Become the hero you need (ex: Scatti di voi)

di Inathia Len
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Autumn 1970 -Lily and Death ***
Capitolo 2: *** Summer 1973 -Summer time ***
Capitolo 3: *** Autumn 1974- Hills and warewolfes ***
Capitolo 4: *** Autumn 1974 -Pride ad Prejudice ***
Capitolo 5: *** Spring 1975 - Hogmeade and caves ***
Capitolo 6: *** Spring 1975 - Cousins and tears ***
Capitolo 7: *** Summer 1975 - Telephones and Death ***
Capitolo 8: *** Summer 1975 - Little worried talks ***
Capitolo 9: *** Summer 1975 - Skateboarding in the sunset ***
Capitolo 10: *** Spring 1976 - Dresses and love ***
Capitolo 11: *** Spring 1976 - Of spells and tears ***
Capitolo 12: *** Summer 1976 - Newspapers and almost kisses ***
Capitolo 13: *** Summer 1976 - Premonitions ***
Capitolo 14: *** Winter 1976 - Hogsmeade is a dangerous place to go with a friend ***
Capitolo 15: *** Winter 1976 - If you look for a jumper, you may find something unexpected ***
Capitolo 16: *** Christmas 1976 - Fight for my love ***
Capitolo 17: *** Christmas 1976 - Last Christmas I gave you my heart, but the very next day you gave it away ***
Capitolo 18: *** Christmas 1976 - Hello darkness my old friend ***
Capitolo 19: *** Spring 1977 - Happy birthday! ***
Capitolo 20: *** Summer 1977 - Road trip ***
Capitolo 21: *** Summer 1977 - Bonfire&friends ***
Capitolo 22: *** Summer 1977 - Chats by the sea ***
Capitolo 23: *** Summer 1977 - Fun&Death ***
Capitolo 24: *** Summer 1977 - Night talks after a battle ***
Capitolo 25: *** Summer 1977 - A last night ***
Capitolo 26: *** 1st September 1977 - Goin' back to Hogwarts ***
Capitolo 27: *** Autumn 1977 - Couples ***
Capitolo 28: *** Autumn 1977 - Happiness is worth waiting for ***
Capitolo 29: *** Autumn 1977 - Hogsmeade ***
Capitolo 30: *** AVVISO ***
Capitolo 31: *** avviso, 'n'altro ***



Capitolo 1
*** Autumn 1970 -Lily and Death ***


 

 



Una giovane Lily Evans, che si nasconde dalla sorella dopo un brutale litigio

scattata da un anonimo, autunno 1970




 

 

 

 

Correva, Lily Evans. Correva con le lacrime agli occhi che le impedivano di vedere dove esattamente stesse andando. Ma non le importava, ovunque era meglio di lì. Il più lontano possibile dalle urla della sorella.

Correva, Lily Evans. Una radice la fece inciampare, ruzzolò per terra e scoppiò in lacrime, tremando dal freddo.

 

Oh, povera piccola.

Rialzati, spazzati l’erba dalla salopette. Non è ancora il tuo tempo.

Ne devi fare ancora, di strada, prima di arrivare da me.

 

 

Era uscita di casa senza giacchetto, senza maglione, senza niente. Perché doveva scappare, perché le urla di Petunia le entravano dentro e la facevano star male, troppo.

Aveva solo dieci anni, nonostante andasse già in giro a dire averne undici, e avrebbe voluto una sorella che le facesse le trecce, non che le gliele tirasse, urlandole di essere un mostro.

 

Bambina, com’è crudele il mondo.

E con te lo sarà tanto, troppo.

Avrai la pace che cerchi, ma non essere troppo frettolosa,

perché anche allora farà male.

Farà male vedere gli amici cadere,

farà male vedere fratelli che si odiano,

farà male non vedere crescere il frutto del proprio amore.

 

-Lily?-

Una voce la riscosse dal pianto e la bambina girò piano la testa. Ma non era Petunia, venuta a rincorrerla per dirle di tornare a casa, venuta ad abbracciarla e sì, anche a rimproverarla perché aveva lasciato il giaccone a casa.

No, era Severus, lo sguardo preoccupato.

-Va’ a casa, Sev. Ora non ne ho voglia- mormorò Lily, asciugandosi per l’ennesima volta le lacrime, che non accennavano a smettere di scendere. Odiava piangere, odiava il non avere il controllo delle proprie emozioni.

 

E piangerai, Lily Evans, forte figlia dell’inverno,

piangerai fino a quando le lacrime non avranno più senso e i lamenti si confonderanno,

i volti verranno dimenticati perché è meglio così, perché sono troppi,

 ma tu continuerai a piangerli.

Perché hai un cuore grande, troppo grande per questo mondo crudele.

E vorrei portarti via con me già ora, perché sei bella e sei una bambina,

perché non meriti il tuo futuro.

Ma c’è un tempo per nascere, per vivere e questo è il tuo.

Non è ancora quello della tua morte, non tocca ancora a me entrare in scena.

Sono una muta spettatrice ma sappi, piccola mia, che condivido le tue lacrime,

che sento il tuo dolore.

E so già che sarà troppo.

 

-Hai litigato ancora con Petunia?- insistette Severus, mettendole il suo maglione logoro sulle spalle.

Lily annuì, stringendo la lana nera attorno a sé e poggiando la testa sulla spalla dell’amico.

-Perché non può essere una strega anche lei?- chiede la bambina, soffiandosi il naso con il fazzoletto che lui le ha porto.

-Perché lei è ordinaria, non è speciale come te!-

-Suona come una cosa brutta, quando lo dice lei…-

-Ma non lo è. Tua sorella è solo invidiosa. Ed è anche cattiva.-

-Tu sei cattivo a dire così.-

-Non sono io che ti ho fatto piangere- puntualizzò Severus, mettendole in mano un bocciolo di rosa e facendogli cambiare colore. Ora era rosa, ora bianco, ora rosso, ora blu, ora giallo…

-È bellissimo- sussurrò Lily, sorridendo attraverso la tristezza.

-Mi prometti che non piangi più per lei? Non se lo merita, davvero. Tu sei bel… una strega e lei non è nessuno! Aspetta solo che saremo a Hogwarts e…-

 

E Severus parla, parla… oh, quante storie fantastiche che ti racconta!

E tu ancora lo guardi rapita, perché siete bambini,

perché questo è solo come la storia comincia,

non come deve finire.

Hogwarts, sì… è lì che troverai la tua famiglia,

non al parco giochi dietro casa.

E non è lui, non è Severus, l’uomo che amerai,

anche se ora gli vuoi bene. Perché ti consola,

perché ti mette il suo maglione sulle spalle,

perché si prende cura di te quando Petunia non vuole più.

Ma non è lui… non è lui, bambina, l’uomo che amerai sempre,

anche quando sarai troppo testarda per ammetterlo.

E non è Petunia la ragazza che chiamerai sorella, migliore amica…

Oh, Lily Evans, piccola mia, sii forte.

Perché tutto è solo cominciato. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

 

Buon salve a tutti, vorrei rassicurare i pochi coraggiosi che sono arrivati fin qui: sì, siete sani di mente almeno quanto me (anche se non so quanto questo vi possa rassicurare) e quello che avete appena letto l'ho scritto davvero. 

Primo chiarimento: questa è una storia sui Malandrini attraverso le loro foto, scatti della loro vita. Le immagini non sono mie, le ho trovate su Tumblr sul blog di themaraudersyearbook. E le ho trovate troppo belle e inspirose per non scriverci sopra qualcosa.

Secondo chiarimento: le parti in corsivo, a lato, le ho immaginate dette dalla Morte. Lo so, è lugubre come cosa, ma mi piaceva l'idea di questa bimba che corre piangendo e la Morte che quasi vorrebbe consolarla, ma non può. Se mai continuerete la lettura di questa raccolta, sappiate che, ogni tanto la Morte comparirà, visto anche com'è andata la vicenda dei Malandrini e amichi loro. 

Terzo chiarimento: al momento ho attiva un'altra long sui Malandrini, ma questa e l'altra saranno completamente diverse. Qui ho reinventato personaggi e coppie, perchè anche a me (come alle scale) piace cambiare.

Quarto (e giuro ultimo) chiarimento: gli aggiornamenti saranno di lunedì ogni due settimane (quindi ci rivedremmo il 9). Se però questo capitolo dovesse praticamente passare inosservato, la faccio finita qui. Non ammorbo voi e non butto via del tempo. Perchè le storie sono scritte per essere lette (quindi non mi sto riferendo a un numero minimo di recensioni, ognuno è libero di recensire se gli pare), quindi a meno che qualcuno non la metta tra i seguiti/preferiti/ricordati, io me ne lavo le mani. Se tu, lettore, anche se sei solo, l'hai inserita in una di queste categorie o l'hai recensita, sappi che la mia storia continuerà, anche solo per te.

Ok, ho finito. Spero mi diate la possibilità di farvi conoscere i "miei" Malandrini, perchè credo che vi piaceranno.

Un bacione e (spero) alla prossima.

I.L.



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Capitolo 2
*** Summer 1973 -Summer time ***







Mary MacDonald e Lily Evans che si sfidano a chi ha i capelli più lunghi

Scattata da Marlene McKinnon, estate 1973


 

 

 

 

 

 

 

-MAAAAAAAAAAAAAAMMA!-

La signora Evans corse in giardino e scoppiò a ridere, trovando sua figlia e la sua amica Mary entrambe a testa in giù, i capelli che sfioravano il pavimento. La terza ragazza, Marlene, se ne stava seduta a gambe incrociate, un ghigno sul volto.

-Tesoro, hai chiamato?- chiese, cercando di darsi un contegno. Petunia non sarebbe stata felice di sapere che avevano interrotto il loro chic tea delle cinque per una questione di capelli, soprattutto non quando si trattava di Lily e di quelle streghe delle sue amiche, come era solita definirle. Si fece l'appunto mentale di inventarsi una scusa plausibile prima di tornare in salotto.

La figlia alzò la tenda di capelli, rossi quanto la faccia, e piantò gli occhi verdi su quelli della madre.

-Chi ha i capelli più lunghi tra me e Mary? Io, vero?- domandò, il tono che si usa nelle questioni di vita o di morte. –Perché Lenny non ce lo vuole dire.-

-Chiamami ancora una volta Lenny e l’anno prossimo il letto vicino alla finestra te lo scordi- la minacciò Marlene e la signora Evans scoppiò di nuovo a ridere, seguita da Mary, la ragazza con i capelli castani che ne stava a testa in giù accanto a sua figlia.

-E comunque sono più lunghi i miei- sentenziò questa. –Sono cinque mesi che non me li taglio. Sai ho letto una rivista, in erboristeria da mia mamma, in cui…-

-NON CI INTERESSA!- gridò Lily, obbligandola di nuovo a mettersi a testa in giù. –Mamma, allora?- insistette, ruotando appena la testa.

-Ma a me interessava quello che stava dicendo Mary- la prese in giro la signora Evans.

Le piacevano le amiche della figlia. Erano state sue ospiti anche l’estate precedente, Lily adorava riempire casa di gente e la signora Evans di certo non si faceva pregare. Già dalla prima settimana di scuola, la figlia l’aveva riempita di lettere su lettere, parlando di Mary e Marlene, descrivendole come le “migliorissime compagnie di dormitorio –che è come dire stanza, mamma- che avrei mai potuto trovare”. Aveva poi conosciuto anche la mamma di Mary, la signora McDonald, che gestiva un’erboristeria a qualche isolato da casa loro. Anche lei non era una strega e le due donne si erano subito trovate in sintonia. Sapeva invece che Marlene aveva due fratelli più grandi, uno dei quali, pur venendo da una famiglia magica, non aveva ereditato i poteri.

-Signora Evans, credo che dovrebbe dare il verdetto, altrimenti aspettiamo fino a domani- la riscosse Marlene, indicando con un cenno del capo le due ragazze che, sempre a testa in giù, ora si stavano spintonando e rischiavano di cadere da un momento all’altro.

-Marlene, cara, andresti a chiedere a mio marito la macchina fotografica? Così poi, quando le foto si saranno sviluppate, lo vedrete da sole- concluse, diplomatica e soddisfatta.

 

 

 

 

 

 

 

-Ma quanto sei secchiona che hai già comprato i libri?-

Marlene, che si era lanciata sul letto di Lily, de-sotterrò una copia del manuale di Incantesimi da sotto la sua schiena e lanciò uno sguardo truce all’amica, che le rivolse un sorriso stucchevole.

-Oh, quest’anno cominciamo Divinazione!- esclamò estasiata Mary, recuperando il libro da una pila che partiva dal pavimento e arrivava fino alla scrivania. –Guarda, guarda quante cose interessanti!-

Lily alzò un sopracciglio e fece scoppiare a ridere Marlene.

-Non siete spiritose, voi due- le minacciò col dito la diretta interessata, chiudendo il manuale e stringendoselo al petto.

-E tu non sei normale- ghignò Lily. –Qual è la persona sana di mente che preferirebbe Divinazione a Pozioni?-

-Ma lei non è normale, dimentichi chi è il suo migliore amico- ridacchiò Marlene, alzandosi dolorante dal letto, buttando per terra tutti i libri, e tornando a sdraiarsi. –Ah! Meglio!-

-James è una brava persona- ribatté piccata Mary. –E poi tu sei brava a Pozioni solo perché Piton ti passa i suoi appunti. E perché Lumacorno ha un debole per te.-

-Uh, stai peggiorando- la prese in giro Lily. –Ne hai beccata solo una su tre. Mi sa che non la puoi fare la veggente… Potter non è una brava persona, Lumacorno non ha un debole per me… ma sì, Sev ogni tanto mi fa sbirciare. Che c’è di male?-

-C’è di male che mi chiedo come tu non sia ancora annegata nell’olio dei suoi capelli- sghignazzò Marlene. –Sirius dice sempre…-

-Eccola che ricomincia- alzò gli occhi al cielo Lily, facendo finta di pugnalarsi con la bacchetta, che aveva raccolto dal caos che aveva sparso l’amica per terra. Mary fece il possibile per nascondere il sorriso e riaprì il libro di Divinazione.

-Secondo me quei due finiranno insieme- bisbigliò nell’orecchio a Lily, riparandosi con il manuale quando Marlene tirò loro una ciabatta.

-Altro che veggente, tu sei un uccello del malaugurio! Io e Sirius? No dico, Lily, immaginati la cosa!-

-Effettivamente… però sareste anche carini, dai!-

-Io mi metterò con Sirius quando tu uscirai con James- storse la bocca Marlene.

-A proposito di uscire… quest’anno si va a Hogsmeade!- si ringalluzzì Mary. –Sarebbe bello andare insieme, tutti quelli del nostro anno!-

-Se posso approfittarne per uccidere Potter e far sparire per sempre il suo cadavere, ci sto.-

-Ma è proprio fissata!- sillabò Marlene a Mary.

-Te l’ho detto! Secondo me anche loro due finiscono insieme, parola di veggente.-

-Guardate che vi sento, furbe! E comunque, l’uscita tutti insieme mi sta anche bene, basta che teniate quell’idiota lontano da me e possa venire anche Sev.-

Mary e Marlene alzarono gli occhi al cielo.

-Non dobbiamo mica mettere in scena “Il gobbo di Notre Dame”- sghignazzò Marlene, abbassandosi quando Lily le lanciò contro un libro. –Osi colpirmi con Trasfigurazioni?-

-Magari è la volta buona che la studi e non copi da me- la prese in giro la ragazza.

-E poi tu quale senso daresti alla tua vita?-

-RAGAZZE! Si parlava di Hogsmeade, dai! Possibile che non riusciamo a parlare di qualcosa per più di dieci secondi che subito voi due cambiate argomento?- sbuffò Mary.

-Uh, scusi signorina matura- la prese in giro Marlene. –Parliamo di Hogsmeade, va bene. Tanto lo sappiamo entrambe perché insisti.-

-Amos Diggory- canticchiò Lily, mentre Marlene baciava l’aria intorno a sé. Mary divenne improvvisamente rossa quasi quanto i capelli dell’amica, la quale scoppiò a ridere.

-OH GODRIC! Ma allora ti piace davvero? E io che ti prendevo in giro a caso…-

-Che bello tutte sistemate- ridacchiò Marlene. –Tu con Diggory e la roscia con Potter.-

-Non dimenticare la coppia dell’anno: tu e Sirius- ghignò Lily.

 

 

 

 

 

 

La ragazza uscì in punta di piedi dalla stanza. Aveva provato a insonorizzare la stanza con un incantesimo che le aveva insegnato Severus (aveva già ricevuto alcuni avvisi di non usare la magia a casa, ma era convinta che un po’ ogni tanto non facesse male a nessuno), ma probabilmente qualcosa non aveva funzionato a dovere perché, in corridoio, c’era sua sorella Petunia, le mani sui fianchi e gli occhi fuori dalle orbite.

-Avete finito di fare baccano, banda di spostate?- sibilò, attaccando Lily non appena quella mise il piede fuori dalla stanza. –Lo sai che è ora, eh?-

-Sono appena le due, Tunia, dai… e poi lo sai che saresti la benvenuta- aggiunse, evitando di dire che, dopo quello che aveva raccontato alla amiche, probabilmente avrebbero fatto pentire Petunia di essere nata. Era capitato, durante i due anni passati, che Lily si fosse sfogata con le due compagne di stanza. Ce n’era anche una terza, Dorcas Meadows, ma non erano così unite e spesso lei usciva dal dormitorio, per evitare di entrare in queste questioni. E quello che Lily aveva raccontato della sorella… non era stato tutto lusinghiero. Quindi forse era meglio che non si unisse a loro, dopo tutto.

-Io voglio che mi lasciate dormire, non desidero affatto unirmi al vostro sabba- ribatté Petunia, spostandosi una ciocca di capelli biondi dal viso. Si era fatta la permanente per gonfiarli un po’, ma il risultato, almeno secondo Lily, era che le facevano sembrare ancora di più la testa sproporzionalmente grande rispetto al corpo.

-Sabba? Non starai esagerando?- chiese, indecisa se ridere o piangere. Ma poi Marlene avrebbe notato gli occhi rossi e avrebbe infilato chissà quale animale orrendo nel letto di Petunia. No, meglio provare a buttarla sul ridere.

-Siete delle streghe e secondo il vocabolario, il sabba è…-

-Ho afferrato il concetto Tunia, davvero…-

-Non interrompermi, maleducata. E non chiamarmi “Tunia”. Così mi chiamava mia sorella Lily. Ma io non ce l’ho più, una sorella- concluse, rivolgendole un sorrisino sprezzante.

Lily la guardò andarsene, i tacchetti delle pantofole, che qualche sua compagna di classe le aveva regalato per il compleanno e che sua madre odiava, che sprofondavano nella moquette. Forse, a conti fatti, una bella lucertola nel letto sarebbe stata un’ottima soluzione. Oppure avrebbe potuti trasfigurarle la tazza in un topo…

Ridacchiando tra sé e sé, revocò il Muffliato e mise su un disco degli AC/DC.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathias' nook:


Salve a tutte le gentili persone che hanno permesso a questo capitolo di vedere la luce. Non temete, la storia proseguirà, ho già scritto qualche bel capitolo, quindi per un po' siamo a posto :) ma vi volevo davvero ringraziare per il supporto. Grazie di cuore.

Ma veniamo alle spiegazioni.

Intanto, questo capitolo è decisamente meno macabro del precedente, molto più normale... sempre se considerate normale la mia Lily :) Siamo all'estate tra il secondo e il terzo anno, quindi hanno circa tredici anni tutte e siamo a casa degli Evans, come si può facilmente intuire. 

Mary e Marlene (insieme a Dorcas, che qui è stata solo nominata, ma diventerà più attiva tra qualche "anno") aono le compagne di stanza di Lily. Sempre del loro stesso anno sono Alice, Hestia ed Emmeline, ma in un'altra stanza. Loro le conoscerete più avanti (anche perchè HEstia/Emmeline è una delle coppie della storia).

Come avete potuto capire (ma i caratteri verrano sempre più definiti andando avanti), Mary è la "tipica" ragazza esoterica e dalla cotta facile, ma non per questo stupida o altro. Ha una madre babbana (è quindi una mezzosangue) ed è fissatissima con Divinazione (l'unica). E' molto amica di James.  Marlene è la migliore amica di Sirius (per ora) e si sono conosciuti ad Hogwarts. E' la più Malandrina delle ragazze, sempre pronta allo scherzo e a ridere. Prende la scuola decisamente sotto gamba, ma per fortuna è intelligente (e non le interessano dei voti troppo alti). Ha un fratello Magonò e un altro più grande. Per il resto, la sua famiglia è Purosangue.

Poi c'è Lily... ah, cara ragazza. Qui è ancora ovviamente amica di Piton, ma lui ha già ovviamente cominciato a frequentare i futuri Mangiamorte e alla ragazza la cosa non va giù. Diciamo quindi che si vedono quando sono solo loro due. Marlene e Mary, invece, di lui non vogliono sapere nulla.

E infine c'è Petunia, piccola cacchetta. Su di lei non ho molto da dire, se non che cercherò di renderla (quelle volte che ci sarà), come una ragazzina che vuole a tutti i costi crescere in fretta e crearsi una famiglia tutta sua, normale, in cui essere al primo posto. 

Ok, direi che questo sia tutto. Ah, nomino gli AC/DC in fondo. Ho controllato, il gruppo si è formato nel '73, quindi spero che sia plausibile che Lily ascolti un loro disco... altrimenti, perdonatemi la gaffe :)

Un bacione davvero a tutti e vi aspetto nei commenti,

I.L:

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Capitolo 3
*** Autumn 1974- Hills and warewolfes ***


 

Inathia's nook:
Sarò breve.........
.................grazie.
No, ok. Stronzate a parte, ecco il nuovo capitolo. Come avrete notato, il cognome di Alice nella foto è "sbagliato". Dato che sono un disastro con photoshop e programmi vari, lì l'ho lasciato così com'era e mi sono limitata a scriverlo nel modo "giusto". Nella mia storia Alice fa di cognome Prewett, così come ha dichiarato la Rowling, ma non è parente dei gemelli.
Ok, e questa prima cosa l'ho detta.
Qui vi ho introdotto due nuovi personaggi: Hestia Jones (ossia la più badass di tutte, almeno nella mia testa. La ragazza che non si mette problemi a essere volgare e che rifiuta le smancerie (a meno che a fargliele non sia qualcuno in particolare, ma vedrete anche quello....) ed è compagna di stanza di Emmeline (che qui è solo accennata) e Alice (ho letto che veniva da una famiglia Purosangue e quindi mi sono inventata che sia la più "snob" del gruppo. Non in quanto se la tiri, per carità, ma quella ch ha cardigan con bottoni d'oro etc... e ha anche una cotta terribile per Frank che, per ora, non se la fila nemmeno. Diciamo che mi ero rotta delle storie in cui loro due sono l'esempio dell'amore perfetto tutto cuori e fiorellini. Per carità, magari lo erano e magari lo saranno più avanti anche nella mia storia, ma per ora hanno quattordici anni e, come ha detto Lily, mi sembra assurdo definire "amore" quel sentimento che ti fa battere il cuore per la prima volta).
Ma passiamo all'argomento clou: la licantropia. Dorcas è partita per la tangente, ma diciamo che ovviamente ci ha preso. E anche Hestia... insomma, io immagino che non solo i Malandrini si fossero accorti di qualcosa (anche perché Remus, nel terzo film/libro dice che Lily gli è stata vicina etc... quindi immagino sapessero). Però per ora sono tutte chiacchiere e spintoni. Nulla di ché.
Eh... niente, spero davvero che vi piaccia perché ci sto mettendo l'anima. La storia a me piace, spero sia lo stesso per voi.
Se vorrete lasciarmi un pensiero o un insulto... giuro che non mordo ;)
A tra due settimane...
I.L.

 

 

 

 

Mary MacDonald, Hestia Jones e Lily Evans che scalano la collinetta dietro scuola.

Scattata da Alice Prewett, autunno 1974



Lily guardò indecisa la collinetta che Hestia indicava. Era praticamente brulla, molto scoscesa, decisamente nessuno l'avrebbe definita “il miglior passatempo”. Piuttosto “miglior modo per finire in infermeria e dare così a Potter l'occasione di riempirla di fiori e premure indesiderate”.

-Allora?- le incitò Hestia, accendendosi la sigaretta e aspirando profondamente. I capelli neri si muovevano intorno al suo viso in una danza vorticosa, il piede tamburellava per terra, nervoso.

-Secondo me non dovresti fumare- decretò Alice, agitando la mano davanti al viso per allontanare il fumo. Hestia alzò gli occhi al cielo e le alitò in faccia per tutta risposta. -Sì, proprio carina- commentò Alice, tossicchiando.

-Io non ci vengo lassù- decise Emmeline. -Non mi importa se dici che c'è una vista pazzesca o quell'accidenti che ti pare. Io non mi sfascio una gamba perché ti stai annoiando.-

Lily dovette convenire con Emmeline e la guardò allontanarsi quasi invidiosa. Hestia era particolarmente nota per essere, nel gruppo delle ragazze Grifondoro del quarto anno, quella che proponeva le cose più assurde, spacciandole per la miglior idea del secolo. Ma la collinetta poteva essere una bella sfida, convenne con se stessa. E Lily Evans non rinunciava alle sfide a cuor leggero.

-A me sta bene- si strinse nelle spalle, guadagnandosi un'occhiata di approvazione da parte di Hestia.

-Se ci sta lei, ci sto pure io- saltellò Mary, ridacchiando.

-Voi siete fuori di testa- decretò Marlene. -E poi ho un tema di Difesa da finire per domani e... e Dorcas ha detto che anche lei doveva andare in biblioteca...-

Dorcas Meadows era l'enigma più grande, per le ragazze. Pur essendo ormai in camera con loro da più di tre anni, le avevano rivolto sì e no tre parole in croce. Si era rifiutata di unirsi alle loro uscite a Hogsmeade l'anno prima e l'aveva messo bene in chiaro anche per quest'anno. Sembrava felice della sua solitudine, cosa che però non aveva dissuaso Marlene dal provare a farci amicizia. Le sembrava inconcepibile che, di sette ragazze che erano, solo sei facessero gruppo tra di loro. E così approfittava di ogni occasione per studiare con lei o rivolgerle la parola.

-Secondo me, un giorno di questi ti denuncia alla McG perché le stai troppo col fiato sul collo- le urlò dietro Hestia, mentre Marlene si allontanava, salutandole agitando la mano e raggiungendo Emmeline.

-McG?- scoppiò a ridere Lily.

-È più corto- spiegò Alice. -Hestia Jones qui presente ha un soprannome per ogni insegnante.-

-E tu una cotta per ogni ragazzo- le sorrise smielosa Hestia.

-No, non tutti- la corresse Mary, mentre cominciavano a camminare, cercando il luogo più accessibile della collinetta. Era pomeriggio, da lì a breve il sole sarebbe tramontato e, se fossero state beccate... -Solo per Frank Paciock- ridacchiò, dandosi di gomito con Lily, mentre Alice diventava rossa come un peperone ed Hestia alzava gli occhi al cielo.

-Non sarai un po' troppo piccola per queste cose?-

-Abbiamo tutte quattordici anni, non fare tanto la donna vissuta e di mondo- la rimproverò Alice, tentando di assumere un tono serio, ma risultando solo implorante. -E poi te lo avevo detto in confidenza, traditrice- disse, lanciando uno sguardo truce a Mary.

-Ormai dovresti saperlo che non esiste “dire in confidenza qualcosa” a Mary- la tirò su di morale Lily, mettendole un braccio attorno alle spalle.

-Ho la bocca un tantinello larga- ridacchiò la diretta interessata.

-Un tantinello?- sollevò un sopracciglio Hestia e spegnendo la sigaretta con il piede. -Ora, direi di andare da quella parte- propose, indicando un punto dove la vegetazione era più bassa e il sentiero sembrava più battuto.

-In marcia- saltellò Mary, alzando un pugno al cielo.





Arrivarono in cima una mezz'oretta dopo, le gambe che tremavano a tutte per lo sforzo. L'unica che non si buttò subito per terra fu Hestia, che invece si avvicinò allo strapiombo che dava sul Lago Nero e si stiracchiò, accendendosi poi l'ennesima sigaretta.

-Se non ti viene il cancro entro i M.A.G.O., qualcuno lassù ti ama- proclamò Lily, sdraiandosi e poggiando la testa sulla gambe di Mary, che ne stava appoggiata sui gomiti, senza fiato. Alice era accanto a loro, la testa su una mano e prona.

-Cancro?- chiese, lanciando un'occhiata interrogativa sia a Lily che a Mary. Era una purosangue, aveva poco a che fare con il mondo dei babbani e non aveva scelto nemmeno come materia facoltativa Babbanologia. E ogni tanto si sentiva tagliata fuori dai discorsi che facevano le due ragazze. Anche Hestia era una purosangue, ma non aveva l'aria di una che ci tenesse particolarmente a sapere che cosa fosse il cancro.

-È una malattia babbana, che...- cominciò Lily, subito interrotta dalla fumatrice.

-Ottimo, è babbana. E io cosa sono? Una strega. Direi che non mi posso ammalare, no?-

-Guarda che i polmoni li hai anche tu- la riprese la ragazza. -Oh, senti, fai quello che ti pare. Io al tuo funerale non ci vengo.

-No, anche perché sarai ad Azkaban perché sarai finalmente riuscita a uccidere Potter- ghignò Hestia.

-Ma perché volete tutte uccidere il mio Jem?- mise su il broncio Mary.

-Perché ha incantato le armature del castello perché mi dedicassero una canzone ogni volta che passavo?- rispose sarcastica Lily.

-A me è sembrato molto romantico- sospirò Alice. -Se Frank dovesse farlo per me, io...-

-Gliela daresti seduta stante, ma in cosa consisterebbe la novità?- tagliò corto Hestia, spegnendo la sigaretta e sedendosi accanto a loro.

-Quanto sei volgare- storse il naso Alice. -E poi io, come James, sono innamorata. E le persone innamorate fanno cose pazze...-

-Un bel parolone per definire la tua prima cotta- commentò Lily. -E poi Potter è solo un borioso che si è fissato con me, anche se devo ancora capire perché...-

-A proposito di fissazioni, la volete sapere l'ultima della Meadows?- intervenne Hestia. -Secondo lei, Remus Lupin è un lupo mannaro.-

-Cosa?!- esclamò Mary, coprendosi la bocca con le mani. -Ma come... ehi, aspetta, e tu come lo sai?-

La ragazza fece spallucce.

-Ho sbirciato i suoi appunti oggi a pranzo. È seriamente andata giù di testa, per questa cosa. E ci scommetto che è in biblioteca a fare ricerche su quello. Andiamo, siamo a inizio ottobre! Chi studia adesso? No, Lily, era una domanda retorica, non devi rispondere- la prevenne, notando che lei aveva aperto bocca.

-Solo perché io non faccio la nottata lunga prima degli esami, non significa che io sia la secchiona che credi- la rimbeccò la ragazza. -E poi, stavo dicendo un'altra cosa. Insomma, se fosse davvero un lupo mannaro, non credi che Silente lo saprebbe?-

-E secondo te il Platano Picchiatore lo hanno piantato perché è un bell'esemplare?- le fece il verso Hestia.

-Be', conoscendo i gusti di Hagrid, potrebbe averlo richiesto lui. Lo sappiamo che Silente ha un debole per il guardiacaccia...- tentò Alice. -Insomma, vogliamo parlare delle bestiole che gli fanno compagni?.-

-Alcune non sono così male...- borbottò Lily, sempre pronta a difendere il gigante gentile che l'aveva consolata la prima volta che aveva pianto per sua sorella e perché le mancava casa sua. L'aveva trovata raggomitolata tra le zucche, le aveva offerto il suo fazzoletto e poi l'aveva invitata a prendere il tè da lui. Anche se aveva trovato i biscotti piuttosto duri, alla fine aveva dimenticato la malinconia e spesso andava a trovarlo. Conosceva alcuni degli animali a cui era appassionato, ma non tutti erano pericolosi come Alice voleva far credere.

-Questo solo perché a te gli Snasi non hanno distrutto il tuo maglione preferito- borbottò Alice.

-La prossima volta non te ne metti uno che abbia i bottoni laccati in oro.-

-Era un regalo di mia nonna, e poi io sono libera di indossare quello che mi pare e piace e...-

-Ragazze!- le interruppe Mary, dando uno scappellotto a Lily. -E basta!-

-Comunque, non ha senso come cosa- tornò sul discorso Hestia. -Hagrid ama gli animali, non gli importa più di tanto delle piante. E, sinceramente, non ce la vedo la Sprite che decanta le qualità del Platano.-

-E sei sicura che non ci fosse già da prima?- chiese Alice.

-Marlene ha detto che, quando suo fratello Ethan era a Hogwarts, il Platano non c'era. E neanche la Stamberga- rispose Lily, passandosi una mano tra i capelli.

-E Ethan ha finito l'hanno prima che cominciassimo noi, no?- domandò conferma Mary.

-Vedete che tutto torna?- insistette Hestia, facendo per accendersi un'altra sigaretta, ma bloccata dallo sguardo truce di Lily.

-Ma non è possibile!- esclamò Mary.

-E questo perché non era scritto nelle sue stelle?- la prese in giro Alice, guadagnandosi una spinta che le fece sbattere la faccia sul prato della collinetta.

-No, scema, ma perché Jem mi ha detto che Remus va a trovare sua madre, quando si assenta.-

-Uh, e Jem ti ha detto proprio la verità- le fece il verso Hestia. -Non pensi che magari lo stesse coprendo?-

-Quindi tu credi... tu credi che loro sappiano? E anche gli altri? Anche Amos, Frank e i gemelli?- chiese Alice, portandosi le mani alla bocca.

-Degli altri quattro non sono sicura, ma di Black, Potter e Minus, che sono in camera con lui, ne sono quasi certa. Insomma, direi che sono cose che si notano, quando vivi ventiquattrore su ventiquattro con qualcuno. E poi non sono stupidi. No, Lily, nemmeno James lo è, rassegnati. Quell'incantesimo sulle armature è qualcosa di davvero avanzato per un quarto anno- concluse Hestia.

-Effettivamente... Remus passa sempre un periodo in Infermeria, quando torna da casa- sussurrò Mary, più arrabbiata all'idea che l'amico le avesse detto una bugia che spaventata per la rivelazione in sé per sé.

-E non può essere sempre raffreddore...- convenne Lily. -Cioè, va bene essere cagionevoli, ma così si esagera.-

-E sparisce sempre la settimana della...- cominciò Alice.

-... della luna piena- completò per lei Hestia, con un ghigno. -Che figata, un lupo mannaro!-

-Ma non è pericoloso, secondo voi? Che dobbiamo fare?- chiese Alice.

-Ali, conosci Remus, è il più innocuo del gruppo- ribatté Lily. -E, se anche fosse vero, non ha mai fatto del male a nessuno. Non è nato così, lo sai, lo abbiamo studiato l'anno scorso. È stato morso, Godric solo sa per quale motivo! È sempre il solito Lupin, anche nel caso in cui tutte queste supposizioni fossero vere. Insomma, come noi non giudichiamo Hestia perché fuma, o te per la tua cotta impossibile, o Mary per la sua fissa con predizioni e cose simili... perché dovresti giudicare Remus per una cosa che nemmeno dipende da lui? È sempre il solito Remus, solo... con un piccolo problema peloso, nel caso- concluse, stringendosi nelle spalle. -Se Silente l'ha ammesso a Hogwarts, doveva sapere quello che stava facendo, no?-

-Ecco, magari evitiamo passeggiatine romantiche al chiaro di luna, da ora un poi- ridacchiò Mary.

 

-Oh, ma tanto non c'è pericolo che Frank la inviti a uscire- la prese in giro Hestia e il tutto finì in solletico e risate.













Inathia's nook:

Sarò breve.........................grazie.

No, ok. Stronzate a parte, ecco il nuovo capitolo. Come avrete notato, il cognome di Alice nella foto è "sbagliato". Dato che sono un disastro con photoshop e programmi vari, lì l'ho lasciato così com'era e mi sono limitata a scriverlo nel modo "giusto". Nella mia storia Alice fa di cognome Prewett, così come ha dichiarato la Rowling, ma non è parente dei gemelli.

Ok, e questa prima cosa l'ho detta.

Qui vi ho introdotto due nuovi personaggi: Hestia Jones (ossia la più badass di tutte, almeno nella mia testa. La ragazza che non si mette problemi a essere volgare e che rifiuta le smancerie (a meno che a fargliele non sia qualcuno in particolare, ma vedrete anche quello....) ed è compagna di stanza di Emmeline (che qui è solo accennata) e Alice (ho letto che veniva da una famiglia Purosangue e quindi mi sono inventata che sia la più "snob" del gruppo. Non in quanto se la tiri, per carità, ma quella ch ha cardigan con bottoni d'oro etc... e ha anche una cotta terribile per Frank che, per ora, non se la fila nemmeno. Diciamo che mi ero rotta delle storie in cui loro due sono l'esempio dell'amore perfetto tutto cuori e fiorellini. Per carità, magari lo erano e magari lo saranno più avanti anche nella mia storia, ma per ora hanno quattordici anni e, come ha detto Lily, mi sembra assurdo definire "amore" quel sentimento che ti fa battere il cuore per la prima volta).

Ma passiamo all'argomento clou: la licantropia. Dorcas è partita per la tangente, ma diciamo che ovviamente ci ha preso. E anche Hestia... insomma, io immagino che non solo i Malandrini si fossero accorti di qualcosa (anche perché Remus, nel terzo film/libro dice che Lily gli è stata vicina etc... quindi immagino sapessero). Però per ora sono tutte chiacchiere e spintoni. Nulla di ché.

Eh... niente, spero davvero che vi piaccia perché ci sto mettendo l'anima. La storia a me piace, spero sia lo stesso per voi. Se vorrete lasciarmi un pensiero o un insulto... giuro che non mordo ;)

 

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Capitolo 4
*** Autumn 1974 -Pride ad Prejudice ***


 

 


Lily Evans e Mary MacDonadl mentre leggono il loro libro preferito, Orgoglio e Pregiudizio

Scattata da Marlene McKinnon, che non ne aveva mai sentito parlare, Autunno 1974




 

 

 

-Quel lurido schifoso!- gridò Lily, entrando nel dormitorio come una furia e sbattendo la porta dietro di sé. -Quell'essere ripugnante e rozzo- continuò, calciando via le scarpe a ritmo di insulti, -pieno di sé e megalomane...-

-Questi credo siano sinonimi... ma ti prego, ti prego, continua.-

Lily lanciò un'occhiataccia a Marlene, che aveva osato interromperla, poi si scostò i capelli dal viso e riprese la sua filippica.

-È un idiota, un bambino arrogante e stupido, che si fa bello facendo soffrire gli altri. Lo sappiamo che sei così geniale da inventare incantesimi come la gente normale va in bagno, ma NON IMPORTA CHE NE VERIFICHI GLI EFFETTI SUI SERPEVERDE! Giuro... io giuro che un giorno di questi lo ammazzo e lo riduco in pezzi così piccoli che nemmeno sua madre, per quanto esperta di puzzle estremi, POTRA' RIMETTERLO INSIEME!-

Mary, che era entrata in quel momento, lanciò un'occhiata interrogativa a Marlene, ma fu Dorcas a risponderle, che era sul proprio letto, immersa in chissà quale lettura.

-Potter- fu la laconica spiegazione.

-Credo che James abbia di nuovo dato fastidio a Piton- aggiunse in un sospiro Marlene, mentre Mary si incupiva e si slacciava il mantello, abbassandosi mentre Lily lanciava le sue cose in giro, presa dalla rabbia.

-Insomma, ma si può sapere che gli ha fatto Sev?- riprese, togliendosi la divisa con mani tremanti e infilandosi la camicia da notte.

-Tesoro, che ne dici di un riassunto delle puntate precedenti?- chiese Mary, sedendosi sul letto dell'amica.

-Non c'è molto da dire, basta “Potter” ed è tutto chiaro, no?-

-No- rispose Marlene. -Quindi calmati e dicci tutto dall'inizio.-

-Volete che me ne vada?- chiese Dorcas, facendo per mettere via il libro.

Lily la guardò confusa.

-Guarda che puoi rimanere, non importa che sparisci ogni volta. Rimane persino Mary, che potrebbe fondare il fan club di “Jem amore-della-mia-vita Potter”.-

-Oh, è che pensavo... magari non ne volevate parlare davanti a me. Ci conosciamo poco- fece spallucce Dorcas. -Non mi offendo se mi dici di andarmene.-

-Ci conosciamo poco perché scappi sempre- le fece notare Marlene. -Quante volte te lo devo dire? E tu,- disse, tornando a rivolgersi a Lily, -vuota il sacco prima di esplodere.-

La ragazza prese un respiro profondo e poi cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza, recuperando anche le cose che aveva lanciato.

-Stavamo tornando da cena, ero rimasta perché Sev voleva parlarmi di una pozione particolarmente difficile di cui aveva letto e quindi l'avevo aspettato. Camminavamo per i fatti nostri, lui mi stava facendo vedere il manuale su cui aveva trovato la pozione e poi... poi l'attimo dopo il libro gli sta praticamente mordendo la faccia, quasi le pagine fossero diventate denti- sbottò Lily, cacciando i vestiti alla rinfusa nel baule e sedendovicisi sopra per farlo chiudere.

-E tu sai che è stato Jem perché...?- azzardò a chiedere Mary, sdraiata a pancia in giù sul letto dell'amica.

-Perché, mia cara, perché lui e quei tre scemi che chiama amici ci hanno superato sghignazzando e lui, che aveva ancora la bacchetta sfoderata, ha gridato: “E' la volta buona che il naso ti diventa di dimensioni normali, Mocciosus, non mi ringraziare!”. E poi ovviamente ha lanciato un bacio nella mia direzione. Ora sono in Infermeria entrambi: Sev perché deve farsi sistemare il naso, Potter perché l'ultima volta che l'ho visto i suoi denti sfioravano il pavimento. Gli ho detto che così grandi stanno meglio in una boccaccia come la sua- concluse.

La prima a scoppiare a ridere fu Marlene, che trascinò con sé Dorcas. Letteralmente, perché entrambe scivolarono e finirono sul pavimento, senza però smettere di contorcersi e urlare. Mary, invece, sembrava combattuta tra il volersi unire alle risate e l'essere preoccupata per l'amico.

-Non sei stata molto carina...- tentò, -però anche lui se l'è cercata- si corresse in extremis, notando che Lily aveva sfoderato la bacchetta. Era solo per metterla sul comodino, ma non sapeva mai, soprattutto con lei.

Erano ormai quasi quattro anni che le cose andavano in questo modo, nessuno sapeva ben dire come le cose fossero cominciate né quando né sarebbero mai finite (anche se molti puntavano sulla disintegrazione di Potter da parte della ragazza). Non c'era giorno che uno dei due non spedisse l'altro o amici in Infermeria, tant'è che ormai si chiamavano per nome e davano del tu all'infermiera, Poppy. Lily diventava piuttosto violenta quando qualcuno (leggi, Potter) prendeva di mira i suoi amici (leggi, Severus) e il tutto era ormai un ciclo infinito che divertiva gli amici dei diretti interessati ed esasperava gli insegnanti.

-Voi due siete trooooppo fatti l'uno per l'altra- sghignazzò Marlene, riprendendosi e alzandosi da per terra, aiutando Dorcas a tornare sul letto. -Mary, questa volta mi tocca darti ragione. Tempo due o tre anni e questi due passeranno il tempo a limonare.-

-Vedi, l'avevo detto io- ghignò Mary, venendo buttata giù dal letto da Lily.

-Dillo un'altra volta e ci finisci anche tu, in infermeria con i denti giganti- la minacciò la ragazza, spostando il copriletto e infilandosi sotto le coperte.

-Ma come, ci lasci così? Vogliamo sapere come chiamerete i vostri figli- la prese in giro Mary, alzandosi dolorante e acciaccata.

-Nessuno, ti piace?-

-Ha un suono classico, greco- ridacchiò Mary, l'unica nel dormitorio a poter comprendere la citazione. -Ma credo che Jem sceglierà qualcosa di più megalomane. Tipo “prova vivente che Lily Evans è uscita con me e me la sono anche sposata, alla faccia vostra” Potter.-

-Comodo da chiamare se sei di fretta- commentò Dorcas, quasi indecisa se potersi inserire nella conversazione oppure no. Ma Lily rise e allora seppe che andava tutto bene.

-Vedi, Nessuno va meglio!-

-Sai chi mi ricordano un sacco quei due- intervenne Marlene, -quelli di quel libro che stavi leggendo ieri, Mary. Ortaggi e Giudizi...?-

- “Orgoglio e Pregiudizio” capra!- gridò la diretta interessata. Poi aggiunse, ispirata, -Ma lo sai che però hai ragione? Aspetta aspetta...- e poi si tuffò nel proprio baule alla ricerca del libro. -Tadà!- esclamò, brandendolo come una novella Excalibur.

-No! Ma hai anche la mia stessa edizione!- gridò Lily, quasi strappandolo di mano all'amica e accarezzandolo come se fosse un vecchio amico. -E io che l'ho dimenticato a casa... me lo presti?-

Dorcas lanciò un'occhiata preoccupata a Marlene.

-Scommetto che avresti preferito uscire- rise la seconda, tornando al suo letto e infilandosi a sua volta sotto le coperte.

-No, alla fine non siete così male. Loro due che leggono contemporaneamente mi inquietano un po', a essere onesta- ammise, lanciano un'occhiata a Mary e Lily, che ora ne se stavano a pancia all'aria, le braccia tese, il libro aperto sopra di loro e sembravano aver già dimenticato il semi litigio di poco prima. -E poi, di cosa parla?-

-Bah, Mary ha provato a spiegarmelo ma non ci ho capito nulla. Di fondo, ci sono due che prima non si sopportano e poi finiscono per innamorarsi.-

-James e Lily?-

-James e Lily.-

-Poveri noi.-

-Concordo.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

 

piccolo capitolino giusto per. Lo che l'aggiornamento è ogni due settimane, ma ho appena pubblicato l'ultimo capitolo di un'altra storia e avevo bisogno di tirarmi

su.... il prossimo aggiornamento sarà tra due settimane, non cambierò ;)

Ora, avevo detto che ci sarebbero stati i ragazzi e invece mi ero sbagliata. Cattiva e sbadata me. Però abbiamo un piccolissimo assaggio del rapporto tra James e Lily

(e per una santa volta lei lo spedisce in Infermeria, senza esitare a tirare fuori la bacchetta). Il fatto che Marlene e Mary non sopportino Piton l'ho preso dal canone,

secondo il quale Liy dice, litigando con Severus, che "nessuna delle sue amiche capiva perché lo frequentasse". O una cosa del genere...

E poi abbiamo Dorcas che, come potete vedere, è solo un po' timida, ma alla fine si unisce al gruppo. E ne sarà parte sempre di più (ma non voglio anticiparvi nulla).

Vi dirò solo che legherà di più con Marlene, ecco. 

Davvero non ho altro da dire se non ringraziare le due pie donne che mi recensiscono dal primo capitolo, Smaugslayer e Just Izzy. Meno male che ci siete voi a non

abbandonarmi mai ;) E un bacione anche a chi legge in silenzio. Le due donne sopra citate possono testimoniare che non mordo. Anzi, tendo a rispondere molto

educatamente e con (forse a volte troppo) entusiasmo. Quindi fatemi sapere che ne pensate ;)

Un bacione e ci si sente il 14

I.L.

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Capitolo 5
*** Spring 1975 - Hogmeade and caves ***


 

 

 

Remus Lupin e Sirius Black che ammirano il panorama

Scattata da James Potter, primavera 1975






-Noi andiamo da Zonko, ci si vede in giro, allora.-

Amos Diggory li salutò, correndo poi dietro ai gemelli Prewett, che si erano già allontanati con Frank. James si voltò verso gli amici, la macchina fotografica che gli aveva regalato la madre per Natale che gli penzolava al collo e un sorriso a trentadue denti sul volto.

-Allora, miei splendidi soli, da che parte andiamo? Scegliete voi, basta che sia fantastico. Voglio provare a fare qualche foto e mandarla ai miei- disse, mettendo un braccio attorno alle spalle di Sirius e Peter.

-Io mi sono portato dietro pergamena e una penna, nel caso vogliamo prendere appunti per la Cosa...- annunciò Sirius, lanciando un'occhiata significativa a James, mentre Remus scrollava le spalle.

-Cosa? Quale cosa?- domandò Peter, guardando curioso i due amici, anche se l'espressione di Remus non prometteva nulla di buono. Ma James e Sirius si guardarono e cominciarono a sogghignare.

-Lo sapete che siete inquietanti, quando fate così? Una vecchia coppia sposata- commentò Remus, facendo ridere Peter. -Comunque, la nostra coppietta preferita qui, si è messa in testa di disegnare una mappa del castello- spiegò.

-Eh no, Remus, si sente che non ci hai messo la maiuscola. Vedi, Pete, la nostra sarà La Mappa- lo rimbeccò Sirius, mentre James annuiva entusiasta e Remus allargava le braccia, sconsolato. -E sarà geniale, non solo perché l'avremo ideata e realizzata noi...-

-Cioè, quello ovviamente aumenta il suo fascino, manco a dirlo- specificò James, passandosi una mano tra i capelli quando vide una ragazzina con i capelli rossi passargli accanto. Quando poi vide che non era Lily Evans, sgonfiò il petto e tornò a prestare attenzione agli amici.

-La Mappa sarà una figata perché sarà animata. Mostrerà tutti quanti- continuò Sirius.

-Tutti quanti?- chiese confuso Peter, facendo oscillare lo sguardo tra lui e James, mentre Remus faceva finta di non sentire.

-Dove sono.-

-Cosa fanno.-

-Ogni minuto.-

-Di ogni giorno.-

-Magnifico! (*)- esclamò allora Peter, mentre James e Sirius si battevano il cinque alle sue spalle e Sirius scoccava uno sguardo di disapprovazione in direzione di Remus.

-Vi rendete conto che vi siete appena finiti le frasi a vicenda?- fece loro notare l'amico. -Se non fa coppia sposata questo...-

-Geloso, Remino?- lo prese in giro Sirius, mettendogli un braccio attorno alla schiena e uno sotto le ginocchia, sollevandolo di peso. -Tanto lo sappiamo tutti che sposerai me- ghignò, con quella sua risata sguaiata che lo faceva sembrare tanto un cane, cercando di baciare l'amico. Quando finalmente gli piazzò un bacio sul naso, si reputò soddisfatto e lo lasciò cadere per terra. Lo scavalcò con un saltello e diede un doppio cinque a James e a Peter.

-Io ti ammazzo, un giorno di questi- borbottò Remus, tirandosi su da terra e seriamente valutando l'idea di rincorrerlo e affatturarlo. -Oppure ti trasfiguro in qualcosa di utile, come un ferma libri.-

-Oh, fai poco la persona seria, che tanto lo sappiamo tutti che sei peggio di loro- ridacchiò Peter, tirandolo su di morale. -Chi è che ha passato lo scorso week end in biblioteca a fare ricerche su come animare l'inchiostro?-

-Ma almeno io non vado nella Sezione Proibita e non mi becco un mese di punizione- sottolineò Remus, sollevando un sopracciglio in direzione di James.

-Mi sono inciampato nel Mantello, non sono abituato a usarlo da solo. È troppo lungo!- mise su il muso il diretto interessato.

-Ciao gambine corte!- lo prese in giro Sirius, facendogli lo sgambetto e poi mettendosi a correre, mentre l'altro prendeva a inseguirlo.

-Si può sapere almeno dove stiamo andando?- chiese Peter, notando che stavano lasciando il villaggio alle loro spalle e che davanti a loro c'erano solo la Stamberga Strillante e il bosco.

-Peter caro, ormai dovresti averlo capito che con quei due, meno domande ti fai, più è probabile che arrivi sano alla fine della giornata- commentò Remus.

 

 

 

 

 

Era stato Sirius a notare che, nelle colline attorno a Hogsmeade, c'erano delle grotte. In realtà, vista la prima, aveva urlato la cosa con talmente tanto entusiasmo che probabilmente ormai lo sapevano anche in Groenlandia. Ma la cosa aveva galvanizzato tutti quanti e la perlustrazione aveva occupato buona parte della mattinata e del primo pomeriggio. Remus, ospite fisso nelle cucine, si era fatto dare qualcosa per il pranzo e avevano mangiato così, sentendosi dei veri e propri esploratori. James aveva scattato alcune foto, cercando di far mettere in posa gli amici, ma senza alcun vero risultato. Peter aveva rischiato di cadere in un paio di punti parecchio instabili, ma si era si era sempre salvato in extremis, scoppiando poi a ridere e trascinando gli amici con sé.

-Questo posto è la cosa più bella del mondo!- gridò Sirius, entrando nell'ennesima grotta e ruotando su se stesso, le braccia spalancate e un sorriso ebete sul viso. L'eco gli ripeté le sue stesse parole e la cosa lo fece ridere ancora più forte.

-Guarda guarda chi si scopre speleologo- rise Peter, lasciandosi cadere su un masso mentre l'amico picchiettava su tutte le pareti e le osservava da vicino, forse alla ricerca di qualche passaggio segreto o pitture rupestri.

-Più probabile che stia cercando il luogo migliore per nascondersi per quando sarà ricercato. Il crimine ancora non lo so- commentò Remus, sgranocchiando una mela.

-Ehi, guarda che ti ho sentito- ribatté offeso il diretto interessato. Con il volto in penombra, i capelli lunghi spettinati e la voce amplificata, un po' in soggezione metteva. C'era qualcosa, nel suo aspetto, che lo faceva perennemente oscillare tra un Casanova o gentlemen d'altri tempi e un maniaco assassino.

-Secondo me a Azkaban ci finisci davvero, amico- rincarò la dose James, che si sedette a sua volta. Alla quinta grotta identica a tutte le precedenti, la cosa cominciava a essere noiosa.

-Attento che non ci finisca perché ho ammazzato te- urlò Sirius, balzandogli alle spalle e facendogli fare un salto per la paura. Remus e Peter ricominciarono a ridere, quasi ruzzolando per terra dal masso dove si erano sistemati. -E comunque, se mai dovessi finire in prigione, sarebbe perché finalmente ho fatto una strage della mia famiglia...-

-Ed eccolo che ricomincia...- mormorò Remus. -La pianti di essere così melodrammatico? Non ammazzerai nessuno, né James né tanto meno la tua famiglia e non finirai ad Azkaban, chiaro?-

Sirius sembrò valutare la cosa, poi scoppiò a ridere. Era sempre così con lui: era capace di cambiare umore nel giro di pochissimo, passando sempre da un eccesso all'altro.

-Peccato, perché la mia faccia sui volantini da ricercato ci starebbe benissimo- sghignazzò.

-Be', l'occhio da pazzo c'è tutto- convenne Peter, serissimo, facendolo ridere ancora di più.

-E poi ho sentito dire che la divisa sfina- aggiunse Sirius, cominciando a camminare su e giù per grotta come se si trovasse su una passerella.

-Già... secondo me hai messo su qualche chilo- rifletté James, mentre Peter annuiva convinto.

-L'avevo notato anche io!- esclamò Remus. -Allora non è la luce...!-

-Chilo in più? Passi l'occhio da pazzo, ma questo no!- urlò Sirius, mentre gli altri tre cominciavano a scappare a gambe levate. -Correte, correte! Tanto quando vi becco... altro che Azkaban, mi danno la medaglia al valor civile e anche il Nobel per la pace!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*: la citazione è dal film Harry Potter e il prigioniero di Azkaban. In realtà l'intero capitolo è un continuo rimandare al futuro, a essere onesti. Ma in quel punto ho citato pari pari il dialogo tra i gemelli Weasley ed Harry.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

Salve :)

Ed eccoci qua con un nuovo capitolo! Questa volta sì, si parla dei ragazzi. E per me è come tornare a casa, sono diventati la mia seconda famiglia, considerato quanto ho scritto di loro...

Comunque, ho cercato di rendere Peter più parte attiva possibile, sempre rimanendo fedele al canone. Insomma, non poteva essere una semplice zavorra, no? E facciamolo parlare, allora, facciamo essere spiritoso ;) 

Come ho scritto vicino all'asterisco, l'intero capitolo è una specie di citazione/semi-premonizione del futuro. Abbiamo le grotte dove Sirius si nasconderà nel quarto libro (che, nella mia testa, rende la situazione ancora più triste, ma forse sono io :P), l'accenno al fatto che Sirius potrebbe uccidere James (cosa che ovviamente non compie fisicamente, ma nella sua testa sarà sempre così, almeno secondo me) e tutta la storia di Azkaban, dei volantini per i ricercati... Ok, mi sono un po' divertita a inserire queste cose. Giustamente direte voi, ognuno si diverte come può ;)

Ok, ho detto tutto. Non era poi tanto :) 

Ringrazio infinitamente tutte le bellissime recensioni che mi avete lasciato, mi fate sorridere e ridere di gioia, dico sul serio. Tengo a questa raccolta perché è davvero qualcosa di nuovo per me, un esperimento. E lo volevo condividere con voi. Quindi sono felice del responso. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi, ovviamente. Un abbraccione forte forte.

Ci si sente il 29, pipol :) 

I.L.

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Capitolo 6
*** Spring 1975 - Cousins and tears ***


 

 

Sirius Black che guarda oltre la Foresta Proibita

Scattata da Remus Lupin, primavera 1975

 

 

 



Remus aveva notato che l'amico si era allontanato, ma non aveva voluto seguirlo, almeno all'inizio. Conosceva Sirius ormai da quattro anni e potevano essere secoli, quando si viveva insieme da quando si era bambini. E sapeva che l'amico, quando si allontanava da loro, lo faceva perché aveva bisogno di stare solo, perché non voleva farsi vedere. Era stato educato così, le emozioni, quelle vere e profonde, andavano nascoste e imbottigliate. Quindi, quando aveva bisogno di sfogarsi, lo faceva lontano da loro.

Ma a Remus questa cosa non andava bene e neanche agli altri due, a essere onesti. Perché loro quattro erano i Malandrini e se non si aiutavano tra di loro, chi avrebbe potuto?

Mise allora da parte il libro che stava ripassando per gli imminenti esami di fine anno e fece per alzarsi.

-Lascialo perdere- lo ammonì James, senza staccare gli occhi dal manuale. Lui aveva già finito di studiare e si era auto assegnato delle letture extra per provare a capire come potessero diventare Animagi. Peter invece, stava finendo uno schizzo per Erbologia.

Era una bella giornata, nemmeno una nuvola in cielo, l'ideale per starsene in giardino, sotto il solito albero. Notò che gli altri ragazzi del loro anno li stavano raggiungendo (James mise via prontamente il libro sugli Animagus) e vide le ragazze al lago (James si arruffò i capelli, sperando che Lily guardasse nella sua direzione. Ma solo Mary si accorse di lui e lo salutò vivacemente). Peter rotolò sulla schiena e guardò interrogativo Remus. Si era bloccato a metà tra l'alzarsi e il rimanere seduto, e sembrava immerso in chissà quale profonda riflessione.

-Tutto ok?- gli chiese, guardandolo di sotto in su, grattandosi il mento con la piuma d'oca.

-Vuole andare a stuzzicare Sirius- rispose James per lui e Remus alzò gli occhi al cielo.

-Io non voglio “stuzzicare” nessuno. Però lo avete visto anche voi come si è alzato di scatto e se n'è andato, senza che nessuno gli rivolgesse la parola, no? Non è normale- ribatté, ancora bloccato a metà nel suo movimento. E fu grato al fatto che Frank, Amos e i gemelli si fossero fermati al lago, perché voleva parlare di questa cosa, ora.

-Appunto, è come hai detto tu. “Nessuno gli ha rivolto la parola”. È Sirius, insomma, lui non funziona come tutti noi- disse Peter, tornando a concentrarsi sul disegno.

-Sì, ma noi siamo i suoi amici. Non credete che...-

-Senti, se avesse voluto parlarne lo avrebbe fatto, non credi? Non andargli a rompere le scatole che magari ora è anche girato, ti prende a male parole e poi litigate. Fa' il bravo, Lupin- quasi lo implorò James. Ma Remus si alzò lo stesso. -Ehi, ho per caso parlato? Eh, dico, ho parlato?- fece, rivolgendosi a Peter, ormai l'unico rimasto ad ascoltarlo. Quello si strinse nelle spalle e guardò con occhio dubbioso l'amico che si stava allontanando.

-Lascialo fare. Magari riesce seriamente a parlargli e per una volta Sirius non prende a pugni il muro e non si rompe una mano- commentò Peter, ricordando con un brivido l'ultima volta che il ragazzo aveva ricevuto una brutta notizia e non si era voluto aprire con loro.

James annuì.

-Spero solo che questa volta non sia Remus, il muro...-

 

 

 

 

 

 

Era seduto sul ciglio della discesa che portava da Hagrid, guardava la Foresta Proibita ma sembrava non vederla e Remus, per un attimo, ebbe paura di quel ragazzo. Non era l'amico che batteva il cinque a Lily ogni volta che lei alzava la mano in classe, giusto per far ridere James; non era la stessa persona che l'aveva guardato dritto negli occhi la notte in cui aveva scoperto che era un lupo mannaro e lo aveva abbracciato stretto, prima e ultima volta che era successo. No, non era nulla di tutto questo. Sembrava una di quelle statuine di porcellana che piacevano tanto a sua madre: così solida all'apparenza e così fragile nella realtà.

Gli si sedette accanto e non disse nulla.

Sirius teneva in mano una pergamena, che aveva tutta l'aria di essere stata in tasca a lungo, tanto era rovinata e lisa. La teneva in mano e ogni tanto la appallottolava e poi la spiegava, senza mai però guardarla.

-Ho una cugina. O bis cugina, o cugina di secondo grado, non so quale sia il termine esatto in questo caso- esordì a un certo punto, minuti dopo che Remus si era seduto al suo fianco. Aveva quasi perso le speranze che dicesse qualcosa.

-Ne hai parecchie, se non sbaglio- disse Remus, non sicuro di cosa intendesse l'amico. Certo, aveva parlato, ma la cosa non sembrava avere senso.

-Una nuova- precisò, sempre senza voltarsi. -Figlia di mia cugina Andromeda.-

-Ma non è quella che dicesti che...-

-Lei- confermò Sirius e a Remus tornò in mente quella lunga notte di ormai due anni prima, la prima volta che aveva visto l'amico piangere. Sapevano di Andromeda, di come fosse scappata con un NatoBabbano e di come fosse stata cancellata dall'albero genealogico. E sapeva quanto lei significasse per Sirius.

-Ha avuto una figlia? È una bella notizia, no?-

Davvero non capiva quale fosse il problema...

-La bambina ha due anni, Remus, e io l'ho scoperto solo ieri. E solo perché Dromeda mi ha scritto, chiedendomi come stessi e altre cazzate. Ha scritto “noi tutti bene, anche se le cose sono un po' più caotiche da quando siamo in tre. Ninfadora cresce così in fretta che quasi a volte mi dimentico che abbia solo due anni”- recitò praticamente a memoria, prendendo un lungo respiro alla fine. -Due anni e nessuno mi aveva detto nulla. Cioè, sapevo perfettamente che bisognava fare finta che lei non esistesse più, ma Merlino! Ha avuto una figlia, Remus... ha avuto una bambina e io...-

L'amico gli mise una mano sulla spalla e strinse forte, senza dire una parola. Era il momento di Sirius, di sfogarsi e parlare e urlare. Lui avrebbe raccolto i pezzi, se ce ne fosse stato bisogno.

