Note dell’autore: FINALMENTE, eccomi
di nuovo qui. Torno ad aggiornare (finalmente).
Ho avuto un sacco di casini, computer che non andava,
connessione che non dava segni di vita e altri problemi, ma finalmente riesco
ad aggiornare grazie anche al mio fidatissimo Samsung, dove ho abbozzato i
primi due capitoli di questa interminabile quarta stagione.
Allora il titolo è riferito all’episodio, ma in realtà
non racconterò nessuna scena, infatti, questa parte si concentrerà su come Rose
sia arrivata a Donna, adattando il tutto alla mia quarta stagione, spero vi
piaccia.
Bando alle ciance, avete aspettato fin troppo.
Buona lettura!
Beta: Paolettazza
e Feyilin
Disclaimer: Doctor Who e tutti i suoi personaggi non
sono di mia proprietà (purtroppo), tutti i diritti sono dei legittimi
proprietari, il mio è solo un divertimento.
Turn
Left
Capitolo
1
Un
Salto nel tempo
Si voltò verso il Dottore, era terrorizzato e lei sapeva
cosa significasse. Non poteva aiutarla, doveva cavarsela da sola questa volta.
Le dita iniziarono a farle terribilmente male, ma non
voleva cedere, non voleva mollare. Se lo avesse fatto, avrebbe detto addio a
lui, lo avrebbe lasciato solo e questo la terrorizzava troppo. Strinse di più
la presa sul magnete, mentre i Dalek e i Cyberman continuavano a passare tra
loro due, le sue urla le stavano spezzando il cuore, perché sapeva che non
avrebbe resistito ancora per molto. Era ingiusto, tutto stava andando bene tra
loro, si erano avvicinati tanto in quell'ultimo anno, e adesso tutto sarebbe
svanito, per sempre.
Lo guardò per l'ultima volta, sperando che capisse che
aveva fatto di tutto per resistere, per restare con lui per sempre, ma non ce
la faceva più, la sua mano perse la presa dal magnete e lei si sentì tirare
verso l'inferno. Il vuoto era lì pronto a divorarla, pronto a dividerla
dall'uomo della sua vita che urlava disperato il suo nome.
Quando pensò che non ci fosse altra speranza per lei,
sentì qualcuno prenderla con decisione. Il profumo le fece subito capire che si
trattava di Pete, la versione alternativa di suo padre e questo poteva
significare solo una cosa. Si voltò nuovamente verso il suo Dottore per poi
scomparire.
Era strano, ricordava quel momento, era ben impresso
nella sua mente, ma ricordava anche che fosse finita diversamente. Poco prima
che lasciasse la presa dal magnete, la breccia si chiuse e lei aveva trovato il
conforto tra le sue braccia.
Si ritrovò su una spiaggia, fredda e isolata.
A parte i suoi e Mickey ad attenderla poco distante,
davanti a lei però c'era il Dottore, con lo sguardo triste e sconsolato, cosa
avrebbe dato per poter vedere un'ultima volta il suo sorriso.
"Questa è l'ultima occasione per dirlo" disse
con la voce rotta dalle lacrime e Rose capì cosa stava succedendo. Non poteva
crederci, faceva male un male tremendo, una parte di sé era consapevole che
questo era solo un sogno, solo uno stupido ma inteso e realissimo incubo.
"Rose Tyler …" iniziò solenne ma poi scomparve
e lei non poté fare altro che piegarsi su di sé è piangere, piangere tutto quel
dolore che non doveva provare, ma lo sentiva nel profondo, dentro di lei.
Si svegliò
all'improvviso, la fronte appoggiata contro il vetro e il sole tiepido di
Maggio che la riscaldava. Il treno sotto di lei sussultava tranquillo, per
l'ennesima volta aveva fatto lo stesso sogno e per l'ennesima volta si
ritrovava sveglia e nervosa.
Si guardò un
attimo attorno. Vicino a lei una ragazza leggeva un libro dalla copertina nera
mentre con un dito attorcigliava una ciocca di capelli castani; davanti c'era
una signora dai capelli argentati che stava ricamando. Rose invidiava
l'espressione di assoluta calma delle due; aveva sperato che, una volta scesa
dal Tardis, avrebbe messo la sua vita in carreggiata, ma era stata una speranza
vana a quanto sembrava.
Stava per arrivare
a destinazione. Prese la sua borsa e si alzò dirigendosi verso il bagno.
Chiuse la porta
e si rinfrescò il viso accaldato bagnandolo con l'acqua fresca. Si diede
un’occhiata allo specchio; il filo di matita nera che aveva messo la mattina
era sbavato, aveva perso l'abitudine di truccarsi molto nonostante il pallore
ormai costante e le occhiaie sempre più evidenti.
