Promessa nel vento

di Vanexius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Dove tutto ebbe inzio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Dove sei? ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Ritorno ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Dove tutto ebbe inzio ***


Oramai il giorno londinese non esisteva più. Tutto era colorato su una tonalità di grigrio. L'aria era quasi irrespirabile per via della polvere e di qualche altra sostanza usata dai terrestri per combattare loro, i dalek. Esseri provenienti da chissà quale remoto luogo nell'universo, venuti per conquistare la Terra. Sembra la trama di un film di fantascienza, ma purtroppo è vero. La luce non filtrava bene per via di un enorme massa gassosa e solo pochi fili di luce candida riuscivano a filtrare. 
I sopravvissuti era tutti ammassati in un grande centro commerciale, barricato dall'interno. Dei piccoli bunker erano arroccati ai confini dei quest'ultimo, per difendere anche a costo della vita. 
Nella sezione giocattoli, alcuni militari stavano progettando piani per poter finire questa guerra. 
- Dobbiamo trovare il loro capo! - Imprecò un soldato robusto, capelli castani, occhi di altrettanto colore e carnagione chiara. 
- Questo si sapeva già dall'inizio! - ribatté John Watson, che dopo tanti anni si ritrovò di nuovo in un campo di battaglia. Per le sue grandi dote combattive e le sue conoscenze in campo medico, fecero di lui il capitano di questa spedizione. 
- La domanda è: come lo troviamo?- 
- Semplice. - 
La voce di Sherlock Holmes riecheggiò nell'aria. Abile stratega e sopratutto nel risolvere qualsiasi caso, fecero di lui il luogotenente. 
In posizione supina, mani sotto il mento, non smetteva di distogliere lo sguardo dal soffitto. 
- E come pensi di fare, luogotenente? - Una piccola voce flebile venne da un soldato semplice di appena 19 anni, circa, seduto su uno sgabello poco lontano da Sherlock. 
- Come ho già detto: semplice. Il capo è quello che deve controllare tutti per vedere se tutto funziona, no? Quindi se le mie osservazioni sono esatte e se la mia vista non mi inganna per colpa di questa ''nebbia'' grigia. - Si alzò di scatto, avvicinandosi alla mappa della città. - La posizione più alta e favorevole alla vista di tutta Londra è proprio questa. - Il suo dito andò a fermarsi sul Shard London Bridge, con i suoi 306 metri di altezza, è il grattacielo più alto dell'Unione Europea. 
- Non ci avrei mai pensato.. - commentò il soldato castano.
- Ottimo. Ma come pensi di arrivarci al 72° piano?! - Sospirò John. 
- Questo ancora non lo so. Ma mi bastava solo un ''grazie''. - 
- Grazie, Sherlock. - 
- Una cosa c'e da fare. - Aggiunse il consulente-detective. 
- E cosa? - Questa volta fu di nuovo il soldato semplice di prima a parlare. 
- Andrò in avanscoperta. - 
- C-Cosa? Sherlock, sei impazzito del tutto?! - Ribatté John, sbattendo le mani sul tavolo. - Non voglio. Da solo poi. Te lo scordi. - 
- Non fare la scenetta di gelosia in un momento del genere. - 
- Sherlock. - riprese fiato. - Non scherzare. Sto dicendo davvero. Da solo non ci andrai. Verrò io con te. - 
- Da solo le possibilità di successo salgono del 50%. - 
- Come no... - 
- Ti fidi di me o no? - 
- Capitano, credo davvero che mandare da solo il luogotenente non sia una  brutta idea. Capisco che non vuole perdere uomini, sopratutto importanti come Sherlock, ma questa volta si parla di un sacco di vittime. Del mondo intero. Questa scelta influenza il finale della guerra. - Il soldato semplice si alzò dalla sedia, appoggiando una mano sulla spalla del suo capitano. 
''Importanti'' fu questa la parola che a John rimase più impressa nella sua memoria. 
- E va bene. Vada così. - 
- Mi piaci ragazzino! E ora.. se volete scusarmi.. io vado! - Prese la radiotrasmittente che stava riposta nel cassatto della scrivania e si incammincò verso l'uscita del supermercato. 
Stava scendendo le scale del primo piano quando si sentì prendere per un braccio. 
- John. -
- Ritornerai? - 
- Ovviamente. Non ''morirò'' per una seconda volta. -  
E detto questo, lo lasciò andare. Voleva almeno baciarlo, come regalo di buona fortuna, ma qualcosa gli è l'ho impedì di farlo. 
Sapeva che questo non era un addio ma un arrivederci. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Dove sei? ***