-Perché io non posso avere una famiglia normale?- chiese, quasi supplicando, alzando gli occhi grigi su quelli di Remus. -Perché non posso avere una mamma e un papà che mi scrivono orgogliosi dei miei voti, anziché due tizi freddi e distanti che si lamentano in continuazione di me e invece innalzano a eroe della patria Regulus? E perché non posso avere un fratello normale, com'era prima che Hogwarts iniziasse? Voglio potergli parlare liberamente, prenderlo in giro per la prima cotta, organizzare scherzi con lui... Perché, Remus, perché?- urlò alla fine, prendendosi la testa tra le mani e asciugandosi le lacrime che ormai scendevano copiose.

-Perché la guerra fa schifo- rispose semplicemente l'altro. -E non dico che questo giustifichi tutto quanto, ma almeno gli da un senso. E poi tu una famiglia ce l'hai, anche se magari non vive tutta sotto lo stesso tetto. James, Peter e io siamo i tuoi fratelli e questo lo sai. E i nostri genitori ti vogliono bene come se fossi loro figlio. Sirius, ti mandano persino un regalo a Natale!- esclamò, riuscendo a farlo ridere tra i singhiozzi. -Non possiamo sceglierci la famiglia, e concordo sul fatto che a te sia andata particolarmente da schifo, ma guarda ai lati positivi. Anche se l'hai saputo due anni dopo, hai una bellissima cugina di secondo grado e scommetto che Andromeda ti ospiterebbe, se quest'estate la volessi andare a trovare, no? Magari potremmo auto invitarci anche noi... una vacanza un po' diversa, che ne dici?-

Sirius accettò il fazzoletto che Remus gli porgeva e si soffiò rumorosamente il naso, stropicciandosi gli occhi.

-Davvero verreste con me? Se Dromeda volesse, ovviamente...-

-Certo! Senti, abbiamo conosciuto di vista le cugine pazze... di certo non ci perdiamo l'unica sana di mente- rise Remus, mettendosi in piedi e aiutando l'amico ad alzarsi. -Però promettimi che la prossima volta non fai il cazzone e ce ne parli. Perché non puoi tenerti sempre tutto dentro, ogni tanto fa bene sfogarsi.-

Il ragazzo annuì e gli mise un braccio attorno alle spalle, abbracciandolo goffo.

-Grazie per esserci sempre, tutti voi- mormorò, staccandosi, rosso in viso.

-Non andiamo da nessuna parte. In quattro abbiamo cominciato e in quattro finiremo, sempre noi. Vedrai, alla fine ti annoieremo pure.-

-Intendi quando saremo all'ospizio e ancora James farà il galletto con una delle infermiere solo perché ha i capelli rossi?-

-Precisamente- scoppiò a ridere Remus, contento che l'amico avesse ritrovato il buon umore. Nessuno di loro aveva una famiglia pessima come quella di Sirius, lo sapevano che lo trattavano da schifo, ma gli aveva fatto un certo effetto vederlo così a pezzi. Ora quasi gli veniva da chiedere cosa nascondesse sempre dietro quella risata troppo sguaiata, in quel tono di voce sempre sopra le righe... e si promise che il mondo non avrebbe mai più dovuto far piangere Sirius Black o qualcuno dei suoi amici. Perché è questo che gli amici fanno, si proteggono l'un l'altro. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

 OH-MY-FEELS!

Giuro, signore mie. Anche se l'ho scritto io, era un po' che non rileggevo questo capitolo e... e niente, mi ero dimenticata di quanto avessi reso cucciolo Sirius.

Ma andiamo con calma, eh?

Allora, siamo ovviamente al quarto anno e i ragazzi non sono ancora Animagi. Da qui la lettura di James (ce lo vedo troppo che si sdraia sul libro non appena compaiono i gemelli, Frank e Amos...) e il fatto che ancora non siano entrati in scena i soprannomi (anche se mi fa coooosì strano non farli chiamare in quel modo!).

Comunque, ecco la mia teoria/headcanon sul capitolo: innanzitutto, Sirius venendo dalla famiglia che viene, non è abituato a condividere quello che pensa e sente. E quindi si chiude in se stesso. E quindi spacca muri e mani quando si deve sfogare. E' una di quelle persone che hanno bisogno di fare qualcosa di fisico, per intenderci... E i ragazzi questo l'hanno capito, ma non vuol dire che lo accettino. In particolare Remus, che è quello che io immagino più vicino a Sirius dal punto di vista emotivo. James era quello con cui fare scherzi, il fratello da prendere in giro per la cotta per Lily Evans... ma era Remus quello che lo ascoltava se (e sottolineo se) si sfogava. E da qui il resto... 

Poi c'è la cosa di Andromeda. Comincio col dire che la mia stima per questo personaggio ha raggiunto dei livelli assurdi. Non solo è una tipa con i controco*****i, ma ci ha regalato quella meraviglia che è Tonks. Quindi pollici in su per Andromeda. 

Ecco, io sono sicura che dopo che è scappata di casa persino il suo nome fosse un tabù. Nessuno sapeva/voleva sapere dove fosse, a nessuno importava (almeno di facciata) cosa le fosse successo. E Sirius-tatino mio viene a scoprire in questo modo di Dora... (e no, non è un caso che ci sia Remus con lui <3).  Che poi io mi immagino che Sirius avesse provato ad instaurare un qualche tipo di legame con la piccola, che poi si è ovviamente perso quando lui è finito ad Azkaban... La smetto subito perché ho tanti di quegli headcanon su loro due che potrei riempirci una storia da cento pagine...

Ok, pipol, questo è quanto. L'angolo autrice è diventato più "l'appartamento dell'autrice", quindi me ne vado che è meglio. Grazie mille delle bellissime recensioni che lasciate, mi fate un sacco piacere :)

Buona Pasqua perchè non ci si sente prima e alla prossima (il 12 aprile...)

I.L.



 

 


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Capitolo 7
*** Summer 1975 - Telephones and Death ***


 

 

Marlene e Lily, al parco vicino a casa di Lily, a Cokesworth,

durante un'estate particolarmente calda

Scattata da Mary McDonald, 1975 





Mary si fece passare il piccolo ventilatore portatile da Lily e poi spostò il cursore sul giradischi, cambiando canzone. Aveva portato dei suoi dischi, per quell'estate, ma all'amica, che preferiva il rock alle “musichette d'atmosfera, con pioggerelle e cose strane” di Mary, non stavano piacendo molto.

Era la seconda estate che passavano tutte e tre insieme, anche se di fatto lei non abitava troppo distante. Era Marlene che si era praticamente trasferita nella camera degli ospiti degli Evans, con somma gioia di Lily e della signora, con estremo disappunto di Petunia. Il signor Evans, invece, passava troppo tempo in ufficio per accorgersi di alcunché.

-Marlene ci metterà ancora tanto?- borbottò, allungando la testa oltre il letto dove erano sdraiate e sbirciando il corridoio.

-Lo sai che quando attacca a parlare non la smette più- storse il naso Lily, chiudendo gli scuri con un tocco di  bacchetta.

-Se ti arriva un richiamo formale anche questa volta a che numero arrivi?-

-Dieci o undici, credo- si strinse nelle spalle la ragazza e Mary ridacchiò. Le piaceva la noncuranza dell'amica, era decisamente più brava di lei, che si metteva sempre mille ansie addosso. -Comunque Lenny deve darsi una mossa, mia sorella ha l'aria di una che potrebbe uccidere da un momento all'altro, se non le lasciano il telefono.-

-E quale sarebbe la novità? Tua sorella ci odia.-

-Mia sorella odia il genere umano.-

Mary alzò lo sguardo al soffitto e sospirò. Lei era figlia unica, le sue sorelle erano Marlene e Lily e, da qualche mese a quella parte, anche Dorcas. Non aveva la minima idea di cosa potesse significare vivere con Petunia, anche se una vaga impressione se l'era fatta, nel corso delle due ultime estati. E sapeva anche che l'amica ci stava male, anche se cercava di nasconderlo il più possibile.

-Ah, più tardi mi vedo con Sev per studiare, se volete unirvi a noi...- buttò lì, alzandosi di colpo da letto e cambiando disco, cominciando a muoversi a tempo di musica.

-Vengono anche dei suoi amici Serpeverde?- chiese Mary, inarcando un sopracciglio. Non le piaceva la gente con cui girava Piton e Lily lo sapeva. Forse lui si salvava da quella melma, anche se non ne era del tutto certa, ma il resto della sua cricca no. Aveva già avuto da discutere con alcuni, che l'avevano anche chiamata “sporca mezzosangue”, ma era decisamente meglio del trattamento che riservavano a Lily. “Sanguesporco”. Bah...

-Gli ho detto che se quella gente mi si avvicina anche solo a un chilometro di distanza, almeno ora che sono in vacanza, la faccio saltare per aria. Finirò ad Azkaban, ma almeno mi sarò tolta una soddisfazione- replicò Lily. -Lo sa che non mi piacciono. Avery, Mulciber, il fratello di Black... se vuole che ci vediamo, saremo io e lui. E ovviamente voi, se vi volete unire- mise in chiaro, sbirciando a sua volta il corridoio. -Ma è sempre al telefono con Dorcas?- chiese, voltandosi verso Mary.

La ragazza si strinse nelle spalle e aprì il libro di Divinazione dell'anno successivo. Era ancora l'unica a provare interesse per quella materia, l'unica a sopportare il professor Tiresia, la cui previsione più gettonata riguardava il fatto che Lily e James si sarebbero messi insieme. Lo prediva più o meno ad ogni lezione e Marlene e Dorcas avevano spesso dovuto trattenere l'amica dall'alzarsi e andarsene, mentre Mary se le rideva della grossa.

-Lo hai detto tu stessa che quando parla...- ma si interruppe improvvisamente, perché Marlene era entrata in camera in quell'istante, il leggero trucco che aveva cominciato a indossare sbavato dalle lacrime, le spalle scosse dai singhiozzi. -Oh caspiterina!- esclamò, balzando in piedi e afferrando la ragazza prima che cadesse per terra. Lily urlò a sua madre perché portasse un po' di tea e dei fazzoletti, poi le si sedette accanto e la guardò con occhi sgranati. Marlene non piangeva mai, questo lo sapevano bene. Marlene rideva, cantava canzoni stonate e faceva la sciocca con Sirius Black, aiutandolo nei suoi scherzi, dicendo che necessitavano di un tocco femminile. Marlene non aveva nemmeno pianto quando era stata bocciata all'esame di Antiche Rune, l'anno prima. Marlene era allegra, punto e basta.

Mary la osservò scioccata, poi fece cenno a Lily di abbassare la musica.

-Tesoro, che è successo?- domandò.

- Qualcosa a casa? I tuoi...? MAAAAMMA! ABBIAMO BISOOOOOGNO!- urlò Lily, riprendendo poi un tono normale. -Dicevo, i tuoi stanno male, o...-.

-No... no... non sono loro- riuscì a dire Marlene, bloccandosi quando la signora Evans entrò nella stanza, una tazza in una mano e tanti fazzoletti nell'altra.

-Lily, cara, la prossima volta che urli in quella maniera ti ritrovi la testa girata al contrario a suon di schiaffi. C'è tua sorella al telefono e tuo padre sta riposando- la riprese, salvo poi rendersi conto che l'amica della figlia era in lacrime. -Oh cielo! Marlene! Che cosa...?- chiese, guardando interrogativa Lily e Mary.

-Non lo sappiamo- rispose telegrafica la ragazza.

-Era al telefono con l'altra nostra compagna di stanza, Dorcas... e quando è tornata era in lacrime- spiegò Mary, porgendo il tea all'amica.

La signora Evans prese la sedia dalla scrivania e si sedette davanti a Marlene, prendendole una mano tra le sue.

-Puoi parlarne quando vuoi, prenditi il tuo tempo- le disse, il tono di voce rassicurante e materno. -Noi saremo qui ad ascoltarti. Oppure, se preferisci che io esca...-

-No, può rimanere... si-si-si-si si figuri- riuscì infine ad articolare, prendendo un grosso respiro tra le lacrime. -Ero al telefono con... con Dorcas. È a casa di sua nonna. Ha detto che la notte scorsa.... che la notte scorsa c'è stato un attacco nel paese dove viveva con i suoi. Perché era un villaggio in cui maghi e streghe vivevano insieme ai babbani e... e i suoi genitori sono rimasti uccisi nello scontro. Sua madre nel proteggere lei, suo padre perché ha provato ad aiutare la gente in quella confusione generale... e-e-e-e-e e la cosa mi ha sconvolto. Cioè, lo sappiamo che c'è una guerra in atto, lo sappiamo tutti. La gente o sparisce o muore tutti i giorni, solo... solo...-

-Solo che non era mai successo a qualcuno di così vicino a noi- concluse per lei Lily, mentre la madre la guardava preoccupata. -Capisco. Povera Dorcas...-

-Le ho detto che l'avrei raggiunta il prima possibile. C'è un treno domani pomeriggio e... mi scusi, signora Evans, ma io devo andare. Non... non me la sento di lasciarla sola...-

-Ma ci mancherebbe altro!- esclamò la donna, alzandosi e abbracciandola. -È al sicuro, adesso, la vostra amica?-

Marlene annuì, bevendo un sorso del tea e asciugandosi le lacrime, mentre Mary ancora le teneva una mano.

-Casa di sua nonna è più che sicura. Era un Auror e dopo quello che... ha intensificato le difese, ecco. Anche per quello ha preferito telefonarmi, piuttosto che mandarmi un gufo- spiegò.

-Dovremmo andare anche noi- disse Lily, di punto in bianco, lo sguardo perso fuori dalla finestra. -Anche Mary ed io. E forse sarebbe carino avvertire anche i ragazzi. Per quanto l'idea di passare del tempo con Potter mi faccia venire l'ulcera, più gente avrà in torno meglio sarà. E lei è abbastanza amica loro, no? Soprattutto di Remus...-

-Oh, ma è una magnifica idea!- esclamò Mary, praticamente ballando sul posto. -Scrivo subito a Jem!- e si arrotolò sul letto, dopo aver recuperato carta e penna. 

-Lily?-

-Uhm?-

-Posso parlarti un attimo, da sole?- specificò la signora Evans, mentre la figlia annuiva e la seguiva in cucina.

Casa Evans era una villetta a due piani, e quello a terra era occupato da un ampio salotto e da una cucina spaziosa. La donna fece un cenno alla figlia maggiore, che era ancora al telefono, la quale alzò gli occhi al cielo quando vide che le due si stavano sistemando nell'unica stanza della casa con l'apparecchio. Era stata una decisione della signora Evans, quella di avere un telefono solo, così come anche di non avere la televisione e solo la radio. Anche se, negli ultimi anni, se n'era un po' pentita. Aveva pensato che l'assenza di un televisore avrebbe favorito le chiacchiere a cena ma, da quando la figlia più piccola passava la maggior parte del suo tempo lontana da casa, Petunia era sempre più spesso fuori con le sue amiche e il marito lavorava... e anche quando aveva entrambe le figlie a casa, era più il tempo che litigavano che altro. E suo marito appena le rivolgeva la parola per dirle che aveva cucinato un'ottima zuppa. Si sentiva sola, ecco tutto.

-Tunia, puoi uscire. Non vedi che dobbiamo parlare?- sbottò Lily, quando vide che non accennava ad andarsene. Si era appoggiata allo stipite della porta, dopo aver chiuso la telefonata, e faceva oscillare lo sguardo tra la madre e la sorella, le braccia incrociate, le labbra tirate in una linea dritta e severa.

-È per il fatto che la tua amica stava piangendo? Quella bionda, intendo. Perché io non centro assolutamente niente. Le ho solo fatto notare che stava impegnando il telefono da più di mezz'ora, non sono stata maleducata, ecco- ci tenne a dire.

-No, Petunia, non è per quello. Devo solo parlare con tua sorella- mise in chiaro la signora Evans, prima che Lily potesse replicare in modo acido, com'era solita fare in quelle circostanze. -È una cosa seria, ma puoi rimanere.-

-Ma mamma...-

-Niente ma, Lily. È tua sorella, ha il diritto di sapere.-

-Sapere cosa?- sollevò un sopracciglio Petunia, a metà tra il preoccupato e l'incuriosito.

-Io... io non so da che parte cominciare- capitolò alla fine Lily, sedendosi sul bancone della cucina e legandosi i capelli con un elastico che teneva al polso. -Voi lo sapete... no, così non va bene. Ecco... come ci sono babb... persone buone e cattive, lo stesso c'è tra i maghi e le streghe. È normale, no? Siamo tutti uguali, con la differenza che noi abbiamo dei poteri magici- tentò, alzando poi lo sguardo solo sulla madre, che la invitò a continuare. -Be', negli ultimi anni c'è stato un mago, Voldemort, si fa chiamare, che ha cominciato a raccogliere attorno a sé un sacco di gente. E lui non solo è malvagio, lui è il male. Non sono rari i casi di matrimoni misti tra streghe e babbani o tra maghi e babbane, e neppure che un bambino con poteri nasca da una famiglia non magica. Però, lui e le gente che lo segue, sono convinti che la gente non magica sia la feccia del mondo e, soprattutto, che lo siano gli “incroci”, diciamo. Gente come me, come Mary... come un altro sacco di gente. E il suo scopo... il suo scopo è liberare il mondo magico dalla nostra presenza. È una guerra, né più né meno- ammise, stringendosi nelle spalle e chiudendo gli occhi, sentendo la madre soffocare un grido. -La gente sparisce tutti i giorni, lo avrete sentito alla radio. Anche tutte le varie catastrofi che ci sono state negli ultimi anni... non c'è nulla di naturale dietro tutto quello. È lui. È chi lo segue. E sono in parecchi...-

-E sono stati loro a uccidere i genitori della tua amica?- domandò Petunia, la voce sottile sottile. -Che c'è?- fece poi, notando lo sguardo di fuoco di Lily. -È lei che parla a voce molto alta...- si giustificò.

-Comunque sì, sono stati loro. Hanno attaccato il paese dove abitavano e questo solo perché vivevano a stretto contatto con dei babbani- ammise Lily.

-Ma noi... noi siamo al sicuro, vero?- chiese di nuovo Petunia, ora seriamente spaventata. Aveva messo da parte l'aria supponente e fissava la sorella con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

-Non lo so, Tunia. Spero di sì, davvero, ma non lo so.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

Ed eccomi con il nuovo capitolo. Come sono andate le vacanze? Traumatico il ritorno? Spero vivamente di no :-)

In questo, abbiamo due cose davvero importanti, almeno per me: innanzitutto, il primo vero e proprio attacco a qualcuno di vicino alle ragazze. Perché io immagino, come viene anche detto da Sirius e Remus o Moody nei libri, che la gente che scompariva fosse all'ordine del giorno, ma se a morire così all'improvviso sono i genitori di una tua amica... e poi i genitori sono quelle figure incrollabili, che ti proteggono da tutto e tutti, se nemmeno loro riescono a fare qualcosa per contenere l'orrore e, anzi, ne rimangono uccisi... direi che un po' sconvolta rimani, no? 

La seconda cosa, è lo "spiegone" di Lily a mamma e sorella: io credo che lei abbia fatto, fino a quel momento, del suo meglio per tenerle fuori da questa storia. Appunto, non era ancora successo nulla di così terribile a nessuno di così vicino a lei... ma a questo punto DEVE spiegare cosa sta succedendo. (Spero che la spiegazione che ho messo in bocca a Lily abbia senso e sia esaustiva...).

Bene, i prossimi due capitoli sono dedicati alla permanenza a casa della nonna di Dorcas dei ragazzi. Non potevo mollare una bomba del genere e poi passare avanti con altri episodi, no? Ci vuole un po' di approfondimento... anche perché ci saranno degli sviluppi davvero interessanti, soprattutto per quanto riguarda il carattere e il personaggio di Dorcas :-)

Okay, dovrei avervi detto tutto. Ringrazio TakeMeToWonderland (che lascia sempre delle recensioni bellissime e molto intense e mi risolleva il morale in maniera bellissima...), Just Izzy (che è la beta e l'amica più bella del mondo e sa quanto è speciale) e Annabeth25 (che mi fa delle sorprese meravigliose, recensendomi anche storie di cui io stessa non ricordavo nemmeno il titolo, con un sacco di entusiasmo...). Grazie mille ragazze, chiunque altro volesse aggiungersi, siete i benvenuti e, citando me stessa, "non mordo". Anzi, scrivo risposte piuttosto entusiastiche e logorroiche (e così mi sono giocata tutte le recensioni ;-P)...

Un bacione a tutte e ci si vede il 26.

I.L.

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Capitolo 8
*** Summer 1975 - Little worried talks ***


 



 

 



Mary McDonald, in posa

scattata da james Potter, estate 1975



 

 

 

 

 

James guardò l'orizzonte e si impose di restare calmo. Teneva tra le mani la macchina fotografica dalla quale ormai non si separava più e fece un respiro profondo.

-Non ci posso credere...- mormorò.

La notizia dei genitori di Dorcas era arrivata tre giorni prima a casa sua, Mary gli aveva scritto non appena aveva saputo e lui aveva passato tutto il tempo a chiedere ai suoi che lo lasciassero andare. Aveva conosciuto Dorcas un po' meglio solo quell'anno, di fatto perché era molto brava in Pozioni e aveva potuto dare una mano a Remus. Gli era sembrata una tipa tranquilla, alla mano, dai lunghi capelli biondi sempre raccolti una coda lenta e gli occhi gentili. E a Remus piaceva, si divertivano insieme, i suoi voti erano migliorati e la cosa non poteva andare meglio.

Poi quella bomba, che gli aveva fatto sprofondare il cuore nel petto. Aveva avvertito gli altri, Remus era stato ovviamente il primo ad arrivare. Con la ragazza c'erano anche Marlene, Mary e Lily ma, per una volta, James non aveva gonfiato il petto e non si era arruffato i capelli. L'aveva vista con profonde occhiaia e gli occhi rossi di pianto e proprio non c'era riuscito a fare il cretino come al solito. Fare il galletto a scuola nemmeno lui sapeva poi perché, era un conto. Ma c'erano momenti e momenti, e lo stava imparando persino lui.

La casa della nonna di Dorcas era a picco sul mare, un'immensa villa dove la ragazza avrebbe vissuto fino al raggiungimento della maggiore età. Poi avrebbe deciso che fare.

Scattò una foto alle onde e si stiracchiò il collo, sospirando. Erano lì ormai da un giorno e mezzo, ma Dorcas non era ancora uscita. Aveva passato il tempo in camera, spesso da sola o con Marlene. Remus era stato il solo ragazzo ammesso ma, una volta uscito, non aveva rilasciato dichiarazioni.

James odiava quel silenzio e quei musi lunghi. La nonna di Dorcas, in uno sprazzo di ottimismo, aveva detto loro che questa era la guerra e avrebbero fatto prima ad abituarsi a tutto quello, perché l'avvenire non era roseo. Voldemort era più potente ogni giorno che passava e si vociferava che dalla sua avesse anche i giganti, ora. James non li aveva mai visti, ma avevano popolato i suoi incubi da quando era un bambino. Colpa delle storie che gli raccontava sua madre quanto la faceva arrabbiare.

-Ehi, Jem...-

James non si voltò nemmeno, c'era una sola persona su tutto il pianeta che lo chiamasse in quel modo. Mary gli si sedette accanto, i piedi a mollo nel mare.

-Come sta?-

La ragazza fece spallucce.

-Siamo riuscite a portarle qualcosa da mangiare, ma poi ci ha cacciate via. E sua nonna di certo non aiuta. È sempre lì a parlare di morte e cose del genere con quel suo tono lugubre e gracchiante... Tu dove hai lasciati i tuoi omarini, piuttosto?-

-Credo siano con le ragazze, ma non ne sono sicuro. Ho detto loro che avevo bisogno di un attimo e sono sceso qua, al mare.-

-Lily potrebbe apprezzare questo lato malinconico e introspettivo, lo sai?- lo provocò Mary, facendolo ridere.

-Ma dimmi una cosa: perché fai così con lei? Insomma, non sei così con tutte le ragazze. Sei amico di Marlene e di Dorcas, sei il mio migliore amico... allora perché lei l'hai presa di mira? Non che non sia divertente, per l'amor del cielo, ma... perché?-

James si strinse nelle spalle. Se l'era fatta più e più volte, quella domanda, ma non aveva ancora trovato una risposta che gli andasse bene. Ricordava bene com'era cominciata, la prima volta che l'aveva vista aveva pensato che quella bambina fosse troppo bella per stare in compagnia di uno che sembrava un pipistrello. Ma lei l'aveva snobbato, non aveva riso alla sue battute come avevano sempre fatto tutti e, anzi, se n'era andata. E da allora aveva sempre preferito chiunque altro a lui. Sopportava Sirius in quanto amico di Marlene, aveva spesso aiutato Peter con i compiti e studiava con Remus. Ma lui lo ignorava. Tranne quando si facevano i dispetti, allora sì che aveva tutta la sua attenzione.

-Non lo so. Forse mi piace- ammise alla fine. -Forse è una sfida. Forse so che potrebbe essere l'unica ragazza mai a tenermi testa e credo che sia sprecata come amica di quel barbagianni di Mocciosus.-

-Ma se anche fosse, non credi che lei sarebbe in grado di ragionare con la sua testa?- ribatté Mary.

-Lo so, solo... no, in realtà non lo so, ok?-

La ragazza scoppiò a ridere e gli poggiò la testa sulla spalla.

-Credi che ci uscirebbe mai con me? Da soli, intendo, non come quelle rare uscite di gruppo che abbiamo fatto. Intendo un serio appuntamento. Io e lei. A Hogsmeade.-

-Uh, il mio Jem si è innamorato?- ridacchiò Mary, gli occhi che brillavano. -Il professor Tiresia potrebbe sposarvi gratis, nel caso...-

-Forse non sono innamorato, non sono nemmeno sicuro che mi piaccia, a essere onesti. Però... magari se uscisse con me potrei averne la prova. Del fatto che non c'è assolutamente nulla, intendo- si corresse in extremis, non sicuro di dove il discorso stesse andando a parare.

In realtà, era un po' che aveva in mente questa cosa, ma non l'aveva detta a nessuno. Perché poteva tranquillamente immaginarsi la reazione di Sirius (Uh! Uh! James Potter si è innamorato, a Potter piace la Evans, a Potter piace la Evans...), oppure quella di Remus (Uscire con Lily? Secondo me ti ammazza la prima volta che glielo chiedi... ti ho voluto bene, fratello), e neanche quella di Peter era troppo difficile (Lily Evans? È carina, sì... ma perché vorrebbe uscire con te? Insomma... sono anni che battibeccate e basta...). Quindi l'unica era stata rivolgersi a Mary, che almeno si era limitata a ridacchiare e a fare una battuta. Però la ragazza aveva ragione. E se quello che provava fosse stato davvero qualcosa di simile all'amore? Ci si poteva innamorare seriamente a quindici anni? Si poteva davvero amare una persona sola per tutta la vita? Se pensava ai suoi genitori, la risposta era ovviamente sì. Ma per quanto riguardava se stesso... tutto quello che voleva era divertirsi, ridere sguaiatamente e finire in punizione. E sì, magari anche che Lily Evans gli prestasse attenzione, anche solo per scagliargli contro un incantesimo.

-Sei una pessima consigliera, comunque- prese in giro Mary, la quale gli fece una boccaccia e scattò verso la lingua di cemento che si protraeva verso il mare. Allargò le braccia e cominciò a ballare, facendolo ridere.

-E tu sei innamorato cotto, bello mio!- gli gridò, sempre di spalle, mentre lui scattava la foto.

Nah, si disse. E comunque la inviterò fuori. Solo per avere conferma di questa cosa.

 

 

 

 

-Dov'è che andato Potter?- chiese per la milionesima volta Lily, facendo scoppiare a ridere gli altri.

Si erano accampati nella stanza accanto a quella di Dorcas. L'amica ora stava riposando, aveva mangiucchiato qualcosa e poi la nonna le aveva dato una pozione per dormire senza sognare. Ma, se avesse avuto bisogno, loro erano lì, anche perché la donna era andata in paese a fare la spesa.

Appollaiata sulla sponda del letto, Lily alzò gli occhi al cielo, mentre la risata si spegneva.

-Guardate che l'ho chiesto solo perché...- tentò, ma la sua voce venne subito coperta da quella di Sirius.

-Perché lui è l'ammmmmore della tua vita, lo sappiamo tutti- sghignazzò, abbassando poi di colpo la voce quando Marlene gli diede un coppino. Lei era seduta sul letto e lui, sul pavimento, se ne stava appoggiato alle gambe di lei, giocherellando con i lacci delle sue scarpe da tennis.

-No, cretino. Perché è fuori con Mary e...-

-E hai paura che ti tradisca con la tua migliore amica?- ghignò Peter, guadagnandosi il cuscino in fronte, che gli fece cadere l'equilibrio dalla sedia dove stava. Piombò per terra e Remus, che era rimasto in piedi fino a quel momento, se approfittò per sedersi con un sorriso trionfante.

-Grazie caro- gli disse, aiutandolo poi a rialzarsi. -Comunque, Lily, saranno di ritorno tra poco, vedrai. Oppure Mary verrà arrestata per omicidio e occultamento di cadavere.-

-Non è questo che mi preoccupa, Mary è fin troppo paziente, con lui lì...- precisò, storcendo il naso e incrociando le braccia. -È che ormai è sera e... e niente, vorrei fossero a casa, dove ci sono degli incantesimi che li possono proteggere, va bene? Tutto qua.-

-Questa cosa di Dorcas ti ha proprio sconvolta, eh- commentò Peter, avvicinandosi e stringendole una spalla. Lily mise la mano sulla sua e gli sorrise grata.

-Diciamo che è stata la prima volta che ho anche dovuto affrontare un discorso del genere con i miei. Non è stato facile. Mia madre piangeva ancora, quando ce ne siamo andate.-

-Mia madre sarebbe solo contenta, se io mi facessi uccidere. Sempre ammesso che non lo faccia lei in persona, con le sue manine sante- borbottò Sirius.

-Dici sempre delle cose così orribili tu- lo riprese Marlene. -La tua famiglia fa schifo, e allora? I genitori di Dorcas sono morti nemmeno una settimana fa. Scommetto che lei preferirebbe avere una famiglia come la tua, piuttosto che non averla affatto.-

-Questa volta sono d'accordo con lei- ammise Remus. -E poi, ho conosciuto tua cugina Andromeda. Non sono tutti male, da te. Anche quel tuo zio, quello che ci è venuto a trovare mentre eravamo là... com'è che si chiama?-

-Hai conosciuto il mitico zio Alphard?- sgranò gli occhi Peter.

-È passato mentre eravamo da Meda, a portare un regalo alla piccola- si strinse nelle spalle Sirius.

-Eravate voi due soli? Niente Potter al seguito?- chiese Lily.

-Oh, ma questa è una fissazione, Evans- la prese in giro il ragazzo, facendola ridere. -Aspetta solo che dica a James quante volte lo hai nominato spontaneamente e...-

-Tu non farai nulla di tutto questo- lo minacciò lei, giocherellando molto casualmente con la bacchetta.

-E io a lei ci starei attenta, ha ricevuto non so quanti richiami per avere usato la magia a casa che ormai il suo fascicolo deve arrivare al cielo, al Ministero- rise Marlene, mentre Sirius alzava le mani, arrendendosi. Poi si sistemò meglio contro le gambe della ragazza, la quel cominciò a passargli le mani tra i capelli. -Tra un po' sarai la ragazza del gruppo, Sirius, se continui a farteli crescere così- ridacchiò, acconciandoglieli in uno chignon basso e fermandolo con l'elastico che Lily gli porse. -Ah, ma che bella fanciulla!- esclamò alla fine, fiera del risultato.

Ma le chiacchiere e le risate si interruppero improvvisamente quando Dorcas comparve sulla soglia della stanza. Era vestita di tutto punto, pantaloncini, felpa e con tanto di occhiali da sole. Teneva sotto braccio uno skateboard e i capelli, lunghi, le ricadevano scomposti sulle spalle.

-Qualcuno sa usare questo aggeggio?- chiese, la voce che tremava leggermente.

Remus alzò la mano e la guardò dubbioso.

-Io, perché...?-

-Nonna ha detto che questo era di mio padre, lo ha trovato nel suo garage e... volevo imparare. Tutto qui- confessò, senza togliersi gli occhiali da sole, che evidentemente coprivano gli occhi rossi e pieni di nuove lacrime. -Andiamo?-

-Ora?- titubò Remus, lanciando un'occhiata agli amici e poi fuori dalla finestra. Il sole stava per tramontare e allontanarsi dalla casa significava allontanarsi dall'unico luogo sicuro. Ma aveva imparato a conoscere Dorcas, molto soprattutto nell'ultimo anno, quando si era aperta un po' di più anche con le ragazze, e sapeva bene, ormai, che sarebbe andata da sola. E probabilmente si sarebbe anche fatta male, senza qualcuno che la aiutasse. E sapeva anche quanto le fosse costato l'alzarsi da letto e prendere quel vecchio oggetto del padre e venire a chiedere aiuto. Non l'avrebbe mai fatto in circostanze normali.

Ma era una settimana che non lasciava la sua stanza, che mangiava solo se costretta... forse uscire le avrebbe fatto bene.

-Prendo la giacca e andiamo. Va bene- capitolò alla fine.

-Remus...-

-Lily, no. Non dire niente- bloccò l'amica, infilandosi il giubbotto di pelle, Dorcas che già scendeva le scale, lo skateboard che rimbalzava su tutti i gradini. -Saremo di ritorno presto. Ci vediamo dopo.-

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Capitolo 9
*** Summer 1975 - Skateboarding in the sunset ***


 

 

 


Dorcas Meadows che davvero non sa andare in skateboard

Scattata da Remus Lupin, Estate 1975



 

 

 

 

 

 

 

Camminavano in silenzio da dieci minuti buoni. Il sole alle loro spalle allungava le loro ombre, facendoli sembrare dei giganti. Ma Dorcas non si sentiva così, lei non era un gigante, lei era piccola e quello che voleva era solo scomparire.

Era ormai una settimana che si impediva di pensare. Ripeteva le azioni a macchinette ed era quasi contenta dei modi rudi della nonna. Di gente che la compativa ne aveva abbastanza. Certo, i ragazzi erano stati gentili a venire, questo non lo metteva in dubbio, ma nessuno di loro aveva la minima idea di quello che stava passando. E, a essere onesti, non ce lo aveva nemmeno lei. Aveva messo in una vecchia borsa tutte le foto che era riuscita a portare via da casa, tutte le foto che la ritraevano con i suoi, per non averle davanti. E stava provando a fare la stessa cosa con i ricordi. Chiusi da qualche parte nella sua mente, non uscivano nemmeno nei sogni, complice la pozione che le dava sua nonna.

Ma poi era arrivato lo skateboard e con esso la necessità di uscire, di mettere il naso fuori di casa per fare qualcosa di stupido e normale, come sbucciarsi un ginocchio perché non si è capaci.

-Qui dovrebbe andare bene.-

La voce di Remus la distolse dai propri pensieri. Avevano percorso la salita che portava alla strada e sotto di loro solo il mare e la casa. Era quasi sera, il sole stava tramontando e il ragazzo si mise una maso sul viso per schermarsi gli occhi. Per un attimo, Dorcas fu tentata dal prestargli i suoi occhiali, ma poi avrebbe visto il suo sguardo. Per quanto ci avesse provato, non era riuscita a trattenersi dal piangere.

Dorcas poggiò lo skateboard per terra e ci mise un piede sopra, voltandosi verso di lui.

-Ma allora sei seria!- scoppiò a ridere Remus, avvicinandosi e mettendo a sua volta un piede sulla tavola. -Ok, allora vediamo di sbrigarci. Poggia entrambi i piedi su, ci penso io a spingerci per un po', finché non ti abitui alla cosa.-

La ragazza si strinse nelle spalle e fece come le era stato detto. Lui si fermò come indeciso e poi le poggiò le mani sui fianchi, dopo aver preso un bel respiro. Ora Dorcas ricordava perché lo aveva avvicinato, in un primo momento, prima di imparare a conoscerlo. Aveva cominciato a notare con sospetto le sue assenze da scuola, il fatto che coincidessero sempre con la luna piena. E ricordava anche le giornate che aveva speso in biblioteca a documentarsi. Fece un rapido calcolo mentale e collegò in un attimo l'aria pallida e la nuova cicatrice sull'occhio con la luna piena, che era stata solo la settimana prima.

Lo skateboard cominciò a muoversi piano e lei poggiò le mani su quelle di Remus, il cuore che le era balzato in gola. Era di nuovo sovrappensiero, non si era resa conto di quello che stava succedendo.

-Tutto bene?- le chiese lui, leggermente preoccupato.

-Sì, sì. Non è niente- minimizzò Dorcas, mentre Remus staccava il piede da terra e scivolavano piano sul cemento.

-È un po' che non esci. È normale che ti senta un po'... debole, ecco. E non hai mangiato nemmeno troppo ultimamente, no?-

-Non avevo fame.-

-Guarda che non devi fare la dura a tutti i costi. Non con me, almeno. E quegli occhiali da sole inganneranno gli altri, ma non me. Perché ti vergogni a mostrare il fatto che hai pianto?-

Dorcas rimase un attimo in silenzio mentre si fermavano.

-Perché la nonna ha ragione: questa è la guerra e dobbiamo farci l'abitudine.-

-Tu non sei tua nonna, non devi diventare come lei. Non devi ragionare come lei- ribatté Remus, costringendola a voltarsi e a guardarlo negli occhi, anche attraverso gli occhiali da sole.

-E perché no? Entrambe abbiamo perso tutto, quando...-

-Non è vero. Tu hai perso un padre e una madre, lei una figlia. Ma tu hai ancora noi e noi non ti lasceremo mai, questo lo sai. Quanto a tua nonna... fa' la cinica e la senza cuore, ma alla fine è contenta di averci intorno. Quindi evita di prendere quell'atteggiamento da “il mondo è contro di me e allora io sono contro di lui”, perché non ti si addice per nulla. Che fine ha fatto la ragazza che mi ha aiutato tutto l'anno, che mi supportato?-

Lei sbuffò e si strinse nelle spalle.

-Come Lily, voi due cercate sempre il meglio in tutti. Ma forse, a volte, quel meglio non c'è- ribatté e Remus scese dallo skateboard, accigliato.

-Tu non sei così.-

-Nessuno è come si presenta davvero. Indossiamo delle maschere in pubblico, tu dovresti saperlo- aggiunse, inarcando un sopracciglio. L'espressione di puro orrore che si dipinse sul volto del ragazzo le fece capire di aver colto nel segno, ma la sensazione che provò non fu quella che si era aspettata. Si era avvicinata a lui principalmente per scoprire se i suoi dubbi erano veri e ora che ne aveva praticamente la certezza... ora se ne pentiva, perché Remus era stato gentile con lei. Era diventato suo amico e ora, solo per cambiare argomento, per evitare di parlare di sé, per allontanarlo... lo stava ferendo. Ma non poteva lasciar cadere la maschera, quella che aveva faticosamente costruito in quella settimana di isolamento.

-Che cosa...?- balbettò Remus, allontanandosi di scatto, quasi lei bruciasse.

-Oh, non fare il finto tonto, con me non funziona- ribatté. -In quanti lo sanno?-

-Ma sanno cosa? Di che accidenti...?-

-Sei un lupo mannaro, non provare a negarlo.-

Il ragazzo sgranò gli occhi e deglutì, alla ricerca disperata di una via d'uscita. Dorcas si sentiva sempre più in colpa. Avrebbe voluto annullare la distanza tra di loro anche solo per abbracciarlo, per dirgli che gli dispiaceva, che non sapeva cosa stesse pensando. Ma non ce la faceva.

-Da quanto lo sai?- capitolò alla fine.

-Dall'anno scorso- disse Dorcas con un filo di voce. -Ma non l'ho detto a nessuno.-

-Quindi le ragazze, loro non...?-

-Non lo so. Potrebbero esserci arrivate come me, questo non posso assicurarlo.-

-E perché... perché me lo hai detto? A quale scopo? È per quello che sei voluta uscire con me, adesso? Per farmi l'interrogatorio?-

Il tono di Remus le ruppe definitivamente il cuore. Si lasciò cadere per terra, la testa tra le mani, gli occhiali che le scivolavano per terra.

-Faccio schifo- mormorò. -Ti prego, vattene. Andatevene tutti quanti, anzi.-

Remus si sedette accanto a lei e Dorcas gli poggiò la testa sulla spalla, singhiozzando. Lui le mise goffamente un braccio sulla spalla e la strinse a sé.

-Perché mi consoli? Dopo quello che ti ho detto...-

-Hai sottolineato quello che per te era ovvio. Certo, magari il tono non è stato dei migliori, però... non hai fatto nulla di male- disse, facendole scappare una risata tra le lacrime. -E comunque, sono io che faccio schifo, delle due.-

Dorcas levò lo sguardo su di lui.

-Cosa? E perché?-

-Perché hai ragione. Sono un lupo mannaro.-

-E quindi?-

-Come “e quindi”? Lo sai cosa pensa la società noi...-

-E chissene importa della società- pianse Dorcas, stringendolo forte. -Sei una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto e niente lo cambierà mai. Scusami, sono stata una scema.-

-Nah, è tutto ok. Solo... magari tientelo per te, va bene? Insomma, non potrebbero tutti reagire come te.-

-Allora sarebbero dei cretini. Comunque va bene, solo se tu non dici agli altri che ho pianto.-

Remus sorrise e la baciò piano sulla testa.

-Sarà il nostro segreto, tranquilla.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

E con questo si conclude la triade di capitoli consecutivi. Il prossimo sarà ambientato nella primavera del '76, quindi a metà del quinto anno. Approfondirà sopattutto le "altre ragazze", Alice, Emmeline ed Hestia. Per non parlare della relazione tra le due...

Ma tornando al presente, ecco spiegato il "cambiamento" di Dorcas. In peggio, almeno all'inizio. Ma si riprende, grazie al cielo. 

Ci tengo a specificare che per ora lei non prova nulla nei confronti di Remus e idem il viceversa. Si stanno simpatici, lei ha vissuto un momento particolare e  lui sta provando a starle accanto come può... sempre che lei, appunto, si lasci avvicinare-

Il fatto del lupo mannaro è una cosa che a Dorcas interessa poco e niente. Aveva cominciato a fare ricerche per i fatti propri perché curiosa, ma non ha alcun pregiudizio nei suoi confronti. E' una ragazza molto intelligente e voleva vedere se avesse ragione o meno... e poi, siamo sinceri, come si fa ad avere paura o a disprezzare qualcuno come Remus Lupin?

Vi ringrazio dal profondo per le recensioni, siete bellissime. E invito i miei altrettanto bellisismi lettori silenziosi ad unirsi ;) Io sono un tantino logorroica nel rispondere, ma per il resto non mordo :)

bene, questo è quanto. Direi che ci si vede tra il 23 e il 25 pomeriggio. Quel week end sarà di fuoco perché appunto il 25 mattina ho il famoso e terribile esame di greco... quindi se non aggiorno nel fine settimana, lo faccio lunedì appena torno a casa :) non mi dimentico di voi!

I.L.


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Capitolo 10
*** Spring 1976 - Dresses and love ***


 

 

 

Alice Prewett, Lily Evans e Dorcas Meadows tutte vestite a festa,

scattata da Emmeline Vance, primavera 1976

 

 

 

 

 

 

 

Alice si guardò allo specchio per l'ennesima volta, squadrandosi accigliata.

-Io non ci vado- decretò alla fine, perdendo la lotta con la chiusura lampo del proprio vestito e sedendosi sul letto, le braccia incrociate.

Emmeline sospirò, lanciando un'occhiata disperata a Hestia. La ragazza, però, alzò le mani al cielo e tornò ad affacciarsi alla finestra.

-Dovresti essere felice, uscire un po' dal castello...- provò a convincerla la prima, avvicinandosi e armeggiando pazientemente con la lampo.

-Mel, lascia perdere. Non ce la infilerai mai tutta lì dentro.-

-Guarda che sono qui- protestò Alice, -Anche se Hestia ha ragione. Mi sa che ho preso qualche chilo. Sì, qualche, Hestia, qualche. Non osare dire altro, nemmeno pensarlo, ok?- la avvisò.

-Io stavo per dire che secondo me il vestito è semplicemente vecchio- si strinse nelle spalle la diretta interessata.

-Oh, davvero?- si rinfrancò Alice, portandosi una mano sul cuore.

-Certo. Tu sei sempre stata un po'... rotonda, ecco. E un vestito vecchio non aiuta.-

-Hestia!- la riprese Emmeline, guardandola scandalizzata. -Non si dicono queste cose!-

-E io che pensavo che mi stessi per fare un complimento...- borbottò Alice. -Comunque, io non ci vado, è ufficiale.-

Odiava le feste che Lumacorno organizzava con tutta se stessa. Non solo era praticamente obbligata a vestirsi elegante e a dover lasciare la sua confortevolissima divisa, ma soprattutto facevano sempre tardi e il giorno dopo alzarsi sarebbe stato una tortura. Per non parlare del fatto che quel benedetto abito proprio non voleva chiudersi e quella sera era stato invitato anche Frank Paciock, prima volta in cinque anni... Sapeva di non avere alcuna opportunità con lui, sempre preso, come tutti i ragazzi della sua età, solo dagli amici e dagli scherzi, ma non poteva fare a meno di sospirare ogni volta che lo vedeva. Hestia la prendeva sempre in giro per quello. Lei non era tipo da relazioni, forse non era neanche il tipo da ragazzi e fidanzati in generale dato che, in cinque anni, non si era mai presa una cotta per nessuno. Passava tutto il suo tempo libero con Emmeline, l'unica che riuscisse a sopportare a lungo il suo caratteraccio. Emmeline, d'altro canto, aveva dichiarato più e più volte che i ragazzi, almeno per adesso, non le interessavano, ma era sempre pronta ad ascoltare gli sfoghi di Alice.

-Sì che ci vai... dai, ti preso qualcosa di mio- cercò di tirarla su di morale Emmeline, cominciando a cercare nel baule.

-Mel, con tutto il bene, tu sei la metà di Alice. Finiresti solo per deprimerla ulteriormente- decretò Hestia, chiudendo la finestra e osservandole a braccia incrociate.

-E questo in che modo dovrebbe aiutarmi?- inarcò un sopracciglio Alice. Aveva imparato a conoscere Hestia nel corso di quei cinque anni e ormai sapeva che dietro tutto quel sarcasmo e le risposte pungenti si nascondeva solo una ragazza che aveva troppa paura di mostrare i suoi veri sentimenti. O almeno questo era quello che le aveva detto Emmeline. Però, al momento, era troppo nervosa per controllarsi. La festa sarebbe cominciata da lì a neanche mezz'ora e lei non si era nemmeno pettinata. Per non parlare del fatto che il suo unico abito elegante si era messo d'accordo con la zip per non collaborare.

-Lascia, ci penso io- borbottò alla fine Hestia, sfoderando la bacchetta.

-Che accidenti vuoi fare?- chiese allarmata Alice.

-Lo allargo, no? Non potendo ridurre te, ampliamo il vestito- le rispose acida, mettendosi poi all'opera.

In un attimo, la stoffa smise di tirarle ovunque e poté tornare a respirare normalmente. Emmeline glielo chiuse con un sorriso e le passò la spazzola, con la quale prese a sistemarsi i lunghi capelli neri.

-Ogni tanto mi chiedo se tu sia la mia dannazione o la mia salvezza- commentò Alice, mentre bussavano alla porta del dormitorio. -Oh Godric, sono già qui?-

Aveva appuntamento con Lily e Dorcas, le uniche altre due ragazze Grifondoro che erano state invitate. Lily era tra i preferiti del professore, che aveva intenzione di presentarla a tutti i suoi amici pozionisti e aveva già in mente per lei una brillante carriera nel settore. Dorcas invece, nell'ultimo anno, era diventata la prima della classe sia a Incantesimi che a Difesa contro le Arti Oscure ed era seconda solo a James in Trasfigurazioni. A sentire gli insegnati, un record niente male. Era migliorata molto da quando i suoi genitori erano morti, l'estate scorsa e, nonostante ora fosse molto più amica delle altre, tendeva spesso a isolarsi e a rifugiarsi nello studio. L'unico che riusciva a penetrare quella corazza era Remus. A tutti gli altri sembrava che quei due condividessero un mondo tutto loro, quando erano soli, mentre in compagnia quasi si ignoravano.

Lily e Dorcas fecero capolino dalla porta. La prima sorrideva, la seconda aveva l'aria di una che avrebbe potuto dare fuoco a quello che indossava da un momento all'altro.

-Ragazze, siete bellissime!- esclamò Emmeline, facendole accomodare.

-Odio il rosa, l'ho già detto?-

-Solo quattro volte nell'ultima mezz'ora- alzò gli occhi al cielo Lily, senza però smettere di sorridere. -E dai che poi stai bene, razza di musona che non sei altro.-

-Cinquanta sfumature di rosa- ghignò Hestia, indicando con un cenno del capo l'abito di Alice. Quello di Lily era più tendente al viola, ma messe insieme sembravano una palette.

-Hestia, hai una sigaretta?- chiese Dorcas.

-Fumi? E da quando?- ribatté quella, allungandole il pacchetto con aria sospetta.

-Da quando si è messa di fare la ragazza ribelle e la dura- borbottò Lily. -In camera nostra praticamente non si respira più.-

-Qui abbiamo la regola che Hestia deve drogarsi fuori dalla finestra- disse Alice, controllando l'acconciatura nello specchio e mandando un bacio alla sua immagine riflessa.

-Immagina che bello in inverno...- commentò Emmeline, facendole ridere.

Dorcas si accese la sigaretta e soffiò il fumo in faccia a Lily, che tossì e la maledì al tempo stesso.

-Andiamocene che è meglio- disse Alice, notando lo sguardo della rossa, che sembrava pronta a fulminare l'altra con lo sguardo.

-Uh, aspetta che vi faccio una foto... siete così carine- esclamò Emmeline, buttandosi quasi letteralmente nel proprio baule, alla ricerca della macchina fotografica.

-Dimmi che non lo ha detto davvero- implorò Dorcas.

-Ma siete così belline... delle perfette fatine- ghignò Hestia, guadagnandosi della cenere in testa da parte della ragazza.

-Voi che fate mentre noi siamo a suic... ehm... alla festa?- chiese Lily.

Emmeline ed Hestia fecero spallucce.

-Ho sentito che i ragazzi organizzavano qualcosa da loro. Mary e Marlene dovrebbero essere già là- disse Dorcas, tentando di dare fuoco al fiore che Lily le aveva appuntato sulla testa, ma fallendo miseramente nel tentativo.

-Nah, penso rimarremo qui. Io ho dei compiti... sì, dei compiti da finire e Hestia mi da una mano- storse il naso Emmeline.

-Uh, buon divertimento allora- ridacchiò Lily, spingendo le altre fuori dalla stanza e facendo l'occhiolino alle due che rimanevano. -E fate le brave!-

 

 

 

 

Hestia appellò svogliatamente il pacchetto di patatine che le era scivolato sul pavimento e sbadigliò, arrotolandosi sempre più su se stessa. Emmeline, sdraiata accanto a lei, sorrise sorniona e bevve un sorso di coca cola. La cosa migliore di avere una sorella con un fidanzato babbano era che ti poteva spedire cose che a Hogwarts o a Hogsmeade non avresti mai trovato. E Hestia, anche se non lo avrebbe mai ammesso in pubblico, preferiva di gran lunga la coca cola a qualunque altra bevanda magica. E anche le patatine non erano da sottovalutare.

-Alice dovrebbe uscire più spesso- commentò, poggiando la testa sulla spalla dell'altra.

-Questa era cattiva.-

-Non in quel senso, ma mi manca passare del tempo da sola con te. Tipo questa estate...-

Emmeline sorrise e arrossì al tempo stesso, baciando piano la testa di Hestia.

-La grande e temibile Hestia Jones ha un lato tenero. Quasi quasi mando un gufo alla Gazzetta del Profeta, sai? Forse faccio ancora in tempo per l'edizione di domani...-

-Tu fallo e ti trasfiguro io in un gufo- la minacciò Hestia ridacchiando.

-No, dico davvero. Perché sono l'unica che ha il privilegio di vederti così?- domandò Emmeline, girandosi un un fianco e sostenendo la testa con una mano. Fissò i suoi occhi chiari in quelli neri dell'altra e assottigliò lo sguardo. -Cos'ho di speciale?-

-Mi ami- rispose tranquillamente Hestia. -E io amo te. Facile.-

Emmeline abbassò lo sguardo e l'altra la baciò piano, passando una mano tra i riccioli biondi.

Era cominciato quasi per gioco, quell'estate, uno scherzo per prendere in giro suo padre. Hestia aveva invitato l'amica a passare le vacanze da lei e, sapendo che il padre era piuttosto omofobo (ma che era anche capace di scherzare sulla cosa) aveva presentato Mel come la sua ragazza. E l'aveva anche baciata, perché era tutto parte della farsa. Ma la cosa le aveva lasciato dentro qualcosa che non aveva mai provato prima, una sensazione nuova che le era piaciuta parecchio. Avevano continuato la recita per le due settimane che Emmeline era rimasta con Hestia e suo padre, comportandosi da coppietta felice. Hestia non aveva detto all'amica come si sentiva, o quanto le sarebbe mancata una volta andata via, o quanto riuscisse a dormire e a non sognare la morte della madre solo se c'era lei e il suo respiro a dare ritmo al suo sonno. Non le aveva detto nulla di tutto quello, l'aveva salutata come sempre quando la sorella e il fidanzato l'erano venuta a prendere con la decapottabile di lui. Però, prima di andarsene, Emmeline era tornata indietro e la baciata. Non sulla guancia, non sulla fronte. Non come tutti quei baci che si erano scambiate durante quelle due settimane, perché, ora Hestia lo sapeva, quello era stato vero per entrambe.

E da quel momento erano state insieme. Hestia l'aveva consolata quando avevano saputo della morte dei genitori di Dorcas, Emmeline l'aveva guarita dai suoi incubi dormendo ogni notte con lei e abbracciandola stretta.

Solo...

Solo non se la sentivano di aprirsi agli altri, a nessuno. Non perché non avrebbero capito, non perché avrebbero voluto loro bene in maniera diversa, ma perché era bello avere qualcosa che fosse solo loro, un piccolo grande segreto da custodire.

-Sì, decisamente Alice dovrebbe uscire più spesso- convenne Emmeline, baciando di nuovo Hestia.

-Basta combinarla con Paciock.-

-Nah, non funzionerà mai.-

-Chi è ora la cattiva?-

-Hestia, io sono oggettiva. Tu sei cattiva. Ti sfuggono ancora queste piccole sfumature di significato. E comunque Alice e Frank sarebbero la peggior coppia del secolo. Lei sta già facendo stampare le partecipazioni alle nozze e lui credo che nemmeno sappia il cognome di lei.-

-No, quello lo sa. È lo stesso dei gemelli- la corresse Hestia.

-Già, ma lo sa solo per quello. Ecco, cara, questa era cattiva- ridacchiò Emmeline. Poi cambiò tono completamente. -Dillo di nuovo.-

-Cosa?-

-Dai, non fare la tarda.-

Hestia sorride sorniona e si avvicinò all'orecchio di Emmeline.

-Ti amo- sussurrò.

-Ti amo anche io- sussurrò l'altra in risposta.

-Dà fastidio se fumo?- chiese Hestia.

Emmeline inarcò un sopracciglio.

-Sai quello che si dice? Che si fumi dopo aver...-

-Infatti non ho mica detto quando voglio fumare- inarcò un sopracciglio la ragazza, riprendendo a baciarla.

-Oh, allora mi sta bene- ridacchiò Emmeline, cominciando a sfilarle la maglietta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

 

Ed eccomi qui con il nuovo aggiornamento. Leggermente in ritardo sulla mia solita tabella di marcia (venerdì), ma in anticipo su quanto pensavo di aggiornare (lunedì)... Quindi tutto sommato, ci è andata bene :)

E ora passiamo al capitolo, che è decisamente più interessante delle mie cavolate.

Come vi avevo anticipato, basta Dorcas-post morte genitori, qui abbiamo un bel salto in avanti. (Anche se Dorcas qui compare, ma ne parlerò dopo). Siamo alla primavera del '76, fine quinto anno. Pre festa Lumacorno (con una foto del genere, non potevo davvero inventarmi altro :P) e ho voluto approfondire il "secondo" trio di questa storia, le altre tre ragazze. I caratteri direi che sono tutti e tre piuttosto diversi, ma io le amo tutte quanto (oaky, forse Hestia un pochino di più). Alice ha anche un piccolino problema di peso, è una ragazza abbastanza insicura e cotta di un ragazzo che non la considera minimamente. Poi c'è la "mia" coppia del secolo. Inutile dire che la coppia stronza-gentile sia piuttosto clichè, me ne rendo conto, ma poi si capisce che i loro atteggiamenti in pubblico (soprattutto quello di Hestia) sono appunto solo di facciata. E così ho anche "parlato" della loro storia. Forse non nei dettagli come pensavate, ma è un inizio.

Okay, in realtà non ho altro da dire. Spero di poter aggiornare venerdì 6 giugno (MAMMA MIA GIA' SAREMO A GIUGNOOOOO), altrimenti metterò un capitolo avviso, nel caso in cui gli esami mi abbiano ucciso.

Un salutone a tuttissimi, vi aspetto numerosi nei commenti :)

I.L.

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Capitolo 11
*** Spring 1976 - Of spells and tears ***


 

 

 

 

Lily Evans e Marlene McKinnon, sul prato vicino al Lago Nero

Scattata da Mary McDonald, primavera 1976


 

 

 


 

-E anche Difesa è andata... quante ne mancano?- chiese Lily, lasciandosi cadere sul prato.

-Lascia perdere, io ho perso il conto- borbottò Dorcas, porgendo a Marlene il libro così da poter ripassare per l'esame di pratica del pomeriggio.

-Comunque io voglio conoscere il pazzo che ha ideato gli esami. Insomma, ma si possono mettere tutti così attaccati?- protestò Mary, togliendosi le scarpe e schizzando tutte con l'acqua del lago.

-Preferiresti un'agonia lunga un mese? Io no, tutto subito e via- sentenziò Lily, voltandosi poi su un fianco, facendosi scudo con le mani dal sole.

-Io preferirei che chiudeste un attimo quelle boccacce- biascicò Marlene, -non riesco a sentire un accidenti di quello che Dorcas sta provando a dirmi. No... No... devi agitarla nell'altro senso, se no ti viene fuori un calice di pietra e non di vetro- la rimproverò tirando fuori la propria bacchetta e trasfigurando il libro con facilità.

-Ah! Lo so che sarò un disastro!-

-Che sciocchezza, sei la seconda del corso!- intervenne Mary, salvo poi perdere tutto l'entusiasmo quando la sua attenzione venne attratta da una piccola folla di studenti che si stava dirigendo verso il lago. -Ragazze... io... io credo tornerò alla Torre. Ci vediamo dopo- mormorò, raccogliendo in fretta le sue cose e mettendosi a correre.

-Ehi, ma cosa...?- tentò di chiedere Lily, poi tutto le fu chiaro quando incrociò lo sguardo di Mulciber. Con un altro piccolo manipolo di Serpeverde stava indicando Mary e ridendo di lei mentre correva via. -Io un giorno di questi lo ammazzo- sibilò tra i denti.

Anche Dorcas e Marlene misero via i libri, guardandosi attorno. Ricordavano tutti bene l'incidente, anche se Mulciber se l'era cavata grazie alle conoscenze altolocate dei genitori, e soprattutto della madre. I particolari erano noti a pochi, ma sapevano che si era divertito a usare la magia oscura su Mary, la quale aveva avuto un braccio nero per quasi due mesi. Lily aveva discusso della cosa con Severus, ma lui in quelle situazioni faceva orecchie da mercante. Non sopportava le amiche di lei, era geloso e infastidito da qualsiasi ragazzo le rivolgesse la parola... ultimamente le cose tra loro due non andavano benissimo.

-Non è il tuo amico Piton, quello?- chiese Dorcas.

-Se è con Mulciber faccio una strage- commentò Lily, sollevandosi sui gomiti per vedere meglio. Ma no, Severus non si era unito a loro, almeno questa volta. Ormai passava sempre più tempo con quegli aspiranti Mangiamorte e la ragazza era esasperata dalla situazione. Quelle poche volte che riuscivano a stare insieme, finivano sempre per litigare. Certo, non era mai nulla di irreparabile, ma Lily cominciava a essere stanca di quegli screzi.

-Le cose tra voi vanno sempre così così, vero?- domandò Marlene, sdraiandosi a propria volta, mentre Dorcas si toglieva le scarpe e tuffava i piedi in acqua, come aveva fatto Mary poco prima.

-È strano...- ammise la ragazza, passandosi una mano tra i capelli. -Un attimo prima va tutto bene, chiacchieriamo come sempre... poi, quando cerco di affrontare argomenti seri, diventa sfuggente. È come se avesse paura di dire qualcosa contro quei Mangiamorte e... ed è frustrante, perché poi devia sempre il discorso su Potter. Se non fosse che si odiano così tanto, mi verrebbe da dire che Sev ha una cotta per lui!-

Dorcas scoppiò a ridere, schizzandola con l'acqua.

-Ma quanto sei tonta!- la prese in giro. -È geloso marcio di James!-

-Oh, andiamo bene...- borbottò Lily, notando altri studenti arrivare verso il lago. -Parli del diavolo e spuntano le corna- disse, alzando gli occhi al cielo e vedendo il gruppetto formato da James, Sirius, Peter e Remus andarsi a sedere sotto un albero poco lontano da loro. Marlene salutò Sirius con un piede, Remus fece un cenno a Dorcas, salvo poi tirare fuori un libro per ripassare, e James cominciò ad arruffarsi i capelli, giocherellando con un boccino. Peter si mise accanto a loro e applaudiva ogni volta che Potter anche solo respirava.

-Perché non ci uniamo a loro?- propose Marlene, subito fulminata da Lily. -Ok... forse non era l'idea del secolo... Dite che Mary tornerà, oppure l'abbiamo persa fino a pranzo?-

-Lo sai che sparisce sempre dalla circolazione quando compare Mulciber. Tornerà per pranzo- commentò Lily.

-Si starà dedicando alla sua attività preferita: “Stalkeriamo Amos Diggory nella vana speranza che esca con me”- ridacchiò Dorcas. -Quella ragazza ha ancora meno probabilità di uscire con Amos di quante non ne abbia Alice di uscire con Frank...!-

-Chi è che non ha possibilità?-

Marlene e Lily scoppiarono a ridere, quando Alice, Emmeline ed Hestia comparvero alle loro spalle. La prima sembrava sul piede di guerra e, massiccia com'era, risultava anche parecchio minacciosa. Emmeline indossava una corona di fiori ed Hestia aveva dei petali tra i capelli. Probabilmente Mel le aveva messo qualcosa in testa, che poi l'altra si era tolta in tutta fretta.

-No, ecco, dicevo che sarebbe splendido essere la tua damigella d'onore- balbettò Dorcas, mentre Alice inarcava un sopracciglio e poi scoppiava a ridere a propria volta.

