Bloody angel

di Tefnuth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Michael e Samahel ***
Capitolo 2: *** Inferno e paradiso ***
Capitolo 3: *** Anima al bivio ***
Capitolo 4: *** Samahel deve morire ***
Capitolo 5: *** Intromissione ***
Capitolo 6: *** Un brusco risveglio ***
Capitolo 7: *** Aria di tempesta ***
Capitolo 8: *** Falsità ***
Capitolo 9: *** Ora basta ***
Capitolo 10: *** Legame ***
Capitolo 11: *** Nelle fauci del lupo ***
Capitolo 12: *** Sentenza ingiusta ***



Capitolo 1
*** Michael e Samahel ***


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Aveva di nuovo sentito quella strana sensazione, era come se ogni fibra del suo corpo fosse attraversata da un’ininterrotta scarica di elettricità che serpeggiava sotto la pelle, quanto gli piaceva sentire quel piccolo formicolio che dalla punta dei capelli arrivava fino ai piedi propagandosi anche lungo la schiena. La luna piena brillava alta nel cielo, quella mattina aveva piovuto molto e c’erano stati anche dei tuoni ma già dalle prime ore del pomeriggio il vento aveva spazzato via le nuvole così quando il satellite terrestre aveva fatto la sua comparsa nel cielo non c’era nulla a coprire il suo splendore. Quello era il momento che preferiva durante tutto il dì,guardare la luna in solitaria sul cucuzzolo di un palazzo quando tutte le fabbriche erano chiuse e le strade erano vuote attraversate solo da qualche guardia notturna, era ancora troppo presto per sentire il rumore delle macchine pulitrici degli operatori ecologici o vedere qualche ubriaco che usciva da un night, l’ora in cui tutto perfino il tempo sembrava fermo anche se non lo era e lui lo sapeva bene da almeno un millennio. Stava seduto sul tetto dello stesso palazzo ogni sera,contemplando le stelle unica vera bellezza naturale; di solito rimaneva così fino all’alba invece quella sera aveva un compito da svolgere e non poteva assolutamente mancare. Attese il momento giusto, l’istante in cui il suo corpo era attraversato da quel piacevole formicolio e con molta grazia si mosse tra i tetti senza fare alcun rumore,per lui era un gioco da ragazzi. Muovendosi come un gatto arrivò fino alla finestra di una casa, i muri tradivano il fatto che non fosse di recente costruzione ma colui che l’aveva costruita aveva delle mani sapienti che avevano conferito alle mura la forza necessaria per superare il forte terremoto che aveva scosso la città qualche mese prima senza subire alcun danno strutturale. Dalla finestra poté intravedere una camera da letto dove e lui sapeva chi fosse la persona che stava sotto le lenzuola: una signora anziana malata di cancro ai polmoni dovuto ad un eccessivo consumo di sigarette, la padrona di casa aveva smesso di fumare vent’anni prima ma ormai le sostanze cancerogene avevano intaccato irrimediabilmente i suoi polmoni con conseguenze anche per le alte vie respiratorie, continuava a sopravvivere solamente grazie alle terapie ai farmaci e alla bombola d’ossigeno che giaceva accanto al letto, collegata ad una mascherina che la signora indossava in modo da poter dormire  la notte senza rischiare di morire soffocata; tuttavia era arrivato il momento per la donna di passare a miglior vita ed era per questo che lui era venuto da lei.

Se lei avesse potuto avrebbe visto un giovane uomo entrare in camera sua senza aprire la finestra, si sarebbe chiesta il motivo della sua visita prima ancora di  domandarlo direttamente all’intruso che portava un abbigliamento che ricordava tanto quello di un guerriero, ma la donna non poteva vederlo perché lui era invisibile ai vivi. Lui si avvicinò alla signora mantenendo il passo felpato nonostante non fosse necessario, lei non lo avrebbe ugualmente sentito finché lo avesse voluto; provava pena per quella donna che lottava ogni giorno affinché nei suoi polmoni entrasse l’aria necessaria alla sua vita, quello del fumo era stato forse il suo peccato più grave e ne stava già pagando le conseguenze. L’orologio della chiesa batté l’ora, era il segnale che lui aspettava “Clara” pronunciò lui rendendosi finalmente visibile alla donna che si svegliò molto dolcemente, nonostante adesso vedesse l’intruso non provava alcuna paura “Chi siete voi?” chiese la signora “Questo non ha importanza, sono venuto qui per voi. E’ tempo per lei di andare in un posto migliore” rispose lui molto dolcemente con la sua voce di miele “Un posto migliore? E ditemi dovrò portare qualcosa con me dove andremo?” “No signora, nemmeno questa pesante bombola dell’ossigeno, dove andrete i vostri polmoni saranno risanati e tutto quello di cui avrete bisogno vi sarà dato” “Sembra proprio un bel posto, sono pronta” disse lei posando nuovamente la testa sul cuscino, la sua espressione era serena. Alle sue parole lui si limitò a fare dei semplici gesti al di sopra del corpo della donna e quando ebbe finito poté sentire che dai suoi polmoni l’aria usciva per l’ultima volta, se fossero stati in un ospedale uno dei macchinari avrebbe iniziato a segnalare che il battito cardiaco della donna era cessato ma nessuno avrebbe mai potuto vedere quello che a lui era concesso: l’anima della signora si separò dal corpo, volteggiò qualche istante al di sopra della sua vecchia sede per poi volare fuori dalla finestra verso il cielo infinito “Clara Benzili, assolta”sussurrò lui.

La mattina seguente, nella stessa città, qualcun altro stava passeggiando per le strade affollate brulicanti di persone che dovevano andare al lavoro, a scuola, a far la spesa, come se l’intera città si fosse riversata per le strade. Lui adorava quell’ora, gli sembrava una perfetta rappresentazione del caos, soprattutto quando sentiva quel formicolio che dai piedi arrivava fino alla testa come un brivido di freddo, ma non lo era perché lui non percepiva differenza tra caldo e freddo; se il suo corpo formicolava voleva dire che stava per accadere qualcosa di bello. Camminava per il marciapiede come se nulla fosse, aspettando di vedere la causa del suo formicolio guardando di sottecchi ogni persona e ogni vicolo possibile; nessuno lo avrebbe visto. Attese almeno un’ora sdraiato sulla panchina della piazza ai piedi della torre campanaria che ad ogni ora risonava forte nell’aria, chiunque avrebbe rinunciato dopo un periodo di attesa così lungo ma lui ben sapeva quello che faceva e perdurò fino a che non fu ricompensato con un lauto premio “Aiuto, per favore qualcuno mi aiuti” gridò una donna che aveva appena svoltato in un vicolo. Sentendo quelle urla, lui si diresse immediatamente nella viuzza,la stessa che aveva controllato prima di sedersi sulla panchina. Un uomo stava molestando la donna una signora sui trent’anni normotipo che stava urlando cercando di farsi sentire da qualcuno dei passanti, ma il rumore delle macchine sovrastava la sua voce, nessuno si avvicinava in quella stradina e lui non era venuto per lei ma per l’uomo. Stette lì ad osservare lo stupro senza fare alcunché, quando l’aggressore lasciò la donna ed uscì dal vicolo lui lo seguì,il formicolio aumentava segno che il momento era quasi giunto.

L’uomo camminava tra le gente come se non fosse successo nulla e chi gli passava a fianco non poteva immaginare quello che aveva appena fatto, certamente se lo avessero saputo lo avrebbero evitato e trattato con disgusto invece lui ne andava fiero sentendosi ora appagato e non riusciva a trattenere il sorriso che aveva sulle labbra finché qualcosa non interrupe il suo cammino: il suo inseguitore si era posizionato esattamente davanti a lui così da bloccarne la strada, per l’uomo che non poteva vederlo quella era solo una strana circostanza eppure nonostante i tentativi che fece per avanzare non ci riuscì “Bartolomeo” si sentì chiamare l’uomo, solo lui aveva sentito la voce dell’inseguitore “Condanna” sentì di nuovo e come una calamita qualcosa lo staccò da terra e lo buttò in strada facendolo sbattere contro un camion di passaggio che poté solo frenare una volta visto il sangue schizzato sul vetro. L’uomo era morto sul colpo ed ora la sua anima guardava il corpo straziato a terra, tutte le persone in strada erano accorse ad osservare la scena “Ma come è successo?” si chiese l’anima, fu allora che poté vedere l’inseguitore avanzare verso di lui “Bartolomeo” disse l’inseguitore con un grande sorriso,aveva sguainato una spada a catena “Cosa vuoi?” gridò l’anima, voleva scappare ma come era successo prima qualcosa gli impediva di muoversi e l’inseguitore si avvicinava sempre di più finché non fu a pochi passi “Condanna” disse infine e con un colpo di spada tagliò in due l’anima che ancora urlava lasciando poi che raggiungesse le profondità della terra “Adoro il  mio lavoro” disse l’inseguitore posando la spada sulla spalla,l’ultima cosa che fece fu di bruciare il cadavere davanti a tutti i presenti attoniti.

Aveva visto la scena dall’alto odiando sin dall’inizio quel diavolo che si era divertito con quella povera anima  senza poter far nulla per fermarlo, era contro le regole agire mentre la controparte era in servizio, ma se avesse potuto avrebbe provato a salvare l’anima “Non potevi farci nulla,Michael” gli disse una voce dietro le spalle,era uno degli angeli anziani “Non lo trovo giusto” rispose l’angelo più giovane “Quell’uomo ha scelto la propria strada molti anni addietro,ormai era condannato” gli aveva messo una mano sulla spalla “Lo so bene,ma infierire così a quel modo” “E’ il modo di agire dei diavoli,noi non possiamo interferire nel loro operato,lo stesso vale per loro. Così è stato scritto” “Secondo la regola,il problema è che solo noi la rispettiamo: cercano sempre di metterci i bastoni tra le ruote corrompendo le anime” “Ed è per questo che la nostra missione è più importante, andiamo via non hai più nulla da fare qui per il momento” disse l’anziano,aveva ragione, il suo compito in quella città era terminato. Mentre volavano verso casa Michael non poté far a meno di continuare a pensare con disgusto a quel diavolo che già odiava con tutto se stesso, lo avrebbe ucciso senza pietà nel caso gli avesse intralciato il cammino.

Qualcuno potrebbe forse pensare che il diavolo non si fosse accorto di essere osservato, invece aveva percepito fin dall’inizio la presenza della creatura celestiale, il suo corpo fremeva di disgusto ogni volta che uno di quegli esseri era nelle vicinanze: troppo puri, troppo gentili; amava quelle rare occasioni in cui aveva la possibilità di ucciderne almeno uno in battaglia, ma questo ormai non accadeva più molto spesso per colpa di quel patto che vietava, sia agli angeli sia ai diavoli, di intralciare o attaccare la controparte quando ormai i destini delle anime erano già scritti, ma i diavoli sono pur sempre creature nate nel peccato perciò avevano trovato una piccola scappatoia a quella regola con le loro azioni di corruzione dell’anima quando questa si trova ancora in vita e in questo ormai era un maestro. La cosa che amava ancora di più tuttavia, era stato vedere l’espressione di disgusto sul volto dell’angelo alla vista del corpo carbonizzato “Quanto vorrei poter controllare il tempo, giusto per vedere quell’espressione stampata sul viso di quell’idiota” pensò tra sé mentre la gente, senza vederlo, ancora stava attorno a quel corpo ormai ridotto a un mucchio di polvere, il fuoco infernale era peggiore della lava. Presto alla folla di persone si mescolarono poliziotti, vigili del fuoco, giornalisti e persino un prete cui il diavolo aveva fatto prendere fuoco la veste al primo cenno dell’uomo di farsi il segno della croce “Non posso toccare quel simbolo, ma posso divertirmi con te” gli sussurrò all’orecchio facendogli venire i brividi di freddo, giocare con gli uomini di chiese era il suo passatempo preferito: loro che pensano di essere al sicuro perché sotto la custodia del Salvatore sono in realtà i soggetti preferiti dai diavoli, soprattutto da quando il peccato ha iniziato a toccare anche loro “Il maligno è ancora qua” esclamò il prete paffuto dopo aver spento l’orlo infuocato ignorando che davanti ai suoi occhi c’era veramente un diavolo “Ma che bravo che sei, attento perché quel pezzo di latta non può proteggerti per sempre soprattutto se sei così grasso” non poteva avvicinarsi più di tanto, ma poteva far si che la sua influenza negativa non lo facesse dormire per almeno una settimana “Smetti di giocare con quell’uomo e rientra all'istante” una voce rimbombò nella sua testa, era già ora di tornare a casa “Subito signore” rispose mentalmente a quella voce. Se gli occhi degli umani non fossero stati così ciechi lo avrebbero visto sprofondare nel cemento della strada.



 

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Capitolo 2
*** Inferno e paradiso ***


Laggiù, nell’inferno, l’aria densa e pesante odorava di zolfo. Le anime dei dannati arrivavano a  frotte alla barca di Caronte, il traghettatore dell’Acheronte che portava le anime ai gironi interni dove avrebbero subito il giudizio di Minosse “Forza smidollati, non crediate di avere una speranza di salire in cielo. Per voi questo è l’ultimo porto, anime marce” gridava l’ossuto nocchiero agitando il remo ricavato da gigantesche ossa mentre Samahel sorvolava il fiume color porpora, la sua destinazione era un’altra. Volò fino a che le sue orecchie sentirono la grande voce di Minosse, lo spietato giudice infernale il cui compito era assegnare ciascuna anima al girone che più le competeva e alla rispettiva punizione, la fila davanti a lui non si riduceva mai e non si fermava mai tanto era instancabile, faceva solo poche eccezioni alla sua regola e quel diavolo era una di quelle “Gola, lussuria, accidia, omicidio, invidia e ne sento tanti altri – esclamò il giudice dopo aver annusato l’aria – solo uno può essersi macchiato di tanti peccati ed essere ancora vivo”. Come poche volte nella sua carriera, Minosse fermò temporaneamente il suo lavoro, voleva interrogare Samahel “Buonasera Minosse, ti vedo in forma” salutò il diavolo dagli occhi verdi “Anche la menzogna, sono fiero di te” disse la creatura infernale con un orribile ghigno  “Manca solo il tradimento e siamo al completo” “L’unico che non voglio che tu commetta, sarebbe terribile. Ho sentito che hai avuto una bella giornata oggi, hai preso molte anime” si complimentò Minosse “Faccio del mio meglio” “Non essere modesto, eccole là – indicò con le lunghe dita qualcosa in fondo alla sala – tutte le anime che hai preso” col lungo braccio indirizzò lo sguardo del diavolo verso un folto gruppo di anime che, come le altre, stavano aspettando di essere giudicate. Erano tutte spinte avanti, verso il trono di Minosse, da diavoli minori poiché la mole del giudice le intimoriva: era corpulento poiché non si spostava molto spesso dal suo trono, e faticava a muoversi, ma le sue braccia erano armi possenti con cui poteva schiacciare teste e rompere ossa oltreché agitare la sua frusta uncinata creata da lui stesso; le sue tre corna, di cui la centrale più corta, stavano sulla sua testa calva come a far da corona e i fori attraverso cui respirava stavano tra queste e gli occhi; sotto alla grande bocca che nascondeva tre file di denti da squalo aveva delle piccole protuberanze ossee che dal labbro inferiore scendevano in verticale sul mento e sulla gola per poi scomparire in prossimità dello sterno; inoltre aveva tre possenti code munite anch’esse di protuberanze ossee che ne facevano una seconda arma.

