Lullaby

di Serpensortia98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Normalità... o quasi. ***
Capitolo 2: *** Vendetta ***
Capitolo 3: *** Guai in vista   ***
Capitolo 4: *** Una convivenza inaspettata ***



Capitolo 1
*** Normalità... o quasi. ***


 

Normalità...o quasi.

<< Exulcero! >>. La fattura scagliata dalla Caposcuola illuminò tutto il corridoio desolato con scaglie di luce talmente forti da costringerla a chiudere gli occhi.
<< Protego! >> Il ragazzo, con grandissima agilità e fluidità, riuscì a scostarsi in tempo per evitare di rimanere ustionato dalla fattura. Era da cinque minuti che quella lotta andava avanti; anzi, sarebbe meglio dire da ben sette lunghi anni. Nonostante gli anni, non erano mai stanchi di uccidersi tra di loro con fatture e stupidi scherzi da bambini: per loro quella era la normalità. Draco Malfoy, principe delle Serpi, Caposcuola della sua Casa, con i suoi scagnozzi da un lato; ed Hermione Granger, orgogliosa Grifondoro, Caposcuola anch'essa, con i suoi due migliori amici, Ron Weasley ed Harry Potter dall'altra. Dopotutto, sin dalle origini c'era sempre stata molta ostilità tra le due case, ma il loro rapporto andava ben oltre gli schemi: neanche la grande guerra era riuscita a placare leggermente i disguidi tra di esse, nonostante avessero lottato insieme per la sconfitta del Signore Oscuro. Funzionava sempre così: le serpi, guidati da Malfoy innescavano la bomba con le solite frecciatine, e senza neanche il tempo di pronunciare le parole ''ape frizzola'', i corridoi si riempivano di fatture ed incantesimi. Ma quella mattina fu diverso: Malfoy aveva superato il limite. Hermione era sempre stata fiera della sua inarrestabile calma e pazienza, ma quella frecciatina l'aveva stesa. Sin da quando aveva undici anni, Malfoy l'aveva spesso assillata con stupidi insulti come “sporca Mezzosangue” o “Zannuta”, tormentandola con complessi riguardanti la purezza del suo sangue e il disprezzo per le sue origini babbane, ma la ragazza non aveva mai prestato molta attenzione a quelle sciocchezze; quelle offese, dopo tutto quello che aveva passato durante la guerra magica , non la scalfivano minimamente. Ma quando quel dannato furetto si era azzardato ad insultare i suoi genitori, sperduti chissà dove in Australia, senza nessun ricordo della loro unica figlia , qualcosa era scattato in lei: aveva sentito le viscere contorcersi e prendere fuoco e la vista tutt'a un tratto si era completamente offuscata. Avrebbe sopportato qualsiasi offesa, ma i suoi genitori non avrebbe dovuto neanche nominarli, quella dannata serpe. Malfoy, accortosi del cambiamento repentino d'umore della sua avversaria e della sua distrazione, la afferrò per le spalle e la sbatté contro il muro del corridoio ancora deserto e la guardò come se volesse strangolarla con la sola forza del suo sguardo argenteo. Hermione trattenne il respiro: e adesso? Si sentì davvero in trappola, ma cercò di mascherare il suo timore sotto una maschera di impassibilità e durezza: dopotutto era pur sempre una Grifondoro, e neanche per tutto l'oro del mondo avrebbe lasciato trapelare il suo stato d'animo alla Serpe.
<< Sporca Mezzosangue, non osare mai più >> sibilò il ragazzo con tutto il disprezzo che aveva in corpo. La ragazza cercò di divincolarsi, ma la presa ferrea con cui l'aveva attaccata al muro non glielo permise.
<< Maledetto furetto, lasciami andare >>. Non ci fu tempo di ribattere perchè in quel momento, fece il suo ingresso in corridoio la McGrannitt, livida e furente nel suo lucente mantello nero che osservò prima il ragazzo con noncuranza, e poi la sua studentessa preferita, sgranando maggiormente gli occhi come se la vedesse sul serio per la prima volta.
<< Voi due, nel mio ufficio >> tuonò, con un tono che non ammetteva repliche. I due Caposcuola, dopo una serie di occhiatacce omicida si incamminarono fianco a fianco, ad una certa distanza per seguire la professoressa di Trasfigurazione, nonché nuova preside di Hogwarts dopo la morte di Silente. Il tragitto fu silenzioso, Hermione non osò guardare il suo rivale: era tutta colpa sua se si erano cacciati in quel pasticcio! Quale sarebbe stata la loro punizione? Lavare i piedi a Piton? O fare il bagno a Mrs Purr? Rabbrividì al pensiero e si concentrò sull'andatura della Mc Grannitt che li precedeva: camminava con passo sicuro di sé, fiero, che imponeva rispetto, proprio come un vero Grifondoro. Per questo Hermione l'aveva ammirata sin dal primo istante: per lei, la professoressa era sempre stata l'esempio concreto del perfetto spirito Grifondoro. Da quel lato, avrebbe voluto essere come lei: sicura di sé stessa, priva di tutte le incertezze che la attanagliavano da quando la guerra era finita e senza il minimo timore di affrontare un nemico. Il nemico. Alla fine, pensò la Caposcuola, chi era il vero nemico ora che Voldemort era morto? Malfoy in fondo, era solo un puntino indistinto, non lo definiva “un nemico”: era semplicemente una mosca fastidiosa che bisognava scacciare. Fu trascinata via dai suoi pensieri dalla sua voce glaciale come una secchiata d'acqua fredda: << Che c'è, Mezzosangue? Adesso non ci sono lo Sfregiato ed il tuo fidanzatino a proteggerti? Senza il tuoi amichetti del cuore sei proprio inutile >> le sibilò all'orecchio colpendola dritto al cuore. Gli insulti di Malfoy di solito le entravano da un orecchio e gli uscivano dall'altro, ma quel suo commento le aveva fatto tremare le gambe. Lei era inutile. Senza i suoi amici lei non valeva nulla. Era sempre stata una delle sue paure, sembrare superflua agli occhi delle persone dall'esterno, e Malfoy aveva sfatato questo dubbio. Deglutì velocemente, continuando a camminare, facendo finta di non aver sentito nulla. Non gliel'avrebbe lasciata vinta.
Sicura e impassibile. Quando la McGrannitt pronunciò la parola d'ordine, entrarono nel vecchio ufficio di Silente, rimasto intatto per sua memoria e dopo una breve lite su chi entrasse prima , si sedettero sulle poltrone , come aveva appena ordinato di fare la nuova preside. Li scrutò con sguardo accusatorio: Malfoy era seduto svogliatamente sulla sua poltrona, come se fosse a casa sua e noncurante della presenza perentoria della professoressa di Trasfigurazione. Continuava a fissare l'intera stanza con una smorfia strafottente e con sopracciglio alzato, come se fosse lui a tenere in pugno le due donne. Hermione, al contrario era terrorizzata; fissava la sua insegnante senza battere ciglio, bianca come un cencio e madida di sudore; l'unico segno che dava prova del suo nervosismo era lo sbattere continuo del suo piede sinistro contro il pavimento.
<< Sono molto delusa da voi due. Da lei Malfoy, me lo sarei aspettata, anche se questo non la obbligava di certo a lanciare fatture ad una sua compagna per i corridoi. Lei, signorina Granger, è stata una grande sorpresa invece >> anche se aveva la solita espressione rigida e severa, con grande stupore della Caposcuola, la Mc Grannitt la guardò in volto, e per due secondi, nei suoi occhi vide..comprensione? Compiacimento? Soddisfazione? O..pietà? Hermione non sapeva spiegarselo. Il cuore prese a batterle velocemente, pronta a recapitare la punizione che sicuramente le avrebbe fatto perdere molti punti a favore dei suoi voti. Ma il verdetto che la ragazza si aspettava di sentire, non arrivò. La McGrannitt guardò prima il Serpeverde, poi la Grifondoro, accompagnando il tutto con un'alzata di occhi al cielo.
<< Cosa devo fare con voi? E' da quando avete undici anni che vi ammazzate a vicenda, e so per certo che per ogni punizione che vi infliggerò, voi non smetterete mai di insultarvi. Tra un mese, o meglio tra qualche giorno potremmo ritrovarci nella stessa situazione. Per cui,che senso avrebbe punirvi? Non posso di certo porre fine a una guerra più vecchia di me, tra Grifondoro e Serpeverde >> e li fissò incuriosita, cercando di capire le diverse reazioni dei due ragazzi. Draco non batteva ciglio, anche se ora, la sua espressione divertita aveva lasciato il posto ad una serietà non da lui. Hermione non sapeva decifrare invece il suo stato d'animo. Sorpresa? O malinconia? Malinconia, tristezza, perchè non aveva mai sentito la McGrannitt arrendersi su quell'argomento: aveva sempre spronato le due Case affinchè arrivassero almeno ad un comportamento civile, ed ora, sentirla ammettere che il loro conflitto non l'avrebbe potuto risolvere nessuno, le creò un vuoto dentro. Se si rassegnava lei, testarda e decisa com'era, allora non c'era davvero speranza, e ciò turbò non poco la Caposcuola. Detestava Malfoy e la maggiorparte dei suoi compagni di classe, ma le sarebbe piaciuto se un giorno Grifondoro e Serpeverde avessero messo da parte le loro divergenze. Ma ciò, non sarebbe mai accaduto. << Non posso punirvi, ma devo pur sempre preoccuparmi della sicurezza della nostra scuola. Se volete uccidervi a vicenda, fate pure, ma non in questo posto. Non vi permetterò di contagiare altri studenti. Quindi, la prossima volta che vi becco duellare nei corridoi o in aula o dove volete, vi espellerò direttamente >> e con questo congedò i due Caposcuola. Malfoy, riacquistata la sua maschera strafottente, lanciò uno sguardo carico di disprezzo verso la ragazza e uscì fuori dallo studio. Hermione rimase imbambolata a riflettere sulle parole della sua insegnante.
Non vi permetterò di contagiare altri studenti. Si sentì maledettamente infetta, sporca, senza l'innocenza che l'aveva accompagnata sin da sempre. La McGrannitt aveva paura che gli altri studenti diventassero come loro. Come lei. Cercò di trattenere le lacrime, gli occhi presero a bruciarle e decise che era meglio andarsene, prima di mostrare la sua debolezza di fronte alla persona che aveva sempre stimato in quella scuola, quando quest'ultima la bloccò. << Signorina Granger, posso parlarle due secondi? >> aveva abbandonato la sua espressione rigida e la scrutava comprensiva e con un bagliore mai visto nei suoi occhi, cosa che fece insospettire Hermione, provocandole un brivido
.<< Sa qualcosa sui suoi genitori? >> aveva pronunciato quelle parole con molta lentezza, scegliendole con calma e delicatezza. La ragazza, presa in contropiede, si sentì cadere il mondo addosso. Le faceva sempre quell'effetto parlare dei suoi genitori e non aveva ancora imparato a nasconderlo, perciò fissò un punto preciso del pavimento per nascondere gli occhi velati di lacrime e parlò con voce spezzata
<< No, professoressa. So solo che sono sparsi chissà dove in Australia e che non sono ancora riuscita a trovare un rimedio per far tornare loro la memoria >> aveva parlato velocemente, vomitando quel fiume di parole come se non riuscisse più a digerirle. Stava per scoppiare, doveva andare via.
<< Signorina Granger, lo sa che più il tempo passa e più è difficile.. >>
<< Lo so >> non la lasciò terminare. Non voleva proprio accettare quell'ipotesi, non in quel momento. << Comunque sia, voglio che lei sappia che io le sarò vicina quando ne avrà bisogno. Se necessiterà del mio aiuto sulla questione sui suoi genitori, non esiti ad avvisarmi >> aveva parlato con un tono dolce, quasi materno che in un altro momento avrebbe scaldato il cuore della Grifondoro e l'avrebbe fatta sentire amata. Ma non in quel momento. Doveva scappare. << Grazie professoressa. Mi scusi.. >> e corse via dall'ufficio, non riuscendo a trattenere quelle lacrime che da troppo tempo aveva tenuto nascoste.

