destini incrociati

di Irian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** prime esperienze ***
Capitolo 3: *** una lenta ripresa ***
Capitolo 4: *** parlami di te ***
Capitolo 5: *** un problema in più ***
Capitolo 6: *** tra starnuti e colpi di telefono ***
Capitolo 7: *** io non sono la ragazza perfetta ***
Capitolo 8: *** regina di ghiaccio ***
Capitolo 9: *** the past is in the past? ***
Capitolo 10: *** in the light of day ***
Capitolo 11: *** the end parte 1 ***
Capitolo 12: *** the end parte 2 ***
Capitolo 13: *** the end parte 3 ***



Capitolo 1
*** un nuovo inizio ***


                                     DESTINI INCROCIATI
Anna è una ragazza di 13 anni e vive con suo padre Agar, sua madre Iduun e sua sorella Elsa.
 Anna viveva in un piccolo paesino del nord chiamato Keirni.
Keirni è totalmente ricoperta dal ghiaccio.
A Keirni puoi giocare, pattinare e mangiare dell’ottimo pesce.
Ad Anna piace Keirni. I suoi compagni sono simpatici e Anna ha sempre avuto un carattere frizzante e socievole.
Tutto questo cambiò quando Anna e la sua famiglia dovettero trasferirsi in Scandinavia centro.
Anna avrebbe dovuto frequentare la scuola al terzo anno di media e beh, la cosa non era molto piacevole.
Aveva abbandonato gli amici e una città grande era molto più difficile da affrontare.
Il sorriso di Anna era una piccola stellina luminosa, grande abbastanza per illuminare il suo piccolo mondo. Ma fin troppo piccola per quella città così già piena di vita, piena di milioni di milioni di altre stelle potenti come lei.
“Sarai una fra tanti Anna” Elsa, la sorella maggiore di Anna, aveva lunghi capelli biondo platino raccolti in una treccia.
Aveva uno stile elegante e raffinato. Non era quel tipo di persona che si accorciava la gonna per essere guardata. No, Elsa era superiore a queste manfrine, che lei riteneva, da bimbette dell’asilo nido.
Elsa affrontava il primo liceo, era sempre stata molto studiosa.
“Lo so Elsa ma, non credi che sarà una noia mortale?”
“No vedrai che non lo sarà, tu concentrati su ciò che ti piace, ma ricorda, anche su ciò che non ti piace”
“Mhh dunque…mi piacciono le stelle e il disegno ma, le stelle”
“Le stelle si chiama a-s-t-r-o-n-o-m-i-a”
“Uff Elsa però che noia che sei!”
“Perché ti correggo?”
“Perché mi correggi, perché non mi lasci mangiare la coscia del pollo con le mani e perché non mi lasci chiamare a mezzanotte le mie amiche per fare gli auguri quando compiono gli anni”
“Insomma cose vitali…”
“Certamente!”
“Anna, per favore, adesso smettila di fare la stupida. E’ una nuova scuola, è molto prestigiosa, incontrerai ostacoli, sì, ma non è il caso di abbaterti”
“Cosa? Io? Elsa…” Anna inaspettatamente pianse
“Anna, che ti prende?”
“Io…io…per me sarà difficile…” disse Anna tra un singhiozzo e l’altro
“Anna, non preoccuparti, andrà tutto bene” Elsa mostrò la sua parte tenera e abbracciò la sorella
 
Il giorno dopo
“Buon giorno dormiglione! Su alzatevi! E’ il primo giorno!”
Disse Iduun più felice che mai.
“Mamma andiamo a scuola, non a una festa” disse Anna ridendo
“Va bene…guastafeste! Ora muovetevi a prepararvi”
“Sì signora!” disse Anna portando la mano al capo come se fosse un soldato.
Iduun era una brava madre, aveva capelli bruni corti e ben pettinati.
Non scordava mai un dettaglio, era generosa, e a tratti pignola; ma quel mattino, beh, quel mattino sembrava una bambina a cui hanno appena regalato un lecca-lecca.
Elsa indossò la divisa del nuovo liceo.
Camicia bianca, gonna argentata, cravatta argentata e giacca elegante…argentata.
A Elsa la divisa non dispiaceva. Il bianco e l’argento le erano sempre piaciuti.
Il suo colore preferito però era l’azzurro, per questo motivo ornò la sua solita treccia laterale con un fiocchetto azzurro.
Anna aveva la stessa divisa di Elsa, fatta eccezione per l’argento, che era sostituito da un color verde scuro.
Il verde era il colore preferito di Anna: perciò sui suoi capelli rossi, raccolti in due trecce simmetriche posò un cerchietto verde scuro, uguale a quello della gonna.
“Su andiamo ragazze!” disse Iduun sbucando dalla porta
“Sì eccoci” disse Elsa senza perdere la compostezza
Anna durante il tragitto in macchina vide la sua nuova città.
Era grande, fin troppo per lei, avrebbe tanto voluto tornare a Keirni, ma sapeva che era impossibile.
La macchina si fermò e Anna vide la sua nuova scuola.
Una specie di “scuola alternativa”: muri dipinti, studenti in bici, roller o skateboard.
Si sentì ridicola ad arrivare con la macchina in quella scuola dove tutti, e sottolineo tutti, gli allievi sembravano perfettamente a loro agio.
Nessun emarginato, tutti si salutavano, tutti erano amici, magari l’anno sarebbe stato semplice, e non duro come Anna si immaginava.
-ma sì, in fondo questa scuola non ha nulla che non va. Scommetto che mi andrà tutto bene, fin dall’inizio…sì…mi ambienterò e non avrò nessuna difficoltà!-
Questo era ciò che pensò Anna.
Ma non aveva idea di quanto si sbagliasse.
 
Angolo dell’autrice
Salve a tutti! Beh, sì, ditelo:
non riesco a smettere di scrivere.
E vabbè, avete ragione, che ci posso fare?
Spero che la storia vi piaccia, perché questo era solo un capitolo di presentazione.
Ne succederanno delle belle più tardi!
Un saluto,
con affetto,
Irian e Nairi (che ha aggiunto le frasi finali)
 

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Capitolo 2
*** prime esperienze ***


                                     DESTINI INCROCIATI
“Anna, su entra, avviati in classe mentre noi andremo a parlare con la preside”
“Va bene mamma”
Anna entrò dalla porta principale mentre ondate di fragoroso rumore le facevano pulsare le orecchie.
Decine e decine di ragazzi stavano urlando.
Anna vide alcune file di armadietti verde muschio e poi scorse un ragazzo dai capelli corti nero corvino tenere sospeso un quaderno.
Il ragazzo era molto alto e una decina di centimetri più in basso una ragazza dai capelli biondi stava saltellando per riprendere quello che doveva essere il suo quaderno.
“Eddai Dave ridammelo!”
“Gne gne gne gnee”
Il ragazzo continuava a tenere alto il quaderno mentre una mandria di ragazzini urlava e saltellava per tutto il corridoio.
Anna cercò di passare attraverso la folla ma venne spintonata da un angolo all’altro del corridoio finchè una mano sconosciuta la tirò per una treccia in quella che doveva essere un’aula.
Anna si ritrovò in un’aula abbastanza grande.
“Nuova eh?” una ragazza alta, dai capelli color caffè raccolti in una coda fu la prima che rivolse la parola ad Anna.
Anna notò che la ragazza aveva un enorme sorriso sul viso.
“Eh sì…”
“Certo, lo avevamo capito. Sei finita nella ressa mattutina”
“La che?”
“Ogni mattina, quello scemo di Dave sceglie una vittima. E’ per questo che noi veniamo a scuola prima, per sfuggire alla ressa. Ci rifuggiamo nell’aula 120 e poi usciamo alla prima campanella. Piuttosto, io sono Lindsey, amo la musica e il teatro, lei è Maryelizabeth, lui è John e quello all’angolo che sembra morto, (tranquilla non lo è) è Kristoff. Ci chiamano gli icarus. Perché proviamo continuamente nuove cose, ogni venerdì proviamo qualcosa di completamente nuovo, regolarmente non riusciamo, come icaro, che cadde in mare per cercare di volare.
Ormai siamo arrivati a 98, magari ce la faremo ad arrivare a 100”
“Sarebbe un record” una ragazza dai capelli corti neri, con due meches viola si fece strada.
“Come ha già detto lei sono Maryelizabeth, amo la musica rock e l’arte”
“E’ un’aspirante artista” disse un ragazzo con i capelli castani e gli occhi verde smeraldo
“Io sono John, amo scrivere, leggere e suonare il piano”
Si sentì una risata in lontananza
“Manco solo io...” disse un ragazzo imponente alzandosi dal pavimento dove ormai sembrava si fosse stabilito
“Sono Kristoff e non devi prendertela se sembro depresso. Non lo sono, non sempre almeno. Faccio volontariato all’ospedale e un giorno spero di specializzarmi in medicina”
“E beh, siamo qui per aiutarti, lo facciamo con tutti quelli nuovi. Ma regolarmente loro non ci ascoltano” disse John grattandosi la testa
“Io sono Anna…mi piace il disegno e l’astronomia, ma…l’astronomia”
DRIIIIIIN
“La campanella ragazzi” disse Maryelizabeth
“Cosa aspetti?! Corri!”
Anna si mise a correre senza nemmeno sapere perché.
Uscì dalla classe e capì. La ressa non c’era solo la mattina. Anna dovette correre e scansarsi e correre e scansarsi e correre.
“Devi correre e sperare di salvarti Anna, Dave potrebbe trattenerti fuori” disse Lindsey correndo
“Sì” disse Anna annuendo debolmente.
La rossa stava arrivando in classe quando qualcuno la prese per la treccia e la sollevò in aria
“E tu dove pensi di andare?”
Dave prese Anna e la sbattè in uno sgabuzzino.
“Ti ho visto sai…sei una bella furbetta. Pensavi di sfuggirmi scappando da quegli idioti? IO ho la precedenza suoi nuovi e tu non hai rispettato le mie regole e ora ne subirai le conseguenze”
Dave uscì dallo stanzino e chiuse a chiave, poi se ne andò ridendo piano.
Anna corse verso la porta cercando invano di aprirla o di sfondarla ma Anna non era abbastanza forte e la porta non si mosse.
“Aiuto! Aiuto sono qui! Aiutatemi! Aiuto…aiuto…”
Anna ansimò brevi parole ma nessuno rispose.
Anna era stanca e impaurita, le palpebre si fecero pesanti e Anna non potè fare a meno di chiudere gli occhi. Tutto intorno a lei si fece dapprima confuso e poi buio.
Anna era svenuta.
 
