Un cammino privo di speranza, ovvero, come sopravvivere ad una pallottola vagante di Yumeji (/viewuser.php?uid=95601)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: What if..? ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***
Capitolo 6: *** V ***
Capitolo 7: *** VI ***
Capitolo 8: *** VII ***
Capitolo 9: *** VIII ***
Capitolo 10: *** IX ***
Capitolo 11: *** X ***
Capitolo 12: *** XI ***
Capitolo 13: *** XII ***
Capitolo 14: *** XIII ***
Capitolo 15: *** XIV ***
Capitolo 16: *** XV ***
Capitolo 17: *** XVI ***
Capitolo 1 *** Prologo: What if..? ***
Un cammino privo di
speranza, ovvero, come sopravvivere ad una
pallottola impazzita.
Prologo.
Per favore non
abbandonarmi …
Era questo che gli
urlavano la sua voce e il suo sguardo (già colmo di
disperazione e di lacrime), pur con parole diverse, poiché
era incapace di rivelargli quel segreto, quella paura inconfessabile di
abbandono che cosi maldestramente celava. Il suo corpo e i suoi gesti
lasciavano trapelare ogni cosa, le mani tremanti, aggrappate cosi
saldamente alla giacca che indossava, quasi a strapparla, lo pregavano
di restare, di non andarsene.
In quel momento Owada
comprese che Ishimaru sarebbe arrivato a perdonargli tutto, persino il
terribile assassinio di cui si era macchiato e al quale, presto, lo
avrebbero chiamato a fare ammenda. Il risarcimento per la vita di
Fujisaki era la sua vita stessa ed, essendo un tipo da occhi per occhi,
Mondo la trovava una giustizia equa. Era arrivato a commettere
l’atto più efferato e orribile di cui si potesse
macchiare un essere umano, non credeva di riuscire sopravvivere a lungo
portandosi un simile fardello sulle spalle, il fatto di essere stato
scoperto era per lui un sollievo. Se fosse scampato alla propria
esecuzione solo per assistere a quella di tutti gli altri, dopo aver
trovato e ucciso il Burattinaio (perché il pensiero della
vendetta non lo aveva mai abbandonato, come non era accaduto a nessuno
dei presenti nell’aula), si sarebbe probabilmente suicidato,
mandando in malora tutte le sue idee su quanto deboli e stupidi fossero
i suicidi.
No, soffriva troppo
per ciò che aveva fatto a quel piccoletto di Fujisaki, non
poteva neppure immaginare quanto maggiore sarebbe stata la sua
sofferenza e l’odio, il ribrezzo, che provava per se stesso,
se per pura fortuna avesse vinto il processo.
Era un bene che avesse
perso, lo pensava realmente, ed era questo il motivo per cui non era
caduto tanto in basso come Kuwata il quale, terrorizzato dalla
prospettiva della morte, aveva cominciato ad arrancare scuse su scuse
per evitarsi la pena.
Ovviamente, anche
Mondo temeva la morte però l’avrebbe affrontata
evitandosi di apparire come un pezzente, era diventato
un’omicida, ma teneva ancora l’orgoglio del super
ultra motociclista fuorilegge liceale, non avrebbe supplicato,
né cercato di fuggire.
Era la giusta
punizione, si ripeté. Eppure…
Eppure, per quanto in
cuor suo lo sapesse, un momento di esitazione lo ebbe.
Un unico istante in
cui avrebbe voluto negare ogni cosa, l’omicidio, il segreto
del piccoletto, ecc.
Sarebbe arrivato a
mentire su ciò che oramai era divenuto palese a tutti,
calpestando il suo orgoglio e il suo “comportamento da
uomo”, e lo avrebbe fatto solo per lui. Per
quell’unico idiota che era arrivato a votare il colpevole
sbagliato durante la sentenza, per quello stupido che ancora adesso,
dopo la sua stessa confessione, non credeva ad una sola parola di come
era stato ricostruito l’omicidio di Fujisaki.
Per Ishimaru.
Owada avrebbe fatto
qualunque cosa per togliere quell’espressione incredula e
sofferente dal volto del suo migliore amico. Non capiva come, in cosi
poco tempo, il capoclasse fosse riuscito a sviluppare una tale fiducia
e attaccamento nei suoi confronti, come se al posto di quei brevi
giorni avessero in realtà trascorso anni assieme. E ora si
pentiva di non aver condiviso con lui il proprio segreto, quello che
l’aveva portato a esplodere di rabbia e ad uccidere Chihiro.
Se lo avesse fatto, probabilmente, tutto sarebbe stato diverso. Oltre
ad aver ucciso un compagno, doveva aggiungere alla sua già
lunga lista di peccati l’aver tradito un amico, non era stato
in grado di ricambiare quella fiducia che il Kiyotaka riponeva in lui;
e aveva macchiato la memoria di Daiya, suo fratello maggiore, non era
riuscito a mantenere la loro promessa.
Nega!
Nega, nega...
Lo supplicava Ishimaru
con lo sguardo, ancora aggrappato a lui, le guance rigate dal pianto e
le labbra serrate, prese a morsi dallo stesso tanta era la frustrazione
di cui gli si era colmato il petto. In quel momento appariva fragile
come una statuetta di cristallo dalle pareti sottili, un piccolo tocco
e sarebbe finita frantumata, ridotta in migliaia di pezzi.
Owada
avvertì lo spirito del amico creparsi e sgretolare sotto ai
propri occhi senza poter nulla per fermare quel processo, era una
reazione inarrestabile e sapeva di esserne lui la causa. Gli aveva
causato una ferita insanabile.
Tramutati
in un mostro e seppellisci tutti coloro che vogliono farGLI del male.
Il seme della follia
si piantò nel suo animo, ma lui non gli diede retta, quella
voce invitante sapeva di zucchero e veleno; e il capoclasse, per quanto
non lo si pensasse, non era facile da ingannare, ben consapevole di chi
avesse sussurrato quelle parole, invitanti e suadenti, al suo animo.
Sul momento
però Ishimaru non si chiese come Monokuma fosse stato in
grado di penetrare tanto in profondità nella sua psiche,
perché quel pensiero gli aveva dato la soluzione.
Un idea tanto
disperata che non avrebbe potuto non far gola al pazzo preside-orso.
Il ragazzo si
irrigidì, lasciando la presa con cui si era afferrato ad
Owada in un inutile tentativo di trattenerlo, dal motociclista non
avrebbe più ottenuto nulla ora che il verdetto era stato
declamato. Gli si allontanò di qualche passo, cercando di
mettere più distanza possibile tra loro, per quanto gli
fosse possibile essendo rinchiusi nella medesima stanza, e con gesti
impacciati si ripulì il viso dalle lacrime, asciugandosele
con movimenti meccanici sulla manica della giacca, fatto assai
inconsueto per lui, avendo un ossessione quasi maniacale per la divisa
scolastica. Sul viso sembrò accendersi una nuova
determinazione, che si propagò simile a delle sottili ma
vive fiamme scarlatte dai suoi occhi, le guance ripresero colore.
No, non si era arreso.
Nella canna della
pistola di Ishimaru Kiyotaka era caricato ancora un ultimo proiettile,
e se anche solo per un secondo si fosse trovato ad esitare per la paura
di ciò che stava tentando di fare, sapeva che il colpo con
cui avrebbe potuto salvare la vita del suo migliore amico si sarebbe
rivelato a salve, completamente inutile. Non doveva avere
tentennamenti, dritto per la propria strada, anche se davanti si fosse
trovato un muro, in quel caso dall'aspetto di robot-orso
semi-indistruttibile.
- Monokuma, permetti
una parola? - gli si fermò proprio davanti, quando ormai era
chiaro che stava per dare il via all'esecuzione del "cattivo" di
quell'ultimo processo, visibilmente annoiato dall'inutile e barboso
prolungamento solo per rivelare a tutti il movente di Owada.
- Upupupupu! Ishimaru
devo forse ricordati che non è possibile contestare l'esito
di un processo solo perché non ci piace la verità
che ne è uscita fuori? - rise il sadico e crudele
orsacchiotto, probabilmente divertito dall'atteggiamento del capoclasse,
- Non intendo
contestare alcunché, il processo si è concluso
nel modo più giusto, ovvero con la scoperta del colpevole -
negò lui ed era stupefacente quanto la sua voce sembrasse
diversa, solo pochi istanti prima le parola che aveva pronunciato erano
suonate crepate dal dolore e malferme a causa della angoscia, gli era
bastato un attimo per ricomporsi, il suo tono ora risultava totalmente
pulito, sicuro e potente, il solito Ishimaru insomma.
E fu quella voce a
mettere Owada in allarme, se Kiyotaka aveva voluto allontanarsi da lui
era perché sapeva che, a causa di ciò a cui
sarebbe arrivato poi, avrebbe tentato di fermalo.
-... avrei
però una proposta per rendere la faccenda più
"interessante" - il gelo calò nella stanza. Associare
l'aggettivo "interessante" alla loro situazione di reclusione, omicidi,
processi ed esecuzioni era qualcosa di grottesco ed impensabile,
terribile e orrendo come il trovarsi davanti ai cadaveri dei loro
compagni. - Sempre se ha voglia di ascoltarla, naturalmente - gli
propose, avvertendo uno strato di sudore freddo bagnargli la fronte,
con il prolungarsi del silenzio cominciò a trattenere il
fiato.
Bene! Aveva trovato la
forza per tirare il sassolino, ora doveva solo sperare di aver colpito
l'interesse di Monokuma e che lo raccogliesse.
- Cosa c'è
di più interessante di un esecuzione?! Tu mi stai prendendo
in giro Kiyo! E io odio perdere tempo! - si infuriò l'orso
meccanico mostrandogli rabbioso gli artigli, avvicinandoli così tanto
al suo viso che quasi immediatamente il capoclasse poté
avvertire il familiare calore del sangue strisciargli in una sottile
linea scarlatta lungo la guancia, poi più giù,
per il mento, andandogli infine a macchiare l'impeccabile e candida
divisa scolastica.
Ishimaru
però non arretrò di un singolo passo, anche se
avvertì il panico che si creò alle proprie
spalle, l'ira di Monokuma aveva messo in subbuglio i suoi compagni e
distintamente riuscì ad udire i richiami di Naegi e Owada, i
quali si erano subito preoccupati per la sua incolumità
(Fukawa era invece svenuta, alla vista del vitale liquido rosso).
"Non posso ritirarmi
adesso" pensava, deciso a non demordere,
- Io credevo che
l'obbiettivo del preside-orso meccanico Monokuma fosse quello di far
piombare ognuno di noi nella più profonda disperazione -
riprese a parlare, quasi non avesse udito le sue repliche e non vedesse
le lame in acciaio che lo minacciavano, pericolosamente vicine
all'occhio sinistro.
- Certo CHE
è IL MIO OBBIETTIVO! Cos'è credi che non sia in
grado di fare il mio lavoro!!?- replicò lui,
all'apparenza ancora più arrabbiato, e per reazione Ishimaru
sbarrò gli occhi, certo che la sua testa sarebbe partita
(prendendo il volo), avendo osato tanto, e non era il solo a crederlo.
Hagakure cominciò ad urlare, convinto di star per assistere
ad un altro omicidio in diretta, Asahina si era coperta il volto con le
mani, Oogami e Owada si prepararono invece a scattare, forse credendo
di poter sottrarre il corvino alle grinfie del pazzo orso preside
appena in tempo per salvargli la vita; Naegi era impallidito cosi come
Yamada, il cui urlo si era unito a quello dello sciamano. Le reazioni
dei rimanenti erano più trattenute, sui loro volti
era però mal celato un certo disagio e disgusto.
Invece, contro tutte
le aspettative, Monokuma ritirò gli artigli e, con fare
seccato, tornò a sedersi comodamente sul proprio trono, -
Sentiamo - sbuffò -... però se ciò che
mi dirai non mi piacerà, ti punirò per tutto il
tempo che mi hai fatto perdere strappandoti un orecchio -
precisò, e Ishimaru non mise in
dubbio che avrebbe messo in pratica una simile minaccia, se la sua
proposta si fosse rivelata una bufala. A causa di un leggero shock,
essendo convinto di star per essere decapitato, al capoclasse ci volle
qualche momento per riprendere il controllo di se, frenò il
tremolio alle mani e ispirò profondamente. Il suo sassolino
aveva fatto centro!
- Io non metto di
certo in dubbio il suo lavoro, d’altronde basta che guardi il
suo fantastico operato: in due settimane che siamo chiusi qui dentro
sono già avvenuti due omicidi...- provò ad
adularlo cosi da evitarsi di essere messo subito a tacere da un secondo
scatto d'ira, e Monokuma sembrava apprezzare, trovandosi ad annuire
compiaciuto e gongolante. - e con l'esecuzione di Kuwata, certo, vi
siete superato, la sua disperazione mentre veniva trascinato via non
aveva paragoni, però...-
- Però.?-
reagì subito l'orso, mettendosi sull'attenti, la sua
attenzione non aveva però la carica omicida di poco prima,
adesso sembrava solo interessato nel sapere cosa, nella sua
strabiliante opera di disperazione, stesse andando storta rovinandone
la perfezione.
- Però,
guardi Owada - indicò il motociclista, il quale si
stupì di essere tirato in causa, ancora non capiva dove
l'amico stesse andando a parare, - e pensi invece a Kuwata quando
è stato nelle veci del colpevole. Non nota alcuna
differenza? -
- In effetti, Kuwata
mi ha dato più soddisfazione. Quel suo inutile aggrapparsi
alla vita arrancando scuse ridicole l'una sull'altra, era assai
spassoso - convenne Monokuma con fare pensieroso, la mano con gli
artigli ancora sfoderati a grattarsi il mento, - lui almeno aveva
cercato di negare tutto fino all'ultimo, Owada invece dopo un primo
momento ha subito ceduto -
- Questo
perché Kuwata voleva farla franca, kyoo-... ehm, Owada
invece si sente in colpa per aver ucciso Fujisaki e desuidera ricevere una punizione (almeno è ciò
che suggerisce il suo carattere) - e fu quel commento detto tra
parentesi in un leggero sussurro, più per parlare a se
stesso che ad altri, a decidere tutto.
- E quindi? - si
spazientì Monokuma, e un leggero sorriso si dipinse sul
volto di Ishimaru, ma era forzato e del tutto innaturale,
- Conosco un modo per
far raggiungere ad Owada una disperazione ben più profonda e
deleteria di quella che toccherebbe con una semplice esecuzione - in
quell'ammissione terrificante c'era una nota strana, nel sentirlo
parlare Makoto l'avvertì subito, ma non comprese di cosa si
trattasse, non fatico però a afferrare il significato delle
sue parole. “Impossibile” pensò, non la
credeva una cosa vera. Dopo l'aver ucciso un compagno ed essere stato
costretto ad ascoltare Monokuma mentre rivelava a tutti il suo segreto,
cosa poteva esserci di peggio per Owada se non la morte?
- La morte
è la suprema disperazione per ogni essere umano, pensi che
gli potrebbe capitare di peggio? - fu la stessa obiezione dell'orso
robot,
- Per alcuni
però la morte può rivelarsi un sollievo o una
liberazione, per esempio, anche se questo non è il caso di
Owada, ogni giorno molte persone decidono di sfuggire alla vita
perché la ritengono un onere troppo grande da sopportare.
Per Owada subire la punizione (l'esecuzione), significa espiare la
propria colpa. Avendo rubato la vita di Fujisaki lui lo ripaga dandogli
la propria, non sembra l'atteggiamento di qualcuno caduto nella
disperazione, ma di chi è dilaniato dal senso di colpa -
osservò Ishimaru, e Monokuma non trovò modo per
replicare, anzi, sembrava in evidente difficoltà dopo
l'arringa del capoclasse, ora era comprensibile da dovere arrivase il suo titolo di super ultra liceale, il suo ragionamento era
inattaccabile. Sopratutto perché si basa sulla
verità, lo stesso Owada aveva ammesso di non aver voluto
uccidere Chihiro, ma di essere stato accecato da una folle rabbia, il
suo senso di colpa non era affatto una farsa.
- Quindi, quale
sarebbe la tua idea? - cedette una seconda volta Monokuma, allettato
dalla possibilità di spargere ancora più disperazione tra loro,
- Per far cadere Owada
in una disperazione ancora maggiore basta aumentare il suo senso di
colpa...- ammise candidamente, quasi fosse la cosa più ovvia
del mondo e, con quella sua ultima affermazione, finalmente il motociclista compresre la malsana idea balzata nella mente del suo migliore amico.
- Ohi, Bro'!..- ma era
troppo tardi per fermalo,
- Basta un semplice
scambio - lo ignorò Ishimaru, - si potrebbe far subire la
sua esecuzione a qualcun altro, cosi che sulle sue spalle si trovi il
peso di ben tre vite: quella di suo fratello Daiya che gli ha salvato
la vita, quella di Fujisaki che ha ucciso e quella di un suo compagnio
morto per evitargli quella sorte; in questo caso potrebbe impazzire
letteralmente dalla disperazione -
Tornò il
silenzio più assoluto, in cui sembrò che ogni
persona presente nella stanza stesse trattenendo il fiato, nessuno
degli altri otto compagni rimasti (Fukawa era ancora svenuta), temeva
per la propria sorte, perché tutti avevano compreso quale vita Ishimaru volesse scambiare con quella di
Owada.
- Upupupupu! Ma questo
significherebbe che qualcuno di voi bastardi dovrebbe sacrificarsi per
parare il culo di Owada - rise divertito Monokuma, - Non credo che ci
sia tra voi qualcuno cosi stupido da...-
- IO MI OFFRO
VOLONTARIO! - affermò immediatamente Kiyotaka, confermando i
sospetti e le paure dei suoi compagni,
- Non sparare cazzate,
Bro'!!- lo ammonì Owada, un evidente panico nella voce, lo
sguardo spalancato dal terrore puro, ma quel richiamo fu il suo
più grande errore.
A Monokuma non
sfuggì l'angoscia malcelata in quella reazione,
- Upupupupu!
È vero, qui dentro voi due bastardi avete fatto amicizia, me
ne ero scordato...- si prese un momento, fingendo di riflettere, solo
per il gusto di aumentare la suspense, - Upupupupu! Sei un bastardo
intelligente Kiyotaka Ishimaru, quando mi hai proposto lo scambio
sapevi già di essere il candidato perfetto per la
sostituzione - ammise, e se la stava ridendo di gusto, quasi avesse
trovato l'atteggiamento del ragazzo assurdamente comico, - Essendo la
persona che ha legato di più con lui la disperazione in cui
sprofonderebbe se dovessi morire si rivelerà maggiore che
con la morte di chiunque altro... E va bene Ishimaru, mi piace la tua
proposta, mi cederai a tua vita per salvare quella del colpevole Owada
- accettò Monokuma e gli occhi scarlatti di Ishimaru si
riempirono rapidamente di lacrime.
Il suo ultimo
proiettile aveva fatto centro! Quella piccola speranza, una minuscola fiammella, aveva infine causato un incendio. Owada sarebbe sopravvissuto!
Lui, invece, sarebbe
morto... Sarebbe stato da sciocchi dire che non era minimamente
spaventato, ma non credeva di poter sopravvivere a lungo alla morte del
motociclista, quindi, se era per salvarlo, preferiva morire così. Per
il suo migliore amico. Perché, anche se Owada fosse caduto
nella più buia e profonda disperazione, presto il peso delle
vite che teneva sulle spalle, la sua compresa (le quali inizialmente lo
avevano spinto a terra), lo avrebbero portato a rialzarsi.
Perché Owada non era il tipo da sprecare un dono cosi
importate come una seconda opportunità, lo avrebbe sfruttato
in modo da poter pagare il debito che aveva contratto nei loro
confronti. Ishimaru era certo che, quando si fosse ripreso, Mondo con
la sua forza sarebbe stato in grado di proteggere tutti gli altri
sopravvissuti e, insieme a loro, sarebbero riuscito a fuggire da
lì. Di questo era sicuro, per questo quando Monokuma
tirò fuori il martelletto per dare il via all'esecuzione,
Ishimaru poteva dire di non avere rimpianti per aver fatto una simile
scelta.
- No! Aspetta
Monokuma, non puoi fare una cosa simile! Va... va contro le regole!-
cominciò a sbraitare il motociclista avvicinandosi di corsa
all'orso, questi però non gli dava retta,
- Upupupupu! Nel
regolamento non c'è scritto nulla riguardo alle sostituzione
in una esecuzione - gli fece notare,
- Ma... ma -
cercò ancora di replicare per evitare una simile ingiustizia
all'amico, però era tardi.
[GAME
OVER]
OWADA è
stato giudicato colpevole.
La sua esecuzione
sarà subita da ISHIMARU e avrà inizio tra breve.
Monument
Man
Rigido e immobile
Ishimaru li salutava in cima ad una piattaforma simile ad un
piedistallo, il braccio destro piegato nel suo solito saluto militare,
perfettamente dritto come la sua schiena. Quella rigidità
non sembrava però naturale, non era causata dalla
compostezza che tanto lo caratterizzava. Ben visibile era lo strato di
sudore freddo che gli ricopriva la fronte e il nervosismo nello sguardo
era palpabile, il petto gli si alzava e abbassava freneticamente, il
volto pervaso da un innaturale pallore, doveva essere colto da un
violento panico, una paura folle, ma stava mettendo tutto se stesso nel
tentativo di celarla, di soffocarla. Sapeva di non poter tornare
indietro, poiché era stato proprio lui a scegliersi un
simile destino, non poteva rimangiarsi la parola, né lo
desiderava. Temeva la morte, sì, ma come tutti. Però non
avrebbe dato Owada in pasto ai leoni dopo che era riuscito a salvarlo.
Aveva raccolto ogni briciola del proprio coraggio per quello scambio,
non era ammissibile cadere sulla dirittura d'arrivo.
"Tra poco
sarà finita..." pensò, non senza una punta di
gelo ad attraversargli la spina dorsale, "tra poco morirò"
realizzò avvertendo gli occhi inumidirsi di pianto, ma non
una singola lacrima gli scivolò sulle guance. Quello era il
suo orgoglio.
L'ambiente intorno al
ragazzo cambiò di colpo, con una velocità
incredibile si creò la scenografia personalizzata che
Monokuma aveva creato appositamente per lui, dal nulla si alzarono un
appatentenmente infinito numero di alti palazzi di cartone, dalle finestre malamente
dipinte d'azzurro, e insieme ad essi arrivò anche una folla,
una miriade di piccoli monokuma, sempre di cartone, gli
vorticavano attorno innalzando cartelloni con su scritto il suo nome,
sembravano fare il tifo per lui, lo inneggiavano tra urla festose.
"Che bastardo" fu
l'ultimo pensiero con cui Kiyotaka si rivolse all'orso robot prima che i suoi
occhi venissero avvolti dal buio grigiore di una pesante colata di
cemento.
Il tema che Monokuma
aveva scelto per il super ultra capoclasse liceale era la
raffigurazione di una città in festa per l'inaugurazione del
monumento dedicato al loro famoso e rispettato sindaco, Ishimaru per
l’appunto, il quale avrebbe fatto da base alla statua.
Il corpo del ragazzo
venne presto tramutato in un perfetto blocco rettangolare, del
tutto ricoperto da uno spesso strato di cemento, poi la
velocità cambiò di nuovo, l'orso
cominciò a correre come un forsennato intorno al basamento,
armato di picca e martello. Una nuvola di polvere si alzò,
coprendo per un momento tutto l'ambiente, rendendo invisibile ogni cosa
e, quando finalmente i detriti si dispersero, una grottesca
raffigurazione con i tratti somatici del capoclasse si
presentò davanti ai sopravvissuti della Kibougamine.
I ragazzi credettero
che fosse finita, per loro quell'orrore era
già abbastanza, ma sbagliavano. L'assenza di Monokuma dalla
scena non faceva presagire nulla di buono, difatti, l'orso psicopatico
si ripresentò alla guidava di una ruspa da demolizione
(indossava persino un casco giallo anti-infortuni), con la quale, senza
troppi complimenti, distrusse in un sol colpo la statua appena creata,
riducendola in una miriade di frammenti.
Ora, l'esecuzione si
era realmente conclusa.
Era la
fine di Kiyotaka Ishimaru.
- Bro'...- non aveva
smesso per un secondo di chiamarlo Owada, letteralmente sconvolto,
l'espressione incredula, gli occhi sgranati, dai quali continuava ad
uscire un silenzioso ma copioso fiume di lacrime.
---
NDA: di solito non mi perdo in spiegazioni, ma (visto che
quello che ho in mente), in questo caso credo che si meglio mettere in
chiaro alcuni punti sin da ora.
1_ Questa FanFiction è stata creata da un enorme, gigantesco
[What if..?], al quale pian piano si sono aggiunte vari supposizioni
che l'hanno seguito simile ad un effetto domino.
2_ Credo che tutti i fan della serie abbiano fantasticato di come fosse
la vita dei nostri cari studenti PRIMA del più grande e
terribile disastro che ha colpito l'umanità, ripescando
varie fan art per il web mi sono creata la mia teoria personale,
potrebbe non essere in linea con la vostra, ma non essendoci dati certi
sui legami passati dei personaggi si può dire che ogni
teoria è buona xD xD
Parlando del capitolo: questo è il prologo (il gigantesco
What if..? a cui accennavo prima).
Ho scelto di iniziare con due brevi paragrafi introspettivi (di mia
interpretazione), per dare cosi una più chiara idea di come
IO veda questi personaggi (e quindi spiegare perché secondo
me potrebbe comportarsi in questo o in quell'altro modo... visto che un
interpretazione, potrei aver sforato nell'OOC, sorry xP ). Coomuque, in
questo caso non volevo dare un tono "amoroso" alla relazione tra Owada
e Ishimaru, ma essendo un amante della coppia potrei non essere
riuscita nell'intento, ci tengo a specificare cmq che la mia FF (per
una rara volta), non vuole contenere dello Yaoi
(ma forse mi sfuggirà qualche scena shonen-ai xD xD)
p.s: Grazie di aver letto la mia fanfiction, al prossimo capitolo ;-)))
p.p.s: lo so che tanto nessuno legge gli Nda xD xD
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** I ***
Capitolo I
- Cosa facciamo
adesso?- domandò Naegi, il volto rabbuiato dalla
tristezza, avvilito sia nel corpo che nello spirito, mai si sarebbe
immaginato che Kiyotaka potesse arrivare a sacrificare la sua vita per
Owada, se solo lo avesse capito prima avrebbe tentato in ogni modo di
fermarlo - al costo di legarlo ad una sedia e imbavagliarlo con un
calzino! -, e questo doveva averlo pensato anche Mondo stesso. Quando
il capoclasse aveva fatto quella folle proposta a Monokuma Makoto
l'aveva intravisto stringere i pugni tanto da farseli sanguinare,
probabilmente desideroso di picchiare l'amico fino a farlo svenire per
essere stato tanto pazzo e incosciente, ma a quella distanza nessuno
aveva potuto nulla per fermare la follia del ragazzo.
Ora Ishimaru
era morto, aveva subito l'esecuzione al posto di Owada, colpevole
dell'assassinio di Fujisaki, e i rimanenti nove sopravvissuti non
sapevano come comportarsi. Da quando si era concluso il processo di
classe, due giorni prima, il motociclista non aveva mai lasciato la sua
stanza e nessuno lo aveva più visto, i ragazzi si erano
riuniti nella
sala mensa, incapaci di capire come dovessero comportarsi di fronte ad
una simile situazione. Non potevano certo dimenticare la terribile
azione che Owada aveva compiuto, l'omicidio non era un'atto possibile
da perdonare. Per quanto non fosse intenzionale, la furia assassina da
cui Mondo era stato posseduto era tutt'altro che immaginaria e Chihiro
ne era rimasto vittima.
- Per me, fino a
quando se ne rimane per i
fatti suoi non è un problema - commentò Togami
sprezzante, - Sarebbe
peggio se ricominciasse a girare tra noi tranquillamente, come se non
fosse accaduto nulla - aggiunse sistemandosi gli occhiali, portando lo
sguardo altrove, verso la soglia della sala, forse temendo che
l'interessato, udendo parlare di sé, l'attraversasse da un
momento
all'altro.
- Per una volta devo
dare ragione al cinismo di Toga,
neanch'io mi sentirei sereno con Owada in torno, infondo a causa sua
sono morte due persone... - lo appoggiò controvoglia
Hagakure,
l'espressione tirata e sudata dal nervosismo,
- Ma non possiamo
lasciare la cose come stanno! - protestò vivamente Naegi,
nemmeno lui
aveva scordato ciò che il super ultra motociclista
fuorilegge aveva
fatto, però non poteva neppure far a meno di pensare al
gesto di
Ishimaru. Di certo il corvino non avrebbe mai desiderato un simile
futuro per il suo migliore amico (separato, abbandonato dal resto del
gruppo), ma per quanto Makoto si sforzasse di riflette non riusciva
proprio ad immaginare cosa il capoclasse si aspettasse da loro,
insomma, come avrebbero dovuto comportarsi? Era impossibile accettare
di nuovo Owada tra loro come se niente fosse (come poco prima aveva
già
accennato Togami), isolarlo però non era la risposta giusta.
- I-io non
dico che Owada non meriti una punizione per il suo gesto, ma... credo
che tutti noi ci sbagliamo pensando che non l'abbia già
ricevuta - si
ritrovò a balbettare, esponendo quel pensiero che da lunghe
ora aveva
cominciato ad elaborare in segreto dentro di sé,
- È vivo mi
sembra - fu la secca replica di Togami,
-
Sai cosa intendo! - ebbe un moto di stizza di fronte all'ennesimo muro
che l'ereditiere gli metteva di fronte, perché per una volta
non
provava a essere un poco più elastico?
- Pensi sul serio che
ad
Owada importi qualcosa se quello stupido di Ishimaru sia morto per lui?
- insistette inacidendosi, - Fidati, quell'omicida ha solo pensato che
gran fortuna fosse aver fatto amicizia con un imbecille simile, altro
che legame (o qualunque altra cosa avessero formato quei due). Con ogni
probabilità adesso se la sta ridendo per aver salvato la
pelle -
-
No, sono certo che Owada sta soffrendo per la morte di Ishimaru e che
odi se stesso per non essere riuscito a far nulla per fermarlo, cosi
come si odia per aver ucciso Fujisaki in un impeto di rabbia - lo
difese Naegi e aveva una salda convinzione per farlo,
- Sei solo uno sciocco
ingenuo, come puoi esserne certo?-
-
Perché Ishimaru non era il tipo di persona che cede la
propria vita per
nulla! - era questo che lo assillava, se qualcuno, anzi, contando anche
suo fratello maggiore più di uno, era arrivato a sacrificate
la propria
vita per lui, come poteva Owada Mondo essere una persona malvagia? Loro
che erano arrivati a tanto potevano essersi sbagliati sul suo conto?
Tralasciando Kiyotaka che lo conosceva da poco, anche Daiya era stato
ingannato dal fratello? Entrambi erano morti per nulla? Oppure, avevano
un motivo per aver compiuto un simile folle gesto? Cosa avevano visto
in Owada..?
Forse, Fujisaki aveva
intravisto in lui lo stesso? Per
questo gli si era affidato per cercare la propria forza - seppur per il
softwarista tutto fosse andato per il verso sbagliato (lo zampino di
Monokuma aveva fatto in modo che l'ago della bilancia pendesse
pesantemente sul punto dolente del motociclista).
- Solo un idiota
può fidarsi del giudizio di un altro idiota -
alzò le spalle
l'ereditiere, per lui una sciocchezza simile non meritava neppure una
smentita,
- Spezzò
una lancia in favore di Naegi - intervenne in
quel momento Oogami, con la sorpresa di Byakuya, il quale riteneva la
questione già chiusa.
- Alla fine sei
ammattita non potendo seguire
il tuo quotidiano ciclo di allenamenti Oogami? - gli chiese Celestia
con una velata ironia,
- La mia non
è follia, è che comprendo i
sentimenti con cui Ishimaru è arrivato a fare quel che ha
fatto per
Owada - spiegò la lottatrice, lo sguardo rivolto per un
momento alla
ragazza con la giacca sportiva rossa al suo fianco - ed è
proprio
perché li capisco che accetto la risposta data da Naegi a
Togami,
poiché, se non mi fidassi del giudizio di Ishimaru, dovrei
mettere in
dubbio pure il mio -
- Sì! Lo
stavo pensando anch'io! - la seguì con
la sua solita vitalità Asahina, - per quanto le persone si
possano
ingannare l'un l'altra, quando si arriva a mettere a repentaglio la
propria vita per qualcuno allora significa che si è trovato
qualcosa di
"importante" in lui, e non è possibile mentire su questo! -
avvolte era
incredibile ciò che usciva dalla sua bocca.
- È
impensabile che noi
torniamo a fidarci di Owada sulla base di simile congetture
sentimentali - la fredda logica di Kirigiri però non
sembrava lasciar
scampo, aveva taciuto sino a quel momento solo per studiare quali carte
avessero sul tavolo, -... ma se davvero dovessimo ricominciare a
collaborare con lui lo dovremmo fare con la certezza che non nuoci
più
a nessuno - nell'ascoltarla Naegi faticò a trattenere un
sorriso, anche
lei era dalla sua parte! Non stava negando la possibilità di
far
tornare il motociclista tra le loro fila e le sue condizione era giuste
e razionali, per Makoto era già una vittoria, avere
l'appoggio di
Kirigiri per lui contava molto.
- Ricapitoliamo: Toga,
Yama, Fukawa e Celes sono per l'allontanamene di Owa dal gruppo;
Nae,
Kiri, Asa e Ogre (con le dovute precauzioni), sono per un suo ritorno.
- riepilogo Hagakure tenendo il conto dei compagni con le dita, -
Uhmm... Pari? Ma non eravamo in nove? Ho dimenticato qualcuno? -
-
Avvolte la tua stupidità stupisce anche me -
commentò Celestia
scuotendo il capo con fare sconsolato, quasi fosse realmente in pena
per la scarsa intelligenza di Yasuhiro,
- Hai dimenticato te
stesso,
babbeo - lo aiuto Fukawa mordendosi con fare ossessivo l'unghia del
pollice, preda di chissà quale raptus,
- Ah, già!
Bhé... Ascoltando
Nae e Ogre direi che non ci sono problemi se Owada torna tra noi! -
esclamò candidamente, con un sorriso ebete, e per un momento
Makoto
ebbe la sensazione che Togami stesse cercando di frenare se stesso per
non assalirlo e ucciderlo lì, davanti a tutti. Alla fine
sembrò
riuscirci, perché si limitò a coprirsi il viso
con una mano, cercando
di non esplodere dalla rabbia di fronte a tanta insulsaggine,
- Ma
non eri tu quel codardo che grida ad ogni ombra: "al lupo, al lupo" -
osservò a denti stretti, perdere a causa di un singolo voto
gli
bruciava, un Togami non si sarebbe mai abituato o arreso alla sconfitta.
-
Infatti, ma se continuo a chiamare "al lupo, al lupo" quando non
c'è
farò la fine del bambino della storia: nel momento in cui il
lupo
arriverà per davvero nessuno mi crederà e
sarò divorato - ammise
continuando con quel sorriso ebete, -... chissà, forse
questa volta
quello che mi è parso un lupo si rivelerà un cane
docile già ammansito -
-
In questo momento darei la metà dei miei guadagni in
scommesse per un
calendario in cui segnarmi questo giorno ...- commentò
Celestia
sorseggiando un Milk Tea, che durante la discussione aveva fatto
preparare a Yamada almeno una quindicina di volte prima che lo
giudicasse accettabile secondo i suoi canoni.
- Eh,
perché? -
-
Non pensò che dirai più qualcosa di cosi
assennato - ammise e il resto
della classe annui dandogli man forte, trovandosi perfettamente
d'accordo con lei, per una volta tutti con la medesima opinione, senza
altri conflitti se non le proteste del super ultra sciamano liceale, il
quale negava di avere il "cervello di una seppia", come Fukawa asseriva.
"Incredibile,
l'idiozia di Hagakure sembra essere il nostro unico punto d'incontro"
pensò Naegi sorridendo tra se e se, grazie a quell'ultimo
intervento
l'ambiente intorno a loro sembrava essersi di colpo alleggerito,
finalmente potevano prendersi un attimo di respiro, anche se sapevano
che quella pausa non sarebbe durata allungo.
Monokuma era sempre in
agguato, e di sicuro stava escogitando tante nuove splendide "sorprese"
per loro.
Upupupupupupupu!
-
Cosa cazzo dovrei fare adesso!? Me lo dici tu Bro'?- si
infuriò Owada
gridando al nulla, al vuoto della sua stanza, mentre pestava,
stracciava, colpiva qualunque oggetto gli capitasse a tiro. Era una
vera fortuna che le camere da letto fossero tutte insonorizzate, almeno
non doveva dare spiegazioni a nessuno di tutto quello sfacelo che si
era creato attorno.
Ormai da giorni quella
distruzione perpetrava
senza interruzioni e la maggior parte dei suoi averi erano
già ridotti
ad un cumulo irriconoscibile d'immondizia, eppure, ancora non gli
bastava, non si era sfogato del tutto.
Sembrava esistere
qualcosa di
ben più profondo in quegli atti di totale furia in cui nulla
riusciva a
trarsi in salvo, un briciolo di lucidità nelle azioni della
bestia. In
lui aveva preso a crearsi un desiderio malsano, per quanto del tutto
naturale nella sua tragica situazione: voleva annientarsi.
Il suo
orgoglio però non gli permetteva di prendere in
considerazione il
suicidio (non dopo che qualcuno si era sacrificato perché
continuasse a
vivere), quindi, non aveva trovato altro modo per cercare di seguire, e
allo stesso tempo smorzare, quell'impulso che distruggendo tutto
ciò
che gli apparteneva, cancellando ogni cosa riconducibile a Owada Mondo.
L'omicida. Persino lui non poteva più evitare di pensare a
se stesso in
quel modo: prima suo fratello Daiya, poi quel piccoletto di Fujisaki e
infine il suo migliore amico Ishimaru; se si fosse trovato nel mondo
oltre le mura di quella maledetta accademica, con tre vite sulle
spalle, l'avrebbero già considerato un serial killer. Non
certo al
livello di Genocider Syo, ma aveva comunque portato alla morte degli
esseri umani, un atto di totale infamia, per cui avrebbe meritato lui
stesso di morire.
Owada l'aveva pensato
sin dal momento in cui si
era reso conto di ciò che aveva fatto al piccoletto, provava
ribrezzo
per se stesso, non era più un uomo! Ma forse aveva smesso di
esserlo
quando aveva celato la verità sull'incidente di Daiya. Se
solo quella
volta non si fosse comportato da perfetto codardo ora... "Ora
né
Fujisaki, né Ishimaru sarebbero..."
No, non concluse quel
pensiero.
Con i se, i ma e i forse non sarebbe andato da nessuno parte, avrebbe
solo ferito ancor di più il proprio animo tormentato dal
rimorso.
Invece, non poteva continuare a struggersi nella propria personale
disperazione. Doveva trovare una soluzione! Scoprire il motivo per cui
era ancora vivo, un'obbiettivo da perseguire con cui aiutare se stesso
e gli altri a fuggire da quella reclusione, e che potesse redimere il
suo spirito, anche solo di poco, abbastanza da rendergli sopportabile
l'orrore della consapevolezza delle sue azioni.
Un capogiro colse
d'improvviso il super ultra motociclista fuorilegge liceale, era
già la
quinta volta quel giorno, la stanchezza si faceva sentire e quelle
poche schifezze che si era limitato a sottrarre dal magazzino durante
il periodo notturno (così da essere sicuro di non incontrare
nessuno),
di certo, non bastavano a rifornirlo delle giuste energie per
continuare il suo incessante atto di distruzione. Era arrivato al
limite e se ne rendeva perfettamente conto per quanto si intestardisse
a rimanere in piedi, evitandosi assolutamente di dormire.
In
quell'ultimo periodo si era concesso soltanto brevi e saltuari momenti
di riposo, così da non stramazzare moribondo a terra, ma mai
si era
lasciato preda, neppure per un'ora, del sonno. Si era costretto a
rimanere sempre vigile perché, nella veglia, poteva
controllare i
fantasmi della propria psiche, cosa che nel sogno invece non poteva
fare. Non appena chiudeva gli occhi i demoni che ne popolavano il
subconscio prendevano l'aspetto dei suoi compagni, di quei compagni che
aveva ucciso, e lo tormentavano con i loro sguardi accusatori e bocche
mute, prive di voce per quanto spalancate.
- Cosa volete che
faccia?!- urlava agli spettri, ma essi non avevano parole con cui
rispondergli e l'incubo si concludeva cosi, con il suo risveglio tra
urla di rabbia e frustrazione, lasciandolo ancora più vuoto
e
angosciato di quanto lo fosse quando si era coricato.
La mancanza
forzata di sonno aveva però aperto una sorta di porta nella
usa mente
da cui quei fantasmi erano usciti e ora, anche nelle ore diurne, si
mostravano come allucinazioni di fronte ai suoi occhi. Owada, non
capendo la reale natura di quelle proiezioni, aveva persino tentato di
colpirle, pensando si trattasse di qualche brutto tiro di Monokuma, ma
non c'era stato verso di scacciarle.
Quei fantasmi erano le
sue colpe e, dovunque si fosse rifugiato, LORO, lo avrebbero trovato.
Non
c'era più alcun luogo in cui potesse avere pace, e questo
era un bene,
poiché era il rimorso che lo attanagliava a renderlo ancora
umano.
Da
venti minuti Naegi ormai stanziava di fronte alla camera di Owada,
insicuro su cosa dovesse fare, nervoso e pensieroso come un bambino che
passava la sua prima notte fuori casa,
- Prima di tutto dovremmo
cercare di farlo uscire - aveva osservato quando ancora si
trovava in
sala mensa, e mai per lui parole furono più sventurate.
- Visto che
è stata una tua idea, d'ora in poi dovrai occupartene tu -
gli si era
rivolto Togami mentre si ripuliva gli occhiali con un fazzoletto di
stoffa, all'apparenza ben poco interessato al discorso. La sua doveva
essere una qualche forma di vendetta per aver perso ai voti, aveva
pensato poco dopo Naegi, nel momento in cui anche il resto della classe
si era pronunciata a favore della proposta dell'ereditiere.
"Bhè..
qualcuno deve pur farlo " sospirò il ragazzo rassegnato,
ancora fermo
davanti a quella soglia, incapace di premere il campanello. Per quanto
avesse insistito per accettare nuovamente Owada nel gruppo, provava
comunque un certo timore nei confronti del motociclista, alla fine cosa
non lo assicurava che Togami non avesse ragione su tutto? Forse Mondo
dopo averla scampata si era tramutato in una specie di mostro omicida
assetato di altro sangue... Loro non avevano bisogno di un'altro
Genocider Syo, Fukawa era più che sufficiente a
terrorizzarli
abbastanza con il suo comportamento fuori dal normale, da serial killer
fuori di testa.
"A... adesso busso" si
ordinò Makoto, ricordando
subito dopo quanto quel gesto fosse inutile, essendo le camere
completamente insonorizzate, e riportando il braccio e il pugno
già
alzato lungo il fianco, arreso, ignorando totalmente il citofono
proprio lì al suo fianco, un poco sulla destra. Se avesse
solo
allungato un dito lo avrebbe raggiunto, però di nuovo
l'incertezza lo
fermò ad un passo dall'arrivo.
- Sei patetico -
osservò Kirigiri
alla sue spalle, facendolo sussultare dalla spavento. "Da.. da quanto
tempo è qui?" la fissò il ragazzo incredulo,
l'espressione spaventata
di chi è stato totalmente colto di sorpresa,
- Abbastanza da capire
che, come uomo, ti manca totalmente la spina dorsale -
sbuffò
sistemandosi un lungo ciuffo di capelli dietro l'orecchio,
l'espressione sempre piatta, imperscrutabile, - ma questa dimostrazione
è solo di pura conferma, lo sospettavo già -
rispose quasi gli avesse
letto nel pensiero, e una vecchia battuta sui poteri Esp che la sua
frase gli riportò alla mente fece venire a Naegi una leggera
stretta al
cuore.
- Si, hai proprio
ragione - confermò con un sorriso triste,
capendo quanto stupidamente si stesse comportando, un piccolo ipocrita
che prima cercava di convincere gli altri della buona fede di un loro
compagno e poi lui stesso non riusciva a credere alle proprie parole.
Il ricordo di Maizono, che Kirigiri gli aveva inconsapevolmente
riportato alla mente, aveva però cambiato le cose. Lui aveva
promesso
di non lasciare indietro nessuno, che tutti, anche coloro deceduti per
mano di qualcun altro o per volere di Monokuma, sarebbero usciti fuori
da quell'inferno, perché Makoto li avrebbe portati via con
sé.
E se
ora non fosse riuscito ad attraversare quella porta, non avrebbe potuto
mantenere quella promesso, perché lasciare Owada solo, preda
a chissà
quale disperazione, equivaleva ad abbandonarlo. Non poteva
permetterselo. - Infatti ho sempre bisogno del supporto di Kirigiri per
fare una qualunque cosa - aggiunse con un'espressione già
più serena
mentre, finalmente, suonava a quel campanello, un'azione di una
facilità disarmante, tanto che persino Naegi si chiese
perché avesse
sprecato tutto quel tempo senza fare nulla.
"Probabilmente gli
altri
mi daranno già per disperso a quest'ora" riflette pensando
ai suoi
compagni mentre il trillo dell'apparecchio invadeva per un momento il
corridoio, prima di acquietarsi, "chissà forse Kirigiri mi
ha raggiunto
perché preoccupata per me?" ma un pensiero simile faceva
ridere anche
lui. Se la ragazza lo aveva seguito era perché sapeva che
non era in
grado di bussare a quella porta, non da solo almeno, che le insicurezze
si sarebbero impiantate nella sua testa come dei semi, per poi
germogliare, ancorandolo con le loro radici a terra e impedendogli di
avanzare. "Grazie, Kirigiri" aggiunse poi, non doveva essere facile
occuparsi di un amico tanto inaffidabile e insicuro.
Passarono i secondo, i
quali si trasformarono in minuti.
1,
2... 4, 5 minuti e nessuno venne ad aprire, "che non ci sia?" si
domandò Naegi volgendo uno sguardo preoccupato alla ragazza
dietro di
lui, Kyouko scosse leggermente il capo e lo superò, suonando
una
seconda volta, lasciando però che l'indice continuasse a
premere sul
pulsante, cosi che il suono non venisse interrotto.
- Hai intenzione
di stanarlo con il rumore? - gli domandò Makoto, dubbioso
che una
simile idea potesse funzionare, se il motociclista era uscito era
impossibile che qualcuno venisse ad aprirgli,
- L'unico momento
della giornata in cui Owada si arrischia ad uscire è durante
il periodo
notturno, quando è certo che la maggior parte di noi non sta
girovagano
per i corridoi - fece lei, il tono di chi la riteneva un'informazione
superflua, perché ovvia come la luce del sole,
- e come fai a
saperlo?! - esclamò stupito, la voce più acuta di
quanto volesse,
-
Temevo che potesse fare qualche azione pericolosa quindi ho cominciato
a sorvegliare la sua stanza, esce solo di notte per prendere un po' di
scorte di cibo dal magazzino -
"Chissà
perché, ma trattandosi di
Kirigiri la cosa non mi stupisce" pensò Naegi, sapendo
quanto la
ragazza si potesse far seria e scrupolosa, ancora più di
quanto non
apparisse (era stata pur sempre lei a scoprire la reale
identità
sessuale di Fujisaki dopo un esame "accurato" del suo cadavere).
-
Adesso sono le 14:00, è certo che Owada sia lì
dentro - affermò con
tutta la sicurezza di chi ha passato giorni a spiare le abitudini di un
proprio compagno, in qualche modo un simile atteggiamento
poteva farla
assomigliare a quella stalker di Fukawa, ma neanche per un secondo
Makoto era stato sfiorato da un simile pensiero, le motivazioni che
spingevano le due ragazze erano troppo diverse per poterle accumunare.
-
Ma se c'è, allora perché non viene ad aprire? -
domandò Naegi e subito
un velo di preoccupazione gli oscurò il viso, che anche per
Owada fosse
ormai tardi? - E se qualcuno fosse arrivato prima di noi e lo avess...-
la voce gli morì in gola come ogni qualvolta che si trovasse
ad
affrontare una simile orrida situazione,
- Come ti ho detto, ho
tenuto sottosorveglianda questa porta, e posso assicurarti che noi
siamo i primi ad avvicinarci tanto da quando si è concluso
il processo
- affermò continuando a suonare il campanello,
forte e sicura della
propria convinzione, - E se pensi che possa essere accaduto quando ci
siamo ritrovati tutti in sala mensa, bhè... ti sei
già dato la risposta
da solo visto che TUTTI erano presenti (meno Owada ovviamente) -
-
Ma... ma ci deve essere stato un momento in cui anche tu ti sei
allontanata, in cui hai perso d'occhio la porta! - insistette lui,
certo che ogni essere umano al mondo non potesse mantenersi
costantemente vigile ed attento.
Infondo, cosa c'era di
più noioso di guardare una porta chiusa?
-
Anche se fosse (e non lo sto ammettendo), non sarà stato
più di 2 o 3
minuti, ed è impensabile che qualcuno abituato come Owada a
lottare, e
vista la stazza, possa essere ucciso in un cosi breve lasso di tempo, e
di certo avrei colto l'omicida nel momento in cui lasciava la stanza -
ammise, e Naegi poté trarre un sospiro di sollievo, anche
Kirigiri era
umana, per quanto comunque la sua concentrazione fosse qualcosa da
meritarle qualunque titolo di super ultra liceale le avessero
affibbiato. - In realtà, gli unici momenti in cui perdevo di
vista
Owada era quando andava nel magazzino a fare scorta di cibo, essendo
certa che lì dentro non avrebbe potuto far alcun danno non
mi
apprestavo a seguirlo, poiché facendolo avrei anche
rischiato di essere
scoperta -
- Allora, se
è vivo, perché non viene ad aprire? -
osservò Naegi, la cui preoccupazione per l’assenza
del motociclista si
acuiva di secondo in secondo,
- Non è
detto che sia vivo - fu la
gelida premonizione della ragazza, la quale cercò il suo
sguardo,
incrociandolo per un momento,
- Vorresti dire che
Owada potrebbe essersi su..- no, non riusciva a dirlo,
-
Lo so che Owada non sembrerebbe il tipo di persona che compie gesti
cosi drastici, però la disperazione può portare
ad accarezzare idee che
normalmente sono totalmente contrarie alla tua natura -
- Ma… ma
che senso avrebbe?!- si infuriò a quel punto il ragazzo, che
per nulla
al mondo poteva accettare una spiegazione simile, - Allora
perché
Ishimaru sarebbe morto!? - più di tutto era la
consapevolezza che un
suo amico potesse essersi sacrificato per nulla a ferirlo.
- La
smettete con quel campanello si o no!?- arrivò infine
l’urlo furente di
Mondo Owada mentre spalancava di colpo la porta, assillato sino allo
sfinimento dal quel suono orribile, pronto a prendere a pugni qualunque
idiota avesse cosi tanta voglia di morire da farlo imbestialire in quel
modo.
- Oppure ci sta
semplicemente ignorando - concluse le sue
supposizione Kirigiri, un leggero sorriso di vittoria ad incurvargli le
labbra,
- O-owada! -
Essendo stata Kirigiri
ad aver
continuato a suonare il suo campanello, ininterrottamente per quasi
dieci minuti, Owada (non potendo colpire una ragazza), dovette
desistere dall’impulso di prendere qualcuno a pugni in
faccia. Per un
momento Naegi aveva temuto che potesse sfogarsi su di lui, ma il
motociclista lo aveva già colpito una volta, ed essendo
stata
un'esperienza molto deludente, visto che il ragazzo era svenuto subito,
non aveva alcuna intenzione di ripeterla.
Quindi, dopo
l’urlo
iniziale, Owada si era trovato costretto ad accogliere i due
indesiderati visitatori in camera propria, visto che ormai gli aveva
aperto.
Si limitò a
fargli cenno di seguirlo dentro con un grugnito.
Kirigiri
fu la prima ad entrare, Naegi invece esitò, un poco
titubante dopo una
simile accoglienza, non sapeva cosa dovesse aspettarsi da lui, ma non
poteva certo lasciare che Kyouko facesse tutto da sola, infondo, come
incaricato a parlare con Mondo era stato scelto Naegi, non lei.
Preso
tutto il proprio coraggio, anche Makoto entro nella stanza, chiudendosi
poi la porta alle spalle, ma pentendosi quasi immediatamente di averlo
fatto, ciò che vide oltre quella soglia lo lasciò
di stucco e ancor più
inquieto di quanto non lo fosse già stato.
Cosa diavolo era
successo alla camera da letto di Owada?! Si chiese osservando con occhi
sgranati dalla meraviglia come ogni singolo oggetto appartenuto al
motociclista fosse stato ridotto in frantumi, fatto a pezzi, distrutto
da una furia per lui inconcepibile, usufruendo di una forza tale che,
se mai fosse stato Naegi a provarla, ne sarebbe rimasto ucciso.
In
mezzo a tutta quella devastazione, però, c’era
anche un fondo di
ordine, i rottami erano stati accatastati in un angolo a formare
un’alta pila, simile ad una piccola montagnola di rifiuti
pronti per
essere bruciati; i rari oggetti che non erano finiti disintegrati erano
quei elementi d'arredamento disponibili in tutte le stanze: la
scrivania, il letto e la pianta vicino alla porta, il resto era invece
tutto da buttare, compreso un tavolo identico a quello presente nella
camera di Naegi.
Quanto aveva impiegato
per ridurre tutti i suoi
effetti personali in quel modo? Si era chiesto il ragazzo, notando solo
in quel momento come lo sguardo di Owada, seduto sul bordo del proprio
letto, e di Kirigiri, in piedi davanti a lui, fossero fissi a
guardarlo, quasi si trattasse dell’ultimo attore, giunto in
ritardo,
per provare la scena.
- Co… cosa
è successo qui?- balbettò Naegi,
incapace di controllare la propria voce, a disagio sotto gli occhi dei
compagni, e non sapendo cos’altro dire,
- Ho solo dato una
ripulita
alla stanza, qualcosa da obbiettare?- non era starno il comportamento
perennemente passivo aggressivo del motociclista, Makoto
però si stupì
che minimizzasse in tal modo il fatto, si trattava pur sempre di
oggetti personali, alcuni dei quali avevano probabilmente un
significato importante per il motociclista. Eppure, il ragazzo non
sembrava averci pensato due volte prima di romperli,
- Nu- nulla!-
si affrettò a negare agitando la testa, non voleva certo
farlo
infuriare, anche se Owada sembrava già furente per conto suo.
-
Siamo qui per parlarti Owada - saltò i preliminari Kirigiri,
giungendo
subito al punto, avvolte Naegi credeva di amare davvero quella ragazza,
arrivava sempre in suo soccorso in casi simili.
- Non ho mai pensato
che questa fosse una visita di cortesia - osservò astioso,
per nulla
disposto a discutere con loro, un'atteggiamento chiuso ed evasivo, del
tutto consono al suo ruolo di super ultra motociclista fuorilegge, una
parte che doveva essergli venuta naturale un tempo, ma che adesso
pareva solo malamente recitate. C’era qualcosa che non andava
in Owada,
lo si capiva non solo dalle condizioni in cui versava la sua stanza, ma
dal suo stesso aspetto. Aveva il volto pallido, stanco, attraversato da
profonde occhiaie che gli segnavano lo sguardo, sembrava non chiudere
occhio da giorni (ed era realmente cosi, solo che né Naegi,
né Kirigiri
potevano saperlo), e per di più, ma Makoto se ne rendeva
conto solo
adesso che poteva osservarlo meglio, la sua tipica pettinatura era
scomparsa, i ciuffi di capelli gli ricadevano scompostamente sulla
fronte, più lunghi di quanto avesse creduto, scompigliati e
disordinati. Non li aveva pettinati, e sembravano anche un
po’ umidi…
Umidi? All’ora Naegi notò l’asciugamano
che il motociclista teneva
sulle spalle. “Non è che lo abbiamo disturbato
mentre si faceva la
doccia?” si domandò preoccupato, notando che anche
i vestiti che
indossava non erano i soliti con cui si era sempre presentato a loro:
una canottiera bianca e i pantaloni di una tuta, doveva averli pescati
alla rinfusa dall’armadio, “Ecco perché
era cosi infuriato!”
- Allora, che volete?
- chiese in tono tutt’altro che cordiale, quasi di minaccia,
-
Che ci aiuti ad uscire di qui - la capacità di sintesi di
Kirigiri
aveva qualcosa di incredibile, soprattutto, Makoto non capiva cosa
avesse in mente, come poteva Owada aiutarli a fuggire se loro non
avevano ancora trovato né un piano, né una
maniera per farlo?
- Avete trovato un
modo per scappare?! - si stupì difatti anche il motociclista,
-
No, ma non lo troveremo mai se non collaboriamo tutti assieme -
affermazioni simili non erano proprio da lei, pensò Naegi,
il quale
capì di essere un muto osservatore della loro conversazione
(gli
sguardi di prima erano un avvertimento: “non ti
intromettere”).
-
Suona strano detto da qualcuno che fino ad adesso ha fatto tutto da
solo - convenne anche lui, - … e poi, per trovare un modo
per fuggire
da qui ci vuole cervello, cosa che a me manca, non vi sarei di alcun
aiuto - non aveva tutti i torti,
- Non sappiamo cosa
Monokuma farà
d’ora in avanti. Se tu sei vivo è
perché Ishimaru l’ha convinto a
cambiare le regole del gioco, d’ora in poi potrebbe accadere
di tutto
e, in caso di pericolo, la tua forza può esserci utile. Per
quanto sia
straordinaria, Oogami da sola non basta -
“Ha cambiato le regole
del
gioco” nessuno ci aveva fatto caso, ma quello
che aveva detto Kirigiri
era vero, Monokuma aveva mandato a morte un'innocente piuttosto che il
colpevole e, questo, andava contro al suo stesso regolamento. Se il
piccolo orso psicopatico era arrivato a compiere un gesto simile,
significava che le sue regole non erano altro che cartastraccia, non
avevano alcun valore e ciò portava ad una sola cosa: in
qualsiasi
momento il Burattinaio avrebbe potuto ucciderli, spinto forse da
semplice noia.
Se prima avevano
almeno la certezza, se mai si
fossero rassegnati a quella prigionia, di poter vivere
all’interno
della Kibougamine per tutta la vita, ora non potevano più
esserne cosi
sicuri.
Come sempre tutto era
nelle mani del loro aguzzino, ogni cosa era controllata dal suo umore.
-
Hai parlato tanto per il plurale, ma sono certo che gli altri non
rimpiangano la mia presenza, di sicuro qualcuno crede anche che potrei
tentare di uccidere ancora - e, di nuovo, aveva ragione. Per qualcuno
che si descriveva come un persona di scarsa intelligenza era comunque
abbastanza sveglio.
- Avevo
anch’io questo dubbio - ammise Kirigiri,
era nella sua natura essere sospettosa, - … e non posso
essere certa
che in futuro non lo rifarai - sembrò che Owada volesse
replicare, ma
una cenno di lei lo azzittì, non aveva ancora
finito. - Però sono
sicura che in questo momento, in questo presente, non commetterai un
altro omicidio, le prove che ho raccolto me lo confermano -
- E quali sarebbero
queste prove?- gli domandò con un sorriso beffardo sul
volto, non le credeva,
- Siamo ancora tutti
vivi -
- Questa non
è una prova -
-
Si, lo è. - replicò, e il suo tono non accettava
altre obbiezioni, come
se l’avessero punta sul vivo, - … visto che tu
stesso lo hai ammesso
poco fa, io lo ribadisco: Owada, rispetto ad alcuni di noi tu non hai
molto cervello (anche se altri però li superi) - per quanto
quella
fosse una mezza offesa, il motociclista non poteva obbiettare, lo aveva
detto lui solo pochi momenti prima. - Ed è per questo che il
maggior
pericolo in cui incorrevi, una volta sventata l’esecuzione,
era che la
disperazione ti portasse alla follia. Perché solo in quel
caso saresti
stato spinto ad uccidere di nuovo, diventato un serial killer molto
vicino a quella pazza di Genocider Syo -
- E cosa centra il
fatto
che io abbia “poco cervello”? - era visibilmente
irritato, molto
irritato, ma si tratteneva digrignando i denti e ricordandosi che il
suo interlocutore era una donna. Una donna irritante ma comunque un
donna.
- Perché,
qualcuno con più sale in zucca, sarebbe invece
stato allettato dall’idea di commettere un nuovo omicidio che
lo
avrebbe portato a diplomarsi, ma essendo già stato colpevole
di un
primo, questo avrebbe richiesto una preparazione impeccabile:
meticolosa ed attenta; ma soprattutto un enorme pazienza.
Qualità che a
te mancano - l’espressione di Kirigiri era rimasta
immutabile, severa
ed attenta, per tutto il discorso, ma a quell’ultima
affermazione si
era concesse un sorrisino vittorioso, di quelli che faceva quando tutte
le tessere del puzzle prendevano il loro posto nella sua mente.
Ora che aveva mostrato
le prove si sentiva sicura ed inattaccabile.
“Praticamente,
hai fiducia nel fatto che Owada non possa commettere un altro omicidio
perché non è in grado di progettarlo. Quindi, non
è neppure cosi folle
da provarci, perché altrimenti lo avrebbe già
fatto” ripensò
mentalmente al suo ragionamento Naegi, provando però un
po’ di
tristezza nella fredda logica della ragazza, alla fine non era che si
fidasse DAVVERO di Owada.
- Questo
però è solo la mia motivazione,
non conosco il motivo per cui Naegi e gli altri ti rivogliono nel
gruppo - fu il suo ultimo commento, perché, con un altro
sguardo,
concesse finalmente la parola a Naegi.
- Ecco…
Oogami e Asahina sono
convinte che tu sia una brava persona e questo lo credo
anch’io (su
Hagakure non mi posso pronunciare perché il suo cervello
è un mistero)
- parlò in fretta, senza saper bene cosa dire, forse era
rimasto in
silenzio troppo allungo. Un leggero panico gli prese il petto, doveva
convincere Owada a fidarsi di loro, ma cosa poteva dire? Cosa?.. COSA?!?
Forse
avrebbe dovuto semplicemente cominciare dalla verità?
Rifletté
prendendo un profondo respiro, cosi da schiarirsi le idee, Kirigiri e
il motociclista non parevano aver alcuna fretta, perché
rimasero in
silenzio (l’una attenta, l’altro pensiero),
aspettando che parlasse.
Era il tempo di
riaprire il caso dell’omicidio di Fujisaki.
-
Non penso che tu sia cattivo Owada, nonostante quello che è
successo a
Fujisaki, credo ancora che tu sia una brava persona... Per tanto tempo
ti sei portato il peso di un simile segreto e alla fine sei esploso, ma
ad accendere la miccia è stato Monokuma. Non posso dire che
tu non
abbia colpa, perché non sarebbe la verità,
però… però sono sicuro che
se fossi stato in te in quel momento non avresti mai -
- Ucciso il
piccoletto?- concluse per lui il motociclista, e il suo sguardo serio
era che di più spaventoso Naegi avesse mai visto,
più del suo volto
colmo d'ira, perché era un'espressione piena di
rassegnazione,
distrutta. Per la prima volta Makoto vide in faccia il senso di colpa,
e comprese cosa significasse esserne logorato fino a consumarsi. Owada
era un ottimo esempio, il rimorso aveva messo a tacere ogni altra
emozione. Niente più rabbia, né collera, se non
quella che provava per
se stesso, accompagnate dal disgusto e dal dolore della perdita. Aveva
ucciso due suoi compagni, uno di essi con le sue stesse mani, non era
una colpa che potesse essere cancellata e, se mai gli altri fossero
riusciti in qualche modo a dimenticarsene (anche solo per un momento),
lui non l’avrebbe fatto, dilaniato nel spirito. Una ferita
bruciante
che avrebbe sanguinato per sempre, finché avesse avuto vita.
Owada
era caduto in un'inferno senza possibilità di redenzione,
forse
Ishimaru quella volta aveva avuto ragione, per il motociclista la morte
non si sarebbe rivelata una punizione, ma un sollievo, un modo per
pagare i suoi peccati.
- Il piano
è semplice, dobbiamo
portare: disperazione, Disperazione... DISPERAZIONE!!- urlò
Enoshima,
colma di una strana euforia, mentre saltellava spensierata sul
divanetto della sala monitor, dove poteva controllare ogni movimento
dei suoi amati giocattoli, simile ad una bambina che aspettava
sovraeccitata l’arrivo di Babbo Natale. - Non vedo
l’ora di scoprire in
quali abbassi di follia cadranno quei bastardi!- esultò un
ultima volta
prima gettarsi a terra con un tonfo, quasi qualcuno le avesse tolto le
pile. - Quante lacrime, sofferenza e sangue, spargeranno quei poveretti
quando entrerà in funzione? - sussurrò con un
filo di voce, totalmente
priva di energie e con un espressione cosi depressa che una famiglia di
funghi aveva preso a crescergli numerosa in cima alla testa.
- Che
importa! Quegli sciocchi hanno già avuto la
possibilità di inchinarsi a
me, l’incarnazione della Disperazione, il dominatore supremo,
non
l’hanno fatto! Ma ora che avranno
l’opportunità di assaggiare lo
splendido dono della Disperazione non potranno farne a meno!!-
iniziò a
ridere come un ossessa, scattando in piedi come una molla, colma
dell’arroganza e della spirito di un re conquistatore.
“Ma quante
personalità alternative ha questa pazza?” avrebbe
potuto pensare
qualcuno osservandola, purtroppo, non c’era nessuno a fare da
spettatore a quel grottesco spettacolo, perché altrimenti
avrebbe
potuto comprendere, dal suo delirio, che qualcosa di grosso stava per
piombare sui già sfortunati superstiti della
Kibougamine.
- Con chi possiamo
iniziare?.. Uhmm. Il
merlo ha perso gli occhi come farà a verder;
il
merlo ha perso il becco, come farà a cantar;
il
merlo ha perso le ali, come farà a volar;
il
merlo ha perso le zampe, come farà a saltar.
Oh
povero, povero merlo mio!* - concluse quella sua
inquietante
filastrocca fermandosi con l'indice dritto puntato contro un
teleschermo.
La telecamera stava
riprendendo le sale della
biblioteca al secondo piano dell'edificio, qualcuno era seduto ad una
scrivania, intento a sfogliare innumerevoli tomi con sguardo freddo e
attento, cosi concentrato che il resto del mondo sembrava tagliato
fuori, ma abbastanza vigile da avvertire l'imminente arrivo di una
particolare presenza se si fosse trovata nelle vicinanze.
- Bene, Togami Byakuya
il super ultra ereditiere (snob) liceale sarà il primo! -
---
*: esiste davvero!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** II ***
Capitolo
II
NB: In questo capitolo si fanno riferimento a molti
avvenimenti avvenuti SOLO nel videogioco di Danganronpa, quindi, per
accertamenti alla fine leggete la NdA.
Buona lettura e un saluto a Miss Yuri ;-))
Non c'era nulla che lo
spaventasse.
Non c'era situazione
di cui lui non riuscisse a prendere il controllo.
Ogni cosa andava
sempre secondo i suoi calcoli.
Lui non commetteva
errori.
Era l'erede della
grande stirpe Togami, non poteva permetterseli!
Se all'ora avesse
commesso anche il più piccolo sbaglio, adesso non lo
porterebbe neppure quel nome di cui fa tanto sfoggio.
Un errore e l'eletto
sarebbe stato qualcun altro.
Uno
sbaglio e la morte, quell'esilio a cui erano costretti tutti coloro non
"predestinati" a diventare gli eredi della famiglia Togami, avrebbe
colto anche lui.
Invece era riuscito a
superare qualsiasi prova, ad aggirare ogni ostacolo, e tutto alla
perfezione.
Aveva sotterrato i
propri fratelli e si era eretto sopra il cumulo formato dai loro
cadaveri.
Aveva conquistato la
vetta, il diritto alla sopravvivenza.
Era diventato un Togami.
Byakuya
si svegliò di soprassalto, la fronte sudata e il respiro
corto. "Merda!
Di nuovo quell'incubo!" pensò avvertendo i battiti sempre
più
accelerati del proprio cuore, stringendo forte i pugni sulla coperta
attraversato da un impeto di rabbia, di malumore già di
primo mattino.
Odiava essere
spaventato, sopratutto quando non capiva cosa lo impaurisse tanto.
Sapeva
di essere tormentato sempre dallo stesso sogno, ne aveva la certezza
per quanto, al risveglio, provasse solo una strana pesantezza e una
sensazione di malessere. Non ricordava perché tremasse
durante la notte
o il motivo per cui urlava (spesso erano le sue stesse grida a destarlo
da sonno). Però era costante la sensazione di una forte,
tremenda paura
a colmargli il petto, quel genere di terrore che non avvertiva dal
tempo in cui, da bambino, vedeva mostri immaginari che andavano ad
abitargli sotto al letto o dentro all'armadio.
Il
suo intero corpo era attraversato da un panico inconscio, quasi
primordiale, avvertiva un pericolo, ma non capiva di che pericolo si
trattasse.
"Smettile
Byakuya! Era solo un sogno, un sogno. Non è nulla di reale!"
si
rimproverò asciugandosi con il dorso della mano, ancora
tremante, la
fronte bagnata, era impensabile che un Togami si facesse sconvolgere in
quel modo da qualcosa che era semplice frutto della propria mente, si
stava comportando in maniera ridicola. Doveva darsi una calmata! Si
promise mentre già andava a vestirsi, erano ancora nel
periodo
notturno, quindi, per quanto l'avesse desiderata, una bella doccia
fredda per scacciare quegli ultimi residui di fantasmi dell'inconscio
dalle membra era fuori questione.
Non
aveva però alcun desiderio di rimettersi a letto, ombre
troppo oscure e
misteriose avrebbero potuto attaccarlo nuovamente nell'oblio del sonno,
non che le temesse, ma voleva evitarsi di doverle affrontare una
seconda volta in una sola giornata. Decise di uscire, nonostante gli
altri gli avessero imposto di non farlo, un simile assurdo coprifuoco
non l'aveva mai seguito, nessuno poteva obbligarlo a rimanere rinchiuso
nella propria camera.
Sarebbe
andato nella biblioteca, perché era semplice scacciare gli
incubi se si
dedicava la mente ad altro. Si, avrebbe tenuto il cervello impegnato
così da non essere costretto a rievocare ciò che
lo spaventava.
Il
suono dei suoi passi era l’unico rumore che si potesse
distinguere nei
silenziosi e bui corridoi della’accademia, come era ovvio, a
quell’ora
del mattino (le 5:24 per la precisione), non si vedeva gironzolare
anima viva, probabilmente ancora tutti immersi nei loro personali mondi
onirici. Con eccezione forse di Oogami, la quale era abituata a
svegliarsi ad orari ben più assurdi per cominciare i propri
allenamenti, Byakuya però non temeva di incontrarla, sino
alla fine del
periodo notturno la ragazza tendeva a fare un riscaldamento (come lo
definiva lei), tra le mura della propria stanza.
Togami
non era mia stato una persona che amasse la compagnia degli altri, ma
per quel giorno in particolare avvertiva proprio il bisogno di non
vedere nessuno. Voleva isolarsi il più possibile in modo da
avere il
tempo di ricomporsi, di coprire le crepe che avevano cominciato a
disfare la sua maschera di cera. Doveva tornare il solito ereditiere di
sempre, cancellare l’angoscia che ancora gli avvinghiava il
petto,
seppellire ogni timore.
Ad un Togami non era
permessa alcuna debolezza.
Giunse
alla biblioteca, ed ebbe la sensazione di essere pedinato, che Fukawa
lo stesse di nuovo spiando? Si voltò, ma non vide nessuno.
Improbabile
che fosse la letterata, ne avrebbe avvertito l’odore.
Forse
si stava solo sbagliando, ciò che avvertiva era nuovamente
frutto della
sua fantasia, e a seguirlo era quel’incubo che non riusciva a
ricordare.
“Per
oggi evitiamo i gialli…” pensò
ritrovandosi nella familiare penombra
della sua aula favorita, ammirando, strizzando un po’ gli
occhi, le
alte e lunghe librerie dagli scaffali colmi di libri, sentendo il
profumo della carta e un leggero odore di polvere - per quanto alcuni
di loro (lui non era compreso), si fossero impegnati a ripulire
l’intero piano, in parte doveva essergli sfuggita. Dietro gli
scaffali
o sotto le scrivanie ne avevano scovati gomitoli grigi cosi grandi da
sembrare che l’intero edificio non fosse stato pulito da
mesi, se non
anni.
Forse
quel giorno avrebbe potuto dedicarsi ad ispezionare quella parte
dell’archivio che non aveva ancora avuto
l’occasione di studiare,
distratto dalla documentazione di Genocide Sho e
dall’omicidio di
Fujisaki, alla fine, riflettendoci, non era stata una buona idea usare
la prolunga della lampada per crocifiggerlo, era stata una faticaccia
trovarne una di ricambio (non avendo però voglia di
occuparsene aveva
affidato quel compito a Fukawa). L’idea però non
lo invogliava molto,
non avvertiva un’esigenza tanto impellente di scoprire cosa
gli
celassero gli altri documenti custoditi in quella specie di sgabuzzino,
ormai si era già fatto un’idea di cosa trattassero
e al momento non
stuzzicavano il suo interesse. Desiderava solo qualcosa con cui tenersi
occupato ma che non fosse troppo impegnativo, cosi da riempire il tempo
sino al giungere dell’ennesimo omicidio o fino a quando non
si fosse
deciso lui a compierne uno. Il suo piano però richiedeva
tempo e tanta,
tanta progettazione. Non poteva lasciar nulla al caso.
Nessuno
sbaglio…
Un
brivido gli percorse la schiena, un ultimo residuo di paura che per un
momento gli ghiacciò le membra e il cervello, lasciandolo
con lo
sguardo fisso sulle copertine dei libri che stava esaminando, gli ci
volle qualche istante per riuscir ad afferrarne i titoli, non era
riuscito subito leggerne le lettere, quasi si fosse scordato come si
facesse. Il panico poteva fare scherzi simili.
“Basta
Byakuya! Di cosa hai paura?.. Della tua ombra? Smettila subito di
comportarti come un bambino! Non c’è
nessun’altro qui, oltre a te. Vedi
di non fare lo sciocco!” si rimproverò
mentalmente, furioso con sé
stesso, serrando forte i pugni per fermare il tremore che gli
percorreva le mani.
-
Upupupupupupu!.. Sembri un po’ scosso Togami - la risata di
Monokuma lo
raggiunse alle spalle, e per una volta il biondo ereditiere fu felice
di sentirlo, c’era davvero qualcuno che lo pedinava, non era
ammattito.
- Hai forse dormito male? - insistette il preside-orso mentre il
ragazzo continuava a dargli le spalle. Togami si diede un momento,
prima di rispondergli, il tempo di prendere un aria decente,
togliendosi quella faccia da bambino spaventato, e fare un respiro
profondo (circa 2 secondi e ½).
-
Ti stavi forse annoiando Monokuma? - evitò la domanda con
un'altra
domanda, - A essere l’unico ad alzarsi cosi presto soffri di
solitudine? - riuscì persino a beffeggiarlo un
po’, un sorriso sottile,
da rettile, a piegargli le labbra.
-
Upupupupupu! Non dovresti sforzarti a fare il solito cinico bastardo,
hai la faccia di un fantasma (o di qualcuno che ha l’esigenza
di
vomitare), piccolo bastardo. Faresti bene a non scherzare con me quando
è ben visibile che ti senti perso come un pulcino alla
ricerca della
sua mamma - per Byakuya fu difficile capire se si stesse solo giocando
di lui o se il suo fosse un rimprovero, sapeva però che ogni
minaccia
detta da Monokuma (con qualunque tono l’avesse pronunciata),
non era da
prendere sottogamba. Enoshima era stato un ottimo esempio, e lui non ci
teneva a finire infilzato.
-
Coomunque, se sono qui è perché, essendo il
preside, è mio dovere
aiutare gli alunni quando sono in difficoltà - aggiunse,
cambiando
discorso, e l’ereditiere lo fissò confuso, non
aveva bisogno di alcun
aiuto, soprattutto non da quel pazzo, meglio la presenza di Fukawa
(forse). - Non sai che libro leggere? *Ta ra da dan!* Ecco il libro
apposta per te! - detto questo gli sguancio tra le mani,
senza dargli
il tempo di protestare e dopo aver suonato quella musichetta demente,
un semplice quaderno scolastico, sottile e dalla copertina chiara,
tendente all’azzurrino.
-
Tsk… e questo ti sembra un libro? - gli si rivolse al quanto
seccato,
ma non aveva fatto in tempo a parlare che Monokuma era già
sparito
chissà dove, lasciandolo nuovamente solo tra quelle
monumentali
librerie. “Ma che bastardo!” pensò
nuovamente irritato, desiderando di
poter smontare pezzo dopo pezzo quel giocattolo troppo cresciuto,
sarebbe stato un divertimento strapparne tutti i circuiti e magari
farlo saltare in aria con la sua stessa bomba. “E di questo
caso dovrei
farne?” rifletté poi, quando si fu calmato,
osservando con una dubbiosa
curiosità l’apparentemente innocuo
(poiché avendolo ricevuto da
Monokuma non poteva esserne tanto sicuro), quaderno. Sembrava di quelli
che si usavano alle elementari.
“Dovrei
lasciarlo qui senza neppure sfogliarlo,
però…” alla fine non resistette
alla tentazione di dargli una sbirciata, “… solo
una.”
E, come aveva
supposto, quel quaderno era appartenuto ad un bambino.
-
Qualcuno di voi ha visto Togami? - si preoccupò Naegi, non
che avesse
motivo per farlo, raramente il ragazzo si presentava
all’assemblea
mattutina e spesso evitava persino di recarsi in sala mensa, un luogo
in cui Fukawa non avrebbe faticato a rintracciarlo.
- No -
- Io
neppure… -
-
Idem - risposero quei pochi cosi gentili da non ignorare la sua domanda
(Yamada, Oogami e Hagakure), Asahina non si era ancora vista, ma alla
lottatrice aveva detto di non sentirsi molto bene e di preferire
rimanere in camera per quel giorno. Celestia stava bevendo il suo the,
dopo aver costretto l’otaku a prepararglielo, sta volta
stranamente non
l’aveva rifiutato dopo un primo assaggio, segno che Yamada
doveva star
diventando bravo. Kirigiri l’aveva invece incontrata appena
fuori dalla
sala, già pronta per partire con le sue indagini. Ora che lo
notava non
c'era neppure alcun segno di Fukawa, però la sua assenza non
lo metteva
in allarme come quella dell’ereditiere.
-
Non credo sia nulla, però sono preoccupato, vado a cercarlo
- si
congedò dai suoi compagni, rifiutando gentilmente chi tra
loro si
proponeva di aiutarlo, quella situazione gli capitava a fagiolo e non
poteva rischiare che qualcosa andasse storto. “La potrei
usare come
scusa per chiedere aiuto ad Owada” si era detto sperando cosi
di far
uscire il motociclista dal suo isolamento auto-imposto.
-
E noi due dovremmo cercare Togami?- lo guardò il ragazzo
dopo che Naegi
gli ebbe esposto le sue preoccupazioni, l’espressione
scettica e
stanca, dalle pesanti occhiaie che gli segnavano gli occhi doveva aver
passato un'altra notte insonne. -Hai provato a chiedere a Fukawa?- gli
consigliò sbuffando, grattandosi con una mano dietro al
collo, non
aveva alcuna voglia di partire per una spedizione alla ricerca di un
cinico e gelido signorino.
-
Non trovo neppure lei… ho suonato alla sua stanza ma non
risponde
nessuno - mentì, visto che non l’aveva mai
cercata, - Ti prego,
aiutami. Non è troppo sospetto che nessuno dei due si trovi?
- lo
supplicò mettendogli il sale sulla coda, sperando di
convincerlo,
-
Togami oramai è abituato a gestire quella stalker, io non mi
preoccuperei cosi tanto - non abboccò il motociclista, ma
c’era una
certa incertezza nella voce mentre distoglieva lo sguardo dal volto di
Naegi, il fatto che il moccioso avesse un aspetto cosi simile ad un
cagnolino che lo pregava di attenzioni non l’aiutava a dirgli
di no.
-
Ma se dovesse affrontare una serial killer come Genocide Sho?- fu il
suo ultimo colpo prima della resa e, fortunatamente (come diceva il suo
titolo), andò a segno.
-
D’accordo...- cedette, - ma se lo troviamo (e sta bene), ho
ancora un
conto aperto con lui e ho intenzione di farglielo pagare con gli
interessi - lo avvertì stringendo il pugno davanti alla
faccia con fare
minaccioso, come se Byakuya in quel momento gli fosse stato di fronte.
“Se
gli riducesse la faccia ad un pungi ball toglierebbe una soddisfazione
a molti” pensò Makoto osservandolo, sentendosi
sbiancare un poco, forse
la sua non era stata una cosi buona idea, rifletté, ma non
poteva certo
rimangiarsi una simile richiesta dopo quanto aveva insistito. Anche se,
doveva ammetterlo, non gli dispiaceva trovarsi di fronte al solito
Owada, quello che aveva imparato a conoscere, ciò che il
ragazzo gli
aveva mostrato solo il giorno prima era servito a spaventarlo non poco.
Aveva temuto di non rivedere mai più il super ultra
motociclista
fuorilegge liceale, invece, ora era proprio lì, sulla porta
della sua
camera con indosso la lunga giacca scura con lo stemma dei
Daimond e
la pettinatura tanto particolare.
-
Pensavo di iniziare dalla biblioteca - propose Naegi avvertendo sparire
ogni preoccupazione e tornado l'ottimistica testa vuota di sempre.
Andarono in
biblioteca, ma lì, dell'ereditiere non c'era alcuna traccia.
"Strano,
e io che ero sicuro fosse qui.." pensò Naegi un po'
sconsolato mentre
cercava tra le librerie, nel caso il biondo non fosse seduto al suo
solito posto di lettura preferito perché alla ricerca di un
qualche
libro. Ma nulla. Guardò anche nell'archivio, ma di nuovo non
ebbe
fortuna, solo polvere e documenti.
-
Trovato? - domandò Owada, rimasto sulla soglia della stanza,
non
sembrava molto propenso a volerlo aiutare nella parte pratica della
ricerca, ma Makoto non se ne dispiaceva, l'averlo portato fuori dalla
sua camera era già una vittoria, non chiedeva anche un
miracolo.
Infondo, la ricerca di Togami era solo una scusa per convincere il
motociclista a provare un po' di fiducia nei suoi confronti, visto che
con il discorso fattogli il giorno prima non sembrava esserci riuscito.
-
No...- negò tornando mogio, mogio da lui, l'espressione
triste e
avvilita, aveva fallito nel trovarlo e non credeva che Mondo l'avrebbe
ancora seguito per la scuola. Doveva avergli fatto una pessima
impressione, pensò avvertendo il peso dell'obbiettivo che si
era
prefissato cadergli come piombo sulle spalle, probabilmente si era
giocato tutte le possibilità di convincerlo a farlo tornare
a
collaborale con il resto del gruppo. - Non c'è - aggiunse
con il capo
chino e lo sguardo ancorato a terra,
- Allora deve essere
nello spogliatoio -
- Che?.. - si
stupì della sua risposta, Owada aveva ancora l'intenzione di
aiutarlo?
"Hai
la faccia di un cagnolino abbandonato sotto la pioggia! Non posso certo
filarmela!" pensò Mondo in risposta, intuendone i pensieri
dall'espressione di stupore che gli si dipinse sul volto, era davvero
troppo facile leggere le intenzioni di quel ragazzo.
-
Non lo sai?..- fece fingendosi del tutto disinteressato della
questione, evitando di incrociare quello sguardo che ora,
dopo aver
guardato per quasi mezz'ora il pavimento, lo fissava, - Togami si
nasconde nello spogliatoio maschile della piscina quando vuole essere
certo di non poter essere disturbato da Fukawa - dovette spiegargli
quando a Naegi non si accese nessuna lampadina. "Provo quasi pena per
Kirigiri che deve occuparsi di lui" si disse non capendo come qualcuno,
tanto bisognoso di continui consigli e aiuti, fosse in grado di far
ribaltare le sorti di un processo. In quei casi mostrava una forza e
una determinazione che non sembravano neppure appartenergli nella vita
quotidiana, aveva la capacità di mettere alle strette il
colpevole,
svelarne tutti gli intrighi e i sotterfugi, e portarlo alla confessione
-Owada stesso era finito fregato dalla sua esposizione.
Eppure,
si perdeva in un bicchiere d'acqua se qualcuno non gli lanciava un
salvagente (o durante un processo un "suggerimento"). "Sul serio...
povera Kirigiri" ripete mentalmente, non doveva essere affatto facile
per una ragazza trascinare un simile moccioso verso la strada giusta,
si chiedeva perché si spingesse a tanto, ma era una domanda
sciocca.
Probabilmente era per lo stesso motivo per cui lui era arrivato a
seguirlo docilmente per due piani dell'accademia: non si riusciva a
lasciarlo da solo...
Solo
dio poteva sapere in quale genere di guaio un tipo del genere avrebbe
potuto andarsi a ficcare se lo si lasciava a briglia sciolta, senza
supervisione. Considerando anche il luogo in cui si trovavano, ovvero,
in una scuola dove per diplomarsi si doveva uccidere qualcuno, lui
diveniva la vittima perfetta.
-
Allora dovremmo andare a controllare - gli propose Makoto, e il
motociclista non ebbe nulla da obbiettare, ormai si era fatto
coinvolgere e non si sarebbe tirato indietro,
-
Io però ti aspetto fuori - lo avvertì, per quanto
glielo avesse
promesso non era ancora pronto ad affrontare i propri demoni e
sopratutto non in un posto dove l'avrebbero avuta facilmente vinta
sulla sua psiche.
Il
luogo dell'omicidio di Fujisaki... non ci andava da quella notte.
Sebbene non avesse avuto difficoltà ad entrare nello
spogliatoio
femminile, dove ne aveva spostato il cadavere, tornare nel luogo in cui
aveva compiuto l'atto. No, non ce la poteva fare, era troppo presto.
-
Ce-certo! Non ti obbligò a venire se non vuoi! -
balbettò Naegi,
probabilmente aveva intuito troppo tardi cosa significasse per Mondo lo
spogliatoio, e subito un senso di disagio l'aveva colpito quando se era
accorto, tingendogli le guance di un leggero rosa imbarazzo. Doveva
sentirsi uno sciocco per avergli proposto una cosa di simile,
intuì
Owada e la sua reazione lo fece quasi ridere. Oltre alla faccia da
cagnolino, Naegi si rivelava anche un adorabile imbranato, un
personaggio troppo fuori posto in quella tragedia che stavano vivendo
per non essere comico.
Odiava
quelle patatine troppo salate e quella bibita gassata. Odiava come gli
graffiavano la gola e gli bucavano lo stomaco, ma non aveva altro al
momento di cui cibarsi e dovette accontentarsi. Aveva sgraffignato
qualche merendina dal magazzino senza farsi beccare, purtroppo erano
solo delle schifezze con troppi zuccheri e caffeina. Impedivano al suo
corpo di dormire, caricandolo di una tale energia che le gambe non
sembravano obbedire più, attraversate da quel irritante
formicolio di
quando si era costretti all'immobilità troppo allungo.
Cazzo, aveva
bisogno di muoversi, correre, fare qualcosa insomma! Invece aveva
l'obbligo di tenere d'occhi quei bastardi, accertarsi che tutto andasse
secondo i piani osservandoli attraverso la moltitudine di telecamere e
schermi.
Spesso quella stanza
gli dava un senso di claustrofobia.
-
Certo che... è bello rosso - commentò Owada
osservando le cinque dita
ben stampate sulla guancia dolorante di Naegi, uno splendido livido
gonfio e color amaranto a segnarli il viso, lì dove era
stato colpito
da un sonoro ceffone - tanto rumoroso che persino il motociclista era
riuscito ad udirlo, sussultando dallo spavento, nonostante ci fossero
gli spogliatoi a dividerlo dalla piscina dove era avvenuto il misfatto.
-... ma perché Asahina ti ha fatto una cosa del genere? -
gli domandò
passandogli un sacchetto di preparato per minestrone surgelato,
così
che il ragazzo se lo appoggiasse sulla parte lesa.
Vedendolo
uscire dallo spogliatoio in quelle condizioni, ammaccato e
probabilmente anche piangente (ma su questo Naegi preferì
sorvolare),
Owada l'aveva trascinato in cucina, insistendo che aveva bisogno di un
po' di ghiaccio. Si era però scoperto che il ghiaccio non
c'era, e ora
Makoto aveva un mix di verdure a rinfrescargli la faccia.
-
N-non lo so! - esclamò facendo trapelare dalla sua voce
tutta la sua
confusione e meraviglia, - Le ho solo chiesto se si sentiva meglio,
visto che sta mattina aveva detto ad Oogami di stare male... Non so
perché mi ha colpito! - fece sconvolto, simile ad un
cucciolo portato
dal veterinario per il vaccino e che al momento della puntura ti
osserva sofferente chiedendoti: "perché mi fai questo?"
-
Non è che hai fatto qualcosa che l'ha messa a disagio?-
insistette, ma
per quanto riguardava le ragazza neppure Mondo era troppo ferrato in
materia, aveva ricevuto un cosi innumerevole numero di schiaffi dalle
ragazze a cui aveva chiesto di uscire da averne perso il conto. Lui
però aveva per lo meno la scusa di aver un aspetto e un
atteggiamento
che solitamente intimoriva il "gentil sesso", non capiva cosa potesse
aver fatto Naegi per meritarsi un trattamento simile.
In
quel momento in cucina piombò Yamada, tutto trafelato e
sudato, il
respiro pesante e un poco asmatico, all'apparenza sembrava il
superstite di una lunga corsa.
-
Master Makoto Naegi, Master Mondo Owada! Voi non mi avete visto! -
urlò
per quanto la voce glielo permettesse, essendo vicino al collasso, per
poi andare ad acquattarsi dietro il bancone della frutta. Il
nascondiglio perfetto.
-
Dov'è?! - giunse subito dopo Celestia, il volto trasfigurato
dalla
rabbia, lo sguardo che sembrava lanciare lingue di fuoco e portandosi
dietro un atmosfera carica di elettricità, quasi un fulmine
dovesse
colpire l'intera stanza da un momento all'altro.
-
C-chi..?- balbettò Naegi, sentendosi morire nell'incrociare
lo sguardo
omicida della ragazza, credeva che avrebbe potuto ucciderlo sul posto
solo con quello,
-
Quel buta-otaku pervertito! Dov'è finito!? -
continuò a gridare fuori
di sé, i capelli che, privati da ogni leggere della fisica,
si
inalzavano nell'aria come se si trovassero immersi nell'acqua, vinti
dalla devastante aura violacea che tingeva l'aria intorno alla ragazza.
La sua furia stava prendo corpo e presto sarebbe esplosa.
-
N.. noi non lo abbiamo visto - mentì Owada, cercava di
mantenere un
espressione tranquilla, ma un leggero sudore freddo gli aveva coperto
la fronte, per sino lui che aveva affrontato avversari assai temibili
non si era mai trovato davanti qualcosa di simile. Per quanto
teoricamente sapesse di essere fisicamente più forte di
Celes,
praticamente temeva di far la fine della formica schiacciata dal
gigante.
-
Fo-forse è andato nel bagno grande - suggerì
Makoto sperando di farla
allontanare, fortunatamente per loro, al momento la rabbia aveva
offuscato a tal punto la mente di Celes che non si rese conto che le
stavano mentendo e, con la stessa velocità con cui era
arrivata, se ne
andò gridando:
- YAAAAMAADAAA!!!- il
tono spaventoso, capace di far tremare le pareti.
La tempesta era stata
evitata, dopo tutti quei fulmini e saette calò il silenzio
incredulo dello scampato pericolo.
-
è... è andata? - riapparve Hifumi tutto
tremolante, un pomodoro in cima
alla testa nel rispuntare solo in parte dal proprio geniale
nascondiglio,
- Andata -
confermò Naegi annuendo con la testa e il sacchetto di
minestrone congelato,
-
Fiiuuu... bene - sospirò dal sollievo l'otaku, sentendosi
abbastanza al
sicuro da uscire da dietro il bancone e sedersi a terra, sfinito, si
sentiva privo di forze. Non era sua abitudine fare una qualsiasi tipo
di movimento fisico, sopratutto non una rocambolesca corsa per salvarsi
la vita.
-
Ohi, otaku... che cavolo hai combinato per farla diventare una bestia
simile? - lo aggredì subito Mondo, nervoso e alterato, non
era abituato
a trovare qualcuno che lo spaventasse a tal punto, la cosa lo irritava,
però... No, dare un seguito a quel però avrebbe
significato troppi
problemi, quindi fece tacere quel pensiero, rivolgendo tutta la sua
attenzione su Yamada.
