KHR! 11^ Famiglia (Terza Saga) ~ Chaos' Arc~

di Lushia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Target 1 - Il Sogno ***
Capitolo 2: *** Target 2 - Un bambino problematico ***
Capitolo 3: *** Target 3 - Il rivale ***
Capitolo 4: *** Target 4 - Giusto e sbagliato ***
Capitolo 5: *** Target 5 - Confusione ***
Capitolo 6: *** Target 6 - Consapevolezza ***
Capitolo 7: *** Target 7 - La sciamana dai capelli rosa ***
Capitolo 8: *** Target 8 - La fiamma misteriosa ***
Capitolo 9: *** Target 9 – Futuro incerto ***
Capitolo 10: *** Target 10 – I Vongola Compact ***
Capitolo 11: *** Target 11 – Verso la Mongolia ***
Capitolo 12: *** Target 12 – Il Villaggio degli Sciamani ***
Capitolo 13: *** Target 13 – L'Occhio dei Vongola ***
Capitolo 14: *** Target 14 - I Vongola ***
Capitolo 15: *** Target 15 – Legami ***
Capitolo 16: *** Target 16 - All'Esterno ***
Capitolo 17: *** Target 17 - La persona speciale ***
Capitolo 18: *** Target 18 - Sospetti ***
Capitolo 19: *** Target 19 - Desideri ***
Capitolo 20: *** Target 20 - Sentirsi Bene ***
Capitolo 21: *** Target 21 - L'ultimo Concerto ***
Capitolo 22: *** Target 22 - Vecchie conoscenze ***
Capitolo 23: *** Target 23 - I traditori ***
Capitolo 24: *** Target 24 - Goffredo Zimini ***
Capitolo 25: *** Target 25 - Lavoro di Squadra ***
Capitolo 26: *** Target 26 - Melodia della nuvola ***
Capitolo 27: *** Target 27 - Raggi di sole ***
Capitolo 28: *** Target 28 - Verità e menzogne ***
Capitolo 29: *** Target 29 - L'eleganza della pioggia ***
Capitolo 30: *** Target 30 - Lo Sconosciuto ***
Capitolo 31: *** Target 31 - La protezione del fulmine ***
Capitolo 32: *** Target 32 - Oltre il cielo, verso l'infinito ***
Capitolo 33: *** Target 33 - Errori ***
Capitolo 34: *** Target 34 - Alleanza del Cielo ***
Capitolo 35: *** Target 35 - Lo specchio della nebbia ***
Capitolo 36: *** Target 36 - La decisione di Decimo ***
Capitolo 37: *** Target 37 - La Capitale Perduta ***
Capitolo 38: *** Target 38 - La furiosa tempesta ***
Capitolo 39: *** Target 39 - Heaven Ring ***
Capitolo 40: *** Target 40 - Sotto un cielo stellato ***
Capitolo 41: *** Target 41 - Ultimate Clover ***
Capitolo 42: *** Target 42 – Fiducia ***
Capitolo 43: *** Target 43 - L'inizio della battaglia ***
Capitolo 44: *** Target 44 - Addio al passato ***
Capitolo 45: *** Target 45 - La porta del caos ***
Capitolo 46: *** Target 46 – Blood of Vongola ***
Capitolo 47: *** Target 47 - Perfetta Armonia ***
Capitolo 48: *** Target 48 - Horizon ***
Capitolo 49: *** Target 49 - Futuro ***
Capitolo 50: *** Target 50 - Sawada Nozomi; Vongola Undicesima ***



Capitolo 1
*** Target 1 - Il Sogno ***


Target 1 – Il sogno

cover

L'aria era quasi pesante, intrisa di polvere e fumi, che si elevavano numerosi nell'area circostante.
Si stropicciò gli occhi, infastiditi dall'atmosfera grigia, cercando di mettere a fuoco l'intera zona.
Iniziò a correre lungo un corridoio pavimentato, accanto a pareti semi distrutte e macerie, che circondavano la lunga via che stava percorrendo.

Dove sarebbe arrivata? Cosa avrebbe trovato in fondo al corridoio?

Le nubi grigie sembravano avvolgere il cielo già tetro, l'odore del vecchiume stuzzicava il suo naso. Intonaco e detriti erano sparsi per la strada, assieme a crepe ed enormi crateri.
Il vento spirava forte, era arrivata sulla cima di un palazzo e il panorama era quasi straziante.
Nonostante quell'edificio cadesse a pezzi, gli altri suoi simili erano in migliori condizioni, seppur abbandonati anch'essi al loro infausto destino.
Dov'erano i suoi abitanti? Perchè quel luogo era così cupo e desolato?
Alcune vetture immobili decoravano il paesaggio, non sembravano lì da molto tempo.

Molte domande vorticavano nella sua testa e la giovane si rattristì.
“Perchè sono sola? Dove sono tutti?”

Il vento continuava a smuovere i suoi lunghi capelli scarlatti, non riusciva quasi a tenerli più in ordine.
Scivolò verso il basso, saltando sulle sporgenze che le facevano da scalini, accompagnandola nel suo viaggio verso il suolo.
Un lungo percorso apparve accanto a lei, cosparso da una stranissima nube scura. Lo percorse rapidamente, correndo come poco prima, cercando di scoprire cosa si trovasse al termine di quella via.
Un passo dopo l'altro e tutto ciò che la circondava iniziava a crollare, sprofondava come se la terra stessa volesse inghiottire ogni cosa.

Si bloccò a pochi metri, una figura scura era seduta su di una cupola, anch'essa ormai in rovina.
Il giovane aveva capelli scuri, corti, una maglietta rossiccia strappata, dei pantaloni neri ed era scalzo. Sembrava essere il sopravvissuto di una catastrofe, un giovane che aveva ormai perso tutto.
Dal suo corpo emanava la stessa nube nera che l'aveva accompagnata in quel cammino, si espandeva come una fiamma dell'ultima volontà, che immetteva nell'aria il proprio attributo.

La rossa indietreggiò, spaventata, immobile ad osservare quell'uomo. Solo allora notò due dormienti figure, stese ai piedi della cupola.
Ignorò completamente il giovane disteso da un lato e spostò l'attenzione sulla donna accanto a lui.
Aveva lunghi capelli castani e indossava un abito bianco.
Conosceva quell'abito e conosceva quella donna.

Si mosse, nel tentativo di raggiungerla. Gridò il suo nome, ma la voce non uscì.
Non si stava nemmeno avvicinando a lei, continuava a correre nello stesso punto.

La figura seduta si alzò all'improvviso, voltandosi verso di lei.
Di scatto lei portò le mani al viso, proteggendosi dal suo sguardo, dai suoi strani e inquietanti occhi. Non era riuscita nemmeno a vederli bene, sembrava che ne avesse timore.
Continuò ad urlare il nome della sua amica, mentre il suolo iniziò a franare sotto di lei.

Una mano l'afferrò subito, impedendole di sprofondare nel vuoto.
Quando alzò gli occhi, si ritrovò di fronte la fragile figura di un bambino dai capelli lilla.
Aveva uno sguardo preoccupato.

- Scappa! -

Le mani della ragazza stavano tremando dal terrore, era preoccupata quanto lui.

“Aiutami!” tentò di gridare, ma la voce non voleva uscire.
“Non lasciarmi cadere!”
Ma il piccolo lasciò la presa, facendola scivolare attraverso una calda luce bianca, che sembrò cancellare subito la disperazione e il terrore.

 

***

 

Si alzò di scatto dal letto, mettendosi a sedere e asciugandosi il sudore sulla fronte.
- Arashi? Svegliati! Sono già le nove! - una dolce voce femminile rimbombò dall'altra parte della porta, continuava a bussare con insistenza sul legno.

La rossa scosse il capo, cercando di riprendersi dal sogno.
- Sì... Sì, Hana, sono sveglia... - mugugnò, scendendo dal letto.

Si guardò allo specchio, respirò l'aria frizzante mattutina e si voltò verso la finestra, intravedendo un cielo grigiastro.

Scese lentamente le scale che conducevano alla sala da pranzo, avvicinandosi all'amica che stava già facendo colazione.
- Hai visto che tuoni? Pare che arriverà una tempesta. - disse lei, sorridendo e notando il suo sguardo spento e depresso. - Ma... qualcosa non va? -
- Un incubo, nulla di che. - si affrettò a rispondere lei, imburrando il pane e cercando di scacciare via i suoi assurdi pensieri.
- Sei andata a dormire tardi, ieri. Non dovresti fare le ore piccole. - la rimproverò l'amica, sospirando.
- Devo studiare, fra qualche mese sarà primavera e ci sono gli esami. Non ho intenzione di fallire ai test. - spiegò.

- Mhhh~ - Haname la guardò sottecchi – Ingegneria, eh? Ma c'è ancora molto tempo. -
- Tra scuola e lavoro preferisco studiare quando ho un briciolo di tempo libero. - disse, alzandosi e raggiungendo l'ingresso.

Haname la raggiunse qualche secondo dopo, afferrando il cappotto e osservando l'amica, già pronta per uscire.
- Non c'è bisogno di correre, Arina ha detto che stamattina sta molto meglio. - spiegò lei.
- Lo so, ma è meglio non ritrovarci sotto l'acqua. - rispose la rossa.

I tuoni continuavano a infastidire l'udito, il vento spirava forte e le due avevano prontamente riposto le loro chiome sotto i cappucci.
Avanzarono a passo spedito verso la residenza Sawada, una villetta situata più ad ovest, nello stesso quartiere dove abitava Arashi e Haname con lei.
Durante il tragitto si fermarono ad un incrocio, un brunetto stava per prendere la loro stessa direzione.

- 'Giorno Shinji. - Arashi imboccò la stradina, seguita dagli altri due.
- Anche tu vieni da Nozo? - chiese Haname, passeggiando accanto al bruno.
- Mh, dobbiamo sbrigarci, arriverà un'acquazzone. -
- Sì, l'abbiamo visto al meteo. Non è inusuale, siamo ancora in inverno. - la mora lanciò uno sguardo verso il cielo spento.
- Non è solo quello... le tempeste portano sempre brutte notizie. - disse lui, sospirando. - Sono preoccupato per Nozomi. -
Arashi si fermò e si voltò verso il bruno con un'espressione serissima.
- Nozo starà bene, ha solo un po' di febbre. - disse, scandendo ogni lettera.
Anche Haname sembrava preoccupata, perciò l'illusionista abbozzò un sorriso.
- Tranquille, non intendevo quello. -

Avanzò con calma, ignorando le due con lo sguardo perso nei suoi pensieri.

I tre varcarono la soglia della villetta, notando che Kaito e Luca si trovavano in salotto a giocare alla console.
“Quei due non cambieranno mai.” Arashi sospirò, salendo le scale ed entrando con discrezione nella camera di Nozomi.

La brunetta dormiva, un panno bagnato le rinfrescava la fronte e le coperte erano un po' umide.
I capelli bruni ricadevano sulle sue spalle, nell'ultimo periodo si erano allungati abbastanza.

Si sedette accanto a lei, osservando il suo respiro regolare.

- Stamattina la febbre era scesa. - disse Arina, entrando nella stanza con delle lenzuola, che ripose ordinatamente in un cassetto.
- Quindi per domani starà meglio? Non vorrei saltasse altri giorni di scuola. -
- Penso di sì... ad ogni modo avreste dovuto pensarci prima. - si voltò verso la rossa, incrociando le braccia - Come vi è saltato in mente di farvi il bagno nel fiume gelido? -
- Beh, il bagno della mezzanotte di capodanno è una tradizione molto conosciuta. - disse lei, sghignazzando – E' un'esperienza che andava fatta. -
- Voi siete pazzi. - Arina alzò gli occhi al cielo, lasciando la stanza.

La bruna si girò nel letto, mugolando.

“E' colpa mia. L'ho proposto io.” la rossa abbozzò un sorriso, osservando la bella addormentata con la febbre “... ma quest'anno è l'ultimo, d'estate saremo maggiorenni e, se tutto andrà bene, frequenteremo l'università.”

“Non è più tempo per fare ragazzate.”

Una luce squarciò il cielo, illuminando la stanza.
Un rombo, poi la pioggia battente, cullata dal vento. Erano solo le dieci, ma sembrava già notte.

 

- Ehi, non vale se fai quella mossa! - urlò Kaito, guardando male Luca.
- Perchè, chi ha deciso che non va bene? - chiese il fulmine, perplesso.
- I miei alpaca, ovviamente. - rispose lui, sicuro.
- Oh, giusto. - il più grande annuì a sé stesso, ignorando le stupidaggini dell'amico.

Haname era seduta accanto al tavolino in legno, guardando i due giocare mentre sgranocchiava qualche biscotto.
Shinji li osservava in disparte, ogni tanto voltava lo sguardo verso la balconata.

La rossa osservò gli amici con un grande disagio dentro di lei.
Un pensiero continuava ad assillarla sin da quella mattina e decise di parlarne con la nebbia.

- Potresti vedere il futuro? - chiese la rossa, quasi timorosa.
Shinji si voltò verso di lei, dandole in risposta uno sguardo perplesso.
- … Perchè me lo stai chiedendo adesso? -

- Vorrei sapere del nostro futuro. Cosa riesci a vedere? - chiese ancora, portando una mano sull'anca.
Osservò lo sguardo del bruno, era davvero molto pallido e si mosse lentamente, prendendo i tarocchi e posizionandoli sul pavimento davanti a sé.

Arashi seguì i movimenti di Shinji con un groppo in gola, quasi come se fosse spaventata da qualcosa. Non bastavano le sue preoccupazioni, lo strano comportamento dell'amico aveva contribuito a renderla ancora più ansiosa.
Vedrà un futuro limpido o qualche disgrazia? Quali nefaste parole usciranno dalle sue labbra?
Troppe domande vorticavano nella sua testa e quell'incubo continuava a tormentarla.

Da quanto tempo continuava a sognare quel corridoio? Una settimana, forse.
Per la prima volta era giunta al termine, aveva incontrato una figura, aveva visto Nozomi stesa a terra e un bambino dagli strani occhi.

Qualcosa era cambiato, e Shinji osservò tremante le sue carte.
- Lo sapevo... - sussurrò lui, scuotendo il capo - Ancora nulla ... - osservò la rossa. - Mi dispiace. -
- Cosa? - chiese lei, confusa – Cosa succederà? Parla! -

Le sue urla costrinsero Haname a voltarsi, così come Kaito e Luca, che avevano messo in pausa il videogioco.
Shinji lanciò un'occhiata agli altri compagni, tornò ad osservare le carte posizionate, prima di riporle in ordine nel mazzo.
- Non riesco... nulla. - rispose lui, tremante. - Non c'è nulla. Non vedo ancora nulla. - spiegò - ... E' da qualche giorno, ormai... -
- … Vuoi dire che non riesci a vedere niente? La tua chiaroveggenza non funziona più? - Arashi era alquanto perplessa.
- No. - rispose lui, osservandola con timore.

- Non vedo nulla... perchè non c'è nulla nel nostro futuro. -

Seguirono alcuni istanti di silenzio.
Arashi era totalmente sbiancata e il suo cuore aveva iniziato a battere rapidamente. Nessuno sembrava voler parlare, le parole pronunciate dalla nebbia echeggiavano ancora nelle loro menti.
Non avevano un futuro? Cosa voleva dire?

La porta del salone venne rapidamente aperta da un'Arina preoccupata, che interruppe la tensione che si era creata.
- Undicesima è scomparsa! - disse – E'... scappata dalla finestra! -

Sembrava incredula e confusa quanto tutti i presenti.

 

***

 

Il vento continuava a soffiare imperterrito, presto un tornado si sarebbe abbattuto su Namimori.
La pioggia batteva con arroganza sulle sue spalle e il freddo punzecchiava la sua pelle.
Appena riprese coscienza, osservò dinanzi a sé una figura minuscola, che la stava osservando.

Starnutì.

Ricordò di avere la febbre, si trovava nel suo letto poco prima.
Alzò lo sguardo nuovamente e si guardò attorno, notando una scalinata, degli alberi, alcuni edifici. Riuscì ad identificare il luogo in cui si trovava, ci passava spesso.
Purtroppo non riuscì a comprendere perchè si trovasse lì, assieme ad un bambino infradiciato quanto lei e immerso nel freddo invernale, sotto la pioggia e alla mercé della tempesta.

- Tu... cosa ci fai qui? Cosa stavamo facendo? - chiese lei, perplessa.
- Pon...? - disse lui, inclinando il capo verso un lato.
Forse non capiva la sua lingua, o forse aveva paura.

- Freddo... - disse poi, stringendosi tra le braccia. - Freddo... - ripeté, quasi con le lacrime agli occhi.
- La tua mamma è qui in giro? Dov'è casa tua? - chiese ancora. Ad occhio e croce, quel bambino doveva avere sui cinque o sei anni. Eppure sembrava non sapesse parlare molto bene.

La bruna si chinò e lo prese in braccio, non era molto pesante. Iniziò a correre, ansimante e affaticata per via del suo stato poco consono ad un'uscita in pigiama nel bel mezzo di un'acquazzone.
Se le fosse salita la febbre sarebbe potuta svenire e il bambino sarebbe nuovamente rimasto da solo.
Non poteva correre quel rischio, perciò decise di tornare a casa e di affidare ad Arina il compito di portarlo alla stazione di polizia più vicina.

Per fortuna quel luogo non si trovava molto distante dalla sua abitazione e, dopo cinque minuti, arrivò dinanzi a casa. La porta venne aperta con violenza da una Arashi preoccupata, che si ritrovò ad osservarla con perplessità.
Arina si trovava accanto a lei, assieme a tutti gli altri.

Nozomi incrociò gli occhi della sua tempesta, la sua espressione cambiò all'improvviso e assunse un'espressione di puro terrore.
Stava osservando il bambino come se avesse visto un fantasma.

La bruna scosse il capo, non era il momento adatto per soffermarsi su certi particolari.
Prese un bel respiro e parlò.
- Non chiedete. Non lo so nemmeno io. - rispose, avvicinandosi al gruppetto. Porse il bambino ad Arina e si aggrappò ad Arashi che la trascinò dentro, reggendosi sulle sue spalle per evitare di cadere. La febbre sembrava esserle salita un bel po' e per fortuna era riuscita a tornare in tempo.
Haname l'avvolse con una coperta e Arina, dopo aver chiuso la porta, cercò un asciugamano per tenere caldo il piccolo ospite.

- Nozomi... cosa... - Arashi non riuscì a parlare, il suo sguardo si spostava rapidamente tra la sua amica e il bambino.
- E' assurdo, ma non ci capisco niente – rispose la bruna, sospirando. - Mi sono ritrovata per strada, davanti a questo bambino, non ho la minima idea di come io ci sia arrivata. - spiegò – Qualcuno deve portarlo alla stazione di polizia. -
- Ma p-perchè l'hai portato qui? - chiese la rossa, tremante.
- Era solo, fradicio, il tornado stava per arrivare e io rischiavo di svenire a causa della febbre. - spiegò – Cosa potevo fare? -

Si asciugò approssimativamente e porse la coperta ad Haname, ringraziandola.
- E' meglio che faccia un bel bagno caldo. Voi, per favore, occupatevi del bambino. La mamma sarà preoccupata. - disse, salendo le scale verso il secondo piano.

 

- Andrò a chiedere alla stazione di polizia. - disse Arina, indossando un cappotto.
- Ehi piccolo, come ti chiami? - chiese Haname, sorridendogli teneramente.
- … Pon? - rispose il piccolo, perplesso.
- Il tuo nome! Qual'è il tuo nome? - chiese, cercando di farsi capire.
- ... Pon? - ripetè lui.
- Ma sa dire solo pon? - disse Kaito, incuriosito. - Chiamiamolo PonPon! -
- Ma non è mica un animale! - Luca diede un colpetto in testa al sole.

Dopo essersi assicurata che il bambino fosse ben avvolto e protetto dalla pioggia, Arina uscì rapidamente di casa.
Quando la porta dell'abitazione si chiuse, il gruppetto restò perplesso e incredulo.
Arashi, più di tutti, è terrorizzata e Haname pareva averlo notato da un bel po'.
- … Ara...cos'hai? E' da prima che sei così pallida... Nozomi è tornata e sta bene, no? -
- Beh, però se inizia a fare la sonnambula e a camminare sotto la pioggia così all'improvviso... - Kaito osservò le due con uno sguardo confuso e preoccupato.
- Non è questo. - la rossa parlò, voltandosi verso l'amica e lanciando un'occhiata a Shinji. - … Forse dovrei raccontarvi del sogno che ho fatto stanotte. -
- Ha a che fare con ciò che Shinji ha detto poco fa? - chiese nuovamente Haname.
- … Ha anche a che fare con il bambino che Nozomi aveva tra le braccia. - disse lei, spaventata – E' il bambino che ho visto nel mio sogno. -

 

***

 

La fioca luce della candela bastava ad illuminare il circolo decorato sul pavimento, lasciando nell'ombra delle figure preoccupate, che scuotevano il capo con incredulità.

- Ancora siete insicuri, dopo ciò che avete visto con i vostri stessi occhi? - una voce anziana rimbombò nella sala, nessuno di loro però si azzardò a parlare. - Dobbiamo scongiurare la Crisi. E' nostro dovere verso l'umanità e verso il nostro Pianeta. -

Qualche sospiro, qualche bisbiglio e poi, nuovamente, silenzio.
- Qualche altra obiezione? - chiese, osservando le altre figure e ottenendo silenziose risposte. - Bene. Ho già scelto chi dovrà gravarsi del peso di questa missione. -
- Siete sicuro? Sono bambini. - un altro anziano si ritrovò ad affermare.
- Da secoli portiamo avanti la tradizione e da secoli i candidati sono sempre giovani ragazzini, come lo ero io a suo tempo. - spiegò – Se non avete altro da aggiungere, abbandoniamoci al volere degli dei e preghiamo affinchè tutto vada per il meglio. -

Con un soffio, la flebile luce si spense.

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Capitolo 2
*** Target 2 - Un bambino problematico ***


Target 2 – Un bambino problematico

cover

Nonostante l'inverno rigido, finalmente il sole tornava a splendere su Namimori.
Le giornate erano più o meno uguali e si concludevano nello stesso modo, fatta eccezione per il nuovo inquilino di Villa Sawada.
Il bambino dai capelli lilla stava osservando Nozomi con curiosità, quest'ultima correva avanti e indietro mentre si preparava per andare a scuola.

Quando lasciò l'abitazione, ignorando totalmente il piccolo, si sentì più rilassata. Non aveva idea di chi fosse né da dove venisse, il racconto della sua tempesta l'aveva alquanto spiazzata.
L'idea che potesse avere qualche strana abilità incuteva timore nel gruppo, poiché non sapevano cosa aspettarsi da lui.
Eppure continuava a comportarsi come un normale bambino, nemmeno il super intuito di Nozomi sembrava volerla mettere in guardia.
Era abbastanza combattuta.

Sulla via verso la Namimori High School, la brunetta e Arashi incrociarono il giovane Jun, che le salutò con un lieve sorriso.
- Buon giorno Sawada-san, Fukada-san. -
- Ehilà, Jun. - Nozomi gli sorrise in risposta.
- Ciao. - la voce di Arashi era come al solito fredda e distaccata, non aveva ancora cambiato idea riguardo al ragazzo, ma non le dava più fastidio quanto prima. Semplicemente sembrava esserle indifferente.
- Hai passato un buon capodanno? - chiese Nozomi.
- Abbastanza. So che voi avete davvero fatto il bagno nel fiume... - ridacchiò – Avete vinto la sfida, allora. -
- Mi sembra logico. Pensavi davvero che saremmo state così fifone da non osare? - la rossa scosse il capo.
- In realtà no, ma non immaginavo... - si grattò il capo, lanciando uno sguardo ad alcune ragazzine con la divisa della Namimori Middle, che incrociarono sulla strada.
- Come sono spensierate. Beate loro, vanno ancora alle medie. - Nozomi sembrò nostalgica e Arashi le portò il braccio dietro al collo.
- La nostra vita da studentesse delle medie è stata davvero frenetica ed entusiasmante. - disse.
- Non ce la siamo goduta abbastanza. - disse la bruna. - Mio padre aveva ragione. -
- Almeno non hanno da pensare ai test finali e l'ingresso all'università. - affermò Jun, ridacchiando.

In quegli ultimi anni era riuscito a diventare molto più estroverso e la sua timidezza era diminuita drasticamente. Non poteva che trattarsi della vittoria di un hikikomori, finalmente riuscito a farsi valere nel mondo e a lasciare le mura della sua stanza.
Jun, in particolare, aveva trovato le sue abilità nella cucina e nella pasticceria.

- Come va con i genitori di Kaito? - chiese Nozomi, varcando l'ingresso dell'istituto.
- Sono simpatici, sto imparando molto da loro. Suo padre è uno dei migliori pasticceri, sono felice di essere il suo apprendista. -
- Beh, visto che l'unico figlio non vuole assolutamente seguire la loro strada... - Arashi ridacchiò.
- Ogni tanto mi aiuta, assaggia i dolci che gli preparo. Dice che sono molto bravo... - il ragazzo arrossì.
- Se lo dice, lo sei. - affermò la bruna – Kaito è schietto, se non gli piace qualcosa lo dice senza troppi giri di parole. -
- Ma cavolo! - la rossa sobbalzò all'indietro, osservando le lettere cader giù dal suo armadietto appena aperto. - Ma quante sono? Mi sto stancando. -
Il ragazzo dai capelli argentei osservò l'ammasso di carta e abbozzò un sorriso.
- Almeno tu hai qualcuno che ti scrive lettere d'amore. -
- Stavolta quante femmine e quanti maschi? - chiese Nozomi, avvicinandosi.
- Mah. - la rossa si chinò e prese le lettere cadute a terra, erano una decina. - A giudicare dagli scarabocchi, sono quasi tutte femmine. Forse questo è un maschio... - osservò con curiosità una delle lettere e la aprì, leggendola rapidamente. - Sì, è un maschio. -
- Ricevi molte più lettere dalle ragazze? - chiese Jun, curioso.
- Solitamente sono le ragazze a fare lettere. - rispose Nozomi – Ma Arashi ha ammiratori ovunque. Prima di capodanno ha spezzato il cuore a un altro ragazzo. -

- Non mi interessano queste cose. - la rossa gettò le lettere nella spazzatura, con noncuranza. - E tu, Nozo? Trovato qualcosa stamattina? -
- Solo una. - le mostrò la busta agghindata – Ed è femmina. -
- Dai, non puoi lamentarti. Anche tu hai ricevuto delle dichiarazioni d'amore da alcuni ragazzi. -
- E' il prezzo della notorietà. - Nozomi ammiccò e Jun alzò le spalle.
- Per questo non mi piacciono gli idol. Hanno una vita troppo caotica per i miei gusti. -

I tre entrarono nell'aula, fortunatamente il professore non era ancora arrivato e i presenti stavano chiacchierando spensieratamente.
- Ad ogni modo... Kaito mi ha raccontato di quel bambino. - disse Jun, perplesso.
- Mh, parli di PonPon? - chiese Nozomi, sedendosi al suo banco. - Non sappiamo praticamente nulla di lui, ma non potevamo certo lasciarlo da solo per strada. -
- Ma che razza di nome è PonPon? - si grattò il capo, scettico.
- Gliel'ha dato Kaito, non ne ho idea. Non sappiamo come si chiami, praticamente biascica parole a caso. - spiegò Arashi, sbadigliando.
Jun sbuffò, aprendo un libro e iniziando a leggiucchiare qualcosa con concentrazione.
- Non hai studiato, ieri? - chiese Arashi, quasi divertita.
- Sì, ma trovo difficile un passaggio, devo rileggerlo. - osservò sottecchi lo sguardo della tempesta – Sono un essere umano, non un computer programmato per capire tutto ciò che c'è scritto sui libri. -
- Con questo cosa vuoi dire? - la rossa gli lanciò un'occhiataccia.
- Beh, non sono mica come voi che siete arrivate tra i primi cento migliori studenti del Giappone. - spiegò, offeso – Devo studiare molto per capirci qualcosa. -
- Grazie al cielo siamo arrivate nei primi cento. - Nozomi sospirò – Abbiamo lavorato molto per ottenere quei risultati, è stato difficile anche per me che ho sempre studiato molto. - spiegò – ...Almeno il cervello ragiona bene, posso anche fare a meno di essere fisicamente oltre le aspettative. -
- Stai nuovamente paragonandoti a tuo padre o cosa? - Arashi si protese verso di lei e le diede un colpetto sul capo, tornando poi a sedersi nel banco dietro al suo. - Tu sei tu, lui è lui. Non devi essere forte quanto lui, devi essere solo te stessa. -
- Lo so, lo so. - alzò gli occhi al cielo – Volevo dire, almeno posso basarmi sull'intelligenza, visto che la mia forza non è così straordinaria. -
- Mah, io la trovo straordinaria, ma perchè sono un ragazzo ordinario. - spiegò Jun, alzando gli occhi dal libro – Forse non sarai più forte di Decimo, ma sei nella norma per essere una Vongola, no? -
- Chissà. - rispose la bruna, sfuggendo allo sguardo accusatorio dell'amica e voltandosi ad osservare il professore, mentre varcava l'uscio dell'aula.

 

***

 

- Un, due, tre, quattro. Un, due, tre quattro. Muovete quelle gambe, non siete dei principianti! - la voce della coreografa rimbombò nella palestra assieme al battito delle sue mani, mentre cercava disperatamente di far andare a tempo le tre ragazzine.
- L'uscita dell'ultimo singolo delle NoNaShi si avvicina. - disse lei, severa – Dobbiamo registrare il PV la settimana prossima. -
Haname si aggiustò i riccioli corvini, cercando di rimanere concentrata. Era arrivata come al solito in ritardo, ma glielo concedevano poiché doveva frequentare la scuola professionale per stilisti, che si trovava a quattro ore di treno da Namimori. Ogni giorno riusciva a mantenere il ritmo tra scuola e lavoro senza particolare fatica, la sua determinazione bastava e avanzava per darle la forza necessaria.
- Dovete scivolare sul pavimento come se steste volando. - disse la donna, muovendo la mano con delicatezza – E' una canzone a metà tra la paura e l'angoscia, dovete esprimere questi sentimenti tramite passi ed espressioni. - si avvicinò alla brunetta, prendendole il naso tra il pollice e l'indice.
- Eh? Sensei--
- Sawada. Capisco lo sforzo e la concentrazione, ma tu sei famosa soprattutto per il modo in cui riesci ad esprimere emozioni. - la sgridò - E no, adesso non lo stai proprio facendo. -
Incrociò le braccia, ottenendo in risposta uno sguardo mortificato.
- Mi dispiace. Farò del mio meglio. -
- Bene, perchè sapete che io voglio la perfezione. Se non siete in grado di darmela, la vostra carriera può benissimo chiudersi qui. - la donna si avvicinò al suo portatile, poggiato su un tavolino in legno, lasciando partire nuovamente la musica.
- Fukada, non camminare in giro, le tue posizioni sono assegnate e tali devono restare. - continuò a battere le mani, osservando il trio – Sawada, non mi stai trasmettendo la tristezza della canzone. Voglio vederti angosciata e spaventata, quasi alla ricerca di pietà. - urlò, con sguardo imperturbabile – Inoya, allarga quelle braccia e non fare la timidina, su. Non sei la principessa delle fiabe che ha paura di rompersi un'unghia. -

Passarono un altro paio di minuti e la donna fermò la musica, adirata e seccata.
- Non ci siamo, per niente. Dove avete la testa, oggi? Cos'è, vi è morto il cane? Non avete passato un esame? Qualsiasi cosa sia, non mi interessa. - disse, guardandole una ad una, mentre riprendevano fiato – Quando salite su un palco dovete dimenticare tutto ciò che c'è fuori, non esiste che il vostro pubblico e la vostra esibizione. Voi appartenete ai vostri fans, dovete dare la vostra anima per loro. Qualsiasi cosa sia successa fuori, non deve arrivare sopra quel palco. Mi sembrava che fosse chiaro. -
- Sì. - risposero all'unisono, afflitte e imbarazzate.
- Bene. Facciamo una pausa di dieci minuti, poi ricominciamo dall'inizio. -
La coreografa si allontanò, lasciando da sole le tre ormai esauste e sudate.

- Oggi è più severa del solito... - disse Arashi, bevendo un po' d'acqua.
- Ha ragione, non siamo per nulla in forma. - Haname osservò le due – Siamo tutte preoccupate per via del bambino... -
- Ma questo non deve interessarci ora, giusto? - chiese Nozomi, sospirando – E' il nostro ultimo singolo come trio, i ragazzi hanno già rilasciato il loro prima di capodanno e ha avuto un ottimo successo. Non possiamo rimanere indietro. -
- Tra l'altro, dopo il singolo come NoNaShi dobbiamo lavorare a quello del gruppo. - Arashi bevve un altro sorso, con sguardo malinconico.
- Sakura no hanabiratachi? Cloud si è proprio superato, stavolta. - Haname abbozzò un sorriso. - E' un bel singolo per concludere la carriera dei n.XI. -
- A volte mi chiedo se stiamo facendo la cosa giusta. - Nozomi osservò insistentemente il suolo. - Non voglio abbandonare i miei fans, voglio continuare a cantare. -
- Nozo, ne abbiamo già discusso. - Arashi la abbracciò, stringendola. - Quando andremo all'università non avremo più tempo per continuare. Non abbiamo altra scelta. -
- Non lo so... preferirei continuare. -
- E non pensi al tuo futuro? Fare la idol non ti aiuterà a diventare un boss, eh. -
- Hai già deciso in che università vuoi entrare? - chiese Haname.
- Sono indecisa tra un paio... -
- Io sono sicura della mia scelta e sono sicura che anche tu andrai dritta verso la tua strada. - Arashi stampò un dolce bacio sulla fronte della ragazza – Ci siamo divertiti finchè è durata, no? -
- Mh... Hai ragione. Ma è sempre dura dover salutare un pezzo della propria vita che non tornerà. - spiegò lei, sorridendo.
Il suo sguardo si posò su un bambino di circa sei anni, che gattonava divertito sopra il tavolo in legno della palestra, tra le attrezzature e gli spartiti.
Aveva i capelli lilla e gli occhi giallastri.

- ...Nozo? Cos'hai? Sembra che tu abbia visto un mostro... - Haname la scrutò perplessa, la bruna aveva la bocca spalancata ed era pallida.
Arashi si voltò nella direzione in cui l'amica stava guardando e sbiancò anche lei.
- Credo... che abbiamo un problema. -
Haname fu l'ultima a notare il piccolo, ma la sua reazione fu meno drastica.
- Mh... dovremmo prenderlo. -
- Come diavolo è arrivato qui? - chiese Nozomi.
- Pensiamo prima ad acchiapparlo. - disse Arashi.

Le tre si avvicinarono rapidamente al pargolo, afferrandolo e portandolo negli spogliatoi, facendolo sedere sulla panca.
- Ehi, ora che ci penso... Nozo, non ti sembra che questo zaino sia un po' troppo vuoto? - la pioggia indicò la borsa della bruna, che si angosciò.
- Lo è. E sembrava incredibilmente pesante. -
- Cioè, mi stai dicendo che è entrato nella tua borsa e te lo sei portato dietro?! - Arashi era incredula.
- Dovremmo avvisare Nana-san, altrimenti potrebbe chiamare la polizia! - propose Haname, prendendo il suo cellulare e componendo il numero di casa Sawada.
- Io sto coso non lo sopporto davvero, sta più attenta la prossima volta! - chiese la rossa, sospirando. - Da quando l'ho visto nel sogno mi fa paura. -
- Può anche essere stata una coincidenza. - Haname concluse la conversazione al telefono e cercò di tranquillizzarla con il suo sorriso.
- Aspetta. - Nozomi tornò ad osservare la panca - ... Dov'è. -
- NOZOMI. - Arashi la fulminò con lo sguardo.
- Ehi, siamo tutte e tre in questa stanza e io stavo controllando la mia borsa! -
- Dobbiamo trovarlo! - Haname uscì rapidamente dalla stanza, seguita dalle due.

Le tre percorsero il corridoio, alla ricerca delle tracce del bambino.
- Le cose sono due: o lui è il figlio di Flash o ci siamo passati vicino e non l'abbiamo visto. - spiegò Arashi, voltandosi e osservando il luogo da cui erano venute. - … penso la seconda. -
Le altre due si voltarono e lo notarono gattonare allegramente tra le persone, che camminavano senza accorgersi di lui.
- … Ma perchè gattona? Sa camminare! - Haname riprese a correre, seguita dalle due.
- Lo fa apposta per non farsi vedere? - chiese Arashi, scuotendo il capo con disperazione. - E' scaltro come una volpe. -
Svoltarono l'angolo e il bambino era nuovamente svanito nel nulla.
- Okey, magari è il figlio del ladro gentiluomo. - ipotizzò la rossa.
- Gli armadietti! - Nozomi alzò il capo e indicò PonPon, che stava gattonando con noncuranza sopra gli armadietti in ferro, che decoravano il corridoio verso gli spogliatoi.
- Ma come diavolo ci è arrivato lassù? Saranno tipo due metri! - Arashi era esterrefatta. - D'accordo. Ho capito. E' il figlio del demonio. -
- Potrebbe farsi male! - Haname corse rapidamente verso il bambino, il quale raggiunse l'ultimo armadietto e si sporse, planando a terra con delicatezza e svoltando nuovamente verso un altro corridoio.
Le tre raggiunsero l'incrocio, osservandosi tra di loro.
- Cioè... sa galleggiare in aria? - chiese Nozomi, perplessa.
- E' caduto dolcemente, come se non ci fosse gravità. - spiegò Haname.
- Praticamente sa volare. - la rossa era la più confusa delle tre. - L'ho detto che è il figlio del demonio. -
- Ad ogni modo, seguiamolo! - Nozomi si lanciò nel corridoio, quest'ultimo aveva fortunatamente un unico sbocco nella saletta relax, con un paio di divani e un distributore automatico.

Difatti, le tre trovarono il piccolo proprio davanti al distributore, che si stava lamentando mentre bussava con le nocche contro il metallo.
- … Forse ha fame? - suppose Arashi, osservandolo piagnucolare.
Nozomi e Haname si guardarono spaesate, finchè il bambino non si avvicinò alla bruna e si attaccò al pantalone della sua tuta.
- Pappa! - disse, singhiozzando. - Nozo-mama, pappa! -
- ...Nozo-mama? - Arashi guardò il piccolo con terrore. - … Perchè ti chiama così? -
- Ha iniziato a farlo da poco... non ne ho idea... - disse lei, inginocchiandosi e guardando il piccolo affamato.
- Penso ti chiami così perchè sei quella che l'ha trovato... e ti stai prendendo cura di lui. - disse Haname, inserendo la moneta nel distributore e prendendo una merendina al cioccolato.
- ...Gli possiamo dare una merendina di quelle? Dopotutto alla sua età non gli farà di certo male... no? -
- Bah. Fa vedere, cerchiamo di non dargli schifezze o si sentirà male. - la rossa prese la brioche e lesse con attenzione la lista degli ingredienti.

Il bambino si staccò subito da Nozomi e si avvicinò ad Arashi, afferrando la sua tuta e stringendosi a lei.
- Shi-papa... PonPon pappa... - disse, strusciando il capo sul suo pantalone. - pappa... -
Arashi smise di leggere la lista e osservò il piccolo con perplessità e disgusto.
- … Shi... papa? -
- Beh... se Nozomi è sua madre, tu sei suo padre. - Haname ridacchiò, mentre Arashi tendeva la merenda alla bruna con sguardo supplichevole.
- … Nozo... per favore. -
- ...Faccio io. - la Vongola sospirò, prendendo in braccio il piccolo e portandolo su un divanetto. - Ora... la mamma ti dà la pappa. - arrossì, abbastanza nervosa e seccata da quella situazione.
Il bambino, però, sembrava essere felice e mangiò con grande voracità la merendina, masticando bene e non sporcandosi molto.
- Beh, ha pur sempre sui sei anni. E' stato educato bene... - Haname incrociò le braccia, osservando i due – Chissà chi sono i suoi genitori... Saranno preoccupati... -

 

***

 

Le tre si scusarono con la loro coreografa e ottennero un prolungamento della pausa di circa venti minuti, il tempo di tornare a casa e di assicurarsi che PonPon non le seguisse nuovamente.
Il piccolo passeggiò mano nella mano con Nozomi, sembrava felice e sorrideva alle ragazze.
Arashi si sentiva estremamente infastidita, mentre Haname era tranquilla e gli sorrideva in risposta.
Nozomi non sapeva come si sentisse esattamente, le sensazioni erano tante e complesse, ma nessuna di queste era positiva.
Probabilmente quel bambino non era la causa del suo disagio, il suo intuito continuava a infastidirla e la costringeva a guardarsi attorno con attenzione.
Quando infine divenne insopportabile, decise di fermarsi. Erano ancora abbastanza lontane da casa, ma qualcuno li stava seguendo e lei non voleva mostrare la sua abitazione a qualche sconosciuto, soprattutto se pericoloso.

- Nozo? - Arashi si voltò verso l'amica, incrociando il suo sguardo preoccupato. Portò una mano verso la borsa, guardandosi intorno con sospetto.
- Hana... hai la tua spada? - chiese la rossa, ottenendo una risposta positiva dall'amica.
- La porto sempre con me, anche se è davvero ingombrante. - spiegò.
- Ti capisco, anche io porto la valigetta nello zaino. - la bruna la estrasse rapidamente, cercando di non distogliere lo sguardo dal bambino perplesso. - Spero che lui arrivi presto, non vedo l'ora che i nostri compact siano pronti. - disse, arrossendo lievemente al pensiero.
All'improvviso il piccolo si attaccò a Nozomi, stringendosi a lei con sguardo spaventato.
- Sembra un cane. - notò Arashi – Ha fiutato anche lui il pericolo? -
- Chi sei? - urlò la bruna, voltandosi dietro di lei – Fatti vedere. -

Una figura si palesò sopra il muretto di una villa adiacente, stava osservando il gruppetto dall'alto.
Quando le tre alzarono lo sguardo, si ritrovarono ad osservare una bambina dai lunghi capelli rosa, così come lo strano abito orientale che indossava. Sembrava un abito da cosplay, come se la piccola fosse reduce di una festa o di una fiera.
- Eh? Ma è solo una bambina! - Arashi sembrò sollevata, ma Nozomi montò la sua Sky Rod e si portò in posizione di difesa.
- Bambina o meno, ci stava seguendo. E non sembra poi una comune bambina. - spiegò.
Haname sguainò la sua spada e Arashi estrasse le sue pistole gemelle.
- Da quanto non usavamo le nostre armi? - bisbigliò la pioggia, lanciando uno sguardo alla spada che Richard le costruì due anni prima.
- Un anno o poco più. - rispose Arashi, che non aveva comunque smesso di esercitarsi al poligono.

- Chi sei? Perchè ci stavi seguendo? - chiese la bruna, con sguardo serio.
- … Quindi sei tu la famosa Vongola Undicesimo? - chiese la bambina, osservandola con i suoi occhi color oro.
- … Undicesima, prego. Non sopporto la definizione maschile. - la corresse Nozomi, che non si era ancora rassegnata a lasciar perdere la pronuncia del suo titolo.
- Non importa, fra poco non ti servirà più. - la bambina protese il braccio e tracciò un cerchio nell'aria, che si colorò dei sette toni dell'arcobaleno e iniziò a vorticare rapidamente.

- Ma... cosa? - Arashi restò interdetta, così come Haname.
- Ma... è magia? Sei una maga? - chiese la bruna, incredula, ammirando il cerchio colorato che vorticava davanti a suoi occhi.
- No. - rispose la bambina, osservandola senza scrupoli – Il mio nome è Lilium e sono una sciamana, incaricata di porre fine alla tua vita. -

Nozomi spinse rapidamente il bambino verso Haname, indietreggiando.
- Proteggete PonPon! - urlò lei, distanziandosi dalle amiche e attirando su di sé l'attenzione della bambina.
Il cerchio si bloccò all'improvviso, quando la giovane dai capelli rosa alzò la mano e la posizionò nell'esatto centro del circolo. Le sette tonalità iniziarono a distorcersi, unendosi tra loro come colori mischiati su di un dipinto, finchè non si intrecciarono come un vortice, scagliandosi come una trivella verso il punto in cui si trovava la Vongola.

Nozomi, già in hyper mode, saltò sull'asta e sfuggì rapidamente all'impatto, che fece tremare tutto il quartiere. Quando si guardò all'indietro, notò un'enorme voragine e le sette fiamme dell'ultima volontà che si univano in circolo attorno alla sciamana.
- Erano Shinuki... tutte e sette le fiamme... - la bruna tremò, stringendosi all'asta come se fosse il suo unico appiglio per la salvezza. Il suo sguardo era fisso sulla bambina, che fluttuava in aria avvolta da tutte e sette le fiamme del firmamento.

“Non è possibile... non ho mai sentito di nessuno che possedesse tutti e sette gli hado...”

Arashi e Haname si erano allontanate dalla voragine, accertandosi visivamente che l'amica stesse bene.
La rossa iniziò a sparare verso Lilium, che parò i colpi con una barriera elettrica creata dalla luce verdastra del circolo di fiamme.
Haname spiccò un salto e tentò di colpirla, ma quando la spada intercettò la barriera, nonostante la sua fiamma della pioggia, quest'ultima si pietrificò all'istante e andò in mille pezzi.

- Hana! - urlò Nozo, osservando mentre tornava al suolo, probabilmente confusa e esterrefatta per la perdita della sua spada.
Non era preziosa ed era stata inoltre fabbricata con materiali mediocri, ma ormai ci era affezionata ed era triste che fosse stata costretta a perderla in quel modo.

La bambina sembrò ignorare completamente le due ragazze alle sue spalle e continuò a scrutare la bruna.
I suoi occhi color oro erano privi di qualsiasi emozione, fissi su Nozomi, che stava tremando dalla paura e non aveva idea di cosa fare.
Sapeva che qualsiasi suo attacco non sarebbe riuscito a scalfirla, aveva perso prima ancora di iniziare a combattere.
Ad ogni modo, non voleva di certo lasciarci le penne e non avrebbe permesso che facesse del male alle sue amiche o a PonPon.
Non era pronta a morire, ma era pronta a salvare coloro che amava.

Lilium posizionò nuovamente il braccio al centro del cerchio, pronta a sferrare lo stesso attacco di prima.
Sarebbe stato uguale o diverso? Nonostante fosse una bambina, sembrava molto furba e abile. Impossibile pensare che non stesse prevedendo la sua fuga, stavolta avrebbe rischiato grosso se si fosse soltanto limitata a scansare il colpo, come aveva fatto poco prima.
Decise perciò di temporeggiare.

- Aspetta! Se hai qualcosa contro mio padre dovresti vedertela con lui, io non ho nulla a che fare con le sue azioni! - urlò.
La sciamana restò in silenzio per qualche istante, ferma in posizione di attacco.
- Decimo non c'entra. Sei tu che devi morire. - spiegò, senza batter ciglio.
- Ma io non ti ho fatto nulla! Perchè ce l'hai con me? - la bruna sentiva il cuore palpitare rapidamente. Non sapeva cosa pensare, perchè tanto accanimento nei suoi confronti?
- Per il bene delle persone. - si limitò a dire.
- … Ma anche io voglio il bene delle persone. - spiegò Nozomi – E' per proteggere gli altri che voglio diventare boss! -
- Non importa cosa pensi, se continuerai a vivere succederà qualcosa di terribile alla gente. Devo impedirlo. -

Alcune urla interruppero la conversazione, il suono delle sirene diventava sempre più forte e si avvicinavano rapidamente.
La bruna, spaventata, planò verso il suolo, guardandosi attorno. Qualcuno doveva aver visto la confusione e avevano chiamato la polizia.
In lontananza si potevano scorgere delle figure, persone spaventate che si distanziavano da quel luogo.

La bambina abbassò le braccia, annullando il cerchio.
- … Non posso coinvolgere degli innocenti. - disse. - Per ora ti lascio andare, ma non vivrai ancora a lungo. -
Lilium si voltò e volò rapidamente fuori dal loro campo visivo, senza che nessuno dei presenti riuscisse a seguire i suoi movimenti.
- Ehi! Anche io sono innocente, cavoli! - la bruna era risalita in groppa all'asta ed era atterrata dall'altra parte della voragine, avvicinandosi alle amiche e al bambino che l'abbracciarono.
- Andiamo via di qui, presto. - Haname prese in braccio PonPon e le tre si mossero rapidamente, ancora visibilmente scosse e terrorizzate, con tante domande e nessuna risposta.

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Capitolo 3
*** Target 3 - Il rivale ***


Target 3 – Il rivale

cover

L'albino lesse con emozione il ricettario, lanciando un rapido sguardo agli ingredienti poggiati sul ripiano in marmo.
Misurò la farina, versò un po' d'acqua, prese la confezione di uova, triturò la cioccolata e montò la panna.

Un sottofondo simpatico risuonava nella saletta della Yamasaki Sweets, l'mp3 era collegato alle casse e l'energica musica scandiva il lavoro dell'apprendista pasticcere, intento nello sfornare un nuovo dolce.
Il signor Yamasaki sembrava apprezzare molto il lavoro di Jun, spesso gli chiedeva di dargli una mano con alcuni dolci che avrebbe venduto e per l'albino si trattava di un sogno che si avverava.
Diversamente da Kaito e dagli altri, lui non amava combattere o darsi da fare per proteggere qualcosa. Lui voleva portare il sorriso con i suoi dolci, voleva dare energie con i suoi pasti.
Era sempre stato innamorato della musica, sin dalle scuole elementari aveva sognato di avere una casa discografica, di produrre bravissimi cantanti e canzoni fantastiche. Tuttavia, da due anni a quella parte, aveva totalmente cambiato idea. Dopotutto non era inusuale che un ragazzino cambiasse idea sul suo futuro, ed era ancora indeciso se diventare un cuoco o un pasticcere.
Il padre di Kaito gli aveva proposto di lavorare in pasticceria, al posto di quello squinternato del figlio, che preferiva girare il Giappone visitando palestre di arti marziali piuttosto che mettersi a preparare dolci.
Kaito amava mangiare i dolci, non prepararli, e il suo sorriso diveniva intenso e raggiante quando assaporava i pasticcini o i cupcake che Jun gli preparava.

Gli piaceva lavorare in quella pasticceria, finalmente era utile a qualcosa e si avvicinava a grandi passi verso il suo futuro.
E, sopratutto, era felice di lavorare in compagnia dei signori Yamasaki e di Kaito.

Lo stesso biondino varcò la soglia della saletta adiacente alla cucina, forse guidato dal sottofondo musicale di una carismatica band emergente.

- Mh~ che profumino! - disse il sole, avvicinandosi al forno con gli occhi luccicanti.
Già, lui amava mangiare così tanto i dolci che non sarebbe mai riuscito ad aspettarne la fine della cottura.

- Non aprire il forno! - esclamò Jun, ridacchiando – Non è ancora pronto, Yamasaki-ku-
- Ohi! - il biondo si voltò di scatto e l'albino si stava mordendo le labbra, dopo essersi accorto della svista. - Per mille alpaca, ti ho detto mille volte di chiamarmi per nome! -

L'albino guardò in basso, nervoso. Era ancora abbastanza timido, nonostante si fosse aperto parecchio nell'ultimo periodo.

Il biondo si avvicinò all'albino e portò la mano sulla chioma grigiastra dell'amico, arruffandola con un sorriso.
- K-Kaito-kun! -
- Ohi, piantala di fare il timidino, ok? - il biondo ammiccò e Jun si perse nei suoi magnetici occhi azzurri. Non mancava mai di notare quanto fossero profondi, come l'immensità del cielo o le profondità degli abissi, un colore così sgargiante da incantare chiunque si fermasse ad ammirarli. A stento riusciva a credere che non fosse ancora impegnato con qualche ragazza, nonostante sapesse che aveva ricevuto qualche dichiarazione.
Dopotutto era un idol, così come Sawada-san e Fukada-san. Tutti e sette i membri della famiglia facevano parte di un gruppo molto famoso, dopo due anni e mezzo di intensa attività erano giunti al capolinea, tra qualche mese si sarebbero graduati e avrebbero lasciato l'onorata carriera.

- Cosa c'è? - chiese il sole, osservando lo sguardo pensieroso di Jun.
- Stavo pensando... cosa farai, dopo esserti graduato dai n.XI? -
- Uhm... - il biondo si voltò, spostando lo sguardo verso la finestra che illuminava la stanza. - Quel che già faccio. Viaggerò per le palestre alla ricerca di un'ispirazione. -
- … Ispirazione? - l'albino sembrava perplesso, non riusciva quasi mai a seguire i ragionamenti dell'amico, ma era proprio per quello che lo ammirava così tanto.

- Sì. Voglio diventare più forte! - mostrò un pugno con orgoglio, i suoi muscoli erano lievemente visibili attraverso la stoffa della maglietta. - Sono il guardiano del sole, devo proteggere la famiglia e scacciare il buio con la mia radiosità! -
- Oh, ho capito. -

Il campanello del forno avvisava i presenti che il dolce era pronto, l'albino indossò i guanti e poggiò il pan di spagna sul marmo. Il profumo era intenso e sembrò incantare Kaito, il cui stomaco brontolò con prepotenza.
- Scusa! - disse, ridacchiando.
Completò la torta nei successivi cinque minuti, stendendo lo strato di panna e aggiungendo delle decorazioni accurate.
Il biondo osservava con attenzione il lavoro dell'apprendista, nonostante la fame sembrò voler comunque aspettare che Jun completasse l'opera. Ciò era abbastanza strano, considerando che, solitamente, il giovane guerriero si gettava sui dolci come un nuotatore in una piscina.

Quando l'albino completò l'opera, osservò soddisfatto la torta e si immerse nel suo gustoso profumo.
Quei tipi di dolci erano ormai abbastanza facili per lui, non aveva più alcun problema a prepararli e, ben presto, sarebbe dovuto passare a lezioni più difficili.

Il biondo gli saltò alle spalle, stringendolo con foga.
- Bravissimo! - esclamò, raggiante - Sembra squisito! Avanti! I miei alpaca vogliono assaggiarlo!! -

L'albino arrossì violentemente, felice di quel gesto e dell'impazienza di Kaito, che continuava a stringerlo con emozione, ansia e fame. Non sapeva quasi distinguere il profumo del dolce da quello dell'amico.
- Kaito-kun... vorrei che lo assaggiassi e mi dicessi com'è... - l'albino evitò accuratamente di guardarlo negli occhi, timido e imbarazzato com'era, mentre il biondo sembrava non aspettasse altro.
- So già com'è! Fai sempre dolci squisiti, Jun. - gli disse all'orecchio.
Jun si voltò incredulo e restò ad osservare lo sguardo voglioso del biondo, fisso sulla torta.
Rise.
- Grazie... ora te ne do un po', aspetta... -

Tagliò una fetta, osservando sottecchi il biondo che saltellava in preda a spasmi.
Era sempre stato così, sin da quando si erano conosciuti due anni prima. Ma, dopotutto, lui adorava Kaito e adorava quasi tutti i membri della famiglia di Sawada-san. Forse non sarebbe stato male se fosse diventato un cuoco dei Vongola.

Diede il piattino al biondo che si gettò sul dolce come un leone sulla sua preda, ingurgitando il dolce in poco meno di cinque bocconi.
- E' FOTTUTAMENTE BUONO. - urlò, con passione – Non ho mai assaggiato un dolce più powaah di questo! Davvero! Ti sei superato! - esclamò, con un sorriso smagliante.
Jun era incredulo, non immaginava di averne fatto uno ancora più buono del giorno precedente. Forse, via via che prendeva la mano, riusciva a donare un sapore più intenso ai suoi dolci.
Abbozzò un sorriso, osservando il giovane felice che lo abbracciò per la gioia.

- Sai cosa? Dovresti insegnarmi a fare qualche dolce... - disse lui – Così, se avrò fame e tu sarai impegnato, potrei farmene un paio da me! - ammiccò.

Non credeva alle sue orecchie, Kaito che gli chiedeva di insegnargli a preparare un dolce? Eppure era proprio lui quello che snobbava la cucina perchè noiosa.
Dopotutto, però, aveva ragione. Per lui che amava così tanto mangiare dolci sarebbe stato conveniente essere in grado di farne alcuni da sé.
Era così facile accontentare Kaito ed era bello vederlo risplendere, proprio come il sole.

Anche l'albino era davvero felice.

Il cellulare di Kaito squillò all'improvviso e i due quasi non sussultarono per la sorpresa. Quando il biondo rispose con curiosità, la sua espressione mutò gradualmente in preoccupazione e poi in paura.
- CHE DIAVOLO? STO ARRIVANDO! - urlò, guardandosi attorno spaesato.
- Kaito...kun? - Jun era perplesso e Kaito riportò l'attenzione su di lui.
- Scusami, devo scappare. E' successa una roba pericolosa alla boss e alle ragazze. -
- Eh? - anche l'albino si preoccupò, iniziando a scuotere il capo d'istinto – Che è successo? Stanno bene? -
- Più o meno. -

Il biondo non si perse in chiacchiere, si lanciò oltre la porta e svanì, lasciando il povero albino solo e preoccupato, mentre nella sua testa vorticavano immagini e ricordi di due anni prima.

“... E' il loro destino...” pensò, tristemente “Vivranno per sempre tra preoccupazioni e lotte di potere. Questa è la mafia.”

Si voltò, osservando il dolce appena sfornato, poggiato sul marmo.

“Se potessi, però... vorrei poter alleggerire il loro dolore con i miei dolci.”


***



Il gruppetto era, come al solito, riunito nel soggiorno di villa Sawada.
Arina scriveva rapidamente sulla tastiera del suo portatile, il suo sguardo era molto teso ma riuscì comunque ad ascoltare la conversazione del gruppo.
Anche Cloud era presente, seduto accanto alla balconata ad osservare il tramonto.

- Cioè, mi state dicendo che questa tizia è in grado di usare tutte e sette le fiamme? - chiese il biondo sole, perplesso. - Ma... è possibile? -
- Nemmeno io ho mai sentito di una persona con sette hado. - Arina sospirò, guardando sottecchi la sua allieva, che aveva lo sguardo sconsolato fisso sul cellulare poggiato sul tavolino.
- Ma non capisco il suo modo di ragionare. - Luca incrociò le braccia, anche lui sembrava molto teso. Non amava combattere e l'idea di una bambina dai poteri spaventosi, che girava per Namimori con l'intento di uccidere Nozomi, era abbastanza preoccupante.
- Una sciamana. - Haname sembrò pensierosa – Gli sciamani possono vedere il futuro... o sbaglio? -
- Tipo Shinji, eh? - Kaito lanciò un'occhiata alla nebbia, che alzò il capo e li osservò, senza dir nulla e apparentemente immerso nei suoi pensieri.

- Io penso... che Lilium mirasse a PonPon. - Nozomi alzò il capo e tentò di riacquistare lucidità.
- Come fai ad esserne sicura, Nozo? - Arashi alzò un sopracciglio, perplessa. - Ha chiaramente detto che voleva uccidere te. -
- Sì, però... è un tempismo incredibile. - disse la bruna, sospirando – Apparire così, subito dopo che PonPon è entrato nella nostra vita... Se possono vedere il futuro e dicono che io porterò dolore alla gente... beh, può essere per via del bambino. -
- Perchè lo abbiamo con noi, intendi? - Haname l'osservò con curiosità.
- Visto che lo proteggiamo... o meglio, visto che io l'ho trovato e l'ho portato qui... - lo sguardo della bruna si posò sul bambino, che beveva tranquillamente un succo di frutta, sotto gli occhi curiosi dei presenti. - Forse... nel futuro diventerà qualcosa di pericoloso e loro l'hanno previsto... ma non possono sbarazzarsi di lui fin quando lo proteggeremo. -
- Non fa una piega. - disse Luca, annuendo.

Se PonPon fosse stato il vero problema, cosa avrebbero dovuto fare? Come potevano impedire che, in futuro, portasse dolore? Si trattava soltanto di un bambino.
Un bambino strano, sì, ma comunque un bambino.

- Nozo-mama – il piccolo porse il cartoncino del succo alla bruna che lo prese, sorridendogli con dolcezza.
Sembrava proprio sua madre e, in effetti, il bambino la considerava tale. Inoltre, chiamava Arashi come se fosse stato suo padre.
Il sole iniziò a far funzionare gli ingranaggi del suo cervello.

- Ehi, forse ho capito qualcosa. - disse, annuendo a sé stesso e riflettendo sulla sua teoria.
- Tu che capisci qualcosa? E' arrivata l'apocalisse, forse? - Arashi l'osservò con perplessità.
- No, sul serio. - Kaito lanciò uno sguardo accusatorio alla rossa e poi al suo boss – Se gli sciamani dicono che nel futuro ci sarà un casino... allora PonPon viene dal futuro! - esclamò.
- … E' un bambino, se viene dal futuro è comunque un bambino, cosa vuoi che abbia fatto laggiù? - Luca scuoteva il capo con disapprovazione – E' più plausibile se gli sciamani hanno previsto che, crescendo, creerà problemi qua e là. -
- No, non hai capito nulla. - Kaito sbatté le mani sul tavolino, serio come non mai. - PonPon... in realtà è... - osservò tutti con attenzione, prese fiato e parlò. - PonPon è il futuro figlio di Nozomi e Shishi! -

Calò un silenzio preoccupante, in cui il biondo sorrideva soddisfatto e tutti lo osservavano come se fosse un animale da circo.
- … Vorrei farti notare che Arashi e la Juuichidaime sono entrambe femmine. - spiegò Luca, decidendosi a rompere quel silenzio tombale – Inoltre, nel caso in futuro la tecnologia fosse talmente avanzata da permettere a due donne di avere naturalmente dei figli, non sarebbe comunque possibile. - indicò il bambino – Cioè, guardalo, ha i capelli lilla e gli occhi giallastri. E guarda le ragazze. Cosa ci trovi di simile? Se è loro figlio, non ha preso nulla da loro. Più che altro sembra di razza caucasica, perciò sarà europeo, oppure americano... -
Kaito sbuffò, incrociando le braccia. Era davvero convinto della sua affermazione, eppure Luca aveva argomenti molto convincenti.

Portò la sua attenzione sulla boss, nuovamente con lo smartphone all'orecchio, mentre tentava invano di contattare suo padre. Purtroppo Decimo era all'estero, per nulla raggiungibile.
Sarebbero resistiti abbastanza da riuscire a chiedere aiuto?

Non che volesse chiedere una mano ad esterni, dopotutto sarebbe stato meglio riuscire a sistemare tutto da soli.

- Masato penserà a passare la notizia. - disse Arina, all'improvviso. Si passò una mano tra i capelli color cenere, afflitta. - Speriamo bene. Ho un brutto presentimento. -
- Masato si trova in Italia, giusto? - Luca osservò la sorella, che annuì in risposta.
- Sta lavorando con il futuro boss degli Elektrica. -

- Ad ogni modo. - Kaito parlò nuovamente - Per ora ci penseremo noi a proteggere la boss. Le faremo da scorta, tipo bodyguard. -
La ragazzina osservò il biondo e gli sorrise.
Un sorriso amaro, lo sapeva benissimo. Era molto tesa, inseguita da una bambina con misteriosi poteri e, sicuramente, preoccupata per l'incolumità dei suoi amici e per il suo destino.

“Non ho viaggiato e appreso nuove arti marziali per nulla.” Kaito osservò dinanzi a sé, mangiucchiando dei biscotti dal vassoio poggiato sul tavolo “Loro sono la mia famiglia, e io voglio proteggerli con il mio powah.

“A qualsiasi costo.”


Non era stata poi un'idea malsana, dopotutto.
L'intero gruppo dei n.XI si spostava in massa verso l'istituto superiore di Namimori, accompagnando a scuola Nozomi e Arashi, che non potevano saltare le lezioni. Persino Cloud aveva deciso di seguirli a distanza, cercando di non avvicinarsi a loro e alla loro poca armoniosità.
Un paio di occhiali da sole, qualche cappellino come al solito e nessuno sembrava riconoscerli, forse anche grazie alle illusioni che Shinji ricreava attorno a loro, camuffando le apparenze.

E sì, avevano proprio fatto bene a far gruppetto.

Kaito continuò a ripeterlo nella mente come una filastrocca, mentre si trovavano immobili davanti ad una figura scura che li scrutava con serietà sul loro cammino.
Ad occhio e croce si trattava di un bambino, aveva i capelli color cenere e gli occhi ambra, indossava un abito caratteristico della Mongolia, nero e blu.
Non corrispondeva alla descrizione della bambina rosa, eppure lui sapeva che c'era qualcosa di strano in quella figura.
Lo stile del vestiario era esattamente lo stesso della sciamana di cui avevano discusso.

- I vostri trucchetti illusori potranno ingannare le persone comuni, ma non me. - disse, sicuro.
Shinji sussultò, sembrava incredulo e quasi arrabbiato, nonostante la sua espressione rimaneva impassibile.

- Chi sei? - chiese Arashi, ponendosi davanti a Nozomi – Sei un amico di Lilium, forse? -
Il bambino sospirò, storcendo la bocca.
- Non importa, è solo una mia rivale. - disse lui, cercando di trattenere qualche ignota emozione e riuscendoci a malapena – Sarò io a uccidere Vongola Undicesimo, non lei. -
La brunetta sospirò, non sembrava aver nuovamente voglia di ribattere sul titolo.
- Oh, perfetto. E' una gara a chi ammazza per primo la boss, quindi? - il biondo si scrocchiò le dita, avvicinandosi alla rossa.

Non riuscì a dire altro, poiché venne superato da un Cloud abbastanza seccato, il quale tirò fuori i suoi CD dalla giacca e li lanciò contro lo sciamano, già pronto al combattimento.
Il bambino si spostò rapidamente, evitando i colpi della nuvola e librandosi in aria come un volatile.
- Tsk. - l'occhialuto estrasse la sua bacchetta da direttore d'orchestra e saltò su un muretto, lanciandosi contro il bambino nel tentativo di colpirlo.
Lo sciamano indietreggiò, calcolando il punto dell'impatto e cercando di schivare il colpo, ma l'inusuale arma del maestro si allungò a tradimento e colpì lo sciamano alla spalla, lanciandolo con le spalle contro il muro e conficcandolo nei mattoni.

- Che diavolo... - il corpo del piccolo tremò, sanguinando dalla spalla sinistra. - Nuvola... espansione... sono stato un idiota. -
- Tu. - Cloud si avvicinò al nemico, con arroganza. - Mi dispiace, ma la Conchiglietta deve ancora procurarmi i dischi che le ho chiesto e non può ancora morire. -
- … Sei troppo ingenuo. - il bambino portò la mano sul legno della bacchetta di Cloud, usando l'attributo della tempesta che corrose e distrusse l'arma.
L'occhialuto indietreggiò, imprecando.

Il bambino si sfiorò la spalla sanguinante e una fiamma gialla invase l'intero braccio, rimarginando la ferita in pochi istanti.

- Ehi, quella è la mia fiamma! - Kaito mise il broncio, offeso, mentre Arashi estraeva le pistole e lasciava ad Haname e Luca il compito di proteggere Nozo.

Il biondo lanciò uno sguardo alla pioggia, sembrava abbastanza frustrata. Nello scontro con Lilium aveva perso la spada che aveva costruito anni prima, attualmente non aveva alcuna arma per poter combattere ed era stata costretta a spostarsi in difesa.

Strinse i pugni, deciso a combattere e incrociando lo sguardo della rossa, che annuì. Non avrebbero lasciato che quello sciamano facesse del male a Nozomi, sarebbe dovuto passare sul loro cadavere.
E Kaito era orgoglioso, molto.

- Shishi. - disse, separandosi dal gruppo e sfiorando Cloud, che sembrava contrariato, mentre la rossa afferrava le sue gemelle e iniziava a sparare a raffica contro il ragazzo, colto alla sprovvista mentre finiva di rimarginarsi la ferita.
Indietreggiò rapidamente, scansando i proiettili, per poi creare un piccolo scudo che contrastasse i colpi di tempesta, indurendolo con la fiamma del fulmine.
Era ovvio, conoscevano bene le fiamme e le loro proprietà e sapevano che anche il bambino, così come colei che aveva definito sua rivale, era in grado di usare tutte e sette le shinuki.

Proprio per questo motivo Kaito aveva previsto la sua mossa, la sua rapida velocità di spostamento gli aveva permesso di giungergli di lato senza che se ne rendesse conto. Era troppo occupato a parare gli attacchi di Arashi e non aveva notato nulla.

Era un bambino, dopotutto. Non aveva l'elasticità mentale di un adulto.

Il risultato fu un violento pugno allo stomaco con conseguente impatto contro il muro di una villa.

- Dobbiamo insistere! - urlò Arashi, affiancando il sole.
Lo sciamano si librò nuovamente in aria, tracciando un cerchio nel vuoto dinanzi a sé, il quale si colorava dei sette colori dell'arcobaleno.

- Quella tecnica! - Nozomi si lanciò verso i suoi amici, ma Haname e Luca la bloccarono, costringendola a fermarsi. - E' pericolosa! E' la stessa di Lilium! -
Arashi imprecò, afferrò Kaito per il colletto e tentarono di allontanarsi il più in fretta possibile, tuttavia il cerchio si dissolse quasi subito, mentre lo sciamano veniva avvolto da radici infuocate sbucate dal terreno, che lo afferrarono allo stomaco e si attorcigliavano attorno a lui.

- … Non te lo lascerò fare. - sussurrò Shinji, guardandolo con attenzione.
Il bambino osservò i suoi occhi rossi e luminosi per qualche istante, prima di liberarsi e di cancellare la sua illusione con facilità.
- Puoi solo cogliermi alla sprovvista, le tue illusioni sono troppo deboli per resistere contro di me. -
Sembrava avesse designato il suo obiettivo poiché, dalle dita della sua mano destra, fuoriuscì un raggio rossastro avvolto da uno strato verde, che mirava a trapassare il cuore della nebbia e a distruggere il suo corpo.
Fortunatamente, però, il giovane riuscì a ripararsi nel suo elemento e a spostarsi rapidamente tramite l'aria, quasi come se si fosse trasportato via da un posto all'altro.

Il raggio toccò il suolo ed esplose, causando un rumore assordante e una nuvola di fumo che si levò verso il cielo.

- Ehi, tutto a posto? - Kaito si guardò attorno, nessuno sembrava ferito.
- Come hai fatto? - la voce del bambino raggiunse il gruppetto di superstiti, osservava Shinji in lontanaza. - Ti eri già spostato di alcuni metri, avevi previsto il mio colpo? - inarcò un sopracciglio, osservando il ragazzo della nebbia, che scrollò le spalle.
- ...Forse... -

Il bambino atterrò sulla strada, oltre la spaccatura nell'asfalto causata dal raggio.

- Sei un veggente? Tu possiedi l'occhio? - chiese ancora, quasi preoccupato, mantenendo il contatto visivo con il giovane spaesato. - ... Incredibile, proprio qui... -

- Ma che diavolo... - il biondo osservò dapprima lo sciamano e poi l'illusionista – Ma lo conosci? - chiese, grattandosi il capo.
- No... - rispose Shinji, spaesato quanto gli altri.

- Haynes! -
Una voce femminile attirò l'attenzione dei ragazzi, risaltò sulle voci preoccupate e distanti, che si potevano udire nei dintorni.
La sciamana dai capelli rosa affiancò il bambino, aveva uno sguardo arrabbiato e anche lui parve infuriarsi.
- Lilium! Che ci fai, qui? Sono io che ho lanciato l'attacco. Sono mie prede! - disse, imbronciato.
- Non voglio rubarti l'attacco, ma solo tu potevi scegliere un momento simile per farlo! - rispose lei.
- Che vorresti dire? - il bambino sembrava confuso.
- I capi hanno detto discrezione... sai cosa significa? Sei qui, ad attaccare in pieno orario scolastico e in una strada principale. - spiegò lei – Potevi ferire qualche innocente, potevi farci scoprire! -
- Non c'è nessuno, per ora. - incrociò le braccia - L'importante è ucciderla, no? L'attacco è mio, se ci riesco sarò io il vincitore, non immischiarti nei miei piani. - Haynes la indicò quasi con disprezzo, ma la ragazzina mantenne uno sguardo indifferente.
- Sarà anche il tuo tentativo, ma ormai è concluso. - disse, volgendo il capo verso i ragazzini. Kaito si soffermò ad osservare il suo sguardo impassibile e il suo vestito così rosa che sembrava quasi un confetto. Abbastanza disgustoso, per i suoi gusti. - Stanno arrivando molte persone, quindi dobbiamo allontanarci. -

- Ma...! -
- Niente ma, Haynes. Muoviamoci, o si arrabbieranno con noi. -
La bambina lanciò uno sguardo malevolo alla Vongola, prima di fuggire verso un vicolo adiacente, tirando il bambini per un braccio.

- Andiamo anche noi. - Arashi invitò tutti a infilarsi in un altro vicoletto, cercando di allontanarsi velocemente dal luogo della battaglia.
Shinji arrivò per ultimo, sicuramente aveva illuso alcune telecamere presenti in quella zona. Dopotutto non potevano farsi scoprire.
Anche se, in realtà, non avevano fatto assolutamente nulla ed era tutta colpa di un bambino fuori di testa, che voleva vincere una sfida uccidendo una ragazzina a caso.
Cose da tutti i giorni.

Kaito si sedette a terra, accanto ai suoi amici, osservando la bruna che cercava invano di digitare dei numeri sul tastierino numerico di un cellulare. Tremava, probabilmente per la paura.
In effetti, avevano appena scoperto che i nemici erano ben due. Sciamani, con il potere di tutte e sette le fiamme del firmamento e con l'intensa voglia di farla fuori.
In che guaio si erano andati a cacciare?

Avevano salvato Nozomi per due volte, anzi, era stato soltanto merito della fortuna. Per quanto in là si sarebbe spinta la loro buona sorte?
Rischiavano grosso, molto grosso, per questo lei aveva paura e voleva assolutamente contattare suo padre. Eppure, Kaito continuava a pensare che sarebbe stato meglio cercare di venirne a capo da soli.
Erano una famiglia, dopotutto.

- Boss... - azzardò lui, osservando lo sguardo spento dell'amica - … non riesci a metterti in contatto con Decimo? -
- ...No. Papa non risponde. - disse lei, sospirando. - Dobbiamo solo sperare in Arina e Masato... -
- Nee... io penso che dobbiamo lasciar perdere Decimo e vedercela da noi. - la sua affermazione attirò la curiosità dei presenti, che sembravano abbastanza allibiti. - … Non possiamo dipendere sempre da lui. -
- … Ho promesso a mio padre che gli avrei detto tutto. - disse Nozomi, mordendosi le labbra – Non voglio che accada ciò che successe due anni fa... non voglio che accada nulla a voi e... non voglio morire. Sono ancora giovane, cavolo! -
Arashi la strinse, coccolandola con affetto e cercando di tranquillizzarla.

Nonostante il suo orgoglio, Kaito aveva capito che Nozomi aveva ragione poichè, infondo, erano pur sempre dei ragazzini inesperti.
Facevano sì parte di una famiglia, ma così anche Decimo, i guardiani di Decimo, i Vongola e le altre famiglie alleate.

Erano tutti parte di una grande alleanza, tante famiglie che si aiutavano a vicenda nei momenti di crisi.

Sempre.

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Capitolo 4
*** Target 4 - Giusto e sbagliato ***


Target 4 – Giusto e sbagliato

cover

La bionda si passò una mano tra i capelli, quasi demoralizzata, incapace di comprendere cosa stesse effettivamente accadendo.
Cercò di focalizzarsi sui ricordi passati, sui libri studiati e sul suo vecchio “insegnante”, Reborn, quando solitamente si sedeva accanto a lei a spiegarle innumerevoli capitoli, che la piccola non riusciva a comprendere.
Sperava di trovare almeno un piccolo indizio in una di quelle lezioni, qualcosa che il tutore le aveva insegnato riguardo situazioni particolari.
Purtroppo niente era applicabile al suo caso, se non “informa chi di dovere”, come già stavano tentando di fare, nonostante Decimo non fosse ancora raggiungibile per ignoti motivi.

Fra poco sarebbe calata la seconda notte di terrore, così definita da Arina.
Una notte piena di preoccupazioni, con il cuore in gola, passata a pregare che nulla avesse potuto turbare la loro quiete.
Passata a chiedersi perchè degli sciamani, creature unite con il pianeta e dal cuore puro e semplice, stessero tentando di portarsi via la vita della sua allieva.

Una risata del gemello interruppe i suoi pensieri, si costrinse a portare l'attenzione sui presenti.
Mentre i suoi pensieri volteggiavano in confusione, suo fratello stava parlando concitatamente con Haname e Nozomi, seduti al tavolino di fronte al letto della Vongola.

- Ma parli del boss degli Elegantia? - chiese lui, osservando la mora.
- Sì, Duchesse. E' il quarto boss, ricordi? - la pioggia portò l'indice sotto al mento, pensierosa. - Insomma, forse potrebbe darci una mano. -
- Ma cosa vuoi che possa fare quella tipa? Quelle pensano solo ai vestiti e al té delle cinque. - Luca alzò un sopracciglio.
- Non sono mica così frivole. - Haname scosse il capo – Fidati, Duchesse è una persona molto informata. -
- Ma quanti anni ha? - intervenne Nozomi, curiosa. - Mi sembra abbastanza grande. -
- Ha all'incirca ventinove anni. -
- Wow! E' vero, si vede che è un'adulta. - Luca rimase stupito dall'informazione, anche se se l'aspettava. - Ero abituato ai boss dodicenni, come Diamante. -
- … per favore, non ricordarmela. - la mora sospirò, non voleva riportare alla sua mente il combattimento umiliante di due anni prima. - Piuttosto... stavamo parlando di …? - Haname parve confusa per qualche istante, doveva essere davvero stanca e distratta per dimenticarsi così facilmente dell'argomento.
- Quella donna, Du-cosa. - il fulmine ridacchiò.
- … Ma non è nemmeno una donna. - la bruna lanciò uno sguardo all'amica, che sospirò.
- Fondamentalmente no, ma... non divulghiamo particolari irrilevanti. -
- Ma sono tutti travestiti in quella famiglia? - Luca scosse il capo, disgustato.
- Lei e i suoi tre guardiani uomini. Le altre tre, sono donne per davvero. - Haname scrollò le spalle, osservando il biondo – E' una tradizione di famiglia, non so che dirti. -

Arina sospirò, non voleva perdersi troppo in quei discorsi inconsistenti. Sapeva che Haname si era avvicinata molto a quel boss e, quella famiglia in particolare, era molto vicina ai Vongola, nonostante sembrassero dei deboli e superficiali alleati, così come Luca aveva fatto notare.
In realtà, la bionda sapeva che quel comportamento mondano non era altro che una copertura. Il té delle cinque, gli abiti in stile lolita, i modi cortesi e i sorrisi erano le basi su cui si fondava la famiglia, che li conducevano nei salotti più importanti di qualsivoglia paese.
E proprio in quei salotti, il boss e i suoi guardiani venivano a sapere ciò che desideravano.

Duchesse sarebbe stata un'alleata potente, e il suo amore per gli abiti aveva portato la “donna” ad avvicinarsi ad Haname. Grazie a questa nuova amicizia, avrebbe potuto dar loro un grande aiuto.

La pioggia alzò gli occhi verso l'orologio, issandosi con rapidità.
- Devo correre alle lezioni pomeridiane, ho il treno tra un quarto d'ora. -
- Ti accompagno io in moto! - Luca si alzò subito dopo di lei - E poi, in un momento così delicato, meglio non uscire da soli. -
- Grazie! - la mora sorrise e salutò affettuosamente Nozomi, varcando la soglia della sua cameretta.
- Nee-chan, ti affido la Juuichidaime mentre sono via! - Luca agitò la mano e seguì Haname, verso l'ingresso dell'abitazione.

Arina sospirò, osservando la porta aperta e la bruna ancora seduta al tavolino, con un libro aperto dinanzi a sé e l'evidenziatore giallo poggiato sul legno.
- Alle cinque e mezzo devo essere agli studi radiofonici di Namimori per un'intervista in diretta. - disse lei, chiudendo il libro e mettendo il tappo all'evidenziatore.
- Scordatelo. - rispose Arina, secca.
La bruna, imbronciata, si voltò verso la sua tutrice, seduta sopra il suo letto.
- Cosa dite, Manager? Siete stata voi a fissarmi quell'intervista per il programma Chiacchiere e Biscotti, ve lo siete dimenticato? - scimmiottò lei.

- Smettila, Undicesima. - la bionda si alzò dal letto, portando le mani sui fianchi. - Se proprio devi, ti accompagnerò io. -
- Non se ne parla. - anche la bruna si alzò, mettendo il libro nello zaino e voltandosi verso la tutrice. - Non dopo ciò che è successo quest'oggi. - la sua espressione era seria.
- E' proprio a causa dell'attacco di stamattina che non posso lasciarti andare da sola. - spiegò lei – Sono la tua tutrice. -
- Appunto. La mia tutrice, non una mia guardiana. - specificò Nozomi – E, ad ogni modo, non ho alcuna intenzione di metterti in pericolo. Non te, né i miei amici. -
- E vuoi esporre te stessa? -
- E' me che vogliono, non voi. Se sono pronti ad uccidervi pur di ottenere me, preferisco correre questo rischio da sola. -
- E non hai paura di morire? - Arina era perplessa, osservò gli occhi ambra della ragazzina e riuscì ad intravedere dell'ansia nel suo volto.
- Certo che ne ho, ma tra me e voi... scelgo voi. - si avvicinò alla sua tutrice, il suo sguardo era quasi sofferente - … Non potrei mai sopportare un'altra tragedia come quella di Claudio. -
- Sei egoista, pensi solo a te stessa. Se ti accadesse qualcosa, anche noi sopporteremmo una tragedia, sai? -
- Arina, per favore. La strada verso gli studi radiofonici è una delle principali, costantemente affollata. Non mi accadrà nulla, mi confonderò tra la folla. -
- Allora non c'è alcun problema a venire con te, giusto? - la donna incrociò le braccia, severa – Non ci accadrà nulla e io saprò che arriverai sana e salva. Come tua manager, devo assicurarmi che tu arrivi agli studi in orario, giusto? -
- Arina, tu -

Il telefono di Arina interruppe la discussione segnalando l'arrivo di un messaggio, che costrinse la bionda a voltarsi, perplessa.
Prese l'aggeggio, che si trovava sopra il cuscino del letto. Una busta da lettera in pixel lampeggiava sullo schermo, la donna cliccò sulla email e ne lesse il contenuto.

“Prendi un diretto per l'Italia e atterra a Fiumicino.” era la frase che più l'aveva colpita. Seguivano ulteriori dettagli, quali l'orario e i voli che avrebbe potuto prendere.

Scosse il capo, cercando di ricordare a chi appartenesse quell'indirizzo mail. Non poteva, dopotutto era la prima volta che ne veniva in contatto. Il server utilizzato, tuttavia, apparteneva ai Vongola.
Che fosse stato Masato a inviargliela? Fu lui a spiegarle dei server e delle mail, perciò si era ricordata di quel particolare. Ma perchè usare un indirizzo Vongola e non il suo personale?

- … C'è qualcosa che non capisco. - la donna si grattò il capo, perplessa. - Mi è appena arrivata questa email, ma-
Si era voltata, tentando di condividere le sue preoccupazioni con la sua allieva, accorgendosi che la stanza era vuota.
- Undicesima! - urlò, lanciandosi fuori dalla stanza, scendendo le scale e varcando il portone d'ingresso. - Maledizione! - ringhiò, furiosa. - Undicesima!! -

Perchè non riusciva mai a tenerla sotto controllo?
Forse, Reborn sarebbe potuto essere davvero il miglior tutore per una squinternata come quella mocciosa.


***


La bruna era nervosa, continuava a guardarsi attorno con rapide palpitazioni.
Come aveva previsto, la strada principale era molto affollata. Famiglie, ragazzi, coppie, adulti che andavano avanti e indietro per i marciapiedi, illuminati dalle luci dei negozi che invitavano la folla a comprare i loro prodotti. Automobili procedevano a passo d'uomo a causa del traffico, alcune fanciulle distribuivano volantini in punti strategici della zona e qualche gatto randagio si stiracchiava e appollaiava accanto ai muri.

Non possono agire, considerando quanto avessero a cuore la vita degli altri.
E, nonostante i loro scopi fossero simili, per qualche strana ragione dovevano uccidere lei.
Cosa mai poteva aver fatto di male per meritarsi quella simile punizione? Aver salvato un bambino dall'aria innocente?

Qualcosa le diceva che PonPon era estraneo a quei fatti, non era di certo un mostro da annientare.
Eppure non sembravano esserci altre spiegazioni.

Continuò ad avanzare, con il cuore in gola.
La figura rosa la seguiva a passo svelto, sembrava quasi la stesse studiando. Magari era in attesa che svoltasse verso un vicolo deserto, cercando di non farsi scappare l'occasione.
Ad ogni modo non poteva far nulla e, fra pochi minuti, la bruna sarebbe giunta alla stazione radiofonica, ancora più affollata della strada principale. Non poteva farle nulla, dopotutto.

Ma la sua presenza alle sue spalle era davvero inquietante.

- Per quanto avrai ancora intenzione di seguirmi? - disse lei, continuando a camminare, senza rivolgerle lo sguardo e mantenendo una buona dose di freddezza.
- Fin quando non la smetterai di nasconderti dietro alla folla. - rispose la vocina alle sue spalle, sembrava quasi irritata.
Anche la bruna si irritò alquanto. La stava forse accusando di codardia?
- Non mi sto nascondendo. - rispose, secca. - Questa è l'unica strada per gli studi. -
Non parlò subito, aspettò qualche secondo ancora.
- Sei uscita nonostante la paura di morire, complimenti. -
- Il lavoro è lavoro. - rispose lei, mordendosi le labbra. Non voleva davvero ribattere in quel modo, ma le parole uscirono dalle sue labbra senza che lei potesse fermarle. - Non sono mica come te e quel tuo amico, che andate in giro ad uccidere persone a caso fingendo di fare del bene. -
- Quel mio amico è mio cugino. - rispose lei, la sua voce risultò pesantemente infastidita – E non stiamo fingendo, dobbiamo salvare le persone innocenti. -
- Già, si vede. - nonostante il tono distaccato, la voce della bruna tremò un po' – Proteggete innocenti ammazzando altri innocenti? Davvero appagante, sul serio. Mica come noi, che ci sbattiamo sul serio per salvare tutti quanti. - spiegò.
- Uccidere una persona per salvarne un miliardo. Credo che sia un giusto prezzo da pagare. -

- Stai scherzando? - la bruna si voltò all'improvviso, ritrovandosi faccia a faccia con la sciamana dai capelli rosa, che sembrò spaventarsi.
Indietreggiò di tre passi, con sguardo timoroso, portando la mano destra sul petto e rilasciando una lieve luce biancastra, che avvolse il rombo azzurro incastonato al centro del particolare anello, che la bambina portava al dito e che lei non aveva notato prima d'ora.
Quasi si dimenticò ciò che stava dicendo, scosse il capo cercando di ritrovare il filo del discorso.

- Anche io pensavo che uccidere le persone malvagie fosse la soluzione perfetta, ma qualcuno mi ha fatto capire che è totalmente sbagliato! - esclamò, ignorando le persone che lanciavano sguardi curiosi alle due ragazze, forse attirate dalle urla della bruna. - Non bisogna giudicare una persona, tutti possono cambiare... e anche se così non fosse, non siamo nessuno per decidere chi deve vivere o morire. Per questo esiste la prigione. - spiegò, sospirando.
Lilium rimase in silenzio, ascoltandola con attenzione e con uno sguardo apparentemente confuso.
- … Se qualche dio, lassù, vuole decidere del nostro destino, potrà anche prendersi le nostre vite, senza preoccuparsi di altro... ma noi siamo umani, così come coloro che giudichiamo “colpevoli”, e non abbiamo il diritto di uccidere, ma solo di castigare e insegnare loro cos'è giusto o sbagliato. - disse lei, chinando lo sguardo - ...questo è il perdono ...o avere un cuore magnanimo, suppongo... -
-… Il perdono... - ripeté lei, attenta.
- ... Se qualcuno ha fatto qualcosa di male... bisognerebbe capire prima il perchè. Non sempre la cattiveria è totale, solitamente c'è qualcosa che spinge a far del male. - scrollò le spalle, aggiustandosi la sciarpa – Per esempio... me. Cos'ho fatto di male, io? Perchè mi dovreste punire, nonostante i miei sforzi per rendere felici le persone? -
La bambina non rispose, rimase ad osservare la bruna per qualche istante ancora, prima di scostare lo sguardo voltarsi, allontanandosi a passo svelto per la sua strada.

Nozomi l'osservò svanire tra la folla, con sguardo quasi incredulo e apparente sollievo.
- Mi ha capita? - si chiese, voltandosi anche lei e procedendo verso gli studi. - Forse... sono stati entrambi plagiati da qualcuno. Nemmeno loro sono cattivi, dopotutto. -

Probabilmente non esisteva una cattiveria assoluta. Chi sembrava avere solo malvagità nel cuore, poteva essere stato plagiato da un'educazione sbagliata o distrutto dalla solitudine.
“Chissà, anche Miles e Raif, forse...”

Si era già pentita due anni prima, ma il ricordo continuava ad inseguirla, come l'oscurità che avanzava, cancellando la luce dal lungo corridoio della sua anima.
Una bestia che si attorcigliava al cuore e lo stritolava tra le sue fauci.

Era il rimorso per essersi arrogantemente presa due vite umane.

- Nozo! - la voce della rossa risaltò sui chiacchiericci della folla circostante.
La bruna si fermò ai piedi della scalinata per la stazione radio, stretta tra le braccia della sua guardiana della tempesta.

- Ma che diavolo ti è saltato in mente! - urlò, mentre la stringeva.
- … Arina vi ha chiamati? - disse, osservando dapprima Arashi e poi Kaito, che si era avvicinato anche lui.
- Ovviamente. - il biondino parve abbastanza arrabbiato – Venire fin qui da sola, ma sei matta boss? Non sia mai ti succedeva qualcosa! -
- In mezzo a tutta questa folla? - chiese lei, sospirando – Mi ha seguita per un po', abbiamo anche parlato. -
- ...Ti ha seguita? Chi? Uno degli sciamani? - Arashi sembrò andare nel panico, aveva già portato le mani alle fondine, ma la bruna cercò di tranquillizzarla stringendola nuovamente a sé.
- Lilium, ma non poteva fare nulla. … e penso anche di averla sconvolta. - spiegò lei, osservando i due amici – Le ho detto ciò che Gazi mi disse tempo fa, riguardo il non giudicare... e la bambina se n'è andata con un'espressione incredula... -
- … Forse non ci aveva mai pensato? - azzardò Arashi, perplessa.
- Io ero come lei, nemmeno io ci avevo mai pensato. - spiegò Nozomi, sospirando - … qualcuno deve averli plagiati in qualche modo. -
- E' possibile... allora dobbiamo trovare chi li comanda! - esclamò Kaito, sicuro. - Appena torniamo a casa dobbiamo assolutamente parlarne con gli altri! -
- Noi non dobbiamo trovare proprio nessuno, ci penserà Decimo. - Arashi lanciò un'occhiata al biondino, sembrava non essere per nulla d'accordo con l'idea di risolvere da loro la situazione, idea che Kaito aveva avanzato quella stessa mattina, dopo il combattimento con Haynes.
- Però qualcosa mi turba. - la bruna era pensierosa, riportò la mente nell'istante in cui si era voltata verso Lilium. - La bambina aveva uno strano anello al dito. -
- Un anello? - Arashi la guardò con curiosità, mentre l'amica annuiva.
- Era grigio chiaro, finemente decorato. - spiegò – Se proprio vogliamo metterci naso, forse dovremmo scoprire cos'è. -
- Oh, dobbiamo metterci a cercare qualcosa? - Kaito si grattò il capo, dopotutto lui amava più pensare all'azione che fare stupide ricerche.
- Mh, credo che chiederò a Cris-kun di fare qualche ricerca per noi. - affermò Nozomi, afferrando il suo smartphone e iniziando a digitare un messaggio.
- Ehhh Cristal-kun sa parecchie cose~ - il biondino ridacchiò e Arashi gli diede un colpo in testa, infastidita.
- Cris-kun doveva arrivare tra una decina di giorni per portarci quelle cose, posso chiedergli di farci questo piccolo favore. - spiegò lei.
L'orologio digitale su un maxi schermo segnò le cinque e mezzo precise, i tre salirono rapidamente le scale verso gli studi e svanirono oltre gli attori e le personalità importanti che affollavano l'edifico.



Dopo cena, Nozomi cullò PonPon e lo adagiò sul letto, sistemandogli le coperte. Sorrideva, nonostante non sopportasse molto i bambini e non fosse assolutamente in grado di comportarsi da madre se la stava cavando egregiamente, persino sua nonna Nana era raggiante nel vederla così femminile e materna.
Per una ragazzina, che fino a pochi anni prima si comportava come un maschiaccio, si trattava di un grande cambiamento.
Si distese accanto a lui, osservando il soffitto e i disegni di Primo-sama, attaccati sul muro.

“Primo-sama le avrebbe detto così, giusto?” si chiese lei, tornando ad osservare il piccolo “...forse sì... forse no...”

Ormai cercava di pensare a quell'uomo il meno possibile, voleva liberarsi da quelle catene. Era abbastanza adulta da superare quell'ossessione, che l'aveva accompagnata sin da quando era una bambina.
Quando suo padre le chiedeva cosa volesse diventare da grande, e lei rispondeva con “la moglie di Primo-sama!”.

Sogni.
Illusioni, desideri impossibili.
Avevano accompagnato la sua adolescenza, facendola disperare.
Quanto poteva essere ingenua una ragazza innamorata?

Rivolse l'attenzione al pargolo accanto a lei, ogni volta che l'osservava pensava all'innocenza dei bambini.

“Dopotutto anche loro due solo sono dei bambini... non devono macchiarsi con un omicidio.” pensò, osservando il respiro regolare di PonPon “...altrimenti, il rimorso l'inseguirà per sempre. Finchè avranno vita.”

“Proprio come è successo a me.”

La porta della sua stanza venne rapidamente aperta, un'Arina abbastanza arrabbiata apparve sull'uscio e Nozomi si issò dal suo letto lentamente, cercando di non svegliare il piccolo addormentato e raggiungendo la sua tutrice fuori dalla stanza.

- Dov'eri? - chiese alla bionda.
- A casa di Arashi, dovevo parlare ad alcuni collaboratori di Masato. - spiegò lei, con un tono abbastanza freddo.
- ...Smettila di fare così. - Nozomi incrociò le braccia e Arina sospirò.
- Mi hai fatto preoccupare, Undicesima. - disse, scuotendo il capo – Ad ogni modo, volevo avvisarti che domattina partirò per l'Italia. - il suo sguardo era molto serio e la bruna l'osservò per qualche istante, quasi incredula.
- ...Cosa? Perchè? -
- Qualcuno ha qualcosa da dirmi, e io voglio sapere. -

La bionda non aggiunse altro, voltò le spalle all'allieva e svanì oltre le scale dell'abitazione, lasciando la ragazzina in preda a nuovi interrogativi.

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Capitolo 5
*** Target 5 - Confusione ***


Target 5 – Confusione

cover

La voce del bambino continuava a darle un tremendo fastidio, era lamentosa e abbastanza adirata.
Tentò di non guardarlo negli occhi, volgendo altrove il suo sguardo pieno di interrogativi, mentre Haynes cercava di catturare la sua attenzione.
- Lilium! Mi stai ascoltando? - chiese, incrociando le braccia con sguardo severo. - Perchè adesso ti comporti così? -
Dopotutto nemmeno quella domanda possedeva risposta, la sciamana non aveva idea del perchè si stesse comportando in quel modo tanto assurdo.
La sua attenzione si posò sull'anziano, che stava osservando entrambi con sguardo comprensivo, chiedendosi se non stesse diventando matta. Aveva preso il primo volo per la Mongolia ed era tornata al villaggio in un paio di ore, chiedendo udienza e finendo per litigare con il cugino, più confuso di lei.
- Lilium! - Haynes continuava a chiamarla, perplesso. - Cosa devo fare con te? - sospirò, afflitto.
- Mi dispiace. - riuscì a dire, scuotendo il capo. - Non riesco a capire. - lo sguardo della bambina era demoralizzato.
- Senti, io lo so che si tratta della Vongola. - il biondo si avvicinò a lei, osservandola negli occhi – Ti prego, Lilium, non devi riflettere sulle sue parole! E' una persona malvagia, sta cercando di plagiarti con le sue maledette abilità! - spiegò.
- Non sembra. - la bambina lanciò un fugace sguardo all'anziano – Era piuttosto convincente. -
- E' ovvio che sembri convincente, farebbe qualsiasi cosa per salvarsi la vita! Anche sacrificare la vita di innocenti. - Haynes sembrava disperato, voleva che la ragazza capisse ad ogni costo ciò che il giovane stava tentando di spiegarle.