 
Angolo dell’autrice
Hola! Sono tornata e ho aggiornato! Ho una cosa importante da dire. Fino ad ora ho ricevuto una sola recensione, ma la mia storia è stata inserita da 3 lettori nelle seguite e da 1 lettore tra le preferite. Invito queste persona a recensire perché altrimenti, cosa continuo a fare se non so se la mia storia vi piace?
Grazie e grazie ancora.
Molti abbracci e saluti,
Irian.
 

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Capitolo 3
*** una lenta ripresa ***


                                     Destini incrociati
“Allora ragazzi, aprite il libro a pagina 23 e leggete, io nel frattempo trascrivo sul registro i voti della settimana scorsa”
“Lindsey Lindsey…” sussurrò piano il ragazzo
“Lindsey Lindsey” il ragazzo alzò di poco la voce ma nulla
“Lindsey!” il ragazzo quasi urlò
“Kristoff cosa cavolo vuoi?” disse esasperata la ragazza
“Dove è Anna?”
“E io che ne so!”
“Credi che Dave l’abbia presa?” disse Kristoff con aria preoccupata
“Non lo so, può essere”
“Io vado a cercarla” disse Kristoff alzandosi bruscamente dalla sedia
“Piantala Kristoff!” disse Lindsey prendendolo per un braccio e riportandolo a sedere
“Ascoltami bene: non puoi andare via dalla classe così, ti metteranno un 2. Anche a me Anna è molto simpatica ma la cercheremo più tardi a ricreazione, e poi da quando ti preoccupi tanto per una novellina?”
“Seriamente. L’hai vista? E’ appena arrivata! Si meriterebbe un primo giorno decente”
“Nessuno di noi ha avuto un primo giorno decente”
“Ma Anna se lo merita”
Lindsey sorrise a 32 denti.
“Vai a carcarla”
Kristoff sorrise come consenso e in punta di piedi uscì dalla classe.
“Anna, Anna, Anna dove sei?”
Intanto nello sgabuzzino Anna si stava ancora riprendendo dal torpore di pochi minuti prima.
La rossa era svenuta per solo pochi minuti, ma a lei erano sembrate ore.
Anna sentì all’improvviso una voce chiamarla, riconobbe immediatamente il timbro del ragazzo.
“Kristoff” disse Anna piano, ma bastò perché Kristoff si lanciò contro la porta spaccandone la metà
“Anna!”
Kristoff entrò e prese tra le mani il viso di Anna
“Stai bene?”
“Sì…sono solo molto debole” sussurrò Anna.
Kristoff prese tra le braccia Anna e si diresse verso l’infermeria
“Signora Singleton”
“Oh Kristoff cosa è successo?”
“Dave”
“Quello scellerato, non la smetterà mai; lasciala sul lettino caro”
“Sì”
“Adesso vai, qui ci penso io”
“Sì signora”
Kristoff uscì dalla stanza e incrociò Dave che si dirigeva verso il bagno.
“Ciao cicciobello” disse Dave dando un pugno sulla spalla di Kristoff
Kristoff prese Dave alzandolo per il colletto
“Senti cretinetto, torci solo un capello ad Anna di nuovo, e giuro che ti faccio passare la voglia a suon di pugni”
“Mi stai minacciando?”
“Prendila come ti pare”
“Bene” Kristoff mise giù Dave che, sempre guardandolo in cagnesco, si avviò verso il bagno.
Kristoff sbirciò verso l’infermeria dove la signora Singleton stava misurando la pressione ad Anna.
La guardò. Era senza forze, indifesa, eppure era così dolce…Anna si accorse che Kristoff la stava guardando e gli rivolse un mezzo sorriso.
Il biondo sorrise a sua volta e si avviò verso la classe.
In punta di piedi il ragazzo raggiunse la classe e in punta di piedi tornò al suo banco.
“Allora?” gli sussurrò piano Lindsey
“Ti spiego dopo”
“Okayy”
Suonò la campanella e Lindsey, Maryelizabeth, John e Kristoff si ritrovarono nell’aula 120.
“Allora?” chiese Lindsey impaziente
“Dave”
“Quale?” domandò John
“Lo sgabuzzino”
“Mhh roba vecchia. Lo sanno tutti che dietro ai detersivi c’è la seconda chiave”
“Non Anna” nel momento stesso in cui Maryelizabeth pronunciò il suo nome la rossa aprì piano nell’aula
“Anna!” Gridò Kristoff correndo verso di lei. Avrebbe voluto abbracciarla ma si trattenne, non davanti ai suoi amici.
“C-come stai?” sbiascicò in ragazzo
“Meglio grazie, è stato solo lo spavento”
“Un consiglio” disse Lindsey scendendo dal banco su cui era seduta
“Lo sgabuzzino è un vecchissimo scherzo di Dave. Dietro i detersivi c’è una seconda chiave”
“Oh grazie”
“E ora vieni qui”
“Sono qui”
“Più qui” Anna si avvicinò di qualche passo a Linsdey che la abbracciò forte
“Mi dispiace che questo sia stato il tuo inizio” disse Lindsey sciogliendo l’abbraccio
“Idea!” urlò John trionfante
“Stasera pigiama party da Mary, ci state?”
“Okay”
“Anche tu Anna”
“Oh…okay. Devo chiedere ai miei ma penso sia okay”
“Okay allora a stasera, ti messaggio l’indirizzo”
“Certo”
Prima di lasciare l’aula Anna fermò Kristoff
“Hei, beh io…volevo ringraziarti. Per avermi salvata”
“Oh…beh…di niente…io…di niente davvero”
“Okay”
Anna si avviò fuori dalla camera esibendo un sorriso sghembo.
Kristoff nel frattempo si diede il palmo della mano in fronte sussurrandosi:
“Stupido!Stupido!Stupido!”
 
 
Angolo dell’autrice
Salve a tutti! Sono tornata con un nuovo capitolo in cui cominciano a emergere i primi tratti kristanna…insomma, Kristoff si mostra subito molto legato alla rossa, ma non pensate che sarà tutto così facile…ci saranno molti altri problemi sia dentro che fuori il gruppo degli “icarus”, e non scordiamo la presunta depressione di Kris… ma per ora non vi spoilero troppoXD
Vi invito come al solito a recensire, perché per me è molto importante il vostro parere, mi serve non solo per migliorare, ma anche per decidere se continuare o meno e quando.
Valanghe di baci,
Irian e Nairi
 
 
 

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Capitolo 4
*** parlami di te ***