Voleva fuggire da tutto; era stanca di soffrire, di combattere, di indossare le sue maschere da coraggiosa Grifondoro. Era stufa di dover comportarsi sempre da “Caposcuola bacchettona impassibile a tutto”, voleva mostrarsi per quello che era: piangere quando era triste, ridere quando era felice, urlare quando era spaventata. Voleva vivere così com'era, libera da tutto, con la sua fragilità. Nella furia della corsa, non si accorse di essere andata a sbattere contro il Serpeverde, che, da come sembrava, era già circondato dai suoi amichetti: da un lato Blaise Zabini e Theodore Nott, dall'altro Daphne Greengrass e Pansy Parkinson che lo teneva stretto sotto un braccio. Malfoy, la guardò con sguardo scocciato e canzonatorio:
<< Ehi Mezzosangue, non ti è bastat... >> ma si fermò notando le lacrime sulle guance che non avevano intenzione di cessare di scendere dai suoi occhi arrossati. Aveva un'espressione addolorata, triste..quasi rassegnata. Perchè cavolo stava piangendo? Venti minuti prima lo stava ammazzando di fatture in corridoio, e ora? Possibile che tutte le ragazze scoppiassero a piangere così facilmente da un momento all'altro? Non avrebbe mai pensato che la Granger fosse così vulnerabile e così simile ad una qualsiasi ragazza. Detestava quando vedeva le ragazze piangere, lo rendeva nervoso e aggressivo. Lui non piangeva mai: le lacrime e il pianto erano solo una cosa inutile. I problemi di certo non si risolvevano in quel modo. << Malfoy, no. Tieniti gli insulti, non sono in vena. Hai vinto tu >> e scappò verso la sua torre, nella sua camera, dove nessuno l'avrebbe potuta disturbare. Avrebbe saltato la colazione, ma non le importava; avrebbe saltato ogni pasto se avesse potuto. Aveva bisogno di stare sola e pensare sul da farsi. Non poteva andare avanti così, non ogni volta che le nominavano i suoi genitori. Doveva fare qualcosa. Li avrebbe ritrovati e lei sarebbe tornata a far parte della loro vita.

<< A qualunque costo >> sibilò la Caposcuola, senza rendersi conto di quanto le sarebbe costata una simile promessa.

Salve a tutti! 
Questa è la prima fanfiction che scrivo, quindi abbiate pietà!  Cercherò di essere abbastanza creativa e di non storpiare molto i personaggi originali.
Spero vi piaccia come inizio, a presto.

