Lezione di Recitazione.

di Mei91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Teatro o Fogne? ***
Capitolo 2: *** Capitolo1 - Presentation ***
Capitolo 3: *** attore amico....no Mai! ***
Capitolo 4: *** AMICI... ***
Capitolo 5: *** una stramba giornata! ***
Capitolo 6: *** nuove dolorose rivelazioni ***
Capitolo 7: *** COME UN' ALCHIMIA ***
Capitolo 8: *** PERICOLO! ***
Capitolo 9: *** KISS ME ***
Capitolo 10: *** paura ***
Capitolo 11: *** inganno ***
Capitolo 12: *** fuoco e ardore ***
Capitolo 13: *** Avviso E CONSIGLIO ***
Capitolo 14: *** dolcezza! ***
Capitolo 15: *** PAURA DI ESSERE ***
Capitolo 16: *** ANCORA COMPLICAZIONI! ***
Capitolo 17: *** RIVELAZIONI! ***
Capitolo 18: *** forse possiamo sperare ***
Capitolo 19: *** MA I PROBLEMI NON FINISCONO MAI.. ***
Capitolo 20: *** Sospiri ***
Capitolo 21: *** finalmente un pò di tranquillità..forse.. ***
Capitolo 22: *** IO HO PAURA DI PERDERTI! ***
Capitolo 23: *** TU SEI ME.. ***
Capitolo 24: *** RECUPERIAMO NOI STESSI ***
Capitolo 25: *** UN ATTIMO DI SOBRIETà ***
Capitolo 26: *** mai un attimo di tranquillità ***
Capitolo 27: *** Sorprese incredibili! ***
Capitolo 28: *** Spiegazioni sofferte ***
Capitolo 29: *** LA STORIA SI RIPETE! ***
Capitolo 30: *** Il Dolore Esige di Essere Vissuto ***
Capitolo 31: *** il bacio d'addio o...del ritrovo! ***
Capitolo 32: *** FIDUCIA E CONFESSIONI ***
Capitolo 33: *** E AMORE FU ***
Capitolo 34: *** attimi ... ***
Capitolo 35: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo: Teatro o Fogne? ***


Lezioni Di Recitazione

 

 

 

 

PROLOGO

 

TEATRO O FOGNE?

  

Che rabbia! Solo perché ho fatto tardi ieri sera, mio padre è deciso a darmi una punizione esemplare. Diciamo che però me la merito. Mi diceva sempre che ero un disastro di ragazza, che mi comportavo da maschiaccio, che non mi prendevo mai cura di me stessa e che quando uscivo con quella banda di buona a nulla che mi ritrovavo come amici, mi mettevo sempre nei guai. Mia madre era sempre stata d’accordo con lui, con mio padre. Non avevo nessuno dalla mia parte, se non me stessa. I miei amici, erano solo un passatempo, qualcuno da usare e basta. Nessuno riusciva a capirmi e quella sera insieme ai miei presunti amici, mi ero cacciata in un pasticcio più grosso di me. Ero finita in centrale perché, quel cretino di Marcus aveva deciso di dare fuoco all’ auto del preside e anche se io mi volevo tirare indietro, bè non l’ ho fatto e adesso mi trovo nei guai. Con la legge per fortuna io non ho avuto problemi, ma Marcus si. Il problema e che mio padre mi è dovuto venire a prendere alla centrale di polizia e pagare una leggera cauzione semplicemente perché ho assecondato Marcus nella sua assurda iniziativa. Oltre alla cauzione che mio padre ha pagato, so che a casa mi aspetterà quella punizione di cui adesso non voglio proprio parlare.

Il tragitto dalla centrale a casa è terribile, mio padre non parla, ma ha uno sguardo che fa paura. Che dire, mi sento veramente una stupida nell’ assecondare quel cretino.

Arrivati a casa, come sempre mia madre sbraita e piange disperata dicendo che ormai sua figlia era una teppista e che era perduta. Tentai di andare in camera mia al piano di sopra, ma uno sguardo di mio padre mi fa bloccare e capire che lui con me non aveva finito. A quanto pare mi concedeva solo il tempo di calmare mia madre e poi sarebbe passato a me.

Intanto mi presento.

Mi chiamo Seyra Lowell  e frequento l’ ultimo anno di liceo. Ho bei voti a scuola, ma in fatto di amicizie sono negata. Odio tutto ciò che rende le ragazze della mia scuola delle oche che pensano solo a farsi belle e a pettinarsi, a passarsi lo smalto sulle unghia e cose del genere… tutte cose futili a mio avviso.

Mio padre mi vorrebbe un po come loro, ma io non sono cosi. Odio tutto ciò che è inutile. Adesso spero solo che mio padre si sia dimenticato di me e io tento di filarmela in camera mia. Ma come prevedibile, come si fanno a ingannare i genitori. Accidenti!

 

“Seyra!” mi chiama mio padre visto che si era accorto che io cercavo di filarmela. Ma che stupida sono stata. E’ impossibile ingannare mio padre, soprattutto se tuo padre è un agente dell’ Fbi e tua madre un’ agente della CIA. Che sfiga!

 

“Si, papà?” dico con fare innocente, facendo finta di non sapere quale sarà l’ argomento della conversazione.

 

“Mi devi un bel po’ di spiegazioni signorina. Io non intendo passare ancora un giorno in questa situazione. Voglio, anzi no, pretendo ed esigo che ti cerchi amicizie più sane e visto che non sei in grado di trovartele da sola, abbiamo già provveduto io e tua madre.” Concluse mio padre riuscendo ad avere tutta la mia attenzione e ho una strana sensazione. Presumo che le amicizie di cui parla mio padre sia…

 

“Seyra Lowell, tu frequenterai un corso di recitazione!” esordì mio padre non ammettendo repliche. E che cavolo tutto ma non quello. Recitare? Si va bene sono brava, ma non sopporto apparire in pubblico e ne quanto meno vestirmi con quegli orribili vestitini tutto pizzi e merletti, senza contare che, anche se sono brava a recitare, IO ODIO RECITARE! E’ un fatto, io non recito!

 

“No, papà, tutto ma non questo.” Tento sapendo che però è tutto inutile.

 

“Niente scuse Seyra, tu farei come dico io. Questa è stata l’ ultima delle tue bravate.”

 

“Oh, papà farò tutto, ma non recitare. Quella è una tortura per me.”

“Preferisci lavorare nelle fogne, perché l’alternativa è quella. O il corso di recitazione o nelle fogne a pulire.”

 

Fogne? La prospettiva non è allettante, ma meglio della recitazione. Non faccio in tempo ad accettare la seconda offerta che mio padre continua.

 

“Nelle fogne, a pulire i rifiuti, le feci e tutto ciò che c’è di più lurido sulla faccia della terra. Sarai sola li, anzi no, ci saranno topi e ratti a tenerti compagnia nelle ore di lavoro. Allora Seyra che scegli?” mio domanda mio padre furioso.

 

Fogne, non più una prospettiva allettante, ma orribile. E’ meschino questo da parte di mio padre. Sarò anche un maschiaccio, ma non al punto di infilarmi in luride fogne. Mi toccherà accettare i pizzi e i merletti e cosa ancora più orribile, un copione e delle battute e soprattutto stare con pomposi, egocentrici primi attori e ballerini. Oh, Dio sono finita all’ inferno!

 

“Il teatro!” sussurro lievemente.

 

“Prego, Seyra non ho sentito?” rincarando  la dose, si è mai vista una cosa del genere. Un padre che umilia la figlia! Bah, che sfiga colossale!

 

“Ho detto che scelgo il teatro!” urlai e mio padre ghigna. Si e mai visto un padre ghignare per le disgrazie dei figli?

 

No?

 

Be, il mio si! A quanto pare, mio padre, è l’ eccezione alla regola dei padri. Povera me!

STORIA CHE STO RIPOSTANDO OGNI CAPITOLO CORRETTO E MODIFICATO, SPERO VI PIACCIA A PRESTO MEI!

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo1 - Presentation ***


Ciao  a tutti, mi presento. Mi chiamo Mei91 e sono nuova in questa sezione. E’ la prima volta che scrivo una storia romantica che non abbia già come base un manga o un film o un libro, quindi non so come possa venire.  Vi chiedo se potete di farmi sapere come procede la storia o se ha una buona base per poterla continuare.  Premetto che i nomi dei personaggi saranno un po’ strani come ad esempio Seyra Lowell o altri presenti nella storia, ma spero che possa piacere. Un grazie in anticipo.

BUONA LETTURA E A PRESTO MEI CHAN.

 

 

 

 

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                                                 SHONE WILDER( ENTRAMBE LE FOTO)

 

 

 

                                    BEATRIX OXEL

 

 

SEYRA LOWELL

LICEO…

ORA RICREATIVA…

Che noia! Se solo penso che dopo le lezioni ho solo il tempo di andare a casa e mangiare un boccone, che mio padre è deciso a tutti i costi a portarmi a quell’ orribile teatro.  Ho provato a dirgli che ci potevo andare io stessa con la macchina senza bisogno che il paparino mi accompagnasse, ma lui non si fida più di me. L’ intervallo nella mia scuola è l’ ora preferita da tutti, tranne che la mia preferirei  andare al palazzetto sportivo e pattinare un po’ sul ghiaccio. Da sola. Ma la scuola non è ancora terminata e dopo mi aspettano estenuanti prove di teatro, che fra parentesi, io starò li sì, ma non reciterò. Sarà di sicuro un'altra giornata persa al vuoto.

L’ aria del cortile è fredda dopotutto siamo a Dicembre, ma a quanto pare hai miei compagni non dispiace stare fuori a fumare.  Io non mi posso lamentare, anche se  mi annoio da morire sono fuori a fumarmi la mia santa sigaretta di nascosto . Mio padre non ne sa niente che fumo, o se lo sa fa finta di non saperlo. Ma la sigaretta è il mio mezzo per scaricare il nervosismo. Ed dire che sono nervosa è poco perché sono arrabbiata nera, con me stessa che ho deciso di seguire quel cretino di Marcus, e con mio padre che mi costringe a fare la cosa che più odio a questo mondo.

Sento delle voci che mi si avvicinano e prontamente nascondo la sigaretta. Delle mie compagne stanno parlando del ragazzo, a loro avviso, più carino della scuola. Io non lo ho mai visto, ma se è davvero carino come dicono gli cederei volentieri la mia condanna in teatro.

“Oh, Isabella, se sapessi come dovrebbe essere il tipo di ragazza adatta a Shone  Wilder, giuro che farei di tutto per diventarlo.”

“Ti capisco Anna.  Shone è il tipo ragazzo che potrebbe far perdere la testa a qualsiasi ragazza. E’ bello, affascinante, adorabile, coraggioso e soprattutto è davvero freddo e misterioso.”

“Questi ultimi due però dovrebbero essere difetti, Isabella?”

“Oh, lo so ma su di lui anche i difetti diventano pregi e quell’ aria fredda e piana di mistero su di lui lo rendono così sexy e attraente.”

“Già, come darti torto.”

Ma queste due proprio qui vicino a me dovevano venire a parlare di questo affascinantissimo e misterioso stoccafisso di nome Shone. Che avrà poi di tanto bello? Non sopporto le oche e ne quanto meno quelle che pensano tutto il giorno a come farsi belle per un…Maschio. Bleah! Sarò anche una ragazza ma parlare del rappresentante del sesso opposto come fanno quelle due, mi fa semplicemente venire la nausea.

Poi quelle due continuano, ma questa volta sono riuscite a catturare la mia attenzione.

“Senti Anna, sapevi che Shone frequenta un corso di teatro?”

“Davvero? No, non lo sapevo. E con quale compagnia recita?” dichiarò con enfasi l’ ochetta, ma sta volta avevano tutta la mia attenzione. Quindi anche il ragazzo più bello della scuola, a loro detta, recitava. Altro motivo per odiare quello stoccafisso.

“SI, mi pare che sia la compagnia teatrale, vicino il palazzetto dello sport. Si chiama ” precisò la biondina che si doveva chiamare Isabella.

“Oh mamma, bello, affascinate e anche attore, che altro ancora! Sto già impazzendo d’ amore per lui, ma lui ignora tutti e tutte.” Che oca sfacciata invece che era la rossa.

Io non sono questa cima di bellezza. Sono alta un metro e sessantanove centimetri. Si, madre natura si è confusa per un centimetro, farmi uno e settanta no, uno e sessantanove si. Ma, chi la capisce è brava. Ho lunghi capelli biondo scuro, più sul castano chiaro, ma molto chiaro. Gli occhi sono castani d’ inverno e d’ estate ambra. Si, d’ inverno ho gli occhi di mi madre e d’ estate come quelli di mio padre. Di corporatura niente di che. Ho un corpo che fa proprio schifo. Ho una corporatura normale, senza curve, o se ce le ho non si vedono perché coperte da tute o jeans. Quando sono annoiata, mi vesto con le tute, quando invece mi va meglio con i jeans. Questo è il mio unico vestiario, senza gonne o  vestitini figurarsi i tacchi.

“bene, che ne dici di rientrare Isa, che qui si gela?” chiese ancora la rossa alla bionda.

“Si, si, entriamo.” Confermò la bionda. Poi, la bionda , Isabella, si rivolse a me.

“Seyra, tu non rientri? Qui fuori si gela e tra un po ricominciano le lezioni, e se il professore Boccaccioli non ci trova in classe sono guai?” mi chiede.

“Arrivo Isabella.” Dico fredda io poi Anna mi dice.

“Dovresti smetterla con quella.” Indicando la mia sigaretta.

“Lo so.”

“Ok Seyra, ci vediamo dentro.” Conclude Anna.

Non le sopporto, si comportano gentilmente con me perché sanno che i miei genitori sono agenti federali e della CIA. Sai che fortuna.

Oggi la sezione F dovrebbe scomparire e i ragazzi della F che poi sono solo 10, passano nella nostra classe. Chissà come saranno i nuovi compagni. Ma devo essere sincera? Non mi interessa affatto tanto sola ero e sola resto.

Butto il mozzicone di sigaretta e rientro in classe dove è appena suonata la campanella. Entro e mi accomodo al mio banco. Ho un banco libero. Nel posto accanto al mio ci metto sempre la cartella e spero che resti così.

Boccaccioli è appena rientrato con una catasta di dieci ragazzi appresso.

“Bene ragazzi, come sapete, oggi la sezione A e la F si uniranno formeranno una classe di trenta persone. Esigo che durante le presentazioni dei nuovi compagni, ci sia silenzio e soprattutto rispetto per i nuovi arrivati. Quindi nessuno che spali di questa o quell’ altra persona. Intesi?”

La casse era ammutolita e tutti fissavano quei tizi a bocca aperta, ma perché?

“bene, cominciamo con le presentazioni.” Continuò il professore. Io mi misi a guardare verso la finestra con i pensieri altro e a ciò che mi sarebbe toccato fare quel pomeriggio.

“Adrian McKene , vicino Ariel Mcgregor.” Che noia l’ elenco però quell’ Adrian era carino capelli castani e occhi castani, niente di che , ma sembrava carino.

“Beatrix Oxel, vicino Ben Tires.”

“Cathrina Niel vicino Hilary Jackeson.”

“Carter Nilson vicino Owen loxy”

“Dan Devis vicino Gabriella  Blue.”

“David Joyse  vicino Odriel Mcguire.”

“ Gena Smith vicino Jeremy Stiles”

“Susan Carroll vicino Ulrick Jamson.”

“Jamie Table vicino a Roxana Sincai”

“Shane Showalter vicino Odette Williams.”

“ E Infine il signor Shone Wilder vicino la signorina  Seyra Lowell.”

Quel nome catturò la mia attenzione. E così era quello il famoso stoccafisso tutto mistero di nome Shone Wilder. Carino lo era, non c’è che dire. Il ragazzo aveva capelli neri come la pece e occhi di un blu così inteso che sembravano avere delle sfumature sul violetto. Aveva un fisico palestrato ma non troppo, di sicuro il solito tipo tutto muscoli e niente cervello. Inoltre a quanto pareva era un attore, un accoppiata esplosiva a mio avviso, ma nel senso negativo della parola. Indossava un paio di jeans neri con una maglietta bianca una giacca di pelle nera. Al collo portava una targhetta e in spalla aveva la cartella e nella mano sinistra un libro…un libro che sembrava un copione. Ma dannazione professore con tutte le oche in questa classe che si vorrebbero questo qui accanto, proprio con me lo doveva mettere. Chissà qual è la compagnia teatrale che ha scelto mio padre per me. Anf, che tortura.  Di malavoglia spostai la cartella e il cappotto  dalla sedia e li poggiai, la cartella a terra sul mio lato destro e il cappotto sullo schienale della mia sedia, lui si accomodò al mio fianco. Non mi interessava quel tipo, inoltre ero assorta nei miei pensieri, mentre il professore iniziava la lezione.  Una cosa di buono al ragazzo seduto accanto a me gliela dovevo, se ne stava zitto e in silenzio ad ascoltare la lezione e non mi disturbava.

Perfetto, un punto a suo vantaggio. Se avrebbe continuato così tutto l’ anno, per me non ci sarebbero stati altri problemi. Al cambio dell’ ora il professore Boccaccioli, lasciò la stanza e Isabella e Anna si avvicinarono al mio banco vicino la finestra,scommetto per conoscere il loro idolo e infatti.

“Ciao io sono Anna e questa è isabella. Tu sei?” chiese Anna facendo finita di non sapere chi fosse. Vidi il ragazzo che lentamente alzava la testa dal copione che stava leggendo e freddo come il ghiaccio disse una sola parola.

“Shone.”

La sua voce era fredda, ma profonda e suadente.

“Bene, Di dove sei?” chiese Isabella.

“Quanti anni hai? “ rincarò la dose la rossa, ovvero Anna. Io sbuffai e attirai per un attimo l’ attenzione di Shone poi voltai la testa verso la finestra e mi misi a fissare il cielo. A quanto pare il ragazzo però non prestò molta attenzione alle domande che le due oche gli porgevano, le ignorava alla grande. Ammirevole. Loro continuavano a porgli domande e lui non rispondeva. Una ragazza si avvicinò al mio banco. Era una di quelle nuove. Aveva lunghi capelli mossi e di un rosso scuro, tipo bordeaux, occhi verdi, carnagione chiara ed era alta e slanciata. Vestiva con un paio di jeans blu e una maglietta nera e sopra aveva una giacca in cotone lungo che le arrivava alle ginocchia di colore bianca, una cintura nera le fasciava la vita stretta. Ai piedi portava delle semplici ballerine nere con qualche lustrino. Vidi Shone alzare la testa e scambiare con lei un fuggevole saluto. Poi lei si fermò davanti a me.

“Ciao, io sono Beatrix Oxel, Tu invece?”

Una parola mi uscì tirata dalla bocca, il mio nome.

“Seyra.”

Che sforzo sovraumano. Mi sono proprio sforzata per dire il mio nome. Ma che vuole perché non mi lascia in pace.

“Solo Seyra?”

Non risposi mi limitai al alzare le stalle e voltare la testa verso la finestra.

“Come vuoi. Però, Seyra, mi piacerebbe essere tua amica.”

Quello catturò la mia attenzione e vidi che anche Shone mi fissava. Una voce raggiunse le mie orecchie e quelle dei nuovi arrivati.

“Meglio che lasciate perdere Seyra. Lei non parla mai con nessun se non con quei pochi amici che si ritrova.”

A parlare era stata Sally Occhins quella che doveva essere la più bella della classe, ma aveva anche un enorme egocentrismo. Odiosa lei, e tutti quei cretini che le vanno dietro. Ma quello che mi sorprese fu che Beatrix le rispose.

“Lascia scegliere a me chi farmi amico e chi evitare. Poi tu chi sei,scusa?”

L’ espressione di Sally fu molto appagante per me. Era diventata un blocco di pietra e bianca come una cencio. Assurdo eppure reale, Beatrix era riuscita a far scuotere quella ochetta con una semplice domanda.

“Be, pensaci Seyra. Potremmo essere buone amiche.

“Seyra, ascolta so che non ti fidi molto di nessuno, ma ti assicuro potremmo permanete divertirci insieme. “

“Va bene.” Acconsentii titubante.

“Fantastico, ora torno al mio posto che tra un po’ arriva il prof.”

Annui poi però sentii parlare Shone.

“Bea, ricordati questo pomeriggio.” Disse freddo come il ghiaccio il cavalier servente della gentilezza.

“Lo so Shone, questo pomeriggio alle 17.00 sarò li contento. Tiranno !” disse Beatrix per poi tornare al suo posto.

Bo, chi li capisce è bravo. La professoressa inizia la sua lezione e finalmente dopo un ora è finita e si può tornare a casa, ma il solo pensiero che ha casa ho mio padre che mi aspetta per portarmi al teatro, giuro che preferirei farmi un'altra giornata pensante come questa di scuola.

Oggi, io avevo intenzione di andare a pattinare sul ghiaccio al palazzotto dello sport e invece sono costretta ad andare al teatro. Che rabbia!

La strada per il ritorno è lunga, ma io decido di farmela lentamente. Più tardi arrivo a casa meno possibilità di finire in teatro ho.

Passeggi lentamente per la via, fino a quando.

“Seyra! Seyra!”

Eh? Chi mi chiama? Mi giro vers0o la strada e vedo che Beatrix mi strafacendo segno con la mano per raggiungerla in macchina. Mi avvicino al bordo della strada per sentire che cosa vuole.

“Seyra, vuoi un passaggi? Dai salta su, a Shone non dispiacerà, vero?”

Shone seduto dal lato guida alza le spalle. Tranquillo non mi interessa il tuo passaggio, più tardi arrivo a casa meglio è.

“No, Grazie non è ho bisogno, mi faccio quattro passi a piedi.”

“Dai Seyra…”

“No, grazie. Ciao.”

Ritorno sul marciapiede e mi riavvio verso casa. Vedo che Beatrix mi saluta con la mano e mi fa cenno che ci saremmo viste domani a scuola. Io annuisco e tiro dritta per la mia strada.

Arrivata a casa pranzo tranquillamente fino a che mio padre deve sempre rovinare tutto. Mio padre sia alza e prende un opuscolo, lo legge e poi se lo mette in tasca. Il mio paparino insieme alla mia mammina mi rivolgono un occhiata talmente eloquente, che non c’è bisogno che mi tappi le orecchi per capire cosa significhi.

Seyra preparati alla punizione.

Oh, miei Dei. Infatti mio padre da voce a quella mia sensazione.

“Seyra per le 17.00 vedi di essere pronta che dobbiamo andare in teatro.”

Ah! Preferivo la galera! In questo momento di sicuro preferirei andare al patibolo e ci andrei cantando armoniose melodie e saltellando piuttosto che andare a teatro.

Orrore!

Salgo in camera mia e mi preparo a una morte lente e dolorosa.

Decido di mettermi un po al computer cercando di non pensare a cosa mi sarebbe successo da li a poco. Entro su Facebook e vedo un po che novità ci sono. Sulla chat c’è mia cugina e intavoliamo una breve discussione. Lei fa l’ università e non ha molto tempo ma le parlo un po della tortura che mi sta per capitare. Non c’è proprio modo di non pensarci, quindi è meglio che affronti il problema di petto. Mi dice che nonostante tutto potrebbe essere una buona occasione per farmi degli amici. E’ vero che adoro stare per conto mio, ma qualche vero amico non mi farebbe di certo male. Il problema è recitare e mia cugina mi dice che non devo obbligatoriamente recitare, cantare, o ballare, ma che dovrei stare li a tentare di farmi degli amici. Però non lo voglio fare. La saluto e comincio a prepararmi, sono le 16.45 e tra un quarto d’ora devo andare al patibolo. Sono pronta. Un paio di jaens blu un maglione bianco e turchese e un paio di scarpe da ginnastica e siamo pronti ad andare. Non finisco di formulare il pensiero che mio padre mi chiama pronto ad andare. Scendo le scale lentamente, ma prima deciso di portarmi dietro i pattini. Dopo la tortura avrò bisogno di qualche minuto di pace e relax sulla pista di ghiaccio.

In soggiorno mio padre mi aspetta impaziente e mia madre è tutta eccitata e continua a ripetere che avrà una figlia attrice. Ma quando mai!

In macchina, mio padre guida tranquillo mentre io sono un cumulo di rabbia e nervosismo nei suoi confronti. Non capisco perché, però, ci stiamo avvicinando al palazzotto dello sport anziché andare a teatro.

Che mio padre abbia capito che odio il teatro e mi voglia portare a pattinare?

Evviva papà” Sei un grande!

Ho esultato troppo presto! L’ insegna riporta il nome del...

         IL CHIAVISTELLO D’ ORO.

Isabella l’ aveva detto che un club teatrale si trovava vicino il palazzotto dello sport. Lo stesso Club teatrale che frequenta quello stoccafisso di Shone. Accidenti papà , ma con tutte le agenzie teatrali che ci sono proprio questa dovevi scegliere!

Mio padre scende dalla macchina e si avviva verso l’ entrata ma appena si accorge che io non lo seguo e che sono rimasta in macchina si blocca e si volta verso di e mi dice.

“Scendi Seyra e non mi fare arrabbiare!”

Infuriata scendo dalla macchina e mi avvio anche io verso l’ oblio. Ma che ho fatto di così sbagliato per  meritarmi questo. Non sono io quella che ha dato fuoco alla macchina del preside, ma quello stupido imbecille di Marcus.

Entriamo in teatro e già mi viene la nausea a vedere tutti quei cretini che continuano a leggersi il copione. Anf, ma chi me lo ha fatto fare ad assecondare Marcus. Ma che dire era l’ unico amico che avevo e per non perderlo ci sono andata di mezzo io.

“Lucan Lowell, Ma che piacere rivederti ,amico mio!” esclama una voce che a quanto pare conosce mio padre.

“Stephan Wilder? Ma sei proprio tu!” esclama mio padre.

“Si, sono io. E’ passato così tanto tempo dall’ ultima volta che ci siamo visti” dichiara Stephan venendo a stringere la mano a mio padre.

“Già, e come sta tua moglie?” chiede mio padre.

“Arabella? Oh, Arabella è nei camerini con delle attrici, se resti vado a chiamarla?”

“Solo dieci minuti sono qui per mia figlia!”

“Capisco, quindi tu devi essere la piccola Seyra Lowell.”

Sbuffo apertamente, non sopporto quel tipo. Alla sua giovane età doveva essere un bell’ uomo. Aveva capelli neri e occhi verdi, poi lo sentii scoppiare a ridere e rivolgersi a mio padre.

“E tua moglie come sta?”

“Amber? Sta bene è a casa per ora.!”

“Capisco, non ti preoccupare Lucan.  Per tua figlia faccio pensare a mio figlio. Shone,”dice l’ amico di mio padre.

 

ALT! Fermi tutti! Ha detto Shone? Suo figlio? Shone Wilder il mio compagno di classe.

“E mia nipote Beatrix “ conclude il signor sapientone.

E anche Beatrix è un’ attrice imparentata con questo qui.

“Shone, Beatrix venite un attimo!” Urla Stephan Wilder.

Si sente una voce e la riconosco subito come quella di Beatrix.

“Zio, Shone è con la zia, vuoi che vada a chiamarlo?”

“Si, Bea Grazie!”

“Vado, lo chiamo e torno.”

Incredibile anche Beatrix è un’ attrice e per di più imparentata con uno che conosce mio padre. La situazione si mette male. Voglio scappare!

Beatrix e Shone si stanno avvicinando e ad ogni passo che fanno la voglia che io sento di scappare è sempre più forte.

“Bea, Shone, Questo è un mio amico, quando facevamo ancora il liceo eravamo nello stesso corso e recitavamo anche insieme. Eravamo inseparabili. Io, Lucan, Arabella, e Amber. Un quartetto esplosivo e poi è finita che ci siamo sposati a vicenda ed ora eccoci qui, questo mio amico vorrebbe iscrivere sua figlia al nostro corso di recitazione.”

“E’ impossibile papà, le parti sono tutte occupate e in più non abbiamo bisogno di nuovi attori.”

Ti adoro Shone, su su digliene  quattro mentre io mi sto nascosta dietro mio padre così non mi vedete.

Vedo Beatrix dare una gomitata a quello che doveva essere il cugino e risponde.

“ma che dici Shone, gli attori ci mancano eccome, ancora dobbiamo assegnare le parti e siamo nella confusione più totale. Zio chi è questa ragazza?”

“oh, meno male non volevo fare una brutta figura con il mio migliore amico.”

“Non esagerare Stephan e tu …cribbio Seyra esci da li dietro.”

Ti odio Papà, ti odio Beatrix. Ti odio signor Stephan e ti odi Shone.

“Seyra?” sento dire a Shone e Beatrix.

“Si, so che è un nome strano ma a me e a mia moglie piaceva quindi…”

“Seyra? Seyra Lowell?” dice Beatrix

Io Incavolata nera esco da dietro la schiena di mio padre e dico

“Ciao Beatrix, Shone.”

Shone mi fa un segno con la testa mentre Beatrix mi salta al collo.

“Oh, che bello! A scuola e a teatro insieme. Che bello!” esulta e io sto per sprofondare ma mio padre e deciso a ripescarmi.

“Vi conoscete?” Chiede mio padre

“Si, Siamo compagne di classe!” rispondo.

“Seyra?” quella voce? Shone? Ma che vuole da me.

“Uhm?”

“vedi di non crearmi problemi!” detto questo se ne va.

Cosa? Cosa? Cosa? Ma chi si crede di essere quello li. Sant’ so tutto io. Ma ora ti faccio vedere io Shone Wilder, hai svegliato la tigre che dorme.

“Bene, Seyra ti lascio la macchina. Chiama quando stai per tornare.”

“Papà. Dopo questa tortura io vado un po’ al palazzotto dello sport a pattinare”

“ma…”

“Ti prego …ho accettato la punizione di venire qui, non negarmi anche il pattinaggio sul ghiaccio.”

“Punizione?” Chiede Beatrix.

“Ti prego, solo un po!” dico facendo gli occhietti dolci da cucciola indifesa.

“Seyra?”

“Papà, un po di relax sul ghiaccio!” esclamo

“E va bene ma dopo il pattinaggio subito a casa!”

“Si!”

“Sai pattinare sul ghiaccio?” mi chiede Beatrix

“Si.” Rispondo semplicemente

“Io pure! Signor Lowell, Seyra sarà con me al palazzotto dello sport ok”

“Ok.” Risponde mio padre ed io

NO! Nemmeno un momento di pace  e senza che questa qui mi stia dietro.

“Shone!” urla Beatrix e lui si gira.

“Sta sera si va a pattinare sul ghiaccio, vuoi venire?”

Lui annuisce.

“Bene. Porta anche Adrian così saremo in quattro.”

“Chi sarà il quarto Bea?  Chiede calmo Shone e lei risponde

“Seyra!”

“Bene” risponde freddo come al solito e senza degnarmi di uno sguardo. Ma chi glielo dice che io voglia la loro compagnia?Voglio stare sola a pattinare in santa pace, senza che qualche attorino da quattro soldi mi venga a infastidire. Maledizione!

L' inferno è appena cominciato. Addio Paradiso, Benvenuto Inferno!

 

To be continued.

Allora che ve ne pare? Com’è come inizio spero  che possa piacere. Vi prego fatemi sapere un kiss Mei Chan.

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Capitolo 3
*** attore amico....no Mai! ***


Salve eccomi qua con un nuovo capitolo di lezioni di recitazione. Mi fa piacere che come inizio la storia vi sia piaciuta e ringrazio di cuore tutte quelle persone che la hanno commentata e messa tra le preferite chi tra le seguite, grazie di cuore. Adesso non mi resta che augurarvi buona lettura un kiss Mei chan.

 

 

 

Mio padre finalmente se ne era andato. Come previsto, per me, quel posto era una gabbia di matti.  Le prove ancora non erano iniziate, e per fortuna o quel posto sarebbe diventato veramente  il manicomio. Mi sentivo male a stare li dentro, mi mancava l’ aria e i ricordi cominciarono ad attanagliarmi la mente. Non era la prima volta che mettevo piede in un teatro o in una sala prove e i miei ricordi di quei momenti non erano belli, anzi erano orribili. Perché non mi lasciavano mai in pace.

INIZIO RICORDO

ISTITUTO ARTI, DANZE E RECITAZIONI….

Quel giorno lei si era sentita eccitata e felice. Presto avrebbe conseguito l’ attestato  di ottimo portamento, eleganza e fierezza  per le categorie di Danza classica, moderna, e sul ghiaccio.  Avrebbe anche conseguito un piccolo riconoscimento per il lavoro di scrittura creativa che aveva svolto e un attestato e una possibile borsa di studio per l’ accademia di recitazione più famosa della città.

Il sogno di Seyra un tempo era stato quello di diventare una ballerina/attrice famosa in tutto il mondo, ma il suo sogno era stato distrutto e frantumato in mille pezzi.   Era brava sia a recitare che a danzare sia sulle punte e mezze punte, sia sul ghiaccio. Aveva una presenza scenica ed espressiva estremamente passionale e intuitiva. Anche per la recitazione sarebbe potuto essere così se le non fosse arrivata in ritardo a causa di un soffio violento al cuore  che l’ aveva privata della voce per un mese. Il medico le aveva proibito di sforzarsi e le aveva proibito anche di parlare per minimo un mese se non voleva compromettere la salute del suo cuore e della sua voce.  Lei però lo aveva ignorato ed era andata a sostenere gli esami. Aveva ballato con grinta e passione ed era risultata la migliore ma al termine della prova eseguita meravigliosamente, lei si era accasciata al suolo priva di sensi. Era stata trasportata in infermeria e dopo un ora si era ripresa, ma scrutando l’ orologio si era accorta che le prove di recitazione stavano per cominciare.  Usci dalla medicheria e si diresse all’ aula di recitazione. Troppo tardi si accorse che la voce non  rispondeva e lei era  rimasta muta.  Lei, non si arrendeva mai e nonostante tutto provò a recitare portando al limite la propria voce e con esso anche il cuore. La giuria non l’ aveva reputata adatta ad essere un attrice e le dissero che avrebbe potuto riprovare. Con il cuore a pezzi di quanto realmente esso non fosse già, Seyra si era diretta verso casa sua sotto le occhiate cattive degli insegnanti a cui aveva fatto perdere tempo e le risate di derisione da parte dei compagni. Da quel giorno Seyra aveva giurato che non avrebbe messo più piede in un teatro e che la danza sarebbe stato solo una valvola di sfogo al diavolo il proprio cuore. Seyra non aveva detto nulla delle audizioni ai proprio genitori e quel giorno quando rincasò svenne sul portico. I genitori l’ avevano trasportata d’ urgenza  all’ ospedale dove aveva subito un intervento a cuore aperto. Per fortuna le moderne tecnologie le avevano praticato un incisione sul petto lunga circa 20 centimetri, ma per fortuna la cicatrice era stata richiusa alla perfezione lasciando solo una linea rosa e sottile sul petto che con il tempo sarebbe diventata bianca, ma non sarebbe mai scomparsa. Dopo un mese Seyra era stata dimessa dall’ ospedale e aveva anche recuperato la voce. L’ intervento al cuore era riuscito alla perfezione, lei poteva fare quello che voleva. Ballare, cantare, pattinare, e recitare, ma per Seyra la recitazione era off limit. Da quel giorno erano passa solo due anni.

FINE RICORDO

A quei ricordi gli occhi di Seyra si fecero lucidi nel vedere tutta quell’ euforia nel preparare uno spettacolo a cui lei non avrebbe mai partecipato, nemmeno sotto tortura. Lei sarebbe voluta scappare. Avrebbe voluto confessare a qualcuno anche ai suoi genitori ciò che provava, ma era impossibile lei aveva fatto tutto quello con i propri risparmi e con la propria forza di volontà. Fu dopo che lei era uscita dall’ ospedale e stava passeggiando per Park Avenue che aveva incontrato Marcus. Le era sembrato un tipo per bene, solare  e gentile e lei in quel momento aveva bisogno di qualcuno gentile nei suoi confronti e Marcus sembrava la persona giusta. Troppo tardi si era accorta che ciò che lui mostrava non era la sua vera personalità ma sola facciata apparente, troppo tardi perché ormai lei era diventata la sua ragazza e complice delle sue scorribande e casini.

Lei ormai aveva accettato tutto. Ciò che la vite le offriva era solo dolore e sofferenza. Il medico le aveva detto che poteva fare quello che voleva, ma le aveva anche raccomandato di non strafare e di non mettere sotto pressione il cuore per almeno quattro anni. Questo voleva dire non innamorarsi. Questo era l’ unico consiglio da parte del medico che lei aveva seguito. Anche se lei si era fatta fidanzata con Marcus questo non voleva dire che lo amava. Gli voleva bene si, ,ma non lo amava.  Erano passati due anni e ne mancavano ancora due prima che lei potesse innamorarsi, ma questo per lei non era un problema. Non avrebbe mai amato nessuno perché tutte le cose che lei aveva amato le erano state tolte. La danza, la recitazione …non danzava  e non recitava da due anni. Pattinare sul ghiaccio…a quello non aveva rinunciato anche se per certi versi pattinare sul ghiaccio era un ricordo doloroso, ma era anche l’ unico modo per sfogarsi e tentare in qualche modo di essere l’ ombra di quella che era stata un tempo , quando la vita non l’ aveva uccisa. I miei pensieri vennero interrotti da una voce esuberante che correndo si stava avvinando alla mia poltrona dove io ero rannicchiata come un porcospino. Le miei ginocchia erano piegate al petto e con le braccia le abbracciavo. La mia testa appoggiata sulle ginocchia e gli occhi bagnati da un leggero pianto a cui provvidi subito per asciugarle. Beatrix mi si stava avvicinando felice e lei non mi doveva vedere in quello stato pietoso. Il passato è passato e non si piange sul latte versato. Mi asciugai gli occhi, lasciai andare le gambe che ricaddero subito per terra e mi alzai, mi sistemai i vesti e voltai le spalle a Beatrix mentre lei gridava.

“Che ci fai seduta li? Aspetta Seyra non te ne andare! Su, vieni con noi a breve inizieremo.” Mi disse in un turbine di parole Beatrix.

“No, non mi va vado fuori. Ci vediamo!” dissi fredda come il ghiaccio lasciando pietrificata Beatrix. Ma a quanto pare lei non demorde.

“No, Seyra vieni che dopo dobbiamo andare a pattinare.”

“E chi te lo ha chiesto? Chi ti ha permesso di autoinvitarti e auto invitare gli altri. Io non ci voglio stare qua. Sto qua solo per una punizione. Io voglio stare sola senza voi attorucci da quattro soldi che mi girate in torno. State alla larga da me! Fate finta che io non esisto e ora se vuoi scusarmi vado fuori a fumarmi una sigaretta!”

“Ma…” tentò Beatrix

“Qualcosa da ridire?” dissi furiosa e avviandomi alla porta per poi sbatterla con violenza.  Fuori era tutto innevato e il freddo era pungente ma non importava. Dentro ribollivo di rabbia e disperazione. E questi sono i luoghi dove dolorosi ricordi mi riaffiorano alla mente. Volente o nolente.  Mi dispiaceva aver risposto in quel modo a Beatrix, ma volevo stare sola con il mio dolore.

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Beatrix era pietrificata all’ interno della stanza. Aveva visto dolore negli occhi di Seyra. Dolore che ormai continuava da anni. Dolore per scelte fatte e…

“Ci penso io…tu va di la!”

“Shone?”

“uh”

“Hai assistito vero?” Disse debolmente Beatrix.

“Era impossibile non sentirvi Bea. Seyra stava urlano e la sua voce sembrava carica di dolore.” Disse Shone riflessivo.

“Lo hai notato anche tu?”

“Si, ma adesso va. A Seyra ci penso io.”

Bea annuì e si voltò per tornare dagli altri ma prima si blocco.

“Shone, si gentile con lei. Non comportarti come tuo solito.”

“Uh. Guarda Bea che so decifrare quando una persona soffre e non sono così stupido da affondare altre pugnalate. O almeno non subito.”
“Shone, ti prego.”

“Ok” sbuffò lui per poi avviarsi verso la porta.

 

Perché diavolo me la sono presa con Beatrix? Lei tentava solo di scambiare due chiacchiere. Uhm, il ricordo fa ancora così male nonostante siano passati due anni. E’ da due anni che non verso una lacrima e questo posto, queste persone… con mezza volta che mi vedono sono riuscite a farmi piangere. O almeno scendere una lacrima. Ma dov’è finito il mio cuore di ghiaccio. Dov’è il cuore che mi sono costruita con fatica in questi due anni. Ho il viso rivolto verso il cielo. Il cielo si sta scurendo e questo tramonto potrebbe essere anche bello se per ora non stessi soffrendo così. Ma che devo fare della mia vita. Quando credo di aver trovato un equilibrio ecco che mi spunta davanti uno ostacolo da superare e un cambiamento improvviso. Cribbio non sono una macchina ho bisogno di pace e serenità.  Quella pace e quella serenità che ormai da due anni a questa parte mi sono state negate. Destino infame e crudele che ti ho fatto per meritarmi tutta questa sofferenze, eh? Non meritavo questo, meritavo di più e adesso invece?

“Si può sapere che ti è preso li dentro?”

Mi voltai di scatto e la mia sorpresa fu palpabile. Mi aspettavo Beatrix, tutti, ma non lui. Che ci fa qui? Che vuole da me?

“Uhm. Me ne offri una?” mi disse…

Eh? Di cosa? Seguii il suoi sguardo e vidi che guardava la mia sigaretta. Annui e presi il pacchetto e gliene offrii una. Poi gli diedi l’ accendino e lui accese la sigaretta e mi riporse l’ accendino. Fece una sospirata e in seguito buttò il fumo con fare sensuale. Poi parlò.

“Allora? Che è successo?”

Non risposi mi limitai a sposare lo sguardo da lui al cielo che man mano diventava sempre più scuro. Ero triste ma per uno strano motivo ero felice che li fosse li. Poi lo senti sospirare e voltai un attimo lo sguardo verso di lui e notai che aveva chiuso gli occhi. Aveva le braccia conserte e si intravedevano i suoi muscoli dalla maglietta nera che indossava. Poi riportai lo sguardo al cielo.

“Qualunque sia il problema Seyra, non è urlando e scappando che si risolve. Sorridi Seyra perché più triste di un sorriso triste c’ è la tristezza di non saper più sorridere.”
 

Sta volta lo guardai sorpresa. Chi era adesso Shone? Che io ricordassi, non lo avevo mai visto sorridere.

“Se no si diventa come te, eh Shone?” tentai di fare del sarcasmo che però mi uscì come una costatazione.

“Già” rispose semplicemente lui e io lo osservai e lui continuò.

“Tutti abbiamo dei problemi Seyra, chi più chi meno, ma li abbiamo tutti.” Mi disse Serio.

“ E i tuoi problemi, quali sono Shone?”

Non rispose ma mi disse.

“Trova il tempo di essere felice Seyra….è la musica dell’ anima.”

“Shone? Io di tempo ne ho a sufficienza.” Disse platonica.

“Si, ma hai il tempo di lavorare sulla tua vita e la cose che ti piacciono anche se spesso ti ritrovi con delusioni, imprevisti e porte chiuse in faccia. Sai, Seyra il lavoro su se stessi e sulle cose che piacciono è il prezzo che devi pagare per il successo.”

“Non ho bisogno di successo , Shone io voglio solo essere lasciata in pace.”

“Sarà, ma trova anche il tempo di riflettere su quello che fai e le scelte che ti poni, è la fonte della forza.”
“io sono forte!”

“Non lo metto in dubbio. Ma sei forte con gli altri e con te stessa.”

“Io so come si lavora, so essere responsabile e determinata quando voglio una cosa faccio di tutto per ottenerla.” Disse alterata e Shone mi guardò e debolmente mi disse.

“allora trova il tempo di giocare Seyra, è il segreto della giovinezza. Perché chi pensa solo al lavoro ad essere sempre molto esigente, sempre al ciò che può fare per essere importante, ma si lascia abbattere dalle prime difficolta, si può già considerare un vecchio e un debole. I problemi e le difficolta vanno affrontate di petto e uccise piccola Seyra.”

“Io faccio quello che voglio e poi cosa sei diventato uno scienziato che propini saggezza da ogni poro.”

“No, Seyra, ma io trovo il tempo di leggere anche le cose più banali , anche i romanzi che piacciono a voi ragazze, anche i romanzi sul soprannaturale, leggo tutto perché anche una semplice lettura è la base del sapere.”

“Se, Se  sapientone ficcanaso.  O dovrei chiamarti bell’ imbusto da quattro soldi faccio cadere tutti ai miei piedi. “ dissi sfrontata e arrogante e poco gentile.

Lui sospirò.

“Seyra, trova il tempo di essere gentile, è la strada della felicità.” Disse calmo Shone e con gli occhi chiusi.

“Senti chi parla.” Dissi rinfacciandogli il fatto che lui con me non era stato affatto gentile.

“I miei sono consigli Seyra, non ti ho detto che io li metta in pratica anche se vorrei riuscirci. Tu non hai dei sogni che vuoi realizzare?”
“Tu li hai? Comunque no non è ho.”

“Allora trova il tempo di Sognare, è il sentiero che porta alle stelle. Anche se quel sentiero può essere duro è difficile da scalare, quando raggiungerai la cima allora sarai felice.” Disse lui facendosi più triste.

“ Sarà, ma ne dubito.”

“allora, almeno prova a trovare il tempo di Amare: è la vera gioia di vivere.” Disse Shone aprendo i suoi magnifici occhi blu e puntandoli su di me.

“Mi dispiace, ma questo non posso proprio farlo. E poi dimmi, di tutti i consigli che mi hai propinato tu almeno uno lo segui?”

“No.”

“Vedi.” Dissi con ovvietà.

“Allora ti propongo un patto Seyra,  tu tenti di aiutare me e io tento di aiutare te.” Disse lui.

“Si, certo il ghiacciolo che tenta di aiutare un altro ghiacciolo bella accoppiata, Shone, proprio bella.” Dissi sulle mie.

“Proviamoci. Proviamo a essere amici Seyra.” Mi disse. Ma io accettare di essere amica di un attore? No, Mai.

“No, non voglio e non potrò mai essere amica di un attore.”

“Eh.”

“Mai un amico attore!”

“Intanto mettiamo in primis una cosa Seyra, io prima di essere un attore sono una persone e poi da oggi anche tu sei un attrice e quindi che differenza fa.”

“Io non sono un attrice, chiaro?”

“Purtroppo è quello che sei diventata visto che ha detta di mio padre sei la mia coprotagonista. Eh, si io e te siamo gli attori principali.” Disse serio e freddo Shone facendo restare me di sasso.

“No, no, non è possibile….” Dissi cominciando a tremare e facendo preoccupare l’ attorino di fronte a me.

“Seyra, ascolta a questo ci penseremo dopo. Oggi è stata scelta solo la commedia e gli attori, le prove saranno in seguito. Ma intanto non potresti cominciare a vedere me, Bea e Adrian come persone e non attori e provare a cominciare a considerarci tuoi amici?”

Io ci riflettei. E’ vero prima di essere attori, gli attori sono persone e potrei anche provare ad averli come amici.

“Si, ci posso provare.”

“Bene. Ahm, Seyra ascolta non so che cosa mi sia preso a parlare con te oggi, ma se qualche volta io mi comporterò …come dire…ehm freddo e scostante anche con te , tu non abbandonarmi…restami amica. Ho detto queste cose anche a Adrian e a mia cugina Bea, perché sono loro che considero più amici. Almeno formiamo un quartetto. Ho bisogno della tua promessa Seyra. Mi prometti che non mi abbandonerai?”

Shone sembrava molto provato. Forse nemmeno lui aveva avuto una vita facile e poterlo avere come amico vicino a me e con lui anche Bea e questo Adrin, forse può essere d’ aiuto. E’ bello averlo come amico, credo. Ed è certo che non lo abbandonerò.

“Certo. Non mollo facilmente gli amici io e ne è una prova che per uno di loro sono quasi finita in prigione.” Dissi accennando un sorriso. Lui, mi guardò sorpreso e capii cosa volava chiedermi.

“Uhm, te lo spiego dopo ok?” dissi più tranquilla parlare con lui mi ha fatto bene.

“Si. Proviamo a capirci insieme Seyra ok.”

“Si.” Non resistetti e gli buttai le braccia al collo e lo strinsi a me. Che bello avevo un vero amico. In un primo momento lui parve sorpreso poi contraccambiò l’ abbraccio lasciando cadere la sigaretta a terra.

“Su, forza andiamo a prepararci e a chiamare gli altri.” Mi disse Shone.

“Ti sei scordata che dobbiamo andare a pattinare?”

“Ah, vero.” Dissi staccandomi da lui.

“Ma almeno sai pattinare, testolina buffa?” mi disse tornando a fare il sarcastico e il freddo. Ma ormai lui mi aveva avvertita e io lo avevo compreso… o quasi.

“ma non saprei, testa bacata.”

“Che cosa!” esclamò lui.

Poi entrambi ci guardammo e scoppiammo a ridere e ci abbracciammo di nuovo. In quel momento entrò Beatrix con le nostre borse che le caddero di mano e balbettò.

“Se..Se…Sei…Ri..riu..riuscita…a …far….r.ridere….Shone, Seyra?” mi disse balbettante, sorpresa e sotto Shock.

“Ehm si , perché?” dissi confusa. Vidi Shone che si staccava da me e voltava le spalle dal lato opposto. Poi Beatrix sorrise.

“Seyra, Shone non ride dall’ età di nove anni.”

“Che cosa?” dissi Sorpresa ecco il perché di quella frase sul sorriso. Lui non rideva da tredici anni anni.”

“tredici anni  ? Shone quanti anni hai?”

“ventidue.”

“Che ci fai ancora al liceo?”chiesi.

“Io non studio in quel liceo, ma è uno stage universitario.” Disse freddo Shone.

“Non capisco.” Chiesi ancora più confusa rivolta a Shone.

“Vedi Seyra, io studio all’ accademia di Arti, Danza e Recitazione e i miei professori mi hanno mandato al liceo per cercare nuovi …come dire talenti. Io sono già diplomato Seyra.” Mi disse con calma

io ero pietrificata. Pugnalata alle spalle dal mio nuovo, presunto amico.  Era uno studente dell’ accademia di arti, danza e recitazione….proprio l’ istituto che mi aveva fatto passare gli i momenti più brutti della mia vita. Feci finta di niente e con non curanza mi congratulai falsamente felice con Shome. Ma lui non era stupido e aveva capito che qualcosa in me non andava.

“Seyra, che hai?”

“Nulla, sto benissimo. Il problema lo devo affrontare eh? Bene, lo prendo di petto. L’ istituto di cui tu sei studente, mi ha rovinato la vita!” detto questo rientrai dentro afferrai le mie cose e mi diressi al palazzotto dello sport. Ero furiosa e Shone…. Shone l’ idolo delle mille ragazze della mia scuola era uno studente delle accademia di arti e recitazione e danze. Non me lo sarei mai aspettata. Arrivai al palazzetto. Era deserto. Meglio così più tempo per imprecare contro l’ istituto e Shone. Speravo solo che dopo la pattinata i miei pensieri e il mio dolore si attenuasse. Cercavo in ogni modo di dimenticare ciò che provavo e la notizia di aver appreso che ero stata ingannata anche da Shone e da Beatrix . Ma che avevo fatto di male per meritarmi tutto questo dolore. Lo sapevo e avevo ragione, mai essere amica degli attori.

 

To be continued.

 

Allora che ve ne pare fatemi sapere come procede questa storia un grosso kiss la vostra mei Chan.

 

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Capitolo 4
*** AMICI... ***


Rieccomi di nuovo con un nuovo capitolo di lezioni di recitazione. Spero che questa storia vi possa piacere. Ringrazio tutte quelle persone che la hanno messa tra le preferite, tra le ricordate e chi tra le seguite. Un grosso bacione a tutti quanti e buona lettura…un kiss Mei chan.

 

 

 

 

PROV SEYRA

Perché a me?

Rientrando dentro trovai il padre di Shone che stava organizzando tutto il necessario per cominciare le prove al prossimo incontro a cui, io, non mi sarei presentata!

Mi sentivo tradita. Tradita da colui che consideravo un amico, anche se da soli due minuti. Lo dicevo io, Mai fidarsi di nessuno.

Oh, ma che mi serva da lezione! Mai fidarsi degli attori specialmente se hanno la parlantina facile.

Shone mi aveva chiesto di aiutarlo, di restargli amica anche se si sarebbe comportato di ghiaccio nei miei confronti, ma come facevo dopo quello che mi aveva fatto.

Perché tutto a me?

Come facevo a non abbandonare Shone anche  se l’ ho promesso! Lui è uno studente dell’ accademia che due anni fa mi rovinò la vita e io dovrei essere sua amica? No, Mai!

Basta! Non era più concepibile l’ idea che io continuassi a soffrire in questa maniera. Che avevo fatto di male per meritarmi tutto questo. Non sapevo che qualcuno mi era venuto dietro intento a capire cosa diavolo mi fosse successo. In pista c’erano solo due persone che adesso erano dirette agli spogliatoi. Io entrai in pista e comincia a pattinare. Mi rilassava. Era una sensazione meravigliosa. Mi sentivo libera. Mentre pattinavo però non mi accorsi che erano arrivato qualcuno di mia conoscenza. Un essere poco gradito.

Shone.

Era arrivato Shone, Beatrix e Adrian.

Me ne accorsi troppo tardi.

Infatti Shone, era entrato in pista e mi aveva raggiunta.  Pattinammo insieme come una coppia super affiatata. Facevamo Axel, doppio Axel, salti mortali, trottole. Era come se avessimo pattinato sul ghiaccio sempre insieme. Avevamo un intesa e un affiatamento che ben poche persone trovavano. Shone mi sollevò in aria e io lo seguivo così facilmente e consì in sintonia che sembravamo una coppia affiatata. Sembrava che non avessimo fatto altro in tutta la vita se non stare insieme sul ghiaccio e anche fuori. Ma questo non era vero. Invece io lo odiavo da morire. Shone apparteneva all’ accademia di Arti, danze e Recitazione; la stessa accademia che aveva rovinato a me l’ esistenza due anni prima.

Purtroppo per me. Però, pattinare con Shone, era una delle esperienze più belle che avessi mai vissuto in vita mia. In quei movimenti c’ era grazia, sintonia, felicità, intesa, amicizia anche se bene nascosta, somiglianza, comprensione. Però, in quei movimenti c’ era anche grinta, passione, fuoco, energia, essenza. Io, e Shone stavamo dando in meglio in quell’ esibizione. Caddi una volta ma mi rialzai immediatamente. Volevo stare fra le sue braccia. Era come se stessimo gareggiando. Una gara personale, però. Per noi non esisteva nulla se non il ghiaccio e il compagno che ti faceva provare quelle sensazioni così magnifiche. Mi chiesi come sarebbe stato recitare con lui. Pattinare con lui, per sempre. Giocare con lui, parlare con lui. Stare con lui.  Essere la sua coprotagonista sia in teatro che nella vita. Mi chiesi come sarebbe stato poter essere veramente sua amica. Mi chiesi in che modo io, avrei potuto aiutarlo e restargli amica.

Come?

Notai che Beatrix, e il ragazzo che doveva essere Adrian, che ci guardavano come se avessero visto due extraterrestri. Solo allora mi accorsi di che cosa avevo realmente fatto. Mi ero lasciata andare con il nemico. Avevo pattinato con lui. Gli avevo permesso di stringermi fra le sue calde e forti braccia. Non me lo sarei mai perdonata.

IO NON AVREI MAI AVUTO UN AMICO ATTORE!

Cascasse il mondo io non avrei perdonato Shone. Mai!

Mi staccai bruscamente da lui e caddi a terra sul ghiaccio. Shone tentò di aiutarmi porgendomi una mano afferrandomi una mano e mettendo la sua mano sinistra intorno alla mia vita. Mi fece alzare…

“Lasciami idiota!” urlai e mi staccai nuovamente da lui talmente bruscamente che caddi nuovamente a terra. Sta volta lui non mi aiutò e mi guardò con uno sguardo freddo come il ghiaccio e tagliente come il rasoio.

 Rabbrividii.

 Faceva paura.

Non mi lasciai intimidire. Mi rialzai e mi rivolsi verso Shone.

“Come ti sei permesso a toccarmi? Come hai anche solo potuto sfiorarmi! Tu sei uno studente dell’ accademia di  Arti, Danze, e Recitazione. Quella stessa accademia che due anni fa infranse tutti i miei sogni. Tu mi hai mentito! Mi hai chiesto amicizia e io te l’ avevo concessa e tu cinque minuti dopo l’ hai tradita. Mi hai chiesto di non abbandonarti perché saresti stato freddo e scostante e io avevo accettato! Ma non sapevo tu fossi anche bugiardo! Stai lontano da me! Tu e tutta la tua combriccola, state lontani da me!” dissi avviandomi verso l’ uscita della pista ma sentii Shone afferrarmi un polso e farmi voltare ad osservarlo.

“Io non ti ho mai mentito ragazzina!  Tu non mi hai chiesto nulla e io fino a prova contraria non so leggere nella mente!” mi disse con uno sguardo che metteva paura.

“Avrò anche sbagliato a non dirti che ero già diplomato, ma non è colpa mia se la mia scuola mi ha mandato a fare uno stage . Sai che significa per un universitario tornare nuovamente al liceo?” mi disse con freddezza e ovvietà.

Io abbassai lo sguardo ferita e triste. Lui mi afferrò il mento con gentilezza e puntò i suoi magnetici occhi blu contro i miei.

“Almeno prova a essere mia amica, Topolina!” mi chiese con uno sguardo tanto intenso che stavo per sciogliermi. Mi riscossi immediatamente.

Topolina? Topolina a me! Ma che cos’è tutta questa confidenza! Ma il tono in cui l’ ha detto. Oh, Shone perché sei un attore? Perché frequenti quella maledetta accademia. Eh? Ehi, ma che mi vieni in mente! Che razza di pensieri faccio su questo Shone. Non ci capisco più nulla! Dio, Shone quanto sei bello! Cosa? No, deve essere la stanchezza. Shone non è bello è una mezza calzetta puzzolente. Basta! Ne ho piene la scatole di lui. Io non sono una di quelle gallinelle dalle uova d’ oro che cadono hai piedi di questo bell’ imbusto fatto e finito.

Maledizione ma chi si crede di essere! Mi ha ferita profondamente. Non troverò mai degli amici come quelli che avevo un tempo, prima di trasferirmi in questa città che è una vera e propria topaia. Avrei dovuto preferire le fogne che al teatro! Almeno non avrei sofferto così per qualcuno che fa quel qualcosa che io odio a morte.

L’attore! Perdita di tempo! Ma Shone mi aveva ferita veramente.

“No! Mi hai ferita Shone!”

Detto questo lasciai la pista di pattinaggio e mi diressi spedita agli spogliato. Avevo le lacrime agli occhi. Non mi importava più nulla. Io dopo il liceo avrei scelto un'altra università. Non volevo più sentire parlare di recitazione. Mai.

 Finito di cambiarmi, e uscita dagli spogliatoi, la pista di pattinaggio è deserta e io non mi sentivo certo dell’ umore giusto per pattinare ancora visto che finalmente adesso potevo pattinare da sola. Ritornai negli spogliatoi e presi il borsone e i pattini e a e mi diressi fuori dal palazzetto, alla mia macchina, ma , e per fortuna, incontrai una persona a me molto cara. Non sapevo che fine avessero fatto Shone e la sua combriccola e nemmeno mi interessava più di tanto. Lo avrei visto l’ indomani a scuola.

“Seyra? Seyra Lowell? Ma sei veramente tu?”

Triste, alzai lo sguardo e mi trovai davanti un biondino doc, con un sorriso scintillante e profondi occhi azzurro cristallino. Era circa dieci centimetro più alto di me, di bella presenza,  e… Paride Greco.  Certo, Shone era molto più alto e attraente di lui, ma era anche un attore e l’ aveva tradita. Paride, Un vecchio compagno d’ asilo che chiamavamo “Prezzemolo” a causa della sua fissazione per quel draghetto verde e per Gardaland.

Paride sin da piccolo era sempre stato paffutello e giocherellone. Era un tipo viva e alle e spesso il suo ottimismo contagiava anche me. Adesso quel giovincello non era più basso e paffutello, ma alto slanciato, fisico abbastanza tonico, davvero un tipo attraente.

“Prezzemolo?” chiesi infatti titubante.

Vidi Paride sbuffare ma poi sorridermi dolcemente dicendomi.

“Vedo che ancora non hai perso l’ abitudine di chiamarmi Prezzemolo, principessina so tutto io.”

“ E da quel che vedo, nemmeno tu hai perso l’ abitudine di chiamarmi Principessina so tutto io!” dissi facendo la finta offesa. Grazie a Paride mi sentivo già meglio e avevo quasi dimenticato ciò che mi aveva fatto Shone…quasi.

Entrambi scoppiammo a ridere. Era bello rincontrare un vecchio amico. Un vero amico e non uno che ti pugnala alle spalle.

“Sei cresciuto, Prezzy!”

“Anche tu, Principessina”

“Succede, purtroppo si cresce.” Dissi facendomi nuovamente triste.

“Ma, dimmi Seyra, hai provato a fare un provino per diventare attrice? Mi ricordo che sin dall’ asilo tu eri molto brava a recitare; persino nelle recite scolastiche.” Mi chiese Paride e io mi faci ancora più triste. Non volevo ricordare quei momenti; appartenevano alla bambina spensierata e felice che ero un tempo.

“Paride, preferirei non parlare di questo argomento.”

“Oh, be, allora che ne dici se ti invito a bere una cioccolata calda?”

“Ma certo! Come ai vecchi tempi.”

“Si, poi alle superiori però ci siamo dovuti separare. Oh, Seyra tu non immagini nemmeno quanto tu mi sia mancata.”

Sorpresa lo osservai. Paride era serissimo e aveva uno sguardo perso in ricordi lontani. Gli sorrisi dolcemente. Anche io avevo pensato a che fine avesse fatto il mio migliore amico dei tempi dell’ infanzia. Che fine avesse fatto il mio amico Prezzemolo e adesso eccoli li. Attraente da far paura ma pur sempre il mio migliore amico.

“Sai, mi sono traferito in questa città. Adesso Seyra ci potremo vedere ancora più spesso.”

“Veramente? Oh, che bello! Finalmente! Paride preparati perché ti starò appicciata come una sanguisuga.”

“Oh, principessina, non chiedo di meglio!” disse il mio amicone preferito con fare beffardo.

Come al solito a Paride piaceva da matti prendermi in giro e burlarsi di me. Oh, non che lo facesse apposta, ma era il suo carattere e conoscendolo si cominciava ad apprezzarlo per quello che era.

Eravamo in cinque.

Fino alle medie eravamo in  cinque. Cinque  amici scatenati che ne combinavano di tutti i colori e adesso a vent’anni, dopo cinque anni che non vedevo Paride e la combriccola dei miei migliori amici, venivo a scoprire che avevo sentito terribilmente la loro mancanza.

Paride, Ethan, Aleandra e André, mi erano mancati da morire e me ne accorgevo solo ora.

Be, come mai però c’ era solo Paride?

“Ehi, Paride dove sono gli altri?” chiesi nella speranza di ricevere la risposta che speravo.