-Com'è andato l'esame?- chiese Emmeline, mentre tutte e tre si sedevano con loro. -Io mi sa che ho dimenticato qualche segno dei lupi mannari...-

-Già, l'hai ripassato solo fino alle quattro del mattino, è piuttosto probabile- commentò Hestia, accendendosi una sigaretta. -Non ti dico dove te l'avrei infilata quella bacchetta, quando non accennavi allo spegnerla...-

-Hestia!- la rimproverò Alice. -Sei una cosa impossibile, impresentabile in pubblico!-

-Scusa mamma- si strinse nelle spalle la ragazza, facendo ridere tutte. -Ma, a proposito di appuntamenti, Lily bella, quand'è che ti concedi a Potter. Lo sai che è mezz'ora, da quando è arrivato, che non ti toglie gli occhi di dosso, vero?-

-Mai- ripose tranquillamente lei, allungando le gambe al sole. -Sai, di solito esco con una persona sola, non con lei e il suo ego.-

-E poi non vuole litigare ancora con Piton- aggiunse Marlene, guadagnandosi una librata in testa da parte dell'amica.

-Ti ho detto che non è così!-

-Però, ammettilo... un pochino lo sembra...- mormorò Alice, poi si interruppe, lo sguardo attratto da qualcosa alle loro spalle. -Ma che accidenti...?-

Dietro di loro, James e Sirius avanzavano verso un Piton a carponi sull'erba, la cui bacchetta era volata lontano. Peter faceva correre lo sguardo sui tre, in fervente attesa di un seguito e Remus... lui tentava disperatamente di credere che, per una volta, lo avrebbero lasciato in pace.

-Oh no... non di nuovo- sibilò Lily, facendo per tirarsi in piedi. -Ma è possibile che non riescano a lasciarlo in pace? Che hanno in quella testa vuota?-

-Tesoro, se è vuoto non c'è niente- le fece notare Hestia. -E poi rilassati. Quante volte è stato il tuo amichetto ad attaccare loro? Magari in un corridoio buio...-

-Questa volta è diverso, è... è... oh, insomma!- esclamò, quando vide una cosa molto simile a del sapone uscire dalla bocca del ragazzo. -Adesso li sistemo io! Lascialo STARE!- gridò, avanzando a grandi falcate verso di loro. La schiuma rosa ora era sparita e Severus sembrava essere tornato a respirare normalmente. Lo guardò preoccupata. Forse i loro rapporti non erano dei migliori, al momento, ma era pur sempre il suo migliore amico e Potter si stava comportando da presuntuoso arrogante come sempre. E solo per attirare la sua attenzione, l'aveva capito.

Giunse accanto a loro li guardò con sfida, mentre Potter faceva subito correre una mano ai capelli, arruffandoli.

-Tutto bene, Evans?- le chiese, il tono di voce improvvisamente più profondo e maturo.

Lily lo guardò disgustata. Come osava anche solo rivolgerle la parola, dopo il bello spettacolino che aveva messo in piedi? Sirius, accanto a lui, li osservava come indeciso se intervenire o no.

-Lascialo stare- ripeté, fissandolo. -Che cosa ti ha fatto?-

-Be'...- risposte James, fingendo di ponderare la questione, -è più il fatto che esiste, non so se mi spiego...-

Una risata si levò da Sirius e Peter e altri studenti, cosa che le fece salire il sangue al cervello. Remus, apparentemente, invece, era tutto preso dal suo libro.

-Ti credi divertente, Potter- disse gelida, -ma sei solo un bullo arrogante e prepotente. Lascialo stare- ripeté, le mani sui fianchi.

-Solo se esci con me, Evans- replicò rapido James. -Esci con me e non alzerò più la bacchetta su Mocciosus.-

Dietro di lui l'Incantesimo di Ostacolo con cui Piton era rimasto bloccato stava cominciando a svanendo e, sputacchiando bolle di sapone, il ragazzo prese a strisciare verso la bacchetta caduta.

-Non accetterei nemmeno se dovessi scegliere fra te e una piovra gigante- replicò lei.

-Ti è andata male, Ramoso- disse Sirius spiccio, e si voltò verso Piton. -EHI!-

Troppo tardi. Lily vide che Sev aveva già puntato la bacchetta contro James e, per un attimo, ne fu spaventata. Potter era veloce, in gamba nei duelli, questo doveva ammetterlo, ma Sev aveva imparato e inventato dei nuovi incantesimi che le facevano venire i brividi solo a pensarci. Se avesse usato uno di quelli... Dalla bacchetta scaturì un lampo di luce e su una guancia di James comparve un taglio che gli schizzò la veste di sangue. Lily, per un attimo, tirò un sospiro di sollievo. Non sarebbe uscita con James, non le piaceva, ma non avrebbe permesso a Sev di fargli del male. Così come non avrebbe permesso a lui di fare del male al suo migliore amico. Quella cosa doveva finire, adesso.

Vide James ruotare su se stesso, partì un secondo lampo di luce e un attimo dopo Piton penzolava per aria all'ingiù, la veste che gli ricadeva sopra la testa mostrando le pallide gambe ossute e un paio di mutande grigiastre. Il tutto era quasi divertente, dovette ammettere Lily. Sev, sempre così sicuro di avere il controllo di tutto e tutti, ora annaspava a mezz'aria, il suo intimo alla mercé di tutta Hogwarts. Sentì un piccolo applauso levarsi dalla folla, Sirius, James e Peter si rotolavano dalle risate.

-Mettilo giù- gridò Lily, recuperando il cipiglio. Non poteva ridere anche lei, altrimenti la cosa non avrebbe avuto senso. Però, di certo avrebbe tirato fuori quella situazione imbarazzante ogni qualvolta Sev le avesse rotto le scatole in futuro.

-Ai tuoi ordini.-

James fece scattare la bacchetta all'insù e Piton si afflosciò a terra. Districandosi dalla veste, si alzò rapido, la bacchetta pronta, ma Sirius gridò: -Pietrificus Totalus!- e Piton cadde di nuovo, rigido come un palo.

Questa volta fu abbastanza. Okay, lo scherzo dell'appenderlo a testa in giù poteva anche essere stato divertente, Lily non aveva mai visto una cosa simile e... ma quello era accanirsi. Se solo le avessero lasciato portar via Severus, se avessero smesso per un attimo di fare i cretini...

-LASCIATELO STARE!- gridò allora, estraendo la bacchetta. Era brava nei duelli, sapeva cavarsela piuttosto bene, ma sapeva che sarebbe stato difficile dover combattere con Potter e Sirius. Si chiese perché nessuna delle sua amiche fosse venuta a darle man forte, ma poi si ricordò che nessuna di loro poteva reggere Sev e trovavano divertenti i ragazzi.

-Dai, Evans, non costringermi a farti un incantesimo- disse ansioso James.

-Allora liberalo!- gli intimò, gli occhi che le fiammeggiavano. Non poteva credere che quella cosa fosse andata avanti per così tanto tempo.

James sospirò, poi si voltò verso Piton e mormorò un controincantesimo.

-Ecco fatto- disse, mentre il ragazzo si rialzava a fatica. -Ti è andata bene che ci fosse Evans, Mocciosus...-

-Non mi serve l'aiuto di una piccola schifosa Sanguesporco!-

Lily trasalì, bloccandosi. No, non poteva aver detto una cosa del genere, non lui. Non il bambino che per primo le aveva parlato della magia, che aveva condiviso quel sogno con lei. Non il ragazzino con cui si era sfogata quando sua sorella era cattiva con lei, che le aveva insegnato mille trucchi. Non il migliore amico con cui aveva passato le estati al parchetto dietro casa, parlando di tutto e di niente fino a quando non sorgeva l'alba.

Ma forse quel Severus non c'era più. Lo sapeva che era cambiato, se n'era lamentata parecchio, ma lui non l'aveva ascoltata. Forse quella era la loro fine.

-Molto bene- replicò freddamente, combattendo le lacrime che volevano solo scendere. E reprimendo anche l'istinto di saltargli al collo e fargli tutto quello che Potter non aveva mai fatto, colpirlo finché non esisteva più. Anche senza bacchetta, con le nude mani. -Vuol dire che in futuro non mi prenderò più la briga di aiutarti. E se fossi in te mi laverei le mutande, Mocciosus- sibilò, lottando per tenere la voce ferma. Lui non l'aveva guardata negli occhi, teneva lo sguardo basso e gli tremavano le mani. Forse se n'era pentito, sicuramente sì, ma... ma non c'erano scuse. Non per quello.

-Chiesi scusa a Evans!- ruggì James, puntando la bacchetta contro Piton. Era fuori di sé dalla rabbia e, per un attimo, Lily dentro di sé lo implorò di colpirlo e di fargli male. Tanto male.

-Non voglio che mi chieda scusa perché l'hai costretto tu!- urlò Lily. -Siete uguali, voi due.-

-Che cosa?- protestò James. -Io non ti avrei MAI chiamato una... tu-sai-come!-

-Sempre a spettinarti i capelli perché ti sembra affascinante avere l'aria di uno che è appena sceso dalla scopa, sempre a esibirti con quello stupido Boccino e a camminare tronfio per i corridoi e lanciare incantesimi su chiunque ti infastidisca solo perché sei capace... sei così pieno di te che non so come fa la tua scopa a staccarsi da terra! Mi dai la NAUSEA!- gridò, sfogandosi una volta per tutte.

Poi cominciò a correre alla cieca. Sentiva qualcuno che la chiamava, ma non le interessava, non le importava di niente e di nessuno.

Le tremavano le gambe, gli occhi erano pieni di lacrime quindi non sapeva dove accidenti stesse andando... ma voleva correre e correre e correre...

Perché quello era il giorno in cui la sua vita aveva smesso di avere un senso e lei voleva solo scappare.

 

 

 

 

 

 

Fu Peter a trovarla, qualche ora più tardi. Se ne stava rannicchiata sul davanzale di una finestra al quinto piano, la testa tra le gambe e i folti capelli rosso scuro che le coprivano il volto. Tremava e sembrava stesse singhiozzando.

Peter non sapeva bene cosa fare. Prima avevano davvero esagerato, lo sapeva, e quando non l'aveva vista presentarsi per la pratica di Difesa contro le Arti Oscure... gli era preso il panico. Perché sarebbe stata colpa loro se Lily non avesse superato gli esami: colpa di James perché quando vedeva Mocciosus e Lily insieme gli andava il sangue alla testa; colpa di Sirius perché prima veniva il divertimento, perché “cos'è la vita senza un po' di rischio”; colpa di Remus perché, come sempre, li aveva lasciati fare e aveva fatto finta che in quella faccenda lui non centrasse; e colpa sua, perché anziché ridacchiare a applaudire, sembrando un cretino di prima categoria, per una volta avrebbe anche potuto provare a fare la differenza. Ma anche la sola idea di fare qualcosa, quel pomeriggio l'aveva paralizzato. Era stato più facile restare nell'anonimato, battere le mani e incitare le risate.

Ma quando Lily non si era presentata nemmeno a cena, si era sentito in dovere di cercarla. Era riuscito a convincere anche gli altri e così, da qualche parte nel castello, un affamato James, un Sirius con un piatto di frittata in mano e un Remus che era riuscito almeno ad afferrare una mela prima di essere trascinato via dalla Sala Grande, stavano cercando la ragazza.

Però era stato Peter a trovarla.

Si avvicinò con circospezione. La conosceva da anni, l'estate prima erano anche stati tutti a casa della nonna di Dorcas quando i genitori di lei erano morti... ma non la poteva considerare sua amica, non davvero. E poi, chi avrebbe mai notato lui, quando c'erano James e Sirius, o persino Remus?

-Ehi- bisbigliò, attirando l'attenzione della ragazza.

Lily si girò piano e sembrò tirare un sospiro di sollievo quando vide che si trattava di lui.

-Oh, ciao Peter... che... che ore sono? Devo andare... l'esame...- balbettò, cercando di rimettersi in piedi, ma traballò e lui l'aiutò a rimettersi seduta.

-È già passata anche l'ora di cena. Ma no, non ti devi preoccupare- aggiunse subito, vedendo il panico comparire nei suoi occhi. Erano davvero grandi e belli, a mandorla. Aveva passato tanto di quel tempo a sentire James decantarli che non si era mai soffermato a “controllare” di persona. Ma erano belli persino ora, rossi di pianto. -Non ti preoccupare. La tua amica, Marlene, è andata a parlare con gli esaminatori. E anche Dorcas ed Hestia. Quelle tre fanno paura messe insieme...- Lily ridacchiò, tra un singhiozzo e l'altro. -Comunque puoi ripeterlo domani pomeriggio, dopo Trasfigurazioni. Credo si siano inventate una qualche malattia fulminante e super contagiosa, quindi è meglio se ti presenti con una sciarpa attorno alla bocca.-

Lily rimase in silenzio, un leggero sorriso sulle labbra, che sparì non appena poggiò la testa contro il muro. Piegata all'indietro, le gambe incrociate sul davanzale, nuove lacrime cominciarono a scendere.

-Vuoi un... fazzoletto?- chiese Peter, cominciando a cercare nelle mille tasche. -Dovrei averne uno da qualche parte... ecco, magari pulito- puntualizzò, nascondendone un paio usati e arrossendo imbarazzato.

-Perché sei qui?- gli chiese, asciugandosi con la manica della camicia, sbavandola di trucco.

-Perché è meglio che ti abbia trovata io, fidati.-

Lily lo guardò interrogativa. Peter sospirò, almeno aveva smesso di piangere. Certo, avrebbe potuto ricominciare da un momento all'altro, ma... meglio distrarla allora.

-Ho convinto i ragazzi a cercarti. E anche le tue amiche probabilmente lo stanno facendo. Ci sono almeno nove persone che chiamano il tuo nome per i corridoi...-

-I quadri ne saranno felice... dormono sempre presto- commentò Lily, ma il tono non sembrava davvero partecipe. Se sapere che tutte quelle persone si stavano occupando di lei le aveva fatto piacere, non lo stava mostrando.

-Oh, lo so... una volta Tilda la Terribile, giù al terzo piano, ha ricoperto di insulti James solo perché, per sbaglio, le ha puntato la bacchetta addosso...- ridacchiò Peter.

-Questa Tilda potrebbe essermi simpatica- bofonchiò lei.

-Lo sai che lui non è davvero il cretino che tu credi, vero?-

-Mary prova a convincermi da anni, ma... ogni volta che provo a vederlo come un ragazzo qualsiasi, lui fa qualcosa che mi manda in bestia.-

-E' che gli piaci- si strinse nelle spalle lui, sedendosi accanto a lei, facendo dondolare le gambe.

-Abbiamo appena sedici anni... non può davvero credere che io sia l'amore della sua vita... o sì?- chiese, improvvisamente preoccupata, inarcando un sopracciglio.

-Non lo so, questo non lo so- ammise Peter. -Ma se solo tu gli dessi una chance... io sono sicuro che abbasserebbe anche le penne, sai? Lo fa solo per farsi notare...-

-E farmi litigare con il mio migliore amico in che modo dovrebbe convincermi che lui è quello “buono”?- ribatté aspra Lily, scostandosi i capelli dal viso.

-È... ehm... irreparabile tra te e Mocc... Piton?-

A Lily scappò un piccolo sorriso quando lo sentì correggersi.

-E' irreparabile da un sacco, ma entrambi tiravamo avanti. Se avessi dato retta alla mia testa e non al mio cuore, ora forse non sarei qui a piangere. Nessuna delle mie amiche ha mai capito perché lo frequentassi... ma sarebbe un po' come se Sirius o Potter, per Marlene e Mary, prendessero una brutta strada. E con “brutta” intendo Arti Oscure. Insomma, loro proverebbero a cambiarli, no? Non li abbandonerebbero di punto in bianco, non getterebbero alle ortiche anni di amicizia....-

-Era questo quello che stavi provando a fare? Volevi cambiarlo?-

-Volevo che scegliesse la strada giusta. Non me, non dico che la scelta fosse tra “me che sono nel giusto” e i “Mangiamorte brutti e cattivi”. Volevo che capisse... ma non lo ha fatto. E non posso più ignorarlo. Forse ormai siamo troppo diversi, abbiamo scelto le nostre strade.-

-Glielo dirai?- domandò Peter, annuendo.

-Per adesso credo rimarrò un altro po' qui a piangere, a essere onesti- sorrise triste Lily. -Quindi se potessi dirottare le ricerche mi faresti un piacere enorme... però sì- scrollò le spalle alla fine, -immagino che dovrò affrontarlo prima o poi.-

Peter saltò in piedi e tirò fuori la bacchetta per illuminarsi la strada.

-Potrei sempre dire che secondo me sei in cucina perché hai saltato la cena. Quasi nessuno ha mangiato... i loro stomaci li convincerebbero in fretta- ridacchiò, riflettendo. -Però promettimi che non rimani qua tutto il tempo, ok? Torna in sala comune, io li tengo fuori il tempo che ti serve per entrare senza clamori. E farò anche in modo che James ti lasci un po' in pace. Però... davvero, tirati su.-

-Grazie Peter- sussurrò Lily, protendendosi per abbracciarlo stretto.

-Quando vuoi- sorrise lui, salutandola e sparendo poi per il corridoio, la luce della bacchetta che si affievoliva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

Saaaaaaaaaaalve! C'è nesssssssssshuno?

Sono tornata, care carissime, e sono qui per restare :) ho già dei capitoli pronti e finalmente ho il tempo materiale per postarli :) quindi datemi il bentornato numerose!

Allora, bando alle ciance, passiamo al capitolo.

E' IL capitolo, almeno per ora, almeno dal mio punto di vista.

La parte centrale non è ovviamente mia, l'ho presa dall'Ordine della Fenice, aggiungendo qualcosina qua e là, ma non è di questo che voglio parlare: vorrei concentrarmi un attimo sui rapporti tra Lily e Severus. 

Allora allora, punto numero uno: il fatto che lui l'abbia chiamata "Sanguesporco" è senza perdono, per quanto mi riguarda. Non me ne frega una cippa di niente, non chiami nessuno così, soprattutto non la tua migliore amica (della quale tra l'altro sei anche innamorato... proprio furbo il ragazzo!). 

Punto numero due: Il fatto che l'abbia chiamata in quel modo di sicuro ha fatto porre fine alla loro amicizia ma, come ho anche scritto nel capitolo, è impensabile che tra i due andasse tutto a rose e fiori. Anche perché nei ricordi di Piton, vediamo come Lily non vedesse (scusate il gioco di parole) di buon occhio le frquentazioni dell'amico. E quindi è probabile (almeno dal mio punto di vista) che i rapporti tra i due fossero tesi. Non nel senso che litigassero di continuo, ma appunto Lily fosse scocciata dall'atteggiamento di Severus. 

Punto numero tre: il "sanguesporco" è quindi stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Lily è sbroccata definivamente e lo ha mandato a quel paese. Fine della storia tra i due, almeno secondo me. Poi io mi ritrovo molto in "questa" Lily così come ce la presenta la Row, forse perché appunto è simile a me: quando siamo amici ti do tutto, passo anche sopra a determinate cose... ma fammi qualcosa, e io ti cancello. Quindi non credo che Lily lo abbia mai perdonato. Forse ocn il tempo la rabbia si è attenuata (cosa normale), ma la delusione sarà rimasta sempre.

Cosa a parte: ho voluto far sì che fosse Peter a trovare Lily perché è sempre il Malandrino meno considerato, e poi avevo voglia di farli interagire tra di loro. Spero risultino convincenti e vi piaccia la mia scelta ;)

Okay, il papiro è finito ;) ma diciamo che mi era mancato il "chiacchierare" con voi e soprattutto su queste cose!

prossimo aggiornamento il 18 (sì care, due capitoli questa settimana!), vi aspetto numerose tra i commenti!

Un bacio immenso,

I.L.

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Capitolo 12
*** Summer 1976 - Newspapers and almost kisses ***


 

 

 

 

 

Dorcas Meadows e Alice Prewett che provano dei nuovi vestiti per l'estate

Scattata da hestia Jones, estate 1976

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-E di questo cosa ne pensi?- chiese Alice, entrando in camera scivolando sui calzini.

Hestia alzò distolse svogliatamente l'attenzione dal giornale che stava leggendo e inarcò un sopracciglio.

-Penso due cose: uno è che hai davvero perso troppo peso, potrei usare le tue gambe per mangiare cinese. E due, tesoro, sembra che tu abbia dimenticato i pantaloni.-

-Ma ci sono i pantaloni!- protestò la ragazza, alzando la maglia e mostrando gli shorts.

-Fidati, sembri in mutande- la congedò Hestia, tornando alle sue letture.

Si era abbonata alla Gazzetta verso la fine della scuola e tutte le mattine si prendeva mezz'ora per leggerla. Persino ora, persino in vacanza, mentre Dorcas ed Alice le sfilavano davanti, mostrandole i loro acquisti per il mare. Erano a casa della nonna di Dorcas, che si era detta disponibile ad ospitarle a patto che l'aiutassero con le pulizie. E la villa era enorme, così di libero rimaneva solo il fine settimana. Emmeline le avrebbe raggiunte quel pomeriggio insieme a Mary, le avrebbe accompagnate in auto la madre di quest'ultima. Marlene era andata a casa di Lily, poi sarebbero arrivate insieme alla fine della settimana seguente.

-E questo?-

Hestia lanciò un'occhiata a Dorcas.

-Non male. Ora, mi lasciate il tempo di leggere l'articolo?- sbuffò, facendo per accendersi una sigaretta, ma una ciabatta lanciata le fece cadere il pacchetto.

-Non fumerai, lasciando cenere ovunque, nella mia camera da letto- la rimproverò Alice, tornando nella stanza. -Poi, si può sapere che accidenti leggi di tanto importante?-

-Lo sai, vero, che esistono quelle cose chiamate giornali, oltre alle riviste di gossip?- rispose sarcastica Hestia, mostrando loro il Profeta.

-Qualcuno che conosciamo?- chiese Dorcas, improvvisamente più attenta, arrampicandosi sul letto e sbirciando da sopra la spalla della ragazza i titoli. Alice alzò gli occhi al cielo poi si unì a loro.

-Movimenti strani in Scozia- riportò Hestia, riassumendo l'articolo che stava leggendo. -Nelle Highlands...-

-Ma... questo vuol dire che le voci sui giganti erano vere- trattenne il fiato Alice, coprendosi la bocca con le mani. -Quello che già si diceva un anno fa...-

-Sono tutti dalla sua parte- annuì Hestia, seria. -E anche i Dissennatori, gira voce.-

-Cosa?- sobbalzò Dorcas. Alcuni di coloro che avevano aiutato i Mangiamorte che avevano attaccato il suo villaggio quando erano morti i suoi genitori erano stati catturati e spediti ad Azkaban, ma se la prigione non era più sicura...

-Guarda qua- le indicò il trafiletto Hestia, passandosi una mano tra i capelli corti neri.

Era preoccupata, più di quanto non volesse dare a vedere. Perché leggere scritto nero su bianco sul giornale nazionale queste cose era peggio che sentirlo di sfuggita mentre si cambiava aula tra una lezione e l'altra. Perché così era vero, non lo so si poteva di certo ignorare.

Pensò a suo padre, Purosangue babbanofilo, che si guadagnava da vivere come prestigiatore alle feste di compleanno dei bimbi del quartiere. Immaginò che questo potesse giungere alle orecchie di chi non avrebbe apprezzato, che quel qualcuno avrebbe potuto mandare degli uomini affinché la cosa finisse. Si figurò quelle feste di compleanno, piene di festoni e di bimbi che urlavano felici e si rincorrevano... poi l'arrivo dei Mangiamorte, più per divertimento che altro, lo strazio che avrebbero fatto di quei piccoli corpi e dei loro genitori... per non parlare di suo padre...

-Hestia... tutto bene?-

La voce di Dorcas la riportò al presente. Sapeva che, tra tutte le ragazze, Dorcas era quella che più di ogni altra poteva capire. Persino più di Emmeline, che pur si era sentita raccontare troppe volte di come era morta sua madre. Mel l'amava, baciava le sue lacrime... ma non poteva sapere cosa si provasse. Ed Hestia non avrebbe mai voluto che lo sapesse, l'avrebbe protetta con le unghie e con i denti. Qualcuno sopravviveva sempre alle guerre e lei avrebbe fatto in modo che quel qualcuno, almeno, fosse Emmeline.

-Stavo solo... pensavo. Scusate.-

-Proponevo di rimandare il mare a domani, se non te la senti. Quando ci saranno anche Mary e Mel. Così saremo di più...- spiegò Dorcas.

-In realtà ha anche aggiunto di chiamare i ragazzi- aggiunse Alice, sorridendo furba.

-Guarda che Frank non te lo da- la seccò Hestia, mentre Alice strabuzzava gli occhi e Dorcas scoppiava a ridere talmente forte da quasi cadere dal letto.

-Sei... sei...- balbettò Alice, le mani sulla bocca. -Fai schifo, ecco cosa! Ma si può parlare come parli tu?-

Hestia fece spallucce, Dorcas che ancora si contorceva, ormai a testa in giù, trattenuta dal cadere solo dalla ragazza, che le teneva strette le gambe.

-Scusa se io non sono una lady- la prese in giro Hestia.

-Non è questione di essere una lady- sbottò Alice. -È questione di decenza, e che piffero!-

-E che piffero?!- ululò Dorcas, questa volta finendo sul pavimento e sbattendo la testa, cosa che la fece ridere ancora di più. -E che piffero?!-

-Corbezzoli!- rise Hestia. -Non ti senti in colpa per quello che hai appena detto, Dama Alice? Io farei penitenza...-

-Prendimi pure in giro tu... e anche tu- intimò, affacciandosi dal letto e colpendo Dorcas con un cuscino. -Intanto almeno io lo ammetto che vorrei che i ragazzi venissero. Tu sbavi dietro a Remus da un anno e ancora non hai concluso nulla.-

-Io non sbavo dietro nessuno. Siamo solo amici- si imbronciò improvvisamente Dorcas, alzandosi in piedi, una mano sulla pancia e una alla testa.

-Qui di “solo amici” ci sono Mary e James. Perché lei va ancora irrimediabilmente dietro a Diggory e lui a Lily. Ehi, potreste mettere su un club dei cuori sfigati- propose Hestia, sorridendo a trentadue denti, prima di essere colpita a sua volta da un cuscino. -Che ho detto?-

-Dimentichi Marlene e Sirius- aggiunse Dorcas, che era tornata sul letto e ancora si teneva la testa. -Anche loro sono amici.-

-Ceeeerto, e io nel tempo libero allevo sono uno Snaso- commentò Hestia, mentre le altre due la fissavano con tanto d'occhi. -Merlino, ma sono l'unica che ha seriamente occhio per queste cose?-

-Sai, le persone senza cuore... hanno più tempo per osservare gli altri- ridacchiò Alice ed Hestia per un attimo temette di arrossire. Non avevano ancora deciso con Mel il da farsi, se dirlo alle altre oppure no.

-Comunque sei seria quando dici di Lenny e Sirius?- insistette Dorcas. -Perché io sono in stanza con lei da cinque anni e... niente, sai? Niente sospiri sospirosi, niente sguardi languidi... niente di niente.-

-E il fatto che dove sia uno è sempre l'altra non vi dice niente? Sai quanti scherzi lo ha aiutato ad organizzare, con la fissa che “avessero bisogno di un tocco femminile”? E poi c'è stata una sera, l'anno scorso, che sono rientrata tardi perché mi ero addormentata in biblioteca e... indovinate chi ho beccato in sala comune, vicino al camino?-

 

 

 

-Dici che così dovrebbe andare?- chiese Sirius, guardando dubbioso il foglio che lei gli aveva appena finito di scrivere.

Marlene annuì impaziente, strappandoglielo di mano e cominciando a spiegare.

-Si fa prima a trasfigurare i pantaloni in gonna, piuttosto che a sostituirli tutti. Ma lo sai quanti ragazzi Serpeverde ci sono?-

-No, cocca. Se no tu a cosa serviresti?-

Sirius le rivolse un sorriso smielato, abbandonandosi poi sulla poltrona. Erano ormai due ore che progettavano quello scherzo. Sarebbe stato l'ultimo prima di Natale, un bel ricordo da portarsi a casa... e il fatto che Marlene lo stesse aiutando di certo contribuiva alla cosa. Se ne stava accovacciata sul bracciolo della poltrona dove lui era seduto, una pergamena su cui appuntava le idee in una mano e uno strano aggeggio che chiamava “penna” nell'altra. Regalo di Lily, a quanto pareva, ma sembrava molto più comoda della piuma e dell'inchiostro.

Lo scherzo, in sé, era una cosa molto semplice, l'idea era venuta da un sogno di Peter: ragazzi con la gonna. Il seguito era facile immaginarlo...

-Ecco, questo incantesimo dovrebbe funzionare- disse Marlene, scostandosi un ciuffo biondo dal viso. -Ti ho aggiunto anche quest'altro- indicò, raccogliendosi i capelli e fermandoli con la penna.

-E che fa?-

-Glitter sui maglioni. Glitter rosa- gli sorrise furba, specificando.

Sirius le scoccò un bacio sulla fronte.

-Ma sei un genio! Altro che quei tre, tu sei l'unica degna Malandrina!-

Marlene ridacchiò e si sistemò meglio sulla poltrona, allungando le gambe su quelle di Sirius.

-Lo so, senza di me non sareste niente...-

-Be'... ognuno ha la sua utilità... per esempio, Remus è un genio a trovare buchi nelle regole- disse, giocherellando con i capelli di lei. Erano vicini, molto vicini... se si fosse trattato di qualsiasi altra ragazza, avrebbe sicuramente provato a baciarla. Ma era Marlene, la sua Marlene, la ragazza degli scherzi...

-Buchi nelle regole?- chiese lei, evidentemente ignara del piccolo dibattito che si stava discutendo nella testa di Sirius.

-Sì, insomma... vede quanto in là possiamo spingerci senza però essere espulsi.-

-E bravo Lupin!- rise Marlene, poggiando la testa sulla spalla di lui. -Anche perché essere fuori da qui... io non riesco a pensarlo. E non solo per la guerra, ma parlo proprio di perdere tutto questo... non credo che ce la farei...-

Sirius continuò a passarle la mano tra i capelli, sciogliendoglieli.

-Se poi avessi una famiglia come la mia...- sussurrò lui, lo sguardo catturato dal fuoco e dalle sue lingue. Doveva essere quasi mezzanotte, ma non era stanco. Gli piaceva stare lì, sentire il peso di Marlene sulle sue gambe, i suoi capelli fini tra le dita, il tepore del fuoco... ed era anche facile parlare, con lei. Parlavano di scherzi, inventavano nuovi incantesimi e modi per prendere in giro i Serpeverde... ma potevano discutere anche di cose serie, come la guerra o la famiglia di Sirius. Per un attimo, si chiese cosa sarebbe successo se Marlene fosse stata la sua ragazza. E non una ragazza così, come quella Kate con cui era uscito ma che aveva abbandonato da Mielandia perché aveva visto che da Zonko erano arrivati dei nuovi scherzi e non poteva assolutamente perderseli. Con Marlene sarebbe stato diverso... l'avrebbe portata con sé, avrebbero riso... le avrebbe forse persino fatto incontrare Felpato, di lei si poteva fidare...

-Lo sai, vero, che se venissi espulso davvero non ti lasceremmo mai in quel buco di posto?-

La voce di Marlene lo fece tornare al presente. No, erano amici. Punto e basta. Con lei si sentiva così solo perché non era la classica ragazza tutta fiocchetti e risatine sciocche e sospiri. Era come Mary per James, ecco.

-E perché no?-

-Be', perché sicuramente o io, o James, o Remus, o Peter verremmo espulsi con te per lo stesso motivo. E gli altri sarebbero fuori il giorno dopo. Non ti libererai mai di noi- gli strizzò l'occhio.

-E che faremmo?-

-Con la barca di soldi che ha James? Gireremmo il mondo. Andremmo ovunque!- proclamò entusiasta.

-Sempre ammesso che i Potter gli diano accesso ai fondi, se lo cacciano...-

-Uh, che noia che sei!- lo riprese Marlene, dandogli un buffetto in testa, facendolo ridere.

-Ok, ok, ok. Allora, dove ti piacerebbe andare?-

Marlene ci pensò su, sistemandosi meglio su Sirius.

-Qualche posto tropicale... oppure il Sud America- disse alla fine, la voce sognante.

-Figo- convenne lui. -Mi ci vedo a stare su una spiaggia tutto il giorno, oppure a visitare città con voi. Mi piace, andata.-

-Quindi abbiamo un piano B nel caso, dopo domani, ci caccino?- chiese lei, porgendogli la mano. Sirius la strinse con forza, ridendo.

-E che piano B sia- convenne, così vicino al suo viso che quasi sarebbe potuto entrare nei suoi occhi. -Già...- mormorò, imbambolato.

Stava per commettere quella che già considerava la follia più grande della sua vita, quando il buco del ritratto si aprì e una Hestia dall'aria poco sveglia emerse, i libri sotto braccio e i segni della piuma d'oca sulla guancia.

-Qualsiasi cosa io abbia interrotto, fate finta che non ci sia- borbottò, schermandosi lo sguardo con una mano. -Io vado di sopra. A domani.-

Marlene saltò in piedi in un nano secondo.

-Aspetta, vengo anche io- la trattenne. -'notte Sirius- lo salutò, leggero bacio sulla guancia, prima di sparire su per le scale.

E lui rimase fermo, davanti al camino, le dita che ancora sfioravano dove lei aveva posato le labbra.

 

 

 

-Quindi tu dici che si stavano per baciare?- trillò Alice, la voce così acuta che avrebbe potuto rompere i vetri.

-Lei non lo so, ma lui sembrava piuttosto per la quale- storse il naso Hestia, finito il reso conto.

-Io sapevo dell'altro... ma questo è decisamente meglio- ghignò Dorcas.

-Che altro?- chiesero contemporaneamente le altre due, facendo scoppiare a ridere la ragazza.

-Signorina Jones, mi stupisco di lei! Interessarsi ad argomenti così bassi come il gossip tra amici!- disse, in una perfetta imitazione della McGranitt.

-Fai poco la saputella e dici che altro sai- tagliò corto Alice, brandendo di nuovo il cuscino come arma.

-Oh, niente... sapete del patto tra Mary e James, no?-

-Quello secondo il quale se, a vent'anni, saranno ancora single e non avranno neanche una chance di conquistare la persona dei loro sogni, si sposeranno?- chiese conferma Alice.

-Proprio lui. Be', so che ne hanno fatto uno simile anche Marlene e Sirius. Solo che loro lo hanno fatto prima, a quello che ho capito. Tipo che gli altri due li hanno copiati o simile- spiegò Dorcas. -Per quello credevo che non potesse esserci nulla di serio tra i due. Insomma, questo è il genere di cose che decidi con il tuo migliore amico quando sei ubriaca e particolarmente giù, no?-

-Be', serio con qualcuno come Sirius e Marlene...- rifletté Hestia. -E vi prego, nessuna battuta tra “serio” e “Sirius”. Lui ne fa già abbastanza...-

-Secondo me sarebbero carini insieme.-

-Ti dispiace se non prendiamo sul serio, vero Alice cara? Insomma, tu sei convinta di sposare Paciock...- disse Hestia, facendo ridere Dorcas.

-Oh, mi sa che devo togliere qualcuno dalla lista degli invitati- replicò sarcastica la ragazza. -Meno uno. E tu attenta, Meadows, che sei a rischio!-

Poi il suono di un clacson fece letteralmente saltare Hestia giù dal letto e scattare fuori dalla stanza, gridando qualcosa sul fatto che Emmeline e Mary erano arrivate.

-Quella là non ce la racconta giusta...- rifletté Alice, Dorcas che annuiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

Ed eccomi qua, gentili donzelle. Chiedo venia a TakeMeToWonderland, ancora niente puro angst, ma ce ne sarà un'assaggio nel prossimo capitolo... non dico di più, non che ci sarà un personaggio che non vi sareste mai aspettate di trovare dove l'ho messo ;)

Tornando al capitolo, abbiamo un piccolo piccolo assaggio del rapporto tra Marlene e Sirius -che comunque verrà approfondito più avanti!- e un accenno alla guerra che continua. Il padre di Hestia me lo immagino un po' alla Arthur Weasley, con un lato ancora più giocherellone e che adora i bambini!

In questo capitolo ho volutamente mischiato un pochino i gruppi. Lily non compare, ma il prossimo capitolo e dal suo POV, quindi scoprirete anche come ha reagito alla "rottura" con Piton.

Okay, direi che questo è quanto, non ho davvero molto da dire su questo capitolo, chiedo venia :)

Il prossimo aggiornamento sarà o il 24 o il 26. O proprio alla brutta il 27, dipende dal se ho il wi fi funzionante in albergo (sììììì vacanze anche per me!!!)

Un bacione a tutte quante,

I.L.

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Capitolo 13
*** Summer 1976 - Premonitions ***


 

 

 

 

Hestia Jones, Alice Prewett, Lily Evans, Emmeline Vance, Dorcas Meadows e Marlene McKinnon a una fiera babbana,

Scattata da Mary mcDonald, estate 1976 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Dai, su, stringetevi che se no non ci state!- sbuffò Mary, saltellando da una piede all'altro.

Le ragazze scrollarono le spalle e si misero di nuovo in posa.

-Cara, sei sicura che non siamo contro sole?- le fece notare Alice, indicando la luce alle loro spalle. Mary la guardò come se avesse appena ricevuto l'illuminazione, le fece girare tutte, sistemandole poi con forza.

-Tu, mettiti qua... Lily, Lily, no... mettiti vicino ad Hestia, che siete le più basse, qui al centro... ecco... Dorcas, lo sai che non si paga di più a sorridere, vero? Ecco, da brava... Mel, tesoro, stare dritti? E... quegli occhiali da sole dovete proprio tenerli?- concluse, inginocchiandosi e controllando l'inquadratura.

-SI!- ruggirono all'unisono le ragazze.

-Mary, è il 20 di agosto... c'è parecchio sole. E io ai miei occhi ci tengo. Ora, scatta quella foto oppure te la faccio ingoiare, quella macchina fotografica- borbottò Hestia, ancora annoiata dal commento sulla sua altezza. -E poi mi voglio fumare una paglia e andare sull'orto-volante.-

-Otto-volante- la corresse Emmeline.

-Quello che è... mi sembra l'unica giostra che non faccia completamente schifo...-

-Meno chiacchiere e più sorrisi!- le riprese zuccherosa Mary.

-Ricordatemi chi le ha regalato quella macchina fotografica?- sibilò Lily.

-James- gemette Dorcas.

-Fantastico, ora ho un motivo in più per volerlo uccidere...-

Non lo vedeva da quelli che le sembravano secoli e la cosa le piaceva particolarmente. Anche se la scuola sarebbe ricominciata da lì a dieci giorni, e allora... Le aveva scritto, quell'estate. Qualche lettera che lei aveva puntualmente bruciato, fino a quando James, probabilmente intuendo l'antifona, aveva smesso. Anche se doveva ammettere che vedere sua sorella che si paralizzava ogniqualvolta un gufo atterrava sulla tavola da pranzo era piuttosto divertente... Ma non lo avrebbe mai perdonato, così come non avrebbe mai potuto perdonare Severus. Ok, probabilmente non era tutta colpa di Potter se la loro amicizia era finita, ma di certo le aveva dato il colpo di grazia. Se solo non fosse stato l'idiota che era... in certi momenti l'aveva persino trovato buffo, simpatico... addirittura gli scherzi che le aveva fatto li aveva ritenuti spassosi... Ma aveva un ego enorme e la brutta abitudine di lanciare incantesimi a caso. No, decisamente non potevano funzionare.

Aveva rincontrato Severus. Era stata una cosa casuale, prima che arrivasse Marlene a casa sua. Era andata al supermercato per sua madre e lui era lì, a fare la spesa a sua volta. Quando l'aveva vista, era diventato rosso ed era scappato via, senza darle nemmeno il tempo di ragionare. Ma di una cosa era certa, non lo avrebbe mai perdonato, era come gli aveva detto: ciascuno aveva scelto la propria strada.

-Allora, che facciamo?- chiese Mary, mettendo via la macchina fotografica e facendola tornare al presente. Non si era accorta che avesse già scattato.

-Magari l'otto-volante non ora che abbiamo appena mangiato...- disse Dorcas.

-Propongo qualcosa di più soft- annuì Marlene, mentre Hestia si accigliava, accendendosi una sigaretta.

-Basta che non siano robe come il tunnel dell'amore, eh- le ammonì, mentre Emmeline la prendeva per mano e le rubava un tiro.

Lily le guardò e sorrise... credevano che loro non se ne fossero accorte... oh, erano così chiaramente innamorate l'una dell'altra ed erano così belle a vedersi...

-La casa degli orrori?- propose Alice.

-Così ci rimani secca? Guarda che non c'è Paciock che ti salva- arricciò il naso Hestia, facendole ridere tutte.

-Ruota panoramica?- disse Lily, notandola alla loro destra, mentre Mary storceva la bocca. Poi la vide illuminarsi.

-Ragazze, dopo prometto che non rompo più le scatole per mesi e mesi...-

-La premessa mi piace- ghignò Marlene.

-... ma là leggono i tarocchi. Vi prego, vi prego, vi prego! Ci possiamo andare?- implorò, guardandole una a una. -Giuro che dopo possiamo anche passare il pomeriggio sull'otto-volante!-

-Taromanzia?- chiese Dorcas. -Ma non sono seri, vero? Insomma, è una fiera babbana...-

-Oh, perché invece il professor Tiresia ci azzecca sempre, vero?- rise Alice.

-Ehi, non distruggere i sogni di gloria di James. Lui ci crede davvero che finirà con Lily- la rimproverò per finta Emmeline.

-Comunque io ci sto- disse inaspettatamente Hestia.

-Lo dici solo perché ha detto che poi non romperà più- commentò, ridendo Marlene.

-Sta bene anche a me. Almeno mi sentirò dire qualcosa di diverso, si spera- disse Lily.

-Oppure dirà che c'è un bel moro con gli occhiali nel tuo futuro e allora niente mi tratterà dallo scrivere a James- trillò Mary, felice come mai, trascinandole tutte.

 

 

 

 

 

 

La tenda dove entrarono era talmente piena di fumo che, per un attimo, Lily trovò difficoltoso respirare e vedere. Ma era anche piacevole trovarsi in un luogo così intimo dopo il caos che regnava alla fiera.

Al centro c'era un tavolino con uno sgabello e una sedia di legno dallo schienale molto alto, un piccolo braciere che sprigionava l'odore dell'incenso. Un paio di torce contribuivano all'atmosfera ancora più fumosa, ma anche mistica. Per un attimo, Lily riuscì a capire cosa affascinasse tanto Mary di quel mondo fatto di previsioni e incertezze.

Una ragazzina comparve da chissà dove, vestita di mille colori. Aveva i capelli ricci e voluminosi, occhiali spessi come fondi di bottiglia e un'aria famigliare, ma fu solo quando cominciò a parlare e a gesticolare che Lily la riconobbe: Sibilla Cooman, Corvonero più giovane di loro di un paio d'anni. La conosceva di vista, ogni tanto Mary aveva scambiato quattro chiacchiere con lei e infatti, quando l'aveva vista, aveva lanciato un urletto e le era letteralmente saltata al collo.

-Sibilla, ma che bello vederti!- esclamò, staccandosi. -Che ci fai qui?-

-Pongo il mio Occhio Interiore al servizio di questa comunità- rispose la ragazza, la voce velata e distante. -Sapevo, ovviamente, che sareste arrivate. Benvenute, accomodatevi.-

-Sai leggere i tarocchi?- chiese Hestia scettica, incrociando le braccia. -Non è una cosa che insegnano a scuola...-

-Non c'è nulla da imparare, quando si possiede la Vista- ribatté Sibilla, leggermente piccata.

-E non c'è nulla da perdere a predire falsità ai babbani- commentò sempre Hestia, mentre Mel le dava una gomitata, sibilandole di fare silenzio e di non essere maleducata.

A Lily scappò un sorriso. Probabilmente Sibilla aveva avuto bisogno di soldi extra e lavorare in quella fiera era la soluzione più semplice. Certo, non era una cosa molto onesta, ma peggio per quelli che ci credevano. Tra tutte loro, l'unica che aveva seguito seriamente Divinazione ad Hogwarts era stata Mary. Marlene e Dorcas avevano passato le lezioni a ridere delle predizione del professore Tiresia su lei e James, Hestia ne aveva spesso approfittato per recuperare sonno arretrato, Emmeline disegnava ed Alice faceva, a vuoto, gli occhi dolci a Frank Paciock, sempre impegnato a chiacchierare fitto con i gemelli Prewett e Amos Diggory. Alla fine, nessuna di loro aveva deciso di continuare a seguirla, tranne Mary.

-Puoi cominciare da me?- chiese Mary, ignorando i musi lunghi delle ragazze e sedendosi sullo sgabello, lanciando a Sibilla un sorriso incoraggiante.

Quella, ancora piccata, si sedette sdegnata. Chiuse gli occhi un attimo, poi ricominciò a parlare, la voce velata come all'inizio.

-Molto bene. Se voi volete assistere, non ci sono problemi. Ma non voglio che parliate, per quando sconvolgenti le previsioni saranno- mise in chiaro, cominciando a mescolare il mazzo. -Allora, Mary, dimmi... cosa vuoi chiedere alle Carte?-

La ragazza si morse un labbro, pensierosa.

-Il futuro. Cosa mi riservano i prossimi anni.-

Hestia alzò gli occhi al cielo, ma si trattenne.

-Molto bene- disse Sibilla, porgendole il mazzo da tagliare. Una volta che riebbe le carte, ne estrasse due e le posizionò sul tavolino. Quando fece per girarle, tutte le ragazze si avvicinarono e trattennero il respiro, persino le più scettiche. Sibilla le scoprì dal lato e sospirò.

-Che c'è? Che è?- si allarmò Mary, guardando preoccupata la ragazza di fronte a lei.

Su una delle due era rappresentata una donna seminuda, racchiusa all’interno di una ghirlanda ovale e con una gamba leggermente piegata, tiene in mano una o due bacchette magiche. Agli angoli della carta apparivano invece i simboli dei quattro evangelisti: un angelo (Matteo), un leone (Marco), un toro (Luca), e un’aquila (Giovanni). E c'era anche una scritta: MONDO.

Mary la studiò con occhio critico.

-Cosa significa?-

-E' una delle carte più positive del mazzo, rappresenta la purezza e l'armonia. Raggiungerai la serenità interiore, se già ora non la possiedi, e godrai di ciò che hai.-

Poi spostò l'attenzione sulla seconda carta e quando la girò lanciò un grido talmente acuto che persino Hestia si preoccupò, prendendo d'istinto la mano di Emmeline, che la strinse forte.

-Quella è... quella che credo che sia?- chiese Alice, pallida in viso.

-La Morte- annuì Sibilla, la voce che le tremava. -Ed è rovesciata, quindi non c'è altro modo per interpretarla. È la Morte, Mary, la tua morte...-

La ragazza sia alzò tremante dallo sgabello, senza riuscire a staccare gli occhi dalla carta.

-Ma non è possibile...- sussurrò.

-Magari ha a che fare con lo scontro che hai avuto con Mulciber- tentò di rassicurarla Lily. -Forse è riferita al passato e non al futuro...-

Ma Sibilla scosse la testa.

-È quando siete entrate che l'ho percepito: su di voi grava una terribile minaccia. Non so quando... non so come... ma arriverà. La Morte arriverà per voi...-

-Che mucchio di stronzate!-

La prima a riaversi fu Hestia.

-Ovvio che moriremo, siamo esseri umani, non immortali! Vediamo cosa predici per me- la sfidò, sedendosi sullo sgabello dove era stata Mary fino a poco prima. Emmeline le lanciò un'occhiata preoccupata, ma non disse nulla. Sapevano tutte che quando Hestia si metteva in testa una cosa era impossibile dissuaderla.

-Bene, vuoi sapere anche tu il tuo futuro?- le chiese Sibilla, la voce gelida.

-Sì- rispose, tagliando il mazzo e osservandola mettere due carte sul tavolino.

Quando la girò, la prima rivelò una giovane e bella donna che, senza fatica, spalancava le fauci a un leone.

-Questa è la Forza- spiegò. -È la forza bruta che viene vinta dall'intelligenza. Maturerai, Hestia Jones, e imparerai, anche a tue spese, che non sempre è con la forza che si trionfa.-

Poi girò la seconda, dove era rappresentata una donna completamente nuda, chinata sulle sponde di un lago o di un fiume, che versava il liquido contenuto in due vasi nell’acqua.

-Le Stelle- riprese Sibilla, -un'altra carta positiva.-

-Sembri delusa- la prese in giro Hestia.

La ragazza la fulminò con lo sguardo e riprese la sua predizione.

-Dopo l'orrore, troverai la gioia e la felicità. Non si parla di un qualcosa di materiale, ma sarai comunque appagata e felice.-

-Dopo l'orrore?!- sollevò un sopracciglio Hestia, internamente felice e sollevata delle parole dell'altra. -Dovevi proprio aggiungerlo un particolare scabroso, vero? Altrimenti non eri felice...-

-Sono le Carte a parlare, io ne sono solo l'interprete- la freddò, invitandola ad alzarsi con un cenno del capo. -Ora, volete che faccia le carte a qualcun altro, oppure posso ritirarmi?-

Con somma sorpresa di tutti, fu Lily a farsi avanti. Non aveva idea del perché lo stesse facendo, quasi le sue gambe si fossero mosse da sole. Ma tutto quello l'aveva incuriosita. E poi, magari le avrebbe predetto qualcosa di bello come era successo ad Hestia...

Prese posto e tagliò il mazzo, mentre le altre trattenevano il fiato curiose. Dopo le ultime parole di Sibilla, nonostante il sarcasmo di Hestia, erano meno propense allo scherzo.

La prima carta, rovesciata, rappresentava un uomo che sarebbe stato appeso a testa in giù, se la carta fosse stata al dritto. Appeso per un piede, il volto imperturbabile, sopportava la sua tortura.

Sibilla aveva il volto di pietra e scrutava ora Lily ora la carta.

-È rovesciata, mi dispiace ma c'è un solo modo per interpretarla. Se fosse stata dritta avrei potuto pensare...-

-Dimmi cosa significa- le mise fretta la ragazza.

-Sacrificio. Ma non è detto che sia negativo, dobbiamo ancora vedere la seconda carta... potrebbe essere inteso in qualsiasi senso... metaforico, per esempio- disse, mentre girava la seconda carta.

Quando la vide, Lily si sentì mancare. Era un gioco, lo sapeva. Quelle carte non volevano dire nulla, ne era certa... eppure...

-La Morte- disse Sibilla, la voce che le gracchiava. -Non ci sono dubbi. Morirai e sarà perché ti sacrificherai per qualcuno che ami. Spero solo ne varrà la pena...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

Imploro. Il. Vostro. Illustrissimo. Perdono.

Lo so, avevo detto che avrei aggiornato prima... ma non ce l'ho fatta. Prendete un wi.fi con la connessione scadente in hotel e aggiungete una buona dose di pigrizia estiva (in più sto anche scrivendo un'altra storia... l'ennesima....)... insomma, vi devo mille e mille scuse. Oltretutto perché questo capitolo conta anche come aggiornamento per questa settimana, essendo a metà tra la scorsa e questa qua. E in più non posso promettervi di riuscire ad aggiornare la prossima settimana ancora... Okay, faccio abbastanza schifo. Quello che vi posso dire, è che dal 9 al 23 dovrei essere in un posto con il wi.fi. Proverò a pubblicare, dico davvero. Alla brutta ci si sente a fine agosto ;(

Passando a cose più liete (mica tanto), il capitolo. 

Spero che la "mia" Cooman vi piaccia. per quanto qui abbia circa tredici anni o poco più, l'ho immaginata poco diversa dalla sua controparte adulta. Magari qui è addirittura più spocchiosa... insomma, avevo in mente di scrivere un capitolo con una cartomante (per mettere indizi sul futuro delle ragazze  e soprattutto perché la foto mi aveva ispirato una cosa del genere) e quando ho visto che la Cooman aveva frequentato Hogwarts negli anni dei Malandrini... la cosa è venuta da sola, ecco. 

Hestia è moooolto molto scettica in questo capitolo, ma diciamo che 1) rientra nel suo carattere, 2) mi serviva una controparte per Mary, fin troppo entusiasta. 

Lily, questo è sempre un suo POV, sembra abbastanza disinteressata alla vicenda accaduta con Severus... vi assicuro che non è così. Semplicemente ha deciso di pensare ad altro, che la loro amicizia era destinata al fallimento da tempo e quindi bona lè (come si dice dalle mie parti). Basta crucciarsi con cose che non si possono cambiare. 

 

Okay, questo è quanto. Ripeto che non so quando potrò aggiornare, magari tenete d'occhio gli aggiornamenti e il mio profilo Facebook Inathia Len, per eventuali notizie ;)

Un bacione immenso,

I.L.

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Capitolo 14
*** Winter 1976 - Hogsmeade is a dangerous place to go with a friend ***


 

 

 

Dorcas Meadows e Marlene McKinnon che indossano maglioni identici

Scattata da JAmes Potter, inverno 1976



 


 

 

Una gita a Hogsmeade, a volte, era quello che ci voleva. Soprattutto quando era il tuo migliore amico, a proportelo. Marlene calciò un cumulo di neve, -aveva nevicato presto, quell'anno-, e rise di gusto, quando vide Sirius scivolare sul ghiaccio.

La High Street era piena di studenti imbacuccati in sciarpe e capelli, stretti nei mantelli e con bevande calde in mano. Era stranamente freddo e Marlene si convinse a non pensare ai Dissennatori. Non era colpa loro, non era vero che avevano lasciato la guardia di Azkaban, come aveva letto Hestia sulla Gazzetta qualche giorno prima.

-Mia dama, sono tuo fino a pranzo. Poi devo tornare al castello- le disse Sirius, prendendola a braccetto, mentre metà della popolazione femminile del villaggio uccideva con lo sguardo Marlene e l'altra metà sveniva.

-Castello? Oh, ma certo! Come sta Remus?- chiese.

Ancora non era riuscita a verificare la teoria di Hestia e Dorcas, secondo la quale Remus era un lupo mannaro. Certo era, che anche quel mese si era sentito male in corrispondenza con la luna piena e la scusa del pericolosissimo coniglio poteva spaventare quelli del primo anno, di certo non lei.

-Lo sai com'è fatto- scrollò le spalle il ragazzo. -Viene a nevicare neanche mezzo pomeriggio e quello scemo si becca la febbre.-

Marlene gli diede un coppino, poi scoppiò a ridere.

-E hai lasciato gli altri con lui?-

-C'è Peter, facciamo dei turni perché Poppy dice che tutti insieme facciamo troppo casino.-

-Ma non mi dire- lo prese in giro. -E James?-

-Da qualche parte con Mary, se non sbaglio. Credo stia cercando un regalo per Lily, ancora lei non gli parla...- storse il naso. -Insomma, è una cara ragazza, ma quando si tratta di James proprio non ragiona. Con Peter è uno zucchero, con Remus non ne parliamo... da quando ha scoperto la mia situazione famigliare è persino molto gentile anche con me...!-

-Lo sai che colpevolizza James per quello che è successo tra lei e Piton. Anche se non è colpa sua, lo so- aggiunse, vedendo che il ragazzo stava già partendo in quarta.

Entrarono ai Manici di Scopa e trovarono un posto libero al bancone. Marlene si sedette e ordinò per entrambi, mentre Sirius rimase in piedi. Nonostante fosse sullo sgabello, la ragazza era comunque più bassa di lui. Era cresciuto parecchio durante l'estate...

-Ma James le ha scritto anche un mucchio di lettere, scusandosi... sai, credo che, se continuerà così, finirà per non fare scherzi con noi e Silente lo nominerà Caposcuola l'anno prossimo. Scommettiamo che me lo rovina?-

-Ma quanto sei scemo...- ridacchiò Marlene. -E poi, magari mettere la testa a posto gli farà solo bene. Per adesso, credo che dovrebbe accontentarsi dell'indifferenza di Lily. Almeno non si scannano più un giorno sì e l'altro pure, no? Diamo tempo al tempo...- disse, passando la Burrobirra al ragazzo, che bevve tutto in un sorso, pulendosi poi i baffi di schiuma con la manica della giacca. -Tu, piuttosto, stai sempre dai Potter?-

-Mia cara, quella casa è un albergo e la signora Potter fa i biscotti più buoni dell'universo- esclamò Sirius, mentre pagava e riprendevano il loro pellegrinaggio per le strade. -Giuro, avrò preso almeno tre chili, da questa estate... comunque sì, è la pacchia. Nessuno che mi urla contro, nessuno che mi insulta, o che mi obbliga a partecipare a orribili feste... Però, ho lasciato un regalino prima di andarmene- ghignò, tirandosi più vicina Marlene. -Incantesimo di Adesione Permanente- sussurrò, gli occhi che gli brillavano.

-Vuoi dire che tutti i poster che avevi...-

-Staranno là per sempre- rise, trascinando Marlene con sé.

Era bello vederlo così allegro e spensierato. Erano poche le occasioni che avevano per stare davvero soli, loro due, a parlare di tutto e di niente. C'era sempre la scuola di mezzo, o le scaramucce tra James e Lily (anche se erano calate drasticamente)... e la guerra. Molti studenti non erano tornati da dopo le vacanze estive e lo Smistamento era stato incredibilmente breve: c'erano solo tre nuovi Grifondoro, tutti maschi. La scuola era sempre più deserta e quei pochi studenti che c'erano evitavano di girare per i corridoi da soli, soprattutto i più giovani, terrorizzati dall'idea di qualche attacco anche tra le mura. Quello che era successo a Mary la primavera dell'anno scolastico scorso era più la regola che l'eccezione: Serpeverde che colpivano le altre tre case a casaccio, Grifondoro che si univano ai Tassorosso e ai Corvonero per rispondere al fuoco e si ingegnavano per fargliela pagare...

Non era un bell'ambiente, ma ciò che li aspettava fuori era ancora peggio.

-Tu ci pensi mai a cosa faremo dopo?- chiese, prendendogli distrattamente la mano mentre camminavano.

-Intendi praticamente o filosoficamente?-

-Filosoficamente.-

-Allora penso andremo a pranzo- ghignò Sirius, sciogliendo la mano da quella di lei e lanciandole della neve, infilandogliela tra il mantello e la pelle. Marlene lanciò un gridolino e poi rispose al fuoco, ma si inciampò nella propria sciarpa chilometrica e cadde per terra. Il ragazzo si avvicinò per aiutarla a rialzarsi, ma lei lo trascinò giù con sé e rotolarono per la scarpata che portava alla Stamberga Strillante, in un cumulo di risate e urla.

Si districarono piano, sempre ridacchiando e si spazzolarono la neve dai vestiti bagnati. Sirius, con un getto d'aria calda, li asciugò togliendosi poi il mantello per far sedere entrambi, rimanendo in maglione. Represse un brivido e lasciò lo sguardo vagare sulla distesa bianca, poggiando la testa sulla spalla di Marlene.

-Oh, ma che bello spettacolo!-

-Già, davvero davvero deprimente.-

Fu Marlene la prima a voltarsi, la mano già alla bacchetta. Aveva riconosciuto quelle voci, le avrebbe riconosciute ovunque: sulla collina dalla quale erano appena rotolati, Mulciber e Avery li osservavano con un ghigno storto sul viso. Erano cugini di chissà quale grado, ma in fondo tutte le famiglie di Purosangue lo erano, e avevano la stessa aria sinistra, ma le somiglianze finivano lì. Malcom Mulciber somigliava più a una scimmia che a un essere umano. Nero come un gorilla, con la stessa intelligenza di un primate, aveva anche gli occhi piccoli e vicini, le braccia sproporzionate rispetto al corpo e portava i capelli tagliati quasi a spazzola. Jonathan Avery, invece, possedeva quella grazia e quell’eleganza che contraddistingueva anche Sirius, ma sul Serpeverde aveva tutt’altro effetto. I suoi occhi verdi scintillavano malvagi, i capelli biondi raccolti in una morbida coda lo facevano assomigliare a un damerino d’altri tempi. Li raggiunse un terzo ragazzo e Marlene poté quasi sentire il cuore di Sirius schizzargli in gola, il sangue arrivare al cervello troppo in fretta. Era Regulus, che mise le braccia sulle spalle degli altri due. Nonostante fosse più piccolo di un anno, sembrava il capo. E li osservava come un serpente scruta la propria preda prima di attaccare.

-Cercate la casa dei vostri sogni?- chiese il giovane Black, facendo scoppiare a ridere gli altri due in maniera sguaiata. –Peccato, McKinnon… per te nutrivamo ancora delle speranze…-

La ragazza scattò in piedi.

-Solo perché la mia è una famiglia di Purosangue, non credere che… siete voi la feccia- sibilò, mentre Sirius si alzava a propria volta e si metteva alle sue spalle. Avevano già combattuto insieme, ma non era mai stato nulla di serio. Una scaramuccia nei corridoi, un paio di colpi a lezione… mai si erano trovati in una situazione del genere. All’aperto, soli e in inferiorità numerica.

-Ma guardali- sorrise mellifluo Jonathan Avery, rigirandosi la bacchetta tra le mani quasi con fare noncurante. –Avete davvero intenzione di battervi contro di noi?-

-Scelta decisamente poco saggia- convenne Regulus Black, annuendo, quasi stesse seriamente soppesando la cosa. –Ricordami quante volte tu o Malcom siete stati sconfitti in un duello?-

-Mai- ringhiò Mulciber.

-Precisamente. Ora, fratello caro… o dovrei dire ex-fratello?- continuò Regulus Black, mentre Sirius stringeva i denti e la presa sulla bacchetta. Marlene gli lanciò un’occhiata d’avvertimento. Se dovevano attaccare, l’avrebbero fatto insieme. Niente mosse avventate.

-Perché non andate a farvi un giro?- disse Marlene, gli occhi che le fiammeggiavano. Per una volta che si stavano godendo la giornata, che Sirius era felice e tranquillo… quell’idiota di Black doveva rovinare tutto.

-Ma perché stare qui con voi è mille volte più divertente- rise Jonathan Avery, come se la domanda fosse assolutamente stupida e inutile. –Ora, con chi dei due cominciamo? Sono entrambi feccia, traditori del proprio sangue e amici di SangueSporco…-

-Prima le signore- ghignò Mulciber.

-Sai, Malcom? Tu parli poco, ma quando lo fai dici cose molto sensate. Ovvio che prima ci occuperemo della signora- sorrise Regulus, impugnando la bacchetta seriamente e puntandola verso Marlene. Stava per pronunciare l’incantesimo quando Sirius si parò davanti alla ragazza, proteggendola con un braccio e puntando l’altro verso il fratello.

-Non ti azzarda…- ma non fece in tempo né a finire la frase, né a evocare un Incantesimo Scudo, che un lampo di luce lo spedì a qualche metro di distanza, facendolo atterrare sul tronco di un albero in mezzo alla neve.

-SIRIUS!- gridò Marlene, facendo per corrergli in contro. Era pallido, sembrava aver perso conoscenza e del sangue gli colava sul viso da un brutto taglio sulla fronte. Ma Jonathan Avery la immobilizzò con uno svogliato movimento del polso.

-E ora, mia cara, Crucio!- sibilò Regulus Black, avvicinandosi piano e tenendola sotto tiro.

