si avvicinò. Erano così
carini che le venne da sorridere
nel vedere tutta la dolcezza che emanavano. Le sembravano anche
familiari, come
quella donna che urlava.
Ad
un tratto però vide due braccia che si
protendevano ad afferrare il maschietto in un modo molto rude e
distaccato. Non
erano per niente le braccia di un genitore. E lei, per quanto si
sforzasse e
per quanto lo desiderasse, non riusciva a vedere il volto di
quell’uomo,
soltanto le mani. Era come se una forza soprannaturale la costringesse
a tenere
lo sguardo basso, puntato sui due bambini e quelle mani.
E
poi vide che dal maschietto cominciava a sgorgare
sangue, sangue scuro e denso e…
Si
svegliò di
soprassalto nel suo letto, fradicia di sudore come se fosse appena
stata sotto
la pioggia e col cuore che batteva ancora a mille.
MILLY’S
SPACE
Ciao
: )
Scusate
per il ritardo, avrei voluto aggiornare prima ma
proprio non ne ho avuto il tempo. Adesso che sono in vacanza, spero di
poter
aggiornare almeno con un altro capitolo, ma voi recensite, mi
raccomando : )
Be’,
che dire? Spero vi sia piaciuto : )
Un
bacione,
Milly.
P.S.
oh, e nel caso non ci sentissimo prima: Felice anno
nuovo!!! xD
MAXBARBIE:
be’,
eccoti un altro pezzettino dedicato a Max e Fang ^^ Chissà
che prima o poi
riesca a dedicare un intero capitolo solo a loro e
nient’altro che a loro. Buon
Natale, cara, anche se in ritardo, e buon anno <3
|
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Capitolo 16 *** Capitolo quindici ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
QUINDICI
“Max,
aspetta!” esclamò Fang trattenendo Max per un
braccio mentre stava uscendo dal
bagno. La ragazza andò a cozzare contro il suo petto
ringraziando il cielo che
avesse indosso la maglietta perché se no… ok,
bastava solo dire che non era
saggio istigare una ragazza con gli ormoni in subbuglio.
Pian
piano si voltò per incrociare i suoi occhi
scuri, quegli occhi che alla luce del sole avevano uno strano
scintillio.
“Dobbiamo
parlare”, le disse lui con uno strano
tono che non
ammetteva repliche.
“Di
cosa?” chiese lei cercando di non iniziare ad
iperventilare.
“Di
ieri sera”.
Alla
ragazza venne immediatamente in mente il bacio
che si erano scambiati la scorsa notte, quel bacio che avrebbe fatto
fatica a
dimenticare da quanto passionale e bello era
stato.
“Subito
dopo te ne eri andata e non ho potuto
dirti…”.
Max
sentiva come se le sue guance avessero
improvvisamente preso fuoco; ah già, ieri notte che, subito
dopo quel bacio,
era scappata come se fosse inseguita da una mandria di bufali. Lei e il
suo
fottutissimo coraggio da pecora. Chissà perché
aveva sempre la forza di
affrontare e prendere a calci i nemici ma non aveva mai né
la forza né tanto
meno il coraggio di affrontare un discorso serio sui suoi sentimenti e
i baci
di Fang. Perché quello non era certo il primo bacio che si
scambiavano e aveva
come il presentimento che non sarebbe nemmeno stato l’ultimo.
O forse ci
sperava?
“Senti
Fang, io…”, iniziò lei senza saper bene
come
continuare il discorso. O per meglio dire, senza sapere che discorso
fare.
“Tu
cosa?” la esortò lui sempre guardandola
intensamente e non accennando minimamente a mollarle il braccio, anzi,
aveva
addirittura stretto ancora di più la presa tanto da farle
quasi male.
“Io…
credo che non sia una buona idea… che
noi…”.
“Che
noi cosa?!” questa volta sembrava che fosse
Fang a stare per arrabbiarsi. Aveva alzato leggermente il tono della
voce e
aveva assunto un’espressione ancora più seria e la
sua mascella era parecchio
contratta. Si stava stufando; la prima volta l’aveva lasciata
andare ma adesso
non aveva intenzione di cedere.
Max
aprì la bocca per aggiungere qualcosa quando
all’improvviso sentirono delle urla e degli schiamazzi venire
nella loro
direzione: quando si voltarono, videro Nudge che saltava addosso a
Gazzy e lo
faceva cadere a terra, mentre lui teneva in mano una specie di
libricino
colorato cercando in tutti i modi di non farselo prendere
dall’amica.
“Dammelo,
schifosa canaglia o giuro che ti sbudello
vivo!” minacciò Nudge rotolando sul pavimento
insieme al bambino.
“Ehi,
com’è andata?” chiese Shary rivolta a
Charley
e Iggy che erano appena rientrati in casa col costume da bagno e i
capelli
ancora leggermente bagnati.
“Direi
bene. Questo pasticcione se la cava
accidentalmente bene con il surf!” rispose Charley con un
sorriso in direzione
dell’amica.
“Ehi,
pasticcione a chi!?” protestò Iggy rivolgendo
un’occhiata minacciosa alla ragazza. Ma Shary gli si
lanciò immediatamente
contro e lo abbracciò, appoggiando la testa sul suo petto
muscoloso. Così lui
non poté far altro che ricambiare l’abbraccio e
aggiungerci pure qualche dolce
bacio.
“Bleah!”
fece Charley dando le spalle ai due e
avvicinandosi al lavandino per prendere un bicchiere d’acqua.
“Charley,
ti fermi a cena?” chiese Shary non facendo
minimante caso al commento dell’amica.
“D’accordo.
Però vorrei farmi una doccia”.
“Ok”.
La
mora si diresse verso la porta della cucina,
quando si scontrò con Fang e accadde qualcosa di strano; i
loro occhi così
simili si incrociarono, le loro mani per sbaglio si toccarono e
rividero di
nuovo quelle scene, le stesse scene che entrambi avevano visto in
sogno, solo
che stavolta le avevano rivissute in maniera molto più
veloce, come quando si
riavvolge il nastro di una cassetta e le immagini scorrono davanti ad
una
velocità pazzesca. Ma erano state raccapriccianti lo stesso.
“Ragazzi,
state bene?” chiese Iggy che aveva lo
sguardo fisso sui due così come Shary.
“Cosa?”
chiese Charley non appena fu uscita da
quella visione che le aveva fatto gelare il sangue nelle vene.
“Avete
i respiri accelerati e il vostro cuore batte
terribilmente veloce”, rispose il biondo come se avesse
voluto spiegare come
aveva fatto a capire che c’era qualcosa che non andava.
“E’
successo qualcosa?” domandò allora Shary che aveva
notato che i loro visi erano diventati terribilmente pallidi e che
avevano degli
sguardi vacui; insomma, sembrava che avessero appena visto un fantasma.
“Credo…
credo di aver appena avuto una visione”, disse
Charley senza distogliere lo sguardo da Fang.
“Sì,
anch’io”, aggiunse il ragazzo anche lui con gli
occhi fissi in quelli di Charley che, non sapeva come né
perché, gli sembravano
così simili ai suoi.
“Che
cosa poteva mai significare quella visione?”
chiese ad un certo punto Charley, una volta che ebbero terminato di
cenare.
“Potete
ripetere quello che avete visto?” fece
invece Total seduto a tavola insieme agli altri ragazzi.
“Una
donna che urla e due neonati in una culla, uno
dei quali poi viene tipo… rapito”,
bofonchiò Fang leggermente esasperato.
“Li
conoscete? Intendo la donna o i due bambini?”
chiese Jo tenendo lo sguardo puntato sul bicchiere che teneva in mano.
“No”,
le rispose Charley con tono duro e serio come
di chi non ammette repliche.
Anche
se erano terribilmente familiari, avrebbe
voluto aggiungere Fang, ma non lo fece.
“Forse
avete semplicemente assunto un nuovo potere”,
ipotizzò Iggy.
“Sì,
ma sarebbe comunque strano. Cioè, che senso ha?
Abbiamo avuto la stessa visione. Che cosa c’entro io con lei
o lei con me?” sbottò
Fang leggermente esasperato; avrebbe tanto voluto capire che
cos’era
significata quella visione in cui aveva visto le stesse cose del sogno
di
quella notte. Sentiva che era qualcosa di importante, non sapeva
perché, ma era
importante. Come se si fosse perso un pezzo prezioso della sua vita.
“Magari
siete in qualche modo legati”, s’intromise
allora Angel guardando i due giovani con quel sguardo che assumeva
sempre
quando era sicura di qualcosa ma non voleva farlo capire agli altri.
“In
che senso?” le chiese Charley curiosa.
“Non
lo so”.
“Sono
sicura che non è niente di terribile, forse
uno di voi due ha semplicemente guadagnato un nuovo potere come ha
detto Iggy e
riesce a condividerlo con chi gli entra in contatto”,
concluse allora Shary
guardando i due ragazzi con un sorriso rassicurante. “State
tranquilli”.
Charley
le sorrise; effettivamente si sentiva già
più rassicurata, forse solo perché lo aveva detto
la sua migliore amica, che
non c’era niente di cui preoccuparsi. E Shary aveva
l’incredibile potere di
riuscire a rassicurare e tranquillizzare tutti col suo pensare sempre
positivo.
Shary
e Iggy erano seduti sul divano del salotto,
lei in braccio a lui con la testa appoggiata al suo petto.
“Non
è che Charley e Fang hanno avuto quella visione
quando si sono toccati perché magari sono destinati a stare
insieme?” chiese la
ragazza giocherellando con una mano di Iggy.
“Non
credo sai, Fang ama Max”, le rispose il ragazzo
come se avesse appena detto che preferiva la Nutella al miele.
Shary
si voltò verso di lui e lo guardò sbigottita.
“Davvero?”
“Certo,
anche un cieco si accorgerebbe che loro due
si amano”. E dicendo quello le mostrò un sorriso
malandrino.
“Scemo!”
esclamò la ragazza mollandogli un pugno
scherzoso sul petto muscoloso.
“Che
c’è? Che ho detto?” le chiese lui
iniziando a
ridacchiare.
“Niente!”
Shary
affondò il viso nella sua camicia.
“Oooh,
la Sirenetta si è offesa”.
“Non
mi sono offesa”. gli rispose lei in fretta; non
si era offesa, anzi, era solo che le piaceva da matti stargli
attaccata,
aggrapparsi alla sua camicia o abbracciarlo. Adorava tutto di lui,
tutto, anche
quel nomignolo con cui aveva iniziato a chiamarla da un po’.
“Ti
adoro, Iggy”.
“Anch’io.
Ti mangerei
tutta. Arrr…”. Il ragazzo aprì la bocca
per mostrare alla rossa i denti chiusi
in un ringhio minaccioso che però ebbe soltanto il potere di
farla ridere.
MILLY’S SPACE
Hola
amigooooos!!!
Finalmente
riesco ad aggiornare. Sono un po’ fuori di
testa in questi giorni (e quando non lo sono?) e a dirla tutta voglio
restare
così ^^ Le previsioni da me dicono che la settimana prossima
nevicherà e io
sono del tipo: “Yeaaah!! Superyaaaah!”
Venerdì però ho la simulazione della
seconda prova d’esame per cui dovrò venire anche
se c’è un uragano.
Brrr…
Va
be’, tanto non vi frega niente ^^
Ditemi
voi qualcosa. Che ne pensate del capitolo?
Bacioni.
P.S.
oh, e non dimenticatevi della mia pagina facebook :
)
MAXBARBIE:
ehi : ) mi fa sempre piacere quando dici che questa storia ti piace. Ma
non ti
preoccupare di Charley, questa storia non prevede nessun incesto ^^
spero ti
sia piaciuto anche questo cappy, spero di risentirti. Un bacione, Milly.
|
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Capitolo 17 *** Capitolo sedici ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
SEDICI
“Allora,
ragazzi, un attimo di pausa e poi riprendiamo”, disse Ben a
gran voce rivolto
ai tre ragazzi che si trovavano con lui in quel garage un po’
angusto e
piuttosto caldo.
Charley
appoggiò la sua chitarra al muro e prese una
bottiglietta d’acqua dalla borsa; si sentiva parecchio
accaldata ed era bagnata
di sudore come se si fosse appena fatta una doccia. Forse non era
proprio
saggio vestirsi di nero anche in estate, però il suo
guardaroba era
praticamente composto di quel colore lì e le piaceva.
Così
si limitò a legarsi i capelli con un elastico
che per abitudine portava sempre al polso.
Quello
era stato l’ultimo giorno di scuola che dava
inizio alle tanto agognate vacanze estive e così, un
po’ per festeggiare e un
po’ per rilassarsi, lei, Ben, Paul e Chris si erano radunati
nel garage di Paul
per fare le prove con la band. Niente
di
nuovo, comunque.
Bisognava
anche dire che se la cavavano piuttosto bene,
sebbene la band si fosse formata solo da qualche mese.
All’inizio suonavano i
brani di cantanti conosciuti ma adesso avevano aggiunto anche dei loro
originali, canzoni composte più che altro da Charley che
sembrava avere un
talento naturale per quello.
Un
giorno avrebbero tanto voluto diventare famosi o
conosciuti almeno nel loro paese, anche se sapevano che la strada da
lì fino al
successo sarebbe stata molto lunga e anche piuttosto difficile.
Bisognava
iniziare sempre dai piani più bassi e andare avanti un
gradino per volta, un
passo dopo l’altro e fare le prove in un garage non era poi
così male come
inizio, anche i gruppi o i cantanti più famosi avevano
iniziato così.
Comunque
sia, tutti quanti amavano la musica perciò
avrebbero potuto praticarla anche solo come hobby. Però, per
quell’estate, si
erano tutti quanti promessi di trovare almeno un locale o un bar dove
poter
suonare e far sentire la loro musica e il loro talento ad un pubblico
un po’
più vasto delle quattro mura del garage e degli attrezzi che
il padre di Paul
ci riponeva.
“Sapete,
credo proprio che dovremmo trovare anche un
chitarrista”, propose ad un certo punto Chris, un ragazzo di
sedici anni, alto
e biondo con gli occhi verde chiaro.
“Sono
d’accordo con te. Charley non può mica sia
cantare che suonare”, aggiunse Paul passandosi una mano tra i
capelli castani
spettinandoli ancora di più di quanto già non
fossero. Rivolse alla ragazza
un’occhiata penetrante con i suoi grandi occhi nocciola. Era
considerato uno
dei ragazzi più belli della scuola, sebbene non fosse uno
che si curava molto
dell’aspetto fisico. Ma evidentemente il fascino ce lo aveva
nel sangue. E poi
era anche parecchio muscoloso, per cui attirava molto.
“Per
me non è un problema”, si difese Charley;
odiava quando si parlava di lei come se non ci fosse, sebbene i ragazzi
non lo
facessero apposta. Semplicemente a volte la trattavano come una
bambina, come
una cucciola da difendere, forse perché effettivamente era
la più piccola del
gruppo. Però di grinta la ragazza ne aveva e inoltre
mostrava un po’ di più degli
anni che aveva.
“Invece
Paul e Chris hanno ragione”, si intromise
allora Ben. “Ma non lo dico perché penso che tu
non sia capace, ma solo perché
così non siamo un gruppo del tutto omogeneo. Ciascun membro
dovrebbe occuparsi
di un solo strumento. Tutto qui”.
“Conclusione,
dobbiamo trovare un chitarrista. E
anche al più presto”, concluse alla fine Chris.
“D’accordo,
ci penseremo”, aggiunse Ben. “Intanto,
rimettiamoci al lavoro. Forza!”
I
ragazzi ripresero le loro postazioni; Paul alla
batteria, Chris alla tastiera, Ben al basso mentre Charley riprendeva
in mano
la sua chitarra e si posizionava di fronte al microfono.
Charley
era seduta sotto sotto il portico della casa
di Shary e Jo e teneva lo sguardo puntato alle stelle, numerose come al
solito.
Aveva la sua chitarra classica poggiata in grembo.
A
un tratto sentì la porta aprirsi e, voltandosi,
vide Fang che le si avvicinava con passo felpato, praticamente quasi
mimetizzato con il buio. Le si sedette accanto facendo dondolare
leggermente la
panchina ad altalena sotto al suo peso.
“Che
ci fai qua fuori tutta sola?” le chiese.
“Avevo
bisogno di una boccata d’aria. Tu?”
“Idem”.
Tra
i due calò per un attimo un intenso silenzio nel
quale però si sentivano completamente a loro agio, non
c’era né imbarazzo né
niente. Semplicemente silenzio, rotto soltanto dal canto dei grilli.
“Allora,
non volevi fare un po’ di conoscenza?” le
chiese all’improvviso Fang.
La
ragazza si voltò verso di lui e lo guardò con uno
sguardo intenso dei suoi occhi scuri, come se lo volesse studiare sia
da dentro
che da fuori.
“Vuoi
che cominci io?” le chiese ancora vedendo che
la ragazza non gli rispondeva. “Ti faccio qualche
domanda”.
“Spara”.
“Che
rapporto hai con tua madre?”
Charley
rimase leggermente sbigottita da quella
domanda, nessuno le aveva mai chiesto che rapporto avesse con sua
madre, tantomeno
i suoi amici.
“Buono
direi. È come se fossimo più che altro delle
amiche che madre e figlia. Io le dico sempre tutto e anche lei lo fa,
pensa che
sa persino che ho questo potere di attirare le cose con lo sguardo. Sa
anche
che Shary si trasforma in una sirena. Forse è dovuto al
fatto che è giovane
anche lei quindi per lei è più facile capirmi.
Non ci sono segreti fra noi
due”.
Fang
le sorrise; certo, lui non si intendeva molto
bene di queste cose, non sapeva bene che rapporto ci dovesse essere tra
madre e
figlio, però quello gli sembrava molto bello, avere una
madre come amica e non
come una persona da temere.
“Come
si chiama tua madre?” le chiese poi.
“Amy”.
“E
ci siete solo voi due? Non hai altri parenti?”
“Sì,
ho i nonni materni che vivono poco distanti da
casa nostra e spesso ci incontriamo, andiamo a mangiare da loro. Ma io
e mia
madre preferiamo essere indipendenti per cui non ci rivolgiamo sempre a
loro”.
Charley
non sapeva bene perché stesse confidando
tutte quelle cose a un ragazzo che conosceva da poco tempo, in genere
odiava
parlare di sé stessa, della sua famiglia e delle cose che la
riguardavano. E
ancora di più odiava che le si facessero troppe domande.
Però
le domande di Fang non le davano fastidio e le
veniva quasi spontaneo raccontargli dei fatti suoi. Provava una strana
sensazione stando accanto a lui, ma non capiva che tipo di sensazione
fosse né
tanto meno perché la provasse.
“Ma
come mai hai quel potere? Insomma… come lo hai
preso?”
La
ragazza parve rifletterci un attimo prima di
rispondere. “Sinceramente non lo so, non l’ho
sempre avuto, l’ho sviluppato a
circa sette anni. Quando l’ho mostrato a mia mamma mi ricordo
che era
all’improvviso impallidita e si era irrigidita.
Però mi ha semplicemente detto che
sono speciale e che non dovevo più parlarne e nemmeno
usarlo. Io glielo chiesto
anche altre volte perché quella risposta non mi convinceva,
ma per lei è quasi
un argomento tabù, perciò preferisco non tirarlo
fuori anche perché ogni volta
che lo faccio il suo sguardo si rattrista”.
Fang
rimase zitto per un po’, come se dovesse
rielaborare nella sua mente quella risposta; effettivamente
però era strano che
una semplice ragazza avesse dei poteri… paranormali.
“Ti
piacerebbe avere fratelli o sorelle?”
“Sì,
credo di sì, ma non più piccoli, non sopporto i
bambini. Mi piacerebbe avere un fratello o una sorella più
grandi. Comunque sia
c’è già Shary”. E gli sorrise
dolcemente, uno di quei rari sorrisi che Charley
mostrava solo a poco persone.
“Charley
è il tuo vero nome?”
“No,
mi chiamo Charlotte, Charlotte Bennett. E Fang
è il tuo vero nome?”
Il
ragazzo le sorrise divertito. “Non credo”.
“E
quale pensi che sia il tuo vero nome?”
“Non
ne ho idea. Comunque, Fang mi piace”.
“Beh
sì, non è male. Come nome d’arte
però”.
Entrambi
scoppiarono a ridere; si trovavano bene
insieme e stranamente riuscivano a tenere in piedi un discorso serio
nonostante
nessuno dei due fosse un tipo molto loquace.
“Adesso
tocca a te comunque!” esclamò poi Charley
voltandosi completamente verso Fang e mettendosi comoda.
“Dimmi qualcosa della
tua vita”.
“Che
cosa vuoi che ti dica? Penso tu sappia già
tutto”.
“Beh,
insomma, non sono mica stata con te”.
“Sì,
ma se hai letto il blog…”.
“Sì,
l’ho letto, parecchie volte anche”.
Calò
di nuovo il silenzio dopo quelle ultime parole,
un silenzio che evitava persino gli sguardi, come se fossero immersi in
pensieri del tutto loro.
“Quando
hai imparato a suonarla?” chiese ad un certo
punto Fang accennando alla chitarra che stava in grembo a Charley.
“La
suono da quando ho otto anni. Ho imparato da
sola. Mia madre per Natale me l’ha regalata insieme a un
libretto che insegnava
le note e tutto il resto. E allora mi sono appassionata e praticamente
non
posso vivere senza”.