Passarono due ore, niente. Tre ore, niente.
John era più nervoso nel normale e lo si poteva capire dal fatto che stesse girando intono alla cattedra da mezz'ora. 
''Finirai per scavare una trincea!'' lo prese in giro Molly Hooper che stava passando di là per puro caso. 
Ma non capivano. Non capivano l'ansia che albergava nel suo cuore. La paura che John aveva per Sherlock non era nemmeno paragonabile alla paura di morire in questa nuova guerra. 
Si rigirava nelle mani la tazza oramai vuota di tè, mentre guardava ogni mezzo secondo l'orologio da polso. 
- E' da tre ore e dieci minuti che Sherlock manca! - Sbattè nervosamente la tazza sulla cattedra e per poco non la rompeva.
- John, ti prego, calmati. Sherlock ritornerà! Come è ritornato due anni dopo la sua ''morte'' - cercò di rassicurarlo Mary, ma ricordarli l'avvenimento sul tetto non era stata di certo una buona idea in quel momento. La donna volle seppellirsi viva appena vide lo sguardo di John. 
- Sai, ho scoperto una cosa interessante. - Cercò di deviare i pensieri del capitano.
- Cosa..? - 
- C'e un uomo che anni fa distrusse questi robot in una lontana guerra, costui è il Dottore. - Disse Mary. 
- Il Dottore? Riuscì a disruggerli? E perchè sono ancora vivi? - 
- Questo non lo so. Comunque il Dottore è un personaggio avvolto nel mistero, si sa poco di lui se non nulla. Usa un TARDIS per viaggiare nel tempo, così almeno si dice, e usa come arma un cacciavite sonico. Di più non so. - Emise un sospiro rammarico. 
- E dove possiamo trovarlo? - 
Mary scosse le spalle e la testa. - Non lo so, davvero. - 
- Ottimo! -  John si sedette di peso su una sedia con le rotelle. La loro unica salvezza era nelle mani di un uomo sconosciuto che chissà dove sarà adesso! Proprio nel momento del bisogno! 
Emise un sospiro, facendo dei giri su se stesso con la sedia. 
- Ho deciso Mary, io vado a cercarlo. - Si alzò subito dalla sedia, fece per mettersi il cappotto ma la mano di Mary gli bloccò l'avambraccio. 
- Sherlock non te lo permetterebbe e neanche io. - Fu la risposta a bruciapelo della donna. 
- Tu non capisci. -
- Sì che capisco. Verrò con te. - 
- No! - Si liberò dalla prese e le mise le mani sulla spalla, bloccandola sul posto. Mary da quella stretta riuscì a comprendere le emozioni che ora stavano scorrendo dentro a John. ''Povero John.'' pensò Mary, abbassondi di poco lo sguardo. 
- Perchè non vuoi? - 
- E' mia responsabilità, non tua. Non voglio coinvolgere altre persone per un mio capriccio. Adesso, arriverderci. - 
Mollò la presa effettuata e si incamminò a testa bassa verso l'uscita.
Mary non poteva capire, no! 
Il dolore che si prova nel vedere imponenti la morte del proprio amante. I sensi di colpa nel non essere riuscito a salvarlo al suo fato. Mary non capiva, forse capiva, ma non in fondo. 
Prese saldamente una carabina Winchester modello 1873, la prima che aveva trovato, e uscì dal supermercato.
Prese un respiro, un secondo e infine un terzo prima di aprire la porta di uscita. Non sarebbe ritornato se non con Sherlock. 
''Il proprio capitano non può far morire il proprio luogotenente.'' s'incoragginò John appena varcò la soglia dell'inferno risalito in superficie. 
L'aria era quasi irrespirabile, soffocante. Per fortuna aveva portato con se un piccolo contenitore di aria, dentro il suo zaino. Il cielo era grigrio e Londra non era più la metropoli di un tempo: palazzi cadenti, spaccature nell'asfalto, rifiuti ovunque. Macchie di liquido rosso tingevano le vie di Londra. Se non fosse la realtà penserebbe di stare in uno di quei film sull'apocalisse. 
Lontani, l'eco dei Dalek risuonavano in tutta la metropoli.
''EXTERMINATE'' dicevao con la loro voce robotica che al sol pensiero, a John, il sangue gli ribolliva nelle vene. Dopo aver scrutato la situazione, decise a passo deciso e lento di avanzare senza meta nella nebbia grigria che copriva l'area. Almeno grazie alla nebbia poteva ripararsi dalla vista indiscreta dei suoi aguzzini. 
- Sherlock... dove sei? - sussurrò a fin di voce per non farsi sentire. Sussurrò per dirselo a se stesso.
Oramai era diventata una corsa contro il tempo. John doveva sbrigarsi. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Ritorno ***


