Miseriaccia Harry, mi sono innamorato di Malfoy!

di Laran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ora del decesso: 9 e 53 minuti. ***
Capitolo 2: *** Cosa? ***
Capitolo 3: *** Incendio. ***
Capitolo 4: *** Linea di divisione. ***



Capitolo 1
*** Ora del decesso: 9 e 53 minuti. ***


MISERIACCIA HARRY, MI SONO INNAMORATO DI MALFOY!




 

Ronald Weasley aveva sempre creduto di essere un tizio normale: aveva una famiglia che gli voleva bene, tanti amici che avrebbero dato la vita per lui, ed una ragazza bellissima ed intelligentissima che lo amava.
Simpatico e tranquillo, viveva la vita come veniva, senza farsi tante domande e senza fare troppi ragionamenti. Era, in effetti, come tutti i ragazzi della sua età, che avevano la testa solo per il Quidditch, il cibo e le ragazze naturalmente!

Quindi, quando un bel giorno accadde quel che accadde, tante cose gli passarono per la testa: fare un volo dalla Torre di Astronomia, affogarsi nel Lago Nero, chiedere alla piovra gigante di stritolarlo e ridurlo in poltiglia...
Avrebbe preferito persino
farsi divorare da Aragog & Company, ma mai, mai e poi mai perdere la testa per un uomo, quell'uomo soprattutto!
Si era innamorato di Malfoy e la sua vita era inevitabilmente ed inesorabilmente finita.

 


CAPITOLO PRIMO.

 

Quella bella mattina, dopo essersi svegliato da un bel sonno ristoratore, Ronald Weasley prese a prepararsi come una furia. Si era infatti svegliato con un enorme buco nello stomaco, e la sua mente era subito corsa ai panini caldi appena sfornati, alle uova all'occhio di bue ed alla pancetta arrostita che lo stavano aspettando nella Sala Grande.
Sarebbe stato, sicuramente, uno dei primi a sedersi al tavolo imbandito se quell'idiota del suo migliore amico – Harry Potter per l'appunto – si fosse alzato dal letto con la sua stessa velocità. Il ragazzo che è sopravvissuto, infatti, non aveva avuto per niente tutta questa smania di muoversi. Per lui alzarsi la mattina, significava sgranchirsi ben bene le ossa, sciogliere tutti i muscoli e solo allora iniziare a prepararsi.
Fu solo dopo le miliardi di maledizioni di uno e i milioni di sbuffi dell'altro, quindi, che i due compagni uscirono dalla loro stanza e raggiunsero, con grande felicità di Ron, la Sala Grande.

 

Molto probabilmente, se il Rosso si fosse anche solo leggermente soffermato sulla pancetta finita e sulle uova stranamente bruciate, avrebbe potuto capire come la giornata non stesse prendendo la piega giusta, ma poiché non era un grande osservatore – e non sprecava di certo il tempo in simili elaborazioni –, si tuffò senza pensieri sui piatti degli amici e della fidanzata Hermione Granger che, con faccia disgustata, lo osservava da sopra il grande tomo di trasfigurazione che stava leggendo.

 

Riempiti gli stomaci e dissetate le gole, i compagni della casa rosso-oro si prepararono per dirigersi alla prima lezione di quel mercoledì piovoso. Eccetto la Granger, tutti erano caduti in uno stato di malcontento: li aspettava pozioni con il suo pipistrello come professore.
Come darli torto, Piton metteva i brividi ed i Serpeverde, con cui avrebbero dovuto dividere la classe, non erano famosi di certo per la loro simpatia.
Tutti nella scuola sapevano che aria tirava tra le due case: i litigi continui e i dispetti reciproci erano all'ordine del giorno, e non c'era più alcun professore che riuscisse a tollerare la cosa. Persino Silente, che era uno dei maghi più pazienti presenti sulla faccia della terra, aveva raggiunto il limite.

 

Quando entrarono in classe e si sedettero ai loro posti, incuranti del pericolo imminente che li avrebbe travolti presto, iniziarono, come da routine, ad insultarsi e a dirsi così tante parolacce da far impallidire il povero Merlino e la povera Morgana.
Solo quando Piton li guardò con un ghigno che non prometteva niente di buono, gli animi  iniziarono a chetarsi. Persino Ron, che non brillava certo in intuito, iniziò ad insospettirsi…
Era strano, molto strano, ed un senso di inquietudine iniziò a serpeggiare tra gli studenti. Fu solo quando Piton enunciò quella sentenza che l'inquietudine, poi, si trasformò in terrore.
Non ci sarebbero più stati Grifondoro e Serpeverde, ma solo coppie miste che avrebbero condiviso il resto dell'anno insieme.

 
 


***
 

 

Mai la casa Grifondoro era stata così silenziosa. Tutti i ragazzi si erano raccolti attorno al fuoco nella speranza di scaldare l’enorme freddo che li aveva avvolti.

 

«Ma vi rendete conto? Ognuno di noi dovrà dividere la stanza con una serpe viscida!» Ron pronunciò.
«Solo quello? Immagina starci seduto vicino ad ogni ora del giorno durante le lezioni» Rispose Seamus.
«E fare i compiti insieme» Neville continuò.
«E dormirci vicino» concluse Harry.

 

Si guardarono scandalizzati, con occhi sgranati e la bocca aperta.

 

«Ragazzi, io direi di fare una rivolta! Che ne so, incendiamo la Sala Grande, distruggiamo le aule…»
«Sì, come no Dean, così  ci espellono!» Intervenne Lavanda.
«Beh, non è meglio questo che vivere con un serpente?» Dean si difese.
«Immagina capitare con Malfoy!» Ron tremò al solo pensiero.
«Con Tiger!» Intervenne Dean
«Con Goyle!» La voce terrorizzata di Seamus fu seguita dall'allegro e prolungato schioppettio del fuoco, che creava luci ed ombre sui visi avviliti ed abbattuti dei ragazzi.

 

Hermione, d’altro canto, con capelli cespugliosi che spuntavano dal libro enorme che stava consultando, era stufa marcia di sentirli nelle orecchie. Stava leggendo un importante postulato che solo lei avrebbe potuto capire, ma il ronzio fastidioso dei compagni non la facevano concentrare come voleva, dunque scoppiò: «La volete smettere? Volete crescere un poco? Forse questa sarà un occasione per conoscerci meglio e superare i rancori!»

«Sì, come no. Voglio vedere se dopo una settimana con la Parkinson dirai lo stesso...»

 

 Ron pensò che Seamus mai aveva detto cosa più giusta, poi, scoraggiato come non mai, chiese: «Ragazzi, cosa faremo?»

 

Si guardarono di nuovo, questa volta con la consapevolezza che non c'era niente da fare: erano spacciati. Letteralmente spacciati.

 

Quella notte nessuno riuscì ad addormentarsi e il nostro povero protagonista non chiuse occhio, tormentato oltre ogni dire.
Quando la mattina seguente scese a fare colazione, tutta la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts capì che la situazione era critica più che mai: Ron Weasley non stava toccando cibo.
Già di per sé, era strano vedere la tavolata dei Grifondoro e quella dei Serpeverde nel silenzio più totale, ma se a questo si aggiungeva Ron Weasley che non toccava nemmeno una briciola di pane, allora si poteva affermare una cosa al cento per cento.
La fine del mondo era giunta.
Quel giorno, di fatto, ci sarebbe stato il sorteggio per formare le coppie miste, ed i poveri ragazzi coinvolti, oltre all’angoscia impadronitosi di loro, dovettero sopportare non solo gli sguardi di scherno dei Corvonero, ma persino quelli dei Tassorosso, il che era tutto dire.