Il corpo di Marlene prese a tremare e lei si sentì morire, tanto era il dolore. Era come se ogni singolo arto fosse esposto a una fonte di calore altissimo, come se la neve e il bosco fossero scomparsi, sostituiti da un’enorme fornace. Provò a urlare, ma nemmeno quello le riuscì. Non vedeva nulla, non sentiva nulla, c’era solo il dolore…

Poi, veloce com’era arrivato, il tutto scomparve. Si ritrovò a carponi sul terreno, gli abiti bagnati e il vento freddo che le sferzava il viso. Girò piano il volto e vide che Sirius non aveva ancora ripreso conoscenza. Il cuore le schizzò in gola, una paura folle si impadronì di lei.

Mentre i tre Serpeverde erano distratti, corse dal ragazzo e gli si inginocchiò accanto.

-Sirius… Sirius mi senti? Sono Marlene… ti prego… svegliati… Sirius- sussurrò, spostandogli i capelli sporchi di sangue e pulendogli la fronte col mantello.

-Credi forse che abbiamo finito?-

La voce di Regulus Black la raggiunse alle spalle e un altro incantesimo la costrinse ad alzarsi in piedi. Ma non voleva, non voleva lasciare Sirius…

-Lasciaci andare, Black- disse, lottando contro la forza che la tratteneva. –Non vedi che sta male? Potrebbe essere qualcosa di grave…-

Una strana ombra passò negli occhi del ragazzo e Marlene sperò di essere riuscita a mettere a segno un colpo. Ma poi lo sguardo di Regulus Black si indurì e di nuovo la Maledizione Cruciatus la costrinse a piegarsi e a contorcersi tra la neve.

-Non dirmi mai cosa fare, sgualdrina- le sibilò lui, dandole anche un calcio. –Nessuno mi dice cosa fare, meno che mai una puttana traditrice del proprio sangue, che perde il suo tempo a preoccuparsi di altrettanti traditori. Sono stato chiaro?- esclamò, infierendo ulteriormente su di lei.

Marlene strisciò fino a dove era svenuto Sirius e si aggrappò alla sua mano, pregando con tutta se stessa che tutto quello finisse, che qualcuno li trovasse o… le andava bene qualsiasi cosa. Purché finisse.

E le sue preghiere vennero esaudite. Perché tutto divenne nero e il dolore e la coscienza l’abbandonarono.

 

 

 

 

-Se questa volta non li espellono faccio un macello, giuro. Una strage!-

-Eppure io glielo avevo detto di non andare. L’oroscopo…-

-Dì di nuovo una cosa del genere e te le lo faccio mangiare quel cazzo di…-

-Le parole! Moderiamo il linguaggio, eh?-

-Ragazze, ma lo volete fare un po’ di silenzio? Guardate che ci caccia Madama Chips!-

-E chissene fotte! Ma hai visto come li hanno ridotti?-

-Così mi piaci! Bella diretta… oh, Alice, non fare quella faccia. Non andremo all’Inferno per questo…-

-Oh, ma ci andranno loro. Se Silente o Lumacorno non prendono seri provvedimenti, ci penso io a…-

-EHI! Si sta svegliando!-

Marlene aprì piano gli occhi e mise a fuoco la stanza. Doveva essere quasi sera, tutte le luci erano accese, e su di lei erano chine le sei ragazze, una più preoccupata dell’altra. Lily aveva riempito i capelli castani di Mary di treccine, come era solita fare quando era nervosa; la ragazza teneva in mano una stropicciata copia del suo libro sugli oroscopi e molte pagine erano segnate con delle piccole orecchie. Hestia stava praticamente strizzando la mano di Emmeline, la quale aveva tutte le mani scarabocchiate di inchiostro. Poi c’era Alice che, fazzoletto cifrato alla mano, si stava asciugando gli occhi rossi, seduta accanto a Dorcas, che fissava Marlene quasi fosse sicura al cento per cento che le sue teste fossero diventate due mentre era svenuta.

-Sirius?- fu la prima cosa che chiese, cercando di mettersi seduta, ma Lily la rispedì sdraiata, bloccandole le spalle.

-Si è svegliato anche lui, tranquilla. È là- disse, indicando con un cenno del capo il letto accanto, dove James, Remus e Peter, insieme ai gemelli Prewett, Amos Diggory e Frank Paciock, chiacchieravano normalmente con il ricoverato.

-Ora, ci puoi dire che è successo?- chiese Emmeline, cercando di districare la propria mano da quella di Hestia, ma senza alcun risultato.

-Sinceramente non ricordo molto- mormorò Marlene, sforzando la memoria.

-Beh, qualunque cosa sia stata, deve essere stata parecchio brutta. Hagrid era sconvolto quando è venuto a chiamare la McGranitt. Lei e Silente si sono precipitati al villaggio e…- disse Alice, prima di interrompersi e scoppiare di nuovo in singhiozzi. Dorcas la consolò impacciata, dandole qualche pacca sulla spalla.

-Tu e Sirius eravate svenuti, vi abbiamo visti mentre eravamo in cortile. A momenti ci rimanevamo secche. Sembravate morti… stavate su delle barelle che avevano fatto comparire per l’emergenza e… sì, insomma… non era proprio un bello spettacolo- aggiunse Hestia.

Marlene si portò una mano alla testa e vide che era fasciata dal polso fino al gomito. Non ricordava di essersi fatta male al braccio…

-Eravamo usciti dai Tre Manici, stavamo facendo una passeggiata, due passi… il solito, insomma- cominciò a raccontare. –Eravamo praticamente dalla Stamberga quando…-

-Ma la Stamberga è infestata, lo sanno tutti! Che ci facevate là?- esclamò Mary, coprendosi la bocca con le mani.

Hestia e Lily le scoccarono un’occhiataccia.

-Scusate- sussurrò, senza però smettere di sgranare gli occhi. –Continua.-

-Non c’è molto altro, a essere onesti. Sono comparsi Mulciber, Avery e Black jr e… e Sirius ha provato a proteggermi perché avevano preso di mira me…-

A questo punto Alice si lasciò sfuggire un sospiro romantico.

-Non metterti in testa strane idee- la riprese Marlene. –Quante volte lo devo dire ancora che siamo solo amici?-

-Ancora un’altra volta- ridacchiò Alice. –Così magari vi convincete anche voi.-

Marlene scrollò le spalle con una smorfia e ricominciò.

-Lo hanno attaccato. È volato per aria per non so quanti metri ed è atterrato su un tronco. Aveva la faccia coperta di sangue, era così pallido… solo che non sono riuscita ad aiutarlo perché Black ha usato la Cruciatus su di me e…

-Ha usato una Maledizione senza Perdono?- esclamò eccitata Lily. –Questa volta lo abbiamo nel sacco! Non potranno non espellerlo, non dopo questo… oh, dobbiamo chiamare Silente assolutamente. E la McGranitt e… oh, sì, anche Lumacorno. Così si rende conto chi è veramente Regulus Black! Altro che “un ragazzo davvero a modo, di ottima famiglia”! Bah! Torno subito!- disse, sfrecciando poi fuori dalla stanza. Marlene non riuscì a trattenere un sorriso nel vedere l’entusiasmo dell’amica. E anche nel vedere che James era sparito fuori l’attimo dopo che l’aveva fatto lei. Forse era la volta buona che si chiarivano… quasi le mancavano le loro “litigate”.

-Non c’è altro?- chiese Dorcas.

-Nulla che ricordi. Devo essere svenuta a un certo punto…-

-Forse è meglio se ti lasciamo riposare ora- disse Emmeline, dandole un leggero bacio sulla fronte e tirando via anche Hestia, che non accennava a lasciare la sua mano.

-Vado anche io. Madama Chips ha detto che devi passare qua la notte- la salutò Alice, stringendole una spalla. –Ci vediamo domani quando esci, ok? È anche il tuo compleanno, se non sbaglio… facciamo festa da noi?-

Marlene scoppiò a ridere.

-Se proprio ci tenete…-

-Perfetto! E poi è il minimo, dopo che sei scampata a morte certa- trillò Mary. –Vado a incartarti il regalo. A domani, bella bimba!-

Marlene spostò lo sguardo su Dorcas.

-Tu rimani?-

Lei si strinse nelle spalle.

-Se non disturbo…-

-Ma scherzi!- sorrise, chiudendo un attimo gli occhi. –Tu parla, eh. Se poi non ti rispondo più è perché mi sono addormentata…-

-Sarà meglio che ti fai trovare sveglia per quanto torna Lily con il plotone d’esecuzione- commentò Dorcas. –Si è proprio fissata con questa storia, eh?-

-È che non ci sono state prove per incastrare Mulciber quando è successo a Mary… diciamo che è come se l’avesse presa sul personale.-

-Già…- mormorò Dorcas, infilando le mani sotto il mantello ed estraendo un pacchettino. –Senti, te l’avrei dato domani sera, ma… è giusto un pensierino, una cavolata… insomma, buon compleanno- borbottò, praticamente tirando il pacchetto in testa a Marlene.

-Uh, grazie- rise, scartandolo stracciando la carta. Poi le si illuminarono gli occhi. –No… NO! Non ci credo! NON CI CREDO!- esclamò, tenendo tra le mani il maglione che l’altra le aveva appena regalato e cullandolo quasi fosse un figlio. –È… è… è come…- balbettò.

-È uguale al mio, sì- rise Dorcas.

-Oh Godric! È come il tuo maglione che mi piaceva tanto…!-

-Ho mandato un gufo a nonna e lei me ne ha comprato un altro nello stesso negozio. Quindi ti piace?-

-Se mi piace? È fighissimo!- disse Marlene, infilandoselo sui vestiti che portava. –Adesso sì che possiamo fare le gemelle siamesi!- concluse, abbracciando di slancio l’altra, che scoppiò di nuovo a ridere.

 

 

 

 

 

 

 

Inathias' nook:

Sarò breve: innanzitutto mi scuso per il silenzio degli ultimi tempi, ma davvero non è dipeso da me. Non avevo né internet, né computer. Mi è stato fisicamente impossibile aggiornare. 

Detto questo, spero che non vi siate scoraggiate e siate ancora qui, vogliose di continuare questa avventura con me.

La data del prossimo aggiornamento è il 3/4 ottobre. Per allora avrò finito esami vari e potrò dedicarmi a voi (lo so che questa l'avete già sentita, ma è vera. La sessione sarà finita sul serio per allora. Niente esami fino a gennaio/febbraio, sono vostra).

Spero davvero che il capitolo vi piaccia perché è uno di quelli a cui tengo di più e spero di ritrovarvi numerose nelle recensioni, perché mi siete mancate parecchie. Nel caso mi abbiate scritto e io non vi abbia risposto, sappiate che risponderò a tutte. a TUTTE. Non perdete la speranza.

ve se ama.

I.L.

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Capitolo 15
*** Winter 1976 - If you look for a jumper, you may find something unexpected ***


 

 

 

 

James Potter che legge vicino al Lago Nero,

Scattata da Lily Evans, inverno 1976

 

 

 

Lily si strinse nel mantello, anche se quel giorno non faceva particolarmente freddo. Per lei era una cosa istintiva: se il calendario le diceva che era inverno, allora faceva freddo, fine della storia. Ma per quell’anno, il tempo sembrava aver deciso diversamente. Era inverno da appena un giorno, ma la temperatura era ancora piuttosto alta e non erano pochi i ragazzi che passavano il tempo libero in cortile. I più temerari immergevano anche i piedi nel Lago Nero, ma non Lily. Per Lily era il ventiquattro dicembre ed era in ritardo, quindi non era proprio il momento di fermarsi. Il treno partiva in un paio d’ore e doveva ancora finire il proprio baule. Ma non avrebbe potuto farlo senza il maglione che, qualche giorno prima, aveva prestato a una ragazza di Tassorosso, Tessa, che frequentava Antiche Rune con lei. E quello era il suo maglione della divisa portafortuna, quello che aveva dal primo anno, che le andava leggermente corto sulla pancia e aveva le maniche talmente sformate che aveva fatto un buco nella lana e praticamente le aveva trasformate in guanti incorporati.

Decisamente non poteva partire senza quel maglione.

Quindi era alla ricerca di Tessa, ma della ragazza nessuna traccia.

Salutò distrattamente Hestia ed Emmeline, che prendevano il sole, sdraiate sotto un albero, Alice che leggeva accanto a loro. Loro sarebbero rimaste a Hogwarts per le vacanze, mentre lei, Mary e Dorcas erano state invitate dai McKinnon per Natale. In realtà sarebbero dovute andare anche le altre tre, ma Emmeline aveva bisogno di chissà quale libro della biblioteca del quale non poteva proprio fare a meno, Hestia si era proposta di rimanere con lei ed Alice si era semplicemente accodata quando aveva sentito che Frank sarebbe rimasto a propria volta. Da solo.

Lily fece mente locale su dove Tessa, benedetta ragazza, si fosse potuta cacciare. L’aveva già cercata in biblioteca, nella Sala Grande e persino Guferia. Aveva deciso di tentare il tutto e per tutto con il campo da Quiddich e le serre, dato che Helen, un’amica delle ragazza, le aveva detto che non era in sala comune. Ed era proprio al campo che era diretta –Tessa era una Cacciatrice, il capitano della sua squadra- quando qualcosa di strano attirò il suo sguardo: su una delle panchine, c’era James Potter. Non fu quello in sé per sé a sconvolgerla, ma più che altro il fatto che fosse seduto da solo e stesse leggendo un libro. Certo, immaginava che Potter sapesse leggere, ma non avrebbe mai pensato che fosse tipo da farlo alla piena luce del giorno, in cortile…

Si avvicinò circospetta per leggere la copertina. Era più forte di lei, ogni volta che trovava qualcuno con un libro in mano, doveva assolutamente scoprire il titolo. Quando era a casa in vacanza, si era beccata più e più volte il torcicollo per leggere quello del tizio o della tizia che sedeva davanti o di fianco a lei sull’autobus. Per non parlare della figuraccia che aveva fatto quella volta che era caduta per terra durante le sue acrobazie perché l’uomo in questione non si decideva a girare la copertina verso di lei…

-Hai bisogno di qualcosa, Evans?-

La voce di Potter la riportò alla realtà e solo in quell’istante si rese conto di essere quasi del tutto sotto sopra. La testa piegata in un’angolazione strana, una mano a tenere i capelli lontani dal viso e l’altra aperta verso l’alto, in un estremo tentativo di restare in equilibrio.

-Eh?- chiese, poco intelligentemente. –Dici a me? Oh, no… io… io passavo solo per caso- balbettò, tornando dritta solo dopo aver lanciato un’ultima occhiata alla copertina, non riuscendo però a cogliere nessun indizio. –Beh, buona giornata- lo salutò, riprendendo il suo andare. Poi, però, appena pochi metri più avanti, la curiosità tornò ad assalirla e fece marcia indietro. –Cosa leggi?- chiese, prima di poter fermare la propria lingua, mandando all’aria mesi e mesi di buoni propositi. Dopo la litigata con Severus, si era detta che non avrebbe mai più rivolto la parola né a lui, né a Potter. A meno che non fosse un qualcosa che non dipendeva da lei, ovviamente. Come un insegnante che la metteva in coppia con uno dei due. Ma per il resto, silenzio stampa assoluto. E la cosa era andata piuttosto bene. Non c’erano state più litigate con Potter (anche se doveva ancora zittire del tutto la vocina nella sua testa che le diceva che le mancavano) e Severus l’aveva finalmente lasciata in pace.

Ma ora…

-Guarda guarda cosa ha portato a casa il gatto- ghignò James, mettendo via il libro e poggiandolo volutamente con la copertina sulla panchina.

Lily sussultò.

-Che ti prende?-

-Hai fatto un’orecchia alla pagina- rispose, l’aria di una in agonia.

-Sicura di stare bene?- inarcò un sopracciglio lui, sistemando comunque il libro. –Ecco, ora puoi tornare a respirare.-

-Puoi dirmi che libro è? Sai, avrei una certa fretta e… e non provare a cercare di barattarlo con un appuntamento- lo ammonì, stringendosi nel mantello.

-Evans… non hai caldo?-

Lei alzò gli occhi al cielo.

-Eddai! Rispondimi!-

James rise sotto i baffi.

-È babbano, me l’ha regalato Remus per il compleanno… dice che è il suo preferito… I Tre Moschettieri, Evans- disse alla fine, mettendo una mano sul libro che Lily aveva cercato di prendere per sbirciare. –Ehi, ma non hai un minimo di pazienza, eh?- rise, mettendolo in borsa.

-Che fai?-

James la guardò interrogativo.

-Ho messo via il mio libro…-

-Quello l’ho visto. Perché lo hai fatto?-

-Perché non mi sembrava carino leggere mentre facevamo conversazione. La prima vera conversazione in sei anni, poi… chiamala educazione, se vuoi.-

-Noi non stiamo facendo conversazione- lo contraddisse Lily, mettendo su il broncio.

-Ok, come pare a te- si strinse nelle spalle James, tornando a prendere fuori I Tre Moschettieri e riaprendolo. –Sei ancora qui?- chiese, guardandola da sopra le pagine e vedendo che lei stava guardando affascinata la copertina.

-Io? Ehm… no, ora me ne vado. Sì, me ne sto andando- disse, poco convinta.

-Saluti.-

-Già, saluti…- disse lei, riprendendo a camminare, ma con ancora la testa rivolta al libro.

-Vuoi che te lo presti? Me lo ridai dopo le vacanze- propose James, nascondendo un sorriso. –Non lo hai letto?-

-No, ma non è quello…- rispose Lily, fermandosi improvvisamente.

-E cosa, allora?-

-Perché sei qua fuori a leggere? Da solo?- specificò.

-Oh, gli altri sono in camera a fare le valigie, io le ho già fatte… cose così- si strinse nelle spalle.

Lily roteò gli occhi.

-Non ci credo neanche un po’.-

-Evans… per una volta, perché non ti fai i fatti tuoi?-

-E tu quando mai te li sei fatti?-

-Punto per te- ridacchiò James, ma il sorriso non contagiò gli occhi. –Avevo voglia di starmene un po’ per i fatti miei, va bene così? Ti ho convinta?-

-Non del tutto.-

James rimase un attimo in silenzio e Lily si ritrovò ad osservarlo. C’era qualcosa in lui che era diverso. E non si trattava della luce che illuminava il suo sguardo, o dei capelli perfettamente scombinati o cavolate del genere. Non fu quello a colpirla, nessuna rivelazione romantica da romanzetto rosa da quattro soldi. Però era come se fosse James Potter e al tempo stesso non lo fosse. Forse era quello che vedeva Mary, quello era il “Jem” di cui parlava lei…

-Senti, Evans, è che oggi è una giornata un po’ particolare e… e avevo bisogno di staccare un attimo dagli altri, okay?-

Lily lo guardò circospetta. Questa novità la intrigava. Non c’era cosa che quei quattro non facessero in simbiosi: andavano a letto alla stessa ora, entravano a colazione contemporaneamente, seguivano gli stessi corsi… persino le vacanze le passavano tutti insieme…!

-Potter, tu hai le chiavi del campo da Quiddich, vero?-

-Ogni Capitano le ha. Perché?-

-Sto cercando Tessa Culver, di Tassorosso. Mi hanno detto che potrebbe essere lì. Mi deve un maglione che… beh, storia lunga. Comunque vorrei andare a vedere se è là- borbottò lei, giocherellando con un lembo del mantello.

James inarcò un sopracciglio.

-Mi stai seriamente chiedendo di accompagnarti?-

-NO!- rispose Lily, prima di rendersi conto di essere stata un po’ troppo precipitosa e di aver urlato la propria risposta. –Volevo dire: no, basta che mi dai le chiavi.-

-Guarda che non mordo.-

-Oh, questo lo deciderò io- ribatté Lily, allungando la mano. –Chiavi, per favore. Te le ridò più tardi.-

-Assolutamente no.-

-Non ti fidi di me?-

-Esatto.-

-Ma come…?-

-Evans, ti ricordo che, nell’ultimo mese, hai perso due libri di quelli che avevi preso in biblioteca e Mary sta ancora aspettando che tu le ridia il suo fermacapelli. Tra parentesi, trovalo e restituisciglielo, mi sta facendo una testa così con quella storia… Quindi no. Se vuoi le chiavi, sono compreso anche io nel pacchetto.-

Lily alzò gli occhi al cielo e batté un piede per terra. Doveva assolutamente andare al campo e Potter non aveva tutti i torti a dire che era un tantinello sbadata… ma accettare consciamente di camminare con lui? Ma aveva idea di quanto fosse lontano il campo da Quiddich? Potevano rischiare di passare ben dieci minuti insieme, tra andata e ritorno!

-Tu… io…- balbettò, diventando rossa per la rabbia e l’imbarazzo. –Oh, sei un bruto, Potter!-

-Bruto?!- scoppiò a ridere lui. –Stai decisamente passando troppo tempo con Alice, mia cara Evans! Sono sicuro che puoi fare meglio di così…-

-Alzati da quella panchina e seguimi- capitolò lei alla fine, incamminandosi. –E mantieni una distanza di sicurezza!-

 

 

 

 

Dopo due minuti in cui avevano camminato in religioso silenzio, Lily si voltò per controllare se Potter ci fosse ancora. Magari la sua era stata tutta una finta fin dall’inizio per farle fare la figura della scema.

E invece no, eccolo lì, a cinque o sei passi da lei. La borsa a tracolla e in mano il libro. Stava continuando a leggere mentre camminava!

Lily distolse lo sguardo. Sua madre l’aveva spesso rimproverata perché cominciava subito i libri non appena uscivano dalla libreria e più e più volte era andata a sbattere contro a dei passanti per questa sua abitudine. Petunia amava ricordarle di quella volta che aveva preso un palo in fronte e le era venuto un bernoccolo enorme…

Tutte le sue amiche avevano il loro modo per leggere: Mary se ne stava a pancia all’aria sul letto, Marlene si stendeva davanti al fuoco in sala comune, Dorcas si raggomitolava sotto le coperte. Emmeline spesso tirava fuori un libro durante le lezioni noiose, Hestia non era strano trovarla su qualche davanzale, mentre Alice preferiva un tavolo e una sedia.

Ma Lily non aveva mai incontrato nessuno che leggesse per la strada come lei…

-È così appassionante?- chiese, prima di mordersi la lingua. Doveva smetterla di attaccare bottone con Potter. La gente avrebbe cominciato a parlare…

Potter alzò lo sguardo e le rivolse un sorriso sghembo, prima di affiancarla.

-È la seconda volta che mi rivolgi la parola spontaneamente, oggi. È per caso una qualche ricorrenza che non ricordo? Tipo la prima volta che mi hai fatto diventare i capelli blu o la ventesima volta che hai rifiutato di uscire con me? Perché nel caso dovrò Appellare un mazzo di fiori…-

Lily alzò gli occhi al cielo e prese a camminare più velocemente.

-Curiosità.-

-Oh… capisco… però sì, il libro mi sta piacendo molto. Capisco perché sia il preferito di Remus.-

-E parla di...?-

-Seriamente: chi sei tu, e che ne hai fatto di Lily Evans?- chiese James, piacevolmente sorpreso, bloccandosi. Lily si bloccò a propria volta.

-Sono sempre io. Volevo solo provare a me stessa che non riusciamo ad avere una conversazione seria. E infatti, esperimento riuscito- rispose. E si sarebbe data il cinque da sola per la risposta.

-Guarda che sei tu che fai la guastafeste!-

-E tu che fai commenti e battute su tutto- replicò lei. –Rassegnati, non ce la faremo mai ad andare d’accordo. Oh, grazie al cielo siamo arrivati!- esclamò, vedendo che la porta degli spogliatoi era a pochi passi di distanza.

James la sorpassò per aprire e diede un’occhiata dentro.

-Mi sa che qua non c’è nessuna Tessa Culver- rifletté ad alta voce, prima di lasciare spazio a Lily.

Lei fece vagare lo sguardo a sua volta, poi si trovò a concordare con Potter. Le luci erano spente e il tutto odorava di chiuso. Era dall’ultima partita che nessuno ci metteva piede.

-Bene, proverò alle serre. Ci si vede- disse, ripartendo per il castello.

James diede un veloce giro di chiave e poi la inseguì.

-Ehi, ma nemmeno un grazie?- protestò, afferrandola per il gomito.

-Se mi lasci andare posso pensarci- lo fulminò lei.

-Oh, ma lo vedi che sei tu, il problema? Io ti ho fatto un favore, sono stato alle tue “regole”, ti ho rivolto la parola solo rispondendo alle tue domande… e nemmeno mi ringrazi? Non sei normale, Evans!-

Lily si fece piccola sotto il suo sguardo. Aveva ragione. Le provocava quasi un malessere fisico dare ragione a James Potter, ma questa volta non poteva fare altrimenti.

-Okay. Scusa. E grazie- disse, il tono un pelo troppo sostenuto. –Buone vacanze.-

-Meglio- sorrise lui, lasciandola andare. –Ah, e guarda che te lo presto davvero il libro, non c’è problema.-

-No, figurati… è anche il romanzo preferito di mio padre. Era per quello che sbirciavo la copertina, ero sicura di averla già vista.-

-Tuo padre ha degli ottimi gusti- replicò James, mentre riprendevano a camminare quasi senza rendersene conto. –Lui e Lunastorta dovrebbero incontrarsi…-

Lily rise sommessamente.

-Senti, posso chiederti il perché di questi vostri soprannomi? Non sono molto… ehm… normali- disse, sperando di non averlo offeso.

-Beh, è normale che non lo siano, li ha praticamente inventati Sirius! Comunque… in realtà sono solo soprannomi, nulla di più- si strinse nelle spalle James,

leggermente a disagio.

-Mary ti chiama “Jem”, io “Potter”…-

-Che carina! Quindi il tuo è un soprannome!-

Lily arrossì furiosamente, imbarazzata, e lui scoppiò a ridere.

-Ehi, tranquilla!-

-Comunque- riprese lei, -che razza di nomignolo è “Ramoso”?-

-È una storia lunga…-

-Ho tempo.-

-No, non è vero, sei solo curiosa da morire. Non dovevi andare alle serre a cercare Tessa?- chiese, risiedendosi sulla panchina. Lily si guardò attorno confusa.

Avevano davvero camminato?

-Posso vivere altre due settimane senza il maglione- decise alla fine, sedendosi a propria volta.

-Vuoi seriamente passare del tempo con me?-

-Non farmi pentire, e parla.-

-Non posso parlarti dei soprannomi, non senza gli altri- replicò lui, improvvisamente serio.

Lily fece una smorfia.

-E va bene… e pensare che io credevo che mi avresti raccontato qualsiasi cosa, pur di tenermi qui…-

-Ehi! Anche io ho dei limiti!- replicò James. –E una dignità!-

-Ceeerto. Allora… ehm… puoi dirmi perché sei qua tutto solo?-

-Ancora con questa storia? Ma non possiamo parlare del tempo o di cosa faremo durante le vacanze?-

Lily fece finta di pensarci su, poi scoppiò a ridere.

-No. Ora, dimmi da cosa avevi bisogno di staccare o me ne vado.-

-Ricattatrice!-

-Oui!- replicò lei, facendo un piccolo inchino con la testa.

James scrollò le spalle e alla fine capitolò.

-Immagino ti ricordi dell’anno scorso, quando abbiamo litigato Sirius ed io…-

-Intendi l’inizio della Terza Guerra Mondiale e dell’Apocalisse? Sì, ricordo quel periodo.-

-Beh… diciamo che oggi è passato esattamente un anno da quel giorno e… e avevo bisogno di un attimo, ecco tutto. Così mi sono sbrigato a fare le valigie e sono

uscito dal dormitorio.-

-Ma gli altri non si saranno preoccupati a non trovarti?-

-Sanno dove guardare, tranquilla- le strizzò l’occhio lui, incrociando le gambe sulla panchina.

-Perché ho idea che si tratti di qualcosa non totalmente legale?-

-Perché sei perspicace. E comunque questo è quanto. Ci rivediamo a pranzo e prendiamo il treno insieme. Ci sediamo nello stesso scompartimento e vengono tutti a

casa mia, fine della storia.-

Lily lo osservò un attimo in silenzio mentre lui le rivolgeva un contagioso sorriso smagliante. Poi tornò di nuovo all’attacco.

-E per cosa avevate litigato?-

-Oh Merlino, Evans! Ma sei una piaga!- esclamò James, facendola scoppiare a ridere. –Non pensi mai che qualcosa non siano fatti tuoi? –

-No- rispose candidamente lei.

-E comunque è una cosa legata ai soprannomi e…-

Lily improvvisamente si illuminò.

-Centra con il “segreto” di Remus, vero?- chiese, facendosi più vicina e virgolettando la parola in aria. James la guardò con un misto di preoccupazione, di

interrogazione e quasi paura.

-Remus non ha nessun “segreto”. Solo un coniglio un po’ troppo…-

-Oh, certo. E io nella vita precedente ero un therstal- ribatté lei, interrompendolo. –Nemmeno Mary crede più a questa buffonata. Ed è tutto dire… ma sta’

tranquillo- aggiunse, quando lo vide impallidire. –Se non mi sono lasciata sfuggire nulla fino ad ora…-

-Da quanto…?-

-Un paio d’anni, credo. O forse già dal terzo. Anche se la prima ad arrivarci è stata Dorcas, lo devo ammettere. E poi Hestia. Diciamo che non è stato difficile fare due

più due, ecco.-

-Uh- fu l’unico commento di James e Lily scoppiò a ridere talmente forte che parecchi nel parco di voltarono verso di loro. Ma, per una volta, a Lily non importava.

Non c’era nulla di più divertente della faccia di James Potter in quel momento…

-Allora è per quello che avete litigato, eh?- lo incalzò. –No, aspetta! Lo so!- esclamò, mettendogli proprio una mano sulla bocca e tornando improvvisamente seria. -

È per lo scherzo a Severus… è stato un anno fa, sì… quando…-

-Quando Sirius ha pensato che sarebbe stato divertente dirgli come fermare il Platano ed entrare nel tunnel là sotto, sì. Ogni tanto ha proprio la testa di un cane-

commentò James. –Senti, non ne vado fiero di quello che è successo quella notte…-

-Ehi, gli hai salvato la vita!- lo interruppe. –E lo so che poi si è rivelato quello che è, ma… all’epoca non te l’ho detto, ma avrei dovuto: grazie. Se solo Severus non

fosse così pieno di sé, verrebbe strisciando da te a dirtelo…-

-Oh, e così ora è Mocciosus quello dall’ego spropositato e io sono l’eroe? Mi piace- gongolò James, guadagnandosi un coppino. Ma anche Lily sorrideva.

-Non montarti troppo che non ne hai bisogno. Però sì, in questo caso è così. Però, se posso permettermi…-

-Tanto ormai non hai fatto altro- la prese in giro lui.

-Secondo me non dovresti passare questo giorno lontano dagli altri. Cioè, capisco che sia una data particolare, ma neanche Remus e Peter se la staranno passando

bene. Figurarsi Sirius. Altro che re del dramma… lui è l’imperatore!-

James rise sommessamente.

-Va’ da loro. Parlatene. Ormai è passato un anno, siete cresciuti. Rendete questa data importante, e non per un tradimento, ma perché simboleggi come un’amicizia

possa subire infiniti colpi e resistere comunque.-

Il ragazzo la fissò imbambolato.

-Lo ripeto: chi sei tu e che ne hai fatto di Lily Evans? Non che non vada bene, eh. Per carità, vai benissimo così- si corresse al volo. E Lily sorrise. –Però non tutte le

amicizie resistono a tutto, no?- disse, cambiando discorso. –Insomma, guarda te e Piton…-

Lily si rabbuiò.

-La situazione è piuttosto diversa.-

-E non credi che…?-

-Non se le cose rimangono così, no. Siamo troppo diversi ormai.-

Rimasero in silenzio a guardare il Lago. Quasi tutti gli studenti se n’erano andati, forse tornati dentro per finire le ultime cose prima della partenza.

-Mi dispiace, sai?- disse James a un certo punto, quasi sussurrando, staccando lo sguardo dall’acqua e fissandolo su di lei. –Per quello che è successo tra di voi. Te

l’ho scritto anche quest’estate…-

-Le ho bruciate quelle lettere- confessò Lily.

-Okay, forse me lo sono meritato- convenne lui. –Quello che volevo dire, però, è che… insomma, Piton è stato tuo amico per un sacco di tempo. Non riesco a

immaginare cosa voglia dire per te non averlo più nella tua vita.-

Lily annuì.

-È dura. Lo è stato soprattutto nei primi tempi. Ora lo è un po’ di meno… ma sto bene, dico sul serio. E poi quella litigata è stata solo la classica goccia che ha fatto

traboccare il vaso. Eravamo finiti già da tempo, se ci penso bene. Non riuscivamo più a parlare senza battibeccare, era geloso di tutto e tutti, non faceva altro che

dire cosa infamanti sulle mie amiche… per non parlare delle compagnie che si è messo a frequentare. No grazie. Quindi accetto le tue scuse, ma forse dovrei

ringraziarti. E ora non riattaccare con quel “chi sei tu” eccetera eccetera che ti butto nel Lago, okay? Però sì, senza quella discussione forse le cose sarebbero andate

in maniera diversa, ma la nostra amicizia sarebbe finita comunque. E più la cosa sarebbe stata tirata per le lunghe, più ci avrei sofferto.-

-Quindi pace?- chiese James, allungandole la mano destra.

-Suppongo di sì, pace- sorrise lei, stringendola.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:


Ciao gente!

Sì, lo so, avevo detto che oggi non avrei pubblicato. Ma me la sto facendo letteralmente sotto per l'esame di giovedì e solo stare  a computer mi rilassa. Allora mi sono detta: Perché non pubblicare, già che ci sono? Tra l'altro ho scritto parecchio in questo periodo... e sono piuttosto contenta di come proceda il tutto ;) Non vedo l'ora che leggiate anche voi.

Ma torniamo al presente.

Innanzitutto chiedo venia per la foto. E' la prima foto modificata in assoluto, vogliatemi bene solo per il tentativo. Ho usato paint, il massimo a cui un'imbranata come me possa aspirare. Però diciamo che il contenuto del capitolo ad essere importante. Non ho voluto mettere flashback del brutto episodio di Piton e dei Malandrini. E' stato descritto in lungo e in largo da mille autrici migliori di me, ma soprattutto non era su questo che volevo focalizzarmi. Volevo mostrare la ripercussione che tutto ciò aveva avuto su James, allontanandolo dal gruppo anche solo per poche ore, anche se è già passato un anno, e soprattutto volevo che fosse Lily a vederlo in questa nuova luce. Di fatto, è il primo vero dialogo tranquillo che hanno. Spero vi piaccia.

Questa volta sì, il prossimo appuntamento sarà per il 3-4 ottobre e credo torneremo alla pubblicazione ogni due settimane. Considerate questo un piccolo bonus di scuse per essere mancata tanto questa estate, spero di farmi perdonare.

Grazie mille a quanti seguono/preferiscono/leggono/recensiscono. Vi voglio bene e siete la mia benzina e gasolio per andare avanti. 

Vi aspetto nei commenti,

I.L.

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Capitolo 16
*** Christmas 1976 - Fight for my love ***


 

 

 

Lily Evans e Mary McDonald, al party di Natale organizzato dai McKinnon

Scattata da Marlene McKinnon, Natale 1976

 

 

 

 

 

 

 

 

-Allora, gentaglia- esclamò Marlene, saltando sul bracciolo del divano e cominciando ad agitare le braccia a mo’ di vigile. –Da quella parte, gli analcolici!-

Un coro di proteste si alzò da Amos Diggory, dai gemelli Prewett e dai fratelli Marlene, Adam e Ethan.

-Silenzio voi cinque!- li zittì lei, sistemandosi le corna da renna sulla testa. –Là su quel tavolo, tanta bella roba da mangiare che Mary e Lily hanno preparato questo pomeriggio…-

-Quindi abbiamo capito che non si mangia- sghignazzò James, guadagnandosi un pestone sui piedi da entrambe le ragazze, che poi incrociarono le braccia, fingendosi offese.

-Quella là è la postazione musica. Vi prego, se non avete mai visto un giradischi in vita vostra, non avvicinatevi. Mio padre mi squarta se glielo rompiamo, ok? Ho detto tutto?-

-Ti sei dimenticata di dirci dov’è l’alcol, dolcezza- le suggerì Sirius, mentre Marlene si aggrappava alla mano di lui per scendere senza danni dal divano.

-Oh, giusto! Ho qualche bottiglia di Whiskey Incendiario su quelle mensole, c’è del vino bianco sul balcone e in fresco c’è anche lo champagne per il brindisi natalizio.-

-Molto perfetto- rise Sirius, stampandole un bacio sulla guancia e partendo poi con Peter alla ricerca di un cavatappi.

Era la sera della vigilia di Natale, i signori McKinnon avevano lasciato casa libera per i ragazzi, arrivati quel pomeriggio da Hogwarts. Una festa per stare tutti insieme, per dimenticare morti, litigi e attacchi. Per essere ragazzi e ballare i Queen ancora una volta, perché non si sa bene cosa il domani riserverà.

Casa McKinnon era grande, ma non troppo. Non era la villa che aveva la nonna di Dorcas, per intendersi, ma aveva il lato positivo di avere un salotto immenso e due bagni al piano terra. Inoltre, i genitori di Marlene si erano sentiti sicuri a lasciare la loro villetta ai figli, contando soprattutto sulla supervisione di Ethan e Adam. Anche se si stavano rivelando più combina guai che altro…

Ethan era il maggiore, aveva sette anni più di Marlene e lavorava al Profeta come cronista. Alto e slanciato, somigliava molto alla sorella, avendo gli stessi capelli biondi. Li portava leggermente lunghi, seguendo la moda, e aveva gli occhi castani. Adam, invece, era un Magonò. Dai capelli castani e gli occhi azzurri, faceva ancora più caos del fratello maggiore, ridendo sempre sguaiatamente. Si era iscritto da poco al college e studiava per diventare ingegnere. Marlene, per prenderlo in giro, diceva sempre che era la pecora nera della famiglia, in quanto era l’unico ad avere una seria passione per la matematica e i numeri in generale.

-Cara, sbaglio o Ethan è mezz’ora che non ti toglie gli occhi di dosso?- ridacchiò Marlene, affiancando Lily e porgendole un bicchiere di prosecco.

Mary allungò il collo per controllare e poi scoppiò a ridere, facendo arrossire furiosamente la ragazza.

-Oh, ma si dovrà mettere in fila- fece una smorfia Dorcas, gettandosi in bocca tutte le patatine che teneva in mano. –Anche James fa lo stesso. Anzi, a essere precisi è da questa mattina che… oh Merlino con lo smalto! Te lo sei fatta? Questa mattina! Altro che maglione e maglione! Ti sei ripassata Potter!- esclamò, voltandosi verso Lily, la quale si strozzò con il vino, mentre Marlene scoppiava a ridere.

-Tu non sei normale- dichiarò Lily, paonazza, Mary che le dava dei colpetti sulla schiena per farla riprendere. –Io non mi sono “fatta” nessuno. Abbiamo solo chiacchierato…-

-Tu non chiacchieri con James Potter- inarcò un sopracciglio Marlene. –E poi sarebbe Doe quella non normale… bah! Comunque, o vai da mio fratello Ethan, oppure gli farai venire il torcicollo. Te l’ho detto che lavora al Profeta, no?-

-Comecosachi?- esclamò Lily, improvvisamente interessata. –Dici sul serio?-

-E il suo capo è Benji Fenwick…-

L’urlo strozzato della ragazza interruppe Marlene e fece scoppiare a ridere le altre due.

-NO! Non ci credo! Quel Fenwick?-

-Quello di cui hai la foto autografata come segnalibro, sì- confermò Marlene.

-Ehi, io ammiro il suo lavoro! È un grandissimo giornalista, anticonformista, i suoi pezzi sono così… così… così…-

-E il fatto che sia un bel fusto non c’entra nulla, vero?- le fece l’occhiolino Mary. –Oh, non cercare di darmi una risposta coerente. Va’ da Ethan e divertiti!- praticamente la spintonò, tanto che Lily finì letteralmente addosso al ragazzo, che si stava dirigendo al buffet.

-Questa me la pagate- sillabò, muovendo solo le labbra, mentre le tre ragazze si piegavano in due dalle risate. Poi si girò a prendere un fazzolettino per pulire il maglione di Ethan che, nell’impatto, era stato macchiato dal vino che teneva in mano.

-E lei l’abbiamo sistemata- dichiarò Dorcas. –Ora: Mary, un altro giro di prosecco e ti lanci su Amos?-

-Su, l’ho invitato solo per te- le strizzò l’occhio Marlene.

-Sta chiacchierando con Sirius… insomma…-

-Ehi, mi sei diventata improvvisamente timida?- chiese Dorcas, poggiandole il mento su una spalla e rubandole un salatino.

-No, è che… so che esce con una, ecco- vuotò il sacco Mary, imbronciandosi e lanciando un’occhiata di fuoco ad Amos che, confuso, le fece un lieve cenno di saluto, prima di tornare a parlare con Sirius.

-Ma quando sei noiosa! E un bel chissene frega, che esce con qualcuna? È qui lei, per caso? Non mi sembra…-

-Lenny, non sapevo che il tuo secondo nome fosse “zoccola”!- si indignò Mary.

-Chiamami un’altra volta “Lenny” e il mio secondo nome sarà “assassina di Mary McDonald”- ribatté serafica la ragazza.

-Comunque Marlene ha ragione- intervenne Dorcas. –Quanto può essere serio con questa qua? E poi tu sei cotta di lui da anni… tu ed Alice potreste fondare un club, davvero. Datti una mossa no? Senti, se lui non sa che a lui piaci, è ovvio che esca con un’altra. Magari anche tu gli piaci, ma è troppo timido per…-

-Scusa te ti interrompo, Doe, ma Amos Diggory è tutto tranne che “timido” in fatto di ragazze- disse Marlene.

-E io non voglio essere un’altra tacca sul suo bastone, ecco- mugugnò Mary, buttando giù tutto d’un fiato il vino che le rimaneva nel bicchiere. –Quindi farò così: “guardare ma non toccare”. Così dicono i babbani.-

-I babbani dicono un sacco di fesserie- sentenziò Dorcas.

 

 

 

-Sta ancora ballando con quello?-

-Sì, James, per la millesima volta, sì. Come ci stava ballando anche l’ultima volta che me lo hai chiesto, trenta secondi fa.-

Remus alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Quella festa sarebbe anche potuta essere divertente, se solo James avesse smesso di comportarsi come un bambino a cui avevano portato via il giocattolo preferito. Quella mattina, quando avevano preso il treno, era a dir poco euforico. Aveva raccontato loro del fatto che lui e Lily avevano parlato, persino fatto pace, e Remus aveva sperato che i loro guai fossero finalmente passati. Superata la fissazione di James per Lily, magari avrebbero potuto ricominciare a vivere. Ma poi lui era andato avanti tutto il viaggio a parlarne, recitando più o meno a memoria quello che lei aveva detto, come lo aveva detto e… e loro avevano capito che James Potter era partito definitivamente. E la conferma era arrivata quando Lily aveva cominciato a ballare con Ethan McKinnon. Non era un lento, non stavano nemmeno particolarmente vicini, ma era evidente che lei fosse affascinata dal ragazzo, perché continuava a guardarlo con occhi sognanti.

-Sta ancora ballando con quello?-

La voce di James gli giunse ovattata. Si girò e lo trovò in ginocchio davanti al divano, il viso affossato tra i cuscini.

Peter gli rivolse un’occhiata preoccupata.

-Sì- fu la laconica risposta di Remus, che si riempì il bicchiere di succo di frutta. Aveva già bevuto troppo vino e la testa cominciava a girargli. Meglio metterci un freno subito.

-Perché balla con lui e non con me?-

-Perché lui non sta mangiando i cuscini per la gelosia, ma l’ha invitata.-

-In realtà è stata Mary a spingerla…- puntualizzò Peter.

-Traditrice!- bofonchiò James, alzando un pugno in aria.

-Hola polli!- esclamò Sirius, lanciandosi sul divano ed evitando per un pelo la testa dell’amico. –Uh, ma che mortorio che siete! Whiskey Incendiario?- chiese, allungando a Remus e Peter la bottiglia, che però scossero la testa. Sirius si strinse nelle spalle e la ripassò ad Amos.

-Non sapete che vi perdete!- rise il ragazzo, gettando indietro i capelli castani e bevendo un sorso.

-Sta ancora ballando con quello?-

Amos inarcò un sopracciglio, lanciando uno sguardo al centro del salotto, dove Lily ed Ethan ballavano insieme, con Dorcas che aveva invitato Adam e Marlene e Mary che facevano coppia a loro volta.

-Ma chi…?-

-Sì- rispose Remus, prima che James resuscitasse dal divano e si lanciasse in una filippica contro Ethan McKinnon.

-Ci sono ancora due ragazze libere- fece notare Amos, ma Peter gli spiegò la situazione.

-O balla con Lily, o non se ne parla. Scusalo, è malato qui- disse, picchiettandosi la fronte.

-Uh, capisco. Beh, io vado a chiedere a Mary di ballare. È tutta la sera che mi guarda…-

-Vai amico!- gli batté il cinque Sirius. –Voi tre avete intenzione di fare da tappezzeria ancora per molto?-

-Dove sono finiti Fab e Gid?- chiese Remus, lanciando un’occhiata in giro.

-Era finito il vino… sono alla ricerca di un qualche posto aperto che venda qualcosa.-

-Sta ancora ballando con quello?-

-Oh Merlino, ma è proprio fissato!- esclamò Sirius, lanciando un’occhiata critica all’amico.

-Sì- rispose di nuovo Remus, finendo il suo succo. –Ballano e si strusciano.-

James si tirò su di scatto e controllò con occhio critico. Ma Lily ed Ethan erano ancora a distanza di sicurezza e stavano ridendo per qualcosa che Marlene aveva detto loro.

-Vuoi ammazzarmi, Lunastorta? Quelli che si strusciano sono Amos e Mary… Godric… forse sei tu quello che ha bisogno di un paio d’occhiali!-

-Beh, almeno sei resuscitato. Io vado a ballare, ci si vede- dichiarò Remus.

-Io torno al mio luogo di disperazione e… no. NO!- praticamente gridò James. Quasi tutti si girarono verso di lui e Sirius gli tirò un cuscino in testa. –Ahia! Comunque ho detto no! Whiskey, mio fedele amico- disse il ragazzo, allungando la mano verso Sirius, che gli passò la bottiglia ben più che volentieri.

-Qui finisce con un disastro- commentò Peter. –Speriamo che Fab e Gid non tornino con dell’altro vino…-

-E ora, alla conquista!- proclamò James, alzandosi barcollando e dirigendosi verso il centro del salotto.

-Qui finisce malissimo- concordò Sirius, poggiando la bottiglia vuota sul pavimento e incrociando le braccia dietro la testa. –Cin cin?-

 

 

 

Lily vide James avvicinarsi con passo malfermo verso lei ed Ethan. Era paonazzo in viso e aveva anche l’aria di uno che ci vedeva doppio. Oppure che era molto prossimo dal farlo.

-Ti vado a prendere da bere?- chiese Ethan, smettendo di ballare.

-No, no, McKinnon, rimani!- biascicò James, aggrappandosi alla spalla del ragazzo. –Vi state divertendo?-

-Fino a due secondi fa sì. Poi è arrivato uno scocciatore- lo fulminò Lily. –Se te ne vai, va’ tutto meglio.-

-Uh, che bel caratterino! Attento, eh, McKinnon, questa rossa ha i denti e le unghie appuntiti!-

-Potter, ti prego, vattene.-

-Ma il salotto è di tutti, no? E poi non sei tu la padrona di casa. McKinnon lo è. McKinnon, vuoi che me ne vada?-

Ethan lanciò un’occhiata preoccupata a Lily.

-Forse è meglio se vi chiarite… vado a prenderti da bere- disse. –Sarò a due passi, se hai bisogno.-

James lo salutò un po’ troppo vivacemente e poi passò un braccio attorno alle spalle di Lily. Marlene e Dorcas, alle sue spalle, lanciarono loro occhiate preoccupate. Ma la ragazza se la voleva sbrigare da sola. Potter la doveva smettere di comportarsi in quella maniera. Erano così le cose tra di loro da anni: tentavano di andare d’accordo, poi lui faceva qualcosa che la faceva pentire di aver teso la mano in segno d’amicizia. Come in questo caso. Era stato quasi piacevole chiacchierare con lui quella mattina, avevano forse avuto la prima seria conversazione da anni… ma questo non la rendeva di proprietà di James Potter. Questo non voleva dire che lei non potesse ballare con chi le pareva e piaceva. Ethan, tra l’altro, oltre a essere una persona matura (di tutt’altra pasta rispetto a Potter), le stava raccontando di quella volta che era andato in Turchia per un servizio e… e ovviamente Potter era arrivato a rovinare tutto.

-Che vuoi?- gli chiese allora, togliendosi il braccio di lui dalla spalla.

-Ma fare due chiacchiere, no? Come questa mattina… oppure ballare. Ho visto che ti piace ballare…- si animò James.

-Ballo sono con le persone mature. No grazie.-

-Parli di lui?- chiese, lanciando un’occhiata a Ethan, che stava versando da bere anche a Dorcas e Remus. -È vecchio per te, Evans. Non è maturo. È vecchio- sottolineò.

-Questa mattina si parlava di farsi i fatti propri se non sbaglio- lo provocò Lily. –Perché non vai a farteli qualche metro più in là? O magari chiedi a Mary di ballare… prima che Amos la porti di sopra- aggiunse lugubre, notando che i due ora erano avviluppati come polipi. Marlene, che ora stava seduta sul divano tra Sirius e Peter, li guardava e rideva sguaiatamente. Dorcas aveva trascinato al centro del salotto Remus, ora rosso come un peperone, e Adam era sparito in cucina per aiutare i gemelli Prewett con il vino comprato.

-Mary se la sta cavando benissimo. E poi, non è con lei che voglio ballare.-

-Voglio?- inarcò un sopracciglio Lily. –Scusa, devo aver sentito male.-

-Balliamo, Evans.-

-Non penso proprio- ghignò lei. –Io non ballo con gli stupidi guastafeste.-

-E allora che ci facevi con Ethan McKinnon?-

Lily scrutò James un attimo. Era più alto di lei di una decina di centimetri e la guardava dall’alto in basso, ovviamente. Aveva le pupille dilatate e gli tremava la voce, ma questa volta non era colpa dell’alcol. Possibile che James Potter fosse geloso?

-Senti, fatti un giro- scrollò le spalle.

-No, balliamo- ribatté lui, afferrandole un polso.

-Lasciami- sibilò Lily, cercando di districarsi, ma ottenendo solo di tirare il ragazzo più vicino a sé.

-Dai, Evans… almeno un bacino- sussurrò James.

Lo schiaffo di lei lo costrinse ad arretrare. Il ragazzo si portò una mano alla guancia sconvolto, mentre Lily lo linciava con lo sguardo. La musica si era fermata e tutti guardavano loro due. Ethan, a pochi passi di distanza, li guardava come in attesa, i drink in mano. Persino Mary e Amos avevano interrotto i loro “affari” e osservavano la scena confusi. Evidentemente si erano persi un po’ di cose… Marlene, sempre sul divano tra Sirius e Peter, si fece allungare dell’altro vino senza staccare gli occhi da quello che stava succedendo al centro della stanza; Dorcas smise di ballare con Remus e il ragazzo sembrava essere sul punto di trattenerla dal saltare al collo di James. Fabian e Gideon, insieme ad Adam, si bloccarono sulla porta del salotto, le bottiglie in mano e sul viso un’espressione confusa.

-E vedi di starmi lontano, va bene?- esclamò Lily, il dito indice puntato contro James. –Possibile? Stavo passando una bella serata, mi stavo divertendo… HAI ROVINATO TUTTO!- urlò, tirandogli un altro schiaffo e scoppiando in lacrime. –Perché devi sempre fare così?-

-Io pensavo che…- tentò di difendersi lui.

-No, tu non pensavi!- lo interruppe Lily. –Perché le persone che “pensano” non fanno certe cose. Tu sostieni di essere innamorato di me, non sprechi nessuna occasione per chiedermi di uscire o per fare il cretino, sperando di attirare la mia attenzione… allora la sai una cosa? La prossima volta che siamo ad una festa, anziché presentarti ubriaco e pretendere un ballo con me, metti insieme il coraggio e me lo chiedi tu per primo. Ma da sobrio e serio, per una volta nella vita. Senza aspettare il momento opportuno per rompere le scatole quando mi sto divertendo con qualcun altro… solo perché ti credi geloso. Pensi di poter essere capace di farlo? Pensi di riuscire a smettere di pensare a me come a una tua proprietà? Deve essere difficile… DATO CHE NON FAI ALTRO DA SEI ANNI!- concluse, praticamente scappando in lacrime, Ethan e le ragazze che le correvano dietro per consolarla.

James rimase fermo immobile al centro della stanza, la guancia che ancora gli pulsava per il dolore, rossa per l’impatto. Gli occhi di tutti erano fissi su lui ma, per una volta, non era perché aveva detto o fatto qualcosa di sensazionale. Persino nello sguardo di Peter non c’era compassione…

Si sentiva uno scemo. Possibile che lui fosse lo stesso ragazzo che quella mattina era riuscito a fare un discorso sensato con Lily? Lo stesso che l’aveva ascoltata, che aveva accettato i suoi consigli ed era riuscito a farsela amica?

Forse aveva una doppia personalità, sì, doveva trattarsi sicuramente di una cosa del genere… perché altrimenti non si spiegava come cosa, no?

Vide Remus scuotere la testa e poi uscire a propria volta dal salotto, sicuramente alla ricerca di Lily. Sapeva che avrebbe dovuto fare la stessa cosa, sapeva di doverle delle scuse grandi quanto una casa… ma non era nella sua natura ammettere di aver sbagliato. E quindi non lo avrebbe fatto nemmeno quella volta.

-Ragazze, eh- ridacchiò allora, sforzandosi di fingere che non gli importasse nulla. –Chi le capisce?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

 

Salve mie fedelissime :) vado un po' di fretta oggi, quindi vi dico semplicemente che molto probabilmente anche il prossimo aggiornamento sarà di lunedì pomeriggio (lunedì 19) oppure venerdì 16. Ancora non lo so, dipende da quando riesco a mettere le grinfie sul computer.

Se la litigata tra James e Lily vi ricorda quella tra Ron ed Hermione al Ballo del Ceppo... be', ci avete preso! Diciamo che secondo me ci stava parecchio come richiamo. 

Per il resto... diciamo che ho una  teoria tutta mia su Benji Fenwick (come si può notare dal capitolo. Teoria che qualcun altro condivideva con me su tumbrl, ma non ricordo con precisione...). Dico solo che per me la sua morte centra sì e no con la sua lotta contro Voldemort. Diciamo che un giornalista che scrive COSE su un giornale come il Profeta è normale che abbia dei nemici. 

Okay, per altre cose ci sentiamo nelle recensioni, ora devo davvero scappare!

Un mega bacione a tutti quanti! 

I.L.

ps: e recensite, che male non vi fa ;) ahahahah

 

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Capitolo 17
*** Christmas 1976 - Last Christmas I gave you my heart, but the very next day you gave it away ***


 

SECONDA PARTE DEL CAPITOLO DI DUE SETTIMANE FA

 

PROSSIMO AGGIORNAMENTO: TRA IL 30 OTTOBRE E IL 2 NOVEMBRE

 

SCUSATE LO STILE TELEGRAFICO, MA SONO STRA DI CORSA!

 

VI AMO SEMPRE E COMUNQUE!

 

I.L.

 

 

 

 

 

James, Sirius, Marlene, Lily e Doe che provano a far partire un'auto babbana, fallendo miseramente.

Scattata da Mary McDonald, circa 1976

 

 

 

 

 

-Lily… LILY! Ragazze, io butto giù la porta!-

-E papà ti butta giù dal tetto. Smettila e continua a bussare… Lily?-

Erano più di dieci minuti che la ragazza si era chiusa nel bagno e a niente era servito provare a convincerla a uscire. Dorcas, Marlene, Mary, Remus ed Ethan si alternavano a chiamarla, ma niente. Da dopo la litigata con James, si era barricata in uno dei due bagni al piano terra e non aveva lasciato entrare nessuno. Dalla porta di sentivano solo dei singhiozzi, ma nessuno sapeva che fare.

-Ethan, tu puoi usare la magia fuori da scuola… fa’ qualcosa!- perse la pazienza Marlene, appoggiandosi al muro con le braccia incrociate. –E comunque buon natale, eh- borbottò.

-Come sta…?- chiese Sirius, comparendo in corridoio e notando solo in un secondo momento la gaffe. Marlene lo fulminò con un’occhiataccia.

-Se il tuo caro James si fosse cucito la bocca, starebbe sicuramente meglio- disse, Dorcas e Mary che annuivano convinte. Ethan si stava consultando con Remus sul prendere seriamente in considerazione il fatto di buttare giù la porta con un incantesimo.

-Ehi, e io che colpa ne ho?- si difese Sirius, aggrottando la fronte.

-Beh, tanto per cominciare potevi evitare di dargli del Whiskey Incendiario- cominciò ad elencare Dorcas.

-E poi lo sai che Jem ti ascolta. Se tu gli avessi impedito di…-

-Ma non sono mica sua madre! È quasi adulto e vaccinato… non posso continuare a fargli da balia…-

Marlene alzò gli occhi al cielo e si portò di nuovo accanto al fratello e a Remus.

-Lily! Guarda che se non apri buttiamo giù la porta sul serio! Ethan ha già la bacchetta fuori e…-

Ma non ci fu bisogno di dire altro. Dopo uno scrocco, la ragazza comparve sulla soglia. Aveva pianto, quello era innegabile, ma sembrava stare bene. Aveva gli occhi rossi truccati di fresco e si era legata i capelli in una coda alta.

-Uh, quanta folla… c’è anche un altro bagno, lo sapete vero?- chiese, un sorriso un po’ troppo forzato.

-Stai bene?- chiese Mary, lasciando perdere la discussione con Sirius e facendosi vicina.

-Bene? Sto una favola. Ora, dove eravamo rimasti?- quasi canticchiò, prendendo sotto braccio uno sbigottito Ethan e tornando in salotto.

-Su una cosa James ha ragione. Voi ragazze non siete proprio normali- commentò Sirius, guadagnandosi uno scappellotto da parte di Marlene e un’occhiata di fuoco da Dorcas.

 

 

 

Quando James la vide tornare in sala, il cuore gli tornò a battere normalmente. Anche se era sotto braccio con Ethan McKinnon e anche i loro visi erano decisamente troppo vicini per i suoi gusti, almeno sembrava stare bene.

Ci aveva dato un taglio con il bere nell’esatto momento in cui Lily era scappata in lacrime, era passato al succo di frutta e ora la testa gli girava decisamente di meno ed era anche più facile riconoscere la cavolata che aveva fatto.

-Forse è meglio se ti vai a scusare- gli suggerì Peter, l’unico che gli era rimasto accanto in tutto quel putiferio. Sirius era uscito qualche minuto dopo Remus, Amos se ne stava in un angolo a commentare con Fabian, Gideon e Adam.

-Forse mi sa che hai ragione- convenne lugubre James, alzandosi dal divano dove si era rintanato.

Camminò con passo un po’ più sicuro fino al centro della stanza, dove anche gli altri avevano ripreso a ballare. Ora Mary e Dorcas si erano messe alle musiche, Sirius stava facendo volteggiare Marlene al ritmo di un rock ’n roll e avevano l’aria di divertirsi molto. Ethan e Lily ballavano quasi sul posto e sembravano immersi in una qualche conversazione molto intensa, anche perché non si staccavano gli occhi di dosso e anche le loro mani erano intrecciate.

James represse la rabbia e la gelosia che si facevano strada in lui, mise a tacere la vocina bastarda nella sua testa che gli diceva di mollare un pugno al ragazzo e baciare Lily seduta stante, mandando definitivamente a quel paese tutti i buoni propositi e sedici anni di educazione.

-Ehm- si schiarì la voce quando fu a pochi passi da loro, la bocca impastata per il nervosismo e lo sguardo fisso sul bicchiere di plastica che teneva in mano.

-Vai a farti fottere, Potter- disse Lily, senza staccare gli occhi da Ethan, che le fece fare un casquè quando la musica finì. Dorcas e Mary ne misero subito su un’altra, più disco, e James le ringraziò mentalmente. Lily non era quasi nemmeno una sua amica e lui era solo un cretino geloso… ma l’idea che fosse Ethan McKinnon a stringerla gli mandava il sangue alla testa.

-Evans, io sono…-

-Se quella frase non finisce con qualcosa come “cretino”, “cerebroleso”, “deficiente” eccetera, non la voglio nemmeno sentire- lo gelò di nuovo lei. –Soprattutto se quello che hai nel bicchiere è altro Whiskey.-

Ethan squadrò James dalla testa ai piedi e poi mise protettivo una mano sulla spalla di Lily. Il ragazzo si sentì piccolo e stupido sotto quello sguardo. Ma davvero lui, un ragazzino dall’ego smisurato e la magica capacità di fare incavolare Lily Evans come pochi al mondo, aveva creduto di poter avere una chance con Ethan McKinnon, il biondo e perfetto fratello di una delle migliori amiche di Lily? Un ragazzo che aveva tutto quello che si poteva desiderare? Quasi un adulto, affermato, faceva il lavoro dei sogni di Lily e aveva come capo l’idolo della ragazza… per non parlare del sorriso smagliante e perfetto…

-No, niente Whiskey- si riprese James, ridacchiando sempre in maniera più scema e sentendosi sempre più patetico. –Ero solo venuto a… a scusarmi. Sì, ecco. A scusarmi- balbettò, strisciando un piede per terra per il nervosismo.

-Oh- fu l’unico commento di Lily e James si azzardò ad alzare lo sguardo.

Lei ora ricambiava l’abbraccio di Ethan, ma aveva gli occhi fissi su di lui. Era evidente che il gesto l’aveva colpita. Ma non era ancora abbastanza da sorridergli apertamente come quella mattina… che ora gli sembrava lontanissima…

-Beh, questo era quanto. Buona serata ragazzi- concluse James, costringendosi ad allontanarsi senza fare altri casini. –E buon natale!- disse, alzando il bicchiere di succo nella loro direzione, prima di tornare a sedersi.

 

 

 

-Dici sul serio?!- esclamò Sirius, facendo fare l’ennesima piroetta a Marlene e tirandosela più vicina.

-Assolutamente- ridacchiò lei, allontanandosi di nuovo e bevendo un altro sorso di vino.

-Tuo padre ha un’automobile? Una macchina? No… non è vero…-

-Ma ti dico di sì! È in garage… papà l’ha comprata per Adam e…-

-E tu vuoi farmi credere che non l’hai mai usata?-

-Ehi!- protestò Marlene, dando uno spintone al ragazzo, che non si offese per nulla. –Mica faccio Black di cognome, io! Non volevo rompermi tutte le ossa in una volta.-

Sirius ci rise su e scosse la testa, poi rialzò gli occhi su Marlene.