-
Iiiih! Master Mondo Owada! Da quando sei tornato nel regno dei vivi? -
lo fissò incredulo Hifumi cose se si fosse accorto della sua
presenza
solo adesso, e forse era realmente cosi, essendo spaventato a morte
poteva essergli sfuggito.
- Non darmi per morto
solo perché non mi vedi da un paio di giorni...-
replicò lui seccato, stringendo il pugno nervoso,
- Eeeh.. Oggi si
è parlato tanto della presenza di un fantasma per i corridoi
dell'accademia, pensavo potessi essere tu -
- Fantasma? - ripete
stupito Naegi, non l'aveva ancora sentita quella storia,
- Come vedi sono vivo,
otaku. Ora, rispondi alla domanda prima che Celes torni qui a farti
secco -
-
Iiiiih! No, no! Vi prego, proteggetemi dalla regina delle furie! Vi
dirò tutto! - pianse in ginocchio, senza alcuna briciola
d'orgoglio e
il moccio che gli colava dal naso, una scena un po' schifosa,
-
Allora parla! - gli ordinò massaggiandosi la radice del
naso, la
stanchezza causata dal sonno arretrato cominciava a farsi sentire.
-
Si.. si tratta solo di espressione artistica, non mi aspetto che mi
comprendiate! - si mise immediatamente sulla difensiva, e subito Owada
e Naegi compresero a quali "espressioni artistiche" l'otaku faceva
riferimento.
-
Dimmi che non hai fatto una cosa cosi stupida...- si coprì
gli occhi
con una mano il motociclista, capendo come Ludenberg, solitamente tanto
brava a mantenere una facciata di autocontrollo (la sua faccia da
poker), avesse dato di matto sino a quel punto,
-
Non sarà che hai fatto di Celestia la protagonista di una
delle tue
ehm... opere? - cercò di avere più tatto Naegi,
cosa non facile essendo
a conoscenza delle tematiche che solitamente trattavano le doujinshin
di Yamada.
-
Eeeh?.. No, non mi permetterei mai di confondere il 3D con il sublime,
splendido, impareggiabile 2D - ebbe la prontezza di negare con aria
arrogante, fiero di sé stesso nel proclamare il suo amore
per le
ragazze di sola carta e inchiostro.
-
Bene... perché sapendo come finisco solitamente i personaggi
delle tue
doujinshin nessuno potrebbe fermare Celes dal castrarti -
commentò
Mondo e istintivamente Hirofumi andò a coprirsi la parte del
corpo
presa in considerazione, perdendo colorito diventando bianco cadaverico,
-
Giu...giuro che non è lei - balbettò al colmo del
panico, - però è vero
che gli artisti vengono ispirati da ciò che li circonda,
quindi, forse
è vero che tra Celestia è il personaggio
originale da me creato ci sono
dei punti in comune, ma sono puramente casuali! - si difese versando
amare lacrime di rimpianto, dannato per la sua arte, e avrebbe fatto
pure pena, se solo il contenuto delle sue storie non fosse
costantemente da bollino rosso, vietato ai minori di 20 anni e lui ne
aveva solo sedici.
- Più tardi
cercherò di farla ragionare... - si lasciò
ammansire Makoto, incapace di ignorarlo,
-
Davvero?! - si asciugò rapidamente il pianto l'otaku, - Ooh,
Master
Makoto Naegi è grandioso, una splendida persona di buon
cuore,
dovrebbero farti un monument...- ebbe l'accortezza di tacere prima di
finire la frase, rendendosi conto di star facendo un commento al quanto
inopportuno dopo ciò che era accaduto a Ishimaru.
Il silenzio che
seguì era denso di inquietudine ed imbarazzo.
- Ma cos'è
successo al volto di Master Makoto Naegi? - trovò un
appiglio con cui cambiare discorso,
- Asahina l'ha preso a
ceffoni - spiegò brevemente Mondo,
- eeh? è
stata Lady Aoi Asahina? Impensabile, è cos'ha mai fatto per
meritarsi una punizione simile?-
- Io non ho fatto
nulla! - specificò Makoto,
-
Oh, neppure io. Questo non toglie che ci siamo attirati l'odio di due
dolci signorine - Naegi avrebbe anche voluto replicare qualcosa, ma
Owada fu più rapido,
-
Quando era in piscina gli si è solo avvicinato per
chiedergli come
stesse, visto che sta mattina sembrava che non stesse molto bene -
spiegò,
- Uhmm... e Lady Aoi
Asahina indossava forse il costume da bagno? -
-
Eh..? Ma questo che centra?! - esclamò Makoto stupito, che
gli ormoni
avessero avuto la meglio sui neuroni di Yamada? Non era una
novità.
- Rispondi e basta,
era in piscina, normalmente si indossa il costume -
- Bhè...
lei non lo portava, anche se aveva i capelli bagnati -
ricordò, e subito pensò che fosse una cosa strana,
-
Allora il caso è presto che risolto...- si fece nuovamente
arrogante, -
Lady Aoi Asahina ha l'abitudine di indossare una maglietta bianca sotto
la giacca sportiva, se mettiamo in conto che è andata ad
allenarsi con
quella indosso, è del tutto normale che non volesse che
Naegi gli si
avvicinasse -
- E perché?
- Owada e Naegi non erano in grado di seguire i suoi ragionamenti,
- Cosa succede ad un
maglietta bianca quando si bagna?-
- Diventa traspa...-
- Yamada! - la voce di
Celestia squarciò l'aria, era tornata, e sta volta non c'era
scampo per nessuno.
Afferra. Strappa.
Cancella. Ripetere.
Afferra, strappa,
cancella. Ripetere.
Da quanto tempo stava
compiendo quelle stesse azioni?
Non
ne era sicuro, prigioniero di quella monotonia che ne aveva offuscato
la percezione dello scorrere delle ore, dubitava però di
farlo da più
di un giorno o avrebbe avvertito prima la stanchezza e il senso di fame
che ora gli attanagliava lo stomaco. Purtroppo, non aveva il tempo per
prendersi una pausa. Doveva finire prima che qualcun'altro ne venisse
al corrente.
Insabbiare tutto. Come
gli avevano insegnato se non aveva a disposizione altre alternative e,
in quel momento, non le aveva.
Sapeva
solo di non potersi permettere di essere umiliato, non un'altra volta.
Per quanto gli importasse poco di loro, di quei compagni di sventura
che si era ritrovato, non accettava più di essere sminuito
di fronte a
nessuno.
Lui era un Togami!
"Questo
è peggio del segreto imbarazzante" pensò Byakuya
senza fermare il
proprio operato, in quel caso, ciò che Monokuma aveva
scritto su di lui
in quel biglietto non era nulla di che (certo, imbarazzante, ma non
cosi eclatante), ed era niente a confronto con l'ultima tortura ideata
per lui dal preside-orso. "Come ha potuto saperlo... come ha potuto
saperlo!?" fisso, immobile come un macigno, questo pensiero gli rodeva
la mente e l'animo, consumandoli simile ad un parassita che divorava
dall'interno il corpo della sua vittima per lasciarlo un semplice
involucro vuoto. "Vi distruggo! Vi piazzo al centro di una zona di
addestramento balistico e vi scaglio tutto l'arsenale che hanno a
disposizione!" promise a Monokuma e al burattinaio, convinto che alcuna
vendetta sarebbe stata mai abbastanza per riuscire a ripagarli con la
loro stessa moneta.
Stava
sudando, e parecchio, ma non era dovuto solo allo sforzo fisico cui si
sottoponeva, la paura e l'ossessione l'avevano invaso, ricoprendogli la
pelle di un sottile strato di sudore freddo che ne impregnava anche i
vestiti, attaccandoli fastidiosamente al corpo. Proprio per questo
aveva abbandonato da un pezzo la giacca della divisa scolastica,
gettata malamente a terra in uno scatto d'ira. Indossava solo pantaloni
e camicia, le cui maniche erano state tirare su sino ai gomiti per
facilitarne i movimenti. I capelli gli si erano appiccicati alla fronte
e forte fu la tentazione di cercare un paio di forbici con cui
tagliarseli, ma c'era un'unica persona che aveva a disposizione una
scorta di quegli arnesi, e preferì evitare.
All'ennesima
ripetizione: afferra, strappa, cancella; Togami decise che doveva
fermarsi. Non poteva andare avanti in quello stato! Si sentiva sporco,
puzzava e temeva che il suo odore potesse essere percepito dalla sua
personale stalker/serial killer Fukawa alias Genocide Sho.
Doveva assolutamente
andare a farsi una doccia!
Per
quanto lo infastidisse lasciare il lavoro incompiuto, non aveva
alternative. Sarebbe stato ridicolo fare tutta quella fatica, per
evitarsi una simile umiliazione, se dopo quei babbei dei suoi compagni
lo avessero colto in quelle condizioni pietose. La facciata che
mostrava doveva risultare sempre impeccabile, era un Togami, aveva
l'obbligo essere convincente. Non era ammissibile mostrarsi affaticato
e in disordine, era una questione d'orgoglio e onore familiare, essendo
il futuro patriarca della famiglia.
Si, l'erede legittimo.
Lui era il prescelto.
"Tutta
colpa di quello stupido quaderno!" maledì il vecchio
sé stesso di nove
anni più giovane mentre abbandonava finalmente la palestra
in cui era
rimasto nelle ultime 10 ore. Una miriade di fogli erano stati appesi da
per tutto (esclusi pavimento e soffitto), non lasciando un singolo
centimetro libero sulle pareti, e per quanto Togami avesse lavorato
incessantemente per straparli tutti, una buona parte del muro orientale
ne rimaneva ancora fittamente coperto.
---
[NdA]
Ecco gli episodi accaduti nel Videogioco a cui mi faccio riferimento:
1) La fissazione di Togami di essere il prescelto (è
presente anche nell'anime, ma è sempre meglio specificare
<--- anche se per motivi di trama è stata
amplificata), il fatto di essere il più giovane di quindici
(o forse sedici, non si capisce se lui è compreso quando lo
dice o no) tra fratelli e sorelle;
2) L'opera originale di Yamada (ci sta lavorando davvero, anche se
dubito che ne farà protagonista Celes... sempre se non vuole
morire xD xD );
3) Owada intimorito dalla furia di Celes (lo aggiungo perchè
non sono sicura che sia presente anche nell'anime xP ) e il suo amore
per i cani (sopratutto per quelli adorabili e di piccola taglia);
4) La maglietta bagnata di Asahina, ad un certo punto del gioco, quando
sviluppi la tua amicizia con la nuotatrice questa ti chiede di venire
ad allenarti con lei in piscina, ed è imbarazzata
perchè la sua maglietta bianca diventa trasparente (per me
è sempre stato oscuro il motivo per cui non abbia indossato
il costume ?___? ) .
Bene, detto tutto, al prossimo capitolo ^3^/
in cui si scoprira cosa sta facendo impazzire Togami, bye!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** III ***
Capitolo III
- Cosa è accaduto..?- era la prima volta che il volto di
Kirigiri gli appariva tanto espressivo, attraversato da un naturale
sentimento di meraviglia e confusione, lo sguardo leggermente
spalancato, quasi fosse rimasta abbagliata da una qualche luce
rimanendone momentaneamente accecata. Naegi pensò che
probabilmente quella sarebbe stata la sua prima e ultima occasione di
coglierla in un simile stato, così impreparata a celare i
propri sentimenti, peccato solo che non potesse goderselo. Sul momento
era troppo impegnato a scampare dalla furia di una gothic con la mania
del gioco d’azzardo, trovatasi a diventare, a propria
insaputa, la protagonista di una doujinshin hentai dai forti contenuti
bondage, scritta come opera originale da Yamada e pervenuta nelle sue
mani per puro caso (sfortuna).
- Nu... nulla! - negò l'evidenza Makoto con le lacrime agli
occhi e il segno dello schiaffo di Asahina ancora ben vivido sulla
guancia, "perché sono finito coinvolto in un simile
disastro?" si chiedeva nel superare di corsa la ragazza e svoltando a
sinistra, dirigendosi verso la stanza dell'inceneritore.
"Perché Yamada l'ha dato a me?" con la coda dell'occhio
guardò alle proprie spalle e intravide Celestia, lo stava
inseguendo, sempre avvolta da quell'aura violacea colma di intento
omicida, Owada non poteva mettere mani su una donna e non era riuscito
a frenarla.
Il povero Naegi avvertì un brivido di terrore attraversarlo
lungo tutta la spina dorsale, quella ragazza lo terrorizzava, e
istintivamente strinse ancor di più tra le braccia l'opera
incriminante.
"- Master Makoto Naegi,
l'affido a te! -" glie l'aveva lanciata l'otaku tirandola
fuori dallo zaino, quando ormai tutti e tre avevano capito che non
potevano nulla per fermare la rabbia cieca della ragazza,
"- Eh..? Aspetta! Non
sarà?!-" da bravo ingenuotto Naegi
afferrò il plico di fogli (racchiusi in un pacchetto), che
Hifumi gli passò e troppo tardi comprese di cosa si
trattasse,
"- Si, è la
mia opera d'arte... Master Makoto Naegi, è lei il
predestinato, l'unico che può distruggerla-"
gli rivelò Yamada con voce seria, quella che usava per dare
patos alle proprie parole,
"- Perché
cacchio mi passi la patata bollente!?-" aveva cercato di
replicare, ma la presenza della Ludenberg alle sue spalle gli mise un
tale terrore in corpo da farlo scappare fuori dalla cucina come una
lepre inseguita dai cani.
Aveva sperato di non essere rincorso dalla ragazza, ma a quanto pareva,
più che a vendicarsi di Yamada, era la doujinshin a premere
a Celestia. Voleva impossessarsene prima che altri potessero vederla,
questo era il suo principale obbiettivo, poi ovviamente si sarebbe
accanita sull'otaku per punirlo in modo lento e molto, molto, doloroso.
L'unica fortuna di Naegi era che fosse toccato a lui essere il bidello
per quella settimana e aveva quindi a disposizione la chiave
dell'inceneritore, ci avrebbe gettato dentro l'opera di Yamada e "chi
si è visto si è visto", senza alcuna prova a
confermare il misfatto forse l'otaku avrebbe persino avuto uno sconto
della pena. Anche se questo Makoto lo credeva improbabile, per lo meno
agendo in quel modo la rabbia di Celestia si sarebbe smorzata.
"Ma allora perché sto scappando?" ragionò
rendendosi conto di non aver motivo per fuggire alla gothic, infondo si
stava premurando di cancellare ciò che la metteva in
imbarazzo (umiliandola in quella maniera assai indecorosa), se le
avesse spiegato cosa aveva intenzione di fare non ci sarebbero stati
problemi. Si era detto così Naegi, ma un'altra occhiata alla
ragazza alle sue spalle lo fece desistere da qualunque intento di darle
una spiegazione.
"No, se mi fermo mi ammazza!" ne era sicuro, era troppo infuriata, non
lo avrebbe ascoltato.
Owada osservò la scena incapace di agire in alcun modo.
Aveva ben pensato di seguire Celestia, dopo che era partita per
rincorrere Naegi, credendo di poter fare qualcosa per bloccarne la
furia ingiustificata nei confronti del ragazzo, ma aveva sbagliato i
suoi conti.
“Com’è che l’ha definita
Yamada?” si chiese ricordando come il buta-otaku avesse
cominciato a farneticare colto dal panico più totale:
“- Ihh! Lady
Celestia Ludenberg si è trasformata in un boss di livello
52! È la crudele e folle entità vendicatrice che
si trova alla fine del labirinto, intoccabile ed inavvicinabile fino a
quando non ha concluso il suo sanguinolente compito
–“
“Si, era qualcosa del genere” convenne, dubbioso su
cosa dovesse fare, ancora fermo davanti alla porta della sala mensa a
guardare l’angolo dove Naegi e la gothic erano scomparsi. Non
poteva abbandonare Makoto, riflette, ma non poteva nemmeno toccare una
ragazza…
Era giunto al suo nodo gordiano, ad un dilemma esistenziale
irrisolvibile.
- Owada, vedo che sei uscito dal tuo isolamento – la voce di
Kyouko lo colse di sorpresa, distogliendolo dai suoi problemi
d’etica personale,
- Uff… il moccioso mi ha trascinato per mezza accademia per
cercare quella serpe di Togami – spiegò laconico,
sbuffando seccato, eppure non appariva tanto infastidito come voleva
sembrare,
- In realtà sembra che tu ti stia divertendo –
osservò lei, e appariva divertita a sua volta, con quel
leggero sorriso enigmatico ad incurvargli le labbra sottili,
- No, non mi sto…- cercò di negare, ma non
riuscì farlo, perché comprese che Kirigiri aveva
ragione.
“Mi sto divertendo?” si ritrovò stupito
a pensare, non lo credeva possibile, non con tutto quel senso di colpa
che gli grava sulle sue spalle, eppure, aveva finito con il comportarsi
normalmente, recuperando le vecchie abitudini nel rivolgersi a Naegi e
Yamada. “Cosa sto facendo?!” si rabbuiò
infuriandosi con sé stesso, si stava atteggiando come se
nulla fosse successo.
Stava insultando la memoria dei compagni morti a causa sua!
- Il mio non voleva essere un rimprovero - puntualizzò
Kirigiri notandone il repentino cambio di atteggiamento. Nulla sembrava
fuggire ai suoi occhi o alle sue orecchie. - … e, anzi (per
quanto possa valere per te la mia opinione), non credo che tu debba
continuare ad importi una qualche punizione per gli atti che hai
compiuto. Hai già ricevuto la sentenza di colpevolezza e la
tua condanna è stata proclamata: sei costretto a vivere;
Monokuma ha deciso cosi -
- E ti sembra giusto? - sbottò il motociclista alzando la
voce, non la stava guardando, sembrava invece non riuscire ad
affrontarne lo sguardo, teneva la testa china, il volto scuro,
- Si, perché non credo nella pena di morte, e di certo non
penso che un pazzo come Monokuma possa annoverarsi il diritto di fare
una scelta simile - sta volta Owada si sentì obbligato a
cercarne il viso, lei rimaneva sempre impassibile, indecifrabile, e
neppure in quel caso faceva eccezioni.
“Perché mi stai dicendo questo?” si
chiedeva mentre la sua bocca diceva:
- E allora Leon, o il prossimo che si troverà al mio posto
(perché di sicuro ricapiterà), pensi davvero che
la mia punizione rispetto alla loro non sia ingiusta!? - sapeva di
avere un espressione spaventosa, colma d’ira e frustrazione,
ma non poteva farci nulla.
- Ai miei occhi tu sei semplicemente stato fortunato,
nient’altro, e di questo nessuno può fartene una
colpa - sentenziò e una nota di gelo si perse
nell’aria, - Avevi un amico come Ishimaru che non solo ti
conosceva bene (nonostante il breve periodo che avete trascorso
insieme), ma era disposto a tutto pur di salvarti. Ti ha costretto ad
affrontare una condanna ben peggiore di quella ti era prevista, e se lo
ha fatto, arrivando sacrificando se stesso, è solo
perché era certo che tu avresti trovato il modo di
redimerti. Di ripagare quelle vite che per te si sono spente -
- Redimermi..? Stai scherzando?! - il petto cominciò a
dolergli in maniera insopportabile, - Non c’è
nulla che io possa fare per rimediare a quello che ho fatto…
a quello che ho causato! Niente di ciò che farò
potrà mai cancellarlo! -
- Questo è vero - ammise Kirigiri, per nulla intimorita
dalle urla furenti del motociclista, sapeva che Owada non sarebbe
divenuto due volte preda del medesimo errore, - … ti
porterai questo peso per il resto della vita. Però puoi
comunque scegliere -
- Se aspettare di essere ucciso da qualcuno o farla finita da me? -
ironizzò con un'espressione amara, con quel dolore che non
scompariva,
- No. Puoi scegliere tra: sprecare questa seconda
opportunità che ti è stata data, rendendo inutile
il sacrificio di Ishimaru; o farla fruttare, in modo che le morti di
coloro che hanno creduto in te non siano del tutto vane -
c’era un pizzico di accusa nella sua voce, Mondo non fatico
ad udirlo, era piuttosto palese per qualcuno abituato come lei a
nascondere le proprie emozioni, - … E, fidati,
rinchiudendoti nella tua stanza a farti dilaniare dai rimorsi farai
solo il gioco del Burattinaio - furono parole dure, potenti come un
calcio nello stomaco, abbastanza per lasciare Owada senza fiato. Non
aveva modo di replicare. Sapeva che aveva ragione, Kirigiri sembrava
averla sempre, qualunque cosa la sua bocca pronunciasse. Il
motociclista però non poteva dirglielo, non era
l’orgoglio a fermarlo (bhè… forse in
parte), era la sua incapacità di perdonarsi, non solo per le
sue colpe, poiché mai per l’intera durata della
sua esistenza ci sarebbe riuscito.
Ciò di cui non si poteva perdonare era di essere ancora vivo.
Doccia. Doccia. Doccia.
Si ripeteva mentalmente Togami, fissandosi su quell’unico
desiderio cosi che la sua mente non vagasse per altri pensieri. Doveva
smetterla di rimuginare o rischiava di commettere qualche passo falso.
Se qualcuno avesse solo minimamente sospettato della verità
che in quel momento lo attanagliava, sarebbe stata la sua rovina. Senza
quella protezione, quella barriera che la più colossale
delle menzogne gli aveva creato attorno, sarebbe rimasto completamente
nudo, inerme, di fronte a chi poteva tramutarsi nel suo assassino.
Morire non era nei suoi piani, non dopo che aveva reso
realtà la propria bugia, non prima di aver conquistato il
mondo con il potere datogli dalla stirpe Togami.
Lui era il prescelto...
"Basta! Devo solo pensare a farmi una doccia!" si ordinò
scuotendo la testa, cercando di scacciare da essa ogni elemento
molesto. Uno strano evento però lo distrasse da quel
obbiettivo, un'immagine inconsueta gli si sarebbe palesata a breve
davanti agli occhi, cambiandone in piani.
Mentre entrava nella parte della Kibougamine dove si trovavano i
dormitori le orecchie dell'ereditiere furono subito invase
dal pianto disperato di Naegi, seguito dal terribile grido di una voce
che, sul momento, non riconobbe, ma che ne urlava il nome.
"Cosa stanno combinando quelle scimmie decerebrate?" si chiese tra
l'incuriosito e lo scioccato, un espressione sul volto che
però non lasciava trapelare nulla se non un certo fastidio.
La giacca della divisa, tenuta ripiegata su un braccio, gli
scivolò a terra, "Kirigiri e Owada?" li intravide davanti
all'entrata della mensa, e istintivamente si tenne lontano dai loro
sguardi, cosi da non farsi notare. Non sapeva bene perché lo
fece, ma non vedeva di buon occhio una conversazione tra quei due, che
si stavano dicendo?
"Non è... Kirigiri abbia scoperto qualcosa?" stava
diventando paranoico, se ne rendeva perfettamente conto. "Calma,
Byakuya. Calma. Ricordati cos'hai imparato. Autocontrollo e mente
fredda" trattenne il respiro aguzzando l'udito, doveva capire di cosa
stessero parlando.
Non dovette però faticare molto, Owada iniziò ad
urlare:
- CREDI CHE NON LO SAPPIA?!? - il biondo sussultò, sorpreso
da una simile reazione, sentendosi come assordato dalla sua voce, - Era
questo il suo obbiettivo quando ha accettato la proposta di Ishimaru! -
continuò, e l'ereditiere non faticò a fare i
propri collegamenti "Stanno parlando di Monokuma, o comunque di chi lo
controlla”, voleva saperne di più, ma ormai il
discorso era chiuso. Kyouko lo aveva notato e le sue labbra si erano
sigillate, lo fissava con un occhiata gelida, forse persino sospettosa,
ma con quel volto imperscrutabile era difficile da dire. Lei non
sembrava aver reagito in alcun modo alla rabbia di Owada, e questo
seccò un poco Togami che, invece, si era spaventato.
- Ma sarà vero che è solo per questo? -
parlò la ragazza continuando a guardare nella sua direzione,
senza mai distogliere lo sguardo dal suo, stava pensando ad alta voce e
questo di solito era lo stratagemma che usava per fare riflettere il
piccolo Naegi, cosi da fargli cominciare a percorre il suo stesso
ragionamento. "Cosa hai in mente?” si stupì
Togami, chiedendosi se lo stesse mettendo sullo stesso piano di quel
moccioso, sentendosene immediatamente offeso, ".. se pensi che mi
getterò famelico sull'osso che mi hai appena lanciato come
quel cagnolino innamorato del tuo amichetto, allora non mi conosci
affatto Kirigiri". Fece una smorfia con le labbra, raccogliendo
finalmente la giacca da terra, una scusa come un’altra per
non dover continuare ad affrontare quegli occhi indagatori. Temeva
riuscissero a leggergli dentro, che la specialità della
misteriosa ragazza priva di titolo fosse quella di collegare tutti i
pezzi, ogni frammento di menzogna, per svelare la verità che
dietro ad essa si celava, fino a quel momento (durante i processi di
classe, spalleggiando Naegi), questo compito gli era riuscito fin
troppo bene.
- Penso che il burattinaio, approfittando di come si è
svolto l'ultimo processo, stia escogitando qualcosa di diverso da tutto
ciò che ha fatto fin'ora - annunciò Kyouko ed era
ormai chiaro anche ad Owada di non essere più il suo
interlocutore, ma che si rivolgeva alla figura del ereditiere appena
entro in scena.
- Oh, finalmente spunti fuori serpe - lo salutò il
motociclista, e Togami si chiese quando gli avesse attribuito quel
soprannome (non che in fondo non lo trovasse azzeccato per se stesso,
su questo doveva essere sincero), -... il moccioso ti stava cercando,
era preoccupato - lo avvertì.
Byakuya non faticò ad intuire di chi parlasse, Makoto era
l'unico cosi idiota da temere per l'incolumità degli altri
in una situazione disperata come la loro.
Più che altro cominciò a chiedersi
perché Fukawa non gli fosse ancora venuta incontro, urlando
qualcosa del tipo: "o mio cavaliere bianco"; adesso che si trovava,
già da alcuni minuti, in un luogo pubblico facilmente
accessibile. Forse la sua personale stalker aveva cominciato a perdere
colpi, o forse era ancora la personalità di Genocide ad
avere il sopravvento e la serial killer non lo riteneva un soggetto
interessante..(?) Non era però il caso di perdersi a
riflettere su quella pazza, doveva semplicemente ritenersi fortunato a
non averla incontrata per tutta la giornata.
- Non è di vostro interesse sapere come occupo il tempo..-
fu l'elegante "fatevi i fatti vostri e non rompetemi" che Togami gli
elargì senza troppi complimenti, il tono infastidito, quasi
si fosse trovato a scambiare due chiacchiere con una manciata di
moscerini irritanti. Istintivamente, ad una risposta tanto acida e
arrogante Owada strinse i pugni, il desiderio impellente di realizzare
il suo proposito di rifilargli un gancio dritto sui denti. - Comunque,
mi è sembrato di sentire Naegi urlare - continuò
il biondo con fare vago, non fece domande, non dovevano credere che lui
provasse per uno qualunque di loro un qualche particolare interesse,
però il fatto lo incuriosiva. Se inseguito si fosse trovato
il cadavere di Naegi non voleva certo essere l'unico a presentarsi al
processo senza un'idea chiara dell'accaduto.
- Celestia lo sta inseguendo...- rispose Kirigiri, la quale era
all'oscuro delle motivazioni per cui la gothic volesse fare la pelle a
Makoto. Neppure lei chiese alcunché, semplicemente, il suo
sguardo si spostò su Owada, l'unico a detenere le risposte
che entrambi cercavano.
- è tutta colpa di Yamada - si limitò ad
informarli il motociclista, per nulla intenzionato ad entrare nei
dettagli: primo perché Kirigiri era una ragazza ed era
convinto che certi "argomenti" non dovessero essere toccati in sua
presenza (erano premure che non avrebbero dovuto neppure sfiorarlo,
visto il soggetto a cui erano rivolte, ma era una questione di
principio); secondo perché Togami gli stava sulle scatole e
piuttosto di fargli un favore avrebbe preferito il linciaggio da parte
di Celestia, - che in quel momento era invece subito da Naegi.
- Quindi, Naegi si è fatto coinvolgere come un allocco -
concluse Togami con un sorriso derisorio sul volto e, per quanto non
gli piacesse il tono con cui si era pronunciato, Owada non
poté replicare, era vero.
- C'è... c'è pericolo? - la voce di Yamada li
colse impreparati, spuntando timidamente dalla porta della mensa,
forse, udendosi chiamato in causa aveva finalmente deciso di palesare
la sua immensa mole.
Non aveva un bell'aspetta (ancora meno del solito), tremava, aveva la
fronte ricoperta di sudore freddo, il fiato corto ed era pallido come
un fantasma, nonostante la stazza, più vicina a quella di un
orso, sul momento sembrava avere qualcosa di simile ad un criceto
spaventato.
- No, hai ancora qualche secondo prima che venga a chiedere la tua
testa - non fu molto rincuorante Owada, non che ne avesse l'intenzione,
l'otaku però non sembrò udirlo, distratto da
altro.
- Oh, ci sono anche Lady Kyouko Kirigiri e Master Byakuya Togami...-
sembrò riprendere un po' di coloro nel vedere i due
compagni, - vi credevamo dispersi - commentò con un
espressione divertita, si riprendeva in fretta,
- Avevamo di meglio da fare che perdere tempo con voi - fu
l'ennesimo commento aspro del biondo occhialuto, il quale si rese conto
di essere rimasto invischiato in una discussione che non aveva
più alcuna intenzione di portare avanti, finché
Fukawa non si vedeva all'orizzonte aveva l'idea di approfittarne per
recarsi in tutta tranquillità nella propria stanza per farsi
quella doccia tanto agognata.
Con l'arrivo di Yamada era arrivato il momento dei suoi saluti.
- La vostra presenza (e forse anche quella di master Makoto Naegi),
avrebbe però fatto comodo qualche ora fa'..-
commentò il grassone sospirando, deprimendosi come se gli
fossero sorti alla mente brutti ricordi,
- Perché è forse accaduto qualcosa?- si fece
subito interessata Kirigiri,
- Bhé... credo che tutti, meno Master Byakuya Togami
probabilmente, sappiano che questa mattina Lady Aoi Asahina non si
sentisse molto bene -
- Si, infatti ricordo di non averla vista in mensa -
confermò lei,
- Naegi mi aveva accennato qualcosa poco fa'- si aggiunse il
motociclista, e questo sottolineò ancor di più il
silenzio di Togami, il quale era indeciso se chiudere subito la
questione come una stupidaggine ed andarsene senza troppi complimenti o
rimanere a sentire cosa Hifumi avesse da dire.
- All'ora di pranzo però sembrava essersi già
ristabilita del tutto, alcuni di noi, difatti, la trovarono mentre
cercava di uscire dalla mensa alla chetichella dopo essersi sbafata una
vasta quantità di ramen e ciambelle... -
- Non è proprio il pasto di qualcuno che si sente male -
commentò Owada, un espressione che sembrava esprimere
tutt'altro che un apprezzamento per il genere di pranzo che la ragazza
si era scelta.
Ramen e ciambelle non erano proprio un accoppiata vincente.
- Chi è che l'ha trovata?- volle i dettagli la scrupolosa
Kyouko,
- ehm....- ci dovette riflettere un momento, - Io, Lady Celestia
Ludenberg, Hagakure e Oogami - elencò, - comunque non
è questo il punto!- si affrettò a specificare, -
Abbiamo intuito subito che Asahina avesse mentito ad Oogami sulle sue
condizioni di salute. Questo ha messo in allarme Lady Celestia
Ludenberg che ha insistito sul motivo per cui avesse fatto una cosa
simile... Ehm, eravamo tutti curiosi e allo stesso tempo sospettosi -
confessò, ma di certo non era da biasimare, dopo tutto
ciò che stava accadendo divenire diffidenti verso il
prossimo era il minimo che potesse accadere. - ... abbiamo insistito
fino a quando Lady Aoi Asahina non ha ceduto e alla fine ha confessato
di aver assistito ad uno strano fatto la scorsa notte (ha dovuto
ammettere di aver violato il coprifuoco) -
- Che tipo di fatto? - cedette seccato Togami, non riuscendo a
trattenersi, era estenuante ascoltare il racconto dell'otaku, sembrava
dilatarsi volutamente solo per fargli perdere tempo!
- Credo che si possa definire un "evento soprannaturale": ha detto di
aver visto un fantasma -
E per un momento calò il gelo.
- Tsk.. i troppi zuccheri le hanno causa delle allucinazioni -
- I fantasmi sono semplici frutti delle menti deboli, gli shock che ha
subito di recente e la stanchezza accumulata le hanno provocato delle
visioni -
- è per una stupidaggine simile che mi davi per morto? -
Hifumi si stupì di trovarsi parata davanti una simile
barriera ideologica, nessuno dei tre aveva dubitato neppure per un
secondo che il racconto di Asahina fosse una semplice sciocchezza. Un
poco se ne sentì rammaricato, pensava che con le sue doti di
narratore potesse almeno causare un brivido di terrore nei suoi
compagni, ma a quanto sembrava la convinzione che "i fantasmi non
esistono" era troppo radicata in loro perché fosse possibile.
- Si... si, era certo che Lady Kyouko Kirigiri e Master Byakuya Togami
avrebbero trovato qualche spiegazione plausibile (la vostra presenza
avrebbe di certo calmato Hagakure)- ammise grattandosi sorridente
dietro la nuca, smorzando un leggero imbarazzo, - ... però
Lady Aoi Asahina era cosi convinta di ciò che aveva visto,
continuava a ripetere di non esserselo sognata. Per questo, sotto le
sue insistenze e per essere sicuri che non ci fosse nulla, abbiamo
deciso di perlustrare il luogo dell'avvistamento: lo spogliatoio del
bagno grande - continuò a spiegare, - Ci siamo recati
lì e abbiamo perlustrato, ma come era ovvio non c'era alcuna
traccia di presenza ectoplasmica - sbuffò sollevando le
spalle, quasi ne fosse rimasto amaramente deluso.
- Ma è successo dell'altro mentre eravate lì?- lo
colse Kirigiri a bruciapelo rivolgendogli una domanda che non si
aspettava, facendolo sussultare,
- Co..cosa te lo fa pensare, Lady Kyouko Kirigiri?- si
ritrovò in difficoltà Yamada, sistemandosi
nervosamente gli occhiali,
- Da come ne parlavi prima sembrava che fosse accaduto qualcosa di
terribile - osservò e l'otaku si sentì colto in
flagrante,
- Bhé... ecco, è stato lì che Lady
Celestia Ludenberg ha scoperto la mia opera, mi era scivolata dallo
zaino e cosi... - confessò,
- Opera..? - lo guardò lei confusa, non sapeva di cosa
stesse parlando,
- Ma si, la mia doujinshin hen...!- Owada intervenne appena in tempo
per tappargli la bocca, dandogli un "amichevole" scappellotto dietro
alla nuca che lo lascio per qualche momento dolorante piegato su
stesso, a tastarsi la testa tra lacrime e una serie di imprecazioni.
- Non è il genere di informazione che potrebbe tornarti
utile - commentò Togami assistendo insensibile alla scena,
intuendo però ciò che il motociclista voleva
evitare di divulgare (come hobby Yamada crea delle doujinshin hentai
con protagoniste le sue compagnie di classe… Sopratutto per
il bene dell'otaku era meglio tacere).
- Tutto il racconto su questo "fantasma", non sembra avere alcuna
utilità - sottolineò, - ma sono comunque
intenzionata ad ispezionare il luogo dell'avvistamento - si
premurò di avvisarli Kirigiri, per quanto una testimonianza
potesse apparire inservibile o comunque poco veritiera per un caso, era
suo dovere verificarla. Non si poteva mai sapere cosa si celasse dietro
ad un avvenimento improbabile. Forse, avrebbe trovato una nuova pista,
una svolta nelle indagini che l'avrebbe portata ad un gradino
più vicino alla sconfitta del burattinaio, alla loro fuga da
quelle mura.
Doveva esaminare la scena con i suoi occhi, era l'unico modo in cui
avrebbe potuto trovare delle risposte.
Togami la osservò andarsene e per un momento fu indeciso se
seguirla, sperando di ottenere magari qualche informazione. Il ricordo
però dell'enorme problema che doveva ancora risolvere lo
colpì come un calcio nello stinco, "Merda! Ho perso troppo
tempo!" si ritrovò a digrignare i denti, prendendosela con
se stesso.
Ormai non poteva più concedersi una doccia, doveva tornare
in palestra e...
- Ohi, dove hai intenzione di nasconderti di nuovo serpe?- la voce di
Owada lo fermò quando era già sulla
porta. Ora, cosa voleva quella testa a pannocchia da lui?
Pensò sentendosi montare dentro un'irritazione sempre
maggiore, doveva starci attento o rischiava di abbassarsi ai livelli di
quel teppista, urlando e sbraitando come un ossesso.
- Non sono affari tuoi, ho da fare - non riuscì a trovare
altro modo per dirglielo, di solito per quanto schietto era
più sottile, ma l'irritazione gli annebbiava il cervello.
Era in una situazione di forte stress, e quando si trovava sotto
pressione (per quanto in realtà dovesse esserci abituato),
gli diveniva difficile ragionare lucidamente. Qualcosa nel suo animo
aveva cominciato a graffiare, urlare e contorcersi dal desiderio di
uscire, sentimenti che da tempo ristagnavano silenziosi nel suo petto
si risvegliavano dal lungo letargo a cui li aveva costretti, per
risollevarsi e scontrarsi l'un l'altro in una battaglia che, prima
ancora di avere un vincitore, avrebbe portato alla totale distruzione
del erede dei Togami, di Byakuya.
- Ecc-o... io me ne andrei...- annunciò timidamente Yamada,
la voce ridotta ad un sussurro, sudando come un maiale, non ci teneva
proprio a fare da spettatore ad una simile scena, si sentiva al quanto
a disagio. Gli altri due, fortunatamente, non sembravano prestargli
alcuna attenzione, quindi ne approfittò, tirando fuori una
rapidità impensabile per la sua stazza, e svanì
verso i dormitori.
- Bene, non è mia intenzione farti perdere tempo..- fece il
motociclista con un marcato sarcasmo, il volto livido di una rabbia a
stento trattenuta, - volevo solo chiudere un conto in sospeso -
specificò e lo scricchiolio delle sue nocche
causò un campanello d'allarme nella testa del biondo,
- Tsk... io non ricordo di aver tratto alcun un debito nei tuoi
confronti - schioccò la lingua, recuperando un poco di
quell'altezzosità che solitamente lo rivestiva,
- Oh, non riscuoto per me, ma per il piccoletto -
"piccoletto, piccoletto, piccoletto..." cominciò a
riflettere velocemente Togami, "se Naegi lo chiama moccioso, allora
piccoletto è, no! Era.."
- Non ti sembra da ipocrita prenderti un simile diritto quando sei
stato tu ad uccidere Fujisaki?- si sistemò gli occhiali con
un gesto studiato, sapeva di aver posto domanda sciocca (o per lo meno
lo intuiva).
- Per l'appunto, se l'ho ucciso io, perché ti sei preso la
briga di agghindare in quel modo il suo cadavere!? - lo
aggredì, non ancora fisicamente, ma la rabbia che gli
sputò contro non lasciava dubbi che da lì a poco
si sarebbe rifatto,
- Mi sembrava di averlo già detto. Era un caso noioso, avevo
solo idea di renderlo più interessante e allo stesso tempo
era un buon modo per testare il campo per un eventuale futuro -
- Ma ce l'hai un po' di rispetto per i morti?!-
- Rispetto..? - sorrise, quella parola sembrava averlo divertito,
- Stiamo parlando di un cadavere, un semplice contenitore
vuoto, privo di alcun valor..-
- Sei proprio un bastardo -
- Tu…-
Non lo vide. Il pugno che lo colpì, lo colse del tutto
impreparato.
Avvertì solo il rumore dello schiocco delle nocche contro la
sua guancia, un fastidio dove la pelle era stata colpita e
già cominciava ad arrossarsi, alla fine, non gli fece poi
cosi male.
“Togami non li sa proprio tirare i cazzotti”,
pensò Owada in quel momento di perfetta calma che precedeva
l'esplosione. Quel damerino da strapazzo aveva osato colpirlo, ma si
poteva essere più idioti? C'era da dubitare che avesse mai
partecipato ad una rissa, mentre le membra del super ultra motociclista
fuorilegge liceale erano già state temprate da infiniti
scontri.
- Tu non osare più chiamarmi in quel modo! - gli
intimò l'ereditiere in tono autoritario e spavaldo, ma la
voce risuonava tremante, non per paura (come se avesse ragionato: "o
merda sono fottuto"), - Con chi credi di avere a che fare?! -
continuò e, a quel punto, accadde qualcosa di inusuale.
Piuttosto di scagliarsi contro di lui e pestarlo a sangue, Mondo si
frenò e cominciò a riflettere.
Qualcosa lo bloccava. C'era un che di strano e di terribilmente
familiare nell'improvviso cambio di atteggiamento di Byakuya.
Owada conosceva bene quel miscuglio di emozioni che stava riversando
all'esterno simile ad un fiume in piena. Probabilmente, se lui stesso
non avesse raggiunto il punto di rottura solo pochi giorni prima, non
si sarebbe mai reso conto di cosa stesse accadendo al ereditiere.
Una diga si era rotta, sotto la pressione sempre maggiore dell'acqua, e
adesso ciò che conteneva inondava ogni cosa la circondasse.
Era in quel modo che Owada aveva finito con il prendersela con
l'indifeso Chihiro, ed era una fortuna che a Togami fosse accaduto con
lui (qualcun altro avrebbe potuto esagerare con l'autodifesa a finire
con l'ucciderlo inavvertitamente).
"Sei uno bastardo fortunato" pensò il motociclista nel
rifilargli un pugno nello stomaco, - era stato cosi impegnato a
continuare ad inveirgli contro da non pensare minimamente di
difendersi, - lo lasciò momentaneamente privo di fiato e
piegato in due dal dolore.
Prima di tutto, c'era il bisogno che il biondo si desse una calmata, o
rischiava davvero di fare qualche pazzia, in più, Owada non
era il tipo da ricevere senza ricambiare il pensiero. Certo, il fatto
che l'ereditiere perdesse i sensi subito dopo non era nei suoi piani,
era davvero delicato il damerino, e neppure l'immediato arrivo di
Naegi, il quale era miracolosamente scampato alla furia cieca di
Celestia e che, trovandosi Owada con di fronte il corpo inerme di
Togami, per quanto fiducioso fosse nei confronti del motociclista, non
poté non pensare al peggio.
- Aiutami, lo portiamo in infermeria - Owada sapeva che sarebbe stato
inutile cercare di spiegargli l'accaduto, troppo complicato. Odiava le
complicazioni.
- Che.. che è successo?- gli chiese Makoto cercando
chiarimenti, correndogli subito affianco,
- Dopo. Adesso lo portiamo in infermeria - insistette, facendosi
passare un braccio di Togami intorno alle spalle e indicando a Naegi di
fare lo stesso,
- Pe-perché sei ferito?- esclamò lui stupito,
notando il segno rossastro che l'altro aveva sul viso.
- Dopo -
In infermeria.
Lo aveva travolto un camion, ne era certo. Non importava che dentro ai
corridoi dell'accademia i camion non riuscissero a passare, Togami era
sicuro di essere stato investito. La testa e lo stomaco gli dolevano in
maniera impressionante, aveva la nausea e, quando apri gli occhi,
sprovvisti degli occhiali, il mondo oltre che annebbiato e confuso gli
sembrò vorticare tutto intorno a lui. "Eppure
quell'imbecille di Owada mi ha colpito solo lo stomaco.." convenne
abbandonando l'idea dell'automezzo quanto il suo cervello, ripresosi
dalla batosta iniziale, ricominciò ad ingranare. Non si
capacitava allora di quella ferita alla testa, su cui era stato
già fatto un sottile bendaggio, né capiva come
fosse arrivato fin lì, sul letto dell'infermeria...
Perché era in infermeria giusto? Non aveva ancora visitato i
nuovi luoghi accessibile dopo l'omicidio di Fujisaki, la credeva una
perdita di tempo, aveva preferito raccogliere i dettagli dagli altri,
andando poi a visitare solo le aule che gli interessavano, l'infermeria
però non era una di queste. In fondo il loro obbiettivo era
di ammazzarsi a vicenda, a cosa mai potevano servirgli dei bendaggi?
Dubitava che se avessero tentato di ucciderlo sarebbe stato in grado di
medicarsi da solo o che quel compito se lo prendesse qualcun altro. Non
ne vedeva l'utilità in una gara di omicidi.
Al contrario dei suoi presupposti però, qualcuno si era
preso cura di lui... e ciò era qualcosa di stupefacente. Si
riconosceva come un perfetto cinico bastardo, pochi avrebbero avuto
pietà per la sua persona (visto che in quel luogo la mano
dei Togami non sembrava raggiungerlo), e se fosse stata Fukawa a
trovarlo (magari nelle vesti di Genocide Sho), avrebbe fatto la fine
della rana vivisezionata.
- Togami!- lo chiamò Naegi aprendo la porta dell'aula,
ovviamente non poteva essere altri che lui il buon samaritano,
all'apparenza stupito di trovarlo sveglio, - Ecco... ti senti bene?
T-ti fa male da qualche parte?- lo stupore iniziale del ragazzo
lasciò presto largo ad un senso di nervosismo e di leggero
panico.
- Si, la testa - gli indicò la nuca osservandolo con uno
sguardo accusatore, non sapeva esattamente di cosa lo accusasse, ma aveva
scoperto essere un buon metodo per far capitolare i pessimi bugiardi
come Makoto,
- Mi... mi dispiace! Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!! - cadde
nella più completa confusione il ragazzino, cominciandosi ad
inchinare ad una tale velocità che per poco non
andò a sbattere la testa contro alla ringhiera in metallo
del letto. - Eri più pesante di quel che credevo, p-po i
sono inciampato e...- tacque smettendola con tutti quegli inchini, che
cominciavano a procuragli un leggero giramento di testa, e lo
fissò dritto negli occhi con aria colpevole e profondamente
dispiaciuta (per quanto non riuscisse a celare una punta di
divertimento per la situazione), - ... e ti ho fatto cadere facendoti
sbattere la testa contro lo stipite della porta - confessò.
- Idiota - fu il secco e lapidario commento con cui concluse la
conversazione Togami, troppo stanco e malandato per pensare a qualche
insulto meno popolare e più aristocratico. Era arrivato al
punto, bastava.
L'ereditiere si alzò, aveva ancora un compito da finire e
non aveva idea di quanto tempo fosse rimasto k.o., preferì
però non investigare per non procurarsi un altro motivo di
stress, si rendeva conto di aver raggiunto il limite... Era arrivato a
colpire Owada come un perfetto imbecille (quello era un esperto nel
darle!). Un Togami non perde mai il controllo, non si comportava a quel
modo. Se qualcuno al di fuori, nel mondo esterno, lo avesse scoperto,
non riusciva ad immaginare quale punizione il patriarca della
famiglia (non l'aveva mai chiamato padre o papà), potesse
infliggergli. Sapeva solo per certo che non sarebbe stata piacevole.
- A...aspetta! Non alzarti cosi velocemente!- lo riprese Naegi, la cui
voce per un momento rimbombò nella testa dell'ereditiere
mentre un senso di vertigini lo coglieva, per una volta Makoto sembrava
aver fatto un osservazione assennata. Veloce il castano lo aiuto a
sorreggersi e a sedersi sul letto, - Non è una ferita grave,
ma le ferite alla testa intontiscono spesso -
- Cos'è sei un esperto di botte in testa? - aveva ritrovato
il suo sarcasmo, era un buon segno,
- Io no, ma Owada si - rivelò, facendogli intuire che la
benda usata per avvolgergli la fronte ferita era un lavoro del
motociclista.
- Peccato, questo avrebbe spiegato molte cose - ironizzò e
fece qualcosa che notoriamente sembrava contrario alla sua natura,
tanto che Naegi credette che il colpo alla nuca forse era stato
più forte di quanto avesse immaginato, rise.
Non che Makoto non lo avesse mai visto sorridere, ma era la prima volta
che ne udiva la risata. Non aveva nulla di quel sorriso di scherno che
spesso gli aveva riservato, né dell'espressione arrogante
con cui solitamente si elevava sopra a tutti loro, sicuro della potenza
dei Togami.
No, era una risata era aperta, divertita... sincera.
Tardi Byakuya si rese conto del proprio errore, e il silenzio che
seguì non fece che pesare ancora di più sulle sue
spalle.
Era stato così terribilmente frustrato per l'intero arco
della giornata che alla fine, per non piangere, era scoppiato a ridere.
Una valvola di sfogo risalente agli anni della sua prima infanzia. Un
Togami non si sarebbe mai permesso un espressione cosi volgare, con
essa aveva inavvertitamente creato un largo foro su quella maschera che
stentava a tenere insieme. Sopratutto da quando Monokuma aveva scoperto
che...
- Ohi, Toga! - Mondo giunse simile ad uno tsunami: prima fece tremare
la stanza come un terremoto facendo tuonare potente la voce; poi invase
l'infermeria come un onda inarrestabile. Entrambi i ragazzi vennero
colti alla sprovvista dal suo arrivo, lo guardarono confusi, non
capendo perché sembrasse tanto sconvolto. Cosa gli era preso?
- Dimmi dove sei stato oggi?! - assalì immediatamente il
biondo, non lasciandosi neppure il tempo di riprendere fiato, doveva
aver corso,
- Ma cosa ti..? - cercò di replicare l'ereditiere, ma al
momento Owada non poteva accettare un "ma cosa ti frega" da parte sua,
era una faccenda terribilmente seria. Byakuya lo comprese
nell'incrociarne lo sguardo, quando il ragazzo lo afferrò
forte per le spalle,
- Parla, cosa hai fatto per tutto il giorno?- insistette con
più veemenza,
- Owada, è forse accaduto qualcosa? - la voce di Naegi fu
però sormontata da un familiare annuncio registrato.
*Dlin... dlon... dlin*
-E' stato appena trovato
un cadavere, che gli studenti si preparino,
tra poco si
terrà il Processo di Classe - la voce di
Monokuma ebbe la capacità di far gelare l'aria.
Era accaduto un'altra volta.
Con un panico crescente Naegi volse lo sguardo verso l'ereditiere
affianco a sé, "possibile che..?"
Nessuno l'aveva visto per tutta la giornata, facile capire su chi
sarebbero caduti i sospetti.
"Merda..!" inveì Byakuya tra sé e sé,
i denti stretti, il volto stanco e sconvolto.
Cosa aveva fatto?!
---
Finalmente, sono riuscita a concludere questo capitolo..! Cavolo,
è stato un scalata non da poco xD xD , avevo promesso di
rivelare il segreto di Togami (il quale, non temete non è
nulla di cosi complicato, anzi, lo ritengo abbastanza banale
<.< , per quanto per lui sia sconvolgente), ma a questo
punto credo che verrà fuori al processo.
In più penso che tutti abbiano già
intuito chi sia la vittima, e forse ì più attenti
hanno già capito dove si trova ^^ , cmq, il processo di
classe inizierà e si concluderà nel prossimo
capitolo ^^
Cmq da questo punto in poi parte anche alla rivalsa di Owada, basta
pensieri deprimenti (per lui almeno xd )!
NB: Finalmente si cocludo i preliminari, la storia ha
finalmente comincito a muoversi... credo che più o meno mi
rimangano 6 capitolo per cocluderla, spero che continuerete a seguirmi!
Un saluto a Miss Yuri cosi gentile da lasciarmi sempre un commento e
qualche (molti) consiglii <--- li aprezzo molto
bye ^3^/
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** IV ***
Capitolo IV
NB:
Per la riproduzione del processo di classe mi sono tenuta fedele a
quella che ho ritrovato nel gioco (anche perché è
passato un po' da quanto ho visto l'anime xP ).
[Monokuma File
N°3]
Vittima: Touko Fukawa
Causa della morte: Recisione della gola e conseguente dissanguamento.
Luogo del ritrovamento: Sauna del bagno comune.
- Vista però la quasi totale assenza di sangue non
è da escludere che l'omicidio sia avvenuto altrove -
commentò Kirigiri, attenta e scrupolosa nell'osservare il
cadavere della letterata mentre Naegi finiva di leggerle il rapporto di
Monokuma. Ormai era la terza volta, la potevano considerare una
consuetudine, mentre Kyouko si aggirava attorno per studiare la scena,
lui le esponeva i pochi dettagli datigli a disposizione e poi, quando
gliele poneva, rispondeva alle sue domande (per quanto gli fosse
possibile), in realtà non credeva di essergli molto utile.
Quando però si era espresso in tal senso Kirigiri gli aveva
spiegato che, in una simile circostanza, le sue risposte ordinarie e
completamente prive di fantasia le rendevano più facile il
ragionamento. Piuttosto di supposizioni articolate e fantasticherie
Naegi la portava a deduzioni semplice ma logiche, lineari. Le sue
ovvietà la tenevano ben salda a terra, in un momento in cui
qualunque congettura errata poteva portare alla tragedia.
- L'ultima volta che qualcuno ha visto Fukawa era ieri sera, poco prima
del coprifuoco, non avendo informazioni sull'ora del decesso possiamo
supporre che sia morta tra le 22 di quella sera fino ad almeno un'ora
prima dal ritrovamento, ovvero le 16e30... - si fece ancora
più pensierosa nello studiare il taglio che attraversava,
largo e profondo, la gola di Fukawa, -No, è un lasso di
tempo troppo approssimativo, dobbiamo trovare degli indizi per aver un
orario più preciso -
- Yamada non aveva detto che erano venuti nel bagno grande e caccia di
fantasmi?.. Possibile che nessuno abbia notato il cadavere? -
osservò Togami e c'era impazienza nella sua voce, un
nervosismo palpabile lo attraversava, ma era comprensibile. Era lui il
primo sospettato. Non sopportava Fukawa e per tutto il giorno non si
era visto, per poi tenere un comportamento bizzarro quando era
riapparso.
- Ho.. ho raccolto le testimonianze! - annunciò Naegi,
sentendo che era il momento per lui di intervenire, - Hagakure afferma
di non aver notato nulla, e cosi anche Oogami e Celestia, Asahina
invece dice di aver visto qualcosa (l'ha definita un'ombra), che
correva verso la sauna. Non ha pensato di avvertire i compagni
perché dubitava che le avrebbero creduto, dopo il casino con
il fantasma, e l'aveva intravista solo per un momento, quindi alla fine
ha pensato davvero di essersela immaginata -
- A che ora sono venuti qui? - chiese Kirigiri,
- Poco dopo pranzo, le 13 all'incirca - rispose, stranamente efficiente.
- Quindi la domanda adesso è se quello che Asahina ha visto
fosse la vittima o l'omicida - affermò Togami, e la sua
presenza, al quanto collaborativa, era qualcosa di assolutamente
inedito, persino sospetto. In fondo, se era veramente lui l'omicida
avrebbe partecipato a quelle indagini, in comunione con loro, solo per
assicurarsi che non scavassero troppo affondo, e per occultare delle
prove; invece, se era innocente, temeva l'accusa e lavorava con i
compagni alla disperata ricerca di fatti che lo scagionassero.
Tra la possibilità di un Togami che voleva ingannarlo o un
Togami bisognoso d'aiuto, Naegi pensò fosse assai
più probabile la prima che la seconda.
- Ma sopratutto, Fukawa che era nota per non amare l'acqua, cosa ci
faceva nel bagno comune? - parlò di nuovo Kyouko.
Tante domande, poche risposte.
E un processo che sarebbe iniziato a breve.
Stesso momento, corridoio al piano terra dalla Kibougamine, vicino alla
sala audio video.
- Ohi, monokuma! Salta fuori, brutta ferraglia! - chiamò
Owada, non si riteneva abbastanza intelligente per investigare come i
suoi compagni, ma allo stesso tempo non riusciva a starsene fermo. Un
orrendo presentimento lo aveva colpito, un dubbio lo logorava
martellandogli insistentemente nel cervello, causandogli anche un
emicrania.
- Upupupupu! Owada mi offendi, "brutta ferraglia"? Ti informo che io
sono l'ultimo ritrovato della tecnologia più avanzata e
moderna - sussultò il motociclista, come al solito quello
stupido orso-robot spuntava di colpo senza emettere il minimo fiato
(non che respirasse, ma avvolte faceva qualche sospiro). - Comunque,
caro compagno assassino, per cosa ti occorre la mia preziosissima
persona? -
- Non c'è il tuo zampino in questo omicidio, vero? -
andò dritto al punto, trovando che il ritrovamento del corpo
di Fukawa avesse una tempistica eccessivamente perfetta. Togami era
troppo furbo per farsi fregare cosi facilmente, per quanto avesse pure
agito in un momento d'ira, avrebbe comunque trovato un modo
perché non risultasse così palese.
- Mi stai chiedendo se ho ucciso io quella complessata puzzolente? - si
fece falsamente pensieroso, solo per il gusto di irritarlo (gli
riusciva sempre tanto bene), - Ebbene, no... Essendo il preside non ho
il permesso di uccidere i miei stessi studenti, andrei contro le regole
- enfatizzò quell'ultima frase, sottolineandone parola per
parola, quasi volesse renderle degli sottile stiletti con cui pugnalare
il petto di Owada. Il motociclista però non
sembrò accusare il colpo, era un idiota (se lo diceva da
solo), non riusciva a pensare a più cose contemporaneamente,
e adesso il suo cervello era già impegnato da altro, le
parola di Monokuma gli rimbalzarono addosso come se il suo corpo si
fosse trasformato in gomma.
- Allora hai spostato il cadavere? - aveva sentito Kirigiri fare
un'osservazione sulla scena del delitto che risultava troppo pulita,
- Owada... - sbuffò, scuotendo la testa con fare sconsolato
e alzando le spalle, - si tratta pur sempre di un bagno, le tracce di
sangue in un luogo simile sono facili da lavare, vista la grande
presenza d'acqua. Chissà, magari è caduta nella
vasca e dopo è stata messa nella sauna ad asciugare... - si
interruppe, conscio di aver parlato troppo, l'espressione immutabile da
cui però Mondo percepì una nota divertita, - ops!
Non dire agli altri bastardi che ti ho aiutato, non devono sapere che
ho un debole per la feccia! - arrossì tenendosi il viso tra
le mani in una pessima interpretazione di imbarazzo.
"Come se non lo avessi fatto di proposito" pensò Mondo,
sapeva quando lo volevano usare, Daiya gli aveva ben insegnato a
riconoscere gli inganni.
- è strano comunque che l'arma del delitto non sia stata
ancora trovata, Kirigiri a quanto pare sta battendo la fiacca - fu
l'ultimo commento che gli concesse Monokuma prima di scomparire cosi
come era venuto. Se un giorno si fosse volatilizzato in una nuvoletta
di fumo Owada non se ne sarebbe stupito più di tanto.
- Dovrei controllare la vasca..? - osservò il punto in cui
l'orso robot era sparito, era vero che ogni tanto si faceva fuggire
(volutamente o non), qualcosa di importante inerente al processo, ma
era la prima volta che arrivava sino a quel punto.
- Trovato nulla? -
- Tsk... Se magari ci dessi una mano faremo prima -
- Siete uomini, non vi lamentate -
- Dov'è finita la parità dei sessi? -
- Stai frignando come un moccioso Togami, forse (come Fukawa), non ami
l'acqua? -
- Da quando fai commenti sarcastici Kirigiri? È strano per
te -
- Qui sei tu che ti stai comportando in modo strano -
osservò, e aveva ragione, non era qualcosa a cui normalmente
Byakuya si sarebbe prestato, - Agisci in questo modo perché
spinto da un inedito senso di compassione per quella ragazza che ti
giurava amore e che hai sempre snobbato, oppure è semplice
paura, timore di rimetterci la testa? -
- Tu...- sembrò partire sul piede di guerra il ragazzo,
andando in escandescenza come qualche ora prima. No, non doveva
ricordarglielo. Lui per primo sapeva di star tenendo un comportamento
non consono a se stesso. A un Togami.
- Smettetela voi due! Togami muovi il culo invece di parlare e tu
Kirigiri abbi pazienza!. - esplose Owada, stanco di quella discussione,
innervosito dalla stessa situazione, immerso nell'acqua calda fino alle
cosce insieme all'ereditiere e a Naegi, tutti e tre completamente
vestiti, a cercare la lama con cui Fukawa era stata uccisa.
Mondo era conscio di non dover prendere troppo sul serio le parole di
Monokuma, ma non le poteva neppure sorvolare così
facilmente. Quando l'orso robot lo aveva lasciato era tornato di corsa
al bagno grande, preferendo parlare con quell'improbabile trio di
investigatori, i quali, su decisione di Kirigiri, avevano stabilito di
esaminare per bene anche le vasche. Qualunque cosa per ottenere qualche
indizio e, se arrivavano a seguire un suggerimento fornitogli da
Monokuma, dovevano essere davvero ad un punto cieco.
"Kirigiri in difficoltà?.. Impossibile!" pensava invece
Makoto, l'unico a lavorare silenziosamente tra un irritabile
motociclista e Togami che continuava a brontolare fra sé e
sé, sotto lo sguardo vigile dell'unica femmina che si era
autonomamente esentata da quel compito. "Di sicuro avrà
già un'idea di chi sia stato" continuava a ripetersi, forse
cercando di convincersi, perché se Kirigiri non aveva ben
chiaro come fosse avvenuto l'omicidio allora lui, che faceva
principalmente affidamento sulle sue informazioni e la sua logica, come
avrebbe fatto? Con tutti questi pensieri per la testa Naegi non
notò la breve scaramuccia che interessò la
ragazza fulcro della sua attenzione, perché altrimenti si
sarebbe reso conto di quell'anomalia. Kyouko, per quanto potesse
diventare impaziente, non arrivava mai a discutere a quel modo con
qualcuno, faceva parte della sua natura, del suo "occultare le proprie
emozioni", che persino lei si trovasse in difficoltà?
Avendo ancora la mente concentrata su altro, Makoto non si accorse
neppure dell'oggetto, sul fondo della grande vasca, che per errore
calpestò, scivolandoci di conseguenza sopra e finendo con la
testa sott'acqua.
Avvolte si chiedeva chi, tra lui e la classica protagonista di shojo
manga, fosse più imbranato.
- Eccola! - esclamò riemergendo esultante, stingeva qualcosa
nel pugno della mano destra.
Aveva trovato l'arma del delitto! Ecco dove stava la sua fortuna quando
serviva.
Purtroppo però le cose non si chiarirono, anzi,
quell'oggetto appena pervenuto, il quale era di sicuro ciò
che aveva ucciso la letterata (Kirigiri ne aveva ben esaminato la
ferita al collo per poterlo affermare), gettò ancora
più oscurità sull'intera faccenda e, di certo,
non scagionò Togami.
*Dlin... dlon... dlin*
- Il Processo di Classe
sta per iniziare, ormai è la terza volta, sapete la strada
cari bastardi -
La voce di Monokuma gli avviso che il tempo per le indagini si era
appena concluso.
- E lasciami respirare! - avrebbe voluto urlare l'ereditiere nell'udire
quel avviso, ma si morse la lingua, impedendosi di farlo. Aveva
commesso molti errori (già uno normalmente sarebbe risultato
troppo), per quel giorno, non poteva continuare a farne altri.
Perché, perché, perché... Si
maledisse, da un pezzo aveva compreso che fargli perdere tutto quel
tempo in palestra faceva parte del piano che Monokuma aveva stilato per
incastrarlo.
Per scagionarsi Togami avrebbe dovuto dire la verità, ovvero
rivelare il motivo per cui non si era fatto vedere per l'intero arco
della giornata... No, non voleva farlo!
Piuttosto la condanna al patibolo, ma sapeva che i suoi compagni -
quelli provvisti di un cervello e che cominciava ad odiare ogni momento
di più -, lo avrebbero obbligato a parlare.
Perché additarlo come colpevole e sbagliare significava la
fine di tutto. Nonostante lo strappo alle regole a cui il burattinaio
si era tenuto nel processo precedente, Togami dubitava che questo
sarebbe mai cambiato.
Perdere era sinonimo di morte.
"Perdere..?" non sarà stato Celestia, ma neppure Byakuya
ricordava il significato di quella parola, provata sulla pelle cosi
tanto tempo indietro da averne cancellato quasi ogni ricordo, e adesso
che gli si presentava davanti una simile prospettiva se ne sentiva
confuso, probabilmente addirittura spaventato.
Si portò una mano al petto, avvertendo sotto le dita i
battiti accelerati del proprio cuore.
Per la prima volta temeva per la sua vita. Si sentiva ridicolo.
Eppure era riuscito ad ignorarlo per ben otto anni quello stupido e
stramaledetto sé stesso.
Quel Byakuya che ad un membro della famiglia Togami non si avvicinava
nemmeno un po'.
L'ascensore si apri e tutti i nove sopravvissuti ne attraversarono le
ante spalancate.
Ognuno si sistemò al posto che gli era stato assegnato.
Erano pronti.
Il 3^ Processo di Classe era ufficialmente cominciato.
"Okay, cosa abbiamo?" fece rapidamente mente locale Naegi, esaminando
le prove che aveva a disposizione: il Monokuma File n°3, le
testimonianze di Oogami, Celestia e Hagakure, la testimonianza di
Asahina, l'arma del delitto, le tracce di sangue (la loro mancanza
sulla scena), il colore dell'acqua, la foto mezza strappata nella tasca
della vittima (che ancora non sapevano chi raffigurasse), le impronte
insanguinate sulla porta della sauna, e basta. Era tutto.
Come al solito per il resto avrebbe dovuto improvvisare, visto l'esiguo
numero dei colpi che aveva a disposizione. Ora bisognava solo vedere
chi avrebbe dato il via alla conversazione sull'omicidio di Touko
Fukawa.
- Per prima cosa, qualcuno è a conoscenza dell'orario della
morte di Fukawa? Cosi potremmo verificare gli alibi di ognuno di noi -
Celestia prese parola sorridendo come se si fosse trovata bere un the
con le amiche, pur non seguendo in prima linea le indagini sembrava
sempre molto informata,
- L'ultima volta che Fukawa è stata vista viva è
stato poco prima dell'inizio dell'orario notturno (le 21:45 circa), si
era recata in sala mensa per qualche motivo, forse uno spuntino prima
della sua chiusura, per poi fuggire quando ci ha trovato Hagakure - si
prese la briga di spiegare Kirigiri,
- Si, e mi ha pure riempito d'insulti! - confermò il super
ultra sciamano liceale, - come se avessi potuto sapere che quel super
ramen gold che ho trovato nascosto nella dispensa l'avesse nascosto lei
per tenerselo da parte - sbuffò grattandosi la testa, forse
ragionando che tanto ormai era inutile arrabbiarsi a causa di un morto.
- Quello è stato l'ultimo momento in cui è stata
vista viva - riprese Kirigiri, - supponendo che inseguito sia tornata
nella sua stanza per poi uscire una seconda volta, contando il lasso di
tempo doveva già essere in atto il coprifuoco, il suo corpo
è stato ritrovato alle 17e30 del giorno dopo. Quindi per il
momento possiamo solo affermare che sia morta nell'arco di tempo tra le
22 di ieri e le 16e30 di oggi -
- Ugh... amici è un sacco di tempo - commentò
sempre Hagakure deprimendosi un poco a quella notizia. Davvero non
avevano altri indizi per ridurlo?
- Supponiamo però che fosse già morta quando
Yamada è gli altri sono andati in esplorazione del bagno
grande alla ricerca di fantasmi... - propose Makoto,
- Delle fantasie di Asahina vorrai dire - precisò Celestia,
- Oh, ve l'ho già detto! Sono sicura di aver visto qualcosa
lì dentro!- insistette la nuotatrice visibilmente offesa dal
commento della gothic.
- ... se mettiamo che l'omicidio sia avvenuto prima del loro arrivo,
allora l'arco di tempo si riduce dalla sera di ieri alla mattina di
oggi - abituato a essere interrotto in quei casi Naegi non ci
badò più di tanto,
- È un buon presupposto Master Makoto Naegi, ma se ci fosse
stato un cadavere all'interno del bagno comune qualcuno di noi se ne
sarebbe certo accorto - ne minò il ragionamento Yamada,
sistemandosi gli occhi con aria intelligente (si sentiva figo per aver
detto qualcosa di sensato),
- Perché, qualcuno è andato ad esaminare le
vasche o la sauna? - fu la repentina replica di Owada,
- Ehmm...- non seppe rispondere l'otaku, non ricordava che qualcuno si
fosse...- Lady Aoi Asahina l'ha fatto! - esclamò vittorioso,
- Mi ricordo distintamente che, frustrata per la ricerca infruttuosa ha
infilato la testa nella sala della vasche, per poi ritirasi delusa di
non aver trovato nulla -
- Bhè... veramente qualcosa l'ho vista - fece un'espressione
dolcemente colpevole la ragazza tutta energia, seno e ciambelle,
portandosi in segno di scuse una mano dietro il capo, - Ho scorto
un'ombra che si rifugiava nella sauna, temendo però di
essere considerata una specie di visionaria non ho detto nulla -
- E non poteva trattarsi della stessa Fukawa? - osservò
Celestia, e il suo dubbio era più che giusto, - Forse aveva
qualche motivo per nascondersi -
- Certo, se si stava facendo il bagno temeva che qualcuno la vedesse
nuda! - sentenziò Yasuhiro, poco importava che la letterata
fosse stata ritrovata con ancora indosso la divisa scolastica, -
ritenendola solo l’ennesima delle sue osservazioni inutili
nessuno si prese la briga di farglielo notare.
- Visto il contenuto delle sue tasche dubito che, anche se volesse
nascondersi, Fukawa sarebbe entrata nelle sauna - si fece sentire
Kirigiri, e il suo sguardo si incrociò con quello di Naegi,
gli aveva appena lanciato un sassolino, ora stava a lui raccoglierlo. -
Si sarebbe danneggiata con l'umidità, e conoscendola non
avrebbe voluto che si rovinasse ancora –
“Pensa, e scegli la prova giusta!”
- Ma certo, la foto...- ragionò Makoto, - Fukawa non sarebbe
entrata nella sauna perché aveva con sé quella
fotografia -
- E perché una semplice foto gliel'avrebbe impedito?- lo
guardò confuso Owada,
- Perché era qualcosa a cui teneva molto, forse lo
considerava una specie di tesoro - da Naegi gli occhi di Kirigiri
vagarono altrove, alla ricerca di una persona in particolare,
- Cosa raffigura quella fotografia? - volle accertarsi Celestia,
avvertendo un presentimento salirle lungo la colonna vertebrale,
pizzicandole dietro la nuca mentre mostrava il solito sorriso da avida
calcolatrice.
- Non so come ne sia entrata in possesso... - preannunciò
Kyouko estraendo l'oggetto in questione da una tasca della giacca, cosi
da poterlo esaminare meglio alla luce della sala processi, - ma
è una foto raffigurante due persona, una donna e un bambino
di circa sei o sette anni, forse madre e figlio, non se ne
può esserne sicuri perché il volto di lei
è stato cancellato. Il viso del piccolo è invece
integro e ben identificabile - fredde e impietose quelle iridi violacee
si posarono sul suo obbiettivo, - Non sei forse tu il bambino, Togami -
La sua non era una domanda, ma una affermazione, e mentre mostrava
l'immagine all'intera sala fu finalmente compreso il motivo per cui
l'ereditiere avesse taciuto fino a quel momento (quando abitualmente
amava animare l'ambiente declamando a gran voce le proprie
conclusioni), probabilmente consapevole del cappio che si stava
stringendo intorno alla sua gola e ormai già privo di fiato.
Nessuno poteva immaginare che Byakuya avesse già deciso la
conclusione di quel processo. Come gli era consueto era giunto da solo
alle proprie rispose e aveva stabilito il da farsi: non avrebbe detto
nulla. Tacendo sarebbe finito con l'essere accusato ingiustamente dagli
altri e ci avrebbero rimesso tutti le penne, ma poco importava.
Nonostante i presupposti la sua bocca rimaneva cucita.
- Come puoi spiegare la presenza di questa immagine sul cadavere della
vittima, Togami? - insistette, e Naegi trovò inusuale che
Kirigiri partisse immediatamente in quarta con un'accusa, nella sua
normale procedura amava discutere arrivando a riepilogare passo dopo
passo ogni avvenimento che aveva portato al delitto, non era solita a
simili colpi di testa.
Riflettendoci, Makoto non poté che giungere ad un sola
conclusione: la ragazza non pensava, non ancora almeno, che
l'ereditiere fosse colpevole, però esigeva delle risposte
che solo lui poteva dargli.
- Se ti dicessi che non ne sapevo nulla prima che tu la tirassi fuori
mi crederesti? - sorrise sprezzante il biondo, mostrando una freddezza
ritornatagli propria solo perché consapevole di
ciò che lo attendeva,
- Vuoi scherzare?! Quella è la prova che sei stato tu! Di
certo Fuka te l'ha rubata!!- di nuovo l'intervento non richiesto di
Hagakure mise in scompiglio l'intero processo, se ogni tanto se ne
fosse stato zitto avrebbero avuto tutti una vita più facile.
- Fregato cosi facilmente?.. Togami dov'è finita tutta la
scaltrezza che mostravi? - Ludenberg non era una sprovveduta, sapeva
giocarle bene le sue partite ed era brava a scoprire le carte in mano
all'avversario leggendone semplicemente l'espressione. Se fosse stata
una partita a poker sarebbe stata certa che Byakuya teneva una scala
reale.
- È perché odiavi Fukawa, ammettilo! - anche
Asahina, spinta dalle insinuazioni di Hagakure cominciò ad
accusarlo,
- Amica mia, non è ancora il momento di indicare il
colpevole. Attendi, prima di trarre le tue conclusioni, ascolta tutto
ciò che c'è da sapere - la
tranquillizzò Oogami, consapevole che la nuotatrice fosse
spinta ad additare Togami più per un sentimento personale
che per delle prove reali.
- Sarebbe sciocco negare che odiavo quella piattola - sbuffò
il ragazzo, - ... non per questo però l'ho uccisa io - "come
se, anche se fossi il colpevole, ammettessi di averlo fatto" disse
conscio della totale inesistenza della propria difesa. "Spero che muori
soffocato da un chicco di riso Burattinaio" gli augurò
intrappolato in quella rete creata appositamente per lui.
- Questo lo dicono tutti - convenne Celestia, - perché non
provi a convincerci?- propose e solo all'ora Togami si rese conto che
la ragazza nascondeva un che del rapace nei suoi modi. Se prima
appariva un puntino lontano, in alto del cielo, un secondo dopo era in
picchiata, alle spalle della preda.
- E come potrei?- fece il finto tonto, cosa che sembrò
solleticare l'ilarità della gothic,
- Dicci cosa hai fatto per tutta la giornata - sapeva che glielo
avrebbe chiesto e fu facile controllare la propria espressione di
fronte al suo sguardo che lo fissava così intensamente,
facendo un paragone non era nulla a confronto con gli occhi di Kirigiri
(quelli sapevano trafiggerti peggio di due lance affilate).
- Tsk... sono stato tutto il tempo in biblioteca - una menzogna,
- No, questo non è vero! - subito smentita da Makoto, - Io e
Owada ti abbiamo cercato, ma lì non c'eri -
- Cosa vuoi nascondere Togami? - si fece più pressante
Celestia, - Non dirmi che hai davvero commesso un omicidio tanto
deludente? -
- ... - non la degnò di risposta, lo sguardo rivolto
altrove, quasi avesse altro a cui pensare piuttosto di partecipare a
quel processo che avrebbe deciso delle loro vite.
- Non rispondi?! Allora ammetti di essere un assassino!? - Asahina
sembrava averla presa molto a cuore, nonostante non avesse alcun
particolare legame con Fukawa, ora che Chihiro non c'era più
era lei da considerarsi la più sensibile tra loro. Un
atteggiamento che Byakuya definiva strano, ma probabilmente era lui,
che non comprendeva la natura di quel sentimento, ad esserlo. -
È vero che magari Fukawa non era una ragazza molto
simpatica, ma ti amava veramente! - come se il saperlo potesse cambiare
qualcosa, non gli era importato quando era in vita e non gli sarebbe
importata di certo adesso.
- Era Fukawa, anzi, Genocide l'assassina. Non so cosa ho fatto per
risultarti tanto antipatico ma tra me e lei credo che fosse chiaro chi
fosse il cattivo -
- Kuwata dovrebbe esserti stato di insegnamento Togami, se qualcuno
muore non viene riconosciuta l'autodifesa - tornò a prendere
parola Kirigiri, nonostante l'ereditiere non avesse ancora ammesso
nulla, sembrava intenzionata a precludergli ogni via che non lo
portasse a dire il vero.
- Credevo che nel caso di Kuwata l'autodifesa non fosse stata
riconosciuta... - puntualizzò Naegi lasciando
però cadere il discorso, non era il momento di perdersi a
discutere di un caso già chiuso quando dovevano ancora
affrontarne uno.
- Certo che siete proprio pallosi voi bastardi... Owada ti fai una
partita a carte? Tanto anche se partecipi non sei di nessuna
utilità - commentò Monokuma con voce lamentosa,
sdraiato di traverso sul suo trono.
Tutto stava procedendo secondo i suoi piani, anche troppo per non
risultargli terribilmente noioso.
- E da quando cazz…- tentò di replicare il
motociclista, ma la sua mente fece contatto, bloccandogli la lingua a
metà della frase. Se aveva reso Enoshima una groviera per un
non nulla, forse era meglio che si desse una regolata nel rivolgersi
direttamente a lui, chissà che non avesse
l’intenzione di trasformarlo in burro o in qualche altro tipo
di latticino. - Quando cavolo saremmo diventati compagni di giochi,
brutta ferraglia? - si corresse sul filo del rasoio, fulminandolo con
uno sguardo pieno d'odio.
- Ooh! Quello sguardo, quegli occhi! Mi fissano cosi intensamente!! Non
vorrai farmi delle avance Owada!?- cominciò ad arrossire e
ansimare Monokuma, quasi fosse stato davvero colpito da una vampata di
calore o avesse avuto un colpo di fulmine,
- Vorrai scherzare!- fu sul punto di spaccargli il muso Mondo, al
diavolo ogni tentativo di essere previdenti.
- B.. bene! Perché con me il tuo bel faccino non ha alcun
effetto!!- esclamò lui, con un atteggiamento che dimostrava
tutto il contrario di quello che diceva. Tsundere l’avrebbe
definito Yamada.
Per quanto ancora doveva subire gli scherzi di quel maledetto orso? Si
chiese Owada, capendo che con le proprie reazioni lo stava divertendo,
e quindi svolgeva perfettamente il suo compito di
“passatempo”
Nessuno presto ascolto al breve battibecco tra orso e motociclista, e
la discussione avanzava.
- Togami, perché non voi dirci la verità?..
Questo ti fa apparire come colpevole, e nel caso non lo fossi ci
condanneresti tutti - Naegi la buttava sempre sul sentimentale, cercava
forse di appellarsi al suo cuore? Ai suoi sentimenti? Byakuya non fece
neppure la fatica di ascoltarlo.
- Non credo che andremo molto avanti continuando ad insistere in questo
modo con lui, al momento sarà meglio parlare d'altro, forse
più avanti gli verrà voglia di risponderci -
intervenne Kirigiri a fermarlo, a continuare a parlare ad un muro non
si otteneva nulla, bisognava minarne la solidità, anche a
costo di spaccarsi le mani nel prenderlo a pugni.
- Di cosa discutiamo? Il colpevole ce lo abbiamo già...
Whuo! Sta volta è stato facile! -
- Appunto perché la risposta ci è stata data su
un piatto d'argento che dovresti diffidare Hagakure - ogni consiglio
rivolto allo sciamano era un consiglio sprecato, ma forse
rispondendogli Kyouko aveva ottenuto di farlo tacere per un po'.
- Però ha ragione, di cosa dovremmo discutere adesso? -
chiese anche Asahina, l'espressione a metà tra il
preoccupato e il confuso,
- L'arma e il luogo del delitto - proclamò Kirigiri e, al
suo ennesimo sguardo, toccò a Naegi prendere parola,
- L'arma è stata trovata sul fondo della vasca del bagno
grande, la sua presenza lì e il colore dell'acqua ci fa
credere che Fukawa ci sia caduta e che successivamente il suo corpo sia
stato spostato all'interno della sauna - solo in quei momenti Makoto
sembrava tirare fuori un po' di quella spina dorsale che cosi spesso
Kyouko gli rimproverava gli mancasse, - Per quanto l'arma che l'ha
uccisa, si tratta di un paio di forbici fatte a mano, di quelle che di
solito maneggiava Genocide Sho -
- Le forbici di Genocide Sho? Ne sei sicuro? -
- Si, Yamada . Fukawa ne aveva ancora qualcuna addosso, e abbiamo
potuto verificare che erano dello stesso tipo -
- Io invece mi sono assicurata che la ferita combaciasse con la lama
delle forbici - specificò Kirigiri,
- Davvero delle forbici... possono? - si massaggiò il collo
grasso Hifumi, impallidendo un poco.
- Non abbiamo mai specificato una cosa - si rese conto Naegi
nell’udirlo parlare,
- Cosa?-
- Chi è stato a trovare il cadavere? - quando era arrivato
al bagno grande accompagnato da Togami e Owada erano già
arrivati tutti,
- Ehmm... siamo stati io e Owada - rispose l’otaku, il volto
provato da un simile ricordo, l'espressione del cadavere di Fukawa era
una di quelle che non si dimenticano, -... poi però Master
Mondo Owada è corso via, ed è arrivata Lady
Celestia Ludenberg, a quel punto è scattato l'avviso di
Monokuma -
- E cosa ci facevate lì? - si incuriosì Kyouko,
- Bhé... io mi stavo ancora nascondendo -
- E io lo stavo cercando per dare a questo buta-otaku la punizione che
si meritava - si aggiunse elegantemente alla discussione la gothic, era
incredibile come potesse sputare simili insulti con un espressione
tanto serena e innocente, - Ho incrociato Owada nel corridoio, ho
notato la sua faccia sconvolta e, incuriosita, mi sono diretta al bagno
comune per vedere cosa fosse accaduto - la sua spiegazione non
necessitava di altri approfondimenti.
- Adesso però torniamo a Fuka...- intervenne Hagakure, -
perché hanno spostato il suo cadavere? -
"è la prima domanda intelligente che tu abbia fatto in un
processo" pensarono all'istante i presenti, Monokuma compreso.
- Se si sposta il corpo è perché non si vuole che
venga trovato, non subito almeno - che fosse Owada a spiegarlo fu al
quanto inquietante, poiché lui sembrava parlare per
esperienza, nessuno però commentò quel fatto,
Celes ne fu tentata, ma non ne ebbe il tempo.
- E credo che, chi ha spostato Fukawa fosse anche l'ombra che ha
intravisto Asahina –
Fu lo spontaneo intervento di Togami, uscito dal proprio mutismo. Non
se lo sarebbe mai immaginato, ma tutte quelle chiacchiere lo avevano
aiutato a riflettere. Aveva ragionato a mente fredda, senza avvertire
la pressione delle domande degli altri su di sé, ed era
arrivato alla conclusione che, anche sabotando il processo come stava
facendo, non aveva alcuna garanzia di uscirne pulito (morto certo, ma
pulito, chissà), in fondo, Monokuma non aveva forse svelato
a tutti il segreto di Owada quando si era rivelato essere il colpevole?
Cosa l’assicurava che non avrebbe fatto lo stesso con lui?
Che si suicidasse con le proprie mani o che seguisse il
disegno di Monokuma, in fine, il risultato non sarebbe comunque
cambiato. Togami sarebbe morto, in un modo o nell’altro.
Quindi, perché non togliersi un’ultima
soddisfazione? Non era da lui tornare sui propri passi, ma in
quell’ultimo periodo non era in lui e basta. Solo una cosa
non era cambiata: odiava perdere e odiava riscoprire il significato di
quel verbo.
L’ego di Byakuya non gli permetteva di cadere senza aver dato
prima un colpo mortale all’avversario.
Se il burattinaio aveva creduto che se ne sarebbe stato tranquillo
nella sua rete, allora non si era accorto che quella che credeva
un’anguilla era in realtà un serpente marino.
Appena tirato fuori dall’acqua l’avrebbe morso,
infettandolo con il letale veleno.
- Però è assai improbabile che si trattasse
dell’assassino - aggiunse sistemandosi gli occhiali con fare
riflessivo,
- Hai appena ripreso a parlare e te ne esci con una simile sciocchezza?
- sorrise quasi gongolando Celes, “ma c’era
qualcuno che non godesse a vederlo in difficoltà?”
si chiese l’ereditiere ma la risposta gli fu subito chiara:
no.
- Naegi, mostra la tua utilità - gettò
l’osso a Makoto che, da bravo bastardino ammaestrato, subito
rispose,
- Se è vero che l’omicidio si è
compiuto prima della 13:00, ovvero prima della vostra perlustrazione
del bagno comune, allora questo deve essere avvenuto intorno a
mezzogiorno - partì in quarta, quasi i suggerimenti di
Togami e Kirigiri gli avessero riempito un serbatoio interno che gli
dava la grinta per esporre la sua arringa. - Quando è stata
esaminata la vasca abbiamo notato che l’acqua aveva uno
strano colore, non era perfettamente limpida, questo perché
si era mescolata al sangue di Fukawa -
- Un quantità tale che prevedeva che il corpo fosse rimasto
immerso per almeno un ora - specificò Kirigiri, la
più ferrata in simili dettagli,
- È poco plausibile che il colpevole sia rimasto affianco
della sua vittima per un’intera ora o più,
soprattutto se temeva di essere scoperto - sentenziò
Byakuya, sicuro delle proprie affermazioni.
- … c’è qualcosa di strano -
commentò Naegi,
- Cosa? - si irritò del suo intervento, non lo aveva
interpellato,
- Ecco, se non è stato il colpevole a spostare il corpo
allora un suo complice, e questo…-
- Non ha senso - convenne con lui Kirigiri,
- Il complice non avrà salva la vita solo perché
ha aiutato il colpevole a nascondere il suo omicidio - citò
a memoria Celestia,
- Non sarebbe la prima volta che una terza persona interviene a
manomettere il corpo - ricordò l’ereditiere,
trovandosi accerchiato da quelle opinioni contrastanti,
- Ma quella volta eri stato tu Toga - la buona memoria e il pessimo
tempismo erano le armi finali di Hagakure,
- E non ce ne sono altri qui con il tuo stesso gusto
dell’orrido - convenne la gothic, “si sta
divertendo, sono sicuro che questo processo la diverte un
mondo” non poté evitarsi di osservarla con un
certo astio.
- Perché, che il colpevole sia rimasto tutto quel tempo con
il cadavere di Fukawa e che poi, sentendosi arrivare, si sia
precipitato nella sauna è più probabile? -
domando non celando un sottile sarcasmo,
- Il colpevole è dovuto allontanarsi - fu Kirigiri a parlare
e, quando era lei ad aprir bocca, tutto appariva così
limpido e chiaro, a Kirigiri stessa perlomeno. - Un momento di panico
in cui realizza la gravità del proprio gesto, deve essere
semplicemente fuggito per poi tornare per nascondere il corpo -
- Quindi è ancora possibile che quell’ombra vista
da Aoi sia l’assassino - annuì con espressione
greve Oogami, le braccia muscolose incrociate al petto,
- E gli unici assenti ingiustificati a quell’esplorazione
erano: Lady Kyouko Kirigiri e Master Byakuya Togami -
ricordò Yamada, poiché erano in coppia Naegi e
Owada erano stati esentati dall’elenco,
- Veramente…- intervenne Hagakure, e la sua espressione
colpevole non preannunciava nulla di buono, - subito dopo aver concluso
la caccia ai fantasmi stavo andando al negozio scolastico
e…- si interruppe cominciando a sudare freddo e non sapendo
dove appoggiare lo sguardo, - ho trovato Kirigiri davanti alla porta
blindata - bhé, non c’era nulla di strano, anzi,
quello diveniva un’affidabile alibi per la ragazza.
Per un qualche motivo però, nonostante Yasuhiro
l’avesse appena scagionata, il volto di Kirigiri fu
attraversato da un lampo d’ira, per un momento fu visibile a
tutti, prima di tornare con la sua solita espressione piatta, dal
cipiglio severo.
- Che ci facevi lì Kirigiri? - gli domandò
curioso Makoto, non comprendendo il nervosismo dello sciamano e
l’aura cupa e maligna che avvolgeva la ragazza,
- Stavo controllando gli ID dei nostri compagni deceduti per
assicurarmi che a nessuno venisse la malsana idea di
scambiarli o rubarli come aveva fatto Owada…-
spiegò, - poi ho esaminato di nuovo la porta blindata -
- Aaah! Allora è per questo che era con una lente di
ingrandimento piegata a quattro zampe sul pavimento! -
esclamò rincuorato Hagakure, per poi impallidire subito
dopo, quando qualcosa di appuntito ed affilato gli trafisse da parte a
parte il cranio. Kirigiri l’aveva appena fucilato con lo
sguardo (se gli occhi potessero uccidere),
- Le hai viste? - assottiglio le palpebre, e fu come un pugnale che
penetra lentamente nella carne, dilaniandoti fermandosi un momento
prima di raggiungere il cuore,
- Eh… n-No - esitò nel rispondere, privo di
fiato, quasi la ragazza lo stesse uccidendo davvero. Incapace di essere
convincente, mentre intanto pensava “mu-mutandine...
disegno.. PANDA! Adorabili!”.
- Viste cosa?..- intervenne sempre più perplesso Naegi, di
cosa parlava Kyouko? E perché sembrava cosi arrabbiata, ma
soprattutto, Hagakure non sarebbe morto d’infarto in quel
momento, vero?
- Hihihihihihi! Master Yasuhiro Hagakure ha visto il paradiso, e tra
non molto raggiungerà l’inferno - rise cupamente
l’otaku, lui non era interessato alle ragazze 3D, ma gli
sarebbe comunque piaciuto che Hagakure, prima di morire, gli rivelasse
quel segreto,
- Naegi, sei vuoi sopravvivere non insistere oltre- gli
consigliò invece Owada. Più assennato, mal
celando un certo imbarazzo, voleva saperlo.
- Vi devo ricordare che stiamo svolgendo un processo? - intervenne
Togami a riportare l’ordine, -Della biancheria intima di
Kirigiri avremmo una dettagliata descrizione più tardi - era
un ragazzo nel pieno dell’adolescenza, poteva fare il
superiore quanto voleva, ma certi argomenti comuni interessavano anche
a lui.
- B…biancheria intima? - balbettò Naegi
diventando rapidamente rosso pomodoro, avrebbe saputo delle mutandine
di Kyouko…? Il suo cervello andò in corto a causa
di un surriscaldamento.
- Ditelo, ditelo anche a me! - si aggiunse tutto esaltato Monokuma.
E i nervi di Kirigiri saltarono del tutto.
*20 secondi
più tardi*
- Possiamo riprendere adesso? - chiese Kirigiri sistemandosi la gonna,
- Ceeerto, e non ammetto più interruzioni!- ebbe
l’appoggio del preside orso, la voce tremante e sottile, non
aveva protestato quando gli aveva rubato il martelletto che usava per
proclamare le sentenze, vedendo la sua espressione spaventosa gli erano
mancate le parole. Quella ragazza sapeva diventare terribile quando
voleva! Potevano ben confermarlo i membri maschili della classe
ritrovatisi con un bernoccolo e diversi ematomi in cima alla testa.
“Se fosse un po' più robusta sarebbe un ottimo
secondo negli allenamenti” pensò Oogami,
“Mai io non ho fatto nulla…”
piagnucolò tra sé e sé Naegi.
- Va bene, finiamola qui, tanto è Toga il colpevole, giusto?
- era incredibile come lo sciamano riuscisse a sorridere in maniera
tanto spensierata con la testa fracassata e un occhi nero,
- Aspetta, perché dovrei essere io? - ebbe un
giramento di testa il biondo, causato dalla lente degli occhiali rotta
(fortunatamente ne aveva tre paia di riserva in camera),
- Sei l’unico senza un alibi, no? - si resse la fronte con le
mani Naegi, un livido proprio al centro,
- O forse vuoi finalmente dirci cosa hai combinata per tutta la
giornata? - si aggiunse Owada, la guancia gonfia, a lui gli era andata
bene, i capelli gli avevano fatto da ammortizzatore rendendo vano
l’attacco con il martello, e aveva ricevuto un semplice
schiaffo (visto che Kirigiri indossava i guanti non doveva essere stato
cosi spiacevole, ma aveva già beccato un pugno in quel punto
per quel giorno, e un pochino dolorante lo era).