“Chi?”

“Ethan, Aleandra, e André?”

“oh, loro? Si, sono venuti con me ci siamo tutti trasferiti qui.” Disse con ovvietà Paride.

“Oh, e tu che ci fai da queste parti?”

“Ero uscito per comprare un po’ di spesa e mangiare qualcosa. Sai, siamo affamati!” esclamò Paride con fare sicuro.

“siete?” chiesi ignorando il suo tono di sicurezza sfacciata. Conoscevo Paride da troppo tempo e sapevo che scherzava.

“Si, Io, Ethan, Aleandra e André”

“Oh, oh, oh, ma siete tutti qui? Oh che bello!”

“Già, Seyra, chi per un motivo chi per un altro alla fine ci siamo ritrovati tutti qui.” Spiegò Paride.

“Che motivi?” adesso ero veramente curiosa. A mio avviso non esistono le coincidenze, ma questo è veramente strano.

“Be, io sono qui perché mio padre è stato trasferito.”

Bè, capita. Nulla di strano.

“Ethan, ha scelto di venire a prepararsi per l’ università di ingegneria genetica e come ben sai l’ unica università di quel tipo è qui.”

“Mentre Aleandra e Andrè si sono trasferiti qui perché, Aleandra non aveva più la possibilità di pagarsi la retta della scuola privata che frequentava e i genitori abitando qui l’ hanno iscritta al liceo di questa città. Andrè? Andrè non si sa come ma segue Aleandra dappertutto.”

Uhm, che quei due siano innamorati? No, è impossibile!

Ma che liceo avranno scelto.  Chi lo sa?

“Va bene, Io devo andare o mio padre mi scanna viva. Sentiamoci, eh, Paride?” dissi un sorriso a trentadue denti.

“ma certo!” disse lui.

Poi lui se ne andò e io mi avviai finalmente alla macchina. Mi sentivo felice. Avevo rivisto Paride dopo cinque anni e l’ arrabbiatura che in quel momento provavo nei confronti di Shone si era volatilizzata. Vidi che Paride stava correndo per tornare da me e io mi fermai dal salire in macchina e lo aspettai.

“Quanta fretta, prezzemolo ,che è successo?” chiesi tra il divertita e il curiosa.

“Oh nulla principessina, Volevo dolo chiederti se qualche sera di queste ti andrebbe di fare una pattinata insieme?”

Mi sorprese. Paride sapeva pattinare? Che scoperta sconvolgente!

“Sai pattinare’”

“Certo! Che domande!”

“Bè, non ti vedo da cinque anni e cinque anni fa eri decisamente più paffutello e del pattinaggio artistico non ti interessava molto. Eri patito per il tennis se non ricordo male.”

“Anche tu eri patita per il tennis, tesorino. Eravamo tutti patiti per il tennis, io, tu Ethan, Aleandra e Andrè. Giochi ancora tu, vero?”

“Si, ovvio con mio fratello!”

“oh, Dimenticavo che Kevin è un campione di tennis e che adora la sua sorellina.”

Io sorrisi. E si, mio fratello aveva venti quattro anni. Era alto, fisico da Dio, capelli castani occhi verdi e giocatore professionista di tennis. Quando era a casa e non in giro per il mondo per i suoi tornei io e lui ci allenavamo sempre insieme. Purtroppo a casa per ora sono sola, perché Kevin è chissà dove a giocare partite. Ricordo che mio padre c’ era rimasto male perché sperava che almeno uno dei suo figli desiderasse entrare nelle forze del ordine, della CIA o dell’ FBI; ma come si fa a desiderare di essere un agente con due genitori che sono agenti? In più ho già accontentato mio padre. Ho accettato la punizione del teatro ed è più che sufficiente.

“Se, Se, Kevin mi adora si, ma non vive in funzione di me! Comunque per ora Kevin non è a casa, ma si di tanto in tanto prendo anche la racchetta.”

“Allora qualche sera ci fare un balla pattinata sul ghiaccio e qualche pomeriggio una partita a tennis tutti e cinque insieme.” Propose Paride e io annuii felice.

“Certo, Prezzy , con vero piacere!” dissi sorridendo. Poi lui scoppiò a gridare.

“Ahhh come è tardi Ethan mi scannerà vivo!”

Paride era in preda al terrore. E si, quando Ethan si ci metteva faceva veramente paura. Era una persona dolcissima, ma intrattabile quando aveva fame. Sorrisi nel vedere l’espressione di puro terrore stampata sul viso del mio Prezzemolino.

“E tu dai la colpa a me , Prezzemolino.” Dissi sorridendo.

“Ah, no! Prezzemolo va bene, Prezzy anche ma non prezzemolino… mi sa di semolino.

Mamma mia è e rimarrà per sempre l’ eterno Bambino.

“Va bene, ciao o Ethan e mio Padre scannano entrambi.”

Lui sorrise si avvicinò a me e mi stampò un bacio dolce e lieve all’ angolo della bocca. Io sorrisi. Adoravo Paride e gli volevo un bene dell’ anima ma Shone…eh? E adesso che c’entrava Shone? Bah, chi mi capisce è Bravo.

Sorrisi ancora e deposi sulla sua guancia un bacio carico d’ affetto. Poi, mi girai verso la macchina, vi salii e lo salutai di nuovo con il cenno della mano. Parti, diretta a casa felici di aver rivisto Paride. Ripensai anche a Shone e decisi che lo avrei perdonato. Forse potevamo essere tutti amici

 

 

PROV SHONE.

Avevamo pattinato così in sintonia. Eravamo una cosa sola. Con nessuna dell’ accademia mi ero mai sentito così e  una ragazzina conosciuta da poche ore era in grado di far volare il mio spirito oltre le stella.

La Topolina

Quando l’ ho vista su quella pista, che danzava leggiadra e leggera come una piuma sulle note tristi di una canzone, non ero riuscito a staccarle gli occhi di dosso  e appena aveva concluso la sua esibizione ero entrato in pista e avevamo cominciato a danzare soavi sul ghiaccio. Ci muovevamo insieme, sincronia perfetta. Anche quando lei è caduta, si è rialza e ha continuato.

Ammirevole. Davvero ammirevole.

Poi tutto è cambiato. Si è infuriata e non ho bene inteso il perché. Quella Topolina è in gradi di farmi perdere le staffe e nessuno  c’era mai riuscito in un lasso di tempo così breve.

Seyra Lowell.

Un nome un programma.  Una ragazzina così come farà a essere la mia coprotagonista nella commedia che mio padre sta scrivendo e che ovviamente non spiccica parola su di che parla. Conoscendolo, be  meglio che non faccia supposizioni.

La vidi che usciva dal palazzetto e le andai dietro fin quando non vidi quel bel imbusto con cui lei sembra avere un affiatamento colossale. Chi era? E come conosceva Seyra? Che fosse il suo ragazzo? Sembravano veramente in stretta confidenza. Diamine! Che mi succede! Pensare così di una Topolina che conosco appena? però ciò che vidi mi fece infuriare. Quel ragazzo aveva baciato Seyra all'angolo della sua bocca a nemmeno un millimetro di distanza. Nervi! Cavolo!

Forse è solo la stanchezza! Se Bea si darebbe una mossa potremmo anche tornare a casa, ma no; lei ci deve stare un secolo a cambiarsi.

“Eccomi Shone, sono pronta”

“Era ora!” freddo e glaciale come al solito ma che ci vuoi fare, sono fatto così.

“Ehi, calmati!”

“Muoviti Beatrix.”

“ok, ok, andiamo. Ciao Adrian ci vediamo domani a Scuola.”

Bea salutò Adrian e questi contraccambiò il saluto baciandole una guancia. Ehi, come ti permetti di baciare mia cugina davanti a me! Conficcai le unghia nel palmo della mano. Non sapevo nemmeno perché me la prendessi tanti. Che fosse colpa di Seyra? Delle emozioni che mi aveva fatto provare quella sera con un semplice ballo sul ghiaccio? No, è impossibile.

Domani a Scuola l’ avrei rivista e le avrei parlato.

La sera passò velocemente, ma come era prevedibile io non riuscii a chiudere occhio.

Argomento dei miei pensieri?

Seyra Lowell, la topolina!

Dannazione! Mi sto rincretinendo! Che mi succede! Dannazione!

Arrivai a scuole e come prevedile migliaia di oche si aggrapparono al mio braccio. C’è chi parlava di ciò che avevano fatto. Chi mi chiedeva se quella sera ero libero. Chi voleva uscire con me per un cinema. Prontamente io le ignoravo tutte. Non le sopportavo. Oche erano tutte oche.

In lontananza vidi che Seyra stava entrando da sola in classe e la vidi accomodarsi al suo banco. Le andai incontro e mi sedetti al mio.

“Ciao Topolina.” La salutai. Lei mi lanciò uno sguardo arrabbiato e si voltò verso la finestra.

Cosa! Ma è ancora furiosa?  Oh, quanta pazienza che ci vuole con le donne.

Vidi che in classe entrano quattro nuove figure, le ignorai apertamente ma a quanto pare non Seyra che esclamò.

“Paride! Ethan! Aleandra !Andrè!” disse alzando di scattò dalla sedia e avvicinandosi ai quattro.

“Seyra, Seyra Lowell? Oh, Deos quanto tempo! Allora Prezzemolo aveva detto la verità!”

“Si, Si, Ethan ha detto proprio la verità” la sentii esclamare e la osserva. La topolina aveva gli occhi lucidi.

“Vieni qui allora, principessina” esclamò quello che dovrebbe chiamarsi Andrè.

Una strana furia montò dentro di me. Conficcai nuovamente le unghia nei palmi della mani. Seyra girò attorno al banco e corse da quei quattro tizi e prontamente tutti si strinsero in un caldo abbraccio. Li sentivo borbottare e parlare tra di loro e Seyra continuava a stringerli tutti e quattro a se. Prima un po’ uno poi un po’ l’ altro.

Che nervi!

Il mio miglior pregio avere i nervi d’ acciaio, ma adesso stavo proprio scoppiando e non capivo che diamine mi stesse succedendo. Vidi che Beatrix mi fissava in cerca di qualche risposta e io prontamente alzai le spalle.

“Ma che ci fate qui?” Sentii pronunciare quelle parole a Seyra e la mia attenzione venne catturata del tutto.

“Be, siamo studenti di questa scuola.”

“Davvero? Oh Paride che bello!”

“Sono contento.” Disse quello che doveva chiamarsi Ethan.

Quel ragazzo era alto capelli scuri, occhi neri come la pece e un corpo a mio avviso poco palestrato.

Quello che si doveva chiamare Andrè Invece era un ragazzo normale capelli e occhi castano chiaro.

Paride/prezzemolo e io ci aggiungo odioso di turno era alto, magro palestrato, occhi blu cristallino e capelli biondo grano. Avevo notato che molte ragazze lo osservavano con interesse.

Il professore Bartolini entra in classe e si osserva intorno, forse alla ricerca dei nuovi studenti che trova attaccati a Seyra.

“Bene, vedo che avete fatto già conoscenza. Li presento. Questi sono quattro nuovi compagni di classe. Aleandra Delgado.” Disse il professore presentando l’ unica ragazza del gruppo.

“piacere” disse timidamente la ragazza.

“ Ethan DeSilva.” Continuò il professore. Il ragazzo scuro si sposta e ci saluta. Be, per lo meno è educato.

“Piacere.”

“Andrè Galbraith” presentò ancora il professore.

“Salve, e piacere di conoscervi.”

“Infine Paride Greco.” Concluse il professore

“Hola , amigos!”

“Piacere Paride, sai che sei molto carino?” disse l’ ochetta bionda di turno e vidi Seyra alzare gli occhi al cielo e stringere più a se quell’ omuncolo spagnolo. a quanto pare ci teneva a quel tizio.

“Bene, e la ragazza che state stritolando è…” cominciò il professore  ma venne interrotto dai quattro.

“Seyra Lowell la nostra migliore amica.” Disse tutto il gruppetto in coro e vidi Seyra scoppiare a ridere e dire.

“Ma, va ci conosciamo da quando eravamo in fasce tutti quanti!” disse tentando di trattenere le risate. Poi ciò che disse mi ferì.

“Professore, non è che potrei cambiare banco e mettermi con loro quattro?”

La guardai triste. Mi alzai dal banco e tentai di dirigermi fuori.

Vidi Seyra irrigidirsi e si sciolse dall’ abbraccio di quel marmaruco spagnolo e si diresse verso di me e mi afferrò il braccio tirandomi verso di se e poi disse.

“Mi correggo, possiamo unire i loro banchi al nostro. Tanto siamo a ultima fila.”

Il professore ci guardò e annuì.

Vidi Seyra che sistemava i banchi con una mano e con l’atra teneva la mia stretta, come se avesse paura che scappassi. Ero ferito questo si, ma non lo davo a vedere. Seyra creò una fila di banchi dove entravano otto persone ovvero.

Io, Seyra, Beatrix, Adrian, Paride, Ethan, Aleandra e Andrè.

Poi si voltò verso di me e disse

“Ti perdono, solo perché non è colpa tua, però.”

“Ma che cosa avrei fatto, Topolina?”
“Accademia Arti, Danze e Recitazione e la terza volta che te lo ripeto, ma io le promesse le mantengo. Ti ho promesso la mia amicizia e l’ avrai anche se sei un attore. Almeno proviamoci.”

Incredibile. Mi ero fatto promettere la sua amicizia? E quando? Oh, durante la pausa sigaretta. Oh, be vediamo come va avanti questa storia.

  ECCOMI DI NUOVO QUI A TERMI DEL CAPITOLO.

RONGRAZIO INFINITAMENTE CHI MI SEGUE E  SPERO CHE QUESTA STORIA POSSIA PIACERE.

 

 PER CHI POTESSE INTERESSARE QUESTI SONO I BALLI CHE HANNO FATTO SEYRA E SHONE AL PALAZZETTO DELLO SPORT

 

Ballo di Seyra sul ghiaccio

 http://www.youtube.com/watch?v=udw43W-O_iA

 

 

esibizione di Seyra e Shone sul ghiaccio

http://www.youtube.com/watch?v=BW8VlmuzP8Y&feature=related

 

 

PER CHI INVECE è INTERSSATO A CONOSCERE I PERSONAGGI COME LI VEDO IO..

 

ETHAN

http://www.google.it/imgres?imgurl=http://i34.tinypic.com/2reps7b.jpg&imgrefurl=http://wanna.dance.forumcommunity.net/%3Ft%3D18617300&usg=__v45Jf0B4XGdHfvAIAc2Vh3BvUc8=&h=561&w=498&sz=35&hl=it&start=0&zoom=1&tbnid=X36M_Im2BcFe9M:&tbnh=124&tbnw=113&ei=-BdtTduQHIeglAfu4oHXBA&prev=/images%3Fq%3Dragazzo%2Bcon%2Bcapelli%2Bneri%26hl%3Dit%26biw%3D1362%26bih%3D555%26gbv%3D2%26tbs%3Disch:1&itbs=1&iact=hc&vpx=603&vpy=222&dur=1310&hovh=238&hovw=211&tx=156&ty=113&oei=-BdtTduQHIeglAfu4oHXBA&page=1&ndsp=26&ved=1t:429,r:22,s:0

 

Paride

http://www.google.it/imgres?imgurl=http://www.freewebs.com/lnze/Michael%2520Welsh-SGG-051772.jpg&imgrefurl=http://parodytwilightgdr.blogfree.net/%3Ft%3D294348&usg=__bW9gkKlfwFaBKCLMCKVKHIYNmEs=&h=425&w=293&sz=37&hl=it&start=0&zoom=1&tbnid=10eXkFNidg9kuM:&tbnh=134&tbnw=94&ei=phltTczWCMOAlAfcxKXEBA&prev=/images%3Fq%3Dragazzo%2Bcon%2Bcapelli%2Bbiondo%2Be%2Bocchi%2Bazzurri%26hl%3Dit%26biw%3D1362%26bih%3D555%26gbv%3D2%26tbs%3Disch:1&itbs=1&iact=hc&vpx=1133&vpy=38&dur=265&hovh=270&hovw=186&tx=161&ty=129&oei=phltTczWCMOAlAfcxKXEBA&page=1&ndsp=23&ved=1t:429,r:7,s:0

 

Andrè

 

http://www.google.it/imgres?imgurl=http://l.yimg.com/l/tv/us/img/site/65/61/0000036561_20061219120110.jpg&imgrefurl=http://myuniverse.forumcommunity.net/%3Ft%3D30504159&usg=__uuiGC_J4o5ZPhuuB_r0tkDBatXA=&h=1024&w=705&sz=96&hl=it&start=25&zoom=1&tbnid=efaf1a2AaIYiJM:&tbnh=123&tbnw=96&ei=7BltTc7AKYKdlge_8P3eBA&prev=/images%3Fq%3Dragazzo%2Bcon%2Bcapelli%2Bcastano%2Be%2Bocchi%2Bcastani%26hl%3Dit%26biw%3D1362%26bih%3D555%26gbv%3D2%26tbs%3Disch:10%2C285&itbs=1&iact=hc&vpx=120&vpy=173&dur=1700&hovh=271&hovw=186&tx=117&ty=158&oei=4hltTaaCFIbGlQeEmN2_BA&page=2&ndsp=27&ved=1t:429,r:9,s:25&biw=1362&bih=555

 

Aleandra

http://www.google.it/imgres?imgurl=http://3.bp.blogspot.com/_KUdFSfqFp9A/S-NaSPDZzeI/AAAAAAAAAwQ/suiyCb2x3NU/s400/lali%2Besposito%2Bcaup.JPG&imgrefurl=http://myangelgdr.forumfree.it/%3Ft%3D52995243&usg=__45UUYj_bgcuUlVjQizuNYqeq_pU=&h=357&w=314&sz=17&hl=it&start=25&zoom=1&tbnid=X_Y9Wl_C0i_uQM:&tbnh=118&tbnw=104&ei=pending&prev=/images%3Fq%3Dragazzo%2Bcon%2Bcapelli%2Bcastano%2Be%2Bocchi%2Bcastani%26hl%3Dit%26biw%3D1362%26bih%3D555%26gbv%3D2%26tbs%3Disch:10%2C285&itbs=1&biw=1362&bih=555&iact=rc&dur=1778&oei=4hltTaaCFIbGlQeEmN2_BA&page=2&ndsp=27&ved=1t:429,r:2,s:25&tx=50&ty=40

 

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Capitolo 5
*** una stramba giornata! ***


ECCOMI DI NUOVO QUI CON UN ALTRO CAPITOLO DI LEZIONI DI RECITAZIONE 

PROV SEYRA

 

Dopo le lezioni mi decisi a tornare a casa. Nel pomeriggio avrei avuto quella lagna delle lezioni di teatro che proprio non sopporto, ma mi sta passando un ideuzza per la mente. E se chiedessi a Paride e agli altri di iscriversi a teatro con me, forse non sarà una tortura così grande? E soprattutto, mi terrebbero alla larga da Shone Wilder. E’ strano l’ ho perdonato per il fatto che frequenta o ha frequentato questo non lo so, l’ accademia di arte danza e Recitazione, ma comunque non voglio restare sola con lui e la sua combriccola danzante.

In lontananza vidi Paride che stava parlando con Aleandra e mi avvicinai a loro. Che strano era una vita che non li vedevo eppure l’ amicizia tra di noi non era cambiata di una virgola. Adoravo prenderlo in giro e quella volta non ero da meno. Per chiamarlo mi misi a canticchiare un motivetto

“E prezzemolo gelato Sammontana…” cominciai  e lo vidi voltarsi di scatto. (PREZZEMOLO,GELATO)

“Smettila Seyra non sopporto quel motivetto stupido…” mi disse con un sorriso sulle labbra.

Io lo guardai e poi mi lasciai andare ai ricordi e alle risate. Quanti bei momenti passati  insieme a Paride, Aleandra, Andrè, ed Ethan. Scossi la testa per scacciare i ricordi e dissi.

“Paride, Paride, Paride, con il nome di un eroe e gli atteggiamenti da eterno poppante. Purtroppo è colpa  tua. Tu da piccolo andavi matto per il gelato Sammontana con la faccia  di Prezzemolo stampata. Tu te ne mangiavi cinque al giorno e poi dicevi di essere grasso. Tu eri ghiotto del tuo mito e una volta ti abbiamo anche accontento, siamo andati tutti e cinque a Gardaland a farti vedere Prezzemolo.” Dissi con fare saccente e alza il dito indice a mo’ di maestrina che rimproverava l’ alunno. Nonostante fossero passati anni, quei momenti Paride e i miei amici sono scolpiti indelebili nella mia anima. Paride era il mio Paride e i miei amici erano i migliori amici del mondo, e adesso averli qui tutti insieme è bellissimo. Senza che me ne sia accorta i miei occhi si erano fatti lucidi e qualche lacrima era uscita senza che io potessi fare nulla per trattenerla.

“Continuerai in eterno a rinfacciarmi quel periodo Seyra, adesso sono cambiato, dimagrito, faccio sport, non sono più nemmeno tanto patito per prezzemolo  o forse Si…e… Ehi, Seyra cos’ hai? Perché piangi?”

Paride aveva cominciato a cercare delle scuse ma poi si era preoccupato vedendo le lacrime. Io scossi la testa in modo da far intendere che non era successo nulla, ma lui si avvicinò a me e mi abbracciò poi mi sussurrò.

“Che succede Seyruccia?” mi chiese

Io scossi la testa. Lo guardai nuovamente con gli occhi lucidi e colmi di lacrime. Dio, quanto mi era mancato il mio prezzemolino.

“Non è nulla Paride, solo i ricordi di un tempo. Vederti…” mi corressi subito spostando lo sguardo su Aleandra, Ethan e Andrè oltre che a Paride. Poi continuai. “ Vedervi, rivedervi tutti e riavervi qui con me è bellissimo.” Dissi con un sorriso. Ma Paride mi conosceva e sapeva che io non piangevo facilmente e mi guardò. Lui sapeva che se non volevo parlare di qualcosa, non doveva insistere e quindi lasciò decadere il discorso.

“Bene, io adesso devo andare. Ragazzi, fatevi vedere. Qualche sera di questa e quando avrò finito di scontare la mia punizione, presentatevi tutti a casa mia che facciamo una piccola festicciola.” Dissi con fare spavaldo.

“Punizione ,Seyra?” mi chiese Aleandra avvicinandosi a me.

“Si, storia lunga Ale, ma poi ti racconto.”

Aleandra annuì, poi si avvicinò a me e curiosa come non mai mi chiese.

“E chi era quello schianto che hai afferrato in classa?”

“Chi?”
lei mi guardò e cominciò a fare certe mosse.

“uhm vediamo mi spiego meglio. Alto, moro, occhi blu mare, palestrato ma non troppo, uno schianto dsa paura.”

Oh no! Non ditemi che anche Aleandra Delgado si sta prendendo una cotta per…

“Shone Wilder.” Dissi con ovvietà. A quanto pare era proprio prevedibile.

Ad Aleandra le si illuminarono gli occhi. Ma non stava con Ethan…ah, non ci sto capendo più nulla.

“Shone Wilder. Che nome virile, affascinante…scommetto che è un tipo misterioso.” Mi chiese

“Non sai quanto.”  Dissi. Si, Shone era il mistero fatto a persona eppure non mi dispiaceva scoprire qualcosa di lui a poco a poco. Che masochista che sono! E inoltre Shone è un’ attore, perché devo fare pensieri su di lui.

Mentre pensavo e i miei pensieri erano rivolti pensate un po’ a chi? Si, proprio al figo della scuola. Shone Wilder, mi arrivò un suo messaggio.

Tra venti minuti al parco! Ti devo parlare Seyra. Shone

Che imbecille! Nemmeno saluta, detta ordini a destra e a sinistra. Giuro non lo sopporto.  Chi si credi di essere per impormi che cosa devo fare, anche se la curiosità di andare a vedere cosa vuole mi sta rosicando viva.

“Uff, Aleandra io devo  andare.” Dissi con sguardo affranto. Non volevo proprio andarci da quell’ imbusto e non lo avrei fatto, ma la punizione impostami da mio padre è ancora peggio.  Casa, scuola, teatro, scuola. Mi ha anche proibito di andare a pattinare. Che padre maligno. Ma tutto a me deve capitare!

“Devi andare?” Mi chiese con uno strano luccichio negli occhi Aleandra, un luccichio che non prometteva nulla di buono. “ Davvero? E da chi? Chi? Chi? Chi è il fortunato!” mi urlò in un orecchio cominciando a saltare come una bambina di cinque anni. Talvolta Aleandra era una furia.

“Ma da chi vuoi che debba andare, a casa in punizione.”

“In punizione? Perché’ perché?”

Aleandra non cambierà, mai!

“perché ho fatto incavolare mio padre e  ne ho comminata una delle mi ma sta volta bella grossa: sono finita in prigione ci crederesti mai! E mio padre mi ha dato gli arresti domiciliare. Se non lo ha fatto la polizia a segregarmi in casa lo fa lui. Tanto peggio di così con due genitori uno agente della CIA e l’altro niente po’po’  di meino che un agente federale dell’ F.B.I.”

I miei migliori amici mi guardavano con uno sguardo che la diceva lunga su ciò che pensavano.

Scommetto che erano questi i pensieri dei miei amici e infatti a dar voce la martellante domanda che leggevo su i loro volti increduli fu Andrè.

“Ma si può sapere chi cavolo sei diventata Seyra? Finisci in prigione, snobbi i tuoi genitori, o be quello lo ha sempre fatto, ma cavolo Seyra in prigione.”

Ops, Andrè si era arrabbiato e dall’ espressione che vedevo negli altri, anche loro erano furiosi. Abbassai lo sguardo. Abbassai lo sguardo triste e offesa. Mi stavano giudicando senza conoscere i fatti. E io li consideravo il miei migliori amici. Che delusione madornale.

Iniziai a parlare lentamente per poi finire con il gridare.

“Mi sono sbagliata. Con voi non mi posso confidare. Voi giudicate senza conoscere i fatti. Secondo voi è stata una mia iniziativa? Secondo voi volevo finire dietro le sbarre dopo che da una vita che vivo con i miei genitori. Secondo voi io non ho tentato di far desistere Marcus dalla sua stupida idea di dar fuoco alla macchina del preside solo perché lui aveva preso un brutto voto? Secondo voi non mi sono trovata semplicemente in mezzo a qualcosa in cui non dovevo essere. Secondo voi perché uscivo con quel cretino di Marcus? Ve lo dico io il perché! In questa città io sono sola! Non  ho amici, ne conoscenti. L’ unico amico che mi ero fatta è appunto stato Marcus. Io però non sapevo che era uno sbandato e per non perdere la sua amicizia l’ ho assecondato e sono finita in prigione. Lui avrà problemi con la legge io solo a segregazione in casa da parte dei miei genitori. Inoltre come se non bastasse la mia punizione è tremendamente dura e ingiusta. Mio padre mi ha costretto a frequentare un corso di teatro e solo tu, Aleandra, sai cosa significa dopo quello che mi ha fatto l’ accademia. Che altro devo aggiungere, ah  si Shone Wilder….”

mi bloccai immediatamente. Stavo per rivelare il segreto di Shone e io questo non  lo potevo fare. Non  potevo rivelare che Shone era con noi a scuola per uno stage universitario. Non so perché ma immagino che se lo avrei rivelato gli avrei causato non pochi problemi e nonostante lo odio fino al midollo non  gli auguro di avere problemi con l’ istituto. E inoltre non mi va di tradirlo. Non sono una traditrice. Non so sinceramente perché non voglia tradirlo, non mi è nemmeno simpatico, eppure non voglio farlo. Chi mi capisce è bravo..

“Shone Wilder è un attore!” non mentii, lui era un attore ma omisi tutti gli altri particolari.

“Seyra noi….” Tentò di iniziare Ethan ma  due messaggi mi fece distogliere  lo sguardo da loro il primo citava:

Seyra, sono tuo padre. Torna immediatamente a casa che sta sera abbiamo ospiti. Intesi!

Risposi al messaggio di mio padre con un “Certo, arrivo” fugace e lessi il secondo messaggio.

 Seyra, dobbiamo vederci. Ora. Shone.

Prepotente. Era un vero e proprio prepotente, ma non avevo il tempo di andare da lui, mio padre mi aspettava e allora gli risposi.

Mi dispiace prepotente che non sei altro, ma questo non posso venire. Ci vediamo questo pomeriggio alla prove teatrali. La mia condanna. Seyra

Inviai il messaggio credendo che adesso mi avrebbe lasciato in pace, ma così non fu.

Oggi non ce ne sono prove, mio padre le ha spostate a domani. Ma a proposito di mio padre,è successo una cosa con lui.

 Che significava quel messaggio? Non lo so, ma non avevo più tempo per parlare con lui.

Scusami, ma adesso devo andare. Ci vediamo domani a scuola. Addio Shone. Seyra

Riportai di nuovo l’ attenzione ai miei quattro amici e li salutai con un gesto della mano e un “Ciao” tirato per i denti. Ci ero rimasta veramente male.  Non immaginavo che loro mi avrebbero giudicata dalle apparenze.

“Seyra, no aspetta!”

“Mi spiace Paride, non ho tempo.” Detto questo mi misi a correre diretta a casa. Avevo gli occhi colmi di lacrime. Non mi sarei mai aspettata di essere giudicata da loro. E’ stato un duro colpo da mandare giù.

Chissà che avrebbe voluto dirmi Shone al parco? Poco importa adesso ho altro a cui pensare.

Arrivai a casa con il fiatone e mi diressi a passo spedito in camera mia al piano di sopra. Feci tutti i compiti, stetti un po al computer, ascoltai un po di musica e nel contempo leggevo un bel libro. Che ti di libri leggo? Per lo più la collezione Harmony/BlueNoctoune o anche Blue Moon. Storie d’ amore con i vampiri, licantropi, maghi, streghe, elfi… cose del genere. Ne vado letteralmente pazza.

Facendo tutto questo non mi accorsi che si era fatta sera e mia madre mi chiamò

“Seyra, tesoro scendi che tra un po' arrivano gli ospiti.”

OH, già gli ospiti? Chissà chi saranno questi ospiti. Scesi al piano di sotto e vidi che la tavola era apparecchiata per otto persone. Aspettate, otto persone!

“mamma quante persone devono arrivare?”

“Quattro bambina mia”  mi disse con ovvietà. Facciamo un calcolo mentale, allora. Io, mamma e papà siamo tre persone. Quattro ne devono arrivare, c’è un posto in più?

“mamma hai apparecchiato per una persona in più!”

“Ah si?” disse mia madre con un sorriso beffardo.

“Si.” Confermai

“Oh, ma grazie è così non mi vuoi a casa?”

Quella voce! Non era possibile, erano anni che non lo vedevo. Se è un sogno vi prego con il cuore, non svegliatemi.

“Dio del cielo, Keith!” dissi correndo verso di lui e saltandogli al collo. Il mio Keith, capelli neri, occhi verdi, muscoloso, bellissimo. Mio fratello.

“Seyra, piccola sorellina mia.” Mi disse abbracciandomi anche lui. “ Mi sei mancata tanto.” Continuò

“Anche tu Keith. Anche tu mi sei mancato da morire fratellone.”

Per chi non lo avesse capito, o non lo sapesse, Keith è mio fratello e non c’è quasi mai a casa. Lui è riuscito a realizzare il sogno di ogni bambino. Da piccoli ogni bambino maschio che si rispetti quando gli si pone la domanda il bimbo ti risponde con un grido che ti perfora i timpani e Keith è un astronauta ecco perché a casa non c’è mai e quando c’è mi sembra un miraggio. 

Keith con se porta sempre delle fotografie della sua famiglia nel portafoglio, vi chiederete a cosa serve un portafogli nello spazio? Vi rispondo come risponde Keith < a imparare a volere anche quando non sono nello spazio>. Che c’entra? Una volta glielo chiesi e lui mi rispose che se nello spazio non spendevi niente e t divertivi a volare per assenza di gravità, una volta messo piede a terra di li a un’ ora il portafoglio era vuoto e tanto leggero da imparare a volare. la paga d' astronauta è veramente alta. E' un lavoro pagato molto bene ma soprattutto piace a mio fratello ed è questo quello che conta. Comunque, Quella volta risi come una matta. Sapete dove tiene la mia fotografia e quella della sua ragazza Angelique anche lei astronauta? No? Ve lo dico io!

Per il compleanno di Keith io gli regalai un ciondolo a forma di cuore dove al suoi interno ci si potevano mettere due fotografie. Infatti nel la parete a sinistra vicino il cuore, ha la mia fotografia e a destra ha quella della sua ragazza Angelique. Mi ha sempre detto che quel ciondolo per lui era importantissimo e che non se lo toglieva mai. Gli ricordava me e la nostra famiglia e la nostra casa. Infatti anche in quel momento lo indossava. Adoravo mio fratello. Avevo un fratello di ventotto anni che con me si comportava come se mi fosse coetaneo.

(CIONDOLO )

“Allora Seyra, che mi racconti?”

“Ma niente di che, la vita qui è una noia mortale!”

“Ti capisco.” Poi mi sussurrò qualcosa in un orecchio, cosa che mi fece rattristare.

“Quand’è che ti vedrò nei teatri di Brodway o al cinema sorellina?”

Che dolore! Da piccola io dicevo sempre che sarei diventata un attrice e una ballerina e Keith che sarebbe diventato un astronauta. Lui il suo sogno lo ha realizzato io no. Perché? Perché devono capitare tutte a me.

“Mai!” urlai e corsi in camera mia. Keith sorpreso mi osservò salire le scale di corsa e mi corse dietro. Entrai in camera mia e mi buttai sul letto a piangere. Keith entro e si sedette sul letto.

“Sorellina, che ho detto? E’ successo qualcosa con la recitazione?” mi chiese in tono comprensivo.

Io annuii erano tre anni che non vedevo Keith e volevo parlare con lui. Gli raccontati tutto quello che era successo in quei tre anni. Compreso il rifiuto dell’ accademia Arti e recitazione e Danza, di Marcus, della prigione, dei miei migliori amici, di papà o meglio lo scocciatore supersonico che mi ha costretta a prendere lezioni di recitazione. Tutto, tutto tranne di Shone.

“Oh, ne sono successe di cose sorellina.”

“Direi.”

“di una cosa però sono sicuro, cucciola. Tutto questo fa parte della tua esperienza personale. Sei cresciuta Seyra. Sei maturata tantissimo, sei responsabile, hai volontà, spirito di sacrificio, voglia di fare  e se ti lasci abbattere dalla prime difficoltà che incontri, come pensi di fare a farti strada nel mondo. Il mondo è una bestia con cui bisogna lottare con le unghia e con i denti. Tu non sei debole, tu sei forte. Io ti conosco sorellina.” Mi disse. Per me Keith era un dio aveva sempre la parola giusta per tutto in qualsiasi momento.

“Keith, Seyra sono arrivati gli ospiti. Scendete.”

“Arriviamo papà.” Urliamo io e Keith insieme.

 Lui si alza e mi porge una mano che io afferrò immediatamente alzandomi dal letto. Mano nella mano scendiamo in sala da pranzo. Arrivati ancora mano nella mano con mio fratello guardo gli ospiti e mi pietrifico.

“Shone!” urlo incredula e alterata.

“Seyra!” dice lui freddo e impassibile come al solito.

Io stringo più forte la mano di mio fratello che sorpreso guarda prima me e poi Shone.

“Che diavolo ci fai qui?”

“Io te lo avevo detto che ti dovevo dire una cosa importante al parco; tu hai detto che non avevi tempo.”

“Ma potevi inviarmi un messaggio dicendomi che ti fossi presentato a casa mi…”

“Seyra piantala! È un ospite e comportatati come si deve.” Dice mio padre.

“Ti odio!” gli urlo. Stacco la mano da quella di mio fratello e corro in camera mia. Mio fratello sta per raggiungermi ma un furia lo supera e corre da me. Mio fratello è dietro di lui.

“Keith lasciami in pace.”

“Non sono Keith, ma Shone. Mi spieghi perché mi odi Seyra.”

“Esci da camera mia pervertito.” Dico alzandomi tuffandomi sul suo petto e cominciando a prenderlo a pugni e cominciando a piangere. Perché? Perché lui mi ricordava l’ accademia! Perché lui mi ricordava il ricatto che mi ha fatto mio padre. Perché lui è così dannatamente bello. Continuavo a prenderlo a pugni.

“Seyra piantala!” mi dice afferrandomi i polsi per bloccarmi.

“Tu, Tu, maledizione! Tu, l’ accademia…Ti odio, Ti odio Shone e sei cos…”

Non finii di palare che sentii un dolce peso caldo e invitante sulle mie labbra. Dio del cielo Shone mi stava baciando ed era il bacio più bello che avessi mai ricevuto. Avevo gli occhi spalancati ma lentamente li chiusi e partecipai al bacio.  Ci staccammo lentamente poi lui mi disse.

“Dovevo trovare un modo per farti stare zitta. Non è colpa mia se sono uno studente dell’ accademia, non è colpa mia se tu non ti sei voluta presentare all’ appuntamento che ti avevo dato per metterti al corrente. Non è colpa mia se tuo padre ti ha costretta a fare un corso di recitazione.” Detto questo sciolse il nostro abbraccio e scese al piano di sotto. Sulla porta vi era Keith che mi guardava incredulo.

“Seyra…” sussurrò mio fratello. “Cosa..”

“Non lo so Keith. Non lo so proprio. Adesso scendiamo e gliela faccio vedere io a quel pivello!”

“Sey, non è che per caso quel ragazzo ti piace?” domandò mio fratello.

Se mi piace? Se mi piace Shone? 

“No!” Urlai. “ Che diavolo ti passa in quell’ anticamera del cervello Keith. Piacermi Shone? No, Mai. Io lo odio!”

“Non si direbbe sorellina. Non è questa l’ impressione che date.” Dopo che mi disse queste parole Keith si voltò per andarsene.

“Keith io…”

“Seyra, io scherzo con te, ma sono anche tuo fratello maggiore e ti devo proteggere. Quel tipo sembra il solito ragazzo che spezza facilmente il cuore delle ragazze. Seyra, ti prego sta attenta. Non mi piace ciò che ho appena visto in questa stanza.” Mi disse serio e glaciale. Non avevo mai visto Keith parlarmi in questo modo. Maledetto Shone, se distrugge il magnifico rapporto che ho come mio fratello giuro che lo disintegro.

“Keith..” sussurrai, ma lui se ne era già andato. Mi detti una sistemata e aggiustai il trucco, poi scesi al piano di sotto.

 

 

PROV SHONE.

Dio, ma che mi è saltato in testa. Ho baciato Seyra e mi è anche piaciuto. Maledizione, non sono riuscito a resisterle. Vederla in quello stato, furiosa e che mi prendeva a pugni, ha accesso qualcosa in me. Qualcosa soprattutto nel basso ventre e poi quando a chiuso gli occhi gridandomi addosso non ho resistito e l’ ho baciata. Ma la colpa è sua! Se mi avrebbe dedicato almeno un minuto di tempo, gli avrei spigato che gli ospiti a casa sua quella sera eravamo io, mia madre, mio padre e mio fratello David.  Gli avrei spiegato che non ero poi così entusiasta di partecipare a quella maledetta cena.

Quella ragazza però è fuoco vivo. Sensuale e attraente. Non mi ero mai sentito così in ventidue anni di vita.  Mi sto rincretinendo questo è vero. Bea, mi ha sempre detto che il mio cuore era diventato di ghiaccio e su questo non posso darle torto.  Non rido da moltissimo tempo. Da quando mia cugina è stata uccisa sotto i mie occhi. Ero un bambino questo è vero, ma potevo fare qualcosa. Chiamare la polizia, dire a quel delinquete di lasciare mia cugina e invece no me ne sono stato li a guardare.  Mia cugina aveva tentato di  salvarmi buttandosi addosso all’ uomo e prendendolo a pugni e gridandogli di lasciarmi; ma avrei preferito morire io piuttosto che lei. Quel delinquente mi puntava addosso una pistola e mi stava costringendo a spogliarmi. Al quel tempo io non sapevo…non sapevo che cosa stava succedendo. Avevo solo nove anni. Mia cugina Dafne invece aveva solo quindici anni ed è stata uccisa a causa mia. Quel delinquente l’ ha prima violentata  e poi uccisa. Non è mai stato acciuffato e chiuso in gattabuia e questo mi rode. Dafne era un angelo e io sono il diavolo. Seyra mi ricorda tantissimo Dafne. Stesso carattere, stesso temperamento, stessi occhi e quando vuole stessa dolcezza e amicizia. In molti hanno tentato di farmi dire cos’è successo quella sera, ma nessuno è mai riuscito nell’ impresa.

Mi avvicinai alla porta con l’ intenzione di uscire e scomparire da quella casa. Aprii la porta e misi un piede fuori ma mio padre mi fermò.

“Shone, dove vai?”

“Fuori.” Freddo impassibile.

“Non se ne parla siamo stati invitati e per rispetto tu resti.” Mi ordina mio  padre, ma me ne frego. Ho bisogno di parlare con l’ unica persona che mi capisce.

Dafne.

Esco fuori mentre mio padre continua a gridare e mia madre a dire che sono un figlio perso.

David mi afferra un braccio e mi fa girare.

“Shone…”

“Lasciami David…” mio fratello stringe ancora di più la stretta. Ma cos’è capisce al contrario. Bo ci provo.

“Dave non lasciarmi.” Dico vedendo ciò che fa. La sua reazione, mi stringe ancora di più il braccio e mi trascina al suo petto.

Che nervi!

“Come vuoi Shone.”

Mio fratello capisce quello che vuole capire. A trent’anni suonati e ancora un poppante. Ma che cavolo perché mi abbraccia così.

“Shone, so a cosa stai pensando. So anche che Seyra ti odia, ma che a te ricorda Dafne, ma non è colpa tua fratellino.”

Ecco mio fratello è un idiota ma a volte se ne esce con qualche frase d’ effetto.  Maledizione.

“Lasciami Dave! Voglio andarmene.” Dico spingendo mio fratello che finalmente mi lascia e io inizio a incamminarmi.

“Dove vai!” grida mio fratello.

“Da Dafne!” lo accontento e mio fratello si zittì.

Camminai a lungo e arrivai al cimitero e mi fermai davanti la tomba di mia cugina. Avevo comprato una rosa bianca e la deposi sulla sua lapide.

“D, mi dispiace tanto. Avrei dovuto proteggerti. Dovrei esserci io li al posto tuo. Mi manchi tanto Dafne. Mi sono sempre chiesto perché? Perché tu lo hai fatto. Perché mi hai salvato. La vita da allora fa schifo!”

Le lacrime inumidiscono il mio volto. Da quanto tempo non piango? Troppo.

“Mi dispiace D, ma ti amo da morire. Ti ho sempre voluto bene eppure non sono riuscito a versare una lacrima per te al tuo funerale, cuginetta.”

Sento un vento caldo sollevarsi e avvolgermi. Dafne, sei tu?

“Perché? Perché non una lacrima!” grido al vento.

“Lo stai facendo adesso, Shone.”

Mi volto di scatto verso la provenienza della voce.

“Seyra? Che ci fai qui?” le chiedo. Che sia venuta per me e che mio fratello non abbia tenuto la bocca chiusa.

“Coincidenza.” Mi dice lei.

“Non esistono le coincidenze, Seyra.”

“E’ vero! Sono qui per parlare con mia nonna.”

“E’ Morta?” le chiedo

“Si, due anni fa.”

Annuisco e torno a guardare Dafne. La mia D . Ora non c’è più. Sento Seyra sedersi al mio fianco e chiedermi..

“La tua ragazza?” la guardo stranito.

“Mia cugina.” Le rispondo.

“Oh.”

“Seyra, perché sei qui?”

“Allora come te lo spiego. Uhm, ok…dopo che tu gran pezzo di idiota mi hai baciata…”

“Ehi, bel conforto…” la vidi fare un gesto con la mano e scrollare le spalle. Lo stesso spesso faceva Dafne e mi si inumidirono gli occhi.

“Dopo di questo, Keith mi ha detto delle cose che mi hanno fatto riflettere. Ero infuriata con te e avevo bisogno di parlare con l’ unica persona che mi aveva sempre capito. Mia nonna. Certo ho sempre parlato pure con Keith ma lui non ce mai e adesso è un po’ arrabbiato. Ho deciso di venire qui, ma appena sono scesa tu non c’eri. Tuo fratello mi ha chiesto di venirti a prendere al cimitero.”

Mi dice tranquilla. Anche lei ha una persona con cui parlava e che le è morta come è successo a me. E Dave non sa tenere la bocca chiusa.

“posso farti una domanda?” mi chiese

“Dimmi”

Lei guardò la lapide di Dafne e si sporse a toccarla. Aveva gli occhi lucidi e piangeva.

“C-Come è morta?”

Mi irrigidii all’ istante. Potevo fidarmi di lei e confessare la mia colpa. Confidarle di essere stato a guarda chi uccideva e violentava mia cugina. I suoi occhi mi sembravano sincere e una folata di vento caldo mi avvolse di nuovo. Ora ne ero sicuro era Dafne. Chiusi gli occhi e poi nel vento sentii un sussurro.

Parlale Shone. Raccontale di me. Lei ti capirà. Ti capirà cuginetto. Confidati con lei. Sii suo amico Shone.”

Il cuore mi faceva male e io scoppia a piangere.

“Dafne!” urlai e Seyra mi guardò e corse a stringermi in un abbraccio.

“Shhh. Ci sono io con te Shone. Shh tranquillo.”

Il suo abbraccio era così sincero. Così caldo.  Immersi il viso nel suo collo e la strinsi a me continuando a piangere.

“Seyra…” Sussurrai “Non lasciarmi…”

E lei non lo fece. Mi strinse maggiormente a se e mi coccolò. Così abbracciati le raccontai tutta la storia. Mi aspettavo che Seyra scappasse invece mi strinse di più e sta volta piangeva anche lei.

“Non è colpa tua, Shone.”

“Si che lo è! E quel bastardo è ancora in circolazione.”                                                      

Sentii che mi mise una mano fra i capelli e che cominciava ad accarezzarli. Era così bello.

“E’ ancora in giro capisci Seyra! Chissà quante fanciulle ha ucciso altre a mia cugina. Potrebbe succedere persino a te e io non me lo perdonerei Seyra.”

La sentii sussultare “ Non posso avere amici. Rischio che quel delinquente me li uccida. Mi  ha minacciato Seyra. Mi ha detto che se avrei aperto bocca avrebbe trovato qualsiasi mio amico /a che avrebbe fatto la fine di Dafne. Mi ha anche detto che ero un pappamolle perché non avevo salvato mia cugina.”

“Shone, non è colpa tua. Avevi solo nove anni. Eri un bambino e sta tranquillo tu gli amici li puoi avere…mi puoi avere come amica, non mi succederà nulla ne sono sicura. Inoltre voglio prometterti una cosa. Metteremo in gattabuia quel delinquente.”

“E come? La polizia non lo ha mai ritrovato. E’ ritenuto soggetto pericoloso. In tredici anni ha ucciso 29 ragazze e 13 ragazzi.” le chiesi. Quel suo sguardo non prometteva nulla di buono.

“ Bene. Meglio così.” La guardai confuso. Come meglio così? Lei sembrò intendere dalmio sguardo i miei pensieri.

“Shone, Tu sai che mestiere fanno mio padre e mia madre?” mi chiese. E questo che cosa c’entrava.

“No, ma che cavolo c’entra questo?” le domandai più confuso che mia.

“ Questo soggetto ha ucciso 41 ragazzi. Mia madre è un agente segreto della CIA e mio padre agente federale dell F.B.I.  Questo soggetto non è più affare della polizia, ma sarebbe dovuto passare molto tempo fa nelle mani dell’ F.B.I. e io farò in modo che ci finisca. Parlerò con mio padre e gli chiederò questo favore.”

Incredibile un agente federale e della CiA.  Mi aiuterà. Con le lacrime agli occhi la strinsi ancora di più a me. Stavo diventando un piagnucolone ma non piangevo da tredici anni e Seyra mi ha aiutato molto.

“Su forza andiamo a casa!” mi disse. Eh? Cosa?

“Seyra, ma tu non dovevi parlare con tua nonna?”

“Ho parlato con te. Con lei ci parlo domani”

“Seyra…”

“Shone andiamo che devo far vedere i sorci verdi a Keith…” mi disse per sdrammatizzare  e ci riuscì. Scoppiai a ridere.

“Forza andiamo.” Mi disse e mi fece alzare da per terra. Mi porse la sua mano e io la afferrai. Mi alzò , però mi sbilanciai troppo e stavo per cadere su di lei; ma le mi strinse in una abbraccio e mi sussurrò.

“Shone, non sei più solo adesso hai me…” mi disse e io sorrisi contraccambiando l’ abbraccio. Poi le si stacco e cominciò a camminare e mi disse

“ma di a tuo padre che io non recito ,intesi?”

 Che cosa? Oh, le commedie teatrali. Le odia proprio.

“Ma…” tentai.

“Niente ma. Odio tutti gli attori e i ballerini che indossano tutine striminzite e pizzi e merletti.”

Oh mio dio.  Mi tocca ridere un'altra volta? No, devo resistere, ma lei continuò.

“Sembrano degli stoccafissi che si sentono male.” Concluse

E io? Io non ce la feci più e scoppiai a ridere. Lei accennò un sorriso soddisfatto. Che fosse veramente questo il suo intento? Farmi ridere?  Eh si penso proprio di si. Oh, Seyra…

“Grazie Seyra.”

“E di che? Anche tu sei un attore e devi indossare pizzi e merletti.”mi dice ridendo ma con fare teatrale serio. E' proprio una brava attrice. peccato che non se ne renda conto.

Oh, dio, però, questa mi vuole proprio morto dalle risate.

“Si dia il caso che attrice lo sei anche tu!” esclamai. Ero felice di trascorrere quei momenti con lei. La vedo mettere il broncio e incrociare le braccia sul petto come se fosse una bambina.

“No mai! Io attrice Mai! Mai! Mai ! Hai capito Mai!” dice con un sorriso e gli occhi sgranati. Scoppia di nuovo a ridere. E si, Seyra lo sta proprio facendo per me.

“Ho capito! Ok ok!” la vidi annuire con decisione e farmi l’ occhiolino.

“Su attoruncolo, andiamo!” mi dice prendendomi per mano e trascinandomi verso casa sua.

“Seyra.” La chiamo serio.

“Si?”

“Grazie, amica mia!”

Lei sorride. Si ferma. Si gira. Mi da un bacio sulla guancia. Arrossisce.

“Di niente.” Sussurra.

 E poi torniamo a casa sua dove gli altri sicuramente ci aspettano.

 

KEITH

To be continued

Allora come vi sembra? Fatemi saper un Kissone Mei 

 

 

 

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Capitolo 6
*** nuove dolorose rivelazioni ***


Che strano! Io e Shone passeggiavamo per le vie come amici di vecchia data, cosa che per l’ appunto non siamo, ma è come se qualcosa fosse cambiato. Non riesco più ad odiarlo! Certo questo non vuol dire che adesso siamo pappa e ciccia, culo e camicia, come si suol dire, ma forse Shone non è solo un attoruncolo da quattro soldi che credevo. Forse,è qualcosa di più. Forse, e dico forse, potremmo anche essere amici. Certe volte l’ apparenza inganna, adesso posso dire di crederci.Le strade della città sono buie e solitarie, certo, che mi aspettavo saranno tutti nelle loro casa e nelle loro famiglie.

Shone non ha avuto una vita facile eppure continua a vivere la sua vita. Non se ne sta con le mani in mano come qualcuno di mia conoscenza, ovvero io. Lui non si è arreso alla prima difficoltà e io invece si;  che idiota che sono stata a giudicarlo prima di conoscerlo.A scuola non sembrava avesse dei problemi, sembrava il tipico bullo so tutto io e so che sono figo, mentre adesso mi rendo conto, amaramente conto che lui è una persona come me, con i suoi problemi, le sue paure, le sue insicurezze, i suoi dolori, dolori atroci.. Gli hanno ucciso la cugina davanti gli occhi e immagino che non sia facile vivere una vita con l’ idea che sia stata tua la colpa di tutto questo. Inoltre credo che il qui presente super misterioso Shone abbia anche qualcos’ altro. Qualcosa che temo non mi voglia dire ed io quale figlia di due agenti segreti non posso far altro che indagare. E’molto strano è come se ad un tratto volessi sapere tutto di lui. Ma perché? Che cosa c’entro io? Ne ho visti di casi orribili nella vita, ma questo, quello che è successo al mio neo amico, li supera tutti. Non so perché, ma lo voglio aiutare. Voglio che sia felice e sorridente. Ehi, da quando Shone è diventato mio amico?

Voltai la testa verso di lui e lo vidi pensieroso. Che cosa starà pensando? Visto di profilo è proprio bello. E’ virile, molto virile. I suoi lineamenti sono così particolari. E’ alto, molto alto. I suoi occhi blu sono ancora cupi e sofferenti. I suoi occhi in questo momento hanno lo stesso colore di questo cielo di notte. Devo ammettere che è affascinante, nel suo essere così misterioso è davvero affascinante. M’ intriga! Che cosa? Ehi, ma che pensieri faccio.

“Shone?” lo chiamai e non so nemmeno perché. Perché diavolo apro la bocca per darle fiato inutilmente!

“Uhm?” mi rispose voltandosi a guardarmi. Che occhi! Profondi come le profondità degli abissi e colmi di mistero.

“No, niente lascia stare.” Dichiarai voltandomi a guardare la strada.

“Seyra, se devi dirmi qualcosa fallo e basta!” esclamò fermandosi. Io feci giusto qualche passo più di lui e poi mi fermai. Non mi voltai a guardarlo, ma sospirai e chiesi.

“Che mi nascondi Shone? Sento che mi stai nascondendo qualcosa d'importante. So che non siamo amici di lunga data ma ti dico che di me ti puoi fidare.”

“Nulla!Non nascondo nulla. Seyra che ti succede?” aveva risposto un pò troppo velocememnte e io capìì che invece mi nascondeva un bel pò di cose e anche gravi. Ho sempre avuto un ottima percezione.

Non ci posso credere! Da quando sono così sentimentale? Da quando? Ormai da molto tempo da quando per mia sfortuna all’ età di diciotto anni fui violentata ai giardini pubblici. Ecco perché sento di capire cosa ha dovuto provare Dafne, la cugina di Shone, quel famoso giorno. Dafne però è morta, io sono viva e di questo dovrei esserne grata. Nessuno sa della mia violenza, nemmeno la mia famiglia, nemmeno i miei amici più intimi e cari, nessuno e allora perché sento il bisogno di parlane con Shone? Servirebbe solo a farlo soffrire di più. No, devo stare zitta e lasciare che sia lui a parlare e a sfogarsi! Credo ne abbia più bisogno di me.

“Non so cosa mi stia succedendo Shone! So solo e non so come mai, credo che noi due siamo diventati ..uhm, be…ecco…”

“Amici” completò lui la frase che stavo dicendo. Sempre di spalle annuii.

“Si, amici.”

“Ed è una cosa brutta, Seyra?” mi domandò. Sentii un leggero tremolio nella sua voce. Mi voltai di scatto verso di lui e scossi la testa in segno di negazione

“No, credo di no. Vorrei solo che tu mi parlassi di te!Che ti fidassi di me.”Bene predico bene e razzolo male. Io dico a lui di fidarsi di me quando io non mi fido di nessuno. Che idiozia.

Lo vidi abbassare la testa e farsi ancora più pensieroso. Riprendemmo a camminare in silenzio. Passò del tempo, non sò di preciso quanto prima che lui si fermasse di nuovo.

“Seyra, sediamoci.” Mi disse prendendomi la mano e dirigendoci verso i giardini pubblici. M’ irrigidii. Quei luoghi  mi ricordavano tanto il posto in cui fui privata della mia innocenza. Però dovevo essere forte e così annuii e lo seguii. Ci sedemmo su una di quelle panchine di legno e il silenzio tornò a regnare sovrano.

“Seyra, che cosa è successo?”

“Eh?” mo e adesso che significava questa domanda, poi lui continuò.

“Fino a qualche ora fa mi odiavi a morte e adesso fai la carina con me! Seyra io non voglio la pietà di nessuno. Quello che è successo al cimitero, o meglio, ciò che è successo a Dafne…”

Incredibile!Credeva che volessi essere sua amica per pietà! No, questo ha davvero dell’ incredibile.

Mi alzai furiosa dalla panchina lasciando la sua mano. Non mi ero nemmeno resa conto con continuare a tenergliela.

“Shone, per chi mi hai presa si può sapere?”

“Come?”

“Io, e ripeto io, non ho pietà di nessuno! Se voglio parlare con qualcuno, se permetto a qualcuno di essermi amico non è per semplice pietà. Shone c’è una cosa che devi sapere di me, io non mi fido mai di nessuno e se faccio entrare qualcuno nella mia cerchia di amici è perché lo voglio e credo che sia una persona di cui ci si possa fidare. E’ vero sei un attore e questo è un punto a tuo sfavore, ma mi sto ricredendo sul fatto di non poter avere amici attori. Certo io non metterò mai piede su un palco scenico e recitare, ma questo non m’ impedisce di scegliermi gli amici anche fra essi. Nella vita, Shone, si fanno delle scelte, scelte che in un futuro potrebbero anche cambiare ed in me è giunto il momento di cambiare i miei pregiudizi sugli attori.” ero davvero furiosa, poi mi calmai e piano sussurrai “ O almeno ci proverò.”

Shone annui. Io lo osservai a lungo. Poi parlai di nuovo.

“Ho solo una domanda per te, Shone.”

“Quale?”mi chiese.

“Tu mi vuoi essere amico? Tu ti vuoi fidare al cento per cento di me? Vuoi per tutta la vita scherzare,ridere,giocare, arrabbiarsi ecc… con me?”

Vidi Shone sorridere e annuire felice poi disse.

“Per tutta la vita non lo so dato che ho un tumore ai polmoni!” mi disse con un sorriso triste in volto e io incassai il colpo con dolore cadendo per l’ appunto a terra. Un tumore? NO! Diavolo No!

“Seyra!” esclamò lui rendendosi conto di quello che aveva appena detto. Si alzò dalla panchina e mi sollevò da terra stringendomi a lui in un abbraccio. Poi continuò a parlare. “ Oddio, scusa l’ ho detto ad alta voce; non dovevo. Io…”

Un tumore? Shone aveva un tumore. No! Questo no! Avevo le lacrime agli occhi. Non ci posso e non voglio crederci,ma i fatti parlano chiari. Oddio, ma perché tutte a lui. Non rendendomene nemmeno conto contraccambiai il suo abbraccio con forza e con vigore. Non potevo perdere il mio neo amico. Non potevo permetterlo. Il mio cervellino si mise in moto cominciando ad esaminare varie proposte e strategie d' attacco contro quel maledetto tumore ai polmoni.

“Shone, oh Shone!” gemetti continuando a stringerlo a me.

Piangevo come una bambina e gli carezzavo dolcemente la lunga chioma scura. Se tutto va come ho in mente ben presto l' avrebbe persa. Scommetto che non si è mai fatto la chemioterapia, ma adesso non è più solo e se non mi ascolta gli faccio vedere i topi verdi. Non era possibile. Ecco adesso la mazzata era completa. Shone mi aveva confessato tutti i suoi problemi e io non sapevo che fare.In quell' attimo però una serie di idee prese il sopravvento dentro il mio cervello, convinta solamente di una cosa: avrei salvato Shone!. Come può un ragazzo di ventidue anni avere un tumore ai polmoni.  Questo bastardo mi ha anche chiesto una sigaretta!

“Seyra, io non dovevo dirtelo. Lasciami Seyra!” mi gridò pallido lui staccandosi da me. Si era reso conto che il nostro abbraccio stava diventando un po troppo affettivo e scommetto che a causa di questo tumore lui ha tenuto alla larga migliaia di amici che si sarebbe potuto fare.Lo lasciai. Mi sedetti sulla panchina. Li vicino una fontana sgorgava. Mi alzai e silenziosa mi avvicinai ad essa. Sentivo lo sguardo di Shone puntato su di me. Gelida dissi.

“ Non riuscirai a tenermi lontana. Sono tua amica e non ti abbandonerò nel momento del bisogno. Capito!E adesso;Andiamo a casa!”

Quel posto non mi piaceva. Ai giardini pubblici io ero stata violentata. Oggi scopro che il mio neo amico ha un passato orribile alle spalle e a pure un tumore ai polmoni, non ha amici prchè li tiene tutti alla larga. Questi posti per me portano solo sfiga. Una maledettissima sfiga. Mi avviai verso l’ uscita dei giardini senza dire una parola.

“Seyra!” mi chiamò Shone. Mi fermai ma non mi voltai.

“La vita non è mai come te l’ aspetti, quello che puoi fare tu, io e chiunque altro è accettarla per quello che è!”dichiarò solenne.

Oh certo la vita è quella che è Shone, lo so, ma non permetterò che tu muoia non quando sei amico di Seyra Lowell. Quello fu il mio pensiero.

“Chi lo sa?” domandai

“Di cosa?”

“Del tumore!” dissi sempre senza voltarmi.

“Dafne!” lo sapeva solo un morto! Incredibile. Poi lui continuò  piano e triste“ E tu!”

 

Oh, bene! Io e Shone eravamo proprio uguali. Di quello che ci succedeva non ne parlavamo mai con nessuno, nemmeno con i nostri genitori. Cretini! Siamo due emeriti cretini. Be, ma fra cretini ci si aiuta no?

“I Tuoi genitori?” chiesi.

“No.”

“Tuo fratello?”

“No”

“Tua cugina Bea?”

“No, Seyra non lo sa nessuno. Solo io, tu ,Dafne, e i milioni di medici che mi danno si e no un anno al massimo un anno e mezzo di vita! Oh, cavolo non dovevo dirti nemmeno questo!”

 

Un anno di vita! Ma mi vogliono morta. Perchè mi tolgono tutto quello a cui tengo adesso compreso Shone. No! Shone non può avere un anno di vita! Non lo permetto.Devo fare qualcosa per lui. Farò di tutto.

“Andiamo a casa!” dissi glaciale, fredda, quasi insensibile all’ esterno ma dentro ero tutta un dolore.

Ripresi a camminare senza voltarmi indietro. Sentii che Shone mi seguiva. Uscimmo da quel maledetto parco e ci avviammo verso casa.

“Seyra, ti prego aspetta io….” Iniziò Shone ma venne interrotto.

“Seyra Lowell!Bene, bene, ancora non ti è passata la fissa dei giardini pubblici! Non ti è bastata la lezione di due anni fa? vuoi che ti rinfreschi la memoria. Sempre a disposizione sai!”

Oddio no quella voce no! Quella serata poteva andare peggio di così.Evidentemente si. James Carter, il mio ex ragazzo e  il mio violentatore! Dio  ti prego no!Tutti ma non lui.

“James Carter!” dissi fredda, sprezzante, tagliente. Ma dico si erano tutti trasferiti nel luogo in cui ero io!

“Vedo che ti sei fatta un nuovo ragazzo!”

“Shone non è il mio ragazzo! Io nella mia vita non vorrò mai avere un altro ragazzo!”

“Oh è perché è stato così divertente!” mi disse crudele. Vidi Shone cominciare a prestare maggiore attenzione. Ci mancava solo questo.