Il suo sguardo pieno di domande era rivolto verso l'uomo che, pian piano, si avvicinò verso di lei, con un tiepido sorriso.
- Lilium, capisco le tue preoccupazioni e la tua perplessità di fronte a questa situazione. - disse l'anziano – La vostra è una grande e difficile missione, e proprio a causa di ciò la ricompensa sarà delle più grandi. - annuì, il suo sguardo era tenero.
- Io credo che sia... una soluzione troppo drastica. - affermò lei, sicura.
- A volte, purtroppo, bisogna fare dei sacrifici. Sta a voi scegliere tra la vita di migliaia di innocenti e quella di una ragazzina. -
- E ovvio che scegliamo di salvare gli innocenti! - intervenne il piccolo sciamano, volgendosi nuovamente verso la cugina. - E' per il bene degli altri. -
L'uomo abbozzò un sorriso, i suoi occhi color nocciola lasciarono trasparire il suo animo comprensivo.
- Haynes ha ragione. E' per il bene degli altri che dobbiamo scongiurare la futura “Crisi”. -
Lilium sospirò, osservando gli occhi dell'anziano.
- Nonno... è davvero giusto? - chiese infine.
- Per donare all'umanità un futuro, una speranza, bisogna sacrificare ciò che darà vita al caos. - spiegò lui, con voce profonda ma tenera – Questo è anche un modo per testare i vostri nervi, dopotutto. Una sfida che designerà il mio successore alla guida della nostra tribù. -
I due bambini si guardarono, i loro sguardi erano silenziosi ma esprimevano tristezza. Chi per un motivo, chi per un altro.
- Nonno, non dire così. Hai ancora una lunga vita davanti! - Haynes tornò ad osservare l'uomo, avvicinandosi a lui con un'espressione preoccupata. - Andrà bene, vedrai! -
L'anziano ridacchiò, accarezzando il capo del giovane sciamano.
- Ormai mi mancano pochi compleanni. - spiegò lui, sospirando nostalgico – Ma ho avuto una vita quieta e piena di soddisfazione, non ho alcun rimorso. -
L'uomo si chinò e poggiò dei teneri baci sulle fronti dei due bambini, avviandosi lentamente verso l'uscita della saletta, illuminata solo dalle fioche luci di alcune candele.

La bambina osservò l'anziano svanire oltre l'uscio, per poi venire chiamata nuovamente dal cugino, esasperato, speranzoso di riuscire a far rinsavire la giovane.
- Allora? Hai capito, finalmente? -
La piccola dai rosei capelli si voltò verso di lui, osservandolo con tristezza.
- Non ne sono sicura, mi dispiace. - scosse il capo, cercando di evitare il discorso e avviandosi verso l'uscita, ma il biondo le afferrò il polso e la bloccò.
- Cosa ti ha detto? - chiese, severo.
- Uh? - Lilium non capiva, restò ad osservare gli occhi color oro del bambino.
- La Vongola, cosa ti ha detto di così sconvolgente da farti dubitare della nostra stessa missione? -
La bambina si liberò dalla presa, voltandosi completamente verso di lui.
- Delle cose... ma non ti riguarda, adesso. Devo rifletterci su da sola. -

Non voleva parlarne, voleva prima riuscire a capire cosa le stesse accadendo, come mai avesse molta confusione dentro di lei e cosa realmente volesse.
Le parole della brunetta le avevano lasciato molti interrogativi e tante perplessità, non era riuscita a ribattere né sapeva come spiegare le proprie ragioni.
Come poteva rispondere a una spiegazione sulla misericordia e sul perdono? Dopotutto stava anche dando la caccia ad una ragazza che non aveva effettivamente commesso nessun crimine.
Non ancora.
Tuttavia, presto o tardi la Crisi si sarebbe abbattuta sul loro amato pianeta e stava a loro, sciamani che vivevano in armonia con la natura e con gli spiriti, fare il possibile per scongiurarla.

- Lilium! Dimmelo! Cosa ti ha fatto quella maledetta? - chiese lui, insistendo.
- Smettila, Haynes! - la bambina si avvicinò a lui, osservandolo negli occhi. - Ti ricordo che non ha ancora fatto nulla, non è carino insultare una persona innocente, a prescindere da ciò che farà in futuro. -

“Da ciò che farà in futuro.”
Già, ma cosa avrebbe fatto in futuro?
In realtà né lei né Haynes erano stati messi al corrente di tutti i particolari della previsione, o come ella avrebbe dato vita alla famigerata Crisi di cui tutti gli sciamani parlavano.
- ...Sei diversa... - il bambino parve perplesso, si voltò e lasciò sola la cugina, senza aggiungere altro.
- Diversa...? - non aveva idea di cosa stesse accadendo, ma non si sentiva realmente diversa.
Piuttosto, era quasi come se avesse capito qualcosa di importante.


Il ritorno a Namimori fu immediato, l'anziano capo era davvero ansioso di avere dei risultati e ciò contribuì al loro rapido ritorno in azione.
Lilium non aveva trovato delle risposte e Haynes sembrava più deciso di prima. Nella sua testa ronzavano le sagge parole del nonno e lo scopo ultimo della loro tribù, dovevano prevalere sul buon senso e sulla pietà di cui la Vongola parlava il giorno prima.
Anche se non era d'accordo, Lilium aveva nuovamente chinato il capo verso qualcosa più grande di lei, pronta a combattere con tutta sé stessa per la salvezza delle persone.
Lanciò un fugace sguardo al suo anello, il rombo azzurro era circondato da tre paia di ali e la luce del sole, che stava svanendo all'orizzonte, faceva brillare la semplice pietra.
Con l'indice tracciò il contorno della losanga ricordando il viso tenero di sua madre, che la salutava con apprensione davanti all'aeroporto.

La brezza serale scosse i suoi capelli, di lì a poco sarebbe scesa la notte e la bambina sapeva che Haynes era andato alla ricerca della sua preda.
Conoscendolo, voleva sicuramente concludere in fretta la missione e sfogare sulla bruna la rabbia che aveva in corpo.
Non era così che agiva uno sciamano, l'odio era un sentimento bandito.

“Devo farlo io.” prese una decisione, alzandosi dal bordo del laghetto dove si era accampata.

La Vongola era appoggiata accanto ad un negozio di abbigliamento maschile, probabilmente attendeva i suoi amici all'interno. Il bambino dai capelli lilla stava mangiucchiando un dolcetto, mentre saltellava attorno a lei.
La ragazzina tentò di fermarlo, pulendogli la bocca sporca di crema con un fazzoletto.
Il suo sorriso era sincero e materno, e il piccolo sembrava reagire a quella dolcezza sorridendole in risposta, stringendosi ogni tanto alla sua gonna.
Non era una scena poi così inusuale, nella sua tribù c'erano alcuni bambini e le madri si prendevano sempre affettuosamente cura di loro.
Così come sua madre, che l'aveva sempre amata sin da quando era nata, insegnandole il valore della vita e dell'amore, aiutandola ad ascoltare il pianeta e ad osservare oltre il cielo.
Il potere degli sciamani derivava dalla fusione tra le fiamme e gli spiriti, tra il pianeta e gli esseri viventi. Un potere determinato dal buon senso, dall'umanità, dall'amore e dall'umiltà.
Nonostante tutto, però, dovevano sfruttare quel potere per prendere una vita innocente.
Ancora innocente.
Eppure, se non l'avesse fatto...

“Dobbiamo scongiurare la Crisi, dopotutto.”

Si avvicinò lentamente alla ragazzina, che finalmente parve notarla. La sua espressione era seria, i suoi occhi ambra puntati su di lei.
Lilium sapeva che, in realtà, la bruna stava tremando. Era spaventata dal suo destino, inerme di fronte alle loro superiori capacità.
Fortunatamente non era a conoscenza di tutti i segreti della fiamma del cielo, altrimenti avrebbe potuto contrastare le loro sette fiamme con la determinazione di una fiamma decisamente più sviluppata e pura. Difatti dovevano agire in fretta, prima che Decimo si accorgesse di cosa stesse accadendo. Se fosse intervenuto per proteggere la figlia, non avrebbero più avuto alcuna possibilità.
Decimo conosceva a fondo la sua fiamma, era molto superiore a Undicesima e avrebbe decretato la fine della loro missione.

Eppure non potevano lasciare che il destino si compiesse, dovevano riuscire a cambiare il futuro.
Un futuro che, altrimenti, non ci sarebbe stato.

La brunetta prese in braccio il bambino, stringendolo a sé quasi con rabbia, senza staccarle gli occhi di dosso.
- Cosa vuoi? -
La bambina sospirò, quella domanda era superflua poiché già sapeva la risposta.
- Smettila di nasconderti. - rispose.
Nozomi strinse il bambino, come se volesse proteggerlo. Una reazione molto materna che peggiorava ulteriormente la situazione emotiva della piccola sciamana. Come poteva colpire una persona intenta a proteggere un bambino con così tanto ardore?
- Non mi sto nascondendo, non lascerò che tu gli faccia del male. - rispose lei, sicura.
La bambina inarcò un sopracciglio, perplessa, cercando di capire cosa volesse intendere. Non volle darle molto peso, il suo cuore era già confuso dall'ultimo dialogo con lei, sapeva che parlare con la Vongola non portava a nulla di buono.
- Ti stai nascondendo dietro quel bambino, vigliacca. - Lilium era decisa a mettere la parole fine a quell'assurda discussione – Vuoi salvarti la vita sacrificando quella di un povero bambino innocente? -
L'espressione della bruna mutò, sembrava confusa anche lei. Esitò nel risponderle, quasi come se fosse scioccata.
- … Innocente? Vuoi dire che voi non state dando la caccia a PonPon? - chiese, incredula.
La bambina era spiazzata, non capiva perchè la Vongola le stesse chiedendo qualcosa di così stupido. Perchè avrebbero dovuto dare la caccia a un bambino?
- La tua domanda è stramba, Vongola. Ti ho già spiegato che il nostro obiettivo sei tu. - rispose.
- Ero convinta che volevate uccidermi perchè proteggevo PonPon! - esclamò lei.
- Perchè mai avremmo dovuto? E' solo un bambino, non c'è nulla di sbagliato in lui. Sei tu quella malvagia. -
- Abbiamo trovato PonPon... circa un paio di giorni prima della vostra apparizione. - disse lei, visibilmente scossa dalla rivelazione.
Lilium continuava a non comprendere quel ragionamento.
- Coincidenze, suppongo. - si limitò a dire, scrollando le spalle – Ripeto, il nostro obiettivo sei solo tu. Dobbiamo impedirti di far del male agli innocenti. -
La ragazzina portò a terra il bambino, che si nascose spaventato dietro di lei, tornando ad osservare la sciamana con uno sguardo tra il perplesso e il disgustato.
- Quindi... tu vuoi davvero uccidere me perchè... avete previsto che in chissà quale dimensione futura io potrei uccidere delle persone? -
- ...In chissà quale dimensione futura? - inarcò un sopracciglio, ancora più perplessa di prima.
- Sai che esistono miliardi di universi differenti, vero? Il futuro non è esattamente scritto, da ogni scelta che compiamo giornalmente ne derivano ulteriori dimensioni parallele. - spiegò lei – E voi... avete previsto che c'è un universo parallelo dove probabilmente io potrei essere cattiva... E volete uccidermi per evitare che si realizzi quel futuro. -
- ...No... cioè... sei tu che porterai disgrazie in questo mondo, non una tua... copia... -

Haynes l'aveva avvisata, aveva detto che la Vongola possedeva qualche maledetta abilità con il quale riusciva a plagiare le menti altrui. Stava accadendo, di nuovo. I suoi sentimenti erano in subbuglio.
Doveva agire in fretta... o no?

- Non esistono copie di me stessa, in ogni universo sono sempre io, ma caratterialmente diversa o con diverse abilità. - spiegò lei – In una dimensione potrei già essere morta a causa tua, in un'altra potrei averti uccisa io, in un'altra ancora forse non sono mai nemmeno nata... ogni mondo è diverso, e le vostre previsioni possono riferirsi a qualsiasi futuro! -

Aveva ragione, dopotutto. Anche lei era a conoscenza della teoria degli universi paralleli, esisteva anche un uomo che aveva la capacità di viaggiare tra i diversi mondi.
Tuttavia, ciò non escludeva la possibilità che, in uno di quei futuri, la Vongola non avesse portato la disgrazia preannunciata.
Era compito di Lilium ucciderla in quella dimensione, così come le sue altre “versioni” stavano sicuramente facendo nei loro universi.
Solo così avrebbero potuto salvare ogni futuro possibile.

- Non l'accetto. - disse la bruna, all'improvviso, sorprendendo la bambina. - Fin quando era per un motivo valido, come quello di proteggere qualcuno di problematico... d'accordo, poteva anche starci... ma no. Non così. -
La ragazzina sembrava determinata, ma Lilium non era da meno. L'avrebbe condotta lontano dalla folla per concludere una volta per tutte quell'angosciante missione.
- Dunque seguimi e affronta il tuo destino. - le disse.
- Il mio destino lo creo da me, non ho bisogno di sciamani che leggono tarocchi o foglie in una tazzina. -
- Non siamo mica fattucchieri. - inarcò un sopracciglio.
- Non importa. Non mi farò certo sconfiggere da degli assassini. -
Lilium sgranò gli occhi, incredula.
Li aveva appena chiamati assassini? Proprio lei, futura portatrice di catastrofi?
Stava per obiettare, ma la Vongola parlò nuovamente.
- Sì, hai sentito bene. Voi, che pensate di avere in mano l'assoluta verità, dichiarando di aver visto il vero futuro del mondo, siete venuti fin qui per uccidere un'innocente. - spiegò – E sì, sono un'innocente, poiché non ho fatto nulla. E, se mai farò qualcosa in futuro, né io né voi possiamo saperlo. -
- Ma la previsione-
- Non me ne frega il cazzo della vostra previsione! Non credo in ciò che avete visto e non penso che possa avverarsi in QUESTA dimensione, dove io tutto voglio tranne che portare sofferenza. Con il culo che mi faccio per lavorare come idol e far felici le persone, quando la notte pattugliavamo Namimori fino alle quattro del mattino per poi andare a scuola alle sette, per salvare la mia famiglia e altri innocenti mi sono anche consegnata spontaneamente ad uno scienziato pazzo, che voleva usare le mie cellule per chissà che scopo... e tu sei venuta fin qui a dirmi che io farò stragi e stronzate varie. Su quali basi affermi ciò? Una premonizione? Anche il mio guardiano della nebbia fa previsioni, ma ha sempre affermato che tutto ciò che vede è superficiale, può cambiare a seconda di molti fattori e delle nostre scelte. Lo so io, che non sono una sciamana, mentre voi pensate di conoscermi e mi condannate a morte per una stupida visione di chissà quale futuro. - urlò, furiosa - Per quanto possa saperne, potrebbe essere una bugia architettata da una famiglia rivale, che vuole togliermi di mezzo perchè sono la figlia di Vongola Decimo! -

Il discorso della ragazzina lasciò spiazzata Lilium, che non riuscì più a replicare. Le sue parole avevano nuovamente iniziato a vorticare nella sua mente, la sua determinazione era talmente forte da schiacciare la sua volontà di ucciderla.
Non perchè avesse usato chissà quale abilità malvagia, si trattavano piuttosto di affermazioni veritiere e fondate.
Dopotutto, come poteva lei credere ad una visione? Come poteva accettare la sua condanna a morte a causa di un futuro lontano?

In quel momento, la sciamana aveva anche iniziato a dubitare che quella previsione si sarebbe davvero avverata.
Come poteva uccidere una persona per un motivo davvero inconsistente?

 

Senza rendersene conto si era allontanata dalla strada principale, ritrovandosi al parco. Una madre camminava mano nella mano con la figlioletta, passando per la strada accanto. Sicuramente, data l'ora tarda, stavano rincasando per cena.
Anche la Vongola stringeva il bambino con apprensione, lo stava proteggendo dalla sciamana, convinta che fosse il suo obiettivo.
Non poteva ritenere malvagia una ragazzina che avrebbe dato la vita per proteggere un bambino, a quanto pare conosciuto anche da poco.

“...Nonno... cos'è giusto da fare? Perchè dovrei punire una persona così sincera e determinata?” si chiese, tristemente, dondolandosi sull'altalena “...non c'è nulla di sbagliato in lei, eppure bramiamo così tanto la sua morte... è crudele.”

***

L'aereo era finalmente giunto a destinazione, Arina respirò la frizzante aria pomeridiana. Erano due anni che non metteva piede sul suolo italiano, si sentiva come se fosse tornata a casa.

Trascinò il bagaglio a mano per l'aeroporto, guardandosi attorno in attesa di scorgere chi la stava aspettando.
Un paio di uomini in giacca e cravatta si avvicinarono a lei, mentre la bionda si preparava a qualsiasi sorpresa.
- Signorina Luccini? La stavamo aspettando. Prego, ci segua verso la vettura qui fuori. - disse uno dei due, scortando la donna al di fuori dell'edificio.

Arina si osservava attorno, con le mani accanto alle tasche in modo da poter rapidamente estrarre i suoi artigli, nel caso quegli uomini si fossero rivelati aguzzini.
L'automobile era nera e molto elegante, sicuramente si trattava di una vettura appartenente a una personalità importante.
Uno dei due uomini le aprì la portiera, invitandola ad accomodarsi al suo interno.
La donna varca la soglia e si siede con accuratezza, sospirando, prima di accorgersi di non essere sola. Si voltò rapidamente, incontrando un caloroso sorriso.
Una donna dai lunghi capelli scuri e dall'abito bianco sedeva alla sua sinistra. I suoi occhi blu ricordavano il cielo terso e un simbolo floreale decorava la sua guancia sinistra.
L'espressione di Arina mutò in sorpresa ed era piena di incredulità. Conosceva quella donna, ne aveva sentito molto parlare.

- ...Yuni dei Giglionero?! -

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Capitolo 6
*** Target 6 - Consapevolezza ***


Target 6 – Consapevolezza

cover

Il nervosismo, accumulatosi durante il viaggio in treno e il rapido attraversamento dei corridoi, sembrò sciogliersi lentamente nell'istante in cui varcò la soglia della stanzetta bianca.
Seduta sul lettino c'era la donna dai capelli corvini, il suo sguardo era abbastanza spento e le occhiaie marcate risaltavano sul suo viso.
I suoi occhi scuri si posarono sulla figlia, appena entrata nella stanza. Non chiedevano pietà né volevano qualsivoglia compassione, piuttosto erano afflitti e si chiusero al sospiro della donna, riaprendosi mentre abbozzava un sorriso amaro.

- Haname. - sussurrò, senza staccare gli occhi dalla giovane che, dopo aver socchiuso la porta, si avvicinava a grandi passi verso la figura malata.
- Mamma, sono corsa appena ho saputo. - disse lei, avvicinandosi al lettino e accarezzando le sue mani gelide.
- Ti ha chiamata l'agenzia, scommetto. - ridacchiò, nervosa - ...Non possono farsi i fatti loro. -
- Stai scherzando? Sei collassata all'improvviso, anche il direttore era preoccupato per te! - disse, quasi rassegnata – Mamma... non puoi sorvolare sulla tua salute. -
- Non sto sorvolando, Hana. Devo lavorare per il mio... il nostro futuro. -
- Mamma, perchè ti preoccupi ancora di me? - chiese lei, scuotendo il capo – Io sto bene, ho vitto e alloggio gratuiti e Arashi mi paga la tassa scolastica. -
La donna restò in silenzio, respirando con un po' di affanno.
- Arashi-chan è davvero gentile, ma non potrai dipende da lei a vita, Hana. -
La mora abbozzò un sorriso, chinando lo sguardo.

Haname sapeva benissimo di non poter eternamente dipendere dai suoi amici, per questo stava lavorando duramente per creare il futuro con le sue stesse mani.
Sin da quando frequentava le scuole superiori si era rimboccata le maniche e aveva lavorato senza sosta, arrivando ad essere eletta come presidentessa del consiglio studentesco e conseguendo il diploma con ottimi voti.
L'ingresso alla scuola per stilisti non era stato privo di concorrenza, molti giovani più abili di lei si erano fatti strada in vetta alle classifiche dei migliori studenti e Haname era rimasta all'ombra, senza mai mollare.
Non voleva di certo rinunciare al suo sogno e un po' di sana rivalità non poteva che farle bene. Si stava davvero impegnando per diventare indipendente e per realizzare il suo sogno.
Voleva diventare una stilista, creare un'intera collezione di abiti e farli indossare alle persone a cui più teneva. Si trattava di un sogno d'infanzia, ricordi fanciulleschi che non l'avevano mai abbandonata. Dopotutto, era pur sempre il suo più grande desiderio.
Inoltre, era stata proprio Nozomi a chiedere loro di studiare e lavorare per realizzare i loro sogni, senza adagiarsi sugli allori.
Sembrava che non fosse più sicura del suo destino e che non volesse abbandonare i suoi amici su un percorso insicuro.
Ma, in fin dei conti, nessuno le aveva dato alcuna colpa. Ognuno di loro aveva già deciso di rimboccarsi le maniche, senza attendere che le risposte scendessero dal cielo, come se fossero già consci da tempo che il loro boss era preoccupato per loro e per cosa sarebbe successo di lì a cinque o dieci anni.

- Haname. - la voce della donna richiamò la sua attenzione, costringendo la mora a tornare con i piedi per terra. - Non avresti dovuto fare tutta questa strada per venire a trovarmi. Non hai lezioni, oggi? -
La pioggia sospirò, quasi rassegnata. Sua madre era davvero incosciente, com'era possibile che fosse riuscita a tirarla su da sola, senza l'aiuto di nessuno?
A volte si chiedeva se suo padre fosse ancora vivo, come sarebbero state le loro vite? Sua madre sarebbe stata ancora felice?
Non la vedeva sorridere di cuore da molto tempo.
- Smettila di dire sciocchezze, mamma. Sei tutto ciò che mi rimane, potevo mai abbandonarti così? -
L'espressione della donna divenne serio e nostalgico.
- Io ti ho abbandonata, due anni fa alla stazione di Namimori. -
- No, mamma. Io ti ho abbandonata, due anni fa, lasciandoti per i miei amici. E mi dispiace. -
- Tu avevi deciso la tua vita, io la mia. Ma, come tua madre, non ho portato a termine il mio dovere e sono scappata dalle mie responsabilità. Che madre snaturata che sono. - il suo sguardo s'incupì.
- Per favore, basta. - lo sguardo di Haname divenne più serio, strinse più forte la sua mano – Io ho scelto di mia spontanea volontà, inoltre non mi hai abbandonata per nulla. Hai continuato a chiamarmi con regolarità per sapere come stessi. Questo non è abbandonare. -
- Solo per qualche telefonata? Una madre dovrebbe essere presente. Dopotutto, dopo che Daisuke è andato via, mi sei rimasta solo tu... -
Una lacrima solcò il suo viso.

Lo amava, così tanto da perdere la testa. Haname lo sapeva, ricordava frammenti di una vita felice con i suoi genitori.
Se solo suo padre fosse ancora vivo, sarebbe stato tutto diverso, migliore.
Le mancava, da impazzire. Voleva rivedere quell'uomo, voleva che le sorridesse quando portava a casa bei voti, che la incoraggiasse quando aveva dei test, che scherzasse per tirarla su quando era triste o che si arrabbiasse se le accadeva qualcosa di spiacevole.
Inoltre, il suo più grande desiderio era quello di vedere sua madre tra le sue braccia, sorridente, sentendosi ancora amata e non sola. Insieme, come quando si erano conosciuti la prima volta, come quando si erano sposati e Haname era nata.
Un felice ricordo, infranto come uno specchio scivolato a terra.
Lui non era più con loro ormai da più di dieci anni, eppure la sua ombra continuava a tormentarle.
Un giorno si era lì e il giorno dopo non più, ci si ritrovava da soli in un mondo mostruoso, che non lasciava scampo ai deboli e ai pessimisti. Un mondo ingiusto, che si portava via le persone più amate, lasciando gli altri nella sofferenza della vita.

Non era il mondo che voleva.
Tremò di rabbia, osservando il volto stanco e spento della madre. Una donna che, dopo aver perso la sua unica ragione di vita, si era lanciata completamente nel lavoro, dimenticandosi persino dell'unica figlia.
Una donna ormai stanca, poiché aveva dato tutta sé stessa e ormai non aveva altro da dare al mondo.
Anche il viso della ragazzina venne bagnato da alcune lacrime, gocce di nostalgia e tristezza, la consapevolezza di non poter fare nulla per cambiare il loro destino.

Si accomodò sul bordo del lettino, chinandosi verso la donna e baciandole la fronte.
- Non importa, mamma. - disse lei, abbozzando un sincero sorriso. - Si può sempre ricominciare e andare avanti. -
La donna osservò la figlia quasi incredula, perdendosi nei suoi occhi verde acqua.
- Haname... -
- Adesso pensa ad essere tranquilla e a rilassarti. Dimenticati del lavoro e lascia che sia io ad occuparmi di te. -
- Ma... come farai a venire da Namimori? Hai anche la scuola a cui pensare... -
- Lascia fare a me. E' tempo che sia io a prendermi cura di te. - sorrise, accarezzandole il viso tiepido.

- Ti voglio bene, mamma. -

“Grazie per avermi dato vita.”

I pensieri nostalgici continuavano ad inseguirla senza pietà, rendendola triste e abbattuta durante il tragitto verso casa.
L'immagine della madre sul letto d'ospedale, con lo sguardo perso rivolto verso il cielo, non poteva non tormentarla. Non aveva mai visto sua madre in quelle condizioni, era sempre fuori per lavoro e quasi mai si era ammalata.
Non era grave, ma doveva riposare per un bel po', si era sforzata troppo e il suo corpo non era riuscito a resistere con così poche energie.
Sospettava che prima o poi sarebbe accaduto, ma non immaginava sarebbe successo così presto.

Scese dall'autobus e si avviò verso villa Sawada, camminando a passo svelto lungo la stradina.
Si bloccò a pochi passi dall'abitazione, perplessa, cercando di focalizzare la scena a cui stava assistendo.
Una bambina dai lunghi capelli rosa, sciolti e in disordine, curiosava attorno all'edificio con un'aria preoccupata e imbarazzata. Sembrava la sciamana che, alcuni giorni prima, aveva giurato di uccidere la Vongola, ma era così diversa che quasi non l'aveva riconosciuta.
I capelli spettinati, una sobria tunica beige e le occhiaie, le stesse che aveva sua madre. La sua espressione spenta le ricordava la donna da poco visitata, aveva uno sguardo triste e demoralizzato.

Sospirò, come se dovesse aspettarselo. Nuovamente, il pericolo tornava ad avanzare verso di lei.
Spesso si era chiesta cosa ne sarebbe stato della sua vita se non avesse mai conosciuto tutti gli altri. Se non li avesse mai incontrati, se non fosse mai diventata loro amica.
Forse sarebbe rimasta sola, in costante aiuto della madre, a studiare e a pensare al suo futuro senza preoccuparsi delle amicizie, così come faceva da bambina. Non avrebbe vissuto momenti felici, non avrebbe condiviso esperienze e avventure, ma almeno sarebbe rimasta al sicuro.
Niente mafia, niente assassini, niente capacità fuori dal normale, niente fiamme.
Forse sarebbe stata una vita migliore.
Tuttavia, quando Nozomi le chiese se avesse voluto diventare la sua guardiana della pioggia, lei acconsentì. Non sapeva cosa volesse dire, nonostante l'amica glielo avesse già spiegato.
“Assomigli a zio Takeshi!” le disse “Sei calma e riflessiva, se accade qualcosa non ti fai prendere dalla foga e studi la situazione... poi aiuti tutti, facendo scivolare via i problemi proprio come la pioggia che cade.”
Non aveva capito le sue parole, in quel momento sembravano solo dei complimenti curiosi. L'idea di diventare una “guardiana della pioggia” sembrava interessante e intrigante.
Aveva risposto subito di sì.
Cosa sarebbe successo, invece, se avesse scosso il capo? Sarebbe tornata alla sua vita di sempre, senza doversi curare dei pericoli? Poteva restare loro amica, senza dover avere timore delle difficoltà che dovevano affrontare?

Cose impensabili accadevano sempre a causa dello status di Nozomi, ma nessuno gliene aveva dato colpa o si curava dei problemi che dovevano affrontare. Dopotutto, come potevano abbandonare un amico? Non importava chi fosse una persona, di chi fosse figlio o che sangue scorresse nelle sue vene. Un amico restava sempre un amico.
Perciò Haname non si era mai pentita di aver detto sì. Nonostante i pericoli, nonostante la paura, erano i suoi più cari amici, e la mora non abbandonava le persone a cui teneva.
Non era una vigliacca, pericoli o meno sarebbe corsa sempre in loro aiuto, che si trovassero di fronte ad un assassino o ad un mostruoso drago.
Se la brunetta le avesse nuovamente posto la domanda, in quell'istante, Haname avrebbe risposto nuovamente di sì.
Dicevano tutti che era perfetta per quel ruolo, una posizione che solo lei poteva ricoprire. Non poteva rifiutare qualcosa che la contraddistingueva, qualcosa che la rendeva unica.
La pioggia, che con tranquillità studiava la situazione e lavava via i problemi della famiglia, scrollandosi l'acqua via dal corpo con naturalezza.
Con quella stessa naturalezza, ignorò l'aspetto particolare del nemico e si avvicinò a grandi passi verso la piccola, che si era appena accorta di lei.

Si ritrovarono faccia a faccia, Haname con sguardo tranquillo ma deciso e Lilium con un'espressione da cane bastonato.
- Cosa ci fai qui? - chiese la pioggia, sicura, scrutandola con interesse e riflettendo sulla situazione. La sua decisione quasi non spaventò la bambina.
Era davvero lei la spietata sciamana che, giorni prima, li aveva affrontati a testa alta? Piuttosto sembrava la sua gemella impaurita.
- Sei venuta ad uccidere Nozomi? -
La bambina scosse il capo, chinando lo sguardo per non incontrare quello della pioggia. Haname rimase ancora più confusa.
- N-no... io veramente... volevo parlare con lei... - disse, esitante.
Parlarle? Non ne era del tutto sicura. Nonostante il suo strano comportamento e il suo aspetto da povera disadattata, poteva trattarsi di una trappola bella e buona.
D'altronde Nozomi era solita ad accogliere in casa persone smarrite o in cerca di aiuto, avrebbe sicuramente concesso alla bambina di entrare e, in quel momento, la sciamana sarebbe riuscita ad ucciderla.
Tuttavia qualche tassello non sembrava essere al posto giusto. Come poteva combattere in quella villa, occupata anche da una donna, Nana e un bambino, PonPon? La bambina era davvero decisa a non voler fare del male a innocenti e avevano anche scoperto che PonPon non era il suo obiettivo. O, almeno, così Nozomi aveva riferito loro la sera prima.
Forse voleva davvero solo parlare?

Quando voltò lo sguardo, notò la brunetta sull'uscio della villa, mentre si avvicinava a passo svelto verso la sua nemica.
Le due si osservarono per alcuni istanti, Lilium sembrava davvero molto imbarazzata e Nozomi era sicura di sé stessa, non sembrava aver alcun timore.
- Vuoi parlare ancora? Vuoi saperne di più su ciò che ti ho detto l'altra volta? - chiese, ma la piccola scosse il capo, voltandosi completamente verso di lei.
- No, io... voglio raccontarti di me. Di noi. - disse, acquistando sicurezza.
Haname era incredula, ma forse doveva aspettarselo. Ne avevano già discusso insieme, erano tutti convinti che i bambini fossero stati plagiati da menti assai più complesse delle loro.
Forse, quella bambina si stava rendendo conto che qualcosa non andava e che le sue convinzioni riguardo Nozomi fossero sbagliate.
Sorrise, soddisfatta.
Dopotutto era sicura che Nozomi sarebbe riuscita a trovare un dialogo anche con loro.


***


Arina si accomodò perplessa sulla poltrona, osservando l'uomo biondo mentre versava del té ad entrambe le donne.
Non era un maggiordomo, piuttosto si trattava di qualcosa come il braccio destro dei Giglionero, o almeno così lei aveva compreso. Non conosceva a fondo quella famiglia, sapeva solo che si trattava di una famiglia importante, per tre generazioni i suoi boss erano stati gli Arcobaleno del cielo ed erano anche degli sciamani, così come i due bambini che perseguitavano la sua allieva.
Non riusciva a non essere in pensiero per lei, ma doveva sapere qualcosa di più se voleva essere in grado di aiutarla.
E il boss dei Giglionero, vecchi amici dei Vongola, potevano essere di grande aiuto.

- E' di tuo gradimento? E' diverso da quello giapponese. - Yuni sorrise dolcemente, portando la tazza alle labbra.
- Certo, ha il sapore di casa. - rispose Arina, sorseggiandolo mentre, sottecchi, osservava l'uomo biondo che si posizionava davanti alla porta a braccia conserte.
- Dunque. Spero che tu abbia riposato bene la notte scorsa. I viaggi da un paese all'altro sono sempre confusionari. -
- La ringrazio moltissimo per avermi concesso una stanza nella vostra splendida residenza, Yuni-san. - sorrise, poggiando la tazza sul suo piattino.
- E' solo una piccola proprietà vicino alla capitale, nulla di così meraviglioso. - affermò, assumendo un'espressione seria – Ad ogni modo, quest'oggi dovrai ripartire per Namimori, perciò è meglio che arrivi al dunque. -
La bionda si voltò ad osservare la donna, quasi preoccupata per ciò di cui stavano per parlare.
- Mi ha contattata con una email di un server dei Vongola... - disse, oltremodo curiosa.
- Sì, Ten-kun mi ha prestato un indirizzo valido. - rispose, abbozzando un sorriso.
- Ten-kun...? - restò qualche istante a riflettere, prima di capire a chi si stesse riferendo – Oh, Ex-Ten-san, il futuro terzo boss degli Elektrica...! -
- Esatto. - affermò Yuni, ammiccando. - Ha pensato di contattarmi, subito dopo che Masato-kun gli aveva spiegato il problema degli individui con le sette fiamme. -
- … Perchè ha contattato proprio lei? - la bionda era sempre più perplessa, ma doveva aspettarselo. La risposta era sotto al suo naso.
- I vostri “nemici” sono degli sciamani, giusto? -
- Anche lei è una sciamana... - sussurrò Arina, ma la donna riuscì a sentire la sua affermazione.

- Noi discendiamo da una civiltà più antica rispetto agli esseri umani. La sai la storia, giusto? -
- Gli antichi... il trinisette... gli anelli e i ciucciotti... - frammenti di una vecchia storia iniziavano a tornarle in mente.
- Attualmente, gli unici ancora vivi siamo io e Kawahira-san. Gli sciamani esistenti appartengono alla civiltà umana e i loro antenati vennero scelti dai nostri poiché erano tra i più empatici e mentalmente aperti. - spiegò – Possiamo dire che avessero una predisposizione, qualcosa che gli altri non avevano. -
- Quindi sono comunque umani? E possono arrivare ad avere sette fiamme? -
- Non è così assurdo possedere tutte e sette le fiamme, tuttavia è davvero raro. Questo fenomeno si manifesta soprattutto a chi è più, appunto, “aperto”. -
- … gli sciamani.... - Arina stava iniziando a capire.
- Non è del tutto corretto. Anche tra di loro è davvero raro avere tutte le fiamme del firmamento. - sorrise, volgendo altrove il capo e sospirando - … Quando accade, solitamente si prepara l'individuo in questione per il suo futuro ruolo da capo tribù. E' una prassi. -
- Quindi... uno di quei due diventerà il prossimo capo? Da quel che ho capito, è una sorta di sfida... è il loro metodo per scegliere chi deve ricoprire quel ruolo? -
Yuni osservò sottecchi la donna, il suo sguardo era abbastanza severo.
- Attualmente, sì. Suppongo che il capo, Elianto-san, abbia scelto questo metodo per mettere alla prova le abilità dei bambini. - disse – Tuttavia... si stanno basando su una profezia del tutto vaga. Con le loro capacità, ciò che possono vedere è soltanto un frammento, un pezzo di un puzzle. Basandosi solo su quello non possono capire l'intero schema... -
- Scommetto che la loro “visione” riguardo Undicesima è sbagliata, giusto? - Arina ridacchiò, era quasi come se lo sapesse già.
- Affatto, è veritiera. Ma solo in parte. - affermò. Arina si stupì, restò ad osservarla a bocca aperta – Hanno voluto tener conto di quella piccola parte al solo scopo di salvare molte vite innocenti, ma così facendo hanno dato colpe ad una persona che, effettivamente, non dovrebbe averne. -
- Lei sa qualcosa riguardo questa profezia? - chiese Arina, all'improvviso. - Perchè non parla con loro? Perchè non gli fa capire che stanno sbagliando? -
- Non so molto, non ho visto abbastanza, c'è qualcosa che mi vieta di andare oltre... come se ci fosse un muro. - spiegò lei – E... non posso intervenire in prima persona, purtroppo. Quando la mia antenata, Sephira, fondò questa famiglia, lasciò la tribù con un giuramento... - i suoi occhi si posarono sull'uomo, che annuì, prima di riportare l'attenzione su Arina – Insomma, non si può lasciare la tribù da un giorno all'altro, nemmeno se si è un capo. -
- … quindi ha dovuto troncare ogni rapporto con loro...? - la bionda sospirò, quasi afflitta.
- Arina-san, ascoltami. - Yuni prese le sue mani tra le sue, osservandola negli occhi – Gli sciamani non sono assolutamente persone malvagie, anzi. Sono puri di cuore... così tanto da cercare di fare tutto ciò che è in loro potere per salvare quante più persone possibile. - spiegò – Ti prego, riferiscilo alla giovane Vongola. Dovrà parlare con il capo, dovrà mostrargli dove stanno sbagliando. Si tratta del suo futuro, è lei che deve sistemare il problema. -
- Yuni-san... noi stiamo cercando di contattare Decimo, senza di lui noi non-
- Arina-san, per favore, no. Sawada-san potrebbe anche essere di grande aiuto, ma non eliminerebbe il problema alla radice. Questa situazione riguarda Nozomi-chan, lei è l'unica che può risolverla. Deve farlo da sola, non potrà contare sempre su suo padre. -
- Ma potrebbe morire! - la bionda si alzò di scatto, quasi furiosa se non spaventata – Quei due sono potentissimi! -
La donna sospirò, osservando Arina con tristezza.
- Yuni-san, lei non può comprendere... Undicesima è una ragazzina, è debole, è … -
- E' una Vongola, ha quasi diciotto anni, ha un grande potenziale ed è molto intelligente. Credo che tu debba iniziare a vederla sotto questi aspetti. -
La tutrice restò senza parole, si limitò ad osservare lo sguardo amareggiato di Yuni.
- La vedo come donna, ciò non toglie che quei due siano più potenti di lei. - aggiunse – Ah, abbiamo anche appreso che la bambina porta uno strano anello romboidale al dito. Undicesima mi ha detto che emetteva una luce biancastra. - spiegò – Chissà quali altre diavolerie possiedono... anche se sono individui di buon cuore, sono pericolosi! -

La donna dalla chioma scura sembrò stupirsi e si issò rapidamente, ritrovandosi nuovamente faccia a faccia con Arina.
- Un anello con una losanga, dici? - voltò il suo sguardo verso l'uomo biondo, che affiancò le donne con rapidità.
- Hime-sama, se è al dito di una giovane sciamana, non può che essere ... - osservò la donna con sguardo apprensivo.
- Sì. E' di sicuro l'Heaven Ring di Sephira. -
Il volto di Arina si dipinse di incredulità. Di cosa stavano parlando, adesso? Non aveva mai sentito parlare di anelli paradisiaci, piuttosto conosceva la storia degli anelli infernali.
Quasi come per risponderle, Yuni parlò nuovamente.
- Quell'anello è un antico monile appartenuto alla mia antenata, lo donò agli sciamani quando decise di lasciare la tribù per fondare i Giglionero e creare i Mare Ring con le pietre del trinisette in suo possesso. -
- … E' il periodo in cui donò i Vongola Ring a Vongola Primo? - chiese, perplessa ma meno confusa di prima.
- Sì, esatto. Quel monile... se è al dito di quella giovane, si tratta di una discendente del vecchio capo degli sciamani. -
- A quanto ne sappiamo, però, la giovane è solo una candidata. Perchè possiede già l'anello del capo? -
- L'anello non è indossato dal capo, ma appartiene alla discendenza del primo possessore, colui al quale Sephira lo donò. - spiegò lei.
Tutti i tasselli iniziavano finalmente a tornare al loro posto e Arina si sentiva quasi più sollevata. Finalmente aveva compreso quale mistero si celava dietro agli sciamani, tuttavia non era del tutto rassicurata.
Doveva lasciare che Undicesima se la vedesse con loro, senza far intervenire Decimo? Come poteva essere tranquilla con una simile prospettiva?

Yuni si avvicinò nuovamente alla bionda, prendendo le sue mani e osservandola con sguardo supplichevole.
- Arina-san, ti prego di ascoltarmi. Conoscevo i tuoi genitori, Stefano ed Elisa, erano delle persone magnifiche. Come volevo loro bene, ne voglio a te, ora. - disse.
Sentì gli occhi inumidirsi, qualche lacrima voleva solcare il viso della bionda. Non immaginava che Yuni conoscesse i suoi genitori, sentire i loro nomi pronunciati dalle sue labbra le dava molta nostalgia e tristezza.
- Lascia fare a lei. - disse ancora, decisa – Lascia che sia lei a risolvere la situazione. E' una prova per il futuro, è una sfida contro il suo destino. Non c'è nulla che né tu né Sawada-san possiate fare per aiutarla. E' abbastanza forte per farcela da sola. -
- … Ma... se le accadesse qualcosa... io... - non riusciva a parlare, il suo corpo tremava.
- Non le accadrà nulla, ha te e i suoi amici con lei. - abbozzò un sorriso rincuorante – Inoltre, dovresti dimenticare ciò che accadde dieci anni fa. Non è stata colpa tua, non hai alcun debito con lei. Sii più tranquilla, sei una tutrice perfetta. - accarezzò la sua guancia, sorridendole – Nessuno meglio di te può insegnarle a vivere. - ammiccò.
Sembrò quasi come se si fosse tolta un peso di dosso, il nervosismo si placò leggermente.
L'orologio segnò l'ora di andar via, doveva affrettarsi e tornare a Namimori con le nuove informazioni.
- Gamma, prepara la macchina, accompagneremo Arina-san fino all'aeroporto. - disse Yuni, sorridendo.
- Certo, Hime-sama. -

Non riuscì a dire altro che “grazie”, nonostante l'ospitalità, tutte le rivelazioni e le belle parole che la donna le aveva rivolto.

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Capitolo 7
*** Target 7 - La sciamana dai capelli rosa ***


Target 7 – La sciamana dai capelli rosa

cover

- Ah ah ah! -

La sua risata echeggiava nell'universo bianco e offuscato, non sembrava volesse smettere.
Una figura non ben definita si trovava ferma in un punto davanti a lei, sembrava che la stesse osservando con insistenza. Tuttavia non poteva esserne certa, poiché la sagoma era poco visibile.
Nel nulla vi era solo il suono della sua lontana risata e i brividi che percorrevano il corpo della giovane.

“No, non di nuovo.” si allarmò, iniziando a guardarsi intorno con attenzione, supplicando di riavere indietro i suoi sogni.
Anche sognare l'uomo biondo dal quale era ossessionata le sarebbe andato bene, tutto fuorchè iniziare a vedere strani individui e ricordare il caos avvenuto due anni prima.
Portò le mani alle orecchie, cercando di ignorare quel suono fastidioso, quella voce maschile che oscillava tra una tonalità profonda e una acuta.

- E' qui, nuovamente.... -

La voce fanciullesca costrinse la giovane ad alzare il capo, cercando con gli occhi il padrone di quella voce.
Due anni prima l'aveva guidata verso il Canada, una voce nostalgica di cui non riconosceva il proprietario.

- Stai attenta, ti prego. -

Supplicò, singhiozzando, sembrava davvero spaventato.
Si trattava di Trevis, forse? Eppure ne avevano constatato la morte anni prima, non era possibile che fosse tornato in vita.
Stava accadendo tutto troppo in fretta, la ragazzina sospirò afflitta, ignorando la sagoma divertita e la voce apprensiva.

- ...non posso proteggerti... Nono... -


***


- Bambina apre bocca! Ahhhh~ - PonPon si allungò sul tavolino, cercando di imboccare la sciamana abbastanza perplessa.
- Ehi, quella è la tua pappa! - Nozomi poggiò la mano sul capo del piccolo, spingendolo verso il basso e facendolo sedere nuovamente. - Devi mangiarla tutta tu. -
- PonPon pappa pon! Bambina triste e PonPon pappa bambina! - disse, succhiandosi l'indice con sguardo deluso.
- Lilium-chan non è triste, non preoccuparti. - la brunetta gli arruffò i capelli lilla e il piccolo tornò raggiante, infilandosi il cucchiaio in bocca e continuando a mangiare la sua merenda alla frutta.
- … E' così carino... - commentò la sciamana, osservandolo con apprensione. - Perchè pensavate che volessimo fargli del male? -
Haname si sedette tra Nozomi e Arashi, poggiando un vassoio con dei biscotti appena sfornati al centro del tavolino in legno.
- Non sappiamo chi sia, l'abbiamo trovato giusto un paio di giorni prima del vostro arrivo. - spiegò la pioggia, invitandola a provare i suoi biscotti.
La sciamana ne prese uno dal vassoio e lo addentò, curiosa.
- Non lo avete portato in qualche stazione...? - chiese, osservando sottecchi le tre ragazze.
- Nessuno ha denunciato la sua scomparsa, hanno fatto delle ricerche ma non si sa nulla su di lui, come se fosse apparso dal nulla. - spiegò Nozomi, tornando ad osservare la rosa.
- Ed è successo proprio dopo che l'avevo sognato. - aggiunse Arashi, lanciando un'occhiata al piccolo – Era da parecchi giorni che facevo lo stesso sogno, ambientato in una sorta di futuro... -
- Futuro? - Lilium sembrò quasi svegliarsi – Com'era? -
- … un mondo desolato e in rovina, direi. - rispose lei.
- La Crisi... - ripeté la bambina, chinando lo sguardo.
- Quindi, questa famosa Crisi di cui tuo nonno ti ha parlato... riguardo il mondo che viene distrutto? - chiese Haname, perplessa.
- Ve l'ho detto, non so esattamente di cosa parli la profezia né so molto sulla Crisi. - ribadì lei, afflitta – Se avessi avuto informazioni più accurate ve le avrei dette... -
- Non ti preoccupare. - la brunetta l'osservò con apprensione, sapeva che non era una persona malvagia, dopotutto. - L'importante è l'esserci compresi. -
- Quando mi hai detto quelle cose... non ho potuto che desistere. Non lo trovo giusto... - spiegò lei, alzando il capo e osservando gli occhi ambrati della Vongola – Sono sicura che... questa Crisi derivi da qualcos'altro. - aggiunse – E poi... hai ragione nel dire che poteva trattarsi di un altro futuro... non possiamo affidarci ad una vaga visione. -
- Io non mi fido di tuo nonno... Elianto, giusto? - Arashi incrociò le braccia – Insomma, quest'uomo vi manda ad uccidere una persona solo perchè, secondo questa previsione, potrebbe portare la Crisi... ma è come se vi stesse usando. -
- No, lui non lo farebbe mai! - la piccola si raddrizzò, poggiandosi con le mani sul tavolo – Deve scegliere tra me e mio cugino, questo è l'unico modo per farlo! -
- Perchè mai? Non può scegliere il prossimo capo con un test d'intelligenza o qualcosa di simile? - la voce di Luca risuonò dalla balconata aperta, dove si trovava a giocare con la sua console. - Insomma, non deve mica per forza mandarvi a fare omicidi qua e là. -
- Non è così semplice. Quando si deve eleggere un capo si mandano in missione i candidati, è una tradizione che esiste da sempre. -
- Ah proposito! - l'esclamazione di Haname portò l'attenzione di tutti su di lei – Non ci hai ancora spiegato delle vostre sette fiamme. -
- Oh, giusto. - la piccola si accomodò nuovamente, prendendo un altro biscotto con lentezza e molto imbarazzo – Mh... non è una novità. Ogni tanto, nella nostra tribù, nascono alcuni individui con tutti e sette i flussi... ma è così raro che accade tipo... ogni cento o duecento anni... cose così... - disse, mordicchiando il biscotto. - Quando accade e il capo attuale ha un'età molto... avanzata, ecco... si decide di fare il passaggio di potere. - spiegò – Se c'è un solo candidato va bene, altrimenti c'è la sfida... chi la perde, diventa membro del consiglio dei saggi. -
- E se dopo molti anni non nascono persone con queste capacità? - chiese Nozomi, curiosa - … Magari il capo è molto anziano e non c'è ancora nessuno sciamano che abbia le sette fiamme...? -
- Beh, per questo esiste il consiglio. - sorrise, dolcemente – Reggono il potere in attesa del nuovo capo. -

PonPon poggiò il cucchiaino nel barattolino della merenda e sgattaiolò verso Luca osservando, sul minuscolo schermo della console, il combattimento furioso tra la squadra del guerriero e il drago malefico.
- Il problema, adesso, sarà quello di convincere tuo cugino. - Arashi sembrava perplessa, lanciò un'occhiata a Nozomi che annuì, seria.
- Haynes è problematico... ma sono sicura che alla fine capirà. - Lilium annuì a sé stessa, decisa ad andare fino in fondo - … Non so il nonno, invece... cosa può pensare... -
- L'ho detto che quel tipo è sospetto! - esclamò Luca, mentre continuava a giocare spensieratamente.
- E' difficile far capire qualcosa a degli adulti cocciuti. - la brunetta sospirò, l'immagine di suo padre balenò nella sua mente e un amaro sorriso decorò le sue labbra. - Quando pensano di essere detentori della suprema verità, solo perchè hanno qualche anno e qualche esperienza in più... -
La piccola non sembrava capire, ma il braccio destro della Vongola soffocò delle risatine poco carine.
- Non è davvero il caso, Nozo. - Haname scosse il capo e allungò il braccio, tirando la guancia della ragazzina, che si limitò a guardarla sottecchi emettendo un lungo verso.
- Tu... non sopporti tuo padre? - chiese la piccola, strabuzzando gli occhi.
La domanda stupì la ragazzina, che l'osservò quasi confusa.
- … No. - rispose, chinando lo sguardo. - ... affatto. Anzi, io... amo mio padre. - arrossì, guardando altrove cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno.
- Capisco. - sorrise.

Una voce rimbombò dal cortile, Luca alzò lo sguardo dalla console e poté notare l'energico proprietario che saltellava verso l'ingresso dell'abitazione.
- BOOOOOOOOSS! - gridò, poco prima che la brunetta gli aprisse la porta.
- Vuoi farmi ammazzare dai vicini? - chiese lei, osservandolo sottecchi e imbronciata. Non riuscì a tenere a lungo quell'espressione poiché il giovane sole le era saltato al collo, come al solito.
I due sbucarono nel salotto e il nuovo arrivato ignorò completamente l'ospite, agguantando i biscotti di Haname.
- Fuori c'è un sole molto soleggiante, che ne dite se andiamo a fare una passeggiata in giro? -
- Io passo, sono appena tornata dall'ospedale e devo anche studiare per domani... - disse Haname, un po' angosciata.
- No, aspetta. Dove pensate di andare, con Haynes che potrebbe uccidere Nozomi? - Arashi osservò il giovane come se lo volesse fulminare, alla fine optò per un sospiro rassegnato.
Il sole osservò la sciamana seduta davanti a lui, che lo stava osservando con curiosità.
- Mh... ma se c'è lei possiamo usarla come ostaggio! - disse, tranquillamente.
- Eh?! - Lilium arrossì, osservandosi attorno in cerca di supporto.
- Non è un ostaggio! E' un'ospite! - Nozomi portò le mani ai fianchi e Haname ridacchiò.
- Beh, però ha ragione. Se Lilium-chan vi seguisse, Haynes non potrebbe attaccarvi. - disse la pioggia.
- Non saprei... - la Vongola si voltò verso la sciamana e la osservò con sguardo interrogativo. La piccola si morse le labbra e annuì.
- Sì... - disse lei, muovendosi nervosamente - … Forse... Forse una passeggiata è ok... e se Haynes ci vede capirà... oh.... potrei fargli capire io … - chinò lo sguardo, come se si stesse osservando le mani.
- Beh, se Lilium è d'accordo allora va bene. - affermò Nozomi, incrociando lo sguardo di disapprovazione della sua tempesta.
- Stai scherzando, Nozo? - disse, alzandosi e ritrovandosi davanti a lei – Lilium o meno, Haynes è pericoloso. -
- Se c'è lei... dubito faccia qualcosa. -
- Sono rivali, se vede che lei ha rinunciato e ha fraternizzato con il nemico non potrebbe esserne più felice. -
- Non ci metterei le mani sul fuoco. - Nozomi incrociò le braccia, decisa – Sono sicura che... per lui non è questione di rivalità. E' affezionato a lei. -
- Sei sicura? - Arashi parve perplessa ma dovette cedere quando l'amica annuì. - D'accordo. Mi fido del tuo istinto. -
- Non è istinto. - la brunetta si voltò verso la bambina, perplessa. - … Che rapporto avete voi due? - chiese.
- … ci conosciamo da quando siamo nati... abbiamo sempre giocato assieme e siamo sempre stati inseparabili... - arrossì, voltando il capo.
- Vi volete molto bene, quindi. - affermò Haname, dolcemente.
- ...S-sì... - rispose lei, cercando di nascondere il suo disagio.
- Capisco. - la rossa sospirò, accogliendo la proposta del biondo – Allora andiamo a cazzeggiare. -
- HAPPY! - urlò Nozomi, raggiante.
Finalmente poteva respirare un po' di aria fresca, senza la costante paura di essere pedinata da assassini e di dover morire a breve.


L'aria era frizzante ma non così fredda, l'atmosfera pomeridiana era tangibile e la strada principale era affollata da giovani e mamme impegnate a far spese con i bambini.
Nozomi passeggiava mano nella mano con PonPon e Arashi, mentre Kaito e Luca affiancavano la piccola Lilium, ancora imbarazzata. Il sole continuava a tempestarla di domande curiose e la sciamana, seppur a disagio, sembrava essere felice di stare in compagnia.

- Lilium-chan, prendi! - la Vongola tese una crepe al cioccolato con fragoline e la sciamana afferrò il dolce, incredula, osservandolo con l'acquolina in bocca.
- … Per... Per me? - chiese.
- Certo! - esclamò lei, sorridendo – Non hai mai assaggiato una crepe? Sono buonissime! -
- Io voglio un gelato! - urlò Kaito, osservando il bancone con i gelati incartati.
- Ma... è inverno! - Arashi era perplessa e il sole ridacchiò – Ti congeli! -
- E' un gelato, ovvio che congela! - pagò il suo cornetto e saltellò con allegria, mangiucchiandolo con gusto.
- Beh, è un sole sempre in movimento, suppongo abbia caldo anche d'inverno. - Luca soffocò una risata, bevendo il suo succo di frutta e tenendo in braccio il piccolo PonPon, che addentava il suo dolcetto.

La sciamana si ritrovò ad assistere alle scene più particolari, quasi tutte scaturite dal biondino, che era letteralmente saltato al collo della Vongola e la stava quasi soffocando con la sua vivacità.
- Boss!!!! Stasera pizza! Pizza!!! - urlò arruffandole i capelli.
- I capelli, maledizione! - scosse il capo, ritrovandosi ciuffi scomposti davanti al viso.
- Ma chi se ne frega! Guarda caso non te n'è mai importato finchè qualcuno non ti ha detto di farteli crescere, eh?~ - ridacchiò, difendendosi dagli schiaffetti della bruna.
- Ma che dici? Io amo i miei capelli perchè sono fashion, capito? CAPITO? - disse lei, scuotendolo.
- La boss è tutta fashion, mica solo i capelli! - ammiccò.
- Ehi, non flirtare con la mia Nozomi, sai! - Arashi fulminò il biondo con uno sguardo geloso.
- Ehi, non è mica tua. Sono un suo guardiano, voglio la mia parte. - disse lui, gettandole un braccio dietro al collo e tornando a soffocarla.
- Ehi, non sono di nessuno io!! - Nozomi, intanto, cercava di districarsi dai due.
Luca quasi non sputò il succo per terra, ridendo di gusto, mentre la bambina si avvicinò a lui, confusa.
- Ma... c'è qualcosa tra lei e... il ragazzo biondo? - chiese, ottenendo in risposta uno sguardo perplesso.
- Chi? Tra Juuichidaime e Kaito? Ma no! - lanciò un'occhiata al trio di pazzi e scosse il capo divertito – Sono solo amici, si conoscono da molto tempo. Non fraintendere, fanno sempre così. -
- Capisco... però li vedo così... vicini... -
- Guarda che siamo tutti così “vicini”, come dici tu, ma non significa che tutti abbiamo rapporti con lei. - spiegò il fulmine – Semplicemente... è amicizia. Profonda amicizia, direi. Tutti ci vogliamo bene, in un modo o nell'altro... e poi Kaito è solare, vivace, dimostra così il suo affetto, lo ha fatto anche con Arashi e Haname e anche con me. - concluse – Insomma, lo vedi andare molto d'accordo con la Juiichidaime per via della loro vivacità, inoltre hanno anche in comune la fiamma del sole. -
Lilium sembrò comprendere la spiegazione poiché annuì al ragazzo e tornò ad addentare la sua crepe.

- Ehi, ma quelli non sono i number Eleventh? - una ragazza tirò la manica della sua amica, osservando il gruppo con interesse.
- Uh, non credo... sono sempre così impegnati, ti pare che vanno in giro a mangiare dolci? - rispose lei.
- Ah ecco, però ci assomigliano molto! - ridacchiò, allontanandosi.
Non era una scena inusuale, si era ripetuta parecchie volte in un'oretta.
- Cosa sono questi number Eleventh di cui parlavano? - chiese Lilium curiosa, osservando le due amiche sparire tra la folla.
Kaito si voltò verso la sciamana, strabuzzando gli occhi.
- Come sarebbe cosa sono?! Siamo noi! - disse, battendosi una mano sul petto.
- E' il nome del nostro gruppo idol. - spiegò Nozomi, aggiustandosi i capelli. - Cantiamo, balliamo... queste cose qui. -
- Ah... quindi siete famosi... - chinò il capo, leggermente imbarazzata. Evidentemente non si aspettava di essere finita in una combriccola di star della tv.

Alzò il capo alcuni istanti dopo, incrociando gli occhi della Vongola. I loro sguardi erano entrambi seri e tesi, la brunetta fece loro cenno di svoltare verso sinistra, diretti verso il solito parchetto a quell'ora deserto.
La sciamana affiancò la ragazzina, forse perchè nervosa, camminando a passo svelto per seguirla fino al loro arrivo nello spiazzale.
- Fatti vedere. - urlò la brunetta, guardandosi intorno – Haynes-kun. -
- Haynes! - chiamò anche Lilium, voltandosi verso un'altalena mossa dal vento.

Il giovane sciamano si trovava accanto ai paletti in ferro, il suo sguardo era triste.
- … Cosa stai facendo? - chiese, senza mezzi termini.
- Passo un pomeriggio in tranquillità... e assaggio le crepe. -
- Perchè sei con il nemico? Dovevi solo ucciderla, non era così difficile... -
- Non voglio ucciderla. - rispose, secca – E' una ragazza buona, che si prende cura delle persone. E' simpatica, intelligente... avrà anche dei difetti, ma non per questo dovrei volere la sua morte. -
- E' la nostra missione, Lilium! - urlò lui, adirato.
Il gruppetto rimase in silenzio, il dibattito riguardava solo i due cugini.
- La profezia, certo... ma non sappiamo nulla. Cos'è che hanno visto? Cosa sarebbe questa Crisi? Io non penso che questa ragazza possa far del male ad innocenti. - spiegò lei.
- Accadrà, l'hanno visto! -
- Non possiamo saperlo! Sai la teoria delle dimensioni, no? E se si trattasse di un altro mondo, magari uno di quelli dove lei è cattiva e vuole distruggere tutto? -
- Non deve per forza essere cattiva adesso, può benissimo diventarlo in futuro. - spiegò lui, secco.
- Beh, può essere come può non essere. Non possiamo ucciderla adesso, sapendo che non ha mai fatto nulla di male. -
- Meglio prevenire che curare. - rispose lui.
- Non in questa situazione. Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo, Haynes? Noi, sciamani che amiamo il pianeta e professiamo la vita e l'armonia con la natura... stiamo utilizzando i nostri benevoli poteri per uccidere qualcuno! Sai cosa significa... togliere una vita? - chiese, quasi con le lacrime agli occhi - … significa che lei non esisterà più, i suoi genitori non avranno più una figlia, i suoi amici non potranno più scherzare con lei, i suoi compagni vedranno un posto vuoto in classe... - spiegò.
Il ragazzino si morse un labbro, tremando.
- Noi non sappiamo nulla di questa profezia, eppure dobbiamo agire nonostante siamo all'oscuro di tutto! -
- … Non deve importarci, Lilium! Noi dobbiamo solo eseguire gli ordini! -
- Ma non è giusto! Stiamo per uccidere qualcuno senza nemmeno sapere il perchè! - disse lei, stremata.
- Lilium, se il nonno o gli altri lo scoprono ti manderanno via! Sarai esiliata e... non so, ma qualcosa di brutto succederà sicuramente! - disse lui, avvicinandosi lentamente.

- Beh, non è meglio per te? - chiese Arashi, perplessa – Se la tua rivale è fuori gioco, tu potrai diventare il capo. -
- Cosa? - lo sguardo del piccolo divenne furioso – Non dire sciocchezze! Non potrei mai permettere che mandino via Lilium!! Non potrei mai lasciarla da sola! - si voltò nuovamente verso la sciamana, con le lacrime agli occhi – Ti prego, cerca di capire! Torna con me, lascia perdere questi stupidi! Dobbiamo solo compiere la missione e tutto andrà bene! Altrimenti tu... ti succederà qualcosa... non voglio che ti succeda qualcosa... -
Il bambino singhiozzò, Lilium era confusa e si aggrappò alla manica del giubbotto di Nozomi, che stava osservando il piccolo con sguardo incredulo.
- Haynes... ma quindi tu... - la brunetta osservò dapprima il bambino e poi Lilium - … ho capito. Quindi è così... -
- Io... - Lilium scosse il capo, cercando di tornare in sé – Io voglio parlare con il nonno e chiedergli di dirmi tutto sulla profezia. Solo allora giudicherò. - disse, decisa.
Haynes si asciugò le lacrime con la manica, tremando di rabbia.
- Va bene. - disse, allungando il braccio – Se non rinsavisci tu, ti farò rinsavire io! - le sette fiamme iniziarono a vorticare attorno alla sua mano, in un rapido vortice che i ragazzi conoscevano fin troppo bene.
- Attenti! - Kaito trascinò via Nozomi e Lilium, mentre Arashi si faceva indietro assieme a Luca e PonPon. La giovane sciamana si liberò dalla presa del biondino e distese il suo braccio destro verso il cugino, mostrando una luce biancastra che avvolse il suo anello.
- Vuoi usare L'Heaven Ring contro di me? - chiese lui, spaventato e arrabbiato – Perchè lo stai facendo? Perchè non capisci? -
- Haynes... sei tu che devi capire! Il tuo sguardo non va oltre ciò che ti hanno detto di vedere! - disse lei, sconsolata ma pronta a combattere - … esci fuori dal tuo mondo... io ti aspetterò qui. -
- Lilium!! - il ragazzo non demordette, lanciò il laser dai sette colori verso la bruna, ma questi si scontrò con la luce bianca emanata dall'anello della rosa, che annullò il fascio di luce esplosiva e avvolse il corpo del bambino.
- Ah!! Cos'è? - si strinse tra le braccia, spaventato, mentre la luce bianca che l'avvolgeva scemò alcuni istanti dopo. - Lilium! Cos'hai fatto?? - chiese ancora, tremante.
- Ho solo annullato il tuo attacco. - disse, mostrandogli l'anello luccicante – … esaurisce le fiamme se usate con intenzioni malvagie... è come se leggesse nel cuore delle persone. - spiegò lei, abbassando la mano.
Il ragazzo si guardò anch'egli le mani, confuso.
- Intenzioni malvagie...? - chiese, perplesso.
- Sì... stavi facendo qualcosa di malvagio... e anche io. - chinò lo sguardo, colpevole – Per questo non riuscivo più a usarlo... -
- Bugiarda! E' tutta una messinscena per salvare la vita della Vongola! - urlò lui, nuovamente furioso – Non gliela farò passare liscia! - alzò nuovamente il braccio destro, cercando di fare qualcosa che, tuttavia, non funzionò, poiché lo sciamano sembrava interdetto e continuava ad osservare l'indice rivolto verso la brunetta.
Lilium si morse le labbra, continuando ad osservare in basso.
- … Cosa hai fatto? Perchè non riesco ad usare le shinuki? - chiese, perplesso.
- Per ora le hai esaurite, te l'ho detto. - disse lei, sospirando.
- … Per ora? - ripeté lui, abbassando il braccio.
- … torneranno... anche se molto deboli... - disse - … l'anello impedisce che si possa far del male... è stato creato da qualcuno che voleva prevenire l'uso delle fiamme per scopi malvagi... -
- Deboli...? Mi... mi hai bloccato le fiamme, Lilium?! - il bambino iniziò a scuotere il capo, incredulo.
- Mi dispiace... ... non potevo fare altrimenti... -
La sciamana osservò il cugino con occhi lucidi e l'espressione colpevole.

- Eh? Qualcuno ha bloccato delle fiamme? -
Una voce maschile costrinse i ragazzi a voltarsi rapidamente verso lo scivolo, un ragazzo sui vent'anni dai capelli verdastri vi era seduto sopra con un'espressione delusa.
Gli occhi arancioni del ragazzo incrociarono quelli della Vongola.
- Non può essere....! - urlò lei, incredula.

“Clover...?”

Lilium sussultò, portandosi dietro alla brunetta assieme a Luca e PonPon, mentre Kaito e Arashi si erano schierati davanti a loro.
- Chi diavolo sei? Cosa vuoi da noi? - urlò Arashi, la quale sembrava voler essere sicura dell'identità dell'uomo.
Il nuovo giunto si alzò, stiracchiandosi.
- Ehi, siete molto maleducati. Ho fatto un lungo viaggio per venire qui a vedere chi aveva un così alto quantitativo di fiamme. - spiegò, scivolando verso il basso e avvicinandosi al gruppetto. - Qualcuno qui ha abilità particolari... chi è? - chiese, curioso.

Nozomi aveva rapidamente estratto la sua Sky Rod dalla valigetta, superando Arashi e Kaito e portandosi di fronte all'uomo.
- Tu! - gridò, indicandolo con la staffa.
L'uomo osservò la ragazzina con perplessità.
- Uh... oh, certo, tu! - esclamò, dopo averci pensato su – abbiamo un conto in sospeso, giusto? - ridacchiò.
- Nozo! - Arashi affiancò rapidamente l'amica, con le pistole puntate verso di lui, mentre Kaito mostrava già i suoi pugni.
- Luca, proteggi i bambini! - urlò lei, lasciandosi dietro le preoccupazioni e non distogliendo lo sguardo dall'uomo dei suoi incubi.

Perchè era lì? Perchè era ancora vivo? Eppure lei e Caesar erano riusciti a trascinarlo in un'altra dimensione, probabilmente in un buco nero. Non poteva essere sfuggito.
Doveva aspettarselo, dopo il sogno di quella notte. Non poteva che essere lui.

Il giovane evitò gli spari della tempesta, muovendosi con una rapidità incredibile e riuscendo a colpire il sole allo stomaco, tuttavia beccandosi un pugno in pieno volto.
Kaito indietreggiò, riprendendosi quasi subito anche a causa della sua fiamma del sole, mentre l'uomo svanì nell'istante in cui Nozomi stava per colpirlo con la sua staffa, materializzandosi alla sue spalle e tentando di colpirla con un calcio. Arashi sparò da entrambe le pistole creando un colpo congiunto verso il torace dell'uomo, mentre Kaito aveva spiccato un salto con l'intenzione di colpirlo in pieno volto.
Il misterioso nuovo Clover rinunciò a colpire la Vongola per voltarsi verso Kaito e saltare all'indietro, scansando il colpo della rossa e afferrando la gamba di Kaito, prima che potesse dimenarsi, lanciandolo con forza verso la tempesta e facendoli scontrare, proprio mentre il colpo di Arashi colpiva lo scivolo.
- Arashi! Kaito! - la Vongola si lanciò verso l'uomo e tentò di prenderlo alla sprovvista con un colpo dall'alto, ma questi riuscì a scansarsi e ad afferrare l'asta di Nozomi con forza, strattonando la brunetta e lanciandola per aria fino a cadere per terra con la schiena rivolta verso il terreno.
L'uomo dai capelli verdastri osservò l'asta e la prese con entrambe le mani, spezzandola a metà e gettandola a terra, distruggendo il design degli ingranaggi calpestandolo violentemente con un piede.
La brunetta si voltò a pancia in giù e osservò i frammenti della staffa che, con tanto sudore, avevano costruito due anni prima, comprendendo in quel momento le emozioni che aveva provato Haname quando Lilium le aveva distrutto la spada.

“La mia... Sky Rod....” si ritrovò a pensare, con le lacrime agli occhi. Sembrava come se una parte di lei se ne fosse andata via, per sempre.



- Ops. - disse lui, scrollando le spalle. - adesso non puoi fare più nulla. - aggiunse.
Già, non poteva fare più nulla. I suoi pugni non erano sufficientemente forti e non sarebbe riuscita a trovare in tempo un'arma sostitutiva.
Osservò l'espressione soddisfatta dell'uomo e lanciò uno sguardo ad Arashi e Kaito, che si stavano lentamente rialzando.
Haynes era pietrificato, ancora vicino all'altalena, mentre Luca stava proteggendo PonPon e Lilium.
La sciamana e la brunetta si guardarono, voleva sicuramente intervenire ma Nozomi non glielo avrebbe permesso.
Anche se, in quelle condizioni, cosa avrebbe potuto fare?

I pezzi della sua staffa sembravano le macerie della sua autostima andata in pezzi.

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Capitolo 8
*** Target 8 - La fiamma misteriosa ***


Target 8 – La fiamma misteriosa

cover

L'uomo aveva un sorrisetto inquietante, i suoi occhi scrutarono attentamente i presenti, godendo del loro terrore.
I frammenti della Sky Rod erano ancora ai suoi piedi, non poteva più essere recuperata in alcun modo. Scostò una gamba, avanzando di qualche passo verso la brunetta ancora a terra che si alzò con non poca fatica, portandosi nuovamente in posizione eretta.
I suoi occhi ambra incrociarono quelli arancioni del misterioso ragazzo, che sembrava sempre di più una copia adulta di Clover.

- Cosa vuoi fare? - chiese lui, incrociando le braccia. - Senza la tua arma non puoi fare nulla, no? -
Sembrava divertirsi, era davvero snervante.
Anche Arashi e Kaito si erano fortunatamente rialzati, leggermente doloranti, ponendosi davanti a Nozomi.
- Pensi forse che ti lasceremo fare i tuoi comodi? - la rossa puntò nuovamente le gemelle verso di lui, decisa a non voler perdere.
Tuttavia, per quanto fossero forti le loro armi e per quanto le loro abilità fossero fuori dal comune, continuavano a restare sotto la media.
Nozomi non riusciva a non pensare che, se suo padre fosse stato lì, sarebbe riuscito a sconfiggerlo in un battibaleno. Tuttavia non si poteva dire lo stesso per lei.
Ma, dopotutto, poteva mai paragonare un uomo con una ragazzina?
Eppure non voleva demordere, c'erano in gioco le vite dei bambini, perciò si portò in posizione di difesa, decisa a usare i suoi stessi pugni, pur di colpirlo.

- Nozo, fermati. - la voce del suo braccio destro sembrava seria e leggermente fredda. Si trovava davanti a lei e aveva già capito le sue intenzioni. - Non sei nemmeno in Hyper Mode. - aggiunse.
Non se n'era proprio accorta, la fiamma aveva lasciato la sua fronte già da molto, forse a causa dello shock di aver visto la sua staffa venire distrutta dall'uomo.
Doveva ritrovare la calma interiore e la felicità, così come Gazi le aveva insegnato anni prima, eppure non si sentiva affatto in vena di essere felice.
Il modo di attivare la sua Hyper Mode era davvero ridicolo, rendeva la sua fiamma inutilizzabile in combattimenti seri e decisivi. Come poteva essere felice e combattere contro qualcuno che aveva appena reso triste il suo animo?
Perchè agli altri bastava la pace interiore per sfruttare quel potere, mentre lei necessitava di qualcosa di così stupido?
Troppe domande, troppa rabbia. La felicità che le serviva sembrava ormai irraggiungibile.
Come poteva proteggerli senza la sua staffa e senza Hyper Mode?

L'uomo dai capelli verdi avanzò di qualche altro passo, massaggiandosi le nocche con cura e senza togliere lo sguardo dal gruppo.
- Bene, vediamo chi sarà il prossimo a finire fuori gioco... - si portò in posizione di attacco, fronteggiando il duo di guardiani con intento omicida.

Il pianto di PonPon risuonò in fondo al parco, mentre delle piccole falci mancarono per un pelo l'uomo, che si scansò con lo sguardo fisso sul proprietario, un terrorizzato Luca, che tentava di proteggere i presenti usando le sue catene.
Il Clover afferrò l'estremità della sua arma e strattonò con forza tale da trascinare il giovane in avanti, il quale cadde a pancia in giù con facilità.
Lasciò andare la catena e osservò con aria soddisfatta, mentre la brunetta si era chinata accanto a lui per aiutarlo.
- Juiichidaime! - piagnucolò il ragazzo, sembrando quasi un bambino a cui era caduto il gelato per terra.

Il giovane nemico, intanto, si era avvicinato ad Arashi e a Kaito, il suo obiettivo era palese.
Il sole partì in attacco, utilizzando i suoi pugni veloci e ben assestati, che l'uomo scansò e parò a fatica, incassandone un paio e colpendolo per altrettante volte.
La tempesta si era portata indietro e restò ad osservare lo scontro senza premere i grilletti, non voleva di certo colpire anche Kaito.
Il biondino si voltò e gli assestò un calcio in pieno volto con la pianta del piede, ma l'uomo arretrò insensibile, come se il colpo gli avesse arrecato solo un po' di solletico.
Il sole non sembrava volesse demordere, strinse il pugno sinistro finchè non iniziò ad emanare una luce giallastra, la quale sembrava quasi un vapore. Anche il pugno destro iniziò ad emanare il vapore infiammato, e il biondo si portò in posizione di attacco, pronto a colpire.
L'uomo sorrise sornione, invitando il giovane ad attaccarlo e portandosi anche lui in posizione di attacco.
Una forte luce avvolse il suo W.S. che portava al polso destro, il quale inviò il fascio accecante verso i pugni, che sembravano due piccoli soli.
Portò il peso del suo corpo sulla gamba destra, pronto a sferrare l'attacco con il pugno sinistro, raggiungendo rapidamente l'uomo e puntando al suo stomaco, colpito dal pugno sinistro e poi dal destro con grande rapidità e alternanza, per circa dieci secondi.

- Hikari yori hayai! -

Kaito si staccò poco dopo, osservando il volto tranquillo dell'uomo.
- Ma... l'ho colpito! - esclamò lui, incredulo.
Il nemico non sembrava sofferente e non aveva graffi, ciò poteva significa che o il colpo era talmente debole da avergli fatto il solletico, o l'uomo era insensibile al dolore e non lo percepiva per nulla.
Un rapido pugno, scagliato in un decimo di secondo, fece sbalzare il sole, che si ritrovò nuovamente a terra.

Il bambino continuava a piangere, mentre Lilium si era avvicinata al dolorante Kaito per prestargli soccorso. Arashi gli aveva lanciato un fugace sguardo, preoccupata per come la situazione stesse peggiorando.
L'uomo aveva tutta l'intenzione di voler continuare l'attacco contro i ragazzi, tornando ad avanzare rapidamente e con il solito sorrisetto stampato sul volto, finchè la bambina non si pose davanti alla tempesta, con la mano tesa verso di lui.
- Lilium! Aspetta! - Nozomi si alzò e tentò di avvicinarsi rapidamente a lei, tuttavia la sciamana non volle dare ascolto a nessuno e lasciò che un fascio di sette colori avvolgesse la sua mano, dipingendo in aria, davanti a lei, un arcobaleno che divise il gruppo dall'aggressore, lasciando quest'ultimo oltre la linea dai sette colori.

- Uh, cos'è? - la sua voce sembrava incuriosita, oltre l'arcobaleno che stava proteggendo i ragazzi.
- Forza, muoviamoci! - esclamò lei, voltandosi verso Nozomi.
Luca si alzò con fatica e così Kaito, sorretto da Arashi, mentre Lilium dava la mano al disperato PonPon e lanciava uno sguardo supplichevole ad Haynes, nascosto dietro le giostre, il quale sembrava voler scappare verso il lato opposto da un momento all'altro.
- Andiamo! - urlò lei, tendendo la mano al cugino, mentre la barriera veniva violentemente colpita dall'esterno.
- Bambina, sei tu che hai tutte le fiamme? - chiedeva la sua voce, sempre più eccitata.
- Haynes! - urlò ancora lei, cercando di convincere il bambino a seguirli. - Haynes!!! -
Il pianto del piccolo aumentò d'intensità e arrivò a sorpassare le urla dei presenti, poiché risuonò nel parco come fossero grida disperate.

La visuale iniziò a tingersi di giallo, i colori sfocarono lentamente assumendo una sfumatura dorata, ciascuno dei ragazzi si guardò attorno spaesato, incapaci di comprendere cosa stesse accadendo.
Il gruppo era stato avvolto da una luce giallastra e la brunetta aveva portato d'istinto l'attenzione sul bambino, il quale aveva alzato un braccio verso l'alto ed era avvolto da qualcosa che assomigliava ad un grande cerchio fiammeggiante, che roteava attorno al suo minuscolo polso.

Non erano riusciti a vederlo bene, tutto attorno a loro sfumava nel colore dell'oro, era così accecante che costrinse i ragazzi a chiudere le palpebre per un istante.

Riaprì gli occhi quasi un secondo dopo, ancora un po' doloranti a causa del forte bagliore, ritrovandosi seduta al tavolo di legno del salotto di casa Sawada.
Osservò il vassoio con i biscotti e Lilium, seduta di fronte a lei. Il suo sguardo era perplesso e incredulo.
D'istinto si girò verso destra, incrociando lo sguardo spaesato di Arashi e quello pensieroso di Haname.

- Ah proposito! - l'esclamazione di Haname portò l'attenzione di tutti su di lei – Non ci hai ancora spiegato delle vostre sette fiamme. - disse, osservando Lilium.
- ...Eh? - la sciamana osservò perplessa la pioggia, confusa, così come Nozomi, Arashi e Luca, che si trovava seduto sulla balconata con la console in mano.
- Ma si, le sette fiamme. - ripeté lei, cercando di spiegarsi. - Com'è che siete in grado di avere tutti e sette gli hado? -
- Cosa c'entra, adesso? - chiese Arashi, quasi infuriandosi – Ce l'ha già spiegato, e poi tu non dovevi essere a studiare? - scosse il capo, confusa – Cioè... insomma... che diavolo ci facciamo qui? -
Nessuno di loro aveva avuto il coraggio di parlare, ma lo sguardo perplesso di Haname sembrò rispondere ai loro quesiti.
- … Come sarebbe cosa ci facciamo qui? Lilium ha detto che voleva parlarci di lei... ricordi? - disse.
- Ma questo è già successo! - la rossa si sedette di nuovo, sbuffando – Eravamo al parco fino a due minuti fa! -
Un tonfo ruppe il silenzio che aveva avvolto il salotto, i ragazzi si voltarono verso PonPon, che si era addormentato per terra. La brunetta si avvicinò al bambino, preoccupata, controllando che stesse bene. In effetti, l'ultima cosa che ricordava fu la luce sprigionata dal bambino.
- Dev'essere stremato... - la sciamana osservò il piccolo con uno sguardo molto apprensivo.

Un grido risuonò nel cortile, il sole si affacciò direttamente dalla balconata accanto a Luca, con un'espressione perplessa.
- BOSS! E' DI NUOVO POMERIGGIO!!!! - urlò, incredulo.
- Oh, ciao Kaito! - salutò Haname, con un sorriso.
La tempesta scosse il capo, incredula.
- Che diavolo è successo? E' stato il potere di questo bambino? Ricordo la luce dorata e poi eravamo qui... -
- Il tempo è stato riavvolto. - spiegò Lilium, sospirando. Dopotutto sembrava felice di aver evitato morte certa.
Lo sguardo di Haname sembrava chiedesse spiegazioni, poiché continuava a spostarsi sui ragazzi, incapace di comprendere.
- Ma... cosa state dicendo? - chiese.
- Hana, ti ricordi dov'eri cinque minuti fa? - chiese Nozomi, osservandola negli occhi.
- … Eravamo qui tutti insieme. - rispose, confusa.
- Non ricordi che questo è già successo? Kaito era arrivato e poi siamo andati a fare una passeggiata con Lilium. Tu, però, eri stanca del viaggio e hai detto che dovevi studiare! - spiegò lei.
- ...Sì, oggi dovrei studiare... ma perchè? Non capisco, volete uscire? - chiese lei, curiosa.
- … No, eravamo già usciti! Prima! Non ricordi? E' sera adesso... dovrebbe essere sera! Quello di cui abbiamo discusso in questa stanza è già successo prima! - spiego, disperata.
- … Ah, capito! - la mora congiunse le mani, annuendo – Si chiama deja vu, quando ti sembra di aver già vissuto un momento in particolare! -
Tutti i ragazzi del gruppetto portarono le mani sul volto, rassegnati.
- Non è che sembra, è successo! - urlò Kaito, agitando le braccia – Siamo stati attaccati da Clover! -
Lo sguardo di Haname sembrò divenire più serio.
- ...Clover? Cosa c'entra lui? -
- Non lo sappiamo. - Nozomi scosse il capo, afflitta – Gli assomigliava, seppur era molto più adulto... ricordava di me... e cercava il potere delle sette fiamme di Lilium e Haynes... -
- … Ci ha conciati per le feste... e ha distrutto la Sky Rod di Nozomi... - dopo aver pronunciato quella frase, Arashi alzò il capo confusa. Si passò la mano sul corpo e notò che le ferite non erano più presenti, come se tutto quello non fosse mai accaduto.

La brunetta si alzò di scatto e raggiunse la sua valigetta, aprendola con rapidità e un sorriso stampato sul volto, pieno di speranza.
Ma era vuota.
- … Ehi, le nostre ferite non ci sono più... ma la Sky Rod del Boss non è tornata... - anche il sole sembrò demoralizzato quasi quanto la Vongola.
- … Ciò che viene distrutto non può tornare se non si possiede una maggiore padronanza della fiamma. - spiegò Lilium.
La brunetta chiuse la valigetta, tristemente, voltandosi verso la sciamana.
- … Tu sai qualcosa riguardo il potere di PonPon? - chiese, osservando dapprima la bambina e poi i presenti. Haname sembrava quasi fuori posto. - … E del perchè Haname non ricorda nulla...? -
- Lei... come chiunque altro non si trovasse attorno alla luce. - rispose Lilium, osservando dinanzi a sé. - Anche Haynes e quel Clover si saranno accorti del tempo riavvolto. -

Nozomi tornò al suo posto, decisa a venire a capo di quella situazione.
- Raccontaci. Cos'è questo potere? Perchè ci ha riportati indietro? Perchè PonPon lo possiede? -
La sciamana osservò sottecchi il pargolo, immerso in un sonno profondo e avvolto da una copertina, che la Vongola gli aveva posizionato sopra poco prima.
- Lui... a quanto pare è l'attuale portatore della fiamma del tempo. -
Lo sguardo incredulo dei ragazzi era l'ovvia risposta all'affermazione della sciamana, che decise di rivelare ciò che lei sapeva riguardo quella fiamma.
- Da ciò che mi hanno raccontato, si tratta di una fiamma talmente speciale da essere unica nel suo genere. - spiegò – Solo una persona la può possedere, perchè essa viene sbloccata tramite una reliquia... che sospetto fosse quel cerchio che abbiamo visto. -
- Cioè... solo chi ha quel cerchio può usarla? - chiese Kaito, curioso.
- Non esattamente... Innanzitutto bisogna essere consanguinei per possedere quell'hado. E' unico, ve l'ho detto... e a quanto ne so, i membri di quel ceppo sono stati cauti nel non avere troppi discendenti sparsi nel mondo. -
- Quindi... prima di PonPon... il padre o la madre avevano quella fiamma? - chiese Arashi.
- Esatto. La si trasferisce al momento della morte, oppure... in situazioni drastiche, insomma... quando la persona in questione pensa di non poterla più usare per qualche motivo. Il cerchio è legato alla fiamma, viene trasferito al consanguineo più vicino. Esso non fa altro che permettere l'uso della fiamma del tempo, poiché, altrimenti, l'hado sarebbe in qualche modo bloccato e impossibilitato a liberare la shinuki. -
- Ecco perchè solo una persona più usarla... - Luca incrociò le braccia, pensieroso – Ma... come fa un hado ad essere bloccato? -
- Non ne ho idea, so solo che tutti coloro che possiedono il flusso del tempo sono impossibilitati ad usarlo a meno che, chi attualmente può farlo e possiede quella reliquia, non la passi al consanguineo più vicino, sbloccando il suo potere. -

- Scusate ma... di cosa state parlando? - Haname era ancora un pesce fuor d'acqua e sembrava che volesse solo capire cosa stesse accadendo.


Dopo una buona mezz'ora di spiegazioni, cercando di non tralasciare nulla, l'attenzione del gruppo era tornato sul ragazzo dai capelli verdi, l'ipotetico nuovo Clover.
Nozomi era davvero preoccupata per il suo ritorno, nel caso fosse stato davvero il Clover di due anni prima. Aveva raccontato del sogno, con il ragazzo sfocato e la voce familiare, che aveva attribuito a Trevis.
Eppure anche quest'ultimo era morto, Hibari-san ne aveva constatato il decesso appena erano giunti al laboratorio sotterraneo di Stanford.
Molte cose non quadravano e i ragazzi non sapevano più cosa pensare.

- Inoltre... anche Caesar-kun sarà in pericolo. - affermò Kaito, all'improvviso.
La brunetta si voltò verso di lui, esterrefatta.
- Caesar? - ripeté.
- Sì, ricordi che Clover voleva te e lui? - spiegò il biondo. - Forse Stancoso vuole continuare l'esperimento che stava facendo su di voi! -
- Non penso c'è da preoccuparsi per lui. - disse Arashi, lanciando uno sguardo alla Vongola – Subito dopo essersi diplomato è tornato sull'isola nascosta dei Simon. - spiegò - ...anche i suoi guardiani e Bliz sono andati con lui... - sospirò.
- Fin quando è lì, probabile che sia al sicuro. - disse Nozomi, annuendo alla tempesta – Quell'isola è praticamente introvabile. -
- A meno che lo scienziato non abbia i mezzi per trovarla. - aggiunse Kaito.
- Ma quel tizio di oggi... non sembrava andare dietro alle sette fiamme degli sciamani? - chiese Luca, all'improvviso.
- Oh... ma non ci hai ancora spiegato perchè avete sette fiamme! - disse Haname, ricordandosi del particolare e osservando gli sguardi perplessi e rassegnati del gruppetto - ...Che ho detto? -

La porta dell'abitazione venne aperta con forza e il gruppetto si voltò verso l'uscio del soggiorno, dal quale fece capolino una stanca Arina, che notò con interesse la sciamana seduta al tavolino.

- ...E lei che ci fa qui? -


Dopo il lungo viaggio per l'Italia, Arina era abbastanza stremata, tuttavia sembrava volesse ascoltare cosa gli altri avevano da dire e voleva lei stessa raccontare ciò che aveva scoperto.
Il suo sguardo quasi raggiante per la decisione di Lilium si spense alla scoperta dell'improvvisa resurrezione di Clover, trasformandosi in incredulità quando rivelarono l'identità di PonPon.

Quando fu il suo turno di raccontare, gli sguardi attenti dei ragazzi sembravano rapiti dalle parole che Yuni aveva pronunciato. Lilium sembrava confusa più di tutti, ma sorrise.
- Yuni-san... non sapevo di tutte queste cose... - osservò il suo anello, probabilmente non immaginava che appartenesse all'antenata del boss dei Giglionero.
- Piuttosto... non capisco perchè non possa pensarci mio padre. - intervenne Nozomi, perplessa – Lui ha più influenza di me, potrebbe convincere il capo della tribù. -
- No, non funzionerebbe! - la sciamana scosse il capo, preoccupata – Il nonno non darebbe peso alle sue parole! Decimo è tuo padre, è ovvio che ti protegge solo perchè sei sua figlia! -
- Forse penserebbe che sia di parte? - chiese Kaito, curioso.
- Si assolutamente! Dopotutto cosa non farebbe un padre per il proprio figlio? Lo proteggerebbe anche a costo di mettere a repentaglio le vite altrui! Perciò non si farebbe convincere in nessun modo, tenterebbe anche di scacciarlo, se fosse necessario... -
- Quindi questo è il motivo per cui Yuni-san ha detto che deve pensarci Undicesima. - Arina sospirò, osservando sottecchi la sua allieva.
- …Capisco. - la brunetta guardò Lilium, il suo sguardo era alquanto rassegnato – Se ci puoi guidare tu, forse avrò una chance... -
- Ti darò tutto l'appoggio di cui hai bisogno! - esclamò lei, sicura – Sono sicura di essere nel giusto, e voglio dimostrarlo! -

La sua determinazione coinvolse positivamente il gruppo, ancora scosso ma leggermente più tranquillo.
PonPon era ancora assopito accanto al tavolo, il suo sguardo era sereno e con la mano aveva afferrato la gonna della brunetta, che considerava sua madre.
Il cellulare si illuminò per qualche istante e Nozomi lo afferrò contro voglia, alzando lo schermo superiore e pigiando alcuni tasti con curiosità.
Un sorriso tinse le sue labbra, una bella notizia aveva rischiarato una giornata estenuante.

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Capitolo 9
*** Target 9 – Futuro incerto ***


Target 9 – Futuro incerto

cover

La televisione era alquanto noiosa, sempre i soliti presentatori che prendevano in giro i concorrenti del quiz show. Le loro battute erano talmente vecchie da non far più ridere.
Ingurgitò altre patatine, riportando la mano nel sacchetto di plastica per prendere la prossima porzione. Lo sguardo del biondo era così annoiato che si ritrovò a sbadigliare, stropicciandosi gli occhi e decidendo di spegnere l'apparecchio.

“Ma per favore.” si ritrovò a pensare, continuando a mangiucchiare le patatine “Kaito e la Juuichidaime saprebbero fare battute più divertenti.”

Luca salì le scale e si affacciò in camera del suo boss, che stava rovistando nel suo disordinatissimo armadio.
Gli abiti erano sparsi qua e là per terra, alcuni venivano violentemente lanciati per aria e una magliettina a righe centrò la testa del ragazzo, che se la tolse dal capo con perplessità, osservandola.
- ...Juuichidaime, dov'è il buon gusto che Hana ha cercato di insegnarti? - chiese, lanciando per aria la stessa maglia. Notò Lilium e PonPon, seduti sul letto a giocare con dei pupazzetti, che ogni tanto osservavano l'operato della ragazza con un grande punto interrogativo sui loro capi.
- Uh? - la Vongola riemerse da sotto ad una valanga di calzini, strabuzzando gli occhi con perplessità – Cosa c'è che non va? -
Luca scosse il capo, prendendo tra il pollice e l'indice un pantalone fin troppo largo e di un colore improponibile.
- Cos'è questa robaccia? - chiese, alzando un sopracciglio.
- … Un pantalone? - rispose lei, scrollando le spalle.
- Chi l'ha comprato? Perchè è nel tuo armadio? E' orribile. - disse, lanciandolo per aria e sospirando – Non hai ancora imparato a vestirti decentemente? Devono sempre pensarci Arashi e Hana, eh? -
La ragazza sbuffò, facendo scivolare giù un calzino, che si trovava sulla sua spalla.
- Senti... per più di cinque anni mi sono sempre vestita come un maschio, è un'abitudine dura a morire, ok? - spiegò.
- Perchè ti vestivi da maschio?- chiese Lilium, curiosa.
La brunetta le lanciò un'occhiata e aprì bocca, forse tentando di dare spiegazioni, ma lasciò perdere e si voltò rapidamente verso l'armadio.
- Uhm... - Luca decise di dar voce a ciò che pensava la ragazza – Perchè le persone sono stupide e superficiali e pensano che una donna non possa combattere. -
- Eh? E perchè mai? - la sciamana chinò il capo verso destra, incuriosita.

La Vongola, intanto, continuava a rovistare nel mobile, tentando di trovare qualcosa di decente.
- Possibile che non abbia qualcosa di carino? - chiese, quasi entrando nel mobile.
- Beh, se metti tutto sotto sopra dubito riuscirai a trovare ciò che cerchi... - Luca si affacciò, osservando rassegnato la massa informe di vestiario. - Ok, ritiro tutto. - indietreggia – Meglio fuggire, prima che l'armadio inizi a sputare calzini e a vomitare mutande. -
- Dev'esserci un vestitino carino! Hana mi aiutò a sceglierne alcuni tempo fa... Oh! - riuscì a trovare una maglietta azzurra molto femminile, che osservò con cura prima di scaraventarla sul tavolino. - Ok, adesso tocca alla gonna. -
Luca osservò la magliettina, fortunatamente sembrava decente, molto alla moda e davvero carina. Riconobbe il buon gusto di Haname, solo lei poteva scegliere qualcosa di così grazioso. Tuttavia sembrava un po' troppo piccola.
- Juuichidaime... quando l'avete comprata? - chiese, pensieroso.
- Buh, forse due anni fa. - disse lei, osservando con attenzione una gonna rossiccia in tartan. - Forse questa! - annuì, convinta.
Anche Luca le diede uno sguardo, riconoscendo il gusto di Arashi, tornando poi ad osservare la maglia azzurra.
- Ehm... no. - il biondo piegò la maglietta e la poggiò sul tavolino, si avvicinò alla brunetta e prese l'indumento dalle sue mani – E' carina, ma di certo non va con quella maglietta. -
- Perchè no? Hai detto che è carina! - la Vongola l'osservò con perplessità.
- … forse dovresti leggerle quelle riviste di moda che ti ha prestato mia sorella. - scrollò le spalle, gettando la gonna dentro il mobile e trovando una gonnellina nera che si abbinava alla magliettina azzurra. - Questa va benissimo. E' nera, richiama le decorazioni che ci sono sulla maglietta. -
- Ma... si, però... quella rossa... -
- Non ci sta bene, sono due stili diversi e i colori non li vedo bene assieme... - spiegò lui, sospirando – Vuoi o non vuoi essere carina, eh? -
- Ma certo che voglio essere carina! - rispose lei, con un'espressione un po' offesa – Va beh, se dici che quella gonna va bene metterò quella. - prese alcuni vestiti da terra, fermandosi all'improvviso e alzando il capo verso di lui – Ma tu... ti metti sempre la prima cosa che trovi nell'armadio. Come fai a sapere tutte queste cose se non ti interessi di vestiti? - chiese, perplessa.
- Mah, non mi interessa infatti, però vedo sempre riviste con belle ragazze, programmi con belle ragazze... belle ragazze che camminano... -
- Insomma, hai imparato a vedere come si vestono le ragazze? - chiese lei.
- Ecco, sì. Diciamo che... mi piace se una ragazza si veste così... sopratutto se lo fa per me. - annuì deciso e Nozomi ridacchiò.
- Dai, troverai sicuramente una bella ragazza che si vestirà così per te. - disse, tornando ad occuparsi dei vestiti sparsi per la camera.

Il giovane sospirò, sperava davvero di trovare una fidanzata carina che si prendesse cura di lui ma, in quel momento, non voleva deprimersi per la sua solitudine e tornò ad occuparsi dei vestiti scelti dal suo boss, osservando sottecchi la brunetta che, con totale noncuranza, lanciava gli indumenti nell'armadio.
Mentre gettava via il vestiario, una maglia lilla le sfuggì di mano e il biondo l'afferrò con curiosità.
- Forse questa va meglio. - disse, poggiandola sul tavolo e confrontandola con la maglia azzurra. - E' più grande. -
- Perchè non posso mettere l'altra? - chiese lei, perplessa.
- Mh … Vedrai tu stessa. - rispose lui, ridacchiando.