 

Malfoy stava letteralmente fremendo per la rabbia. Lui, Re dei sotterranei, di stirpe nobile e purosangue e chi più ne ha più ne metta, avrebbe dovuto spartire l’aria  con un Grifondoro, assorbirsi i germi di quei puzzolenti e disordinati Mezzosangue e Nati Babbani.
Se poi pensava alla prospettiva di un Weasley col letto accanto al suo, un macigno pesante tonnellate e tonnellate si posava sullo stomaco. La parola disgustato non esprimeva minimamente il concetto. Era terrorizzato e non c’entrava niente la codardia dei Serpeverde.
Di una cosa comunque era certo, aveva un brutto, bruttissimo presentimento. 

 

***  

 

Dopo aver finito la colazione, i Serpeverde ed i Grifondoro si avviarono nell'aula di trasfigurazione dove sarebbe avvenuto il sorteggio, come condannati al patibolo.

 

Nel modo più silenzioso possibile, quasi come se il pensiero di non trovarsi lì fosse tramutatosi in fatto, si sedettero ed attesero Silente nella angoscia più totale.

 

Quando questi arrivò ed iniziò tutto, Ron credette di star per morire tanto che era grande l'ansia.

 

«Harry potter con... Theodore Nott.»
«Dean Thomas con... Vincent Tiger.»

 

Il Rosso davvero iniziò a non respirare: l'aria nei polmoni veniva sempre meno.

 

«Hermione Granger e... Daphne Greengass»

 

«Lavanda Brown e... Pansy Parkinson»

Incominciò a muoversi nervoso sulla sedia, a sudare freddo.

 

«Seamus Finnigan con... Gregory Goyle»

 

«Neville Paciok insieme a... Blaise Zabini»

 

Il suo cuore prese ad accelerare sempre di più, sempre di più…

 

«Ron Weasley con... Draco Malfoy.»

 

Un improvviso tonfo riempì il silenzio dell'aula di trasfigurazione quando una figura cadde stecchita a terra.

 

Un infarto miocardico acuto aveva colpito l'ancora giovane Ron Weasley. 

Ora del decesso: 9 e 53 minuti.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Cosa? ***


SE CERCATE UN RACCONTO EROTICO, CHE SI BASA SOLO SUL SESSO, STATE ALLA LARGA DA QUESTA STORIA! Sì, ci sarà naturalmente ma si dovrà attendere un bel pò perché non mi piacciono assolutamente le cose affrettate e campate in aria. Malfoy e Weasley hanno un rapporto complicatissimo, si odiano come a che e non avrebbe alcun senso logico farli finire a letto da una sera a una mattina. Il loro rapporto dovrà evolversi, dovrà cambiare qualcosa prima che ciò accada. Detto ciò, ho la coscienza a posto!

P.S Nella mia storia Voldemort si è preso un anno sabbatico! Ha preparato in fretta e furia le valigie e se l'è squagliata alle Hawaii alla faccia nostra con il primo volo disponibile. *** VOLDYY DIVERTITI ANCHE PER NOI! FIGHTING*** Vabbe', ora la finisco di sclerare.

Buona lettura 





 

 

 

CAPITOLO SECONDO.

 

 

 

«Ron? Ron ci sei? Svegliati!»

Qualcuno lo scosse e Ron aprì piano gli occhi.

 La prima cosa che vide fu il soffitto e le mura asettiche di quella che doveva essere l’infermeria, la seconda, il viso della sua ragazza e del suo migliore amico che lo osservavano con facce preoccupate da sopra il letto su cui giaceva.

«Madama Chips, corra! Si è svegliato.» Esclamò Hermione.

L’infermiera, che raramente si trovava casi di pazienti collassati per colpi al cuore ad Hogwarts, si precipitò immediatamente da Weasley con una piccola ampolla in mano, affrettandosi a dire:

 «Caro, alzati e bevi questa pozione. Hai preso una bella botta in testa cadendo!»

Ronald aggrottò le sopracciglia e guardò interrogativamente i suoi amici. Essendosi appena svegliato ed avendo la testa dolente più che mai, infatti, non ricordava assolutamente il perché di quella visita in infermeria! Eppure, dentro di lui, la sensazione che fosse successo qualcosa di catastrofico si faceva sentire più che mai e, sentendo la necessità di capire, si azzardò a chiedere:

 «Cosa mi è successo?»

Tre paia di occhi lo guardarono sbigottiti.

«Non ricordi nulla?» chiese Madama Chips, iniziando a muovere la bacchetta per diagnosticare un eventuale trauma cranico. 

No, non ricordava nulla, e cercò di  concentrarsi per afferrare qualsiasi cosa che potesse aiutarlo a fare chiarezza.  Spremette a più non posso le meningi e poi accadde. Rammentò tutto.

Le coppie miste, Silente, il sorteggio... e Malfoy. Draco Malfoy!

Prima che potesse batter ciglio Ronald Weasley svenne di nuovo, sotto le urla disperate della sua fidanzata.

 

Nel  frattempo, nei sotterranei della casata Serpeverde, Draco Malfoy non versava in condizioni migliori.

Era stata un’agonia resistere in quell’aula dopo la sentenza .

 Appena i ragazzi avevano avuto il consenso di uscire, si era precipitato fuori dall’aula e, via da sguardi indiscreti – non sia mai che un Malfoy si renda ridicolo –, aveva iniziato a correre come un forsennato per raggiungere, nel modo più veloce possibile, la sua stanza e chiudersi in bagno.

 Draco Malfoy doveva vomitare e rigurgitò per davvero, fino all’ultima briciola della colazione di quella mattina!

 Era sconvolto, shockato, umiliato più che mai.

 Il Serpeverde, fin dai tempi dei pannolini e dei biberon, aveva vissuto con delle convinzioni impossibili da estirpare.
Era convinto, ad esempio, che i Malfoy erano superiori a tutto e tutti senza se e senza ma, che Nati babbani e  Mezzosangue erano la feccia della società e, cosa più importante, che i Weasley erano pezzenti e, di conseguenza, era necessario starsene alla larga.

Dover vivere con un Weasley, perciò, andava contro ogni principio e ciò faceva male, lo disturbava fin nel profondo e non c’era cura.
Il fatto poi di non potersi appellare al famoso “lo dirò a mio padre”, perché suo padre marciva ad Azkaban, lo gettava nella disperazione più nera.

Avrebbe preferito condividere l’intera vita con lo Sfregiato ma Weasley, respirare la stessa aria con Weasley, proprio no!
 


***
 

Dopo che venne rianimato per la seconda volta, il Rosso emise un lamento strozzato che si propagò nel silenzio dell’infermeria.

 Non era possibile, la fortuna non poteva avergli voltato le spalle in questo modo!

«Ragazzo stai bene?»

«Credo di star per morire!»  Rispose Ron, con la faccia più seria che potesse sfoggiare.

« Weasley , non posso perdere il tempo con te. Bevi questa pozione e sloggia fuori dall’infermeria con questi altri due!»