“Non ti sei divertita con me ai giardini pubblici quella sera!”

“Prega, James, prega che i miei non lo vengano mai a sapere!”

“Oh, se no che succede? Ti ricordo che mio padre è un superiore a tuo padre e che tuo padre potrebbe anche perdere il lavoro. Non dirmi che hai dimenticato quella notte!Quella notte in cui...” dichiarò crudele. Adesso Shone era al mio fianco. I miei occhi si riempirono di lacrime e io non riuscii più a trattenermi e urlai.

“Come, come potrei dimenticare la notte in cui mi hai violentata e privata della mia innocenza in dei maledetti parchi pubblici!” urlai prima di scappare via in lacrime. Non sapevo dove correvo sapevo solo che volevo scappare da quel luogo e da quella persona. Arrivai alla fermata degli autobus e mi sedetti alla panchina cercando di sopprimere il dolore che era tornato a farsi prepotente. Adesso dovevo fare qualcosa per Shone. Dovevo pensare a una soluzione per salvare il mio nuovo amico da morte certa. Cosa che io non potevo permettere. Chissà perché ma sentivo che avevo bisogno di Shone. Shone doveva vivere nella mia vita. Prima di arrivare però alla fermata dell’ autobus feci una serie di cose che mi portarono via una buona mezzora. Poco importava avevo le mie motivazioni.

 

 

PROV SHONE!

 

Che cosa! Questo pivello qui davanti ha violentato la mia Seyra! No, prima Dafne e ora Seyra! No! Questo mai!

“Ehi, pivello togliti di mezzo ho da fare!” dichiarò James. L’ odio che il questo momento provo per questo tizio e paragonabile a non so nemmeno che cosa, forse a quel maledetto che ha ucciso Dafne.

“Tu, dici a me di togliermi di mezzo. Certo, lo farò, ma non prima di averti ammazzato! Hai osato violentare Seyra! Hai osato ripresentarti al suo cospetto. Sei morto!” gridai furioso. Nessuno mette le mani addosso alla mia amica e la passa liscia.

Una furia cieca si impadronì di me. Picchiai a sangue quel mostro e non ascoltavo le sue suppliche di lasciarlo e di perdonarlo. Poi  un barlume di ragione mi colpì. A Seyra non avrebbe fatto piacere che io lo uccidessi. Lo presi per la maglietta e lo trascinai con me alla centrale di polizia. Alla centrale era il pandemonio ma mi dovevo sbrigare. Dovevo trovare Seyra! Ero più che sicuro che non stesse per niente bene! Intravidi il capo della polizia che conoscevo abbastanza bene e rivelai tutto quello che era successo, o almeno quello che sapevo. Il capo della polizia chiese ad un agente chiamare  il padre del ragazzo che arrivò subito. Fu strano appena quell’ uomo mise piede alla centrale fu come se io avessi stabilito un legame con il cuore di Seyra e con i suoi ricordi. Era come se sapessi tutto quello che le era successo. Fu terribile. Il dolore provato da Seyra, l’ umiliazione, il non poterlo dire a nessuno e anche se avesse potuto non lo avrebbe fatto. Il mio essere venne a conoscenza con tutto ciò che era Seyra compreso il fatto che Seyra nonostante avesse dei genitori che le volessero bene, si era sempre sentita sola. Non potei indagare oltre, fu come se Seyra spezzasse il legame. Il padre del ragazzo riuscì in qualche modo a tirare fuori dai guia suo figlio ma io non fui soddisfatto e chiesi all’ capo della polizia di poter parlare con l’ ispettore Megrait e lui acconsentì. Cinque minuti dopo ero nell’ ufficio dell’ ispettore. Conoscevo quell’ uomo era un amico di famiglia.

“ Allora ragazzo mio come stai?” mi chiese l’ ispettore .

“Male! Ispettore quel marmocchio li fuori ha violentato una mia amica e…”

“Shone, smettila di chiamarmi ispettore  e raccontami tutto!” dichiarò deciso. Io annuii e presi fiato. Soffrivo anche io e il tumore cominciava a farsi sentire.

“Ok Pierre. Quel diavolo di ragazzo la fuori ha violentato Seyra due anni fa e ..”

“Seyra? Shone stai parlando di Seyra Lowell la figlia di Lucan e Amber Lowell?”

“Si, lei!”

“Oddio!” esclamò incredulo Pierre.

“Vedi circa due anni fa quel tizio era il suo ragazzo e non so come una sera l’ ha violentata.”

“Tu c’eri?” mi chiese preoccupato sapendo quello che avevo passato con Dafne.

“No! Io non conoscevo Seyra due anni fa e per favore Pierre smettila di trattarmi come un bambino. So quello che è successo a Dafne, io c’ero ma non per questo tu debba sempre stare attento a ciò che dici per paura di ferirmi. Adesso possiamo pensare a Seyra.”

“Certo! Ascolta per sta sera non posso fare molto. Terrò il ragazzo in prigione per una notte, ma la signorina Lowell non ha denunciato il fatto a tempo debito quindi temo che non possa fare altro. Mi dispiace Shone ma domani il ragazzo sarà fuori. Non posso davvero fare altro e poi vedi chi è suo padre! E’ un agente federale e…”

“Anche il padre di Seyra è un agente federale o di qualcos’altro eppure quel James ha trovato il modo per ricattare Seyra e spingerla a non dire niente a nessuno. Pierre lei è stata violentata due anni fa e non ha mai detto niente, nemmeno ai suoi genitori sono il primo che viene a conoscenza di questa orribile storia. Credo che Seyra sia una vera forza della natura ma anche lei soffre.” Dichiarai risoluto.

“Non posso fare altro Shone! Ma proverò ad indagare.” dichiarò Pierre.

Sbuffai era poco ma almeno era qualcosa. Adesso però la priorità era trovare Seyra, ovunque si fosse cacciata. Di certo quella non era una bella serata per lei. Prima veniva a conoscenza di ciò che era successo a me e a Dafne, poi scopre del mio tumore a causa della mia boccaccia sempre un po’ troppo aperta e intenta a darle fiato inutilmente per commettere danni.

“bene, grazie Pierre, adesso devo andare!” esclamai alzandomi dalla sedia e dirigendomi alla porta.

“Dove vai adesso?” mi chiese, alzandosi dalla sedia e venendomi incontro. Era un pò vecchiotto ma un buon amico.

Misi una mano sulla maniglia della porta e sempre di spalle a lui dichiarai con fermezza e assoluta convinzione.

“ A cercare la mia migliore amica.”

E si in cinque minuti Seyra era diventata la mia migliore amica e non so nemmeno come. Di solito io non mi fido di nessuno, proprio come Seyra, eppure sento che di lei mi posso fidare. E’ una ragazza speciale, unica. Lo sento. Uscii fuori dalla centrale beccandomi un occhiataccia omicida da parte di James ma che ignorai deliberatamente. Adesso la mia priorità era un'altra ed era quella di trovare Seyra ovunque si fosse cacciata.

Corsi a perdifiato per le vie della città e dopo tanto girovagare finalmente l’ avevo trovata alla fermata dell’ autobus. Seyra era al telefono e parlava con qualcuno. Con decisione mi avvicinai a lei e sentii la sua conversazione al telefono. Non volevo farlo ma ciò che sentii mi toccò il cuore nel profondo.

“Pronto? Ginevra?” disse lei al telefono. Poi continuò. Sentivo anche le risposte dell’ altra persona che era al telefono. Seyra era in vivavoce. Il telefono poggiato sulle gambe, in mano aveva un blocchetto e nella sua borsa stava cercando qualcosa. Poi estrasse l’ oggetto che cercava: una penna. Insieme alla penna estrasse qualcos’altro. Il suo sacrosanto pacchetto di camel blu e un accendino. Mise una sigaretta in bocca, poi l’ accese e ne tirò una sospirata, poi mise la sigaretta nelle dita della mano sinistra e continuò a parlare al telefono.

“Gin, ascolta passami tua madre un attimo!”

“E’ successo qualcosa Seyra?”
“Si, ma è una cosa di cui devo parlare con tua madre. E’ in casa?”

“Si, un attimo che te la passo.”

“Ok, grazie Gin.”

Ci fu un momento di silenzio e dedussi che la sua amica era andata a chiamare la madre. Intanto Seyra continuava a fumarsi la sigaretta e aveva il volto puntato alle stelle in mera contemplazione.

“Pronto? Seyra che succede?”

Lei si riscosse dai suoi pensieri e tornò a fissare il cellulare.

“Signora Elina, ho un problema.”

“Dimmi cara!” dichiarò con voce materna la signora al telefono.

“Si tratta di un mio amico. Ha un tumore e vorrei che lei lo guarisse!”

M’ irrigidii di botto. Oh, Cribbio Seyra!  Qui la persona che al momento dovrebbe stare male sei tu e pensi a me.

“Seyra, dovrei avere tutti i suoi esami e…”

“Nessuno problema, glieli ho fregati poco fa dalla macchina ! Te li posso inviare via fax!”

MI HA FREGATO GLI ESAMI DALLA MACCHINA! Seyra ma come cavolo hai fatto? Avevi appena ricevuto una batosta colossale incontrando quel mostro eppure non si sa come sei riuscita a sfilarmi le chiava dalla tasca, arrivare a casa tua, aprire la mia macchina prendere tutti i documenti, salire nello studio di tuo padre, fargli le fotocopie, perché so che quelle sono fotocopie, riposare tutti i documenti in macchina e correre qui a fare questa benedetta telefonata. Credo che tu sapessi che tengo tutto ciò che non voglio fare sapere agli altri in macchina, credo che tu lo sapessi perché tu fai la stessa identica cosa. Scommetto che in macchina proprio come me hai fatto istallare uno scompartimento segreto dove nascondi tutto. Seyra io e te siamo proprio uguali.

“Be, si Seyra puoi spedirmi tutto. Sono specializzata in tumori ma mi sai dire quanto gli anno diagno…”

Non la lasciò finire che rispose.

“Un anno. Ho un anno di tempo per salvarlo e lei mi deve aiutare!” dichiarò decisa.

“Va bene piccolina, faremo di tutto per salvarlo. Spediscimi il tutto e ti chiamerò io per aggiornamenti più approfonditi. Ti lascio il mio numero in caso di emergenza!  Il fax spediscimelo al numero che hai chiamato ora. Hai da scrivere?” chiese infine la signora al telefono. Seyra rispose con un monosillabo.

“Si.”

“Bene, allora, 342/8585625. Elina Stiven.”

Lei ripetè il numero e scrisse sul foglio il nome completo della signora. Poi continuando a scrivere qualcosa sul suo sacrosanto blocchetto.

“Ti passo Ginevra?”

“Non ora signora! La chiamo io più tardi le porga le mie scusa ma ho molte chiamate da fare.”

“va bene!”

“ok, ciao!”

La vidi chiudere la chiamata e comporre un altro numero. Sempre con il vivavoce attivato. Il telefono busso due volte e..

“Studio medico/Chirurgo del dottor Eric Lowell” disse una voce femminile al telefono.

“Ciao Emilie, sono Seyra, si, so che è tardi, ma per caso fortuito c’è lo zio Eric?”

“Seyra? Si, certo che c’è un attimo che te lo passo!”

Il telefono stette zitto per qualche minuto e io ero sempre più sorpreso. Ma che cosa stava combinando Seyra? Che cosa…”

“Seyra, ma che bella sorpresa a cosa è dovuta questa chiamata? Ti mancava lo zietto?” disse una voce allegra e squillante al telefono.

“No!” dichiarò gelida e seria Seyra “ Ho un problema e tu me lo devi assolutamente risolvere!” dichiarò risoluta.

“Che problema?” la voce dell’ uomo si era fatta seria e professionale. Mi sa che quando Seyra lo chiama, raramente è per scherzare.

“Ho un amico che ha un tumore ai polmoni e tu me lo devi guarire!” fredda, gelida, e decisa. Seyra mi stai letteralmente sorprendendo.

“Seyra io non posso!”

“Zio!” gridò lei

“Seyra devo avere tutti i suoi reperti medici, i suoi esami, la sua cartella…”

“Avrai tutto domani per fax, tu ti devi solo assicurare la migliore equipe medica che conosci. Non badare a spese intesi?”

“Non badare a spese? Seyra e chi pagherà il tutto?”

“Io! Ricordi che ho un bel gruzzoletto da parte! Non badare a spese zio e fallo!” Non badare a spese? Seyraamica mia ma che stai facendo?

“Ma devo visitare il paziente e…”

“Questo lo farai ma all’ ultimo, prima contatta l’equipe e poi devo ancora parlarne con il diretto interessato!”

“Seyra, ma stai facendo tutto questo senza che questa ragazza sappia niente e…”

“Intanto è un ragazzo e non una ragazza e poi fai come ho detto! Zio ti prego!”

“ Ci tieni veramente tanto a questo ragazzo eh Seyra? E va bene! Voglio il tuo amico al mio studio diciamo fra una settimana, precisamente il Lunedi prossimo, cioè il 20 alla 17.30! Intesi Seyra? Non un minuto in ritardo! Ah Seyra come si chiama il ragazzo?” dichiarò l’ uomo serio e Seyra altrettanto Seyra rispose

“ Shone Wilder.E,si per il resto siamo d'accordo, ciao!” esclamò chiudendo la comunicazione. Stava per comporre un altro numero ma io decisi di intervenire. Arrivato davanti la panchina le sfilai il telefono di mano, lei si alzò di scatto la testa per tentare di fronteggiare lo sconosciuto che aveva osato interromperla, ma io non le diedi il tempo, di slanciò l’abbracciai forte seppellendo il mio viso nell’ incavo del suo collo.

“Seyra…” sussurrai tremante.

“Shone…”sussurrò lei sorpresa. La sentii che lentamente alzava le braccia e mi stringeva a lei.” Che c’è Shone? Che succede?” mi chiese. Che ingenua, crede che non abbia sentito nulla. Non resistetti. Mi staccai da lei e con lentezza disarmante depositai le mie labbra sulle sue. Credo di essermi appena innamorato e non mi succedeva da tanto di quel tempo, anzi, credo mai. Aumentai  la pressione sulle sue labbra, le leccai con tenerezza invitandola ad aprire la bocca e lei lo fece. Le nostre lingue danzarono una danza vecchia quanto il mondo, accarezzando, toccandosi e rincorrendosi come due amanti. Era una sensazione bellissima, favolosa. Le labbra di Seyra erano così soffici, così morbide…mi staccai lentamente, molto lentamente da lei ma non smettendo mai di stringerla a me. Poi mi decisi a parlare…

“Non nasconderti. Ho sentito tutto!” dichiarai e la sentii irrigidirsi.

“Cosa stai facendo per me,Seyra?Con chi hai parlato al telefono?Insomma ho sentito tutto e di questo grazie.” La sentii rilassarsi.

“ Allora, Verrai Lunedì 20?” mi chiese timorosa.

“Certo, ma tu starai con me. Seyra, io credo di essermi innamorato di te!” dire quelle parole fu il mio sbaglio. La sentii irrigidirsi, vidi la paura montare dentro di lei. Si staccò da me e mi disse…

“C..Ci vediamo a casa. Muoviti.” Poi corse via.

Non ho sbagliato a confessarle i miei sentimenti, ma lei è terrorizzata da questo sentimento e credo di comprenderne la causa: James Carter. Seyra tu stai tentando di salvare me e io tenterò di salvare te. Ti amo mi piccola ribelle e non rinuncerò a te facilmente. Parola di Shone Wilder.

 

 

GINEVRA

 

JAMES

ISPETTORE,MAIGRAIT

To be continued.

Allora che cosa ve ne sembra? Fatemi sapere a presto MeiChan91

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Capitolo 7
*** COME UN' ALCHIMIA ***


Salve, eccomi tornata con un nuovo capitolo...chiedo venia per aver fatto spettare tanto....spero di non avervi deluso...a presto Mei chan...

 

Come un' Alchimia...

 

 

Mi ha baciata!

Shone mi ha baciata e io non riesco ancora a crederci. Il suo bacio era così dolce così passionale eppure aveva un qualcosa di diverso. Qualcosa che non sono riuscita a cogliere. Quel bacio era così diverso da quello che mi aveva dato in camera mia. Shone mi nascondeva qualcos’ altro.

Si ma cosa?

Shone ha dichiarato di essersi innamorato di me, ma io ho avuto paura e sono scappata. Il suo non è un vero sentimento d’ amore ma solo ed esclusivamente di gratitudine.

Perché i maschi confondono la gratitudine con l’ amore.

Inoltre io l’ ho sempre detto : ho chiuso con l’ amore. Ci ho messo definitivamente un punto dopo James…quello odioso…Ah, lasciamo stare.

Devo arrivare a casa mia prima che mio padre cominci a sclerale.  Chissà perché ma ho un brutto presentimento riguardante Shone.

No, non mi interessa arriverà a casa a breve.

E se stesse male?

Ignorando la mente che mi gridava di tornare a casa e aspettarlo li, seguii il cuore che invece mi urlava di voltarmi e tornare da lui.

Corsi a perdifiato fino a raggiungere la panchina dove qualche minuto ero seduta.

Arrivai in due minuti. Non sapevo di saper correre così veloce, ma appena arrivai mi paralizzai. Shone era accasciato a terra e si teneva una mano stretta al petto e respira faticosamente.

Corsi da lui e mi inginocchiai.

Aveva gli occhi chiusi e quasi con le lacrime, il respiro irregolare e affannoso. La mano che teneva serrata la maglietta e brividi che gli scuotevano il corpo. Il capelli gli incorniciavo il viso, madidi di sudore e alcune gocce gli scendevano lungo il collo. Shone stava soffrendo.

“Shone?” lo chiamai, ma lui non mi rispose. Con coraggio tentati di farlo alzare, ma tanto era debole che crollo nuovamente a terra. Non riusciva ad aprire gli occhi e io sapevo che stava lottando con il dolore e la malattia. Involontariamente lo strinsi a me facendogli appoggiare la testa sul mio petto stringendolo con la mano sinistra mentre con la destra cercavo nella mia borsa un anti dolorifico. Lo trovai e glielo diedi. Lui lo prese e attese che la pillola facesse effetto.

Dopo qualche minuto la pillola aveva finalmente fatto effetto e lui riuscì ad aprire il suoi meravigliosi occhi color zaffiro e mi osservò. Triste affermò.

“Temo di aver confuso l’ amore con la gratitudine. Scusami Seyra.”

Assorbii il colpo con eleganza, ma già sapevo che era per questo che aveva detto di essersi innamorato di me.

“Non ti preoccupare, lo sospettavo.” Dissi in modo mite, ma con quelle parole lui aveva inflitto un ferita abbastanza profonda dentro di me, ma da brava attrice qual’ ero mascherai alla perfezione quel dolore. Non avrei mai voluto usare la recitazione come arma per proteggermi, ma in quel momento era necessario.

“Stai bene, Shone?” chiesi preoccupata.

“Bene? Ah, io non so nemmeno che significa questa parola Seyra. Sto meglio,questo si, ma bene no.” Confessò lui tremante.

Annuii e lo guardai mite.

“Riesci a camminare?” chiesi ancora. Lui annui e io mi feci utilizzare come appoggio. Era il minimo che potessi fare per lui. Vederlo in quelle condizioni mi faceva stare male e lui un ora prima si era affaticato passeggiando insieme e chissà che cosa era successo con James.

 

Camminammo molto lentamente per raggiungere la mia abitazione e finalmente a trecento metri di distanza intravedevo la villa.

Che situazione strana. Fino a ieri odiavo a morte Shone e adesso mi ritrovo ad essere sua amica.

In quel momento mi venne un flash in mente.

Mi sarei eretta a protettrice di Shone fino a quando non sarebbe guarito.

Da quel giorno nessuno avrebbe toccato Shone.

Da quel giorno nessuno gli avrebbe torto un capello o avrebbe dovuto fare i conti con la furia di Seyra Lowell.

 

Giungemmo davanti la porta della mia abitazione e feci per aprire il portone, ma sorpresa della sorprese Shone mi bloccò. Si erse in tutta la sua maestosa bellezza e mise in volto una maschera da chi la sa lunga e da sbruffone. Sapevo che stava recitando e sapevo che io ero combinata peggio di lui, quindi anche misi la maschera della perfetta arrabbiata e in collera con lui. Meglio che gli reggevo il gioco no? O chi li avrebbe sentiti i miei se mi presentavo a casa con uno Shone che faceva il finto figo di turno e io la cadavere ambulante. Essendo agenti del governo, i miei genitori, non avrebbero finito più di fare domande.

“Be, non c’è che dire Shone,sei un attore con i fiocchi!”

“Senti chi parla, finta imbronciata.” Mi disse sorridendo poi tornò immediatamente serio.

“Seyra, nessuno e dico nessuno deve sapere che cosa ho! Sono stato chiaro?” mi disse quasi gelido.

Io lo guardai di rimando gelida e gli dissi.

“Ovvio, ma la stessa cosa vale per te! Non fiatare riguardo James, Shone, o te la farò pagare!” dichiarai risoluta anche se la vita gli stava già facendo pagare abbastanza senza che io ci mettessi del mio.

“Affare fatto!” dichiarò lui stringendomi la mano con energia. Che attore sensazionale! Prima di entrare lo bloccai.

“Mi spieghi come fai Shone?”

“Cosa?” mi chiese lui guardandomi dubbioso.

“Quello!” dissi indicando il suo viso “Come fai a far finta di niente e comportarti da sbruffone quando io so che stai soffrendo come un cane?”

“Seyra, sono un attore ed è una vita che recito, dopo un po’ ci fai l’ abitudine, ma tranquilla tu non sei da meno. Mio dio mi sono sorpreso fino all’ inverosimile quando hai messo la faccia infuriata. Complimenti.” Dichiarò accennando un sorriso che nascose una smorfia di dolore. Oh, Shone.

“Questione d’ abitudine.” Dissi con un mite sorriso che lui contraccambiò. Poi tornammo a recitare le nostre parti.

Entrammo in casa come due furie. Io spalancai le porte facendo cascare a terra il quadro appeso al muro, mentre Shone dietro di me …

“Seyra, non sei per niente femminile! Manchi di grazia, portamento....”

“E tu sembri un topo di fogna!” urlai sapendo che sia lui che io stavamo recitando.

“manchi di stile, sofisticatezza, eleganza, dolcezza…e per finire e più importante manchi di sensualità!” questo colpo l’ incassai e tra i denti gli sussurrai.

“Non esagerare, cretino e vedi di accorciare la litigata e filatene a letto visto che mio padre e tuo padre si sono accordati per dormire qui. Tu, e la tua famiglia.”

“Hai ragione!” mi sussurrò lui.

 I nostri genitori erano affacciati dalla porta del soggiorno e aspettavano la mia risposta.

“Tu, dongiovanni da strapazzo! Anche fossi l’ ultimo uomo esistente sulla faccia della terra  e per sopravvivere dovremmo stare insieme, preferirei di gran lunga morire che continuare a vedere la tua brutta faccia ronzarmi introno! Non ti desidererei nemmeno se ciò servisse a salvarmi la pelle!”

“Ora non esagerare tu!” mi sussurrò risentito Shone.

“Scusa…dovevo farlo” gli sussurrai e lui annuì.

“bene, perché nemmeno io vorrei mai rivederti. So che mi desideri, fanciulla e adesso mi vado a stendere un po’ prima di cena!” disse Shone salendo le scale. Lo segui con lo sguardo e appena fu fuori dalla vista dei nostri genitori, lo vidi  accasciarsi sulle scale e stringersi di nuovo il petto. Spaventata urlai.

“Me ne vado anche io! Mamma, mi faccio un bagno di sopra nella vasca idromassaggio!” urlai e dal corridoio vidi mia madre annuire.

Salii di corsa le scale e raggiunsi Shone. Non dissi nulla solo me lo trascinai fino al bagno. Sapevo tutto sui tumori visto che la nonna era morta proprio a causa di un tumore al fegato, e di certo non avrei permesso che questa stupida malattia mi portasse via anche Shone!

Andai nella stanza  che i miei genitori avevano preparato per Shone, aprii il suo zaino e ne estrassi fuori un sacchetto con una molteplicità di tubetti di pillole.

Presi la pillola che sapevo avrebbe aiutato Shone, una bottiglietta d’ acqua e tornai in bagno. Diedi la pillola a Shone e lo trascinai fino in camera sua e lo stesi sul letto e vidi che lui si era addormentato. Sorrisi e mi diressi fuori dalla sua stanza, dritta dritta nella vasca.

Mi rilassai per benino e appena fini il bagno mi asciugai e indossai un paio di jeans e una canotta bianca e mi diressi di nuovo da Shone.

Bussai e lui mi invitò ad entrare.

Appena entrai mi guardai a torno con fare furtivo e mi rilassai subito dopo. Nessuno de nostri genitori mi aveva seguita.

Mi voltai verso Shone che mi guardava con un sorriso beffardo in volto. Lo ignorai e gli chiesi.

“Come stai?”

“Meglio. Grazie Seyra, sei un angelo!”

“Di niente ma Lunedì si va da mio zio te lo ricordi vero?” gli dissi andando vicino a lui e sedendomi sul letto al suo fianco. Lui mi fece un po’ di spaziò invitandomi a stendermi vicino a lui. Non ci pensai due volte e mi stesi.

Lo vidi annuire ma rabbuiarsi.

“Shone? Che c’è Shone?”

“Non so se sopporterei un altro responso che indica che ho solo pochi mesi da vivere. Ho paura Seyra.”

“Lo so, ma ci sono io con te.”

“Lo so e grazie.” Mi disse triste, poi tornò a fare il burletto.

“Intanto che ne pensi di divertirci un po’? Non ti amo Seyra, ma nessuno ci impedisce di fare del sano e puro sesso insieme!”

Scattai come una molla e mi allontanai da lui .

“Brutto, depravato e pervertito!” gridai tuffandomi su di lui e cominciando a prenderlo a pugni, poi lui gridò ridendo.

“Stavo scherzando Seyra!” tentò di dire tra le risate. Mi bloccai all’ istante e scoppiai a riedere anche io. Per vendicarmi cominciai a fargli il solletico. Sfortuna delle sfortune, lui non soffriva il solletico. Ribaltò le posizione e trovammo le nostre bocche a un centimetro di distanta l’ una dall’ altra.  Ci osservammo a lungo poi Shone posò le sue labbra sulle mie. La sensazione era meravigliosa. Le nostre lingue si rincorrevano come il gatto con il topo. Danzavano una danza lenta e sensuale. Mi strinsi maggiormente a lui e partecipai con vigore a quel bacio, ma quando il contatto si stava facendo più profondo, qualcuno bussò alla porta. Io e Shone sussultammo poi sentì.

“Shone, la cena è pronta, mia sorella e li con te?” chiese Keith.

Keith, sempre nei momenti meno opportuni interferisci!”

Fece segno a Shone di dire che non ero nella sua stanza e lui annuì. Mi diressi alla finestra…

“No, Keith, Seyra non è qui….” Shone guardò me e io gli feci segno di dire a Keith se avesse provato in camera mia. Lui annuì e riferì.

“Hai provato in camera sua Keith?”

Il silezio dietro la porta stava a significare che Keith si era imbarazzato per non averci pensato prima.

“No, non ho provato ora vado; tu scendi che la cena è pronta!”

“Ok, scendo subito” disse infine.

Io e e Shone ci guardammo con occhi divertiti e sperando di riuscire a trattenere le risate. Poi io mi volatilizzai nella camera al fianco: la mia camera.

 

 

Prov Shone.

 

Accidenti a me!

Per mille diavoli!

Mi sento a pezzi. Il tumore mi sta distruggendo, e il mio corpo a mala pena regge.

Ho dovuto anche mentire a Seyra ritirando la dichiarazione che gli avevo fatto. Non posso, non posso trascinarla nel baratro della malattia con me. Non posso permettere che mi si affezioni, mi restano pochissimi mesi di vita e non sopporto di illuderla per poter essere felice io.

NO!

 Proprio no!

Non lo posso fare. La amo troppo per farla soffrire.

Un colpo di tosse violento mi scosse nel profondo e corsi velocemente in bagno a vomitare. Sapete cosa….

 

SANGUE!

 

Mi sento a pezzi, ma devo trovare la forza di reagire. Domani cominciamo le prove per la nuova commedia teatrale di cui farà parte anche la mia Seyra come attrice coprotagonista e io devo essere in forma per lei.

Lei, è tutto per me.

E’ diventata tutto per me. In  poco tempo che la conosco Seyra mi è stata vicina e si è comportata da vera amica.

Sen lei dovrebbe soffrire, già so che il mio cuore non reggerebbe. Aver preso a pugni quel coglione di James mi ha distrutto fisicamente e psicologicamente ma per Seyra lo rifarei mille e mille altre volte ancora.

Dafne, ti ricordi quando siamo andati al Luna Park quella sera di dieci anni prima e avevamo visto quella coppia di ragazzi che continuava a sbaciucchiarsi sotto quell’ albero di ciliegio e io mi ero schifato e disgustato da tale comportamento e tu  mi dicesti che tra qualche anno sarebbe piaciuto anche a me comportarsi in quel modo con la donna amata?

Ecco Dafne quella donna è arrivata  ed è Seyra.

Sarebbe fantastico passeggiare mano nella mano con lei per le vie delle città, soprattutto a Natale. Passeggiare per i negozi addobbati a  festa e ridere e scherzare spensierati … ma io non arriverò a Natale. Io non vedrò i caldi occhi color cioccolato di Seyra brillare per l’ avvento del Natale. Non vedrò mai Seyra conoscere l’ uomo della sua vita e correre da me a raccontarmi che cosa ha fatto quel giorno con lui. Anche se questo mi avrebbe causato una fitta di gelosia, ma per lo meno avrei avuto la possibilità di vivere. Ora come ora non ho nemmeno quella.

Il petto mi duole in una maniera intollerabile e mi sa che oggi il dolore non cesserà, ma devo mettere la maschera. Nessuno a parte la mia Seyra sa del mio tumore ai polmoni e Lunedì insieme a lei devo andare per l’ ennesimo controllo dallo stesso identico responso negativo. Bè, non fa niente, faccio tutto questo per lei.

La mia Seyra.

Il mio tumore ormai è in metastasi e non so fino a quanto resisterò, ma fino ad allora ho intenzione di passare ogni momento della vita che mi resta con Seyra.

Oh, almeno spero di poterlo fare fino a quando la malattia non mi renderà irriconoscibile, allora, in quel momento, mi allontanerò per sempre da lei, la dolce affidabile e tenera amica \ qualcosa di più

Seyra Lowell.

Prese tutte le medicine possibili ed immaginabili che un essere umano possa prendere, conservai tutto in un posto bene nascosto e scesi al piano di sotto.

Al piano di sotto senti….

 

“Seyra, potresti comportarti più decentemente con il povero Shone. Che ti ha fatto quel ragazzo perché tu gli risponda in maniera così sgarbata!” la stava rimprovero sua madre e io sospirai.

 

“ So io quello che mi dice quel buono a nulla! E’ il burletto della scuola, le ragazze si comportano da oche e sarebbero disposte a tutto per un briciolo della sua attenzione, cosa che io farei volentieri a meno, e in più è un attore e io gli attori non li sopporto. Non li digerisco proprio. Shone è un attoruncolo da quattro soldi tutto pizzi e merletti!” urlò infuriata Seyra e caspita se era brava a recitare, ci ero quasi cascato se non avrei ricordato il patto sancito segretamente e senza parole tra noi due.

 

“Inoltre è il tipo ragazzo che si sente chissà chi e superiore agli altri. Mi domando se Shone Wilder provenga da un altro pianeta. Magari da Anthar come gli alieni del telefilm Roswell. Bah, chi lo capisce è bravo quel ragazzo.”

 

“La cosa è reciproca, ragazzina senza curve!” avevo esclamato e lei si era voltata di scatto verso di me mi sorrise dolce e poi recitando mi rispose.

“Bene, magari tornatene su Anthar magari non vedrò il tuo brutto viso per millenni!”

 Stavo per rispondere quando Keith intervenne.

 

“Se desiderate vedere lo spazio ho chiesto al mio capo se vi avrei potuto portare con me in esplorazione e lui ha acconsentito. Tra tre mesi partiamo per lo spazio. Shone, Seyra, preparatevi psicologicamente.” Dichiarò Keith sicuro prima di sparire dietro la porta.

Io e Seyra eravamo pietrificati. Come diavolo avrei fatto a partire se non sapevo nemmeno se di qua a tre mesi sarei stato ancora vivo!

“Ma che ideai fantastica! Bene, io vado a parlare con Keith, la cena è pronta sul tavolo. Sedetevi e mangiate. Noi, io e tuo padre e i genitori di Shone, per questa sera abbiamo deciso di uscire e ricordare i vecchi tempi. Bene, ciao ciao.” Ci aveva salutati la madre di Seyra seguita dal marito e dai miei genitori.

Seyra come una automa alzò una mano in segno di saluto e guardammo uscire i nostri genitori. Entrambi sentimmo la macchina partire e io lentamente cercai di voltarmi verso Seyra. Non ebbi nemmeno il tempo di respirare che Seyra con le lacrime agli occhi si tuffo sopra di me, facendomi sbattere al muro e mi baciò con passione. Partecipai e risposi con passione al bacio, poi dovetti staccare con forza da me Seyra e mi accasciai a terra respirando faticosamente.

Vidi Seyra sgranare gli occhi e si accucciò vicino a me, preoccupata.

“Shone, Oh, Shone Scusami tanto!”

“N-non ti preo…ccupare.”

“Shone, è sempre così?” mi chiese con gli occhi lucidi e io la guardai con un sorriso mite.

“No, oggi ho fatto più sforzi del solito quindi….ho solo bisogno di dormire” be, certo picchiare quel coglione di James ti prosciuga di tutte le energie. In più sta mattina la scuola e di pomeriggio il pattinaggio, il cimitero ecc… causano qualche problemino.

Sentii che Seyra mi aiutava ad alzarmi e a salire le scale. Giunti in camera mia mi spogliò, imbarazzandomi fino al midollo e nonostante le mie proteste e il rassicurargli che ero perfettamente in grado di vestirmi da solo, mi fece mettere il pigiama e mi stesi sul letto. Prima che lei mi rimboccasse le coperte, la trascinai sul mio letto e la feci stendere a mio fianco. Ci addormentammo insieme e abbracciati.

 

 

To be continued.

 

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Capitolo 8
*** PERICOLO! ***


La mattina seguente mi svegliai con un mal di testa inumano. I raggi del sole ferirono i miei occhi e io gemetti di disappunto. Sentivo il calore di qualcuno al mio fianco. Quella notte avevo dormito malissimo.  Orrendi incubi avevano popolato i miei sogni. Continuavo a sognare la morte di Shone e in qualunque modo avvenisse, non riuscivo a sopportare di perderlo. Caspita però, lo conoscevo da pochissimo tempo e già mi era entrato nel sangue. Aprii gli occhi,  e mi osservai intorno. La mia stanza era illuminata dal caldo sole mattutino e gli uccelli cinguettavano felici. Gemetti per il dolore lancinante alla testa e guardai con attenzione e delicatezza il corpo che dormiva al mio fianco. Shone era stupendo. Immobile e con gli occhi chiusi, pallido e silenzioso. Non sentivo nemmeno il suo respiro. Resami conto di ciò che avevo dedotto, per poco non mi venne un collasso. Shone era pallido quando un lenzuolo e il suo respiro quasi inesistente. Impaurita urlai di terrore. Mi alzai di scatto e comincia a scuotere Shone con vigore, ma lui non apriva gli occhi.

“Shone? Shone, mi senti?” lo chiamai preoccupata . Non mi rispondeva. Non reagiva e io ero in preda al terrore. Non sapevo che fare. Come comportarmi. Come potevo aiutarlo? Adesso non mi interessava rompere la promessa fattagli, cioè quella di non rivelare a nessuno le sue condizioni…dovevo salvargli la vita. Coprii Shone con il piumone, il suo corpo caldo ma anche gelido mi terrorizza. Non si muoveva. Scesi dal letto e mi diressi in cucina nella speranza di trovare qualcuno che mi potesse aiutare.

La cucina però, era deserta. Girai tutte le stanze della casa, ma non c’era nessuno. Tornai in cucina e trovai un biglietto sul tavolo.

Cara Seyra…

Io, tuo padre e i genitori di Shone abbiamo deciso di prenderci le ferie dai nostri lavori e  organizzare un viaggetto insieme. Tuo fratello ha deciso di trasferirsi a casa della sua ragazza durante la nostra assenza e il fratello di Shone è partito sta notte. Chiamata urgente, non so per che cosa. Seyra, staremo via per qualche mese e in questo arco di tempo Shone starà a casa nostra con te. Cerca i comportarti bene e non mancare alle lezioni di teatro. Se lo fai, lo verremo a sapere e la punizione che riceverai sarà ancora più tremenda di questa. Ricorda …le Fogne. Comportati bene con Shone.

Ci sentiamo presto

Mamma e papà.

 

Che cosa? Erano partiti! Una punizione peggio di quella di perdere Shone? Non esiste mamma…io sto vedendo morire un mio amico e tu e papà siete in viaggio a divertirvi? E’ ingiusto! E’ dannatamente ingiusto!

Che posso fare? Shone, mio Dio, non ti voglio perdere!

Basta! Corsi in camera mia e trovai Shone nella medesima posizione in cui lo avevo lasciato. Non persi tempo. Afferrai il cellulare che la sera precedente avevo lasciato sul comodino e composi il numero del cellulare personale dello zio.

Rispose dopo il terzo squillo con voce assonnata.

“Pronto? Seyra, ma lo sai che ore sono?”

“No, zio e nemmeno mi interessa. Shone sta male!” gridai impaurita e con le lacrime agli occhi.

“Che cosa? Dove sei?” dichiarò mio zio in tono serio.

“A casa.” Dissi singhiozzando.

“Ok, passami tua madre.”

“Non c’è! A quanto pare è partita con papà per un viaggetto di divertimento con i genitori di Shone. Loro sono in viaggio a divertirsi,mentre loro figlio sta morendo! Zio ti rendi conto!” mentre dicevo queste cose allo zio, sentii il rombo del motore della sua auto, poi lui esordì serissimo.

“Seyra, sto arrivando, tesoro. Tu tienilo al caldo,ok”

“Si…” mi interruppi tirando su con il naso e salendo sul letto e coprendo entrambi con il piumone. “Grazie zio.” Sussurrai infine al cellulare.

“Sto arrivando, bambina. Sto arrivando.Non lo perderai, Seyra.”

“Lo spero zio. Ci tengo tanto a lui.”

“Lo avevo intuito e conoscendoti so che è raro che tu ti affezioni così tanto a qualcuno. Te lo ripeto Seyra, non lo perderai” detto questo lo zio chiuse la chiamata.

Abbracciai forte Shone e piansi sul suo petto.

“Shone, ti prego non mi lasciare. Ti voglio bene, Shone. Non mi lasciare anche tu!” gridai, ma lui non reagiva.

Sentii le ambulanze fermarsi sotto casa mia e in cinque nano secondi mio zio aveva spalancato la porta della mia camera da letto con la sua valigetta del pronto soccorso e si bloccò sulla porta.

“Oddio, ma è solo un ragazzo!” esclamò mio zio.

“Zio…”sussurrai.

“Spostati Seyra, per piacere.” Dichiarò mio zio e io mi spostai immediatamente. Mio zio si avvicinò al letto e cominciò ad ascoltare i battiti del cuore di Shone con lo stetoscopio. Lo vidi impallidire.

“Cristo Santo, il battito è quasi inesistente. Non lo posso trasportare in ospedale.” Sussurrò lo zio più a se stesso che a me.  Un infermiera entrò nella mia stanza con degli strani macchinari.

“Dottor Lowell…Madonna santissima, avrà l’età di vostra nipote!” esclamò l’ infermiera sgranando gli occhi. Io sussurrai.

“Ne ha ventidue.”

“Deborah, non lo posso trasportare in ospedale. Il battito del suo cuore è quasi debolisimo, come anche il suo respiro.Un minimo movimento sbagliato e lo perdiamo. Mi serve un defibrillatore e ossigeno. Manda Carlo a prendere tutto l’occorrente in ospedale. Dobbiamo intubarlo. Se non facciamo subito qualcosa ,il ragazzo entra in coma, ed io questo non posso permetterlo.Per il mio bene e quello di mia nipote.Lei,tiene a questo ragazzo e io non intendo perdere un paziente. Non lo sopporterei. Mi serve anche una TAC. Non mi importano le spese, pago tutto io ma porta quel macchinario qui!” esordì mio zio preoccupato.

L’ infermiera annui e corse subito fuori. Io ero immobile e terrorizzata mentre mio zio tentava di rianimare Shone con il massaggio cardiaco. Si fermò e mi chiese.

“Penso che abbia bisogno del tuo calore, Seyra. Pensi di riuscire a stargli vicino mentre io tento di rianimalo?” mi chiese speranzoso e senza alcun problema io annui e mi avvicinai al letto. Mi stesi alla destra di Shone e cominciai a coccolarlo.

Il necessario che aveva richiesto lo zio, arrivò quasi subito e mio zio gli somministrò alcuni farmaci di cui in non conosco l’ efficacia e gli mise come primo tentativo una maschera d’ossigeno nella speranza di non doverlo intubare. Per fortuna funzionò, Shone parve riprendersi un po’ e con l’aiuto della macchina per l’ossigeno riprendere a respirare.  Mio zio sorrise e preparò il braccio di Shone dove mise le flebo. Una conteneva le medicine per farlo riprendere, la seconda era una flebo che serviva alle sue funzioni vitali e gli offriva cibo ed acqua in vena. Mio zio attaccò a Shone i macchinari per misurargli pressione e battiti del cuore, ma tutto questo non prima di avergli fatto un’ accurata TAC.

Mio io uscì dalla stanza lasciandomi sola con Shone. Lo osservavo e le lacrime cominciarono a scendermi dagli occhi bagnando il suo viso.

“Shone, non puoi farmi questo! Lo so che è presto, lo so che è impossibile, lo so che sei un strameledetto attore, ma io ti amo e non puoi lasciarmi ora!” sussurrai per poi sgranare gli occhi rendendomi conto che mi ero veramente innamorata di lui. Che soffrivo nel vederlo in quello stato, ma ero anche sicura che non glielo avrei mai detto se fosse stato sveglio e non sarò in grado di farlo se si sveglierà. Maldetto James mi ha rovinato la vita. A causa sua non sono in grado di dire alla persona più importante della mia vita che lo amo e adesso mi sta morendo tra le braccia. No! Dovrò trovare il coraggio di rivelare a Shone ciò che provo anche se lui per me non prova nulla. Mi basta sapere che starà bene e che soprattutto non muoia.

“Seyra?” mi chiamò lo zio.

“è in coma?” gli chiesi impaurita e terrorizzata.

“No, tesoro, per fortuna siamo arrivati in tempo. Per adesso sta solo dormendo. Entro sta sera si dovrebbe svegliare.”dichiarò. Quello era il suo giorno libero e…

“Zio, grazie. Mi dispiace averti disturbato nel tuo giorno libero e…”

“No, Seyra hai fatto benissimo a chiamarmi. Dimmi Seyra, il tuo amico è seguito da qualche medico?” io annui.

“E non gli hanno somministrato farmaci per il tumore?” indagò mio zio e io lo guardai dubbiosa.

“No, solo antidolorifici e queste pillole!” esclamai porgendogli le pillole e gli antidolorifici che avevo trovato nella tasca della giacca di Shone.

“Ma è assurdo!” urlò mio zio.

“Che cosa?”

“Il tumore del tuo amico è in metastasi! Come diavolo si pensa di curare un tumore in quello stato solo con anti dolorifici, anti depressivi e anti coagulati e chi più ne ha più ne metta di farmaci sbagliati. Bisogna cominciare con la chemio terapia…ma ti spiegherò tutto quando si sveglierà il tuo amico io nel frattempo continuo ad esaminare quei fascicoli di spazzatura e li sostituiamo con qualcosa che serva veramente a curare le persone.” Ero allibita. Lo zio uscì dalla mia stanza borbottando frasi ‘ma da che razza di macellai è stato curato quel povero ragazzo’ oppure ‘ciarlatani senza scrupoli’.

Mi avvicinai al letto e mi sedetti al suo fianco iniziando ad accarezzargli i capelli con ritmo lento e regolare. Mi stesi al suo fianco e a poco a poco piombai in un sonno ristoratore.

         PROV SHONE.

 

Mi svegliai dal mio sonno con la nausea, un mal di testa terribile e la bocca amare e asciutta. Sul viso sentivo la presenza di qualcosa che tolsi immediatamente. Notai essere una maschere per l’ ossigeno. Ma che diavolo mi era successo? Non ricordo niente. Sento un strano peso sul mio petto.

Seyra.

Ma cosa? Flebo?

Mi mossi e il mio movimento svegliò immediatamente Seyra che mi guardò ad occhi sgranati, scoppiando a piangere. Ma perché?

“Shone? Oh, Shone sei sveglio! Mi sono così preoccupata. Io…” iniziò Seyra tirando su con il naso. Senti il mio corpo pesare un quintale e la voce faticava ad uscire.

“S..Seyra…” gracchiai con voce roca e quasi inumana.

“Si. Oh, Shone…Shone…” dichiarò versando fiumi di lacrime e stringendomi forte. Credo di essermi sentito male ed ecco il risultato. Ho fatto preoccupare a morte Seyra.

Sollevai il braccio dove non erano appese le flebo e le carezzai i capelli e stringendola con la poca forza che mi ritrovavo in corpo. La porta si apri e la paura attanagliò la mia mente. Come avrei spiegato il tumore hai miei genitori adesso? Dalla porta però entrò un uomo. Capelli corti e biondi, occhi azzurri, alto, e in mano aveva le mie cartelle cliniche.

“Oh, bene. Ti sei svegliato, ragazzo.” Dichiarò l’ uomo poi continuò.

“Seyra, lasciaci soli. Lo devo visitare!” Visitare? Ma chi è questo qui? Non mi far…

“Zio, perché?” dichiarò Seyra guardo l’uomo che a quanto pare era suo zio con sguardo cupo. Il dottor Lowell, uno dei medici più in voga dello stato. Lo zio di Seyra. Erik Lowell.

“L…La faccia restare.” Gracchiai con una voce che non riconobbi affatto come mia.

“Bene. Ragazzo da chi sei stato in cura?” mi chiese, prendendo un blocchetto e una penna e scrivendo su di esso.

“ Quale vuole che le dica? I dottori: Randenz, Martine, Martinez, Paltrow , O’c..”

“Ho, capito! Ciarlatani!” dichiarò l’ uomo e io sgranai gli occhi e stringendo i denti.

“ Ciarlatani? Perché?” chiesi.

“Nessuno di loro ti ha mai somministrato una cura specifica  contro il tumore. Dimmi, secondo te  gli anti dolorifici combattono il tumore o alleviano il dolore?” mi chiese

“Lo alleviano” risposi.

“Bene, perché per lo più i tuoi farmaci sono tutti antidolorifici. Se vuoi posso cominciare io ad essere il tuo medico. Dalla tua cartella clinica noto che i ciarlatani ti hanno dato sei mesi di vita, quello che dico io invece è che se cominciamo da subito la terapia giusta la tua prospettiva di vita è…uhm…. Vediamo, se ci arrivi che ne pensi di ottantacinque anni? Ragazzo mio, abbiamo una possibilità, ma la terapia sarà faticosa, dolorante ed estenuante. Che vogliamo fare?” mi chiese il dottor Lowell e per poco non mi si fermò il cuore. La mia durata di vita non era di sei/tre mesi ma poteva essere di ottantacinque anni con le cure giuste, ma dolorose? Io volevo vivere?  La risposta…

SI!

“Credo che si possa fare.” Sussurrai e il dottore sorrise ed annuì.

“Bene, domani  15.30 al mio studio per il primo ciclo di chemio terapia. Se non sai dov’è chiedi a mia nipote, anche se sono più che sicuro che dopo sta sera non ti lascerà più un minuto solo. Conoscendola, mio caro ragazzo, ti sei creato un amica davvero appiccicosa. Una ventosa!”

“Zio!” urlò risentita Seyra e il dottore le fece una linguaccia a mo di scherno, uscì dalla stanza lasciandomi solo con Seyra.

“Beh…” iniziai.

“Non dire nulla, Shone. Non è necessario. Sei mio amico.”

“Dove sono i nostri genitori?” la voce mi stava tornando per fortuna.

“Se te lo dico ti viene un collasso quindi, sono muta come una tomba!.” Dichiarò Seyra incrociando le braccia sul petto. Mi misi seduto sul letto e la osservai con sguardo dubbioso.

“Seyra? Sputa il rospo!” dichiarai.

“In viaggio! Si sono andati a fare un viaggetto di piacere mentre tu eri qua e per poco non morivi!” urlò Seyra arrabbiata. I nostri genitori in viaggio assieme? Meglio così. Non hanno saputo della mia malattia.

“Meglio così!” pensai di nuovo, ma sta volte le parole mi uscirono dalla bocca senza che io potessi fermarle.

“Che cosa!” urlò Seyra e io sospirai.

“Non voglio ch…”

“Lo so, Shone, ma lo avrei detto se fossero stati qui! La tua vita mi sembra molto più importante che tenere uno stupidissimo  segreto, hai capito?” urlò risentita Seyra e io abbassai le spalle sprofondando in esse. Volevo nascondermi! Seyra si era preoccupata per me e io che facevo, dichiaravo di non volerlo rivelare ai miei genitori la mia malattia, quando c’era veramente bisogno? Che idiota che sono. Guardai fuori dalla finestra e notai che era di nuovo sera. Quella giornata doveva essere stata veramente stancante per Seyra.

La porta della stanza si apri ed entrò il dottor Lowell che si avvicinò al letto e mi tolse le flebo.

“Riposati, Shone e fa riposare insieme a te mia nipote. Sono un medico e noto quando è terrorizzata, spaventata e soprattutto quando vuole un mondo di bene a qualcuno. Ormai la conosco bene. Ha bisogno di sentire che adesso stai bene. Bene, noi ci vediamo domani. Buona notte. Riposate. Entrambi.” Disse il dottore rivolto a me e a Seyra.

“sto bene!” dichiarò Seyra.

“Davvero? E come mai non hai fatto altro che piangere tutto il giorno ed essermi immensamente utile come infermiera, ma cosa ancora più importante, bambina, non dormi da due giorni. Non hai fatto altro che prenderti cura di lui. Non hai mangiato, non hai dormito, non hai bevuto e un paio di volte ho rischiato di dover mettere la flebo per alimenti anche a te. Quando ti sei addormentata per cinque minuti sul petto del tuo amico, quasi non respiravi. Riposa Seyra o ti ammalerai tu!” detto questo il dottore andò via con tutto l’occorrente medico. Guardai Seyra incredulo e furibondo, ma, poi mi resi conto che in realtà anche io avrei fatto la stessa identica cosa se al mio posto si ci fosse trovata Seyra.

La osservai a lungo e con calmai, poi mi stesi sul letto e le sussurrai.

“Vieni qui, angelo mio.” Dichiarai e lei corse da me immediatamente. L’ abbracciai stretta e piano poggiai le mie labbra sulle sue. La sentii che mi stringeva forte e tremava come una foglia. Sapevo che non era per il freddo e sapevo che i suoi tremori erano a causa mia. Osai sperare che Seyra provasse qualcosa per me, ma non volevo allontanarla quindi tacqui.  Le mi labbra si muovevano dolci sulle sue in segno di ringraziamento, poi cullati dai calori reciproci ci addormentammo sereni,  per quanto sereno può essere uno che ha la donna del suo cuore al fianco ma non è in grado di dirlo per paura di un rifiuto e di un totale allontanamento e poi per adesso io sono solo un morto che cammina e non mi azzardo di certo a rovinare la vita di Seyra per mio puro egoismo. Per poterla avere tutta per me, come se fosse la mia ragazza.

E’ questo il mio sogno.

Io, Seyra e qualche marmocchio qua e la.

Strano, ma quando stai  per morire, le storielle di qualche mese solo per andare a letto con qualcuna ti sembrano futili ,e sono futili quando hai la donna della tua vita tra le braccia perché è solo con lei che vuoi stare. Con Seyra.

Spero solo che la durata della mia vita sia do ottanta cinque anni e non di sei mesi.

Seyra, io ti amo ma non sono in grado di dirtelo.

 

ERIK,LOWELL

SEYRA

SHONE

 To be continued

 

 

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Capitolo 9
*** KISS ME ***


SALVE A TUTTI. SCUSATE INFINITAMENTE PER IL CAPITOLO PRECEDENTE PIENO DI ERRORI, MA NON AVEVO AVUTO IL TEMPO DI CORREGGERLO, ADESSO SPERO RISULTI MEGLIO ALLA PROSSIMA

MEI91

 

Quella mattina mi svegliai con il sorriso sulle labbra e sdraiata,abbracciata a Shone. Sorrisi maggiormente quando alzando il viso, vidi Shone.

Shone sembrava stare bene, il suo colorito roseo  la diceva lunga. Dormiva così bene e serenamente che mi sembrava proprio  un peccato mortale svegliarlo.

Gemendo mi voltai verso la sveglia che segnava appena le 5.15. Sorrisi di nuovo e per i miei gusti stavo diventando troppo mielosa. Avevo il viso sognante e rilassato e quel sorriso da ebete che mi ritrovavo, mi dava dannatamente ai nervi, ma non ci potevo fare nulla, era tutta colpa di quel magnifico ragazzo che dormiva accanto a me. Shone riposava sereno e in quel momento stava bene e questo rendeva me felicissima. Avevo il tempo di dormire ancora un po’, così mi strinsi maggiormente a lui e appoggiai il viso alla sua spalla, attenta a non toccargli il petto. Grazie allo zio, sapevo che se avrei toccato il petto di Shone, lo avrei fatto saltare in aria per il dolore allucinante. Un cazzo di tumore in metastasi, è proprio una brutta bestia da sconfiggere, ma io non mi sarei arresa e non avrei permesso a Shone di arrendersi, questo sia chiaro! Sentii Shone che si voltava verso di me e lo sentii stringermi con entrambe le braccia, la vita.

La mia testa finì sul suo braccio e il mio viso a pochi centimetri dalle sue sensualissime labbra. Era stupendo questo ragazzo! Un ragazzo davvero d’oro.

Sorrisi…di nuovo. Che ebete che ero!

Depositai lievemente un casto bacio sulle sue labbra. Bacio che non svegliò Shone, ma lo fece sorridere dolcemente nel sonno, e mi strinse a se con maggiore forza.

“Seyra…” gli sentii sussurrare e per un attimo credetti che si fosse svegliato, ma non fu così. Lui semplicemente aveva sussurrato il mio nome nel sonno e aveva reso me orgogliosa di possedere quel nome.

Abbracciati cosi, stretti l’uno all’altra, per com’eravamo, sembravamo proprio una coppia sposata. Sembravamo marito e moglie. Tale pensiero mi fece arrossire come un peperone e realizzai l’impossibile.

Com’era potuto succedere? Come cavolo era successo? Mi ero perdutamente innamorata di Shone! Cribbio, ed ero proprio felice di provare questo sentimento nei suoi confronti. Che diavolo mi è successo? Dove è finita la glaciale e impassibile Seyra Lowell? A quel paese, di sicuro. Tutto questo però non cambiava che mi ero innamorata di Shone e che lui era il mio primo vero amore. Dio non è giusto! Mi sono innamorata per la prima volta in vita mia e di un ragazzo che rischio di perdere sul serio. Dio, ma perché mi hai fatto questo?

Quanto desidererei che Shone fosse davvero mio marito e che non avesse questo maledetto tumore che me lo sta distruggendo giorno per  giorno.

Purtroppo non posso rivelare i miei sentimenti a Shone! Non posso proprio! Complicherebbero tutto!

No, devo  tenere questo tenero sentimento per me, nascosto ai suoi occhi. Dio, quanto lo amo. Non credevo di poter riuscire ad amare in questo modo e in così poco tempo. Shone mi è entrato nel sangue, nell’anima, nel cuore, nel cervello. Lui è dentro di me ormai.

Sentii Shone spingermi verso di se con forza, quasi avesse paura che potessi fuggire, ma io non sarei andata da nessuna parte se non per sempre con lui. Sul suo viso leggo disperazione. Che diamine starà sognando? Spinta da un qualcosa porte di me, gli poggiai una mano sul volto leggermente accaldato, e le mie labbra sfiorano le sue in un bacio carico d’amore e sentimento. Mi soffermai sulle sue labbra per un periodo notevolmente maggiore dal bacio precedente, e il suo calore investe il mio corpo, facendomi gemere. Shone aprì gli occhi trovando le mie labbra unite alle sue. Lo sento sorridere sulle mie labbra per poi partecipare al bacio che divenne dannatamente passionale e frizzante. Ci staccammo l’uno dall’altra con il respiro affannato e gli occhi appannati, osservandoci a lungo. Gli sorrisi dolce e lui ne accennò uno.

“Tranquillo, sono qui! Dormi pure, è ancora presto!” dissi carezzandogli i capelli e baciandolo teneramente, come se quello fosse il bacio del buon giorno. Lo vidi annuire, chiudendo gli occhi e seppellendo il viso nel mio collo, poi si riaddormentò in quella posizione. Sentivo il suo respiro caldo sul mio collo e mi sentivo protetta. Cullata dal suo respiro e dalla sua stretta intorno al mio corpo, mi addormentai finalmente serena.

E’ proprio tenere il mio cuccioletto.

 

Uff! Che cazzo! Chi è che mi perfora i timpani! Che cosa diavolo è! Sento Shone gemere frustrato da quel maledetto suono, proprio come me.

Apro gli occhi e mi volto verso il comodino. La Sveglia? Ecco che caspita era! Fissai quell’oggetto che in quel momento odiavo più di qualsiasi altra cosa, e notai che puntava un orario.

Le 8.15.

Stacco quel maledetto aggeggio assillante e mi accuccio sul fianco di Shone. Mi ci vollero cinque secondi per decifrare mentalmente l’orario e mi ci volle un secondo per capire cosa le 8.15 comportavano.

Cazzo!

La colazione, le migliaia di pillole che Shone deve prendere e che mi ha prescritto lo zio e che deve prendere a stomaco pieno e senza sgarrare un giorno, e quella dannata, dannatissima scuola!

In cinque nano secondi mi staccai da Shone, che si svegliò di botto, e scesi al piano di sotto come una furia.

“Seyra!” urlò Shone terrorizzato e di rimando io non posso far altro che gridargli.

“Shone, preparati!  La colazione, la scuola, e le pillole! Come se non bastare a completare il tutto sono le otto e un quarto, Shone! Siamo in maledettissimo ritardo” urlai informandolo in un secodo tutto quello che io invece avevo appreso in più di un minuto. Sentii Shone gridare un “cosa” strozzato gemendo di disappunto.

“Vestiti e scendi tesoro! Ti preparo la colazione!” urlai nuovamente non rendendomi conto di averlo chiamato tesoro e di comportarmi come una perfetta mogliettina.

Vidi Shone apparire in cima alle scale con uno sguardo dubbioso. Poi mi chiese.

“Come mi hai chiamato Seyra?” mi chiese in un sussurro tenue. Lo guardai terrorizzata. E’ stupendo. In cima alle scale con i jeans che gli fasciano le gambe muscolose, la maglietta nera che gli copre gli addominali e i bicipiti scolpiti dalle ore di pattinaggio artistico, una catenina d’acciaio al collo, e una felpa nera sulle spalle. I lunghi capelli neri legati in una coda bassa.

Non mi sono mai piaciuti i capelli lunghi in un maschio, ma a quanto pare a lui si. Purtroppo non li terrà ancora a lungo poiché questo pomeriggio ha il primo ciclo di chemio terapia dallo zio e presto li perderà. Accetterei più che volentieri quei capelli così lunghi, ma in cambio vorrei che lui non avesse quel maledetto tumore ai polmoni. Questo è impossibile, però, lui il tumore c’è l’ha e purtroppo se lo deve tenere. Maledizione!

“Seyra?” mi chiamò, io mi riscossi dai miei pensieri e mi ritrovai a specchiarmi nei suoi magnifici occhi color delle profonde distese oceaniche.

Sussultai.

“Shone.” Dichiarai, chiamandolo e rispondendo alla sua domanda.

“Per favore, Seyra, dimmelo e non mentirmi.” Mi supplica. Abbassai lo sguardo imbarazzata e sussurrai.

“Tesoro.” Rabbrividii rispondendo, questa volta con sincerità, alla sua domanda precedente. Alzai un attimo lo sguardo e lo vidi con un sorriso stampato in volto.

“Mi piace, cucciola. Chiamami così quando vuoi, ti prego….” Mi chiese ed io annuii avvicinandomi a lui con un sorriso e baciandolo dolcemente. Quel giorno stavo sorridendo un po’ troppo ed era tutto merito di Shone. Lui mi strinse forte e i nostri corpi aderirono alla perfezione. Mi staccai da lui gemendo, e lo feci sedere a tavola, dove una tazza fumante di latte e cereali lo aspettavano. Sapevo che Shone adorava il cioccolato e così avevo deciso di mettergli davanti alla confezione di cereali Nesquik.

“Inizia a mangiare. Torno subito, tesoro.”esclamai e lo vidi sorridere, poi corsi immediatamente di sopra a cambiarmi.

Infilai una maglia nera con le maniche lunghe a rete, una minigonna di jeans blu e pantacollant pesanti e neri sotto la gonna, una cintura come ornamento, una collanina piccola e in acciaio, orecchini a bottoncino, completai il tutto con un filo di trucco leggerissimo e una felpa nera sulle spalle. Mi guardai allo specchio un secondo contato, poi mi concentrai su qualcosa di più importante. Presi le pillole per Shone e scesi di sotto. Lui stava finendo di mangiare, ma appena mi vide, si bloccò osservandomi a lungo mentre io scendevo le scale. Arrossi. Non ero abituata a essere osservata da una persona di cui ero perdutamente innamorata.

“Che c’è’” gli chiesi.

“La mia versione al femminile!” dichiarò sorridendomi.

“Oh, non me ne ero accorta. Vado subito a cambiarmi!” esclamai un po’ ferita e delusa. Mi voltai per salire nuovamente le scale, ma mi sentii afferrare un polso costringendomi a voltarmi verso di lui. Mi persi di nuovo nei suoi occhi blu.

Shone su di me aveva uno strano effetto.

“Non c’è tempo, Seyra, e poi mi piace e mi fa dannatamente piacere che tu ti sia vesti come me senza nemmeno rendertene conto. Grazie tesoro.” Dichiara prima di impadronirsi delle mie labbra e facendomi rimanere senza fiato. Risposi al bacio a cui, però, misi fine un po’ troppo presto.

“Finisci di mangiare Shone! Poi prendi queste due pillole, le altre me le porto dietro a scuola che ne devi prendere una alle 10.30 una alle 11.30 una alle 13.00 e l’ultima per la mattina alle 14.00.” dichiarai risoluta. Lui mi sorrise.

“Un confettino ambulante, no?”dichiarò facendomi sorridere, di nuovo, e annuire.