 Samahel lasciò la sala del giudizio dopo che ebbe terminato di raccontare la sua giornata di lavoro a Minosse, che sputò a terra appena sentì nominare che c’era anche un angelo nella vicinanze “Puah, creature rivoltanti” aveva commentato l’enorme creatura. Dopo aver percorso un lungo cunicolo arrivò in quella che avrebbe potuto essere considerata la sua stanza, in realtà somigliava molto più ad una grotta all’interno della quale era stato sistemato un letto e pochi altri arredi. Stava lì in piedi a sgranchirsi la schiena quando sentì delle mani calde cingergli i fianchi e qualcosa di  morbido appoggiarsi sulla schiena e strofinarcisi contro “Ce ne hai messo di tempo, mi stavo annoiando” era una voce femminile “Sai com’è Minosse” si giustificò semplicemente Samahel che mise le proprie mani affusolate su quelle della diavola “Perché continui a perdere tempo a raccogliere anime, tu che sei un diavolo maggiore?” domandò la voce femminile, subito dopo la sensazione di morbido fu sostituita da baci sulla colonna vertebrale “Mi piace guardare gli umani e la loro regressione” “Ma io sono sola” lamentò lei con una voce da bambina. A quelle parole Samahel si girò per osservare lei, i suoi occhi castani e i capelli ramati “Non torno forse da te ogni notte?” la mano sfiorò la guancia di lei la cui fame si risvegliò; le mani curatissime della diavola presero quelle di Samahel e poi lei indietreggiò senza mollare la presa, voleva che lui la seguisse “Dai forza, prima che la notte finisca”. Lui si arrese alle richieste di lei e la seguì, giù fino al suo girone e poi nell’enorme stanza privata di Cleo, guardiana del girone della lussuria.
 

Lassù, dove il cielo era sempre sereno e dove l’aria era pura, stava la dimora degli angeli, un castello etereo le cui dimensioni reali erano sconosciute persino ai suoi abitanti: angeli e arcangeli, cherubini e serafini, anche creature eteree fatte di puro spirito. Ad ogni ordine corrispondeva un piano dell’ edificio celeste, ma non era insolito vedere qualcuno degli ordini superiori nel piano degli angeli in quanto nessuno si sentiva migliore di altri. In una delle stanze abitava Michael, uno degli angeli di cui si chiacchierava di più e non solo per il suo ottimo operato. L’angelo era alto  1,80 mt circa, il suo fisico snello era nascosto da una tonaca bianca con delle cinture in argento sul punto vita, i capelli corti erano argentei con striature blu ghiaccio e aveva due piercing (uno al labbro e l’altro al sopracciglio) oltre al segno che avevano tutti gli angeli ossia una croce tatuata sul dito medio. I suoi alloggi, un’unica grande stanza, erano arredate come le case rinascimentali degli umani il periodo in cui la sua essenza si era distaccata dall’etere e aveva preso corpo: tutte le creature celestiali nascevano da lì e anche se gli angeli erano sia maschi che femmine non nutrivano il sentimento d’amore come fra gli uomini e le donne terrestri, solo affetto e non potevano procreare; i diavoli invece nascevano da fiamme di pura malvagità collocate nei più profondi recessi dell’inferno, così tanto a fondo che nemmeno loro ricordano dove siano. Nonostante la sua giornata di lavoro fosse stata molto remunerativa Michael non riuscì a togliere dalla sua mente l’immagine di quel diavolo che martoriava il corpo del dannato senza dimenticare il fatto che aveva anche minacciato quel prete ignaro di tutto. Mentre ci pensava l’angelo, seduto comodamente sul letto a baldacchino, scaricò tutta la propria rabbia stringendo l’elsa della sua lunga spada e giocando col piercing al labbro “Se continui così finirai col strappartelo quel cerchietto” il suo  mentore, Raphael, era entrato nella camera: un angelo anziano con una lunga barba nera striata di bianco così come i capelli e vestito di una tonaca simile a quella che portava Michael. Il giovane angelo appoggiò immediatamente l’arma e alzò le spalle per simulare la tranquillità “Certo come se ci credessi. Ti ho già detto che non devi pensarci, noi facciamo il nostro lavoro e non interferiamo con il loro” lo criticò l’angelo anziano “Noi dobbiamo preservare il bene dell’umanità, e tu mi dici che non dobbiamo badare a quello che fanno quegli esseri abominevoli?” ribatté Michael “Quello che dici è giusto, ma quando l’anima è condannata non c’è più nulla da fare” “Esiste il pentimento, anche per certa gente” “ E’ un cliché superato, sono rarissimi i peccatori che si pentono veramente al momento della morte. Ora basta parlare di certe questioni, vieni con me andiamo a fare una passeggiata”.

Michael e Raphael andarono su fino all’osservatorio da dove si poteva vedere il mondo terrestre sotto alle nuvole e lo spazio sopra e intorno a loro; sulle colonne che reggevano la sala circolare le raffigurazioni delle costellazioni si muovevano con esse e il pavimento e il soffitto in vetro davano la sensazione di essere all’esterno. Quella stanza, per quanto fosse piccola, era il posto preferito da Michael perché poteva osservare l’universo e immaginare la vita sugli altri pianeti lontani dove non era concesso andare, dove forse avrebbe potuto trovare un posto in cui sentirsi completo “Che magnifica visione, guarda tra qualche secolo nascerà una nuova stella e gli umani non si accorgeranno di niente” disse Raphael indicando una nebulosa ai confini dello spazio, dove una stella sarebbe morta per dar vita a una nuova “Non è colpa loro se gli occhi di cui sono dotati non vedono così lontano” rispose il giovane angelo, lui non stava guardando quella nebulosa ma la superficie irregolare della luna, tempestata da piccoli meteoriti che ne modificavano l’aspetto. Guardava quel piccolo satellite che da solo costituiva un perfetto sistema binario con la Terra, lei e la sua faccia oscura su cui natura aveva disegnato un enorme cratere simile ad un occhio gigante che dava una sensazione opposta rispetto al mare della tranquillità che i terrestri vedevano ogni sera “Ti interessa di più quel piccolo satellite dell’universo intero?” domandò il mentore, sembrava quasi che volesse accusare l’allievo “Non mi sembra di aver detto che la luna sia la cosa più bella di tutto l’universo” “Lo dicono i tuoi occhi, non la tua bocca. Mi sembra che tu ti perda un po’ troppo in queste piccole cose” Raphael si alzò, a fatica come fosse un qualunque umano che aveva superato una certa età “Spesso le cose più belle sono quelle che gli altri considerano insignificanti” certe volte Michael si permetteva di dimenticare con chi stesse parlando, erano anche le occasioni in cui Raphael gli ricordava i suoi insegnamenti “Ma è concentrandosi troppo su queste piccole cose che a volte si perde la strada principale. Devi pensare al bene di tutto il creato, non alla salvezza di un piccolo satellite; cosa succederebbe se l’universo cadesse in malora?” e uscì dalla porta, non era arrabbiato con Michael semplicemente voleva andarsene senza ascoltare la risposta dell’allievo “Io penserei alla luna, piccola e indifesa – sussurrò – sono sicuro che qualcun altro penserà all’universo” a volte non riusciva a comprendere il pensiero del maestro.


Al centro della stanza c’era il grande letto dove Samahel e Cleo passavano le loro notti, tra loro non c’era amore ma lei era la guardiana del cerchio dei lussuriosi e avendolo trovato fin da subito molto appetibile lo aveva iniziato presto a certe attività, avrebbe mentito se avesse detto di non provare affetto per quel diavolo. E non sorprende che tra tutti Cleo avesse scelto lui, uno dei pochi demoni maggiori ad avere un aspetto umano come lei: un’altezza di circa 185 cm, capelli lunghi e mori che incorniciavano degli splendidi occhi dallo sguardo intenso e sofferto color verde smeraldo , spalle larghe e vita stretta come il fisico di un nuotatore, braccia possenti e belle gambe, inoltre le sue ali quando non erano spiegate diventavano un tatuaggio che percorreva tutta la schiena; l’unica cosa che non le piaceva era il triplo sei sulla mano. Cleo invece era di media altezza, con lunghi capelli lisci ramati e un corpo molto ben proporzionato. Le piaceva ascoltare Samahel parlare delle giornate passate a raccogliere anime, dei piccoli scontri con gli angeli e dei segreti che portavano con loro “Oggi mi sono divertito a farla sotto al naso di un paio di angeli nelle vicinanze” le disse mentre gli accarezzava i capelli neri, lisci come seta, che si spargevano come serpenti sul cuscino rosso. Un’altra cosa che le piaceva fare, nel mentre che erano intenti a baciarsi, era toccare la membrana delle ali a pipistrello di Samahel, soffermarsi sull’osso per arrivare poi all’attaccatura tra esso e la schiena e scendere giù fino alla natica; dai piccoli rumori gutturali che lui emetteva le sembrava che gli piacesse. Intorno a loro c’erano le anime dei lussuriosi che aprivano la bocca deformando il viso in orribili smorfie, certamente stavano gridando tuttavia dalle loro bocche non usciva alcun suono “Che gli hai fatto?” domandò il diavolo dagli occhi smeraldini “Mi irritavano, continuavano a fare commenti su di noi. Alcune mi hanno chiesto di fargli passare la notte con te” rispose Cleo persa in quel mare verde “Devo preoccuparmi?” “No se fai il bravo. Tu sei solo mio e non ti dividerò mai con nessuno”. Quando non avevano più niente da dirsi, lui la cingeva con il braccio in modo che lei potesse poggiare la testa sul proprio petto e mentre Samahel poggiava le sue labbra sulla fronte di lei dandole ogni tanto dei piccoli baci, Cleo faceva camminare le sue dita sulla pancia di lui; così era per il resto della sera finché non giungeva l’ora di tornare alle proprie mansioni.

 

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Capitolo 3
*** Anima al bivio ***


Si era rinchiuso nelle sue stanze, aveva solo bisogno di pace e riposo, a guardare la mappa delle costellazioni zodiacali in circolo attorno alla raffigurazione del sol che aveva dipinto Daniel, un cherubino con uno spiccato talento artistico “Questa camera è troppo spoglia, non ti si addice per niente” aveva detto la piccola creatura il giorno in cui lo aveva accompagnato nei suoi alloggi, lo stesso in cui era venuto al mondo, così il giorno seguente si era presentato con pittura e pennelli e senza dire niente aveva dipinto quel piccolo murales che per l’angelo era diventato una piccola oasi. Quel giorno però fu nuovamente sottratto alla sua serenità che bussava da qualcuno che bussava assiduamente alla porta “Avanti” disse Michael, in realtà un po’ scocciato “Mi dispiace Michael, Raphael ha detto di riferirti che ti aspetta nel portico; credo che abbia un incarico per te” a parlare era Adriel, un angelo messaggero che con la sua piccola statura e i capelli riccioli somigliava ad una delle tante raffigurazioni di Cupido eseguite da alcuni artisti umani, ma lui non aveva le ali e la fretta gli aveva lasciato il fiatone “Non è colpa tua – Michael si alzò e diede un buffetto al piccolo messaggero - . E’ il lavoro di noi angeli, riposati pure qua ne hai bisogno” lo autorizzò l’angelo dalle grandi ali; per Adriel era la migliore ricompensa.

Michael camminò a testa bassa lungo i corridoi del palazzo incurante di tutte le altre presenze che camminavano o volavano “Eccoti, il messaggero ha fatto presto” disse Raphael appena sentì dietro di se il passo leggero dell’allievo “Conosce il fatto suo, cosa ti serve?” domandò secco il giovane angelo “Domani un’anima sceglierà il suo destino, devi cercare di portarlo sulla retta via” rispose Raphael porgendo all’angelo una piccola cartella con tutte le informazioni necessarie “Farò del mio meglio” Michael memorizzò velocemente il testo sui fogli “Fai attenzione, sicuramente ci sarà anche un diavolo con lo stesso intento. Domande?” “Mi chiedevo solo perché quelli lassù abbiano deciso di inviare me piuttosto che un altro, qualcuno che magari abbia più esperienza in queste cose” restituì la cartella al maestro “Hanno visto il tuo buon operato, devi sentirti onorato di questo” “Non è che c’è stato il tuo zampino, vero?” “Io fungo solo da mediatore tra te e quelli lassù, come li chiami tu, ma non ho alcun potere sulle loro decisioni”.


