I will love you

di Lady Diamond
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri del destino ***
Capitolo 2: *** Ci sarò sempre per te ***
Capitolo 3: *** Ricordi ***
Capitolo 4: *** Nient'altro che noi ***
Capitolo 5: *** Happy ending ***



Capitolo 1
*** Incontri del destino ***


La pioggia ormai scendeva costantemente da cinque giorni sulla fredda Milano e la prestigiosa Università a cui si era iscritta appariva semplicemente vuota e quel clima atmosferico sembrava quasi voler esprimere appieno ciò che la giovane Riffler provava: un senso di rabbia e solitudine, nonostante il suo appartamento, condiviso con Veronica e la sua compagna di corso Evelin, fosse sempre pieno.

Era stato difficile ambientarsi in una nuova città, aveva sentito le stesse emozioni che aveva provato a New York, dove aveva vissuto per quasi tre anni: era un pesce fuor d’acqua, ma sta volta non era del tutto sola, aveva la sua amica storica Veronica, con cui aveva riallacciato i rapporti, seppure con qualche difficoltà ed insieme avevano affittato quel piccolo appartamento. Era triste, ma si sentiva libera anche. Le mancavano i suoi genitori con cui aveva finalmente un buon rapporto ma che non le permettevano di lavorare ma lei non poteva in alcun modo permettere che loro decidessero tutto per lei, le avevano imposto la facoltà ma di certo non avrebbe permesso loro di vietarle anche di lavorare e così si era impegnata, impedendo ai suoi genitori di cercarle un buon posto di lavoro e ce l'aveva fatta, da sola, senza che il suo cognome influisse, quel lavoro lo aveva ottenuto con le sue forze.
Le piaceva lavorare al bar e con quei soldi si pagava le spese dell’appartamento condiviso. Si affacciò alla finestra della sua stanza, si sentiva stanca, aveva passato troppe ore sui libri, quando alla radio passò una notizia: “Oler*, anche detto Lucifero, dopo una lunga trattativa finalmente entra a far parte della rosa del Milan”. Celeste accennò un sorriso dolce amaro mentre una piccola lacrima scese dai suoi occhi . Lucifero, il suo Lucifero ce l’aveva fatta, aveva realizzato i suoi sogni e immediatamente si chiese se lui si ricordasse di lei, ma immediatamente scacciò quel pensiero, Lucifero non era più suo, purtroppo.

Le mancava, eppure lei era andata avanti, esattamente come aveva fatto lui, esattamente come le mancavano i suoi amici, la sua seconda famiglia, coloro che le avevano fatto capire molte cose, gli amici che avevano davvero capito chi era realmente la “contessina Riffler”, quei amici che l’avevano supportata e l’avevano aiutata, coloro che aveva dovuto abbandonare, purtroppo. Ad un tratto, Evelin, la sua amica bionda entrò come una furia scatentata nella sua stanzetta.

Le era sembrata felice e si chiese cosa fosse successo alla sua amica, ma prima che potesse proferire parola, la ragazza euforicamente esclamò: ”Hounragazzo”. “Cosa?” domandò la contessina con un tono perplesso. “Mi sono fidanzata, ecco. E’ un novizio, studia medicina ed ha la tua età” esclamò la ragazza sorridendo come una bambina alla sua prima cotta e Celeste la abbracciò e le disse di essere felice per lei, ma la bionda continuò il suo discorso : “ Sai, mia dolce amichetta, sta sera ho un appuntamento e tu e Veronica verrete con me, e non accetto un No come risposta, fila a prepararti, ci vediamo intorno alle otto al bar universitario e vestiti bene, potrebbe esserci qualche tipetto interessante” concluse la bionda con i suoi grandi occhi azzurri luccicanti. Gabriele, un tempo chiamato Memorino, non poteva credere alle imposizioni della sua nuova ragazza.

Adorava Evelin e fare amicizia con lei era stato davvero semplice ma di certo non si aspettava che quel piccolo diavoletto sarebbe diventata la sua ragazza. Si erano conosciuti, o meglio, lei le era andata addosso facendo un gran baccano, nella biblioteca della facoltà di economia che frequentava la bionda. “Scusami, scusami, scusami” aveva detto la ragazza. “Piccoli incidenti di percorso, piuttosto, tutto bene?” aveva detto il moro con un tono leggermente preoccupato per poi abbassarsi a raccogliere i libri insieme alla giovane. “Oh si, certo, ma sai i libri pesano ed io devo studiare” proferì con un tono quasi imbarazzato. “Mi chiamo Gabriel” disse ad un tratto Memorino. “Evelin” disse la bionda regalandogli un sorriso, il più bel sorrido che lui avesse mai visto.

Memorino sorrise a quel ricordo ma adesso proprio non capiva perché la sua nuova ragazza dovesse organizzare un’uscita di coppia con i suoi amici. “E’ per le mie due amiche single, sai, sono sempre a casa a studiare o a lavoro ed io voglio presentartele” aveva detto la bionda sorridendogli e lui, senza neanche rendersene conto aveva detto si. Compose il nome del suo migliore amico, che da quel giorno avrebbe vissuto a Milano e di un suo compagno di corso ed in pochi minuti avrebbe organizzato la serata. Aveva paura di scoprire chi fossero le due coinquiline della sua bionda e quando lui aveva provato a chiedere chi fosse lei gli aveva semplicemente detto “Ma tranquillo tesoro, le mie due amiche sono di classe, quindi attenzione”.