Ronald non aveva proprio la forza per ribattere e, consapevole che fosse meglio tener lontana una Madama Chips arrabbiata, bevve velocemente la pozione per affrettarsi ad uscire, seguito a ruota da Harry ed Hermione.

«Sto sognando, vero? Ditemi che è tutto un incubo e che presto mi sveglierò e mi accorgerò che questo non è mai accaduto!» Li guardò con sguardo implorante, ma quello che ricevette fu solo  una lunga occhiata piena di pietà da parte di entrambi.

« Perché proprio io? Cosa ho fatto di male?»  

Gli veniva da piangere. Condividere notti, ore e giorni con quella persona era la cosa più terribile che potesse succedergli. Sì, gli era capitato schiantarsi con la Ford Anglia sul Platano Picchiatore, esser circondato da acromantule giganti che lo vedevano come un bel pezzo di prosciutto, esser morso da un cane pulcioso – “scusa Sirius ma la verità è verità” – ma mai, mai una cosa del genere, nemmeno nei suoi incubi peggiori!

 Malfoy era figlio di un Mangiamorte e i geni della malvagità venivano codificati ogni giorno dentro di lui. Era la persona che aveva reso amari gli anni della sua esistenza... era maledettamente Malfoy, ed i Malfoy erano nemici giurati dei Weasley fin dall’epoca della prima pietra e Merlino in persona avrebbe potuto testimoniare.

«Ron, so che è difficile, ma devi fartene una ragione! Il tuo partner è Malfoy » 

«Grazie Hermione, davvero gentile di spiattellarmelo in faccia in questo modo!»

 «Ron» lo chiamò Harry «Hermione ha ragione! Ormai è fatta. Dovremmo solo rassegnarci e resistere.»

 Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, e Weasley scoppiò, urlando come un pazzo davanti al quadro della Signora Grassa: «volevo vedere te se capitavi con quel furetto ossigenato!»

 Con i nervi a fior di pelle, direttosi impettito nella stanza, si gettò sconsolato sul letto, con mille domande che gli ronzavano in testa.

Cosa avrebbe fatto? Cosa sarebbe successo? Perché nessuno capiva la gravità della situazione?

Non trovando le risposte si addormentò, cadendo in un sonno agitato, con capelli platinati che gli rincorrevano dietro e furetti malefici che gli facevano scherzi.


 

Fu un pomeriggio difficile e tormentato, uno di quei pomeriggi nei giorni di pioggia in cui ci si chiude nelle proprie stanze e si vaga lontano con la testa.

E mentre tutti i ragazzi Serpeverde e Grifondoro si trovavano ad affrontare pensieri e paure, un tizio misterioso ghignava euforico, pensando a come sarebbe stato facile ora conquistare la sua preda...

 

***

 

«Ogni coppia dovrà dividere la stessa stanza, dovrà seguire le stesse lezioni – allo stesso banco naturalmente – e dovrà studiare insieme. Per aver la certezza che questo avvenga, ogni coppia dovrà stilare giorno per giorno una relazione sugli argomenti affrontati nelle varie materie in classe, che sarà valutata con un voto unico per entrambi gli studenti.»

La McGranitt continuò, sotto gli sguardi sconcertati di tutti i ragazzi Serpeverde e Grifondoro del settimo anno.

«Inoltre per inculcarvi una volta e per tutte il concetto di Unità tra le case, un altro compito vi sarà assegnato...»

Draco Malfoy divenne tutto orecchie ed una sensazione ancor più brutta gli serpeggiò in petto.

«Come sapete l’ala ovest del castello è in disuso e le condizioni delle aule e dei corridoi sono pessime. Ogni coppia dovrà ristrutturare una parte precisa» La McGranitt fece una pausa, guardandosi attorno... «Senza magia»

«Cosa?» Urlò Malfoy. Che l’orgoglio e la compostezza Serpeverde se ne andassero a quel paese, ma il troppo era troppo!

«Paura di rovinarti le mani di fata Malfoy?»

«Zitto Pezzente» rispose Draco con il tono più acido e schifato che potesse fare.

Non ci poteva credere.
Le sue mani erano lisce come la seta: dire che erano di una bellezza unica era fin troppo poco ed un pennello in mano di sicuro non avrebbero giovato loro.
La canotta zuppa di sudore e i jeans stracciati del Pezzente che lavorava accanto a lui, poi? Atroce. Atrocissimo.

La McGranitt fissò a lungo il Serpeverde e ribadì: « Ripeto, senza magia. Se vi azzarderete ad usarla sarete puniti severamente: direte addio all’esame M.A.G.O.»

Li guardò uno ad uno: «Ora distribuirò un foglio con scritto sopra i giorni e gli orari di lavoro di ogni coppia e la locazione della stanza che vi abbiamo assegnato. Poi filerete dritto nella nuova camera!»

Altro che incubo, pensò Ron, questo si stava rivelando vero più che mai e pregò Dio di fulminarlo seduta stante!

Quando ricevettero il foglio e i compagni si mossero dai loro banchi per avviarsi mogi mogi nelle loro relative stanze, il sedere di Ronald Weasley si spiaccicò sulla sedia e pure quello di Malfoy fece lo stesso. 

Fu solo dopo l'occhiataccia della professoressa McGrannitt che i due ragazzi si costrinsero ad uscire dall’aula, incamminandosi nella stanza designata, l’uno lontano chilometri dall’altro.

 Malfoy arrivò per primo e, aperta la porta della camera ed affacciatosi dentro, emise un urlo che si propagò ad Hogwarts e dintorni, spaventando persino le creature notturne nella Foresta Proibita.

Come era quel detto babbano? Non sputare in cielo che in faccia ti ritorna.

In effetti, tutti gli sputi fatti nella sua esistenza lo stavano travolgendo come uno tsunami e per la prima volta nella sua vita, il Serpeverde capì che i babbani non erano proprio così scemi.

 


 

NOTE DELL'AUTRICE:
Allora, scusatemi per questo piccolo capitolo di passaggio: sono stata davvero impegnata e nuovamente chIedo venia! Bene, abbiamo visto un pò cosa pensano l'uno dell'altro Ron e Draco e di certo non sono da biasimare. Al contrario c'è qualcuno proprio soddisfatto della situazione venutasi a creare... chi sarà? Lo scopriremo presto.

Ma ve lo immaginate lo snob Draco Malfoy in tenuta da muratore? o.O E i muscoli in evidenza e la canotta tutta sudata di Weasley saranno in grado di scalfire il nostro adorabile ed irresistibile furetto platinato? eh... chissà! Alla prossima raga e buona settimana :D

 

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Capitolo 3
*** Incendio. ***


Dedico questo capitolo a Weasleiuccia a cui imploro perdono! Buona lettura.


CAPITOLO TERZO



Carlo Zabini – discendente di una nobile famiglia purosangue di origini italiane e francesi – era uno degli uomini più ricchi dell'Italia magica: dotato di astuzia e destrezza, tessé un'intricata tela di contatti politici e non, da diventare a soli ventitré anni uno dei membri più potenti ed influenti del Wizengamot. Quando compì ventiquattro anni, benché non fosse propenso a contrarre matrimonio ad età così giovane, trovò saggio maritarsi con la figlia del Conte Douglas, uomo che, come un burattinaio, manovrava tutti i commerci di seta del continente.
 Ciò non fece altro che acuire ancor di più il già ingente patrimonio del casato Zabini e rendere Don Carlo – così lo chiamavano – uomo di inestimabile potenza.