                                          DESTINI INCROCIATI
Agar arrivò in macchina a prendere Anna.
Elsa già seduta nel sedile di dietro, aveva la testa tutta reclinata verso il finestrino, Anna non riusciva nemmeno a scorgerle i grandi occhi azzurri.
“Posso posso posso posso?”
“Non lo so Anna…non conosciamo questi tuoi nuovi amici e già il primo giorno un party…non ti sembra troppo presto?”
“Sì ma sono ragazzi in gamba e responsabili”
“Mi dispiace ma no, vogliamo prima conoscere i genitori, magari più avanti”
“Ma papà…”
“Discorso chiuso Anna”
“Papà, con tutto il rispetto…Anna ha avuto la grande fortuna di stringere amicizia subito, e tu vuoi stroncare un’amicizia solo perché non conosci i genitori?”  intervenne Elsa
“Elsa…anche tu adesso…”
“Sai quanto sia difficile per noi cambiare città, e trovare nuovi amici e poi c’è John giusto?”
“Sì John è uno dei miei amici ma tu come lo conosci?”
“Ha partecipato a un concorso di matematica online e abbiamo stretto amicizia. Conosco i genitori”
“La festa è a casa di John?”
“Sì”
-non ci credo ho mentito, la festa è a casa di Maryelizabeth, non di John...- pensò Anna
-la mia prima menzogna, no aspetta, non ho detto ai miei dello stanzino quindi non direi che è la prima-
“Bene, allora puoi andare, ti accompagnerò io”
-oh no, se mi accompagna scoprirà che gli ho mentito-
“Non c’è bisogno papà, accompagno io Anna” disse Elsa
“Va bene Elsa, mi fido”
Elsa sorrise e anche Anna si lasciò andare finalmente.
Arrivati a casa Iduun servì il pranzo e Agar, Anna e Elsa si sedettero a tavola.
Anna notò che Elsa si era sciolta i capelli e che li portava tutti sugli occhi, si chiese come faceva a vedere gli asparagi che aveva nel piatto.
“Allora come è andata la scuola?”
“Bene” dissero Anna e Elsa all’unisono
“I prof?”
“Normali”
“I compagni?”
“Bene”
“Mhh cosa sono tutti questi monosillabi?”
“Siamo solo stanche mamma” disse Anna parlando anche per la sorella, che l’aveva salvata prima, doveva ricambiare
“Va bene…” disse Iduun sbuffando
Al termine del pranzo le due si recarono nelle rispettive camere
“Che ti prende Elsa?” disse Anna una volta entrata nella camera della sorella
“Potrei farti la stessa domanda” disse Elsa mantenendo lo sguardo al pavimento
“Ho notato il tuo sguardo…nascondi qualcosa vero?”
“Strano che tu sia riuscita a vedere il mio sguardo, visto che ti sei tenuta sempre i capelli sugli occhi!”
“Sta zitta Anna!” urlò Elsa alzandosi in piedi
“Tu non sai quanto sia difficile dovere sempre essere quella brava! Quella responsabile! E anche se sai che è la cosa giusta poi ne paghi lo stesso le conseguenze! Credi sia bello?!”
Elsa si lasciò cadere sul letto bagnando di lacrime il lenzuolo e il pavimento.
“Elsa…” Anna si sedette sul letto
“Parlami di te”
Elsa rise nervosamente
“Non ti interesserebbe”
“Certo che sì Elsa, sei mia sorella, dimmi che succede…per favore”
“Okay…ma preparati…non è una storia divertente”
“Non ho detto di voler ridere”
“Allora: sono subito entrata in classe ed è andato tutto liscio…poi a ricreazione sono andata in bagno e c’era questo ragazzo Patrick che mi ha offerto qualcosa raccolto in una carta bianca e io non capivo…ma poi ho realizzato che era…”
“Droga”
“Esatto. Io non ho accettato e lui mi ha fatto questo”
Elsa alzò i capelli che aveva sulla fronte e mostrò un occhio nero, tumefatto
“O mio dio!”
“Non dire niente a mamma e papà ok?”
“Certo”
“Ora dimmi di te, che ti è successo?”
“Un ragazzo mi ha chiuso in uno stanzino e poi un amico mi ha liberata”
“A quanto pare sarà un anno difficile per entrambe…”
“Puoi dirlo forte sorella”
“Ti voglio bene Elsa”
“Anche io sorellina”
Le due si abbracciarono forte
“Adesso vai a prepararti. Ti aspetta una festa”
“Volo”
 
Angolo dell’autrice
Allora ragazzi, devo parlarvi, come possiamo dire, seriamente. Ho pubblicato il terzo capitolo quasi un mese fa e ho avuto 0 recensioni. Dunque, io non vi voglio mica obbligare, però a me sta piacendo scrivere questa storia e non so se voi la gradite. Scrivetemi pure che fa schifo se volete, basta che scrivete, perché sennò che continuo a fare?
Detto ciò…in questo capitolo non ho portato molto avanti la storia perché volevo appunto, sapere se vi piaceva o no.
Fatemi sapere,
valanghe di abbracci,
Irian
 
 

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Capitolo 5
*** un problema in più ***


                                                      DESTINI INCROCIATI
“Eccoti!” Maryelizabeth abbracciò Anna con entusiasmo
“Scusa il ritardo! Lei è mia sorella Elsa” Anna si scansò mostrando la sorella che con i capelli copriva l’occhio malandato
“Ciao” le due si strinsero la mano
“Ora vi lascio e mi raccomando…niente guai” disse la platinata puntando un dito contro la sorella
“Tranquilla” le due si diedero un veloce abbraccio
“Allora Anna…ti presento...il nostro personale pigiama party!”
Lindsey, John e Kristoff erano spaparanzati sui divani o direttamente sul pavimento con chips, pop corn, coca cola con un sottofondo di musica.
“Hola chica como va?”  chiese Lindsey
“Bene…allora…cosa si fa nel vostro party speciale?”
“Si parla…ci si confidano i segreti…si vedono i film”
“Mi pare ottimo”
“Per cominciare vedremo un film francese”
“Una commedia schifosa” disse John
“Perché la vediamo se è schifosa?”
“Vedi: noi odiamo il francese, e vedere film francesi orrendi ci aiuta a convincerci che facciamo bene a odiarlo”
“Beh, il ragionamento non fa una piega”
Dopo il film i ragazzi decisero di giocare a obbligo o verità…
“Lindsey…” disse John
“Dovrai bere una bottiglia di kechup tutta d’un fiato”
“Bleah che schifo!”
“Tu hai scelto obbligo!”
“Okay, vado a prendere la bottiglia”
Lindsey corse in cucina e prese la bottiglia per il collo
“Okay…1 2 3” Lindsey mandò giù tutto il flacone senza prendere fiato nemmeno una volta
“Puuuu!!! Acqua!!!” Lindsey prese la bottiglia grande d’acqua e bevve tutto il liquido, versandosene anche un bel po’ addosso.
Poco dopo ritoccò a Lindsey e John le chiese:
“Lindsey…puoi salvare una sola persona da una morte atroce, puoi salvare la tua migliore amica, un tuo parente o chi vuoi…”
Lindsey ci pensò una attimo sù
-io e Lindsey siamo grandi amiche, sceglierà me- pensò immediatamente Maryelizabeth
“Okay lo so…io scelgo…Anna!”
Maryelizabeth fece sparire il sorriso che aveva sul volto e si sforzò di non piangere coprendosi il viso con i capelli.
Anna stava per dire qualcosa ma il telefono squillò:
“Liberée Delivrée, je mentirai plus jamais, liberée delivrée, se decide je m’en vais…”
“Hai una suoneria in francese?” chiese Maryelizabeth ormai riuscita a bloccare le lacrime
“Sì” disse sbrigativamente Anna, e si diresse nel bagno per parlare in pace e rispose.
“Pronto?”
“Anna!”
“Chi parla?”
“Anna, sono Catherine!” Anna sorrise, Catherine era una delle sue migliori amiche quando era a Keirni
“Catherine chi??” disse Anna scherzosamente
“Ma scusa quante Catherine conosci?”
“Mhh…almeno 19!” disse Anna ridendo
“Seriamente…è successo qualcosa?”
“Sì…Jane” Jane era un’altra delle amiche care di Anna a Keirni
“Che succede?”
“L’ho vista ingozzarsi…ricordi che aveva qualche problemino di peso no?”
“Certo”
“Ecco le ho detto di pesarsi ma non era aumentata di peso! Poi sono andata in bagno e ho sentito dei versi strani”
“Versi strani tipo…cosa?”
“Tipo qualcuno che vomita. Secondo te è un caso o Jane è…”
“Bulimica…”
“Già…sei sempre stata tu la nostra consigliatrice e ora io non so cosa fare”
“Cat , non lo so…allora…potrebbe essere solo un caso. Magari non era lei o si era solo sentita male…”
“E se così non fosse?”
“Non so come aiutarti da qui…devo pensarci, tu intanto fammi sapere”
“Certo, ok, allora ciao”
“Ciao”
Anna chiuse il telefono.
Ora non c’erano solo: Dave, Kristoff e Elsa per cui doveva preoccuparsi…anche Jane…
Anna sentì qualcosa pulsarle in testa.
Forse lacrime o rabbia…per tutto quello che le era accaduto in pochi giorni.
Ora aveva solo bisogno della persona a lei più cara: aveva bisogno di Elsa.
“Pronto?”
“Elsa…”
“Anna che succede?”
“Puoi venirmi a prendere?”
“Okay ma che succede?”
“Ti spiego dopo”
“Okay arrivo”
Anna uscì dal bagno
“Tutto bene?”
“Sì ma devo andare”
“Come mai così presto?”
“Ho un problema scusate”
“No, okay, va tutto bene, verrà Elsa?” chiese Lindsey avvicinandosi alla rossa
“Sì sta arrivando”
“Okay intanto siediti con noi e sta tranquilla…qualsiasi cosa sia vedrai che si risolverà, e se non fosse così allora ci penseremo noi a risolverla”
“Grazie” le due amiche si strinsero in un abbraccio sincero e profondo che fece diventare Maryelizabeth rossa.
I suoi vasi sanguigni erano esplosi per trattenere le lacrime.
Si sentì un campanello
“Oh deve essere tua sorella” disse Lindsey sciogliendo l’abbraccio
Lindsey aprì la porta mentre Anna raccolse la borsa
“Eccomi! Ho una rossa da riportare a casa!” disse Elsa sorridendo. Anna notò che portava degli occhiali da sole.
“Sì eccomi”
“A lunedì allora” le due amiche si salutarono
“A lunedì”
La rossa chiuse la porta dietro di sé e saltò in macchina
“…ok Anna ho capito”
“Non so cosa fare”
“Tranquilla, ci penseremo domani”
Le due sgattaiolarono in casa e sgusciarono nelle rispettive camere
 “Elsa…posso dormire con te questa notte?”
“Certo rimani pure”
Anna si addormentò abbracciata al corpo magro della maggiore
 