-Oh no- fu il commento a mezza voce di lei, non appena notò quello sguardo. –Levatelo dalla testa, mi hai capito?-

-E ancora credi di non essere la mia anima gemella? Mi leggi anche nella mente!-

-Punto numero uno: così sembri James. Punto numero due: hai bevuto troppo, eventualmente ne riparliamo quando sei sobrio- scrollò le spalle Marlene. –E, punto numero tre, nonché il più importante di tutti: la macchina di Adam non si tocca, okay?-

Sirius mise su un broncio da manuale, stringendosela al petto mentre Mary e Dorcas facevano partire un lento, facendo loro l’occhiolino. Marlene lo notò e alzò gli occhi al cielo. Si sarebbe fatta ammazzare piuttosto che ammettere che essere praticamente abbracciata a Sirius le metteva addosso una strana situazione. L’ultima cosa che voleva era struggersi per un ragazzo –per di più il suo migliore amico- così come Mary faceva per Amos –che dopo essere stati insieme per ben venti minuti e averci quasi dato dentro, ora se ne stava sul divano insieme ai ragazzi e aveva dato inizio a quella che sembrava tanto una gara di rutti-.

-Eddai, Lenny, che ti costa? C’è anche Adam qua… sono persino disposto a chiedergli le chiavi. Guarda che mi stai facendo, mi fai diventare un uomo onesto!-

-Questo non lo credo nemmeno se lo vedo- rise Marlene, liberandosi dall’abbraccio e facendo cenno a Dorcas perché cambiasse canzone, dato che Mary era troppo occupata a divorarsi Amos con occhi tristi. Con tanti saluti ai buoni propositi di non essere un’ulteriore tacca per il ragazzo… Ma Dorcas le fece la linguaccia e, invece di cambiare, invitò Remus a ballare con lei, che divenne rosso come un peperone, incitato dagli amici.

-Eddddddddai!- la implorò Sirius, questa volta mettendosi in ginocchio.

Marlene gettò la testa all’indietro e rise ancora più forte. Poi si sedette sulla sua gamba e gli scoccò un bacio sulla fronte.

-Accidenti a te, va bene!-

 

 

 

Adam, però, non aveva collaborato. Sembrava non gli andasse proprio a genio l’idea che gli amici della sorella –maghi mezzi brilli- si facessero un giro sulla sua automobile praticamente nuova. E poi gli serviva… e così non aveva acconsentito al dare loro le chiavi.

Ma questo non aveva fermato i ragazzi.

L’unico che si era tirato indietro era stato Remus: Peter si era sentito poco bene a causa di qualcosa che gli avevano dato da bere i gemelli e Amos, ed era quasi mezz’ora che era chiuso in bagno a vomitare. Sirius e James, una volta assicuratisi che l’amico non fosse troppo grave e che a Remus stesse bene di rimanere con lui, erano scattati fuori verso il garage. Sirius aveva trascinato Marlene, James aveva provato a fare lo stesso con Lily, poi ci aveva rinunciato, prendendo la mano di Mary –che sembrava ancora parecchio giù-. E Dorcas si era tirata dietro Lily –che si era lasciata convincere più che altro perché Ethan, prima di andarsene, le aveva chiesto il numero di telefono e le aveva chiesto se le andava di prendere un caffè in quei giorni-.

E così ora se ne stavano davanti all’automobile di Adam, senza avere la benché minima idea di cosa fare. Mary era l’unica della compagnia che aveva almeno uno dei genitori babbani, ma il prosecco le aveva annebbiato troppo la mente. Così sfilò la macchina fotografia dal collo di James e si sedette sull’erba ghiacciata, un sorriso smagliante in volto, in attesa degli sviluppi.

-Su, fate qualcosa- li incoraggiò, cominciando a scattare foto a caso alle proprie mani o piedi.

-Ehi, Mary…- cominciò James, pensando a quanto gli sarebbe costato sviluppare quelle foto “inutili”, ma poi vide che la ragazza era tornata a sorridere per la prima volta da quando Amos l’aveva piantata senza una parola e lasciò perdere. –Niente…. Ma ogni tanto fai qualche foto anche a noi, okay? Per quanto il tuo smalto sia eccezionale, ovviamente.-

-Ovviamente- ridacchiò lei.

 

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Capitolo 18
*** Christmas 1976 - Hello darkness my old friend ***


 

 

 

 

Lily Evans, scattata dopo che la ragazza ha ricevuto la notizia della morte dei propri genitori

Scattata da James Potter, Inverno 1976

 

 

 

 

 

 

 

Lily si sentì toccare piano su una spalla. Mormorò qualcosa nel sonno e si voltò dall’altra parte. Strinse il piumone e affondò la testa nella spalla di Mary, che dormiva nel matrimoniale con lei e Marlene. Dorcas si era accaparrata l’ambitissima brandina e ora era stesa a pancia all’aria, le braccia spalancate e le coperte raggomitolate contro il muro.

La ragazza si sentì scuotere di nuovo e questa volta biascicò qualcosa nel sonno, agitandosi e tirando un calcio nella schiena di Mary, che protestò senza svegliarsi.

-Lily. Lily, cara, svegliati.-

Aprì piano gli occhi e mise a fuoco, per quanto poteva. Aveva decisamente bevuto troppo quella sera, perché la signora McKinnon sembrava avere tre teste. A seconda dei momenti. Ora ne aveva quattro. Ora due… Era ancora vestita con la lunga veste blu che aveva indossato prima di uscire e teneva in mano il capello che il marito le aveva regalato per Natale. Sugli occhi chiari c’erano ancora tracce di trucco e il suo collo aveva conservato il profumo che si era spruzzata per il cenone. Lily non aveva mai partecipato a un cenone natalizio di maghi e, per un attimo, si chiese se sarebbe stato divertente. Ma lo sguardo della signora McKinnon non era allegro come sarebbe dovuto essere. La donna era come sua figlia, sempre solare e sorridente, convinta che le disgrazie non fossero la fine del mondo. Era il marito a essere il pessimista della famiglia –e infatti andava d’accordissimo con la nonna di Dorcas-.

-Lily, mi senti? Ho bisogno che ti alzi un attimo. Tieni- disse, allungandole un maglione per coprirsi. Si era buttata a dormire con ancora il vestito che aveva indossato per la sera prima. aveva persino tenuto le calze, cosa che non faceva mai. –Ti aspettiamo di sotto, va bene? No… no… non rimetterti giù- la trattenne, vedendo che la ragazza, che ora stringeva il maglione come un peluche, si stava tornando a sdraiare. –Ecco, brava, dritta. Siamo giù, okay? Mettiti le scarpe e il maglione e scendi. Brava- concluse, passandole una mano sui capelli e baciandola piano, lasciandola sola.

Lily, la testa ancora confusa dal prosecco, non aveva la minima idea di cosa potesse essere successo. Si infilò gli anfibi, indossò il maglione –le andava leggermente lungo, doveva essere di Marlene- e uscì dalla camera cercando di fare meno rumore possibile. La peggiore delle ipotesi era che alla fine fossero davvero riusciti a far partire la macchina e l’avessero in qualche modo danneggiata. Oppure che qualcuno avesse vomitato in salotto. Aveva seriamente dei ricordi confusi della sera prima… aveva memoria del fatto di aver litigato –tanto per cambiare- con James. Aveva ballato con Ethan –e il suo cuore perse un battito all’idea- e poi c’era stato l’episodio dell’automobile. Ma, si disse in uno sprazzo di lucidità mentre rischiava di inciampare per le scale- se si fosse trattato di qualcosa del genere, i genitori di Marlene avrebbero aspettato la mattina seguente per parlare con loro e poi l’avrebbero fatto con tutti loro, non convocando Lily sola.

In salotto, tra festoni e patatine, stavano i genitori di Marlene e i suoi fratelli. Lily li conosceva da anni, erano sempre stati gentilissimi con lei e sua madre e la signora McKinnon erano diventate buone amiche nel corso del tempo. Il signor McKinnon stava parlando sottovoce con Adam, che aveva la faccia piena di sonno e le pantofole ai piedi, ma annuiva con calma alle parole del padre. Infine, appoggiato al muro, le braccia incrociate, la faccia scura e la giacca a vento sporca di neve, stava Ethan, che abbracciò stretto Lily non appena lei mise piede nella stanza. Lei si aggrappò alla sua schiena, chiudendo gli occhi, senza avere la minima idea di cosa stesse succedendo. Però Ethan le piaceva e il suo tocco era rassicurante. La prese per mano e la fece sedere accanto a sé e la madre.

-Lily, mi dispiace così tanto averti svegliata, ma era necessario…- cominciò, interrompendosi però perché delle lacrime fecero capolino nei suoi occhi. –Lily, io… mi dispiace così tanto, cara…- tentò di nuovo, ma di nuovo il pianto le impedì di continuare.

Una strana consapevolezza di ghiaccio si fece strada in Lily, una vocina nella sua testa cominciò a dire cose che lei non voleva sentire.

-C’è stato un incidente- parlò Ethan, prendendole il volto tra le mani e obbligandola a distogliere lo sguardo da sua madre. –Lily, i tuoi genitori hanno avuto un incidente tornando a casa questa sera. Loro… non ce l’hanno fatta- disse, riuscendo a sostenere lo sguardo della ragazza senza lasciarsi sopraffare dall’emozione.

Lily scosse la testa, quasi le venne da ridere.

-Ma i miei genitori non dovevano uscire questa sera, era Petunia che aveva una festa e…- ma si bloccò, portandosi le mani alla bocca, il groppo in gola che le impediva di respirare. –Petunia- disse in sussurro strozzato. –Sono usciti per andare a prendere lei… non sarebbero dovuti uscire!- scattò, alzandosi in piedi e liberandosi dalla presa di Ethan. -È colpa di Petunia se sono morti- disse, il mondo che le vorticava intorno. –È colpa sua…. Tutta colpa sua…-

-È stata una fatalità- provò a dire Ethan, mentre il signor McKinnon tentava di consolare un’inconsolabile signora McKinnon.

-NO!-urlò Lily, alzando la mano verso il ragazzo. –Non dirlo! È colpa di… di… di quella là se sono morti!- continuò, gesticolando nervosa. –Sono morti- realizzò poi alla fine, lasciandosi cadere a sedere. –Sono morti… e adesso?-

-Puoi rimanere con noi per il resto delle vacanze- si offrì la signora McKinnon, asciugandosi gli occhi e sbavandosi definitivamente il trucco.

Lily annuì piano. Sapeva che avrebbe dovuto piangere, una parte di lei le diceva che quella era la cosa che andava fatta, la cosa giusta, ma proprio non le veniva. Anzi, più ci pensava, più si arrabbiava.

-Voglio vederli- disse allora. –Li avranno portati in un qualche ospedale, no? Voglio vederli.-

-Adesso? Cara, sono le due e mezzo- provò a farla ragionare la signora McKinnon, ma lo sguardo deciso della ragazza la fece desistere.

-Rimango io a casa- si offrì Adam, voi tre andate con lei. –Se qualcuno si sveglia, spiego io tutto quanto.-

 

 

 

Quando presi la signora Evans, lei stava ridendo per qualcosa che la figlia maggiore le aveva appena raccontato. Qualcosa su un tizio alla festa che, ubriaco, era finito a baciare il gemello della propria fidanzata, con grande divertimento della ragazza e di tutti gli invitati.

Rideva, la signora Evans, ed è così che la voglio ricordare.

Vedete, a me non piace il mio lavoro, così come accade a quasi il settanta percento della gente.

Solo che io non sono “la gente”.

Sarebbe facile…

Così mi aggrappo a delle sensazioni, a qualcosa, che mi ricordate come eravate prima che arrivassi io.

Siete così belli, umani, che non ve ne rendete conto.

Beata ignoranza, dite.

Sono d’accordo.

Il signor Evans, invece, era semplicemente stanco, ma felice che la moglie fosse voluta venire con lui. Erano anni che non passavano davvero del tempo insieme. Il lavoro, le figlie, problemi vari… così era stato bello passare il viaggio d’andata cantando le canzoni alla radio e ricordando i tempi andati, in cui erano loro i ragazzi ed erano i loro genitori a venirli a prendere dalle feste.

E aveva riso a propria volta, sotto i baffi, nel sentire la storia buffa che Petunia aveva raccontato.

Adorava Lily, tutti in casa loro lo avevano sempre fatto e avrebbero continuato a farlo –tranne forse per Petunia-. E come non avrebbero potuto? Era una strega, era talentuosa, era bella ed era spiritosa.

Persino io ho sempre avuto un debole per la minore delle sorelle Evans.

Forse è per quello che le ho fatto visita così presto…

Ma il signor Evans capiva più facilmente la maggiore, Tunia. Era una ragazza come tante, che non voleva un rospo o un libro dal nome impronunciabile per il compleanno. Gli scriveva su un foglietto il nome del profumo che voleva o il disco della band che desiderava e lui l’accontentava.

Petunia era facile, Lily era quella sorprendente.

È così presi il signor Evans, stanco dalla lunga giornata, ma felice, con una mano sulla gamba della moglie e un leggero sorriso sulle labbra per il racconto della figlia. Pensava a quello che avrebbero fatto il giorno dopo e, sinceramente, aveva già mal di testa all'idea delle due figlie di nuovo nella stessa stanza dopo mesi. Il silenzio in casa Evans sarebbe stato solo un ricordo.

Oh quanto si sbagliava...

Non Petunia, lei non la portai con me. Anzi, quando quel camion sbandò, mandandoli fuori strada e portandoli da me, la protessi. Non era ancora il suo momento, ha ancora una parte importante. Se non in questa storia, nella prossima. 

Mi è già capitato di mietere famiglie intere, di lasciare qualcuno vivo perché non è ancora il suo momento... Ma non ero mai rimasta con i sopravvissuti, con coloro che nella mia esistenza sono solo delle comparse, dei personaggi secondari.

Quella sera, però, non lasciai nemmeno per un istante il fianco di Ethan e dei signori McKinnon, che accompagnarono Lily Evans all'ospedale. Un giorno sarei arrivata anche per loro, già lo sapevo. 

La pecca di sapere tutto...

Li guardai entrare nell'ospedale. Era notte. Non che per me facesse molta differenza, io lavoro sempre. Però gli essere umani stanchi hanno un loro fascino, almeno secondo me. E gli essere umani addolorati ne hanno uno tutto diverso. 

La signora era in lacrime, appena sostenuta dal marito, che aveva la faccia di pietra. Soffriva anche lui, riuscivo a sentirlo, soffriva per Lily, ma non voleva che si vedesse. 

Ethan stava accanto a Lily, non le stringeva la mano solo perché lei teneva i pugni chiusi, arrabbiata. Non era il primo essere umano che reagiva così, incolpando qualcuno, scaricandosi la coscienza e arrabbiandosi con il mondo. E Lily era piena di rabbia, persino io mi stupii di quanta rabbia potesse contenere un corpicino così piccolo. 

Indicarono loro il dottore con cui parlare, ma impedirono a Lily di vedere i signori Evans. E, per una volta, avrei voluto baciare un mortale non per portarlo con me, ma per ringraziarlo. Lily non sarebbe stata in grado di reggere. E a quella bimba, con il passare del tempo, sapendo quale sarebbe stato il suo destino, mi ci ero affezionata. 

-LILY!-

Una voce mi distrasse dal quartetto che avevo seguito fino a quel momento. Petunia Evans stava correndo verso di loro, ancora vestita a festa e con l'acconciatura che cominciava a dare segni di cedimento. Aveva l'aria di aver pianto molto, il trucco agli occhi era completamente sbavato e aveva l'aria giustamente sconvolta. Non sembrava la classica Petunia che avevo imparato a conoscere: non era la sorella invidiosa che faceva di tutto per rendere la vita impossibile a Lily, non era la figlia modello con il massimo dei voti e le unghie sempre perfettamente laccate che avevano conosciuto i suoi genitori, e non era nemmeno la ragazza che aveva flirtato con Vernon Dursley fino a due ore prima, sbattendo le ciglia civettuola. Questa era una ragazza sconvolta che era appena scampata a un incidente, che si era rivelato mortale per i propri genitori, quasi senza un graffio. E questa ragazza voleva solo abbracciare la propria sorella, dimenticare i battibecchi per una notte, per superarla insieme. 

-Lily... Lily stai bene?- le chiese, fermandosi a pochi passi da lei. Ma Lily non sembrava intenzionata a fare conversazione. 

-Perché?- fu quello che domandò, invece, ribellandosi al tocco dell'altra. 

Petunia assottigliò lo sguardo, riprendendosi un attimo. 

-"Perché" cosa?-

-Perché sono usciti? Loro dovevano essere a casa, questa sera, non dovevano essere fuori... Quindi, perché?- sibilò, serrando i pugni e scrollando le spalle quando Ethan provò a metterci una mano sopra. 

-Dovevano essere i genitori di Violet ad accompagnarmi, ma...-

-Precisamente.-

-Ma Violet è stata male e quindi sono venuti mamma e papà- finì Petunia, adeguandosi al tono gelido della sorella. 

Se avessi avuto un corpo, a questo punto mi avrebbero sentito sospirare. Mai che quelle due riuscissero ad andare d'accordo. 

-Loro chi sono?- chiese Petunia, indicando con un cenno del capo i signori McKinnon, che stavano ancora parlando con il medico. Li squadrò da capo a piedi, incenerendo con lo sguardo le loro vesti stravaganti. 

-I miei genitori- rispose Ethan, impedendo a Lily di incominciare la rissa che tanto voleva. 

Ho sempre pensato che Ethan fosse un bravo ragazzo... I McKinnon mi sono sempre piaciuti. Quando li ho dovuti portare con me, l'unica consolazione è stata che sono venuti tutti insieme... Se di consolazione si può chiamare...

-Erano a una festa in maschera?- lo schernì Petunia, sedendosi su una delle poltroncine del corridoio. 

-Smetti di fare la stronza, okay?-

-E tu smettila di accusarmi della morte di mamma e papà. Credi che io... che io non mi senta già abbastanza in colpa?- terminò, altre lacrime che facevano capolino nei suoi occhi chiari.

-Io vado a...- e Ethan si dileguò, dopo aver lasciato un leggero bacio sul capo di Lily. Raggiunse i suoi genitori per sbrigare la burocrazia. Aveva studiato Babbanologia a Hogwarts, aveva più contatti con il mondo non magico... Sarebbe stato più utile con i genitori che con le due sorelle. Avevano bisogno di tempo per loro. Anche se non sarebbe stato mai abbastanza...

-Come ti senti?- si chiesero a vicenda, guardando entrambe il pavimento, le mani sotto le gambe. Una risata nervosa seguì a quella empasse. Scarpe sfregarono per terra.

-Io- cominciò Lily, di nuovo quel maledetto groppo in gola, -io non so che cosa dire. Pensavo che darti la colpa di tutto mi avrebbe fatto sentire meglio...-

-E invece loro sono ancora morti. Lo so. Anche io ho pensato la stessa cosa- ammise Petunia. 

Lily inarcò un sopracciglio. 

-Credevi davvero di poter dare la colpa a me? Come accidenti...?-

-Se tu non frequentassi quella scuola per strambi, noi saremmo andate più d'accordo... Ammettiamolo perché è così.-

-Ammettiamo che sei una gelosa del cacchio- bofonchiò Lily, ma la cosa le dava fastidio, perché la sorella aveva ragione. Forse le cose sarebbero state diverse se quella lettera non fosse mai arrivata. Ma io so che non esiste questa possibilità. Lily Evans era destinata a Hogwarts, la sua storia è già tutta scritta. E così anche la sua fine...

Petunia le lanciò un'occhiataccia, ma ormai Lily a quelle era immune. 

-E se noi due fossimo andate più d'accordo, saremmo state tutte a casa per le vacanze... E quindi anche per questa cena. E loro non sarebbero dovuti uscire per venirmi a prendere- concluse tutto d'un fiato Petunia. 

Lily rimase un attimo sbigottita e, per qualche istante, dimenticò cos'era successo. 

-Tu non sei normale- commentò. -Ti rendi conto che è un ragionamento che non regge?-

-Sì- ammise Petunia. 

E rimasero in silenzio. Non c'era molto da dire, avevano finito gli argomenti mesi e mesi prima. Se non anni. E Lily era ancora arrabbiata, io lo sentivo. E quando una persona è arrabbiata, c'è davvero poco che si possa fare.

Rimasero sedute in silenzio per il resto del tempo. Petunia cominciò a piangere piano, asciugandosi le lacrime con le maniche, senza osare chiedere un fazzoletto alla sorella.

Lily guardava fisso il pavimento, la linea della mascella dura e gli occhi di ghiaccio. Non riusciva a piangere, la mia piccola Lily. Avrebbe tanto voluto, avrebbe preferito sentire qualcosa,

e invece in lei c’era solo il vuoto.

Vuoto dentro e intorno a lei.

Quasi non le importava di Petunia che singhiozzava piano accanto a lei,

quasi non si rese conto dei dottori che passarono a controllare lei e la sorella,

quasi non sentì quello che Ethan le stava dicendo, che ora potevano tornare a casa, che si sarebbero occupati di tutto i suoi genitori.

Sentì solo che lei non li aveva più, dei genitori.

Sua madre non le avrebbe più preparato il tè e non l’avrebbe più rimproverata bonariamente quando teneva la musica troppo alta, oppure quando le rispondeva troppo bruscamente.

E suo padre non avrebbe più guardato storto i gufi entrare in soggiorno, portando l’ennesimo richiamo perché aveva compiuto magie non autorizzata e non avrebbe più fatto le parole crociate con lei a domenica mattina, i baffi sporchi di latte.

Non più.

E fu in quel momento che Lily si aggrappò con tutta se stessa alla vita, perché era troppo breve e andava vissuta per bene, perché non si sapeva quando sarebbe finita.

E lei non voleva che finisse.

Oh povera piccola...

Così si alzò di scatto dalla sedia dove era rimasta fino a quel momento, ignorò l’occhiata annacquata di Petunia e raggiunse Ethan. Si sollevò in punta di piedi e lo baciò piano, chiudendo gli occhi. Perché la vita era breve e Ethan McKinnon le faceva battere il cuore come poche volte le era capitato nella vita. E Ethan rispose al bacio, sorpreso ma non troppo. Perché ci aveva sperato da quando, ore prima, aveva visto per la prima volta Lily Evans. Per quanto fosse una delle migliori amiche di sua sorella, per un caso o per l’altro non si erano incontrati

fino alla festa di quella sera.

Ma non era stato il caso, io lo sapevo bene.

Era che Lily era destinata a qualcun altro, anche se i tempi non erano ancora maturi.

 

 

 

Ethan la guardò negli occhi, leggermente confuso, ma felice. Per quanto lo si potesse essere in quella circostanza.

-Perché?- sussurrò.

Lily scrollò le spalle e abbassò lo sguardo. Poi lo sollevò di nuovo e lo baciò ancora, indugiando più a lungo.

-Per un milione di cose. E per nessuna. Perché sono le tre di notte e sei qui con me. Perché i miei genitori sono appena morti. Perché sei bello. Perché fai il lavoro dei miei sogni e da sempre ho una cotta per il tuo capo...-

-Di questo forse dovrei preoccuparmi- sorrise lui, stringendola forte. –Ma sono felice di essere venuto. Alla festa, in primis, e ora qui. Come stai?- le chiese, preoccupato.

Lily tornò a sedersi, questa volta di fronte alla sorella, che ora aveva smesso di piangere e la guardava come se fosse definitivamente impazzita.

-Sinceramente? Non sento nulla, non mi sembra reale. Fino a un’ora fa esistevano, e ora mi dicono che non ci sono più. È come se...-

-Come se non fosse reale- annuì Ethan, prendendole le mani tra le sue. –Credimi, lo capisco. Mi successe la stessa identica cosa quando morì nostra nonna. Mi aspettavo che da un momento all’altro tornasse a casa e mi rimproverasse perché avevo finito tutte le sue caramelle preferite. Era una cosa che facevo sempre quando stavo da lei- aggiunse, sorridendo leggermente. –Quei Calderotti erano la fine del mondo...-

-E quando hai realizzato che...?-

-Che non sarebbe più tornata? Credo al funerale. Oppure perché, molto più semplicemente, non tornò più. E quella donna avrebbe attraversato l’oceano a nuoto per rimproverare chiunque le avesse toccato i suoi Calderotti. Ma non tornò. E io finii tutte le scorte. Forse nella vana speranza...-

-Quanti anni avevi?-

-Otto. Lenny era piccolissima, neanche si ricorda di lei. E Adam... beh, preferisce non parlarne, come me. Le volevamo bene. Ci ha praticamente cresciuti, ci teneva lei quando mamma e papà erano a lavorare.-

Lily sospirò e poggiò la testa sulla spalla di Ethan, che la circondò con un braccio. E, prima ancora che se ne potesse rendere conto, stava dormendo.

 

 

 

 

Dissero loro di tornare a casa che il sole non era ancora sorto. Petunia stava bene, non doveva essere ricoverata, e Lily non era nemmeno sotto shock. I signori McKinnon presero gli ultimi accordi con i dottori e poi li salutarono, ringraziandoli come poterono.

Petunia uscì con loro, mantenendosi a distanza ma neanche troppo. Non appena fuori, scattò alla prima cabina telefonica e chiamò qualcuno per farsi venire a prendere, quasi temendo che passare altri minuti in loro compagnia l’avrebbe contagiata terribilmente.

-I genitori di Violet stanno arrivando- disse, prendendo Lily da parte. –E vorrei che tu venissi con noi- continuò, senza prendere fiato.

-Perché dovrei volerlo fare?-

-Perché... perché sei mia sorella. E... e non c’è nessun altro che vorrei al mio fianco ora- finì, provando ad abbracciarla. Ma Lily rimase rigida tra le se braccia, tremando solo di freddo.

-Non ce la faccio- mormorò. –Ho sognato per anni un nostro riavvicinamento... ma non ce la faccio. Non così. Ho bisogno di tempo per riflettere, per rielaborare il tutto. E lo stesso anche tu.-

-Ma...-

-Non voglio svegliarmi domani con te che di nuovo mi odi, non potrei farcela. Perché ora va bene, ora parli così per quello che è successo... ma altrimenti, oggi sarei tornata a casa e mi avresti odiata come sempre. Quindi scusami, ma non ce la faccio- concluse, staccandosi piano e voltandosi verso i McKinnon. Alle loro spalle, gli altri suoi amici, insieme ad Adam, le facce gonfie di sonno. Le scaldò il cuore vedere che erano venuti tutti. Persino Peter, il cui colorito verdognolo lasciava intuire quanto male fosse stato la sera prima. E c’era anche James, l’inseparabile macchina fotografica al collo. La osservava da lontano, quasi indeciso se farsi avanti o meno, probabilmente –ora che era finalmente sobrio- intimidito dalla presenza di Ethan.

-Vai, Tunia. Ci sentiamo. Ti prometto che ci sentiamo- disse Lily, tornando a rivolgersi alla sorella.

-E chiamami. Vedi di non mandarmi quei gufi terribili che...- ma lo disse senza il solito odio. –Va bene. Ci sentiamo- annuì, azzardando un bacio sulla guancia e scappando poi via verso l’automobile dei genitori di Violet, che erano appena arrivati. Salì e la salutò con la mano, fino a quando non scomparve all’orizzonte. E Lily la seguì con gli occhi, sperando davvero che quella fine potesse anche essere un nuovo inizio. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

 

Ciao a tutte. Vi chiedo immensamente per essere sparita così a lungo senza dirvi nulla. Avevo anche promesso a una di voi che avrei scritto un capitolo di avviso per rassicurarvi, ma alla fine non l'ho fatto. 

Non voglio prendervi in giro, vi dirò la verità. Ho passato un periodo duro e difficile nella "real life", periodo che mi ha fatto allontanare dalla scrittura e da voi. Non ho più pubblicato, non ho risposto alle vostre recensioni e non ho nemmeno scritto nulla di nuovo. 

Ma ora le cose vanno leggermente meglio (non sto qui ad annoiarvi con il "cosa" sia successo) e quindi diciamo che vorrei esserci di nuovo. Riprendere i vecchi ritmi. Perché l'ispirazione c'è... ma soprattutto mi mancavate voi. E mi mancavano i miei Malandrini, le mie ragazze... Ho molti capitoli pronti, quindi non disperate.

Grazie a quante saranno ancora qui dopo questo tempo a leggere. E grazie se c'è qualcuno di nuovo. 

Vi voglio davvero bene.

I.L.

ps: siete liberissime di riempirmi di insulti nelle recensioni. Me li merito tutti quanti.

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Capitolo 19
*** Spring 1977 - Happy birthday! ***






Sirius Black e James Potter, mentre fanno qualcosa che non dovrebbero star facendo

Scattata da Remus LUpin, Primavera 1977




 

 

 

 


Mary scartò una caramellina e buttò la carta dalla torre. Il vento la fece volteggiare fino al prato del cortile, dove si confuse con l’erba. Il fatto che la Torre di Grifondoro avesse una terrazza e che quella terrazza fosse stata proprio sopra il suo dormitorio per anni senza che lei se ne fosse mai accorta le metteva una strana sensazione addosso. La faceva sentire ancora più stupida. Anche se tutti i suoi amici erano sempre pronti a dirle che non lo era affatto, stupida...

Accavallò le gambe e si sistemò la gonna dell’uniforme. L’aveva leggermente accorciata, nella speranza che Amos apprezzasse. Dalla sera di Natale si erano appartati qualche altra volta nei ripostigli delle scope, ma lui continuava a dire di non essere innamorato. Mentre lei era cotta da anni... E alla fine preferiva avere qualche momento rubato così, che continuare a struggersi per niente. Almeno adesso sapeva che gli piaceva, anche se non abbastanza da smettere di frequentare altre ragazze. Le continuava a dire che, quando si fosse innamorato –e quel quando faceva battere il cuore di Mary all’impazzata- allora sarebbe stato solo suo. Ma, fino a quel momento, avevano un’ottima intesa, i quarti d’ora negli sgabuzzini erano fantastici... ma Amos Diggory andava a Hogsmeade con tutte tranne che con lei. Cioè, c’erano stati insieme, ma mai soli. E mai in quel localino che aveva appena aperto... Madama Piediburro, doveva chiamarsi...

Mary sospirò e si scartò un’altra caramella. Non aveva gli stessi problemi di peso di Alice –che passava da una trentotto a una quarantotto, e vice versa, con velocità preoccupante-, ma tutto quello zucchero non avrebbe fatto bene a nessuno...

-McDonald. Dovevo immaginarlo che c’eri tu qua, a deprimerti.-

La voce roca di Hestia le arrivò alle spalle, poi una nuvola di fumo l’avvolse, facendola tossire.

-Su, ragazzi, venite lo stesso. È solo la McDonald. Venite!-

-Hestia, santo cielo, ci conosciamo da sei anni... mi chiamo Mary! E poi che accidenti...?- ma non fece in tempo a finire la frase e a voltarsi che una fila lunga sempre di persone le sfilò davanti. Ognuno che portava qualcosa. C’erano Jem e i ragazzi con dei lenzuoli immensi; Frank con una cassetta degli attrezzi; i gemelli Prewett che reggevano in equilibrio con le bacchette un vecchio giradischi che aveva tutta l’aria di aver passato gli ultimi anni in trincea, tanto era ridotto male; Emmeline ed Alice chiudevano la fila –se non si contavano i dischi in vinile che marciavano dietro di loro, sempre incantati dai gemelli- insieme ad Amos e loro tre avevano le braccia piene di tanto di quel cibo che a Mary venne il mal di pancia solo a guardarlo, pensando all’indigestione che avrebbe colpito chiunque avesse provato a mangiarlo.

-Okay, sapete tutti cosa fare, no? Al lavoro, squadra- annunciò Hestia, sedendosi accanto a una perplessa Mary e accendendosi un’altra sigaretta, spegnendo il mozzicone sotto la scarpa.

-Mi spieghi che accidenti sta succedendo?- chiese Mary, notando come tutti, incredibilmente, si fossero messi seriamente a lavorare. Jem e Peter stavano appendendo i lenzuoli tutt’intorno ai merli della torre, praticamente oscurando il panorama, mentre Sirius e Remus studiavano, bacchette incastrate dietro le orecchie, un grosso tomo di Incantesimi Avanzati. Frank e la sua cassetta degli attrezzi stavano aiutando un po’ dovunque. Dava chiodi a James e Peter, oppure stava con i gemelli e le ragazze che stavano cercando di sistemare un vecchio tavolo che, inspiegabilmente, già si trovava sulla terrazza.

-Stiamo allestendo la torre, no?- rispose Hestia, gesticolando con la mano che reggeva la sigaretta. –Su, McDonald, usa un po’ più di spirito di osservazione.-

-Intendo: perché lo stiamo facendo?-

-Uh, piano con il plurale. Tu non stavi facendo proprio nulla, se non mangiare caramelle babbane dalla dubbia provenienza e fissare la valle con occhi languidi. E comunque è per il compleanno di Dorcas. E poi facciamo una festa anche per tirare su tutti noi. Ti va bene così? EHI TU!- berciò poi, alzandosi e dirigendosi a lunghi passi verso Peter, che ne stava praticamente in bilico sul cornicione con una manciata di chiodi che gli spuntavano dalla bocca. –CHE ACCIDENTI STAI FACENDO, PEZZO DI CRETINO?- gli urlò contro, afferrandolo per il collo della camicia e tirandolo giù. James, alle sue spalle, ridacchiò e poi si voltò, per non farsi sorprendere da Hestia.

-Stavo... stavo fermando il le...lenzuolo, signora- balbettò Peter, sputando i chiodi per terra e cercando con gli occhi qualcuno che lo difendesse.

-E sai che bella festa se tu cadi giù, oppure ti inciampi e ti infilzi quella grassa carotide, diventando la pessima imitazione di un porcospino puntaspilli?- lo rimbrottò ancora lei, strapazzandolo ancora un po’.

-Lassù è troppo in alto, anche James prima...-

James, però, gli diede un coppino che gli impedì di continuare a parlare.

-MA SEI UN MAGO O COSA?- urlò Hestia, questa volta facendo ridere tutti. –Usa quella cavolo di bacchetta, no? Oppure la usi solo per toglierti il cerume dalle orecchie? No, non ribattere, Minus, ti ho visto. Ti hanno visto tutti- lo gelò, tornando poi a sedersi accanto a Mary, che ancora stava ridendo.

-Non pensavo ci tenessi tanto a Peter- sghignazzò la ragazza, mentre Hestia alzava gli occhi al cielo.

-È il più cerebroleso di tutti, ma non gli impedirò di rovinarci la festa. Hai idea di quanto tempo è che la organizziamo?-

-No, dato che non ne sapevo niente fino a due secondi fa- rispose Mary, leggermente contrariata. –Almeno mi avreste invitata?-

-McDonald, non ne sapevi niente solo perché sei una delle compagne di dormitorio di Dorcas e, con la bocca larga che ti ritrovi, le avresti rivelato tutto nel giro di venti secondi. E per questo non ti abbiamo neppure coinvolto nel tenere lontano la piccola Meadows dalla Torre per tutto il pomeriggio. Stesso motivo. Ma ovviamente ti avremmo invitato. Altrimenti Lily mi avrebbe staccato la testa e avrebbe usato il mio teschio per berci questa sera.-

-Probabile- concordò Mary, stringendosi nelle spalle. –Comunque, dimmi meglio di come si svolgerà il tutto...-

 

 

 

-Ragazze, mi potete dire che cavolo... Ahia! Lenny, non so se lo sapevi, ma ho due gomiti. Gradirei tenermeli entrambi...-

-Uh, scusa tesoro- cinguettò Marlene, affibbiando comunque un coppino a Dorcas per il soprannome usato. -Chiamami di nuovo così e perdi anche l'altro.-

Dorcas sbuffò e tirò in dentro le braccia. Non sapeva dove stava andando, l'unica cosa di cui era consapevole era la benda sugli occhi, le mani di Marlene sulle sue spalle e le risatine di Mary e Lily alle sue spalle. Anche se, a essere onesti, Lily rideva più che altro perché Mary lo stava facendo. Quei quattro mesi non erano stati facili per lei, ma in realtà non lo erano stati per nessuno di loro. Quasi si sentiva in colpa. Dorcas, a compiere gli anni. Insomma, erano in guerra. Chi aveva tempo di fare festa? La settimana prima c'era stato un ulteriore attacco, questa volta a Diagon Alley. E al Ministero erano messi così male che avevano cominciato a richiamare in servizio vecchi Auror, e così sua nonna e il padre di James erano tornati in servizio. Inutile dire che la cosa non la faceva stare troppo tranquilla... Ma sua nonna aveva combattuto già ai tempi di Grindelwald, ci volevano ben più di quattro idioti mascherati -come li chiamava lei- per farle paura. E lo stesso aveva detto il padre di James al ragazzo. Quindi... forse non c'era davvero nulla di cui preoccuparsi...

-Ragazze, dobbiamo continuare a salire molto?- 

Erano almeno dieci minuti che non faceva altro che salire delle scale. E la cosa le metteva sinceramente una strana inquietudine addosso, perché era certa che non si fossero mosse dalla Torre di Grifondoro. Quindi, dove accidenti stavano andando?

-Cammina cammina- ridacchiò Mary, particolarmente ilare. 

-Siamo quasi arrivati- la rassicurò Lily, da qualche parte alla sua destra. -Ultimi... uhm... venti gradini. Okay?-

-Ho alternative?- sospirò Dorcas. 

-Direi di no- rise Marlene.

-Ci siete?-

-Era la voce di Hestia quella?- chiese Dorcas, cercando di guardarsi intorno, prima di ricordarsi che aveva una benda sugli occhi e che i nodi di Marlene non si scioglievano nemmeno se pregavi in gaelico. 

-In persona!- disse Hestia. -Ragazze, che è quella roba sadomaso che le avete messo addosso?-

-È una mascherina- protestò Mary. -La uso per dormire... Non è una roba sartin... Sadoc... Oh, quella roba là!-

-Sì, sì, come dici tu, McDonald. Forza, venite!-

Dorcas si sentì spingere con veramente poca grazia per il resto dei gradini, praticamente sollevata e trasportata di peso. Poi, finalmente, qualche anima pia le tolse la benda dagli occhi e, mentre Marlene le stampava un bacio umidiccio sulla guancia, il resto dei suoi amici cominciò a cantarle "Tanti auguri".

Erano tutti lì, schierati e con il petto gonfio, orgogliosissimi per il risultato finale e, soprattutto, per l'espressione stupita e leggermente commossa sul volto di Dorcas.

La terrazza della Torre -di cui aveva ignorato l'esistenza fino a tre secondi prima- era completamente trasfigurata. Intorno ai merli, lenzuoli bianchi mostravano i grattacieli di New York e ingannavano l'occhio. Sirius e Remus avevano l'aria particolarmente orgogliosa e ogni tanto lanciavano un'occhiata ai teli incantati, le bacchette ancora incastrate dietro le orecchie. Alice e Mel stavano accanto al tavolo dei dolci -Alice forse un po' troppo vicina a Frank, ma lui non sembrava farci caso-, i gemelli Prewett cantavano a propria volta, ma con un ritmo tutto loro e così anche Amos. Il “Tanti auguri” dei primi sembrava più una marcia funebre, quello del secondo aveva la stessa melodia del can can.

Dorcas si portò le mani alla bocca e gli occhi le si riempirono di lacrime. Sapeva che era stupido, sapeva che piangere per una cosa del genere era da rammollite di prima categorie (ed era una cosa che la vecchia sé avrebbe di sicuro fatto...), ma fino a quel momento non aveva realizzato davvero quanta gente ci tenesse davvero a lei.

-Ho sempre sognato di andare a New York- fu l'unica cosa che riuscì a sussurrare alla fine, Remus che le porgeva un fazzoletto e le faceva l'occhiolino.

-Lo sappiamo. O meglio, Marlene lo sapeva. E le altre ragazze. Da lì all'idea della festa il passo è stato breve- le disse.

-Ragazzi... davvero, io non so cosa dire!- esclamò.

-Prometti solo che farai qualcosa di altrettanto figo quando toccherà a noi, compiere gli anni!- scoppiò a ridere Sirius.

-Diciassette... sei vecchietta- sghignazzò Marlene, alzando in alto un calice di plastica. -Ma mille di questi anni!-

 

 

 

La festa era decollata, inutile a dirsi. Peter si era rivelato un ottimo dee-jay e si era praticamente impossessato del giradischi, che aveva guardato con adorazione da quando era stato portato sulla terrazza. I gemelli si stavano ingozzando di cibo e ascoltavano affascinati Amos raccontare loro di quella volta che aveva fatto diventare blu la pelle della sua pestifera cugina di otto anni senza beccarsi un reclamo ufficiale del Ministero.

-È stato facile, in realtà- stava dicendo, -avevo delle vecchie pozioni rimaste da scuola, quest'estate, le ho mischiate giusto per vedere cosa veniva fuori e... BUM! Olivia è diventata blu!-

-Assurdo!- fischiò ammirato Gideon.

-Sapresti rifarlo?- si informò Fabian.

-Posso provare a ricordare che pozioni erano, sì... perché, volete far diventare qualcuno blu?-

-Può sempre tornare utile- scrollarono le spalle i gemelli.

A un angolo del buffet, Alice fissava con occhi sognanti Frank, che non stava facendo nulla di particolare. Solo che per Alice anche il solo fatto che si stesse versando da bere aveva una speciale carica erotica. Si infilò in bocca un pasticcino e riprese a sospirare.

-Sete?- le chiese lui e per poco la ragazza non si strozzò. In sei anni di convivenza, praticamente non le aveva mai rivolto la parola.

-Io?- balbettò, coprendosi la bocca con la mano per evitare di sputare pezzi di glassa in faccia a Frank.

-Vedi qualcun altro? Sì, tu!- rise lui.

-Un po' di succo, grazie- mormorò Alice in risposta. Per assicurarsi di essere sveglia, si diede un pizzicotto su una guancia.

-Ti stai divertendo?-

-Io? Cioè... sì, abbastanza- rispose, accettando il bicchiere e fissando insistentemente la spremuta d'arancia.

-Perché non balli?- le chiese, indicando con un cenno del capo Sirius e Marlene che, come al solito, ci davano dentro al centro della pista e Mary che aveva trascinato Amos, staccandolo dai gemelli.

-Nessuno mi ha invitata... ma va bene così- disse in fretta, mangiandosi le parole.

-A questo bisogna rimediare assolutamente. Alice Eleonor Prewett, vuoi ballare con me?- chiese galante, accennando persino a un piccolo inchino.

-Sai persino il mio secondo nome! Come potrei dire di no?- rise finalmente lei, accettando quasi tremante la mano che Frank le offriva e lasciandosi trascinare in pista.

Finirono a ballare poco lontano da Marlene e Sirius e la ragazza fece l'occhiolino all'amica, facendosi promettere col labiale di raccontarle tutto una volta che la festa fosse finita.

-Con chi ce l'hai?- chiese Sirius, appena appena geloso, tirandola più vicino e facendole fare il casquet.

-Alice e Frank- rispose Marlene, scoppiando a ridere. -Forse lei aveva ragione... potrebbero essere carini come coppia.-

Sirius lanciò un'occhiata alle proprie spalle e constatò, non con poca sorpresa, che sì Frank stava effettivamente ballando con Alice e che i due sembravano divertirsi davvero un sacco insieme.

-Se lei smette di guardarlo come un miracolo che cammina forse riescono anche ad uscire insieme- borbottò, facendo poi cenno a Peter di mettere su un lento. E colse l'occasione per farsi ancora più vicino a Marlene. Lei non protestò quando Sirius le poggiò le mani sui fianchi e anzi, allacciò le proprie braccia al suo collo. Era diventata bella, Marlene, si rese conto il ragazzo. Non che fosse mai stata brutta, ma quando la ragazzina che si ha di fronte è un allampanato ammasso di lentiggini con i capelli perennemente raccolti i due trecce, è difficile rendersene conto. Invece ora Marlene era davvero bella. Anche se indossava la gonna della divisa e i calzettoni, il solito vecchio maglione e i capelli erano un disastro... qualcosa in lei era cambiato.

-Ehi... tutto okay?- chiese lei, accorgendosi dello sguardo fisso di lui. -Qualche problema.-

-Nessuno, McKinnon- rispose Sirius, forse un po' troppo velocemente e soffermandosi un po' troppo con lo sguardo sulle labbra di Marlene. -Ma mi stavo chiedendo... che fai sabato prossimo?-

-Pensavo di essere originale ed andare a Hogsmeade. Sai, non lo faccio mai...-

-Uhm... e ci verresti con me. Con me con me- sottolineò Sirius, scrutandola quasi di sottecchi.

-Non sarà per caso un appuntamento, eh Black?- domandò Marlene, indecisa se ridere o andare nel panico più totale.

-Dai, questa è la serata in cui tutto può succedere... guarda, James e Lily stanno persino facendo conversazione!-

-Mi stai chiedendo di uscire, quindi?-

-Può darsi.-

-Perché?-

-Perché sono curioso di vedere se ti troverò bellissima anche sabato.-

E a quel punto Marlene non poté fare altro che arrossire e farfugliare un “vedremo” poco convinto, che di fatto era già un “sì”.

 

 

 

-Dorcas mi sembra si stia divertendo.-

-E anche Remus... meno male che Doe ha coraggio da vendere, altrimenti quei due si farebbero gli occhi dolci a distanza per sempre.-

James scoppiò a ridere e fece per passarsi una mano tra i capelli e scombinarli, ma poi incrociò lo sguardo di Lily e si trattenne.

-Che c'è?- chiese lei, notando la titubanza di lui.

-Niente... è solo che ho notato che non ti piace quando mi arruffo i capelli e sto provando a non farlo.-

-Non mi piace quando ti arruffi i capelli perché lo fai credendo di essere il più bello del mondo e che questa cosa possa convincermi a uscire con te. Quando invece lo fai perché sei nervoso... beh, in quel caso la trovo una cosa piuttosto adorabile- spiegò Lily, scoppiando poi a ridere per lo sguardo allibito di James. -E ora che c'è?-

-Hai appena detto che mi trovi adorabile- balbettò lui, bianco come un cencio.

-Ho detto che trovo alcuni tuoi atteggiamenti adorabili. Faccia attenzione, signor Potter- lo rimproverò scherzando Lily con una perfetta imitazione della McGranitt che gli fece venire i brividi.

-Okay, come dici tu. Senti... lo so che in teoria non sarebbero fatti miei...-

-Questo discorso non mi piace- lo mise in guardia Lily.

-Però come vanno le cose con tua sorella?- chiese James di getto.

-Ti sei salvato in corner, Potter, pensavo stessi per chiedermi di Ethan.-

-Dove mi sarei salvato, esattamente?-

-In corner. È un modo di dire babbano, vuol dire che ti sei salvato all'ultimo. Comunque vanno di cacca, più o meno al solito. E ora che si è messa a frequentare un cerebroleso peggio di lei... ti lascio immaginare. Fortuna che Dorcas ci ha invitate tutte da lei, per le vacanze di Pasqua. Non so come avrei fatto a tornare a casa, sinceramente.-

-Non ci hai più messo piede da Natale, vero?-

-E anche lì sono rimasta poco, sono tornata giusto per prendere qualche cosa... non penso che riuscirò a tornare per un sacco di tempo. Troppi ricordi.-

-Anche legati a Piton- disse James per lei, mordendosi poi la lingua all'ultimo. Stavano avendo una conversazione decente e non sotto l'influsso dell'alcol... ma perché accidenti aveva questo gusto di rovinarsi con le sue mani?

-Anche legati a Piton- convenne invece Lily, lasciandolo di stucco. Era la prima volta che la sentiva parlare di lui senza astio nella voce. C'era solo una punta di rimpianto, ma forse quello non sarebbe mai andato via.

-Mi dispiace, sai? Insomma, te l'ho già detto un milione di volte, ma...-

-Potter, esatto. Me lo hai già detto. E io ti ho già detto che va bene così, alla fine. E poi chissà, dalle ceneri di un vecchio rapporto può nascerne uno nuovo- riuscì a sorridere Lily, alzando il calice di plastica e facendolo cozzare con quello di James. -Come una fenice.-

-Come una fenice- sussurrò lui. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

 

Ragazze mie... ma quanto siete belle?? No dico, ma voi siete pazze... cinque recensioni... CINQUEEEEE?!?!?!? Non posso dirvi quanto mi abbiate commossa, davvero... amo voi, amo questa storia e amo quanto bene mi faccia sentire il pubblicare di nuovo e il leggere i vostri commenti. Non è una sviolinata, sono seria. Non mi aspettavo una cosa del genere.. <3 Tanti cuori a tutte quante.

Ma passando al capitolo, eccoci a note più liete rispetto a quello scorso. Ci voleva. Volutamente c'è solo un vago accennto al lutto di Lily. Sono passati dei mesi (non ho pensato a una data precisa, comunque siamo in primavera e dall'incidente sono passati circa quattro/cinque mesi) e lei ha avuto più o meno il tempo per metabolizzare il tutto. Certo, la malinconia c'è e rimarrà ancora, ma soprattutto quando ci sono delle distrazioni e degli amici speciali, è più facile.

E veniamo alle nostre coppiette... in formazione....

Comincio da Mary: povera cara, è cotta. Non c'è davvero altro da dire. E' cotta di un ragazzo che la calcola il giusto e lei gli va dietro perchè è innamorata persa. Più o meno come Alice con Frank... Forse ci saranno sviluppi positivi per loro, forse no. Sinceramente devo ancora vedere. Però già dai prossimi capitoli noterete un cambiamento. Voi che dite, dovrebbero finire insieme?

Alice e Frank: ecco, anche loro non sono ancora una coppia vera e propria. Lui l'ha invitata a ballare e la cosa finisce lì. Non si è svegliato innamorato o cose simili, semplicemente gli andava di ballare  e lei era lì. Quanto alla cosa del secondo nome... Frank sa più di quello che dice ;)

Sirius e Marlene: Oh, di loro saprete di più al prossimo capitolo. Per quanto riguarda i loro sviluppi ho in mente delle belle cosine, tra l'altro che non andranno contro il canone che vuole Sirius un ragazzo "troppo ribelle per pensare al matrimonio e alle ragazze in generale". Ma vedrete. Intanto vediamo come la cotterella che avevamo già preannunciato cominci a prendere una forma.

James e Lily: anche loro sono in formazione. Cominciano ad andare sempre più d'accordo (anche perchè siamo già quasi alla fine del sesto anno). In questo dialogo rispunta la malinconia di lei che vi dicevo all'inizio delle note... malinconia e rimpianto, questa volta legato a Piton. Ahò, lo so che è stato quello che è stato, ma era il suo migliore amico ed è normale che le manchi, che le manchi la persona che era, più che altro. 

Menzione speciale: i gemelli Prewett e Amos. mi sono molto lasciata ispirare dal rapporto tra Lee e i Weasley (e direi che si era notato), soprattutto per quanto riguarda i pastrocchi con le pozioni e gli incantesimi. Spero vi piacciano ;)

VI FACCIO I MIEI PIU' SENTITI AUGURI DI BUON NATALE, MA NON ANCORA QUELLI DI BUON ANNO PERCHE' CI RISENTIREMO PRIMA DI SICURO!

Grazie mille ancora per le bellissime e tantissime recensioni, spero di rileggervi tutte anche a questo giro

I.L.

ps: scusate per il lunghissimo angolo autrice

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Capitolo 20
*** Summer 1977 - Road trip ***


 

 

 

 

 

Alice Prewett, Marlene McKinnon, Emmeline VAnce e Mary McDonald che sfidano la sorte

Scattata da una preoccupata Lily Evans, Estate 1977


 

 

 

 

-Che qualcuno mi racconti una stoooooria- sbadigliò Lily, staccando una mano dal volante per coprirsi la bocca. -Ragaaaazze! Storia, ora.-

-Cuccia, Evans- la zittì Mary, sbavando sulla spalla di Emmeline e tornando a dormire.

-Oh, eddai!- protestò la ragazza, sbadigliando una seconda volta. -Anche io sono stanca... ma siccome qualcuno qui non ha preso la patente- sbuffò, indirizzando un'occhiataccia verso Mary, che però aveva di nuovo perso conoscenza. -Inutili! Siete un branco di inutili!-

Dal sedile posteriore anche l'educatissima Alice borbottò qualcosa che assomigliava molto a un: “Lasciaci dormire e non scocciare” e così Lily si voltò verso Marlene, che in teoria si era messa accanto a lei per fare quattro chiacchiere, ma di fatto era stata la prima a prendere sonno.

Quando Mary aveva proposto un viaggio di gruppo per quell'estate, tutte quante avevano accettato felici. Ci voleva un po' di tempo solo per loro, lontano dalla scuola e dalla guerra. La situazione negli ultimi tempi era a dir poco peggiorata, sempre più ragazzi ricevevano lettere bordate di nero dal Ministero e il mattino dopo comparivano a colazione con abiti da viaggio, pronti a partire per i funerali. L'ultimo giorno di scuola era capitato a Robert Goldstein, il cercatore dei Tassorosso, e la sua era stata proprio una scenata isterica perché nell'attacco a Diagon Alley era rimasta vittima anche la sua sorellina di tre anni. Era stata la professoressa Sprite alla fine a calmarlo, accompagnandolo fuori dalla Sala Grande. Ma Robert Goldstein era stato solo l'ultimo dei tanti. Per quello l'idea di Mary era piaciuta tanto alle ragazze. Solo Dorcas ed Hestia non erano andate con loro. La prima perché sua nonna, dopo essere stata richiamata in servizio come Auror, era rimasta ferita proprio nello scontro di Diagon Alley e Doe aveva scelto di rimanere con lei al San Mungo almeno fino a quando non sarebbe stata meglio. Le ragazze avevano insistito per rinviare il viaggio, ma Dorcas era stata irremovibile: le avrebbe raggiunte lei una volta che sua nonna fosse stata meglio, non c'era bisogno di spostare tutto quanto. Hestia, invece, sarebbe prima andata in vacanza con suo padre e poi anche lei forse le avrebbe raggiunte, ancora non lo sapeva. Ma tanto con Mel si scrivevano più o meno ogni giorno, quindi non c'era il rischio che perdesse le loro tracce.

Lily tornò a concentrarsi sulla strada, stirando il collo. Era stanca, gli occhi praticamente le si chiudevano, ma si era messa in testa di arrivare in Scozia entro il mattino seguente e così sarebbe stato. Certo, non aveva messo in conto però, il dover guidare tutta la notte con l'unica compagnia dei suoi pensieri. La prima ad addormentarsi era stata Marlene. Si era seduta davanti perché aveva detto di aver bisogno di parlare con Lily, ma non appena si erano messe in viaggio i suoi occhi si erano chiusi e ormai erano quattro ore che dormiva beata. Poi era stata la volta di Alice, schiacciata tra Emmeline e lo sportello. Si era gonfiata il cuscino da viaggio – inspiegabilmente cifrato anche quello- e aveva dato la buona notte circa due ore prima e da allora non si era più mossa. Emmeline aveva provato a resistere di più ma, dopo l'ultima lettera di Hestia, si era abbandonata al sonno stringendo il pezzo di pergamena. Alla fine anche Mary, quella di fatto più ciarliera, aveva smesso di rispondere alle domande di Lily e la ragazza aveva dato per scontato che si fosse addormentata.

Lily diede un'occhiata all'orologio da polso: erano quasi le tre del mattino, mancavano almeno altre quattro ore di viaggio e, nonostante i vari litri di caffè che aveva bevuto, la ragazza non era sicura di farcela. In teoria non sarebbero dovute partire così tardi -cioè quasi a mezzanotte-, ma ci avevano messo una vita a preparare le valigie e caricarle in macchina, poi i ragazzi avevano assolutamente insistito per vedersi al pub per una serata prima delle varie partenze... e una cosa aveva tirato l'altra e alla fine avevano lasciato Londra a quell'ora disumana.

-Lenny...- sussurrò. -Lenny, sei sveglia?-

-Chiamami così di nuovo e il sonno diventerà l'ultimo dei tuoi problemi- borbottò la diretta interessata, stiracchiandosi leggermente senza però aprire gli occhi.

-Dai... dai, non mi abbandonare di nuovo!- protestò Lily, tirandola piano per un braccio.

-Okay! Okay, Evans! Santo cielo se sei pensate. Sono sveglia, ci sono. Sono sveglia- ammise alla fine Marlene, passandosi una mano tra i capelli annodati.

-Godric e Agrippa siano lodati. Ho un sonno bestia, Mar...-

-Ma perché tu sei doppiamente furba: uno, perché decidi di partire per la Scozia alle undici di sera, due, perché non mi permetti di darti il cambio.-

-Tu non hai la patente.-

-Ho guidato più io l'auto di Adam che tu quella di tuo... sì, insomma, non è che tu sia un pilota professionista- si corresse in extremis la ragazza. Non che nominare i genitori di Lily, morti quell'inverno, fosse più un problema, la macchina di suo padre però sì, dato che Petunia, con sommo orrore della sorella, l'aveva regata al suo fidanzato-tricheco per il compleanno. Non che Lily fosse particolarmente affezionata alla macchina del padre, ma avevano speso un sacco di soldi per rimetterla a posto dopo l'incidente... “E poi Tunia la va a regalare a Verme Dursley... ma dove ce l'ha il cervello quella là, nelle mutande?!”. Tutta la tavolata dei Grifondoro era scoppiata a ridere per quell'esternazione, ma la McGranitt non aveva particolarmente gradito, quindi aveva tolto alla Casa quindici punti.

-Dici che se metto su un po' di musica quelle là dietro ci tirano una scarpa?- chiese Marlene, che rischiava di addormentarsi di nuovo. Entrambe le ragazze lanciarono un'occhiata alle loro spalle e videro Mary, Emmeline ed Alice che dormivano beate, un ammasso di gomiti, ginocchia e vestiti.

-Secondo me non sentono nulla- scrollò poi le spalle Lily, accendendo piano lo stereo e inserendo una cassetta. Si era fatta mettere su cassetta tutti i vecchi dischi dei genitori e quando la voce Frank Sinatra cominciò a cantare Strangers in the night, Lily sorrise con nostalgia. -Una volta li avevo trovati abbracciati in salotto che la ballavano, sai? Non l'avresti mai detto, ma erano piuttosto affiatati come compagni di ballo... ho visto un vecchio filmino dove ballano il rock 'n' roll e... WOW! Erano davvero teneri, delle volte...-

-I miei non ballano perché mio padre passerebbe tutto il tempo a pestare i piedi a mia madre. Non che lei li abbia piccoli... però diciamo che è una cosa che preferiscono evitare. È Ethan il ballerino della famiglia, ecco- disse Marlene. -A proposito di Ethan... che mi dici di voi due?- indagò, facendo diventare l'amica del colore dei suoi capelli.

-Che ti devo dire?- pigolò.

-Boh, Ethan è così riservato... speravo che tu...-

-In realtà non c'è molto da dire- disse Lily, la gola improvvisamente secca. -Ci scriviamo spesso... Aveva detto che sarebbe venuto a Hogsmeade quando avesse potuto, ma l'hanno spedito chissà dove in Francia per un reportage e quindi...-

-Quindi è da Natale che non vi vedete?-

-Più o meno... cioè sì, senza il più o meno.-

-Ma a te lui piace?-

-Perché mi stai facendo il terzo grado?- inarcò un sopracciglio Lily, lasciando Frank Sinatra a riempire il silenzio.

-Perché è più facile pensare alla tua situazione sentimentale che... che alla mia- ammise Marlene. -Ah, e centra anche il fatto che Ethan sia mio fratello, ma sono piuttosto certa che sia adulto e vaccinato e quindi sappia cavarsela da solo- farfugliò.

-Tu hai una situazione sentimentale?- chiese Lily, guadagnandosi uno scappellotto. -Ahia! Guarda che se poi sbandiamo sulla tomba mi faccio scrivere: è colpa di Marlene McKinnon se questo splendore e fiore di ragazza è morta.-

-Se, come no!-

-Comunque sono seria: da quando tu hai una situazione sentimentale?-

-Da quando Sirius mi ha chiesto di andare con lui ad Hogsmeade per l'ultima uscita prima della fine della scuola- buttò fuori Marlene, coprendosi il viso con le mani.

-È una cosa brutta?- indagò l'amica.

-È stato brutto quello che ho fatto io.-

-Gli hai dato buca?!-

-Peggio... anche peggio...-

 

 

Era nervosa e non sapeva perché. O meglio, lo sapeva perfettamente ma non ci voleva pensare neanche un po'. Ma perché accidenti Sirius Black aveva scoperto di avere un animo romantico, tutto a un tratto, e aveva deciso di cominciare questa nuova vita proprio chiedendole di uscire?

Marlene scese gli ultimi gradini che la separavano dall'ingresso con le gambe che ormai erano gelatina. Si era inventata mille scuse con Lily, Dorcas e Mary per “mascherare” quella sottospecie di appuntamento e ora le tre erano convinte che lei avrebbe passato la giornata con un Corvonero, pur chiedendosi perché improvvisamente le importasse così tanto avere qualcosa di carino da mettere. Alla fine l'avevano subissata con mille consigli e vestiti ed era un miracolo che non fosse uscita con le mutande in testa tipo cappello e le scarpe alle mani, come novelli guanti da mezza stagione. Era sicura che Alice -come fossero arrivate a chiedere consigli anche ad Alice proprio non lo ricordava- avesse detto qualcosa che riguardava le scarpe e la borsa e il fatto che dovessero essere abbinate, ma sinceramente quelle maledette zeppe di Emmeline -sì, avevano coinvolto anche Mel, a quanto pareva- le facevano troppo male e non le importava assolutamente niente che la borsa di Mary fosse perfetta e proprio dello stesso colore... Quindi si era infilata un paio di jeans e aveva accettato la camicetta a fiori di Lily, l'unica più o meno rimasta sana di mente.

Sirius la stava già aspettando, poggiato contro il muro e a braccia conserte sembrava perfettamente a suo agio. Il suo cuore disgraziato fece una capriola e si impose di non inciampare nel niente.

-Ciao- lo salutò, coprendo il tremolio della voce con un colpo di tosse.

-Ehilà- disse allegro lui. -Andiamo?-

Si incamminarono in silenzio e Marlene si maledisse più e più volte. Perché improvvisamente non riusciva a trovare un argomento di conversazione? Ma soprattutto, perché uscire con Sirius -il suo migliore amico, accidenti!- le metteva quella fifa addosso?

Un ragazzo e una ragazza li sorpassarono tenendosi per mano e ridacchiando e Marlene ficcò terrorizzata le proprie mani in tasca. Non voleva che Sirius gliela prendesse o cose del genere. O forse lo voleva. Non ne era ancora sicura.

-Allora, che mi racconti?- chiese Sirius che, al contrario di lei, sembrava tranquillo e rilassato come al solito. Sembrava addirittura più felice.

-Solite cose- deglutì a forza lei. -Lily ci ha obbligate a un mega ripasso pre-esami... per fortuna studiare con Mary è uno spasso. Doe no, Doe diventa nervosa e rischia di mordere. Per non parlare di Alice e Mel... intrattabili...-

-Esami- ridacchiò. -Tutti gli anni scrivo una lettera dettagliata a Silente sul perché sarebbero da cancellare e puntualmente lui comunque ce li propina... Quest'anno ero riuscito anche in una raccolta firme, sai?-

Marlene scoppiò a ridere a propria volta.

-E non hai dovuto Imperiare nessuno?-

-Donna di mala fede... c'era la fila per abolire gli esami!-

Continuarono a camminare lungo il sentiero e, una volta esaurito l'argomento “esami”, piombò il silenzio. Ma mentre Sirius la osservava di tanto in tanto e le sorrideva, Marlene era concentratissima sulle sue Converse e sul non inciampare.