E così alle otto precise si ritrovò solo al bar quando vide una riccia chioma bionda entrare seguita da due ragazze dall’aspetto familiare e ciò lo spiazzò appena il trio si avvicinò. Non potevano essere loro. “Amore” esordì la bionda baciando Gabriele che ricambiò il bacio della ragazza, che appena sciolse il bacio disse “Loro sono Celeste e Veronica”. Le due ragazze rimasero senza parole, si sentivano imbarazzate ed insieme dissero “Memorino?”. Anche il moro era parole, non si sarebbe ma aspettato di rivederle ma era felice, la sua migliore amica era lì, ed era diventata incredibilmente bella,

Celeste era lì. “Certo che sono io ragazze” proferì il ragazzo abbracciando le sue amiche d’infanzia. “Oh” proferì Evelin stupita. Anche lei si sentiva in imbarazzo. Aveva visto Memorino diverse volte girare per il campus, ma non lo aveva riconosciuto. Era cambiato, era diverso ed anche più carino, ma in quel momento non le importava, era felice come non si sentiva da tempo.

Un altro piccolo pezzo della sua famiglia era lì e tutta la tristezza sentita in quei giorni sembrava quasi sparita e sorrise. “Sai, noi eravamo i Celestini, i campioni della pallastrada” esclamò il ragazzo. Quanti ricordi invasero la testa dei ragazzi, i litigi, la sofferenza dei loro adii, gli amori sul campo, l’amicizia e ciò fece sorridere i tre, mentre la bionda osservava la scena incuriosita e sentendosi di troppo, ma nascose tutto quello che stava provando con un dolce sorriso e così chiese “Beh, visto che vi conoscete già, vorrei sapere di più su voi, ma soprattutto, i tuoi amici dove sono finiti?”. E proprio in quel momento la porta del bar si aprì rivelando altri due ragazzi conosciuti . Quelle iridi verdi Celeste li avrebbe riconosciuti ovunque ed una sensazione di panicò si impadronì del suo corpo, ed i loro occhi si incrociarono.

Sembravano attimi infiniti, interrotti solo dal vociare di Memorino che stava presentando i suoi amici ad Evelin. “Loro sono Alex, ex giocatore dei Diavoli rossi, nonché braccio destro di Veronica e lui è…” “Lucifero” proferì Celeste, senza neanche rendersene conto. L’aveva riconosciuto, o semplicemente sapeva chi fosse, infondo ora lui era un calciatore professionista E quando le loro mani si strinsero, lui attirò la castana a se e la abbracciò. Quell’abbraccio sembro quasi colmare il vuoto degli ultimi anni, ma rivedersi provocò in loro nuove emozioni che entrambi avevano dimenticato. Era stato semplicemente stupendo rivedersi ed avevano una lunga serata davanti. 


Spazio autrice: beh, io non scrivo quasi mai ma questa storia l’avevo in mente da un bel po’ ed ho intenzione di continuarla, non so se qualcuno la leggerà ma un grazie infinite a chi lo farà. E’ una piccola fanfiction senza pretese e spero che vi piacerà. Adoro Lucifero e Celeste, e sinceramente ho sempre sperato che in qualche modo si sarebbero rivisti Un saluto a tutti. Crystal.

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Capitolo 2
*** Ci sarò sempre per te ***


La serata era stata abbastanza tranquilla ed aveva suscitato strane emozioni in Veronica e Celeste, così l'ex capitana dei diavoli rossi trascinò la sua migliore amica nella sua stanza.
Nessuna delle due osava proferire parola e fra loro si creò un silenzio carico di pensieri e parole mai dette e, dopo qualche minuto, la mora prese parola :" Celeste… forse ti sembrerà strano ciò che sto per dirti ma ho bisogno di parlare con te". Celeste sorrise alla sua amica e, dopo essersi seduta di fronte alla ragazza le disse di continuare. "Sai Cele, ho sempre avuto avuto una cotta per Memorino, lo capii quella volta che mi aiutò cinque anni fa". "Beh, cinque anni fa la situazione era complicata" disse la contessa dolcemente. "Cinque anni fa ero una vipera e non mi sono comportata molto bene con te" disse Veronica sopirando.
“Amica mia, se tu non avessi capito i tuoi sbagli la nuova squadra dei Celestini non avrebbe vinto i mondiali” ribattè Celeste abbracciando la sua compagna e disse con un tono serio “E se tu quella sera a New York non mi avessi soccorsa io non sarei qui”.
“Nella Grande Mela hai fatto un gran casino, lo so, ma io c’ero e ci sarò sempre per te, la nostra amicizia è finalmente solida e so che tu non mi abbandonerai mai, ma quella volta ho creduto di perderti, ma ora non ricordiamo il passato, ora sei qui, anzi, siamo qui” le due sorrisero di nuovo.
Il loro rapporto era stato sempre complicato, erano state amiche, nonostante l’invidia che Veronica aveva sempre celato, poi nemiche poiché la mora aveva creduto di essere stata abbandonata da Celeste ed ora erano lì, insieme ed erano certe che nonostante tutto quello che avevano passato a New York loro ci sarebbero sempre state.
Nella Grande Mela era successo di tutto: era morta la contessa Riffler e Celeste era diventata il fantasma di sé stessa avvicinandosi al mondo della droga e aveva rischiato di morire ma Veronica, che viveva con i genitori della sua amica, non si era arresa.
I ricordi di quella notte di quattro anni prima erano ancora vivi nella sua mente, Celeste stesa sul ciglio della strada non respirava e lei l’aveva seguita, come soleva fare ogni notte, sapeva che la sua amica prima o poi si sarebbe trovata nei guai e quella sera così era stato e lei l’aveva salvata. "Quei ragazzi non sono al tuo livello" aveva detto sua madre molti anni prima. "Si avvicineranno facilmente alla malavita". Eppure era stata proprio lei ad avvicinarsi e lo aveva voluto lei e questo le pesava ancora. Celeste scosse la testa, ormai quello era solo il passato e non era più sola.
Ritornare alla normalità era stato difficile ma insieme avevano superato tutto, anche se i segni di quell’incidente erano ancora vivi nelle loro menti.
“Come ti dicevo prima” continuò Veronica “Rivedere Memorino mi ha fatto uno strano effetto ed ora lui sta con Evelin, sono stanca di essere così, vorrei rivederlo, ma non so come”.
“Ti capisco sai? Anche per me rivedere Lucifero è stato strano, sono ancora innamorata dell’amore innocente che avevamo ed ora non so che fare, vorrei rivederlo, ma non so come” risposte Celeste tristemente.
“Un modo forse c’è” disse Veronica sorridendo maliziosamente.
“Quale? Evelin?” chiese la contessa e Veronica annuì.
“Sei un genio, VeVe!”
Improvvisamente un bip interruppe il loro dialogo, il cellulare di Celeste si illumiò e subito lesse il messaggio.
“Ciao Cele, sto cercando di trovare le parole giuste ma davvero non ci riesco. Forse ti starai chiedendo chi sono….sono Lucifero.
Scriverti non è facile, sai che per me è difficile dire cosa penso se si tratta di te ma per una volta voglio provarci.
Rivederti mi ha fatto uno strano effetto, ma sentirti parlare, vederti così forte mi ha davvero rasserenato.
L’ultima volta che ho sentito parlare di te è stata questa estate quando hai sciolto il tuo fidanzamento con quel tipo, ti ho seguita molto in questi anni, ma non sono uno stalker eh :P . Mi piacerebbe poterti rivedere, magari da soli per chiacchierare un po’.
Buonanotte Celeste.
Ps: ho avuto il tuo numero da Memorino”.
Ormai l’aveva invitata, ed era felice di averlo fatto.
Per lui Celeste rappresentava tutti i momenti bella sua infanzia e pre adolescenza, era stata la sua luce anche nei momenti più bui e diverse volte aveva immaginato un futuro con lei ma l’unica cosa che aveva avuto da lei era stato quel bacio casto al tramonto, ed era stato il miglior bacio che avesse mai avuto.
Controllava il cellulare in continuazione, si sentiva come un ragazzino alla prima cotta eppure Celeste era solo un’amica, o almeno così sperava che fosse.
Poi il suo telefonino iniziò a vibrare e immediatamente si precipitò a leggere il messaggio.
“Hey Lu, sei uno stalker sai? Non mi aspettavo che tu sapessi del mio passato, ma non mi va di parlarne tramite sms . Sai, rivederti è stato strano anche per me e proprio ora mi stavo chiedendo cosa avessi  pensato tu rivedendomi e invece vengo a scoprire che sai tutto di me.
Mi sarebbe piaciuto sentirti in questi anni ma entrambi abbiamo avuto le nostre esperienze, quindi accetto il tuo invito. Ci vediamo sabato pomeriggio al bar universitario?
Un bacio, la tua amica Celeste.
Ps: ma non eri tu quello che “non voglio cellulari”? :P “.
La contessina sorrise alla sua amica ma era certa che se lei ci fosse stata, per una volta forse avrebbe riottenuto la vera felicità ed abbracciate si addormentarono nella camera di Veronica mentre il sole albeggiava.
Questo per loro sarebbe stato un nuovo inizio.
 