Il mio tesoro deve prendere un mare di pillole, ma stiamo cominciando solo adesso a curarlo sul serio. Maledetti ciarlatani. Lui finisce di mangiare e prende le due pillole che gli avevo lasciato sul tavolo. Sono molto forti e potrebbero causare nausea e giramenti di testa, e lui questo lo sa ma le prende lo stesso. Gli sono vicina! Non lo abbandonerò mai! Mi dirigo verso la macchina, ma lui mi blocca afferrandomi di nuovo il polso. Mi volto verso di lui con sguardo dubbioso.

“Il figlio diligente ha ascoltato la sua mamma, ora la figlia diligente ascolterà il suo papà. Mangia. Fai colazione, Seyra, tanto c’è la facciamo." M’istruisce a dovere il mio tesorino. Mamma quanto sto diventando sdolcinata. E’proprio tenero. Si preoccupa per me. Prendo una brioche e un bicchiere di succo e faccio colazione mettendo dentro il mio zaino, il quintale di pillole che Shone deve prendere. Lui si accorse del mio gesto. Avevo buttato con forza le pillole nel mio zaino e lui comprese che non volevo perderlo e che ero arrabbiata con i ciarlatani che lo avevano in cura.

“Grazie tesoro, ma adesso è tuo zio a curarmi, no?” io annuisco e mi volto verso di lui, dentro il suo abbraccio.

“Grazie a te Shone. Grazie d’esistere.”dichiarai abbracciandolo anche io e seppellendo il mio viso, piano, nel suo petto. Shone era molto più altro di me. Un metro e ottanta d’uomo contro un metro e sessantotto/nove di donna.  Alcune lacrime presero a scendere silenziose dai miei occhi. Lo sentii sussultare. Non volevo perderlo. Mi strinse a se ed io asciugai gli occhi.

“Non piangere, Seyra.”

“Non voglio perderti!” dichiaro risoluta risultando non poco egoista.

“Ed io non voglio lasciarti!” sussurrò lui. Avevo apprezzato che non avesse mentito dicendo che sarebbe andato tutto bene, ma la speranza è sempre l’ultima a morire.

Restammo così per un po’, poi tornai a sorridere. Devo essere forte per lui.

“Ora siamo sul serio in ritardo!” dichiarai mettendo il broncio. Lui, in un  primo momento, mi guardò confuso, poi scoppiò a ridere.

“Andiamo!” dichiarò afferrandomi per mano e uscendo da casa, chiudendo la porta, per poi dirigerci in garage e di conseguenza in macchina.

Arrivati a scuola, però, vidi Shone pallido e teso. Le pillole hanno cominciato a fare il loro dovere debilitando le forze di Shone e aiutandolo a combattere il tumore. Mi ersi a sua protettrice. Per miracolo arrivammo a scuola puntuali, quindi aiutai Shone a scendere dall’aiuto e facendolo appoggiare a me ci dirigemmo in classe. Eravamo seduti vicini. Shone si appoggiò alla mia spalla, ma decisi che era meglio se lui stesse comodo. Mi appoggiai allo schienale della sedia, facendo scivolare la testa di Shone sul mio petto. Spalancò gli occhi e tento di sollevarsi, ma io cominciai ad accarezzargli i lunghi capelli e a coccolarlo. Lo sentii rilassarsi e di conseguenza mi rilassai anche io. Volevo che Shone stesse bene. Feci avvicinare maggiormente Shone a me, e gli circondai la vita con li braccio destro, lato in cui era appoggiato Shone, e con la sinistra gli carezzo viso e capelli sentendolo piombare in uno stato di totale rilassamento. Sorrisi soddisfatta. Nonostante il suo corpo sia rilassato,sento che la sua mente è in subbuglio. E’agitato e nervoso. Sento che tenta di riprendersi, ma le pillole stanno agendo sul tumore e non chiedono la sua forza per combatterlo. Si, quella è necessaria ma, ora no.

“Shone, ti prego, stai tranquillo! Io sono qui con te!” gli sussurrai e lo sentii abbandonare la sua lotta interiore e rilassarsi completamente su di me.

Il professore d’arte era appena entrato in classe ed io mi ero beccata molte occhiate omicide dalle ochette della classe che però nemmeno consideravo. Il mio solo e unico pensiero in quel momento era il benessere di Shone.

Notai Bea, seduta un banco avanti a noi, con Adrian, guardare il cugino preoccupata. La disposizione dei banchi era cambiata. L’ ultima fila non era più tutta unita ma era stata divisa a coppie di due. Io e Shone. Bea e Adrian. Aleandra ed Ethan. Paride e Katia. Andrè e Sophiè. Ecc..

Non mi piacque per niente l’occhiataccia che Paride rivolse a me e a Shone. Lo ignorai.

“Seyra, ho bisogno di te!” sussurrò Shone ed io annuisco stringendolo più forte.

“Shone, sono qui. Non sei solo! Non lo sarai mai!” lo coccolo dolcemente tentando di rassicurarlo.

Lo sentii seppellire il suo viso nel mio collo dove depositò un tenero bacio che mi fece passare per tutto il corpo mille e mille brividi. Lo sguardo che Paride mi rivolse, fu dannatamente inquietante e cattivo. Non lo riconosco più. Devo assolutamente proteggere Shone.

“Tesoro, che hai?” sussurrò a Shone sentendolo cominciare a tremare.

“Paura. Paura di morire, di perderti, di far soffrire le persone che amo e a cui voglio bene” indicando con l’indice prima Bea, che stava parlottando con Adrian, poi me. Non sapevo che dirgli se non fargli sentire il mio calore e fargli capire che io per lui ci sarei sempre stata. Non lo avrei abbandonato. Mai.

“Seyra!” mi sentii chiamare e sollevai lo sguardo al banco di fronte al mio. Vidi Bea che ci lanciava delle occhiate preoccupata e a quanto pare aveva delegato Adrian a parlare con me.

“Dimmi” sussurrai tenendo sempre stretto Shone che aveva socchiuso nuovamente gli occhi.

“Che cosa ha Shone? Bea è preoccupata!”sussurrò e Shone spalancò gli occhi tentando di sollevare la testa.

“Sta fermo, Shone! Rilassati. Ci penso io!” gli sussurro perentoria. Lui annuì e tornò a rilassarsi sul mio petto, chiudendo nuovamente gli occhi.

Quella fiducia così profonda che Shone ripone in me mi lusinga e mi scalda il cuore.

“Non ha dormito molto sta notte!” risposi ad Adrian e sentii Shone afferrarmi la mano sinistra e stringersela piano al petto.

Terrorizzata, tentai di spostare la mano per paura di fargli male, ma lui aprì di scatto gli occhi chiedendomi silenziosamente di lasciare la mia mano li dove l’ha messa lui. All’altezza del suo cuore che sento battere furiosamente. Mi rassicurò, assicurandomi che non gli avrei fatto male. Forse quelle pillole erano miracolose o cos’altro. Annui e vidi Adrian riferire a Bea ciò che gli ho appena detto.

La vedo dubbiosa, poi sussurrò qualcosa ad Adrian.

“Perché? Mi ha chiesto Bea e ora sono interessato anche io!” mi sussurra Adrian. Prevedibile. Bea non è stupida come le oche di questa classe e non lo è nemmeno Adrian. Noto anche che non solo loro due sono preoccupati, ma tutti. Aleandra, Bea, Adrian, Ethan, Andrè, Paride non lo sembra e non capisco perché. Però, adesso che mi invento per rispondere a questa domanda?

Ci sono!

“Film, pop corn, patatine, e una sconfitta colossale a monopoli! Abbiamo finito per fare le 4.00 del mattino!” mento spudoratamente. Adrian riferisce e Bea ridacchia. Fiuf è fatta. Adrian pretende nuovamente la mia attenzione. Sbuffai.

“Che vuoi?”

“Bea chiede se tu non hai sonno?” a questa domanda è facilissimo mentire.

“Da morire, però almeno uno dei due deve restare sveglio e seguire la lezione, cosa che non mi stai facendo fare ,Adrian! La fortuna dalla parte del bell’addormentato qui accanto a me!” dichiarai indicando Shone con fare teatrale. Lo sentii ridacchiare piano e il sollievo prese possesso di me.

Ah, Ah, Ah, sono un’attrice con i fiocchi altro che le faremo sapere signorina Lowell.

Adrian riferì a Bea ciò che avevo appena inventato e lei gridò.

“Incredibile!Che culo che si ritrova!”gridò Bea alzandosi in piedi e voltandosi verso di noi. Io e Shone sussultammo e lui spalancò gli occhi, mentre tutta la classe scoppiò in una fragorosa risata. Bea arrossì e tornò a sedersi.

“Signorina Oxel, chi avrebbe un bel culo?” chiese il professore Bartolotta, il professore d’arte.

“Mio cugino!” dichiarò indignata voltandosi verso di me. Con lo sguardo l’ammonii di non parlare o avrebbe passato dei brutti guai. Non doveva far staccare Shone da me e glielo feci capire. Lei comprese e si corresse in tempo.

“Mio cugino Shane! E’ il fratello gemello di Shone, e oggi se ne sta in gita anzi che a scuola e in classe come noi!” dichiarò e per poco non scoppiai a ridere. Shone solleva la testa dal mio petto, poi si riappoggia dichiarando.

“Ti sembra giusto, Beatrix, incolpare a Shane per la tua sfuriata di poco fa, solo perché lui è in gita con la sua scuola?” sussurrò Shone con fare saccente ed io annuii per dargli man forte. Vidi Bea arrossire.

“Ha ragione il signore Wilder! Signorina Oxel, se la mia lezione è così noiosa, può anche uscire dalla classe.” Dichiarò risoluto il professore.

Beatrix arrossì nuovamente e si rintanò in un angolino del suo banco in silenzio.

“Signor Wilder, è comodo il petto della signorina Lowell? Se desider...”

“Professore, noi la lezione la stavamo ascoltando, per me non è un problema se Shone sta accucciato a me, anzi voglio che stia li dove sta!” dichiarai risoluta vedendo il professore e Shone arrossire, arrossii anche io e mi feci piccola piccola.

La classe era incredula ed era rimasta di stucco.

“Bene, allora continuiamo!” proruppe il professore irritato, continuando la lezione super noiosa.

“Seyra...” Mi chiamò Shone. Si stava riprendendo. Ero felice.

“Uhm?”

“Sei un angelo!” dichiarò Shone ed io sorrisi.

“Tu, invece sei un Dio” ribattei

“Un Dio malato”

“In via di guarigione,Shone!” mi stavo alterando.

“Grazie tesoro” dichiarò Shone.

“Grazie a te, cuore mio” dichiarai e non posso credere di averlo detto sul serio. Sentii Shone irrigidirsi e poi sospirare.

“Ti amo,Seyra. Non rifiutarmi un'altra volta perché non so quanto tempo mi resta, ma non voglio avere rimpianti. Se devo morire, voglio morire con la certezza di aver conosciuto il vero amore. Te Seyra. Tu sei il mio vero amore. Non mi respingere.” Shone mi strinse forte la mano e i suoi occhi blu erano fissi sui miei. Il mio cuore perse un battito a quelle parole e gli occhi mi si inumidirono di lacrime. Le mie labbra si incresparono in un sorriso, poi gli risposi.

“Ti amo anche io Shone, e non ti rifiuto. Ti amo tesoro, e tu non morirai, capito!” dichiarai risoluta. Lo sentii sussultare e abbassare il viso per affondarlo nel mio collo. Qualcosa di umido bagna la mia gola e mi volto spaventata verso di lui costringendolo a sollevare il viso. Il respiro mi si ferma in gola. Shone sta piangendo? Intanto il professore continuava a spiegare con il viso rivolto alla lavagna e le spalle a noi. Non potevo ancora credere che tutto questo era successo durante la spiegazione del professor Bartolotta.

“Shone…” iniziai,ma fui interrotta dalle labbra di Shone. Scollegai completamente il cervello fino a quando non sentii.

“ Quindi, il Bacio di Klimt…” Iniziò il professore voltandosi verso di noi “ è un op….Wilder, Lowell, in presidenza!” urlò il professore, schifato e indignato. Lui stava spiegando il bacio di Klimt ed io e Shone lo avevamo appena messo in pratica proprio senza pudore, ma dopotutto, Chissenefrega! Io non so nemmeno per quanto tempo potrò avere il mio ragazzo vivo e quello vuole spiegare il bacio di Klimt…ma…ma…va a cucirsi la calza, vecchio stoccafisso! Tutti gli occhi erano puntati su di noi, così ci alzammo e mano nella mano ci dirigemmo fuori dall’aula. Passammo davanti Paride e il suo sguardo indignato,la diceva lunga. Lo ignorai e uscimmo dalla classe.

 

SEYRA,E,SHONE

SEYRA,E,SHONE,KISS

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Capitolo 10
*** paura ***


                    

 

 

 

PROV SHONE

Dire che sono felice è poco! Ho baciato Seyra! E’ la mia ragazza ci credereste mai, be io si perché lo è.  Il problema mi sorge nel fatto che non so ancora quanto diamine mi resta da vivere e di conseguenza quanto ancora potrò godere della presenza di Seyra nella mia vita.

Dannazione non voglio morire. Spiegatemi chi lo vorrebbe. Il professore ci ha fatti uscire dalla classe e comunicato al preside con l’interfono il nostro piccolo atto d’effusione in pubblico.

Quanto vorrei poter andare alla pista di pattinaggio o a cavallo per sfogare queste mie tensioni, ma guarda il caso, non posso fare nessuno di questi due sport a causa del mio maledetto tumore.

Accidenti. Tra un ora la campanella suonerà e io non vedo l’ora di tornare a casa e coccolarmi Seyra.

Io e la mia ragazza stiamo camminando tranquilli per il corridoio per dirigerci nell’ ufficio del preside.

“Shone, stai bene?” mi chiede Seyra bloccandosi di scatto e afferrandomi un braccio.

La guardai con uno sguardo dubbioso. Ero così eloquente ai suoi occhi?

“Sto bene.” Dichiarai evitando di voler parlare dei problemi che mi tormentavano.

“Shone, per favore, parla. Sono la tua ragazza e se non parli con me come ti posso aiutare?”

Che parole meravigliose. Seyra come fai a sapere sempre ciò che qualcuno si vuole sentire dire? Come fai ad essere così comprensiva e così speciale. Come fai ad essere tu.

“Non è niente, Seyra. Tranquilla.”

Presi a camminare, ma quando sentii che lei non mi seguiva mi voltai e ciò che vidi mi lacerò l’ anima. Seyra stava piangendo e la causa di quelle lacrime ero io. Piano, mi riavvicinai a lei e la strinsi in un forte abbraccio.

“Mi stavo solo domandando se avessi fatto bene a chiederti di essere la mia ragazza…”

“Cosa!”  urlò lei e la vidi sgranare gli occhi. Forse non avevo utilizzato le parole giuste.

“Seyra, non fraintendere. Dicevo solamente che ti sei messa con un moribondo. Seyra, io non so quanto mi resta da vivere e non vorrei vederti soffrire alla mia morte” sussurrai affranto. Seyra si staccò da me e il suo sguardo da colmo di lacrime passò ad essere furioso.

“Mettiamo in chiaro delle cose Shone! Tu non sei un moribondo, un po’ malaticcio, ma non moribondo. Abbiamo fatto solo un ciclo di chemio terapia e non puoi pretendere i risultati in due giorni. Inoltre scelgo io con chi stare, scelgo io chi amare e di certo non voglio stare con un persona che credere di essere un morto che cammina. Shone, io ti amo ed esigo da te il rispetto e l’amore che merito. Non mi puoi venire a parlare di morte, non tu! Mi sono spiegata.” Urlò arrabbiata la mia Seyra.

Io annuii. Avevo già fatto un ciclo di chemio terapia? E quando? Dove? Con chi?

“Ho già fatto un ciclo di chemio? Quando?” le chiesi

“Due giorni fa, quando sei svenuto! Quando lo zio è venuto a casa ti ha fatto il primo ciclo.” Mi spiegò e io annuii nuovamente.

“Ok, Shone ti prego non mi fare più discorsi del genere. Lo zio ti guarirà, ne sono sicura. E’ uno dei medici più famosi e bravi di tutto il mondo. Io mi fido ciecamente del suo giudizio professionale e medico, quindi ti prego di farlo anche tu. Ora andiamo dal preside per favore.” Dichiarò infine.

“Ok, Seyra, mi fido di te e di tuo zio e ora però togliamoci la carie dal dente andando a parlare con il preside.” La vidi annuire ed insieme ci dirigemmo nell’ ufficio del grande capo della scuola.

Bussammo alla porta, e una voce gottale e profonda ci invitò ad entrare.

“Accomodatevi.” Elargì il preside. Un uomo basso e baffuto.

“Mi è giunta voce che vi scambiate effusioni d’affetto in classe. Adesso io non so se punirvi o dirvi solamente di non fare più queste “tra virgolette” porcherie. Però, siete anche giova ed è comprensibile. Quindi se avete da scambiarvi qualche bacio, fatelo fuori dalle mura della scuola . Ci siamo capiti?” dichiarò il preside con fare sbrigativo. Si vedeva che  non sopportava più le lamentele del professore d’arte e che voleva liberarsi in fretta di quella seccatura.

“Si, signor preside.” Rispose Seyra per entrambi ed io annui.

“Bene, adesso per punizione…vediamo…andrete via adesso. Tornatevene a casa e ci vediamo domani mattina puntuali per le lezioni.” Dichiarò il preside sorprendendoci. Entrambi annuimmo e uscimmo dall’ ufficio per dirigerci in classe. Prendemmo tutto l’ occorrente e andammo via.

Mi infiali una mano tra i miei lungi capelli e appena l’uscii notai che qualche ciocca mi era rimasta in mano. Anf, la chemio stava facendo effetto e aveva attaccato la cosa, dopo la vita e Seyra, a cui tenevo di più. I miei meravigliosi capelli lunghi. Avrei dovuto tagliarli. Uff.

L’ idea di certo non mi aggradava per nulla, ma non volevo perdere del tutto e completamente i capelli, mi conveniva tagliarli. I miei capelli sono per me fonte di meravigliosi ricordi.

Ricordo quando da piccolo giocavo con mia cugina Dafne. Entrambi pasticciavamo con i capelli dell’ altro e ogni volta che me li tagliavo dafne mi sgridava. Il perché ancora non lo so bene, ma credo che le piacesse giocare ad acconciarmi. Stavamo ore in camera mia a giocare con l’altro, poi un giorno mi disse che il suo più grande sogno era quello di diventare una parrucchiera affermata e famosa in tutto il mondo e da li io cominciai a non tagliarmi più i capelli, per farle piacere. Diciamo che per lei ero diventato la sua cavia da esperimenti. Spesso se i  capelli mi si allungavano troppo, era proprio mia cugina a tagliarmeli e a sistemarli. Spesso me li legava in una coda bassa e creava intorno a me quell’ alone di mistero che mi aveva sempre intrigato.  Spesso per carnevale Dafne mi faceva vestire da vampiro dicendo che i vampiri portavano i capelli lunghi per affascinare le ragazzine, e caspita se aveva ragione. Già a nove anni, grazie all’ aiuto di mia cugina, avevo bambine che mi chiedevano di uscire con loro ma io ero troppo piccolo e inesperto per capire cosa significava. Mi sono anche ritrovato a dover uscire con ragazze più grandi di me.

Umf… che ricordi.

Appena Dafne però è morta, io mi sono chiuso in me stesso e l’ unica cosa che non mi dovevano toccare erano proprio i capelli, quelli erano e sarebbero rimasti per sempre lunghi in onore di Dafne e dei meravigliosi ricordi che dominavano la mia infanzia. E adesso, guarda lo scherzo del destino, li devo tagliare se non li voglio perdere tutti.

Dafne mi dispiace tanto.

“Senti Seyra, tu  torna a casa io ti raggiungo subito.” Gli dissi con sguardo triste e pensieroso. Seyra si bloccò e impallidì.

“Perché? Che vuoi fare? Ti senti male?” mi chiese preoccupata e io le sorrisi scuotendo la testa in segno di negazione.

“No, tranquilla amore, voglio solo andare a trovare Dafne.” Le spiegai e la vidi rilassarsi e sorridere. Strano ma vero la vidi anche arrossire e come se fosse una bambina di quattro anni mi chiese in un sussurro.

“Potrei venire anche io? So che Dafne per te era come una sorella e mi piacerebbe poter salutare e parlare un po’ con mia cognata. Me lo permetti?” mi chiese e io sgranai incredulo gli occhi. Sollevò il viso con gli occhi lucidi e pieni di mille emozioni che lessi al loro interno. Seyra, teneva veramente poter venire a trovare mia cugina al cimitero, insieme a me. Non ci pensai due volte, mi buttai su di me stringendola forte in un abbraccio.

“Shone, cavolo, Shone, il petto…il tumo…” iniziò lei e io mi staccai piando da lei.

“Sto bene, tesoro. Ora più che mai.” Detto questo m’impadronii delle sue calde e morbide labbra e la baciai con passione. Le nostre lingue si rincorrevano come il gatto fa con il topo, e stavamo creando la danza più antica del mondo. Quella danza che univa due cuori. Sentii che Seyra mi circondava il collo con le braccia e infilò le mani nei miei capelli, cosa che non avevo mai permesso a nessuno di fare, ma lei era diversa. Lei, era Seyra. Si stringeva piano al mio petto, sempre attenta a non farmi male. Le sue mani giocavo con i miei capelli, alla base della nuca, e quel movimento così dolce e delicato riusciva a rilassarmi. Seyra era proprio una ragazza speciale.

“Seyra?” una voce l’aveva chiamata e piano entrambi ci staccammo dalle nostre effusioni. Eravamo all’ ingresso della scuola e Paride ci aveva interrotti.

“Prezzemolo, ciao.” Lo salutò Seyra e io vidi che Paride mi lanciava sguardi di fuoco che avrebbero potuto uccidere se ne avessero il potere. Era furioso con me e credo di sapere anche il motivo. Paride e segretamente innamorato di Seyra e vedere lei abbracciata a me l’ ha fatto infuriare maggiormente. Oh, bè, chi prima arriva meglio alloggia.

Dopo avermi sbranato con gli occhi, tornò a sorridere pimpante e allegro a Seyra come se non fosse successo nulla. Mamma mia che facciolo!

“Seyra, che ne pensi se questo pomeriggio andiamo a pattinare al palazzetto dello sport?” le chiese e io m’irrigidii. Non volevo restare solo. E non volevo andare a trovare mia cugina da solo, volevo che con me ci fosse la mia ragazza, in  modo da potergliela presentare. Paride è capace di rovinare sempre tutto.

“Non posso. Oggi no. Ho già preso degli impegni. Io e Shone abbiamo delle cose da fare.” Dichiarò Seyra e io per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Seyra aveva rinunciato ad andare a pattinare per me?

“Oh, capisco. E che ne pensi fra una settimana: Mercoledì?” chiese Paride e io per poco non cascai a terra. Seyra mi sorresse. Anche lei aveva capito e il suo sguardo si era fatto di ghiaccio. Mercoledì, il giorno del secondo ciclo di Chemio terapia, quello sarebbe stato un po’ più doloroso del primo visto che non sono svenuto, o per lo meno lo spero.

“Mercoledì non è proprio possibile. Ho un impegno assolutamente importantissimo e che non si può disdire e per tutto il giorno dalla mattina alla sera sarò impegnata. Paride, ti farò sapere quando sarà possibile.” Dichiarò Seyra sorprendendomi. Era furiosa e aveva attivato l’istinto di protezione per la persona amata.

Ti amo Seyra. Ti amo più della mia stessa vita.

“Qual è questo impegno così inderogabile che non puoi disdire?” chiese Paride e io mi irrigidii.

“Seyra…” Sussurrai e lei mi strinse a se.

“Shh, amore mio, lo so.”

“Non sono cose che ti riguardano Paride, sono cose personali e se preferisci ti posso anche spiegare i dettagli di ciò che andrò a fare dal ginecologo.” Dichiarò Seyra.

“Oh, no grazie. Ma tu hai già fatto sesso?” chiese Paride e sentii Seyra sussultare e incassare il colpo. Merda! Seyra non rispose, aveva lo sguardo perso nel vuoto e scommetto negli orribili ricordi che caratterizzavano la giornata in cui James l’aveva violentata.

“Seyra?” la chiamò di nuovo prezzemolo e io m’ infuriai.

“Paride, non credo che siano cazzi che ti riguardano. Adesso ti conviene sparire e tornare in classe prima che mi arrabbi sul serio. Se ti sento fare di nuovo un'altra domanda così indiscreta alla mia ragazza, ti assicuro che non passera la giornata intatto, ma sarai talmente pieno di lividi che i tuoi genitori faranno fatica a riconoscerti. Mi sono spiegato bene?” parlai calmo, ma il mio tono di voce includeva timore e paure e infatti vidi Paride deglutire nervoso.

“La tua ragazza? Seyra è la tua ragazza?” mi chiese e io annui piano. Lo vidi abbassare lo sguardo affranto.

“La amo, Shone.” Sussurrò e io sospirai.

“Prezzemolo, lo avevo capito, ma non sono stato io a volere questo. Gli eventi si sono susseguiti e siamo finiti con l’innamorarci. Però, se ami Seyra, devi essere capace di lasciarla libera. Io la amo da morire, ma non la obbligo a stare con me, è lei che lo ha scelto. Mi capisci?” dichiarai con tono basso e comprensivo. Lo vidi annuire e io sorrisi leggermente, poi lui tornò a scuola. Paride non è un ragazzo cattivo, anzi è buono come il pane, solo che è innamorato.

“Seyra, amore…” mi preoccupai Seyra sembrava assente. Non rispondeva, era rigida e non riusciva quasi a respirare e io non riuscivo a farla riprendere. Che devo fare? Che posso fare? L’ unica cosa che mi rimane da fare e sperare che funzioni e questa.

Con dolcezza afferrai Seyra per le spalle e la voltai verso di me, le sollevai il viso con un dito e piano depositai le mie labbra sulle sue. In un primo momento, Seyra non partecipò al bacio, le sue labbra erano gelide e immobili, mi preoccupai  maggiormente, strinsi forte al mio petto Seyra ma gemetti di dolore. Mi ero dimenticato dl tumore, ma quel mio gemito risvegliò Seyra.

“Shone, ma che stai facendo?” dichiarò riprendendosi e io sospirai e mi accascia a terra.

“Cazzo!” imprecai.

“Shone!” urlò Seyra.

“E..eri…pers..a nel ..vuoto. Io…io non sapevo che fare e ti ho baciata, ma tu …tu… non hai reagito e mi sono preoccupati e ti ho..ho stretto al petto, ma mi …mi sono dimenticato del..tu…ahi.” balbettai tremante e mi stringevo convulsamente le mani al petto.

“Oh, Shone, amore mio mi dispiace così tanto, io….oh, le pillole.” Iniziò Seyra , poi la vidi frugare nella sua borsa ed estrasse un pacchetto di pillole e una bottiglietta d’acqua. Prese una pillola e me la mise in bocca, poi mi porse l’acqua ma io non avevo le forze di muovermi. Vidi Seyra corrucciare la fronte e aprire la bottiglietta d’acqua e bevve un sorso abbondante d’acqua, poi mi baciò dandomi l’acqua che mi serviva ad ingoiare la pillola. Nonostante tutto, dopo che presi la pillola e bevvi l’acqua che la stessa Seyra mi aveva offerto, il bacio continuò. Riuscii a riprendermi. Quelle pillole erano davvero miracolose e finalmente dopo più di mezz’ora abbandonammo l’ attico dell’ ingresso della scuola e ci dirigemmo al cimitero.

Davanti alla tomba di Dafne, le presentai Seyra come la mia ragazza e la cosa che mi sorprese maggiormente fu Seyra. Lei, si mise a parlare con Dafne, come dice lei sua cognata del più del e del meno, parlavano con se si conoscessero da una vita e come se Dafne fosse viva e rispondeva alle domande. E così infatti era, perché era come se il fantasma di Dafne fosse li, ma solo noi potevamo percepirlo. Non vedevamo fantasmi, ma percepivamo la presenza di Dafne e per qualche strano motivo sentivamo i suoi sussurri. Per esempio, mi disse che non mi voleva li con lei e che non mi dovevo azzardare a morire, mentre a Seyra  le chiese se si poteva prendere cura di me e se mi poteva amare e lei acconsentì ad entrambe le domande. Restammo li per più di due ore a parlare con mia cugina, poi tornammo a casa. Andai a farmi la doccia e mi ritrovai di nuovo in mano i capelli.

“Dannazione, maledetto tumore, mi stai rovinando la vita!”  sussurrai quelle parole e non mi accorsi che mi ero graffiato   a sangue il petto. Tre graffioni profondi che perdevano un mare di sangue. Era come se con quel graffio avrei voluto togliermi il tumore, ma era una cosa che stava all’interno e non all’ esterno.

Sospirai affranto e uscii dalla doccia con il petto grondante di sangue e un asciugamano in vita, presi un paio di forbici e raggiunsi Seyra. Appena mi vide, urlo.

“Ma che cavolo hai fatto, Shone!”

“Ho tentato inconsciamente di togliermi il tumore.” Dichiarai con sguardo afflitto.

Seyra corse a prendere la valigetta del pronto soccorso e mi medicò i graffi con il disinfettante e mi fasciò il petto. Tutto. A detta di Seyra: così non ti azzardi più a graffiarti.

Seyra si sollevo da terra, ma io l’afferrai per un poso e la baciai con passione e con dolcezza. Avevo gli occhi colmi di lacrime.

“Shone?” mi chiamò lei.

“Ho paura. Seyra  ho una maledettissima paura. Non voglio morire. Non voglio lasciarti. Non voglio perderti. Che ho fatto di male per meritarmi questo? Perché doveva venire proprio a me questo tumore. Voglio vivere Seyra. Voglio poterti amare. Fare l’amore con te, ma non posso. Sono troppo debole, il petto non mi si può toccare o salto per aria. Ti amo Seyra, ma devi capire che sono un morto che cammina!” urlai piangendo e sollevai lo sguardo. Notai che anche Seyra piangeva, si inginocchiò al mio fianco e prese ad accarezzarmi i capelli. Mi baciò la forte, poi piano le labbra.

“Shone, tu non ti devi arrendere. Io ti amo e non sei un morto che cammina. Tu vivi una situazione difficile, ma non devi pensare che sia colpa tua, Shone, tua madre ti ha dato la vita per amore e anche se questa vita ti mette davanti a difficili scelte, a difficili prove, tu devi trovare iul coraggio di combattere. Io ti ho voluto bene ancora prima che nascessi. Già da dentro la pancia di mia madre sapevo che ero destinata a te e quando poi ti ho visto, personificato, il mio cuore è andato in subbuglio. Shone noi lotteremo e vinceremo tu non sei solo hai me, mio zio. So che vorresti fare l’amore con me, ma mettiamo in chiaro una cosa Shone, io sono stata violentata, credi che per me sia facile poter fare l’amore? No, dobbiamo affrontare i nostri problemi, tu il tumore, io la violenza. Dobbiamo elaborare le nostre sofferenze, le nostre paure e con coraggio affrontare e battertele. Non siamo soli abbiamo l’ uno per l’altro. Non ti abbattere, amore mio, non mi lasciare sola. Combatti insieme a me e insieme vinciamo.!” Dichiarò Seyra con il viso inondato di lacrime. Mi sollevai in ginocchio e la baciai. Un bacio carico d’amore, di riconoscimento, ringraziamento, speranza, anima e cuore. Seyra mi strinse a se e mi coccolò. Appena ci staccammo ansanti, dichiarai.

“Amore mio, grazie d’esistere. Senza di te io non sarei nulla. Ti amo da vivere.” La vidi sorridere radiosa.

“Anche io ti amo da vivere Shone e insieme vinceremo!”

Io annui felice.

“Ho un favore da chiederti , Seyra.”

“Dimmi?”

“Mi taglieresti i capelli?” dichiarai infine con un dolore al cuore e sguardo triste. Vidi Seyra sgranare gli occhi incredula e spaventata. Sapeva che cosa significano quei capelli per me. Glielo avevo detto al cimitero. Vidi che i suoi occhi si erano fatti lucidi, pronti a piangere. Proprio come i miei.

 

To be continued

 

 

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Capitolo 11
*** inganno ***


 

 

POV SEYRA

Oh miei Dei! Adesso che faccio? So quanto Shone tenga ai suoi capelli e tagliarglieli significherebbe  tagliare una parte importante  di lui.  A mala pena riesco a contenere le lacrime. So già che quando lo farò, perché dovrò farlo, mi sentirò un vero e proprio schifo, ma se non intervengo subito, Shone perderà tutti i suoi meravigliosi capelli neri. Se non lo faccio, la chemioterapia glieli distruggerà e farà cadere tutti.  Lo amo da morire e non voglio vederlo soffrire più di quanto non stia già facendo per ora. E’ tutto così strano che quasi mi sembra assurdo. In così poco tempo sono cambiate tantissime cose.  In principio odiavo e detestavo Shone. Lo consideravo un attoruncolo da quattro soldi tutto pizzi e merletti, ma non lo conoscevo e giudicavo senza condizione di causa. Non sapevo che tipo di persona fosse e ora, anche se appartiene all’ accademia di arti, danza e recitazione, che in passato mi aveva respinta, so che di lui mi potrò sempre fidare.
“Shone, ascolta…sai che non te li vorrei tagliare, i capelli intendo, perché so che cosa rappresentano per te e chi ti ricordano, ovvero tua cugina Dafne, ma se non lo faccio rischi di perderli tutti, vero?” gli chiesi. Lo vidi sorridere amaramente e tristemente annuire, con lo sguardo un po’ perso nel vuoto e nei ricordi e scommetto ricordi legati a quei capelli e a Dafne.
“Non…Non voglio farlo! Non voglio tagliarti i capelli…i ric..”
“Seyra sei l’ unica a cui posso chiederlo. I capelli sono la cosa più preziosa che posseggo, dopo di te ovviamente, ma non permetto e mai permetterò a nessuno, sempre che non sia tu, di toccarmeli, quindi….” Shone lasciò la frase in sospeso ma io capii perfettamente dove voleva arrivare con quella frase.
Se non gli avessi tagliato i capelli, lo avrebbe fatto da solo.        Ovviamente rovinandoseli.
“Va bene, lo farò! Però prima ho bisogno di farti qualche domanda riguardante l’istituto Arte, Danza e Recitazione e …”
“Dimmi e chiedimi tutto quello che vuoi Seyra, ti risponderò con la massima sincerità.” Esclamò Shone, interrompendo  la mia domanda. Io annuii e gli sorrisi.
“Tu sei uno studente dell’accademia e sei nella nostra scuola per uno stage?”
Lo vidi arrossire per poi scuotere la testa in segno di negazione.
“Non proprio.” Sussurrò e io inarcai un sopracciglio, dubbiosa.
“Non proprio? Ma che significa? Ti potresti spiegare meglio?” gli chiesi  più curiosa che mai e con una briciola di timore, e lui puntò i suoi magnifici e magnetici occhi blu, nei miei color cioccolato.
“Mio padre è il presidente di quell’ accademia, diciamo che l’ha fondata lui ed ha chiesto a me di fare i provini per selezionare le persone con talento degne di entrare nell’ istituto. Diciamo che io sono il presidente che presiede durante i provini, ma per lo più io sono uno studente universitario della facoltà di medicina. Mio padre mi ha semplicemente chiesto di entrare all’ultimo anno di liceo in questa città, per scovare e trovare talenti. Per ora l’ università in cui studio non ha lezioni per ancora un mese e mezzo, poi dovrò riprendere. Scusa se tutto questo non te l’ho detto prima, ma Seyra io ho ventitré anni, e mio padre che è riuscito a farmi ammettere al liceo. Bha… fosse stato per me non lo avrei fatto, ma qui ho incontrato te quindi non mi posso lamentare.  Una diciannovenne bellissima.” Mi spiegò e io non riuscivo a crederci. Ero gelata. Non poteva essere stato lui! Non poteva avermi rovinato lui la vita rifiutandomi all’accademia.
“Shone io ho ventuno anni.” Sussurrai e lo vidi sgranare gli occhi.
“Come?”
“Ho perso due anni a causa dell’accademia.” Sussurrai.
“Non capisco.” Sussurrò guardandomi negli occhi.
“Due anni feci un provino per quell’accademia, ma mi respinsero e da li i miei voti peggiorarono a scuola e le mie amicizie non erano delle migliori. Solo quest’anno sono riuscita a riprendermi del tutto e ad avere voti ottimali. Una domanda mi passa per la mente Shone, ma due anni fa tu…” cercai di parlare, ma la mia voce era scossa da gemiti e da singhiozzi. Non mi ero nemmeno resa conto di aver cominciato a piangere. Shone mi si avvicinò e mi abbracciò. Il suo abbraccio non era stritolante, ma era caldo e confortante.
“Se mi stai chiedendo se a quel tempo fui io a respingerti, la risposta è no. Faccio questa cosa per mio padre, solo da quest’anno . Ma sono sicuro che tu sei stata fantastica e che quel cretino che al tempo era il presidente non ne capiva un fico secco di talenti. Però io non sapevo nemmeno che tu avessi fatto un provino a quel tempo, il che è strano.”
“Perché?”
“Perché i primi provini seri che facciamo, sono quest’anno. Nel senso che per far entrare nuovi talenti dentro l’accademia, quelli già al loro interno si sarebbero dovuti diplomare.”
“Mi stai dicendo che ho pagato tre mila euro inutilmente per fare un falso provino? E che i Venti provini fatti in questi cinque anni sono stati tutti  una montatura.” gli chiesi.
“Ha pagato quanto? Venti provini? Seyra, i provini, se hai fatto il provino nella scuola di mio padre, sono solo due e sono ogni cinque anni e sono gratuiti!” dichiarò Shone sgranando gli occhi incredulo, come me d’altronde.
“Cosa?” gridai. Shone strinse i pugni.
“Seyra, ricordi il nome del presidente di quell’anno?” mi chiese incredulo Shone.
“No, non credo.”
“Fai uno sforzo, amore mio, è importante.” Mi chiese Shone.
“N..”                                                                                                                                                        “Seyra, so che fa male ricordare, ma è importante scoprire chi si è servito del buon nome dell’accademia per fare finti è provini e derubare la gente.” Lo guardai negli occhi e annuii. Dovevo fare uno sforzo. Per Shone, per il buon nome della famiglia Wilder e per i miei suoceri.
“Era un uomo basso e barbuto, con una pancia enorme…” cercai di descrivere un po’ il presidente.  “Capelli neri, ricci e corti, con qualche sfumatura di grigio, occhi neri e…”
“Connor McCarty!” dichiarammo insieme io e Shone.
“Si, lui!” affermai.
“Maledizione, quel tizio non mi è mai piaciuto. Seyra, hai il cellulare?”
“Si, perché amore mio?” gli chiesi con sguardo dubbioso. Adesso mi sento uno schifo, forse se di questo problema ne avessi parlato prima con Shone, non mi sarei convinta che con il teatro e la danza non valevo nulla. Che stupida che sono stata e pensare che ho sempre avuto Shone vicino in quest’ultimo periodo. Proprio una Baka! Ecco che cosa sono!
“Il mio ha la batteria scarica e dovrei fare una chiamata.” Mi spiegò e io annuii e cercai in tasca il cellulare che trovai subito e gli porsi. Mi fidavo, mi fidavo di lui completamente e il destino malevolo che me lo vuole portare via e io questo non posso proprio permetterlo. No!
Shone compose un numero e fece una cosa che mi rese immensamente felice. Mi strinse in un abbraccio caldo, e compose il numero, per poi infine mettere il vivavoce. Il telefono squillò tre volte poi una voce rispose.
“Pronto?”
“Papà, sono Shone. Ascolta credo di aver scoperto alcune cose riguardanti l’accademia.” Il frastuono in sottofondo poteva significare solo una cosa: il signor Wilder era in un posto affollato da gente.
“Dimmi.”
“Vedi di licenziare McCarty, pà, perché organizza falsi provini da più di due anni, spillando soldi alla gente, soldi del tipo di tre mila euro.” Dichiarò Shone, risoluto e glaciale e io adoro sempre di più il mio ragazzo.
“Che cosa? Ma ne sei sicuro?”
“Si, papà. Una delle vittime di quel balordo è….”  Feci segno a Shone di non dirlo. Ero terrorizzata. Lo vidi sorridermi e stringermi maggiormente a lui.
“Una mia amica”  concluse e io sospirai sollevata per poi depositare un bacio sul collo di Shone. Lo sentii rabbrividire e io sorrisi. Dopotutto era ancora nudo, solo con l’asciugamano attaccato in vita e le sensazioni in lui erano centuplicate.
“Sta scherzando vero, Shone?”
“Per niente papà...”  lo sentii bloccarsi e staccarmi dal mio collo e sussurrare un “Seyra” di ammonimento. Io sorrisi furba.
“Shone, io, tua madre e i signori Lowell siamo in aereo porto e stiamo per tornare. Nel mentre sai che dove si trova la lettera di licenziamento all’ interno del mio computer?”
“Si.”
“Bene, spediscila a McCarty. Poi chiama l’avvocato Impera, e di mandare una lettera di risarcimento danni a tutte le persone che ha ingannato. A risolvere questa questione ci vuole poco meno di una settimana, sai che tipo è quell’uomo e sta volta si è giocato anche l’ultima possibilità che aveva. Ora finisce dentro.”  Spiegò al figlio Stephan Wilder, vidi Shone annuire.
“Ok, pà.”
“Ah, figliolo, chiama anche la polizia e lo fai trattenere in centrale fino alle otto di sta sera, ovvero quando arriviamo noi, poi Lucan penserà al resto.” Concluse il padre di Shone.
“ok, ma chi è Lucan?” io sgranai gli occhi e per poco non scoppiavo a ridere. Shone mi guardò dubbioso.
“Lucan Lowell. F.B.I.  o forse lo comprendi meglio come il padre della tua compagna di classe e di teatro Seyra Lowell.”
“L’ho capito! Ciao!” dichiarò infastidito alla fine Shone, poi chiuse la chiamata per poi rivolgersi a me.
“C’è, ma tu dirmi che tuo padre si chiama Lucan, no, eh? Oh, Seyra ma che devo fare con te!” dichiarò Shone con  fare teatrale.
“Mio caro, se non metto alla prova il mio cavalier servente, che razza di donna sarei? Dunque mio amato, qual mostro è disposto ad affrontare per la donna che l’ha sempre amato?” lo imitai e Shone sgranò gli occhi.
“Oh, caspita Seyra!” esclamò Shone sorpreso e incredulo
“Che c’è?” gli chiesi dubbiosa.
“Ma quale idiota non si accorgerebbe delle tue doti di attrice! Seyra…io…io…”
Involontariamente scoppiai a ridere. A quanto pare la mia recitazione aveva profondamente colpito Shone, tanto da lasciarlo quasi senza parole e questa sua reazione fu un balsamo per l’umiliazione subita ai tempi del provino, anzi del falso provino. Se riuscirò a recuperare i soldi che ho speso per quel provino, li metterò da parte per pagare metà dell’operazione di Shone, come concordato precedentemente con zio Eric. Metà io, metà lui, e lo opererà lui stesso in persona, ma prima bisogna continuare a fare la terapia che ci ha prescritto.
“Dai, Shone, ho solo improvvisato.” Sussurrai
“Appunto!” esclamò.
“Amore, su, non ho fatto nulla di eclatante, piuttosto tu! Università di medicina eh?” dichiarai cambiando argomento. Parlare delle mie doti mi metteva parecchio a disagio, specialmente davanti al mio ragazzo.
“Bè, si. Come sai, sono mezzo moribondo, ma se non posso trovare una cura per me ….vorrei fare qualcosa per gli altri Seyra.” Mi spiegò e io m’infuriai.
“Non sei moribondo! Io e lo zio stiamo faticando parecchio per trovare una cura adatta a te e tu continui a considerarti un moribondo! Se non la finisci, Shone, lo dirò ai tuoi genitori e poi vediamo chi è il moribondo. Si, morirai, ma a suon di boffe dai tuoi genitori perché non hai mai detto loro che eri malato! Ora, o collabori con noi, cercando di non considerarti un morto che cammina o con me hai definitivamente chiuso! Mi sono spiegata!” gridai puntandogli un dito davanti.
“Non lo faresti mai!”
“Mettimi alla prova, stupido baka. Ti amo Shone e non voglio vederti gettare la spugna, capito!” urlai ancora più furiosa.
“Seyra, ma…”
“Mi sono spiegata, Shone? Voglio  sentire dire dalla tua bocca che hai capito ciò che ho detto e che non ti dai per vinto e che tirerai fuori le unghia e i denti e combatterai.” Dichiarai ancora. Vidi Shone sospirare e poi sorridere mite.
“Solo se sarai al mio fianco per sempre.”
“Sai, che sarò al tuo fianco e che non ti abbandoner…per sempre? Che significa?”
“Significa che se per bontà divina io ce la dovrei fare, tu starai con me!”
“Mi ….mi stai chiedendo in moglie?” balbettai incredula. Vidi Shone sorridere e scuotere la testa in segno di negazione.
“No, amore mio, solo un fidanzamento ufficiale. Ovvero metteremo al corrente della nostra relazione le nostre famiglie. Ti può andar bene?” mi chiese e i miei occhi per un attimo si incupirono, ma poi presero a brillare di luce propria.
“Si, ci sto!” urlai felice per poi stringerlo in abbraccio, contraccambiata.
“Tu non ti arrenderai però, vero?”
“Ora ho una motivazione per non farlo, Seyra.” Mi sussurrò in un orecchio Shone e io rabbrividii. Lui mi abbracciava da dietro e io mi voltai nel suo abbraccio e mi impadronii delle sue labbra. Erano così calde e morbide e un certo languore che cominciavo a sentire tra le gambe non me la raccontava giusta. Che cosa significava. Il petto di Shone, nonostante fosse stato fasciato per benino, era sempre nudo. Sentivo i suoi muscoli sotto le miei mani, e il fatto che sapevo che sotto quell’asciugamano non indossava nulla, mi faceva sentire maledettamente umida. Ma che cavolo mi sta succedendo? Mi staccai da Shone con il respiro ansimante e mi accucciai a terra tenendomi la pancia.
“Seyra, amore che c’è?” mi chiese Shone inginocchiandosi davanti a me e stringendomi in un altro abbraccio, non accorgendosi che l’asciugamano che teneva intorno alla vita, e che io non dovevo assolutamente guardare, si era leggermente allentato, lasciando intravedere una porzione di pelle sensibile, invitante e, come sembrava morbida….
“Non lo so….mi sento bagnata.”  Sussurrai imbarazzata. Lo sentii irrigidirsi.
“Seyra, sai che significa?” mi chiese. E certo che so che significa, mica sono scema. Anche se sono stata violentata, so come funziona il sesso.
“Si, ti desidero, ma non mi sento pronta e anche se fossi pronta tu non puoi farlo. D…devo…solo calmare i bollori …ecco.” Spiegai. Lo sentii rilassarsi e poi scoppiare a ridere.
“Eh, dai Shone, non è divertente!” lo sgridai cercando di calmare il mio corpo, ma caspiterina come faccio se lui è nudo davanti a me!
“Scusa Seyra è che …”iniziò lui ma io lo interruppi.
“Scusa amore, so che non avrei dovuto dirtelo perché tu non puoi farlo e io diciamo che il mio corpo parla una lingua diversa della mia mente, ma non potresti farmi l’enormissimo favore di andarti a vestire…sai come è quel fisico che ti ritrovi è una tortura!” dichiarai con un finto sorriso di circostanza ma il mio corpo era in ebollizione.
“Oh, Seyra. Amore mio, non potrò fare l’amore, ma nulla ci vieta i preliminari.” Mi sussurrò Shone e io gelai ma non di paura ma d’anticipazione. Oh, cavolo.
“Ecco, Shone, frasi del genere non le devi dire! Ora vai a vestirti che poi abbiamo un lavoro da fare...” dichiarai sicura e alzandomi di nuovo in piedi. Shone si alzò e mi sorrise. Vidi che stava per parlare ma io lo interruppi nuovamente.
“Da intendersi maniaco pervertito….i capelli! E’ quello il lavoro!” dichiarai chiudendo gli occhi e cercando di non guardarlo.
“Oh, allora vado a vestimi!”, bisbigliò con voce triste. Ops…sono stata troppo brutale, quei capelli sono molto preziosi  per Shone.
“Shone…” iniziai e aprii gli occhi ma ciò che vidi prima mi mandò in estasi, poi mi gelò, poi su tutte le furie. Shone era davanti a me, nudo come un salame e come mamma l’ ha fatto. E cazzo era pure ben dotato. Maledetto lui e la sua capacità divina di essere un attore.
“Shone! Maledizione io….”
“Sta zitta!” Shone mi si avvicinò e stampò le sue labbra sulle mie cominciando a baciarmi e ad accarezzarmi dappertutto….

To be continued….
Ragazzi temo di dover dare una brutta notizia a chi non è maggiorenne. Le cose da ora in poi cominciano a farsi più piccanti e hot, secondo voi dovrei passare i
l rating da Arancione a rosso o lo lascio per com’è?
Chiedo un consiglio perché i prossimi capitoli saranno audaci…
A presto Mei91 chan


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Capitolo 12
*** fuoco e ardore ***


 

Non ci credo! Non credo a ciò che vedo! Quello non può essere il corpo del mio Shone! Questo figaccio da paura! Non può essere che il mio ragazzo possegga un corpo del genere con tanto di tumore in metastasi, all’attivo! Sembro crudele, ma non lo sono! E’ normale, secondo voi, essere così fieri e orgogliosi di possedere un uomo del genere, che a breve vi verrà tolto? Voi sareste contente? Io, per un certo verso no, perché vorrei Shone per l’eternità, ma quel dannato tumore me lo vuole togliere! Quel maledetto tumore ai polmoni me lo sta distruggendo. Però, ancora non ci credo! Che cosa ho fatto io nella vita per meritarmi un ragazzo del suo calibro? Un ragazzo così speciale che mi capisce e mi comprende senza obbligarmi a fare nulla che io non voglia.

Oh, mamma, sono diventata dannatamente possessiva nei suoi confronti. Mi sono eretta a sua protettrice senza che me ne rendessi conto, e ora il solo pensiero di separami da lui mi fa salire la bile alla bocca. Maledizione, quanto vorrei che quel tumore, come per incanto, sparisse dal corpo di Shone. Inoltre io e Shone che abbiamo fatto di male nella vita per soffrire tanto. Prima la violenza subita da quel coglione di James, ora questo ignobile e orrendo tumore che mi vuole togliere la cosa più preziosa che posseggo. Ed ora il destino, crudele, macabro e meschino mi vorrebbe privare anche di Shone? Sono giunta a pensare che forse me lo merito, ma riflettendoci bene io non ho fatto nulla per meritarlo!

NO!

Io questo non lo accetto! Farò di tutto, purchè Shone viva.

Dio, fa in modo che non debba perderlo. Ne resterei completamente distrutta. È questo quello che vuoi? Shone è stupendo, bellissimo; certo non solo fisicamente, ma soprattutto interiormente. E’ proprio un ragazzo d’oro!

Ieri sera, è arrivata una chiamata che ci annunciava che a breve sarebbero tornati i loro genitori, quindi restava, a lei e a Shone, poco tempo per stare soli e insieme senza che i fattori esterni li distraessero e dover tornare a far finta di odiarsi. Dubito fortemente che io riesca a recitare la parte. Non riesco più ad odiare Shone, ma so che per il bene di entrambi lo dovrò fare. Maledizione!

So per certo che quando torneranno, dovremmo cominciare sul serio le prove teatrali,  ma adesso, ora come ora, l’idea di fare l’attrice non mi disgusta poi molto, se a recitare con me c’è un colosso del palcoscenico come Shone.

Altro problema in programma. A breve, lo stage che Shone sta facendo al nostro liceo terminerà e lui tornerà alla sua università, indovinate un po’, di medicina. Il mio uomo è proprio un genio! Per entrare li ci vuole l’arca di scienza. Per lo stage al nostro liceo, lo ha mandato l’accademia delle arti, Danza e Recitazione, che, guardate quanto è strambo il destino, il padre di Shone, ne è il preside. Suo padre, mi ha spiegato il mio amore, lo ha mandato al liceo per scovare questi nuovi talenti per i veri provini che a giugno ci dovranno essere e no quelli falsi, di cui suo padre non sapeva nulla, in cui sono intoppata io. Purtroppo, così facendo non riuscirò più a vedere Shone ventiquattro ore su ventiquattro, ma lui continuerà ad aiutare suo padre al teatro e io lo vedrò li e reciterò con lui. Da ciò che mi ha detto Shone, io e lui sia i protagonisti della nuova commedia di suo padre. Lo ha decretato senza nemmeno consultarci e sui copioni ci sono scritti i nostri nomi. Uff!

So che sarà un trauma non averlo più con me, ma devo essere in grado di andare avanti, con lui, ma non sempre appiccicato al mio fianco.

Perché la vita è così crudele da privare una ragazza della sua gioia più grande! Certo si sa che le persone buone se ne vanno prima di quelle malvagie. Shone è un ragazzo speciale e d’oro e spesso i mali peggiori colpiscono le persone buone e degne di nota e questo maledetto tumore lo sta distruggendo e sta distruggendo anche me, ma non posso farlo notare a Shone, già lui sta male di per suo, se mi ci metto anche io la parcella è troppo alta. Lui deve stare tranquillo.

“Seyra!”  mi chiamò, e io sollevai  di scatto la testa dall’osservare la sua stupenda erezione.

“Perché lo hai fatto” gli chiesi titubante riferendomi al fatto che lui si era completamente denudato davanti a me, senza alcun pudore.

“Sei la mia stupenda ragazza, ma l’ho fatto per me Seyra! Ho bisogno di sentire al cento per cento, il contatto della tua pelle e del tuo corpo con il mio. E’ egoistico, lo so, e tu sarai sicuramente terrorizzata dopo quello che ti ha fatto quel maiale di James, ma…”

“Non sono terrorizzata, Shone, tu non sei James, semmai però sono lusingata. Shone, ti rendi conto che sei bellissimo?” lo interruppi sorridendo. Lo vidi sgranare gli occhi e catapultarsi su di me unendo le sue labbra alle mie, in un bacio colmo di sentimento e di passione. Partecipai con passione a quel bacio, mentre sentivo Shone privarmi dei miei indumenti lasciandomi però, in reggiseno e mutandine e dedicandosi ad accarezzarmi dolcemente tutto il corpo. Le sue mani vagavano timorose e dolci sulla mia pelle facendomi rabbrividire e fremere di anticipazione. I capezzoli mi si inturgidirono, diventando duri e ruvidi sotto la stoffa del reggiseno di cotone, e le mie mutandine divennero fradice. Non me ne preoccupai più di tanto, ma di certo non ero intenzionata a restare passiva mentre lui lavorava dolcemente sul mio corpo, intento a darmi piacere.

Sollevai le mani e cominciai ad accarezzare dolcemente le spalle di Shone, stando ben attenta a non toccargli il petto. Lui si staccò da me e io sentii come se una parte della mia anima venisse strappata, ma non dissi nulla e non protestai. Poi, lui mi sorrise dolce.

“Puoi toccarmi, se vuoi. Sto bene. Però, solo, fa piano.” Mi sussurrò quasi in imbarazzo e io mi commossi. Sapevo che lui aveva voglia che io lo toccassi, ma sia io che lui eravamo terrorizzati dall’ idea che potesse provare dolore. Piano annuii, prima di attaccare nuovamente le mie labbra alle sue in un bacio essenziale. Non ero più Seyra, ma solo un prolungamento del corpo di Shone. Non era possibile sentirsi così legati a una persone, eppure in poco tempo a me era successo con Shone. Era proprio vero il detto che dice che la sofferenza avvicina tantissimo le persone. Chi se lo sarebbe mai aspettata. Piano feci scendere le mie mani,lente, leggere, e delicate sul suo petto. Lo sentii sussultare e gemere e spaventata staccai le mie labbra dalle sue e le mie mani maledette dal suo petto, spalancando terrorizzata gli occhi e rispecchiandomi in due pozze di zaffiro.

“Era un gemito di piacere Seyra, non di dolore! Tranquilla!” sussurrò e io riuscii a rilassarmi un po’. Non ne avevo ancora abbastanza di lui e ora che mi aveva tranquillizzata, accostai nuovamente le mie labbra alle sue per ricevere un bacio unico e passionale. I baci di Shone erano sublimi, erano per me, come l’ambrosia per gli Dei. Piano sentii Shone privarmi anche del reggiseno e delle mutandine. La cosa era assurda. Tutto questo stava succedendo nell’atrio di casa di Shone, davanti la porta d’ingresso, e se qualcuno entrava, magari Beatrix, ci avrebbe visti in quella imbarazzante situazione,  ma al momento non me ne poteva fregare nulla, quello che desideravo lo avevo ancorato alle mie labbra. Avevo Shone e in un modo o nell’altro lo desideravo pazzamente.  Le mie carezze dal suo petto, passarono al suo ventre per poi finire sulla sua erezione dura e marmorea.

Le dita di Shone si insinuarono lente nella mia femminilità e io staccai le labbra dalle sue per emettere un grido acuto.

“Avete sentito?” quelle parole gelarono me e Shone. Era la voce di Stephan Wilder, il padre di Shone, dietro la porta d’ingresso e con le chiavi in mano dal tintinnio udito.

“Sembrava un grido!” questa fu peggio di una doccia fredda. Quella era la voce di Lucan Lowell, mio padre. Presi in contropiede,io e Shone ci staccammo l’ uno dall’ altra, raccogliemmo tutti i vestiti e ci dirigemmo correndo in camera di Shone e ci chiudemmo dentro, mentre i nostri genitori entravano in casa guardandosi intorno come a voler trovare qualcosa che spiegasse il mio incredibile e acutissimo grido.

Non avevo mai gridato cosi forte in vita mia per il piacere, e Shone in due secondi contati era riuscito a farmi vedere il paradiso, senza però giungere all’orgasmo. Ci rivestimmo in fretta e furia e scendemmo al piano di sotto con i copioni in mano, per cercare di coprire con i nostri genitori, quanto era successo. Eravamo attori, era giunto il momento di recitare.

 

 

To be continued.

Che ve ne pare? Ragazzi il prox cap sarà a pov Shone. Spero che la storia vi piaccia a presto Mei chan

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Capitolo 13
*** Avviso E CONSIGLIO ***


Ragazzi, per favore mi date un piccolo consiglio. Siccome rileggendo la storia ho notato molti aspetti di essa poco chiari e abbastanza errori di battitura, volevo sapere se mi consigliate di eliminarla e ripubblicarla ex novo? Mi consigliate di ricominciare a postare ogni capitolo scritto fin ora rivisionato e corretto? Che ne pensate? La storia di Seyra e Shone ancora è abbastanza lunga, ma mi piacerebbe che risulterebbe almeno carina e esente da errori banali. Un consiglio è sempre gradito! Fatemi sapere e grazie in anticipo Saluti! la vostra Mei91

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Capitolo 14
*** dolcezza! ***


.

POV SHONE.
Non ci posso credere! Ho una voglia matta di strappare i capelli a mio padre uno per uno! Dico io ma un oretta più tardi quei cretini non potevano arrivare? Dei, è la prima volta che mi sento così emotivamente coinvolto con una donna.
È la prima maledettissima volta che mi permetto di provare sensazioni e sentimenti cosi profondi nei confronti di un'altra persona che non sia la mia famiglia da quando Dafne è morta. Avevo completamente chiuso i sentimenti al mondo poi da quando quattro anni prima avevo scoperto il mio maledettissimo tumore.
 Ed ora che mi stavo lasciando andare un po’, quel maledetto di mio padre rovina tutto! Seyra per me è diventata il  fulcro della mia esistenza. Se adesso mi sento una persona completa devo tutto a lei. All’ amore che percepisco arrivarmi da lei.
 E’ una sensazione che non ha eguali. Voltai lentamente la testa verso Seyra mentre scendevamo le scale con il copioni in mano. Notai che anche a lei l’intrusione dei nostri genitori non era stata molto gradita. Afferrai Seyra per un braccio costringendola a fermarsi.
Con una forza che non credevo mia sbattei  Seyra al muro sul pianerottolo delle scale e mi impadronii delle sue labbra.
“Shone…” sussurrò Seyra prima che io soffocassi il suo gemito con il mio bacio. Le carezzai dolcemente le labbra con la lingua e il gemito che Seyra emise creò in me una soddisfazione tale da costringermi a stringermi maggiormente a lei. Con una lentezza impressionante cominciai a passare le mani su tutto il corpo della mia amata, poi mi fermai e infilai una mano tra i suoi capelli mentre l’altra si fermava sul suo fianco. Costrinsi Seyra a mettersi in punta di piedi per reggere all’imperiosità del mio bacio. Spinsi la testa e le labbra di Seyra contro le mie e il gemito che sentii sgorgare dal petto di Seyra lo ingoiai  io. I copione, sia mio che quello di Seyra, erano caduti per terra.  Sentimmo dei passi che salivano le scale, poi delle voci.
“Shone, sei a casa?” gridò mio padre ma in un primo momento non ci feci molto caso. Continuai a tenere stretta Seyra a me mentre le mie labbra continuavano ad accarezzare le sue con una passione che non credo appartenesse a me. Sentii Seyra irrigidirsi e poi una voce.
“Pensi che mia figlia Seyra sia qui Stephan a casa mia non risponde nessuno?” la voce di Lucan Lowell fu una doccia gelata per me. Lentamente e ansante mi staccai da Seyra che mi guardò con uno sguardo dolcissimo per poi avvicinarsi a me e depositare un tenero  bacio sulla mia guancia.  Una parola mi uscì possessiva dal petto.
“Mia!” esclamai senza che avessi la possibilità di frenare quell’esclamazione. Vidi Seyra sorridermi e annuire.
“Si, tua Shone, ma adesso è arrivato il momento di recitare!” esclamò la mia Seyra e per poco non mi mancò l’aria. Dovevamo recitare. Cavoli! Velocemente io e Seyra ci risistemando sperando che i nostri genitori non si accorgessero delle nostre guance rosse, dei nostri respiri mozzati e delle labbra gonfie per l’impeto e la furia di quel bacio che ci eravamo appena scambiati. Finito di risistemarci scendemmo l’ ultima rampa di scale mettendo sul viso la machera recitativa. Ovvero la maschera dell’odio reciproco. I nostri genitori ci videro e per la prima volta in vita mia non sapevo da dove cominciare quella falsa recitativa. Fu Seyra a togliermi dall’ impiccio.
“Ti giuro papà se mi lasci ancora con questo stronzo giuro che faccio scoppiare l’apocalisse!” esclamò Seyra e per poco io non credetti davvero alle sue parole. Fissai Seyra ma il suo sguardo nei miei confronti emanava amore e non odio. Mi rilassai all’istante e presi a recitare.
“La cosa è reciproca strega ficcanaso!” vidi Seyra sussultare e per poco non volli correre da lei e chiederle scusa, poi però la vidi rilassarsi e annuire impercettibilmente.
“Che diavolo è successo sta volta ragazzi?” chiese mio padre.
“La scema qui davanti a me non vuole saperne del copione, mi dice che sono un manica depravato!” esclamai e sentii lo sguardo di Seyra complimentarsi con me, ma sapevo che me la sarei vista brutta adesso perché anche Seyra era una bravissima attrice.
“Lo stronzo qui davanti  se ne è uscito con la frase : se non vuoi recitare tanto meglio sarai una frana..bye bye mi vado a scopare una tizia! Per non dire quando è entrato in bagno con me sotto la doccia dicendo..vuoi che ti facci sfogare? Sai una botta e via! “ esclamò Seyra e per poco i miei occhi non uscirono fuori dalle orbite. Fulminai Seyra con lo sguardo. Quello era davvero troppo, lo sguardo di Seyra però mi fece intendere che era l’unico modo per togliersi dalle scatole i genitori.
“Shone! Figlio degenere e disgraziato …se ti avvicini anche solo minimamente a Seyra tranne che nell’ambito teatrale ti taglio i viveri! Chiaro?” esclamò Stephan Wilder e vidi Seyra accusare il colpo. Ecco l’aveva combinata grossa adesso non mi potevo proprio avvicinare a lei. A risollevare il tutto ci penso Anita Lowell.
“Suvvia, suvvia Stephan, sono ragazzi e poi Seyra sa il fatto suo sarà lei stessa a non permettere a Shone di avvicinarsi a lei. Mia figlia e fatta cosi!”
Vidi mio padre rifletterci e con lui anche il padre di Seyra poi infine decretarono.
“Sia, tanto Shone con Seyra non ci può.!” Esclamò mio padre. Bella la stima del proprio figlio. Bha!
“Shone, Seyra noi andiamo al teatro comportatevi bene e non litigate!” proruppe Lucan Lowell prima di uscire di casa insieme alla moglie e ai miei genitori. Appena furono usciti mi voltai verso Seyra.
“Scopare? Una botta e via?” chiesi un po’ alterato.
“Sorry amoruccio ma non mi è venuto altro in mente per giustificare il fatto che entrambi siamo in accappatoio!” solo in quel momento mi accorsi che era così. Non eravamo vestiti.
“Uhmm…capisco…” mi fiondai sulle le labbra di Seyra  e ripresi a baciarla. Dei, le pillole del dottor Lowell erano sensazionali. Mi sentivo pieno di energie. Continuando a baciare Seyra la sollevai tra le braccia e con una velocità incredibile mi diressi nella mia camera da letto. Depositai Seyra sul letto e le sussurrai.
“Voglio fare l’amore con te Seyra!” la vidi sgranare gli occhi. Pensai che fosse per il fatto che era stata violentata ma le sue parole mi sorpresero.
“Non puoi. Shone, non puoi farlo!”  incredulo e sorpreso la guardai per poi esclamare.
“Non mi interessa ciò che mi succederà, ho bisogno di un contatto intimo con te. Seyra, ti prego, Fa l’amore con me!”