Anche giù all’inferno un piccolo diavolo messaggero stava correndo per recapitare un nuovo incarico. Corse con le sue gambe corte fino a che arrivò all’entrata della stanza di Cleo, non voleva essere punito da lei per averla svegliata a malo modo, dopodiché procedette in punta di piedi fino al letto dove Cleo e Samahel stavano ancora dormendo “Samahel… svegliati – sussurrò la creatura ma non ottenne risposta - . Maledettissimo bastardo, svegliati” disse con tono più alto “Modera i termini sgorbio” Cleo si era svegliata e lo stava guardando storto, la paura lo invase “Non sprecare fiato con lui, Cleo” disse Samahel senza aprire gli occhi “Bastardo, se eri già sveglio avresti anche potuto rispondere” replicò il messaggero che si ritrovò presto il dirk (nota: lungo pugnale) di Cleo alla gola “Modera il linguaggio o ti faccio diventare un eunuco” sibilò la guardiana. Fu Samahel a prendere l’arma dalle mani della diavola e ad appoggiarlo sul suo comodino “Calma tesoro, gli faresti solo un piacere. Dai sgorbietto dammi il rotolo e vattene che questo è il posto dei grandi” ordinò Samahel; il messaggero obbedì e lasciò la stanza non senza borbottii. Un piccolo sospiro provenì dalla bocca di Cleo, quel rotolo era certamente una nuova missione per Samahel “Nuovo incarico vero?” domandò ugualmente lei “Già, devo occuparmi di un’anima al bivio” “Ma non avevano nessun’altro?” lamentò lei di nuovo, poi prese a baciare il lobo dell’orecchio di lui “E che ne so? Mi dispiace piccola ma devo andare” le sfiorò la guancia, un bacio sulla bocca e poi se ne andò. Il diavolo percorse i cunicoli dalla stanza di Cleo fino alla propria, per poter prendere i propri indumenti e non appena ebbe lasciato i proprio alloggi udì una voce femminile inveire contro un diavolo messaggero ”Problemi?” Samahel sapeva il motivo per cui quel piccolo essere stava tenendo fisso lo sguardo su di lei: le sue labbra erano nere come la pece, contornate da una pelle quasi trasparente che lasciava intravedere i muscoli e le ossa sottostanti; anche gli occhi, con l’iride grigio-verde, erano circondati da un leggero alone nero. Si diceva in giro che le labbra di quella diavola, Hel il suo nome, fossero così perché erano avvelenato come la sua saliva. Nessuno aveva il coraggio di starle vicino, anche a causa del suo brutto carattere “Non a caso è la guardiana  del girone dei traditori” aveva sussurrato un diavolo lì vicino. Solo Samahel e pochi altri, tra cui Cleo, la osservavano negli occhi senza soffermarsi sulle labbra, in verità a lui piacevano ma non voleva infastidirla.

 L’aveva vista la prima volta dopo una delle sue missioni, era appena rientrato quando aveva visto la sua ombra sinuosa e come tutti era rimasto attonito nel vedere le sue labbra perché nessun altro le aveva così, ma aveva prevalso la curiosità “Sei nuova?” le aveva domandato alle spalle “Di solito sto nel mio girone” aveva risposto lei senza voltarsi “Sono abituato a parlare a viso aperto con i miei colleghi” lei si era voltata, probabilmente aspettandosi l’ennesima espressione di disgusto da parte sua, e invece Samahel era rimasto impassibile “Hel, e ora che sai il mio nome addio” “Non ho ancora finito” l’aveva trattenuta per un braccio “Ho già sentito fin troppi pettegolezzi su di me, non voglio sentire anche i tuoi Samahel” e lo aveva lasciato lì dopo essersi liberata dalla presa di lui lasciandogli una sensazione di freddo sulla mani. La sera stessa, tra le calde lenzuola, aveva parlato di quell’incontro a Cleo “Hel è il guardiano del girone dei traditori, poverina non fanno altro che dire brutte cose su di lei” gli aveva risposto Cleo, sembrava che le fosse amica.

Samahel restò lì ad osservare quella scena fino a che il diavolo messaggero, che poi scoprì essere lo stesso che gli aveva portato la pergamena con il suo nuovo incarico, scappò a gambe levate e anche gli altri diavoli lì vicino ripresero i loro compiti lasciando un vuoto attorno ad Hel; poi si incamminò verso l’uscita.


L’angelo e il diavolo non lo sapevano, ma avevano ricevuto lo stesso incarico: l’anima in questione era quella di un uomo d’affari cui era stata offerta l’occasione di partecipare ad una truffa che gli avrebbe procurato molto denaro, ma avrebbe rovinato la vita della vittima. Non fu piacevole per entrambi conoscere con chi avrebbero dovuto contendersi quell’anima “Non è possibile, tu” esclamò Michael alla vista del diavolo, era la giornata peggiore della sua vita “Come va piumino?” rispose Samahel con finta gentilezza. I due videro entrare l’anima contesa assieme ai suoi colleghi, per Michael fu un supplizio vedere che erano già tutte dannate mentre Samahel già pregustava il momento in cui avrebbe visto le loro anime all’inferno “Gnam gnam” commentò. Presero posto dietro la loro vittima, un uomo sulla cinquantina non proprio in forma che aveva perso il sonno guardando i fogli che gli avevano lasciato due profonde occhiaie, e come si vede spesso nei cartoni animati iniziarono a sussurrargli all’orecchio per esercitare la propria influenza mentre gli altri uomini, seduti attorno al tavolo laccato in rosso che contrastava molto con le pareti bianche e il televisore ultrapiatto nero appeso ad una delle pareti corte della stanza. Stava andando tutto come doveva andare, fino a che una frase di Samahel irritò non poco Michael “Forza firma, cosa ti costa? Almeno potrai goderti gli ultimi anni di vita che ti restano e chissà potresti anche approfittarne per ricattare i tuoi colleghi” “Stai zitto, serpe” l’angelo l’aveva presa sul personale “Sto solo facendo il mio lavoro” osservò il diavolo “Evita di mettergli strane idee in testa o di calcare troppo la mano come l’altro giorno” l’angelo non era riuscito a trattenersi “Un bel falò vero? Per questo mi piace occuparmi delle anime, peccato che non possa occuparmi di tutte” Samahel si fece una lunga risata. Dimenticando quello che gli era stato sempre detto, Michael  con la mano trafisse il corpo del demone da parte a parte all’altezza del cuore, ma del prezioso organo nessuna traccia “Quanto sei stupido” commentò Samahel. Il diavolo dagli occhi di smeraldo si mise una mano nel petto, là dove c’era il foro procurato dall’angelo, e utilizzandola come un divaricatore aprì il torace : all’interno non c’era nulla oltre ad una piccola fiamma e un groviglio di arterie e vene. Durante tutta l’operazione lui non aveva battuto ciglio e rimase così, a “cuore ” scoperto mentre guardava il suo nemico negli occhi “La prossima volta assicurati di usare quella spada che porti con tanta fierezza perché con me questa roba non funziona” e lasciò che la grande lesione si richiudesse.

Immersi com’erano nella loro discussione, i due non si erano accorti che intanto la loro vittima aveva preso la sua decisione “No – aveva violentemente sbattuto le mani sul tavolo – io non sarò responsabile della rovina di una persona, la mia coscienza sarebbe troppo sporca. Vi dirò di più: io mi licenzio” e se n’era andato lasciando i suoi colleghi adirati anche se non quanto Samahel che aveva perso l’anima “Peccato a quanto pare c’è ancora del buono qua dentro” disse Michael prima di andarsene, era felice di aver battuto il diavolo sul campo.

 

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Capitolo 4
*** Samahel deve morire ***


“Hai fatto un ottimo lavoro, Michael, ma come hai fatto a procurati quella ferita?” domandò Raphael al giovane angelo, l’ustione che si era provocato sulla mano colpendo il diavolo era quasi sparita eppure gli occhi del maestro erano riusciti a scorgere l’ombra della bruciatura “Ho avuto uno scontro con il diavolo con cui ho conteso l’anima; era quello che ho visto l’altro giorno” confessò Michael, si aspettava un bel rimprovero da parte di Raphael e invece lui si limitò a domandare “Lo hai ucciso?” sembrava quasi interessato “Ci ho provato come vedi, ma quando ho trapassato il torace ho avuto una spiacevole sorpresa: non ha cuore. Si è anche messo a darmi lezioni su come avrei dovuto ucciderlo” “E’ normale se ti scontri contro un diavolo maggiore, la loro malvagità ha fatto avvizzire il loro cuore che è scomparso. Non c’è più niente, solo un groviglio di arterie” “Ma io ho visto un nucleo, simile a quello che abbiamo noi” disse Michael, avrebbe potuto giurare di aver visto il mentore sussultare “Davvero? Io penso piuttosto che sia stato un effetto ottico dovuto a chissà cosa, gli umani ultimamente utilizzano strane luci ” e senza aspettare la sicura replica dell’allievo Raphael lasciò le proprie stanze “So quello che ho visto – pensò irritato l’angelo - . Tu piuttosto come fai a dire che lui è un diavolo maggiore se nemmeno lo hai visto in faccia?”.

Il giovane angelo non poteva saperlo, ma Raphael si era diretto in tutta fretta nella sala dove poteva parlare con colui che poteva interagire direttamente con il creatore: l’oracolo. Egli era diverso da tutte la altre creature celestiali: era un essere androgino con sei ali fatte di etere, sembravano di cristallo, l’esser più puro che abitasse all’interno di quel palazzo. Era lui che recapitava gli ordini impartiti dalle creature celesti superiori e dal Creatore stesso, lo faceva grazie al suo dono dell’ubiquità che gli permetteva di fare da mediatore istantaneo e solo gli angeli anziani potevano andare al suo cospetto in quella sala in cui era stato ricreato l’universo. Quando arrivò a circa due metri dall’oracolo, Raphael si inginocchiò in segno di rispetto e solo quando gli fu dato il permesso iniziò a parlare “Perdonatemi se vengo a disturbarvi, ma devo assolutamente riferire una cosa” attese prima di continuare “Michael ha avuto un diverbio con un diavolo, ha provato ad ucciderlo ma non c’è riuscito poiché questi è un diavolo maggiore” “ Specifica meglio cosa ti turba” la voce cristallina dell’essere celestiale riempì la stanza mentre galassie e pianeti si muovevano “Mi ha rivelato che il diavolo maggiore gli ha mostrato l’interno del suo torace e di avervi visto un nucleo simile ai nostri. Io credo che si tratti di Samahel” si fermò ancora, sperava che l’oracolo avesse capito poiché l’ansia non gli aveva permesso di esprimersi al meglio. Il silenzio dell’oracolo e i suoi occhi chiusi avevano fatto intuire a Raphael che lui stava riferendo, dall’altra parte attraverso l’altro suo corpo, quello che gli aveva detto perciò attese senza aggiungere altro. La risposta arrivò prima di quanto lui si aspettasse “E’ stata presa una decisione: il diavolo dovrà morire” “E per quanto riguarda Michael, è stata presa una decisione anche per lui?” domandò, aveva il cuore in gola, tuttavia non dovette aspettare per avere la risposta “Per lui non ci saranno conseguenze”. Raphael, sollevato da quello che gli era stato detto, ringraziò l’oracolo e uscì dalla stanza; una volta chiusa la grande porta a doppio battente tirò un profondo respiro di sollievo. Ma aveva ancora una cosa importante da fare.

Seduto sul suo trono, Minosse stava godendosi uno di quei rarissimi momenti di riposo dal suo lavoro (diventato ancor più complicato da quando, decenni prima, aveva accettato di far le veci di Satana oramai immobilizzato all’interno del ghiaccio nel punto da cui aveva avuto origine l’inferno stesso) quando un odore insopportabile arrivò nelle sue narici “Quale essere celestiale è così stupido da venire fin qua? Fatti vedere”. Il giudice infernale saltò giù dal trono con la frusta ben salda nella mano sinistra “Un angelo con un messaggio per te” riconobbe subito la voce dell’intruso ancor prima che facesse capolino della porta “Raphael, sei qui per vantarti della vittoria che il tuo allievo ha avuto sul mio pupillo? Lui non è ancora tornato ma le voci girano molto velocemente. Avanti ti ascolto” Minosse si sedette nuovamente, non temeva l’angelo “Non ti ruberò molto tempo” il sorriso di Raphael non nascondeva la sua felicità “Avanti forza” lo incitò il diavolo enfatizzando le parole con la mano “Te la faccio breve: Michael ha visto il nucleo di Samahel. Sta già iniziando a farsi delle domande” mentre parlava l’angelo era immobile come una statua “E tu sei andato a spifferare tutto come al solito. Perché disturbarsi tanto? Il tuo piccolo angioletto si dimenticherà di tutto tra qualche giorno” Minosse cercava di nascondere il nervosismo “Sai bene che non è così” ribatté Raphael “Andiamo al sodo: che hanno detto lassù?” “Samahel deve morire”. Minosse dovette trattenersi dallo strangolarlo, si limitò a fare lo sguardo truce e strinse più che poteva i braccioli del suo trono “Cos’hai detto?” disse infine con una voce che fece tremare tutto intorno “Hai capito bene” sul viso dell’angelo si era stampato il volto di un giudice inflessibile “Perché piuttosto non il tuo prezioso Michael” Minosse gli si era pericolosamente avvicinato pestando i piedi “Cosa vuoi che sia un diavolo in meno? Non è stato Michael a perdere l’anima. Il diavolo deve morire e presto” detto ciò, Raphael lasciò la sala del giudizio.

Minosse era furioso, la sua rabbia era così tanta che avrebbe potuto risuonare anche in paradiso, ma doveva obbedire a quello che gli aveva detto l’angelo altrimenti sarebbe venuto meno al patto che avevano stipulato anni prima e questo non poteva permetterselo. Per potersi sfogare, il giudice richiamò a sé le anime dei dannati ancora da giudicare e mentre agitava e colpiva con la sua frusta pensava a chi avrebbe potuto farsi incarico di eliminare Samahel. Ad ogni colpo di frusta nella sua mente si materializzava il volto di un diavolo che poi veniva scartato al colpo successivo. Diede migliaia di frustate per altrettanti diavoli distribuiti nei diversi gironi, alla fine scelse “Hel” la sua voce tuonò arrivando giù fino alla diretta interessata che si presentò poco dopo, avanzando a schiena dritta e testa alta proprio come un bravo soldato “Cosa desidera mio signore?” domandò lei “Uno dei tuoi deve fare un lavoretto per me” mentre parlava Minosse continuava a menare frustate e la diavola vedeva una cascata di dannati che scendeva ai rispettivi gironi “Certamente mio signore, se posso qual è il compito? Per decidere il più adatto” lei aveva già un paio di idee in mente. Tra Hel e Minosse ci fu un istante di silenzio, l’unico rumore era quello delle grida delle anime, giusto il tempo che serviva al giudice infernale per decidere se dire o meno la verità alla sottoposta “Uccidere Samahel” sentenziò infine lui. Quelle parole colpirono Hel, non si aspettava che proprio Minosse che tanto venerava Samahel ne volesse la morte “Sarà fatto, mio signore” rispose mentre nella sua mente già aveva capito che i due a cui aveva pensato prima non avrebbero mai potuto farcela contro Samahel; avrebbe dovuto giocarsi la sua carta migliore.

 
Dopo essere stata congedata da Minosse, Hel tornò nel suo girone. I nuovi dannati venivano condotti nelle loro prigioni di ghiaccio e i diavoli minori praticavano nuovi fori che da lì a poco si sarebbero riempiti di nuovo “Giro di ronda terminato padrona” era Lempo il suo vice: un diavolo alto più di due metri con mezza faccia bruciata da un geyser di aria gelida, una pancia prominente e una mazza ferrata sempre al suo fianco. Lui era proprio il diavolo che cercava, non aveva altra scelta “Minosse mi ha dato un incarico per te, credo che ti piacerà” la bocca di Lempo si aprì in un sorriso enorme.