“Deve
essere bello però poterla suonare”,
mormorò il
ragazzo con uno strano sguardo fisso allo strumento, uno sguardo quasi
di…
desiderio.
A
Charley allora all’improvviso venne un’idea.
“Prova
a suonarla”, gli disse porgendogli la sua
chitarra.
“Cosa?”
Fang strabuzzò gli occhi incredulo.
“Sì
dai, prova”.
E
lui si trovò costretto a prendere la chitarra
della ragazza mettendosela in grembo e cercando la posizione giusta per
tenerla. Charley invece attirò con lo sguardo quella di
Shary che vedeva
appoggiata al muro della cucina e la tirò fuori dalla
finestra.
“Guarda,
ti faccio vedere alcune note”, gli disse
lei iniziando a pizzicare alcune note della chitarra
dell’amica. “Questo è il
FA. Questo invece è il DO”.
Fang
provava a imitare la ragazza pizzicando anche
lui le note che lei gli mostrava e pian piano cominciò
addirittura a prenderci
gusto.
“Adesso
prova a fare il FA il DO il MI e il RE uno
dopo l’altro velocemente”.
Il
ragazzo fece come lei
gli aveva chiesto facendo uscire dallo
strumento una melodia piuttosto graziosa e leggera.
“Bravo!
Hai visto? Non è poi così difficile. Secondo
me non ci metti niente a imparare a suonarla, come me o come Iggy col
surf”.
“Beh
sì, è forte!” esclamò Fang
contento. Sì,
iniziava proprio a piacergli e non era nemmeno così
difficile. Insomma, gli
sembrava quasi che fosse come imparare a volare.
“Adesso
tu prova soltanto a seguire le mie mani, ok?
Fai quello che faccio io”.
Anche
questa volta obbedì guardando come si
muovevano le mani di Charley e la imitò quasi alla
perfezione grazie ai suoi
sensi più sviluppati e ai suoi riflessi più
pronti.
A
un certo punto, dopo le prime note, Charley si
mise a cantare una canzone piuttosto tranquilla e melodica.
I
don't
know what I want, so don't ask me
Cause I'm still trying to figure it out
Don't know what's down this road, I'm just walking
Trying to see through the rain coming down
Even though I'm not the only one
Who feels the way I do.
Andarono
avanti così per un pò, Charley che pizzicava
con le dita le corde della chitarra e Fang che la imitava seguendo le
sue mani
con lo sguardo. Si fermarono solo quando la ragazza ebbe cantato anche
la terza
strofa.
Got
the
radio on, my old blue jeans
And I'm wearing my heart on my sleeve
Feeling lucky today, got the sunshine
Could you tell me what more do I need
And tomorrow's just a mystery, oh yeah
But that's ok.
“Wow,
te la cavi benissimo per essere la prima volta
che la suoni!” esclamò lei alla fine.
“Sembra quasi che tu ce l’abbia nel
sangue”.
“Grazie!”
le sorrise lui.
“Se
impari in fretta potresti anche entrare nella
nostra band dato che ci manca un chitarrista”.
Quell’idea le era venuta
improvvisa e spontanea, non sapeva nemmeno come le fosse venuta in
mente. Tuttavia
non era pentita di averglielo proposto.
“Non
so se faccia per me”, le rispose Fang
abbassando lo sguardo. “Ma che canzone era quella che hai
cantato?”
“Oh,
niente di speciale. Una semplice canzone che ho
scritto io”.
“Scrivi
canzoni?” il ragazzo rimase leggermente
stupito.
“Sì,
per la band”.
“Wow!”.
Charley
rimase un attimo imbambolata a fissare Fang
che provava di nuovo a suonare la canzone con la chitarra; avevano
trovato
un’altra cosa in comune, la passione per la musica e il
talento per la chitarra.
E inoltre, con quelle poche note che avevano suonato si erano capiti di
più che
con mille parole, avevano trovato il loro modo di comunicare. Si erano
divertiti di più a suonare che a parlare.
Ma
non era solo quello che avevano in comune; se lo
guardava attentamente Charley poteva scorgere qualcosa di simile tra
loro anche
nell’aspetto fisico. Innanzitutto si vestivano entrambi
sempre di nero e poi
anche lui aveva i capelli scuri come lei e anche leggermente lunghi e
forse
anche qualche lineamento del viso era simile. Ma ciò che
forse stupì di più la
ragazza era che non avevano gli occhi simili come le era spesso
sembrato
guardandolo. Erano identici e soltanto in quel momento
sembrò accorgersene. Gli
stessi occhi blu notte.
Forse
era solo una sua
impressione, forse si stava solo facendo strane fantasie;
però tutta quella
somiglianza non poteva essere un caso. E anche quello strano sentimento
che
provava nei suoi confronti. Non era amore… era qualcosa di
strano ma anche di
terribilmente familiare.
MILLY’S
SPACE
Buonasera
gente!!! O buongiorno, dipende a che ora
leggerete il capitolo… comunque, che ve ne pare?? Io non lo
trovo così male.
Qui si parla ancora di Charley e dello strano rapporto che ha con Fang
che si
sta infittendo ancora di più. O forse invece si sta
chiarendo.
Non
lo so, voi che ne pensate??
Spero
che me lo diciate lasciandomi un commentino che mi
piacerebbe tanto avere, anche per dirmi che la storia non vi piace.
P.S.
me ne stavo quasi per dimenticare. La canzone che
canta Charley non è mia, magari lo fosse. È di Taylor Swift, una cantante per la quale
ho un debole pazzesco, e si
intitola A Place in this World.
Andate a sentirvela se ne avete voglia, è molto bella e la
cantante è anche
molto brava.
Kisskiss,
Milly.
|
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Capitolo 18 *** Capitolo diciassette ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
DICIASSETTE
“Aaaah, oddio
noooo!! Iggy, mettimi giù, ti pregooo!!” urlava
Shary in braccio a Iggy che
l’aveva afferrata e si era alzato in volo con lei, un
po’ troppo in alto per i
gusti della ragazza. Il ragazzo voleva andare ancora più in
alto ma faceva un
po’ fatica a sostenere il peso di Shary .
“Dai
Shary, rilassati. Non ti succederà nulla”, cercava
di calmarla Iggy ridendo divertito intanto che faceva un paio di giri
piuttosto
rapidi che fecero gelare il sangue nelle vene alla povera Shary.
Alla
fine però, vedendo che stava quasi per mettersi
a piangere, si avvicinò a un albero e la fece sedere
delicatamente su un ramo
piuttosto robusto. Poi si sedette anche lui accanto a lei. La ragazza
gli
afferrò immediatamente il braccio terrorizzata di cadere.
“Tu
sei completamente matto! Lo sai che soffro di
vertigini!” lo sgridò lei in tono spaventato e
allo stesso tempo arrabbiato.
“Non
c’è niente di cui avere paura, basta non
guardare in basso. E poi ci sono io accanto a te, non ti farei mai
cadere”, le
rispose lui dolcemente con gli occhi azzurri puntati su di lei.
Shary
allora si calmò subito e anche la paura
diminuì; non c’era verso, non riusciva mai ad
incazzarsi con lui. Riusciva
sempre a calmarla o a farle dimenticare per quale motivo si sarebbe
dovuta
arrabbiare con le sue parole, con la sua voce, col suo sguardo o
semplicemente
col suo modo di fare.
“Ti
metto giù”, le sussurrò alla fine con
tono
sensuale, forse senza neanche accorgersene, dopo averle dato un leggero
bacio
sulle labbra. La prese di nuovo in braccio e in meno di un secondo si
ritrovarono
entrambi a terra.
Poi
Iggy riprese di nuovo il volo raggiungendo il
resto dello Storm, mentre Shary si sedeva sui gradini del portico per
guardarli, insieme a Total.
Alla
ragazza sarebbe anche piaciuto immortalare quel
momento, magari con un bel disegno, ma non aveva voglia di andare a
prendere
l’album e le matite, così restò
semplicemente a guardare pensando che forse
volare era bello anche se soffriva di vertigini. Beh, ma anche nuotare
era una
gran cosa.
Quello
che però successe dopo, avvenne in un attimo
e fu talmente rapido e strano che i ragazzi faticarono a realizzare se
si
trattava di un sogno o di realtà; Angel si era un attimo
allontanata dagli
altri, quando però ad un certo punto, si era sentito il
chiaro rumore di un
elicottero che si avvicinava allo Stormo; due Eliminatori minacciosi ne
sbucarono fuori, armati addirittura di fucili. Max e gli altri non ci
avevano
pensato un attimo, ad ingaggiare una lotta, avevano iniziato a
prenderli a
pugni e a calci ma non poterono fare granché
perché gli Uomini Lupo, anche se
non erano molto bravi a combattere, ci sapevano fare con le armi da
fuoco e non
volevano di certo rischiare di essere colpiti da un proiettile. Tra
questi
riuscirono a distinguere anche Ari.
L’elicottero
si era avvicinato a Angel e un
Eliminatore l’aveva afferrata immobilizzandola, mentre alcuni
altri tenevano
impegnati gli altri ragazzi. Purtroppo se ne accorsero troppo tardi,
soltanto
quando la bambina aveva urlato, ma ormai l’elicottero era
partito e loro erano
troppo increduli e sbigottiti per reagire più velocemente.
Shary
aveva visto tutta quella scena dal basso senza
poter fare niente, anche lei incredula e sbigottita, non riuscendo a
capire
come fosse successo tutto quello e per un attimo si era pure domandata
se si
trattasse magari di uno scherzo.
Alla
fine i ragazzi atterrarono quasi
contemporaneamente, tutti con delle facce da funerale.
“Vaffanculo,
cazzo!” urlò Iggy in preda ad un’ira
tremenda. “Come abbiamo fatto a lasciarceli
sfuggire?”
Shary
andò immediatamente ad abbracciare il suo
ragazzo contenta che stesse bene, ma anche per cercare di calmarlo.
“Come
hanno fatto a trovarci, è la domanda più
corretta”, disse Jo che sembrava terribilmente calma e
tranquilla.
“Secondo
voi dove l’hanno portata?” chiese Nudge
guardando tutti quanti i ragazzi in quel momento presenti nel salotto.
Nessuno
le rispose subito, benché la risposta
aleggiasse nelle menti di tutti come una terribile nuvola scura carica
di
grandine.
“Ho
paura che…l’abbiano portata alla
Scuola”, le
rispose allora Max senza guardarla in viso, senza guardare nessuno.
“Anzi, ne
sono sicura”. Aveva usato un tono piuttosto basso ma tutti
quanti l’avevano
udita benissimo e avevano avuto diverse reazioni; Shary si era stretta
ancora
di più al braccio di Iggy il quale invece si era piuttosto
irrigidito ed era
diventato pallido, Nudge tentò di non mettersi a piangere e
Gazzy iniziò a
mordersi la manica della maglia. Gli unici che sembravano impassibili,
che non
ebbero alcuna reazione furono Fang e Jo.
“Io
rivoglio mia sorella”, piagnucolò allora
Gazzy come un bambino viziato che vuole a tutti i costi un giocattolo.
Ma qui
non si trattava di certo di un giocattolo.
“La
andremo a riprendere”, gli rispose Max in tono
deciso e sicuro, alzandosi dal divano su cui era seduta. Tutti gli
sguardi le
vennero puntati addosso, chi incredulo e chi spaventato.
“Alla
Scuola?” le chiese Fang fissandola con i suoi
intensi occhi scuri senza lasciar trasparire alcuna emozione.
“Sì
e ci andremo subito”.
“Ma
Max, è pericoloso!” la avvertì Jo
guardandola
come se fosse impazzita. “E’ da anni che non metto
piede in quel posto però me
lo ricordo come se lo avessi fatto ieri”.
“Nessuno
ti ha chiesto di venire”, le rispose la
ragazza in modo acido; non voleva essere antipatica, capiva bene lo
stato
d’animo di Jo, ma quando si trattava di qualcuno del suo
Stormo, della sua
famiglia, non si tirava mai indietro, anche a costo di calpestare
qualcun altro
o di rischiare la propria vita.
“Ragazzi,
siete pronti?” chiese Max rivolgendosi
allo Stormo dopo che ebbero preparato gli zainetti per portare alcune
cose di
cui magari avrebbero avuto bisogno.
“Vengo
con voi”, aggiunse Jo allora guardando la
capa dello Stormo sicura di sé.
“D’accordo”.
“Shary!”
chiamò allora la ragazza libellula vedendo
la sorella scendere dalle scale. “Tu rimani qui,
d’accordo? Noi andremo in volo
perciò non ti possiamo portare”.
“Va
bene”, acconsentì la ragazza sebbene le
dispiacesse dover lasciare andare sua sorella e i suoi amici in un
posto da
incubo dal quale non sapeva se sarebbero tornati vivi.
Allora
Max si voltò verso due membri del suo Stormo.
“Gazzy, Iggy?”
“Ecco,
ci risiamo!” esclamò Iggy piuttosto
arrabbiato e frustrato.
“Iggy,
per favore…voi due rimanete qui”.
“Cazzo,
Max!”
“Amore”,
fece allora Shary dolcemente avvicinandosi
al ragazzo. “Ti prego resta con me. Resta a casa con
me”.
Soltanto
allora Iggy si calmò esalando un gran
sospiro; Shary aveva sempre il potere di calmarlo e poi…
be’, se glielo chiedeva
lei sarebbe anche rimasto.
“Perfetto,
ragazzi!” riprese allora Max. “Ci
metteremo circa due ore ad arrivare là se voliamo abbastanza
veloci. Cerchiamo
di riportare a casa Angel e anche i nostri culi interi”.
Lo
Stormo era partito da circa una mezz’ora e Iggy
era sdraiato sul letto della camera che condivideva con Fang e Gazzy;
in quel
momento aveva un sacco di pensieri e emozioni che gli giravano per lo
stomaco.
Innanzitutto era preoccupato per i suoi amici, era frustrato e poi,
odiava
ammetterlo, ma si sentiva inutile e questa era una cosa che gli era
già
capitata altre volte.
Non
sopportava che i suoi amici fossero là fuori a
rischiare la vita mentre lui doveva restarsene chiuso in casa senza
poter fare
niente. Tutto per colpa di quel suo piccolo problemino alla vista.
“Amore”,
lo chiamò piano Shary che era appena
sbucata dalla porta. “Vuoi un po’ di
compagnia?”
Il
ragazzo mugugnò qualcosa di incomprensibile ma la
ragazza gli si avvicinò lo stesso, salendo sul letto e
notando che aveva gli
occhi chiusi. Si sdraiò accanto a lui mettendogli una mano
sul petto.
All’inizio
rimasero per un po’ in silenzio finché la
ragazza non lo interruppe.
“Mi
dici che cosa ti turba?”
“E’
ingiusto!” le rispose lui senza esitare, tenendo
ancora gli occhi chiusi. “E’ ingiusto che io debba
rimanere qui chiuso in casa
mentre i miei amici rischiano la vita. Insomma, non li posso neanche
aiutare! E
tutto perché… perché sono cieco,
cazzo”.
Shary
non sapeva cosa rispondergli, come consolarlo,
però lo capiva benissimo, capiva bene il suo stato
d’animo. E le dispiaceva, le
dispiaceva veramente tanto vederlo soffrire così,
ma… doveva ammettere che da
un lato, il suo lato egoistico, era anche contenta perché
così lo aveva accanto
e non doveva stare troppo in ansia.
“Ti
capisco. Nemmeno io posso aiutarli e solo perché
non ho le ali”, cercò di consolarlo allora lei
dicendo la prima cosa che le
veniva in mente.
“Sì,
ma è diverso! Tu comunque puoi aiutarli quando
non devono volare oppure sott’acqua. Io invece no e mi sento
uno schifo perché
a volte sono soltanto un intralcio anche se Max è troppo
buona per ammetterlo”.
Shary
in quel momento lo guardava sofferente;
avrebbe proprio voluto trovare un buon modo per consolarlo.
“Tu non sei affatto
un intralcio. Ti ho visto combattere prima e cavolo se ci sai fare. Tu
sai e
puoi fare tutto”. Poi gli salì sopra appoggiando
il mento sul suo petto. “Apri
gli occhi”.
Il
ragazzo scosse la testa in segno di diniego.
“Dai,
apri gli occhi”., insistette allora lei.
“Tanto
che cosa mi cambia?” fece lui ancora in tono
piuttosto arrabbiato.
“Cambia
a me”.
Allora
Iggy decise di aprire gli occhi tanto per
accontentarla e lei rimase a fissare quell’intenso azzurro
annegandoci dentro.
“Sai
che adoro i tuoi occhi. Secondo me sono una delle
cose più belle al mondo”, gli sussurrò
dolcemente.
“E
sai qual è una delle cose che io odio di più al
mondo?”
“No,
quale?”
“Il
fatto che non possa vederti”, le rispose
prendendo ad accarezzarle il viso delicatamente. Lei allora
poggiò le sue
labbra su quelle di lui che immediatamente dischiuse le labbra.
“Che
schifo! Ma voi dovete baciarvi dappertutto?!”
esclamò la voce di Gazzy dalla porta.
Immediatamente
i due si staccarono e Shary scese dal
petto di Iggy tornando sdraiata sul letto.
“Ehi,
piccola peste, che ci fai qui?” chiese il
ragazzo un po’ frustrato per essere stato interrotto.
“Mi
annoiavo”.
“Vuoi
venire qui sul letto?” gli chiese allora Shary
e il bambino non se lo fece ripetere due volte saltando sul letto in
mezzo ai
due. Per fortuna che era abbastanza grande da farceli stare tutti.
“Secondo
voi Max e gli altri riusciranno a salvare Angel?”
chiese poi il bambino con voce tenera che non era solita da lui.
“Ma
sì, ovvio. Max non fallisce mai”, lo
rassicurò
l’amico spettinandogli i capelli.
Dopo
un paio di minuti di silenzio, Gasman esclamò
di nuovo. “Sapete, potremmo proprio essere una bella
famigliola noi tre”.
Iggy
e Shary scoppiarono a ridere per l’idea
assurda.
“Io
non mi ci vedo
proprio a fare il padre”, commentò alla fine il
ragazzo.
MILLY’S
SPACE
Ciao
a tutti!! Sì, lo so, sono in un ritardo assurdo ma
ho avuto un periodo pazzesco con la scuola e tutto. Solo questa
settimana ho
avuto la simulazione di terza prova e ho dovuto studiare come una
disperata. Uff…
va be’, adesso sono qui e spero di non fare altri ritardi,
anche se ho i miei
dubbi.
Che
mi dite del capitolo? Chi ha già letto la storia sa
cosa succederà nel prossimo, a chi invece è nuovo
consiglio di prepararsi ^^
Venitemi
anche a trovare sulla mia pagina Facebook, Milly’s
Space, ci sono le foto e altre cosucce interessanti ^^.
Un
bacione,
M.
MAXBARBIE:
ehilà!! Ah sì, adori il nero? Io invece mi vesto
sempre colorata, soprattutto
in primavera ed estate. Eh, diciamo che sta uscendo il lato nascosto di
Fang ^^
spero di risentirti e scusa per il ritardo. Un bacione, Milly.
|
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Capitolo 19 *** Capitolo diciotto ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
DICIOTTO
Un
rumore di vetri infranti seguito dall’urlo di
Shary che squarciò l’intera casa; Iggy si
precipitò al piano inferiore per
capire che cosa fosse successo e, quando entrò in cucina,
sebbene non potesse
vedere che stava succedendo, capì che la sua ragazza era in
pericolo nel
sentirla ansimare contro un angolo del muro e chiamarlo per nome con
una vocina
debole e rauca, come se qualcuno la stesse soffocando. Sentì
anche, oltre al
suo profumo, quello di un estraneo che le stava terribilmente vicino,
ma era un
odore strano, come se non avesse niente di umano.
Gli
ci volle meno di un secondo per capire la
gravità della situazione, e immediatamente, si
lanciò addosso allo strano tipo
con la faccia da Eliminatore e due ali ritagliate male sulla schiena
che stava
strangolando Shary.
Cominciò
a prenderlo a calci e a pugni facendogliela
vedere veramente brutta; infine lo lanciò fuori dalla
finestra rotta.
“Wow!”
esclamò la ragazza che aveva assistito a
tutta quella scena sbigottita e anche un po’ ammirata.
Anche
Iggy però uscì dalla finestra dispiegando un
poco le ali e controllò che il tizio a terra fosse morto;
non sentiva il
battito e neanche il respiro, però era strano. Emetteva uno
strano odore, come
di qualcosa di bruciato.
“Oh
mio Dio, Iggy!” esclamò Gazzy
all’improvviso
sbucando dalla porta di casa e puntando il dito contro qualcosa verso
il cielo.
“Sono tantissimi!”
In
cielo c’erano centinaia di Eliminatori con le ali
che volavano in modo piuttosto minaccioso verso i tre ragazzi nella
casa.
“Cazzo,
siamo nella merda!” commentò Iggy ascoltando
lo strano ronzio che emettevano volando; sembravano più
insetti che animali.
Immediatamente
anche Gazzy e Iggy si alzarono in
volo e cominciarono ad attaccarli con tutte quante le risorse di cui
disponessero, calci, pugni, testate e persino le bombe create da loro.