Dopo essersi
passata la matita, ebbe una strana sensazione, come un'onda d'urto che la
investiva. Sentì anche una sensazione di calore all'altezza della chiave, ma fu solo una frazione di secondo. Scosse la
testa pensando di averlo immaginato, riprese la sua borsa, che aveva appoggiato
a terra, e uscì dal bagno. Si sorprese nel sentire l'aria più fredda rispetto a
prima. Si tenne alle pareti dello stretto corridoio mentre il treno si fermava,
si avvicinò alle porte e notò che le persone attorno erano avvolte in pesanti
capotti e sciarpe. Era strano visto che era partita da Londra con una giornata
soleggiata e tiepida.
Scese dal treno
più confusa che mai, l'aria di Cardiff era più frizzante, non c'erano dubbi e
il cielo era ricoperto da grossi nuvoloni carichi di pioggia.
Andò dritta alla
Roald Delph Plass, dove si ergeva il Wales Millenium Centre dove sapeva nelle
sue fondamenta nascondersi il Torchwood di Jack.
Si fermò un
attimo davanti alla colonna d'acqua, dove ricordò con un moto di nostalgia una
volta in cui il Dottore vi si era fermato. Scosse la testa per togliersi dalla
mente quei ricordi, diede un’occhiata in giro e si avvicinò a un cesto dei
rifiuti, dove un uomo aveva appena gettato un giornale, lo prese e lesse subito
la data. Un vuoto le prese allo stomaco nel rendersi conto che la data
riportata era di quel mese dopo Cannary Warf. Era successo qualcosa che l'aveva
riportata indietro nel tempo, strinse la chiave che aveva al collo capendo che
quel calore che aveva percepito veniva da essa.
Dopo aver
gettato nuovamente il giornale nel cesto, corse verso l'ufficio turistico
fittizio che Jack e la sua squadra usava come entrata secondaria. Una volta dentro un ragazzo dagli occhi
chiari avvolto in un completo scuro e la cravatta rossa la accolse sorridendo.
"Buongiorno
Miss, posso aiutarla in qualche modo? " chiese con un accento gallese.
"Cerco Jack
Harkness" disse la biondina senza troppi giri di parole.
"Non so chi
sia" rispose mentendo in modo impeccabile senza lasciar trasparire tutto.
"Devi
essere Ianto" disse lei ricordando gli aneddoti raccontatele da Mickey e
Jack.
"Ci
conosciamo? "Chiese corrugando la fronte confuso.
"Non
proprio, ma ti prego, devo parlare con Jack, è una cosa importante" disse
supplicando.
"Si tratta
del Dottore" disse infine sapendo di attirare la sua attenzione. Lo vide,
infatti, tentennare un attimo, poi le diede le spalle prendendo un telefono.
"Di a Jack
di venire subito qui, si tratta del
Dottore" disse piano e con calma, poi mise giù e si voltò nuovamente verso
Rose, sorridendole.
"Quindi
conosci Jack da molto?" Chiese un po’ a disagio, Rose sorrise. Stava per rispondere quando una
porta fittizia si aprì alle sue spalle e spuntò Jack che guardò Rose.
"Rose"
sussurrò con un misto di sollievo e sorpresa. Lei sorrise e fu avvolta dalle
forti braccia del suo amico.
La tazza di tè
caldo tra le mani riscaldava il freddo che sentiva dentro di sé. Jack l'aveva
tolto con calore e amore, ma le cose che le aveva detto, l'avevano gelata.
Nella battaglia
di Cannary Warf lei e sua madre risultavano tra i dispersi e Jack dal quel
momento in poi non aveva saputo più nulla neanche del Dottore.
Era sola in quel
momento, immersa nei suoi mille pensieri, la sala riunione era in alto rispetto
le altre sezioni e lei dalle pareti trasparenti poteva osservare tutto.
Sembrava che l'intera squadra fosse impegnata in qualche progetto.
"Rieccomi"
disse Jack distraendola dai suoi pensieri, in mano aveva un cilindro
trasparente con una mano mozzata all'interno.
"Il tuo
Dottore-detector" disse sorridendo ricordando la prima volta che lo vide.
"Tu sai
cos'è?" chiese Jack scettico.
"Oh sì,
c'ero quando gliel'hanno mozzata in duello" sorrise ancora.
Si avvicinò con
calma, posò la tazza di tè sul tavolo e con le dita sfiorò il vetro del
cilindro. Il liquido all'interno sembrò ribollire e le dita della mano
arricciarsi; Rose si tirò indietro sorpresa e guardò Jack nella speranza che
gli desse qualche risposta, ma sembrava sorpreso quanto lei.
"Che
diavolo era quello?" Chiese poi.
"Oserei
dire che ti ha riconosciuta" sorrise Jack, poi la guardò e si fece serio.
"Credo che
ci siano cose che devi spiegarmi" disse l'uomo sedendosi.
"A tempo
debito ti spiegherò ogni cosa" disse senza staccare lo sguardo dalla mano.
“Adesso devo
scoprire come sono arrivata qui, ma per prima cosa devo tornare a Londra e
cercare una vecchia amica” disse semplicemente sorridendo. Jack la guardò
scettico, ma lei sapeva che si fidava, del resto avevano passato tanto tempo
insieme e si conoscevano bene.
Fine
Capitolo
1