 
Nota autrice: Come sarei se fossi una creatura da incubo? Hel è nata dalla risposta che diedi a questa domanda qualche anno fa, quando ero alle medie. Mi dissi che il mio alter ego avrebbe avuto le stesse peculiarità dei fantasmi o delle creature dei paesi dei ghiacci (da qui la pelle trasparente), mi dissi anche che sarebbe stata una rigida guerriera in modo che tutti avessero paura di lei. Quei tre anni non sono stati troppo felici, e credo che Hel sia nata da quel piccolo ricordo di persone dalla cui labbra usciva solo veleno: un ombra oscura che non è riuscita a spezzarmi, anzi mi ha reso più forte e matura.
 

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Capitolo 5
*** Intromissione ***


“Accidenti a quegli schifosissimi angeli” pensò furibondo Samahel dalla cima di un palazzo, da quando Michael gli aveva preso l’anima non aveva avuto il coraggio di tornare a casa: aveva paura di Minosse e, soprattutto, non voleva essere deriso da tutti. Aveva pensato anche di raccogliere qualche anima, in modo da non tornare indietro a mani vuote  ma non trovando nessun umano che potesse stuzzicare la sua lama aveva rinunciato, accettando l’idea di una bella punizione da parte del giudice infernale. Si era appena alzato quando un’ombra più grande sovrastò la sua, un diavolo grande e grosso gli era arrivato da dietro le spalle. Non lo aveva mai visto giacché l’energumeno non aveva mai lasciato il suo girone, ma osservandone l’aspetto e ricordando le parole che si scambiavano spesso i diavoli messaggeri ipotizzò che si trattasse di Lempo, il braccio destro di Hel tanto famoso per la sua brutalità quanto lo erano le labbra della sua signora “Hanno aperto lo zoo per caso? – ironizzò Samahel – Cos’è successo di così grave da farti scomodare?” tuttavia Lempo non rispose, un brutto segno che fece venire la pelle d’oca al diavolo dagli occhi smeraldini.  Samahel vide la potente mazza ferrata di Lempo sollevarsi dalla spalla muscolosa, prendere la rincorsa e impattare contro il proprio fianco destro, l’arma era così grande che il diavolo non ebbe abbastanza spazio per evitarla così il corpo di Samahel venne catapultato sul tetto dell’edificio adiacente “Ma che cazzo ti salta in mente?” imprecò Samahel “Ho avuto ordini precisi – Lempo fece un balzo per atterrare sul medesimo tetto dove era Samahel - . Tu devi morire”  l’energumeno aveva puntato la mazza contro Samahel il quale sguainò la propria spada a catena “Se uno di noi morirà, non sarò certo io” Samahel stava solo mascherando la sua tensione, se avesse avuto un cuore questo sarebbe già esploso nel suo petto al contrario di Lempo che stava prendendo lo scontro come un gioco “Non chiedevo altro, fatti sotto formica con le ali”.


Osservando attentamente il suo avversario Samahel comprese perché gli altri diavoli avevano paura del braccio destro della guardiana dei traditori. Su di lui aveva sentito tante storie, addirittura si diceva che uccidesse i diavoli messaggeri perché disturbavano la sua padrona, ma non ci aveva mai dato troppa importanza: pensava fossero solo voci di corridoio dovute all’aspetto esteriore del diavolo ma si era sbagliato di grosso. Nonostante la grossa mole, Lempo si lanciò in un assalto velocissimo che Samahel riuscì a schivare solo con l’aiuto delle ali per aumentare la distanza tra loro due; doveva studiare il suo stile di combattimento “Già scappi? Non credevo che il pupillo di Minosse fosse un codardo ” sentenziò Lempo sputando per terra “Mai sentito parlare di strategia? Io non ho alcuna intenzione di scappare” “Allora vieni, fammi divertire” gridò Lempo come se stesse parlando alla luna. Incitato dall’avversario Samahel corse verso di lui, la spada salda nella mano, e quando fu a poco più di due metri da lui con una scivolata passò tra le gambe del gigante, aprì le parti che componevano la spada e la attorcigliò attorno al grosso polpaccio conficcandola nella carne. Ignorando quasi del tutto il dolore infertogli dalla spada, Lempo slanciò in avanti la gamba con una tale forza che Samahel, che ancora aveva la presa sulla propria arma, venne portato in avanti e fu nuovamente colpito allo stomaco dalla mazza ferrata.


Samahel era di nuovo a terra, la sua vista era offuscata e non riusciva a muoversi a causa del dolore allo stomaco. Lempo gli si avvicinò fino a che non gli fu sopra “Hai perso conoscenza? Peccato avrei voluto giocare ancora un po’ con te ” il gigante posò il piede sulla schiena di Samahel in modo da essere sicuro che non si potesse muovere.


Michael non pensava davvero che, durante la sua ronda notturna, avrebbe assistito ad una scena del genere. Se non fosse stato per la stranezza della situazione il giovane angelo avrebbe riso di come quel diavolo veniva pestato dal demone gigantesco, invece nel suo animo provò qualcosa di molto simile alla pietà forse perché era ovvio che il gigante si sarebbe divertito a torturare il suo compagno d’armi.  Lempo, infatti, aveva afferrato entrambe le ali del compagno e con non poca crudeltà gli ruppe l’osso dell’ala destra; il rumore provocato era orribile ed era superato solo dalla risata fragorosa del carnefice che, non contento, continuò a smuovere l’osso fino a che anche la pelle si lacerò ed infine strappò del tutto l’ala con un unico possente strattone. Michael non capì cosa lo avesse spinto a muoversi, se il disgusto per la scena o la pietà ma sta di fatto che utilizzò la propria voce per fermare quella tortura “Lascialo andare” anche il suo corpo si era mosso ed in un solo colpo d’ala l’angelo era atterrato su quella terrazza, proprio davanti al gigante blu che lo guardava storto “Se dovete regolare dei conti fatelo da un’altra parte” continuò. Per quanto cercasse di fare l’indifferente Michael non riuscì a reprimere le emozioni che provava  “Non impicciarti o ti strappo le piume una ad una” rispose l’essere ributtante usando l’antica lingua demoniaca, mentre il diavolo gesticolava con le mani Michael vide degli strani anelli alle sue dita “Provaci e ti passo a fil di spada” l’angelo era già pronto per lo scontro, tuttavia il suo avversario lasciò il campo e la preda; qualcuno lo aveva richiamato.


Il diavolo era a terra, svenuto e aveva perso moltissimo sangue, Michael non capiva perché lo squarcio sulla schiena non si fosse ancora rimarginato, tuttavia quella era un’occasione più unica che rara per uccidere un rivale. Aveva già evocato la sua alabarda e l’aveva sollevata sopra alla sua testa ma il suo braccio si bloccò quando i suoi occhi incrociarono quelli spenti di Samahel “Forza Michael, che ti prende? E’ solo un diavolo” si disse l’angelo riprovando a caricare il colpo, tuttavia la lama si fermò a pochi centimetri dal collo di Samahel “Non posso” qualcosa nella sua testa lo aveva convinto a risparmiare il diavolo.


Intanto, giù agli inferi, Cleo aveva iniziato a preoccuparsi poiché Samahel non era ancora rientrato “Deve essere successo qualcosa” si disse la diavola che camminava avanti e indietro per le sue stanze puntando nervosamente i talloni “Stasera non verrà, l’ha lasciata” sussurravano le anime dei lussuriosi che facevano da parete alla stanza. Sulle prime Cleo non dette ascolto a quelle parole, erano solo dettate dall’invidia, ma dopo un po’ ogni loro sussurro era come un ago nel suo cuore e lei non tollerò oltre la loro impudenza “Zitti, dovete stare zitti. Schifosi esseri, io sono la padrona qui e non tollero che mi si manchi di rispetto altrimenti ci penso io a cucirvi la bocca” gridò a squarciagola, i dannati si acquietarono “Così va meglio, e guai se fiatate di nuovo” continuò la diavola “Siamo  nervose oggi” commentò qualcuno dietro di lei, era un diavolo messaggero “Che vuoi nano?” domandò irritata Cleo “Nulla di particolare, riporto solo delle voci di corridoio” rispose il piccolo diavolo tenendosi a debita distanza “Quali voci? Parla non ho tempo da perdere” “ Gira voce che Samahel abbia perso un’anima e che abbia ricevuto una dura punizione. Non è ancora tornato dal regno degli uomini e forse non tornerà mai più” mentre parlava il messaggero non nascondeva la sua felicità. Dopo aver ascoltato quelle parole, la furia di Cleo si fece ancora più grande, tanto che prese il dirk dal suo comodino e lo lanciò dritto sulla testa del piccolo diavolo “Ah, maledetta” lamentò il messaggero togliendosi il pugnale “E ringrazia che non era l’altro pugnale bifolco. Porta il tuo culo fuori da qui e non azzardarti a rientrare o ti strappo la lingua” ordinò Cleo mentre il diavoletto scappava a gambe levate.


Nota autrice: invoco il perdono delle fan di Samahel, di una soprattutto e già mi aspetto la sua ira, ma era l'unico modo per far incontrare i due protagonisti senza che si uccidessero a vicenda. Spero di riuscire ad aggiornare più in fretta. Nel frattempo vi auguro buona lettura.

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Capitolo 6
*** Un brusco risveglio ***


Ad Adriel era venuto un colpo quando, entrando nella stanza di Michael, si era trovato davanti un diavolo sdraiato a pancia in giù sul letto “Che hai fatto? P…perché lo hai portato qui?” domandò l’angelo messaggero tra un balbettio e l’altro “Piano Adriel, nessuno deve saperlo” lo rimproverò Michael, aveva sudato sette camicie per non farsi vedere mentre portava Samahel nelle sue stanze e non voleva che la vocetta stridula del messaggero vanificasse tutto “Come sarebbe a dire: nessuno deve saperlo? Sei andato fuori di testa? E’ un diavolo e tu lo hai portato qui!” esclamò Adriel alzando un po’ troppo il tono “Ti ho detto di fare silenzio, maledizione” imprecò Michael, il suo sguardo feroce fece finalmente zittire il piccolo angelo. Michael provò a curare la ferita del diavolo, ancora non si era rimarginata, tuttavia per quanto ci provasse non ci riuscì e quello fu il suo primo insuccesso “Non capisco, non riesco a curarlo” disse l’angelo ad alta voce “Chi lo ha attaccato avrà utilizzato un’arma maledetta per impedirgli di rigenerarsi, non tediarti sopravvivrà anche se non potrà più volare” disse Adriel rimanendo a debita distanza dal nemico “Ne sei certo?” chiese Michael tenendo lo sguardo fisso sulla ferita da cui era stata strappata l’ala, avrebbe voluto portare il moncone con se ma quello si era dissolto al solo contatto “E’ incredibile quello che odono le mie orecchie, non solo stai tenendo un diavolo nei tuoi alloggi ma dici anche di volerlo curare” il messaggero stava pensando che il suo amico avesse perso il senno “Non ne ho potuto fare a meno: qualcosa mi ha impedito di ucciderlo” confessò Michael “La sua puzza? Ha un fortissimo odore di sangue e morte” Adriel sventolò una mano davanti al naso “Qualcos’altro, ma non so cosa” “Quando lo avrai scoperto fammi il favore di ucciderlo, così posso disinfettare” disse Adriel uscendo dalla stanza, il lavoro lo chiamava.


Dal momento che Michael era entrato nelle sue stanze si sottecchi non avrebbe mai potuto notare che Raphael non era all’interno della casa celeste, infatti lui era nuovamente andato a conferire con Minosse per avere notizie riguardanti Samahel “E’ stato eseguito il compito che ti avevo affidato?” domandò l’angelo, sapeva che era passato poco tempo da quando aveva detto al giudice infernale di far uccidere il diavolo ma la situazione richiedeva un’azione immediata “Già sei qui? E’ passato poco tempo” rispose evasivo Minosse  irritato per aver dovuto nuovamente interrompere il proprio lavoro, era un argomento che non andava trattato davanti a una folla di anime urlanti “Devo forse pensare che il diavolo è ancora libero? Se non ne hai il coraggio dimmi dove si trova e ci penserò io a eliminarlo” propose Raphael, erano secoli che non utilizzava la sua arma “ Calmati piumato, non ho detto questo. Ho inviato uno dei diavoli maggiori per ucciderlo…” iniziò il giudice “Ma? Samahel è così bravo che lo ha ucciso?” domandò Raphael “E’ stato richiamato prima che potesse terminare il lavoro, Samahel è uno dei miei diavoli migliori e non ne ho proprio voglia di ucciderlo solo perché ha avuto un incontro con il tuo protetto: finché la situazione sarà gestibile lui resterà vivo. So che è rischioso ma non va contro il nostro patto” “E’ stata una decisione delle alte sfere, lui deve morire” ripetè a voce alta l’angelo “E io invece dico che lui vivrà, se ci saranno problemi procederò come deciso ma questa è la mia casa e le regole le stabilisco io. E ora vattene, ho del lavoro da fare” ordinò Minosse, pentito di aver accettato di fare un patto con quell’angelo che credeva ora di poter comandare nella sua casa.