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Capitolo 2
*** Vendetta ***


Vendetta

<< Cos'ha la Granger? >> domandò Zabini notando l'espressione confusa del suo migliore amico. Perchè si, Blaise era, se poteva definirlo così, il suo unico amico. Draco non si era mai fidato di nessuno in particolare; Goyle e Tiger li aveva sempre considerati i suoi scimmioni che eseguivano tutto ciò che lui ordinava. Gli servivano quando aveva del lavoro sporco da compiere e nonostante tutto, dopo la guerra gli erano rimasti fedeli. Per non parlare del suo stano rapporto con le ragazze: il Caposcuola piaceva molto grazie al suo bel fascino e al suo carattere da “cattivo ragazzo”, ma non si era mai incastrato, e mai avrebbe voluto, in una relazione, nonostante Pansy continuasse a starnazzare in giro del loro fidanzamento dopo la notte passata insieme due mesi prima. Lui non dava molta importanza alle donne, per lui erano solamente una perdita di tempo, l'unico appiglio nella sua vita era affermarsi professionalmente, sposare una stupida purosagnue come ordinava il codice e diventare un uomo potente senza stare alle dipendenze di nessuno. Zabini, dunque era l'unica persona molto più vicina al Serpeverde di chiunque altro. Anche se Draco non lo ammetteva, si fidava di lui: settimane dopo la sconfitta del Signore Oscuro, Blaise era stato l'unico compagno di Casa a stargli ancora vicino, nonostante tutto. E da lì, era iniziata la loro piccola amicizia, basata su battutine, frecciatine, consigli e sì, a volte anche da sfoghi. Il ragazzo era sempre pronto ad ascoltare ogni problema di Draco: era un orgoglio per lui, essere riuscito ad insinuarsi così a fondo nel gelido animo del principe delle Serpi. Perchè Blaise era sicuro che anche Malfoy aveva un cuore pulsante sotto quello strato di gelo: tutti ce l'avevano, bisognava trovare solamente le persone che sarebbero state in grado di mostrarlo. Quella mattina Draco non aveva avuto ancora l'occasione di raccontare al suo amico della litigata con la Mezzosangue e della strana ramanzina della McGrannitt, ma di certo non lo avrebbe splattellato tutto davanti a quelle due pettegole di Pansy e Daphne. <<  Ah, magari persino quel pezzente di Weasley si sarà accorto che stare con quella Mezzosangue non è puro e l'avrà mollata  >> .Sapeva di aver esagerato, e pur non riconoscendolo, sapeva fin troppo bene che era la Granger, con la sua intelligenza ad essere sprecata per la donnola. Ma questo non l'avrebbe mai ammesso. Ne agli altri ne a se stesso. La sua battuta era stata accompagnata con una squallida sghignazzata di Pansy, dal ghigno soddisfatto di Daphne e da uno sguardo severo da parte di Zabini. <<  Quando finirai di tormentarli, Draco? O quando la smetterai di trattare la Granger in questo modo? Lasciali in pace, ormai la guerra è finita..  >> il ragazzo, colto di sorpresa dalla reazione dell'amico, sgranò gli occhi non credendo che simili parole potessero mai uscire da un Serpeverde. No. Lui amava tormentare tormentare il Trio dei miracoli, soprattutto la Mezzosangue. Adorava metterla in difficoltà: vedere la So-tutto-io impaurita o infuriata per le sue offese lo rendeva felice, soddisfatto. Non avrebbe mai smesso. Con un gesto veloce con la mano, come per voler scacciare via le parole dell'amico nell'aria, si diresse verso la Sala Grande, con i suoi amici alle calcagna e quell'ammasso di profumo e trucco della Parkinson ancora attaccata al gomito. Quanto la detestava! Doveva farle capire una volta per tutte che loro non stavano insieme: si era solo voluto sfogare nel suo letto con lei dopo la sconfitta dell'ultima partita di Quidditch contro Corvonero. Detestava le relazioni, detestava affezionarsi a chiunque, soprattutto a quella sanguisuga. Lui non avrebbe amato mai nessuno, stava tanto bene così! Andava a letto con ragazze quando voleva e il giorno dopo era di nuovo libero di fare ciò che voleva senza essere incastrato da nessuna stupida storiella tra fidanzatini. Amava la sua vita, e l'unica persona che amava, oltre sua madre, era se stesso. Lui, prima di tutto. Non appena si sedette sulla tavola della sua Casa, lanciò uno sguardo nella tavola dei Grifoni, in cerca del Trio dei Miracoli, pronto a scagliare la sua frecciatina mattutina per rovinare la giornata a quei patetici. Ma si bloccò quando notò che mancava un pezzo: la Granger non c'era. Dov'era? Di solito non saltava mai un pasto,perfettina com'era. Che le fosse successo qualcosa? Scosse velocemente la testa, cercando di cancellare quell'ultimo sciocco pensiero. Da quando si preoccupava per quella lurida Mezzosangue? Cosa importava a lui della sua assenza? Aveva ancora a disposizione la Donnola e lo Sfregiato! Lasciando vagare i suoi pensieri, si concentrò sulla sua colazione senza badare alla Parkinson, intenta in una discussione ben accesa con la sorella minore di Daphne, Astoria Greengrass. << Non osare mai più fissare in quel modo il mio fidanzato >> gracchiò, la Serpeverde, stringendolo maggiormente. Draco si riscosse di scatto dai suoi pensieri e fissò la sua compagna con il gelo negli occhi. Se gli occhi potessero uccidere.. La scostò brutalmente dal suo gomito e riservò un'altro sguardo freddo all'altra ragazza. Basta, era ora di mettere le cose in chiaro. << Cosa diavolo non ti è chiaro del concetto “non stiamo insieme. Era solo una scopata”, Pansy? >> sibilò con tono sprezzante, guadagnando l'attenzione di tutta la Sala Grande. La ragazza era pietrificata, lo fissava sgomenta, ma senza traccia di lacrime, dopotutto. << M-m-ma..come? >> tossì silenziosamente la Serpeverde in modo che solo chi fosse stato abbastanza vicino avrebbe potuto sentirla. << Allora è vero, non sei affatto sveglia! >> ghignò soddisfatto << Credevi che questa volta fosse stato diverso? Sei come tutte le altre. Come credi che io, un Malfoy, possa mai interessarmi ad una come te? Tu non sei nulla, non sei niente per me >> E con un ultimo sorriso beffardo si alzò elegantemente sotto lo sguardo sbigottito di tutti, professori compresi. Pansy rimase immobile per svariati secondi, forse minuti. L'aveva usata. Come tutte le altre ragazze. Draco l'avrebbe pagata cara, non aveva la ben che minima idea di cosa fosse capace. Nonostante lo amasse ancora terribilmente, non gli avrebbe permesso di trattarla da sgualdrina. << Ehi Pansy, tutto bene? >> Era Daphne, che poggiando una mano sulla sua spalla sinistra le si era avvicinata e la stava stringendo forte. Erano amiche sin da sempre, e Pansy fu felice di averla accanto in quel momento. << Voglio fargliela pagare >> sussurrò solamente, guardando con disprezzo la figura del Serpeverde che si allontanava con grazia da lei, un passo alla volta. << E io sarò felice di aiutarti >>> ghignò l'altra ragazza, massaggiando la spalla della sua amica. << Cosa hai in mente di preciso? >> domandò, eccitata dall'idea di fare finalmente qualcosa di serpentesco dopo tanto tempo. << Non ne ho idea. Qual è la cosa che Draco detesta di più al mondo? >> domandò. Ma Daphne non fece in tempo a rispondere, interrotta dalla piccola discussione tra Malfoy e Potter di fronte alla porta, dopo una spinta fatta di proposito dal Serpeverde. Ed in quel momento ebbe un illuminazione che cancellò dal suo viso l'espressione mortificata, tramutandola in un ghigno vendicativo. Non era stata esatta nel dire cosa Draco odiasse di più al mondo, ma chi. Ora sapeva cosa fare. Prese la sua migliore amica sotto un braccio e la costrinse ad alzarsi, trascinandola fuori dalla Sala Grande per spiegarle il suo piano. Nel frattempo Hermione, stava scendendo velocemente le scale, correndo verso l'aula di Trasfigurazione. Nonostante il suo turbamento, non voleva abbandonare il suo atteggiamento e il suo status di studentessa modello. L'aula era ancora vuota, illuminata dalla lieve luce che filtrava dalle finestre impolverate. Meglio così, era sempre la prima ad arrivare, aveva tutto il tempo di scegliersi un posto comodo dove poter seguire tranquillamente la lezione. Per di più, quando era tornata in dormitorio, si era addormentata subito dopo essersi accasciata sul letto. Non era riuscita a far mente locale su ciò che era accaduto quella mattina né su come realmente si sentiva in quel momento. Dopo una notte insonne, con i soliti incubi ad infestarle la mente, non era riuscita a chiudere occhio e approfittando della sua astinenza dalla colazione, si era addormentata. Ora che finalmente era sola e lucida, aveva tutto il tempo per pensare. Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente. La stanza odorava di chiuso e di polvere misto a profumo di fiori..? Se la dolcezza avesse avuto un'essenza, avrebbe descritto l'aroma della sua scuola con quella parola. Quell'odore così antico e al contempo dolce non era rimasto immutato negli anni, nonostante le varie difficoltà, e ciò le riportò a galla vari momenti felici dei suoi ultimi sei anni in quella scuola. Dal giorno in cui Harry e Ron l'avevano salvata da quel troll, dove la loro amicizia iniziò a mettere le sue radici, a quando finalmente il rosso l'aveva baciata. Anche se non stavano più insieme, come invece credeva ancora la maggior parte della scuola, quel ricordo le provocava ancora istanti di felicità e pacatezza. Nonostante la continua minaccia di Voldemort che puntava la bacchetta sulle loro vite, nonostante le sue sofferenze amorose, lei era sempre stata una ragazza felice e aveva vissuto momenti stupendi. Ed ora cos'era cambiato? Hermione non sapeva spiegarselo: prima di partire alla ricerca degli Horcrux con Harry e Ron, aveva lanciato un incantesimo ai suoi genitori per proteggerli da Voldemort, ma soprattutto da se stessa. Durante i giorni di guerra, non si era mai soffermata a pensare alle conseguenze del suo atto, ed ora, che tutto era finito, si contorceva l'anima dalla disperazione. L'oblivion, come aveva letto in un libro preso nel reparto proibito grazie al mantello dell'invisibilità di Harry, era un' incantesimo, la cui potenza variava da mago in mago. Maggiore era il potere del mago, più sarebbe stato difficile far tornare la memoria alle proprie vittime, ed Hermione, per la prima volta in vita sua, si era trovata a maledire la sua bravura nel formulare incantesimi e la sua forte abilità con la magia. Non era riuscita a trovare un antidoto che potesse accelerare il ritorno della memoria dei suoi genitori e a rendere le cose più drammatiche, non aveva la più pallida idea di dove fossero. Erano spariti, in Australia, come se non fossero mai esistiti. Come se lei non fosse mai esistita per loro. Si sentì terribilmente sola in quel momento, che la costrinse a coprirsi il viso con entrambe le mani, lasciandosi andare ad un pianto silenzioso. Perchè devo soffrire così? Perchè non posso essere felice come ogni strega della mia età in questo momento? Sapeva di avere ancora i suoi due migliori amici e Ginny, ma non voleva tenerli occupati con i suoi problemi. Non avrebbe chiesto aiuto ad Harry: dopo tutto quello che aveva passato durante tutti quegli anni, era un suo diritto essere felice e tranquillo; Ron e Ginny ancora piangevano la morte del loro fratello Fred, e avevano ripreso, molto lentamente ad andare avanti. No, non poteva affibbiare i suoi problemi ai suoi amici, era una sua battaglia quella, e l'avrebbe combattuta da sola. Voleva dimostrare soprattutto a se stessa che da sola poteva farcela, non era inutile, come l'aveva definita Malfoy quella mattina. Se non fosse stata per lei, Harry non avrebbe mai sconfitto il Signore Oscuro, aveva messo anche lei la sua parte in quella battaglia, pur passando inosservata: non era stata inutile. Ciononostante non riuscì a tranquillizzarsi: si sentiva inquieta, triste, vuota. Sarebbe mai uscita da quel tunnel buio un giorno? L'avrebbe fatto da sola o qualcuno l'avrebbe aiutata? Era così presa dai suoi tristi pensieri e dalle sue lacrime che non si accorse che qualcuno la stava scrollando e non dolcemente ma ben due minuti. << Mezzosangue.. >> una scrollata.