Hogsmeade era sempre la stessa, ma Marlene la preferiva d'inverno. Ora, con gli studenti a maniche corte, senza le luminarie e la neve perdeva buona parte del suo fascino. Forse perché somigliava un sacco al paesino dove abitava lei -anche se non era un paese di soli maghi- e quindi le sembrava di essere a casa, oppure perché quella era l'ultima uscita prima delle vacanze e questo le metteva sempre un po' di tristezza addosso. In giro gli studenti dell'ultimo anno si riconoscevano facilmente perché o avevano con sé borse piene di libri che avrebbero dovuto ripassare per i M.A.G.O., oppure perché andavano in giro con macchine fotografiche al collo per scattare le ultime foto ricordo insieme agli amici.

-Vuoi andare da qualche parte o ci facciamo giusto un giro?- le chiese Sirius, riscuotendola dai suoi sogni ad occhi aperti.

-Io... uhm... dovrei spedire una lettera di Lily per mio fratello, a essere onesti- si ricordò in extremis.

-E perché gliela devi spedire tu?- inarcò un sopracciglio lui, seriamente curioso.

-Perché deve arrivare fino al sud della Francia e un gufo della scuola si ammazzerebbe a fare tutta quella strada- spiegò, grata di avere un nuovo argomento di conversazione. -E Lily è rimasta al castello per finire una ricerca per Lumacorno...-

-Nuovo reportage?-

-Ci sono state delle proteste sì, a quanto pare ci sono dei folli che hanno sentito parlare di Tu-Sai-Chi e hanno avuto la brillante idea di imitarlo. Comunque sono stati tutti catturati e gettati nella Azkaban francese- lo rassicurò, notando lo sguardo che si faceva scuro.

-Non pensavo che avesse degli ammiratori anche oltre la Manica...-

-Di stupidi è pieno il mondo. Mio nonno diceva che la mamma dei cretini è sempre incinta- recitò Marlene, riuscendo a strappargli un sorriso.

Si diressero verso l'ufficio postale continuando a parlare della guerra. Erano tempi duri, sempre più studenti si erano abbonati alla Gazzetta ma anche a giornali indipendenti per avere tutti i giorni notizie fresche, piuttosto che venire a sapere da voci di corridoio. Girava voce che ormai i Dissennatori fossero passati completamente al lato oscuro e che anche i vari clan di lupi mannari fossero più propensi a seguire Voldemort che a stare contro di lui. Sempre più spesso a scuola c'erano ragazzini che facevano discorsi razzisti sui licantropi e Marlene -che sapeva di Remus come ormai anche le altre ragazze, anche se non lo avevano mai detto apertamente- doveva trattenersi ogni giorno di più dall'attaccare briga con il primo pirla che dava aria alla bocca. Una settimana prima James aveva spedito un cretino Serpeverde in infermeria e Lily, anziché incacchiarsi come al solito, gli aveva persino battuto il cinque, spiazzandolo definitivamente.

Una volta spedito il gufo a Ethan andarono da Zonko dove Sirius fece scorta di Caccabombe, Frisbee Zannuti e cose simili... giusto lo stretto necessario per finire l'anno scolastico decentemente, e Marlene gli consigliò un paio di fuochi d'artificio da sparare proprio l'ultima sera, quando Grifondoro avrebbe di nuovo vinto la Coppa delle Case.

Insomma, la giornata stava passando tranquillamente quando decisero di fermarsi a mangiare qualcosa. Marlene fu assalita dal panico quando credette che Sirius l'avrebbe portata da Madama Piediburro. Era il locale preferito di Alice e quindi questo già lo classificava come posto decisamente non adatto a lei. Invece il ragazzo la sorprese continuando a camminare fino al limite del villaggio, fermandosi poi su una collinetta che dominava il paesaggio. Evidentemente aveva applicato alle tasche del proprio giubbotto di pelle un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile, perché tirò fuori una tovaglia a quadretti da quella destra e un cestino da pic-nic da quella sinistra, facendo scoppiare a ridere Marlene.

-Hai pensato proprio a tutto!-

-Madama, il pranzo è servito- ghignò lui, facendo un mezzo inchino e sedendosi a propria volta. -E notare che sono tutti i tuoi piatti preferiti. Anche se credo che dopo avrò il colesterolo di un novantenne... ma per te ne vale la pena- disse, tornando serio per un attimo e facendo andare di traverso la saliva a Marlene, che però non replicò a riguardo.

-Allora, cosa abbiamo?- chiese invece, aprendo il cestino e sbirciando. -Uuh! Hamburger! Non ne ho mai mangiati qua ad Hogwarts! E... e... vedo male o quelle sono patatine fritte? E coca cola? Sirius Black, sei ufficialmente il mio idolo!-

-Baby, io pensavo di esserlo già da un pezzo- finse di imbronciarsi lui, passandole la lattina.

Passarono la successiva ora a mangiare e chiacchierare con la bocca piena, ridendo di quando Alice sarebbe stata scandalizzata dalla cosa, oppure dell'infarto che sarebbe venuto a Mary se avesse saputo quanta roba poco salutare stavano mangiando. Ora che Sirius non faceva più esternazioni romantiche e si comportava come al solito, le cose andavano meglio. Il parlare di quel tipo le metteva un'ansia addosso che proprio non voleva. Perché bisognava sempre complicare le cose? Perché gli amici non potevano restare amici, anziché mischiare il tutto con i sentimenti e facendo venire strani dubbi alla gente? A Marlene non era nemmeno mai passato per la testa che Sirius potesse diventare il suo ragazzo: erano amici, migliori amici, fine della storia. Loro non erano James e Lily, che litigavano già come una coppia sposata, oppure Alice o Mary, che erano cotte di una persona da anni. Loro erano amici, fine della storia.

-Sono stato bene oggi- disse alla fine Sirius, riportandola al presente. Marlene, che si era sdraiata, si accigliò leggermente. Non voleva sapere dove quel discorso andava a parare, non voleva sentire la fine...

-Anche io, vogliamo rientrare? Ho un saggio di Erbologia da finire e...- ma prima che potesse concludere la frase, le labbra di Sirius erano sulle sue e lei non poté fare altro, almeno all'inizio, che ricambiare il bacio. Quando tornò però in possesso delle proprie facoltà mentali, si allontanò bruscamente, facendo quasi cascare il ragazzo, che le si era avvicinato, per terra.

-NO!- praticamente gridò, alzandosi di scatto. -No, assolutamente no- ripeté. -Sirius Orion Black, tieni assolutamente la tua bocca ben lontana dalla mia, sono stata chiara? È stata una bellissima giornata, il pic-nic era ottimo... perché devi rovinare tutto quanto?-

Sirius la guardò come se improvvisamente le fosse spuntata una terza testa.

-Ma sei normale tu?-

-Io... Tu non sei normale!-

-Secondo te perché ti avrei invitata fuori?-

-E io che accidenti ne so? Siamo usciti mille volte, ma non hai mai provato a baciarmi!-

-Mi sembrava di essere stato piuttosto chiaro sul fatto che questo per me fosse un appuntamento- aggrottò la fronte. Marlene non riusciva a capire se fosse più incredulo per la situazione o più arrabbiato con lei.

-Beh... magari a me non sta bene.-

-Magari allora avresti dovuto dirmelo subito, anziché accettare di uscire. O anziché baciarmi.-

-Sei stato tu a baciare me- squittì Marlene, la voce che saliva di un paio di ottave e la mano che correva subito alle labbra.

-Non mi sembra che tu ti sia subito tirata indietro, comunque.-

-Ero... ero... ero sotto shock.-

-Oh povera piccola- rise sguaiatamente lui, ma senza sentimento. Ora era seriamente incacchiato e Marlene non sapeva che accidenti fare. Sentimenti. I sentimenti rovinavano sempre tutto.

-Non provare a baciarmi mai più- si impuntò alla fine, alla ricerca dell'orgoglio perduto.

-Tranquilla, non c'è questo rischio.-

-Bene.-

-Bene.-

 

 

-Oddio, Mar...- commentò Lily alla fine del racconto. -Non dirmi che è successo davvero...-

-Sono andata nel panico- disse Marlene, coprendosi il viso. Fuori stava cominciando a spuntare l'alba e tra poco sarebbero arrivate a destinazione. -Ti giuro, ho smesso di ragionare...-

-Povero Sirius...-

-E povera me no?-

-Beh, però lui ha ragione. Insomma, ti aveva chiesto di uscire, tu avevi accettato... era piuttosto normale che avrebbe provato a baciarti. Comunque, come siete rimasti?-

-In nessun modo. Tra gli esami e la partenza alla fine non ci siamo più visti a quattrocchi. E ieri sera al pub mi ha ignorato, come hai potuto notare...-

-Sì- rifletté Lily, facendosi passare gli occhiali da sole. -Avevo visto che Sirius era particolarmente nero... e questa non voleva essere una battuta sul cognome, ma un semplice dato di fatto. Comunque vedrai che le cose si sistemeranno.-

-Io vorrei che tornassero come prima, quando Sirius era Sirius e non un potenziale ragazzo che mi può fare la corte e chiedere appuntamenti- mugugnò Marlene.

All'improvviso la voce di Mary squarciò il silenzio, rendendo noto a tutte che si fosse svegliata.

-ODDIO L'ALBA! MA E' STUPENDO!-

-Buongiorno anche a te- scoppiò a ridere Lily, strappando un sorriso anche a Marlene, che stava ancora rimuginando sul disastroso appuntamento.

-Lily, tesoro, luce dei miei occhi...-

-Sì?-

-Devi accostare, dobbiamo fare assolutamente una foto, celebrare il ritorno del sole e della vita...-

-Mare, sicura di non aver bevuto mentre dormivi?- borbottò Mel, risvegliandosi a propria volta.

-Non dire sciocchezze. Lily, ferma la macchina subito, io recupero la mia fotografica...- e si mise a cercare tra le mille borse che si era portata dietro. Alice finì ancora più schiacciata contro il finestrino e aprì gli occhi, definitivamente sveglia.

In un attimo Mary aveva trascinato tutte in strada e aveva messo in mano la fotocamera a una preoccupatissima Lily, che osservò scioccata le amiche sdraiarsi in mezzo alla strada. Fino a due minuti prima erano una più addormentata dell'altra e ora si facevano convincere da quell'hippy di Mary a fare una cosa del genere? Si disse che non le avrebbe mai capite, ma che alla fine quello era il bello di avere amiche così fuori di cranio.

E allora non le rimase che scattare, dopo aver esclamato il classico: Cheese!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

E rieccomi ancora una volta! Signore belle, come sono andate le feste? Io credo di aver mangiato abbastanza per i prossimi quattro anni... E pensare che deve ancora venire il cenone di capodanno! Mamma mia...

Passando a cose più serie, eccoci col nuovo capitolo e l'ennesimo salto temporale. Il settimo anno sarà quello più "narrato", già ve lo anticipo. E' quasi come se questi capitoli fossero serviti a introdurre l'atmosfera, non so se mi spiego. Lo so che la maggior parte delle storie sulla Old Generation si concentra sul settimo anno e post, ma secondo me è più bello vedere l'evoluzione dei personaggi. Perché è un conto scrivere: tizio e caia erano migliori amici, un altro è farlo costantemente vedere, anche con salti temporali per mostrare l'evolversi dell'amicizia... Chiaro, no? Questa non era ovviamente l'inizio di una qualche polemica contro una qualche storia, solo il mio umilissimo pensiero ;)

Ora, andiamo seriamente al capitolo, finalmente :) 

Vi avevo promesso che avrei parlato dell'appuntamento tra Marlene e Sirius... ma scommetto che non ve lo aspettavate così, no? Ho pensato a come avrei reagito io in una situazione del genere (anche se Marlene non è tra le ragazze la più simile a me) e ho realizzato una cosa: i miei amici maschi, per me, sono preaticamente creature asessuate, non esistono se non in funzione dell'amicizia e quindi per me è inconcepibile pensare che possano innamorarsi di me. E quindi per Marlene Sirius è "Sirius", non un ragazzo carino che le può chiedere di uscire. Però gli dice di sì, perché è da una parte curiosa, dall'altra nell'esatto momento in cui le ha chiesto di uscire Sirius ha, come dire, assunto una sua identità altra dal "migliore amico", è diventato un ragazzo quasi come tutti. Ed è anche per quello che all'inizio risponde al bacio. Ma poi è come se realizzasse CHI sta baciando e si tira indietro. Così ora è confusa: da una parte c'è il suo migliore amico e dall'altra c'è un bel ragazzo che a quanto pare si è innamorato di lei e le chiede di uscire. Solo quando sarà riuscita a far coincidere in un qualche modo le due immagini che ha di Sirius, allora ci potrà essere un qualche sviluppo. Spero che non sia troppo astruso come ragionamento...

Fatemi sapere che ne pensate del capitolo e delle mie "pippe mentali" sui personaggi, fatemi sentire meno sola :)

Okay, questo è quanto. Lasciate che vi faccia tanti tanti auguri per uno spettacolare 2016. Di cuore. 

I.L.

 

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Capitolo 21
*** Summer 1977 - Bonfire&friends ***


 

 

 

 

Frank Paciock, James Potter, Remus Lupin e Peter Minus che guardano Sirius dare spettacolo

Scattata da Amos Diggory, durante le vacanze estive del 1977

 

 

 

 

 

 

 

-Diggory! Smettila di fare l'intellettuale e vieni in acqua!- gridò James, partendo poi all'attacco di Sirius, che aveva approfittato del suo attimo di distrazione per schizzarlo, riempiendogli gli occhi di sale. -Brutto essere pulcioso, io... io ti...-

-Arrivo!- urlò in risposta Amos. -Comunque era una lettera di Fab e Gid. A quando pare Molly è di nuovo incinta.-

-Un altro?- esclamò Sirius, dimenticando per un attimo che James lo stava rincorrendo e ritrovandosi con la testa sott'acqua. Il resto della frase si perse quindi in varie esclamazioni di rabbia, che fecero scoppiare a ridere tutti gli altri.

-Gemelli- ghignò Amos, quando vide che l'amico era ancora abbastanza vivo e vegeto.

-Forse vuole mettere su una squadra di Quiddich- finse di riflettere seriamente Remus. -Insomma, quanti ne hanno già?-

-Con questi due arriveranno a quattro- rispose Frank. -E lei e Arthur sono sposati neanche da cinque anni.-

-Pensa solo a quando toccherà a me e alla Eva... Lily- si corresse in extremis James, quasi a voler ribadire fiero che la ragazza ora si lasciava chiamare per nome. Non era ancora riuscito a convincerla a chiamarlo “James” anziché “Potter”, ma ormai sembrava appurato che quello fosse più un soprannome che un modo per tenerlo lontano. Le cose andavano bene tra lui e Lily, constatò soddisfatto. Certo andavano meglio dell'estate precedente, quando lei aveva bruciato tutte le lettere di scuse che le aveva inviato ed era tornata a scuola con la chiara intenzione di non rivolgergli mai più la parola. Ma James aveva abbassato la cresta, come si dice in questi casi, aveva smesso di attaccare i Serpeverde proprio davanti a lei -dato che aveva capito che come tecnica di conquista non era granché- e Lily ora, a quanto pareva, riusciva a stare in sua compagnia per più di due minuti senza incacchiarsi nera e andarsene sbattendo la porta. Chissà perché, ma c'era sempre una porta da sbattere. Oppure girava la testa velocemente e gli faceva volare via gli occhiali con un colpo di capelli, rendendolo praticamente cieco. E invece no, addirittura prima di partire per le vacanze, quando si erano visti tutti insieme, avevano fatto civilmente conversazione e alla fine lei l'aveva spontaneamente salutato con un bacio sulla guancia.

-Ehi, Ramoso, guarda che so fare!-

La voce di Sirius lo riportò alla realtà, giusto in tempo per vedere il suo migliore amico decollare dalle spalle di Frank e tuffarsi nuovamente in acqua dopo una storta capriola in aria, tra gli applausi generali.

-Forte!- gridò Amos da riva. -Sirius, rifallo che scatto una foto!-

-Ehi, la fotocamera è mia!- protestò James. -Diggory, se me la rovini...-

-Tranquillo, Capitano, tranquillo. Lo sappiamo che nella tua scala dei valori ci sono: la tua scopa, la macchina fotografica e poi Lily- lo prese in giro Peter, guadagnandosi uno scappellotto.

-Ma quanta simpatia- gli fece la linguaccia James. -Vorrà dire che non ti farò più copiare Pozioni dopo che Lily li avrà controllati.-

Peter impallidì e gli altri scoppiarono nuovamente a ridere. Frank riprese in spalla Sirius e quello saltò di nuovo, questa volta avvitandosi meglio, mentre Amos faceva la foto.

James osservò i propri amici ridere e scherzare e provò una strana malinconia all'idea di cominciare l'ultimo anno ad Hogwarts. Era sempre stato sicuro del suo futuro, non l'aveva mai messo in dubbio: Cacciatore della Nazionale entro i vent'anni, sposato e padre dei figli di Lily Evans entro i venticinque (sapeva che per questo avrebbe avuto bisogno di un po' più di tempo). Ma nell'arco degli ultimi anni le sue priorità erano cambiate drasticamente. Sì, essere applaudito sul campo da Quiddich era meraviglioso, la folla che scandiva il suo nome mentre il vento gli sferzava il viso era una delle cose più belle del mondo... ma c'era anche altro. Hogwarts non era più l'oasi sicura e protetta che era stata durante i suoi primi anni. C'erano attacchi anche tra quelle mura, le Case erano sempre più divise dal sospetto e dal pregiudizio ed ormai erano più gli studenti in Infermeria che quelli a lezione. Per non parlare della situazione che avrebbero trovato alla fine di quell'anno scolastico: la gente spariva senza lasciare traccia, le famiglie erano divise e sempre più maghi e streghe mezzosangue o natibabbani lasciavano il paese, nella speranza di una vita migliore e più sicura altrove. Ma non lui, James voleva restare e combattere e lo sapeva. Quando era stato solo un quindicenne era entrato baldanzoso nell'ufficio della McGranitt per il colloquio sul suo futuro e alla domanda: “cosa vuole fare da grande, signor Potter?” aveva risposto con il suo ghigno migliore: “essere ricco e famoso. Più o meno quello che faccio qui a scuola, con la differenza che là fuori la mia favolosità verrà pagata a prezzo d'oro”. Sirius, quando gli aveva raccontato come fosse finito in punizione per tutto il mese seguente, aveva riso sguaiatamente e gli aveva battuto il cinque. Remus aveva scosso la testa cercando di fare la persona seria e matura, ma aveva finito per ridere a propria volta. Peter lo aveva guardato con occhi adoranti e aveva cercato di emularlo al proprio, di colloquio. Ma se ora guardava indietro, James, se ora avesse avuto tra le mani quel bulletto da strapazzo... probabilmente gli avrebbe sbattuto la testa contro il muro per farlo svegliare. Perché il futuro era una cosa seria, se n'era reso contro col tempo, e non si poteva fare gli sbruffoni a vita, nella speranza che la ragazza dei propri sogni cadesse ai propri piedi. Bisognava rimboccarsi le maniche e meritarsele, sia le cose che le persone. Il pallone gonfiato che era stato non si meritava un accidenti di niente, ma forse il ragazzo che stava diventando... forse quello qualcosa di buono sarebbe riuscito a farlo.

 

 

-Ragazzi, vi devo chiedere un consiglio- saltò fuori Sirius mentre cenavano, allungandosi verso il falò che avevano acceso davanti alla casa dei Potter lì in Scozia. -Non a te, Ramoso, tu fai schifo in quanto a consigli.-

-Ma molte grazie- replicò offeso James, aggiungendo un altro ciocco di legno.

-Zitto e mosca. Si tratta di ragazze.-

-Continuo a non capire...-

-Perché tu sei segretamente innamorato di Sirius- gli venne in soccorso Remus, arrostendo un marshmallow e mangiandolo con gusto, facendo ridere gli altri.

-Io non sono... Peter, dì qualcosa!- protestò James.

-Io so solo che entri sempre in bagno anche quando lui è sotto la doccia- alzò le mani il ragazzo, mentre James diventava rosso come un peperone.

-Ho sempre sospettato che la cosa di Lily fosse una copertura- bisbigliò Amos all'orecchio di Frank, facendolo strozzare con la Burrobirra.

-Possiamo tornare a concentrarci su di me?- sbottò Sirius. -Dai, sono anche mille volte più interessante e più bello!-

-Secondo te chi è l'uomo nel loro rapporto?- fece Frank, Peter che ormai si rotolava sull'erba.

-Questa è davvero dura...- convenne Amos.

-EHI! Guardate che sono ancora qui!- pigolò James.

-E ancora non si parla di me... ragazzi!- protestò Sirius. -Ho bisogno del vostro aiuto!-

-Sentiamo, altrimenti non la finisci più- capitolò Remus, tirando di nuovo a sedere Peter.

-Ho... ehm... mi sa che mi sono preso una cotta per Marlene- confessò tutto d'un fiato. Queste parole provocarono diverse reazioni in tutti i ragazzi: James si ringalluzzì tutto d'un tratto e scoppiò a ridere; Frank gli diede una forte manata sulla spalla mentre Amos si congratulava con lui; Remus non sapeva se credergli o meno; Peter lo fissava ad occhi sgranati.

-Dici davvero?- chiese quest'ultimo. -Insomma, è la tua migliore amica...-

-Sentite, io so solo che è un po' che mi fa uno strano effetto quando la vedo e so anche che ultimamente non facevo che passare il tempo a pensare di baciarla. Così le ho chiesto di uscire. Alla festa per Dorcas. Siamo andati ad Hogsmeade l'ultima uscita.-

-Maledetto! E io che ti avevo chiesto aiuto per quella ricerca di Lumacorno!- esclamò scandalizzato James. -Ci avevi detto che ti dovevi vedere con tuo zio Alphard che era tornato dal Giappone!-

-Non mi sembra che poi ti sia andata male... quando sono tornato eri in biblioteca con Lily!- lo zittì Sirius. -Comunque siamo usciti, avevo organizzato anche un pic-nic niente male... ma dopo che l'ho baciata lei si è tirata indietro. E ha dato la colpa a me, dicendo che io e lei eravamo amici, che non dovevo rovinare tutto quanto... baggianate del genere- concluse. -Secondo voi che devo fare?-

-Ti piace sul serio?- chiese Remus, allungandosi nell'erba.

-Credo di sì- rispose il ragazzo dopo un po'. -Insomma, è anche vero che di fatto non sono mai uscito con nessun altro che non foste voi...-

-Vedi che quelli con James erano appuntamenti?- bisbigliò Amos, facendo sghignazzare Frank. Entrambi furono colpiti da una zolletta di terra lanciata da Sirius.

-Secondo me la devi fare ingelosire- prese la parola Peter. -Insomma, magari lei non ti vede come possibile ragazzo perché tu non hai mai avuto nessuna. Se cominciassi a uscire, e non ti sarà difficile trovare un appuntamento dato che metà della popolazione femminile di Hogwarts ti muore dietro, forse lei ti vedrebbe sotto un'altra luce.-

Sirius prese seriamente in considerazione la cosa.

-E se non funziona neanche questo?-

-Te la fai passare.-

-Da che pulpito, Ramoso- e James gli rispose con una linguaccia. -Però sì, ci può stare il tuo ragionamento.-

Peter fece un lieve inchino con la testa.

Marlene sarebbe caduta ai suoi piedi... oppure entro la fine dell'anno avrebbe avuto una ragazza mille volte più bella e più interessata a lui. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:


E risalve a tutte le persone che sono arrivate vive al 2016, riuscendo a non scoppiare durante i cenoni vari. Ragazze mie, siete miei eroi, fatevi un bell'applauso... io ho mal di testa cane e vorrei solo andarmene a letto... e invece me tocca studia'. Mannaggia mannaggetta a chi mette gli esami universitari alla fine di gennaio. Ci dovrebbe essere una legge contro queste cose...

Comunque, vieniamo al capitolo, che come sempre è ben più interessante di me. Due parti, fondamentalmente:

1) POV JAMES, ovviamente. Ho voluto lasciargli un po' di spazio anche per mostrare meglio la sua maturazione. Sì, sono dei dicassettenni al mare che passano il tempo a fare i cretini e a prendersi in giro, ma c'è sempre la guerra, non è sparita... e la guerra ha finalmente fatto girare il criceto nella ruota nel cervello di James, il ragazzo ha capito che c'è ben di più nella vita. E tutti questi suoi ragionamenti verrano ripagati. Lo sapete voi per il canone, lo so io per quello che ho scritto ;) ma non vi anticipo ovviamente nulla

2) POV SIRIUS. Non proprio un suo POV, più che altro è lui a condurre il discorso. Volevo che sentiste la sua campana e gli (orribili) consigli dei ragazzi. Ovviamente Marlene non crollerà ai suoi piedi solo se lui comincia a uscire con qualcun'altra, delle due gli da definitivamente del cretino e chiude anche l'amicizia... Quindi diciamo che Sirius seguirà il consiglio, ma solo parzialmente. Ma anche qui, non vi anticipo assolutamente niente!

Menzione d'onore per Frank ed Amos... ho letto che ad alcune di voi Amos non piace per come tratta Mary (e lo capisco... ma è anche un diciassettenne in preda agli ormoni e più e più volte è stata lei a buttarsi addosso a lui... quante persone conoscete che si sarebbero rifiutate?), in questo capitolo non volevo assolutamente riscattarlo (anche perché è stato scritto ben prima che io leggessi le vostre recensioni e comunque Mary si saprà difendere da sola!), più che altro io vedo il secondo quartetto protagonista come una specie di gang alla Fred&George, sempre lì a pungolarsi e fare battute. E qui ho potuto dare (anche se solo a due di loro) leggermente più spazio.

Okay, questo è quanto. Vi rinnovo gli auguri e vi auguro anche una Buona Befana, perché torneremo a sentirci dopo quel giorno.

Statemi bene,

I.L.

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Capitolo 22
*** Summer 1977 - Chats by the sea ***


 

 

Mary McDonald, Marlene McKinnon e Lily Evans durante una gita al mare

Scattata da Dorcas Meadows ed Emmeline Vance, estate 1977

 

 

 

 

 

 

 

La spiaggia di Balmedie era un sogno. Mary allargò le braccia e passò alla successiva posizione yoga, respirando a pieni polmoni l'aria di mare. Era poco più dell'alba e non c'era nessuno in giro, solo i gabbiani e il mare ruggiva a pochi passi da lei. Si piegò completamente fino a sfiorare con i palmi delle mani per terra, espirando. Lo yoga le piaceva, le faceva raggiungere quella giusta dose di calma e serenità di cui aveva bisogno. Gliel'aveva insegnata sua madre, quando era a casa per le vacanze si alzavano sempre presto per fare il saluto al sole e poi facevano colazione ogni giorno con una tisana diversa. La fortuna di avere una mamma erborista... Cambiò di nuovo posizione e inarcò la schiena il più possibile, proprio come le aveva insegnato lei. Aveva inutilmente provato a coinvolgere le altre ragazze in quell'attività, ma nulla che si svolgesse prima delle undici di mattina sembrava essere di loro gradimento. Mary preferiva andare a letto presto e alzarsi presto, a differenza delle altre, e quindi era l'unica abbastanza sveglia a quell'ora antidiluviana. L'unico ad averle dato seriamente retta era stato James, un paio di anni prima, ma era stata lei a mettere un freno alle loro “sedute di yoga”. Quello il ragazzo non aveva colto era che quelli erano esercizi da fare in silenzio, non decantando tutte le qualità di Lily Evans. Amos non era nemmeno da prendere in considerazione, Mary non era nemmeno sicura che stessero più insieme -se mai c'erano stati-. La scuola era finita da un mese e non le aveva praticamente mai scritto, nemmeno per farle gli auguri di compleanno. Qualunque altra ragazza avrebbe fatto a pezzi il mondo per una cosa del genere, ma lei alla fine si era lasciata scivolare tutto addosso. Forse perché Amos non era più il ragazzo dei suoi sogni, forse perché pensare a lui non le provocava più gli stessi brividi, forse perché finalmente si era resa conto di meritare di meglio...

Vide un ragazzo correre sulla spiaggia insieme a un grosso golden retriver e gli sorrise involontariamente. Lui ricambiò con anche un cenno della mano.

Sì, le cose stavano decisamente cambiando...

 

 

La casa che avevano presto in affitto era praticamente sul mare, con un piccolo giardino praticamente di sabbia e i muri bianchi che sapevano di salsedine. Andavi a dormire con il rumore delle onde in sottofondo e ti svegliavi sempre allo stesso modo.

Lily la adorava con tutta se stessa.

Adorava andare in giro scalza con solo un pareo addosso.

Adorava rimanere seduta fino a tardi sull'amaca di corda del giardino per guardare le stelle e parlare di tutto e di niente.

Adorava alzarsi la mattina e trovare Mary che già faceva colazione, immersa nella lettura dell'oroscopo sul nuovo numero del Profeta.

Adorava nuotare fino al largo insieme a Marlene, fare a gara a chi poi tornava a casa per prima.

Adorava andare nel pomeriggio nel villaggio lì vicino insieme ad Alice e Emmeline e fare shopping fino a quando finivano per avere più buste che mani e si stipavano tutte in un taxi, perché la Smaterializzazione con tanto di pacchi non era proprio il loro forte.

Adorava tutto Lily Evans, di quella vacanza.

-Buongiorno- la salutò felice Mary. -È arrivata una lettera di Doe, dovrebbe raggiungerci entro questa sera.-

-Hestia?-

Mary alzò le spalle.

-Di lei non so nulla. Prova a chiedere a Mel quando si sveglia. Se si sveglia.-

Lily rise e si riempì la tazza di latte e cereali, cominciando a passeggiare per la cucina mentre faceva colazione. Non riusciva a sedersi quando mangiava, soprattutto alla mattina, era più forte di lei. A Hogwarts era una tortura, infatti, e il più delle volte finiva per bere il suo succo di zucca e per mangiare la mela mentre andava a lezione.

-Ah, e mi ha scritto anche Jem. A quanto pare lui e i ragazzi sono poco lontani da qui... mi ha chiesto di chiedervi se vi va di incontrarci- continuò Mary, piegando l'oroscopo e seguendo Lily nel suo pellegrinaggio intorno al tavolo della cucina. -A te andrebbe?-

-Perché non dovrebbe?- inarcò un sopracciglio la ragazza.

-Perché si tratta di Jem e... sì, va bene che i vostri rapporti sono migliorati ma... ecco... vorremmo tutti evitarci un inizio di anno scolastico come lo scorso, in cui tu non lo calcolavi neanche di striscio e lui mi trascinava ad Hogsmeade per cercarti regali che ti facessero cambiare idea- spiegò Mary.

-In realtà penso più che sia Lenny che non voglia vedere Sirius- rifletté Lily.

-Per quella sciocchezza del loro appuntamento disastroso?- Marlene alla fine aveva raccontato la cosa anche alle altre e Mary era stata quella meno impressionata dal tutto. -Se continuano ad evitarsi, non si aggiusterà mica automaticamente, eh.-

-Lo so... lo so...-

-Insomma, guarda te e Jem.-

-Ancora con questa storia?-

-Ma è vero che andate molto più d'accordo!- protestò Mary. -E questo perché vi siete frequentati un pochino di più. Lui ha smesso di fare il cretino e tu hai capito che non morde.-

-Ma Lenny e Sirius erano già amici...-

-E un ragazzo non si può prendere una sbandata per la propria migliore amica? Non è che capita solo a noi femminucce, eh. Poi, sinceramente, era scritto anche nell'oroscopo, ma nessuna mi ha dato retta- precisò, facendo scoppiare a ridere l'amica.

-E Amos?- chiese Lily improvvisamente, lavando la tazza. -Ci sarà anche lui?-

-Può darsi-scrollò le spalle l'altra. -Ma sinceramente è acqua passata. Domani ho appuntamento con Tobias in paese... ha un cagnolone che è la fine del mondo e a quanto pare veniva a correre la mattina presto perché aveva notato che io faccio yoga a quell'ora. Non è una cosa tenera?-

-Direi di sì- sorrise Lily. -Divertiti, allora.-

-Assolutamente sì. La vecchia Mary piagnona è vecchia storia, ormai.-

 

 

 

Da quando Dorcas era arrivata, nel tardo pomeriggio, non c'era stato un attimo di pace. Tutte le ragazze le si erano fatte intorno per congratularsi per aver finalmente superato l'esame di Smaterializzazione -era stata l'unica bocciata dei Grifondoro- e anche la cena era stata un disastro, con Lily ed Alice che avevano bruciato la carne e con la successiva corsa di Alice, Mel e Mary in rosticceria per comprare qualcosa di pronto.

Quindi era praticamente mezzanotte quando finalmente erano riuscite a trovarsi tutte insieme nella stessa stanza senza isterismi ed era stata Mel a proporre di uscire fuori, sulla spiaggia, per guardare le stelle. Trovarsi di nuovo tutte insieme, a ormai un mese dalla fine della scuola, era bello. Ricordava che, per quanto il mondo cambiasse e andasse sempre peggio, c'erano comunque delle cose per cui valeva la pena sorridere. E anche se Hestia alla fine non era ancora riuscita a raggiungerle, Dorcas si sentiva a casa, lì schiacciata tra Alice e Marlene sulla sabbia, con indosso il cardigan verde mela di Mary e ai piedi una ciabatta di Lily e l'altra di Mel. Perché tutto quello sapeva di quotidianità e amicizia e solo Godric sapeva quanto tutto quello le facesse bene. Gli ultimi due anni erano stati tosti, con la morte dei genitori prima e il rientro in servizio di sua nonna, e le ragazze avevano notato che tendeva a chiudersi in se stessa quando non si trovava a proprio agio con il mondo esterno. Era per quello che ci aveva messo praticamente cinque anni per fare amicizia davvero con Lily, Mary e Marlene, ed era per quel motivo che le stavano sempre vicine, per evitare che scivolasse nel baratro che aveva cominciato ad accoglierla quando i suoi genitori erano morti.

-Come sta tua nonna?- chiese Emmeline, riscuotendola dai suoi pensieri.

-Meglio. È potuta tornare a casa e c'è un'infermiera che si occupa di lei. O meglio, una povera vittima che probabilmente finirà pazza entro la fine della settimana- ridacchiò Doe, accendendosi una sigaretta. Marlene gliela strappò di mano, fece un tiro e poi gliela ripassò.

-Dai, l'abbiamo conosciuta, tua nonna non è così terribile- protestò Lily.

-Lily, tesoro, non tutte le persone sono caramelline gommose. Sai di cose è fatto il mondo? Di bastardi. Bastarda è la glassa e bastardo è il ripieno- la contraddisse Marlene. -Per non parlare poi dei migliori amici che si mettono in testa di diventare i tuoi fidanzati... AHIA!- esclamò, perché Mary l'aveva dolcemente colpita in testa con la propria ciabatta. -Ma sei scema?-

-E tu sei una regina del dramma. Credi ancora che tu e Sirius Black non siate destinati a stare insieme?- inarcò un sopracciglio la ragazza.

-Finiremmo col fare delle litigate epiche e ci accoltelleremmo entro la prima settimana- ribatté Marlene, cercando supporto nelle altre, ma non ne trovò.

-Sinceramente- prese la parola Alice, -se uno come Sirius facesse il filo a me, io non ci penserei due volte. Amico o no... bacia bene?-

Marlene replicò con qualcosa che sarebbe dovuto essere un sì, diventando rossa come i capelli di Lily.

-LENNY!- esclamò scandalizzata Doe. -Questo non me lo avevi scritto!-

-Certe cose uno vorrebbe tenersele per sé -mugugnò la diretta interessata.

-Secondo me dovresti dargli una possibilità- stabilì saggia Mel.

-Ma io non so nemmeno se mi piace... Oh, vedete che ha complicato tutto?-

-Tanto avresti comunque passato l'estate a parlare di lui. Lo fai sempre- intervenne Lily, guadagnandosi uno scappellotto dall'amica. -Ma è vero!-

-Io prenderò in considerazione l'idea di uscire con Sirius nel momento esatto in cui James diventerà il tuo ragazzo- esclamò Marlene, convinta di aver messo in buca l'amica e aspettandosi una risposta tagliente a riguardo, ma rimanendo sconvolta dal rossore che colorò le guance di Lily. -EVANS!- praticamente gridò.

-Che c'è?!-

-Lily Evans è innamorata di James Potter- canticchiò Mary deliziata, mentre Alice sospirava, già in brodo di giuggiole. -Lily Evans e James Potter si sposano e fanno tanti tanti bei bambini!-

-Siete delle persone orribili- si coprì il viso con le mani la diretta interessata. -Ma possibile che con voi si parli solo di queste cose?-

-Amore mio bello, tu e Potter siete da prima pagina, altro che da gossip e da voci di corridoio- la corresse Dorcas, facendo ridere le altre.

-E comunque, meglio parlare di questo che dell'ennesima sparizione... questa volta si tratta di uno dei migliori Auror, sapete?- intervenne Emmeline. -Credo che fosse tipo l'ex capo del dipartimento, o qualcosa di simile...-

-Shacklebolt?- si fece subito attenta Dorcas, abbandonando il tono scherzoso. -Era quello che aveva diretto le indagini dell'attacco in cui sono morti i miei...-

-Era scritto sulla Gazzetta di questa mattina. L'ho letto persino io che di solito vado direttamente agli oroscopi- annuì Mary.

-L'hai letto perché era in prima pagina- commentò una voce alle loro spalle che riconobbero subito come quella di Hestia. La prima ad alzarsi in piedi fu Emmeline, che soffocò la nuova arrivata con un abbraccio che quasi la spedì per terra. Le altre ragazze si lanciarono delle occhiate piene di significato, ma nessuna disse niente. Avrebbero parlato quando se la sarebbero sentita.

-Ma guarda chi si vede! Non abbiamo mica sentito il rumore della Smaterializzazione!- esclamò Alice, alzandosi per salutare la compagna di stanza, che poggiò la valigia per terra e allargò le braccia.

-Okay, lo so che morite tutte dalla voglia di abbracciarmi... soprattutto tu, Evans, hai l'abbraccio negli occhi... venite tutte qua e facciamo una cosa rapida, okay?-

E in un attimo tutte le ragazze le furono addosso e finirono per rotolare nella sabbia, felici di essere tutte insieme ancora una volta.

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

salve fanciulle, scusate per il micro ritardo, ma è stato un week end parecchio incasinato e problematico... ne verrò fuori, anche perché ci siete sempre voi a sostenermi <3 grazie di cuore.

Okay, e la sviolinata la leviamo dalla lista delle cose da fare ;)

Capitolo di nuovo sulle ragazze: finché i gruppi sono più divisi, sono ancora loro le protagoniste. Qui, in particolare, Mary. Una Mary nuova, la Mary che vi avevo promesso sarebbe arrivata. Perché Amos è un bel ragazzo, ma non è l'unico sulla faccia della Terra. E grazie al cielo se n'è resa conto. Poi vedremo come Amos prenderà questo cambiamento, invece...

Abbiamo anche alcuni accenni velatissimi alla Jily (avrete di più già dal prossimo capitolo, se non vado errata) e anche qualcosa della Blackinnon (anche se qui siamo ancora in alto mare. Ma sto continuando a scrivere, ovviamente, e posso promettere che ci saranno dei bei sviluppi, interessanti...).

Alla fine le ragazza sono finalmente tutte riunite. Lo spettro della guerra c'è sempre (come si vede dal finale... sì, quel Shaklebolt è parente del nostro. Quale grado di parentela fate voi, io non ce lo vedo come il padre, più uno zio molto vicino la cui memoria ispirerà poi Knigsley... ma davvero è una cosa aperta). 

Ora, cosa accadrà nel prossimo capitolo? Vi ho già anticipato una Jily, Mary parlava di un possibile incontro con i ragazzi... ma è davvero tutto quello che potete aspettarvi? Vi dico solo che ci sarà una fiera babbana... e noi sappiamo che andare alle fiere non è mai una cosa semplice e tranquilla, se ci sono i nostri protagonisti di mezzo...

Va bene, la smetto di fare la misteriosa e vi do appuntamento alla settimana prossima. spero sarò più puntuale, ma davvero è stato un week end orribile e non avevo neanche le forze di aprire il PC. Vogliatemi bene comunque.

Un bacione a tutte,

I.L.

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Capitolo 23
*** Summer 1977 - Fun&Death ***


 

 

 

 

Marlene McKinnon e Dorcas Meadows dietro a James Potter e Sirius Black, a una fiera babbana

Scattata da Lily Evans e Mary McDonald, Estate 1977

 

 

 

 

 

 

-Ma non si era detto basta alle fiere babbane? Soprattutto dopo l'ultima volta?-

-Perché, che è successo l'ultima volta?-

Sirius si schermò gli occhi con le mani e tornò a concentrarsi sulle ragazze. Da quando avevano scoperto, dietro lettera di Mary a James, che erano in vacanza anche loro a Balmedie, lì in Scozia, non c'era stato giorno che non avessero cercato di organizzare un incontro. Ma ogni volta, puntualmente, accadeva qualcosa che faceva rimandare: prima Dorcas era dovuta tornare da sua nonna perché l'infermiera, come previsto, era scappata a gambe levate; poi era stata la volta di Frank, richiamato a casa da sua madre, nota a tutti come l'Arpia, per presiedere a un'importante cena; poi Amos si era preso una sbandata per una ragazza locale e sembrava che lei fosse rimasta incinta... solo che il bambino era dell'ex fidanzato delinquente e lei stava solo cercando di incastrarne uno migliore; Emmeline si era slogata la caviglia tentando lo sci d'acqua... insomma, sembrava quasi che anche la sola idea di vedersi portasse iella. E quindi avevano quasi rinunciato all'idea. Ma poi James aveva messo su il broncio da bambino viziato e aveva cominciato a blaterare dicendo che così facendo lui e Lily non si sarebbero mai messi insieme, che stavano rovinando la sua vita... e tante altre cose da femminuccia. Quando allora Mary aveva proposto di andare tutti quanti alla fiera del paese e nessuno era morto nel corso della settimana, Sirius l'aveva preso come segno del cielo.

Certo non aveva messo in conto di rivedere Marlene.

Ormai erano passati quasi due mesi dal disastroso appuntamento e lei si sforzava in tutti i modi di essere normale con lui, ma Sirius non poteva fare a meno di rivolgerle solo delle occhiatacce. Salvo poi ricordarsi del suo meraviglioso piano B, ossia quello di farla ingelosire.

-L'estate scorsa siamo stata a una fiera simile e Sibilla Cooman ci ha predetto il futuro- spiegò brevemente Lily. -Inutile dire che secondo lei saremmo morte tutte entro breve e in maniera molto dolorosa.-

-Raggio di sole, quella ragazza!- scoppiò a ridere Remus.

-Parlando di cose belle, cosa vogliamo fare?- chiese Mary, dando un'occhiata intorno. Le giostre erano tutte disposte in un grande spiazzo erboso quasi al limite con la spiaggia e poco lontano dal paese. C'era una ruota panoramica, una casa degli orrori, un otto-volante e un paio di montagne russe che però non sembravano troppo intimidatorie. Si scorgeva poi una casa degli specchi, una giostra con tanto di cavalli di legno e una montagna russa per bambini, a forma di bruco. Oltre a un calcinculo e a un paio di piste di autoscontro, c'erano infine degli stand di abilità con in palio peluche di ogni forma e dimensione.

-Io l'ultima volta sull'otto-volante ho vomitato- disse Mel. -Se voi volete andare, fate pure. Io vi aspetto.-

-Hai vomitato perché qualcuno- disse Marlene, lanciando un'occhiataccia ad Hestia, -ce l'ha fatto fare sei volte di seguito.-

-Comunque potremmo dividerci- propose Peter, mentre a James si illuminavano gli occhi e si faceva più vicino a Lily. -Poi ci troviamo da qualche parte e mangiamo tutti insieme.-

-Mi piace come idea. Minus,- esclamò Mary, prendendolo sotto braccio, -andiamo a fare danni all'autoscontro.-

-Vengo anche io!- disse Emmeline, tirandosi dietro Hestia. -Così facciamo una gara!- e si allontanarono.

-Penso andrò anche io...- borbottò Amos, improvvisamente geloso della vicinanza tra Mary e Peter. Frank lo seguì a ruota, senza leggere la delusione negli occhi di Alice.

-Prewett, vuoi essere la mia dama per la casa degli orrori?- ne approfittò Sirius, spiazzando più o meno tutti quanti.

-Posso praticamente saltarti in braccio quando è troppo pauroso?- si informò lei, dopo aver lanciato una breve occhiata a Marlene, che però non sembrava disturbata dalla cosa.

-Sarà mio onore prenderti al volo- la rassicurò lui.

-Casa degli orrori?- chiede Doe. -Lenny?-

-Neanche gratis. Credo che raggiungerò gli altri all'autoscontro- disse andandosene. -EHI! ASPETTATEMI!-

-Remus?- sbatté le ciglia allora la ragazza.

-Mi sa che non ho scelta- rise lui.

-Assolutamente no- sorrise Dorcas a propria volta.

Lily e James, rimasti da soli, si guardarono negli occhi per una frazione di secondo, poi entrambi distolsero lo sguardo, imbarazzati.

-Giuro che non li ho pagati perché rimanessimo da soli- esordì lui, facendola ridere.

-Tranquillo Potter, lo so. È che l'anno scorso è stata un'esperienza... e capisco che vogliano rifarsi. Poi abbiamo formato tutti un bel gruppo e...-

-Abbiamo?-

-Sì, Potter. Per quanto solo un paio di anni fa mi sarei fatta strappare le corde vocali pur di non ammetterlo, è così. Siamo un bel gruppo. Tutti quanti insieme.-

Cominciarono a camminare, distraendosi tra banchetti e bancarelle. Sembrava che nessuno dei due avesse davvero voglia di fare qualcuna delle giostre. Bastava solo parlare e sorridersi.

-Alla fine ho avuto il mio appuntamento, Lily- realizzò in un attimo James, offrendole uno stecco di zucchero filato e pagando la vecchina.

-Non ti allargare, Potter. E comunque la scuola non è ancora cominciata... vedremo. Per adesso, questo non conta- lo stuzzicò. -Come mai eravate in vacanza qua?-

-I miei hanno una casa. Penso che fosse della famiglia di mamma, tipo casa delle vacanza, o simile- scrollò le spalle lui, quasi incredulo di essere lì con Lily che lo ascoltava seriamente interessata.

-Oh, che sfiga essere nati ricchi- ma lo disse ridendo e James si tranquillizzò un attimo. -Per noi il massimo delle vacanze era tirare i ventilatori fuori dai sacchi di plastica e accenderli. Ah, e Mary e Lenny da me fisse per due mesi.-

-Come mai questo viaggio, quest'anno?-

-Perché il gruppo si è allargato e casa mia o delle altre era off-limits. Così abbiamo unito le forze, i risparmi e abbiamo affittato casa e automobile. L'idea è venuta a Mary, a essere onesti. Oh, Potter!- esclamò Lily a un certo punto, piantandosi con i piedi tipo mulo davanti a uno degli stand. -Potter, ti piacciono le sfide, vero?-

-Sfida è il mio secondo nome.-

-Allora ti sfido: lo vedi quel peluche là, l'elefantino? Se lo vinci per me, prenderò seriamente in considerazione l'idea di uscire con te- disse, sorridendogli fintamente zuccherosa.

-Questo è un ricatto! E poi dovrei abbattere tutte le lattine con due micro palline, non ce la farò mai!- protestò lui, atterrito dall'idea di lasciarsi sfuggire un'occasione così ghiotta.

-Ma tu non eri un immenso Cacciatore, Capitano?- mise il broncio Lily. -E io che ci tenevo tanto...-

-Okay, okay. Pensa che storia quando la racconteremo ai nostri figli: papà, come hai convinto la mamma ad uscire con te? Oh, tesoro, è bastato vincerle un peluche del piffero a una fiera babbana ed è caduta ai miei piedi! Se avessi saputo che fosse bastato solo questo mi sarei risparmiato anni e anni di umiliazioni!-

-Che scemo!- scosse la testa lei, nascondendo un sorriso sinceramente divertito dietro lo zucchero filato. Era un po' che ormai gli sproloqui di Potter sul loro roseo futuro insieme la facevano arrossire anziché arrabbiare. Che avessero ragione le ragazze e lei fosse rincitrullita definitivamente per James Potter? Non seppe darsi una risposta, quando lo vide arrotolarsi le maniche della maglietta non poté evitare al proprio stomaco di capovolgersi alla vista dei suoi stupidissimi avambracci. Come se non li avesse mai visti prima!

 

 

Il piano per far ingelosire Marlene non stava funzionando nella maniera più assoluta. Intanto lei non era venuta alla casa degli orrori, quindi si era praticamente giocato un timpano con gli strilli di Alice per niente. Poi vedere Dorcas e Remus ridacchiare e tenersi la mano per tutto il percorso gli aveva fatto salire una strana rabbia. Non che il suo amico non avesse tutti i diritti di provarci con Doe -anzi, con tutti i problemi che si metteva sempre, era bello vederlo stare così bene con qualcuna-, ma diciamo che gli ricordava in continuazione che quei due sarebbero potuti essere lui e Marlene, se lei non fosse stata una perfetta scema. Ma perché non ci si poteva solo innamorare di chi ricambiava?

-Facciamo un altro giro?- chiese Dorcas, una volta che furono usciti.

-E che divertimento c'è?- replicò Sirius, contrariato. -Non fa mica paura se sai già cosa aspettarti...-

-Sinceramente gli effetti facevano abbastanza pena- intervenne Remus. -Insomma, andiamo, quello sarebbe dovuto essere un lupo mannaro?- disse, facendo l'occhiolino a Sirius, che non poté fare a meno di sorridere. Almeno uno dei due si era divertito.

-Perché non raggiungiamo gli altri all'autoscontro? È quasi ora di pranzo, tra l'altro- propose Alice e Sirius l'avrebbe baciata seduta stante, nonostante fino a due secondi prima l'avesse volta strozzare per tutti gli urletti da lirica.

Fu a quel punto che scoppiò il casino.

La prima cosa che Sirius notò, perché per puro caso era l'unico che stava guardando il cielo, fu l'addensarsi delle nuvole dove fino a pochi secondi prima c'era stato un sole splendente. Poi il Marchio e il panico si impossessò di lui.

-Oh merda no... non qui... non adesso- mormorò con voce strozzata. Poi afferrò istintivamente la bacchetta per portava con sé anche in vacanza, più per abitudine che per altro, e si voltò verso gli amici. -Ragazzi, non è per fare il guastafeste, ma mi sa che qui sono cazzi- disse, attirando la loro attenzione.

Dorcas fu la seconda a vedere il Marchio Nero e impallidì, ricordando troppo bene il giorno in cui i suoi genitori erano morti. E le circostanze erano praticamente le stesse. Lì c'erano solo babbani che si volevano divertire, il fatto che ci fossero anche loro che erano maghi era una pura e semplice coincidenza... attaccavano cittadine come quella per cattiveria.

-Dobbiamo trovare gli altri- disse Remus, tremando. -Avete tutti le vostre bacchette?-

Gli altri tre annuirono e si misero in marcia. Attorno a loro cominciarono a Smaterializzarsi i primi Mangiamorte, che presero a dare fuoco a destra e a manca agli stand. Babbani scappavano da tutte le parti senza capire davvero cosa stesse succedendo, gridando per paura o per cercare i propri cari. I quattro evitarono per un pelo che un una tenda gli crollasse addosso, Sirius evocò un Sortilegio Scudo attorno a una mamma che si era fermata per prendere in braccio la figlia.

-Dovete andarvene via da qui!- le gridò, pietrificando poi il Mangiamorte che l'aveva attaccata. -Scappate più velocemente possibile!-

Poi ripresero la loro corsa. Era impensabile che solo loro, maghi e streghe appena maggiorenni, fermassero un attacco su quella scala, ma potevano fare il possibile. Quantomeno per limitare i danni.

L'autoscontro era ancora una delle poche giostre in piedi. Erano tutti lì, si rassicurò Sirius, tutti salvi... tranne James e Lily. Dove accidenti erano quei due?

-Qualcuno ha visto Ramoso e Lily?- chiese, alzando la voce per farsi sentire da sopra il frastuono.

Mary scosse la testa impaurita e lanciò un grido quando una Mangiamorte si Materializzò proprio davanti a loro. Amos le si parò davanti per difenderla e venne ferito a una guancia. Lo affiancò Peter, reggendo la bacchetta con la mano che gli tremava.

-Non la toccare!- esclamò il ragazzo, prendendo a duellare insieme all'altro con una ferocia inaudita. Ma la Mangiamorte era forte e riuscì a ferire anche lui, questa volta a una gamba. Peter cadde in ginocchio e nel frattempo comparvero altri Mangiamorte. Sembravano aver capito che lì c'era da combattere e la cosa li attirava come api sul miele.

In breve stavano tutti combattendo. Sirius si assicurò che Alice fosse in mani sicure e poi cercò Marlene, mettendosi schiena contro schiena con lei e affrontando due Mangiamorte alla volta. Peter e Amos duellavano per difendere Mary, troppo terrorizzata per fare qualsiasi cosa. Dorcas sembrava trasfigurata e ai suoi piedi giaceva un fagotto nero e ora ne stava già affrontando un altro, era una furia. Remus, assicuratosi che lei se la potesse cavare egregiamente da sola, andò a dare una mano a Frank ed Alice, che insieme cercavano di tenere a bada cinque Mangiamorte, cosa piuttosto impossibile.

-Dove accidenti sono James e Lily?- ruggì di nuovo Sirius.

-Anche Hestia e Mel mancano all'appello- disse Dorcas, stendendo l'ennesimo nemico e andando ad aiutare a propria volta Remus con Alice e Frank.

Con un grido Amos crollò a terra, sbattendo violentemente la testa e Mary sguainò la propria bacchetta, affiancando Peter tremando. Ma non avrebbero retto, non a lungo.

Dopo qualche istante affannato, le due ragazze comparvero all'orizzonte. Emmeline aiutava Hestia, che zoppicava vistosamente e allo loro spalle due Mangiamorte le inseguivano, che Mel riusciva a mala pena a contenere. Dorcas lasciò immediatamente perdere quello che stava facendo e si Smaterializzò dietro i due inseguitori, stendendoli con un colpo solo. Mancavano ancora James e Lily, però. Sirius continuava a guardarsi attorno, ma i due sembravano spariti.

La fiera era stata praticamente rasa al suolo. I tendoni e gli stand erano di fatto cumuli fumanti, in lontananza si sentivano le grida che cercavano di scappare... e Sirius distolse lo sguardo a forza dai cadaveri che disseminavano l'erba.

Tornò a concentrarsi sul combattimento, lanciando un'occhiata ai suoi amici. Amos era ancora a terra e privo di conoscenza, Peter ferito alla gamba era sempre più instabile e Mary non era in grado di difendere se stessa, figurarsi gli altri due. Anche Hestia era stata colpita da una fattura strana, che le impediva di tenere la gambe ferma e Mel cercava di sistemargliela come meglio poteva, tra un incantesimo di attacco e uno di difesa. C'era poi il quartetto formato da Alice, Frank, Remus e Dorcas, il più resistente, ma anche loro mostravano i primi segni di cedimento.

Ma il vero colpo al cuore gli venne quando non sentì più la schiena di Marlene premere contro la sua e si voltò per trovarla a terra, pallida come un cencio e un profondo squarcio sul petto.

-MARLENE!- gridò, Schiantando il Mangiamorte che l'aveva atterrata e gettandosi su di lei. -Marly, Mar... rispondi!- disse, prendendo a scuoterla.

Gli altri si resero conto di quello che era successo, ma nessuno era davvero in grado di aiutarlo.

-Dobbiamo andarcene da qui- disse Hestia, che si reggeva a un palo dell'auto-scontro e combatteva così. Una maledizione violacea la mancò per un pelo.

-Non senza James e Lily- ribatté caparbio lui.

-Non possiamo mettere in pericolo Amos e Marlene- gli ricordò Remus. -E anche Peter non ce la fa più!-

Sirius si guardò freneticamente attorno, il corpo di Marlene appoggiato al suo, alla ricerca dei due ragazzi che ancora mancavano all'appello. Poi, con un colpo al cuore, finalmente li vide. Correvano come forsennati e alle loro spalle qualcosa -anzi, qualcuno- che gli fece gelare il sangue nelle vene. Conosceva quel volto, l'unico non coperto da maschere, l'unico che si mostrava in pubblico. Lo conosceva perché la specchiera di Regulus, a Grimmauld Place, era piena di ritagli di giornale che parlavano di attacchi e di lui...

Voldemort.

Ma che accidenti ci faceva lui lì, in una cittadina dimenticata da tutto e tutti, a una fiera di babbani? Perché li odiava a tal punto da accanirsi in questo modo?

-LILY! LILY E' LUI, SCAPPA!- sentì gridare James, mentre evocava un Sortilegio Scudo. -IO LO TRATTENGO, TU SCAPPA!-

La ragazza incespicò in un cadavere e lanciò un grido terrorizzato.

-Andate via!- urlò a loro, facendo gesti anche con le mani. -ANDATE VIA!-

I Mangiamorte attorno avevano smesso di combattere, tutti in attesa di ordini. Alcuni avevano ancora le bacchette sollevate, gli incantesimi formati sulle labbra. Ma non avrebbero fatto nulla se il loro Signore non l'avesse detto.

Sirius ne approfittò con osservare la situazione, ora che anche Lily e James li avevano raggiunti. Marlene era ancora priva di conoscenza, pallida come Amos, ma entrambi avevano polso e si sarebbero ripresi. Peter ed Hestia quasi non si reggevano più, Mary tremava, vistosamente sotto shock. Alice e Frank erano miracolosamente illesi, solo sporchi, e fissavano Voldemort con rinnovato coraggio. Dorcas sembrava una Furia, con i lunghi capelli castani al vento e la presa salda sulla bacchetta e Remus la guardava come se la vedesse per la prima volta, anche lui stanco per i combattimenti e con una ferita al braccio. Infine c'era Emmeline, che teneva sott'occhio Hestia e i Mangiamorte attorno, come non credendo in quella tregua. I capelli erano bruciati per metà, ma sembrava non essersene nemmeno resa conto. James e Lily respiravano affannosamente, di nuovo vicini, e si tenevano per mano.

-Dobbiamo Smaterializzarci- sussurrò Frank a Sirius, quello più vicino. -Andare via ora o ci ucciderà tutti.-

-Ma...-

-Lo so che vuoi combattere- intervenne Dorcas. -Fidati che lo so. Ma dobbiamo pensare ad Amos, a Lenny.-

-Viviamo per combattere un altro giorno- annuì Alice, senza staccare gli occhi da Voldemort.

Era quasi innaturale trovarselo a così poca distanza, dopo aver letto tante cose su di lui, dopo averlo visto popolare i propri incubi.

-Sei una merda!- urlò Sirius, prima di potersi trattenere.

-Signor Black- lo stupì, chiamandolo per nome, -pensavo che la cara Walburga ti avesse educato meglio. Tua madre non sarebbe fiera di te, ora come ora.-

-Quella cagna non è mia madre.-

Sentirono Voldemort ridere e brividi scesero lungo le loro schiene.

-Siete dei ragazzi coraggiosi, ve lo concedo, alcuni di voi sono dei purosangue. Vi concedo di unirvi a me. Non la feccia. Solitamente non faccio distinzioni... ma voi avete anche combattuto contro di me, solo ai purosangue posso perdonarlo... unitevi a me e prometto ai vostri amici una morte rapida e indolore.-

-MAI!- rispose Dorcas, alzando la bacchetta per colpirlo, ma Voldemort fu ovviamente più veloce e gli bastò un gesto della mano per spedirla contro un palo, facendole anche sbattere la testa.

-NON LA TOCCARE!- ruggì Remus.

-Altra feccia... lontano dal mio Signore, ibrido- ringhiò un Mangiamorte, ma non lo colpì perché Voldemort fece cenno di no.

-Lui è un figlio di Greyback. Non sta a noi- disse severo. -Voi altri che mi dite? Paciock, Prewett, Potter... anche tu, Black. Una fine veloce per i vostri amici è molto più di quello che potrei mai proporvi. Io riconoscerei una buona offerta, fossi in voi.-

-E veder morire i nostri amici, le persone che amiamo?- sputò James e la sua saliva arrivò quasi ai piedi dell'Oscuro Signore. Strinse più forte la mano di Lily e lo guardò con sfida.

-Amare una sanguesporco... che delusione... che spreco di vita e di talento. Allora è questa la vostra scelta definitiva? Non vi verrà più chiesto, badate.-

-Hogsmeade- sentì Sirius dire da Peter. -Hogsmeade- ripeté a propria volta, girandosi appena verso Remus, chino su Dorcas.

Poi il mondo si fece sfocato, l'ultima cosa che vide prima di essere strappato via dalla Smaterializzazione fu il viso di Voldemort che si contraeva per l'ira perché non era riuscito ad ucciderli. Poi reale restò solo la mano di Marlene allacciata alla sua e la High Street di Hogsmeade prese il posto di Belmedie e Sirius si lasciò cadere sulla strada, il cuore che tornava a poco a poco a battere normalmente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

Ed eccomi qua, nuovamente in leggero ritardo ma, come vi avevo detto, questa volta per colpa del computer. L'ho preso un po' a calci e ora collabora, ma guarda te che strano...

Comunque... ve lo avevo detto che i nostri ragazzi e le fiere babbane non vanno d'accordo, eh? Sinceramente ho scelto questo posto per il PRIMO SCONTRO perché volevo l'effetto casualità. Loro sono ancora ragazzini, Voldemort ovviamente non li conosce (mentre dopo oggi, non li scorverà facilmente) e addirittura si offre di prendere con sé i Purosangue. Spero che la cosa non risulti OOC, semplicemente mi sono ispirata al settimo libro, quando durante la Battaglia di Hogwarts Voldemort più o meno fa la stessa offerta, rammaricandosi del sangue puro già versato e chiedendo che gli venisse consegnato Harry. Ovviamente questa è un'offerta che ai ragazzi non farà più (anche perché imparerà a temerli e a vederli come minacce reali ed avversari), ma secondo me come primo scontro ci stava. 

Passando alla parte più lieve del capitolo, ho poco da dire se non che volevo che i ragazzi si divertissero un pochetto prima di mandarli a combattere. In fondo, non sono così cattiva. Il piano di Sirius ovviamente non ha funzionato, però almeno Lily e James hanno avuto una specie di primo appuntamento (ma avrete anche quello ufficiale, tranquille, l'ho già scritto). Nella seconda parte, quando loro due sono inseguiti da Voldemort, ho voluto mettere la classica ultima frase di James, quando dice a Lily di correre e scappare, che lo trattiene lui Voldemort... mi sembrava azzeccata e poi è un frase che amo alla follia. 

Bene... lo so, lo so.. vi state chiedendo quale sia la sorpresa di cui ho cianciato, eh? Beh, ho disegnato Lily, Marlene, Mary e Dorcas (con pettinature anni 70, ci tengo a specificarlo) e ora ve le posto qui sotto, così mi dite che ne pensate. Ovviamente siate clementi perché sono moolto alle prime armi. E se ovviamente qualcuna di voi fosse (come è sicuro) più brava di me, è liberissima di condividere i suoi disegni o le sue creazioni.