Nel reparto giocattoli Mary si lasciò cadere su un divano di pelle, preso da chissà quale casa. Guardava fissa il liquido giallognolo della camomilla al limone che si muoveva in base alle scosse che fuori mano mano si facevano sentire sempre più forti. 
La lampadina si accendeva e si spegneva e Mary temeva un altro blackout. Ma la sua mente stava pensando a un uomo. A un uomo che aveva lasciato andare da solo in quell'inferno. I cannoni amici cessarono il fuoco. I Dalek nemici che voleva entrare sono stati fermati. 
''John.. Sherlock.. vi prego. Vivete.'' pensò la donna. 
- Mary, sei qui! - disse una voce femminile alquanto familiare. Molly entrò piano piano nella sala. 
Mary annuì. - Come stanno i bambini?- Aggiunse. 
- Stanno bene, spaventati ma salvi. - Disse in risposta la castana che intanto la guardava con aria preoccupata. 
- Ti vedo malinconica, che hai? Non dirmi che hai i sensi di colpa per aver lasciato andare John da solo..? - 
Mary non rispose ma Molly capì che quello era un sì silenzioso. 
- Perchè l'hai fatto? - 
- L'ho capito dal suo tono di voce, dai suoi occhi, dalle mani.. da tutto. Era convinto. Ho capito che davvero era l'unico in grado di riportare quel testardo di Sherlock sano e salvo. Lui lo ama. - 
Molly rimase leggermente attonita, poi alzò un angolo della bocca. - Lo so. L'ho sempre saputo! - Ridacchiò leggermente. 

                                                                                                               ~  
Fuori il vento si era alzato improvvisamente. John dovette trovare riparo sotto un pezzo di lamiera grigria che doveva essere appartenuta a qualche grande grattacielo. 
Lo sguardo di John era rivolto soltanto verso il pensiero di trovarsi uno Sherlock vivo. L'idea di rimanere solo, di nuovo, non gli andava giù. E non voleva nemmeno pensarci! 
Il capitano rimase in quel piccolo riparo precario per svariati minuti, finché il vento non si fermava. 
- Non devo perdere tempo! Ogni secondo è prezioso. - S'incoraggiò il capitano, tenendo ben saldo il fucile nella mano. 
Corse. Corse per quanto potessero reggere le sue gambe. Sperava vivamente di non incontrare quei maledetti robot. 
Però non ci volle molto a trovare un corpo a terra e John sgranò gli occhi. Cappotto blu, ricciolini. Gli bastarono quei due elementi per capire che quel corpo era di Sherlock. 
- SHERLOCK! - Urlò John in preda alle lacrime. - Maledetto idiota! - 
Prese in braccio quel corpo freddo, controllandoli i battiti cardiaci. Era deboli ma c'erano. - Meno male! - Commentò John asciugandosi gli occhi. L'aveva ritrovato, vivo.  - Sherlock... ehi Sherlock... ci sei? - Lo sbatté leggermente per farli riprendere i sensi. ''Dimmi di sì, ti prego!'' 
- John... sei tu... vero? - 
- Sì. - E lo guardò come una madre guardava un proprio figlio dal ritorno di una guerra. Sherlock non credeva di ritrovarsi un John così davanti gli occhi. 
- Non sei ferito, vero? - 
- Ho una fitta dolorosa alla gamba... credo che mi sia entrato un pezzo di ferro o qualcosa del genere. - 
- Sei sempre il solito sbadato! - Ma a John il destino non gli riserva il tempo di cantar vittoria. 
- EXTERMINETE! - il grido robotico di un Dalek apparve alle spalle di John. Non ebbe nemmeno il tempo di puntare con il fucile che già il Dalek aveva acquistato terreno. Si preparava ad attaccare e Sherlock, che a stento di reggeva in piedi, prende John e si buttarono a terra insieme prima che il colpo del robot li colpisse in piedi, creando un buco enorme sul muro.
Sherlock aveva fatto da scudo a John. Un comportamento del genere non l'avrebbe mai accettato da un tipo come Sherlock. Ma lo fece, lasciando stupito John. 
l Dalek si preparò di nuovo a colpire ma questa volta venne fermato in tempo da un suono che al Dalek parve la fine. Il suono del TARDIS si faceva sempre più vicino, fino a quando una cabina blu telefonica apparve dal nulla accanto ai due inglesi. 
John si ricordò che Mary ne parlerò di uno strano tizio che andava in giro per il tempi a bordo di una cabina blu. Riconobbe che lui era il Dottore. La loro unica salvezza. 
- Presto entrate! - una voce misteriosa si sentì da dietro la porta del TARDIS che si aprì velocemente. 
- Ora tocca a me fare l'eroe! - Disse John prendendo per un braccio Sherlock. Il Dalek ne fu furioso e preparò di nuovo il colpo.
Ci volle un attimo prima che il colpo fu sparato in direzione del TARDIS. 
Ci fu del fumo intenso ma del TARDIS nessuna traccia. 
I due inglesi entrarono subito della cabina blu, guardando stupefatti dalla grandezza. 
- E' più grande all'interno! - Commentò John, mentre Sherlock stava ragionando su come era possibile. 
- Chi sei tu? - Disse Sherlock. 
- Io sono il Dottore. - Commentò l'undicesimo Dottore. - E ora, si parte per la salvezza del mondo! Geronimooo! - Fece strane cose con delle leve e pulsanti ma alla fine riuscirono a salvarsi sia loro e chissà.. anche la Terra. 
  - Bentornato, Sherlock - 

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