- Stavo strappando fotografie e distruggendo documenti - la
facilità con cui Togami rispose alla domanda fu
così stupefacente da lasciar perplesso persino lui stesso,
- Documenti? - si fece subito interessata Kyouko, tornata la solita di
sempre, seria ed attenta,
- Si - ammise con un sorriso scaltro e autoironico, -… sono
stato giocato da Monokuma e per tutto il giorno ho girato come una
trottola nel tentativo di arginare il suo scherzo -
- Aspetta! Hai detto foto? Come quella che è stata ritrovata
su Fukawa? - domandò Asahina,
- Ce ne erano di simili, ma quella non l’avevo ancora vista -
- E pensi che ti crediamo? - lo accusò di nuovo la
nuotatrice, era particolarmente isterica, forse non era la sua
giornata. - Hai ucciso Fukawa perché volevi nascondere
ciò che c’è dietro a quella immagine! -
fu subito pronta ad additarlo, stuzzicando però
l’ilarità dell’ereditiere, che non si
trattenne dal riderle in faccia,
- “Ciò che c’è
dietro”? È una foto di me e di mia madre, se
avessi saputo che ce l’aveva gliel’avrei anche
lasciata, per quel che mi importava - continuò a ridere, a
deriderla, irritandola sempre più,
- Allora se quelle foto non valevano nulla perché ti sei
tanto premurato a cancellarle?!- insistette, voleva coglierlo in fallo,
almeno una volta, era stanca dei suoi modi, della sua arroganza.
Detestava Togami.
- Mi sono espresso male: quella particolare fotografia in possesso
della piattola non aveva per me alcun interesse - specifico, alzando le
spalle come se stesse spiegando il fatto più ovvio del mondo
ad un bambino un po’ tardo, - le altre invece erano una altra
storia, se le ho distrutte insieme ai documenti era nel tentativo di
tenerlo nascosto - che strano, farla finita con le proprie mani,
uccidendosi da sé Byakuya avvertiva un estraneo senso di
liberazione, quasi un peso gli fosse stato tolto dal petto. Respirare
più liberamente.
Non poteva comunque far a meno di pensare all’ironia della
faccenda, dopo tutta la fatica per occultare ogni prova. Non riusciva
ad evitarsi di continuare a sorridere.
- Nascondere, cosa? -
- Il mio nome-
----
Oookay, non l'ho finito in un capitolo, ma capitemi, con
Hagakure che interviene sempre (a random per di più),
Celestia che gode nel vedere Togami in difficoltà a con
quest'ultimo che non vuole collaborare, è complicato dare a
tutti i giusti spazi... Cmq, fidatevi se non avete ancora provato il
gioco, il casino che avete letto qui sopra è identico a
quello che troverete lì -cavolo, che sudata
<.<
Ma secondo voi chi è il colpevole? Io lo so, ma forse ho
lasciato in giro troppi indizi e magari ci siete già
arrivati anche voi xD ... fatemi sapere.
bye ^3^/
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** V ***
Capitolo
V
- Kyahahahahahahah!
Una volta con l'acqua alla gola hai scelto di salvare la pelle Togami -
rise Enoshima, - ecco fin dove arriva il tuo esorbitante orgoglio! - la
sua voce acuta si propagò alta e assordante nell'intera sala
elaborazione dati. Al momento la porta che la collegava alla stanza di
controllo di Monokuma era chiusa e nessun altro poteva sentire
ciò che diceva, parlava a se stessa, abituatasi alla
solitudine a cui il ruolo di Burattinaio la costringeva.
- I-il tuo nome?..-
ripete balbettante Makoto, confuso dalla confessione di Togami.
Cos’aveva di
così strano il suo nome da spingerlo a desiderare di tenerlo
nascosto? Se fosse stato Celes avrebbe anche capito, ma
essendo lui, proprio non ci arrivava.
- Vuoi dire che non
sei Togami Byakuya? - si aggiunse Hagakure, il viso sconvolto
(perché le sue abilità sensoriali non gli avevano
rivelato qualcosa di cosi semplice?.. che avesse perso il suo dono?!
-sarebbe finito in miseria!),
- Certo che lo
è - affermò l'ereditiere, cosa che rese ancora
più incomprensibile la sua precedente affermazione. -... ma
solo adesso, prima non mi era riconosciuto - va bene che oramai l'aveva
ammesso, ma si sarebbe limitato a ciò, raccontare il resto
era troppo umiliante e l'orgoglio, si sa, è come la
speranza: duro a morire.
- Riconosciuto?..-
- Upupupupu! Ma come
bastardi, non ci siete ancora arrivati? - tornò alla carica
Monokuma, pronto a dare l'ultimo colpo all'ego del biondo per ridurlo
in frantumi,
- Naegi, ti ho
spiegato come funziona nella mia famiglia - sovrastò le
parole del preside orso per evitargli il dolce piacere di svelare a
tutti il suo segreto, - tu dovresti esserci già arrivato -
lo invitò, che fosse lui a parlare. Non che ritenesse Makoto
diverso dagli altri, ma era l’unico con a disposizione
abbastanza conoscenze (ora che ci pensava nell’ultimo periodo
gli aveva fatto molte confidenze), per aver un quadro ben chiaro della
situazione. In fondo, non era proprio l’abilità di
Naegi quella di accumulare tutti gli indizi lanciatigli dai compagni
per poi ricreare il puzzle degli eventi nella sua interezza?
E poi gli sarebbe
andato bene chiunque, gli bastava non fosse Monokuma.
- Eeh..? A-aspetta! Io
lo so? - s’indicò il ragazzo stupito,
perché finiva sempre con il ricevere la patata bollente?
Prima Yamada, ora Togami, sembrava stesse diventando un'abitudine.
No, in
realtà lo era già, ma preferiva ingannare un poco
se stesso per non considerarsi uno zerbino.
- Se non arrivi a fare
un collegamento così semplice mi stupisco che tu sia
sopravvissuto fin ora - commentò aspramente
l’ereditiere, se lo stuzzicava un po’ a quel modo
Naegi tendeva a diventare più veloce nei propri
ragionamenti,
- Ma co-sì
su due piedi..- si sentiva titubante e insicuro il ragazzo,
perché sempre a lui toccavano simili ingrati compiti?
- Perché
perdi tempo a chiacchierare con quelli che ritieni i tuoi
“compagni”, se poi non ti ricordi neppure di cosa
vi siete detti? - sbuffò Byakuya usando quella parola con
cui l’altro amava tanto riempirsi la bocca, aveva osato
molto, se lo diceva da solo, tirando al limite il filo che, se si fosse
spezzato, lo avrebbe portato a perdere la sua collaborazione. Non
temette però neppure per un momento di aver sbagliato, aveva
invece ottenendo la reazione che desiderava,
- Va bene!- esclamo
Naegi, esasperato, grattandosi rabbiosamente la testa, a furia di
pensare tanto gli si sarebbe cotto il cervello. - Lasciatemi
però dieci minuti - elemosinò, il tempo di
mettere in ordine i pensieri e riportar a galla i ricordi.
- Non potrebbe
limitarsi Togami a parlare? - si fece sentire Celestia, trovando
irritante dover attendere senza fare nulla, quel processo si dilungava
troppo per i suoi gusti, era già sera inoltra quando avevano
iniziato, se non si fossero sbrigati a chiudere il caso avrebbero
finito allo scoccare del periodo notturno, e lei non aveva ancora avuto
il tempo di farsi una doccia.
Non voleva
ASSOLUTAMENTE rimandare a domani mattina.
- Può
sembrare una perdita di tempo Celestia, hai ragione - intervenne
Kirigiri, - … ma ultimamente i ragionamenti di Naegi sono al
quanto deludenti, per lui sarà un buon allenamento - le
gelide osservazioni della ragazza si tramutarono in frecciatine
velenose alle orecchie dell’interessato. “Deve
essere ancora arrabbiata per la storia delle mutandine..”
realizzarono i ragazzi presenti, vista la sua espressione impassibile
sembrava le fosse passata e, invece, se l’era legata al dito.
- Intanto potremmo
usufruire di quel tempo per discutere di altri punti oscuri - propose
Oogami, non parlava molto la gigantessa, ma quando lo faceva era per
riportare una sorta di pace al tumulto che si creava durante quei
processi,
- Mi sembra perfetto -
convenne Celestia, consapevole che insistere con la ragazza dagli occhi
viola era un dispendio inutile di energie - … al
momento le carte in nostro possesso sono: un sospetto (Togami),
l’arma (ovvero, le forbici di Genocide Shou), il luogo (il
bagno comune) e l’orario del delitto ( arco di tempo che va
dalla sera di ieri alla mattina di oggi), e il movente sembrerebbe quel
segreto celato dietro la foto che Fukawa teneva in tasca - non era il
suo ruolo riepilogare i fatti, ma il personaggio che solitamente si
prendeva un simili disturbo era momentaneamente impegnato a spremersi
le meningi, e a lei non dispiaceva prendersi per un po’ il
palcoscenico. - Il corpo è stato ritrovato (in ordine
cronologico) da Yamada, Owada e me; e con questo credo di aver detto
tutto. A parte i punti oscuri che Naegi di qui a poco dovrebbe
chiarirci, c’è qualche domanda? - si
rivolse alla classe colma di quell’egocentrismo da prima
donna che la metteva sempre al centro del mondo, e che le disegnava
quel sorrisino gongolante sulle labbra sottili.
- Non
c’è qualcosa di sbagliato?- parlò
titubante il motociclista, aggrottando la fronte pensieroso,
- Pensi che abbia
detto qualcosa di errato? - s’incrinò leggermente
l’espressione che aveva sul viso a causa
dell’irritazione provocatagli dall’essere ripresa,
- No, non quello che
hai detto tu, ma quello che è stato detto durante il
processo - volle subito specificare Mondo, memore del pessimo carattere
della gothic.
- Qualcosa non ti
torna? - s’intromise Kyouko,
- Si…-
ammise lui incrociandone dritto lo sguardo, senza distoglierlo,
affrontandolo di petto - … Kirigiri, perché non
sei stata tu la prima a trovare il cadavere? -
Ci fu un breve attimo
di silenzio mentre la tensione nella stanza saliva.
Quella domanda di
Owada nascondeva forse un’accusa nei confronti della ragazza?
- No, aspetta Owa!
Qui, non ci capisco nulla. Perché Kiri avrebbe dovuto
trovare per prima il cadavere?- l’esclamazioni di
Hagakure smorzarono un po’ la scena che si stava venendo a
creare,
- È vero -
sorrise Kirigiri prendendosi al col tempo il mento con la mano, come
quando stava riflettendo, - Dopo che Yamada ci aveva riferito
ciò che era accaduto questa mattina (la caccia ai fantasmi),
io avevo affermato che sarei andata ad investigare sul posto, anche
Togami lo può confermare - ricordò, non mostrava
però alcun cenno di preoccupazione per una simile
incongruenza,
- Tsk… Se
ti metti a fare anche tu la misteriosa questo processo non
avrà mai fine - osservò l’ereditiere,
l’ultimo in quel momento che avrebbe dovuto parlare, ma
sempre irritato quando erano gli altri a nascondergli qualcosa.
- Non intendevo farlo
- negò lei riprendendo parola, - … riflettevo
solo su come una semplice curiosità mi abbia allontanato a
tal punto dalla scena di un crimine - disse biasimando in parte se
stessa, - Non sono mai arrivata al bagno comune. Appena fuori dalla
soglia ho trovato delle chiazze d’acqua e le ho seguite -
- Uppupupupupu! Alice
che segue le orme del bianconiglio - rise Monokuma, e mai similitudine
parve più azzeccata.
- E perché
trovavi cosi inusuali delle… ehm, chiazze d’acqua?
- domandò Hagakure, titubante nel parlarle, temendo un atto
violento da parte sua, gli ci sarebbe voluto del tempo prima che dalla
sua mente si cancellasse l’immagine di quel dolce panda.
- Perché
non si dirigevano verso i dormitori - gli rispose guardando
però da tutt’altra parte rispetto a dove si
trovava (sì, era arrabbiata), - Solitamente, dopo che si
è fatto un bagno, se non si è riusciti ad
asciugarsi del tutto si torna in dormitorio - osservò,
difatti in ognuna delle loro stanze c’era a disposizione un
phon per asciugare i capelli, era un fatto logico tornare in stanza in
quel caso. - Seguendo le impronte invece ho trovato che andavano per
l’edificio scolastico - specificò e difatti
sembrò strano, - pensandoci adesso, probabilmente quelle
tracce sono state lasciate dall’assassino dopo che ha
ripescato il corpo di Fukawa dalla vasca - ipotizzò, ma
quando una ipotesi prendeva forma dalla sua bocca diveniva
automaticamente una certezza.
- Kirigiri, a tuo
parere, da quanto tempo dovevano essere state lasciate quelle chiazze?
- domandò Owada, intravedendo una possibilità,
- So cosa pensi Owada,
ma ti devo deludere, il pavimento è formato da piastrelle
poco assorbenti e l’ambiente non facilità
l’evaporazione dell’acqua, poteva trattarsi di ore
come di pochi minuti - ne smontò il tentativo di creare una
prova a favore dell’innocenza dell’ereditiere.
- Almeno potete
testimoniare che non era bagnato quando vi ho incontrato -
osservò sbuffando Byakuya, nervoso per l’attesa a
cui lo costringeva Naegi, possibile che non ci fosse ancora arrivato? A
lui sembrava talmente ovvio. Tutti quegli indizi.
- Però
Master Byakuya Togami, Lady Kyouko Kirigiri afferma che le tracce
potevano essere state lasciate lì da ore, avresti avuto
tutto il tempo per asciugarti - lo smontò Yamada mangiandosi
le unghie dal nervosismo, stava sudando, non doveva piacergli
correggere il damerino,
- In più
provenivi dall’edificio scolastico - si aggiunse Owada,
- E non indossavi la
giacca della divisa, segno che forse te l’eri tolta per
asciugare la camicia sottostante - concluse Kirigiri.
Inutile, per trovarsi
una via di scampo Togami poteva basarsi unicamente sul proprio alibi,
il quale sarebbe stato dimostrabile solo quando Naegi avrebbe esposto
il suo segreto. Sempre che ne fosse in grado.
Sbuffò,
tastandosi la fronte, avvertendo sotto le dita il bendaggio fattogli
qualche ora prima dal motociclista, si era dimenticato di averlo, per
quanto le ferite alla testa sanguinassero molto adesso doveva essersi
di certo richiusa, più tardi avrebbe dovuto controllare.
- Credo di aver
capito… - la voce di Makoto mise fine a
quell’estenuante attesa.
[…]
Prima però
di ascoltare le conclusioni a cui era arrivato Naegi, bisogna fare un
passo indietro, ovvero, seguire il ragionamento che lo ho portato alla
risposta.
“Cosa mi ha
raccontato Togami della sua famiglia?” era partito da questa
domanda, riportando in superficie tutti i discorsi che aveva condiviso
con l’ereditiere.
Essenzialmente
però ciò che gli tornava in mente era solo quella
storia del “prescelto”
su cui il ragazzo aveva tanto insistito: “- Si nasce predestinati, ma per
divenire prescelti bisogna faticare, lottare anche con le unghie e con
i denti -” gli aveva detto più volte;
da quelle affermazione Makoto si era sempre sentito confuso, prescelti
e predestinati non erano la stessa cosa?
Bhè, per
l’ereditiere non lo erano per nulla. Lui essendo un prescelto
aveva il piacere di guardare tutti da un gradino più alto,
guadagnato grazie alle proprie fatiche, i predestinati invece non
potevano vantarsi di tale onore, poiché il loro titolo lo
ricevevano alla nascita senza alcuno sforzo.
“Ma
com’è che Togami è diventato un
prescelto?” si sforzò per ricordare, chiedendosi
poi come avesse fatto a dimenticare un particolare simile.
Togami era il
più giovane di 15 fratelli, quindi tecnicamente ultimo in
linea di successione per diventare il capofamiglia della stirpe.
Eppure aveva
l'appellativo di "super ultra ereditiere liceale" perché un
giorno avrebbe avuto quel titolo.
“Come aveva
fatto?”
Certo, c'era riuscito
perché i 15 (tra fratelli e sorelle) che lo precedevano,
erano tutti morti.
Non morti nel senso
letterale del termine, no, perché questo avrebbe fatto di
Togami un omicida. Erano morti per la famiglia, costretti ad un
umiliante e povero esilio nel quale erano preclusi tutti gli sbocchi al
successo a cui si poteva accedere grazie all’immenso potere
della stirpe.
“Ma
perché l’esilio?” continuò a
farsi domande su domande.
“Ah,
è vero! Tutti i figli del patriarca dei Togami devono
dimostrasi adeguati a portare il peso della famiglia sulle
spalle” ovvero, si dovevano mostrare idonei, superare prove
su prove fino a non rimanere l’unico a sopravvivere.
Forse in fondo un poco
era vero che Togami aveva seppellito i proprio fratelli, visto che alla
fine era stato lui l’unico a mostrarsi abbastanza lodevole a
portare il nome che aveva ora.
“Aspetta! Il
nome che ha ora..? Perché prima ne aveva uno
diverso?”
Il patriarca aveva 15
figli. Improbabile che avessero tutti la stessa madre.
“ - Molte donne vorrebbero
vantarsi di avere un figlio con il nome dei Togami, perché
queste le renderebbe automaticamente consorti di uno degli uomini
più potenti del mondo e madri del suo futuro successore. Vi
sono una miriade di spasimanti, per questo vengono scelte solo le
più meritevoli -” come i figli anche
le consorti dei Togami andavano a selezione, e alla fine la vincitrice
era quella che aveva partorito il solo vero erede.
Quando glielo aveva
detto Naegi ne era rimasto un po’ sconvolto e
l’ereditiere aveva riso alla sua perplessità:
“- Se stai
pensando a qualche sciocchezza sull’amore o sui rapporti
familiari evitali, nella mia famiglia ogni cosa si traduce in affari
- “ lo stava deridendo e, anche se
sapeva di essere nel giusto, Makoto non sapeva come replicare, vivevano
in mondi troppo diversi (a confronto cominciò a sentirsi
così piccolo).
“- Quindi, visto che sei tu
l’erede dei Togami, tua madre è divenuta la moglie
di tua padre, giusto?-” gli aveva chiesto,
avvertendo nella propria mente una miriade di pensieri confusi e
sconnessi,
“- Non ho mai affermato questo..-
“ aveva avuto una reazione scostante Togami, il riso con cui
lo derideva di colpo scomparso, mentre il suo sguardo si spostava
altrove- Per un momento gli parve… in imbarazzo?!
“Perché
quando ho parlato di sua madre ha reagito in quel modo? Ma,
soprattutto, perché sua madre non è la consorte
di suo padre ora che lui è il prescelto?”
Che fosse morta? Ne
dubitava, se fosse stato vero allora non avrebbe avuto motivo di
vergognarsi.
“-Sei il più giovane
di 15 fratelli?-“
“-
Non fare quella faccia d’allocco, non è che con
loro abbia mai avuto qualche genere di rapporto (se non quando ci
davamo battaglia per il titolo), quello più vicino
d’età con me adesso dovrebbe avere 32 anni
-“
Sedici anni erano una
distanza notevole tra un figlio e l’altro, senza contare che
tra i fratelli maggiori di Byakuya la differenza di età non
superava gli otto anni. In più far partecipare un dodicenne
a confronti in cui gli altri partecipanti erano adulti era al quanto
crudele, sembrava proprio che si volesse precludergli ogni
possibilità di farcela.
O forse,
più semplicemente, Togami non era mai stato contato.
“Ooh..”
“- Tutti i miei fratelli dopo
aver portato per tutta la vita il nome dei Togami se lo sono visti
portare via, non c’è umiliazione più
grande in assoluto -”
A differenza sua, per
i suoi fratelli non c’era mai stato alcun altro nome prima di
Togami.
[…]
- Togami, tu sei un
figlio illegittimo, vero? -
Proclamò
Naegi e, alle sue parole, tutto divenne così terribilmente
palese, ovvio. Aveva usato un certo tatto e molta delicatezza nel
rivolgergli una simile domanda, e Byakuya trovò comica la
sua espressione. Di nuovo, temeva di ferire i suoi sentimenti?
- E bravo Makochin!-
intervenne a quel punto Monokuma tutto esultante ed esaltato, -*Ta ra da dan!* Hai
indovinato! - confermò i suoi sospetti mentre saltellava
divertito sul suo trono, - Ora però permettete a me (vostro
preside), di fare le presentazioni - dal nulla apparve un cordicella,
che il robot orso tirò prontamente, facendo cadere una
miriade di coriandoli sull’intera sala.
- Cara classe di
bastardi, ecco a voi il vero bastardo della classe! - due striscioni
appesi al soffitto erano stati srotolati e ora fiancheggiavano il
biondo, su entrambi vi era la scritta a lettere cubitali
“erede bastardo”,
- Conosciuto ora come
Byakuya Togami “il super ultra ereditiere liceale”,
è stato per anni l’unica macchia di infamia che
rischiava di gettare la stirpe nel fango, una mina vagante che avrebbe
potuto far esplodere il sistema su cui essa sorgeva e nel quale
è stato ammesso solo con la speranza che fosse lui a
soccombere al sistema - gongolava l’orso ridendo
sguaiatamente, tronfio della riuscita dal suo piano.
Credeva di aver
vinto... ma se sperava che se ne sarebbe sentito umiliato, si sbagliava.
Se credeva che con una
simile pagliacciata lo avrebbe distrutto, si sbagliava.
Se pensava di averlo
sconfitto, bhè, in quel caso: si sbagliava DI GROSSO.
- Allora Monokuma,
visto che sei stato tu a farmi questo scherzo, puoi confermare che ho
passato tutta la giornata in palestra a strappare fotografie e
documenti in cui c’era il mio nome precedente? - con una
totale indifferenza Togami si rivolse all’orso preside
ignorandone il balletto al quanto insensato e imbarazzante (da dove
l’aveva tirato fuori quel costume da spogliarellista
brasiliana?),
- Ah..? - si
bloccò il robot facendo cadere le piume del suo costume, -
Uff.. Si, si. Ci sono le registrazioni dei video di sorveglianza come
prova - rispose sbuffando, mai che gli desse una soddisfazione quel
ragazzo. Un tipo davvero noioso.
“T’infilzo
su uno spiedo gigante e ti cucino a fuoco lento” gli
prometteva intanto mentalmente Byakuya avvertendo una profonda rabbia
che gli risaliva lo stomaco e gli bruciava la gola, aveva una voglia
matta di urlare, di ricoprire d’insulti
quell’idiota, di strappare quegli striscioni e di cancellare
gli ultimi cinque minuti di quel processo dalla mente di tutti i
presenti. Anzi, no, avrebbe cancellato l’intera giornata,
così da procurarsi un alibi per l’omicidio di
Fukawa.
Non voleva. Non
avrebbe mai voluto che qualcuno lo scoprisse.
Aveva faticato tanto a
dimenticare quel vecchio se stesso che aveva vissuto per ben otto anni
all’oscuro di quale sangue scorresse nelle sue vene. Aveva
faticato tanto per diventare l’erede perfetto di quella
famiglia che mai lo aveva riconosciuto come suo membro sino a quando
non era divenuto lui il prescelto.
- Allora, con la
testimonianza di Monokuma possiamo ritenere Togami sopra ad ogni
sospetto? - domandò Naegi con il semplice desiderio di
voltare pagina, cambiare discorso e sorvolare su quella
verità a cui erano appena giunti. Era bastato Owada a
mostrargli quanto forte potesse essere il desiderio di tenere sepolte
certe ombre oscure del passato, voleva per lo meno evitare
all’ereditiere che gli fosse messo il dito nella piaga. Tali
premure non furono però percepite da Byakuya, il quale di
certo non le avrebbe apprezzate, troppo impegnato ad arginare il sangue
che usciva dalla metaforica ferita che gli era stata inferta. Per
quanto si fosse preparato a riceverla, in realtà, pronto non
lo era affatto.
- Essendo lui
l’unico che può accedere ai filmati delle
telecamere, la sua parola viene presa per buona - affermò
Kirigiri, per quanto le seccasse ammettere la valenza delle
informazioni che ricevevano da quel orso,
- Asp..! Credete a
Monokuma!? - si allarmò Asahina, il volto colmo
d’angoscia,
- Purtroppo, non
possiamo fare altro - fece Kyouko,
- Ma… ma
lui è il pazzo crudele che ci ha rinchiuso qui dentro! Come
potete credergli?! - urlò, e la sua voce si
spezzò dal pianto che rapidamente gli andava ad invadere gli
occhi, - Fukawa è stata uccisa da Togami,
nessun’altro può essere stato! Se Monokuma afferma
il contrario allora mente! -
- Uppupupupupupu! Io
mentire?.. Cosi ferisci i miei sentimenti Aochin, se ingiusta - si
finse demoralizzato dalle sue accuse,
- Ingiusta?..- ripete
Celestia, le sopracciglia leggermente inarcate in
un’attentamente studiata espressione di stupore, - Monokuma
debbo ricordarti che solo qualche giorno fa sei venuto meno a quelle
stesse regole che proclamavi assolute? - gli fece memoria sorridendo
affabile, - Credo che sia normale dubitare di ciò che dici,
forse hai deciso di metterti in combutta con il colpevole Togami
perché allettato dal denaro che lui può offriti -
ipotizzò, e di nuovo la sua somiglianza con un uccello
rapace balzò fuori, rendendo le sue parole affilate come gli
artigli di uno sparviero.
- Ugh..! Questi
studenti di oggi, tutti cosi diffidenti - si trovò messo
alle strette il robot orso e, anche se non era programmato per farlo,
cominciò a sudare per il nervosismo,
- Se però
fossi così gentile da mostraci i video di sorveglianza,
allora, potremmo crederti - aggiunse quasi le fosse venuto in mente per
caso e non avesse puntato ad essi sin da subito.
- Lady Celestia
Ludenberg, la tua aura mostra che è appena salita a boss di
livello 55 - si sentì tremare nelle viscere anche Yamada,
dopo quello che aveva subito quel giorno da parte della gothic avrebbe
avuto gli incubi per le successi quattro notti,
- Te… te le
concedo Celes, m-ma non pensare che i tuoi poteri da boss maligno
abbiano qualche effetto su di me! - esclamò Monokuma tutto
tremante, non che fosse realmente spaventato, era che gli piaceva stare
al gioco. Concedere qui e là qualcosa a quegli inetti
così da movimentare un po’ l'ambiente, che
altrimenti gli sarebbero sembrate tanto noioso.
Qualche secondo dopo,
sui teleschermi alle spalle degli ultimi studenti della Kibougamine
partì il video di sorveglianza, con tanto di orario in alto
a destra, il quale mostrava l’ereditiere entrare in palestra
nella prima mattinata di quel giorno e, usufruendo
dell’avanti veloce, si ebbe la conferma che fosse rimasto
lì per tutto l’arco della giornata, sino a pochi
minuti prima di incontrarsi con Owada e Kirigiri.
- Bene, Toga non
è il colpevole! - dire ovvietà con una faccia da
beota era ciò che riusciva meglio ad Hagakure, ed era in
quel modo che era diventato uno sciamano famoso, - …
però, allora chi è stato? - si grattò
la guancia perplesso, erano forse arrivati ad un punto cieco?
- Adesso che Togami
è stato tolto dalla rosa dei sospetti dobbiamo semplicemente
rivedere le prove che abbiamo a disposizione sotto un'altra
ottica - spiegò l’assennata Kirigiri, - Naegi, tu
hai qualche idea? -
“Oggi non ho
un attimo di tregua” pensò frustrato Makoto,
- Rifletti,
c’è forse qualcuno che può destare
sospetti? -
“E chi
altro? Togami è stato sospettato principalmente
perché non si è visto per tutto il giorno. Tutti
gli altri hanno un alibi per l’orario
presunto…(!)” un pensiero lo attraverso come un
fulmine a ciel sereno, facendo cadere su di lui una pensate ombra di
preoccupazione.
- Kirigiri,
inizialmente avevamo supposto che l’omicidio potesse essere
accaduto anche solo ad un'ora prima del ritrovamento del corpo, giusto?
- cominciava a vedere i pezzi del puzzle incastrarsi pian piano sotto
ai suoi occhi, e il disegno che gli appariva di fronte non gli piaceva
affatto.
- Ricordi bene -
confermò,
- Quando ho chiesto
agli altri cosa stessero facendo, ovvero che mi fornissero un alibi, io
mi sono riferito solo a questo pomeriggio, credendo che Fukawa fosse
stata uccisa in quest’ultime ore - continuò a
riflettere domandandosi cosa lo avesse spinto a pensare che non fosse
avvenuto prima.
Aveva parlato con i
suoi compagni proprio all’inizio delle indagini, per lasciare
una certa privacy a Kirigiri mentre esaminava il corpo, da quel momento
però avevano riscontrato nuove prove.
Ciò che
prima gli era sembrato nella norma forse ora, da un punto di vista
diverso, non lo era più.
“Quello che
ha detto è sbagliato!” comprese, realizzando che
la sua testimonianza aveva pregiudicato tutto il resto. Se Kyouko non
avesse rinvenuto la foto nelle tasche della letterata l’ora
del delitto non sarebbe stata mai confermata con esattezza e si
sarebbero basati solo sulle sue parole.
- Poco fa abbiamo
però stabilito che la morte di Fukawa risale a prima
dell’ispezione e non abbiamo ancora avuto modo di appurare
cosa stessero facendo tutti - non voleva crederci, era qualcosa
d’impensabile, ma forse si sbagliava. Si, di certo era cosi.
- Come sapete io e
Owada abbiamo girato per la scuola per tutto il tempo alla ricerca di
Togami - cominciò per primo,
- Non abbiamo
però mai pensato alla palestra - commentò a mezza
voce il motociclista sbuffando, ricordando la faticaccia di guardare
dietro ad ogni angolo.
- Io e Lady Celestia
Ludenberg siamo sempre rimasti in caffetteria - parlò Yamada,
- Ero in lavanderia a
fare il bucato, più tardi mi ha raggiunto anche Oogami -
fece Hagakure,
- Stavo indagando, ma
se può contare ho incontrato Oogami - toccò a
Kirigiri,
- Io seguivo il mio
ciclo di allenamenti, poi mi sono recata in lavanderia, dove ho trovato
Hagakure e, prima in corridoio, ho incrociato Kirigiri -
confermò Sakura,
- Non mi sentivo molto
bene, ero rimasta un po' scossa per la visione del fantasma, e per
tutta la mattina sono rimasta nella mia stanza - affermò
Asahina,
- Qualcuno lo
può confermare? -
- Oogami è
venuta a trovarmi - ricordò sorridendo all'amica, - Mi ha
anche portato del the - fece quell'espressione da animaletto felice che
la rendeva adorabile,
- Ho incontrato
Kirigiri subito dopo, quando mi stavo recando in lavanderia - fece la
gigantessa.
Perché
prima non lo aveva accennato?
- Uhmm... Ricordo che
Lady Sakura Oogami era venuta in caffetteria proprio per preparare del
the - intervenne Yamada,
- Ma non vi sembra
sospettoso che una sola persona sia stata vista da così
tante gente? - volle mettere un dubbio Celes, - Non sembra volersi
creare appositamente dei testimoni per il proprio alibi?- non aveva
prove reali per accusarla, ma le bastava instaurare un'incertezza, un
minimo di incrinatura nelle convinzioni dei propri compagni per
decretare la super ultra lottatrice liceale come colpevole.
- Non provare ad
accusare Sakura! Lei è innocente! - corse subito in sua
difesa la nuotatrice, a spada tratta, la voce acuta e animata pronta
anche ad assalire la gothic se fosse stato necessario. Per la sua
migliore amica questo e altro.
- E tu lo sai bene,
vero? - l'espressione di Naegi aveva continuato ad incupirsi nel
procedere del discorso e ora aveva un volto funereo, pallido e
sconsolato, rammarico si udiva nel tono della sua voce, cosi come una
profonda frustrazione. Per quanto provasse una diversa composizione
delle forme, per quanto le spostasse, girasse o le cambiasse di
posizione, le tessere di quel puzzle si potevano incastrare in un solo
modo.
- Co...cosa vuoi dire
Naegi? - balbettò lei confusa, colta di sorpresa,
- Asahina, sei stata
tu ad uccidere Fukawa - sentenziò additandola con decisione.
- Eeeh? Lady Aoi
Asahina?!?-
- Co..cosa!? -
Come sempre accadeva,
dopo un’accusa plateale come quella di Naegi, si creava un
certo scompiglio all'interno della sala, tra esclamazioni di stupore e
di sconcerto. Non di meno che questa volta l'accusata era l'energica e
innocente Asahina, la quale mai si potrebbe credere capace di tanto.
"Eppure le prove dicono questo..." si sentì morire un poco
dentro Makoto, ogni volta che giungeva alla verità, nel
constatare che uno dei suoi compagni era arrivato a sopprimerne un
altro, non poteva non sentirsi un poco colpevole lui stesso. Non aveva
promesso di salvarli tutti? Quanti ancora ne sarebbero caduti
nell'inganno di Monokuma prima che lui riuscisse a fare qualcosa?
- Naegi, non posso
permetterti di macchiare il nome di una mia amica - lo
ammonì Oogami, il cipiglio con cui lo fulminava non aveva
però quella solida fermezza che spesso la lottatrice aveva
mostrato nel dare battaglia a chi attaccava ciò a cui
teneva.
Qualcosa sembrava
frenarla,
- Anche tu hai qualche
sospetto, non è così Oogami?- l'intervento di
Kirigiri lo salvò da quel muro insormontabile che
rappresentava per lui Sakura. Per Naegi era difficile affrontarla, per
quanto sapesse di essere nel giusto, la ammirava molto per il suo
stoicismo e per la forza che dimostrava, senza contare il suo fisico di
due metri d’altezza di puri muscoli (avrebbe mentito se
avesse negato che non lo metteva in soggezione). In più il
ragazzo desiderava con tutto se stesso di essere contraddetto, sperava
di essere caduto in errore.
- Perché
non hai trovato Asahina nella sua stanza – insistette Kyouko,
- Si, invece, mi ha
anche portato del the! - negò la nuotatrice, ribadendo
ciò che aveva detto poco prima,
- Quante volte Oogami
è venuta nella tua stanza? - le domandò,
- Eeh?.. Solo una
– ci fu un attimo d’esitazione nella risposta, come
se un leggero dubbio stesse cominciando a formarsi nella sua mente,
- È cosi
Oogami? – volle conferma la ragazza dalle iridi violacee e,
di fronte a quello sguardo, persino la lottatrice più forte
al mondo si ritrovò a capitolare, quelli erano gli occhi di
chi cercava solo e unicamente la verità.
- Asahina, piccola
mia, io sono venuta da te due volte – ammise Sakura, il tono
dolce ma cupo, quasi preannunciasse una sciagura, - La prima ti ho
porta una tazza di the sperando che ti calmasse, ma alla
seconda…-
- Non l’hai
trovata, per questo ci siamo incrociate in corridoio –
concluse per lei Kirigiri,
- Tu lo sapevi
già? – intervenne Owada fissandola accigliato, un
poco scioccato,
- L'avevo vista
suonare al campanello della camera di Asahina prima di tornare sui tuoi
passi – ammise senza mezzi termini, se era per incastrare il
colpevole si abbassava ad ogni sotterfugio, come tacere sulle reali
informazioni in suo possesso. Mondo constatò che anche nel
suo caso aveva fatto lo stesso, chissà che sin da subito non
avesse saputo che la nuotatrice era la colpevole.
- Fo... forse
è stato quando sono andata in cucina a mangiare! - suppose
Asahina, stupita e a disagio nel ritrovarsi nel mirino dei suoi
compagni, rischiava di finire male se non fosse corsa ai ripari.
- Era da poco passato
mezzogiorno quando ho incrociato Oogami - la informò Kyouko,
- Io e Lady Celestia
Ludenberg ci siamo allontanati dalla mensa solo alle 12e30 -
affermò Yamada sentendosi importante, dando per una volta un
contributo significativo alle indagini,
- E non ti abbiamo
visto - gli fu rubata la scena da Celestia, la quale non approvava di
essere offuscata dal proprio animaletto da compagnia, - Ti abbiamo
trovato solo dopo l'una, quando siamo tornati in caffetteria per il
pranzo -
- Dove sei stata e
cosa hai fatto in quel lasso di tempo Asahina? - non c'era biasimo
nella voce di Naegi, solo una profonda pena e forse pietà
per la sorte dalla ragazza, trovatasi accusata d'omicidio.
A denti e pugni
stretti Aoi con il volto scuro ascoltava le loro testimonianze,
sembrava furente, ma delle leggere lacrime gli riempivano gli occhi.
- Non vi credo - fu
Sakura a spezzare quel cerchio di accuse, determinando allo stesso
momento la propria scelta,
- Co..cosa? - si
animò Celestia, il volto attraversato da una leggera ruga
che incrinò la sua perfetta maschera da poker, - Credi sul
serio che la tua amichetta non abbia commesso un omicidio? Cosa la
eleva al di sopra di tutti gli altri? Pensi che avendone l'occasione
non ne avrebbe approfittato? Che non avrebbe tentato di diplomarsi? -
c'era frustrazione nella voce della gothic, segno evidente che ne aveva
avuto abbastanza, di quel processo, di quel caso, di tutto! Era
un’egoista che guardava solo a se stessa, desiderava solo
concludere in fretta per potersi riposare e sistemare il proprio
vestito, sgualcitosi dopo una giornata tanto animata.
- Aoi non avrebbe mai
compiuto un gesto simile - Sakura non avrebbe dubitato ancora della
propria migliore amica, come qualcun altro prima di lei preferiva
negare l'evidenza delle prove piuttosto di spezzare quel sentimento di
totale fiducia che la legava alla nuotatrice.
Ma una tale
comportamento feriva ancora di più Asahina, la quale poteva
solo constatare quanto Oogami tenesse alla loro amicizia.
Lei, invece, aveva
finito con il tradirla. Le aveva detto il vero.
- Basta! Smettila,
Sakura!- le intimò con il pianto che le segnava le guance, -
Lo hai capito anche tu che sono colpevole! Non negarlo! - la gigantessa
si volse con uno sguardo colmo d'apprensione verso lei, non era la
solita imperturbabile roccia, ma solo una ragazza che non voleva
perdere una preziosa amica.
Era ovvio che la
sapesse colpevole, ma comprenderlo e ammetterlo erano due cose
differenti.
- Allora lo confermi?
- interruppe Celestia la scenetta strappalacrime, un atteggiamento che
in molti avrebbero definito crudele ed insensibile, e che solitamente
sarebbe toccato a Byakuya, ma questi sembrava ancora troppo intento a
superare il trauma psicologico di essere morto di fronte a tutti come
ereditiere dei Togami, riducendosi a semplice cane bastardo.
- Si, sono stata io ad
uccidere Fukawa! - ammise rivolgendosi con un certo astio verso la
gothic, - Ma non volevo farlo, è stata lei ad attaccarmi -
si giustificò crollando allo stesso tempo, lasciandosi
andare ad un pianto che, seppur muto, non appariva meno disperato.
Non sapendo se dandole
il proprio sostegno potesse ferirla di nuovo, Oogami non si mosse,
incapace di consolarla.
Per un momento la sala
fu colmata solo dai singhiozzi mal trattenuti di Asahina.
- Credo che comunque,
per capire meglio come sono andate le cose, sia il caso di ricostruire
i fatti - spezzò quell'atmosfera pesante e angosciosa
Kirigiri, e Makoto si chiese se la sua decisione servisse per dare alle
nuotatrice il tempo per ricomporsi, un atto umano, una
sensibilità che raramente la ragazza mostrava tanto
apertamente.
- Ma è
davvero necessario? - intervenne Hagakure, sapevano già chi
fosse il colpevole, aveva pure confessato.
- Ci sono ancora dei
punti oscuri che vanno chiariti - fu l'ereditiere a rispondergli,
mostrando una capacità di recupero che aveva
dell'incredibile. Non c'era nulla di più pietoso che farsi
vedere da altri a rammendarsi da solo le proprie ferite. - In
più, la confessione di Asahina non basta, bisogna mostrare
le prove della sua colpevolezza - aggiunse, non fosse mai che qualcuno,
impietosito dalle lacrime della nuotatrice decidesse arbitrariamente
(nonostante le prove), che fosse lui il colpevole, sprecando
così tutti i suoi sforzi.
- Naegi, tocca a te -
I sentimentalismi e i
rimorsi dovevano essere rimandati a più tardi, ancora una
volta Makoto era richiamato al dovere da Togami e Kirigiri.
Ancora una volta
toccava a lui mostrare il disegno completo dal delitto, con tutti i
pezzi al loro posto.*
- Non abbiamo ancora
tutti i componenti, ma posso dare un idea approssimativa dei fatti -
affermò con un tono smorto, privo di vitalità e
un poco deprimente. Non voleva assistere ad un'altra esecuzione, ma
aveva forse altra scelta?
- Quella mattina
Asahina non è rimasta tutto il tempo nella sua camera come
ha affermato, la testimonianza di Oogami ci dice che a mezzogiorno non
era nella sua stanza, e Celestia e Yamada affermano di aver lasciato la
sala mensa solo alle 12e30, per poi tornare dopo l'una e coglierla in
flagrante mentre lasciava la cucina. C'è un'ora di vuoto che
va dalle 12 (se non prima, contando che della nuotatrice non si hanno
notizie dopo la prima visita di Oogami alla sua stanza), alle 13,
orario in cui Asahina si è recata nel bagno comune per
accertarsi se ciò che ha aveva visto la sera prima (quella
sorta di spettro o fantasma), fosse reale.
Sappiamo che nel tempo
in cui era lì, Fukawa l'ha raggiunta, ed ecco il primo
tassello mancate: perché Fukawa avrebbe dovuto attaccare
Asahina? E cosa ci faceva lì? Visto che la letterata non
amava quel luogo possiamo supporre che abbia seguito Asahina, ma per
quale motivo? - iniziò la spiegazione, e non pareva
più il Naegi che tutti conoscevano, quella sua
abilità lo portava a mutare il proprio carattere, diveniva
irriconoscibile: serio, attendibile, sicuro di sé.
Un personaggio di
tutto rispetto.
- Io propongo di
chiedere il motivo a Monokuma - intervenne Kirigiri, come al solito
quando Makoto raggiungeva un punto dolente, era pronta a dargli
supporto,
-Upupupupu! Credete
che abbia istigato la pazza pluriomicida contro la tutta pimpante
Aochin!? Upupupu! Che pensiero peregrino - negò l'orso
ridendo divertito,
- Vuoi
fregarci mettendo in mezzo Genocide? Pensi che siamo tanto sciocchi? -
s’impuntò Togami, sistemandosi gli occhiali cosi
che il riflesso per un momento ne oscurasse lo sguardo gelido con cui,
simile all'acido, logorava la ferraglia da cui era composto l'orso
robot.
- Eh? Che centra
Genocide..? - qualcuno di cosi sciocco a quanto pare c'era, ma era
Hagakure, nulla da stupirsi,
- Monokuma ha detto di
non aver istigato la "pazza pluriomicida", un chiaro riferimento alla
personalità alternativa di Fukawa, ovvero la serial killer
Genocide Shou - spiegò Kirigiri a nota di tutti, per evitare
in seguito altri interventi inutili, - Noi però volevamo
sapere se avesse plagiato la sua personalità predominante -
- Chissà...
chissà, forse sì, forse no - rispose il preside
robot facendo un gesto annoiato con la zampa, - Ma dimmi Owada, se lo
avessi fatto, come ci sarei riuscito? - si rivolese direttamente al
motociclista con stupore di questi e non solo, di tutti gli studenti
presenti. Mondo si ritrovò di colpo ad usare il cervello, ma
fortunatamente non era una domanda troppo difficile,
- Hai sfruttato Togami
- rispose, per nulla contento di essere tirato in mezzo da
quell’orso psicopatico,
- Bravo bastardo! Hai
visto che quando t’impegni ci arrivi? - lo
beffeggiò applaudendogli e risvegliando il lui l'istinto
(suicida), di prenderlo a calci su quella testa rotonda come un
pallone.
- Quindi mi hai usato?
- domandò Byakuya, desideroso di avere risposta alle proprie
domande,
- Yes - yes! Avevo
idea di farti credere che Fukawa aveva scoperto il tuo segreto e
spingerti così ad ucciderla, ma è andata anche
meglio di quanto immaginassi - gongolò, - Avevo lasciato
come regalo a quella puzzona la foto che poi avete trovato nelle sue
tasche, ma Aochin è arrivata prima e Fukawa ha piacevolmente
frainteso la situazione - spiegò ridendo, non avrebbe detto
altro.
- Sì, sono
stata io a trovare la foto, Fukawa è entrata mentre la
tenevo e, quando l'ha vista, mi ha subito attaccato armata di
forbici...- si strofinò gli occhi Aoi, incapace di frenare
il pianto,
- Quindi Fukawa ha
attaccato Asahina con la probabile intenzione di appropriarsi della
fotografia - riprese Makoto,
- Che stupidaggine
morire per una foto - commentò Celestia con aria annoiata,
ora che si era arrivati al momento finale, tutta la smania che aveva
mostrato per terminare il processo sembrava svanita,
- In realtà
Fukawa temeva che Asahina stesse complottando qualcosa ai danni del suo
adorato "cavaliere bianco" - a sentire quell’orribile
soprannome pronunciato con quell'espressione seria da Kirigiri, sia
Togami sia Naegi rabbrividirono dal disgusto (per cause assai
differenti), pregando perché non lo facesse mai
più.
- Come fai ad esserne
convinta? - le domandò Celes incuriosita,
- Nelle tasche di
Fukawa, insieme alla foto ho trovato anche le chiavi della sua stanza e
ci sono andata a dare un’occhiata, lì ho rinvenuto
la lettera con cui Monokuma l'ha spinta ad andare nel bagno comune - li
informò, e Naegi avvertì un certo rammarico nel
constatare l'incapacità della ragazza di lavorare in
squadra, tendeva ancora a stare tra le sue nascondendogli indizi che
tirava fuori solo all'ultimo momento, come in quel caso.
- E quando l'avresti
esaminata? - anche Togami sembrava irritato per lo stesso motivo,
credeva di essere l'unico a potersi permettere un simile atteggiamento
scostante nei confronti degli altri,
- Quando voi tre
perdevate tempo a farvi il bagno - il suo sarcasmo faceva ancora un
poco storcere il naso all'ereditiere, ma ci si stava rapidamente
abituando. Ovviamente si riferiva al momento in cui stavano cercando
l'arma del delitto nelle vasche.
- In breve - riprese a
parlare Kyouko, - ... nella lettera viene intimato alla letterata di
recarsi a recuperare questo "oggetto" che, se fosse trovato da altri,
decreterebbe automaticamente la morte di Togami -
- Ha quindi pensato
che, con in mano l'oggetto in questione, Asahina avesse cattiva
intenzioni nei confronti di Togami e l'ha automaticamente attaccata -
chiarirono finalmente il primo punto lasciato in sospeso. Naegi poteva
riprendere la sua ricostruzione.
- Quando Fukawa l'ha
attaccata, Asahina non ha trovato altro luogo in cui fuggire se non
verso le vasche, lì è avvenuta la colluttazione.
Fisicamente Asahina
è più forte della letterata che, non essendo
nella sua personalità alternativa, aveva ben scarse
possibilità di averla vinta. Grazie a questo Asahina
è stata in grado di disarmarla e appropriarsi delle forbici
con cui l'aveva attaccata... -
Ebbe un attimo di
esitazione nel continuare. Deglutì,
- A quel punto Asahina
ha pugnalato Fukawa alla gola, a causa di questo il suo corpo ha perso
l'equilibrio, cadendo nella vasca - odiava raccontare quella parte.
- Io... io non lo
volevo fare, mi... mi stavo solo difendendo! Lei però mi si
è gettata contro, o forse è scivolata a causa
dell'acqua, non lo so!.- urlò la nuotatrice disperata
tenendosi la testa fra le mani, scuotendo forte il capo cercando di
scacciare quei terribili ricordi, - La forbice si
è piantata nella sua gola e, e quando ha tentato di
allontanarsi si è... si è formata quella orribile
ferita! H-ha cominciato a sanguinare. Fukawa mi fissava... -
gridò con tutto il fiato che le riempiva i polmoni, le era
bastato rivedere mentalmente quegli occhi che la guardavano, ricordare
come la loro luce si fosse spenta, di quanto stupore, rabbia, odio, con
quelle sole iridi Fukawa era riuscita a riversare su di lei.
- È caduta nella vasca e da lì non si
è più mossa - tremava stringendosi ora le braccia
al petto, il volto pallido e sconvolto.
In qualche modo Naegi
non poté far a meno di pensare a Maizono, a quanto turbata
gli si fosse mostrata quando aveva creduto che da lì, da
quella stramaledetta accademia, non ne sarebbe più uscita.
Invece, ironia del destino, era stata la prima ad andarsene, anche se
non come aveva sperato.
Dopo quella piccola
atroce ammissione di Asahina, Makoto riprese da dove si era interroto.
- Probabilmente
sconvolta per ciò che aveva fatto, le è caduta
l'arma del delitto ed è corsa via. Non sapendo come agire si
è recata in sala mensa, forse cercando aiuto, poi
però deve aver compreso l'inutilità di quel gesto
e ha cominciato a riflettere su cosa dovesse fare -
- E allora, visto che
tanto aveva commesso un omicidio, ha cominciato a riflettere su come
farla franca - commento Togami,
- Si, ha pensato che
Togami fosse un buon capro espiatorio, Oogami doveva averle raccontato
che non si era visto per tutto il giorno, ed era anche in possesso di
quella foto con cui avrebbe potuto incastrarlo, doveva solo metterla
addosso al corpo di Fukawa.
Deciso il da farsi
Asahina è uscita dalla cucina, dove si era rifugiata, anche
per ripulirsi da eventuali tracce di sangue, ma lì
è stata trovata dagli altri - non ricevendo altre
interruzioni, Makoto continuo a raccontare,
- A seguito di
quell'incontro come sapete è avvenuta la caccia ai fantasmi,
e Asahina ha dovuto inventarsi un modo perché il corpo non
fosse trovato prima che lei sistemasse le false prove, aveva finto di
controllare lei stessa le vasche, ma non bastava...(!)
Per sicurezza lo
chiedo: Yamada, erano tuoi i disegni che si trovavano in cucina? -
s’interruppe per porre quella domanda all'otaku, era arrivato
al secondo punto incerto,
- Eh? Devo aver
dimenticato ancora in giro le mie bozze.. - ammise grattandosi dietro
la nuca, - mentre preparo il the per Lady Celestia Ludenberg mi diletto
a fare qualche schizzo -
- Come li ho notati
io, anche Asahina, quando si è recata in cucina, poteva
averli visti. Essi stanno alla base della doujinshin che Yamada sta
recentemente componendo - a quelle parole, in un attimo, un'aura densa
come l'oscurità avvolse Celestia, qualcun altro aveva visto
quei disegni indecenti con lei come protagonista? - Asahina deve averne
riconosciuto il soggetto, per questo, quando si trovavano nello
spogliatoio del bagno comune, ha rovesciato di proposito lo zaino di
Yamada, facendo in modo che tutti vedessero il suo ehm... lavoro(?).
Voleva creare scompiglio e allo stesso tempo allontanare chiunque da
lì (sarebbe stata una coincidenza troppo comoda
perché fosse casuale), e c'è riuscita. Yamada e
Celestia se ne sono andati di corsa, così Hagakure subito
dopo.
Erano rimaste solo lei
e Oogami, ma le bastò dare appuntamento a più
tardi alla lottatrice, fingendo forse di doversi recare un momento
nella propria camera, per risolvere il problema.
Salutata Oogami
è tornata nel bagno grande e ha estratto il corpo di Fukawa
dall'acqua, finendo per bagnarsi lei stessa, le ha infilato la foto in
tasca e ha nascosto il corpo nella sauna, non credo l'abbia fatto per
un motivo preciso, forse temeva solo che, rivelando l'orario della
morte, fosse strano che lei non l'avesse notato.
La sauna invece era
lontana dallo sguardo quindi non sarebbe stato strano non notare un
cadavere stipato lì dentro.
Ha però
perso troppo tempo e stava tardando per l'appuntamento con Oogami - per
la foga non ha notato di essersi sporcata le mani di sangue e che aveva
lasciato delle tracce sulla porta, - non aveva neppure il tempo di
asciugarsi, quindi si è semplicemente recata in palestra.
E' stato mentre si
recava lì che ha lasciato quelle tracce d'acqua che Kirigiri
ha notato, ed è stato perché io non vedessi che
era completamente bagnata che mi ha colpito quando l'ho incontrata in
piscina -ricordava bene come avesse trovato strano l'aver trovato la
ragazza con i vestiti completamente zuppi d'acqua quando avrebbe potuto
benissimo indossare un costume.
Si fermò,
attendendo qualche osservazione per correggere la traiettoria dei suoi
colpi, magari il suo ragionamento aveva fallato in qualche dettaglio,
- A grandi linee credo
che il delitto sia avvenuto in questo modo - ebbe l'appoggio di
Kirigiri,
- Si, è
andata così - ammise tristemente Asahina, - ho dato
appuntamento a Sakura in palestra dicendole che ci saremo allenate
insieme e sono andata a prendere Fukawa come ha detto Naegi... -
tremava ancora, conscia che presto la scure si sarebbe abbattuta sulla
sua testa. Non era però ancora venuto l'ora della sua
esecuzione, e aveva una domanda fare,
- Naegi, come hai
capito che ero io? - domandò accennando ad un sorriso che
non aveva nulla di quell'espressione allegra e colma d'energia che
normalmente gli era così solita.
Makoto
avvertì una stretta al cuore a quella richiesta,
- Perché
hai detto : "quando ho
dato un occhiata alla stanza delle vasche ho visto un'ombra che correva
verso la sauna"; e questo è sbagliato Asahina -
le spiegò, - Fukawa in quel momento era già morta
e tutti avevano un alibi, quindi, mentivi. E perché mentire?
Per non dire di aver visto il cadavere della letterata a mollo
nell'acqua, e perché non dirlo? -
- Perché
sono la colpevole - concluse per lui e, dicendo questo, estrasse dalla
tasca il frammento mancante della fotografia, il volto della madre di
Togami, - Kirigiri, credo che sapessi già che lo avevo io -
glielo mostrò,
- Supponevo che il
colpevole lo tenesse ancora con sé, visto che non ne ho
trovato traccia in giro - ammise,
- è una
bella donna tua madre Togami...- commentò la nuotatrice
osservando per un'ultima volta l'immagine prima di andare a consegnarla
all'ereditiere,
- Sei una sciocca, se
non avessi faticato tanto per dare l'altra parte a Fukawa... - la
ammonì lui, ma poi tacque, prendendo quel frammento di foto
dalle sue mani. No, se non fosse stata la fotografia sarebbero state le
tracce d'acqua ad inchiodarla, o forse quelle impronte di sangue che si
confondevano bene, ma non così tanto, sulla sua giacca
rossa. Oppure si sarebbe semplicemente tradita da sola, come con
quell'ammissione dell'"ombra" quando in realtà non c'era
nulla.
Asahina non era un
assassina, e mai lo sarebbe voluta diventare. Non aveva progettato
alcun omicidio, si era solo trovata nel posto sbagliato al momento
sbagliato, e davanti ad una situazione disperata aveva semplicemente
chiuso gli occhi e incrociato le dita. Probabilmente anche lei, sin da
subito, aveva compreso di non aver speranza di farla franca che, una
volta crollati i sospetti contro Byakuya, non le sarebbe rimasto nulla.
Ecco perché inizialmente si era tanto prodigata ad
accusarlo, non era semplice antipatia, ma istinto di sopravvivenza.
Per la prima volta in
vita sua, Togami provò pietà per un altro essere
umano, forse era stato contagiato dalla malattia di Naegi e si sarebbe
tramutato presto in un sentimentale. Ma era normale che si sentisse
così, se non fosse stata Asahina, sarebbe stato lui, proprio
come nei piani di Monokuma, ad uccidere Fukawa così da
mantenere nascosto il suo segreto.
Avrebbe forse dovuto
ringraziarla? No, facendolo l'avrebbe solo presa in giro.
Non disse
più nulla, perse il suo momento, e alla fine Monokuma
proclamò:
- Allora bastardi,
avete raggiunto un verdetto? Allora ditemi chi è il
colpevole!-
La votazione fu breve
e il risultato ovvio:
Asahina Aoi veniva
giudicata colpevole per l'omicidio di Fukawa Touko.
- Avete di nuovo fatto
centro, idioti fortunati -
Nessuno
però esultò per un simile risultato, nessuno fece
alcun commento e nessuno prestò la benché minima
attenzione a quel pazzo orso.
La sala era intrisa da
un comune sentimento di rispetto verso il condannato a morte, mai priam
si era respirata un'atmosfera simile alla conclusione di un processo.
Seppur qualcuno si mostrasse ancora insensibile per il destino di un
proprio compagno, gli altri vedevano in quell'esecuzione
un’ingiustizia ancora più imperdonabile di quelle
che già erano avvenute. Era come se un secondo innocente
fosse stato mandato a morte!
Per quanto Asahina
avesse realmente tolto la vita alla letterata, era impensabile darle la
colpa della sua morte. Monokuma aveva manipolato Fukawa, ed era stato
questo ad ucciderla, che poi la mano che ne aveva reciso la carotide
fosse stata quella di Aoi appariva superfluo.
Eppure, dalla malsana
giustizia del burattinaio non si scappava.
- Sakura, sei stata un
ottima amica - fu il commiato della nuotatrice tra le lacrime, prima
della caduta del martelletto,
- Sta volta avete
spiegato tutto voi e siamo già andati per le lunghe, quindi
partiamo con l'esecuzione!- annunciò il preside orso.
E fu tardi per una
qualunque risposta volesse darle Oogami.
[GAME
OVER]
ASAHINA è
stata giudicato colpevole.
La sua esecuzione
avrà inizio tra breve.
---
*rifermento all'ultimo
atto di ogni processo nel videogioco, quando Makoto espone la
ricostruzione del delitto attraverso un manga in cui bisogna riporre le
figure adatte nelle giuste vignette.
nda: se sono
soddisfatta di questo capitolo? Per nulla! >.<''' devo
allenarmi a fare un'esposizione più decente, prometto che al
prossimo processo (perché sì, ce ne
sarà un altro), farò meglio :D .
NB: Ho dovuto
concludere il capitolo qui perché è uscito
estremamente lungo. Non pensate che la nostra sirenetta si
salverà in qualche modo, il prossimo cap inizierà
con la sua esecuzione <3
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** VI ***
Capitolo VI
Prigioniera in una gabbia stava Asahina, braccia legate
davanti al corpo, in piedi in mezzo a quelle sbarre sottili, dalla
compattezza (all'apparenza) di un foglio d'alluminio, uno sguardo
folle, colmo di terrore, sfigurava il dolce viso della ragazza, intenta
a fissare il vuoto sotto i suoi piedi. La gabbia si trovava sospesa a
mezz'aria, a più di quindici metri da terra, una catena la
teneva sollevata, e la nuotatrice ebbe la convinzione che Monokuma
volesse farla schiantare a terra.
Ma il palcoscenico per la sua personale esecuzione non era finito,
veloce il piccolo orso robot apparve sul palco alla guida di un enorme
camion rimorchio, trasportava una vasca colma d'acqua, grande quanto
una piscina olimpionica e profonda due volte essa.
Con orrore Aoi comprese ciò che il Burattinaio aveva tenuto
in serbo per lei, e la gabbia in cui si trovava non aveva
più l'aspetto di qualcosa di pauroso, ma di una sicurezza,
molto più di confortevole di ciò che sapeva
l'aspettasse in quella vasca.
Uno scatto improvviso e la gabbia precipitò di qualche metro
per poi fermarsi quasi a pelo d'acqua, non le riuscì di
trattenere un urlo mentre ogni colore le abbandonava il viso e la paura
ne scavava le guance. Il cuore accelerava e tutto il sangue defluii
nelle gambe, il suo corpo le urlava di scappare, di nascondersi, ma non
aveva luogo in cui rifugiarsi.
Era bloccata lì, stava per morire.
Asahina cominciò a piangere, lacrime di rabbie e
frustrazione le solcavano il viso, una stretta al petto nel ricordare
il cadavere della letterata che aveva abbandonato a mollo nell'acqua,
in quell'elemento in cui si trovava così bene, in cui
rivelava la sua vera natura.
Eppure, adesso, quello specchio limpido le appariva minaccioso,
terrificante.
Da un momento all'altro una piscina, una delle cose che più
aveva amato al mondo, si sarebbe tramutata nella sua tomba.
Vestito con una muta da sub intanto Monokuma aveva preso posto al
affianco dei comandi, con i quali aveva già fatto muovere la
gabbia, era un dispositivo semplice, provvisto di un'unica leva (con
essa si poteva allungare o accorciare la catena con cui la gabbia
rimaneva sospesa), e un grande bottone rosso dal dubbio utilizzo.
Goodbye,
little mermaid
Senza altri indugi Monokuma premette il pulsante, l'assordante suono di
una sirena riempì l'aria accompagnato da una luce rossa ad
intermittenza, tutti segnali che rivelavano che qualcosa di terribile
stava per accadere.
Confusa Asahina ebbe appena il tempo di guardarsi attorno, prima di
precipitare sott'acqua.
L'apparecchio aveva aperto il fondo della gabbia e ora la nuotatrice si
trovava a sprofondare nella vasca. Delle piccole bollicine d'aria
fuggirono dalle sue labbra, era stata colta di sorpresa, non si
aspettava un simile colpo basso, anche se trattandosi di Monokuma se lo
poteva aspettare.
Cominciò a scalciare, cercando di tornare alla superficie,
era una nuotatrice esperta e questo significava che i suoi polmoni
potevano incamerare più aria di una persona normale, avere
le mani legate non era per lei un forte impedimento, era lenta, ma non
aveva grandi difficoltà nel muoversi. Gli allenamenti a cui
sì era sottoposta l'avevano portata ad affrontare la
corrente impetuosa dell'oceano, per quanto semi-immobilizzata, quella
piscina non era nulla a confronto. 1, 2... 9,10 secondi e Asahina aveva
quasi raggiunto l'orlo della piscina, il panico di cui era intriso il
suo animo non le aveva fatto notare che era composta da vetro, simile a
quelle vasche che si trovano negli acquario.
Forse con lei il Burattinaio aveva deciso per una punizione
più blanda, cominciò a credere, azzardandosi
persino a sperare di potersi salvare. Le bastava uscire dall'acqua...
Non sapeva quanto profonda potesse essere la disperazione una volta che
ci si ritrovava a precipitarvi dopo che le proprie speranze sembravano
ad un passo dal realizzarsi.
La sua testa sbatté contro qualcosa di liscio e trasparente,
una superficie in plexiglas ricopriva per intero la superficie della
piscina, e per poco Asahina si mise ad urlare, disperdendo tutta l'aria
che le rimaneva.
Era questa la sua fine?
Si chiese con rabbia, le lacrime salate che si disperdevano nell'acqua
altrettanto salata.
Allora cosa centrava quella gabbia per squali in cui l'aveva rinchiusa?
Un'ombra scura le piombò alle spalle.
Nel voltarsi la nuotatrice non si curò più di
trattenere il respiro.
Gridò, nonostante il suono non si propagasse sott'acqua,
consapevole che essa le avrebbe riempito i polmoni, soffocandola.
Annegare non era una sorte poi così temibile a confronto di
quella che le era toccata.
Un gigantesco squalo bianco chiuse le sue aguzze fauci su di lei.
Accecata dalla speranza la nuotatrice non aveva avvertito la presenza
del predatore.
In superficie, l'immobile specchio dell'acqua si tinse rapidamente di
un intenso e denso porpora acceso.
- Hai voglia di scherzare, spero - lo fissò Byakuya con
sguardo seccato e tono fermo, anche se uno leggero turbamento sembrava
incupirgli il volto, abbastanza perché le sue iridi glaciali
non riuscissero a sostenere allungo gli occhi del motociclista a cui si
rivolgeva.
- Ma dai, che ti costa farci un piccolo prestito? - continuò
a chiedergli solerte Owada, il sorriso dai canini sporgenti che, per
quanto sincero, gli dava sempre un'aria pericolosa, come se fosse
pronto ad azzannarti da un momento all'altro,
"Que... questa è un estorsione?" si chiedeva intanto
Naegi, muto nell'osservare la scena, trascinato in quella
situazione senza avere modo di replicare.
- Infondo siamo amici e sei pure ricco, prendere una piccola somma dal
tuo esorbitante patrimonio non dovrebbe crearti problemi - insistette,
- ... e quand'è che saremmo diventati "amici"? - Togami
pronunciò quella parola con un certo sforzo , come se si
fosse tramutata in veleno sulle sue labbra, non demordeva, non era il
tipo di persona che sperperava i suoi guadagni per un semplice ricatto.
Se doveva scegliere tra il pagare il silenzio di qualcuno o liquidarlo,
avrebbe sempre scelto la seconda, quando si trattava di denaro
diventava piuttosto taccagno.
- Lasciando da parte ciò che abbiamo scoperto durante il
processo - Owada era un uomo in tutto e per tutto, non avrebbe
sfruttato la più grande debolezza di una persona per farla
capitolare, lui per primo sapeva quanto certi segreti logorassero
l'animo. -... non vorrai certo che vendiamo questo genere di foto a
qualche rivista - l'umiliare però una serpe come Byakuya,
facendo vedere al mondo come a cinque anni avesse ottenuto la parte di
Cappuccetto Rosso nella recita scolastica dell'asilo, era
però qualcosa che non andava in conflitto con la sua morale.
Sopratutto se aveva la prospettiva di guadagnarci qualcosa in favore
della sua amata banda di motociclisti, non voleva neppure pensare al
finimondo che stavano subendo quei poveri ragazzi. Ora che lui era
chiuso lì dentro non c'era nessun altro a comandare, e un
corpo senza testa finiva con il subire i soprusi degli altri. Facendo
una previsione, il conto da saldare per i vari ricoveri in ospedale e
la riparazione delle moto... gli veniva il mal di testa con tutti quei
numeri. Non era in grado di arrivare ad una somma precisa, ma non ci
voleva un genio per capire che non era a portata delle sue povere
tasche, se però avesse potuto prelevare almeno la
metà della spesa dall'immensa cassaforte di Togami, sarebbe
stata tutt'altra storia.
- Do... dove l'hai presa?! - esclamò Byakuya scattando verso
il motociclista, in uno slanciò in cui cercò di
riprendersi l'oggetto incriminante (imbarazzante), Owada fu
però più veloce di lui a levare in alto il
braccio, al di fuori della sua portate, quei due centimetri che li
differenziavano facevano la differenza. - Ridamela! - gli
intimò visibilmente alterato, un livido di rabbia sulla
fronte, in quel periodo era stato decisamente troppo umiliato per i
suoi gusti.
- Hai dimenticato di finire di ripulire la palestra e (visto che questa
mattina ti sei svegliato tardi), io e Naegi ne abbiamo approfittato e
siamo andati a darci un'occhiata - lo avvertì e per
l'ereditiere fu come un colpo dritto nello stinco - se fosse stato una
dama del XVIII sec. avrebbe finto uno svenimento, ma purtroppo non era
né una dama, né si trovava nel XVIII secolo. Si
dovette trattenere, limitandosi ad impallidire a quella rivelazione,
stringendo i pugni mentre nella sua mente risorgevano tutti gli
avvenimenti più infausti (vergognosi), dei suoi primi anni
di vita e che, puntualmente, sua madre aveva deciso di fotografare.
Per quanto potente fosse la famiglia Togami, il gossip e il desiderio
popolare di mettere alla berlina coloro che occupavano uno status
sociale elevato erano ben più forti.
- Tsk... non credere che mi pieghi ad un simile ricatto - si
sistemò gli occhiali sulla radice del naso, credendo
così di occultare l'agitazione che gli invadeva il petto,
stava ragionando sul genere di punizione gli sarebbe toccata una volta
uscito da lì, soppesando quale peccato sarebbe stato
giudicato il più grave (da suo padre), tra il cedere ad un
estorsione e la pubblica umiliazione. Entrambi creavano dei precedenti
non da poco, che lo avrebbero portato a divenire malleabile per tutta
la vita per l'una o l'altra cosa.
- Abbiamo anche le immagini delle tue "prime volte" -
annunciò candidamente Owada, estraendo il proprio asso nella
manica, e con quell'attacco i punti PV di Byakuya calarono
vistosamente, era un brutto colpo, abbastanza perché la sua
riserva di vita fosse prossima allo zero. Chissà quanto
faticava Mondo per non mettersi a ridere, riflette
fulminandolo con uno sguardo carico d'odio, mentre l'onta
dell'imbarazzo rendeva le sue guance di un vivido rosso acceso. Naegi
aveva già rinunciato da un pezzo dal trattenersi e in
silenzio si era volta per nascondere quel risolino che gli era salito
alle labbra. Non c'era alcun dubbio che le avesse viste anche lui,
bastava osservare quell'atteggiamento per averne la certezza.
L'ereditiere strinse i denti, livido di rabbia e frustrazione, ma
perché sua madre non le aveva semplicemente bruciate? Ma si
sa come sono le mamme, sempre fiere delle "prime volte" dei loro figli:
primo giorno all'asilo, primo bagnetto, prima festa di compleanno,
prima recita, prima volta sul vasino...
Se avesse commesso un pluriomicidio in quel momento quante
probabilità aveva di farla franca? Decisamente poche,
sopratutto perché con quei due avrebbe raggiunto il tetto
massimo degli omicidi imposto da Monokuma e non avrebbe potuto
liberarsi di Kirigiri che, di certo, in un processo lo avrebbe
inchiodato (in più, anche Celestia poteva diventare
pericolosa).
Davanti ad una situazione disperata, bisognava prendere decisioni
altrettanto disperate.
- Naegi!.- chiamò Togami facendolo trasalire, quella sua
sensibilità esagerata nei confronti degli altri poteva
tornare a suo vantaggio,
- Si..?- balbettò Makoto, consapevole di star per essere
invischiato ancora di più in quella storia,
- Quelli sono gli unici ricordi che ho di mia madre. Non la vedo da
quando avevo otto anni e sono stato ufficialmente adottato dalla
famiglia Togami, la quale non le ha mai permesso di avvicinarsi a me -
tirò tutto d'un fiato, non era pratico dei sentimentalismi,
ma avendo detto la verità sapeva che ciò avrebbe
toccato il ragazzo più di qualunque complicata bugia si
sarebbe potuto inventare.
- Ah...- di certo però non si aspettava che il piccolo e
dolce Naegi scoppiasse in lacrime, cosa che fece di riflesso, prima
ancora che la sua mente elaborasse le parole rivoltogli dal biondo.
"Va bene, forse la mia infanzia appare più terribile di
quanto lo sia stata in realtà" realizzò Togami,
il quale, vivendo quegli eventi in prima persona, li aveva accettati
come la normalità. Visto che sua madre non avrebbe mai
potuto far parte della famiglia non aveva alcun diritto di avvicinarsi
ad essa, se anche Byakuya avesse sofferto di quella distanza (e non lo
stava ammettendo), con il corso del tempo dovette farsene una ragione,
e quella figura che per otto anni era stata il centro del suo universo
aveva finito con il diventare un fantasma dai contorni pallidi e
indistinti.
- Ohi... Naegi, non stai esagerando? - si sentì a disagio
Owada, un po' come quando parlava con Fujisaki, si sarebbe aspettato da
lui una reazione simile, non da Makoto. Infondo gli aveva spiegato che
la loro era solo una finta, non aveva veramente l'intenzione (non
totalmente almeno), di estorcere dei soldi a Togami. Quando aveva
pensato alla tecnica "facciamo i bastardi così che la
piccola serpe si arrabbi e non abbia il tempo di deprimersi"
gli era sembrata un'idea perfetta, almeno nei confronti
dell'ereditiere, il quale non avrebbe mai accettato volentieri che
qualcuno si preoccupasse per lui.
- Eh..? No, non avete capito non sto piangendo per...- si
stupì Makoto nel trovarsi osservato da quei volti stupefatti
e un po' sconvolti, - è che... ché-ee - fu
interrotto da una serie di starnuti che avrebbero assordato un
elefante, seguiti da una specie di singhiozzo simile allo squittio di
un topo.
- ... e questo? - volle chiedere spiegazione Byakuya dopo che il
ragazzo si fu finalmente fermato,
- Benso di non sDare molDo bene...- balbettò in risposta
mentre si strusciava gli occhi sulla manica della giacca e tirava
rumorosamente su il moccio che gli colava dal naso.
- Aspetta - distrattamente Owada passo le foto che teneva in mano a
Togami, così da potersi chinare sul più piccolo,
era entrato in modalità "fratellone", e verificò
la sua temperatura appoggiandogli un palmo sulla fronte mentre con
l'altro tastava la propria.
Sì, rispetto a lui sembrava che Naegi avesse una temperatura
più alta, forse qualche linea di febbre, ecco il motivo per
cui quella mattina gli era sembrato avesse troppo spesso la testa fra
le nuvole. Così si spiegava anche perché in un
momento della conversazione tra il motociclista e l'ereditiere si fosse
voltato dando loro le spalle, era assai probabile stesse tentando di
trattenere quegli starnuti che lo avevano colto subito dopo.
- Credo sia meglio portarlo in infermeria...- commentò
osservando gli occhi lucidi di Makoto, a quanto sembrava era il tipo di
persona alla quale lacrimavano eccessivamente gli occhi quando stava
male,
- Eh?.. è solo un allergia! Non serBe - rifiutò,
ma bastò uno sguardo minaccio del motociclista per
azzittirlo,
- Allergia a cosa?..- continuò a fissarlo nell'evidente
intento di intimorirlo, una persona messa sotto pressione tende a dire
la verità più di quanto lo faccia se si alzano le
mani su di lei,
- Ehm... agli orsi? - distolse lo sguardo a disagio. Le bugie non
sapeva proprio raccontarle.
- Bene, visto che qui abbiamo risolto... occupati del cagnolino -
intervenne Togami, facendo già per andarsene, per una
seconda volta in quel giorno però i riflessi allenati di
Owada furono più veloci di lui e gli bloccarono la fuga,
afferrandolo per una spalla.
- Dove credi di andare? -
- Mi hai dato le fotografie, abbiamo finito - concluse l'ereditiere
guardandolo da dietro la spalla, senza fare la fatica di voltarsi
mentre gli mostrava con un sorriso sagace il bottino che incautamente
Mondo gli aveva lasciato,
- Col cavolo che sparisci di nuovo! Non pensi che, non essendoci
riuscito la prima volta, Monokuma proverà a spingerti a
commettere un omicidio una seconda?!? - se era irritato, e questo
accadeva spesso, Owada parlava a macchinetta, e ciò che gli
usciva dalla bocca non passava per il cervello. Rivelare al diretto
interessato le preoccupazioni, di cui Kirigiri aveva reso lui e Naegi
gli unici testimoni, non era una mossa molto saggia, sopratutto se
fatta nel mezzo del corridoio dove tutti poteva udirlo e sotto l'occhio
vigile delle telecamere da dove il Burattinaio gli spiava.
- Non sono tanto sciocco da cadere nelle trappole di quello psicopatico
- ribatté Byakuya facendosi aggressivo, punto in un
già moribondo amor proprio, non gli serviva la
pietà di quegli inetti, che si preoccupassero di loro stessi
se ne erano in grado, lui avrebbe fatto lo stesso.
Con un gesto brusco si liberò dalla presa del motociclista
ma, invece di andarsene, si girò verso di lui, pronto ad uno
scontro verbale, l'altra volta era stato accecato dall'ira, non lo
avrebbe più sfidato su un campo in cui si trovava in netto
svantaggio.
- La prima volta però non mi sembra che tu te la sia cavata
così bene. Eri pronto ad immolarti e a portarci tutti con
te! - gli rammentò, non credeva che il biondo avesse una
memoria tanto corta, era accaduto solo il giorno prima,
- Tsk... Non avrei di certo ucciso Fukawa - negò Togami, ma
per un istante un tremolio gli attraversò le iridi, non era
del tutto sicuro di quell'affermazione. Era un dubbio che lo avrebbe
tormentato sino alla morte, se Asahina non si fosse trovava nello
spogliatoio del bagno comune nel momento in cui era arrivata Fukawa,
lui, scoprendo ciò che la letterata aveva ottenuto, come
avrebbe reagito?
Forse le cose avrebbero potuto finire in maniera diversa, se
gliel'avesse semplicemente chiesta, probabilmente la ragazza gli
avrebbe dato quella fotografia senza fare storie... una parte di
Byakuya però lo dubitava fortemente. Touko aveva una vera e
propria ossessione per l'ereditiere, non sarebbe stato strano se avesse
cominciato a ricattarlo, o se avesse considerato quell'immagine come un
tesoro o un reliquia, rifiutandosi di restituirgliela.
- E comunque "testa a granoturco" ...- avendo perso la faccia come
Togami, di tanto in tanto aveva deciso di concedersi qualche termine
volgare e popolare, da bambino era sveglio e loquace, non era raro che
insultasse qualcuno superiore a lui (sia fisicamente, che a livello
sociale). A dirla tutta, prima diventarne parte, odiava in maniera
viscerale, istintiva, ogni forma di autorità. -... se fossi
in te mi preoccuperei delle attenzioni che Monokuma ti dedica
ultimamente – aggiunse in tono acido,
- Te... testa a granoturco?!- il cervello di Owada andò in
ebollizione e non udì per nulla l'avvertimento che gli
rivolse, - Prova a ripeterlo brutta serpe!! - lo invitò
scrocchiandosi rumorosamente le nocche, con un espressione che per nulla
nascondeva i suoi intenti: l'avrebbe ridotti in poltiglia, occhiali o
no.
- Sempre pronto ad usare la violenza, e pensare che ti credevo maturato
- lo beffeggiò, traendo un sadico piacere nel punzecchiare
la tigre già pronta ad azzannarlo,
- Non pensare di potermi fare la predica Bast...-
- Ragazzi sDo per vomiDare - gli interruppe un Naegi pallido come un
morto, per dargli quel avvertimento che seguì quasi
immediatamente l'atto che annunciava.
I due ammutolirono per un lungo istante, sbalorditi dalla scena, la
quale sembrò avere un pessimo effetto su Togami, -
Ugh...- trasalì, visibilmente toccato,
per quanto cadaveri e sangue non gli procurassero il minimo fastidio,
non poteva proprio reggere ad una simile vista e finì per
essere attaccato a sua volta da una forte nausea.
"Adesso ne devo portare due in infermeria" pensò Owada
sbuffando, sbollendo la rabbia che gli era montata, massaggiandosi le
tempie credendo che presto avrebbe cominciato a perdere i capelli,
preoccuparsi per quei due era un compito troppo gravoso.
L'unica pecca nel piano di Owada nel decidere di portarli in infermeria
stava che, una volta lì, non aveva un'idea ben precisa di
cosa dovesse fare. Con tutte le contusioni e le ferite che aveva dovuto
curare su stesso, suo fratello o agli altri membri della banda ormai
sapeva destreggiarsi sapientemente con impacchi, bende, e simili, ma i
medicinali non erano un ramo di sua competenza. In più non
capiva un accidenti di ciò che era scritto sulle etichette
delle varie pastiglie, bottigliette e simili che occupavano l'armadio,
ma perché non c'era un semplice farmaco per l'influenza? Si
ritrovò a pensare irritato.
Non essendo sicuro di come procedere decise per prima cosa di
verificare se Naegi avesse realmente la febbre e, se si, quanta ne
avesse, un termometro non fu tanto difficile da trovare e per lo meno
sapeva come adoperarlo. Occupatosi di quell'incombenza, aspettando che
il piccolo apparecchio elettronico prendesse la temperatura esatta del
ragazzo, si assicurò che Togami non se la fosse svignata.
Fortunatamente per l'ereditiere (il quale al contrario avrebbe attirato
su di se l'ira di Mondo), era ancora lì, seduto su uno
sgabello vicino alla porta doveva l'aveva lasciato, non aveva
più il volto nauseato, ma rimaneva comunque pallido,
probabilmente la sua mente si era fissata sull'immagine di poco prima e
non riusciva a scrollarsela di dosso.
Un po' come quando vedi una scena paurosa in un film horror e il
cervello continua a ripresentartela davanti agli occhi, più
tardi, quando sei in camera da letto immerso nell'oscurità,
con le coperte portate sin sopra la testa nell'inutile tentativo di
prendere sonno.
Era meglio dargli un medicinale per lo stomaco, riflette Owada, ma
nello scaffale non c'era traccia di quello che di solitamente trovava
in farmacia, e prenderne uno a caso non era la scelta più
sensata, c'era il rischio di peggiorare le cose, se non addirittura di
uccidere Naegi o l'ereditiere inavvertitamente.
- Owada? - quasi fosse un angelo disceso dal cielo, e non ne aveva
proprio l'aspetto con quei muscoli pompati da lottatore di wrestling ed
essendo alta più di due metri, a quel punto giunse Sakura a
salvarlo da tutti i suoi dilemmi,
- Ti serve qualcosa Oogami? - l'accolse un po' freddamente, non
intenzionalmente però, era semplicemente irritato nel
trovarsi in un vicolo cieco,
- No, ho visto quello che è successo in corridoio. Pensando
che qualcuno stesse male sono venuta a vedere se aveva bisogno d'aiuto
- spiegò, e nonostante occultasse con un'eccezionale
abilità la sofferenza di cui gli si era impregnata l'anima
in quelle poche ore, nessuno, dopo averle viste assieme, avrebbe mai
creduto che la super ultra lottatrice liceale non penasse per la morte
della sua amica. Era impensabile che non piangesse per la fine di
Asahina, ma Sakura era una ragazza stoica e estremamente severa
(più con se stessa che con i suoi compagni), non avrebbe
permesso ad altri di essere testimoni delle sue sofferenze, preferiva
portare tutto sulle proprie spalle, che le sue debolezze non pesassero
su chi la circondava.
Il soffrire per la morte di una persona amata non era una debolezza,
questo però Oogami non lo sapeva, o decise comunque di
ignorarlo, mostrasi disperati era la gioia del Burattinaio, e forse
consapevole di ciò preferiva rimandare il cordoglio per le
persone amate a quando lo avessero sconfitto e fossero fuggiti alla sua
prigionia.
- Owada, sembri in difficoltà - osservò vedendo
il motociclista immobile davanti l'armadio dei medicinali a fissarlo
come se si fosse trattato di una stele scritta in aramaico antico,
- Tu ci capisci qualcosa di queste..? - indicò le etichette
con tutte quelle loro scritte articolate e complicate (molte delle
quali in inglese),
- Dipende da cosa ti serve, comunque, quella che hai in mano
è per i dolori mestruali, non credo che sia indicata per
loro - osservò provocando un imbarazzo generale nel toccare
quell'argomento che per i ragazzi era un tabù, con un certo
disagio Owada rimise la scatola di pastiglie in mezzo alle altre. -
Comunque, cos'hanno? - si volle informare la lottatrice, comprendendo
di essere necessaria come l'acqua fresca ad un assetato viste le
condizioni in cui versavano,
- A Togami viene il vomito perché ha visto il vomito -
più diretto di così Owada non avrebbe potuto
esserlo neanche volendo, e ciò gli procurò uno
sguardo pieno d'astio da parte dell'ereditiere il quale, se mai il
motociclista fosse stato un medico, dopo una diagnosi simile, lo
avrebbe denunciato. - E Naegi si è preso l'influenza, credo
che abbia la febbre - quasi lo avesse chiamato in causa, il termometro
elettrico fece un breve *bip*
avvertendo che aveva appena finito di prendere la temperatura del
ragazzo: 39,2 era
il responso.
- Piuttosto alta - convenne Oogami subentrando al motociclista, le
bastarono due secondi per trovare il medicinale per lo stomaco adatto a
Togami e uno che abbassasse la febbre a Naegi, - La pastiglia deve
essere sciolta in acqua calda - li avvertì mandandoli in
cucina, -... è meglio se state per un po' lontano da qui,
Naegi potrebbe essere contagioso e sarebbe un bene se evitassimo di
ammalarci tutti in una situazione simile - aggiunse invitandoli ad
andarsene e prendendosi automaticamente l'impegno di badare al ragazzo.
D'altronde, preferiva tenersi occupata in vari modi, se solo si fermava
o tornava alla solita routine di allenamenti l'assenza di una certa
presenza al suo fianco le stringeva il cuore e le sembrava che esso si
tramutasse in sabbia, per poi sgorgare fuori dal suo petto, svuotandola
poco per volta, lasciandola senza più nulla.
La mensa era insolitamente vuota, Celestia che la usava come base fissa
per quasi l'intero arco delle giornata non era in vista, forse era
rimasta attirata da una delle aule che l'ultimo omicidio aveva aperto
o, più semplicemente, annoiata dall'atmosfera piatta che si
respirava sempre a seguito di un processo di classe, era andata a
prendersi qualche rivista in sala giochi.
- Allora seconda Kirigiri sarei un omicida latente pronto ad esplodere
da un momento all'altro - fece Togami mentre beveva da una neutrale
tazza bianca, colma d'acqua calda, la medicina datagli da Oogami. A
differenza di Owada, cui l'osservazione dell'ereditiere era sfuggita,
il biondo non aveva certo mancato di udire la piccola rivelazione che
gli aveva fatto in preda alla rabbia,
- ... non ti ha descritto proprio così - ebbe la tentazione
di tranciarsi la lingua di netto Owada, non era certo una ragazzina che
diveniva preda dei propri umori, eppure faceva notevoli passi falsi
quando gli saltava la mosca al naso. Faticava a controllarsi.
- Fammi indovinare, ha detto: "sospetto che Togami sia diventato
instabile, se Monokuma dovesse progettare qualche altro colpo basso nei
suoi confronti non credo che riusciremo ad evitare il peggio. Naegi,
vedi di controllarlo" - scimmiottò la ragazza riuscendoci
anche discretamente bene, evento che stupì non poco il
motociclista.
Non avrebbe mai creduto si dedicasse ad attività
simili, ma forse quella era la parte di Byakuya che Togami aveva sempre
soffocato, o che nessuno aveva ancora visto perché il
ragazzo era un associale freddo e sospettoso che preferiva starsene per
i fatti propri.
- Hai dimenticato la parte: "Owada tu invece controlla Naegi" -
aggiunse cedendo alle sue insistenza, ora non aveva più
motivo di nascondergli nulla, ciò che era importante glielo
aveva già rivelato,
- Oh, bene. Non solo sei stato declassato a baby sitter -
commentò ironicamente, - ... ma hai anche finito per
occupare un posto nella schiera dei cani investigativi di Kirigiri -
ormai l'avevano notato tutti come quella ragazza aveva la tendenza a
fare la despota, in questo era simile a Celestia, solo che quest'ultima
aveva almeno la decenza di farlo platealmente, Kirigiri era invece
più sottile nei suoi modi, si comportava come se seguire le
sue indicazioni fosse l'azione più ovvia del mondo, naturale
come respirare.
- Non fare il furbo...- lo riprese Owada guardandolo di traverso, con
il sorriso irritante dal canino sporgente, -... non eravamo solo io e
Naegi a sguazzare nell'acqua alle ricerca di prove l'altro giorno -
- Questo non significa che in futuro continuerò a essere
collaborativo con voi - rimbeccò lui,
- Ma quell'unica volta è bastata per considerarti
ufficialmente arruolato nella squadra - per una qualche ragione, ogni
discorso cominciassero finiva sempre con il rischio di tramutarsi in
rissa, senza eccezioni, doveva esserci qualcosa a livello molecolare
che li spingeva ad azzannarsi l'un l'altro. Forse gli stessi ruoli di
cui portavano il titoli erano in parte la prova della loro
incompatibilità, il motociclista di strada fuorilegge e
l'ereditiere in cima alla scala sociale, entità che al di
fuori dell'accademia Kibougamine non avevano nulla in comune e che mai,
probabilmente, si sarebbero incrociate. Due antipodi, la cui
polarità era però la medesima e li portava ad
avvicinarsi quel tanto che bastava solo per potersi respingere.
- Mi dispiace deludervi, ma i cani investigativi hanno un fiuto molto
migliore del vostro - la voce di Kirigiri fece sussultare i ragazzi
dalla sorpresa e il commento rivelò che era già
da un po' che stava in silenzio ad ascoltarli, alle loro spalle.
"MA da dove è spuntata!!?" si allarmarono Togami e Owada,
"non avrà mica poteri Esp?" si chiesero, influenzati forse
dai pessimi racconti di Hagakure,
- Kirigiri...- la salutò il motociclista, sudando freddo, un
vero uomo non la spuntava mai contro una donna, era un fatto veritiero
e impossibile da modificare, questioni di genetica.
- Owada, credo di essere stata chiara nel chiedere che certe mie
congetture non fossero divulgate - gli ricordò, quasi si
trattasse realmente di un cane rimproverato dal padrone, Mondo si
ritrovò, imbarazzato, a chinare il capo,
- Si..- mugugnò a denti stretti, stuzzicando
l’ilarità del biondo, il quale preferì
però tenerlo per se.
- Eri talmente convinta che fossi una persona tanto facile da
manipolare e tramutare in un assassino, da sguinzagliarmi dietro questi
due? - osservò con un sorriso ironico, affrontandola a viso
aperto,
- No, non lo credevo - negò lei, con il conseguente
sconcerto dei due, - ma speravo che invece Monokuma lo pensasse,
così ci sarebbe stato facile prevedere e aggirare le sue
mosse - sospirò, - avremmo potuto creare
un’offensiva adatta da far smuovere il burattinaio,
sopratutto ora che ha preso un comportamento a lui tanto inconsueto da
quello che ci ha mostrato sino ad adesso - per quanto sapesse di star
facendo quelle dichiarazioni sotto l'occhio fisso delle telecamere,
ormai ciò non aveva più importanza, il suo piano
era andato in malora prima ancora di cominciare.
E tutto perché Owada non sapeva tenere la bocca chiusa.
- Kirigiri, sono l'ultima persona a poterlo dire, ma se hai intenzione
di usare altre persone per svolgere i tuoi piani, devi per forza
rivelarglieli. Questo incidente è accaduto per causa tua, se
gli avessi detto le tue reali intenzioni Owada sarebbe stato attento
due volte in più a non spiattellare tutto – e se
in quel momento si fosse scoperto che il vero Togami Byakuya era stato
rapito dagli alieni e che quello che avevano di fronte era una specie
di cyborg altamente tecnologico, Mondo non si sarebbe stupito
più di tanto. Qualunque cosa era ben meno stupefacente del
vedere l'ereditiere prendere le sue difese.
Perché un simile comportamento? Non andavano per nulla
d'accordo.
Forse, nel mettere lui e Kirigiri su una bilancia, l'ago aveva finito
con il puntare contro la ragazza? La trovava più fastidiosa?
- Ne terrò conto per la prossima volta, non è mia
abitudine fare lavoro di squadra, e tal volta tendo a dimenticarmi come
si faccia a collaborare – ammise, e quelle sarebbero state le
parole più vicine a delle scuse che avrebbero ricevuto.
- Dov'è Naegi? - cambiò rapidamente discorso,
forse sentendosi un poco d'impiccio, ma la sua espressione non tradiva
alcun turbamento,
- In infermeria - rispose Owada,
- ... si è preso l'influenza perché nessuno gli
ha dato il tempo di liberarsi dei vestiti bagnati fradici prima
dell'inizio del processo - aggiunse Togami con il chiaro intento di
punzecchiarla.
- Voi non vi siete ammalati...- osservò Kirigiri, - Naegi
è pur sempre un uomo, dovrebbe avere un sistema immunitario
più sviluppato - non sapevano precisamente che tipo di idee
si fosse fatta Kyouko sul gene maschile, ma da come ne parlava sembrava
considerarli immuni a tutto e ciò la rendeva al quanto
esigente nei loro confronti.
"Nello spogliatoio del bagno comune" con un movimento del tutto
naturale, facendo per andarsene, la ragazza
appoggiò il biglietto sul tavolo dove erano seduti, facendo
in modo che fosse visibile a loro ma non alle telecamere, e
uscì dalla sala mensa senza aggiungere altro.
Togami si liberò quasi immediatamente del biglietto
stringendolo nel pugno, per poi gettarlo dentro la tazza che ancora
stringeva, c'era rimasta ancora un po' d'acqua e il biglietto era di
carta sottile, una volta bagnato, quasi scomparve.
Entrambi i ragazzi sapevano che sarebbe risultato sospetto se si
fossero diretti nel luogo dell’appuntamento immediatamente e
insieme, soprattutto subito dopo che Kirigiri li aveva incontrati. Per
quanto si comportasse in maniera strana e fosse uno psicopatico, il
Burattinaio non era certo uno stupido, avrebbe subito compreso che
stavano architettando qualcosa.