Lilium, intanto, continuava ad osservare la scena con curiosità.
- Non ho ancora capito come mai sei così agitata. - disse lei, osservando l'amica – Sei parecchio felice, quest'oggi. -
- Eh? Felice? - la brunetta strabuzzò gli occhi – No, no! Sono come al solito! - rise, calciando via alcuni pantaloncini – Io sono sempre Happy! -

Qualcuno suonò al campanello e il ragazzo scese controvoglia le scale, avvicinandosi al portone d'ingresso e spalancandolo con rapidità.
- Alla buon'ora. - la rossa entrò nell'abitazione e si sfilò le scarpe.
- La Juuichidaime si sta cambiando. - disse lui, osservando i bambini sulle scale.
- Ehi, Luca-kun – Lilium si avvicinò a lui, curiosa – Tu sai dirmi perchè Nozomi-chan è così felice? -
- Mah – scrollò le spalle, mentre Arashi li superava e si avviava verso la stanzetta dell'amica – Suppongo sia perchè sta arrivando qualcuno di speciale. -
- Qualcuno di speciale? - ripeté la piccola, curiosa.
Luca ridacchiò, salendo le scale e avviandosi in camera sua a prendere la console, quando sentì la voce di Nozomi risuonare dalla sua camera e si fermò sull'uscio.
- Perchè non mi entra!! Mi andava benissimo!! - urlò, frustrata.
- E' vecchia? Vedi che non ti scende bene, così la rompi, non tirare. - disse Arashi.
- Ma non è giusto, cosa c'è che non va? Ho il busto più grande?? -
- Beh, è normale che siano cresciute un po', in questi ultimi due anni. Non sei l'unica. - ridacchiò.
- Non mi piace! Spero smettano di crescere, non posso ballare o combattere con queste robe!! - disse, lamentosa - ...Ehi, Ara! Lascia-- no-- smettila di toccarmi le tette!!! -

Il giovane arrossì, grattandosi il capo e sperando che i bambini non avessero sentito.
- Ehh sì, adesso non può più dire di non essere una donna. - ridacchiò, entrando nella sua stanza e lanciando un'occhiata al calendario, sorpreso.
Era martedì. Come avevano fatto a dimenticarlo?

Quando le due uscirono dalla stanza di Nozomi, il giovane si era piazzato davanti all'entrata con uno sguardo raggiante.
- Juuichidaime! E' mertedì! - disse.
Nozomi e Arashi si guardarono, anche la brunetta aveva iniziato a sorridere, dimenticando ciò che era accaduto poco prima, ma la rossa aveva scosso il capo.
- Anche se c'è Lilium con noi... c'è un altro problema, adesso. -
- Ma dai! - Nozomi si strinse a lei, supplichevole – Se Lilium non usa i suoi poteri lui non può trovarla, no? Non sa manco chi sia! -
La rossa sospirò, rassegnata.
- E sia. -


Non potevano ignorare il loro sacro giorno, quello consacrato ai videogiochi. In un momento così delicato era importante che si svagassero, dimenticando i problemi per ricaricarsi di allegria ed energie positive.
Dopotutto, avrebbero trovato mille scuse solo per potersi gettare davanti ad un videogioco, con il tavolo imbandito di dolcetti e patatine, e con i bicchieri stracolmi di coca cola.
Per quel motivo si erano lanciati al centro commerciale, alla ricerca di un bel gioco da acquistare che soddisfacesse tutti i gusti. Anche perchè avevano una nuova piccola ospite.
Tra gli scaffali del negozio di videogiochi c'erano le novità più in voga del momento, dal gioco automobilistico a quello del calcio. Ignorarono i giochi per console portatili e si lanciarono su quelle per le potenti console casalinghe, come quella che possedeva Arashi nel soggiorno della sua villa.

- Ladri di Auto 6? - chiese Luca, leggendo il titolo di un noto gioco uscito da poco.
- No, forse è meglio qualcosa come Campo di guerra 3... - la rossa osservò la custodia del gioco con interesse.
- Che ne dite del Tempio degli Assassini 5? - la brunetta osservò il protagonista in copertina con occhi languidi.
- Penso sia meglio Survivor. - disse una voce alle loro spalle.
Il gruppo si voltò di scatto, ritrovandosi di fronte Shinji. Ovviamente, nessuno si aspettava di trovarlo lì, nonostante fossero ormai abituati alla sua abilità di comparire dietro di loro in qualsiasi momento.
Ignorando gli sguardi confusi e sorpresi di Lilium e PonPon, i ragazzi si comportarono come se non fosse successo nulla.
- Dici che ne vale la pena? - chiese Luca, incrociando le braccia.
- E' il miglior horror del momento. - rispose lui, annuendo.
- Se è troppo macabro è meglio di no, ci sono anche due bambini... - disse Nozomi, un po' delusa.
- Ma dai, penso che si divertiranno anche loro! - esclamò Luca, ridacchiando. - Che saranno mai qualche cadavere e del sangue a caso in giro per il gioco? -
- Ehi, non spaventare i bambini! - Arashi lo guardò molto male.
- Ehi, io non sono così piccola! - ribatté Lilium, mettendo le mani sui fianchi – Posso tranquillamente giocare a qualcosa come un gioco horror. -

Shinji sparì nuovamente nel nulla, e i ragazzi uscirono dall'enorme edificio con il nuovo acquisto.
- Ma il ragazzo di prima? - chiese Lilium, curiosa.
- Lo vedrai stasera, sarà tornato a fare quello che doveva fare... che stava facendo, insomma... non ne ho idea. - la Vongola scrollò le spalle ridendo, avvicinandosi ad Arashi e osservando la copertina del gioco horror.
Luca si stiracchiò, ansioso di tornare a casa per provare il gioco, quando si accorse dello sguardo curioso della bambina dai capelli rosa.
In effetti, sin da quando la piccola era arrivata in casa Sawada non faceva altro che fare domande e osservare tutto ciò che facevano, e PonPon la seguiva con piacere, giocando con lei. Sembrava che si fosse affezionato molto alla sciamana.

- Vuoi chiedermi qualcos'altro? - chiese Luca, sorridendole.
- Uhm... quello zaino... - disse lei, indicando lo zaino marroncino che il giovane si portava dietro.
- Oh, questo? E' per la mia arma. - disse lui, sistemandoselo bene sulle sue spalle – Anche Haname e la Juuichidaime si portano dietro delle valigette e degli zaini per le loro armi. - spiegò – Anche se... ormai sono entrambe distrutte... -
La bambina chinò lo sguardo, afflitta. Luca sapeva che era stata lei a distruggere la spada di Haname, probabilmente se n'era pentita e le dispiaceva.
- Tranquilla. A momenti avremo una nuova tecnologia e non dovremo più portarci dietro questi inutili pesi. - disse lui.
- Nuova tecnologia? - chiese lei, curiosa.
- BAU! - urlò PonPon, scattando in avanti e partendo all'inseguimento di un cagnolino vivace, poco più avanti.
- PonPon! Torna indietro! - urlò la bambina, correndo dietro di lui.
Nozomi e Arashi staccarono gli occhi dal gioco e si accorsero dei due fuggiaschi, la rossa scattò subito verso di loro.
- Ci penso io! - urlò ai due, che erano rimasti indietro.

- Ma che diavolo... non riesce a star buono, eh? - Nozomi accelerò il passo e Luca la seguì, sospirando.
- E' una vera peste. Mi piacerebbe davvero conoscere i suoi genitori. -
- … Stando a quanto Lilium ha detto, uno dei due potrebbe essere sicuramente morto quando gli ha passato la fiamma. - spiegò lei.
- Qualcosa di simile, sì. - il ragazzo portò le braccia dietro al collo, respirando l'aria frizzante pomeridiana mentre osservava il cielo rossiccio.
- Nee Luca... - la voce del suo boss lo riportò alla realtà. - … Cosa hai intenzione di fare, tu? Vuoi continuare a lavorare part-time all'officina? -
- Mh. - il giovane si sentì demoralizzato e si ritrovò a sospirare, quasi afflitto da quella domanda. Odiava più di ogni altra cosa pensare al futuro, eppure non poteva farne a meno. Aveva ormai un'età in cui doveva iniziare a pensare a cosa volesse davvero dalla vita, come stavano già facendo tutti quanti.
Masato era un ingegnere, Arina stava ponderando di iniziare l'università adatta per poter intraprendere una carriera da insegnante, Cloud aveva avuto diversi colloqui con alcuni musicisti, Caesar sarebbe presto diventato boss dei Simon, Cristal era già boss dei Neveria e ormai, tra i più grandi, mancava solo lui.
Persino Haname aveva iniziato la scuola per stilisti, mentre Arashi aveva già deciso di seguire la strada del fratello.
Cosa doveva fare? Fra poco la sua carriera da idol si sarebbe chiusa, non che gli interessasse continuare a cantare o recitare, forse avrebbe voluto continuare a suonare la sua amata chitarra elettrica.
Eppure anche i motori gli interessavano parecchio, perciò aveva trovato un impiego part-time come aiutante in un'officina. Amava soprattutto le motociclette, come il suo gioiellino che curava sempre con amore.
Ma non aveva mai pensato ad un probabile futuro.

- Vorrei solo trovare una donna che mi ami e farmi una casetta. - disse lui, scrollando le spalle – Sarò anche all'antica, ma mi piace l'idea di metter su famiglia ed essere coccolato da una mogliettina. -
- Sì, ti capisco. - disse lei, osservando dinanzi a sé. - Non sei affatto all'antica, guarda che non sei il solo che vorrebbe sistemarsi in tutta tranquillità. -
- E tu? - chiese lui, voltandosi verso di lei – Cos'è che vuoi fare? Hai già deciso l'università? -
- In realtà non ancora, sono indecisa... ma forse... - scrollò le spalle, lanciandogli un'occhiata. - Dopotutto il futuro non è scritto, ogni cosa può cambiare. Da un giorno all'altro mio padre può decidere di sciogliere i Vongola, insomma, come voleva all'inizio. - spiegò – E se succedesse, cosa ne sarebbe di me? A causa dei maledetti sogni mi sono sempre e solo preparata all'eventualità che sarei diventata boss e non ho mai pensato alla possibilità che i Vongola potrebbero non esistere più, o che mio padre potrebbe non scegliere me come suo successore. E' meglio che adesso mi dedichi seriamente a qualcosa di costruttivo. - disse, fermandosi e voltandosi verso di lui – Dopotutto siamo noi a costruire il nostro futuro, no? Allora io mi darò da fare per costruire il mio. -
- Hai ragione, anche io dovrei darmi da fare, ma... - sospirò, osservando gli occhi color ambra della ragazza.
- Sei pigro. - disse lei, ridacchiando.
- Già... - arrossì, grattandosi il capo. Aveva centrato a pieno il suo problema, ma non gli piaceva ammettere la sua svogliatezza. Si sentiva solo abbastanza demoralizzato e spaventato da ciò che potrebbe accadere. - Mi dà fastidio parlare del futuro. - ammise, chinando il capo - … sarebbe come ammettere che non ho fatto nulla per costruirne uno decente per me. - spiegò - … Magari resterò sempre solo e finirò a vivere sotto i ponti come un barbone... mi spaventa molto pensare a cosa accadrà in futuro. -

- Perchè finchè vivrà lei il futuro sarà spaventoso. -
La voce dello sciamano biondo attirò l'attenzione dei due ragazzi, che si voltarono seccati ad osservare il bambino fermo davanti a loro.
Haynes vestiva ancora la tunica blu da sciamano, ma il suo sguardo era abbastanza rabbuiato. Sembrava quasi demoralizzato e frustrato, eppure si trovava lì a sbarrare loro la strada, forte delle sue convinzioni.
- Cosa avete fatto a Lili? - chiese lui, mosso da un moto di rabbia.
- Nulla. - rispose Nozomi, incrociando le braccia. - Le ho solo detto ciò che pensavo io e lei ci ha detto ciò che pensava lei. -
- L'avete plagiata. - disse.
- Penso proprio di no, lei stessa dubitava della profezia. - rispose lei.
- Non si dubita della profezia, essa è vera e incontestabile! -
- Scommetto che si tratta di una frase del tuo capo. - Luca prese il suo zaino, cercando di non interrompere il contatto visivo con il bambino – Non va bene ripetere a memoria frasi dette dagli altri, dovresti riflettere con la tua testa. -
Il piccolo sembrava alquanto offeso, iniziò a tremare per la rabbia.
- Chi sei tu per giudicare il nostro capo?! Non capite niente! Dovreste starvene al vostro posto! - urlò.
- Starei al mio posto, ma sei tu che sei venuto a darmi fastidio. - rispose la brunetta, inarcando un sopracciglio.
- Ovviamente, perchè sei solo un ostacolo alla salvezza del mondo! - rispose lui, osservandola.
- Ma pensa, fino a poco fa ero convinta di aiutare le persone. - disse Nozomi, alzando le spalle – Toh, che strana la vita. Un giorno sei un paladino e l'altro sei il boss finale malvagio. -
- Smettila, non funziona con me! - il ragazzino si stava innervosendo, evidentemente non gli garbava molto l'essere preso per i fondelli – Anche se non sei malvagia adesso, lo diventerai. -
- Certo, gliel'ha detto la fata turchina, dobbiamo assolutamente crederle! - Luca ridacchiò, facendo roteare la catena.
- No, ma che dici? Sono loro che hanno il potere di cambiare il futuro, mica è vero che il futuro lo costruiamo noi! In realtà è già deciso che tu diventerai un barbone e io un drago sputa fuoco. - disse lei.
- Voi! - Haynes indicò i due con sguardo furioso – Mi state prendendo sotto gamba perchè pensate che non abbia più le fiamme, giusto? - riuscì a formare la consueta sfera di fiamme attorno all'arto, senza smettere di guardare i due – Sarà anche vero che Lilium mi ha dimezzato le capacità, ma sono comunque in grado di sconfiggervi! -
Nonostante la rivelazione, né Luca né Nozomi sembrarono abbastanza spaventati. Lilium aveva già spiegato loro che il cugino non sarebbe stato in grado di ucciderli. Sconfiggerli, può darsi, anche far loro del male, ma non era abbastanza forte da arrivare a togliere loro la vita. Non sarebbe riuscito a farlo a mani nude o con arme classiche, per loro era assolutamente vietato utilizzare armi di quel genere.
- Non ti sto prendendo sotto gamba, mi sono solo stancata di sentirvi sparare sentenze a zero quando non sapete nemmeno come mi chiamo. Per me è una presa per il culo, per questo sto contrattaccando con la vostra stessa moneta. -
- Pensala come vuoi, sei solo una stupida Vongola! -
La ragazza si spostò rapidamente per scansare il piccolo raggio di fiamma della tempesta, che per poco non le sfiorava la spalla destra.
- Ma sai fare solo questo? - chiese lei, perplessa. In effetti, tutti gli attacchi utilizzati dai due sciamani si basavano solamente su fasci di fiamme e scudi protettivi color arcobaleno.
- Cosa vuoi dire? Sono le capacità sciamaniche, dovreste temerle! - urlò lui.
- Ehm... certo... - Luca riprese la catena tra le sue mani e si pose tra Nozomi e il bambino.
- … Adesso non hai paura di combattere? - chiese lei alle sue spalle, ridacchiando.
Il fulmine arrossì. Era ovviamente suo dovere proteggere il boss, ma non poteva farci nulla se quella sotto specie di sosia di Clover era così spaventoso che lui era scoppiato a piangere.

Haynes decise che fosse finito il tempo delle chiacchiere, perciò lanciò nuovamente un attacco frontale, stavolta contro il fulmine, cercando di colpirlo con un altro laser, ma il suo polso venne avvolto dalla catena del ragazzo, la quale emise delle intense fiamme elettrizzanti che colpirono il bambino.
- Ehi, guarda che non voglio farti male! Perchè non ci lasci in pace? - urlò Luca, mentre il piccolo tentava di slegarsi dalla catena, nonostante la fiamma gli stava arrecando dolore.
- S-stai z-zitto! - urlò, districandosi rapidamente dalla morsa e strattonando la catena, facendo cadere l'uomo in avanti.
Di nuovo.

"Ma perchè sempre io?" pensò lui, cercando di raddrizzarsi con le consuete lacrime agli occhi. Non voleva poi combattere, preferiva restare a casa a giocare ai suoi videogiochi preferiti. Non poteva uscire con gli amici per comprare un nuovo gioco che si ritrovava stranamente immischiato in altre battaglie.
Non era poi così tanto strano, considerando che era il guardiano del fulmine del futuro undicesimo Vongola, perciò preferiva darsi un pizzico e tentare di fare qualcosa per proteggere il suo boss.
Nonostante i suoi eroici pensieri, tuttavia, non poteva fare a meno di pensare all'angolino in camera sua, dove si rifugiava spesso a giocare quando si annoiava.
E, inoltre, non poteva fare a meno di pensare che le ginocchia gli dolevano abbastanza. Era la seconda volta che veniva strattonato in avanti e odiava farsi male.
Tirò su col naso.

Haynes lanciò via la catena e si scansò in tempo per evitare un pugno diretto al suo stomaco, incrociando gli occhi arancioni della Vongola, in Hyper Mode e con i pugni serrati.
- Non hai più la tua arma e vuoi prendermi a pugni? - chiese lui, indietreggiando.
- Prima di avere la Sky Rod combattevo così. - spiegò lei, serena – Non importa. Se è per farti capire quanto tu stia sbagliando... lo farò volentieri! - disse, lanciandosi all'attacco, scagliando pugni alternati e mirando al suo viso.
- Te ne approfitti perchè pensi che ho bisogno di spazio per lanciare un attacco? - disse lui, con una punta di nervosismo nel tono. - So anche io prendere a pugni, cosa credi? Sono un uomo! -
Si raddrizzò e riuscì a prendere le forze per menarle un pugno, ma la brunetta lo evitò per un pelo, scansandosi verso sinistra.
- Uh? Pensavo fossi uno sciamano. - disse lei, ridacchiando.
Un calcio rapido e improvviso la colpì allo stomaco, e il bambino iniziò a ridacchiare anche lui.
- Ah-ah! Non dovresti abbassare la guardia! - disse.
La ragazzina gli afferrò la caviglia, intrappolando la sua gamba.
- Eh?! -
- Ehi, stai davvero pensando che un bambino sprovveduto, che mena calci a caso, possa cogliere di sorpresa un ragazzaccio di strada, che si è battuta con i peggiori teppisti del quartiere? - strattonò la gamba verso di lei, voltandosi su sé stessa e arrivando a colpirlo in viso con una gomitata.

Il biondo si ritrovò a terra con il naso dolorante e qualche goccia di sangue, i suoi occhi esprimevano odio puro ma la ragazza non sembrava temerli.
Si alzò quasi all'improvviso, con una scia di sangue che rigava la parte inferiore del suo viso e la colpisce di sorpresa con un altro laser, che aveva caricato così rapidamente da non lasciarle il tempo di capire cosa stesse accadendo.
Il fascio, composto di fiamme del fulmine, era solido quanto una mazza da baseball e scaraventò all'indietro la Vongola, che venne sbalzata in aria.

Luca riuscì ad issarsi in piedi, ancora visibilmente deluso per essere nuovamente caduto a terra come un imbecille, ritrovandosi ad osservare un Haynes spaventato che indietreggiava lentamente, con la mano sul viso.
- Non... non è finita qui! La prossima volta vincerò io! - urlò, fuggendo a gambe levate come il nemico di turno negli anime stupidi.
Strabuzzò gli occhi, perplesso, voltandosi all'indietro e cercando con lo sguardo il suo boss e il motivo per il quale Haynes era fuggito spaventato. Ritrovò la Vongola, fortunatamente integra, afferrata al volo dalle braccia di un uomo appena arrivato.
Osservò lo sguardo imbarazzato di Nozomi, ancora in braccio a lui, incrociando infine gli occhi del salvatore.
Scosse il capo, ridacchiando, con un ampio sorriso stampato sul suo volto.

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Capitolo 10
*** Target 10 – I Vongola Compact ***


Target 10 – I Vongola Compact

cover

Sgranò gli occhi, incredula. Non si aspettava un colpo così veloce e non riuscì a schivarlo o bloccarlo in tempo, venendo scaraventata all'indietro.
L'impatto con il laser solido vibrava ancora nel suo corpo, impedendole di muoversi. Era già in attesa dello schianto con il suolo, ma non se ne faceva un gran problema.
Dopotutto, si trattava pur sempre di colei che andava a sfracellarsi contro i muri, durante i primi allenamenti in volo con la sua fiamma.
Ricordò i momenti in cui volava rapida sulla Sky Rod, si rese inoltre conto di non poterlo più fare. Non aveva più la sua arma con sé e non aveva idea di come lasciar uscire la fiamma dai suoi pugni, come faceva suo padre.
Attese qualche istante, finchè due braccia non la presero al volo. Aprì gli occhi d'istinto, ascoltando in lontananza la voce di Haynes, che si allontanava rapidamente.
Era andato via? Perchè mai?
Guardò dinanzi a sé, quasi cercando di non incrociare gli occhi del suo salvatore. D'istinto arrossì, immaginando chi fosse l'uomo in questione e comprendendo la situazione particolarmente sgradevole in cui si era andata a cacciare. In realtà, aveva già capito chi era il povero malcapitato in braccio al quale era finita, aveva riconosciuto il suo profumo, per questo motivo tentava disperatamente di non alzare lo sguardo. La situazione era davvero poco piacevole, avrebbe dovuto scusarsi mille volte per quella figuraccia.

- Nono-chan, stai bene? - chiese una voce maschile profonda e dolce.
- S-sì, grazie Cris-kun... - rispose d'istinto, facendosi un po' di coraggio e alzando lo sguardo. Gli occhi azzurri preoccupati del giovane erano fissi sui suoi.

Erano passati ormai quasi tre mesi dall'ultima volta in cui aveva fatto loro visita, restando per una decina di giorni a Namimori. Non poteva permettersi di rimanere a lungo lontano dalla base dei Neveria, ormai era il boss e aveva molto lavoro da fare. Proprio per quel motivo Nozomi era andata a trovarlo in Alaska l'estate scorsa, amava molto quel luogo e la Torre Bianca, così particolare e con una struttura affascinante. I due avevano legato moltissimo e il loro rapporto era divenuto più profondo, andavano d'accordo e Cristal dispensava sempre ottimi consigli che lei seguiva con tanta voglia di imparare. Tuttavia, il giovane aveva inoltre approfondito i rapporti con gli altri membri dell'undicesima famiglia, che si erano affezionati a lui, anche un po' a causa delle sue saltuarie visite. A volte lo contattavano persino tramite un programma di videochat, per salutarlo e chiacchierare del più e del meno.
Ultimamente avevano deciso, di comune accordo, di lavorare ad un progetto, perciò la Vongola era in trepidante attesa del suo arrivo, sperando in buone notizie riguardo i loro nuovi equipaggiamenti.

Intanto, però, la ragazzina avrebbe dovuto scacciare via il suo imbarazzo, siccome si trovava ancora tra le sue braccia.
- Ehm... potresti... mettermi giù...? - chiese.

L'albino portò a terra la Vongola, che si voltò subito alla ricerca di Luca, il quale si era avvicinato ai due con molta discrezione e sorridendo come un ebete.
- Juuichidaime, per fortuna! -

I due bambini, seguiti da Arashi, raggiunsero i tre, la rossa osservò le condizioni non molto ottimali del suo boss e del fulmine, guardandosi attorno e cercando visivamente il colpevole di quel malfatto.

- Haynes è fuggito. - disse Luca, massaggiandosi i fianchi, ancora un po' dolorante. Di sicuro il campo di battaglia non era un luogo che faceva al caso suo, ma in quanto guardiano non poteva evitare quegli scontri.
La brunetta si chiese per quanto ancora sarebbero resistiti tutti quanti. Come potevano continuare a seguire qualcuno che attirava soltanto problemi?
D'istinto si voltò verso il nuovo arrivato, inchinandosi in modo rispettoso.
- Scusami per la mia inesperienza, sono stata un'inetta. - disse, imbarazzata.
- Uh? - il giovane incrociò le braccia, perplesso – Di cosa, esattamente, ti stai scusando? -

Di essermi lasciata sconfiggere da un bambino e di essere atterrata addosso a te...” pensò, ma il concetto era alquanto difficile da spiegare.

- Beh... ecco... - la ragazzina guardò il terreno, nervosa. Come poteva spiegarglielo? - Insomma, c'era un bambino e io... poi... non sei nemmeno arrivato che ti sono piombata addosso... -
Cristal ridacchiò, distogliendo lo sguardo.
- Nono-chan, non devi scusarti per queste sciocchezze. Inoltre, gli sciamani sono dotati di abilità incomprensibili... o forse siamo noi che siamo abituati a combattere in un modo diverso. - spiegò, incrociando lo sguardo di Lilium, che assieme a Pon Pon si stava nascondendo dietro ad Arashi.
- Non siete riusciti a tenergli testa? - chiese Arashi all'improvviso, voltandosi verso Nozomi.
- Più o meno, ma è stato molto veloce... - spiegò lei.
- La velocità è una sua dote. - aggiunse la bambina, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo del nuovo arrivato.
Difatti, fu lui ad avvicinarsi alla giovane, chinandosi lievemente.
- Tu sei Lilium, non è così? - chiese, all'improvviso più serio. - Nozomi mi ha raccontato di te. -
- Mh... sì... - la bambina rosa annuì leggermente. - ...E tu? Chi saresti? La “persona speciale”? - chiese lei.
Luca si voltò imbarazzato verso il cielo, esclamando frasi di convenienza non attinenti con il discorso degli altri. Ad ogni modo nessuno gli diede peso.
- Speciale? No, non sono per nulla speciale. - il giovane si issò, non mancando di sorridere alla bambina – Il mio nome è Cristal, sono l'attuale ottavo boss dei Neveria. -
- Oh... mafia... - borbottò lei, pensierosa.
- Mentre quest'altro bambino... PonPon, giusto? - disse al piccolo, che sorrise raggiante.
- Mh, ma quindi Nozo ti tiene aggiornato sulle novità? - chiese la rossa, voltandosi ad osservare la brunetta.
- Beh, sì... lo informo sulle cose importanti... - spiegò lei, scrollando le spalle e fingendo noncuranza.
- A questo punto potresti aprire un blog sul web. - la tempesta sospirò, rassegnata.
- Nono-chan ha fatto benissimo, ho potuto prendere informazioni che vi saranno utili. - l'albino annuì, lanciando uno sguardo alla Vongola – Ho anche portato ciò che stavate aspettando. -
La brunetta l'aveva proprio dimenticato, alla notizia si voltò verso il ragazzo con un sorriso smagliante.
- Li hai qui? Ne hai per tutti? - chiese, iniziando a saltellare.
L'albino sorrise teneramente, in risposta al comportamento espansivo dell'amica.


***


Si sedettero tutti attorno al tavolino in legno, con tangibile ansia ed entusiasmo. L'unico a restare in disparte fu, ovviamente, Cloud, che si era accomodato accanto alla balconata a fumare in tranquillità, attento comunque al discorso.
L'albino posizionò sul tavolo sette piccoli aggeggi, che assomigliavano quasi a dei cronometri.
Erano perfettamente rotondi e di un colore grigiastro, con uno schermo nero al centro e dei bottoni colorati attorno. Di lato, sulla sinistra, c'erano dei pulsanti per le impostazioni.


- Wooow! - esclamò Kaito, osservandoli con curiosità. Dal suo sguardo sembrava volesse dissezionarli per scoprire come fossero fatti.
- Dunque, questi sono i vostri Compact – disse Cristal, accendendone uno, che rivelò il simbolo della tempesta realizzato in pixel – I Vongola Compact. - aggiunse, passando l'aggeggio ad Arashi. - Sono stati perfezionati in base alle nostre attuali conoscenze, sono superiori a quello che usai nella battaglia contro Clover. - ne passò un altro a Kaito e poi uno ad Haname.
- Uhm... c'è solo grigio? - chiese lei, delusa – E' un colore molto tetro... -
- Mi dispiace, ma è un design standard. - spiegò lui – Abbiamo aggiunto la dicitura “Vongola” in basso, ma solo per differenziarli dagli altri. -
- Allora... come funzionano questi cosi? - chiese Luca, osservando il suo con interesse.
- Sono realizzati con le fiamme e la nostra attuale alta tecnologia. Grazie alla fiamma della nebbia riescono a ricreare gli oggetti, mentre con la fiamma del fulmine lo induriscono e lo cospargono di fiamma della tempesta, per renderlo più resistente ed efficace. Il tutto viene ricoperto dalla fiamma del cielo, che armonizza gli elementi tra loro. - spiegò – Ha tre slot, ma l'ultimo è ancora vuoto. I nostri scienziati ci stanno lavorando su, ma non vi dirò altro. Sarà una sorpresa~ - sorrise, guardando sottecchi i ragazzi.
- Nooo io voglio sapere cosa ci sarà lì! - Kaito sembrò deluso e mise il broncio.
- Per ora vi serve solo sapere che nel primo slot c'è l'armatura, mentre nel secondo c'è l'arma. Ovviamente non c'è bisogno che vi dica che potete scegliere qualsiasi tipo di armatura e arma, l'importante è che scegliate con cura poiché, una volta immaginato, non potrete più cambiare il design. -
- Praticamente ciò che appare al nostro primo utilizzo... sarà quello? - chiese Shinji, curioso.
- Esatto. Perciò siate sicuri di ciò che volete. -
- Che tipo di armi o armatura possiamo scegliere? - chiese Haname, curiosa.
- Qualsiasi. - rispose lui.
- Anche un'armatura tipo medioevale? - chiese Kaito, incredulo.
L'albino ridacchiò.
- Sì, anche quella. Un'armatura in ferro, o anche un costume da bagno. Avrebbero le stesse qualità, la composizione è la stessa e avvolge l'intero corpo, anche se un costume da bagno può sembrare minuscolo. Inoltre, si possono immaginare fino a tre armi. Non c'è problema, quindi, per chi usa due pistole oppure dei CD e una bacchetta da maestro. - lanciò uno sguardo a Cloud, che si limitò a espirare del fumo.
- Io potrò riavere la mia Sky Rod... - Nozomi arrossì, felice. Tuttavia un dubbio continuava a tormentarla - … O forse dovrei creare una nuova arma... -
- Perchè vorresti creare una nuova? - chiese Kaito, perplesso – La Sky Rod era strafiga! -
- Dovrebbe. - intervenne l'albino, voltandosi verso la brunetta – Per quanto fosse particolare il design, non era molto pratico. - spiegò – Dovresti concentrarti su qualcosa che possa essere più utile e di facile utilizzo. -
- Sì... ci avevo pensato, infatti... - rispose lei, imbarazzata. - Dopotutto... è stata una creazione casuale, volevo solo qualcosa di carino e particolare... -

- Oh, prima che mi dimentichi, ho qualcosa di importante da riferirvi. - il giovane tornò serio, osservò uno ad uno tutti i ragazzi – Abbiamo scoperto che Stanford sta lavorando ad un nuovo progetto, simile a quello di Clover. E pare che non abbia rinunciato all'esperimento su Vongola e Simon. -
- Un altro esperimento Clover? - ripeté Luca, spaventato.
- Allora quello che abbiamo visto era davvero lui, Clover? - chiese Arashi, incredula.
- No, il vecchio Clover è stato distrutto nel buco nero. - spiegò lui, sospirando – Sospetto che quel che abbiate visto sia un sostituto, in cui sono stati importanti i ricordi del vecchio. -
- ...Parli come se fosse un computer... - disse Nozomi, perplessa.
- Più o meno... Clover II è solo un rimpiazzo. Mi dispiace, ma non è nemmeno un essere vivente, dopotutto. -
- Ad ogni modo, che sia primo o terzo non importa. - intervenne Arashi – Da ciò che sappiamo, era interessato alle sette fiamme di Lilium e Haynes. -
- Potrebbe essere un problema se sapesse che si tratta di sciamani. - Haname osservò Lilium, che sembrò spaventarsi.
- Forse... forse potrebbe trovare il villaggio! - esclamò lei, preoccupata.
- Allora è meglio andare a parlare con il tuo capo. - disse Nozomi, all'improvviso. Arashi le lanciò un'occhiata complice, anche Cristal sembrava d'accordo con lei.

Dopotutto, avrebbe dovuto parlarci comunque. Bisognava darsi da fare, prima che la situazione degenerasse.
Inoltre, voleva catturare Stanford a tutti i costi. Il problema non era Clover, ma chi lo manovrava.
Lui era solo un rimpiazzo. Quella creatura era stata creata al solo scopo di eseguire gli ordini di Stanford e non solo, doveva anche rimpiazzare il vecchio Clover, che lei e Caesar avevano distrutto. Probabilmente era sfruttato, nessuno pensava a lui come un essere vivente, ma come ad una cosa di cui ci si poteva sbarazzare quando si voleva.
Un po' le faceva pena, dopotutto sembrava avesse dei sentimenti anche lui. Chissà se sapeva già di essere solo l'ologramma di un ragazzino morto anni prima e di un altro ologramma ormai distrutto.

- Cristal-kun, come sta Bianca-chan? - si azzardò a chiedere Luca, cambiando discorso. In effetti era da un po' che Biancaneve non si faceva sentire e con Luca aveva un rapporto più profondo che con gli altri.
- Mia sorella è presa dal suo nuovo fidanzato. - spiegò lui, alzando le spalle.
- Un altro? - chiese lui, perplesso.
- Voi Neveria siete sempre impegnati con i vostri amanti e cose così, no? - chiese Arashi, ridacchiando.
- Come ogni altra persona di questo mondo. - rispose lui - ...Hai per caso scoperto le voci che girano sulla nostra famiglia, eh? - ridacchiò – Siamo solo... un po' più passionali, ma non ci vedo nulla di strano. - spiegò, scherzando.

La brunetta inarcò un sopracciglio, Lilium restò ad osservare il nuovo arrivato con curiosità e PonPon, intanto, continuava a tamburellare sul tavolino.


***


Il giovane maestro si accese un'altra sigaretta, passeggiando sotto al cielo notturno e allontanandosi dall'abitazione Sawada. Aveva in tasca il compact che aveva portato l'albino e non aveva idea di come andasse usato, ma poco gliene importava. Aveva problemi più importanti a cui pensare, dopotutto.
In realtà, non era davvero interessato a cosa passasse per la testa dei suoi genitori, erano sempre i due soliti strambi dalla vita scapestrata che avevano abbandonato Cloud dai nonni, quando era solo un bambino. Il padre, prima di tutto, era un musicista squinternato che odiava legarsi a qualsiasi cosa e amava partire alla ricerca di fortune improbabili. L'occhialuto continuava ancora a chiedersi come aveva fatto sua madre a innamorarsi di uno come lui.
Dopo essere ritornati dagli Stati Uniti, alcuni anni prima, avevano trascinato via il giovane maestro come se fosse un pacco, raggiungendo la loro nuova abitazione a Namimori e il negozio di musica che volevano aprire. Non che l'odiasse, visto che anche Cloud amava la musica, piuttosto lo riteneva un buon luogo dove rifugiarsi dalle persone noiose. Tuttavia, ciò che davvero non sopportava era la presenza dei due genitori, che da alcune settimane stavano pensando di trasferirsi nuovamente in occidente, portando con loro il povero maestro.
Sebbene i due fossero molto convinti del loro progetto, Cloud era ormai maggiorenne e li stava bellamente ignorando, poichè non avevano ormai più alcun diritto su di lui.
Nonostante tutto, però, quella situazione continuava ad infastidirlo terribilmente, così come era infastidito dalla presenza di altre persone, quando tentava di fare riflessioni complicate.

Per questo motivo si voltò dietro di lui, osservando il giovane dai capelli scuri ormai già fermo e incerto.
- Scommetto che devi fare la stessa strada. - disse Cloud, ironico.
- Mh... si... - rispose la nebbia, lanciando un'occhiata davanti a loro.
- Pensavo restassi a casa della Conchiglietta. - disse lui, ridacchiando – Ma posso capirti, stasera hanno un ospite in più. Suppongo che Miss Tempesta sarà abbastanza furiosa. -
- No... non penso. - disse Shinji, continuando a seguirlo – Piuttosto è più sollevata... meglio lui che un fantasma... -
L'occhialuto espirò un po' di fumo, innervosendosi. Se c'era qualcosa che non sopportava, era la compagnia di persone inutili.
O l'essere pedinato da mocciosi sospetti.

Si voltò nuovamente dietro di lui, seccato, notando che anche Shinji era già voltato e stava osservando lo sciamano biondo, fermo dietro di loro e con la mano tesa verso il bruno.
Era ancora un po' malconcio, probabilmente a causa dello scontro avvenuto nel pomeriggio.
- Perchè sei con lei? - chiese Haynes, serio – Tu sei uno di noi! Vieni con me, ti mostrerò quello che sei davvero! -
Il bruno l'osservò con perplessità.
- … No. - disse – Vuoi uccidere Nozomi, non ti seguirò. - spiegò.
- Per quale motivo? Non vuoi saperne di più sull'occhio? Non vuoi scoprire qualcosa su di te? - chiese Haynes, incredulo.
- No. Non ho intenzione di tradire i miei amici per questo motivo. - disse.

- Tsk. Faresti di tutto pur di ottenere ciò che vuoi. Non è vero, piccoletto? - chiese Cloud, all'improvviso.
Il biondo abbassò il braccio, lanciando uno sguardo adirato alla nuvola.
- Tu... sei il guardiano della nuvola, eh? Si dice che siete i meno affidabili, non vi legate mai al vostro boss. - disse, storcendo le labbra – Perchè non ti allei con noi? E' per il bene comune, dopotutto. Così non saresti costretto a seguirla. -

Cloud gettò a terra la sigaretta, calpestandola e spegnendola.
- Non ho mai detto di essere un guardiano e nessuno mi costringe a seguirla. - spiegò lui, avvicinandosi lentamente – Lei è importante, può procurarmi cose che mi servono, mi piace sfruttarla. E, ad ogni modo, non ho bisogno di allearmi con nessuno, tanto meno che con un moccioso, che nasconde la sua brama di potere dietro un finto perbenismo. -
Haynes sussultò, confuso.
- Brama di potere? - ripeté lui, sgranando gli occhi.
- Vuoi uccidere una persona per ottenere il titolo di capo. - spiegò l'occhialuto, sorridendo soddisfatto – Non è forse brama di potere? Faresti di tutto per vincere, anche uccidere bambini e distruggere città. Non t'importa delle persone, qualsiasi mezzo giustifica il tuo fine. -

- Stai scherzando?? Io devo uccidere la Vongola per evitare che distrugga il mondo! - urlò lui, furioso. Evidentemente quelle parole avevano ferito il suo orgoglio.
- Per una banale profezia? La bambina ti ha già spiegato che la probabilità che si avveri è pari alla probabilità di vincere comprando un biglietto della lotteria. - disse lui, disgustato – Ti affidi ad una stupida visione che, probabilmente, non c'è nemmeno mai stata. Le persone peggiori sono proprio quelle che eseguono gli ordini senza usare il proprio cervello. La mocciosetta è stata intelligente e ha iniziato a porsi un paio di domande. Dovresti anche tu incominciare a pensare fuori dagli schemi. -
- Non è affatto vero! Io... io … - il biondino si morse le labbra, incapace di rispondere – Io... voglio solo impedire che accada qualcosa a questo mondo! Lo faccio per tutti... lo faccio per Lilium... e per me... per noi due... - il suo corpo tremava.
- Certo, il famoso complesso della cugina. - si sistemò gli occhiali, sorridendo beffardo.
- Smettila di parlare come se sapessi tutto! - esclamò lo sciamano.
- Nemmeno tu sai nulla. - disse lui - Se io sognassi il mondo distrutto da voi sciamani, sarei quindi autorizzato a distruggervi per il bene dell'umanità? - chiese.
- Non dire assurdità, non puoi prevedere il futuro. - rispose lui.
- Chi può saperlo? La Conchiglietta fece alcuni sogni interessanti, un paio di anni fa, che si sono rivelati veri. Se fossi anch'io sicuro del mio sogno, potrei sterminarvi tutti. In fondo, agirei solo per proteggere il futuro. -

Haynes indietreggiò, scuotendo il capo. Non sapeva più come controbattere, le sue argomentazioni sembravano essersi esaurite. Cosa avrebbe fatto? Persino i suoi occhi erano lucidi, forse sarebbe potuto scappar via in lacrime.
Forse era riuscito a insinuare un dubbio nella sua testa.

- Ad ogni modo... noi abbiamo un conto in sospeso. - prese alcuni cd dalla sua giacca, la superficie bluastra rifletté il satellite ben nitido nel cielo – Mi hai distrutto una bacchetta. -
Lo sciamano esitò qualche istante, sicuramente non sembrava voler scappare.
Il moro venne sfiorato da un laser solido verdastro, lo stesso che aveva atterrato la Vongola poche ore prima. Si spostò con una rapidità superiore a quella dello sciamano, lanciando i suoi cd che continuavano a moltiplicarsi attorno a lui.
Quando Haynes tentò di schivarli, però, due enormi braccia umane sbucarono da due lampioni ai loro lati, bloccando il giovane in una morsa.
Shinji lo stava osservando con intensità, ma Haynes sapeva come contrastare le sue illusioni, sembrava più determinato e addestrato. Non gli ci volle molto a creare delle ali bianche che, crescendo dietro la sua schiena e con forza superiore, distrussero le mani cadaveriche e si spalancarono verso l'alto.
Non era molto propenso a sorridere, almeno non in un momento così delicato come quello, tuttavia si lasciò sfuggire un gemito vittorioso, mentre scansava un altro paio di cd. Sentì qualcosa passargli rapidamente accanto alla guancia sinistra, che prese a sanguinare a causa di un taglietto.

- Cd? - urlò, furioso per essersi distratto, voltandosi e notando una carta conficcata nel terreno.
- Uhm, mi hai copiato. - Cloud si voltò verso il bruno, il suo sguardo era molto serio.
- … Beh, visto che annienta le mie illusioni, ho pensato di attaccarlo con qualcosa di concreto... - rispose lui, non distogliendo l'attenzione dallo sciamano.
- E mi hai copiato l'idea, tsk. - incrociò le braccia, guardandolo sottecchi.

Lo sciamano portò una mano sulla guancia, dolorante. Sembrava triste, ferito fisicamente e psicologicamente.
- Perchè combatti contro di me? Perchè non vuoi seguirmi? - chiese, osservando la nebbia con sguardo implorante.
- … Anche se fossi come te... non mi piace quello che fai. - rispose lui - ...non fai quello che vuoi, non sei te stesso. - aggiunse, attirando la curiosità della nuvola - Non segui il tuo cuore. - specificò.
- Il cuore? - ripeté Cloud, perplesso.
- Mio nonno... - spiegò la nebbia – lo diceva sempre. Non importa cosa accade, bisogna agire seguendo il cuore. -
Lo sciamano sospirò, afflitto.
- Il mio cuore... ma io seguo il mio cuore! -
- Dubito. - rispose Shinji, secco – … anzi, fai proprio l'opposto. -
Il bambino sembrava abbastanza confuso, scosse il capo e fece per voltarsi.
- ...Se lo seguissi, tu seguiresti me? - chiese lui, infine.
- Probabilmente. - rispose lui, scrollando le spalle.
- Bene. Allora vedrò di accontentarti e seguire il mio cuore, se proprio ci tieni. -
- ...Dopodomani all'aeroporto... alle dieci. ... potrebbe essere un inizio... - disse.
Lo sciamano restò ad osservarlo per qualche istante, pensieroso. Annuì con il capo, si voltò e fuggì via, verso il lato opposto del vicolo buio.

- Mh, dopodomani. Dobbiamo andare a parlare con il fantomatico capo degli sciamani. - Cloud ripose i suoi cd, osservando sottecchi il ragazzino.
- Lilium ha paura che il nuovo Clover possa trovarlo... vuole che si unisca a noi per il viaggio... - Shinji si voltò verso il maestro.
- Potrebbe davvero seguirci, visto che sembra interessato a te. - si aggiustò gli occhiali soddisfatto – Ottima trovata, non sei per niente male. -
Il bruno arrossì visibilmente, abbassando lo sguardo.
- G-grazie... -
Lo sguardo interessato di Cloud divenne all'improvviso più serio, si avvicinò alla nebbia e si portò al suo orecchio.
- La prossima volta, però, evita di rubare le idee altrui. - sussurrò.

Ignorò la reazione del bruno, si voltò e si avviò a passo svelto verso casa, al negozio di musica Perfect Harmony.

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Capitolo 11
*** Target 11 – Verso la Mongolia ***


Target 11 – Verso la Mongolia

cover

Una passo, e ancora un altro.
Il terreno bagnato sembrava incresparsi sotto l'avanzata incerta della ragazza. Il vento spirava dal nord, contro di lei. Non era molto forte, ma sembrava voler impedire alla brunetta di continuare il cammino verso quella direzione.
Eppure era lì che doveva andare, verso quella piccola luce che si ingrandiva e rimpiccioliva ritmicamente, come un battito cardiaco.
Singhiozzava, tormentata da chissà quali pensieri, mentre l'eco del suo pianto era vivido in quel mondo tetro e desolato.
La ragazzina continuò ad avanzare verso la luce, asciugandosi le lacrime che rigavano copiose il suo volto pallido. Non riusciva a non sentirsi in simbiosi con la povera anima che continuava a singhiozzare a due passi da lei.
Un bozzolo, creato con fili luccicanti e che emanava un'aura bluastra, avvolgeva una lapide come se la stesse nascondendo per la vergogna. Era sola, spaventata nel nulla, in quel mondo inesistente creato all'interno dei sogni.
Voleva rassicurarla, ma le parole non uscirono. Alzò invece un braccio, con la mano sfiorò la membrana luccicante che la proteggeva. Appoggiò una guancia sulla calda superficie, una lacrima si trasferì sopra e scivolò verso il basso.
La voce fanciullesca smise di piangere, quasi sollevata.

- Stai piangendo... anche tu? - chiese, incerta - Non piangere, ti prego. - disse, con voce sottile.
La brunetta iniziò a singhiozzare con più intensità, un'enorme tristezza invase il suo cuore.
- Ti prego... -
“Scusami, non riesco...” le parole non riuscivano ad uscire e le lacrime continuavano a scorrere.
- Mi dispiace. - disse, infine.
“Non dispiacerti.”
- Ormai... presto finirà. - disse, tristemente – Fra poco... -
“Cosa finirà?”
- Ho paura... non voglio... dovevo mantenere la promessa... -
“A volte certe promesse non possono essere mantenute.”
- … Promettimi che non ti fermerai. -
“Perchè dovrei fermarmi?”
- C'è molto davanti a te... ma io non sarò lì per guidarti. Mi dispiace. -
La brunetta alzò il capo all'improvviso, ritrovandosi ad osservare una sagoma sfocata all'interno del bozzolo luminoso.
“... Vorrei solo sapere chi sei... E' da così tanto che mi parli...” purtroppo, per quanto si sforzasse, nessuna parola usciva dalle sue labbra.
La voce sospirò, afflitta.
- Fra poco andrò via... ma, quando sarà tutto finito, non dovrai più temere. Saprai trovare la strada da sola. -

Si sedette per terra, sul pavimento bagnato, osservando la luce opaca dell'involucro che conteneva quella voce così triste e nostalgica.
“Non andare, ti prego. Non lasciarmi da sola...”

La voce non disse altro, sembrava si fosse addormentata, dentro di lei.


***



Non era l'ora di punta, eppure si erano ritrovati imbottigliati nel traffico. Il giovane boss dei Neveria sospirò, lanciando uno sguardo verso il sedile accanto a lui e notando l'espressione assorta della Vongola, sapeva già a cosa stava pensando e non poteva che comprenderla pienamente.
I passeggeri seduti nei sedili posteriori, intanto, sembravano più ansiosi.
- Dovremmo combattere. - disse Kaito, emozionato – Chissà quanto sono forti questi sciamani! -
- Kaito, non è un gioco! - Haname incrociò le braccia, stringendo la borsa – Continuo a pensare che sia una pessima idea. Stiamo praticamente andando nella base nemica! -
- Non ci faranno nulla. - rispose Arashi, sbuffando – Avete sentito cosa ha detto Arina, no? Gli sciamani sono fissati sulle loro tradizioni, non possono attaccare degli ospiti. Più che altro, dovremmo avere gli occhi aperti durante il tragitto. -
- Sì, ma... erano tutti così presi dal volere uccidere la persona che portava questa crisi... pensi davvero che ci parleranno con tranquillità? - chiese la pioggia, scettica.
- E' raro che tu sia così tesa, Hana. Cerca di non pensarci. - Kaito le arruffò teneramente i capelli, ammiccando.
- Il capo deve tenere fede alle tradizioni. - concluse Arashi, lanciando uno sguardo oltre il finestrino.

L'aria che si respirava era molto densa e piena di tensione, perciò l'uomo abbassò un po' il finestrino, cercando di rinfrescarsi le idee con il ventincello che spirava fuori dalla vettura. Faceva ancora freddo, dopotutto erano in pieno inverno.
Fermò nuovamente la macchina e quel traffico non faceva altro che rendere i ragazzi ancora più nervosi. L'automobile guidata da Luca si trovava proprio davanti a loro, potevano scorgere le testoline di Shinji e Arina, seduti sul sedile posteriore. La piccola sciamana era troppo bassa e non si riusciva a distinguere completamente.
Si voltò nuovamente verso destra, soffermandosi sullo sguardo pensieroso della brunetta. Non parlava da un po', ancora immersa in chissà quali riflessioni, eppure poteva capirla benissimo. Un boss si doveva far carico di molto preoccupazioni, doveva inoltre assicurarsi che nulla accadesse ai suoi guardiani.
Eppure nessuno l'aveva mai “addestrata” a ciò che lei si aspettava dal futuro, aveva preso le sue scelte da sola cercando di imparare il più possibile dal mondo. Di sicuro era diversa da lui, che sin da piccolo aveva studiato e aveva imparato come guidare una colossale organizzazione come i Neveria.
Lei era differente, suo padre non l'aveva preparata, anzi, l'aveva tenuta in disparte, cercando di proteggerla. Sicuramente comprendeva gli sforzi impiegati per far si che una figlia crescesse come una normale adolescente, eppure non poteva non provare tristezza per il sogno quasi irraggiungibile della ragazza. Avrebbe voluto darle qualche consiglio, aiutarla a modo suo, ma non voleva intromettersi in quella problematica situazione. Avrebbe potuto ottenere un risultato diverso dalle sue aspettative.
Ciò nonostante, le era vicino.

La ragazzina si voltò all'improvviso, i loro occhi si incrociarono per qualche istante.
- … Cris-kun...? -
- Mh... - il ragazzo abbozzò un sorriso, osservando l'espressione perplessa della ragazza. - Scusami, pensavo. -
- ...A cosa? - chiese lei, curiosa.
- … Tuo padre. Non l'hai avvisato, vero? - chiese lui, sospettoso.
Lei si voltò dinanzi a sé, ridacchiando nervosamente in risposta.
- Non avevi una promessa da mantenere? - chiese ancora.
- Yuni-san ha detto di lasciare mio padre fuori dalla questione “sciamani”, è ciò che sto facendo. Se tutto andrà bene, potremmo ritenere conclusa la missione. - spiegò lei.
- E per quanto riguarda Stanford? - chiese, tornando a guardare davanti a lui e togliendo il piede dal freno – Clover II è abbastanza preoccupante. -
- Non ci riguarda. Sono gli sciamani che vogliono, no? Se poi si fanno vivi, decideremo di conseguenza. - spiegò lei. - Per ora devo riuscire a convincere il capo degli sciamani che sono un'innocente. -
- Hai chiamato un avvocato? - Cristal ridacchiò.
- Io, me, medesima! - esclamò lei, appoggiandosi sullo schienale del sedile e cercando di placare il suo nervosismo. - Ho un po' di timore... ma devo fidarmi delle mie capacità e dei miei amici. Se succede qualcosa, decideremo insieme. -
L'albino sorrise, senza distogliere lo sguardo dalla strada. Finalmente si poteva avanzare in modo più scorrevole e l'aeroporto era già visibile da quella distanza.
- Apprezzo questo tuo modo di pensare. - disse lui.
- Ad ogni modo, se accadrà qualcosa ci sarò io a proteggerti. - la rossa, dietro di loro, sembrava molto convinta delle sue parole – Non ho dimenticato la promessa. - aggiunse.
- Mh... ma quante promesse hai fatto, boss? - chiese Kaito, perplesso.
- Fin troppe. La mia vita è già una promessa, suppongo. - rispose Nozomi, ridacchiando.
- Una promessa promessosa. - ripeté Kaito.
- Promesse che promessano in modo molto promessante. - aggiunse lei, con nonchalance.
- La promessa è una parola non detta ma molto figa. - disse lui, scoppiando a ridere da solo.
- Eh? Non l'ho capita... - Haname osservò il biondo con sguardo confuso.
- Ma come non l'hai capita! Pro-omessa, no? - continuò a ridere, sotto lo sguardo incerto della pioggia.
- Oh... sì... certo. -
- Kaito, ritirati. - Arashi si voltò verso il finestrino, sospirando.
- Infatti. - aggiunse Nozomi – Non sai nemmeno cos'è una promessa, ma dico io. - scosse il capo, delusa - La promessa è un rito. - spiegò lei - Un rito religioso per esperti. -

All'improvviso sembrò che nell'auto la temperatura si fosse abbassata ulteriormente.

- … Cosa? - Cristal sembrava interdetto.
- Ma dico, ci conosci da due anni e non hai ancora capito che questi due sono degli emeriti coglioni? - disse Arashi, incredula.
- Ah, giusto. - disse lui, lanciando un'occhiata alla brunetta, imbarazzata.
- Ma dai, era per smorzare la tensione! - la ragazzina scrollò le spalle – non capite nulla. -
- Comunque, ho pensato ad un'arma molto figa! - esclamò il sole, osservando il suo compact – E' una roba fighissima con un'armatura. - aggiunse.
- Uh, è vero. Dobbiamo pensare attentamente ad un design per armi e armature. - aggiunse Haname, aprendo la borsa e lanciando uno sguardo al suo compact della pioggia.
- Che armatura volete voi? - chiese poi il sole, osservando gli sguardi pensierosi degli altri.
- Io indosserò l'abito da cerimonia. - rispose Nozomi.
- Quello bianco con il mantello? - chiese Kaito, incredulo.
- Sì. Da sempre è tradizione che i Vongola combattano con i loro abiti ufficiali, quindi farò anche io così. -
- Beh, se la metti così allora anche noi dovremmo vestirci eleganti. - disse Arashi, ridacchiando.

Finalmente arrivarono nel retro dell'enorme edificio, il tempo di parcheggiare e si ricongiunsero all'altro gruppetto. Qualche sguardo complice e si diressero rapidamente all'interno, in attesa del loro volo per la Mongolia.
Una figura conosciuta apparve all'ingresso, il giovane Jun cercò con lo sguardo i suoi amici e li individuò dopo circa un paio di minuti, il luogo era veramente affollato per cui era abbastanza difficile riconoscere amici e parenti.
Il ragazzo spuntò con il solito lieve e imbarazzato sorriso, tendendo una borsa a Nozomi.

- Qui dentro ci sono delle provviste che vi ho preparato. - spiegò. - Mi raccomando, state attenti. - disse, infine.
La brunetta afferrò la borsa e gli sorrise, inchinandosi lievemente.
- Grazie, Jun! Non dovevi disturbarti... -
- Beh... sai che voglio rendermi utile anche io. - si grattò il capo. - Io cucino e tu... vai a fare le discussioni importanti. -
- Sembri quasi una donna apprensiva, sai? - chiese Arashi, osservandolo da capo a piedi.
- Ehm... - il ragazzo arrossì, alcuni secondi prima di venire assaltato da Kaito, che l'aveva abbracciato con molta passione, tipica del sole.
- Ahhhhh Jun ci ha portato il cibo!!!! - saltellava, ancora attaccato al povero Jun, perplesso.
- Uhm sì... ci sono anche i panini che ti piacciono tanto... - disse lui, mentre veniva spupazzato da Kaito.
- PANINI! PANINI! PANINIIIIIIIIIII!!! - urlò lui, quasi bruciando di felicità e stampandogli un bacio sulla guancia – Jun ti ho già detto che ti adoro? -
- Ehm... no... ma grazie... - arrossì violentemente, scostando lo sguardo.

Il ragazzo lasciò l'aeroporto poco dopo, salutando il gruppetto pronto alla partenza.

La sciamana rosa, intanto, aveva iniziato a tirare la manica della brunetta, continuando a guardare verso sinistra con insistenza.
Nozomi aveva già compreso, eppure non aveva idea di cosa fare. Le due si scambiarono alcuni sguardi finchè Cristal non si avvicinò ad entrambe.
- Penso che Lilium-chan dovrebbe andare a scambiare quattro paroline con lui. - disse.
La bambina inspirò e si fece coraggio, voltandosi e raggiungendo un bidoncino della spazzatura, a passo svelto.
Appena gli arrivò accanto si fermò, continuando ad osservare dinanzi a sé, come se stesse guardando l'enorme tabellone delle partenze.

- Vieni con noi? - chiese, senza voltarsi.
- … Sono qui solo per il bruno. - rispose il cugino, quasi offeso.
- Ti ringrazio. - disse lei, evidentemente preoccupata per le sorti che avrebbe potuto subire Haynes se fosse restato da solo a Namimori.
- Ripeto, lo faccio solo per quello là. Ha l'occhio, non possiamo fare finta di nulla! Fa bene ad andare al villaggio, lo seguirò. Magari deciderà di venire dalla nostra parte. - spiegò lui.
- Sì, già so di Shinji-kun. - disse lei, portando le mani dietro la schiena – Ad ogni modo, dobbiamo tornare a casa per un altro motivo. -
- Beh, io voglio solo trovare un alleato. -
- Invece dovresti venire a vedere cosa succederà. Se il mio giudizio è sbagliato, sarà il capo a decidere … però voglio che Nozomi-chan parli con lui. - finalmente si voltò verso il biondino, seduto dietro il bidone. - Vieni, così avrai anche tu le tue risposte. -
Lo sciamano incrociò il suo sguardo e storse le labbra.
- D'accordo, tanto so già che il capo deciderà per il bene di tutti. -

Quando la bambina si avvicinò nuovamente al gruppetto, stavolta, c'era con lei un Haynes in tregua.
Il bambino si tenne a distanza di sicurezza, forse cauto per evitare gli attacchi a sorpresa.

- Vengo solo perchè voglio sapere cosa dice il capo. - disse, osservando i ragazzi perplessi. Il suo sguardo si posò su Shinji, apatico come al solito, ma che già sapeva la sua vera motivazione.
Nozomi si inchinò, ringraziandolo per la sua comprensione.

Dopotutto, il piccolo sciamano non era l'unico a dover stare attento, anche i ragazzi dovevano assicurarsi che né lui né altri sciamani tentassero di uccidere Nozomi prima che arrivasse al villaggio.
Ad ogni modo, l'albino aveva già deciso di combattere con loro e di proteggere la brunetta.
I loro occhi si incontrarono per qualche istante ed entrambi sorrisero.

Una voce echeggiò nello spazio enorme in cui si trovavano, il loro aereo stava arrivando.

Un nuovo viaggio era appena iniziato, la tensione era già presente da molto e i ragazzi tentavano di non pensarci troppo, pur tenendo gli occhi ben aperti. Ormai erano abituati a prendere l'aereo, dopo il caos di due anni prima erano spesso andati in Italia, per un motivo o un altro.
Il piccolo Haynes li osservava da lontano, cercando di non farsi coinvolgere dal gruppetto, probabilmente ancora sicuro che la Vongola avesse usato qualche trucchetto per portare Lilium dalla sua parte e tentando di non cadere anche lui nel tranello.
D'altro canto, Lilium lanciava sguardi preoccupati al cugino, sperando che prima o poi avesse capito anche lui il perchè della sua scelta.

Quando atterrarono a Ulan Bator, Cristal propose di affittare una macchina, poiché il viaggio verso il villaggio sarebbe durato un po', e la scelta ricadde su due Jeep, guidate rispettivamente dall'albino e da Luca.
Salirono sulle vetture e partirono finalmente alla volta delle zone steppose orientali, non sapendo cosa aspettarsi ma tentando di rimanere concentrati sulla missione che dovevano portare a termine.

Durante il viaggio, il piccolo PonPon iniziò ad agitarsi, stringendo con forza la maglia di Nozomi e tremando di paura.

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Capitolo 12
*** Target 12 – Il Villaggio degli Sciamani ***


Target 12 – Il villaggio degli sciamani

cover

La portiera della jeep cigolò in modo preoccupante, dopo essere stata spalancata con violenza e aver lasciato che i due bambini si precipitassero all'esterno dei veicoli.
La confusione regnava sovrana, i ragazzi erano rapidamente scesi dalle vetture per seguire i due, in modo caotico e con l'agitazione che li stava avvolgendo sempre di più.
La nuvola di denso fumo nero era ben visibile sin da chilometri di distanza, quando Lilium aveva attaccato il suo naso al vetro del finestrino, quasi volendo gettarsi giù dal mezzo in movimento.
Fortunatamente erano riusciti a tenerli buoni finchè non erano arrivati a destinazione, sul ciglio di una strada interrotta, dove poco più giù si estendeva una vallata tra le colline rocciose.
La terra era spoglia, desolata, bagnata solo da un lago artificiale e oscurata da intense nubi grigie, sembrava fosse calata la notte, nonostante fosse quasi pomeriggio. Avevano viaggiato in jeep sin dal giorno prima, arrivando a destinazione nell'arco di circa trenta ore.

In realtà, il sole e il cielo rossastro erano probabilmente oscurati in segno di lutto.

La sciamana dai capelli rosa percorse rapidamente la stradina che scendeva verso il villaggio, fermandosi a pochi metri di distanza, quasi pietrificata.
Non riusciva ad avanzare, il suo corpo era pesante e la mente avvolta da una fitta nebbia. Era quasi come se vedesse bianco, un colore candido e quasi tranquillizzante, che le impediva di guardare realmente in quella direzione. Continuava a scuotere il capo, non voleva nascondere la sua mente a quella vista, voleva guardare, con le mani toccava il terriccio, freddo al tatto, che lasciava un colore marroncino sulle sue fragili e tremanti dita.

Una voce la risvegliò da quello stato di trance in cui si trovava, era quella di suo cugino.
Tornò a distinguere le forme dinanzi a lei, nonostante non ci fosse molto da vedere. A parte Haynes, in piedi qualche metro più in là, c'era solo del marrone, grigio e rosso.
Il terreno era intriso di un liquido scarlatto, pungente e nauseante, quasi aveva paura di avanzare e di scoprire cosa c'era più in là.
Si issò, barcollante, ignorando le frasi concitate e i pianti che la circondavano, soffermando lo sguardo sulle macerie di abitazioni in pietra e corpi che fuoriuscivano per metà tra le rovine.
Si stava guardando intorno, non riusciva a parlare e aveva un groppo in gola. La sua mente si rifiutava, doveva trattarsi di un incubo.
Il sangue ai suoi piedi non era reale, le abitazioni crollate erano solo frutto della sua immaginazione, le mani immobili e i capelli sparsi per terra, innumerevoli, attorno alle macerie.
Non sapeva dove voltarsi, per non guardare, non sentire. Le urla che echeggiavano nella sua testa, gli ultimi istanti, le richieste di aiuto, il fuoco, il buio.
Avanzò ancora, senza rendersi conto di starsi trascinando verso la sua casetta, l'orticello ormai inesistente, nessuna pietra era rimasta al suo posto, nessun cadavere. Forse non erano lì, forse erano scappati. Incrociò gli occhi disperati di Haynes, sembrava che nemmeno lui fosse riuscito a trovare i suoi genitori.

Non parlarono, solo sguardi.
E lacrime.

Aveva iniziato a singhiozzare, all'improvviso. Sentiva bagnarsi le guance, gli occhi semi chiusi e la vista che si appannava, finchè tutto non iniziò a sparire dinanzi a lei.
Inginocchiata, con il viso sul terriccio, urlando.

Perchè? Per quale assurdo motivo? Cosa avevano fatto di male?

Pensieri sfocati, inutili in un momento come quello.
Il fumo era fastidioso, non riusciva nemmeno a respirare, quell'odore insopportabile della morte e il venticello che non aiutava.
Due braccia la strinsero, i capelli di Haname poggiarono sulla sua spalla, il suo respiro e le sue lacrime, mischiate a quelle della bambina.
No, non voleva alcun aiuto. Non voleva nessuno.

Voleva restare lì, da sola, accoccolata al terreno dov'era cresciuta, dove aveva imparato a camminare, che aveva percorso ogni dì fino ad allora.
La sua casa, il suo conforto.

“Mamma... papà...”

Dov'erano? Voleva i suoi genitori, voleva i suoi fratellini, gli amici, i conoscenti, gli allevatori, le tessitrici, gli altri bambini, i saggi, il nonnino.
Dov'erano tutti?
D'istinto portò lo sguardo sui tanti corpi sparsi per la landa desolata.
Erano tra di loro? Doveva trovarli, doveva svegliarli.
Stavano dormendo, giusto? Erano solo immersi in un sonno profondo, se li avesse svegliati sarebbe andato tutto bene, l'avrebbero ringraziata con il loro solito sorriso.
Si districò dall'abbraccio della pioggia, non voleva esterni nella sua terra. Le bastavano loro, gli altri sciamani.

- Mansi – chiamò, avvicinandosi ad una bruna, stesa poco più in là. - Mansi! - continuò a chiamarla, cercando di ìsvegliarla. - Mansi! Svegliati, o Kiele si preoccuperà! - disse, ancora.
Si alzò, raggiunse un altro corpo, iniziando a scuoterlo.
E poi un altro.
E un altro ancora.

Perchè tutti dormivano?
- Lilium! - urlò il cugino. Sembrava davvero arrabbiato, stava piangendo anche lui.
- … Non si sveglieranno...? - chiese lei, voltandosi verso di lui e ricominciando a piangere. Non c'erano speranze, dunque?
Il biondo singhiozzò, asciugandosi le lacrime con la manica della tunica.
Un corvo volò via, rumorosamente. Lilium alzò il capo, la nuvola grigia passava attraverso i loro corpi, c'erano dei focolari ancora accesi attorno a loro.
Il santuario era ancora in piedi, al centro di ciò che restava del villaggio degli sciamani.
Quasi istintivamente si incamminò, lentamente, verso la costruzione che rappresentava l'unica salvezza.
Riuscì ad ignorare gli altri cadaveri, il sangue versato, tutto ciò che avevano costruito ormai ridotto ad un cumulo di macerie.
Il tragitto era breve, ma intenso, e le lacrime non avevano smesso per un secondo di scendere.
Alzò la mano, poggiandola sull'aria dinanzi a sé, sette luci avvolsero l'arto e si riversarono nel punto da lei sfiorato, sbloccando quella che sembrava essere una barriera.
La via per il santuario era aperta.
Cosa avrebbe scoperto, una volta al suo interno?
Portò le mani al viso, coprendosi le labbra tremanti, il suo corpo continuava ad essere scosso, come in preda a spasmi. Era difficile avanzare, le sue gambe non volevano muoversi.
Haynes si avvicinò a lei, stringendola. Stavolta non pensò di respingerlo, poteva essere l'unico del villaggio ancora vivo e accanto a lei. Il solo legame con la sua gente, con il suo passato, con la sua famiglia.
Si strinse a lui, accoccolandosi alla sua tunica color notte, singhiozzando al suo petto.

I ragazzi che li avevano accompagnati restarono in disparte ad osservarli, in silenzio. Dopotutto, nessuno avrebbe potuto dire nulla, in un momento simile.
Solo lacrime, domande senza risposta e rabbia, tanta rabbia.
Una rabbia così forte che sembrava volesse esplodere fuori dal suo corpo, investendo chiunque accanto a lei, pur di trovare e distruggere il colpevole.

Urlò.

Salì le scale, introducendosi nel tempio e raggiungendo la camera interna.
Si trattava di una costruzione mediocre, in pietra come le altre abitazioni, di forma circolare e circondata di fiaccole e dipinti antichi che adornavano le pareti. La camera interna era minuscola, occupata da un anziano seduto contro la parete gelida.
Si bloccò, quando il suo sguardo incontrò quello dell'uomo. Alcuni istanti, il tempo di capire cosa stesse accadendo, e si ritrovò tra le braccia del nonno, purtroppo dolorante.
Aveva una profonda ferita ad una spalla e sembrava abbastanza moribondo, ma aveva lo sguardo apprensivo e gli occhi lucidi.
- Lilium... - si sforzò di dire.
Il biondo guardiano del sole lo raggiunse in pochi secondi, chinandosi su di lui e tirando fuori dalla borsa delle bende e un pennello.
Haynes si inginocchiò accanto a Lilium, entrambi in apprensione, mentre il gruppo si riuniva dietro di loro e il guardiano del sole passava il pennellino sulla ferita dell'uomo, utilizzando le sue fiamme per farla cicatrizzare il prima possibile.

- C-Cos'è successo? - chiese la bambina, trovando un po' di coraggio e asciugandosi le lacrime, che ancora scendevano copiose.
L'anziano sospirò due volte, prima di rispondere con un filo di voce.
- Clover II. -
Sentì un verso, un soffocato grido di rabbia. Sapeva che la ragazza dietro di lei era in preda all'ira e, se non si fosse trattenuta, sarebbe ingenuamente corsa da quel vigliacco e lo avrebbe ammazzato.
Voltò il capo, osservando il volto sofferente della brunetta.
Non era l'unica a disperarsi, dunque? Anche gli estranei sembravano distrutti per ciò che era successo. Non conoscevano gli abitanti del villaggio, eppure anche loro riuscivano a capirla, nonostante tutto.
- Perchè ha fatto questo? - chiese Haynes, all'improvviso. Sembrava anche lui avvolto dalla collera, così come la piccola pochi istanti prima.
- Ci ha attaccato all'alba... cercava... le sette fiamme. - disse lui, respirando affannosamente. Kaito stava facendo un buon lavoro e la ferita era ormai quasi rimarginata, ma l'uomo restava comunque affaticato e distrutto. - Voleva... qualcuno che possedesse tutte le fiamme... -
- Noi? - chiese il bambino, spaventato. Dopotutto sapeva che Clover II aveva mostrato interesse verso i due bambini, gli erano sfuggiti per pura fortuna solo grazie all'abilità di PonPon. - Ma tu... -
- Gli altri mi hanno spinto qui dentro, non volevano che mi prendesse... non può entrare, c'è la barriera che solo noi possiamo aprire... - spiegò, ansimando – Ha preso Nalin... forse per interrogarlo... -
- Ma... mamma...? Papà...? - chiese Lilium insicura. Anche la sua voce tremava, non riusciva a fermarsi. Il suo corpo reagiva in modo particolare, non poteva controllarlo.
- Non lo so... - rispose lui, sincero - … Alcuni sono riusciti a fuggire, una buona parte... si sono nascosti... saranno già lontani... -

- Deve riposare... - intervenne Kaito, posando il suo pennellino da cucina. - E' troppo affaticato... e provato, anche. - lo aiutò a stendersi sul pavimento, usando la sua sciarpa come cuscino.
- … Sei gentile... - disse lui, quasi grato. - … dopo che ho mandato i bambini ad uccidere la ragazza... -
- Non importa, ora. - la voce di Nozomi tuonò forte, nella piccola stanzetta. - Dobbiamo muoverci. -
I bambini si voltarono, Haynes si alzò di scatto.
- Cosa vuoi fare? - chiese, preoccupato.
- Ci sono... cadaveri, che necessitano una giusta sepoltura... anche per evitare malattie... inoltre, potrebbero esserci dei superstiti... - c'erano diversi motivi per il quale mettersi all'opera, difatti il bambino non obiettò, pur restando sconvolto dalla loro collaborazione. - Prima di tutto – la Vongola osservò i suoi amici, il suo sguardo era triste ma determinato, come se non potesse fare altrimenti – Dobbiamo occuparci delle macerie. Controlliamo in ogni angolo per trovare i superstiti, poi raggruppiamo i cadaveri e chiediamo al capo come è meglio seppellirli per far fede alle loro tradizioni. Ma ci dobbiamo muovere, non c'è tempo da perdere. -
Annuirono, sembravano essere tutti d'accordo e nessuno pareva stupito o confuso. Sembrava che si aspettassero quell'ordine, come se sapessero che avrebbe detto quelle cose.

La brunetta si avvicinò ai due piccoli sciamani e tese PonPon a Lilium, che la guardò perplessa.
- Per favore, occupati di lui. - disse, seria.
Lilium annuì, prendendo il bambino in braccio, era ancora spaventato ma non eccessivamente provato. Osservò i suoi occhi giallastri, rivolti verso il basso, sembravano quasi vuoti. A cosa stava pensando? Aveva già capito tutto?
Nozomi sorrise ai due e si issò, avvicinandosi al gruppetto e chiedendo ad Arina di stare con i bambini e l'anziano, che sembrava volesse issarsi a sedere, ma non ne era purtroppo in grado.
- Vongola... - disse, con un filo di voce.
La ragazzina si voltò verso di lui, perplessa. Arina gli si era già avvicinata, asciugandogli il sudore dalla fronte e cercando di convincerlo a non muoversi.
- … Volevo darvi spiegazioni. - disse lui.
- Non importa, ora. Ne parleremo dopo, per ora abbiamo del lavoro da fare e voi dovete riposare. -
La brunetta si voltò, lasciando l'edificio assieme agli altri ragazzi.

Restarono in cinque, Arina con il nonno assopito e i tre bambini. Il piccolo PonPon continuava a restare in silenzio, a volte tirava su con il naso.
Lilium accarezzava i suoi capelli lilla, con lo sguardo fisso sul cugino, anche lui quasi in trance.
L'anziano tossì e i ragazzi quasi non si risvegliarono da quel momento di incoscienza, portando l'attenzione su di lui.
- Nonno... - Haynes si avvicinò a lui, aggiustando le coperte con cui l'avevano avvolto.
L'anziano abbozzò un sorriso, si era svegliato e Arina gli accarezzò la fronte, anche lei sorrideva amaramente.
- Haynes... Lilium... perdonatemi...per la missione... - disse lui, sospirando.
- Di cosa ti scusi? - chiese il bambino, incredulo – Hai fatto ciò che dovevi per il futuro della tribù! -
- Non era un compito da affidare a dei bambini... avrei dovuto scegliere... un'altra prova... - il suo sguardo si posò sulla rosa, che l'osservò con perplessità.
- … Io ho fatto la mia scelta. - disse lei, stringendo PonPon. - Non m'interessa diventare capo o altro, non voglio fare del male a Nozomi-chan. -
- … Pensi che sia una brava persona? - chiese.
- Beh... qualche difetto lo ha, è presuntuosa e a volte troppo impulsiva. Però è anche onesta, coerente e altruista. Non credo proprio che sia in grado di far del male a qualcuno, perciò non voglio portare a termine la missione, mi dispiace. -
- E' falsa. - disse Haynes, portando le mani sui fianchi – Parla tanto di proteggere le persone e di essere amica di tutti, ma i suoi “amici” servono solo perchè ha bisogno dei guardiani. -
- Affatto. - intervenne Arina, alzando il capo verso i due bambini – Quando li conobbe diede loro il ruolo di guardiani proprio come un gioco, su questo non ci piove. Ma lei ama ognuno di loro, li ha amati dal primo momento in cui li ha visti e non potrebbe vivere senza di loro, e senza vederli sorridere. E non solo loro, lei vuole bene a chiunque e si dà da fare per aiutare il prossimo. -
- Beh, ad ogni modo è evidente che sia abbastanza egocentrica, eh. Anche se vuole davvero bene ai suoi amici... ha sempre l'idea in testa di diventare boss, non pensa ad altro. -
- E' il suo sogno, Haynes. L'unico desiderio che abbia mai avuto, e credo proprio che se lo meriti... intendo, di avere un suo sogno personale. Non fa altro che aiutare la gente a realizzare i loro sogni, fra poco si separerà anche dai suoi guardiani che dovranno seguire le loro strade e i loro sogni... ed è stata proprio lei a spingerli verso ciò che amano. - spiegò lei - Anche se spera di diventare boss, ultimamente sta pensando a quale università iscriversi, che altro futuro potrebbe costruire. Dopotutto, siamo noi gli artefici del nostro destino, il futuro va costruito con le proprie mani. -

- E' esattamente ciò che ha detto. - disse la sciamana, voltandosi verso il nonno – Per questo motivo non posso farle del male. Non è la profezia a costruire il suo futuro, sarà lei a deciderlo. E se vuole creare un bel futuro per lei e per noi tutti, perchè dovrei ucciderla? -
L'anziano sospirò, voltandosi verso il soffitto.
- Questo tuo ragionamento è degno di uno sciamano, Lilium. - disse, lasciando stupiti i presenti.
Haynes osservò dapprima Lilium e poi il capo.
- Ma... non dovremmo fare di tutto per preservare la pace e la serenità? Se la Vongola è il problema, dovremmo eliminarla! - disse.
- Sì... perchè ci faremmo carico del peso di un sacrificio per il bene di tutti. - spiegò – Tuttavia... anche il ragionamento di Lilium, fondato sulla fiducia e sull'idea che si possa cambiare il futuro senza prendere la vita di nessuno... è un ragionamento degno di uno sciamano. -
L'anziano sorrise nuovamente, voltandosi verso i due bambini. I suoi occhi sembravano languidi, erano socchiusi ed era evidente quanto fosse affaticato. I due sciamani si avvicinarono a lui, quasi coccolandolo, lui alzò la mano rugosa e strinse le loro piccole e candide manine.
- … Siete davvero pieni di sentimenti e di voglia di aiutare il prossimo. - disse, sollevato – Siete due così splendidi bambini, diventerete dei grandi sciamani. Sono fiero di voi. -
- Nonno... - i due bambini lo chiamarono all'unisono, osservando il suo sguardo.
- Voi... vi voglio bene come se foste davvero i miei nipotini. -
- E noi ti vogliamo bene come un nonno. - disse Haynes, quasi tristemente.

Il resto del gruppo varcò la soglia del santuario, sembravano tutti affaticati e sporchi. Si sedettero in semi cerchio attorno agli sciamani, ansimando esausti e con espressioni spente.
- Nessun superstite. - rivelò Cristal, osservando sottecchi bambini. - Mi dispiace. -
- Come sta? - chiese invece Nozomi, osservando il capo, ancora sveglio.
- Deve riposare, ma si rimetterà. - rispose Arina.
- Riposiamo tutti, è stato un viaggio... e un arrivo estenuante. Bisogna essere in forze, domattina ripartiremo. - disse la Vongola.
- Intanto... mettiamo qualcosa sotto ai denti. - Luca prese il suo grande zaino, controllando i viveri di cui disponeva.
Fortunatamente avevano fatto una bella scorta e Jun aveva preparato loro numerosi panini.

- Mi dispiace. - sussurrò l'anziano, osservando il soffitto. La brunetta posò il suo sguardo su di lui. - Non ho nulla contro di te, vorrei solo che tutti avessimo un futuro tranquillo. -
- Vi assicuro che non distruggerò il mondo. - rispose lei.
- No, non sei tu il problema. - disse lui, chiudendo gli occhi per la stanchezza. Dopo qualche istante, l'anziano si assopì, all'improvviso. Era davvero stremato, dopotutto.
La brunetta sospirò, tornando a dedicarsi alla distribuzione del cibo e aiutando il fulmine, che stava osservando le provviste con perplessità.

La piccola sciamana, invece, strinse a sé PonPon, ancora silenzioso, domandandosi d'ora in poi cosa ne sarebbe stata della sua vita.

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Capitolo 13
*** Target 13 – L'Occhio dei Vongola ***


Target 13 – L'occhio dei Vongola

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- Un giorno, probabilmente, andrai alla ricerca di risposte. E' sempre così, per quelli come noi. - disse un anziano, ridacchiando - Siamo sempre alla ricerca di qualcosa, perciò alziamo lo sguardo verso l'alto e osserviamo il cielo, in attesa. -
Aveva indicato il cielo al suo nipotino, il suo sguardo era apprensivo e luminoso.
Lo aveva sempre ricordato in quel modo, affascinato dalla sua saggezza e dalle sue capacità. Voleva diventare come lui, voleva conoscere e scoprire di più riguardo suo nonno e sulle sue vere origini. Sapeva di non essere come tutti gli altri, checché ne dicessero i suoi genitori.
Loro odiavano suo nonno e odiavano anche lui, perchè aveva ereditato le sue capacità.

- Noi aspettiamo, sempre. - disse, infine – Siamo sempre in attesa di qualcosa. -
- Aspettando che il pianeta ci parli. -

 

 

I puntini luminosi nel cielo erano poco visibili a causa della polvere che ancora si levava, trascinata dal vento, e le colonne di fumo ancora presenti sul territorio, devastato senza pietà.
L'astro notturno non era presente, come se si fosse nascosto a quella visione.
Povera luna, spaventata dalla tragedia abbattutasi in un innocente villaggio. Come potevano essere così crudeli, gli umani?
Essendo stato Clover, dopotutto, non si poteva nemmeno parlare di un umano. Eppure dietro di lui agiva un anziano dalla mente perversa, che chissà quali scopi voleva raggiungere.

Chinò lo sguardo, adocchiando la figura esile e afflitta dello sciamano dai capelli biondi, che lasciava lentamente il santuario. Incontrò i suoi occhi ambrati, tristi e gonfi. Si era fermato sulla scalinata e non sembrava volesse proseguire, piuttosto si avvicinò al bruno, seduto accanto alle rovine di un'abitazione.
- … Perchè sei qui? Cerchi risposte? - chiese lui, fermo dinanzi al guardiano della nebbia.
- … mio nonno mi disse... noi cerchiamo sempre risposte. -
- Sì, è vero. E' nella nostra natura da sciamani. - Haynes alzò lo sguardo verso il cielo tetro. - Possiamo trovarle ovunque, attorno a noi... -
- Il pianeta... è il pianeta che parla... - aggiunse Shinji.
- Già, ma solo pochi possiedono le orecchie per ascoltarlo e l'occhio per vederlo. - spiegò. - Tu puoi vederlo... come il nonno. -
- Tu non puoi? - chiese lui, curioso.
- No, non è un dono che hanno tutti. Qualcuno riesce a vedere, altri possono solo ascoltare, il resto riesce a percepire. Chiunque non abbia doni, sa fare almeno quello. -
- Mio nonno poteva vedere. - rivelò la nebbia.
- Allora sei fortunato, anche tu puoi vedere. - Haynes abbozzò un sorriso. - Adesso mi credi? -
- … Sono davvero uno sciamano? Mio nonno era uno sciamano? - chiese, ancora abbastanza perplesso.

Aveva sempre creduto che suo nonno avesse delle particolari capacità e che fosse riuscito in qualche modo a svilupparle, ma non avrebbe mai immaginato che in realtà fosse uno sciamano. E, soprattutto, non avrebbe mai immaginato di appartenere ad una popolazione così antica.
Seppur, in verità, si trattava comunque di esseri umani. Avevano abilità particolari, insegnategli dagli antichi, ma pur sempre umani.

- Sì. - rispose lui, tendendogli la mano e invitandolo ad alzarsi – voglio mostrarti una cosa. Tu che puoi vedere, forse riuscirai... -
Il ragazzo si issò, deciso a seguire Haynes e a scoprire di più riguardo lui e la sua popolazione. Nonostante il momento di tristezza e lutto, non voleva tirarsi indietro. In realtà non era davvero così interessato a ciò che era successo, per lui erano particolari irrilevanti. Shinji voleva scoprire, voleva sapere, voleva rimettere assieme i frammenti del suo passato.
Perciò seguì il biondino a passo svelto, senza obiettare, verso la zona sud del villaggio. Tra le macerie e i fumi ancora abbastanza densi, si ergeva una fontana dalle acque nere come la pece, che riflettevano il cielo scuro.
Un'enorme vasca di base creata con la pietra e i bordi incisi da simboli decorativi, e una colonna centrale riversava le acque verso la base, in un ciclo infinito.
Lo sciamano lasciò scivolare la mano sulla superficie dell'acqua, che si increspò al suo passaggio in modo ritmico e affascinante.
Molto affascinante.

- E' misterioso. - esclamò il bruno, osservando lo specchio d'acqua quasi ipnotizzato.
Era solo acqua, ma sembrava possedere una bellezza sconosciuta.
- Immagino. - disse Haynes, lanciando uno sguardo pensieroso al giovane. - Sai, gli sciamani che possiedono l'occhio sono in grado di vedere attraverso superfici riflettenti. - disse.
- Come l'acqua. - aggiunse Shinji. - In passato... gli specchi... si dice che racchiudessero un potere, che mostrassero l'anima di una persona... -
- Esatto. E questa fontana... dicono che sia speciale, che aiuti a vedere. - alzò il capo, osservando gli occhi rossi del giovane. - Cosa vedi, tu? -
Shinji chinò lo sguardo, ammirando la bellezza di quello specchio d'acqua, cercando di scorgere qualcosa.
Purtroppo la nebbia sapeva già la risposta, che da qualche mese continuava a tormentarlo.
Sospirò, scuotendo il capo.

- Mi dispiace. - si scusò, voltandosi verso lo sciamano. - E' da un po' che non vedo nulla. -
- … La crisi... - Haynes sospirò, afflitto – E' colpa della Vongola. E' lei che blocca il futuro. -
- No, non lo è. - lo sguardo di Shinji, seppur molto inespressivo, divenne abbastanza serio. - Lei non ha colpe. -
- Sei uno sciamano, non devi seguirla. Lasciala stare, vieni con noi. - disse il biondo, tendendogli la mano. - Ti potrei insegnare molte cose! -
- Non importa. - rifiutò, senza indugi.
In realtà voleva sapere, voleva continuare a scoprire nuove cose, nuove abilità, nuovi poteri. Voleva diventare potente, essere in grado di poter fare qualsiasi cosa con i suoi poteri. Tuttavia, se il prezzo da pagare era Nozomi, non avrebbe mai accettato.

Non rispose, ignorò Haynes per qualche minuto, lasciando che si lamentasse accanto a lui e tornando ad osservare l'acqua.
- Perchè la segui? E' solo una ragazzina! Cos'ha fatto per te? Non vuoi scoprire di più sulle tue capacità? - continuava a chiedere, ma le sue parole non erano altro che vortici sconnessi di frasi e parole insulse.
Dopotutto, lui non poteva capire.

Perchè la seguiva? Perchè le era fedele.
Era solo una ragazzina? Anche lui era solo un ragazzino.
Cos'aveva fatto per lui? Gli aveva mostrato la strada.
Non voleva scoprire di più sulle sue capacità? Lo stava già facendo.

Quel giorno, sotto la neve che scendeva imperterrita verso il suolo, i suoi tarocchi gli avevano detto che il suo futuro era unito a quello di una ragazzina bruna, che si trovava in piedi davanti a lui.
Se voleva scoprire chi era, se voleva andare avanti, doveva seguirla.
Per molti anni era rimasto lì, vagabondo alla ricerca di molti perchè, mentre continuava a leggere le carte alle ragazzine innamorate o disperate. Finchè non era arrivata lei, con il suo sangue in una fialetta, ansiosa di scoprire se ci fosse un futuro tra lei e un uomo morto, nonché suo parente. Una situazione strana e imbarazzante, se non ridicola. Eppure, quella ragazzina era la risposta a tutti i suoi quesiti.
Aveva scoperto come usare al meglio la sua fiamma, aveva amplificato il suo potere, aveva trovato un modo per raggiungere i più forti illusionisti, incredibilmente vicini a lei o parte del suo passato.
E, infine, aveva scoperto chi era realmente.

Le carte, dopotutto, avevano ragione. Lui, Kimitaka Shinji, doveva seguire quella ragazza perchè lei era la risposta.
Perciò avrebbe continuato a seguirla, fino alla fine.

Ma come spiegarlo ad un bambino? Non era bravo con le spiegazioni, il piccolo era inoltre pieno di odio e non sembrava voler capire la situazione.
Tuttavia, non era suo il compito di convincerlo a credergli. Dovevano pensarci gli altri.
Shinji doveva solo illudere, sviare, mentire, nascondere, guardare.
E amava farlo.

Quell'acqua continuava ad affascinarlo. Così misteriosa, così limpida che rifletteva il cielo tetro. Se il futuro fosse stato visibile, sicuramente sarebbe stato capace di scorgerlo soltanto dando un rapido sguardo a quelle acque.
Sarebbe stato anche più semplice dei tarocchi, forse un'emozione unica e inimitabile.
Un pensiero volteggiò dentro di lui, portò una mano in tasca e vi estrasse il compact. L'aggeggio portato dal boss dei Neveria, creato appositamente per loro, possedeva delle capacità interessanti e sfruttava inoltre anche la fiamma della nebbia.
Il ragazzo aveva detto loro di immaginare l'arma e l'armatura, ma Shinji non sapeva a che arma pensare. Eppure, un'idea continuava a stuzzicare la sua attenzione, probabilmente la decisione sarebbe arrivata più presto di quanto si aspettasse.

- Dimmi. - disse poi, prendendo l'iniziativa, cosa assai inusuale per lui. - Uno sciamano... saprebbe combattere? -
Haynes restò interdetto. Si grattò il capo, scrutando gli occhi quasi inquietanti del giovane.
- No. Uno sciamano non combatte... non possiede abilità per farlo. -
- E voi... con quelle sette fiamme? -
- Noi... siamo prescelti, per diventare il prossimo capo o membri del consiglio. Abbiamo il dovere di proteggere la nostra gente... - spiegò, imbarazzato.
- Quindi... in casi eccezionali, dovreste poter combattere. -
- Solo noi possiamo farlo. - Haynes alzò un sopracciglio, probabilmente non riusciva a capire dove Shinji volesse arrivare.
- Capisco. - disse, senza aggiungere altro.
In effetti, gli sciamani erano una tribù pacifica. Era ovvio che solo pochi di loro sapessero combattere, in caso di attacchi esterni.
Peccato che i pochi difensori non fossero riusciti a proteggerli da un ologramma fuori di testa, che li ha decimati in una mattinata.
Ad ogni modo, la sua curiosità non era stata soddisfatta. Non aveva ancora idea di come poter attaccare, pur immaginando già ad un modo per vedere.
Forse non era davvero necessario dover attaccare. Poteva evitare di combattere contro il nemico semplicemente nascondendosi nella nebbia, lasciando che fossero gli altri a colpirli.
Il suo compito, dopotutto, non poteva che essere solo uno: vedere.
L'idea sembrò espandersi sempre di più dentro di lui, finchè non fu davvero sicuro della sua capacità.

Sì, non c'erano dubbi.
Il compito di Shinji era quello di guidare i suoi compagni verso la vittoria.
Lui era l'occhio della famiglia.


***


Era ormai quasi mezzanotte, i ragazzi erano ancora desti e riuniti attorno all'anziano, che si era da poco svegliato. Nessuno sembrava volesse dormire, forse ancora nervosi e sconvolti per ciò che era accaduto quel giorno. Anche Shinji e Haynes erano rientrati già da un bel po', ognuno sedeva al suo posto e non sembrava avessero molto da dire.
Lilium stringeva ancora PonPon, che sembrava triste e continuava ad osservare il pavimento, mentre Arina aiutava l'anziano a bere un po' d'acqua fresca.
Avevano già deciso che il giorno dopo sarebbero ripartiti, assieme ad Elianto. Nozomi voleva portarli da suo padre, dove avrebbero potuto trovare protezione, inoltre voleva avvisarlo riguardo Clover II. Sapeva che suo padre era alla ricerca di Stanford da quando era scomparso due anni prima, ma non era il solo. Lo scienziato aveva costruito un laboratorio nel territorio dei Neveria, per cui era ricercato anche da loro. Inoltre, non essendo alleati dei Vongola, le informazioni da loro ottenute non sarebbero arrivate a Decimo.

La brunetta osservò l'email inviata dal suo cellulare, aveva spiegato a suo padre la difficile situazione. Aveva pensato che un semplice messaggio sarebbe stato meglio che dover spiegare a voce cosa stesse accadendo. Sperò inoltre che lui non tentasse di chiamarla, aveva un po' di timore a parlargli, forse perchè aveva quasi infranto la promessa che gli aveva fatto.
Era ancora persa nelle sue riflessioni, finchè qualcosa non stuzzicò la sua attenzione. Alzò il capo, incrociando gli occhi blu dell'albino, fissi sui suoi.
Una domanda balenò nella sua mente: se i Neveria non volevano passare informazioni ai Vongola perchè non erano loro alleati, per quale motivo Cristal le aveva invece rivelate a lei? Anche lei era una Vongola, dopotutto.
Il ragazzo sorrise all'improvviso e lei arrossì. Non riusciva a trovare risposte, perciò decise che, alla prima occasione, avrebbe dovuto chiedergli spiegazioni in merito.

- Mi dispiace, domani non verrò con voi. - l'anziano ruppe il silenzio – Resterò qui, nel luogo dei nostri avi. -
- Anche noi resteremo qui, allora! - esclamò Lilium, afferrando le mani fredde del nonno e osservandolo negli occhi – Non ti lasceremo solo. -
- No, voi andate con la Vongola. Vi proteggerà. - disse lui, abbozzando un sorriso.
- Perchè dovremmo andare con quella che dovevamo uccidere? - chiese ironicamente il biondino. - Lei è portatrice di crisi, non voglio starle vicino. - concluse, osservando Nozomi con disprezzo.
- Non importa, non vi farà del male. Potrà proteggervi. - disse lui, voltandosi verso la brunetta. - Non è una persona malvagia... non è questo ciò che porterà la Crisi. -
- Cos'è che hai visto? Di cosa parla questa famosa profezia? Cos'è la Crisi? - chiese lei, stavolta seria. Avevano evitato di parlarne per tutta la sera, nascondendo la curiosità e pensando a cose più importanti, ma ormai il discorso era stato messo in mezzo e voleva saperne di più. Voleva capire per quale motivo avevano deciso di ucciderla.

L'anziano sospirò, facendosi aiutare da Arina a rimettersi steso sul pavimento, avvolto dalle copertine.
- Già... la Crisi... sicuramente Clover avrà portato Nalin da suo padre, lo avranno costretto a parlare... povero Nalin... - prese una pausa, sospirando nuovamente e cercando di respirare in modo regolare. - … La Crisi... nasce da due persone. - disse – La prima è la giovane Vongola, obiettivo più facile, perciò abbiamo deciso di uccidere te. -
- ...Obiettivo più facile? - ripeté lei, perplessa.
- ...La seconda è nascosta fin troppo bene, nemmeno noi possiamo trovare l'isola dove risiede. - spiegò.
A quell'affermazione la brunetta sussultò.
- Isola...? - ripeté ancora, sgranando gli occhi - …Caesar?! -
Il capo si voltò verso di lei, i suoi occhi erano ridotti a fessure.
- Vongola e Simon... sono gli artefici della Crisi. Basta eliminare solo uno dei due e il futuro sarà salvo. -
Se non altro il racconto era stato ben chiaro, il problema poteva nascere da Nozomi e Caesar e per quel motivo gli sciamani stavano tentando di uccidere uno dei due, in quel caso proprio la Vongola, che di certo non viveva su un'isola nascosta.
La brunetta sospirò, era come se si fosse tolta un grande peso dalle spalle. Adesso conosceva la verità e non sembrava che Elianto sapesse altro riguardo la profezia. A quanto pare, ciò che avevano visto riguardava i due futuri boss e l'ipotetica distruzione del mondo. Mancava solo l'ultimo pezzo del puzzle, quella catena che congiungeva le due situazioni predette dagli sciamani.
E, sicuramente, avrebbero dovuto cercarlo da sé.

- Crisi... Caos... - la voce di PonPon risuonò nella sala, non era acuta e forte come al solito, ma riuscì comunque ad attirare l'attenzione dei presenti.
- PonPon? - Lilium lo aveva avuto tra le braccia per quasi tutto il giorno, era stato sempre in silenzio e quasi non si era spaventata nel sentire nuovamente il suono della sua voce.
- Il Caos è la Crisi. - disse lui, alzando lo sguardo verso Nozomi.
La brunetta si mosse verso di lui e il piccolo si staccò dall'abbraccio della sciamana per buttarsi addosso alla Vongola, che lo strinse a sé.
- Cos'hai? Ti senti bene? - gli chiese, coccolandolo con dolcezza materna.
- No, pon. - disse lui, singhiozzando. - Fei ha detto che Pon deve proteggere Nozo-mama! - spiegò – Pon non vuole Nozo-mama sta male, pon! -
- … Fei? Chi è Fei? - chiese lei, confusa. Quasi non iniziò a tremare, probabilmente era il bambino che stava tremando tra le sue braccia.
- Fratellone! - esclamò lui, asciugandosi le lacrime con la manica.
- … Perchè tuo fratello vuole che tu mi protegga? - la ragazzina era sempre più confusa.
- Fei vuole bene a Nozo-mama, pon! Tutti quanti! Fei non è riuscito, pon! - urlò lui, quasi disperato – Fei dice vai là e proteggi Nozo-mama! -
- Lui ...mi vuole bene? E da cosa vuole che tu mi protegga? - chiese lei, deglutendo.
- Da lui, pon! - disse il piccolo – Lui ha il Caos! Lui è Crisi! -
- Clover II? E' lui che porterà la Crisi? -
- NO! - urlò, quasi arrabbiato, ma continuando a singhiozzare.

I ragazzi avevano gli occhi puntati sul bambino, increduli e sconcertati riguardo le sue rivelazioni.
Nozomi stessa non sapeva cosa pensare. Perchè il fratello di PonPon voleva che lui la proteggesse?
- PonPon... chi è la Crisi? -
- Lui! Lui! - il piccolo scosse il capo – Pon non sa il nome pon! E' la Crisi! La Crisi! - continuò – Ha fatto tanto male a tutti! Anche a Nozo-mama! Fei ha detto torna indietro e aiuta Nozo-mama! -

All'improvviso alcuni pezzi tornarono al loro posto, qualcosa stava accadendo.
Quel qualcosa portò la ragazzina a porre una semplice domanda.

- PonPon ...tu vieni dal futuro? -
- Si, Pon era con la Crisi! -


Tutto iniziava finalmente ad avere un senso.