La spada a catena era passata sibilando sopra alla sua spalla aprendogli una ferita che si rimarginò in pochi istanti, Michael odiava quella spada tanto quanto ammirava il suo proprietario il quale, appena aveva riaperto gli occhi, lo aveva attaccato incurante della ferita “Calmati, voglio solo aiutarti” gli disse Michael, le sue stesse parole risuonarono strane alle sue orecchie “Stai lontano da me, ugh” lamentò Samahel portando la mano sinistra alla spalla destra cercando di raggiungere la ferita “Non ti farò del male” ripeté l’angelo “Come no, se secondo te sono così scemo da crederci sei proprio cascato male” ringhiò Samahel tenendo la schiena attaccata al muro, con la coda dell’occhio guardava ogni angolino di quella stanza perché aveva timore che potesse esserci chissà quale trappola per lui. Michael provò ad avvicinarsi di nuovo, tuttavia un nuovo sibilo della spada lo fece fermare “Uccidilo e basta Michael” disse Adriel dall’angolino della parete, odiava il suo tempismo perfetto nell’arrivare pochi istanti prima del risveglio del diavolo “Avvicinati e ti strappo il cuore” disse Samahel mostrando le unghie trasformatesi in lunghi artigli “Adriel non peggiorare la situazione o te la vedrai con me” lo rimproverò l’angelo che, nel parlare, aveva istintivamente girato la testa verso il messaggero dando l’occasione al diavolo di atterrarlo “Sei morto” gli disse Samahel con occhi di brace. Con non poco sforzo l’angelo riuscì a girare la presa facendo sbattere a terra la schiena del diavolo che guaì e una volta preso uno dei bastoni da allenamento che teneva sotto al letto lo premette sulla gola di Samahel “Ti lascerò andare se mi consentirai di guarirti senza fare storie” una mossa azzardata da parte di Michael “Non darà mai fede alla parola data” disse Adriel “Zitto questo spetta a me dirlo – gli urlò Michael - . Allora che mi dici diavolo? Hai le palle per farti aiutare da me o preferisci continuare a vivere con una ferita che probabilmente non si rimarginerà mai?” . Messo alle strette Samahel accettò la proposta dell’angelo il quale allentò la presa e lo lasciò alzarsi “Visto, non ci voleva molto. Adesso potresti dirmi qual è il tuo nome, il mio lo sai già grazie ad Adriel” nel riferirsi a lui Michael gli aveva lanciato uno sguardo d’accusa “Lo vuoi sapere per annotarlo sul tuo registro?” domandò Samahel dopo essersi seduto sul letto, la schiena gli faceva malissimo “No affatto, solo per evitare di chiamarti diavolo tutte le volte” rispose sincero l’angelo “Samahel”.


Non essendo riuscito a curare da solo la ferita di Samahel, l’angelo si era recato in biblioteca dove, ne era certo, avrebbe trovato una soluzione. Dovette leggere molti libri sull’argomento perché non esistevano testi che descrivevano come curare i diavoli tuttavia sotto la guida del custode Damien, un angelo dai lunghi capelli castani che somigliava ad un elfo e che aveva l’abilità di ricordare perfettamente tutto ciò che leggeva, riuscì a raccogliere gli elementi che gli erano necessari. Aveva voluto anche fare una ricerca sulle armi maledette, nel testo che ne parlava aveva visto anche gli anelli di Lempo: erano un arma utilizzata dagli angeli maggiori per uccidere angeli (ma anche diavoli) cui veniva impedita la rigenerazione e venivano lasciate brutte ustioni; tuttavia non era impossibile curarsi da tali ferite. Dopo aver riposto i libri Michael tornò tutto trionfante nella sua stanza dove trovò solo il diavolo dagli occhi smeraldini “Ho trovato il modo di curarti: c’è una formula che annulla l’effetto degli anelli di quel diavolo, se mi permetti vorrei provare” disse l’angelo felice nonostante sapesse che stava per aiutare un suo nemico “Davvero vuoi aiutarmi?” domandò Samahel, la sua condizione lo aveva reso più mansueto e aveva timore che Michael potesse approfittarne per ucciderlo “Hai la mia parola. Ti avverto che potrebbe farti male”  “Farà sicuramente male - precisò Samahel - . Forza procedi”.  Michael pose le mani sulla schiena fredda e pallida del diavolo e iniziò a recitare la formula che aveva trovato nei libri, dovette pronunciarla al contrario perché potesse avere effetto per Samahel. Poco a poco la formula annullò la maledizione che era stata lanciata e l’ala del diavolo iniziò a rigenerarsi, non senza che il suo portatore ne soffrisse. Dalla lacerazione fuoriuscì l’osso che faceva da sostegno al tutto, in seguito su di esso si formarono i muscoli e le vene ed infine la membrana. Una volta terminato il rituale  Michael si accasciò a terra stanco per lo sforzo, era stato difficile combattere la maledizione di quegli anelli. Samahel invece non poté far a meno di muovere assieme le ali per sentire il loro battito, era come se gli fosse stato restituito il cuore.

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Capitolo 7
*** Aria di tempesta ***


 “Dov’è andato?” domandò Adriel quando rientrò nella camera di Michael, aveva paura che il diavolo sbucasse da sotto il letto “E’ tornato a casa sua, adesso sta bene. E’ uscito dalla finestra, non dovrebbe aver avuto problemi non ho sentito alcun allarme” rispose l’angelo che continuava a guardare fuori dalla stessa finestra da cui era uscito Samahel “Ora dirà a tutti i suoi amici dove siamo” commentò il messaggero “Ti ho già detto che di quello non devi preoccuparti, non accadrà” rispose Michael “Ci caccerai tutti nei guai, l’hai fatta proprio grossa mio caro” continuò Adriel. Per la prima volta nella sua esistenza Michael perse la pazienza e in un attimo il piccolo angelo si ritrovò sollevato da terra con le spalle attaccate al muro “Mi sembra di averti già detto troppe volte che non succederà niente. Tu però devi cucirti quella dannata bocca e non dire niente a nessuno” ringhiò l’angelo con il fuoco negli occhi.

Prima di essere lasciato cadere a terra Adriel aveva visto nell’angelo lo stesso sguardo del diavolo, tuttavia era troppo spaventato per commentare e lasciò la camera in fretta e furia tutto tremante destando anche la curiosità dei passanti “Tutto bene messaggero?” gli domandò uno spirito “Oh, s…si grazie” rispose Adriel cercando di nascondere il tremore alle mani “Stai tremando, è successo qualcosa?” chiese di nuovo la presenza “No…niente. Vede ho corso tanto oggi e mi è venuto freddo, solo questo” era una motivazione infondata ma aveva confuso lo spirito abbastanza da permettere al messaggero di andarsene.

Nel frattempo Samahel era finalmente tornato a casa, non ne poteva più di respirare l’aria che c’era lassù nella casa degli angeli. Tuttavia nonostante il luogo fosse accogliente come sempre, gli esseri che vi abitavano ora gli erano più ostili che mai; poteva fidarsi solo di una: Cleo. Si recò subito nella stanza della guardiana senza fare la solita visita a Minosse, lei non c’era e così il diavolo si sedette sul morbido letto su cui poteva sentire il profumo di lei.

Erano molte ore che Cleo aveva lasciato la propria stanza per andare alla ricerca di Samahel. Aveva percorso tutti i gironi chiedendo anche ai suoi colleghi se per caso lo avessero visto, tutte le risposte furono negative. Con una voragine di tristezza nel cuore Cleo tornò coi piedi doloranti nel suo girone, ormai abbattuta ma non abbastanza da lasciarsi sfuggire i sussurri dei lussuriosi “E’ tornato” dicevano con voci flebili. Brividi percorsero il corpo della diavola, quelle parole potevano riferirsi ad uno solo. Corse a perdifiato fino alle sue stanze e là lo vide, seduto sul suo letto, le stava sorridendo con la sua bocca perfetta e i suoi occhi smeraldini coperti da una ciocca dei suoi meravigliosi capelli neri “Ciao piccola” la salutò, la sua voce era come un balsamo.
Senza rispondere al saluto Cleo si gettò tra le braccia di Samahel, la foga era tanta che lui dovette sdraiarsi “Sei felice di vedermi per caso?” ridacchiò il diavolo accarezzandole i capelli “Ho temuto ti fosse successo qualcosa, quello stupido messaggero ha detto che tu eri morto” disse Cleo permettendo a Samahel di sedersi, lui a sua volta la fece sedere sulle sue gambe “Ci vuole ben altro per uccidermi, però ci sono andato vicino” confessò Samahel “Cos’è successo?” domandò la diavola, non le era sembrato di vedere segni di ferite “Nulla di cui preoccuparti, ho solo avuto un piccolo incidente tutto qui” non voleva raccontare quello che gli era successo “Bugiardo, prima mi dici che sei quasi morto e poi che non è stato niente di che. Voglio sapere la verità” si impose lei con fermezza “E va bene: qualcuno ha cercato di uccidermi” le parole uscirono dalla bocca di Samahel  con troppa facilità “E’ stato un angelo vero? Gli taglierò la testa” dedusse immediatamente la guardiana “Non ci crederai ma è stato un diavolo: Lempo” quel nome fece rabbrividire Cleo, però al contempo non poteva crederci “E’ impossibile, perché lo avrebbe fatto?” “E’ così, mi ha strappato l’ala destra. Portava i suoi anelli maledetti così non ho potuto rigenerarmi, mi ha lasciato lì a morire” spiegò Samahel “Ecco perché sei sparito – poi si illuminò - . Un  momento, allora non puoi più volare”. Le sue mani veloci andarono subito a guardare la schiena del diavolo dove poté constatare che il tatuaggio era integro e si muoveva come sempre “Come sei riuscito a curarti?” domandò lei, a quanto sapeva nessuno era mai riuscito a spezzare il potere delle armi maledette “L’angelo con cui ho conteso, e perso, l’anima ha fatto il buon samaritano. Passava di lì e mi ha aiutato” l’imbarazzo assalì Samahel, odiava ammettere certe cose “Avrà preso una bella botta in testa” ridacchiò Cleo che si era messa a giocare con le dita di lui “Già lo credo anche io. Ma ora dovrò guardarmi alle spalle, non credo di essere più il benvoluto” constatò Samahel “Temo di sì, purtroppo. Magari io potrei indagare e cercare di scoprire perchè” si propose Cleo, sarebbe stata felicissima di essergli utile “Non voglio che tu rischi per me, ci penserò io. L’unica cosa che ti chiedo è di riferirmi se senti dire in giro qualcosa, ma niente di più. Intesi?” ordinò lui. Lei annuì col capo, mala sua era una menzogna perché nella sua mente aveva già decido dove avrebbe indagato.
Mentre loro parlavano, un demone sottoposto di Cleo fece capolino dalla porta d’ingresso “Padrona, mi hanno ordinato di riferirle che Minosse ha convocato Samahel. Vuole vederlo immediatamente” riferì il diavolo gobbo “Vado subito da lui” rispose Samahel, le gambe gli tremavano.

Non appena Samahel ebbe varcato la soglia Cleo, armatasi di coraggio, lasciò il suo girone e si diresse nella fredda prigione dei traditori; voleva parlare con lei. In quella terra dei ghiacci dove i diavoli hanno la pelle blu o nera, eccezion fatta per la loro guardiana, la pelle rosata di Cleo spiccava su tutto e gli sguardi dei sudditi di Hel erano tutti sulla regina dei lussuriosi “Devo parlare con la vostra padrona” gridò cercando di superare il rumore del vento che le fischiava nelle orecchie “Portatemi da lei” ripetè ancora più forte senza frenare il suo passo. L’enorme mole di Lempo le si parò davanti “Perché cerchi lei?” “Non sono affari tuoi ammasso di lardo, e ora fammi passare” disse lei avanzando ma Lempo la trattenne con forza per un braccio, era gelido “Tu non vai da nessuna parte” nel parlare le aveva orribilmente sputato sulla spalla “Io vado dove mi pare e piace” ribattè lei, non avrebbe lasciato che quell’energumeno la fermasse “Lasciala passare Lempo, me la vedo io con lei” Hel era comparsa da dietro la figura del suo vice, il suo sguardo era glaciale e il suo portamento metteva soggezione. Cleo passò attimi di paura vedendo che Lempo esitava a lasciarle il braccio, temeva che non avrebbe obbedito al suo superiore, tuttavia la fermezza nello sguardo di Hel convinse il gigante sfigurato a lasciarla andare e ad allontanarsi “Perché sei qui?” domandò Hel visibilmente infastidita dalla visita “Sei stata tu, vero? Hai mandato Lempo a uccidere Samahel” la accusò Cleo senza curarsi di moderare il tono della voce “E’ vero, con questo?” la regina dei traditori non sembrava per nulla turbata “Lui non ha fatto nulla” “Me lo ha ordinato Minosse, niente di più. Lui ordina e io eseguo. Scusami se non mi trattengo, ho del lavoro da fare io” disse sottolineando l’ultima parola e se ne andò come al suo solito. Cleo era così furiosa che avrebbe potuto sciogliere l’intero girone, ma poiché avrebbe perso se fosse arrivata ad uno scontro con Hel, se ne andò senza aggiungere altro. La confessione della guardiana di ghiaccio le aveva ricordato che Samahel era stato convocato da Minosse e voleva accertarsi che non gli fosse accaduto nulla.

Mentre Cleo si dirigeva a passo svelto verso la sala del giudizio, Samahel stava già parlando con Minosse “Mi sono preoccupato, non vedendoti tornare” disse il giudice al giovane diavolo, come al solito era intento a frustare anime “Dovevo sbollire la rabbia, quel maledetto angelo mi ha soffiato la preda” rispose Samahel incolpando il suo salvatore, non avrebbe parlato di Lempo se non lo avesse fatto il giudice “Eri arrabbiato o avevi timore di una punizione? Ah figliolo, è la legge che equilibra il sistema: vinciamo noi e vincono loro. Non sarà una sola sconfitta a cancellare tutto quello che hai fatto finora ” le parole di Minosse erano fin troppo gentili, quasi da far venire il voltastomaco “Grazie per la clemenza. Se permetti ora vorrei andare a coricarmi, sono stanco” fu la scusa di Samahel, la verità era che non voleva stare da solo con il giudice.

Dopo che gli fu dato il permesso di congedarsi il diavolo trovò Cleo ad aspettarlo appena fuori dalla sala “Perché sei qui?” le domandò “Ho parlato con Hel, le ho chiesto perché Lempo ti ha aggredito” confessò lei destando le critiche di Samahel “Ti avevo detto di non prendere iniziative, quella non guarda in faccia a nessuno poteva ucciderti o chiedere a Lempo di farlo” “Però adesso so che è stato qualcun altro a ordinarle di farlo” “E chi?” domandò il diavolo anche se la risposta era ovvia “L’unico a cui lei obbedisce, Minosse”.

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Capitolo 8
*** Falsità ***


Le mani di Samahel avevano stretto così forte le sue che lei si pentì di aver preso le mani affusolate di Samahel tra le sue giusto un paio di secondi prima di rivelargli chi aveva dato ordine a Hel di inviare Lempo. Per la prima volta la guardiana vide il terrore negli occhi smeraldini si Samahel, non avrebbe potuto essere altrimenti: sin dalla sua nascita il diavolo era stato trattato come un figlio da Minosse e sapere che ora voleva la sua morte lo aveva mandato nel panico; quanto avrebbe voluto che non fosse successo nulla. Samahel stava immobile davanti a lei senza emettere un suono, i suoi occhi erano quelli di un cucciolo abbandonato. Non poté far a meno di abbracciarlo e di posare la sua testa sul petto di lui. Percepiva che il suo nucleo, l’unica cosa che lo distingueva dagli altri diavoli,  era inquieto “Troveremo una soluzione” gli disse “Cosa gli ho fatto? Ho sempre portato a termine le missioni che mi venivano affidate senza mai dargli motivo di lamentarsi di me” finalmente la voce di Samahel era tornata “A questo non so rispondere, ma lo scopriremo te lo prometto. Ora però sarà meglio andare in un posto più sicuro, qua potrebbero sentirci” precisò lei.