<< Mezzosangue! >> urlò la Serpe con un tono ...allarmato? Ma lei non rispose.

<< Granger, cazzo! >> La ragazza si scoprì il viso, asciugandosi frettolosamente le lacrime. Aveva gli occhi arrossati, ma cosa le importava? Malfoy era l'ultimo dei suoi problemi. Lo scansò acidamente e lo guardò distante. Non aveva voglia di attaccare briga con il furetto, lì, in quel momento, in quella classe che da lì a poco si sarebbe popolata di studenti. Ricordava ancora l'ammonimento della McGrannitt: la prossima volta espulsione senza esitazioni. << Che ti prende? >> le domandò studiandola con un espressività seria, mai vista nel volto di quel dannato. << Lasciami in pace >> e così facendo, lo liquido con una debole spinta, immergendo completamente il viso nel tomo di Trasfigurazione. Malfoy non se lo fece ripetere due volte, e andò a sedersi sul fondo dell'aula, com'era solito fare, ma non distolse lo sguardo dalla ragazza. Pur essendo un odiosa Mezzosangue, pur disprezzandola con tutto il suo cuore che dubitava di avere, non riusciva a placare quel senso di pietà e comprensione che lo stavano invadendo nel vederla così rassegnata. Lui amava farla arrabbiare, vederla arrossire dalla collera, non insultare un suo fantasma triste che non ribatteva a tono. Doveva esserci qualcosa di molto brutto che la tormentava; non si era mai lasciata andare così tanto allo sconforto e all'arrendevolezza: lei era una testarda Grifondoro, non si arrendeva mai. La curiosità del ragazzo prese il sopravvento: si stava per alzare per dirigersi di nuovo verso la Caposcuola, quando la classe iniziò a riempirsi di studenti. Maledì il loro tempismo, e si rimise ben comodo, ad osservare Weasley che le si sedeva accanto dandole un abbraccio caldo e amichevole, seguito dalla piattola e dallo Sfregiato che si sedettero dietro di loro. Draco non lo avrebbe mai ammesso, ma in fondo al suo cuore li invidiava: visti dall'esterno sembravano una famiglia, si sostenevano a vicenda, e combattendo ogni dannato giorno restando uniti. Lui era solo. Senza nessuno.

Hermione nel frattempo, era alle prese in un'accesa discussione con i suoi amici. Appena erano entrati, l'avevano tartassata di domande su che fine avesse fatto a colazione e perchè quella mattina non si fosse fatta viva.

<< Ero nell'ufficio della McGrannitt con il furetto >> si lasciò sfuggire la Caposcuola. Si accorse troppo tardi di essersi lasciata sfuggire troppo, e si coprì la bocca con una mano, anche se il danno ormai era fatto. I fratelli Weasley sgranarono gli occhi e la fissarono preoccupati, Harry invece le strinse la mano. Fu il primo a parlare: << Dalla McGrannitt? Con Malfoy? Cosa ti ha fatto quella dannata Serpe? >> Era diventato livido, parlava senza riprendere fiato e stringendo maggiormente la presa sulla mano di Hermione. << Nulla, Harry. Va tutto bene, ci ha solo beccati litigare in corridoio! Ci ha solo rimproverati, tutto qui. >> mascherò il suo tormento con un falso sorriso, notando con sollievo che Harry e gli altri due stavano riprendendo il loro aspetto naturale. Poi Ron sorrise beffardo e aggiunse: << Spero che sia servito a dare una bella lezione a quel furetto >>. Hermione sorrise a sua volta e annuì, osservando con la coda dell'occhio il Serpeverde. Li stava osservando con il disprezzo negli occhi, come se fossero la cosa più disgustosa al mondo. Ciò rattristò maggiormente la ragazza, che non passò inosservata agli occhi del suo migliore amico. << Herm, cos'hai? Ti ha punita, la McGrannitt? >> le chiese preoccupato, accarezzandole la mano. << Perchè avete litigato tu e il furetto? Di solito sei così brava a mantenere la calma, cosa ti ha detto per farti agire? >> aveva aggiunto subito dopo Ginny, con tono divertito. Si portò una ciocca rossa dietro l'orecchio attendendo una sua risposta. Tre paia di occhi di colore diverso la osservavano, assetati di risposte, dal nocciola della sua amica, all'azzurro del suo ex ragazzo, al verde smeraldo intenso di Harry. Ma le parole di Hermione furono interrotte, per la seconda volta in quella giornata, dalla McGrannitt che entrò in aula, riportando la classe in ordine e all'attenzione. La lezione sembrò durare un'eternità, anche se non staccava lo sguardo dalla sua insegnante, la sua mente volò altrove. Immaginò di essere nella sua vecchia casa, con i suoi genitori, ad ingozzarsi di pancakes allo sciroppo d'acero, come ogni sabato aveva abitudine di fare. All'improvviso, Hermione non fu più lì. Camminava nel piccolo sentiero di campagna con sua madre Jean e suo padre David, tra i fiori variopinti che davano al paesaggio un che di esotico e irrealistico; era estate: lo sapeva perchè solo in quella stagione il tramonto assumeva quella sfumatura rosso-rosa come in un sogno. L'aria profumava di fieno, di lavanda...di casa. Si riscattò all'istante dalle sue fantasticherie, provocandosi una fitta allo stomaco, quando il suo sogno ad occhi aperti fu interrotto da un aeroplanino di carta che cadde proprio tra lei ed Harry. Il suo amico non se ne accorse neanche, per cui, senza troppe cerimonie, lo afferrò e lesse il suo contenuto. Sgranò gli occhi, sbalordita, e senza farsi vedere da nessuno, lo mise in tasca e si concentrò sulla lezione, anche se una parte della sua mente iniziò a pensare insistentemente al bigliettino. Il destino a volte è proprio curioso: quello strano foglietto finì addosso a lei nello stesso preciso istante in cui ne era volato uno identico sul banco del Caposcuola Serpeverde che tossì per nascondere la sua reazione. Ma questo Hermione non potè notarlo.

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Capitolo 3
*** Guai in vista   ***


Guai in vista


 

Pansy era soddisfatta di se: il suo piano stava andando alla perfezione. Presto, il suo Draco si sarebbe pentito di averla trattata in quel modo così brusco e umiliante davanti a tutta la scuola, e le avrebbe chiesto scusa, implorando il suo perdono in ginocchio, dopo ciò che gli avrebbe fatto passare.

<< Allora, hai spedito il biglietto a Draco? >> domandò Daphne spuntandole dalle spalle. Il suo tono aveva una vena eccitata e la fissava con occhi spiritati. << Certo! Tu hai fatto il tuo dovere? >>. Pansy non toglieva lo sguardo di dosso alla sua preda, che con passo scombussolato si dirigeva fuori dall'aula.

<< Certo.. >>

 

Hermione non faceva altro che fissare il bigliettino, studiarlo, accartocciarlo ed infine riporlo in tasca. Non sapeva che fare, non le era capitata mai una situazione simile; avrebbe dovuto raccontarlo almeno a Ginny? Da quando la rossa si era fidanzata con Harry, passava molto più tempo anche con lei, e in breve tempo era diventata la migliore amica che aveva sempre desiderato. Certo, aveva Ron ed Harry, ma non poteva di certo confidarsi con loro quando si trattava di argomenti femminili come ragazzi, appuntamenti, trucchi, reggiseni o altro. Con Ginny si sentiva libera di parlare, senza timore di spingersi un po' troppo oltre. Non esisteva argomento che riuscisse a scandalizzare o almeno a stupire la sua amica: era sempre pronta a tutto. Ma in quel momento era saggio immischiarla in fatti che riguardavano solo lei? Non sapeva che fare: per la prima volta in vita sua, Hermione Granger non aveva idea su come comportarsi. A pranzo continuava a fissare il suo piatto ancora pieno di pietanze, spezzettava il cibo con le esili dita come se volesse scaricare ogni problema su di esso; la sua mente era talmente attanagliata di dubbi che non si accorse di Harry che le aveva appena fatto una domanda.

<<  Come scusa? Non stavo ascoltando >>. Silenzio. Persino Ron, inseparabile dal cibo, aveva smesso di mangiare, rimasto a bocca aperta.

