Powerless

di Giadavnt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Perché ci mettono tanto? Il rientro era previsto per oggi...

Mi guardo intorno guardando ancora la Città come faccio ormai da 2 anni a questa parte. Circa da quando ha iniziato a diffondersi il “virus”. Non so se si possa chiamare proprio così. Non sappiamo come sia nato, da dove venga e perché. E' stato per volere divino o siamo noi stessi ad aver creato tutto ciò con qualche strano potere che non sappiamo d'avere? Alcune volte penso che ci stiamo prendendo in giro da soli: non possiamo continuare a vivere in questo modo, nella Città. Non dovrei farne di questi discorsi ma non riesco a frenare i miei pensieri -dopotutto quando mai ci sono riuscita?-, gli stessi che hanno contribuito a creare tutto quello che ci circonda e che attualmente ci sta salvando la vita. Fisso le altre mura e il grande cancello di ferro da cui ora riusciamo a vedere la vecchia città.

Cerco sempre di bearmi di quell'immagine e fissarla nella mente dato che, dopo il rientro della spedizione, il cancello sarà sigillato e ricoperto dalla protezione di ferro mimetizzandosi con il resto delle mura grige. Sento i bambini dietro di me che chiedono alle loro mamme perché non si possa andare li fuori e le donne che rispondono imbarazzate inventandosi qualche scusa plausibile per non rivelare la verità. Una verità che li terrorizzerebbe riempendo i loro sonni di incubi. Proprio come è successo e succede ancora a me. Ho diciassette anni e vivo questa realtà già da un po' ma gli incubi continuano a terrorizzarmi riportandomi sempre a quella notte. A quando scappammo da casa nostra per sfuggire all'attacco di quelle creature sovrannaturali e disgustose che riuscirono però a portarsi via mia madre. Da allora cominciammo a creare la Città...

Stringo gli occhi ricordando quei momenti dolorosi e strazianti. Sento una mano che stringe la mia. La riconosco ma alzo comunque lo sguardo per guardare gli occhi di mio fratello, Vick. Ha perso i genitori e mio padre lo ha adottato, dovrei chiamarlo “fratellastro” ma non mi piace questo dispregiativo. Lui mi conosce meglio di tutti, anche perché sa il dolore che ho passato e che passo ogni volta che mio padre va in missione. Da quando ci siamo conosciuti è sempre stato la mia ancora, in mio punto di appoggio. Mi stringe a sè e voltiamo di nuovo lo sguardo verso il cancello aspettando il ritorno del gruppo di uomini che si sono avventurati li fuori alla ricerca di risorse e viveri per gli abitanti della Città.

Un militare affacciato al cancello ci grida che li vede, sono tornati! Tutte le donne coi figli si avvicinano al cancello tenendosi poi a distanza di qualche metro come dicono chiaramente le regole di qui. Io e mio fratello invece ci avviciniamo completamente al cancello chiudendo le sbarre nel palmo chiuso a pugno. Un uomo grande e robusto si avvicina velocemente irritato dal nostro comportamento ma muta subito espressione non appena ci identifichiamo. Il cancello comincia ad aprirsi con uno scossone e ci allontaniamo leggermente. Il gruppo di circa 40-50 uomini ci investe e tra i tanti visi comincio a cercare quello di mio padre. Niente, non lo vedo da nessuna parte. Il cancello si richiude e sento il rumore insopportabile della copertura di ferro che ritorna al suo posto. Con un ultimo tonfo si richiude completamente. In quel momento sento una mano poggiarsi sulla mia spalla. In un attimo l'euforia si impossessa di me e mi giro col sorriso sulle labbra pronta a vedere il viso paterno. Ma il mio sorriso si spegne velocemente.

-Philip! Dov'è mio padre?!- sento il tono isterico della mia voce, mi agito ancora di più.

-Jade...mi dispiace...- il tono è basso come il suo sguardo. In un momento non capisco più niente. Mi sento la testa girare, la vista appannarsi e la forza venire meno. Cado a terra inginocchiata con lo sguardo vuoto. Non so cosa sto guardando, non so cosa sto pensando. Buio. Vuoto totale. Sento Vick vicino a me che mi sostiene e mi scuote leggermente. Philip mi si inginocchia di fronte. Prende una mia mano mettendomi qualcosa sopra e me la stringe fra le sue. Poi parla ma lo sento appena.

-Siamo stati attaccati all'improvviso e molti di noi non sono riusciti a salvarsi. Tuo padre ha combattuto instancabilmente e con una forza e volontà che non immagini. Con le sue ultime forze mi ha dato questo per consegnarlo a te e dicendomi che vuole che sia tu ora a comandare. A portare avanti tutto questo che siamo riusciti a costruire grazie a te, tuo padre e tante altre persone cui non finiremo mai di essere debitori.- gli scende una lacrima.

Mi sento presa dall'agitazione ancora più di prima.

-Come io?!- urlo -Io dovrei comandare?! Non ne sono capace! Non so come fare!- mi metto le mani nei capelli e urlo tra le lacrime non riuscendo a controllare più me stessa. Philip mi blocca le spalle in una presa forte e mi guarda negli occhi fisso.