To be continued
Che ve ne pare? Fatemi sapere prossimo cap pov Seyra

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Capitolo 15
*** PAURA DI ESSERE ***


POV SEYRA

 

PAURA DI ESSERE

 

 

N…Non gli interessava ciò che gli fosse successo? Ma era forze impazzito! Non gli interessava che con uno sforzo del genere sarebbe finito in quattro e quattro otto in ospedale, nella migliore delle ipotesi! E se finiva in ospedale o peggio sarebbe morto, chi avrebbe curato il mio cuore? Chi avrebbe curato il mio corpo da una mazzata del genere? In breve tempo, e della cosa ancora non riuscivo a farmene una ragione, mi ero perdutamente e incondizionatamente legata a Shone. Lui era diventato tutto per me. La mia roccia, il mio sostegno, la mia vita, la mia anima ed era sempre lui a possedere tutto di me. Nella mani di Shone io avevo deposto la mia vita e il mio cuore. E ora lui che faceva? Mi chiedeva di fare l’amore con lui! Se non fosse stato malato, non avrei esitato un momento. Lui già possedeva la mia anima e il mio cuore, non sarebbe stato cosi orribile se lui avesse anche posseduto il mio corpo, ma era malato e lo zio Eric, anche se non esplicitamente gli aveva evitato i rapporti sessuali.

“Shone, la cosa non è possibile!” tentai di dissuaderlo, ma il mio tono di voce era balbettante*

“No, Seyra tu non capisci! Mi possiedi piccola. Possiedi tutto ciò che sono io e l’unico modo che ho per dimostrartelo e concederti l’unica cosa che non ho mai concesso a nessuno in vita mia.” Sussurrò tremante e io sgranai gli occhi. Che significava quella frase.

“Shone…”

“No, lasciami finire. Seyra il mio cuore, la mia anima, il mio tutto, il mio stesso essere è stato colpito e martoriato da questo tumore, non sono più padrone del mio corpo. Non sono più puro, sono imbottito di pillole e medicine, che anche se non lo sai, spesso non mi concedono la libertà che vorrei, ma se ho te vicina, anche la peggiore delle cure, come la chemioterapia, mi sembra facile da affrontare. Senza di te io sono morto Seyra, ecco perché oltre al mio cuore, al mio stesso essere, alla mia stessa anima ho deciso di donare a te la mia verginità.  So che è pericoloso, e prometto di stare attento, ma ho bisogno di sapere che tu mi possiedi tutto. Seyra, noi anche senza i nostri genitori a sorreggerci sappiamo essere l’uno per l’altro l’ elemento fondamentale della nostra vita. Non negalo Seyra, te lo leggo negli occhi. So che anche tu mi hai donato tutta te stessa, lo percepisco. Permettimi di essere con te, sempre. Ti amo più della mia stessa vita  Seyra, e a fare quello che ti ho appena chiesto ho più paura io di te, ma ho bisogno di sentirti e di farmi sentire da te. Io Esisto solo per te mio piccolo grande e dolce amore. Amami ti prego Seyra. ”  Concluse tremante e guardandomi negli occhi.

Avevo ascoltato attentamente tutte le parole del mio uomo, di quella meravigliosa persona che il quel momento era sopra di me ad esternarmi i suoi più intimi pensieri, i suoi più intimi desideri, le sue paure e io mi trovavo sotto di lui in lacrime e singhiozzante. Aspetta….paure?

“Paura? Shone…hai paura?” sussurrai e vidi lui sorridermi tristemente.

“Definire ciò che provo, paura, è quasi un eufemismo . Seyra, io sono terrorizzato! Ma non a causa del tumore, questo si anche, ma non ho mai provato più paura come quello di non essere abbastanza per te. Più paura di non poter avere un futuro con te. Paura che la morte mi priverà dell’ unica cosa bella, che la vita mi ha concesso dopo la morte di Dafne. Paura che tutto ciò che sono svanirà nel giro di qualche mese a causa della malattia. Ricorda Seyra che studio medicina e durate i tirocini so come si riducono i malati di tumore. Voglio darti tutto ora che posso perché non sappiamo e non sapremo mai cosa ci riserva il futuro. So solo che ho bisogno di te.”  Tentò di spiegare come meglio poteva il mio uomo mentre sia il mio che il suo viso erano inondati di lacrime. Lentamente mi sollevai e depositai un tenero e castissimo bacio sulle sue labbra.

“Non mi interessa come diventerai Shone, io  ti amo  cosi come sei con o senza il tumore. Non  voglio e sono disposta a gridarlo anche ai quattro venti che tu ti consideri un uomo morto,  tu sei in cura dal miglior medico che il mondo ha visto, il migliore. Mio zio! Tutti abbiamo paura Shone, anche io ho una fottuta paura di perderti, ma questo non mi spinge certo ad arrendermi, no Shone  mi spinge a lottare e ciò che dovresti fare anche tu. Non farò l’amore con te, Shone, ma domani tu fili insieme a me dallo zio e in modo che ti toglierai determinati pallini e fissazioni dalla testa. Di una cosa sono sicura Shone, tu non morirai! Chiaro!” presa da una forza incontrollata lo tirai addosso a me e lui piombò con la testa sul mio seno. Piano cominciai a carezzargli i capelli con un ritmo monotono.

“Io non ti abbandonerò mai amore mio. Tu sarai in grado di essere un vero uomo. L’ ho percepito sai. Tu temi di non essere un vero uomo a causa del tumore, e si forse anche della tua verginità., ma ti dirò di più mio grande e coraggioso uomo. Tu sei il coraggio fatto a persona. Dimmi un po’ quante persone avrebbero avuto la forza di reagire scoprendo di avere un tumore. Io direi si e non due e tu sei uno di queste due persone. Sei passato per mani di medici ciarlatani che ti avevano concesso si e no pochi mesi di vita e nonostante tutto hai continuato ad andare all’ università, ad aiutare tuo padre con il teatro. Si, ho visto anche che aiutavi gli attori a memorizzare le loro parti. Hai aiutato me  ad affrontare il trauma di essere toccata da un uomo, hai sciolto, solo tu, il mio eterno cuore di  ghiaccio, mi hai dato una speranza e un obiettivo. Si, tesoro mio un obbiettivo perché adesso so cosa voglio fare. Anche io mi iscriverò all’ università di medicina, anche io riaprirò le porte ai miei sogni, anche io salirò nuovamente su un palcoscenico con un'unica clausola io sarò li solo per te. Sarò il tuo sostegno il tuo appoggio. Per qualunque cosa io ci sarò sempre e incondizionatamente. immagina che io sia una seconda te. Non ti lascerò mai più solo. Tu non sei mai stato solo, ma ora hai un polipo appiccicato a te …e Shone….” Abbassai lentamente la testa per osservalo negli occhi, ma ciò che vidi mi intenerì. Shone aveva circondato la mia vita con le braccia e mi stringeva forte, la testa appoggiata al mio seno gli occhi chiusi ma che lacrimavano e le labbra disegnavano un tenero sorriso. Shone si era addormentato e nel sonno lui continuava a piangere. Non so bene se di felicità o tristezza o un misto di entrambi. Anche io ero in lacrime ma non ero in grado di decifrare le emozioni che provavo.

Lentamente gli baciai la teste e poi gli asciugai le guance bagnate dalle sue lacrime coprii entrambi con la coperta, spensi  la luce, e lentamente e abbracciata stretta a lui sprofondai nel sonno. Prima che però l’oscurità del sonno ristoratore mi inghiottisse notai i due copioni sulla scrivania.

Romeo e Giulietta

Alla fine il signor Wilder aveva optato per un classico della letteratura inglese. William Shakespeare

Una tragedia, una storia per nulla simile alla nostra ma in cui sia io che il mio Shone ci rivedevamo parecchio.

Il nostro, come quello di Romeo e Giulietta, era un’amore da dover tenere segreto.

Con quell’ ultimo pensiero scollegai il cervello e piombai in un sonno senza sogni.

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Capitolo 16
*** ANCORA COMPLICAZIONI! ***


Quella mattina mi svegliai con una strana sensazione di pienezza interiore. Non mi sentivo più la ragazza  della mattina precedente, dentro di me qualcosa era profondamente cambiato. Ora non solo dovevo pensare a me al mio futuro e alle mie paure più intime, ma anche a quelle di Shone. Non lo avrebbe mai ammesso ma io lo avevo capito, odiava quella situazione quasi quanto la odiavo io. Come era possibile che la vita fosse così ingiusta con un uomo o meglio un ragazzo che nella sua vita aveva solo creato del bene. Come poteva essere Dio tanto ingiusto quanto misericordioso.  Sospirando abbassai la testa sul mio petto e notai Shone. Gli sorrisi, ma lui dormiva profondamente e il suo respiro e basso e regolare. Non si era mosso tutta la notte, si era addormentato sopra di me e su di me è rimasto tutta la notte.

“Shone?” lo chiamai piano, ma lui non si mosse e io inarcai un sopracciglio. Gli toccai la testa e sussultai. Shone scottava. Mi alzai di scatto, ma non prima di aver steso per bene Shone sul letto e mi voltai verso di lui terrorizzata.

“Shone!” lo chiamai a voce alta, ma nulla lui non apriva gli occhi e la paura e l’angoscia salivano a una velocità supersonica dentro la mia mente e dentro il mio cuore. Mi alzai di scatto e mi misi in ginocchio sul letto e cominciai a scuoterlo. Il suo respiro si affievoliva sempre di più, ma il sorriso sul suo volto era sempre presente. Oddio, non potevo perderlo proprio ora! No, no , no, no no! Non adesso.

“Shone, Cristo santo non è divertente apri gli occhi!” urlai spaventata, ma lui non reagiva.

 Capperi sotto sale! Le sue parole di ieri mi tornano alla mente. Di sicuro sentiva che dentro di se qualcosa non andava, che stava male. Avevo notato che era più pallido del solito, ma lo avevo scioccamente attribuito a un calo di pressione e ora mi trovavo li con Shone privo di sensi nel letto, i nostri genitori dispersi chissà dove e in quale luogo e Shone mi stava morendo sotto gli occhi.

Singhiozzante e con le lacrime agli occhi scesi dal letto e corsi giù in cucina, presi il telefono e composi immediatamente il numero di zio Eric.

“Rispondiii…rispondiii…rispondi … Dio..rispondi zioo!” cantilenai balbettante al telefono mentre esso squillava e quando finalmente lo zio rispose, sempre più angosciata e con il viso inondato da lacrimoni giganti urlai.

“Ziooo…”tirai su con il naso in cerca delle parole giuste, ma non riuscivo, i singhiozzi mi squassavano il petto e l’aria cominciava a mancarmi.

“Seyra, tesoro, piccola…che succede?” mi chiese lo zio mentre io singhiozzavo come una scema e senza ritegno.

“Zioooo S..Shone…Lui…” un altro singhiozzo mi dilania il petto e io mi accascio a terra con il telefono stretto nella mano destra, poggiato al medesimo orecchio.

“Piccola …ora calmati e  spiegami cosa succede?” chiese lo zio con tono diplomatico, ma nella sua voce percepivo una nota di paura.

“Zio, Shone è a letto! Shone non si sveglia! Shone sta maleee! Ziooo Respira appenaaa!” urlai terrorizzata per poi lasciare cadere il telefono a terra, ma non prima di sentire lo zio esclamare

“Merda…piccola Arrivo!”

Ignorai il telefono lasciato li per terra e corsi di sopra dove avevo lasciato Shone. Lui era li immobile nella stessa posizione in cui poco prima lo avevo lasciato io. Mi avvinai tremante al letto e salii su esso stendendomi accanto a lui e tenendolo stretto al mio petto, tempestandolo di baci, cercando di scaldarlo come meglio potevo, carezzandogli i capelli, cercando un minimo contatto con lui. Il terrore di perderlo in quei minuti in quei secondi in quelle ore era sempre più costante e l’angoscia che attanagliava il mio cuore, quasi non permetteva nemmeno a me di respirare.

Non mi accorsi nemmeno della porta che veniva spalancata per fare entrare un spaventato e alquanto trafelato zio Eric, che si catapultò sul letto spostandomi in malo modo per  auscultare respiro e cuore di Shone.  Appena prese il stetoscopio e lo poggio sul petto di Shone in cerca del battito cardiaco, lo vidi sbiancare e io iniziai a terrorizzarmi sempre di più.

“Z…zio che succede? Si riprenderà vero zio?” chiesi balbettante e ansante. Ero un fascio di nervi tremanti. Lo zio sollevò lo sguardo da Shone per poggiarlo su di me. Non avevo mai visto nel viso dello zio un’espressione così seria e preoccupata.

“Dove sono i genitori del ragazzo Seyra?” mi chiese e io sussultai alzando le spalle come a dire che non lo sapevo ed era davvero così.

“Zio, Shone non vuole che io suoi genitori sappiano che ha un tumore!” esclamai tra un sussurro e una protesta.

“Seyra, piccola, ora come ora ciò che vuole il tuo ragazzo non ha più importanza. “ disse lo zio e per poco il mio cuore non si bloccò nel mio petto minacciando me di morte.

“che..che significa..?”  chiesi spostando lo sguardo dallo zio al corpo inerme di Shone steso sul letto. Comincia a sudare freddo, la paura mi attanagliava la gola, la bocca dello stomaco, il cuore, l’ anima.

“Significa che Shone è in coma Seyra!”esclamò lo zio tetro in volto mentre chiamava l’ infermiera.

“Dobbiamo portarlo in ospedale Seyra, mi hai chiamato appena in tempo…” sussurrò lo zio iniettando le braccio di Shone una  medicina  trasparente.” Se non lo avessi fatto Seyra, o se avessi aspettato mezzo’ora di più, avremmo perso Shone per sempre. Ciò che adesso chi rimane da fare e curare il suo tumore anche dal come e sperare e aspettare che si risvegli. Se lo farà, Seyra, lo si può considerare un vero e proprio miracolo. Cosa avete fatto ieri sera?” esclama lo zio guardandomi negli occhi con uno sguardo misto tra il comprensivo e l’ accusatorio.

“Niente! Shone voleva fare …fare l’ amore ma io gliel’ho proibito categoricamente, abbiamo solo parlato  e poi ci siamo addormentanti. Ma credo che Shone ieri sera si sentisse male e non mi ha voluto dire nulla.” Esclamai sicura di me con il viso inondato dalle lacrime. Vidi lo zio sospirare e voltarsi nuovamente verso Shone.

“Ti credo Seyra, allora l’unica soluzione possibile è che i farmaci non fanno più effetto,devo somministrargliene un altro tipo, probabilmente il corpo di shone ha creato gli anticorpi per quel farmaco specifico, ovvero quello che teneva a freno  le cellule malate di Shone!” decretò lo zio mentre una barella entrava nella camera da letto con due infermieri e prendeva Shone dal letto e lo metteva sue essa per poi avviarsi all’ uscita seguiti dallo zio. Io corsi dietro loro e mi misi al fianco della barella e presi la mano di Shone. Guardai fiera lo zio e dissi.

“Qualunque cosa dovete fare, qualunque…io resterò con lui!” esclamai sicura asciugandomi il viso mentre il mio cuore sanguinava. Vidi lo zio sospirare.

“Seyra lo devo operare, sei sicura di voler assistere?” mi chiese con sguardo dubbioso e dal mio cuore , dalla mia anima dal mi stesso essere uscì solo una parola.

“SI!”

 

To be continued

 

Ops scusate il colossale ritardo, eccovi a voi di nuovo le avventure di Seyra e Shone e avviamente le complicazioni non sono finite…ce la farà il nostro Shone? 

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Capitolo 17
*** RIVELAZIONI! ***


Giungemmo in ospedale, d’urgenza e l’aria non faceva altro che mancarmi e rischiavo anche io un collasso con i fiocchi, ma non potevo cedere. Dovevo essere forte per me e per Shone. Vidi lo zio e alcune infermiere caricare Shone su una barella per correre in sala operatoria. Senza pensarci più del dovuto, mi affiancai alla barella e presi la mano di Shone e gliela strinsi forte.

“ Shone, ti prego non mollare! Non mi lasciare anche tu! Non mollare!” esclami più terrorizzata che mai, ma Shone non reagiva e la paura ormai era diventata una componente assillante di quelle ore di panico e di terrore. Che avrei fatto se perdevo anche Shone! Perché la vita è sempre così ingiusta con me! Ma davvero non mi merito un attimo di pace, di serenità, di tranquillità!

No!

Mi domando se non sono venuta al mondo per soffrire e vedere soffrire le persone più importanti della mia vita. No0n è giusto! Non ho fatto nulla di sbagliato!

“Oh, Shone per favore…” sussurrai  prima di chinarmi a depositare un tenero bacio sulle sue labbra, mentre lo zio mi osservava con un sguardo tetro e crucciato per poi mettermi una mano sulla spalla e esclamare.

“Seyra, questo non è più un gioco, dobbiamo dire ai genitori del tuo Shone, che loro figlio sta male!”  decretò professionalmente.

“No!” esclamai sicura. Sapevo che Shone non me lo avrebbe mai perdonato.

“Seyra, è questione di vita o di morte!”

“No!”

“Seyra, non hai capito mi serve l’autorizzazione del paziente o di un familiare per operare e siccome il qui presente Shone è impossibilitato a firmare le liberatorie, non posso far altro che cercare il consenso dai suoi genitori!” mi spiegò lo zio e io restai senza fiato.

“Firmo io!” esclamai decisa e lo sguardo che mi lanciò lo zio mi fece terrorizzare.

“Non sei un parente !”  il tono di voce con cui lo disse mi spaventò.

“Ma..”

“Ok….io non posso operare senza quel consenso e il tuo ragazzo morirà se non operiamo subito Seyra. Sei stata sempre obbiettiva e diplomatica, non cominciare ora a fare la bambina.”

“Shone non vuole!” sussurrai

“E allora pensi che Shone vuole morire, ora che ha trovato qualcuno che lo comprende , che lo capisce e che lo ama?”  parlò lo zio addolcendo un po’ il tono della voce e stringendomi la spalla con fare paterno.

“Ma…”

“Questo ragazzo ne ha passate tante, è stato in cura quattro anni da ciarlatani che gli hanno solo accorciato la vita. Penso che abbia sofferto anche per altro nella vita e non solo per il tumore, perché non penso che ci si arrenda così facilmente, continuando a stare in cura da medici, che di sollievo non te ne danno. So che magari questo ragazzo con i genitori  non parla molto, ma ora ha te! Tocca a te adesso fare qualcosa per migliorargli la vita Seyra. Se è necessario parlagli  tu con i suo genitori..” spiegò e lentamente …molto lentamente cominciai a comprendere le ragione che spingevano lo zio a parlarmi in quel modo. Sapeva lo zio che Shone aveva fatto tanto per me, che  era stato capace di farmi diventare più umana e si ora toccava a me fare qualcosa per lui. Mi avrebbe odiata, tanto meglio, ma magari avrebbe vissuto.

“Ok, zio passami il telefono!”  vidi lo zio sorridermi e passarmi il telefono poi però decretò.

“Muoviti però che ho bisogno di te in sala operatoria…” il battito cardiaco mi si bloccò all’ istante e alzai lo sguardo guardando lo zio come se fosse un alieno. Lo vidi scoppiare a ridere.

“Seyra, Seyra, Seyra, pensi che non ti conosca…non lascerai mai Shone solo quindi a questo punto e meglio che in sala entri anche tu, magari mi aiuterai porgendomi gli strumenti, e magari al ragazzo  sentendo la tua presenza tornerà la voglia di lottare!”  lo guardai stralunata poi annuii come un automa e composi il numero del signor Wilder. Rispose al  quarto squillo.7

“Pronto?”  esclamò Stephan Wilder tra una risata e l’altra.

 “ Lucan smettila di fare il cascamorto sono al telefono!” lo senti e per poco non ringhiai. Suo figlio era su un tavolo operatorio e quello se la spassava con mio padre!

“Signor Wilder!” urlai al telefono. E lo sentii emettere un sospiro sorpreso.

“Seyra?” mi chiamò “ Che succede?

“Che succede? “ ringhiai urlando” Succede che suo figlio Shone sta morendo e lei se la spassa con mio padre!

“Cosa!”

“Ora non ho tempo per spiegarle, ma mi serve che venga immediatamente all’ ospedale a firmare la liberatoria per operare il tumore di suo figlio! E si dia una mossa!” urlai riattaccando il telefono e correndo nuovamente da Shone. Osservai lo zio che mi guardava con un sorriso divertito in volto.

“Viva la delicatezza, eh Seyra!” esclamò lo zio mentre oscultava  il battito cardiaco di Shone e il mio grugnito gli fece sollevare la testa per guardarmi.

“Sono sempre i genitori Seyra.”

“Genitori?  Genitori menefreghisti proprio come i miei! Loro figlio lotta contro questo maledetto tumore ai polmoni da quattro anni e loro non se ne sono mai accorti. Loro figlio si sente ancora colpevole della morte di sua cugina Dafne, e loro non se ne sono accorti, loro figlio si sbatte come un cane per realizzare i suoi sogni e quelli del padre, ovvero studia all’ università di medicina e in più fa il reclutatore di nuovi talenti per il padre, mentre è in fin di vita, e per i suoi genitori è tutto dovuto! Davvero, dimmi tu se questi sono genitori, Zio!” urlai senza il minimo ritegno e vidi lo zio sgranare gli occhi e carezzare con fare paterno i capelli di Shone..

“Oddio..” esclamò lo zio.

“Già…e dimmi tu come avrei potuto non innamorarmi di lui. Io algida e gelida…davanti un uomo così, perché non è un ragazzo zio è un uomo, come avrei potuto resistere…

“Seyra ma tu…cosa ti ha reso così gelida?” chiese lo zio serio e io ormai ero in vena di rivelazioni e a quanto pare nessuno sarebbe riuscito a fermarmi . Ero in modalità fase sfogo On!

“il perché mi domandi?” scoppiai in una risata senza allegria e quasi di derisione. “ perché sono stata violentata brutalmente ai giardini pubblici da quell’idiota di James Carter. Quell’idiota di cui i miei genitori andavano fieri che la figlia frequentasse una persona così per bene!” scoppiai a ridere amaramente.

“Cosa!” esclamò furioso lo zio ringhiando e io non avevo ancora finito.

“Altra motivazione del mio odio repentino per il teatro, Ho fatto un audizione non poco tempo fa, mi hanno fatto pagare tre mila euro, provino organizzato dalla scuola del signor Wilder, e mi hanno detto che non andavo bene, che non so recitare! Ah, ironia della sorte, il mio caro e buon vecchio paparino mi punisce con il teatro, bene, su questo però lo devo ringraziare perché è li che ho conosciuto Shone, ed è sempre grazie a Shone che ho avuto delucidazioni su ciò che era successo al quel falso provino. È Shone che mi è sempre stato vicino, che mi ha fatta sentire di nuovo viva e questo maledetto tumore me lo sta portando via… Zio Ti prego salvalo…” urlai cadendo in ginocchio e piangendo lacrime amara.

“Seyra…”sussurra lo zio ma fu bloccato..

“C..cosa…?” balbetto un uomo..e un altro uomo ringhiava. Mi voltai di scatto scoprendo che quelle persone altri non erano che il padre di Shone,  Stephan Wilder insieme alla moglie tremanti e a occhi sgranati nel vedere il figli intubato, e mio padre e mia madre ringhianti nel essere venuti a conoscenza tutto il dolore che la figlia aveva dovuto patire.

“Ehm..ecco io…” lasciai perdere i miei genitori, presi la liberatoria e la portai a signor Wilder.

“Firmi!” ordinai e come un automa vedi  Wilder firmare il foglio, lo presi al volo e corsi dallo zio.

“Ora, muoviamoci!” esclamai e lo zio annui, ma sapevo che era profondamente turbato , come anche i nostri genitori, dalle rivelazioni avvenute quella sera.

Entrammo in sala operatoria, e cominciammo ad operare. Mi comportati da diligente infermiera, silenziosa ed efficace . lo zio asporto quanto più tumore poteva dal primo polmone , poi fece la stessa identica operazione con il secondo polmone. Alla fine erano passate circa otto ore dacchè eravamo entrati in sala operatoria, e quando lo zio dette l’ultimo punto di sutura, mi osservo con sguardo dolce.

“E’ Salvo, ma la chemio va fatta ancora..e Seyra…noi dobbiamo parlare..” sussurro lo zio mentre trasportavamo Shone in terapia intensiva e io annuii piano.

Nella stanza di ospedale stavo vicina a Shone intenta a carezzargli i capelli, a baciargli il viso dove era possibile, dato che era intubato e respirava con la bombola d’ossigeno.

“Oh, Shone, so che mi odierai a morte per ciò che ho fatto, ma non potevo…non potevo lasciarti morire.. Sei diventato indispensabile per la mia vita. Per la mia anima. Per il mio cuore..” Mentre sussurravo quelle parole la porta si aprì rivelando una biondina.

“Ciao sono Cara, e sono la fidanzata di Shone!” esclamò con sguardo malefico e io ringhiai.

“Ah, ma davvero? Ma chi vuoi darla a bere , te sei solo una che ha scoperto che il padre di Shone è Stephan Wilder, vedi di sparire, perché quest’ uomo e mio!” strinsi forte la mano di Shone.

Vidi la bambolina bionda imbarazzarsi per il fatto che avevo smascherato il suo piano poi per dire l’ ultima battutina  malefica esclamò.

“ tanto tra cinque anni non ti ricorderai nemmeno il suo cognome!” esclamò Cara malefica e io sorrisi osservando Shone innamorata più che mai.

“ Non hai proprio capito nulla Cara, tra cinque anni il suo cognome sarà il mio!” esclamai sicura di me e la vidi diventare di tutti i colori, prima che rimboccasse la porta e uscisse. Sorrisi e poggiai la testa sulla mano di Shone, piombando in un sonno senza sogni.

 

To be continued

Che ve ne pare? Fatemi sapere?

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Capitolo 18
*** forse possiamo sperare ***


Quella sera non riuscivo a percepire nient’altro che dolore, sofferenza, angoscia, paura di perdere Shone. Lo zio aveva eseguito su Shone un intervento così delicato e unico, che ne rimasi affascinata. Se non si fosse trattato di Shone,  sono sicura che avrei apprezzato gli insegnamenti che quell’ intervento offriva molto più di buon grado, ma il caso e la sfortuna hanno voluto che sotto i ferri, in quel momento si trovasse il mio Shone e ciò non rendeva le mie sensazioni le mie emozioni e il mio stato d’animo stabile.

Lo zio aveva eseguito una pneumonectomia,, ovvero aveva asportato l’ intero polmone destro del mio uomo, il polmone in metastasi, e una segmentectomia sul polmone sinistro

Per fortuna l’ intervento era riuscito alla perfezione, ma come decretato dallo zio, i cicli di chemioterapia non erano finiti. Adesso aspettavo solo che il mio uomo si svegliasse. Purtroppo quel giorno per Shone sarebbero ricominciate le  lezioni all’università, ma lui non poteva andare dato che era steso in un letto di ospedale, in terapia intensiva, intubato, privo di conoscenza e senza possibilità di muovere un muscolo.

Sapevo che ci teneva a non perdere le spiegazioni dei professori, quindi armata di quaderno libri e registratore mi diressi, dapprima in ospedale dove salutai Shone con un tenero bacio sulla fronte.

“Oh, ti prego amore riprenditi..”  sospirai mentre mi sollevavo piano allontanandomi da lui, poi mi diressi verso l’ università per far in mondo che Shone non perdesse nemmeno una virgole delle spiegazioni del suo professore. Prima di uscire però, il signor Wilder mi bloccò. I suoi occhi erano languidi, lucidi, colpevoli e tristi, al suo fianco mio padre che mi osservava con sguardo colmo di scuse ma al contempo furioso.

“Seyra, scusa potrei parlarti?” mi chiese tetro il padre di Shone e io mi ritrovai ad annuire senza che avessi il tempo di frenare quel mio stupido cenno di assenso.

“Cosa vuole? “ sbottai. Non sapevo nemmeno io come mi sentivo nel vedere il padre di Shone li davanti a me tutto trafelato e terrorizzato all’ idea di perdere il figlio dopo che per quattro anni non si era mai accorto che Shone lottava di continuo tra la vita e la morte, tra la paura di essere felice e la sofferenza. Mio padre? Non si distingueva dal padre di Shone, perché anche lui aveva tenuto un comportamento molto simile.

“Come sta mio figlio?” sussurra e io alzo gli occhi al cielo.

“Non me lo chieda Wilder, sono quattro anni che suo figlio soffr e le pene dell’ inferno, e voi che dovreste essere i suoi genitori non vi siete accorti di tutto quello che vostro figlio ha fatto per voi mentre stava male e voi non gli avete mostrato la  minima riconoscenza. Ora se permette devo andare all’università a cercare di realizzare il sogno di suo figlio, se proprio vuole sapere come sta Shone, chieda a mio zio Eric.” Decretai, poi vidi mio padre aprire la bocca per dalle voce, ma io alzando una mano bloccai le sue parole sul nascere.

“non mi servono scuse o pentimenti papà. Quel che è successo ormai è successo, adesso l’ unica cosa che desidero è che il mio ragazzo si riprenda al più presto.”

“Seyra, prima o poi dobbiamo parlare.” Borbottò mio padre mentre il signor Wilder teneva la testa china con fare colpevole. Lo ignorai, perché colpevole lo era per davvero..

“Si, papà, prima o poi dovremmo parlare, ma non oggi. Ci vediamo alle tre. Per la cronaca, mi troverete sempre qui in ospedale nel letto al fianco di Shone.” Conclusi

Detto questo mi defilai fuori dall’ospedale, e mi diressi alla stazione dove presi il treno  che mi portò alla facoltà di medicina, odontoiatria e veterinaria.

Quella mattina era dannatamente in ansia, preoccupata per Shone. Ero terrorizzata all’idea che durante la mia assenza gli potesse succedere qualcosa, quindi mi ero munita di cerca persone, obbligato lo zio a tenermi costantemente aggiornata sulle condizioni di Shone, con messaggi al cellulare, e solo allora parti un po’ pià tranquilla a seguire la lezione universitaria di Shone.

Entrai nell’aula e in quel momento rimasi estasiata dall’imponente edifico ben strutturato e ben organizzato. Mi sedetti in seconda fila dell’aula universitaria e sistemai tutto il necessario. Mi feci velocemente un riepilogo.

“Registratore c’è. Quaderno c’è. Penna Idem. Libro, come sopra. Appunti di Shone ci sono. Seyra c’è.” Sussurrai tra me e me, mentre il ragazzo seduto al mio fianco ridacchiava, ma io prontamente lo ignorai. Ero come se tra quegli aspiranti medici io mi sentivo proprio a mio agio. Non mi ero mai soffermata a riflettere su cosa avessi voluto fare nel mio futuro, o meglio lo sapevo. Volevo fare l’attrice ma lo consideravo come un hobby un passatempo, non qualcosa con cui avrei dovuto vivere, mentre adesso, mentre il professore stava spiegando accuratamente alcune patologia anomale si potevano creare nelle varie cellule eucarioti, e mutazioni genetiche di DNA.

Non so come, ma quelle materie cominciavano davvero a piacermi e a intrigarmi. Forse anche io avrei potuto scegliere la facoltà di medicina, tanto il posto di lavoro l’avrei trovato facilmente con uno zio del calibro di Eric Lowell. Comunque, accesi il registratore e cominciai a seguire attentamente la lezione prendendo appunti. Notai che Shone era molto più avanti nello studio dato che le cose che il professore stava spiegando lui nel libro le aveva già sottolineate e preso appunti sul bordo. Shone era davvero organizzato e in tutto ciò che faceva ci metteva anima e cuore ed ora era ricoverato in ospedale in bilico tra la vita e la morte. Mi morsi il labbro a sangue e trattenni a stento un singhiozzo.

“Ehi, tutto bene?” mi chiese il ragazzo seduto accanto a me. Alzai lo sguardo e mi rispecchiai un due pozze castano dorato e un viso d’angelo con i capelli biondi.

“Si, tutto bene.” Sussurrai piano asciugandomi un occhio. “ Mi era finito qualcosa in un occhio…” mentii mentre in quel momento il professore annunciava la pausa. Non mi ero nemmeno accorta che già erano trascorse due ore dacchè era cominciata la lezione. Vidi il ragazzo inarcare un sopracciglio poi scrollare le spalle.

“Sei una studentesse esterna al corso? Non ti ho mai vista prima di oggi. Ah, comunque io sono Derek.” Si presentò cordiale. Sorrisi e io non vedo il motivo di mentirgli. Avevo mentito fin troppo a lungo nella mia vita, ora volevo solo essere sincera.

“No, sono qui come delegata. Sostituisco una persona che al momento è impossibilitato a venire. Comunque io sono Seyra.” Sussurrai sorridendo.

“Davvero? Chi è impossibilitato a venire? Scusa se ti sembro insistente, ma io sono il rappresentante degli studenti, insieme a quel marmaruco di Shone che oggi non si è degnato di presentarsi. Tu guarda che tipo!” ridacchiò e io mi gelai di scatto. Shone era pure rappresentate degli studenti della sua facoltà? Ma che cribbio, quell’ uomo era superman? Sospirai, era meglio essere sinceri.

“E’ proprio Shone che sostituisco. Tu sei suo amico?” gli chiesi titubante.

Vidi Derel sgranare gli occhi per poi sorridermi e annuire.

“Si, sono il suo migliore amico, ma è da ieri pomeriggio che non mi risponde alle chiamate ne ai messaggi…sinceramente mi sto un po’ preoccupando, questa cosa non è da lui. Ma tu chi sei? Una sua amica? Sua cugina…” iniziò a elencare..

“La sua ragazza.” Lo bloccai mentre le lacrime mi inondavano il viso poi singhiozzai.

“Derek, Shone non sta bene, ieri sera  è stato operato di tumore ai polmoni d’urgenza. E’ in coma..” sussurrai singhiozzante e vidi che dalle mani di Derek la penna cadeva a terra e lui cominciava a tremare.

“Cosa?” esclamò incredulo.. “Cosa!!! No, no..non è vero…non può essere vero..” borbottò mentre io tentavo di frenare le lacrime

“Oh quanto vorrei che fosse vero…” sussurrai chiudendo gli occhi mentre il professore rientrava in classe.

“Ragazzi  quest’oggi dovevamo avere con noi il dottor Eric Lowell, ma ci è arrivata una chiamata che ci annunciava che il dottore quest’oggi non può presenziare in quanto la notte scorsa ha effettuato un delicato intervento ai polmoni e deve monitorare il paziente.” Spiegò il professore e io sospirai, mentre Derek al mio fianco stringeva forte i pugni quasi a piantarsi le unghia nei palmi. In quel momento la porta si aprì rivelando un trafelato ma contento zio Eric.

“Seyra  Lowell, ma dove cavolo lo tieni il telefono…” esclamò lo zio e io mi gelai.

“Cosa..” iniziai e vidi Derek guardarmi a bocca aperta. Si, faceva effetto scoprire che ero la nipote di Eric Lowell,  ma poi prestò attenzione allo zio.”

“Proprio non ti importava sapere che il tuo Shone si è risvegliato vero?”esclamò lo zio tutto contento e io mi alzai di scatto mentre il viso mio si inondava da maggiori lacrime, raccolsi tutto l’occorrente e mi precipitai giù per la scalinata, mentre il professore annunciava che per quel giorno le lezioni erano finite. Sentii Derek seguirmi e io mi spiaccicai davanti lo zio ed esclamai.

“Dimmi che hai la macchina, zio! Dimmi che hai la macchina, perché mi devi immediatamente portare da Shone!” esclamai euforica e vidi lo zio scoppiare a ridere, ma poi divenire serio.

“Ok, Seyra si ho la macchina, ma non ti illudere non abbiamo ancora debellato il tumore, ma diciamo che abbiamo fatto un gran bel passo avanti verso la guarigione di Shone. Su andiamo..” esclamò lo zio ed io annui.

“Posso venire anche io , vero Seyra?” mi chiese Derek e io mi voltai verso di lui raggiante annuendo, per poi seguire lo zio fuori dall’università.

Alle porte dell’ ospedale una giornalista corre verso lo zio e inizia ad intervistarlo.

“ dottor Lowell, lei è uno dei medici più rinomati al momento, ci è stato riferito, che un altro dei medici più prestigiosi, il dottor Ramirez gradirebbe la sua partecipazione al suo convegno. Parteciperà?” chiese la giornalista e io mi agitai non poco. Come si permettevano quei ciarlatani di invitare mio zio, o come si permettevano di farsi chiamare medici dopo che senza alcun scrupolo stavano uccidendo un ragazzo di 23 anni. Guardai lo zio pronta a parlare al suo posto, ma lui mi precedette.

 

“ Partecipare al convengno di un mezzo assassino? No mia cara giornalista, non parteciperò al convegno di ciarlatani come Ramirez, Fernandez, Montez...Mc call, e molti altri che non sto ad elencare. Mi vergogno che essi si facciano chiamare medici. Non solo perchè stavano per uccidere un ragazzo di soli ventitreanni, che sta notte ho operato d'urgenza, Shone Wilder vi ricorda nulla? Ma anche perchè questo piccolo grande coraggioso uomo a cui è stato diagnosticato un tumore ai polmoni in metastasi e loro lo curavano con banali antidolorifici, non solo perchè questo piccolo grande uomo nella sua vita ha patito le pene dell' inferno e a momenti veniva primato anche della vita, ma questo uomo, nonostante fosse malato, è entrato in una delle università più prestigiose di medicina di tutto il mondo, aiuta il padre Stephan Wilder della accademia le belle arti a reclutare talenti, fa teatro, pattina sul ghiaccio, fa tennis, caraibico ed equitazione, ma cosa ancora più importante è stato in grado di donare nuovamente il sorriso, una vita, a mia nipote Seyra Lowell. Quest' uomo è la vita stessa di mia nipote, e se muore lui muore lei, e questi ciarlatani...dovrebbero essere espulsi dall' albo dei medici. Pregate che Shone Viva idioti, perchè se muove voi sarete rovinati, con questo o concluso. Arrivederci!”  concluse lo zio sorprendendomi e lasciandomi senza parole. Come un automa e con il sorriso a trecento sessanta gradi stampato in faccia segui lo zio e Derek seguì me all’ interno dello ospedale dove li incontrammo i miei genitori e Keith che appena mi vide mi corse incontro, ma io lo evitai. Avevo una priorità Shone.

Bussai piano alla porta ed entrai mentre Shone si voltava verso di me, sempre steso sul letto e i suoi occhi blu mi sorridevano.

“Amore mio…” sussurrò con voce rauca e quasi inudibile. Senza rendermene conto corsi da lui inginocchiandomi ai piedi del letto, prendergli una mano e cominciare a singhiozzare.

“Shh..su Seyra..” sussurrò.

 

To be continued.

 

Che ve ne pare ? fatemi sapere.. Un kissone Mei 91

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Capitolo 19
*** MA I PROBLEMI NON FINISCONO MAI.. ***


 

 

POV SHONE

Ero un fascio di dolore. Il dolore al petto era terribile, ma cosa strana lo sentivo più leggero. Era come se un peso enorme si fosse un po’ dissolto.  Un fastidioso ticchettio mi svegliò e aprii gli occhi. Dapprima la luce del sole mi trafisse come lame lancinanti, poi poco a poco, man mano, mi abituai. Ero in ospedale? Ma che mi era successo?

Abbassai la testa, e vidi il mio petto fasciato da una quantità indefinita di garze, sul mio braccio destro avevo appese due flebo, mentre sul sinistro avevo appeso una flebo di sangue. Sul viso, sentii una maschera di ossigeno e un tubo dentro la mia bocca. Dei mi sentivo soffocare. Il bip delle macchine a cui ero attaccato si fece più incalzante e la porta della stanza si apri di scatto, rivelando il dottor Lowell tutto trafelato, mi piano una mano sulla gola cercando di tossire.

“Oh Shone, ragazzo mio!” esclamò il dottore con gli occhi lucidi di lacrime. Lo vidi correre da me, seguito da due infermiere per darsi da fare per togliermi i tubi che mi stavano soffocando.

“Ragazzo mio…piccolo angelo…” esclamò ancora il dottore. Sentivo battere il suo cuore così freneticamente che mi preoccupai che gli potesse venire un infarto li davanti a me.  Finalmente libero da quei tubi, ma impossibilitato a muovermi, sentii la mano amorevole del dottore carezzarmi i capelli.

Ok, a quanto pare ero stato davvero male. Cercai di schiarirmi la gola. Dio, avevo una sete terribile.

“c..ehmm eh…che mi ..enhm è succ…esso..” gracchiai. Dei, ma quella era la mia voce

“oh, Shone che piacere vederti sveglio. Sei stato operato Shone, il tuo cuore aveva subito un mini collasso a causa del tumore e se non fosse stato per Seyra  a quest’ ora saresti morto” mi spiegò il dottore e io sgranai gli occhi. Seyra? Seyra aveva rischiato di vedermi morire. Seyra non aveva esitato e mi aveva portato in ospedale. Seyra mi era stata vicina. E ora Seyra come stava?

“Dov..eh..è Seyra?” chiesi con un filo di voce.

Vidi il dottore sorridere. “ A sgobbare per te! E’ a l’ università! Se fissata che anche se tu stai male una lezione non la perderai. “ lo vidi scoppiare a ridere”  si è portata tutti i tuoi appunti. Su, adesso la mando a chiamare.” Spiegò e io scosso la testa in segno di negazione. La mia Seyra è davvero un angelo.

“ci vada lei…” gracchiai nuovamente e lo vidi sgranare gli occhi. Volevo che Seyra apprendesse la notizia del mio risveglio da suo zio qualcuno a cui voleva bene. Infine lo vidi annuire prima che la porta si spalancasse nuovamente.

“Shone! Oddei Shone figlio mio!”

“P..papà…” gracchiai incredulo e quasi mi mancò l’aria e guardai il dottor lowell che sospirò poi mi rispose alla mia muta domanda.

“Seyra ha spiattellato tutto!” concluse e per poco non mi venne un infarto.

“Tutto di me’” stridai i denti.

“ E di lei..” ringhiò Lowell, alchè capii Seyra aveva rivelato alla famiglia del mio tumore, e della sua violenza. Ringhiai anche io.

“Non te la prendere Shone, è stata costretta a farlo,  perché senza liberatorie non ti avrei potuto aiutare e Seyra non me lo avrebbe mai perdonato, anche se come infermiera in sala operatoria è stata divina.” Rivelò Eric e io restai di sasso.

“Alt dotto..ehm..rino..Seyra ti ha aiutato ad operarmi?” chiesi incredulo

“Non ti avrebbe lasciato solo nemmeno se in quel momento ci fosse stata l’apocalisse. Tu guarda che nipote che mi ritrovo. Testarda come un mulo”

“ Dea delle dee..” sospirai. “ Eric, per favore, vo..vorrei Seyra qui con me.” Borbottai e lo vidi sorridere.

“vado a prenderla!” esclamò prima di darmi un ultima controllata e uscire di fretta dalla stanza.

“Shone.” Mi chiamò mio padre e io mi voltai piano verso di lui. Aveva gli occhi lucidi, ma non mi sentivo di provare pietà. Di tralasciare quell evento.

“Shone, perché non ci hai detto nulla?” sospirò mio padre ma io non risposi ma gli lanciai un occhiataccia abbastanza eloquente.

“Oh, ok, Shone la colpa è nostra lo so, non ci siamo mai accorti di nulla. Mi dispiace infinitamente figlio mio. Potrai mai perdonarmi?” mi chiese mio padre e io sospirai.

“F..forse col tempo” gracchiai, poi voltai la testa verso la finestra. Non avevo più voglia di parlare con lui, e a quanto pare mio padre lo capì, miracolo dei miracoli, e piano si apprestò a uscire dalla stanza, sentii entrare un'altra persone, mia madre, che mi depositò un tenero bacio pieno di lacrime sulla fronte poi usci. La porta si aprì nuovamente e io sospirai, ma la persona che era appena entrata non fiatava, si stava con la schiena, poggiata alla porta e il respiro affannoso, come se cercasse di trattenere le lacrime. Aggrottai la fronte, chi era? Lentamente mi girai e restai di sasso. La mia stessa immagine era davanti a me, che cercava sostegno dalla porta. Shane, il mio gemello.

“Shane..” Sussurrai. Eravamo sempre stati molto legati e quando lui aveva deciso di lasciare casa l’anno prima per viaggiare, e arruolarsi in marina, sentii un dolore lancinante al petto dovuta alla sua partenza, non al tumore, e scommetto che anche lui è stato male.

“Shane..” lo chiamai nuovamente, ma lui non rispondeva. Restava li a guardarmi, con i pugni stretti, il respiro affannoso, gli occhi lucidi, il labbro morso a sangue. Cercava di non piangere, ma i segni erano evidenti. Ne aveva bisogno.

“fratellino, per favore vieni qui.” Chiesi piano, ma niente lui non si muoveva. Sospirando tentai di alzarmi dal letto e staccare le flebo, ma una furia mi balzò davanti.

“Non ci provare idiota!” esclamò Shane e io rimasi di sasso. Non lo avevo mai visto rivolgermi una tale rabbia contro. Mi ridistesi sul letto e osservai Shane che in quel momento piombò a terra trattenendo i brividi e i singhiozzi. Sospirai, mi alzai e mi misi seduto sul letto, no potevo stringerlo a me o sarai finito nella valle del dolore in un nano secondo, ma gli misi una mano sulla spalla e gliela strinsi forte.

“Shane sto bene.” Sussurrai

“Coglione bastardo, tu bene non stai! Per poco non morivi, per tuo stupido orgoglio non hai chiesto aiuto, e sei stato preso per il culo da ciarlatani, se non fosse stato per lo zio della tua donna tu saresti morto e ancora non sei guarito, quindi coglione non prendermi per il culo!” esclamò tetro Shane alzandosi di scatto costringendomi a mettermi nuovamente a letto e allontanarsi da me.

“Sai, ero in missione l’altro ieri sera, ma ho sentito che qualcosa non andava in te e ho deciso di rimandare la missione, torno a casa e non trovo nessuno, la vicina mi ha detto che eravate in ospedale. Immaginavo che ti eri rotto un osso, non che eri sotto i ferri per un intervento ai polmoni di otto ore, causa tumore in metastasi da quattro anni. Cazzo Shone, sono il tuo gemello, sono tuo fratello, se proprio non ti andava di dirlo a mamma e papà perché cazzo non lo hai detto a me! Volevi morire? Volevi morire idiota!” urlò Shane e io sospirai.

“prima di Seyra, si.” Rivelai sincero e vidi Shane irrigidirsi.

“Non fraintendere baka di un fratello. Ero stato in terapia da un sacco di medici diversi, e tutti ciarlatani che mi davano per spacciato nel giro di sei mesi, ho pensato che se dovevo morire, volevo che mi ricordaste per come ero non così, steso in un letto senza un briciolo di forza. Volevo in un modo o nel l’altro raggiungere Dafne, perché qui mi sentivo solo. Che me ne faccio del teatro, della università, del caraibico, dell’ equitazione, pattinaggio, tennis, e quel che sia se a causa di un tumore non potevo godermi  nessuna di queste cose. In più papà e mamma non si accorgevano che stavo male, e per avere un po della loro attenzione mi sono fatto in quattro, anche nel cercare nuovi talenti per papà, ma non è servito a nulla Shane,  il tumore progrediva e a me restava sempre meno tempo. Tu non c’eri, eri in marina, Dave, in viaggio di lavoro e a seguire cause e sentenze in tutto il mondo, mamma e papà sempre in viaggio con i genitori di Seyra, che per la cronaca, nemmeno lei se è passata bene con la sua famiglia, dato che praticamente l’avevano buttata tra le braccia del suo violentatore, in più hanno un lavoro che li tiene abbastanza impegnati, e quel poco tempo che passano con la figlia  lo utilizzano per punirla o rimproverarla. A Keith non do colpa di nulla in quanto quell’ uomo lavora nello spazio…” iniziai a spiegare

“E Kevin?” chiese Shane sempre più incredulo e io inarcai un sopracciglio.

“Chi è Kevin?” chiesi.

“Come? Kevin e il fratello maggiore di Seyra ha l’età di Dave.” Mi illuminò mio fratello e io sospirai.

“da quando conosco Seyra, non ho mai visto Kevin, al contrario di Keith, invece.” Spiegai. Vidi mio fratello annuire e io continuai.

“ Per quanto strano può essere il destino Shane non siamo noi ad avere i fili di essi, ma possiamo essere i registi.  Shane per favore..” conclusi e vidi mio fratello ringhiare.

“Quello che mi sorprende è, come diavolo si fa ad avere la tua forza !” esclamò mio fratello e io rimasi a bocca aperta, quando la porta si spalancò e io voltai lentamente la testa verso la porta e sgranando gli occhi sussurrai.

“Amore mio…” sussurrai, poi la vidi correre vicino al mio letto inginocchiarsi, mi prese una mano e cominciò a singhiozzare.

“Oh, Seyra,  shh shh…” le carezzai piano i capelli, con la mano che non era tra le sue. Alzai gli occhi verso la porta e vidi Eric Lowell con un sorriso tenero, ma al contempo preoccupato. Sentìì i  singhiozzi di Seyra mentre lei si alzava e mi depositava un tenero bacio sulle labbra, sorrisi su esse, ma il terrore avvenne dopo. Seyra si lasciò andare, svenendo, cadendo con la testa prima sulla mia spalla poi a terra. Per fortuna prima che sbattesse la testa a terra, Shane accorse in suo soccorso. E infine con lui anche Eric. Il dottor Lowell, osservò la nipote e le tastò il corpo finchè non giunse allo stomaco che sembrava innaturalmente gonfio.

“dannazione, no!” esclamò Lowell e io mi preoccupai e mi misi di scatto seduto mentre Shane mi sorreggeva.

“Bernadette, ho bisogno di un consulto. Fa venire qui la dottoressa Sincai!” esclamò Lowell rivolto all’ infermiera.

“Subito dottor Lowell.”

Eric carezzò i capelli di Seyra mentre la dottoressa arrivava.

“Eric che succede” chiese la dottoressa.

“Come ho fatto a non accorgermene prima ! Come! Dio Seyra….nipotina mia…” esclamò eric mentre coccolava la nipote e io cominciavo davvero a stare male. Che aveva Seyra, che aveva!.

La dottoressa la controllò e sgranò gli occhi.

“Dannazione, lesione al collo dell’ utero, emorragia interna, Eric, cazzo muoviti tua nipote va operata!” esclamò la dottoressa e per poco a meno non venne un infarto. Respirai a fatica e vidi Shane Sorreggermi. E osservarmi.

“Delel, non po..posso operare è mia nipote..” esclamò Eric e io mi gelai.

“Oh, ma davvero? Eric  dall’ ecografia  interna, risulta che è una lesione avvenuta due anni fa, l’abbiamo presa appena in tempo o tua nipote non potrà avere figli. Che tu sappia prima ha sbattuto da qualche parte.” Chiese la dottoressa ed Eric si fece attento e pensieroso come me d'altronde.

“Ha sbattuto al banco dell’ università a causa della corsa, ma che c’entra?” chiese Eric.

“Queste sono lesioni che non si rimarginano. Un minimo colpo e avviene perdita di sangue. Ma non riesco  a capire come si è causata questa lesione.”

“Due anni fa Seyra è stata violentata..” sussurrai stringendomi a mio fratello e con gli occhi lucidi.

“Due anni fa!” esclamò Lowell guardandomi. Mi sa che credeva che la cosa era fresca e invece non sono due anni che Seyra soffre.

“Ecco la causa..” sussurrò la dottoressa.” Preparò la sala operatoria..” sussurrò.

“No!” un esclamazione che fece gelare tutti e guardare verso il basso. Seyra aveva aperto gli occhi.

“Shone…Shone…dove sei…” sussurrò.

“qui amore mio qui…” mi feci aiutare a inginocchiarmi e presi la mano di Seyra che sussurrò.

“prima tu…prima tu devi stare bene…” sussurrò

“Seyra se non interveniamo non potrai avere figli” spiegò la dottoressa.

“Non mi interessa, prima pensate a Shone.” Esclamò la mia donna e io ringhiai.

“Se a te non interessa, a me si. Voglio dei figli da te Seyra, quindi fatti operare..io starò bene,…” esclamai sicuro anche se la stanchezza si fece senti.

“Sicuro..?” balbettò Seyra e io le sorrisi e annuii

“Si, sono sicuro.” Vidi Seyra annuire poi svenne. Mi rivolsi alla dottoressa.

“Salvatela!”

Vidi la dottoressa annuire e lei e lowell, con Seyra in braccio correre in sala operatoria.

“Shane, riportami a letto..sono esausto.” Chiesi a mi o fratello che mi aiuto a stendermi shoccato.

“Che hai?” gli chiesi.

“Hai una donna degna di farsi chiamare regina! La salveranno Shone!” esclamò mio fratello e io annui

“anche io vorrei trovare una donna così, Seyra è speciale..” sussurrò mio fratello e io aprii un occhio.

“la troverai..” poi caddi in un sonno profondo ma colmo di incubi . Incubi che finivano tutti con la morte di Seyra.

NO DIO TI PREGO NON FARMI QUESTO!                                                       

 

TO BE CONTINUED!

ALLORA CHE VE NE PARE? FATEMI SAPERE A PRESTO MEI!

 

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Capitolo 20
*** Sospiri ***


Quella mattina mi svegliai con un dolore terribile alla pancia. Sembrava che mi avessero aperto in due e non credevo possibile che quel dolore sarebbe passato tanto presto. Aprii gli occhi e voltai la testa lateralmente e vidi  la dottoressa Delel Sincai scrivere qualcosa su una cartella, poi appena percepì che mi ero svegliata, mi sorrise dolce.

“Buon giorno grande donna. Come va?” mi chiese dolcemente e io per poco non sbuffai

“Sono tutta un dolore, ma per il resto bene” risposi piano e la vidi annuire.

“bene, sono contenta.”

Un pensiero mi balenò in testa, ero stesa in quel letto di ospedale perché avevo subito un operazione, a causa di una piccola lesione al collo dell’utero.  Mi voltai verso la dottoressa  e piano le chiesi.

“Come sta Shone?”

Vidi la dottoressa sgranare gli occhi e io cominciai a preoccuparmi, poi la vidi scoppiare a ridere.

“Mio Dio Seyra, sei incredibile,. Qui sei stata appena operata e il tuo primo pensiero al mattino è già Shone. Accidenti piccola se mi sorprendi.” Mi sorrise la dottoressa e io gli sorrisi di rimando

“be ecco…” balbettai

“Shone sta bene Seyra, o meglio deve stare al riposo.  Te sei stata priva di coscienza per circa due giorni e in questi due giorni lui è sempre venuto a trovarti, ora non è qui perché sta facendo un ciclo di chemio,ed Eric per convincerlo ha dovuto usare la scusa che se non si fosse fatto la chemio tu non ti saresti svegliata. Il che mi sorprende che ci sia cascato così,  come un allocco, dato che non è scientificamente provato, che se uno fa una cosa, l’altro risponde come noi vogliamo  ed è strano dato che quel ragazzo studia medicina.”

“No, dottoressa Sincai, Shone sa che se non si cura starà male, e sa che non dobbiamo più rischiare le nostre vita più di quanto non abbiamo già fatto e sa che preferirei vederlo star bene anziché mezzo morto in un letto. Quindi la minaccia dello zio non c’entra nulla è che noi siamo realisti. Non ci facciamo illusioni. Ecco tutto.” Spiegai calma muovendomi nervosamente e provocandomi dolore. Uffa non mi potevo muore. Avevo la vagina in fiamme, l’utero che sembrava spaccato a metà, la schiena dolorante  e la flebo attaccata al braccia mi dava un fastidio terribile. Poi sussultai e mi rivolsi verso la dottoressa che intanto mi rispose.

“accidenti Sei fenomenale Seyra. Eric ha una nipote sensazionale.” Esclamò la dottoressa e io sorrisi , poi le chiesi titubante.

"dottoressa, Delel,  potrò ancora avere figli vero?" chiesi balbettante e la dottoressa sorrise e annui poi  lei decretò timidamente.

"Ti darei il mio di bimbo, se sapessi che non ne potresti avere cosa che non è e  dato che ho una fifa matta di dire a tuo zio che aspetto un piccolo frugoletto" decretò la dottoressa rossa come un peperone e io scoppiai a ridere.

"Cosa ? aspetta, aspetta,  aspetta ..non dirmi che aspetti un figlio da zio Eric...?"  cercai di mettermi il più comoda possibile, anche se non potevo muovermi molto e vidi la dottoressa annuire e  sospirare. Quello che successe dopo fu esilarante.

La porta  si ruppe facendo cadere al suo interno e per terra prima lo zio Eric e poi mio padre sopra di lui.  Si alzarono immediatamente, poi lo zio girò i tacchi e cercò di darsela a gambe se non fosse stato per mio padre che lo acciuffò per la caviglia facendolo cadere nuovamente con la faccia per terrra e buttarsi addosso a lui, stile wrestling,  per evitare di farlo muovere mentre lo zio  urlava e si contorceva e io e Delel ci guardavamo incredule.  Lo zio riuscì ad alzarsi ma ricadde a terra e mio padre, il grande Lucan Lowell, si sedette sulla pancia del fratello e decretò.

"Mo baka di un fratello ti prendi le tue responsabilità. Ti piace correre la cavallina eh! “ esclamò mio padre e io restai di sasso alle sue parole. Alzai il viso per vedere chi stava osservando quella scena e ci rimasi come una baccalà. Appoggiato a un bastone con una mano e con il braccio libero attorno al collo di Shane, Shone se ne stava con un espressione indecifrabile tra lo shoccato e il divertito. Aveva assistito a tutta la scena, ma cosa ancora più incredibile è che spronò il fratello .

“Portami da Seyra” chiese Shone al fratello che cominciò a camminare verso il mio letto. Accidenti non mi potevo muovere.”

Vidi Delel con il viso basso mentre guardava sconsolata zio Eric.  Lo zio era l’umo più responsabile, maturo, professionale serio, e chi più ne ha più ne metta, che conoscessi, ma appena con lui si parla di sentimenti, l’uomo che è si trasforma in un bambinone impaurito.  Alla vista di Shone il tempo  pare essersi fermato. Per tutti vedere Shone vivo era un miracolo e a maggior ragione per me. Shone è il mio tutto. Shone è la mia vita. Lo vidi arrivare vicino al mio letto, togliere il braccio dal collo del fratello e sedersi al mio fianco prendendomi una mano. I miei occhi si illuminarono e riempirono di lacrime.

“Vita mia..” sussurrai

“Anima mia..” sussurrò lui di rimando baciandomi delicatamente la fronte.

“Come stai Shone?” gli chiesi stringendogli forte la mano.

“Distrutto. Mi fa male dapperttuto…ho fatto la chemio, ma in fin dei conti posso dire di stare bene. Tu angelo mio?” mi chiese e io risposi.

“Distrutta, ma bene. Ah, posso avere figli.”

“Si, ho sentito.” Mi rispose dolcemente e con un sorriso.

“Vorrà dire che quando guariremo ci daremo da fare, eh Shone?” decretai maliziosa

“Contaci, bambolina!” esclamò Shone e io sorrisi

“Seyra! Te non vai a letto con nessuno chiaro!” esclamò mio padre “ O ti metto la sacrosanta cintura di castità!” esclamò mio padre e io lo gelai con lo sguardo

“Te non mi metti niente. Te non hai nessun diritto su chi voglio andare a letto o meno, e ti ricordo che stato il figlio del tuo così detto buon capo a violentarmi e a causarmi una lesione al collo dell utero papino, e ora vedi di stare zitto se ho deciso di fare l’amore con l’uomo che ho quasi rischiato di perdere per colpa di ciarlatani da strapazzo, quindi MUTO!” esclamai furiosa, mentre sentivo Shone carezzarmi dolcemente l’interno del polso, sentendo il battito fare un picco colossale quando avevo parlato del rischio di averlo perso.  Lo vidi coccolare il polso come se stesse coccolando il mio cuore e gli occhi erano lucidi e colmi di lacrime.

“Mi dispiace Seyra, non volevo farti spaventare” sussurrò e io scossi la testa in segno di negazione mentre lo tiravo dolcemente a me per depositare un tenero bacio colmo d’amore sulle sue labbra. Mio padre e mio zio, ancora in posizione da wrestling, ci guardavano a bocca aperta e appena Shone si staccò da me mi sussurrò.

"Shone.." sussurrai sulle sue labbra mentre la sua mano mi carezzava dolcemente e ritmicamente i capelli facendomi  rilassare e innamorare sempre di più dell’ uomo che avevo davanti, poi lui comuiicò a parlare.