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Capitolo 14
*** Target 14 - I Vongola ***


Target 14 – I Vongola

cover

Alla fine, Elianto aveva deciso di restare al villaggio, opponendosi categoricamente nonostante gli sforzi compiuti dagli stranieri per cercare di convincerlo a collaborare. I due bambini, invece, erano stati costretti a seguirli senza poter obiettare. Erano l'obbiettivo di Clover II, proprio per quel motivo dovevano trovare un posto sicuro.
I Vongola erano gli unici in grado di proteggerli e quell'idea si rinforzava lentamente, man mano che la loro auto raggiungeva la maestosa e antica magione.
Agli occhi dei due bambini, quel luogo così sfarzoso sembrava un antico castello con re e cavalieri.
Anche PonPon sembrava meravigliato, osservando il luogo stretto tra le braccia di Nozomi, dalla quale non si era più staccato dalla notte prima. Dopo le sue confessioni, il piccolo non aveva detto altro, anzi, era addirittura scoppiato in lacrime, come se le sue rivelazioni avessero alleviato un peso che si portava dietro da chissà quanto tempo.
Ma, in quell'istante, il suo era il viso di un bambino alla scoperta del mondo. Una mera consolazione, dopo tutto ciò che aveva passato.

I giovani pazientarono nervosamente nella sala d'attesa, lasciando che i bambini ammirassero la stanza e i mobili in ebano, i soprammobili dall'aspetto antico e le vetrine che proteggevano manoscritti rovinati dal tempo e calici di dubbio gusto.
Nonostante l'ansia, si sentivano già tranquilli. Dopo tutta la tensione accumulata in quegli ultimi giorni, un po' di tranquillità era d'obbligo.
Quando finalmente la porta venne aperta, i giovani si aspettavano d'incontrare un uomo in giacca e cravatta che li avrebbe scortati verso l'ufficio del boss. Tuttavia, ad apparire sull'uscio fu lo stesso Vongola Decimo.

I ragazzi erano perplessi. Osservarono l'uomo per qualche istante, come se non fossero sicuri che si trattasse di lui.
Qualche secondo ancora e sussultarono dai divanetti, Kaito quasi non inciampò addosso ad Arashi, che lo guardò male, mentre Arina si aggiustò rapidamente la chioma bionda, ponendosi davanti a loro in posizione eretta e rispettosa.
L'unica a restare seduta sul divano fu Nozomi, accanto ad un Cristal con le gambe accavallate, che si limitò ad osservare l'uomo.
La ragazza tirò su il capo, quasi come se si stesse svegliando, lanciando un'occhiata pensierosa alla figura severa del padre.

- … ciao pà. - si limitò a dire, buttando la testa indietro sullo schienale del divanetto e cercando nuovamente di rilassarsi.
Nessuno dei suoi guardiani fece caso al suo comportamento sgarbato, ma Arina le schioccò un'occhiata di rimprovero.
- Decimo... abbiamo portato i due sciamani. - disse la bionda, indicando i bambini in piedi dietro al divanetto. - Sono i futuri capi, hanno sette fiamme del firmamento. - spiegò.
Il bruno osservò i due bambini e annuì, sospirando rumorosamente, prima di posare lo sguardo su Cristal.
- Ti ringrazio per le informazioni, abbiamo già individuato la posizione del nuovo Clover. - spiegò, osservando poi i due sciamani – Per ora è importante che restiate sotto la nostra sorveglianza. - disse, infine.
- Quando tutto sarà finito... potremo tornare a casa? - chiese Lilium, speranzosa. Si avvicinò al boss senza timore, non smettendo di osservare i suoi occhi castani.
- Certamente. - disse lui, annuendo e sorridendole – Tuttavia, Elianto mi ha chiesto di continuare a tenervi d'occhio per un po'. - spiegò lui – Appena troveremo Clover, andrete con mia figlia a Namimori finchè le acque non si saranno calmate. -
- Il nonno ha parlato con voi? - Haynes sembrava incredulo, si avvicinò anche lui all'uomo – Non è possibile, lui si trova nel santuario e solo uno sciamano può entrare! -
Tsuna non rispose, incrociò lo sguardo confuso del piccolo sciamano, il quale sembrava davvero contrariato.
- Yuni-san. - la voce di Nozomi costrinse i due bambini a voltarsi. PonPon stava saltellando sulle sue gambe, divertito, ridendo e quasi strozzando la Vongola, mentre cercava di tirarle via la sciarpa rossa. La ragazza non fece una piega, forse perchè troppo stanca o perchè ormai ci aveva fatto l'abitudine.
- Yuni-san? - ripeté Lilium. In effetti la risposta era più che plausibile, nonostante tutto quella donna era una sciamana come loro, anzi, lei era una sciamana originaria, dell'antica civiltà.
- Esatto. - rispose Tsuna, osservando con perplessità la figlia svogliata. - Yuni-chan è andata al villaggio per discutere con Elianto. Ma ciò non vi riguarda. - disse lui, tornando ad osservare i bambini. - Per ora alloggerete tutti qui, così potrete riposarvi e tranquillizzarvi. -
I due bambini si guardarono tra di loro, perplessi, prima di annuire all'uomo. Dopotutto non c'era molta scelta, avrebbero seguito le direttive del boss dei Vongola perchè era così che il capo aveva loro ordinato.

Un paio di uomini varcarono la soglia della stanza, invitando i presenti a seguirli nelle loro camere provvisorie, dove avrebbero alloggiato per alcuni giorni.
PonPon si lasciò prendere da Arashi, la quale decise che probabilmente fosse il caso di lasciar rilassare la povera brunetta, allontanandosi assieme agli altri ragazzi al seguito degli uomini di Decimo.

Quando i giovani uscirono dalla sala, si lasciarono dietro Tsuna, Nozomi e Cristal, e l'attenzione del boss era concentrata proprio su quest'ultimo.
- Cristal, vorrei discutere con te di alcune cose, fra qualche istante. - affermò, osservando lo sguardo deciso del giovane.
- Certo. L'attenderò qui. - rispose lui, non distogliendo gli occhi dall'uomo.
- Sarò via solo cinque minuti... - disse Tsuna, avvicinandosi alla brunetta e tirando la sua sciarpa, costringendola ad alzarsi contro la sua volontà - … il tempo di scambiare quattro chiacchiere con mia figlia. - trascinò via la ragazzina, uscendo dalla stanza e raggiungendo il suo studio, poco distante da lì.

Nemmeno il tempo di chiudere la porta che la giovane si era già gettata sul divano.
- Io non ho fatto niente stavolta, lo giuro! - affermò mettendo il broncio.
- Non ti sto accusando di nulla, Nozo. - disse lui, sospirando.
- No, no. Tu pensi che io abbia fatto qualcosa, ma non è così. Tutto ciò che è accaduto nelle ultime settimane sono solo coincidenze. Io non ho mosso un dito. - spiegò.
- Lo so. - ribadì lui, avvicinandosi alla figlia e sedendosi sul divano accanto a lei.
- E allora perchè mi guardi così? - chiese lei, osservandolo sottecchi.
- Così come? -
- Come se avessi fatto qualcosa. -
L'uomo ridacchiò, scompigliando la chioma castana della figlia.
- Ero solo preoccupato. - disse lui – Davvero molto preoccupato. - sospirò, tirando a sé il capo della ragazza e abbracciandola. -Sono felice che tu sia qui, adesso, e che resterai sotto il mio controllo finchè non sarò sicuro che nessuno possa farti del male. -
- Ehi! - si dimenò, sfuggendo alle coccole del padre. - Anche io ero preoccupata, sai? Mi volevano tipo uccidere. Ed erano forti. -
- Lo so. -
- Sai da quanto ho cercato di chiamarti, maledetto? -
- … ero impossibilitato. - spiegò, sospirando nuovamente.
- ...Papa, Yuni ha detto ad Arina che questo problema dovevo risolverlo io... ho fatto bene?-
- Andare a parlare con Elianto è stata una scelta saggia. - disse lui, abbozzando un sorriso gentile - La tua gentilezza e il tuo altruismo ha aiutato uno di quei due bambini, dovresti essere felice di averle mostrato la giusta strada. -
- Tu pensi che fosse la giusta strada? Cioè, è vero che voleva uccidermi per motivi assurdi, anche Elianto si è reso conto... però non so ancora quale sia la vera Crisi... la conosce solo PonPon, a quanto pare. -
L'uomo non rispose, ascoltò in silenzio le parole di sua figlia, pensieroso.
- ...Però è stato comunque pericoloso. Se mi avessi addestrata, tutto questo non sarebbe successo! - affermò, imbronciata.
- ...Sapevo che il discorso sarebbe finito lì. - disse, osservando i suoi occhi ambra – Non mi pento di non averti addestrata, Nozomi. Continuo a pensare che tu non debba avere nulla a che fare con queste situazioni, almeno finchè non avrai compiuto vent'anni. Ti ho dato una scelta per un motivo. -
- So che vuoi che sia la me stessa adulta a scegliere cosa fare della propria vita, però... solo per precauzione, in questi casi... potevi insegnarmi ad usare la mia fiamma... -
- Nozomi... perchè pensi che tu debba essere addestrata da me? - chiese lui, curioso - A me nessuno ha insegnato. -
- Cosa dici? E Reborn-san, allora? - lo guardò perplessa.
- Sai cos'è il proiettile dell'ultima volontà? Reborn lo usava per aiutare la mia fiamma ad uscire fuori, dopodichè un amico mi diede delle pillole col medesimo effetto. - spiegò l'uomo, senza distogliere lo sguardo dalla figlia - E' un po' come i vostri braccialetti. -
- ... Erano dei catalizzatori, quindi? -
- Esatto. Me ne sono servito finchè non ho imparato ad usare la mia fiamma in modo autonomo, cosa che tu già sai fare sia perchè hai visto Primo farlo, nei tuoi sogni, sia perchè sei sempre stata molto più determinata di me a farlo. - spiegò lui, severo - Nessuno però mi ha insegnato le mie tecniche, la fiamma è personale e solo tu puoi imparare a gestirla al meglio. - le sorrise nuovamente, la ragazza distolse lo sguardo. - Non devo essere io ad insergnarti come usare la tua shinuki, solo tu potrai trovare il modo giusto. - concluse, appoggiandosi allo schienale.
- Quindi... ho capito. - annuì, leggermente imbarazzata per il complimento - ... Comunque, per il problema di Clover... dovrai risolverlo tu, no? - disse lei, incrociando le braccia. - Io me ne tornerò a casa a studiare per gli ultimi test, anche perchè poi dovrò iscrivermi all'università. -
- Mh. Hai già scelto cosa fare? - chiese lui, osservandola sottecchi.
- Probabilmente giurisprudenza. -
- Vuoi per caso fare l'avvocato? - chiese lui, scherzosamente.
- Perchè no? Ho sempre adorato Phoenix Wright. - disse lei, ironica. - ...no, papa. Ovviamente è perchè mi servirà quando sarò boss. -
Ridacchiò. Era ancora indecisa tra giurisprudenza e psicologia, ma alla fine il sogno di diventare boss ancora ardeva forte dentro di lei.
- … Sei proprio testarda, Nozo. - disse lui, sorridendo.
- Papa, ho preso tutto da te. - rispose lei, osservandolo. - Mama dice che sei davvero cocciuto, a volte. -
- In effetti... non ha tutti i torti. -
Allungò il braccio e tirò nuovamente a sé la figlia, stringendola contro la sua volontà.
- Ma!! Papa!! - si arrese qualche istante dopo, assaporando il suo profumo e ascoltando il suo respiro regolare. - … Sempre così sentimentale. -
- E' proprio perchè ti amo che mi preoccupo per te. Non posso essere un padre che ama la propria figlia? - chiese lui, sorridendo.
- Sono un po' cresciuta per queste cose, sai? - disse lei, ancora imbronciata.
- Non c'è un'età per amare i propri figli e i propri genitori. - spiegò – Bisognerebbe amare sempre, in qualsiasi situazione e a qualsiasi età. Ogni parente, ogni amico e anche i tuoi nemici. -
- … Va bene. - rispose lei, alzando il capo. I suoi occhi erano scintillanti, probabilmente si stava trattenendo dal piangere. Chissà da quanto tempo aveva desiderato poter passare un po' di tempo con i suoi genitori, dopo che era stata costretta a vivere lontano da loro. Tuttavia non avrebbe mai ammesso a sé stessa di desiderare così tanto una famiglia.
Chinò lo sguardo, imbarazzata, un sorriso si fece strada sul suo viso.
- … anche io ti amo tanto, papa. - disse, trovando il coraggio per guardare il suo volto.
L'uomo sgranò gli occhi, stupito. Non si aspettava decisamente una reazione del genere da parte della figlia, così tanto arrabbiata con lui per le decisioni che aveva preso nei suoi confronti.
Di sicuro non poteva essere più felice di così.
Con un verso di gioia tornò ad abbracciare la figlia, stavolta stringendola con più enfasi e quasi soffocandola, strofinando il suo viso su quello della povera brunetta.
- WAAAAA PAPA MA COSA--??? - urlò lei, confusa.
- La mia bambina! - esclamò lui, raggiante.
- NON SONO UNA BAMBINA!!!! -

***


Restarono alla magione per una settimana circa, giusto il tempo di scoprire che Clover II era stato catturato da Hibari-san e tenuto segregato in qualche luogo a loro sconosciuto.
Probabilmente lo stava interrogando, magari stava usando chissà quali mostruose torture.
Nessuno voleva pensarci, avevano quasi più paura di Hibari che di Clover stesso, anche se Arashi sembrava ancora abbastanza ammaliata da lui.
- Magari lo starà mordendo a morte~ - aveva detto.
Nozomi aveva iniziato a capire quanto una ragazza innamorata potesse mostrarsi stupida.
Decise di non parlare più di Primo davanti a nessuno, nonostante già lo stesse facendo da un bel po'. Non era più così tanto interessata a lui, forse perchè erano passati così tanti anni e il suo cuore stava lentamente rinunciando, o forse poiché stava ignorando la sua vita da Vongola per fingersi una normale liceale, così come aveva promesso al padre.
Nonostante tutto, però, i sogni continuavano, alternandosi alle strane visioni di voci sfocate e bozzoli luminosi. Si chiese se non fosse per caso una sciamana anche lei o, al limite, se non stesse diventando pazza.

La mattina dopo sarebbero ripartiti per Namimori, ma quel pomeriggio i membri dell'undicesima famiglia erano sparsi in giro per la magione, attenti e curiosi sull'operato dei loro predecessori.

 

***

- Wow! Sei estremamente bravo! - esclamò Ryohei, osservando Kaito mentre prendeva a pugni il sacco da box della sua palestra personale.
- Adoro combattere! - disse il giovane, raggiante – E questa palestra è assolutamente POWAH! - urlò.
- Wow, Powah? E' un termine molto ESTREMO! - affermò il guardiano del sole, schiacciando il cinque con il giovane.
- Anche estremo è un termine molto powah! I miei alpaca lo approvano! -
- Cosa sono gli alpaca? - chiese lui, perplesso. - Oh, aspetta... mi sembra fossero tipo delle pecore... -
- Gli alpaca sono creature alpacose! E sono molto powah!! - affermò Kaito, annuendo a sé stesso.
- Oh! Se sono powah allora saranno estremamente estreme! Le approvo anche io!!! -
I due risero per cinque buoni minuti.

***

Haname si ritrovò ad assistere interessata ad un allenamento di Yamamoto che, nel suo personale Dojo, tagliuzzò dei fantocci di legno con una rapidità inaudita.
- E' incredibile. - esclamò lei, osservando i movimenti rapidi e precisi del guardiano della pioggia. - Lei è davvero formidabile! -
L'uomo si avvicinò alla ragazza, massaggiandosi il capo con una risatina.
- Non sono formidabile, e non darmi del lei! Non sono così vecchio! - disse lui, sedendosi accanto alla ragazza. - Tu combatti usando una spada, giusto? - chiese.
- Sì. Devo ancora “crearla”, poiché la mia vecchia è stata distrutta. - rivelò, sospirando.
- Sono sicuro che riuscirai a crearne una migliore. - affermò l'uomo, ammiccando – Nel frattempo... vuoi che ti insegni ad usare una katana? -
Il viso della giovane si illuminò.
- L'ho usata alcune volte, durante il corso di spada. - spiegò lei, raggiante – Non ricordo però molto... mi farebbe molto piacere! -
L'uomo prese una delle katane di scorta, poste sopra ad un ripiano scalato in legno, e gliela porse.
La ragazzina la prese in mano e tentò di ricordare la posizione, fallendo miseramente, così l'uomo si posizionò dietro di lei e tentò di aiutarla a trovare la giusta posa, indicandole con le mani i giusti movimenti.
- Allora... prima ti metti così, con la gamba là, poi il braccio qua, più qua, e poi il busto che fa così, e ancora la testa più arrr, e posizioni la katana verso là, in modo che si veda la lama che sia molto più shhhhh... capisci cosa voglio dire? - chiese lui.
Quando la giovane, davvero perplessa, scosse il capo, il guardiano della pioggia capì di doverla aiutare personalmente a mettersi in posa, lasciando perdere le sue assurde spiegazioni vocali.

 

***

 

Il ragazzo bruno non aveva idea di dove andare, vagava in giro per la magione senza sapere esattamente cosa potesse fare per passare il tempo.
Si fermò in un corridoio, incrociando lo sguardo curioso di una donna, che si fermò a scrutarlo con il suo occhio violaceo.
Subito la riconobbe, poichè si trattava di una delle persone che lui trovava interessanti. Era la prima volta che poteva parlarle faccia a faccia, e visto che tutti i suoi amici avevano già parlato con il corrispondente guardiano della decima generazione, anche lui prese al volo l'opportunità di rivolgerle qualche domanda.

- Oh... salve... - salutò, arrossendo. Era ancora abbastanza timido con gli estranei, anche se ammirava molto la donna e alcune persone che lei conosceva.
- Salve... Oh, tu sei un amico di Nozo-chan, giusto?
- Sì, sono Kimitaka Shinji... -
- ...Per caso sei il suo guardiano della nebbia? - chiese, curiosa.
- Ehm... ci provo... lo spero... - rispose lui, osservando il pavimento con attenzione.
- Non preoccuparti, sono sicura che tu sia bravo. - sorrise, non sembrava molto timida e, inoltre, pareva che sapesse già qualcosa riguardo a lui.
- Tu... conosci Rokudo Mukuro, vero? - chiese Shinji, sicuro.
- Perchè mi chiedi di lui? - la donna osservò la giovane nebbia.
- ... Voglio sapere come diventare un illusionista potente come lui... - rivelò, imbarazzato.
- Mh... E' tutto nella testa. - disse lei, aggiustandosi una ciocca di capelli. - Più sono solide le tue convinzioni, più saranno forti le tue illusioni. - spiegò lei.
- … anche tu sei forte. - disse lui, continuando ad osservarla, ma stavolta con più curiosità.
- Chissà. - sorrise, sembrava molto misteriosa, cosa che a lui piaceva parecchio - Prenditi cura di Nozo-chan. - aggiunse, voltandosi e tornando al suo lavoro.
- … Chrome Dokuro... uh? -

 

***

Luca mandò giù un bicchiere di buona birra, poggiandolo rumorosamente sul bancone del bar della magione e osservando il suo compagno di bevute, un uomo dalla chioma scura e dagli occhi verdi.
- Allora, come fai a lavorare con così poche belle ragazze? - chiese il biondo, curioso.
- Beh, che posso dirti. Fondamentalmente sarei già impegnato da un bel pezzo, però... -
- E non ti sposi? - chiese, curioso.
- Eh, non è che ne abbia tutta questa gran voglia – Lambo sbadigliò, grattandosi il capo – Non è che non ami I-Pin, eh, perchè alla fine stiamo bene, però... - non riusciva a concludere le frase, divagando, mentre sorseggiava anche lui la stessa birra.
- Beh, almeno hai trovato qualcuno. Io sono ancora alla ricerca, che palle. -
Lambo osservò Luca sottecchi.
- Sai che da questa prospettiva sei uguale ad Arina? - chiese lui, divertito – Si vede che siete gemelli. -
- Oh, giusto. Tu ti sei preso cura di lei quando era piccola. - il biondo sembrò un po' infastidito.
- Eh già. -
Luca si voltò, notando Cloud seduto ad un tavolino e con la solita sigaretta in bocca.
- Quello lì non è il vostro guardiano della nuvola? - chiese il decimo fulmine, curioso.
- Già. Suppongo sia meglio stare qui che nella stessa stanza con Hibari-san. - affermò Luca – Anche se dubito che si siano effettivamente mai visti. -

***

La rossa osservò sottecchi la decima tempesta, indaffarato con alcuni fascicoli da catalogare in degli schedari.
- ...Fai sempre questo? - chiese lei, perplessa.
Gokudera le lanciò uno sguardo severo.
- Sono il braccio destro di Juudaime, devo occuparmi di molte cose. - spiegò lui.
- Anche riordinare dei documenti? - incrociò le braccia, incredula, e l'uomo la guardò storto.
- Suppongo che per una bambina sia un lavoro stupido e noioso. - disse tornando ad osservare i fascicoli – Un giorno dovrai farlo anche tu. -
- Lo so. - rispose lei, senza perdere il suo sguardo severo. L'aria era pesante, nessuno dei due si decideva a dire qualcosa e Arashi sembrava anche abbastanza nervosa.
- Allora, come si comporta la mocciosetta? - chiese l'albino, senza accennare a sorridere.
- Nozo? Egregiamente. - rispose lei, usando un termine poco consono ad suo linguaggio giovanile.
- Bene, mi fa piacere. - rispose lui, stavolta abbozzando un lieve sorriso. - Significa che sta crescendo. -
- A te che importa? - chiese lei, curiosa – Non la odiavi, una volta? -
Hayato alzò il capo, osservando la rossa con perplessità.
- Odiarla? Perchè mai? - chiese. - Mai odiata, anzi. -
- Strano... Nozomi è convinta che tu non la possa sopportare. - azzardò lei, guardandolo sottecchi. - Insomma, dopotutto la prendi in giro e la tratti come una mocciosa. -
- Perchè è una mocciosa. - specificò lui, sogghignando - Comunque non importa, lei è convinta di tante cose non vere. Non l'ho mai detestata, tutt'altro, è un membro prezioso della famiglia, oltre che la figlia di Juudaime. Per questo motivo è forse anche più importante, per noi. - concluse la discussione, tornando a lavorare alle scartoffie.

 

***

Lavorare su valanghe di documenti doveva essere il compito primario di un boss e dei suoi guardiani, a giudicare dalla pila di scartoffie presenti sulla scrivania di suo padre.
La ragazzina osservò l'uomo mentre firmava, compilava e timbrava fogli su fogli, senza distaccare lo sguardo dalla carta.
- … Che noia. - disse lei, sbadigliando.
Tsuna alzò lo sguardo dal fascicolo che stava rivedendo, portandolo sulla figlioletta.
- E' il mio lavoro, Nozomi. - disse, con un accenno di rimprovero. - Quello al quale ambisci disperatamente. -
La ragazzina arrossì, osservando il pavimento.
- Se ti annoi così tanto dovresti trovarne uno più adatto a te. - propose lui, prendendo altri documenti dalla pila e osservandoli – Potresti continuare a fare la idol. Avete una grande passione e siete tutti bravissimi. -
- E' divertente, ma abbiamo già deciso. Dopotutto la carriera da idol è breve, e a noi non interessa un lavoro nel mondo dell'intrattenimento... - spiegò lei, sospirando - Quando sarò più adulta avrò meno energie di adesso, quindi volentieri mi annoierò a fare il boss. - aggiunse lei, alzandosi dalla sedia – Sono una Vongola e farò la Vongola fino in fondo. - affermò.
L'uomo non disse nulla, si limitò a ridacchiare mentre firmava un altro documento.

La brunetta lasciò l'ufficio del padre e decise di cercare i suoi guardiani, curiosa di sapere dove fossero finiti.
Cercando di scoprire se fossero o meno usciti, si fermò a chiedere ad un autista all'ingresso della magione. Magari qualcuno di loro aveva deciso di farsi un giro in città e l'unico modo per arrivarci era quello di farsi scortare con l'auto oltre la foresta.

- Mi scusi. - disse lei, osservando un giovane alto e da capelli scuri – Per caso ha visto i miei amici? - chiese.
Il ragazzo restò qualche secondo ad osservarla, quasi incredulo.
- … Ehm...? - la brunetta non era sicura che lui avesse capito, nonostante la stesse osservando quasi con stupore. L'uomo scosse il capo leggermente, allargando un sorriso.
- Nono... sei tu? - chiese.
La ragazzina sussultò, un brivido percorse la sua schiena. Scrutò dall'alto in basso il giovane, cercando di ricordare qualcosa che doveva esserle sfuggito.
Era un uomo alto e slanciato, sulla ventina, dai capelli scuri e gli occhi nocciola. Eppure il suo aspetto non le diceva nulla, non l'aveva mai visto e non le ricordava nessuno.
- S-sì? - chiese lei, incerta.
Qualcosa, tuttavia, la rendeva agitata. Poche persone al mondo la chiamavano con quel nomignolo.
- Nono... non ci credo... - l'uomo si avvicinò rapidamente alla ragazzina e l'abbracciò, stringendola forte al suo petto.
Abbracciarla era per caso diventata un'abitudine di tutti?
- ...Aspetta... tu... - iniziò lei, davvero confusa, ma l'uomo scosse il capo, il sorriso che cresceva ampio sulle sue labbra.
- Non ho mai smesso di pensare a te, non sai quanto mi sei mancata. - disse lui, staccandosi dall'abbraccio e quasi lacrimando - Ho fatto di tutto per venire a lavorare qui accanto a tuo padre, solo perchè volevo rivederti. - spiegò – Fortunatamente tuo padre ha deciso di prendermi a lavorare, forse per via della nostra vecchia amicizia. -

Il suo cuore batteva forte, probabilmente aveva già capito, ma la sua mente si rifiutava di credere che si trattasse di lui.
- Non mi riconosci? - chiese lui, quasi imbarazzato – Beh, in effetti sono cresciuto parecchio e sono anche meno timido...penso. - ridacchiò, grattandosi il capo – Nono... sono io, Fabio! -

Lo sapeva.

- … Non ci posso credere... - riuscì solamente a dire, prima di essere nuovamente abbracciata da lui.
- Nono... dopo che … lui è ... ero così triste, poi ho anche saputo che tu ti eri trasferita in Giappone... non volevo crederci. I miei migliori amici... il nostro trio... era tutto andato distrutto. - spiegò lui, staccandosi da lei e osservandola con occhi languidi - … Mi restavi solo tu, volevo esserti accanto per superare quel momento... per cercare di dimenticare lui... sicuramente avrebbe voluto così... - la sua voce era quasi spezzata.
La ragazzina scosse il capo, non voleva davvero ascoltare quelle parole. Non voleva tornare nel passato, non voleva ripensare a Claudio.
Tuttavia quella notizia l'aveva sconvolta, non immaginava di rivedere Fabio nuovamente davanti a lei, anche se così differente.
- Fabio... io... - non riusciva a parlare, il suo cuore batteva troppo rapidamente e il suo corpo tremava.
- Nono. - disse lui, cercando di ricomporsi - … voglio che tu sappia le mie intenzioni. -
- … le tue intenzioni? - chiese lei, perplessa.

Non bastava aver incontrato nuovamente qualcuno che faceva parte del suo passato, essersi ricordata di Claudio e di quanto era accaduto. Cosa ancora doveva aspettarsi?

- Io ti amo. -
La brunetta sgranò gli occhi, incredula a quella dichiarazione d'amore. La prima che avesse mai ricevuto, tra l'altro.
- Ah... - non riuscì a rispondergli, perciò fu lui a cogliere la palla al balzo, avvicinandosi al suo viso e cercando di baciarla.

Pochi millimetri e dovette indietreggiare, allontanato da lei.

- Fermati! - aveva urlato, sconvolta.
La brunetta era turbata, confusa, la sue mani tremavano e i suoi occhi sgranati erano fissi sul suo vecchio amico, che si morse le labbra, colpevole.
- … Scusami, mi sono lasciato trasportare... - disse, inchinandosi lievemente - … Però sappi che questi sono i miei sentimenti. Ti prego di rifletterci su, Nono. Aspetterò una risposta. - disse lui, abbozzando un sorriso. - … Ti ho aspettata per tutto questo tempo... -

La ragazzina scosse il capo e si voltò verso le scale, lasciando Fabio alle sue spalle e stringendosi il maglione all'altezza del petto.
Alzò il capo d'istinto, ritrovandosi davanti al boss dei Neveria, fermo sulle scale davanti a lei.
La sua espressione era severa, quasi arrabbiata.
D'istinto fremette, spaventata che avesse potuto assistere alla scena e che avesse potuto farsi un'idea sbagliata. Cosa stava pensando? Cosa esattamente aveva visto? Aveva forse frainteso?
Ma, dopotutto, perchè le importava così tanto?

- C-Cris-kun... io... - la Vongola era molto agitata, l'albino le porse la mano e l'aiutò a raggiungere una stanza adiacente, sorreggendola e facendola sedere su una sedia.
- … Stai bene? - chiese lui, accarezzandole la chioma bruna.
- … Non voglio... non voglio ricordare... - rispose, scuotendo il capo. - Voglio tornare a Namimori... - aggiunse – Qui... stanno tornando... i ricordi... -
Il volto sorridente, quegli occhi blu, i suoi capelli rossi, i fuochi d'artificio, la fontana, la melodia del carillon, il fruscio del vento.
Il suono di uno sparo, il sangue.

- No! NO! - urlò, tenendosi il capo fra le mani – No! Ti prego! -
Cristal si chinò e l'abbracciò, cercando di calmarla e sussurrandole qualcosa all'orecchio.
- Non ti preoccupare, sono qui con te. - disse, dandole un tenero bacio sulle sua guancia. Un gesto affettuoso, ma che scaldava il cuore – Non sei sola. Ci sono anche i tuoi guardiani. Va tutto bene. - aggiunse – dimentica quell'uomo. Lui vive ancora nel passato, ma tu adesso vivi nel futuro. -

Nel futuro.
Quale sarebbe stato il suo futuro? Attualmente il futuro non c'era, lei era l'artefice della crisi, assieme a Caesar. Per questo, probabilmente, sarebbe dovuta morire.
Ma non voleva morire, voleva continuare a vivere.
E voleva restare abbracciata a lui ancora un po'.


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NdA. Ricordo a tutti che le versioni TYL dei pg si sono viste poco, Tsuna non si è proprio visto, quindi bisogna andare a "naso" per capire come potrebbero reagire. Se le mie versioni di Tsuna & co. sono diverse dalle vostre non c'è problema, è naturale. Ognuno ha una visione diversa del personaggio, visto che non siamo l'autore originale e possiamo solo ipotizzare le loro reazioni!

Ne approfitto per augurarvi buon Natale, poiché questo è l'ultimo capitolo che riuscirò a scrivere prima del 25 >w<
… E credo che non riuscirò a far nulla prima di Gennaio, quindi vi auguro anche un buon 2014!!
(Da parte di tutta la famiglia <3)

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Capitolo 15
*** Target 15 – Legami ***


Target 15 – Legami

cover

Il profumo delle lenzuola da poco lavate, la tranquillità del luogo e il cinguettio degli uccellini, che canticchiavano melodiosamente fuori dal balcone.
Si rigirò nell'enorme letto, rotolando da una parte all'altra e ritrovandosi a pancia in sotto, con il naso schiacciato sul cuscino. Aprì lentamente gli occhi, ancora un po' assonnata, issandosi lentamente e osservando attorno a sé.
Delle tende velate circondavano il giaciglio, allungò il braccio e le scostò con una mano, rivelando l'enorme cameretta oscurata dalle persiane che la brunetta si accinse ad aprire, per lasciar entrare la luce del sole.
L'aria mattutina era frizzante, il cielo ancora leggermente rosato e il silenzio del luogo quasi inquietante. Era ormai troppo abituata a sentire chiacchiericci e movimenti nel vicinato, persone che andavano a lavoro e ragazzi che correvano a scuola. Tuttavia, attorno a lei c'erano solo pareti di un unico edificio, circondato da una rigogliosa foresta e disperso in un paesaggio incontaminato.
Si appoggiò alla ringhiera fuori dal balconcino, cercando di ricordare cosa fosse successo.
Si trovava in Italia, assieme ai suoi amici e agli sciamani. Suo padre li stava ospitando per alcuni giorni, in attesa che le acque si fossero calmate.
Quella era la sua stanza.

La sua stanza.

Ci mise un po' ad assimilare quel pensiero, sussultò quasi incredula e tornò dentro, lasciando fuggire il suo sguardo in ogni angolo di quel luogo, abbandonato ormai da quasi dieci anni.
I libri, i videogiochi, i peluches, le bambole e tutti i giocattoli erano ancora ordinati e puliti sugli scaffali dei mobili. La scrivania era immacolata, così come l'aveva lasciata, aprì rapidamente il cassetto e il ciondolo a forma di conchiglia attirò subito la sua attenzione.
Richiuse il cassetto, quasi meccanicamente. Era troppo emozionata per voler ricordare quei brutti momenti.

Si lanciò verso la porta che conduceva all'armadio, notando che tutti i suoi vestitini erano spariti. Sembrò un po' delusa, come se avessero buttato il suo giocattolo preferito. Tuttavia notò alcune magliette, minigonne e pantaloncini della sua misura, ordinatamente piegati e sistemati sulle mensole.

- Mama! - esclamò lei, osservando alcune magliette e ridacchiando. - ...Era da un po' che mama non mi comprava dei vestiti... -

Il suo stomaco brontolò, in effetti era l'ora di colazione. Afferrò una maglietta a caso e un paio di shorts, si diresse verso il bagno nella parte opposta della camera e si lavò in fretta e furia, si infilò i vestiti e fuggì via dalla stanza, correndo per i corridoi ancora vuoti e scendendo lungo una rampa di scale.
Ricordava ancora ogni stanza e ogni corridoio di quel luogo labirintico, quasi d'istinto sapeva dove svoltare e quale direzione prendere.
In realtà non si trattava d'istinto, dopo cinque minuti di cammino il naso aveva preso il sopravvento, la ragazzina stava seguendo il suo fiuto verso le cucine.
Dopo un paio di minuti varcò il sacro luogo delle pietanze proibite, fremendo come una bambina davanti al suo gelato preferito, mentre si avvicinava alla panetteria, seguendo il profumo del pane appena sfornato e dei cornetti caldi preparati con l'aiuto dei pasticceri.

Come poteva resistere a quella bontà? Doveva solo allungare un po' la mano e quel cornetto zuccherato ripieno di cioccolata calda...

- Giù le mani! - una voce familiare la rimproverò, la ragazzina per poco non ebbe un colpo e si voltò rapidamente verso una donna dai capelli scuri, abbastanza in carne, che la stava osservando con severità.
- Non è come credi! - esclamò, quasi d'istinto – Ho solo sentito l'odore e sono venuta a vedere cos'era! Lo giuro! -
La donna alzò un sopracciglio, perplessa, prima di scoppiare a ridere sotto lo sguardo confuso della ragazza.
- Non sei affatto cambiata. - scosse il capo, con un largo sorriso - Per qualche istante mi è sembrato di rivedere una mocciosetta beccata a rubare il pane. -
- In realtà mi stavo buttando sui cornetti. - ammise lei, imbarazzata.
- Oh, in effetti non hai fatto colazione. Beh, anche quelli rientrano nel tuo raggio d'azione, assieme alle patatine, le fritture, i dolci... tutto ciò che non è verdura. -
- Le verdure... dipende da come sono cucinate. - incrociò le braccia, annuendo a sé stessa.
- Oh? La Signorina ha iniziato a mangiare le verdure? Ma che piacevole notizia! - la donna sembrò entusiasta.
- Ehi, ho quasi diciotto anni, non sono mica una bambina! -
- Beh, l'ultima volta che ti ho vista eri piccola così – con la mano destra indicò un'altezza – Non volevi mangiare le verdure e venivi a rubare pezzi di pane da mangiucchiare. -
La brunetta avvampò.
- Ero... una bambina. - scostò lo sguardo, visibilmente imbarazzata.
- E ora sei una bellissima ragazza, Signorina! -

La donna si avvicinò a Nozomi e la strinse a sé, con caloroso affetto quasi materno.
- Mi sei mancata tanto, Dora! - disse lei, stringendola a sua volta.
- Soprattutto la mia cucina, scommetto! - disse lei, tirando le guance della ragazzina. - Come ti fanno mangiare lì in Giappone? Spero bene! -
- La cucina giapponese è buona, molto leggera e piena di verdure e pesce. - spiegò lei, pensierosa - ...però la cucina italiana mi manca tanto! -
- Lo immagino, ti capisco! - la donna sorrise - Cosa vuoi per pranzo, Signorina? - chiese poi, ridacchiando – Vediamo... prosciutto e melone per antipasto, degli gnocchi alla sorrentina come primo piatto e una bella grigliata di carne per secondo. Per dessert... che ne dici dei profiterole? -
- Uh... aspetta, io non sono più abituata a mangiare così tanto! - disse lei, scuotendo il capo - … almeno... gli gnocchi sono pesanti... perchè non fai la mozzarella con pomodori e olive per secondo? -
- Oh! Una bella caprese! D'accordo, se è ciò che la Signorina desidera~ - si inchinò lievemente, per scherzo. - E adesso... - prese un fazzoletto e afferrò uno dei cornetti appena sfornati, ponendolo su un vassoio. Si allontanò dal reparto panetteria e giunse nelle cucine, dove prese un pentolino che riempì di latte per poi poggiarlo sul fornello. Dopo qualche minuto, spense il fuoco e versò il latte caldo in una tazza recuperata dalla credenza, che poggiò nel vassoio accanto al cornetto.
- Volete del cioccolato nel latte? Intanto vi prendo le fette biscottate e della marmellata! -
- No, no, davvero! Va bene così! Non riesco più a mangiare così tanto... davvero! - disse lei, inchinandosi lievemente. - Grazie! -
- Oh, non c'è di che! Nulla mi rende più felice delle persone che apprezzano ciò che noi prepariamo per loro~-


Il profumo del pane, il sapore del cibo, la cameretta silenziosa mentre i corridoi erano pieni di uomini eleganti e indaffarati, i quali andavano avanti e indietro per l'edificio.
Il profumo del legno antico, le decorazioni particolari che adornavano le pareti, i dipinti di famosi artisti italiani.
Ogni cosa in quel luogo sembrava ricordarle che quella era la sua casa.

Eppure non ci era più abituata.

Quando si svegliò nuovamente, il giorno dopo, ritrovandosi nel piccolo lettino con la camera già illuminata dal sole, sorrise.
Si trattava di una piccola casetta senza particolari profumi e decorazioni, ma era comunque il luogo che più amava.


Ad ogni modo, gli odori invitanti c'erano eccome. Nonna Nana stava preparando la colazione!

***

Quella domenica, primo giorno dopo essere tornata dall'Italia, si era ritrovata già vestita e in cerca di qualcosa da fare sin dalle otto del mattino. Qualcuno bussò alla porta e la giovane Vongola aprì con curiosità.

- E tu che diavolo ci fai qui? - fu l'unica cosa che le venne in mente di chiedere, squadrando il giovane Simon da capo a piedi.
Il diciannovenne futuro boss dei Simon, Kozato Caesar, si trovava sull'uscio dell'abitazione Sawada, con occhi verso il cielo che si posarono poco dopo su Blizzard, il quale si limitò a scrollare le spalle.
- Non sono nemmeno arrivato e BakaNozo mi saluta così. - disse il bruno, scuotendo il capo in segno di disapprovazione – Sei davvero crudele, sorellina. -
- Puoi tornartene da dove sei venuto. - sbottò lei, tentando di chiudergli la porta in faccia, ma il ragazzo l'afferrò poco prima e la spalancò nuovamente, costringendo la ragazzina ad indietreggiare.
- Sono qui perchè il tuo paparino mi ha gentilmente chiesto di tenere d'occhio i due sciamani. - spiegò lui, slacciandosi le scarpe e avanzando verso il piano superiore.
- … NON FARE COME SE FOSSI A CASA TUA! -

Con tutto ciò che poteva aspettarsi non avrebbe mai immaginato che suo padre avesse potuto mandarle dietro quel maniaco di Caesar.

Posò rumorosamente il vassoio con i biscotti sul tavolino della sua stanza, davanti ai due inaspettati ospiti e lanciando un fugace sguardo alla sua guardiana della tempesta, la quale sembrava più stizzita di lei.
Non poteva fare altro che cercare di ignorarlo con tutta sé stessa e comportarsi in modo maturo, nonostante quel ragazzo la rendesse talmente furiosa da voler compiere un omicidio. Il suo atteggiamento non era affatto cambiato, continuava a prenderla in giro in modo scherzoso, cosa che le dava un tremendo fastidio, e si comportava in modo fin troppo educato e premuroso nei confronti di chiunque altro non fosse lei.

- Allora, dove sono questi fantomatici sciamani? - chiese il Simon, mangiucchiando i biscotti della nonna.
- Nel laboratorio di Masato-kun. - rispose la Vongola, osservando i due con furia omicida.
- Perchè sono lì? Non sono al sicuro, adesso, ecco? - chiese Blizzard, perplesso.
- Hanno paura, sai com'è. Han sterminato una popolazione a causa loro. - Arashi sfogliava le pagine di un testo scolastico, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo curioso del ghiacciaio.


Erano passati ormai un paio di giorni e il suo comportamento era sempre più strano, la cosa infastidiva parecchio la giovane Vongola, che già era nervosa di per sé a causa di Caesar.
Ogni tanto riceveva aggiornamenti da parte di Cristal, che era tornato alla Torre Bianca dei Neveria e stava collaborando con suo padre riguardo Clover II. Alcuni suoi ultimi messaggi erano preoccupanti, non era riuscita a capire bene cosa volessero dire, ma a quanto pare stavano sorgendo dei problemi.
Ciò rendeva la brunetta ancora più nervosa, poiché era preoccupata per lui.

Kaito aveva organizzato un piccolo raduno in pasticceria, invitando i suoi amici e i Simon ad assaggiare i dolci che aveva preparato grazie agli insegnamenti di Jun, sempre più timido e imbarazzato, ma almeno non strano quanto Arashi, che se ne stava sulle sue a guardare con insistenza il cellulare.
Nozomi decise di avvicinarsi di soppiatto, facendola sobbalzare.

-Ehi! - disse la bruna, il suo sguardo era abbastanza offeso. - cos'è che hai? -
La rossa portò il cellulare in tasca quasi meccanicamente, osservando gli occhi ambra della bruna.
- Cosa? Non mi sembra di avere qualcosa di strano. - alzò un sopracciglio.
- … Mi stai mentendo. - affermò Nozomi, seria.
- … Non c'è nulla per cui ti debba preoccupare, davvero. -
- Con chi stavi parlando? - chiese, osservando la tasca dove aveva infilato il cellulare.
- Mio fratello. -
- Mi stai mentendo ancora. - s'intristì moltissimo, considerando che la sua migliore amica stava evitando di dirle qualcosa.
- Nozomi... per favore, smettila di usare il tuo super intuito con me. Non ti nascondo nulla, credimi. - disse lei, infastidita.
- Non lo faccio apposta, lo sai. E' solo che... lo so che stai mentendo, te lo si legge in faccia, non ci posso fare nulla. -
- Lo so che non è colpa tua ma è una rottura, non possiamo nemmeno più farti una sopresa che tu già hai capito tutto quello che stiamo organizzando... -
- Non cercare di cambiare discorso, Arashi … cosa mi stai nascondendo? Hai un ragazzo, vero? Ti sei fidanzata e non mi hai detto nulla... -
- No... non è così. Non sono impegnata con nessuno! - disse lei, nervosa.

Non poteva far nulla se non guardarla negli occhi e accettare quella mezza bugia. C'era qualcosa di importante che le stava nascondendo, e ciò era davvero frustrante.
La bruna scosse il capo, uscendo dal locale e appoggiandosi alla parete esterna, nel freddo serale.

La rossa le poggiò la giacca sulle spalle, avvolgendola per riscaldarla.
- Mi dispiace. - disse, osservandola negli occhi - … non volevo farti preoccupare. -
- … Cosa sta succedendo? - chiese ancora la bruna, ricambiando il suo sguardo.
- … Mi mette a disagio... e ogni tanto mi manda dei messaggi. - alzò gli occhi verso la finestra, osservando le sagome all'interno del locale.
- Bliz? Ti piace? -
- No. … mi mette a disagio. -
- Ti piace. -
- Nozo... Io... - sospirò, afflitta – Per favore, non fraintendere... - si appoggiò alla parete, accanto a lei. - Non volevo dirtelo, perchè non volevo che ti preoccupassi. Lo sai... che tu sei la più importante per me. -
- … ho paura. - disse lei, tremando. - non te ne andrai via, vero? - chiese.
La rossa allungò la mano verso la sua, stringendogliela.
- Non ti abbandonerei mai, Nozo. Qualsiasi cosa accada in futuro... i miei sentimenti non cambieranno. -

Il silenzio era rotto dalle voci provenienti dalla pasticceria, le due non parlarono per qualche istante.
- … sono egoista, mi dispiace. - disse la brunetta.
- No, non devi preoccuparti. Anche io sono stata egoista, all'inizio mi era difficile accettare di Cristal-kun. -
- Eh? - la bruna si voltò verso l'amica, il suo sguardo era confuso. - Accettare cosa? -
Anche Arashi si voltò, pensierosa.
- Mh... nulla, tranquilla. -
- Non capisco... cosa c'entra lui? -
- Nulla, per adesso. - abbozzò un sorriso, voltandosi nuovamente – A me interessa solo la tua felicità. -
- … Per quale motivo? Sono solo un'amica... perchè dovresti... perchè sei così con me? - chiese lei, chinando lo sguardo - … non merito tutto questo. -
- Certo che lo meriti. Non hai idea di cosa tu abbia dato a noi. -
- Cosa? - chiese lei, curiosa.
- ...Una famiglia. -

Il cellulare nella sua tasca vibrò, ma Arashi non pensò nemmeno di sfiorarlo. Piuttosto, Nozomi si staccò dal muro e l'abbracciò d'istinto.
- Arashi.... - sussurrò, quasi in lacrime. - Puoi fare ciò che vuoi, puoi amare chi vuoi, devi realizzare i tuoi sogni... ma non lasciarmi, ti prego. -
La tempesta la strinse a sé, strusciando il suo viso sulla chioma castana.
- Non è forse questa l'amicizia? - chiese, sorridendo – Siamo liberi di fare le nostre scelte, ma resteremo amici per sempre. -

- E grazie... per la tua preoccupazione. - aggiunse, ridacchiando – Non sai quanto mi rende felice sapere che sei gelosa e mi vuoi solo per te. -
Nozomi si staccò imbarazzata, scuotendo il capo e chinando lo sguardo.
- E' perchè... siamo sempre state insieme, e io... -
- Lo so, ti capisco. Anche io sono gelosa... che qualcuno ti abbia rubato il cuore. -
- Primo-sama? - chiese lei, giocando con una ciocca di capelli.
- Nah. - la rossa sospirò - Lasciamo stare e torniamo dentro, ok? - le afferrò il polso e, senza darle il tempo di rispondere, la trascinò nuovamente in mezzo alla confusione generale.

Ma, ad ogni modo, le andava bene così. Sarebbe stata felice finchè avrebbe potuto continuare ad osservare i suoi capelli scarlatti, i suoi occhi nocciola, il suo sorriso provocante. Non era un problema se fosse dovuta restare alle spalle ad osservare la sua schiena, guardandola avanzare con eleganza davanti a lei, che la seguiva con ammirazione.
D'altronde avrebbe sempre potuto fare un passo in più per tuffare il viso nella sua chioma, accoccolandosi a lei.

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Capitolo 16
*** Target 16 - All'Esterno ***


Target 16 – All'esterno

cover

Non era riuscito a dormire, seppur ormai si stava abituando a quei letti improvvisati in un angolo del caotico laboratorio, pieno di macchinari particolari e con una scrivania sommersa da fogli, sparsi qua e là anche sul pavimento.
La cugina, invece, sembrava ben riposata e, appena sveglia, gli aveva rivolto un caloroso sorriso.
Haynes sapeva che Lilium era felice che lui fosse lì con lei, ma, dopotutto, non avrebbe potuto fare altrimenti. Nonostante fosse stato catturato, Clover II era molto pericoloso e aveva distrutto ogni cosa nel tentativo di mettere le mani sui due bambini.
Cercava di nasconderlo, ma in realtà era terrorizzato.
Si erano già vestiti, si trovavano seduti sulle lenzuola a guardare i programmi mattutini da una piccola televisione appoggiata lì accanto. Era da alcuni giorni che non uscivano da lì.

- Buon giorno, signorini. - la voce di un uomo lo riportò alla realtà, il baffuto maggiordomo che si stava prendendo cura di loro scese le scale metalliche portando delle lenzuola pulite.
I due bambini osservarono il suo operato con curiosità, dopotutto non erano abituati ad essere serviti da qualcuno. Nella loro tribù tutti si aiutavano tra di loro, non esisteva la servitù e di certo dovevano essere loro a sistemarsi le lenzuola dei letti.
- Abbiamo preparato una squisita colazione, oggi. - disse l'uomo, ammiccando – Che ne dite di salire in sala da pranzo? La signora vi aspetta. - disse lui, indicando l'uscita con la mano.
- No! Non usciremo da qui! - rispose il biondo, istintivamente.
Lilium gli tirò il maglioncino grigiastro prestatogli da Kaito. Non era l'unico capo a non appartenergli, tutto il loro vestiario era stato preso in prestito dai ragazzi della famiglia.
- Dai... possiamo permetterci di uscire un po'... - disse lei, cercando di convincerlo a cambiare idea – Clover è in mano ai Vongola e tutto qui è tranquillo... siamo chiusi qui sotto da una settimana, non ne posso più. - la sciamana chinò lo sguardo, afflitta.

Non riusciva a vederla così triste, era più forte di lui. Ogni volta che osservava il suo viso sentiva il suo cuore battere rapidamente, nonostante sapesse che fosse solo sua cugina.
Ma forse, per lui, era qualcosa di più.
- D'accordo... andiamo un po' su. - disse, arrossendo all'espressione gioiosa che Lilium aveva sfoggiato alla sua risposta.

Seguirono l'uomo verso un'enorme stanza ben arredata da mobili scuri e con un lungo tavolo al centro. La ragazza dai capelli scarlatti era già seduta, accanto a lei Haname sorrideva teneramente, le due erano in attesa dei piccoli ospiti, che si accomodarono rapidamente.
- Oh, pensavo non sareste venuti. - disse Arashi, mentre sottecchi osservava Nanjo che preparava i piatti per la colazione.
Lilium osservò le due con perplessità.
- Come mai siete da sole? - chiese, curiosa. I due bambini sapevano benissimo che Haname attualmente alloggiava in quell'abitazione, ma non avevano idea del perchè Arashi vivesse da sola con il fratello, attualmente fuori per lavoro. - Dove sono i tuoi genitori, Arashi? - si azzardò a chiedere.
La pioggia sussultò, poggiando il tovagliolo sulle sue ginocchia, mentre Nanjo tossì, incerto sul da farsi. La tempesta, invece, sembrava impassibile e con un cenno del capo invitò il maggiordomo a continuare la preparazione.
I due bambini si guardarono, perplessi.
- ...Scusa, io non … - Lilium sentiva di aver detto qualcosa di stupido e cercò di rimediare, ma Arashi glielo impedì.
- Ero una bambina, all'epoca. - disse lei, iniziando a mangiare – Masato disse che erano agitati, quella sera. Presero il primo volo per l'Italia, dovevano andare dal boss degli Elektrica per parlare di una questione urgente... o qualcosa del genere. - spiegò, indifferente – So solo che da lui non sono mai arrivati. Nessuno sa dove siano finiti, se siano ancora vivi o... - non concluse la frase, ma nessuno osò fiatare.

- Ad ogni modo, sbrighiamoci. Fra poco dobbiamo andare a lavoro. - aggiunse.
- Lavoro? - chiese Haynes, perplesso.
- Il lavoro da idol, giusto? - chiese Lilium, che si era già preoccupata di spiegare al cugino cosa fosse un idol. - Lavorate anche di mattina? Non avete scuola? -
- A volte possiamo saltarla, abbiamo dei permessi speciali. - spiegò la rossa, tornando a mangiare – Su, sbrigatevi o faremo tardi. -
I due bambini si guardarono tra di loro, perplessi.
- … Eh? Dobbiamo venire anche noi? - chiese Haynes, incerto.
- Volete restare nel laboratorio a far la muffa? - chiese lei, severa.
- Certo che no! - esclamò Lilium, raggiante. - Ci prepariamo subito! -
- No... aspetta... - il biondo non riuscì a replicare, la cugina era troppo euforica per riuscire a placare il suo spirito, perciò si limitò a sospirare. - Certo... -


Si chiese perchè dovesse trovarsi seduto in una sorta di palestra, ad osservare i sette ragazzi dei Vongola mentre eseguivano una coreografia davanti ad un'enorme specchio. Indossavano tutti una tuta, sembravano anche abbastanza sciatti e trasandati, trasudavano di sudore e ripetevano gli stessi passi un'infinità di volte.
Accanto a loro Arina assisteva con attenzione alla scena, un cameraman riprendeva le prove e, ogni tanto, i ragazzi lanciavano sorrisi e sguardi stanchi alla videocamera, per poi riprendere subito il ritmo di poco prima.
Erano solo le dieci del mattino ed erano già così energici e concentrati.
- Perchè ci mettono così tanto impegno? E' solo una canzone! - chiese Haynes, perplesso.
- E' un lavoro, ovvio che si impegnino al massimo per gli altri. - rispose Arina, sorridendogli – Non si tratta di loro, ma del pubblico. - disse - Il lavoro di un idol è davvero difficile, dev'essere bravo in molti campi e deve sapere come comportarsi in caso di errori. - spiegò – Non importano le tue emozioni, quando lavori devi essere sempre sorridente e dimenticare tutto ciò che non ha a che fare con il tuo lavoro. -
Il bambino tornò ad osservare il gruppetto, che si muoveva con sincronia, seguendo una coreografia prestabilita e fingendo di tenere in mano un microfono. Non stavano cantando, le loro voci erano già impresse sulla musica che echeggiava nella sala.
- Quindi non cantano davvero? - chiese lui.
- Devono prima imparare bene la coreografia, se dovessero anche cantare non potrebbero concentrarsi sui passi. - disse la donna – durante le prove principali, invece, devono fare entrambe le cose. - spiegò.
- Si stanno preparando a qualcosa? - chiese Lilium, curiosa.
- Il loro ultimo concerto è tra una settimana... - disse lei, sospirando – Chiuderà la loro carriera. -
- … Che peccato. - disse lei.
- Già. -

Erano passati dalla sale prove ai camerini, dove alcuni esperti erano occupati a truccare e pettinare i ragazzi, già vestiti con abiti abbastanza stravaganti e particolari.
Lo sciamano scosse il capo con evidente disappunto, come potevano indossare abiti dai colori sgargianti che mettevano così in risalto il loro corpo? Sembrava che le ragazze stessero per andare a ballare in un night club e i ragazzi pareva fossero dei sensuali accompagnatori.
Per un'ora intera i sette ragazzi non fecero altro che mettersi in posizioni particolari e sorridere davanti a dei fotografi. Arina aveva spiegato che stavano lavorando al loro ultimo photobook, una sorta di rivista piena di foto.
I due sciamani non ci avevano capito molto, tuttavia, restare fermi in determinate posizioni e continuare a sorridere e a fare stupide espressioni non sembrava poi così divertente.
Ma era un lavoro, dopotutto. Venivano pagati per fare determinate cose.

Come partecipare ad un programma radio, mentre due simpatici uomini ridacchiavano facendo domande anche abbastanza personali, provocando l'imbarazzo dei poveri intervistati.
Oppure partecipare ad un programma televisivo, nel quale bisognava bendare il povero malcapitato di turno e spaventarlo con un oggetto sconosciuto portato accanto alla sua guancia. Calzini, borse, telecomandi, bambolotti, insomma, oggetti facilmente identificabili anche se bendati e impossibilitati a toccarli con le mani. Tuttavia le designate vittime, in questo caso Luca e Arashi, al contatto con l'oggetto urlavano come se inseguiti da un serial killer.

Haynes non sapeva se sospettare di un copione già scritto o dell'umorismo giapponese.

L'ora di pranzo era arrivata velocemente e si erano ritrovati a pranzare in un pub adiacente, tutti ammassati in due tavoli a muro mentre divoravano panini e cibo poco salutare.
Haynes osservò le patatine colanti di olio e le bevande gassate con un'espressione disgustata, sembrava stesse per vomitare. Odiava quelle schifezze, preferiva di gran lunga digiunare piuttosto che ingurgitare quelle cose disgustose.
Rimpiangeva il cibo appena cacciato dagli sciamani adulti, la frutta fresca e le verdure appena colte.

- Non ti piace? - chiese Luca, addentando con gusto il suo maxi panino e osservandolo con perplessità.
- … Preferisco cose più... naturali. - rispose lui, sospirando.
I ragazzi sembravano così a loro agio, chiacchieravano senza problemi e ridevano tra loro. Era quasi impossibile che fossero la futura generazione di una famiglia mafiosa.
- Sembrate così indifesi. - si lasciò scappare, alzando un sopracciglio. Il silenzio calò su entrambi i tavoli poichè i presenti sembrarono sorpresi da quella improvvisa affermazione. - Fortuna che Decimo ha catturato Clover, non mi sarei mai affidato a voi. - spiegò.
- Questo non è carino. - intervenne Haname, severa – Abbiamo fatto molto per tua cugina e possiamo fare lo stesso anche per te. -
- A me sembrate solo un branco di matti. - rivelò, senza farsi alcun problema – Insomma, fate gli idol e intrattenete le persone con pose eccentriche e programmi stupidi, giocate come foste dei bambini e siete una famiglia mafiosa... o quasi. - spiegò, voltandosi verso Nozomi – ...E non penso che tu possa diventare un boss. - affermò, secco. - Sembri tutto fuorchè un vero leader. -

Il locale era abbastanza silenzioso, ma forse era solo un'impressione. Due tavoli in fondo alla sala sembravano ricoperti di ghiaccio, gli occupanti erano spaventosamente attenti a non respirare.
Tuttavia, qualcuno non badava alle affermazioni e all'incredulità generale.
Cloud, che mangiava con noncuranza, e Nozomi, che ridacchiò.

- Sì, sì, lo so! -
Il bambino sgranò gli occhi, non immaginava di ricevere quella risposta.
- Io sono quel che sono, non posso continuare a cambiare per gli altri. - si appoggiò con i gomiti sul tavolo, cosa abbastanza maleducata, ma non sembrava darci peso. - Ho passato la mia vita a cercare di essere come volevano loro, ma perchè? Alla fine, qualsiasi cosa facessi non gli sarebbe andata bene. - spiegò - Non puoi essere apprezzato da tutti, se una persona non ti sopporta non riuscirai a fargli cambiare idea, perciò sti cazzi. - disse, non curandosi del suo linguaggio. – I miei amici mi hanno insegnato che bisogna essere sè stessi e fieri di ciò che si è. -
Sorrise, lanciando un rapido sguardo ai suoi amici e tornando ad appoggiarsi allo schienale in legno.
- … Perchè vuoi diventare boss? - chiese lui, incrociando le braccia.
- Perchè è mio dovere da Vongola. - rispose lei.
Lo sciamano alzò un sopracciglio.
- … Il vero motivo? -
La brunetta osservò il ragazzo con perplessità.
- C'è un altro motivo. Il TUO motivo. -
Si morse le labbra, visibilmente imbarazzata. Restò in silenzio per qualche secondo, cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno. Probabilmente non voleva aiuti e stava pensando a cosa rispondere.
Sapeva di essere ancora alla ricerca della risposta, anche se ci aveva già pensato su parecchio.
- ...C'era. ... In realtà ho sempre pensato di voler dimostrare qualcosa al mondo. - rivelò – … Volevo essere come mio padre... e come Primo-sama... -
- Quindi era solo per sentirti importante, o cosa? - chiese lui, ulteriormente.
- Haynes, basta! - Lilium gli tirò la manica della maglietta, preoccupata.
- No, è ok. - si affrettò a dire la Vongola – Ma non volevo sentirmi importante, non ho mai cercato la notorietà. - spiegò lei – Cercavo solo... di essere accettata. Volevo che la gente non mi odiasse, volevo essere utile a qualcosa... -
- E' comunque sbagliato. - affermò lo sciamano, attento ad ascoltare le motivazioni della ragazza.
- Lo so. All'inizio volevo essere perfetta ai loro occhi. Un ragazzo forte, sicuro di sé, che potesse guidare i Vongola... però... io non sono un ragazzo e non mi piace fingere di essere un uomo. Non voglio essere qualcun altro e non ho nulla da dimostrare. Voglio essere Nozomi e diventare boss come tale. - disse lei.
- E allora per quale motivo vuoi diventare boss, adesso? -
- Mh... è il mio sogno, punto. Forse c'è un perchè più profondo, sto ancora cercando quella risposta... mio padre mi fece la stessa domanda un paio di anni fa, ma ancora non lo so, per adesso. - spiegò.

Il bambino mugugnò, abbastanza incerto nonostante la risposta esauriente. Dopotutto quella ragazza aveva rivelato i suoi pensieri senza problemi, doveva davvero fidarsi molto dei suoi amici.
Tutti i presenti non avevano battuto ciglio, probabilmente già sapevano tutto e l'accettavano per quello che era. Dovevano proprio essere una famiglia molto unita.
Quasi non l'invidiò.

Si ritrovarono seduti attorno ad un altro tipo di tavolo, stavolta in una sorta di ufficio, dove un uomo con una spigliata parlantina stava discutendo con Arina riguardo un'offerta di lavoro.
Sta riuscendo più o meno a seguire il discorso riguardo un programma con degli chef, che attualmente andava molto di moda.
Nozomi e Kaito avrebbero dovuto partecipare alla puntata, assistendo i cuochi nel preparare dei piatti particolari. La bionda accettò con un sorriso smagliante e così anche i due ragazzi, almeno finchè l'uomo non uscì dalla stanza, quando la brunetta perse il sorriso e anche la voglia di vivere.
- Come diavolo faccio, ora? - chiese, voltandosi verso la sua tutrice e manager. - Non so nemmeno accendere un fornello! -
- Potremmo chiedere a Jun! - propose Kaito, pensieroso – Lui è bravo anche a cucinare cose che non siano dolci, possiamo farci insegnare da lui! -
- Ma tu non stavi imparando? - chiese Luca, perplesso.
- So solo fare dolci... - rispose il biondo, nervoso.
- Ma se Nozo si avvicina ad un fornello rischia di dar fuoco alla cucina! - esclamò Arashi, probabilmente sapendo che la stessa situazione sarebbe potuta capitare anche a lei. Nessuna delle due sapeva cucinare ed era meglio per tutti che non si azzardassero a farlo.
- Volendo posso aiutarvi anche io. - Haname si propose, forse avrebbe potuto salvare i due da una figuraccia infinita.
Dopotutto, da quanto Haynes aveva capito dei programmi giapponesi, più i partecipanti facevano sciocchezze e sbagliavano, più la gente si divertiva. Cosa poteva esserci di divertente nel guardare due ragazzini che facevano esplodere un ristorante intero?
Di sicuro non avrebbe voluto provarci.

Arina aveva comprato loro delle crêpe e li aveva abbandonati seduti su un divanetto in una saletta, fuori dalle varie sale di registrazione, dove i ragazzi stavano incidendo il loro ultimo singolo.
Il biondino assaggiava la sua crêpe con curiosità, non aveva mai mangiato nulla di simile prima d'ora. In realtà non voleva nemmeno provarla, ma la cugina era stata abbastanza insistente e ha dovuto cedere.
Non era per niente male, arrossì leggermente e finse noncuranza.
- Smettila di fare così. - disse lei, ridacchiando – So bene che ti sta piacendo parecchio. -
- F-forse. E' abbastanza gustosa, nulla di più. - si limitò a dire, addentando un altro pezzo. Non voleva darla vinta a lei, non voleva cedere a quel mondo sconosciuto e peccaminoso.
Era uno sciamano, non poteva andare in giro con degli intrattenitori e mangiare cibo poco salutare. Doveva vivere con la natura, lavorare la terra, accudire gli animali, sentire le voci del pianeta.
Già, poiché lui poteva solo ascoltare, non aveva il raro dono di vedere. Il dono della vista, il potere dell'Occhio apparteneva a poche persone, tra cui il guardiano della nebbia dei Vongola numero undici.
Quasi quasi lo invidiava un po'.

- Voglio tornare a casa. - disse lui, buttando nel cestino la carta che avvolgeva la crêpe. - Se siamo al sicuro non dobbiamo più preoccuparci, cosa ci facciamo ancora qui? - chiese.
- Penso che vogliano esserne davvero sicuri. - rispose Lilium, aggiustandosi una ciocca di capelli rosa – Se ci fossero complicazioni, non potrebbero difenderci. -
- Cosa vuoi che possano fare questi ragazzini? - chiese lui, incredulo – Ma li hai visti? Sono degli... idol! -
- Ehi, potrebbero anche essere degli autisti, cosa cambia? Possiedono comunque le loro capacità, sai? -
- Se non mi avessi sigillato le fiamme, a quest'ora potrei difendermi benissimo da solo! - sbottò lui, incrociando le braccia e voltandosi.
La bambina si osservò le dita, giocherellando con l'anello.
- … No, non potresti, lui è più forte di noi e se solo fosse stato uno sciamano avrei potuto sigillare anche lui... - disse - Comunque scusami, ma dovevo farlo... sai che c'è bisogno di tempo prima che le tue fiamme possano venire sbloccate... -
- Già, questo mi dà fastidio, ma aspetterò. Perchè sei tu, Lilium. - arrossì.
- Grazie Haynes. -

La porta della saletta si spalancò e la brunetta avanzò stanca, massaggiandosi il collo, mentre si sedeva sul divano in pelle, accanto ai due.
- Sono stremata... ma anche questa è fatta. - disse lei, appoggiandosi allo schienale.
Lo sciamano si voltò verso Lilium, la quale lo guardò severamente.
Sospirò.
- Mi dispiace per prima. - disse lui, evitando accuratamente di guardarla negli occhi – Non volevo dire... che sei così pessima, ecco. -
La brunetta si voltò verso di lui, perplessa.
- Ma figurati, tranquillo. - disse lei, sorridendo – Mi fa piacere se siete sinceri e poi, come ho già detto, poco me ne importa. Io seguo i miei sogni. - alzò il capo, osservando il soffitto - … Non mi arrenderò. -
- Beh, dai, devi fare ciò che ti senti. - disse lui, scrollando le spalle – Dopotutto è solo un lavoro, no? -
La brunetta si voltò nuovamente verso di lui, confusa.
- … Sì, hai ragione. - non sembrava avesse mai visto la sua situazione da quel punto di vista - E' un lavoro, dopotutto... come quello da idol. -
- A te piace molto fare la idol, no? Ti piace cantare, a quanto ho visto. - chiese lui.
- Esatto, ma la nostra carriera sta per finire. Tra qualche giorno ci graduiamo... - sospirò - Non vorrei, ma è così. Tutto ha una fine. -
- Se sei così triste perchè non continui? - chiese Lilium, curiosa – Sei così brava! -
- Beh... vorrei, ma devo studiare... e tante altre cose. Non possiamo continuare in eterno, perciò abbiamo deciso, di comune accordo, che concluderemo con questo singolo. - spiegò lei, sospirando.
- Possiamo venire a vedere il vostro ultimo concerto? - chiese Lilium, speranzosa.
- Certo! - rispose lei, raggiante. - Mi fa piacere se molta gente viene a salutarci. Sarà un bel live, qualcosa che non scorderemo facilmente. - disse, il suo sguardo s'intristì un po'. - … sarebbe bello se anche papa venisse a vedermi, ma è così impegnato... -
- Tuo padre? Decimo? - chiese Haynes, perplesso – Verrebbe ad assistere ad un concerto? -
- A mio padre piace la musica. - disse, osservando dinanzi a sé – Quando ero piccola mi canticchiava spesso una canzoncina che aveva inventato la mamma. Non era stonato, se la cavava abbastanza. Mi piaceva cantare con lui, lo sentivo così vicino... -
Sembrò perdersi nei ricordi e il suo sguardo era quasi vacuo, nel silenzio della stanza.
- … Mi manca. - disse, poi. - … vorrei cantare ancora con lui... -
- Perchè non glielo chiedi, allora? - chiese Haynes.
- … E' troppo impegnato, non può venire. - disse lei.
- Ma gliel'hai chiesto? - chiese ancora.
- No, ma... -
- E allora sei stupida. - lo sciamano scosse la testa, voltandosi – Se non glielo chiedi non puoi saperlo. Se ti manca devi dirglielo e questo è il tuo ultimo concerto, potrebbe essere l'ultima occasione che ha per vederti. - spiegò.
- Però... io…. - la brunetta arrossì, chinando lo sguardo.
- Tu ami tuo padre, no? Allora sii sincera con lui. Si vede che lui ci tiene a te. - disse, chiudendo il discorso.

Era stata una giornata particolare all'insegna delle stranezze, del cibo disgustoso e anche di quello buono, visto che aveva approvato la bontà della crêpe al cioccolato.
Continuava a pensare che quel gruppo di squilibrati sembrava tutto fuorchè una famiglia mafiosa, ma la loro unione era abbastanza solida e quasi non li invidiava. Dopotutto, boss o meno, la Vongola non sembrava una cattiva persona, come aveva sempre pensato che fosse, inoltre doveva ammettere che Lilium aveva ragione. Era davvero stupida, tormentata da pensieri sciocchi, ma era stata sincera e non aveva mai smesso di sorridere. Non sembrava proprio che potesse davvero portare la crisi nel mondo.

Forse, vivere con loro qualche giorno di più non sarebbe stata poi una cattiva idea e, in cuor suo, desiderava poter assistere a quel fantomatico concerto.

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Capitolo 17
*** Target 17 - La persona speciale ***


Target 17 – La persona speciale

cover

Il freddo pungente invernale era ancora tangibile e sarebbe quasi voluto restare accoccolato alla coperta.
Purtroppo, però, una voce femminile urlò dal piano sottostante e dovette issarsi, controvoglia, sbadigliando rumorosamente.
Si vestì con lentezza, infilandosi la prima cosa che gli era capitata a tiro e pettinandosi per cinque minuti buoni. Non amava molto curarsi del suo aspetto, ma adorava i suoi lunghi capelli color biondo cenere. Si osservò per qualche istante allo specchio, ammirando la sua chioma simile a quella della sorella.
Sorrise.
Tempo fa, quando poteva soltanto sentirla tramite rare lettere, immaginava la gemella con lunghi capelli del suo stesso colore, mentre lui la pettinava con un ampio sorriso. Era il suo sogno, dopotutto, poiché significava essere nuovamente accanto a lei.
Ormai da un bel po' erano tornati a vivere insieme sotto lo stesso tetto e poteva vederla ogni giorno. Ma non voleva rinunciare alla sua chioma, che aveva lasciato crescere per poter osservarsi allo specchio e vedere lei.
Amava quei lunghi capelli, gli stavano molto bene. Perciò continuò a spazzolarli con cura, prima di legarli nella solita lunga coda da cavallo e uscire finalmente dalla sua stanza.
Percorse le scale verso l'ingresso, dove Arina si stava preparando per uscire.

- Ho delle commissioni da sbrigare, Nana-san è andata a fare la spesa con PonPon, Undicesima è a scuola e la gatta dorme sul terrazzino. - sembrava gli stesse facendo il resoconto della situazione – Mi raccomando. - concluse, sorridendogli e chiudendo la porta dietro di sé.

Sospirò.

- Quindi sono da solo? - si voltò, l'abitazione aveva un che di inquietante, ma dopotutto amava quella sensazione.
Ridacchiò, incrociando le braccia e riflettendo su quale gioco continuare.
- Mh... ma sì, dai! - si lanciò per le scale e si rintanò in camera sua, come al solito, accendendo la console e gettandosi subito all'avventura.

Luca era un folle gamer, ma non aveva avuto l'occasione di poter giocare a molti giochi poiché non gli compravano quasi nulla. Sembrava che stesse recuperando tutto il tempo perso e non gli dispiaceva affatto.
Il suo pensiero volò a suo padre e sua madre, che all'inizio gli volevano molto bene ed erano davvero uniti. Si amavano, si erano sposati e l'avevano adottato dopo molti tentativi falliti di avere un figlio loro.
Gli volevano bene comunque, anche se non aveva il loro sangue.
Purtroppo le cose precipitarono, Luca aveva sempre sospettato riguardo i debiti e i problemi con i soldi. Era un miracolo se lei aveva trovato un lavoretto, dopo che il padre era stato licenziato. Sfortunatamente l'azienda aveva chiuso, non era colpa del padre, ma la situazione era troppo stressante e si separarono quando lui aveva appena compiuto quindici anni.
Restò con suo padre, a quel tempo assunto come aiutante in un supermercato, mentre la madre si trasferì a Bologna e non si interessò per l'affidamento.
Era triste, poiché dovette anche lasciare la scuola per fare volontariato in caserma e sembrava quasi che suo padre non fosse più in grado di badare a lui.
Ma lo fece ugualmente, perchè si trattava pur sempre di suo padre. Amava entrambi i suoi genitori così come loro l'avevano amato.

Senza rendersene conto aveva messo in pausa il gioco, stava osservando lo schermo con sguardo vacuo.
Sospirò, demoralizzato. In realtà tutti quei ricordi gli stavano facendo abbastanza male, poiché lui avrebbe voluto risentire le loro voci e rivedere i loro sorrisi.
Sapeva che sua madre era parecchio cambiata, avevano divorziato e lei si era risposata. Non l'aveva invitato e non gli aveva detto di aver avuto una figlia, sapeva solo che si chiamava Ilaria, ma non l'aveva mai vista. Gliel'aveva detto per telefono, con una voce distaccata e disinteressata.
Non l'aveva più cercata da allora, due anni prima. Tuttavia non aveva avuto ancora il coraggio di chiamare suo padre.

Come stai, vecchio?” pensò, sospirando ancora. Non poteva portarsi dietro quel peso per sempre, perciò decise di alzarsi e rovistare in un suo vecchio diario, alla ricerca del numero di cellulare del padre.
Voleva solo sapere come stesse, non gli importava del resto. Si sedette per terra all'ingresso, con il cordless accanto all'orecchio e il cuore in gola.

- Pronto. - rispose una voce maschile stanca. Sapeva che in Italia era ancora notte, ma suo padre era solito ad andare a letto tardi perciò non se ne fece un problema.
- Ehi, sono Luca. - disse, abbastanza nervoso.
- Oh, ciao. - sembrava quasi annoiato – Come va, lì? Stai lavorando? - chiese.
- Sì, lavoro ancora come idol e in un'officina. - disse lui.
- Potresti anche evitare di mandarmi quei soldi, servono più a te. -
- Io sto bene, ma tu ne hai bisogno più di me. -
- No, c'è Manuela che pensa alle mie spese, e poi attualmente vendo porta a porta e non guadagno poi tanto male. -
- Manuela? - chiese il biondo, perplesso.
- E' la mia fidanzata. - rispose lui.
- Beh, mi fa piacere... - non sapeva come continuare il discorso, suo padre sembrava abbastanza freddo, come al solito.
- Hai sentito la mamma? - chiese lui, facendosi un po' di coraggio.
- Bah, quella là sta bene dove sta e poco me ne importa. - sembrò arrabbiarsi.
- Capisco... mi dispiace. -
- Ti serve altro? E' tardi, vorremmo dormire. -
- No... non c'è altro. Buona notte. -
- 'Notte. -
Riattaccò rapidamente, come se non vedesse l'ora di concludere la chiamata, ma Luca non si mosse dall'angolino dov'era seduto.
Alla fine erano andati avanti con la loro vita, lasciandolo indietro.
Forse anche lui avrebbe dovuto fare qualcosa per la sua.

Si alzò, stiracchiandosi. Entro un paio d'ore aveva un lavoretto da fare all'officina e nel pomeriggio doveva essere intervistato, perciò decise di tornarsene a giocare fintanto che aveva del tempo libero.
- … Stasera me ne vado a bere da qualche parte. - disse, tornando in camera sua. - E' da un po' che non esco a divertirmi. -


Si sedette al bancone in legno, ammiccando al barista come se fosse un fratello, rapidamente lui gli portò il solito boccale di birra che lui tanto amava gustare.
L'uomo bruno si trovava di fronte al suo cliente abituale, pulendo alcuni bicchieri mentre i suoi colleghi riempivano altri boccali. Una lenta musica di sottofondo risuonava nel locale, alcuni clienti erano seduti ai tavoli trangugiando panini e bevendo a più non posso, Luca era invece seduto su uno sgabellino, in solitudine.
- Come ti butta? - chiese lui, fermandosi a chiacchierare.
- Non tanto bene. - bevve un sorso, poggiando il boccale sul bancone.
- Sei un idol famoso, cosa vuoi di più dalla vita? -
- L'amour. - rispose, con un improbabile accento francese.
Lanciò un'occhiata alla sua destra, una donna dai capelli marroncini e corti si era seduta al bancone e stava bevendo da un bicchierino. I suoi occhi nocciola incrociarono quelli del giovane, un sorrisetto decorò il viso.
- Anche tu bevi per dimenticare? - chiese lei, osservando il bicchiere vuoto davanti a sé. - La vita fa un po' schifo, ma si può fare qualcosa per renderla piacevole. -
Luca ridacchiò, rigirando il boccale tra le sue mani.
- Cerco di non demoralizzarmi. - disse lui, osservandola sottecchi. Non era affatto male, ma, probabilmente, era più grande di lui.
- Io bevo per non pensare a quello stronzo del mio ex. - disse lei – E quella puttana che me l'ha fregato. -
- Oh, davvero gentile. - ironizzò, incrociando lo sguardo perplesso del barista.
- Parecchio. Ma è stato due settimane fa, dovrei riprendermi un po' e svagarmi. -
- Piacerebbe anche a me, ma non ne ho mai avuto l'occasione... - si lasciò sfuggire lui, arrossendo dopo aver compreso di aver fatto una pessima figura.
- Ma come, un così bel ragazzo. - la donna si avvicinò lentamente, osservandolo negli occhi. - Non ci credo, per niente. -
- E' la verità. - disse lui, continuando a bere e cercando di non guardarla. Il suo viso era fin troppo rosso.
- Beh, c'è sempre una prima volta. - affermò lei – Magari... si può combinare qualcosa. - suggerì.
Luca si voltò verso di lei, incredulo e con occhi sgranati. Era quasi più rosso dei capelli di Arashi.
- B-beh... ehm... può darsi... - balbettò, aggiustandosi un ciuffo.
- Mh... ma hai un viso familiare, non ti ho già visto altrove? - chiese lei, curiosa.
- Uh... f-forse in televisione... - rispose lui, imbarazzato.
- Oh, sul serio? Sei un attore?! - sembrava incredula e si guardò attorno, nervosa, come se fosse in cerca di una conferma. O di qualche telecamera nascosta.
- Non esattamente... più che altro... canto... - disse lui, annuendo e guardando ovunque tranne che lei.
- Un cantante? Aspetta, non è che sei un idol? - chiese nuovamente, preoccupata – Mi pare che fai parte di uno di quei gruppi che vanno di moda tra i giovani... -
- Ehm... - il ragazzo non rispose, mandò giù ciò che restava nel suo boccale e sospirò rumorosamente.
- Certo, sì, sei proprio un idol. - anche la donna sospirò, prendendo la sua borsetta e lasciando una banconota al barista – E ti disperi perchè non hai mai avuto modo di svagarti? - chiese, alzandosi – L'hai voluto tu, tesoro. -
La donna si voltò e si diresse verso l'ingresso ma, stranamente, il fulmine si issò di scatto e la seguì fino a fuori dal locale.
- Aspetta! - disse, avvicinandosi alla bruna, che si stava accendendo una sigaretta.
- Non voglio problemi, scusa. - disse, indifferente – Non mi piacciono i gossip e cose così, non voglio finire in qualche scandalo. -
- Beh, so che da contratto non dovremmo avere relazioni ma... la settimana prossima ci graduiamo... - spiegò.
- Capisco, ma sinceramente non mi va di rischiare. - scrollò le spalle, voltandosi a allontanandosi.

Il giovane pagò ciò che aveva consumato e rimontò in groppa alla sua motocicletta, deciso a rientrare a casa.
Non era stata decisamente una giornata serena, tra la stupida idea di chiamare suo padre e la donna seducente che l'aveva snobbato per via del lavoro, si era ritrovato a sedersi fuori dall'abitazione Sawada, demoralizzato, mentre osservava il terreno con sguardo spento.

Vorrei solo un po' di amore... chiedo troppo?” pensò, grattandosi il capo con insistenza. “Cos'ho sbagliato?


Una figura si avvicinò al giovane, che alzò il capo verso l'alto, ritrovandosi ad osservare gli occhi bluastri della pioggia.
- … che ci fai qui al freddo? - chiese lei, preoccupata – E' successo qualcosa? -
Luca scrollò le spalle, vago, non voleva darle ulteriori preoccupazioni, ma la ragazza si appoggiò al muro accanto a lui.
- Posso fare qualcosa per aiutarti? -
- no, tranquilla. - disse lui, sospirando – E' solo... c'ho molti pensieri adesso. - spiegò – Non preoccuparti, entra dentro o prenderai freddo. -
- No, è ok. Devo comunque aspettare che Nozo e Arashi stacchino da lavoro. - disse, volgendo il capo verso il cielo.
- Mh... com'era andata per quel fatto di tua madre? - chiese lui, ricordandosi – Come sta? -
- Oh, molto bene. Sta migliorando. - disse, sorridendo. - Però... perchè non parliamo di te? -
- Io? Non sono interessante, no... - scostò lo sguardo, imbarazzato.
- Certo che lo sei, sei un membro della famiglia e un caro amico, sei molto più che interessante. Sei importante. - la pioggia si accomodò sull'asfalto, accanto a lui.
- Beh... mi sento solo. - rivelò, ridacchiando. - Ridicolo, eh? -
- Dove dovrebbe essere ridicolo? - chiese lei, severa – Tutti noi ci sentiamo soli, per questo motivo noi esseri umani abbiamo bisogno di persone che ci amino e che ci facciano sentire bene. - spiegò, sorridendo – L'amicizia e l'amore sono i sentimenti più importanti, non te lo dimenticare. -
- Vorrei avere una donna accanto a me, ma... cosa dovrei fare? - chiese lui, quasi in lacrime.
- Nulla, aspettare. Come tutti, del resto. - spiegò lei – Quasi tutti siamo in attesa di qualcosa, e fin tanto che aspettiamo non siamo di certo soli. Ricordati della famiglia. -
Luca rise, osservando lo sguardo dolce e comprensivo della ragazzina.
- Scusa, è vero che in realtà l'amore non è tutto... solo che io... -
- Non scusarti, ognuno di noi ha un'opinione diversa. - disse.
Il suo cuore sembrò calmarsi, sembrava che tutte le sue preoccupazioni fossero svanite nel nulla. Sospirò lentamente, lasciando che la fresca aria serale entrasse nei suoi polmoni per poi tornare fuori.
- Hana... possibile che tu sappia sempre come rilassare le persone? - ridacchiò, osservando la ragazza.
- Beh... sono la pioggia per un motivo, no? - disse lei, sghignazzando – Suppongo sia un dono naturale. -

Non faceva poi così freddo, nonostante fossero in pieno inverno. Il cielo notturno era illuminato dalla luna e numerose stelle, che i due osservavano rapiti.
- Mh... ma con Bianca-chan, poi? Com'è andata a finire? - chiese Haname.
- Mah, Bianca è una mia carissima amica e nient'altro. - spiegò lui – Ha altre preferenze, e cambia spesso fidanzato. -
- Quindi nulla di fatto? -
- All'inizio mi interessava ma... adesso è solo una cara amica e nulla di più. -
- Mi dispiace, ma non demoralizzarti per questo. Un giorno troverai qualcuno che ti renderà felice. E' questo il tuo sogno, no? -
- ...Sì... -
- Alla fine tutti troveremo la nostra strada, stai tranquillo. - Haname si avvicinò al ragazzo e gli stampò un bacio sulla guancia, cogliendolo di sorpresa - … intanto ci siamo noi, quindi cerca di tirarti su! -

Luca arrossì visibilmente, osservando la pioggia mentre si issava e si aggiustava la gonna.
- Avanti, alzati e andiamo dentro. Stanno per arrivare! - ammiccò.
Non disse nulla, si limitò a sorridere, ascoltando il suo cuore palpitare rapidamente.

Dopotutto Haname aveva ragione, lui non era solo, aveva una splendida famiglia, un posto dove stare e tante persone con cui ridere e passare bei momenti.
Amava la sua nuova famiglia.

Si alzò e seguì la ragazza, ancora abbastanza confuso e imbarazzato, ma con una nuova speranza e tanta voglia di andare a giocare alla sua adorata console.

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Capitolo 18
*** Target 18 - Sospetti ***


Target 18 – Sospetti

cover

L'uomo si sedette alla sua scrivania, leggermente stanco e preoccupato, osservando dinanzi a sé un altro uomo con un cappello e delle curiose basette.
Accavallò le gambe, pensieroso, aprendo un cassetto della scrivania e prendendo alcuni fascicoli, sfogliandoli con attenzione. Era perplesso, continuava a riflettere su quella situazione, ansioso di venirne a capo.
Si appoggiò alla scrivania con i gomiti, congiungendo le mani a mo di preghiera.
Reborn sospirò.

- Non serve a niente fasciarsi la testa prima del tempo. - si limitò a dire, sfilando via il fascicolo che stava leggendo e dandogli uno sguardo.

Il decimo non disse nulla, si limitò a lanciargli un'occhiata pensierosa, che si spostò sull'uscio quando un uomo dalla chioma scura e arruffata varcò la soglia.
Si avvicinò a grandi passi verso il suo boss, sbadigliando.

- Devo andare lì? - chiese Lambo, osservando l'uomo, che tornò ad appoggiarsi allo schienale, sistemando i fogli sulla sua scrivania ed estraendone uno, rileggendolo con attenzione.
Lo piegò e lo infilò in una busta da lettera, sigillandola con della cera e il simbolo dei Vongola, prima di porgerla al guardiano del fulmine.
- Vaaaa bene. - disse lui, intascandosi la preziosa missiva. - Parto subito. -
- Ti ringrazio. - Tsuna seguì l'uomo con lo sguardo, prima di tornare a rivolgersi a Reborn.

- Pensi che Hibari possa non aver calcolato una situazione simile? - chiese lui, perplesso.
- Non si tratta di questo. - disse il brunetto, sospirando – Per essere reale, è reale. Ma il problema è... la sua originalità. -

Un altro uomo dai capelli corvini aprì la porta della stanza, fermandosi sull'uscio e chiedendo permesso con lo sguardo.
Tsuna alzò il capo e incrociò gli occhi del suo guardiano della pioggia.
- Yamamoto. - disse, invitandolo ad entrare e alquanto stupito del suo arrivo. - Come mai già di ritorno? Non eri a discutere con Squalo? -
La pioggia si avvicinò rapidamente al Decimo, salutando Reborn con un cenno del capo.
- Tsuna, ho delle notizie. - sembrava abbastanza preoccupato, cosa strana poiché Yamamoto era solitamente il più tranquillo e sorridente del gruppo.
- Cosa accade? Problemi con i Varia? - sospirò, non voleva effettivamente pensare a cosa fosse successo, conosceva fin troppo bene il loro boss. Non andava poi tanto d'accordo con Xanxus, anzi, non era mai andato d'accordo con lui sin dall'incidente di circa vent'anni prima.
- Sono trapelate delle voci preoccupanti. - spiegò lui, sedendosi di fronte a Tsuna – Squalo è abbastanza agitato e urla a destra e a manca. -
- Non è forse normale? - chiese il brunetto, perplesso. Non capiva dove Yamamoto volesse arrivare.
- Beh, sì... intendo, è più agitato di quanto non sia normalmente. - spiegò lui – Pare che durante la loro ultima missione alcuni “bastardi”, così come li ha definiti lui, abbiano parlato di un tradimento. -
Lo sguardo di Tsuna si corrucciò, il brunetto si appoggiò alla scrivania e si avvicinò al suo amico per ascoltare meglio.
- Dicono che una famiglia è infiltrata, ma non sono riusciti a farlo parlare. -
- … L'hanno ucciso? - chiese Tsuna, mordendosi le labbra. Già sapeva la risposta, purtroppo, e Yamamoto sospirò, evitando di scendere in particolari.
- Sai come sono, appena saputa questa notizia sono andati su tutte le furie. -
- Conoscendo il loro attaccamento ai Vongola, è normale. - intervenne Reborn, che stava ascoltando il discorso con attenzione.
- Immaginavo, non ne avremo mai abbastanza di tutto questo. - il brunetto si fece indietro, massaggiandosi le tempie.
- Dobbiamo tenere gli occhi aperti, Tsuna. - disse Yamamoto, preoccupato – Se si avvicinassero troppo, potrebbero tenderci un imboscata. -
- Non sappiamo nemmeno chi siano. - rispose lui, tornando ad osservare il suo guardiano – Suppongo debba contattare Duchesse degli Elegantia e chiedergli... chiederle un favore. -
- E' una buona idea, gli Elegantia riescono ad ottenere informazioni ovunque, complice il fatto di non essere per niente conosciuti. - spiegò Reborn - Possono agire indisturbati semplicemente sfoggiando il loro visino da fanciulle. -
- Beh, tenendo conto che metà di loro sono in realtà uomini... - Yamamoto ridacchiò, la sua solita risatina divertita e calmante.

- Posso? - una donna si fermò sull'uscio semi aperto, il caloroso sorriso di Kyoko sembrò riscaldare l'atmosfera, Tsuna si lasciò scappare un sorriso rilassato.
- Kyoko, grazie. - disse osservando il vassoio con caffettiera e tazzine, che la donna poggiò sulla scrivania. - Stavo proprio pensando che un buon caffé sarebbe stata la mia salvezza. - osservò sottecchi la donna, che gli versò un po' del liquido scuro.
- Se non ci fossi io a dirti di smetterla con queste preoccupazioni, saresti già in manicomio. - disse lei, sfoggiando un dolce e carico sorriso, mentre gli passava la tazzina.
- Probabilmente. - rispose lui, accettando di buon grado la preziosa bevanda.
- E' per questo che sei la sua sposa. - Reborn sghignazzò e per poco Tsuna non sputò ciò che aveva appena sorseggiato.
La donna versò del caffè a Yamamoto e tese a Reborn una tazzina già riempita.
- Un espresso per te! - esclamò lei.
- Davvero gentile, quasi invidio l'uomo che hai sposato. - ironizzò lui, osservando sottecchi lo sguardo serio di Tsuna.
Reborn era solito scherzare in quel modo, perciò il boss ridacchiò. Dopotutto erano la sua famiglia, li amava davvero più di ogni altra cosa al mondo.

Il suo sguardo si posò su una foto poggiata nell'angolo della scrivania, il brunetto e la donna stringevano in braccio una bambina di cinque anni.
Già, c'era un altro importante membro della sua famiglia, attualmente lontano molti chilometri da lì.
Qualcuno che avrebbe dovuto proteggere a qualsiasi costo, come qualsiasi padre avrebbe fatto.
Per quel motivo doveva sapere la verità riguardo Clover II e Stanford.
E, soprattutto, doveva scoprire per quale motivo lo scienziato aveva prelevato il sangue di sua figlia e del figlio di Enma.

- Va tutto bene, Tsu-kun? - chiese la donna, avvicinandosi a lui.
- Sì, va tutto bene, non preoccuparti. - disse lui, poggiando la tazzina vuota sul vassoio.
- Sicuro? Non è successo qualcosa a Nozomi, vero? - chiese ancora, preoccupata. Sicuramente aveva paura che il marito tentasse di nasconderle qualcosa di importante, com'era già successo in passato. Tuttavia si erano scambiati un'importante promessa, non poteva mentirle ulteriormente.
- Sta bene, davvero. - le rispose, con un sorriso.
- Quando potrà tornare a casa? - chiese, infine. Il suo sguardo incontrò lo sguardo perplesso di Tsuna – Voglio che torni qui, deve stare con noi. E' nostra figlia, l'abbiamo tenuta lontano troppo a lungo. -
- … Lo so. - si limitò a dire. - Volevo proteggerla. Non si merita tutto questo. -
- Ma si merita noi. - gli sorrise, accarezzandogli la morbida chioma castana, prima di riprendere il vassoio e allontanarsi dall'ufficio.

- Tsuna. - Reborn gli lanciò un'occhiata seria – Ricordi cosa ti dissi quando decidesti di mandarla via? -
- … Nozomi è l'ultima ad avere il sangue Vongola, dopo me e mio padre. - rispose lui.
- Sai cosa vuol dire. -
Il brunetto strinse i pugni e sospirò.
- Sarà lei a decidere. -

Il telefono squillò e il cuore di Tsuna sussultò, osservando l'aggeggio mentre continuava a vibrare con insistenza.
- Oh, eccolo. - Reborn si avvicinò, mentre lo sguardo di Yamamoto divenne più cupo. - Sarà Basil, doveva avvisarti riguardo le scoperte della CEDEF. -
- Ma possono divulgarle? Mi pare che l'organizzazione fosse esterna alla famiglia. - la pioggia sembrava perplessa.
- Basil è il capo, sta a lui decidere se cooperare o vedersela da soli. - spiegò l'hitman.

Tsuna alzò la cornetta, nervoso.
- Decimo, sono Kusakabe. - la voce maschile confuse il brunetto, che tutto si aspettava fuorchè una chiamata dall'assistente di Hibari.
- Cosa...? Kusakabe? -
- Ho delle notizie da darti. - disse, serio – Siamo riusciti a collaborare con Verde, ciò che abbiamo scoperto non è rincuorante. -
- Verde? Quindi gli Elektrica vi hanno messo in contatto con lui? - Tsuna era incredulo, non immaginava che Verde avesse potuto accettare così facilmente – Cos'ha detto? E Hibari-san? -
- … Ti ho chiamato per questo. -

Lo sguardo di Tsuna s'incupì, restò oscurato per tutta la durata della chiamata.
Yamamoto e Reborn si guardarono tra di loro, già avevano capito.
I guai erano sappena iniziati.



***

L'aula di economia domestica era vuota, fortunatamente. L'albino non voleva problemi, aveva già dovuto fare i conti con parecchi ragazzi che continuavano a prenderlo in giro, nonostante lui li ignorasse totalmente e pensasse solo a lui stesso. Aveva imparato che non poteva piacere a tutti, perciò cercava di non ascoltare gli altri.
In realtà stava solo cercando di imitare la brunetta che si trovava accanto a lui, con un grembiule e il viso perplesso, mentre osservava le stoviglie e i fornelli con sguardo interrogativo.
Era riuscita a superare le brutte voci sul suo conto, perciò voleva riuscirci anche lui.

- … Cosa devo fare? - chiese lei, quasi avvilita. - Non ho idea di come si usino questi aggeggi! -
- Sono qui appunto per insegnarti, tranquilla. - disse lui, posizionando degli utensili sul mobile – Fai ciò che ti dico e non farai nessuna figuraccia. -

Il biondo varcò rapidamente la soglia dell'aula, affannato ma ancora energico.
- Eccomi! - disse, avvicinandosi ai due – Non è stato facile sgattaiolare dentro la scuola, ma Kaito-san c'è riuscito! - rise, mentre si infilava il grembiule.
- Benissimo, visto che ci siete entrambi possiamo iniziare le lezioni di cucina! - disse lui mostrando ai due come si tagliava la verdura.
- Spero di non fare casini al programma! - disse Kaito, serio – Ma tanto lo so che i miei alpaca mi aiuteranno! -
- Beh, oltre ai tuoi alpaca dà retta anche a me! - disse Jun, quasi arrabbiato – Mi avete ingaggiato come vostro insegnante, degnatevi di seguire le mie istruzioni. -
- Ehi, ma io ti do sempre retta! - il biondo abbracciò l'albino di soppiatto e gli arruffò i capelli.
- Jun! Come si usa questa cosa? - chiese Nozomi, perplessa.
- Ma non l'hai mai fatto? - il ragazzo sospirò, avvicinandosi a lei.
- Non sono mai entrata in una cucina in vita mia, se non per mangiare. - rivelò lei, imbarazzata.
- E' raro che una ragazza non sappia cucinare. - il ragazzo era alquanto perplesso, ma non ci diede molto peso. Non tutti potevano e dovevano saper fare tutto.
- Anche Shishi non sa cucinare! - esclamò Kaito, divertito.
- Oh, giusto. Fukada-san... - l'albino non ci aveva minimamente pensato.
- Ad ogni modo... se imparassi a cucinare bene, potrei preparare un pranzetto a tutti voi! - disse lei, ammiccando.
- Giusto, così ricambieresti il favore! - Jun ridacchiò, imbarazzato.
- Potresti preparare qualcosa di buono per Cristal-kun! - propose Kaito.
- Giusto, magari a Cris- … - si bloccò, come se avesse in quel momento realizzato qualcosa, avvampando – M-ma cosa c'entra Cris-kun in questo momento?? Io parlavo di voi! -
- Beh, anche lui fa parte della famiglia, no? - Kaito sorrise sornione.
- U-uhm, già … - la brunetta tornò a tagliare le zucchine, probabilmente imbarazzata per la situazione. - Scusate, è che sono preoccupata... sono giorni che non mi manda più messaggi. -
- Messaggi? Vi tenete spesso in contatto? - chiese l'albino, perplesso.
- Cristal-kun ci fa sapere le novità riguardo Clover! - spiegò Kaito.
- Già, ma da alcuni giorni non mi manda nulla e nell'ultimo messaggio mi diceva che era occupato... - rivelò lei.
- Beh, non penso sia grave. Dopotutto lui è un boss, no? Non ha tempo libero come noi. - disse Jun, pensieroso – Pensa a tuo padre. -
- … Già... - la brunetta sospirò, forse tornando indietro nel tempo con i ricordi.