-Jade, ascoltami! Tuo padre credeva in te! Tutti noi crediamo in te! Conosci più di tutti quanti noi la Città, sei intelligente e astuta. Tu sei... tu sei proprio come tuo padre. Ed è per questo che devi reagire!- fa una pausa e mi fissa – hai capito?-

Sento le lacrime scendere ancora di più, guardo il palmo della mia mano sinistra trovandovi l'anello di diamante nero di mio padre. Fisso il serpente argentato che si attorciglia attorno alla cerchio nero. In un momento mi sento come se quel serpente stesse stritolando me e mi manca il respiro. La vista si appanna ancora di più. L'ultima cosa che vedo è il suolo avvicinarsi sempre di più.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Mi sveglio di soprassalto nel mio letto. E' stato solo un sogno? Un incubo? No impossibile. Il dolore era troppo reale, ciò che toccavo lo sentivo davvero. Mi guardo le mani addormentate che formicolano e li ricevo la conferma che tutto è davvero accaduto. Alla mano sinistra ho l'anello nero con il serpente argentato. Sento di nuovo le lacrime venirmi agli occhi alcune fuoriescono. “Tu sei come tuo padre! E per questo devi reagire!”. La voce di Philip mi rimbomba nelle orecchie. Come posso reagire?! Ho solo 17 anni! Come faccio a mettermi a capo di una città? Come potrei dare ordini a coloro che sono più grandi di me e hanno più esperienza!?

Scuoto la testa e sposto la coperta per scendere dal letto. A piedi nudi sento chiaramente il pavimento freddo, le gambe mi tremano e mi reggo per qualche secondo al materasso per trovare l'equilibrio. Le lacrime scendono ancora dal mio viso. Non riesco a reggermi in piedi figuriamoci ad occuparmi di un intera comunità e salvarla da quelle creature orribili. Creature che si sono presi mia madre e mio padre. Me li hanno strappati via. Mi rimetto in posizione eretta e attraverso la mia stanza. Mi fermo di fronte alla grande vetrata che si affaccia proprio sulla piazza della Città. La stessa piazza dove ieri ci eravamo ritrovati tutti e dove sono venuta a sapere della morte di mio padre.

Guardo il cancello, le mura: non ne usciremo mai da questa situazione! MAI! Perché non diamo semplicemente un taglio a questa storia e ci arrendiamo?! Dove arriveremo continuando in questo modo?! Prima o poi comunque moriremo tutti, perché non toglierci il pensiero ora. Mi reggo in piedi poggiandomi al muro. Per un attimo mi sembrano quei muri di ferro e comincio a darci pugni contro con tutta la forza che ho in corpo. Il muro crolla, le creature cominciano ad entrare nella Città. Le persone si barricano nei palazzi mettendo le assi di legno davanti alle porte. Arrivo vicino al cassettone della mia stanza. Guardo tutto ciò che c'è sopra, le foto. Non riesco a sopportare la loro vista, la vista di quei momenti felici ormai andati, le butto a terra e il vetro di infrange. Le finestre esplodono e schegge cadono in terra. Guardo i pezzi trasparenti e lucidi sul pavimento.

-Mamma mi è caduto il bicchiere! Scusa, non l'ho fatto apposta!- e poi un pianto. Mia madre si avvicina alla bambina, me da piccola, e mi consola mentre le lacrime continuano a scendere. Rivivo la scena come se fosse davanti ai miei occhi. Ma ormai sono rimasta sola, non ci sarà più Lei a consolarmi e dirmi che va tutto bene. Non riesco più a reggere quell'immagine e cerco di uscire dalla stanza tenendomi al muro. Tenendomi allo scorri mano comincio a scendere le scale, ma poi mi fisso a guardare la ringhiera di legno che accompagna le scale. Pitturata di bianco, mi sembra troppo immacolata e pura per questo mondo. Senza esitare afferrò una sbarra e tiro verso di me spezzandola. La stessa fine fanno anche le seguenti. Nel frattempo le assi di legno dietro le porte si spaccano e crollano sotto la forza delle creature permettendo a queste ultime di entrare nei palazzi e cominciare a divorare gli uomini che si trovavano sul pianerottolo.

Sento le grida straziate, le implorazioni e le maledizione che fuoriescono da un numero indecifrato di bocche. Metto le mani sulle orecchie ma le voci non si arrestano e dalla confusione cado dalle scale. Anche ora che sono a terra la voci continuano a unirsi diventando suoni confusi e incomprensibili. Mi rialzo a stento e vado verso la porta d'ingresso. Quando sono già quasi arrivata inciampo cadendo sulla porta e rompo il pannello superiore di vetro che la costituiva. Alcune piccole schegge mi graffiano la testa e il volto e sento un liquido caldo che mi bagna il viso. Con quel poco di equilibrio che ritrovo apro la porta. Come la mia sento tutte le serrature che scattano e si aprono emettendo un “click” all'unisolo.

Le urla aumentano e si aggiungono nuove voci più acute che gridano. Stavolta sento anche qualche pianto. Sono sul ciglio della porta e guardo la piazza invasa da cadaveri, alcuni a terra, altri in grado di stare in piedi e camminare. Cado in ginocchio sentendo le forze abbandonarmi. E davvero arrivata la fine? Presto faremo tutti parte di questo incubo e forse non saremo più in grado di pensare, di provare emozioni. Saremo solo corpi che vagano spinti da istinti primordiali e cannibaleschi. Tutto ciò che ci rende umani andrà via. Vedo Vick che combatte al centro di un gruppo di zombie. Alcuni cominciano ad avvicinarsi a me. Lo vedo urlare qualcosa ma non lo sento troppo distratta dalle urla che si agitano nella mia mente. Ormai i mostri sono davanti a me ma non scappo, non cerco di difendermi. Sono stata io a volere tutto questo e ora ne pago le conseguenze. Sento dei denti che mi affondano nel collo e la pelle che si strappa. Ora voglio solo morire e non vedere tutto ciò che ho causato.

- And you held it all but you were careless to let it fall...and I was by your side, powerless-

Angolo autrice
Ecco qui la seconda e ultima parte. spero vi sia piaciuta questa mia piccola pazzia. Grazie mille a tutti coloro che leggeranno. Se volete lasciate qualche piccola recensione (con consigli e domande se qualcosa non vi è chiara) che fa sempre piacere all'autore :)
Giada00

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