Mentre agli inferi Samahel cercava di trovare conforto tra le braccia calde di Cleo, nei cieli Michael continuava a domandarsi perché non fosse riuscito ad eliminare il diavolo quella notte, quando la sorte gliel’aveva servito su un piatto d’argento; si interrogava anche sullo scatto d’ira che aveva avuto nei confronti di Adriel. Tutte domande che lo avevano reso più distaccato verso gli altri e anche sul lavoro “Gli passerà, si è spaventato solo perché non ti aveva mai visto adirato” gli aveva detto Raphael quando il giovane angelo gli aveva confessato di aver inveito contro il messaggero “Mi dispiace, davvero non so cosa mi sia preso” si scusò nuovamente Michael, sdraiato sul pavimento freddo dell’osservatorio “Sarebbe conoscere il motivo di tale rabbia” un interrogativo lecito “Il fatto è che ce l’ho con me stesso: qualche notte fa ho assistito ad uno scontro tra il diavolo con cui ho conteso l’anima e un suo commilitone, un diavolo gigantesco che lo ha facilmente ferito gravemente. Sta di fatto che avevo il nemico a portata di mano, avrei potuto ucciderlo ma non ce l’ho fatta” almeno aveva potuto rivelare parte della verità. Senza saperlo aveva solo confermato ciò che Minosse aveva già detto a Raphael.
Se Michael avesse osservato il suo mentore in viso, avrebbe visto la sua pelle diafana colorarsi di rosa e poi di rosso; non solo avrebbe anche visto i pugni di Raphael stringersi fin quasi a sanguinare “Non tediarti per una cosa simile, se sarà destino che tu uccida quel diavolo ci saranno altre occasioni. Forse è colpa mia, i miei insegnamenti sono stati un po’ troppo rigidi e ciò ti ha portato a non uccidere un nemico in fin di vita e che non poteva difendersi” ipotizzò Raphael, si era preso al colpa pur di non confessare era stato qualcosa di più profondo a bloccare il suo attacco. Questo complicava le cose ancora di più “Quello stupido di Minosse, ha sottovalutato un po’ troppo la situazione. Dovrò fargli un bel discorsetto”. Purtroppo per Raphael il giudice aveva cominciato a tramare nell’ombra contro Michael. Aveva fatto convocare Lempo da un diavolo messaggero che si era coraggiosamente proposto per l’impresa ed era fortunosamente tornato nei suoi alloggi solo un po’ infreddolito, la buona sorte aveva voluto che fosse un altro diavolo a ricevere il messaggio per lui.

Il vice guardiano del girone dei traditori si era inginocchiato davanti al suo giudice, la sua pelle bluastra ancora fumava per il ghiaccio “Mi ha chiamato signore?!” domandò molto cauto Lempo, Minosse era uno dei due diavoli cui portava rispetto, facile indovinare chi fosse l’altra “Ti ho convocato perché vorrei sapere da te chi ti ha impedito di eliminare Samahel, tu non fallisci mai ed è per questo che ti avevo affidato questo incarico” mentre formulava la richiesta le lunghe dita del giudice tamburellavano sui braccioli del trono con impazienza “E’ stato un angelo, mio signore. Un giovane piumato dai capelli argentei con striature color del ghiaccio e un cerchietto al labbro, in effetti un po’ insolito per una creatura celeste” rispose Lempo. Quei pochi dettagli con cui il diavolo blu aveva descritto l’intruso erano bastati a Minosse per riconoscere che era stato Michael, quanto odiava quell’angelo, tanto che senza pensarci un’istante di più ordinò a Lempo “Hai fame di carne celeste? Perché ora voglio che tu uccida quell’angelo, non dovrebbe essere un problema rintracciarlo con il tuo fiuto. Per non parlare del fatto che a quegli uccelli spennacchiati piace stare sulla terra a osservare non so cosa” nel parlare il giudice aveva cambiato più volte la posizione sulla seduta, se non fosse stato per il compito cui doveva assolvere si sarebbe personalmente occupato del pupillo di Raphael.
Lempo non avrebbe potuto sperare in una richiesta migliore, era dalla sua nascita che desiderava mettere le mani su di un angelo per saggiarne la carne e se poi il piumato era lo stesso che lo aveva distolto dalla sua preda la sua cara mazza sarebbe stata ancora più felice “Non poteva darmi piacere più grande signore, non la deluderò ”.

Non aveva sbagliato Minosse quando aveva detto a Lempo che sarebbe stato facile per lui trovare Michael: il suo infallibile olfatto lo aveva portato nel regno umano fin sotto alle guglie di un chiesa gotica. Dall’alto la brezza portava fin nelle sue narici l’odore nauseabondo delle ali dell’angelo e il profumo del metallo della spada. Inspirando a pieni polmoni quella fragranza che tanto lo eccitava il gigante blu si era già preparato alla lotta e dopo alzato la sua mazza gridò “Ehi piumato, so che sei lassù. Io e te abbiamo ancora un conto in sospeso” se l’angelo non fosse sceso di sua spontanea volontà, lui stesso avrebbe distrutto quell’orrido monumento dalle fondamenta finché non si fossero trovati faccia a faccia.

Michael stava godendosi la fresca brezza serale sulla guglia più alta di una bellissima chiesa, quando il vento gli aveva portato l’odore e la voce conosciuta di un demone che si stava agitando come un forsennato sotto i suoi occhi incitandolo alla lotta “Oh Grande Puffo è tornato” pensò l’angelo mentre ascoltava le minacce di Lempo. Aveva quasi deciso di non scendere, voleva vedere se il gigante blu sarebbe veramente riuscito a distruggere la chiesa, ma furono le terribili grida di quel demone a convincerlo del contrario. Sfruttando una corrente ascensionale l’angelo planò dolcemente davanti al suo avversario, doveva essersi divertito con qualche povera anima dall’ultima volta che si erano visti dal momento che l’odore di morte che lo circondava era ancora più forte “Ti sei deciso uccellaccio, ancora pochi secondi e sarei venuto a prenderti io” gli disse Lempo “Perché non lo hai fatto allora? Grande Puffo” lo canzonò Michael con il nomignolo che si era inventato poc’anzi “ Sono venuto a saldare un conto in sospeso” “Sei stato tu l’altra volta ad andartene, non io. Avremmo potuto concludere il duello già allora, ma tu hai preferito seguire come un cane il richiamo del padrone” l’angelo diventava sempre più sfrontato e per Lempo era come avere a che fare con l’odiato Samahel “Vi insegnano queste cose lassù? Non siete così puri e casti allora” provò a rimproverarlo “E’ vedere la tua brutta faccia che mi ispira così bene. E’ proprio vero che siete i nostri scarti” quello era l’ultimo affronto. Lempo partì subito alla carica.

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Capitolo 9
*** Ora basta ***


La foga con cui il demone blu lo attaccava era tanta che ad ogni colpo per Michael era come se una valanga si abbattesse sulla sua katana, doveva certamente essere un diavolo molto temuto anche all’inferno “Muori, muori, muori schifosissimo angelo” ripeteva Lempo ad ogni assalto tanta era la brama che aveva nel corpo. Per l’angelo quello contro il diavolo blu era uno degli scontri più cruenti che avesse sostenuto, non era abituato ad un avversario così esperto nell’uso della propria arma ne così assetato di sangue; inoltre Lempo portava gli stessi anelli che Michael gli aveva visto indosso la sera in cui aveva salvato Samahel, erano le armi maledette che avrebbero potuto ucciderlo se non avesse prestato attenzione ma era difficile poiché ad ogni colpo che cercava di mandare a segno Lempo frapponeva fra se e la spada la sua poderosa mazza “Tutto qua uccellino? Andiamo ” lo incitò Lempo dopo il quarto tentativo dell’angelo di effettuare un affondo diretto. Il gigante blu era perfettamente in forze mentre Michael percepiva che le sue braccia si erano indebolite a forza di contrastare il peso dell’arma del nemico, aveva provato anche a spezzarne l’asta colpendo nel medesimo punto ma appena riusciva ad intaccare il ghiaccio che la ricopriva quello si rigenerava all’istante “Così non vale” aveva commentato Michael una volta constatato che gli sarebbe stato impossibile sbarazzarsi di quell’arma “Sono un diavolo non un santo, mi fanno cagare le vostre regole” aveva risposto molto finemente Lempo “Non ha tutti i torti visto che poi ci rimettiamo sempre noi” constatò l’angelo.

In un ultimo disperato tentativo e approfittando della distanza che si era creata dopo l’ultimo scambio di colpi, Michael si lanciò all’assalto con la katana ben alzata con un grido di battaglia “AAAAAAAAAH”. Aveva sperato che spiegando le ali ad una distanza molto ravvicinata il diavolo si sarebbe distratto dandogli la possibilità di colpirlo e invece Lempo, tenendosi immobile e mantenendo gli occhi fissi su di lui, aspettò solo il momento giusto per stringere in una morsa poderosa il polso della mano che sorreggeva la katana costringendo l’angelo a lasciare la propria arma “Voi angeli siete tutti degli invertebrati, anche tu ti atteggi tanto a voler fare il diverso ma sei come loro. Anzi no sei proprio come Samahel, mi hai attaccato anche allo stesso modo” il fiato di Lempo puzzava terribilmente di decomposizione ed era gelido “Mai sentito parlare delle mentine? Sai dicono facciano miracoli con l’alito cattivo” lo canzonò Michael “Scarafaggio” . Volendo concludere in fretta lo scontro, Lempo lanciò in aria Michael e prima ancora che l’angelo potesse usare le proprie ali lo colpì in viso con la mazza ferrata.
Il volo che l’angelo fece dal terrazzino fino a terra gli sembrò interminabile ma quando il colpo arrivò fu dolorosissimo tanto che Michael non riuscì ad alzarsi nemmeno quando le ossa del cranio si furono rigenerate “Ah già, mi sono scordato di usare questi – disse Lempo mostrando gli anelli, nel frattempo aveva raggiunto Michael - . Ma rimedieremo subito, AH” qualcuno aveva attaccato il diavolo alle spalle.

Una spada a catena aveva trafitto il demone blu da parte a parte e la punta dell’arma era uscita dal suo petto fermandosi proprio sopra il viso di Michael, per poi tornare indietro e riagganciarsi alle altre parti dell’arma “Samahel” pensò immediatamente l’angelo. Il gigante blu era rimasto come paralizzato, gli ci volle qualche secondo per accorgersi di quello che era successo e soprattutto chi fosse stato “Samahel traditore” rantolò sputando del liquido nero e vischioso. Una macchia nera iniziò a diffondersi sulla pelle bluastra di Lempo, dal punto della ferita era arrivata in pochi istanti a ricoprirne l’intero corpo “Soffrirai la pena peggiore nel regno della mia padrona” disse poco prima di disgregarsi come polvere rivelando la figura più esile di Samahel “Che tempismo” lo ringraziò a suo modo Michael “Ringrazia i dannati lussuriosi, non sai quanto sono pettegoli. Almeno ora siamo pari e posso tornare a dormire nel letto della mia donna” rispose il diavolo dagli occhi smeraldini “Che? Tu hai una donna? Oddio povera diavola” scherzò l’angelo, era rimasto stupito che i diavoli potessero avere tempo per delle relazioni amorose “Certo che ce l’ho: la regina dei lussuriosi, la più bella diavola dell’inferno” si vantò il diavolo eccitandosi, non vedeva l’ora di rivedere Cleo “Addirittura”.

I due erano scoppiati a ridere come fossero stati due amici al bar, eppure erano nemici naturali che non potevano tollerare l’uno la presenza dell’altro. Il siparietto venne interrotto dalla comparsa dell’enorme figura di Minosse dietro a Samahel cui non servì girarsi per sapere di chi si trattasse “Ti trastulli con gli angeli adesso, Samahel?” la voce imponente del giudice aveva fatto venire la pelle d’oca ad entrambi, in particolare a Michael che percepiva tutta l’aura maligna che promanava il corpo dell’essere infernale “Non è come sembra” tentò di giustificarsi Samahel, sembrava un bambino sull’orlo del pianto. Ripudiando il diavolo che lo aveva tradito, Minosse attorcigliò le sue code attorno al corpo di Samahel usando quella più forte per stringergli il collo “Lasciami” sussurrò il diavolo con il fiato rotto in gola “Lascialo andare Minosse” lo pregò Michael “Lasciarlo andare? Hai visto cos’ha appena fatto, e tutto per salvare te. Non c’è crimine peggiore e ora lui ne pagherà le conseguenze” non c’era pietà nella voce di Minosse, questa volta Samahel non aveva speranze “E’ stato il diavolo blu ad attaccare per primo, perché lo ha fatto?” domandò l’angelo, era partito tutto da quella notte “Chiedilo al tuo mentore, Raphael, lui sa la risposta quanto me” e sparì in una nuvola di fumo bollente e asfissiante.