Dopo tre anni di matrimonio, nacque Diletta Zabini, che diventò, crescendo, talmente bella ed affascinante da conquistare persino l'allora Ministro della Magia e ricevere, a soli quattordici anni, una proposta di matrimonio da costui. Ben conscia del potere che aveva sugli uomini, finiti gli studi privati in Italia, decise di trasferirsi in Inghilterra entrando ben presto nella bella vita della Londra magica.
Non era raro vederla in qualche circolo di Polo o, per la maggior parte delle volte, flirtrare con i  signorotti Purosangue delle più ricche Casate che le gironzolavano intorno.
Nel giro di poco tempo, nei vari salotti, le signore non fecero altro, tra una tazzina di the e l'altra, tra risatine e fanfaluche, di parlare di Diletta e dei suoi numerosi matrimoni, che nel giro di un anno finivano con la morte misteriosa del marito. E mentre le dicerie sul suo conto incrementavano, la signora Zabini se la rideva, vedendo il conto alla Gringott aumentare esponenzialmente di anno in anno.

Accadde un giorno, tuttavia, che Diletta scomparì dalla circolazione, e nessuno più, per un anno intero, seppe qualcosa di lei. Solo dopo quattordici mesi, la signora Zabini si rifece viva, e nei salotti si ricominciò a parlare di lei e di quel bimbo "nero" che si dicesse essere suo figlio.

Tante furono le ipotesi e dicerie su chi fosse il padre e vani furono i tentativi delle altre Purosangue di scoprire qualcosa da Diletta, che, non perdendosi d'animo e sfoggiando tutta l'astuzia e fascino, riprese a contrarre matrimoni e a vestirsi in nero al funerale del marito di turno, l'anno seguente.

 Naturalmente, la sua camera alla Gringott continuò a riempirsi a dismisura di galeoni e poté da sola, senza alcun problema, crescere il figlio Blaise.

Blaise, cresciuto senza una figura paterna stabile e con le attenzioni labili della madre, con tanti elfi ai suoi ordini e tanti precettori, crebbe come un ragazzo alquanto taciturno e restio a parlare con gli altri. Eccetto il rampollo dei Malfoy e dei Nott che vedeva per costrizione una volta a settimana, non aveva alcun amico da bambino con cui condividere giochi e schermaglie.

Poteva a prima vista sembrare "timido" ma in realtà Blaise di timido non aveva proprio nulla! Aveva preso lo stesso fascino travolgente di Diletta, la stessa astuzia, la stessa scaltrezza e determinazione del nonno.

 Sapeva sempre cosa voleva e, a costo di utilizzare qualsiasi mezzo, pretendeva di ottenere qualsiasi cosa catturasse la sua attenzione.
Fino al suo quinto anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Zabini riteneva poche le cose degne del suo interesse: gli amici Nott e Malfoy che per forza di cose erano diventati i compagni più fidati, l'alcool, le sigarette, le carte e le scommesse.

Fu strano, quindi, quando si trovò incuriosito da un qualcosa, o meglio qualcuno, che mai e poi mai – e Blaise se lo ripeteva ogni volta – avrebbe pensato essere meritevole  dei suoi pensieri. Paffuto, imbranato, un po' bruttino ed impacciato. Ebbene sì, Neville Paciock, mentre litigava con gli ingredienti ed i fumi nell'ora di pozione, mentre faceva scoppiare sistematicamente l'intera aula sotto lo sguardo malefico di Piton, aveva destato uno  Zabini ancora immune a qualsiasi ragazza o ragazzo.

Tanta fu la vergogna e vani furono i tentativi di soffocare e calpestare questa inspiegabile attrazione per Paciock da parte di Blaise.
Di notte si girava e rigirava nel letto, chiedendosi come avrebbero reagito i compagni Serpeverde, e quanta alta sarebbe stata la probabilità di diseredazione se Diletta avesse scoperto il misfatto. "Misfatto", perché Zabini, dopo mesi e mesi, si trovò perdutamente innamorato ed ossessionato di un Paciock ignaro, che nelle sue morbide forme inciampava, correndo verso l'aula di Trasfigurazione, o cadeva nel fango, avviandosi nelle serre dalle sue amate piante.
Era stata dura per Blaise scendere a patti con questo sentimento ma, giunto al settimo ed ultimo anno di scuola, con ormai due anni di infatuazione alle spalle, si convinse finalmente di mandare a quel paese tutto e tutti per farsi avanti e conquistare Paciock.

 Ed internamente gioì e fece salti di gioia quando entrò nella camera, con accanto un Neville impaurito e tremante più che mai... Paciock sarebbe stato suo e suo soltanto, ed avrebbe fatto tutto, di tutto, per farlo innamorare di lui.


 
***

 
Una luce vivida e vivace proveniente dalla finestra illuminava la stanza, avvolgendola con un tenue e sottile calore che, leggero, abbracciava i mobili ed i letti che la occupavano.
 La camera avrebbe rimandato agli occhi di chiunque l'avesse guardata, l'immagine di un luogo comodo e caldo, tranquillo e pacifico, raccolto e confortevole.
Coperte color arancione rallegravano ancor di più l'ambiente, riposando placide e ferme su letti di sicuro comodissimi che giacevano vicini.
... Fin troppo vicini.

Rivoltante, pensò Malfoy

Tutto era rivoltante.

La stanza era piccola ed i letti non lontani, il bagno era uno ed i germi di Weasley, ai suoi occhi, fluttuavano felici riempiendo l'aria e persino l'angolo più lontano.

Nauseante. Disgustoso.

«Pezzente, dimmi che è un'allucinazione ed i letti sono lontanissimi l'uno dall'altro!»

«Zitto Malfoy, non riesco a respirare.»

«Magari pezzente, magari! Se così fosse, i tuoi germi non affollerebbero la camera ed il mio cervello...»

Malfoy, guardando dinanzi a sé l'incubo peggiore di quella giornata già dal principio iniziata male, non si capacitava della malignità della McGranitt e di Silente. E sarebbero Grifondoro, si ripeteva. Continuava a non capire perché il destino stesse prendendosi beffe di lui. Non gli passava nemmeno per l'anticamera del cervello che, forse, le tante malefatte compiute avessero deciso di ritorcersi contro.

Sì, fondamentalmente non era una persona buona – lo sapeva – ma non aveva mai fatto niente di così cattivo da meritarsi tale condanna.

Urgeva una soluzione prima che i batteri puzzolenti del Pezzente annientassero i suoi neuroni sani: Weasley non poteva dormire su quel letto vicino a lui ma, pensandoci bene, nemmeno in quella stanza! Diede una rapida occhiata alla stanza ed intravide una porta.

 Il bagno.

 Doveva essere il bagno

Weasley doveva dormire in bagno.

«Expelliarmus.»

«Malfoy ma cosa ... ? » Ron si vide improvvisamente senza la bacchetta, trovatasi, dopo quell'incantesimo, stretta nella mano sinistra di  un Malfoy ghignante.

Lo vide fare un sorriso malefico e...