Ma erano
in troppi, veramente in troppi e i due ragazzi alati dovevano anche
essere
molto bravi a schivare, dato che quei tizi erano armati di fucile.
Erano strani
però, non dicevano niente e non li si sentivano respirare.
Emettevano solo uno
strano ronzio.
“Oddio,
che cos’è?!” esclamò ad un
certo punto Iggy
che aveva tirato molto forte il braccio di uno di quei Eliminatori e a
un certo
punto gli sembrava di esserselo ritrovato in mano.
“Ma
sono robot!” rispose Gazzy spalancando gli occhi
e osservando il braccio staccato dell’Eliminatore in mano a
Iggy dal quale
pendevano fili elettrici.
“Uccidere…distr…uggere…”,
ripeteva il robot con una
voce meccanica e gracchiante finché non iniziò a
precipitare per terra. I due
ragazzi erano riusciti a distruggerne parecchi riducendoli in pezzi, ma
ce ne
erano ancora molti e alcuni erano addirittura scesi a terra e si erano
diretti
verso la casa dove, all’ingresso, li attendeva Total per
azzannarli alla
caviglia.
In
cucina invece Shary era intenta a lottare contro
tre di quei Eliminatori robotici; uno lo aveva completamente distrutto,
ad un
altro invece doveva aver danneggiato qualche filo del cervello
perché ora si
trovava a barcollare e a tirare pugni all’aria quindi non
costituiva più tanto
un pericolo. Era invece impegnata con il terzo che sembrava essere il
più tosto.
La
ragazza se la cavava piuttosto bene, era forte
anche lei così come i ragazzi dello Stormo; insomma, alla
Scuola mica avevano
provveduto solo a metterle una coda da pesce. Anche lei ci sapeva fare
con la
lotta e aveva ottimi riflessi e questo era una fortuna che le
permetteva di
schivare i proiettili che le volavano addosso.
A
un certo punto però si ritrovò messa
all’angolo
con l’Eliminatore davanti a lei che le puntava il fucile alla
testa; prima di
farsi prendere dal panico però, diede una veloce occhiata al
rubinetto del lavello
e le venne in mente un’idea. Aprì la mano destra
volgendo il palmo verso il
rubinetto ma sempre tenendola bassa, per non farsi notare, e
riuscì a far
scaturire un grosso getto d’acqua contro il robot che
crollò a terra andando in
cortocircuito.
“Mmmm…
è un male essere allergici all’acqua”,
commentò
Shary guardando
l’Eliminatore ai suoi
piedi con sguardo soddisfatto.
A
un tratto però sentì la porta spalancarsi e
almeno
una decina di Eliminatori entrare a passo di marcia in cucina dove
c’era lei.
“Oh
porca…!” esclamò prima di saltare sul
tavolo
senza perdere tempo prezioso e cominciare a prendere a calci in faccia
gli
Eliminatori che stavano davanti.
Fuori
invece Iggy e Gazzy erano ancora piuttosto
impegnati a lottare per salvarsi la pelle ma sembrava che stessero per
cedere.
Quei robot non erano forti come i veri Eliminatori ma erano in tanti e
loro si
sentivano un po’ stanchi e avevano qualche ferita sparsa qua
è là per il corpo.
“Gazzy,
ritirata. Atterriamo!” gridò Iggy in
direzione dell’amico che non se lo fece ripetere due volte e
immediatamente lo
seguì a terra, non prima però di aver lanciato le
ultime bombe che gli
rimanevano.
Iggy
entrò immediatamente in casa per controllare
che Shary stesse bene e la trovò che prendeva a calci e
pugni alcuni
Eliminatori cercando di non farsi colpire a sua volta; allora corse
immediatamente ad aiutarla e cercò di atterrarli anche lui
usando pure qualche
oggetto che trovava in giro.
“Amore,
dovevi vedere come ho steso quei tre
Eliminatori!” fece la ragazza schivando agilmente
l’attacco di un mostro.
“Sì,
tesoro, magari la prossima volta mi fai un
video”, scherzò il ragazzo staccando la testa a un
robot.
Un
altro però lo colpì allo stomaco facendolo
inginocchiare per terra dal dolore.
“Iggy!”
esclamò Shary cercando di correre da lui ma
un altro di quei mostri la colpì e lei si trovò
praticamente a volare
attraverso il corridoio ed andare a sbattere contro la ringhiera
mandandola in
frantumi. Chissà perché le venne in mente che Jo
l’avrebbe uccisa se avesse
trovato la casa ridotta a quel macello. Beh, lo avrebbe fatto se fosse
sopravvissuta a quell’attacco.
Sentì
Gazzy che era andato a soccorrere Iggy e si
sentì un tantino sollevata. Adesso però
l’Eliminatore che l’aveva colpita le si
stava avvicinando con aria minacciosa brandendo il fucile ma lei
sembrava non
avere la forza di attaccarlo, le aveva praticamente quasi bloccato il
respiro.
Alla
fine però si decise, perché alla sua vita ci
teneva, e gli diede un potente calcio in mezzo alle gambe che lo fece
barcollare all’indietro. Ma quelli non sentivano dolore come
gli umani.
Approfittando della sua distrazione e vedendo che ne stavano arrivando
altri
tre, si alzò in fretta e cominciò a correre su
per le scale sia con le mani che
coi piedi. Non sapeva perché lo avesse fatto, le era venuto
istintivo… scappare.
Sta
di fatto che ormai aveva raggiunto addirittura
la soffitta, senza neanche accorgersene, probabilmente solo col
pensiero di
mettere più distanza possibile tra lei e quei mostri.
Ma
i robot ormai l’avevano raggiunta e aveva dovuto
di nuovo riprendere a distribuire calci e pugni insieme al lancio di
qualche
oggetto che trovava in giro. Aveva anche una buona mira. Gli
Eliminatori però
avevano preso a spararle e così si era dovuta nascondere
dietro a qualche
tavolo o altro mobile per evitare i colpi.
Non
poteva nemmeno uscire allo scoperto perché
quelli iniziavano subito a dar la carica ai fucili ed era terribilmente
preoccupata per Gazzy e Iggy che li sentiva lottare di sotto.
Dopo
un po’ però vide entrare Gazzy e, con un enorme
slancio, lanciarsi su uno degli Eliminatori presenti con lei nella
soffitta e
disarmarlo con un potente calcio che gli fece volare via pure il
braccio.
“Grande,
Gazzy!” esclamò lei esultando e uscendo dal
suo nascondiglio. “Attento!” gli gridò
poi però con gli occhi che si
spalancavano.
Fu
troppo tardi: l’altro robot lo aveva colpito alla
schiena facendolo cadere disteso a terra e urlare dal dolore; il
bambino non
riusciva più ad alzarsi né a fare alcun altro
movimento per il dolore, così
l’Eliminatore aveva imbracciato il fucile per puntarglielo
contro e sparargli.
Shary
cercò di andare a soccorrerlo ma non fece
nemmeno in tempo perché quello che successe dopo
lasciò tutti quanti attoniti,
sbigottiti e incapaci di rendersi conto se fosse successo veramente;
Iggy si
era precipitato nella stanza e. senza pensarci due secondi, aveva
spinto via
Gazzy e si era messo al posto suo. L’Eliminatore quindi aveva
colpito lui col
fucile, sparandogli sia allo stomaco che ad una spalla davanti agli
occhi
sconvolti degli altri due.
Soltanto
allora Gazzy sembrò riacquistare le
energie. Si rialzò e colpì il robot staccandogli
la testa, l’ultimo rimasto, a
quanto pareva, perché non ne arrivarono altri.
Shary
invece si precipitò da Iggy e gli si
inginocchiò accanto guardandolo spaventata e con le lacrime
agli occhi. Il
ragazzo era riverso a terra completamente sanguinante sul lato sinistro.
“Iggy?”
lo chiamò piano lei prendendogli la testa
senza sapere bene che fare. Con una mano cercava di fermare
l’emorragia dello
stomaco che sembrava la ferita più grav. Ma era del tutto
inutile.
“Sha…shary”,
la chiamò lui debolmente e con voce
roca, gli occhi azzurri, ma in quel momento sofferenti, rivolti verso
di lei. Poi
chiuse gli occhi sentendo le forze che lo abbandonavano e il dolore a
poco a
poco diminuire.
Lo
Stormo stava ritornando a casa; erano riusciti a
salvare Angel anche se ci avevano messo parecchie ore. Avevano dovuto
affrontare un bel po’ di nemici e adesso non vedevano
soltanto l’ora di
sdraiarsi su una comoda poltrona e mangiare qualcosa di buono preparato
da
Iggy.
Max
però sentiva
una strana sensazione; non sapeva
perché, né che tipo di sensazione fosse. Forse
era solo preoccupata per i due
ragazzi del suo Stormo che aveva lasciato a casa, ma sapeva che non
c’era
motivo. Insomma, erano a casa, al sicuro, che cosa mai sarebbe potuto
succedere? Gli Eliminatori non sarebbero di certo venuti proprio da
loro.
Sì,
però lo avevano già fatto.
La
stessa sensazione sembrava condividerla anche Jo
che si sentiva parecchio inquieta e volava irregolarmente. Era
preoccupata per
sua sorella, ma non era solo questo. Sentiva come se…
No,
era assurdo, non poteva esserle successo niente
e comunque c’era Iggy con lei, lui non avrebbe mai permesso
che le succedesse
qualcosa di brutto.
Angel
e Nudge erano intente a ridere e scherzare.
Ma
sì, non c’era niente di cui preoccuparsi.
MILLY’S
SPACE
*apre
l’ombrello*
No,
no, non ammazzatemi che poi non sapete come va a
finire!!!! Eh be’, non poteva essere tutto rose e fiori, no??
Quindi?
Iggy si salverà? O forse no? Boh. Ditemi voi e lasciatemi
qualche commento che non muore nessuno ^^ besos.
MAXBARBIE:
ehi, ti si è rinfrescata un po’ la memoria? ^^
spero non mi starai in ansia
troppo, non voglio essere responsabile di qualche attacco di panico tra
i miei
lettori ^^ Grazie per la recensione, sempre fedelissima. Un bacio, M.
|
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Capitolo 20 *** Capitolo diciannove ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
DICIANNOVE
Sebbene
Jo e Max avessero avuto quella orribile e
strana sensazione che fosse successo qualcosa, non si aspettarono
minimamente
di trovare quello che trovarono tornando a casa.
Capirono
subito che c’era qualcosa che non andava,
già solo atterrando nel giardino; l’erba e i fiori
erano strappati e
schiacciati e qua e là vedevano luccicare qualche pezzo
metallico di non si sa
bene che cosa.
Max
e Jo si precipitarono immediatamente in casa
entrando dalla porta sul retro, seguite dal resto dello Stormo. E
allora ebbero
la conferma che era veramente successo qualcosa di brutto;
c’erano le sedie
rovesciate e qualche mobile leggermente scheggiato, pozzanghere
d’acqua per
terra e trovarono pure i resti di due corpi metallici con la faccia da
Eliminatore.
Immediatamente
si sentirono tutti quanti mancare un
battito. Quando poi sentirono qualcuno che singhiozzava, si guardarono
intorno
e notarono Gazzy seduto in un angolo con le gambe piegate e il viso
affondato
nelle ginocchia. Era scosso dai singhiozzi e stava tremando non si
capiva bene
per che cosa.
“Gazzy?”
lo chiamò dolcemente Max ma con un velo di
preoccupazione e paura negli occhi. “Che
cos’è successo?”
Il
bambino alzò lo sguardo verso di lei mostrandole
un paio di occhi rossi e gonfi, come se stesse piangendo da tanto tempo
e ciò
la spaventò ancora di più; non lo aveva mai visto
piangere così tanto, nemmeno
quando era più piccolo. Voleva dire che era successo
qualcosa di veramente grave.
“Che
cos’è successo?” ripeté
accarezzandogli i
capelli biondi in un tentativo di consolazione che però
fallì miseramente a
causa della sua voce velata di panico.
“Dov’è
Shary?!” chiese poi Jo guardandolo
sconvolta e pronta
a scannare chiunque.
“Dov’è mia sorella?”
Il
bambino però non riusciva a rispondere a nessuna
di quelle domande; si limitava semplicemente a guardare tutti quanti
con le
lacrime che scendevano ancora copiose dalla guance. Era come apatico,
molto
probabilmente era sotto shock.
Gli
altri ragazzi però sembravano non avere il
coraggio di avvicinarsi, si limitavano a guardarsi attorno con fare
circospetto. Ma si vedeva che anche loro erano preoccupati, spaventati
e,
soprattutto, che non ci capivano niente. Che cosa mai poteva essere
successo di
così terribile da spaventare Gazzy?
Allora
Max si rialzò dal pavimento e, allontanandosi
dal bambino, aprì la porta della cucina dirigendosi in
salotto dove era sicura
avrebbe trovato una risposta alle sue domande. Immediatamente tutti
quanti gli
altri la seguirono.
E
infatti, non appena misero piede nella stanza,
rimasero completamente scioccati, tanto che non riuscirono
più a capire se si
trovavano in un incubo o se stessero vedendo la realtà; Iggy
era disteso sul
divano a torso nudo quasi praticamente del tutto insanguinato e la
quantità di
sangue sul lato sinistro indicava che proprio lì ea stato
ferito. Shary cercava
di tamponare una ferita al fianco e una anche alla spalla con degli
asciugamani
ma con scarso successo. Lui aveva gli occhi chiusi e sembrava
profondamente
addormentato, sembrava che stesse proprio dormendo tranquillo e
pacifico. Ma
faticavano a vedere il petto che si alzava e abbassava per il respiro.
Nudge
crollò in ginocchio scoppiando in singhiozzi,
anche Angel iniziò a piangere mentre Max rimase
lì imbambolata a fissare il suo
amico con gli occhi spalancati come se non riuscisse più a
distogliere lo
sguardo sebbene quella scena fosse terribile. Fang le poggiò
una mano sulla
spalla stringendogliela un po’.
“Che…
che è successo?” chiese Jo riuscendo
finalmente a riprendersi dallo shock iniziale. Ma aveva la voce bassa e
roca.
“Gli
hanno sparato, cazzo! Sono arrivati quei
schifosi pezzi di ferro armati di fucili e gli hanno sparato, porca
puttana!”
le urlò praticamente Shary in risposta guardandola con uno
sguardo furioso e
disperato. Nessuno dei presenti aveva mai visto quella ragazza, la
tranquilla e
allegra Shary, così, in quello stato, che urlava parolacce
con uno sguardo
micidiale. Inoltre era piena di sangue sui vestiti e non era di certo
suo.
“E
adesso vuoi darmi una mano o te ne starai lì
impalata a guardare!?” le urlò ancora premendo di
più sulla ferita al fianco.
Jo
allora si avvicinò obbedendo agli ordini e
afferrò un braccio di Iggy premendogli due dita sul polso.
“Il
battito è debolissimo”, constatò alla
fine.
“Quanto sangue ha perso?”
“Non
lo so!” le rispose la sorella questa volta però
non in modo rabbioso ma piuttosto disperato; pure lei si domandava come
aveva
fatto a non svenire. “E’ pieno di sangue
qui”.
Effettivamente
il torace nudo e muscoloso del
ragazzo era imbrattato di sangue; i ragazzi non avevano mai visto
così tanto
sangue in tutta la loro vita.
“Da
quant’è che è
così?” chiese ancora Jo cercando
di mantenere la calma e prendendo altri asciugamani dal tavolino;
immediatamente anche quelli si sporcarono quasi del tutto di quel
liquido rosso
e denso.
“Saranno
circa quindici minuti”, le rispose Shary
cercando di non mettersi a piangere. “Dio, Jo, che cazzo
facciamo!?”
“Non
lo so sorellina. Io non so rimuovere i
proiettili né ricucire le ferite”.
Shary
lanciò un’occhiata al ragazzo steso che
sembrava ancora dormire placidamente; lasciò
scorrere le lacrime.
“Non…non
posso lasciarlo così… io… non
posso”, mormorò
tra le lacrime. Jo le portò una mano attorno alle spalle
cercando di calmarla.
“L’unica
soluzione è portarlo in ospedale”, le
propose infine.
“No!
Non devono scoprirci!” si intromise a quel
punto Max spalancando gli occhi dai quali si vedeva spuntare qualche
lacrima.
“E
preferisci lasciarlo morire?!” le urlò contro
Shary alzandosi con ferocia. “Mi sembra che il mondo sappia
già abbastanza di
voi!”
“Ma…”,
tentò di protestare la leader dello Stormo
però effettivamente gli occhi della rossa in quel momento
facevano paura anche
a lei. E in ogni caso aveva ragione. Certo, rischiavano grosso, ma
cos’era
meglio? Farsi scoprire di nuovo dalla Scuola o lasciar morire un
fratello?
“Max
ha ragione, in fondo!” tentò di farla ragionare
Jo.
All’improvviso
però gli occhi di Shary si
illuminarono.
“Charley!
La mamma di Charley fa l’infermiera. Lei
sa di noi, non farà domande o robe del genere. Possiamo
chiedere a lei”.
“D’accordo”,
le rispose una Jo leggermente
titubante. Forse non era poi così una buona idea, insomma,
come avrebbe fatto a
guarire due ferite da proiettile da sola? Però non voleva
disilludere la sua
sorellina e anche lei voleva che Iggy si salvasse. Dopotutto, tentar
non nuoce.
Shary
si pulì le mani sporche di sangue sui
pantaloni e si mise a cercare in giro il cellulare.
“Iggy?”
chiamò Nudge notando che il ragazzo a un
certo punto, non si sa come, aveva aperto gli occhi facendo capire che
era
sveglio.
“Sha…shary?”
chiamò lui con voce a malapena udibile;
ma Shary la sentì benissimo e gli su subito accanto
prendendogli la mano.
“Dimmi,
amore. Sono qui”.
“Ti…
io ti…”. Stava tentando di dirle qualcosa ma
faceva un’immensa fatica, si sentiva troppo debole anche solo
per parlare.
“Che
cosa?” la ragazza si sforzava di non esplodere,
le faceva troppo male vederlo così.
“Ti
amo”, riuscì a dire infine prima di svenire di
nuovo.
Shary
rimase lì a tenergli la mano ancora per un po’
completamente sbigottita; era la prima volta che glielo diceva, che le
diceva
quelle due fatidiche parole. E aveva pensato di dirglielo proprio
adesso, come
se stesse per… no, non poteva essere, lei lo avrebbe
impedito a tutti i costi.
“Shary,
muoviti a trovare ‘sto cellulare!” le
urlò
allora Jo facendo fare quasi un salto alla sorella che si
rialzò immediatamente
e si mise a cercare il cellulare.
Lo
Stormo più Total, Jo, Shary e Charley si
trovavano nella sala d’attesa dell’ospedale e
facevano quello per cui quelle
sale erano state progettate. Aspettavano. Aspettavano con espressioni
sconvolte, terribilmente preoccupate e spaventate.
Charley
era seduta vicino a Shary che piangeva in
silenzio; le aveva circondato le spalle con un braccio. Angel era
accocolata in
braccio al fratello che adesso però non piangeva
più ma sembrava catatonico. Il
cane era invece sdraiato in grembo alla bambina anche lui con aria
affranta.
Nudge aveva poggiato la testa sulla spalla di Fang scossa dai
singhiozzi mentre
il ragazzo teneva la mano stretta in quella di Max.
L’unica
impassibile sembrava Jo ma il pallore aveva
rovinato anche le sue guance.
Dopo
che sembrò passare un’eternità, videro
spuntare
Amy, la mamma di Charley, da dietro un muro e dirigersi verso di loro
scompigliandosi i capelli scuri e lunghi poco più su delle
spalle;
immediatamente tutti gli sguardi si puntarono su di lei.
“Voi
siete i ragazzi alati di qui ogni tanto si
parla in giro?” chiese con voce gentile e calma non appena
arrivò. Max
semplicemente annuì.
“Io
e il dottor Hugger stiamo per operare il vostro
amico però mi dovete dire come sono fatti quelli della
vostra ehm… specie”.
Immediatamente
la leader dello Stormo prese la
parola.
“Abbiamo
le ossa più leggere per poter volare e
disponiamo di alcune sacche d’aria che ci permettono di
respirare. Inoltre
guariamo molto più in fretta dalle ferite”.
“Ho
capito. E il sangue? Il vostro amico ha perso un
sacco di sangue e devo fargli una trasfusione. Che tipo di sangue
avete?”
“Dovete
dargli soltanto il nostro. Quello della
nostra specie”.
“Allora
qualcuno di voi deve cedergli un po’ di
sangue”, disse la donna guardando tutti quanti i ragazzi con
fare quasi materno.
“Lo
faccio io!” si intromise all’improvviso Gazzy
guardando l’infermiera in modo deciso.
“Sei
sicuro? Guarda che te ne dovrò prendere
parecchio”.
“Sì,
sono sicuro”.
Amy
si alzò seguita da
Gazzy ma prima di svoltare nuovamente l’angolo, Fang
indugiò a guardarla;
quegli occhi grigi avevano qualcosa di terribilmente familiare.
MILLY’S
SPACE
Eccomi!!
Spero di non beccarmi un qualche linciaggio con questo capitolo ^^
Che mi dite? Può andare?
Lasciate qualche recensione, non vi si stacca la mano.
Lol.
Bacioni,
M.