L'ereditiere si alzò per primo dal tavolo, perdendo tempo
dirigendosi in cucina per lavare la tazza (era il tipo che amava la
pulizia, per quanto sembrasse non alzare mai un dito), Owada invece
andò nel corridoio per poter bighellonare lì
intorno, andando prima in camera propria, uscendone dopo qualche minuto
con una cesta colma di vestiti, e recandosi in lavanderia.
Togami si recò nel punto d'incontro dopo dieci minuti da
quando la ragazza gli aveva fornito il messaggio, Owada dopo un quarto
d'ora e li trovò lì ad attenderlo.
Kirigiri non parlò subito, aveva un aspetto differente da
quello di soli pochi minuti prima, non che il suo viso avesse un
espressione in particolare, ma c’era qualcosa nel suo
atteggiamento che non quadrava. Ricoprì per un paio di volte
l’intera ampiezza dello spogliatoio, a passo veloce e dalla
cadenza pesante, sembrava persa nei suoi pensieri, in una riflessione
che la separava momentaneamente dalla realtà da cui era
circondata. Non riservava la minima occhiata al motociclista e
l’ereditiere, i quali si erano pur sempre scomodati a
raggiungerla quando li aveva chiamati.
“No, aspetta..! Che ci faccio qui?!” riflette
d’improvviso Togami, attraversato da un lampo di
lucidità, si era davvero inconsciamente unito a quella banda
di investigatori a tempo perso? Ma perché le aveva ubbidito?
Si domandò allarmato, cominciando a riflettere su una
risposta sensata da dare per spiegare la sua presenza. Certo, poteva
usare la scusa che, riconoscendo la straordinaria abilità
della ragazza nel raccogliere informazioni, era appunto per venir a
conoscenza delle sue ultime scoperte se ne aveva seguito le
indicazioni. Una mezza menzogna per salvare la faccia. Cosa gli stava
accadendo nel ultimo periodo?
- Ehm… Kirigiri? – notando come i suoi due
compagni avessero la testa da tutt’altra parte, e sentendosi
un poco a disagio nell’udire, nel completo silenzio della
stanza, gli ingranaggi dei loro cervelli che lavoravano senza sosta,
Owada decise di richiamarne l’attenzione. Aveva lasciato
incustoditi i suoi vestiti ad asciugare in lavanderia e temeva che,
qualcuno, volendogli rubare il posto sul filo che usavano per
stendere la biancheria, potesse infilarglieli dentro una cesta
impedendo così che si asciugassero (era già
successo).
Non voleva perdere tempo.
- Non dovevi dirci qualcosa? – insistette, e finalmente la
ragazza si fermò, fissandoli per un momento come se cercasse
di ricordare cosa volesse da loro o accorgendosi che erano arrivati
solo in quel istante,
- Si… - ammise, senza aggiungere però altro, lo
sguardo che si perdeva altrove.
- Ma che le prende?-
sussurrò il motociclista a voce appena udibile
all’orecchio di Togami, vicino a lui, sempre più
incuriosito (allarmato), dall’atteggiamento di lei,
- Per chi mi hai
preso?.. Non riesco mica a leggere nel pensiero -
replicò con voce altrettanto sottile il biondo,
l’espressione irritata per qualche motivo che Mondo non
afferrò,
“Oggi cos'hanno tutti?” pensò credendo
fosse a causa dell’influenza di Naegi, forse si era
già propagata infettando sia Kirigiri che
l’ereditiere, visti i comportamenti insoliti.
Purtroppo, senza altri modi per sapere cosa stesse accadendo e
ignorandone totalmente la causa, Owada non aveva altra scelta.
Sbuffò, non era il genere di cose in cui eccelleva, anzi, in
passato ciò gli aveva causato non pochi grattacapi, -
Ehm… Kirigiri, tutto a posto? – fu costretto a
chiederle, diretto, poiché era l’unica maniera in
cui sapeva comportarsi, cercando di modulare la voce così da
non apparire aggressivo, ma incapace di avere un’espressione
rincuorante.
Kyouko era una ragazza e, per quanto non avesse certi interessi nei
suoi confronti, per il motociclista era comunque un'impresa rivolgersi
al “gentil sesso” senza avere un aspetto minaccioso.
Fortunatamente, Kirigiri non era il tipo da spaventarsi per
così poco, spesso qualcuno aveva persino dubitato che fosse
umana (Hagakure aveva sviluppato la teoria che fosse in
realtà un androide), visto la sua apparente
indifferenza a tutto, questo era però solo il suo istinto di
autodifesa, non era davvero tanto impassibile come appariva.
- Si, Oogami si sta prendendo cura di Naegi…- rispose
sovrappensiero,
- Ah…- commentò Owada, confuso,
- Oh, è
gelosa? – ipotizzò Byakuya sottovoce,
stupito, non credeva che la ragazza potesse nascondere comportamenti
così tipicamente femminili, o forse era attanagliata dal
senso di colpa dopo ciò che lui stesso gli aveva detto?
Ovvero, che era colpa sua se Makoto si era ammalato.
La ragazza però parve sentirlo, visto lo sguardo con cui lo
fulminò e che intimamente lo fece trasalire, ma non si
degnò di dargli risposta, ricomponendosi e tornando la
solita Kyouko, pronta e vigile.
- Naegi è momentaneamente indisposto, dovremmo agire da
soli- annunciò come se quelle parole spiegassero ogni cosa,
dissipando ogni dubbio e rispondendo a qualunque domanda,
- A fare cosa? – ma che in realtà non dicevano
nulla e procurarono solo ancora più confusione al
motociclista,
- Dobbiamo approfittare del momento, prima che Monokuma crei una regola
che ce lo impedisca, e penetrare in presidenza –
spiegò,
- In presidenza? – continuava a non capirci nulla.
- Non sei andato ad esaminare l’ultimo piano che ci
è venuto a disposizione? – fece in tono
volutamente derisorio Togami, beffeggiandolo per la sua ignoranza, -
Oltre alla presidenza, c’è la sala professori,
l’aula di musica, il laboratorio di chimica e la stanza di
trasmissione dei dati – gli fece un rapido resoconto,
- E perché dovremmo andare in presidenza? - più
che altro Owada non comprendeva perché Kirigiri dovesse
annunciarglielo in quel modo, lontano da occhi indiscreti. Insomma, non
bastava aprire la porta? Avendo accesso al piano avrebbero dovuto poter
esaminare tutte le stanze che lo occupavano.
- Perché è chiusa a chiave, e
c’è una notevole possibilità che il
Burattinaio voglia nasconderci qualcosa presente al suo interno
– spiegò lei, serrando forte la mascella
nell’aggiungere, - è assai probabile, viste le
prove riscontrate fin ora, che il colpevole della nostra prigionia e
dei processi di classe sia lo stesso preside della Kibougamine
– sembrò faticare ad ammettere una simile
possibilità, quasi prenderla in considerazione andasse
contro la sua natura. Un altro comportamento insolito.
- Quindi, esaminando il suo ufficio, potremmo trovare altri indizi
– seguì il suo ragionamento
l’ereditiere, trovandola un’idea sensata,
probabilmente c’erano documenti o altri file che gli
avrebbero reso più chiara la situazione in cui erano
piombati e forse, chissà, si sarebbero anche imbattuti in
una via di fuga (questo era però essere troppo ottimisti, e
non si facevano illusioni).
- Ma come facciamo a procurarci la chiave?..- intervenne Owada, - Hai
qualche idea di dove sia nascosta Kirigiri? –
- Per nulla – ammise, un evento al quanto inedito, allora non
era poi così onnipotente e onnipresente come spesso era
sembrata, - Però ci sono altri modi per aprire una
porta… – aggiunse rimanendo sul vago, lasciando
che fosse la fantasia del motociclista a dare seguito a quella frase.
- Vorresti sfondarla?-
- Esattamente – confermò,
- … e voi che sia io a farlo? – aggiunse,
poiché dubitava che contasse su Togami in quanto a forza
fisica,
- Di nuovo esatto – sorrise leggermente,
- Credi che Monokuma ce lo lascerà fare? –
protestò a quel punto l’ereditiere, evidenziando
immediatamente un enorme punto scoperto del suo piano,
- Per questo sarebbe stata necessaria la presenza di Naegi, lui avrebbe
tenuto occupato Monokuma, e di conseguenza il burattinaio, mentre Owada
si occupava di buttare giù la porta –
- Questo però non gli avrebbe impedito di osservarci tramite
le telecamere – obbiettò,
- Ho buoni motivi per credere che mentre Monokuma è in
funzione, il burattinaio non sia in grado di vedere ciò che
proiettano le telecamere –
- Il tuo piano allora sarebbe di distrarlo mentre accedi
all’ufficio del preside – ricapitolo il biondo,
- Si, ma senza Naegi esito a metterlo in pratica, e questo potrebbe
farci perdere l’occasione per infiltrarci
– finalmente fu comprensibile il suo turbamento di
poco prima, non era preoccupata per le condizioni del ragazzo, ma per
la buona riuscita del suo piano.
Oppure, l’aveva detto volutamente per farglielo credere.
- Naegi è così essenziale? –
domandò Mondo, il quale non vedeva l’assenza di
Makoto un problema tanto insormontabile,
- Abbastanza – rispose per lei Togami, sollevando gli
occhiali per massaggiarsi gli occhi, stava riflettendo, fu
però poi Kirigiri a riprendere parola,
- Naegi, per quanto potrebbe essere spaventato
all’idea (o forse propri per questo), riuscirebbe a distrarre
Monokuma per un tempo relativamente lungo, e quell’orso non
verrebbe insospettito eccessivamente dal suo comportamento. In
più, per quanto non sia una cima, ha dimostrato di avere
più cervello di Hagakure, con il quale potremmo distrarre
Monokuma per lo stesso tempo, ma con il rischio che riveli il nostro
piano in un attacco di panico - alla fine, per quanto venisse sempre
sottovalutato, Naegi aveva nervi più saldi di quanto gli si
attribuisse ad una prima occhiata e la sua parlantina, come aveva
già dimostrato durante i processi, poteva dilungarsi anche
per svariati minuti.
- Però adesso è malato – comprese la
gravità della situazione il motociclista,
- Non si potrebbe neppure sfruttare quell’interesse che
Monokuma sembra aver sviluppato per Owada, visto che è
l’unico tra noi tre che potrebbe abbattere una
porta…- commentò Byakuya, pensando ad
alta voce,
- Hai forse intenzione di aiutarci Togami? – la domanda di
Kirigiri poteva sembrare fuori luogo, a quel punto, ma non si poteva
mai dire con l’ereditiere, sempre suscettibile a fare
combriccola e a collaborale.
- Eh?..- una pessima sensazione ne impregnò
l’animo, si era forse fregato con le proprie mani?
- Bene, la mia principale preoccupazione era che, essendoci solo io e
Owada: o non avremmo potuto distrarre Monokuma; o Owada avrebbe dovuto
entrare da solo in presidenza, con il problema che non ha
l'abilità per comprendere quali documenti possono rivelarsi
utili per la nostra investigazione – spiegò gli
intoppi in cui era incappata nel tentativo di far quadrare il suo
ragionamento. – Però se Togami affiancasse Owada
nell’andare in presidenza, io potrei occuparmi di fare una
lunga chiacchierata con Monokuma – stava sorridendo, un
sorriso più largo di quello che di solito mostrava quando
era soddisfatta della risposta che riceveva, si stava divertendo, di
questo Togami ne era certo. "Manca solo che cominci ad abbaiare"
pensò, ultimamente il suo orgoglio veniva calpestato sin
troppo spesso.
----
Va be', sono una bugiarda... >.<'''
avevo previsto di prendermi una pausa, ma questo capitolo è
uscito da solo. Spero vi possa piacere e scusate gli errori di
distrazione xP
NB: RINGRAZIO tutti
coloro che hanno risposto al mio appello. Hifumi Yamada e Yasuhiro
Hagakure sono finalmente nella lista!!! Grazie a TUTTI!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** VII ***
Capitolo VII
-
Davvero... tu devi soffrire di qualche problema mentale serio -
sentenziò Togami, l'espressione nervosa e seccata, le
braccia incrociate al petto,
- Uhm..
Perché dici questo? - nelle ultime ore Owada aveva scoperto
la via dello Zen (su suggerimento di Oogami), e si stava impegnando a
seguirla, il suo nuovo motto era: alla terza volta massacralo!; l'aveva
creato appositamente per quella serpe, ed era così magnanimo
da dargli a disposizione ben due frecciatine irritanti in
più di quante gliene concedesse all'inizio. "Cambiare il
carattere di un bambino viziato è impossibile" era una
regola universale, riteneva più facile trovare la pazienza
in se stesso per non ridurlo in poltiglia in meno di cinque secondi da
che apriva bocca. Doveva cercare la quiete e la pace interiore,
sopratutto perché, quella mattina, aveva notato dei capelli
sul lavandino del bagno quando si era lavato la faccia..(!) la calvizie
precoce era uno dei suoi peggiori incubi.
- Ti pare normale
nascondersi in un ripostiglio, stipati come sardine, solo
perché Kirigiri ce l'ha ordinato?!.- sbuffò
irritato, probabilmente avrebbe tentato pure un gesto plateale con le
mani, se lo spazio glielo avesse permesso,
- Allora devi avere
qualche problema pure tu, visto che ci sei finito dentro -
osservò, i suoi buoni propositi iniziavano già a
cedere, gli prudevano le mani.
- Io sono stato
coinvolto contro la mia volontà! -
- Non sembravi tanto
restio all'idea poco fa -
- Certo! Prima di
sapere quale era il suo piano! -
- Smettila di urlare,
sprechi tutta l'aria -
- E tu allora? Occupi
tutto la spazio!! -
- Ho più
massa muscolare di te, ovvio che occupo più spazio - la
reazione che seguì gli fece capire di aver toccato un punto
dolente nell'animo dell'alto damerino quattrocchi.
Ultimamente stavano
decisamente troppo tempo insieme se era divenuto tanto intuitivo nei
suoi confronti.
- Cos'è, un
modo sottile per vantarti dei tuoi muscoli razza di pompato? Dimmi, hai
mai provato ad allenare quel cervello rinsecchito e atrofizzato che ti
ritrovi? - lo attaccò, i nervi scoperti,
- Hai così
tanta voglia che ti cambi i connotati braccia a stecchino?.. -
minacciò già scrocchiandosi le nocche e
digrignando i denti, - Puoi dire di aver mai sollevato
oggetti più pesanti di un libro o di coltello e forchetta? -
-...- il silenzio che
segui sbollì momentaneamente la sua ira.
- Che hai?..- gli
chiese, cominciava a preoccuparsi, che Togami fosse claustrofobico e
stesse avendo un attacco di panico?
- Zitto!.. Ci sto
pensando - gli intimò lui, e Owada si pentì di
essersi preoccupato per un ingrato simile,
- Scherzi? -
replicò, trattenendosi a stento dal ridere,
- Bhé...
è una cosa normale! Io sono un membro dell'alta classe
sociale (che un tempo si poteva definire aristocrazia), i lavori di
fatica vanno lasciati alla plebe -
- Cos'è,
dopo Kirigiri fai le imitazione di Celes?.. O forse ti imbarazza di
avere la forza fisica di un moscerino? - il suo modo di pensare lo
urticava terribilmente, solo perché la sua famiglia aveva
qualche zero in più (quasi un infinità a dir il
vero), alla fine della cifra del loro conto in banca credeva di poter
trattare tutti come dei pezzenti? Di poterli guardare dall'alto in
basso quasi fossero solo delle formiche?
- Taci! Il mio
cervello è l'unico muscolo che ho intenzione di allenare! La
tua testa invece è ormai irrecuperabile - Ciò di
cui Byakuya non era a conoscenza era che anche le formiche hanno un
loro orgoglio, e insieme sono in grado di abbattere persino un
elefante*.
- Senza i miei muscoli
non sarei certo diventato il "super ultra motociclista fuorilegge
liceale"... - i suoi voti non saranno stati un granché, ma
non era entrato alla Kibougamine per nulla. Camminava a testa alta,
senza timore di affrontare nessuno, aveva lo stesso diritto di stare
tra quelle mura come lo avevano tutti gli altri (peccato solo che "il
tutto" fosse iniziato con quella storia di omicidi e processi di
classe). Non era un semplice teppista, aveva lavorato sodo per quel
titolo e per la propria banda, abbastanza da rendere orgoglioso quel
fratello che sempre gli era sembrato irraggiungibile. Prima o poi
avrebbe fatto comprendere anche a quell'ottuso di un ereditiere
(probabilmente a suon di pugni), che non gli era da meno.
-... e poi,
è appunto la mia forza ad essere essenziale in questo piano
- gli fece notare, sottolineando quanto la sua presenza fosse
necessaria,
- Tsk... Se non ci
fossi io tu non sapresti da che parte cominciare - replicò
Togami,
- E senza di me tu non
potresti cominciare affatto! - basta! Di lui non ne poteva
più!
- Ahi! -
istintivamente Mondo alzò le mani in alto, non lo aveva
ancora toccato con un sol pugno,
- Scusa..! -
balbettò imbarazzato,
- I tuoi capelli sono
un arma pericolosa, mi hai accecato! - lo accusò il biondo,
coprendosi con la mano l'occhio dolente, neppure la protezione degli
occhiali poteva nulla contro l'attacco dell'invincibile capigliatura di
Owada,
- Sei tu che ti sei
mosso troppo -
- Se tu non occupassi
cosi tanto spazio! -
- Ricominci?..-
"Posso fidarmi di quei
due?" li ascoltava nel mentre Kirigiri, ferma davanti alla porta dello
sgabuzzino dove li aveva rinchiusi e, come riusciva a sentirli lei,
così poteva farlo chiunque fosse passato di lì in
quel momento.
Dovevano cucirsi
quelle bocche o il suo piano sarebbe andato in fumo.
- Voi due smettetela
di amoreggiare siete indecenti - li avvisò in tono fermo e
serio, accostandosi alla soglia e socchiudendola appena per evitare di
dover urlare a sua volta,
-
Amo..-ché!? - fu l'immediata replica di Togami, il quale
aveva finito con l'essere spinto in avanti quando Kirigiri aveva aperto
la porta (essendoci schiacciato contro), ritrovandosi addossato ad
Owada - la distanza tra loro era praticamente nulla, in più
si trovavano in una posizione altamente equivoca. Nella remota
possibilità in cui fosse stato qualcun altro a scovarli
lì dentro, per quanto Monokuma affermasse che nel caso di un
solo cadavere doveva esserci un unico colpevole, avrebbero ridotto
tanto male quel povero disgraziato, il cui unico peccato era di averli
colti in flagranti, da rendere impossibile capire chi tra loro avesse
dato il colpo mortale.
- Scherzavo -
affermò la ragazza con quell'espressione piatta, il suo tono
aveva però un che di grottesco e inquietante. "Non sembra
affatto!" pensarono in contemporanea il motociclista e l'ereditiere, le
stranezze di Kirigiri portavano le persone ad avere le medesime
reazioni. - Comunque, vedete di azzittirvi, non abbiamo evitato di
incrociare gli altri e le telecamere solo per farci scoprire in maniera
tanto indecorosa da Monokuma - osservò, e la scelta delle
parole sembrava sin troppo azzeccata per non alludere alla posa
imbarazzante presa dai due ragazzi a causa della mancanza di spazio.
- Se... se mi fai il
favore di chiudere la porta io mi stacco da questo energumeno - la
vergogna cominciava a farsi sentire nella voce di Togami, e diventava
ben visibile sul volto di Owada, man mano che i secondi passavano ed
erano ancora obbligati a quella invasiva vicinanza,
- Devo essere certa
che abbiate recepito il mio messaggio. Ricapitoliamo il da farsi...-
gli negò il favore Kirigiri e tutto, nella mente dei due, fu
di colpo chiaro.
"Si sta vendicando per
la storia delle mutandine!!" realizzarono scandalizzati, attraversati
da uno shock profondo che ne avrebbe modificato per sempre la psiche.
Una domanda
però sorgeva spontanea: l'idea del ripostiglio era nata con
l'intento di umiliarli e prendersi la propria rivincita, o era una
semplice conseguenza del piano che aveva escogitato?
- Come vi ho spiegato
poco fa...- per il loro bene preferirono non indagare e, ancora
esterrefatti, ascoltarono il riepilogo datogli da Kirigiri, - ...
sarebbe sospettoso se voi cominciaste a girovagare intorno all'ufficio
del preside, per questo c'è la necessità che
rimaniate nascosti, pur stando nelle immediate vicinanze del nostro
obbiettivo. Precedentemente ho controllato questo ripostiglio, essendo
una stanza di scarso interesse non è sorvegliato da
telecamere, quindi, al momento, la vostra posizione è al
sicuro (ma vedete di tacere!) - li fissò a lungo con un'intensità che avrebbe potuto spaccare in due una pietra, in
uno sguardo di ammonimento intriso da una sottile minaccia. Non avrebbe
ammesso errori, sopratutto se stupidi come i loro inutili battibecchi.
Poi, quando fu sicura di aver reso chiaro il concetto, riprese:
- Non si
può nulla per evitare gli obbiettivi puntati sulla soglia
della presidenza, se però la mia teoria è giusta,
una volta che avrò richiamato l'attenzione di Monokuma non
dovrete più preoccuparvene... -
- Poco prima di
andartene busserai tre volte, da quel momento noi dovremmo attendere 2
minuti prima di uscire. Dopo di che ci recheremo in presidenza, il
gorilla qua abbatterà la porta e io penserò a
sottrarre i documenti che ci interessano - si aggiunse Togami per dare
un svelta a quella spiegazione volutamente lenta e logorroica,
- Quindi, ce la
filiamo - concluse Owada, sperando che Kirigiri ritenesse di averli
fatti soffrire abbastanza,
- E il tutto
dovrà accadere in sei minuti -
- Si, in se...
Aspetta! Che? - questa all’ereditiere suonava nuova,
- E' il tempo massimo
che vi concedo. Se dovessi trattenere il burattinaio più
a lungo correrei il rischio di insospettirlo e questo manderebbe in
fumo i nostri piani- spiegò Kyouko mentre il suo sguardo
correva per un istante verso il corridoio su cui il ripostiglio si
affacciava, che stesse arrivando qualcuno?
- Non puoi
inventarti qualcosa per trattenerlo di più? -
sbottò Togami, avvertendo la frustrazione scavargli la gola,
scendendogli sino alla bocca dello stomaco,
- Siete uomini, il
tempo che vi ho dato è abbastanza per completare i vostri
incarichi - anche la ragazza tradiva un certo nervosismo, probabilmente
dovuto a ciò che si apprestava a fare, la voce gli
uscì di un'ottava più alta dalle labbra.
- Ah... Ma certo!
Qualcuno di taciturno come te non è in grado di sostenere
una conversazione degna di questo nome - la punzecchiò
acidamente, e perché avesse un tale istinto autolesionista
non lo aveva ancora capito, forse inconsciamente si incolpava per
qualcosa e ciò lo portava a desiderare di essere punito,
oppure, nonostante le apparenze, era un semplice idiota. Fatto sta che
ormai tardi comprese di aver parlato troppo, più o meno
quando lo stipite della porta andò a scontrarsi contro la
sua nuca bionda in un tonfo sordo. Il dolore lo accecò per
un momento e, se non fosse stato spiaccicato contro Owada, si sarebbe
piegato in due dal male.
Nota per il futuro:
anche Kirigiri, per quanto non lo sembrasse, era soggetta a divenir
preda delle proprie emozioni come ogni ragazza nel pieno della
pubertà.
- Avete compreso
tutto? - continuò Kyouko come se nulla fosse accaduto,
ignorando i lamenti dell'ereditiere.
Prima l'occhio, ora la
testa, per una volta Hagakure ci aveva preso nel fargli l'oroscopo -
gli aveva predetto una "giornata funesta"-, non che fosse stato lui a
chiedergli di dirlo, era solo l'ennesima trovata dello sciamano nel
tentativo di spillare dei soldi a qualcuno (ci aveva già
provato con Naegi, ma lui era un poveraccio).
- Si...-
annuì Mondo, "le donne sono gli avversari più
temibili e pericolosi che si possano affrontare, per questo non bisogna
mai mettersele contro. Hai capito Bro'?" e a distanza di qualche anno
finalmente comprendeva le parole che Daiya gli aveva rivolto nel
metterlo in guardia sul gentil sesso.
- Bene - concluse la
conversazione per poi ritirarsi, chiudendo dietro di se la porta,
- Brut...!- imprecava
intanto Togami tenendosi la testa fra le mani, provando però
un leggero sollievo nel ricevere quel poco di spazio in più
che gli permetteva di respirare, - ma che le è pr..?!- la
voce gli fu però tappata da un gesto di Owada che li fece
segno di tacere,
- "parla a bassa voce,
non ha dato il segnale, quindi è ancora qui vicino"- gli
ricordò e l'ereditiere annuì, abbassando
notevolmente il volume delle proprie parole,
- "Ma cosa
l'è preso?"- ciò nonostante la rabbia traspariva
senza fatica dal suo tono, furente,
- "Non lo so... il suo
comportamento però è strano" - osservò
Mondo, e un cipiglio di preoccupazione gli creò una leggera
ruga sulla fronte,
- "Che hai?"-
notò quell'espressione riflessiva, e quindi tanto stonata
con la natura dirompente del motociclista,
- "Niente... pensavo
che sarebbe meglio tenerla d'occhio" - evitò di incrociare
lo sguardo dell'ereditiere, quasi temesse che fosse in grado di
carpirne i pensieri semplicemente osservando l'intensità
delle sue iridi violacee.
- "Cos'..?"- avrebbe
voluto insistere Togami, ma tre colpi alla porta lo distrassero, era il
segnale che dava inizio al conto alla rovescia.
2 minuti all'irruzione
nell'ufficio del preside.
Non le era mai
capitato di non voler sapere.
Non le era mai
accaduto di desiderare di poter ignorare la realtà.
Mai si sarebbe
aspettata di temere quella verità che, solitamente, tanto
agognava.
I passi di Kirigiri
producevano un rumore secco e cadenzato all'interno del corridoio, non
sembrava esserci nessun altro su quel piano, e questo era un bene,
l'intervento di un esterno (per esempio: Hagakure), avrebbe
sconquassato i suoi calcoli, sfracellandone i piani. Sarebbero
capitolati ad un passo dall'arrivo.
Con il suo cervello
freddo e logico Kyouko ripercorreva mentalmente tutte le
possibilità, studiando ogni fattore nel minimo particolare,
doveva essere pronta. Era tutt'altro che certa
dell'affidabilità della sua teoria (ovvero che il
Burattinaio non fosse in grado di osservare le telecamere mentre
guidava Monokuma), se si fosse sbagliata la crudeltà del
loro aguzzino era già ben nota e si sarebbe di certo
sbizzarrito, divertendosi un mondo, nel trovare una giusta punizione
con cui mettere fine alle loro misere vite.
Si fermò,
esitando per un solo istante nel voltare l'angolo che si affacciava
alle scale.
Se voleva faceva
ancora in tempo a fermare quegli idioti, realizzò, non erano
passati neppure venti secondi da quando li aveva lasciati, aveva ancora
tutto il tempo per farlo. Per bloccarli.
Non lo fece.
Invece
avanzò scendendo gli scalini che la portarono al secondo
piano.
Non doveva lasciare
che simili insicurezza annebbiassero il suo giudizio, perché
era consapevole che quell'ansia che l'attanagliava non era causata solo
dalla buona riuscita del piano. Conosceva abbastanza se stessa da
rendersene conto: se si trattava di LUI, il suo autocontrollo diveniva
instabile; era incapace di mantenersi oggettiva e quelle emozioni,
tenute nascoste dietro ad una maschera composta da ragionamenti
lineari, prove e sospetti, si riaffacciavano sul suo volto, rendendola
una semplice ragazzina.
Una volta l'aveva
spiegato a Naegi, non era che lei non avesse paura, semplicemente, era
in grado di celarla, soffocarla. Non era un pezzo di ghiaccio, ma era
meglio se il suo nemico credeva il contrario.
Se non ha presa a cui
afferrarsi nel suo animo, il Burattinaio non poteva né
tentarla, né ferirla.
Lo credeva davvero, ma
purtroppo il DVD mostratogli dall'orso robot distruggeva una simile
certezza.
Li conosceva bene,
anche troppo. Era riuscito ad accedere a dati riservati destinati
solo...
Era trascorso 1 minuto
e 23 secondi, e aveva finalmente raggiunto il suo obbiettivo: il
laboratorio di fisica, affianco a quell'enorme macchinario per il
filtraggio dell'aria. Aveva cercato di affrettarsi nell'allontanarsi il
più possibile dal luogo in cui aveva lasciato Owada e
Togami, ma non poteva mettersi a correre o ciò avrebbe
potuto allarmare Monokuma.
In quel breve lasso di
tempo che si era autoimposta le classi raggiungibili non erano molte,
aveva optato per quella non solo perché si trovava al piano
sottostante, quindi in un punto abbastanza distante dall'ufficio del
preside, ma anche per il curioso aggeggio che trovava posto al suo
centro, le dava un buono spunto per una conversazione (forse, in fondo,
l'osservazione di Togami non era stata poi così errata).
1 minuto e 53 secondi.
Un bel respiro e...
- MONOKUMA! Esci
fuori, ho bisogno di parlarti! -
Uppupupupupupupu!
Quasi non aspettasse
altro che il suo richiamo, la sua irritante figura gli comparve come
dal nulla alle spalle.
Scoccati i due minuti,
Owada e Togami si gettarono all'istante nel corridoio, presi da una
foga degna dei più testardi maratoneti, ma più
che per l'esiguo tempo a loro disposizione, era stata la massiccia
esigenza d'ossigeno a scaraventarli fuori da quel minuscolo ripostiglio
con una tale rapidità. Una volta preso l'andazzo era
però difficile liberarsene e, sempre di corsa, raggiunsero
l'entrata dell'ufficio del preside.
Non trovarono nessun
orso meccanico ad attenderli, dedussero che Kirigiri stava facendo il
suo lavoro e, per il momento, la teoria che gli aveva esposto sembrava
confermata.
- Bene... buttala
giù - ordinò l'ereditiere nel sistemarsi gli
occhiali sulla radice del naso, l'espressione seria e un poco tesa,
avvertendone una leggera agitazione nella voce Owada si senti
rincuorato, allora non era l'unico sotto pressione.
Insomma, stavano
facendo qualcosa di REALMENTE pericoloso, un affronto a quel pazzo che
aveva tramuta Asahina in cibo per pesci, Ishimaru in una statua e Leon
in un tiro al bersaglio... "Sì, come minimo mi tramuta in
burro", si convinse il motociclista mentre, con occhio attento,
osservava la soglia che gli si parava davanti. Puntava a diventare un
falegname, una volta conseguito il diploma, e una semplice tavola di
legno gli suggeriva più di quanto non potesse intuire una
qualunque altra persona.
- Che fai sbrigati! -
gli intimò Byakuya,
- Ma che ti aspetti,
che la abbatta a testate?! - protestò di rimando il
motociclista, chinandosi sulla porta, era in quercia, troppo solida e
resistente per demolirla con la semplice forza fisica,
- Perché
non era questo quello che dovevi fare? -
- Hai mai provato a
scavare in un muro con un cucchiaino? -
- Tsk... domanda
idiota: ovviamente no..-
- E, allora,
perché ti aspetti che lo faccia io? -
Stizzito l'ereditiere
voltò la testa dall'altra parte, non trovando una battuta
adeguata con cui rispondergli, era la prima volta che Owada vinceva uno
scontro verbale contro di lui e, anche se durò per poco, fu
orgoglioso di essere riuscito ad azzittirlo.
Era da parecchio che
non partecipava ad una scazzottata degna di questo nome e anche una
vittoria simile bastava a risollevargli un poco il morale.
- Quindi, le tue
intenzioni sarebbero?..- si trovò un momento spaesato il
biondo, continuava a non guardarlo direttamente, come se la parete
avesse catturato tutto il suo interesse, gli bruciava di non aver avuto
la battuta pronta (per quanto insignificante fosse la questione).
- Chi è che
fa domande stupide ora? - gli mostrò in risposta, da dietro
la spalla destra, il set da scasso che Monokuma aveva gentilmente
concesso a ogni membro di sesso maschile della classe,
- Te lo sei portato
dietro?!. No, aspe- Sai usarlo!? - si corresse comprendendo di aver
raggiunto il suo massimo di domande idiote per quel giorno.
- La mia fedina penale
comprende furto con scasso, quindi: sì, ho qualche
esperienza a maneggiare questi oggettini - sorrideva, un'espressione
divertita in cui probabilmente ricordava i vecchi tempi con la sua
banda. L'episodio a cui faceva riferimento risaliva ancora agli anni in
cui Daiya era vivo e i Diamond erano appena agli inizi, lui e cinque
dei suoi compagni teppisti (Owada maggiore non ne era stato informato
per ovvi motivi), erano penetrati nel covo dei loro rivali e l'aveva
devastata approfittando della loro assenza. Quella era stata la prima
volta in cui Mondo si era destreggiato con le serrature e, in seguito,
comprese che l'aver appreso una simile abilità poteva solo
andare a suo vantaggio.
Le manette degli
sbirri si potevano aprire con un semplice stuzzicadenti di metallo.
- Questo mi
stupisce... credevo non facessi molto altro, se non menar pugni -
commentò Togami colto alla sprovvista, non se lo aspettava,
per la prima volta sembrava persino ammirato nel rivolgergli la parola.
Da quel momento Owada
salì di postazione nella sua personale graduatoria, in cui
classificava le persone in base alla loro utilità, da
"persona buona solo ad usare i muscoli" fu promosso a "tuttofare".
- Quella è
la mia attività principale - ammise lui, stringeva tra le
labbra un ferro lungo e sottile, mentre intanto maneggiava la serratura
con un oggetto molto simile a quello appena descritto, se non
leggermente più spesso, e un altro arnese dalla punta
seghettata. Si muoveva come un esperto, del tutto concentrato su lavoro
che stava compiendo e, forse subendo l'influenza della sua espressione,
ovvero, vedendolo tanto impegnato da non volerlo disturbare, Byakuya
tacque, osservandolo in silenzio.
Owada non si era
ancora fatto un'idea ben chiara sulla serratura che aveva davanti, ma
per il momento ringraziò che non fosse anti-scasso come
quella delle loro camere da letto e non avesse un'apertura elettronica
come gli spogliatoi della piscina. Sperava solo di non doverci perdere
troppo tempo, visto il loro limite di 6 minuti, ma qualcosa nel suo
cervello gli disse stare tranquillo, che una serratura da quattro soldi
come quella la poteva far saltare in meno di 3 minuti.
"Non si preoccupi prof.
è un gioco da ragazzi, è una fortuna che sia un
amante delle robe vecchie, questa è stata fabbricata nel
dopo guerra, si apre con un soffio d'aria" - lo scatto
della serratura aveva confermato le sue affermazioni.
Un flash lo
accecò per un momento, procurandogli nell'immediato una
tremenda emicrania che sembrò promettergli di spaccargli in
due il cervello. Da dove veniva fuori un ricordo simile?
Dovette interrompere
il lavoro, stringendosi la testa fra le mani, il dolore era atroce!
Peggio di quando lo avevano colpito alla fronte con una mazza da
baseball, ma quando era accaduto? Strano, per quanto ricordasse
l'evento, non ne possedeva alcun ricordo, esattamente come l'immagine
che gli aveva appena attraversato gli occhi.
Era lì, di
fronte a quella porta, stessa identica posizione e... parlava con
qualcuno alle proprie spalle? E cosa gli aveva detto “roba
vecchia”, “fabbricata nel dopoguerra”?
No, quest’ultima non era certo un informazione sua, di certo
doveva avergliela suggerita qualcuno, Ma chi?
- Ohi, Owada,
perché ti sei fermato? - la voce di Togami lo
riportò alla realtà, facendolo sussultare dalla
sorpresa,
- Eh?.. Ah! Niente,
adesso la apro - e, come in quel ricordo sconosciuto, lo scatto della
serratura diede conferma alle sue parole, - Ecco, vedi? A-perta -
esclamò quasi con stupore, avvertendo un brivido percorrerlo
lungo la schiena, cosa gli era preso?
- Che ti prende? - lo
guardò il biondo sospettoso,
- Nu.. nulla! -
l'impeto con cui negò diceva però il contrario, -
Piuttosto spicciati, ci sono rimasti meno di 4 minuti. Tocca a te il
resto - gli fece segno d'entrare e, di nuovo, Togami lo
guardò come se si trattasse di un animale da circo (tipo un
orso su un triciclo con in bocca una trombetta e in testa un capellino).
- Come vuoi -
spalancò la soglia l'ereditiere alzando le spalle, trovava
curioso che Owada non avesse insistito per seguirlo, ma, avendolo
osservato da vicino mente maneggiava quei ferri, aveva notato che era
stato colpito da qualche malessere. Forse Naegi lo aveva infettato con
i suoi germi e, essendo un tipo grande e grosso, non voleva che
qualcuno se ne accorgesse.
Byakuya si
trovò dunque da solo ad entrare nella presidenza, la quale
all'istante fu illuminata, quasi certamente grazie a qualche sensore
posto in cima alla porta, dalle luci al neon poste sul soffitto. Un
urticante odore di polvere e di chiuso gli invase le narici, doveva
essere trascorso molto tempo da quando qualcuno vi era entrato per
dare una pulita, ma non era lì per giudicare lo stato di
sporcizia della stanza.
Veloce si diresse
verso la "postazione ufficiale" del preside. Se aveva imparato qualcosa
da suo padre era che, gli uomini da scrivania (come l'aveva talvolta
sentito definire i dirigenti di certe compagnie), tendevano a tenere i
documenti più importati sempre a portata di mano,
così da averli subito a disposizione in caso di fuga o se
arrivava il momento di sbarazzarsene.
Il dirigente
dell'accademia Kibougamine rientrava quasi certamente in quella
categoria di persone, per questo, piuttosto di aprire gli armadi che
decoravano le pareti, Togami cercò nella scrivania.
Non gli fu difficile
trovare il doppiofondo del cassetto contenente un plico di documenti,
simili per aspetto ai dossier che aveva letto su Genocide Sho qualche
giorno prima. Purtroppo, il tempo a sua disposizione stava per scadere,
non aveva modo di giudicare la rilevanza di quel che stringeva tra le
mani, per sicurezza decise di racimolare tutte quelle scartoffie appena
rinvenute e di potarle fuori con se.
Non era una soluzione
molto brillante, certo, ma non vedeva alternative con i secondi che lo
incalzavano.
Si sarebbe fatto
aiutare da Owada a trasportarle.
Uppupupupupupupu!
Bastò una
risata fin troppo familiare a paralizzarlo sul posto, quasi il solo
udirla l'avesse reso una statua di ghiaccio.
"Non sono passati 6
minuti, abbiamo ancora 30 secondi! Kirigiri, cosa hai com..?" di colpo
Togami avvertì il proprio corpo tramutarsi in piombo a causa
della pesantezza della figura alle sue spalle.
Avvertiva tutti i
muscoli come atrofizzati, congelati a causa di quella presenza.
Non gli riusciva di
voltarsi verso la porta. Stava di nuovo sperimentando la paura?
Magari era solo stata
una allucinazione uditiva..? No, non doveva raccontarsi storia, Non se
l'era immaginata. Era la voce di Monokuma.
Proveniva proprio da
dietro di lui, dalla soglia della presidenza lasciata spalancata, ma,
quando ebbe riacquistato abbastanza controllo su di se per girarsi,
noto che ora quella porta era chiusa.
"I-impossibile, io
l'avevo lasciata aperta" e ricordava perfettamente.
Dall'esterno, Mondo,
fiutando il pericolo, aveva agito di conseguenza.
"A..aspetta, non dirmi
che..?" un pessimo presentimento invase Byakuya che, incurante di chi
si aggirasse nel corridoio, si avvicinò all'uscita e,
tirando la maniglia, fece un insolita scoperta "N.. non si apre!"
Owada aveva fatto
scattare nuovamente la serratura, una mossa intelligente, la quale
aveva impedito al pazzo orso di accorgersi della presenza del
biondo all'interno dell'ufficio, ma che, allo stesso tempo,
lo bloccava all'interno della stanza.
"I-io lo uccido quella
testa a granoturco, brutto teppista di merd..!" si agitò
Togami imprecando silenziosamente tra se e se, il timore di essere
udito da Monokuma gli impediva di dare libero sfogo alla sua ira. "E
adesso cosa faccio?" fece forza sul proprio autocontrollo, doveva
calmarsi, riflettere.
Si trovava ad
affrontare una situazione che non aveva minimamente preso in
considerazione e non aveva la minima idea di come togliersi
d’impiccio. Far scassinare nuovamente la porta al
motociclista poteva rivelarsi un problema, se il burattinaio aveva
manovrato sin lì l’orso meccanico era
perché probabilmente sospettava qualcosa del loro piano. Non
sarebbe stato tanto facile distrarlo di nuovo ma, soprattutto,
chissà quanto Togami avrebbe dovuto attendere prima che
Kirigiri ideasse un altro piano per salvarlo (sempre se fosse stata
disposta a farlo, sapeva di non risultarle molto simpatico).
“Un
momento!” con uno sguardo trasfigurato dall’orrore
Byakuya osservò quell’unica telecamera posta a
tenere sotto sorveglianza l’intero ufficio.
Se il tempo di
Kirigiri era scaduto, questo significava che ora LUI, aveva riavuto
accesso alla telecamere.
Il Burattinaio di
certo sapeva che era lì! Impossibile che non lo avesse
già scoperto! Ecco il motivo per cui aveva mandato Monokuma
a stanarli!
“M-ma se lo
sapeva allora perché non è entrato?..”
un singulto di paura lo attraversò e per un istante gli
mancò di ragionare lucidamente. Come tutti gli esseri
viventi temeva per la propria vita e, conoscendo il malsano senso
dell’umorismo del loro personale boia, era convito che da un
momento all’altro la stanza si sarebbe modifica come accadeva
con il cambio di scena a teatro.
I muri scomparsi, i
mobili spostati e, al loro posto, il palco sarebbe stato riallestito
per la sua personale esecuzione.
Queste erano
però solo maligne fantasie dettate dalla mente scossa di
Togami, nulla di quello che si immaginò avvenne.
Pareti e arredamento
rimasero dov’erano, e non udì più la
voce di Monokuma. Si era allontanato.
L’ereditiere
trasse un sospiro di sollievo, felice di poter ancora avvertire il
battito del proprio cuore nel petto, dal ritmo accelerato a causa dello
sforzo a cui l’aveva sottoposto. Si accorse in
quell’istante di avere le mani tremanti, tanto da farsi
sfuggire alcuni dei documenti che ancora stringeva, e di essere
ricoperto da un leggero strato di sudore freddo. “Sono
ridicolo” si disse addossandosi con la schiena alla parete
mentre si copriva gli occhi con una mano, scoprendoli umidi sotto le
dita, e una smorfia di disgusto gli deformò il volto. Non
credeva di poter arrivare ad odiarsi sino a quel punto, si sentiva
nauseato dalle proprie reazioni, davanti alla prospettiva della propria
morte si era ritrovato ad affondarla da codardo inerme.
E pensare che solo due
giorni prima sembrava disposto a gettare via la sue esistenza per
preservare l’orgoglio dei Togami.
Ora invece non avrebbe
saputo dire quale, tra quei comportamenti, fosse il più
idiota.
Esausto, quasi avesse
affrontato una scalata, l’ereditiere si lascio cadere a
terra, seduto sul pavimento, in mezzo a tutti quei fascicoli raccolti
durante la sua ricerca, li avrebbe sistemati più tardi,
aveva altro su cui riflettere. “Perché Monokuma,
se sa dove sono, non viene a stanarmi?” era la domanda a cui
aveva l’urgenza di rispondere, “perché
ha altro da fare” era la soluzione più ovvia da
darsi e, d’altronde, non possedeva alcun indizio su cui
basarsi per creare le sue congetture, le quali non poteva certo essere
campate per aria (quella era una specialità di Hagakure).
“Cosa
può esserci di più importante di punire uno
studente che è andato a danneggiare le proprietà
scolastiche?” era il secondo quesito, ben più
difficile, perché per l’appunto non aveva niente
su cui basarsi, “Uhm… probabilmente uno studente
che fa qualcosa di ancora più stupido”
-Ooh…- si
fece fuggire una leggera esclamazione dalle labbra.
Si poteva supporre che
Owada avesse creato un qualche diversivo per allontanare Monokuma,
sarebbe stato il genere d’azione da teppista senza cervello
che tanto gli si addiceva.
Bene, allora, se fosse
stato vero, gli doveva la vita... “Quante altre umiliazioni
dovrò sopportare prima di arrivare alla fine di questa
storia?” si chiese avvertendo il disagio montargli dallo
stomaco e risalirgli alla gola, rendendogli difficile deglutire, una
leggera ansia gli invase il petto, sostituendo la paura di poco prima.
“No, non mi
sto sentendo in colpa!” sembrò ordinare a se
stesso, era impossibile per lui provare un emozione simile. No, no, no!
Non si sentiva ASSOLUTAMENTE colpevole di alcun che! Se Owada aveva
ben pensato di trovare un modo per far incazzare Monokuma e farsi
inseguire, dopo averlo chiuso lì dentro per non farlo
scoprire, era stata una scelta sua! Lui non centrava minimamente, anzi,
sin dall'inizio non aveva mai voluto collaborare con quello
stupido.
Un Togami non poteva
permettersi di avere dei rimorsi, soprattutto se riguardavano persone
inferiori alla sua stirpe… Byakuya si ricordò
solo in quel momento di essere morto come “erede della stirpe
Togami”, di fronte a tutti, nell’ultimo processo, e
che quindi non doveva più preoccuparsi di come si sarebbe
comportato da quel punto in avanti (tanto aveva già perso il
suo nome, non aveva altro che Monokuma potesse sottrargli).
- Tsk… la
stupidità deve essere contagiosa - parlò alla
solitudine della stanza, avvertendo l’impellente bisogno di
rompere quell’assordante silenzio.
Perché mai aveva pensato di aver bisogno di un aiuto esterno
per uscire? Doveva pensarci da solo!
Forse, ribaltando l’intero ufficio, avrebbe trovato qualcosa
di utile per distruggere la porta che lo bloccava (chissà
una chiave, un martello… una motosega), gli andava bene di
tutto, gli bastava evadere da lì.
“Poi
mollerò un pugno in testa a quella testa di granoturco per
la sua ottusità!” si ripromise rialzandosi e, nel
farlo, il suo piede andò ad urtare qualcosa sul pavimento
che produsse un tintinnio metallico.
---
*Una variante del
nostro carta-sasso-forbici è uomo-formica-elefante (di
origine cinese): l'uomo calpesta le formiche, le quali riescono ad
abbattere l'elefante, che infine schiaccia l'uomo.
Potrei dire che non ho
potuto pubblicarlo prima perchè staVo studiando per l'UNI...
in realtà giocavo al videogioco di Toradora, scusatemi xP ...
Cmq parlando di questo
capitolo (vaneggi vari a parte):
Kirigiri è
preoccupata per un motivo che TUTTI voi conoscete;
Owada compiendo
nuovamente le medesime azioni ha "sbloccato" un ricordo (si vede che mi
sto dando ai Videogiochi);
E Togami sembra aver
appena compiuto una scelta importante (ma tornerà il solito
se stesso..? Per ME, sempre una serpe rimarrà xD )
NDA particolamente
priva di senso, è stata una settimana stancante, spero che
il capitolo non vi deludi, fatemi sapere cosa ne pensate (RECENSITE!),
Grazie.
P.s: Un saluto
speciale a MISS YURI!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** VIII ***
Capitolo VIII
-
Presente-
Trovarono il suo corpo
a terra, abbandonato sul pavimento della stanza, riverso su un fianco
in posizione fetale. Dava le spalle alla porta dalla quale erano
entrati e dove ancora sostavano, spiazzati dalla scena a cui stavano
assistendo. Mai avrebbero pensato di poterlo trovare in quella stanza
e, sopratutto, non in quelle condizioni.
Sottili ferite da
taglio gli ricoprivano tutto il corpo, gli stessi abiti che indossa
erano stati in buona parte stracciati dalla lama con cui l'avevano
colpito, la quale però, per quanto si fossero accaniti su di
lui, non sembrava essere penetrata mai troppo affondo nelle sue carni.
Quelle pugnalate, prese singolarmente, lo avrebbero ferito, non ucciso.
La sua era stata una lunga e terribile agonia, probabilmente perpetrata
per ore dal suo aguzzino, il quale doveva aver goduto di una simile
tortura, poiché risultava difficile credere che non lo
avesse fatto di proposito. Aveva evitato gli organi interni,
limitandosi ad imporgli lunghi tagli su ogni centimetro di pelle
scoperta.
Difficile era
però stabile cosa lo avesse portato a quello stato, se aveva
perso l'equilibrio a causa dell'ingente perdita di sangue o se la colpa
era il colpo alla testa, perché di certo qualcosa doveva
essere stato sbattuto con violenza contro la sua nuca, vista la
presenza di sangue anche lì, trai suoi capelli. Il liquido
aveva poi cominciato a colare da quella ferita, creando così
una spessa maschera di sangue incrostato che gli ricopriva per intero
il volto, deformandone - ormai secco - i contorni, abbastanza
perché, per un lungo istante, nessuno dei presenti fosse in
grado di riconoscerlo.
Pallido ed immobile,
non pareva avere più nulla di vivo, del tutto simile ad un
cadavere. Se ne avessero toccato la mano, ne erano certi, sarebbe stata
gelida e rigida come quella in pietra di una statua.
Teneva ancora un
braccio sopra le testa, probabilmente il suo ultimo (disperato)
tentativo di fuga; forse per evitarsi di cadere lo aveva sporto in
avanti, cercando qualche appiglio cui aggrapparsi per recuperare
l’equilibrio. Un gesto che comunque si era rivelato
completamente inutile, non era riuscito a salvarlo dalla grinfie del
suo aguzzino e che appariva del tutto involontario, probabilmente
dettato dal semplice istinto, il quale ancora cercava di salvarlo.
Il
corpo continua a reagire, anche quando la mente ha già
compreso di non avere speranze.
“Perché
diavolo è successo!?!” si chiedeva Owada ancora
sulla soglia, lo sguardo sconvolto e confuso, incapace di comprendere
simili eventi. Si sentiva sul punto di urlare di frustrazione: come
erano arrivati a quel punto!? Cosa cazzo era accaduto?!
Perché un finale del genere?!
Si assillava con
queste e altre mille domande, non capiva cosa avessero mai potuto
sbagliare.
Eppure, secondo
Kirigiri, quello che avevano fatto avrebbe dovuto portarli a qualche
risposta.
Invece... Erano solo
aumentate le domande.
-
Qualche tempo prima -
“Come posso
distrarre un preside orso meccanico?.. come, Come,
COME!!?” veloce Mondo correva lungo il corridoio, aveva
appena sbarrato la porta dell’ufficio del preside, sperando
che ciò gli avrebbe fatto guadagnare qualche secondo, ma non
aveva la benché minima idea di come agire e, di certo,
Monokuma non si sarebbe fatto troppi problemi trasformare il proprio
braccio in un bazooka (o qualcosa di simile), e spazzare via, in un sol
colpo, non solo la soglia, ma l’intero ufficio.
“Merda!.. ho
appena ammazzato Togami!” riflette prendendo seriamente in
considerazione una simile eventualità, serrò
forte la mascella, sempre più teso a causa della pressione,
tutto stava andando a rotoli! Ma cosa cavolo aveva combinato Kirigiri?
Non erano ancora passati sei minuti quando aveva sentito
l’orso avvicinarsi, ne era sicuro, - recentemente Naegi gli
aveva regalato un orologio da polso (chissà dove se li
procurava tutti quei gingilli che poi distribuiva in giro?), e con
quello aveva cronometrato le proprie azioni e quelle di Togami.
Non poteva
però perdere tempo a chiedersi cosa fosse andato storto nel
piano di Kyouko, doveva inventarsi una maniera per parare il culo alla
serpe, - la sua psiche non avrebbe retto il peso di un altro fantasma
sulle spalle. Sul momento gli era sembrata un idea geniale, chiudendolo
dentro la presidenza gli evitava di essere notato subito da Monokuma,
non lo aveva minimamente sfiorato il pensiero che, così
facendo, lo bloccava in una stanza completamente priva di vie di fuga.
“È
in trappola come un topo!” si sentiva già
attanagliato da un leggero senso di colpa, il quale avrebbe
probabilmente finito per dissanguarlo se avesse preso spessore.
Non ci poteva far
nulla, gli ultimi avvenimenti lo avevano reso un pessimista.
“Pensa,
pensa, pensa, pensa, pensa… PENSA!!!” si impose,
ma non era facile trovare di punto in bianco un modo per distrarre un
orso dalla preda che aveva puntato, doveva creare un caos degno di
questo nome per distrarlo dal proprio obbiettivo. Ma questo avrebbe
dovuto riuscirgli bene, era o non era il teppista capobanda
più temuto del Giappone (gli mancava solo un bimbo nudo
sempre appeso alle spalle ed era a posto*)?
Fu in preda all'ansia
e con la mente colma di ragionamenti assurdi che, sempre correndo,
superò una certa porta di quel piano lasciata appena
socchiusa, ma abbastanza per fargli intravedere l'interno.
"Trovato!" fu
folgorato da un illuminazione, la quale blocco di colpo la sua corsa
facendogli quasi perdere l'equilibrio. "Ho sempre desiderato farlo..."
pensava, ghignando divertito nel tornare sui propri passi, fermandosi
davanti a quella classe che aveva appena superato, se avesse spalancato
del tutto la soglia sarebbe stato impossibile per Monokuma non udirlo.
"Non mi risparmierò" si scrocchiò rumorosamente
le dita avvertendo un familiare formicolio attraversargli i pugni, era
da quando era finito rinchiuso lì dentro che non provava un
eccitazione simile, l'adrenalina cominciò a riversarsi in
dose massiccia nella sue vene, il suo corpo già si preparava
per lo sforzo a cui stava per prestarsi.
- Hola, Owa! Amico,
che combini?...- interruppe la sua preparazione mentale Hagakure,
spuntando da dietro l'angolo simile a quei cespugli mobili di erba
secca che sembravano spuntare ovunque e in qualunque momento (del tutto
inutili, ma eternamente presenti). - Ehm... Owa, hai un espressione che
fa paura, c-che hai? - cambiò rapidamente espressione
facendosi nervoso e tremante, cominciando a sudare sotto quello sguardo
viola e quel sorriso minaccioso,
- Sei arrivato
giust'in tempo Hagakure, avevo proprio bisogno di un "complice" - non
gli fornì alcuna spiegazione Mondo, limitandosi a spingerlo
dentro la classe senza troppi complimenti, sordo a qualunque protesta,
- U-UN COMPLICE?!.. E
per cosa?! - fu preso dal panico lo sciamano, il quale
avvertì un improvvisa urgenza di correre al bagno.
“Io
ho… commesso un errore?” confusa Kirigiri si
fissava le mani, immobile stava in piedi al centro dell’aula
di fisica, posizione da cui non si era mossa da quando Monokuma
l’aveva lasciata. Persa nei propri pensieri cercava di
trovare il filo logico che l’aveva condotta fino a quel
punto, portata a dire certe parole, a compiere determinate azioni, ma
ormai esso si era sfilacciato. Rotto a causa dell’usura si
era mescolato al resto della matassa, la quale ricreava, in senso metaforico,
il tormentato caos che regnava nel animo della ragazza.
“Rianalizza le prove
Kyouko. Ricomincia da capo e osserva tutto come se fosse la prima
volta, non saltare alle conclusioni e mantieniti fredda, è
l’unico modo per comprendere in che punto le tue congetture
hanno preso una piega sbagliata e ti hanno allontanato dalla
Verità” seppur i suoi ricordi
rimanessero per la maggior parte avvolti da una spessa nebbia
grigiastra, c’era insegnamenti, lezioni, che Kirigiri non
avrebbe potuto scordare.
Ogni qual volta si
sentisse persa durante le sue investigazioni, in quel labirinto di
misteri, verità grottesche e mezze bugie crudeli - che erano
le mura dell’accademia superiore Kibougamine , - le era
bastato guardare la punta delle proprie dita per trovare lì
una spinta, un’indicazione in grado di portarla sulla strada
giusta.
Quel gesto le
riportava alla mente le parole di suo nonno, come se i dubbi da cui era
attanagliata e il tessuto dei guanti, i quali mai l'abbandonavano,
innescassero un meccanismo nel suo cervello capace di superare quella
barriera invisibile (quella muraglia insormontabile), che la separava
dal proprio passato.
Dal nulla aveva
ritrovato suo nonno, nonché maestro, sostituto di un padre
fuggito alla propria famiglia, e pian piano, quando ne aveva
più bisogno, ne ripescava le dottrine, studi vitali con cui
riusciva a incastrare i vari pezzi -indizi - raccolti, ma era
un processo lungo e contorto. La mente spesso le giocava brutti
scherzi. Se mai tentava di sforzarla non otteneva nulla, anzi, quelle
rare memorie che aveva faticosamente recuperato si facevano via, via
più labili, temeva sarebbero scomparse del tutto se avesse
continuato.
Quindi al momento,
trovandosi di fronte ad un vicolo cieco, non poteva fare altro. Doveva
cercare le risposte all’interno di se stessa, sperando forse
nell’affiorare di qualche frammento capace di sciogliere il
nodo delle sue esitazioni.
In più,
neppure se avesse voluto se ne sarebbe potuta andare, Monokuma le aveva
intimato di non lasciare l’aula prima del suo ritorno, pena
una crudele e contorta punizione a cui difficilmente sarebbe
sopravvissuta. Conscia delle veridicità delle sue minacce, e
per nulla propensa a morire, Kirigiri si era fatta ubbidiente, ma se il
corpo rimaneva completamente statico, quasi pietrificato, tanto da
sembrare che trattenesse il respiro, il suo cervello lavorava a mille.
“Devo
ricominciare..” rifletté cercando di sopprimere
quel senso di inquietudine capace di salirle sul viso e creare una
leggera ombra sui suoi tratti. Non era tanto insensibile da non essere
preoccupata per il destino di Togami e Owada (anche se del primo
provava un certo astio da quando aveva VOLUTAMENTE manomesso un caso -
non gliel’aveva ancora perdonata), era stata lei a tirarli
dentro a quella faccenda, ed essendo il giudizio e il senso di colpa
ciò che distingueva l’essere umano dagli animali,
non poteva non sentirsi, almeno un poco, colpevole.
“Sono
uomini, se la caveranno!” decise però di chiudere
sbrigativamente la faccenda, scacciando in maniera definitiva dalla
mente ogni pensiero riguardante quei due. Non sapeva quando Monokuma
potesse tornare, probabilmente da un momento all’altro e,
nell’istante in cui fosse accaduto, aveva tutta
l’intenzioni di intraprendere un’altra discussione
con lui. Doveva ricavare più informazioni possibili, ma per
farlo aveva bisogno delle domande giuste, le quali si creavano solo
forgiando dei capi saldi nelle investigazioni, le così dette
“prove inconfutabili”.
Nel silenzio della
stanza, interrotto unicamente dal sottile riverbero prodotto dal
gigantesco macchinario per il filtraggio dell'aria (sconvolgente quanto
silenzioso fosse rispetto alla sua mole), continuava a guardarsi le
mani, conosceva ormai a memoria il tessuto che le ricopriva, quei
guanti comodi e caldi che l’aiutavano a nascondere le
orribili cicatrici da cui erano deturpate. Non rammentava precisamente
da quanto tempo li portasse - aveva però riacquistato un
vago ricordo dell’incidente -, ma erano divenuti per lei come
una seconda pelle, ne possedeva altre due paia identiche.
Per quanto
però vi avesse fatto l’abitudine, quei guanti
avevano per lei un significato oscuro, come un marchio trasudante
vergogna. La loro presenza le serviva da monito, le impedivano di
dimenticare il dolore e i rischi a cui si incorreva nel comportarsi da
incoscienti, deviando dai lineari percorsi dettati dalla logica e dalle
prove, da ogni cosa ritenuta concreta.
Quando, insomma, si
decideva di allontanarsi dalla Verità…
Lei una volta
l’aveva fatto, e quello era stato il risultato. In
realtà, si riteneva fortunata, molti non avevano avuto la
possibilità di imparare da un simile errore.
L’inesperienza
l’aveva portata ad intraprendere una strada senza uscita,
aggrappandosi a dei vaghi e tiepidi sentimenti, intuizioni dettate dal
semplice istinto.
Ignorando gli indizi a
sua disposizione preferì dare completa fiducia alla persona
che aveva di fronte, ad un sospettato, ma esso non ricambiò
il favore. La colpì a tradimento, procurandole quelle
ustioni che l’avrebbero segnata per l’intera durata
della sua vita.
“Tra noi
c’è una talpa” concluse infine il suo
ragionamento, sollevando finalmente lo sguardo, era questa la risposta
a cui era giunta inseguendo la pura e semplice logica. Purtroppo, non
si era minimamente accorta che, di nuovo, la mente le aveva fatto un
brutto tiro.
Quelle emozioni da
sempre celate si presero una rivincita su di lei.
Il suo animo non
voleva credere che LUI fosse coinvolto e, seguendo i desideri del cuore
(complice l’amnesia da cui era attanagliata), il cervello
cancellò ciò che la faceva soffrire. Indizi
essenziali furono sepolti in profondità, nei meandri
più nascosti della sua psiche, e sarebbero risaliti in
superficie solo quando Kirigiri fosse stata sincera con se stessa.
Poche parole scambiate
con il Burattinaio e la sua armatura di granito era definitivamente
crollata, portandola a perdere la sua naturale arma di difesa.
Comico come qualcuno
autodefinitosi: “ricercatore della
verità”; si rivelasse un tale bugiardo con se
stesso e i propri reali desideri.
- Voi bastardi! Cosa
cazzo state combinando?!! - presto la confusione che Hagakure e Owada
stavano creando venne udita dall'orso robot, il quale si
presentò furente di fronte alla classe da cui provenivano
urla isteriche, colpi sordi e imprecazioni tanto colorite da far
arrossire uno scaricatore di porto (quale dei due facesse l'una o
l'altra cosa è facile intuirlo).
Al giungere del falso
preside un silenzio da catacomba calò nella stanza e
impagabile fu l'espressione che si dipinse sul volto di Monokuma, il
quale per una volta si lasciò attraversare da una naturale e
sincera emozione di fronte a quello sfacelo.
Lungo fu il silenzio
che seguì, Owada fissava preoccupato l'orso, avvertendo
una gocciolina di sudore attraversargli la fronte. Era il momento della
resa dei conti, in qualche modo era riuscito a fargli distogliere
l'attenzione da Togami, ma ora? Quale punizione gli sarebbe toccata?
Con il prolungarsi del suo mutismo cominciò a domandarsi se
Monokuma non stesse innescando la bomba che teneva nascosta nello
stomaco, intenzionato a farli saltare in aria senza neppure lasciargli
il tempo di spiegare.
O forse era rimasto
talmente sconvolto da essersi rotto? La paralisi facciale a cui
sembrava soggetto, la bocca spalancata in un urlo privo di suono, il
colorito tendente al bluastro della sua fronte (come faccia
è un mistero), poteva far supporre un guasto tecnico.
E difatti
sembrò essere quest'ultima ipotesi, perché un
secondo Monokuma si aggiunse a sostegno del primo,
- Monokuma A!
Riprenditi!! - ordinò il robot orso appena arrivato, dando
due forti schiaffoni al gemello (se quel colpo lo avesse ricevuto un
essere umano, probabilmente la testa gli si sarebbe staccata dal corpo),
- Mo... Monokuma B! -
strana fu la reazione di A, il quale da prima fissò l'altro
se stesso con un emozione indecifrabile, poiché limitate
erano le sue espressioni facciali, per poi rivolgere un'altro sguardo
ad Owada.
Il motociclista
deglutì a vuoto aspettando la propria condanna,
- ma... ma... -
iniziò a balbettare l'orso cominciando a tremare,
"Whaaa! ADESSO
ESPLODE!" pensò Hagakure terrorizzato, si era raggomitolato
in un angolo, magari sperando di rendersi invisibile, seguendo il
motto: "se io non vedo
loro, loro non vedono me"; piagnucolando e tirando
rumorosamente su con il naso, "Ma perché Owa ha dovuto
coinvolgermi?!"
- Ma questi
teppistelli hanno distrutto la sala professori! - gridò
Monokuma A, indicando i due ragazzi nel parlare con B, mentre un fiotto
di lacrime (in realtà acqua), cominciava ad uscirgli dagli
occhi con una pressione tale che in pochi secondi aveva già
formato una pozzanghera intorno alla sue zampe.
"Ma che..?" fu sul
punto di uscire con una delle sue esclamazioni Owada, trattenendosi
appena in tempo, non avrebbe mai creduto che Monokuma avrebbe reagito
in quel modo, va bene, aveva distrutto vasi, scrivanie, ribaltato sedie
e armadi, ma gli sembrava comunque una reazione esagerata (infondo non
era ancora riuscito a staccare la lavagna dal muro). E poi,
per la seconda volta in quella giornata, una forte emicrania
colpì il motociclista arrivando quasi ad accecarlo per il
dolore, si prese la testa fra le mani convinto che gli sarebbe sul
serio esplosa, fortunatamente per lui durò solo momento e,
com'era arrivato, il dolore svanì. Gli rimase solo un vago
senso di rabbia a colmargli il petto, ma non riusciva a indirizzarla,
non capiva cosa lo stesse irritando. Qualcosa però non
quadrava e una fitta glielo confermò.
- Hanno deturpato le
proprietà scolastiche!! - continuava intanto a frignare A,
aggrappatosi a B quasi cercasse il suo supporto, ma a B non sembrava
più di tanto importare, l'espressione scocciata e
infastidita, - Sono imperdonabili, imperdonabili! -
- Non ripeterti, o ti
verrà il raffreddore - fu l'unico commento, del tutto
disinteressato, che ricevette dalla sua copia.
- M..ma meritano una
punizione!- esclamò A indignato dal comportamento
dell'altro, passando da piagnucoloso a furente e istintivamente Mondo
fu attraversato da un senso di gelo che gli percorse per intero la
spina dorsale, mentre Hagakure non fu in grado di trattenere un
gridolino isterico,
- Va bene, e cosa vuoi
fare? - replicò Monokuma B incrociando le braccia al petto
con fare annoiato, - ... vuoi sbarazzarti di loro? Pensi di usare la
lancia Gungnir oppure preferisci farti esplodere? -
-
Nononononononononono!! I-io non centro nulla!! E' stata una sua idea!
Un'idea di Owada! Io non centro nulla!! - intervenne allora lo sciamano
gridando come un forsennato, le lacrime agli occhi e pronto a regalare
la propria nonna a quello psicopatico del burattinaio se ciò
gli avesse salvato la vita (non era una cattiva persona, ma aveva una
vena codarda che lo spingeva a fare cose per le quali, più
tardi, si sarebbe pentito).
- Si, è
vero. Ho fatto tutto da solo - confermò il motociclista
grattandosi dietro la nuca con fare nervoso, non poteva dare torto a
Yasuhiro per essersi comportato a quel modo, avendolo coinvolto a forza
ignorandone le proteste, ma la facilità con cui lo aveva
accusato lo ferì un poco, "Hagakure sei un bastardo" lo
fulminò con uno sguardo.
- Potevi tentare di
farlo desistere in qualche modo! - replicò Monokuma A,
- E credi che mi
avrebbe ascoltato? - biascicò lo sciamano, preso in contro
piede,
- Non ci hai nemmeno
provato?! - sembrò imbestialirsi ancor di più
l'orso robot, mentre Mondo trovava che la situazione si stesse facendo
sempre più assurda, perché ora Monokuma se la
prendeva con Hagakure?
- Mi prendi in
giro..?- nonostante la paura che provava, lo sciamano non
riuscì ad evitarsi un velo di ironia nella voce, doveva
essere uno scherzo, nessuno poteva credere che fosse possibile far
ragionare quella testa calda di Owada quando si metteva in testa
qualcosa, era un suicidio! Bhé... forse non proprio, ma si
rischiava di provocarlo inavvertitamente, ed essendo un tipo violento
si poteva ben immaginare quale reazione avrebbe avuto (in
più, lo spettro di ciò che aveva fatto a Fujisaki
sarebbe rimasto permanente appiccicato alle sue spalle, come monito a
lui stesso e a tutti quelli che gli si fossero avvicinati).
- Per nulla -
affermò A, - ... e se non eri in grado di fermalo da solo
avresti potuto chiamare l'attenzione di qualcun altro -
- Questo non ha senso!
- fu stanco di ascoltarli Mondo, - Senti Monokuma, ho detto che mi
assumo io tutta la colpa di questo sfacelo, Hagakure si è
semplicemente limitato ad urlare e a piangere come una ragazetta
isterica, non ha fatto nulla - ripete cercando di convincerlo a
lasciare in pace lo sciamano,
- "Ra-ragazzetta
isterica"? - ripete Yasuhiro, sentendosene un poco offeso, lui non
urlava come una ragazzina, o almeno non gli sembrava.
- Mi sono stancato
Monokuma A... fai quello che vuoi di questi due, ma poi vedi di
ripulire - sbuffò B cominciando a trovare noiosa la
conversazione, lavandosene completamente le mani lasciando il compito
di risolvere la situazione all'altro se stesso, - Io me ne vado -
annunciò con le mani appoggiate sui fianchi, per poi
scomparire così com'era venuto.
"Ma è
servito solo per prendere a schiaffi la sua copia?" si
domandò Owada nel vederlo sparire oltre la porta dell'aula,
chiedendosi quale fosse stata la sua utilità,
- Uff..-
sospirò a sua volta A tenendosi il mento inesistente (avendo
la testa tonda come una palla da calcio), con fare pensieroso, sembrava
in difficoltà. - Cinquecento...- affermò annuendo
fra se e se come se avesse appena risolto tutti i suoi grattacapi,
- C-cinquecento che..?
- intervenne nuovamente la voce balbettante di Hagakure,
- Voglio che scriviate
un tema di scuse da 500 parole su come non si debba danneggiare le
proprietà scolastiche - spiegò facendo di
sì con la testa, all'apparenza fiero della propria idea,
- U-un tema..?! -
esclamò sempre più perplesso,
- Hagakure, sappiamo
tutti che hai l'intelligenza di un volatile, ma non devi ripetere tutto
quello che si dice come un pappagallo - lo guardò Monokuma
con tutta l'apprensione che riusciva a mostrargli, quasi fosse
realmente preoccupato per lui.
- Ma...-
- Aspetta! Come
punizione ci voi solo far fare un tema?! - lo interruppe Mondo, sapendo
che intanto lo sciamano non sarebbe riuscito ad articolare nulla di
sensato,
- No, ovviamente! -
negò Monokuma, - Dovrete anche sistemare questo sfacelo... e
tu Owa-feccia, non pesare di cavartela così a buon mercato -
lo avvisò e il motociclista lo fissò in un misto
di nervosismo e confusione, - In più, come punizione, dovrai
fare 20 volte il giro della scuola con un tuo compagno (a scelta) sulle
spalle -
- ..20 volte? - si
ridusse alle medesime esclamazione di Yasuhiro,
- E di corsa, non
voglio vederti battere la fiacca! - lo additò facendo la
voce grossa, con fare serio e severo.
"Deve avere sul serio
un qualche problema tecnico" lo fissarono i due super ultra sempre
più sconvolti da quel pazzoide travestito da orso.
"Ma che problemi
ha..?" si domandò a sua volta Togami, aveva visto Monokuma
uscire dalla sala professori e si era stupito non poco quando,
avvicinandosi a sua volta alla soglia, aveva visto un altro orso
all'interno dell'aula, il quale era intento a discutere con Owada e
Hagakure - quest'ultimo di cui non capiva la presenza. Aveva deciso di
non mostrarsi, rimanendo accostato alla porta, l'orecchio teso per
capire cosa stesse accadendo, anche se, da quello che intravedeva,
poteva intuire quale sfacelo il motociclista avesse provocato.
Sedie e scrivanie
erano ribaltate, così come gli armadi colmi di documenti,
finiti tutti sul pavimento in un mare di carta scribacchiata, i vasi
pieni di fiori (i quali prima si trovarono sopra ad ogni scrivania),
erano stati rotti in migliaia di pezzi. "Strano che non abbia staccato
la lavagna dal muro" pensò Byakuya continuando ad
ascoltarli, stupito dal comportamento di Monokuma, il quale non aveva
minacciato nessuno dei due di morte, ma, anzi, sembrava interpretare
sin troppo bene il ruolo del preside, arrivando ad imporgli una
punizione anche piuttosto blanda (normalmente una sospensione non
gliel'avrebbe tolta nessuno, ma ciò avrebbe comportato
allontanarli da scuola, e per il Burattinaio sarebbe stato
controproducente).
- Anzi..- riprese a
parlare Monokuma poco dopo aver annunciato la punizione supplementare
di Owada, -... visto che ultimamente state molto tempo assieme,
sarà Togami che dovrai scarrozzarti in giro per la scuola -
specificò togliendo al motociclista il privilegio di
scegliere il compagno con cui condividere la propria punizione, e
facendo sussultare allo stesso tempo l'ereditiere, il quale comprese di
essere stato scoperto.
Era stato da sciocchi
credere, vista l'altissima tecnologica da cui era composto, di aver
aggirato i finissimi sensi dell'orso robot.
- Su, vieni - gli
ordinò e, con un smorfia di riluttanza, Togami
entrò nell'aula,
- Aspetta, com..?-
stava per chiedergli Owada, ma bastò un occhiata del biondo
per azzittirlo, non era quello il momento di fare domande. Non davanti
a Monokuma.
- Vi
aiuterà anche lui a ripulire - aggiunse,
- No, un momento... -
protestò immediatamente l'ereditiere, per nulla abituato a
lavori di fatica e non capendo affatto il motivo per cui avrebbe dovuto
abbassarsi a farlo, - ... perché dovrei? - sembrò
però aver detto una parola di troppo, poiché il
volto di Monokuma, prima divertito, si fece di colpo scuro e furente,
ed estrasse gli artigli puntandoli contro Togami.
- Chi è
penetrato senza permesso nell'ufficio del preside? - fece con un tono
del tutto privo di quella grottesca felicità che lo
caratterizzava, la sua era una domanda retorica che non necessitava di
risposta e, sul momento, Byakuya non avrebbe comunque trovato voce per
dargliela, se si fosse mosso anche solo di un millimetro la sua
giugulare sarebbe stata tranciata dalle lame d'acciaio che spuntavano
dalla mano tonda dell'orso.
- Allora, hai qualche
obiezione?..- ritirò gli artigli quel poco che bastava per
permettergli di negare con la testa, il volto dell'ereditiere si era
fatto tanto pallido da ricordare il fondotinta di Celestia e un velo di
sudore gli ricopriva la fronte, doveva essersi spaventato non poco di
fronte all'ennesima prospettiva di morte.
- Bene... Allora, se
siamo d'accordo cominciate subito - riprese Monokuma tornando a farsi
socievole e allegro, rifoderando le sue armi, - Owa-feccia, Togami, voi
sapete già dov'è il ripostiglio delle scope - e
li salutò con quell'ultimo commento, ridendosela di gusto, facendo
calare il gelo nell'aula semi-distrutta.
"Lo sapeva! Si
è accorto di tutto!" realizzò Togami, ancora
fissando il punto in cui l'orso era svanito, massaggiandosi il collo
per assicurarsi di non avere ferite,
- Ci ha fregati..-
disse invece Owada, articolando il pensiero di tutti (meno Hagakure che
non stava capendo nulla, rimasto del tutto ignorato, rintanato nel suo
angolo), un sottile ma pesante senso di sconfitta ad invadergli il
petto.
- 10 minuti più tardi
-
Dopo aver impilato le
scrivanie e averle spostate lungo le pareti della classe, scoprendo
così alcune sedie che, a causa della forza con cui erano
state scagliate a terra, erano prive di uno o due arti, Owada, Togami e
Hagakure, si accingevano a eseguire gli ordini Monokuma. Come
consigliato dalla stesso orso avevano recuperato alcuni utensili utili
dal ripostiglio, ma se lo sciamano e il motociclista sembravano
pronti a darsi da fare - temendo le probabili ripercussioni che il
disobbedire avrebbe comportato -, Byakuya era tutt'altro che disposto
ad unirsi a loro, seduto in cima ad una scrivania sembrava
più che altro contemplare il caos da cui era circondato, per
nulla propenso a rimettere in ordine.
- Mi spieghi che ci
fai lì appollaiato? - si stizzì con lui Owada,
- Dirigo i lavori -
rispose, mostrando molto più interesse a fissare la parete
che il suo interlocutore,
- Stai imitando
Celestia o fai sul serio? - fu attraversato da una scarica di violenza
cieca il motociclista. La giornata non gli era andata per nulla bene,
con quel mal di testa che sembrava poterlo colpire con le sue fitte
atroci in qualunque momento, la disfatta totale del piano di Kirigiri e
la scoperta che Monokuma si stava giocando di loro erano state le
ciliegine sulla torta. Non sarebbe stato in grado di sopportarlo ancora
a lungo (in più non aveva ancora scoperto come avesse fatto
a fuggire dall'ufficio del preside).
- Se volessi imitare
Celestia direi qualcosa del tipo: "Ho il dovere di non imbrattarmi
l'abito di tutto questo sudiciume" e poi sospirerei affranta ordinando
al primo disgraziato capitatomi a tiro di prepararmi qualcosa di
orrendamente complicato e dal dubbio gusto - per quanti libri leggesse,
Togami doveva in realtà annoiarsi parecchio, per lo meno da
quando erano rinchiusi lì dentro, se era arrivato a
studiarsi l'imitazione dei suoi compagni di sventura.
Da ciò si
poteva però dedurre che era un attento osservatore,
più di quanto sembrasse.
- Whuo! Non credevo
avessi hobby simili Toga! - esclamò difatti Hagakure tra lo
stupito e l'ammirato, era l'unico al momento che si stava dando
realmente da fare e, visto come solitamente era raro vederlo svolgere
un qualsiasi compito, doveva aver preso una strizza terribile se si
impegnava tanto.
- Smettila di fare
l'idiota e muovi il culo! - gli ordinò Owada, sempre
più rabbioso,
- Impossibile, c'erano
sono solo tre scope - obbiettò lui,
- Che cazz..?- non
capì il suo commento,
- Tu hai appena rotto
la tua - gli fece notare, e solo allora il motociclista si accorse che
il manico si era spezzato in due, all'altezza del pugno, l'aveva
stretto troppo, - Purtroppo, adesso non ce ne sono abbastanza per tutti
- Owada cominciò ad avere il vago sospetto che lo avesse
irritato di proposito puntando a quello.
"Giuro che prima o poi
gonfio di pugni la tua faccia da rettile" si ripromise, scuro in volto.
Poi venne il colpo di genio!
- Perché
allora non riordini le carte? - gli propose, il sorriso inferocito di
un cane pronto ad azzannare,
- ..?- si
stupì Togami, tentava ancora di obbligarlo a fare un lavoro
da villici?
- Si, probabilmente
tra queste cartacce sparse per terra ci saranno anche dei documenti
importanti, non possiamo rischiare che vadano persi -
osservò e su quel punto Byakuya non ebbe da obbiettare,
però non capiva perché toccasse a lui sistemarli.
- A raccogliere dei
fogli può riuscirci anche Hagakure - osservò
acidamente, alle volte sembrava proprio un bambino viziato (segno di
una madre troppo premurosa),
- Mi dispiace, ma
né io, né Hagakure "abbiamo l'abilità per
comprendere quali documenti possano rivelarsi utili "-
citò le parole con cui Kirigiri aveva incastrato
l'ereditiere, portandolo a collaborare per il suo piano.
- Tsk... non farci
l'abitudine - lo avvisò Togami, sul volto un'espressione
tutt'altro che contenta, quasi avesse appena avvertito un odore
nauseabondo,
- A cosa?-
- Ad averla sempre
vinta con me - spiegò scendendo dalla sua postazione -
Diciamo che sta volta te lo concedo perché ti devo un favore
- volle specificare, salvando il proprio orgoglio, a cui, per quanto si
fosse ridotto alle dimensioni di una briciola di pane, aveva deciso di
non rinunciarvi.
"Ho appena assistito a
qualcosa di incredibile" osservava intanto in silenzio Hagakure, la
bocca spalancata, la scopa che gli cadeva a terra con un leggero tonfo,
era come se un dodo a cavallo di un dinosauro, trasportato su una
carrozza trainata da unicorni, gli avesse appena attraversato la
strada. Lo sciamano di certo non aveva potuto udire ciò che
l'ereditiere aveva appena sussurrato a Mondo nel passargli affianco, ne
aveva notato cosa gli avesse infilato nella tasca della sua giacca da
capobanda.
-"C'era questa nascosta tra le
carte del preside... Per questo sono riuscito ad uscire"-
gli confidò affidandogli al col tempo l'oggetto in questione,
"Una chiave?" la
osservò di nascosto il motociclista, stingendovi attorno il
pugno sentendone la consistenza fredda e compatta, vi era appeso un
portachiavi a forma di Monokuma, molto sospetto e un poco inquietante.
Dovevano essere
incappati in qualcosa di realmente importante, ma perché
Togami glielo dava? "Probabilmente teme che Monokuma venga a
richiedergliela indietro" comprese incrociando lo sguardo del biondo, il quale, anche se non lo sapeva ancora, più tardi gliel'avrebbe chiesta in dietro in modo di metterla in un posto sicuro sino a quando non avessero deciso cosa farne.
Il loro piano alla
fine non era fallito del tutto.
Intanto, nello stesso
momento ma in parti assai lontane dell'accademia.
Kirigiri affrontava nuovamente Monokuma credendo di essere giunta ad un
punto di svolta nelle proprie indagini, per nulla conscia di essere
incappata in un vicolo cieco creato dalla sua stessa mente.
Naegi rinveniva dal
suo stato comatoso grazie alle cure di Oogami, e un senso di
gratitudine nei confronti della wrestler lo avrebbe accompagnato da
quel momento in poi per tutto il resto della sua vita.
Celestia e Yamada,
com'era loro abitudine, si facevano i fatti loro, del tutto ignari dei
movimenti e delle decisioni compiute dai loro compagni.
E intanto il
Burattinaio rideva, pronto a far calare ancora più
disperazione nell'esistenza delle sue marionette.
---
*: Si, sono un fan di
Beelzebub <.<
NDa: SAAAAAAALVE! Sono tornato dal mondo dei morti (si, il mio
compleanno mi deprime un po' <.< ), avevo
già annunciato in precedenza che mi sarei preso una pausa,
ma forse ha fatto male a non specificare di averla semplicemente
rimandata xP ... cmq, spero di riuscir a riprendere regolamente la
pubblicazione di questa FF ^^
NB: In questo capitolo, forse a causa della mole di tempo che ci ho
impiegato a stenderlo (ispirazione e voglia pari, se non inferiori, a 0
), ho disseminato vari indizi... credo di essermi fregato da solo xP,
ma nonostante questo spero che continuerete a seguirmi ^^
bye ^3^/
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** IX ***
Capitolo IX
- PRESENTE -
Fu Kirigiri la prima
ad avvicinarsi al corpo, Togami le era subito dietro, non voleva
lasciarsi sfuggire quelle informazioni vitali che, di certo, la ragazza
avrebbe rinvenuto sul cadavere.
Solo Owada non si
mosse, fermo, immobile sulla soglia, un moto di rabbia lo attraversava
mista alla frustrazione, le mani tremanti strette a pugno sino a farsi
divenire le nocche bianche. Non sapeva cosa fare e, come primo istinto,
cercò di scaricare la propria inquietudine su qualcuno,
- Tu sai cosa
significa questo, vero Kirigiri?! Avanti. Spiegamelo! -
l'aggredì verbalmente, il tono duro e iroso mentre rimaneva
sempre sulla porta, non osava compiere un solo passo. Si conosceva, e
dare di matto in un luogo del genere, su una scena del delitto, non
giovava a nessuno se non al colpevole. L'impellente desiderio di
distruggere qualcosa però non si acquietò, per
quanto cercasse di sopprimerlo esso si piantò in
profondità nel petto di Owada, avrebbe dovuto trovare un
qualche oggetto pesante su cui riversare tutta la propria
aggressività ma poteva cercarlo più tardi, non
era quello il momento giusto.
Kyouko non gli
rispose, non subito, ma diede segno di averlo udito fermandosi a
metà strada da dove si trovava il motociclista al punto in
cui stava il cadavere. Gli dava le spalle e sembrava riflettere su
quale fosse la risposta più giusta da dargli, con ogni
probabilità il suo cervello stava valutando tutte le
possibilità. Quasi si trattasse di un concorso a premi in
cui doveva trovare la risposta esatta ad una domanda all'apparenza
irrisolvibile, cercava le parole adatte per non perdere la fiducia di
Mondo, così che fosse ancora disposto ad aiutarla quando ne
avesse avuto bisogno.
Era strano per una
persona diretta come lei esitare tanto, ma aveva compreso che, per
lavorare con qualcuno (al di fuori di Naegi e lei stessa), avrebbe
dovuto sviluppare un po' di tatto, per evitare spiacevoli incidenti.
Trattenne un sospiro,
continuando a riflettere, avrebbe voluto Makoto al suo fianco in quel
momento, quel piccoletto sembrava un esperto nel comprendere l'animo
delle altre persone, la sua sensibilità gli sarebbe tornata
utile nel gestire Owada, il quale era da prendere con le pinze quando
si infuriava. Ma si diede mentalmente della sciocca a quel pensiero e
qualcosa di molto vicino al rammarico le attanagliò il
petto, era impossibile che Naegi gli stesse vicino perché
lui adesso era...
- Kirirgiri! - la
chiamò alla realtà Mondo, impaziente, non voleva
che gli rifilasse qualche scusa o che gli facesse uno di quei giochetti
di cui era tanto pratica durante i processi, desiderava gli dicesse la
verità senza alcun fronzolo o abbellimento. "Stai
nascondendo qualcosa, e lo stai facendo da un po' Kirigiri.." sarebbe
stata la sua prossima frase ma, prima che tornasse ad aprir bocca, fu
finalmente lei a parlare.
- Non c'è
qualcosa di strano..?- commentò voltandosi, incrociandone lo
sguardo, così che le profonde iridi lilla si specchiassero
in occhi del medesimo colore.
La sua era una
domanda, ma ad Owada parve solo un scarso tentativo di cambiare
discorso, pensiero che fece salire il suo livello di nervosismo,
- Kirigiri non
prendermi per...- solo allora si rese conto che la ragazza aveva
ragione, c'era davvero qualcosa a non quadrare, la mancanza di una cosa
per l'esattezza, - N.. non c'è stato nessun annuncio -
esclamò stupito e, guardando il volto di Kyouko,
capì di aver azzeccato il punto.
- Eppure, ogni volta
venga trovato un cadavere (da un minimo di tre persone), Monokuma non
ha mai mancato di annunciarcelo - ricordò facendosi
pensierosa, che fossero caduti in trappola? Forse era stato il
Burattinaio stesso a commettere quell'assassinio, aveva lasciato il
corpo in bella vista in quella stanza, la sala di trasmissione dati,
ben consapevole che ci sarebbero entrati. Se Owada si fosse spostato
dalla soglia questa si sarebbe richiusa bloccandoli lì
dentro, alla mercé di quello psicopatico?
- Forse aveva altro da
fare..?- suppose il motociclista grattandosi la testa, ben poco
convinto della sua stessa idea, esitante nel pronunciarla,
- Imposs...- la
replica di Kyouko fu però interrotta
dall'intervento di Togami, il quale durante la loro discussione aveva
avuto il tempo di avvicinarsi al cadavere.
- Ohi, si è
mosso - li avvertì, non senza una punta di
incredulità nel dirlo, e dopo ciò ogni altra
parola divenne superflua.
Sta volta anche Owada
abbandonò la sua postazione, accorrendo con Kirigiri per
assicurarsi che l'ereditiere non avesse avuto un calo di vista e non
stesse sparando una balla.
- QUALCHE TEMPO PRIMA -
C'era un silenzio
surreale nello spogliatoio del bagno grande, un’aria cupa e
inquietante aleggiava nella stanza. Sembravano trascorsi mesi
dall'ultima volta che vi fosse entrato qualcuno, vista l'atmosfera
desolante e cupa, di totale abbandono, eppure risalivano a soli pochi
giorni prima gli orrori che si erano compiuti giusto poco
più in là, nella camera adiacente, dove stavano
le vasche.
"Ci siamo visti qui
anche stamattina..." ricordò Togami, seduto con le gambe
accavallate sulla panchina nel mezzo dello spogliatoio, le braccia
incrociate al petto, in attesa. Era stato il primo ad arrivare, fatto
assai inconsueto essendo fedele al motto: "l'importanza di una persona si
intuisce dall'ampiezza del suo ritardo"; doveva aver letto
male le lancette dell'orologio se si era presentato con così
largo anticipo (anche se supponeva fossero gli altri due ad essere, in
realtà, in ritardo). Come d'accordo lui, Owada e Kirigiri,
una volta portato a termine il piano, qualunque esito avesse dato a
patto che fossero stati tutti vivi, si sarebbero dovuti incontrare solo
quella sera, poco prima del coprifuoco. C'era la possibilità
che Monokuma agisse in qualche modo prima di quell'orario e non era il
caso di farsi trovare assieme, se fosse accaduto, ciò
avrebbe portato l'orso ad attaccarli uno per volta e, con un po' di
fortuna, l'ultimo tra loro ad incontrare la fine avrebbe ricavato
abbastanza tempo, grazie al linciaggio degli altri due, da riuscire ad
affidare a Naegi le scoperte che avevano fatto. Dovevano solo sperare
che il ragazzo fosse in grado di usufruire delle informazioni che gli
erano state affidate, così da non rendere vana la loro morte.
Aveva qualcosa di
comico vedere come avessero immaginato ogni scenario possibile,
compreso quello più catastrofico, ma non avessero
minimamente preso in considerazione l'ipotesi di non ricavarci nulla,
prevedendo la maniera in cui, difatti, l'operazione era andata. Il
progetto dell'infiltrarsi nella presidenza si era rivelato un quasi
totale buco nell'acqua.
Se Togami non avesse
rinvenuto per caso il passepartout universale del preside il piano si
sarebbe stato un completo spreco di tempo, e forse era proprio quello
il motivo per cui Byakuya si era presentato in orario all'appuntamento.
Era stato per merito
SUO se avevano trovato qualcosa, era LUI che aveva rimediato alla
situazione. Non Kirigiri, non Owada, LUI!
Grazie a quel colpo il
suo ego stava rapidamente riacquistando spessore e si aspettava
realmente di ricevere un qualche tipo ringraziamenti od elogio da parte
dei suoi "compagni" (gli procurava ancora una leggera smorfia
insofferente chiamarli così).
L'attesa dell'arrivo
del motociclista e di Kyouko lo stava però estenuando,
starsene da solo in quel luogo non gli piaceva. Quel mattino, quando si
erano incontrati lì per accordarsi su come agire, non ci
aveva fatto caso o, meglio, aveva volutamente ignorato dove si trovava,
ma ora che era solo, senza nulla a distrarlo, non poteva far a meno di
ricordarlo. Le memorie e le immagini picchiavano prepotenti alla porta
della sua mente, facendogli rivivere avvenimenti per nulla piacevoli,
colmandolo allo stesso tempo di disagio ed inquietudine.
Oltre la soglia alle
sue spalle, in quella sala colma d’acqua, vapore ed
umidità, era stata assassinata la sua stalker personale,
quella piattola vivente, nonché super ultra letterata
liceale Touko Fukawa.
Ora, non che Togami,
il quale poteva vantarsi di aver frequentato le migliori e le
più esclusive scuole del paese, credesse ai fantasmi.
Tutt'altro, era capace di dare una spiegazione perfettamente logica a
simili manifestazioni, la scienza aveva già compreso
dall'inizio del secolo scorso cosa si celasse realmente dietro quelle
visioni, di spiriti o ectoplasmi che fossero. Difatti, uno dei
più noti trattati del periodo che ne smentiva l'esistenza
diceva:
[I fantasmi sono
frutto della fantasia delle persone, essi non esistono fino a quando
non si comincia a credere il contrario, questo perché il
cervello, trovandosi a cercare le prove dell'esistenza di qualcosa
d'inesistente, la crea automaticamente. [...]
In sostanza i fantasmi
e gli spiriti sono creati dall'immaginazione umana, ciò
però non li rende meno temibili di qualcosa di tangibile. Un
esempio a questa affermazione può essere una la persona
messa sotto ipnosi a cui si dice che sta per essere toccata da un ferro
rovente, qualunque oggetto si usi, ecco che, dove è avvenuto
il contatto, si formerà comunque un ustione. Basta quindi che il cervello si
convinca di qualcosa per portare la persona a subire sul proprio fisico
le conseguenza di ciò che la mente crede.]
Il problema di Togami
era di saperne fin troppo sull'argomento!