 
Angolo dell’autrice
Cominciano a sorgere i problemi…dan dan daaaan…
La povera Anna è sommersa dai problemi poverina…
Il suo rapporto con Elsa è sempre più consolidato e anche quello con Lindsey…e Maryelizabeth? E’ gelosa? Farà qualcosa ad Anna? Speriamo di no! Ma beh non si sa mai…
10 punti il titolo della suoneria francese di Anna!
Baci baci e recensite mi raccomando!
Irian
 
 

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Capitolo 6
*** tra starnuti e colpi di telefono ***


                                    DESTINI INCROCIATI
“Elsa…” disse Anna rigirandosi nel letto. Anna non si era nemmeno messa il pigiama, era andata a dormire vestita e ora i suoi vestiti erano tutti spiegazzati.
Quel rantolo che uscì dalla bocca della rossa per chiamare la sorella non trovò risposta.
“Elsa…” Anna si resse all’asta del letto e si alzò.
Barcollò fino alla scrivania della maggiore e posò il suo sguardo sullo specchio circolare che aveva di fronte.
Notò di avere il naso e gli occhi ancora rossi dalla sera prima, in cui aveva versato lacrime senza sosta e la sorella le aveva accarezzato i capelli finchè non si era addormentata.
Si lamentò con il suo viso che non era riuscito ad assorbire tutta la tristezza del giorno prima, e adesso la faceva apparire trascurata e malandata con quelle due grandi occhiaie nere le segnavano il viso pallido.
Sebbene non avesse fatto tardi aveva i segni di una che non dorme da una settimana.
“Possibile che un po’ di lacrime possano marchiare tanto?”
La rossa si stropicciò gli occhi e trovò la forza per alzarsi.
Una bella doccia, deodorante e una dose abbondante di copri-occhiaie avrebbero sistemato tutto.
Uscita dalla camera sentì il rumore di quando si frigge qualcosa in padella.
-strano, la mamma prepara sempre i cereali a colazione, e quelli non vanno mica fritti- pensò Anna
Attraversando il corridoio, si avvertiva un odore gradevole e Anna, quasi senza forze non potè resistere e entrò in cucina.
“Ciao sorellina”
“Elsa? Perché stai cucinando? E dove sono mamma e papà?”
“Sono in viaggio per lavoro, guarda un po’ l’orologio”
L’orologio segnava le dieci e venti.
“Ma cosa…”
“Stanotte hai tossito e starnutito tutto il tempo così mi è sembrato opportuno non svegliarti e restare con te oggi, a proposito…”
Elsa indicò un pacchetto rosso con nastro verde
“E’ tornato natale e non lo sapevo?”
“L’hanno lasciato fuori dalla porta”
Anna sfilò con cura il nastro e lesse il bigliettino che si trovava incastrato e lesse: “per la ragazza che ama le stelle”
Una sciarpa di cotone invernale. Blu scura con puntine colorate sopra. Come tante stelline.
Anna non potè fare a meno di sorridere.
Sotto la sciarpa c’era anche un coniglietto di peluche.
“Ohhhh” disse Elsa
“Fa tanto fidanzatini” disse la platinata ridacchiando
“E piatala. E’ carino!” Disse la minore affondando la faccia nel pancino dell’animaletto
“Piuttosto…” Elsa porse al sorella un termometro.
Anna mise in bocca la punta metallizzata e dopo pochi secondi lo sfilò per guardare il risultato
“38.7…porca paletta” Anna si riprese pochi secondi dopo dal disappunto, quando Elsa le servì un piatto di bacon e uova
“Ora mangia, poi ti riposi a letto e se stai ancora male, prenderemo qualcosa in farmacia”
“Okay”
Dopo aver mangiato Anna si mise un pigiama caldo e morbido, poi si infilò nel letto e si assopì con il suo coniglietto stretto tra le braccia.
Si svegliò nel momento in cui il telefono squillò.
“Mhh…pronto?”
“Ehi Anna ti disturbo?” Catherine…era lei, ma la sua voce non era allegra e frizzante come al solito, era truce e tremendamente seria. Anna non potè evitare di pensare al peggio. Si tirò su e si schiarì la voce.
“No, tranquilla dimmi”
“L’ho sentita di nuovo, e ho paura”
“Non so cosa dirti…vorrei poter essere lì con voi”
“Ti vorrei anche io con noi. Pensi che sia impossibile?”
“Non lo so…non sto tanto bene ma potrei tornare a Keirni nel week end”
“Solo se puoi…non voglio darti problemi”
“Si tratta di Jane, non è un problema”
“Okay allora chiedo ai miei e vediamo”
“Okay, farò lo stesso”
“Buonanotte”
“Pere cotte” quella strana combinazione di frasi era un segno di solidarietà che le tre amiche a Keirni si scambiavano quando avevano bisogno una dell’altra.
-e pensare che ero riuscita ad accantonare i problemi e ora devo tornare a Keirni e risolverli-
“Elsa” la maggiore piombò nella stanza
“Tutto okay?”
“Sì ma…Jane e Cat…dovremmo andare a Keirni appena possibile”
Elsa annuì in segno di consenso
“Partiamo domattina”
“Cosa?”
“Lo so, pensi che io sia una matta a farti uscire così malaticcia, ma se la tua amica ha un problema tanto serio, dobbiamo partire subito. Porteremo un set di medicine nemmeno avessi un tumore. Un’altra cosa; chiama uno dei tuoi amici, quello che vuoi, digli di passare in biblioteca a prendere un libro sui disturbi fisici e venire da noi. Ce lo portiamo in viaggio, se accadesse il peggio almeno non sarai sola”
Disse Elsa tutto d’un fiato
“Subito comandante!”
Anna prese il telefono e digitò un numero
“Kristoff…domani parto per Keirni, vieni con me?”
A Kristoff non sembrò vero e accettò senza pensarci due volte.
 
Angolo dell’Autrice
I’m here! I’m back!
Allora????? Vi prego recensite e ditemi se la cosa del coniglietto è tremendamente sciocca o vi piace.
Recensite taaaanto vi preeeego
Salutini,
Irian
 

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Capitolo 7
*** io non sono la ragazza perfetta ***