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Capitolo 10
*** Legame ***


“Raphael, Raphael!!! ” aveva gridato a gran voce Michael per ogni corridoio della casa celeste, mai come ora desiderava vedere il proprio mentore e invece l’angelo anziano sembrava sparito nel nulla. Non riusciva a trovarlo da nessuna parte anzi, fu lui a trovare l’allievo mentre si riposava seduto nel corridoio “Finalmente, stavo per andare dall’Oracolo” Michael al maestro quasi a rimprovero “Anche io ho le mie cose da fare, figliolo. Perché mi cercavi?” domandò Raphael sedendosi accanto al giovane angelo “Prima sono stato attaccato da un diavolo, lo stesso che aveva aggredito Samahel” aveva pronunciato il nome del diavolo con così tanta naturalezza da far venire i brividi al maestro che poté solo continuare a fingere di non conoscerlo “Samahel? E chi sarebbe scusa?” domandò sentendo il sudore scendere dalla testa “Il diavolo che io ho risparmiato, e ti dirò di più lo ho anche curato” confessò infine tutta la faccenda “Tu cosa? Non me lo avevi detto” “Ora non importa. Dicevo, sono stato attaccato da questo gigante blu e Samahel è venuto a salvarmi, però poi lo ha catturato Minosse e non aveva buone intenzioni” Michael di stava torturando le dita delle mani che si erano tutte arrossate “Ebbene? Sarà punito perché ha ucciso uno dei suoi per aiutarti, meglio per noi” “Però tutto è partito da quando Samahel è stato attaccato da questo diavolo blu, perché avrebbe dovuto eliminarlo? Minosse mi ha detto che tu sai la risposta, e ora la pretendo perché penso proprio di essere coinvolto più di quanto credessi prima” quello di Michael era proprio un ordine, Raphael dovette arrendersi e confessare anche se per il bene del suo prediletto avrebbe potuto nascondere una parte della verità  “E’ vero, conosco la risposta. Tu e quel diavolo avete un legame molto particolare, simile a quello dei fratelli sulla terra anche se non siete consanguinei. Per questo io e Minosse abbiamo sempre cercato di tenervi separati, per evitare di rompere l’equilibrio, ma a questo ci ha pensato il fato” poteva limitarsi a dire questo “Come possiamo avere un legame? Angeli e diavoli non hanno i genitori” chiese ancora Michael “Ti basti sapere che avete la stessa matrice, mi hai sempre detto che tu non ricordi da quale cielo sei nato e sono certo che…Samahel non ricordi la fiamma che lo ha generato” non avrebbe detto una parola di più o se ne sarebbe pentito in eterno “Allora devo fare qualcosa, chissà cosa potrebbe fargli Minosse” l’angelo si era improvvisamente impersonato nel ruolo di pseudo-fratello “Tu non farai niente. E’ stato deciso così” ordinò imperioso Raphael “Me ne frego di quello che dicono lassù, io andrò negli inferi e lo libererò fosse anche l’ultima cosa che faccio” Michael si alzò e corse subito in biblioteca, doveva innanzitutto trovare un modo per entrare all’inferno “Allora non ci vedremo mai più” sentenziò tristemente Raphael.

Aveva cercato in tutti i libri eppure non ne aveva trovato nessuno che gli desse un qualunque indizio sull’entrata agli inferi “Hai l’aria di un disperato” commentò Damien, gli si era avvicinato con passo felpato e aveva posato sul tavolo una piccola pila di libri “Mi chiameresti pazzo se solo sapessi il motivo” rispose l’angelo dai capelli argentei iniziando a sfogliare l’ennesimo libro, ormai aveva gli occhi in fiamme “Parlamene” propose il bibliotecario sedendosi accanto a lui “Devo aiutare un amico, ma per farlo devo entrare all’inferno” confessò Michael “E questo tuo amico è un diavolo, per caso?” sussurrò Damien all’orecchio dell’angelo. Per Michael fu un duro colpo, sperava che il bibliotecario non avesse detto niente a nessuno “Tranquillo, dalla mia bocca non uscirà niente. Quel diavolo deve essere speciale se cerchi di…salvarlo” dedusse Damien “Sta per essere punito ingiustamente, inoltre sembra che io e lui abbiamo un legame che ci rende simili a fratelli” “Capisco. Purtroppo non ci sono libri che spiegano come andare laggiù, non più almeno”. Un velo di tristezza calò sul volto di Michael, non avrebbe mai raggiunto Samahel in tempo se non avesse saputo come arrivare all’Inferno “Ho detto che non ce ne sono più, ma una volta c’era un testo sui portali dei mondi e parlava anche di quello che portava agli inferi. Si dia il caso inoltre che io lo abbia letto” parole che riportarono speranza nel cuore di Michael.

Al primo schiocco di frusta  la pelle di Samahel si lacerò senza aver avuto il tempo di arrossarsi, la frusta che stavano usando su di lui era stata creata in modo che le ferite inferte si cauterizzassero all’istante in modo che il suo portatore potesse torturare la sua vittima senza alcuna sosta necessaria a ripulirsi dal sangue schizzato. Il diavolo dagli occhi smeraldini aveva cercato di trattenere qualunque lamento, ciò dopo la trentesima frustata gli fu impossibile dal momento che era di Minosse la mano che agitava lo strumento di tortura. “Sei uno sporco traditore, ti ho allevato come un figlio e tu mi ripaghi così” gli disse il guardiano tra una frustata e l’altra “Almeno ora posso dire di aver veramente commesso tutti i peccati” rispose Samahel nel momento in cui il giudice infernale fermò la frusta per far riposare il braccio, la sua insolenza gli costò dieci frustate in più. Quando il suo braccio divenne tanto stanco da non riuscire più ad alzare la frusta, il mostro infernale trascinò il diavolo dolorante giù fino al girone dei traditori “Ti meriteresti di passare in rassegna tutti i gironi per l’eternità, ma il tradimento è stato l’atto peggiore che tu hai commesso”. Lo gettò in una grotta di ghiaccio che fece chiudere con delle sbarre da Hel “Sai quello che ti spetta adesso, vero?” domandò Minosse ricordando tutto il tempo passato a spiegare al giovane Samahel le punizioni per ogni peccato “Certo, e non capisco il motivo delle sbarre” rispose il diavolo che non si era rialzato da terra lasciando che il freddo lenisse il dolore delle ferite. Non seppe mai se Minosse gli aveva risposto perché il ghiaccio lo ricoprì ibernandolo sotto lo sguardo dei due guardiani “Tu assicurati che nessuno lo faccia uscire” ordinò infine Minosse a Hel.

Trovare Caronte era stato più facile del previsto: gli era bastato seguire le anime dei dannati e vederlo in azione mentre le faceva passare attraverso un portale creato da lui col suo remo. Caronte era un essere rinsecchito: letteralmente pelle e ossa (avrebbero potuto farci degli studi anatomici), dagli arti innaturalmente lunghi quasi fossero stati tirati troppo da qualcuno; non portava armi con se oltre al remo che sembrava vecchio e logoro più del suo possessore. Michael gli si avvicinò lentamente, giusto per studiarne i movimenti, tuttavia il vecchio nocchiere lo anticipò “Tutta questa prudenza è inutile, la tua presenza è un insulto al mio naso” gli disse “Salve Caronte, ho necessità di entrare agli inferi” l’angelo era andato dritto al sodo sperando che il nocchiero fosse un essere neutrale, non fu così. “Nemmeno per sogno, gli angeli non entrano a casa mia. Punto e basta” una risposta decisa, ma non era quello che Michael si aspettava. In un impeto d’ira l’angelo fece materializzare la katana e con un colpo secco tagliò la gola a Caronte lasciando che la testa scivolasse via.

Era la seconda volta che Michael si lasciava trascinare da quel sentimento che aveva imparato a reprimere anno or sono, ma a differenza della prima volta non provava alcun rimorso poiché il raptus gli aveva permesso di risparmiare tempo prezioso “Eh eh eh” ridacchiava la testa ancora viva mentre il sangue fuoriusciva dal corpo rinsecchito “Che ci trovi da ridere?” domandò Michael mentre raccoglieva il remo da terra, qualcosa dentro di lui gli stava suggerendo di calpestarlo ma questa volta di trattenne “Ira, cosa rara da vedere in una creatura celestiale” rispose Caronte mentre guardava l’angelo aprire il portale, non glielo dette a vedere ma si era sorpreso della facilità con cui ci era riuscito “Forse non sono così puro come pensano” rispose Michael poco prima di saltare nel tunnel che si richiuse immediatamente sopra la sua testa “Qualcuno lassù è nei guai – sentenziò Caronte – stanno risvegliando la creatura”.

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Capitolo 11
*** Nelle fauci del lupo ***


Era rimasto quasi soffocato, Michael, non appena era venuto a contatto con l’aria pesante e solforosa degli inferi. Era come se i suoi polmoni fossero stati sostituiti con quelli di un fumatore incallito, si sentiva intrappolato nel suo stesso corpo, e la grandezza delle sue ali gli rendeva difficile persino volare; dovette atterrare sul primo pezzo di terra sicura che i suoi occhi videro nella nebbia.
Sporcò la propria tunica con il fango viscido del girone degli ignavi, in modo da nascondere la lucentezza dei suoi abiti e facendo un grande uso delle proprie orecchie evitò i primi demoni: dei piccoli esseri che andavano in giro a tormentare i dannati con un atteggiamento alquanto comico. Non fu necessario sprecare tempo a combattere contro diavoli di così basso livello, come non servì uccidere il guardiano del girone che si dimostrò un vero e proprio codardo dinnanzi alla figura dell’angelo cui bastarono solo poche minacce per avere il passo libero al girone successivo: il limbo.

Michael non era mai stato d’accordo con la decisione che le alte sfere avevano preso di porre le anime dei non-battezzati in un luogo come l’Inferno, anche se il loro girone era più simile ad un Purgatorio si trattava pur sempre di presone (non tutti ma la maggior parte) avevano fatto buone azioni in vita. Il girone non era controllato da un guardiano, Lucifero non lo aveva ritenuto degno della sua attenzione pertanto a Michael bastò chiedere indicazioni a Omero, proclamato “guardiano” dagli altri abitanti del luogo, di dove fosse l’entrata del girone dei lussuriosi. Fu in quel luogo che l’angelo venne a sapere che i diavoli erano venuti a conoscenza di quello che era successo a Caronte e che avevano già iniziato a cercarlo per tutto l’Inferno “Dicono che tu sia una bestia orribile perché sei riuscito a sconfiggere Caronte” gli disse Virgilio “Mi è bastato un colpo per mozzargli la testa, non è poi così forte come pensavo” disse Michael senza vantarsi del suo gesto “La sua reputazione è stata costruita sulla base di molte voci infondate: in realtà Caronte era già stato ucciso più volte in passato, ma la fiamma che lo muove prende energia assorbendo la volontà e la forza delle anime di coloro che oltrepassano il suo portale e ciò gli permette di tornare in vita. Quella forma che tu hai visto era molto più giovane di quanto non sembrasse” gli rivelò il poeta.

All’entrata del terzo girone l’angelo iniziò a percepire veramente quale fosse la reale natura dell’inferno: un regno di lamenti e di orrori; la punizione per i peccatori di quel girone era una condanna ad essere intrappolati in una  bufera. Per alcuni, altri invece erano costretti a fare da fondamenta o da parete al girone. Fu osservando proprio quei dannati che a Michael vennero in mente le parole di Samahel riguardo al fatto che quei peccatori erano molto pettegoli così chiese a qualcuno di loro se sapeva dove fosse il passaggio per andare più giù. La risposta gli venne data non da uno solo di loro ma da un intero gruppo di anime che quasi facendo a gara tra di loro rispose sussurrando e biascicando “La nostra guardiana, Cleo…lei lo sa…” oltre a piccole parole che gli indicarono la direzione “Da quella parte”. Così, seguendo un po’ le strane indicazioni fornitegli dai dannati e un po’ il proprio istinto, Michael arrivò ad una stanza con un grande letto al centro e su di esso una diavola che stava dormendo.

Le si avvicinò con cautela, approfittando del fatto che i dannati all’interno di quella stanza non potevano parlare, e la osservò constatando che, come Samahel, aveva un aspetto pressoché umano: non aveva corna o ali, solo un kimono semitrasparente che le arrivava sopra alle ginocchia e che a malapena le copriva le parti intime; un viso dai lineamenti molto delicati incorniciato da lunghi capelli ramati e rigato da segni recenti di lacrime. “Devi essere molto sciocco se sei venuto qui nella tana del lupo” disse lei svegliandosi improvvisamente, il dirk era già pronto nella sua mano e puntato alla gola dell’angelo “Ho le mie buone ragioni, ti sarei grato se mi indicassi la via per il livello inferiore” disse Michael sperando di non sguainare la spada su una creatura dall’aspetto tanto delicato “Da quella parte – fece apparire un cunicolo nascosto – arriverai direttamente da colui che cerchi” disse Cleo, aveva riconosciuto nell’odore dell’intruso quello di Samahel “Prega che non sia un inganno ma un aiuto sincero, mi dispiacerebbe tornare indietro per ucciderti” la minacciò con la katana “Tu sei quello che ha salvato Samahel, hai il suo odore addosso, io non posso fare niente per lui ma tu forse si – rumori dal corridoio - . Va’! A loro penso io”. I demoni arrivarono poco dopo che Michael ebbe imboccato il cunicolo “Dove sta l’angelo?” domandò uno di loro “Se non lo sapete voi come posso saperlo io? Da qui non è passato nessuno” rispose lei utilizzando le sue ottime capacità di attrice “Se davvero è così, perché sento la sua puzza anche qua dentro?” domandò il diavolo con quattro braccia “Osi dubitare di me? Se il tuo naso è come quello di un maiale che ha annusato troppo sterco non è un problema mio” gli gridò contro la guardiana “Attenta Cleo, non vorrei che quel bel visino si rovinasse” la minacciò prima di andarsene col suo seguito “E io non vorrei tagliarti l’altro testicolo”.

Il gelo che sentì poco prima di uscire dal tunnel confermò le parole della guardiana dei lussuriosi: era arrivato al girone dei traditori, l’Inferno del ghiaccio creato dai venti smossi dalle ali di Lucifero prima che si congelasse del tutto. Michael non avrebbe mai pensato che avrebbe trovato una diavola onesta che fosse anche una guardiana “Ora che ci penso, quella doveva essere Cleo” pensò l’angelo mentre avanzava con calma sul suolo ghiacciato. Sotto i suoi piedi poteva vedere i dannati di quel girone, ma per quanto cercasse non vedeva Samahel.
Un tintinnio alle sue spalle attirò la sua attenzione “Cerchi qualcosa?” era una voce femminile, Michael sapeva che non era quella di una persona amichevole “Forse, ma dubito che mi dirai dov’è” ironizzò l’angelo voltandosi. Era una diavola molto diversa da quella che aveva visto nel girone dei lussuriosi : aveva labbra nere come la pece che contrastavano moltissimo con la pelle, quasi trasparente a tal punto da far intravedere i muscoli e le ossa sottostanti, i suoi capelli erano tenuti molto corti ai lati mentre al centro erano più lunghi a formare una coda blu e bionda; i vestiti erano fatti in pelle annerita dalla temperatura glaciale del girone. Con se portava una coppia di lunghi pugnali sai, i più lunghi che Michael avesse visto. Un’altra cosa che la differenziava dalla sua collega era il fisico: mentre la guardiana dei lussuriosi aveva una corporatura aggraziata e molto femminile, questa aveva i muscoli più segnati e il suo incedere era molto simile a quella di un soldato. Era Hel.