Abbastanza
perché qualcuno si chiedesse come mai possedesse tali
conoscenze, ma non era una domande a cui al momento l'ereditiere
sarebbe riuscito a rispondere, troppo impegnato ad eliminare dalla
propria mente ogni riferimento a Genocider Sho. Nel tentativo di
esorcizzarne ogni pensiero, simile ad una preghiera o un mantra, aveva
preso a ripetersi mentalmente: "non pensare che qualcuno ti arrivi alle
spalle, non pensare che qualcuno ti arrivi alle spalle... non pensare a
quanto possano far male delle forbici piantate nella trachea"; l'aver
però studiato a fondo il fascicolo dei suoi casi, adesso,
non lo aiutava a non evocare il suo fantasma. Aveva finito con
l'alimentare inconsapevolmente la propria immaginazione.
Si bloccò,
perfettamente conscio di essere ridicolo e chiedendosi quanto potesse
diventare stupido, ma non appena interruppe la propria muta litania, un
tonfo, come di qualcosa che veniva sbattuto contro ad una parete, lo
fece sussultare. Il suono si ripeté una, due, tre volte ad
un intervallo di qualche secondo di distanza tra un colpo e l'altro,
poi, così come era iniziato, il rumore smise del tutto.
L'ereditiere tese
l'orecchio, sperando fosse solo autosuggestione, non si accorse di aver
iniziato a trattenere il fiato. Il suo corpo si era irrigidito, ancora
seduto sulla panchina con le braccia incrociate, le dita impiantate
negli avambracci tanto da causarsi un acuto dolore, ma non era in grado
di allentarne la presa, del tutto paralizzato da un sottile ma
agghiacciante panico. D'improvviso aveva cominciato ad avvertire una
nota di gelo dietro la nuca, quasi qualcuno gli stesse soffiando il suo
fiato gelido sul collo, gli fece venire i brividi procurandogli la
pelle d'oca. Il sangue stava rapidamente defluendo via dal suo viso -
dandogli un colorito pallido - e dal resto del corpo per andare a
rinforzargli le gambe, per renderle pronte allo scatto e ad una
eventuale fuga. Era un meccanismo di difesa del suo corpo, il quale
istintivamente avvertiva in pericolo la propria incolumità.
Quel suono
però non venne più udito da Byakuya, che
automaticamente si vergognò della propria reazione, se Owada
o Kirigiri lo avessero trovato ridotto a quel modo, spaventato come una
lepre inseguita dai cani, sicuramente avrebbero riso di lui
(bhé... Kyouko probabilmente non lo avrebbe dato a vedere,
ma interiormente non si sarebbe trattenuta). Aveva i nervi a fior di
pelle e, per lo meno lo doveva ammettere con se stesso, per quanto
avesse continuato a comportarsi nel suo solito modo acido per il resto
della giornata, in realtà non si era ripreso del tutto
dall'incidente di quel pomeriggio - quando aveva creduto di finir
ucciso da Monokuma. Ne era rimasto terribilmente scosso, abbastanza da
diventare paranoico, temendo la propria ombra e facendo ragionamenti
degni da Hagakure (aveva il timore di essere ammazzato da una propria
fantasia!).
"Mi sto rimbecillendo"
si massaggiò le tempie, stanco come se non dormisse da
giorni, quella era stata una lunga giornata e ancora non ne vedeva la
fine. Forse, se si fosse fatto una lunga dormita, avrebbe scacciato dal
suo animo quella perenne sensazione di inquietudine e angoscia da cui
era assalito ogni qual volta si trovasse da solo. Purtroppo, l'idea di
dormire nella propria camera non l'allettava per nulla... sarebbe stato
da solo, COMPLETAMENTE, e se Monokuma avesse voluto riprendersi il
passpaurt sarebbe venuto da lui a cercarlo. Niente vietava
all'orso-robot di penetrare nella sua stanza come già aveva
fatto con Naegi (il ragazzo gli aveva raccontato come il primo giorno
fosse spuntato dal nulla per spiegargli il mal funzionamento della
porta del suo bagno).
Un'altra serie di
colpi lo prese di sorpresa, distraendolo dai suoi pensieri e facendogli
spalancare lo sguardo, questa volta non a causa della paura. No, ne era
sicuro, non se li era immaginati. Quei rumori li aveva uditi sul serio!
Essi però
non arrivavano dalle sue spalle, dalla sala delle vasche, come prima
aveva creduto ma dall'esterno, dal corridoio, un poco lontano da dove
si trovava.
Verso le camere da
letto.
"Ookay... questo non
ha senso" si disse Togami sbuffando, seccato con se stesso, "Prima ho
quasi un attacco di cuore e vado in iperventilazione dallo spavento, e
adesso l'unica cosa sensata che mi viene in mente di fare è
andare a vedere cos'era quel rumore?.. " si sbatté
con uno schiocco la mano aperta sulla fronte, una smorfia a deformargli
il viso, "Ma un po' di coerenza, no eh?" più scopriva come
fosse Byakuya senza il peso del titolo Togami, più si
trovava un imbecille senza speranze. "Eppure almeno un paio di un film
horror li ho visti anch'io... so esattamente cosa succede al povero
demente che se ne va DA SOLO, a vedere da dove proviene il rumore da
brividi che ha sentito" aveva qualche possibilità di
sopravvivenza solo se si fosse trovato in un episodio di scooby-doo,
c'era però bisogno di qualcuno con l'intelligenza e il
carattere di un cane che gli stesse affianco, chissà se
Naegi era disponibile.
Per tutto il tragitto
dal bagno comune al dormitorio, Togami cercò di tenere la
mente occupata con quei pensieri disconnessi, andando da un argomento
all'altro, ma un messaggio rimaneva costantemente di fondo, un
persistente promemoria a ricordargli che stava facendo una bel e
merita... "Uhmm, come la chiamerebbe quello scaricatore di porto di
Owada?.. Ah sì, cazzata"
ma per quanto lo sapesse, per quanto se lo ripetesse, continuava a
percorrere quella strada.
"Se non mi ammazzano
adesso non lo fanno più" si disse, memore di quella volta in
cui aveva scoperto il motociclista che se ne usciva di soppiatto dallo
spogliatoio femminile della palestra, lasciando dietro di se il corpo
esamine di Fujisaki. Forse si sarebbe trovato davanti ad uno spettacolo
analogo, la stessa tragedia ma interpretata da diversi attori, sta
volta però dubitava che sarebbe intervenuto in qualche modo
(come già aveva fatto), probabilmente neppure volendo
sarebbe stato in grado di inscenare qualcosa, il suo cervello era
impegnato in ben altre macchinazioni.
Alla fine
arrivò ai dormitori, superò senza degnare di
un'occhiata la prima porta alla sua destra, la camera di Kirigiri, per
un momento aveva pensato di suonarle e domandare se sapesse chi o cosa
fosse la causa di quei colpi (o per ricordarle l'appuntamento a cui lo
aveva obbligato a partecipare e a cui non si era presentata), ma
desistette ancor prima di tentare. Non aveva alcuna voglia di chiederle
aiuto, né ne aveva bisogno. Poteva cavarsela benissimo anche
senza quella saputella onnipresente, infondo era stata colpa sua e
della sua incapacità di intrattenere Monokuma se c'era quasi
rimasto secco. Se fosse stata in grado di fare ciò che si
era prefissata, ovvero tenerlo impegnato per sei minuti, forse ora
avrebbero avuto in mano qualcosa oltre a semplice polvere e inutile
cartastraccia.
"Se almeno mi avesse
detto cosa è andato storto..." digrignò i denti
continuando ad avanzare, dimentico che uno dei motivo per cui avevano
deciso di incontrarsi nel bagno comune era appunto per discutere di
cosa fosse accaduto in quei minuti.
Si ritrovò
talmente perso nei suoi ragionamenti che per poco non mancò
di notare quella sagoma scura, rannicchiata su se stessa, appoggiata
alla porta appena affianco a quella della ragazza. "Quella è
la camera di Naegi.." ricordò per poi osservare meglio la
figura seduta sul pavimento, "... e quello è Naegi"
riconobbe immediatamente il ciuffo ribelle che spuntava dalla cima
della sua testa, era qualcosa di così tremendamente ridicolo
da essere difficile da scordare, in più era il suo unico
tratto caratteristico.
- Non che mi
interessi, ma non eri in infermeria? - gli domandò
freddamente, aveva escluso a priori di essere di fronte all'ennesimo
caso di omicidio, per quanto non si fosse mosso, quasi non lo avesse
udito arrivare, Makoto era indubbiamente vivo, ne vedeva le spalle
alzarsi ed abbassarsi al ritmo del suo respiro.
- Uhm... Togami? - con
una voce impastata dal sonno il ragazzo alzò faticosamente
la testa verso di lui, osservandolo con uno sguardo vago, stanco e
languido, lucido dalla febbre,
- Tsk... Oogami non si
stava prendendo cura di te? - insistette, leggermente infastidito,
sembrava che per Naegi il solo comprendere le sue parole fosse uno
sforzo troppo gravoso, di sicuro non sarebbe stato in grado di reagire
se qualcuno, con malevole intenzioni, fosse passato da lì in
quel momento. "Ho sempre pensato che, dopo Fujisaki, fossi la persona
più facile da far fuori, ma stai semplificando troppo le
cose" rifletté attendendo che il ragazzo racimolasse abbastanza parole
per dargli una qualche spiegazione.
- Ho... ho perso la
chiave della mia stanza - disse biascicando un poco la frase, simile ad
un ubriaco che tentava di seguire il filo, apparentemente logico, dei
suoi pensieri, - Sakura è andata a cercarla in infermeria...
non potevo rimanere lì - si interruppe e sembrò
sul punto di addormentarsi, per un istante la sua testa cadde a
ciondoloni, ma andò a sbattere sulle ginocchia, che
stringeva al petto, e ciò lo destò per qualche
momento dal suo torpore.
- Ah, è per
quella stupida regola del "è permesso dormire solo nelle
stanze" - comprese l'ereditiere, ricevendo come conferma un leggero
cenno d'assenso dell'altro, "... in più si parla di una
punizione, nel caso non venga rispettata", - Quindi Oogami ti ha
lasciato qui..? - e istintivamente si guardò attorno, per
accertarsi dell'assenza della wrestler.
- Uhmm...-
annuì Naegi, - prima però ha provato a buttare
giù la porta, ma una nuova regola apparsa nell'elettroiD nel
pomeriggio vi-... vieta di fare un cosa del... del genere -
sbadigliò più volte, ma Togami non ci fece caso,
stupito dalla quella nuova informazione.
"Una nuova regola?.."
riflette, capendo finalmente la natura dei colpi che aveva udito
qualche minuto prima e andando subito a verificare se gli stesse
dicendo il vero, velocemente estrasse il proprio ElettroiD dalla tasca
dei pantaloni e con un leggero senso di soffocamento apprese che le
regole da 12 erano divenute 13. L'ultima era quella che stabiliva, su
decisione esclusiva del preside, la possibilità
dell'aggiunta di altre regole qualora lo ritenesse necessario, la
nuova regola n°12 invece diceva:
E'
assolutamente vietato causare qualunque tipo di daneggiamento al
materiale scolastico, - e con "materiale scolastico" è
inteso ogni oggetto presente all'interno della scuola (comprese porte,
finestre, telecamere, ecc...). Chiunque sia trovato ad infrangere
questo divieto sarà punito di conseguenza.
Togami
deglutì a quel "sarà
punito di conseguenza" aveva come l'impressione che
ciò che aveva subito con Owada, quell'imbarazzante corsa con
lui sulle spalle del motociclista, sballottato da ogni parte della
scuola per una ventina di volte (con Celestia che casualmente si
trovava sul posto con quella ridicola macchina fotografica rosa -
quella di Yamada - con stampati sopra i personaggi degli anime), non
fosse nulla rispetto a quel che si celava dietro a quelle parole, ora
scritte nero su bianco.
Monokuma doveva aver
pensato di modificare il regolamento in risposta allo sfacelo compiuto
da Mondo, visto il modo disperato con cui aveva reagito non c'era nulla
di cui stupirsi, e ciò si sarebbe rivelato presto un
problema. Quella nuova imposizione delimitava ancora di più
il loro campo di manovra, già di per se esiguo, se prima
camminavano sui gusci d'uovo ora era diventato un campo minato, un
singolo errore e nulla li avrebbe più salvati dalla morte.
Se questa volta l'avevano scampata era stata per una dimenticanza del
Burattinaio, la punizione infertagli era stata quell'insulsaggine
poiché non avrebbe potuto agire altrimenti. Non erano stati
uccisi perché la regola che avevano infranto non era ancora
stata scritta.
- Tutto a posto
Togam-i..? Sembri pallido - gli domandò Naegi e l'ereditiere
si sentì patetico,
- Taci! Anche quando
sei malato devi dare inutilmente aria alla bocca?.. Tsk, cosa chiedi
agli altri se tu sei quello messo peggio di tutti? - si
sfogò un poco su di lui senza provare a trattenersi, era
tipico della sua personalità scaricare il proprio malumore
sugli altri. Si stupì di vederlo sorridere, doveva essere
ammattito del tutto,
- Sono felice che tu
stia bene...- e non vi era dubbio che Makoto dicesse il vero,
per quanto poco lucido fosse, nell'ultimo periodo aveva temuto davvero
per l'ereditiere, ma nel vederlo comportarsi normalmente
capì di essere stato uno sciocco a preoccuparsi.
"Non si diventa un Togami se non
si ha la forza per sopravvivere a qualunque costo" gli
aveva detto una volta, o così gli sembrava di ricordare.
- La febbre ti ha
fritto il cervello - fece la sua diagnosi Byakuya, teoria supportata
anche dalle gote rosse e accaldate del più piccolo, un velo
di sudore gli ricopriva la fronte e, solo allora se ne accorse, il suo
corpo era scosso da leggeri tremiti. "Prima di portalo qui Oogami deve
avergli dato una medicina che provoca sonnolenza, probabilmente credeva
di aver tutto il tempo di riaccompagnarlo in camera prima che il
medicinale avesse effetto, ma Naegi ha perso la chiave della propria
stanza e lei è tornata in infermeria per cercarla" dedusse,
chiedendosi poi, subito dopo, da quanto tempo la wrestler si fosse
allontanata e come mai nel venire lì non l'avesse
incrociata. Forse quando era uscito dal bagno comune la ragazza
l'aveva già sorpassato, era trascorso qualche minuto da
quando aveva udito i rumori sospetti a quando aveva deciso di andare a
controllare. - Bhé... tu aspetta il ritorno di Oogami, io ho
altro da fare - si congedò, aveva scoperto l'origine di quei
colpi e, raggiunto l'obbiettivo, non c'era motivo per cui si dovesse
trattenere oltre in compagnia di Naegi.
Non era un buon
samaritano, non si sarebbe preoccupato dell'incolumità
dell'altro, se la wrestler, la quale aveva detto che se ne sarebbe
occupata, aveva deciso di lasciarlo lì, Togami non si
sarebbe intromesso. "Non ho intenzione di raccattare il primo
bastardino con gli occhi tristi che trovo abbandonato sulla strada" si
disse mentre, la sua mente sadica, rievocava un vecchio ricordo,
l'immagine di una cucciolata di meticci lasciati dentro uno scatolone
di fianco all'entrata di un supermercato. Erano sette in tutto.
E sua madre si era
arrabbiata non poco quando aveva portato l'intero scatolone a casa.
"No! Questo non c'entra
nulla! Tutti fanno cavolate da bambini!" ebbe una piccola discussione
con il proprio cervello nel tentativo di azzittirlo.
Non cambiò
idea, com'era già sua intenzionato a fare, fece per
andarsene, ma l'apparizione di un essere pericoloso quanto molesto
cambiò i suoi piani,
- Uppupupupupupupu! Ma
come Togami, hai intenzione di abbandonare qui il tuo amico? - la
risatina irritante di Monokuma gli raggiunse le orecchie, non si
stupì, nel voltarsi, di trovarlo proprio di fianco a Naegi
quando, sino all'istante precedente, di lui non c'era traccia, ormai
aveva fatto il callo alla sue strampalate apparizioni.
- Non mi sembra di
aver mai definito Naegi in quel modo - rispose incrociando le braccia
al petto con il suo solito fare acido e arrogante, un sorrisino da
serpe ad arricciargli le labbra,
- Ooh, quindi non
t'importa se, addormentandosi nel corridoio, Naegi riceva una
punizione? - insistette il robot in tono divertito e infantile,
- ... - sul momento il
biondo non gli rispose, l'immagine di cosa fosse accaduto ad Enoshima,
immediatamente dopo aver trasgredito ad una regola impostagli dal
Burattinaio, gli risalì alla mente accompagnata da un dolore
sordo che lo fece ammutolire.
Monokuma sarebbe
arrivato di nuovo a tanto?
- Pensavo di buttarlo
nell'olio bollente, così mi assicuro di dargli una bella
svegliata - sembrò intuire i suoi pensieri e, per quanto
apparisse scherzoso, Togami era sicuro che non si sarebbe limitato alle
sole parole, aveva tutta l'intenzione di metterle in pratica.
- Tsk...- l'ereditiere
schioccò la lingua, "Dopo questo (sempre se non lo fa
già), Kirigiri mi odierà di sicuro"
pensò, dicendosi che era la volta buona per finire ucciso
dalle sue mani inguantate, ed essendo lei, per il 90%, il motivo della
risoluzione di ogni caso (il restante 9% era suo, 0,8% di Naegi e lo
0,2% del colpevole di turno), aveva il 100% di possibilità
di farla franca.
- Perché mi
hai chiesto di vederti... da solo? -la domanda di Owada era del tutto
logica, visto che lui e Kirigiri si sarebbero incontrati nuovamente
solo qualche ora più tardi.
Era rimasto un po'
interdetto quando, incontrata la ragazza nel punto da lei indicato
(davanti all'ingresso ermeticamente chiuso dalla massiccia porta in
metallo), lo aveva condotto dentro al bagno maschile del pian terreno,
interiormente il motociclista si era detto: "No, anche lei
è..."; ricordando la verità che gli aveva
confidato Fujisaki il giorno in cui l'aveva ucciso, ma i suoi timore
vennero presto cancellati quando Kyouko gli mostrò la stanza
segreta dietro la parete del piccolo sgabuzzino in fondo alla stanza.
Sul momento Mondo dovette trattenere un sospiro di sollievo, il quale
fu rapidamente sostituito dallo stupore,
- Ma che
è..?- aveva esclamato, "certo che è davvero
scrupolosa nelle sue ricerche per entrare anche qui!",
- L'ho scoperto per un
caso fortuito - tralasciò sbrigativamente le spiegazioni
Kirigiri, spingendolo ad entrare, senza troppi complimenti, in quella
minuscola stanza semibuia ed impolverata. Una larga libreria occupava
la parete opposta alla soglia, ed era colma di documenti e libri, di
fronte ad essa stava poi una scrivania con sedia annessa, e una sola
misera lampadina - spenta, forse fulminata - pendeva dal soffitto.
- Fammi indovinare:
sei inciampata nel secchio, sei caduta in avanti e grazie a questo hai
scoperto che la parete è mobile - provò a
scherzare Mondo, avvertiva tensione nell'aria, come un cane che
percepisce l'adrenalina presente nel sangue, cercava di smorzarla in
qualche modo, ma Kirigiri non lo aiutava per nulla nell'intento, anzi,
il silenzio con cui gli rispose gli fece supporre di aver indovinato.
Il motociclista
tossì un paio di volte avvertendo il viso accendersi, per un
qualche motivo, d'imbarazzo, la questione si faceva seria: -
Perché mi hai chiesto di vederti... da solo? -
riuscì infine a chiedergli prima che fosse lei a prendere le
redini della discussione.
- Owada, sei tu la
talpa - ma era tipico di Kirigiri ignorare le domande altrui quando era
lei ad avere qualcosa da dire.
- Eh..?- fu sul punto
di replicare il motociclista quando la parete alle sue spalle
cominciò a chiudersi, da prima ci fu un sibilo, seguito
subito dopo da un tonfo sordo che portò nella piccola stanza
la più completa oscurità. Mondo si
sentì in trappola. "Sembra il posto perfetto dove commettere
un omicidio..." un pensiero terribile, al quanto surreale gli
attraversò la mente, "... d’altronde nessuno
verrebbe qui a cercare un cadavere, il passaggio segreto è
troppo ben mimetizzato perché qualcuno lo noti" nelle
tenebre Owada cercò la figura di Kirigiri, la sentiva
muoversi attraverso la camera, gli sembrò che si fosse
accostata alla parete, ma non ne poteva esserne sicuro, i suoi occhi
non si erano ancora abituati al buio.
- A-aspetta un
momento...- la voce di lei sta volta lo raggiunse da sinistra e il
ragazzo dovette constatare che senza l'uso della vista non era
minimamente in grado di seguire decentemente gli spostamenti di una
persona, credeva che Kyouko gli stesse ancora di fronte, non immaginava
gli si fosse avvicinata.
- Qualche problema..?-
chiese titubante, gli era sembrato vagamente di udire il singulto di
qualcuno che urtava uno spigolo appuntito con il gomito, "anche
Kirigiri è umana" ne ebbe la prova, nemmeno i suoi occhi
sembravano capaci di vedere al buio.
- N..-non trovo
l'interruttore, eppure era qui - disse, sta volta la voce sembrava
provenire da un punto vicino al pavimento e, con ogni
probabilità, quello che avvertiva nel suo tono era
imbarazzo. Owada riconobbe quel sentimento, per quanto solitamente
possedesse l'empatia di un masso, poiché era così
raro per lei mostrare una qualsiasi emozione che bastava la minima
sfumatura nell'intonazione delle parole per percepirne il cambiamento.
- Ti aiuto - si
propose nel tentativo di toglierla d'impiccio, più tempo
trascorrevano al buio più gli sembrava che l'umore di Kyouko
peggiorasse.
Dopo tre lunghissimi
minuti di ricerca, le dita di Mondo urtarono, vicino alla parte del
muro che nascondeva l'ingresso, ciò di cui avevano bisogno e
presto i loro occhi furono momentaneamente accecati da una ben pallida
luce, la quale però, dopo aver abituato i loro sguardi alle
tenebre, sembrò potente quanto il segnale di un faro.
- Bene..- disse
Kirigiri, appoggiandosi con una mano alla scrivania e sistemandosi un
lungo ciuffo di capelli dietro l'orecchio per darsi un tono, cercando
di ricomporsi, ma sarebbe stato difficile per la sua figura, sempre
tanto impassibile e fiera, riprendersi agli occhi di Owada, per quel
giorno almeno. - Dicevo: sei tu la talpa, Owada - ripete, evitandosi
però la scena del detective che addita impunemente il
colpevole, un cliché troppo umiliante per entrambi,
sopratutto per chi era già stato accusato, e a buon ragione,
una volta.
- Kirigiri... sei
strana, sicura di stare bene? - era sul punto di negare tutto, di
proclamare la propria innocenza, ma sarebbe suonato ridicolo da parte
sua, piuttosto, provò ad indagare su
ciò che turbava la ragazza, perché
doveva esserci qualcosa a minare la padronanza che aveva di se stessa
se arrivava ad accusarlo in maniera tanto plateale.
Le investigazioni di
Kyouko non si concludevano mai con un'avvincente proclamazione di
colpevolezza (quello era il compito di Naegi), lei non sembrava amare
le accuse dirette, preferiva i sotterfugi, le mezze verità e
le zone d'ombra, Kirigiri raccoglieva le prove, preparava i pezzi
d'assemblare e poi, nel momento del processo, lasciava dietro di se un
percorso di briciole di pane in modo che qualcun altro, seguendole,
giungesse alle sue medesime conclusioni.
- Che scelta banale
per cambiare discorso - osservò lei, l'espressione
illeggibile, in quel momento sembrava la stessa di sempre, ma bastava
possedere quel minimo di cervello per ragionare per capire che qualcosa
non andava.
- Sì, ti
darei anche ragione. Se non fosse che tu ti stai veramente comportando
in maniera assurda! - Mondo l'aveva compreso, ma le sue
capacità finivano lì, non era in grado di
interrogare qualcuno dalle tempra fredde e lucide come Kirigiri, e
trattandosi di un ragazza partiva già svantaggiato. -
Andiamo, io una TALPA!? Mi stai prendendo in giro?! Cazzo, ti devo
forse ricordare che, se non fosse stato per Ishi, io avrei subito la
punizione e sarei morto?!! Credi davvero che Monokuma avrebbe fatto
questo ad un suo alleato!? - gli bruciava, le sue parole gli bruciavano
terribilmente, non l'accusa in se, quanto che fosse lei a
rivolgergliela. Chi era che accompagnava Naegi quando aveva cercato
forzatamente di farlo uscire dalla sua stanza? Chi era che aveva
approfittato del momento per dargli dell'idiota e quindi escluderlo
come possibile nuovo omicida? E, ancora, chi aveva cominciato a
sfruttarlo come un cane una volta che aveva deciso di aiutarli a
trovare una via di fuga?
L'incapacità
di Kirigiri di avere fiducia negli altri era dolorosa e faceva sembrare
menzogna ogni sforzo compiuto da Owada,
- Dubito che, anche
subendo la punizione, tu saresti morto - commentò, pronta a
dare le proprie spiegazioni, ad intavolare le prove che aveva
raccolto, - Le esecuzioni di Monokuma sono talmente grandiose
e pacchiane da rendere fin troppo facile la creazione di un piccolo
stratagemma per far credere qualcosa che non è...-
- Non ti seguo -
stringeva denti e i pugni il motociclista,
- Una nuvola di fumo,
una botola, un'esplosione. Si crede che il colpevole sia stato
incenerito e invece è sano e salvo in compagnia del
Burattinaio... Penso che tu e Monokuma abbiate semplicemente
approfittato dell'opportunità offertavi da Ishimaru per
darti modo di gironzolare tra noi ancora per qualche tempo -
- Mi stai prendendo in
giro..?- la voce di Mondo aveva preso un intonazione grave, spaventosa,
le sue spalle tremavano, un impellente bisogno di violenza gli
attraversò i muscoli e il muro al suo fianco gli parve il
punto perfetto dove sfogare tale impulso. Il rumore del pugno del
motociclista che si scagliava contro la parete ebbe la terribile colpa
di ricordargli il suono del cranio del piccoletto quando l'aveva
colpito con il manubrio da palestra. Per un istante quel suono
riempì l'aria, nessuno dei due aprì bocca,
sembrava che Kirigiri non dovesse aggiungere altro oppure,
più semplicemente, si aspettava toccasse a Owada parlare,
per concedergli una qualche spiegazione o provasse a difendersi. Dopo
una scenata simile il minimo era lasciarlo sfogare, così
avrebbe potuto comprendere se stesse recitando, magari si sarebbe
tradito come era già accaduto.
- Dimmi, a parte
sparare balle, hai qualche prova concreta per accusarmi o credi di
farmi confessare con uno dei tuoi imbrogli? - con una mano si
coprì gli occhi, dei fastidiosi pallini scuri avevano preso
a macchiargli la retina a causa della luce improvvisa di poco prima, in
più tentava di scacciare il ricordo del cadavere di
Fujisaki, credeva che, attraverso lo sguardo, Kirigiri potesse intuirne
i pensieri e far leva sulle sue colpe per farlo capitolare (se si
trattava di trovare il colpevole non aveva né
pietà, né esitazioni).
- Io non intendo
imbrogliarti, se non sei tu la Talpa basta negarlo - mentiva, non
sapeva come, ma riuscì a capirlo,
- Ah, come se bastasse
a convincerti! - esclamò iroso, perdendo quell'apparente
calma che si costringeva a tenere. Non aveva abbastanza autocontrollo
per affrontarla, se ci fosse stato qualcun'altro al posto suo, forse...
forse sarebbe stato in grado di capire cosa le stesse accadendo. Ma
lì dentro c'era solo lui, il meno indicato a svolgere un
ruolo simile, e chissà se non fosse proprio a causa di
quella sua mancanza se Kirigiri gli aveva affibbiato nuovamente la
parte del "cattivo" (l'appellativo con cui Monokuma era solito
rivolgersi all'omicida). - Non ho modo di dimostrami innocente, mentre
sicuramente tu ti stai tenendo qualche prova schiacciante nascosta
nella fodera del guanto...- c'era dell'ironia nelle sue parole, gridava
senza essere più capace di contenersi, - E poi,
riflettici, perché IO, il super ultra motociclista
fuorilegge, il teppista scalmanato di turno, dovrei allearmi con il
Preside di una scuola che non ho nemmeno ancora frequentato?! Non ti
sembriamo troppo improbabili come accoppiata?.. Andiamo, quando m- la
sfuriata di Owada fu però interrotte dal violento impeto di
cinque dita sbattute contro la scrivania,
- Il Preside non
centra nulla con questa storia! - lo zittì Kirigiri,
gridando presa dall'impeto della propria esclamazione. - E se il
preside non c'entra allora significa che qualcun'altro ha preso il
controllo della scuola! Un gruppo sovversivo, terroristico, quindi tu
divieni il più indicato ad allearti con qualcuno che
è contro le autorità! - gli sbatté in
faccia le proprie teorie, rivelando un temperamento tutt'altro che
calmo e controllato, anche lei sembrava aver accumulato una certa dose
di stress, il quale era esploso tutto d'un colpo.
- Ti rendi conto che
quello che stai dicendo sembra la trama strampalata di un film di serie
B? - obbiettò Mondo incredulo, per un qualche effetto
misterioso, vedere qualcun'altro che si arrabbiava l'aveva fatto
automaticamente calmare,
- Lo so perfettamente,
eppure è così... deve essere così! -
protestò Kirigiri, il volto che le diveniva rosso dal troppo
urlare, non era abituata ad una simile attività e stava
rapidamente perdendo fermezza e fiato, - LUI... Lui non può
aver fatto questo! - affermò passando a chiamare il Preside
dal suo titolo a un semplice LUI, segno che la cosa la prendeva sul
personale, questo però Owada non lo intuì e
rimase esterrefatto a vederla dare di matto, come una qualsiasi liceale
in una situazione disperata.
- Kirigiri, tu conosci
il Preside..?- suppose, e comprese di aver colto nel segno quando lei
lo fissò confusa, come nel rendersi conto troppo tardi di
aver commesso un errore,
- Que...questo non
c'entra nulla con le mie investigazioni - ben misero fu il suo
tentativo di riprendere il controllo, "a me sembra tutto il
contrario.." pensò scettico il motociclista nell'osservarla,
era obbiettiva come lo era lui quando l'argomento di conversazione era
suo fratello Daiya, ovvero per nulla.
Fortunatamente,
pensare a Owada maggiore lo mise sulla buona strada,
- Cos'è uno
zio..? Un cugino? - doveva essere un parente, o forse un amico di
famiglia, c'erano pochi casi in cui una persona se la poteva prendere
tanto nel udire parlar male di qualcuno. Eliminando a priori, a causa
dell'età avanzata del Preside (sulla quarantina), che
Kirigiri avesse una cotta per lui - e conoscendo il tipo dubitava che
tale sentimento avrebbe potuto coinvolgerla al punto da annebbiare le
sue capacità analitiche - e, per lo stesso motivo, che i due
avessero un qualche legame di amicizia. Rimaneva un'unica soluzione
plausibile a quel dilemma: era una questione di famiglia.
- E' mio padre...-
rivelò con un estrema facilità lei, l'unica
motivazione per cui non l'aveva ancora detto era perché
qualcuno avrebbe potuto crederla sua complice, ma ormai si era convinta
della sua totale estraneità ai fatti, quindi non aveva
più senso nasconderlo, -... ma non l'ho mai considerato come
un genitore, quindi questa parentela non influenza per nulla il mio
giudizio - e il fatto che insistesse tanto nel negare un qualsiasi
coinvolgimento sentimentale in quella storia sembrava affermare
esattamente l'opposto.
- Bene, dimostramelo -
la sfidò Owada, non aveva dimenticato le accuse che aveva
avanzato contro di lui, voleva quindi una dimostrazione delle sue
convinzioni, se avesse delle prove concrete a confermare i
fatti, -.. dimostrami che il Preside non centra nulla con la nostra
incarcerazione qui dentro e io comincerò a credere alla tua
teoria del gruppo terroristico - si fece più chiaro,
incrociando le braccia al petto in attesa della sua risposta, sapeva di
aver detto qualcosa per nulla da se, ma se Togami era in grado di
imitare Celestia e Kirigiri, allora lui poteva fingersi una persona
seria e controllata.
Da questo momento sarebbe toccato ad Owada investigare sul caso
Kirigiri Kyouko, perché era innegabile che qualcosa le
fosse accaduto... e visto le scarse capacità deduttive del motociclista,
non si presupponeva un lavoro facile.
----
Ookay, ho dato di matto, come è accaduto con Togami ora
anche Kirigiri è ai ferri corti (ripeto: sto dando di matto), ma non
vi preoccupate, per il prossimo processo le sue attività
neurologiche si saranno ristabilite... so che quest'ultima parte non
è molto chiara, ma è voluta (più che
altro per questione di spazio), delle spiegazioni più
precise ci saranno nel prossimo capitolo, in cui si svelerà
l'identità del "cadavere" (doveva essere in questo, ma una
parola tira l'altra e sono già dieci pagine xP )
p.s: word mi è partito, quindi, anche se ho controllato con
il microscopio, ci saranno parecchi errori che mi sono sfuggiti, sorry
e continuate a seguirmi ^3^/
bye
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** X ***
Capitolo
X
- Non ho alcuna
intenzione di rivelare informazioni ad un sospettato -
obbiettò Kyouko, aveva nuovamente preso un tono calmo e
controllato, ma era ancora vivido sul suo volto il rossore della
rabbia, apparentemente ingiustificata, che l'aveva attraversata, -
Piuttosto sei tu a dovermi delle spiegazioni -
- Spiegazioni?! Ma se
non so nulla!! - fu la replica di Owada, accusato di essere la Talpa
che, in gran segreto, progettava piani malvagi e riferiva ogni mossa
compiuta dai suoi compagni, mentre sorseggiava amabilmente del the
assieme a Monokuma. A lui neppure piaceva il the!
E non aveva alcuna idea di come gli fosse venuto in mente uno scenario
simile.
Riflettendoci
però, si disse, vi era un'unica persona abbastanza bastarda
da giocare tanto sporco con loro, ed era... anzi, no, erano due!
Celestia e Togami, "Fermo!.. Basta Kirigiri che parte per la
tangenziale" si rimproverò subito dopo, scuotendo la testa
sconsolato, giudicare entrambi dei sospettati solo a causa del
pessimo carattere di cui facevano sfoggio, non era la maniera giusta di
procedere.
- Tu sapevi del nostro
piano per introdurci nella presidenza! - insistette Kirigiri, si stava
irritando, non sembrava abituata agli scontri diretti, sopratutto non
quando non aveva nulla in mano e il sospettato si rivelava troppo
ottuso e testardo per cadere nei suoi tranelli logici e articolati. Non
era come quella volta al processo, far ammettere qualcosa ad Owada non
si sarebbe più rivelato tanto facile. Sopratutto
perché il motociclista non aveva in realtà nulla
da dire, questo però la ragazza lo ignorava e continuava ad
innervosirsi in una battaglia muro contro muro, poiché anche
lei, nella sordità in cui era caduta, si rivelava testarda
alla stessa maniera di Mondo.
- Monokuma in qualche
modo ne era a conoscenza, eravamo solo in tre ad essere al corrente dei
dettagli: tu, io e Togami. E Togami è troppo orgoglioso per
ridursi a fare da personaggio di supporto al Burattinaio -
continuò la sua arringa, "Non posso darle torto..." convenne
nell'ascoltarla Owada, era più probabile fosse l'ereditiere colui che
controllava quel gioco di processi e grotteschi omicidi, piuttosto di
vederlo interpretare un ruolo da comparsa.
- Quindi rimani solo tu Owada! - lo accusò,
- E se invece Monokuma
si fosse appostato fuori dal bagno comune per origliare cosa ci
stessimo dicendo (con i suoi sensori per lui non dovrebbe rivelarsi
troppo difficile)? Oppure, se ci fossimo sbagliati e una telecamera
fosse stata puntata verso lo sgabuzzino dove io e Togami eravamo
nascosti?.. Tu hai insistito per ripeterci il piano, avrebbe potuto
scoprirlo in quel momento e sfruttare la cosa a suo vantaggio - era
difficile, molto difficile per Owada fare la persona controllata e
ragionevole, in più c'era lo sforzo di ricordare le parole
di quella serpe di Togami, stava sfruttando le osservazione che
l'ereditiere aveva fatto mentre, per punizione, lo portava in spalle in
giro per la scuola.
Era stata una corsa
estenuante e lunga, molto lunga, abbastanza da far venir voglia a quel
associale di Byakuya di intraprendere una conversazione unilaterale con
se stesso (vista la noia), poiché, dopo la diciottesima
rampa di scale, a parte qualche grugnito, per Owada diveniva difficile
spiccicare parole che suonassero comprensibile ad orecchio umano.
- Te la sei studiata
bene la parte - il sorriso di Kirigiri ebbe il potere di metterlo in
allarme, forse aveva commesso uno sbaglio a ripetete le opinioni del
damerino, era fin troppo ovvio che simili osservazioni non potevano
provenire da lui, la rapidità con cui le aveva espresse lo
aveva tradito,
- Aspe... Queste sono
le teorie della serpe, ho passato metà del pomeriggio ad
ascoltarlo - si giustificò e ciò suonò
terribilmente come una scusa, - Lo vuoi capire che non sono io la
Talpa!? - cominciava a non sopportarlo più quel suo
sorrisino appena accennato di quando trovava qualcosa capace di destare
il suo interesse,
- Perché
dovrei crederti? L'hanno visto tutti che Monokuma ha per te un trattamento speciale - con
quel "tutti", probabilmente intendeva nello specifico Hagakure, il
quale, dopo aver assistito in diretta e
come protagonista ai fatti avvenuti in aula
professori (ovvero, alla scenata dell'orso robot), per quanto ottuso,
non poteva non aver notato l'atteggiamento quasi protettivo che il
falso preside teneva nei confronti del motociclista, per non parlare
della ridicola punizione riservatagli.
Altri non sarebbero stati altrettanto fortunati.
"Da quando quel
sensitivo da strapazzo è diventato un tuo informatore..? Non
hai già abbastanza cani in giro per i corridoi?" si
trovò colto di sorpresa Owada. In un moto di nervosismo
serrò forte la mascella, l'ennesimo istinto violento che
sembrava voler prendere il sopravvento, non se ne era accorto. Anche se
aveva trovato il comportamento di Monokuma un poco strano, non aveva
mai pensato di star ricevendo da parte sua un trattamento speciale
(dopo quello che già aveva ricevuto al processo), - E cosa
vuoi che ne sappia di quello che passa in testa a quel bastardo! -
protestò, -... è un pazzoide! Forse lo sta
facendo per sviarti, o forse perché sono un omicida e si
è convinto che tenterò di diplomarmi, avendo
ricevuto una seconda occasione - i suoi buoni propositi per
controllarsi erano andati in malora. Era davvero un caso senza speranza.
- No, tu non
commetterai un altro omicidio - rispose di riflesso alla sua ultima
obbiezione Kirigiri, le braccia incrociate al petto, l'espressione
sicura e fredda, per un momento sembrò riprendere pieno
possesso delle sue facoltà,
- Si, me l'hai
già detto: perché sono troppo stupido per farlo -
ricordò, e una piccola intuizione, simile ad una scintilla,
gli attraversò lo sguardo. Aveva intravisto qualcosa, una
risposta al quesito che lo attanagliava, una piccola
possibilità per chiarire il tutto.
Il problema era se
sarebbe stato abbastanza scaltro da sfruttarla, - ... ma allora, se non
commetterò un altro assassinio, ha senso che io sia la
Talpa? - doveva riuscire a far ritrovare a Kyouko il percorso logico
che aveva perso, riportarla nel punto in cui aveva abbandonato la
strada.
- Dipende da cosa
Monokuma stia sfruttando per farti stare al suo gioco - fece lei, -...
non credo tu o (te lo concedo) chiunque sia la Talpa, lo faccia
perché lo desideri - spiegò allontanandosi per la
prima volta dalla scrivania da che vi si era appoggiata, cominciando a
fare qualche passo avanti e indietro per la stanza. Stava riflettendo.
- Ricordi il DVD che Monokuma ci ha fornito come primo "incentivo" per
commettere un omicidio..?- gli si rivolse fermandosi nel guardarlo
dritto negli occhi,
- Quello a cui Maizono
ha abboccato..? E chi se lo scorda - no, la sua non era mancanza di
sensibilità, era che il tatto non sapeva neppure dove stesse
di casa, ma fortunatamente non c'era alcuno lì tanto
sensibile da accusare il colpo.
- Nessuno ha mai
confessato ad altri il contenuto del proprio video, ma posso supporre
che tutti fossero simili l'un, l'altro - riprese a camminare,
afferrandosi il mento con una mano, l'aria pensierosa e concentrata,
ora Owada doveva solo attendere e vedere il momento in cui la ragazza
si smarriva, cadendo nell'errore di accusarlo come "la Talpa".
- In quei DVD ci
venivano mostrate le persone a noi care e il Burattinaio ci fa
intendere che a loro sia accaduto qualcosa durante il periodo della
nostra prigionia qui dentro...-
- ... e ci dice di
diplomarci per scoprire cosa è successo - concluse per lei,
gli metteva una certa ansia vederla muoversi per tutta la stanza, ma
finché avesse seguito la via giusta non poteva chiederle di
fermarsi.
- Quindi,
probabilmente il Burattinaio tiene come ostaggi quella o quelle persone
care alla Talpa, e lo costringe ad obbedirgli... Chissà,
potrebbe trattarsi di un amico, un cugino, un fratello, di un..-
- Un padre? - ma
sì, spariamo un colpo in aria con una benda sugli occhi e
una pistola forse scarica, chissà, si può sempre
avere la fortuna di prendere qualcosa, tanto intuito e deduzione
potevano confondersi tra loro tal volta, giusto?
-... Si, anche un
genitore - annuì lei, e Owada lo notò, aveva
avuto un momento di esitazione, un istante, ma c'era stato. Adesso non
gli restava altro da fare se non la cosa che gli riusciva meglio:
attaccare - seppur non si trattasse di un attacco fisico, ma verbale,
sperava comunque di sapersi destreggiare al meglio.
"Ookay, come farebbe la serpe?"
Alla fine, discutere
per tutto il tempo con Togami avrebbe avuto la sua utilità,
- Kirigiri, volevo
chiedertelo da prima, ma se è stato un gruppo terroristico a
prendere la scuola e a rinchiuderci, che fine ha fatto il vero Preside?
- "non atteggiarti troppo! Fai solo il cinico bastardo!" si
ordinò provando per un'ultima volta a prendere un tono
freddo e calmo. Doveva riuscire a controllarsi!
- Le mie indagini non
sono arrivate al punto da scoprirlo - il suo sguardo vagò
per la stanza, evitando di incrociare quello del ragazzo, ma lui non
sembrò notarlo,
- Quindi, potrebbe
anche essere stato rapito dal Burattinaio...- suppose Owada, lasciando
di proposito la frase in sospeso, sapeva che Kirigiri avrebbe intuito
il resto, o almeno lo sperava, si mostrava sicuro, ma in
realtà si sentiva nervoso come un uomo intento a bruciare un
nido di vespe privo di protezioni.
Non aveva idea di come
proseguire! Stava improvvisando e non aveva nulla a cui aggrapparsi,
pregava in una sua reazione, pur credendolo difficile.
- Stai forse cercando
di dirmi qualcosa, Owada? - come già era accaduto
più volte, Kirigiri lo fulminò con uno sguardo in
grado di abbattere una fortezza in granito, tanto freddo e spietato da
farla sembrare ad una qualche dea vendicatrice pronta a trasformare il
mondo in una landa desolato dopo averlo purificato con il fuoco. Per un
momento il motociclista si sentì sopraffatto da quegli
occhi, quasi ne fosse sbriciolato (le donne erano da sempre il suo
punto debole, ancor di più se sapevano mostrare una tale
decisione e fermezza), il suo cuore sussultò e non per
paura, ma resistette, non era il momento di cedere.
- See...- le parole
gli morirono sulle labbra, "MERDA!" si schiarì la voce,
avvertendo d'improvviso la gola secca e un certo imbarazzo per la
figuraccia, - Oltre a me e a Togami c'è qualcun altro che
era a conoscenza dei nostri piani -
-...- la ragazza lo
fissò in silenzio, cominciando inconsciamente a mordersi
l'interno della guancia, cosa poteva esserle mai sfuggito?
- Sei tu la Talpa
Kirigiri! - toccò ad Owada fare le proprie accuse. La stanza fu immersa in un
silenzio attonito.
La stanza in cui Naegi
si risvegliò non era la sua camera, come credette in un
primo momento, il soffitto era lo stesso, ma erano presenti una certa
quantità di mobili d'arredo che non seppe riconoscere come
propri. Se ci rifletteva, non aveva mai perso tempo a decorare la
propria stanza cosa che, invece, i suoi compagni (almeno da quel che
aveva potuto vedere), avevano fatto.
Si alzò a
sedere, avvertendo però un cerchio alla testa solo per quel
piccolo movimento, una forte nausea lo assalì e fu certo di
star per rimettere quel poco rimastogli nello stomaco, ma la sensazione
di disagio passò quando il suo sguardo, attirato dal
tavolino poco al di là del letto dove si trovava,
incontrò un oggetto a lui familiare:
"Quella è una radio antica..?"
La riconobbe
perché era lui l'unico a rifornirsi al negozio scolastico di
simili oggetti inutili, non sapeva perché lo facesse, si
trattava di una tentazione troppo forte, trovando delle monetine sparse
da per tutto. Purtroppo, dopo un istante di felicità, simile
ad un bambino con un giocattolo nuovo, finiva per stancarsi
dell'oggetto in questione e, non sapendo cosa farne, finiva sempre per
regalarli in giro (se era fortunato la persona che lo riceveva ne era
felice, altrimenti lo rifiutava*). E ricordava bene l'espressione
stupita di quello spocchioso di Togami quando gli aveva mostrato quella
radio dal modello antiquato, era ben visibile quanto la desiderasse,
anche se cercò di celargli quel desiderio con un commento
seccato e acido, come se nell'accettarlo gli facesse un favore: "Tsk...
simili cianfrusaglie sono curiose solo per la loro
inutilità". Poco più tardi Naegi si era convinto
che l'avesse gettata nell'inceneritore, ma invece, come aveva supposto,
l'ereditiere doveva averla apprezzata.
- Ti invito ad evitare
di vomitarmi sul pavimento, se proprio però non ci riesci,
vedi di ripulire dopo - non ebbe pietà per il compagno
malato il biondo, salutandolo in quel modo nell'entrare, teneva una
bacinella tra le mani, presa probabilmente dalla lavanderia, - Non ho
alcuna intenzione di avere la stanza appestata - affermò con
cipiglio indignato nell'avvicinarsi a lui, rimanendo però a
una distanza di sicurezza, sembrava piuttosto seccato, più
del solito almeno.
- Ehm... Togami - si
trovò esitante a parlare Makoto, aveva un vago ricordo di
aver discusso con l'altro in corridoio, mentre aspettava il ritorno di
Oogami, ma non aveva memoria di cosa si fossero detti, in
più non capiva quale passaggio lo avesse portato a dormire
nel suo letto. Adesso si sentiva più lucido, il medicinale
datogli dalla wrestler doveva aver cominciato a fare il suo lavoro,
abbassandogli la febbre, non poteva però non sentirsi a
disagio, non avendo idea di cosa poteva aver fatto per ritrovarsi in
quella situazione.
- "è permesso dormire
solo nelle stanze"- citò in risposta
Byakuya, intuendo la sua domanda, - ... se per caso Monokuma dovesse
beccarti a dormire da qualche altra parte ha promesso di ridurti in
riso fritto - spiegò provocando un singulto di paura
nell'altro, Monokuma l'aveva trovato a dormire nel corridoio?.. Non se
ne era minimamente accorto! Se non fosse stata per la sua presenza si
sarebbe svegliato solo quando l'orso robot lo avesse immerso in una
pentola gigante di olio bollente.
- Gra-grazie - gli
faceva strano dirlo, non lo credeva capace di compiere un qualsiasi
gesto altruistico,
- Risparmiatelo, se
Monokuma ti avesse ucciso poi Kirigiri se la sarebbe presa con me (e
probabilmente ci avrei rimesso la vita) - rifiutò i suoi
ringraziamenti appoggiandogli la bacinella, solitamente usata per
trasportare la biancheria, vicino al letto, - Se ti sale di nuovo la
nausea vedi di non mancarla - gli intimò, severo nel
indicargli il cesto, fulminandolo con uno sguardo gelido attraverso le
lenti degli occhiali.
- Bhé...
Anche se non lo hai fatto per me, grazie lo stesso - insistette con un
sorriso tirato Makoto, spesso il suo comportamento gli urtava i
nervi, rendendogli difficile mantenere un atteggiamento gentile, avvolte avrebbe solo voluto rispondergli per le rime,
ma sapeva che l'avrebbe fatto tacere in meno di mezzo
secondo. - Aspetta, questo significa che posso rimanere qui!?
- esclamò stupito, gli era servito qualche
secondo per metabolizzare le parole dell'ereditiere, era convinto di doversene
andare ora che aveva recuperato i sensi,
- Perché
riusciresti ad andare da qualche parte? O a rimanere sveglio? -
replicò il biondo incrociando le braccia la petto,
fissandolo dall'alto in basso simile ad un lupo che fissa una misera e
stolta formica,
- Ehm... No,
non credo - ammise Naegi chinando il capo, grattandosi la guancia
nervoso, vista la reazione dell'altro doveva irritarlo non poco
ritrovarsi con un ospite in camera, sopratutto se malato e
probabilmente contagioso, - Pensavo solo che se Oogami non mi trovasse
dove mi aveva lasciato potrebbe preoccuparsi... In più, se
avesse recuperato la mia chiave potrei andare in camera mia,
così da non disturbarti - cercò di levare le
tende,
- Sapevo avresti detto
qualcosa di simile..- sbuffò stanco Byakuya, - Le ho scritto
un biglietto e l'ho infilato sotto la tua porta facendo in modo che una
parte rimanesse visibile perché lo notasse. Quando
tornerà dall'infermeria lo troverò e lo
leggerà - fu tanto previdente da pensare pure a questo
mentre andava in lavanderia a prendere il cesto.
- Ah - si
sentì a disagio Naegi, non ne capiva bene il motivo, ma non
riusciva più a sostenere il suo sguardo, forse c'era una
piccola parte di lui che non aveva dimenticato le proclamazioni di
Togami, in cui si affermava come unico possibile vincitore a quella
gara di omicidi.
- Sarebbe fin troppo
idiota da parte mia ammazzarti qui, non trovi? –
obbiettò l’ereditiere, sul serio, il volto di
Makoto era un libro aperto,
- In effetti..-
dovette ammettere lui, colpevole, l’imbarazzo a tingergli le
guance già arrossate dalla febbre,
- Comunque, se ti
preoccupo tanto..- sospirò una seconda volta, letteralmente
esausto mentre gli lanciava un paio di chiavi - quelle della propria
stanza, era colmo di una stanchezza che gli penetrava fin nelle ossa,
non aveva voglia di altri problemi e perdere tempo a discutere con
Makoto gli sembrava solo un modo per disperdere l'ultima riserva di
energie rimastagli. Desiderava
finire quella giornata alla svelta, e non ci sarebbe riuscito se si
fosse messo a cercare di convincere Naegi di non aver intenzioni
omicide nei suoi confronti, persino quel moccioso ottusamente positivo
non si poteva permettere tanta ingenuità da credere a
chiunque dicesse: "non ti voglio ammazzare"; se desiderava sopravvivere
ancora per qualche tempo lì dentro.
- Che significa..? -
guardò confuso le chiavi Makoto - le quali gli erano cadute sulle
ginocchia non essendo riuscito ad afferrarle prontamente -, fissandole
quasi si trattasse di un oggetto sconosciuto, o uno di quei oopart
(dalle dubbie facoltà), di cui andava pazzo Hagakure.
- Io devo uscire - non
gli spiegò altro l'ereditiere, - Se pensi che qualcuno possa
venire qui per ucciderti, ti basta non aprire - fu il suggerimento, al
quanto superfluo, con cui fece per andarsene,
- Ho... ho una pessima
esperienza con il cambio di stanza! - obbiettò il castano,
un leggero pallore gli aveva preso il viso, segno che la nausea lo
stava attaccando di nuovo,
- Rifletti...- gli
ordinò l'altro, le braccia incrociate al petto, l'aria
seccata e una smorfia insofferente sul viso, - La tua chiave (sempre se
la trova), ce l'avrà Oogami, la quale non ne
usufruirà di certo per incolparti di un omicidio; tu,
invece, sarai chiuso qui dentro da solo, cos'hai da temere? - alle sue
giuste osservazione, Naegi cominciò a sentirsi un idiota,
aveva ragione, di cosa aveva paura? Sapeva che teoricamente non doveva
spaventarlo nulla di quella situazione, anzi, doveva sentirsi fortunato
per come erano andate le cose e per la proposta di Togami (anche se
sospettava gli tacesse qualcosa: perché non gli aveva detto
dove andava?), ma istintivamente non poteva evitarsi di provare un
nervosismo e un senso di panico crescenti, i quali gli invadevano il
petto, simili a pesi opprimenti su cuore e stomaco.
- Va bene..-
accettò infine Makoto, dopo averci riflettuto per qualche
secondo, messo alle strette dallo sguardo incalzante di Byakuya e dalle
sua figura opprimente affianco. Non aveva trovato una proposta
migliore, - ... ma tu dove passerai la notte? - da bravo piccolo,
stupido altruista, non poteva far a meno di preoccuparsi per lui,
procurandosi dei problemi che, altrimenti, non lo avrebbero minimamente toccato.
- Quello che faccio o
non faccio, non sono affari che ti riguardano - lo azzittì
sbrigativamente Togami, - Non ho alcuna intenzione di farmi infettare
dai tuoi microbi sta notte - aggiunse tanto per non sembrare troppo
cordiale, Naegi non doveva pensare che gli stesse facendo un favore,
semplicemente, per lui lasciarlo morire in quel corridoio sarebbe stato
controproducente per delle future indagini (avere Makoto che rispondeva
ad ogni ordine come un bravo bastardino ammaestrato era una
comodità cui non voleva rinunciare). Se gli aveva dato le
chiavi della propria stanza era stato solo a causa della stanchezza e
della scarsa pazienza che possedeva al momento, non aveva voglia di
informarlo della situazione o di rassicuralo sulle indagini, ci avrebbe
perso troppo tempo e non aveva motivo per farlo. In più,
conoscendo il moccioso, nonostante le condizioni in cui versava,
avrebbe voluto partecipare e in quel caso si sarebbe rivelato
un'inutile palla al piede, come se la situazione per loro non fosse
già stata abbastanza complicata.
No, la sua non era per
nulla una gentilezza. Lo aveva fatto solo per non avere altri crucci
cui pensare inseguito.
Era con questi pensieri che Byakuya stava per uscire, doveva tornare
nello spogliatoio del bagno comune, oramai Owada e Kirigiri doveva
già essere arrivati.
"Tsk…è
già tanto che io partecipi ad una sciocchezza simile" si
diceva tirando a se la maniglia, quando:
- Upupupupupupu! Sera,
ereditiere-bastardo, sono venuto a riprendermi ciò che mi
hai rubato...- la terribile risata di Monokuma lo accolse non appena
oltre la soglia, -
Allora me lo vuoi render..?- ma non ebbe il tempo di finire
di parlare che, istintivamente, Byakuya gli sbatté
violentemente la porta sul muso, in un moto di terrore puro capace di
gelargli il sangue nelle vene.
- Ho sopravvalutato la
tua intelligenza Owada, simili affermazioni insulse me le sarei
aspettate da Hagakure - commentò Kirigiri osservandolo con
uno sguardo impassibile, ma che nascondeva un fiotto di acido, non
sembrava aver apprezzato l'accusa del motociclista e lui non poteva
certo darle torto, sapeva cosa si provasse ad avere l'indice puntato
contro. - E dimmi, con quale percorso logico sei giunto a tale
conclusione? - c'era una nota sarcastica nella sua voce, segno che
probabilmente credeva le sue delle parole infondate e, di nuovo, aveva
ragione, neppure Owada capiva del tutto perché avesse agito
in quel modo.
Era un'intuizione,
nulla più di questo.
- So di non essere la
Talpa e hai già escluso la serpe dai possibili colpevoli,
quindi l'unica rimasta sei tu - certo, usare come supporto le
affermazioni fatte dalla sospettata, non era proprio il metodo migliore
su cui costruire la propria arringa, ma aveva alternative?
Trattandosi di lui, no. - Monokuma ha in ostaggio tuo padre, il
preside, e ti obbliga e fare il lavoro sporco. Oppure, il Burattinaio
è lo stesso preside (come la maggior parte di noi ancora
crede), e tu essendo sua figlia collabori con-
- E ti pare che avrei
partecipato tanto attivamente nella risoluzioni degli omicidi se stessi
lavorando con il burattinaio? - replicò lei interrompendolo
di punto in bianco, perdendo un altra volta il suo sangue freddo, - In
più, te l'ho già detto, per quanto all'anagrafe
Lui risulti essere mio padre, tra noi non c'è mai stato
alcun tipo di rapporto. E LUI non è il Burattinaio! -
affermò, lo sguardo spalancato, furiosa ed atterrita allo
stesso tempo, quasi stesse combattendo una battaglia interiore contro
il buon senso, si aggrappava con le unghie e con i denti ad un'unica
convinzione, la quale l'accecava, simile ad una luce puntagli dritta
sugli occhi, i fanali di un auto pronti ad investirla se non si fosse
tolta in tempo dalla strada.
- E che ne so di cosa
hai in testa! - si innervosì pure Owada, "non bisogna
chiedere al Braccio di usare la testa! Dov'è la Mente quando
serve?!" - Magari il tuo ruolo è quello di far durare il
più a lungo possibile il gioco, per questo ti impegni a
trovare il colpevole... O forse sei diventata la Talpa solo di recente -
- Di recente..?-
ripeté Kyouko, un campanello d'allarme e risuonarle nella
testa, era veramente possibile? Che la Talpa si fosse alleata al
Burattinaio solo da poco?
- Bhé...
questo nel caso il preside fosse stato fatto prigioniero -
spiegò il motociclista, sul volto un espressione del tutto
inedita, pensieroso e concentrato come poche volte era stato in vita
sua, - Sarebbe logico - e detto da lui suonava strano come quando
Hagakure proclamava incollerito: "io non credo nel soprannaturale";
- Monokuma ti ritiene
una minaccia, sa che stai architettando qualcosa di potenzialmente
pericoloso per lui. Deve trovare una maniera per fermati - espresse le
proprie idee ad alta voce, man mano che gli venivano in mente e,
ragionandoci, ebbe un illuminazione, comprese in quale momento Kirigiri
avesse potuto stipulare un'alleanza con quel orso robot, - ... e tu, a
sorpresa, lo chiami per "parlare" - ciò che era
successo quella mattina, i sei minuti mancati!
Monokuma non li aveva
fregati, era stata Kirigiri a farlo.
- Cosa vi siete
detti?- Owada si rabbuiò, un'ira invisibile
penetrò nelle sue membra mentre quell'idea prendeva forma,
gelida, lucida, all'improvviso apparve più temibile di
quanto fosse quando sbraitava furioso, mostrando i pugni pronto a
colpire qualunque uomo o oggetto nelle vicinanze.
Se era stata la rabbia
del motociclista ad uccidere Fujisaki, era probabilmente quello il
volto con cui gli si era mostrato nel momento in cui lo aveva
aggredito.
Non vi era niente di
più spaventoso di quel groviglio di emozioni intraducibili a
parole.
Quell'accusa campata
in aria nei confronti di Kirigiri aveva preso spessore, fino a
diventare qualcosa di reale, di concreto, il tutto però si
sarebbe dimostrato vero solo in base a ciò che gli avrebbe
detto la ragazza:
- Nulla - rispose
cercando il suo sguardo, nuovamente il viola delle loro iridi si
scontrò, nessuno dei due era pronto a cedere, farlo
significava la sconfitta, e non se la potevano permettere.
- Non prendermi in
giro! - Owada arretrò di qualche passo, trovandosi con le
spalle poggiate contro al muro, aveva paura di se stesso e di quello
che era capace di fare, avrebbe mantenuto tanta più distanza
possibile da Kyouko finché non avesse ricevuto una qualche
risposta soddisfacente, fino a quando si fosse assicurato di non
perdere la testa al punto di ucciderla.
- Non sto mentendo.
Non appena Monokuma si è presentato davanti a me, mi ha
intimato di non lasciare la stanza e se ne è andato - si
difese, e diceva il vero, i suoi occhi non fuggirono a quelli del
motociclista, seppur una leggera gocciolina di sudore gli percorse la
fronte, anche lei aveva cominciato ad avvertire la potenziale minaccia
in cui si poteva tramutare Mondo.
- Allora cosa ha fatto
Monokuma nei quattro minuti successivi?- obbiettò Owada,
ringraziando mentalmente Naegi per l'orologio che gli aveva regalato,
era stato utile per prendere il tempo della loro irruzione nella
presidenza, - Ci sono copie di quell’orso sparse ovunque (ce
l'ha detto lui stesso), improbabile che ci mettesse tanto a raggiungere
me e la serpe -
- Io non ho avuto
alcun colloquio con Monokuma, né con il Burattinaio! Non
sono io la Talpa! - si affrettò a ribadire Kyouko,
l'espressione impassibile del suo volto si era definitivamente
sgretolata sotto i colpi infertogli dalla frustrazione e dalla rabbia,
cosa le stava accadendo? Da quando per lei diveniva così
facile cadere preda delle proprie emozioni? Da quando era divenuta
incapace di tenere testa ad Owada? Accuse simili solitamente
l'avrebbero attraversata come l'acqua fresca, non le importava di cosa
pensassero di lei gli altri, se il giorno prima l'avessero accusata di
essere il Burattinaio non le sarebbe minimamente importato.
Invece, ora si imbestialiva, urlava, appariva fragile, sul punto di
spezzarsi.
- E per cosa poi,
unirmi al piano del Burattinaio per difendere un uomo che mi ha
abbandonata!? Di Lui non mi è mai importato! - proruppe, e
lì la sua voce ebbe nuovamente un'esitazione, un fremito, le
parole le si creparono.
Vi fu un lungo momento
di silenzio dopo quello scoppio d'ira,
- Io non ho idea di
che genere di rapporto abbiate tu e il tuo vecchio...- c'era voluto
tempo per riflette, per trovare le parole giuste, si gratto il capo,
incerto se continuare, - ma se sei finita in questa scuola, proprio
perché si tratta di te, non può essere un caso -
certo, Owada non poteva minimamente immaginare i trascorsi di Kirigiri
(di cui poi, a causa dell'amnesia a cui era soggetta, neppure lei aveva
le idee poi così chiare), ma sapeva cosa
significava essere abbandonato.
- Sì,
questo è vero - confermò Kirigiri assottigliando
lo sguardo, il volto fattosi pallido e sudato, sembrava sentirsi male,
qualcosa appena sotto pelle si contorceva, scavava per uscire, un
pensiero che non aveva alcuna intenzione di pronunciare, - Ma se sono
venuta qui non era certo per incontrarlo -
- E allora
perché?.. La tua iscrizione non è una botta di
culo come per Naegi, avevi un motivo per voler essere una super ultra -
insistette, consapevole di aver trovato il punto dolente, l'anello su
cui dover forzare per rompere la catena.
- Volevo solo... -
- Rinfacciargli come
vivi bene senza di lui? - l'interruppe, concludendo ciò che
non riusciva a dire,
- Sì,
qualcosa del genere - ammise Kirigiri, un sorriso amaro ad incurvargli
le labbra, Owada era arrivato dritto al punto dove lei, invece, si
sarebbe persa, attribuendo altri valori alle sue azioni, quando la
realtà era pura e semplice come il ragazzo gliel'aveva
presentata. - La mia intenzione era di ringraziarlo per non avermi
portato via dalla famiglia da cui lui è fuggito, incapace di
seguirne credi e dottrine - spiegò, poiché le
rimaneva ancora una punta d'orgoglio,
- "Dottrine"? "credi"?
Cos'è la tua famiglia, una setta? - la fissò
confuso il motociclista,
- Penso che clan sia il termine
più adatto, nonostante il casato dei Kirigiri sia migrato
all'estero ormai da tempo, le usanze e gli insegnamenti su cui si
poggia non sono cambiate dal passato - non aveva intenzione di
rivelargli di più sull'identità della sua
famiglia, né Mondo volle chiederle altro.
- Quindi, fammi capire
un attimo...- c'era il rischio che perdesse il filo del discorso, e
qualcosa di cui aveva parlato non gli tornava, decise di riepilogare, -
tu saresti tornata dall'estero, ti saresti iscritta all'accademia
Kibougamine (tralasciamo la fatica che hai fatto per farti ammettere),
avendo come unica intenzione di incontrare il Preside, dirgli: "grazie
tante padre bastardo"; e poi basta? Ciao e tanti saluti? - sopratutto
nell'ultima parte c'era qualcosa di stonato, strideva terribilmente con
la mentalità fredda e calcolatrice di Kyouko.
- Se togli il colorito
commento che hai aggiunto ai ringraziamenti, a grandi linee, era la mia
idea - per un qualche motivo, sentire il suo piano presentato da Owada
con una tale semplicità le procurò un forte
imbarazzo, non che le apparisse stupido, poiché la
convinzione che l'aveva portata a fare una simile scelta non si era
ancora del tutto spenta, ma sembrava comprendere solo ora di aver agito
in quel modo spinta da qualcosa di diverso dal desiderio di rivalsa.
Forse era divenuta tanto brava a celare i propri reali sentimenti da
riuscire a nasconderli bene anche a se stessa.
- Scusa, ma faccio
fatica a crederlo - commentò Mondo, - Insomma,
perché tutta questa faticaccia solo per dirgli quattro
parole? Bastava che so... Una telefonata, una cartolina, ti evitati un
viaggio inutile e un'iscrizione dispendiosa...- erano osservazioni
giuste, che purtroppo per lui Kirigiri aveva sentito e si era posta
già un migliaio di volte, e a cui era divenuta al quanto
sensibile, finì con l'irritarla terribilmente,
- Non sarebbe stato lo
stesso! Lui doveva capire il mio valore, doveva vedere che io ero
riuscita dove Lui aveva fallito...- alzò la voce stringendo
i pugni inguantati, il suo sguardo aguzzo evitava di incrociare quello
del motociclista, - questa volta sembrava essersi infuriata
più con se stessa che con lui, - d'impulso serrò
forte la mascella e un sentimento viscido e viscoso le
riempì il petto mentre agli angoli degli occhi si formavano
quelle che sembravano delle mute lacrime.
Ed eccolo il desiderio
segreto, quello espresso in silenzio da ogni bambino trovatosi ad
affrontare l'abbandono di uno o di entrambi i genitori, ciò
che urlava l'espressione dipintasi sul viso di
Kyouko: accettami!; "Voglio essere accettata da
Lui!"
Quello per cui persino Owada aveva supplicato inutilmente per notti
intere, per quanto nel suo caso fosse la madre ad aver lasciato lui e
Daiya.
- Tu non te ne saresti
andata - parlò Mondo dopo averle lasciato una manciata di
secondi per asciugarsi quel pianto che non era arrivato a bagnarle le
guance,
- Eh..?- lo
guardò confusa,
- Ho la sensazione
che, se le cosa fossero andate nella maniera giusta, avresti trovato un
motivo per rimanere alla Kibougamine - non sapeva da dove proveniva
tutta quella certezza, in fondo non conosceva Kirigiri da
così tanto tempo da fare simili congetture sulle sue
decisioni future, eppure ne era convinto.
- Chi lo sa...
Già il solo fatto di aver ottenuto il titolo di super ultra
mi ha messo in cattiva luce con il resto della famiglia, forse, se
tutto fosse andato nella maniera corretta e io avessi cominciato a
frequentare quest'accademia, non mi sarebbe più stato
permesso di tornare a casa - non negò, e di nuovo un
espressione malinconica salì a segnarle il viso, la famiglia
era il suo punto debole, di fronte alla quale perdeva tutte le maschere
e le armature.
- Certo che hai
proprio una famiglia scassaballe - commentò con la sua
scarsa finezza e sensibilità Owada, forse nel tentativo di
smorzare l'aria pesante di cui si era intrisa la stanza, aveva
dimenticato il motivo per il quale aveva iniziato il discorso, ma non
tardò a ricordarlo. - ... però adesso non puoi
più dire che del Preside non ti importa - aggiunse,
completando con un altro tassello il puzzle, se Kirigiri fosse stata
totalmente in se non si sarebbe tradita con tanta facilità.
- Per incontrarlo sei andata contro a principi del tuo, ehmm... "clan".
Non avresti fatto una cosa simile se non di importava -
E con quel colpo la
prese in fallo. Kirigiri comprese che, per quanto a lungo lo avesse
fatto, non le era più possibile negare l'evidenza:
- è vero...
forse, un poco, di Lui mi importa -
Era una minima
affermazione ma le costò una fatica immensa, tanto che una
corsa di quindici chilometri le sarebbe sembrata, a confronto, una
passeggiata. Per troppo tempo quelle parole erano state la sua pietra
che, simile a Sisifo, aveva spinto in cima alla montagna senza mai
vedere la cima, senza trovare un modo per farle uscire.
Mai prima di allora
l'aveva detto a qualcuno, troppo complicata la sua situazione in casa
per poterlo ammettere, troppo forte il legame con il nonno per
rimpiangere in sua presenza il padre assente. Aveva finito con
l'affossare talmente in profondità quel sentimento da
scordarsene, credendo non vi fosse mai stato, eppure era sempre stato
lui a guidarla, simile ad una bussola, conducendola nei luoghi dove
voleva andare, portandola lì, in quell'accademia.
"Cosa gli sarà accaduto..?" ebbe il coraggio di chiedersi
lasciando che una genuina preoccupazione, derivata da un legame a cui,
al momento, la logica del suo cervello non riusciva ancora a dare
spiegazione, le invadesse il petto.
E nel rompere la pietra che così faticosamente aveva
trasportato, ciò che bloccava la sua mente, il muro
invisibile da cui era stata isolata, si dissolse.
Fu come riprendere
fiato dopo una lunga apnea,
- Hai ragione Owada... - tornò finalmente ad essere se
stessa, stupendosi del comportamento che aveva tenuto.
Se non lo avesse sperimentato in prima persona, non avrebbe creduto
possibile farsi sconvolgere sino a quel punto da un semplice blocco
mentale.
Ancora una volta si
trovava a constatare la straordinaria abilità di Monokuma
nel manovrali a piacimento. C'era riuscito anche con lei che, fra
tutti, si riteneva quella psicologicamente più forte. Aveva manipolato i suoi
sentimenti!
Kirigiri non aveva
mentito. Nell'affermare di non avere avuto per quel giorno alcun
colloquio con l'orso robot non stava affermando il falso,
poiché per lei non era avvenuto, di quei quattro minuti di
cui Owada chiedeva spiegazione non ne possedeva alcuna memoria.
I suoi ricordi dell'accaduto si erano volatilizzati, e ciò
non era un caso, il Burattinaio si era rivelato tanto scaltro da
riuscire a sfruttare l'amnesia di cui era soggetta a proprio vantaggio,
l'aveva manipolata sapientemente, andandone a toccare i nervi scoperti,
le ferite sanguinanti.
Inconsciamente Kyouko aveva cominciato a muoversi seguendo delle
direttive che non le appartenevano, agendo tramite quegli impulsi
suggeriti dal perfido essere monocromatico, ordini che si erano
instillati in profondità nella sua mente e a cui non sapeva
di obbedire.
"Certo, una volta
trovato il punto sensibile il Burattinaio ne ha approfittato", era
ciò che aveva fatto pure a Togami, riflettendoci recuperata
la propria lucidità, Kirigiri non se ne stupì
più di tanto. Ciò di cui non si capacitava era di
come fosse riuscito a scoprire quei sentimenti per lei tanto intimi.
Monokuma sembrava
conoscerli meglio di chiunque altro... quasi avessero trascorso un
periodo delle loro vite in sua compagnia.
- Sono io la Talpa -
confessò Kyouko.
“Merda!
Dov’è quel mister muscolo dal cervello
monocellulare quando serve!” imprecò tra se e se
Togami, appoggiato contro la porta, come se avesse potuto realmente
impedire a Monokuma di entrare bloccandola con il suo corpo.
Per quanto alto era piuttosto mingherlino e, anche con tutto il proprio
peso, l’orso avrebbe potuto sollevarlo con l'uso di un sol
mignolo artigliato, dopo averlo infilzato come uno spiedino.
- Tutto a posto
Togami?..- a complicare ulteriormente la situazione si aggiunse la voce
di Naegi, si era dimenticato che c’era anche lui!
“Ma sentilo il super ultra fortunato liceale” un
moto di stizza gli fece digrignare i denti, “solo dieci
secondi in più tardi, Monokuma non mi avrebbe trovato e se
la sarebbe di certo presa con te” rifletté
cominciando a supporre che, più ad avere una buona stella,
Makoto portasse sfiga a chi lo circondava.
- Maaa
certo…- gli rispose sarcastico, la voce leggermente tremante
a causa del nervosismo, - se Monokuma è venuto qui
è solo per offrirci un atroce e spietata morte non
convenzionale -
- Che!? – si
allarmò il castano facendo per alzarsi, così da
correre dall’ereditiere ad accertarsi di cosa stesse
effettivamente accadendo, ma sollevandosi finì con
l’impigliare un piede nelle coperte. Il rumoroso e
all’apparenza doloroso suono di qualcosa che cadeva sul
pavimento fece intuire a Togami il disastroso capitombolo fatto da
Naegi giù dal materasso.
- Se-sei sicuro di
averlo visto?! – giunse infine al suo fianco Makoto, una
coperta avvolta sulle spalle, non sapeva se perché avesse
freddo o perché non fosse riuscito a liberarsene,
- Ma secondo te che
porto gli occhiali a fare? – fu l’acida replica di
Byakuya, il quale si sentì offeso dal fatto che mettesse in
dubbio la sua affermazione,
- Potresti comunque
aver visto male! – obbiettò l’altro,
sembrava attraversato da un leggero tremore, forse causato dalla
febbre, agitarsi nello stato in cui si trovava non gli faceva certo
bene, anzi, probabilmente lo stress accumulato nell’ultimo
periodo era uno dei fattori principali che l’avevano portato
ad ammalarsi.
- Senti, se cerchi
qualcuno con le visioni, vai da Hagakure, io non mi faccio di
allucinogeni! – c’era stato qualcosa nelle sue
parole che mise in allarme Naegi, la punta del suo ciuffo ribelle, in
cima alla testa, sembrò drizzarsi simile ad
un’antenna, scacciando via ogni grammo di quella sonnolenza
che gli gravava sulle membra, con sguardo attento osservò
meglio il viso dell’ereditiere.
- Togami…
cos’hai intenzione di fare? – ebbe un pessimo
presentimento,
- Semplice, ti sbatto
fuori. Se sei fortunato come dici non sarai tramutato in cibo per orsi
– Naegi si sentì ferito da una punta di gelo a
quelle parole, ma non ebbe neppure il tempo di incrociarne gli occhi
– nascosti dal riflesso degli occhiali -, per assicurarsi se
dicesse sul serio o fosse l’ennesimo dei suoi commenti
pungenti, che questi, finito di discutere,
l’afferrò da dietro al collo assicurandosi di
avere una presa ben salda su di lui, con rapido movimento
aprì la porta quel tanto che bastava per farlo passare e,
rifilatogli un calcione (così da togliersi qualche
soddisfazione), lo gettò tra le micidiali braccia di
Monokuma, per poi richiudergli la soglia alle spalle.
“L’ha…
l’ha fatto sul serio!” realizzò Naegi
sconvolto, trovandosi a carponi sopra l’orso robot, a poco
distanza dal quel suo sorriso maligno e l’occhio rosso
fiammeggiante, lo scontro causato da Togami li aveva fatti finire
entrambi sul pavimento.
- M-mi dispiace,
è stato un incidente! – rapido si tolse da quella
posizione imbarazzante, rimanendo in ginocchio a fare profondi e umili
inchini con la fronte che toccava terra, sperando in quel modo di
mostrargli tutto il suo dispiacere, - Mi dispiace, m…-
- Smettila con queste
cazzate bastardo! – gli ordinò Monokuma furente,
forse persino imbarazzato per essere stato atterrato così
facilmente da quel peso piuma alto meno di un metro e sessanta,
sembrava pronto a riversare su di lui tutta la propria furia,
già lo minacciava con i suoi artigli e un leggero colorito
rossastro aveva modificato la sua espressione.
Di riflesso Naegi sbarrò gli occhi, preparandosi ad
avvertire il forte e bruciante dolore di quelle lame
d’acciaio a massacrargli le carni, ma ciò che
attendeva non avvenne.
- Uhmm…
Perché sei uscito dalla camera di Togami? – quasi
fosse stato attraversato da una scossa elettrica, Monokuma si blocco, e
ci fu un lungo momento in cui sembrò studiare attentamente
lo stato del castano: occhi languidi, viso arrossato, capelli in
disordine, vestiti sgualciti… e si avvolgeva con una coperta
del letto dell’ereditiere!
- In che generi di
rapporti siete!? – gridò l’orso robot
preso da una strana frenesia, rifoderò gli artigli
afferrando Makoto per bavero della giacca, c’era una nota
allarmata nella sua voce, molto simile al panico, sembrava che la sua
rabbia fosse evaporata.
- Eeh..?- lo
fissò incredulo Naegi, non riusciva a capire,
- Oh, certo. Adesso
Fukawa è morta e lui può fare quel cazzo che gli
pare! Non deve temere delle forbici piantate nella nuca e…-
cominciò a vaneggiare Monokuma lasciando, con la stessa
rapidità con cui l'aveva afferrato, la presa sul castano, il
quale continuava a guardarlo confuso, - Si lascia condurre dai propri
bassi istinti il bastardo… Non ci credo! Non nella mia
scuola! Simili atti indecenti che sia con l’altro e o con lo
stesso sesso (al momento) non sono accettabili (ne riparleremo quando
avrete diciott’anni)!!- si era messo ad urlare contro la
parete, passando da uno stato iroso ad uno depresso in una manciata di
secondi, – e io che pensavo ci stesse provando con
Owada…- si sedette in mezzo al corridoio in un atteggiamento
piagnucolante, con tanto di nuvoletta di pioggia in cima alla testa
(come riuscisse a creare tali effetti non era dato saperlo), in uno
stato di totale autocommiserazione.
- Ehm…
Monokuma? – provo a richiamarlo Naegi, con un certo timore,
intuendo di star correndo un forte pericolo nel solo rivolgergli la
parola in quel momento in cui stava affrontando una forte
instabilità emotiva,
- CHE
C’è?! – si fece difatti nuovamente
aggressivo, ringhiandogli letteralmente contro,
- Io non ho idea di
cosa tu stia pensando, ma credo ci sia un equivoco…-
sussultò dallo spavento, ma trovò abbastanza
coraggio da continuare a parlargli,
- Vuoi dire che tu e
quell’perv-ereditiere non stavate fornicando come conigli!?
– domandò e c'era un forte tono d'accusa nella sua
voce,
- PER NULLA!! -
negò Makoto, irrigidendosi, tramutato in una statua di sale
dallo shock e sentendosi sull'orlo del pianto a causa dell'imbarazzo,
quale mente malata poteva arrivare a concepire pensieri simili?
- pff... peccato -
sbuffò a quel punto alzando le spalle con aria annoiata
Monokuma, suscitando lo stupore di Naegi, avendolo visto fino ad un
secondo prima disperarsi per le possibili sconcezze accadute
all'interno delle camere da letto, - Avrei potuto umiliarvi rivelando
la vostra relazione alla classe e, se Owada si fosse dimostrato
interessato a giocare la partita, si poteva arrivare ad un rapporto
a...-
- Alt! No, ti prego,
basta! Non voglio sapere altro, per favore!! - lo interruppe
supplicante, non aveva la minima intenzione di sapere quali fantasie
avesse il Burattinaio su di loro, era bastata una fujoshi come
Genocider Sho ad istruirlo abbastanza (e contro la sua
volontà), su quell'ambiente. Le sue orecchie avrebbero
potuto iniziare a sanguinare se avesse sentito altre congetture.
- Ma dimmi,
Naegichin...- d'improvviso, da giocosa che era, la voce di Monokuma si
fece seria e il castano udì una leggera minaccia provenire
da essa, sensazione confermata nel ritrovarsi nuovamente con gli
artigli dell'orso puntati contro, - allora che ci facevi nella stanza
di Togami? -
- M-mi stava ospitando
perché ho perso le chiavi della mia stanza -
balbettò in risposta, lo sguardo fisso su quelle lame pronte
a sgozzarlo o a cavargli gli occhi (a seconda dell'umore di chi le
manovrava),
- E da quando quel
bastardo di un ereditiere fa gesti tanto altruistici? - si fece
sospettoso l'orso,
- Haa stupito anche me
- ammise incapace di controllare il tremolio nella voce, avvertendo uno
giramento di testa causato dalla febbre, -... ma non potevo dormire in
corridoio, avevi minacciato di punirmi - aggiunse e avvertì
un altro cambiamento avvenire in Monokuma, il quale ancora una volta
nascose le sue armi,
- Ah,
già... è vero - ne confermò le parole,
ma c'era esitazione nel suo tono, una certa rigidità nei
movimenti, quasi come se, chi lo guidasse, si trovasse in
difficoltà. - Va bhé... non mi interessa
più il motivo per cui tu e bastar-Togami condividevate la
stanza - cambiò rapidamente discorso, nell'evidente
tentativo di togliersi d'impiccio,
- Sono di fretta,
quindi: spogliati -
- Eh?..-
cominciò a temere per la propria integrità Makoto.
"Non appena
capirà che non ha quello a cui è interessato,
probabilmente lo lascerà andare" rifletteva Togami, ancora
rinchiuso nella propria camera, seduto sul materasso privo di lenzuolo
in attesa dell'arrivo dell'orso robot, Naegi avrebbe potuto tenerlo
impegnato, si e no, per una manciata di minuti e l'ereditiere dubitava
che, in un così scarso lasso di tempo, potesse accadere
qualcosa, una qualunque cosa, che potesse cavarlo d'impiccio.
Era morto, questa
volta nulla avrebbe impedito a Monokuma di fargli la pelle.
"Ma perché
quel orso non mi ha chiesto il passepartout quando ci siamo incontrati
in corridoio?" cominciò a chiedersi, "Forse
perché non lo sapeva ancora!" ipotizzò,
ricordando come, per quanto il Burattinaio avesse dimostrato di
conoscere il loro piano per penetrare in Presidenza, non aveva mai
accennato a ciò che Byakuya aveva rubato da essa.
Probabilmente non se ne era reso conto fino a quando non aveva
controllato, e ciò doveva essere accaduto dopo il loro
incontro in corridoio, o il comportamento di Monokuma non avrebbe avuto
alcun senso.
- Mi hai piacevolmente
stupito, non sei solo una testa a granoturco. Sono stata manipolata dal
Burattinaio, e nemmeno io lo sapevo - continuò Kirigiri, le
braccia incrociate al petto nel rivolgergli quel sorriso appena
accennato, che tanto fino a pochi minuti prima il motociclista aveva
detto di odiare ma ora che, con quell'espressione, la ragazza
riconosceva il suo impegno e valore... come poteva non piacergli?
Per nulla abituato a
ricevere dei complimenti da una componente del gentil sesso (per quanto
nascosto vi fosse anche un leggero insulto), Owada si sentì
avvampare d'imbarazzo, sul momento stava per perdonarle tutto,
dimentico persino della sua ultima affermazione,
- Aspet..! Che
significa che "non lo sapevi"? - fortunatamente sfumò presto
il rossore che gli aveva colorato il viso,
- Te lo
spiegherò dopo, per il momento accontentati di sapere che
non ero in pieno possesso delle mie facoltà, se lo fossi
stata non mi sarei mai apprestata a collaborare con quell'orso - se la
sbrigò enfatizzando il tutto con un gesto della mano, - Ora
però è meglio sbrigarsi..- aggiunse nel
superarlo, già spingendo la parete dove si nascondeva
l'entrata del nascondiglio,
- Sbrigarci a fare
cosa? - si trovò ancora più confuso Owada, dopo
che Kirigiri si era rivelata essere, per propria ammissione, la Talpa,
poteva ancora fidarsi di lei? Ma, sopratutto, aveva altra scelta?
- Il Burattinaio mi ha
usata per farti perdere tempo...- gli rispose uscendo dallo sgabuzzino
del bagno maschile, avanzando a passo svelto mentre lui la seguiva, -
Dovevo allontanarti il più possibile da Togami
così che Monokuma avesse il tempo di avvicinarlo per
recuperare ciò che gli avete rubato - e dopo
questo fu Kirigiri che si ritrovò a rincorre il
motociclista, partito in quarta ad una simile rivelazione, ogni dubbio
su di lei momentaneamente accantonato in un angolo.
Si poteva ben immaginare con quali metodi l'orso robot avesse
intenzione di riprendersi ciò che riteneva suo, ed entrambi
dubitavano vi fosse anche la minima possibilità per
l'ereditiere di uscirne integro.
----
* [per chi non avesse
ancora provato il Videogioco]: faccio riferimento alla macchinetta
Monomono presente all'interno del negozio scolastico, la quale
distribuisce a caso gli oggetti più disparati (acquistabili
grazie alle monete Monokuma che si possono trovare sparse per la scuola
o che si ricevano a conclusione del processo), che poi Naegi regala
agli altri compagni per approfondirne la conoscenza (così da
ricevere abilità speciali da poter poi usare durante il
processo). Ovviamente, a seconda del personaggio con cui si
vorrà legare, il regalo migliore da fare cambia, il livello
d'apprezzamento si comprende dalla sua reazione (la quale va da
entusiasta, contento, indifferente e rifiuto).
NB: la radio antica
è un oggetto apprezzato da Togami, il quale
accetterà oggetti curiosi come gli OOPART di cui va pazzo
Hagakure 0___0
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** XI ***
Capitolo XI
Ogni colore gli sparì dal viso, le sue spalle cominciarono a
tremare sotto a quel grottesco ghigno sghembo, che gli occupava solo
metà del volto, e il deforme occhio rosso la cui luce lo
investiva impietosa, pronta a studiare ogni centimetro della sua pelle
nuda con quella perversione che lo caratterizzava.
"Spogliati" gli aveva
detto Monokuma, ma come poteva lui obbedire ad un simile ordine!?
Si sentiva violato,
umiliato dalle parole dell'orso robot, perché avrebbe dovuto
prestarsi ad una tale oscenità, ma, sopratutto, quale
interesse poteva avere per il suo corpo il Burattinaio? Sapeva che
possedeva una mente malata, ma quanto in profondità
arrivavano i suoi stadi di perversione..? A Naegi venne il voltastomaco
e strinse convulsamente il lenzuolo che teneva ancora sulle spalle -
torturandolo con le unghie quasi a strapparlo -, lo avvolgeva
interamente simile ad un mantello e, per un momento, il ragazzo
sperò si rivelasse un'armatura indistruttibile o un tessuto
capace di renderlo invisibile ai sensori di Monokuma. Era nauseato, non
aveva alcuna intenzione di divenire il protagonista dei giochetti o dei
sogni erotici del proprio aguzzino.
- Allora..? Vuoi far
mattina? - insistette l'orso monocromatico impaziente, le braccia
incrociate al petto, il suo umore stava rapidamente peggiorando, Naegi
comprese quasi istantaneamente che, se non avesse provveduto da solo,
ci avrebbe pensato Monokuma a denudarlo, probabilmente senza troppi
complimenti e, quasi sicuramente, procurandogli qualche escoriazione o
ferita per nulla piacevole, e con la conseguente rottura dei suoi abiti
(con quegli artigli avrebbe stracciato la sua adorata felpa in un
secondo, riducendola in minuscoli brandelli). Lo voleva evitare, non
amava la violenza, sopratutto se era lui stesso a subirla, ma rimaneva
ancora titubante a spogliarsi. Sentiva il proprio viso avvampare come
se si fosse trovato davanti ad un falò, le sue guancie
accese di un rosso vivo, simile a colore di un segnale stradale,
- N-non voglio!-
piagnucolò con una vocina per nulla virile, cadendo in
ginocchio a terra con un urletto isterico mentre si copriva il viso con
entrambe le mani, per nascondere le lacrime di frustrazione che gli
salivano agli occhi, mostrando la pudicità tipica di una
ragazzina delle medie (se al suo posto ci fosse stata sua sorella
avrebbe fatto una figura meno penosa).
- Non far bollire il
tuo unico neurone, stupido Naegi - lo rimproverò Monokuma e,
il ragazzo in qualche modo riuscì ad intuirlo, lo stava
fissando con uno sguardo rassegnato, quasi si trattasse di un caso
perso, -... sei un uomo: spogliati con un po' d'orgoglio!
Dov'è la tua spina dorsale?!- lo incitò.
"E con questo doveva
rassicurarmi?" si senti ancor meno motivato, fissandolo con
un’espressione patetica, l'incarnato che ora tendeva al
bluastro, il disagio in lui aumentava, così come il rischio
che la nausea da cui era attanagliato trovasse un qualche
sboccò, lì nel corridoio.
- No! Non mi puoi
costringere! - ebbe un moto di totale rifiuto, mostrando
così un briciolo di carattere, non sapeva però se
Kirigiri avrebbe apprezzato una simile cocciutaggine.
Infondo, non era stata
proprio lei ad aver detto di evitare di opporsi (per il momento) a
Monokuma, così da non incorrere ad una fine prematura?
Oppure a Kyouko sarebbe piaciuto quel suo dimostrarsi "uomo" (almeno
nella punta del dito mignolo), insistendo nel difendere la propria
dignità?
Ma, sopratutto,
perché pensava a Kirigiri in un momento del genere?!
Forse sperava che
apparisse in galoppo al suo cavallo bianco(?) e lo salvasse da quella
situazione spinosa?.. Ovviamente no!
Non era una ragazzina,
il cavallo non doveva essere necessariamente bianco!
No, non si prendeva in
giro e non stava delirando, era solo consapevole di aver un disperato
bisogno d’aiuto, e la sola presenza Kirigiri gli aveva da
sempre instillato una profonda fiducia, abbastanza perché,
per quanto fosse consapevole che la ragazza non avrebbe potuto nulla
nell’affrontare direttamente quella super tecnologica arma di
distruzione di massa che era Monokuma, la voleva comunque al suo
fianco. "Ookay, da quando sono arrivato al punto di pensare che, se ho
vicino Kirigiri, posso anche affrontare una morte lenta e dolorosa?.."
si stupì di se stesso, prendendosi la tesa fra le mani,
più il tempo passava più si sentiva la
protagonista di un manga di Arina Tanemura* o l'interprete di qualche
tragedia in cui il 90% dei personaggi finiva ucciso (e, in questo caso,
non era poi tanto distante dalla realtà).
- Whaaaa!-
sbuffò a quel punto Monokuma, stanco delle continue
esitazioni del ragazzo, ma quanto poteva rivelarsi palloso alle volte?
- Se preferisci mettere a rischio la tua salute, bastardo, sono fatti
tuoi...- proruppe irritato, un’ombra maligna ad oscurargli il
volto,
- L-a mia salute? -
ripeté Naegi confuso, fissandolo stupito,
- Sì, mi
hai stancato con i tuoi modi da ragazzina! Mi chiedo cosa te ne fai
delle palle - continuò a parlare da solo l'orso, quasi non
lo avesse udito, o semplicemente decidendo di ignorarlo,
- Aspe- Cosa vuoi
fare?! - ebbe timore per la propria virilità il ragazzo,
parlando con una vocettina acuta e priva di fiato,
- Ma come, non l'hai
capito? - inclinò la testa di lato Monokuma, standolo
finalmente ad ascoltare, parlandogli con un tono falsamente serioso,
trattando come se fosse lui l'unico idiota a non afferrare una cosa
tanto ovvia: - Ti devo perquisire - spiegò, e a quel punto
Makoto si senti davvero un'idiota.
-...- si
vergognò talmente di se stesso, per il modo in cui la sua
mente era partita verso perverse fantasticherie, da non riuscir
più a trovare parole con cui rispondergli. Si chiedeva
perché non vi era arrivato prima che, la motivazione per cui
l'orso gli aveva impartito quell'ordine, fosse una semplice
perquisizione. Cominciò a domandarsi chi, tra loro due,
avesse la mente più perversa.