 
 
 
Spazio autrice.
E rieccomi qua con questo nuovo capitolo forse un po noioso.
Ringrazio Gattapelosa per avermi ridato la voglia di scrivere di nuovo e per la recensione ed il DiodeiFluff per le belle parole scritte.
Ringrazio chi legge silenziosamente la mia piccola fanfiction e spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima =)
Vostra Crystal.

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Capitolo 3
*** Ricordi ***


Quel pomeriggio la pioggia scendeva incessante e Veronica era rimasta chiusa nella biblioteca della facoltà di scienze del servizio sociale.
Stancamente ritornò al suo posto e riprese a studiare per l'esame d'informatica *. La giovane odiava quella materia, infatti quella materia la preoccupava molto e si chiedeva come avrebbe fatto a superare l'esame a cosa servisse se i fini del suo corso erano ben altri.
Da circa mezz'ora stava cercando di capirci qualcosa , e che il tempo migliorasse, quando due mani sconosciute le si poggiarono sugli occhi facendola spaventare.
"Chi diavolo sei?" tuonò la mora tentando di divincolarsi.
"Sorpresa" esclamò una voce a lei conosciuta facendo perdere qualche battito al suo cuore e immediatamente si ricompose, mentre Memorino  prese posto sulla sedia di fronte.
Era cambiato, non aveva più gli occhialini ed i capelli lunghi, era diventato più alto e più carino e quell'aspetto del giovane le piaceva, nonostante gli piacesse anche prima.
"Ciao Gabriele" disse Veronica sorridendo "da quanto sei qua?" chiese subito dopo con voce atona.
"Da qualche ora, sto preparando un esame di biologia ma sono a buon punto" rispose il moro ricambiando il sorriso all'amica.
Veronica gli  era  sempre piaciuta ma aveva anni prima aveva deciso di non rivelarglielo. La sua bellezza semplice ma estremamente sensuale, quasi eterea,  nonostante indossasse una tuta ed avesse i capelli raccolti in una coda con qualche ciuffo ribelle che le incorniciava il viso e l'aspetto un po stanco.
"E tu? Cosa stai studiando?" chiese Memorino incuriosito.
"Informatica" disse lei muovendo una mano come se volesse scacciare qualche brutto pensiero.
"Semplicemente odio questa materia, non ci capisco un fico secco" asserì la mora con un tono leggermente infastidito.
"Ehm… passa qua, magari posso aiutarti" propose lui sequestrando i libri della ragazza.
Il moro iniziò ad osservare il testo con attenzione mentre lei lo guardava incuriosita.
Dopo diversi minuti, stanca dell'attesa disse:" Allora?".
"Posso aiutarti, ho già fatto questo esame ed è abbastanza semplice".
"Ti amo! Sei il mio salvatore" immediatamente si rese conto di quello che aveva detto ed avvampò, poi con tono ilare e cercando di nascondere l'imbarazzo e sdrammatizzando la situazione  aggiunse: " Non che io ti ami veramente e solo che…".
Non riuscì a finire la frase poiché Memorino completò la sua dicendo "È ovvio che non volevi dire quello che hai detto, ma ora dovremmo iniziare a studiare".
"Certo mio maestro" rispose Veronica che avvertiva un lieve imbarazzo, ma divertita da quella strana situazione.
Passarono due ore studiando e scherzando, la moretta riuscì a capire qualcosa di quella materia che fino a quel momento le era stata ostica, inoltre la compagnia era stata eccezionale.
Il tempo sembrava essere volato e quando si accorsero dell'ora che si era fatta Veronica quasi strillò perdendo il suo naturale contengo e disse: "Evelin e Celeste mi ammazzano"
"Che succede?" domandò Memorino leggermente preoccupato.
"Dovevo fare la spesa e preparare la cena e poi altre cose".
"A tutto c'è un rimedio, la mia auto è qui vicina. Ti accompagno al supermercato, per quanto riguarda la cena ho una soluzione, ti spiace se invito anche i miei amici?" domandò il giovane con calma.
"Certo, mi farebbe davvero piacere" si limitò a rispondere lei.
Lucifero gli doveva un favore, con quella mossa avrebbe permesso all'amico di rivedere Celeste e avrebbe anche aiutato la sua amica con le varie faccende.
"Dopo di lei signorina" disse il moro aprendo la porta alla sua amica che gli sorrise, ed insieme si recarono al negozio di alimentari.
 