(le immagini sono venute enormi una volta pubblicate... chiedo venia, ma l'avrete capito che sono un'imbranata cronica)

Lily

 

Marlene

 

Dorcas

 

Mary

 

 

 

 

Okay, questo è quanto. Spero la settimana prossima di poter aggiornare finalmente puntuale. In ogni caso, sappiate che continuo a scrivere e ve pienso taaaanto.

Grazie mille a quante commenteranno, ci leggiamo nelle recensioni!

I.L.

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Capitolo 24
*** Summer 1977 - Night talks after a battle ***


Il capitolo è ambientato una settimana dopo quello scorso. 

Buona lettura, ci vediamo in fondo.

I.L.

 

 

 

 

 

 

Remus Lupin ed Emmeline Vance nel giardino sul retro di Casa Lupin

Scattata da Peter Minus, Estate 1977


 

 

 

 

Quel Mangiamorte, il giorno dello scontro, l'aveva chiamato ibrido.

Ibrido.

Davanti a tutti, così a bruciapelo.

L'aveva chiamato ibrido e in una frazione di secondo Remus si era visto passare davanti agli occhi tutta la sua vita. Dal Natale in cui Greyback lo aveva morso a quando suo padre, riluttante, gli aveva raccontato la verità. Si era rivisto ragazzino a ricevere la sua lettera per Hogwarts, il giorno in cui Silente era venuto a casa sua dicendo che avrebbe potuto tranquillamente frequentare la scuola, con le giuste precauzioni. Poi c'erano stati i ragazzi, le prime bugie e i primi sotterfugi. L'aveva scoperto in un nano secondo, ma non lo avevano abbandonato.

E allora perché adesso aveva tutta questa paura addosso? Aveva sempre voluto, nel profondo del suo cuore, che anche gli altri suoi amici sapessero, che lo accettassero così come avevano fatto i Malandrini... ma se non fosse successo? Dorcas gli aveva già detto, anni prima, che per lei non cambiava nulla. Ma Lily? Lily il cui ex migliore amico era stato quasi ucciso da lui? O Alice, Frank e Amos, cresciuti in famiglie purosangue e quindi con mille pregiudizi? Non erano tutti James o Sirius... E poi c'erano le altre ragazze. Non poteva perdere nessuno. Quando aveva messo piede ad Hogwarts l'aveva fatto con passo leggero, sperando di passare inosservato per i successivi sette anni... e invece aveva trovato affetto, una nuova famiglia... e non voleva perderla solo perché un Mangiamorte del cazzo non aveva saputo tenere la bocca chiusa.

-Remus, sei qui?-

La voce di Emmeline lo distrasse. Erano tutti tornati a Londra, dopo l'attacco a Belmedie si era Smaterializzati a Hogsmeade e Silente era stato il primo ad essere informato. Si era occupato di tutto quanto, insieme alla McGranitt, l'unica insegnante a scuola anche durante l'estate. Alcuni Auror li avevano accompagnato al San Mungo dove Marlene e Amos erano stato ricoverati d'urgenza, Peter ed Hestia erano stati medicati e gli altri, per quanto sotto shock, avevano risposto alle domande. Poi ognuno, in teoria, sarebbe dovuto tornare a casa propria, ma di fatto non erano riusciti a separarsi e quindi, anche se dormivano in case diverse, ogni giorno si trovavano per stare insieme.

-Ehi. Sì, sono qui.-

Mel gli venne vicino e si poggiò alla staccionata che segnava la fine del giardino. Quella sera era stata scelta casa dei Lupin come ritrovo, gli altri erano dentro a finire di cenare.

-Perché ti sei alzato da tavola? Si stanno preoccupando là dentro...-

-Avevo bisogno di riflettere. Torna, io arrivo subito.-

Emmeline scrollò le spalle e gli rivolse un sorriso dolce.

-Ho voglia di prendere un po' d'aria fresca anche io.-

-Sei stata al San Mungo oggi?-

-Ho riaccompagnato Hestia a casa, sì, l'hanno dimessa. Marlene sta meglio e sta già facendo il diavolo a quattro perché dice che si annoia e che non è poi così grave...-

-Serio? Ma lo sa che aveva uno squarcio sulla pancia e che ha perso conoscenza per un sacco di tempo?- chiese Remus. Ovviamente conosceva Marlene e la sua tempra, ma a volte esagerava. Era passata appena una settimana dall'attacco... -Amos è più calmo, no?-

-Un angioletto- rise lei. -Gli basta che Mary lo passi a trovare ogni giorno e si mette anche il profumo.-

-Pensavo che Mary non gli piacesse...-

-Forse ora che non lo guarda più come se fosse un dio in terra ed è maturata è diventata più interessante. Insomma, ora che deve fare qualcosa per avere la sua attenzione, non so se mi spiego. Un po' quello che cerco di far capire ad Alice...-

Remus annuì. Era un ragazzo, aldilà dei sospiri di James per Lily e dei recenti sospiri di Sirius per Marlene, non si era mai interessato più di tanto di queste cose. Non era ben chiaro cosa provasse per Dorcas o cosa Doe provasse per lui, ma di certo non ci sarebbero stati sviluppi, non poteva farle correre alcun rischio. Era piacevole tenerle la mano discretamente, oppure essere trascinato in pista quando ballavano... ma la cosa doveva finire lì, per il bene di entrambi.

-Comunque lo so perché sei uscito- disse Emmeline, rompendo il silenzio. -È per quella cosa che ha detto il Mangiamorte durante l'attacco, sul fatto che sei un ibrido. Un figlio di Greyback.-

Remus cominciò a sudare freddo. Non era pronto ad affrontare l'argomento, assolutamente e nel modo più assoluto no. Ma perché accidenti non era rimasto dentro a far finta che andasse tutto bene? Perché doveva fare sempre l'eroe tragico?

-Ti posso dire una cosa?- chiese Mel, facendogli cenno di avvicinarsi.

-Mh?-

Lo afferrò per il colletto della maglia e poggiò le labbra sul suo orecchio.

-Non me ne frega un accidenti che tu sia un lupo mannaro- scandì sussurrando, allontanandosi di nuovo e sorridendogli ancora. -E la pensiamo tutti alla stessa maniera. Da anni- sottolineò.

Remus impallidì.

-Come sarebbe a dire da anni?-

-Dal quarto. O quinto, sinceramente non mi ricordo. Però l'abbiamo scoperto tutte. Sai, voi ragazzi non è che siate stati proprio dei geni a coprire le vostre tracce...- ammiccò.

-E vi va bene...? Insomma, non capisco. Sono un essere pericoloso, io...-

-Il lupo è pericoloso- mise in chiaro Emmeline. -Tu no. Tu sei Remus Lupin e noi ti vorremo sempre bene, è ovvio. Ecco, magari evitiamo delle scampagnate al chiaro di luna, ma non le abbiamo mai fatte in sei anni, perché dovremmo cominciare ora?-

Inaspettatamente, Remus scoppiò a ridere. Era come essersi tolti un enorme peso dallo stomaco. Sapevano tutti e non per via del Mangiamorte. Sapevano tutto tutti da anni e ancora accettavano la sua presenza.

-Non ti azzardare a ringraziarmi- lo anticipò Mel, che lo conosceva bene. -Perché sarebbe una cosa che non va bene. Non è beneficenza o spacconeria, la nostra. Ti vogliamo bene davvero, non perché ci fai pena o perché fa figo avere un lupo mannaro come amico... anche se immagino che James e Sirius sia stata la prima cosa che ti hanno detto.-

-Potrebbero aver definito la mia condizione, cito: “la cosa più figa dell'ultimo secolo. Ma io dico, sei un licantropo e non ce lo hai detto?” e “Lo fossi io andrei in giro a mordere chi mi sta antipatico!”-

Questa volta fu Emmeline a scoppiare a ridere.

-Scommetto che la seconda parte era di Sirius.-

-Ovvio che sì. Peter invece mi abbracciò stretto e da quel giorno ha cominciato a riempirmi di cioccolata, per chissà quale strano motivo. E quando finisco in infermeria disegna sempre dei bellissimi cartoncini di pronta guarigione.-

-Ma che tenero!-

Remus annuì, sorridendo. Era bello poter ridere e scherzare di questa cosa, senza avere più paura che loro potessero leggere tra le righe delle battute e capire tutto. E abbandonarlo.

-Ora rientriamo?- propose lei, allungandogli una mano, che il ragazzo strinse con forza.

-Andiamo, sì.-

 

 

-Comunque direi che il premio “fuori di cranio” lo vince Sirius- stava dicendo James. Erano tutti ancora a tavola, nonostante ormai fosse notte e avessero finito di mangiare da un pezzo. I piatti sporchi erano metà nel secchiaio e metà ancora sulla tovaglia, qualcuno stava sgranocchiando degli avanzi.

-Io?! E per quale motivo?- chiese il diretto interessato, smettendo di dondolarsi sulla sedia e piombando a sedere.

-Beh, non sono mica stato io a dire a Voldemort che era una merda!-

-No, tu gli hai direttamente sputato addosso- precisò Lily, facendo scoppiare Sirius in quella sua risata canina che coinvolgeva sempre tutti.

Ma quando video Remus e Mel sulla soglia della sala, si zittirono.

-Tutto bene, Lunastorta?- domandò Peter, rientrato anche lui dal San Mungo quel giorno stesso. Zoppicava ancora, ma nulla di permanente.

-Tutto bene- sorrise lui. -Mel mi ha detto che... mi ha detto tutto. Che sapete, ecco. Da un po'. E vi volevo ringraziare. No, James, adesso mi fai finire- zittì l'amico, che aveva cominciato a protestare. -Vi volevo ringraziare perché, nonostante sapeste tutto quanto, avete sempre aspettato che fossi io a parlarvene. E l'avrei fatto, giuro che l'avrei fatto, solo che non mi sembrava mai il momento giusto. Quindi alla fine quel Mangiamorte mi ha anche fatto un favore.-

La prima ad alzarsi da tavolo fu Lily, che lo strinse in un mega abbraccio, con le lacrime agli occhi.

-Sei il nostro Remus, licantropo o meno. E noi ti vogliamo tanto tanto bene- sussurrò convinta. Remus la strinse a propria volta, lanciando prima un'occhiata a Doe -che gli fece l'occhiolino- e poi una James -che gli fece segno che andava tutto bene-.

-Dai, vieni a sederti- gli fece posto Frank, Appellando una sedia e facendolo accomodare tra Mary ed Alice. -Si parlava dello scontro della settimana scorsa.-

-Ci stavamo dando dei premi, a essere onesti. Io ho vinto quello “Pappamolla”- gli comunicò felice Mary. -Per la mia fibra morale, come direbbe Silente. Persino Peter ha avuto più coraggio di me.-

-E infatti ho vinto il premio “Sorpresa”. A quanto pare non faccio così schifo a Difesa, se la situazione lo richiede- si strinse nelle spalle Peter, facendo scoppiare a ridere tutti quanti.

-Lo sapevamo che il tuo era un talento nascosto- la rassicurò Alice.

-Mooolto nascosto- lo prese in giro Sirius. -E comunque direi che il premio “fuori di cranio” stia a James, fine della storia.-

-Come mai questo disinteresse?- chiese Lily, curiosa.

-Ma perché a me spetta di diritto quello di “più figo sul campo di battaglia, nonché bellissimo anche con dello sporco in faccia”- ghignò Sirius, guadagnandosi un calcio da sotto il tavolo da parte di James. -Sei solo geloso tu!-

Alice alzò gli occhi al cielo.

-Bambini... BAMBINI! Silenzio- li riprese, battendo la forchetta contro il bicchiere. -Numero uno: la più figa sul campo è stata di sicuro Dorcas- disse, mentre le altre ragazze e Remus applaudivano a gran voce, facendola arrossire. -Numero due: tu e James siete ugualmente fuori di cranio, quindi io direi di dividere il premio equamente.-

-Cosa abbiamo vinto?- chiese James, eccitato. -Un bacio di Lily?-

-Ritenta e sarai più fortunato- lo minacciò velatamente lei, giocherellando con un coltello, facendo ridere gli altri.

-Io andrei avanti con la premiazione- propose Frank. -Direi che intanto ci meritiamo tutti il premio: “persone più fortunate del 1977”. Non sono tanti quelli che hanno affrontato addirittura Voldemort in persona e che sono rimasti vivi per raccontarlo...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

 

Ciao a tutte!

Nuovo week end, nuovo capitolo. Solo per essere riuscita ad aggiornare sabato mi meriterei una svagonata di recensioni *sorride in maniera angelica cercando di non suonare troppo rompiscatolo od elemonisatrice*.

Tornando serie, vediamo un attimo cosa succede in questo capitolo, a cui sono particolarmente affezionata. Volevo un post-scontro, ma non qualcosa di troppo recente o vicino (perché mi sarei persa nelle cose burocratiche che non sarebbero servite a nulla per la storia), ma nemmeno volevo andare troppo in là e lasciar cadere il tutto. Anche perché c'erano alcune cose da discutere:

1) cosa numero uno --> Remus e il suo essere un lupo mannaro. Paranoico com'è, era assolutamente ovvio che avrebbe continuato a rimuginare sopra quell'insulto all'infinito, se santa Emmeline non avesse posto fine a tutto questo. Ho voluto inserire lei qui, non solo perché è il suo nome a comparire nella foto in alto, ma più che altro perché Lily è stata importante per lui e va bene, li amo anche io insieme... ma non è l'unica ragazza che tiene a lui, non è la sua unica amica. Per quello ho lasciato che fosse Mel. Poi lei è così tranquilla e dolce... la persona giusta per il momento giusto. Così Lunastorta può mettersi il cuore in pace.

2) cosa numero due --> la reazione dei ragazzi. Okay, potrà sembrarvi scema, ma sono diciassettenni che sono appena sfuggiti al più grande mago oscuro di sempre. Stanno sdrammatizzando. Fanno gli spavaldi perché sono al sicuro, perché è tutto passato e perché ora credono che ci penseranno gli adulti a sistemare le cose. Ancora non pensano che tra solo un anno saranno nell'occhio del ciclone. E allora esorcizzano la paura nel solo modo in cui sono capaci, nell'unico modo in cui si è sempre fatto: scherzano e fanno i cretini. Ma non per questo non capiscono la gravità della situazione. 

Okay, direi che questo è tutto. Quello della settimana prossima sarà l'ultimo capitolo ambientato durante l'estate, sul finire dell'agosto. Poi avremo il viaggio in treno e finalmente l'inizio del settimo e ultimo anno. Ma ovviamente la storia non si fermerà lì, lo sapete... Era solo per darvi un micro programma, dato che le prossime storie sono giù tutte scritte. Preannuncio un momento Jily che potrebbe stendere metà di voi e... nah, forse vi stende tutte. Sono cattiva, eh, che non vi dico niente?

Se avete voglia di recensire, sapete dove trovarmi, altrimenti alla settimana prossima,

I.L.

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Capitolo 25
*** Summer 1977 - A last night ***


 

 

 

 

 

Marlene McKinnon, James Potter, Lily Evans, Sirius Black e Remus Lupin in spiaggia con altri compagni di corso, per festeggiare l'inizio del settimo anno ad Hogwarts

Scattata da Dorcas Meadows, fine state 1977







-Per quest'anno ho delle idee stratosferiche per il Quiddich- esordì James quella sera, allungandosi nella sabbia e lanciando un'occhiata ad Amos e Frank, i due battitori della squadra. -Aspettate e vedrete. Mio padre mi ha aiutato a perfezionarne qualcuna e... BAM! La Coppa sarà nostra anche quest'anno- annuì fiero.

-Vorrei provare ad entrare in squadra- disse Marlene, soprendendo tutti quanti. Era uscita dal San Mungo da appena qualche giorno e, per quanto non ci fossero stati danni permanenti dopo lo scontro, sul ventre aveva ancora una cicatrice e uno spesso bendaggio, che andava cambiato quasi ogni ora, con tanto di pozioni da prendere sia al mattino che alla sera. Quello che alla fine si era rimesso per primo era stato Amos, tra i due, e lui sosteneva che fosse tutto merito di Mary. Lei alzava gli occhi al cielo, ma sotto sotto era felice di quelle attenzioni.

-Hai deciso di suicidarti tu, quest'anno, McKinnon?- intervenne Sirius, guardandola in cagnesco.

-Non credo siano fatti tuoi, Black.-

Erano tornati ai cognomi. Era l'unico modo per averli insieme nella stessa stanza: Sirius ce l'aveva con Marlene per l'appuntamento e per come era stato rifiutato, Marlene ce l'aveva con Sirius perché secondo lei era tutta colpa di lui e del fatto che improvvisamente avesse dovuto complicare il loro rapporto, che andava benissimo com'era. E quindi erano tornati ai cognomi, alle battutine e alle frecciatine.

-Scusa se mi preoccupo della tua salute- replicò tagliente Sirius. -Non se te ne sei resa conto, ma quello che hai sulla pancia non è un tatuaggio.-

-Oh, meno male che me lo hai detto!- disse Marlene, portando le mani alla bocca e fingendosi sollevata. -Pensavo di essermi ubriacata e di aver fatto qualche follia... beh, meno male che ci sei tu, Black!-

-Ragazzi...- cercò di intervenire Remus. -Ragazzi è la nostra ultima sera insieme prima che cominci la scuola, siamo tutti in spiaggia per un falò... dovete proprio litigare?-

-SI'- risposero in coro i due, voltandosi verso il ragazzo, salvo poi tornare a scrutarsi in tralice.

-Come mai così preoccupato della mia salute, Black? Anche Amos è stato ferito, ma non mi sembra che tu abbia messo in dubbio la sua partecipazione al campionato di quest'anno.-

-Amos ha già la sua crocerossina- disse Sirius, Mary che gli rovesciava in testa una scarpa di sabbia.

-La prossima volta è un pungo- commentò serafica, tornando poi a guardare le stelle.

-E quindi tu saresti la mia infermiera?- lo sfotté Marlene. -Ma che caro... anche se credo che il verde del San Mungo ti sbatta, come colore.-

-A parte il fatto che a me stanno bene tutti i colori dell'arcobaleno, McKinnon...-

-E basta!- protestò Lily, mettendo le mani sulle bocche di entrambi. -Siete diventati noiosi. All'inizio eravate anche divertenti, era come assistere a uno dei miei vecchi litigi con Potter... ma adesso siete noiosi. State rovinando la serata a tutti quanti. Siamo qui per festeggiare, okay? Quindi se proprio non riuscite a non insultarvi, tenete il becco chiuso.-

-Ben detto- si dichiarò d'accordo Dorcas, battendole in cinque mentre Lily tornava a sedere e si puliva le mani, che entrambi le avevano leccato per dispetto.

-Comunque, e solo per chiudere l'argomento- disse Sirius, chiedendo quasi il permesso con lo sguardo alla ragazza, -io non credo che dovresti provarci.-

-E io credo che dovrei fare quell'accidenti che mi pare. È James il Capitano, tu sei solo il sostituto commentatore. Quindi zitto e mosca. James, posso fare il provino?- chiese la ragazza, voltandosi verso l'amico.

-Chiunque non sia del primo anno e sia un Grifondoro può partecipare. Mi dispiace, Felpato, ma non glielo posso impedire. Se fa schifo la posso cacciare, ma se ricordo bene sai volare piuttosto bene.-

-Veloce come una scheggia- concordò Marlene, tornando a sorridere e a rilassarsi. -Vorrei provare come Cercatrice. Quello vecchio si è diplomato l'anno scorso, no?-

-Il povero vecchio Kyle. Sempre nei nostri cuori- annuì gravemente Amos, portandosi una mano al petto.

-Perché, è morto?- chiese Alice, rabbrividendo.

-Peggio... si è sposato!-

Tutti quanti scoppiarono a ridere, esclusa la ragazza.

-Questa non l'ho capita.-

-Oh, Prewett! Il matrimonio è la tomba dell'amore, lo sanno tutti- intervenne Hestia. -E poi nessuno sano di mente si sposerebbe appena finita la scuola.-

-Solo perché tu sei sola come un cane...-

-Non mi sembra che tu abbia la fila.-

-RAGAZZE! Ma che succede questa sera?- scrollò le spalle Lily. -Vi sembra normale che io debba essere l'adulta del gruppo?-

Di nuovo scoppiarono tutti a ridere. James osservò di sottecchi la ragazza. Quest'estate erano stati sempre più gomito a gomito, erano anche sopravvissuti a un attacco quasi mortale... ma lei ancora non dava cenni di sciogliersi di più con lui. Certo, era più amichevole, stava allo scherzo e se gli rispondeva a tono era con una battuta, ma ancora non era riuscito a convincerla a chiamarlo per nome. Sempre e solo “Potter”.

-Comunque io credo che, se si è sicuri che quella sia la persona giusta, sposarsi anche appena finita la scuola è una cosa fattibile- disse, provando ad evitare di guardare Lily negli occhi. Ma questa volta era lei a fissarlo. -Che c'è? Che ho detto adesso?-

-Niente. È solo che è raro che andiamo d'accordo su qualcosa.-

-Questa me la segno- sghignazzò Peter, seguito a ruota da Frank.

-Che cretini... però credo davvero che Jam... Potter abbia ragione. Insomma, non sono un paio di anni o più che cambiano le cose, no?-

Ma la risposta a quella domanda non arrivò da nessuno, perché in quel momento cinque gufi atterrarono tra di loro, ognuno con una lettera da Hogwarts.

-E questo che accidenti significa?- chiese Hestia, tirandosi a sedere e smettendo di intrecciare i capelli Mel, che era stata stravaccata su lei fino a quel momento.

-E che ne so?- replicò Lily, slegando la lettera che era indirizzata a lei e guardando il gufo volare via.

-Non possono essere le liste dei libri, quelli li abbiamo già tutti- rifletté Frank, guardando la propria quasi con l'intenzione di cambiare nome e cognome da un momento all'altro.

-Ci hanno espulsi- balbettò James. -Oh Merlino e Morgana che fanno le cosacce... è fatta, Lunastorta, ci hanno espulsi- disse, mentre anche Remus sbiancava, reggendo la propria lettera.

Ne aveva ricevuta una anche Dorcas, ma non aveva ancora aperto bocca.

-Non siate cretini, perché avrebbero dovuto espellervi?- intervenne Marlene.

-La lista la preferisci in ordine alfabetico, cronologico e di entità di danni?- rispose Sirius.

-Avrebbero espulso anche te- commentò pratica Mel.

-Esatto, che accidenti centrano Lily e Doe?- chiese Alice. -Oppure Frank.-

-Lo sapete che l'unica è aprirle, vero?- fece Amos, l'unico che si stava seriamente godendo lo spettacolo. -E se è vero che vi hanno cacciato, amen.-

-Amen. Okay- disse Lily, la prima a riaversi anche se era ancora sotto shock. -Al mio tre l'apriamo tutti insieme, va bene? Uno... Due... Tre...- contò e nel momento esatto in cui il sigillo si ruppe, una spilla le cadde tra le mani, facendole nascere una spontanea risata. -E io che mi aspettavo chissà cosa! Caposcuola. Mi hanno solo fatta Caposcuola... Io Silente lo ammazzo per avermi fatto prendere un infarto. “Ci scusiamo per il ritardo nell'arrivo delle lettere” scrive in calce. No, prego, tranquillo. Volevi dircelo direttamente ad Hogwarts? Allora, Remus, immagino saremo ancora compagni, no?-

Ma Remus scosse la testa, mostrandole la spilletta con la P di Prefetto sopra, identica a quella che aveva trovato Dorcas nella sua.

-Oh cacchio- cominciò a realizzare Lily, girandosi verso gli altri due ragazzi. -Frank, tesoro mio, luce delle mie giornate... dimmi che sei tu...-

-Ritenta e sarai più fortunata- ridacchiò lui, indicandole un James Potter decisamente sotto shock, che teneva il proprio badge con due sole dita, quasi scottasse, e continuava a leggere e rileggere la lettera. -Io sono il nuovo Capitano della squadra- disse, Amos che gli batteva il cinque e una pacca sulla spalla.

-Potter...?- pigolò Lily.

Ma lui non rispondeva. Sirius gli passò una mano davanti agli occhi, ma niente.

-Mi sa che Silente lo ha rotto. Mi deve un migliore amico, il vecchio.-

-Jem?- lo chiamò piano Mary, facendosi vicina.

-Sono Caposcuola- disse, la voce strozzata. -Mary, sono Caposcuola- ripeté. -Io non posso essere Caposcuola.-

-Sarai un ottimo Caposcuola- lo rassicurò lei, scompigliandogli affettuosamente i capelli. -E non dimenticare la tua partner.-

Fu solo a quel punto che James alzò lo sguardo per incrociare quello altrettanto scioccato di Lily. Okay che era migliorato nel corso dell'anno passato, okay che era davvero uno degli studenti migliori della sua Casa... ma lui era il Capitano, era Lunastorta il Prefetto! E poi l'idea di passare dell'ulteriore tempo da solo con Lily lo atterriva. Ora che gli era sempre più chiaro che la sua non era solo una cotta, una fissa o una sbandata, voleva stare con lei per sempre e al tempo stesso scappare in Nuova Zelanda.

-Caposcuola- mormorò di nuovo James. -Mamma impazzirà dalla gioia... e papà mi disereda- commentò lugubre.

-Ehi, possiamo mettere su un club! Lo avevo proposto anche a zio Alphard e a Dromeda ma a loro non è piaciuta come idea- tentò di sdrammatizzare Sirius

-Lily, io giuro che...- tentò di nuovo il ragazzo, ma lei lo interruppe, sorprendendolo con un sorriso.

-Ha ragione Mary, sarai un ottimo Caposcuola. James- disse, chiamandolo per la prima volta con il nome intero e rischiando di nuovo di fargli prendere un infarto.

-Ma il provino me lo fai fare lo stesso, vero Frank?- chiese Marlene preoccupata, sciogliendo definitivamente la tensione e facendo scoppiare tutti a ridere.

 

 

 

Lily alzò lo sguardo verso il cielo e sorrise, lanciando un'occhiata agli amici. A poco a poco si erano addormentati tutti, incastrati gli uni sugli altri. Emmeline ed Hestia erano state le prime, crollate addormentate tenendosi la mano. Ancora non avevano detto nulla della loro relazione, ma bene o male avevano intuito tutti e, come nel caso della licantropia di Remus, volevano lasciare loro i loro tempi. Alice e Mary si erano raggomitolate l'una accanto all'altra, strette nelle felpe. Amos aveva recuperato da casa una coperta e l'aveva appoggiata su di loro, addormentandosi poi a propria volta poco dopo, insieme ai ragazzi. Le ultime a cedere al sonno erano state Dorcas e Marlene, e così ora Lily era sola, a guardare il cielo.

Sapeva riconoscere le costellazioni, glielo aveva insegnato suo padre quando ancora era piccola e si sdraiavano tutti e tre, insieme a Petunia, nel prato dietro casa. Erano i rari momenti che suo padre aveva passato con lei, quando non era ancora troppo impegnato a lavorare, e Lily li custodiva gelosamente nella sua memoria. Ricordava intere serate estive passate all'aperto, gettata sulla coperta a quadri dei pic-nic, la voce di suo padre che raccontava storie e miti di antichi eroi, indicando con il dito le stelle. “Le vedi, Lily? E tu, Tunia, tu le vedi? Quelle là, là in fondo...”. E parlava, parlava... le faceva diventare vere, quelle leggende. Parlava di Ercole, di Teseo, di Andromeda... e loro, bambine, ascoltavano rapite. “Ancora una papà, ancora una” lo implorava sempre la piccola Lily, quando la vita era semplice e Petunia si appisolava accanto a lei, raggomitolata sul suo petto. E allora papà ricominciava, ma questa volta con la voce più bassa, per non svegliare l'altra figlia...

Qualcuno le poggiò una giacca sulle spalle e Lily si risvegliò da quel sogno ad occhi aperti. Voltò piano la testa e vide James sederlesi accanto.

-Scusa se ti ho disturbata- le disse, parlando piano, -ma ti ho vista rabbrividire e...-

-Grazie- sussurrò lei, infilando le maniche della giacca di pelle. -In effetti non pensavo facesse così freddo a fine agosto.-

-Non hai mai dormito in spiaggia?- chiese lui.

Lily scosse la testa.

-Te l'ho detto, non ho mai fatto vacanze da nessuna parte che non fosse a casa. O a Hogwarts. In entrambi i casi niente spiaggia. Tu sì, però.-

-Praticamente. sempre Tranne l'anno che siamo andati da Doe per quello che era successo ai suoi. Abbiamo la casa là a Belmedie, ci ho sempre invitato i ragazzi e l'ultima sera il falò in spiaggia era d'obbligo.-

-Ecco perché eravate così esperti- lo prese in giro Lily, voltandosi a guardarlo. -Un penny per i tuoi pensieri- lo sfidò poi.

-Vuoi davvero saperlo?-

-Credo sarebbe un viaggio interessante nella tua testa, Potter.-

-Ancora niente “James”?- la supplicò lui sconfortato.

-Ancora niente “James”, James- lo stuzzicò, ridendo della sua espressione confusa.

Rimasero entrambi in silenzio a guardare le stelle, poi Lily si voltò verso di lui, rendendosi conto che solo lei aveva guardato il cielo per tutto quel tempo. James aveva gli occhi fissi su di lei da quando si era seduto.

-Un penny per i tuoi pensieri- disse allora, spezzando la notte.

-Mhm?-

-Ho capito la cosa che io avevo freddo e sei venuto qui, ma perché non dormivi?-.

-È complicato.-

-Più è complicato, più mi piace.-

James scrollò le spalle poi capitolò. Capitolava sempre quando si trattava di lei.

-Allora... uhm... da dove cominciare? Innanzitutto sono preoccupato per i miei. Sono piuttosto in là con gli anni, persino per dei maghi, e... e lo so che è una cosa da bambini, ma non voglio che muoiano.-

-Non è da bambini- lo rassicurò Lily. -È normale. Fa paura pensare di affrontare il mondo senza di loro.-

-Tu come hai fatto?-

-Mi ci sono abituata. Non subito. Non è stato facile per niente, ma... alla fine non hai alternative. E comunque avevo tutti voi. Tu avrai tutti noi, quando succederà. Nessuno è davvero solo- sorrise tristemente Lily. -E questa era la prima cosa. Altro?-

-Sei diventata la mia pisichiatra?-

-Psichiatra, Potter, psichiatra. Comunque no, è che non ho sonno neanche io e ho voglia di parlare. Parlare con te. Assurdo, no?-

-Abbastanza- convenne lui, ridendo piano per non svegliare gli altri. Frank si mosse nel sonno e tirò una manata ad Amos, che se lo scrollò di dosso, continuando a dormire beatamente. -Vediamo, che altro c'è... beh, sono preoccupato per la guerra, ovviamente. Più ci penso e più ci sono persone che potrei perdere, se Voldemort davvero prendesse il potere. E più ci tieni, più fa male, ovviamente. Come dicevi tu, siete diventati una seconda famiglia, non potrei perdere nessuno di voi.-

-Non ci perderai- sorrise Lily, poggiando la mano su quella di James. -Siamo tutti qui, pronti a combattere. Beh, forse è meglio se Mary non la mettiamo proprio in prima fila, ecco...- puntualizzò, facendolo ridere di nuovo, -però ce la faremo, vedrai. Insomma, in quale storia che si rispetti i cattivi vincono?-

-E se per vincere perdiamo qualcuno per strada? Insomma, guardaci, abbiamo la scritta BERSAGLIO in fronte! E poi dopo lo scontro di due settimane fa... non sono in tanti quelli che sono riusciti a scappargli, Lily.-

Lei lo guardò appena accigliata, come indecisa se dargli uno scappellotto o rassicurarlo.

-Ma che fine ha fatto il James Potter che conosco, scusa? Che è tutto questo mortorio? C'è una guerra, è vero. Fa schifo e la gente muore, scompare, è vero. Ma se partiamo sconfitti... ripeto, che ti è successo?-

-Ho paura, ecco tutto. Ecco il vero motivo per cui non riuscivo a dormire. Ho paura per i miei genitori, ho paura per la guerra, ho paura per voi... che fine ha fatto James Potter, tu chiedi. E hai ragione, hai maledettamente ragione. Ma non lo so dove sia finito. Un giorno prima facevo scherzi e la cosa più importante della mia vita era attirare la tua attenzione... ora mi sento immerso fino al collo in una guerra che non so se...-

Ma non finì la frase perché le labbra di Lily furono sulle sue, le mani di lei tra i suoi capelli e James chiuse gli occhi, i problemi che improvvisamente sparivano. Quando si separarono, aveva ancora le farfalle nello stomaco e dei fuochi d'artificio che gli esplodevano in testa.

-Questo per cos'era?- balbettò, incredulo.

-Per dimostrarti che le cose nella vita cambiano e sempre per il meglio. Il percorso può essere più o meno tortuoso, ma a una bella conclusione si arriva sempre. In fondo, sei riuscito a farmi cambiare idea su di te, no? I miracoli succedono- rispose Lily, baciandolo una seconda volta.

-Forse sto sognando...-

-Idiota- rise lei. -È vero però. Sei cambiato e in meglio. In fondo sei diventato Caposcuola...-

-Non ricordarmelo...-

-Ma lo sei. E se ci pensi bene, nessuno altro da te poteva diventarlo, nemmeno Remus. Tutti i ragazzini della scuola ti adorano, sei il loro punto di riferimento da sempre. Hai fatto vincere la Coppa di Quiddich a Grifondoro da quando sei Capitano, abbiamo vinto anche la Coppa delle Case... davvero ti stupisci di essere diventato Caposcuola? Da chi vanno gli studenti, la maggior parte sono Grifondoro e va bene, ma segui il mio ragionamento, da chi vanno gli studenti quando hanno bisogno? Da te. Chi cercano se hanno avuto da discutere con dei Serpeverde o se qualcuno dei loro amici è finito in Infermeria per uno scherzo finito male? James, sei Caposcuola da più tempo di quanto credi. Ci tieni alla scuola, ci tieni agli studenti e hai un fortissimo senso della giustizia...-.

-È per questo che tu, a parte all'inizio, non eri stupita della cosa? È per questo che mi hai baciato?-

-Ero stupita perché sinceramente non me lo aspettavo, sul momento. Ma avendo tempo per pensarci, tu sei la scelta più ovvia, davvero. E ti ho baciato... ti ho baciato perché sei un nuovo James Potter. Quello vecchio faceva schifo, intendiamoci, ma questo nuovo... questo nuovo potrebbe anche piacermi. Parecchio- sorrise, senza riuscire a nascondere di essere arrossita. James sentì il cuore balzargli nel petto e si dovette trattenere dal baciarla una terza volta. Era tutto perfettamente perfetto, non poteva rovinare tutto.

-Sei più umano ora- continuò Lily. -Hai smesso di fare il super uomo. E la cosa è bella, davvero. Hai smesso di attaccare la gente solo perché Sirius si annoia o perché io sono in zona, perché hai capito che ci sono cose più importanti là fuori. Sei cresciuto, fondamentalmente. E ora che sei un uomo... forse potrei anche uscire con te- finì, facendogli l'occhiolino.

-Allora ritieniti occupata per il primo week end di Hogsmeade- disse James, ma lei storse la bocca.

-Nah, non Hogsmeade. Stupiscimi, Potter, e forse ti bacerò ancora.-

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

Allora... lo so che siete svenute, su, tiratevi su e asciugate la bava alla bocca perché si vede da qui! Ma siete comunque bellissime, come direbbe Sirius.

Ammettetelo che non ve lo aspettavate. Su, su, ammettetelo. Ma volevo che il loro primo bacio fosse qualcosa di quasi istintivo e non una roba troppo romantica. Insomma, oggettivamente una via di mezzo. E spero di averla ottenuta. Più che un bacio è una promessa, ecco, come dice Lily alla fine del capitolo (e avrete il loro appuntamento, ovviamente. L'ho scritto. Tranquille. E anche quello è qualcosa che non vi aspettate). Diciamo che Lily finalmente ha realizzato che James è un nuovo ragazzo e, come ha detto, questo nuovo James potrebbe tranquillamente amarlo. E lui... lui è troppo inebetito per rendersi conto di quello che sta succedendo. Tenero.

Per quanto riguarda la prima parte del capitolo, mi sono resa conto che non avevo ancora parlato della questione Caposcuola e simili, così mi sono inventata un ritardo nella consegna delle lettere... e così mi si collegava perfettamente la seconda parte. 

Abbiamo una delle prime "nuove"interazioni tra Marlene e Sirius... non disperate, non saranno così per sempre. Adesso battibeccano e si lanciano frecciatine. Sappiamo tutte che non la raccontano a nessuno... guardate James e Lily, insomma!

Okay, in realtà non ho altro da dirvi. Ieri sera sono stata a teatro a vedere il musical" Romeo e Giulietta-Ama e cambia il mondo"... devo ancora riprendermi dalla visione di tutto quel ben di dio... se l'avete visto o avete anche solo vagamente presente il cast capirete quello di cui sto parlando!

Bene, detto tutto. Vi ringrazio infinitamente per le recensioni dello scorso capitolo e spero sarete altrettanto generose! Io vi aspetto nei commenti.

Un bacione a tutte quante,

I.L.

 

 

 

 

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Capitolo 26
*** 1st September 1977 - Goin' back to Hogwarts ***


 

 

 

 

 

Sirius Black con la testa fuori dal finestrino dell'Espresso di Hogwarts

Scattata da uno sghignazzante James Potter

 

 

 

 

 



Non era abituato a viaggiare verso Hogwarts da solo.

Beh, tecnicamente non era solo, c'era anche Peter immerso nella lettura di un fumetto babbano, ma non aveva mai fatto un viaggio verso Hogwarts senza James al suo fianco. Codaliscia era fantastico, per l'amor di Dio... ma era Codaliscia...

Sbuffò e cambiò posizione sul sedile, allungandosi per poggiare i piedi sul sedile di fronte. Peter sobbalzò e si spostò più a sinistra, senza staccare gli occhi dal giornalino. Cosa ci trovasse di appassionante poi, Sirius proprio non lo sapeva. Tirò fuori invece dalla sua borsa la rivista di moto che si era comprato alla stazione dove, per una volta, erano arrivati in anticipo. Era da un po' che gli era venuta la mezza idea di comprarsi una moto -decisamente più indistruttibile del suo unico manico di scopa, che era finito tranciato in due dal Platano Picchiatore al suo secondo anno- e avrebbe voluto discutere dei vari modelli -nonché delle modelle- con James, ma quel fesso si era fatto nominare Caposcuola e ora gli toccava fare conversazione con Peter. Amos e Frank, invece, erano spariti da qualche parte, forse a cercare le ragazze, forse a cercare i gemelli Prewett.

-Ehi, Coda, che ne dici di questa qua?- chiede, girando la rivista al contrario e richiamando l'attenzione dell'altro. Di queste cose avrebbe anche potuto parlarne con Marlene, ma ora si detestavano cordialmente. Forse aveva ragione lei, forse lui aveva complicato tutto inutilmente...

-Uhm... non saprei- tentennò il ragazzo. -A te piace?-

Ecco cosa odiava di Peter: non prendeva mai un'accidente di posizione. No, okay, non lo odiava davvero. Era un modo di dire. Però rendeva bene l'idea.

-Lascia perdere- borbottò, tornando a immergersi nella lettura e sentendo Peter tirare un sospiro di sollievo.

Ma quanto duravano quelle riunioni tra Prefetti e Caposcuola? Ormai era quasi ora di pranzo e, quando era toccato a Lunastorta partecipare, tornava sempre in tempo per mangiare con loro. Vero era anche che loro irrompevano puntualmente nella carrozza e lo trascinavano via -James per vedere Lily, lui solo per fare casino e Peter perché faceva quello che facevano loro- ma comunque mangiavano tutti insieme. Non voleva mangiare con Codaliscia e basta, pensò, rendendosi conto di suonare come un bambino viziato.

Come a esaudire le sue preghiere di interrompere quel mortorio, la porta dello scompartimento si aprì e l'arruffata testa di Mary fece la sua apparizione, metà chioma azzurra e metà ancora nera. Si guardò sconvolta alle spalle e poi entrò, chiudendosi la porta alle spalle. Scavalcò le gambe di Sirius e si nascose dietro di lui. Due secondi dopo, prima che i due ragazzi potessero chiedere alcuna spiegazioni, la porta si aprì di nuovo e questa volta furono Emmeline ed Alice a stiparsi dentro lo scompartimento, anche loro con i capelli e vestiti di mille colori.

-Li hai seminati?- chiese Alice, puntando la bacchetta verso Mary e sistemandole la chioma. -Ecco, meglio.-

-Stavo pensando di tenerli così- commentò la ragazza, replicando l'incantesimo sull'altra. -Comunque no. Hestia e Doe sono ancora in corridoio. Marlene era completamente fucsia, ma non accennava a venire via, così l'ho lasciata là...-

Sirius si schiarì la voce e fu come se le tre ragazze si fossero accorte solo in quel momento di loro due.

-Uh. Ciao cari!- li salutò Mary. -Brutta faccenda là fuori.-

-Che succede?-

-I Serpeverde e i loro bellissimi scherzi di inizio anno- sospirò Emmeline, i cui capelli stavano tornando al naturale biondo.

-Stavamo andando a cercare Lily e Doe per mangiare tutte insieme quando per tutto il corridoio sono come esplosi dei palloncini e ci hanno completamente inzuppate di colore. Le altre ragazze, insieme ai Prefetti, James e Lily stanno cercando di far tornare le cose alla normalità- spiegò Alice, anche lei con di nuovo i colori al posto giusto.

-Solo che la cosa non è facile con quelli del primo anno che o urlano spaventati o si mettono in mezzo perché trovano la cosa divertentissima- finì Mary, facendosi passare lo specchietto da Alice e sistemandosi la coda.

Dopo qualche istante la porta dello scompartimento si aprì per l'ennesima volta e fu Marlene, veramente e completamente fucsia, a comparire sulla soglia. Solo gli occhi erano rimasti verdi ed erano rossi per le scie degli incantesimi.

-Io li ammazzo- esordì, allargando le braccia perché Mel potesse farla tornare normale. -Io giuro che prendo il posto di Hagrid e li affogo tutti nel Lago Nero.-

-I primini?- ghignò Sirius.

-Quei piccoli pezzi di... Sì, loro!- rispose lei, dimenticando per un attimo che loro in teoria non si parlavano. -Si sono messi a dare man forte ai Serpeverde!-

Peter si alzò per lasciarle il posto e ne approfittò per lanciare un'occhiata al corridoio. Quando tornò con la testa nello scompartimento, aveva mezza faccia blu.

-Ma è terribile!- commentò, Alice che lo sbiancava. -È un inferno là fuori! Credo di aver visto Lily, ma era tutto orribilmente colorato...-

-Un buon modo per cominciare l'anno- sospirò Emmeline, sedendosi accanto a Mary e Sirius. Marlene si ritrovò davanti a quest'ultimo, con Alice e Mel accanto. Peter rimase in piedi, appoggiato alla porta.

Pessima mossa, perché cadde all'indietro quando quella si aprì, rivelando un Remus nero e una Dorcas gialla, che sorreggevano una cieca Hestia, il cui colore era finito negli occhi. E che ovviamente stava gridando contro il mondo intero.

-Hestia!- esclamò Mel vedendola, sbiancandola in un attimo.

-Oh, ci vedo! Quei marmocchi del cacchio, io...- ma sia Remus che Doe la trattennero dall'uscire a pestare i primini. -Nanetti di merda!- si sfogò allora, sedendosi in braccio a Mel, che nascose il sorriso dietro la sua schiena e l'abbracciò stretta.

-Però devo ammettere che come scherzo non è male- commentò Remus, lui e Dorcas che si sistemavano a vicenda. -Perché noi non ci abbiamo mai pensato?-

-Perché i nostri scherzi sono di classe- ribatté Sirius, facendo cenno a Mary di sederglisi in braccio per lasciare più posti. Anche Mel ed Hestia scalarono, così che Remus potesse accomodarsi con Doe. Tra i due, Sirius non avrebbe saputo dire chi fosse diventato più rosso per quella vicinanza, per quanto necessaria.

-Felpato, allagare i bagni del treno e inondare i corridoi non è propriamente di classe- lo contraddisse Remus.

-Eravate stati voi?- si voltò Mary, allungando uno scappellotto a Sirius. -Questo è per il paio di scarpe nuove che mi sono dovuta far spedire da mia madre,- gliene diede un secondo, -e questo è per le mie calze che hanno saputo di fogne per due settimane. E ringrazia che faccio uno schiaffetto in totale, non uno per calza.-

Marlene le sorrise raggiante.

-Ah, i bei ricordi del quarto anno- sospirò Peter, ridendo per il teatrino tra Sirius e Mary, mentre il ragazzo gli sillabava: traditore. Poi scoppiò a ridere sguaiatamente quando la porta si aprì di nuovo e Peter cadde per l'ennesima volta all'indietro.

-E dire che avrebbe dovuto capirlo...- commentò Hestia.

Questa volta furono Lily e James a comparire sulla soglia, gli ultimi che mancavano all'appello dato che Frank ed Amos non mangiavano mai con loro. Erano miracolosamente con i colori tutti al loro posto e già con le divise addosso. Sirius si lasciò sfuggire un fischio di ammirazione.

-Capisco perché vi abbiano nominati Caposcuola- li sfotté. -Calmata la rivolta?-

-I Serpeverde cominciano l'anno con meno cento punti, voglio vedere se lo rifanno- ghignò James, pulendosi gli occhiali e cercando posto per sedersi. Alice scalò in braccio a Marlene e lui e Lily si misero tra loro due e Mel ed Hestia. Anche questa volta entrambi divennero rossi come peperoni quando Lily gli si sedette in braccio, ma nessuno commentò.

-E ho assegnato la mia prima punizione come Caposcuola. Ah, le soddisfazioni!- continuò James.

-Chi?- chiese Sirius, curioso.

-I fratelli Carrow. Sono i due Prefetti Serpeverde del quinto anno. Hanno saltato la riunione e in più hanno dato il via al casino quando siamo usciti per andarli a cercare- spiegò Lily. -Però concordo con lui... è una soddisfazione meravigliosa- sogghignò.

-L'ho sempre detto che sei la donna della mia vita!- esultò James. -Passa al lato oscuro, diamo punizioni ai Prefetti!-

 

 

Il pranzo passò tranquillamente e così anche il pomeriggio. Alla fine, essendo lo scompartimento davvero troppo affollato, Hestia ed Emmeline se n'erano andate, con la scusa di andarsi a cambiare e poi fare un pisolino nel loro scompartimento. Alice si era volatilizzata poco dopo, ricordandosi improvvisamente che doveva dare da mangiare alla propria civetta.

Ora che erano solo in otto, la situazione era più vivibile. Sirius, seduto tra James e Lily, mostrava i modelli di moto all'amico. Remus aveva tirato fuori Trasfigurazione oggi, ma poi aveva lasciato perdere la lettura e si era messo a chiacchierare con Dorcas, commentando le notizie di quel giorno del Profeta. Peter, invece, stava mostrando i suoi fumetti a Marlene e Mary e, soprattutto, quest'ultima, sembrava incredibilmente interessata.

Il primo a vederlo, fu Sirius. Si distrasse un attimo dalle moto e gettò un'occhiata fuori dal finestrino, alzandosi di scatto e tirando una ginocchiata a Remus, che però in sei anni aveva subito di peggio e quindi non si lamentò più tanto.

-RAGAZZI, CI SIAMO!- gridò, abbassando il finestrino e affacciandosi, Marlene che istintivamente lo teneva stretto per la camicia e la lunga veste nera della divisa. Va bene che erano arrabbiati, ma questo non voleva dire che lo volesse vedere volare fuori e spiaccicarsi sul fondo di un dirupo nel bel mezzo della Highlands.

-Si vede già?- chiese Lily, accorrendo a propria volta. -UH! SI'! ECCOLO!-

-Ma che accidenti...?-

-HOGWARTS!- risposero i due in coro, scoppiando poi a ridere. -Siamo quasi arrivati!-

-Tutta questa eccitazione per la solita vecchia scuola?- inarcò un sopracciglio Dorcas.

-Beh, scusa se dopo l'attacco del mese scorso pensavamo di non tornare più- rispose piccata Lily, tornando a sedersi.

-Melodrammatica- commentò Marlene, mentre Mary annuiva.

-Può darsi- scrollò le spalle la ragazza. -Però è bello vederlo... rende reale l'essere qui. Anche se per l'ultimo anno.-

-Siamo a casa- disse Sirius, gli occhi che gli brillavano. -Andiamo a casa, Ramoso.-

-Ed ecco l'altra regina del dramma- scosse la testa Remus.

-Imperatore, se non ti dispiace- lo corresse l'amico. -E comunque Lily qui ha ragione. Ho quasi voglia di vedere la McGranitt, fate voi!-

James e gli altri due ragazzi trattennero il fiato in maniera comica.

-Felpato, queste cose non si dicono!- lo sgridò il suo migliore amico.

-Sì, noi abbiamo sempre voglia di vedere Minnie McGoo- gli andò dietro Peter.

-È la prima cosa a cui pensiamo quando ci svegliamo e l'ultima prima di addormentarci!- diede man forte Remus, le ragazze che ormai si rotolavano dalle risate. -Come osi venire meno alla tua parola di Grifondoro e di adoratore della vera e unica dea della Trasfigurazione?-

Sirius lanciò un'occhiataccia a tutti e tre, poi richiuse il finestrino e tornò a sedersi.

-Solo perché voi avete le idee ben precise su quello che farete dopo scuola e quindi non vi fa un baffo l'idea di cominciare l'ultimo anno...-

-Ehi, cosa vorrebbe dire questo?- chiese James, tornando immediatamente serio.

-Vorrebbe dire quello che ho detto- si imbronciò Sirius.

-Ma noi lo sappiamo quello che vogliamo fare dopo- intervenne Peter, cercando l'appoggio degli altri. -Quello che abbiamo detto alla McGranitt due anni fa...-

-Pete, io le ho detto che volevo fare il gigolò. Non penserai che fossi serio.-

-Anche io le ho detto che avrei fatto la ballerina di lap-dance- disse Dorcas. -E sì, prima che lo chiediate, la McGranitt all'apparenza sapeva esattamente cosa intendessi e mi ha detto che secondo lei non ho il fisico adatto.-

-A me sembra più che adatto- mormorò Remus, diventando rosso come un peperone. -No, aspetta, non in quel senso...-

-Ho capito quello che intendevi- sghignazzò Doe. -Ma tornando al punto, Sirius, chissene di quello che hai detto alla McGranitt. Scegli quell'accidenti che ti pare.-

-Voi siete già tutti sicuri?- chiese il ragazzo, suonando indeciso come mai prima di quel momento.

-Assolutamente no- disse Mary. -E tra l'altro non c'è nemmeno una materia in cui io vada bene. Tolta Divinazione. Ma non posso fare la chiromante...-

-Io quello che so è che voglio combattere. Ne parlavo anche con Doe e Alice... vorremmo provare l'Accademia per Auror- intervenne Marlene.

-Il mio sogno è sempre stato quello di giocare a Quiddich come professionista, lo sapete- disse James, passandosi una mano tra i capelli, -ma il tuo discorso ha più senso del mio. E anche io stavo prendendo in considerazione l'idea di diventare un Auror. Perché vorrei rendermi utile.-

-Io credo di non avere i requisiti per nessun lavoro- disse invece Remus, catalizzando l'attenzione di Sirius su di sé. -Non sarei proprio l'impiegato del mese, eh?-

-Chiunque sarebbe fortunato ad averti- lo contraddisse Peter, mettendogli un braccio sulle spalle. -E comunque anche io sono messo come Mary. Faccio schifo dovunque...-

-A me è sempre piaciuto scrivere e avrei voluto collaborare con il Profeta magari come corrispondente dall'estero- disse Lily, -ma viste le schifezze che scrivono ultimamente...- aggiunse, lanciando un'occhiataccia al giornale abbandonato sulle ginocchia di Doe. -Però, sì, alla fine l'unica cosa che sento veramente di voler fare è combattere.-

Sirius rimase in silenzio. Sapeva che i suoi amici si aspettavano che dicesse qualcosa, che spezzasse la tensione con una battuta delle sue, che lanciasse la testa indietro e dicesse che era tutto passato, tutto a posto, tutto dimenticato. Ma non ce la faceva.

-È questa cosa di Voldemort- disse praticamente sotto voce. -Non riesco a vedere il futuro da quando la guerra è scoppiata... non è paura, è più...-

-Un senso di impotenza- finì Marlene per lui. -Lo so, ti capisco. Per quello dico che dobbiamo lottare, combatterlo.-

-E se essere Auror non bastasse? Siamo seri, quanti Mangiamorte hanno davvero catturato in questi anni?-

-Quindi tu cosa proponi?- chiese Dorcas.

-Io dico che ci dovrebbe essere altro, che la gente dovrebbe ribellarsi sul serio, unirsi e fargliela vedere, a quella merda. Ma tutti, non solo gli Auror.-

-Una specie di resistenza- rifletté James. -Mi piace come cosa.-

Sirius scrollò le spalle.

-È solo quello che mi è passato per la testa, ecco. Già che eravamo in argomento...-

-Io dico che ne dovremmo parlare con gli altri. E con Silente- disse Remus. -Lui ha sempre la risposta a tutto. Può dirci se è un'idea realizzabile o no. Vedrai che troveremo una soluzione, Felpato, su con il morale.-

E Sirius gli sorrise grato. Sì, finché erano tutti insieme niente sarebbe potuto andare storto.

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Capitolo 27
*** Autumn 1977 - Couples ***


 

 

 



Hestia ed Emmeline verso Erbologia

Scattata da Alice Prewett







-Ricordami ancora una volta perché ho scelto di continuare Erbologia- borbottò Hestia, con il fango quasi fino alle orecchie e un broncio che strisciava per terra, mentre lei ed Emmeline si dirigevano verso le serre. -E poi chi è il folle che fa l'orario? Ma io dico, doppia ora e per di più il lunedì mattina? Sadismo, ecco che cos'è, sadismo.-

Emmeline la prese sotto braccio e aprì l'ombrello, coprendo entrambe.

-Hai scelto Erbologia dopo i G.U.F.O. perché mi ami- cinguettò la ragazza, baciandola sulla guancia.

Hestia lanciò un'occhiata nervosa in giro e vide Alice e Marlene salutarle da poco lontano.

-Ma sei pazza?- bisbigliò. -Pensavo avessimo un accordo...-

-Forse questa cosa della segretezza, dopo quasi due anni, mi ha un po' rotto le scatole. Insomma, o sei la mia ragazza o non lo sei- disse Mel, improvvisamente seria.

-Lo sono, lo sono... è solo che non sono ancora pronta a dirlo a tutti, ecco.-

-Tuo padre lo sa- ribatté ostinata l'altra. -Perché con i nostri amici dovrebbe essere diverso? E poi i Malandrini sono praticamente un... un... un quadrato gay! Abbiamo sempre riso di questa cosa...!-

-Ecco, esatto. Non voglio che ridano di noi.-

-Noi ridiamo perché sono buffi e perché vogliamo loro bene. Anche se poi non è vero niente che siano gay...-

-Ma io lo sono. E non so come la gente potrebbe prenderla.-

-Hestia- disse seria Mel, fermandosi in mezzo al sentiero e lasciando che un paio di Tassorosso li superassero. -Hestia, metà scuola già ti odia e l'altra metà ha paura di te. Cosa cambierebbe, esattamente, il fare outing?-

Alla ragazza scappò una risatina nervosa, Mel stirò le labbra per non ridere a propria volta.

-Okay, forse hai ragione.-

-Io ho sempre ragione- si auto-compiacque Emmeline. -Quindi lo facciamo?- chiese, prendendola per mano e quasi aspettandosi che Hestia la allontanasse. Ma lei non lo fece. Prese un respiro profondo e le si fece più vicina, baciandola piano, a occhi chiusi.

-È la prima volta che ti bacio qui, all'aperto- mormorò. -Mi piace- rise poi, baciandola di nuovo.

Si stavano ancora baciando quando Emmeline sentì qualcuno batterle su una spalla. Era Alice, la macchina fotografica di Mary in mano. Dietro di lei stavano arrivando le altre ragazze e i ragazzi, insieme al resto dei Grifondoro e dei Tassorosso.

-Carissime, per quanto io vi trovi adorabili e il mio cervello sia urlando: “Alleluia ce l'hanno fatta finalmente”, faremo tardi ad Erbologia- disse Alice. -E ora andate avanti, che voglio farvi una bella foto per ricordare questo momento.-

Le due ripresero a camminare, guardandosi di sottecchi.

-Tu sapevi che loro sapevano?- chiese Hestia, sentendo il click della fotocamera.

-No... ma devo ammettere che un po' ci speravo.-

 

 

 

Alla fine le paure di Hestia si rivelarono infondate. La sera stessa le altre ragazze organizzarono una piccola festicciola nel dormitorio in loro onore e vollero sapere tutto, per filo e per segno, come si erano messe insieme. Anche i ragazzi le accettarono ovviamente senza problemi: Sirius abbracciò entrambe e disse: “Così ora so a chi passare i vecchi giornaletti di James”, guadagnandosi uno scappellotto dal diretto interessato, che poi passò il resto del tempo a cercare di convincere gli altri di non avere nessuno dei giornali a cui l'amico alludeva.

Tutto si era risolto con una risata e ad Hestia sembrava di vivere un sogno. Poteva svegliare Emmeline con un bacio tutte le volte che voleva, senza doversi preoccupare che Alice le vedesse. Potevano tenersi per mano mentre facevano colazione o durante le ore di lezione. Poteva baciarla quando erano in biblioteca ed essere sbattuta fuori come una qualsiasi normalissima coppia e scappare per i corridoi ridendo come una matta. Nessuno aveva fatto battute di alcun genere, nessun commento fuori luogo o le aveva fissate con disprezzo. A poco a poco Hestia si chiese di che accidenti avesse avuto paura. Le cose erano decisamente più semplici così. La segretezza aveva reso tutto divertente i primi tempi, ma alla lunga avrebbe potuto logorare il loro rapporto. Non che ora vedesse il mondo attraverso un paio di occhiali rosa, però le notizie sul giornale le mettevano meno paura.

 

 

 

 

Marlene stava tornando in sala comune dopo aver riportato un libro in biblioteca quando lo vide. Sirius, fermo in mezzo al corridoio, che puntava la bacchetta contro il muro e sembrava stesse pulendo qualcosa. Si avvicinò incuriosita e vide che erano scritte quelle che l'altro stava cancellando.

-Cos'era?- chiese, tirando fuori la bacchetta a propria volta e mormorando un gratta e netta.

-Una cosa poco carina- rispose Sirius, che tutto sembrava tranne intenzionato a fare conversazione.

-E c'era scritto?- insistette Marlene, guardandolo di sottecchi. Lui fissava ostinato il muro, ma dalla presa sulla bacchetta si notava che era nervoso. -Che c'è? Pensavo che per queste cose ci parlassimo...-

-Oh, dipende da che giorno eh. Se è pari, mi consideri un po'. Se è dispari, mi chiami “Black” e fai la seccata- rispose Sirius, rimettendo la bacchetta nella tasca dei pantaloni.

-Vorrei solo che le cose tornassero come prima...-

-Beh, non si può. Mi hai ferito e davvero tanto. Mi sono innamorato di te, Marlene, te l'ho detto e tu mi hai respinto. Liberissima, ovviamente, liberissima. Ma perdonami se non riesco a fare l'amicone con te.-

-È che mi hai colta impreparata, io non...- balbettò lei, mettendo via a propria volta la bacchetta.

-Non devi per forza ricambiare i miei sentimenti, sarebbe assurdo e cretino da parte mia chiedertelo. Avrei voluto un po' più di tatto, ecco. Non che prima dici di sì, esci con me, rispondi al mio bacio e poi mi cacci via. E quando ci rivediamo mi tratti di merda come se avessi fatto chissà che cosa. Non ti vedo più solo come un'amica, Marl, non ci riesco. Però capisco che tu possa non provare le stesse cose nei miei confronti, davvero- disse tutto d'un fiato. -Speravo che le cose andassero in maniera diversa? Sì. È colpa tua? Assolutamente no. Potevi essere più carina nei miei confronti? Decisamente sì. E ora scusa, ma ho fretta- finì, superandola e cominciando a camminare lungo il corridoio.

-Sirius... Sirius, aspetta- lo fermò lei, rincorrendolo. -Tanto stiamo andando tutti e due in sala comune, no? Possiamo andare insieme...-

-Non hai paura che provi a baciarti di nuovo?- la prese in giro, un sorriso ferito in volto.

-No, ma voglio l'occasione per dire la mia. È tutta l'estate che ci evitiamo o litighiamo come cane e gatto. Non voglio falsa cortesia da parte tua, volevo solo sentire la tua versione. E finalmente me l'hai data. Perché mi sono tirata indietro quando mi hai baciato? Perché non pensavo che stessimo facendo la cosa giusta. Non sapevo quanto importante io potessi essere per te...-

-Sei sempre stata la mia migliore amica, come puoi credere che...-

-Esatto- lo interruppe. -Migliore amica. Io non ti ho mai visto come un ragazzo. Per me eri Sirius, punto e basta. Fine della storia. E mi hai colto di sorpresa in quel senso. Mi ha colto di sorpresa l'idea che io potessi piacerti, che potessimo uscire insieme e che tu potessi baciarmi. Mi ha colto di sorpresa il fatto che tutto questo piacesse anche a me, mi facesse venire le farfalle nello stomaco. Mi sei mancato questa estate, ma non perché non ci siamo praticamente parlati. Mi è mancato il te dell'appuntamento, il ragazzo che organizza una giornata solo per me, che prepara un pic-nic con tutta la roba che più mi piace da mangiare... avevo paura, okay? Perché queste cose non avevano il minimo senso e davo la colpa a te per aver complicato tutto- finì Marlene, quando ormai erano davanti alla Signora Grassa.

-Parola d'ordine, cari?- chiese lei, ma Sirius le fece cenno di zittirsi.

-Quindi mi stai dicendo che...?-

-Che anche io provo qualcosa per te? È altamente probabile che sia così, sì- rise nervosamente Marlene, mentre la Signora Grassa faceva cenno alla sua amica Violet di raggiungerla per il teatrino che si stava svolgendo proprio sotto la sua tela. -Ma ho bisogno di tempo, ti chiedo solo questo. Dammi del tempo per capire se quello che voglio è stare con te o è solo una cosa che penso perché tu ci hai provato con me... ha senso?-

-Mi piaci perché sei contorta.-

-Ecco... tu magari evita uscite così, eh? Perché mi mandi in confusione, dico davvero. Non ti dico facciamo finta che nulla sia successo perché non sarebbe giusto anche nei tuoi confronti, però ecco... non farmi pressioni, perché anche io ho bisogno di capire- borbottò alla fine, la Signora Grassa e Violet che pendevano dalle sue labbra. Un altro studente si avvicinò per entrare e sbadigliò la parola d'ordine, ma venne malamente scacciato.

-Ma insomma!- protestò, ma la Signora Grassa gli fece cenno di starsene zitto e buono e quello si sedette alla fine dalla rampa di scale. -Quando avete finito, io vorrei andare a letto...-

Sirius e Marlene lo guardarono confusi.

-Comunque sì, ho capito cosa vuoi dire. Sinceramente è meglio di niente, del tempo te ne posso ovviamente dare.-

-E non chiedere a James dei consigli, sarebbe pessimo...- rise Marlene, più sollevata. -Quindi amici, per adesso?-

-Nessun rancore, sì. E vedrai che non te ne pentirai, McKinnon, del darmi una chance.-

Il ragazzino seduto quasi intonò un alleluia quando li vide stringersi la mano e finalmente dare la parola d'ordine, scomparendo nel buco dietro il ritratto.