MAXBARBIE:
eh, cos’è che lo Stormo non riesce a fare? ^^ che
vuoi che sia una dozzina di
Eliminatori contro i nostri eroi?? Per quanto riguarda Iggy,
be’, ti toccherà
attendere il prossimo capitolo. Ma tanto, ora ti ricordi tutto, no? ^^
Bacioni,
Milly.
|
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Capitolo 21 *** Capitolo venti ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
VENTI
Stavano
ancora aspettando nella sala d’attesa
dell’ospedale e non avevano idea di quanto tempo fosse
passato, qualche ora
sicuramente, forse, due, forse tre. Ogni minuto che passava era
un’agonia, una
tortura interiore che non sapevano se sarebbero riusciti a sopportare
ancora
per molto. Sicuramente prima o poi qualcuno sarebbe esploso.
La
mamma di Charley e il dottor Hugger, gli unici
due a sapere che Iggy era in quell’ospedale e del loro
piccolo segreto alato,
non erano ancora usciti e lo Stormo con le due sorelle non avevano
avuto
nessuna notizia dell’intervento. Inoltre nessuno dei presenti
fiatava, si erano
tutti chiusi in un mutismo epico, come se qualcuno avesse tolto loro la
capacità di parola. Nemmeno Nudge, che in genere parlava
sempre a macchinetta,
aveva aperto bocca. Di solito parlava sempre quando era nervosa o
agitata o
quando aveva paura.
Così,
quando Charley chiamò l’amica che le stava seduta
accanto, tutti quanti fecero un sobbalzo per la sorpresa.
“Shary?
Vieni con me”, le disse la mora alzandosi.
“Sei tutta sporca di sangue, devi ripulirti un
po’”. Le tese la mano che la
rossa prontamente afferrò senza dire niente e senza
guardarla. Era come se
fosse apatica, aveva gli occhi talmente rossi e gonfi che sembrava
stessero per
caderle fuori dalle orbite mentre i capelli rossi e spettinati
spiccavano come
fiamme sul suo volto terribilmente pallido.
Le
due ragazze si chiusero nel bagno delle donne
dove in quel momento non c’era nessuno. Charley
aprì immediatamente il
rubinetto prendendo un po’ di carta. Lo passò
sotto all’acqua fresca e
incominciò a passarlo sul viso dell’amica per
ripulirlo dalle lacrime e dal
mascara che le era colato. Shary però continuava a non
guardarla, sembrava come
se fosse precipitata in un abisso oscuro della sua mente dal quale
sarebbe
difficilmente risalita.
Dopo
averle ripulito il viso la squadrò un po’
dall’alto in basso osservando la maglietta e i pantaloni
macchiati di sangue.
Allora
si tolse la sua camicetta nera rimanendo in
canottiera e la mise addosso all’amica riponendo la maglietta
sporca nella
borsa. A Shary la camicetta stava un po’ più
grande perché Charley era più alta
ma sempre meglio di quella macchiata di sangue. Per i pantaloni non si
poteva
fare niente ma erano jeans perciò le macchie non spiccavano
così tanto come
sulla maglietta colorata.
“Shary”,
la chiamò allora cercando di attirare la
sua attenzione. “Shary, guardami”.
L’amica
però non reagì, si limitò solo a
scuotere la
testa.
Allora
Charley, stanca di tutta quella apatia, decise
di usare un po’ di violenza: le prese il viso tra le mani e
lo voltò verso di
lei in modo che si potessero guardare negli occhi, il verde nel nero.
“Ascoltami,
Shary. Iggy non morirà, ok? Starà bene,
vedrai”, le disse sicura, a pochi centimetri dal suo viso. La
rossa però non sembrava
tanto convinta. Avrebbe preferito che quei scuri occhi che ora la
stavano
scrutando fossero di un bel azzurro cielo, quell’azzurro
cielo di cui si era
innamorata.
“Lo
spero”, pronunciò finalmente la rossa facendo con
voce bassa e roca. “Anche perché… se
lui dovesse… morire… io morirò con
lui”.
Charley
spalancò gli occhi; non sapeva bene che cosa
intendesse l’amica con quella frase però aveva
paura che non fosse nulla di
buono. Non voleva giungere a conclusioni affrettate
però… soltanto adesso
cominciò a sperare veramente che Iggy rimanesse vivo.
La
mora abbracciò di slancio l’amica sussurrandole
un sacco di ti voglio bene. Non era
abituata a questi gesti di affetto, né a riceverli
né a darli, però quello era
uno di quei momenti tragici in cui queste cose erano
d’obbligo. E non c’era
niente di meglio di un abbraccio per far capire a una persona che le
saresti
rimasto vicino qualsiasi cosa fosse accaduta.
Non
appena Charley mollò Shary sulla sedia su cui
era stata seduta prima, si diresse alle macchinette per prendersi uno
snack;
tutta quella situazione era proprio stressante, per non dire dolorosa.
E così,
ogni volta che doveva scaricare lo stress in qualche modo, cercava
qualcosa da
fare. Normalmente si sarebbe messa a urlare o a spaccare le cose, ma
non era in
camera sua bensì in ospedale perciò, per trovarsi
qualcosa da fare, aveva
deciso di mangiare qualcosa.
Inserì
le monete nella macchinetta e schiacciò un
paio di numeri. Doveva avere la maledizione dei distributori dato che,
mentre
si spostava sul bordo, il suo snack a un tratto si bloccò e
non volle più
scendere giù. E non era la prima volta che le capitava una
cosa del genere.
Adesso sì che aveva il motivo giusto per spaccare qualcosa e
nessuno avrebbe
potuto biasimarla per questo.
Cominciò
a prendere a pugni il vetro del
distributore masticando qualche parolaccia, poi gli mollò
pure un paio di calci
dando sfogo più apertamente alle brutte parole visto che di
lì non sembrava
passare nessuno, e infine prese anche a scuoterlo con tanto di minacce.
Ma
quello non sembrava volerle dare la sua merendina.
“Hai
bisogno di una mano?” chiese una voce dietro di
lei facendola sobbalzare.
Si
voltò e trovò Fang che la guardava con fare
curioso e forse anche un po’ divertito.
“Si
è bloccato”, rispose lei indicando la
macchinetta dietro di lei.
“Fammi
provare”, disse lui avvicinandosi
all’aggeggio. Strinse le mani a pugno e mollò un
paio di pugni decisi al vetro
del distributore facendo finalmente cadere giù lo snack.
Poi
si chinò per prenderlo e lo offrì alla ragazza
che gli stava accanto. Lei lo prese guardandolo un po’
ammirata e stupita.
“Wow!
Come hai fatto?”
“Bastano
un paio di colpi assestati nel punto
giusto”.
“Un
giorno dovrai insegnarmi questo trucchetto”.
“Volentieri”.
Soltanto
allora Charley si accorse della loro
terribile vicinanza; lui era così alto che lei era costretta
a tirare su la
testa per poterlo guardare bene negli occhi, quegli occhi scuri
identici ai suoi.
Fang invece la scrutava dall’alto con una strana espressione.
“M…
mi dispiace… per il vostro amico”,
mormorò dopo
un po’ chiedendosi perché mai la voce le fosse
uscita così incerta. “Spero che
si riprenda”.
Improvvisamente
sentì l’impulso di abbracciarlo il
che era strano perché lei non aveva mai sentito
l’impulso di abbracciare le
persone, nemmeno sua madre. Era successo soltanto con Shary poco prima
e c’era
un buon motivo. Era vero, le dispiaceva per Iggy sebbene lo conoscesse
da poco
tempo. Però si era già affezionata a tutti i
ragazzi dello Stormo e inoltre lui
era il ragazzo della sua migliore amica e non voleva vederla soffrire.
Ma…
c’era una strana voglia dentro di lei, la voglia
di farsi stringere dalle braccia forti e muscolose di Fang
perché… be’, non
sapeva esattamente il perché, ma lui le infondeva un senso
di sicurezza e di
protezione che non avrebbe saputo descrivere. Quando stava accanto a
lui sapeva
che difficilmente qualcuno avrebbe potuto farle del male o che si
sarebbe
potuta fare del male, non solo fisicamente.
Lui
con una mano le spostò un ciuffo di capelli che
le era caduto sugli occhi dietro l’orecchio. E
sembrò pure farle un debole
cenno di sorriso.
“Che
cosa state facendo qui?” chiese la voce di Max
dietro di loro facendoli immediatamente allontanare e voltare.
“Venite di là”.
Questa volta la voce della ragazza aveva assunto un tono serio, uno di
quei
toni che usava quando voleva che le obbedissero.
Così
i due ragazzi si diressero nuovamente verso la
sala d’attesa e Charley, passando accanto a Max,
notò che la ragazza le
lanciava un’occhiata piuttosto minacciosa, quasi di
avvertimento.
Aspettarono
un’altra mezz’ora prima di veder sbucare
la madre di Charley da dietro un angolo con la divisa azzurra chiazzata
di
sangue. Immediatamente tutti gli sguardi si puntarono su di lei e
qualcuno
scattò dalla sedia. Non riuscirono a capire niente
però dall’espressione
dell’infermiera.
“Come
sta? È vivo?” chiese Nudge dando voce ai pensieri
di tutti.
“Sì,
è vivo”, rispose Amy e al che immediatamente
tirarono tutti un sospiro di sollievo. Ma poi aggiunse qualcosa che
invece fece
rimanere tutti quanti di nuovo senza fiato. “Per il momento,
almeno”.
“Come
sarebbe a dire per il momento?” fece
Shary sull’orlo
dell’isterismo; almeno
non era più apatica come prima.
L’infermiera
esalò un gran sospiro e si sedette su
una sedia come se con quel gesto avesse voluto intimare anche ai
ragazzi di
sedersi. Ma questo loro non sembrarono capirlo.
“Ragazzi,
voglio essere sincera con voi”, cominciò
lentamente lasciando tutti quanti con il fiato sospeso.
Indugiò in particolare
su Fang e anche il ragazzo ricambiò quello sguardo curioso.
“Il vostro amico
non è messo molto bene. Ha perso moltissimo sangue, un paio
di quelle bolle
d’arie che avete si sono rotte e pure un rene è
completamente andato”.
“E
quindi?” chiese Shary con la voce completamente
rotta dal pianto che stava per scoppiarle. E non era l’unica,
persino Nudge e
Angel avevano cominciato a singhiozzare.
“E
quindi...”. proseguì l’infermiera
sentendosi
venire anche lei le lacrime agli occhi. “Potrebbe non passare
la notte e
sarebbe un miracolo se lo facesse”.
Si
sentirono raggelare tutti quanti, diventarono
quasi di pietra, tranne Nudge e Angel che scoppiarono in un pianto
ancora più
forte e Shary che aveva lasciato scendere le lacrime copiose.
“Ma
Iggy non può morire… lui non
può”, piagnucolò
Nudge.
“Mi
dispiace, ragazzi”.
“Poss…
possiamo vederlo?” chiese Max guardando
l’infermiera, ma senza vederla veramente.
“Sì,
ma uno alla volta”.
“Shary,
vai prima tu”. le propose Fang; nemmeno lui
riusciva a contenere le sue emozioni in quel momento, sebbene non
stesse
piangendo.
“Sicuri?”
chiese lei. Gli altri ragazzi annuirono.
La
rossa cominciò a dirigersi verso la stanza quasi
con passo barcollante. Quando entrò le si strinse
praticamente il cuore. Iggy
giaceva sul letto completamente immobile e con gli occhi chiusi,
qualche
tubicino attaccato a quel corpo che lei aveva sempre considerato
perfetto e
pure la macchinetta che serviva per misurare il battito cardiaco.
Inoltre,
sotto le coperte, si vedeva che era fasciato attorno allo stomaco e
alla spalla
sinistra.
Lei
gli si avvicinò e gli prese una mano
stringendogliela.
“Ciao
amore”, disse dolcemente cercando di non
scoppiare a piangere proprio lì. “Sono la tua
Sirenetta. Volevo dirti che ti
amo anch’io e non immagini nemmeno quanto. Perciò
non puoi lasciarmi, ho ancora
bisogno di te. Lo avevi promesso, che non mi avresti lasciata. E le
promesse
vanno mantenute, amore mio”, si fermò un attimo
per reprimere il singhiozzo che
sentiva nel petto e per spingere indietro le lacrime. “Voglio
ancora potermi
perdere nei tuoi occhi, voglio ancora poterti abbracciare e baciare.
Sei la
cosa più bella che mi sia capitata nella vita e…
non sono pronta a lasciarti
andare. Perciò vedi di riprenderti o giuro che ti
prenderò a calci in culo”.
Gli
lasciò andare la mano per potersi avvicinare e
posargli un bacio dolce e leggero sulle labbra al quale però
non ebbe
ovviamente alcuna risposta.
“Ti
amo”.
“Ragazzi,
io non voglio impicciarmi e non ne avrei
nemmeno il diritto, però potrei sapere che
cos’è successo? Chi è stato a
sparare a Iggy?” chiese Amy il più dolcemente e
maternamente possibile; era
molto giovane, si vedeva che aveva poco più di
trent’anni però sembrava sapere
il fatto suo sia nel campo del lavoro ma anche come genitore. Come se
fosse
dovuta crescere e maturare molto in fretta. E probabilmente era
così con una
figlia avuta a soli diciassette anni.
“No,
non possiamo”, le rispose Max troncando lì la
discussione. Forse avrebbe tirato su molte polemiche se non fosse stato
per il
momento critico della situazione; ma comunque quella donna le infondeva
una
strana sicurezza, un po’ come la dottoressa Martinez.
“D’accordo”,
acconsentì infine l’infermiera come se
conoscesse bene la ragazza e sapesse che era meglio non discutere con
lei.
“Però di qualsiasi cosa aveste bisogno, io sono a
vostra disposizione. Io e
Charley. Non esitate a chiederci aiuto”.
Max
le rivolse un muto
ringraziamento, così come tutti gli altri. In
realtà in quel momento desiderava
soltanto risvegliarsi da quel brutto incubo e vedere che Iggy stava
benissimo.
Però purtroppo non si trattava di un incubo, ma della dura e
cruda realtà.
MILLY’S
SPACE
Ehilà.
Mi spiace di metterci ogni volta così tanto
impegno, ma con tutti gli impegni che ho non so più dove
sbattere la testa.
Comunque,
ecco qua il nuovo capitolo, un po’ più lungo
del solito, tra l’altro. Ditemi cosa ne pensate e venitemi
anche a trovare
sulla mia pagina Facebook. Ho postato le immagini dello Stormo ^^
Bacioni…
M.
MAXBARBIE:
eh, si vede che la missione alla Scuola le ha un po’
offuscato il
cervello. È
stanca anche Max, poverina. Qui
però assistiamo ad una Max più reale, almeno
spero che sia così ^^. Dimmi cosa
ne pensi, un bacione.
AXXX:
ehilà! Che bello sentire una nuova voce ^^ eh, che vuoi che
ti dica, le persone
cambiano e Fang si sta un po’ aprendo. Purtroppo gli
Eliminatori ci sono
sempre, non ci sbarazzeremo mai di loro. Iggi, be’, Iggy
ovviamente è il mio
personaggio preferito, se non si era capito ^^ perciò
è logico che tenda a
renderlo protagonista, lol. È una tendenza che non riesco a
togliermi, si nota
anche in qualche altra storia.
Mi dispiace per gli errori, purtroppo sono pigra e non ho voglia di
rileggere i
capitoli dopo averli scritti xD.
Questa storia non ha un’ambientazione precisa, alcuni
avvenimenti descritti da
Patterson sono avvenuti, ma altri no. Però se qualcosa non
ti è chiaro, chiedi :
)
Spero di risentirti. Bacioni. Milly.
|
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Capitolo 22 *** Capitolo ventuno ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
VENTUNO
I
ragazzi rientrarono in casa, uno più silenzioso di
quell’altro, ma non appena si ritrovarono nel salotto ancora
devastato dal
combattimento sembrò scoppiare il finimondo; Shary
crollò sul divano e scoppiò
apertamente in singhiozzi coprendosi il volto con le mani, Nudge
scivolò a
sedere per terra con la schiena appoggiata al muro e il viso affondato
nelle
ginocchia scossa dai singhiozzi, Angel abbracciò Max anche
lei in lacrime e
Gazzy si buttò sulla poltrona piangendo silenziosamente.
“E’
assurdo, è assurdo”, continuava a mormorare
Nudge con il viso ancora coperto. “Noi guariamo in fretta,
questo non ha
senso”.
“Lo
so piccola, niente ha senso”, cercò di
consolarla Max tenendo lo sguardo fisso in un punto imprecisato del
pavimento.
“E’
stata colpa mia”, sbottò ad un tratto Gazzy
senza avere il coraggio di guardare nessuno. “Lui si
è messo al posto mio. Se
non lo avesse fatto avrebbero sparato a me non a lui. E’
stata colpa mia”. Questa
volta alzò lo sguardo in direzione di Shary che scuoteva la
testa con gli occhi
pieni di lacrime.
“No,
tesoro, non è stata colpa tua. Lo avrebbe fatto
per chiunque, ha semplicemente reagito d’impulso. Tu non
c’entri assolutamente
nulla”, gli rispose la rossa in tono deciso. Non lo incolpava
di certo, povero
piccolo.
“Shary”,
la chiamò la sorella. “E’ meglio se tu
ti
vai a riposare, ok? Hai una faccia orribile. Noi invece penseremo a
ripulire
questo casino. Cerca di dormire un po’”.
La
sorella annuì e cominciò ad avviarsi su per le
scale sapendo benissimo però che non sarebbe affatto
riuscita a chiudere occhio.
Tuttavia era una buona scusa per restare un po’ da solo e
poter piangere
liberamente e sfogarsi.
“Lei
lo ama tanto”, biascicò Nudge non appena vide
la ragazza scomparire. “Si amano tanto. Non è
proprio giusto”.
Shary,
dopo essersi messa la sua camicia da notte
bianca e leggera, si era buttata sul letto a pancia in giù e
aveva stretto
forte a sé il cuscino dando libero sfogo alle lacrime. Non
aveva mai pianto
così tanto in vita sua, né alla Scuola e nemmeno
per la morte di Alex.
I
suoi pensieri continuava a girare soltanto attorno
a Iggy, al primo giorno che lo aveva incontrato, a quando lo aveva
guardato nei
suoi bellissimi occhi azzurri, a quando aveva capito di essersi
innamorata di
lui, a quella passeggiata sotto le stelle, al giro in moto, al loro
primo
bacio…
E
adesso… adesso sembrava che la vita glielo volesse
portare via; lui era la cosa più bella che le fosse capitata
in quella misera
vita e adesso sembrava andare tutto a rotoli. Era proprio ingiusto, la
vita era
proprio ingiusta.
Non
poteva crederci, non poteva nemmeno immaginare
di vivere senza di lui, senza i suoi occhi, senza i suoi scherzi e le
sue
battute, senza i suoi baci. Non potevano portarglielo via
così. E poi era così
giovane, potrebbe avere un sacco di anni di fronte a sé,
ancora non aveva visto
tutto quello che c’era da vedere.
Che
cosa avrebbe fatto lei se lui fosse…non riusciva
nemmeno a pensarci. Sapeva solo che se lui fosse… morto,
sarebbe morta anche
lei. Dentro sarebbe morta.
Le
parole della mamma di Charley ancora le
vorticavano per la testa; potrebbe non passare la notte… ci
vorrebbe un
miracolo.
Un
miracolo. Cazzo, non aveva mai creduto nei
miracoli ma adesso sperava proprio che avvenisse e che le ridesse il
suo Iggy.
Sentì
aprirsi la porta pian piano e qualcuno entrò;
non si voltò per vedere chi fosse, non le importava,
potevano benissimo anche
essere dei Camici Bianchi venuti per portarla via. Anzi, forse sarebbe
anche
stato meglio.
Sentì
questa persona salire sul suo letto e capì
immediatamente che era Angel.
“Stai
dormendo?” le chiese la bambina dolcemente.
La
ragazza però non le rispose ma Angel capì lo
stesso che la rossa era sveglia e che la stava ascoltando
“Non
dobbiamo perdere la speranza”, mormorò allora
la bionda sdraiandosi accanto a lei.
Sì,
la speranza era sempre l’ultima a morire. Ma ci
voleva un miracolo.
“Vedrai
che starà bene”, continuò la bambina
senza
mai ottenere risposta. “Come nei film quando il protagonista
sta per morire ma
poi invece sta bene e ritorna dalla sua amata”.
“Angie,
questo non è un film, tesoro”.
La
mattina dopo lo Stormo insieme a Jo stava seduto
in cucina a fare colazione, in silenzio. Quel giorno avrebbero saputo
se il
loro amico si sarebbe salvato oppure no. Era passata la notte e tutti
quanti
avevano ancora in mente quelle cinque parole dette dalla mamma di
Charley:
potrebbe non passare la notte.
Charley
aveva detto a Shary che l’avrebbe chiamata
proprio quella mattina per dirle come stava e tutti quanti si sentivano
il
cuore in gola e un macigno di dieci tonnellate pesava sul loro stomaco;
non
riuscivano nemmeno a mangiare.
A
un tratto videro arrivare anche la rossa in cucina
con un aspetto che faceva proprio paura; era ancora in pigiama, con i
capelli
spettinati e gli occhi gonfi e rossi. Si vedeva lontano un miglio che
non aveva
dormito ma che piuttosto aveva pianto per tutta la notte.