                                              DESTINI INCROCIATI
_In questo capitolo figurano anche i pensieri di Elsa_
Elsa, Anna e Kristoff erano in macchina.
Elsa al posto del guidatore, Kristoff nel sedile accanto e Anna stesa nel sedile di dietro. La rossa stava dormicchiando avvolta in una pesante coperta, sotto l’effetto di qualche medicinale.
-non ci sono solo io, c’è Anna e tutti i suoi problemi. Io non la posso aiutare, non come vorrebbe lei. Non posso risolvere i suoi problemi. Io non sono la sorella perfetta, io non ho delle amiche da aiutare. Io sono la ragazza che ha lottato per guadagnarsi degli amici e appena l’ha fatto ha dovuto trasferirsi. Io sono la ragazza che ha rifiutato la droga e per questo è stata picchiata. Io sono la ragazza che non ha mai trovato l’amore-
“Hei, fermiamoci a mangiare un panino” disse la platinata risvegliandosi dai suoi pensieri
“Va bene” disse Kristoff scendendo dalla macchina e aprendo la portiera di dietro
“Ragazzi…non ce la faccio…” borbottò la rossa
“Va bene vado io, Kristoff tu resta con lei, io vado all’autogrill”
“Okay”
Elsa si avviò camminando svelta.
“Posso farti una domanda?” chiese il biondo
“Certo…” Anna si spostò supina in mondo che Kristoff potesse sedersi accanto a lei
“Perché hai scelto me per questo viaggio? Potevi scegliere Lindsey o John…”
“Ho scelto te perché mi fido. Perché anche se quando ci siamo conosciuti tu sembravi depresso mi hai aiutata, sai lo stanzino…e poi perché sei la persona più buona che conosca. Anche se sei molto solitario e se siamo profondamente diversi penso che saresti disposto ad aiutarmi nel momento nel bisogno. Mi sbaglio?”
“No certo, ma…ti sono sembrato depresso perché forse un po’ lo sono…”
“Cosa vuoi dire?”
“E’ complicato Anna…”
“Okay, va tutto bene”
“Grazie Anna”
“Per cosa?”
“Per non avermi fatto domande come fanno tutti e chissà…magari potrei dirtelo un giorno…”
“Già un giorno…” disse la rossa sorridendo e appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo che dopo essere arrossito come un peperone, le accarezzò i capelli finchè non si addormentò.
Elsa tornò alla macchina e, riposti i panini in un cestino, abbandonò l’idea del pranzo e mise in moto.
-lo vedi Elsa? Loro stanno bene e si conoscono sì e no da una settimana, io sono esclusa, ed essere me stessa non basta. Non basa essere fedele a me stessa, non basta, non basta mai-
Dopo un’oretta di viaggio Elsa, Kristoff e Anna arrivarono in un piccolo albergo che si trovava molto vicino all’abitazione di Catherine.
“Due camere, una doppia e una singola” disse Elsa mostrando le carte d’identità
“Certo signorina. Ecco le vostre chiavi” camere 18 e 19
I tre decisero di rimanere un po’ nell’albergo a riposare e di darsi appuntamento un’ora dopo.
“Guarda che bel letto!!!” disse Anna buttandosi sul letto
Elsa trovava ammirevole come la sorella fosse in grado di rallegrarsi tanto per cose così semplici come un letto.
“Aspetta ma…è un letto matrimoniale” chiese la rossa ritirando la testa dal materasso morbido
“Sì…lo è” disse la platinata sedendosi sul letto
“E’…così morbidoso” disse Anna muovendo le mani come se fosse stessa su un cumulo di neve
“Adesso riposa un po’”
“Okay sorellona”
Anna si mise un cuscino in testa, abbracciò il suo coniglietto e si addormentò.
-lei è così tranquilla e io qui, a vegliare su di lei, perché io sono la maggiore. Io devo vegliare dall’alto ma non voglio, voglio anche io una vita di cui essere partecipe e non solo una comparsa, una comparsa che veglia sui protagonisti, ci sono anche io qui-
Un’oretta dopo il trillo di un cellulare svegliò Anna
“Mhhh pronto?”
“Anna! A quanto pare è un vizio quello di chiamarti nei momenti sbagliati!”
“Cat ciao…io sono in un hotel vicino casa tua. Quando vuoi che ci vediamo?”
“Oggi in piazza magari”
“Non vedo l’ora!”
Più tardi...
Nella piazza di Keirni faceva freddo. Anna e Elsa misero guanti e cappotto e appena arrivati Anna e Catherine si confrontarono su cosa fare
“La prossima volta che senti dei “versi” controlla se è Jane semmai le parleremo”
“Okay mi pare ottimo”
“Ora devo andare scusami Anna”
“Niente a domani”
Anna si guardò intorno e si ricordò quanto aveva giocato in quella piazza, con i suoi amici o con Elsa.
Quanto quelle bancarelle di mele caramellate le ricordassero i giorni felici che aveva passato nella piccola cittadina.
“Hei, ne vuoi una?” chiese Kristoff indicando un banchetto di mele caramellate
“Come fai a saperlo?” rispose Anna incuriosita
“Si vede da come brillano i tuoi occhi!” disse Kristoff facendole l’occhiolino
Anna mise la mano guantata sotto l’ascella di Kristoff prendendolo sotto braccio
“Andiamo?”
“Andiamo”
Elsa li guardò sorridente ma anche triste…perché anche lei voleva qualcuno così ma non lo aveva.
Elsa si diresse ad una bancarella della cioccolata senza accorgersi che un ragazzo poco distante la stava guardando, e la trovava davvero meravigliosa.
 
Angolo dell’autrice
Eccomi sono qui con questo nuovo capitolo!
Le tracce kristanna emergono piano piano…XD e chi sarà il ragazzo che fissava Elsa? A voi chi piacerebbe che fosse? Scrivetemelo nelle recensioni…magari potrò fare qualcosa…
Ma ricordate che questa è una ff su kristanna percui chiunque sia il ragazzo misterioso non gli dedicherò molto tempo.
Ringrazio StarFighter per i suoi preziosi consigli e weepingangel che mi recensisce sempre…ringrazio inoltre tutti coloro che anno messo la mia storia tra le seguite/preferite.
Un bacione,
Irian
                                                                                                

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Capitolo 8
*** regina di ghiaccio ***


                                              DESTINI INCROCIATI
Kristoff aveva assunto un’aria da vero pesce lesso mentre guardava Anna che addentava la sua mela.
Circa 100 metri più in là Elsa stava mordicchiando una tavoletta di cioccolato fondente seduta su una panchina.
“Come è buona?”
Elsa alzò lo sguardo e incontrò gli occhi color ghiaccio di un ragazzo.
“Mi stavi spiando?” chiese la platinata curvando la testa verso destra
“Sì, sono uno stalker” il ragazzo soffocò una risata e si sedette vicino alla platinata
“Sei nuova di Keirni?”
“No vivevo qui” disse Elsa senza perdere la compostezza
“Vedo che sei di molte parole”
“Cosa?! Nemmeno ti conosco e dovrei darti confidenza?”
“Beh potresti”
“No non potrei”
“Come ti pare…” il ragazzo si alzò in piedi e andò via
Elsa alzò le spalle e si diresse verso la minore
“Ehi voi due. Che ne dite di fare un giro?”
“Potremmo portare Kristoff a vedere la città” il volto di Anna si illuminò in un sussulto
“Per te è okay?” chiese Elsa al biondo
“Certo perché no”
“Yuppy!” (Anna è particolarmente su di giri oggi)
I tre si allontanarono dalla piazza centrale e imboccarono una viuzza stretta e lunga.
“Keirni è piena di viuzze come questa. Sono piene locali di specialità e più in là c’è la pista di pattinaggio”
“Già, Elsa la ama”
“Mi piace il ghiaccio” ammise Elsa curvando le labbra in un sorriso
“Potremmo andarci” disse la minore saltellando
“Beh io non so se Kristoff…insomma siamo qui per vedere e…”
“Hei per me va bene andare a pattinare”
“Allooora?” chiese Anna in sguardo speranzoso
“Va bene”
I ragazzi si diressero verso la pista e si infilarono i pattini.
“A proposito io…non so pattinare” disse Kristoff grattandosi la testa in segno di imbarazzo
“Non preoccuparti ti insegnerò io” disse la rossa prendendo il ragazzo sotto braccio.
_Non so perché ma da quando sono arrivata a Scandinavia centro, i momenti che ho passato con Kristoff sono stai i più belli finora. Lui è buono, dolce e beh…è bello. Aspetta-che? Cosa ho appena pensato? Credo di essere arrossita…_
“No Anna non ce la faccio”
“Dai non abbiamo ancora messo piede in pista!” 
“So già che cadrò come uno stupido”
“E anche se succedesse? Che hai da perdere?”
“Non lo so…i polmoni, le ossa, il fondoschiena” Anna scoppiò in una risatina ma si riprese subito
“Okay…dammi la mano, metti un piede in pista, metti l’altro…”
Kristoff poggiò entrambi i piedi sul ghiaccio e rischiò di perdere l’equilibrio se non fosse stato per Anna che lo teneva in piedi con una presa salda.
“Okay visto che ce la fai?”
Anna condusse il biondo su per una rampa di ghiaccio che si affusolava tutto intorno alla pista.
“Questo non è per professionisti?”
“Io sono una professionista” i due scivolarono sulla rampa e quando Anna vide che Kristoff cominciava a rilassarsi fece per lasciargli la mano
“No, non lasciarmi andare. Ti prego. Potrei ruzzolare giù da questo coso.”
Anna riprese la mano di Kristoff e lo sorresse fino a che la rampa non finì.
“Okay…adesso devo riprendermi”
“Qui fanno delle ottime cioccolate” disse Anna sorridendo
“Non mi sembra una brutta idea”
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Intanto Elsa stava pattinando timidamente con le mani unite dietro la schiena.
“Ecco la ragazza seriosa di prima. Ti piace pattinare?” disse il ragazzo che aveva incontrato poche ore prima.
Elsa si prese quasi cadde per la sorpresa
“Stalker si nasce eh”
“Già comunque io sono Jack e tu sei…”
“Non ti dico il mio nome”
“Potrei chiamarti ‘regina di ghiaccio’ non lo trovi azzeccato?”
“No non vedo il nesso”
“Sei così fredda. E ti piace pattinare. E hai un aspetto regale”
“E tu sei una specie di Don Giovanni?”
“Beh…le ragazze cadono ai miei piedi”
“Ho anche io un soprannome per te…tombeur de glace* ti piace?”
Jack esibì un sorrisetto ironico e pattinò via.
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Anna e Kristoff stavano bevendo la loro cioccolata calda.
“Ti sei sporcata in naso” disse Kristoff ridendo
“Oh cavoli…dove?”
“Aspetta ti pulisco io” il biondo prese un fazzoletto e si avvicinò.
Gli sguardi dei due ragazzi si incontrarono, Kristoff accarezzò le guance ancora fredde di Anna, poi allungò il viso e la baciò dolcemente.
Si staccarono pochi secondi dopo e prima che uno dei due potesse dire qualcosa il telefono di Anna squillò.
Rispose una voce rauca, triste e quasi soffocata.
“Pronto?” rispose un getto di singhiozzi e lacrime e poi di nuovo una voce
“Sono Catherine”
“Hei…che succede?”
“L’ho sentita di nuovo e l’ho vista mentre usciva dal bagno”
Anna si mise una mano davanti alla bocca senza accorgersi che una lacrima le stava solcando il volto.
 