«Incendio.»

Ronald Weasley guardò allibito lo spettacolo di fiamme amaranti che sfrigolavano sul letto destinato a lui, bruciandolo lentamente. Guardò Malfoy che se la rideva ed una rabbia accecante ed impetuosa si impossessò di lui.

 Come cavolo si permetteva di fare una cosa del genere quel furetto ossigenato?

 Come cavolo si permetteva quel figlio di Mangiamorte schifoso?

Con uno scatto, afferrò le boccette di inchiostro che teneva in borsa e corse a rovesciarle sul letto ancora intatto del Purosangue.

«Come osi pezzente?» Malfoy si trovò a sbraitare contro Weasley che, felice e soddisfatto, sadicamente, continuava a svuotare le boccette e a riempire di inchiostro le sue lenzuola ed il suo cuscino.
Oltreggiato e collerico più che mai, si buttò addosso all'altro dandogli un pugno in faccia. Fu l'inizio della fine. I due ragazzi si trovarono a darsela di santa ragione in un vortice di pugni, graffi, calci e schiaffi mentre le fiamme divampavano e si muovevano verso i tendaggi della finestra ed il comodino di legno affianco al letto.
 Se non fosse stato per Ron che, dopo essersene accorto, richiamò Malfoy facendogli notare il fuoco avvolgerli, sarebbero diventati spiedini arrostiti.

Era possibile che un odio così grande potesse renderli così ciechi?
Era possibile con un odio del genere, convivere insieme?

Mentre Draco gettava con un Aguamenti l'acqua a destra e manca per spegnere le fiamme, il rosso ritornò a chiedersi cosa ne sarebbe uscito da quella convivenza forzata. Scoraggiato, abbattuto ed indolenzito per i tanti graffi che lo ricoprivano, tra i residui bruciacchianti ed il fumo che lo avvolgeva, si accasciò a terra.

 
***

 
Mia cara Pansy, come stai?

Ci è giunta voce dell'ignominiosa decisione di quel vecchiaccio di Silente di far convivere voi Serpeverde con quegli inutili Grifondoro.
Figlia mia, non sai quanto dolore e spavento mi abbia inflitto l'immagine di te sofferente in vicinanza di quei traditori del proprio sangue,  Mezzosangue e Nati Babbani! Come ti senti? Ti senti male?

Io e tuo padre, insieme agli altri genitori dei tuoi compagni di Casa, stiamo cercando di convincere Silente a ritirare la sua punizione, ma sai quanto sia arduo convincere quel vecchio rimbambito! Tuo padre era così arrabbiato che ha rotto quel set di bicchieri di cristallo che mi piaceva tanto, ahimé...
Resisti figlia mia, vedrai che troveremo una soluzione per farti evitare questo supplizio.

Passando a fatti più importanti, lo sai che ieri sono andata a prendere il the a casa dei Greengass con le amiche di sempre? Non immagini quanto alcune siano diventate ancor più galline! La signora Nott indossava un completo che le faceva risaltare in modo incredibile i fianchi larghi – avrà messo almeno tre chili – mentre la Bulstrod aveva un'acconciatura così orrenda da farle accentuare ancor di più quel naso a becco che tiene. Naturalmente solo Narcissa si salvava anche se sembra invecchiata di almeno due anni da quando il marito è stato sbattuto ad Azkaban (aveva tre rughe in più, le ho contate!).

Ad ogni modo, ti ho scritto per avvisarti di una cosa che ti farà fare i salti di gioia!
Tuo padre ed io abbiamo parlato con Narcissa per stilare il contratto di matrimonio tra te e Draco. Adesso è il momento più propizio per fare ciò: tra il marito in carcere ed i debiti contratti da Malfoy senior, quale miglior cosa se non contrarre matrimonio con i Parkinson?
Narcissa dopo un po' di titubanza ha detto di esser d'accordo ed ora le tocca solo informare Draco.

Ci pensi, Pansy cara? Realizzerai il tuo più grande sogno quando finirai l'anno scolastico. Sei contenta vero?
Mi raccomando, tieniti Draco stretto e di sera, per favore, resta a mollo nella vasca per almeno un'ora. Non vorrai mica contrarre qualche malattia vicino a quei Mezzosague?

Tanti baci dalla tua adorata mamma.


 
***


«Senti, io ti odio e tu mi odi. Io ti disgusto e tu mi disgusti. Ma non possiamo fare questo ogni giorno.»

La voce di Ron ruppe quel silenzio denso che come velluto ricopriva la stanza in sobbuglio di Draco Malfoy e di Ronald Weasley.
 Il letto, le tende ed il comodino giacevano bruciacchiati e fumanti; le lenzuola, aggrovigliate e sporche di inchiostro, riempivano la moquette inzuppata d'acqua; del fumo aleggiava rendendo l'aria satura ed inspirabile; un ragazzo rosso ed uno biondo, stravolti, affannati e zuppi d'acqua, sedevano a terra, l'uno appoggiato all'armadio, l'altro al muro, in angoli opposti della camera.

«Non voglio essere bocciato questo anno e non voglio ricevere nessun'altra punizione» continuò Ronald.

Silenzio di nuovo, denso e pesante da potersi tagliare col coltello.

Malfoy era consapevole di quanto Weasley avesse ragione, non potevano continuare così. Non poteva permettersi il lusso di farsi beccare in qualche punibile atteggiamento dalla McGrannitt.

Faceva male ammetterlo, ma Draco aveva capito, fin da quando suo padre era stato sbattuto ad Azkaban, che la sua famiglia non si trovava più in una posizione agevole.
Draco, fin da quando aveva visto suo padre allontanarsi dal Manor scortato dagli Auror, aveva compreso che tutto era cambiato: la sua famiglia era piena di debiti, aveva perso appoggi, e la madre soffriva per questo.

Per quanto Malfoy sembrasse egoista e strafottente, per quanto Malfoy pensasse la maggior parte delle volte solo ed esclusivamente a se stesso, voleva bene alla madre e non voleva recarle altro dolore. Compromettere il suo anno scolastico e non superarlo, avrebbe aggiunto altra vergogna al Casato dei Malfoy e alla stessa Narcissa... e lui non voleva. Lui non poteva.

«Per una volta ti do ragione pezzente»

Fece un respiro profondo e continuò:

 « Dobbiamo trovare un compromesso...»




NOTE DELL'AUTRICE.
Ciao ragazze :D .Scusatemi per questo enorme ritardo! Mi dispiace tanto tanto tanto! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.
Come si può notare questa storia sarà incentrata su più personaggi e sui loro conflitti e sui loro problemi... In questo capitolo abbiamo visto un po' Blaise e la sua cotta per Neville :D. Ron e Draco si odiano e si detestano come a che e sarà ardua un avvicinamento tra loro. Ma ce la faremo! beh che dire. Vi lascio alla lettura e magari fatemi sapere che ne pensate! Alla prossima. Laran


 

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Capitolo 4
*** Linea di divisione. ***


Ciao girls! Come va? Spero bene! Per quanto riguarda me, diciamo che sono sommersa di esami fino al collo ed è per questa ragione che non sono puntuale con le pubblicazioni. Prometto però che quando a febbraio mi libererò, proverò puntualmente a postare i nuovi capitoli! Ringrazio innanzitutto coloro che hanno recensito l'ultimo capitolo: Garwood, tommoheart394, fliflai e Mekkatorqueen. Grazie davvero, non so cosa farei senza commenti che mi spronino a continuare.
Grazie inoltre, alle persone che hanno messo questa storia tra le preferite, seguite e ricordate! Nonostante questo pairing non sia molto gettonato, siete già così tanti per me. Buona lettura, ci vediamo alla fine del capitolo.