Si
lasciò cadere su una sedia senza dire niente,
nemmeno buongiorno. Dopotutto non lo avevano fatto neanche gli altri.
D’altronde
non era per niente un buongiorno.
La
ragazza non provò nemmeno a mangiare, se mangiava
qualcosa avrebbe vomitato di sicuro. Piuttosto continuava a lanciare
occhiate
al cellulare ogni dieci secondi per vedere se squillava.
Passò
così una buona mezz’ora in cui nessuno disse
assolutamente nulla; era una cosa raccapricciante, non fecero altro che
girarsi
e rigirarsi per tutta la cucina senza sapere bene che fare, in ansia e
col
cuore che presto sarebbe potuto esplodere.
Ma
all’improvviso, ecco che
il cellulare squillò; tutti
quanti fecero un balzo sulla sedia.
Shary lesse velocemente il numero ed esclamò guardando gli
altri:
“E’
Charley!”
“E
cosa aspetti a rispondere?”, la incitò la
sorella.
Shary
prese il cellulare con mani tremanti cliccando
il bottone verde.
“Pr…pronto”,
rispose col fiato corto.
“Ciao
Shary, come stai?” si sentì la voce allegra
dell’amica dall’altra parte. Ma la rossa
sembrò non notarlo
“Charley,
come cazzo vuoi che stia? Dimmi se Iggy
sta bene”.
“Ahahah,
sta calma”, cercò di calmarla Charley
ridendo divertita. “Sta bene. Iggy sta benissimo”.
“Dici…dici
sul serio?”
“Sì,
certo”.
Shary
esalò un grandissimo sospiro di sollievo
lasciando cadere la testa sullo schienale della sedia; si
sentì scivolare di
dosso almeno quattrocento cinquanta nove chili. Gli altri notarono la
sua
espressione e immediatamente sentirono illuminarsi i propri occhi e
alleggerire
lo stomaco e il cuore.
Charley
continuò: “O il miracolo è avvenuto o
il tuo
ragazzo ha la pellaccia dura. Mia madre e il dottor Hugger sono rimasti
piuttosto stupiti da quanto in fretta si è ripreso. Le bolle
d’aria che si
erano rotte sembra si siano riparate. Però è
ancora piuttosto debole e comunque
un rene lo ha perso, ma per il resto starà bene. Si
è già svegliato una volta
quando c’era mia madre e ha chiesto di te. Vuole vedervi
tutti quanti”.
“D’accordo,
lo andremo a trovare”, le rispose Shary
felice come non mai. “Grazie mille, è fantastico.
Ci sentiamo più tardi”.
Shary
riattaccò e guardò gli altri con un sorriso a
trentadue denti.
“Allora
sta bene!?” fece Nudge intuendo la risposta dalla
faccia della ragazza; infatti stava sorridendo.
“Sì,
ragazzi, sta bene. E’ fuori pericolo”.
“Grazie
al cielo!” esclamò Max abbracciando Angel.
Shary
entrò piano nella stanza di Iggy e lo trovò
ancora addormentato nel letto; almeno sembrava stare meglio rispetto
all’altro
giorno, forse perché aveva riacquistato un po’ di
colore o forse perché aveva
meno tubicini attaccati addosso.
Gli
si avvicinò e delicatamente gli prese una mano;
avrebbe aspettato che si fosse risvegliato.
Non
dovette aspettare molto; il ragazzo, dopo poco,
aprì lentamente gli occhi e volse il capo verso la ragazza,
probabilmente
attirato dal suo odore.
“Sha…Shary?”
la chiamò debolmente.
“Sì,
sono qui”, gli rispose avvicinandoglisi ancora
di più e stringendogli la mano ancora più forte.
“Come ti senti?”
“Come
se mi avessero fatto a pezzi il corpo e poi
ricucito”.
Shary
ridacchiò. “Beh, il paragone ci sta”.
Poi
rimase per un po’ a guardarlo negli occhi
azzurri, quegli occhi che per poco non aveva perso.
Iggy
tentò di mettersi seduto ma non poté evitare di
far uscire un grido di dolore.
“Cazzo!”
“Ma
che fai!?” lo sgridò ma poi lo aiutò a
mettersi
seduto sul letto appoggiato ai cuscini. Guardò attentamente
il letto e vide che
c’era un sacco di spazio accanto a lui così ci
salì sopra e gli si mise accanto
facendo molta attenzione a non fargli male. Aveva il bisogno di
sentirlo
vicino, di stringerlo fra le sue braccia.
“Ci
hai fatto prendere un colpo, a tutti quanti”, gli
disse lei dolcemente.
“Mi
dispiace, non era stata mia intenzione”.
“La
prossima volta però pensaci due volte prima di
farti sparare”.
“Ci
proverò”.
Rimasero
per un po’ in silenzio, abbracciati, poi
Shary sussurrò. “Hai detto che mi ami”.
“Anche
tu lo hai detto”.
La
ragazza rimase un attimo perplessa finché non si
ricordò di quello che gli aveva detto ieri.
“Allora mi hai sentita”.
“Io
ti sentirei anche in capo al mondo. Comunque è
vero, ti amo Shary”.
“Anch’io
ti amo”, gli rispose prima di dargli un
bacio passionale.
Quando
si staccarono, la ragazza esalò un gran
sospiro.
“Che
c’è?” le chiese Iggy.
“Niente”,
gli rispose lei troppo velocemente,
chiudendo e riaprendo gli occhi come se dovesse cercare una gran
concentrazione
per dirgli quello che doveva dirgli. “E’ solo che
ho avuto tanta paura di…
perderti”.
“Ehi,
guarda che non ti libererai tanto facilmente
di me”.
“Lo
spero. Anche perché me lo hai promesso”, rise la
ragazza. All’improvviso si sentirono delle voci e dei passi
concitati che si
avvicinavano; Shary scese dal letto, intuendo chi dovevano essere i
nuovi
arrivati.
“IGGY!”
urlò Gazzy saltando sul letto e abbracciando
di slancio l’amico senza preoccuparsi di stare attento a non
fargli male.
“…
orca troia!” si lamentò infatti il ragazzo che
aveva ancora lo stomaco e la spalla fasciati e di certo il peso
dell’amico
addosso non gli giovava. “Così sì che
mi uccidi!”
“Scusa,
scusa, scusa…”, continuava intanto a
mormorare il bambino, senza tuttavia spostarsi.
“Gazz…
ti dai una calmata?!” gli urlò Iggy facendolo
staccare da sé; il bambino lo guardò dritto negli
occhi.
“Mi
dispiace, io non volevo che ti succedesse quello
che ti è successo”, iniziò a parlare il
bambino senza neanche prendere fiato.
“Però è stata colpa mia
perché tu mi hai spostato e loro hanno sparato a te
mentre invece doveva succedere a me…”.
“Ehi,
frena un attimo!” lo interruppe Iggy fissandolo
in viso. “Che hai detto? Colpa tua?”
“Gazzy
si sente in colpa perché pensa che sia stata
colpa sua se tu sei rimasto ferito”, gli spiegò
allora Shary perché il bambino
non avrebbe smesso di farneticare.
“Cosa?!”
Iggy stralunò gli occhi. “Ma sei scemo? Non
è stata affatto colpa tua!”
“Ma
allora perché mi hai spinto via e ti sei messo
al posto mio?”
“Perché
non volevo che facessero del male a te. E
comunque volevo spostarmi anch’io ma non ho fatto in tempo.
Ma tu non c’entri
assolutamente nulla”.
In
quel momento arrivò anche il resto dello Stormo con
Jo e Total in braccio ad Angel. Ci furono altri abbracci e sospiri di
sollievo
e Nudge cercò pure di trattenere le lacrime di
felicità.
“Allora
Ig, come ti senti?”
“Leggermente
ferito e con un rene in meno. Ma per il
resto credo di stare alla grande”.
E
tutti quanti i
ragazzi scoppiarono a ridere contenti che il disastro fosse stato
evitato.
Speravano solo che non capitasse un’altra cosa simile, anche
se, considerati i
loro precedenti, non c’era tanto da sperarci.
MILLY’S SPACE
Salve!
Scusate se ci ho messo così tanto ad aggiornare,
ma con la scuola, lo studio, la tesina davvero non so quando trovare il
tempo.
Non vedo l’ora che sti esami finiscano.
Comunque, Iggy si è salvato e tutti sono felici e contenti.
Per il momento ^^
Che
mi dite? Lasciatemi qualche recensione e ricordatevi
di visitare la mia pagina facebook. https://www.facebook.com/MillysSpace
Baci,
M.
MAXBARBIE:
uuuuh, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto ^^ non
pensavo di
aver reso così bene le sensazioni. Cosa mi dici di questo?
E’ un po’ più
allegro… un abbracci. M.
AXXX:
ma
pensavi davvero che avrei ucciso il mio personaggio preferito? Ahaha xD
per
quanto riguarda Charley… be’, leggi e scoprirai.
Un bacione. M.
|
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Capitolo 23 *** Capitolo ventidue ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
VENTIDUE
Iggy
era tornato a casa ormai da un paio di giorni,
le ferite erano quasi completamente guarite sebbene lui si sentisse
ancora piuttosto
debole e non era ancora in grado di affrontare voli troppo lunghi,
tanto meno
un combattimento.
Shary praticamente non lo mollava mai, così come nemmeno i
più piccoli dello
Stormo; non che a lui dispiacessero tutte quelle attenzioni,
specialmente se
erano da parte della ragazza, però ogni tanto si sentiva
quasi soffocare.
Si
trovava nella stanza di Shary, sdraiato sul letto
con la camicia aperta mentre la ragazza, seduta per terra, lo osservava
attentamente.
“Ti
va se usciamo stasera?” gli chiese a un tratto
lei.
“Dove?”
“Non
so… potremmo andare al cin…ehm, a cena
fuori”.
Iggy
aveva iniziato a sghignazzare. “Stavi per dire
al cinema?”
Shary
impallidì. “No. Affatto. Non stavo per dire
cinema”.
“Sì,
invece”, la contraddisse lui con un sorrisetto
divertito sulle labbra; a volte gli piaceva prenderla in giro.
“No,
io non lo stavo per dire!” si impuntò Shary ben
consapevole di star negando l’evidenza.
“Dai
amore, ammettilo. E poi mica mi arrabbio”.
Questa volta il suo tono e il suo sguardo erano diventati
più dolci; si era
messo seduto sul letto così da ritrovarsi faccia a faccia
con la ragazza.
Shary
sbuffò. “E va bene!” confessò
alla fine lei,
incrociando le braccia. “Stavo per dire cinema. Mi
dispiace!”
Il
ragazzo si alzò per sedersi sul pavimento di
fronte a lei. “E di che? Se vuoi ci possiamo andare al
cinema”.
“Non
voglio andare al cinema”.
“Sicura?”
“Sì,
sicurissima. E poi non fanno niente di
interessante”.
Iggy
scoppiò a ridere facendo leggermente
imbronciare la ragazza. “Sei forte, Shary, sei veramente
forte!”
Lei
inarcò un sopracciglio non sapendo se sentirsi
offesa o lusingata. “Dovrebbe essere un
complimento?”
“Sì,
lo è. Tu sei forte, sei bella, sei
intelligente, sei coraggiosa… sei la mia
Sirenetta”. La stava fissando dritto
negli occhi, anche se non la vedeva, e così lei si era
trovata di nuovo a
sprofondare in quel cielo azzurro.
“Ti
amo, Ig”.
“Anch’io
ti amo, Sharon”.
Si
baciarono appassionatamente facendo giocherellare
le lingue l’una con l’altra; sarebbero rimasti
così per un bel po’ se non
avessero avuto bisogno di recuperare ossigeno.
“Allora
stasera andiamo a cena?” le chiese lui con
voce leggermente roca, la
fronte
appoggiata a quella della ragazza.
“Ovvio!
E conosco anche un bel posto dove portarti!”
rispose Shary con un sorriso.
“Ehi!
Ma sono io l’uomo! Sono io che dovrei portarti
fuori e farti le sorprese”, si lamentò il ragazzo
aggrottando la fronte.
“Mi
dispiace ma da noi non funziona così. Io guido
perciò
io decido dove andare”, gli rispose la ragazza prendendolo un
po’ in giro.
“Evita
di girare il coltello nella piaga”.
Shary
scoppiò a ridere allontanandosi leggermente da
Iggy e beccandosi un’occhiataccia da lui.
“A
parte gli scherzi”, aggiunse subito il biondo
tornando serio. “Dovremo stare attenti che non ci trovino e
non ci attacchino
di nuovo”.
“Terremo
gli occhi aperti”, gli rispose lei.
“Metaforicamente parlando”.
“Ahahah…
che spiritosa!”
“Dai
amore, non prendertela!” esclamò la ragazza
ridendo divertita e abbracciandolo per farsi perdonare.
“Eh,
no! Adesso però non mi abbracci!” fece lui
allontanandola da sé.
“Uff…
che permaloso!”
Shary
allora si alzò avviandosi alla la porta.
“Shary!”
la fermò Iggy; lei si girò aspettandosi
qualche parola dolce da parte sua o qualcosa di simile. Invece il
ragazzo aveva
messo un broncio terribilmente serio e ciò la
preoccupò non poco. “Secondo te,
come hanno fatto a trovarci? Gli Eliminatori, intendo”.
La
ragazza scrollò le spalle prima di rispondere.
“Non ne ho idea”.
“Mi
sa che è colpa nostra. Insomma, loro non
sapevano nemmeno di te e Jo mentre devono aver rintracciato noi dello
Stormo in
qualche maniera. E abbiamo messo in pericolo te e tua
sorella…”.
Shary
lo bloccò prima che cominciasse a dire cose
senza senso che forse l’avrebbero ferita. “Ehi,
Iggy! Non dirlo neanche per
scherzo. È successo e basta. E tu non hai affatto messo in
pericolo me o mia
sorella, anzi, sei stato tu quello che se l’è
vista peggio”.
Iggy
le sorrise dolcemente. “Ti amo, Sirenetta”.
“Shary
è pronta?” chiese Jo vedendo Iggy che entrava
in cucina, dove lei era seduta con tutti gli altri, per prendersi un
bicchiere
d’acqua.
“No,
non ancora”. Le rispose lui un po’ annoiato.
“Dove
andate di bello?” gli chiese Nudge curiosa
alzando lo sguardo dalla rivista di moda che stava leggendo.
“Ah
boh, a cena da qualche parte”.
A
un tratto la porta si aprì facendo entrare Shary che
si vide subito puntare addosso gli sguardi di tutti quanti.
“Sei
pronta, finalmente!” esclamò Jo squadrando la
sorella dall’alto in basso.
“Sì,
sono pronta”.
“Che
si dice in questi casi?” fece Iggy
avvicinandosi alla sua ragazza. “Sei bellissima?”
“Dai
scemo! Esci!” la ragazza lo spinse fuori dalla
porta della cucina seguendolo poco dopo; effettivamente era carina
quella sera,
con un vestito a fiori lungo poco più su delle ginocchia e i
capelli rossi conciati
in morbidi boccoli che le scendevano lungo le spalle. Si era anche
truccata
leggermente anche se doveva ammettere che in genere ci metteva molta
più cura e
perfezione nel prepararsi ad uscire; la fortuna di avere un ragazzo
cieco è che
non devi badare tanto all’aspetto fisico.
“Guidi
tu o guido io?” si sentì la voce di Iggy
chiedere dal salotto.
“Io.
Se no mia sorella mi ammazza!” gli rispose
Shary.
“Oh,
sono così carini insieme!” esclamò
Nudge con un
paio di occhi da cucciolo non appena sentì la porta
d’ingresso chiudersi.
Iggy
e Shary erano seduti ad un tavolo vicino alla
finestra che dava sulla strada; era un piccolo ristorantino molto
accogliente
nel quale si mangiava anche piuttosto bene.
“Sai
che sei proprio bella stasera?” sbottò a un
tratto il ragazzo che era seduto vicino a Shary e la teneva per mano.
“Me
lo hai detto almeno dieci volte”, gli ricordò
lei alzando gli occhi al cielo.
“Beh,
ma è vero”.
“Ma
manco ci vedi!”
Iggy
scoppiò a ridere. “Sì, ma so che
indossi un
vestito a fiori, che i tuoi capelli stasera sono ricci e che hai un
profumo
talmente buono che ti salterei addosso qui in questo istante davanti
agli occhi
di tutti questi clienti”.
“Pervertito!”
“Sì,
ma sono il tuo pervertito”, le sussurrò
all’orecchio con voce sensuale per poi baciarle le labbra
lasciando leggermente
giocherellare le lingue. Avrebbero continuato così per un
bel po’ se poi non
fosse arrivato il cameriere a portare loro i menù. Il
poveretto però fece finta
di niente.
“Forse
sarebbe meglio se la smettessimo”, sospirò la
ragazza con la fronte appoggiata a quella del ragazzo.
“Allora
allontanati e dimmi quello che c’è scritto
nel menù”.
Shary
ridacchiò e cominciò a leggergli il
menù ad
alta voce.
“Ehi,
senti che bella questa canzone!” esclamò a un
tratto interrompendo la lettura dei cibi e mettendosi in ascolto della
canzone
che avevano appena mandato alla radio del ristorante; You saved me,
degli Skunk
Anansie.
“Sì,
è carina”. Commentò il ragazzo.
“Skin ha una
gran bella voce”.
“Un
giorno mi piacerebbe andare a un suo concerto”.
“Ti
ci porterò”.
“Davvero?”
“Certo.
Ormai dovresti aver capito che per te farei
di tutto”.
La
ragazza lo guardò sorridendogli dolcemente.
“Ma
secondo te qua ci portano gli alcolici se li
chiediamo?”
“No,
penso di no. Siamo minorenni”.
Iggy
sbuffò.
Poco
dopo, quando le ebbero ordinate, arrivarono le
loro bibite, analcoliche, e il ragazzo, prendendo il suo bicchiere, lo
alzò in
alto volgendosi verso Shary.
“Io
direi di brindare”.
“Mmmh,
sì hai ragione. A questo primo appuntamento?
Perché effettivamente è il primo appuntamento al
quale usciamo noi due da
soli”.
“E’
vero. Ma io proporrei qualcosa di più
importante”, le sorrise Iggy.
“Cosa?”
“A
noi due. Che siamo una strana coppia di mutanti,
un uccello e un pesce che, nonostante la differenza, si amano lo
stesso”.
La
ragazza rise di gusto. “Siamo strani anche senza
essere una coppia. Però sì, direi di brindare a
noi due”.
“Allora
a noi due”.
I
ragazzi batterono leggermente i propri i bicchieri
facendoli tintinnare.
“Però
bello questo paragone, uccello e pesce. Però
l’uccello si mangia il pesce”. Aggiunse Shary dopo
aver bevuto un sorso della
sua bibita.
“Infatti
io ti
mangerò”, le rispose lui digrignando i denti come
le tigri.
MILLY’S
SPACE
Ehilà!
Lo so, è da un po’ che non aggiorno ma sono stata
impegnata con lo studio per gli esami e davvero non riuscivo a trovare
né il
tempo né la concentrazione. Adesso che però sono
finiti, eccomi qua ^^
Allora, che dire??
Niente, solo un innocente capitolo che volevo dedicare a Shary e Iggy.
Come se
non l’avessi già fatto prima ^^
Dai,
ditemi cosa ne pensate.
Un
bacione,
M.
MAXBARBIE:
una tragedia greca? Addirittura ^^ be’, mi fa piacere. Grazie
per la
recensione, sei sempre fedelissima tu. Un abbraccio, Milly.
|
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Capitolo 24 *** Capitolo ventitre ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
VENTITRE
Shary
e Iggy erano sdraiati sulla spiaggia, la loro
spiaggia preferita, quella dove venivano soltanto loro. Se ne stavano
sotto
sotto le stelle, sdraiati sulla giacca del ragazzo. Si tenevano per
mano e
ascoltavano il rumore delle onde del mare che si infrangevano sugli
scogli.
“Ehi!
È appena caduta una stella! Esprimi un
desiderio!” esclamò a un tratto la ragazza con
voce allegra.
Iggy
increspò le labbra in un sorriso dolce ma le
rispose solo dopo un po’.
“Non
credo di avere desideri da realizzare”.
“Come
no? Tutti hanno qualche desiderio che
vorrebbero vedersi avverare”.
Lui
voltò la testa verso di lei e le rivolse uno
sguardo tenero. “Beh… ho i miei amici che sono
praticamente come una famiglia
per me e soprattutto ho te… questo mi basta”.
Anche
Shary aveva voltato il capo verso il ragazzo
sentendosi quasi sciogliere nell’udire queste parole; le
bastavano poche parole
dette da Iggy perché il cervello le andasse in pappa e non
riuscisse più a
vedere niente oltre a lui. Non credeva che si sarebbe mai potuta
innamorare
così.
“Anch’io
sono felice di averti trovato e di stare
insieme a te e lo sai…”. Cominciò poi
la ragazza guardandolo stranamente seria.
“Però… non ce l’hai proprio
un desiderio? Un desiderio magari difficile da
realizzare tipo… ritrovare i tuoi genitori o…
poterci vedere di nuovo?” non
sapeva bene perché gli avesse chiesto questa cosa. Le era
venuto in mente e non
riusciva più a toglierselo dalla testa; la verità
era che voleva conoscere
meglio il suo ragazzo, conoscerlo nel profondo, in ogni suo pensiero.