*: tombeur in francese vuol dire ‘don giovanni’ o ‘cascamorto’. Il significato letterale non è traducibile in italiano (dovrebbe essere ‘cascamorto che cade sul ghiaccio’ ma non suona molto bene. E’ inteso come presa in giro).
 
Angolo dell’autrice
Buonsalve a tutti!
Spero che questo capitolo vi piaccia! E’ moolto Kristanna ma mi piaceva così chiedo venia ^-^
Ho chiamato il ragazzo Jack perchè shippo molto Jelsa ma in questa storia Elsa e Jack non hanno i poteri quindi…e beh niente, mi piaceva così.
Fatemi sapere che ne pensate con una recensione!
Saluti saluti saluti,
Irian
 
 

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Capitolo 9
*** the past is in the past? ***


                                            DESTINI INCROCIATI
“Cosa facciamo?”
“Non non lo so”
“Okay ahh…se ti viene qualcosa in mente chiamami”
“Certo”
 Quando penso che tutto sia potuto succedere appare un nuovo problema. Nuovi singhiozzi, nuove lacrime, altre spiegazioni su spiegazioni. Devo pensare sempre agli altri e mai a me stessa.
“Che succede?” mi chiede Kristoff. Lui è carino, gentile, ma adesso non me la sento proprio di spiegare.
Per questo mi calo la frangia sugli occhi, abbasso lo sguardo e scappo via. Mi insegue fino alla fine della pista ma poi salgo su un autobus e non può più raggiungermi.
In questo Keirni è davvero attrezzata, per ogni fermata ci sono circa 7 linee diverse e devi stare attenta a che autobus prendi.
Ma al momento non mi importa. 
Appena salgo sulla piattaforma del bus lo vedo, corre verso di me, penso che riuscirà a raggiungermi ma all’improvviso le porte si chiudono.
Tasta il vetro che ci separa e mi guarda spaurito finchè l’autobus non parte.
Una lacrima mi sgocciola giù dalla guancia e lui la vede, sebbene abbia lo sguardo fissato sul pavimento.
Solo quando abbiamo raggiunto l’isolato successivo mi concedo di alzare lo sguardo.
Poi mi lascio cadere su un sedile con ancora i pattini indosso.
Guardo la mappa con le fermate e mi portano tutte una più lontano dell’altra.
Quasi cado dal sedile quando vedo che al capolinea c’è il lago dove andavo sempre da bambina con Elsa e Frans.
Penso a quanto lui mi manchi.
In quel momento decido di andarci.
Sento il telefono che squilla e leggo il numero di Kristoff.
Chiudo la chiamata senza pensarci troppo.
Appena arrivo percorro una stradina che mi porterà a destinazione: ed eccolo. Un prato enorme, vastissimo e alla fine il mio laghetto.
Mi tolgo le scarpe e cammino tra l’erba fresca.
Penso di nuovo a Frans, il fratello che io e Elsa perdemmo proprio qui.
Frans era un calcolatore, eppure non calcolò l’onda improvvisa che se lo portò via.
Poso il mio zainetto sul prato e mi tuffo con tutti i vestiti. Spesso qui c’è un vento tanto forte da generare onde enormi. Io e Elsa imparammo ad affrontarle. Frans non lo fece.
Elsa e il suo occhio, Kristoff e la sua depressione, Jane e la sua bulimia. Nessuno sta pensando a come mi sento io.
Per questo c’erano loro.
C’era lui.
C’era Frans a prendersi cura di me, anche quando andò a lavorare nella fabbrica di mattonelle veniva tutte le domeniche e mi parlava, mi abbracciava; se ero triste mi faceva il solletico, e se avevo bisogno di parlare, lui c’era.
Se ne andò due anni fa.
Fui quella che soffrì di più tra tutta la famiglia.
Ora non c’è più nessuno a prendersi cura di me.
Elsa ci prova, ed è fantastica, ma Frans era speciale.
Un’ora dopo torno in superficiale e trovo 17 chiamate perse.
Tutte da Kristoff.
Non voglio chiamarlo, ma sento il messaggio che mi ha lasciato in segreteria.
“Hei ciao. Senti se è per il bacio mi dispiace io…posso cercare di rimediare ma ti prego chiamami. Chiamami presto, magari solo un minuto, voglio solo sentire la tua voce. Chiamami ti prego”.
Ci sono moltissimi problemi e non c’è spazio per l’amore adesso. Ma forse dovrei permettere a Kristoff di entrare della mia vita, ho bisogno di qualcuno e quel qualcuno potrebbe essere lui, potrebbe essere Kristoff.
Lo chiamo ma squilla a vuoto, forse gli è importato per il primo quarto d’ora ma adesso, forse non gli importa più.
Gli lascio un messaggio in segreteria.
“Hei…sono al lago, l’ultima fermata dell’autobus e ho bisogno di qualcuno. Ho bisogno di te”.
Mi accovaccio con la testa tra le ginocchia e le mani intorno alla testa.
Ho freddo e la brezza leggera non aiuta. Aspetto che Kristoff arrivi ma passano minuti e ore e lui non c’è.
Guardo il sole che sta per tramontare, leggo i miei appunti di astronomia, giocherello con la mia sciarpa e coccolo il mio coniglietto.
Mi appoggio con la schiena su un albero e chiudo gli occhi, sto per svenire o per addormentarmi, so solo che appena sto per lasciarmi andare, sento chiamare il mio nome.
 
 
Angolo dell’autrice
Hola!
Allora prima di tutto volevo dire che la storia delle porte che si chiudono è un’idea di una mia amica, quindi ogni tipo di plagio è del tutto involontario.
Detto questo…scopriamo che Anna ha perso un fratello: Frans (riconoscete la citazione vi preeego), che è annegato nel famoso laghetto, volevo ringraziare chi mi recensisce sempre, vi esorto a recensirmi sempre,
Irian
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** in the light of day ***


Apro pesantemente gli occhi e il sigillo formato tra le ciglia e le palpebre si rompe a fatica.
Affondo una mano nella prima cosa che vedo e mi accorgo che è morbida e soffice.
Le mie gambe sono come paralizzate, riesco solo a fare leva sul mio gomito per mettermi supina.
Mi guardo intorno e alla difficoltà di mettere a fuoco si aggiunge un brivido che mi percorre le ossa e un atroce mal di testa.
Arranco fino al primo mobile davanti a me, ma non faccio in tempo a sbatterci addosso, perché svengo prima ti poterlo afferrare con una mano.
Riapro gli occhi più tardi anche se non so esattamente quanto tempo sia passato.
Provo a riavvicinarmi al mobile, metto le mani davanti a me, scivolo su qualcosa rimasto sul pavimento, ma per fortuna riesco a tenermi salda allo spigolo del mobile.
Mi rialzo e ricaccio dentro il vomito, perché insomma diciamocelo, vomito su un mobile che non è mio…personalmente non gradirei.
La testa mi pulsa e devo tenermela ferma tra le mani per non svenire di nuovo.
Sento qualcuno che corre verso di me, mi prende per le gambe e mi riporta su quello che deve essere un divano.
“Hei…pensa a riposare” una voce dolce e pacata prova a lasciarmi andare di nuovo nel mio sonno ma so che non posso.
Troppe cose sono rimaste in sospeso e non posso permettermi di ricadere nel limbo di nuovo.
Afferro il braccio della persona accanto a me, che giudico essere Elsa.
“No, non alzarti devi riposare” a quelle sole parole mi drizzo in piedi e occulto tutto il dolore che sentivo prima
“Tu non capisci!
Non siamo in un film Disney dove tutti i pezzi del puzzle combaciano! Non esiste un happy ending per tutto!
Spesso le cose finiscono in modi stupidi, insensati o ingiusti, ma è così e basta.
A volte soffri, ma non vuol dire che alla fine tutto andrà bene e che tutto tornerà a posto! Se esiste il principe azzurro, la persona perfetta, non è detto che la troverai, eppure nessuno di noi si arrende, nessuno si ferma, e io non mi fermerò. Non ora”
Mi prendo un minuto per riprendere fiato e mia sorella si avvicina
“Lo so benissimo Anna”
Sento Kristoff entrare nella camera e non posso fare a meno di correre verso di lui e di abbracciarlo.
Il troppo sforzo mi ha distrutto e mi avvicino al divano per crollare di nuovo.
Mi risveglio con la testa appoggiata sulla spalla di Kristoff, mi sta sistemando i capelli sulla fronte e appena mi sveglio si apre in un sorriso enorme.
“Ciao”
“Ciao”
“Perché eri in quel lago?”
“E’ un posto a me molto caro”
“Okay, non chiederò altro”
Mi torna in mente che io e Kristoff non abbiamo parlato per niente.
“Temo che dovremmo prendere alcune decisioni vero?”
“Sì dovremmo, ma solo se te la senti”
“Okay, io voglio parlarne”
“Penso che a questo punto ti chiederei se vuoi stare con me per tutta la vita, sposarci e avere tanti figli…”
“Non starai esagerando?”
“No…io ti chiederei di sposarmi se non fossimo così giovani”
“Continuo a pensare che stai correndo molto molto molto ma…se farai un passo indietro…”
“Dovrei rinunciare al matrimonio per chiederti se vuoi fidanzarti con me?”
“Penso che dovresti sì”
“Okay vuoi?”
“Sì, certo”
Subito dopo ci baciamo, anche se ho per la testa qualcos’ altro.
Jane.
Come risolverò il suo problema?
 