- Sai, come quando un
poliziotto deve assicurarsi che un malvivente non abbia con
sé un’arma, quella si chiama perquisizione -
continuò a parlare Monokuma con fare saccente, probabilmente
convinto, vista la sua reazione, che il ragazzo non sapesse realmente
il significato di quella parola. - Se tu ti fossi spogliato subito,
avremmo risparmiato un mucchio di tempo, stupido Naegi, ora mi
toccherà usare i raggi - ovvero, l'ennesimo dispositivo di
cui era provvisto quel piccolo corpo monocromatico, impiantato nei suoi
occhi insieme al rivelatore di calore e la vista notturna, - Sei
davvero una scocciatura - sbuffo, - ... ero stato tanto magnanimo da
volerteli evitare, viste le tue precarie condizioni di salute, ma sei
davvero troppo ottuso - continuò a rimproverarlo, -
Probabilmente non sai neppure che la lunga esposizione è
cancerogena -
- Da quando tu ti
preoccuperesti per la mia salute!? - obbiettò il ragazzo
sconvolto, - E poi, perché devi perquisirmi, non ho nulla di
sospetto addos...- fu però interrotto da un semplice gesto
di Monokuma, il quale sporse la zampa in avanti, a pochi centimetri dal
suo viso,
- Non posso
permettermi che tu non sia in perfetta forma..- e in qualche modo la
sua suonò come una minaccia, - Non sarebbe divertente
infierire su un Naegi malaticcio e per nulla combattivo - un brivido di
terrore percorse per intero la spina dorsale del ragazzo, che cosa gli
stava riservando quel pazzo?
- In più,
bastar-Togami mi ha rubato un oggetto che potrebbe rivelarsi
estremamente seccante per il prossimo futuro, devo assicurarmi che non
l'abbia affidato a te -
- To-togami non mi ha
affidato nulla! - negò Makoto con un tremito nella voce,
sussultando facendo cadere il lenzuolo con cui si copriva a terra, a
quella distanza, se l'orso avesse sfoderato gli artigli, avrebbe reso
la sua faccia piena di buchi come un groviera.
- *Scannerizzazione
completata* ... sì, adesso lo so - per un momento la voce di
Monokuma suonò metallica e impersonale come quella che
s’immaginerebbe avere un vero robot, ma sembrò
subito riprendersi, tornando al tono giocoso e grottescamente scherzoso
che lo caratterizzava.
"Oh, è
stata una cosa veloce.." si stupì Naegi, trovandosi a
sbattere più volte le palpebre confuso, Monokuma aveva
veramente fatto qualcosa o la sua era solo scena?
- Bene, vai pure..- ma
siccome tutto sembrava essere andato per il meglio, era saggio non
obbiettare,
- Ce-certo -
affermò, del tutto intenzionato a fuggire il più
lontano possibile da lui, per quella sera aveva già avuto
abbastanza emozioni, le quali di certo non avrebbero contribuito a
ridurre la sua convalescenza, già avvertiva la febbre
alzarsi, nonostante il medicinale somministratogli da Sakura.
Il giorno dopo ne
avrebbe di certo pagato le conseguenze, ma ora poteva trarre finalmente
un sospiro di sollievo, era finita,
- ... adesso
vedrò di applicare la giusta punizione a quel ladruncolo di
uno stupido e acido ereditiere. Uppupupupupupupupu! - o forse no?
"Se daranno un premio
all'idea più stupida del secolo, sono certo che mi piazzerei
nella top ten..." si disse Togami pensieroso, la fronte imperlata di
sudore e il respiro pesante, cercava di soffocare in qualche modo il
nervosismo che gli faceva tremare i muscoli, ma nulla riusciva a
tranquillizzarlo. Il suo piano era un suicidio! In più,
rimanere nascosto dietro la porta della propria stanza, appoggiato con
la schiena contro la parete, gli dava un senso di claustrofobia che ne
aumentava il disagio. "Ugh..! Non credevo potesse pesare tanto"
avvertì un cedimento nelle braccia, costrette a sostenere il
peso di una bacinella colma d'acqua, tenuta sollevata sopra la testa
con estremo sforzo, pronto a dare il benvenuto a qualunque
malintenzionato monocromatico alto meno di un metro sarebbe entrato da
quella soglia. "Sto per affrontare un sofisticato orso robot killer -
il quale tiene piazzata nel petto una bomba - con sì e no
sei litri d'acqua!" altro che top ten, correva il rischio di finire
trai primi cinque posti, se non addirittura sul podio!
L'acqua ovviamente non
proveniva dalla doccia, essendo nel bel mezzo del periodo notturno non
era in funzione, l'ereditiere aveva dovuto dare fondo a tutta la sua
scorta segreta di bottiglie di acqua minerale per riempire la bacinella
(in caso di necessità aveva rifornito la propria stanza di
scorte alimentare a lunga scadenza).
Quale persona sana di
mente avrebbe escogitato un piano di simile? E come poteva essere stato
il suo cervello a partorire quella stupidaggine?!
Attaccare Monokuma in
maniera così strampalata, approfittando dell'effetto
sorpresa (dall'esterno i sensori dell'orso non potevano vedere
attraverso le pareti, troppo spesse a causa dell'insonorizzazione di
cui disponevano le camere), prima che fosse in grado di percepire la
sua presenza era ben più di un azzardo, era necessaria una
velocità incredibile e un calcolo millimetrale, se avesse
tardato di un solo istante per lui non ci sarebbe stato scampo. Senza
contare che non ne sapeva abbastanza di robotica per giudicare se
quella riproduzione in miniatura di un orso fosse impermeabile o meno.
Cominciava ad
avvertire una certa ansia, se quell'aggeggio con quattro zampe munite
di artigli d'acciaio si fosse rivelato immune all'acqua... sarebbe
stato fottuto.
"Merda! Ci deve essere
un modo per uscirne!” la frustrazione cresceva con il passare
dei secondi, se le sue mani non fossero state impegnate a reggere la
bacinella, Byakuya avrebbe ritrovato la sua brutta abitudine di giocare
con i bottoni dei polsini della propria camicia sino a strapparli. Gli
capitava di farlo ogni qual volta era sovrappensiero, intento a
riflettere su un qualche problema di difficile soluzione - Pennyworth
in passato lo aveva ripreso più volte su questo fatto,
essendo poi costretto a rammendargli l’intero guardaroba, ma
non gli era mai riuscito di farlo smettere.
"... ragiona Byakuya!"
si ordinò, "se sei arrivato a questo punto è
perché non hai trovato alternative!" Monokuma rivoleva
indietro passepartout universale che gli aveva sottratto e lui non
poteva assolutamente consegnarglielo. Quello era la loro chiave per
svelare i misteri del Burattinaio ed evadere da lì, l'unico
spiraglio di speranza a cui si potevano aggrappare dopo tanto cercare.
Sapeva di incorrere nella sua ira, se si fosse rifiutato di darglielo,
ma ad ogni modo dubita che, dopo averglielo rubato (anche
riconsegnandolo senza fare storie), l'orso fosse tanto propenso a
perdonarlo. Un pessimo presentimento gli suggeriva di scordarsi la
punizione toccatagli quel pomeriggio, ciò che Monokuma
avrebbe riservato a lui, e a lui solo, non sarebbe stato nulla di
così innocente, un simile peccato doveva essere pagato col
sangue. "E, comunque, anche se volessi..."
"IO NON POSSO
ASSOLUTAMENTE AFFRONTARE MONOKUMA!" fu il pensiero con cui Makoto si
diede elegantemente alla fuga, correndo verso la mensa, era ormai in
atto il coprifuoco e l'avrebbe trovata chiusa, ma non gli era riuscito
di pensare a nessun altro luogo in cui rifugiarsi per allontanarsi al
più preso dall'orso, era semplicemente scappato in quella
direzione senza avere un'idea ben chiara su quali intenzioni avesse.
Voleva forse
abbandonare Togami? Per nulla!
Era pur sempre Makoto
Naegi, le sue uniche qualità erano gentilezza e ottimismo, e
poco importava se la prima lo portava a essere uno zerbino tuttofare e
la seconda non si rivelasse poi molto utile, non aveva altri pregi ed
era intenzionato a tenerseli ben stretti. Infondo, erano quelle stesse
cose che Maizono apprezzava di lui, non poteva voltare le spalle a
Togami o avrebbe perduto se stesso.
Certo, i suoi pensieri
non sembravano coincidere con le azioni, visto che se l'era data a
gambe, ma lo aveva fatto semplicemente perché era
consapevole di non disporre della forza necessaria per essere in
qualche modo utile all'ereditiere. L'unica soluzione rimastagli a
disposizione, la sola a venirgli in mente, fu di cercare aiuto.
Doveva chiamare i
rinforzi! Sì, ma a chi avrebbe dovuto rivolgersi? Esisteva
forse qualcuno in quell'accademia capace di vincere uno scontro con
quel robot super tecnologico e ultra micidiale?
"OOGAMIiiiii..!" senza
fermarsi superò di corsa l'entrata della sala mensa,
continuando per la parte della Kibougamine adibita a edificio
scolastico. Non avvertiva più neppure un grammo di fatica,
persino la nausea sembrava averlo abbandonato - nel suo sangue si era
versata una massiccia dose di adrenalina, la quale gli pompava il cuore
a mille. In uno stato febbricitante dava fondo alle ultime energie del
proprio corpo, tendendo il fisico provato al limite del sopportabile. A
breve sarebbe collassato.
"Ti prego fa che sia
ancora lì" cominciò a pregare, senza sapere
esattamente a chi si rivolgesse, mentre continuava a dirigersi verso
l'infermeria. Quando Monokuma gli aveva intimato di andarsene lui,
spaventato all'inverosimile e incredulo della propria fortuna,
istintivamente si era diretto verso la propria stanza, dimenticando di
averne perse le chiavi. Era stato portando lo sguardo a terra di fronte
alla soglia che aveva scorto un angolo bianco spuntare da sotto la
porta, e fu solo grazie alla presenza di quel bigliettino se si
ricordò di Sakura, la quale, non avendo letto il messaggio
lasciato dal biondo, stava probabilmente ancora cercando un modo per
farlo entrare nella camera senza causare alcun danno alla struttura
dell'accademia. Naegi non avrebbe potuto chiedere di meglio!
Se la lottatrice non
avesse mostrato una tale premura nei suoi confronti, e si fosse
già trovata nella propria stanza, lui non avrebbe potuto
chiamarla senza attirare l'attenzione di Monokuma, invece ora,
sapendola lontana dai dormitori, non doveva preoccuparsi di allarmare
l'orso.
L'unico inconveniente
era non sapere dove esattamente Oogami si trovasse, quando Makoto
raggiunse l'infermeria, le luci erano spente e non c'era alcuna traccia
della ragazza. Doveva affrettarsi a cercarla! Istintivamente non perse
tempo a vedere se si trovasse lì intorno, conosceva
abbastanza la propria abilità di super ultra da sapere di
non essere "così" fortunato. Salì le scale,
diretto al primo piano.
Ignorava cosa fosse
esattamente accaduto per portare Monokuma ad imbestialirsi in quel
modo, non che fosse poi tanto rara una simile reazione da parte sua
(era uno schizofrenico). Aveva compreso centrasse con un oggetto che
l’ereditiere aveva sottratto all’orso, ma niente di
più, - era comunque certo che niente giustificasse la
violenza con cui si sarebbe accanito su Togami, portandolo certamente
alla morte. Nulla, nel loro quotidiano orrore, possedeva più
una logica, solo una mente malata, o la somma di più di
esse, sarebbe riuscita a creare un universo tanto contorto, privo dei
naturali principi d’umanità.
In quanto tempo
Monokuma avrebbe fatto la pelle a Togami?
"Dipende da quanto si
vuole divertir-e.." rispose Naegi a quella domanda balzata nella sua
mente d'improvviso, la quale lo accostò tanto bruscamente
alla realtà da provocargli un capogiro che lo fece
aggrappare saldamente al corrimano, evitandogli una brutta caduta.
Si trovò
carponi sulle scale, era inciampato su uno scalino.
“Merda!..“ se ne era reso conto con un leggero
ritardo e la verità lo aveva colpito in pieno come il pugno
di Owada un paio di settimane prima: non aveva tempo! Non aveva tempo!
O trovava Sakura
immediatamente o per Byakuya sarebbe stato troppo tardi, sempre se
già non lo era. Quanto aveva impiegato per arrivare
lì? Non ne aveva idea. Dubitava di essersi mosso
rapidamente, almeno non come avrebbe voluto, ma non credeva
più di due, massimo tre minuti.
Poteva essere che
l'ereditiere fosse già..?
- Naegi? Cosa ci fai
qui?..- dall'alto gli giunse una voce, - Ti senti di nuovo male? - e
per la seconda volta in quella giornata, nonostante avesse un aspetto
tutt'altro che rassicurante e possedesse i muscoli di un gorilla,
Sakura gli apparve davanti agli occhi come un angelo, gli sembrava il
suo corpo brillasse - e ciò era a causa dell'angolazione da
cui Makoto la osservava, dietro la testa della lottatrice si nascondeva
la lampada da soffitto che, per effetto della luce, la faceva sembrare
avvolta da un'aureola.
- Sei sicura sta volta
di quello che dici? - domandò Mondo per l'ennesima volta,
rimarcando volutamente sulle parole nel rivolgersi a Kirigiri, alle sue
spalle, la quale in risposta lo fulminò con il suo sguardo
violetta, visibilmente rabbioso, che fu in grado di azzittire il
ragazzo. Erano entrambi di corsa, vinti dall'urgenza di trovare
l'ereditiere prima che fosse Monokuma a farlo e un leggero fiato corto
aveva preso le loro gole.
"Che permalosa"
pensò il motociclista, il quale continuava a pensare che la
ragazza gli nascondesse qualcosa. Insomma, non dubitava che, se davvero
avesse obbedito agli ordini del Burattinaio, l'avesse fatto contro la
propria volontà, spinta da una qualche complicazione
interiore che solo un bravo analista avrebbe potuto risolvergli, ma...
Davvero non c'era altro? Gli sembrava mancasse qualcosa, un punto con
cui terminare la frase.
- E' solo che non
capisco perché...- s’interruppe, avvertendo altri
passi lungo il corridoio che stavano percorrendo, qualcuno si
avvicinava dal fondo dei dormitori!
Per una questione di
sicurezza, per evitare di essere subito notati dai sensori dell'orso
robot giungendo dalla via principale, Owada e Kirigiri, una volta
usciti dal bagno maschile, avevano deciso di deviare per la stanza
dell'inceneritore, allungando così la strada con
l'intenzione di aggirare le camere. Giungevano quindi dalla parte
opposta alla mensa e al corridoio che conduceva all'edificio scolastico.
- Credo che a Celestia
verrebbe da piangere nel vedere come nessuno rispetta il suo coprifuoco
- fu il sarcastico commento di Kirigiri, fermatasi al fianco di Mondo,
a differenza del ragazzo sapeva che quei passi non erano compiuti da
chi lui credeva, a giudicare dalla sua espressione preoccupata,
Monokuma era silenzioso nel muoversi. Non lo si udiva arrivare, per
questo riusciva sempre ad apparire e a scomparire all'improvviso, quasi
fosse un illusionista.
- Kirigiri, Owada..?-
Mondo sospiro dal sollievo nel riconoscere la voce che li salutava, a
causa del buio (durante l'orario notturno le luci della scuola venivano
spente), era riuscito a vedere solo una sagoma indistinta venire verso
di loro e, automaticamente, influenzato dalla situazione, aveva creduto
di scorgere Monokuma. Quando Sakura gli si era avvicinata abbastanza da
scorgerne la stazza, notevolmente superiore a quella di meno di un
metro dell'orso robot, aveva compreso il proprio errore. Si
sentì sollevato dalla presenza della lottatrice, riconosceva
la sua forza e sapeva che, ipotizzando lo scenario peggiore, era assai
più probabile fosse lei, invece di lui, a vincere una
battaglia contro Monokuma. Ricordava ancora com’era stato
quasi fregato dalla bomba che quello strampalato aggeggio nascondeva
nel petto, di certo Oogami non avrebbe mostrato la stessa leggerezza
nell'affrontarlo.
- Oogami, che ci fai
qui? - subito lo stupore della sua apparizione venne scacciato dal
dubbio, era forse accaduto qualcosa? -... Ma quello è Naegi?
- notò tardi che la ragazza stava portando l'amico, privo di
sensi, in spalle, - Non ha una bella faccia - fu il commento superfluo
che aggiunse, essendo ben visibile a tutti.
Il ragazzo aveva
infatti il volto arrossato e un'espressione sofferente, un velo di
sudore gli ricopriva la fronte e respirava pesantemente, quasi per lui
fosse uno sforzo,
- Sì,
è collassato - fu la semplice ammissione che fece la
lottatrice, non credendo ci fosse bisogno di ulteriori spiegazioni.
Makoto stava male, si era sforzato troppo e ora era peggiorato.
- Non sarebbe meglio
lasciarlo in infermeria al momento? - quella richiesta, fatta da
Kirigiri, aveva qualcosa di incredibilmente umano, sembrava persino che
una certa ansia le avesse attraversato con una ruga la fronte,
- No, Monokuma ha
vietato di dormire al di fuori del dormitorio... poco fa è
venuto a ricordarcelo - negò,
- Poco fa?! - si
agitò Owada, ricordando per quale motivo si stavano
dirigendo lì - le condizioni penose di Makoto glielo avevano
fatto momentaneamente scordare -, se Monokuma era già nelle
vicinanze, poteva essere troppo tardi!
- Sì e,
prima di perdere i sensi, Naegi mi ha detto di correre qui,
perché Monokuma stava minacciando Togami, anche se non
è riuscito a dirmi il motivo - preferì non
dilungarsi. La ragione per cui aveva lasciato Makoto solo, la storia
della chiave smarrita, glielo avrebbe spiegato dopo.
- Però di
Monokuma, non c'è traccia - osservò Kirigiri
tornando impassibile, mantenendosi fredda nel proclamare
verità capaci di far scendere ancor più gelo su
una situazione già di per se disastrosa. Come al suo solito
aveva ragione, erano già nel corridoio su cui si
affacciavano le camere, quella dell'ereditiere era solo di due porte
più avanti, eppure, l'orso robot non si vedeva. Loro quattro
erano gli unici lì fuori.
- E le camere sono
completamente insonorizzate - aggiunse sempre Kyouko, e
all'inquietudine si mescolò un tocco di macabro
nell'immagine che si palesò nelle menti di tutti loro (meno
Makoto), ognuno si creò la propria personale teoria su come
Monokuma potesse liquidare Togami. Nessuna di esse era meno dolorosa
dell'altra.
- Almeno vediamone il
cadavere prima di seppellirlo - sbottò frustrato Mondo,
stanco della continua pressione che quella sera si ritrovava scaricato
addosso, come se già gli eventi di quel mattino, e del
successivo pomeriggio, non fossero stati abbastanza. Aveva dovuto
affrontare la crisi di Kirigiri e in più ora probabilmente
dovevano bruciare un altro cadavere. Non ce la faceva più!
Percorse a passo
pesante gli ultimi metri che lo separavano dalla camera di Togami. Al
diavolo tutto! Se si fosse trovato quell'orso bastardo davanti agli
occhi gli avrebbe spaccato il muso, poco importava se probabilmente
sarebbe saltato in aria. Aveva molta rabbia repressa da sfogare, era
stanco e doveva assolutamente menare qualcuno! Era un desiderio
impellente, impossibile da sopire. Aveva deciso, qualunque cosa gli si
fosse presentata di fronte (escluse donne e cadaveri), l'avrebbe
pestata a sangue. Trovò la porta socchiusa, strano e
sospetto, ormai ne era certo, non avevano possibilità.
Abbassò la
maniglia, irruppe nella stanza.
E si
ritrovò così investito da uno tsunami di sei
litri d'acqua.
- Ti spacco quel bel
faccino che ti ritrovi, damerino di merda, serpe viscida! - nell'udire
quegli improperi provenire dalla porta spalancata della stanza, sia
Kirigiri sia Oogami capirono non vi fosse nulla di cui preoccuparsi, a
quanto sembrava non c'erano vittime, per il momento.
- Taci scimmione
analfabeta! Eri un intruso, sei entrato nella mia stanza senza
permesso, mi sono solo difeso! - ribatté pronto Togami, la
fronte rossa dopo che il motociclista vi aveva sbattuto contro la
propria, lo tratteneva afferrandolo per il bavero dalla giacca e
furente, per lo scherzo della bacinella, gli impediva di allontanarsi
ad una distanza di sicurezza. A causa di ciò presto anche
Byakuya si trovò con parte dei propri vestiti bagnati.
- Avevi capito che ero
io! Non fare l'innocentino! Tra me e quell'orso c'è una
bella differenza!! - continuò ad accusarlo urlandogli in
faccia, in risposta l'ereditiere voltò il viso dall'altra
parte e, dalla sua espressione forzatamente seria, Mondo
capì che stava trattenendo a fatica le risate. - E non
ridere! - gli ordinò avvertendo, di contro, il viso
accendersi d'imbarazzo, cosa che lo fece innervosire ancora di
più.
- Non sto ridendo -
negò l'evidenza Byakuya, mordendosi l'interno delle guance
nel tentativo di trattenersi, ma era come una pentola a pressione
pronta allo scoppio.
- Che sta accadendo? -
entrò Kirigiri, la quale rimase qualche secondo ferma sulla
soglia ad osservarli, in quel momento quei due erano incredibilmente
vicini, - ... volete che vi lasci soli? - in più un Owada
senza pompadour, con il corpo e i vestiti zuppi d'acqua, aveva qualcosa
di oscenamente seducente.
- Non ti ci mettere
anche tu!!- la ammonì il motociclista voltandosi verso di
lei, mollando un poco la presa su Togami, il quale si sentì
libero di accennare un riso, coprendosi poi la bocca con la mano,
- Scusa, sembravate
così presi - lo rabbonì la ragazza alzando
indifferente le spalle,
- Ma hai notato come
mi ha conciato?! - replicò, e solo allora notò la
mancanza di Sakura, -Ohi, dov'è Oogami? -
- Ha deciso che per
questa notte Naegi dormirà nella sua stanza, lo vuole tenere
d'occhio, in più ha aggiunto che Makoto ha perso le chiavi
della sua e non ha un posto dove dormire -
- Capisco - non
poté darle torto Owada, visto il suo pessimo stato di salute
era meglio che vi fosse qualcuno ad assisterlo, nel caso peggiorasse.
- La vuoi finire di
ridere sotto i baffi?! - si rivolse di nuovo a Togami, mollando con un
gesto brusco la presa sul di lui, dandogli in compenso uno scappellotto
sulla nuca, il quale al momento, come sfogo, gli bastava, quell'acqua
gelida che grondava dai suoi abiti aveva avuto il pregio di spegnere i
suoi bollenti e collerici spiriti.
- E' un
automatismo...- fece Kirigiri,
- Eh?. -
- Significa che non
ride a causa tua, ma per l'improvviso calo della tensione -
spiegò,
- Ah... -
- Vuol dire che, anche
se sembra strano, è naturale - tentò con termini
ancor più semplici,
- Guarda che lo avevo
capito! - si sentì offeso Owada,
- La smettete di
parlare come se non ci fossi?.. Non sono certo la prima persona al
mondo che fatica a trattenere una risata - si schiarì la
voce Togami, ricomponendosi, fissando lo sguardo su Kyouko
così da evitarsi una ricaduta nel vedere la misera
condizione del motociclista, sembrava un grosso cane bagnato. -
Comunque, ripeto, non è stata un'azione voluta, ero convinto
vi fosse Monokuma alla porta... -
- E volevi affrontarlo
con una bacinella d'acqua? - gli chiese sarcastico Mondo,
- Quella o la radio
che mi ha dato Naegi, ho pensato di avere più
possibilità con la prima - il biondo si era trovato con le
spalle al muro e in camera propria non possedeva alcuna arma con cui
difendersi (non da Monokuma per lo meno),
- Ma allora Monokuma
non è entrato? - si stupì strizzandosi la canotta
che teneva sotto la giacca da capobanda, inzaccherando tutt'attorno a
se la moquette della stanza,
- No, altrimenti
dubito che avrei ancora la facoltà della parola -
- Però era
alla tua porta - si aggiunse Kirigiri,
- Di questo sono certo
- annuì Togami, le braccia incrociate al petto, - quando
stavo per uscire me lo sono trovato di fronte, mi chiedeva di
restituirgli ciò che gli avevo preso - ricordò,
sorvolando sul fatto di aver poi dato Makoto in pasto all'orso.
Certo, era convinto di
avergli fatto un favore, perché così Monokuma non
se la sarebbe presa con lui, ma dubitava che Kyouko l'avrebbe vista
allo stesso modo, giudicando vile e codardo il suo comportamento. -
Poco prima che arrivaste voi qualcuno ha aperto la porta, credevo fosse
quell'orso..- aggiunse, spiegando perché l'avessero trovata
socchiusa, sorvolando però sulla paura fottuta da cui era
stato colto sul momento e a causa della quale aveva finito con far fare
un bagno indesiderato al motociclista. - Ma alla fine è
stato testa a granoturco ad entrare, non capisco però come
abbiate fatto ad aprirla, visto che io l'avevo chiusa ed essendo una
porta antiscasso... Uhm, Naegi ve l'ha forse consegnato? -
domandò, causando una visibile confusione nei suoi
interlocutori,
- Consegnato
cosa..?- non fu abbastanza sveglio Owada, ma gli bastò
seguire l'indice della mano dell'ereditiere per vedere che indicava di
nascosto la telecamera presente nella sua stanza,
- Ho consegnato la
"chiave" a Naegi, ipotizzando il caso peggiore non volevo che il mio
cadavere rimanesse qui a marcire - non poteva essere più
chiaro senza rischiare di tradirsi, forse non era una premura
necessaria e Monokuma sapeva già tutto, ma era meglio essere
previdenti, piuttosto di rivelargli ogni cosa come un perfetto
imbecille.
- Naegi non ci ha dato
nulla, la porta era già aperta - gli rispose Kirigiri, lei
in realtà ancora non sapeva a quale "chiave" Togami si
riferisse, non avevano ancora discusso dopo l'incidente della
Presidenza e, quando aveva preso in disparte Owada, non gli aveva dato
il tempo di spiegargli cosa fosse accaduto in quei momenti, troppo
presa dai propri problemi aveva agito in maniera distorta, da brava
marionetta nelle mani del Burattinaio.
- Comunque, ne
riparleremo più tardi - decise la ragazza, la voce ferma che
non ammetteva obbiezioni e che pretendeva di essere ascoltata sino
all'ultima sillaba, - Owada, Togami siete bagnati fino alle ossa,
dovreste farvi un bagno prima di prendervi qualcosa - e tanta falsa
premura diceva molto su quanto la ragazza tenesse a loro.
Non avendo a
disposizione le docce, c'era ovviamente un unico posto in cui i ragazzi
potevano recarsi a darsi una ripulita: il bagno grande. Quel luogo che
avevano stabilito essere il loro punto di raccolta e dove avevano
già progettato di darsi appuntamento quella sera per
scambiarsi le informazioni raccolte nella giornata. L'orario
dell'incontro era purtroppo slittato a causa dei vari intoppi accaduti
nel mentre, ma finalmente, ora, erano tutti e tre presenti all'appello.
- E la tua scusa per
essere qui?..- domandò ironico Togami, osservando Kirigiri
seduta a gambe accavallate su una panca,
- Non lo sapevi?..
Sono una guardona e voglio accertarmi di che tipo di relazione ci sia
tra voi due - gli si ritorse contro il suo tentativo di punzecchiarla,
avendo sempre un tono piatto, privo di sfumature e
un’espressione facciale difficilmente leggibile, era
complicato comprendere quando Kyouko scherzasse o dicesse sul serio.
- Tu...- stava per
chiedergli allora quale differenza ci fosse tra lei e Fukawa, ma
l'intervento di Owada lo fermò in tempo,
- Serpe, deciditi a
parlar chiaro e dicci quale chiave hai consegnato al moccioso - gli
intimò mentre si asciugava i capelli con uno degli
asciugamani lasciati a disposizione negli armadietti, era deciso a
finirla presto, visibilmente irritato dopo essere stato costretto a
spogliarsi della sua giacca da capobanda, lasciata in lavanderia a
sgocciolare.
- Prima
però è meglio informare Kirigiri di cosa
è accaduto...- proclamò l'ereditiere,
dedicandogli uno sguardo eloquente e un poco maligno, con cui gli
passò la seccatura di riassumere ogni evento accaduto da
quando si erano separati. Mondo, nell'intuirlo, ebbe l'ennesimo impulso
di prenderlo a pugni a fargli formicolare le mani, ma sapeva di non
poter ritrarsi da quel compito, infondo, era stata a causa sua se
Byakuya era stato assente per un largo lasso di tempo.
Il racconto
durò una decina di minuti in tutto.
- Quindi: hai chiuso
Togami in Presidenza, distrutto con il supporto di Hagakure l'aula
professori, assistito allo sdoppiamento di Monokuma e corso per tutta
la scuola con Togami sulle spalle come punizione per gli atti
precedenti... Ho scordato qualcosa? - ricapitolò Kirigiri
con uno straordinario dono della sintesi. Quel riassunto aveva acceso
il suo interesse, un'informazione in particolare punzecchiava la sua
mente, portandola a mandare a mille gli ingranaggi del proprio
cervello, sentiva di essere vicina ad una risposta.
- Sì, lo
scimmione qui ha dimenticato di dirti la cosa più importante
- si aggiunse Byakuya, chiedendosi quanto potesse essere imbecille il
motociclista, si era scordato del motivo per cui Monokuma voleva fargli
la pelle, - Mentre ero rinchiuso in presidenza, ho trovato il
passepartout universale del preside - affermò, concedendosi
un po' di sottile vanità, fiero di se stesso per aver
attirato a sua volta l'interesse della ragazza, la quale
alzò gli occhi verso di lui, sembrava si fosse
già persa a rimuginare sulle proprie congetture e pensieri,
ma quella rivelazione l'aveva riportata tra loro.
- Allora il
passepartout è ciò che Monokuma stava cercando -
comprese, capendo perché l'orso avesse osato minacciare di
aggredire uno studente pur di riaverlo, quell'oggetto poteva rovinare i
suoi piani prima che venissero a compimento. Perdendolo sarebbe forse
stato costretto a terminare quel suo grottesco gioco prima del tempo,
un divertimento cui non voleva certo far a meno e per il quale
sacrificare un partecipante non era un grosso impedimento. -
Però, non capisco cosa gli ha impedito di riprenderselo..-
comunicò il dubbio che ora la attanagliava,
- Bhé...
abbiamo visto che la porta della serpe era aperta quando siamo
arrivati, e se non è stato lui ad aprirla, allora
è stato Monokuma, quindi, forse... alla fine quel
passepartout non gli serve poi molto - osservò titubante
Owada, poco pratico a portare simili congetture, più
abituato ad ascoltare, in quei casi, le ipotesi degli altri.
- La questione non
è se può servire o no al Burattinaio - obbietto
Byakuya, - Il punto è quanto quell'oggetto possa essere
utile a noi, per questo se lo voleva riprendere - smontò
immediatamente quella teoria,
- Se era
tanto importante, perché se ne è andato a mani
vuote? - tornò al punto di partenza Kirigiri, il volto
pensieroso nell'afferrarsi il mento con la mano. "No, così
non andiamo da nessuna parte!" rifletté, comprendendo che
stavano girando in tondo senza riuscir a togliere un ragno dal buco, -
Tralasciamo per un momento il comportamento incomprensibile di Monokuma
- decise per tutti, la voce autoritaria, un vero e proprio ordine che
non necessitava di alcun consenso. Sin da subito si era autoproclamata
capo del gruppo, evento accaduto così naturalmente che
oramai per i ragazzi non valeva neppure più la pena di
protestare. Di nuovo l'ereditiere trovò che la metafora dei
cani obbedienti al padrone fosse fin troppo azzeccata, - Togami, tu hai
detto di aver affidato a Naegi la "chiave", gli hai dato il
passepartout?- "oh, era arrivata dritta al punto" si riscosse dai
propri pensieri alle sue parole,
- Non esattamente -
per un qualche motivo non riuscì più a sostenerne
lo sguardo,
- Allora ce l'hai
ancora tu? - insistette.
- Non proprio -
evitò ancora di dare una risposta eloquente, cercando di
rimediare un paio di secondi in più, avvertendo intanto un
sottile e gelido nervosismo insinuarsi nella gola, spezzandogli la
voce. Tossì un paio di volte per riprendersi, - Temevo per
l'appunto che Monokuma mi cercasse per prenderlo, quindi, l'ho affidato
a qualcun altro... - affermò, una notizia che
suonò nuova pure ad Owada, il quale strabuzzò gli
occhi confuso, "ma a chi può averla..?" - Prima ho detto di
aver affidato la "chiave" a Naegi, intendevo che gli ho dato un indizio
per trovare quella persona - il fatto che evitasse di proposito di
rivelarne il nome diveniva sempre più sospetto.
- Perché ho
la sensazione che stai per sparare una cazzata? - ebbe un pessimo
presentimento Mondo, un senso di gelo a percorrergli per intero la
colonna vertebrale,
- Forse
perché... l'ho consegnato ad Hagakure - ammise Togami,
sistemandosi gli occhiali sulla radice del naso con finta indifferenza,
nascondendo con quel movimento una certa agitazione. Era consapevole di
aver osato molto con quel gesto, forse troppo.
- Sei. Un. Imbecille -
strano a dirsi, ma fu Kirigiri la prima a sbottare, vi fu un istante in
cui il suo viso cambiò colore, passando da un rosa pallido
ad un vivido rosso porpora, sembrava sul punto d'esplodere dalla
collera (o forse era il tipo che quando s’infuriava scoppiava
a piangere?). Aveva l'aria di chi stesse per riversare tutta la propria
ira sull'artefice del suo malumore, Owada pensò che, se non
ci fosse stato lui da testimone, probabilmente la ragazza avrebbe
assalito l'ereditiere e, in quel caso, chi poteva darle torto?
Da quando avevano
iniziato a cercare una maniera per fuggire da quell'incubo era la prima
volta che si trovavano così vicini a scovare
un'opportunità per scappare. Tra le mani gli era capitato un
oggetto che poteva rivelarsi la loro salvezza, con il quale di sicuro
avrebbero rinvenuto una via di fuga, forse arrivando persino a mettere
il Burattinaio con le spalle al muro. Si riusciva già a
sperare, ad avvertire il profumo di libertà.
E a chi veniva
affidato questo "santo Graal", fonte di tutte le loro
opportunità? Ad Hagakure!
Yasuhiro Hagakure,
l'uomo cespuglio capace di accusare qualcuno di essere un fantasma pur
avendocelo davanti, convinto che agli alieni piaccia unicamente carne
100% bovina e che gli Skyfish presto domineranno il mondo. A questo
elemento era stato ceduto il passepartout universale con cui avrebbero
potuto salvare le proprie vite.
Fu quasi udibile anche
all'esterno il rumore dello sciacquone di un water che si
creò nell'immaginario collettivo dei tre ragazzi presenti
nello spogliatoio del bagno comune.
- Hai buttato nel
cesso la nostra unica possibilità..- commentò
Mondo, palesando a parole l'immagine appena passata nella mente di
tutti loro,
- Ammetto che
è stato un azzardo...- cercò di giustificarsi
Byakuya, ben consapevole dell'errore compiuto, - ma quali scelte avevo?
- obbiettò, tenendosi sulla difensiva, - Alla fine ho visto
giusto e Monokuma è venuto a cercarmi -
- Potevi darlo a me,
tanto per cominciare - si propose il motociclista, iniziando ad
innervosirsi, di certo lui era un’alternativa preferibile a
quello sciamano da strapazzo,
- Una scelta
meno ovvia no, eh?- replicò in tono sarcastico e acido.
- Calmatevi entrambi -
intervenne Kirigiri prima che la discussione potesse degenerare, il suo
colorito era tornato nella norma, aveva recuperato completamente la sua
capacità di controllarsi, per quanto fosse ovvio che neppure
lei gioisse alla notizia datagli da Togami. Era come se qualcuno avesse
posizionato una scatola aperta di sardine sul pulsante di
autodistruzione di una centrale nucleare, per poi lasciarvi davanti un
gatto affamato. Non era questione se la centrale sarebbe esplosa, ma
"quando" lo avrebbe fatto.
- Ormai il danno
è fatto e non ci si può fare più nulla
- continuò Kyouko, - Solo una cosa Togami - e lo
fulminò con quello sguardo che, se la ragazza fosse stata
una creatura mitologia, avrebbe tramutato l'ereditiere in pietra, -
davvero non c'era nessuno, ma proprio NESSUN'altro a cui rivolgerti? -
il primo istinto del biondo fu di voltarsi dall'altra parte ed ignorare
la domanda, ma sarebbe stata un’azione troppo infantile da
parte sua.
- Come ho
già detto, voi due eravate una scelta troppo ovvia. Insomma,
se Monokuma, dopo essere venuto da me, non avesse trovato il
passepartout, sarebbe di certo andato da voi. Non potevo contare su
Naegi perché sta male, né su Sakura
perché impegnata ad occuparsi di Naegi. Di Celestia manco a
parlarne (di lei non mi fido) e Yamada è l'animaletto da
compagnia di Celes, quindi nemmeno. Noi compresi, siamo rimasti in
otto, tolto me stesso e quelli citati, chi rimane? - espose il suo
ragionamento tenendosi freddo e serio, l'espressione dura, di quando
voleva stabilire la propria superiorità.
- Balle, te lo se
inventato adesso - lo smascherò istantaneamente Owada, - Con
il passepartout tra le mani ti sentivi un bersaglio mobile, quindi hai
passato la patata bollente al primo beota che ti passava davanti -
l'ereditiere ignorò quel commento, mettendo su un broncio
offeso, non voleva passare per un codardo, ma non aveva modo di
replicare, il motociclista aveva dimostrato un incredibile intuito,
forse un pochino ci aveva preso.
- Non ricominciate -
li interruppe nuovamente Kirigiri, - Togami, dopo averti ascoltato, non
dubito del tuo ragionamento, se hai affidato qualcosa di
così importante ad Hagakure dovevi essere con le spalle al
muro - ricevette l'assoluzione dalle proprie colpe, cosa che
irritò il biondo dipingendogli una smorfia sul viso, quella
testa color lavanda non si stava montando un po' troppo? Chi si credeva
di essere per trattarlo così? "Come se avessi bisogno dalla
tua approvazione" pensò facendo schioccare la lingua,
mostrando tutta la sua indignazione.
- Adesso..- riprese, -
supponendo che Hagakure non abbia perso il passepartout, dobbiamo
escogitare un piano per sfruttare al meglio questa
possibilità - affermò e i due si trovarono
d'accordo con lei.
Solo allora Owada si
ricordò che, per quanto in quel momento si stesse affidando
a Kirigiri, avrebbe dovuto diffidare della ragazza. Infondo non era
stato lui stesso a smascherarla come la Talpa (per quanto l'avesse
accusata senza uno straccio di prova e, alla fine, fosse stata lei a
confessare spontaneamente)? Non era forse probabile che il burattinaio
tentasse di approfittare di nuovo delle sue debolezze? Ma, sopratutto,
avrebbe dovuto raccontare a Togami l'accaduto?.. No, era meglio tacere.
Conoscendo l'ereditiere era probabile che avrebbe fatto una scenata o
qualcosa di simile nel saperlo, e di certo non sarebbe mai rimasto
alleato con colei per la quale aveva rischiato, ancora una volta, la
vita. Se avesse parlato, ne era sicuro, quella improbabile e mal
assortita squadra si sarebbe disfatta, e ciò avrebbe giovato
solo il loro aguzzino. Divisi non potevano nulla contro Monokuma, ma
forse se agivano insieme, per quanto minima, una possibilità
c'era.
Sì, aveva
preso la sua decisione, avrebbe taciuto sulla questione della "Talpa"
con Byakuya e gli altri, ma allo stesso tempo si sarebbe assicurato che
Kirigiri non si facesse più plagiare dal Burattinaio. Per
quanto difficile, sarebbe diventato la sua ombra, come aveva fatto
Kyouko, qualche tempo prima, ora toccava a lui sorvegliarla,
"speriamo che non mi accusi di stalking" fu la sua prima preoccupazione.
- COME CAZZO E'
SUCCESSO!?- sbraitò Owada furioso, seduto sul bordo del
proprio letto digrignando i denti, tenendosi la testa, con i capelli
ancora scompigliati, stretta tra le mani. Ma non aveva deciso di tenere
Kirigiri sotto controllo? Non doveva essere la sua ombra, ridursi ad
una specie di stalker?.. Per quale motivo allora adesso si trovava
lì, nella propria camera, mentre la ragazza probabilmente
era già chissà dove per l'accademia?..
Perché
quella tipetta l'aveva fregato, ecco perché!
Kyouko doveva aver
intuito le sue intenzioni prima ancora che fosse lui stesso a
concepirle, ed aveva preparato una controffensiva per impedirgli di
portarle a termine. A quanto sembrava non ci teneva proprio a essere
pedinata.
"Giuro che questa me
la ricorderò" si fece un promemoria mentale con una malsana
idea nata dalla stanchezza, non sarebbe mai riuscito a vendicarsi su
una donna, ma qualche dispetto infantile, come aggiungergli un
lassativo nel bicchiere, poteva concederselo. In qualche modo avrebbe
dovuto far comprendere a Kyouko tutto il risentimento che gli stava
facendo provare, per quanto desiderasse tenerselo lontano dai piedi,
perché sottoporlo ad un simile strazio? Già
sopportava Togami con una certa difficoltà, ma ospitarlo per
il resto della nottata nella propria stanza? Aveva qualche dubbio sul
fatto che il mattino dopo sarebbero stati entrambi vivi o, per lo meno,
integri. Sul momento però, non era riuscito a dare una buona
ragione a Kirigiri per rifiutare la sua proposta, non era sicuro per
l'ereditiere rimanere da solo (c'era il rischio che Monokuma si
ripresentasse), questo lo sapeva e non aveva trovato modo per ribattere.
Subito dopo aver
concluso il "piano d'ispezione", ovvero, la mappa delle stanze a cui
avrebbero dovuto accedere come prima cosa l'indomani, una volta tornati
in possesso del passepartout, avevano deciso fosse meglio concludere la
giornata. Affaticarsi ancora si sarebbe rivelato solo un inutile
dispendio di energie, dovevano riposarsi per le investigazioni che li
attendevano.
A quell'idea si erano
detti tutti e tre d'accordo, ma i ragazzi sapevano delle vere
intenzioni di Kirigiri, la quale voleva separarsi da loro per poter
agire da sola, facendo indisturbata le proprie ricerche. Probabilmente
li considerava due palle al piede e preferiva non averli attorno.
Questa volta Owada era
però intenzionato a seguirla, senza farsi notare, voleva
sorvegliarla poiché, per quanto si trattasse di Kirigiri,
dopo che si era rivelata la Talpa, non poteva più fidarsi
completamente di lei.
Invece, cogliendolo
completamente di sorpresa, Kyouko se ne era uscita: "- Togami, la tua
stanza non è sicura, è meglio se ti trovi un
altro posto dove passare la notte -"; non aveva aggiunto altro, ma il
suo sguardo si era automaticamente posato sul motociclista.
- Guarda che nemmeno
io apprezzo questa situazione! - ribadì l'ereditiere mentre
stendeva il futon, recuperato dal magazzino, sul pavimento, Owada si
chiese se un damerino colmo di soldi da far schifo come lui avesse mai
dormito per terra o se tutte le notti della sua vita le avesse passate
riposandosi su materassi di seta e piume. Una sottile invidia gli
causò un sadico piacere nel pensarlo in quel futon
striminzito, sperava gli venisse un atroce mal di schiena o che la
polvere sul pavimento lo facesse starnutire tutta la notte impedendogli
di chiudere occhio.
La stanchezza lo
incattiviva un po'.
- Però ci
tengo a vivere il più allungo possibile, e stando qui ho
più probabilità che rimanendo solo... - aggiunse
brontolando, due leggere occhiaie avevano preso a segnargli gli occhi,
ora più evidenti poiché si era tolto gli
occhiali, la fatica si faceva sentire per tutti. Dal magazzino aveva
recuperato anche un pigiama nero (erano davvero forniti!), ma mancava
la sua taglia e aveva dovuto optare per una più grande, il
risultato era un Togami al quanto ridicolo ed assonnato, nonostante non
avesse ancora appoggiato la testa sul cuscino, i suoi capelli avevano
già preso una piega strana, in un complesso disordine di
ciuffi ribelli.
- Credo che Kirigiri
stia progettando qualcosa - tralasciò l'argomento della
convivenza forzata Owada, rivelando ciò che lo assillava e
lo irritava al momento,
- Quella ha sempre
qualche progetto in mente... - ribatté Byakuya, finendo i
suoi preparativi per la notte, - Prima non ti è parsa
"strana"? - riprese dopo qualche secondo, approfittando del silenzio
dell'altro, fortunatamente non notò come l'uso di
quell'aggettivo avesse fatto sussultare il motociclista (senza occhiali
era proprio cieco), facendogli strabuzzare gli occhi. Che avesse capito
qualcosa? Si chiese subito Owada, ansioso. "Ma no", si disse, "non
è possibile".
Kirigiri si era
comportata al solito modo di fronte al biondo e, a meno che non avesse
posseduto una qualche capacità ESP segreta, era improbabile
avesse notato qualcosa.
- Cosa intendi? - ma
forse l'occhio dell'ereditiere aveva comunque colto dei segnali che a
lui erano fuggiti,
- Mentre ascoltava il
tuo racconto mi sembrava si fosse "persa" - spiegò,
l'espressione di chi è convinto di non aver esposto al
meglio il proprio pensiero. Una pesante sonnolenza gli si era caricata
sulle spalle e ciò gli rendeva difficile parlare,
sopratutto, gli era divenuto complicato trovare aggettivi
più azzeccati di quelli che esponeva.
- Intendi quando le ho
fatto il riassunto di quel che è successo oggi? - chiese,
cercando di fare mente locare, ricordando come gli era parsa la ragazza
mentre gli parlava, ma nulla. Gli sembrava lo stesse
ascoltando, niente di più.
- Sì, ha
fatto quel sorriso da "ah, adesso si spiega tutto" e deve essere
partita con i suoi ragionamenti - ricordò, per Togami era
facile notare quell'espressione, era l'unico movimento facciale che
Kirigiri si concedesse e lo irritava terribilmente tanto, anche se a
torto, se ne sentiva sempre in qualche modo deriso.
- Dici che ha capito
qualcosa d'importante? -
- Non ne sono sicuro -
ammise, -... ma stanne certo, importante o meno, adesso è
andata a verificare la sua supposizione - nel parlare aveva quel suo
solito sorriso velenoso con cui amava sopraelevarsi a tutti gli altri,
- Vedrai, se si rivelerà esatta, domani ci
esporrà le sue scoperte - proclamò convinto.
- E se invece non
scopre nulla?- chiese Owada, sentendosi divertito
dall’atteggiamento del biondo, “Ceeerto, superiore
a ogni cosa ma a lei ci stai attento, eh?” quella sera si era
scoperto abbastanza intuitivo da intravedere qualcosa che, normalmente,
gli sarebbe passata davanti inosservata.
- Se ne
starà zitta e farà finta di nulla - rispose
mentre lo osserva cercando di metterlo a fuoco, gli occhi ridotti per
questo a due sottili fessure, ma presto vi rinunciò, forse
perché consapevole di quanto diventasse ridicola la sua
espressione quando lo faceva. - Solitamente è troppo
orgogliosa per ammettere di aver sbagliato, per questo preferisce
verificare da sola le proprie teorie, così se non ci azzecca
salva la faccia - incrociò le braccia al petto con aria
saccente e antipatica, la quale per una volta non infastidì
il motociclista, era deciso a mettersi a dormire, basta con le grane,
- Mi sa che hai
ragione - convenne, chiudendo lì il discorso.
Meno di quindici
minuti più tardi ed entrambi si erano già
addormentati, vinti dalle estenuanti prove che avevano dovuto vincere
quel giorno.
Nessuno dei due
avrebbe potuto minimamente immaginare a quali conclusioni, l'indomani,
le intuizioni di Kirigiri li avrebbero portati. Il sonno non li avrebbe
mai colti se ne fossero stati a conoscenza.
Una volta aperta
quella porta, le loro domande sarebbero aumentate a dismisura.
Uppupupupupupupu!
DISPERATEVI!
---
*:
Autrice “tragica” (ne accadono peggio di una
telenovela) di shoujo manga
Sii, il cadavere
è nel prossimo capitolo, lo giuro ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** XII ***
Attenzione: Primo capitolo della terza
parte di questa FF, è più breve del solito ed al
quanto leggero come temi tratti (per una volta niente problemi
psicologici di sorta xD), e questo in previsione degli eventi ben
più pesanti che accadranno inseguito, ciò a causa
dell'identità del corpo che nel capitolo verrà
(finalmente) scoperto.
P.s:
Ho
preparato un piccolo gioco
riguardante questo capitolo, per chi fosse interessato legga l'Nda.
Capitolo XII
*DRIIIIIN DRIIIIIN... Driiin
driiiin... DRIIIIN DRIIIIIiiiN!!!*
E dopo una notte
sfiancante, fatta di terrore e incertezze, quale modo migliore per
iniziare una nuova giornata se non venendo destati dal molesto e
incessante trillo del campanello?
- Ghaaw! Ma stiamo
scherzando?! - grugnì Owada mettendosi faticosamente a
sedere, stropicciandosi gli occhi nel tentativo di tenerli aperti, il
cattivo umore che s’insinuava in lui man mano che i secondi
passavano e il rumore molesto proseguiva.
- No basta, mi
arrendo... Uccidetemi - mugugnò invece un’ancora
mezzo addormentato ereditiere nel rigirarsi svogliatamente nelle
coperte, sollevando il lenzuolo sin sopra la testa, nascondendovi quasi
si trattasse di un bozzolo protettivo.
"Ora fa il bruco?.."
lo osservò Mondo con aria assente, il cervello che faticava
a connettere, ma che ore erano? Gli pareva di aver chiuso gli occhi per
soli cinque minuti, e poi perché aveva dormito sul
pavimento?
"Ehi, aspetta!" gli ci
volle qualche secondo, ma non appena i suoi neuroni fecero contatto gli
fu subito lampante che qualcosa non quadrava, una rivelazione gli si
parò di fronte agli occhi,
- Ohi! Cazzo ci fai
nel mio letto!? - esclamò additando furioso il biondo.
Perché
quella serpe si trovava comodamente disteso nel suo materasso mentre
lui si era trovato coricato in maniera scomposta a terra (senza neppure
usare il futon che era a disposizione dell'ereditiere), con un filo di
bava lungo il mento?
- Taci scimmione dal
cervello monocellulare! - non si levò dal suo nascondiglio
Togami, e la sua voce suonò ovattata da sotto le lenzuola,
- No che non sto
zitto, razza di bimbetto capriccioso e ingrato! Io ti ospito nella mia
stanza e tu mi rubi il materasso, stronzo?!! - era furioso, ora
comprendeva perché si sentisse ancora più stanco
di quando si era coricato, non era solo per l'esiguo numero di ore in
cui aveva riposato, era anche a causa dell'indecente giaciglio che gli
era toccato. "Ora il mal di schiena c'è l'ho io"
pensò dopo essersi alzato in piedi con un movimento brusco,
il quale gli causò un dolore sordo alla parte inferiore
della spina dorsale, - Brutto... - imprecò, non sapendo se
contro Togami o per le fitte che lo avevano colpito.
Avvertendo la rabbia
montare sempre più Owada afferrò d'impulso un
lembo delle coperte con cui il biondo si avvolgeva e senza preavviso lo
scoprì, convinto di aver facile vinta su un Byakuya perso
per metà nel mondo onirico. Si sbagliava. Quella serpe di
Togami non demordeva, non sembrava per nulla intenzionato a cedergli il
posto che gli aveva sottratto. Forse prevedendo la mossa di Mondo, a
sua volta aveva afferrato saldamente il lenzuolo, in una presa tanto
salda da riuscir a contrastare per una manciata di secondi la forza del
motociclista, creando così un comico tiro alla fune in cui
palio c'era la possibilità di una dormita degna di questo
nome.
Ovvio era l'esito
dello scontro, nel quale fu Owada a prevalere, per un momento era stato
stupito della resistenza fatta dall'altro, ma era durato solo un
istante, alla fine non faticò molto per riuscire a sottrarre
le lenzuola all'ereditiere, lasciandolo così privo di difese
sul materasso, ormai del tutto scoperto.
- Non ti ricordi di
essermi caduto addosso idiota!? - si tirò in piedi, in cima
al letto Togami, scattando come una furia ora che il suo tentativo di
riappisolarsi era stato intralciato, aveva gli occhi cerchiati da
pesanti occhiaie, privati al momento dai fedeli occhiali, il volto un
tantino sciupato dalla stanchezza e una pettinatura tanto ridicola, con
una miriade di ciuffi ribelli a decorargli il viso, che in un'altra
situazione Owada gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia.
- Che cazzo dici?!! -
replicò lui, già normalmente i discorsi che
intraprendeva non erano il massimo del linguaggio, ma di mattina,
appena sveglio, dava di certo il meglio di se,
- Ti dico che sei
sonnambulo SCIMMIONE! Hai preso a camminare nel sonno e mi hai
calpestato, razza di rincitrullito pompato!! - gli urlò in
risposta Byakuya, un tantino isterico per il sonno mancato, adattandosi
splendidamente al tono con cui l'altro gli si rivolgeva. Non poteva
sopportare che Owada gli parlasse a quel modo perché, se lui
aveva dormito poco, Togami non lo aveva fatto per nulla, Morfeo non era
venuto a fargli visita quella notte.
- Balle! - non gli
credette, fissandolo furente dal basso all'alto poiché il
biondo non voleva scendere da quella postazione sopraelevata, quasi a
quel modo potesse far valere di più le proprie ragioni, o
per il semplice gusto di mostrargli una qualche sorta di
superiorità.
- Ah,
perché ti sembra più logico che io sia riuscito a
buttarti giù da letto senza che ti svegliassi!? -
parlò sarcastico, usando quel tantino di logica per
permettere al motociclista di comprendere quanto stupido fosse il suo
comportamento, era ovvio che Togami non sarebbe mai riuscito a
sollevarlo di peso.
- In effetti...- fu
costretto ad ammettere Owada, grattandosi la testa con fare stanco e
irritato, abbassando da prima cosa il tono della voce, non era un bene
cominciare in quel modo la mattina, anche se lo capiva ormai tardi,
doveva darsi una regolata.
- Se vuoi te lo
rispiego (così mi assicuro che quel tuo ottuso cervello ci
arrivi) - si propose, per poi cominciare a parlare senza attenderne il
consenso, - ... stavo dormendo discretamente bene - gli volle esplicare
il concetto indicando il futon poco più indietro di dove si
trovava il motociclista, -Quando TU - sottolineò il "tu" con
un tono colmo d'ira mal celata e una nota di disprezzo, rivolgendogli
anche uno sguardo (per quanto miope), capace di spaccare le pietre. -
Ti sei fatto un giro per la stanza e con il tuo, per nulla dolce, peso,
mi sei piombato addosso, cadendomi sopra come un sacco di patate! - si
poteva ben capire l'origine della sua rabbia, quello non doveva essere
stato un risveglio molto piacevole.
"Si è
proprio incazzato.." non ebbe più dubbi Mondo, - Io
però non mi ricordo di essermi alzato - fu la sua blanda
difesa, a cui l'ereditiere aveva già ribattuto,
- Stavi sognando,
idiota! TU. SEI. SONNAMBULO! - se non avesse saputo che avrebbe avuto
la peggio, vista la disparità di forza, probabilmente
Byakuya gli si sarebbe avventato contro, sbattendogli per la rabbia, e
la mancanza di sonno, più e più volte la testa
sul pavimento della camera. - Comunque...-
incrociò le braccia al petto e si schiarì la voce
nel tentativo di ricomporsi, cosa che gli riuscì ben poco
con l'acconciatura a nido di rondine che si ritrovava, -... quando sono
riuscito a levarti da sopra di me, ho ritenuto giusto appropriarmi del
letto, visto il trattamento subito - sentenzio come fosse la cosa
più logica del mondo, e forse lo era. Owada non era
abbastanza lucido per capirlo, sapeva solo che voleva chiudere al
più presto quel discorso, così da poter andare a
vedere chi fosse quel tizio a cui faceva tanto schifo vivere e che
continuava imperterrito a suonare al stra-maledetto campanello della
sua stanza.
"Dovevo immaginarmelo"
fu attraversato da un senso di sconforto Mondo quando, aperta la
soglia, si trovò davanti Kirigiri con quel suo volto
impassibile, sul quale i segni della stanchezza non riuscivano a creare
neppur la più impercettibile crepa.
- Sono felice di
trovarti sveglio Owada - lo salutò la ragazza, togliendo con
un’estrema naturalezza il dito, fino a quel momento ancor ben
piantato sopra, dal tasto del campanello, la tecnica “stana
il topo con il rumore”, di cui sembrava maestra, non la
deludeva mai.
"Sarebbe stato
impossibile dormire con quel frastuono" la guardò storto il
motociclista, ben lungi però da esternare un simile
pensiero, litigare con due persone in meno di dieci minuti da che era
sveglio gli avrebbe rovinato definitivamente la giornata.
- Hai scoperto
qualcosa d’interessante Kirigiri? - gli chiese, sforzandosi
di non imprecarle contro o di non sbatterle la porta in faccia (in quel
caso avrebbe ricominciato a suonare!), non trovava altri motivi che
spingessero Kyouko sino alla sua camera se non per tenerlo informato su
nuovi avvenimenti.
- Nulla
d'interessante... - negò, - ma qualcosa l'ho scoperta:
Hagakure non è disposto a darmi la chiave -
quell’informazione attraverso Owada simile ad una scossa
elettrica, scacciando da lui quel senso di fatica che ancora gli
gravava sui muscoli dalla sera prima.
Cosa cavolo stava
facendo quella testa di medusa essiccata?!
- Brutt...- si sentiva
già tremare le mani, pronto a pestare a sangue quel medium
da strapazzo incapace persino di leggere le previsioni meteo.
- Dice che la
consegnerà solo a Togami - aggiunse la ragazza con un
leggero sbuffò nel sistemarsi una lunga ciocca di capelli,
anche lei doveva essere rimasta al quanto seccata dal comportamento di
Yasuhiro. - Probabilmente ne vuole approfittare il più
possibile per guadagnarsi una qualche ricompensa da parte sua una volta
usciti da qui - commentò con una precisione tale che, se il
diretto interessato fosse stato presente, l’avrebbe accusata
di leggergli nel pensiero, quasi fosse lei in realtà a
possedere delle capacità psichiche - sensoriali.
- A quello gli spacco
il muso - non si tranquillizzò alla spiegazione Owada, la
mano stretta a pugno e la mascella serrata, quell'avido cialtrone, non
capiva quanto una simile stupidaggine mettesse in pericolo non solo la
sua vita, ma quella di tutti loro?
- Quindi,
dov'è Togami?- non badò ad una simile reazione
Kirigiri, oramai abituata agli scatti d'ira del motociclista, del tutto
indifferente a quel suo comportamento,
- E'..- lo
cercò lui con lo sguardo, stupendosi non trovandoselo alle
spalle, si era convinto che l'ereditiere lo avesse seguito sino alla
porta, per vedere il volto del loro disturbatore folle.
-...-
Ci fu un momento di
silenzio in cui i due si scambiarono uno sguardo carico di significato,
poi entrambi, in un muto accordo, entrarono nella stanza, constatando
che sì, Byakuya, raggomitolatosi sul materasso spoglio, si
era riaddormentato.
Per Owada fu
un’impresa destare la serpe dal suo sonno, sapeva che il
ragazzo era un cocciuto di prima categoria, ma mai si sarebbe aspettato
di doversi scontrare con lui in un simile frangente. Doveva trovare una
maniera perché alzasse quel deretano da aristocratico
spocchioso dal letto, sopratutto perché la camera che stava
occupando abusivamente era la sua e voleva la liberasse in fretta. La
notte era trascorsa, non aveva più remore a cacciarlo fuori
a calci, ma smuoverlo si rivelò più complicato
del previsto. Monokuma aveva fatto l'immenso favore di inchiodare i
letti di ogni stanza al pavimento, quindi, quando in un estremo atto
disperato provò a ribaltare il mobile, l'unico risultato che
ebbe fu quello di causarsi l'ennesima fitta alla schiena già
dolorante, avendo passato ore sul pavimento.
- Ho sentito "crock" -
commentò Kirigiri con un sorrisino divertito, una delle sue
rare espressioni, dipinto sul viso, era rimasta sulla porta,
limitandosi ad osservare gli inutili tentativi del motociclista, i
quali passavano dall'urlare contro l’ereditiere a cercare di
smuoverlo in qualche modo, con i risultati citati. "Manca solo che lo
sollevi di peso" pensò Owada ignorando le parole della
ragazza, osservando quell'irritante, capriccioso, viziato ereditiere,
sapeva che era sveglio, era impossibile che stesse ancora dormendo, non
era umanamente possibile con tutto il casino che stavano facendo! Lo
stava ignorando volutamente, "... adesso lo prendo a pugni" decise,
- Perché
non provi ad alzare il materasso? - propose sempre dalla sua postazione
Kyouko, non sarebbe intervenuta, quella scena la divertiva troppo per
interromperla. Non sapeva se la causa fosse solo la mancanza di sonno o
se, in segreto, quei due facessero uso di qualche sostanza che ne
alterava le facoltà, ma lo stupido infantilismo che
mostravano non era certo normale, anche per i loro canoni. Erano
esilaranti, faticava realmente a trattenere le risate.
Successivamente, Owada
seguì le istruzioni di Kirigiri, ciò
causò una violenta reazione da parte di Togami il quale, per
difendere il proprio territorio (?), si scagliò in un
attacco suicida contro il motociclista.
In quel momento Kyouko
avrebbe pagato oro per avere tra le mani l'indecente macchina
fotografica di Yamada.
- Hai esagerato...- lo
accusò Togami,
- Te lo ripeto: guarda
che hai cominciato tu - gli ricordò Owada,
- Fa lo stesso - non
demorse, sicuro della propria ragione, - ... Ti sembra di poterti
mettere a far sul serio con una persona mezza addormentata? -
- Serpe, hai visto la
mia faccia?! Mi avresti cavato un occhio! - si difese,
- Per qualche graffio?
Io sto sanguinando! - s’infiammò,
- Ti si è
solo riaperta la ferita dell'altro giorno, a me rimarranno le
cicatrici! Mi hai deturpato, voglio un risarcimento! - cercò
di approfittare della situazione,
- Scherzi?.. Fa
più danni quella tua acconciatura ridicola che i segni delle
mie unghie - sbuffò il biondo incrociando le braccia al
petto, segno che per lui la questione era chiusa.
Dopo il loro piccolo
battibecco Mondo e Togami erano finiti nuovamente in infermeria, il
motociclista con il volto semi sfigurato da vari tagli sottili, alcuni
più profondi di altri, erano i graffi procuratagli dal
pseudo amico, il quale lo aveva attaccato alla sprovvista, quando aveva
provato per l'ennesima volta a farlo alzare dal letto, saltandogli
addosso.
A Byakuya invece si
era riaperta la ferita alla testa, in risposta al suo assalto il
capobanda lo aveva spinto via con un pugno, il cui contraccolpo con il
pavimento aveva causato la fuoriuscita del sangue. Sul momento Owada si
era allarmato non poco a vederlo, ricordando solo successivamente del
taglio già riportato in precedenza dal ragazzo.
L'unico lato positivo
della faccenda era che, finalmente, entrambi erano riusciti a
svegliarsi, destandosi completamente da quel torpore per il quale
avevano agito in maniera tanto stupida ed infantile. L'ereditiere
giurava di non ricordare nulla di come fosse scoppiata la lite, non
rammentava di aver assalito l'altro, né i suoi tentativi di
svegliarlo, affermava di essere stato probabilmente in una sorta di
dormiveglia in cui non si rendeva conto di agire, ma forse voleva
evitarsi l'imbarazzo di spiegare il proprio comportamento insensato.
Nessuno dei due
avrebbe mai ammesso che quella prigionia li stava divorando, non si
sarebbero azzardati per nulla al mondo ad esternare la frustrazione da
cui erano logorati. Sopratutto nelle ultime ore i loro nervi erano
stati messi più e più volte a dura prova e, come
risultato, ne erano usciti esausti, incapaci di sfogare quel senso
d’impotenza e di rabbia che si sedimentava sempre
più nei loro animi. Se alla fine le azioni che avevano
compiuto si erano rivelate esagerate rispetto a contesto in cui si
svolgevano, il motivo andava cercato nella loro incapacità
di trovare un qualche sfogo su cui riversare le proprie preoccupazioni
e paure. Per quanto fosse abituato da una vita agli scoppi d'ira, anche
per Owada era ancora un mistero il modo giusto con cui gestirli.
- A proposito,
perché quelle unghie non te le tagli? - propose
all'ereditiere, le trovava un'arma temibile quasi quanto gli artigli di
Monokuma,
- No, mi servono per
un omicidio - rifiutò lui voltando il viso dall'altra parte,
approfittando di non doverlo più guardare in faccia ora che
aveva finito di fasciargli la fronte,
- Stai ancora
progettando di commetterne uno..?- si stupì Owada, credeva
avesse ormai abbandonato quella malsana idea,
- E' sempre un bene
avere un piano di riserva - non ammise l'ovvio, ma cosa pensava, che
solo perché si era messo a giocare ai detective con lui e
Kirigiri avesse smesso di progettare una via di fuga alternativa,
ovvero, di sfruttare l'omicidio perfetto compiuto da se stesso? Se
Mondo la pensava così allora era più ingenuo di
quanto sembrasse.
- Ma che c'entrano le
ungh-..! No, non dirmi che hai tratto l'idea da uno di quei libri,
vero? - un naturale sorriso ironico gli fiorì sulle labbra,
infondo la serpe non si era documentato sull'argomento leggendo una
serie di gialli?
- Sì, e con
questo? - si sentì offeso dal tono beffeggiante con cui il
motociclista gli rivolse la domanda,
- Non crederai di
poterla fare franca solo perché hai copiato la trama di un
romanzo? - rise, irritando sempre più Togami,
- Non permetterti di
giudicare se prima non conosci il mio piano - lo fece tacere con tono
seccato e imperioso, ma più per le sue parole fu l'entrata
di Kirigiri ad azzittire Owada, rendendolo di colpo pensieroso. La
fissò, ignorando deliberatamente le proteste
dell'ereditiere, chiedendosi dove si fosse cacciata Kyouko mentre loro
si medicavano le ferite, ad un certo punto, quando si stavano recando
lì, aveva notato la sua scomparsa.
- Hai intenzione di
tagliare la gola della tua vittima con l'unghia del pollice? -
intervenne, dando segno che, come al solito, stava ascoltando
già da un po' la loro conversazione, - L'ho letto anch'io
quel libro qualche tempo fa - ammise,
- Bene, allora mi
toccherà inventarmi qualcos'altro - dovette scartare la
propria idea Byakuya, costringendosi ad usare un tono piatto ed
impersonale, non voleva ammettere di essersi un po’
affezionato a quel progetto. Anche se doveva ritenersi
fortunato per l'intervento di Kirigiri, se avesse continuato per quella
via, arrivando quindi al processo, sarebbe stato impossibile farla
franca visto che conosceva il trucco.
- Ma davvero si
può uccidere qualcuno con... con un’unghia? -
Owada lo credeva difficile,
- Teoricamente
è possibile, visti gli elementi da cui è composta
- affermò il biondo,
- Certo, sempre se la
si riesce a rendere abbastanza affilata - si aggiunge Kirigiri annuendo.
"Spero che voi due non
collaboriate mai..." fu invece attraversato da un tremore il
motociclista, convincendosi che, se avessero agito insieme, sarebbero
stati in grado di architettare l'omicidio perfetto.
Riunitisi con l'arrivo
di Kyouko, tutti e tre lasciarono l'infermeria per dirigersi alla
caffetteria dove avrebbero trovato Hagakure.
- Allora, hai
intenzione di pagarlo? - domandò Owada durante il tragitto,
grattandosi l'enorme cerotto che si era appiccicato sulla guancia, la
sensazione che gli lasciava sulla pelle lo infastidiva,
- Affatto, non
sborserò un centesimo - negò risoluto e
irremovibile Byakuya, - Non ho mai inteso che gli avrei dato una
ricompensa -
- Ci sono i
presupposti per una lunga discussione - prevedé Kirigiri e,
come accadeva il 97% delle volte quando era lei a fare una
supposizione, gli eventi successivi le diedero ragione.
Nonostante Hagakure
Yasuhiro fosse un noto codardo, quando si trattava di guadagnarci non
guardava in faccia nessuno. Il pensiero dei quattrini sonanti che si
accumulavano nelle sue tasche uccideva quel poco buon senso di cui
disponeva, il quale sopravviveva a fatica sotto il cespuglio di capelli
rasta. Un simile comportamento incosciente era il motivo per cui aveva
finito con l'inguagliarsi con la mafia, avendo escogitato una truffa ai
danni dell'amante di un boss per spillarle più soldi
possibili. In quel caso Hagakure aveva pagato la sua cupidigia perdendo
ben tre anni di scuola, essendo costretto a fuggire - non solo dalla
malavita ma anche da una serie d’infuriati creditori -, a
darsi alla macchia per non finire ucciso. Ancora adesso, dopo tutto
quel tempo, doveva muoversi con estrema cautela, guardandosi alle
spalle con il timore di veder sbucare da un momento all'altro un "uomo
in nero" (il nome con cui aveva imparato a riconoscere coloro che
volevano fargli la pelle), pronto ad acciuffarlo, portalo nel primo
vicolo buio e lì esportargli gli organi per rivenderli al
mercato nero.
Visti simili,
terribili, angosciosi precedenti, si supponeva che Yasuhiro avesse
imparato dai propri errori, facendone tesoro per non ripeterli in
futuro. Ma purtroppo, si stava parlando di Hagakure, il quale non
immaginava minimamente quanto ancora più orribili e atroci
potessero essere le conseguenze dell'incorrere nell'ira della famiglia
Togami, il cui peso sul governo non solo giapponese, ma mondiale,
l'avrebbe portato a diventare il ricercato numero uno sul pianeta.
Fortunatamente per lui, Byakuya non aveva alcuna intenzione di smuovere
le conoscenze concessagli dal ruolo che ricopriva, sul momento doveva
trattenersi dal afferrarlo per il collo, quindi sarebbe stata
già una vittoria per lo sciamano se ne fosse uscito vivo. Di
nuovo però, il ragazzo rasta era troppo ottuso e insisteva
per ricevere una cospicua somma per aver tenuto un oggetto
"potenzialmente pericoloso per la propria incolumità".
"Quasi rimpiango che
Monokuma non te l'abbia trovato addosso quel passepartout del
caz...” pensò Togami sull'orlo dell'ennesima crisi
di nervi.
Intanto, nell'attesa
che la contrattazione tra Hagakure e l'ereditiere si concludesse, Owada
ebbe tutto il tempo di consumare una cospicua colazione, mentre
Kirigiri si servì il quarto caffè della mattina
(non era un essere ultra terreno, se non aveva ancora ceduto al sonno
era per l'esorbitante quantità di caffeina che le scorreva
nelle vene al posto del sangue).
Infine, dopo una buona
mezz'ora di discussione, fatto più che altro di una testa a
polpo che proponeva e un Byakuya che negava, l'ereditiere chiuse
quell'acceso dibattito così come aveva affermato: senza
sborsare un soldo. Non aveva ceduto alle richieste dallo sciamano,
sempre più demoralizzato dai continui rifiuti dell'altro,
ottenendo così una vittoria totale, seppure fosse stato
costretto ad usare incentivi non convenzionali per chiudere in fretta
la questione. Difatti, l'unica cosa che il biondo dovette concedere fu
la promessa di non rendere Hagakure vittima della propria insonnia,
uccidendolo sul posto armato di cucchiaio.
- Un cucchiaio?..- lo
aveva guardato stupito e confuso Yasuhiro, non sapendo se dovesse
mettersi a ridere, credendolo uno scherzo, l'espressione
dell'ereditiere però lo trattenne, seria e terrificante come
poche volte l'aveva vista,
- Ci si mette un po',
ma sa dare tante soddisfazioni - si limitò ad affermare
Togami, sul limite del proprio autocontrollo, il quale, si era
già visto quel mattino, era ai minimi storici.
"Ah, ho letto anche
quel racconto..." pensò Kirigiri intuendo da quale libro
avesse preso spunto per una simile minaccia, fissando impassibile la
scena da una distanza di sicurezza, mentre Owada, al suo fianco,
sembrava più interessato al resto della sala. A parte loro
quattro, al momento nella mensa non c'era nessun altro e, forse per
questo, il motociclista non poteva far a meno di sentirsi irrequieto,
avvertiva come la presenza di qualcosa di anomalo, ma non capiva cosa.
L'istinto avvertiva il
giungere di un pericolo prima della ragione, seduta al suo fianco.
Uno strano odore
aleggiava per gli ambienti dell'accademia, ma non era causato da
qualcosa di fisico, come quando il bidello della settimana aveva
scordato di fare il suo lavoro e i rifiuti erano rimasti a stazionare
nel il corridoio per due giorni - solo poi si era scoperto che chi era
di turno era la vittima dell'ultimo processo. Era più simile
ad una sensazione, come se qualcosa di stagnate avesse cominciato a
smuoversi contemporaneamente negli animi di tutti loro, provocando un
senso di disagio collettivo.
Quel giorno, gli
ultimi studenti della Kibougamine si erano svegliati trovando una ormai
nota presenza a camminare fra loro, un personaggio che, se avesse avuto
un corpo fisico, non sarebbe stato poi tanto dissimile da Monokuma,
avendo incarnato in sé la medesima violenza e
crudeltà, era l'istinto omicida. Da quando era cominciata
quella terribile partita per la sopravvivenza, i ragazzi avevano
imparato a riconoscere inconsciamente quel profumo, già dal
tempo del primo omicidio erano divenuti consapevoli che ognuno dei
presenti (chi più, chi meno), ne era pervaso. Per loro era
divenuto il segnale.
Nel momento in cui un
omicidio stava per compiersi, l'aria diveniva satura
d’istinto omicida, proprio come accadeva quella mattina.
Stava per accadere
ancora una volta.
Una nuova vittima, un
nuovo carnefice, chissà a chi sarebbero toccati quei ruoli
all'apparenza sempre uguali, ma dalle interpretazioni tanto diverse.
I tempi erano maturi,
si sarebbe tenuto un altro processo.
Il colpevole aveva
già fatto la propria mossa.
Aprì gli
occhi e, quasi istantaneamente, desiderò di non essersi
svegliato, di poter tornare placidamente al silenzioso oblio
dell'incoscienza a cui si era appena sottratto. L'intero corpo gli
doleva, i muscoli gridavano in agonia e si sentiva pesante, quasi si
fosse tramutato in una statua di piombo, dubitava che sarebbe riuscito
ad alzarsi. Avvertiva la mente intontita, gli occhi faticano a mettere
a fuoco l'ambiente che lo circondava e non ricordava neppure dove fosse
finito.
Sapeva di aver
esagerato, la sera precedente, aveva tirato troppo la corda ed ora ne
pagava le conseguenze. Di certo però non si aspettava di
avvertire quel gelo sulla fronte, proprio in mezzo agli occhi, il
freddo contatto con la canna metallica di una pistola.
"Dove l'ha trovata..?"
fu il suo primo pensiero, rivoltò a chi la maneggiava, ma
non osò chiederlo.
Inizialmente l'idea di
Kirigiri, dopo aver ricevuto il passepartout universale del preside,
era di aprire la saracinesca posta nel corridoio di fianco ai
dormitori, con cui Monokuma teneva ancora inaccessibile una parte
dell'edificio. Purtroppo però il suo piano al momento non
era fattibile, non vedeva modo di liberarsi di Owada e Togami a breve
termine e con quei due, i quali (presi assieme), li considerava delle
pesanti zavorre. Era per questo che aveva agito alle loro spalle,
quando ancora dormivano, salvo poi essere costretta a svegliarli a
causa delle assurde insistenze di Hagakure. Coloro non aveva tutta la
libertà di movimento necessaria per andare ad investigare in
quel luogo ancora sconosciuto, da cui non sapeva esattamente cosa
aspettarsi. Per quanto la mappa che aveva scovato nel loro primo giorno
di reclusione gli indicasse la presenza delle stanze personali degli
insegnanti, non poteva essere certa che essa non fosse stata in qualche
modo manomessa, per quanto si fosse sempre dimostrata una fedele
riproduzione dell'accademia sino a quel momento. Andarci poteva
rivelarsi un errore, chissà che Monokuma non la stesse
aspettando al varco con l'intenzione di liberarsi di lei una volta per
tutte e, se non lui, sarebbe potuto cadere in qualche trappola piazzata
dal Burattinaio per impedirle di ficcare troppo il naso. Non aveva
certezze di ciò che l'attendeva, ma di una cosa era sicura:
se voleva dissipare almeno un po' il velo di misteri ed inganni da cui
era avvolta la scuola, era lì che doveva recarsi.
Lì avrebbe
trovato le sue risposte.
- Per prima cosa
andiamo all'aula di trasmissione dati - annunciò ai suoi
compagni di sventura, decidendo di tenerli all'oscuro delle proprie
intenzioni, in qualche modo li avrebbe convinti a consegnargli il
passepartout, o avrebbe trovato comunque uno stratagemma per sottrarlo
a Togami, così da poter agire indisturbata senza il loro
intervento. Al momento giudicava più opportuno andare a
scovare quelle stanze a cui, per qualche motivo sconosciuto, non
avevano ancora avuto accesso (così come si erano accordato
la sera prima), sperando di trovarvi qualche indizio, ma già
presupponeva che la ricerca si rivelasse infruttuosa. Se aveva a
disposizione un'intera ala della scuola a cui non potevano accedere,
perché il Burattinaio avrebbe dovuto nascondere, se stesso
e/o i suoi segreti, a soli pochi metri da loro?
Kirigiri non la
riteneva una mossa saggia, ma chi governava Monokuma era pur sempre un
pazzo, quindi, non poteva esserne tanto sicura, in più,
perché era proprio l'aula di trasmissione dati a rimanere
chiusa, quale motivo ci poteva essere?
Cominciò ad
intuire la risposta, quando, aperta la porta della stanza, trovandola
immersa in una semioscurità - nessuna luce proveniva dai
teleschermi spenti appesi alle pareti-, vide nel lato opposto alla
soglia, disteso sul pavimento con il volto incrostato di sangue
rappreso, il corpo di una delle tre vittime delle esecuzioni di
Monokuma: Ishimaru
Kiyotaka.
----
Finalmente ho rivelato
l'identià del corpo... c'ho messo una vita <.<
, perdonate il capitolo breve, ma da qui in poi i fatti si fanno
più... più... più... Insomma PIU'! E
nel continuare avrei solo rischiato di confondere.
Coomunque, ecco il
piccolo GIOCO che voglio proporvi (va bene
anche se mi credete uno sfigato, non importa xP , però nel
mio account vedo quante persone mi leggono, quindi, prendetelo come un
incentivo per recensire xD xD ): YUMEJI QUIZ!
In questo capitolo
Togami e Kirigiri parlano di alcune ARMI IMPROPRIE usate nei racconti
gialli che hanno letto. Ora, premettendo che in realtà non
si tratta di libri, ma di FUMETTI, mi sapreste dire i loro titoli?
Piccolo indizio: il
primo è un MANGA molto conosciuto in Italia, da cui
è stato anche tratto un anime (già doppiato in
Italiano e trasmesso dalla mediaset);
Il secondo
è un fumetto italiano, che ha ben poco di "giallo" (anche se
in realtà qualcosa c'è).
Tanto so' che non
cagh.... ehm presterete attenzione -3-/ , cmq, al primo che risponde
esattamente (come premio), sono disposto a scrivere una FF secondo una
trama/parametri scelti da lui (a patto che sia su un anime/manga che
conosco).
Bye ^3^/
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** XIII ***
efp
Capitolo
XIII
Non fu uno dei suoi risvegli migliori, non che ne avesse avuti molti di
meglio di recente (soprattutto negli ultimi giorni), quello
però
era di certo il peggiore.
Durante il dormiveglia, quando la coscienza faticava ancora a formarsi
e rimaneva isolata in un angolo in alto a destra del suo cervello, non
gli riuscì di ricordare il proprio nome.
Fu una sensazione orribile. Per quanto si sforzasse, per quanto
tentasse, non gli veniva in mente, ciò durò solo
una
manciata di secondi, ma gli parvero secoli.
In quel breve lasso di tempo arrivò persino a chiedersi se
non fosse morto.
Infondo, i cadaveri perdono la loro identità, dopo il
trapasso
un uomo scorda il modo con cui lo chiamavano quand’era in
vita,
per questo necessità di un nome nuovo, così da
comprendere il proprio stato e adattarsi.
Dubitava però che, nel morire durante il folle gioco di
Monokuma, qualcuno di loro avrebbe vista rispettata una tale
cerimonia... E se era veramente accaduto questo, allora, cosa gli
sarebbe capitato d'ora in avanti?
Sarebbe forse finito come spirito errante a calpestare la terra sino a
quando la sua anima consumata, privata della possibilità di
reincarnarsi, si sarebbe dissolta nel nulla?
Fu con quei cupi pensieri che finalmente recuperò del tutto
la
coscienza di se stesso e, con essa, anche ciò da cui era
stato
tanto angustiato: il suo nome era Kiyotaka Ishimaru,
ricordò; e
fortunatamente (o sfortunatamente, a seconda dei casi), per lui,
occupava ancora un posto nella tribuna dei viventi, tra le altre pedine
ancora utilizzabili dalla malsana e raccapriciante mente del
Burattinaio.
Il capoclasse tossì, trovandosi a prendere lunghi respiri,
avvertendo una massiccia mancanza di ossigeno causargli un forte
bruciore ai polmoni, sembrava dovessero scoppiargli tanto era il dolore
che lo attraversava mentre rantolava, singhiozzando simile ad un
affogato che riprendesse finalmente a respirare. Un senso di nausea gli
graffiava la gola, accompagnata dall’acido sapore della bile,
il
suo stomaco gorgogliava, minacciandolo di svelare il suo contenuto, ma
non teneva nulla che Ishimaru potesse rimettere, in più un
disagio maggiore lo avrebbe colpito a breve perché se ne
preoccupasse.
Un forte dolore alla testa lo colse non appena tentò di
aprire
le palpebre, una cecità bianca lo avvolse, rendendolo a col
tempo sordo alla sua stessa voce. Sapeva di aver urlato, o forse
grugnito, colto alla sprovvista dalle fitte che, simili a leggere
scosse, erano partite dalla nuca per poi percorrergli tutto il corpo,
ma non era stato in grado di udirsi.
Nuovamente le gelide dita della paura lo artigliarono, facendolo
sprofondare in un mare denso, color nero pece.
La mente di Kiyotaka percepiva la realtà a sprazzi, faticava
a
comprendere quale fosse il sogno e dove cominciasse la veglia, se
stesse per scivolare nell’oblio dell’incoscienza o
se
invece fosse sul punto di svegliarsi. Ora sapeva solo che
un’acqua di tenebra lo sovrastava, bloccandogli i movimenti,
sottraendogli l’aria. Non riusciva a respirare, non riusciva
a
muoversi.
I muscoli si contrassero nel tentativo di ribellarsi, di riemergere dal
pozzo in cui era caduto, il corvino cercava una superficie, ma lo
sguardo, da prima avvolto da un alone bianco, ora vedeva solo
oscurità.
Un penetrante bruciore si aggiunse alla sofferenza che già
provava, capace però di ridare un po’ di
lucidità
al suo cervello provato, destandolo dall’incubo indottogli da
un
panico folle e malato, provocato dalla febbre che gli aveva annebbiato
i sensi.
Quello era un dolore sopportabile, quasi piacevole, era il familiare
bruciore di quando si metteva del disinfettante su una ferita aperta -
solo che in quel caso era più esteso di quanto avesse mai
ricordato di provare. Recuperata una sorta di calma,
regolarizzò
il respiro, concentrandosi e riconoscendo quell’odore tipico
di
asettico e disinfettante di un ospedale. Aprì le palpebre, e
per
la seconda volta fu accecato da una luce, piantata proprio di fronte ai
suoi occhi, durò solo pochi istanti e presto si rese conto
di
star fissando le lampade al neon di un soffitto sconosciuto. Non
faticò però a comprendere dove si trovasse,
"un'infermeria" constatò, ma per un qualche motivo, il
ritrovarsì lì, non gli procurò alcun
sollievo.
- Tu... tu lo sapevi?! Vero, Kirigiri? - trovare il proprio migliore
amico, creduto morto, in fin di vita all'interno di un'aula aveva
alterato al quando la mente di Owada, il quale aveva preso a sbraitare
come il cane rabbioso che era quando incitava la sua banda a scontrarsi
con quella rivale.
- No, non lo sapevo - negò la ragazza, evitava di incrociare
il
suo sguardo, persa nei propri pensieri, rifletteva, cercando di
ricordare ciò che era accaduto durante l'imprevista
esecuzione
del capoclasse, in quel momento le era forse sfuggito qualcosa? Come
poteva un cadavere fatto a pezzi ritrovarsi ora ricomposto e, per di
più vivo, di fronte ai suoi occhi?
- Non dovremmo avvertire gli altri? - intervenne Sakura, interrompendo
la discussione trai due, un modo anche per distrarre il motociclista
dal comportamento apparentemente indifferente di Kyouko.
La lottatrice era stata chiamata perché già in
precedenza
si era dimostrata la più esperta nell'occuparsi di malati e
ferite, sul momento Owada era poco lucido a causa della confusione e
dell'irritazione ad essa mescolata per pensare ai bendaggi con cui
ricoprire i tagli riportati dall'amico, il quale, pur avendo perso
molto sangue - abbastanza da causarsi un'anemia-, non era in pericolo
di vita.
- E per quale motivo?.. Così che Hagakure se ne possa uscire
con
una teoria del tipo: "whaaah! E' come il mostro di Frankenstein!"
oppure "whaa! Un fantasma"? - fu l'ironico commento di Togami, per un
qualche motivo se ne rimaneva leggermente in disparte rispetto a
Kirigiri e a Mondo, occupando il posto più vicino alla porta
dell'infermeria - erano usciti in corridoio per discutere della
situazione -, rimasta leggermente socchiusa per poter sentire se fosse
accaduto qualcosa all'interno. Non erano sicuri di quale fosse lo stato
mentale del capoclasse e, a dirla tutta, non erano neppure certi di
potersi fidare di lui, o almeno questo valeva per l'ereditiere, trovava
sospetto quel suo ritorno dal regno degli inferi.
- Allora hai intenzione di tenerglielo nascosto? - gli
domandò
Oogami, scrutandolo con quello sguardo severo e stoico che la
caratterizzava,
- Dico che prima sarebbe meglio parlare con il diretto interessato, e
poi agire di conseguenza - si spiegò sbuffando, il tono
saccente
ed irritante che, nell'ultimo periodo, trovava di aver usato raramente
per i suoi canoni. Non sopportava gli occhi di quel gorillone in
gonnella, sembravano sempre aspettarsi che, la persona a cui li
rivolgeva, facesse la cosa giusta, qualunque essa fosse e qualsiasi
prezzo comportasse.
- Cosa credi di scoprire interrogandolo? - c'era difatti un tono
d'accusa nella sua voce, Byakuya doveva avergli dato la risposta
sbagliata,
- Dov'è stato per tutto questo tempo, per esempio -
replicò facendosi acido ed irritato, quasi che la rabbia di
Owada fosse una malattia trasmissibile e lui ne fosse il primo
contagiato, -... com'è riuscito a sopravvivere
all'esecuzione, o
in che rapporti è con il Burattinaio. Ognuna di queste
domande
sarebbe un ottimo inizio -
- Non credo che, quando si sveglierà, sarà in
grado di
risponderti - la voce della lottatrice si era fatta ancor
più
profonda e greve del solito, - Hai visto le sue condizioni...- e sta
volta, quello sguardo, fece definitivamente uscire Togami dai gangheri,
- E se quelle ferite se le fosse procurate da solo? -
sbottò,
non sapeva il motivo per cui lo infiammasse tanto quella discussione,
ma aveva la necessità che quell'energumeno di donna
comprendesse
i suoi sospetti.
- Ne dubito - l'intervento di Kirigiri smorzò l'eccessiva
animosità dell'ereditiere, per quanto persa a riflettere,
aveva
allungato abbastanza l’orecchio per origliare la
conversazione
dei due, - .. C’è una certa similitudine tra le
lame da
cui è stato ferito Ishimaru e quelle che hanno ucciso
Enoshima -
affermò, sedando allo stesso tempo anche Owada. Il ragazzo
necessità di alcune risposte da sua e, forse, finalmente
gliene
avrebbe concessa qualcuna,
- Scherzi..?- esclamò, un senso
d’incredulità sul
volto -un'ombra che non lo aveva abbandonato da quando si era
affacciato all'aula di trasmissione dati -, ricordava bene quel che era
successo a Junko solo un paio di settimane prima, rivedeva ancora il
suo corpo martoriato attraversato da una miriade di lance, il sangue
che schizzava, il suo sguardo incredulo prima di essere avvolto dalle
tenebre. - Bro' ha subito la quella cavolo di lancia
non-mi-ricordo-gun-ché? - non era possibile sopravvivere a
qualcosa di simile!
Ma in realtà era impossibile pure uscire vivi da
un’esecuzione di Monokuma, quindi...
- Sapete cos'è la Vergine di ferro? - ignorò la
domanda
Kirigiri, preferendo spiegare le cose per bene così da
rendere
tutto chiaro,
- Certo -vi fu un'unica affermazione di assenso proveniente, come c'era
d'aspettarselo, da Togami, - E' un tipo di tortura medievale, per farla
breve si tratta di un sarcofago pieno di spuntoni, lame affilate
ricoprono tutta la superficie interna. Si fa entrare il malcapitato al
suo interno, la si chiude e quando si riapre..-
- Lo sfigato ne esce fuori tipo groviera - lo interruppe Owada, dando
segno di aver capito l'antifona. - Ma questo adesso cosa c'entra?-
- Una cosa che pochi sanno della Vergine di ferro e che c'erano due
modi per usarla - di nuovo Kirigiri sorvolò sulle sue
proteste,
riprendendo la spiegazione - ... la prima ve l'ha già
esposta
Togami, in cui la vittima finisce per essere uccisa dalle spade
dell'armatura. La seconda, invece, comporta che la persona al suo
interno finisca ferita, in modo doloroso, sanguinolento, ma non mortale
- sapendo di non dover temere un’ulteriore aggressione
verbale da
parte sua, Kyouko incrociò finalmente lo sguardo del
motociclista,
- Ed è il trattamento che stato riservato al capoclasse -
Per un istante, un senso di gelo attraversò il corridoio,
quasi
qualcuno si fosse dimenticato una finestra aperta in pieno gennaio,
evento in realtà assai improbabile non essendo gennaio, e
sopratutto perché ogni possibile via di uscita dall'edificio
era
stata murata con pesanti lastre di ferro.
- Sì, ma perché..?- fu la domanda che gli pose
successivamente Mondo, basta rabbia, basta irritazione, solo il bisogno
di sapere. Lui che aveva spinto Ishimaru a sacrificarsi, non poteva
rimanere all'oscuro di cosa avesse portato all'amico una simile
decisione,
- Questo... non lo so - ammise Kirigiri, -... però,
riflettendoci, ho ricordato una sorta d’incongruenza durante
l'esecuzione di Ishimaru - sembrava cercasse di soppesare, con
quell'ultima informazione, la sua mancanza.
- A parte il fatto che quell'idiota non fosse colpevole di alcun
omicidio? - e lo sguardo che i tre rivolsero a Togami fu abbastanza
eloquente da fargli comprendere di tacere, se doveva limitarsi a fare
commenti degni di Hagakure, senza dare alcun contributo alla
conversazione. Il biondo si schiarì un paio di volte la
gola,
scacciando l'imbarazzo, -... cioè, del tipo? - ma non era da
Kirigiri dare una risposta diretta quando poteva far lavorare il
cervello dei suoi "assistenti". Naegi ne sapeva qualcosa.
- Ripensate alle esecuzioni di Kuwata e Asahina... - Sakura ebbe un
leggero sussultò a sentir pronunciare il nome dell'amica, ma
il
suo viso duro ed impassibile non tradì alcuna emozione, per
le
lacrime ci sarebbe stato tempo in futuro, ma ad agire ci poteva pensare
solo adesso. - Cos'è c'è di diverso rispetto a
quella del
capoclasse?-
- La location, il metodo di esecuzione e la vittima... - e l'elenco
sarebbe stato lungo, ma Kirigiri fece segno all’ereditiere di
tacere,
- Sì, è esatto, ma c'è un elemento
particolare, un
minimo comun denominatore che incorre alla conclusione di entrambe le
esecuzioni di Kuwata ed Asahina, ma che manca in quella di Ishimaru -
si fece più specifica, sperando che qualcuno acciuffasse
l'osso
da lei lanciato.