Perché
lui era bravo a nascondere ciò che provava o sentiva. Le
persone che lo
conoscevano solo in apparenza vedevano un ragazzo che amava scherzare,
sempre
con la battuta pronta e magari anche un po’ sconcia. Ma non
vedevano la
tempesta che poteva esserci dentro di lui.
Iggy
esalò un profondo sospiro prima di rispondere.
“Sì, effettivamente è vero, sono
desideri che vorrei potessero avverarsi però…
potrebbe sembrarti sciocco ma… sento che se anche tentassi
di pensarci, o di
sperare che accadano beh, rimarrei deluso… perché
non potrebbero mai diventare
realtà. È troppo difficile perché lo
diventino e quindi non voglio nemmeno
immaginarmelo o pensarci. È stupido, lo so”.
“No,
non è affatto stupido!” lo interruppe Shary.
“Anzi, è una cosa sensata. Ti capisco. E sappi
che, beh… se hai bisogno di
parlare di qualsiasi cosa io ci sono”.
“Lo
so, Shary. A te posso dire tutto. E ti amo”.
A
un tratto si sollevò appoggiandosi su un gomito e
con un colpo di reni si portò sopra la ragazza; poi
avvicinò il viso a quello
di Shary e le diede un lieve bacio sulle labbra.
“Tu
mi fai impazzire”, le sussurrò
all’orecchio con
voce roca e sensuale. “Tutto di te mi fa
impazzire”. Le diede un altro bacio
leggero. “Il tuo odore…”. E
cominciò a baciarla in altre parti del viso,
l’angolo vicino alla bocca, la guancia, scendendo poi
giù lungo il collo
assaporando il suo profumo e
il suo
sapore aspro e intenso. “La tua voce, l’averti
sempre accanto a me… sei
fantastica Shary e ti voglio. Voglio che tu sia
mia…” continuava intanto a
dirle tra un bacio e l’altro sempre con voce bassa.
La
ragazza intanto era rimasta leggermente
paralizzata, strani brividi le correvano lungo la schiena. Brividi di
emozione,
di piacere per i baci dolci di Iggy ma anche di paura.
Aveva
capito che cosa voleva fare il ragazzo o
almeno lo sospettava però…
A
un tratto sentì la sua mano che le abbassava
delicatamente la spallina del vestito prendendo poi a baciarla sul
bordo del
seno.
“Ig…”.
Lo chiamò con voce bassa e un po’ incerta.
Il
ragazzo alzò il viso verso di lei incatenando i
loro occhi, verde nell’azzurro.
“Tu
vuoi…”, iniziò Shary senza sapere bene
che cosa
chiedergli, anzi, come chiederglielo.
“Io
lo voglio ma solo se lo vuoi anche tu”, le
rispose Iggy con voce sicura, serio come non lo era stato forse mai in
vita
sua.
La
ragazza si sentì immediatamente sollevata; non
che non si fidasse del suo ragazzo e tanto meno che non lo volesse
però…
sarebbe stata la sua prima volta e non si sentiva ancora pronta. Aveva
paura.
“Amore…”,
lo chiamò poi appoggiandogli una mano sul
petto. “Non è che io non voglia farlo con te
però… non sono ancora pronta e…
non vorrei mandare tutto all’aria solo per questo”,
gli spiegò con voce dolce e
calma.
“D’accordo”,
le rispose alla fine Iggy spostandosi e
mettendosi seduto accanto a lei a gambe incrociate. “Come
vuoi, non importa.
Non voglio costringerti”.
“Ti
prego amore, non prendertela”, aggiunse lei
quasi con voce supplicante, alzandosi e sedendoglisi davanti.
Lui
le mostrò un sorriso sghembo, uno di quelli che
la facevano sempre impazzire.
“Tranquilla
Sirenetta, non me la prendo. Lo faremo
quando ti sentirai pronta”.
Shary
gli sorrise di rimando e lo prese per una
mano.
“Ti
amo, Iggy”.
“Anch’io
e non immagini nemmeno quanto”.
Si
scambiarono un bacio questa volta molto più
passionale e intenso. Un bacio in cui erano nascoste mille emozioni e
mille
sentimenti diversi.
“Che
ne dici se andiamo a farci una nuotata?” chiese
poi Shary al ragazzo, una volta che si furono staccati. Senza attendere
una
risposta, si alzò e lo trascinò per mano in
acqua.
Max
si trovava sotto al portico ad ammirare il cielo
stellato come le capitava sempre più spesso ultimamente,
forse colpa dei troppi
pensieri che le frullavano per la testa. E ognuno di questi pensieri
comprendevano un ragazzo alto, moro, dagli occhi terribilmente
profondi,
profondi come la notte.
Ah,
dannazione a Fang e al suo cuore che doveva
mettersi a battere all’impazzata ogni volta che lo vedeva.
Proprio
in quel momento la porta si aprì e il
soggetto delle sue mille seghe mentali e dei suoi pensieri notturni e
malinconici uscì nel portico dove era lei. Era proprio vero
il detto “parli del
diavolo e spuntano le corna”.
Non
ebbe bisogno di voltarsi per capire che si
trattava di lui, il suo passo felpato lo avrebbe riconosciuto ovunque.
Senza
che lei se lo aspettasse minimamente, il
ragazzo la abbracciò da dietro e le appoggiò un
tenero bacio sulla nuca, tra i
capelli. La ragazza sgranò gli occhi diventando rossa come
un peperone. Ma che
cosa stava facendo?
“Max?”
la chiamò Fang con voce roca, quella voce che
ogni volta le faceva sentire le farfalle nello stomaco e senza togliere
le
braccia dalla vita della ragazza. “Io… io voglio
spiegarti una volta per tutte
quali sono i miei sentimenti per te visto che mi sembra che tu non
abbia capito
tanto”.
Dicendo
quelle parole il ragazzo la voltò verso di
sé e la
guardò dritto negli occhi,
ancora più serio di quanto non lo fosse normalmente. Max
arrossì ancora di più
e poco ci volle che il suo cuore non le uscisse fuori dal petto.
“Io
ti amo! Ti amo e non smetterò mai di amarti. Ti
amerò per il resto dei miei giorni, dovessi morire domani o
il mese prossimo o
fra vent’anni. E ti amerò anche quando
sarò morto. Devi credermi. Non ti sto
prendendo in giro, non lo farei mai”.
La
ragazza non aveva la più pallida idea di che
dire. Guardava Fang come se stesse vedendo un fantasma, spaventata per
quello
che lui le stava dicendo così chiaramente e che aveva
cercato di evitare in
tutti i modi nemmeno lei sapeva perché, ma allo stesso tempo
anche incredula
per quello che sentiva. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso,
continuava a fissare quelle due pozze scure davanti a lei, avendo quasi
la sensazione
di starci sprofondando dentro.
“Però
adesso voglio sapere quello che provi tu nei
miei confronti. Perché sono sicuro che non può
non essere niente. So che anche
tu provi qualcosa per me”.
Max
si trovò completamente senza parole ed era
sicurissima che il suo viso avesse raggiunto tonalità
vulcaniche. Avrebbe tanto
voluto che il terreno cedesse e la facesse precipitare per non dover
più
sopportare lo sguardo di Fang su di lei, quello sguardo così
duro e deciso. E
quell’imbarazzo. Non sapeva che dirgli, non ne aveva la
più pallida idea. Era
di gran lunga più facile affrontare una decina di
Eliminatori piuttosto che
confessare i suoi sentimenti.
“Io…
io…”, cominciò lei vergognandosi che la
voce le
fosse uscita così bassa e flebile. Fang intanto era
lì che aspettava, paziente.
Alla
fine però, come se le avessero improvvisamente
iniettato una siringa con una buona dose di coraggio, anche lei assunse
uno
sguardo deciso, esalò un grosso sospiro e si decise a dire
tutto quello che
provava. In fondo anche Fang l’amava e non stava scherzando,
non la stava
prendendo in giro. Quindi, perché mai si sarebbe dovuta
tirare indietro?
“Hai
ragione. Anch’io provo qualcosa per te. Ma non
so dire che cosa sia. Ogni volta che ti guardo o ti penso mi sento le
farfalle
nello stomaco e il mio cuore batte fortissimo”.
Improvvisamente,
vide le labbra di Fang tirarsi in
un sorriso, un vero sorriso di gioia, uno dei rari sorrisi che lui
mostrava.
“Allora,
proviamo a vedere di che cosa si tratta”, le
sussurrò lui prima di baciarla con passione, un bacio tenero, ma pieno di
passione.
“Allora,
buona notte”, sussurrò Iggy a Shary,
entrambi sulla soglia della stanza di lei.
“Buona
notte”, ricambiò la ragazza con un sorriso
dolce, senza però avere la voglia di staccarsi da lui e dai
suoi occhi.
Alla
fine però, il ragazzo cominciò ad allontanarsi
senza riuscire a farsi scomparire il sorriso ebete che aveva dipinto in
faccia.
Un sorriso ebete, ma innamorato.
“Iggy”,
lo fermò lei a un certo punto.
“Hm?”
fece lui voltandosi.
“La
tua stanza è dall’altra parte”.
“Oh”.
Shary
non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
Iggy
rientrò nella sua stanza che condivideva con
Fang e Gazzy e il suo udito super potente gli fece capire, dal modo di
respirare, che solo il più piccolo stava dormendo. Fang
invece sembrava essere
ancora sveglio.
“Non stai ancora dormendo?!” sbottò il
biondo, “Che? Mi stavi aspettando? E
perché hai quel sorriso ebete dipinto in faccia?”
“Mi
sono messo insieme a Max”, rispose lui rimanendo
a fissare un punto indefinito davanti a lui con sguardo sognante.
“Davvero?
Era ora!” fece il biondo spogliandosi per
andare a letto.
“Come
era ora?!” sbottò Fang guardandolo stupito.
“Anche
un cieco si sarebbe accorto che vi piacete”.
“Pff…
piuttosto te, come è andata con Shary?”
“Hmm…
abbastanza bene”.
“Perché
solo abbastanza?”
“Perché
ho quasi fatto l’amore con lei”.
MILLY’S
SPACE
Hola!!
Eccomi con un nuovo aggiornamento : )
Che
ne dite? Spero via sia piaciuto. Lasciatemi una
recensione.
Baci,
M.
MAXBARBIE:
ehi!! Sei la mia fan numero uno ^^ ecco, qui ci sono anche i tuoi Max e
Fang.
Fammi sapere. Un bacione, Milly.
|
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Capitolo 25 *** Capitolo ventiquattro ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
VENTIQUATTRO
Charley
finì di mangiare il suo toast, l’unica cosa
che si era preparata per cena visto che la madre era al lavoro e non le
piaceva
molto mangiare da sola. Quindi si era preparata solo un piccolo
spuntino per
non dover sopportare lo stomaco brontolante tutta la notte.
Fece
un po’ di zapping in tv non trovando niente di
interessante, come al solito. Facevano di nuovo le vecchie puntate di
Beverly
Hills, che ormai aveva visto tutto e le avventure di Brenda, Brendon e
dei loro
amici le conosceva a memoria. Odiava fare le stesse cose che aveva
già fatto
una volta, era come uno spreco di tempo per lei.
Alla
fine, però, decise di spegnerla perché la stava
veramente facendo rincitrullire e cominciò a passeggiare
avanti e indietro per
la casa, non sapendo bene che fare e trovando noiosa qualsiasi cosa le
venisse
in mente. Un paio di volte si fermò pure davanti allo
specchio per rimirarsi,
così, senza motivo e i suoi occhi scuri come la notta le
restituirono lo
sguardo in un paio di occhi cerchiati dalla matita nera e spiccanti su
un volto
pallido. Anche quella sera era vestita di nero, come sempre, un paio di
jeans
lunghi e leggeri, fatti apposta per le estati californiane, e una
maglietta a
maniche corte con un teschio disegnato al centro. I capelli lunghi e
scuri
erano sciolti sulle spalle. Non si era mai preoccupata per il proprio
aspetto,
si vestiva come le piaceva e basta, anche se qualcuno poteva giudicarla
un po’
male. Molti dicevano che fosse dark ed effettivamente sì,
poteva sembrare, ma
lei non si chiamava in alcun modo. Che bisogno c’era di
farlo? Era una persona
come un’altra, con i propri gusti e le proprie idee.
Ogni
persona ha dei gusti diversi e, se dessimo un
nome ad ognuna di queste persone soltanto in base ai gusti che ha,
diventerebbe
una cosa veramente incasinata. Come se già il mondo non
fosse abbastanza
incasinato di per sé.
Si
decise, infine, a salire in camera sua, magari le
sarebbe venuta l’idea per comporre qualche canzone con la
chitarra oppure
cazzeggiare su internet.
Salendo
le scale, però, voltò il capo verso la porta
della camera di sua madre che si trovava in un angolino e,
perciò, era
piuttosto oscurata perché la luce non arrivava fino a
lì. Non seppe esattamente
perché ma, decise di darci un’occhiata. Era da un
po’ che non ci entrava. Da piccola
ci veniva spesso, invece, per dormire nel lettone accanto alla madre e
le
piaceva un sacco stare abbracciata a lei. A volte si immaginava di
avere anche
un papà, così da poter dormire in mezzo a loro
due che le scaldavano i piedini.
Questo, prima di scoprire che gran bastardo fosse in realtà
suo padre.
Abbassò
lentamente la maniglia della porta ed entrò
in punta di piedi come se ci fosse qualcuno che dormiva e lei non
volesse
svegliarlo. Si guardò un po’ intorno, notando il
letto sfatto e i due comodini
ai lati pieni di piccoli oggetti che non avevano ancora trovato un loro
ordine.
Sua madre era disordinata proprio come lei.
Si
voltò verso il grande armadio di noce, aprendo le
ante e dando una scorsa ai vestiti. Amy si vestiva in modo piuttosto
sobrio,
semplici jeans e una T-shirt che, a differenza di quelli della figlia,
erano
colorati, ma ogni tanto incappò anche in qualche vestito
elegante che metteva
molto raramente, forse solo per andare ai pranzi o alle cene di Natale
dei
nonni, nella qual casa, se non ti vestivi come ti vestiresti per andare
in un
ristorante rinomato, ti sentivi come un agnello in mezzo ai lupi.
Persino
Charley era costretta a mettersi un vestito o una gonna.
Prese
dall’ appendiabiti un vestito azzurro che le
arrivava poco sopra le ginocchia e se lo poggiò addosso per
vedere come le
sarebbe stato. Era piuttosto carino, anche se lei lo avrebbe preferito
nero.
Non se lo provò comunque, perché avrebbe potuto
strapparlo e non le andava poi
di avere guai con la madre.
Richiuse
l’armadio sistemando i vestiti
e si diresse verso uno dei comodini per
curiosare un po’ nei cassetti, come una bambina piccola che
cerca di trovare
dove si nascondono le caramelle senza farsi beccare con le mani nel
sacco.
Controllò l’orologio e constatò che la
madre sarebbe arrivata fra meno di due
ore, perciò aveva ancora tantissimo tempo.
Rovistando
tra fogli e varie cartelle, trovò, nel
fondo, delle fotografie e un piccolo libricino di stoffa marrone chiaro chiuso semplicemente da un
elastico un po’
consunto. Si mise a scorrere le foto, notando che erano state fatte
parecchio
tempo fa: alcune ritraevano la madre da piccola con i genitori, oppure
che
giocava o ballava, o magari insieme ad un amichetta. Le più
recenti, invece, la
rappresentavano già adulta con la piccola Charley in
braccio.
Quelle
foto le guardò piuttosto in fretta, senza
soffermarsi più di tanto ad osservarle, anche
perché le pareva di averle già
viste. Ad un tratto, però, ne notò alcune che
attirarono parecchio la sua
attenzione e le fecero iniziare a battere il cuore più
forte. C’era sua madre,
piuttosto giovane, poteva avere due o tre anni più di lei,
quindi già
adolescente, insieme ad un altro ragazzo della sua età.
Erano stati fotografati
in momenti piuttosto intimi, che si baciavano, che si guardavano
intensamente
negli occhi, che si divertivano insieme in spiaggia.
La
ragazza le rivoltò per scoprire qualcosa di più
e, sul retro di ogni fotografia, oltre alla data, ogni volta diversa
chiaramente, c’erano anche due nomi, Amy
e Bob.
La
madre non le aveva mai parlato di suo padre anche
se Charley, da piccola, glielo aveva chiesto spesso, cercava sempre di
evitare
quell’argomento. Finchè non le aveva confessato
che il padre l’aveva
abbandonata quando aveva scoperto di essere incinta di lei e allora la
ragazza
non le aveva più chiesto niente, non solo perché
sapeva che l’argomento la
faceva soffrire, ma anche perché non voleva più
saperne niente di quel
bastardo.
Quindi,
oltre a non conoscerlo, non sapeva nemmeno
come si chiamasse né quale fosse il suo aspetto.
Però,
guardando la foto di quell’uomo… non sapeva
perché ma, le veniva da chiedersi se fosse lui…
Finchè,
non incappò in una foto che le tolse tutti i
dubbi. C’era sempre quel ragazzo abbracciato a sua madre che
presentava già una
vistosa pancia di circa sette mesi, segno che era ormai incinta di lei.
Allora,
significava che era quel Bob suo padre. Lo
guardò attentamente, come a volersi imprimere ogni minimo
dettaglio del suo
viso. Aveva gli occhi scuri, segno che lei li aveva ereditati da lui
visto che
quelli della madre, invece, erano azzurri come il ghiaccio. Portava i
capelli
neri leggermente lunghi e, in più di qualche foto, aveva la
coda. Aveva i
lineamenti piuttosto marcati e duri e non sembrava un tipo che
sorridesse
spesso. Come lei d’altronde.
Le
venne una certa agitazione e uno strano senso di
ribrezzo al pensiero che lei fosse molto più simile a lui,
sia fisicamente che
caratterialmente.
Quell’uomo
era un bastardo e un coglione, aveva
abbandonato una ragazza di soli diciassette anni ed incinta,
comportandosi da
vero stronzo che, una volta combinato un guaio, non sa assumersi le
proprie
responsabilità. Lei non era così, non si sarebbe
mai comportata a quel modo.
Poi,
però, le venne un dubbio: ma come poteva averla
lasciata se in alcune foto c’erano loro due abbracciati e
felici quando lei era
già incinta?
Qui
qualcosa le puzzava. Che quel Bob e suo padre
non fossero la stessa persona? O che sua madre le avesse mentito
perché magari
era successo qualcosa di peggio?
No,
adesso era troppo curiosa e non si sarebbe messa
il cuore in pace finché non avesse scoperto la
verità.
Finalmente
arrivò all’ultima foto e ciò che vide
la
lasciò senza fiato ancora più di prima, facendole
battere il cuore a mille e
sentire le farfalle nello stomaco. C’erano due neonati in una
culla. Erano
ancora in ospedale, dopo essere appena nati, si capiva dalle camicette
che
indossavano e dai braccialetti al polso.
La
ragazza voltò la foto e i nomi che lesse le
fecero spalancare la bocca: Charlotte e
Adam.
Ma
che significava? Chi era quel bambino accanto a
lei nella culla? Perché era chiaro che uno dei due bambini
era lei. Ma l’altro?
Aveva un fratello gemello? Ma com’era possibile?
Perché sua madre non le aveva
detto niente?
Un
sacco di emozioni e sensazioni diverse la
pervasero e non aveva la più pallida idea di che fare.
Soltanto quel nome lo
vorticava per la testa.
Adam.
Adam.
E
poi c’era Bob.
Bob
e Adam.
Ma
che significava?
Sparpagliando
le foto a terra davanti a lei in un
gesto di rabbia, afferrò il libricino di stoffa e lo
aprì alla prima pagina.
Scoprì, dalle date e dalla dicitura Caro
Diario, che si trattava del diario segreto della madre.
Cominciò
a sfogliarlo, fregandosene della privacy e
dei segreti della donna, saltando solo alle pagine che più
la interessavano.
Non faticò a trovarle, evidentemente quel libretto era stato
riempito solo
durante l’adolescenza di Amy.
Caro
Diario,
oggi
ho conosciuto un ragazzo fantastico! Si chiama Robert e ha due anni
più di me.
Frequenta l’ultimo nella mia scuola e me lo ha fatto
conoscere la mia amica
Valery. È veramente molto gentile oltre ad essere proprio un
bel ragazzo. Mi ha
accompagnata fino all’aula portandomi la borsa.
Spero
di incontrarlo ancora, mi piacerebbe conoscerlo meglio.
Oppure
ancora…
Caro
Diario,
oggi
sono uscita con alcuni amici di Valery e c’era anche Bob.
È proprio come avevo
detto, è
un ragazzo fantastico. Abbiamo
parlato molto, mi ha raccontato della sua famiglia dicendomi che ha
perso il
padre quando aveva solo otto anni. Mi è dispiaciuto
moltissimo, si vede che gli
manca una figura paterna. Io invece gli ho raccontato un po’
di me e mi ha
detto che gli piace il mio sorriso.
Oddio,
gli piace il mio sorriso! Ti rendi conto?!
Anche
lui è proprio bello e mi piacciono molto i suoi capelli
lunghi, mi piacerebbe
poterglieli accarezzare.
Non
faccio altro che pensare a lui e vorrei tanto poterlo vedere di nuovo.
Pensi
che mi sia innamorata?