- Oh? Ma quello non è Matsumoto? - alcuni ragazzi si affacciarono nell'aula di cucina, sghignazzando. - Sì, sì, è proprio lui! -
Lo sapeva che prima o poi l'avrebbero scoperto, ma tentò di non dar loro peso e tornò ad aiutare ai due allievi.
- Ehi! Che fai qui a cucinare come una mammina? - chiesero loro, perplessi – Potevi unirti ad uno dei club che ti abbiamo proposto! -
- E' vero, perchè perdi tempo? Potevi aiutarci! - disse l'altro.
- Sono impegnato. - rispose lui, secco, senza nemmeno voltarsi a guardarli. - Non posso far parte dei club, il pomeriggio ho lezioni dal padre di Kaito-kun. -
I due ragazzi si guardarono tra di loro, confusi.
- Il pasticcere? E perchè vai a fare i dolci anziché stare con noi al club di football? E' molto più figo! -
- Giusto, che ci trovi di bello nel fare dei dolci? Vieni a cazzeggiare con noi! -
- Ehi, cosa avete da dire contro i dolci di mio padre? - Kaito si voltò verso di loro con sguardo omicida, i due scrollarono le spalle.
- Nulla, non parlavamo male di lui. - risposero.
- Beh, parlavate male di Jun. - Nozomi si pulì le mani sul grembiule e si avvicinò ai due con sguardo severo – E sapete cosa faccio a chi parla male di qualcuno? -
I due gemettero, arretrando di qualche passo con i volti rossi, uno di loro si stava mordendo le labbra, l'altro ridacchiava nervosamente.
- N-no, Sawada-san! Stavamo solo scherzando, ci dispiace! Andiamo subito via! - si voltarono e se ne andarono rapidamente, chiudendo la porta dietro di sé.
- La tua fama ti precede. - Jun chinò lo sguardo, cercando di dimenticare quell'assurda situazione.
- Solo perchè ho pestato qualcuno alle medie. - disse lei, tornando alle zucchine.
- No, no. Intendo, la tua fama da idol. - disse Jun, alzando un sopracciglio. - Chi vorrebbe far arrabbiare una bella e famosa ragazza? -
- Dubito pensassero al fatto che sia una idol. - disse lei, mentre cercava di non tagliarsi un dito – Posso essere famosa quanto vuoi, ma sicuramente erano spaventati perchè non volevano grane. -
- Può darsi. - scrollò le spalle, spiegando a Kaito come doveva impostare i comandi del forno. - Ad ogni modo è davvero buffo. I nostri ruoli sono praticamente invertiti. -
La ragazzina alzò lo sguardo, osservando l'albino con perplessità.
- Che vuoi dire? -
- Beh, io non so combattere, sono debole e fragile e mi piace fare qualcosa che solitamente fanno le donne, come cucinare e occuparmi delle faccende domestiche. - spiegò lui – Mentre tu sei forte, coraggiosa, ti piace combattere e fare il boss, insomma, qualcosa che solitamente fanno i maschi. -
- Ehi, hai proprio ragione! - esclamò Kaito, che stava seguendo il discorso con interesse.
Jun sorrise, mentre pelava delle patate.
- Sarebbe bello abbattere certe barriere sessiste per essere quel che si vuole essere. - disse – Non esiste un lavoro da donna e uno da uomo, ognuno deve poter fare ciò che vuole. -
La brunetta era rimasta ad osservarlo, il suo sguardo pensieroso e imbarazzato.
- … Sì. Sarebbe meraviglioso. - disse.


***

Arina e Masato scesero dal taxi, raggiungendo rapidamente l'ingresso dell'aeroporto, affollato come sempre.
La bionda era silenziosa, abbastanza triste per la breve permanenza dell'uomo, si fermarono poco prima del check in e il rosso osservò lo sguardo afflitto della donna.
- Arina... mi dispiace, sono tornato solo due giorni fa e devo già ripartire. - disse, accarezzando il suo volto.
- Ti prego... dimmi che va tutto bene. - disse lei, confusa – Sta succedendo qualcosa, lo sento. Vedo troppo movimento in giro. -
- Non ti so dire con esattezza, ma E.Load-san vuole vedermi al più presto, probabilmente tornerò a collaborare con Ex-Ten-san. - disse lui, scrollando le spalle.
- Tienimi informata, ok? - disse lei, stringendolo a sé. - non voglio che ti succeda qualcosa. -
- Tranquilla, per fortuna noi Elektrica non ci infiliamo mai in situazioni spinose. - ridacchiò. - Andrà tutto bene. -

Non poteva far altro che aggrapparsi a quella promessa, sperando che le cose non stessero precipitando.
Lo seguì con lo sguardo, mentre scendeva con le scale mobili e la salutava con un amaro sorriso.

Si sedette poco più in là, sospirando e cercando di tranquillizzarsi.
Prese il suo cellulare e controllò gli impegni dei ragazzi. Il famoso programma di cucina, che si sarebbe tenuto il giorno seguente, e poi le prove per il loro ultimo concerto.
Mancavano solo tre giorni.

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Capitolo 19
*** Target 19 - Desideri ***


Target 19 – Desideri

cover

Come ogni giorno, l'albino si era recato nei laboratori a supervisionare il lavoro dei suoi scienziati, impegnati con provette e schemi alchemici da una parte, computer e strani macchinari dall'altra.
La sala era molto larga ma non troppo alta, dal soffitto penzolavano lampadine mal messe e sembrava più un garage che un laboratorio scientifico e di ricerca.
Il prototipo di un Compact era esposto in una teca di vetro, quasi come se fosse un reperto archeologico. L'uomo gli lanciò un fugace sguardo, prima di fermarsi ad osservare un paio di scienziati lì accanto, mentre utilizzavano un enorme macchinario grigiastro. Il primo osservava da una sorta di microscopio, mentre il secondo roteava una manopola e segnava i dati che apparivano su uno schermo in basso.
Sembrava fossero vicini alla soluzione, il che non poteva far altro che rallegrare l'albino. L'ultimo slot conteneva un oggetto davvero utile, ottenere quella capacità non poteva far altro che espandere le infinite possibilità di utilizzo dei Compact, inoltre potevano vantarsi del codice originale che, ovviamente, sarebbero stati gli unici a possedere.
Nonostante tutto, però, qualcuno avrebbe avuto bisogno di quel codice. Forse era davvero troppo buono a decidere di donarlo ai meritevoli.

Sorrise, appoggiandosi all'entrata.
Sapeva già il motivo per il quale voleva farlo, tuttavia non si sarebbe lasciato trasportare dalle emozioni. Se c'era una cosa di cui lui e tutti i Neveria potevano vantarsi, era la loro glacialità e imparzialità nel prendere le decisioni.
La porta automatica si aprì pochi istanti dopo, mentre il boss era ancora intento ad osservare dei dati appuntati su un blocco notes. Un ragazzo alto si avvicinò a Cristal, come quasi tutti i Neveria anche lui aveva una chioma albina, ma con leggeri riflessi lilla. Indossava un cardigan scuro sopra una camicia bianca e una cravatta violacea.
Il ragazzo si fermò a pochi passi dal suo boss, lanciando un'occhiata agli scienziati all'opera, esprimendo un sorriso soddisfatto.
Anche lui, come gli altri, era fiero del lavoro svolto dagli scienziati. L'orgoglio di un Neveria era un'altra loro caratteristica.
Tornò a voltarsi verso il boss.
- Cristal-sama, abbiamo ricevuto gli ultimi aggiornamenti riguardo la questione di Clover II. - disse, con tono rispettoso.
Il boss poggiò gli appunti su una scrivania disordinata accanto all'entrata, annuendo con il capo.
- Perfetto, andiamo. - disse, uscendo rapidamente dai laboratori, seguito dal suo braccio destro.

I due attraversarono i corridoi situati nei pieni interrati della Torre Bianca, arrivando all'ascensore e recandosi ai piani al di sopra del suolo.
Mentre si dirigevano verso l'ufficio, una donna si unì rapidamente ai due, tenendo il passo.
- Fratello, ho qui ciò che mi avevi chiesto. - disse lei, con sguardo serio.
- Grazie Bianca, sei stata velocissima. - Cristal le sorrise, prendendo un fascicolo dalle mani della donna.
- Ho inoltre ricevuto la risposta da parte di quella persona, te l'ho inviata tramite email assieme a tutti gli altri appuntamenti. -
- Perfetto, ti ringrazio. - le accarezzò la chioma candida, sorridendole teneramente. - So di poter sempre contare sulla mia efficientissima sorella. -
- E' il mio lavoro, faccio quel che posso! - rispose lei, voltandosi infine verso il ragazzo accanto a loro. - Livyen, hai scoperto qualcosa riguardo Stanford? -
Il ragazzo si voltò verso di lei scuotendo il capo.
- Purtroppo nulla su di lui, ma ho informazioni preoccupanti riguardo Clover. -
- Di cosa si tratta? - chiese Bianca, perplessa, osservando gli occhi del giovane. Erano misteriosi e di colori differenti: il destro lilla e il sinistro di un fucsia non troppo acceso.
- Beh... -
- Livyen, non ora. Ne discuteremo poi in riunione. - disse Cristal, varcando la soglia del suo ufficio e incontrando lo sguardo di un ragazzo mascherato, seduto su un divanetto in attesa.
Aveva uno sguardo curioso, portava una mascherina bianca che gli copriva totalmente gli occhi, nonostante la frangia corvina nascondesse la parte sinistra del viso. Indossava inoltre un cilindro scuro e portava un lungo mantello mal tagliuzzato alle estremità.

Cristal ridacchiò, avvicinandosi al ragazzo bizzarro e tendendogli la mano.
- Che sorpresa, è un grande piacere avere qui con noi Il Tizio della famiglia Sconosciuto. -
Il misterioso ragazzo strinse la sua mano, annuendo con il capo.
- Sono solo un tizio qualunque, nulla in confronto al boss dei Neveria. - disse lui, avvicinandosi al ragazzo e dandogli una pacca dietro la schiena, in segno amichevole.
- Mettiamo da parte queste formalità, siamo amici da una vita. - disse, invitato dall'albino a sedersi su una sedia di fronte alla sua scrivania.
Livyen affiancò il boss, mentre Biancaneve si era accomodata sul divanetto.
- Ho saputo di cosa sta accadendo con quello scienziato pazzo. - disse poi – Cosa hai in mente di fare, Cristal? -
- Dobbiamo prima di tutto riuscire a reperire più informazioni possibili riguardo i suoi esperimenti. -
- E il suo passato. - intervenne il suo braccio destro, osservando il boss degli Sconosciuto – Stiamo ottenendo rivelazioni interessanti, soprattutto per quanto riguarda gli Elektrica. -
- Gli Elektrica? - chiese Il Tizio, incerto. - Sono una famiglia alleata ai Vongola, giusto? -
- Esatto. Attualmente sappiamo solo che Oliver Stanford faceva parte dell'élite, ma è stato espulso per esperimenti non conformi alle regole. - spiegò Cristal.
- Esperimenti umani. - ipotizzò Il Tizio.
- Molto probabile. - Cristal si appoggiò allo schienale della poltroncina, pensieroso. - Livyen, quali erano le ultime informazioni riguardo Clover? - chiese poi, rivolto al suo braccio destro.
- Diciamo che... non sembra esistere una sola versione dello stesso. - tese al suo boss i fogli che aveva in mano.
Cristal li osservò con sguardo indifferente, era quasi impossibile sapere cosa stesse pensando. Le sue emozioni erano rinchiuse dentro di lui, non lasciava mai che trasparissero durante il lavoro.
Il referto era abbastanza preoccupante, quasi non tradì la sua indifferenza. Il suo pensiero si era spostato rapidamente.

- So che anche i Vongola si stanno occupando della faccenda. - disse il ragazzo mascherato.
- Vongola Decimo ha catturato Clover II. - spiegò Biancaneve.
- Almeno, così si suppone. - azzardò Livyen.
- Così si supponeVA. - Cristal poggiò i fogli sulla scrivania – Per essere riuscito a ingannare lo sguardo di un uomo come Hibari Kyoya... suppongo sia furibondo. -
- Non è il caso di effettuare un'alleanza? - chiese Il Tizio, congiungendo le dita ritmicamente ed esibendo uno sguardo interessato.
- Ci penserò poi, non voglio discutere di questo argomento adesso. - rispose l'albino, pensieroso. - Bianca. Ho bisogno di alcuni dati. - disse, rivolgendosi alla sorella – Vorrei che chiamassi i Vongola e chiedessi il permesso di fare alcune domande al boss degli Elektrica. -
- Perchè, si offendono se li chiami direttamente? - chiese l'altro boss, ridacchiando.
- Non voglio rischiare di ottenere un no. Se i Vongola accettano, E.Load non potrà negarmi l'aiuto. -
- Giusto, giri di favori e cose così. - Il Tizio sorrise divertito.
- Tizio, ho bisogno di un favore anche da te. - disse lui, osservandolo con serietà.
- Gli Sconosciuto sono sempre fedeli ai Neveria e noi siamo amici da una vita. Dimmi cosa ti serve e farò il possibile, Cristal. -

L'uomo mascherato lasciò la stanza poco dopo, assieme a Biancaneve, lasciando soli il boss e il suo fidato braccio destro.
Livyen osservò il ragazzo, mentre metteva rapidamente a posto dei fascicoli, il suo sguardo era preoccupato.
- Cristal-sama... vi faccio preparare il jet? - chiese lui, preoccupato quanto il suo boss.
L'albino gli lanciò un'occhiata seria, prendendo il cellulare dalla sua tasca e scrivendo rapidamente.
- Cos'è, mi leggi nel pensiero, forse? - sorrise lievemente.
- Ci conosciamo da molti anni, sapete come sono fatto. - disse lui, osservandolo scrivere - … So che volete andare a controllare di persona. -
L'albino si intascò il cellulare e si alzò rapidamente.
- Sì, fammi preparare il jet. - disse – Sicuramente il suo obiettivo non è cambiato, non posso lasciare che qualcuno si faccia male. -
Livyen ridacchiò, avviandosi verso l'uscita.
- Non ridacchiare. - il boss lo rimproverò, severo. - Non c'è nulla di divertente. -
Livyen si fermò, voltandosi verso di lui.
- Siamo solo in attesa di una svolta. - disse lui, afferrando il suo cellulare con sguardo divertito – Se mi permettete, penso che dovreste farvi avanti. -
L'albino sospirò, scuotendo il capo e sorridendo.
- Bisogna sempre assicurarsi che la preda sia nelle proprie mani. - affermò, avvicinandosi al suo braccio destro – Il predatore non ha certo intenzione di fallire. - spalancò la porta.
- Sapete... penso che lei sia già nelle vostre mani. Ha solo bisogno di una piccola spinta. - ridacchiò. - E anche voi, Cristal-sama. -

La voce di Livyen sfumò dietro di lui, mentre la risatina divertita del boss echeggiò nei corridoi.
La discussione era stata decisamente interessante e la sua preoccupazione era diminuita. Tuttavia, non desiderava che il suo braccio destro si intromettesse in cose personali, come già anche Biancaneve aveva fatto.
La sua vita privata doveva rimanere tale, così come i suoi sentimenti e la persona da lui amata.

“Clover II potrebbe essere lì. Devo sbrigarmi.”


***


Dopo l'ultima discussione che ebbe con Arashi, la ragazzina era molto più rilassata, nonostante continuasse a vedere il giovane dai capelli azzurri importunare la sua guardiana della tempesta.
Non accadeva spesso e, soprattutto, non davanti a tutti, doveva nascondersi e braccarli appartati da qualche parte.
Arashi, con il suo sguardo imbarazzato e infuriato, così come quello di Blizzard, nervoso e arrabbiato quanto lei.
Sempre, in qualsiasi situazione.

Da quando le aveva rivelato che il Simon le andava dietro, la brunetta aveva immaginato che il ragazzo si avvicinasse a lei di soppiatto e le dicesse parole dolci, sorridendo romanticamente.
Non aveva ancora capito se ad Arashi piaceva o meno, dopotutto continuava a far finta di nulla e a litigare, quando erano insieme.
Già, non c'erano stati sguardi romantici e parole dolci, ma solo occhiatacce e momenti imbarazzati.
Non aveva davvero capito come funzionasse il loro rapporto.

Ne aveva anche parlato con Haname, cercando spiegazioni.
- Sono entrambi tsundere~ - aveva detto lei, ridacchiando. - E tu sei una stalker! Lasciali un po' in pace, non ce la ruba mica! -

Un paio d'ore dopo il famigerato programma di cucina, Kaito e Nozomi stavano tornando a casa e si bloccarono all'istante nell'intravedere i due bracci destri, appartati in un vicolo sulla strada verso casa Sawada.
I due si nascosero dietro un angolo, curiosi e perplessi, osservando i "piccioncini".
Blizzard aveva iniziato ad urlare qualcosa, non riuscivano a sentire bene da lì, eppure lui sembrava molto serio e Arashi continuava a voltarsi intorno, cercando di non guardarlo negli occhi. Dopo un paio di minuti si era avvicinato pericolosamente, le aveva afferrato il braccio e l'aveva spinta verso di lei, stringendola. Arashi tentò di sfuggire alla presa, ma alla fine lui si era chinato e l'aveva baciata sulle labbra.

Erano fermi in quella posizione da alcuni secondi, e la tempesta non l'aveva ancora disintegrato.

Forse era davvero innamorata di lui, o forse si voleva solo divertire. Dopotutto erano ragazzini e quasi diciottenni, liberi di fare simili esperienze.
Ma quella situazione era davvero assurda e imbarazzante. Mai nella sua vita Nozomi si sarebbe aspettata di vederla tra le braccia di qualcun altro che non fosse lei.

Sentì una morsa al petto.

- …Dopotutto mi da fastidio. - disse lei, distogliendo lo sguardo. - Non mi piace vederla con qualcun altro. -
- Questo perchè non vi siete mai staccate nemmeno per un alpacasecondo. - rispose lui, voltandosi verso il suo boss con sguardo serio - … Nee boss... forse hai paura che ti abbandoni? -
Nozomi osservò il biondo con perplessità, non era abituata a discussioni serie con lui e quasi non si spaventò.
- ...Beh... penso di si... - disse, osservandolo negli occhi azzurri.
Il sole si voltò verso la brunetta, con gli occhi ridotti a fessure, quasi come se si stesse sforzando di guardare in un microscopio.
- Ammettilo. Sei gelosa perchè la vuoi tutta per te. -
- Lo ammetto. - rispose subito lei, sospirando. - E hai ragione, non sono abituata. Siamo sempre state insieme, unite... questa è una novità per me. -
- Beh, è normale che succeda. L'amore è più powah in quest'età. -
- E tu che ne sai di amore? - chiese lei, sospettosa.
Lui ridacchiò, lanciandole un'occhiata divertita.
- Beh, chissà. -
La brunetta sapeva già cosa intendesse, ma a lei andava bene tutto. Amava i suoi guardiani e vedere loro realizzare la propria felicità non poteva che renderla altrettanto gioiosa.
Tutti, ma non Arashi. Eppure avrebbe dovuto accettarlo, dopotutto.

Avevano ripreso il loro cammino, si sentiva troppo demoralizzata per continuare a pedinare la sua tempesta e doveva riflettere meglio su quella situazione.
Non avrebbe potuto tenerla per sempre con sé, prima o poi tutti avrebbero trovato la loro felicità in qualcun altro. Era stata davvero così tanto egoista da pensare di essere lei la loro felicità?
Forse aveva solo paura di rimanere sola, ma cercò di fidarsi delle parole di Arashi, voleva credere che sarebbero stati sempre uniti, nonostante tutto. Non erano forse una famiglia?
Eppure continuava a sentire un vuoto dentro di sé, e sussultò all'affermazione del biondo.
- Anche tu dovresti trovare una persona per fare lovelove. - aveva detto, ridacchiando.
La brunetta scosse la testa, imbarazzata.
- P-Primo-sama... ma sai che è impossibile. -
- Beh, in realtà c'è un'altra persona. - Kaito la guardò sospettoso – Possibile che se ne siano accorti tutti tranne che te? Sei proprio scemonzola! - esclamò, divertito.
Nozomi non rispose, davvero non aveva capito a chi si stesse riferendo. Sospettò che le sue intuizioni fuori dal comune non funzionassero con certe cose.

Quando rincasò, trovò Luca a giocare con PonPon in salotto. Le lanciò uno sguardo divertito, sembravano quasi due fratelli.
Osservò rapidamente l'orologio, tra un paio d'ore dovevano raggiungere la palestra per le ultime prove. Il concerto era tra due giorni.

Si rintanò in camera sua, osservando i disegni di Vongola Primo attaccati alle pareti. Sospirò, quasi afflitta.
Fra poco avrebbe dovuto toglierli, non c'era più spazio alle immaginazioni di una ragazzina innamorata. Era cresciuta, era quasi una diciottenne, stava per conseguire il diploma ed entrare all'università.
E, tra due giorni, c'era il suo ultimo concerto.
Osservò il suo Vongola Locket, rigirandolo tra le mani. Voleva tanto rivedere suo padre e sua madre, abbracciarli senza paura e imbarazzo. Quasi non aveva odiato sé stessa alcuni giorni prima, a stento era riuscita a parlare con lui normalmente. Si era rivelata... “tsundere”, così come Haname aveva definito i due novelli piccioncini. Tsundere, significava forse non voler ammettere i propri sentimenti davanti a una persona a cui si voleva bene?
Non ne aveva davvero idea, ma alcuni giorni prima Haynes le aveva detto di non comportarsi da stupida e di dire a suo padre ciò che provava.
Doveva davvero provarci?

In Italia dovevano essere circa le otto del mattino, suo padre era sicuramente già sveglio, così come sua madre.
Prese il suo cellulare, aveva abbastanza credito per una chiamata intercontinentale. Poteva farlo, doveva farlo.
Compose il numero e attese la voce della donna, che non tardò a rispondere.
- Nozo-chan! - rispose, euforica. - Sono così felice che tu abbia chiamato! -
- Mama... ciao... - disse lei, imbarazzata.
- Piccola mia, era così bello vederti a casa fino a qualche giorno fa. - sembrava nostalgica – Dimmi, cosa è successo? -
- … Mama... è normale se odio vedere Arashi con un ragazzo? - chiese lei, d'istinto. Non seppe nemmeno spiegarsi perchè stesse iniziando a parlare dei suoi problemi di cuore.
- Mh... è normale essere un po' gelosi delle persone a cui si vuole bene, specialmente delle amiche del cuore. - spiegò lei. - Non ti devi preoccupare. -
- Mi sento sola. -
- Tesoro mio... ti posso capire... vorrei tanto stringerti... - disse – E' la prima volta che parliamo di queste cose, sono così felice che tu ti stia confidando con me. -
- … Non volevo... essere debole... -
- Pensi che parlare con i genitori significa essere deboli? Non dire sciocchezze, Nozo! - la voce di Kyoko sembrava severa – E' normale potersi confrontare con i propri genitori. Parlare degli amici, delle esperienze, dei voti scolastici, del primo amore... avrei tanto voluto condividere con te questi momenti... ma li ho persi quasi tutti. Mi dispiace. -
Nozomi percepì l'afflizione della madre e si intristì.
- No... non dispiacerti, mama... sono successe delle cose e... non potevamo farci nulla. Siamo ancora una famiglia, no? Voi ci siete ancora! Io... sono fortunata che voi … siate ancora qui... -
- … Ti stai riferendo ad Arina, non è vero? - chiese lei, adesso dolce – Sì, siamo fortunati ad essere ancora insieme. Non immagini quanto vorrei che tu fossi qui con noi... -
- … Sai mama... dopodomani c'è il mio ultimo concerto... -
- Lo so. Andrà in onda in diretta, lo seguirò tramite un canale satellitare! Non posso certo perdermelo~ -
- … Non è che... tu e papa verreste a vedermi? - chiese, titubante.
- Oh, tesoro... sarebbe meraviglioso! Però... tuo padre è molto impegnato, domattina dovrà partire di nuovo e così anche dopodomani, suppongo... non so cosa stia accadendo, ma c'è molto movimento, qui... - la sua voce sembrava esprimere amarezza.
- Ah... capisco. Lo immaginavo. - cercò di trattenere la sua delusione – ...Ricordi, tanti anni fa, quando papa mi cantava quella canzoncina che avevi inventato tu? -
- Certo, lo ricordo come se fosse ieri. -
- … Vorrei tanto che la cantasse di nuovo... vorrei cantarla con lui... - disse lei, imbarazzata - … non lo so perchè, ho solo... questo stupido desiderio... -
- Non è stupido. - rispose la madre – Quelli erano i ricordi più felici che hai con tuo padre, quando tu eri così piccola e ti addormentavi ascoltandolo, mentre canticchiava per te accarezzandoti i capelli. - spiegò lei.
Nozomi quasi non lacrimò.
- Mama... -
- Ti senti come se lo avessi perso, non è così? Vorresti ritrovarlo, per questo sei andata indietro nel tempo, nei tuoi ricordi più belli, trovando quei momenti che per te erano i più preziosi. Vorresti replicarli, sentirti di nuovo amata da lui. -
Stranamente sentì che quella sua spiegazione rispecchiasse esattamente come si sentiva.
- Tuo padre ti ha sempre amato, Nozo. Non ha mai smesso per un secondo di farlo. Capisco che per te è difficile, per via delle vostre incomprensioni e di ciò che è accaduto recentemente... ma, piccola, ricorda che lui è sempre con te. Così come il rapporto tra me e te, che non si è mai incrinato, per lui tu sei rimasta la piccola Nozo a cui cantava la ninna nanna. -

Il suo cuore sembrò scaldarsi, scivolò sulla scrivania e si appoggiò con le braccia sulla superficie in legno. Aveva stampato dentro di sé ogni singola frase, ogni parola pronunciata dalla donna.
La sua mamma sapeva sempre dire la cosa giusta.
- … Sì... è come se lo avessi perso e vorrei tanto riuscire a ritrovarlo... vorrei cantare con lui sopra il palco... mi dispiace, mama. -
- Non ti devi dispiacere, piccola. Non sai quanto mi renda felice sapere che ami tuo padre come un tempo. Avevo paura che, ad un certo punto, non saresti più riuscita a sopportarlo. -
- No... non l'ho sopportato per un bel po' ma... gli voglio sempre bene... -
Sentì una risatina dall'altra parte del telefono e anche la brunetta sorrise.
- Mama... tu conosci papa da quando era ragazzo... i suoi guardiani... amici, ecco... sono rimasti con lui anche dopo aver trovato la persona speciale? -
- Tesoro, gli amici restano con te anche dopo aver trovato la loro felicità. Se non lo fanno... non sono veri amici. -
- ...Hai ragione. Grazie. -

Stranamente si sentiva meglio, sia per il problema di Arashi, sia per quanto riguardava suo padre.
Già sapeva che non sarebbero potuti venire, ma era felice di averne parlato con sua madre. Haynes aveva ragione, dopotutto.
Si gettò sul letto voltandosi ad osservare la bambola di Giotto appoggiata accanto ai cuscini.
Un giorno, forse, anche lei avrebbe trovato la persona speciale, ma non avrebbe mai smesso di amare Arashi e i suoi amici.
E i suoi genitori.

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Capitolo 20
*** Target 20 - Sentirsi Bene ***


Target 20 – Sentirsi bene

cover

Ancora una volta si era ritrovata rinchiusa in un mondo che sembrava conoscere anche più del suo, ma al quale non apparteneva.
La brunetta, seduta per terra all'interno di una chiesetta, si chiedeva se ci fosse qualcuno lassù che potesse salvarla, distruggendo le catene che la legavano a quei tristi sogni senza fine.
Perchè doveva continuare ad osservare le vicende di quegli uomini? Perchè non poteva sognare normalmente, come facevano tutte le persone comuni?
Suo padre non era riuscito a trovare una soluzione e forse non c'erano nemmeno spiegazioni. Probabilmente doveva andare così.

Seguì con gli occhi un uomo dai capelli neri e dallo sguardo comprensivo, vestiva con un abito talare e portava in mano la sacra Bibbia. Si era avvicinato all'altare con rapidità, fece il segno della croce e congiunse le mani in preghiera per qualche istante.
Una figura femminile aveva appena varcato la soglia, i suoi lunghi capelli castani non le permettevano di guardarle bene il viso. Sembrava triste, si era avvicinata all'uomo e aveva eseguito i suoi stessi movimenti.
Non doveva essere inusuale, si trovavano in una chiesa e, probabilmente, i fedeli si recavano spesso lì per confessarsi.

La brunetta sospirò, stringendo le ginocchia a sé, sperando che quel sogno finisse presto.

- Knuckle-san... - chiamò la donna - … Vorrei confessare i miei peccati. -
- Certo. - rispose lui, sorridendo, forse per rassicurarla. Sembrava intimorita da qualcosa, sull'orlo delle lacrime.
Voltò lo sguardo verso l'uscita della chiesa, nervosa. I suoi occhi ambra erano molto afflitti, le labbra serrate in un'espressione di tristezza, i boccoli castani circondavano il suo viso.

Nozomi aveva alzato lo sguardo e osservato la donna, la quale si era infine voltata verso il prete, seguendolo nel confessionale.
Sgranò gli occhi, quasi incerta su ciò che aveva esattamente visto.
Quella donna le assomigliava incredibilmente ed era probabile che fosse una sua antenata. Si trattava forse della donna che Giotto-sama aveva sposato? Viste le somiglianze, era assai probabile.
Tuttavia, non avrebbe mai immaginato che la sua antenata fosse così simile a lei.
Si sentì davvero strana e smarrita, quasi come se avesse visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere.
Oramai i due erano spariti nel lato opposto della chiesa, non voleva di certo seguirli e, fortunatamente, il sogno non la costringeva a farlo. Perciò rimase lì, accovacciata, spaventata e confusa.
Forse era prossima a vedere l'uomo che aveva amato tra le braccia della sua futura sposa, ma ormai non le importava più di tanto. E' così che doveva andare, dopotutto.

Chiuse lentamente gli occhi, abbandonando quel luogo.

***


Anche i sogni avevano iniziato a renderla nuovamente nervosa. Era ormai abituata alle vicende della prima famiglia e alla triste voce che, ogni tanto, le parlava. Che fosse Trevis o meno, le sue parole riuscivano ad infonderle nostalgia e, al contempo, speranza.
Eppure, all'improvviso, si era ritrovata davanti la sua antenata, la donna che mai avrebbe voluto vedere. La futura sposa del Primo, inoltre molto simile a lei. Forse anche troppo e ciò la lasciava alquanto basita.
Nonostante tutto, però, non sentiva di odiarla come aveva immaginato, anzi, le era completamente indifferente.
Voleva solo cercare di capire come mai il suo animo era inquieto e preoccupato.
Probabilmente la causa era da attribuire al loro ultimo concerto, che si sarebbe tenuto il giorno seguente. Il tempo sembrava essere volato, era tutto pronto e avevano addirittura ottenuto un'intera mattinata di libertà.

Cosa poteva fare per placare la sua ansia?
Si era ritrovata all'ingresso dell'abitazione, china ad infilarsi le scarpe e immersa nei suoi pensieri.

- Dove vai, Undicesima? - chiese Arina, alle sue spalle. - Pensavo volessi rilassarti, oggi. -
- Mh... pensavo di andare in biblioteca a studiare un po' per i test finali. - spiegò lei.
- In biblioteca? Puoi usare internet, non andare fin laggiù. - disse la tutrice, sedendosi sullo scalino accanto a lei. - Domani è un giorno importante, non è meglio se ti riposi un po'? -
- Non voglio stare chiusa in casa, ho bisogno di aria e tranquillità. - rispose, abbozzando un sorriso - … E il profumo dei libri. -
- Mi ricorda quando eri piccola. - ridacchiò – Sempre chiusa nella biblioteca principale della magione... -
- Perchè amo leggere. - ammiccò - Beh, vado! - aprì la porta, rapidamente.
- Aspetta. - Arina cercò di fermarla, afferrando la porta e impedendole di chiuderla - … So che anche Caesar è andato in biblioteca, stamattina. - spiegò.
- … Eh? Anche lui?! - la brunetta alzò gli occhi al cielo. Ci mancava solo lui.
- Già. Visto che avete tutti il giorno libero e gli sciamani non usciranno dal laboratorio, ha detto che voleva passare una mattinata tranquilla. - incrociò le braccia, scuotendo il capo – Siete davvero simili. -

- Non siamo simili. - la brunetta parve offendersi. - … maledizione, c'è solo una biblioteca a Namimori. - sospirò, massaggiandosi le tempie. Poteva cambiare i suoi piani e dirigersi al parco per stare un po' in tranquillità, tuttavia desiderava davvero rannicchiarsi in qualche angolo a leggere un libro - Cercherò di non incontrarlo, allora. - disse infine, uscendo di casa.
- Non ammazzatevi! - le urlò Arina, ma la brunetta si limitò a scrollare le spalle.

Impossibile non ammazzarsi, Caesar era un tale imbecille e lei non riusciva proprio a sopportarlo. Solo durante la loro permanenza a Swizzles erano riusciti ad andare d'accordo, probabilmente poiché la brunetta era giù di morale e si era arresa agli eventi che stavano accadendo. Anche il Simon, però, si era comportato in modo diverso, forse proprio a causa del pericolo incombente. Se fosse stato possibile, avrebbe voluto che il loro rapporto restasse così tranquillo ma, una volta conclusa la battaglia, tutto era tornato alla normalità.

Il profumo dei libri e il silenzio del luogo erano le cose che più amava di una biblioteca. Finalmente poteva godersi qualche oretta di relax, cercando tra gli scaffali e accomodandosi accanto ad un tavolino, immersa nella lettura.
Aveva scelto un classico di qualche secolo prima, amava quel genere di letteratura e le ambientazioni così ben descritte.
Inoltre, per fortuna niente sembrava poterla disturbare. Aveva notato il Simon verso l'entrata, si trovava assieme ad un ragazzo biondo nella zona dei libri fantascientifici, fortunatamente non l'aveva vista e si era rintanata lontano da lì.

Tuttavia non riusciva a concentrarsi, il pensiero del giorno seguente e il sogno con la donna simile a lei continuavano a tormentarla. Fortunatamente non era più in pensiero per Cristal, aveva ricevuto un suo messaggio la sera precedente, a quanto pare sarebbe presto tornato a Namimori per rivelare loro ciò che avevano scoperto.
Se fosse tornato in tempo per il concerto, almeno lui avrebbe potuto assistere. Ancora le dispiaceva che i suoi genitori non potevano venire a vederla, ma era una cosa che già si aspettava.

Chiuse il libro e lo ripose sullo scaffale, infilandosi nella zona dei libri storici. Qualche passo più in là c'erano scaffali e scaffali dedicati alle storie d'amore, la ragazzina fece quasi una smorfia.
Purtroppo non poteva vantarsi di sapere cosa fosse l'amore, aveva sempre amato un uomo morto anni prima, non comprendendo nemmeno il perchè. Nessuno era forse mai riuscito a farla sentire bene, forse solo la stessa Arashi.
Davvero non riusciva a comprendere nella sua pienezza quel sentimento così strano, probabilmente perchè in verità non aveva mai realmente amato.
Un altro passo e si era ritrovata nella zona erotica della biblioteca e quasi non arrossì, non era certo un luogo adatto a lei perciò pensò fosse meglio fare dietro front e addentrarsi in altre lande.
Ma non ci riuscì, poiché in un angolino scorse qualcosa che attirò completamente la sua attenzione.

- S-senpai... - la voce del ragazzo sembrava abbastanza supplichevole, ma non tanto da voler effettivamente smettere di fare ciò che stava facendo.
Caesar era avvinghiato a lui, con le labbra premute sul suo collo, meno imbarazzato della sua preda e piuttosto divertito.

La ragazza non riusciva a smettere di guardarli, non sapeva nemmeno cosa pensare. Non aveva mai visto un uomo provarci con un altro uomo, ma la cosa più incredibile era che Caesar fosse uno dei due. Eppure ricordava che a lui piacessero solo le donne, aveva forse cambiato gusti?
In quel momento provò un brivido.

Il Simon si staccò dal ragazzo, il suo sorriso si tramutò in perplessità quando incrociò lo sguardo confuso della brunetta.
- … Ehi, sorellina. - si limitò a dire, mentre il biondino che stava seducendo tentava di aggiustarsi la divisa, imbarazzato come nessuno mai. - Che fai, spii? - disse poi, ridacchiando e portando le mani ai fianchi – Non è molto gentile, sai? -
La ragazzina scosse il capo, quasi come se non volesse crederci, in realtà era davvero molto confusa poiché non avrebbe mai immaginato Caesar in una situazione simile. Si limitò a voltarsi e ad abbandonarli lì, nonostante il Simon le avesse urlato di aspettare, con conseguente rimprovero dello staff e dei lettori presenti.

Non riusciva a capire come mai fosse così confusa, raggiunse rapidamente il parco e si sedette su una panchina, respirando l'aria mattutina. Fortunatamente non c'era nessuno, forse sarebbe dovuta andare lì sin dal primo momento.
Cercò di riflettere su ciò che era appena successo. Non aveva certo nulla contro quel genere di relazioni, dopotutto anche lei e Arashi erano davvero molto unite.
Era forse cambiato? Magari aveva iniziato ad apprezzare anche i maschi, o forse era sempre stato così e non gliel'aveva mai detto.
Non sapeva cosa pensare, si sentiva particolarmente strana.

- Ehi! - urlò il Simon, avvicinandosi rapidamente alla ragazzina. - Ti avevo detto di aspettare! - ansimò, riprendendo fiato.
- … che fai, lasci da solo il tuo ragazzo? - chiese lei, perplessa.
- Non è il mio ragazzo, era solo uno che veniva a scuola con me qualche anno fa. - spiegò lui, scrollando le spalle – L'ho visto lì e ho pensato di provarci di nuovo, ma nulla di che. -
- Di nuovo...? Ma non ti piacevano solo le donne? - chiese lei, andando dritta al punto e maledicendosi per la sua curiosità.
- Eh? Veramente a me va bene tutto, purchè siano carini. - rispose lui, ridacchiando. - Te l'ho detto, è per svagarmi. Con tutto ciò che gira attorno al nostro mondo, abbiamo bisogno di essere rilassati. -
- Quindi sei un tipo da “basta che respiri”. - sospirò, alzandosi e facendo qualche passo, disorientata.

Non si sentiva a suo agio ed era sempre più incerta.
A quanto pare la sua idea di un Caesar maschilista e sfruttatore di donne non era più tanto corretta. Tuttavia non era solo per quel motivo che lo odiava, non riusciva ancora a sradicare la profonda invidia che provava per lui, nonostante avesse più o meno sistemato le cose con suo padre.
Gli lanciò un'occhiataccia, scrutandolo attentamente. Dopotutto il suo carattere insopportabile continuava a infastidirla parecchio, non c'era proprio modo di andare d'accordo con lui.
Inoltre, pensava che il Simon apprezzasse particolarmente quelle litigate.
Sospirò nuovamente, alla fine non aveva proprio voglia di pensare a niente. Aveva fin troppi problemi, partendo dall'ansia del concerto, al sogno, poi gli sciamani da proteggere, Clover II e chissà che altro sarebbe potuto accadere ancora. La vita di un Vongola era bella incasinata.

- Nozomi? - il Simon si era avvicinato a lei, perplesso, la stava osservando negli occhi. - Sei sicura di star bene? -

La ragazzina scosse il capo, indietreggiando di qualche passo e osservando confusa il giovane davanti a lei.
- Sei troppo stressata, Nozo. Devi cercare di rilassarti un po'. - sospirò, avvicinandosi.
Più gli si avvicinava e più lei indietreggiava, ritrovandosi con la schiena attaccata alle scalette di uno scivolo.

- Caesar... - era spaventata, il ragazzo aveva un'espressione seria e non riusciva a dire nulla.
- Senti, fin ora sei vissuta sempre nei tuoi sogni, forse sarebbe il caso che iniziassi a vivere un po' nella realtà. - spiegò lui, ponendo le mani ai lati della scaletta. - Non puoi continuare ad amare un sogno. Devi crescere un po', Nozo. -
- A-arrivi tardi, con le tue ramanzine. - rispose lei, imbarazzata.
- Sì, so già che ultimamente sei più sveglia. - sorrise – Mi fa piacere. Ti stai anche prendendo più cura di te stessa, sei davvero molto carina così. - sfiorò la sua guancia con una mano, il suo sguardo di nuovo serio.
- C-Cosa fai? - chiese lei, inspiegabilmente pietrificata. Era la seconda volta che un uomo riusciva a prendere il sopravvento su di lei e il suo corpo sembrava nuovamente non voler rispondere.
Perchè? Per quale assurdo motivo non poteva dargli un calcio e liberarsi di lui? Era davvero così debole?
Probabilmente il suo corpo era attratto da qualcosa che non conosceva, cercava disperatamente il calore di quel sentimento così particolare. Eppure la sua mente continuava ad urlare, non voleva essere un oggetto nè concedersi a chiunque in cerca dell'amore. Doveva riuscire a padroneggiare meglio sé stessa, i suoi sentimenti e le sue emozioni.
- Sto solo cercando di aiutarti. - rispose lui – Adoro scherzare con te, ma mi fa male vederti in questo stato. Se posso fare qualcosa per aiutarti, lo farò con piacere. -
- Cosa vorresti fare? - chiese lei, di getto. Aveva iniziato a tremare.
- Tu non sei mai stata amata, non sai cosa significhi. Vorrei aiutarti a capire cosa vuol dire avere qualcuno accanto a te. -

"Che cosa diavolo... ?" la ragazza sgranò gli occhi, incredula.

Il Simon si grattò il capo, pensieroso.
- Non fraintendermi. - disse, all'improvviso. - Capisco che tu sia inesperta, perciò è meglio chiarire. - abbozzò un sorriso – Tu sei la mia sorellina, nulla di più. Ma ti voglio bene, per questo voglio aiutarti. -
Per fortuna non era nulla di serio, dovevano inoltre ricordare che una regola proibiva loro di avere rapporti più profondi. Aveva anche ipotizzato che la regola fosse stata creata alla loro nascita, dopotutto le loro due famiglie non si erano mai incontrate fino a quando i loro padri non si erano conosciuti.

- Ad ogni modo... lascia fare a me. - disse, tornando serio e avvicinando il suo volto a quello della ragazza.
- No, fermo! - riuscì a trovare la forza di muoversi, ma Caesar la spinse contro la scaletta, cercando di bloccarle i polsi.
- Sta ferma, Nozo. Sto cercando di aiutarti, apprezza i miei sforzi una volta tanto! - esclamò.
- Non ho bisogno che tu mi aiuti in questo modo! - disse lei, quasi offesa – Non devo per forza fare cose simili per star bene! -
- Invece penso proprio che sia ciò che ti manca. - spiegò lui, scherzoso – Dopotutto è ovvio che tu abbia bisogno di amore. -
- Amore non è fare cose oscene. - rispose lei, imbronciata.
- Certo che no, ma... anche quello aiuta. - ridacchiò.
- A me no. -
Il ragazzo sospirò, tornando ad osservarla con serietà.
- Nozo, sul serio. Non sei più solare come quando ti avevo conosciuto e dopo la battaglia di due anni fa. - disse, severo - Sei esattamente come quando eravamo a Swizzles, e la cosa mi disturba. Tu non sei così, non voglio vedere quest'espressione triste e depressa. Voglio la sorellina idiota che ho sempre avuto. - spiegò.
La ragazza l'osservò negli occhi, incredula. Non immaginava che il Simon si sentisse realmente in quel modo. La brunetta desiderava l'atmosfera di Swizzles ma, a quanto pare, lui non sopportava quella depressione. In quel momento le sembrava di essere riuscita a capirlo un po' di più.

- Caesar... -
- Nozo. Io ti voglio bene. Sei come una sorella minore, voglio scherzare con te, non voglio vederti mentre ti distruggi da sola. -
- Ma... io... -
- Dimmi, c'è già qualcuno che ti piace? Qualcuno di esistente, però. - chiese. - Potrei aiutarti a conquistarlo. -

E due. Era la seconda persona che le poneva quella domanda.

- Io... non... no... non c'è nessuno... - rispose, incerta.
- Bene, allora ti aiuterò io. Permettimi di farlo, ti prego. Voglio vederti rilassata. - disse – So come ci si sente dopo, e so che ti sentirai meglio. Voglio farti stare bene, anche solo per una volta. -
- Ma queste... sono cose che... - stava riuscendo a capire il suo ragionamento, ma i due erano diversi e lei non necessitava delle stesse cose di cui il Simon aveva bisogno. Per quanto davvero volesse aiutarla, non poteva farlo in quel modo.
- Per il momento, visto che non c'è nessuno che può farlo. Me ne assumerò la responsabilità. Lascia fare a me. - avvicinò rapidamente il suo volto e sfiorò il collo della ragazza con le sue labbra.
- Ah! - gemette, quasi disgustata. - ...Caesar, no! Davvero, no, ti prego! - urlò.

Un forte colpo li fece sussultare, il Simon venne scaraventato con forza verso il terreno e la Vongola si ritrovò ad osservarlo, aveva la guancia rossa e lo sguardo dolorante. Spostò rapidamente l'attenzione verso un uomo di fronte a lui, con lo sguardo impassibile.
Aveva i capelli color neve, gli occhi azzurri e l'espressione glaciale.

- Cosa stavi facendo? - chiese, con una calma inquietante. Sembrava che, nonostante la sua apparente tranquillità, volesse disintegrarlo con lo sguardo. - Ha detto di no. -

Il Simon si alzò lentamente, osservando l'albino.
- No, scusa Cristal. Stavo solo... la volevo aiutare, sai com'è stupida. - disse, abbozzando un amaro sorriso. Sicuramente stava cercando di chiarire quello che per lui era un malinteso, parlandogli con calma e ridacchiando per cercare di tranquillizzarlo.
- Ti aveva chiesto di smettere, non aveva bisogno di alcun aiuto. - disse lui, osservando lo sguardo perplesso di Caesar - Non hai il diritto di decidere per lei. -
- Sì... ma... - sembrava non sapesse cosa dire, limitandosi ad osservare il Neveria negli occhi, mente si massaggiava la guancia ancora rossa.
- Vattene, Caesar. Hai già fatto abbastanza, qui. -
L'atmosfera era più che tesa, la brunetta non si azzardò a parlare e osservò i due guardarsi con sguardi decisi.
- Te lo giuro, non volevo farle del male. - aggiunse.
- Stalle lontano. - disse, quasi come un ordine.

- Cris-kun, è ok! - la brunetta si avvicinò rapidamente all'albino, che si voltò a guardarla negli occhi – Davvero, è stupido ma avrà sicuramente capito. -
Portò l'attenzione sul Simon, aveva un'espressione perplessa e l'osservò severamente.
- ...Ti ringrazio per il pensiero, ma io sono io e tu sei tu. Le cose non funzionano in egual modo per entrambi. Non ho bisogno di certe cose per stare bene. - spiegò.
- Mh. Hai ragione. - il Simon si grattò il capo, abbastanza confuso e forse anche un po' colpevole, osservando i due. - Mi sono lasciato trasportare, perdonatemi. -
Non aveva idea se stesse cercando di rimediare o l'avesse detto solo per scena, ad ogni modo la ragazza si sentiva già molto meglio ed era anche riuscita ad esprimere tutto ciò che stava pensando poco prima. Per fortuna Cristal era arrivato in tempo.
- Sei sicura che vada tutto bene? - il Neveria si chinò su di lei, prendendole il viso tra le mani e osservandola con dolcezza.
La brunetta arrossì, sorridendo.
- Sì... grazie per essere venuto, ma puoi stare tranquillo. - ridacchiò – Sappiamo com'è, quell'imbecille. -
- Sì, lo so. - si voltò verso il bruno, la sua espressione era tornata impassibile.

Il Simon quasi non ridacchiò, ormai era abituato alle offese della sorellina, li stava inoltre osservando con interesse e il suo sguardo si muoveva velocemente tra i due. Infine, un sorriso si fece strada sul suo volto.
- Ah... ora capisco tutto. - annuì, sembrava quasi divertito – Mi spiace, davvero. Non farò più nulla di simile, potete stare tranquilli. - spiegò, stranamente calmo e quasi più rilassato. - Mi raccomando, pensaci tu a lei. - disse infine, rivolgendosi a Cristal.
- Lo farò, con immenso piacere. - rispose il Neveria, osservando Caesar mentre si allontanava e salutava con il braccio alzato, dando loro le spalle.

Cos'era appena successo? La brunetta stava ancora cercando di mettere a fuoco la situazione.
Cristal era appena arrivato, chissà come li aveva trovati e aveva mollato un pugno a Caesar. Dopo la discussione, il Simon se n'era andato abbastanza tranquillo, sembrava si fosse davvero arreso.
Ma si era beccato un pugno in faccia da Cristal.

Quasi non rise.

- … Nono. Stai bene? - chiese lui, osservando la ragazzina divertita.
- Sì, certo! - disse lei, ridendo di gusto – Ora ho realizzato... gli hai dato un pugno! L'hai colpito! - disse.
- … Ti stava molestando. - disse lui.
- Sì, ma... il fatto che l'hai preso a pugni... cioè... hai dato un pugno a Caesar! - era troppo divertita, non riusciva nemmeno a capire il perchè – Davvero... grazie! Penso che non riuscirò a non ridere pensando a questa scena! -
L'albino sospirò, avvicinandosi a lei e abbracciandola.
- ...Eh? - Nozomi si stupì per quel gesto improvviso.
- Ero preoccupato. - disse lui, accarezzandole i capelli. - Ho delle pessime novità... per questo sono arrivato personalmente. -
- … Cosa sta succedendo? - chiese lei.

I due si erano avviati verso casa Sawada, la brunetta molto meno nervosa di prima, ma ancora abbastanza spaventata. Stava cercando di non pensare a cosa fosse accaduto poco fa, Caesar era davvero fuori di testa. Come pensava di aiutarla in quel modo? Non voleva di certo fare cose oscene con lui, specialmente per strada.
- Ad ogni modo, la notizia più preoccupante riguarda Clover II. - disse lui, continuando il discorso - E' in libertà. -
- Cosa? - la brunetta si fermò, voltandosi verso di lui.
- Anzi, per essere esatti lo è sempre stato. Quello catturato da Hibari Kyoya era... una copia. -
- Una copia? Come sarebbe a dire? -
- Non lo sappiamo con certezza... è possibile che Stanford abbia realizzato diverse copie di Clover II. - spiegò – E non so perchè non si sia ancora fatto vivo, dopotutto quello scienziato sembra aver bisogno degli sciamani, perciò prima o poi arriverà qui. -
- Di sicuro non sa dove siano adesso. - disse lei, preoccupata, pensando al laboratorio di Masato.
- Probabilmente no, ma... - l'albino si guardò intorno, prima di riportare l'attenzione su di lei – Ho avuto modo di sapere che c'è una famiglia alleata ai Vongola che sta nascondendo Stanford. Il suo attuale laboratorio si trova in Italia, ma nemmeno Decimo sa dove. -
- Una famiglia lo nasconde? - Nozomi era perplessa, quasi non ci voleva credere – Chi sono? E perchè? -
- Non ne abbiamo idea, tuo padre è preoccupato proprio per questo motivo. Stanno cercando di scoprire la verità, inoltre sono alla ricerca del vero Clover. - spiegò – Ultimamente Decimo è lontano dalla magione, a quanto pare ha messo in giro la voce che è fuori per un viaggio personale. Credo stiano cercando di stanare i traditori, e sfrutteranno una riunione che si terrà domani, in assenza di Decimo. In sua assenza, sarà il suo braccio destro a presiedere. -
- Ma tu come sai queste cose? - chiese lei, perplessa.
- Tuo padre. - disse lui – Poche ore fa ero in Italia, sono riuscito ad incontrarlo in segreto. Abbiamo un accordo per il quale siamo obbligati a passarci informazioni riguardanti Stanford. -
- ...Cris-kun... grazie. - chinò il capo, lievemente – Per aiutare mio padre, intendo... -
- E' un nemico comune, in certi casi è meglio collaborare. - spiegò.

I due ripresero a camminare, stavolta la tensione sembrava minore. Nozomi era felice che lui stesse collaborando con suo padre, tuttavia non aveva idea di chi fossero i traditori. Sperò vivamente che sarebbero riusciti a trovarli.

- Domani è il tuo ultimo concerto, vero? - chiese lui, curioso. - Sono sicuro che sarà il più memorabile. -
La ragazzina abbozzò un sorriso, non voleva davvero pensare a cosa sarebbe successo il giorno successivo.
- Mi mancherà... fare la idol... - disse lei – Ma con tutto ciò che sta accadendo... forse è un bene che domani smettiamo. -
- Non pensare al resto, pensa a te stessa e a ciò che vuoi. - le lanciò un'occhiata dolce – Io ti appoggerò, qualsiasi decisione tu prenda. -
Un largo sorriso si fece strada sul suo volto. Sapeva di potersi fidare di lui.
Stranamente la sua mano destra si mosse da sola, afferrando il braccio del ragazzo e appoggiandosi a lui.
- ...Nono... -
- Grazie, Cris-kun. -
Era felice, stranamente con lui si sentiva al sicuro e sapeva di potergli confidare qualsiasi cosa. Era una sensazione davvero strana, ma le piaceva.

Mancava solo un giorno e finalmente avrebbero mandato via lo stress e avrebbero potuto dedicarsi a ciò che stava accadendo attorno a loro.
Sarebbe andato tutto bene. Doveva andare tutto bene.

***

Il telefono squillava insistentemente e, seppur seccato, il ragazzo lo tirò fuori dalla tasca. Si trovava seduto su una panchina, con la guancia ancora dolorante, ad osservare sullo schermo il numero dello scocciatore, purtroppo nascosto. Perciò si decise a premere un bottone e a rispondere, curioso di sapere chi fosse.
- Caesar-kun. - una voce maschile che riconobbe all'istante costrinse il ragazzo ad alzarsi di scatto.
- Tsuna-san??? - urlò, incredulo.

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Capitolo 21
*** Target 21 - L'ultimo Concerto ***


Target 21 – L'ultimo Concerto

cover

L'edificio era davvero affollato, membri dello staff andavano a destra e a sinistra, gli spettatori erano accampati fuori sin dalla notte precedente, i tecnici stavano controllando che ogni luce funzionasse e non ci fossero problemi di alcun tipo.

I sette membri del noto gruppo di idol chiamato Number Eleventh erano nei loro camerini a truccarsi e vestirsi per l'inizio del loro ultimo concerto.
Due bambini si tenevano per mano fuori alle stanze, Arina era con loro e li teneva sott'occhio. Avevano insistito tanto per poter assistere, nonostante avessero saputo la notizia che Clover II era in realtà libero, in cerca dei due.
Dopo molte discussioni avevano deciso di portarli con loro, dopotutto era impossibile che Clover riuscisse ad individuarli in mezzo a migliaia di altri individui.
Erano davvero agitati, emozionati di poter assistere a qualcosa di così incredibile come un concerto. Non erano per nulla abituati, avevano sempre vissuto in una mediocre tribù senza elettricità e senza conoscenze riguardo ai modi di vivere dei paesi più industrializzati.

Nei loro camerini, i ragazzi lasciavano che esperti li preparassero a dovere. Non era di certo una novità, erano sempre gli altri a doverli truccare, pettinare e preparare per qualsiasi apparizione pubblica. Quel giorno avevano un paio di outfit rigorosamente coordinati, di cui uno solo per il finale. Il primo, che stavano attualmente indossando, era scuro e con cravatte e piccoli dettagli del colore appartenente a ciascuno di loro. Le uniche cose che non sarebbero cambiate durante il corso della serata erano le loro acconciature, sulle quali i parrucchieri avevano lavorato per circa un'ora.
Quando Haname uscì dal suo camerino, sembrava una star televisiva pronta a passare su una passerella e a farsi fotografare da mille paparazzi.
O, almeno, fu questa l'impressione che diede ai due sciamani, dopo una settimana passata a guardare con curiosità ciò che la televisione gli propinava, programmi e curiosità che non avevano mai visto nel corso della loro vita.
- Come ti senti? - chiese Lilium, agitata quasi più dei sette.
- Beh... non so spiegarlo. - rivelò lei, dondolandosi – Spero vada tutto bene. -

Il gruppetto si riunì nella saletta antecedente al corridoio che portava sul palco, mostrando il luogo ai due sciamani, che avevano un permesso speciale per poter stare lì.
Anche Cristal era presente, avrebbe assistito al concerto assieme ad Arina e ai bambini. PonPon sembrava averlo preso molto in simpatia poiché continuava a voler stare in braccio a lui.
- Ci siamo. - Luca si voltò ad osservare i presenti, sospirando rumorosamente. - Ci siamo, ci siamo, ci siamo. -
- Calmo! - Arina ridacchiò, non sembrava essere nervosa, anzi, era contenta per loro.
- La prima canzone... è Matryoshka, vero? - chiese Kaito, preoccupato – Poi c'è... Help me!... - stava cercando di ricordare la scaletta, quando Nozomi gli gettò un braccio dietro al collo, portandolo a sé.
- Va tutto bene. Capita di avere un vuoto di memoria, ricorderai tutto una volta sul palco. - abbozzò un sorriso. Era più nervosa di loro ma cercava comunque di mostrarsi serena.
- Come prima canzone del bis abbiamo Change the World. - rivelò Arashi, pensierosa – E' la canzone del nostro debutto... sarà uno strazio doverla cantare durante la nostra graduation. -
- Aspettate di arrivare a Sakura no Hanabiratachi, lì partiranno i pianti. - disse ancora Luca, intristendosi.
I sette si scambiarono sguardi complici, erano ormai pronti a salire sul palco, gli spettatori stavano entrando rapidamente e stavano prendendo posto.

Stava andando tutto per il meglio, almeno finchè non arrivò un Caesar ansimante, che si avvicinò ai ragazzi con sguardo preoccupato. Anche lui aveva un permesso speciale, era stato invitato al concerto dal gruppo, ma non si era ancora presentato.
Il Simon osservò uno ad uno, scuotendo il capo, prima di portare l'attenzione su Cristal, con il quale aveva avuto una sorta di discussione il giorno prima.
- Devi aiutarci, dobbiamo correre al parco. - disse, riprendendo fiato – Bliz mi ha detto che Clover è apparso, ma ho bisogno del tuo aiuto. -
Sembrava spaventato, probabilmente ricordava ancora il vecchio Clover che, due anni prima, per poco non l'aveva ucciso.
I ragazzi trasalirono uno ad uno, lo sguardo deluso e incredulo. Non si aspettavano di certo un arrivo così improvviso, non proprio nell'istante in cui dovevano salire sul palco. Quel tizio aveva davvero un tempismo mostruoso.
- Clover? - chiese Nozomi – Adesso?? -
- Bliz dice che probabilmente cerca gli sciamani, è tornato nell'ultimo posto dove li ha visti. - spiegò – E' abbastanza spaesato, è meglio che io e Cristal andiamo a controllare. -
- Ma... - Arashi osservò i ragazzi attorno a lei, i due sciamani si ripararono spaventati dietro Arina, Nozomi scosse il capo con disapprovazione e iniziò a guardarsi intorno, confusa.
- Noi dovremmo... ma il concerto... - si voltò verso il palco, lo stadio si stava riempiendo. - Dobbiamo... dobbiamo andare al parco... Clover potrebbe fare del male a qualcuno... -
Tremava, sembrava molto combattuta.
- Ma... il nostro ultimo concerto... - Luca singhiozzò.
- No. - Caesar guardò i ragazzi, severo – Voi salite su quel palco e andate a fare il vostro lavoro. A Clover ci pensiamo io e Cristal. - lanciò un'occhiata all'albino, che annuì.
- Cris-kun... - Nozomi si avvicinò al Neveria, che le sorrise.
- Andate e non preoccupatevi. Clover se ne andrà appena capirà che non può trovare gli sciamani girando a vuoto, noi tenteremo di scacciarlo senza combattere. Fidati di me. - disse serio.
- Ma... Se vi dovesse accadere qualcosa, io... -
- Nono, non pensare. Ora hai un compito ben più importante. Quella gente là fuori aspetta solo voi. - disse.
- Potrebbero aspettare... Clover è ben più pericoloso. - aggiunse lei.
- Fidati di noi. - ripeté lui, severo – Fidati di me. -
La ragazzina sembrava interdetta, si voltò nuovamente verso il corridoio che portava al palco, e poi verso il ragazzo davanti a lei. Non sapeva cosa scegliere, tra il concerto che per lei era davvero importante e il nemico che si era fatto vivo proprio in quel momento. Sapeva che qualcosa sarebbe andato storto.
Cristal, intanto, la stava osservando con severità, i suoi occhi fissi su di lei cercavano di rassicurarla, sembrava non volesse muoversi finchè lei non avesse accettato la sua decisione.
Alla fine la Vongola si arrese, annuendo incerta.
- D'accordo. State attenti. -
- E voi pensate solo al concerto. - intervenne Caesar, sorridendo sornione – Se scopro che avete fatto degli errori non te la farò passare liscia, sorellina. -
La ragazza abbozzò un sorriso, così come gli altri amici accanto a lei, mentre Cristal osservò severo il giovane Simon. Dopotutto il giorno prima non si erano salutati nel migliore dei modi, nonostante sul viso del bruno non ci fossero più tracce del pugno che gli aveva sferrato.
L'albino distolse l'attenzione da lui e tornò a sorridere, probabilmente pensando fosse meglio dedicarsi a cose più importanti.
- Caesar-kun ha ragione. Cerchiamo di fare del nostro meglio! - Haname sorrise dolcemente, regalando un po' di pace all'animo dei ragazzi.
Alla fine non potevano fare altro che fidarsi di loro.

Cristal e Caesar si lanciarono occhiate complici e lasciarono la sala, correndo rapidamente verso il parco, dove il braccio destro del Simon aveva avvistato il nemico.

 

***


Rumori di colpi attirarono l'attenzione dei due, mentre si dirigevano rapidamente verso le giostre all'interno del parco pubblico di Namimori, sotto un cielo già scuro e un quarto di luna che illuminava ben poco.

Caesar riuscì ad intravedere delle sagome in lontananza, mentre il ghiacciaio si avvicinava ai due appena giunti.
- Bliz! - urlò il Simon - Cosa succede? -
- I guardiani di Tsuna-san sono arrivati, ecco. - spiegò lui, affiancandoli.
- I guardiani di Tsunayoshi? - Cristal sembrò perplesso, si distaccò dai due per avvicinarsi di più al punto in cui l'illusionista dai capelli verdi stava affrontando due alti uomini.
Yamamoto Takeshi stava sfruttando la sua katana intrisa di fiamme della pioggia per rallentare i suoi movimenti e, a quanto pare, Clover era cascato nella trappola, poiché sembrava non riuscisse a muoversi come avrebbe voluto.
Intanto, Sasagawa Ryohei si era lanciato contro di lui, i guantoni che risplendevano di fiamme del sole e lo sguardo fisso sul nemico.
- MAXIMUN COMBINATION! - urlò, colpendo il nemico con una serie di pugni rapidissimi, che Clover non cercò nemmeno di schivare.
Lambo si trovava poco dietro di loro, rigirandosi le treccine tra i pollici, mentre osservava annoiato il combattimento.
L'albino si era avvicinato a lui e anche i due Simon li avevano affiancati.

- Che ci fate qui? - chiese il Neveria, perplesso.
- Beh... Dobbiamo catturare Clover II. - rispose Lambo, scrollando le spalle.
- Come sapevate che era qua? - chiese ancora, confuso.
- Abbiamo visto l'agitazione qui in giro. - spiegò.
Cristal non sembrava aver davvero capito il perchè fossero in Giappone e come avessero fatto a trovare l'illusionista, tuttavia ricordò che Tsunayoshi si era allontanato dal paese per qualche giorno. Era possibile che si trovasse attualmente a Namimori?

Clover cercò di rimettersi in piedi, nonostante il dolore dei colpi subiti.
- Dove... gli sciamani... - disse, ansimante.
- E' inutile insistere all'estremo. - Ryohei incrociò le braccia, scuotendo il capo – Non ti lasceremo toccare i bambini. - ripeté, severo.
Digrignò i denti, barcollando e osservando uno ad uno i suoi avversari. Dopo qualche istante, però, fece dietro front, fuggendo verso l'uscita del parco e allontanandosi spaventato dai due guardiani, i quali si guardarono tra di loro con sguardi pensierosi.

- Ehi! Lo lasciate andare? - Blizzard sembrò confuso, osservò il punto in cui Clover era fuggito e poi i due uomini. - Non dovevate catturarlo, ecco? -
- No, non è il vero Clover. - rivelò Yamamoto, voltandosi vero i ragazzi – Ma non temete, abbiamo altri uomini laggiù, lo seguiranno per cercare di trovare il suo nascondiglio. -
- Era un clone? Eppure sembrava lui... - lo sguardo di Cristal era serio, a quanto pare nemmeno lui era in grado di riconoscere un Clover falso da quello vero.
- Troppo debole, ha incassato i nostri colpi commettendo una serie di errori. - spiegò la pioggia, la sua katana svaniva in una fiamma bluastra all'interno del suo compact.
- Ma quello... - Caesar si voltò curioso verso il Neveria. - Ne avete venduti, eh? -
Cristal ridacchiò.
- Sono comodi e ottimi per combattere. - Ryohei ammiccò.
- Ad ogni modo... come mai siete qui in Giappone? - chiese l'albino, perplesso. - Sapevo già che Tsunayoshi era fuori dall'Italia, ma... -
- Sono qui per interrogare il boss degli Anemone, attualmente detenuto. - rivelò Caesar, sotto lo sguardo attonito del boss delle nevi – Ieri Tsuna-san mi ha chiamato, mi ha inoltre detto di non dire nulla a Nozo. -
- Tuttavia Raimondo sembra non conoscere l'identità dei traditori... o almeno così dice. - la pioggia dei Vongola sospirò, lanciando un'occhiata a Ryohei, che scrollò le spalle – Tsuna non voleva insistere, non è da lui usare mezzi poco... ortodossi. -
- E per quanto riguarda la riunione? - chiese il Neveria, perplesso.
- Sawada ha messo in giro la voce del viaggio perchè oggi alle sei c'è un'importante riunione. - spiegò il sole – Testa a polipo dovrà verificare quale boss ha approfittato dell'assenza di Sawada per farsi vivo. -
- Perchè qualcuno dovrebbe farsi vivo proprio adesso, ecco? - chiese il ghiacciaio, perplesso.
- Mh... Forse costui aveva paura di essere scoperto da Tsunayoshi? - azzardò Cristal.
- Tsuna-san... i Vongola hanno un intuito molto sviluppato – spiegò Caesar – Il super intuito Vongola. -
- Esattamente. - Yamamoto abbozzò un sorriso – Chiunque sia il traditore, c'è un'ampia possibilità che approfitti dell'assenza di Tsuna per partecipare a questa riunione, anche solo per ficcare il naso nei nostri affari e spifferare tutto al nemico. - spiegò lui – Tuttavia dovrà essere davvero sicuro che Tsuna non sia nelle vicinanze. -
- Non ha già messo in giro la voce? - chiese Cristal – Non gli credono? -
- Beh, potrebbero sospettare che si tratti di una trappola. - ipotizzò Lambo, sbadigliando.
- Quindi? Cos'ha intenzione di fare? - Blizzard sembrava curioso.
- E, soprattutto, dov'è adesso? - Cristal si guardò in giro, come se il boss dovesse spuntare da un momento all'altro.
- Beh, penso stia facendo capire a tutti di essere davvero molto lontano da casa. - continuò Lambo, abbozzando un sorriso.
- ...e come pensa di farlo? - chiese ancora l'albino.
I guardiani della pioggia e del sole si scambiarono occhiate divertite.

***

Il cambio degli outfit avvenne in tempo record e il gruppetto si era ritrovato tutto imbiancato, con glitter e accessori scenici, giacche eleganti e cravatte scintillanti per i ragazzi, gonne pompose e enormi accessori per capelli per le ragazze.
In un angolo erano stati preparati i bouquet da consegnare ai diplomandi, su un tavolino erano ammassate bottiglie di acqua con cannucce per ogni membro del gruppo.
La brunetta mise via il cellulare, ormai più tranquilla. Cristal aveva inviato un'email poco tempo prima, avvisando che il tutto si era sistemato.
Oramai non c'erano più preoccupazioni, nonostante già avessero tentato di ignorare l'accaduto e di concentrarsi sul concerto.
I due sciamani erano vicino al bordo del palco, assieme ad Arina e PonPon e in mezzo ad una folla di giovani e meno giovani, che agitavano i loro glowing stick a tempo di musica.
Tutti quanti parteciparono attivamente facendo da coro e muovendosi al ritmo di Change the World, attualmente la penultima canzone del gruppo, con la quale però debuttarono circa due anni prima.
Ogni parola, ogni strofa di quella canzone sembrava racchiudere in sé ricordi di momenti meravigliosi, quando la loro carriera era appena iniziata e si era per loro aperto un mondo nuovo.
Quella unione, quella melodia, quella sincronizzazione, quel divertimento. Dopo due anni il loro legame era aumentato, riuscivano a comprendersi di più e forse poteva essere stato proprio a causa del loro lavoro, oppure di ciò che accadde due anni prima in Canada.
Cantavano “Change the World”, cambiare il mondo, poiché era ciò che desideravano fare. Tuttavia era davvero difficile creare un mondo nuovo, stravolgere le regole della società già scritte e impresse nella mentalità della gente sin dalla loro nascita.
Forse era fattibile, ma si trattava di un processo lungo che richiedeva anni di lenti e leggeri cambiamenti.
Attualmente non erano in grado di fare nulla, se non far sorridere quei mille volti presenti allo stadio di Namimori, che continuavano a ballare e a cantare con loro.
Stava per finire tutto lì, dove avevano iniziato. Avevano scelto loro il luogo, non volevano cantare al Tokyo Dome come era stato loro proposto, ma proprio a Namimori.

Al termine della canzone, due famosi presentatori ed ex idol erano saliti sul palco, spesso svolgevano quel ruolo durante alcuni concerti e più volte avevano lavorato con i sette. Era loro compito distribuire i bouquet e ringraziare i ragazzi per il loro lavoro, non senza lacrime ed emozioni che sembravano avvolgere persino Cloud, che aveva lo sguardo basso e sospirava ogni due per tre.
Uno alla volta, i membri dei N.XI si avvicinavano a Tomoe e Mamoru, che stringevano le mani di ciascuno di loro con sguardo comprensivo, la presentatrice dai ricci castani arrivò persino ad abbracciare Haname, già molto provata dalla situazione, prima di tenderle il suo bouquet.
Kaito si asciugò le lacrime con una manica, mentre Luca tirava su con il naso. Shinji aveva lo sguardo basso e gli occhi lucidi, mentre Cloud si limitava ad avere gli occhi chiusi.
Arashi fu la penultima, afferrò il suo bouquet e si posizionò di lato, assieme ai ragazzi che avevano già ricevuto il loro regalo, lasciando sola Nozomi al centro del palco, che attendeva il momento di ricevere i fiori, simbolo del suo addio alla carriera di idol.
Il suo cuore batteva rapidamente, ma non sembrava avessero intenzione di chiamarla presto, anzi, Tomoe si rivolse al pubblico con uno sguardo abbastanza emozionato, anche se non al pari dei diplomandi.
- Adesso, prima della consegna dell'ultimo bouquet alla leader dei Number Eleventh, c'è una piccola sorpresa. -
Nozomi inarcò un sopracciglio, perplessa. Non c'era nulla di simile in programma, ma era ormai abituata alle sorprese e agli scherzi che, spesso e volentieri, lo staff metteva in atto ai danni dei poveri malcapitati. Sperò davvero non si trattasse di un altro scherzo di Arashi, aveva ormai vinto il "gioco del bacio" con un punteggio di sette a cinque, la brunetta era riuscita miracolosamente ad evitare di essere baciata per tutta la durata del concerto e non voleva di certo che la tempesta vincesse addirittura con tre punti di distacco. Sapeva che il pubblico non desiderava altro, dopotutto tifavano sempre per l'amica e ormai era diventata una prassi evitare che Arashi la baciasse durante un concerto. Quasi le dispiaceva, era un gioco divertente ma che, come tutte le altre cose, era giunto al termine con la fine della loro carriera.
Si guardò attorno curiosa, non aveva idea di cosa stesse per succedere e il suo sguardo perplesso lasciava trasparire la sua confusione, mentre le luci si offuscavano e il pubblico davanti a lei era silenzioso.

Alcune note di una canzone risuonavano nella sala, non riconosceva quella melodia e iniziò ad innervosirsi, mentre il suo cuore batteva rapidamente.
Un brivido lungo la schiena, e le note assunsero un'aria più familiare. Non aveva mai sentito quella melodia, ma ricordava solo le tonalità del ritornello. L'aveva sentita cantare senza musica, a capella.

Quando era piccola.

- Nella vita imparerai, per ottenere qualcosa dovrai lottare. -

Sobbalzò. Quella voce non così perfettamente intonata nonostante fosse dolce e profonda, così come era abituata a sentirla, prima di addormentarsi.

- Quando un giorno crescerai, parecchie cose alle spalle dovrai lasciare. -

Si voltò rapidamente, alzando lo sguardo oltre la scalinata centrale, un uomo dai capelli castani era fermo in cima e stava cercando di cantare al meglio, sorridendo nell'istante in cui stabilì il contatto visivo con la ragazzina.

“Pa....pa...”

- In qualsiasi scelta però non sarai sola mai – continuò, scendendo lentamente le scale e avvicinandosi alla figlia, senza staccare gli occhi da lei. - Ci sarà sempre un'ombra accanto a te, ovunque sia io terrò per mano. -

Di scatto, quasi d'istinto, Nozomi portò il microfono alle labbra e cantò la strofa seguente, come aveva sempre fatto da bambina.

- Nella vita capirai che non è tutto allegro e ci sono momenti tristi. - disse, ricordandosi ciò che era accaduto quando aveva otto anni, la perdita di Claudio, probabilmente il momento più triste della sua vita. - Dentro te comprenderai tante emozioni e nuovi sentimenti misti. - cantò ancora, pensando a ciò che provava in quel momento e già da alcuni giorni a quella parte. Un vortice di emozioni incomprensibili, che non era in grado di spiegarsi e che forse erano legati alla sua crescita e alla sua nuova visione del mondo attorno a lei. - In qualsiasi attimo c'è sempre uno spiraglio. -

- Non sarai sola nell'oscurità – intervenne lui, ormai accanto a lei. Sembrava cercasse di dare intensità alle sue parole - Perchè ti guideremo sempre un po' più in là. -

“Siete voi, vero?” pensò lei, non smettendo di osservarlo “Tu e la mamma... siete sempre con me, vero?”

- Camminerai sotto il cielo – alzò la mano sinistra, indicando verso l'alto – Con me – la portò al cuore – Con noi. - infine indicò entrambi, con un gesto rapido.

La brunetta portò nuovamente il microfono alle labbra e tornò a cantare, stavolta assieme a lui.

- Io e te, lungo una strada tortuosa non cedere mai.
Io e te, se cadi, sai, ti aiuterò ad alzarti -

Sorrisero entrambi, continuando a cantare, e la brunetta si domandava se suo padre sarebbe riuscito ad alzare la tonalità nel pezzo seguente, quasi ridacchiando.

- Mai, non ti lascio mai. Su, non piangere perchè – non se l'era cavata male, era riuscito a raggiungere la tonalità. Che avesse provato la canzone in precedenza? - insieme siamo -

- Io e te, un poco complici e un poco amici, forse,
io e te, cancellerò ogni paura e lacrima. -

Tsuna portò la mano sulla guancia della figlia, recitando il gesto di asciugare una lacrima con il pollice. Lo fece solo per scena, ma per poco davvero non era scoppiata in lacrime.

- No, non dimenticar, anche se non sarò accanto a te
saremo sempre io e te. -

Conclusero insieme, restando silenziosi mentre la musica scemava e le mani che stringevano i microfoni si abbassavano.
L'uomo si avvicinò alla ragazzina e la strinse, avvicinando le labbra al suo orecchio.
- Ti amo. - disse, accarezzandole con dolcezza i capelli, evitando di rovinare la pettinatura – Ti amerò sempre, figlia mia. -
Si staccò da lei e si avvicinò alla presentatrice, mentre il cuore di Nozomi continuava a battere rapidamente e le parole non riuscivano ad uscire dalle sue labbra.
Voleva dirglielo, voleva rispondere alla sua affermazione. Voleva fargli sapere che anche lei lo amava, ma non ci riusciva. Ogni parola che pensava di pronunciare, puntualmente restava bloccata in gola.
- Sawada-san ha deciso di fare una piccola sorpresa a sua figlia! - disse Tomoe, sorridendo al pubblico curioso e stupito, dopotutto nessuno sapeva chi fosse realmente. Intanto, le luci sul palco tornavano a farsi vivide e forti – E, inoltre, sarà lui stesso a consegnare il bouquet a Nozomi-chan! - si voltò e prese l'ultimo bouquet dal tavolo, tendendolo all'uomo.

Tsuna si avvicinò nuovamente alla figlia, aveva lo sguardo abbastanza imbarazzato e si morse le labbra, probabilmente ripassando mentalmente ciò che doveva dire.
Diede un fugace sguardo alla folla di spettatori e poi tornò ad osservare la brunetta.
- Grazie per il lavoro che hai svolto fin'ora, Nozomi. - disse, sorridendo amorevolmente – Ti auguro di riuscire nella vita e di realizzare i tuoi sogni. Qualunque essi siano. - disse, scandendo lentamente l'ultima frase.
Il cuore della giovane Vongola sussultò nuovamente, il suo sguardo era a metà tra lo speranzoso e l'incredulo.

“Papa... mi stai dicendo che....?”

Il boss sorrise, dandole i fiori e un tenero bacio sulla guancia.

Si allontanò a passo svelto, svanendo dietro le quinte e lasciando soli i sette ragazzi, nuovamente riuniti. Arashi strinse il braccio di Nozomi come se volesse sorreggerla, in effetti la brunetta aveva le gambe che le tremavano e non si era accorta di star lacrimando, forse sin da quando suo padre le aveva dato il bouquet. Ma non poteva demordere ora, dovevano ancora cantare l'ultima canzone e salutare il pubblico euforico.
Le note erano già partite, stavano vivendo gli ultimi cinque minuti della loro carriera.
E iniziarono a cantare, per l'ultima volta.

- La zona vicino alla finestra è calda e soleggiata
Manca poco al calendario primaverile
Se durante le lezioni guardo intorno a me,
vedo i miei compagni con la stessa uniforme e sembrano adulti -

Le luci colorate, le telecamere puntate su di loro, coriandoli e stelle filanti lanciati verso il cielo e che ricadevano, quasi brillando, sul palco e sul pubblico incantato.
Luca quasi singhiozzava, Kaito doveva cercare di trattenere le lacrime e Haname scuoteva il capo, mentre Arashi continuava a sorreggere Nozomi, che per poco non scivolava a terra.

- Noi tutti partiremo verso il nostro futuro
le ali dei nostri sogni sono sulle nostre spalle -

Sentivano le urla dei fan, desiderosi di un altro bis, di altre canzoni. Non volevano che se ne andassero, ma ormai era giunta l'ora.
Appoggiarono i microfoni per terra, in segno di addio. Cloud lasciò il palco per primo, seguito da un singhiozzante Luca. Poi Shinji, seguito da Haname e ancora Kaito.
Arashi attese Nozomi accanto all'uscita, la brunetta salutò con la mano e un sorriso, nonostante il viso rigato dalle lacrime.
“Grazie mille. Arrivederci.”

- Ci sono stati momenti in cui abbiamo litigato e pianto al telefono
Non so perchè, ma quei giorni incerti sembrano così nostalgici
Se mi guardo indietro, la mia felicità e la mia tristezza sono ancora dentro me
Non sono mai stato solo.
Nella foto del diploma, io sto sorridendo, voglio guardare la stagione che va via
Addio. -

I due Simon e il Neveria erano già dietro le quinte e attendevano con ansia il ritorno del gruppo, ancora molto provato.
Raccontarono comunque ciò che era successo e anche loro rimasero increduli nel sapere ciò che Decimo aveva organizzato. Dopotutto il concerto era in diretta, la sua apparizione era stata un'ottima idea per mostrare a tutti che si trovasse davvero in un altro paese.
Tuttavia, idea o meno, Nozomi sapeva che suo padre era salito su quel palco anche per lei. Il suo sguardo dolce e le sue parole erano sincere e si era davvero pentita di non essere riuscita a rispondergli. Il petto le doleva molto.

- Quando i petali di ciliegio sbocceranno, la campana della speranza suonerà da qualche parte
Dandoci la libertà e il coraggio per domani
Quando i petali di ciliegio sbocceranno, qualcuno starà sicuramente pregando da qualche parte,
per aprire, con le proprie mani, la porta verso un nuovo mondo. -

- Voglio andare in Italia. - disse, sicura – Non adesso, tra un paio di giorni, quando tornerà. - spiegò – Devo dirglielo, o continuerò a pentirmi di non averlo fatto. -
- Cosa devi dirgli? - chiese Cristal, confuso.
- Devo dirgli... che non ho mai smesso di amarlo. Che amo mio padre sempre e comunque... e che voglio tornare a casa con loro. Voglio stare accanto ai miei genitori. Mi mancano troppo. - le lacrime ricominciarono a scendere, sempre più veloci – Mi sento in colpa per non averlo detto prima... per non essere stata davvero sincera. - si voltò verso Arashi e verso i suoi amici – E non c'è problema, andrò da sola. Siete miei amici, ma anche voi avete altro da fare e non potete di certo seguirmi a destra e a sinistra. - sorrise, nonostante le lacrime. - Se voglio essere egoista e fare ciò che mi sento... è giusto che lo faccia da sola. -
- Io vengo con te. - Arashi l'abbracciò di soppiatto – Così ti prenderò a schiaffi se dovessi essere troppo imbarazzata da non riuscire a dirglielo. -
- ...Ara... - la brunetta strinse a sé la sua amica.

- I petali delle lacrime cadono velocemente
giù per le guance, mentre mi allontano
Guardando il cielo blu e prendendo un profondo respiro
I petali delle lacrime cadono velocemente
sono così belli tanto quanto i miei ricordi
Saliamo assieme le scale che ci conducono alla maturità. -

- Ehi, non dimenticatevi di me! Voglio venire anche io! - esclamò Kaito, quasi offeso – Ogni volta che vado col boss accade sempre qualcosa di alpacafantasticoso! -
Anche Haname e Luca volevano seguirla e si unirono al sole, Shinji mugolò e Cloud si limitò a sospirare.
- A questo punto, vengo anche io. - intervenne Cristal.
- Beh, a quanto pare verremo tutti. - Arina si avvicinò al gruppetto, i due sciamani saltellarono verso i diplomandi e PonPon stava ancora ballando con euforia.
- Ti avevo detto che dovevi invitarlo. - Haynes incrociò lo sguardo della brunetta, che ridacchiò in risposta.
- Sì, avevi ragione. Grazie. -
Erano tutti uniti, e stavolta ognuno aveva deciso per sé. Dopo il concerto, dopo aver salutato la loro carriera, ascoltando ancora le voci dei fans che lentamente lasciavano lo stadio, i sette si guardarono tra di loro e poterono tirare un sospiro di sollievo.
Era fatta.
Afflitti o meno, da quel momento sarebbero dovuti andare avanti.

I petali delle lacrime cadevano rapidamente, giù per le loro guance, mentre si allontanavano.
Guardando il cielo blu e prendendo un profondo respiro, quelle lacrime continuavano a cadere e risplendevano, come i ricordi che avevano costruito insieme.
Insieme, andranno avanti lungo il cammino verso la maturità.

Nda: Sakura no Hanabiratachi è una canzone delle AKB48, ho tradotto il testo dall'inglese. Inoltre la canzone "Matryoshka" di cui parla Kaito è la famosa canzone dei Vocaloid.

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Capitolo 22
*** Target 22 - Vecchie conoscenze ***


Target 22 – Vecchie conoscenze

cover

L'unico momento, in cui poteva permettersi di rilassarsi un po', era in quel preciso istante, con la schiena appoggiata al sedile dell'aereo, con un leggero chiacchierio di sottofondo che non disturbava i suoi pensieri e la sua tranquillità.
La donna dai capelli color cenere si voltò verso il posto accanto al finestrino, il piccolo PonPon stava ammirando le nuvole con sguardo incantato. Non era la prima volta che volava, fortunatamente erano riusciti ad ottenere un passaporto e altri lascia passare per il minorenne.
Ma, a bordo, c'erano altri bambini e Arina si voltò ad osservare i due sciamani, seduti nel lato opposto, mentre chiacchieravano concitati. L'idea della sua allieva non era poi così assurda, volendo incontrare suo padre per questioni personali aveva deciso di lasciargli in custodia anche i due sciamani, siccome era ancora presente il problema riguardante Clover II.
Dopotutto non potevano continuare a tenerli nascosti in un laboratorio di una villa, sorvegliati da un maggiordomo indifeso.
Sospirò, poggiando il capo sullo schienale e tornando a rilassarsi.

- Tutto ok? - chiese una voce femminile, dal sedile davanti.
- Tutto ok. - rispose Arina, abbozzando un sorriso. - E tu? Come ti senti? -
- Mah. - rispose.
La donna aveva mentalmente immaginato la sua allieva mentre scrollava le spalle.
- Hai avvisato Decimo? - chiese poi, preparandosi alla risposta negativa, che arrivò dopo qualche secondo.
- … Ho chiamato mama, le ho detto che stavamo per arrivare. - spiegò lei.
- Perchè non hai chiamato direttamente tuo padre? -
- … Mi vergogno. -
La tutrice quasi non scoppiava a ridere, l'immagine di una brunetta che si mordeva le labbra, imbarazzata, apparve nitida nella sua mente.
La conosceva fin troppo bene.
- Non dovresti, è tuo padre. -
- S-senti, è da una vita che non passo un po' di tempo con lui normalmente! C-cioè, voglio dire... insomma... è difficile... parlare così... con lui... dopo tanto tempo... -
La sua voce perdeva tonalità ad ogni parola, diventando ormai impercettibile.

Tuttavia, Arina decise di non torturarla ulteriormente. Tornò a rilassarsi, chiudendo gli occhi e godendosi il viaggio in santa pace.



Al loro arrivo nell'aeroporto siciliano, dopo aver ritirato i loro bagagli dall'apposito nastro trasportatore, il gruppo formato da quattordici ragazzi decise di prendere dei taxi e dirigersi direttamente verso il quartier generale dei Vongola.
A metà strada verso l'uscita, però, la maggior parte del gruppo si fermò, lasciando perplessi i meno acuti, tra cui Kaito che, assieme a Luca, si erano voltati perplessi verso i loro amici.
- Che succede? - chiese il biondino, osservandoli uno ad uno.
Solo in quell'istante Luca parve accorgersi di alcuni uomini fermi a pochi passi da loro, quasi in attesa di qualcosa. Erano all'incirca una decina, tutti vestiti formalmente in giacca e cravatta.
- Chi sapeva del nostro arrivo? - Caesar si avvicinò alla brunetta, perplessa quanto gli altri.
- Solo mio madre. - spiegò lei, voltandosi a guardare il Simon – A meno che non abbia sparso la voce in giro. -

Un paio di uomini si distaccarono dal loro gruppo, avvicinandosi ai viaggiatori.
- Se volete seguirci, il nostro boss vi aspetta qui fuori. - disse, inchinandosi lievemente.
La ragazzina inarcò un sopracciglio, osservava l'uomo che stava indicando loro la strada.
- Mh. D'accordo. - disse lei, voltandosi verso i suoi amici – Non penso ci sia nulla di pericoloso. -
- E se si trattasse di un'imboscata, ecco? - chiese Blizzard, confuso – Vuoi farci ammazzare? -
- No, non c'è pericolo. - la ragazzina sembrava seria, si voltò verso Arina – Pensa agli altri, io vado a vedere cosa vuole il loro boss da me. -
- Ti seguo. - Arashi l'affiancò senza aggiungere altro, ma nessuno sembrava volesse lasciarla andare da sola.
- Lasciamo stare i convenevoli, andiamo. - Arina aveva notato che la sua allieva sembrava abbastanza rilassata e decise di fidarsi del suo intuito, d'altronde quegli uomini non sembravano minacciosi, ma dopotutto non bisognava mai fidarsi delle apparenze.

Tuttavia non poté che alzare gli occhi al cielo, quando da un pulmino parcheggiato al lato dell'aeroporto uscì un ragazzo dai lunghi capelli scuri e una benda sull'occhio sinistro.
- Undicesima!! - urlò lui, con sguardo sognante, mentre cercava di abbracciare la ragazzina che, disgustata, si spostò rapidamente di lato, facendolo cadere a terra.
- … Sirius. - disse, scuotendo il capo e sospirando. - Felice di rivederti. -
Il boss dei Notturno si rialzò subito, pulendosi rapidamente e volgendo lo sguardo verso la brunetta, che cercava di guardare tutto fuorché il ragazzo in questione.
- Ti stavo aspettando! - disse lui, mangiandola con gli occhi – Tuo padre mi ha mandato a prenderti! -
La ragazzina si accigliò e Arina quasi non rise, non riusciva a prendere quel ragazzo sul serio, seppur poco ne sapeva sul suo conto.
La sua ammirazione totale e il suo comportamento da cagnolino erano in netto contrasto con il suo aspetto così misterioso e anche abbastanza affascinante.
- Chi è quell'individuo? - la voce del boss dei Neveria arrivò inaspettata, la tutrice si voltò verso di lui e notò che stava squadrando il misterioso ragazzo dalla testa ai piedi.
- Lui è Sirius, l'attuale boss dei Notturno. Sono degli alleati dei Vongola. - spiegò.
L'albino sembrò pensieroso, continuando ad osservare il nuovo arrivato.
- Attento Cris. - il Simon gli si avvicinò di soppiatto, il suo sguardo sembrava divertito. - Quel tizio adora Nozo, se potesse le strapperebbe i vestiti di dosso. -
La donna scosse il capo, rassegnata, mentre il Neveria si limitò a rispondere con un “lo noto”.

- Perchè mio padre ha mandato te? - chiese la Vongola, incrociando le braccia – Poteva mandarmi uno dei suoi guardiani, oppure zio Dino, o ancora il nonno o Reborn-san... -
- Beh, perchè si fida di me, ovvio! - il ragazzo annuì a sé stesso, sicuro di ciò che aveva appena detto.
- … Mio padre dev'essere caduto molto in basso... -
- Ad ogni modo... c'è un motivo. - l'allegro e gesticolante Sirius cambiò all'improvviso, diventando serio e composto – Non potete avvicinarvi al quartier generale, per ora. - disse.
Il gruppetto sembrava più che mai confuso da quella notizia, difatti Arina si avvicinò rapidamente al giovane, decisa ad ottenere spiegazioni.
- Cosa sta accadendo? Perchè non possiamo andare? - chiese – Undicesima aveva avvisato Kyoko-san del nostro arrivo. -
- Beh, suppongo che la Signora non ne sapesse nulla e si sarà solo limitata ad informare Decimo. - spiegò. - Entrate dentro, parliamone con calma. -

Uno ad uno i quattordici ragazzi entrarono nel pulmino, quando Arina varcò la soglia notò una biondina seduta in un angolo, con lo sguardo altezzoso e severo.
I suoi occhi cristallini incontrarono quelli di Nozomi e le due sembrarono fulminarsi a vicenda.
- La portatrice impura. - si limitò a dire, arricciandosi i capelli.
- Diamante. - rispose lei, solo per educazione, poiché il suo desiderio di strangolarla era fin troppo palese.

- Cos'è una portatrice impura? - la piccola sciamana si era seduta accanto ad Arina, curiosa.
- Beh, diciamo che la famiglia Brillante è convinta che se si hanno altre fiamme oltre quelle del cielo, possono inquinare la fiamma principale. - spiegò.
- Ma cosa significa questa idiozia? - stavolta fu Haynes a parlare, la sua voce era così alta che rimbombò nel vano – E noi che abbiamo sette fiamme cosa dovremmo essere? -
- Che c'entra? - rispose Diamante – Mica dovete diventare boss, voi. -
- Perchè, tu sei un boss? - chiese lo sciamano, perplesso. - Sei una bambina. -
La ragazzina si stizzì, lanciando uno sguardo furioso al bambino insolente.
- Ho quattordici anni, non sono una bambina. -
- Ma sei diventata boss a dodici. - puntualizzò Arashi, osservandola sottecchi. Haname, accanto a lei, restò in silenzio ed evitò accuratamente di rivolgerle lo sguardo. Evidentemente la sconfitta bruciava ancora nel suo orgoglio.
- Non importa. - continuò la bambolina, voltandosi e snobbando i ragazzi – Mio padre si era stancato e voleva far diventare boss mio cugino, ma lui era un portatore impuro, perciò l'unica scelta ricadeva su di me. -
- Eh quindi? Tuo padre non poteva riprendersi il comando e aspettare che tu fossi maggiorenne? - chiese lo sciamano, perplesso.
- Forse non mi hai sentito bene. - disse lei, continuando a giocare con i suoi riccioli biondi – Mio padre s'era stancato. - pronunciò lentamente ogni parola, quasi come se stesse parlando ad uno straniero - Non ne voleva più sapere, voleva fare altro, punto. - spiegò lei – Noi Brillante facciamo quello che vogliamo quando vogliamo. -

“Questo si era capito.” Arina evitò accuratamente di risponderle, dopotutto non voleva creare confusione. Tuttavia il comportamento della ragazzina non le era mai andato a genio, era troppo egoista ed egocentrica, per lei tutti dovevano fare ciò che voleva e rispondeva solo agli ordini di Decimo. Non era così che una persona avrebbe dovuto comportarsi, soprattutto se a capo di una famiglia. Era alquanto viziata, come Undicesima quando era più piccola.
Eppure la principessina aveva quattordici anni, non sette.
Ad ogni modo si trattava comunque dei Brillante, era impossibile fare un discorso di quel calibro con una famiglia tanto snob.