Owada chinò il capo, sforzandosi di pensare, azione a cui
non
era per nulla abituato, come gli era accaduto un momento prima con la
fine di Enoshima, ora era la morte (non così definitiva), di
Kiyotaka a pararsi nuovamente di fronte ai suoi occhi. Rivide il
cemento che ricopriva l'amico, Monokuma che ne scolpiva la statua con
picca e martello, il nuvolone di polvere che ne era seguito e poi... la
palla da demolizione.
- Il sangue -
E simile all'eroe che torna dopo un lungo pellegrinaggio, la figura di
Naegi si presentò un poco pallida e sciupata davanti a loro,
il
solito sorriso innocente e ingenuo a colorargli leggermente le guance
del volto stanco.
- I malati non dovrebbero stare a letto a riposare?..- fu il rimprovero
che subito Makoto ricevette da Kirigiri, la quale fu costretta a
voltarsi per vederlo, il suo tono e la sua espressione tradivano
però un certo sollievo nel vedere il ragazzo, tutto sommato,
in
buone condizioni,
- Temevo che mi avreste lasciato indietro se mi fossi perso troppe cose
- osservò lui nell'avvicinarsi ulteriormente, prendendo
posto al
fianco di Kyouko, e fu in quel momento che l'atmosfera da cui erano
circondati cominciò a farsi strana. Lo sguardo verde e largo
di
Makoto non lasciò neppure per un secondo quello
più
sottile e viola di Kirigiri, sembravano legati da un potente
magnetismo, il quale li rendeva incapaci di distogliere gli occhi
l'uno dall'altra. Avvolti da una bolla di sapone, piombati in un
universo tutto loro, per una decina di secondi abbondanti si
estraniarono completamente da tutti gli altri.
Senza conoscerne il motivo, Owada avvertì una sorta
d'imbarazzo
nell'osservare la situazione, l'umore di Togami invece
sembrò
peggiorare di colpo, facendogli pronunciare un secco "Tsk...", e
persino Sakura iniziò a provare un po' di disagio.
- "Ohi, mentre il moccioso era ammalato, è successo
qualcosa?" -
domandò a bassa voce il motociclista alla lottatrice
affiaccandola, approfittando del momento in cui Kyouko aggiornava
Makoto sulla stituazione, in lui c'era un’emozione simile a
quella che gli suscitava vedere il fratello pomiciare con la ragazza di
turno - una profonda invidia mista alla vergogna di averli colti sul
fatto -,
- "Più o meno..."- rimase sul vago Oogami, assumendo l'aria
di
una perfetta ragazza liceale trovatasi ad affrontare un argomento
"spinoso", ovvero, in certa se dover rivelare i fatti accaduti la sera
prima o tacere. Ma infondo, Kirigiri non le aveva intimato di mantenere
il segreto. - "... ieri sera, dopo che ho portato Naegi nella mia
camera, Kirigiri è venuta a farmi visita"-
- "uhm.."- mugugnò Togami unendosi a loro per confabulare,
interessato al pettegolezzo, e pensare che aveva creduto fosse stata
sveglia tutta la notte ad investigare,
- "... sì, è successo dopo che vi siete parlati"-
spiegò, -" era venuta per chiedermi se poteva occuparsi lei
di
Naegi. Visto che mi sembrava davvero in pensiero per lui ho accettato,
ma sarebbe stato scomodo spostarlo, quindi gli ho lasciato a
disposizione la mia stanza mentre io sono andata in quella di Naegi (di
cui avevo ritrovato la chiave)"-
- "Quindi quei due hanno passato la notte insieme..?"-
realizzò Togami,
- "...e da soli?"- sottolineò Owada,
- "E' sospetto"- ritennero entrambi.
- Se state supponendo che io e Naegi abbiamo avuto un qualche tipo di
rapporto solo a causa della situazione in cui eravamo, devo ricordarvi
che anche voi due avete passato la notte “insieme”
e
“soli” - non era molto intelligente parlare alle
spalle di
qualcuno se questo ti era proprio davanti, difatti il commento di
Kirigiri giunse puntuale a coglierli in flagranti, facendo sussultare
biondo e il motociclista dallo spavento. -.. In più non era
Togami quello che sta mattina ti occupava il letto, Owada?- aggiunse,
causando la comparsa di un'accesa tinta porpora sul volto del ragazzo,
- Sì, ma non c'abbiamo dormito assieme! -
protestò
vivamente Mondo, ma con scarso risultato, la parentesi comica
psedo-romantica si era già conclusa, si tornava ai discorsi
seri.
- Potresti spiegare come sei arrivato al sangue, Naegi? - sembrava che
la strana atmosfera di poco prima fosse scomparsa, quasi se la fossero
immaginata, ma c'era ancora un genuino rossore a tingere il viso
solitamente tanto imperscrutabile di Kyouko, rendendola particolarmente
bella.
- Le palle da baseball che avevano colpito Leon erano ricoperte di
sangue, l'acqua in cui era immersa Asahina si è tinta dello
stesso colore. Ma quando la statua di Ishimaru è stata fatta
a
pezzi... non ce ne era traccia - e nel dirlo, nelle menti di tutti si
palesò l’immagine dei pezzi scomposti del
capoclasse
mentre rotolavano a terra, alla fine dell’intervento di
Monokuma.
L'unico colore era quello del cemento, nessuno ricordò
frammenti
di carne o budella.
- Ora che mi ci fai pensare..- ammise Togami, da quando vi era
costretto ad assistervi aveva sempre ritenuto inutile prestare troppa
attenzione a quei macabri spettacoli - mai avrebbe ammesso che a una
parte di lui si rivoltava lo stomaco dal malessere ad osservare -,
ciò lo aveva portato a trascurare una simile stranezza,
- Ma allora, cosa significa? - non riusciva invece a capire Owada,
osservando il volto dell'ereditiere come se su di esso potesse leggervi
la risposta,
- Ciò significa che dentro alla statua, non c'era alcun
corpo -
gli fece chiarezza la ragazza dall'espressione impassibile, smettendo
di girarci intorno,
- Il tuo amichetto è stato fatto sparire prima di diventare
un
blocco di cemento - aggiunse Byakuya, per un qualche motivo la sua
irritazione non spariva.
- M...ma è possibile? - si trovò l'altro ancor
più incredulo,
- E' di certo più plausibile che credere che Monokuma si sia
rimesso a ricucirlo - non fu meno acido il biondo, le braccia
incrociate al petto in un segno inequivocabile del suo stato umorale,
- Ishimaru era stato piazzato sopra ad un piedistallo, se supponiamo
che in esso fosse nascosta una botola, è facile pensare che,
quando il cemento ha cominciato a colare, sia stata aperta facendo
cadere il capoclasse al suo interno...- il ritorno di Naegi rese
più rapida la ricostruzione dei fatti, evitando che fosse
Kirigiri a prendersi un simile compito. Aveva l'orribile difetto di
spiegare gli eventi in modo che fossero chiari solo a lei stessa, per
non parlare della sua abitudine di tralasciare quella o
quell’altra cosa, così da poterla utilizzare a
piacimento
più tardi.
-... allora ciò gli ha salvato la vita - commentò
Togami,
e vi era qualcosa nel suo tono, e nell'atteggiamento che aveva tenuto
sino a quel momento, che urtò sensibilmente i nervi di
Owada,
- Se hai da dire qualcosa, allora fallò, non ti sei mai
fatto
problemi in questo o sbaglio!? - lo incitò ricominciando a
sbraitare, mai una volta in cui riuscissero ad avere una conversazione
normale.
- Tsk... Sei proprio uno scimmione ottuso, il tuo QI deve essere
più basso di quello di una pianta di granoturco - aveva quel
sorrisino da serpe con il quale sembrava supplicare Mondo di
picchiarlo, essendo ben consapevole di quanto lo irritasse, - Se
Ishimaru è vivo, significa che il Burattinaio non
è poi
così disposto a contravvenire alle sue stesse regole! -
alzò la voce, perdendo il sorriso e quell'ultima traccia di
compostezza che, solitamente, manteneva anche nella rabbia,
- Quindi, nessuno ha ancora pagato per l'omicidio di Fujisaki -
l'impassibilità del tono di Kirigiri, messo a confronto con
l'irritazione espressa dall'ereditiere, fece subito comprendere ad
Owada quanto seria fosse la questione appena sollevata, sopratutto per
lui, essendo il fautore di quell’assassinio.
- Oh, merda...- si lasciò sfuggire comprendendo la propria
situazione, avvertendo il vuoto formarsi sotto ai suoi piedi.
Se fosse stata sua abitudine farlo, in quel momento Ishimaru avrebbe
preso ad imprecare peggio di un turco ubriaco a cui avevano appena
scippato il portafogli. Come se non bastassero le varie ferite che gli
ricoprivano tutto il corpo, ora gli era sorta anche una martellante
emicrania, le cui fitte di dolore si accentuavano ogni qual volta le
voci all'esterno della stanza facessero sentire la loro chiassosa
presenza.
Se prima la discussione dei suoi compagni era stato un mormorio
indefinibile, ora i toni si erano animati, causando un turbolento
vociare che gli urtava il cranio, simile un martello pneumatico che
perforava il cemento.
Perché quei quattro dovevano stanziare proprio di fronte
alla
porta dell'infermeria? Non sapevano che il regolamento scolastico vieta
di schiamazzare nel corridoio? Cominciò a chiedersi per
deformazione professionale. Un simile comportamento indisciplinato
andava punito in qualche modo, se solo avesse avuto il registro di
classe, e il tremore alla mano si fosse acquietato quel tanto che
bastava da permettergli di scrivere, gli avrebbe messo una nota di
demerito, poco importava se una fosse la figlia del preside, un altro
l’erede della famiglia più influente del Giappone
e
l’ultimo il suo Kyoudai.
Sì, aveva subito riconosciuto i compagni indisciplinati,
associando ad ogni voce un volto, tra tutti il più animato
era
Togami, le sue parole tenevano una nota di preoccupazione mal celata
che si sopraelevava sulle altre, allarmato come poche volte doveva
essersi mostrato - nel periodo in cui non lo aveva incontrato
sembrava essersi fatto più isterico, giudicò.
Owada ben
si distingueva per il suo linguaggio colorito, che ribatteva ad ogni
battuta dell'ereditiere con risposte secche e rabbiose, non suonava
diverso dal suo solito. Kirigiri invece era l'unica a non avere un
volume eccessivamente alto, se non la si conosceva poteva sembrare che
i suoi interventi fossero calmi e controllati, ma la
velocità
con cui pronunciava le parole mostrava quanto il discorso l'avesse
infiammata.
Infine, c'era lo squittio indistinto che non poteva appartenere ad
altri se non a Naegi, allo sfortunato super ultra fortunato liceale
doveva essere capitato l'ingrato compito di rappacificatore, infatti
sembrava cercare di riportare la calma tra quelle tre belve, in cui lui
era solo un innocuo topino.
Poco prima ad Ishimaru era sembrato di udire anche la voce di una
quinta persona, ma la sua doveva essere stata una frase di congedo, di
seguito infatti aveva sentito dei passi che si allontanavano. Forse in
previsione di quella discussione che sarebbe esplosa, lo sconosciuto
aveva preferito filarsela, così da non finire coinvolto,
oppure
gli era sorto un altro impegno.
- Ra...ragazzi, calmatevi! -
- Owada, le obbiezioni sollevate da Togami sono sensate -
- Lo capirebbe anche un essere dal cervello monocellulare come Hagakure
che ho ragione -
- No, sono delle scempiaggini! Solo delle cazzate! -
- Allora non venire a piangere da me quando ti ritroverai un coltello
piantato nello stomaco, idiota -
- Se mai mi dovesse succedere, di certo non verrò da te,
serpe -
- Ora sarebbe meglio discutere sulle varie possibilità che
questa eventualità comporta -
- Ha ragione Kirigiri, forza smet-...-
- Testa a granoturco -
- Stupido bimbetto viziato -
- Gorillone pompato! -
- Signorina con le braccia a stecco! -
- Brutt...-
- FATELA FINITA! - l'improvviso richiamo all'ordine di Kyouko fece
calare un silenzio tombale nel corridoio, azzittendo i due ragazzi che
per poco non erano venuti alle mani, i quali ora la fissavano stupiti,
del tutto colti alla sprovvista da una simile reazione da parte sua.
Anche Makoto la guardava leggermente sconvolto, lo aveva spaventato.
- Bene - si schiarì la voce, - Come dicevo, ritengo che le
osservazioni di Togami aprano una serie di possibilità per
nulla
improbabili - ammise, riprendendo a parlare prima che l'ereditiere o
chiunque altro potesse commentare. - Però è anche
vero
che non bisogna prendere per vere delle semplici supposizioni -
l’occhiata che Owada riservò al biondo valeva
più
di mille parole “hai capito, stupida serpe
arrogante?” -
Non abbiamo prove che dimostrino la sua teoria, quindi, al momento,
ritengo che la cosa migliore da fare sia di parlare con Ishimaru. A
seconda di ciò che ci dirà, potremmo decidere
come
agire... Tutti d'accordo? - e fissò allungo i due,
trovandoli
sul momento a fucilarsi tra loro con lo sguardo, - Siamo tutti
d'accordo? - ripete, il tono pesante,
- Siii..- affermò con un timido cenno Naegi, mentre Owada
grugniva e Togami scuoteva leggermente il capo.
Kirigiri sbuffò, esausta, sapeva che al momento non avrebbe
ottenuto di meglio, anzi, doveva già ritenersi fortuna per
essere riuscita a sedarli, vista la situazione difficile che si trovava
a risolvere temeva di non essere ascoltata. Bastava un passo falso
perché la sua autorità crollasse come un castello
di
carte, un unico errore, dall'una o l'altra parte, per perdere
l'appoggio del motociclista, dell'ereditiere o di entrambi, proprio ora
che cominciava a ritenerli meno inutili di quanto sembrassero assieme.
L’era capitata proprio una bella gatta da pelare, tra le mani
aveva finalmente la possibilità di trovare risposta a tutte
le
proprie domande e ai misteri che avvolgevano la scuola e la figura del
Burattinaio. Guardandola oggettivamente teneva delle ottime carte, ma
se le avesse giocate male avrebbe perso tutto, quasi certamente anche
la vita.
Chissà se Celestia provava la stessa frenesia, che in quel
momento attraversava Kirigiri, quando giocava d'azzardo, se era
così la ragazza cominciava a capire cosa la attirasse tanto.
- Ora non dobbiamo far altro che aspettare che il capoclasse si svegli
e...-
La porta a scorrimento dell'infermeria, prima leggermente socchiusa,
con uno spiraglio di appena un paio di centimetri, si
spalancò
del tutto, mostrando un Ishimaru al quanto malandato, il torace quasi
totalmente coperto dalle bende bianche e una fasciatura attorno alla
fronte - a causa della quantità di medicazioni si portava
addosso un pesante odore di disinfettate -, la camicia che indossa era
stata gettata, ridotta ormai a brandelli, si presentava con indosso
solo i pantaloni, stracciati però dal ginocchio in
giù.
- Comprendo la fretta... - parlò mentre si sorreggeva alla
soglia con entrambe le mani per tenersi in piedi, il fiato corto a
causa dello sforzo. - ... ma non accetto di rimanere in queste
condizioni all’interno dell’ambiente scolastico - e
fu come
se le sue parole uscissero dalla voce registrata in una vecchia
cassetta che nessuno si aspettava di riascoltare, per la prima volta da
quando lo aveva trovato, Owada si rese conto che l’amico era
davvero vivo, che era di fronte a lui. "Non è morto..." si
trovò a ripetersi, "non è morto per colpa mia.."
e anche
se era un mister muscolo di un metro e ottanta, ci mancò
poco
che non piangesse dal sollievo, gli era appena stato tolto un macigno
dal cuore.
- Traduco: mi vorrei vestire - si trovò ad aggiungere
Kiyotaka,
credendo di non essere stato capito visto le facce allibite che
accolsero la sua richiesta, forse aveva detto qualcosa di sbagliato o
si era spiegato male (per un qualche motivo gli succedeva spesso), non
comprendeva gli occhi sgranati di Naegi e il volto improvvisamente
scuro di Mondo.
"Ho... ho finto di essere tranquillo quando Kirigiri me l'ha detto, ma,
ma ora che c'è l'ho davanti" pensava Makoto in uno stato
confusionale, era stato appena informato di quella novità e
il
suo cervello non aveva avuto ancora il tempo di metabolizzarla. Per
qualcuno creduto morto, Ishimaru se la passava piuttosto bene, seppur
non sembrasse aver avuto molto tempo per riposare viste le profonde
occhiaie scure che gli cerchiavano gli occhi.
- Certo - si riprese rapidamente dallo stupore, il quale non le aveva
attraversato il viso, Kirigiri, aveva giudicato che il capoclasse
avrebbe impiegato almeno un paio di giorno per riprendersi dalle
ferite, o per lo meno per recuperare abbastanza lucidità da
riuscire a parlare, e di solito su questo non si sbagliava. Doveva
però ammettere di essere più ferrata a fare le
proprie
osservazioni sui cadaveri, che su qualcuno di vivo. - Owada,
accompagnalo alla sua stanza, dubito che riesca ad arrivarci da solo -
acconsentì, trovandosi ancora leggermente incredula per il
proprio errore di valutazione,
- Owada..? Sicura sia una scelta azzeccata? - intervenne con tono
ironico Togami, dopo tutta la discussione avvenuta poco prima non
pensava che lasciare quei due da soli fosse un’idea molto
sensata,
- Ti stai proponendo per accompagnarli?- gli riservò
un'occhiata
eloquente lei, che però rimbalzò sulla superficie
dell'ereditiere, ci aveva fatto l'abitudine.
- E rovinare il momento idilliaco trai due con la mia
meschinità?.. Ma non sia mai. Propongo Naegi - si
tirò
subito indietro, usando l'asso nella manica che, essendo stato
momentaneamente indisposto, non aveva potuto sfruttare da un po',
- Proposta accolta - accettò Kirigiri, senza pensare neppur
per
un momento di interpellare l'interessato. Naegi aveva provato quasi una
certa nostalgia per il trattamento con cui quei due erano soliti
trattarlo, quasi però, poiché alla fin fine lo
urtava un
po' essere usato come una pezza da piedi. - Owada, Naegi,
accompagnate Ishimaru alla sua stanza - riformulò l'ordine
il
caporale Kirigiri, - Fate però attenzione, non sappiamo
ancora
in che genere di situazione siamo capitati, Monokuma potrebbe saltare
fuori da un momento all'altro con una delle sue sorprese -
- No, non credo che al momento interverrà...-
s’intromise
Ishimaru, il volto già bianco fattosi di un colore cereo.
- Perché lo dici?- non ebbe modo di trattenersi Byakuya, per
quanto avessero appena tacitamente concordato di rimandare le domande a
più tardi,
- Perché non c'è abbastanza... Disperazio-ne - e
con
quell'ultima parola ancor a fior di labbra Kiyotaka
collassò,
scivolando lentamente lungo lo stipite della porta, perdendo i sensi.
Togami e Kirigiri rimasero soli dentro l'infermeria, dopo che il
capoclasse era svenuto lo aveva rimesso a letto, questa volta
premurandosi di attaccargli una flebo al braccio, era più
sicuro
che fargli una trasfusione di sangue, viste le loro scarse conoscenze
in campo medico, e di certo male non gli faceva.
- Dov'è che Oogami ha imparato tutte queste cose? -
domandò il biondo, rivelando i pensieri che lo assalivano in
quel momento,
- Chissà...- fu la risposta di Kirigiri, - Non serve molta
esperienza per infilare un ago in un braccio, basta prendere la vena...
Se si fosse trovata ad assistere qualcuno in ospedale, non le ci
sarebbe voluto poi molto per imparare - osservò limitandosi
però a questo, a differenza dell'ereditiere non aveva alcun
interesse di sapere il passato della lottatrice. - Non penso comunque
che sia diventata tanto pratica perché si dopa -
puntualizzò azzeccando i pensieri dell'ereditiere con la
stessa
precisione con cui leggeva quelli di Naegi. - Non ha alcuna cicatrice
tipica di chi ne fa uso, né ha mostrato i disturbi da crisi
d’astinenza... e poi non sembra il tipo - l’ultima
affermazione non era molto logica, ma dopo quelle settimane di
prigionia Kirigiri, come tutti gli altri, non poteva evitarsi di
cominciare a provare un reverenziale rispetto nei confronti di Sakura.
- Muscolosa com'è... qualche dubbio è normale -
borbottò Byakuya colto in fallo, lasciando che la
conversazione
cadesse nuovamente nel silenzio, avvertendo il disagio tipico di chi sa
di aver detto qualcosa di sciocco. "Ma quanto ci mettono quei due?!"
cominciò a rimpiangere l'assenza di Naegi e del
motociclista, i
quali erano stati incaricati di andare nella camera di Ishimaru (usando
il passepartout del preside), a recuperare i vestiti che quest'ultimo
aveva richiesto - un capoclasse degno di tale titolo non poteva certo
mostrarsi senza divisa a scuola -, con loro presenti si sarebbe
rapidamente tolto d'impiccio, invece di stanziare in quel sottile
imbarazzo.
- Allora è vero che hai una fissazione per la muscolatura -
il
commento successivo di Kirigiri non lo aiutò a sentirsi meno a disagio,
- E questa da dove ti è uscita? - ebbe un moto
d’irritazione ad attraversagli la fronte, trattenendosi
però dall'esternarlo troppo, non doveva certo comportarsi
come
uno stupido scimmione violento e pompato di sua conoscenza.
- Fai continui riferimenti alla stazza di Owada -
- Per nulla! - si difese, forse con eccesiva veemenza,
- Ultimamente il tuo insulto preferito nei suoi confronti è
"stupido scimmione pompato" - e Togami qui non aveva modo di ribattere,
avendolo appena pensato - ... in più ti ricordò che ho
origliato
il vostro discorso nello sgabuzzino - sì, questo aveva
preferito
scordarselo.
- Kirigiri...- all'improvviso a Byakuya sorse un dubbio, - Ti stai
annoiando? -
- Il tuo intuito ultimamente lascia al quanto a indesiderare, Togami.
Sei distratto - evitò di rispondergli, segno che il biondo
aveva
visto giusto, e che lei aveva preso a punzecchiarlo di proposito,
- E questa per te è una buona scusa per irritarmi? -
- Sì, se ciò ti riporta a ragionare lucidamente -
"oh,
sta per farmi la predica" intuì Byakuya, sbuffando
interiormente, ricordando come il discorso di poco prima fosse
degenerato a causa sua, - ... lo so che come rapporti umani, noi due
non sia poi tanto dissimili - ovvero, "non siamo affatto in grado di
rapportarci con gli altri", - Ma, visti i trascorsi, è
lampante
che Owada non possa tenere un pensiero logico se si tratta di Ishimaru,
sopratutto ora che è appena ricomparso -
- Anche tu hai affermato che non ho detto nulla di sbagliato -
ribatté lui, punto sul vivo, sapeva dove la ragazza volesse
andare a parare e non gli piaceva,
- Non sto dicendo di non trovare "possibili" le tue teorie, sto
affermando che non dovevi esporle di fronte ad Owada - il viso di
Kirigiri appariva impassibile come al suo solito, ma c'era qualcosa
nella sua voce che tradiva una qualche emozione, irritazione sopratutto.
- Non puoi aspettarti che qualcuno si fidi di te se tu continui a
tenergli nascosto qualcosa, Kirigiri! - sbottò Togami, solo
poi
avrebbe compreso il peso delle proprie parole, - Devi smetterla di
avere dei segreti per poi rivelarli quando ti fa comodo! - era qualcosa
che lo aveva sempre urtato, poiché credeva fosse solo suo il
diritto di farlo, e da tempo desiderava confidarglielo. -.. anche con
quello scimmione - riprese - C’è la
possibilità che
Ishimaru abbia sempre collaborato con il Burattinaio, e che gli eventi
del processo per l’omicidio di Fujisaki siano stati solo una
farsa, una finta per farci credere della sua morte - la voce gli
calò, insieme alla furia che lo aveva spinto ad alzare il
tono,
era strano, per quella parte menefreghista di lui, prendere tanto a
cuore una situazione che non lo toccava direttamente. - ... se
ciò fosse vero -
- Allora l'esecuzione del colpevole Mondo Owada è solo stata
rimandata, non cancellata - concluse per lui Kirigiri, sorridendo
all'esitazione del biondo, - Cosa c'è, ti sei fatto
più
sentimentale, Togami? -
- Diciamo che, ora che tu e Naegi avete consumato, mi sentire il terzo
in comodo se quel babbione crepasse - rispose, deciso a punzecchiarla a
sua volta,
- Che blando tentativo di cambiare discorso -
- Però sei arrossita -
- Quello che abbiamo o non abbiamo fatto io e Naegi non sono affari
tuoi - puntualizzò, fissando il suo sguardo viola in quello
dell'ereditiere, affermando la sua compostezza e autocontrollo, un po'
di rossore sulle guance non dimostrava nulla.
- Vero...- ammise lui, divertito di aver trovato qualcosa che potesse
alterarla a tal punto, - però ti faccio notate che non hai
negato -
- Il silenzio ha molte interpretazioni, è da sciocchi
credere
che esso sia un sintomo di colpevolezza o una risposta affermativa -
incrociò le braccia al petto, non mostrandosi
particolarmente
interessata dalla conversazione, per quanto le guance rimanessero di un
rosso acceso,
- Stai facendo troppi giri di parole, anche per te Kirigiri - la derise
Byakuya con quel sorriso ironico da serpe.
- Vi pregherei di fare questo discorso altrove - quel giorno sembravano
andare di moda gli interventi a sorpresa, la voce di Ishimaru li colse
per la seconda volta alla sprovvista, sorprendendoli a
discutere,
il ragazzo si era nuovamente svegliato, ancora una volta a causa della
confusione creata dai suoi compagni. - ... come capoclasse sarebbe mio
dovere avvertire il docente, se venissi a sapere che all'interno della
scuola sono avvenuti degli atti disdicevoli - aveva avuto tutto il
tempo di ascoltarli, più o meno da quando l'ereditiere aveva
finito per alzare la voce, destandolo. Approfittando del fatto che
nessuno dei due sembrasse prestargli la minima attenzione, era rimasto
in silenzio, con gli occhi sbarrati, fingendosi ancora addormentato.
Origliandoli si era così fatto un'idea ben chiara dei loro
sospetti, ma riteneva fosse più saggio, per il momento,
fargli
credere di non esserne al corrente.
- Continuo a trovare assurdo il tuo attaccamento al ruolo di capoclasse
- commentò Togami, trattandolo freddamente, il modo in cui
si
rivolgeva a chiunque,
- Forse hai ragione...- non poté dargli torto Kiyo, l'aria
leggermente impacciata nel grattarsi la guancia, solo nel muovere il
braccio sembrò accorgersi della flebo a cui era stato
attaccato.
- ... ma se non mi aggrappassi al titolo che ricopro (e per cui sono
finito qui dentro), credo che avrei perso da un pezzo la mia
sanità mentale - aggiunse continuando a fissare, con sguardo
assente, il tubicino trasparente colmo di quel liquido simile ad acqua,
non si mostrava particolarmente colpito dal comportamento
dell’ereditiere, ma solo stanco, con quegli occhi rossi
incavati
e cerchiati di nero dalle occhiaie, che rendevano ancor più
evidente il colore scarlatto delle sue iridi.
- Poco fa hai detto che comprendi la nostra fretta..- intervenne
Kirigiri, ricordandogli le parole che aveva pronunciato prima di
svenire sulla porta dell'infermeria, -... quindi, ti chiederei di
rispondere a qualche domanda - sarebbe stato meglio se, al posto
dell'ereditiere, fosse stato presente Naegi, rifletté,
riservando allo stesso tempo un'occhiata leggermente contrariata al
biondo. Non sapevano quali torture il capoclasse avesse subito, e
temeva che il comportamento troppo cinico (logico) e diretto di
entrambi potesse portarlo a non voler più collaborale con
loro.
Il tatto tipico del piccoletto avrebbe fatto comodo a Kyouko, ma non
poteva attendere il suo ritorno, perché con lui sarebbe
giunto
anche Owada, e riteneva fosse meglio che lui non vi assistesse. Un
attaggiamento iperprotettivo alimentato dai sensi di colpa da parte
sua, avrebbe complicato ulteriormente la faccenda, già di
per
sé non molto facile da risolvere.
- Va bene - acconsentì Ishimaru con un leggero sospiro,
aveva
smesso di fissare il sacchetto della flebo, riportando gli occhi a
terra, facendoli poi vagare per la stanza, - Però ho una
condizione -
- Del tipo? - non sembrò stupita della richiesta Kirigiri,
mentre lo sguardo di Togami si assottigliava, sospettoso,
- Se volete sapere cosa mi è accaduto dall'istante
immediatamente successivo alla mia "esecuzione", dovete promettermi che
eviterete di far parola di alcuni fatti a kyou-... ad Owada - nel
correggere l'appellativo con cui solitamente si rivolgeva al
motociclista, arrivando a chiamarlo con il cognome, sembrava voler
evidenziare il suo desiderio di tenerlo, per quanto possibile, fuori da
quella storia.
- Ah, dimenticavo, in caso la risposta fosse negativa, non
aprirò bocca - aggiunse subito dopo con un sorriso a labbra
chiuse, all'apparenza innocente, ma che lasciava la sensazione di
nascondere un dente avvelenato (c'era qualcosa di paurosamente
familiare in quell'espressione, ma di certo non sul volto del
capoclasse!). Vi era una nota stonata in quella situazione, ma
né Kirigiri, né Togami si persero a cercare quale
fosse,
anche perché, con quell'ultima affermazione, il capoclasse
non
gli lasciava altra scelta se non quella di accettare l'offerta.
"Aveva un carattere così?" lo osservò
l'ereditiere, non
poteva far a meno di pensare che qualcosa non andasse, ma in
realtà prima non aveva mai trascorso abbastanza tempo con
Ishimaru da poter distinguere un suo comportamento ordinario e da uno
insolito.
*Dlin... dlon... dlin*
-E' stato appena trovato un cadavere, che gli studenti si preparino,
tra poco si terrà il Processo di Classe -
- Eh?...- si trovarono tutti spiazzati da quell'annuncio, capace di
congelare l'aria al tal punto da condensare il respiro di Kirigiri,
trovatasi a sospirare, per una volta, visibilmente seccata e sfinita
dalla situazione.
- Tsk... proprio adesso - si lamentò Togami mentre il
capoclasse
se ne rimaneva in silenzio, il volto di qualcuno sul punto di dare di
stomaco, tra loro era lui quello ad aver accusato peggio il colpo,
- Chi... chi sarà - mormorò sovrappensiero,
più rivolgendosi a se stesso che agli altri,
- C'è un solo modo per saperlo - non si perse in inutili
congetture Kyouko, già andando verso la porta, bloccandosi
però un istante prima di imboccarla, quasi si fosse
rammentata
di qualcosa d’importante solo all'ultimo momento.
- Togami - chiamò il ragazzo, già pronto a
seguirla, il
quale fu attraversato da un pessimo presentimento, - ... saremo io,
Naegi ed Owada ad occuparci del caso - gli annunciò senza
neppure degnarlo di uno sguardo, facendolo rabbrividì
vistosamente, più dell'ennesimo omicidio era la prospettiva
di
rimanere fuori dalle indagini a spaventarlo.
- Chi ti ha mai dato il diritto di dispensarmi ordini? - fu l'ovvia
replica di Byakuya, ricordando a se stesso che, se avesse voluto, una
volta uscito da lì, avrebbe potuto rovinarla insieme a tutta
la
sua famiglia con una telefonata, togliendogli ogni cosa meno che le
mutande (non era così cattivo).
- Passare troppo tempo con Owada deve averti rimbecillito..-
commentò lei concedendogli di poterla guardare negli occhi,
voltandosi e avvicinandosi con passo pesante, si aspettava una simile
reazione da parte sua, ma non aveva tempo da perdere a discutere - ogni
secondo lontano dalla scena del delitto era un secondo perso -,
necessitava della sua immediata collaborazione. Neppure sotto tortura
avrebbe ammesso di non potersi affidare ad altri se non a lui, era
l'unico con abbastanza cervello di cui riuscisse (quasi) a fidarsi e
cui potesse chiederlo. Era strano per lei essere costretta a chiedere
tanto ripetutamente aiuto a qualcuno, ma non aveva alternative, -
Ascolta...- doveva sbrigarsi.
- Lo so già - la interruppe, però, l'ereditiere,
-...
devo ascoltare il racconto di Ishimaru e assicurarmi che nessun
Monokuma che passava da qui per caso, lo rispedisca nel regno dei morti
da dove è appena tornato - fece, accennando al suo famoso
sorriso da rettile, consapevole di aver colto nel segno dallo stupore
che si era palesato negli occhi della ragazza. Kirigiri, doveva
ammetterlo, se ne sentiva stupita, aveva davvero dimenticato che Togami
non era lo sciocco che, accoppiato con Owada, sembrava essere... Forse
era davvero influenzato negativamente dalla presenza del motociclista,
giudicò. Il fatto che avesse usato dei piccoli accorgimenti
verbali lo rivalutava ulteriormente ai suoi occhi, dire "racconto"
piuttosto che "interrogatorio" le aveva fatto comprendere che si
sarebbe assicurato di distinguere quale fosse la parte reale delle
parole di Ishimaru dalle menzogne, senza però fargli sapere
di
essere sospettato. In più, il riferimento al Monokuma "che
passava per caso" e al regno dei morti stavano ad indicare che non gli
avrebbe permesso di fare mosse strane, con cui potesse intralciare in
qualche modo le indagini.
- Bene - non aveva altro d'aggiungere Kyouko, trovandosi invece
piacevolmente sorpresa, che Togami mostrasse una tale
maturità,
dopo il comportamento da moccioso capriccioso che solitamene teneva con
Owada e con cui stava già protestando per partecipare alle
indagini, la faceva ricredere sulle sue remore ad affidarsi agli altri
per ciò a cui non trovava rimedio da sola.
Non era però nella sua natura non essere sospettosa per meno
di
un quarto di secondo, e già quando era ormai uscita in
corridoio, alla ricerca di qualcuno che la potesse ragguagliarla sulla
situazione, il dubbio che l’ereditiere stesse complottando
qualcosa si era formato nella sua mente.
つづく
---
Un ringraziamento speciale a
miss yuri e blatt
meister, senza di loro improbabile che questa FF sarebbe
durata così allungo xD
Se vi chiedete il perché di つづく, un motivo non
c'è mi andava di mettere "continua" xD
I miei NDA diventano sempre più inutili <.<
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** XIV ***
Capitolo XIV
Naegi si sentì male mentre, con Owada, si dirigeva verso la
camera del capoclasse. Un terribile presentimento lo
attraversò e, quasi avesse avvertito un odore nauseabondo
nell'aria, la certezza che qualcosa di orribile, e già
familiare a suoi occhi, stesse per accadere, s’impresse nelle
sue narici scendendogli fin nei polmoni, propagandosi per tutto
l'animo.
Certo, quella sensazione di malessere poteva essere semplicemente
scaturiti dagli ultimi residui di febbre ed influenza che ancora gli
attanagliavano il corpo, ma si era talmente imbottito di medicinali,
per riuscire a stare in piedi quel giorno (probabilmente stimolato a
farlo dalla visita notturna di Kyouko), che dubitava di aver anche il
più piccolo germe ad appestargli il fiato. No, quella non
era una sensazione fisica, ma qualcosa di ben più viscerale,
l'inquietante intuizione di qualcuno che, fin troppo bene, riconosceva
il richiamo della sfortuna.
- O...owada! - cercò di attirare l'attenzione del
motociclista, il quale al momento gli camminava davanti, lui non
sembrava però dargli retta, perso in chissà quali
profondi pensieri. - Owada..?- leggermente demoralizzato Makoto
ritentò, con ben scarse speranze, il ragazzo era stato
piuttosto meditabondo durante l'intero tragitto, smorzando ogni suo
tentativo di conversazione con risposte monosillabiche e distratte, o
limitandosi a degli indecifrabili grugniti. - Owada! - insistette
un'ultima volta, afferrandogli un lembo della giacca, così
da obbligarlo a fermarsi, cosa che invece l'energumeno non fece,
distratto com'era, e il rumore successivo fu lo *Strasch* della stoffa
che si strappava.
Naegi sbiancò, diventando ancor più pallido di
quanto già non fosse, trovandosi un lembo di tessuto fra le
mani. Aveva appena... aveva appena distrutto il simbolo del capobanda
più potente del Kansai!
- Uhm... Hai detto qualcosa Naegi? - si voltò finalmente
verso di lui Mondo, facendolo sussultare dallo spavento mentre,
istintivamente, si nascondeva il frammento della giacca dietro le
spalle, "come se servisse a qualcosa.." si disse ironico,
- Sì, ecco...- cominciò a balbettare avvertendo
il viso avvampare dal nervosismo, il fatto che il motociclista lo
fissasse confuso, senza far cenno all'immensa colpa di cui si era
macchiato, gli fece capire che non si era accorto di nulla. - N-non mi
sento ancora molto in forma... Potremmo fermarci un... un momento in
caffetteria a prendere un bicchiere d'acqua? - propose, ben deciso a
tener nascosto ad Owada il misfatto, partorendo la maligna idea di
nascondere le prove del reato usufruendo del tritarifiuti presente in
cucina, “Così, anche sé se ne
accorgesse, non potrebbe incolparmi di nulla” passare tutto
quel tempo alla ricerca d’indizi, moventi e colpevoli - ed
essendo sotto la costante influenza di Kirigiri -, lo aveva portato ad
adottare un approccio più logico verso le sue disavventure.
Ovvero, aveva cominciato a capirne abbastanza da poter, in teoria,
escogitare dei sotterfugi per farla franca... Sperava però
che, allo stesso modo in cui ora stava cercando una maniera con cui
salvarsi dalla furia di Owada, un giorno non si sarebbe corrotto a tal
punto da trovarsi a progettare un omicidio. Avrebbe mentito se avesse
ammesso che quello non fosse uno dei suoi peggiori timori.
- D'accordo - acconsentì il motociclista ad accompagnarlo,
sarebbe stato un problema se avesse deciso di procedere da solo, se si
fosse accorto di come si era ridotto il retro della sua giacca sarebbe
stato facile fare un collegamento con la repentina scomparsa di Naegi,
-... non credo ci sia fretta, non pensò che Bro' sta volta
si sveglierà così presto - suppose, non sapendo
quando ben lontano fosse dalla verità.
"Bene!" esultò interiormente Naegi dirigendosi verso la
mensa, che avevano appena superato, voltando così le spalle
ad Owada, ma stando ben attento a nascondergli il lembo di giacca
tenuto ancora stretto tra le mani.
La presenza di Celestia e Yamada in caffetteria non era un evento raro,
anzi, con il corso delle settimane era divenuto chiaro quanto la gothic
amasse quella postazione, tanto che la si poteva trovare lì
per buona parte del giorno. Vi si recava spesso in compagnia
dell'otaku, al quale, con la massima non curanza, ordinava di servirla,
quasi si trattasse del suo cameriere personale, obbligandolo a
prepararle cibi o bevande assai complicate. La cui abilità
culinaria richiesta nella preparazione era lontana anni luce da quella
mostrata da Hifumi, e per cui Celestia aveva quindi solo parole di
rimprovero, causando, ad ogni piatto che non si confacesse ai suoi
gusti, certe scenate degne solo ad una prima donna.
Già consapevole della loro presenza, Naegi non
trovò alcunché di strano nell'entrare in mensa,
accennando a malapena un saluto ai due, dirigendosi, quasi correndo,
verso la cucina, ricevendo per questo uno sguardo stranito da parte di
entrambi. Makoto però non ci fece caso, pervaso dal bisogno
impellente di gettare la prova della sua colpa, sudando freddo come un
assassino messo alle strette.
- E' forse successo qualcosa a master Makoto Naegi?- domandò
Yamada vedendo giungere, alle spalle del piccoletto, la figura di
Owada, il quale non si apprestava per nulla a seguirlo, limitandosi ad
osservarlo andarsene,
- Aveva detto di voler un bicchiere d'acqua... non credevo avesse
così tanta sete - osservò dubbioso, mentre si
grattava la testa, per un momento gli era sembrato... spaventato?
No, si disse, vedeva cose, dove non c'era nulla. Forse era
semplicemente frastornato, essendo stato male per qualche giorno.
- Tutta quell'agitazione per un bicchiere d'acqua..?-
commentò Celestia, seduta al tavolo circolare, che ormai
considerava di sua proprietà e a cui non permetteva a
nessuno di sedersi, difatti, da bravo servetto, Yamada gli stava dietro
le spalle, in piedi a qualche metro di distanza, pronto ad un nuovo
ordine. - Sembrava un topino che fugge dalle fauci di una tigre -
aggiunse mentre, con un’eleganza calcolata, mescolava la sua
bevanda preferita, un Milky Tea che con ogni probabilità
l'otaku aveva appena finito di preparargli, in una tazzina estremamente
e pacchianamente decorata, ma che lei definiva di "buon gusto". Non che
Owada potesse in realtà fare un qualunque commento in
merito, non ci capiva nulla di tazzine da the in stile inglese
vittoriano, e non aveva alcuna intenzione di capirci qualcosa in futuro.
- Mi stai forse incolpando di qualcosa, Celes? -
s’irritò a quelle parole, trovandole un'accusa
indiretta alla sua persona,
- Oh, era solo un'osservazione detta così, senza alcuno
scopo - negò lei con un sorriso innocente e allegro, ma che
a malapena occultava gli artigli da rapace di cui aveva già
fatto sfoggio più volte, minacciando di ferire chiunque
l'avesse contraddetta o minacciata. La sua era una forza ben
più devastante e temibile dei muscoli di Mondo. -... non
m’interessa in alcun modo come occupiate il tempo tu e
Naegi - aggiunse portandosi la tazza di the alle labbra,
assaggiandone il contenuto e, non avendola gettata a terra dopo il
primo sorso, per una volta Yamada doveva essere riuscito ad azzeccarne
i difficili gusti.
Dopo pochi istanti Naegi riemerse dalla cucina, visibilmente
più rilassato e con un'espressione serena sul volto,
- Tutto a posto Owada - annunciò candidamente, facendo per
andarsene,
- Bhè... allora - già lo seguiva il motociclista,
non chiedendosi neppure perché ci avesse impiegato tanto per
bere un misero bicchiere d'acqua, e salutando con un cenno Yamada e
Celestia, i quali invece non sembravano avere alcuna intenzione di
allontanarsi.
Erano ormai sulla porta quando la gothic si alzò di scatto
in piedi, accompagnata da un preoccupante suono di cocci rotti che li
fece voltare. Aveva gettato a terra l’ennesima tazzina di
Milky Tea, distruggendola e, non essendo un evento nuovo, sul momento
tutti pensarono che la bevanda alla fine non fosse stata di suo
gradimento e per questo volesse rivolgere a Yamada la solita strigliata
rabbiosa su come dovrebbe essere preparata una buona tazza the, ma,
stranamente, la ragazza non proferì parola.
A passo malfermo Celestia compì un paio di passi,
allontanandosi dal tavolo a cui era seduta, urtandone la sedia
facendola cadere a terra. Boccheggiava, nel portarsi una mano alla
gola, mentre il suo sguardo spalancato, le cui pupille erano ridotte a
due puntaspilli, vagava da una parte all'altra della stanza, alla
disperata ricerca di aiuto.
- Lady Celes...- si preoccupò Yamada fiancheggiandola, era
la prima volta che la vedeva avere una tale reazione ad una sua tazza
di the, non capiva cosa le stesse accadendo e tentò di
afferrarle un braccio, quello che non si era portata al collo, ma con
un gesto bruscò lei lo allontanò, rischiando
così di perdere l'equilibrio. La gothic si mantenne in piedi
a fatica, afferrandosi al tavolo su cui di solito svolgevano la loro
"riunione mattutina" (la quale in realtà non facevano da un
bel po'), rivolgendo all'otaku uno sguardo furente, carico d'odio nel
tendere l'indice coperto dall'artiglio argentato verso di lui, in tono
d'accusa.
Le sue labbra si mossero, pur rimanendo mute, ma dal labiale furono
chiare ai presenti le parole che Celestia gli rivolgeva: “tu,
mi hai avv...”; e sarebbe di certo sopraggiunto
dell’altro, probabilmente qualche insulto e/o un augurio di
morte, se dalla bocca di lei non avesse cominciato a fuoriuscire
copioso un fiotto di sangue.
Il liquido le colò lungo il mento, andando a macchiarle i
vestiti, rendendo all'apparenza ancor più chiaro il
fondotinta che le copriva il volto, se messo a confronto con quel
vivido scarlatto.
Barcollò un'ultima volta Celes, e sta volta la sua presa non
era abbastanza forte da tenerla eretta, scivolò, rischiando
di cadere a terra.
Per un qualche istinto cavalleresco sconosciuto, Owada si
lanciò verso di lei, coprendo i pochi metri da cui erano
separati così da afferrarla al volo, prima che urtasse il
pavimento.
- Ohi..! Celestia - la chiamò cercando di farla rinvenire,
non sapendo esattamente come dovesse agire, la gothic respirava
affannosamente e il suo corpo era scosso da tremiti sempre
più violenti, simili a delle convulsioni. Continuava a
vomitare sangue, il quale oltre che dalla bocca aveva preso ad uscirle
dal naso e dalle orecchie, Mondo cercò il suo sguardo per
sapere se fosse cosciente e, quando Celes lo ricambiò, si
accorse con sempre maggior orrore che i capillari degli occhi le si
erano spaccati e che adesso, mescolandosi al colore delle sue lenti a
contatto, delle lacrime prima rosa, poi rosse, iniziarono a colargli
lungo le guancie.
Eppure, nonostante fosse ridotta ad uno stato pietoso, di fronte ad una
morte violenta causata da un volere sconosciuto e ciò, come
accadeva a tutti, la spaventasse, Owada constatò che neppure
per un istante il suo sguardo fu abbandonato da una furia cieca e
distruttiva. Un sentimento compreso appieno dal motociclista, il quale,
quando lei sollevò il braccio con una lentezza tale da far
credere che l’arto si fosse tramutato in piombo, tanto
sembrava pesante, la lasciò afferrarsi con la mano sporca di
sangue e dalla flebile stretta, alla sua giacca da capobanda.
- Ucci...-te qu..l ba-ba...sta-rdo - non erano forse le ultime parole
più eleganti che si potessero pronunciare, ma furono quelle
che Celestia, con le forze rimastigli, volle affidargli, obbligandolo
ad accostare l'orecchio vicino alle sue labbra per udirle, sporcandosi
così la guancia con uno schizzo di sangue quando la ragazza
prese a tossire.
Una tosse convulsa la colse insieme a tremiti sempre più
violenti ed incontrollati, gli occhi le si rovesciarono all'indietro,
perdendo entrambe le lenti a contatto, mostrando solo il bianco
dell'orbita.
Ricordando di aver sentito dire da qualche parte che, chi era preda di
convulsioni, rischiava di ferire se stesso, per istinto Owada
abbracciò la gothic per evitare si facesse del male. Nel
tentativo di bloccarne i movimenti la strinse a se, avvolgendola tra le
braccia - sentendo le unghie di lei piantarsi con violenza nella carne
-, pregando che quel momento passasse presto. Ma quando il corpo di
Celestia, dopo secondi che sembravano interminabili, smise del tutto di
muoversi, un senso di gelo colpì il petto del motociclista,
insinuandosi in profondità, insieme alle altre gelide
schegge che gli riempivano il cuore. La sua mente comprese
immediatamente la situazione, eppure, rimase ancora qualche momento in
quella posizione, perfettamente immobile, trattenendo il fiato in
attesa di udirlo, di avvertire un respiro sottile, una qualche reazione
da parte sua. Aveva le palpebre chiuse e, se si evitava di prendere in
considerazione il sangue di cui era intriso il suo volto, pareva
dormisse, una dolce illusione che si frantumo in meno di un secondo.
- O-owada...- lo chiamò Naegi con voce sottile e tremante,
rompendo lo spettrale silenzio di cui, in quei pochi istanti, si era
intrisa la caffetteria. Il motociclista levò lo sguardo
dalla gothic per rivolgerlo a lui, accorgendosi che gli si era
avvicinato, probabilmente per accertarsi delle condizioni della ragazza.
- E' morta - rispose secco e lapidario alla domanda che Makoto non
aveva avuto il coraggio di pronunciare e, quasi volesse accompagnare la
sua affermazione, un ormai ben noto annunciò si
propagò per l'intera accademia.
*Dlin... dlon... dlin*
-E' stato appena trovato
un cadavere, che gli studenti si preparino,
tra poco si
terrà il Processo di Classe -
- Non mi va di lasciarla lì...- fu il semplice
commentò con cui Owada accolse l'osservazione di Kirigiri
che, dopo aver ascoltato il rapido resoconto di Naegi, gli aveva
chiesto il motivo per cui non mettesse il corpo di Celestia a terra,
così da darle la possibilità di esaminarlo. La
sua risposta lasciò basita la ragazza, la quale
cominciò a credere che il motociclista fosse caduto in uno
stato di shock non dissimile da quello che aveva colto Yamada, il quale
farfugliava cose incomprensibili come: "milky tea", "tazzina da the" e
"morta".
L'otaku non sembrava aver preso bene la dipartita della sua padrona o,
per lo meno, dell'unica ragazza che non fosse di carta con cui aveva
avuto un qualche rapporto - per quanto fosse un suo semplice schiavetto
-, ma se il suo sconcerto era comunque causato da un, seppur strano o
malato, sentimento d'affetto, per Owada la questione era ben diversa.
Il motociclista non riusciva a far meno si sovrapporre la figura di
Fujisaki a quella di Celestia. In quell’orribile sera, di non
più di qualche settimana prima, aveva stretto allo stesso
modo della gothic il corpo del piccoletto quando lo aveva trasportato
da uno spogliatoio all'altro, e anche se Celes era più alta
di Chihiro, per le braccia di Owada il loro peso era il medesimo.
Questo rendeva ancor più vivido in lui il ricordo della
colpa che non aveva ancora scontato, e con la velocità di un
virus che si propagava nel sangue, Owada sentì risorgere in
se l'odio che rivolgeva a se stesso - il quale si era solo
momentaneamente sopito -, avvertendo ogni singolo momento trascorso
dalla morte del softwarista come un perpetuarsi infinito del medesimo
errore, ovvero, la perenne constatazione della sua debolezza.
Dell'impossibilità di ricevere il perdono per un gesto tanto
ignobile, e per cui non desiderava neppure essere perdonato,
poiché, ciò avrebbe significato sminuire la vita
che aveva sottratto, e non poteva permettere un oltraggio simile,
sopratutto trattandosi di Fujisaki, lui che gli aveva mostrato una
forza ben diversa, ma molto più sincera e splendente, della
sua.
Niente aveva legato Mondo a Celestia quando era in vita, la gothic non
gli era mai stata particolarmente simpatica e la cosa gli era sempre
sembrata reciproca - a dirla tutta lei non sembrava aver mai apprezzato
nessuno -, ma proprio nel momento della morte, non trovando nessun
altro, Celestia si era aggrappata a lui. Gli si era afferrata,
graffiandogli la pelle mentre lottava contro qualunque cosa la stesse
uccidendo, colma di una volontà ferrea e indomabile,
bruciante collera e terribilmente viva anche un istante prima di
spirare.
Owada aveva visto i suoi occhi chiudersi e... non aveva fatto nulla.
Seppur la mano colpevole di aver reciso l'esistenza della Ludenberck
non fosse la sua, Mondo si sentiva comunque colpevole. Avvertiva ancora
la presa di lei intorno al tessuto della sua giacca, sapeva cosa gli
ordinasse lo sguardo che gli aveva rivolto, voleva reagisse, che
facesse una qualunque cosa ma lui, del tutto impotente, non aveva mosso
un dito.
Non gli era riuscito di impedire ad un'altra vita di consumarsi di
fronte ai suoi occhi, aveva fallito, concedendo così
l'ennesima vittoria a Monokuma... ma di due cose si ripromise, cercando
di far ammenda per quell'ultimo errore, avvertendo un nodo alla gola
nel ricacciare il veleno del proprio animo infondo allo stomaco.
Primo, si sarebbe preso su di sé le ultime parole di
Celestia "uccidi quel bastardo", cui bastardo doveva esse il suo
assassino, e le avrebbe rese proprie, partecipando attivamente alle
indagini perché si realizzassero - ciò faceva
probabilmente parte di quello spirito cavalleresco che aveva appena
scoperto di possedere.
Secondo, non avrebbe lasciato che il suo corpo rimanesse lì
in bella vista, sotto lo sguardo di tutti, in uno stato tanto
indecoroso di cui lei si sarebbe certamente vergognata.
Quest'ultimo era un desiderio che Owada avrebbe voluto far valere anche
per il piccoletto, ma all'epoca non poteva permettersi di insistere, o
sarebbe sembrato colpevole - non che quel piccolo accorgimeno gli fosse
poi servito a molto in realtà.
- Va bene...- gli concesse Kirigiri, forse intuendo quali pensieri e
quale figura si fossero impressi nella mente del motociclista. Un gesto
stranamente accomodante da parte sua, notò Naegi, il quale
sapeva quanto diffice fosse convincere la ragazza. - La porteremo in
infermeria, ti sta bene? - propose, e a Makoto divenne di colpo palese
quale fosse il suo intento: non aveva alcuna intenzione di lasciare
Ishimaru e Togami troppo allungo da soli, ma sopratutto non voleva che
l'ereditiere fosse l'unico ad ascoltare per via diretta la
testimonianza del capoclasse. Kyouko appariva cosi avida di
informazioni, bisognosa d'indizi, da arrivare a sfruttare l'attimo di
debolezza di Owada, e il cadavere di Celestia, per non dover dividere
le indagini.
- Eh?.. Do-dove portate Lady Celestia Ludenberck? - balbettò
un cereo Yamada, tutto tremante, simile ad un terrorizzato criceto in
sovrappeso,
- E morta, Yamada - fu la lapidaria risposta che ricevette da Kyouko,
la quale sembrò ferire l'otaku come una pugnalata nello
stomaco, perché si mise a tremare ancor più
vistosamente, piegandosi su se stesso arrivando al punto di trovarsi
carponi a terra, in preda ai singhiozzi ed a un pianto inconsolabile.
Le lacrime gli colavano dalle guance paffutte, mostrando un viso
contratto da un sincero dolore, ".. E pensare che per lei non valevi
nulla" ebbe un cinico commento a fior di labbra Naegi, che all'ultimo
decise di tenere per se, non era quello di cui Hifumi al momento aveva
bisogno e, poi, parole simili ce se le aspettava da Togami, non certo
da lui.
Aveva forse passato in quella gabbia troppo tempo per non finire
desensibilizzato da tanta, inutile, violenza?
O forse era qualcos'altro a spingerlo ad essere così crudele
nei confronti di Yamada?.. Da quanto lui non provava una sofferenza
simile di fronte all'ennesima vittima del perfindo marchingegno di
Monokuma?
Sapeva bene la risposta: "Maizono";
Dal primo omicidio, di cui si era stata protagonista la sua vecchia
compagna di scuola (per la quale segretamente aveva sempre avuto una
cotta), non aveva più provato quella stessa stretta al
petto, quel dolore lancinante, ma per nulla fisico, che sul momento
aveva portato lui a svenire e che ora faceva agonizare Hifumi sul
pavimento della caffetteria.
- Kirigiri...- chiamò la ragazza quando lei ed Owada stavano
già prendendo la porta, ed ossevando quest'ultimo penso che,
se Celestia fosse stata ancora viva, avrebbe apprezzato la "presa della
principessa", con cui Mondo la trasportava, vi era una sorta di rude
gentilezza in quel gesto.
- Io rimangò qui... - annunciò non causando
alcuna particolare emozione sul volto di Kyouko, la quale lo
fissò, aspettandosi che aggiungesse altro, una spiegazione
logica per una simile decisione, -... qualcuno deve rimanere per
assicurarsi che non venga toccato nulla e, visto il suo stato, non
credo che Yamada sia in grado di farlo - spiegò, celando il
vero motivo per cui volesse restare, ovvero, per costringersi a provare
qualcosa in più di quel leggero dispiacere che,
più per Celestia, rivolgeva allo stato penoso di Hifumi.
Quasi all'otaku fosse morto il gatto e a lui non importasse poi molto
di quella bestiola... "Dannazione! Naegi, smettila! Cosa cavolo ti
è preso!? Sei diventato un mostro senz'anima come Togami!?
Celestia non sarà stata la persona più simpatica
del mondo ma... era comunque una tua compagna di classe!"
-...- Kyouko lo fissò allungo, e sembrò sul punto
di dirgli qualcosa, ma ci ripensò, esitando per un qualche
motivo, - Hai fatto una giusta osservazione - ammise, e il suo tono
aveva una nota morbida che raramente palesava (difatti, la prima volta
che Makoto l'aveva avvertita era stata solo la sera prima),
accompagnata da un leggero sorriso, -... rimani pure ad assicurarti che
tutto rimanga al suo posto - acconsentì dandogli le spalle,
prendendo la porta da cui Owada l'aveva già preceduta, ma
lì si bloccò. - Vedi però di
asciugarti le lacrime, Naegi - disse in fine ciò che non gli
riusciva,
- Eh..?- guardò la sua schiena Makoto mentre se ne andava,
stupito e confuso da quel consiglio, lui non stava pian..! Solo quando
si portò le mani alle guance e le trovò bagnate,
si rese conto che sì, quelle erano lacrime, e immediatamente
si sentì rincuorato a quella visione. Non era cambiato, non
ancora.
Vi è una leggera differenza quando ci si trova ad dover
assistere all'imprevista e violenta fine di una persona conosciuta,
piuttosto di arrivare a fatto già compiuto e rinvenirne il
cadavere.
Per quanto siano entrambi dei fattori di forte stress per il cervello
umano, nell'ultimo caso vi è tutto il tempo di elaborare la
situazione, per comprendere gli avvenimenti e accettare ciò
che è avvenuto, ovvero, la morte di quella persona; nel
primo caso, invece, l'evento è talmente immediato,
repentino, che la mente non ha il tempo di elaborarlo. Accade quindi
spesso che ci voglia un po' di tempo perché ci si renda
conto degli eventi accaduti ed è tal volta il corpo a
manifestare prima, quelle emozioni, che la mente non è
ancora arrivata ad esprimere.
La discussione di Togami e Ishimaru, le cui voci si potevano avvertire
sin all'esterno dell'infermeria, fu bruscamente interrotta dall'arrivo
di Owada, il quale fu costretto a chiamare l'ereditiere a gran voce per
farsi aprire la porta.
Non sapeva dove fosse finita Kirigiri, probabilmente stava dando le
ultime direttive a Naegi, si era detto, notando ormai tardi la sua
assenza dietro di se.
- Owada..? Che?- lo accolse il biondo, da prima con
un’espressione austera e un poco seccata, per poi spalancare
lo sguardo nel notare cosa il motociclista stringesse fra le braccia, -
Celestia? Ma, cos'...- balbettò stupito,
- L'hai sentito l'annuncio, no? - non andò tanto per il
sottile Mondo, spostandolo quando lui ancora gli bloccava la porta,
irrompendo nella stanza,
- E'.. era lei? - esclamò confuso, se proprio avesse dovuto
dare un ruolo alla gothic, piuttosto che quello da vittima, gli avrebbe
assegnato il titolo di assassina, era una parte che più le
si confaceva.
- Sì, è io e Naegi abbiamo assistito a tutto - fu
la rapida sintesi con cui gli descrisse l'intero accaduto Owada,
- Per tutto intendi..- gli domandò lui incrociando le
braccia al petto, sistemandosi gli occhiali nel tentativo di
ricomporsi, di apparire freddo e insensibile anche di fronte ad un
cadavere grondante sangue.
- Per tutto voglio dire tutto! - non volle essere più
chiaro, alzando la voce per sovrastare qualunque protesta l'ereditiere
volesse fargli. Il tono furente che gli intimava di tacere mentre era
si occupava di adagiare, con una cura che non gli era propria, il corpo
della ragazza nell'unico letto rimasto vuoto, il quale era solo a un
mezzo metro di distanza da quello occupato da Ishimaru. Per un istante
gli sguardi del capoclasse e di Owada s’incrociarono, nel
momento in cui quest'ultimo si decideva finalmente ad abbandonare il
cadavere di Celestia, ma subito le iridi vermiglie di Kiyotaka
fuggirono a quelle del motociclista, attirate dalla larga macchia
sanguigna che si era formata sulla sua canottiera bianca. -...
è quello di Celes - si affrettò a
tranquillizzarlo, intuendo la domanda nascosta dietro quel velo di
preoccupazione che gli aveva aggrottato la fronte, avvertendo subito
dopo un senso d’imbarazzo attraversargli le guance
nell'affrontarlo. Era strano rivolgergli la parola dopo tutto quel
tempo, quando già si era abituato all'idea che fosse
impossibile.
E seguendo quel filone di pensieri, comprese tardi quanto il suo gesto,
caritatevole nei confronti di Celes, potesse risultare insensibile per
Ishimaru. Aveva appena lasciato un corpo morto proprio di fronte a
qualcuno vivo per chissà quale miracolo, e di cui si
pensava, fino poche ore prime, fosse in quelle medesime condizioni.
- Avete visto com'è morta? - gli chiese Kiyo, la voce
soffocata e leggermente roca, gli occhi ora fissi su Celestia, a Owada
parve impallidito, nonostante la flebo, ancora attaccata al suo
braccio, avesse contribuito a ridargli un po' di colore,
- Sì...- affermò, insistendo per non dover
raccontare oltre, e avendo abbastanza premura da tirare la tenda che
separava i due letti, così da nascondere momentaneamente la
figura della gothic.
"Chissà se anche Bro' si era trovato a sputare sangue come
Celestia?" Si domandò guardando l'amico, evitando
però accuratamente di chiederglielo, non gli sembrava il
caso, in più lo preoccupava il modo in cui, dopo essersi
assicurato che il sangue di quella larga macchia non fosse il suo,
Ishimaru evitasse di rivolgergli lo sguardo.
- Uhmm...- si schiarì rumorosamente la voce Togami, con
l'intenzione di attirare su di se l'attenzione di entrambi, - Non ti
chiederò cosa è successo - specificò
alzando le mani in alto in segno di resa, prima che il motociclista lo
attaccasse, - ... ma è stata Kirigiri a dirti di portarla
qui? - e la sua suonò a Mondo come una domanda terribilmente
fuori luogo.
Cosa gli importava? Faceva forse qualche differenza? Si
ritrovò a pensare irritato,
- Non che importi - sbuffò stringendo i denti, - ma sono
stato io a volerla spostare - decise che era inutile, in quel momento,
iniziare una discussione con il biondo, preferì rispondergli
per chiudere in fretta la questione. -... Kirigiri mi ha solo suggerito
il posto - precisò, ancora non capendo il senso di quella
domanda,
- Ah...- si limitò a grugnire l'ereditiere, per nulla
intenzionato spiegarglielo, rivolgendo, anzi, un'occhiata ad Ishimaru,
il quale rispose con un leggero cenno con il capo. La loro sembrava una
comunicazione muta carica di sottointesi, ma si trattò di
uno scambio di gesti talmente rapido che Owada non riuscì a
coglierli.
- Non sembrano esserci dubbi sull'accaduto, ovvero, che Celestia sia
stata avvelenata - affermò Kirigiri, giunta poco dopo il
motociclista, il ragazzo avrebbe voluto chiederle il motivo del suo
ritardo, ma la presenza di Oogami al suo fianco si rivelava
già una risposta esaustiva.
- Hai aggiunto un altro subordinato alle tue file? -
commentò ironico Togami nel vedere la wrestler, il cui
eterno cipiglio severo non mostrava alcuna ombra di fastidio per essere
stata costretta ad unirsi alla loro pietosa combriccola.
- ... ma, comunque, ritengo sia doveroso esaminarne il corpo,
così da rilevare eventuali indizi - continuò a
parlare, ignorandone palesemente l'osservazione, - Oogami mi
darà una mano -
- E da quando hai bisogno d'aiuto per studiare un cadavere? - si
stizzì l'ereditiere prendendo un tono acceso, forse seccato
per il modo in cui Kyouko l'aveva snobbato o, più
probabilmente, irritato dalla sua decisione arbitrale di voler
coinvolgere, in maniera tanto diretta, Sakura nelle indagini.
Togami non poteva non essere contrario ad una simile scelta, e non solo
perché Kirigiri, per l'ennesima volta, aveva evitato di
interpellarlo - ormai la riteneva un'abitudine. Il principale motivo
per cui non desiderava la presenza di Oogami stava nel fatto che, la
sola figura della wrestler, bastava a metterlo in una sorta di
agitazione, non provava per lei una qualche antipatica, ma
più volte una naturale ostilità si era instaurata
fra loro.
C'era qualcosa, nel carattere della lottatrice e in quello di Byakuya,
che li metteva agli antipodi, agli estremi opposti del mondo. Le loro
linee di pensiero erano totalmente differenti ed inconciliabili, per
questo si trovavano spesso in contrasto, anche se in maniera
più sottile, meno plateale, rispetto alle continue
discussioni che il biondo intraprendeva con Owada.
- Forse non lo sai Togami, ma senza delle analisi, è assai
difficile distinguere un veleno dall'altro - gli rispose Kirigiri,
l'espressione impassibile, ma con uno sguardo capace di gelare qualcuno
sul colpo, -... usufruisco dell'aiuto di Oogami perché
sembra aver qualche nozione in merito, in più è
l'unica (oltre a me), ad aver esaminato l'armadietto dei veleni nel
laboratorio di chimica -
- Quello nello sgabuzzino dietro la stanza dove c'era quel gigantesco
deumidificatore?..- intervenne Owada un poco confuso, avevano a
disposizione dei veleni? Ma quanto si stava divertendo Monokuma?
- No, ti confondi con il laboratorio di fisica al terzo piano, dove
c'è l'impianto per il filtraggio dell'aria. Io mi sto
riferendo al laboratorio del quarto - gli spiegò,
- E quando sei andata ad esplorare il quarto piano? - sbottò
Togami interrompendola, gli bruciava rimanere indietro. Con tutto
quello che gli era successo negli ultimi giorni si era persino
dimenticato dell'esistenza di nuovo piano a cui potevano accedere.
- Più o meno quando tu e Owada eravate troppo impegnati a
scambiarvi segreti da brave amichette davangi ad un caffè,
dopo aver portato Makoto (che si era sentito male), in infermeria - fu
la secca e sarcastica replica che ricevette, ed era già sul
punto di ribattere, ma si fermò. Kyouko gli aveva appena
mostrato il fianco su cui serrare le fauci.
- Makoto? - ripete il nome appena pronunciato dalla ragazza, e vide un
leggero tremito farle sussultare le palpebre,"Troppo tardi per
rimediare al tuo errore, Kirigiri" pensò, un sorriso da iena
a deturpargli il viso e il riflesso degli occhiali a nascondergli lo
sguardo. - Davvero, tu è Naegi siete diventati
molto intimi - commentò, prendendo la mira prima di
assestare l'attacco.
Kyouko si preparò, stringendo i pugni inguantati, pronta ad
accusare il colpo con la solita impassibilità, ma un leggero
strato di sudore freddo aveva cominciato a coprirgli la fronte, il
motore del suo cervello andava a mille alla disperata ricerca di una
soluzione.
Certo, constatò Byakuya, la ragazza avrebbe sempre potuto
tirare fuori la storia che, essendo stata per un lungo periodo
all'estero, aveva preso quell'abitudine di usare il nome proprio dagli
occidentali, ma ciò non poteva spiegare il motivo per cui,
fino al giorno prima, si fosse tenuta alla norma giapponese.
- Stiamo perdendo tempo - una mente logica come quella di Kirigiri
sapeva quando veniva il momento per darsi alla fuga. Per quanto codarda
e meschina potesse apparire, una ritirata avvolte si rivelava la
migliore delle strategie. - ... tra poco ci sarà il Processo
di Classe, piuttosto che stare a battibeccare fra noi dovremmo
dedicarci alle indagini - e su questo sapeva che Togami non avrebbe
potuto ribattere, aveva giocato il jolly e con esso chiuso la partita.
"Per il momento..." fu il sadico pensiero che si concesse Byakuya,
pronto a ritornare sull'argomento non appena quel fastidioso
inconveniente che metteva a rischio le loro vite si fosse concluso.
Intanto Ishimaru faceva da semplice spettatore alla discussione,
sentendosi messo in disparte, sembrava si fossero già
dimenticati di lui.
Il piano stava funzionando.
Rimasto solo, con l'unica presenza di Yamada seduto piangente in un
angolo - simile ad un enorme pupazzo parlante rotto, le cui pile si
erano scaricate e riusciva ad esprimersi solo ad inquietanti singhiozzi
e gorgogli -, Naegi pensò che il modo migliore per
ottimizzare il loro esiguo tempo, prima dell'inizio del processo,
mentre Kirigiri era impegnata ad esaminare il cadavere, fosse che lui
cominciasse a perlustrare la scena del crimine. "Forse dovrei fare
qualche domanda a Yamada" si disse, ma gli bastò dare
un'occhiata all'otaku per comprendere che non fosse il caso, il ragazzo
appariva distrutto, tanto da coprire solo metà dello spazio
occupato solitamente dalla sua mole, in più gli aveva
già dimostrato di non essere in grado di rispondere
lucidamente.
"Meglio andare in cucina" decise, forse anche per lasciare Yamada un
po' solo con il proprio dolore, e poiché riteneva di aver
visto qualcosa d’inerente alle indagini quando, poco prima,
vi si era recato per liberarsi delle proprie "prove del reato".
Sospirò, avvertendo un sapore amaro riempirgli la bocca, ora
quel piccolo incidente gli pareva così stupido se messo a
confronto con ciò che era avvenuto (trovava comunque
più saggio non far parola dell'episodio ad Owada).
- Bene, era qui da qualche parte...- iniziò le sue ricerche
chinandosi a quattro zampe sul pavimento, mettendosi ad esaminarlo
piastrella per piastrella, certo che quello fosse il metodo migliore
per trovare l'oggetto sospetto. Non ricordava di preciso cosa fosse,
l'aveva intravisto solo con la coda dell'occhio, e al momento, mentre
si destreggiava con il tritarifiuti, non ci aveva fatto troppo caso, ma
aveva istintivamente giudicato strana la sua presenza in cucina.
- Polvere... polvere... polvere... - non si rese conto di aver
cominciato a parlare ad alta voce, probabilmente avvertendo la mancanza
di una familiare figura femminile alle spalle, la quale (cosa che aveva
appreso solo di recente), apprezzava sin troppo di poterlo ammirare in
simili frangenti. "Ed ecco il motivo principale per cui mi fa sempre
scarpinare qui e là come un dannato" concluse la propria
riflessione chiedendosi se Kirigiri non nascondesse un leggero sadismo,
o se invece il suo era un modo sottile per dire che gli guardava il
sedere.
- Trovato! - esultò, sentendosi subito dopo un babbeo per
aver urlato in una stanza dove era lui l'unica presenza, mentre
sollevava l'oggetto misterioso in segno di vittoria.
Tossì, avvertendo un imbarazzo insensato colorargli le
guancie, quasi qualcuno avesse assistito a quella scena imbarazzante,
ritornando serio. "L'assassino avrebbe potuto usarlo per nascondere il
veleno e trasportalo qui senza dare nell'occhio..?" si chiese
meditabondo, rigirandosi quella nuova prova fra le mani, domandandosi
poi se non fosse pericoloso (per la sua salute), maneggiarla. Una
simile preoccupazione cadde però in secondo piano, quando si
rese conto a chi riconduceva la presenza di un tale oggetto,
istintivamente allora il suo sguardo si volse alla porta della cucina,
la quale riconduceva alla caffetteria, di certo, durante il processo di
classe i maggiori sospetti e le accuse, almeno inizialmente,
sarebbero ricadute su di lui, ma questo lo rendeva colpevole? Fu il
dubbio che cominciò ad assillarlo.
- Nulla...- sospirò Kirigiri premendosi il dorso della mano
guantata sulla fronte, avvertendo la stanchezza degli ultimi giorni
pesargli sul cranio simile ad un macigno, perquisire il corpo di
Celestia, anche con l'aiuto di Oogami, non aveva portato a nulla. Non
c'erano tracce di punture sulla pelle della gotich, né di
altri segni che potessero far supporre che qualcuno le avesse
somministrato il veleno tramite siringhe o simili. Kirigiri doveva
ormai giudicare vera la sua prima deduzione, quella cui era giunta dopo
il racconto di Naegi, ovvero, che la ragazza aveva ingerito
inconsciamente il veleno, il quale doveva essere stato nascosto in una
pietanza o in una bevanda. "Questo potrebbe rivelarsi pericoloso.."
giudicò, evitando di esternare i propri pensieri, se il
veleno era stato mischiato al cibo, ciò poteva significare
che tutti loro erano in pericolo. "Se il colpevole avesse agito
evitando di mirare ad una persona precisa..." iniziò con una
delle proprie congetture, fermandosi subito dopo.
Non era Yamada ad occuparsi dei pasti consumati da Celestia?
Kirigiri non sapeva ancora se l'otaku centrasse qualcosa nel delitto -
non disponeva di abbastanza prove per dirlo con sicurezza, solo qualche
sospetto -, ma se era stato lui a preparare i piatti poi mangiati dalla
gotich, allora era assai probabile che (in maniera volontaria o meno),
le avesse anche servito il veleno.
- Quindi è stata una perdita di tempo..- commentò
seccato Togami, l'espressione sadicamente divertiva e acida, gli era
rimasto un peso sullo stomaco e non vedeva l'ora di liberarsene urlando
alla sua incompetenza. Non si capacitava del motivo per cui, dopo aver
insistito con Kyouko perché lo lasciasse andare a perquisire
la caffetteria e dintorni, lei glielo avesse negato. E lì,
sarebbe nata l'ennesima questione, se Kirigiri non avesse ignorato ogni
protesta dell'ereditiere, dedicando tutta la sua attenzione al
cadavere, lasciando così il biondo isterico come una ragazza
mestruata.
- Peccato, ne abbiamo sprecato un bel po', rimanendo qui a girarci i
pollici - volle sottolineare, la spina che aveva al fianco ancora ben
impiantata nella pelle, gli bruciava
quell’immobilità. Cominciava quasi a pensare che
Kirigiri volesse sabotare il processo.
- Naegi è più che sufficiente ad esaminare la
scena. Hai potuto constatare anche tu la sua abilità - fu la
pronta risposta con cui lo azzittì, infondo, Byakuya una
volta aveva davvero riconosciuto le qualità del nanetto.
-... dov'è Owada? - gli chiese poi, distogliendo lo sguardo
da lui, lasciandolo girovagare sospettoso e attento per l'infermeria
- Quello scimmione...- gli rivolse il solito insulto, - ha
accompagnato il capoclasse nella sua stanza (sai, per quella storia dei
vestiti) -
- E tu gliel'hai lasciato fare?- fu sul punto di protestare Kirigiri,
ma poi si ricordò che l'ereditiere non era stupido come
credeva, doveva nascondere un motivo se aveva lasciato avvenire
qualcosa di potenzialmente controproducente per loro.
- Ishimaru non è nelle condizioni di muoversi..-
s’inserì Sakura, trovando che il ragazzo si era
staccato la flebo, - avresti dovuto fare qualcosa per fermarli - non
pareva arrabbiata, il suo sembrava più un richiamo al
buonsenso.
- Quello ha una capacità di recupero migliore di quella che
pensi Oogami..- replicò all'ammonimento Byakuya, evitando
però di guardare la wrestler in faccia, la sua intera
attenzione rivolta a Kyouko, - In più, credevo volessi
sapere al più presto possibile quello che io e Ishimaru ci
siamo detti - aveva quel sorriso furbo e saccente di quando era
convinto di essere un passo avanti a tutti. Kiyo doveva avergli
rivelato qualche informazione importante, giudicò Kirigiri,
forse addirittura inerenti al Burattinaio.
Avrebbe mentito nel dire che non era interessata.
- Quindi, Ishimaru ha insistito per allontanarsi con Owada,
perché tu avessi il tempo di informarmi? - ricordava ancora
la condizione che il corvino le aveva imposto, ovvero, che il
motociclista non dovesse venir a conoscenza delle sue rivelazioni. Ora
ne avrebbe scoperto il motivo.
- Owada... Non serviva che entrassi - commentò Ishimaru
guardando l'amico, ora seduto sul bordo del suo letto. Aveva cercato di
congedarlo, una volta arrivati alla porta della camera, provando a
convincerlo ad attenderlo lì, nel corridoio, sentendosi
animato da una certa agitazione mista ad imbarazzo, era consapevole
che, a causa della sua lunga assenza, la stanza non doveva apparire nel
suo aspetto migliore. Difatti, come aveva potuto constatare, un leggero
strato di polvere aveva già cominciato a ricoprire ogni
cosa, persino uno dei suoi numerosi libro di testo, lasciato aperto
sulla scrivania, aveva formato, nell'incanalatura fra le pagine, un
sottile grumo grigiastro. "E' imperdonabile..." fu sul punto di
mettersi a piangere Kiyotaka, lui che era l'incarnazione
dell'intransigenza non poteva sorvola su una simile dimostrazione di
sfacelo e pigrizia, tutt'al più davanti al kyoudai che
ammirava tanto. Nonostante avesse un’ottima scusa per
giustificare la sua mancanza, l'essere morto, non trovava comunque
accettabile una simile situazione.
- Sei collassato nemmeno un’ora fa, chi mi dice che non
succeda di nuovo? - fu l'assennata risposta con cui il motociclista
ignorò le proteste dell'amico infiltrandosi, senza troppi
convenevoli, nella sua stanza, dalla quale, notò, traspariva
un ordine quasi maniacale, che mai un disordinato cronico come Mondo
Owada avrebbe raggiunto, e tutto quell’amore che Kiyo provava
per ogni forma d'istruzione scolastica. Montagne di libri erano
ordinatamente impilate un po’ ovunque, a ridosso delle
pareti, a formare alte librerie senza alcuna struttura di sostegno. Nel
guardarle Owada si chiese cosa sarebbe successo se, in un momento di
distrazione, Ishimaru avesse deciso di prendere un libro di esercizi o
una dispensa dall'angolo di sostegno del basamento. "Potrebbe finire
ucciso dal crollo.." ipotizzò senza alcuna voglia di
scherzare, aveva da poco sviluppato un istinto iperprotettivo nei
confronti del capoclasse. Avrebbe fatto ogni cosa in suo potere per
impedire che morisse una seconda volta di fronte ai suoi occhi.
- E poi... potresti sparire di nuovo - aggiunse a mezza voce, una
frecciatina che colpì in pieno la coscienza colpevole di
Kiyotaka, forse, oltre al sollievo per averlo trovato vivo, il
motociclista riservava per lui anche una certa rabbia, per aver
rischiato di morire in quel modo stupito. Sacrificandosi per lui senza
neppure interpellarlo.
- Kyoudai, trascorri troppo tempo con Togami, hai cominciato a parlare
come lui - cercò di evitare il discorso con quel commento
superficiale, avvertendo montare un leggero nervosismo, sapeva di non
poter sostenere, al momento, una discussione con l'amico - non ne aveva
le forze. Giudicò che, un modo intelligente per evitare lo
scontro, fosse di chiudersi in bagno con la scusa di una doccia. Un
vero peccato però che la porta del servizio non fosse
provvista di serratura, così com’era per le
ragazze, avvertiva l'esigenza di mettere una certa distanza di
sicurezza tra se e il motociclista, quasi per lui si rivelasse un
pericolo.
- Bro' dimmelo...- gli ordinò serio Owada e, in un primo
momento, Ishimaru lo guardò confuso, non capendo a cosa si
riferisse, - Dimmi che ti è successo. Come ci sei finito
mezzo dissanguato sul pavimento della sala comunicazione dati? -
insistette e Kiyo avvertì il sangue tramutarsi in ghiaccio
nelle vene e, così come poco prima era accaduto quando aveva
visto il cadavere di Celestia, ogni colore gli abbandonò il
viso, lasciandolo del medesimo colore di quella divisa che si accingeva
a indossare.
- Va..vado a farmi una doccia! - optò per la via di fuga che
aveva appena ideato, trovandosi a balbettare dal panico, ignorando le
domande dell'amico e infilandosi dietro alla porta prima che tentasse
di fermarlo. Avvertì un giramento di testa a causa dello
scatto repentino con cui si era mosso, e dovette appoggiarsi alla
parete per non perdere l'equilibrio,
- Mi dispiace kyoudai...- mormorò sospirando stanco, quando
fu sicuro che l'altro non potesse sentirlo, rivolgendosi al sottile
strato di legno che li separava. E per una trentina di secondi rimase
così, sulla soglia, per assicurarsi che l'amico non tentasse
di entrare.
Venti minuti dopo, Owada, ancora seduto sul letto di Ishimaru ad
aspettare che finisse di lavarsi, affrontava con il massimo della
serietà un enorme dilemma:
"Non ci sta mettendo troppo..?" si chiedeva avvertendo l'impulso di
andare a controllare, ma aveva ben capito che l'amico si era rifugiato
in bagno per evitarlo, o quanto meno per sviare il discorso, e
sapendolo, era restio a disturbarlo. Aveva la sensazione di trovarsi di
fronte ad un cane impaurito, cui il semplice avvicinarsi potesse
causargli una reazione aggressiva. "Ma se busso, non dovrebbero esserci
problemi..?" decise quando il silenzio persistette, e le rotelle del
suo cervello già fumavano per troppo sforzo - e pensare che
era stato quel macinino malandato ad intuire il segreto di Kirigiri...
Sì, la ragazza in quel momento non doveva proprio essere in
se.
Sì alzò dal letto ancora un po' titubante,
camminava sui gusci d'uovo, in equilibrio tra due sentimenti
contrastanti come il sollievo e il sospetto, era ovvio che Ishimaru gli
stesse nascondendo qualcosa, ma cosa?! Che fosse vera la supposizione
di Togami e Kiyo fosse...
- Ohi, Bro! - lo chiamò battendo più volte il
pugno chiuso sulla soglia del bagno.
Non ricevette risposta.
- Bro..?- chiamò ancora, sta volta a voce più
alta, una sottile paura ad incrinargli la voce, - Guarda che adesso
apro! - annunciò già con la mano sul pomello, ma
non dovette arrivare a tanto.
La porta si spalancò all'improvviso sbattendogli dritta in
faccia, lo spigolo giusto in mezzo alla fronte, il colpo tanto violento
da farlo cadere con il sedere a terra.
"Ahi, ahi, ahi" guaiì tra se e se dal dolore, il giorno dopo
gli sarebbe di certo venuto un livido, si disse ricordando anche la
serie di graffi che l'ereditiere gli aveva lasciato sempre sul volto, a
vedersi non sarebbe certo apparso un adone.
- NON C'E'!! - gridava nel mentre Ishimaru, piombando nella stanza in
un evidente stato di panico, i capelli ancora un po' umidi dopo la
doccia e vestito di tutto punto con la sua divisa bianca perfettamente
in ordine, la fascia da capoclasse al braccio e medaglietta annessa, -
Non è da nessuna parte! - continuò, sembrava
preda di un attacco isterico,
- Che cosa non..?- non ebbe neppure il tempo di chiedergli Owada,
leggermente intontito dalla botta, che il capoclasse se ne stava
già andando. Se non avesse iniziato a barcollare
probabilmente il motociclista lo avrebbe perso, visto l'impeto da cui
era stato posseduto, - Bro' - lo raggiunse, - Calmati - non era
però la persona più adatta a dispensare un simile
consiglio,
- I... il mio elettroID - biascicò Ishimaru reggendosi
nuovamente alla parete, cercando ancora di andare verso l'uscita, -
era... era nella mia tasca, ma - rivolse all'amico uno sguardo molto
vicino al pianto, un misto di disperazione e paura,
- Non lo avevi quando ti abbiamo trovato - rifletté il
motociclista, - Non è che è andato distrutto? -
suppose, ma gli occhi che Kiyo gli rivolse lo fecero pentire di aver
parlato, questa volta gli trasmettevano una furia omicida velata dalle
lacrime. Se non fosse stato impossibile, avrebbe giurato di vederci
anche delle fiamme in quelle iridi,
- Gli elettroID sono indistruttibili! E... - gli ricordò, e
le sue parole avevano il suono di un ammonimento. Owada con
capì cosa lo avesse fatto arrabbiare tanto, ma fu ancora
più stupito quando quella rabbia svanì di colpo,
e il suo sguardo volò lontano, -... ma sì! Deve
essere lì - esclamò il capoclasse più
sereno, ritrovando una sorta di calma ma ancora pervaso da una certa
smania. Recuperate un po' di energie, prese di scatto la porta ed
uscì nel dormitorio, Mondo lo seguì confuso,
osservando che non gli cedessero le gambe.
Fortunatamente, Ishimaru non ebbe bisogno del suo aiuto, incespicando
ogni tanto nei propri piedi e reggendosi tal volta ai muri,
riuscì a ricoprire senza troppa fatica i tre piani che lo
separavano dalla sua destinazione. Owada ad un certo punto
arrivò a pensare che neppure se gli si fosse parato davanti
Monokuma, Kiyo si sarebbe fermato, era il tipo di persona che, quando
puntava ad un obbiettivo, non si arrestava sino a quando non lo aveva
raggiunto.
Ci volle un po' al motociclista per capire dove l'amico fosse diretto,
ma quando lo intuì, un nodo alla gola sembrò sul
punto di soffocarlo, ricordandogli quale scena gli si fosse presentata
di fronte la prima volta c'era entrato, l'aula trasmissione dati!
- Ehi, ehi, ehi... Fermo un attimo! - s’impose Owada
superandolo, bloccandogli la strada occupando con tutta la sua
grandezza l'entrata alla classe, - Cosa vorresti fare lì
dentro? - aveva un pessimo presentimento riguardo quella stanza (ma non
essendo Hagakure la sua poteva essere semplicemente un'impressione).
- Cercare il mio elettroID - fu la chiara risposta del corvino,
irremovibile sulla sua decisione,
- Ti ricordo che non è passato neppure un giorno da quando
ti abbiamo trovato moribondo qua dentro - osservò Mondo
indicando la soglia, sperando che, ricordandoglielo, potesse farlo
desistere,
- Appunto per questo è il luogo più logico dove
cercarlo - serrò inconsciamente i pugni il capoclasse, le
braccia tenute rigide lungo i fianchi, si stava irritando.
- Non parlami TU di logica! - proruppe allora il motociclista con una
reazione che colse di sorpresa il suo interlocutore, sembrava furente
e, sul momento, Ishimaru credettè volesse afferrarlo per il
collo. - Ti sembra logico quello che TU hai fatto? - era chiaro che si
stesse sforzando per non picchiarlo. Alla fine era successo, era
scoppiato, Owada stava finalmente esternando tutta quella rabbia
repressa accumulata dall’esecuzione dell’amico.
- Ci sono un sacco di cose illogiche che tu hai fatto, kyoudai, ed io
sto forse passando il tempo a rinfacciartele? - lo colse in contropiede
Kiyotaka, il quale si cavò d'impiccio una seconda volta
sfruttando una sua non ben nota abilità, l'espressione
severa e di rimprovero, quasi fosse Mondo quello da biasimare. -
Adesso, se potessi spostarti - lo incitò approfittando del
suo momento di confusione, la rabbia del motociclista ormai sgonfiata
come un palloncino bucato, riuscendo così a liberare la
porta.
Infondo, se Ishimaru intendeva diventare un bravo politico, e inseguito
primo ministro del Giappone, doveva sapere come sfruttare e rigirare i
discorsi dei propri avversari, così che suonassero a suo
favore.
"Mi.. mi ha fregato?" si rese conto un po' in ritardo Mondo, trovando
una nuova vampata d'ira ad investirlo, - Ohi, Bro'! - lo
seguì ancora, sta volta all'interno dell'aula di
trasmissione dati, e nuovamente fu accolto dall'oscurità
degli schermi neri dei vari televisori appesi alle pareti, quegli
aggeggi lo incuriosivano, chissà a cosa servivano?
Ishimaru invece parve ignorarli, diretto sicuro verso una delle
scrivanie che occupavano la stanza insieme a varie apparecchiature
dell'aspetto complicato e alla porta con la faccia di Monokuma stampata
sopra. Per un istante lo sguardo del capoclasse fu attirato da quel
disegno, ma subito lo distolse, quasi ne fosse spaventato. Dopo tutta
quell'energia da cui era stato attraversato, la quale l'aveva portato a
superare ben tre rampe di scale nonostante non fosse nelle condizioni
migliori per farlo, pareva che giunto alla meta, Kiyotaka esitasse.
- Bro' tutto okay? - lo guardò preoccupato Owada, forse
l'amico aveva ricordato qualcosa di spiacevole, non per nulla c'era
quasi morto in quell'aula,
- Eh..? Sì - si voltò verso di lui, che era
rimasto sulla soglia, e il suo sguardo gli parve stralunato, assente,
come perso altrove. - Devo solo riprendermi l'elettroID -
ripeté, parlando più a se stesso che a Mondo,
- Ma perché è così importante
ritrovarlo? - si ritrovò a chiedere il motociclista, il
quale, avendo perso il proprio, non capiva perché il
capoclasse fosse tanto affezionato al suo, ma la risposta che ricevette
gli suonò al quanto inquietante, per non dire allarmante per
la salute mentale del compagno.
- Perché, altrimenti, come faccio a sapere chi sono? -
quelle parole furono capaci di coprire con un ulteriore velo di timore
il volto già scuro di Owada, quelle non gli sembrava una
frase che Ishimaru avrebbe potuto pronunciare.
- Non penso sia così facile dimenticare chi si
è..- osservò, forse tentando di farlo ragionare o
per assicurarsi che non lo stesse prendendo in giro, magari aveva
sviluppato un pessimo senso dell'umorismo, chi poteva dirlo?
Cominciò comunque ad avvicinarlo, a piccoli passi
così che non se ne accorgesse, temeva una sua strana
reazione, ed era deciso a fermarlo in tempo nel caso.
- Scordare le cose è più semplice di quello che
credi, kyoudai - no, non stava scherzando, ad Owada bastava uno sguardo
per capirlo, qualcosa aveva cambiato l'espressione del corvino da
quando era entrato nella classe. Come se fosse stato investito da un
secchio di nera melassa, i suoi movimenti e reazioni apparivano
alterati, - Ad esempio - continuò a parlare Kiyo, ormai
arrivato alla scrivania che lo interessava.
Gli sfuggì un sorriso triste quando, aprendone il cassetto,
vi trovò all'interno la chiave della propria stanza, il suo
elettroID e... - io avevo dimenticato il piccolo regalino lasciatomi da
Monokuma -
Il flash del suo primo risveglio all'interno di quella stanza gli
attraversò lo sguardo, riportandogli alla mente l'immagine
del Burattinaio che gli imprimeva il metallo gelido di quell'oggetto
sulla fronte. In un primo momento non si era neppure reso conto di star
per morire, si era solo chiesto, con un leggero stupore, dove quel
pazzo si fosse procurato una pistola.
Quella stessa pistola che ora era lui ad impugnare e di cui sapeva
esservi un solo colpo in canna. "Un proiettile, una vita”
erano state le parole del manovratore di Monokuma, prima di proporgli
un accordo che ben si confaceva alla sua inumana crudeltà.
- St...stai scherzando? - balbettò Mondo, lo sguardo fisso
sull'arma che gli veniva puntata contro, gli occhi persi nel foro buio
da cui sarebbe esploso il colpo, "Allora quella serpe aveva ragione.."
prima di avvertire paura o sofferenza per il tradimento subito, fu
l'irritazione, il forte bruciore di dover dare ragione a Togami la
prima emozione che attraversò il motociclista. - Bro'...
dimmi che scherzi - cominciò inconsciamente ad arretrare
verso la porta, maledicendo se stesso per essere stato tanto appresso
all'amico, ora un mezzo metro in più di distanza non avrebbe
fatto alcuna differenza.
Ishimaru non poteva mancarlo. Owada non poteva fuggire.
- Il patto era che io spedissi uno di noi due all'inferno -
spiegò Kiyo, rivelandogli, con una semplicità
disarmante, l'accordo con cui si era comprato la propria
semi-libertà,
- Vu.. vuoi uccidermi? - gli chiese il motociclista, ora lo sguardo
largo dal panico e gonfio dalla rabbia e dal dolore del tradimento, gli
ci volle un enorme sforzo per modulare il tono di voce, in modo da non
farlo suonare isterico.