<< Hermione disattenta?! Hey, ma questa è l'apocalisse! Si può sapere che ti prende ultimamente? >> fu Ginny a rompere il silenzio, ridacchiando.

<<  Nulla di importante, ragazzi! Sul serio...sono solo un po' stanca. >> un altro finto sorriso. I grandi occhi verdi del suo migliore amico la scrutarono inquisitori. Hermione ebbe un brivido. Era impossibile nascondere qualcosa ad Harry, lui era come un fratello per lei e riusciva a cogliere ogni suo comportamento sospetto anche a chilometri di distanza.

<< Mione, sai che a noi puoi raccontare tutto, si? >> Ron le aveva accarezzato una spalla con la propria mano e cercava il suo sguardo, sperando di poter cogliere qualcosa in esso. Ma la Caposcuola era impassibile: continuava a sorridere tranquillamente, senza mai rivolgere lo sguardo a nessuno dei tre. Mentre parlava fissava la McGrannitt intenta in un'accesa discussione con Piton.

<< Lo so, Ron. State tranquilli! Vi ho mai nascosto qualcosa?! >>

<< SI >> risposero all'unisono i due ragazzi, ridacchiando. << Non mi sembra che tu ci abbia parlato della Giratempo al terzo anno >> constatò Harry.

<< Ma ero solo una ragazzina! E poi era una questione davvero importante, avevo promesso di non dire nulla. Harry..Ron..Ginny, dovete fidarvi di me. Se mai avrò bisogno di aiuto ve ne parlerò >> li fulminò con un'occhiataccia che non ammetteva polemiche. Alla fine annuirono rassegnati.

<< Cosa mi stavi dicendo dunque, Harry? >> domandò infine Hermione per smorzare la tensione che si era creata tra di loro.

<< Ah, giusto! Volevo chiederti se per la prossima gita ad Hogsmade non ti dispiacerebbe se io e Ginny, andassimo per conto nostro. Sai, qui tra il Quidditch e le lezioni non abbiamo mai del tempo per stare insieme, quindi volevamo sfruttare ... >>

<< Ma certo! Devi anche chiedermelo? Ci sarà Ron con me >>. La Caposcuola, sollevata, rispose tutto d'un fiato, felice per quei due che dopo anni si erano finalmente fidanzati.

<< Ehm..Mione, ci sarebbe dell'altro. Io anche dovrei uscire con una ragazza quel giorno.. Luna. Mi dispiace moltissimo doverti lasciare sola! Se vuoi le chiedo di portarsi quel suo amico, Michael Corner, così.. >>  Le orecchie, le gote, gli zigomi di Ron avevano assunto lo stesso colore dei suoi capelli, e per l'imbarazzo abbassò lo sguardo.

<< Ah, tranquillo. Non c'è problema >> replicò con fredda indifferenza la riccia. Non avrebbe mai voluto assumere quel tono, non voleva che i suoi amici pensassero che lei fosse egoista, ma non era riuscita a nascondere il suo rammarico. Sola. Di nuovo. I suoi amici la stavano abbandonando. Un passo per volta e lei sarebbe rimasta sola per sempre, nella folle ricerca dei suo genitori senza mai avere una fine. Si alzò di scatto e uscì dalla Sala Grande, cercando scuse abbastanza credibili da rifilare ai suoi amici per convincerli della sua approvazione. Aveva finto un mal di testa ed era corsa via da quel luogo che seppur molto affollato, la faceva sentire così sola.

Estrasse il bigliettino ormai stropicciato dalla tasca e lo rilesse per la milionesima volta pur conoscendo benissimo il suo contenuto.

 

Vieni alle 15,00 in punto nella Stanza delle Necessità. Lì troverai qualcosa che ti servirà. Non mancare.

p.s. Per figurare la Stanza giusta, pensa intensamente a questo biglietto mentre sei davanti alla porta”

Cosa poteva esserci nella Stanza delle Necessità che le sarebbe servito? E domanda più importante: chi le aveva spedito quel fogliettino? Doveva fidarsi? Questi erano i dubbi che avevano attanagliato la Caposcuola per tutta la mattinata fino a pochi istanti prima. Ora non le importava più di nulla: era pur sempre una Grifondoro, no? Era curiosa di sapere cosa avrebbe trovato in quella Stanza e per di più non aveva nulla da perdere. Magari avrebbe trovato la soluzione al problema dei suoi genitori, e sinceramente, in quel momento lei era così disperata e sola che avrebbe tentato qualsiasi cosa. Guardò l'orologio da polso che portava sempre con se, come un ricordo delle sue origini e del suo mondo: erano esattamente le due e mezzo, aveva ancora mezz'ora di tempo prima di recarsi “all'appuntamento”, e l'unico passatempo che riuscisse ancora a catturarla era leggere in Biblioteca. Si diresse a passo svelto verso la sua meta, quando, svoltando l'angolo andò a sbattere contro la persona che odiava più al mondo e che l'aveva quasi messa nei guai quella mattina.

<<  Mezzosangue, ora basta. Oggi mi hai infettato abbastanza con il tuo sudiciume babbano >> sputò il Serpeverde ghignando.

<< Malfoy, spostati >> Hermione era impassibile, pur guardandolo in volto, sembrava che i suoi occhi fossero puntati altrove, oltre quelli del ragazzo,

<< E perchè, sentiamo? >> si stava beffando di lei, e dovette mettere tutto il suo autocontrollo per non cadere nella trappola di quella viscida serpe.

<< Devo passare, ho da fare. Spostati se non vuoi che ti schianti >> Malfoy non si lasciò intimorire da quelle parole, mai l'aveva fatto. Era la Granger, la sudicia amica mezzosangue di San Potter e della donnola, non si sarebbe mai abbassato a tanto. E poi, anche se il suo tono era sempre gelido, qualunque cosa dicesse la ragazza era impossibile averne timore. Con quei boccoli castani che le cadevano morbidamente sulle spalle, incorniciandole il viso lungo e chiaro, gli occhi castani enormi e il labbro superiore leggermente più grande di quello inferiore la rendevano così innocua, come fosse una bambina, che proprio non riusciva ad intimorire nessuno.

<< No. C'ero prima io. Spostati tu >>

<< Va' al diavolo, Malfoy >> e con un gesto semplice del braccio che rese concrete le sue parole, lo spintonò continuando il suo cammino verso la biblioteca. Stupido furetto, possibile che dovesse essere sempre così irritante?

Intanto il ragazzo, era rimasto immobile lì dove la Caposcuola l'aveva lasciato, con la rabbia che gli ribolliva dentro come se da un momento all'altro volesse uscirgli fuori. Quella dannata Sanguesporco. Come osava toccarlo? O meglio, lei, feccia della scuola e dell'intera comunità magica, come si era permessa a mandare a quel paese lui, un Malfoy e purosangue da generazioni e generazioni? E quella mattina aveva persino provato pietà per quella babbana! Chiuse gli occhi e inspirò, cercando di sfumare via la collera; la Grifona l'avrebbe pagata molto cara, eccome se l'avrebbe fatto! Decise di non pensare più alla Granger: non meritava tutta quell'attenzione da lui. Si guardò attorno: il corridoio era isolato e fuori dalla finestra una tempesta infuriava sulle mura del castello: la pioggia era talmente fitta da non lasciar trapelar nessun contorno all'esterno, come se ci fosse una fitta nebbia. A intervalli irregolari, il cielo veniva illuminato da lampi seguiti dal fragore dei tuoni che rimbombavano sulle pareti del castello.

<< Secondo te è vero? >> era la voce dello Sfregiato. Non aveva di certo timore di lui, ma stuzzicarlo, e magari scatenare una lite, la seconda in quella giornata, non l'avrebbe di certo salvato dall'espulsione quella volta. Non che gli importasse tanto, ma in quel momento era incuriosito dal tono preoccupato del Ragazzo Sopravvissuto e decise che dopo una giornata decisamente di merda, farsi un po' i cavoli di Potter sarebbe stato un bel passatempo. Si nascose dietro una statua di pietra lì vicino, rannicchiandosi in se stesso per non farsi scoprire. Dopo alcuni secondi, scoprì che l'altra persona non era il pezzente, ma la piattola.

<< A cosa ti riferisci? >> si fermarono proprio di fronte alla statua, e per un breve istante, Draco ebbe il timore di essere stato scoperto.

<< Ad Hermione, a quello che ci ha detto a pranzo.. >> si riusciva a percepire la sua preoccupazione anche senza vederlo in faccia, il suo tono lasciava intendere tutto.

<< Harry ma cosa..>>

<< No Gin... è strana ultimamente. Io non credo che non abbia nulla. Ci sta nascondendo qualcosa, io lo so. Sono il suo migliore amico, lo capisco quando sta male. E in questo momento lei ci sta nascondendo qualcosa, lo sento. >> la rossa gli afferrò entrambe le mani tra le proprie e guardò il suo ragazzo con tutto l'amore che potesse infondergli e prese ad accarezzargli i capelli lentamente.