 

"Seyra Lowell, io non so quanto mi resta da vivere, non so se avremo un futuro insieme, non so quello che il destino ha in servo per noi, ma se ho te al mio fianco io non ho paura, se ho te a sostenermi io posso affrontare qualsiasi cosa, se ho te a guidarmi io sono l' uomo più potente del mondo, se ho te sovrana del mio cuore, il mio mondo è completo. Quindi Seyra, potranno essere anche solo sei mesi, un mese un giorno un ora,  ma voglio viverli con te, ti amo mi dolce angelo e sono qui in ginocchio, bè metaforicamente,  a chiederti, Seyra loWell, Vuoi sposarmi?" sussurrò e il mio viso era colmo di lacrime e il mio cuore in tumulto ma gli sorrisi lo baciai. poi risposi

 " anche se mi resterebbe un secondo da passare con te lo passerei sempre con te Shone Wilder quindi si, mio grande eroe voglio sposarti e niente mi fermerà dal farlo" esclamai lanciando un occhiataccia a mio padre che si fece piccolo piccolo e lo zio era divenuto rosso come un peperone.

Oddio non potevo crederci nemmeno  Io : Shone Wilder mi aveva appena chiesta in moglie e io avevo appena accettato di sposarlo. Mi sentivo la donna più felice dell’ universo. Tirai Shone sul letto con me e lui fece cadere a terra il bastone, poi facendo attenzione al petto da poco operato si steste accanto a me e poggiando la  testa sulla mia spalla. Feci attenzione a lasciargli abbastanza spazio e non toccagli il petto e lui fece altrettanto con me per non toccarmi il ventre o entrambi avremmo fatto un volo di 15 metri tanto sarebbe stato insopportabile il dolore.

“ Per la barba di re Nettuno, mia figlia si sposa!” esclamò incredulo mio padre, mentre Keith e Kevin entravano nella stanza.

“Per i fulmini di Zeus, mio figlio l’appena chiesta in moglie senza  nessun problema.” Decretò Stephan Wilder.

“Porca vacca, mi sento un patetico idiota a darmela a gambe levante, quando un 23 sta chiedendo a mia nipote di sposarlo sapendo che il rischio di vita insieme è minimissimo. Be sapete che vi dico...NESSUNO MI LEGA A UN MATRIMONIOOOO..PISTAAAAAA! “ si alzò di scatto da terra lo zioe dirigendosi alla porta

!Io mi sono sposatooooo! Te perchè cacchio non vo farlo?” esclamò da bambinone mio padre. “ e ora lo sta per fare anche mia figlia.

“Non sono adatto al matrimonio ne al fare il padre…” esclamò lo zio con un piede fuori e un dentro ma a bloccare tutti fu il sussurro di Shone.

“Non si direbbe Eric, dato con quanta cura ti sei preso cura di me mentre ero in quel letto...sei un medico, non un infermiere non eri costretto a farlo”

Mi voltai verso lo Shone e gli sorrisi, poi vidi lo zio correre da Delel e decretare.

“Dobbiamo parlare!” poi l’acciuffa per una mano e se la porta fuori dalla stanza seguito da mio padre che continuava a gridargli di prendersi le sue responsabiltà. Mia madre che mi diede un casto bacio sulla fronte e andò via seguendo mio padre, la madre di Shone si avvicinò a lui e gli baciò la fronte sussurrandogli.

“Perdonami figlio mio se non sono degna di farti da madre.”

“Tranquilla mamma..” sussurrò Shone e io gli sorrisi e poi la madre di Shone Guardò me e mi sussurrò.

“ Grazie per stargli vicina” annuii piano poi lei si volatilizzò e dentro la stanza restarono, Shane, Dave, Keith e  Kevin.. in paratica i nostri fratelli.

“Seyra..” esclamò Kevin.

“Ciao Kevin, come va la missione?” chiesi piano. Kevin era medico volontario per i paesi del terzo mondo.

Lui non mi rispose ma mi fulminò con lo sguardo.

“Avevi modo di contattarmi, se ti fosse successo qualcosa. Ti è successa la peggiore delle disgrazie che può succedere a una donna e non mi hai chiamato. Perché?” mi chiese e io vidi nei suoi occhi verdi un dolore lancinante. Oddio avevo fatto soffrire mio fratello.

“La stessa cosa vale per me Seyra! Sapevi che potevo chiedere un congedo dallo spazio quando volevo, sapevi, che il capitano non me lo avrebbe negato, tu che decantavi sempre un giro nello spazio, perché non mi hai chiamato., magari ti avrei anche potuto portare in missione con me.” Decretò keith.

 “Ehmm ecco io…Mi dispiace…” sussurrai. Non sapevo che dire. Avevano ragione.

“E tu! Shone! Cazzo Shone un tumore e non fiati!” esclamò furioso Dave facendo saltare per aria Shone e il balzo gli provocò un gemito.

“Ragazzino modera i toni!” esclamai furiosa ma Shone mi afferrò una mano e scosse la testa in segno di negazione. Aveva il viso basso, con aria colpevole. Lanciò velocemente un occhiata a Shane, con lui si erano già detti tutto, ma il dolore di aver rischiato di perdere il fratello, era più vivido che mai negli occhi di Shane.

“Non volevo farvi preoccupare..siete impegnati..” sussurrò piano Shone.

“Tu sei pazzo. Shone, che me ne faccio di cause e processi e soldi se perdo il mio fratellino?”esclamò poi guardò Shane. “ I miei fratellini! Perché anche tu Shane in marina devi stare con gli occhi aperti! Cribbio, per poco, se papà e mamma non mi chiamavano, tornavo a vedere la tomba di mio fratello non mio fratello!” esclamò gelido Dave e io sussultai di terrore, ma Shone mi strinse la mano.

“Be, per fortuna non è successo…” sussurrò infine.

“Invece è successo, che nostra sorella si sposa.” Esclamò Kevin.

“Sorella una cosa voglio promessa da te, ma sta volta sul serio. Qualunque cosa succede, banale o meno, chiamaci!” esclamò Keith parlando sia per lui che per il fratello.

“Lo stesso vale per noi Shone, capito!” esclamò Dave.

Entrambi ci ritrovammo ad annuire.

“Bene, adesso vediamo di organizzare sto benedetto e miracoloso, si può definire, Matrimonio!” esclamò Shane seguito da Dave, Kevin e Keith. Lentamente mi voltai verso Shone e sussurrai.

“Mio marito…Ti amo” poi sentii lei sue parole.

“Moglie anche io ti amo e non ci separeremo finchè morte non vorrà..” sussurrò rabbrividii un attimo poi cademmo in un sonno profondo e ristoratore. ENTRAMBI.

 

To be continued

Allora che ve ne pare?

Fatemi sapere

Mei 91

 

 

 

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Capitolo 21
*** finalmente un pò di tranquillità..forse.. ***


Sono ormai  passati più di due mese dacchè io sono stata dimessa da l’ospedale e poco più di due settimane da quando anche Shone è stato dimesso. Lo zio gli ha proibito di fare cazzate, ovvero non dire nulla e tenersi tutto per se , quando avverte un minimo disturbo, dolore o fastidio,  e di chiamarlo immediatamente. Shone ha preso sul serio l’idea di poter guarire e segue le terapie dello zio alla lettera, e rende me orgogliosa di lui. I cicli di chemio terapia sono pesanti e nonostante tutto il mio Shone affronta tutto con grande coraggio e determinazione. I genitori di Shone adesso sono più che presenti, curano e vegliano il figlio come in tutta la loro vita non hanno mai fatto, e dire che anche i miei genitori sono diventati quasi asfissianti. Una simile paternale, come quella che lo zio ha fatto a Shone,  è stata fatta a me dalla dottoressa Sincai  e dall’ alquanto iperprotettivo papà Anche io come Shene seguo delle terapie intensive. Shone, è tornato all’ università e si è beccato il cazziatone anche  dal suo migliore amico, Derek Hele, nonché rappresentante degli studenti. Il mio Shone, non ha certo perso tempo, e mentre era ricoverato all’ ospedale , studiava per prepararsi a dare un esame e al momento non vedo l’ora di sapere come gli è andato.

Per quanto riguarda me invece,  la scuola è finita e finalmente anche io mi sono diplomata e adesso sto cominciando a studiare per entrare alla facoltà di medicina. Chiedersi se lo faccio per stare solo con Shone e da stupidi, dato tutto quello che abbiamo passato, desidero diventare un medico come lo zio e spodestare dall’ albo dei medici ciarlatani come Ramirez e company.

Bè, che altro dire, pare che adesso la nostra buona stella stia cominciando a splendere come si deve e finalmente possiamo tirare un bel sospiro di sollievo.

Seduta sul divano, intenta a guardare una puntata dell’ omonima serie Gray’s Anatomy non mi accorgo del trillio incessante del campanello della porta che suona, così con un sonoro sbuffo mio fratello Kevin va ad aprire.

Ah, dimenticavo che Keith e Kevin si sono presi un congedo dai loro lavori, con la scusa che loro sorella stava male e che per di più di doveva sposare. Chiarendo, si è vero che mi devo sposare, ma tra un po di tempo, ma che sto male non è affatto, sono solo impaziente di vedere entrare da quella porta il mio Shone con un sorriso a 360° stampato sulla faccia e annunciare che l’esame gli è andato più che bene.

Davanti a me si para una furia bionda con grandi occhi blu sgranati. Non potevo crederci. Paride!

“Prezzemolo!” esclamo felice di vederlo ma la sua espressione mi fa subito tacere. Avevo dimenticato di dire a Paride tutte le cose che erano successe, e mi ero solo presentata il giorni dell’esame del diploma e appena  effettuato ero sparita. Quello stesso giorno Shone veniva dimesso dall’ ospedale e io volevo essere li con lui e mi ero dimenticata dei miei migliori amici.

Aleandra, Ethan, Paride, Andrè, Beatrix, Adrian… Beatrix… erano tutti li davanti a me tremanti e terrorizzati. Qualcuno li aveva avvisati di ciò che era successo. Alzo la testa di scatto e punto gli occhi su Kevin, che abbassa la testa, ma poi la rialza di scatto ed esclama.

“Dovevano sapere! Nei giorni in cui tu e Shone siete stati ricoverati ci hanno tartassato di domande e pretendevano informazioni, alchè ieri non ho più resistito e ho rivelato tutto!” esclama mio fratello facendo sgranare gli occhi a me e quasi ringhiare i miei amici. Adesso speravo che Shone non arrivasse in quel momento, non era ancora in grado di sopportare uno stress del genere o di dover dare spiegazioni a destra e a manca.

“Per non parlare di Paride! Ragazzo mio, ci hai intasato la segreteria telefonica di pretese. Pretendevi di sapere come stavano Seyra e Shone,…” esclamò ancora  Kevin e io quasi mi soffocai con la mia stessa saliva. Potevo capire che Paride era preoccupato per me in quanto la sua migliore amica, ma preoccupato anche per Shone non capisco.

“Kevin, la prossima volta che fai di testa tua su cose che riguardano la mia vita, ti castro mi sono spiegata?!” feci con finto sguardo dolce ma i miei occhi erano lame taglienti e infatti Kevin deglutì violentemente.

“Va bene…Capito capito!” balbettò mio fratello e io sospirai per poi spostare lo sguardo su Paride e i miei restanti amici.

“Ragazzi io…”

“Sei un idiota Seyra! Una stupida!” esclamò Paride furioso interrompendomi e io ci rimasi di sasso. Paride non mi aveva mai parlato in quel modo.

“Cosa? Perché?” chiesi.

“Perché mi chiedi? Sei stata violentata da quello stronzo, che fra parentesi io ti avevo detto che non mi piaceva e tu non mi hai ascoltato, quello stesso stronzo ti ha causato un qualcosa che non so nemmeno cosa sia, ma per cui sei stata operata. Inoltre vengo a sapere che il tuo uomo, il neo amico Shone, che non so se posso definirlo tale, dato che quando stavamo per conoscersi, costui si è scoperto infiltrato a scuola, e quando volevo chiamare per chiarimenti, nessuno rispondeva ne al cellulare ne a casa, da nessuna parte e poi vengo a sapere che tu non potevi risponde perché in ospedale, in attacco di panico e Shone sotto i ferri per un operazione d’urgenza, causa tumore ai polmoni in metastasi. Dal telegiornale vengo ad apprendere che sempre Shone è stato in cura quattro anni da ciarlatani e per poco non rischiava la morte. Da tuo fratello apprendo che e in continua cura di chemio terapia e che nonostante tutto ha chiesto la mia migliore amica in moglie e che quest’ultima ha accettato senza alcuna esitazione. Ora dimmi tu se non devo essere furioso con te, con Shone, e con quei pazzoidi di medici in cui è stato in cura.  Inoltre in questi giorni mio padre non ha fatto altro che pic…ehm lasciamo perdere. Dimmi Seyra, sono ancora il tuo migliore amico, o ti fa solo comodo definirmi tale solo per i momenti di piacere? Dimmelo Seyra perché io non ci sto capendo più nulla.!” Esclama furioso Paride, ma la frase che ha lasciato in sospeso, mi fa riflettere.  Suo padre cosa??  Alzai lo sguardo e vidi Ethan che teneva fermo Paride, ma anche nel suo sguardo c’era una rabbia che non avevo mai visto. Adrian stringeva i pugni e Beatrix e Aleandra se ne stavano in un angolino  mute, ma furiose.

“ Kevin non si è proprio risparmiato dal rivelare ogni minimo dettaglio.” Sospirai piano poi sussurrai”Ecco io… perdonatemi…” iniziai

“Non prendetevela con lei! La colpa è mia!” esclamò la voce di Shone che se ne stava appoggiato allo stipite della porta e dietro di lui Derek  Hale , il suo migliore amico. Restai senza fiato. Era dannatamente bello il mio uomo, ma quello non era il momento di pensare a questa cose. Vidi Paride che voltava lentamente la testa verso di Shone, per poi farsi lasciare da Ethan e raddrizzarsi in tutta la sua maestosa altezza. Lentamente mi alzai anche io e andai verso Shone e gli depositai un tenero bacio sulla guancia poi lo presi per mano e lui continuò a parlare.

“Sono stato io a chiedere a Seyra di non parlare del mio tumore, sono sempre stato io a ignorare i sintomi e non chiedere aiuto e quindi ad essere finito sotto i ferri e sono sempre stato io se ho preferito non far preoccupare i miei amici.” Esclamò ma io scossi la testa in segno di negazione.

“Non è solo colpa tua Shone, la colpa è anche mia e Paride ha ragione riguardante James.” Voltai la testa verso  Paride e feci qualche passo verso di lui poi sussurrai.

“Ti prego di perdonarmi  Paride, ma ero terrorizzata da tutto quello che stava succedendo attorno a me e non sapevo come voi avreste reagito a sapere una cosa del genere..”

“Come avremmo reagito? Seyra, avremmo fatto di tutto per aiutarti, ma tu e Shone ci avere tagliato fuori dalle vostre vite.” Esclamò e io abbassai lo sguardo.

“Solo una domanda.” Prese parola Bea, e Shone alzo la testa di scatto per guardare la cugina e le prestammo attenzione.

“Quando a scuola, Shone era poggiato sul tuo petto, non era perché la sera avevate fatto tardi vero?” chiese gelida Bea.  Bea non era mai gelida e questo mi insospettì, ma annuii alla sua domanda.

“era dovuto al tumore.” Chiarì Shone e  Bea gelò il cugino con lo sguardo.

“Tu frena la lingua e non mi rivolgere la parola Shone, sono terribilmente arrabbiata con te!” esclamò gelida e Shone rimase a bocca aperta.

“Non è vero!” esclamò  Adrian e tutti voltammo la testa verso di lui.

“Bea, non è arrabbiata con te Shone, è solo terrorizzata!”

“Muto Adrian!” esclamò tremante Bea e vidi Shone sospirare staccarsi da me e andare verso la cugina, poi la strinse in un abbraccio e  lei scoppiò a piangere e Shone continuò a coccolarla a lungo.

“Perdonateci” sussurrammo in coro io e Shone, poi i nostri amici parvero rilassarsi e di conseguenza tutti si avvicinarono a noi per abbracciarci, tutti tranne Paride.

“Paride?” lo chiamai e lui scosse la testa in segno di negazione.

“Mi spiace Seyra mi serve tempo. Sono profondamente ferito!” sgranai gli occhi incredula mentre vedevo Paride imboccare la porta di ingresso e andarsene. Tremante mi accasciai a terra e piansi lacrime amare. Aleandra mi corse incontro e mi strinse in un forte abbraccio e mi carezzò i capelli mentre piano mi sussurrò.

“Concedigli tempo Seyra, per ora Paride non se la passa bene ne con se stesso ne con la famiglia e solo un po’ ferito ma gli passerà.” Sussurra piano Ale e io alzo la testa per chiedere delucidazioni

“Perché non se la passa bene?”

“Il padre si è indebitato fino al collo. Beve come una spugna e sfoga la sua rabbia su Paride. Lo picchia Seyra, ecco perché lui prova a stare il meno possibile a casa. Ora che si è diplomato si è scritto a un corso, o un qualcosa di simile per diventare agente del F.B.I  ma prima deve passare per  dure selezioni di concorsi di polizia e via dicendo. Ora ha anche un lavoro part time con cui si paga la retta del corso, il pattinaggio…e tutti gli sport che gli piace praticare, ma non chiede più una virgola alla famiglia. Seyra , Paride dorme poco e niente e tutto il tempo libero che ha lo divide per crearsi un futuro e stare con gli amici. Ecco perché ha reagito così Seyra, lui , passami l’ espressione, si rompe il culo per stare con gli amici e non si è accorto che due di essi stavano male  e per non parlare che ha quasi rischiato di perdervi. Shone, non so se tu consideri Paride un amico, ma lui ti considera tale, anche solo per il fatto che sei capace di far star bene e sorridere la nostra Seyra. Si è sentito un pezzo di merda a non essersi accorto che avevi un tumore..” sussurrò spiegandoci  Aleandra e vidi Shone sospirare.

“certo che lo considero un amico, ma non poteva accorgersi di nulla Ale, fino a due mesi fa nessuno sapeva che avevo un tumore, nessuno eccetto  Seyra. Nemmeno i miei sapevano di questo tumore capisci.” Spiegò Shone e Aleandra come il resto dei nostri amici restarono a bocca aperta.

“Lo stesso vale per me Ale, nessuno sapeva che ero stata violentata da James, fino a due mesi fa.” Sussurrai e vidi tutti guardarmi a bocca aperta.

“Ma perché non avete detto nulla?” chiese Bea.

“Bea non conosci i miei genitori. Sono sempre troppo impegnati per  pensare ai capricci di loro figlia. Be. Almeno fino a due mesi fa e lo stesso i genitori di Shone.” Chiarii e li vidi tutti sospirare e annuire. Be al momento avevamo chiarito, restava ancora in sospeso solo la questione di Paride, ma promisi a me stessa che avrei fatto luce su questa storia. Guardai Shone come a comunicarglielo e lui annui accordandomi il suo appoggio.

Voltai nuovamente la testa verso Aleandra, ma ciò che vidi mi fece sorride e anche Shone se ne accorse.  Aleandra era rimasta profondamente colpita da Derek Hele, mentre Derek però era intanto a seguire la conversazione.

Io e Shone ridacchiammo, mi alzai e mi avvicinai a Shone e gli sussurrai in un orecchio.

“Che ne dici? Cupido mode on?” chiese e lo vidi ridere di gusto e poi annuire, mentre i nostri amici ci guardavano come se ci fossimo fatti di qualcosa. Derek era un ragazzo davvero bello, capelli neri occhi verdi e tale componente non era passata inosservata agli occhi di Aleandra.  Raggiunsi Aleandra e le sussurrai in un orecchio.

“Ti piace eh?” la vidi arrossire di tutto punto alzarsi di scatto fulminare Derek con uno sguardo e lui inarcò un sopracciglio dubbioso, poi lei decretò gridando.

“Non mi piacciono gli sgorbiii!”

Io e Shone restammo per un attimo di sasso, Derek era sempre più confuso, i nostri amici capirono immediatamente a cosa si riferisse Aleandra e scoppiammo tutti a ridere.

“Scusate se mi intrometto, ma devo andare a breve ho un appuntamento! Shone, noi ci vediamo domani! Riposati!” esclamò Dereck prima di dileguarsi. Vidi Shone annuire, io lo guardavo dubbiosa mentre aleandra si accasciava sul divano sconsolata.

“Ale ti piace Dereck!”  decretò Ethan come per prenderla in giro e io gli detti un pugno sulla spalla.

“Torno a ripetere Baka di un amico, non mi piacciono gli sgorbi. Piuttosto Seyra, tu ti sposi e domani andiamo in giro a cercare l’abito da sposa insieme e bea si unisce a noi. Niente storie!” decretò lasciandomi si sasso per poi correre fuori casa rossa come un peperone seguita da una Bea più confusa che mai.

“Bene ragazzi : punto primo, fatevi sentire. Punto secondo, ci vediamo domani. Punto terzo, guarite in fretta. Punto Quarto, Seyra mettiti a dieta. Punto Quinto auguri per le vostre nozze. A domaniii!” urlò  Andrè tascinandosi dietro Ethan e  Adrian, per poi sparire dietro la porta d’ ingresso.

“Tu guarda che amici pazzi che mi ritrovo!” borbottai mentre Shone sorrideva mi afferrava per la vita e mi baciava con passione inaudita.

“Seyra, ho un regalo per te.” Decretò Shone

“che regalo?” chiesi

“Veramente ne ho due, ma il primo regalo è…”

“è? Dai Shonee”

“Ti ho comprato un cucciolo!”

“un cucciolo?” esclamai mentre gli occhi mi brillavano

“Un cucciolo si!”

“E che razza di cane è?” chiesi estasiata e curiosissima, po lo vidi scoppiare a ridere

“Fosse un cane! No, Seyra niente cane, è un cucciolotto di tigre. Un mio amico, ha detto che allo zoo non lo volevano più, ed è pure già addomesticato anche se ha solo tre mesi, ma be gli ho chiesto se non me lo poteva regalare, quel cucciolo mi ricordava troppo te..e dato che abbiamo un sacco di spazio in giardino ..ho pensato…” si zittì immediatamente mentre i miei occhi si riempivano di lacrime.

“Oh, Shone grazie ..un cucciolo di tigreee wowww! Voglio vederlo voglio vederlo!” esclamai euforica.

“E’ dal padre di Derek che è un veterinario, possiamo andare a prenderlo domani sei vuoi..” mi chiese sorridendo e io annui.

“Si si si si si!” gridai saltellando, poi mi bloccai e lo guardai ad occhi sgranati. “ ma io non ho nessun regalo per te..”

“ Si che ce lo hai! Bambolina, ricordi cosa ci siamo promessi in ospedale?” fece Shone malizioso e io sorrisi.

“Si Bambolotto ricordo e non vedo l’ora dato che adesso ho il via libera della dottoressa Sincai!” esclamai euforica e lo vidi sorridere poi  beffardo decretare.

“Ed io ho il via libera del dottor Lowell. Seyra Lowell, finalmente possiamo fare l’amore!” esclamò  dolce e io gli sorrisi e poi lo baciai dolcemente mentre ci dirigevamo al piano di sopra e finalmente…IN CAMERA DA LETTO!

 

To be continued…

 

ALLORA CHE VE NE PARE? FATEMI SAPERE…

FACCIAMO UN'ALTRA PRESENTAZIONE DI TUTTI I PERSONAGGI A QUESTO PUNTO…RECAPITOLANDO..

 

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=v2-ECZ9OmMA&feature=youtu.be&hd=1

( per chi interessa, nel link, sopra che è da copiare e incollare su youtube, c'è il video di questa storia e la presentazione dei personaggi. Magari avrete un idea di come sono i personaggi, per chi volesse sapere come la mia mente contorta li ha immaginati. Fatemi sapere che ne pensate del capitolo e del video .. A presto e Buon ferragosto ! :)

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Capitolo 22
*** IO HO PAURA DI PERDERTI! ***


POV SEYRA

 

Ero nervosa. Parecchio nervosa a dire la verità! Si, avevo aspettato quel momento si può dire da quando ho conosciuto Shone, ma adesso che siamo praticamente agli sgoccioli e che a breve potrò fare  finalmente l’amore con lui, be mi mette ansia e una leggera sfumatura di paura.

Mille inutili dubbi tartassano la mia mente e io non so come metterli a tacere. E se non fossi abbastanza per lui? Se non sono brava?  Se..

“Seyra..finiscila!” esclamò Shone bloccandosi da ciò che stava facendo.  Adoro  teneri baci che mi stava depositando sul collo e quel suo fermarsi così improvvisamente, mi fece gemere di disappunto.

“Che ho fatto?” chiesi dubbiosa e vidi Shone chiudere gli occhi, sollevarsi da me e mettersi seduto sul letto a gambe incrociate, proprio difronte a me, poi parlò.

“So cosa stai pensando. So i tuoi dubbi!” sussurrò piano e io sgranai gli occhi incredula.

“Ma come…”

“Come lo so, piccola?  Facile. Seyra sono vergine non stupido. Sei tesa come una corsa di violino. Non riesci a rilassarti. I dubbi ti tartassano. Sono abbastanza per lui? Sono abbastanza brava? Odierà queste cicatrici?” sussurrò l’ultima  frase come a dar voce anche ai suoi dubbi. Aspetta un secondo! Shone teme che odierei la sua cicatrice al petto? Cristo santo ma come può pensare una cosa del genere.

“Shone, non starai per caso pensando che io abbia dei problemi per la tua cicatrice al petto?” chiesi più seria che mai e appena vidi Shone distogliere lo sguardo dal mio imbarazzato per poi abbassare la testa con aria colpevole,  quasi mi soffocai con la mia stessa saliva. L’aria mi mancava e io comincia a tremare, tremare tanto che temetti di avere le convulsioni. Mi misi in ginocchio e lo afferrai per le spalle.

“Ora Shone Wilder ascoltami bene! Quella cicatrice ti ha salvato la vita. Sono stata io con lo zio ad aprirti il petto, be si vero ah fatto tutto zio, ma io non ti ho mollato un minuto la dentro e se avessi mollato e saresti morto in primis io sarei morta con te e per seconda cosa ti avrei preso ovunque tu fossi finito e ti avrei dato una bella passata di legante solo perché avevi smesso di lottare , ma non lo hai fatto sei qui a parlare con me vivi e vegeto e siamo in procinto di fare l’amore e tu che fai? TI FAI DEI CAZZO DI PROBLEMI PER UN INSIGNIFICANTE CICATRICE DOPO TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO PASSATO!” urlai indignata buttando le gambe giù dal letto e uscendo di corsa dalla stanza con le lacrime agli occhi e scendere al piano di sotto in cucina per prendere un bicchiere d’acqua. In cucina mi dimenticai pure di bere, appoggiai le mani al lavandino, gli occhi pieni di lacrime, e rimisi tutta la cena . Come poteva Shone pensare a una misera cicatrice dopo che mi è quasi morto tra le braccia. Dio, ma lo sa che anche io ho delle cicatrici, interne vero, tutte sia quelle dell’ intervento sia quelle causate dal dolore e dalla paura di perderlo e di questi problemi non me ne faccio. Perché diavolo deve farseli lui che è la persona migliore che abbia mai conosciuta. Le lacrime scendevano dai miei occhi copiose, i crampi allo stomaco erano terribili, il groppo che sentivo in gola non se ne voleva proprio andare e vedere la cena nel lavandino mi causò un altro spasmo di vomito, fino a quando non sentii due braccia stringermi forte al petto.

“Seyra…scusami…” sussurrò Shone e io scoppiai in un pianto angosciato, cadendo a terra e piangendo proprio come una bambina a dirotto. In quel momento Shone non mi mollò un secondo seguendo i miei movimenti cadendo anche lui a terra per tenermi stretta, mentre io piangevo. Shone aveva capito che quelle lacrime non erano solo dovute alla sua cicatrice, ma era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso dopo mesi di atroci sofferenze e il rischio concreto di perdere l’unica ragione di vita che avevo : Shone.

“Seyra…amore mio..” sussurrò baciandomi la fronte mentre io mi giravo e mi aggrappavo a lui con tutte le forze che avevo.

Chiamati dalle mie grida e dal mio pianto disperato, mia madre mio padre la madre di Shone e il padre di Shone seguiti a ruota da Keith, si catapultarono in cucina, trovando me in angoscia totale e Shone che tentava di consolarmi.

“Non voglio perderlo… Dio non me lo togliere. Ti prego ..ti prego..non togliermi Shone…” singhiozzavo disperata.

“Shh Seyra, amore sono qui..” sussurrò ma io non riuscivo a sentirlo.

“Per favore Dio.. ne ho passate tante nella vita. Prima ,James..poi..mamma ,papà..assenti…ma ti pregooo lui non me lo togliereee!” urlai.

“Seyra…”

Vidi Shone sollevarmi il viso e trovare mio padre e mia madre abbracciati in lacrime e i suoi genitori con gli occhi lucidi. Keith sospirò e si avvicinò a me.

“Wella, patatina, il tuo uomo è qui no? Ti ha pure chiesto in moglie. Non se ne va da nessuna parte! Vero Shone? Tranquilla nessuno te lo toglierà, ma ora piantala di fare la bambi…patatontozola…” dichiarò Keith e io sempre stretta a Shone, mi calmai e tirai su col naso poi balbettai.

“No..n…No…s..so..sono ..pata..patatonzola..” balbettai..

“Oh, ma che pignola..” poi Keth sospirò. “ Tesoro..ci spieghi che hai?” mi chiese Keith.

“Ho una fottuta paura di perderlo ecco cos’ho!” esclamai piano, mentre sentivo le braccia di Shone stringermi.

“E che dobbiamo fare per farti stare tranquilla… Guarda che zio Eric ha chiamato per annunciare che Shone fa passi da gigante verso la guarigione e mo’ ti ammali tu? Sai com’è a Shone non piacciono le pazze sclerate!” esclamò beffardo Keith e sentii Shone soffocarsi con una risata.

“Ehi…non sono pazza io..!” esclamai.

“No, solo esaurita!”

Mi voltai di Scatto verso quella voce e mi ritrovai davanti Paride e Shane.

“Paride!” esclamai tirando nuovamente su con il naso.

“Mo l’ho beccato al bar e l’ho trascinato qui!” spiegò Shane ai miei genitori.

“Infatti, mi hai trascinato qui quando non volevo venire, se permetti ho del lavoro da andare a sbrigare io!” esclamò Paride dirigendosi verso la porta.

“Paride..” sussurrai mentre gli occhi mi si riempivano di nuovo di lacrime e mi strinsi a Shone scossa da un singhiozzo. Paride si bloccò di scatto e si girò verso di me che in quel momento però non lo guardavo, ma sentii la mano di Shone che mi carezzava i capelli. Paride sospirò e si avvicinò a me.

“Pazza sclerata! “ esclamò afferrandomi e staccandomi da Shone per abbracciarmi, mi mancò l’aria e afferrai immediatamente la mano di Shone  per avere un contatta anche con lui mentre con l’altra abbracciavo Paride. Paride sollevò la testa versò Keith per chiedere il perché di quel mio comportamento e Keith gli mimò.

--paura matta di perderlo-- poi vidi Paride annuire e coccolarmi infine.

“Te però mi devi un bel po’ di spiegazioni ok?” mi chiese Paride e io annui.

“Il mio numero ce l’hai, chiama se hai bisogno. Adesso però devo proprio andare a lavoro, ma se vi va sta sera ci vediamo alla pista di pattinaggio. Sempre se potete.” Esclamò Paride.

“Possiamo, adesso possiamo fare quasi tutto, con moderazione ovvio, ma possiamo” rispose Shone al posto mio e Paride annui per poi alzarsi e dirigersi alla porta.

“Ehmm amico…” lo chiamò Shone e Paride si girò Shoccato  ma aspettò che finisse di parlare.

“Io e te dobbiamo farci due chiacchiere ok? “ chiese.

“Magari Giovedì sera vieni al bowling, io lavoro li magari posso prendermi un minuto di pausa!” dichiarò poi andò via. Intanto in cucina eravamo rimasti solo io e Shone.

“Paride…” sussurrai ma ormai lui era sparito.

“Seyra..” sussurrò piano come a chiamarmi  per poi baciarmi teneramente.

Lentamente mi staccai da lui e lo guardai con gli occhi più lucidi che avessi mai avuto, poi sussurrai.

“Shone, amami per favore. Fammi sentire che sei qui vicino a me.” Sussurrai tra un sospiro e l’altro mentre lui continuava a baciarmi il collo, le guance il viso …

to be continued e il prox capitolo pov Shone!

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Capitolo 23
*** TU SEI ME.. ***


Pov shone

 

TU SEI ME..

Le parole di Seyra mi colpirono dritto all’anima costringendomi a fermarmi da darle quei dolci baci per guardarla dritto negli occhi. La mia donna, nonostante tutto quello che aveva passato anche a causa mia, era disposta a fare l’amore con me, anche se nei suoi occhi leggevo una paura lancinante.

Non era una paura dovuta alla, da li a poco, prestazione sessuale, quello che terrorizzava Seyra era l’ idea che lei non mi meritava e che prima o poi io me ne sarei andato, cosa che non sarebbe mai successa.  Adesso, finalmente a detta di zio Eric, potevo fare l’ amore con lei senza avere risvolti gravi.

 Mi ero comportato da pezzo di merda nel credere che la mia Seyra potesse avere qualche problema con le cicatrici dovute all’ intervento e che come specifica lei mi hanno salvato la vita, ma non credevo minimamente possibile che lei fosse cosi terrorizzata all’idea di potermi perdere. Ho stupidamente creduto che Seyra fosse una roccia, che affrontava i problemi della vita senza paura, ignorando il fatto che la sua maschera nascondeva a tutti ciò che realmente provava, ciò che più al mondo l’angosciava, restare sola, e perdere le persone che più ama a questo mondo. Non nego che scoprire di fare parte di queste persone mi abbia reso felice, ma non posso nemmeno negare che vederla così spaventata cosi tesa, così vulnerabile abbia scosso pure me. Adesso il problema è come faccio a far credere a Seyra che io non sarei andato da nessuna parte senza di lei. Come e cosa potevo fare per rassicurare quella piccola donna tremante stretta tra le mie braccia.

Lentamente la presi in braccio e senza mai staccare lo sguardo dai suoi occhi, uscii dalla cucina per dirigermi in camera mia. Depositai teneramente un bacio sulle sue labbra, ma ero sicuro che nulla potevo fare per convincerla che non me ne sarai mai andato, almeno che…

L’idea era assurda, ma probabilmente era l’unica cosa che avrebbe convinto Seyra della mia permanenza eterna li con lei. Almeno lo spero. Se nemmeno la proposta di matrimonio era servita a non far dubitare Seyra, cosa potevo fare se non mettere quella splendida fanciulla incinta! Lo so, l’ idea è stupida avventata e poco realistica, ma anche io mi trovo nel panico più totale.

Aprendo con un calcio la porta della stanza e poi con il tallone richiuderla, mi diressi vicino al letto dove sopra stesi lei con una delicatezza che quasi non credevo mia, poi anche io salii sul letto e tutto questo senza mai staccare i miei occhi dai suoi di un color cioccolato a latte liquefatto.

“Seyra, io sono qui non vado e non andrò più da nessuna parte senza di te, cosa posso fare per convincertene?” Chiesi, ma lei scosse piano la testa in segno di negazione mentre qualche lacrima ribelle sfuggiva al suo controllo. Seyra era crollata, dopo mesi di sofferenza continua era crollata. Lentamente le carezzai i capelli e il collo con mano tremante. Non mi era mai capitato di tremare per sensazioni ed emozioni provata. Nemmeno quando quei ciarlatani mi avevano detto che mi restavano sei mesi di vita rimasi cosi scosso come il quel momento stava facendo Seyra.

Seyra mi scuoteva l’anima, metteva in discussione ogni mia convinzione ogni mia emozione, lei era sempre e comunque una continua sorpresa. Lei era una donna da conquistare piano piano, attimo per attimo, minuto dopo minuto, giorno dopo giorno, anno dopo anno.

“Seyra ti prego parlami!” sussurrai piano e quando la vidi mordicchiarsi un labbro non so perché ma gemetti piano.

“N…Non ho nulla Shone Tranquillo,…” sussurrò piano ma non le credevo per nulla. Seyra era il tipo di donna che metteva il benessere del prossimo e delle persone che ama prima dei se stessa, e ne è una prova il fatto che Seyra non avesse mai, prima di conoscere me la mia situazione e quello che mi stava per succedere in quell ‘ ospedale,  parlato della sua violenza con la sua famiglia. Vero che magari lei, come me,non si sentiva capita ed ascoltata da essa, che quasi non si fidasse di quelli che dovevano essere i suoi genitori e i suoi Parenti fuorchè suo zio Eric e la dottoressa Delel.

“Non mentirmi donna!” feci con fare teatrale, come a cercare di sdrammatizzare un po’ quella situazione di stallo che si era creata. Infatti vidi Seyra stringere le labbra e inarcare un sopracciglio con fare dubbioso e confuso. Motivato da questa sua piccola reazione sopra le righe, accennai un sorriso le afferrai i polsi portandoglieli sopra la  testa e guardandola con fare intrigante.

“piccola donna, non osare mai mentire al tuo padrone ..” ridacchiai e lei ridacchiò di rimando.

“Se mi garba mentire, attoruncolo tutto pizzi e merletti io mento!” esclamò e io scoppiai a ridere seguito a ruota da lei poi mi feci immediatamente serio e la guardai negli occhi con intensità.

“Seyra, io ti amo e non ti lascerò mai andare. Presto sarai mia moglie e sinceramente, e ti parlo con il cuore, non vedo l’ora. Ora piccolo angelo ti amerò..” sussurrai mentre la vidi sgranare gli occhi perla sorpresa e poi lentamente annuire. Avvicinai le mie labbra alle sue e dolcemente la baciai, poi con mani tremanti le accarezzai il seno ricevendo come risposta un suo piccolo gemito di piacere che mi diede il coraggio di continuare l’opera che avevo iniziato.

Piano iniziai a sbottonarle la camicia, bottone dopo bottone, il battito del mio cuore e violento e feroce e tra le dita che sbottonavano la sua camicia sentii che anche il suo

battito era veloce e frenetico.

 

To be continued…



perdonate se il capitolo è cortissimo ma preferisco tenere un pò di suspance, ma tra domani e dopo domani dovrei aggiornare la seconda parte sempre di shone ma sarà più lunga

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Capitolo 24
*** RECUPERIAMO NOI STESSI ***


RECUPERIAMO NOI STESSI...

 

Pov Shone

Le stavo sbottonando lentamente la sua camicetta, le mani mi tremavano, il mio respiro era come se ci fosse ma al contempo non ci fosse. I mie polmoni trattenevano l’aria tanto ero emozionato, ma era una sensazione stupenda, sapere che quegli stessi polmoni, o meglio polmone, che fino a qualche mese prima erano la principale fonte dei miei problemi, adesso era come se li sentissi rispondere alle mie emozioni e sensazioni e tutto questo grazie a Seyra e a lo zio.

Non riuscivo a credere che i miei sogni stravano per diventare realtà. Quella sera avrei finalmente fatto l’amore con Seyra, ma ero letteralmente terrorizzato e nel panico, non sapevo dove mettere le mani.

Sapevo che anche lei  era terrorizzata e che non sapeva cosa aspettarsi dalla nostra unione, cosa che sinceramente non sapevo nemmeno io data la mia inesperienza, ma volevo che Seyra avesse qualcosa di me qualcosa che le ricordasse che in un modo o nell’altro io le appartenevo come lei apparteneva a me.  A dire il vero le sono appartenuto, da subito, dalla prima volta che l’ ho vista, dalla prima volta che i miei occhi hanno incontrato i suoi. Non sapevo come, ma sapevo che Seyra nascondeva dentro di se la forza di un uragano, talmente forte e travolgente che non si poteva far altro che seguirla e assecondarla.

L’amore che provavo per lei era incredibile, non mi sentivo più Shone Wilder, ma semplicemente un estensione, una parte di Seyra stessa.  Incredibilmente lei era diventata la mia ancora di salvezza, la mia roccia il mio porto sicuro,

Ad essere sincero questa cosa mi spaventava parecchio, non riuscivo a fare nulla senza Seyra.

“Shone…”

Quel piccolo sussurro pronunciato da Seyra mi riportò alla realtà, facendomi capire che mi ero fermato e che guardavo Seyra senza realmente vederla.

“Che hai tesoro?” sussurrò piano la mia donna e io scossi la testa in segno di negazione accennando un sorriso.

“Stavo solo pensando..” sussurrai, parole che non avrei dovuto dire. Seyra mi fece scendere da sopra di lei per mettersi seduta e guardarmi.

“Shone, se hai paura..o qualche ripensamento.-..oppure non lo vuoi fare con me …lo capisco…” Sussurrò e io inarcai un sopracciglio e la guardai.

“Direi che sei l’ unica con cui voglio farlo e non ho voglia di discutere adesso Seyra, stavo solo pensando a come mi sento..” esclamai scendendo dal letto e iniziando a passeggiare avanti e indietro per tutta la stanza.

“Shone..”

“No, Seyra…è una cosa che devo affrontare io. “ esclamai. Era come se non mi sentissi più me stesso.

“Che ti succede diamine!” esclamò lei alzandosi dal letto e avvicinandosi a me. Io mi fermai di scatto e la guardai

“Chi sono io? Non mi riconosco più? Mi sembra che tutto il mio mondo debba solo ruotare dove sei tu! Non ho più indipendenza dall’ intervento.. io..”

“Cosa?” domandò facendo un passo indietro e io mi preoccupai. Avevo combinato un bel guaio.

“Senti un po’ Shone, se ti sembra che sia io a muovere le redini della tua vita be ti sbagli di grosso perché a me sembra tutto il contrario. Ti rendi conto che non passo un ora, un attimo un secondo senza pensare a te, o a come stai, o a cosa stai facendo in questo momento? O come ti va a l’ università, tralasciando me stessa, il mio studio, i miei sport…Cristo Shone.. sono mesi e mesi che non metto piede sul ghiaccio per te, sono mesi e mesi che non faccio più cavalcate solo per starti vicino perché per ora non puoi affaticarti più del dovuto, sono mesi che tralascio le lezioni di caraibico e…”

“Caraibico? Tu fai caraibico?” chiesi sgranando gli occhi. La mia donna si strusciava addosso ad altri maschi e io non lo sapevo. Una gelosia incredibile montò dentro di me facendomi diventare rosso più di un peperone.

“Si!” esclamò lei e io esplosi.

“che cosa! E quando avevi intenzione di dirmi che te la spassavi con altri maschi alle mie spalle. Magari maschi possibilmente sani! Se stai con me solo per pietà Seyra, puoi anche fare i bagagli!” esclamai ma me ne pentii subito e quando la vidi sgranare gli occhi seppi di averla ferita gravemente.

“Cosa cazzo pensi che sia una puttana Shone, che me la spasso con altri maschi mentre il mio uomo lottava tra la vita e la morte, se lo pensi sei completamente pazzo Stronzo. Ho chiesto al mio insegnante un periodo di pausa perché non volevo lasciarti solo, a caraibico ballo con Paride  e con Keith quando è qua!| Idiota patentato, Paride, quel Paride che per noi è come un fratello. Ora mi spieghi che cazzo ti è successo? Sei arrabbiato perché oltre al pattinaggio sul ghiaccio faccio un altro sport? Oppure sei incazzato perché…

“Io non so più cosa voglio, chi sono e a cosa servo! Quale cazzo è il mio scopo nella vita!” esclamai furioso. Non mi ero mai arrabbiato così specialmente con Seyra, e adesso anche io mi stavo chiedendo che cazzo mi stava succedendo.

“Chi sei tu? Tu sei un cazzo di sopravvissuto. Quante persone ce la fanno a superare, o almeno ad iniziare una guarigione efficace contro un tumore della portata che avevi tu, quante persone possono vantare di essere entrate un medicina nelle tue condizioni, quante persone possono affermare  di fare l’attore e il talent scaut per il padre e quante persone possono dire  di essere un campione di pattinaggio artistico come te, quante persone posso vantare di saper giocare a tennis..eh.! Si, Shone, so anche che giocavi a tennis fino a quattro anni fa, quando i tuoi polmoni ancora permettevano! Chi me lo ha detto? Di certo non tu! Ora spiegami cosa hai contro il caraibico!” esclamò Seyra lasciandomi esterrefatto e senza parole, ora perché stavamo litigando qual’ era il ero motivo di quella discussione.

“Io..”

“So cosa hai Shone, perché c’è l’ho anche io. Il tuo tumore ha provato entrambi e adesso che adesso entrambi abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi e i nostri spazi.” Esclamò lei e io mi terrorizzai.

“M..mi stai lasciando Seyra…”balbettai mentre la vedevo risistemarsi la camicia e avviarsi alla porta. Si bloccò di scatto e si girò verso di me.

“Tu sei pazzo se pensi che ti lasci!” esclamò avvicinandosi a me per poi mettermi le mani attorno alla vita. Tremavo come una foglia e lei mi accarezzò la schiena abbracciandomi.

“non ti lascio Shone, solo adesso dobbiamo pensare un poco a noi stessi. Io tornerò a casa mia con la mia famiglia, riprenderò a studiare per l’ università, ad allenarmi con il caraibico e il pattinaggio artistico, tu farai altrettanto. Saremo una normale coppia di fidanzati che non vive sotto lo stesso tetto a ognuno a casa propria.” Sussurrò accennando un sorriso.

“ e il teatro…” balbettai e la vidi alzare gli occhi al cielo.

“oddio Shone, non fa per me!” esclamò e io scossi la testa con vigiore.

“No, fa per te Seyra.”

“ma dove lo trovo il tempo..”

“Ma l’ incontro è solo la domenica pomeriggio…Su…” cercai di convincerla e la vidi sospirare.

“Uffa però…e va bene ma ci vengo solo perché ci sei tu..” la Vidi acconsentire e io accennai un sorriso poi si allontanò di scatto e mise le mani sui fianchi.

“Però sono ancora arrabbiata con te, come hai potuto dubitare di me, come puoi dire che non sai chi sei..

“Seyra..io non mi sento più Shone, ma mi sembra di essere un estensione di te..”

La vidi inarcare un sopracciglio e sospirare.

“è esattamente come mi sento io con te, ecco perché ti dico che abbiamo bisogno dei nostri spazi.” Poi aprì la porta e si fermò sulla soglia.

“Ci vediamo domenica Shone..” sussurrò prima di uscire e io rimasi li fermo come un ebete a vedere la porta richiudersi. Oddio cinque giorni senza vedere Seyra. C’è l’avrei fatta? Senza pensarci un attimo presi il telefono e composi il numero di Keith e lui rispose a quarto squillo, mezzo assonnato. Guardai  l’ora, erano appena le sette e Keith già dormiva? Bah..

“Pronto?”

“Keith sono Shone, spiegami sto fatto del caraibico..” Esclamai senza giri di parole, le spiegazioni di Seyra non mi sono bastate.

“Oh,…ma..a quest’ora?” borbottò.

“Keith!”

“Uffa io Seyra e Paride siamo i campioni mondiali di caraibico. Quando non ci sono io perché sono nello spazio Seyra gareggia con Paride se ci sono io gareggia con me. Che altro vuoi sapere?”

“perché non me lo ha detto prima?”

“E a che pro? Seyra ha chiesto ai nostri istruttori un anno sabatico, un anno in cui non ci iscrivessero in nessuna gara per te. Potremmo essere famosi se il caraibico fosse uno sport più seguito, ma non ci interessa la popolarità. Poi da tre anni Seyra se ne è uscita con la fatta che voleva fare pure pattinaggio artistico e così è brava in entrambi gli sport. Voleva sfogare qualcosa a quei tempi, una specie di delusione… Seyra è un tipo dinamico Shone, non riesce a stare ferma, ma i nostri genitori non l’hanno mai conosciuta veramente  scambiando le sue ribellioni e il suo dinamicismo per mascolinità. Lei sbaglia a voler sempre fare tutto di nascosto ai nostri genitori, ma loro sanno davvero essere pesanti. Ora posso tornare a letto?” chiese Keith dopo il suo poema e ora mi era tutto più chiaro.

“Solo un ultima domanda.”

“Cosa? Sbrigati Shone che ho sonno!” esclamò Keith e io sorrisi beffardo.

“Tu e Paride mi insegnerete a ballare caraibico.” Affermai sicuro

“Oh, no!” lo sentii gemere.

“Oh si, alle nove al teatro..Keith!” esclamai. Poi riagganciai e chiamai Paride.

“Che vuoi!” rispose e io alzai gli occhi al cielo. Sgorbutico!

“Alle nove al teatro, mi insegnerete il caraibico.” Poi riagganciai senza lasciargli il tempo di protestare. Infine chiamai Thomas, il mio istruttore di pattinaggio.

“Thom, da domani riprendo gli allenamenti!” esclamai sicuro. Avevo il via libera dal dottore anche se non dovevo strafare e allora perché non utilizzare il via libera e poi mi dovevo tenere occupato per non pensare in continuazione a Seyra.

Infine chiamai mio padre.

“Papà, dopo domani riunione degli attori. Iniziamo a dare vita a questo spettacolo..!” esclamai. E poco a poco riconquistai il sorriso e la mia identità- Seyra aveva ragione, ci amavamo ma non potevamo vivere in simbiosi. Ognuno di no aveva bisogno anche del tempo per se stesso.

“Sei sicuro Shone?” chiese mio padre.”

“Si!”

“Ok, chiami tu Seyra?”

“No, non ci serve Seyra per quella riunione!” sorrisi,  quel che avevo in mente per Seyra era ben altro… Quello sarebbe stato il suo regalo per San valentino!.

 

To be continued..

Allora che ve ne pare,.. troppo incasinato?

 

 

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Capitolo 25
*** UN ATTIMO DI SOBRIETà ***


UN ATTIMò DI SOBRIETà

Ma cosa era successo? Perché Shone si era comportato in quel modo? Non capivo perché doveva essere geloso di uno sport che avevo pure tralasciato per poter stare insieme a lui. Non riuscivo a capire il perché si facesse tutte quelle pippe mentali, non che io fossi da meno, ma per Dio credevo che almeno lui dei due non si torturasse il cervello riguardante a noi. Mi era costato una fatica immane e per me era come affrontare una guerra di proporzioni epiche nel dire a Shone che forse era meglio mettere tra noi le giuste distanze per capire un po’ meglio noi stessi, ma la tentazione di correre da lui, di chiamarlo di sentirlo era terribilmente forte  che per poco non spaccavo qualsiasi oggetto mi si parasse davanti.  E cappero ero a casa mia  solo da due ore e già sembravo una strega con un nervo per capello. Non facevo altro da due ore a questa parte di guardare il mio I phone nella speranza che Shone chiamasse, ma niente, sembrava che si fosse scordato di me e che avesse preso le mie parole sul serio e alla lettera, ma io stavo impazzendo, volevo sentirlo, avevo bisogno di sentirlo.

In quel  momento il mio cellulare squillò, lo presi al volo non guardando nemmeno chi era e risposi quasi euforica.

“Shone!” esclamai.

“Ehmm no, solo Ethan!” rispose quasi imbarazzato.

“Oh!” la mia delusione fu talmente palpabile che la sentì perfino lui dall’ altro capo del telefono.

Sentii Ethan all’ altro capo del telefono sospirare e poi ridacchiare.

“Mia cara Seyra, so che per te Shone è vita, morte, e miracoli, ma non credi che sia anche il caso di passare un po’ del tuo fantomatico tempo anche con i tuoi vecchi amici? No, sai com’è io e Adrian abbiamo organizzato una specie di riunione alla pista di pattinaggio e siccome sappiamo da fonti sicure, ovvero Aleandra, che a quanto pare s’è presa na cott…” iniziò il suo poema.

“Ethan, non credo sia il caso, aspetto una chiamata e …”

“Oh perdindirindina, Seyra,  ti porti il cellulare dietro e se Shone ha da chiamarti ti chiama là, tanto prima o poi ci raggiungerà perché siamo tutti li, a Iniziare da Paride, con contorno di Shane e  Keith, Kevin e Dave, Per secondo Bea e Adrian, e in conclusione Aleandra e be, Derek.  Che come ti stavo dicendo Ale si è presa una cotta micidiale per lui. Bleaa..sbava quando parla di lui.!” Concluse il ragazzo più prolisso del mondo.

“Non posso davvero ..io..”

“Seyra Lowell non accetto scuse, ti passo a prendere tra mezz’ora , vedi di farti trovare pronta.!”

“Ethan..” troppo tardi, quella furia di ragazzo aveva già riagganciano. Proposito per il prossimo mese: trovare una ragazza a Ethan magari la finisce di rompere..aspetta..ale e Derek? Questa poi , non me la devo perdere.

Grazie alla chiamata di Ethan la mia fissazione per il cellulare e quindi un po’ per Shone si era un po’ attenuata. Mi andai a fare una doccia veloce e asciugai velocemente i capelli, misi un filo di trucco, jeans, maglietta e giacca e fui pronta nell’ attimo in cui Ethan suonò con il clacson. Aprii la porta e lo vidi li con la sua nuova macchina, formato sono figo e lo so, gli occhiali da sole a febbraio e una leggera sciarpa intorno al collo, se solo non fosse il tipico ragazzo da nah botta e via, sarebbe l’ ideale per una ragazza come Aleandra, ma a detta di Ethan Aleandra era innamorata di Derek migliore amico di Shone, e casanova  libertino e dongiovanni con fama da qui a new York. Povera Aleandra.

“Senti un po’, com’è sta storia che Aleandra sbava davanti a Derek, ma non l’avevo messa in guardia io?” sbuffo salendo in macchina e sentendo Ethan ridere di gusto.

“Sai com’è a voi donne piace l’ uomo bello, dannato e stronzo!” esclama.

“A noi donne? Ma sentitelo ha parlato l’uomo che non sta con una ragazza più di due giorni e che se la da a gambe, poi Shone non è così!” esclamai sorridendo.

“Ma che c’entro io e che c’entra Shone, quello è un caso a parte visto che è malato  e non è un vero uomo!” esclamò Ethan e il mio sorriso sparì nel nulla voltandomi di scatto verso lui.

“Come prego?” esclamai con il tono di ghiaccio e con lo sguardo che avrebbe fatto paura persino a un troll.

“Shone non è…” si bloccò di scatto e si voltò un attimo a guardarmi poi tornò a fissare la strada.

“Oddio Seyra scusami non volevo dire quello che ho detto..io..”

“Shone è più casanova e libertino di tutti voi messi assieme, solo che lui ha le palle di non illudere una donna, lui ha le palle di proteggere una donna dall’ innamorarsi di lui, come voleva fare con me all’ inizio comportandosi da stronzo patentato,  tu non sai quante donne da quattro anni  a questa parte a rifiutato Shone solo perché non voleva sottoporle a sofferenza a causa del suo tumore, Shone è più uomo, più eroe, più leader di tutti voi messi assieme e che vi comportata da gran gradassi. Lui sa cos’è la vera sofferenza voi non sapete un cazzo. Siete mie amici, non contrasto i modi di fare che tu e Derek avete,  vi voglio bene per quello che siete, ma nessuno di voi supera gli standard da vero  uomo di Shone, perché Shone non è solo un vero uomo, lui è un sopravvissuto.E ci vogliono le palle per continuare a vivere con l’ idea di essere un sopravvissuto mentre nel mondo milioni di persone muoiono per lo stesso tumore che aveva lui. Non ha ancora finito i cicli di chemio terapia anche se il tumore non c’è più, ma ti ricordo che la chemio uccide tutte le cellule non fa distinzione tra cellule buon e cellule cattive. Shone non fa il gradasso, ma nonostante tutto pratica sport, va a l’ università, fa l’attore ed è ancora in continua lotta con quel tumore, di cui c’e sempre l’alta possibilità che ricresca. ALLORA CHI è IL VERO UOMO EH!” Esclamai furiosa e con le lacrime agli occhi. Lui mi guardò incredulo ed estasiato.

“Credo di aver giudicato male quel ragazzo” borbottò tra se.

“Dici?” esclamai incrociando le braccia sul petto, guardando la strada con un broncio  qua fino al pavimento. Arrivammo alla pista di pattinaggio e appena entrai rimasi senza fiato, come tutti i miei amici. C’era Shone, e aveva ripreso gli allenamenti. Era fenomenale, bellissimo , divino, voltai leggermente la testa verso Ethan e lo vidi che aveva la bocca spalancata e gli occhi sgranati, sorrisi,  andai ai camerini e mi cambiai, non sapevo il perché ma avevo portato, uno dei completini da esibizione  e vedere li Shone, con il  completo da esibizione , mi fece crescere la voglia di ballare ogni mio ballo con lui., Finito di  cambiarmi mi diressi alle panchine del bordo pista, mi sedetti  e mi misi i miei pattini, poi mentre tutti mi salutarono,  Shone, accortosi finalmente di me, si fermò a bordo pista e mi sorrise facendomi segno di raggiungerlo.

Non me lo feci ripetere due volte, aprii lo sportello che dava alla pista e pattinai tranquillamente da lui. Lui, mi prese per la vita stringendomi forte a lui e io gli baciai teneramente il collo, poi lui facendo segno al suo maestro di mettere la musica, guarda il caso quella di romeo e giulietta e avevamo pure i vestiti coordinati, iniziammo a ballare su quel ghiaccio, come se intorno a noi non esistesse altro, eravamo solo io e lui e l’ enorme pista di ghiaccio presente al palazzetto. Non era certo una gara quella che stavamo facendo, ne un esibizione, ballavamo e pattinavamo perché ci andava e in più perché il pattinaggio ci era mancato terribilmente e perché volevamo stare insieme e questa canzone rappresentava alla perfezione i nostri sentimenti e il nostro stato d’animo.

Finito di ballare lui mi attirò a se e in un caschè  mi diede un bacio da togliere il fiato e da restarci letteralmente secchi. Ora capivo perché non mi aveva chiamata, era sulla pista di ghiaccio il suo secondo amore, adesso senza il tumore si sentiva felice , libero, forte, non affaticato, e in quel bacio lui stava mettendo tutto l’ amore, tutta la gratitudine tutta la venerazione che lui provava per me.

“Eh Bastaaa! Finitela con ste smancereiee!” urlò una voce e appena mi staccai da lui mi accorsi che era Paride e che a stento tratteneva le risate. Era finalmente arrivato, dopo che aveva finito il suo turno di lavoro, si era cambiato ed era entrato in pista e con fare teatrale batteva il pattino sul ghiaccio divertito.

“Prezzemolo Sammontanaaa!* urlai pattinando da lui e tuffandomici addosso non facendolo per poco cadere, infatti lui barcollò ma non cadde e riuscì addirittura a tenermi. Paride era proprio diventato bravo. Diversissimo dalla persona che era prima che mi trasferissi qui. Adesso sembrava più posato, più sicuro di se, insomma un uomo, e per di più aveva ancora quella situazione familiare poco gradita.

“Paride ma con tuo padr…”

“No, Seyra non qui, no sul ghiaccio no questo argomento oggi!” esclamò mentre i suoi occhi diventavano più freddi del ghiaccio stesso.

“ok, ok, Paride, non gelarti ok!” esclamai e lo vidi diventare bordò. Mentre tutti gli altri nostri amici entrarono nella pista di ghiaccio. La comicità fu Shane, che appena mise piede sul ghiaccio cadde con il sedere per terra. Ops lui non sapeva pattinare.

“Oh, Ahio cazzo, ma non è possibilee! Ahi… il mio culo..Shone sa pattinare e io…sono suo gemelllooo..ahi!” si lamentò Shane e io per poco non mi sbellicai dalle risate, Shone Strabuzzò gli occhi ma non si trattenne e scoppiò a ridere, seguito da me e dal resto del gruppo. Derek si avvicinò ad Aleandra che si stava avvicinando a Shane per aiutarlo ad alzarsi.

Derek mise una mano intorno alla vita di Aleandra chinata per aiutare Shane ad alzarsi e lei sussultò lasciando la mano di Shane che cadde nuovamente a terra dando il sedere.

“Ahioo Botta ri salii! Aleandra!

“Scusa Shane!” esclamò lei ma non lo guardò in faccia guardava sorpresa Derek che parlò

“Ehi femminuccia, guarda che il saper pattinare non è mica genetico, quindi se tuo fratello sa pattinare bene non è detto che tu debba saper pattinare .” concluse gelido come il ghiaccio poi alzò una mano verso il maestro  che annuì, poi afferrò Aleandra per la vita iniziando a ballare sulle note di The Mask, lasciando tutti noi sorpresi, increduli e a bocca a aperte e uno  Shane che si trascinava a bordo pista per aiutarsi al alzarsi.

To be continued

 

 

 



BALLO SEYRA E SHONE<7P> http://www.youtube.com/watch?v=bRQb0jx4qb8

BALLO DEREK E ALEANDRA

http://www.youtube.com/watch?v=Kgre4zrB-UY

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Capitolo 26
*** mai un attimo di tranquillità ***


Pov Shone

 

Era strano, erano passati mesi dal terrore di poter morire, dall’ operazione, e le cose a poco a poco stavano cambiando e stavano riuscendo a darmi la possibilità di poter essere felice. La paura che tutto questo fosse solo un sogno era sempre presente, li dietro l’angolo come un’ avvoltoi che vola attorno alla sua preda. L’ idea di iniziare a fare caraibico mi allettava parecchio e l’ idea di ballare sempre a stretto contatto con la mia Seyra mi rendeva eccitato ed euforico.

Specialmente in quel momento che dopo mesi di stare male potevo rimettere piede a Teatro,” Il chiavistello d’oro”

Davanti la porta, l’apri con cautela e ciò che vidi mi fece scoppiare a ride. Seyra a cavalcioni su Adrian con le mani intorno al suo collo e il copione sul fianco e urlava a squarciagola.

“Ti ho detto che non ti bacio anche se questo e uno stupidissimo bacio da palcoscenico…”Urla

“Ma a Shone non dispiace se…”

“Non mi interessa Adrian, cosa dice Shone, non va a me punto e stop!” sbuffa Seyra. Questo mi fece sorridere, notai mia cugina Bea che se la rideva sotto i baffi. Mi sa che si era messa d’accordo con il suo fidanzato per far perdere le staffe alla mia donna. Vidi Seyra alzarsi e salire sul palco per iniziare a recitare, seguita da Adrian.

“Oh Romeo, Romeo…perché sei tu rom…Nahhh sto coso senza Shone me viene na cacata!” sbuffa indignata e io non resistetti più ed entrai io in scena prendendo il posto di Adrian.

 

Romeo/ Shone: Ride delle cicatrici, chi non ha mai provato una ferita.