 

 
 
CAPITOLO QUARTO.
 
 
Ronald non sapeva quanto tempo fosse trascorso. Fuori dalla finestra, il sole era stato oscurato da nembi scuri e densi che con aria minacciosa osservavano la terra sotto di loro. L'olezzo pungente e dolciastro dell'ozono, precedente qualsiasi temporale, gli pizzicava il naso. Entrava nella stanza, mischiandosi al tanfo delle cose bruciate.
 
Con l'affanno di chi ha corso chilometri, con il cuore che spingeva contro la cassa toracica, Ron sembrava vivesse sospeso nel nulla.
Non riusciva a pensare lucidamente. Con mente annebbiata a nascondere il vortice di domande e pensieri, si sentiva come un contenitore svuotato di ogni emozione.
Fissava il vuoto dinanzi a sé, ed oltre ad esso, Malfoy, appoggiato al mobile di mogano al lato opposto della stanza.
 
Forse erano passati secondi. Forse minuti. Forse ore. Ad ogni modo, fu solo dopo quello che sembrò un tempo lunghissimo e senza fine che Ron ebbe una risposta dal biondo, e rimase così sorpreso da quello che uscì dalla bocca dell'altro, da creder quasi di averla immaginata quella parola... Compromesso.
Non pensava che quelle labbra – aventi fino ad allora la sola capacità di farlo inviperire – potessero pronunziare qualcosa dal sapore vagamente rilassante.
Dopo che Piton aveva emesso il verdetto, in effetti, Ron era stato assalito sì dalla paura di dover convivere con Malfoy, ma anche e soprattutto, dalla paura del cambiamento.
Essendo sempre stato un tipo tranquillo, non affatto desideroso di problemi e confusione mentale annessa,  non era propenso al caos ed allo stress che il Furetto di sicuro gli avrebbe procurato. Aver appreso, perciò, che Malfoy volesse mantenere una parvenza di quiete con un qualsiasi patto, l'aveva di fatto liberato di un piccolissimo pezzetto del macigno che portava in petto.
 
Dopo il primo attimo di allentamento tuttavia, un vago sospètto iniziò a farsi largo nella mente: quello di fronte a lui, era pur sempre un maledetto Serpeverde, e non si poteva mai sapere quando un Serpeverde avrebbe strisciato viscido per colpirti alle spalle!
Con un cipiglio appena formatosi, chiese dubbioso:
 
«Che tipo di compromesso?»
 
«Tu dormi in bagno ed io in stanza. Sarò persino clemente a cederti il mio copriletto.»
 
Ron sentì di nuovo la rabbia pervaderlo. Merlino quanto lo odiava! Era così egoista e sprezzante da essere incommensurabilmente insopportabile. Socchiuse gli occhi, facendo un respiro profondo per calmare i nervi tesi.
Non pensare alle sue provocazioni. Ragiona Ron, sii superiore...
 
«Non penso che sia possibile come cosa, sai. Se proprio ci tieni a star lontano da me Furetto, ti cedo il bagno volentieri.»
 
Malfoy gli lanciò un'occhiata talmente gelida da far impallidire qualsiasi pavido Tassorosso, ma poiché non era un Tassorosso, Ron con sfrontatezza gli rivolse un sorrisetto irrisorio. Se credeva di aver trovato un fesso, Malfoy si sbagliava di grosso!
 
Il biondo chinò il capo, portandosi una mano davanti agli occhi e fecendo un lunghissimo sospiro. Poi, riportò gli occhi su di lui. «Visto che non vuoi andare in bagno – che poi non capisco perché rifiuti il bagno quando vivi in quella Topaia schifosa con la tua tribù – siamo costretti a condividere la camera.»
 
Non pensare alle sue parole Ron. Sii superiore. Sii superiore. Si stava ripetendo questo fino allo spasimo quando notò Malfoy alzarsi, afferrare la bacchetta e tracciare sul pavimento una linea di divisione tra i due letti (letti che per lo più, chissà per quale fantomatico motivo, non erano equidistanti rispetto alla retta tracciata.)
«Questo sarà il mio lato» con sguardo soddisfatto e compiaciuto, Malfoy indicò il lato sinistro, quello più spazioso, ovviamente «quest'altro invece sarà il tuo!»
 
Ora, chiunque con un po' di dignità e minimo senso logico, si sarebbe lamentato dinanzi a cotanta disparità – il lato destro era quasi la metà di quello sinistro – ma Ron non aveva assolutamente la forza di controbattere! Se si fosse impelagato in un'altra discussione con quel pazzo e schizzato e viscido purosangue, ne sarebbe uscito solo prosciugato di ogni forza.
 
«Va bene»
 
Un ghignetto insopportabile si dipinse su quell'altrettanto  insopportabile boccaccia. Ron avrebbe dato qualsiasi cosa per tappargliela. E farlo stare zitto, ovviamente.
 
«Naturalmente, non potrai mettere piede nel mio territorio, e per carità, non lo faranno nemmeno i tuoi panni sudici e logori!» Un'espressione nauseata e terrorizzata dipinse il volto di Malfoy «Ah! E se trovo un calzettino o una mutanda anche solo al confine del mio spazio, te li tagliuzzerò e poi ti ficcherò in gola ogni minimo pezzetto puzzolente. Ti ucciderò, chiaro?»
 
La vena sulla tempia di Ron iniziò a pulsare in modo molto evidente. Che Merlino lo aiutasse! Se quel farabutto avesse continuato a sproloquiare, Ron non avrebbe riposto più alle sue azioni. L'avrebbe strozzato e dato in pasto alla Piovra Gigante.
 
«Capito, pezzente?»
 
Sta calmo Ron. Sii superiore. Sii superiore... «Va bene.» per non fare totalmente la parte del fesso aggiunse «Lo stesso vale per te, Furetto»
 
«Pff... figurati! Nemmeno sotto Imperius metterei piede nella tua fogna»
 
«Lo stai facendo proprio adesso, Malfoy!»
 
Sogghignò baldanzoso quando osservò il viso del biondo accartocciarsi in un'espressione oltraggiata, seguito poi dal suo scattare improvviso al lato sinistro della linea, quasi come se qualcuno gli avesse ficcato un palo lì dove non batte il sole.
L'esser consapevole, poi, che quel qualcuno fosse stato proprio lui - metaforicamente parlando naturalmente - lo riempiva di una sadica soddisfazione.
 
«Cos'è Malfoy? Ti hanno mangiato la lingua?»
 
Ora quel Furetto sarebbe uscito fuori dai gangheri, ci scommetteva, ma presto dovette ricredersi quando vide affiorare un riso maligno da quel viso da schiaffi.  «Pezzente se non te ne eri accorto, stavamo contrattando ancora e le condizioni di un contratto non valgono fino a quando non si conclude il contratto stesso»
 
Maledetti Serpeverde, sempre a rigirare la frittata pur dicendo cose senza senso! Poi, con la faccia tosta, proseguì:
 
«Ad ogni modo, limiteremo i contatti al minimo. Non ci rivolgeremo nemmeno una parola, eccetto durante le lezioni - se capiterà. Per le relazioni da stilare invece, direi di dividerci per materie così non dovrò assorbirmi i tuoi germi.» Incrociò le braccia al petto. «Esiste una cavolo di materia in cui sei più bravo?»
 