<< Tesoro, perchè pensi questo? Magari è solo stressata.. Sai com'è Hermione! Studia fino allo sfinimento. Dovresti avere più fiducia in lei >> Il grifondoro non guardava ancora la Weasley, puntava lo sguardo a terra, cosa che Draco aveva visto fare anche alla Mezzosangue nell'ufficio della preside. Magari quello era l'atteggiamento tipico di tutti i grifondoro quando erano inquieti.

<< Non so come spiegartelo. Ultimamente è... distante. Come se piano piano si stesse allontanando da noi, e io non so che fare. Vorrei aiutarla, ma non so come comportarmi con lei. Hai visto prima come ha reagito riguardo alla gita ad Hogsmade? >>. La situazione si fece molto tesa, Draco si sporse leggermente di lato per poter focalizzare meglio la scena. Potty teneva la rossa avvinghiata per la vita e lei continuava a lasciargli lievi baci su tutto il viso. Trattenne un conato di vomito per tutto quell'affetto grifondoro stomachevole. Possibile che lo Sfregiato potesse essere disgustoso anche mentre baciava qualcuno? La Weasley lo rassicurava con i suoi occhi marroni, differenti da quelli di tutti gli altri membri della sua famiglia.

<< Ma è normale! Harry, capiscila. Tu sarai con me, Ron con Luna..è normale che si sia sentita un po' sola e lasciata in disparte, ma vedrai che le passerà! Devi stare tranquillo >>.

Gli afferrò una mano e lo trascinò via di lì, lasciando il Serpeverde solo a rimuginare su quanto ascoltato. E quindi non era sembrato solo a lui. La Mezzosangue aveva davvero qualcosa che non andava; ultimamente era strana, non reagiva, si era estraniata da tutti e da tutto e questi dettagli non erano sfuggiti solamente a lui, ma anche a Potter. Che problemi poteva avere la Granger? Insieme allo Sfregiato e alla Donnola, ormai veniva considerata l'eroina del mondo magico, tutti la rispettavano e ogni porta era aperta per lei. Era lui, che doveva fare i conti con la vita ora. Ora che il Signore Oscuro era morto e suo padre era rinchiuso ad Azkaban, pur non avendo mai avuto l'intenzione di diventare un Mangiamorte -cosa che lo aveva salvato dalla prigione – doveva sopportare quel maledetto marchio che bruciava ancora sul suo avambraccio e le tante occhiatacce ovunque andasse. Anche se i Malfoy avevano riacquistato il loro prestigio, la gente continuava ancora ad evitarlo e a trattarlo con atteggiamenti ostili. Gli unici che ancora non avevano cambiato il proprio giudizio nei suoi confronti erano Pansy, il cui padre era anch'esso rinchiuso ad Azkaban per gli stessi motivi di Lucius, Daphne e Zabini, che non avevano preso parte all'esercito del Signore Oscuro, e Theo, che aveva perso entrambi i genitori Mangiamorte in battaglia. Il resto della scuola continuava ancora a temerlo, anche se questo non impedì al ragazzo di avere ai piedi molte ammiratrici. I suoi erano veri problemi! Quella Mezzosangue era proprio alla ricerca di attenzioni..

 

Intanto, con un sottofondo di tuoni e lampi nella Sala Grande, Pansy chiacchierava allegramente con la sua migliore amica Daphne, starnazzando talmente forte da attirare l'attenzione di chiunque passasse per di lì.

<< Quand' è il momento? >> domandò la bionda, ghignando soddisfatta.

<< Tra pochi istanti il nostro Dracuccio patirà le pene dell'inferno. Così imparerà ad umiliarmi la prossima volta. Adoro vendicarmi >>. Rise sommessamente lisciandosi i capelli bruni, quando ad un certo punto una terza voce li interruppe.

<< Vendicare? Chi è la tua nuova vittima, Parkinson? >> domandò Harry alla mora ridendo.

La vide impallidire e sgranare gli occhi, insieme alla Greengrass; erano immobili e lo fissavano sgomente, come se fosse qualche esemplare raro.

<< T-t-tu.. c-cosa ci f-ai q-q-qui? >> balbettò la mora, con un tic nervoso all'occhio destro. Harry non capiva, cosa stava succedendo? Aggrottò le sopracciglia, squadrandola serio.

<< Ma che dici? >>

<< Non hai ricevuto nessun biglietto, Potter? >> La Greengrass aveva riacquistato il suo colorito naturale, tornando lentamente alla normalità, anche se nella sua domanda, era mal celato il suo turbamento.

<< Ehm, biglietto? No..perchè? >> proprio non capiva. Si stavano prendendo gioco di lui? Quando la bionda afferrò la Parkinson per li braccio e la trascinò via con un “oh cazzo”, Harry capì che non sarebbe arrivato all'indomani senza impazzire. Ma cosa diamine stava succedendo a tutti quel giorno? Scrollò la testa: forse avevano il ciclo o altri problemi da ragazze che lui non avrebbe mai capito; qualunque cosa avessero in mente le due serpi, non erano problemi suoi. Girò i tacchi e andò alla ricerca dalla sua ragazza che si era allontanata per spettegolare con la Abbott di Tassorosso.

 

 

Hermione correva spedita verso il terzo piano: mancavano ancora dieci minuti all'appuntamento, e anche se non sapeva cosa avrebbe trovato, decise che non avrebbe abbandonato le sue manie neanche in quella situazione. Annaspando e asciugandosi il volto dal sudore che avevano iniziato a scendere dalla sua fronte per via dello sforzo, iniziò a pensare intensamente al biglietto, stringendolo dentro la tasca. La porta si materializzò in tre secondi, ed esitando, valutando su possibili ripensamenti, la ragazza si fece coraggio ed entrò.

L'arredamento la stupì; avrebbe immaginato qualsiasi cosa: un aula, una sala enorme, ma non quello. La stanza era esattamente la riproduzione di un mini appartamento: era grande tanto quanto uno sgabuzzino, ma era ben arredata. Sulla parete sinistra vi era una cucina ad alta moda tutta in bianco, fornita di fornelli, forno, lavello e frigorifero; sulla destra un gabinetto ed una vasca da bagno separati dalla stanza da un muro che poteva avere uno spessore di circa dieci o venti centimetri. Al centro era disteso un graziosissimo tappeto color lavanda, cosa che la Caposcuola gradì molto; era molto ampio e morbido tanto che la ragazza ebbe come la tentazione di sdraiarsi su di esso. Infine, proprio davanti a sé, un piccolo letto; a differenza del tappeto sembrava molto scomodo: poteva ospitare al massimo una persona. Vi era un solo cuscino non molto comodo a vedersi, a strisce blu e bianche che calzavano a pennello con coperta e lenzuola che erano di un blu spento che alla ragazza ricordò molto le acque di un lago che da piccola aveva visitato insieme ai suoi genitori. Cosa significava quel posto? Cosa poteva esserci in quella stanza che le sarebbe servito? Iniziò a guardarsi intorno, accarezzò la superficie del letto, annusò l'aria impregnata di un odore molto piacevole... menta? Controllò l'interno del frigorifero e rimase a fissarlo a bocca aperta: era pieno zeppo di cibo e pietanze che avrebbero potuto sfamare la sua famiglia per un mese. Ma cosa stava succedendo? Il suoi dubbi vennero interrotti da uno sbattere di porta e si voltò rapidamente tanto da farsi male al collo e ciò che vide la portò ad indietreggiare e a sguainare la bacchetta sulla difensiva. Sbiancò come un fantasma e guardò la figura che indietreggiava anch'essa con la bacchetta in mano. Si guardarono inizialmente spaesati e spaventati, poi iniziò un duello intenso di occhiatacce furenti: fiamme da una parte e scaglie di ghiaccio dall'altra.

<< Malfoy >> sibilò la ragazza, mal celando lo stupore e iniziando ad avanzare.

<< Granger >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

Bene, per farmi perdonare per l'enorme ritardo con cui ho pubblicato il secondo capitolo, ho postato anche il terzo. Grazie a tutti coloro che hanno aggiunto ai preferiti questa fanfiction o la stanno seguendo, mi fa molto piacere! Cos' altro dire? Spero vi piaccia la storia :3

 

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Capitolo 4
*** Una convivenza inaspettata ***


Una convivenza inaspettata

<< Si può sapere come hai fatto a fallire? Cosa non ti era chiaro del piano?? >> Pansy si era ripresa dallo sbianco e sbraitava senza sosta contro la sua amica.

<< Mi dispiace! Pensavo l'avesse ricevuto! Eppure avevo visto l'aeroplanino cadere proprio ai suoi piedi.. >> Daphne si coprì il viso con entrambe le mani, terrorizzata.