(Giulietta/finestra appare ad una finestra in alto)

Ma, piano! Quale luce spunta lassù da quella finestra? Quella finestra è l'oriente e Giulietta è il sole! Sorgi, o bell'astro, e spengi la invidiosa luna, che già langue pallida di dolore, perché tu, sua ancella, sei molto più vaga di lei. Non esser più sua ancella, giacché essa ha invidia di te. La sua assisa di vestale non è che pallida e verde e non la indossano che i matti; gettala. E' la mia signora; oh! è l'amor mio!

oh! se lo sapesse che è l'amor mio! Ella parla, e pure non proferisce accento: come avviene questo? E' l'occhio suo che parla; ed io risponderò a lui. Ma è troppo ardire il mio, essa non parla con me:

due fra le più belle stelle di tutto il cielo, avendo da fare altrove, supplicano gli occhi suoi di voler brillare nella loro sfera, finché esse abbian fatto ritorno. E se gli occhi suoi, in questo momento, fossero lassù, e le stelle fossero nella fronte di Giulietta? Lo splendore del suo viso farebbe impallidire di vergogna quelle due stelle, come la luce del giorno fa impallidire la fiamma di un lume; e gli occhi suoi in cielo irradierebbero l'etere di un tale splendore che gli uccelli comincerebbero a cantare, credendo finita la notte.

Guarda come appoggia la guancia su quella mano! Oh! foss'io un guanto sopra la sua mano, per poter toccare quella guancia!

Inizia a recitare sorprendendo tutti dalla mia presenza li, vidi Adrian Guardarmi a bocca aperta e Seyra dal balcone della scenografia guardarmi con un sorriso tenero e gli occhi lucidi. Quegli occhi mi commessero, ma ero pur sempre un attore e dovevo recitare come si doveva, poi Seyra prese a recitare insieme a me e io accennai un sorriso di riconoscenza. Avremmo dimostrato ad Adrian e Bea, come si recitava.

 

Giulietta/Seyra: Ohimè!

Romeo/Shone: Essa parla. Oh, parla ancora, angelo sfolgorante! poiché tu sei così luminosa a questa notte, mentre sei lassù sopra il mio capo come potrebbe esserlo un alato messaggero del cielo agli occhi stupiti dei mortali, che nell'alzarsi non mostra che il bianco, mentre varca le pigre nubi e veleggia nel grembo dell'aria.

Giulietta/Seyra : Oh Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre; e rifiuta il tuo nome: o, se non vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed io non sarò più una Capuleti.

Romeo / Shone(fra sé)

: Starò ancora ad ascoltare, o rispondo a questo che ha detto?

Giulietta/ Seyra : Il tuo nome soltanto è mio nemico: tu sei sempre tu stesso, anche senza essere un Montecchi. Che significa "Montecchi"? Nulla: non una mano, non un piede, non un braccio, non la faccia, né un'altra parte qualunque del corpo di un uomo. Oh, mettiti un altro nome! Che cosa c'è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche chiamata con un'altra parola avrebbe lo stesso odore soave; così Romeo, se non si chiamasse più Romeo, conserverebbe quella preziosa perfezione, che egli possiede anche senza quel nome. Romeo, rinunzia al tuo nome, e per esso, che non è parte di te, prenditi tutta me stessa.

Romeo/Shone : Io ti piglio in parola: chiamami soltanto amore, ed io sarò ribattezzato; da ora innanzi non sarò più Romeo.

Giulietta/ Seyra: Chi sei tu che, così protetto dalla notte, inciampi in questo modo nel mio segreto?

Romeo: / Shone :Con un nome io non so come dirti chi sono. Il mio nome, cara santa, è odioso a me stesso, poiché è nemico a te: se io lo avessi qui scritto, lo straccerei.

Giulietta/ Shone :L'orecchio mio non ha ancora bevuto cento parole di quella voce, ed io già ne riconosco il suono. Non sei tu Romeo, e un Montecchi?

Romeo/ Shone: Né l'uno né l'altro, bella fanciulla se l'uno e l'altro a te dispiace.

 

Per poco non scoppiai a ridere li sul palco quando vidi Bea e Adrian con le bocche spalancate e quasi increduli di assistere a quella scena. Sembrava quasi davvero di vedere Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti.

 

Giulietta/Seyra: Come sei potuto venir qui, dimmi, e perché? I muri del giardino sono alti, e difficili a scalare, e per te, considerando chi sei, questo è un luogo di morte, se alcuno dei miei parenti ti trova qui.

Romeo: Con le leggere ali d'amore ho superati questi muri, poiché non ci sono limiti di pietra che possano vietare il passo ad amore: e ciò che amore può fare, amore osa tentarlo; perciò i tuoi parenti per me non sono un ostacolo.

Giulietta: Se ti vedono, ti uccideranno.

Romeo: Ahimè! c'è più pericolo negli occhi tuoi, che in venti delle loro spade: basta che tu mi guardi dolcemente, e sarò a tutta prova contro la loro inimicizia.

Giulietta: Io non vorrei per tutto il mondo che ti vedessero qui.

Romeo: Ho il manto della notte per nascondermi agli occhi loro; ma a meno che tu non mi ami, lascia che mi trovino qui: meglio la mia vita terminata per l'odio loro, che la mia morte ritardata senza che io abbia l'amor tuo.

Giulietta: Chi ha guidato i tuoi passi a scoprire questo luogo?

Romeo: Amore, il quale mi ha spinto a cercarlo: egli mi ha prestato il suo consiglio, ed io gli ho prestato gli occhi. Io non sono un pilota:

ma se tu fossi lontana da me, quanto la deserta spiaggia che è bagnata dal più lontano mare, per una merce preziosa come te mi avventurerei sopra una nave.

Giulietta: Tu sai che la maschera della notte mi cela il volto, altrimenti un rossore verginale colorirebbe la mia guancia, per ciò che mi hai sentito dire stanotte. Io vorrei ben volentieri serbare le convenienze; volentieri vorrei poter rinnegare quello che ho detto: ma ormai addio cerimonie! Mi ami tu? So già che dirai "sì", ed io ti prenderò in parola; ma se tu giuri, tu puoi ingannarmi: agli spergiuri degli amanti dicono che Giove sorrida. O gentile Romeo, se mi ami dichiaralo lealmente; se poi credi che io mi sia lasciata vincere troppo presto, aggrotterò le ciglia e farò la cattiva, e dirò di no, così tu potrai supplicarmi; ma altrimenti non saprò dirti di no per tutto il mondo. E' vero, bel Montecchi, io son troppo innamorata e perciò la mia condotta potrebbe sembrarti leggera. Ma credimi, gentil cavaliere, alla prova io sarò più sincera di quelle che sanno meglio di me l'arte della modestia. Tuttavia sarei stata più riservata, lo devo riconoscere, se tu, prima che io me n'accorgessi, non avessi sorpreso l'ardente confessione del mio amore: perdonami dunque e non imputare la mia facile resa a leggerezza di questo amore, che l'oscurità della notte ti ha svelato così.

Romeo: Fanciulla, per quella benedetta luna laggiù che inargenta le cime di tutti questi alberi, io giuro...

Giulietta: Oh, non giurare per la luna, la incostante luna che ogni mese cambia nella sua sfera, per timore che anche l'amor tuo riesca incostante a quel modo.

Romeo: Per che cosa devo giurare?

Giulietta: Non giurare affatto; o se vuoi giurare, giura sulla tua cara persona, che è il dio idolatrato dal mio cuore, ed io ti crederò.

Romeo: Se il sacro amore del mio cuore...

Giulietta: Via, non giurare. Benché io riponga in te la mia gioia, nessuna gioia provo di questo contratto d'amore concluso stanotte: è troppo precipitato, troppo imprevisto, troppo improvviso, troppo somigliante al lampo che è finito prima che uno abbia il tempo di dire "lampeggia". Amor mio, buona notte! Questo boccio d'amore, aprendosi sotto il soffio dell'estate, quando quest'altra volta ci rivedremo, forse sarà uno splendido fiore. Buona notte, buona notte! Una dolce pace e una dolce felicità scendano nel cuor tuo, come quelle che sono nel mio petto.

Romeo: Oh! mi lascerai così poco soddisfatto?

Giulietta: Quale soddisfazione puoi avere questa notte?

Romeo: Il cambio del tuo fedele voto di amore col mio.

Giulietta: Io ti diedi il mio, prima che tu lo chiedessi; e tuttavia vorrei non avertelo ancora dato.

Romeo: Vorresti forse riprenderlo? Per qual ragione, amor mio?

Giulietta: Solo per essere generosa, e dartelo di nuovo. Eppure io non desidero se non ciò che possiedo; la mia generosità è sconfinata come il mare, e l'amor mio quanto il mare stesso è profondo: più ne concedo a te, più ne possiedo, poiché la mia generosità e l'amor mio sono entrambi infiniti. (La Nutrice chiama di dentro)

Sento qualche rumore in casa; addio, caro amor mio! Subito, mia buona nutrire! Diletto Montecchi, sii fedele. Aspetta un solo istante, tornerò. (Esce)

 

Romeo: O beata, beata notte! Stando così in mezzo al buio, io ho paura che tutto ciò non sia che un sogno, troppo deliziosamente lusinghiero per essere realtà. (Giulietta torna alla finestra)

 

Giulietta: Due parole, caro Romeo, e buona notte davvero. Se l'intenzione dell'amor tuo è onesta e il tuo proposito è il matrimonio, mandami a dire, domani, per una persona che farò venir da te, dove e in qual tempo tu vuoi compiere la cerimonia ed io deporrò ai tuoi piedi il mio destino e ti seguirò, come signore mio, per tutto il mondo.

Nutrice/Bea (di dentro)

: Signora!

Giulietta: Vengo subito. Ma se le tue intenzioni non sono oneste, io ti scongiuro...

Nutrice / Bea : (di dentro)

: Signora!

Giulietta: Ora vengo! Cessa le tue proteste e lasciami al mio dolore:

domani manderò.

Romeo: Così l'anima mia sia salva...

Giulietta: Mille volte buona notte! (Si ritira dalla finestra)

 

Romeo: Mille volte cattiva notte, invece, poiché mi manca la tua luce.

Amore corre verso amore, con la gioia con cui gli scolari lasciano i loro libri, ma al contrario amore lascia amore con quella mestizia nel volto, con la quale gli scolari vanno alla scuola. (Si ritira lentamente)

(Riappare Giulietta alla finestra)

 

Giulietta: Pst! Romeo, pst! Oh avessi io la voce di un falconiere, per richiamare a me questo gentile terzuolo! La voce della schiavitù è fioca, e non può farsi sentire: altrimenti saprei squarciare la caverna dove si cela l'eco e far diventare l'aerea sua voce più fioca della mia, a forza di ripetere il nome del mio Romeo.

Romeo (tornando indietro)

: E' l'anima mia che pronunzia il mio nome; che dolce tinnire d'argento ha nella notte la voce degli amanti! E' come una musica dolcissima, per un orecchio che ascolta avidamente.

Giulietta: Romeo!

Romeo: Cara!

Giulietta: A che ora, domani, devo mandare da te?

Romeo: Alle nove.

Giulietta: Non mancherò; ci sono venti anni di qui allora. Non mi ricordo più perché ti ho richiamato.

Romeo: Lasciami restar qui finché te ne ricordi.

Giulietta: Allora io non me ne ricorderò apposta, affinché tu resti qui ancora, rammentandomi solamente quanto mi è cara la tua compagnia.

Romeo: Ed io resterò qui, perché tu non te ne ricordi, dimenticando ogni altra mia abitazione fuori di questa.

Giulietta: E' quasi giorno, io vorrei che tu fossi già partito, ma senza allontanarti più dell'augellino, che una monella lascia saltellare per un poco fuori della sua mano, povero prigioniero avvinto nelle sue ritorte catene, e tosto per mezzo di un filo di seta lo riconduce a sé con una stratta, amante troppo gelosa della sua libertà.

Romeo: Io vorrei essere il tuo augellino.

Giulietta: Anch'io vorrei che tu lo fossi o caro: ma avrei paura di ucciderti per il troppo bene. Buona notte, buona notte! L'addio che ci separa è un dolore così dolce, che ti direi "buona notte" fino a domattina. (Si ritira)

 

Romeo: Il sonno scenda sugli occhi tuoi, la pace nel tuo petto! Oh fossi io il sonno e la pace per riposare così dolcemente! Ed ora anderò alla cella del mio padre spirituale ad implorare il suo aiuto e a raccontargli la mia buona ventura.

(Esce)

 

 

Finimmo di recitare e il silenzio regnava sovrano. L’incredulità negli occhi di Bea e Adrian era ben palpabile . Sorrisi beffardo e strinsi a me Seyra poi lei esclamò.

“Ci sarà un motivo se adoro recitare con quest’ uomo!” sorrise ed io ridacchiai per poi voltarle il viso e baciarla.

“Io..io davvero Seyra, Shone non ho parole, sembravate…” balbelttò Adrian e sia io che Seyra gli prestammo attenzione, ma a concludere per lui fu Bea.

“Proprio Romeo e Giulietta!” esclamò Bea catapultandosi su Seyra e lanciandosi in quello che dove essere, come lo definisco io “ Il saltello dell’ esultazione”. Mia cugina costringeva Seyra a saltare mentre lei mi guardava con sguardo implorante tipo a chiedermi di salvarla.

Come erano cambiate le cose da quando ci eravamo conosciuti. Ora sembra che Sey non disgusti più la compagnia di attori e ballerini, ma che anzi le stia cominciando a piacere star con noi, poi per fortuna pare che James sia sparito nel nulla e questo rende me tranquillo ma anche inquieto. Se solo sapessi dove si è cacciato quello stronzo dormirei sonni più tranquilli.

“Sey!” la chiamai e lei interruppe il suo chiacchiericcio con Bea per prestarmi attenzione.

“Ehm ecco io…” non ebbi il tempo di chiederle nulla che il telefono squillò. Lo presi e inarcai un sopracciglio, poi risposi

“Dottor Lowell è successo qualcosa?” chiesi.

“Aiutoo…Aiuto …Aiutooo….” Esclamò e io guardai incuriosito il cellulare poi Seyra e misi in vivavoce e lei parlò

“Zio, che succede?” chiese e io annui come se dal cellulare lo zio potesse vedermi.

“Delel, Bambino..ospedale..Oddio infarto! Shone ..ahii..” esclamò lo zio, poi si senti un urlo colossale.

“Erik chiudi quel cazzo di telefonooo, giuro la prossiam volta ti castrooo!” urlò Delel e li capimmo subito: Era in travaglio.

“S…Shoneee!” urlò lo zio poi cadde la linea e io guardai il telefono battendo le palpebre incredulo, poi Seyra prese il suo cellulare e compose un numero e lo stesso feci io con il mio. Entrambi risposero al secondo squillo e noi in coro!

“Papà, a casa di zio Eric! Ora!” urlammo sia io che Seyra, poi ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere. Eravamo in sincronia perfetta. Preparammo per ben tutto quello che avevamo, salutammo Bea e Adrian che a quanto pare di quello che era successo non ci avevano capito proprio nulla, poi ci dirigemmo alla macchiena e quindi a casa di zio, dove li incontrammo già in nostri genitori.

 

To be continued

 

 

 

 

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Capitolo 27
*** Sorprese incredibili! ***


POV Seyra

Arrivati all’ ospedale i nostri genitori erano già li più nervosi che mai. Osservai Shone che salutava un infermiera e per un attimo provai un moto di gelosia, ma mi calmai all’ istante quando Shone mi rivolse uno sguardo pieno d’amore.

“Non poteva scegliere momento peggiore Delel per partorire!” borbottò mio padre e io l’ osservai e per poco non scoppiai a ridere. Era conciato malissimo. Era con i pantaloni del pigiama e la camicia elegante con sopra la giacca dello smoking. Il padre di Shone era comminato anche peggio. Indossava le pantofole, la cerniera dei Jeans sbottonata, il cappotto addosso e nudo sotto di esso. Mi sa che i genitori di Shone erano intenti a fare qualcos’ altro. Infatti mia madre aveva i bigodini in testa e la vestaglia, mentre la madre di shone sembrava  fosse solo con la vestaglia, nuda sotto e il cappotto nuovo addosso. Io e Shone ci guardammo e non resistemmo più, scoppiammo entrambi a ridere, mentre all’ ospedale arrivavano anche Paride e tutta la compagnia bella. Ovvero la nostra comitiva.

“Papà, mamma ma come siete conciati, e voi signori Wilder, non vi pare di avere già abbastanza figli.!” Esclamai ridendo indicando Shane, Shone, e Dave, che proprio in quel momento era arrivato con la sua fidanzata. Vidi i miei suoceri arrossire di brutto mentre Shone se la rideva sotto i baffi seguito dai fratelli.

“Eddai Seyra …” esclamò imbarazzata la madre di Shone. Non avevo mai visto nessuno arrossire tanto. Infatti mia suocera passava dalle tonalità del rosso accesso a un inquietante colore viola.

Paride  si avvicinò a me e mi abbracciò da dietro e io sorrisi poggiando la testa alla sua spalla.

“Ciao..mi hai perdonata..”sussurrai e Shone mi guardò e per un attimo i suoi occhi furono attraversati da uno strano lampo rivolto a Paride, ma poi lo vidi tranquillizzarsi. Paride Mi depositò un tenero bacio sul collo sospirando.

“Seyra, non nego che ci sono rimasto male, ma non voglio perdere un’amica solo perché quest’ultima non si è fidata di me e non ha cercato di parlarmi dei suoi problemi. Avrei potuto aiutarti Seyra..ma ormai è andata…va bene così..” sussurrò e io mi staccai da lui per guardarlo negli occhi.

“Paride ascolta non volevo ferirti, ma il problema non era tuo ma più che altro mio e di Shone, non riuscivo a fidarmi nemmeno di me stessa non so come avrei fatto a fidarmi di un'altra persona. Scusa se queste mie parole ti feriscono ma è quello che ho provato, ma adesso sto cominciando a cambiare, sto cominciando a provare a fidarmi delle persone” sussurrai e lo vidi annuire ma i suoi occhi erano tristi. Non sapevo che altro fare per risollevare il morale e la ferita che avevo inferto al mio migliore amico. Lo strinsi in un forte abbraccio cercando di non piangere, ma era ben più che difficile, potevo comprendere come si era sentito  Paride eppure lui era li, insieme a me e ai nostri amici in un momento di gioia ma anche delicato. Mi sono comportata proprio da stronza con lui.

“Mi dispiace davvero tanto Paride, non volevo farti soffrire.” Sussurrai e lui mi strinse in un forte abbraccio.

“Lo so piccola Seyra, ma se hai bisogno lo sai che sono qui. Sempre. Ci sono sempre per te! Anche solo per parlare, per risollevarti il morale. Io ci sono amica mia ok!” sussurrò e io lo guardai a occhi sgranati e incredula di avere un amico speciale e unico come lui. Feci un sorriso triste e abbassai il viso guardandomi la punta dei piedi poi sentii la voce di Shone e poi un suo braccio che mi circondava le spalle. La voce di Shone era dolce e gentile mentre parlava.

“Oh, Paride, la persona che solleva il morale agli altri ed è sempre presente e che contribuisce al buon umore di tutti, è spesso la persona più triste e sola.” Sussurrò Shone e vidi Paride sgranare gli occhi incredulo e io gli sussurrai ad un orecchio

“Shone inquadra sempre per benino le persone. Chi passa per una grande sofferenza e affine a sentire la sofferenza altrui” sussurrai spiegando come mai Shone sapeva cosa provava lui senza che io gliene avessi parlato. Paride mi guardò poi annuì ma Shone continuò a parlare.

“Noi non ti abbandoneremo più Paride, sappiamo che non ci confiderai mai che hai bisogno di noi, ma noi ci siamo sempre anche per te, ok amico!” esclamò il mio amore e io annuii con vigore mentre Paride diventava Bordò poi borbottò.

“Tu, anzichè medico Shone, ti dovevi fare psicologo!” esclamò e in un primo momento lui non capì la battuta di Paride ma appena io iniziai a ridere anche Shone mi seguì a ruota.

“Non direi proprio Paride, di problemi mentali mi bastano i miei, non mi accollo anche quelli degli altri, mi bastano quelli fisici di problemi!” ridacchiò Shone seguito da Paride.

Era bello vedere l’ uomo della mia vita e il mio migliore amico scherzare e ridere assieme come se fossero amici di vecchissima data- Le emozioni e le sensazioni che provavo in quel momento erano più uniche che rare. Mi sentivo dopo anni e anni di cuposaggine mi sentivo finalmente viva, felice e spensierata.

“Eh allora voi tre, volete ancora restare li a chiacchierare mentre mio fratello ha un collasso!” esclamò mio padre mentre vedevo sulla porta di ingresso zio Eric bianco quanto un cadavere e agitatissimo, mio padre che cercava di fermarlo e lui che invocava il nome mio e di Shone come se fosse una preghiera.

Ancora non riesco a capire come mai zio Eric si sia tanto legato a noi tanto da considerarci quasi i suoi confidenti. A detta di Delel, zio Eric non ha mai visto tanta forza e spirito di sacrificio in due ragazzi e il semplice fatto che abbiamo affrontato il tumore di Shone e la mia violenza da soli questo l’ha spronato a migliorarsi ma come tale vuole gli oggetti di tale spinta al miglioramento sempre vicino a se. Il ragionamento dice Delel non fa una piega, ma per me e Shone fa acqua da tutte le parti.

Prendendo a braccietto Paride e Shone ci dirigemmo verso lo zio.

“è…è..è dentro da più di due ore, non vogliono farmi entrare, sono un medico io!” esclamò lo zio e Shone sospirò.

“Si, e in gamba per giunta, ma in questo momento non sei un medico zio, ma un mar…ehhmm fidanzato in attesa che la fidanzata partorisca tuo figlio!” esclamò con fare professionale il mio uomo, e io e Paride ci guardammo orgogliosi di Shone.

“Ma.. ma..”

“A buon intendere eh, mi domando che cavolo ci facciamo noi qui se nemmeno ci hanno salutati!” borbottò Aleandra mano nella mano con niente popo di meno che Derek – Alla faccia dell’ amichetta santarellina!

“Già, noi qui non facciamo nulla!” borbottò Ethan seguito da un annui mento comune da parte di Bea, Adrian, Keith, oddio c’era Keith e quando era tornato, poi anche Kevin era qui, per non prendere in considerazione Aleandra, Derek..e tutti gli altri la mia mente era davvero concentrata solo su Shone, Paride e gli avvenimenti di quella giornata. Inoltre lo zio era nervoso perché non sapeva chi stava facendo nascere suo figlio, dato che la ginecologa dell’ ospedale era lei stessa che stava partorendo ovvero Delel.

Dopo un ultimo urlo lancinante di Delel, si sente la voce di un pianto e zio Eric che piomba seduto sulla sedia con gli occhi sgranati sudato fradicio, poi la porta della sala parto si aprono e ne esce una donna,  con una mano si toglie la cuffietta e il bavarino rivelando lunghissimi capelli neri e occhi blu mare. Indaco. Occhi dello stesso identico colore di quelli di Shone.

“Signor Lowell, sua moglie ha partorito una bellissima bambina.” Esclamò la donna. Quella donna era di una bellezza disarmante, infatti vidi paride sgranare gli occhi.

“Dafne, sei diventata medico!” esclama Paride sorridendo.

“Paride! Ma vecchio birbone che ci fai qui!” esclamò la donna. Aspetta Dafne?? Voltai la testa verso Shone e lo vidi pallido quanto un cadavere e quasi stava per cadere a terra.

“Shone! “ urlai correndo da lui e afferrandolo immediatamente. Lo sguardo di Shone mi fece paura. Aveva  gli occhi sgranati il respiro corpo, la pelle freddissima.

“Amore…ti prego…”

Anche la donna che doveva chiamarsi Dafne si girò di scatto e appena vide Shone ci rimase paralizzata di brutto.

“Sh…Shone…Cristo Santo..Shone…” esclamò la donna non riflettendoci un secondo corse da lui ignorando tutto e tutti e strinse Shone in un abbraccio piangendo. Anche Shone si era un po’ ripreso e cominciò a piangere anche lui stringendo in un forte abbraccio quella donna.

“M..m..oddio…mi avevano detto che eri morto…oddio Shone….sei vivo…” urlò la donna stritolandolo e piangendo quelle lacrime che non era stata ancora in grado di versare.

“Pe..per miracolo cugina, ma sono vivo…” esclamò coccolandola.

“che significa?” chiese Dafne staccandosi da lui singhiozzante.

“Io credevo fossi morta, ma be io ho scampato per un soffio la morte..” sussurrò tremante Shone.

“Perchèèè?” urlò spaventata Dafne.

“Perché aveva un tumore ai polmoni. ragazza..”  sussurrò zio Eric e Dafne divento pallidissima.

“A poco a poco sto gua..guarendo Daffy, ma tu…tu come fai ad essere viva?…”

 

To be continued…

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Capitolo 28
*** Spiegazioni sofferte ***


 

SPIEGAZIONI SOFFERTE

 

POV SHONE

Dafne era viva, ancora non riuscivo a crederci. Mille domande, mille dubbi e mille perplessità popolavano la mia mente non lasciandomi via di scapo da un mal di testa allucinante. Mi osservavo attorno come un cucciolo smarrito, osservavo Dafne come a cercare una conferma che fosse davvero mia cugina e che fosse davvero viva e lei di rimando osserva me con un espressione tra lo stranita e l’incredulità. Mi voltai verso Paride che osservava Dafne come se la conoscesse da tanto tempo ma non aveva idea che fosse mia cugina. Osservavo Seyra che era quasi più tremante e incredula di me e i miei genitori che osservano me e Dafne con aria colpevole. I nostri amici non ci stavano capendo nulla, zio Eric si era avvicinato a Delel, che era sulla sedia a rotelle con la bimba appena nata tra le braccia. Lo zio si guardava attorno anche lui stranito e i genitori di Seyra con aria tra il consapevole che quella non era una situazione facile  e lo smarrita osservavano dubbiosi un po’ tutti.

“Shone, cosa ti fa pensare che io non dovessi essere viva?” sussurrò incredula e io inarcai un sopracciglio appoggiandomi al muro come a cercare uno strano conforto.

“Ti ho vista, m..mentre cadevi a terra morta quattordici anni fa!” borbottai piano “Dopo che…quello stronzo ti ha stuprata e uccis…stuprata.” Sussurrai in imbarazzo e vidi Dafne sussultare.

“Ma non ero morta. Qu..Quello stronzo è finalmente in prigione grazie a Paride, ma quella volta non mi uccise, mi fece sbattere violentemente la testa al muro e io entrai in coma per una settimana. Appena mi sveglia chiesi di te, ma tu ti eri trasferito, così mia madre chiamò lo zio Stephen per dirgli che mi ero ripresa, almeno fisicamente. Pensavo che lo zio te lo avesse detto. Rimasi profondamente ferita nel constatare che nonostante sapevi non mi avevi fatto nemmeno una telefonata in Quattordici anni!” borbottò Dafne tra l’incredula e l’ indignata.

“Ma io non ne sapevo nulla! Per me fino a ieri tu eri morta Dafne, mio padre non mi ha detto nulla…” Mi voltai verso mio padre furioso. “ E mi domando perché!”

Mio padre sussultò e lo vidi indietreggiare con aria colpevole.

“Volevo proteggerti Shone. Dopo quello che era successo a Dafne tu cominciasti a stare male, ad essere cagionevole di salute, e associai il tuo stato di salute a Dafne. Così, io e tua madre decidemmo di trasferirci altrove dove magari avresti ricominciato una nuova vita e ti saresti ripreso. Avevo intenzione di dirti che Dafne era viva, ma più passavano gli anni più la cosa diveniva difficile.” Borbottò il padre con sguardo di scuse.

“ E tu per tutti questi anni mi hai fatto credere che a cugina con cui avevo legato di più, con cui giocavo e mi divertivo era morta. Mi venivi a consolare la notte durante gli orrendi attacchi di panico, gli incubi dell’ aggressione di Dafne, e mi consolavi dicendo che andava tutto bene e non ti è passato per quell’anticamera del cervello che dirmi che Dafne era viva avrebbe risolto tutti i problemi. Sei sempre stato dedito a te stesso, un egoista di primo livello tanto da non accorgerti che tuo figlio stava morendo di tumore, tanto da non accorgerti che medici ciarlatani mi avevano dato quattro anni di vita. La mia sola consolazione era che avrei raggiunto Dafne nell’ aldilà, ma se non avrei incontrato Seyra e lo zio Eric, a quest’ora sarei morto e solo nell’aldilà. Grazie tante papà,Eh!” urlai furioso e accasciandomi a terra.

Mio padre corse da me per aiutarmi a rialzarmi ma io lo allontanai e gli schiaffeggiai la mano.

“Non mi toccare!”

“Mi dispiace Shone, mi dispiace tantissimo!” sussurrò mio padre con le lacrime agli occhi. Tremavo come una foglia. Non era possibile, non riuscivo a credere a tutto questo.

“Mi sono fatto in quattro per te, nonostante avessi un tumore, nonostante faticavo persino a muovermi, ti ho portato a casa non so quante medaglie di pattinaggio artistico, non sai quanti sacrifici ho fatto per frequentare l’ università di medicina e al contempo offrirmi da farti da reclutatore per il tuo teatro e per i tuoi film, quante parti in teatro o recitato, solo per renderti orgoglioso di me, e tu hai omesso l’unica cosa che avrebbe potuto darmi la forza di continuare a lottare contro quel tumore. Hai omesso Dafne. Non ti perdonerò mai papà!. Ho dovuto trovare un altro appiglio per continuare a vivere, una altra persona che mi desse la forza per andare avanti, e guarda il caso non era un genitore, ma la mia donna! Seyra è stata la mia salvezza perché con il tuo comportamento io sarei potuto morire e non te ne sarebbe fregato un cazzo. Il tuo lavoro viene sempre prima di tutto. Mi sono rotto, non sono più tuo figlio signor Wilder!” esclamai furioso alzandomi di scatto e dirigendomi fuori dall’ ospedale.

Non mi accorsi che Seyra e Dafne mi avevano seguito.

Mio padre era rimasto dentro sotto shock, incredulo e a testa bassa colpevole, ma non me e fregava nulla. Stavo di merda, il petto mi faceva male, respiravo appena li dentro e appena usci dall’ ospedale caddi in ginocchio scoppiando a piangere. Lacrime amare mi uscivano dagli occhi, per tutta la sofferenza patita, poi sentii due calde braccia stringermi forte e una mano gentile poggiassi sulla mia testa. Seyra mi stava abbracciando mentre Dafne mi carezzava i capelli ormai corti, con fare dolce e tenero, poi anche lei si inginocchiò e mi abbracciò stretto. Piansi a lungo tra le braccia delle donne della mia vita. Piansi tutto quel dolore che mi tenevo dentro, la ferita che mi aveva inferto appena mio padre, piansi e non so per quanto tanto che persi tutte le forze che avevo. Con la coda dell’ occhio, vidi mio padre uscire dall’ ospedale, seguito da mia madre e dai genitori di Seyra e zio Eric, poi anche Paride che venne da noi e si inginocchiò davanti a me.

“So che soffri amico. Però sei stato un po’ crudel…”

“Paride!” lo richiamò Dafne e lui si zittì immediatamente annuendo. Li osservai dubbioso. Ma che significava tutto questo. Dafne e Paride, quegli sguardi? Si conoscevano? E come?

“Paride, non è il caso. Qui chi soffre di più al momento non è certo lo zio Stephen!” sussurrò Dafne e Paride parve rifletterci, ma poi il suo sguardo si fece tetro e annuì. Penso che abbia associato tutto quello che ho detto con il comportamento di mio padre, poi Seyra parlò.

“Senti Dafne, tu hai una casa qui?” chiese e io non riuscivo a capire dove voleva andare a parare la mia donna.

Vidi Dafne e Paride arrossire di brutto e se ne accorse anche Seyra.

“Ehm..cioè…si..ehm..ok..si va bene va alloggio da Paride!” disse tutto d’un fiato e sia io che Seyra spalancammo gli occhi increduli.

“Con tuo padre?” chiese Seyra a Paride ma lui scosse la testa in segno di negazione.

“No, Seyra è sei mesi che non vivi più con quello stronzo patentato e con Dafne dividiamo l’affitto dell’appartamento” spiegò piano Paride.

“Ah, e non sapevi che lavoro facesse Dafne?” chiese Seyra, suscitando anche la mia di curiosità.

“Non glielo mai chiesto. Anche io sono alquanto impegno e quando  tornavo a casa la trovavo sempre sui libri fino sa due mesi fa, quando si è laureata e in questi due mesi a casa ci sono stato pochissimo.” Spiegò di nuovo in imbarazzo e poi sentimmo Dafne ridere.

“ma certo, come fai ad avere tempo con tutto quello che fai Paride. Tra il pattinaggio, il lavoro part time, il corso di polizia,e l’ università dei servizi sociali, sfido io a capire se hai il tempo di respirare!” esclamò Dafne ridendo e mettendo in imbarazzo Paride. Uhm la cosa non mi quadrava, tra quei due c’era qualcosa. Più di una semplice amicizia. Osservai Seyra e mi raggelai. Seyra aveva gli occhi spenti e persi nel vuoto. Era come se qualcosa l’avesse ferita. Si alzò aiutandomi a rialzarmi, poi parlò gelida.

“Bene, Shone verrà a vivere con voi per ora. Ha bisogno di stare con te Dafne.” Esclamò prima di sfilarsi da sotto il mio braccio.

“Ci vediamo” sussurrò prima di scappare via.

“Seyra!” urlammo io ,Dafne e Paride, ma lei era ormai sparita nel nulla.

 

To be continued

 

Che ve ne pare?

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Capitolo 29
*** LA STORIA SI RIPETE! ***


 

LA STORIA SI RIPETE



Pov Seyra.

La situazione era più assurda che mai. Non ci potevo credere Dafne era viva. Correvo con tutte le forze che avevo verso non so dove. Le lacrime mi riempivano gli occhi, i singhiozzi camuffati dal fiatone. Avevo paura, una dannata paura di perdere le persone che amavo di più a questo mondo.

Sembrava quasi che tutte le mie paure si stavano avverando. Mille domande mi ronzavano per la testa.

E se Shone avesse preferito Dafne a me? Se Paride avesse smesso di essere il mio migliore amico ? se sarei rimasta completamente sola?  E se ciò succedeva non avrei mai saputo cosa fosse l’amore carnale, romantico e passionale. Sarei rimasta solo con l’idea che il sesso fosse qualcosa di obsoleto .

So che i pensieri che in questo momento mi frullano per la testa non sono nel mio carattere, ma davvero, per ora desidero ardentemente che Dafne non fosse viva.

Lo so è un pensiero orrendo, ma quella donna mi mette paura e in ansia. Quella donna è in grado di portarmi via con una semplice parola Paride e Shone.

Anche se Paride ancora non lo sa, prova qualcosa per  Dafne. Forse al momento la soluzione migliore è sparire e farla finita prima di soffrire più di quanto già non soffra.

Mi fermai  e presi il cellulare mentre le lacrime appannavano i miei occhi.

Lentamente e con mani tremanti, composi il numero di Shone. Lui rispose al primo squillo con voce allarmata. Oddio speravo in un attesa un po’ più lunga per prepararmi, ma ormai la cosa andava fatta.

“Pronto? Seyra, tesoro dove sei?” mi chiese Shone allarmato. Attesi non parlando cercando si prendere fiato e coraggio.

“Seyra? Dove sei!” esclamò sempre più allarmato. Sentivo il suo respiro. Era affannoso.

“Shone, che succede? Dov’è?” disse una voce e io mi irrigidii..

“Non lo so Daf, ma so che è all’ altro capo del telefono. Amore parlami che succede?” mi chiese nuovamente Shone e io mi irrigidii. Dafne era con lui.

“Shone, dov’è Seyra?”

Paride? Oddio anche lui.

“Seyra!” urlò Shone e io presi un bel respiro e sussurrai.

“E’ finita Shone. Addio!”  la mia voce fu coperta da un piccolo singhiozzo.

“Cosa!” urlò Shone. “ No, no, Seyra non farmi questo. Io ti amo, sei la mia vita senza di te….Dio…senza di te io non vivo più, ti prego…n..” ma prima  che potesse finire di parlare io chiusi la conversazione. Non riuscivo a resistere a quelle sue parole. Forse lasciarlo era stata la cosa migliore, dopotutto Shone adesso aveva di nuovo la sua Dafne.

Rimisi il telefono in tasta e mi accucciai su me stessa piangendo tutte le lacrime che durante la telefonata avevo trattenuto a stento.

Piansi a dirotto fino a che una voce non mi fece accapponare la pelle.

“Guarda, guarda chi si vede, la troietta. Grazie troia mi hai risparmiato la fatica di venirti a cercare!” esclamò quella voce. Una voce che conoscevo fin troppo bene.

Mi alzai di scatto fulminea e guardinga.

“James!” urlai

“Oh, che onore, ti ricordi ancora di me puttana!” esclamò facendo un passo verso di me, e di conseguenza io indietreggiai per cercare di scappare, ma lui fu più veloce di me e mi agguantò e mi mise una mano sulla bocca.

La paura di essere stuprata nuovamente mi attanagliò ma a quanto pare lui lo capiì.

“Oh, non ti preoccupare, non ho intenzione di mettere il mio corpo dentro il tuo corpo fetido, ma ho altri programmi per te.” Esclamò lui ghignando ed estraendo dalla tasca dei suoi Jeans un orrendo e spaventoso pugnale. Sgranai gli occhi spaventata quando la lama toccò il mio collo.

“Per colpa tua stronza , mi sono fatto sei mesi di prigione. Inoltre a causa tua mio padre mi ha diseredato me la paghi cara!” esclamò mentre affondava maggiormente il pugnale sulla mia gola. Poi cominciò ad osservarmi.

“Uhmm wella ma ci siamo fatte più belline dall’ ultima volta che ci siamo visti. Uhm chissà se anche in ambito sessuale sei migliorata.” Esclamò e io gemetti spaventata a morte ma trovai il coraggio di mordergli la mano.

“Ahhh stronza, ora sei morta, ma prima me la spasserò come si deve con te. Sai ho cambiato idea, puttana.” Esclamò e a me un fiotto di bile mi Sali. Nonostante tutto lui era più grosso e più forte di me e io ero debilita dalla corsa e dal dolore di aver perso Shone.

Oh, Shone amore mio perdonami… Questa è veramente la fine pensai angosciata mentre james passava le sue sudice mani su tutto il mio corpo mentre la mano destra era impegnata a tenere il coltello  sulla mia gola. Deglutii a fatica mentre le lacrime minacciavano di uscire di nuovo dai miei occhi. No, non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi piangere. Non di nuovo. Dall’ ultima volta che mi aveva stuprata le cose erano cambiate, io ero diventata più forte, ma comunque mi sentivo lo stesso una fallita. Non riuscivo a difendermi da lui.

Con la mano sinistra iniziò a sbottonarmi la camicetta mentre se la rideva di gusto.

“Come vedo sei cambiata, più formosa e più rotonda, mi piace!” Esclamò”  Wellà e nemmeno una lacrima, che progresso Seyra!” esclamò mentre mi strappava il reggiseno e iniziava a palpare con violenza allucinante il mio seno. Gemetti di dolore.

Poi passò ad alzarmi la gonna e a strapparmi le mutandine di cotone. Gemetti di nuovo di puro terrore. Mi aveva trascinata in un vicolo, proprio come quella volta. Le persone non cambiano mai. Constatai amaramente. Lo vidi armeggiare con i suoi Jeans ma io ormai ero rassegnata. Non avevo forza di oppormi ne di gridare. I  miei occhi erano spenti e la mia convinzione di non avere più nessuno al mondo. Ne Shone ne Paride ne i miei genitori che di ciò che mi era successo in passato lo avevano scoperto in da poco. Non avevo un bel rapporto con mia madre, e mio padre era spesso fuori quindi ero e mi sentivo sola.

Jemes tornò a infierire su di me, mi allargò le gambe e con violenza entrò dentro di me. Urlai di dolore e lui mi tappò la bocca con un bacio schifoso. Poi iniziò a muoversi violentemente. Sentivo qualcosa di bagnato tra le gambe e seppi che era sangue. Strana la cosa visto che non ero vergine. Ma poi alla mente mi tornò i libri di medicina di Shone. Era possibile perdere sangue se la donna non era ben preparata ed era da tanto che non aveva rapporti. Dentro di me mi venne quasi da ridere. Che eufemismo. Mi sentivo esattamente come quella volta debole, vergine, e prima di qualsiasi cosa. Priva della mia anima.

James rideva e se la spassava mentre io ormai avevo perso le forze ed ero mollemente appoggiata al muro mentre lui godeva e veniva dentro di me, poi un grido si senti.

“Seyra  dove sei!” quella voce.

Shone! Oh mio Dio, perché!

“Maledetta hai chiamato rinforzi!” urlò James mentre usciva da me mi accoltellava alla pancia e scappava.

Urlai di dolore e quel grido attirò l’attenzione di Shone, Dafne e Paride, che appena mi videro sgranarono gli occhi spaventati a morte mentre io mi accasciavo a terra nuda e sanguinante. Prima che potessi cadere a terra mi trovai tra le braccia di Shone che urlava il mio nome.

 

Pov shone

 

Quella chiamata di Seyra mi aveva spiazzato. Che cavolo avevo fatto per farmi lasciare da Seyra. Avevo lo sguardo perso nel vuoto e non riuscivo a crederci. A riscuotermi fu Dafne  e le raccontai tutto, così come a Paride che mi esortarono ad andarla a cercare. Non me lo feci ripetere due volte anche perché avevo una brutta sensazione riguardante Seyra e appena la trovai il peggiore dei miei incubi si era realizzato. Con le lacrime agli occhi corsi da lei prima che potesse cadere a terra e prendendola al volo caddi in ginocchio con lei addosso.

“Seyra! Seyra! Mio Dio, no! Seyra!” le lacrime ricoprivano il mio viso. Vidi Dafne inginocchiarsi e tamponare la ferita all’ addome di Seyra mentre impartiva ordini a Paride di chiamare prontamente ambulanza e polizia e Paride eseguiva. Ma anche lui aveva le lacrime agli occhi. Angosciato e tremante con la mano destra componeva i numeri mentre con la sinistra teneva la mano di Seyra.

“Seyra!” la chiamai piangendo e lei tremante aprì gli occhi e mi guardò con le lacrime che li velavano.

“Seyra amore mio!” esclamai ma i suoi occhi erano vuoti persi. La mia Seyra non c’era più, quello era solo il guscio della mia donna. Che le avevano fatto? Chi era stato il coglione che aveva stuprato e quasi ucciso la mia donna. Speravo tantissimo in quel quasi perché tra le mie braccia sentivo che la vita stava abbandonando la mia Seyra.

“Resisti amore mio. Resisti, l’ambulanza sarà qui a momenti.” Le sussurrai in un orecchio, ma lei non reagiva. Non piangeva, non si muoveva o contorceva dal dolore. Era soli li ferma tra le mie braccia e mi guardava con occhi socchiusi e rassegnati.

“L’ambulanza è arrivata!” esclamò Paride, poi un urlo. Alzai di scatto la testa e vidi zio Eric.

“Seyraaaa! “ urlò inginocchiandosi  mettandole  un ago nella vena del braccio.

“per rallentare l’ emorragia. “ sussurrò lo zio, poi il suo sguardo si voltò verso di me.

“Chi è stato?” esclamò furioso e io scossi la testa in segno di negazione. Ma fu Seyra a rispondere prima di perdere i sensi .

“James…” sussurrò poi la sua testa cadde all’ indietro. E io non ci vidi più dalla rabbia.

“Di nuovo lui!” urlai e di scatto cercai di alzarmi.

“Io  lo ammazzo!2 urlai. Ma lo zio mi bloccò.

“Prima Seyra, poi  ti darò una mano ad uccidere il coglione!” urlò lo zio. Non lo avevo mai visto così furioso.

 

To be continued.

Incolla qui il testo.

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Capitolo 30
*** Il Dolore Esige di Essere Vissuto ***


POV SHONE

 

Il  dolore esige di essere vissuto

 

Non riesco a crederci. Sto male. Mi fa una rabbia incredibile sapere che quello stronzo di james è ancora in circolazione. Mi da sui i nervi e continuare a passeggiare nella sala d’aspetto dell’ospedale con i genitori di Seyra e tutti i nostri amici che aspettano trepidanti notizie di Seyra, proprio come me, non è certo d’aiuto. Vorrei poter uscire a cercare quel coglione che ha nuovamente stuprato e sta volta quasi ucciso la mia Seyra ,ma sono bloccato qua senza alcuna via d’uscita e anche volendo non mi muoverei di un passo dato che zio Eric e la mia donna sono nella sala operatoria da più di tre ore.

Non andrò da nessuna parte almeno fin quando Seyra non si sarà ripresa e del tutto fuori pericolo.

Dannazione!

“Shone!” esclamò una voce familiare al mio fianco, mi voltai e mi ritrovai davanti Paride. I suoi occhi erano leggermente rossi, segno che aveva cercato di trattenere le lacrime ma invano.

“Shone i tuoi occhi mi fanno paura!” esclamò Paride e io voltai la testa verso la finestra dell’ ospedale. Fuori era buio quindi riuscivo a vedere la mia espressione perfettamente sui vetri.

I miei lineamenti si erano induriti, avevo gli occhi di un blu cupo, quasi nero e pieni di rabbia, la mascella rigida, le rughette d’espressione marcate e i denti stretti. Stavo facendo l’ impossibile per non mostrare a parenti ed amici quanto ero preoccupato e infuriato al contempo, ma a quanto pare Paride se ne era accorto. Quel ragazzo era dannatamente acuto.

Seyra era li dentro che stava combattendo tra la vita e la morte e quel coglione se ne andava in giro senza essere punito e credendo di essere imbattibile. La cosa mi dava parecchio ai nervi. Un leggero ringhio uscì dalle mie labbra senza che avessi il tempo di trattenerlo.

Perché quando tutto sembrava andare per il verso giusto arriva qualcosa o qualcuno a rovinare la fragile serenità che si stava creando.

“ Lascia perdere Paride!!!” esclamai, ero tornato lo Shone freddo e calcolatore e senza una ragione per continuare a vivere, di un tempo, prima di conoscere la mia Seyra.

Seyra in un modo o nell’ altro mi ha salvato la vita.  Mi ha reso la persona forte e combattente che sono ora, e l’ idea di perderla mi terrorizza ma mi fa anche infuriare.

Tutto il mio corpo, tutto il mio essere, tutto di me esige vendetta.

“Shone..” iniziò Paride.

“Sta zitto! Tu non sai come sto!” urlai involtariamente ma mi ritrovai l’ istante dopo con le spalle spiaccicate al muro, l’espressione di  Paride furente e il suo pesante e possente corpo schiacciato contro il mio mentre la sua mano destra stringeva il mio collo, gli occhi blu mandavano scintille e i denti serrati e stridenti. Sembrava un lupo mannaro pronto ad attaccare.

“Pezzo di stronzo, li dentro ce una persona a cui anche io tengo tantissimo, ma ti conviene  abbassare la cresta signorino!” esclama indicando il padre di Seyra. “ C’è chi sta peggio di tutti noi! Quello è suo padre che non è stato in grado di sbattere dentro quel coglione perché non aveva abbastanza prove sapendo cosa era successo alla figlia tempo prima. Non è stato in grado di chiedere al suo ex capo e ora collega di tenere d’occhio suo figlio. Si è un tantinello adagiato sugli allori e ora si sente responsabile di tutto questo. Proprio come me , te, Dafne, e i tuoi genitori!” esclama Paride e io rimango senza parole.

“I miei genitori?” chiesi titubante e con la voce soffocata a causa della sua mano stretta attorno al mio collo.

“Si, guardali coglione. Soprattutto tuo padre. Sanno che stai soffrendo per quello che è capitato prima a Dafne e ora a Seyra.  Tuo padre soprattutto sa di essersi comportato da stronzo e pensa che non lo perdonerai mai e quindi di conseguenza di averci perso un figlio! Guarda  Aleandra, la ragazza sempre allegra migliore amica di Seyra, la ragazza che non ha mai versato una lacrima, è una fontana. Guarda il tuo amico Derek, non conosce bene Seyra eppure è qui, perché è la migliore amica della sua ragazza e la ragazza del suo migliore amico e tu nemmeno lo hai salutato. Guarda i tuoi fratelli, Shane e Dave, sono furiosi e si sentono impotenti, proprio come tutti. E guarda Beatrix stronzo. Guarda tua cugina è appena tornata da un viaggio di lavoro e viene a sapere tutto il casino che è successo . Eppure nessuno qui si isola, ognuno cerca di dare conforto al prossimo. Ora, capisco che Seyra è la tua donna, ma noi siamo la tua famiglia e il dolore non si può evitare isolandosi Shone, il dolore esige di essere vissuto ! E’ chiaro!” esclama Paride togliendo la mano dal mio collo e costringendo me a massaggiarmelo. Io sono davvero senza parole,.

Quando è successo? Quand’è che è successa una crescita così allucinante di Paride il ragazzo che non prendeva mai nulla sul serio.

Annuendo mi diressi verso tutti gli altri e li abbracciai tutti ad uno ad uno, compreso mio padre, poi le porte della sala operatoria si aprirono e ne usci lo zio con la faccia stravolta.

“Zio!” esclamai e lui scosse la testa e io mi spaventai a morte.

“Chè è SUCCESSO!” Urlai.

“l’ intervento è andato bene, e lei si è svegliata e sta bene ma…” iniziò lo zio ma io non lo ascoltai più e corsi dentro e la vidi, fasciata, con le flebo appese.

“Seyra..amore mio..” esclamai e lei si girò verso di me e inarcò un sopracciglio mentre lo zio Eric entrava e lei si voltava dolorante verso di lui.

“Dot…cof..cof..Dottore…c..chi…chi è..è q…quest…o ragazzo?” chiese Seyra e tutto il mondo mi crollò addosso e mi voltai verso lo zio.

“Che…che?” balbettai e lo zio abbassò lo sguardo.

“L’ intervento è andato bene, ma Seyra pare aver perso la memoria. Non si ricorda più di nessuno di noi!” sussurrò lo zio trattenendo un singiozzo e per me fu come se una spada mi trapassasse il cuore.

Ha proprio ragione Paride, il dolore esige di essere vissuto, ma come si fa se il dolore sembra insopportabile…

 

To be continued…

 

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Capitolo 31
*** il bacio d'addio o...del ritrovo! ***


 

IL BACIO D'ADDIO O ....DEL RITROVO!



Tremavo come una foglia. Non potevo crederci. James mi aveva appena tolto tutto. Non solo aveva quasi ucciso la mia donna, non solo l’aveva stuprata, ma a causa dello shock troppo forte aveva privato la mia donna dei ricordi. I ricordi legati a me e alla sua famiglia ai suoi  amici.

Aveva ucciso pure me, perché senza la forza di Seyra al mio fianco io non so proprio che fare.  Non so come reagire a una situazione del genere. Più la guardo e più mi sembra assurdo.

Non posso perderla in questo modo, fa più male di mille pugnalate al cuore.

“S..Seyra, sono Shone, il tuo ragazzo!” sussurrò quasi titubante e lei mi guarda con aria talmente stranita e disgustata che quasi temo d’aver fatto uno sbaglio imperdonabile a presentarmi come il suo ragazzo.

“Io non ho un ragazzo! Io odio gli uomini!” esclama Seyra e io quasi mi accascio a terra.

Stavo ancora lottando contro gli effetti dei farmaci contro in tumore, anche se lo zio lo aveva tolto, dovevo continuare a prendere le medicine per evitare che si riformasse il tumore., quindi di difese immunitarie ne avevo ben poco e quello fu un duro colpo per me e mi dovetti appoggiare al suo letto.

“Shone, ragazzo mio!” esclamò lo zio correndo da me  a sorreggermi.

“Ecco perché non volevo che entrassi! Tu non puoi ricevere shock del genere per ora. Volevo solo aspettare e vedere come reagisse Seyra ma tu ti sei catapultato dentro!” esclamò lo zio mentre io chiudevo gli occhi e mi mettevo una mano sul petto.

“Se è co..così Zio, preferisco che mi ricresca il tumore!” esclamai serio.

“Shone non dire cazzate!” esclamò lo zio e io non ebbi il tempo di ribattere perché sulla guancia mi arrivò un sonoro schiaffo. Alzai il viso di scatto per vedere da dove proveniva quello schiaffo e rimasi incredulo.

Seyra a occhi sgranati e confusi che si guardava la mano che mi aveva schiaffeggiato per poi spostare lo sguardo da me allo zio.

“Do..dottore? Cosa è stato? Perché la mia mano ha reagito così? Perché ho schiaffeggiato questo ragazzo?” sussurrò Seyra con voce rauca. Lo zio la guardava sorpreso ma poi sorrise.

“Credo..Non tutto è perduto!” esclama lo zio attirando la mia attenzione e anche quella di Seyra.

“Ragazza mia, che ti piaccia o no io sono tuo zio, Shone, questo ragazzo tutto scemo qui al mio fianco, è il tuo ragazzo che per miracolo anche grazie al tuo aiuto è scampato alla morte a causa di un tumore ai polmoni,  e credo che la tua mancanza di memoria sia dovuto allo shock che hai subito.” Esclama lo zio mentre io mi allontano da lui che mi sorreggeva. Seyra  ha gli occhi fuori dalle orbite.

“Io…io ..cosa? no, non è vero! Io odio i maschi e non posso avere un ragazzo!” esclama quasi a singhiozzi la mia piccola grande donna.

“Seyra, invece si è il tuo ragazzo. Ne avete passate tante insieme. Sei stata molte volte sul punto di perderlo Seyra. Il tumore che aveva lui non lascia scampo eppure lui è qui grazie alla forza del vostro amore. Seyra cerca di ricordare.!” Esclama lo zio e io mi sto in un angolino silenzioso e a sguardo basso con una mano sulla guancia schiaffeggiata da Seyra.

“Ho come  uno strano ricordo…e c’è lui!” esclama Seyra. “ Ma è su un tavolo di ferro!” esclama Seyra mentre le lacrime le escono dagli occhi e lei si asciuga il viso.” Perché piango? Era solo un sogno no?” chiede Seyra allo zio e lui scuote la testa.

“No! Non è un sogno ma un ricordo. Seyra, il tavolo d’acciaio è la sala operatoria. Quello è il tuo ricordo di Shone. Quando mi hai aiutato ad operarlo! Ogni volta che siete in pericolo, voi due  vi salvate la vita a vicenda. Siete destinati a stare insieme.” esclama lo zio e io urlo.

“Cosa!” esclamo talmente forte che lo zio e Seyra sono costretti a tapparsi le orecchie.

“Shone che cavolo ti prende?” esclama lo zio.

“Era dentro? Seyra era in sala operatoria mentre mi operavi!” esclamai tetro. Non volevo che Seyra avesse dentro di se il ricordo di avermi visto quasi morto e invece ora vengo a sapere che lei mi ha sul serio visto quasi morto ed ha aiutato a riportarmi in vita.

“Si…ma Shone che differenza fa!” chiede lo zio e io stringo i pugni.

“Non doveva permetterlo. Non dovevi farla entrare zio…!” esclamai stringendo i denti e voltando le spalle per uscire dalla stanza.

“Shone…aspetta ragazzo mio, mi serviva una mano e l’ unica in grado di poterti salvare la vita era Seyra…” cerca di spiegare lo zio e io mi volto di scatto il viso inondato di lacrime.

“Lei non doveva vedermi in quello stato!” urlo e vedo Seyra sussultare come percependo il dolore che in quel momento provava mentre faccio qualche altro passo verso l’ uscita!

“S..Shone..non andare..” quella voce mi blocca ma rimango di spalle.

“D…Dottor e..può lasciarci soli?” chiede e lo zio sussulta ma poi annuisce e passando vicino a me sussurra.

“Scusami ragazzo mio” poi esce visto che io non lo degno di una parola ne di uno sguardo.

Sento i movimenti di Seyra e sono tentato di voltarmi per guardarla ma non ce la faccio, sono troppo scombussolato  dentro. Poi sento un piccolo “Ahi” provenire dalle mie spalle, ma non riesco a muovermi.

“S..scusa…puo…puoi avvicinarti tu? A me fa male dappertutto!” sussurra Seyra e io lentamente, molto lentamente mi avvicino a lei ma gli rimango di spalle.

“dimmi?” sussurro “ Cosi vado e ti lascio riposare!” sussurro. Ma a parlare sono realmente io. Sento Seyra mettersi seduta sul letto poi una sua mano che mi tocca la spalla e io sussulto.

“C..Cosa ti..preoccupa?” chiese e io scossi la testa.

“A..a quanto pare sono la tua ragazza..” sussurra e io scuoto la testa.

“I…io credo sia il caso di farla finita Seyra.” Sussurro. No, no,  non sto dicendo sul serio non sono io quello che sta parlando.

“C..cosa? Ma se il dottore ha detto che ogni volta ci salviamo la vita a vicenda? Destinati a stare insieme?” chiede Seyra e io mi volto verso di lei.

“Non sta volta Seyra. Non sta volta. Sono stanco di vederti soffrire. Sono stanco di soffrire. Ora basta Sey! Io ho chiuso!” esclamo e sono senza parole da ciò che ho detto. Non è possibile.

“Che stai dicendo?”

“Non sono la persona adatta a te! Non sono stato nemmeno in grado di proteggerti. Di salvarti la vita come tu hai fatto con me! Il nostro rapporto non è equivalente, quindi basta. Sii felice Seyra!” esclamo mentre mi avvicino nuovamente alla porta.

“Stai fermo li! Si vocifera che sei il mio ragazzo, bene e allora baciami!” esclama  Seyra e io la guardo incredulo.

“Seyra ti sto lasciando!” esclamo e ogni mia parola e una pugnalata per me al cuore.

“Si, ok, va bene d’accordo mi stai lasciando. Okkk e chi te lo impedisce, però un bacio me lo devi!” esclama e io la guardo.

Fece un sorriso beffardo e rassegnato.

“Il bacio d’addio” esclamai avvicinandomi a lei.

“Esatto!”

Poggia le labbra su quelle di lei e tutti i nostri  momenti passati insieme, i nostri ricordi  mi passarono per la mente. Poi mi staccai da lei che aveva gli occhi sgranati e fuori dalle orbite, poi sussurrai .

“E adesso Addio Seyra Lowell!” poi usci dalla porta sparendo.

 

Pov Seyra

 

Un bacio. Era bastato un bacio e tutto quello che eravamo stati tornò alla mia mente. Tutto quello che era successo fino alla sera precedente mi tornò alla mente come un misto di Love story, film drammatico e film dell’ orrore. Tutti i momenti che io e il mio uomo avevamo passato assieme. Tutte le sensazioni provate. La paura terribile con coi convivevo quando lui aveva il tumore. Tutto quello che lui ha fatto per me nonostante il tumore e io che faccio, alla prima difficoltà anche se grave come la violenza subita e il tentato omicidio da parte di James, io che faccio, la prima cosa che faccio è : scordarmi dell’ unica cosa, dell’ unica persona bella che in questo periodo è entrata a far parte della mia vita. Non ho fatto nemmeno in tempo a dirgli che ricordavo tutto, che Shone era già sparito dietro quella porta lasciando dentro di me un vuoto incolmabile.

E adesso adesso che posso fare per riaverlo. Cosa devo fare? Ci sono!

Presa di coraggio mi sfilai gli aghi dal braccio, ignorando che la vena fosse ancora aperta e che quindi un bel po’ di sangue lo perdevo. Ignorando il dolore al basso ventre dove ero stata colpita dal pugnale e stuprata corsi fuori. Aprii la porta ma lui non c’era. Il camice d’ospedale mi arrivava fin sotto le ginocchia ed di un bel po’ di taglie più della mia di norma.

Lo cercai dappertutto e non lo trovai all’ interno dei reparti, l’ unica cosa che restava da fare era uscire in sala d’aspetto.

Corsi a perdifiato e uscii di scatto.

“SEyraaa!” urlarono tutti i miei amici ma io li ignorai ampiamente e mi rivolsi a Paride che mi guardava con sguardo incredulo e triste. Sapevo. Sapevo che lui sapeva dov’era andato Shone.

“Dov’è?” gli chiesi

“Ti ricordi di Noi?” mi chiese.

“Mi ricordo tutto Paride/Prezzemolo, dov’è Shone.” Chiesi.

“Io non penso che…”

“Paride!” urlai e lui sospirò.

“A casa. Ha prenotato dal cellulare un volo. Parte sta notte!” sussurrò triste.

“Cosaaaaaaa!” urlai

“Dammi le chiavi della macchina!”esclamai

“Cosa?”

“ Paride dammi le chiavi della macchina!” esclamai con tono intransigente e lui sapeva che quando usavo quel tono non doveva avere alcunché da obiettare. Prese le chiavi dalla tasca e me le porse.

“Seyra sta attenta”

Ignorando il fatto che i miei genitori avevano chiamato i medici, corsi fuori e mi diressi alla macchina di Paride l’accesi e partii spedita. Sporcai di sangue la tappezzeria di Paride ma me ne fregavo. Quello che mi faceva male era la ferita, ma il dolore era sopportabile, avevo la priorità che era Shone e lui stava per sparire dalla mia vita e non potevo permetterlo. Infransi non so quanti segnali stradali e posteggiai in mezzo la strada difronte casa di Shone. Salii le scale e mi attaccai al campanello suonando come una pazza.

“Chi è? Ehii ho capito! Piantala di suonare così! Arrivo arrivo!” esclamò Shone a ogni mi Dlind dlon.

Appena apri la porta lo vidi Sgranare gli occhi. Gli detti uno schiaffo colossale poi mi buttai su di lui  e lo baciai. Lo baciai talmente disperata e talmente esigente di lui che non mi accorsi di essere mezza nuda, quasi in mezzo la strada e che lui era semplicemente in boxer, che c’erano vestiti d’dappertutto sparsi e e sue valige sul divano.

“S..Sey..uhmm Se…” non gli lasciavo nemmeno il tempo di una parola che me la divoravo con le labbra. Lo baciavo e lo pretendevo. Avevo bisogno di lui. Di dimenticare james. Di saperlo nella mia vita.

Lui mi afferrò me le spalle staccandomi da lui.

“Che diamine stai facendo?” esclamò Shone mentre riprendeva fiato. Anche io respiravo affannosamente.

“Ricordo tutto e non ti permetto di  decidere solo tu!” esclamai. “ Io ti amo Shone..”

“Se ricordi tutto allora saprai che sei stata tu la prima a lasciarmi!” esclamò e io sussultai

“Porca paletta Shone. Dafne è viva. Ho pensato che per te lei fosse la cosa più importante.!”esclamai

“insomma la donna della tua vita!” sussurrai imbarazzata

“Cosaaa! Tu sei pazza!” esclamò e io sgranai gli occhi “ Dafne è mia cugina. Non ne sono innamorato è di te che sono innamorato, ma te hai voluto  credere a quello che il tuo cervello ti diceva di credere senza prima parlarmene e questo è il risultato! “ esclamò togliendomi di addosso a lui ed alzandosi.

“Sei stata stuprata, quasi uccisa e io non sono stato in grado di proteggerti! Mi spieghi che cazzo di buon fidanzato sono se non sono in grado di rassicurare la mia donna, o peggio proteggerla da coglioni del calibro di James. Perdonami se non mi ritengo all’ altezza per stare al fianco di nessuna donna, specialmente una speciale come te. In più tu hai giocato al gioco, non mi ricordo chi sei, quindi ci sei o non ci sei per me non cambia nulla. Mi spieghi a che cavolo servo come fidanzato! Ora Fuori da casa mia che ho da fare!” esclamò gelido. Non volevo essere cosi freddo, ma mi sento già una nullità così, non ho bisogno che lo stato in cui  è  Seyra mi ricordi quanto pezzente e poco uomo sono.