- In realtà no - e il sorriso con cui gli si rivolse, fece
comprendere ad Owada che Ishimaru aveva perso anche l'ultimo briciolo
della sua sanità mentale, -... ma sei stato tu poco fa a
chiedermi se il mio fosse un comportamento logico - il presentimento
che lo aveva colto il motociclista nel giorno del processo per la morte
di Fujisaki, si rifece sentire.
"Meglio puntare alla testa?" fu invece il pensiero stranamente lucido
che attraversò la mente del capoclasse, consapevole di
essere in una posizione di vantaggio, voleva concedersi un momento per
fermarsi e riflettere sulla situazione. Voleva evitare di provocare una
morte troppo dolorosa.
- Bro' - Owada fu visibilmente scosso da un sussulto quando Ishimaru
tolse la sicura all’arma e, nell’istante
successivo, tutti i suoi dubbi ebbero conferma,
- Questa è l'ultima volta che ci salutiamo, kyoudai -
parlò un ultima volta il capoclasse premendosi la canna
della pistola contro la propria tempia.
Ancora una volta Owada non sarebbe stato in grado di fare nulla
"Merd...!"
Uno scoppio assordante,
e alcuni schizzi di sangue andarono a colorare il vetro buio dei
teleschermi spenti.
---
Bene, chi se lo
aspettava? No, non dico la parte di Kiyo fuori di testa, dico la
dipartita di Celestia, strano pensarla come vittima piuttosto che
carnefice, eh?
Ormai lo sapete che quando sono tra le mie mani i personaggi danno di
matto, quindi la reazione del capoclasse non credo vi abbia stupiti
più di tanto, ovvimente non lascerò la questione
in sospeso come ho fatto in questo capitolo, ma
l'approfondirà così da rendere chiaro il motivo
che l'ha spinto ad agire così... Chissà, forse
verrà fuori cosa Junko stia architettando xP
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** XV ***
Capitolo XV
- E-eh..? - Togami impallidì girando lentamente la testa,
osservando il sangue schizzato sul vetro scuro dei teleschermi.
Cos'era..? Cos'era stato quello scoppio?!
"Che hai combinato sta
volta, Owada?" avrebbe voluto urlare contro il motociclista, il quale
ora si trovava di fronte a lui, all'interno della stanza, ma invece
rimase a boccheggiare, incapace di proferire parola, il cervello in
tilt, perso e confuso in quella situazione.
- To-togami?- lo
chiamò Mondo, con il medesimo stupore del biondo sul volto,
ma lui non riuscì a rispondergli, non una sola sillaba gli
uscì dalle labbra, la voce gli rimaneva muta in fondo alla
gola, così come il respiro, rimasto mozzato dallo spavento,
lo sguardo spalancato dall'orrore, nelle orecchie ancora quel botto
assordante, simile al suono di un fuoco d'artificio esploso a breve
distanza. Byakuya non capiva, non riusciva ad intuire cosa fosse
accaduto, ma, sopratutto, gli era incomprensibile la presenza di Owada
nell'aula di trasmissione dati.
Perché era
lì? Che Ishimaru gli avesse detto qualcosa? Eppure, il
capoclasse aveva insistito tanto perché non ne venisse a
sapere nulla della funzione di quella classe e, nel particolare, di
quell'infinità di televisori che la riempivano.
- Togami? - si
aggiunse al richiamo del primo la voce di Kirigiri, poco dietro di lui,
appena fuori dalla porta lasciata spalancata. Essendo alle sue spalle
l'ereditiere non riusciva a vederne il volto, ma era certo che fosse
rimasto del tutto inespressivo, la voce però ne tradiva la
confusione e una nota di sconcerto. Sembrava che neppure lei fosse in
grado di capire il senso di quegli eventi, si disse, avvertendo un
certo conforto in questo.
Con estrema
lucidità Byakuya, nel tentativo di comprendere cosa stesse
accadendo, ripercorse mentalmente la sequenza di azioni che l'avevano
portato a quel punto.
Dopo aver discusso su
ciò che Ishimaru gli aveva rivelato, lui e Kirigiri avevano
lasciato l'infermeria - con l'intenzione di verificare la
veridicità delle sue affermazioni -, e su ordine di
quest'ultima Oogami era stata mandata ad aiutare Naegi nella ricerca di
eventuali indizi (non che potesse essere utile, se ciò detto
da Kiyotaka si fosse rivelato vero).
Era stato lui a
condurla sino all'aula, insistendo per rimanerle sempre davanti, e non
con il cavalleresco intento di farle strada, poiché non ce
n'era alcun bisogno, ma per il semplice gusto di superarla. Era assai
raro che si trovasse in possesso d'informazioni rimaste, al contrario,
oscure alla ragazza e, per una volta, ne risultasse superiore, aveva
quindi tutta l'intenzione di vantarsi il più possibile di
quella posizione sopraelevata.
Raggiunto il terzo
piano, avevano scoperto la porta dell'aula trasmissione dati aperta e,
per quanto l'avesse trovato inusuale, perché certo che
precedentemente l'avessero chiusa, Togami non si era fatto troppe
domande. Entrò di slancio per assicurarsi che non fosse
accaduto nulla, avvertendo un sottile presentimento provocargli un
brivido dietro la nuca, ma compiuti i primi passi all'interno della
stanza, aveva avuto unicamente il tempo per notare la presenza del
motociclista nel lato opposto alla porta, prima dello scoppio
… "Uno sparo" realizzò infine, comprendendone
finalmente la natura.
E ora, nel trovare
anche la presenza di Ishimaru vicino ad Owada, a Togami venne il dubbio
di chi fosse il sangue con cui si era inzaccherata la parete di
teleschermi che gli stava affianco .
Ben visibile era la
pistola tra le mani dei due ragazzi, l'impugnatura era stretta dal
capoclasse, mentre il motociclista ne teneva la canna, modificandone la
traiettoria, deviando così il proiettile che ne era esploso.
Tra loro doveva essere nata una colluttazione ed era partito un colpo
accidentale, giudicò Byakuya, avvertendo al col tempo un
forte e bruciante dolore al fianco.
A quanto sembrava
aveva avuto davvero un tempismo perfetto, ironizzò,
tamponandosi lì dove la pelle scottava, avvertendo il calore
del sangue bagnarli le dita.
D'istinto Owada e
Ishimaru lasciarono in contemporanea la presa sull'arma, la quale cadde
a terra con un tonfo metallico, non aveva più alcun valore.
Priva di altre munizioni diveniva un oggetto del tutto innocuo,
inutile.
Veloce il motociclista
fu il primo a correre dall’ereditiere ferito, il quale si
tamponava con una mano il fianco lacerato e sanguinolento, era finito
in ginocchio a terra, l’espressione dolorante e via via
sempre più cerea, un velo di sudore freddo a bagnargli la
fronte.
- Serpe?..- lo
chiamò di nuovo, poco prima il biondo non gli aveva mostrato
alcuna reazione, e ancora il suo sguardo gli parve altrove, come se non
fosse realmente lì.
- ...do - alla fine
però Togami sembrò avere una qualche reazione, ma
le sue parole furono tanto flebili che Owada non riuscì ad
udirle,
- Eh..? - si
avvicinò ulteriormente, chinandosi su di lui... Grosso
errore.
Con un rapido
movimento dell'unico braccio libero Byakuya gli afferrò il
bavero della giacca, costringendo ad abbassarsi ulteriormente, e
tirò appena indietro la testa prima di far cozzare la
propria fronte contro quella del motociclista, provocando un suono,
tonfo sordo, all'apparenza molto doloroso.
- Ma che..?!-
arretrò bruscamente Owada, trovandosi un nuovo livido sul
volto già martoriato e una smorfia contratta a deformagli le
labbra, gli aveva fatto male! Il biondo aveva colpito nello stesso
punto in cui, poco prima, aveva avuto un incontro ravvicinato con la
porta del bagno del capoclasse. - Cosa cavolo ti è preso?! -
urlò, furente ed irritato, e pensare che si stava realmente
preoccupando per le sue condizioni!
- COSA MI è
PRESO!? - ritrovò la voce Togami, un urlo isterico che si
produsse potente dalla sua gola, sino quasi ad assordare chi lo
ascoltava, - Cosa cazzo ci facevi tu con una pistola!? Cos'è
interpretavi la parte del gangster?! Microcefalo demente dal cervello
monocellulare! - continuò a coprirlo d'insulti, vinto da un
vero e proprio attacco di panico. Si era spaventato a morte! Per un
momento aveva creduto realmente di star per morire, la pallottola lo
aveva preso di striscio, finendo con il piantarsi in uno degli schermi
poco lontano da lui. Il fianco comunque gli doleva ad ogni respiro e la
ferita, ben più di un graffio, ma non fatale, non la
smetteva di sporcargli la camicia di sangue.
- Non è
mia! - ebbe come unica difesa Owada, riuscendo a sovrastare con le
proprie le parole dell'ereditiere, - E... Idiota, ti si è
riaperta un’altra volta! - con quest'ultima affermazione il
motociclista si riferiva alla ferita che Byakuya riportava alla testa,
a causa della testata che gli aveva riservato, aveva finito con il
ricominciare a sanguinare, - Non guarirà mai! - lo
rimproverò.
- Non pensare a
quella! - proruppe Togami, ritrovandosi a constatare che aveva ragione
quando finì accecato da un rivolo rosso che gli
colò nell'occhio, - Mi hai sparato! Potevi uccidermi!! -
insistette, aveva un ottimo motivo per prendersela con lui, Owada non
doveva nemmeno provare a ribattere.
- NON E' STATO KYOUDAI
A SPARARE! - fu il turno di Ishimaru ad intervenire, l'espressione
turbata, in un misto di rabbia, colpevolezza e vergogna, lo sguardo
già velato di lacrime ancorato al pavimento. Non si era
mosso dal punto in cui era partito il proiettile, e ora il suo corpo
tremava, scosso da violenti tremiti, sembrava che le emozioni lo
colmassero al punto di farlo scoppiare. - E' colpa mi-a... - aggiunse
con il suono di quell'affermazione che gli moriva in gola, mentre i
suoi occhi, le cui pupille si erano ridotte e due puntaspilli, finalmente
si alzavano da terra per posarsi, con orrore crescente, sulla familiare
e terribile figura di un orso in miniatura.
- Uppupupupupu! Ma che
bella riunione di dementi abbiamo qui - accompagnò con
quell’esclamazione la sua improvvisa apparizione Monokuma e,
per diversi istanti, la classe calò nel più
profondo silenzio.
- Monokuma - lo
salutò Kirigiri, entrando a sua volta nella stanza, vista la
confusione creatasi aveva ritenuto più sicuro attendere
prima di varcare la soglia, nel caso vi fosse stata una seconda arma,
potenzialmente pericolosa per la sua incolumità, nascosta da
qualche parte. Si chiese come l'orso robot avesse fatto a superarla
senza che se ne accorgesse, sembrava apparso dal nulla, "o forse qui
c'è un'altra entrata" suppose, non lasciando che alcuna
confusione o stupore infrangesse la sua maschera
d'impassibilità.
- Guarda, guarda..- la
ignorò l’orso, l’attenzione invece
rivolta al capoclasse, il quale, trovatosi di fronte
all’ombra del Burattinaio, sembrava sul punto di collassare,
o di dare di stomaco dal panico. - Non ti è piaciuto il mio
"regalino" Kiyo? - ironizzò cogliendo con la sua zampa la
pistola finita a terra, a poca distanza dai piedi del corvino, - E
pensare che ho faticato non poco per procurarmela - finse di
piagnucolare con un leggero sbuffo di rammarico. -... ma tu hai
sprecato l'unico colpo! - la calma fasulla con cui aveva parlato si
sgretolò di colpo mentre sfoderava gli artigli, distruggendo
di conseguenza l’arma che stringeva, il suo occhio destro
cominciò ad emettere una sinistra luce rossastra, simile ad
un lampeggiante che avvertiva di un pericolo imminente.
Inconsciamente
Ishimaru arretrò, ma solo per ritrovarsi ad urtare contro la
parete di monitor alle sue spalle, sussultò tremante al
contatto con il freddo del vetro da cui erano composti gli schermi. Non
poteva scappare.
Nel vedere l'amico in
difficoltà Owada tentò d'intromettersi, ma Togami
lo fermò afferrandolo per un lembo della giacca,
l'espressione che gli intimava di non intervenire,
- "Finiresti solo per
complicare le cose" - gli mormorò come ammonimento, lo
sguardo severo e aguzzo,
- Tu..- stava per
replicare, ma la voce di Monokuma si sollevò alta,
soffocandone le parole.
- Uppupupupupupupu! E
così, fin dall'inizio, la tua intenzione era di suicidarti?
- cominciò a ridere, cambiando nuovamente umore, - Ma quale
nobile e drammatica fine, una teatralità degna di...
bhé, lasciamo stare - continuò a beffeggiarlo, ma
per quanto sembrasse passato il suo momento di crisi omicida, di furore
nero, i minacciosi artigli continuavano a svettare dalla sua zampa
tonda, da pupazzo. - Adesso dimmi, cosa intendi fare, ora che il tuo
"brillante" piano è andato in fumo? - e le lame puntarono
pericolosamente sul volto di Kiyo, nonostante fosse alto un mezzo metro
scarso, quegli spuntoni erano abbastanza lunghi da colmare, e superare,
la distanza che li separava, - Mi sembra che avessimo un accordo:
uccidi il tuo kyoudai o muori; e se non dovessi riuscirci,
eliminerò entrambi - gli ricordò e, se sino a
quel momento Ishimaru si era ridotto ad un piccolo roditore tremante, a
un coniglio privo di coraggio, il suo sguardo
s’indurì a quelle parole.
- Ricordo quello che
ho promesso - rispose con voce dura, appena scalfita da un leggero
tremore, - ... e non ho intenzione di tirarmi indietro, c'è
solo stato un piccolo intoppo - minimizzò l'incidente, non
aveva previsto una simile reazione da parte di Owada, ne era stato
colto di sorpresa.
- Uppupupupu! Quindi
hai ancora intenzione di morire? - ad avvenuta conferma delle
intenzioni del capoclasse, finalmente, Monokuma decise di ritrarre gli
artigli, gli bastava uno sguardo per comprendere che lo spirito del
ragazzo non era stato minimanete scalfito da quell'inconveniente.
Avrebbe proseguito verso quell'obiettivo che si era prefissato.
Certo, sempre se
Monokuma non fosse intervenuto e lo avesse portato a cedere. Ovvero, a
convincerlo a commettere quell'atto che tanto ripudiava, come uccidere
la persona a cui era tanto legato. Fin da quando avevano stipulato
l'accordo, era stato quello il suo scopo e, sino a momento in cui non
aveva assistito alla scena in cui Ishimaru puntava la pistola contro la
sua stessa tempia, aveva creduto di averlo raggiunto. Alla fine
riteneva fosse un bene che quel gorillone imbecille di Owada fosse
intervenuto, così non aveva dovuto rinunciare al suo
passatempo preferito degli ultimi tempi.
Per quanto il suo
spirito fosse mutevole quanto le nuvole, osservare come le sue
marionette cadessero in una Disperazione sempre maggiore, era una
goduria per il loro burattinaio.
- E cosa
t’inventerai? Hai intenzione di impiccarti, di rubare un
coltello da cucina e pugnalarti alla gola? O forse vuoi suicidarti
mordendoti la lingua? - produsse le sue macabre ipotesi, notando, con
occhio attento, come il ragazzo fosse colto da un brivido a ognuna di
esse e, da dove lo osservava, Junko non poté non sorriderne.
Vi era un semplice, quanto splendido inconveniente quando una persona
sopravviveva a una morte considerata certa...
- Ma sono tutti metodi
troppo lenti, vero Kiyo? Ti renderesti conto di star morendo e
affronteresti di nuovo tutta la paura e la sofferenza che questo
comporta, upupupupupu! - sviluppa un terrore estremo, una fobia
paranoica verso quella morte che si è trovata ad affrontare.
- Sarebbe stata così comoda quella pistola, un colpo e tutto
finito, vero? - E su questo Kiyotaka non faceva eccezioni, nonostante
si fosse mostrato pronto a sacrificarsi una seconda volta per il suo
kyoudai, ora che aveva perso quell'opportunità, dettata
sopratutto da un momento di poca lucidità, gli sarebbe
risultato quasi impossibile provarci nuovamente. L'esecuzione che si
era trovato a subire aveva moltiplicato in maniera esponenziale la
paura della morte sopita in lui, come in ogni essere vivente.
- Comunque...-
alzò le spalle Monokuma, all'apparenza stanco di
punzecchiare il capoclasse - chiusosi in se stesso, incapace di
replicare -, voltandosi e allontanandosi da lui quel tanto che bastava
da non opprimerlo del tutto con la sua presenza, ma stando ben attendo
di creare tra lui e gli altri come una barriera, lasciandolo
così isolato da loro. - ... devo ammettere che lo
spettacolino messo su da voi bastardi mi ha al quanto divertito -
cambiò rapidamente discorso, rivolgendosi agli studenti
rimasti, - ... l’intervento di Togami è stato
magistrale, sembrava l'aveste studiata tanto la sua entrata
è stata perfetta - commentò osservando
l’ereditiere ancora sanguinante a terra,
l’emorragia sembrava però aver già
cominciato ad arrestarsi, - E il fatto che la pallottola
l’abbia preso solo di striscio, upupupu! Visto i danni che
potevi ricevere, sei davvero stato fortunato bastar-Togami, in
più la tua faccia scioccata quando ti sei accorto che ti
avevano sparato, uppu! Valeva milioni..! Sì, davvero,
davvero divertente, uppupupupupupu! -
- E non meritiamo un
compenso per questo? -
- Eeh?! -
quell'improvviso intervento di Kirigiri lasciò il resto dei
presenti basiti, deformando i loro volti in un’espressione
sconcertata, Monokuma compreso,
- Ti abbiamo
intrattenuto, quindi, non ci spetta una ricompensa? - insistette lei,
il volto impassibile, da cui non traspariva nulla.
A cosa puntava? Si
chiese Byakuya nell'osservarla, ma non gli ci volle molto per
comprenderlo, erano venuti fin lì proprio per quel motivo,
- Che.?! Volete una
ricompensa perché, per una volta, voi branco di bastardi, vi
siete rivelati interessanti? - protestò Monokuma,
all'apparenza seccato da quella proposta.
- Non vedo nulla di
male se ti chiediamo un premio dopo che tu stesso hai ammesso di
esserti "divertito" - si aggiunse l'ereditiere, aveva capito cosa la
ragazza volesse ottenere e, se avessero avuto il consenso di Monokuma
per farlo, non avrebbero dovuto temere un suo intervento in seguito.
- Tsk... vi
è forse partito il cervello? La reclusione vi ha rimbambito?
- si mostrò ancora aggressivo, ma ora le sue parole
sembravano avere un suono smorzato, quasi l'atteggiamento del biondo e
di Kyouko lo incuriosisse in qualche modo, era strano per quei due
collaborare tanto platealmente. - E allora..- sbuffò, -
Quale sarebbe la vostra richiesta? Non provate però di
chiedermi di diplomarvi per così poco! - li
avvertì additandoli con la zampa,
- No, non era quella
la mia idea..- si concesse un leggero sorriso Kirigiri, - Vorremo solo
il permesso di usufruire di questa classe - rivelò facendo
riferimento all’aula trasmissione dati. - ...
d’altronde questa è il genere di richiesta che gli
alunni sono obbligati a fare ad un professore o, in sua assenza, al
preside - riconoscere quell’orso robot come loro preside era
un insulto a quel padre che ancora non conosceva, e per questo,
interiormente, Kirigiri avvertì una stretta al cuore, ma era
anche abbastanza furba da sapere quanto, concedergli anche solo a
parole quel titolo, carezzasse l’ego del Burattinaio. E le
lusinghe erano sempre la prima arma da sfruttare in una contrattazione.
Quello stratagemma
però, insolitamente, non sembrò dare gli effetti
sperati.
- Ah ..-
esclamò Monokuma, rivolgendosi una seconda volta verso
Ishimaru, - quindi gli hai detto a cosa serve questa stanza -
l'osservò, serio, e nessuno poté prevedere quale
sarebbe stata la reazione successiva, il suo tono e la sua espressione
erano piatti, imperscrutabili. Sul momento avrebbe anche potuto farsi
esplodere, visto quanto sapesse essere imprevedibile, - ... hai forse
rivelato altro? - e subito fu chiaro a tutti i presenti che
sì, la probabilità che volesse farli saltare
tutti e quattro in aria non era affatto blanda.
- Nient'altro - gli
rispose Ishimaru impassibile, per quanto gli fosse possibile vista la
tensione accumulatasi sul momento, un leggero sudore freddo ad
imperlargli la fronte, - ... se dov-essi tradirti, il nostro accordo
salterebbe, giusto? Dirlo si sarebbe rivelato controproducente per
entrambi - balbettò per un momento, certo che l'orso non gli
avrebbe creduto nonostante gli stesse dicendo la verità, -
Guarda le riprese dell'infermeria, se pensi che menta! - lo
fronteggiò sentendosi messo sottopressione, mostrando un
coraggio che non possedeva, avvertendo, anzi, il proprio corpo tremare
come una foglia.
- Booom!-
scoppiò Monokuma, riproducendo con la voce il rumore di
un'esplosione, facendo così prendere uno spavento a tutti i
ragazzi, i quali furono sul punto di morire per un attacco di cuore
simultaneo. Curiose furono le posizioni che i quattro presero per una
strana somma di riflessi incondizionati (nel momento in cui si
convinsero che la bomba fosse vera). Togami si era mosso per primo
afferrandosi nuovamente alla giacca di Owada, come se questi potesse
fargli in qualche modo da scudo, mentre Kirigiri si era riparata dietro
al motociclista per lo stesso motivo; il capoclasse invece, non avendo
modo di trovare un rifugio, era finito con il sedere a terra, le gambe
divenutogli molli dalla paura. Per ultimo, Owada era rimasto
paralizzato, anzi, immobilizzato dalla reazione dei suoi due compagni,
che lo avevano obbligato a rimanere fermo in piedi nel bel mezzo della
stanza, cosa che lo avrebbe portato a prendere in pieno l'esplosione,
se fosse stata reale. "Non so esattamente come dovrei sentirmi.."
pensò il motociclista, il volto contratto in
un’espressione a metà tra l'irritato e il
terrorizzato, nel dubbio se insultare Togami e Kirigiri per averlo
mandato a morte certa, o se credere che lo avessero preso come punto
d'appoggio per salvare se stessi, condizione la quale, pur rivelando
comunque un atto puramente egoistico, era leggermente meno peggio della
prima.
- Uppupupupupupu!
Davvero delle splendide espressioni disperate, i miei complimenti!-
rise del proprio scherzo Monokuma e "Bastardo" fu la parola che si
formò all'unisono, in un impercettibile mormorio, sulle
labbra dei quattro. Insulto che il robot finse di non udire, quei
ragazzi proprio non lo capivano il suo senso dell'umorismo.
- Tornando ai discorsi
seri..- sembrò uno scarso tentativo dell'orso per tirarsi
fuori d'impiccio,
- E' vero Kiyo, non
sei tanto stupido da rivelarlo, sapendo cosa ciò comporti...
- affermò, rivolgendosi un'ultima volta ad Ishimaru, dando
le spalle agli altri studenti, - Ti ho tenuto d'occhio, e so cos'hai
detto a quei bastardi... Uppupupupupu, non potevo però
perdermi l'opportunità di giocarmi di voi - li derise
ancora, suscitando un'irritazione vagamente omicida nei presenti. - E
visto che avete preso così bene il mio scherzo... Uppupu! -
tornò a parlare all'intera classe, - Mi rivelerò
tanto magnanimo da lasciarvi quest'aula, ma solo per quanto riguarda
oggi, non pensate che ve lo riconceda inseguito - annunciò
con un’espressione gongolante, che mal celava
quell’ombra inquietante e grottesca, tipica di un amante del
macabro o, nel suo caso, della disperazione. - Uppupupupupupu,
divertitevi! - e, con quell'augurio scomparve, prendendo la porta della
stanza, evitando per una volta di sparire nel nulla com'era sua
abitudine.
- I... impossibile! -
crollò Owada cadendo in ginocchio, battendo violentemente il
pugno contro il pavimento. Una, due, tre volte, frustrato, furioso,
incazzato. Era la tredicesima... La tredicesima volta che riguardavano
quei stramaledetti video e nulla, niente, neanche la benché
minima traccia! Li avevano visualizzati ancora e ancora, ma quello che
le telecamere avevano ripreso non cambiava. Vi erano lui, Makoto,
Yamada e Celestia in caffetteria, e quest'ultima finiva immancabilmente
per... Per morire avvelenata. Così come aveva potuto vedere
con i propri occhi dal vivo, e ancora non avevano capito come fosse
accaduto. Né chi avesse causato la sua morte.
- Calmati - gli
suggerì Kyouko alle sue spalle, seduta a gambe accavallate
sopra ad una delle scrivanie che occupavano la stanza, teneva le
braccia incrociate al petto e, dallo sguardo gelido con cui lo
freddò, Owada giudicò che, neppure per il suo
fine intuito, quell'ennesima visione aveva portato a qualche frutto.
Sembrava trovarsi in difficoltà, una profonda irritazione le
aveva disegnato una leggera ruga tra le sopracciglia, scalfendone la
pesante maschera di granito con cui celava il proprio cuore. -...
mettersi ad imprecare non cambia la situazione in cui ci troviamo - lo
rimproverò,
- Ovvero, che siamo
nella merda?- ironizzò lui voltando appena la testa per
guardarla, avvertiva la sua rabbia - essendo un tipo iroso ne percepiva
l'odore a distanza -, e la comprendeva, infondo, Monokuma li aveva
giocati un'altra volta. Dopo lo scherzo della bomba, ecco l'ennesimo
dei suoi tiri mancini: "Potrete utilizzare l'aula di trasmissione dati
solo per questo giorno". Aveva detto così, dimenticandosi
però di accennare che, le registrazioni a cui avrebbero
potuto accedere sarebbero state unicamente quelle relative "alla data
di oggi" e riconducibili alle telecamere occupanti un'unica stanza,
ovvero, quelle presenti in sala mensa, il luogo dov'era avvenuto il
delitto su cui stavano indagando. Certo, quando l'orso gli aveva
concesso tanto facilmente l'uso di quella classe e quindi, come Owada
era stato informato poi per bocca di Kirigiri, ad accedere alle
registrazioni delle telecamere piazzate ovunque per l'istituto, si
erano aspettati qualche colpo basso da parte sua, ma neppure Kyouko
aveva immaginato che avesse già prestabilito tutto,
impostando i teleschermi perché rimandassero all'infinito
sempre lo stesso video.
Sul momento la ragazza
non ne era venuta molto a male, credendo che assistendo anche lei alla
morte di Celestia di poterne ricavare qualcosa, ma si sbagliava. Non
c'era nulla da poter ricavare da quelle riprese.
- Se ci fossero state
utili in qualche modo, credi che quel bastardo ci avrebbe permesso di
metterci le mani?..- la incalzò il motociclista, ora che
Togami era andato a rappezzarsi la ferita, approfittava della sua
assenza per fare quelle osservazioni che, solitamente, sarebbero state
esposte dall'ereditiere.
- Per quanto inutili,
comunque, queste riprese ci dicono qualcosa - obbiettò lei
riportando lo sguardo sui monitor che li circondavano, "lo devono fare"
si corresse mentalmente, mentre le immagini ricominciavano a scorrerle
davanti agli occhi per la quattordicesima volta. Quella situazione
aveva qualcosa di alienante, dopo tutte quelle ripetizioni, gli eventi
a cui assistevano, per quanto terribili, cominciavano a perdere il loro
significato. Kirigiri iniziava a sentirsene logorata, sembrava che
quella situazione fosse stata progettata come una tortura contro di
loro e, conoscendo la mente folle del loro aguzzino, doveva proprio
esserlo.
Il burattinaio ne
stava mettendo a dura prova i nervi e il sangue freddo, nel riproporgli
all'infinito la scena di quella morte inutile ed insensata, come poteva
esserlo solo un omicidio.
- Perché
credi che Bro' abbia voluto tenermelo nascosto?- dopo qualche istante
di silenzio, Owada riaprì bocca, porgendogli una domanda per
nulla inerente alla faccenda, la quale mise una leggere irritazione a
Kirigiri. Tra non molto avrebbero avuto un processo d'affrontare, e lui
cosa faceva? Si preoccupava per i propri rapporti interpersonali?
"Ah, quanto odio
lavorare con dei dilettanti" sospirò in preda allo
sconforto, se ci fosse stato Togami, probabilmente, il motociclista non
avrebbe neppur minimamente affrontato il discorso e con la presenza di
Naegi, con ogni probabilità, una simile domanda l'avrebbe
rivolta a lui, trovandolo più adatto a capire la situazione.
Invece, essendo
abituata a nascondere sempre propri sentimenti, Kirigiri non era la
persona più consona cui rivolgersi per problemi simili.
L'unico comportamento che riusciva a spiegarsi, a comprendere ed
intuire, era quello dei criminali, e non gli risultava, per il momento,
che Ishimaru appartenesse a quella schiera di elementi.
-
Chiediglielo...- lo mortificò nel tentativo di
chiudere rapidamente la faccenda, per nulla intenzionata a rimanerne
coinvolta,
-Se aveva idea di
tenermelo nascosto (e per questo ha lasciato che fossi tu a dirmelo),
pensi che me ne confesserà il motivo? - la fissò
lui con uno sguardo di sufficienza, che doveva aver appreso
inconsciamente sempre da Byakuya.
Passavano davvero
troppo tempo assieme quei due! Si disse Kirigiri, esasperata. Come se
normalmente già non gli bastasse l'aspro giudizio
dell'ereditiere, ora c'era pure Owada a fargli pesare le sue mancanze,
il suo sguardo viola aveva quel pizzico di amara delusione che
riuscì a smuovere il suo senso di colpa. "Ma credete che
tenga tutte le risposte del mondo nascoste dentro i guanti?"
cominciò a chiedersi sentendosi frustrata da quegli occhi,
pensava forse che fosse una divinità onnipresente e per
questo conoscesse ogni cosa?!
Bhé, se lo
credeva, si sbagliava, era umana quanto lui... Anche se, doveva
ammetterlo, il comportamento di cui si era resa famosa, poteva aver
dato adito a qualche dubbio sulle sue reali capacità. Le
congetture di Kirigiri però nascevano da processi logici,
supportati da prove tangibili, innegabili, e se ne era sprovvista, come
in quel caso, non poteva ideare alcuna ipotesi sensata. Non era nella
sua indole tirare ad indovinare, se doveva correre qualche rischio lo
correva, ma solo se aveva la certezza che il gioco valesse la candela.
- Abbiamo trovato il
capoclasse qui dentro, giusto? - ma alla fine, decise che
fosse meglio non sminuire ulteriormente la propria figura di fronte ad
Owada, visti i già pessimi precedenti di cui si era resa
protagonista,
- Sì... -
confermò, anche se dubitava fosse necessaria una sua
risposta, Kirigiri sembrava solo voler ottenere del tempo per
riflettere,
- Ti avverto, questa
è una semplice teoria - lo avvisò, certa che
sarebbe basto questo a tenerlo buono per il momento, facendolo smettere
di insistere sull'argomento. -... penso che Ishimaru abbia tentato di
tenerti nascosta la funzione di quest'aula per evitarti un dispiacere -
- Un dispiacere?..-
ripeté il motociclista confuso, intanto che, come sottofondo
alla loro conversazione, si aggiungeva il rumore di una tazzina da the
frantumatasi a terra,
- E' innegabile che,
dal momento in cui ha cercato di sostituirsi a te durante il processo
per la morte che Fujisaki, abbia sempre tentato di proteggerti - lo
informò del procedimento logico che aveva seguito con la sua
precedente affermazione. - L'ha dimostrato anche poco fa con quel
tentativo di suicidio, fortunatamente fallito, quindi,
perché sta volta le sue motivazioni dovrebbero essere
diverse?.. Probabilmente non vuole farti sapere cosa Monokuma gli ha
mostrato con quelle telecamere - continuò, sperando di non
dover aggiungere altro, poiché, nel parlare, già
sapeva cosa il capoclasse non avrebbe mai voluto confidare al suo
kyoudai e, per la prima volta, si trovò a provare una sorta
empatia con il desiderio di qualcun altro.
Stare con Naegi era
rischioso, si stava ammorbidendo. Rischiava di diventare una
sentimentale.
- Ma cosa
può aver visto da sconvolgen..- stava per protestare Owada,
ma s’interruppe. Aveva capito. Aveva compreso ciò
di cui, involontariamente, Ishimaru si era reso testimone.
La morte di Chihiro.
Ora cominciava a
capire quel senso di disagio che aveva avvertito provenire dall'amico e
perché, in infermeria, avesse ostinatamente evitato il suo
sguardo. Difficilmente non lo avrebbe visto come un assassino, adesso
che aveva avuto conferma di quale peccato si fosse macchiato.
- Smettila! - fu il
veloce ammonimento con cui lo riprese Kirigiri, facendolo sussultare, -
Avresti già dovuto capirlo da solo, se Ishimaru ha taciuto,
è proprio per evitare che ti deprimessi, vuoi forse sprecare
i suoi sforzi?- esplose, per il comportamento del ragazzo, per la morte
di Celestia, per Monokuma, insomma, per tutto. Aveva raggiunto il suo
limite di sopportazione. Non aveva bisogno di un cane bastonato intento
a leccarsi le ferite, in quel momento necessitava di Owada, per quanto
minimo, il suo aiuto gli sarebbe stato indispensabile durante il
processo, essendo il primo testimone dei fatti, non poteva
perderlo per quella sua leggera tendenza all'autocommiserazione e al
perseguitarsi.
Come risposta il
motociclista la fissò confuso, con un'espressione un po'
esterrefatta e al quanto idiota sul viso, - Ma cosa diavolo ti ha fatto
Naegi ieri sera? - esclamò, non trovando altro modo per
esporre al meglio una simile domanda, "da quando ti mostri
così umana?" era il reale significato nascosto nelle sue
parole.
Nel frattempo in
infermeria, seduto su uno sgabello a petto nudo, Togami osservava, con
un leggero velo di preoccupazione crescente a bagnargli il viso, il
vicino carrellino in acciaio, simile a quelli usati dai dentisti, su
cui erano stati predisposti vari utensili degni di un chirurgo. Quella
vista inquietava non poco il ragazzo, essendo consapevole a cosa
servissero, cosa lo attendesse, e già un nodo alla gola gli
mozzava il fiato. Byakuya si apprestava a subire l'incredibile
esperienza di farsi cucire i punti sulla pelle senza l'ombra di
un'anestesia, unicamente dell'alcool a ripulirgli e disinfettargli
quella parte di lui interessata dall'operazione, ovvero, il fianco
sinistro squarciato dal proiettile, da cui era stato strappato un largo
lembo di pelle (e fortunatamente solo quella!).
L'ereditiere, conscio
della situazione affatto piacevole che si trovava ad affrontare, si era
preparato a stringere i denti, per poi finire, appena due secondi
più tardi, a bestemmiare a gran voce come un vero signorotto
d'altri tempi, con il massimo della raffinatezza di un lord inglese
finito con un piede sotto a uno schiacciasassi.
Il disinfettante
versato sulla ferita aveva avuto il medesimo effetto che se ci avesse
sparso sopra del sale: bruciava. Bruciava tanto che solo le fiamme
dell'inferno o un acido capace di liquefare i metalli, si diceva il
biondo, avrebbero potuto fare di più.
Il peggio
però, in base alle sue conoscenze, doveva ancora arrivare.
Dopo quel breve preliminare, un grosso ago di ferro, precedentemente
sterilizzato, avrebbe preso a perforargli la pelle, più e
più volte, ricucendolo come se fosse stato una bambolina di
pezza a cui si era staccato un occhio a bottone.
Quel pensiero gli
diede una leggera nausea, gli era sempre stato facile giocarsi di
Fukawa e del suo terrore per il sangue, ma ora che si trovava a finir
rappezzato, forse cominciava ad intuire in massima parte il malessere
che colpiva la ragazza. Sperava di non fare la ben misera figura di
svenire, aveva un orgoglio da mantenere.
- Bene..- disse
Ishimaru, osservando un'ultima volta la ferita dell'ereditiere,
- Sei sicuro di quello
che fai? - gli domandò Togami guardandolo dubbioso, una nota
di nervosismo ad alterargli la voce. Avrebbe preferito fosse Oogami ad
occuparsi della faccenda, e non perché per lei avesse una
qualche simpatia in particolare, piuttosto era la presenza del
capoclasse stesso a metterlo in allarme. Aveva cominciato a dubitare
della sua sanità mentale dal momento in cui aveva tentato di
spararsi alla testa (per poi colpire lui), e lo riteneva potenzialmente
pericoloso.
- Certo - fu la secca
risposta che ricevette, per nulla rincuorante a dirla tutta,
- E dovrei crederti
perché..? - insistette, non trovando per nulla strano
richiedergli qualche referenza in merito quando, invece, nel momento in
cui era stata la lottatrice a proporsi per "prendersi cura" del
momentaneamente malato Naegi, nessuno le aveva chiesto
alcunché ma, anzi, lui e Owada erano stati ben felici di
passargli quell'impiccio, non possedendo alcuna conoscenza in merito.
- La mia vecchia
scuola organizzava un corso di Primo Soccorso..- riuscì a
cavargli un'informazione leggermente più rassicurante della
precedenza ma che, comunque, non lo lasciava del tutto tranquillo, -
Vuoi che ti vada a prendere l'attestato che ho in camera? - gli
domandò alzando il viso e guardandolo finalmente negli
occhi, sembrava un poco seccato dal suo comportamento tanto restio e
nervoso,
- Non mi risulta che
nei corsi di Primo Soccorso insegnino a mettere i punti...-
obbiettò, consapevole di star irritando l'altro, ma per
nulla intenzionato a demordere. In realtà, entrambi erano
consapevoli che le sue erano solo delle scuse per prendere tempo,
perché terrorizzato all'idea dell'ago.
- Ho seguito quello e,
in più, approfittando del momento, mi sono fatto insegnare
da mia nonna - replicò Kiyo prontamente, cercando di mettere
presto fine alla crisi di panico del biondo, più tentava di
evitare il momento fatidico, più sarebbe stato peggio, - ...
e, per tua informazione, mia nonna era un’infermiera
qualificata e no, non soffre di artrite - aggiunse, prevedendo le sue
eventuali obbiezioni, prima ancora che aprisse bocca.
- Ti prego, non dirmi
che ti sei allenato su dei polli - fu l'unica supplica dell'ereditiere,
il cui viso aveva preso un tono bluastro, sembrava sul punto di
piangere,
- Va bene... non te lo
dico - tornò ad evitarne lo sguardo Ishimaru, alzandosi
dalla sedia che gli aveva posto di fronte per andare a trafficare con
il frigorifero poco lontano, dove, sapevano, erano conservate le sacche
di sangue.
- E adesso che fai?..-
se gli avesse proposto una trasfusione, si sarebbe rifiutato
categoricamente, e non solo perché non si fidava di lui, ma
perché era stato Monokuma a fornirgliele, chissà
che non gli avesse giocato qualche scherzetto nel prepararle.
- Ghiaccio - non si
voltò per rispondergli, continuando a guardare nel piccolo
elettrodomestico, -... o comunque qualcosa di abbastanza freddo da
sostituirlo - aggiunse, afferrando quella che sembrava una borsa
dell'acqua, - Non ho idea di chi ce l'abbia messa, ma può
funzionare - e la estrasse per poi tornare ad occupare la propria
seduta.
- Se lo tieni
applicato sulla pelle per un po', dovrebbe renderne insensibile almeno
la parte superficiale - spiegò quando Byakuya
sembrò esitare nell'accettare l'oggetto,
- Adesso, sembri
normale.. -commentò lui quasi sovrappensiero, decidendosi ad
afferrare il sacchetto gelato e trattenendo un brivido quando le sue
dita lo toccarono, "prima un bruciore degno dell'inferno e ora il gelo
dell'Antartide?"
- Pri-prima sono
uscito un po' di testa - non tentò di negarlo Ishimaru,
- Solo un po'?.. Mi
hai sparato - gli ricordò, un tremito e la pelle d'oca a
scuoterlo, la ferita si rivelava ben più sensibile di quanto
credesse possibile.
- Non volevo colpirti!
- si difese, abbassando il capo colpevole,
- E non volevi neppure
colpire Owada, vero? - aggiunse Togami, assottigliando lo sguardo nel
fissarlo,
- Volevo solo farla
finita il più velocemente possibile - gli rivelò
lui, scuro in volto, e se a qualcuno quella poteva suonare come
l'ammissione del suo tentato suicidio, l'ereditiere, invece,
notò che aveva evitato di rispondere alla domanda, sviando a
quel modo il discorso.
- Eh, sì...
Un proiettile può viaggiare a 400 km al secondo, un metodo
rapido per chiudere le questioni - fu il suo commento sarcastico, con
cui sembrava voler sottintendere ci fosse dell'altro, un evento ancora
non ben chiaro, in quella situazione paradossale.
- Fortunatamente,
kyoudai è stato più veloce - usò il
suo stesso tono il capoclasse, alzando il viso e rivolgendogli un
sorriso ironico, di nuovo, non stava negando le sottili accuse di
Byakuya e, questa volta, il brivido da cui il corpo del biondo fu
percorso, non aveva nulla a che vedere con la borsa dell'acqua gelata.
C'era qualcosa in quell'espressione, il quale tanto malamente si
accostava all'idea che si era fatto in precedenza di Ishimaru, da
fargli suonare un campanello d'allarme. Un simile atteggiamento non
sembrava appartenergli, anzi, appariva artefatto su di lui, quasi si
fosse costretto a indossare una maschera di cera senza volto, lasciata
storta così da creare su di essa le ombre inquietanti di
un’espressione, le quali ne deformavano i contorni
dell’ovale.
Il suo era il sorriso
innocente di qualcuno incapace di nascondere completamente le proprie
zanne da bestia feroce, “... o artigli da rapace”
terminò quel pensiero Togami, folgorato da
un’intuizione di cui però gli era ancora celato il
significato. Qualcun altro lo aveva già portato ad avere
quella stessa impressione non molto tempo prima ma, confuso che fosse
ora Ishimaru a causargliela, faticava a ricordare chi.
Solo quando
notò dove si fosse posato lo sguardo del capoclasse, per un
momento intento a guardare altrove, finalmente, comprese.
- A Monokuma...- si
trovò la gola secca nel parlare e dovette interrompersi per
schiarirsi la voce - Cos’hai promesso di non rivelarci? - si
ricompose in fretta Byakuya, scuotendo leggermente il capo nel porgli
quella domanda che lo assillava, avendo ormai intuito la natura della
questione precedente, aveva anche capito non fosse quello il momento
adatto per affrontarla, vi erano eventi più importanti cui
doveva giungere.
- Stai... stai
approfittando della momentanea cecità del Burattinaio? -
intuì i suoi intenti Ishimaru, sussultando leggermente
nell'accorgersi di essersi distratto, perso in altri pensieri.
Teoricamente, ora che si erano appropriati, anche se per un tempo
limitato, dell'aula di trasmissione dati, per Monokuma sarebbe stato
impossibile accedere in diretta alle riprese di tutte le telecamere che
riempivano l'istituto. Quindi, in quel preciso istante non li stava
osservando.
- In
realtà, sto solo osando sperare che sia realmente cieco...
L'ultima volta che l'ho creduto non era così - ammise
l'ereditiere, recuperando la propria acida arroganza ad affrontare un
capoclasse che gli sembrava tale, e non la brutta copia di qualcun
altro.
- Infatti, quindi
capirai che non posso parlare, rischiando di mandare tutto all'aria -
vi era esitazione sul suo viso, la promessa con cui si era legato a
Monokuma gli mozzava mani e piedi, chiudendogli la bocca con una
pesante lastra di ferro, con la quale probabilmente faticava persino a
respirare. -... ma, posso dirti di cosa si tratta senza rivelarlo -
risolse i propri dubbi dopo un attimo d’incertezza, a quanto
sembrava vi era una piccola crepa nel metallo, da cui passava uno
spiffero d’aria.
Il capoclasse si
avvicinò ulteriormente al biondo, così che fosse
in grado di udirlo quando, con il tono più basso che
riuscisse a raggiungere (il quale per lui doveva ritenersi un grande
sforzo), disse: - Conosco la vera identità del Burattinaio -
- ... - e
quell'ammissione distrasse a tal punto Togami, lasciandolo ammutolito
ed interdetto per una manciata di secondi che, in un primo momento,
neppure si accorse che Ishimaru aveva usato la loro vicinanza per
toglierli la borsa dell'acqua. -Ehi! - fu la sua unica esclamazione
quando, avendo già predisposto ago e filo, rapidamente il
corvino cominciò a ricucirlo, approfittando di quel suo
momento di confusione e sordo alle sue successive proteste.
"Lo... lo ha fatto di
proposito?" Si stupì di esserci cascato Byakuya, dandosi
mentalmente dell'imbecille. Kiyo aveva deciso di fargli quella
confidenza pericolosa solo per distrarlo, così che non si
ritraesse alla vista dell'ago. Allora, non doveva prendere sul serio le
sue parole?
In un'altra situazione
avrebbe insistito sull'argomento, ma preferì rimandare a
operazione conclusa le sue domande sulla questione. Sul momento, fatica
a mantenersi lucido per l'impressione e la sofferenza causatagli
dall'assistere alla cucitura della propria ferita.
- Fammi indovinare, il
tuo hobby è il cucito... - non poteva evitarsi di
rabbrividire Togami nell'osservare il corvino chino sulla sua ferita,
il dolore in qualche modo gli risultava attenuato rispetto a quello che
si era immaginato, il ghiaccio doveva aver fatto il suo lavoro.
- Il mio hobby
è studiare..- lo corresse Ishimaru, serio come se gli stesse
rivelando la ragione della propria esistenza -... però, me
la cavo con il ricamo - confessò, con quella che
sembrò una nota d'imbarazzo.
Ancora una volta,
riflettendo anche sull'ultimo espediente che aveva usato per distratto,
l'ereditiere si chiese se ci si potesse fidare di lui. C'erano molte
domande cui il capoclasse non aveva voluto rispondere, evitandole o
sviando il discorso con inaspettata maestria. Lo aveva fatto sin da
subito, dal momento in cui, qualche ora prima, avevano parlato proprio
lì, in infermeria.
In quel caso Ishimaru
gli aveva rivelato quale fosse la funzione dell'aula di trasmissione
dati solo per portare l'attenzione di tutti, Byakuya per primo,
altrove, lontana da lui stesso. Aveva cambiato la direzione cui
procedeva il proprio interrogatorio per evitare che gli fosse posta la
domanda fatale, ovvero: "cosa gli era accaduto dal momento della sua
esecuzione?"; in realtà, per quanto avesse ammesso di
volerlo rivelare, probabilmente non ne aveva mai avuta l'intenzione.
Forse, si disse
Togami, persino lo svenimento (vista la rapidità con cui
aveva ripreso i sensi in seguito), era stato fasullo, una messa in
scena facile da rappresentare viste le sue condizioni precarie... A
questo punto però, l'ereditiere correva un po' troppo, non
aveva prove a sostenere una simile tesi.
"E se invece",
continuava a dirsi, " fosse andata in quel modo? " la termite del
dubbio cresceva, andando a lenirgli il cervello, sempre più
in profondità per far udire la propria voce. Se gli ultimi
avvenimenti (escluso l'omicidio di Celestia), non fossero stati solo un
susseguirsi di sfortunate di coincidenze? Questo non significava che
Ishimaru li aveva giocati, manipolati così da tener
nascosto, ancora per il momento, cosa gli fosse accaduto? E
perché farlo se l'unico patto che aveva stipulato con
Monokuma era quello che già conoscevano? C'erano forse altri
cavilli a costringerlo al silenzio? E, se così era, allora
perché non lo ammetteva come aveva fatto un istante prima
con l'identità del burattinaio?
Cosa stava
macchinando? Quali erano i suoi obiettivi?
Mille e altre
più domande cominciarono ad affiorare nella mente di Togami,
il quale avrebbe anche affrontato immediatamente Kiyotaka a visto
aperto, se questi non fosse stato intento a mettergli i punti sulla
ferita. Sarebbe stato controproducente per se stesso intavolare il
discorso in quel momento, chissà, il corvino poteva anche
rivelarsi pericoloso - per quanto neppure lui sembrava essersi ripreso
del tutto dalle proprie ferite. Byakuya era quindi costretto a
rimandare ogni cosa a più tardi e, intanto, limitarsi ad
escogitare un piano d'attacco efficace per mettere alle strette il suo
avversario, cosa che non aveva fatto durante il primo interrogatorio,
non credendo di averne bisogno. Ora, invece, doveva partire dal
presupposto di essersi sbagliato a giudicare Ishimaru come un idiota
esaltato e - sempre supponendo di non aver preso un abbaglio e di non
essere di fronte a semplici fatti casuali -, cominciare a considerarlo
come un giocatore più abile e astuto di quel che apparisse.
*Dlin...
dlon... dlin*
-
Il Processo di Classe sta per iniziare, che tutti gli studenti si
rechino all'aula designata-
---
Sono in ritardo e il
capitolo non è un granché... Mi dispiace per
chiunque mi segua.
bye ^3^/
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** XVI ***
Capitolo XVI
"Ci siamo..." pensò Naegi deglutendo a vuoto,
avvertendo i propri muscoli tesi, sentendosi rigido come una pietra, un
leggero velo di sudore gli copriva la fronte e un doloroso nodo gli si
era formato alla bocca dello stomaco. Come sempre, un profondo disagio
lo coglieva ogni qual volta in cui, lui e gli altri, erano costretti a
prendere quel stramaledetto ascensore. La tensione saliva man mano che
giungevano sempre più in profondità, in
prossimità dell'aula processi, il luogo dove il Burattinaio
amava mostrare a tutti, e con il massimo dell'orgoglio, il suo ignobile
sadismo, la sua grottesca mentalità che sembrava uscire da
un pessimo film splatter.
Quanti di loro erano già morti in quella stanza, anzi, in
quella immediatamente adiacente ad essa? E quanti, fra loro, avrebbero
dovuto ancora subire le esecuzioni del Burattinaio prima che
quell’incubo avesse fine?
Non che ne fosse confortato, anzi, era l'ennesima pugnalata al cuore,
l'ulteriore senso di sconfitta a ferirlo ma, ragionandoci, se le cose
fossero andate per il meglio, solo un'altra. Un'unica anima sarebbe
dovuta cadere fra le mani del boia Monokuma e poi, forse, tutto
quell'affare di processi, colpevoli e cadaveri avrebbe avuto fine.
Chissà, magari, aggiudicandosi l'accesso al piano
successivo, avrebbe finalmente trovato un modo per uscire, una qualche
via di fuga. O qualcuno dall'esterno sarebbe finalmente giunto a
soccorrerli... Insomma, doveva pur accadere qualcosa. Una qualunque
cosa!
Non potevano andare avanti con quella farsa ancora per molto, era
impossibile protrarre una simile situazione all'infinito,
perché presto, oltre che ai colpevoli, sarebbero finite
anche le vittime. Ora erano in otto, alla conclusione del processo
sarebbero rimasti in sette, meno della metà di quanti erano
all'inizio.
"Basta!" fu la decisione che Naegi prese in quel momento,
quando la cancellata in ferro si stava spalancando per aprirsi
nell'ormai familiare aula con i banchi d'accusa disposti in cerchio,
dove ognuno sarebbe stato in una posizione perfetta per accusare un
chiunque altro. Un luogo privo di logica e di pietà, ma
colmo di crudeltà, egoismo e istinto di sopravvivenza.
"Questo sarà l'ultimo processo che dovrò
affrontare!" proclamò nella sua testa Makoto, lo sguardo
colmo di convinzione, il pugno stretto con una tale forza da farsi
venire le nocche bianche. Non lo poteva più sopportare. Non
poteva più sopportare il peso dell'ennesima vita sulle
proprie spalle. Aveva promesso che avrebbe portato tutti con
sé, anche chi non ce l’aveva fatta e, pur ancor
intenzionato a mantenere la parola, era giunto al proprio limite.
Quello di Celestia sarebbe stato l'ultimo omicidio di cui uno dei suoi
compagni si sarebbe macchiato, avrebbe trovato presto un modo per
impedire che ne accadessero altri e, questa volta, lo giurava
unicamente a se stesso.
Un modo, per fermare
quell'orrore, l'avrebbe scovato ad ogni costo. Qualunque sacrificio gli
sarebbe toccato.
L'ennesimo processo... Quanto tempo era trascorso dal precedente? Uno,
due, tre giorni?
Togami non ne era poi così sicuro, in quell’ultimo
periodo aveva rischiato di morire così innumerevoli volte
che la sua percezione del trascorrere del tempo era andata allo
scatafascio, quasi soffrisse di un jet lag che ne alterava l'orologio
interno. Per di più il dolore bruciante che avvertiva al
fianco - dove, la ferita causata dal proiettile, gli era appena stata
suturata dal capoclasse -, ne deviava le percezioni, lo faceva sentire
rabbioso, intontito. Se qualcuno lo avesse contraddetto, avrebbe potuto
azzannarlo al collo, così come aveva attaccato Owada quel
mattino, quando era ancora immerso nel dormiveglia.
"A proposito di quel gorillone, direi che lui e Kirigiri non hanno
trovato nulla di utile" giudicò, cercando di mantenersi
lucido per quanto possibile - stava pur sempre per affrontare un
processo! -, osservando di sottecchi il volto dall'espressione scura e
frustrata del motociclista, mentre lui e gli altri si mettevano ognuno
al proprio posto, dietro ai banchi che gli erano stati assegnati.
"Si parla però di Kirigiri... Conoscendola avrà
certamente qualche asso nella manica" ma, piuttosto che esserne sicuro,
Byakuya lo sperava fortemente, perché, altrimenti, per usare
un termine volgare, sarebbero stati fottuti.
"Va bene... Vaaa bene.
Tutto andrà per il meglio, questo è certo.
Nessuno può sospettarmi, perché io ho qualcosa
che nessuno dei precedenti colpevoli aveva: un COMPLICE.
Sì, Lui me l’ha assicurato, me la
caverò... E
se è LUI a dirlo, io non posso far a meno di
credergli, giusto?"
- Uppupupupupupupu!.. Accomodatevi bastardi, su accomodatevi! Tanto ci
siete abituati a tutta 'sta manfrina, quindi, che aspettata? Prendete
posto! - li incitava Monokuma notando come i suoi alunni si muovessero
a rilento, - Ohi, Ishimaru, che ti prende?! Muovi il culo!! - si
rivolse nello specifico al capoclasse, il quale si era fermato al
fianco dell'entrata dell'ascensore e aveva sul viso un'espressione
incerta ed esitante,
- Ecco... Dove mi metto? - sollevò, un poco esitante, la
questione, probabilmente temendo la reazione dell'orso robot, il quale,
puntualmente, s’imbestialì.
- E dove cazzo ti vuoi mettere, idiota decerebrato?! La segregazione ti
ha ucciso tutti i neuroni del cervello?! Corri al tuo cazzo di posto,
ba...- tardi Monokuma notò che la postazione del ragazzo era
occupata dalla sua immagine funeraria con una X rosa dipintaci sopra. A
seguire vi fu un momento di disagio, in cui tutti i presenti compresero
che, il protrarsi del silenzio del preside robot, era la sua reazione
d'imbarazzo alla ben misera gaffe che aveva fatto. - Un... un secondo -
simulò un attacco di tosse per togliersi dall'impiccio, mal
celando la propria vergogna, scendendo poi con un balzo dal suo trono
per andare alla postazione del corvino e lì, disintegrare
con un sol colpo il piccolo monumento funebre a lui dedicato. - Adesso
hai di nuovo il tuo posto, contento? - tornò a sedersi sul
proprio scranno rialzato, nel tono delle sue parole una profonda
irritazione a cui Ishimaru decise, saggiamente, di non rispondere,
ritenendola una domanda retorica.
- Bene, ora che ci siamo tutti... Uppupupupu!- si ricordò di
tornare di buon umore Monokuma, poiché stava per iniziare
l'evento più divertente ed eccitante della sua
rappresentazione degli orrori, - Che inizi il 5^ processo di classe! -
diede il via alla festa con un’esclamazione entusiata.
- Questa volta vorrei iniziare io... se posso - si pronunciò
per primo Naegi, trovando più che giusta la sua richiesta
essendo stato, evento al quanto inusuale, a capo delle ricerche di quel
caso,
- Uppupupupu! E perché lo chiedi? C'è forse
qualcun altro qui dentro che di solito si prende la briga di esporre i
fatti? - fu subito il commento che ricevette da Monokuma, a cui
mentalmente Makoto dovette dare ragione. Era vero, solitamente gli
altri cominciavano a chiacchierare per poi tirarlo in mezzo, quando gli
serviva una specifica su qualche evento o prova del caso preso in
esame, "Mi considerano un database?" arrivò a chiedersi
leggermente demoralizzato a quel pensiero.
- Per quanto ri..-
- FERMATE TUTTO!! - all'ultimo, l'intervento di Hagakure,
azzittì d'improvviso l'esposizione del castano, il quale
aveva appena cominciato la sua arringa. - Che... che, che -
iniziò a chiocciare lo sciamano, simile ad una gallina in
cova, il volto tendente al bluastro ed un’espressione
terrorizzata mentre, con il dito tremante, indicava il capoclasse. -
Che ci fa qui un FANTASMA!?! - e se ne uscì con una domanda
cui unicamente lui e la sua testa bacata potevano concepire.
Come reazione a tanta stupidità Togami si coprì
il volto con una mano, avvertendo che la disperazione lo coglieva tanto
più quel ciarlatano da due soldi apriva bocca, "Ma non lo
hai notato nell'ascensore..? Perché, perché razza
di rincitrullito non lo potevi chiedere prima?!" si domandò,
irritato per quell'ennesima perdita di tempo. In un moto di nervosismo
si tastò lo squarcio lasciatogli dal proiettile, avvertendo
i punti fatti da Kiyotaka sotto la benda con cui l'aveva fasciato,
sarà stata a causa dell'irritazione che Hagakure gli aveva
causato, ma gli pareva bruciasse più di prima.
- Ehm... Hagakure, Ishimaru non è un fantasma -
toccò al sempre disponibile Naegi tentar di porre un freno
ai timori dell'altro, poiché nessuno sembrava disponibile ad
umiliarsi tanto a pronunciare parole così ovvie, il suo
intervento però non sembrò sortire l'effetto
sperato.
- L'abbiamo visto tutti morire nell'esecuzione di Monokuma! -
obbiettò Yasuhiro, fermo sulle proprie convinzioni,
alimentate da anni e anni di occultismo, - Se è qui, deve
essere per forza un fantasma! -
- Servirebbe a qualcosa se giurassi di non esserlo?..- cercò
di intervenire un Ishimaru visibilmente a disagio, anche lui incapace
di gestire l'ottusità del ragazzo,
- NO! Non mi farò ingannare dalle parole di un non-morto!! -
sembrò colto da un profondo panico lo sciamano. - Buddha
Dainiji, Ujigami e maestro Kayoshin, vi prego, allontanate
l'impurità! - cominciò a chiamare la protezione
degli spiriti, mentre improvvisava un esorcismo lanciando del sale per
tutta l'aula, una manciata del quale cadde dritta in testa ad Owada,
che finì per innervosirsi.
- Smettila con queste cazzate! Non lo vedi che Bro' è vivo?!
- sbottò contro Yasuhiro, tanto seccato dalla situazione da
essere tentato di allontanarsi dalla propria postazione per andare a
prenderlo a pugni.
- Se tu lo credi vivo è perché ti ha
già posseduto, Owa - replicò sempre
più convinto testa a cespuglio e, a quel punto, nessuno si
sarebbe stupito se avesse cominciato a fare un'offerta promozione sugli
amuleti di sua produzione, presentandoli come cura da ogni male e
vendendoli per prezzi stratosferici. Fortunatamente, Mondo non gliene
diede il tempo,
- Cos'è adesso dovremmo provarti che non è
morto?! - continuò a protestare, già incollerito,
non era proprio il più adatto per far ragionare qualcuno,
essendo solitamente lui il primo a perdere la ragione.
- Bhé... se avessi delle prove - sembrò
rifletterci su lo sciamano, quasi valutasse realmente una simile,
assurda, ipotesi, -... però non mi convincerete
così facilmente! - obbiettò subito dopo, con
l'espressione arrogante e palesemente ottusa del pollo che urla ai
quattro venti "non mi farò fregare", il cui però
destino è quello di finir spennato subito dopo.
- La finiamo di perdere tempo o diamo inizio a questo processo? - si
fece valere Togami, stanco del bisticcio fra quei due, i loro
farfugliamenti assurdi e rumorosi gli aveva fatto venire il mal di
testa,
- Sono d'accordo con Togami, dovremmo parlare dell'omicidio di
Celestia, non discutere di eventi non inerenti al caso - lo
appoggiò Kirigiri, la quale era rimasta in silenzio per non
essere costretta a partecipare ad una simile scempiaggine.
- Davvero non lo sono? Inerenti, intendo.. - esitante si fece sentire
una voce, fino a quel momento rimasta muta, di cui molti in un primo
momento faticarono a capire la provenienza. A chi apparteneva? Suonava
tanto innaturale, lieve e timida, sottile come un sussurro, quasi il
suo proprietario avesse perso ogni forza o desiderio di farsi udire. -
Lady Celestia Ludenberck viene uccisa e Master Kiyotaka Ishimaru
ritorna dal regno dei morti nello stesso giorno, e le due cose non sono
collegate? Suona sospetto... - lentamente il tono di Yamada prese
più vigore mentre, sistemandosi la montatura degli occhiali,
si rivolgeva al resto della classe, aveva ancora l'espressione
abbattuta e distrutta, per nulla migliorata dall'istante in cui aveva
visto spirare la gothic.
- Vorrei sapere cosa Ishimaru ci faccia qui - fu la sua richiesta, -
Ovviamente, mi rendo conto che non sia un fantasma - precisò
stancamente, ignorando la protesta di Hagakure che si proclamava sicuro
sulla vera natura del capoclasse, -... ma comunque non capisco
perché sia vivo.Tu lo sai, invece, Master Makoto Naegi? - e
si rivolse direttamente al castano.
In un primo momento Makoto si sentì oppresso dall'aura di
depressione e tristezza che avvolgeva l'otaku, e faticò a
sostenerne lo sguardo. Alla fine, nonostante si fosse ripromesso di
farlo durante le sue ricerche in caffetteria, non era più
riuscito a rivolgergli la parola, e ora quel silenzio che c'era stato,
cominciava a pesargli. Si sentiva in colpa per la propria mancanza, per
non aver trovato nulla da dire ad Hifumi in quel momento di sofferenza,
del quale poi, ancora ben poco si capacitava, poiché mai
avrebbe creduto che si potesse legare tanto ad una ragazza in carne ed
ossa (e con un carattere simile).
A quanto sembrava, prima del processo vero e proprio, Makoto avrebbe
dovuto sedare gli animi e spiegare la situazione ai quei due membri
della classe rimasti fuori dagli eventi, che avevano portato
all'inaspettato ritorno dall'oltretomba di Ishimaru. Dimostrando in
più che non vi era alcun nesso tra il capoclasse e la morte
della gothic.
- Prima di tutto, intendo precisare che Ishimaru non può
aver avvelenato Celestia perché, al momento della sua morte,
si trovava in infermeria in stato semicomatoso, quindi non era nelle
condizioni per somministrarle il veleno - volle per prima cosa togliere
i sospetti che Yamada aveva, o tentava di alimentare, nei confronti del
corvino.
- Questo però non è del tutto vero, giusto Naegi?
- il fatto però che Kiyo intervenisse con l'evidente intento
di minare le sue affermazioni non lo aiutava a scagionarlo. "Che hai in
mente?", - Sì, insomma, bisognerebbe sapere esattamente il
momento in cui Celestia è stata avvelenata per sapere chi e
quando aveva l'opportunità di farlo -
- Bhé... Grazie a Oogami abbiamo riscontrato che, come
immaginavamo, Celes ha ingerito il veleno tramite il the che stava
bevendo - e avrebbe voluto aggiungere altro a quell'affermazione se,
Hagakure, accantonando per il momento la storia del fantasma, non
avesse cominciato con le sue accuse a casaccio.
- MA CERTO! YAMADA, SEI STATO TU!! - additò l'otaku, il
quale fu visibilmente scosso da una simile accusa, - Sei tu quello che
Celes obbligava a fargli da servetto, a preparargli il the e cose
simili, quindi sei l'unico che avrebbe potuto avvelenare la sua
bevanda! - come al solito, lo sciamano tendeva a chiudere
sbrigativamente i casi, accusando il primo che apparisse sospetto,
facendola decisamente troppo facile e rischiando, ogni santa volta, di
mandarli tutti a morte certa con le sue inutili congetture.
- IO NON HO AVVELENATO Lady Celestia Ludenberck! - si difese
Yamada riscosso dalla propria letargia, comprendendo che, se non avesse
reagito in qualche modo, si sarebbe trovato nei guai, accusato di
quell’atroce crimine.
- Se non sei stato tu, Yamada, mi può spiegare questa? -
l'inaspettata domanda di Naegi però sembrò gelare
Hifumi, il quale impallidì di fronte all'oggetto che il
ragazzo teneva fra le mani,
- Che..? Perché ce l'hai tu? - balbettò tremante,
- All'apparenza sembra una comune penna stilografica -
spiegò Makoto mostrando l'oggetto alla classe, -... ma
spesso questo genere di strumento viene anche usato per inchiostrare i
manga. Me lo puoi confermare Hifumi? -
L'otaku si limitò ad annuire, serio e silenzioso, come se la
voce non gli uscisse più dalla gola, lo sguardo che evitava
quello del castano, appariva spaventato, simile ad un gigantesco
criceto impaurito. Probabilmente, temeva che le prossime parole di
Naegi decretassero la sua condanna. - Questo è l'oggetto con
cui il colpevole ha trasportato il veleno - annunciò di
fatti il ragazzo, lasciando qualche secondo perché i suoi
compagni assorbissero quell'informazione,
- Ma quella cosa può davvero trasportare del veleno? - fu
subito il dubbio con cui lo interrogò Owada e a cui, ancor
più velocemente, Makoto rispose:
- E' al quanto semplice: svitata la punta, si toglie il tubicino
d'inchiostro e la si rimette al suo posto; rimarrà solo
l'esterno in plastica, al cui interno ci sarà abbastanza
spazio per nasconderci qualcosa -
- Di solito è un metodo usato per nascondere i bigliettini
durante le verifiche - si aggiunse Ishimaru per dare un esempio
più esplicativo al suo kyoudai, il quale, dalla sua
espressione, doveva nutrire ancora qualche dubbio.
- Qui sembra che ci stiamo girando i pollici - commentò
Togami sbuffando, stanco di star semplicemente ad osservare l'evolversi
della situazione, ma non trovava modo di parteciparvi, non avendo nulla
di utile da condividere con la classe.
- Prima Naegi non ha avuto modo di comunicarci le informazioni che ha
raccolto, quindi c'è poco da fare... Massimo potremmo
intervenire quando ci sembrerà agire o ragionare in maniera
sbagliata - fece Kirigiri, all'apparenza del tutto impassibile, ma in
realtà probabilmente annoiata da una simile situazione
straordinaria. Solitamente era lei a governare il processo, sfruttando
Naegi ogni qual volta le facesse comodo, era bravo a dare quelle
spiegazioni che sembravano tanto annoiare Kyouko, con le quali era poi
in grado di portare l'intera classe ad additare il giusto sospetto. La
ragazza, con i suoi modi, pur disponendo di tutte le prove necessarie,
aveva l'unica pecca di non essere in grado di lasciarsi trasportare,
mostrando quell'animosità che invece, durante i suoi
interventi, Naegi era così bravo a palesare. Era con essa
che Makoto riusciva a convincere il resto della classe chi fosse il
colpevole, il suo sentimentalismo e le ricerche svolte da Kirigiri
erano normalmente ciò che li faceva giungere alla vittoria
di quei processi.
In quel caso, la ragazza non aveva partecipato direttamente alle
indagini, eppure, poteva constatarlo con i propri occhi, Makoto
sembrava cavarsela egreggimente anche senza il suo supporto.
"Che sia di cattivo umore?.." intuì Byakuya guardandola,
riuscendo a percepirne l'irritazione, nonostante l'espressione sul suo
volto non fosse minimamente cambiata,
"Se fosse realmente Yamada il colpevole?.. Non sarebbe tutto troppo
facile" pensava intanto Kyouko dubbiosa, ignorando lo sguardo
indagatore rivoltogli dall'ereditiere.
- L'ho rinvenuta in cucina, sembra sia caduta al colpevole e, al suo
interno, ci sono ancora dei minuscoli granuli bianchi, quasi certamente
il veleno - continuò la sua deposizione Naegi,
- Ne sei "quasi", certo? - obbiettò Hagakure, non sembrava
però voler mettere in dubbio la veridicità delle
parole del castano, più semplicemente ne sottolineva la
mancanza di sicurezze. Se non poteva dimostrare che quello fosse
realmente del veleno, allora la sue rimanevano unicamente delle
supposizioni.
- Hai voglia di verificarlo tu stesso, imbecille? - lo
invitò Togami arrivato al suo limite di sopportazione,
avvertendo una profonda irritazione alla gola che lo avrebbe portato ad
aizzarsi contro lo sciamano, e alle sue domande idiote, in maniere ben
peggiori, se ne avesse seguito il primo impulso. "Ma cosa crede testa a
cespuglio?! Non abbiamo i mezzi per verificare se quello sia veramente
veleno e, sopratutto, se è dello stesso tipo che ha
avvelenato quella primadonna di Celestia... Non tutti i veleni hanno
odori o caratteristiche particolari che li rendono riconoscibili ad
occhio nudo" pensò innervosendosi ulteriormente.
Inconsciamente cominciò a grattarsi la gola, tossendo un
paio di volte nel tentativo di liberarsi di quel fastidio, avvertendo
come se qualcosa gli si fosse bloccato nella giugulare, ma non ottenne
nulla. - Assaggia il residuo che Naegi ha trovato, se muori, allora era
veleno - parlò schiarendosi la voce, usando quel tono
irritante e sarcastico con cui amava rivolgersi a quelli che
considerava solo dei miseri insetti,
- Se ci sono presenti solo alcuni granuli non è detto che la
dose sia fatale - si aggiunse Kirigiri, e il suo intervento
sembrò andare a supportare la richiesta di Togami.
- Calmatevi bastardi, calma! - intervenne a quel punto Monokuma, - Okay
che shaman king qui, vi ha scassato le palle con i suoi interventi
inutili, ma vi ricordo che portare qualcuno al suicidio non equivale a
diplomarsi -
- Sì, però ce lo toglierebbe di torno -
- ... e sarebbe morto a causa della sua stupidità - l'essere
ridotti a ben miseri spettatori in quel processo sembrava aver creato
una strana coalizione tra Togami e Kirigiri, il cui nervosismo per il
mancato supporto a Naegi, li portava a dirigere la loro frustrazione
contro Hagakure, causa primaria del rallentamento allo sviluppo del
caso e, quindi, un intoppo di cui sbarazzarsi.
- Co... cominciò ad avere paura - arretrò di un
passo lo sciamano, quasi mettere un misero metro di distanza in
più da quei due potesse realmente servire a qualcosa,
cominciava a sudare freddo avvertendo gli sguardi gelidi della ragazza
e dell'ereditiere su di se.
- Kirigiri, Togami, smettetela di molestare Hagakure - per un qualche
motivo, nonostante stesse ricoprendo il proprio ruolo da capoclasse,
Ishimaru non mise la sua ben nota animosità in quel
richiamo, mantenendo un tono di voce normale e l'espressione che pareva
assorta in altri pensieri. Probabilmente, persino lui era arrivato a
pensare a quanto tempo avrebbero risparmiato, se lo sciamano avesse
finalmente chiuso il becco.
- Mi sento così odiato... - piagnucolò questi
chinando il capo, ferito nel profondo, e pensare che lui aveva
vent'anni, perché quei mocciosi non gli portavano il minimo
rispetto?
- Ma no, ma no...- arrivò repentino l'intervento di Naegi,
il quale tentò di risollevargli il morale, -... è
solo che sono accadute un mucchio di cose, siamo tutti un po' provati e
stressati dalla situazione -
- E tu, con la tua idiozia, rendi persino troppo facile prendersela con
te - commentò Owada vanificando ogni sforzo del castano,
guardando distrattamente l'altro nel parlare, mentre si ripuliva
l'interno dell'orecchio con il mignolo.
- Potremmo tornare al processo? - le chiare e giuste parole di Oogami,
seria e stoica come sempre, riportarono la discussione nella giusta
carreggiata, chiudendo quelle chiacchiere inutili,
- Certo - fu d’accordo con lei Ishimaru, - Naegi ci stava
parlando della penna stilografica che aveva rinvenuto vicino alla scena
del delitto - volle ricordare, nel caso lo stesso Makoto avesse perso
il filo del discorso,
- Ah, sì...- confermò questi sussultando, colto
in un momento in cui si era perso in altre congetture. Cominciava a
trovare strana la tranquillità che il capoclasse palesava,
solitamente i processi sembravano innervosirlo molto o, almeno, lo
facevano prima che subisse un’esecuzione. Che
quell'esperienza lo avesse reso più rilassato? No,
improbabile, se fosse stato in lui, Naegi, sarebbe stato terrorizzato
anche solo alla minima possibilità di dover ripetere una
simile esperienza. Quindi, cos'era a renderlo tanto tranquillo?..
Oppure, si stava sbagliando? Era davvero tranquillità quella
che si mostrava sul suo volto? O, forse, nascondeva una logorante
impazienza?
- Dicevo, dopo aver trovato un oggetto simile, poiché (come
ho detto prima), è una penna usata spesso anche per
l’inchiostrazione nei manga, è facile credere che
sia stato Yamada a perderla. E, avendo sia l'opportunità sia
i mezzi, ciò fa presupporre che sia stato lui ad avvelenare
Celestia -
- NO, NO, NO, NO! Io non centro! Non avrei mai potuto fare una cosa di
simile a Lady Celestia Ludenberck! Non so come ci sia finito del veleno
nella mia penna, ma non sono stato io a mettercelo!! -
cominciò furiosamente a negare Hifumi, animandosi a tal
punto a quelle accuse da farsi venire la bava alla bocca dalla rabbia.
Le sue reazioni erano mutate di colpo, passando ad una muta e
terrorizzata passività ad una forte e dirompente negazione
delle prove a suo carico.
- Bhé... Hifu, devi ammettere che è una prova un
po' pesante - fu il primo commento intelligente con cui se ne
uscì Hagakure, un velo di dispiacere nello sguardo
nell'osservare l'otaku,
- E'... è una congiura! Io non ho fatto nulla! Io... io..-
le gambe del ragazzo sembrarono cedere sotto la sua enorme mole,
facendolo cadere in ginocchio, le mani ancor bene afferrate al suo
banco, arrivando quasi ad impiantarci le unghie delle dita grassocce. -
Io ho fatto tutto come al solito... Ho, ho preparato il the a Lady
Celestia Ludenberck, tutto era come al solito... Allora,
perché? Perché è morta?! - e
scoppiò a piangere, mostrando quell'agonia interiore a cui
Naegi aveva già potuto assistere in caffetteria, notando
come quel ragazzo dalla stazza di una montagna, apparisse molto
più piccolo, quasi un dolore troppo forte per il suo animo
l'avesse distrutto, ripercuotendosi anche sul suo fisico mastodontico.
Forse per rispetto al dolore dell'otaku, il resto dei suoi compagni
rimasero qualche istante in silenzio, lasciandolo singhiozzare, ma
presto una scena tanto commovente e struggente venne a noia al
Burattinaio.
- Pff... E pensare che non sei tu quello più piagnucoloso -
sbuffò Monokuma tenendo la testa tonda reclinata, appoggiata
su una zampa con fare visibilmente annoiato, sbadigliando di fatti
subito dopo, non era per nulla toccato da una scenetta simile, lui
amava le tragedie, non i sentimentalismi. Anche se, doveva ammetterlo,
l'inaspettata disperazione che aveva suscitato in Yamada, lo stava
facendo godere un po'. - Comunque, branco di bastardi, vedete di
sbrigarvi a darvi una mossa! Volete accusare il qui presente Yamada
come colpevole dell'omicidio o volete chiacchierare dei fatti vostri
ancora per un po'? -
- Ci sono dei punti che ancora rimangono oscuri in questa faccenda,
quindi, direi di discuterne finché tutto non
diverrà chiaro - decise per tutti Kirigiri, la quale ben
dubitava che tutto potesse rivelarsi tanto facile e, dall'espressione
che aveva visto sul volto di Naegi, neppure lui, che aveva dato il via
all'accusa, ne sembrava troppo convinto.
- Quali punti..?- tirò su rumorosamente con il naso Yamada,
sembrava aver recuperato un minio di controllo nel rivolgergli uno
sguardo lucido colmo di stupore, già credeva che per lui
fosse finita, vista la prova schiacciante che lo indicava.
- Ad esempio, chi voleva incastrarti, Yamada - rispose per lei Naegi,
l'espressione seria di quando cominciava ad assemblare i pezzi del
puzzle che aveva davanti agli occhi.
- Un momento! Ma non avevi appena detto che era stato il cicc...
cioè, Yamada? - Owada era ben consapevole di
essere un insensibile, ma neppure lui era tanto ottuso da riservare un
insulto gratuito a chi si era appena dimostrato tanto fragile,
- Ho detto che la penna riconduceva a lui e a seguito di ciò
ho solo fatto una serie di congetture, non l'ho mai accusato
direttamente - gli fece notare Makoto.
- Usare simili sfaccettature e piccolezze... Il tuo assistente impara
in fretta Kirigiri - fu il commento a mezza voce che l'ereditiere
rivolse alla ragazza, la quale finse di non udirlo, rimanendo
impassibile ma, nuovamente, Byakuya notò che sembrava si
fosse rallegrata al comportamento di Naegi.
"La padrona è fiera del suo cagnolino..." non
trovò descrizione più azzeccata, per poi sbuffare
per l'ennesima volta, annoiato dalla totale mancanza di reazioni da
parte di Kyouko, tornando così prestar attenzione alla
discussione che, nel frattempo, avanzava. Tossì ancora un
paio di volte, continuando ad avvertire quel raschio in gola,
provocandosi delle fitte ad ogni colpo, la ferita al fianco gli doleva,
gli sembrava che la pelle attorno alla sutura avesse cominciato a
bruciare sempre più, come se qualcuno l'avesse scottato con
dei ferri roventi.
- E perché tutta questa manfrina?- insistette Owada, non
capendo il motivo per cui il ragazzo avesse agito in quel modo,
- Perché volevo studiare le reazioni di ognuno, ed era un
modo rapido per assicurarmi che Yamada non fosse veramente il colpevole
- spiegò Makoto trovandosi un po' esitante a parlare, quasi
la cosa lo mettesse in imbarazzo, cominciava a temere di aver
sbagliato, che un simile atteggiamento non fosse da lui, eppure, grazie
ad esso aveva raggiunto il proprio obiettivo.
- Quindi non ne eri sicuro..? - forse, mostrare delle insicurezze, non
era il modo migliore per affrontare un processo in cui in palio c'era
la propria vita, ma Naegi non poté trattenersi
dall'ammetterlo, d’altronde a lui interessava la
Verità e nient'altro.
- Ora lo sono - e s'incupì leggermente a quell'affermazione,
"Non dirmi che credi a Yamada solo perché si è
messo a frignare" pensò Togami, cominciando a dubitare delle
capacità del ragazzo, il suo "sentimentalismo" rischiava di
portarlo sulla strada sbagliata. -... Kirigiri, Owada è vero
che avete potuto studiare le riprese di ciò che è
accaduto in caffetteria? - esitò a porgere quella domanda,
probabilmente insicuro se potesse fargli o meno la richiesta che aveva
in mente.
- Sì è così - affermò
Kyouko, mentre Owada si limitava ad annuire, l'avevano visto a
ripetizione almeno quindici volte, fino a memorizzare ogni
più piccolo avvenimento dell’accaduto ma,
purtroppo, il filmato non conteneva alcun indizio su chi fosse il
colpevole, e di ciò Kirigiri aveva già informato
Naegi, quindi, quale’era il suo obiettivo?
- E... prima di morire, quante volte Celestia sorseggia il the? -
appariva come una domanda insensata e fuori luogo, ma nessuno dubitava
più che, le richieste del castano, nascondessero un
significato.
- Tre volte - fu rapida a rispondere Kirigiri, come c'era d'aspettarsi
da lei, mentre Owada ancora faceva mente locale,
- Però, quando ero in caffetteria, l'ha bevuto solo due
volte - ricordò quel breve scambio di battute che aveva
fatto con la gothic mentre Naegi era andato a bere "un bicchiere
d'acqua".
- E' perché lo fa prima del tuo arrivo...- l'occhiata che
Owada ricevette da Kyouko, per averla contraddetta, avrebbe potuto
perforare una muratura in granito,
"Ma non ha visto anche lui i video?" gli riservò invece uno
sguardo di sufficienza Togami, intento a schiarirsi nuovamente la voce.
-... lo assaggia una prima volta poi aggiunge lo zucchero -
continuò, sospirando interiormente, aveva memorizzato ogni
singolo particolare di quella scena. "Ora sono io a dover rispondere
alle richieste di Makoto?" pensò subito dopo, notando come
vi fosse stato uno scambio di ruoli, e ciò non le piacque
affatto,
- Yamada, era questo il comportamento "solito" a cui ti riferivi prima?
- e, a quel punto, Naegi si rivolse rapidamente a Yamada, interrompendo
la ricostruzione della ragazza.
"Lo sai che questa te la farà pagare, vero Naegi?" pensarono
in contemporanea i restanti tre ragazzi della classe, osservando
pietosamente Makoto, tanto ingenuo e preso dal processo da non essersi
reso conto del proprio errore.
- Eh..? Ah, ti riferisci allo zucchero? Sì, Celestia prima
assaggiava il the (per assicurarsi che fosse veramente del Milky Tea),
e poi aggiungeva due cucchiaini - a qualcuno, una simile attenzione
sulle abitudini di un’altra persona, sarebbe sembrata
sfociare nello stalker, e forse era così, ma in quel momento
poco importava se l'otaku avesse o meno un’ossessione per la
gothic, le sue osservazioni furono ben utili a Naegi.
- Grazie Yamada - si aggiudicò un ulteriore punto in meno,
essendosi ricordato di ringraziare Hifumi e non la ragazza che aveva
precedentemente interpellato.
"Il prossimo sarà il tuo omicidio" Togami avvertì
un senso di disagio nell'osservare Kirigiri, cui volto impassibile
nascondeva appena l'irritazione di cui si era colmata, "Sarà
in quel periodo..?"
- E adesso cosa c'entra lo zucchero? - intervenne Hagakure, confuso dal
repentino cambio d'argomento,
- Ecco...- fu attraversato da un moto di disagio Makoto, quasi alle sue
spalle si fosse appena materializzato un drago pronto per divorarlo,
-... poco fa, mentre assieme ad Oogami perlustravo la caffetteria, ho
avuto un’intuizione - si grattò la nuca con un
sorriso nervoso, infondo non aveva prove a supportare la propria
teoria, e ciò la rendeva solo una mera supposizione.
- Che tipo d'intuizione? - lo incitò a continuare Kirigiri,
forse con un tono troppo secco persino per lei,
- E se il colpevole non avesse voluto assassinare Celestia? - non
avrebbe potuto portar maggior confusione nella mente dei suoi compagni.
- Eppure, non mi sembra ci siano dubbi su chi sia il morto in questo
caso...- osservò nuovamente Hagakure, dopo un momento in cui
nessuno prese parola,
"Ha parlato quello che crede Bro' un fantasma.." pensò
all'ironia della cosa Owada, notando poi il silenzio del capoclasse, il
quale osservava la situazione senza intervenire. Gli sembrava si fosse
irrigidito alle parole di Naegi e ora pareva avere la testa altrove ma,
non essendo un grande osservatore, probabilmente si sbagliava.
- Se si riflette un momento appare ovvio, se realmente Yamada avesse
voluto uccidere qualcuno, non avrebbe certo scelto Celestia, sarebbe
stato troppo facile ricondurre l'omicidio a lui - trattandosi di un
delitto evidentemente premeditato, risultava difficile che la sua
soluzione fosse tanto scontata, per un omicidio serviva preparazione.
Ed essendo, oltre che ad un otaku autore di doujishin hentai, un
esperto di videogiochi, Hifumi doveva aver accumulato una certa
esperienza nello stendere piani strategici o simili.
- Però Yamada è l'unico che avrebbe potuto
avvelenare il the di Celestia, tu stesso e quel gorillone di Owada
potete confermare che non c'era nessun altro in caffetteria oltre a
loro due - obbiettò Togami, sforzando la voce
perché suonasse chiara, non riuscendo ancora a liberarsi di
quel fastidio alla gola,
- E' questo il punto. Non era il the a essere avvelenato - si appoggio
all'intervento dell'ereditiere, Naegi, per esibire il secondo
dei suoi sospetti, - Ho chiesto conferma a Kirigiri proprio per esserne
certo, Celestia non si è sentita male dopo aver bevuto il
PRIMO sorso di the -
- Ma non può trattarsi di un veleno ad effetto ritardato? -
fu il primo vero intervento di Ishimaru, l'espressione pensiero e
preoccupata, per quanto avesse posto la domanda, sembrava
già intuire la risposa.
- Naegi mi ha incaricato di controllare gli armadietti dell'aula di
chimica - fu Oogami a rispondergli, -... per controllare se la sostanza
usata fosse stata presa da lì. Difatti lo era e, seppur non
sia un'esperta, so che è un veleno che agisce nell'immediato
o nell'arco di una manciata di secondi - per quanto una simile
affermazione potesse suonare sospetta, Sakura non voleva nascondere le
informazioni di cui era in possesso ai suoi compagni, ne aveva
intenzione di specificare che, la sostanza in questione, era
abitualmente usata nei veleni per topi.
- Se il the fosse stato avvelenato, Celestia sarebbe morta prima che io
e Owada arrivassimo in caffetteria - concluse il discorso Naegi,
- Aspe..! Fermo un attimo! - sbottò Owada, che cominciava ad
avere serie difficoltà a seguire il discorso, - Lasciando
per un momento da parte la storia del the, è da prima che
dici che non è stato Yamada, ma se non lui, allora chi
poteva..? - preso dalla smania del momento, non trovò le
parole per terminare la domanda, ma queste a Naegi non servirono.
- C'era una seconda persona che poteva avvelenare Celestia, ovvero...-
- Celestia stessa - se quella di Kirigiri fosse solo una piccola
ripicca nei confronti di Makoto, per averla interrotta poco prima, o se
semplicemente volesse dare il proprio contributo al processo, dopo aver
potuto solo assistervi per massima parte, Togami non riuscì
ad intuirlo, vedeva solo il sorriso della ragazza e questo, ne era
certo, si rivelava sempre un pessimo segnale per il colpevole.
- L'omicida ha mischiato il veleno allo zucchero, è questo
che supponi, vero Naegi? - lo incalzò a continuare dopo
essere stata lei stessa ad azzittirlo, lasciandolo per un momento
interdetto, poiché il castano era convinto di essere il solo
ad essere giunto ad una simile soluzione, - Prima hai descritto i
residui, di quello che si suppone essere il veleno, rimasti nella
penna: minuscoli granuli bianchi; e nel video Celestia comincia ad
accusare il malessere solo dopo aver aggiunto lo zucchero nel the -
spiegò ciò che l'aveva portata a fare il suo
medesimo ragionamento.
- S..sì, e-esatto! - seppur forse si dovesse sentir irritato
per l'intervento della ragazza, la quale gli aveva rubato il palco,
Naegi non poté non ammirare le capacità logiche
di Kyouko, la quale sembrava stare sempre un passo avanti a lui anche
quando non ne sapeva nulla della faccenda in questione. La trovava
straordinaria.
- Quindi, possiamo escludere Yamada dalla rosa dei sospetti
poiché per lui non avrebbe avuto senso avvelenare il vasetto
dello zucchero quando era lui stesso a preparare il the di Celestia -
non voleva apparire da meno Togami, sempre per una questione d'orgoglio.
- Ma ciò è solo una supposizione, non costituisce
una prova. Yamada avrebbe potuto decidere di mettere la sostanza nello
zucchero così da sviare da se eventuali sospetti - volle
remare contro Ishimaru, al quale non si potevano dare tutti i torti.
- Allora non sarebbe stato così stupido da dimenticare sulla
scena la sua penna - replicò acidamente Byakuya, sentendosi
contraddetto,
- Però non sappiamo ancora come quella penna sia arrivata
lì - si aggiunse Hagakure il quale, forse a causa degli
intenti omicidi che aveva percepito provenire dall'ereditiere e da
Kirigiri, aveva cominciato a trattenersi dallo sparare le prime
sciocchezze che gli balenavano alla mente.
- Non siamo certi che sia la penna di Yamada -
cercò di spuntarla Togami,
- No, no... E' proprio la mia - fu però smontato
dall'improvvisa sincerità di Hifumi, il quale, cominciando a
sentirsi meno oppresso dalle accuse dei compagni, iniziava ad aprirsi
con loro,
- E potresti spiegarci com’è finita in cucina? -
la domanda di Kyouko azzittì l'ulteriore intervento di
Byakuya, il quale sembrava sul punto di realizzare la fantasia che
aveva avuto in ascensore e azzannare chiunque lo contraddicesse.
"Questi punti del cavolo.. fanno dannatamente male!”
imprecò mentalmente il biondo, respirando profondamente nel
tentativo di sedare il dolore e di calmarsi, ma il bruciore non spariva.
- Ecco... mi sono accorto di aver perso una penna per l'inchiostrazione
tempo fa, poco prima di scoprire il cadavere di Fukawa - fu costretto a
tornare con la mente a qualche giorno prima l'otaku, - Anzi,
è stato proprio cercandola che sono andato al bagno grande e
lì, ho trovato... Bhé, sapete -
- Credi te l'abbia presa qualcuno? - lo interrogò Kirigiri,
- Potrebbe essere, altrimenti non mi spiegherei come ci sia finito del
veleno al suo interno - ammise grattandosi le guance tonde, pensieroso.
- Però non credo di aver pestato i piedi a nessuno... almeno
non al punto di procurarmene l'odio -
- Dubito che il colpevole voglia incolparti per una sorta d'antipatia
nei tuoi confronti, semplicemente, risulti il più facile
d'accusare in questo frangente - volle evitare che il ragazzo
cominciasse ad accusare persone alla cieca Kyouko, spinto da intuizioni
troppo approssimative per poter essere prese sul serio, Hifumi avrebbe
rischiato di complicare ulteriormente le cose.
- Piuttosto bisognerebbe guardare a chi non sopportasse Celestia -
propose Togami, già consapevole di quanto inutile potessero
suonare le sue parole, Yamada a parte, non sembrava esserci alcuno che
avesse particolare simpatia per la gothic.
- Il problema è proprio questo Togami - si
apprestò a riprendere parola Naegi, mostrando quella smania
di quando si affrettava a correggere le osservazione dei propri
compagni, - Se qualcuno avesse avvelenato il the di Celestia non ci
sarebbero stati dubbi di chi fosse l'obbiettivo - scambiò
uno sguardo con Kirigiri quasi aspettasse il suo consenso per
continuare, lui stesso sembrava temere di mostrare quale via aprisse il
suo ragionamento. - ... ma il colpevole ha messo il veleno nello
zucchero - gli sfuggì una smorfia di stizza mentre stringeva
il pugno sotto alla banco, - ed essendo qualcosa usato da tutti..-
- Chiunque di noi avrebbe potuto essere stata la vittima di questo
processo - concluse per lui Kyouko, per quanto non disprezzasse il suo
impegno nel condurre il processo, preferiva quei momenti in cui Naegi,
trovatosi in difficoltà o troppo sensibile per continuare,
palesava platealmente il bisogno del suo supporto.
- E.. esatto - confermò Makoto, titubante, -... il
colpevole, questa volta ha agito senza un piano preciso, con il solo
scopo di diplomarsi - simili constatazione, per quanto vere, lo
ferivano, non riusciva a sopportare l'idea che uno dei suoi compagni
potesse arrivare a tanto, eppure, contando quello, di esempi ne aveva
già ben quattro.
- Uppupupupupu!.. Mossa intelligente, se non c'è una vittima
designata, difficilmente riuscirete a risalire ad un colpevole preciso,
bastardi. Uppupupupup! Se negli altri processi ve la siete cavata
è solo perché vittima e assassino avevano un
qualche legame, uppupupu! Ma come farete, adesso? -
La voce squillante di Monokuma e la sua orripilante risata calarono
simili ad una cortina di fumo nero sull'aula, assieme all'opprimente
sensazione, che avvolse la maggior parte dei sopravvissuti, di essersi
appena imbattuti in un vicolo cieco.
E adesso..?
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2749519
|