 
Angolo dell’autrice
Salve mi scuso per l’immenso ritardo.
Questo è un capitolo più riflessivo e stazionario ma…recensiteeee vi pregooooo
Ok…abbracci e saluti,
irian
 

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Capitolo 11
*** the end parte 1 ***


                    DESTINI INCROCIATI
"Dunque: le dica di assumere queste pasticche due volte al giorno e le dica di ridurre i pasti. Mi raccomando, non deve smettere di mangiare, deve solo ridurre piano piano le quantità. Capito signorina?"
"Certo, grazie dottor De Magistris, per il suo aiuto. La mia amica le ringrazierà quando starà meglio"
"Oh sono certo che migliorerà presto"
"Lo spero dottore"
"Adesso vai, è da 10 minuti che faccio aspettare la signora dietro di te, che non la smette di assillarmi con i suoi aneurismi"
Mi sfugge un sorriso, cammino via dalla farmacia e mi metto a correre verso la casa di Jane.
E’ a pochi isolati da qui, io sto correndo con il libro dei disturbi alimentari sotto braccio, con il segnalibro alla pagina della bulimia; nell’altra mano ho una bustina di plastica con le pastiglie anti-vomito al sapore di frutta.
Sono così felice che quasi vado addosso a tutti quelli che camminano sulla mia stessa strada.
"Scusi, scusi, mi dispiace, non volevo, mi scusi"
Jane starà meglio! Sì me lo sento! Catherine mi aveva chiamato stamattina per dirmi che aveva parlato con Jane.
Ammette di essere bulimica, e vuole guarire, ma non ci presta troppa attenzione.
Se vomita, dopo sembra quasi depressa; ma non smette di mangiare pasti enormi e a 4/5 portate.
Per fortuna non è troppo orgogliosa, riflette e si fa aiutare.
Faccio un saltino e quasi inciampo quando atterro.
Le mie amiche sono tornate, sono con me, qui e ora.
Non le ho perse andando a Scandinavia Centro e la mia proposta per i miei genitori si fa sempre più vicina e concreta.
"Torniamo a Keirni"
Mi dispiace lasciare Kristoff e i miei nuovi amici, ma non li sto lasciando veramente.
Li vedrò lo stesso, li andrei a trovare o loro verrebbero da me.
Elsa mi appoggia, i miei genitori capiranno.
L’amicizia va prima del guadagno, e comunque anche con il lavoro di prima, i soldi c’erano.
Suono il citofono.
Nessuno risponde.
Ah lo so, di sicuro Jane e Cat staranno giocando a qualche videogioco canterino di quelli che piacciono a noi, e non ha sentito il citofono.
Suono ai vicini che conosco bene, mi fanno salire.
Salgo le scale ancora sotto estasi, scorgo il portone aperto; inclino la testa per vedere meglio che succede e sento dei rumori in lontananza.
Mi avvicino reggendomi alla porta.
Singhiozzi forti e spinti arrivano dalla camera, ma non è questo a colpirmi.
Jane, con i suoi folti capelli neri, è stesa a terra; giace sopra una pozza di liquido viscoso e melmoso.                               
Mi cade di mano la bustina e il libro si apre per terra a pagina 86:
“bulimia. Malattia che comporta conati di vomito e nausea direttamente dopo la digestione,
se presa sotto gamba può portare a malattie, o in casi estremi, alla morte.”

Non sono in me, cammino verso Jane e la giro.
Il suo volto è sporco, come i suoi vestiti.
Vado in cucina e prendo un panno umido.
Lo passo sui vestiti, sul viso e sui capelli.
La pulisco ben bene e osservo il suo corpo: non è magra, ma non è nemmeno grassa.
"Guarda a cosa ti sei ridotta per niente"
Vorrei dirle così, ma non faccio altro che prendere uno straccio e pulire per terra.
Prendo la sua coperta preferita, ce la avvolgo e le passo sul viso la sua crema preferita: gelsomino.
Catherine è appoggiata a un comodino. Piange e singhiozza sommessamente, con le mani nei capelli e la faccia a terra.
Non riesco a capirmi.
Non piango, non urlo, non singhiozzo.
Mi limito a pulire la scena meccanicamente, dentro di me qualcosa si è seccato ed è morto.
Non me ne sono nemmeno accorta, non ho realizzato ciò che è successo, perciò mi limito a prendere per mano Catherine e trascinarla via dai suoi singhiozzi sguaiati.
In lei al contrario che in me, quel qualcosa sta appassendo, ma lentamente, con spasmi dolorosi e tregue ansiogene.
Presto arriverà anche da me.
Il dolore.
Il dolore è come un labirinto, molti non ci escono, e chi ce la fa, non riesce a dimenticare.
Io sono scossa, ma non sono davvero addolorata.
Trascino Catherine via, la accompagno a casa.
Vado via in silenzio e piombo nella mia camera d’albergo.
Mi infilo sotto le coperte e lui arriva puntuale.
E’ in quel momento che piango.
Singhiozzo, soffoco urla e se lascio fuggire altre.
Non ho mai pianto tanto, forse solo quando è morto Frans, ma quello non è successo sotto i miei occhi.
Piango ininterrottamente per altre due ore, e mi stupisco che i miei vicini non mi denuncino per disturbo alla quiete pubblica.
Quanto finalmente mi addormento, è solo per stanchezza, i miei occhi sono due soli rossi pronti a tramontare, prima di crollare sussurro:
"Mi hai preso di nuovo/che gusto ci provi a trascinarmi nel tuo limbo/che gusto ci provi a uccidere chi amo/senza permettermi di raggiungerli/"
 
 
Angolo dell’autrice
Questa è la prima delle tre parti che compongono il capitolo finale, Jane è morta e sì ho controllato. Si può morire per bulimia.
Anna sussurra una specie di poesia della morte.
Scrivetemi che ne pensate, mi farà davvero piacere, come sempre.
Baci,
Irian.
 
 

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Capitolo 12
*** the end parte 2 ***


                          DESTINI INCROCIATI
Mentirei se dicessi che mi sono ripresa.
Non l’ho fatto.
Sono due giorni che vado avanti così.
Piango e ogni tanto dormo.
Kristoff e Elsa continuano a portarmi cibo, e io lo smangiucchio solo quando se ne vanno dalla stanza.
In effetti abbiamo una suite piuttosto grande.
La mia camera da su un salotto con tanto di divano e tv.
Un vero lusso per essere in albergo no?
Io e Elsa abbiamo parlato, e anche seriamente, ma Kristoff…ogni volta che viene fingo di dormire.
Non voglio vederlo.
So che proverebbe a farmi stare meglio, e io non voglio stare meglio, voglio solo piangere in pace.
Ad un tratto bussano alla porta.
Non rispondo, sanno che non voglio essere scocciata.
Bussano di nuovo.
Mi faccio forza e rantolo mezza frase.
“non voglio vedere nessuno”
Qualcuno apre la porta e si siede sul mio letto.
Rimango girata dall’altra parte, finchè non si mette a piangere.
Piange, piange e singhiozza con il viso coperto dalle mani, ma girato verso di me.
Finalmente capisco.
E’ Catherine.
Mi giro e lei mi guarda.
Come se fosse la prima volta che la vedo, la guardo fisso negli occhi.
Poi piango e singhiozzo anch’io.
Ci guardiamo piangere.
D’istinto ci abbracciamo e ci bagniamo i vestiti a vicenda, ma sono contenta di vederla.
Mi prende per un polso e cerca di trascinarmi via.
Mi divincolo ma lei mi riprende.
“non voglio vederli”
Dico con un filo di voce.
Catherine però non molla, anzi mi stringe più forte e mi trascina via, apre la porta e mi mette davanti a loro.
Lindsey, John e Maryelizabeth sono sul mio divano.
Mi guardano con occhio compassionevole.
All’improvviso mi vergogno di aver pianto, cerco di ricacciare indentro le lacrime, ma invece tornano fuori come fiumi in piena.
Lindsey si avvicina e mi abbraccia.
Mi conduce sul divano, mi siedo, mi abbracciano.
Kristoff entra dalla porta e tutto d’un fiato dice:
“possiamo parlare?”
Vado verso di lui, ci chiudiamo sul terrazzo.
“come va?”
“meglio”
“okay”
“okay…”
“è vero quello che mi ha detto Elsa?”
Annuisco.
“perché?”
“non ce la farei mai, né qui né a Scandinavia Centro”
“e quindi tu e Elsa partite?”
“già”
“e i tuoi genitori?”
“rimangono a Scandinavia Centro, non vengono con noi”
“okay…
e..”
“e…cosa?”
“e noi due?”
Abbasso lo sguardo.
“mi stai lasciando?”
“non ce la farei mai”
“per la distanza?”
“no”
“e per cosa allora?”
“per il dolore”
Fa una faccia spaurita. Come se non capisse.
Ma lui per primo deve capirlo.
Non riuscirei mai a sostenere una relazione d’amore, non riuscirei a dare amore, non più.
Vorrei davvero averlo con me, ma non ce la farei mai.
Quello che dentro di me si è seccato ed è morto, si è preso anche la mia capacità di amare.
Il dolore l’ha logorato, e se tornerà, non lo farà presto.
Se davvero venisse con me, dovrebbe accettare il fatto che ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me.
Per evitarmi di deprimermi di nuovo o anche peggio.
Ma a lui questo non basterebbe mai.
Lui vorrebbe di più e soffriremmo ancora di più se venisse con me, io ho solo bisogno di tranquillità, e si sa, che l’amore non è una cosa tranquilla.
Non so nemmeno più cosa provo, no, non posso tornare indietro, queste sono le mie scelte.
“mi dispiace”
“anche a me.
dove andrete?”
“Norvegia”
“okay…
Tornerai?”
“non lo so”
Prende un respiro e poi mi bacia.
E’ un bacio dolce e caldo, un bacio d’addio.
Rientriamo dentro.
“rimarremo per qualche giorno a Keirni” dice John
“quando parti?”
“domani”
“allora faremo in tempo a salutarti”
“certo”
 