Celeste si sentiva stanca poiché aveva passato l'intera giornata fra corsi e lavoro, ma quella vita le piaceva molto, anche se il bar spesso la stancava ma non avrebbe permesso a nessuno di ostacolare il percorso che si stava costruendo e, nonostante la facoltà di economia le era stata imposta le piaceva, esattamente come amava quel senso di libertà ed indipendenza che si era costruita da sola senza dover chiedere aiuto.
Sapeva che un giorno lei avrebbe dovuto gestite l'azienda di famiglia ma quel ruolo voleva sentirlo suo, non doveva essere una semplice figura rappresentativa.
Voleva di più dalla vita, non le erano mai piaciuti i privilegi che lei aveva sempre avuto ed era decisa ad ottenere quello che voleva.
 
Erano le otto passate quando giunse a casa, e dopo aver aperto la porta disse a voce alta: "Sono a casa, dove siete ragazze?".
"Celeste, siamo in salotto" strillò Evelin dalla stanza,  che poi aggiunse "Sta sera abbiamo ospiti".
La Riffler rimase perplessa, ma curiosa di scoprire chi fossero gli ospiti, ma prima decise di darsi una sistemata, poiché a causa della pioggia aveva sia i capelli che i vestiti attaccati al suo corpo e non voleva farsi vedere in quello stato, anche se un tempo non le sarebbe importato, ma la vita di New York l'aveva cambiata in parte.
La giovane dopo pochi minuti si recò in salotto e immediatamente notò la presenza di Lucifero e sulle sue labbra affiorò un lieve sorriso, nonostante si sentisse in imbarazzo e lui le andò incontro per salutarla amichevolmente.
Lucifero si sentiva strano ma sereno, Celeste, nonostante fossero passati anni gli faceva sempre quell'effetto, lo metteva in agitazione ma la sua presenza gli donava anche un senso di pace e serenità.
Appena la tavola fu apparecchiata i due si sedettero vicini e fra una risata e l'altra finirono di cenare ,ma il gruppo decise di continuare la serata guardando un film horror
poiché fuori infuriava un temporale così forte che sembrava voler spazzare via l'appartamento in cui vivevano le tre ragazze.
Tutto il gruppo prese posto sul divano ed Evelin fece partire il film e spesso le mani dei due si ritrovarono intrecciate. Il giovane ,che aveva avvertito la paura della contessina, dolcemente le mormorò: "È solo un film, sta tranquilla" .
Lei gli rivolse un sorriso dolce e gli disse grazie ffacendogli provare emozioni che solo lei sapeva dargli anche solo con un piccolo gesto. Dopo una mezz'oretta apparve una scena terribilmente spaventosa e Celeste improvvisamente si gettò su Lucifero
, lei odiava i film horror, li aveva sempre odiati e Lucifero lo sapeva bene e così iniziò  ad accarezzarle i lunghi capelli e solo in quel momento la castana realizzò di trovarsi fra le braccia del calciatore e benedì mentalmente il buio che nascondeva il suo viso arrossato ed immediatamente interruppe quel contatto lasciando Lucifero perplesso.
Gli era piaciuto avere il corpo della giovane fra le sue braccia, sentire il suo profumo floreale e la sua vicinanza.
Gli era mancata e solo in quel momento lo aveva realizzato. Ma come aveva fatto tutti quegli anni senza lei? E per la prima volta dopo cinque anni lo aveva ammesso ed era grato al fato per avergliela fatta rincontrare ma prima di fare mosse sbagliate voleva capire cosa provava per la contessina.
Diverse volte aveva pensato a lei, e l'unica cosa che aveva potuto fare era stata la ricerca di informazioni o cercare novità sul suo profilo facebook e spiare le foto dove sembrava felice, nonostante lui sapesse cosa aveva passato e sapere di non esserci stato, di non averla chiamata gli provocava un forte senso di colpa, si sentiva colpevole per quell'assenza nonostante fosse consapevole di non avere colpa, in fondo in quel periodo non si erano tenuti in contatto.
In quel momento gli venne in mente la loro ultima discussione ricordando che lei appariva fredda e distaccata su Skype mentre lui si era sentito nuovamente insicuro e l'aveva mandata al diavolo e quando l'aveva fatto, la sua Celeste era totalmente cambiata.
Quando il film finì tutti si erano addormentati, fatta eccezione per Lucifero e Celeste  mentre fuori si era scatenata una tempesta.
"Di certo non potete tornare a casa" disse le studentessa  che poi aggiunse :" Potreste dormire qua ma dovresti aiutarmi a portare le mie amiche a letto".
"Ok, fai strada Cele" rispose Lucifero sollevando Evelin.
Quando tutti furono sistemati Celeste notò che non sapeva dove fare riposare il suo ex capitano, si appoggiò vicino ad un mobile pensierosa, non voleva che, a causa del forte temporale, succedesse qualcosa al giovane, non se lo sarebbe mai perdonato.
"Qualcosa non va?" chiese con voce flebile notando le strane espressioni assunte dalla giovane.