<< E ora? >> sussurrò ancora, bianca come uno straccio.

<< E ora niente! Dobbiamo solo sperare che non sia finito nelle mani di qualche professore. Altrimenti in questo momento....o dopo...non voglio neanche pensarci!>> urlò la Serpeverde. E con una rabbia mai vista in lei, Daphne, la vide uscire furiosamente dal dormitorio sbattendo la porta.

 

<< Che cazzo significa tutto questo? >> dopo svariati minuti di occhiatacce e contemplazioni della piccola stanza, il Serpeverde scoppiò, assalendo la ragazza.

<< E quello che vorrei sapere anche io, furetto! >> urlò Hermione. Strappò via il bigliettino che aveva in tasca e lo mostrò al ragazzo, che con una smorfia di disgusto si avvicinò riluttante. Strabuzzò gli occhi e impallidì: se non si fossero trovati in quella situazione, la Caposcuola probabilmente sarebbe scoppiata a ridere per la reazione del ragazzo, le ricordava quando al terzo anno gli aveva dato un pugno dritto in faccia: stessi occhi sgranati, stessa espressione cadaverica dallo stupore più che dalla paura. Dopo un'attenta analisi del fogliettino, Malfoy ne mostrò alla Caposcuola uno identico al suo, meno stropicciato, ma uguale: stessa dimensione, stesso contenuto. Si fissarono in cagnesco negli occhi per alcuni secondi poi la ragazza si decise a parlare: << Ci hanno fatto uno scherzo. Uno scherzo di pessimo gusto >>

<< Wow, Granger, non ti sfugge nulla, eh! Non l'avrei mai immaginato.. >> rispose sarcasticamente il ragazzo guardandola dall'alto in basso con disgusto. La ragazza, imbarazzata distolse lo sguardo e lo rivolse altrove, puntandolo sul suo bigliettino. Chi mai poteva averle fatto uno scherzo simile? Deglutì.

<< Bene, che ci faccio ancora qui? Meglio che vada via, non ho tempo da sprecare >> lo scansò violentemente e si diresse verso la porta. Maledetto furetto, maledetto colui che l'aveva incastrata lì dentro con lui e che nonostante tutto avesse tempo per architettare scherzi di così poco gusto. Cercò di raggiungere la maniglia della porta, ma tutto ciò che afferrò fu solo aria. La porta era sparita. Com'era possibile? Cercò invano di pensare intensamente ad una porta, desiderando con tutta se stessa di essere fuori da lì, più lontana possibile da quella Serpe, nel suo bel dormitorio grifondoro, oppure di correre libera verso la sua amata biblioteca....ma nulla.

<< Mezzosangue, si può sapere che stai facendo? >> domandò Malfoy con tono leggermente schizzato.

Vari istanti di silenzio susseguirono la domanda del Serpeverde, caduta nel vuoto, cosa che lo fece irritare non poco e lo portò a aizzarsi ancora di più contro la ragazza. << Mezzosangue!? >>

Hermione, pietrificata, si voltò lentamente, con l'espressione di una che sarebbe stata costretta a passare un' intera giornata con dei Dissennatori.

<> Il ragazzo impallidì all'istante, corse affianco a lei e iniziò a testare il muro con foga, come se potesse esserci nascosto un tesoro.

<< Non è possibile, non può essere >> il suo tono iniziò a farsi esitante, quasi disperato.

<< Perchè non funziona questa cosa?! Maledizione, è la stanza delle Necessità, dovrebbe appunto soddisfare le mie necessità..>> si irrigidì di colpo, bloccando il fiume di parole. Divenne ancora più bianco, se poteva essere possibile, e iniziò a guardarsi intorno guardingo tastando il muro come in cerca di conferma. Ad un tratto il suo atteggiamento cambiò, la sua agitazione scomparve e i suoi occhi grigi si incupirono. Fece una smorfia che la ragazza tradusse come di rassegnazione che non le piacque affatto

<< Magia Oscura..>> farfugliò il ragazzo, guardandosi di nuovo attorno, cercando in qualsiasi modo di evitare lo sguardo di lei che, pietrificata, lo scrutava con i suoi enormi occhi nocciola nel vano tentativo di cogliere una macchia di ilarità nel suo tono.

<< Come scusa? >> Hermione sperò per la prima volta che Malfoy si stesse prendendo di gioco di lei, ma vedendo il modo in cui lui guardava serio la parete ormai spoglia davanti a loro ed evitandola, la costrinse a deglutire.

<< E quindi? Come facciamo ad uscire? Non guardare me! - urlò notando l'espressione che aveva assunto il ragazzo – Sei tu l'esperto! >> gracchiò la ragazza. Non era mai stata una fifona, ma quella situazione la spaventava a morte; rimanere bloccata nella stanza delle Necessità, con Malfoy sotto la presenza della magia Oscura. Prese a massaggiarsi le tempie con entrambi gli indici. Chiuse gli occhi e inspirò lentamente. Doveva trovare una soluzione, non poteva rimanere lì con il furetto!

<< E' magia oscura, la riconosco..una specie di Maledizione >> spiegò scrutandola guardingo << la Stanza delle Necessità non ne è immune. Chi ha fatto l'incantesimo deve conoscere bene questo branco della magia.. >> Hermione lo ascoltava attenta, e ad ogni parola sentiva il cuore rallentare sempre di più. Sentiva già la mancanza d'aria: come era potuto succedere tutto quel pasticcio?

<< E non c'è nessun modo per uscirne? >> sbottò la ragazza, colta da una scarica di ansia improvvisa.

<< C'è solo un modo per sbloccare la maledizione, e solo chi ha lanciato l'incantesimo lo sa; è lui o lei a sceglierne i parametri >>

Stava per scoppiare, se lo sentiva. Il sangue prese a scorrere con una furia inaudita imporporandole le guance. Era al limite. Prese a lisciarsi i capelli tra le dita, abitudine della Caposcuola ogni volta che era nervosa , poi esplose.

<< E si può sapere quale sia questo modo per sbloccarla!? Voglio andare via!>> strinse saldamente i pugni e guardò il ragazzo in cagnesco. Malfoy, preso dalla collera le si avvicinò, costringendola ad indietreggiare fino a farla sbattere contro il lavello. La sua bocca a pochi centimetri di distanza dal suo orecchio.

<< Lurida Mezzosangue, non sai quanto mi faccia schifo rimanere bloccato con te in questo letamaio; se solo sapessi come fare, me ne andrei. Pensi che mi piaccia stare rinchiuso qui con te? Mi disgusti, mi fa ribrezzo anche solo il fatto di respirare la tua stessa aria. L'unica cosa che potresti fare è stare zitta, almeno non sarò costretto a sentirti. Quindi taci >> l'aveva guardata come se fosse la cosa più disgustosa al mondo, come se fosse spazzatura e il suo tono non era stato da meno: era stato come un sussurro, talmente silenzioso che se non si fosse avvicinato non l'avrebbe sentito, ma abbastanza coinciso e tagliente da farle male. Cosa le stava succedendo? Da quando si offendeva per le solite battutacce di Malfoy? In quel momento si sentiva davvero ripugnante, come un mucchio di cacca di Doxy; possibile che anche dopo la guerra esistevano ancora quei pregiudizi sul suo sangue? Ma a chi voleva darla a bere...era Draco Malfoy colui che le aveva parlato, lui l'avrebbe disprezzata anche se fosse stata l'unica donna sulla faccia della terra. Deglutì pesantemente, cercando di ricacciare indietro le lacrime che avevano iniziato ad annebbiarle la vista. Non poteva ricominciare tutto daccapo, non dopo tutti quegli anni imparando a rimanere impassibile alle offese. Se fosse dovuta rimanere chiusa in quella Stanza con il furetto per chissà quanto tempo, l'avrebbe fatto con stile e dignità. Non l'avrebbe umiliata, non gliel'avrebbe più permesso.