 

 

 

 

Dorcas sbadigliò e salutò distrattamente Marlene e Sirius che stavano entrando in quel momento. Camminavano affiancati, lui l'aveva aiutata ad uscire dal buco e sembravano finalmente riappacificati. Dietro di loro, un ragazzino forse del secondo anno, scuro in volto, li guardava con sguardo assassino.

-Remus- borbottò poi, scuotendo il ragazzo accanto a lei, che si era mezzo addormentato tra pergamene e libri. -Remus, dai... andiamo a letto...-

Lui si risvegliò con un mezzo grugnito. La luna piena non era lontana e Remus appariva ogni giorno più pallido e stanco. La notte faceva fatica a dormire e più di una volta l'aveva trovato già in sala comune la mattina presto, il risultato era che finiva per crollare in quel modo la sera mentre studiavano. Dorcas non avrebbe voluto svegliarlo, non ora che sembrava finalmente addormentato, ma se solo fosse riuscito a trascinarsi fino al letto sarebbe stato meglio.

-Altri cinque minuti- mugugnò il ragazzo, sistemando meglio le braccia sotto il volto e girandosi dall'altra parte. Dorcas trattenne una risata e lo scosse di nuovo.

-Remus... Remus sono quasi le undici, dai che ti accompagno di sopra...-

-Doe?- chiese, tirandosi un po' su e guardandola con un occhio chiuso e uno aperto.

-Ciao- lo salutò lei, agitando la mano sporca di inchiostro. -Lo finiamo domani il tema per Lumacorno e il disegno per la Sprite, andiamo a letto.-

-Sc'è anghe la riscerga per Kettleburn- biascicò Remus, leggermente più presente a se stesso.

-La cosa per Kettleburn?- domandò Dorcas. -E poi perché segui ancora Cura delle Creature Magiche?-

Lui scrollò le spalle e si raddrizzò.

-Ognuno ha i propri difetti, no?- e sbadigliò. -E poi mi dispiaceva lasciare Peter da solo. È una delle poche materie in cui sia davvero bravo... Ci sono anche i gemelli, sai? Kettleburn è un po' rimbambito, ogni tanto perde qualche colpo, ma tutto sommato non è malaccio come insegnante.-

Dorcas fece una smorfia ma non commentò.

-Quindi devi fare una riscerga per lui?-

-Ricerca, sì, per domani. Quindi grazie per avermi svegliato, o domani mattina sarei impazzito.-

-Non puoi studiare in queste condizioni. Quanto manca alla... alla tu-sai-cosa?- chiese, abbassando la voce prima di notare che la sala comune ormai era deserta. Anche gli studenti più stacanovisti erano andati a letto.

-Poco meno di quarantotto ore- sospirò Remus, scostandosi i capelli dal volto. -Ma la ricerca va comunque fatta. Silente si è fatto in quattro per farmi entrare ad Hogwarts... non posso ripagarlo consegnando i compiti in ritardo.-

Dorcas sorrise. Tipico di Remus preoccuparsi sempre e solo degli altri, mai di se stesso.

-Te la faccio io, tu vai a dormire. Dimmi quali sono i libri e passami la pergamena. Kettleburn è praticamente cieco, mi chiedo tra quanto andrà in pensione, e le nostre grafie sono quasi identiche... non si accorgerà di niente- propose, cominciando ad allungarsi verso la sua parte di tavolo e osservando i titoli dei libri. - “Proprietà delle sfingi”, “Le sfingi del XIV secolo”, “Sfingi ed Egitto”... immagino che questi mi serviranno, no? E il manuale, il libro di testo. Dove l'hai messo? Oh, eccolo. E la pergamena. La penna ce l'ho, inchiostro pure. E ne ho parecchio anche sulle mani, comunque. Bene, ho tutto. Notte notte, Lupin- disse alla fine, sorridendo a trentadue denti e cominciando a raccogliere i capelli in una coda bassa. Alcuni ciuffi sfuggirono all'elastico e le ricaddero davanti al viso, lei li spostò soffiandoli annoiata. -Te ne vai?-

-Non puoi farla tu la mia ricerca!- protestò Remus, provando a riprendersi le sue cose, ma senza successo. Dorcas gli diede un lieve schiaffetto sulla mano e poi gli sorrise angelica.

-Non lo farei per nessun altro, fossi in te ne approfitterei.-

Aprì quindi un libro e cominciò a leggere, mormorando le parole a bassa voce. Quando si rese conto che Remus era ancora lì, però, sospirò e rialzò lo sguardo.

-Hai bisogno di un accompagnatore o trovi la scala da solo?-

-Perché fai così?- le chiese di punto in bianco.

-Così come?- inarcò un sopracciglio lei.

-Così- scrollò le spalle Remus. -Sei cambiata con tutti, dopo la morte dei tuoi. Ma non con me. Ogni tanto tiri fuori il tono brusco anche con me, ovvio, ma non il più delle volte.-

-E come sarei, il più delle volte?- domandò Dorcas, chiudendo il libro e sorreggendosi la testa con una mano.

-Dolce- rispose lui, riuscendo a farla arrossire.

-Dolce?-

-Non te ne rendi conto, vero? Con gli altri fai la dura, rubi le sigarette ad Hestia, a volte rispondi male ai professori... con me ti offri di finirmi una ricerca anche se questo significa passare la notte in bianco perché sono quasi quattro libri da leggersi, se includi il manuale.-

Dorcas rimase in silenzio, arrotolandosi un ciuffo di capelli sul dito. Era vero quello che Remus stava dicendo, da quando i suoi genitori erano morti si era costruita una corazza intorno, che crollava di rado. Ma quando era con lui era come se non sentisse la necessità di quella corazza, poteva essere se stessa. Di che magia si trattasse, questo ancora non lo sapeva.

-Forse mi ispiri più degli altri- borbottò alla fine.

-Ed ecco che rispunta il tuo lato Hestia- rise Remus. -Comunque non mi devi davvero una risposta, era solo una cosa così... che avevo notato e che ti volevo dire. Ma non mi finirai la ricerca, Dorcas Meadows, non permetterò che tu passi la notte qui da sola soltanto perché io mi sono organizzato male e sono arrivato lungo con i tempi.-

-Hai più bisogno di dormire di me- scosse la testa lei, caparbia.

-Facciamola insieme, allora, se proprio ci tieni. In un paio d'ore dovremmo sbrigarci con la lettura dei testi, poi a scriverla non ci vuole niente. Può andare così?-

-Va bene- rispose Dorcas, stringendogli la mano come se avessero stipulato chissà quale patto. -Però se entro le due non abbiamo finito, te ne vai comunque a letto e mi lasci finire.-

-Andata! E ora, al lavoro- sorrise Remus, allungandosi per prendere “Sfingi ed Egitto”.

Dorcas non avrebbe saputo dire perché l'idea di lavorare gomito a gomito con Remus per altre tre ore le faceva uno strano effetto... forse era perché le aveva detto che era dolce, o per il modo in cui le parlava, le sorrideva... c'erano poche persone al mondo che la facevano sentire amata e protetta e una di quelle era proprio Remus Lupin. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:


Salve salvino con un nuovo capitolino!

Chiedo subito scusa a tutte le persone che hanno recensito... ho letto le vostre bellissime parole, ma non ho avuto un mezzo attimo per rispondervi. Ma entro domani lo farò, promesso.

Per quanto riguarda il capitolo... avevo una coppia da aggiustare (la Blackinnon), una coppia da "cominciare" (la DorcasxRemus) e una coppia da "palesare" (la hestiemmeline). Così mi sono presa un capitolo per farlo. Spero che apprezziate la scelta. 

Sinceramente non ho molto da dire e sono parecchio di fretta... mi perdonate per una angolo striminzito? però prometto che  questa settimana mi impegnegnerò a rispondere con più celerità ai vostri commenti. Quindi recensite, recensite, dolci fanciulle, così ci facciamo quattro chiacchiere con più calma sui nostri ciccini!

Un bacio immenso,

I.L.

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Capitolo 28
*** Autumn 1977 - Happiness is worth waiting for ***


 

 

 

 

 

 

 

Il primo appuntamento di Lily e James

Scattata da James Potter, settimo anno

 

 

 

 

 

 

 

Quando Lily aprì gli occhi quel sabato mattina, non poté fare a meno di ricacciarsi sotto le coperte, un ghigno sul viso e un rossore che si dipingeva sulle sue guance. Tirò le lenzuola fin sopra la testa e si arrotolò in stessa. Non voleva ancora alzarsi, non voleva ancora viverla, quella giornata. Adorava quei momenti, quando la felicità era ancora solo un'idea, quando tutto ancora poteva succedere e il resto della vita poteva aspettare, tipo fermo-immagine. Marlene era più una che viveva di emozioni, lei era la vita; Mary turbinava nel mondo in un caos vaporoso; Dorcas era una furia, lei il mondo lo combatteva, così come Hestia; Alice viveva in un mondo rosa e dorato; Emmeline era buona, si accontentava anche di vivere attraverso gli altri.

Lily viveva l'attesa, abitava il quasi, respirava per quel tra un po'.

E il suo sorriso si allargò ancora di più quando si ricordò cosa stava aspettando. Solo un anno prima non l'avrebbe creduto possibile, ma sì, ora arrossiva per James Potter. Aveva baciato James Potter, due volte, e di sua spontanea iniziativa. Ora trovava ben più che piacevole passare del tempo con lui, le venivano le farfalle nello stomaco quando pensava alla prossima ronda soli assieme o anche solo all'idea di rivederlo ogni mattina a colazione.

Ma quello era un giorno particolare. Perché un conto era ridacchiare alle sue battute, flirtare battendo le ciglia e sorridergli tra una lezione e l'altra, divertendosi del modo in cui lui reagiva alla nuova lei.

Un altro paio di maniche era uscirci insieme.

Un altro paio di maniche era ammettere pubblicamente, ad alta voce, alle sue amiche, che sì, si stava innamorando di James Potter e no, non aveva sbattuto più volte la testa per terra, che era perfettamente sana.

La prima ad alzarsi fu Mary, l'unica mattiniera delle quattro. Di solito si prendeva mezz'ora per la sua yoga, prima di svegliare le altre, ma quel giorno notò che Lily era sveglia e si accovacciò sul suo letto, curiosa.

-Buongiorno- le sorrise, stampandole un bacio in fronte.

-Buongiorno anche a te- disse Lily, alzando il lenzuolo per nascondere il rossore che non accennava a sparire.

-Ehi, come mai tanta gioia così di primo mattino?- chiese curiosa Mary.

-Ho un appuntamento- bisbigliò l'altra, scoppiando poi a ridere.

-Uhuh! Qualche indizio in più? No, aspetta. Fammi indovinare, okay? Uhm... l'altro giorno ti ho visto chiacchierare con Forster, dopo Difesa. Siete rimasti una vita immensa a parlare... È lui?-

-Ma no!- protestò Lily, tirandole una gomitata e ridendo di nuovo. -Gli stavo comunicando i nuovi turni. È il Prefetto di sesto anno dei Corvonero!-

-Okay, okay, ritento- sghignazzò Mary, portando un dito alle labbra e strizzando gli occhi per riflettere. -È per caso... uhm... l'altro giorno Turner di Tassorosso ti ha accompagnato a cena. Esci con lui? È carino, eh, nulla di ché ma carino...-

-Non è Turner, scema! Mi aveva rincorso dopo Erbologia perché avevo dimenticato l'ombrello e alla fine siamo andati a mangiare insieme. No, comunque non indovinerai mai- disse, arrossendo fino alle orecchie.

-E allora dimmelAHIA!- si interruppe, quando un cuscino volato dal letto di Dorcas la colpì in pieno. Era rientrata tardi la sera prima, quando loro erano andate a letto era ancora in sala comune. Marlene, l'ultima a salire, aveva detto che stava studiando con Remus... -Doe, sei un'assassina!- si lamentò Mary, massaggiandosi la testa.

La ragazza, per tutta risposta, mostrò il dito medio e si voltò dall'altro lato. Contemporaneamente, Marlene riemerse dalle sue coperte, i capelli biondi arruffatissimi e gli occhi sbavati dal trucco che non si era tolta.

-Perché tutto questo baccano?- chiese, prendendo però la precauzione di bisbigliare.

-Lily ha un appuntamento e non mi vuol dire con chi.-

-Che scema! Ma se sei tu che hai detto di voler indovinare- scoppiò a ridere la ragazza, gettando di lato le coperte e piegandosi verso il baule, alla ricerca di qualcosa da mettersi. -Comunque no, ho deciso, è un segreto. Lo scoprirete poi...-

 

 

 

James controllò l'orologio e poi la Mappa. Per paura di arrivare in ritardo, era uscito dalla sala comune con quasi un'ora di anticipo e ora si stava mangiando le unghie per il nervosismo. Ai ragazzi non aveva detto nulla. Non per un qualche motivo particolare, ma sentiva che vantarsi di un appuntamento con Lily fosse una cosa che il vecchio sé avrebbe fatto, magari appendendo degli striscioni per tutta la Sala Grande. Invece Lily gli aveva finalmente detto sì proprio perché lo aveva trovato maturato e lui non voleva perdere la sua forse unica chance. Vero, l'aveva baciato -due volte!- ma quello era stato in vacanza, mesi prima, e da quando erano tornati a scuola di fatto non c'era stato niente. Erano amici adesso, facevano le ronde assieme e spesso studiavano vicini, lui la accompagnava a lezione e lei gli teneva il posto a pranzo, rimanevano fino a tardi la sera a parlare... il vecchio lui avrebbe già fatto stampare le partecipazioni per le nozze, ma adesso voleva andarci con i piedi di piombo. Voleva dire questo che era cresciuto?

Le aveva chiesto di stupirla, di preparare qualcosa di nuovo, di non convenzionale e questo lo aveva mandato in crisi. In crisi perché si era ricordata della promessa fatta in spiaggia quell'estate e davvero sarebbe uscita con lui, e in crisi perché non aveva assolutamente idea di cosa dire e cosa fare.

Poi l'illuminazione.

Quando finalmente la vide arrivare in fondo al corridoio, gli mancò il fiato. Era ancora più bella del solito, libera dalla divisa. Una camicetta rosa e una gonna a fiori, gli sorrideva felice. Quando gli fu accanto, lo baciò su una guancia e James pensò di essere in paradiso.

-Allora, come mai questo inusuale ritrovo?- gli chiese, guardandosi attorno. James sghignazzò. Certo, non si immaginava che il loro primo appuntamento sarebbe cominciato al quarto piano, di fianco a uno specchio. In giro non c'era quasi nessuno, era un sabato e la maggior parte degli studenti o era ad Hogsmeade, o era in cortile a godersi gli ultimi raggi di sole.

-Per un inusuale appuntamento, ci vuole un inusuale ritrovo- le sorrise enigmatico. -Mia cara, cosa sai dei Magnifici Sette?-

-Che è il film preferito di quel trichecoso fidanzato di mia sorella.-

James la guardò un attimo insicuro, poi scoppiò a ridere.

-No, non il film babbano! Parlavo dei Magnifici Sette qui a Hogwarts!-

-Cowboy maghi? James, non ti seguo...-

-Sette sono i passaggi che portano fuori Hogwarts, piazzati in sette punti strategici della scuola, portano in sette posti diversi. Anche se principalmente Hogsmeade, a essere onesti.-

-E tu li conosci tutti?-

-Noi- ghignò lui, tirando fuori la Mappa.

-E quella cosa sarebbe?-

-Questa delizia è il motivo del nostro successo.-

-Perché ho idea che non sia completamente legale?- chiese Lily, ma gli occhi le brillavano. La prese dalle mani di James e cominciò a sfogliarla. Era bianca. Ma non appena lui ci poggiò sopra la bacchetta e mormorò qualcosa, ecco apparire Hogwarts, tutta quanta. E con essa i suoi abitanti. C'erano mille e mille impronte, con sopra il nome dei proprietari. Studenti che entravano e uscivano dalla biblioteca o dalla Sala Grande, studenti nelle loro sale comuni, insegnanti nei loro uffici... -E' geniale!-

-Dici davvero? Ero piuttosto preoccupato all'idea di mostrartela...-

-No, sono seria!- esclamò eccitata Lily. -È la cosa più geniale che io abbia mai visto. E l'avete fatta voi? Voi quattro e basta? Come accidenti...?-

-Segreto professionale- disse James con un sorriso sghembo, riprendendosi la Mappa. -Ci sono voluti quasi tre anni, ma adesso è completa. Per quello ho voluto fartela vedere. Ora... tornando a noi e ai Magnifici Sette...-

-Immagino che ci qui ci sia un passaggio- lo interruppe Lily. -Magari... magari proprio dietro a quello specchio!-

-Lo sapevo che sei la donna della mia vita!- rise lui e lei si limitò ad arrossire, senza commentare, scuotendo solo la testa. -Comunque sì, il nostro passaggio è quello... ma non ti dico dove porta.-

-Questo appuntamento mi piace sempre più! Dopo di lei, messere!-

 

 

 

Dopo una camminata di quasi mezz'ora, James davanti a lei sollevò una botola di legno, si issò, e poi l'aiutò a tirarsi su a propria volta. Lily si rese conto che magari la gonna non era stata la scelta più azzeccata per quella giornata. Ma come poteva pensare che anziché due semplici passi in giardino, sarebbe finita alla Stamberga Strillante.

Ora, Lily era sempre stata una ragazza con i piedi per terra. Esaltata dalla magia, ma con i piedi per terra. Era Mary quella che credeva in cose come la reincarnazione e il terzo occhio, che girava con una copia dell'oroscopo sempre in borsa... Lily era una persona pressoché razionale. Eppure come tutti conosceva le voci che giravano sulla Stamberga e non poteva fare a meno di esserne terrorizzata. Come dalla Foresta Proibita. Hagrid più volte le aveva detto che la maggior parte delle creature che vi abitavano erano semplicemente incomprese ed emarginate per nessuna ragione, ma Lily sinceramente faceva fatica a credergli e si teneva ben lontana anche dai margini della Foresta stessa. Quindi adesso, sapere di essere dentro a quella Stamberga che la terrorizzava da anni... ecco, non la prese benissimo.

-James Potter, sei un deficiente!- esordì, lanciando poi un urletto perché qualcosa si era strusciato contro la sua gamba e aggrappandosi alla maglia di lui. -Portami subito via di qua, levati di mezzo e riapri quella botola... oh, non posso credere di essermi fidata di te, di essere diventata tua amica e di essermi quasi... LEVATI!- strillò alla fine, con quanto fiato aveva in gola, tempestando il suo petto di pugni.

-Lily?- inarcò un sopracciglio lui, piuttosto stupito dalla reazione. -Ehm... ti prego, dimmi che non sei una di quelle persone che credono che la Stamberga sia davvero infestata...-

-Io non credo niente, Potter, io quei rumori li ho sentiti, va bene? Due anni fa Severus stava per morirci, qua dentro, grazie a Sirius. Se solo tu non lo avessi fermato... e poi io non dovrei crederci?! Perché hai rincorso Severus, quella notte, perché hai litigato con Sirius così pesantemente?-

-Lily, davvero, posso spiegarti tutto quanto. Dall'inizio alla fine. È per quello che ti ho portata qua. Indipendentemente dall'appuntamento, c'è qualcosa che vorrei che tu sapessi. Anche i ragazzi sono d'accordo, Sirius, Remus e Peter. Qualcosa già la sai, ma ti manca il quadro completo. E vorrei che ce l'avessi. Poi potrai dirlo alle altre, ma intanto vorremmo che lo sapessi tu. Okay? Posso parlare?-

Lei incrociò le braccia, determinata ad andarsene non appena tutto quello fosse diventato ancora più assurdo. Non poteva crederci di aver pensato di uscire davvero con Potter, di essere arrossita al pensiero, quella mattina! Forse sì, forse aveva davvero sbattuto la testa più volte per terra, senza ricordarlo.

Però, nonostante questo, decise di dargli una chance. Perché James sembrava parlare sinceramente, perché le offrì una sedia sgangherata e poi ne prese una anche per sé, i pochi mobili ancora in piedi nella stanza. Ora che la guardava meglio, era abbastanza grande. Cercò di ignorare le macchie di sangue qua e là e si concentrò sul mobilio: un grande letto con il baldacchino rotto ma le lenzuola bianche rincalzate, un tavolo le cui gambe sembravano essere state morsicate e dilaniate e infine, in un angolo, le restanti due sedie, entrambe rotte, ma con accanto una cassetta degli attrezzi, come se qualcuno avesse provato a ripararle; infine c'era un armadio, dentro al quale Lily scorse delle coperte e qualche provvista.

-Va bene, ti ascolto- disse alla fine, tornando a concentrarsi su lui.

-Bene... ehm....- si schiarì la voce James, evidentemente indeciso da dove cominciare. -Tu sai di Remus, no? Lo sapete tutte, ormai, anche perché ve lo ha detto lui stesso alla fine di questa estate. Ecco, noi lo abbiamo scoperto quasi subito. Siamo i suoi compagni di stanza, onestamente fare due più due è stato facile. E quando glielo abbiamo detto lui non ha nemmeno negato. In realtà voleva lasciare la scuola, convinto che noi non lo volessimo, era pronto ad andare da Silente in camicia da notte... ma noi ovviamente lo abbiamo fermato. Anche perché, francamente, sarebbe stato un orribile spettacolo. Sirius lo ha placcato e Peter gli si è seduto sopra, se non ricordo male- sorrise, raccontando. -Comunque, una volta saputo del suo piccolo problema peloso, non potevamo lasciarlo solo. Ma eravamo appena al secondo anno, c'era ben poco che potessimo fare. Andavamo in Infermeria con lui la sera e poi tornavano la mattina presto, ma per il resto...-

-Dove andava quando si trasformava?- chiese Lily. -Non potevano tenerlo a scuola, Remus è un pezzo di pane, ma il lupo... Oh!- esclamò allora, distogliendo gli occhi da James e guardandosi attorno.

-Già, oh- rise lui.

-Hestia aveva ragione allora... oddio, non è che adesso vuole i soldi per quella vecchia scommessa?-

-Tu non dirle niente, nel caso- le strizzò l'occhio James. -Però sì, veniva qui. E ci viene tutt'ora. Silente ha fatto costruire la Stamberga e piantare il Platano apposta per Remus, cosicché potesse venire a scuola ed essere il lupo al tempo stesso. E ha anche messo in giro le voci secondo le quasi sarebbe infestata, così tutti si sarebbero tenuti alla larga.-

-Quindi le urla che sentivo, i guaiti... era Remus!- sgranò gli occhi Lily, finalmente collegando tutto. -Ecco perché Severus voleva venire a tutti i costi qui, quando mi tormentava con le sue teorie...-

-Silente alla scuola raccontò una storia diversa, ovviamente, ma questa è la verità. Sirius, quell'idiota, pensava che sarebbe stato “divertente” dire a Piton come fermare il Platano e come infilarsi nel tunnel... fortunatamente l'ho fermato in tempo, altrimenti ora piangeresti un migliore amico morto, anziché uno scemo.-

-Te l'avevo già detto che Severus avrebbe dovuto ringraziarti- sorrise Lily, senza più le braccia incrociate, molto più rilassata. -Ma c'è altro che mi vuoi dire, lo so. Tutto questo... beh, buona parte lo sapevo già. Hai solo riempito qualche buco. Che altro c'è, James?-

Lui si passò una mano tra i capelli, evidentemente nervoso.

-Hai presente che ti ho detto che al secondo anno non avevamo idea di come aiutare Remus, no? Beh, non è totalmente vero. Un'ideuzza l'avevamo, ma era impossibile da mettere in pratica.-

-Cosa?-

-Ci venne durante un'ora di Trasfigurazione, quando la McGranitt si trasformò in gatto davanti ai nostri occhi... fino al quel giorno era stata semplicemente una cosa fighissima, ma ora... ora poteva essere la soluzione...-

-Non vuoi dirmi che... no. Non è possibile. Persino per voi, dai, è assurdo... insomma, lo so che siete bravi, dannatamente bravi, ma questo... siete, James sei serio?, siete diventati Animagi per Remus?- chiese Lily. -Ma com'è possibile? Non siete registrati, ho controllato quella lista anni fa per una ricerca e i vostri nomi non ci sono...-

-Oh, quella in realtà è la parte più facile: non siamo registrati. Per svariati motivi. Siamo Animagi da circa due anni o poco più, Pete è quello che ci ha messo di più, ma non ci siamo mai registrati.-

-Ma come...?-

-La ricerca è stata la parte meno complicata. Un paio di viaggi con il mio Mantello, sai del Mantello no?, nella Sezione Proibita e quella era fatta...-

-Aspetta. Mantello? Quale Mantello?-

-Ho un Mantello che rende invisibili... pensavo lo sapessi!-

-No che non lo sapevo!-

-Ah, ok... beh, ho un Mantello dell'Invisibilità.-

-Okay... penso che sia sinceramente la cosa meno assurda che mi hai detto oggi, quindi okay. Continua con la tua storia.-

-Dicevo: una volta finite le ricerche, siamo dovuti passare al lato pratico e... diciamo che alcune cose non erano proprio piacevoli. Abbiamo dovuto masticare la foglia di una pianta che sapeva di calzini per un mese intero, poi quando abbiamo cominciato a provare a trasformarci ci sono stati incidenti di ogni genere. Sirius ha avuto la coda per una settimana, a Peter erano sputate delle mini orecchie... quasi un incubo. Ma ne è valsa la pena. Avresti dovuto vedere la faccia di Remus quando ci siamo trasformati davanti a lui la prima volta. Poco ci mancava che finisse lungo disteso per terra.-

Lily scoppiò a ridere, affascinata dal racconto.

-Ma perché Animagi?- chiese poi.

-Perché come umani eravamo inutili durante la luna piena, ma così... così possiamo stare con lui. Lo raggiungiamo qui alla Stamberga poco dopo che Madama Chips ce lo porta e ce ne andiamo poco prima dell'alba. Ci assicuriamo che non si faccia male, che non mangi cose di cui potrebbe pentirsi... ma soprattutto corriamo, corriamo per la Foresta e... non c'è davvero nulla di più bello, giuro.-

Lei rimase in silenzio a guardarlo, gli occhi che le ridevano. Era James e al tempo stesso non lo era. Si era aperto con lei, le aveva detto tutto quanto senza aspettarsi nulla in cambio, solo perché si fidava di lei. E lei, lei si fidava? Solo un anno prima avrebbe riso... ora voleva baciarlo come se non ci fosse un domani. Per tutto quanto. Per averglielo detto, per essere rimasto se stesso pur diventando la “versione migliore di sé”, per aver smesso di farle pressione per uscire ed esserle comunque rimasto accanto, anche solo come amico. Ma ora voleva di più, si sentiva pronta.

-E che animali siete?- chiese alla fine, anche solo per interrompere il flusso dei pensieri.

-Sirius è un cane, ma quello era facilmente intuibile. Felpato. Peter un topo, Codaliscia. E io sono un cervo, Ramoso. E così sai anche il perché dei nostri soprannomi- concluse lui, senza riuscire a smettere di guardarla. -E lo so che forse come “appuntamento non convenzionale” ti aspettavi un gita a Parigi in giornata... ma sinceramente volevo che tu sapessi. Tutto. Che io non sono il bamboccio che hai sempre pensato che fossi. Cioè, lo sono stato, per parecchio lo sono stato. Ma c'è anche questo lato di me. Non ne parlo, non ne parliamo per ovvie ragioni, ma... tu stai diventando sempre più importante per me. E allora...-

-Ah sì? Sempre più importante?- domandò Lily, civettuola. -E come mai, signor Potter?-

-Sono... sono innamorato di te da non so quanto- capitolò lui alla fine. -Non è una gran rivelazione, me ne rendo conto, nessuno scoop che occuperebbe la prima pagina. Ma è così. E lo so che tu hai una cotta immensa per il fratello di Marlene, quindi mi sta bene se ora mi stringi la mano e te ne vai. Ma devo ammettere che, dopo quei baci in spiaggia, ho sperato davvero che questo fosse un appuntamento.-

-E lo è- replicò lei, confusa. -E comunque io e Ethan abbiamo chiuso. Se mai abbiamo cominciato qualcosa... a essere onesti, anche tu stai diventando sempre più importante per me, James. E la chiacchierata di oggi... se non fossi stata innamorata già prima penso che sarei capitolata adesso- rise nervosamente, arricciandosi le punte dei lunghi capelli, distogliendo per un attimo lo sguardo da quello di lui.

-Ho sentito bene?-

Lily arricciò il naso e poi scoppiò a ridere.

-Oh santo cielo...- esclamò James, passandosi una mano tra i capelli. -Ma io pensavo che...-

-Hai chiamato questa uscita più volte “appuntamento” e non ti ho mai corretto... davvero c'era bisogno di sottolinearlo?-

-Quindi questo era davvero...?-

-Il nostro primo appuntamento? Sì. E sono felice di averlo passato così. Tanto. Tanto tanto. Ora, vuoi baciarmi o anche per questo hai bisogno di un invito scritto?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inathia's nook:

Ciao a tutte!

Oh, ce l'abbiamo fatta, le sentite le campane suonare e la gente gioire per le strade? Santo cielo... i nostri bambini sono usciti insieme, hanno ammesso i loro sentimenti come i batuffolosi marshmallows in forma umana che in realtà sono... ah! Harry James Potter, sei un tantinello più vicino!

Okay, scemate a parte (ma ormai mi conoscete, io e la serietà non usciremo mai a braccetto), che ne dite di questo strano appuntamento? E' dettato da due princiali motivi: 1) volevo davvero qualcosa di diverso dalla solita Hogsmeade 2) volevo introdurre e parlare dell'argomento Animagus. Quindi alla fine la scelta della Stamberga è stata obbligata. Non è il posto più romantico del mondo, concordo appieno, ma è denso di significato per James e i ragazzi e per loro è un passo importante condividere questo con Lily. E' come se la stessero ufficialmente accogliendo nel loro clan. 

Uhm. okay. In realtà non ho molto altro da dire.

Ah, sì, ecco: nel capitolo nomino i sette passaggis segreti. All'epoca di Harry, come viene detto nei libri e citato anche sei film (se non sbaglio) molti sono crollati e inagibili. Ho invece immaginato che appunto all'epoca di James e degli altri ci fossero ancora tutti, anche perché sono disegnati sulla Mappa, no? Di quello "usato" da me dietro lo specchio del quarto piano non sappiamo in realtà dove andasse, che conducesse alla Stamberga è una mia licenza poetica, ma ha il suo senso. Lo so che canonicamente i ragazzi usavano il passaggio del Platano, uscendo dalla scuola grazie al portone che veniva lasciato socchiuso per Remus... ma mi sono detta: e se una volta qualcosa fosse andato storto? Se Gazza si fosse messo a fare la guardia proprio lì davanti e fosse stato impossibile uscire? Dovevano avere un piano B per raggiungere Remus. E da questo ragionamento, il passaggio dietro lo specchio.

Bene, questo è davvero quanto. Un bacione grandissimo a chi continua a legegre/preferire/seguire e chi ancora commenta con me, chi non è ancora stufo di questa nuova avventura. Vi voglio bene!
I.L. 

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Capitolo 29
*** Autumn 1977 - Hogsmeade ***


 

 

 

 

Remus Lupin, Hestia Jones e Mary McDonald decisamente ubriachi

Scattata da Sirius Black, autunno 1977

 

 

 

 

 

 

 

-Dove hai detto che è James?- chiese Dorcas, prendendogli istintivamente la mano mentre si riparava sotto il suo ombrello.

-Ha mugugnato qualcosa su un saggio che doveva assolutissimamente finire ed è sgusciato fuori dal dormitorio praticamente all'alba. Non credo nemmeno che abbia fatto colazione, in Sala Grande non l'abbiamo visto- rispose Remus, provando a ignorare le fitte di piacere che gli dava la sua mano intrecciata a quella di lei. Erano amici, fine della storia. Uno come lui non poteva aspirare ad altro.

-Un saggio che aveva bisogno di parecchio profumo per essere “saggiato”- sghignazzò Sirius. -Che c'è?- chiese poi, notando le occhiatacce degli amici. -Era una battuta bellissima, siete voi che non apprezzate...-

Remus scosse la testa, che ancora gli girava per via della luna piena che sarebbe stata solo due sere dopo. Ma non avrebbe rinunciato ad andare ad Hogsmeade con i suoi amici solo per quello. Il lupo gli toglieva già abbastanza, rifletté, guardando Dorcas che camminava accanto a lui e provando a convincersi che no, non stava davvero benissimo con il capello che lui le aveva regalato per il compleanno.

Sirius si stiracchiò e prese sotto braccio Mary.

-Facciamo un attimo un rapido conto, perché qui mi sembriamo un pochetto pochini. McDonald, renditi utile e aiutami.-

-Usa di nuovo quel tono e ti faccio scomparire i capelli- lo minacciò candidamente lei. Lui la guardò, poi sembrò decidere che la ragazza fosse davvero in grado di farlo e subito le rivolse un sorriso zuccheroso.

-Perdonami, ma cherie, a volte tendo a lasciarmi trasportare. Comunque dicevo: illuminami con la tua conoscenza gossippesca sul dove si trovino i nostri adorati compagni.-

Mary ci rifletté sopra, alzando gli occhi azzurri verso il cielo plumbeo. Scendeva quella pioggerellina che proprio non sopportava, quella buona solo ad arricciarle la messa in piega ed inutile per i baci romantici sotto i temporali. Aveva visto abbastanza film con sua madre da sapere che, nel caso in cui ragazzo e ragazza uscivano insieme e pioveva, c'erano alte probabilità che si baciassero entro la fine della serata.

-Allora, vediamo: Emmeline ed Hestia, nonostante fosse la loro prima uscita pubblica ufficiale, si sono lasciate convincere da Alice a stalkerare Frank e i gemelli. Però probabilmente la uccideranno prima di pranzo e poi saranno libere. Poi, Peter aveva appuntamento con una ragazza carina di Tassorosso, credo si chiami Tessa e segua Antiche Rune con Lily...-

-Come è possibile che Peter cucchi e io no?- mise su il broncio Sirius, facendo scoppiare a ridere gli altri tre.

-Anche Marlene doveva vedersi con qualcuno, credo... Non ci ha detto i dettagli...- disse con un filo di voce Mary, ma non abbastanza piano da non farsi sentire.

Remus e Dorcas si prepararono all'esplosione, ma incredibilmente non accadde nulla. Sirius stirò il viso in un sorriso che non appariva nemmeno troppo finto e incrociò le braccia dietro la testa. Accidenti a lui, era un sogno anche mezzo bagnato. O forse perché era mezzo bagnato... Un paio di ragazzine li superarono lanciandogli occhiate sognanti, ma lui non ci fece caso.

-Marlene può fare quello che vuole- disse alla fine. -Abbiamo deciso di lasciarci i nostri spazi e io sono una persona matura, quindi glielo lascerò fare. Ora, McDonald adorata, hai impegni per pranzo?-

-Ma veramente, Amos mi aveva chiesto di...-

-Amos è brutto, io sono bello. Pranzi con me- decise lui, cominciando a camminare spedito e lasciando indietro gli altri due.

-Prevedo dei disastri- commentò Remus.

-Assolutamente- rise Dorcas. -Allora, dove mi porti?-

 

 

 

-Alice, tesoro, perché non vai e gli parli?- chiese Emmeline, terza volta nel giro di un quarto d'ora, guardando l'amica sospirare. Hestia si accese un'altra sigaretta e mise un braccio attorno alle spalle di Mel, sbuffando.

Alice si mordicchiò un unghia perfettamente laccata e guardò indecisa il tavolo accanto al loro. Frank era seduto lì da solo da quasi mezz'ora. Era entrato assieme ai gemelli, ma quelli poi l'avevano abbandonato quando avevano visto qualcuno uscire da Zonko con qualcosa in mano. Non avevano specificato. E lui era rimasto solo, ai Tre Manici di Scopa, con tre Burrobirre davanti. Inizialmente aveva giocherellato con la bacchetta, poi aveva tirato fuori una rivista e aveva preso a leggere, senza toccare le bibite.

-Ma non vedi che sta aspettando che tornino i gemelli?- disse Alice, praticamente disperata. -Vado lì, gli rompo le scatole e poi?-

-Almeno smetti di romperle a noi- scrollò le spalle Hestia, guadagnandosi un buffetto sulla nuca da parte della sua ragazza. -AHIA!-

-Quello che Hestia voleva dire- parafrasò molto liberamente Emmeline, -è che se non provi non saprai mai. Che ti costa andare lì e dirgli “ciao”?-

Alice continuò a guardare dubbiosa il ragazzo. Che Frank le piacesse non era una novità, era più o meno l'unico ragazzo per cui avesse mai provato qualcosa, se si escludeva un Corvonero con cui era uscita una volta al quarto anno... solo per poi essere piantata a metà appuntamento perché non faceva altro che parlare di Frank. Le sue amiche, soprattutto Hestia e Dorcas, non facevano che prenderla in giro per quello, ma lei più passava il tempo più era convinta che Frank sarebbe stato l'unico per lei. I suoi genitori non si erano forse conosciuti a Hogwarts e sposati poco dopo? E non era accaduta la stessa cosa ai suoi nonni? Marlene spesso replicava dicendo che i suoi genitori e i suoi nonni uscivano insieme, prima di sposarsi, non passavano il tempo a guardarsi sospirando... E Alice sapeva che aveva ragione, ma era più forte di lei. Nella sua testa aveva programmato l'intero ricevimento di nozze, ma l'idea di andargli a parlare la atterriva.

-Penso che andrò a farmi un giro...- borbottò alla fine, facendo per alzarsi, ma sia Hestia che Emmeline la tirarono nuovamente a sedere.

-Tu non vai da nessuna parte- si incaponì la prima, spegnendo la sigaretta nel posacenere. -A meno che la tua direzione non sia il tavolo di Paciock. L'hai visto anche tu alla festa di Dorcas l'anno scorso e poi questa estate: se fai la persona normale, gli stai anche simpatica. E poi chissà, magari da cosa nasce cosa...-

-Hestia!- si portò una mano al petto Alice, quasi commossa. -Lo sapevo che avevi un cuore anche tu!-

-Sospetto che voglia sistemarti per avere il dormitorio libero più spesso- le sussurrò all'orecchio Mel.

-Non svegliarmi dal mio sogno ad occhi aperti- la zittì Alice. -Allora, lo faccio? Ci vado davvero?-

-Sempre che tu non voglia rimanere qui a fantasticare su quanto saranno belli i vostri figli... per non dire immaginari, se la loro mammina non si dà una mossa.-

Alice fece un respiro profondo. Pur con tutta la sua malagrazia, Hestia poteva aver ragione. Se si lasciava andare, se era più se stessa e meno “la ragazza timida cotta di Frank”, lui la notava e riuscivano anche a fare due chiacchiere.

Sì, ora o mai più.

 

 

 

Marlene si guardò furtiva alle spalle e poi controllò qualcosa su un foglietto di pergamena che aveva in mano. Ancora qualche metro, poi avrebbe girato a sinistra e sarebbe arrivata.

La pioggia aveva cominciato a farsi più consistente e la ragazza si calò il cappuccio del mantello sui capelli biondi, strofinando le mani l'una contro l'altra per scaldarle. Era a mala pena ottobre e già faceva un freddo cane...

Svoltò nella stradina, come era scritto nelle sue istruzioni, e poi si fermò, notando che era un vicolo cieco e che non era ancora arrivato nessuno. Intorno a sé sentiva il vociare degli altri studenti, esaltati ed eccitati dalla prima uscita dell'anno ad Hogsmeade. Francamente, l'aveva immaginata diversamente quella prima uscita, mentre invece il gruppetto si era frammentato. Peter, che da anni era cotto di Tessa, finalmente aveva ottenuto un appuntamento e li aveva salutati, dicendo che si sarebbero rivisti a cena al castello; James e Lily erano scomparsi dalla faccia della terra -anche se su questo Marlene aveva un paio di ipotesi che le piacevano parecchio-; i gemelli e Frank se ne stavano spesso per i fatti loro, Alice si era messa in testa tanto per cambiare di seguirlo, trascinandosi dietro le compagne di stanza; Amos e Mary avevano deciso di provare ad uscire insieme come persone normali. Rimanevano Remus, Dorcas e Sirius... e le dispiaceva seriamente di non essere con loro, ma sentiva che stava facendo qualcosa di molto più importante.

Un movimento alle sue spalle la fece voltare e impose al proprio corpo di rimanere calmo.

-Sono qui. Come mai tutta questa segretezza?- chiese all'altra figura incappucciata all'ingresso del vicoletto.

-Non sia mai che uno come me venga visto girare con una come te.-

-Vuoi dire una persona bellissima e rispettabile?-

-Ora capisco perché piaci a mio fratello... stesso senso dell'umorismo distorto.-

Regulus Black le sorrise gelido da sotto il cappuccio nero e Marlene strinse i pugni. Era solo un ragazzino, persino più piccolo di lei, perché avrebbe dovuto averne paura? Poi la sua mente venne attraversata da un ricordo, un'altra giornata ad Hogsmeade... c'era la neve... lei e Sirius che ridevano e scherzavano.... poi l'attacco... Sirius a terra svenuto e pallido... la Cruciatus su di lei...

Oh, c'era una lista lunga sempre di motivi per cui avrebbe dovuto aver paura di Regulus Black, ma quel giorno non voleva lasciarsi impressionare.

-Sei venuta sola, bene. Grazie- concesse.

-E anche tu.-

-Quando do la mia parola, la mantengo sempre, McKinnon.-

-Perché mi volevi vedere, Black? E fai in fretta, i miei amici...-

-Non sanno che sei qui- la interruppe lui con un ghigno, -non hai detto a nessuno che ti saresti incontrata con me, altrimenti, se davvero questi “rinforzi” dovessero arrivare da un momento all'altro, non staresti tremando così tanto. Non giocare con me.-

Marlene deglutì. Quando due giorni prima aveva ricevuto un gufo a colazione, tutto si sarebbe aspettata, meno che una lettera da Regulus Black, dove le chiedeva se si potevano incontrare in quel vicolo a Hogsmeade. Soli.

E lei ci era andata, perché sotto sotto sperava ancora che quel ragazzino facesse marcia indietro, che almeno uno si salvasse da quella orribile guerra. E che magari quel qualcuno fosse proprio lui, il fratello di Sirius.

-Per quanto strano ti potrà sembrare, ho bisogno del tuo aiuto, McKinnon. Hai un certo ascendente su mio fratello... gli piaci...-

-Dacci un taglio: di che favore hai bisogno?-

-Gli devo parlare- ammise alla fine Black, perdendo per un attimo l'aria gelida e superiore mantenuta fino a quel momento. -Ho bisogno di... c'è una cosa che devo discutere con lui di persona, ma a me non da ascolto.-

-Chissà come mai- borbottò a mezza voce Marlene. Lui la fulminò con lo sguardo, poi riprese a parlare.

-Avrei bisogno che tu gli dicessi questo, che ho bisogno di parlare con lui con urgenza. Tutto qui.-

Marlene lo guardò per qualche istante in silenzio, poi annuì. Quanto era triste quella guerra che costringeva due fratelli a cercare un intermediario per potersi parlare?

-E di cosa dovete...?-

-Quelli non sono affari tuoi.-

Lei sospirò, poi infilò le mani in tasca.

-Va bene, va bene glielo dirò. Ma non ti assicuro un sì come risposta. Ultimamente dà poca retta anche a me...- aggiunse piano, rimpiangendo il tempo in cui erano stati come una persona sola. -Lui è...-

-Là- sbiancò Black, indicando un punto alla loro destra. -Ci ha visti.-

E si voltò anche Marlene, giusto in tempo per vedere Sirius, sottobraccio con Mary, sbiancare e poi correre via, trascinato dalla ragazza.

 

 

 

Con le braccia piene di dolci, Remus aprì usando la schiena la porta dell'Ufficio Postale e fece passare Dorcas. Lei entrò quasi saltellando e si diresse verso la zona dei gufi a lunga percorrenza. Non c'era un motivo vero per cui erano entrati lì, se non che Doe aveva una vera e propria passione per quegli animali e fosse stato per lei li avrebbe adottati tutti. Invece sua nonna, per il compleanno, le aveva regalato “un noiosissimo rospo che non fa altro che dormire e gracidare in maniera inquietante”. L'unico a cui era davvero piaciuto era stato Frank, che a quanto pare adorava i rospi e le rane tanto quanto Dorcas adorava i gufi.

Quella giornata stava procedendo bene, si disse Remus, concedendosi un'altra caramella Tutti i Gusti e guardando Doe curiosare in giro. Aveva temuto che lei avrebbe interpretato il tutto come appuntamento, essendosene andati tutti quanti gli altri, invece era proceduto tutto fin troppo normalmente. Non che non gli sarebbe piaciuto uscire con lei come due persone normali... ma lui non era normale e lei meritava di meglio. Quindi essere amici andava benissimo, migliori amici anche, ma per quanto riguardava il resto...

-Hai visto che bello quello lassù in alto?- gli chiese Doe, tornando al suo fianco. Remus alzò lo sguardo ed annuì verso un generico gufo. A lui sembravano sinceramente tutti uguali, se non che cambiava il colore.

-Uno splendore.-

-Che scemo, non stai nemmeno guardando!-

-Sì, invece. Hai detto quello là, no? Quello vicino a quello... beh, quello là, ecco- si impappinò lui, provando a gesticolare e invece riuscendo solo a far cadere buona parte dei dolciumi. -Che disastro che sono...- si giustificò, mentre lei si chinava a raccoglierli.

-Sei solo un po' tanto imbranato. Ma va bene- aggiunse poi Dorcas, facendosi vicina come per raccontargli un segreto, -alle ragazze piace tantissimo.-

Remus arrossì improvvisamente e fu grato del fatto che lei fosse tornata a piegarsi per prendere le ultime gelatine ribelli.

-Ecco, tutto sistemato. Ma forse avremmo dovuto prendere almeno un sacchetto...- rifletté la ragazza, aprendo la porta e tenendola aperta per lui, questa volta. -OH!- esclamò poi, tirandolo per una manica e rischiando di far cadere nuovamente tutto quanto.-Guarda, hanno aperto un nuovo negozio di musica! Chissà se hanno l'ultimo dei Draghi Stonati...-

-I D.S.?!- inarcò un sopracciglio lui, dirigendosi comunque in quella direzione. -Ascolti davvero quella robaccia?-

-Sono dei geni, Remus John Lupin- lo contraddisse Doe. -Prendono pezzi pop babbani e li ri-arrangiano, a volte cambiando anche qualcosa nei testi... e li fanno diventare roba quasi heavy metal. Una figata!-

-Robaccia- ribadì lui.

-Ehi! A me non piacciono le tue Fanciulle Gallesi, però non vado in giro a dire che sono una vera e propria schifezza.-

-Ma perché così offenderesti tutte le persone con un minimo di orecchio musicale. Le Fanciulle Gallesi cantano le tipiche canzoni popolari gallesi in chiave jazz. Dimmi, come si fa a competere?-

-Dimmi, come si fa a restare svegli mentre le si ascolta?- lo prese in giro lei, facendogli la linguaccia ed entrando le negozio.

 

 

 

-Ehm... ciao?-

Frank alzò lo sguardo e vide Alice in piedi davanti al suo tavolo che si tormentava l'orlo del golf azzurro pallido.

-Ciao- la salutò a propria volta. Era quasi un evento storico che lei gli rivolgesse per prima la parola e vederla così, quasi intimidita dalla sua presenza, lo fece sorridere.

-Oh, ti disturbo. Lo sapevo che ti disturbo... me ne vado subito- mormorò, girando su se stessa e facendo per allontanarsi.

-Ehi, no aspetta. Perché non ti siedi qui? Fab e Gid ormai mi hanno abbandonato e queste tre Burrobirre non si berranno da sole.-

Alice si voltò di nuovo e Frank la vide sorridere apertamente. Non gli rivolse uno di quei sorrisi timidi e impacciati a cui era abituato, questo era ampio e l'aveva persino fatta arrossire. E doveva ammettere che era piuttosto carina quando arrossiva. Lui di ragazze non capiva niente di niente, ma più volte i suoi compagni di stanza gli avevano detto che Alice era cotta di lui da secoli. Frank non ci aveva mai fatto caso. Però doveva ammettere... se nella sua testa immaginava qualcuna con cui sarebbe mai potuto uscire, veniva sempre fuori una ragazza con il viso di Alice Prewett.

-Posso restare davvero?- chiese lei, scostandosi una ciocca dei capelli scuri dietro l'orecchio.

-Assolutamente! Anzi, un po' di compagnia mi fa più che piacere.-

-Gli altri dove sono finiti?-

-Hanno visto Amos uscire da Zonko poco prima e sono andati a prenderlo in giro: a quanto pare aveva appuntamento con Mary, ma lei gli ha dato buca per Sirius. O una cosa del genere- rise Frank, riuscendo a far ridere anche Alice. Non l'aveva mai sentita ridere, però quella risata aveva un suono che gli piaceva. -E tu? Cosa mi racconti di te?-

Alice arrossì di colpo e abbassò lo sguardo.

-Niente di che... sempre le solite cose...-

Frank la guardò un attimo, come colpito da una rivelazione improvvisa: i gemelli e Amos avevano sempre avuto ragione, Alice era innamorata di lui. E quella consapevolezza fece improvvisamente arrossire anche lui. Era ad Hogsmeade e se ne stava seduto con una ragazza carina ai Tre Manici di Scopa. E la suddetta ragazza carina era innamorata di lui. Era questo quello che gli altri chiamavano appuntamento? Che accidenti bisognava fare o dire, in casi come quelli?

-Ehm... il... uhm...-

-Cosa stavi leggendo prima?- chiese lei, con un filo di voce, alzando appena lo sguardo.

-Io? Oh, io stavo...- poi armeggiò con la borsa a tracolla che si portava sempre dietro e che aveva abbandonato sulla panca. Tirò fuori trionfante la rivista e la poggiò sul tavolo. -È un mensile di cinema babbano, io e mia madre ne siamo appassionati e ci siamo abbonati insieme. La copia arriva prima a lei, poi quando l'ha finita me la spedisce.-

Alice guardava la copertina come ipnotizzata.

-Ti piace il cinema?-

-Sì! L'estate, quando sono a casa, oppure quando torno per le vacanze, io e mia madre andiamo in qualche vecchia sala babbana e stiamo lì anche tutto il pomeriggio...-

-Tu e tua madre. Tuo padre?-

-Mio padre se n'è andato che ero piccolo- rispose Frank. Era una storia che non raccontava volentieri, quella. Sua madre diceva sempre che quel “delinquente” per lei era come se fosse morto, ma a Frank mancava. E anche tanto. -Nessuna storia lacrimevole- aggiunse poi, -i miei non andavano d'accordo e un giorno lui ha fatto i bagagli e se n'è andato. Tutto qui. Non l'ho visto né sentito da allora.-

-Mi dispiace davvero tanto- mormorò Alice, poggiando istintivamente la mano su quella di lui. -Tua mamma deve essere una donna speciale, però, per averti cresciuto da sola.-

-Eh, mio padre se ne andò che avevo appena otto anni... si è rimboccata le mani, ha trovato un lavoro part-time e ha comunque sempre avuto tempo per me e per andare al cinema insieme. In realtà, di lavorare non ne avrebbe avuto bisogno, ma diceva che la teneva occupata. Altrimenti avrebbe passato il tempo a cercare un modo diverso al giorno per uccidere mio padre.-

Ed eccola di nuovo lì, la risata di Alice. Perché lui l'aveva fatta ridere. Lui. Lui, Frank Paciock, aveva fatto ridere una ragazza che era innamorata di lui. Forse non era così tutto scemo con le ragazze.

-Se torno a casa per le vacanze invernali, mamma ha detto che dobbiamo andare a vedere questo: Guerre Stellari- aggiunse, indicando la copertina.

-Oh, ne ho sentito parlare! Mi sa che lo andrò a vedere anche io, se riesco...-

-Beh, magari io posso vederlo due volte, se ne vale la pena. E tu puoi venire con me. Che ne dici?-

 

 

 

Sirius si appoggiò contro la parete di una casa, scivolando per terra. Mary, davanti a lui, si mordeva il labbro inferiore, indecisa sul da farsi.

-Era Regulus quello, vero?- chiese lui a un certo punto e sembrava che parlasse dall'Oltretomba. -Non è che ho visto male e...-

Ma dei passi lo interruppero. Marlene arrivò di corsa a propria volta, rischiando di scivolare sui ciottoli bagnati.

-Sirius!- lo chiamò. -Mi hai fatto venire un colpo prima... ma perché sei scappato via?-

-Che ci fai tu qui? Non vorrei che per venire dietro a me avessi lasciato solo il tuo principe azzurro...-

-Ma che accidenti...?- chiese la ragazza, voltandosi verso Mary, che si strinse nelle spalle.

-Penso che creda che tu e Black jr aveste un qualche appuntamento- le spiegò e Marlene scoppiò a ridere.

-Ma non è assolutamente vero.-

-Ah, tesoro, è lui che devi convincere, non me. E ora vi lascio chiarire, mi sembra di vedere Doe e Remus in fondo alla strada. Fate i bravi: non picchiatevi e non limonate senza prima esservi riappacificati. Ciao ciao!-

Sirius guardò la ragazza allontanarsi, poi sentì Marlene sedersi accanto a lui. In quel momento, era l'ultima persona che voleva accanto a sé, ma non ebbe la forza di scacciarla. Sapeva che gli sarebbe bastato chiedere e lei gli avrebbe detto perché era in quel vicolo con Regulus, ma le avrebbe creduto? Fu quel pensiero che gli fece crollare la terra sotto i piedi: perché non si fidava più di Marlene, della ragazza di cui sosteneva essersi innamorato?

-Non avevo un appuntamento con Regulus- disse lei a un certo punto, spezzando il silenzio. -Non un “appuntamento” con lo intenderesti tu. Non mi piace tuo fratello, in nessun senso. Ha anche provato a ucciderci, Sirius!-

-Quello me lo ricordo...-

-Bene. E allora secondo te io potrei mai provare qualcosa per qualcuno che ti ha fatto del male, in ogni senso?-

-E allora perché eravate lì?- scattò Sirius, voltandosi verso Marlene. Vicina, oh così vicina... eppure questa volta baciarla era l'ultima cosa che voleva fare.

-Per te- disse lei, sorridendogli appena. Sirius si rese conto che aveva gli occhi pieni di lacrime. -Mi aveva chiesto di incontrarlo e io ho sperato... spero anche adesso... mi ha detto di dirti che ti vuole parlare. A quattrocchi. Da solo. Sirius, magari si è pentito delle sue scelte e ha finalmente capito che Voldemort è il male. Pensaci, potresti riavere tuo fratello e...-

-Ci sto pensando- la interruppe lui. -Quello che non capisco è perché non me lo hai detto.-

-Perché sapevo che ti saresti arrabbiato. Che avresti avuto paura e quindi ti saresti arrabbiato, tu funzioni così. Avresti insistito per accompagnarmi, Black ti avrebbe visto e avreste litigato, come sempre. Come l'altra volta. E io non voglio più vederti così... sembravi morto, Sirius... non voglio vivere in un mondo in cui tu sei morto...- sussurrò Marlene, dopo aver parlato con foga. E questa volta le braccia di lui la circondarono, quando la ragazza poggiò la testa sulla sua spalla, finalmente piangendo. Le accarezzò piano la schiena e poggiò a propria volta il capo su quello di lei.

-Non mi perderai, Marls- la rassicurò, la rabbia che sembrava scomparsa velocemente com'era arrivata. -Io non vado da nessuna parte...-

-Mi manchi- mormorò lei, alzando appena lo sguardo. -Mi manchi ogni giorno di più.-

Sirius la strinse più forte e le asciugò le lacrime, arrischiando un bacio sulla fronte. Lei chiuse gli occhi a quel contatto, ma non si sottrasse. Sentiva che era giusto, che era la cosa che voleva, adesso.

-Mi incontrerò con Regulus, sentirò cos'ha da dirmi. E nel frattempo aggiustiamo le cose tra di noi, okay? Perché ancora non vanno tanto bene... questa cosa del lasciarci spazio per capire, è una cavolata. Concordi?-

-Con ogni sillaba. Ma ti prego, niente appuntamenti al chiaro di luna o sbrodolate romantiche. Altrimenti scappo di nuovo. Voglio stare con te, Sirius, ma con il vero te. Quindi va bene... ma con calma.-

Sirius si alzò piano e le tese la mano per aiutarla.

-Posso almeno tenerti per mano mentre andiamo verso i Tre Manici di Scopa?-

 

 

Dorcas vide Mary raggiungerli mentre stavano entrando ai Tre Manici. Dietro di lei, incredibilmente mano nella mano, Lily e James stavano scendendo il sentiero che portava alla cittadina, mentre dividevano lo stesso ombrello. Da una stradina laterale, Peter stava salutando qualcuno e poi si diresse anche lui verso il pub. Più in là ancora, i gemelli ed Amos emersero chiacchierando animatamente con Emmeline ed Hestia, che faceva finta di non trovarli divertenti mentre in realtà rideva sotto i baffi. Infine, arrivarono anche Marlene e Sirius, anche loro mano nella mano.

Dorcas sorrise tra sé e sé: non avevano un vero e proprio appuntamento per pranzo, ma tutti loro avevano lasciato perdere quello che stavano facendo per ritrovarsi lì. Remus le aprì la porta da vero cavaliere e lei gli strizzò l'occhio, facendolo arrossire per l'ennesima volta nella giornata. E lui che pensava che lei non se ne fosse accorta...

Dentro, al tavolo di poco prima, Alice e Frank chiacchieravano tranquillamente e li salutarono con un gran sorriso quando li videro tutti entrare. Lui fece scalare la ragazza e poi le fece cenno di aiutarlo ad unire un paio di tavoli.

Sì, si disse Dorcas mentre si sedeva tra Remus e Peter, sì quella doveva essere la felicità. O qualcosa di molto simile. Vederli lì, tutti insieme, eventuali dissidi alle spalle e solo sorrisi... Dorcas si disse che quello era il mondo in cui voleva vivere. In cui la guerra non era un argomento di conversazione e si aveva tempo per uscire con il ragazzo per cui si aveva una cotta -inutile negarlo ormai, Remus le piaceva-.

Ubriaca di chiacchiere, si poggiò contro lo schienale della sedia e si lasciò avvolgere dal tepore, il nuovo disco dei Draghi Stonati poggiato in grembo.

C'era Peter che raccontava a nessun in particolare di quanto fantastica Tessa; c'erano James e Lily, che si guardavano finalmente innamorati e senza paure nel mostrarlo; c'era Amos che provava a spiegare qualcosa a Mary, mentre lei faceva gli occhi dolci ai gemelli; c'erano Hestia ed Emmeline, la seconda che voleva seriamente ascoltare Peter e la prima che si accendeva l'ennesima sigaretta; c'erano Marlene e Sirius, di nuovo insieme, senza più musi lunghi, che discutevano animatamente con Remus di un possibile futuro scherzo...

Sì, decisamente andava tutto bene. E tirando fuori il portafoglio dalla tasca, Dorcas fece cenno a Madama Rosmerta di portare delle altre Burrobirre, anche se tutti ne avevano già bevute abbastanza.

 

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Capitolo 30
*** AVVISO ***


Ciao a tutti. 
Mi scuso un sacco, sono stata pessima ultimamente. Ho sempre risposto in ritardo alle vostre recensioni e ho aggiornato non sempre nei giorni promessi. 
Quesfo avviso, purtroppo, non lo pubblico solo per dirvi che il peggio è alle spalle, ma per comuncarvi che siamo nel bel mezzo della bufera. Ho un esame molto importante martedì prossimo e per quanto riguarda gli appelli futuri i professori fanno a gara a chi lo mette in giorni più sfigati, magari anche proprio lo stesso giorno. 
Non è proprio il clima adatto per scrivere. 
E mi dispiace, perché come vi ho detto un sacco di volte, voi siete la mia terapia contro lo stress. Ma adesso non ho tempo nemmeno per questo, devo purtroppo dedicarmi completamente allo studio. 
Amo ogni singola persona che legge e segue la storia, non mi importa quando e da quanto l'abbiate seguita. Se siete qui e state leggendo sapete quanta passione ci metto. In questo momento non ho capitoli "da parte", dovrei scriverli di settimana in settimana e mi manca il tempo e la concentrazione per farlo. Lo ammetto, ho la testa da un'altra parte. E voi vi meritate capitoli ben scritti come, spero, i passati. Al momento non posso darveli. Ma prometto che non vi abbandonerò. Amo questa storia così come amo voi, non la lascerò a metà. Ma al tempo stesso non posso promettervi che tornerò domani. Però lo farò. E lo saprete. 
Vi chiedo solo di pazientare e aspettarmi come solo voi sapete fare, perché siete sempre state la mia forza e lo sarete sempre. 
Vi voglio bene,
I.L.

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Capitolo 31
*** avviso, 'n'altro ***


Ciao a tutti quanti, sempre ammesso che ancora ci sia qualcuno.
Non vi si potrebbe dare di certo la colpa se ora stessi parlando con il muro...
Sono sparita. Nonostante la promessa di non farlo mai, l'impormi di non lasciare storie e cose a metà perché è un qualcosa che mi ha sempre dato sui nervi... L'ho fatto anche io. E potrei star qui a raccontarvi altre balle, dirvi che a questo messaggio presto segurianno nuovi capitoli, che sono qui, che sono tornata per restare, ma sinceramente vi voglio troppo bene e vi reputo troppo intelligenti per credere alle mie parole. 
Sono qui solo per dirvi che è stato un periodaccio. 
Quando ho cominciato a scrivere su questo sito ero al penultimo anno di liceo. Ora sono a un passo dalla prima laurea, incrociando le dita dovrei farcela per Luglio. Ho qualcosa come un esame a settimana e quindi anche riuscire ad aggiornare le mie storie sarebbe dura. Perché, come vi ho sempre detto, per voi solo il meglio e finché sentirò di non potervelo assicurare, non tornerò. Oltre tutto, perché la sfiga non viene mai sola, questa estate mi è rotto l'hard disk del computer, quindi anche quei pochi capitoli che avevo da parte, gli schemi delle cose che sarebbero dovute succedere... ho perso tutto quanto. Tutto. 
Quindi capite anche voi che non ce la faccio. A praticamente ricominciare tutto da capo. La real life ha preso brutalmente il sopravvento e purtroppo tutto questo ha dovuto e deve continuare a stare in secondo piano.
L'unica promessa che vi faccio, però, è che risponderò a tutte le vostre recensioni. Ne ho lasciate parecchie in arrettrato e questo mi sembra piuttosto maleducato e supponente da parte mia. Troverò il tempo anche solo per dirvi grazie, perché voi avete avuto il buon cuore di spendere del tempo per me e il minimo che posso fare è ricambiare il favore. Anche con un semplice e scarno grazie.
Vi saluto, allora, sperando che anche in questo caso si tratti solo di un arrivederci. Lo spero davvero tanto. Perché su questo sito ho incontrato persone bellissime, sono cresciuta e mi sono conosciua un po' meglio. Vi prometto che tornerò, lo prometto, ma non posso davvero dirvi quando...
Mi dispiace,
Inathia Len

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