 
Il domani arriva in fretta.
Mi salutano uno per uno.
“verrò a trovarti presto, saremo amiche anche a distanza promesso?”
“certo Cat” ci abbracciamo e facciamo un piccolo pianto.
Mi porge un fazzoletto.
“lo sapevo che avremmo pianto” dice ridacchiando.
 
“ci mancherai molto Anna, ti chiameremo presto”
“anche voi ragazze, mi mancherete tanto”
Mi abbracciano.
 
“posso dirti una cosa?”
“certo John”
“ho una cotta per te”
“seriamente?” rido quasi
“chi credi che te li abbia mandati il coniglietto e la sciarpa scusa?”
Sorrido, anche perché il coniglio è in valigia e la sciarpa la porto al collo
“stammi bene”
Mi abbraccia e mi bacia sulla fronte.
Kristoff è l’ultimo.
Sta per dire qualcosa, ma lo precedo.
Lo abbraccio forte, ricambia subito.
“mi mancherai”
“anche tu”
 
Elsa mi fa segno con la mano, entro in macchina e partiamo.
Li saluto con la mano dal finestrino.
 
 
 
Angolo dell’autrice
Buonsalve.
Allora…è stato molto difficile decidere come far finire la mia storia.
L’ho modificata moltissime volte.
Non sapevo decidermi se optare per un bad o un happy ending.
La verità è che la Kristanna è già una coppia formata, un bad ending porterebbe un vento nuovo.
Non so se ce la faccio però perché Kristanna è la mia coppia preferita di Frozen.
Perciò vedrete cosa ho deciso nel prossimo capitolo, potrebbe rimanere tutto così come è o potrebbe cambiare radicalmente.
In questa long ci sono moltissime citazioni, da frasi a personaggi.
Se elencassi tutte le frasi faremmo notte percui vi elenco i nomi dei personaggi, da dove provengono.
Lindsey: “Teorema Catherine (john green)”
John: piccolo tributo a John Green
Catherine: “Teorema Catherine (john green)”
Jane: “Will ti presento Will (john green)”
Frans: “la ragazza con l’orecchino di perla (tracy chevalier)”
Ci sono molte frasi di altri libri di John Green e della saga “Hunger Games” di Suzanne Collins.
Recensite numerosi,
Irian.
 

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Capitolo 13
*** the end parte 3 ***


Era davanti a me.
Fermo, immobile.
Alto, asciutto, muscoloso, con i capelli in disordine.
Come me lo ricordavo, come mi era parso dalle foto che mi aveva mandato Lindsey, ma dal vivo faceva tutto un altro effetto.
Mi fissava dritto negli occhi, io tenevo in mano lo stipite della porta con lo sguardo perso tra il “puoi entrare?” e il “cosa ci fai qui?”.
Respiravo a fatica, le sopracciglia sparate in alto e le pupille tremolanti.
Gira la testa e alza le sue sopracciglia come per farmi notare qualcosa di palesemente ovvio.
Opto per il:
 “Che ci fai qui?”
“Non hai letto la mia mail?”
“No” dico piano
Elsa si avvicina, mi appoggia una mano sulla spalla e mi sposta via dolcemente.
“Vai a preparare del the, ci penso io qui”.
Vado in cucina.
Li sento parlare di qualcosa, poi prendo due tazze e un bricco.
Faccio scorrere l’acqua e ce lo riempio, lo metto sul fuoco e lo sento sfrigolare.
Apro il mio cassetto del the, apro un barattolo, scelgo le erbe cinesi.
Prendo un filtro e lo riempio con la polvere.
Aspetto.
Mi guardo sullo specchio rettangolare del corridoio, provo a guardarmi con i suoi occhi.
Una ragazza trasandata, con un gran felpone e un paio di pantaloni scoloriti.
Con i capelli legati in due trecce senza cura, con gli occhi opachi, senza luce.
Elsa torna e dice qualcosa che non riesco esattamente ad afferrare, so solo che lui si siede e mia sorella va via.
Tolgo l’acqua dal fuoco e verso l’acqua.
Il liquido continua a fischiare e screpolarsi per il troppo calore a cui l’ho abbandonata.
Proprio come ho fatto con lui.
Prendo le due tazze e le poso sul tavolo a cui siamo seduti, gliene passo una.
“Allora…che effetto fa vedermi dopo 3 anni?” mi chiede, sembra quasi ironico.
“Non lo so” dico fissando il mio the che ha preso un colore verde e erbaceo.
Si alza, scansa la sedia, si siede davanti a me, in modo che i nostri occhi possano guardarsi.
Lo stesso sguardo di quando le porte del bus si sono chiuse tra di noi.
Ma quello non sembra triste, sembra compassionevole, sembra stia cercando di capirmi, o che voglia almeno.
“Non sei proprio cambiata” mi sorride
“Come fai a esserne sicuro?”
“Lo vedo dai tuoi occhi”
I mei occhi.
Quel pezzo di me che più i tradiva era questo, che l’aveva ricondotto a me.
“E’ stato difficile senza di te” mi dice lui
“Cosa?”
“Studiare, lavorare, vivere”
“Sono cambiate molte cose da quando sono andata via”
“Perché non me le racconti?” adesso sorride
“Mi piacerebbe” sto sorridendo. E’ da così tanto che non sorrido, e adesso è lui, Kristoff, il ragazzo che ho lasciato 3 anni fa, a farmi sorridere.
Prende la sedia e si posiziona vicino a me, portandosi la tazza.
“Allora…cosa hai fatto?”
“Di sicuro mi sono curata molto poco” lo dico quasi cercando di farlo ridere, e infatti ride un pochino
“Vuoi ancora fare l’astronoma?”
“No…la mia idea è…sfumata…mmh…e tu vuoi ancora fare il medico?”
“Sì, sono qui a Oslo per una specializzazione”
“Oh che bello” sorrido sinceramente colpita
“Allora tu…vai a scuola?”
“Sì, facoltà di lettere”
C’è un attimo di silenzio, torno a fissare i pezzetti di foglie d’erba che vorticano nella mia tazza di ceramica.
Mentre cerco di trovare un argomento mi cade inavvertitamente la tazza, si frantuma sul terreno in tanti pezzi e fa un rumore assordante.
“Oh, mi dispiace” dico mettendo le mani avanti
“Io, io non volevo, sono un disastro e adesso prendo una scopa e pulisco tutto, io, sono veramente terribile…”
Mi afferra un braccio e allunga il collo, i nostri nasi si toccano quasi
“Sì, sei davvero un disastro, non sei mai cambiata” mi bacia.
_____________________________________________________________________
Sebbene io e Kristoff non avremo mai il rapporto che avevamo prima, sono ancora convinta che i nostri erano, sono e saranno per sempre, destini incrociati.
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice
Cominciamo col dire che questo è l’ultimo capitolo.
Volevo fare un cap solo con dei disegni ma, volevo caricarne uno alla fine di questo e non ci sono riuscita T-T per cui anche con gli altri sarebbe impossibile T-T
Ci ho messo una sottospecie di Happy Ending…contente? Io sì abbastanza, l’angst è stato messo da parte…
Intanto espongo un mega ringraziamento speciale ad auaura, weepingangel, Amberly_1, Starfighter e Queen Elsa.
Un bacione,
irian
 

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