- Woo l'idrante! - Kaito era appena salito, seguito da Sirius. Aveva puntato il dito contro la biondina, che aveva riconosciuto all'istante, sebbene fosse impossibile non riconoscerla poichè in due anni non era poi cambiata chissà quanto.
- Smettila di chiamarmi idrante, il mio nome è DIAMANTE! - urlò, furiosa – D-I-A-M-A-N-T-E! Vedi di farlo entrare in quel cervellino da gallina che ti ritrovi! - Diamante gli lanciò uno sguardo malefico, più o meno quanto quello di Nozomi poco prima. Il vano si era trasformato in una grotta polare e mancavano solo un paio di stalattiti a decorare la gelida aria che li circondava.
- Torniamo a parlare di cose serie. - la Vongola ignorò totalmente i capricci della bambolina per rivolgersi al resto del gruppo.
Il giovane Notturno si era diretto verso il posto vuoto accanto alla brunetta, nel quale si stava sedendo, prima che un albino non lo scansasse con violenza.
- Perdonami, non ti avevo visto. - disse Cristal, prendendo rapidamente posto accanto a Nozomi.
- E tu chi saresti? - chiese Sirius, massaggiandosi il braccio e osservandolo perplesso.
- Cristal, ottavo boss dei Neveria. - rispose lui, gelido come al solito.
- Oh... - evidentemente doveva conoscere la sua famiglia, poiché non aggiunse altro e si sedette di fronte a loro, con lo sguardo pensieroso. - Ad ogni modo... sapete già della famiglia traditrice, giusto? - chiese poi, rivolgendosi a tutti.
- Non sappiamo chi sia. - intervenne Arina, curiosa di sapere se il ragazzo ne sapesse di più. - Non avete scoperto di chi si tratta? A quanto avevo capito c'erano altissime possibilità che il boss si facesse vivo durante l'assenza di Decimo... -
- Hai idea di quanti boss partecipino ad ogni riunione? - chiese Diamante - Ci sono molti boss che non si fanno vivi da un po' per impegni personali. - spiegò - Decimo ha stabilito una regola che si può saltare qualche riunione se si è impossibilitati per problemi personali e familiari. -
- Perchè, prima di Tsunayoshi-san che regola c'era? - chiese Blizzard, curioso.
La bambolina parve rifletterci un po'.
- Mh. Qualcosa del tipo “Non importa se sta morendo tua madre, devi essere presente alla riunione.” -

- Nee, ma siamo in un pulmino, lo avete affittato voi? - Kaito si guardò intorno, curioso, interrompendo la discussione e lasciando perplessi i presenti. Era proprio da lui fare domande insensate, difatti né Diamante né Sirius risposero, quasi increduli.
- Dovete andare da qualche parte? - chiese poi.
- Con il pulmino no, ma dobbiamo prendere un aereo fra un po'... – intervenne Sirius – Abbiamo affittato il pulmino solo per parlare in tranquillità. -
- Perchè arrivare ad affittare un pulmino? - chiese Arashi, perplessa – Non potevamo parlare, che so... nei bagni dell'aeroporto? -
Diamante alzò gli occhi al cielo, sembrava volesse maledire qualcuno.
- Beh... ecco... in realtà qui si sta meglio, sì. - Sirius scostò lo sguardo, imbarazzato. Si trattava palesemente di una spiegazione inventata sul momento.
- Hai detto che stavate per prendere un aereo. - disse Arina, curiosa. - Dove dovete andare? -
- A Verona. - rispose Diamante, forse felice di parlare con la persona apparentemente più intelligente del gruppo. - Decimo ci ha mandato ad incontrare un altro boss, nostro alleato. -
- Ehi, visto che non potete avvicinarvi alla magione, perchè non venite con noi? - chiese Sirius, emozionato, ignorando lo sguardo omicida della bambolina.
- Aspetta. - la Vongola si accigliò – Ne stavamo parlando prima, ma ancora non ci hai dato una spiegazione. Perchè non posso andare a casa? Che cosa significa questo? -
- Oh, giusto, devo spiegarvelo. - Sirius annuì a sé stesso, tornando serio. - Stavamo parlando della famiglia che ci ha traditi, no? Purtroppo non sappiamo ancora chi sia. - disse – Ma se questa famiglia dovesse notare così tanta gente che va e viene dalla magione... potrebbero iniziare a sospettare che già sappiamo. - spiegò – Dopotutto è raro che Undicesima venga a trovare Decimo, così tante volte in poco tempo. -
- Quindi è per questo che Tsuna-san ci impedisce di avvicinarci alla magione? - Caesar osservò Sirius, interessato.
- Esatto. -
- E' una sciocchezza. C'è stato anche il nostro concerto, due giorni fa, dove mio padre è apparso in diretta. E' prevedibile che io vada a ringraziarlo, no? - spiegò la brunetta.
- Beh, può darsi. - disse lui, scrollando le spalle – Tuttavia meglio non rischiare. -
- Siete diretti a Verona, quindi? - chiese Haname, all'improvviso. - Conosco qualcuno di lì. -
- Ma piuttosto... è stato Decimo a dirvi di portarci con voi? - chiese Arina.
- Ci ha solo ordinato di tenervi lontani dalla magione e di avvisarvi. - spiegò lui – Dove sareste andati dopo... sta a voi, suppongo. -
- Beh... visto che siamo qui... possiamo anche aggregarci, no? - propose Nozomi, voltandosi verso i suoi amici alla ricerca di consensi – Sarebbe brutto tornare a Namimori, siamo appena arrivati. -


Arina non sapeva se facesse bene a non dire nulla al suo gemello, che osservava sognante ogni cameriera che adocchiava in giro per l'enorme villa in stile barocco.
Nonostante in Italia non fosse diffusa la cultura delle “maid”, quelle splendide fanciulle indossavano vestitini corti neri con grembiulini bianchi e crestine tra i capelli, sorridevano ai ragazzi mentre si avviavano verso l'enorme salotto.
La pioggia dovette tirare il codino del ragazzo, che si voltò perplesso verso la ragazza dai capelli corvini.
- Non ti fidare. - disse.
Luca sembrò perplesso e Arina ringraziò che Haname avesse tentato di distrarlo dalle sue manie di conquista del genere femminile.

Quando varcarono l'enorme arcata che conduceva al salotto, una splendida donna dai lunghi capelli neri salutò con un sorriso il gruppo dei nuovi arrivati.
Vestiva di un elegante abito scuro in stile imperiale, il quale ricordava molto la moda gothic lolita. Portava una crestina infiocchettata tra i lisci e lunghi capelli, i suoi occhi nocciola erano fissi sui ragazzi.
Il fulmine sgranò gli occhi, aveva già sentito parlare di lei e la riconobbe all'istante.
- Ah... Il boss degli Elegantia. - bisbigliò ad Haname, che scrollò le spalle, ridacchiando - … quindi le ragazze... -
- Non erano tutte ragazze. - concluse Arashi.
Dopotutto non potevano fidarsi delle apparenze degli Elegantia, contando che il boss non era affatto una ragazza e così alcune delle sue guardiane.

- Che piacevole sorpresa, non mi aspettavo che Undicesima mi venisse a trovare! - Duchesse si alzò dal divano, prendendo i lembi della gonna e incrociando le gambe in un elegante inchino. - Vi do il benvenuto nella mia umile dimora! - continuò, facendo accomodare i presenti e salutando anche Caesar e Cristal, con la sua incredibile educazione e la sua bellezza androgina.
- Salve Duchesse, è un piacere rivedervi! - Haname la salutò con un sorriso che la donna non aspettò a ricambiare.
- Oh, Haname-san! Anche per me~ Mi è davvero piaciuto lavorare con te, spero di riuscire presto a dedicarmi ad una nuova collezione. - affermò, sognante, mentre chiedeva a delle belle cameriere di versare a tutti del té – Hai così tanto talento! -
- Ma no, non è affatto vero! - la pioggia arrossì, ma sembrava felice.
Infondo Haname amava creare vestiti e gli Elegantia si occupavano anche di moda, possedendo alcune case stilistiche in giro per l'Europa, perciò aveva molto apprezzato la collaborazione avvenuta tra le due.

- Questo è il quartier generale degli Elegantia? - chiese Nozomi, curiosa.
- Oh, no. Questa è solo la nostra residenza italiana! - spiegò lei, accomodandosi sul divano, accanto a Diamante – Il nostro quartier generale si trova a Parigi~ -
- Oh... ma la Francia non esiste. - affermò Nozomi, accingendosi a bere il suo té.
- Come il Molise! - intervenne Kaito, citando una regione italiana conosciuta per via di quello scherzo.
- ...Non capisco, cosa significa? - Duchesse sembrava confusa, osservò i due con curiosità.
- Ragazzi, per favore, smettiamola con queste cose infantili. - intervenne Arina, rassegnata – E poi, Kaito, come fai a conoscere il Molise? -
- Ehi, gli alpaca mi stanno insegnando delle cose sull'Italia, sai? - rispose lui, offeso.
- Per gli alpaca penso intenda Luca. - Arashi lanciò un'occhiata al giovane fulmine, che si voltò altrove, fischiettando.

- Parlando di cose serie – Diamante interruppe lo stupido discorso, rivolgendosi alla donna – Hai la lista? -
- Certamente, deve essere mostrata al boss degli Anemone. - rispose Duchesse, raggiante.
- Raimondo? - Nozomi sembrò perplessa – Mio padre lo aveva già interrogato. -
- Non penso sappia realmente chi ha tradito – spiegò la donna – Ma potrebbe riconoscere qualche nome. -
- Quel boss da quattro soldi faceva parte di infime cerchie. - Diamante poggiò la tazzina sul piattino – Gentaglia e cose così, posti frequentati da persone che hanno molto da nascondere. -
- Quella lista, ecco... ha i nomi dei boss che erano presenti alla famosa riunione? - chiese Blizzard.
- Esatto. - Sirius osservò il foglio con interesse. - L'idea di mostrarlo al boss degli Anemone non è male. -
- Decimo si fida di voi, penso che possiate condurre l'interrogatorio senza problemi. - spiegò Duchesse – Attualmente è impegnato con alcuni ospiti stranieri e domattina sarà ad un ricevimento a Roma. Non potremo contattarlo prima di due giorni. -
- Uff, dobbiamo andare fino a Namimori. - Sirius sospirò, lanciando un'occhiata alla Vongola. - Però possiamo approfittarne per riaccompagnare Undicesima a casa! -
- Mh, se volete posso pensarci io. - la brunetta si era fatta avanti, rivolgendosi ai tre boss in questione - ...E' colpa mia se Raimondo è in prigione, dopotutto. -
- Colpa nostra. - la corresse Caesar.
- Undicesima. - intervenne Arina, osservandola severa – Che ne è stato della vostra promessa di non intromettervi in certi affari? -
Il gruppo si voltò verso la brunetta, che sospirò.
- Devo solo chiedere a Raimondo se riconosce un nome da quella lista, giusto? - chiese lei, rivolgendosi a Duchesse – Non c'è nulla di pericoloso. Inoltre, con il mio intuito potrei facilmente capire se nascondesse qualcosa. -
- Io sono d'accordo! - Duchesse le sorrise – Così, magari, puoi anche fare qualcosa per aiutarlo. - affermò, tornando a sorseggiare il suo té. La Vongola sembrò abbastanza confusa, non aveva di sicuro capito cosa volesse dire.
Ma Arina, purtroppo, aveva capito. Poteva essere un bene o un male?

“Non c'è nulla di pericoloso.” pensò. “Devo lasciarla fare.”

Quella frase continuava a tornarle in mente, ogni volta che Undicesima prendeva una decisione. Non poteva intromettersi, non doveva tarparle le ali.
Lo aveva promesso a Reborn-san, tempo prima.

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Capitolo 23
*** Target 23 - I traditori ***


Target 23 – I traditori

cover

Duchesse versò lentamente il liquido verdastro nella tazzina di Arina, riempiendola fino a metà. La giovane tutrice poteva già sentire l'odore del buon té, portò la tazzina alle labbra e ne bevve un sorso, assaporandolo.
- Quindi... - l'undicesimo Simon poggiò la sua tazzina sul piattino e incrociò le gambe, composto – In cos'è che spera quell'uomo? -
Il boss degli Elegantia osservò sottecchi i due, interessata alla discussione, ma senza voler interrompere il dialogo.
- Perchè questa domanda? - chiese Arina, perplessa.
- Per averti strappato una promessa simile – Caesar ridacchiò – Dev'esserci qualcosa sotto. -
La donna scosse il capo, rassegnata. Non c'era nulla di così misterioso in ciò che aveva promesso a Reborn, non aveva nemmeno idea del perchè gliene stesse parlando. Tuttavia il giovane aveva insistito nel sapere come mai Arina avesse deciso di lasciar andare la sua allieva, perciò non aveva potuto fare altro che raccontargli tutto.
- Dubito che stia progettando piani malefici. - scherzò lei – Sai com'è, è stato il tutore di Decimo e penso si preoccupi anche di sua figlia. -
- Lui vuole che lei diventi boss. - Caesar inarcò un sopracciglio, perplesso – Ma Decimo non sembra essere molto d'accordo. -
- Non è una questione del “vuole che lei diventi boss”. - intervenne Duchesse – La verità è che non ci sono altri candidati disponibili. -
Arina lanciò uno sguardo al Simon, sapeva già a cosa stesse pensando. Candidati o meno, la scelta spettava sempre a Decimo.
- Allora. - continuò lui – A quanto pare te e Reborn-san avete avuto dei trascorsi. -
- Eh? - Arina quasi non sputò il suo té, appoggiando rapidamente la tazzina sul tavolino.
- Intendo, avete passato molto tempo assieme. - si affrettò a precisare, notando il disagio della tutrice.
- Ah... beh, certo. - si appoggiò con la schiena alla poltrona, tornando indietro con i ricordi.

Era solo una bambina, così come quel ragazzo che ogni tanto le faceva visita. Era diverso da Lambo e I-Pin, nonostante la differenza di età quei due erano sempre così allegri e giocherelloni, la piccola Arina amava divertirsi con loro.
E poi arrivava lui, un ragazzino grande all'incirca cinque anni più di lei, che nonostante le apparenze era molto più adulto e maturo. Soltanto in seguito, però, capì per quale motivo Reborn non era un normale ragazzino.
Si sedeva accanto a lei, ammirando la sua curiosità e la sua voglia di apprendere, divertendosi ad insegnarle nuove cose e osservando come lei, tranquilla e attenta, assimilava ogni sua parola.
Sembrava quasi che fosse stato anche il suo tutore, nonostante nessuno avesse mai avanzato una ipotesi simile.
Quando la figlia di Decimo aveva pochi anni ed era già in grado di capire cosa le veniva detto, Arina cercava di starle vicino e le spiegava ciò che lei aveva imparato. Stranamente quella bambina era davvero simile a lei, attenta e curiosa, anche se molto più pestifera e testarda.
Reborn si doveva essere accorto dell'affinità tra le due, perchè un giorno chiese ad Arina se avrebbe voluto prendersi cura della bambina.
Non sapendo delle difficoltà e dei problemi che un simile incarico avrebbe comportato, la ragazzina accettò di buon grado e si era buttata a capofitto nel suo mestiere di sorella maggiore, che in seguito si sarebbe trasformato in quello da tutrice.
Purtroppo badare ad una simile peste era davvero stancante, tra sogni strani e ragionamenti assurdi, nonostante svolgesse ogni suo compito con grande responsabilità.
Infine, poco prima del trasferimento in Giappone, Reborn aveva preso la ragazzina in disparte, strappandole una promessa.
Per quale motivo le aveva chiesto una cosa simile? All'epoca aveva quattordici anni, non era una bambina, ma non era ancora sicura di aver capito il ragionamento dell'uomo.
Tuttavia, in quel momento sapeva a cosa mirasse Reborn e sapeva anche perchè le aveva fatto promettere.
Aveva giurato a Decimo di tenerla lontana da pensieri e preoccupazioni riguardo il mondo della mafia, ma aveva promesso a Reborn di lasciarla fare se fosse stata sicura di sé.
E se la sua sicurezza l'avesse portata in contro a morte certa? Cosa avrebbe fatto Reborn, in una situazione simile?

Caesar e Duchesse avevano ascoltato le sue preoccupazioni, Arina aveva spiegato il rapporto che c'era tra i due e i ricordi che, via via, riaffioravano dentro di lei.
- Gli devi volere molto bene, ti ha aiutato molto. - Duchesse sorrise, ponendole una mano sulla spalla.
In realtà Arina non aveva mai pensato a quanto gli volesse bene, probabilmente era solo attratta dalle sue capacità e dalle sue conoscenze. Un ragazzo poco più grande di lei ma così maturo era davvero raro, nonostante avesse in seguito appreso che si trattasse di un ex Arcobaleno, già adulto e tornato bambino a causa della maledizione. Poichè l'incanto era stato spezzato, finalmente i bambini potevano crescere di nuovo, conservando sempre e comunque la conoscenza e l'esperienza ottenuta nel corso della loro vita.
- Reborn-san è stato un grande insegnante, per questo … sì, ovviamente gli voglio bene. - spiegò lei, sorridendo dolcemente, ancora immersa nei suoi ricordi.
- … Ti eri anche presa una cotta per lui, eh?~ - Caesar la guardò sottecchi, ridacchiando e causando un estremo imbarazzo da parte della donna.
- C-Che?? Certo che no! - urlò lei, incredula – Quando ero piccola avevo una cotta per Lambo-kun, ma è passata con il tempo... - spiegò.
- Ehhh, ovviamente. Da piccola si hanno molte cotte. - Duchesse ridacchiò, divertita. - Magari nemmeno tu ti eri accorta di quanto fossi innamorata di Reborn-san, dopotutto aveva solo pochi anni più di te. -

Arina scosse il capo, alzandosi dal divano e avvicinandosi alla finestra.
- E' stato un amico, un insegnante... nulla di più. - cercò di nascondere l'imbarazzo sul suo viso, non voleva realmente pensare a certe cose, non quando nel suo cuore c'era ormai un altro uomo. - Ho seguito i suoi insegnamenti... ho insegnato a mia volta ad Undicesima, e ora sono qui. -
- Chiedendoti perchè ti ha chiesto di lasciarla fare. - aggiunse il boss degli Elegantia, alzandosi e affiancandola. - Forse non ti ha insegnato molto bene, se dubiti di lui. -
- Non è che dubito di lui... semplicemente... adesso è cambiata un po', ha aperto la sua mentalità, non vive più in un mondo distorto all'interno della sua mente. - spiegò – Ma tempo fa era davvero infantile, ha commesso molti errori e per poco non rischiavamo di morire... ha rischiato di morire... a causa della mia incompetenza. -
- No. - anche il Simon si era alzato e aveva raggiunto le due, pensieroso – Se Reborn-san ti aveva fatto promettere... significa che lui era sicuro di qualcosa. - osservò il vetro, davanti a lui. - Hai ragione con il dire che adesso è più aperta... abbastanza matura. Mi chiedo se gli eventi di due anni fa siano serviti ad insegnarle qualcosa. -
- Sicuramente. - anche la tutrice si era voltata verso l'esterno, oltre la vetrata – Ma a quale prezzo? Non dovevo lasciarla fare solo perchè era sicura di sé stessa. Poteva essere pericoloso, siamo stati fortunati. - sospirò.
- Io non credo. - Duchesse osservò il Simon, che ricambiò l'occhiata. - e credo che anche tu abbia capito, Arina-san. - si rivolse a lei, sorridendole – Dopotutto... a volte le cose accadono per un motivo. -
La tutrice osservò confusa lo sguardo sorridente della donna dai lunghi capelli corvini.
- Inoltre, viviamo sotto lo stesso cielo... - si voltò verso la finestra, il cielo all'esterno era terso – E lei, come Decimo, sono protetti da qualcosa di più grande... un firmamento. -

Restò ad ammirare il meraviglioso panorama che si espandeva davanti a lei, fuori quella meravigliosa villa immersa in un'antica e meravigliosa città.
Dopotutto Duchesse aveva solo dato voce ad una ipotesi, nemmeno Arina avrebbe mai pensato che fosse realmente così. Tuttavia, se volevano davvero credere che esistesse qualcosa di più grande e che fossero manovrati da un destino già deciso, poteva anche essere vero.
Tutto ciò che era accaduto, tutte le scelte sbagliate che la ragazzina aveva fatto, potevano essere già state decise e d'esempio per la sua crescita e il suo futuro.
Se avesse deciso di vederla in quel modo, né la promessa fatta a Reborn né gli sbagli compiuti due anni fa erano stati vani e stupidi.
Chissà che non stessero realmente camminando su una strada già spianata.



***


A Namimori era già pomeriggio inoltrato quando tre giovani si ritrovarono al penitenziario. Sirius aveva mostrato dei documenti, alcuni lasciapassare che Duchesse gli aveva consegnato, a sua volta ottenuti da Decimo. Dopotutto, se l'uomo voleva che lui parlasse con un detenuto, avrebbe dovuto per forza consegnargli qualcosa che gli avesse conferito la libertà di poter interrogare l'ex boss.

Arashi e Nozomi furono le uniche ad entrare nella stanza delle visite, dove Raimondo era stato accompagnato poco prima. Il buffo ometto grassottello si trovava seduto davanti ad una vetrata, annoiato, quando sussultò nel notare la ragazzina avvicinarsi e sedersi dalla parte opposta, nella zona dei visitatori.
L'uomo si alzò di scatto, voltandosi verso una guardia all'esterno della stanza.
- Andare possiamo, qui nulla da fare ho! -
- Siediti, non ti fanno uscire finchè non abbiamo finito. - rispose lei, indifferente.
- Nulla da dire ho, con te non parlo. - l'uomo incrociò le braccia, osservandola torvo.
- Vogliamo restare qui a guardarci per tutto il tempo? - chiese lei, perplessa.
- Io qui per colpa tua sono, te e tua padre maledetti siete. - si sedette, goffamente, tentando comunque di non guardarla negli occhi.
- In realtà, se ben ricordi, la vicenda di mio padre era un malinteso. - come poteva dimenticarsi dell'esclamazione divertita di suo zio e dell'uomo che aveva frainteso la sua battuta? - Comunque so bene che sei finito qui per colpa mia, ma forse tu non ricordi che per colpa tua sono quasi morta. E non solo io. - stranamente si ricordò del fotografo e della madre. Sperò vivamente che la donna si fosse ripresa, a causa delle stupide azioni di quell'uomo potevano morire davvero molte persone.
- N-Non importa, l'offesa dovevo ripagare! - disse lui, stavolta guardandola.
- Ripeto, era un malinteso. Mio padre non ha mai voluto mancarti di rispetto e mio zio è famoso per fare stupide battute. - spiegò, scrollando le spalle – Non devi dar peso a ciò che dice. -
Raimondo non sembrò poter ribattere, scostò lo sguardo e finse noncuranza, sicuramente intenzionato a non voler parlarle.
La ragazzina prese un foglio dalla sua borsa e lo aprì davanti alla vetrata che li separava, mostrandoglielo.
L'uomo lanciò una rapida occhiata e distolse l'attenzione quasi subito.
- Non leggo. -
- Per favore. E' importante. - chiese lei, quasi supplicandolo.
- No. Non mi interessa. -
Sospirò, lanciando un fugace sguardo ad Arashi, che scrollò le spalle. La rossa avrebbe di sicuro intrapreso la strada della tortura, ma Nozomi non voleva di certo costringerlo con le maniere forti.
Ricordò una frase che disse Duchesse, poco prima che la sua tutrice le avesse dato il suo bene stare. A quanto pare la brunetta avrebbe potuto fare qualcosa per lui, nonostante non sapesse cosa.
Forse la risposta era più ovvia del previsto.

- Vuoi uscire di qui? - chiese poi.
L'uomo le lanciò un'occhiata, perplesso.
- Come? -
- Vuoi uscire di qui? Vuoi che gli Anemone diventino una famosa e rinomata famiglia mafiosa? - chiese ancora – Vuoi diventare uno dei nostri più cari alleati? -
L'uomo aveva uno sguardo abbastanza confuso, si voltò completamente verso la ragazzina, cercando di capire dove volesse arrivare.
- Tu ami la tua famiglia, giusto? - chiese lei.
- Certo che la amo! Ma distrutti ora siamo... - l'uomo sospirò, lo sguardo abbastanza afflitto.
- Posso aiutare te e i tuoi uomini. Possiamo sorvolare sull'accaduto e farti diventare un ottimo alleato. - disse lei.
- Cosa tu ne sai? - chiese lui, quasi divertito – Una bambina sei! -
- Ma il prossimo boss sono! - mentì lei, imitando il suo modo di parlare e usando un accento siciliano abbastanza marcato – E tutto ciò che vuoi ti darò. - aggiunse – Un ottimo boss sei tu, perchè mai sprecarti vorrei? - continuò, stavolta sembrava stesse componendo una sorta di strana poesia.
- Sicura tu sei? La mia famiglia aiuterai? - chiese, visibilmente interessato. - Potenti ci fai diventare? -
- Certo che posso, per chi mi hai presa? - si avvicinò alla vetrata, sta volta seria – Sei determinato e ami la tua famiglia. Questo è l'importante, per me. -
Spinse nuovamente il foglio sulla vetrata e, stavolta, l'uomo voltò lo sguardo e iniziò a leggere con attenzione i nomi citati sulla lista.
- Tra questi nomi... ne conosci qualcuno? - chiese lei, quasi nervosa – Qualcuno che, magari, hai visto frequentare posti poco carini? - ipotizzò.
- Mh. - l'uomo inarcò un sopracciglio – Conosco qualcuno, sì. I bassifondi frequentavano, al potere sempre ambito hanno. - spiegò – Gente schifosa è, ti pugnalerebbero alle spalle. -

Bingo.
Era l'esatta descrizione di una famiglia che poteva aver tradito i Vongola.

- Chi sono? - chiese lei.



- I Zimini! Certo che li conosco! - Duchesse aveva ordinato alle cameriere di iniziare a servire la cena, mentre gli ospiti si stavano sedendo attorno al tavolo ben imbandito. - Goffredo Zimini è il boss attuale, in effetti non è mai stata una persona di tutto rispetto. - lanciò uno sguardo sorridente alla giovane Vongola, da poco tornata da Namimori, assieme ad Arashi e Sirius.
Oltre ai guardiani, ai bambini e ai diversi boss che erano seduti a tavola, anche Arina prese posto accanto alla sua allieva e non poteva fare altro che sentirsi più sollevata. Alla fine non c'era nulla di pericoloso in ciò che lei aveva fatto, tuttavia aveva paura di ciò che Duchesse aveva in mente.
Ne avevano parlato tutto il pomeriggio, le possibilità erano tante, ma la donna aveva insistito nel dire che, se Undicesima volesse davvero seguire le orme del padre, avrebbe dovuto capire cosa realmente fosse quel mondo in cui voleva entrare. Poteva essere forse una buona idea, pregò vivamente che Decimo non l'avrebbe uccisa per aver deciso di fare un passo indietro, ma anche lei la pensava allo stesso modo di Duchesse. Non riusciva ancora a credere che Caesar e il boss degli Elegantia fossero riusciti a farle cambiare idea, ma il discorso avvenuto quel pomeriggio e i ricordi di alcuni insegnamenti di Reborn avevano influito sulle sue decisioni e avevano macchiato il suo giudizio. Voleva davvero vedere fin quanto la ragazzina si sarebbe spinta più in là, dopo aver visto con i suoi occhi come sarebbe stata la sua vita.
Sembrava quasi come se volesse vederla tornare spaventata, per poi riderle in faccia con un "Così impari a voler fare di testa tua!". Eppure sapeva che, testarda com'era, probabilmente non si sarebbe agitata affatto.

Ad ogni modo, fortunatamente non era sola, sarebbe stata con Duchesse, circondate da alleati e con solo un paio di nemici da affrontare. Non l'avrebbe di certo mandata a morire.

Difatti, mentre le portate venivano servite, il boss degli Elegantia esibì un sorriso raggiante alla brunetta, che sembrava già abbastanza perplessa.
- Undicesima, quest'oggi ho riflettuto molto. Penso che, come futuro boss, dobbiate essere in grado di portare a termine minuscoli incarichi come questo. -
- Minuscoli incarichi? - Arashi si era intromessa rapidamente, più che altro preoccupata per le riflessioni di una donna così pericolosa come Duchesse.
- Certo. Anche tu, Arashi-chan, dopotutto sei il suo braccio destro. - annuì, continuando a sorridere – Vedete, abbiamo il nome del traditore e io già so cosa fare, ma solitamente queste... “missioni” sono di regolare routine per boss e guardiani, perciò gradirei che Undicesima e anche Arashi-chan partecipassero. -
- Cosa... esattamente dovremmo fare? - chiese Nozomi, quasi inquietata dal sorriso della donna.
- Vedete, noi Elegantia teniamo spesso dei ricevimenti mondani, per questo siamo riconosciute e invitate spesso ad altre feste. Avevo intenzione di chiedere ad alcuni nostri alleati di “ospitare” un ricevimento per un festeggiamento inventato all'occorrenza, al quale parteciperemo noi e, ovviamente, anche Goffredo Zimini, che ricordo essere un gran frequentatore di salotti. -
- Dovremmo prendere parte ad un ricevimento? - chiese la tempesta, che sembrava iniziare a capirci un po' di più.
- Non solo. - lo sguardo della donna sembrava più malefico di poco prima – Dovrete sedurre quell'uomo ed estorcergli le informazioni necessarie ad incastrarlo. -

I ragazzi si guardarono increduli tra loro, gli sguardi quasi disgustati, mentre il volto di Duchesse restò l'unico sorridente in mezzo al caos che si era formato.
Tra la rassegnazione di Arina, l'incredulità di Nozomi e Arashi e la confusione generale, una voce gridò forte il suo dissenso.
- Ma Undicesima non è assolutamente preparata per questo! - Sirius si era alzato di scatto, incredulo e anche alquanto preoccupato.
- Lo so, per questo mi prenderò personalmente la responsabilità di preparare le ragazze ad un simile compito. -

Di sicuro non si trattava di una burla e, in quel momento, avevano compreso quanto fosse pericolosa e spaventosa la famiglia Elegantia.

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Capitolo 24
*** Target 24 - Goffredo Zimini ***


Target 24 – Goffredo Zimini

cover

- Che modo sgraziato di camminare è questo? State dritta e chiudete le gambe! - Duchesse squadrò la giovane Vongola dall'alto in basso, scuotendo il capo con disapprovazione – Eleganza, eleganza! Senza offesa, Undicesima, ma sembrate una scimmia. -

La povera brunetta, con le gambe tremanti, si trovava in piedi per puro miracolo, a breve sarebbe sicuramente scivolata a terra e le ginocchia non facevano altro che tremare.
- M-ma n-non posso f-farci nulla!!! Q-questi tacchi s-sono troppo alti! -
- Ogni donna che si rispetti deve saper camminare su tacchi alti, non siete né la prima né l'ultima. - la donna la guardò con aria di rimprovero, era quasi più severa di Arina – Mi meraviglio che voi abbiate fatto la idol. -
- Non ci facevano indossare tacchi simili!! - piagnucolò Nozomi, quasi disperata – Sanno che non ci so camminaAAA--
La ragazzina cascò a terra, ritrovandosi con il viso spiaccicato sul pavimento.
Arashi, accanto a lei, se la cavava già meglio, riusciva a reggersi in equilibrio, anche se trovava non poca difficoltà.
- … Nozo non è mai stata molto femminile e ha sempre indossato scarpe basse, fino a un paio di anni fa... - spiegò lei, guardando sottecchi il boss degli Elegantia, la quale sospirò.
Di certo non si sarebbe arresa per così poco, entro il giorno seguente le due ragazzine sarebbero dovute diventare delle perfette donne di classe.


- Schiena dritta, passi decisi, muovete quel fondo schiena mentre camminate. - urlò lei, osservando le due andare avanti e indietro per la sala – Guardate intorno, ammiccate, uno sguardo leggermente sorridente. - spiegò, seguendole – No. Undicesima, no! -
La brunetta, che probabilmente pensava di aver capito come fare, stava ondeggiando come un'oca e il suo sguardo sembrava essere quello di un'attrice porno.
- Non dovete girare un film a luci rosse di serie zeta. - disse severa, osservando la ragazzina con uno sguardo preoccupante.
- Ma... hai detto che dobbiamo sedurli, no? - si discolpò lei – Stavo solo facendo uno sguardo sensuale... -
- Quello non era uno sguardo sensuale. Quella era la parodia di un'attrice porno. - spiegò Duchesse, sospirando. Osservò la rossa accanto a Nozomi, aveva uno sguardo più sensuale e un portamento adatto. - Bene, a quanto pare Undicesima non è una predatrice come Arashi-chan. -
- … Una che? - la brunetta strabuzzò gli occhi.
- Sarei una predatrice?? - la tempesta sembrava interdetta.
- Arashi-chan è più adatta a corteggiare e sottomettere, il suo carattere è molto più dominante. - spiegò Duchesse, voltandosi nuovamente verso la Vongola – Mentre Undicesima... il ruolo che meglio vi si addice è la sottomessa, perciò penso che per voi sia più adatto uno sguardo voglioso, speranzoso, leggermente innocente e imbarazzato. -
Le espressioni incredule delle due non scoraggiarono la loro dura insegnante, che ricominciò subito la lezione.
La donna pretendeva che entrambe le ragazze dovessero diventare delle leonesse in cerca della loro preda, Arashi era più portata nel ruolo, ma la giovane Vongola aveva un'aria troppo innocente e un viso troppo pulito, si sarebbe dovuta mostrare più inesperta e timida.
Non conosceva i gusti del loro obiettivo, ma almeno una delle due avrebbe potuto conquistarlo. In effetti, non era male puntare su due caratteri diversi.

- … E comunque non ho capito perchè Arashi deve fare la predatrice e io l'innocentina... - incrociò le braccia, quasi offesa, mentre una cameriera le sistemava i capelli.
- Probabilmente perchè sono rossa. Sai cosa si dice in giro, sopratutto qui in Italia. - l'amica scrollò le spalle, osservando il suo lungo abito scuro con uno spacco laterale, che metteva in risalto la sua coscia. I capelli erano mossi e voluminosi, il rossetto rosso era in contrasto con l'ombretto scuro e aveva un leggero rossore sulle sue guance.
Nozomi, invece, indossava un corto vestito color avorio con una grande scollatura, il rossetto era leggermente più chiaro e la matita nera metteva in evidenza i suoi occhi ambra, con un leggero ombretto beige e i capelli mossi che scendevano da un lato.
- Bah, in realtà non conta chi sia la verginella e chi l'esperta di sadomaso, sembriamo entrambe delle baldracche. -
- Undicesima, il linguaggio! - Duchesse batté due volte le mani, osservandole torva – Non dovete fare nulla di osceno, se non intrattenere un uomo. - spiegò, avvicinandosi alle due. Questa volta non indossava un outfit lolita, ma un abito da sera lungo e nero, abbastanza simile a quello di Arashi, ma ben più accollato.
Non poteva essere altrimenti, dopotutto non poteva mettere in mostra forme che non aveva.
- Spero vivamente ricordiate tutto ciò che avete appreso. - il suo sguardo sorridente sembrava davvero inquietante, quasi come se si aspettasse una sicura vittoria.
Le due ragazze quasi non tremarono, lanciandosi occhiate spaventate, se non avessero portato a termine la loro missione erano sicure che la donna le avrebbe ammazzate.
Una cameriera portò un cuscinetto con due paia di orecchini, che porse alle due ragazze.
- Ricetrasmittenti. - rivelò il boss, costringendo le ragazze ad indossarli – Così i nostri uomini potranno sentire cosa accade e intervenire di conseguenza. -


Una limousine scortò Duchesse, le sue sei guardiane e le due ragazze verso la villa in cui si sarebbe svolto l'evento, probabilmente già iniziato. Il boss aveva spiegato loro che era normale presentarsi dopo un po', poiché le donne dovevano sempre farsi aspettare.

Nozomi lanciò un'occhiata alle sei guardiane, vestite per l'occasione con abiti occidentali e molto sexy. Sapeva bene che tre di loro erano maschi, travestiti come Duchesse. A quanto pare il vestirsi da donna era una tradizione della famiglia e nessuno pareva darci peso.
Una delle tre "vere" donne aveva corti capelli scuri e si stava aggiustando i lunghi orecchini penzolanti, i suoi occhi grigiastri spiccavano sotto la chioma scura e la brunetta riuscì a riconoscerla quasi per istinto, poiché Seta aveva sempre portato una lunga e mossa parrucca metà rosa e metà viola. Era la più curiosa tra le guardiane, sopratutto per lo stile Sweet Lolita e la parrucca molto appariscente, nonostante si trattasse di una ragazza non molto socievole, come tutte le nuvole.
Accanto a lei una donna dai capelli ramati si aggiustava l'abito rosso, il suo sguardo era deciso e metteva quasi inquietudine. Tartan era normalmente un Punk lolita, uno dei tre maschi e braccio destro di Duchesse.
Al suo fianco, la bionda Damasco aveva lo sguardo fisso nel vuoto. Anche lei faceva parte del gruppo dei travestiti, solitamente indossava abiti molto decorati e infiocchettati ma con un tocco quasi principesco, uno stile che veniva definito Hime lolita, ed era il guardiano del fulmine.
La guardiana della nebbia sorrideva pensierosa, Nozomi si chiese chissà quali perfidi piani aveva in mente. Duchesse le aveva raccontato che Chiffon era davvero temibile, nonostante la sua apparenza sobria da Classic lolita, che vestiva con abiti monocromatici e omogenei.
L'ultimo maschio solitamente era un Guro lolita, indossava abiti a volte stracciati e all'apparenza insanguinati, con una benda sull'occhio destro che sembrava quasi nascondere i suoi occhi rossi, mentre i suoi capelli corvini erano sempre decorati da crestine particolari. Trovava che quello stile fosse molto interessante e che calzasse perfettamente ad un guardiano terribile e potente. Tuttavia, aveva in seguito scoperto che Raso era in realtà il solare e vivace guardiano del sole.
Aveva quasi immaginato Kaito con vestiti tetri e mani sporche di sangue e non sapeva se avesse dovuto ridere o storcere il naso.
L'ultima guardiana di Duchesse era Velluto, una splendida brunetta che rappresentava la pioggia e vestiva il Pirate lolita, uno stile che non conosceva ma che aveva imparato ad apprezzare moltissimo.


Dopo essere scese dalla vettura, le fanciulle raggiunsero l'interno della villa e si ritrovarono immersi nella mondanità, tra chiacchiericci, donne sexy o signore dall'aria snob e uomini di mezza età ben vestiti che lanciavano occhiate qua e là per la sala.
Nozomi e Arashi si erano ritrovate sole, si guardarono tra di loro e annuirono. Era tutto pronto per lo spettacolo, mancava solo che i personaggi salissero sul palcoscenico.
Avevano riconosciuto il loro obiettivo, mostratogli da Duchesse tramite alcune fotografie. Non era solo, anche alcuni degli uomini più fidati avevano preso parte al ricevimento e fu Arashi stessa a riconoscerli.
- Duchesse ha detto che sono pericolosi. - la rossa sembrò aver agganciato l'obiettivo, un uomo occhialuto alto e sulla sessantina – Penserò io a loro, tu... cerca di far parlare il boss. -
- Gli farò sputare anche il sangue. - disse lei, determinata e spaventata allo stesso tempo.


Le due si separarono e la brunetta si ritrovò a vagare per la sala, sorridendo a qualsiasi persona gli passasse accanto e sperando che nessuno tentasse di parlarle. Doveva far passare un po' di tempo, avvicinarsi a lui pian piano e senza dar l'aria di chi avesse già deciso con chi volesse passare la serata.
Un cameriere si fermò accanto a lei, esibendo dei bicchieri colmi sopra ad un vassoio. La brunetta osservò i bicchieri, qualsiasi cosa ci fosse dentro era sicuramente alcolico e lei non era maggiorenne, nonostante avrebbe dovuto mentire sulla sua età. Sospirò e sorrise al giovane, prendendo un calice e continuando a camminare, mentre osservava il colore del liquido con aria pensierosa. Lo portò infine alle labbra, provando ad assaggiarne un po', ma il sapore era orribile e non seppe come riuscì a trattenere una smorfia, cercando di non perdere il contegno che aveva assunto.
Alcuni uomini chiacchieravano con i bicchieri in mano, perciò decise di avanzare lentamente, guardandosi attorno e fingendo di sorseggiare ogni tanto.

- Sei sola? - un uomo si fermò accanto a lei e per poco non ebbe un infarto.
Si sforzò nel sorridere, osservando l'anziano che sembrava squadrarla con curiosità. Non aveva idea di chi fosse ma sapeva a cosa mirava e doveva cercare di controllare il suo disgusto.
- Sono qui con alcune amiche. - disse lei, cercando di fare una bella impressione.
- Oh, interessante. - disse lui, bevendo dal suo bicchiere – Di che famiglia fai parte? -
- Elegantia. - disse subito, ogni tanto lanciando occhiate imbarazzate altrove. Duchesse le aveva spiegato che avrebbe dovuto mostrarsi timida e sfuggente, ma all'occasione interessata agli uomini che le rivolgevano la parola. Doveva dar loro un'impressione positiva, chiunque essi fossero.
- Ah, conosco! Ci sono molte donne affascinanti~ -
Per poco non scoppiò a ridere in faccia al povero malcapitato, sapendo che molte delle affascinanti donne erano in realtà uomini, che si travestivano solo per divertimento e perchè era una regola di famiglia. A quanto aveva compreso, nessuno o quasi preferiva essere donna, si trattava solo di una loro tecnica per adescare uomini e costringerli a parlare.
Si chiese come mai non avessero creato qualcosa di simile anche per le donne, ma probabilmente non ce n'era bisogno. A pensarci, si sentiva abbastanza offesa per tutto quel maschilismo.
- So che Duchesse è una splendida donna... è qui, per caso? -
- Oh, certo! - la ragazza si voltò alla sua ricerca, individuandola dall'altra parte della sala, mentre chiacchierava con alcuni signori dall'aria illustre.
- Oh, davvero splendida! - l'uomo sembrò osservarla incantato.

“Ecco, da bravo, ora smamma e vai da lei.” la brunetta sperò che lui si allontanasse e, fortunatamente, ciò avvenne subito, dopo un sorriso di cortesia.

Non voleva davvero restare a parlare con uomini a caso, le bastava il suo obiettivo, ma si trovava ad un party per lei noioso e circondata da uomini, di cui la metà in cerca di donne con cui passare la serata, non sarebbe stato facile sfuggire a quegli sguardi.
- Oh, quindi sei con gli Elegantia? -
Un'altra voce maschile la disturbò e la brunetta, mantenendo un sorriso di cortesia abbastanza forzato, si voltò rapidamente verso di lui.
Si ritrovò ad osservare un uomo albino dagli occhi lilla, il quale esibiva un sorrisetto curioso.
La ragazzina tornò a recitare il suo ruolo di dolce e innocente ragazzina interessata, sperando che anche lui si allontanasse il più in fretta possibile.
- Sì, esatto. Sono... nuova, di queste parti. - disse, ridacchiando in modo molto stupido, come Duchesse le aveva insegnato.
- E' una vera sorpresa. - disse lui – Ma suppongo che tu abbia molto da fare, qui~ -
- Uhm... beh... è una festa, no? - scrollò le spalle, osservando con curiosità il tatuaggio violaceo sotto l'occhio sinistro dell'uomo. Non sapeva chi fosse, ma sembrava una persona interessante.
- Già, è proprio per questo che sono qui. - disse lui – Perchè mai avrei dovuto perdere un'occasione per passare il tempo? -
- Era annoiato? - chiese lei, fingendo curiosità.
- Parecchio~ - scrollò le spalle, voltandosi e allontanandosi lentamente.
La ragazzina poté sentirsi sollevata, almeno finchè la voce divertita non arrivò nuovamente alle sue spalle.
- A tuo padre non farà piacere sapere che sei qui~ -

Un fremito attraversò il suo corpo, si voltò perplessa verso l'albino, ma era già scomparso tra la folla.

- ...Eh? - si chiese, guardandosi attorno disorientata, con mille domande che vorticavano dentro di lei.
Cercò di individuare lo strano uomo tra la folla, tuttavia il suo sguardo si posò sull'obbiettivo della serata e, prendendo un bel respiro, decise di iniziare il suo lavoro.
Si avvicinò lentamente ad un uomo quasi calvo, che ridacchiava chiacchierando con un altro individuo.
Ormai era passata quasi un'ora da quando erano arrivati ed era l'ora di iniziare ad attuare il piano.
L'uomo sembrò notarla subito e Nozomi non ci fece caso, poiché si stava guardando attorno con curiosità, finchè non notò l'uomo a pochi passi da lei e gli sorrise con educazione.
Purtroppo l'uomo continuò il discorso con l'amico e la brunetta non poté fare altro che cercare di attirare la sua attenzione, origliando la loro conversazione e venendo a conoscenza della loro soddisfazione riguardo l'ospitalità della famiglia che aveva indetto il party.
Decise di farsi coraggio e di entrare nel discorso.

- Scusate... - disse, cercando di mostrarsi spaesata – Voi conoscete gli organizzatori di questa festa...? -
Sia Goffredo che il suo amico si voltarono verso di lei, osservandola con perplessità.
- Certamente, sono abbastanza famosi. - rispose Goffredo – Perchè, lei non li conosce? -
- Non bene... - rispose lei, cercando di apparire curiosa – Voi sembrate conoscerne molto, cosa sapete dirmi di loro? -
- Beh, sono alleati dei Vongola, il boss è un giudice molto acclamato e il primogenito si è laureato in medicina – disse, quasi scherzando – Ma lei... di quale famiglia è? -
- Gli Elegantia. - rispose lei, sicura, forse non notando il suo errore.
- … Gli Elegantia conoscono bene questa famiglia, com'è possibile che lei non ne sappia niente? -
Il suo desiderio di strozzare sé stessa e quell'uomo era all'improvviso presente dentro di lei.
- Io... sono nuova... - disse, imbarazzata – E' la mia prima volta ad un ricevimento... ho appena compiuto diciotto anni... - mentì, nonostante il piano prevedesse che dicessero di avere almeno vent'anni.
- Oh, lei arriva da fuori? - l'uomo squadrò la ragazzina dall'alto in basso – Infatti non sembra italiana. E' venuta qui in cerca di fortuna? -
- ...Sì, certo... -
- Capisco. Beh, Gli Elegantia prendono sempre belle ragazze, non si sarebbero lasciati scappare una bella straniera. - ridacchiò.
- S-Sì, la signora Duchesse è molto gentile... - la brunetta sperò davvero che il piano stesse funzionando, non avrebbe mai dovuto iniziare un discorso senza essersi preparata le eventuali risposte. - Ma... anche lei è molto gentile... -
- Mh. - l'uomo poggiò il bicchiere vuoto sul vassoio di un cameriere che passava di lì e così fece la ragazza, nonostante il suo calice fosse ancora completamente pieno.
- Vedo che è abbastanza spaesata. Vuole che le spieghi come funziona qui? -
- La ringrazio! Sarebbe gentilissimo da parte sua! - cercò di sorridere e di mostrarsi grata, nonostante volesse solo prenderlo a pugni.
L'uomo che chiacchierava con Goffredo si era allontanato, adocchiando altri uomini con cui aveva ripreso a conversare, mentre la brunetta seguiva l'uomo che continuava a lanciarle sguardi curiosi.
- Da quando è in Italia? - chiese lui.
- Da... tre mesi. - rispose lei, osservando attorno a lei.
- E come si chiama? -
- Io... No... Nora. - rispose, senza pensarci su. Non avevano nemmeno pensato a dei nomi falsi, perchè Duchesse non aveva accennato a quella possibilità? Forse credeva che sarebbero state in grado di pensarci da sole? Si maledisse ulteriormente per non averci pensato.
- Nora, eh? E' la prima volta che fa... questo tipo di “esperienze”? - chiese lui, con sguardo malizioso.

“Che cosa diavolo vuole dire???” la ragazzina riuscì miracolosamente a restare composta e a non dargli un calcio tra le gambe.

- Sì... - si limitò a rispondere, confusa.
- Non siate imbarazzata, non è poi così male. - disse lui, ridacchiando – Queste feste sembrano noiose, ma alla fine si incontra gente simpatica. -
- Ah... la festa... sì... ha ragione... - poté quasi tirare un sospiro di sollievo, non aveva capito che l'uomo si stesse riferendo al party e già stava iniziando a pensare male.

I due raggiunsero un divanetto appartato e si sedettero, riparati dai chiacchiericci e da sguardi indiscreti, continuando a parlare del più e del meno, mentre l'uomo continuava ad avvicinarsi pericolosamente a Nozomi.
- Questo posto è davvero enorme! - esclamò lei, alzando il capo e osservando il soffitto sopra di lei.
- Oh, beh, anche la nostra residenza non è niente male. - disse l'uomo.
- Sono sicura che gli Zimini sono una famiglia di tutto rispetto! -
L'uomo sospirò, guardandola sottecchi.
- Abbastanza, ma potremmo fare di più. - spiegò. - Potremmo avere molto di più. - osservò la ragazzina con aria pensierosa.
- Sicuramente! Lei è un grande boss, signor Goffredo! - sorrise, mordendosi le labbra.
- E lei è davvero gentile, Nora. Mi piacerebbe averla con me, sa? - allungò la mano su una coscia della della ragazza, facendola quasi sussultare.
Riuscì ancora a tenere a bada il suo autocontrollo, dopotutto il piano stava riuscendo alla perfezione.
- S-Sì, anche a me... però, la signora Duchesse... -
- Oh, già. Dopotutto è lei che l'ha presa con sé. - sospirò, scostando via la mano – Gli Elegantia sono una delle più importanti famiglie, alleate con i Vongola. Chi la lascerebbe mai... - sembrò quasi infastidirsi.
Ringraziò il cielo che fosse stato l'uomo a prendere l'argomento, poiché non aveva idea di come arrivare a parlare dei Vongola. Prese la palla al balzo, cercando di scoprire quali fossero i suoi pensieri.
- ...Oh, ho sentito parlare di Vongola... - rispose lei, quasi perplessa - … Ma... ci sono tanti pareri discordanti... sono così confusa... -
- Pareri discordanti? - chiese lui, stranamente meno arrabbiato di prima - … Ha sentito opinioni negative sul loro conto? -
- ...Non credo... che... - la ragazzina scosse il capo, imbarazzata, ma l'uomo afferrò la sua mano e la baciò, con relativo disgusto della povera brunetta.
- Nora, Nora. So che è spaventata, ma posso assicurarle che il suo boss non saprà nulla. - la rassicurò, serio.
- … Alcune... ho sentito alcune cameriere... dicevano che i Vongola sono... diversi, con questo boss... - rivelò, imbarazzata.
- Beh, dopo Nono sono abbastanza cambiati... - l'uomo sembrò abbastanza pensieroso - ... quindi ci sono malcontenti in giro. - sembrò sghignazzare, avvicinando il volto a quello della ragazzina – Nora... può fare qualcosa per me? - chiese – Le darò una nuova casa e molti soldi - ammiccò – Ma lei... dovrebbe scoprire chi negli Elegantia non ha pareri positivi nei confronti dei Vongola. -
La ragazzina voleva esultare di gioia, ma si limitò a continuare la sceneggiata, mostrandosi perplessa. D'istinto portò una mano verso l'orecchio, controllando che l'orecchino fosse ancora al suo posto.
- … Io... non saprei... - si mostrò insicura, guardando in basso – Lei è molto gentile, ma... -
- Nora, mi ascolti. - sembrava davvero molto serio e più vicino di prima.
- … Lei odia i Vongola? - chiese lei, confusa.
- … Io, cosa? - alzò un sopracciglio – Ho mai detto che li odio? -
- … No, ma... -
- Voglio solo sapere se ci sono pareri negativi, non ho mai accennato a cosa penso io dei Vongola. - rispose lui, quasi severo – Ho mai mostrato insofferenza parlando di loro? -
Avrebbe voluto rispondere di sì, ma si limitò a scuotere il capo.
- Ho mai mostrato di non essere loro fedele? - chiese ancora, sembrava davvero si stesse arrabbiando – Come si permette di giudicarmi? Cosa vuole saperne lei degli Zimini? -

Nozomi si spaventò, non seppe più a cosa pensare e restò immobile, di fronte a lui. Avrebbe dovuto fargli affermare qualcosa di negativo nei confronti dei Vongola, altrimenti non avrebbero avuto prove contro di lui.
- Mi dispiace, non volevo... - disse lei, cercando di far cadere qualche lacrima – Ho solo sperato che qualcuno potesse pensarla come noi... -
- Voi? - l'uomo si avvicinò nuovamente alla ragazzina – State cercando qualcuno che sia contro i Vongola? -
- … Non... mi dispiace io... non dovrei dire... - singhiozzò.
- No, davvero. Questa rivelazione è preziosissima. - Goffredo sembrò calmarsi nuovamente, accennando un sorriso soddisfatto – Bene. Non c'è nulla di cui temere, Nora. - disse, costringendola a togliersi le mani dal volto e guardandola negli occhi – Avete trovato dei preziosi alleati, dunque. -
L'uomo dosava bene le sue parole, cercando di non dire più del necessario, ma l'ultima affermazione avrebbe potuto essere accettata come prova finale, perciò la ragazzina si sentì sollevata, mordendosi le labbra e accennando un sorriso.

- Quindi... siete nostri alleati? - si azzardò a chiedere.
- Oh, non solo. Abbiamo un... potente alleato... che sta costruendo un'arma interessante. -
La ragazzina si asciugò le lacrime e osservò l'uomo negli occhi.
- … Chi sarebbe questo alleato potente? - chiese lei.
Lo sguardo dell'uomo mutò in perplessità, scrutò il volto della ragazzina a pochi centimetri di distanza.
- … Mh, è strano, mi sembra di averla già vista da qualche parte. - disse, osservandola negli occhi.
- Io, non... -
- I suoi occhi mi ricordano qualcosa, dove l'ho già vista? - chiese lui, confuso.
- F-forse … ha conosciuto... mia madre... - mentì lei, non sapendo cosa dire.
- Sua madre? Lei ha detto di essere in Italia da soli tre mesi. - sembrava sempre più scettico – A quanto ho capito Duchesse l'ha presa dalla strada. -
- Sì... ero insieme a mia madre... - disse, cercando di creare una scusa credibile – Siamo molto simili... -
- Non ne sono certo, non mi pare di aver conosciuto straniere negli ultimi mesi, non ricordo nemmeno di aver preso parte a ricevimenti. Ho avuto troppo da fare. -
La situazione stava precipitando e Nozomi sentiva il cuore battere rapidamente, l'uomo si distanziò da lei sospettoso e si alzò rapidamente dal divano.
- Quello sguardo mi ricorda qualcuno, e sono sicuro che c'entra con i Vongola. - disse, quasi furioso.
- No, signor Goffredo, le posso assicurare che non conosco i Vongola! - mentì lei, quasi implorandolo.
- Non è mai stata alla magione? - chiese, osservandola torvo – Non ha mai conosciuto il signor Sawada? -
- No, sono arrivata in Italia da tre mesi, non sono mai stata in Sicilia! Non conosco Decimo! -
- Sei in Italia da tre mesi però sai che Sawada è il cognome di Decimo. -
Anche la brunetta si alzò rapidamente, ma l'uomo aveva tirato una pistola fuori dalla sua giacca, puntandola contro di lei.
- Stai indietro, puttana. Per chi lavori?? - chiese, arrabbiato. Purtroppo erano lontani dalla folla, ben nascosti dietro un separé, perciò nessuno poteva notare quello che stava accadendo.
- Pe...perchè non mi crede? - chiese lei, cercando di mantenere la messa in scena, nonostante la pistola e l'errore commesso poco prima – Le ho detto tutto quello che voleva sapere! - disse.
- Non mi hai detto un bel niente, sei una lurida bugiarda. - si avvicinò lentamente, tenendo l'ama puntata sulla testa della brunetta – Volevi scoprire qualcosa su di me, vero? Volevi trovare lo scienziato?? -

“Stanford?” si chiese, scuotendo il capo. L'uomo sembrava davvero sicuro di sé, ma il suo sorriso scomparve quando si trovò ad essere disarmato da due uomini e, subito dopo, altri tre intervennero a bloccarlo.
Fortunatamente Nozomi aveva ancora la ricetrasmittente con sé e i loro alleati avevano ottenuto prove a sufficienza, perciò erano intervenuti rapidamente e, nella confusione generale, Duchesse si era fatta avanti verso l'uomo ammanettato, affiancata da un uomo dai capelli castani, probabilmente il boss della famiglia ospite e amico di Duchesse.
- Ti abbiamo incastrato, Goffredo. - disse lei, severa ma soddisfatta.
- Troia. Tu e le tue sgualdrine, pensate di potermi fermare così?? Non scoprirete mai nulla! - urlò, scoppiando a ridere di gusto.
La donna sospirò, lanciando un'occhiata a Nozomi e alla sua tempesta, che l'aveva appena affiancata.
Stavano entrambe benissimo, abbastanza confuse e perplesse, ma non avevano incontrato grossi problemi.
- In nome dell'alleanza con i Vongola, ti informo che sei accusato di tradimento. - affermò.

Il piano era riuscito alla perfezione.

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Capitolo 25
*** Target 25 - Lavoro di Squadra ***


Target 25 – Lavoro di squadra

cover

Arina non poté che sentirsi più rilassata quando vide il gruppo tornare dalla loro missione. Nonostante avesse deciso che far partecipare le ragazzine al piano fosse la cosa migliore, era comunque in apprensione per loro.
Si avvicinò alle due che, stanche, zoppicavano verso il salotto. Si erano tolte le scarpe con i tacchi e stavano camminando scalze, trascinandosi con fatica lungo il corridoio.
Incrociò lo sguardo affaticato della sua allieva, che scosse leggermente il capo.
- Non dire nulla. - disse.
- Voglio solo sapere come ti è sembrato. - aiutò la brunetta a sedersi sul divano, continuando a guardarla con curiosità ed interesse. Attendeva quella risposta con ansia, dopotutto era quello il motivo per cui l'aveva mandata a compiere un simile incarico.
- Beh... non sapevo che mio padre facesse una vita così movimentata... - rispose lei, ironizzando.
Alzò un sopracciglio, incredula. No, non si aspettava davvero una battuta come risposta, ma le fece comunque scappare un sorriso.

“Non riuscirò a strapparti alle tue convinzioni, eh?” si domandò, sospirando. Alla fine stava lentamente accettando la realtà dei fatti, andando contro ciò in cui aveva sempre creduto e gli “ordini” impartiti dal padre. Tuttavia, una discussione avvenuta alcuni pomeriggi prima le aveva fatto aprire gli occhi.

Aveva già deciso da che parte stare.

- Qualcuno ti ha fatto del male? - si decise a chiedere, osservando l'allieva dall'alto in basso.
- Se ci avessero provato, li avrei presi a calci in culo. - appoggiò il capo sullo schienale del divano, stremata. - C'è andata di lusso, l'abbiamo beccato subito... o quasi. -
- Meno male. - sospirò.
Ormai l'orologio segnava la mezzanotte e Arina invogliò le cenerentole ad andare a letto, poiché necessitavano di riposo.

Ognuno si accucciò sotto le calde coperte del proprio giaciglio, nonostante in Italia non facesse più così freddo. Quel luogo silenzioso e tranquillo aiutò ciascuno di loro a cadere in un sonno profondo e ristoratore, almeno finchè il sole non si levò il giorno dopo, quando il gruppo si stava svegliando e preparando per l'adunata nel salotto della villa.

***

Nozomi ha appena finito di vestirsi, quando il suo cellulare iniziò a squillare insistentemente. Lanciò un'occhiata curiosa all'aggeggio, dapprima pensando fosse Jun, rimasto a Namimori e forse in pensiero per loro.
Quando controllò lo schermo, però, si ritrovò abbastanza spaesata.
Non era pronta, eppure doveva rispondere. Scosse il capo, prese un bel respiro e lo portò all'orecchio.
- Papa. - disse.
- Nozomi, finalmente! - la voce dell'uomo sembrava abbastanza agitata – Perchè non rispondevi? -
- … Mi stavo vestendo... ma che succede? - chiese lei, spaventata.
- Ah, capisco. - disse lui, tirando un sospiro di sollievo - … Nozo, voglio che tu mi dica la verità. Hai a che fare con la cattura di Zimini, vero? - chiese, serio – Cosa hai combinato? Mi avevi fatto una promessa! -
- Scusami... ma questo caos mi impediva di tornare a casa. -
- Nozomi! Poteva essere pericoloso! Chi ti ha aiutato? -
Le intenzioni di suo padre erano ovvie, ma la brunetta si limitò a scrollare le spalle, nonostante lui non potesse vederla.
- Ho fatto da sola, non sono mica così scema. -
- Nozomi. - sembrava abbastanza arrabbiato – Avevamo un accordo, ricordi? -
- Sì, lo so. Scusami. - ripeté lei, quasi afflitta - …... E' successo tutto di fretta, non potevo tornare a casa e non volevo tornare di nuovo in Giappone... l'unico ostacolo era lui, no? -
- ...Nozomi, se avevi qualcosa da dirmi potevi farlo per telefono! Non puoi ancora venire qui. - affermò. - Ricordi il Clover che Hibari-san catturò? Si trattava di una copia, un clone. - spiegò, nonostante la Vongola lo sapesse già – E non è l'unico, purtroppo. -
- Ce ne sono altri? - chiese lei, perplessa.
- Stanford ne ha creati parecchi, e non abbiamo ancora idea di quale sia il suo scopo finale. - spiegò – Sono deboli, ma in massa possono essere davvero pericolosi. -
La ragazzina immaginò un'infinità di piccoli Clover che si muovevano in branco, non sapeva se ridere o esserne spaventata.
- Cristal-kun è con te? - chiese poi, quasi cogliendola di sorpresa.
- Sì... perchè mi chiedi di lui? -
- … E' una persona di cui possiamo fidarci. - spiegò. Nozomi immaginò che suo padre avesse studiato bene il carattere dell'albino, anche grazie al suo incredibile intuito che gli permetteva di riconoscere subito le persone poco raccomandabili – Vorrei che tu andassi alla base dei Neveria. E' ben nascosta, sarete al sicuro lì. -
- … EH? -
La brunetta rimase esterrefatta da tale affermazione ma, dopo l'incredulità iniziale, iniziò a comprendere il piano di suo padre. Avrebbe dovuto portare i bambini nel luogo più sicuro che, a quanto pare, non era più il quartier generale dei Vongola.
- Papa... cosa sta accadendo? Tutto questo... è assurdo... - disse lei, tremando.
- … Ho vissuto parecchie situazioni assurde, Nozomi. Purtroppo... accade quel che accade. - spiegò, la sua voce sembrava quasi un sussurro – Questo è il motivo per il quale ti sto chiedendo di allontanarti da me... e da questo mondo... -
- … Non voglio allontanarmi da te... ti prego, non mi respingere! - supplicò lei, cogliendo un leggero verso dall'altra parte e già conscia che suo padre era in pena per lei - … Ho una cosa importante da dirti, papa. Appena tutto questo sarà finito, verrò a dirtela. -
- Allora non fare sciocchezze e pensa bene prima di agire. In qualsiasi caso. -
- Lo farò, fidati di me. -
- Certo che mi fido. Sei mia figlia, dopotutto, il mio sangue scorre nelle tue vene. -

La conversazione era durata all'incirca dieci minuti, la brunetta aveva deciso di non dire nulla riguardo il discorso che si era preparata prima di partire. Non voleva parlargli tramite un telefono, voleva essere davanti a lui e osservare il suo sguardo, mentre gli esponeva il suo desiderio di tornare a casa, dicendogli di averlo sempre amato.

Era ancora abbastanza perplessa riguardo le sue ultime frasi, a volte suo padre era davvero più enigmatico di Shinji, ma non poté far altro che cercare la risposta da sola. Era proprio questo ciò che lui voleva, infondo.

Un preoccupato Luca era sulla soglia, interruppe i suoi pensieri aggrovigliati bussando sulla cornice della porta.
- Juuichidaime... - chiamò - … Tutto ok? -
La ragazzina incontrò il suo sguardo preoccupato e sorrise, cercando di rassicurarlo.
- … Sono tutti in salotto. -
- Oh, giusto! -


Il salone della villa veronese degli Elegantia era gremito di ospiti, tutti ammassati sui divani in cerchio, come due giorni prima al loro arrivo.
Tuttavia, stavolta l'atmosfera era molto diversa, più densa e davvero irrespirabile.
- Che succede? - chiese lei, quando con Luca varcarono la soglia e raggiunsero i compagni.
- C'è un problema. - Caesar si ritrovò a guardare la sorellina negli occhi, assumendo un'espressione seria. - Io e Bliz abbiamo ricevuto un ordine da mio padre, dobbiamo partire adesso. -
La ragazzina si fermò accanto a lui, perplessa, squadrandolo con attenzione.
- Dobbiamo raggiungerlo alla magione dei Vongola. -
- Come mai? Cosa sta succedendo? - chiese lei.
- Beh... ci sono dei problemi, inoltre... alcune famiglie vostre alleate hanno chiesto aiuto, mio padre si è offerto di dare una mano. - spiegò.
- Quindi dovete andare a casa mia, praticamente. - sospirò. Suo padre le aveva vietato di avvicinarsi mentre Caesar doveva recarsi rapidamente lì. Quelli erano gli ingiusti scherzi della vita.
- Anche io devo allontanarmi. - stavolta a parlare fu Cristal, e la ragazzina rivolse rapidamente l'attenzione su di lui. - Sono pronti gli aggiornamenti dei Compact, inoltre Livyen ha detto che sono riusciti a reperire nuove informazioni. -
- Uh... - in realtà avrebbe dovuto dirgli della richiesta di suo padre, ma decise di discuterne dopo – Papa ha detto che … a quanto pare, Stanford ha realizzato centinaia di mini Clover II. - spiegò lei - … Praticamente abbiamo tanti cloni di Clover sparsi per il mondo... - ironizzò lei, nonostante la novità poco rassicurante.
- Cloni... come quello là? - la voce di Shinji fece sussultare il gruppetto, mai abituato alle sue improvvise apparizioni.
La nebbia era seduta in disparte accanto a una balconata, osservando oltre il vetro con interesse.

Molti dei ragazzi si alzarono rapidamente, raggiungendo le vetrate e cercando con lo sguardo la figura sospetta, situata sopra il tetto di una casa, poco distante da lì. L'uomo dai capelli verdi sembrava guardarsi attorno con attenzione, come alla ricerca di qualcosa.
- Devono aver saputo del trambusto di ieri. - ipotizzò Duchesse.
- … cerca... gli sciamani...? - si chiese il bruno, voltando lo sguardo verso il suo boss.

Un rumore dietro di loro costrinse il gruppo a voltarsi, Cloud si era alzato rapidamente e si stava allontanando senza rivolgere loro la parola.
- Ehi! Dove diavolo stai andando? - urlò la brunetta, abbastanza preoccupata per le azioni della nuvola, che si fermò subito e si voltò leggermente, con sguardo serio.
- Sono stanco di questa pagliacciata. - disse, quasi arrabbiato – Se questi “cosi” sono in giro, sicuramente dovranno tornare dal loro creatore. Li seguirò fino alla fonte e li annienterò uno ad uno, compreso lo scienziato pazzo. -
- No! Cloud, aspetta! - urlò Nozomi, ma il maestro si era già dileguato lungo il corridoio, lasciandola senza parole.
- … Vado anche io... - affermò Shinji, camminando a passo svelto, sotto lo sguardo incredulo dei presenti.
- Ma che- - anche Arashi era disorientata, ma la nebbia si fermò a pochi passi da loro, osservandoli con sicurezza.
- Ha ragione, potrebbero portarci alla base. - spiegò, stranamente più loquace del solito - … Voglio comprendere le loro capacità... sono interessanti... - arrossì. Non era riuscito a nascondere il suo desiderio di voler apprendere e diventare più forte, ma almeno aveva messo tutti a conoscenza delle sue intenzioni.
- D'accordo, mi aggrego anche io. - con stupore di tutti, stavolta fu Haname a farsi avanti. Nozomi non ebbe nemmeno il tempo di replicare che la giovane rispose subito ai suoi quesiti – Li seguirò e mi assicurerò di tenerli alla larga dai combattimenti - spiegò – L'idea di Cloud è interessante, ma dobbiamo evitare di farci scoprire o per noi finirebbe male. - sorrise, cercando di rincuorare i presenti – Ci penserò io a calmare il suo animo. -
- Haname... - la brunetta era davvero combattuta, ma la pioggia non sembrava voler cedere facilmente, inoltre Cloud e Shinji erano già in cammino e non poteva fermarli. Non le restava che affidare tutto alla ragazza, fortunatamente molto saggia e riflessiva. Non era del tutto una cattiva idea, perciò decise di lasciarla fare. - Teniamoci in stretto contatto, ok? -
- Certo! - rispose lei, sorridendo.

I tre avrebbero quindi cercato tracce di Stanford attraverso i cloni, ma cosa ne sarebbe stato di tutti gli altri?
Caesar si sarebbe diretto verso la magione per aiutare suo padre e alcune famiglie in difficoltà e ricordò la frase che il giovane aveva in precedenza detto, la ragazzina iniziò dunque a chiedersi che tipo di difficoltà potevano aver incontrato e se ci fosse stato qualche collegamento con Clover o Stanford.
Il suo sguardo si era soffermato su quello di Arina, visibilmente preoccupata, creando in lei ulteriori domande e chiedendosi se non avessero omesso importanti informazioni.
Per quel motivo la ragazzina si voltò verso il Simon, arrabbiata.
- Chi sono gli alleati che hanno bisogno di aiuto? - chiese – Ci sono gli Elektrica tra di loro? -
Il ragazzo non rispose subito, si limitò ad annuire dopo qualche istante, forse pensieroso sul perchè di quella reazione.
- Perchè non me l'avete detto? - disse lei, stavolta rivolgendosi alla sua tutrice – Devi andare immediatamente con Caesar, fortunatamente la base degli Elektrica si trova sulla strada, perciò potete andarci insieme. -
- Cos...? - la bionda sembrò stupirsi da quella affermazione, scosse rapidamente il capo – No, affatto! Non posso lasciarti sola, Undicesima, ho un compito. -
- Fanculo il compito, Arina, vai con Caesar e assicurati che Masato stia bene. - ordinò lei, furiosa.
- Allora io vado con mia sorella. - affermò Luca.
– Benissimo. Io andrò con Cristal in Alaska, sarò al sicuro lì. - spiegò, lasciando di sorpresa i presenti.
- Cosa? Vuoi andare con Cristal-kun? - Caesar e gli altri erano perplessi e increduli, di sicuro non si aspettavano una simile decisione.
- Nono-chan... - l'albino osservò la ragazzina, che si voltò verso di lui con sguardo colpevole.
- Mi dispiace... mio padre ha detto che alla Torre Bianca sarei stata al sicuro, perciò vorrei poter venire con te, se non ti disturbo... -
- No... affatto. - il ragazzo sorrise, annuendo alla richiesta della ragazzina. - Ha ragione. Saresti al sicuro, lì. -
- Io ti seguo. - Arashi si fece avanti, ma Nozomi la fermò.
- No. Tu vai con Arina, si tratta di tuo fratello. - ordinò lei, decisa. - Verrà anche Kaito con voi, quando vi separerete da Caesar e Bliz sarete comunque un gruppo equilibrato. - spiegò lei – Non sappiamo cosa sta accadendo laggiù, dovete solo assicurarvi che gli Elektrica e Masato stiano bene. -
- Nozomi, no! Non posso lasciarti da sola! Anche se vai con Cristal è sempre pericoloso! - si lamentò la tempesta.
- Ci pensiamo noi. - intervenne Sirius, che fino a quel momento aveva assistito in silenzio a tutto il discorso. - Io e Dia-chan andremo con Undicesima e Cristal-san. -
- Ehi! Non decidere anche per me! - la bionda bambolina si voltò offesa verso il boss dei Notturno.
- Perchè mai vorreste venire alla nostra base? - chiese Cristal, abbastanza scettico - Volete forse ficcare il naso in cose che non vi riguardano? -
Sirius era abbastanza serio, quel lato di lui era sempre in netta contrapposizione con il suo modo di essere energico e solare.
- No. Non ci interessano i vostri segreti, vogliamo solo proteggere Undicesima. Non mi fido a lasciarla con te, anche se è stato un ordine di Decimo. -
- In tal caso, mi aggrego. - si fece avanti Duchesse, osservando i presenti e cogliendoli nuovamente di sorpresa. Sembrava fosse la giornata delle affermazioni inaspettate. - Voglio partecipare attivamente a questa situazione. -

Tre gruppi si erano ormai formati e ognuno dei ragazzi, volenti o nolenti, aveva preso parte a quella sorta di piano. Mancavano solo i tre bambini, ovvero PonPon e i due sciamani.
La brunetta si avvicinò al piccolo viaggiatore del tempo, attaccato alle gambe di Arina, e lo prese in braccio, per poi posare la sua attenzione sui due cugini.
Lilium e Haynes erano ciò per cui il nemico aveva creato quella confusione, per chissà quale assurdo piano malefico. Nessuno sapeva ancora come mai Stanford volesse mettere le mani sui due, ma non potevano lasciare che ciò accadesse. Doveva proteggerli ad ogni costo, per cui un'idea si fece strada dentro di lei e la convinse a prendere una combattuta decisione.

- Lilium e PonPon verranno con me e Cris-kun, Haynes andrà invece con Caesar da mio padre. - disse.
- Cosa?? - il bambino osservò dapprima Lilium, confusa quanto lui, e poi la Vongola – No. Io vado dove va lei, perchè mai dovrei andare altrove? -
- … Perchè dovremmo separarci? Non capisco… - chiese lei, confusa.
- Undicesima, è una decisione assurda! - Arina scosse il capo con disapprovazione.
- Io invece penso che sia una buona idea. - affermò Caesar, lasciando piombare il salotto nel silenzio più totale.
- Nessuno sa ancora perchè Stanford li vuole, però una certezza l'abbiamo. - spiegò lei – Li vuole entrambi. - si voltò verso i due, decisa – E non possiamo permettere che vi trovi, né che metta in atto il suo piano... qualunque esso sia. -
- Quindi... separarci sarebbe la cosa migliore? - chiese la sciamana, osservando sottecchi il cugino.
- No, no e poi no! - urlò lui, furioso – Lilium! E' una sciocchezza! Non saremmo più sicuri se andassimo insieme alla base dei Neveria? - chiese poi – Vongola Decimo ha detto che è sicura. -
- E se, per sfortuna, venissimo attaccati da milioni di cloni e Stanford riuscisse a prendervi entrambi? - chiese la brunetta - Sarebbe la fine. -
- Quante sciocchezze! - lo sciamano scosse il capo, scettico – Quante probabilità ci sono che questo accada? -
- Per favore, ragazzi. - intervenne Duchesse, battendo le mani come suo solito – Il piano di Undicesima non è campato in aria. Separarvi servirà a complicare la vita di quell'uomo, o forse vogliamo servirvi a lui su un piatto d'argento? -

I due restarono in silenzio, scambiandosi sguardi tristi e stringendosi la mano. Haynes sembrò affondare i suoi malinconici occhi color ocra in quelli della cugina, come se volesse dirle silenziose e rassicuranti parole. Si avvicinò a lei subito dopo, stringendola a sé e affondando il suo viso nei rosei capelli dell'amata cugina.
- Lilium … - sussurrò, quasi singhiozzando.
- Andrà tutto bene... - rispose lei, teneramente.

I gruppi erano stati assegnati, le loro strade si sarebbero temporaneamente separate, ma non le loro anime.
- Ci rivedremo tutti. - disse la brunetta, sicura, cercando anche di rincuorare i due bambini – Al nostro ritorno, andremo tutti a mangiarci una pizza a Napoli. Chiaro? - chiese, ottenendo silenziosi e perplessi consensi.
Sorrise.
- Mi fido di voi. -

Haname aveva raggiunto Shinji e Cloud, intenti nel seguire di nascosto il clone e speranzosi che li portasse alla sua base.
Caesar e Bliz, affiancati da Arina, Luca, Arashi e Kaito, si sarebbero diretti verso la magione dei Vongola assieme al piccolo Haynes, lasciando gli ultimi quattro sulla strada, verso la base degli Elektrica.
Infine Cristal, assieme a tutti gli altri boss Duchesse, Sirius e Diamante, con la futura Vongola Undicesima e i due bambini PonPon e Lilium, avrebbero raggiunto la Torre Bianca, base dei Neveria situata in Alaska.

NdA. Come avete visto, per la prima volta non c'è nessuna insert image. Ne farò solo in caso di scene interessanti e di tempo a disposizione, dato che ho iniziato a lavorare ho poco tempo per disegnare! Penso che non vi cambi molto la vita, no? Al prossimo capitolo~

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Capitolo 26
*** Target 26 - Melodia della nuvola ***


Target 26 – Melodia della nuvola

cover

Attenti a non farsi scoprire, i tre ragazzi si erano lanciati all'inseguimento di un clone di Clover II, a cui non sembrava difficile saltare tra i tetti delle abitazioni come un abile felino, per poi scendere e raggiungere una stazione ferroviaria, infilandosi tra la folla come un normale viaggiatore.
Shinji, Haname e Cloud ebbero giusto il tempo di fare i biglietti al volo, presero posto nel vagone e restarono nella loro posizione, senza perdere il contatto visivo con la creatura, dalla parte opposta della carrozza affollata.
- Ridicolo che debba prendere il treno come chiunque altro. - affermò l'occhialuto, aggiustandosi gli occhiali e lanciando sguardi malefici ai poveri malcapitati che lo spintonavano a causa del movimento. - Pensavo che sapessero volare o teletrasportarsi. -
- Penso sarebbe stato controproducente... - rispose la ragazza, lanciando sguardi furtivi al clone. - Avranno deciso di non fare mosse avventate in piena città, o avrebbero potuto spaventare la gente comune. - spiegò.
- Meglio così... - Shinji scrollò le spalle, senza essere realmente preoccupato per qualcosa – Se fosse volato via, sarebbe stato impossibile raggiungerlo... -

Circa un'ora dopo il treno si era fermato alla stazione di Bologna e Clover si gettò fuori dalla carrozza, raggiungendo un altro paio di ragazzi completamente identici a lui, con i quali si avviò verso la parte opposta della stazione.
I tre guardiani notarono la gente perplessa, che stava osservando i tre gemelli con curiosità, prima di dirigersi verso il treno in partenza.
Continuando l'inseguimento, erano finiti dapprima su un bus e poi in una metropolitana, giungendo infine nella cittadina di San Lazzaro di Savena, dove in poco tempo raggiunsero una zona poco abitata nella periferia sud del paese.
- Ciò che mi sorprende – iniziò Haname, sussurrando ai compagni d'avventura – E' il fatto di aver preso un autobus e una metropolitana senza che nessuno ci chiedesse di vedere il biglietto... -
- Forse in Italia funziona in modo diverso... - disse la nebbia, raggiungendo i pilastri di un palazzo in costruzione, davanti ad una fabbrica in disuso dove i tre cloni si erano fermati a confabulare.
- Per non parlare della puzza. - Cloud si coprì il volto con la manica della camicia, lanciando sguardi malefici anche alle buste di spazzatura che circondavano il perimetro.
- Non capisco, come mai tutta questa immondizia? Non vengono a pulire, qui? - chiese ancora la ragazza, sempre più confusa.
- … L'Italia è un paese davvero strano... - Shinji scrollò nuovamente le spalle, limitandosi a non interrompere il contatto visivo con i nemici, che stavano parlando con un uomo barbuto in camice bianco.
- Questi scienziati sono facilmente riconoscibili. - affermò Haname, quasi ridacchiando – Vestono tutti con un camice bianco. -
- Forse non vogliono sporcarsi... - ipotizzò la nebbia.


L'uomo rientrò nell'edificio e i tre cloni si dileguarono in tre direzioni differenti, probabilmente tornati alla ricerca dei bambini, poiché Stanford li bramava disperatamente.
Il trio si rannicchiò accanto al portone d'ingresso della fabbrica abbandonata, lanciando sguardi furtivi per assicurarsi che fosse deserto, decidendo di intrufolarsi quatti quatti e di recarsi in una stanza adiacente, piena di pattume ammassato in un angolo e mura decorate da disegni non molto artistici e scritte moralmente poco accettabili.
Con massima attenzione e silenziosi come dei predatori, i tre scivolarono da una stanza all'altra, seguendo i corridoi e imbattendosi in locali riorganizzati e ordinati con schedari e scrivanie, alcuni pieni di macchinari particolari e altri ancora riempiti di spazzatura e rifiuti probabilmente anche tossici.
Non erano molte le sale utilizzate, si trovavano tuttalpiù nella zona ovest dell'edificio e verso il primo piano, al quale i tre decisero di puntare. Evitarono per un pelo due uomini in camice, i quali erano passati a poca distanza da loro, ma senza notarli e con gli occhi puntati sui documenti che avevano in mano.

Dopo essersi assicurati che non ci fosse quasi nessuno da quel lato dell'edificio, i tre decisero di farsi strada lungo un percorso verso una particolare sala del primo piano che saltò subito all'occhio, poiché vi era stata installata una porta automatizzata in ferro, che uno degli scienziati aprì digitando un codice a quattro cifre.

- Sono bravi a nascondere le stanze importanti.. - Cloud osservò l'uomo anziano oltrepassare la sala, mentre si levava una mascherina e la poggiava in un cestino situato lì accanto, dirigendosi infine verso il lato opposto del corridoio. - Scommetto che è lì che tengono le cose da nascondere. -
- Beh, la struttura è abbandonata, tutte le stanze sono vuote e alcune prive di porte – spiegò la pioggia – E' ovvio che abbiano nascosto le cose importanti installando un sistema così complesso... -
- 2795 – intervenne Shinji, osservando i due. - … La password. -
- Non sapevo che tra le tue abilità ci fosse la super vista. - ironizzò la nuvola, alzandosi e dirigendosi quatta verso il pannello di controllo della porta. - Mah, almeno sapremo cosa c'è qui dentro. -
L'enorme portone si spalancò quasi ad invitarli e i tre non se lo fecero ripetere due volte, Haname si preoccupò di afferrare tre mascherine dal cestino e le porse ai due, prima di varcare la soglia.
Non ebbero però il tempo di infilarsele poiché la loro attenzione era stata presa da altro.

Si erano ritrovati in una stanza all'avanguardia con decine di computer e schermi, pile di documenti e un tubo di vetro centrale, ciò che aveva lasciato sconvolti i tre infiltrati. Il cilindro conteneva qualcosa che assomigliava vagamente ad un cuore umano, che batteva ritmicamente, avvolto da nervi e strane radici all'apparenza vive che si diramavano all'interno di ciò che pareva essere un'incubatrice, uguale a quelle che furono utilizzate per contenere Nozomi e Caesar.
Senza nemmeno pensarci su, i tre erano avanzati verso il centro della sala e si erano ritrovati ad osservare la strana “cosa” posta all'interno del tubo, il cui nome era stampato su una targhetta sulla sommità.

HORIZON – CSC-E26

Haname scivolò a terra, stringendosi il petto e ritrovandosi a respirare con molta fatica, mentre Cloud si era voltato, coprendosi il volto con la manica, mentre cercava di mettersi la mascherina.
La stanza sembrava girare vorticosamente, gli occhi del bruno volevano chiudersi e la vista gli si annebbiava, non riusciva quasi a respirare, come se qualcuno stesse premendo con forza sul suo petto. Le gambe tremavano e crollò in ginocchio, mentre tentava lentamente di infilarsi la sua mascherina, senza successo.

“ … Cos'è... questa sensazione?” si chiese Shinji, osservando quel cuore battere sempre al solito ritmo, nonostante sembrasse che il suono fosse aumentato a dismisura nella sua testa. “Non è... non va bene...” pensò, infilandosi la mascherina “Tutto questo...”
Nella sua mente, frammenti di ricordi e di carte sparse sul suolo. Con le dita scorreva sulla loro superficie, cercando disperatamente una risposta, guardando oltre, dove gli altri non potevano. Ma non c'era che il vuoto, la nebbia, quella pressione sul petto e tutto girava nella sua testa.

Un profondo respiro, la mascherina già in posizione, aprì gli occhi e tutto sembrava essere tornato normale.
Anche gli altri due erano riusciti a mettersela, ma la loro integrità mentale sembrava ormai abbastanza compromessa. Le sensazioni erano simili a quelli di un'intossicazione, eppure non avevano fatto altro che osservare quello strano groviglio di nervi e membrane.

Cloud, ripresosi abbastanza rapidamente, si era messo alla ricerca di risposte, sfogliando meticolosamente i documenti ordinati uno sopra all'altro. Anche Haname e Shinji, dopo aver ripreso fiato e il controllo di sé stessi, si misero all'opera. La nebbia frugò tra altri documenti mentre Haname dava uno sguardo ai computer, nonostante non fosse così esperta quanto Masato. Ma, a quanto pare, non c'erano indizi utili se non strani dati e grafici incomprensibili.

- Indovinate cosa c'è qui. - Cloud lanciò alla pioggia un fascicolo che riconobbe all'istante, riguardava il progetto del primo Clover e i collegamenti con il povero Trevis, morto due anni prima.
- Quindi siamo sicuri che questo posto ha a che fare con Stanford e i suoi progetti. - disse lei, osservando i fascicoli che riguardavano gli esperimenti condotti su Nozomi e Caesar, denominati come La Madre e Il Seme. - Prelievi, studio del dna, studio del flusso di hado e delle fiamme del firmamento... cosa diavolo voleva fare? -
- Probabilmente voleva studiarli al meglio... voleva dare a Clover le loro fiamme? - ipotizzò Shinji, osservando dei documenti.
- O voleva tentare di unire le loro capacità. - azzardò Cloud, alzando gli occhi dai documenti che stava leggendo. - Estremamente interessante. - si sistemò gli occhiali, lanciando il documento alla ragazza, che lo afferrò al volo.

La porta automatizzata si aprì rapidamente, un uomo brizzolato con la mascherina biancastra entrò con disinvoltura e si bloccò all'improvviso non appena notò i tre ragazzi presenti. Il suo sguardo impassibile mutò in terrore.
- Chi siete?? Cosa fate qui?? - disse, prima di lanciare per aria i documenti che aveva in mano e fuggire dalla stanza, urlando per i corridoi. - Intrusi!!! Intrusi nella E26!! -

I tre si erano già lanciati fuori dalla stanza, subito dopo che l'uomo era fuggito via in preda al panico, raggiungendo una finestra del corridoio che avevano già adocchiato prima, poiché potevano usarla per sgattaiolare verso le scale antincendio in metallo grazie ad alcune travi di legno.
- Maledizione, non ci hanno dato il tempo di fare nulla! - Haname sembrò rimproverarsi, mentre seguiva i due giù per le scalette. - Avremmo dovuto distruggere quella cosa, sembrava davvero pericolosa. -
- Horizon? - chiese Shinji, davanti a lei.
- Era un embrione. - affermò Cloud, dopo aver raggiunto il suolo e ritrovatosi in un parcheggio.
- Embrione?? E' scritto in questi documenti? - chiese lei, mostrando il fascicolo che gli aveva passato poco prima.
- E' il risultato dell'esperimento che stava conducendo Stanford. - spiegò lui, mentre continuavano la loro corsa verso l'entrata del parcheggio.

Si bloccarono davanti al cancello automatico arrugginito, una decina di cloni li avevano rapidamente circondati e sembravano anche abbastanza minacciosi.
- Oh no. - Haname si guardò intorno, cercando di restare tranquilla e di riflettere sulla situazione, mentre Shinji aveva avvistato alcuni furgoncini in lontananza, che si preparavano alla partenza. Uno strano uomo con un braccio robotico si avviava lentamente verso lo sportello, entrando nel veicolo e mettendolo in moto con rapidità.

I cloni, che probabilmente erano stati avvisati dagli scienziati, aumentarono di quantità, poiché altri tre si unirono alla massa di ragazzi dai capelli verdi, tutti rigorosamente uguali all'originale ma dallo sguardo più inespressivo, come quello del primo Clover.
- Se non li togliamo subito di mezzo ne arriveranno altri! - affermò la ragazza, afferrando un aggeggio grigiastro di forma circolare, che Cristal aveva dato loro.
Era davvero giunto il momento di usare i loro compact per uscire da quella situazione assurda? L'albino aveva raccomandato loro di pensare bene a ciò che volevano materializzare, poiché non sarebbe più stato possibile sostituire la nuova arma e armatura.
Shinji ci aveva riflettuto parecchio ed era sicuro della sua scelta, ma scontrarsi con creature che possedevano la sua stessa fiamma non era davvero il massimo e avrebbe voluto evitarlo, se fosse stato possibile.
Avrebbe davvero voluto evitare qualsiasi scontro per dedicarsi alla scoperta di nuove informazioni, leggendo inoltre il fascicolo prelevato da Cloud, per saperne di più su quel cuore palpitante che li aveva quasi intossicati, con quella strana sensazione che lui conosceva benissimo.

- Che noia. - affermò la nuvola, osservando i nemici attorno al gruppo, con sguardo seccato. - Doveva essere una cosa veloce. -
Si aggiustò gli occhiali, estraendo anche lui il suo compact e osservandolo, così come aveva fatto Haname poco prima.
- Cosa vuoi fare? - chiese lei, perplessa – Dobbiamo decidere subito le nostre armi, però Cristal-kun ha detto che-
Non terminò la sua frase, poiché il suo compact era già avvolto da una fiamma violacea e stava lentamente cambiando forma, ingigantendosi.
- Non dirmi che non hai ancora pensato alle tue armi, ragazzina. - rimproverò lui, serio.
In effetti, avevano ormai i compact da quasi un mese, avrebbero dovuto già rifletterci su, nonostante le molteplici situazioni in cui si erano ritrovati in quegli ultimi giorni.
La nebbia osservò curioso, non immaginava cosa Cloud avesse in mente, ma il suo comportamento gli interessava parecchio. Il giovane maestro era fin troppo previdente e sicuro di sé.

La fiamma della nuvola, che accerchiava l'oggetto, si divise in due diversi elementi e iniziò lentamente a concretizzarsi in qualcosa che assomigliava ad un violino e il suo archetto.
L'oggetto in legno chiaro aveva alcune decorazioni biancastre sulla destra e lo stemma del guardiano della nuvola in basso, sotto le corde.
Haname e Shinji osservarono perplessi lo strumento appena materializzato, constatando inoltre che non aveva richiamato nessuna armatura per la protezione fisica.
- E'... un violino...? - chiese la pioggia, perplessa.
- … Vi consiglio di tapparvi bene le orecchie. - disse lui, posizionando il violino sotto il mento e portando l'archetto sopra le corde.

Non aveva nemmeno finito di parlare che Shinji tirò indietro Haname, entrambi si portarono le mani sulle orecchie, mentre la nuvola aveva iniziato a suonare lo strumento davanti ai cloni perplessi.
La fiamma della nuvola aleggiava ancora attorno allo strumento e adesso attorno a Cloud stesso, che continuava a suonare imperterrito mentre il suono aumentava, diventava più acuto, forte e fastidioso, quasi stordente.
Era difficile per i due riuscire ad eliminarlo completamente dalle loro teste, era così forte che sembrava avessero delle cuffie impostate al volume massimo.
La nebbia aprì vagamente gli occhi e notò i cloni disorientati, storditi, confusi, piegati in avanti o in ginocchio, tentando disperatamente di far cessare quell'orribile suono, nonostante fosse una magnifica melodia suonata al violino, ma il rimbombo del suono così inconcepibilmente alto rendeva impossibile non provare dolore alle proprie orecchie e dentro al cervello.

Il guardiano della nuvola era sereno, tranquillo, continuò a suonare con attenzione, lasciandosi trasportare dalla melodia come un vero professionista.
Squadrò i cloni quasi con soddisfazione, probabilmente notando come si fosse spianato la strada con una semplice e stupida tecnica disorientatrice.

Vongola: Concerto in A minore.

Shinji aveva incrociato il suo sguardo, erano pronti per la fuga. Afferrò Haname per un braccio, il tempo di farle capire cosa stesse accadendo e anche la pioggia riprese padronanza di sé, seguendo i due attraverso i doloranti nemici e diretti rapidamente verso la stradina oltre i palazzi in costruzione, continuando a correre senza sosta e raggiungendo una sorta di discarica a cielo aperto, che in realtà era solo un fossato pieno di rifiuti e immondizia.
Si gettarono sul terriccio, ancora confusi e molto stanchi, lanciando occhiate spaventate verso il punto da cui erano arrivati, sperando che nessuno fosse riuscito a seguirli.

- Allora... - disse Haname, ansimando – Un violino, eh? -
- Sanbyoushi. - rispose lui, freddamente.
- Interessante. - intervenne Shinji – Amplificare il suono di un violino per confondere i nemici... -
- Non avevo mai pensato a questo utilizzo della propagazione della nuvola... - disse Haname, pensierosa. - Ad ogni modo … stavamo parlando di quell'Horizon... - riprese il discorso, osservando Cloud - E' un embrione, dici? - chiese, lanciando uno sguardo al fascicolo stropicciato, che aveva tenuto in mano per tutto il tempo.
- C'è scritto lì. - rispose, secco.
- Sarebbe questo l'esperimento che stava conducendo, quindi. - la ragazzina sfogliò le pagine, leggiucchiando qua e là le scritte stampate. - L'esperimento Horizon... -
- Se vogliamo dirla tutta – iniziò l'occhialuto, risvoltandosi le maniche – Quel … Zon sarebbe una sorta di … conseguenza. -
- … conseguenza? - chiese Shinji, curioso. Accanto a lui, Haname ebbe un fremito.
- … Ottenuto... tramite unione dei due differenti dna... - lesse - … non ancora del tutto formato... durante l'ultimo stadio sarà introdotto in un involucro vuoto denominato Clover II. - alzò il capo, osservando i due - … La creatura completa prenderà il nome dell'esperimento, Horizon, Zon. -
- … Mi mette i brividi. - affermò Shinji. Nonostante amasse i giochi horror e le situazioni terrificanti non poteva che essere spaventato da quella creatura, che sembrava tutto fuorchè rassicurante.
Inoltre, quella sensazione disgustosa era dovuta a lui.

Cloud stava osservando Haname, alquanto spaesata. Sembrava fosse in attesa di una sua realizzazione, che non tardò ad arrivare.
- … Un momento. - disse lei, rileggendo la frase.
- Credo tu abbia capito. - si sistemò gli occhiali, con noncuranza.
- … “Dall'unione dei due differenti dna”... quegli esperimenti che stava conducendo tempo fa...? quindi significa che si tratta di... - la ragazzina si voltò verso Shinji, spaventata.
- Io... conosco già quella sensazione. - la nebbia prese i suoi tarocchi e li poggiò sul terreno, iniziando a spostarli con attenzione. - … Il motivo per cui non riesco a vedere il futuro. -
- Oh, bene. - la nuvola scosse il capo, seccato. - A questo punto, può anche trattarsi della Crisi che gli sciamani avevano predetto. -
- O del sogno di Arashi. - intervenne Haname, osservando i due. - … Il futuro distrutto, il ragazzo dai capelli castani... e Nozomi e Caesar svenuti accanto a lui... -
- Direi che tutto combacia, a questo punto. - affermò il maestro, osservando la nebbia mentre riponeva i tarocchi in tasca.
- Sì. - disse Shinji, alzando il capo. - La sensazione che abbiamo avuto in quella stanza... è la stessa che provo quando cerco di vedere il futuro. - spiegò.
- E' Zon. - affermò Haname, seria quanto gli altri tre.
- La famosa Crisi. - ipotizzò la nebbia - … il figlio di Nozomi e Caesar. -

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Capitolo 27
*** Target 27 - Raggi di sole ***


Target 27 – Raggi di sole

cover

- Ci siamo. - il giovane Simon si era fermato davanti al tombino, il suo braccio destro l'aveva aiutato a spostare il coperchio di ferro e si poteva già sentire il tanfo provenire dalle fogne sottostanti.
- Ehhh, non dirmi che dobbiamo scendere quaggiù! - Luca osservò la scaletta in metallo con lo sguardo afflitto, di sicuro era spaventato all'idea di avventurarsi nella melma che percorreva il sottosuolo della città. - Non c'è un'altra strada? -
Il bruno sospirò, osservando sottecchi Blizzard.
- Da queste fogne si accede al passaggio segreto che porta fino all'entrata della base degli Elektrica. - spiegò lui, estraendo una mappa dalla sua tasca e porgendola ad Arashi. - Seguite questa e non vi perderete. -
- E voi? - chiese Arina, perplessa, nonostante già sapesse la risposta.
- Noi dobbiamo andare al quartier generale dei Vongola. - rispose, confermando le teorie della donna – Sarà meglio sbrigarci, la situazione non è delle migliori. -
- Capisco. - Arina lanciò un'occhiataccia al gemello, che stava arretrando spaventato. Purtroppo non potevano fare altro che infilarsi nel tombino e seguire la mappa, dovevano raggiungere il quartier generale degli Elektrica al più presto e assicurarsi che Masato stesse bene.
- Ma... puzza... e... - il fulmine cercava sguardi complici, ma nessuno sembrava volergli dare retta. Kaito si era infilato nell'apertura e stava scendendo con rapidità, probabilmente eccitato per la nuova avventura, proprio come se fosse stato un nuovo videogioco.

Ma quello non era un videogioco, sia Luca che Arina lo sapevano benissimo. Riusciva a percepire il disagio di suo fratello, sarebbe stata capace di stringerlo a sé e di tranquillizzarlo, ma non poteva abbandonarsi a simili comportamenti. Luca aveva scelto di diventare il guardiano del fulmine di Nozomi, nonostante Arina l'avesse richiamato dalla missione solo per levarlo dai pasticci. Doveva essere solo un gioco, all'inizio. Ci aveva davvero sperato, eppure la situazione era cambiata e i ragazzi si erano spesso ritrovati in situazioni pericolose e poco divertenti.
Nonostante gli errori della sua allieva, la tutrice aveva notato che non solo Luca, ma tutti i ragazzi avevano silenziosamente accettato di mandare avanti quella situazione, come se fossero in attesa di qualcosa.
A quel punto, il discorso avuto con Duchesse e Caesar sembrava sempre più convincente, l'aspettare dei ragazzi poteva tradursi in una ricerca di loro stessi e una scoperta del mondo intorno a loro.
Eppure anche lei, Arina stessa, l'aveva seguita senza batter ciglio. Per ordine di Decimo, per proteggerla e sbatterle in faccia i suoi errori, per capire dove volesse arrivare, per farle notare quali difficoltà avrebbe dovuto affrontare in quel mondo che tanto bramava.
Ed era affascinante, come aveva saputo accettare ogni situazione con determinazione, comprendendo i suoi sbagli e accettando le conseguenze, affidandosi non solo a sé stessa, ma anche alla sua famiglia. Non era lei ad essere forte, lo erano tutti insieme.
Uniti.

Voleva davvero comprendere che cosa fosse quella sensazione che provava nel vederli tutti e sette, insieme. Per quale reale motivo ancora volevano seguirla, perchè non obiettavano quasi mai, cosa li spingeva ad essere lì, in mezzo a situazioni davvero assurde.
Perchè non erano rimasti a casa, come Jun.

- A cosa pensi? - lo sciamano, si era avvicinato alla bionda, che stava osservando il tombino con sguardo pensieroso. - Sembri preoccupata. -
- … Forse. Ho qualche pensiero. - disse lei, cercando di non spaventare il bambino.
- Se hai dei dubbi, perchè non provi ad esporli? - chiese lui, perplesso – E' stupido portarsi dietro molte domande a cui potresti dare una risposta. -
La donna strabuzzò gli occhi, incredula. Era solo un bambino, ma aveva compreso il suo stato d'animo con facilità. Eppure, quel ragionamento non faceva una piega.
- Già, hai ragione. Era facile, dopotutto... - la soluzione era talmente banale che si meravigliò per non averci pensato. In effetti, il miglior metodo per dare una risposta alle proprie domande era proprio quello di chiedere ai diretti interessati.
Forse aveva solo paura delle risposte.