Lo guardai incredula. Io non avevo giocato con lui. Davvero non mi ricordavo, ma quel bacio mi risvegliò, ma non immaginavo che lui provasse tutto questo soqquadro d’emozioni.

“Io…”

Lui si voltò verso di me, guardami . Ma gli vidi dentro. Non voleva che me ne andassi ma si sentiva deluso da se stesso. Sospirai e mi avvicinai a lui.

“Non è stata colpa tua, ma mia. Ho frainteso tutto e ho finito per fare solo casini. Shone ti prego non andartene, vieni qui. “ Sussurrai tendendo le braccia e lui rimase li fermo ad osservarmi.

“tu sei in grado di proteggermi Shone, lo sei sempre stato. Anche la tua sola presenza, o la sola idea che sapevo tu c’eri per me, mi dava la forza di sollevare le montagne e spostarle, ma quando è apparsa Dafne, il mio mondo, ovvero tu, è crollato ho creduto di averti perso e così quando James mi ha come dire stuprata io non ho opposto nemmeno tanta resistenza perché pensavo che avendoti perso, nulla aveva più senso. Sei tu l’unica persona che riesce a salvarmi dagli altri, e da me stessa. Però Shone non hai poteri magici, non puoi teletrasportarti, non puoi leggere il pensiero, nessuno di noi può. Non puoi essere in due posti contemporaneamente. È stato un errore mio, solo tu non lasciarmi!” sussurrai in lacrime e lo vidi rilassarsi un attimo. Fare qualche passo verso di me. Ogni suo passo nella mia direzione mi faceva stare meglio e appena mi prese fra le braccia sospirai di sollievo.

“Per me non esiste donna all’ infuori di te Seyra. Non c’è persona per cui possa provare un briciolo dell’ amore che provo per te. Non dubitarne mai. Ma stanne certa Seyra, se becco james lo uccido con le mie stesse mani. Non mi interessa se andrò in prigione ma …”

“Shh, Non colpa tua. James già progettava tutto questo. Lo conosco Shone, ma non ho preso sul serio i suoi messaggi vendicativi…” borbottai…

“Cosa?” esclamò..

“Mi dispiace anche di questo. NBon averti parlato di quei messaggi..” sussurrai e lui sospirò.

“ne parleremo dopo e li farai vedere a tuo padre questi messaggio, possono essere delle prove per catturare quel bastardo.” Lentamente annuii.

“Cosa vuoi fare?” sussurrò Shone baciandomi sulla punta del naso. E io sospirai. Un ideina l’avevo.

“Uhmm” arrossii di brutto e ciò incuriosì Shone.

“Biricchina a che pensi?” Sussurrò.

“Ehm..io, tu…sul letto..” ero bordò.

“Seyra!” esclamò lui tirandosi indietro.

“Non mi fa male sul serio.. solo il taglio e i punti tirano…ma  ti prego, toglimi di dentro James. Ti prego. Voglio sentire te dentro di me ti supplico!” lo pregai con il cuore e lui per un lungo periodo mi guardo come in una lotta interiore e una lotta di sguardi. Il mio e il suo.

Alla fine….

“E va bene!” esclamò prendendomi in braccio e portandomi in camera da letto..

 

Vinsi io…

 

To be continued….

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Capitolo 32
*** FIDUCIA E CONFESSIONI ***


POV SHONE

 

-Questa ragazza è tutta pazza!- pensai tra l’incredulo e il sorpreso quando Seyra mi afferrò per stringermi a lei talmente forte e baciarmi con tanta passione da non riuscivo a credere a quel che provavo in quel momento. Non potevo credere di avere la fortuna di amare una donna del calibro di Seyra e da come lei mi stringeva sembrava quasi che temesse di perdermi. Mi diedi mentalmente dell’idiota. Con il mio comportamento, anche se dettato dalle ferite di quel momento, avevo terrorizzato Seyra. Non perché prendessi da lei più di quanto fosse disposta a darmi, ma solo perchè mi ero allontanato da lei nel momento in cui lei aveva più bisogno di me. Mi sentivo davvero un idiota. Appena lei si stacco dalle mie labbra e poggiò la testa al mio petto, sussultai quando la sentii parlare.

“Ado..ro..Il..battito del tuo cuo..re. Sig..significa che..se..sei qui…” balbettò tremante e si strinse a me li io mi gelai.Qualcosa di caldo e liquido mi stava sporcando i leggeri pantaloni del pigiama e il basso ventre. La scostai da me ma lei gemette.

“No!” protestò, volendo stare stretta a me, ma li io dovevo impormi. Dovevo capire che avesse la mia donna. Abbassai il viso per guardala appoggiata al mio petto e ciò che vidi mi terrorizzò. Seyra aveva l’espressione del viso contratta, gli occhi stretti come se sentisse dolore,  le labbra contratte in una smorfia e le sue mani mi tenevano talmente strette le braccia che temevo mi sarebbero spuntati i lividi. La scostai con forza da me.

“No! Non lasciarmi!” protestò di nuovo, ma io fui più forte e mi allontanai lasciandola davanti a me in piedi e traballante. Mi si gelò il sangue nelle vene. Seyra aveva tutto il camice d’ospedale sporco di sangue, era pallida  forse più della luna stessa, il respiro affannoso. Abbassai gli occhi e notai sui miei pantaloni il sangue, rosso scarlatto, che mentre mi abbracciava aveva perso.

“Santo Dio!” esclamai mentre la vidi appoggiarsi al tavolo li vicino. I punti della ferita le si erano aperti, dal braccio dove aveva appesa la flebo all’ ospedale perdeva ancora qualche rivolo di sangue.

“Seyra, ma che diamine hai combinato!” esclamai correndo da lei, quando si staccò dal tavolo per venirmi vicina. Non ci pensai due volte, la presi in braccio e la portai in camera mia.

“F..facciamo..facciamo l’amore Shone!” balbettò e io non risposi. Corsi in bagno e presi tutto l’ occorrente per curarla e per ridargli quei punti di sutura. Ero un aspirante medico, questo si, ma lavorare su Seyra…oddio come faceva e come aveva fatto lo zio Eric. Tolsi dalla mente questi pensieri. La priorità in quel momento era Seyra e la pazzia che aveva combinato scappando dall’ ospedale. Ritornai da lei e la vidi che cercava di alzarsi dal letto.

“Vedi di non muoverti pazza!” esclamai tra il preoccupato e il furioso.

“Shone..”

“te non hai nessun riguardo per te stessa. Te fai le cose senza rifletterci. Sei avventata ..sei…”

“Se non facevo così ti avrei perso e tu sei la mia vita!” sbottò Seyra interrompendomi e i sussultai e il mio cuore perse un battito. Mi portai una mano al petto istintivamente.

“Shone!” urlò lei accorgendosene.

“Sto bene!” la fermai prima che potesse fare qual’cos’altro di estremamente pazzo.

“Ah, Shone!” protestò quando cercai di stenderla e di sollevarle il camice d’ospedale per disinfettarle e medicarle la ferita. La fulminai con lo sguardo. Mai, mai al mondo ero stato più terrorizzato di quel momento. Lei si stava dissanguando e nemmeno se ne rendeva conto e non solo, la stendevi sul letto e lei cercava di alzarsi e protestava.

“Basta Seyra!” esclamai autoritario e gelido e lei si zittì di botto.

“Tu ora fai quello che dico io e niente storie, sono stato chiaro!” esclamai assumendo l’ aria da dottore che rimprovera una paziente capricciosa.

“Ma..”

“Niente ma, ora stenditi pazza!” esclamai e appena lei lo fece le sollevai il camice e rimasi spiazzato. Non aveva le mutandine.

“Ah!” esclamai.

“Avevo cercato di avvertirti!” sussurrò lei rossa come un peperone.

Scossi la testa in segno di negazione, presi un lenzuolo e la coprii fino a dove potevo, poi mi misi a disinfettare la ferita infertole al fianco. Meticolosamente e scrupolosamente.

“Mi dispiace sul serio Shone!” sussurrò lei mentre stringeva un occhio per il dolore. Non le risposi continuando a medicarla.

“Sono avventa, questo lo so. Non rifletto, so anche questo, ma Shone, quando è arrivata Dafne ho avuto paura di non essere alla sua altezza per te!” sussurrò e irrigidii la mano involontariamente premendo un attimo sulla ferita.

“Ahi!” esclamò lei e io la guardai in segno di scuse, poi presi ago e filo e una siringa di anestesia locale. Le feci l’iniezione locale, poi cominciai con i punti di sutura.

“Perché non mi parli Shone!” esclamò lei e io strinsi i denti.

“Pensi che io prima di conoscerti abbi mai avuto voglia di innamorarmi?” esclamai gelido mentre lavoravo.

“No, ma perché Dafne si credeva fosse morta..” protestò lei e io quasi ringhiai

“Non penso proprio. Non avevo nemmeno intenzione di innamorarmi di una pazza come te Seyra eppure mi è successo. Rifiutavo l’amore non solo per il tumore ma perché credevo che l’amore portasse solo sofferenza!” esclamai dando l’ ultimo punto di sutura e alzandomi.

“Non mi sbagliavo di molto, L’amore porta sofferenza!” conclusi dirigendomi in bagno e lasciare nel lavandino gli attrezzi che avevo utilizzato, poi tornai da lei e la vidi che aveva ancora gli occhi sgranati. Alzai le spalle e mi andai a sedere sulla poltrona con fare riflessivo, poi parlai.

“Sapevo che dovevo vivere solo sei mesi, ma i mesi sono diventai anni e io mi sentivo sempre più debole e sempre più affaticato, non avevo bisogno di altra sofferenza Seyra, ma tu ti sei impadronita della mia vita senza nemmeno chiedermi il permesso, e detesto me stesso per avertelo lasciato fare Seyra. Se muori tu muoio io. Ma mi sa che ancora non l’hai capito! Venire a sapere che ti paragoni a Daf rispetto all’amore che provo per entrambe ma in modo diverso, fa male. Fa dannatamente male!” esclamai guardando fuori dalla finestra.

“C..Cosa stai cercando di dirmi? Vuoi lasciarmi?” chiese lei e io sussultai.

“No, se non lo vuoi tu. Solo smettila di paragonarti a Daf. Smettila di credere quello che tu credi io pensi. Sono il tuo ragazzo, ma non sono un libro aperto, se vuoi sapere determinate cose, devi chiedermelo non trarre le tue conclusioni affrettate e sbagliate per giunta!” dissi serio e le vidi diventare bordò, cosa che mi fece scappare un mezzo sorriso.

“Shone, io..io ti chiedo scusa!” sussurrò Seyra ma io scossi la testa in segno di negazione.

“Seyra, non voglio le tue scuse, mi fa male sapere che non ti fidi di me, mi fa male vederti dubitare di quello che abbia…avevamo. Voglio solo farti capire, a me non mi interessa altra donna all’infuori di te. Anche se mi di presentasse davanti una  come Belen Rodriguez, non mi farebbe ne caldo e ne freddo, perché io sono pazzamente innamorato di te e nessuna può prendere il posto che hai tu nel mio cuore. La cosa che mi fa male è che per te non è lo stesso nei miei confronti!” sussurrai abbassando gli occhi e guardandomi le mani.

“No, questo non è affatto vero, ma devi capirmi Shone. Anni fa James ha minato la fiducia che avevo in me stessa. Ha distrutto tutto quello che ero e che sono e ferito mortalmente la mia autostima; autostima che con il passare degli anni non ha fatto altro che peggiorare. Ho cominciato a dubitare di me stessa, di tutto quello che facevo, di chi ero. Ho pensato e penso di non essere ok. Di non meritare nulla, specialmente l’amore di un ragazzo come te, e quando è arrivata Dafne, ho pensato e mi sono detta che cosa tu potessi aver trovato in una ragazza come me che ti ha affascinato. Adesso riavevi Dafne e mi sono ritrovata a pensare a che ti servivo io? Che te ne facevi di me?” sussurrò e io rimasi senza parole.

Ero stato un perfetto idiota. Credevo che Seyra fosse una roccia, che non la scalfiva nulla e che donava se stessa alla persona amata solo perché glielo diceva il cuore. Non mi ero reso minimamente conto che in realtà Seyra soffriva di brutto. Che ogni mazzata che la vita le dava lei l’assorbiva come una spugna perché pensava di meritarlo. Un pensiero mi raggelò di nuovo. Quella sera non so quante volte dono diventato un pezzo di ghiaccio.

“Seyra, quando James ti ha violentata e quasi uccisa ieri sera, tu non hai opposto resistenza vero? La benchè minima resistenza?” chiesi angosciato dalla risposta che poteva darmi e appena lei annui io lasciai fuggire dalle mie labbra quella domanda.

“Perché?”

“Che senso aveva continuare a vivere o andare avanti? Avevo perso tutto. Avevo perso te, non sapevo che fare della mia vita. Navigo nel vuoto, mi butto in mille attività come il caraibico, il pattinaggio sul ghiaccio, il violino, l’equitazione, la scuola, l ’università e non porto mai a termine nulla o le lascio in sospeso nella speranza remota che un giorno saprò cosa farne di questa mia esistenza. Ogni volta che comincio a diventare brava riguardante qualcosa, sport, scuola, teatro, qualunque cosa, o rinuncio o faccio di tutto per sabotarmi. Non è bello, lo so, ma sto cercando di cambiare e se a poco a poco ci sto riuscendo è solo grazie a te Shone. Alla tua forza. Hai avuto il coraggio di non mollare mai. Con il tumore hai portato a termine tutto quello che ti eri prefissato. Dal teatro, allo sport, all’ università, e lo hai fatto con impegno, costanza e perseveranza. A te non importa se la vita ti da mazzate, trovi sempre il coraggio di rialzarti. Ti invidio un po’ e ancora non riesco a capacitarmi di come tu possa essere il mio ragazzo. Cosa ho fatto nella vita per meritarti. Questo mi domando..” sussurrò Seyra.

Non avevo parole. Stavo scoprendo della mia donna più cose ora, che in tutto il tempo che siamo stati insieme. Le ho chiesto di sposarmi e lei ha accettato e credo che lo abbia fatto di impeto ad accettare, ascoltando il suo cuore perché se si fosse messa a riflettere probabilmente si sarebbe fatta mille pippe mentali credendo di non meritarmi.

“Perché hai accettato di sposarmi Seyra.”

La vidi sussultare e poi sospirare.

“Perché ti amo!” esclamò lei.

“La verità donna!” esclamai serio.

“E’ la verità!” mi rispose di rimando

“La verità completa”

“Perché sei la persona che giorno dopo giorno riesce a farmi desiderare di essere diversa. Di essere migliore. Di perseverare nelle mie scelte, e lottare per ciò che amo. Se ora sono qui e sono stata in grado di fermarti dal partire, lo devo solo a te, a quello che mi hai insegnato e che mi sproni a diventare. La vera me, la vera Seyra! Ho accettato di sposarti perché sei diventato l’aria che respiro, il mio sostegno, la mia forza, il mio tutto. Non posso rinunciare a te, non sta volta, non posso cedere alla mia solita routine e al mio solito modo di essere da quando James, si lo posso dire, mi ha uccisa emotivamente. Adesso voglio lottare per ciò in cui credo, per chi amo e per chi desidero faccia parte della mia vita per sempre. Tu sei in grado di aiutarmi a ricostruire la mia autostima e a rendermi soddisfatta di me stessa e di vivere una vita accanto a te. Una vita come tua moglie. IO VOGLIO ESSERE TUA MOGLIE SHONE,ORA E SEMPRE.”concluse Seyra e il mio cuore iniziò a battere all’ impazzata. Non credevo di essere così importante per Seyra.

“Io non ho fatto nulla..” balbettai imbarazzato.

“E invece si!” esclamò lei mettendosi seduta sul letto.

“N..”

“SI! E non discutere. MI hai salvato la vita. Non mi interessa poi molto se James mi ha stuprat…ehm no mi interessa, ma la vita fisica non è importante come quella emotiva e sentimentale e tu mi stai salvando in quell’ambito e mi sento una cogliona. Tu hai fatto di tutto per me, hai lottato per me ed hai vinto, io alla prima difficoltà mi sono lasciata prendere dal panico. Ho tratto conclusioni sbagliate e mi sono perfino dimenticata di te. Mi dispiace. Mi dispiace infinitamente Shone.” Sussurrò e io sollevai la schiena dalla poltrona per poggiare i gomiti alle mie ginocchia e guardala.

“Ma ora ricordi no. Sei riuscita a fermarmi e finalmente aprirmi sul serio il tuo cuore. HO creduto che fossi wonder woman, ma ora mi rendo conto che sei una donna che ha sofferto e soffre molto e che per miracolo si è innamorata di me e mi ha reso il centro del suo mondo come io ho reso te il centro del mio.” Sospirai e mi alzai dalla sedia per andare verso il letto. Mi sedetti su esso, accanto a Seyra, sollevai una mano per carezzarle il viso.

“Mi fai tanto supererore, ma Seyra non lo sono. Anche io ho le mie paure. Anche io ho paura di perderti, no fammi finire…” esclamai quando lei cercò di parlare. “Ma una cosa posso prometterla. Qualunque cosa accada, qualunque siano le difficoltà che la vita ci presenta, tu sarai mia moglie e ci salveremo e aiuteremo a vicenda. Certo, abbiamo ancora molto da imparare l’ uno dall’altra, ma non è forse vero il detto che cita, non si finisce mai di conoscere una persona? Io credo di si. Non sono come risponderti a tutto quello che hai detto di me, non mi vedo così fenomenale io, ma farò in modo di esserlo e se hai bisogno di qualcuno che ti ascolta, ti comprende, e cerca per quello che posso di capirti, io ci sono e ci sarò sempre. Sarò tuo marito Seyra, inizieremo a creare noi una famiglia cercando di non commettere gli errori dei nostri genitori, ma la nostra forza siamo noi, noi come coppia e non permetteremo più a niente e nessuno di separarci.” Esclamai mentre vidi che dagli occhi di Seyra cominciavano a scendere le lacrime e i miei erano più lucidi che mai, poi lentamente mi chinai a baciarla. La baciai prima dolcemente e teneramente, poi sempre con rinnovata passione e appena lei mi mise le braccia al collo tirandomi sul letto mi sentii preso da un attacco di panico quando la sentii gemere di dolore.

“Sey..Seyra no, Aspetta la ferita!” esclamai

“Sto bene, fa leggermente male, ma ti prego non privarmi di un contatto intimo con te. Ti prego cancella James!” esclamò e io rimasi atterrito. Cancella James? Si, ma come? Sono un imbranato colossale quando si tratta di ste cose? Non so come cominciare? Come amarla? Quando dev…Mi alzai di scatto dal letto e mi misi seduto sul letto dandole le spalle e rosso come un peperone.

“Scusa..Seyra…io prima dovrei informarmi. Forse posso provare a scovare un dvd di quelli specifici che ha Shane? Non so? Così non so da dove cominciare!” balbettai imbarazzato e appena la guardai con la coda del l’occhio la vidi che aveva un sopracciglio inarcato.

“Di che stai parlando, amore?”mi chiese e io diventai ancora più rosso se era possibile.

“Io…”

“Shone che c’è? Parlami. Fidati!” sussurrò mettendosi in ginocchio sul letto e carezzandomi le spalle. Sospirai e chiusi gli occhi

“Non l’ ho…Non l’ ho mai fatto Seyra. Non so da cosa e da dove cominciare! Che scemo! Forse un dvd porno di Shane…” la guardai e la vidi a occhi fuori dalle orbite. Sospirai.

“Scusa…vado a documentarmi..”

“Fermo!” urlò afferrandomi il braccio e tirandomi giù su letto.

“S..Sei vergine?” mi chiese e io annuii imbarazzato, appena sentii la sua mano sfiorarmi il viso per costringermi a guardarla, rimasi senza fiato. Seyra sorrideva e piangeva contemporaneamente.

“S..sono la tua prima donna?”chiese e quell’ espressione sul suo viso mi tranquillizzò un po’.

“In tutti i sensi!” sussurrai.

“Non ti sei mai toccato?” mi chiese ancora e io scossi la testa in segno di negazione

“Perché?”

“perché dare piacere al mio corpo, quando esso non mi avrebbe permesso di vivere a lungo e poi con il tumore non potevo farlo? Troppo faticoso.” Sussurrò imbarazzato.

“Ti sei punito? Ti sei punito per qualcosa che non è colpa tua?” mi chiese allibita.

“Perché tu che hai fatto? Te dopo che James ti ha stuprata la prima volta hai creduto fosse colpa tua!” esclamai e lei arrossi poi scosse la testa.

“Lasciamo stare, stai per farmi il regalo più bello del mondo amore. Solo lasciati guidare dall’ istinto, non ti serve il dvd..” esclamò per poi impadronirsi nuovamente delle mie labbra. Sta volta sentii il cuore di Seyra battere emozionato e più veloce di un tamburo.

Assurdo! La mia verginità aveva reso Seyra la donna più felice ed emozionata del mondo. Ed io che mi sentivo un caso disperato. Un alieno.

Cominciai a baciarla con passione e a toglierle quel camice d’ ospedale ancora sporco di sangue e lasciarla nuda sotto di me, poi lei frenetica mi spoglio tutto lasciando anche me nudo come un salame. Si bloccò di scatto quando vide la cicatrice di sei centimetri al petto e vicino al polmone punto in cui ero stato operato e visto da lei sul tavolo d’acciaio. Vidi gli occhi di Seyra, erano tormentati. Sentii la sua paura..non di fare l’amore, ma che dentro di  me stesse crescendo di nuovo il tumore.

“Seyra sto bene. Lo zio Eric mi tiene sotto controllo ogni due giorni. Non c’è nulla!” sussurrai e poi sorrisi.

“A parte un polmone che si sta espandendo, permettendomi di essere efficiente come se ne avessi due..” sussurrai e vidi i suoi occhi tornare luminosi e felici e sorridermi, per poi riprendere a baciarci. Si chinò sulla cicatrice baciandola centimetro dopo centimetro…facendo gemere forte me.

To be continued.

che ve ne pare?

fatemi sapere

una bacione e alla prossima Mei

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Capitolo 33
*** E AMORE FU ***


 

POV SEYRA

 

E’ un attimo e ti rendi conto che tra le avversità della vita, spunta un angelo che è in grado di rendere ogni giorno della tua vita degno di essere vissuto. Shone è questo per me.

Ancora non riesco a credere che tutto questo sta capitando a me. Non riesco a credere di essere tra le braccia di Shone immersa nelle sue dolce carezze e nei suoi caldi baci.

A volte mi ritrovo a pensare come mai Dio può permettere tanta sofferenza ma poi ti regala un angelo che ti fa scordare la sofferenza patita nel passato, anche se questa sofferenza può essere tanto lontana quanto vicina.

Il mio uomo si era punito per qualcosa di cui non aveva colpa, proprio come avevo fatto io dopo che James mi aveva stuprata. Avevo cominciato a considerare me stessa alla stregua di una nullità. Avevo cominciato a dire a me stessa che qualunque cosa cominciassi a fare non ero abbastanza brava per concluderla oppure non mi riputavo degna di quella determinata attività, sentimento, emozione, ecc…Io e Shone sui traumi subiti non eravamo per niente uguali, ma nella parte delle punizioni eravamo dannatamente severi  con noi stessi.

Nonostante Shone mi ha detto che lo zio lo tiene sotto controllo, ho paura. Come si fa a vivere così? Shone è diventato il centro del mio mondo. Se perdo lui perdo me stessa. Ho paura e quella cicatrice al petto che lui ha mi ricorda costantemente che ho davvero rischiato di perdere l’amore della mia vita, la mia ancora.

Quei suoi baci per me erano al contempo un emozione incredibile e una tortura. In quel momento mi risvegliai dai miei pensieri perché Shone si era bloccato e mi osservava .

“Seyra, dove sei? “ mi chiese e io lo guardai con sguardo dubbioso. Ero li no.

“Sono qua amore!” esclamai ma lo vidi scuotere la testa in segno di negazione.

“No, amore, sei qui con il corpo, ma la tua mente è altrove! Che pensi?” mi chiese e io mi irrigidii di botto. Non potevo dire a Shone che lo consideravo la mia vita perché si sarebbe spaventato a morte. Non perché non gli piacesse l’ idea, ormai su questo punto lo conoscevo così bene da sapere quanto l’idea che per me lui fosse la persona più importante della mia vita lo entusiasmasse, ma lo zio aveva anche detto che il tumore di Shone, o meglio l’ ex tumore di Shone, non era da prendere sotto gamba. Non si sapeva ancora se nel corpo di Shone fosse rimasta qualche cellula tumorale che poteva riattivare il tumore e lui non sopportava l’ idea che se il tumore si fosse attivato nuovamente portandolo a una morte lenta, io sarei morta con lui. Il mio uomo anche nella malattia metteva me sempre avanti a qualsiasi cosa.

“A nulla amore, pensavo a quanto è bello quello che mi stai facendo”. Sussurrai tra la verità e una mezza bugia. Lo vidi staccarsi da me e sospirare mettendosi una mano al petto. Mi alzai di scatto a occhi sgranati e urlai.

“Shone!” ero spaventata a morte che si sentisse male. Lui chiuse gli occhi e sospirò.

“Lo sapevo.” Esclamò buttando le gambe giù dal letto e sospirando triste.

“Sei terrorizzata Seyra e lo percepisco!” sussurrò e io inarcai un sopracciglio.

“Non capisco!” sussurrai “Non ho paura di fare l’ amore con te Shone!”

“Non è del fare l’amore come me che hai paura e me lo hai dimostrato quando mi sono messo la mano sul petto” sussurrò voltandosi lentamente verso di me e guardandomi da sopra la spalla.

“Io…”

“Sei terrorizzata all’ idea che il tumore si possa riattivare e tu possa perdermi.” Concluse chiudendo gli occhi e io Sbiancai. Come mi capiva e mi conosceva quell’ uomo nessuno era in grado di farlo.

“N..No, non è..”

“Seyra!” mi richiamò talmente freddo e severo che sussultai. Oddio. Lui non sopportava che gli si mentisse sulle paure riguardanti lui o il suo tumore e quando si arrabbiava Shone era in grado di mettere in soggezione e quasi paura e davanti al suo richiamo mi sentii quasi una bambina che aveva fatto una brutta marachella.

“D..Dimmi”

“Non mentirmi! MAI!” esclamò serio e io mi feci ancora più piccola. Poi lo vidi che si alzava dal letto e il mio urlò mi uscì stridulo, terrorizzato, angosciato..

“NOOO!” cercai di afferrarlo ma non feci in tempo e caddi a terra. Ignorai la fitta di dolore e mi rannicchiai su me Stessa.

“ Non lasciarmi..” sussurrai in lacrime e lo vidi sgranare gli occhi e correre da me.

“Bambina..” sussurrò..

Tremavo come una foglia. Quasi non riuscivo a respirare.

“Lo vedi bimba, hai paura, eccome se hai paura di perdermi. “ sussurrò mentre mi scostava  i capelli dal viso bagnato e mi stringeva a se. Sgranò Gli occhi incredulo guardando la mia faccia e sussulyò.

“Santo Dio, questa non è paura è terrore. Seyra, amore mio, bimba, stavo solo andando a prendere la cartella clinica. Seyra…Non ti lascio…non mi perdi..Bimba..ti prego..” esclamò lui e io a poco a poco cercai di riemergere dal panico che mi aveva attanagliato la gola impedendomi di respirare. Non se ne stava andando? Dissi a me stessa.

“Sh..Shone…” esclamai tuffandomi sul suo collo e piangendo tutte quelle lacrime di terrore.

“Sei la mia vita lo capisce. Vivo in funzione di te!” urlai singhiozzando come una bambina. “Vedi non ammalarti di nuovo perché se muori tu…” frenai le ultime parole ma lui completò.

“Mi segui a ruota. Lo avevo intuito Seyra, e mi sa che dirti che devi vivere anche per te è inutile. Ti sei attaccata a simbiosi.” Sussurrò seppellendo il viso nel mio collo. Sentii il mio collo bagnarsi. Shone stava piangendo.

“Donna, non puoi farmi questo!” esclamò “ Ma non te lo dico più ormai anche io non vivo più senza di te quindi vedi di non farti ammazzare!” esclamò serio stringendomi. Oddio anche Shone Temeva per la mia vita e si era legato a me nella stessa maniera in cui mi ero legata io a lui. Istintivamente mi ritrovai ad annuire. Lui mi baciò con passione e io mi ritrovai a calmarmi molto lentamente. Lui sapeva anche quietarmi e le sue carezze mi davano tutto quello che desideravo. Amore, conforto, sicurezza, protezione.

Lentamente mi prese in braccio e mi riportò sul letto, si spogliò del tutto,  e mi si stese di sopra e cominciò a baciarmi e a muovere il bacino verso di me.

“fermo!” esclamai e lui si blocco di scatto.

“Seyra? Cosa?”

“Shh, prima di continuare ho bisogno di dirti alcune cose..” sussurrai e lo vidi sussultare.

“Dimmi” sussurrò.

“Per prima cosa piantala di essere frettoloso!” esclamai e lui si irrigidì

“Scusa Seyra io no..”

“Non lo dico per me Shone, lo dico per te, o vuoi farti sul serio male?” sbuffai. “ Tutto io ti devo dire dei due quello vergine sei tu!” sussurrai dolce e vidi che le sue guance diventarono rosso peperone, lentamente gli lasciai un bacino sulla guancia rossa e lui sorrise.

“Amore, stenditi..” sussurrai mettendogli le mani sul petto per spingerlo giù. Per quanto volesse fare il duro e il maschio, Shone non aveva esperienza e non era per niente rilassato. Se lo avrei lasciato fare, il mio grande ometto si sarebbe fatto davvero male non preparandosi.

“Che significa..Seyra…” esclamò guardandomi. Non sapeva quello che stavo facendo e sinceramente nemmeno io, ma l’ unica cosa che sapevo era che volevo dare al mio uomo un po di piacere. Se lo meritava proprio.

“Shone, ti fidi di me?” gli chiesi e lui mi guardò dubbioso ma alla fine finalmente annuì e io gli sorrisi dolce e grata.

“bEne, quindi stenditi, rilassati e lascia fare a me..” sussurrai ignorando apertamente il dolore che avevo al fianco a causa della ferita e della fatica che stavo facendo .

“Seyra mi sento così idiota…” sussurrò il mio uomo e io gli sorrisi.

“Per me non lo sei e lo sai mi stai facendo un regalo magnifico, cucciolo mio.” Sussurrai ma ero spaventata anche io. Sapevo che all’ iniziò gli avrei fatto male, perché lui non si era mai toccato quindi era come se dovessi rompere la sua verginità e la cosa faceva paura anche a me, ma su questo ambito non potevo mostrarmi spaventata, dovevo dare sicurezza anche a lui che in quel momento tremava come una foglia. Si può pensare che trema perché eccitato, no, conosco Shone e questa non è eccitazione, anche perché ancora eccitato non  è, questa è proprio paura. Il mio forte e grande uomo aveva paura, forse più di me, toccava a me dargli coraggio.

“Shone mettiti  leggermente seduto..” sussurrai e lui lo fece lasciando a me la possibilità di infilare una mano dietro la sua schiena e stringerlo a me facendogli seppellire il viso nell’ incavo del mio collo.

“non guardare amore mio, mi raccomando, e se fa male, mordi pure il mio collo…” sussurrai e lo vidi  staccare il viso dal mio collo e guardarmi dubbioso.

“ma che stai dicendo? Non sono un vampiro” borbottò..

“Shone, facciamo il punto della situazione, per quanto strano qui chi ha più esperienza in ambito sessuale dei due sono io. Certo non posso dire che la mia esperienza sia esaltante, ma amore mio, ti conosco e tremi come una foglia. Di cosa hai paura?” sussurrai, prendendogli delicatamente i testicoli e cominciando a massaggiarlo dolcemente e teneramente. In un primo momento lui  sgranò gli occhi e fu come se volesse scappare dalle mie carezze, ma notai in quell’ attimo, in quel momento la sua incredibile forza di volontà. Anche se aveva paura, si costrinse a stare fermo e donarsi totalmente e in piena vulnerabilità a me.

“O..oh…Ok ..Ok…ma perché non devo guardare…” sussurrò talmente piano che faticai a sentirlo.

“Non lo so di preciso il perché, non è che conosco il vostro organo così bene, ma voglio trovare il modo di tranquillizzarti e questa e l’ unica cosa che mi è venuta in mente di dirti.

Lo vidi scuotere la testa in segno di negazione.

“Amore, studio medicina, so che mi farà male tesoro..almeno per un primo momento..” sussurrò e io sgranai gli occhi. Scema Seyra, sei proprio una scema, come puoi pensare che lui non sappia queste cose anche se non le ha mai fatte.

“Vuoi evitare?” sussurrai staccando un po’ la mano dalle sue parti intime. “ Non ho problemi a non fare l amore “ lo vidi afferrare di scatto la mia mano e spiaccicarsela sulle palle, ma così facendo un urlo di dolore gli usci dalle labbra e guaì come un gattino ferito.

“Porco…ahii” urlò…

“Shone, ma che cazzo commini?!” esclamai portando immediatamente  la mano sulla sua coscia e carezzandogliela per cercare di calmarlo un po.

“Dei, Seyra…” sussurrò guaendo ancora. “Mi hai spaventato..ho percepito che ti allontanavi e io non voglio…voglio riuscirci e riuscirci con te..” sussurrò seppellendo il viso nel mio collo. A quanto pare si era fatto proprio male.

“Sei uno scemo..” sussurrai.

“Lo so” borbottò lui “ Ma non allontanarti, aiutami a fare l amore con te” sussurrò talmente vulnerabile e con gli occhi languidi del dolore provato poco prima che  mi si intenerì il cuore.

“Amore mio…ma io non ti lascio” sussurrò “ Ti stavo dicendo che se non ti senti pronto posso attendere..” sussurrai ma lui scosse ancora la testa in segno di negazione.

“Sono pronto” sussurrò. Era di una dolcezza estrema quel suo visino. Sorrisi inconsciamente di un sorriso vero, di un sorriso di cuore e lui se ne accorse e mi sorrise di rimando.

“Hai un sorriso dolcissimo mia grande e piccola donna e vedere che la mia verginità ti rende felice,  rende me felice.” Sussurrò e io arrossi di brutto ma gli feci sollevare il viso e lo baciai  teneramente. Lui ricambio il mio bacio cominciando a massaggiarmi le braccia. Chi mai avrebbe immaginato che quelle sue carezze così caste e così semplici erano in grado di eccitarmi. Oh che uomo che era Shone .

Lentamente cominciai ad accarezzargli il petto e a delimitare con le dita tutte i suoi muscoli. I suoi gemiti di piacere erano davvero una musica soave per le mie orecchie. Comiciai  a deporre dei baci teneri sulle sue labbra e sul suo collo, fino a che non cominciai a scendere verso li basso con la mano, li ero davvero curiosa  di scoprire ogni minima reazione del suo corpo. Quando notai che a poco a poco il suo pene cominciava a drizzarsi  e diveniva eretto e duro quasi mi spaventai. Alla faccia di Shone se il mio verginello era grosso. Mi domandai visibilmente come cavolo avrebbe fatto a entrare quel coso dentro di me che ero piccola e stretta. Non mi resi conto che mi ero bloccata dal carezzarlo.

“Seyra, c’è qualcosa che non va?” mi ritrovai ad annuire.

“Cosa?” sussurrò lui mettendosi seduto e osservandosi.

“S..Sei grosso.”

“Eh?”

“Sei grosso!” sussurrai indicando il suo membro.

“Oh, io..forse no è ancora il tempo..” sussurrò e io sussultai.

“No! Non è questo.”

“Allora cosa?” mi chiese e io mi feci forza per cercare di rispondere. Degluitii ma quello che provavo in quel momento non era paura, era come se cercassi di relegare in un angolo  la mia eccitazione ma sembrava quasi impossibile.

“J…James non era così grosso, cioè mi domando…come farà ad entrare?” gli chiesi guardandolo negli occhi rossa come un peperone. Lui prima mi guardò con un sopracciglio inarcato poi ridacchiò.

“Sarò anche vergine piccola mia ma certe cose le so. Più sono grosso meglio e per te, ma questo significa solo che dovrò lavorare un po’ di più per prepararti a ricevermi.  Ehm,  Seyra non paragonarmi a James per favore!” sussurrò serio e io mi ritrovai ad annuire, poi lui mi prese e mi baciò.

“Tranquilla entrerà..” sussurrò e io mi fidavo ciecamente di lui quindi cominciai a lasciarmi andare mentre mi dedicavo nuovamente alle carezze per il suo corpo. La cosa strana e che mi sorprese fu che mentre lavoravo su di lui mi ritrovai ad essere bagnata fradicia, sentivo la mia intimità in fiamme bisognosa di sentire la sua erezione. Ma cavolo che mi succedeva! Mi ritrovai ad urlare e mi allontanai da lui rifugiandomi in un angolo del letto con le mani tra le gambe inquiete le guance rosse, il respiro affanno.

“oddio..Oddeii…”

“Amore!” esclamò Shone scattando a sedere e mi ritrovò nell’angolo. Sorrise e cercò di avvicinarsi a me.

“Stai fermo dove sei, Dio “ esclamai e Shone rise.

“Che hai da ridere!” esclamai.

“Non capisci che ti succede vero?” mi sussurrò lui e io mi ritrovai ad annuire.

“Sei nelle mie stesse condizioni cucciola: eccitata” sussurrò avvicinandosi.

“Allontanati o rischio di saltarti addosso, Dio del sesso!” urlai e la risata di cuore di Shone, riempì il mio cuore di pura felicità.

“Ma non è possibile Seyra che già sei al limite, non ti ho nemmeno toccata!” esclamò lui e io lo indicai

“Se tu mi tocchi io vado in fiamme e già sufficiente!” esclamai e lui sorrise, ma io non resistetti più mi ricatapultai su di lui cominciando a baciarlo di nuovo. Mi dovevo calmare, dovevo aiutare Shone a perdere la sua verginità. Lentamente lo feci stendere sul letto e misi una mano sul suo pene. Lo sentii sussultare davvero forte, e l’ ilarità che lo aveva colpito poco prima sparì del tutto lasciando davanti a me uno Shone con il respiro ansante e gli occhi sgranati.

“Seyra..piano!” esclamò con voce strozzata. Ops, avevo agito con troppo impeto e nel modo di afferrarlo gli avevo fatto male.

“Scusa.” Sussurrai e lui annui. Piano piano iniziai a muovere la mano sul suo pene e lui sussultò .

“Seyra!” mi chiamò e lo vidi chiudere un occhio dal dolore. Continuai a scendere la mano ma lui mi bloccò.

“Aspetta ti prego!” esclamò e io lo guardai. Aveva il viso rosso, gli occhi fuori dalle orbite, i denti stretti, il respiro corto. Dei, gli faceva proprio male.

“Sho..Shone..” sussurrai cercando di allontanare la mano.

“No…” urlò. “D..Dammi tempo…Baciami ti prego..” sussurrò e io non mollando la presa sul suo membro mi allungai verso di lui e lo baciai. Mentre lo baciavo eccitandolo, cominciai a muovere la mano su e giù. Sentivo che gemeva non di piacere, ma a ogni movimento i suoi gemiti cominciavano a cambiare ma non volevo che mi venisse in mano, volevo venisse dentro di me. Distratta da quei pensieri non sentii che Shone aveva spostato la mano dalla mia coscia alla mia intimità. Staccò la bocca dalla mia e i suoi occhi erano sgranati.

“Santo Dio donna sei fradicia!” esclamò e io inarcai un sopracciglio.

“Che significa?” sussurrai e lui sorrise tra il dolore e il piacere.

“C..che sei pronta per me. Assurdo piccolina, ma da quanto tempo mi desideri? Non ho nemmeno bisogno di prepararti..” sussurrò affannato.

“Da quando ti ho visto a torso nudo..” sussurrai imbarazzata.

“Santi nubi, ma perché non me lo hai detto..” sussurrò..

“Ci sono stati problemi..” sussurrai e lui annui. Sentii che lentamente, mi faceva stendere sul letto e mi fece aprire le gambe. Quello che provavo era assurdo. Completa assenza di terrore e paura, strapiena d’amore e eccitazione per quell’ uomo che era diventato la mia vita.

Lo sentii muoversi su di me con il suo membro e sulla mia apertura ed essa continuava a bagnarsi. Essì Shone era proprio gigantesco e ancora mi chiedevo come avrebbe fatto a entrare dentro di me. La ferita mi faceva male, si , ma il piacere che mi stava dando Shone era così grande che ignorare quel dolore non mi costava nulla.

Lentamente molto, molto lentamente lo sentii entrare dentro di me e io mi sentii piena di lui, ma il suo urlo mi spaventò. Infatti Shone si Bloccò all’ istante e seppellì il viso nell’ incavo del mio collo, respirando affannosamente e violentemente, lo sentivo che batteva i denti per il dolore e mi stringeva a se come se fossi la sua ancora. La sua pelle era bollente e il sudore che gli impalava la fronte increspata, e dannatamente espressiva dal dolore che provava, mi fecero arrivare il cuore in gola. Mio Dio, mio Dio….gli avevo fatto male…

“Shoneee!” esclamai irrigidendomi e ciò non fece altro che causarmi dolore. Infatti mi irrigidii e in quell attimo lui dentro di me faceva male.

“Ahiii!”

“Dei, Seyra, no, rilassati!” urlò lui affannato “ è normale che mi abbai fatto male ero vergine..calma ..calma Seyra per favore…. Respira insieme a me…diamoci il tempo di abituarci..” esclamò e comincia a sentirlo fare quello che aveva detto, lo seguii a ruota cercando di rilassarmi. Lui era steso su di me ed era ancora dentro di me. Respirammo e lentamente molto lentamente entrambi ci abituammo, poi lui cominciò a muoversi dentro di me. Dapprima era un piacere misto a dolore, ma più lui continuava più il piacere provato cresceva per entrambi. Cominciammo poco dopo a gemere di piacere e a poco a poco mi adeguai al suo ritmo cominciando ad avere ad ogni suo movimento dei micro orgasmi, così come lui.

Mi baciò con amore e passione mentre si muoveva su di me e io gli agganciai le gambe ai fianchi muovendomi assieme a lui e gemendo talmente forte che mai al mondo avrei immaginato che il sesso mi sarebbe piaciuto e che quasi non ne avrei più voluto fare a me. Oddei favoloso ero in paradiso, in vero e proprio estasi e dal viso di Shone capii che era con me nella mia stessa valle del piacere. Anche il mio grande uomo stava godendo insieme a me. Dei lo amo.

“Ti Amo..Ti amo ..ti amo..” cantilenai e lui mi sorrise rispondendomi in inglese.

“Me too, Me too,  me tooo” cantilenò e io mi ritrovai a ridacchiare. Lo adoro. Adoro questo uomo..

“Wooo, Shone, santo Dio..” urlai..

“Ti…ti piace?” gemette e io annuii e lo strinsi fortissimo a me assecondando i suoi movimenti. Mandai la testa indietro gemendo e lui mi baciò il collo causandomi un brivido di piacere.

Eravamo al limite non ce la facevamo più, ma volevamo stare ancora l’uno dentro l’altro, continuare a provare piacere, ma i nostri corpi a nostra insaputa si erano desiderati per così tanto tempo..che miravano al piacere.

L orgasmo ci colpi entrambi talmente forte, talemente bello che ci accecò i i successivi cinque minuti facendo crollare SHone su di me con il respiro affannoso. Urlammo quell’ orgasmo con tutta la forza che avevamo dentro poi lo sentii, il seme di Shone entrare dentro di me riscaldandomi e cancellando James. Non c’era paragone, Shone era vergine ma ci sapeva fare molto ma molto più di James e premettiamo che preliminari non ne avevamo fatti.

“Io ..oh mio Dio..” esclamai mentre Shone restava dentro di me.

“Cosa? Non sono stato adatto?” chiese Shone Spaventano ma io avevo gli occhi chiusi.

“Zitto, sto ascoltando il tuo seme,la tua essenza prendere possesso di me..Oddei che sensazione magnifica..Niente più James..oddei oddei..” scoppiai a piangere stringendo Shone a me.

“Grazie Grazie Grazie…” cantilenai cullandolo e piangendo. Lo vidi sorridere e stringermi a se.

“Quando vuoi cucciola, sono qui..” sussurrò baciandomi e io con un colpo d’anche ribaltai la posizione trovandomi su di lui e quindi facendolo entrare ancora più dentro di me. A  entrambi uscì un “OH” poi scoppiammo a ridere innamorati più che mai, poi lui ci copri con le coperte e i presi da sopra il suo corpo a carezzargli petto e viso

In quel momento la porta si spalancò rivelando mio padre e mio zio e tutti i nostri amici ma noi non ci staccammo, continuavamo a guardarci negli occhi.

“SEYRA! SHONE!” urlarono ma si zittirono di botto quando ci sentirono parlare.

“Ti amo Seyra, sei la mia vita.”

“Ti amo mio verginello, sei la mia anima!” sussurrai e lo bacia, lui birichino mi sorrise.

“Non più pupa, la mia verginità se la sei presa!” decretò e io scoppiai a ridere seguita dallo zio e mi voltai di scatto verso di lui che esclamò.

“Santo Dio è proprio bello vedervi felici!” esclamò zio Eric e noi sorridemmo.

“Parla per te!” borbotto mio padre facendo ridere tutti noi..

 

To be continued

 

 

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Capitolo 34
*** attimi ... ***


Pov Shone

Era così strano. Pensai tra me e me seduto alla scrivania della mia camera da letto con i libri di anatomia davanti. Da più di due mesi sorridevo sempre come un ebete. Da quando avevo fatto l’amore con Seyra, ogni cosa passo passo si stava sistemando ed ero dannatamente contento. La settimana scorsa, l’FBI aveva trovato e catturato James, arrestandolo. Per la mia Seyra quello fu uno schok assurdo tanto da farla svenire per la liberazione che aveva sentito e per poco non svenni anche io dalla felicità. Non riuscivo a credere che erano passati già due anni da quando avevo conosciuto la mia Seyra. Adesso ero al quinto anno di università e le lezioni si facevano sempre più interessanti ma anche pesanti, ma andava bene così, adesso avevo una prospettiva di vita davvero non da poco. Lo zio continua a tenermi sempre sotto controllo, ma lo sento, sento di stare bene e di poter iniziare di nuovo a riprendere tutte quelle attività che facevo prima di ammalarmi, dal pattinaggio a tutto quello che volevo, persino fare l’amore tutto il giorno con la mia donna. Sorrisi sollevando il libro di anatomia per prendere una lettera che l’università aveva spedito a Seyra.

Ero curioso, dannatamente curioso di sapere cosa diceva quella lettera e quale università Seyra avesse scelto, ma non mi sembrava giusto aprire quella busta senza che lei fosse presente. Se lo facessi questa si chiamerebbe violazione della privacy, ma dannazione la curiosità mi sta mangiando vivo. Mi rigirai quella busta tra le mani trepidante.

“Aprila!” esclamò una voce che conoscevo benissimo. Seyra mi aveva colto in fallo. Accidenti. Arrossii come un adolescente e lei mi sorrise venendosi a sedere accanto a me.

“Di sotto ci sono Paride, Dafne, e tutti i nostri amici, so che la curiosità è una brutta bestia, aprila dai..” mi sorrise la mia donna.

“Tu non sei curiosa?” chiesi rosso in volto e la vidi scoppiare a ridere.

“Shone,ma io so quale università ho scelto, sei tu quello che non lo sa.” Rise di cuore e io misi il broncio. Essì dopo che  due mesi fa avevamo fatto l’amore, Seyra se ne era uscita con la frase – ho deciso di provare i test universitari- ma poi non aveva detto nient altro. Ne quale università avesse scelto, né quali test avesse provato. Lei sapeva tutto tutto di me, persino quale specializzazione avrei voluto prendere: oncologia. Invece lei si era chiusa in un misterioso silenzio e con un sorriso beffardo. Dannazione.

“Muoviti Shone o mi piglio la lettera e non lo saprai mai.” Rise. Con il broncio la guardai.

“Medicina?” chiesi

“Apri!”esclamò lei. E io mi misi ad aprire la busta, poi lessi.

“Egregia Signorina Lowell, siamo lieti di comunicarle la sua ammissione alla nostra università di Pisicologia e psichiatria, la attendiamo per la sua immatricolazione…” lessi incredulo. Psicologia…

“Seyra…”

“Voglio aiutare le persone che nella loro vita non vedono più la speranza e dir loro che c’è sempre speranza di una vita migliore, proprio come è accaduto a me, e poi di medico in famiglia uno basta e avanza, ovvero tu!” rise e io la guardai ma poi sorrisi. Non aveva tutti i torti, ma poi la presi in giro.

“Ma perché secondo te un psicologo o psichiatra cos’è? Non è un medico!” esclamai ridendo posando la lettera sul tavolo e prendendo la mai donna tra le braccia per farla sedere sulle mie gambe, ma nel modo di spostarla dalla sedia lei sbattè la pancia e si spinse via.

“Piano, cretino!” esclamò quasi ringhiando e io la guardai dubbiosa mettendosi una mano sulla pancia e una sulle labbra.

“Shhh” ridacchiò.

“No, aspetta …che significa?” esclamai incredulo. Non avevo capito male vero?

“Non mi dirai che …che…”

“Si” rise lei.

“Si che?”  la guardai strabuzzando gli occhi e la vidi alzare gli occhi al cielo.

“Sono incinta” ridacchiò e per poco non mi venne un infarto.

“Cheee? E quando avevi intenzione di dirmelo eh?” sbuffai prendendola di nuovo tra le braccia e stando attento sta volta a non farla sbattere.

“Ma se l’ho saputo solo sta mattina. Ho comprato il test di gravidanza due ore fa e poi l’ ho fatto ed è risultato positivo.” Esclamò mettendo il broncio e mettendo le sue braccia attorno al mio collo. Santa Eva stavamo per diventare genitori.

“Seyra…ma mamma…papà..lo zio…”

“Non diciamo nulla fino al matrimoni ti prego, tanto manca solo un mese.” Esclamò e io la guardai dubbioso ma dopotutto la capivo. Suo padre quando ci aveva beccato a letto assieme aveva dato di matto, dicendo che era ancora troppo piccola, che Seyra era la sua bambina e la mia ragazza non se l’è sopportata, lei si sentiva una mia proprietà privata e a me andava benissimo così. La baciasi teneramente e poi depositai un bacino sul suo nasino.

“Grazie” sussurrai

“No, grazie a te” sorrise lei.

“Seyra ma se sei incinta con l’università come fai?” chiesi e lei sorrise.

“Di qua a che comincia l’ università mia saremo già sposati.”

“No, non è questo che intendevo, non ti devi stancare, per quest’ anno lascia perdere l’uni !” esclamai e lei inarcò un sopracciglio.

“Shone le nostre università sono confinanti, se ho bisogno d’aiuto mi bastano due passi per essere da te e ti prometto che non mi affaticherò, ma per favore non tapparmi le ali solo perché sono incinta.” Esclamò e io mi feci pensieroso.

“Ok, ma per i mesi della gravidanza scordati il pattinaggio artistico chiaro!” esclamai e la vidi strabuzzare gli occhi fuori dalle orbite e poi cercare di obiettare ma alla fine riflettè e capii che era la cosa giusta annuendo.

“Bene” sorrisi. Poi lei si alzò dalle mie ginocchia.

“Staccati da quei libri almeno un po’, ci sono tutti la sotto compreso i ragazzi della compagnia tetatrale.” Dichairò Seyra.

“Cosa? E perché sono qui?”

“Non lo so Shone, li ha portati qui tutti Bea!” mi spiegò e io alzai gli occhi al cielo.

“Ok, mia cugina ha intenzione di organizzare una mega festa tutti quanti. I nostri genitori?”

“Pure giù!”

“Oddio!”

“Shone, è giusto così. Sono settimane che prepari questo esame, un po’ di sfogo ci vuole anche a te!” esclamò la mia saggia donna .

“Conosco un modo più divertente per distrarsi che fare festa!” esclamai e lei ride.

“Maniaco pervertito, sono incinta io!” rise ancora “ Ma Shone non vediamo i nostri amici da troppo tempo!” con quelle parole Seyra riuscì a convincermi. Nonostante fosse aprile inoltrato, un brivido di freddo mi passò lungo la colonna vertebrale. Avevo una strana percezione. Presi il cellulare e prima di metterlo in tasca guardai i  messaggi. Ce ne era uno di Shane.

-Arrivooooo…Non iniziate senza me!-

Risi leggendo quel messaggio. Tipico di Shane essere il solito scapestrato e di sicuro averva scritto quel messaggio mentre guidava, ma la mia risata e anche condita di quel brivido di freddo che aveva deciso di non abbandonarmi. In un primo momento lo ignorai e mi rivolsi a Seyra..

“Amore..”

Lei si girò e mi sorrise.

“Ho un regalo per te…è giù in garage. Sono arrivati giusto stamane. Vieni?” sussurrai tendendole la mano. La vidi inarcare un sopracciglio.

“Chi è arrivato Keith?” chiese Seyra e io risi.

“No, quel brontolone di tuo fratello è arrivato sta notte e ancora dorme!” le spiegai ridendo.

“Tipico di Keith!” esclamò  divertita. Dei adoravo vedere la mai Seyra cosi rilassata e felice.

“te proprio non lo hai sentito sta notte vero?” chiesi

“Sentito cosa?” mi chiese dubbiosa e io alzai gli occhi al cielo.

“Certo che quando sei rilassata e dormi bene non senti manco le bombe Seyra!”

“eh?”

“Tuo fratelloo Keith, mia cara Seyra ha dormito con noi sta notte, se è infilato nel nostro lettono!” sbuffai.

“che cosa?” strabbbuzzò gli occhi la mia piccola e io sorrisii.

“Continuava a dire che eri sua!” dichiarai vedendola diventare rossa di rabbia mentre io apriò la porta del garage…

“Keithhh!” urlò pronta all’ attacco ma la fermai in tempo.

“Lasciami devo prendere a pugni quel cretino di un fratello rompi balle!” urlò e io risi.

“Aspetta prima i regali..”

La vidi fermarsi e attendere trepidante e ancora rossa in volto. Rimase senza fiato quando vide una vasca gigante con dentro un delfino e accanto una gabbietta con dentro un cucciolotto di tigre.

“S…Shone?” esclamò guardandomi.

“Assicurazione…” ridacchiai spiegando come avevo fatto a trovare i soldi per quei due animali. Lo stato mi aveva pagato per tutta la sofferenza patita a causa dei medici ciarlatani…

“Io..ma che dia…”

“Naa..Seyra bastano e avanzano..i muratori stanno anche costruendo casa nostra, poi ho un amico che ha uno zoo, ma non poteva tenere questi due cuccioli per mancanza di spazio, ho dovuto pagare solo le spese di trasporto dall’ australia.” Sorrisi.

“E questo amico australiano è?” chiese e io sorrisi

“Dereck Hale. Suo padre ha lo zoo!”

“Porca paletta il fidanzato di Aleandra è stato in grado insieme a te di organizzare tutto questo?” chiese e io annuii

“Oddio oddio oddiooo” saltellò la mia donna.

“Cosa..”

“Il delfino Femmina, la tigre maschio” spiegai.

“Oh allora chiamerò la tigre Kivar, e il delfino..uhm..si Dufur!” rise e io risi con lei.

“Come le caramelle?”

“Si perché il delfino è dolcissimo..” rise ancora, per poi dirigersi alla gabbietta e prendere in braccio il cucciolotto di tigre.

“Ciao Kivar!” la tigre miagolò

“*w* che amoreeeee!” rise Seyra carezzando la testa della tigre.

“Grazie Shone..Grazie amore mio..” sussurrò con le lacrime agli occhie io mi avvicinai a lei e la baciai

“Di niente”

Si staccò da me e si avvicinò alla vasca e il delfino si avvicinò

“Noi faremo presto bagnetto assieme Cara Dufur!” sorrise e il delfino mosse la testa in segno di approvazione, poi si voltò verso di me.

“Andiamo dai nostri amici Shone e sta sera ci divertiremo a dovere noi due! Saprò come ripagarti..” sorrise Seyra e io arrossi avviandomi verso la porta seguendo Seyra che ancora aveva Kivar in mano.

Arrivati dai nostri amici Seyra  se la prese a morte con suo fratello che per tutta la sera non fece altro che chiedere scusa, ci divertimmo un mondo con i nostri amici e Seyra saltò addosso a Dereck ringraziandolo di cuore e lui aveva alzato le spalle sorridendo e carezzando la testa alla mia donna come fosse una gattina. Seyra non mollava un secondo Kivar che si era addormentato tra le sue braccia.

L’ idillio fini quando la porta suonò e mio padre andò ad aprire.

“Signor Wilder?” chiese un poliziotto.

“Si”

“Shane Wilder e suo figlio?” chiese il poliziotto e tutti ci irrigidimmo.

“Si, che è successo?”chiese mio padre spaventato e quel brivido alla mia schiena si fece sentire di nuovo.

“Un camion andava contro senso..suo figlio ha avuto un incidente con l’ auto..è ricoverato d’urgenza, il dottor Lowel mi ha detto di venire qui…Suo figlio è in coma. Mi dispiace.” Sussurrò mio padre cadde a terra e io a ruota. Seyra mi venne subito vicino.

“Shone…” era spaventata e in lacrime anche lei. Sentivo quel brivido..è mio fratello gemello e ora…persi i sensi…

 

To be continued

 

Ed eccoci qua signori e signore al penultimo capitolo di Lezioni di recitazione, non ci credo ancora che dopo ani siamo giunti alla fine di questa storia lunga e Sofferta. Mi mancheranno da morire le vicende di Seyra e Shone, ma anche loro come ogni cosa sono destinati a salutarci.

Fatemi sapere che ve ne è parso

Al prossimo e ultimo capitolo

Baci Mei

 

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Capitolo 35
*** Epilogo ***


POV SEYRA

Non è possibile. Shane in coma, Shone svenuto, io sotto shock , il signor Wilder non risponde più nemmeno ai segnali, la signora Wilder è in un pianto disperato tra loe braccia di mio padre, io seduta sul letto in attese che Shone si Svegli e mio padre mi tiene una mano sulla spalla. Kivar accucciato ai miei piedi.

“Seyra..” sussurrò mio padre e io alzai il viso verso di lui. Il mio viso straziato dal dolore per Shane e per la paura per Shone.

“C’è lo zio di sotto” sussurrò mio padre e io con movimenti lenti e contestati dai miei singhiozzi mi alzai dal letto per andare dallo zio Eric.

Mi chinai sul letto e baciai teneramente il mio uomo che sembrava un angelo steso sul quel letto, ma sapevo che quello non era un sonno ristoratore ma bensì il suo corpo aveva reagito d’ istinto alla notizia di Shane e lo aveva fatto svenire per attutire il dolore. Scesi al piano di sotto e guardai lo zio anche lui con una faccia devastata. La cosa non prometteva bene.

“Zio..” lo chiamai tremante e lui alzò la testa di scatto dalla visita a mio suocero che stava facendo. Il possente signor Wilder era come caduto in uno stato di trans assoluta.

“Seyra…piccola..”

“Come sta?” chiesi chiedendo di mio suocero.

“Bene fisicamente Seyra, è emotivamente che tutti quanti mi preoccupate, ma questo non è il mio campo non so che fare.” Annui, quello sarebbe diventato il mio campo. Psicoterapia.

“Come sta Shane?” chiesi ancore e lo zio sgranò gli occhi.

“Non qui Seyra, vieni con me..” esclamò dirigendosi verso la cucina e io lo seguii, poi lui si voltò verso di me appena fu giunto a destinazione.

“Non sta per niente bene. Non risponde agli  stimoli che gli diamo. Gli interventi che gli abbiamo fatto, sono andati bene ma lui non reagisce. Per fortuna il cervello, il cuore e gli organi vitali non sono danneggiati, ma ha mezzo fegato distrutto, la milza ha subito un duro colpo, un emorragia interna, trauma cranico…Santo Dio..è grave e ..e..” sussurrò lo zio mettendosi una mano sul viso.

“Non ce la faccio più Seyra. Perché tutto alla mia famiglia!” esclamò lo zio con gli occhi lucidi e io sussultai nel vederlo così

“Shane non è la tua famiglia..” sussurrai.

“è la tua e tu sei la mia..” esclamò lo zio. Era vero, sembrava che il destino ce l’ avesse con noi.

“S..Si riprenderà..” sussurrò una voce e io mi girai di scatto.

“Shone, mio Dio..che stai facendo..”

“Si riprenderà?” chiese nuovamente Shone…

“Non lo so ragazzo mio..” sussurrò lo zio e lui lentamente venne verso di me e mi mise una mano in vita poggiando il mento alla mia spalla.

“Annulliamo il matrimonio..” mi sussurrò e io sussultai ma poi annuii capendo.

“già, penso sia il caso!” sussurrai

“NO!, E Dio, non penso che Shane avesse voluto che il matrimonio si annullass…”

“Zio, No!” esclammo io e Shone

“Viviamo già insieme …ci sposeremo solo con Shane…” esclamai e lo zio sospirò rassegnato e annui poi ci dirigemmo in salotto dove parlai con mio suocero cercando di capire e anche se ancora non avevo studiato nulla cercare di prepararmi al mio prossimo lavoro…

 

Passò un mese da quel giornò un mese in cui Shane migliorava pochissimo e lentamente ma gliorava, io avevo iniziato l’ università e giusto quel giorno le lezioni erano finite prima e mi diressi da Shane in ospedale. Appena arrivai trovai Shone che gli teneva la mano.

“Shane, aspettiamo tutti te…ti prego apri gli occhi..” ma nulla non reagiva.

“Fra…fratello….mi dispiace…mi dispiace di tutto. Non cvoglio perderti Shane, sei una parte di me, sei mi fratello. È vero mi sono comportato da stronzo non dicendoti del mio tumore, ma io ora sono qua, sto bene, non puoi andartene tu.. Ho bisogno di mio fratello…Shaneeee!” urlò Shone prima di scoppiare a piangere. Non ci movemmo di li per tutta la sera fino a quando esausti non ci addormentammo ai bordi del letto di Shane.

 

Fa freddo, fa tanto freddo, Dove sono? Questa voce? Shone! Fratello, vorrei svegliarmi ma non ci riesco,Oh Shone non sai quanto è dura stare sempre alla tua ombra…SEyra…ci sto provando…ma è così difficile…

Oh no, no,…il buoi ..il vuoto… Shone…quel pianto..no…

Non piangere Fratello, Tornerò..

Poi di nuovo il buio.

 

The And

 

Signori eccoci alla fine di questa lunga storia e con questo Seyra e Shone ci salutano, chissà se un giorno o l’altro non mi verrà la felice idea di narrarvi le avventure del nostro Shane…per il momento lo lasciao nel suo lungo sonno e chissà se una bella giungerà a svegliarlo :P alla prossima ..Mei kiss e grazie per avermi seguito. Fatemi sapere che ne pensate.

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