"Si, non so dove farti dormire e non voglio farti guidare a quest'ora e con questo tempo. L'unica soluzione sarebbe condividere il mio letto" disse lei.
Fra i due scese un velo d'imbarazzo, ma l'idea di dormire con Celeste non gli dispiaceva affatto e così disse:" Beh, se non ti da fastidio a me va bene dormire con te, in fondo anni fa abbiamo condiviso una stanza da letto".
Lei sorrise e dolcemente rispose:" Ma non il letto".
I due scoppiarono a ridere ricordano l'evento passato anni prima, quando lei, dopo aver litigato con i suoi genitori si era rifugiata dai suoi migliori amici che l'avevano ospitata.
"Benvenuto nel mio mondo" esordi la contessa mostrando la sua stanza all'amico ed insieme si misero sul comodo giaciglio.
Fra loro scese subito il silenzio mentre nelle loro menti mille pensieri, incapaci di uscire dalle loro labbra, vagavano indisturbati nelle loro menti.
Improvvisamente Lucifero si voltò ed i loro occhi si incontrarono creando un'atmosfera magica.
Entrambi stavano riprovando  forti emozioni da tempo assopite, desideravano baciarsi ma anche parlare. Sentivano di dover cercare di colmare quel vuoto durato troppi anni.
"Hai mai sentito la frase "l'assenza della tua presenza". Io si" disse Lucifero interrompendo l'incanto.
"Certo" mormorò lei incuriosita dal discorso.
"Cele, sai che a volte io sono testardo, cocciuto, a volte infantile ed orgoglioso ma devo chiederti scusa".
"Solo a volte?" disse lei ridendo, e poi con un tono più serio aggiunse:
"Non hai nulla da rimproverarti, abbiamo solo avuto strade diverse per un po, ma ora sei qui … siamo qui" rispose dolcemente lei, mentre accarezzava il viso dell'amico. Desiderava quel contatto e anche lui lo voleva.
"Voglio sapere cosa è successo a New York, tutto" asserì il giovane sorridendo, come se volesse infondere coraggio e comprensione alla sua amica.
Fra i due scese il silenzio, Celeste non sapeva da dove iniziare ma si sentiva felice, forse fra loro non era tutto perso.
"Ero sola a New York. Mia nonna era in ospedale e con lei c'erano i miei genitori troppo stanchi per badare a me, almeno così credevo.
Mi ero sbagliata, mia madre ha trovato una soluzione al mio senso di solitudine: Veronica.
È stata una sorpresa vederla girare in casa, la sorpresa più bella in cinque anni direi.
Tu forse la ricordi come la tipa acida, fredda e calcolatrice, lo è, ma solo se serve.
È stata la mia compagna nei momenti peggiori e migliori".
Celeste prese il suo cellulare ed iniziò a mostrare alcune foto a Lucifero che osservava in silenzio.
"Sai Lucifero, a scuola è stato difficile il primo anno, l'ape regina della scuola ci tormentava ma abbiamo sovvertito l'ordine.
Ma io avevo creato un gruppetto di amiche e lei si sentiva esclusa, stava male e non mi diceva cosa non andasse e io non capivo e non ci siamo parlate per molto, molto tempo… poi una sera… una sera chiamarono dall'ospedale: mia nonna".
Calde gocce salate iniziarono ad inumidirle il volto ma la giovane riprese a raccontare.
"In quel periodo iniziai a non parlare con nessuno, solo Veronica in parte riusciva ad avvicinarsi a me.
Mi sentivo in colpa, siamo partiti per New York per mia nonna ma abbiamo ritardato forse… se non avessi giocato il mondiale lei sarebbero ancora qui".
Odiava vederla piangere, eppure ammirava il coraggio che dimostrava quella piccola donna e dolcemente le posò un bacio sulla fronte.
"Mi sono avvicinata ad un mondo cattivo, quello della droga per dimenticare. MI sentivo in colpa per aver aver abbandonato Veronica, ma soprattutto per mia nonna".
"Lei avrebbe voluto che tu giocassi" disse Lucifero con un tono comprensivo.
"Adesso lo so" rispose lei sorridendo e poi riprese a raccontare.
"Una sera ad una festa non so che ho preso, so solo di essermi svegliata in ospedale e da li ho capito, con molta difficoltà, che stavo sbagliando. Ho ripreso la mia vita ed eccomi qua.
La contessina Riffler lavora e vive con le sue amiche".
Si sentiva felice, aveva finalmente parlato del suo lato oscuro e si sentiva bene poiché lui l’aveva ascoltata senza giudicarla, sapeva di potersi fidare di lui
Lui la osservò per qualche minuto, quel racconto gli aveva suscitato diverse emozioni ma era felice poiché lei gli aveva raccontato una parte delicata del suo passato,  e sorridendo le disse:
"Ho sempre saputo che sei forte Celeste, avevi semplicemente perso la strada".
Si abbracciarono mentre Morfeo accoglieva i due giovani fra le sue calde braccia.
Non esistevano nient'altro che loro.
 
 
 
 
Spazio autrice:
rieccomi qua, prima di sabato a postare il nuovo capitolo.
Ad essere sincera non sono proprio soddisfatta ma mi è piaciuto descrivere questi eventi e mi sono emozionata anche io scrivendo alcune parti. Ringrazio chi recensisce e tutti i lettori silenziosi, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Un saluto a tutti, Carmen.