C'era una materia in cui era più bravo? Era bravo in qualche cosa? No, Ron non era mai stato così bravo in una materia. In realtà, si sentiva come se non avesse mai eccelso in niente. A volte guardava Harry che riusciva ad imparare senza problemi un controincantesimo od un incantesimo di disarmo in Difesa, e poi Hermione, che era in grado di pronunciare bene una formula e trasfigurare velocemente un bottone. Guardava Neville che era dotato in erbologia, Ginny che era famosa per le sue fatture orcovolanti ed i fratelli che erano dei geni in inventiva. Lui, al contrario, non era nulla di che. Se la cavicchiava, ecco, solo questo.
 Non era, come dire... speciale.
Solo... normale.
 
«Ah, come dimenticare... Tu sei appena sufficiente in qualsiasi materia.» Le labbra si distesero in un ghigno e continuò maligno: «Sei inferiore in tutto, vero?»
 
Quelle parole furono come stilettate al petto.
Malfoy apparve ai suoi occhi come un giocoliere cattivo e non divertente, avente il potere di aprire il suo vaso di Pandora e far uscire tutti i mali, le paure ed i suoi complessi tenuti nascosti. Nessuno mai dovrebbe aprire un vaso di Pandora. E si sentì vulnerabile e poi arrabbiato. Si sentì cattivo.
 
 «E tu? Dimenticavo che non vali più un cazzo e che la tua famiglia non vale più un cazzo. Che cosa si prova a sapere che tuo padre marcirà e morirà ad Azkaban come si merita?»
 
Lo disse con una tale spietatezza e perfidia che a Ron quasi sembrò che Malfoy, di quelle parole, ne avesse pregustato il sapore amaro e corrosivo sulla lingua.
Ne seguì un silenzio terribile, e dopo quel silenzio, Ron poté sentire solo un pugno infrangersi contro il suo zigomo ed il freddo del pavimento sotto di lui. E ancora, il respiro ansimante dell'altro e lo sbattere violento della porta della stanza.
 
Nel giro di un battito di ciglia, rimase solo.
 
 
***
 
 
Hermione Granger non era mai stata tanto preoccupata. Dopo aver sistemato la sua roba nella nuova camera ed aver scambiato, sì e no, due parole con la Greengrass – che non sembrava tanto male come persona – aveva preso il libro di Antiche Rune e si era avviata in biblioteca. Nonostante riuscisse sempre a mantenere la concentrazione e a portarsi avanti con i compiti in modo celere, in quel momento, non riusciva affatto ad applicarsi: il viso sgomento di Ron che si allontanava con Malfoy, continuava a baluginarle in testa, distraendola.
Solo... non era mai stata tanto in pensiero per lui. D'altronde conosceva bene Ron; gli era stata prima amica e dopo sei anni, fidanzata.
 
La ricordava, quell'estate alla tana – i pranzi abbondanti di Molly, il bisbigliare suo e di Ginny nel cuore della notte e le partite a sparaschiocco con Harry e Ron; lei che leggeva sotto all'albero di melo e Ron che le sedeva accanto... le diede un bacio impacciato e timido proprio là sotto, prima che il sole scomparisse dietro le colline.
 
Erano passati ormai tre mesi e stava bene con Ron e Ron stava bene con lei. E questo perché c'era Harry ed il trio era unito; questo perché lei e Ron, erano amici, prima che fidanzati.
In effetti, nonostante le poche effusioni che si scambiavano – abbracci veloci, baci e mani che si sfiorano – non era cambiato molto rispetto a prima. Loro rimanevano amici e poi fidanzati, ed Hermione era soddisfatta di questo rapporto stabile e maturo.
 
Eppure, la situazione appena creatasi la turbava un sacco.
Il fatto di non poter stare più assieme (niente più serate in Sala Grande davanti al camino con Harry e Ron o banchi condivisi in classe) avrebbe potuto compromettere quella solidità che si era prodigata tanto a costruire. Se si considerava, inoltre, quanto Ron non fosse affatto un carattere facile, nonostante le apparenze dichiarassero il contrario, era normale giungere a quella conclusione. Ron si arrabbiava facilmente, ed una volta messo il muso lungo, era difficile smuoverlo; aveva un complesso di inferiorità che lo atterriva, che non gli faceva vedere la persona splendida che era, e poi... poi Malfoy era bravo a ferire con le parole e lei lo sapeva, poiché quel Mudblood non era mai stato facile da digerire.
Dunque, tutto questo avrebbe potuto compromettere ogni cosa.
 
Sbuffò impaziente e provò a concentrarsi per tradurre le poche righe di rune che le mancavano. Dopo due minuti, tuttavia, si mosse indispettita sulla sedia: quel tarlo nella sua testa continuava ad insinuarsi e a sfilacciare operoso i nervi tesi per la concentrazione.
Respirò profondamente e al di là di ogni aspettativa – Madama Pince quasi cadde dalla sedia per la sorpresa – chiuse i libri, li sistemò nella borsa e decise di avviarsi nella camera di Ron. L'avrebbe sistemato lei quel furetto se si fosse azzardato a non farla entrare!
 
In una decina di minuti raggiunse il quinto piano, si avviò verso la porta della camera Weasley-Malfoy e bussò.
 
Colui che l'andò ad aprire non poteva esser affatto il suo fidanzato! Ron aveva il capelli bagnati e disordinati (una ciocca si proiettava verso destra, un'altra verso l'alto ed un'altra ancora in basso), aveva un livido sullo zigomo sinistro e tanti graffi sul viso mai sembrato così smunto. La camicia era strappata, lasciando nuda la spalla e parte del braccio destro, ed i pantaloni erano fradici.
Hermione sentì la sua mascella toccare quasi il pavimento e fu una fatica formulare quella fatidica domanda.
 
«Che... che cavolo è successo, Ron !?»

«Mmm...» Sembrava un pazzo, con sguardo vacuo e rintronato.

«Merlino santissimo Ron, fammi entrare!» Ron si spostò e si addentrò nella stanza. Se era rimasta sbigottita dallo stato di Ron, quasi le venne uno svenimento alla vista di quella camera – sempre se ancora di camera si potesse parlare. Aveva messo piede nell'inferno; se questo fosse esistito, sarebbe stato proprio così, senza alcun ombra di dubbio.
 Tutto distrutto, tutto bruciato, ed il fumo rendeva ancor più terrificante quello spettacolo.
 
«Ron, ma cosa avete combinato?» Ron chinò il capo intimidito e non rispose.
Hermione si infuriò ancora di più: «Cavolo Ron, mi vuoi rispondere? Dimmi cos'è successo, subito!»
 
Ron era stanco di esser vituperato ancora. Si sentiva stanco ed indolenzito e non ce la faceva a sentirsi stupido come si sentiva sempre dopo un rimprovero di Hermione. Si ritrovò ad urlare:
 
«Cosa vuoi sentirti dire? Che è terribile stare con lui? Che appena entrati ce la siamo date di tante ragioni? Cosa!?»
 