E
ancora…
Caro
Diario,
io
e Bob stiamo insieme!! Oddio! Stiamo insieme! Ancora non ci credo!!
Mi
ha invitata ad uscire sabato e siamo andati al cinema e subito dopo a
mangiare
una pizza. Ci siamo divertiti un mondo e il film era fantastico, lui mi
ha
tenuta abbracciata tutto il tempo. Infine mi ha baciata e mi ha detto
che gli
farebbe piacere se diventassi la sua ragazza. Io naturalmente gli ho
risposto
di sì e, se lui non mi fosse stato lì davanti con
il suo incredibile sorriso
sghembo, credo che mi sarei messa a saltare dalla gioia.
Adesso
a scuola non faremo altro che stare insieme quando non avremo lezione.
Oddio,
la vita è proprio fantastica. L’amore è
fantastico!
E
poi, dopo qualche altra pagina…
Caro
Diario,
è
ormai circa un anno che io e Bob stiamo insieme e siamo
innamoratissimi. Oggi
però ho anche litigato con Valery, proprio sul suo conto
perché ha iniziato a
dirmi che non mi devo fidare di lui e che è solo un ragazzo
falso. Io non lo so
che le è preso, forse è solo gelosa, come mi ha
detto Bob. Comunque, è riuscita
a rovinarmi il buon umore. Meno male che ho il mio fantastico ragazzo
che mi ha
detto che questo sabato mi farà una sorpresa.
Chissà
dove mi porta.
Finchè…
Caro
Diario,
sono
disperata, non so che fare.
Oggi
ho scoperto di essere incita. Non so come dirlo ai miei, ho paura che
mi
uccidano. Papà come minimo lo farà, ma non prima
di aver fatto a pezzettini Bob.
Lui però mi ha detto di non preoccuparmi, che ci avremmo
pensato insieme. Io mi
fido di quello che dice, ma non riesco a smettere di piangere e pensare
che non
sarò una brava madre per questo bambino che mi sta crescendo
in grembo.
Saremmo
dovuti stare più attenti.
Che
cosa faccio adesso? Che faccio?
Finalmente
la ragazza arrivò alla fatidica pagina, quella
che le svelò anche l’ultimo dei suoi dubbi.
Caro
Diario,
ho
scoperto che sono incinta di due gemelli. Ci pensi? Due gemelli.
Non
so se riuscirò a mantenerli come si deve tutti e due ma non
mi preoccupo perché
Bob ha promesso che mi sarebbe rimasto per sempre accanto e che non mi
avrebbe
mai lasciato. E poi ci sono anche i miei genitori. Papà
è ancora un po’
arrabbiato con me, soprattutto perché Bob non gli
è mai piaciuto molto, ma gli
passerà, ne sono sicura. Mamma ha già iniziato a
cucire le tutine.
Io
invece sto pensando ai nomi. Il padre di Bob si chiamava Adam,
perciò mi
piacerebbe chiamarlo così. La femminuccia invece non lo so.
Ma
ho ancora tempo per pensarci.
P.S.
il dottore da un po’ di tempo mi mette degli aghi in pancia
con del strano
liquido. Non so cosa sia ma ha detto che è per non far
prendere strani malanni
ai bambini. Lo ha trovato Bob questo ginecologo, quindi, io mi fido.
Il
diario si concluse lì, con quell’ultima pagina,
sebbene ci fossero altri fogli bianchi. Ma la madre sembrava non averlo
più
scritto, forse perché non aveva potuto. Oppure voluto.
Charley
lanciò il diario dall’altra parte della
stanza facendolo sbattere contro al muro, stizzita e piena di collera.
Come
aveva potuto sua
madre mentirle? Credeva che si dicessero tutto e invece, a quanto
pareva, non
era così.
Adam.
Bob. Dov’erano?
Chi erano?
MILLY’S
SPACE
Ciao,
scusate se non mi sono fatta sentire per un po’, ma
ho passato due settimane in Croazia e proprio non avevo la
possibilità di
aggiornare.
Ma eccomi qua e con un capitolo, a mio dire, succulento. Va
be’, vi lascio ma
ricordatevi di lasciarmi una recensione, anche perché a
volte faccio errori di
cui non mi accorgo e vorrei me li segnalaste.
E magari mettete un like alla mia pagine facebook. https://www.facebook.com/MillysSpace
MAXBARBIE:
allora, intanto ti ringrazio per avermi segnalato l’errore.
Sono così distratta
a volte… a volte? Ma che dico?? Lo sono sempre!! Devo farmi
controllare : ( va
be’, dai. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Se ci
sono altri errori,
segnalameli pure. Bacioni.
AXXX:
50
sfumature di grigio?? Quella non è una storia
d’amore >.< spero ti sia
piaciuto anche questo capitolo che entra un po’ nel mistero.
Spero di
risentirti, un bacio. M.
|
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Capitolo 26 *** Capitolo venticinque ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
VENTICINQUE
Amy
rientrò a casa piuttosto stanca. Quella giornata
di lavoro era stata pesante e ora non vedeva soltanto l’ora
di abbracciare sua
figlia e mettere qualcosa sotto i denti.
Peccato
che quello che si trovò davanti non appena
fu entrata in cucina non era esattamente quello che si aspettava. Sopra
il
tavolo vide un sacco di fotografie sparse, quelle fotografie che aveva
nascosto
nel fondo del suo cassetto per non rischiare di ritrovarsele tra le
mani,
benché non avesse avuto il coraggio di disfarsene
completamente, e il suo
diario aperto sulle ultime pagine. E davanti a quel tavolo, ferma in
piedi,
c’era sua figlia, Charley, con un’espressione che
non prometteva nulla di
buono. Era la tipica espressione che assumeva quando succedeva qualcosa
che non
le piaceva, la sua tipica espressione da infuriata che però
cerca di trattenere
le lacrime. Stavolta era anche peggio; sul suo volto riusciva a leggere
altre
emozioni: rabbia, tristezza, sorpresa e delusione.
“Charley”,
sussurrò la madre guardando la ragazza
con occhi spalancati, non sapendo bene se arrabbiarsi anche lei oppure
preoccuparsi per la scoperta che aveva fatto la figlia.
Perché sicuramente
aveva scoperto qualcosa, per forza doveva aver scoperto qualcosa.
“Dove hai
trovato queste cose?” intuiva già la risposta a
quella domanda ma voleva che
Charley le spiegasse perché si fosse messa a rovistare nei
suoi cassetti.
“Non
è importante questo”, le rispose la ragazza con
voce fredda, guardandola di sbieco. “Adesso mi
spieghi”. Non era una richiesta,
né una domanda. Era un ordine.
Amy
sospirò affranta. In fondo, dentro di sé, aveva
sempre sospettato che questo momento prima o poi sarebbe arrivato, che
non
avrebbe più potuto tergiversare e che le domande della
figlia sul padre si
sarebbero fatte sempre più insistenti. Charley era troppo
curiosa, non le
piaceva non sapere, specialmente se si trattava di lei.
Però, aveva sempre cercato di scacciare
questo pensiero, continuando a ripetersi che la ragazza non avrebbe mai
potuto
scoprire niente.
“Sai
Charley, ci sono alcune cose troppo dolorose e
troppo crudeli da raccontare a qualcuno giovane come te, specialmente
se lo
riguardano in prima persona”.
“Oh,
non mi rifilare questa stupida storia del sei-
troppo- giovane. È squallida e pure
troppo usata!” urlò la ragazza, sbattendo le mani
sul tavolo e guardando la
madre con uno sguardo di fuoco che la fece indietreggiare.
La
donna abbassò lo sguardo rassegnata. Era arrivato
il momento, sua figlia voleva la verità e doveva
raccontargliela. L’unica cosa
che la spaventava era la sua reazione: l’avrebbe odiata dopo?
Oppure avrebbe
capito e sarebbe andata avanti? Ne dubitava, lei stessa ancora aveva
gli incubi
per quello che era successo quattordici anni fa e si sentiva mordere
dai sensi
di colpa.
Amy
si sedette su una sedia e fece segno a Charley
di fare lo stesso. La ragazza ubbidì senza togliere gli
occhi dal viso della
madre, probabilmente per studiarne le espressioni dalle quali sperava
di
cogliere qualche sensazione.
“Come
sai io sono rimasta incinta di te a
diciassette anni”, iniziò la donna con voce bassa,
evitando lo sguardo della
ragazza. “Ma non c’eri solo tu… avevi
anche un fratello… gemello”.
Charley
sbuffò: questo lo aveva già capito da sola.
Voleva sapere il resto. Ma decise lo stesso di non interrompere la
madre,
voleva comunque tutta la storia per filo e per segno.
“Allora
abitavo ancora a New York dove avevo
conosciuto Robert, tuo padre e… io lo amavo molto, mi fidavo
molto di lui. Ma
ero anche ingenua e, quando rimasi incinta di t… di voi, lui
mi disse che
sarebbe andato tutto bene. Mi aveva consigliato lui un ginecologo, ma
io ti
giuro… ti giuro che non lo sapevo…”.
Lacrime calde cominciarono a solcare il
viso della donna. “Non lo sapevo che lui faceva degli
esperimenti. Questo
medico lavorava per una compagnia o un’associazione, non so
bene, che faceva
esperimenti sui bambini per qualcosa che non ho mai ben capito. Ha
cominciato a
farli finché voi due eravate in pancia e Bob ha pure
ricevuto dei soldi per
questo. Lui era d’accordo col medico e lo aveva fatto solo
per i soldi. Poi tu
e Adam siete nati, ma… pochi giorni dopo tuo fratello era
scomparso e di quel
medico non c’era più nessuna traccia. Abbiamo
chiamato anche la polizia, ma
niente. Solo allora Bob mi ha confessato quello che era successo in
realtà, del
fatto che aveva ricevuto dei soldi perché vi facessero degli
esperimenti. Ma
anche lui era stato ingannato, così almeno aveva cercato di
spiegarmi. Pensava
che fosse una cosa innocente, che quelle iniezioni servissero solo per
testare
qualche cosa su di voi o rendevi immuni da qualche malattia, non
pensava che avrebbero
portato via Adam. Aveva pensato solo ai soldi, pensava che
così avrebbe potuto
avvantaggiarci in qualche modo, visto che erano un bel po’,
così non vi avremmo
fatto mancare niente”. Fece una pausa prima di proseguire. Si
vedeva lontano un
miglio quanto quella storia la facesse stare male. Ciò
però non fece
impietosire Charley che, in certi momenti, sapeva essere molto dura e
fredda.
“Io però non mi fidavo più di lui ed
ero disperata, rivolevo il mio Adam. Vi
volevo già bene, molto, ad entrambi…
così l’ho lasciato. Lui però non voleva
rassegnarsi, continuava a dirmi che gli dispiaceva. Perciò
ci siamo trasferiti
qui in California, io, te e i nonni. Volevo dimenticarlo”.
Cadde
un silenzio tombale, non si sentiva volare una
mosca. Amy piangeva silenziosamente spostando gli occhi su quelle
fotografie
che la ritraevano con Bob. Charley, invece, era ancora seduta con lo
sguardo rivolto
al pavimento. La donna non riusciva a capire che cosa provasse,
sembrava
completamente indifferente.
“E
immagino che non sai dove si trovi ora”.
“No,
ma lo vorrei tanto. Vorrei tanto sapere dove si
trova, che cosa stia facendo, come sta”.
Charley
ghignò, alzandosi dalla sedia per dirigersi
al piano superiore
“Dove
vai?” le chiese la madre spaventata e
preoccupata.
“A
schiarirmi le idee”.
Guidava
alla massima velocità che le consentiva la
sua moto, zaino e chitarra in spalla, in una notte piuttosto scura, con
i
capelli sparsi al vento e gli occhi che le pizzicavano per le lacrime a
cui
stava impedendo di scendere.
Dopo
che aveva sentito tutta la storia, era salita
in camera sua e aveva buttato in un borsone le cose più
essenziali, decisa ad
andarsene di casa almeno per un po’. La madre aveva tentato
di fermarla, ma lei
non aveva voluto sentir ragioni. Solo ora si stava rendendo conto che,
forse,
aveva esagerato un pochino, che la sua reazione era stata un
po’ spropositata.
Però… beh, questa non era una cosa che avrebbe
potuto dimenticare tanto
facilmente, non era come se sua madre le avesse semplicemente tenuto
nascosto
di aver buttato via un suo spartito o qualcosa del genere. Sua madre le
aveva
tenuto nascosto un fatto importantissimo della sua vita, le aveva
tenuto
nascosto di avere un fratello gemello. E le aveva anche mentito su suo
padre.
Anche se, comunque, restava sempre un bastardo egoista. Li aveva
venduti, aveva
venduto i suoi stessi figli.
Per
non parlare del fatto, poi, che si sentiva
terribilmente tradita da sua madre, della quale, invece, si era sempre
fidata
ciecamente.
Ma
non era scappata solo per questo. Non appena
aveva sentito del medico e degli esperimenti, un terribile dubbio
l’aveva
assalita.
Laboratori.
Scienziati.
I
ragazzi mutanti.
Lo
Stormo.
Fang.
Adam.
Era
una tranquilla serata un po’ afosa, i ragazzi
dello Stormo se ne stavano seduti in salotto, chi a guardare la Tv, chi
al
computer, chi a leggere qualcosa e chi a sbaciucchiarsi comodamente su
una
poltrona.
A
un tratto, a disturbare quella tranquillità, si
sentì lo squillante suono del campanello che fece fare un
balzo a tutti quanti.
Dopo di quello, ne seguirono altri, uno dopo l’altro, segno
che la persona
fuori dalla porta non aveva molta pazienza.
I
ragazzi si chiesero immediatamente e con un
leggero senso di panico chi mai poteva essere.
“Vado
io”, disse Fang alzandosi dalla sua poltrona e
posando il portatile sul tavolino di legno.
Si
diresse alla porta con passo sicuro; non si
sarebbe mai immaginato di trovare quello che trovò
dall’altra parte: Charley,
tutta spettinata e con uno zaino in spalla, se ne stava esitante sulla
soglia
della porta. Quello che lo stupì di più,
però, erano le lacrime che le
solcavano il viso. Stava visibilmente piangendo e non faceva niente per
nasconderlo. Non la conosceva da tanto tempo, ma l’aveva
osservata attentamente
in questi giorni e poteva dire, senza esitazioni, che non gli sembrava
per
niente una ragazza dalla lacrima facile, anche quando accadeva qualcosa
di
brutto era il tipo che si teneva tutto dentro.
E,
senza aspettarselo minimamente, vide la ragazza
buttare a terra la borsa e la chitarra e lanciarsi su di lui,
circondandogli il
collo con le braccia e affondando la testa nel suo petto.
Scoppiò a piangere
più di prima.
Fang
rimase lì, completamente spiazzato, non sapendo
bene che fare. Non gli era mai capitato di dover consolare qualcuno,
tanto meno
una ragazza. Se qualcuno dello Stormo piangeva, c’era sempre
Max per quello. Così,
fece l’unica cosa sensata che gli venne
in mente: circondò la vita della ragazza con le braccia,
poggiandole una mano
sul capo e prendendo a cullarla dolcemente per calmare il tremolio che
l’aveva
presa per colpa dei singhiozzi.
Riuscì,
infine, a trascinarla in salotto dove i
presenti rimasero sbigottiti non appena la videro così.
“Charley!”
esclamò Shary scattando dal divano come
una molla per la sorpresa. Non aveva mai visto la sua amica
così, non l’aveva
mai vista piangere. “Oh, mio Dio! Che è
successo?”
“Mia
madre… è una bugiarda…”,
bofonchiò la mora tra
le lacrime. “Avevo un fratello”.
“Cosa?!
Aspetta, raccontaci tutto come si deve”.
E
così Charley raccontò tutta la storia che aveva
raccontato sua madre a lei, senza tralasciare nessun dettaglio. E, man
mano che
raccontava, anche le lacrime iniziavano a diminuire e lei cominciava a
calmarsi
pian piano.
I
ragazzi rimasero sbigottiti e soprattutto
dispiaciuti per tutta quella storia. Cercarono tutti quanti di
consolarla e di
dirle che non doveva starci così male. L’unico che
non si espresse fu Fang.
Come Charley, aveva un terribile dubbio ma nemmeno lui voleva crearsi
false
speranze.
Amy
se ne stava seduta al tavolo della cucina, dove
c’erano ancora le fotografie sparse che non aveva avuto la
forza di
raccogliere. Non riusciva nemmeno a fermare quelle lacrime che
continuavano a
bagnarle il viso.
Quando
aveva visto la figlia varcare la porta di
casa con l’intenzione di non tornare quella notte, si era
sentita morire. Aveva
tutte le ragioni per odiarla, le aveva mentito, le aveva tenuto
nascosta una
parte della sua vita molto importante.
Lei
stessa si sentiva una merda, era ancora piena di
sensi di colpa che le mordevano il culo. In fondo, in parte era pure
colpa sua
se avevano preso Adam.
Sperava
solo che Charley avesse bisogno
semplicemente di schiarirsi le idee e che tornasse presto.
Non
poteva perdere anche lei.
Charley
si precipitò giù dalle scale come una furia.
Era
rimasta a dormire a casa di Jo e Shary, visto
che aveva deciso di rimanere da loro per un po’. Voleva anche
indagare su Fang,
voleva essere assolutamente certa che fosse lui, sebbene tutti i suoi
sensi le
dicessero che era così.
Ma
adesso… adesso, dopo quel terribile sogno che
aveva fatto, tutti gli indizi portavano a lui. Non era niente di
concreto, si
trattava solo di un sogno e da un sogno non si potevano avere indizi
certi, ma…
lei se lo sentiva, era una cosa di… non sapeva spiegarlo
nemmeno lei. Ma ne era
certa e non poteva più stare zitta.
Quello
che però non si aspettava assolutamente, fu
la presenza di Fang in salotto, ancora in maglietta e boxer coi quali
aveva
dormito, spettinato, pallido e sudato.
Immediatamente,
a Charley passarono di nuovo per la
mente le immagini del sogno, o meglio, dell’incubo: una donna
che urlava per il
dolore, due bambini che piangevano nelle culle, uno di loro che veniva
portato
via da due mani rudi, il viso di Fang e una voce femminile che gridava:
“Adaaaaaaaaaaaaaam!”
“Charley!”
esclamò Fang sorpreso, voltandosi verso
di lei e spalancando gli occhi.
“Fang”,
sussurrò la ragazza.
Restarono
lì per qualche minuto a guardarsi, occhi
negli occhi, due paia di occhi identici, cogliendo solo adesso tutte le
somiglianze che c’erano fra loro.
“Io…
io, ti ho sognato”, disse di nuovo la ragazza,
non sapendo bene come spiegare la cosa.
“Anch’io”,
la interruppe Fang, guardandola deciso
negli occhi.
“Allora,
credo che
dovremmo parlare, Adam”.
MILLY’S
SPACE
Buonsalve
: )
Lo
so, sono in un terribile ritardo, anche con
l’aggiornamento della altre fic. Ma ho da poco iniziato
l’università e mi sono
dovuta trasferire in un’altra città e
l’ispirazione, oltre che la voglia e il
tempo, mi è mancata per un po’. Tuttavia, eccomi
di nuovo qui.
Spero vi piaccia questo capitolo dove finalmente viene rivelato un
fatto
piuttosto crudo e inaspettato ^^ che dite??
Fatemi sapere…
Bacioni,
Millyray
MAXBARBIE:
io
sono molto grata delle tue recensioni sempre così belle e
soprattutto perché mi
fai notare i miei sbadati e vergognosi errori : ) grazie mille.
Spero di risentirti. Un abbraccio.
|
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Capitolo 27 *** Capitolo ventisei ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
VENTISEI
Charley
si svegliò di colpo, ma rimase con gli occhi
chiusi, in una specie di dormiveglia caldo e sicuro. Era certa che
ormai fosse
mattina, lo capiva dai raggi che debolmente penetravano dalle finestre
e
andavano a illuminare e scaldare la
stanza. Un’altra cosa di cui era sicura, però, era
che non si trovava nella sua
stanza e nemmeno nel suo letto. Era sdraiata su qualcosa di morbido,
questo sì,
ma un letto non poteva avere tutte quelle curve ed essere
così malleabile.
D’un
tratto si ricordò tutti gli avvenimenti della
sera prima: il diario di sua madre, la storia della sua nascita, la
fuga a casa
di Shary, il sogno, Fang… Adam.
Suo
fratello…
Di
colpo alzò la testa nella sua direzione e lo
trovò ancora profondamente addormentato, con una parte del
viso illuminata dal
sole a renderlo quasi un qualcosa di… angelico, etereo, prezioso. Restò
a fissarlo come imbambolata,
accorgendosi di tutte le loro somiglianze. Avevano i lineamenti simili,
duri e
marcati e i capelli scuri; anche quelli di Fang erano piuttosto lunghi,
tra un
po’ sarebbe riuscito a legarli in una coda. Immediatamente le
venne in mente Bob:
anche lui portava i capelli così. Loro due somigliavano al
padre più di quanto
pensasse. Non che fosse una cosa così brutta, dalle foto che
aveva visto Bob
sembrava proprio un bell’uomo e anche Fang lo era, capiva
perché Max si fosse
innamorata di lui.