 

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Capitolo 4
*** Nient'altro che noi ***


Quella sera Celeste si sentiva in ansia.
Lucifero aveva sconvolto i suoi piani e l'aveva invitata a cena e la giovane contessina si era fatta prendere dalla paura, ed in pochi minuti aveva messo a soqquadro la sua stanza, e nonostante si sentisse stanca, non aveva intenzione di rinunciare all'appuntamento.
Quella mattina si era svegliata da sola ed aveva provato un forte senso di vuoto, aveva pensato che il moretto avesse cambiato idea, ma poco dopo aveva notato una rosa ed un biglietto, e immediatamente un sorriso era nato sul suo viso leggendo il testo.
"So che dovevamo vederci per un caffè, ma preferirei invitarti a cena.
Buongiorno Cele, e grazie per avermi ospitato questa notte.
- Lucifero".
 
Lucifero era la sua tortura, ma anche la persona migliore che avesse conosciuto. Dal primo momento che l'aveva conosciuto anni addietro l'aveva affascinata, e quel ragazzo, apparentemente superficiale, acido solo con lei per il suo status sociale, era la persona migliore che avesse conosciuto.
Era stato facile prendersi una cotta, ma meno facile fargli capire che lei provava quell'affetto, così diverso dal semplice voler bene , solo per lui, la persona a cui aveva donato il suo primo bacio.
Celeste ricordava bene quel ricordo, che era il più bello ma contemporaneamente anche il più brutto. Lui quel giorno era partito per l'Argentina, e lei l'aveva visto sparire via in quelle macchine mentre silenziose lacrime iniziarono a bagnarle il volto.
La contessina continuava a vagare per la stanza, sembrava quasi un'anima in pena, improvvisamente una figura a lei familiare apparve davanti alla porta, ma che per diversi minuti non notò.
"Celeste Riffler" trillo Veronica con un tono a metà fra il divertito e arrabbiato.
La castana fissò l'amica interdetta mentre i suoi occhi sembravano chiedere aiuto all'amica.
"Lucifero?" domandò prontamente la mora, osservando la stanza.
Molti vestiti della contessina erano sparsi alla rinfusa sul letto, mentre altri erano stati depositati con poca cura su alcune sedie.
"Esatto! Ed io non so cosa indossare, cioè è un appuntamento, ma non so che tipo di appuntamento e non voglio che pensi qualcosa di sbagliato" confessò la ragazza con una voce quasi isterica.
"Fammi indovinare, ti porta a cena fuori" rispose lei guardando l'amica con un'espressione furba.
Veronica era venuta a conoscenza della cena grazie a Memorino, che in quel momento era nella stanza dell'ex capitano dei Diavoli Rossi per studiare.
I due avevano instaurato in poco tempo un rapporto complice, scatenando la gelosia di Evelin, che aveva notato gli sguardi che lui regalava a Veronica , e appena ebbero udito degli strani rumori dalla stanza di Celeste, lo studente le aveva chiesto di raggiunge l'amica.
La mora si avvicinò alla contessina e la fece sedere su alcuni cuscini e immediatamente iniziò ad esaminare i vestiti dell'amica.
Prese una maglietta blu con inserti di pizzo un po larga, un jeans stretto a vita alta a cui aveva abbinato delle decoltè color argento.
Poco dopo, senza dire nulla si accomodò accanto all'amica ed iniziò ad armeggiare con i capelli, legandoli in una morbida treccia laterale.
Loro non avevano bisogno di parole , avevano imparato a comunicare attraverso gli sguardi, tramite gesti o sguardi. La loro amicizia era pura, senza malizia o invidia ed entrambe erano pronte a supportarsi sempre, talvolta mettendo da parte l'orgoglio.
 