Hermione si sentì assalita da quella sfuriata e incredibilmente in colpa: l'aveva attaccato senza pensare a cosa fosse successo e a cosa provasse. Così facendo, poteva considerarsi un'amica? Poteva considerarsi una fidanzata?
 
«Scusami, Ron... scusami tanto.» Si avvicinò e lo abbracciò, poggiando il capo contro il suo petto che sapeva di fumo, e sotto tutto quel fumo, di sapone. Rimase in silenzio per un bel po', poi chiese: «Dov'è andato Malfoy?»
 
Lo sentì irrigidirsi, i muscoli tendersi, quasi si sentisse un animale braccato dopo una lunga caccia:«Non lo so.»
 
«È stato così terribile?»
 
«Non immagini quanto.»
 
«Sai che così non potete continuare? Come prefetto dovrei denunciarvi alla McGrannitt. Avete rischiato grosso. Potevate farvi male ed avete distrutto una stanza!»
 
«Non lo farai, vero?» pigolò Ron
 
«No. Ma solo questa volta ti aiuterò, Ron, la prossima volta non ti leverò dai pasticci!»
Hermione si staccò da lui, chiuse gli occhi e sospirò profondamente. Poi li aprì e con voce fintamente annoiata, continuò: «Ti aiuterò a sistemarla, ok?»
 
Ron si aprì in un bellissimo sorriso. Se solo avesse potuto, l'avrebbe fatto ridere così per sempre...
Quando i denti si mostravano, si formavano sempre due fossette ai lati della bocca e gli occhi si riempivano di luce...
Era bello Ron, e per la barba di Merlino,  avrebbe ucciso Malfoy se l'avesse reso triste e tormentato.
 
 
 

In una mezz'ora, sistemarono tutto, riportando la stanza allo splendore iniziale. Le cose rotte e bruciacchiate ritornarono intonse e le lenzuola di inchiostro, pulite – Hermione fu tentata di lasciare la parte di Malfoy nel disordine, ma il fumo che continuava a sprigionarsi dalla tenda al suo lato rendeva satura l'aria di tutta la stanza.
Si prese cura dei graffi sul viso di Ron e del livido sullo zigomo, facendoli scomparire, e, in seguito ad un veloce bacio che gli stampò sulle labbra, se ne andò, lasciando dietro di sé una stanza sgombra dal pandemonio che c'era stato appena poco prima.
Unico testimone silenzioso, quella linea nera, tracciata sul pavimento tra i due letti.
 
 
***
 
 
Quando Hermione se ne andò, erano passate le sei. Il cielo si era scurito ed i banchi di nubi che avevano aleggiato quel pomeriggio, avevano sgomberato, rendendo le stelle e la luna libere di specchiarsi sulla superficie del lago.
Ron, impregnato dell'odore di fumo e di sudore, prese l'accappatoio e si diresse in bagno, si spogliò posizionandosi sotto il getto della doccia.
 
Mentre l'acqua calda portava via i residui di quel terribile pomeriggio e srotolava la matassa dei suoi pensieri confusi, si trovò a ripercorrere nuovamente i momenti trascorsi.
Quando Malfoy se ne era andato, sbattendo la porta, Ron, seduto sul pavimento, non aveva fatto altro che pensare e ripensare. La rabbia l'aveva così sommerso dopo il pugno ricevuto, che non aveva fatto altro che godere della fuga di un Furetto incredibilmente scosso. In quell'espressione altezzosa e rigida, per un attimo,  aveva scorto un qualcosa di così... non sapeva spiegarlo - ma era stato così veloce quel qualcosa, da non esser stato in grado di decifrarlo.
Dopo la rabbia iniziale, tuttavia, un leggero senso di colpa l'aveva invaso. Forse anche Malfoy – nonostante fosse una serpe maligna – provava dei sentimenti ed era rimasto ferito dalle sue parole... ma quel pensiero tollerante era subito passato come acqua sotto i ponti, scomparendo così come era arrivato. Non gli era rimasto così che il fastidio ed il solito odio che provava sempre al solo pensiero di lui.
 
Quando finì di prepararsi e scese per la cena, senza accorgersene, iniziò a vagare lo sguardo per cercarlo, ma non lo trovò: non c'era la minima traccia di quei capelli dal biondo slavato e della sua faccia dal mento appuntito.
Lo incontrò solo dopo, quando ritornò nella stanza.
 
Malfoy stava sdraiato, supino, sul suo letto, con le mani sotto la testa. Aveva lo sguardo fisso sul soffitto e non si era mosso, nemmeno quando Ron si era diretto in bagno per lavarsi i denti e mettersi il pigiama.
 
Dopo esser rientrato in camera, il biondo, quasi fosse stato una statua - imperturbabile ed inalterabile - non si era spostato di un millimetro.

Ron si era diretto verso il letto destinatogli, si era sdraiato, coprendosi con le coperte, ed anche lui si era messo a fissare il soffitto mentre il silenzio si liquefaceva nell'aria, avvolgendolo nelle sue spire.
 
Dopo, aveva sbuffato e si era ritrovato a romperlo, quel silenzio.
 
«Incantesimi, Erbologia, Difesa Contro le Arti Oscure e Astronomia... sono le materie di cui mi occuperò». Non aspettò una risposta, tanto una risposta non ci sarebbe stata comunque - solo lento respirare.
 
Al suono di quel respiro, si addormentò.
 
 
 
 
 

Note dell'autrice.
Dunque... non so se sia evidente, ma il tono della storia si è fatto un po' più serio e forse anche lo stile è un po' cambiato. Ho sentito la necessità di cambiare rotta e nonostante voglia mantenere la storia leggera, mi sono ripromessa di non renderla superficiale.
A parte questa piccola precisazione, che ve ne pare? Nessuno ha notato i tanti doppi sensi in questo capitolo? Ad ogni modo, per le amanti della Blaise/Neville, bisognerà aspettare il prossimo capitolo. Ho tante idee riguardo a loro XD... solo un piccolo spoiler: se pensate che Blaise avrà terreno facile vi sbagliate di grosso!

 In questo capitolo, nel frattempo, abbiamo avuto il POV di Ron e il POV di Hermione. Spero vi sia piaciuto il confronto tra Ron e Draco ed il modo in cui si stiano delineando le loro personalità. Chiaro è comunque, che entrambi covano dei problemi e delle paure. Ron l'ho sempre visto come uno non molto fiducioso di se stesso e con un bel complesso di inferiorità e penso si sia capito un pochino nella prima parte, mentre Draco sente tutto il peso del casato andato in disgrazia e della prigionia del padre...
.
Passando ad un altro fatto estremamente importante,è da un po' che mi chiedevo una cosa * oddio*. Essendo sempre stata una lettrice ed amante del pairing Draco/Harry, tra loro due ho avuto sempre un'idea precisa su chi doveva stare sotto e chi sopra.
 Tra Draco e Ron ho trovato un po' difficoltà nel decidere. Un'idea comunque già mi si è delineata - entrambi si credono felicemente etero, anche Malfoy - ma sono comunque aperta a nuove possibilità. Sono straaaaacuriosa di sentire il vostro parere.
Alla prossima, Laran.
 
 
 

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