- Piantatela e sbrighiamoci. - la rossa diede un calcio nel fondo schiena del povero Luca, che si avventurò nel tombino in lacrime.
Blizzard si era avvicinato a lei, il suo sguardo era impassibile ma lasciava trasparire un po' di agitazione.
- Sta attenta. Non sapete cosa troverete laggiù, ecco. - disse.
La tempesta si voltò verso di lui, il suo sguardo abbastanza furioso.
- Non ho bisogno dei tuoi avvertimenti. - gli rispose, secca.
Anche Arina e Haynes si erano infilati nella stretta apertura, scendendo lentamente le scalette metalliche fino a toccare il pavimento in pietra, accanto al fiume di melma maleodorante.
Il gruppo si era avventurato nei districatissimi cunicoli sotto la città, seguendo la mappa che il Simon aveva dato ad Arashi e orientandosi come potevano, cercando di non finire nell'acqua putrida, che spaventava Luca quasi come se stesse per trasformarsi in un fetido mostro gelatinoso.
Probabilmente aveva giocato a troppi videogiochi.

Arina si avvicinò alla tempesta, immersa nel suo lavoro di guida, mentre osservava la mappa ogni secondo, assicurandosi di aver imboccato la strada giusta.
- Ehi. - la chiamò, cercando di ritagliare qualche istante per poter parlottare con lei – Ma quindi, tu e Bliz... -
- Nulla di ciò che può sembrare. - rispose lei, freddamente.
- Mi sembrate molto uniti... e ho sentito anche di- -
- Non stiamo insieme. - intervenne lei, lanciandole un'occhiata torva – E' solo un... modo per passare il tempo. -
- Qualcosa come una relazione aperta? - chiese la tutrice, sempre più curiosa.
- Più o meno. Non voglio legami costretti, sono stressanti. - spiegò lei – Mi va bene qualcosa che sia occasionale. -
- Capisco. - annuì, come se avesse compreso ciò che voleva dire – Beh, almeno è carino. - ridacchiò, cercando di incrinare lo sguardo teso e freddo della ragazzina.
- Sì, abbastanza, ma non quanto Nozo. - rispose.
Arina alzò un sopracciglio, perplessa.
- Cosa c'entra lei? - chiese.
- A me, va bene divertirmi un po'. - spiegò lei, voltandosi verso la bionda – Ma quella scema dovrebbe essere più sincera con sé stessa. -
- Più sincera? - la donna scosse leggermente il capo, cercando di comprendere il senso di quella frase.
- Sicuramente l'avrai notato anche tu. - disse lei, fermandosi ad osservare nuovamente la mappa e imboccando il cunicolo a destra – Lei è l'unica a non aver capito i suoi sentimenti. -
- Ah, certo. - adesso tutto sembrava più chiaro. Dopotutto, la brunetta si comportava sempre in modo strano davanti a lui, non poteva essere altrimenti.
E, inoltre, anche il modo in cui lui la guardava lasciava intendere un reciproco interesse. Ma era davvero un bene? I loro ruoli, le loro famiglie... Decimo non l'avrebbe accettato facilmente.
- E' sempre rimasta incatenata ad un sogno. - spiegò lei, quasi assorta nei suoi pensieri – Sono riuscita a slegarla un po', cercando di rassicurarla... ma non sono abbastanza. -
- Cosa dici? - Arina sembrò perplessa – Non è vero, tu sei preziosa per lei. -
- Come amica, sicuramente. Ma... Nozomi ha bisogno di altro. Lo so. - chinò il capo in un silenzioso sospiro, interrompendo la discussione e continuando lungo il percorso che li avrebbe condotti al quartier generale degli Elektrica.

Un'altra scaletta di metallo conduceva verso un'apertura, ma alcuni suoni preoccupanti allarmarono i ragazzini.
Luca strinse a sé lo sciamano, abbastanza spaventato, mentre Kaito superò Arashi e decise di salire per primo. Spostò l'apertura del tombino con entrambe le mani, premendo con forza per smuovere il pesante coperchio, ritrovandosi a sbucare in uno spazio chiuso e caotico.
Erano sicuri che, una volta fuori dalle fogne, si sarebbero ritrovati in periferia o in un luogo lontano e ben nascosto da occhi indiscreti, eppure non si sarebbero mai immaginati di sbucare in una costruzione sotterranea, eretta sotto l'asfalto della città e protetto da cancellate in metallo che a stento tenevano a bada i numerosi cloni, intenti ad abbattere le difese della base.
- State giù! - urlò la tempesta, di sicuro non avrebbe permesso che i cloni individuassero Haynes, sarebbe stato più al sicuro nascosto ancora nelle fogne, assieme a Luca e ad Arina.

Il sole si era già lanciato verso un paio di cloni nelle vicinanze, attaccandoli di sorpresa, mentre Arashi aveva sferrato un pugno in pieno volto a un altro di loro.
- Bel colpo! - Kaito le fece l'occhiolino, sorridendo raggiante. - Ma... come mai niente pistole? -
La tempesta sospirò, scuotendo il capo.
- Non le ho con me. Dovrei usare il compact. - spiegò lei, notando che il resto dei cloni si era accorto dei due e si stavano avvicinando rapidamente. - Siamo davvero sicuri? Abbiamo una sola possibilità. -
- Hai altre idee, oltre alle gemelle? - chiese il biondino, confuso – Pensavo fossi affezionata a loro. -
- Pensi che potrei mai rinunciare a Scarlet e Raven? - si voltò verso di lui, perplessa.
- Certo che no. - ridacchiò – Ma... qual'è il problema, allora? -
- Tutti gli optionals, direi. - rispose, voltandosi nuovamente verso i nemici, minacciosi. - … Ma... suppongo dovrò rinunciarci. -
- Ehi, perchè non lasci fare a me? - chiese lui, sfilando il suo compact dal taschino della giacca e lanciandolo in aria come una pallina da tennis.
- Tu sai già cosa creare? - chiese lei, curiosa. - Ti tocca far piazza pulita, allora. - la rossa indietreggiò, lasciando la scena al ragazzo, che aveva un sorriso brillante.
- Mi spiace per voi, ma avete incrociato la strada del grande Kaito! - affermò lui, osservando i gemelli dai capelli verdi – Vi sconfiggerò con il mio abbagliante potere alpacoso! -
Il suo compact stava emettendo una fiamma giallastra, brillando come il più prezioso tra i gioielli. La fiamma del sole aveva iniziato a diffondersi per tutto il suo corpo, illuminandolo come un raggio luminoso e avvolgendo tutto attorno a lui.

I tre ragazzi, nascosti nel tombino, si erano affacciati con curiosità, notando il giovane biondino avvolto da una luce sfolgorante, che si stava man mano diffondendo per tutto l'antro.
- Wow, sta brillando. - esclamò Haynes, incredulo. - Non ho mai visto una fiamma del sole così... abbagliante e calda. -
Anche Arashi era rimasta stupita, non avevano mai visto nessuno emettere una fiamma in quel modo, sembrava che i compact riuscissero a tirare fuori il loro vero potenziale, così come Cristal aveva detto loro.
Erano davvero un oggetto potente e, allo stesso tempo, pericoloso.

La luce si stava via via riducendo, lasciando nuovamente spazio alle tenebre del luogo, soffermandosi solo sul braccio sinistro del ragazzo, avvolto da una semi armatura in ferro che gli copriva la spalla sinistra e la metà superiore del braccio. Il guanto borchiato in ferro aveva una stoffa beige che ricopriva anche tutto l'avambraccio, fissato da una cintura color ocra e con lo stemma del guardiano del sole che risaltava sul dorso della mano.

- Bright Charge! - esclamò lui, mostrando il pugno deciso alla mandria di Clover che lo squadravano impassibili. - Un'arma figa per un guerriero POWAH! -
Alcuni cloni si stavano avvicinando minacciosi, il loro sguardo era freddo e non lasciava trasparire alcuna emozione. Erano abbastanza diversi dal Clover II, il quale era di sicuro più energico di loro.

- A nessuno interessa come diavolo si chiami la tua arma, smettila di perdere tempo! - urlò Arashi, rassegnata.

Con ancora il braccio scintillante, il ragazzo si era lanciato verso un clone immobile a pochi passi da lui, menandogli un potente sinistro nello stomaco e lanciandolo verso la parete in metallo, che si danneggiò.
Si voltò verso un altro Clover dietro di lui, il quale stava tentando di colpirlo con un calcio, afferrò la sua gamba con rapidità e girò su sé stesso, scaraventandolo contro altri due cloni e atterrandoli.
- Strike! - esultò, prima di dirigersi verso un altro paio di cloni e ingaggiando un'altra rapida battaglia contro di loro.

- E' mancino? - chiese Haynes, curioso. Sembrava non averci mai fatto caso, ma non potevano esserci altre spiegazioni al potente pugno sferrato con quella mano e la sua arma creata sulla zona sinistra del corpo.
- In realtà è ambidestro. - rispose Luca, voltandosi verso lo sciamano.
- Oh, sono davvero rari. - rispose lui, osservando attentamente il combattimento tra il guardiano e i cloni, che si stavano ammassando attorno a lui.

L'agilità e il corpo minuto del ragazzo gli permettevano di schivare rapidamente gli attacchi e di contrattaccare, tuttavia i cloni erano davvero troppo numerosi e continuavano a raggrupparsi attorno a lui, impedendogli qualsiasi movimento.
- Maledizione, se non fa qualcosa riusciranno a bloccarlo! - urlò la rossa, notando che alcuni cloni si erano voltati e si stavano avvicinando lentamente a lei.

- Pensate forse di poter sconfiggere il sole? - chiese il biondino, ridacchiando dal centro della massa di cloni.
Il suo corpo iniziò nuovamente a brillare di una luce giallastra, la fiamma aveva ormai completamente avvolto il giovane, creando una stella luminosa in mezzo alla galassia di creature dai capelli verdi, che indietreggiarono accecati.
- Non sapete che guardando troppo il sole finite per accecarvi?? -
Una sfera luminosa avvolse il suo pugno sinistro, il giovane guerriero continuò ad espandere l'accecante raggio di luce, come un sole che stava inglobando i pianeti attorno a sé, muovendosi ad una rapidità superiore a poco prima e colpendo rapidamente e ripetutamente tutto ciò che si trovava accanto a lui, scaraventando via una ventina di cloni che atterrarono doloranti in lontananza.

Quando la luce iniziò a scemare, diventando via via sempre più fioca, il giovane si trovava nella stessa posizione di poco prima, ma i cloni erano a terra attorno a lui, sconfitti.
Sorrise, raggiante come suo solito.

Vongola: Astro Sfolgorante.

La fiamma del sole svanì pochi istanti dopo, assieme alla sua arma, che ritornò ad essere il piccolo compact grigiastro.
- L'universo è Kaitocentrico, tutta la galassia gira intorno a me~ - ammiccò, mentre Arashi e gli altri tre si avventuravano tra i corpi ammassati lungo la via e raggiungevano il biondino.
- Non farti tanto figo per poco. - disse la rossa, superandolo e ritrovandosi davanti alla cancellata, che si era rapidamente spalancata per lasciar uscire degli uomini in nero, abbastanza spaventati, che si distribuirono accanto ai corpi e iniziarono a legarli.
Uno di loro si avvicinò al gruppo, inchinandosi lievemente.
- Non sappiamo come ringraziarvi, temevamo che le protezioni sarebbero presto crollate sotto i loro attacchi. - spiegò – Stavamo cercando di evacuare la base, ma con i cloni era impossibile. -
- Siamo arrivati qui per controllare la situazione. - spiegò Arina, avvicinandosi all'uomo. - … E vorremmo anche sapere se Fukada è qui. -
L'emozione tradì leggermente il suo tono, la preoccupazione per l'uomo amato era fin troppo palese.
- Certo. - rispose lui, risollevando il morale dei ragazzi – Masato-san è con il futuro boss. Prego, entrate. Vi scorterò da loro. -

I cinque si avventurarono lungo i corridoi in metallo di quella che sembrava essere una locazione da film futuristico, più che la base di una famiglia mafiosa.
- Gli Elektrica sono una famiglia che si occupa di ingegneria e informatica. - spiegò Arina, osservando il piccolo sciamano perplesso – Sono bravi a costruire, inventare, perfezionare. -
- Non ne avevo mai sentito parlare. - rispose il bambino.
- Beh, non se ne parla spesso. - intervenne Arashi – Se ti chiedono di che famiglia fai parte, fai prima a dire che sei dei Vongola. - spiegò – I particolari sono per gli esperti. -
- Capisco... quindi i più famosi ingegneri dei Vongola entrano negli Elektrica? E' una sorta di... sotto-famiglia creata per questo scopo? - chiese lui.
- Più o meno sì, ci hai preso. - rispose Arina, ridacchiando. - I tre Gianni hanno lavorato per gli Elektrica. -
- I tre Gianni? Chi sono? -
- Sono tre famosi inventori e perfezionatori. - spiegò la bionda – Giannichi, suo figlio Giannini e adesso il nipote, Giannisan. -
- E non dimenticare gli idoli di mio fratello. - intervenne nuovamente la tempesta – Quelli là... non ricordo manco i loro nomi. -
- Irie Shoichi e Spanner. Sono ai massimi vertici e lavorano assieme al boss, E. Load. - Arina si bloccò quando la loro camminata terminò davanti ad una porta di ferro grigiastra, con apertura a doppia anta e alcuni faretti luminosi ai lati.

- Siamo arrivati. - disse l'uomo, avvicinandosi ad alcuni dei faretti e posizionandosi accanto alla lucetta, restando immobile ad osservarli per qualche istante.
Dopo alcuni secondi, un suono acuto interruppe il silenzio del corridoio e la porta si spalancò da sola, invitando i cinque ad entrare.

Masato si trovava davanti un'enorme complesso di schermi e macchinari informatici, il suo sguardo preoccupato traspariva da dietro gli occhiali, ma alla vista di Arina e Arashi non riuscì a non sorridere.
Accanto a lui, seduto su una poltroncina con le rotelle, c'era un ragazzo dai capelli di un rosa scuro abbastanza spento, i suoi occhi nocciola erano rivolti verso i nuovi arrivati e il suo sguardo sembrava abbastanza sollevato.
Indossava un paio di grandi cuffie nere e gialle, con lo stemma della famiglia Elektrica inciso sopra di queste.
Il giovane si alzò e si avvicinò ai ragazzi, tutti abbastanza perplessi, inchinando leggermente il capo.
- Piacere di conoscervi, io sono Ex-Ten. - si presentò portando le mani sui fianchi. Sembrava un ragazzo molto solare, ammiccò divertito al gruppetto – Quando mio nonno deciderà di lasciare la catapecchia, prenderò il suo posto come boss degli Elektrica! -
- Piacere! - Kaito fu il primo a salutarlo, sorridendogli in risposta. - Io sono il fighissimo Kaito, il-
- Non c'è bisogno che vi presentiate, conosco già tutti. - disse lui, annuendo con il capo. - E a tal proposito... - il suo sguardo si posò su Arashi, la sua espressione divenne seria. - Penso di dover approfittare di questa occasione per mettervi al corrente di alcuni fatti. -
Lo sguardo di Masato divenne cupo, Arashi osservò entrambi con perplessità e l'atmosfera sembrò diventare gelida.

Arina, per prima, sentì il cuore sussultare. Quegli sguardi tristi non lasciavano presagire nulla di buono.

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Capitolo 28
*** Target 28 - Verità e menzogne ***


Target 28 – Verità e menzogne

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Chissà come sta...”

L'enorme giardino era gremito di persone, i quali andavano avanti e indietro per la stradina che passava in mezzo al verde e alle decorazioni di piante e fiori, minuziosamente posizionati, formando ghirigori all'apparenza naturali e perfetti.
Non riusciva comunque a sentire il profumo dell'aria, né quella del verde attorno a lei. Nonostante sembrasse tutto così reale, si trattava pur sempre di un sogno.
Ormai da qualche tempo era ripiombata nel passato, seguendo le emozionanti avventure della prima famiglia dei Vongola e della donna che le assomigliava, attualmente seduta sotto un gazebo a leggere con attenzione.

Tuttavia, non era successo proprio nulla di emozionante in quei giorni. Non se ne fece un problema, capitavano interi anni in cui non accadeva nulla di così interessante, si limitava ad osservare Primo mentre, tranquillo, compilava documenti e prendeva parte a noiosi ricevimenti. La vita di un boss non era certo emozionante come se l'era sempre immaginata.
Le avventure che sognava da bambina erano da attribuirsi alla giovinezza della famiglia, nata da poco e con ancora molti obiettivi da raggiungere.
Era davvero strano seguire la crescita dei Vongola ogni notte, attraverso i suoi sogni, tra emozioni e pericoli, tra sofferenza e momenti tristi, tra allegria e sguardi felici. In quasi diciotto anni della sua vita aveva vissuto quasi un'intera epoca e ciò sembrava strano, poichè dalla nascita della famiglia finchè Primo non cedette il posto a Secondo, non erano passati tutti quegli anni. Tuttavia, un solo giorno veniva spesso suddiviso in diversi sogni, a volte anche settimane, per questo motivo non si era mai posta il problema.

In quel momento si trovava nuovamente lì, annoiata dalla tranquilla routine, accanto ad una donna dalla chioma bruna intenta a leggere un libro sul come si erano formati i Vongola, che sembrava inoltre una sorta di diario. Non l'aveva mai visto, nonostante avesse quasi messo a soqquadro le due biblioteche presenti nella magione. Evidentemente era andato perduto con gli anni.
Sospirò, non riusciva a concentrarsi su quella situazione, il suo pensiero andava alla strana voce che da un po' non si faceva viva nei suoi sogni. Negli ultimi tempi l'aveva sentita sempre più triste, aveva detto di aver poche energie e così era svanita. Non sapeva ancora se si trattasse di Trevis o meno, nonostante il ragazzino fosse morto.
Sperò vivamente che stesse bene e non fosse sparita, voleva davvero risentirla. Si era quasi affezionata a quella voce, era così nostalgica e ogni volta che la sentiva, il suo cuore sussultava.

- Ehi. -
La voce di un uomo attirò l'attenzione delle due brune, alzando il capo notò un rosso dall'espressione seria, che si avvicinava alla donna con passo svelto. - Stai ancora leggendo quel libro? - chiese.
- Mi dispiace, io... - sospirò, chinando il capo e tentando di evitare lo sguardo accusatorio di G.
- Avresti dovuto essere sincera sin dall'inizio. - affermò, serio - Ad ogni modo, Primo sospettava già. -
- ...Lo so. - arrossì, passandosi una mano tra i capelli e rivelando i suoi occhi ambra, stranamente offuscati.
- Vuole vederti, adesso. - disse lui, causando lo stupore della donna - La situazione non è più molto stabile, non puoi continuare a restare qui. -
- Oh... no, spero non sia colpa mia! - si alzò di scatto, spaventata - Mi dispiace, io... volevo solo conoscerlo meglio... -
- Questo non era di certo il modo più giusto per realizzare il tuo sogno. - aggiunse - Sei stata egoista. -
- Sì... è così. - sospirò, chinando nuovamente il capo. - Sono solo un'egoista accecata dall'amore... -
- Non è amore, è ossessione. - la tempesta sbatté la mano sul tavolino, facendo sussultare la donna - Stammi a sentire. Non puoi restare qui con noi, tu non appartieni a questo mondo. Torna a casa dalle persone che ti amano, non hai dei doveri da svolgere? - chiese ancora, avvicinandosi a lei con sguardo minaccioso - Se sei un boss, comportati da tale, Nozomi. -

Eh?” la ragazzina osservò i due con evidente confusione e scuotendo il capo, incredula “...Nozomi?”

C'era qualcosa di strano, qualcosa di sbagliato.

Nozomi.
Nozomi?

La ragazzina aprì lentamente gli occhi, percependo il fastidioso rumore della jeep e respirando l'aria gelida, mettendo a fuoco il giovane Cristal, seduto di fronte a lei con sguardo preoccupato.
- Nozomi... ti eri addormentata. - disse lui, sollevato – Siamo quasi arrivati alla Torre Bianca. -
- E stavamo parlando delle armi! Ricordi? - la voce squillante di Sirius svegliò del tutto la brunetta, che quasi dimenticò dello strano sogno appena vissuto e si osservò attorno, notando Lilium con Ponpon in braccio, seduti accanto a Cristal e Duchesse, mentre Sirius e Diamante si trovavano alla sua sinistra. Diede un rapido sguardo verso il finestrino, tutto attorno al veicolo era bianco e grigiastro.
- Armi o meno, la tua katana non è di certo cambiata. - Diamante scosse il capo, con la solita espressione di superiorità – Perchè dovremmo parlare delle armi se, alla fine, usiamo sempre le stesse? -
- Beh, qualcuno potrebbe crearne di nuove, che ne sai? - chiese lui, offeso.
- I compact del Neveria servono per contenere le nostre armi, non per dare libero sfogo alla nostra creatività. - continuò lei.
- Però Undicesima aveva detto che la sua Sky Rod si era rotta e stava pensando ad altro. - si rivolse nuovamente verso la brunetta, con sguardo interessato.
In effetti aveva ragione, dopo che Clover II le aveva distrutto l'arma, aveva deciso di creare qualcosa di più maneggiabile. Il design in cima alla Sky Rod era davvero troppo grande e destabilizzava la sua staffa, rendendola più pesante verso la sommità. Se voleva davvero avere un design particolare in cima, avrebbe dovuto creare un contrappeso anche all'altra estremità.
- In realtà... amo usare la staffa, però mi da fastidio essere costretta ad attacchi ravvicinati, mi piacerebbe poter attaccare anche da lontano. - spiegò lei.
- Non sei un po' troppo pretenziosa? - Diamante la squadrò con fermezza – Ognuno ha un modo di attaccare, non puoi di certo mischiare cose che non c'entrano niente. -
- Ma dai, perchè no? Potrebbe lanciare l'asta tipo boomerang, sarebbe figo! - il boss dei Notturno sembrò immaginare la scena, ridacchiando, tuttavia Nozomi non voleva di certo lanciare aste in testa alla gente, nonostante l'idea fosse buffa.
- Per come è strutturata, una staffa non può di certo tornare indietro, sciocco! - esclamò lei, rassegnata.
- Ma devi sempre contestarmi? E' un'idea come un'altra, suvvia! -
- Un'idea stupida, come te. -
- E dai, non fare l'antipatica, Dia! -
- Non chiamarmi in quel modo! Chi ti ha dato il permesso di usare abbreviazioni? -
- Ragazzi, basta! - Duchesse batté le mani due volte, come sempre faceva quando tentava di richiamare le persone.
- Ti ringrazio per la tua idea... - iniziò la brunetta, che stava ancora ridacchiando per la situazione divertente – Ma... più che lanciare l'arma, preferirei qualcosa in stile X-Burner. -
- Oh, il famoso X-Burner di Decimo! - gli occhi di Sirius stavano brillando di ammirazione. - Perchè allora non pensi a delle pistole? -
- Anche un arco sarebbe carino. - aggiunse Cristal, intromettendosi nel discorso.
- Amo gli archi, ma il problema è lo stesso. - spiegò lei – Sono inutili negli attacchi ravvicinati. -
- L'ho detto, sei pretenziosa. - ripeté la bambolina, incrociando le braccia. - O attacchi da vicino, o attacchi da lontano. Non puoi fare entrambe lo cose. - ribadì lei.
- Scusa, ma... e se si inserisse nel compact un altro spazio per un'arma? - chiese Sirius, rivolgendosi all'albino. - Così potrebbe averne due, userebbe l'arma più funzionale a seconda della situazione. -
- Non si può, se non ricreando i compact da zero. - spiegò lui – Mettiamo che un compact sia grande come un CD, con settecento megabyte di spazio scrivibile. Trecento sono per l'arma, altri trecento per l'armatura, i cento restanti sono per l'optional. Lo spazio è esaurito, non puoi far entrare un'arma nello spazio rimanente. - spiegò, rispondendo allo sguardo interrogativo del boss dei Notturno.
- Aumenta la capienza a un gigabyte, no? - chiese lui.
- Purtroppo si dovrebbe ricreare il compact da zero ed escogitare nuovi metodi per comprimere gli accessori, inoltre non potrei assicurare che l'oggetto finale sia di dimensioni accettabili per essere trasportato con facilità. - rispose lui.
- Allora, Undicesima dovrebbe escogitare un metodo per avere un arma che possa essere usata in due modi differenti. - suggerì il boss degli Elegantia.
- Giusto. - Cristal tornò a rivolgersi alla brunetta - Perchè allora non provi a creare qualcosa che abbia diverse caratteristiche a seconda delle tue esigenze? -
- Non capisco... le armi non possono cambiare forma o essere sostituite. Una volta create, rimangono con quell'aspetto. - rispose lei.
- Non sto dicendo che queste possano cambiare aspetto “magicamente”, ma “tecnicamente”. - spiegò lui – Come un divano che diventa un letto, o un aspirapolvere con diversi accessori a seconda dell'utilizzo. -
La brunetta finalmente capì il ragionamento del ragazzo, tuttavia sembrava davvero arduo tentare di inventare qualcosa di simile, avrebbe dovuto chiedere aiuto a Masato o a qualcuno che si intendesse di certe cose.
- E' un'idea carina... però sarà difficile inventare qualcosa che funzioni in due modi... -
- Ma non impossibile. - disse infine l'albino.

Il veicolo raggiunse finalmente la base dei Neveria, un'enorme torre molto alta, probabilmente più di trecentocinquanta metri, e avvolta da qualcosa che assomigliava a del ghiaccio o ad un cristallo, liscio e luccicante, sembrava anche molto resistente. Ci si poteva quasi specchiare sulla superficie, seppur molto vagamente, e Sirius stava osservando con curiosità e interesse, cercando di scoprire di cosa si trattasse, ma il segreto non era di certo divulgabile.
La Torre Bianca si trovava nascosta nelle lande desolate e innevate, quasi al confine con gli enormi ghiacciai, era impossibile trovarla per caso, bisognava sapere il luogo specifico per poterla raggiungere o ci si sarebbe persi nel mezzo del nulla, alla mercé delle bufere.

Il gruppo entrò nell'imponente edificio, increduli e sorpresi tranne il boss e Nozomi, quest'ultima era stata spesso alla Torre in visita del ragazzo e della sorella minore, Biancaneve, una splendida ragazza albina dagli occhi lilla, che si stava avvicinando a passo svelto verso i presenti.
- Fratello! Nozomi-chan! - disse, avvicinandosi ai due – Sono così felice! -
- Ciao Bianca! - la brunetta l'abbracciò, raggiante. - Come stai? E' da molto che non ci vediamo! -
- Sto benissimo, ti ringrazio! - rispose lei, staccandosi dall'amica – C'è molto da lavorare qui, e... oh, giusto! - si rivolse a Cristal – Abbiamo un ospite inaspettato. -
- Mh? -

Raggiunta la sala d'attesa, sia Nozomi che Cristal si ritrovarono perplessi alla vista di un anziano brizzolato con barba e baffi, vestito da giacca e cravatta. I suoi occhi rossi si illuminarono quando notarono la ragazzina bruna.
- Fukada-san! - esclamò lei, stupefatta alla vista del nonno di Arashi.
- Oh, giovane Sawada. E' un vero piacere rivederti. - abbozzò un sorriso, dietro allo sguardo austero che l'aveva sempre contraddistinto. - Sono venuto per ordine di Decimo. -
- Mi stupisco che sia riuscito ad arrivare qui... - Biancaneve lanciò uno sguardo al fratello, che sospirò.
- Tsunayoshi-san sa la locazione della Torre. Ho dovuto rivelarglielo, stiamo collaborando. - spiegò.
- Non temere, solo Decimo e chi è più vicino a lui conosce questo luogo. - spiegò l'uomo – ...E gli Elektrica, che hanno in mano le informazioni più delicate. -
- Capisco. - Cristal sembrava abbastanza serio – Dunque, come mai sei giunto fin qui? -
- Ho da dirvi alcune cose, però prima... dovrei parlare in privato con la giovane Sawada, se mi è concesso. -

L'albino annuì, voltandosi verso la brunetta e mostrandole uno sguardo apprensivo. Nozomi non fiatò, affiancò l'anziano e si chiusero in una stanza adiacente, la quale sembrava un piccolo ufficio, sedendosi attorno ad un tavolo bianco.
L'uomo aveva un'espressione severa e la brunetta iniziò a sentirsi a disagio, quasi spaventata per qualsiasi cosa avesse in serbo per lei. Sembrava davvero troppo serio, non portava di certo buone notizie.
L'uomo sospirò, come se si stesse preparando per qualcosa di importante.

- Tuo padre è preoccupato per te. - disse - In una situazione simile potresti fare sciocchezze... -
- Sciocchezze? - pensò a qualche sera prima, quando lei e Arashi avevano preso parte ad un ricevimento per scovare il traditore dei Vongola - … Beh, dai... non faccio nulla di pericoloso. - scrollò le spalle – Ho una promessa da mantenere e... sono qui perchè è un posto sicuro. -
- Capisco. - disse lui - ma penso che lui non la veda in questo modo. Credo sia questo il motivo per cui vuole che tu sappia la verità. - spiegò - Prima che tu possa gettarti a capofitto in altri problemi, pensando di poter superare qualsiasi cosa. -
- La... verità? - i suoi occhi erano fissi su quelli scarlatti dell'uomo, sembrava davvero molto combattuto e congiunse le mani dinanzi a sé, poggiandole sul tavolo.
- Ti dirò... non ne sapevo nulla e mi dispiace che debba essere io a dirtelo, a stento riesco a crederci... - iniziò, chinando il capo. - Piccola, tu... non hai sangue Vongola. -
- … Eh? - non aveva capito bene, anzi, non poteva aver capito bene. Doveva essere uno scherzo di cattivo gusto, oppure una bugia inventata da quell'uomo, nonostante fosse il nonno di Arashi, colui che si era sempre preso cura di loro.
- … Non... capisco... - rispose, incerta.
- Sei stata adottata. - specificò.
Non ebbe quasi tempo di completare la frase che la giovane si era alzata rapidamente.
- Non è vero! - sbottò lei, battendo violentemente i pugni sul tavolo. - Mi prendi in giro? Come ti permetti! - l'ultima esclamazione quasi non morì in gola, non si era mai dimostrata superiore e non si era mai comportata in quel modo, eppure, in quel momento, avrebbe voluto uccidere qualcuno.
Le mani sul tavolo stavano tremando, non seppe spiegarsi se di rabbia o di tristezza. La sua mente continuava a scacciare via quelle parole come se fossero mosche, scuotendo il capo rapidamente.
L'uomo restò in silenzio, studiando la sua reazione e non si mosse nemmeno per un istante, mentre la ragazzina respirava profondamente e cercava di recuperare la calma, sedendosi nuovamente.
- No. Mio padre... non manderebbe mai qualcuno a dirmi una cosa simile, così all'improvviso. - disse lei, continuando a emettere respiri profondi – Anche se... anche se fosse vero... lui... non me lo farebbe sapere in questo modo. - spiegò, sicura delle sue parole. Era ancora abbastanza confusa, la testa stava iniziando a dolerle e dovette darsi uno schiaffo sulla guancia per recuperare lucidità. Non poteva soccombere alla paura e alle sue emozioni, doveva restare calma e studiare attentamente la situazione.
Ma era difficile, molto.
Il suo corpo tremava, le lacrime volevano scorrere sul suo viso, ma la sua parte razionale tentava di tranquillizzarla. “E' impossibile”, continuava a ripetersi in testa.

L'uomo poggiò sul tavolo un piccolo scrigno bluastro, aprendolo davanti ai suoi occhi e mostrando l'anello al suo interno.
La ragazzina lo squadrò, perplessa, nonostante sapesse di cosa si trattasse: era il Vongola Ring del cielo, che suo padre portava sempre al dito. Una pietra bluastra circondata da altri sei colori, un tempo era diverso e molto più grande, con una catenina, venne a sapere che quella forma avanzata era nata solo per il decimo boss dei Vongola, per cui suo padre chiese di riportarlo alla forma originaria, per far si che gli altri boss potessero indossarlo.

- Perchè ce l'hai tu? - chiese lei, ancora abbastanza scettica.
- Decimo sospettava che non ci avresti creduto, vogliamo fare dunque la prova del nove? - chiese lui, prendendo l'anello tra le dita e tendendo la mano destra, in attesa della brunetta.
Sapeva benissimo che l'anello avrebbe accettato solo una persona con sangue Vongola, per cui non aveva idea di come si sentisse in quel momento. Se l'anello l'avesse rifiutata, avrebbe capito che la storia era in realtà vera, ma se l'avesse accettata, sarebbe stata riconosciuta come undicesimo boss?
Ovviamente, se l'anello in questione fosse vero. Non poteva esserne certa, ma non sapeva più cosa pensare.
La sua mente era avvolta dalla nebbia, quasi incapace di riflettere, ormai la lucidità sembrava averla quasi abbandonata, lasciandola immersa nelle paure e nel terrore della verità. Se fosse stato tutto vero, cosa avrebbe significato per lei? Cosa sarebbe cambiato? Come sarebbe diventato il suo mondo?
Quasi automaticamente tese la mano verso l'uomo, che le infilò l'anello al dito.
Nemmeno il tempo di indossarlo che avvertì una forte scossa alla mano.
- AH! - urlò, sfilandoselo rapidamente e gettandolo per terra, spaventata, sembrava quasi come se avesse appena toccato la presa della corrente con le mani bagnate.

Osservò l'anello sconvolta, mentre l'uomo lo prendeva e lo riponeva nello scrigno.
Era vero? Era falso? Era una bugia? Era la verità?
Suo padre le aveva mentito? Il nonno di Arashi le aveva mentito?
Cosa stava accadendo?

Respirò a fatica, il piccolo ufficio sembrò vorticare attorno a lei, i tenui colori diventavano grigiastri, l'equilibrio iniziò a mancare. Si lanciò in avanti, appoggiandosi al muro per non cadere a terra, riacquistando lentamente il controllo di sé, giusto il tempo di respirare correttamente.

Doveva essere uno scherzo.
Non poteva essere reale.

Aveva lasciato rapidamente la stanza, fuggendo senza dar conto a nessuno, raggiungendo il corridoio e l'enorme vetrata che dava verso l'esterno, verso il bianco, verso la calma.
Il cellulare non prendeva, come al solito. Non prendeva mai quando doveva chiamare suo padre.
La tranquillità del manto innevato non riuscì a calmare il suo animo, sempre più confuso, incredulo, bramante di verità, negando tutto ciò che aveva ascoltato fino a poco prima.
E iniziò a piangere.

- Nono... - Cristal si era avvicinato a lei, erano soli nel bel mezzo del corridoio. Si era chinato sulla figura distrutta, inginocchiata per terra, aiutandola ad alzarsi con non poca fatica e non esitando a stringerla a sé pur di rincuorarla.
- … pa...pa... - balbettò lei, singhiozzando.
- Non penso tu possa contattarlo, adesso. - disse lui - Avevano problemi alla base, ci saranno malfunzionamenti e interferenze. -
La ragazzina si staccò dal giovane, asciugandosi le lacrime con la manica e cercando di non guardarlo negli occhi, imbarazzata.
- … Cris-kun... Se qualcuno ti dicesse che io... - prese un po' di coraggio, tentando di continuare la domanda – che io... sono stata adottata... ci crederesti? -
- Improbabile, assomigli in modo incredibile ai tuoi genitori. - rispose lui.
- E se questa... fosse solo una coincidenza? - tremò, poggiandosi sul vetro.
- Hai molte caratteristiche di tuo padre, non puoi non essere sua figlia. - rispose lui, sicuro.
- Allora perchè...- sospirò, non sapendo più cosa pensare, con il cuore in gola e il respiro ancora affannoso.
- Cerca di calmarti, non saltare a conclusioni. - disse lui - Tuo padre le pensa tutte pur di tenerti alla larga dalle battaglie. - ipotizzò, cercando di rassicurarla.
- Ma una cosa del genere... non potrebbe mai dirmela così... a cuor leggero. - si era voltata verso lui, osservandolo con tristezza.
- E quell'uomo? Ti fidi di lui? - chiese, serio.
- ...E' il nonno di Arashi... è sempre stato un riferimento per lei... per noi. - rispose, un po' incerta.
- Ripeto, ti fidi di lui? - scandì bene la domanda, ma la ragazzina non rispose, sospirando. - Ad ogni modo, l'unica cosa da fare e aspettare di parlare con tuo padre. - disse, accarezzandole la chioma castana – Cerca di non pensarci. Non sapremo la verità finchè non parleremo con Tsunayoshi-san. - spiegò – Quell'uomo potrebbe anche aver capito male. -

Sospirò, osservando il suo volto riflesso nella vetrata, gli occhi erano rossi e gonfi, chiunque avrebbe potuto intuire cosa fosse successo. Cercò di asciugarseli bene, pensando a come esattamente si dovesse sentire.
“Adesso capisco la rabbia del boss dei Varia...” pensò, ricordando la sua storia. Sognava di diventare il prossimo boss, considerando Nono il suo vero padre, finchè non aveva scoperto la dura verità, impazzendo di conseguenza. Era furioso, il suo futuro era stato distrutto con una rivelazione, tutti i suoi sogni infranti, i suoi obiettivi svaniti. Forse si sentiva vuoto, come lei. Senza più uno scopo, alla ricerca di una nuova strada.
Però, dopotutto, cosa sarebbe cambiato? Non sarebbe stata la vera figlia di Decimo, ma era sempre stata amata da lui e da sua madre. Non poteva diventare boss, la sua vita sarebbe cambiata a causa di quel particolare, ma sarebbe stata la Nozomi di sempre. Non avrebbe perso i suoi amici, le persone che amava. Non sarebbe cambiato poi molto.
Nonostante tutto, però, la delusione era tremenda, perciò sarebbe stato meglio non pensarci su. Non ne era ancora sicura, potevano esserci mille spiegazioni, l'unico modo era quello di discuterne con suo padre.
Osservò nuovamente il manto bianco fuori dalla vetrata, pensando ai suoi amici e ad Arina. Le aveva detto di averla vista nascere, poteva averle mentito, anche se ne dubitava, ma era anche possibile che la vera figlia di suo padre fosse morta da neonata e l'avessero sostituita con lei. Tutte stupide ipotesi, si poteva aggrappare solo alla loro improbabilità.

- Ehi, tutto a posto? - chiese Sirius, affacciandosi nel corridoio e richiamando i due da lontano - Il nonnetto ci deve dare le informazioni importanti! -
- Te la senti...? - chiese il Neveria, cercando di non forzarla.
- Va tutto bene. - rispose lei, cercando di riacquistare compostezza – Vediamo cos'altro ha da dire. -

Tornati nella stanza di cui prima, i due si accomodarono sul divano, ascoltando le spiegazioni di Ryosuke Fukada riguardo degli ordini ottenuti da Decimo.
A quanto pareva, il Vongola voleva affidare ai boss delle tre famiglie alleate il compito di catturare Stanford, che si trovava proprio in America, negli Stati Uniti. L'anziano diede loro un foglio stampato con delle indicazioni, che portavano ad una cittadina nel nord ovest all'Oregon.
- Si tratta di un magazzino di bibite, abbiamo avuto delle segnalazioni. - spiegò – Pensiamo che lo scienziato abbia scelto quel luogo come nascondiglio. -
- … Come avete fatto a scoprirlo? - chiese la brunetta, perplessa.
- Ehi, parliamo dei Vongola! - Sirius ammiccò.
- Sì, ma... anche per i Vongola, avere un'informazione così precisa... - bisbigliò lei, perplessa.
- Decimo mi ha chiesto di dare queste informazioni ai tre boss delle famiglie Notturno, Elegantia e Brillante, ma ovviamente anche i Neveria, che collaborano per la cattura di Stanford, possono sfruttarle a loro piacimento. - spiegò l'anziano.
- Potremmo recarci lì tutti insieme. - propose Duchesse, osservando gli altri boss.
- Però... perchè papa vuole mandare voi a prendere l'attuale più grande ricercato dei Vongola, anzichè mandare delle truppe speciali o i guardiani? - chiese Nozomi, osservando i tre.
- Che significa? Non ti fidi di noi? Siamo alleati dei Vongola, siamo preparati a queste emergenze. - rispose Diamante, quasi offesa.
- Beh, non importa come, ma se riuscissero a catturarlo avrebbero risolto tutti i problemi. - spiegò Fukada, tornando a rivolgersi alla brunetta - E poi... se qualche ragazzina si unisse al loro gruppo, potrei non saperne nulla. - sorrise.
La brunetta osservò l'uomo, confusa. Dapprima le aveva svelato la verità su di lei e i suoi genitori, sempre che la storia fosse vera, infine sembrava volesse far finta di nulla se Nozo avesse deciso di unirsi a loro.
Eppure, le aveva dato quella notizia con il solo scopo di fermarla dal fare cose pericolose, per quale motivo adesso la stava invogliando ad andare? Voleva forse che la ragazzina si ribellasse al piano del padre? Oppure c'era qualcos'altro sotto? Magari voleva solo che lei seguisse il suo cuore?
Purtroppo, la ragazzina non aveva idea di cosa pensare.
- D'accordo, vengo anche io. - disse, volgendosi verso Cristal. - Ho bisogno di distrarmi. -
- Sei sicura? Potrebbe essere pericoloso. - chiese lui. - Stiamo andando a prendere Stanford. -
- Appunto, ho un conto in sospeso con lui. - osservò l'albino con fermezza - E poi... impazzirei se restassi qui. - spiegò.
L'albino annuì, era già a conoscenza del suo disagio e nessuno dei tre boss disse nulla al riguardo, forse comprendendo il suo stato d'animo.

- Nozomi-chan... -
La brunetta ricordò in quel momento della sciamana e del piccolo PonPon, che stavano seduti in disparte con Bianca.
Non poteva lasciare che andassero con lei, sarebbe stato rischioso.
- Bianca, puoi prenderti cura dei bambini mentre noi siamo via? - chiese, ottenendo un sorriso dalla ragazzina.
- Certamente! -
- Benissimo, partiremo domattina presto. - affermò Cristal, alzandosi. - Signor Fukada, quali sono invece le sue intenzioni? -
- Per quanto mi riguarda, domani sera ho il volo per l'Italia. Devo tornare alla base degli Elektrica. - spiegò lui.

Dovevano prepararsi a partire, non c'era un minuto da perdere. Prima sarebbero arrivati, prima sarebbero riusciti a catturare lo scienziato.

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Capitolo 29
*** Target 29 - L'eleganza della pioggia ***


Target 29 – L'eleganza della pioggia

cover

I tre guardiani si trovavano ancora nascosti, a pochi passi dal laboratorio segreto e da quella creatura rivoltante che prendeva il nome di Horizon.

Era passata almeno un'oretta e, fortunatamente, nessuno si era avvicinato a quella discesa di terriccio, dove si erano riparati in attesa che si calmassero le acque.
Dagli sguardi dei tre ragazzi, si poteva intuire la loro preoccupazione e perplessità riguardo le scoperte appena effettuate, quasi come se non volessero ancora crederci.
Ma, dopotutto, come potevano accettare qualcosa come il figlio, creato in provetta, di Caesar e Nozomi? Ricordavano del patto tra le due famiglie, non dovevano esserci legami di quel tipo, ovviamente era proibito anche il solo tentare di generare qualcosa come un figlio.
Eppure Stanford c'era riuscito, aveva unito le loro cellule per creare qualcosa che rappresentasse entrambi, infrangendo un grande taboo.

Cos'era in realtà quel Zon? Cosa significava avere il sangue dei Vongola e dei Simon? Quali temibili poteri racchiudeva in sé?
Era davvero pericoloso, se lasciato in circolazione. Poteva essere lui la causa della Crisi, che gli sciamani temevano più di ogni altra cosa. Ma, a questo punto, gli sforzi che stavano compiendo per scongiurarla, tentando di uccidere la Vongola, sarebbero stati vani, poiché il mostro era in fase di nascita, probabilmente già da due anni.

Haname lanciò un altro sguardo verso l'alto, verso la strada adiacente, ancora deserta e silenziosa.
Erano stati fortunati a scampare ai cloni, avevano previsto che sarebbero stati inseguiti per un bel po', evidentemente erano ancora alla loro ricerca in ben altri posti.
La loro missione poteva dirsi conclusa, avevano ottenuto preziose informazioni e dovevano immediatamente riferirle agli altri, per fortuna erano stati abbastanza previdenti e nessuno si era fatto male, proprio come la pioggia aveva promesso al suo boss.

- Direi che possiamo muoverci. - disse, volgendo il capo verso i due compagni. - Dobbiamo tornare alla base degli Elegantia e aspettare notizie dagli Elektrica. -
Cercò di riordinare i fogli che aveva portato con sé, abbastanza stropicciati per via della fuga. Quei documenti erano una prova schiacciante, Stanford non poteva salvarsi da certe accuse.
- Forse... dovremmo fare qualcosa... - intervenne Shinji, alzando lentamente lo sguardo verso quello della pioggia.
- Come? - chiese lei, curiosa.
- ...Zon... non possiamo andar via... senza aver fatto nulla... - spiegò.
- Cosa vorremmo fare? Non possiamo avvicinarci senza star male, dubito sia ragionevole tornare lì. - spiegò lei, cercando di scacciare quell'idea.
- Però... siamo così vicini... e se poi lo perdessimo di vista? - chiese ancora, preoccupato.
- Anche se fosse, non possiamo fare nulla ed è pericoloso. -
- Dobbiamo... dobbiamo eliminarlo. - continuò la nebbia, stavolta più seria – E' il nostro nemico principale... è lui che mi impedisce... di vedere. - spiegò – E' la crisi del futuro... -
- Dovremmo deciderlo assieme agli altri! - urlò lei – Non possiamo gettarci tra le fauci del nemico in questo modo! E' pericoloso! -
- Stanford potrebbe portarlo via... dobbiamo distruggerlo prima che sia troppo tardi. -
Il bruno sembrava davvero convinto della sua decisione, ma Haname non avrebbe voluto fare una simile sciocchezza, dopotutto erano appena riusciti a scappare, per quale motivo avrebbero dovuto nuovamente tornare indietro?
- Quei moscerini sono fastidiosi. - la voce di Cloud interruppe i pensieri della pioggia – Ma sono d'accordo, se togliamo di mezzo quella cosa abbiamo finito gran parte del lavoro. -

La ragazza si voltò verso il maestro, il suo sguardo sembrava davvero molto serio, i suoi occhi rivolti verso la strada dalla quale erano arrivati. Non sembrava proprio fosse una battuta ma, dopotutto, quand'è che la nuvola avesse mai scherzato?
- Quindi... dobbiamo tornare e affrontare i cloni, di nuovo? - chiese, ottenendo conferme.
- Cercherò di usare nuovamente il Sanbyoushi. - disse lui, alzandosi. - Altrimenti, li tagliuzzerò con l'archetto. -
La ragazzina strabuzzò gli occhi, non sicura di aver capito bene. Sapeva che usare tutto il proprio potenziale in un colpo consumava molta energia, l'attacco di Cloud era inoltre espansivo, aveva consumato parecchia fiamma della nuvola e già dal suo aspetto si poteva intuire quanto fosse stanco. Tuttavia non avrebbe mai immaginato di scoprire che il giovane maestro avesse altre frecce al suo arco.
- Quindi... puoi anche attaccare fisicamente. - affermò lei, quasi divertita. Usare l'archetto del violino come arma era qualcosa di davvero inusuale, non era però un'idea così malsana.

La nuvola non rispose, anche gli altri due ragazzi si alzarono e risalirono verso la stradina, percorrendola velocemente e con attenzione.
Si ripararono dietro catapecchie fatiscenti, pali e alberi, cassonetti di immondizia e altri elementi presenti nel paesaggio, percorrendo la strada a ritroso e imbattendosi in alcune figure verdastre, che fortunatamente sembrarono non notare i tre fuggiaschi.
Non volevano incorrere in scontri inutili, sicuramente avrebbero dovuto combattere una volta giunti all'edificio, perciò cercarono di evitare i cloni ancora alla loro ricerca, i quali non sembravano molto svegli.

- Per produrre in massa quei cosi, avranno dovuto diminuire le capacità del vero Clover. - spiegò Cloud, studiando un clone che controllava sotto un sacco di spazzatura - … suppongo che il loro intelletto faccia parte di queste capacità. -
- Per quale motivo Stanford avrà creato tutti questi cloni? - chiese Haname, perplessa.
- Forse voleva un esercito... - ipotizzò Shinji, seguendo i due verso un edificio in costruzione, a pochi passi dall'entrata della vecchia fabbrica.
- Un esercito... un modo per difendere sé stesso e le sue creazioni, quindi. - aggiunse lei.
- Considerando che sono solo scienziati indifesi... - Cloud osservò attentamente l'entrata, alcuni furgoncini erano posizionati davanti all'ingresso.
- Prima c'era un... robot. - rivelò Shinji, perplesso – Mezzo uomo, mezzo robot. Stava salendo su uno di quei veicoli... - spiegò.
- Bene, anche i robot, adesso. - ironizzò Cloud. - Cos'altro ci dobbiamo aspettare? Un Gundam?

Alcuni scienziati, in lontananza, stavano caricando i furgoncini con alcuni enormi e grandi tubi di vetro, simili all'incubatrice che conteneva il cuore di Zon. Un furgoncino era già carico con una dozzina di contenitori, pronto a partire.
- Forse lo stanno portando via... - disse Shinji, voltandosi verso i due.
- Non penso sia tra quelli, nessuno indossa la mascherina. - Haname lanciò un altro sguardo verso gli uomini, cercando una conferma alla sua affermazione. - No, infatti. Si sarebbero tutti sentiti male... -
- Potrebbero averlo spostato... in qualche contenitore più resistente... - ipotizzò lui.
- Non importa, fermiamoli comunque. - Cloud prese il suo compact, quasi ignorando la decina di cloni che gironzolavano lì in giro, appostati come falchi e osservandosi attorno in cerca dei tre intrusi.
Tuttavia, la ragazzina afferrò il braccio del maestro, costringendolo a rannicchiarsi nuovamente.
- Che diavolo vuoi? - chiese poi, irritato.
- Hai usato troppa fiamma della nuvola, non ti sei ancora ripreso. - rispose lei.
- Mi prendi per un imbecille? -
- No, voglio solo dire che hai bisogno di più riposo. -
- Posso tranquillamente combattere con l'archetto, non ho bisogno di usare nuovamente il Concerto. - spiegò lui, visibilmente infastidito.
- Lascia fare a me. - disse lei, seria.
- Tu? Vuoi finalmente usare la tua arma? - chiese lui, curioso.

La ragazzina sospirò, chinando il capo.
Osservò il suo compact, i ricordi vorticavano nella sua testa, ma non sembrava voler cedere alle sue paure. Aveva sempre combattuto con tutta sé stessa fino a quel giorno, quando le sue certezze erano all'improvviso crollate. Non si era mai resa conto di non essere così brava come aveva sempre pensato, le sue certezze erano crollate sotto di lei, lasciandola cadere in un vortice di insicurezze e negatività.
- … Avevi ragione, abbiamo avuto molto tempo per pensarci su. - disse, alzando il capo verso Cloud – Ho avuto molto tempo per riflettere, ma le paure prendevano sempre il sopravvento. -
- Le paure? - ripeté Shinji, confuso.
- Sì, le mie paure. - abbassò lo sguardo, colpevole – Sin da quel giorno, nel capannone al porto, in Spagna. Dopo il combattimento con Diamante. -
- Te lo porti ancora dietro? - chiese il maestro, perplesso – Sei stupida. -
- Hai ragione. - annuì, sorridendo – Sono stupida. Mi sono sentita inutile, inadeguata, debole... pensavo di essere all'altezza, e poi sono stata sconfitta... e ho dato la colpa all'arma. - continuò – Comunque non era del tutto falso, mi sono sempre trovata meglio con le spade e sono stata felice che il signor Richard me ne avesse forgiata una, anche se non era servito a rincuorarmi... ma vederla distrutta dopo lo scontro con gli sciamani non ha fatto altro che buttarmi ancora di più sotto terra. -
- Quindi? - chiese la nuvola, continuando ad osservarla con perplessità, probabilmente infastidito dai suoi giri di parole.
- Non è colpa dell'arma, sono io il problema. -
- Beh, questo si sapeva. - rispose, schietto.
La ragazzina ridacchiò, tornando ad osservare il compact.
- Ho combattuto spaventata dalle vicende passate, ma non mi devo lasciar intimorire. Non devo combattere sperando di essere all'altezza degli altri. - disse – Combatterò con tutta me stessa, sapendo di aver dato del mio meglio. -

Lasciò brillare il suo compact, si avvolse di una luce azzurra e rincuorante che le strappò un sorriso. Aveva compreso il suo problema, qualcosa da cui stava scappando terrorizzata. Scappare, però, non serviva a nulla, finalmente l'aveva compreso. Avrebbe lottato a testa alta, cercando di buttarsi il passato alle spalle, non importava se non era all'altezza delle aspettative degli altri, avrebbe combattuto al meglio e senza tradire sé stessa.
La luce intensa illuminò il luogo nel raggio di chilometri, molti cloni si erano voltati verso il nascondiglio ma impossibilitati ad avvicinarsi, la luce emessa dal compact era davvero troppo accecante, così come era stato per Cloud poco prima. Probabilmente il primo azionamento di quegli oggetti richiedeva quella procedura, forse proprio dovuta alla creazione iniziale dell'arma.
Che arma poteva mai creare, Haname?
Non c'era nemmeno bisogno di porsi una simile domanda.

La luce svanì pochi istanti dopo, la ragazzina si era già allontanata dal palazzo e stava raggiungendo la vecchia fabbrica, fermandosi in mezzo ai cloni spaesati quasi quanto gli scienziati, poco distanti da lì, questi ultimi fuggirono subito terrorizzati, lasciando furgoni e tubi di vetro incustoditi.
La fiamma della pioggia si era concentrata sulla mano destra della ragazzina, una lunga spada azzurra si era solidificata, lo stemma del guardiano della pioggia si trovava al centro dell'elsa, che si allungava decorata da delle squame, poco sopra a degli ornamenti a forma di ali angeliche. La lunga lama era non troppo sottile, altre due minuscole lame spuntavano ai lati poco sotto l'elsa.
Haname portò il braccio sinistro dietro la schiena, la mano serrata in un pugno, mentre l'altro braccio era alzato, tenendo la lama di fronte al suo viso, finchè non lasciò cadere il braccio verso destra, con un gesto rapido e preciso, con la lama quasi non tagliava l'aria.

- Mermaid Den. -

I ragazzini verdastri non le lasciarono di certo il tempo per muoversi, si erano già lanciati verso di lei, chi con pugni pronti e chi intento a sferrare calci, nessuno sembrava usare la fiamma della nebbia e la ragazzina, osservando la mandria di Clover con attenzione, si chiese se davvero ne fossero capaci. Probabilmente anche quell'abilità era stata drasticamente diminuita a causa della loro creazione.
In realtà non avrebbe avuto tempo per pensare, una decina di nemici erano già pronti a colpirla, tuttavia i loro movimenti sembravano essere rallentati della metà, perciò Haname riuscì a studiarli uno per uno mentre l'aria, intrisa della sua fiamma, le concedeva il tempo necessario.
Saltò, liberando i cloni dal rallentamento, succhiando la fiamma della pioggia che aveva lasciato fuoriuscire dalla spada poco prima, quando aveva tagliato l'aria. Aveva bisogno di tutta la fiamma per poter usare la sua mossa speciale, per togliere di mezzo i cloni rapidamente.

Si trovava in aria, i deboli Clover ancora attorno a lei, anche se i loro colpi puntavano verso il basso, si erano comunque accorti del salto e stavano correggendo le loro traiettorie.
Si sorprese sul come riuscisse a ragionare rapidamente e con lucidità, come se il tempo fosse ancora rallentato, nonostante, in quel momento, scorresse normale.
Ma per lei, che stringeva tra le mani la sua lama intrisa di pioggia, era tutto comunque troppo lento.
Per lei, che si spostò in avanti ad una velocità impressionante, colpendo i primi due cloni che si era trovata davanti con un fendente e un taglio orizzontale, piroettando verso destra e colpendo il primo con un dritto in diagonale, il secondo con un roverso. La sua velocità aumentò, man mano che ripeteva gli stessi passi in cerchio, colpendo tutti gli avversari più vicini, stavolta emanando la fiamma della pioggia che realmente rallentava i loro movimenti. I nemici quasi non riuscivano a muoversi, mentre la ragazzina danzava da un lato all'altro e, a seconda della posizione, li colpiva con montanti e roversi, dritti e fendenti, seguendo un pattern predefinito, ma così rapido che i cloni non riuscirono a memorizzarlo in fretta.
La fiamma della pioggia, che aveva rallentato ogni nemico nel giro di qualche miglio, si radunò nuovamente nel Mermaid Den quando la ragazzina atterrò al centro, iniziando a piroettare su se stessa con la lama rivolta verso l'esterno. La sua velocità aveva contribuito alla creazione di un vortice d'aria, che diventava via via sempre più intriso di pioggia, finchè non si solidificò in acqua. Il liquido aveva avvolto Haname come se si trovasse al centro di un ciclone oceanico, che s'ingrandì fino a inglobare uno ad uno tutti i cloni, che tentavano invano di reggersi e di non venire trascinati nel vortice.
Il tornado continuò ad ingigantirsi finchè non esplose dal suo interno, liberando l'acqua che arrivò a bagnare tutta la zona circostante, lasciando la giovane in piedi al centro, con il braccio sinistro dietro la schiena e la lama rivolta verso l'alto, e corpi bagnati sparsi a caso per il luogo.

- Vongola: Danza degli abissi. -

Senza perdere altro tempo, Haname si lanciò verso i furgoncini, decisa a distruggere tutti gli incubatori e a cercare Zon.
Anche Shinji e Cloud raggiunsero la ragazza, mentre stava osservando alcuni contenitori con aria incredula. All'interno dei molteplici tubi di vetro c'erano tanti Clover II, perfettamente vestiti e immersi in uno strano liquido giallastro, addormentati.
Sembrava proprio che i vari cloni venissero trasportati tramite gli stessi incubatori in cui avevano trovato Zon, chissà dove dovevano essere portati.
Alzò la spada dinanzi a sé, decisa ad impedire la nascita di nuovi e fastidiosi nemici, iniziando a distruggere i contenitori, uno dopo l'altro, aiutata da Cloud e il suo archetto, che usava a mo di spada e sembrava arrecare abbastanza danni.

- Ragazzi. - Shinj attirò la loro attenzione, erano a buon punto dell'opera e mancavano ancora un paio di furgoncini pieni di cloni, ma la nebbia stava guardando verso l'alto con sguardo impassibile, per cui Haname non riuscì ad ignorare il suo avvertimento e volse lo sguardo verso il terzo furgoncino.
Sopra il tettuccio, un Clover si trovava fermo come in attesa, osservando i ragazzi con aria molto seria.
Un brivido percorse la sua schiena. Se l'espressione intensa del ragazzo non era riuscita a convincerla, le bastò guardare la sua mano tremante per capire che la sensazione che stava provando era reale.

- Clover. - Cloud scese dal furgoncino e affiancò Shinji. Non sembrava volesse buttarsi in stupide battaglie, anche Haname decise di fare dietro front e di raggiungere i due, senza interrompere il contatto visivo con la creatura.
Si avvicinò alla nebbia, lanciandogli uno sguardo nervoso.
- … E' il vero... ma perchè non ci attacca? - chiese, quasi incuriosita.
In effetti, il vero Clover II si limitava ad osservarli con severità, non sembrava volesse attaccarli né aveva fiatato. Più che altro, sembrava volesse semplicemente intimorirli o invitarli ad arretrare.
Shinji, infatti, confermò la teoria della ragazza.
- Vuole che andiamo via. - disse, scuotendo leggermente il capo. - Non ce l'ha con noi... vuole solo che andiamo via. -
- “Non ce l'ha con noi”? - ripeté Cloud, sembrava incredulo – Siamo suoi nemici, lui è il nostro avversario principale, e tu dici che “non ce l'ha con noi”? Mi sembra una sciocchezza. -
La nebbia si voltò dapprima verso Haname, poi verso il maestro. Il suo sguardo era serio, non sembrava volesse scherzare né che stesse ipotizzando qualcosa. Era davvero sicuro delle sue parole.
- A quanto pare... c'è qualcosa che non sappiamo. - disse, rivolto alla nuvola.
- Quale delle migliaia? - chiese lui, ironico.
- Qualcosa che lo spinge a lasciarci andare. - continuò.

Clover era immobile, nonostante la conversazione fosse appena udibile non sembrava volesse parteciparvi, continuava a restare in silenzio sul tettuccio del furgone, in attesa.
- Andiamo via, allora. - disse Haname, lasciando che la sua spada ritornasse ad essere il compact. - E' inutile restare qui. -
- Non dovevamo distruggere Zon? - chiese Cloud, lanciando uno sguardo torvo alla pioggia. - Che siamo tornati a fare, allora? -
- Se Clover resta là sopra, non possiamo avvicinarci all'edificio. - spiegò lei – E sicuramente non siamo in grado di affrontarlo, non da soli. -
- Tsk. - la nuvola non rispose, si voltò e si allontanò da solo, quasi come se si fosse dimenticato degli altri due che, dopo un cenno di accordo, si voltarono e lo seguirono rapidamente.

Mentre si allontanavano a gran velocità dalla fabbrica, Haname tirò fuori il suo smartphone e compose un messaggio, toccando, con non pochi problemi, i tasti virtuali sullo schermo.
- Se vuoi ci fermiamo... - chiese Shinji, notando la difficoltà della ragazzina.
- No, va bene, ci sono abituata. - rispose lei, quasi con indifferenza. - Dobbiamo riunirci al più presto, sto mandando un messaggio ad Arashi. -
- Spera che lo riceva, allora. - rispose la nuvola, quasi come se volesse portare sfortuna.
Fortunatamente, però, la conferma di avvenuta lettura arrivò quasi subito. La tempesta era stata già avvisata riguardo il punto di incontro.

Dovevano sbrigarsi e riunire i due gruppi al più presto possibile, prima sarebbero partiti per l'Alaska, prima avrebbero potuto mettere tutti al corrente di Zon e di ciò che stava accadendo.

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Capitolo 30
*** Target 30 - Lo Sconosciuto ***


Target 30 – Lo Sconosciuto

cover

Quella mattina, il portone principale era spalancato e il freddo pungente aveva avvolto l'androne. Il gruppo era ormai pronto alla partenza, stavano ultimando i preparativi e raccattando le valigie a mano, mentre i due bambini si trovavano pronti a salutare il gruppo in partenza.
La sciamana dai lunghi capelli rosa stava osservando le espressioni serie sui volti dei vari boss, tra cui quella di Cristal, abbastanza perplessa, che la colpì subito.
Volse il capo verso la Vongola, il suo sguardo era invece preoccupato e insicuro, sembrava quasi terrorizzato, scrutava attorno a sé guardinga, nonostante fosse già pronta continuava ad osservare la sua valigia e a controllarla. Sembrava quasi che stesse per commettere un omicidio, oppure che sapesse cosa stava per succedere e non era sicura di riuscire a scamparla.
Per quel motivo Lilium decise di avvicinarsi proprio a lei, prendendola alla sprovvista e facendola sussultare. La brunetta portò una mano sul petto, respirando rumorosamente ed espirando l'aria in modo affannoso.
- Lilium mi hai... spaventata. - affermò, sorridendo nervosamente.
- Mi sono solo avvicinata... qualcosa ti turba? - le chiese, sempre più perplessa. Era dal giorno precedente che si comportava in modo strano, eppure non riusciva a comprendere cosa avesse. Forse era spaventata per il viaggio?
- Ma no, sto benissimo! - rispose lei, aggiustandosi i capelli senza guardare la bambina.
- Sei sicura non ci sia niente che ti preoccupi? Sei strana, questa mattina. - chiese ancora la sciamana, ottenendo però una risposta negativa.
- No, tranquilla. -

Il suo sorriso era molto falso, si stava sforzando di rassicurare le persone come suo solito, ma non ci stava riuscendo per nulla.
Lilium sospirò, allungando la mano e afferrando quella tremante della ragazza, con sua sorpresa. La strinse dolcemente con entrambe, avvicinandosi di più a lei, con un dolce sorriso stampato sulle sue labbra.
- Lilium...? -
- Lascia scivolare via queste preoccupazioni, Nozomi-chan. - disse, guardandola negli occhi – Non caricarti di più pesi di quanti tu ne possa portare. -
Le sue parole erano dolci e apprensive, quasi materne, il che risultava assurdo, considerando che la sciamana era solo una bambina di dieci anni e poco più.
- Non so cosa ti preoccupi, ma penso tu debba cercare di rilassarti. - consigliò lei – Non sei da sola... e io mi fido di te. -
L'arto smise di tremare, sembrava che Nozomi si stesse tranquillizzando, ciò non poté che rendere più felice la sciamana.
Lasciò andare la sua mano e l'abbracciò, stringendola a sé, come una figlia si stringeva tra le braccia di sua madre.
- Grazie, per tutto quello che hai fatto per me. - disse.
- Cosa... cosa ho fatto? - chiese la brunetta, perplessa – Io non ho fatto proprio niente! -
- Non è vero. - Lilium si staccò dall'abbraccio, tornando a guardarla negli occhi – Mi hai parlato, mi hai capito, hai voluto riportarmi a casa, mi hai protetto... sia me che Haynes... - spiegò – Grazie. -
- Ma... l'avrei fatto con chiunque. -
- Beh, in questo momento io sono Lilium, ma... chiunque fossi stato, ti avrei ringraziato comunque. - sorrise.

Era felice di osservare lo sguardo più rassicurato della ragazzina, che si stava allontanando assieme agli altri ragazzi del gruppo. Era riuscita a tirarla su di morale, non poteva che esserne fiera. Salutò i suoi amici ondeggiando leggermente la mano, mentre il gruppo spariva oltre il portone d'ingresso della torre.
Cosa sarebbe accaduto in quel laboratorio?
Portò le mani al petto, con le dita sfiorò l'Heaven Ring che portava gelosamente.
Sospirò, afflitta da uno strano senso di inquietudine, mentre PonPon si accoccolava a lei.


***


- Potevano mai lasciarci un po' in pace? - Sirius scivolò fuori dal finestrino, lo sguardo visibilmente seccato, seguito da una furiosa Duchesse, arrabbiata poiché il suo abito si sarebbe sicuramente sporcato.
Cristal lanciò un'occhiata complice alla Vongola, che scosse il capo con disapprovazione.
- Pensi che Diamante riesca a parlare con il capotreno? - chiese, perplessa.
- Lascia fare a lei, sembra sia abbastanza abile con i discorsi. - rispose lui, incoraggiando la brunetta a seguirlo fuori dal finestrino.
Il treno stava rallentando, la principessina doveva aver portato a termine il suo compito, mentre i quattro avevano raggiunto il tetto del treno, ritrovandosi faccia a faccia con alcuni cloni di Clover II. I nemici verdastri avevano già ingaggiato una battaglia con Sirius, il quale aveva estratto la sua lama senza indugi e stava combattendo con un paio di loro, cercando di tagliuzzare un primo, che continuava a scansarsi, mentre il secondo aveva ricreato una spada a due mani e stava cercando di difendersi, con scarso successo.
Lo spuntone del parasole di Duchesse stava emettendo un'intensa fiamma del cielo, il boss degli Elegantia si era lanciata verso un altro paio di cloni nelle vicinanze, combattendo senza timore e infilzando un clone nell'addome, scaraventandolo giù dal treno ancora in movimento.
I restanti quattro cloni sembravano agire senza un vero e proprio obiettivo, raggiungendo a caso uno dei ragazzi e tentando di colpirlo. In questo caso fu Cristal, che estrasse il compact con rapidità e si ritrovò avvolto dalla fiamma arancione, la quale aveva ricreato la bianca tunica dei Neveria e la sua doppia ascia, con cui tagliò a metà il malcapitato.

La brunetta era confusa al centro della battaglia, immobile sul tetto del treno che sfrecciava verso l'Oregon, attraverso il paesaggio campagnolo e privo di abitazioni. Il vento smuoveva i loro capelli, ma non era così forte da impedire i loro movimenti, tutti e tre i ragazzi erano sicuri di loro stessi, sembravano avere la situazione in mano, piuttosto i cloni agivano in modo strano e irrazionale.
Non riusciva a comprendere cosa avessero in testa, sembravano disorientati e mossi solo dall'istinto, inciampavano facilmente e venivano sconfitti senza difficoltà.
Sembravano quasi... stupidi.

Scosse il capo, tornando in sé e cercando di non perdersi nei suoi ragionamenti contorti, non era di certo il caso. Eppure avrebbe dovuto usare il compact per aiutare i suoi amici, ma era ancora abbastanza perplessa sull'arma che avrebbe dovuto creare. L'idea era ancora leggermente sfocata, ma pian piano si stava palesando. Forse doveva solo avere il coraggio di farlo.
Non ne ebbe comunque motivo, perchè gli ultimi due cloni vennero bellamente infilzati da alcune carte da gioco, crollarono sul tetto senza vita e si dissolsero lentamente nell'aria, proprio come se fossero state creazioni della nebbia.
Erano quelli i famosi “cloni” di Clover II? Non ci aveva mai avuto a che fare, prima d'ora. Gli assomigliavano in tutto e per tutto, ma sembravano molto deboli e anche caratterialmente diversi.
Senza contare, poi, la loro palese stupidità.
Si era quasi dimenticata del modo in cui erano stati sconfitti, alzò il capo verso i ragazzi per cercare di capire chi avesse potuto usare delle carte come arma, la sua attenzione si posò su una figura sconosciuta davanti a loro, probabilmente un ragazzo alto quanto Cristal, ma mascherato.
Ciuffi corvini spuntavano sotto ad un cappello a cilindro, i suoi occhi erano nascosti dietro una mascherina bianca e un lungo mantello scuro attorniava il suo corpo. Sembrava quasi un mago, un prestigiatore di quelli che si vedevano in televisione a far scena.

La brunetta raggiunse i tre, curiosa quanto intimorita, notando che il misterioso uomo mascherato stava conversando con Cristal, sembrava che si conoscessero.
- Sei arrivato in fretta, non mi aspettavo che ti precipitassi qui, Tizio. - disse lui.
- Per un amico questo e altro! Ho notato avevate un... piccolo problemino. - affermò lui, incrociando le braccia.
- Ma questo tipo chi sarebbe? - Sirius l'osservò con perplessità, voltandosi verso il Neveria – E' amico tuo? -
- Sì, ci conosciamo da parecchio. - rispose l'albino - Lui è Tizio, il boss della famiglia Sconosciuto. -
- Sconosciuto? Non l'ho mai sentita... - disse la brunetta, perplessa.
- Eh, ovvio. Sono sconosciuti. - il Neveria osservò la ragazzina, mentre un sorrisetto si fece largo sulle sue labbra, probabilmente soddisfatto della sua battuta.
- Piuttosto, com'è possibile che quei cloni sapessero della nostra presenza? - chiese Sirius, perplesso.
- Penso seguissero me. - rispose Tizio, sospirando – Ne avevo sconfitti un paio prima di prendere questo treno, mi stavano inseguendo. E non sono il solo. -
- Se la stanno prendendo con varie famiglie. - Cristal portò l'indice sotto al mento, pensieroso – Non ce l'hanno solo con i Vongola. -
- A proposito, come mai state andando nell'Oregon? - chiese Tizio – Cosa c'è laggiù? -
- Il laboratorio di Stanford. - rivelò Sirius, serio – A quanto pare... in un magazzino indicatoci da Decimo. -
- Vongola Decimo? - ripeté lui, confuso – Dove ha trovato queste informazioni? -
- Non lo sappiamo, ci ha mandato un membro degli Elektrica a dircelo. - rispose il boss dei Notturno.
- E' molto strano, secondo le mie fonti quel laboratorio si trova in Italia. - rivelò lui, incrociando le braccia – A parte quello a Swizzles, sequestrato dai Neveria. -
- In Italia? - Nozomi sgranò gli occhi, incredula – Fukada-san ha detto che si trova qui. Magari le vostre fonti non sono del tutto vere. -
- Si potrebbe dire lo stesso delle vostre. - scherzò lui, con un ghigno – Non possiamo comunque esserne sicuri, ma sembrava che avessimo trovato una pista vicino a Roma. - spiegò.
- Però non è da escludersi che quello fosse un diversivo. - affermò Cristal, pensieroso.

La brunetta era perplessa, non seppe come rispondere e non era nemmeno davvero sicura di volersi fidare del nonno di Arashi. Eppure l'aveva sempre aiutata, ma dopo la sua rivelazione sembrava quasi che lei serbasse rancore nei suoi confronti, e forse non era nemmeno tanto giusto. Non aveva fatto altro che riferire ciò che suo padre gli aveva detto, dopotutto. Che colpe aveva?
Qualcosa, però, continuava a tormentarla, uno strano senso di inquietudine. Nemmeno Lilium era davvero riuscita a tranquillizzarla, quella mattina.
- Ad ogni modo, controllare non ci costerà nulla. - aggiunse poi Tizio.
- Bene, che ne dite di rientrare? - suggerì Duchesse, dopotutto si trovavano ancora sul tetto di un treno in corsa.



- Sconosciuto? - ripeté Diamante, sedendosi al suo posto con noncuranza – Penso di aver sentito qualcosa, ma non si sa nulla su di loro. -
- Sono Sconosciuto per questo. - ridacchiò Duchesse, seduta di fronte alla principessina bionda – Non si sa nulla di loro, nemmeno chi sia il boss. -
- Sono io. - Tizio accavallò le gambe, osservando i presenti con arroganza. - Problemi? -
- Dubito ce ne siano. - Cristal ridacchiò.
- Ad ogni modo, chiamatemi Nando. - disse lui.
- Oh? E come mai riveli il tuo nome così facilmente? - l'albino sembrava perplesso per la decisione dell'amico.
- Sono tuoi amici, non c'è problema. - rispose, voltandosi verso il finestrino e osservando il paesaggio scorrere al di fuori – Oh, siete in posizione? Bene, seguite gli ordini come stabilito. -
- Uh? Quali ordini? - chiese Sirius, perplesso – Cosa stai dicendo? -
- Non parla con voi. - rispose l'albino, appoggiato allo schienale con gli occhi chiusi, cercando di rilassando un po'.
- E con chi, allora? Ci siamo solo noi! - Sirius inarcò un sopracciglio, perplesso, quasi nello stesso istante in cui Diamante sospirò sonoramente.
- Forse avrà una ricetrasmittente? - chiese ironicamente, giocando con i ciuffi biondi.
- Ricetrasmittente? E' un'idea interessante. - esclamò la brunetta, pensierosa.
- Potresti usarle anche tu. - Cristal si voltò verso di lei, che si trovava seduta accanto a lui e di fronte a Sirius e Nando – Puoi creare delle ricetrasmittenti per tenerti in contatto con i tuoi guardiani. -
- Magari delle belle cuffie colorate! - esclamò Sirius, quasi eccitato all'idea.
- No, le cuffie sarebbero troppo ingombranti... - rispose la Vongola – Forse... dei piccoli auricolari nelle orecchie, però non saprei come fare per il microfono. -
- Un filo? Qualcosa attaccato da qualche parte? - il boss dei Notturno stava pensando a qualche soluzione – Ehi tu! Tu cosa usi? - chiese al boss degli Sconosciuto, rivolgendosi a lui in modo amichevole, nonostante si fossero appena conosciuti.
L'uomo mascherato aveva il gomito poggiato accanto al finestrino, la mano vicino al viso. Alla domanda del giovane, girò lentamente il polso e mostrò il suo orologio.
- Oh, è quello? - chiese lui, incuriosito.
- Quindi... qualsiasi cosa può fare da microfono? - chiese la brunetta, interessata. - Potrei... le spille! - esclamò poi, come se avesse avuto un'illuminazione – Le spille sulle cravatte! Si trovano esattamente al collo, sarebbe più facile parlare senza dover portare qualcosa alle labbra. -
- Può andare, devi solo ricordarlo quando creerai l'armor, e stare attenta che non vengano distrutte. - spiegò Cristal.
- Ma le Shinuki armor non erano indistruttibili? - chiese Sirius, perplesso.
- Mai detto ciò. - rispose l'albino – Sono più resistenti, ma non indistruttibili. -
- Oh, certo. - il ragazzo sospirò – A proposito, per l'arma? - chiese poi, curioso, rivolgendosi a Nozomi.
- Ho qualcosa in testa. - abbozzò un sorriso, sperava di avere il coraggio per tirarla fuori dalla sua immaginazione.
Una staffa, un arco, qualcosa di intercambiabile che avrebbe avuto due differenti funzioni. Aveva già pensato di parlarne con Masato ma, dato si stavano dirigendo verso il loro ultimo nemico, avrebbe dovuto pensarci da sola e decidere all'istante, prima della battaglia finale. Non aveva idea di cosa avrebbero trovato, una volta giunti lì.
Nella sua borsa, un quaderno era pieno di scarabocchi e idee, una tra le quali sembrava la più plausibile. Avrebbe dovuto solo concretizzarla, e pregare che funzionasse. Doveva essere positiva.

 

Il treno si fermò in una cittadina a nord ovest, nello stato dell'Oregon, negli Stati Uniti. Subito dopo fuggì via, dritto verso la sua prossima meta, sparendo all'orizzonte e lasciando il gruppo di boss e futuri boss, riuniti alla stazione con sguardi sicuri e un po' di preoccupazioni.
Cristal osservò la mappa che Fukada-san gli aveva affidato, il magazzino incriminato non sembrava essere molto distante, ma ormai il sole aveva levato l'orizzonte, perciò decisero di alloggiare in un Bed & Breakfast lì accanto.
- Potevamo prendere una stanza in un albergo a cinque stelle! - si lamentò Diamante, osservando l'ambiente interno della villetta in cui avrebbero passato la notte.
- Ci avrebbero notato. - affermò l'albino – Ad ogni modo, non mi pare che ci siano alberghi a cinque stelle, qui. Siamo in una piccola cittadina. -
- Basta adattarsi un po'. - intervenne Nando, mentre saliva le scale che conducevano alle stanze.
Cristal e Nando avrebbero dormito in una doppia, così come Duchesse e Sirius, quest'ultimo lanciò alcuni sguardi preoccupati al boss degli Elegantia, fortunatamente sapeva che non era interessata agli uomini e perciò cercò di non preoccuparsene più di tanto.
Nozomi e Diamante, purtroppo, avrebbero dovuto dormire in una matrimoniale, poiché le doppie erano finite assieme a tutte le altre singole.
- Dovrò anche dormire con una portatrice impura, è disgustoso. - disse.
- Puoi sempre dormire per terra in corridoio. - suggerì Sirius, osservandola sottecchi.
- Perchè dobbiamo stare in un posto così... comune? Un albergo ad almeno quattro stelle ci sarà, no? - chiese lei, furiosa, facendo una sceneggiata lungo il corridoio.
- A me non sembra per niente male, qual'è il problema? - chiese Nozomi, infastidita dai capricci. - E' quasi meglio della mia stanzetta. -
- Eh? Tu dormi in stanze peggiori di questa? - chiese lei, incredula – Che razza di camere mediocri avete, voi alla magione? -
- Veramente io vivo in Giappone, a casa di mia nonna. - specificò lei.
- Oh, che cosa sconveniente. - rispose lei.
- Beh, non c'è di meglio, dobbiamo per forza adattarci. - Sirius scrollò le spalle.
- Spero di non sporcare i miei splendidi abiti. - affermò Duchesse, controllando nella sua valigia – Non vedo però nemmeno un grammo di polvere, suppongo siano molto puliti. Non posso lamentarmi. - aggiunse.
- Puliti o meno, fanno schifo. - continuò Diamante – I letti sono minuscoli e le coperte non sono pregiate, non abbiamo la cucina privata e non c'è nemmeno un televisore. -
- I bagni non hanno la vasca idromassaggio... dovrò farmene una ragione. - sospirò Sirius, lanciando un'occhiata alla sua stanza.

- Ragazzi, basta! - esclamò Nozomi all'improvviso, lasciando di stucco i presenti, che si zittirono all'istante a causa del suo rimprovero – Non siamo in vacanza, siamo qui per un'importante missione. Dovremmo adattarci, riposare bene ed essere pronti per domattina, non stare qui a lamentarci dell'idromassaggio. Come se fosse importante avere un idromassaggio, adesso. -
I ragazzi osservarono la brunetta con perplessità, la Vongola era visibilmente adirata e non sembrava voler lasciar passare alcuna lamentela.
Tuttavia, dopo qualche secondo, Diamante tornò a parlare.
- Chi ti credi di essere, per darci un'ordine? Non sei un boss, tu, non puoi dirci cosa fare. - affermò.
Lo sguardo di Nozomi sbiancò, la brunetta iniziò quasi a tremare.
Già, non era un boss, quindi doveva valere meno degli altri, la sua opinione non sarebbe contata, la sua presenza era a stento gradita. Cosa era andata a fare con loro?
Avrebbe quasi voluto strozzare la principessina con le sue stesse mani.

- … No, hai ragione. Con che coraggio mi permetto di dare consigli a degli amici. Mi dovrei proprio vergognare. -
Si voltò ed entrò nella sua stanza, chiudendo la porta dietro di lei. Riuscì a cogliere solo una frase, prima di gettarsi sul letto.

Amici...? Non pensavo che per lei fossi un amico... è la prima volta...”

La voce era di Sirius, sembrava quasi triste.
Un boss non poteva avere amici? I suoi guardiani non erano forse suoi amici?
Essere un boss doveva essere davvero triste.


Alla fine, Diamante aveva dormito quasi al bordo del letto matrimoniale, cercando di non avvicinarsi alla brunetta, già assopita dall'altra parte del letto.
La notte era volata rapidamente, la tristezza e la stanchezza avevano costretto la Vongola ad addormentarsi senza complessi e preoccupazioni.

Il giorno dopo, intorno alle sette del mattino, i sei ragazzi si ritrovarono a nascondersi in un vicolo, il quale portava alla strada di fronte al magazzino.
Le serrande erano abbassate, non c'erano insegne di alcun tipo e potevano solo basarsi sulla mappa, che indicava quel punto come il magazzino utilizzato da Stanford.
Non sembrava ci fosse nessuno, dopotutto doveva essere una visita a sorpresa, persino le automobili passavano sporadicamente, non c'era ancora anima viva per strada ed era tutto davvero tranquillo.
Non avrebbero dato nell'occhio, si mossero rapidamente verso l'edificio ed osservarono il perimetro del locale, controllando che non ci fossero altre entrate.
Sul retro erano presenti altre due serrande, non c'erano strade ma solo un piccolo parcheggio con un paio di furgoncini, decisero di entrare da lì per evitare di dare nell'occhio, perciò tentarono di scassinare le serrande.
Nando riuscì incredibilmente a rompere le catene di ferro, utilizzando solo le sue carte da gioco francesi, avvolte dalla fiamma del cielo, che sciolsero il ferro e diedero il via libera all'apertura del magazzino.
L'interno era illuminato da un paio di finestroni in alto, c'erano pacchi di bibite ammassati l'uno sopra l'altro, non sembrava ci fosse qualcosa che destasse sospetto, tuttavia decisero di controllare bene ogni angolo di quel luogo.

Almeno finchè una sagoma non fece capolino da dietro le torri di bevande, sghignazzando.
Un uomo sulla cinquantina, capelli biondi tirati indietro e occhi grigiastri, un po' di barba a contornare la sua espressione maligna.
Il suo braccio sinistro era di metallo, così come le sue gambe, sembrava per metà un robot e il suo sguardo non prometteva nulla di buono.
Nonostante le espressioni confuse e sospettose dei ragazzi, che si erano già preparati al combattimento, Nozomi era invece immobile e sconvolta, i suoi occhi ambra fissi sul nemico, che a sua volta aveva posato lo sguardo su di lei.
L'uomo sghignazzava, quasi bramante di qualcosa, mentre avanzava lentamente verso il gruppo.
D'altro canto, la brunetta iniziò ad indietreggiare, scuotendo il capo rapidamente e convincendosi che non fosse possibile.

- Nono... - sussurrò Cristal, osservando la ragazzina – Lo conosci? - chiese.
- No... - rispose lei, cercando di scacciare quel pensiero – Non puoi... -
- Buongiorno a tutti. - salutò l'uomo, con una voce abbastanza rauca. - … E buongiorno anche a te, Undicesima. -
- No, no! - disse lei, continuando a scuotere il capo.
- Sono davvero lieto di rivederti. - disse lui, quasi ammiccando – Ho giusto un conto in sospeso con te. -

Non riuscì più a controllare la sua mente, i suoi ricordi volarono lontani.
Su un terrazzo, davanti a un uomo, mentre reggeva una pistola.
Il rancore, la vendetta, la rabbia.

E quell'uomo, mentre cadeva giù.

- Tu sei morto! - urlò lei.
- Già. - rispose lui, sorridendo sornione - Mi hai ucciso tu. -
Sentì una fitta al cuore, sapeva benissimo di essere responsabile di quella morte. Portò una mano al petto, le palpitazioni aumentavano rapidamente. Sentiva come se stesse per avere un mancamento, ma riuscì a restare in piedi.
– Sono tornato dall'inferno per compiere la mia vendetta. - disse.

No, non era possibile, non poteva essere sopravvissuto a quel volo.
Eppure non c'era alcun dubbio, Victor Miles era proprio lì, davanti a loro.

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Capitolo 31
*** Target 31 - La protezione del fulmine ***


Target 31 – La protezione del fulmine

cover

Il ragazzo dai capelli rosati alzò lo sguardo lentamente, posandolo sul gruppo di fronte a lui.
Arina e Luca avevano un'espressione disorientata, Kaito si grattò il capo con perplessità, il piccolo Haynes restò accanto a lui, silenzioso, mentre Arashi e Masato sembravano i più preoccupati.
Ex-Ten, il futuro boss degli Elektrica, aveva affermato di doverli mettere al corrente di alcune cose importanti, dopo di che era rimasto in silenzio ad osservarli con serietà. Non avevano la minima idea di cosa volesse realmente parlare, Arashi temeva si trattasse del loro nemico o addirittura di qualcosa riguardo Nozomi.
Nel silenzio in cui era piombata la stanza, la ragazza dai capelli scarlatti fece due passi in avanti e si rivolse a lui.

- Di cosa si tratta? - chiese, senza indugi. Nonostante l'atmosfera pesante, voleva assolutamente sapere cosa stava accadendo.
Masato, preoccupato quanto lei e ancora immobile alla sinistra dell'amico, si voltò verso di lui appena ascoltata la domanda della sorella.
Il giovane chinò il capo, sospirando, sembrava quasi che cercasse le parole giuste per raccontare ciò che sapeva. Si voltò verso la scrivania alle sue spalle, afferrando alcuni fascicoli nascosti sotto un'altra pila di fogli, girandosi nuovamente verso i nuovi arrivati.
Accavallò le gambe, poggiò il fascicolo sulle cosce e lo aprì, osservando con cura alcune pagine.

- Cos'è quello? - chiese all'improvviso Masato, perplesso. - Non l'ho mai visto. - aggiunse. Dopotutto lavorava a stretto contatto con Ex-Ten, probabilmente era strano che gli fosse sfuggito quel documento, all'apparenza importante.
- Lo so. - rispose l'amico, alzando lo sguardo dai fogli e osservando il rosso – Non volevo che tu lo vedessi, per ora. -
- Per quale motivo? - chiese poi, incredulo. Sicuramente non si aspettava che Ten gli nascondesse qualcosa, il suo sguardo era disorientato e molto perplesso.
- Vi spiegherò tutto adesso. - disse poi, invitando il collaboratore ad unirsi alla sorella, poco più avanti.
A quanto pare, ciò che stava per rivelare li riguardava da vicino, i due si squadrarono per qualche istante, confusi, finchè Ten non richiamò l'attenzione di tutti i presenti.

- Quanto sapete di Oliver Stanford? - chiese, curioso.
- Faceva parte della famiglia Elektrica. - rispose Arina, prontamente.
- E ha creato il progetto Clover. - aggiunse Luca.
- Avevamo sospetti che avesse a che fare con la famiglia Estraneo. - ricordò Arashi, ripensando alle vecchie ipotesi di due anni prima.
- Mh. - il giovane annuì – I vostri sospetti sono abbastanza fondati, Stanford era molto interessato agli esperimenti degli Estraneo. -
- Quindi non faceva parte di quella famiglia? - chiese Arina.
- No, quando Stanford lavorava per noi, gli Estraneo erano già stati distrutti. - rivelò lui – Tuttavia, alcuni documenti su ricerche ed esperimenti erano in nostro possesso. -
- E Stanford li ha trovati, scommetto. - ipotizzò la rossa.
- Già, da lì iniziò ad avere strane idee, perciò mio nonno decise di esiliarlo dagli Elektrica. -
- Posso comprenderlo. - affermò Arina – Dopo ciò che ha fatto con l'esperimento Clover... e quel povero ragazzo... -
- Trevis? - chiese Ten, osservando la bionda negli occhi smeraldo.
- Sai anche di lui? - chiese lei, interessata.
- … Trevis è... beh, non penso sia il momento di dirvelo adesso, anche perchè è tutta un'altra storia. -
- Come? - la tutrice sembrò perplessa, ma il futuro boss non pareva darle retta e continuò con la sua spiegazione.
- Dopo essere stato esiliato, Stanford cercò collaboratori e finanziatori, trasferendosi inoltre in diverse zone alla ricerca di un luogo che potesse sfruttare come laboratorio. - rivelò, continuando a sfogliare alcuni fascicoli – Mio nonno cancellò quasi ogni traccia della sua permanenza negli Elektrica, le sue idee malsane erano un'onta per la nostra famiglia, così come il suo progetto disumano. - continuò – Ad ogni modo, con il suo esilio non poteva più accedere a delle informazioni riservate, perciò necessitava di un aiuto. Qualcuno che gli passasse le informazioni. - chiuse di scatto il fascicolo, tornando ad osservare i presenti e posando l'attenzione sui due Fukada.

- Un amico, un collaboratore, qualcuno interessato ai suoi esperimenti, talmente spietato da arrivare ad uccidere la propria figlia e il genero pur di non farsi scoprire. -
- EH?! - l'esclamazione di Kaito sembrò quasi distruggere l'atmosfera gelida che si era creata – Esiste un pazzo simile?? Ma come si può! -
- La gente terribile c'è, Kaito. - Arina abbassò lo sguardo, sospirando. Dopotutto lei e Luca erano rimasti orfani proprio a causa di alcune persone senza scrupoli.
- Ma chi può arrivare a fare una cosa simile? - chiese Arashi, perplessa e abbastanza scossa.
Il giovane la scrutò con attenzione, quasi tristemente.
- Un uomo, un ricercatore tra i migliori nel suo campo. - spiegò. Prese fiato, qualche istante di silenzio e poi tornò a parlare – Era una sera d'autunno, circa tredici anni fa, la notizia riguardo il tradimento di quell'uomo sarebbe presto arrivata a mio nonno, eppure ciò non accadde. Prima che potessero incontrarlo e rivelargli della collaborazione tra lui e Stanford, entrambi vennero uccisi. - disse.

Qualcosa sembrò incrinarsi, dentro al suo petto.
Per un tempo che sembrava quasi interminabile, nessuno osò dire nulla.
Eppure i suoi pugni stavano tremando, un paio di lacrime avevano rigato il suo viso, gli occhi nocciola ridotti a fessure.
Aveva ascoltato in silenzio, senza essere mossa da nessun sentimento, curiosa riguardo ciò che Ten voleva dirgli, confusa per delle parole enigmatiche.
In quel momento, però, il cuore di Arashi sembrò saltare qualche battito. Non poteva essere davvero così.
- … Ten, aspetta, cosa stai cercando di dire? - chiese Masato, quasi furioso. I suoi occhi ardevano di rabbia, anche lui stava tremando e sembrava come se non ci volesse credere.

L'aria era irrespirabile, la ragazza portò una mano davanti al viso, osservando con insistenza il pavimento. Non avrebbe voluto che andasse in quel modo, eppure anche lei era stata avvolta dalla disperazione.
Non c'era nulla che poteva contraddire l'ipotesi del ragazzo, se di una ipotesi si fosse trattata.
Una sola domanda riuscì a sfuggirle.

- Ci sono prove? - chiese, con un tono che rasentava il bisbiglio.
Nessuno parlò, aspettarono in silenzio la risposta di Ex-Ten, che arrivò pochi istanti dopo, preceduta da un cenno del capo.
- Li abbiamo trovati. - disse - … I resti dei vostri genitori. -

Sentì il cuore infrangersi.
Non pensava fosse possibile, per lei che quasi non li ricordava. Non aveva mai pianto, non aveva mai sentito la loro mancanza, era andata avanti come se tutto fosse sempre stato così. Non aveva timore di raccontarlo, non provava mai nulla nel farlo.
Eppure, in quel momento, appena saputa la dura verità, sentì il suo cuore distruggersi in tanti piccoli frammenti, sparsi al suolo.
Non era la consapevolezza che i suoi genitori fossero davvero morti, ormai già lo sospettava da tempo.
Piuttosto era quello sguardo, autoritario ma comunque dolce, di un nonno che spesso tornava e abbracciava i suoi nipoti, l'unica figura adulta a cui potevano ispirarsi. Ma le sue mani erano sporche di sangue, la sua bontà nascondeva la crudeltà di aver ucciso la sua stessa figlia e il marito, pur di non venire scoperto.
Erano entrambi orfani, ed era a causa del loro stesso nonno, che avevano inconsciamente amato per tutto quel tempo.
L'odio, la rabbia, la frustrazione, quelle dita che tremavano e desideravano vendetta.

- NO! - urlò Masato, portando le mani tra i capelli, scuotendo il capo come in preda a spasmi, mentre Arina gli si era avvicinata e cercava di calmarlo, avvolgendolo con le sue braccia, nonostante lui cercasse di allontanarla. - NO! Non è possibile! Nonno non può averlo fatto!! Stai mentendo! -
Ten si alzò dalla sedia e si avvicinò al rosso, tenendogli il fascicolo che aveva in mano. Il suo sguardo era davvero serio, non sembrava voler cedere alla disperazione dell'amico.
- Se non sei capace di accettarlo, non potrai avanzare. - spiegò – Abbiamo finalmente trovato le prove per incastrarlo, possiamo procedere con la sua cattura. -
- Ma... - Masato afferrò i documenti, titubante, il suo viso era bagnato dalle lacrime e gli occhiali erano quasi appannati - … Ma... non lavorava ancora... con voi... e Decimo...? - chiese, quasi impaurito.
- Con noi, a volte, ma con i Vongola aveva già troncato ogni rapporto. - spiegò lui – Sa bene dell'abilità di Decimo, sarebbe stato smascherato in men che non si dica. -
Il rosso continuò a scuotere il capo, mentre Arashi si stringeva tra le sue braccia. Qualcuno le aveva messo una mano sulla spalla, il sole si era avvicinato a lei e l'aveva stretta a sé, con suo stupore. Avrebbe voluto ucciderlo, per come si sentiva in quel momento, eppure riuscì a trattenersi, ascoltando le parole che bisbigliò al suo orecchio.
- Shishi, gli daremo ciò che merita. - si limitò a dirle, dandole una pacca sulla schiena e separandosi da lei, osservandola seriamente con i suoi occhi blu.
Era raro che Kaito fosse così serio, ma quando lo era, sembrava infondere anche più forza e calore del solito.
Dopotutto era il sole.

Annuì decisa. Non poteva di certo crollare lì, in quel luogo quasi sconosciuto. Doveva raggiungere Nozomi, dovevano sconfiggere Clover II e catturare Stanford. Infine, avrebbe fatto fuori suo nonno con le sue stesse mani.
Un suono provenne dalla sua tasca, il cellulare aveva ricevuto una email. Afferrò l'apparecchio quasi svogliatamente, leggendo con rapidità il messaggio inviatole da Haname.

Bene, altri casini da aggiungere alla lista.” sospirò, leggermente più tranquilla. Più problemi aveva da risolvere, meno avrebbe dovuto pensare a quella scoperta.

Masato era ancora abbastanza scosso, nonostante Arina stesse riuscendo a calmarlo, con il suo dolce abbraccio e le sue profonde parole, sussurrate al suo orecchio in modo che nessuno potesse ascoltare.
Senza dar conto ai presenti, si alzò sulle punte e avvicinò il viso a quello dell'uomo, premendo le labbra sulle sue e assaporandole con delicatezza.
Si staccarono qualche istante dopo, un sorriso amaro sul volto del rosso, adesso leggermente più rassicurato.

- Ad ogni modo, è arrivata una chiamata di Decimo. - Ten interruppe l'atmosfera particolare che si era creata, attirando nuovamente l'attenzione dei presenti.
- Ah... è vero. - Masato tornò ad osservare la sua amante, il suo sguardo era stavolta più preoccupato. - L'undicesimo Simon li ha avvisati che stavate arrivando, Decimo vuole che ti rechi immediatamente alla magione. -
- … io? - chiese Arina, perplessa.
- Sì, tu. -
- Bene, perchè io, Kaito e Luca dobbiamo andare. - aggiunse Arashi, prendendo di sorpresa i presenti - Ho ricevuto un messaggio di Haname, dobbiamo riunirci immediatamente. -
- Cos'è successo? - chiese Luca, perplesso.
- Non ne ho idea, ad ogni modo noi andremo là, mentre Arina e mio fratello si dirigeranno alla magione.
- D'accordo, non l'avrei lasciata andare da sola. - affermò il rosso, deciso.
- Ehi, aspetta, non sono mica indifesa... - la tutrice inarcò un sopracciglio, di sicuro non si sarebbe mai aspettata una simile affermazione da Masato.
- Haynes dovrebbe andare da Decimo, alla magione sarebbe più al sicuro. - propose Kaito.
- Io verrò con voi guardiani. - disse incredibilmente Ex-Ten – Sirius, Duchesse e Diamante sono con Sawada-san, giusto? Mi piacerebbe dare una mano. -
- Non è perchè c'è anche il boss dei Neveria e vuoi scoprire di più sulle loro tecnologie, giusto? - chiese Masato, sospettoso.
- Mh, può anche essere! - esclamò lui, ridacchiando. - Ad ogni modo, dov'è il luogo dell'incontro? -
- All'aeroporto. - rivelò Arashi.
- Allora possiamo prendere un altro passaggio, ci porterà direttamente là. -
- Noi useremo il principale, seguiamo la stessa strada che ha usato Caesar. - spiegò Arina.