Lucifero era nella sua stanza, fissava l'orologio in continuazione: non vedeva l'ora di rivedere la sua Celeste.
Si, la sua Celeste, perchè dopo quella notte l'aveva di nuovo sentita sua e non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via e lui era pronto a tutto pur di riaverla.
Aveva creduto di averla dimenticata, ma in ogni ragazza che aveva incontrato cercava sempre lei e solo dopo la notte precedente lo aveva capito.
Si strofinò le mani e velocemente prese le chiavi della sua auto.
Dopo circa un quarto d'ora giunse al condominio dove abitavano le ragazze, prese un lungo respiro e citofonò.
"Celeste?" domandò il ragazzo.
"Scende subito" rispose Veronica.
La ragazza osservò l'amica e le disse di andare, ma prima che la ragazza uscisse dalla porta, scherzando le disse: "Bimba fa attenzione, i maschi sono tutti pervertiti, quindi torna a casa presto".
"Ma che scema che sei" rispose la castana facendo una linguaccia all'amica, ed entrambe risero.
Lucifero era in ansia, stava camminando nervosamente avanti ed indietro, quando una voce a lui familiare lo ridestò dai suoi pensieri.
Era Celeste.
Si sentiva in imbarazzo e non sapeva cosa fare, lei gli aveva stravolto la vita anni prima, gli aveva insegnato a non avere pregiudizi, gli aveva fatto capire cosa significasse avere fiducia. Era stata il suo tutto durante i tre anni che avevano condiviso.
Entrambi si sorrisero, ma nessuno dei due sapeva cosa dire, difatti nessuno dei due voleva interrompere quel dolce gioco di sguardi carichi d'amore e cose non dette, ma una leggera pioggia li ridestò dai loro pensieri.
"Sei bellissima" sussurrò il moro prendendo la ragazza per mano.
Era bastato un solo tocco per farli rabbrividire.
"Grazie" mormorò lei, schioccando un leggero bacio sulla guancia del giovane, che le sorrise dolcemente.
In pochi minuti raggiunsero il    ristorante scelto.
Il locale era semplice, ma elegantemente ammobiliato, mentre le candele conferivano all'ambiente un aspetto appartato .
Un cameriere fece prendere loro posto, e dopo aver preso le loro ordinazioni sui dileguò.
"Allora, com'è andata la giornata?" chiese Lucifero, proiettando i suoi occhi in quelli ambrati di Celeste.
"Beh, ho studiato e lavorato ed ho anche sentito Samira. Ti manda i suoi saluti".
"Come se la passa? E Jeremy?"
"Oh, loro stanno bene e a quanto pare lui ha messo la testa apposto. Ha trovato lavoro a Banessa, dove studia anche Sam".
"Cavolo, certo che l'amore ha fatto bene al nostro amico Jeremy" rispose lui con un tono sorpreso, nonostante provasse un pizzico d'invidia per i suoi amici, ma era anche felice per loro.
"Senti chi parla, colui che era sempre in guerra con lui. Ricordo la vostra faccia quando Sam vi ha fregato il posto come capo cannoniere" rispose lei con un tono ilare che coinvolse anche il giovane.
Adorava vederla sorridere quando ricordava il passato, oppure quando lui le raccontava una storia buffa.
Semplicemente adorava lei e basta.
Desiderava poterla baciare, ma prima doveva scoprire cosa provava lei.
Era indeciso se porle quella domanda che gli stava balenando per la testa, aveva paura di sbagliare le parole, i modi, o i tempi, in fondo l'aveva rivista solo dopo cinque anni e quello era il loro primo appuntamento, escludendo le due serate precedenti.
Strinse il tavogliolo fra le dita, e continuando a mantenere lo sguardo su lei chiese:
"E di noi? Cosa ne pensi?".
Quella domanda lasciò Celeste senza parole, quasi come se un pallone le fosse finito in faccia senza preavviso.
Istintivamente sorrise, aprì e chiuse la bocca diverse volte, poiché le parole sembravano non voler uscire.
Lui dolcemente le prese una mano ed iniziò ad accarezzargliela, quel contatto per lui sembrava essere indispensabile per poter respirare.
Improvvisamente lei prese parola, e guardandolo negli occhi disse: "Tu sei stato la persona giusta al momento giusto. Lo eri prima e lo sei tutt'ora… sei la persona migliore che io conosca".
Nuovamente iniziarono a guardarsi negli occhi, dando vita ad un gioco di sguardi e di silenzi carichi di significato.
"Cele, posso dirti che lo stesso vale per me. Sai, non mi aspettavo di trovarti qui a Milano…"
"E invece sono qui, siamo qui".
"Semplicemente mi sei mancata, ma non da semplice amica. Sei stata, sei e sarai sempre e solo il mio unico e vero amore".
Celeste si sentiva felice come non si sentiva da anni, quelle parole l'avevano fatta sentire viva, come se nel suo cuore si fosse illuminata una piccola fiammella carica d'amore.
I due uscirono dal locale tenendo le loro mani intrecciate, e appena furono in macchina la contessina gli domandò se lui volesse portala nel suo appartamento.
Appena furono dentro, la ragazza si parò davanti al giovane e gli diede un bacio sulle labbra, che poco dopo venne approfondito.
Sembrava quasi che nessuno dei due potesse fare a meno di quel contatto, come se nell'universo non ci fosse nulla di più giusto.
"Ti amo" sussurrarono i due all'unisono, per poi scoppiare insieme in una grossa risata. Poco dopo lui la sollevò in braccio e continuando a baciarla la condusse nella sua stanza, dove dolcemente consumarono il loro amore rimasto per troppo tempo sopito.

 
 
 
Spazio autrice:
Alla fine ho deciso di non complicare troppo la storia per Celeste e Lucifero, sono troppo pucciosi *-*
Se devo essere sincera questo capitolo è stato difficile da scrivere, ci pensavo da giorni, ma non avevo nessuna idea, tant'è che non sapevo se continuarla o meno, ma eccomi qua.
Diciamo che scrivendo questo capitolo, nonostante le difficoltà mi sono divertita ed emozionata... Mi sembrava di vivere le emozioni dei protagonisti in alcuni punti, e scrivendo mi e ritrovata a sorridere immaginando alcune scene.
Vi annuncio che, anche se avevo deciso di continuare il rapporto Memorino-Veronica, ho deciso che questo sarà il penultimo capitolo.
Grazie ad ildiodeifluff e deathwriter che mi lasciano sempre un loro commento, ed anche a gattapelosa che mi ha spinta a scrivere finalmente questa storia che avevo in mente da anni.
Grazie ai lettori silenziosi e a chi ha messo la storia fra le preferite.
Ci vediamo con l'epilogo.
Baci a tutti,
Carmen.

 

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Capitolo 5
*** Happy ending ***


Erano passati alcuni anni da quando Celeste e Lucifero erano diventati una vera coppia, ma in quella fresca giornata di marzo c’era qualcosa che rendeva l’atmosfera diversa, tanto carica di allegria quanto di agitazione per la giovane Riffler, che stava girovagando nell’appartamento del suo ragazzo come una trottola, nonostante si sentisse felice di concludere quel percorso.
Stava per laurearsi, e com’era stato stabilito dai suoi genitori anni prima avrebbe preso possesso dell’azienda di famiglia a New York, o Torino.
Diverse volte aveva cercato di chiarire con i suoi genitori dove avrebbe voluto adempiere i suoi doveri di presidentessa, ma loro erano stati rigidi, tant’è che quella discussione avvenuta pochi giorni prima le tormentava ancora la mente.
“Saprai tutto appena avrai preso la laurea” aveva detto suo padre.
Scosse la testa e tornò a fissare la sua immagine allo specchio.
Le piaceva quella versione femminile e professionale, si sentiva bella, nonostante avesse paura per l’esito dell’ultimo esame di quel percorso.
Quante cose erano cambiate in quegli anni, e quanti bei ricordi costudiva nel suo cuore, soprattutto uno: quando Lucifero le aveva chiesto di andare a convivere, e stranamente i suoi genitori avevano accettato la notizia con entusiasmo.
Era passato circa un anno da quando si erano ritrovati per caso, e quella sera il suo ragazzo le era sembrato strano, quasi agitato.
L’aveva invitata a cena, cosa che solevano fare ogni venerdì, eppure c’era qualcosa di diverso, forse anche per la scelta del locale: quello dov’era ricominciato tutto.
“Dovrei parlarti” aveva detto il giovane diventando paonazzo, il che era strano per lui.
“Dimmi” rispose Celeste sorridendo, nonostante dentro di sé avesse paura che lui volesse lasciarla.
Lucifero prese un respiro, e puntando i suoi occhi smeraldini in quelli ambrati di lei disse:
“Vorrei che tu venissi a vivere con me”.
Aveva detto tutto così velocemente tanto che Celeste ci aveva messo qualche minuto per capire cosa le avesse, ma quando ebbe capito si sentì invasa da una nuova energia, ed euforicamente disse semplicemente:
“Si!”.
Intanto Lucifero, che era in camera da letto, era immerso nei suoi pensieri mentre fra le mani stava stringendo una piccola scatolina: era il suo regalo.
Era felice per la sua ragazza ed in quegli anni aveva imparato a conoscerla meglio ed il suo amore era aumentato sempre di più, nonostante fra loro i litigi non mancassero, ma sapeva che la giovane contessina amava solo lui, ed era proprio con lei che voleva trascorrere la sua vita, e sta volta non avrebbe permesso di far vincere la distanza.
“Sei pronta?” urlò il giovane rivolgendosi alla sua ragazza.
“Certo” rispose lei uscendo dal bagno e mostrando il migliore dei suoi sorrisi.
“Sei…bellissima” sussurrò lui con un tono mellifluo avvicinandosi alla contessa che gli schioccò un dolce bacio sulle labbra.
“Anche tu non sei male” disse lei con un tono scherzoso facendolo ridere.
 