<< Che c'è, ora non ribatti neanche più? Brava, vedo che stai imparando >> la fissò meschino, con un ghigno stampato in faccia << a quanto pare sei davvero innocua senza Weasley e San Potter >> la guardò soddisfatto. La ragazza si era seduta sul tappeto color lavanda e fissava impassibile di fronte a sé, senza degnarlo di una minima reazione. Fece materializzare un libro dal titolo sconosciuto, probabilmente babbano, pensò. Sentì la collera assalirlo; perchè lo ignorava? Come si permetteva? Se la Mezzosangue aveva intenzione di giocare a fare l'offesa, allora l'avrebbe accontentata: stava così bene in silenzio senza quel suo starnazzare continuo. Si distese sul letto con una smorfia, intrecciando le dita dietro la nuca e fissando il soffitto. Rimasero in quelle posizioni per secondi che parvero ore: nessuno dei due osava parlare, Hermione era livida di rabbia e al contempo mortificata dagli insulti di quel ragazzo e non aveva la minima intenzione di sprecare altro tempo della sua vita rivolgendogli la parola. Era davvero così tremendo per un Purosangue stare vicino ad una come lei? Improvvisamente si sentì di nuovo sola, senza nessuno su cui poter davvero contare e uno strano senso di inquietudine e d' angoscia si accese dentro di lei: era vero, col tempo i suoi amici si sarebbero allontanati da lei e ognuno avrebbe intrapreso strade diverse, lasciandola sola, senza famiglia, senza compagni. Doveva assolutamente ritrovare i suoi genitori, far tornare loro la memoria e lasciarsi tutto il suo passato, tutte le sue sofferenze alle spalle per poter poi ricominciare a vivere di nuovo. Rassicurata da quei strani pensieri, si abbandonò alla lettura del libro, accompagnato dallo scrosciare della pioggia che rendeva l'atmosfera ancora più rilassante e appagante. Le lettere, in quel torpore della stanza divennero sfocate, presero a muoversi e a tracciare segni incomprensibili alla ragazza offuscandole la vista; il sonno e la stanchezza presero il sopravvento sul suo esile corpo, e in un lampo crollò sul soffice tappeto viola, raggomitolandosi su se stessa. Draco la guardò allibito: erano rinchiusi lì da circa un'ora e lei era già crollata; possibile che le donne dovessero essere così deboli? L'aveva osservata sin dall'inizio: concentrata su quel suo libro babbano, completamente estraniata dal mondo intero. Non aveva badato per niente a lui, e la cosa infastidì non poco il giovane Serpeverde che iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza con passi agitati e imprecazioni senza il minimo interesse di svegliare la ragazza a terra. Doveva assolutamente uscire via di lì: era convinto che se fosse rimasto anche mezzo minuto in più lì dentro con quella Mezzosangue sarebbe morto per l'aria infetta. Detestava stare solo con la Granger, un conto era prenderla in giro e tartassarla di insulti, un altro era rimanere chiuso con lei per tutto il giorno, era inammissibile! Sarebbe morto. Chiunque si fosse nascosto dietro quel brutto scherzo, l'avrebbe pagata cara. Stufo di continuare a rimuginare da solo sul da farsi e di tutto quel silenzio assordante, che lo rendeva ancor di più nervoso, diede un lieve calcio al braccio della ragazza per tentare di svegliarla: di sicuro non l'avrebbe toccata. Hermione, colta alla sprovvista, sobbalzò prontamente sorprendendo il ragazzo: aveva estratto la bacchetta così velocemente da non esser riuscito a cogliere quel movimento; il suo sguardo era spaurito, lo osservava ad occhi sgranati, sulla difensiva. Che cosa le prendeva adesso?

<< Che razza di strega brillante saresti tu se ti addormenti in una situazione simile? >> ghignò Malfoy, osservandola con disprezzo e alzando un sopracciglio.

<< Malfoy, che vuoi? Ero stanca e visto che nessuno dei due ha la più pallida idea di come uscire di qui, non so cos'altro potrei fare qui dentro >> rispose la ragazza incurante dello sguardo ghiacciato del Serpeverde. Si stropicciò gli occhi e mise a fuoco la stanza: era ancora la stessa di prima che si addormentasse, quanto tempo aveva dormito? In quel momento si accorse che non sentiva più alcun rumore: aveva smesso di piovere e la stanza ora era immersa in un inquietante silenzio. Non si udiva nulla, sembrava fossero isolati dal resto del mondo,come se quella stanza fosse in una dimensione a parte dove gli unici abitanti fossero loro due. Di solito dalla Stanza delle Necessità si sentivano i passi e il chiacchiericcio delle persone nei corridoi, ma in quel momento era come se tutto fosse morto e cosa ancor peggiore, il piccolo appartamento si stava rabbuiando sempre di più al calar del sole e per una ragazza che aveva la fobia del buio, non sarebbe stata una passeggiata rimanere lì per tutta la notte. Iniziò a sudare freddo, voleva uscire a tutti costi, quel posto la inquietava; voleva trovare quel maledetto controincantesimo e scappare via per trovare i suoi. Invece era bloccata lì, con un ragazzo che la odiava a morte e che se avesse potuto l'avrebbe uccisa pur di uscire. Si massaggiò le tempie per placare una fitta alla testa scaturita dai quei pensieri e gracchiò: << Dobbiamo trovare una via d'uscita >>

<< Wow, Granger, sei un genio. Davvero. >> il ragazzo stava iniziando a spazientirsi e nelle sue iridi Hermione parve cogliere un barlume di furia. << Su questo puoi starne certa: anche io voglio sbarazzarmi di te quanto lo vuoi tu. Per cui accendi qualche lampadina, Miss so- tutto- io e trova una soluzione invece di sonnecchiare >> Hermione sapeva cos'era l'odio, ma non riusciva ancora a capire come potesse Malfoy racchiudere tutto quel disprezzo per lei: l'aveva guardata con un odio negli occhi talmente profonda che avrebbe fatto invidia a Voldemort. Ma lei era la strega più brillante di Hogwarts e di certo non si sarebbe mostrata mortificata nei suoi confronti, difatti, con il suo solito cipiglio grifondoro lo osservò in silenzio, poi improvvisamente con una velocità spaventosa estrasse la bacchetta e la puntò sul collo del Serpeverde. Il ragazzo, preso in contropiede, guardò la sua avversaria con un misto di timore e stupore che in altre situazioni avrebbero impietosito la grifona, ma in quel momento era talmente arrabbiata che ricambiò lo sguardo di sfida e sputò via tutto ciò che pensava su di lui.

<< Senti bene, Furetto dei miei stivali. In questa situazione ci siamo finiti entrambi, quindi se tu speri che io rimanga qui a trovare una soluzione da sola, scordatelo. L'hai detto tu che questa è magia oscura, che cazzo dovrei saperne io? Sei tu l'esperto >> Hermione ridusse gli occhi a due fessure continuando la sua tortura << Se pensi che io mi diverta a rimanere chiusa qui dentro con un maledetto Mangiamorte ti sbagli di grosso. Quindi vedi di moderare i toni. >> Draco la osservava livido di rabbia: mai nessuno aveva osato tanto con lui. Con uno scatto repentino dovuto alla folle rabbia la afferrò per la gola e la fece sbattere contro il muro, riducendo la distanza tra di loro di pochi centimetri.

<< Non osare mai più >> sibilò a denti stretti. Lei, terrorizzata dalla violenza del ragazzo, chiuse gli occhi e cercò di divincolarsi, ma lui non mollava la presa.

<< Lasciami, bastardo >> gridò lei, che con un ultimo scatto violento era riuscita a liberarsi dalla presa del ragazzo. Si massaggiò lentamente la gola che riportava segni delle dita di Malfoy ben definiti e di nuovo, invece di essere spaventata, la sua mente tramutò tutto quel terrore in rabbia e stanchezza. Era stufa.

<< Bastardo a chi? Non sei superiore a me, sudicia Mezzosangue. Te l'ho sempre detto, il tuo sangue rimarrà sempre sporco e contaminato >> si pulì la mano con cui l'aveva afferrata per la gola sul mantello e la fissò con un ghigno malefico. << Se mia zia non ti avesse risparmiato, forse avrebbe fatto un favore all'intera comunità magica. Una Mezzosangue tanto non vale poi così tanto >>. Hermione era al limite; aveva cercato di trattenersi, di non mostrarsi debole di fronte a nessuno, ma quello era troppo. Addirittura la preferiva morta. Una lacrima iniziò a tracciare un percorso sul suo viso, dando il via a molte altre.

<< Sai una cosa? >> gridò sull'orlo dell'isteria << Non mi interessa! Sono una sporca Mezzosangue, contento? A volte preferirei anche io che tua zia mi avesse uccisa anziché risparmiarmi. Mi sarei risparmiata tutto questo dolore >> prese a singhiozzare, ma non ci badò. Continuò a gridare insulti al Serpeverde che la osservava sbigottito. << Ma sai che penso? Preferisco mille volte essere una Sudicia Mezzosangue, come mi definisci tu, che un verme di un Mangiamorte >> lui tento di ribattere, ma lo sguardo infuocato della ragazza lo fece tacere e indietreggiare maggiormente.

<< Mi fai schifo, Malfoy >> Con quelle ultime parole si sedette sul suo tappeto continuando a piangere, dando la schiena al ragazzo che nel frattempo era rimasto pietrificato. Stavolta aveva esagerato, e nonostante tutto, lui non pensava quelle cose, voleva solo mettere a tacere la grifona: non pensava che l'avesse turbata tanto. Si sentiva un mostro.
Per la prima volta in tutta la sua vita aveva bisogno di qualcuno che lo abbracciasse.


Scusate se non ho più pubblicato, ma ho avuto dei problemi con il computer D: Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, un bacio!

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