Ma lo odiava, odiava quel padre che non aveva mai conosciuto, odiava
quello che
aveva fatto, odiava come aveva trattato sua madre. E certo, adesso era
arrabbiata pure con lei, ma le voleva ancora bene. Anche se le sarebbe
servito
un po’ di tempo.
L’altra
sera avevano parlato, non tantissimo, ma
abbastanza per chiarirsi e capire che cosa fare. E poi erano stati
avvolti
dalle dolci braccia di Morfeo che li aveva fatti addormentare
lì sul divano,
lei distesa sopra la sua pancia e le gambe incrociate con le sue.
Immediatamente,
un sorriso le nacque spontaneo in
volto; non capiva bene la sensazione che sentiva. Era come se dentro di
sé si
fosse appena tolta un grosso macigno e adesso si sentiva più
leggera. Era
quella sensazione che si prova quando si ritrova qualcosa di molto
prezioso e
che non si sapeva nemmeno di possedere.
Ed
effettivamente, lei qualcosa di importante
l’aveva ritrovato.
Era
questa la sensazione di felicità di cui tutti
quanti parlavano? Forse, non lo sapeva visto che lei non
l’aveva mai provata
veramente. Ma se era proprio questa, allora era veramente bella come
dicevano.
Improvvisamente,
sbattendo le palpebre, anche Fang
si svegliò, probabilmente sentendosi nel subconscio lo
sguardo della ragazza
addosso.
“Ciao”,
la salutò con un sorriso dolce.
“Ciao”.
“Dormito
bene?”
“Benissimo.
Sai, sei proprio comodo, non l’avrei mai
detto”.
Fang
sghignazzò, sistemandosi meglio Charley
addosso.
In
quel momento, senza che i due l’avessero sentita,
comparve Max in salotto che, in un primo momento, rimase leggermente
confusa e
li guardò come se non capisse bene perché si
trovassero lì. Ma poi, realizzò
tutto, e assunse un’espressione corrucciata, quella che
adottava sempre quando
si trovava di fronte a dei nemici da sconfiggere.
“Che
cosa stavate facendo?” chiese con tono severo,
lanciando un’occhiata omicida in direzione di Charley.
“Niente”,
le rispose Fang, comportandosi il più
naturalmente possibile.
“Come
sarebbe a dire niente?!” sbraitò di nuovo Max.
“Lo sapevo che prima o poi lo avresti fatto, che prima o poi
gli avresti messo
le mani addosso”.
Attirati
dalle urla della ragazza, anche gli altri
abitanti della casa li raggiunsero, stropicciandosi ancora gli occhi
assonnati
e adesso anche confusi da quegli schiamazzi.
Max,
però, sembrò non accorgersene perché
continuò ad
urlare e, questa volta, avvicinandosi minacciosamente alla ragazza
ancora addosso
Fang che non capiva bene cosa stesse esattamente succedendo.
“Sei
solo una sgualdrina! L’ho capito fin da subito
che Fang ti piaceva, ma non ho voluto credere che avresti tentato di
fregarmelo, cosa che invece avrei dovuto fare!” Allora
afferrò la ragazza e la
buttò giù dal divano. La poveretta, non potendo
resistere alla sua forza, visto
che era ben più superiore alla sua, si ritrovò a
sbattere il sedere sul duro
pavimento e la guardò con un’espressione
leggermente sbigottita e spaventata. Davanti
al volto le comparve una Max indemoniata, le mancava solo il fumo che
usciva
dalle orecchie.
“Giù
le mani dal mio ragazzo!”
“Max,
ferma! Che stai facendo?!” cercò di fermarla
Fang, bloccandole le braccia.
“Zitto
tu! Con te farò i conti dopo!” gridò
lei,
mollando un calcio nello stomaco di Charley.
Fang,
allora, usando parecchia forza, la spinse
lontano dalla sorella, bloccandola al muro con le braccia e guardandola minaccioso e
arrabbiato. Shary,
invece, corse dall’amica per vedere se stava bene; Max non ci
era andata
leggera e gli altri guardavano tutta quella scena sbigottiti. Temevano
tutti
quanti che la leader dello Stormo durante la notte, avesse perso tutti
i
criceti che muovevano il suo cervello.
Ma,
dopo le parole che aveva urlato, ormai la storia
doveva essere chiara. La gelosia era proprio una brutta bestia.
“Ma,
Max! Si può sapere che hai capito?!” fece Fang,
puntando gli occhi scuri dritto in quelli della ragazza.
“Mi
sembra abbastanza chiaro. Stavate dormendo
insieme”.
Il
ragazzo sbuffò, ma al contempo si trovò a
ridacchiare. Max e il suo vizio di arrivare alle conclusioni affrettate
senza analizzare
attentamente la situazione.
“Tesoro,
hai frainteso tutto”, le fece notare allora
Fang e la ragazza inarcò un sopracciglio, confusa.
“”Charley è mia sorella”.
“Eh?”
“Cosa?”
“Come?”
Gli
sguardi dei presenti cominciarono a spostarsi da
Fang a Charley, guardandoli come se avessero appena detto di voler fare
un
viaggio su Marte per incontrare il Dalai Lama.
Adesso
avrebbero dovuto spiegare tutto.
“Be’,
almeno adesso sai perché hai quel potere”, disse
Shary rivolta all’amica, mentre preparava la colazione sul
tavolo.
Avevano
trovato la storia di Charley e Fang
piuttosto strana, ma fattibile, effettivamente tutti quanti avevano
notato da
tempo la somiglianza che correva tra i due.
In
quel momento entrò anche Max che, vedendo Charley
seduta al tavolo, si bloccò leggermente imbarazzata.
Abbassò lo sguardo e
cominciò a torturarsi le mani.
“Vo…volevo
chiederti… scu…sa”. L’ultima
parola
l’aveva sussurrata piano, ma comunque abbastanza udibile.
“Scusa,
non ho capito bene”, fece Charley con un
sorrisetto bastardo in volto.
Max
sbuffò, alzando gli occhi al cielo, le guance
colorate di rosso. “Scusa, mi dispiace. Non avrei dovuto
aggredirti così”. Ancora
non aveva avuto il coraggio di alzare gli occhi. Odiava chiedere scusa,
anzi,
più che altro non ne era capace, nemmeno se era in torto. Ma
forse, solo perché
non le era mai capitato di avere torto.
Quando,
però, aveva capito lo sbaglio colossale che
aveva fatto, aveva desiderato sprofondare sottoterra. Non solo aveva
aggredito
una persona per niente, ma aveva fatto anche una pessima figura davanti
al suo
Stormo. Fang non si era arrabbiato, anzi, era divertito, in fondo gli
piaceva
che la sua ragazza facesse la gelosa e, be’, ormai i suoi
metodi violenti li
conosceva.
La
mora ridacchiò. Aveva capito che tipetto tosto
doveva essere la leader dello Stormo ed era contenta di essere riuscita
a
piegarla almeno un po’.
“Perdonata,
ma questa cosa me la ricorderò per
sempre. Anche perché mi rimarrà un bel
livido”. E dicendo questo, si massaggiò
la pancia dove prima Max l’aveva colpita.
Proprio
allora, però, entrarono anche gli altri
ragazzi, chiassosi come al solito, che interruppero le loro
chiacchiere.
“Ma
ragazzi… adesso, che cosa avete intenzione di
fare?” chiese Jo, rivolta ai due fratelli, prima di mettere
in bocca l’intero contenitore
del latte, senza preoccuparsi del buon costume.
I
due ragazzi si guardarono confusi.
“Sì,
insomma. Io vi consiglierei di fare un test del
DNA, tanto per essere sicuri. Non potete basarvi solo su un semplice
sogno”.
“Ah,
la solita razionale Jo”, commentò Shary
divertita.
Cadde
un silenzio di tomba in cui si sentivano
soltanto i più piccoli sgranocchiare avidamente la colazione
che c’era sul
tavolo, quando, ad un tratto, partì la musichetta squillante
di un cellulare.
Charley, capendo che era il suo, lo tirò fuori dalla tasca e
guardò il numero
con sguardo strano.
“Non
rispondi?”
“E’…
è mia madre”.
Cliccò
il bottone rosso riattaccando come se nulla
fosse e scambiandosi un’occhiata con Fang.
MILLY’S
SPACE
Hola!
Lo
so che è da un sacco di tempo che non aggiorno, ma voi
non potete immaginare quanto da fare ho avuto in questo periodo, tra
università, studio e impegni vari. Mi sono persino
dimenticata di avere delle
fanfiction da aggiornare. Cercherò di recuperare come meglio
posso, intanto vi
chiedo scusa per l’enorme ritardo e spero vi siate goduti il
capitolo.
Un
grosso bacio,
M.
MAXBARBIE:
che bello ricevere sempre le tue recensioni positive : ) sei la mia
lettrice
più assidua.. ahaha XD spero di risentirti. Un bacione.
|
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Capitolo 28 *** Capitolo ventissette ***
LA
LUCE DEI MIEI OCCHI
CAPITOLO
VENTISSETTE
“Secondo me
ci dovresti parlare. In fondo, prima le parli meglio sarà,
no? Chiarirete prima
e vi risparmierete un sacco di sofferenze tutti e tre, non
credi?”
“Non
lo so, Shary. Non lo so”.
Shary
e Charly si trovavano in cucina, una impegnata
a lavare i piatti e le posate utilizzate per fare colazione e
l’altra
appoggiata al piano da lavoro accanto all’amica, lo sguardo
basso e
un’espressione piuttosto mogia in volto.
“Insomma,
mia madre mi ha mentito per tutto questo
tempo, non ha mai voluto dirmi chi è veramente mio padre
e…”. continuò la mora,
guardando davanti a sé in preda a una parlantina che non era
molto tipica di
lei. Non era silenziosa come Fang, certo, ma non si poteva certo dire
che fosse
una ragazza loquace. E adesso, invece, sembrava che avesse molto da
dire. Be’,
in fondo, uno sfogo le avrebbe fatto bene.
“Tu
almeno una madre ce l’hai ancora”, la interruppe
Shary, rimettendo nella credenza un bicchiere di vetro con gesto quasi
rabbioso.
Charly
si voltò verso di lei colta improvvisamente
da un senso di panico e la guardò con gli occhi spalancati,
preoccupata di
averla ferita.
“S…scusami,
Shary… non volevo…”.
“Tranquilla,
non ti preoccupare”, la tranquillizzò
l’amica con un sorriso. “Posso capirti,
Char… ti senti arrabbiata e tradita, lo
so. Non ti aspettavi questo da tua madre. Però cerca anche
di capire lei. Molto
probabilmente era spaventata e aveva paura che, dicendotelo,
l’avresti odiata o
biasimata. Oppure che l’avresti incolpata”.
Be’,
non è che adesso le cose siano tanto diverse,
fu il pensiero
acido di Charly, ma si curò bene dal dirlo ad alta voce. Non
è che adesso
odiasse sua madre, anzi. Era arrabbiata con lei, certo, e si sentiva
tradita,
soprattutto tradita.
Aveva bisogno di un po’ di tempo per realizzare e digerire
tutto.
“Hai
ragione, Shary”, concesse alla fine la mora,
tornando a guardare di fronte a sé con sguardo un
po’ perso. “Le parlerò, prima
o poi. Adesso devo solo pensare un po’, capire che cosa fare.
In fondo, ho
appena ritrovato un fratello e mia madre neanche lo sa”.
In
quel momento dalla porta della cucina sbucò la
chioma bionda di Iggy che rivolse un sorriso strafottente alle due
ragazze.
“Ehi!
Di che parlavate?” chiese, andando a sedersi
sul tavolo della cucina dove di solito mangiavano.
“Stavo
cercando di convincere Charly a parlare con
sua madre”, rispose Shary mentre si dirigeva verso il
frigorifero per mettere
via la busta di latte.
“Oh,
e ci sei riuscita?”
“Ragazzi!
Non parlate come se io non ci fossi”, si
lamentò la ragazza lanciando occhiatacce ad entrambi.
“E ti ho detto che mi
serve del tempo, Shary! Vado a farmi una nuotata”, aggiunse
dirigendosi verso
la porta sul retro della cucina.
“Aspetta,
vengo con te”, la seguì Iggy che,
probabilmente, aveva voglia di farsi qualche giro in surf.
“Ehi!”
esclamò Max, entrando nella stanza che
condividevano i ragazzi dello Stormo e trovandovi Fang seduto a gambe
incrociate sul letto con la chitarra della sorella poggiata in grembo.
“Ciao”,
la salutò lui con un sorriso dolce,
spostandosi una ciocca di capelli scuri dalla fronte. Erano diventati
decisamente troppo lunghi.
“Che
combini?” chiese lei, sedendosi su una sedia
con le ruote e portandosi di fronte a lui.
“Tentavo
di scrivere una canzone”.
“E
ci stai riuscendo?”
“Be’,
più o meno”.
Fang
tentò con qualche altro accordo di chitarra,
sbirciando delle note su un foglio un po’ sgualcito che aveva
davanti, poggiato
accanto alle gambe.
Max, invece, si accomodò sulla poltroncina portando le
ginocchia al petto e
restando a fissare il ragazzo concentrato sul lavoro. Quando aveva
quell’espressione le sembrava ancora più bello, i
lineamenti del viso tesi, gli
occhi scuri così profondi ma difficili da leggere, i capelli
che gli scendevano
in lunghe ciocche sul viso… sembrava molto più
maturo, non li dimostrava
affatto i suoi quattordici anni.
“Che
c’è?” le chiese lui ad un certo punto,
notando
che la ragazza lo stava fissando già da un bel po’.
Max
si sentì imporporare le guance per l’imbarazzo e
voltò lo sguardo per non farlo notare a Fang.
“Ah,
no… niente”, balbettò.
“Ehm… posso leggere?”
cercò poi di cambiare argomento, indicandogli con lo sguardo
il foglio che
aveva davanti dove, probabilmente, doveva esserci scritta una canzone.
“Ehm…
ecco”, esitò il ragazzo. “Veramente non
l’ho
ancora finita”.
“Oh,
non importa. Voglio solo vedere quello che
avevi in mente di scrivere”.
Fang
esitò un attimo prima di porgerle il foglio, ma
alla fine glielo passò anche lui leggermente in imbarazzo.
Era la prima canzone
in assoluto che scriveva, non credeva che sarebbe mai arrivato a farlo
un
giorno, ma Charly gli aveva passato questa strana voglia di mettere i
suoi
pensieri su un pezzo di carta e semplicemente, quel giorno, lo aveva
fatto.
“E’
solo una bozza, veramente”.
Max
studiò un attimo il foglio prima di leggere ciò
che vi era scritto, notando un sacco di scarabocchiature, frasi
cancellate,
asterischi e segni vari.
Show me how to lie
You're
getting better all the time
And
turning all against the one
Now
dance, fucker, dance
Man,
he never had a chance
And
no one even knew
It
was really only you
With
a thousand lies
And
a good disguise
Hit
'em right between the eyes
Hit
'em right between the eyes
When
you walk away
Nothing
more to say
“E’ carina”,
commentò alla fine la ragazza,
restituendogli il foglio. “Almeno
dal testo credo sia bella. Quando l’avrai
finita me la dovrai far sentire”.
Fang
non poté fare a meno di rispondere
al sorriso stranamente allegro di Max. Era stranamente dolce quella
mattina, ma
non capiva esattamente perché. Forse era per tutto quello
che era successo in
quelle poche ore, magari pensava che lui fosse già
abbastanza nervoso di suo e
che aveva bisogno di qualcuno che lo trattasse con un po’ di
gentilezza o
dolcezza o forse, semplicemente, da quando stavano insieme, Max era
diventata
decisamente più tenera, soprattutto nei suoi confronti.
“Parla
delle bugie”, continuò la ragazza
senza guardarlo negli occhi. Nonostante stessero insieme,
c’era comunque
dell’imbarazzo tra di loro. Forse era dovuto al fatto che la
loro storia era un
po’ strana e fuori dalle loro prospettive, visto che, per
anni, erano sempre
stati come fratelli e che diventare fidanzati non li aveva mai nemmeno
sfiorati
per l’anticamera del cervello. Erano ancora un po’
impacciati, non sapevano
ancora bene come comportarsi. “Ti riferisci a quella che ha
raccontato tua…
madre?”
“Ahem…
non proprio”, fece il ragazzo.
Era vero: non si riferiva a sua madre, né a Charly o alle
bugie riguardanti
loro. In realtà non ci voleva proprio pensare a quella
storia, si era messo a
scrivere e suonare per non pensare ad Amy, per estraniarsi un attimo
dal mondo
e si era accorto che funzionava abbastanza bene questo metodo.
Ma
sembrava che Max non avesse fatto
molto caso alla sua risposta. Però, non era il caso che le
dicesse che cosa
volevano dire in realtà quelle parole.
“Sai,
secondo me dovresti tentare di
parlarci, con Amy, intendo. Insomma, non puoi lasciare le cose
così. E anche
Charly… dovete chiarirvi”.
“Non
lo so, Max”. le rispose lui
abbassando lo sguardo. In quel momento non gli andava proprio di
affrontare
quell’argomento.
“Tu
che hai intenzione di fare?”
“Non
ci ho pensato. Credo che attenderò
una decisione di Charly e mi comporterò di
conseguenza”.
“Ma,
insomma… non vorresti conoscerla
meglio tua madre? È sempre stato il nostro sogno”.
“E’
sempre stato il vostro sogno”, la
corresse Fang, questa volta guardandola negli occhi con fare deciso.
“A me in
realtà non è mai importato molto. Mi bastava
soltanto essere fuori da quella
prigione e riuscire a procurarmi del cibo per sopravvivere. Ho sempre
pensato
che mia madre fosse una drogata che a diciassette anni ha avuto la
brillante
idea di scopare senza usare precauzioni e che mi avesse abbandonato.
Be’, non
sono andato molto lontano dalla realtà”.
Max
sgranò gli occhi a quelle parole e
lo guardò incredula. Non aveva mai saputo che Fang pensasse
questo, in realtà
aveva sempre dato per scontato che pure lui desiderasse ritrovare i
suoi
genitori, come il resto dello Stormo, sebbene non avesse mai detto o
accennato
niente in merito.
Improvvisamente,
ebbe come la sensazione
di non conoscerlo affatto e ciò le dispiacque non poco. Lo
conosceva solo
all’apparenza, sapeva ciò che lui lasciava che si
vedesse, ma in realtà, nel
profondo… Fang, effettivamente, era sempre stato un ragazzo
misterioso, non
lasciava trapelare nulla nemmeno dalle espressioni. Non era come Iggy
che,
anche se non diceva niente, si capiva ciò che provava
perché glielo si leggeva
in faccia o negli occhi e non era nemmeno come Nudge che parlava sempre
e non
si preoccupava di esprimere a gran voce i suoi sentimenti.
“Amy
ha solo commesso uno sbaglio. Ne
facciamo tutti, no?”
“Sì,
sì, certo”, la liquidò
semplicemente lui, tornando a concentrarsi sulla sua chitarra.
“Come
fai ad abbronzarti così
facilmente?” chiese Charly rivolta a Iggy quando entrambi si
furono sdraiati
sulla spiaggia dopo essersi fatti un bel po’ di giri col surf.
“E
che ne so? Chiedilo alla mia pelle”.
La
ragazza rimase un attimo ad osservarlo,
facendo scorrere lo sguardo sul suo corpo abbronzato coperto solo da un
paio di
boxer da mare che già erano, nonostante
l’età, dotati di pettorali e addominali
abbastanza evidenti, sul viso dai lineamenti giovanili e sui capelli
biondi e
ancora umidi per l’acqua che gli ricadevano leggermente sugli
occhi chiusi.
Era
proprio un bel ragazzo, doveva
ammetterlo. Uno di quelli per i
quali
Shary perdeva facilmente la testa.
Poteva addirittura fare concorrenza a Sean, il ragazzo che tutti
dicevano essere
il più bello della sua scuola, il capitano della squadra di
basket, nonché il
ragazzo del capitano delle Cheerleader.
Era sicura che se avesse frequentato il suo liceo, anche Iggy avrebbe
avuto la
sua bella schiera di ragazze che gli sbavavano addosso e il fatto che
fosse
cieco andava tutto a suo favore: gli dava un fascino da ragazzo tenero
e
bisognoso di coccole che le sue compagne adorano tanto.
“Perché
continui a fissarmi?” le chiese
lui ad un tratto senza minimamente spostarsi da quella posizione, il
viso
sempre rivolto verso il sole.
“Pensavo”,
rispose laconicamente Charly,
non sentendosi affatto in imbarazzo per essere stata scoperta.
“E
a cosa pensavi? A quanto è bella la
mia pelle bronzea?” fece ancora lui con tono strafottente.
“Attenta, che Shary
potrebbe ingelosirsi”.
MILLY’S
SPACE
Eccomi
tornata!!! Finalmente un capitolo
leggero… fatemi sapere che ne pensate.
La
canzone composta da Fang si intitola “You’re
gonna go far, baby” e ve la consiglio, è molto
bella.
Detto
questo non ho altro da dirvi. Se avete
domande chiedete pure ^^
Bacioni,
M.
MAXFANGFOREVER:
oddio, sono così
contenta che la mia storia ti piaccia. Grazie mille per la recensione,
spero di
risentirti. M.
MAXBARBIE:
grazie per la recensione. Per quanto riguarda
la madre di Fang e Charly… be’, ci sarà
ancora da aspettare. Continua a
seguirmi. Baci. M
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