Ce l’aveva fatta, si era laureata con il massimo dei voti e questo la rendeva estremamente felice, nonostante dentro sé avesse paura di ritornare a New York.
“Sei pronta cara?” domandò la signora Riffler entrando nella stanza d’albergo di sua figlia.
“Certo mamma” rispose lei sorridendo.
La donna osservò sua figlia con un’espressione dolce che non aveva mai mostrato alla giovane Riffler, e ciò le provocò una piccola stretta al cuore,e lentamente si accomodò su una poltrona continuando ad osservare  la ragazza.
“Che hai?” domandò la contessina.
“Nulla, è solo che… sei diventata così grande e forte, ed ora eccoci qua a festeggiarti” rispose lei sorridendo teneramente.
“Oh, mamma” sussurrò la castana con un tono rotto, e velocemente corse verso la donna.
Era la prima volta che sua madre si mostava così premurosa e dolce nei suoi confronti.
In quei brevi attimi le era sembrato che il rapporto buoio con i suoi genitori si fosse dissolto nel nulla, come una leggera bolla di sapone. Immediatamente abbracciò la sua genitrice, quasi come se quel contatto potesse colmare quel vuoto che fosse sparito.
“Siamo orgogliosi di te, piccola. E comunque: Torino” mugugnò la bionda, mentre una piccola lacrima solcava i suoi lineamenti aristocratici, e dolcemente si sorrisero, e restando l’una accanto all’altra scesero verso il salone affittato per il ricevimento.
 
La sala era grande ed era arredata con un’eleganza sopraffina, quasi come se tutto lo sfarzo presente in quel luogo volesse rappresentare tutto il lusso ed il potere dei Riffler.
Lucifero, nonostante si fosse abituato a quei ricevimenti, in quel momento si sentiva come un pesce fuori dall’acqua, e poi la vide, mentre un sorriso si dipinse sulle sue labbra.
Era bellissima la sua Celeste avvolta in un lungo vestito azzurro che le conferiva un aspetto angelico, mentre i capelli erano stati raccolti in un semplice chignon.
Nervosamente infilò le mani nelle tasche dei pantaloni dove ritrovò una piccola scatolina quadrata che immediatamente strinse fra le dita, e sperava ardentemente.
“Hey Lu!” esclamò Memorino avvicinandosi al suo migliore amico e stringendo la mano di Veronica.
“Ciao ragazzi” rispose il calciatore ricambiando il sorriso.
“Allora, allora, allora” trillò Veronica chiaramente emozionata “Glie l’hai già dato?” continuò la mora sorridendo.
“Dato cosa?” domandò Memorino spostando lo sguardo sui suoi amici e accigliandosi.
La mora guardò il suo ragazzo con un’espressione quasi omicida, possibile che non l’ascoltasse?.
“L’anello!” rispose lei recuperando l’autocontrollo.
Lucifero scosse il capo sconsolato, non aveva nessuna idea su come donare quell’oggetto che custodiva gelosamente da qualche mese e che diverse volte aveva provato a dare alla sua fidanzata.
“Di cosa state parlando?” domandò Celeste apparendo dietro le spalle dei suoi amici.
“Oh, nulla di che. Stavamo semplicemente ricordando a qualcuno che deve fare qualcosa” rispose la corvina scoccando uno sguardo a Lufero.
La contessina non capiva a cosa alludesse l’amica, e così decise di allontanarsi dal gruppo, nonostante volesse restare ancora li.
Ma prima che potesse dileguarsi Lucifero prese parola, e cercando di mantenere la calma le chiese se potevano passare qualche minuto insieme.
Il giovane condusse la contessina nei pressi della piscina dell’albergo che era illuminata da diverse candele, conferendo all’ambiente un aspetto romantico, lentamente prese una mano della ragazza, mentre sentiva il suo cuore esplodere nel petto.
Incrociò il suo sguardo con Celeste e con una mano tremante estrasse la scatolina.
“Mi vuoi sposare?” domandò dolcemente.
Celeste guardò il bellissimo oggetto, e con un tono commosso disse semplicemente “Si”.

 
FINE.
 
Ok, fra dolori che non passano, febbre, mal di gola e denti sono riuscita a scrivere il capitolo e devo dire che mi è piaciuto scrivere questa storia.
Come ho sempre detto amo Lucifero e Celeste e ringrazio tutti quelli che ci sono stati fin ora, soprattutto il mio ragazzo (death_writer) ed il dio dei fluff per esserci sempre stati, ma anche tutti i lettori silenziosi.
Alla prossima.

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