Lei studiò un po’ il suo avversario poi rispose alla domanda che le era stata fatta prima “E’ vero non te lo dirò. Perché un angelo dovrebbe venire in soccorso di un diavolo?” domandò lei a sua volta, mentre parlava faceva ruotare i pugnali facendo sibilare l’aria “Affari miei, tu piuttosto devi sentirti molto sicura di te per aver fatto sparire i tuoi sottoposti” fu la risposta dell’angelo, aveva già capito che si sarebbe scontrato con lei e non voleva perdere tempo in chiacchiere “Mi piace chi non spreca fiato inutilmente”. Tra i due iniziò lo scontro e non si dissero più nulla.

La diavola era molto abile nell’uso dei pugnali, anche se per la loro stessa lunghezza limitavano la portatrice che doveva fare ampi movimenti con le braccia per scagliare i fendenti. Le sue labbra nera sembravano piene dello stesso odio generato dal tradimento, sembrava anche che fosse il motore principale di tutto il suo essere e inoltre, da come si muoveva, era facilmente intuibile che non era abituata a fare prigionieri come poteva esserlo un angelo; nei suoi occhi non c’era alcuna pietà. Michael, da parte sua, si difendeva e attaccava con la stessa eleganza di un maestro di scherma, solo una volta aveva perso la concentrazione (aveva visto la cella in cui era rinchiuso Samahel) e questo gli era costato la perdita di una delle piume primarie dell’ala destra la quale, ricadendo al suolo, aveva sciolto il ghiaccio che la circondava “La prossima volta sarà il braccio, o la testa” commentò Hel pregustando il momento in cui avrebbe leccato il sangue dell’avversario (diventava  più sanguinaria di Lempo se si lasciava andare) “Non ci sarà una prossima volta” ribattè Michael che non aveva intenzione di perdere altre piume, tuttavia quella che aveva perduto gli aveva fatto venire un’idea

Tra i due avversari ci furono altri scambi di colpi, poi l’angelo approfittò di un momento in cui la diavola aveva la guardia bassa per colpirla agli occhi con la mano che portava il simbolo della croce che si illuminò all’istante accecandola “Aahhhh” gridò lei creando un suono spettrale. Infine Michael la trafisse al petto con la sua katana e pronunciò immediatamente la formula per ucciderla. Dalla bocca di lei fuoriuscì una sostanza nera e vischiosa, era il suo sangue che la corrose fino a farla diventare polvere “L’odio è un acido che ti uccide” pensò Michael.

Dopo essersi riposato per qualche istante, Michael provò più volte a distruggere le sbarre con la sua katana la quale, però, veniva respinta come se si stesse abbattendo sulla gomma. Quando il suo sguardo cadde sulla piccola pozza che era rimasta del sangue di Hel, l’angelo istintivamente raccolse con la punta della spada la sostanza acida e la lanciò sulle sbarre che si sciolsero immediatamente “Non pensavo fosse così facile”. Entrò nella cella dove c’era più freddo che all’esterno, il suo prigioniero era disteso sul pavimento e completamente ricoperto dal ghiaccio; questa volta Michael sapeva cosa fare.

L’angelo distese un poco l’ala sinistra e toccò il corpo di Samahel, inizialmente non accadde nulla ma poi il ghiaccio iniziò a sciogliersi e lentamente il suo prigioniero iniziò a respirare “Che fai qui?” domandò il diavolo “Il mio lavoro: ti ho preso sotto la mia protezione e secondo i miei criteri sei stato punito ingiustamente” rispose Michael aiutando il diavolo ad alzarsi “Non ci faranno mai uscire da qui, e comunque non ho chiesto il tuo aiuto” precisò il diavolo dagli occhi di smeraldo “Almeno ho la coscienza a posto, se la cosa ti dà fastidio a me non interessa per niente. Una volta fuori da qui potrai fare quello che ti pare” “La cosa più sensata che tu abbia mai detto. La mia influenza sta avendo un bell effetto su di te” sogghignò il diavolo “Non dire cretinate o ti lascio qua”.
 

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Capitolo 12
*** Sentenza ingiusta ***


Michael era già consapevole della fatica che avrebbe dovuto fare per uscire dall’inferno, avrebbe dovuto sorreggere in volo anche il diavolo dal momento che le ferite sulla schiena di Samahel gli impedivano di dispiegare le ali, come se l’angelo non stesse già faticando abbastanza a causa dell’aria satura di zolfo prima e del vento gelido poi; inoltre lo scontro di prima lo aveva affaticato ancora di più. Ansimava e l’aria che usciva dalla sua bocca creava piccole nuvole di respiro troppo frequenti “Stai ansimando, proprio come un fumatore incallito quando sale una montagna” lo schernì Samahel mentre perlustrava di sottecchi i dintorni, non gli piaceva che fossero ancora da soli dopo la scomparsa di Hel “Quest’aria lurida mi ha fatto arrivare i polmoni ai piedi e le ali sono come due blocchi di cemento” rispose Michael, solo in quel momento si accorse che ancora non erano stati attaccati nonostante fossero un bersaglio facile in mezzo al nulla “Sono troppo grandi per un posto come l’Inferno: sono state create per l’aria leggera della superficie, non per la pesante aria di casa mia” spiegò Samahel che iniziava a sentire come un senso di dispiacere per l’angelo. Qualcosa poi attirò l’attenzione di Samahel e non a torto: oltre il velo che rendeva difficile la vista di Michael orde di piccoli demoni si stavano radunando nei piccoli anfratti e dietro ai cumuli di neve e ghiaccio che stavano loro intorno, ma nonostante il numero stavano lì ad osservarli senza attaccarli; stavano aspettando qualcuno. Una presenza che arrivò pochi istanti dopo tramite un’ombra minacciosa che sovrastò Michael e Samahel: Minosse gli stava sopra con tutta la sua imponenza, il ghiaccio sotto di lui si ruppe e i poveri dannati lì intrappolati svanirono condannati al nulla eterno. Assieme al gigantesco giudice c’erano anche una Serafina dai lunghi capelli argentei e un’altra presenza demoniaca mai vista prima. La donna era di una bellezza eterea, aveva lunghi capelli viola chiaro quasi fossero delle fibre ottiche ad incorniciare un viso dagli zigomi alti, la bocca non troppo carnosa e gli occhi color oro. Il diavolo invece aveva delle grandi ali piumate come quelle degli angeli, ma erano di colore nero per poi sfumare nel rosso nella parte terminale, capelli corti color castano e occhi dallo sguardo duro come una roccia. “L’avete fatta grossa voi due” disse Minosse, gli altri due rimasero in silenzio ma i loro sguardi erano tutt’altro che amichevoli.

Michael vide riunirsi davanti a sé le alte sfere celestiali, tra cui la Serafina di prima, e diaboliche tra cui anche Minosse per il quale era stato creato un trono apposito.  Dopo che era stato diviso a forza da Samahel era stato portato nella sala del consiglio all’interno del palazzo Celeste, sapeva quello che stava per accadere e non gli restava che attendere il giudizio lì al centro della sala ovale dalla cupola in vetro che permetteva la vista della via lattea e, ancora più su, dell’etere suo luogo di origine. Fu a quello spettacolo di corpi celesti che Michael aveva fissato il suo sguardo in attesa che l’arcangelo anziano posto a giudice del tribunale parlasse (secondo la legge in casi simili il giudice veniva scelto tra i superiori dell’imputato, il caso poi veniva giudicato con il Consiglio formato da ambo le parti) “Abbiamo riflettuto sugli ultimi eventi” parlò finalmente il magistrato “Qual è la sentenza?” domandò Michael, gli sembrava di essere sui carboni ardenti “Dei due imputati solo il diavolo chiamato Samahel sarà punito. Tu angelo non subirai alcuna condanna se non una sospensione temporanea, sebbene discutibili le tue azioni erano mosse da bontà” fu la risposta, tra i membri della corte nessuno si mosse ne ostentò obiezione. Michael trasalì e non si trattenne dal dire la sua “Il tradimento non è forse azione che conviene a un diavolo? Anche lui ha seguito i suoi principi, a meno che non facciate tutto questo solo per una questione di decisioni prese già prima che succedesse tutto questo. Avete solo risparmiato tempo, non c’era nemmeno bisogno di creare tutta questa scena” ribatté, con la coda dell’occhio era riuscito a vedere Raphael e Minosse irrigidirsi allo stesso tempo.

La risposta che ricevette uscì dalla bocca del diavolo dalle ali nere e rosse, Dmitryus doveva essere il suo nome “La tua insolenza è grande quanto l’universo, quasi non sembri un angelo, ma in ogni caso sono scelte di nostra competenza che a te non devono interessare” le sue ali dispiegate erano veramente grandi “Allora dovevate trovare un modo migliore per uccidere uno dei vostri. La colpa è del gigante blu inviato per uccidere Samahel, non aveva il senso della segretezza e lo ha aggredito in un posto visibile da tutti. Per non parlare del fatto che poi ha tentato di uccidere me senza motivo, non so da voi come funziona ma di solito è logico che l’interessato si cominci a fare delle domande e ad interessarsi della cosa. Anzi spiegatemi voi perché Samahel ha un nucleo” non era un granché come difesa ma poteva essere servita per mettere una pulce nell’orecchio del giudice “Un nucleo?” domandò un Serafino “L’ho visto con i miei occhi, ora non mi direte che è stata un’allucinazione” rispose Michael, sembrava che avesse fatto centro ma poi intervenne Minosse “Sapevo che lui aveva un nucleo, per quanto strano che fosse non ha mai influito nel suo compito quindi non credo che sia una cosa rilevante”. Dmitryus scese dalla sua seduta e volò atterrando proprio davanti a Michael “Ma insomma cos’è tutta questa ostinazione? Ti stai aggrappando sugli specchi per un diavolo, un tuo nemico. Dovresti essere felice che lui venga ucciso dal momento che tu non ci sei riuscito – le sopracciglia di Michael si aggrottarono - , si sappiamo che tu lo avevi lì ai tuoi piedi col collo scoperto e hai mostrato pietà” gli occhi di Dmitryus erano fissi a scavare in quelli dell’angelo che una risposta alla sua domanda non riusciva a darla “Ti si sono rinsecchite le palle? Sto aspettando te piumato” ancora nessuna risposta, Michael si era chiuso dietro una barriera invisibile “Perché l’ho salvato?” si domandò, il suo cuore non sapeva dargli una risposta. Vedendo che il suo interlocutore restava muto, Dmitryus si rivolse a Minosse sotto gli occhi di tutti senza che nessuno lo fermasse “Dovremo cambiare i guardiani dell’Inferno se si sono fatti passare sotto gli occhi da una mammoletta del genere. Non riesco nemmeno a capacitarmi di come sia riuscito ad eliminare la guardiana dei traditori, sicuramente avrai usato un trucco” era una  provocazione che Michael accolse di buon grado “Stai tanto a parlare e criticare ma se ti reputi così bravo perché non sei venuto laggiù a fermarmi? E’ vero ho ucciso Hel accecandola col simbolo sulla mano, ma trucco o no l’ho sconfitta. Vuoi sapere perché mi sono così interessato a Samahel? Perché me lo ha detto il mio cuore prima che la mia katana si abbattesse sul suo collo, e avevo ragione visto quel poco che sono venuto a sapere in seguito” era riuscito a cambiare le espressioni immobili della corte, tutta rivolta verso Raphael.

La sala sembrava aver cambiato pubblico, da luogo di silenzio si era riempita dei bisbigli della corte e del giudice, poi Dmitryus esordì nuovamente con la sua gran voce “Credo di avere una buona idea che soddisfi sia i nostri che i suoi interessi, se vostra signoria avrà la cortesia di ascoltarmi” “Parla Dmitryus” disse il giudice, sembrava quasi stremato dalla situazione “Il diavolo verrà privato del suo insolito nucleo, rimarrà in vita e starà agli ordini di quest’angelo. In questo modo anche lui verrebbe punito: avrebbe il simbolo della sua colpa davanti agli occhi ogni giorno” una proposta che sembrò interessare agli astanti “Ma questo vorrebbe dire ridurlo a un vegetale” si oppose Michael “O no… i vegetali non si muovono né parlano. Lui invece potrà muoversi, camminare e fare quello che gli dirai tu, diciamo che sarà più come un burattino” gli sussurrò Dmitryus, era una condanna crudele anche se più leggera della morte e l’angelo se ne sentiva già responsabile “La tua proposta è insolita, ma se questo metterà d’accordo tutti non vedo perché non ascoltarla” disse l’arcangelo anziano chiedendo conferma agli altri della giuria. Nessuno si oppose, nemmeno Raphael che Michael aveva tanto guardato a mo’ di supplica “Fai qualcosa, ti prego”.

La sentenza fu data e poche ore più tardi Michael rientrò nella sua stanza con Samahel ormai divenuto una bambola immobile se non gli venivano dati ordini “Che cosa ti ho fatto?” si domandò l’angelo in preda alle lacrime. Non riusciva a guardarsi allo specchio perché vi vedeva riflesso l’immagine di un mostro con le ali bianche “Io non sono un angelo, non salvo le persone” si disse “Ci hai provato, non hai fatto nulla di sbagliato” Raphael era entrato nella stanza, gli dispiaceva vedere il suo allievo in quello stato ma non avrebbe potuto far nulla per cambiare la decisione del giudice “ Avrei dovuto ucciderlo, starebbe molto meglio” “Avresti solo favorito il suo destino” si lasciò scappare Raphael, non avrebbe dovuto proferire quelle parole “Tu lo sapevi” gli disse Michael, la sua espressione era improvvisamente tramutata in quella di un accusatore  “Dopo il vostro primo incontro l’Oracolo aveva detto che lui sarebbe dovuto morire, ma le cose si sono svolte in maniera diversa” non sapeva cosa dire, quell’accusa lo aveva mandato in confusione “Tu e il tuo stupido Oracolo, che si fotta lui e tutto questo circo in cui vivo. Vattene Raphael, non ti voglio più parlare” gridò Michael, gli sarebbe bastato uno sguardo per ordinare a Samahel di ucciderlo da dietro ma non lo fece: in fondo anche il suo maestro era succube delle regole imposte dalle alte sfere.
Raphael se ne andò senza alcuna protesta, nessuna parola avrebbe potuto calmare il giovane angelo che nella solitudine della sua stanza stava già meditando agli eventi “Ti ridarò il nucleo Samahel, e ti giuro che scoprirò tutta la verità.”

Nota autrice---------
Si chiude così la prima parte delle vicende di Michael e Samahel, quello che potremmo definire il primo tomo. Solo parte della verità è stata svelata e Michael ha intuito che c’è qualcosa di più oltre a ciò che gli ha riferito il maestro e in cuor suo crede che sia proprio quella la vera ragione per cui hanno fatto di tutto pur di punire entrambi.
 

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