Senza più pensare a ciò che era successo, nonostante il dolore ancora bruciasse all'interno dei due fratelli Fukada, i due gruppi si prepararono rapidamente alla partenza, lasciando la base sotterranea degli Elektrica, quasi completamente evacuata, per ritrovarsi all'entrata, oltre i cancelli.
Come già sospettavano sarebbe accaduto, si ritrovarono ad essere circondati da quattro insistenti copie di Clover, i quali non sembravano certo avere l'intenzione di farli passare.
Haynes si nascose rapidamente dietro alla schiena di Arina, sperando che quelle simpatiche creature non l'abbiano notato o fossero soltanto intenzionate a infastidire gli alleati dei Vongola.

- Devono sempre romperci le palle. - affermò la tempesta, stavolta decisa ad usare il suo compact per togliere di mezzo i fastidiosi esserini.
Il suo cuore era ancora colmo di rabbia, dopotutto. Ciò che aveva fatto suo nonno era imperdonabile, le sue mani continuavano a tremare come se volesse stringerle attorno al suo collo e premere, sempre più forte.
Li aveva cresciuti lui, erano sangue del suo sangue, ma aveva nascosto loro un enorme tradimento, una macchia che non sarebbe andata mai via.
Per quale grandioso motivo aveva scelto di aiutare un pazzo con i suoi folli esperimenti, dimenticandosi della figlia e della sua stessa famiglia? Con quale crudeltà aveva spezzato le loro vite?

Chinò il capo verso il basso, alcune lacrime solcarono il suo viso con prepotenza.
Non aveva davvero pianto fino a quel momento, perchè doveva farlo proprio ora? Il dolore era così forte che bruciava insistente dentro di lei, eppure non poteva lasciarsi prendere dai sentimenti, doveva togliere di mezzo i cloni e liberare il passaggio.
Luca si avvicinò alla rossa, dandole le spalle e attirando la sua attenzione, confusa.

- Non sforzarti, posso capire cosa stai provando. - disse lui, stringendo il compact nella sua mano sinistra – Questi cosi sono stati creati da quel malato di Stanford, e tuo nonno l'ha aiutato. Non c'è niente di più brutto di un tradimento simile. -
Chissà come mai, forse per non ferirla, sorvolò sulla storia dell'omicidio. Eppure aveva ragione, quei cloni così audaci, che continuavano imperterriti ad infastidire loro e molte famiglie mafiose, esistevano grazie anche all'aiuto di suo nonno.
Nonostante fossero deboli, erano comunque molto numerosi e problematici, probabilmente era quello il motivo per cui erano stati creati in massa.

Si asciugò le lacrime, sentendosi abbastanza infastidita dalle parole del ragazzo, di certo non aveva bisogno di essere protetta o compresa da qualcuno. Era una guardiana, il braccio destro dei Vongola, non una nullità.
Eppure, a volte, sa che bisognava anche essere umani.

I quattro cloni si erano lanciati verso il gruppo e avevano un'aria abbastanza ostile, ognuno avrebbe attaccato da un punto diverso, nonostante fossero solo quattro sembrava li avessero circondati. Sarebbero bastati Arashi e Kaito a farli fuori, eppure non sarebbero stati abbastanza veloci da sconfiggerli tutti prima che gli altri giungessero a destinazione. Dovevano basarsi sulle abilità di Ex-Ten e Arina?
Piuttosto, la tempesta si voltò verso il fulmine e osservò l'aggeggio dei Neveria, che stava stringendo tra le dita.

- Odio combattere. - affermò lui – Ma detesto ancor di più vedere feriti i miei amici. -
Luca strinse con forza il suo compact, che iniziò ad illuminarsi di una luce verdastra. La sua determinazione doveva essere davvero enorme, poiché ben presto quella luce avvolse non solo lui, ma anche chi gli stava attorno.
Scariche elettriche circondarono il perimetro, i cloni arretrarono di qualche passo, i presenti non si mossero, ma la fiamma del fulmine non li scalfì. Era una fiamma solida, poteva ferire i nemici, ma non avrebbe mai sfiorato le persone che doveva proteggere.
La luce svanì lentamente, prendendo la forma di una lunga catena, i cui capo e coda rappresentavano un'enorme palla di ferro borchiata. L'arma, assomigliante alla vecchia catena con falci che Luca usava tempo prima, sembrava più pesante e quasi impossibile da utilizzare.

- Electric Core. - disse lui.

Afferrò la catena verso il centro e avanzò verso i nemici, fermandosi ad una media distanza e alzandola con uno scatto delle braccia, riuscendo a sollevare le pesanti sfere e iniziando a farle girare rapidamente sopra di lui.
Luca non amava combattere, anzi, fuggiva sempre dalle battaglie, in lacrime, eppure la sua forza non era indifferente. Essendo molto alto, circa un metro e ottantacinque per settantotto di peso, aveva anche una buona muscolatura e grande resistenza, che aveva messo su grazie agli esercizi che effettuava regolarmente quando era un militare.
Riuscì con poco sforzo a tenere sollevati entrambi i lati della catena, che adesso roteavano rapidamente smuovendo l'aria e producendo un suono fastidioso, oltre al vortice d'aria che si era formato sopra le teste dei presenti.
La fiamma si concentrò proprio al centro del vortice, per poi esplodere in una decina di piccoli fulmini elettrici, che si diressero verso il suolo attorno ai presenti creando una sorta di cupola compatta, solida a causa delle proprietà della fiamma, la quale assomigliava ad una reale barriera protettiva, di quelle che si vedevano nei videogiochi.

Vongola: Santuario

Sembrava che la tecnica consistesse solo in uno scudo protettivo, eppure Luca balzò fuori dalla cupola e smise di roteare le sue catene, lanciandosi in avanti e colpendo un paio di cloni disorientati con una palla borchiata, scaraventandoli contro le mura sotterranee con una forza inaudita, quasi spaccando i loro corpi a metà.
Senza attendere oltre, si lanciò verso i due rimanenti, che stavano fuggendo spaventati, riuscendo a colpire il primo alle spalle, strozzandolo con la catena.
Il secondo era già scomparso, aveva imboccato un terzo passaggio, da dove probabilmente erano entrati. Delle scale di metallo conducevano ad una botola aperta, si trattava di un'altra uscita d'emergenza.

La cupola si dissolse pochi attimi dopo, assieme alla catena del ragazzo, che raggiunse il gruppo con un'andatura affaticata.
- Luca! - esclamò la gemella, incredula – E' fantastico! - aggiunse. Di sicuro non si aspettava di vedere una simile tecnica, eppure il fratello c'era riuscito. Aveva usato la sua determinazione per proteggerli e affrontare il nemico a testa alta.
Il ragazzo abbozzò un sorriso, arrossendo per l'imbarazzo.
- Dobbiamo andare, il nostro passaggio e da quest'altra parte. - intervenne Ten, indicando ai tre guardiani dove andare.
Non c'era molto da fare, dovevano sbrigarsi e intraprendere le loro strade, perciò i gemelli si salutarono così come Masato tentò di fare con la sorella minore, che lo ignorò bellamente e imboccò il tombino nascosto dietro ai cancelli di ferro dell'entrata alla base.
Kaito, Luca e Ten la seguirono, salutando Arina, Masato e Haynes.

***

La tutrice stringeva preoccupata le mani del bambino, il piccolo sembrava inquieto e la donna non sapeva come rincuorarlo.
I cloni l'avevano sicuramente visto, eppure si erano comportati come al solito, ovvero cercando di affrontare i presenti per lanciare un attacco alla base, perciò forse non si dovevano preoccupare di nulla e non sembrava esserci dell'altro.
Almeno finchè i tre non sbucarono dal tombino in cui si erano infilati poco prima, quando avevano salutato Caesar e Blizzard.

In un parcheggio di un edificio, fortunatamente ancora deserto, i tre si ritrovarono davanti al clone fuggiasco, perplesso come se non sapesse cosa fare, qualche passo più indietro rispetto a un'altra creatura, all'apparenza più alta e con l'espressione più serena, che li stava osservando con attenzione.
Rimasero quasi imbambolati, ma Arina cercò prontamente di nascondere il bambino dietro di lei, Masato si pose tra la donna e le due figure minacciose, eppure non ebbe il tempo di far nulla, poiché venne schiaffeggiato con così tanta forza da volare per alcuni metri verso sinistra, rotolando sull'asfalto.
La bionda non cercò nemmeno di voltarsi, aveva ben chiara la sua missione e si infilò rapidamente gli artigli, la fiamma verde già avvolgeva le sue mani.
Appena avanzò di qualche passo, Arina tentò di ferirlo con le lunghe unghie di metallo, da cui creò dei fili sottili e taglienti, utilizzando l'attributo di solidificazione del fulmine.
Il clone lontano non si mosse, sembrava confuso e spaventato, mentre il più vicino schivò senza difficoltà i fili e le unghiate, bloccando le mani della donna proprio mentre stava tentando un nuovo attacco, una luce color indaco ricreò un serpente attorno ai polsi, che unì le due mani impedendole qualsiasi altro contrattacco e lasciandola di stucco.

- Stai buona, non voglio te. - disse il verde, sorpassandola e avvicinandosi al bambino.
- No... - cercò di districarsi, emettendo la sua fiamma con più determinazione, ma il serpente sembrava davvero resistente e alzò la testa verso il suo viso, sibilando e spaventandola.
Non era vero, era solo un'illusione, eppure non riuscì a farlo sparire. Era terrorizzata, tutti i suoi sforzi erano andati in fumo e la sua sicurezza era rapidamente svanita nel nulla.
Non doveva portarlo con lei, dovevano lasciarlo con i guardiani. Sarebbe stato più al sicuro... forse. In realtà, quell'uomo era Clover II, l'originale, ed era davvero molto forte anche per i guardiani. Per poter avere qualche chance di vittoria, dovevano affrontarlo tutti, insieme anche agli altri boss.
Perciò sperava di portarlo da Decimo al più presto possibile, avrebbe avuto un'adeguata protezione.
Ma la sfortuna li aveva avvolti in un istante, portandoli ad incontrare proprio il loro nemico principale.


Haynes alzò rapidamente la mano destra, tentando di usare quel poco di fiamma che gli era rimasta, ma Clover II portò la sua mano sul viso del bambino, che scivolò per terra, assopito.

Non poteva fare più nulla, la sua mente era avvolta dal terrore.
Aveva fallito, di nuovo.

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Capitolo 32
*** Target 32 - Oltre il cielo, verso l'infinito ***


Target 32 – Oltre il cielo, verso l'infinito

cover

La Vongola era già scossa di suo a causa della notizia riguardante la sua probabile adozione, eppure, in quel momento, si erano presentati anche i fantasmi del passato.
Victor Miles era l'uomo a capo della Lhumor Corporation, colui che mandò dei sicari ad uccidere alcune persone molto vicine ai Vongola, tra cui i coniugi Luccini, genitori di Arina e Luca. Provava odio verso suo padre, che aveva smascherato la truffa e gli aveva impedito di intraprendere la sua attività in Italia.
Quell'uomo che, anni prima, si trovava sopra un tetto, spaventato da una bambina di otto anni, quella stessa bambina che aveva appena perso il suo migliore amico a causa degli scagnozzi di Miles.
Era sicura fosse morto, l'aveva spinto oltre il cornicione ed era irrimediabilmente caduto verso il basso. Certamente non aveva visto il cadavere, poiché Arina e suo padre erano arrivati prima che lei si affacciasse per vedere, non poteva nemmeno sapere se avessero ritrovato il corpo o se fosse sparito nel nulla.
Ad ogni modo, di sicuro quello non era un fantasma e, ad occhio e croce, quella parte robotica non poteva essergli stata impiantata per caso. Continuava ad osservare il suo braccio e le sue gambe quasi sentendosi colpevole, dopotutto aveva imparato che non bisognava uccidere nessuno, non si era mai perdonata di aver posto fine alle vite di Miles e Raif, per quanto cattivi potessero essere. Tuttavia, a quanto pare, il primo non era morto, perciò sentì un peso in meno sulle sue spalle, nonostante i brividi e la confusione nel rivedere una faccia tanto odiata.
Dopotutto aveva attribuito a lui anche la morte di Claudio.

L'uomo dovette notare il suo sguardo fisso sopra le giunture meccanizzate, alzò il braccio davanti a lui, con il palmo rivolto verso il suo viso, aprendo e chiudendo il pugno rapidamente.
- Questi sono gioielli della tecnologia avanzata. - disse l'uomo, con un ghigno – Oliver mi ha praticamente ricostruito gli arti danneggiati e non potrei essergli più riconoscente. -
- Quindi hai a che fare con Stanford? - chiese Sirius, perplesso.
- Beh, per trovarsi nel luogo indicato come il suo nascondiglio... - Duchesse incrociò le braccia in modo raffinato, continuando a scrutare l'uomo con uno sguardo severo.
- Oliver è un uomo geniale, sono stato orgoglioso di finanziare le sue ricerche. - disse lui, portando il braccio in basso – Era proprio venuto a chiedermi un favore, quel giorno. - rivelò, spostando l'attenzione sulla ragazzina – Se non fosse stato lì, sarei già morto. -
La brunetta sussultò, gli ingranaggi del suo cervello si erano già messi in moto e tutto sembrava combaciare.
- Ti ha salvato lui, ricostruendoti in questo modo? - chiese, ottenendo un cenno del capo come risposta.
- Furbo, salvandoti si è anche procurato un finanziatore. - Nando sistemò la sua mascherina biancastra – la Lhumor Corporation aveva un bel capitale.
- Aveva, appunto. - disse lui, tornando serio – Purtroppo, i Vongola mi hanno impedito di continuare a lavorare. -
- Più che altro hanno smascherato la tua truffa, Miles. - Diamante portò le mani ai fianchi, cercando di non rivolgere lo sguardo all'uomo, forse perchè disgustoso o comunque inferiore a lei.
- Ma avevi abbastanza soldi per finanziare il lavoro di Stanford. - aggiunse Cristal – E l'hai quindi aiutato a creare il progetto Clover. - l'albino portò la mano destra verso la tasca, estraendo rapidamente il suo compact. - Come suo stretto collaboratore, sei colpevole anche tu. -

La risata dell'uomo echeggiò nel magazzino, Victor si picchiettò il petto un paio di volte, cercando di respirare.
- Si, sono un suo collaboratore. - ripeté – E sono fiero di averlo aiutato con il progetto Clover, è qualcosa di strabiliante! - esclamò – E' riuscito a creare un essere superiore, che via via si svilupperà sempre di più fino al diventare al pari di una divinità! -
- Tu vaneggi! - la principessina scosse il capo, incredula a quella scena.
- Avete sacrificato un ragazzino per creare quell'essere che tanto venerate! - disse Nozomi, infastidita.
- Mh? Ah, Trevis? - l'uomo sghignazzò, passandosi una mano sui capelli biondi – E quindi? Il sacrificio di mio figlio non è forse un piccolo prezzo da pagare per una causa tanto grande? - allargò le braccia e osservò in alto, quasi come se stesse recitando una scena drammatica.

Tuttavia, le ultime parole sembrarono fare breccia nei cuori dei ragazzi presenti, e il silenzio calò prepotentemente per qualche istante.

- … Tuo figlio? - chiese la Vongola, incredula - … Trevis era tuo figlio? -
- Oh, certo. - rispose lui, ricomponendosi – Perchè, non lo sapevi? -
- … Hai usato... tuo figlio per gli esperimenti? Hai venduto tuo figlio a Stanford?? - continuò a chiedere, alzando sempre di più il tono, mentre la voce le tremava così come le sue mani.
Il ragazzino che vedeva in sogno, sfruttato e legato, in lacrime, non era altri che il figlio di Victor Miles? Non era possibile, non riusciva a crederci. Come poteva quell'uomo aver venduto suo figlio ad uno scienziato pazzo, lasciandolo in balia di esperimenti e crudeltà che l'hanno condotto poi alla morte?
- Tuo figlio è morto! - urlò ancora, rabbiosa – L'avete ucciso voi con i vostri stupidi esperimenti! -
- Morto? - rise nuovamente – Mio figlio vive in Clover! E' un'entità superiore! -
- Perchè hai usato tuo figlio? - la domanda di Nando interruppe il faccia a faccia e costrinse i due a voltarsi verso di lui – Con tutte le persone... perchè proprio lui? - chiese ancora – Non avevi abbastanza soldi e hai dato a Stanford il tuo stesso figlio? -
- Oh no, assolutamente! - l'uomo scosse il capo, divertito – Mio figlio era la persona più adatta a quegli esperimenti. -
- Perchè? Che aveva di diverso? - chiese ancora lo Sconosciuto.
Victor si voltò verso la Vongola, sembrava quasi allegro, mentre Nozomi quasi non si pentì di non averlo ammazzato a suo tempo.
- Aveva la fiamma. - disse.
- La fiamma? - chiese Sirius, perplesso. - Quale? -
Lo sguardo della brunetta divenne più cupo.
- La stessa fiamma che la Vongola aveva quel giorno, sul tetto. - raccontò lui, senza perdere il suo malsano sorriso.

Si riferiva a quella fiamma, che lei aveva sempre considerato maledetta.

- L'avevo già vista da qualche parte, sì, mio figlio a volte la usava. Ovviamente senza volerlo, non sapeva cosa fosse, e nemmeno io. - spiegò – Ma dopo aver visto la figlia di Decimo utilizzarla, ho capito che mio figlio possedeva una capacità incredibile. -
Sicuramente, tutti i presenti erano convinti che Miles si stesse riferendo alla fiamma del cielo, eppure Nozomi sapeva che l'uomo stava parlando della fiamma della nebbia, che la brunetta utilizzò senza volerlo per creare una pistola e minacciare gli assassini del suo amico.
Ringraziò quasi il cielo per non aver rivelato di quale fiamma si trattasse, non voleva che gli altri lo scoprissero. Tuttavia, in quel momento anche l'ultimo pezzo sembrava combaciare, i Clover utilizzavano solo la fiamma della nebbia e il perchè adesso era chiaro.
- E così Stanford ha fatto esperimenti su di lui... - concluse Cristal, amareggiato - … Volevate scoprire di più sul funzionamento delle fiamme? -
- Il nostro scopo è ben diverso, noi vogliamo creare l'essere perfetto! - disse lui, alzando le braccia al cielo – Il mondo sarà ai nostri piedi! -
- Sembra un cattivo di un videogioco. - affermò Sirius, sconvolto da quelle rivelazioni.

- Ad ogni modo, basta parlare. - disse lui, ricomponendosi nuovamente – E' l'ora di portare avanti il piano. -
- Il piano? Quale piano? - chiese Diamante, perplessa.

Non aveva nemmeno finito di parlare che la mano dell'uomo si era ingrandita a dismisura, diventando quasi come un'enorme tenaglia. Victor si era mosso rapidamente verso di loro, scansando le carte da gioco che Nando gli aveva lanciato e ritrovandosi di fronte a Duchesse, colpendola violentemente con un pugno, prima che lei potesse usare il suo compact. La donna venne scaraventata verso il muro e poi si ritrovò sul pavimento, priva di sensi.
- E' veloce! - Sirius fece apparire la sua katana, dirigendosi verso di lui più in fretta possibile, Nando continuava a lanciare carte da gioco affilate come shuriken, nel disperato tentativo di ferirlo di striscio, mentre quest'ultimo evitava il fendente del Notturno e ignorava le lievi ferite procurate dalle carte.
Piuttosto che dedicarsi a Sirius, usò il suo braccio robotico per afferrare una cassa piena di bibite e lanciarla contro lo Sconosciuto, che non riuscì ad evitarla completamente e si ritrovò a terra con una gamba schiacciata.

La brunetta voleva intervenire e risolvere la situazione personalmente, dopotutto la questione riguardava loro due. Prese il suo compact e lo portò al petto, stringendolo tremante, stavolta avrebbe dovuto usarlo ad ogni costo, aveva studiato la sua arma mentalmente e aveva una vaga idea di cosa immaginarsi, però la paura continuava a farsi viva dentro di lei. Erano tante le sue insicurezze, iniziando dalla probabilità che forse davvero non era una Vongola, che suo padre le aveva mentito. Sarebbe stata capace di affrontare un simile duello in quelle condizioni?
Quelle paure le impedivano di prendere una decisione, ritrovandosi ad osservare impotente i suoi amici, mentre combattevano contro l'uomo metà robotico, ridotto in quel modo a causa sua.

Quand'è che aveva visto la morte in faccia, come in quel momento? Anni prima aveva affrontato Sirius, ma non aveva avuto così paura, nonostante la sconfitta lampante. Il duello con suo padre era stato a senso unico, ma di sicuro non aveva avuto paura di morire. Era riuscita a sconfiggere facilmente anche Raif, che era perito sotto i colpi suoi e di Arashi.
E poi aveva incontrato Squalo e Belphegor, membri principali dei Varia, in quel momento aveva davvero temuto per la sua vita, allo stesso modo quando incontrò Clover all'aeroporto, in Canada.
E poi con gli sciamani e con Clover II.
Più volte era riuscita a scampare alla morte, ma era stata soltanto fortuna. Cosa sarebbe successo, da quel momento in poi?

Duchesse era svenuta, aveva battuto il capo violentemente e forse la sua situazione era ben peggiore, ma tentò di scacciare quell'idea nefasta dalla sua mente, mentre i suoi occhi si poggiarono su Nando, ancora cosciente ma incapace di liberarsi dalla pesante cassa sopra la metà inferiore del suo corpo.
La principessina bionda, seppur abbastanza spaventata, non si tirò indietro e usò i suoi ventagli, intrisi di fiamma del cielo per colpire alle spalle l'uomo robotico, che non le aveva prestato attenzione, forse perchè non la riteneva pericolosa.
Il taglio subito alla schiena non doveva essere molto grave, poiché si era voltato rapidamente e aveva afferrato i suoi soffici capelli, tirandoli con forza e lanciandola per aria.

- Ehi! Non toccare Dia, brutto stronzo! - Sirius si era avvicinato rapidamente, cercando di colpirlo al fianco, ma non era il solo. Anche il boss dei Neveria gli era arrivato alla sinistra, la sua doppia ascia stava per ricadere su di lui con violenza, perciò l'uomo usò il braccio robotico per bloccare l'impatto con l'Ascia Polare, evitando la lama per un soffio, mentre la katana del Notturno infilzò la sua spalla destra, costringendolo ad un ruggito di dolore.
Attese qualche istante, quando Sirius aveva estratto la lama dalla sua pelle sanguinante, per distaccarsi da lui e dedicarsi a Cristal, che aveva tentato di decapitarlo, ma Victor si era rapidamente abbassato e, senza sbilanciarsi, aveva colpito l'albino al petto con un forte calcio, scaraventandolo verso una pila di casse piene di bottiglie.
Ignorò totalmente il Notturno per colpire nuovamente il Neveria, il più potente tra i presenti e quindi più pericoloso, serrando il pugno che stava per sferrargli, ma bloccandosi quando si ritrovò di fronte la brunetta, che si era posta tra Victor e Cristal.
Il suo compact stava brillando di una lucente energia arancione, il suo corpo stava tremando ma non era arrabbiata, più che altro aveva uno sguardo severo e l'espressione fissa sull'uomo.

- Non toccare i miei amici. - disse, la luce che fuoriusciva dalla sua mano destra aveva illuminato quasi tutto il deposito, nonostante sembrasse infuriata la sua espressione non mutò nemmeno per un istante, restando calma e seria.
- Nono! - la voce preoccupata dell'albino arrivò alle sue spalle, si trovava ancora seduto per terra con una spalla dolorante, ma lentamente cercò di alzarsi – Sii sicura di ciò che vuoi. - disse ancora.
- So già cosa voglio. - rispose lei, quasi ignorando che il ragazzo si stesse riferendo all'arma che stava per apparire. Lo sapeva, ma non era ciò che sentiva dentro di lei, in quel momento. - Non voglio che ti faccia del male! - disse – Non osare toccare Cris-kun! - urlò.

Il suo sguardo era fisso su Victor, i loro occhi si erano incontrati con arroganza, il sorrisetto dell'uomo aveva lasciato spazio a un'espressione confusa, ma la fiamma del cielo si era espansa ovunque attorno a loro, avvolgendo completamente il corpo della brunetta e raggruppandosi tutto attorno a lei.
Aveva allungato il braccio dinanzi a sé, dove la luce si stava via via concentrando, formando un lungo bastone infuocato che pian piano assunse una forma particolare. Una lunga staffa bianca decorata con delle volute centrali, aveva alle estremità due uguali ornamenti: un esagono arancione decorato da ghirigori color sole che conteneva il numero XI inciso al suo interno. Due piccole vongole alate erano posizionate in cima agli esagoni, avvolte dalle fiamme del cielo in entrambi i lati.
La fiamma arancione spiccava anche sulla fronte della brunetta, i suoi occhi risplendevano dello stesso colore e il suo viso era calmo e concentrato. Non era cambiato nient'altro, se non la sua determinazione a sconfiggere l'uomo, dimenticandosi completamente delle paure che si erano annidate dentro di lei.
Non era il momento di avere dubbi, non poteva lasciare che Victor ferisse qualcun altro.
Claudio era già morto a causa della sua incompetenza, non avrebbe lasciato che l'uomo toccasse anche Cristal.

Perchè stava pensando proprio a lui, in un momento simile? Quasi non arrossì, ma scosse leggermente il capo e mandò via quegli strani pensieri, tenendo la staffa con entrambe le mani e sorridendo, sotto lo sguardo attonito dell'uomo, che di sicuro non si aspettava di vederla tranquilla e felice.
- Scaccerò l'oscurità dal tuo cuore con l'armonia del mio cielo! - esclamò, indicandolo con la sua nuova arma, a cui subito diede il nome di – Flaming Rod XI. -

Non attese oltre, si lanciò verso il suo nemico, usando la staffa come arma contundente e tentando di colpirlo allo stomaco. Nonostante la ferita alla spalla, Victor non sembrava avere problemi nello schivare il colpo, purtroppo restava ancora abbastanza veloce a causa delle gambe robotiche.
Utilizzò il suo braccio meccanico per tentare di afferrare la brunetta, che si chinò e tentò di fargli uno sgambetto, ma lui saltellò per evitare il colpo e quasi non la schiacciò con la sua tenaglia, ritrovandosi a premere contro la staffa infuocata della ragazza.
Sirius si lanciò nuovamente all'attacco, costringendo l'uomo a spostarsi, mentre la ragazzina balzò in aria e tentò di colpirlo sul capo, ma Victor indietreggiò rapidamente, la brunetta atterrò sul suolo e l'asta toccò con forza il terreno, si illuminò di una luce arancione che si espanse verso il nemico, creando qualcosa simile ad una lunga lingua di fuoco la quale inseguì rapidamente l'uomo, raggiungendo la sua gamba e pietrificandosi subito dopo.

Con il braccio robotico diede un pugno alla morsa di pietra, distruggendola, fuggendo verso l'uscita e schivando per un pelo la lama del Notturno, mentre la Vongola gli corse dietro e si ritrovarono entrambi nel parcheggio.
Victor si voltò verso di lei e posò la mano destra sul braccio sinistro, muovendo una sorta di manopola, il braccio robotizzato si allungò verso la ragazza e l'afferrò, stretta in un morsa che tentava di stritolarla.
- Lasciala stare! - urlò Sirius, mentre correva rapidamente verso di lui nel tentativo di colpirlo. Il braccio sinistro dell'uomo stringeva la ragazzina con forza, mentre con il destro afferrò una pistola semiautomatica dalla tasca e sparò tre colpi, Sirius si fermò e si spostò rapidamente per non farsi colpire.

La mano-tenaglia dell'uomo si era staccata dal braccio, lasciando andare Nozomi e cadendo sotto i colpi dell'ascia di Cristal che, nonostante la spalla dolorante, era intervenuto per aiutarli.
- Tsk. - l'uomo girò nuovamente la manopola e il braccio si ritrasse, sparando altri due colpi verso i due e gettando via la pistola, mentre l'albino aveva afferrato la brunetta e l'aveva trascinata verso destra, evitando per un pelo gli spari.
Victor saltò verso il tetto del magazzino, a causa delle gambe robotiche non era difficile per lui compiere grandi salti e con un semplice scatto era già in cima, al sicuro dai tre combattenti.
Nozomi corse verso l'esterno, senza perdere di vista l'obiettivo sofferente ma abbastanza tranquillo, aveva ancora un inquietante ghigno e ciò non lasciava presagire nulla di buono.

Istintivamente picchiettò doppiamente la staffa sul suolo, si udì uno strano schiocco e le due estremità si piegarono verso di lei, le fiamme che bruciavano sopra gli esagoni si unirono con una fiammata, che creò una sorta di linea infuocata.

- Flaming Bow. -

Tenendo l'asta a circa metà della sua lunghezza, pose la mano accanto alle fiamme, come se stesse tenendo una freccia, un'enorme fiammata iniziò a concentrarsi tra le sue dita, creando una luce fastidiosa che per poco non accecò anche l'uomo, confuso ma immobile nella sua posizione.
La luce si raggruppò in un lungo dardo fiammeggiante, il quale assomigliava più a un concentrato di fiamme arancioni poste all'interno di un cannone, sia per il diametro che per la forza con la quale Nozomi lo tirò lentamente all'indietro, tendendo l'arco e allungando, con enorme fatica, la corda infuocata finchè non raggiunse il limite e scoccò.

Vongola: Vascello delle Stelle

Il maestoso dardo si protese come un laser, raggiungendo lo stomaco dell'uomo e trapassandolo completamente, continuando la sua corsa verso il cielo e dissolvendosi nell'etere, mentre l'uomo era stato scaraventato dall'altra parte dell'edificio ed era precipitato verso il suolo.
La ragazzina riuscì a restare in piedi quasi per miracolo, la potenza con la quale aveva lasciato andare la freccia per poco non l'aveva spinta via, una violenta folata di vento la costrinse a fare qualche passo all'indietro, ritrovando l'equilibrio puntando la staffa/arco sul terreno.
Sirius e Cristal stavano facendo il giro del magazzino e la brunetta corse loro dietro, sperando che non ci fosse nessuno nei dintorni, mentre raggiungevano il corpo steso sul marciapiedi.
Fortunatamente era ancora vivo, ma durante la caduta si era lasciato dietro una scia di sangue, che continuava a fuoriuscire dalla ferita allo stomaco.

- E' tardi... eh eh... - ridacchiò lui, tossendo. - Oliver ha quasi ultimato... il nostro patto... - balbettò, continuava ad avere quel ghigno snervante, come se fosse sicuro di sé – Voi Vongola... farete una brutta fine. -
- Non sprecare fiato, non sai riconoscere una sconfitta? - chiese Cristal, minacciandolo con l'ascia, Sirius continuava ad impugnare la sua katana e Nozomi teneva stretta la sua staffa. L'uomo era ormai troppo debole, non era altro che un umano con delle gambe e un braccio meccanizzato, non aveva nessun altra abilità fuori dal comune se non la rapidità e la maggiore forza, non era nemmeno in grado di usare una fiamma dell'ultima volontà.
Era inerme, ma continuò a ridere.
- Ti senti tanto spavaldo? - chiese all'improvviso, incrociando gli occhi dell'albino. - A quest'ora, anche voi Neveria... dovresti tornare subito a casa, sai? Potrebbe essere troppo tardi. - iniziò a ridere, una risata ancora più fastidiosa di quella di Diamante, ma che si placò quasi subito, quando l'ascia di Cristal si era rapidamente e violentemente posta tra il suo collo e la sua testa, decapitandolo.

- … Cris...kun...? - la brunetta non aveva distolto gli occhi dalla scena, anzi, era rimasta ad osservare come se stesse assistendo ad un film.
Non c'era altro che sangue, attorno al cadavere dell'uomo che, fino a qualche istante prima, stava ridendo. Eppure, non avrebbe riso mai più.
Era morto, davvero.
Anche lei aveva ucciso una persona, eppure non avrebbe mai immaginato di assistere così da vicino alla decapitazione di qualcuno, il ragazzo l'aveva giustiziato a sangue freddo, senza tentennare o provare rimorso.
La sua ascia era svanita nel compact, la sua espressione gelida si rivolse verso la brunetta, i suoi occhi erano fissi su quelli della ragazza, che tremò.
Il suo sangue sembrò gelarsi, non aveva mai visto Cristal con quell'espressione, eppure sapeva che era furioso. I Neveria sapevano nascondere le loro emozioni dietro la loro freddezza e quello sguardo glaciale era terrorizzante.
Cosa poteva essere successo alla sua famiglia? Cosa voleva dire quell'uomo? Cercò di non pensare alla sua azione, aveva imparato che uccidere era sbagliato, ma Cristal proveniva da un'altra famiglia, era stato educato diversamente, i suoi pensieri erano differenti, e la sua rabbia era tangibile.
Una rabbia quieta, disturbante, nascosta dietro una maschera di ghiaccio. Era quella la potenza del boss dei Neveria, che in molti temevano.
Eppure non poteva odiarlo o disprezzarlo, si sentiva stranamente colpevole di qualcosa. Voleva tornare alla torre, assicurarsi che tutti stessero bene.

- Andiamo ad aiutare gli altri e muoviamoci. - disse l'albino, oltrepassando i due senza nemmeno guardarli.
Sirius sembrava serio, non era turbato da quella situazione, aveva annuito silenziosamente e si era avviato verso il parcheggio.

Dopotutto, essere boss, significava anche rischiare qualsiasi cosa per la propria famiglia.


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Capitolo 33
*** Target 33 - Errori ***


Target 33 – Errori

cover

Fortunatamente Duchesse si era ripresa e non sembrava aver riportato ferite gravi, aveva solo sbattuto la testa e perso i sensi, a parte una lieve contusione non c'erano altri evidenti problemi. Nando era messo peggio, la gamba era ridotta male e Cristal e Sirius lo aiutarono a camminare sostenendolo. Non sembrava volessero portarlo al pronto soccorso, anzi, dopo averlo medicato e aver pulito il sangue, si diressero alla stazione senza indugi.
- Ti farò medicare dal mio staff, con la fiamma del sole guarirai subito. - aveva detto l'albino.
Al boss degli Sconosciuto non sembrò dare fastidio, seguì il gruppo senza obiettare, facendosi aiutare dai due, probabilmente era abituato ai metodi e ai ragionamenti di Cristal.

 

Il gruppo di boss era rientrato rapidamente, raggiungendo l'Alaska in poche ore e avanzando a piedi per gli ultimi chilometri, ritrovandosi a nascondersi dietro un ammassamento di neve.
La scena a cui si trovarono di fronte fu assolutamente inconcepibile.
Colonne di fumo si ergevano attorno alla torre, trasportate via dal vento, mentre un fastidioso allarme si poteva udire fin dal loro nascondiglio. L'ingresso era spalancato, alcuni cloni di Clover II sorvegliavano attenti sull'uscio.
La situazione era fin troppo chiara e l'espressione sul volto di Cristal era gelida quanto poche ore prima, quando aveva ucciso Victor Miles. Era impossibile comprendere cosa stesse pensando, sembrava esserci un muro tra lui e chiunque gli stesse attorno in quel momento.

-… Come diavolo hanno fatto a trovare la Torre? - si azzardò a chiedere Sirius, dando voce ai quesiti di tutti i presenti.
Dopotutto, la base dei Neveria si trovava in un luogo fin troppo sperduto, come il giovane aveva già spiegato. Fuori questione era il tradimento dei Vongola, gli unici a sapere dove fosse situata la Torre Bianca.
Eppure non potevano esserci altre spiegazioni, qualcuno aveva riferito al nemico la posizione della base.
Un traditore.

- Andiamo. - l'albino si era alzato rapidamente e si stava avviando verso il lato opposto, ignorando completamente ciò che stava accadendo alla Torre.
- Eh? … Cris-kun? - la brunetta lo raggiunse assieme alle altre due ragazze, mentre i tre uomini stavano avanzando fianco a fianco, sostenendo Nando e aiutandolo a camminare – Perchè vai via? Non andiamo a riprenderci la base?? E i sopravvissuti? - continuò a chiedere.

Il Neveria non rispose, camminarono per circa dieci minuti, nella neve e verso il vento gelido, fortunatamente si erano ben coperti o sarebbero stati alla mercé del freddo polare.
Un paio di minuti ancora e il gruppo di sei ragazzi raggiunse alcuni particolari massi, ricoperti di neve per metà, in mezzo ai quali il giovane si avvicinò, iniziando a spostare la neve con le mani.
Nonostante a nessuno fu chiesto nulla, gli amici lo raggiunsero e gli diedero una mano nella spalata, liberando dalla neve un cerchio contenente il simbolo dei Neveria, nel quale Cristal infilò quella che sembrava essere una chiave, girandola in senso orario e tirando su il coperchio di una botola.
Non fecero domande, si limitarono a seguire l'amico giù per le scale metalliche, aiutando anche Nando nella discesa, prima di raggiungere il fondo di un'enorme corridoio di cristallo, simile a quelli della Torre Bianca.
- Ma... questa... - la brunetta si voltò verso il corridoio che dava ad una enorme porta metallica serrata, probabilmente posta come protezione del luogo.
- E' un rifugio. - disse l'albino, oltrepassandoli e dirigendosi alla destra del portone, avvicinandosi ad uno schermo e ponendo il dito sul pannello, il quale emise un duplice suono e lentamente azionò il macchinario che spalancò la porta.

Cristal, Sirius e Nando si avviarono per primi, seguiti dalle ragazze, avanzando lungo il corridoio e raggiungendo una sala affollata e movimentata, piena di donne e bambini che andavano avanti e indietro, medicando i feriti e rassicurandosi tra di loro.
Al loro ingresso, i presenti si voltarono verso il loro boss, osservandolo quasi come se fosse arrivato il principe azzurro, persino i bambini avevano smesso di urlare e solo qualche neonato continuava a piagnucolare insistentemente.
Una ragazza albina si avvicinò rapidamente, quasi sentendosi grata per il suo arrivo.
- Fratello! - urlò, abbracciandolo – Ho avuto paura per te! -
- Bianca. - il giovane portò le mani al viso della sorella, osservandola seriamente negli occhi lilla – Che è successo? -
- Sono arrivati i nemici, i cloni. - spiegò lei, voltandosi verso le donne presenti nella stanza – Si sono salvati praticamente tutti, gli altri sono nelle altre stanze – disse – Però la Torre è invasa, non possiamo tornarci. -
- Avete fatto benissimo a rifugiarvi qui, hai coordinato tu la fuga? -
- Io e Livyen, sì. - rispose – Ma eravamo preoccupati per voi! -
L'albino si voltò e lasciò la stanza assieme agli amici e alla sorella, mentre Nozomi stava oltrepassando l'uscio venne prontamente abbracciata alle spalle e quasi non sussultò per la sorpresa, voltandosi e notando una testolina violacea che si era aggrappata ai suoi fianchi.

- PonPon!- esclamò lei, sorpresa. Si chinò e prese in braccio il bambino, che si aggrappò a lei e tuffò il viso, rigato dalle lacrime, sulla sua spalla destra.
- Cos'è successo? Perchè eri preoccupata per noi? - chiese l'albino, mentre aiutava Nando a sedersi su una panca, in attesa dei medici.
- Potevate morire! Era sicuramente una trappola! - disse lei, sospirando. - Quell'uomo avrà di sicuro organizzato tutto. -
- Quell'uomo? - l'albino si avvicinò a lei, gli occhi inespressivi incrociarono quelli della sorella.
- L'uomo che diceva di essere stato mandato dai Vongola. - rivelò lei, il suo sguardo glaciale come quello del fratello, probabilmente infuriato.
- Fukada-san...? - chiese Nozomi, tra i denti. Ma poterono udirla, perchè entrambi si erano voltati verso di lei. - Ma che stai dicendo...? Ci ha passato delle informazioni riguardo un'ipotetica base... -
Nemmeno lei credeva più a ciò che stava dicendo, all'improvviso, rendendosi conto che Miles si trovava lì palesemente in loro attesa.
Erano caduti in una trappola? Avevano ingannato suo padre e il nonno di Arashi?

In quel momento, la brunetta sembrò realizzare qualcosa.
Si voltò a destra e a sinistra, incrociando gli sguardi interrogativi degli amici, fino a portare l'attenzione sul piccolo PonPon, che si era tranquillizzato.
- … Dov'è Lilium? - chiese, infine.
La sua preoccupazione aumentò via via che i secondi passavano nel totale silenzio.
- L'ha presa quell'uomo. - disse Bianca.

Sentì un tuffo al cuore, come se il pavimento si stesse distruggendo sotto di lei.
Il nonno di Arashi aveva davvero rapito Lilium?
- No... - bisbigliò lei, tremando – No! Non è possibile! - urlò, poi.
Iniziò ad agitarsi, incredula, non poteva essere vero. Era il nonno di Arashi, colui che si era preso cura di loro, per quale motivo avrebbe dovuto rapire una bambina? Era impossibile! Probabilmente voleva portarla al sicuro da qualche parte per ordine di suo padre, doveva esserci sicuramente una spiegazione.
- Ha preso la bambina e ha fatto entrare i cloni alla base. - spiegò la ragazza, tristemente.
- C'è di sicuro un malinteso, forse stava scappando per portarla al sicuro! - ipotizzò lei, avvicinandosi ai due fratelli.
- No, nessun malinteso. - l'albina scosse il capo, osservando l'amica con severità – I cloni gli ubbidivano, ha ordinato loro di distruggere la Torre. -

Strinse a sé PonPon, mentre il viso si contraeva in un'espressione sofferente, come se le avessero dato un pugno allo stomaco, piegandosi in avanti. Sirius riuscì a sostenerla in tempo, stava quasi per cadere a terra.

Era un traditore. Era un bugiardo.
L'uomo di cui si fidava, ma di cui aveva stranamente sospettato in quei giorni, a causa della sua rivelazione.
Già, la sua rivelazione, probabilmente falsa anche quella.
Non era vero che era stata adottata, non era vero che era stato mandato da suo padre, non era vero che avevano scoperto la base di Stanford.
Stava quindi lavorando per lo scienziato? Era incredibile, come poteva crederci?

- Per questo ti avevo chiesto se ti fidavi di lui. - affermò Cristal, severo. Il suo sguardo agghiacciante contribuì a distruggere psicologicamente la già abbattuta ragazzina.
- Io... non... - non riuscì a parlare, il suo sguardo si era abbassato. Non poteva guardarlo negli occhi, la sua espressione la terrorizzava, era probabilmente arrabbiato con lei. Aveva tradito la fiducia del ragazzo a cui era tanto affezionata.
- Non hai davvero percepito nulla? - chiese ancora, nonostante lei non lo stesse guardando – Il tuo famoso sesto senso non ti ha avvisata? -
- Ehi, non prendertela con lei! - sentì la voce di Sirius, arrabbiata – Sesto senso o meno, quello lì ha fregato tutti. -
- E' da un po' che era scioccata, non era in grado di ragionare lucidamente. - aggiunse Duchesse.
- Era scioccata perchè quell'uomo le aveva detto di essere stata adottata. - rivelò l'albino, seguito da mugolii increduli – Ovviamente non ci ho mai creduto, ma qualche dubbio si può sempre avere. -
- Palesemente una sciocchezza. - la voce di Diamante arrivò alle sue spalle – L'avrà detto per farla confondere, voleva mettere in atto il suo piano senza essere disturbato. -
- A questo punto, è ovvio. - affermò Duchesse.

- Mi... dispiace... - disse la brunetta, trovando un po' di coraggio per alzare il capo e guardare negli occhi l'albino - … avrei dovuto essere più sicura di me stessa... Ma adesso non importa. -
Si voltò verso la panca e poggiò sopra il bambino, che la osservò tristemente.
- Nozo-mama... - singhiozzò.
- Dobbiamo trovare Lilium, a qualsiasi costo! - esclamò, voltandosi verso i suoi amici per poi osservare nuovamente i fratelli albini – Mi dispiace non poter dare una mano qui, ma devo sbrigarmi, prima che le facciano del male. - si inchinò verso i due, mortificata, scusandosi.
- ...Qui ci posso pensare io, a parte la Torre, stiamo tutti bene. - affermò Bianca, avvicinandosi a Nozomi e costringendola a rimettersi in posizione eretta, abbracciandola. - Sono cose che capitano, non potevi prevedere il tradimento di un uomo a te caro. - aggiunse poi, staccandosi da lei e osservandola negli occhi ambra – Pensate a salvare la bambina e state molto attenti. -

La brunetta annuì e ringraziò, voltandosi e osservando gli altri tre boss, che sembravano essere d'accordo con lei. Dopotutto, la priorità era salvare la sciamana prima che Stanford attuasse il suo piano. Dovevano solo sperare che Haynes stesse bene, non potevano lasciare che lo scienziato mettesse le mani su entrambi.

- Allora partiamo subito. - affermò Sirius.
- Aspettate. - l'albino richiamò la loro attenzione, perplesso. - Stanno arrivando i medici, dobbiamo prima medicare Nando – spiegò.
- Ma c'è tutto il tempo, non deve mica venire con noi. - il Notturno sembrava confuso, osservò il ragazzo mascherato con curiosità.
- Nando resta qui con te, no? - disse Nozomi, dando voce ai pensieri degli amici.
- Che stai dicendo, Nono? - Cristal alzò un sopracciglio e la sua espressione mutò, per la prima volta da quando erano arrivati in Alaska. - Io vengo con voi. -
- Eh? Ma non devi aiutare... c'è un'emergenza qui! - esclamò lei, confusa.
- Bianca e Livyen sanno esattamente come coordinare le più disparate situazioni, possono tranquillamente fare a meno di me. - spiegò lui, tornando ad essere severo – Siete voi che avete bisogno di una mano, considerando dove siete diretti. -
- Tra l'altro, l'avevo detto che la base di Stanford era in Italia. - aggiunse Nando, incrociando le braccia.
- … Probabilmente Haname e gli altri due l'avranno già trovata. - ipotizzò Duchesse, ricordandosi che la ragazza e gli altri due guardiani si erano messi all'inseguimento dei cloni.

- Ah, fratello! Mi ero dimenticata di dirti che gli upgrade dei compact sono pronti! - rivelò Biancaneve, raggiante.
Il Neveria finalmente incrinò il suo sguardo serio e freddo, lasciando posto ad un soddisfatto sorriso.
- Perfetto. Una buona notizia. - esclamò, voltandosi poi verso i presenti – Appena avremo concluso qui, partiremo subito per l'Italia. - portò la sua attenzione sul boss degli Sconosciuto – Dove si trova la base di Stanford? - chiese.
- No, aspetta. - Nozomi richiamò la sua attenzione, era abbastanza seria – Non possiamo andarci da soli, dobbiamo riunirci con gli altri. -
- Si erano divisi in due gruppi, a quanto ricordo. - Sirius alzò lo sguardo, pensieroso – Tre avevano seguito i cloni, gli altri erano diretti dagli Elektrica. -
- Andiamo alla base degli Elektrica, allora. - affermò lei, sicura. - Dove si trova? -
- Vicino Roma. - il boss degli Elegantia ammiccò, la loro prossima destinazione era decisa.



***



L'anziano aveva alzato lo sguardo oltre l'uscio, appena il giovane dai capelli verdi aveva varcato l'ingresso della sala.
Si alzò dalla sedia su cui era accomodato, con un ghigno si avvicinò al ragazzo e osservò il bambino assopito, che il ragazzo stava trasportando sotto il braccio.
Fece cenno di seguirlo e raggiunsero la saletta adiacente, posizionando il bambino su un lettino abbastanza scomodo, molto simile alle barelle utilizzate negli ospedali. Accanto a lui, un'altra bambina giaceva addormentata, i lunghi capelli rosa erano sciolti sul materassino bianco.
Clover II le lanciò un'occhiata, curioso. Dopotutto, erano entrambi creature particolari e dalle abilità fuori dal comune.


- Bene, bene. - lo scienziato iniziò a visitare Haynes, osservandolo da capo a piedi e controllando il suo corpo con interesse.
- Perchè non ne bastava solo uno? - chiese il verde, all'improvviso – Pensavo dovessi solo scoprire la verità riguardo le sette fiamme. -
- Ovviamente, userò la bambina per quello. - rispose l'uomo, continuando il suo lavoro con meticolosità. - Tuttavia, ho bisogno di un altro sciamano. - aggiunse poi, voltandosi verso Clover – Li hai uccisi tutti, abbiamo soltanto questi due. Sono molto preziosi, sai? -
- Certo. - rispose il verde, perplesso.
- Ad ogni modo, ho notato che questo bambino ha le fiamme più deboli delle femmina, perciò sarà utile all'altro scopo. -
- Cosa hai intenzione di farci? - chiese lui, curioso.
- Devi usarlo per raggiungere la Capitale Perduta. - si sistemò l'occhialino, osservandolo con serietà – Sono abbastanza sicuro che l'ultimo oggetto di cui ho bisogno si trovi lì. -
- Gli sciamani hanno qualcosa a che fare con quel posto? - chiese.
- Eh, Clover, in verità ti dico che gli sciamani sono gli unici a poter aprire le porte per quel luogo. - rivelò lui.
- D'accordo. Se pensi che l'oggetto che cerchi si trovi lì, andrò a prenderlo. - rispose il verde, con tono obbediente.
- E mentre tu svolgerai il tuo compito, io studierò questa bella bambina~ - ridacchiò, allontanandosi da Haynes e avvicinandosi a Lilium – Le sue sette fiamme saranno la chiave! -
- Una chiave? - chiese Clover, sempre più curioso.
Stanford sghignazzò fastidiosamente, poggiandosi sul lettino e osservando la piccola con uno sguardo inquietante.
- Ricordi cosa accadde al tuo predecessore? - chiese, voltandosi verso di lui – Quell'incredibile potere, scaturito dalla Madre e dal Seme! - agitò la mano, convinto – Cosa accade se uniamo la fiamma del cielo con quella della terra? - chiese ancora, avvicinandosi al verde e osservandolo negli occhi arancioni – Si apre la porta... per l'orizzonte! - esclamò, voltandosi di scatto e tornando vicino alla bambina.
- Horizon... - sussurrò lui, pensando al nuovo esperimento dell'uomo – Vuoi unire tutte le fiamme... e darle a lui? -
- IL CAOS! - urlò poi, continuando la sceneggiata melodrammatica – Unisci le fiamme e cosa ottieni? IL CAOS! Il potere che usarono quei due ragazzi, senza nemmeno rendersi conto di ciò che stavano facendo! Che enorme spreco! -
- ...Darai tutto questo al mio fratellino? - chiese lui, incerto.
- Tsk, non è certo tuo fratello. - Stanford si sistemò nuovamente l'occhialino, guardandolo torvo – Tu sei solo un guscio vuoto, ricordatelo. -

Il verde si morse il labbro, incerto. Cos'era quella sensazione che stava provando, in quel momento? Qualcosa di umano, di doloroso e immensamente fastidioso. Non sapeva esattamente di che sentimento si trattasse, ma non lo sopportava.

- Ad ogni modo, la nascita di Horizon è vicina. - disse lui, avvicinandosi ad un mobile e prendendo un flaconcino violaceo, voltandosi e arrivando nuovamente vicino a Clover, che lo afferrò con perplessità. - Fa il tuo dovere e usa il bambino per entrare nella Capitale Perduta. - disse lui, nuovamente serio – Quando Zon si sveglierà, avrà bisogno della sua arma~ Non vorrai lasciarlo tutto nudo, spero! -
- O-Ovvio che no... - rispose Clover, confuso e amareggiato.
- Bene! Allora ti conviene tornare con l'ultimo Hell Ring~ -

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Capitolo 34
*** Target 34 - Alleanza del Cielo ***


Target 34 – Alleanza del Cielo

cover

Una tetra atmosfera si era formata attorno al misterioso bozzolo, dal quale proveniva un suono simile a dei sospiri. Il respiro affaticato della voce lasciava presagire l'avvicinarsi del suo ultimo istante, probabilmente stava per sparire e chissà cosa ne sarebbe stato di lei.
Sopra l'umido pavimento, immerso nel nulla di un sogno dimenticato, la ragazzina dai capelli castani era ancora inginocchiata, davanti alla pietra che sorreggeva il bozzolo, sporca e crepata.
Non aveva il coraggio di parlare alla voce, temeva che qualsiasi cosa le avesse detto, avrebbe ottenuto una risposta triste.
Oppure, probabilmente, non ne avrebbe ottenuta alcuna.
Ormai non c'era più alcuna differenza tra i suoi sogni particolari, non riusciva più a capirne nessuno. Ricordò soltanto l'ultimo sogno con la prima famiglia dei Vongola, dove un G adirato aveva chiamato una donna con il suo stesso nome. Forse se l'era immaginato, o forse no.
Non ci stava dando alcun peso.

Restò ad osservare il bozzolo, quasi incantata, ma al contempo triste. Cosa sarebbe successo, di lì a poco?


***


Ex-Ten, Arashi, Kaito e Luca si trovavano seduti nell'enorme sala d'attesa dell'aeroporto, il futuro boss degli Elektrica aveva gli occhi fissi sul suo tablet, intento a risolvere alcuni problemi matematici come se stesse giocando a tetris in un momento di noia.
Erano tutti abbastanza seccati, Arashi invece sembrava nervosa, camminava a destra e a sinistra senza una meta, passando più e più volte davanti ai tre ragazzi seduti. Kaito era steso a terra a pancia in giù, agitava le gambe come una ragazzina stupida, mentre Luca era seduto scomposto su una sedia con il capo rivolto verso l'alto, per poco non si sarebbe addormentato.

Il secondo gruppetto non tardò ad arrivare, Haname, Shinji e Cloud oltrepassarono l'entrata per l'enorme sala e, una volta individuati gli amici con lo sguardo, si avvicinarono a loro a passo svelto.
- Eccoli, finalmente! - Kaito si alzò con un balzo, avvicinandosi ad Arashi, ferma in attesa che fosse raggiunta dagli amici, ormai quasi di fronte a loro.
- Scusateci, abbiamo dovuto fare diversi cambi. - disse la pioggia seria – E ci siamo anche svegliati tardi. -
- Non siete arrivati così tardi, non c'è bisogno di scusarti. - rispose Arashi, che indicò ai ragazzi le sedie dietro di lei.

In effetti, era meglio parlarne da seduti, perciò i tre si accomodarono sulle sedioline nere, mentre Ten metteva via il suo tablet e si voltava verso di loro, incuriosito.
E, a quanto pare, Cloud parve notarlo.
- Chi è lui? - chiese, secco.
- Lui è Ex-Ten! - rispose Kaito – Il futuro boss degli Elektrica. -
- E' il migliore amico di mio fratello. - aggiunse la rossa.
- Ah proposito, Masato e Arina? - chiese la pioggia, curiosa.
- Arina è stata chiamata da Juudaime, sono corsi alla magione... - spiegò Luca. Aveva un sorriso amaro, ma non sembrò voler dire altro.
- Capisco. Ad ogni modo, abbiamo alcune scoperte interessanti. - continuò lei, decisa a rivelare tutto ciò che avevano scoperto.
- Avete trovato il laboratorio? - chiese Kaito, curioso.
- Era pieno di cloni, abbiamo anche incrociato il vero Clover II... - disse lei, sospirando.
- ...Siete vivi per miracolo...? - Luca sembrò sudare freddo, osservando con insistenza la ragazza dalla chioma corvina.
- … In realtà non voleva attaccarci... ci ha solo invitati... ad andare via... - spiegò Shinji, imbarazzato.
- Non importa. - Cloud interruppe la conversazione, sembrava stanco e abbastanza adirato – La cosa importante è Horizon. -
- Horizon? - ripeté Ex-Ten, incerto.
- L'esperimento che Stanford sta conducendo. - Haname prese le redini del discorso, decisa a raccontare tutto – Sui documenti è anche indicato come Zon. Si tratta di un... cuore, o comunque un organo in una incubatrice, quindi è ancora in uno stadio iniziale... ma non si sa cosa potrebbe diventare. -
- … Respirare attorno a quell'incubatrice... era impossibile... - aggiunse la nebbia - … E' lui... che non mi fa vedere il futuro. -
L'ultima affermazione del ragazzo lasciò i presenti senza parole. Ten non ci capiva molto, ma comprese gli sguardi increduli di Arashi e degli altri.
- E non dimentichiamoci che si tratta del figlio di quei due. - affermò la nuvola, quasi ridacchiando.
- Ah... sì. - Haname si morse il labbro inferiore, quasi combattuta sul cosa dire - … Di Nozomi e Caesar... -

- EH? - Arashi, Kaito e Luca saltarono dalle loro sedie, increduli. Per quasi dieci secondi nessuno fiatò, avevano le bocche spalancate e le espressioni sconvolte.
- Nozomi ha avuto un figlio da Caesar??? - chiese Arashi, scuotendo il capo.
- Ma non era proibito??? Intendo, fare certe cose tra loro! - domandò Luca – C'era un taboo tra le loro famiglie! -
- Perchè boss ha fatto un figlio e non ce l'ha detto? - chiese Kaito, arrabbiato. - Dovevamo festeggiare! -
- No, ma poi, con Caesar?? Ma se non lo sopporta! - domandò il fulmine – Non le piaceva il Neveria?? -
- No, ma aspetta! - esclamò Arashi, passandosi una mano tra i capelli – Non è possibile. Non è mai stata incinta! Non ho visto nessun pancione! Non mi sono staccata da lei per più di un paio di giorni, non poteva certo nascondere una gravidanza!! -

- Infatti non l'ha certo partorito, idiota. - l'ammonimento della nuvola risuonò severa nel luogo – E' stato creato in laboratorio, con le cellule e il dna ottenuto dai due. -
- In laboratorio? - ripeté Arashi, incredula - … Quindi è stato quando li hanno rapiti, due anni fa... -
- Esatto. - Haname abbozzò un sorriso amaro, probabilmente felice che l'amica avesse compreso la situazione.
- Ad ogni modo... potrebbe trattarsi del ragazzo del mio sogno... - disse la rossa, pensierosa e preoccupata - aveva i capelli castani... e ho intravisto Nozomi e Caesar stesi per terra ai suoi piedi... i pezzi potrebbero combaciare... -
- E' quello che abbiamo pensato anche noi... quello che hai visto potrebbe essere il suo stadio finale. - ipotizzò la pioggia.
- Comunque, dobbiamo andare da Nozomi. - disse Arashi, sicura di sé – Dobbiamo riunirci e condividere tutte queste informazioni. -
- Sono andati alla base dei Neveria, giusto? - chiese Haname, ricordando la discussione di alcuni giorni prima – Ci conviene prendere il primo volo per l'Alaska. -
- Parte fra qualche oretta, se ci sbrighiamo riusciamo a fare i biglietti. - rivelò Ten, osservando i monitor posti in alto.


Il volo in questione sarebbe arrivato di lì a poco, perciò il gruppetto di guardiani, più il futuro boss, si diresse verso il check in. Avevano abbastanza risparmi per permettersi i biglietti, Duchesse aveva offerto loro un bel po' di contanti proprio in caso di situazioni simili.
Prima di raggiungere il banco, però, Ten aveva intravisto devi volti familiari in mezzo alla folla, afferrò il braccio di un Luca perplesso e indicò il centro della sala con il capo.
Luca adocchiò il gruppetto poco più in là e subito avvertì gli amici, che si diressero rapidamente verso il punto indicato.
Il gruppetto di boss e futuri boss, appena tornato dall'Alaska, si accorse con stupore del resto della combriccola, che si stava avvicinando rapidamente.

- Nozo! - urlò Arashi, arrivando di fronte alla brunetta, precedendo gli amici.
- Arashi? Ragazzi? Cosa ci fate qui?? - chiese lei, incredula, prima di venire abbracciata dalla tempesta.
- Stavamo per venire da te, ma ci hai preceduta! - esclamò lei, staccandosi poi dall'amica.
- … I guardiani si radunano sempre attorno al boss~ - affermò Duchesse, stringendo la mano del piccolo PonPon.
- Ehi boss! - il biondino salutò dapprima l'amica e poi i presenti, osservando lo Sconosciuto con perplessità. - Oh, c'è un tizio nuovo! -
- Oh, conosci già il mio nome. - rispose lui, ridacchiando – Ma potete chiamarmi Nando, boss degli Sconosciuto. -
- Anche da voi c'è un volto nuovo. - disse Nozomi, osservando Ex-Ten che sorrise, avvicinandosi. - Ma ti ho già visto... al mio compleanno, mi pare... -
- Sono Ex-Ten, futuro boss degli Elektrica! - si presentò lui – Piacere di conoscerti, Sawada! -
- E' un amico di mio fratello. - spiegò la rossa.

In quel momento, sembrò che la brunetta volesse dirle qualcosa. Aprì la bocca, poi la richiuse, l'aprì nuovamente per poi chinare lo sguardo, afflitta.
Arashi parve notarlo, poiché subito le chiese cosa avesse.
- … Devo dirti una cosa... riguardo tuo nonno... - la brunetta parlò a bassa voce, i boss dietro di lei sembrarono assumere espressioni più serie.
- Sì, lo so. - disse lei, assumendo anche lei un'espressione seria - Ha ucciso i miei genitori. -

Lo sguardo incredulo dei ragazzi appena arrivati, compresi Haname e Shinji, era impareggiabile.
- … Cosa...? - la brunetta aveva gli occhi fissi su di lei.
- E' così, più di dieci anni fa. - spiegò Ten – Siamo stati noi a condurre le investigazioni, importanti informazioni sparivano dai nostri database, a quanto pare le stava passando a Stanford, suo vecchio amico. -
- Fukada-san e Stanford sono amici?? - chiese lei, sconvolta.
- Già. Da anni, ormai. - rispose lui.
- Allora era vero, un traditore con i fiocchi. - Diamante si azzardò ad affermare, scuotendo il capo con disapprovazione – Tutta la storia del messaggio di Decimo era una sciocchezza. -
- Non lavora con i Vongola da più di dieci anni. - spiegò Ten, serio.
- Ma che schifoso- Sirius stava tremando di rabbia, agitando i pugni con energia – Quel maledetto s'è anche inventato che Undicesima era stata adottata! -
- Eh? Cosa? - Kaito strabuzzò gli occhi.
- Non ci avrai creduto, spero! - Arashi si rivolse alla brunetta, che assunse un'aria colpevole. - Ma... Nozo! - la rimproverò, con un tono severo.
- Ragazzi, torniamo alla sala d'attesa, qui siamo in mezzo alla folla e non è prudente. - consigliò Haname, ottenendo consensi.

Il gruppo si spostò nuovamente nell'enorme sala d'attesa, come al solito non c'erano molte persone e riuscirono a sistemarsi in un posticino isolato.
- Innanzitutto... dovremmo spiegare cos'è successo al laboratorio. - disse la pioggia, alzandosi in piedi.
- Allora il laboratorio era davvero in Italia! - Sirius sospirò – Abbiamo fatto tutta quella strada per nulla... -
- Cos'è successo? - chiese la mora, perplessa.
- Il signor Fukada ci ha mandati negli Stati Uniti a cercare un ipotetico laboratorio. - spiegò Duchesse, calma – Ma era una trappola. -
- No, il laboratorio si trova qui, ci siamo stati noi! - esclamò lei, preoccupata – Abbiamo trovato una cosa incredibile. - aggiunse.
- Cosa? - chiese Nozomi, curiosa.
- Horizon. - rivelò Shinji. - Il nuovo esperimento di Stanford. -
- Sentite. - intervenne la rossa – Lasciate spiegare me prima che si formino malintesi, come prima. -
- Ma... - Haname osservò l'amica con perplessità.
- Allora. - si rivolse a Nozomi - Hai presente quando tu e Caesar-pappa-di-cane veniste rapiti due anni fa? - chiese.
- … Sì. - rispose lei, pensierosa.
- Ecco. Vi ha preso il dna o qualcosa di simile, l'ha unito e ci ha fatto una creatura, che a quanto pare è ancora allo stato primario. -
- E sembra un cuore palpitante, chiuso in un'incubatrice. - aggiunse Haname.
- ...EH? Ha unito il dna mio e quello di Caesar?? - Nozomi strabuzzò gli occhi, ma non era la sola ad essere sconvolta. Anche gli altri boss erano sorpresi da quella notizia.
- Ma... non era un taboo? - chiese Sirius, sudando freddo - … Non possono avere legami simili... o figli... -
- E' quello che ho detto io. - disse Luca, offeso.
- Appunto. Stanford ha ottenuto una sorta di figlio. - spiegò la rossa.
- E... non mi fa vedere il futuro... - aggiunse Shinji.
- Ipotizziamo possa essere il ragazzo del mio sogno. - continuò Arashi.
- Certo, certo, e se ti avvicini ti viene la nausea e ti senti male. - aggiunse Cloud, seccato – Andiamo avanti, o non la finiamo più con queste inutili spiegazioni. -
- Beh, a parte rivelare di Zon e di Fukada-san... c'è altro? - Haname sembrò rimuginarci su.

- Sì... c'è altro... - stavolta fu Nozomi a parlare, richiamando l'attenzione dei presenti - … Fukada-san ha attaccato la Torre Bianca... e ha portato via Lilium. -
- No! - esclamò la pioggia, preoccupata.
- Bene. Vi siete fatti fregare. - la nuvola guardò altrove, rassegnata.
- Non sono i soli... - Luca lanciò uno sguardo ad Arashi e Kaito, sospirando. - Mia sorella e Masato... sono stati richiamati urgentemente da Juudaime, per questo sono andati alla magione... e abbiamo deciso di portare Haynes lì… -
- No! Non dirlo! - Nozomi saltò dalla sedia, osservando uno ad uno i presenti.
Arashi sospirò.
- Clover II, il vero, ha preso Haynes. -

Il silenzio calò di prepotenza, mentre Nozomi tremava di rabbia, in piedi, davanti a tutti.

- Al laboratorio. - suggerì Haname, osservando tutti – Dobbiamo correre lì. -
- Non dovremmo avvisare Decimo? - chiese Diamante.
- Credi di riuscirci? - Ex-Ten la osservò con serietà – Tutte le basi sono sotto attacco dai cloni, le comunicazioni sono state interrotte. -
- Mi chiedo come facciano a nascondere degli eventi di tale portata... - Nando alzò lo sguardo verso uno schermo, una signora conduceva il telegiornale discutendo riguardo la crisi del mercato.

- Ad ogni modo – intervenne Cristal – Dobbiamo fare l'upgrade dei compact. Datemi i vostri. - disse lui, tirando fuori dal suo zaino un dvd e un piccolo aggeggio rettangolare sul quale posizionava i compact e li collegava tramite un filo.
- Wow, interessante! - Ten si avvicinò di soppiatto, accovacciandosi accanto all'albino ad osservare la tecnologia dei Neveria.
- Ma in cosa consiste questo up-coso? - chiese Kaito, curioso.
- Vi avevo già detto che c'era uno slot vuoto, no? - chiese lui, osservando i presenti – Bene, adesso avete l'oggetto mancante. -
- Waaa! E cos'è? - il biondo non stava più nella pelle, si alzò dalla sedia e iniziò a saltellare.
Sembrò che la tensione di poco prima fosse svanita, nonostante la situazione ancora critica.
- Le Shinuki Wings. - rivelò l'albino.
- Cos- wings? - chiese Arashi, perplessa. - Sembra un nome preso da anime con maghette. -
- Non c'è nulla di così inusuale, abbiamo unito la parola “shinuki” alla parola inglese “ali”. -
- Ma quindi sono... ali? - chiese Nozomi, perplessa. - Cioè... servono a volare? -
L'albino alzò lo sguardo verso di lei e la osservò quasi divertito.
- E cosa vorresti farci con delle ali, altrimenti? -
- Ehm... - la ragazzina sembrò arrossire per la figuraccia.
- Sono ali formate dalla nostra shinuki? - chiese Haname, curiosa.
- Esatto. Il funzionamento è un po' difficile, ma nulla di impossibile. -

- Ah proposito! - la brunetta si voltò verso i guardiani, quasi preoccupata – Non avete già usato la armor, vero? -
- Noi no. - rispose Haname, lanciando uno sguardo alla nebbia e alla nuvola – Io e Cloud abbiamo usato l'arma, però. -
- Nemmeno noi. - disse la tempesta – Anche Kaito e Luca hanno solo usato l'arma. -
- Per fortuna! E avete anche usato già le armi? Ma, Arashi, tu no? - chiese la Vongola.
- Nemmeno io... - disse Shinji.
- E tu? - chiese Kaito, curioso.
- Io sì. - rispose lei.
- Oh! La nuova arma del boss! Voglio vederla!! - i suoi occhi iniziarono a brillare.
- Poi la vedrete. - annuì, con sicurezza. - Ad ogni modo... volevo dirvi una cosa riguardo l'armor. -
- Non doveva essere la divisa da cerimonia? - chiese Luca, perplesso.
- Sì, quella con la mantellina! - disse il sole.
- Certo, però ci sono delle cose in più. - la brunetta spiegò ai presenti riguardo l'idea delle ricetrasmittenti, con l'auricolare nell'orecchio e la spilla come microfono.
- E' un'idea interessante! Così possiamo tenerci in contatto! - Haname sorrise raggiante, proprio mentre Cristal restituiva loro i compact aggiornati.

I membri dell'undicesima famiglia non erano i soli ad aver ottenuto i loro compact aggiornati, il Neveria ne donò anche agli altri boss, poiché avrebbero partecipato a degli scontri difficili.
Dopo che ognuno ricevette il proprio compact aggiornato, tornarono tutti ai loro posti. Duchesse riprese PonPon in braccio, stranamente teso e sull'orlo del pianto. La donna cercò di calmarlo stringendolo con dolcezza, nonostante avesse le lacrime agli occhi.
Il piccolo era rimasto stretto a lei per tutta la durata del viaggio, il boss degli Elegantia si era inaspettatamente offerta per occuparsi di lui e, a quanto pare, non se la cavava male con i bambini.

- Sentite. - Ex-Ten era tornato al suo posto, pensieroso – Non vedo altre alternative se non andare noi stessi a salvare i bambini. - propose.
I presenti restarono in silenzio, i guardiani dell'undicesima famiglia dei Vongola sembravano un po' combattuti.
- Non che mi aspettassi degli aiuti. - disse Cristal, sedendosi al suo posto e mettendo via l'aggeggio poco prima usato.
- Tuttavia pensavo... noi sette boss... e futuri boss, dovremmo avere un qualcosa che ci faccia riconoscere. - disse lui.
- Eh? Cosa, esattamente? - Diamante alzò un sopracciglio, scettica.
- Per esempio, un nome, che distingue il nostro... particolare gruppetto. - spiegò – Dopotutto è inusuale che i Neveria e gli... Sconosciuto, giusto? - chiese, volgendosi verso Nando, che annuì - ...insomma, è inusuale che queste due famiglie collaborino con noi. -
- Sì può anche fare! - affermò Sirius, incuriosito.
- Ma cosa cambia? - Diamante era sempre più scettica.
- E' una cosa simpatica, perchè no. - disse Duchesse, lisciandosi i lunghi capelli corvini – Amo queste cose. - aggiunse poi – E quindi? Che nome diamo a questa “alleanza”? -
- Alleanza del Cielo? - suggerì Cristal, mentre osservava i presenti con attenzione.
- Ehi, sembra banale ma lo trovo figo! - Ten schioccò le dita, entusiasta.
- Quindi noi sette siamo l'Alleanza del Cielo? - domandò Sirius, curioso.
- Oh, piace anche a me! - esclamò Haname, sorridendo dal suo posto.
- Ehi, non dovremmo anche avere un leader? - chiese il Notturno, guardandosi attorno – Di solito questi gruppi hanno sempre un leader! -
- Io suggerisco Cris-kun. - intervenne Nozomi, chinando il capo con imbarazzo, mentre l'albino stupito portava la sua attenzione su di lei - … E' forte... intelligente... ed è un bravo stratega... insomma, ce lo vedo come boss... - spiegò.
- Mhhh io propongo me stesso! - Sirius saltò in piedi, portando un pugno al petto – Chi non mi vorrebbe come boss? Sono un genio! E poi i Notturno sono sempre stati ottimi leader~ -
- E' solo apparenza, in realtà sei un fifone. - Diamante voltò lo sguardo altrove, mentre il ragazzo sembrasse volerla strozzare.
- Sentite, visto che i Vongola sono il fulcro delle nostre famiglie, perchè non scegliere Sawada? - propose Ex-Ten.
- Eh-EH? - Nozomi sussultò dalla sedia, incredula – No, aspettate-
- Voto a favore. - Duchesse sorrise quasi malignamente, spaventando la brunetta.
- Per me va bene tutto. - Nando scrollò le spalle, restando in disparte.
- Allora è deciso, Nono-chan sarà la leader. - Cristal concluse la conversazione, il suo sguardo sembrava soddisfatto.
- ...oh... - la Vongola non sapeva cosa dire, si limitò a ridacchiare – uh-uhm dopotutto c-come fareste senza di me? Ahahahah! - portò le mani ai fianchi, ridacchiando con gusto e con il viso rosso voltato altrove.
Arashi e gli altri guardiani la osservarono con perplessità e confusione, increduli riguardo la sua strana e inusuale reazione.

Un pianto all'improvviso echeggiò nella sala.
Il piccolo PonPon era infine scoppiato a piangere, nemmeno le coccole di Duchesse riuscirono più a tenerlo calmo.
Haname si alzò rapidamente, avvicinandosi al piccolo e prendendolo in braccio.
- Che c'è? Perchè piangi? - chiese, preoccupata.
- … ho paura... - farfugliò il piccolo, singhiozzando – ...il figlio cattivo di Nozo-mama e Sese... -
- Eh? Figlio cattivo? - la Vongola si avvicinò a sua volta al bambino, incredula. - Io non ho figli! -
- Ma PonPon viene dal futuro! - esclamò Luca.
- Sese... intende Caesar? - ipotizzò Arashi – Allora parla... di quella “cosa” che avete visto al laboratorio? -
- Parli di Horizon? - chiese Haname, confusa, ottenendo un cenno del capo da parte del bambino. - Quindi... nel futuro distruggerà tutto? -
- No... - il piccolo scosse il capo – Tutti nanna... -
- Nanna? Vuoi dire che dormono? - chiese Sirius, grattandosi il capo.
- La fiamma... tutti nanna... sempre e sempre... -
- E come ci riesce? - chiese Nozomi, spaventata – Come addormenta tutti? -
- La fiamma.... - disse lui - la fiamma del Caos... -

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Capitolo 35
*** Target 35 - Lo specchio della nebbia ***


Target 35 – Lo specchio della nebbia

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Il sole si stava già levando all'orizzonte, quando tutti i ragazzi si erano ritrovati nascosti dietro l'edificio in costruzione, riparati alla vista di alcuni seccatori dai capelli verdi, che pattugliavano l'ingresso del laboratorio di Stanford.
Lo stesso nascondiglio venne utilizzato alcuni giorni prima da Haname, Shinji e Cloud, nella loro missione all'inseguimento dei cloni, per questo motivo i tre già sapevano come muoversi nei dintorni e avevano esposto le loro idee al resto del gruppo.
Non sembravano esserci altri pericoli, all'infuori dei cloni presenti. Non avevano idea di dove si trovasse Clover II, il vero, non sembrava essere nelle vicinanze perciò decisero di fare irruzione nella struttura per salvare i due bambini rapiti.

Haname si ricordò un particolare importante riguardo le abilità dei cloni, ridotte a un quarto dell'originale e impossibilitati a usare la fiamma della nebbia. Erano facilmente ingannabili, potevano infatti essere sconfitti rapidamente.
- Li posso prendere a pugni uno per uno! - esclamò Kaito, ardendo di passione. La voglia di combattere la si leggeva nello sguardo.
- E io posso usare la mia katana! - aggiunse Sirius, dando man forte al guardiano del sole.
- Quindi ci tocca sconfiggerli tutti? - chiese Nando, osservando oltre le mura del loro nascondiglio e seguendo con lo sguardo alcuni cloni.
- Ci metteremo un po', ma forse è la soluzione migliore. - Haname lanciò uno sguardo ad Arashi, entrambe annuirono complici.
Erano molto più forti dei nemici, nonostante la superiorità numerica sarebbero comunque stati capaci di sconfiggerli senza problemi, per questo non avevano alcun timore. In fondo, si trattava di una missione di salvataggio.

- Forse sarebbe meglio di no. - intervenne Nozomi, pensierosa. Anche la brunetta stava osservando i cloni, sembrava stesse rimuginando su qualcosa.
- Uh? Come sarebbe a dire “no”? - il suo braccio destro la squadrò con perplessità, probabilmente chiedendosi cosa avesse in mente.
- Intendo, dobbiamo pensare subito ai bambini. - si voltò verso i presenti, preoccupata – Se ci sentissero arrivare potrebbero portarli altrove o far loro del male per ricattarci. - spiegò.
- Non hai tutti i torti. - Duchesse annuì, concordando con la spiegazione della Vongola.
- Forse sarebbe meglio entrare di nascosto e salvarli. - propose Cristal, osservando la brunetta.
Nozomi si voltò verso Shinji, curiosa.
- … Saresti capace di nasconderci ai loro occhi? - chiese.
La nebbia era stupita da quella richiesta, ma i suoi occhi iniziarono a brillare e un accenno di sorriso era visibile sul suo volto.
- Sì... posso farlo. - rispose lui.
- Beh, se sono così deboli non si accorgeranno della nebbia. - disse Diamante, agitando rapidamente i ventagli per darsi un po' di freschezza.
- E se ci sono dottori, non ci noteranno minimamente. - Haname sembrò avere una rivelazione, annuendo a sé stessa.
- Avete fatto così, la volta scorsa? - chiese Luca, curioso.
- Oh, no. Non sapevamo ancora che i cloni fossero deboli... - rispose la pioggia.
- Beh, a parte Stanford e i cloni, dovremmo stare attenti anche a Horizon. - aggiunse Arashi, sicura.
- Ho visto anche dei robot... - rivelò Shinji, quasi assorto nei suoi pensieri.
- Robot?! - Ex-Ten portò l'attenzione sul bruno, curioso. - Che genere di robot?? -
- No... era... un uomo, ma aveva un braccio meccanico... e anche le gambe... - spiegò lui. - Lo vidi salire su un furgoncino, alcuni giorni fa... -
- Wow, un androide! - il futuro boss degli Elektrica sembrava molto interessato all'argomento.
- Un uomo... con un braccio e le gambe meccaniche? - ripeté Sirius, incredulo. - Ma non era quell'uomo che abbiamo incontrato in America? -
- Avete incontrato un androide in America?? - chiese Ten.
- … Miles... - Nozomi sospirò.
- Miles...? Victor Miles?? - Luca sembrò ritrovare il filo del discorso, voltandosi verso la brunetta – QUEL Victor Miles? -
- No, aspetta. Il tipo che aveva ucciso i genitori di Luca e Arina? - chiese Arashi, perplessa. - Non era caduto da un palazzo? -
- Si è salvato. - rivelò Cristal.
- Anzi, Stanford l'ha salvato. - aggiunse Diamante.
- E lui è diventato il suo finanziatore. - Nando ridacchiò, probabilmente per la situazione ironica.
- Oh, che coincidenze. - Cloud sbuffò, annoiato.
- Quindi Miles era stato trasformato in androide... - Ten sembrò rimuginarci su – Beh, che lui era il finanziatore si sapeva, dopotutto Clover è stato basato su Trevis. -
- Ah, il ragazzo ucciso! - esclamò Haname, ricordando ciò che accadde due anni prima.
- Non capisco, c'è qualche collegamento che mi sfugge? - chiese Arashi, confusa.
- Trevis è il figlio di Miles. - rivelò la Vongola, lasciando i suoi guardiani senza parole.
- … Ha venduto suo figlio? - chiese Arashi, con uno sguardo abbastanza irritato.
- Ha venduto suo figlio. - ripeté la brunetta.

- Non stavamo parlando del piano per salvare i bambini? - Diamante interruppe la discussione, sorridendo quasi forzatamente, cercando di riportare l'attenzione sull'argomento principale. - Il guardiano della nebbia dovrebbe essere in grado di farci entrare tutti dentro. -
- Tutti? Ma siamo troppi anche per lui! - esclamò Sirius, perplesso.
- Non andremo tutti. - spiegò la brunetta, decisa – Ci divideremo in tre gruppi, due si posizioneranno alle entrate del palazzo, mentre l'ultimo andrà alla ricerca dei bambini. - spiegò.
- Oh, sembra un piano fattibile. - Nando annuì, concordando.
- Io preferirei aspettare qui. - Duchesse indicò il piccolo PonPon, ancora stretto a lei e abbastanza scosso.

La mattina prima, il piccolo aveva rivelato qualcosa di abbastanza particolare, riguardo una nuova fiamma del coraggio di morire, la quale aveva il potere di addormentare per sempre le persone. Esisteva davvero qualcosa di simile? Com'era possibile? Se Zon possedeva davvero quella fiamma, erano tutti realmente in pericolo.

- Ehm... anche io vorrei restare fuori... - Luca arrossì, tutti sapevano che era un fifone e cercava di evitare le battaglie, perciò le sue intenzioni erano abbastanza evidenti.
- Anche io resterò qui con loro. - stavolta fu Ex-Ten a parlare, il suo sguardo era abbastanza deciso – Non so combattere, avrei bisogno dei miei macchinari, perciò sarei solo d'intralcio. Posso aiutarvi in altri modi. -
- D'accordo. - la brunetta annuì, osservando i tre e accettando di buon grado la loro decisione. - Voi tre restate qui, in caso di pericolo Luca può usare il suo compact con lo scudo, di cui mi ha parlato ieri... -
- C-certo! - il fulmine si portò sull'attenti, annuendo.
- Arashi, Cloud e Sirius saranno il gruppo frontale, in modo da far casino se qualcosa va storto. - disse lei, osservando i tre.
- Io non prendo ordini da nessuno. - la nuvola la guardò torva e la brunetta alzò gli occhi al cielo.
- Ehi, non dovresti seguire gli ordini del tuo boss? - chiese Sirius, perplesso.
- Non è il mio boss. - rispose lui.
- Ma ti pare il momento di discutere? - la rossa si voltò verso Cloud, osservandolo con severità – Smettila di fare l'idiota. -
- Fa come ti pare. - la brunetta scrollò le spalle, i loro sguardi si incrociarono per un istante, prima che lui distogliesse gli occhi, scuotendo il capo e sospirando.
- Chi me l'ha fatto fare. - bisbigliò.
- Kaito, Haname e Nando-san attaccheranno invece da dietro. - continuò lei, portando infine l'attenzione sul guardiano della nebbia – Io, Shinji, Cristal... e Diamante, andiamo dentro. -
- Eh? Come mai ti porti l'idrante con te? - chiese il sole, perplesso.
- Mi chiamo Diamante! - urlò lei, probabilmente stufa della solita situazione.
- E' piccola e veloce, abbiamo bisogno di muoverci rapidamente. - disse la brunetta, chiudendo il discorso.
- Ehi, che ne dite di usare l'armor con le ricetrasmittenti per restare in contatto? - chiese Kaito, emozionato.
- Ci stavo giusto pensando. - Nozomi annuì, sorridendo. - Direi che ci conviene andare, sono passati già un paio di giorni o poco più, dobbiamo sperare in bene. - il suo sguardo tornò serio, voltato verso il laboratorio.

I sette membri dei Vongola usarono i loro compact all'unisono, tranne Cloud, il quale lo tirò svogliatamente fuori soltanto dopo qualche minuto.
Esattamente come Cristal aveva loro detto, i vestiti che stavano indossando svanirono sotto un manto di nebbia mischiata alla loro fiamma principale, il miscuglio di luci colorate si attaccò e modellò al loro corpo, prendendo la forma che avevano precedentemente stabilito nei loro pensieri.
Tutti e sei i guardiani vestivano adesso di un completo giacca e cravatta color grigio scuro, con una mantellina colorata a seconda del loro elemento. Il boss, invece, indossava l'abito cerimoniale bianco, con il lungo mantello e i capelli legati in due codine sul capo.

- Oh, ma cambia anche l'acconciatura? - chiese lei, voltandosi verso i suoi amici e notando che Arashi aveva una lunga coda di cavallo sul lato sinistro del capo, mentre Haname aveva i capelli sciolti.
- L'aspetto è uguale nella sua completezza. - rispose l'albino – Probabilmente, senza accorgervene avete anche immaginato le eventuali pettinature. -
- E' interessante, non pensavo funzionasse... - disse Arashi, lisciandosi il lungo ciuffo di capelli scarlatti.
Il sole si portò le mani vicino all'orecchio destro, toccandoselo con insistenza.
- Sì... sì, c'è qualcosa qui! - disse lui.
- La ricetrasmittente! - Haname sorrise.

All'improvviso, l'aria attorno a loro era diventata stranamente densa, era quasi impercettibile, ma fiamme della nebbia si stavano radunando attorno a Shinji. Il giovane, stringendo il compact tra le dita, lasciò sprigionare un'immensa luce abbastanza accecante, che costrinse il gruppo a indietreggiare e voltarsi.
Sperando che i cloni in lontananza non abbiano notato lo strano avvenimento, i ragazzi si ritrovarono infine ad osservare la luce disperdersi e il guardiano della nebbia in piedi davanti a loro, possedeva tra le mani un enorme specchio circolare decorato, dal quale fuoriuscivano alcune rune circondate da fasci bluastri.

- Inverse//Reverse. - disse lui, mentre i suoi occhi, illuminati di un colore indaco, osservavano lo specchio con attenzione.

- Wow, l'arma di Shinji è uno specchio! - Kaito strabuzzò gli occhi, incredulo.
- Uh, è un arma interessante. - disse Nando – Con quello puoi comandare meglio le tue fiamme, inoltre puoi osservarti attorno. -
- Sembra quasi il monocolo di Daemon Spade. - notò la brunetta, curiosa – Forse ha le stesse capacità... -

Il giovane illusionista portò lo specchio davanti a sé, sulla sua superficie si visualizzò l'ingresso dell'edificio, abbastanza isolato, nel quale i quattro sarebbero dovuti entrare.

Vongola: Riflesso Corrotto

Nozomi, Cristal e Diamante, quest'ultima con un po' di riluttanza, si avvicinarono al ragazzo, che stava sprigionando fiamme indaco intorno tutto il perimetro. Tenendo stretto il suo Inverse//Reverse, Shinji sarebbe stato in grado di portarli nel cuore del laboratorio, passeggiando con tranquillità come se fossero invisibili.
Lasciarono i due gruppi, già posizionati e pronti in caso di emergenza, composti da Arashi, Cloud e Sirius all'entrata, Kaito, Haname e Nando sul retro.

Se c'era una situazione più ansiosa di quella, non l'avevano ancora vissuta.
Dopo aver varcato l'uscio, i quattro ragazzi stavano camminando lentamente lungo il corridoio principale, Shinji davanti a loro seguiva le immagini sul suo specchio, orientandosi tra le stanze e facendo slalom tra i cloni, che passavano accanto a loro come se niente fosse.
La principessina trattenne il fiato diverse volte, guardandosi attorno sospettosa e osservando i nemici con la coda dell'occhio.
Cristal sembrava il più tranquillo, ma era impossibile esserne certi. La sua espressione era imperturbabile, seria e distaccata come sempre, guardava davanti a sé seguendo la nebbia, ma ogni tanto lanciava qualche sguardo alla brunetta, quando lei si voltava verso il giovane, abbozzando un sorriso forse per rassicurarla.
Nozomi non sembrava spaventata come Diamante, tuttavia il suo sguardo circospetto continuava a volgersi attorno a lei, lanciando occhiate severe ai tanti Clover che passavano e notando come fossero poco somiglianti all'originale. Le loro espressioni erano spente, come il primo Clover, nonostante il secondo fosse molto vivace ed espressivo.

Quasi sussultando, ma cercando di non far rumore né lasciarsi sfuggire alcun gemito, la brunetta tirò a sé il guardiano afferrandolo per la maglietta, costringendolo a fermarsi. Un clone era appena uscito dalla porta alla loro destra e gli passò davanti, diretto verso il lato sinistro del corridoio.
- … Grazie... - sussurrò lui, tornando ad osservare lo specchio - … stavo guardando qui... non l'avevo notato... -
- Stiamo attenti... - disse lei, tirando un sospiro di sollievo.
Anche la biondina sembrò sollevarsi, si asciugò il sudore e cercò di non tremare davanti agli altri.

- E' qui. - Shinji guidò il gruppetto dentro una stanza, la quale aveva la porta socchiusa. Era piena di scaffali con strani medicinali al loro interno, c'erano due barelle al centro della sala e una bambina dai capelli rosa era stesa su una di queste.
Nozomi si affrettò a raggiungerla, controllando se respirasse.
- E' viva! -
- Dobbiamo trovare l'altro. - disse Cristal, avvicinandosi alla bambina e prendendola in braccio.

I quattro uscirono rapidamente dalla stanza, camminando quatti per i corridoi e guardandosi attorno, controllando nelle stanze adiacenti.
- Dove possono aver portato Haynes?? - chiese la brunetta.
Continuarono a camminare per il primo piano, superando alcune farmacie e altrettante stanze inutilizzate.
- … L'hanno portato via... - disse la nebbia - … Horizon... non è qui... -
- Va bene, ma noi cerchiamo lo sciamano. - disse Diamante, nervosa quasi più di prima. - Pensiamo prima a lui. -

Alcuni voci preoccupate echeggiarono dietro di loro, i quattro si voltarono verso i cloni preoccupati, che si radunavano verso il punto da dove i ragazzi erano venuti.
- La sciamana! - urlò uno, perplesso.
- Dov'è? - chiese l'altro.

- Shinji! - disse invece Nozomi, voltandosi verso di lui – Non l'hai nascosta? -
- … La stanza è lontana... stavo pensando a noi... - spiegò lui, imbarazzato.
- Ma... ma! - Diamante sembrò infuriarsi – Adesso il piano è andato in fumo! Ci troveranno! -
- Dobbiamo andare... - disse la nebbia, osservando lo specchio.
- No, manca Haynes! - contestò la Vongola.

I cloni attorno a loro continuavano ad aumentare pericolosamente di numero e Shinji sembrava abbastanza preoccupato.
- Per ora usciamo, o rischiamo di essere scoperti. - consigliò Cristal.
La brunetta si voltò in giro, sperando di intravedere il bambino sano e salvo da qualche parte, tuttavia vide solo ragazzi dai capelli verdi, che continuavano ad arrivare dall'esterno.
Il suo sguardo si fermò su di un grande scaffale in metallo, posizionato accanto ai bagni. Era semi vuoto, c'erano solo delle boccette di vetro e qualche libro.
- Nono, dobbiamo andare. - incalzò il Neveria, attirando l'attenzione della ragazzina – … Tutto ok? -
- Uh... Sì, scusami. - disse lei, scuotendo il capo e raggiungendo il suo guardiano della nebbia - … Usciamo un attimo, ma torneremo per Haynes. - affermò, quasi come se fosse un ordine.

I guardiani presenti nei tre gruppi all'esterno poterono facilmente udire la conversazione, infatti si erano già radunati tutti nel loro “nascondiglio”, la struttura abbandonata a pochi metri dal laboratorio, dove ben presto arrivarono anche Shinji e gli ultimi tre.
L'albino si inginocchiò, la sciamana ancora tra le sue braccia, iniziando a scuoterla dolcemente cercando di svegliarla. Anche la bruna si avvicinò, prendendole una mano e chiamandola per nome.
- Lilium! Ti prego, svegliati! -

- Uh...? -
La flebile voce della rosea sciamana rasserenò i presenti e Nozomi l'abbracciò quasi d'istinto, felice.
- Lilium! Stai bene! -
- … Oh... sì... - disse lei, mettendosi in posizione eretta, notando di essere ancora tra le braccia dell'albino e arrossendo lievemente. - Io... dove... ? -
- Ti abbiamo portato fuori di lì. - disse Kaito, sorridendole.
- Ti ha fatto qualcosa? Sicura di stare bene? - chiese Haname, preoccupata.
- No... cioè, non so cosa mi ha fatto... - rispose lei, confusa – Forse... ha studiato le mie fiamme con quel macchinario... -
- Quale macchinario? - chiese Cristal, perplesso – Non c'era nessun macchinario, nella stanza dove ti abbiamo trovata. -
- Ma poi era anche lasciata lì, in bella vista. - Diamante parve pensierosa.
- Probabilmente Stanford ha portato via il macchinario. - ipotizzò Ex-Ten.
- ... Non c'erano nemmeno dottori in giro, solo cloni... - disse Shinji.
- … E se fosse fuggito? - chiese Nozomi, alzando lo sguardo verso i presenti. - Però... perchè lasciare Lilium? -
- Perchè la trovassimo. - azzardò Cloud, osservando i presenti con sguardo di superiorità – Ha già ottenuto ciò che voleva, non le serviva più. -
- E Haynes?? Dove l'ha portato?? - chiese la Vongola, spaventata. - Dobbiamo trovarlo! -

La sciamana sembrava abbastanza confusa, si portò una mano tra i capelli, massaggiandosi il capo.
- Uh... Haynes...? Non è lì... - disse lei – E' con Clover... alla Capitale Perduta... -
- Capitale Perduta? - ripeté Duchesse, interessata – Cos'è? -
- … un luogo antico... apparteneva ai primi abitanti... - spiegò lei – Si trova nascosta... nelle foreste, in Brasile... -
- E ha portato il bambino lì? - chiese Sirius, perplesso.
- Forse Stanford vuole usarlo per entrare in questo posto? - chiese Nando, pensieroso – A quanto pare, facendo parte della popolazione antica, gli sciamani possono entrarci. -
- Più o meno... - rispose Lilium, imbarazzata - Non sappiamo molto di quel luogo... -
- Bene, Stanford ci è sfuggito di nuovo e hanno portato Haynes in Brasile. - Arashi sospirò, portando l'attenzione su Nozomi. - Cosa facciamo? -
- Se volete... posso portarvi lì. - disse Lilium, cercando di alzarsi in piedi, aiutata da Cristal e Haname.
- Ehi, attenta! Sicura di star bene? - Luca si avvicinò rapidamente, dandole una mano anche lui.
- Se vogliamo arrivarci velocemente, ho un'idea. - Ex-Ten estrasse il suo cellulare dalla tasca, iniziando a strusciare il dito sul touch screen – Ho un jet nel nostro aeroporto privato, potremmo prendere quello, saremo lì in un batter d'occhio! -
- Oh, e adesso ti fai uscire questa notizia? - chiese Arashi, ironica.
- Beh, adesso ci serve. - rispose lui, alzando un sopracciglio con perplessità.

Finalmente Lilium era rientrata nel gruppo, ma il cugino mancava ancora all'appello. La loro prossima meta era la foresta amazzonica, in cerca di rovine dimenticate dal tempo.

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Capitolo 36
*** Target 36 - La decisione di Decimo ***


Target 36 – La decisione di Decimo

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Non riusciva a lasciarsi dietro il peso dei suoi errori, i suoi pensieri continuavano a confonderle la mente, già abbastanza provata. Dentro di lei c'era ancora lo spavento di essersi ritrovata difronte al loro nemico, senza possibilità di scampo e la terribile prospettiva di stare per morire.
Tuttavia non erano morti, sia lei che Masato erano riusciti a scamparla, l'illusionista aveva preso lo sciamano e se n'era andato, lasciandoli in mezzo alla stradina di un vicolo, da soli e spaventati.
Masato non sapeva combattere, ma la donna possedeva degli artigli e alcune conoscenze in merito, purtroppo però non era minimamente alla sua altezza e qualsiasi resistenza sarebbe stata vana, com'era infatti accaduto.

Continuava a trascinarsi dentro i sensi di colpa, mentre l'uomo biondo li scortava lungo il passaggio segreto che conduceva all'interno della magione.
Masato aveva più volte dato qualche pacca sulla sua spalla, cercando di attirare la sua attenzione e di strapparle un sorriso. La bionda aveva alzato il capo verso di lui, i suoi occhi verdi puntati sull'uomo occhialuto, i loro sentimenti espressi in uno sguardo.
- Avanti... non pensarci più. - disse lui – Non è stata colpa tua, non potevamo farci nulla. Ci ha teso una trappola. -
- E' difficile non pensarci. - sospirò, afflitta.

- Ehi, cosa sono quei musi lunghi? - l'uomo biondo si voltò verso di due, osservandoli con serietà, quasi paterna.
- ...Dino-san, mi dispiace. - Arina chinò il capo, abbastanza mortificata.
L'uomo portò una mano sulla testolina della ragazza, arruffandole dolcemente i capelli color cenere.
- Smettila di essere così giù. - disse poi, riprendendo a camminare, scortando i due.

La donna non sapeva cosa pensare, era ancora abbastanza scossa e si sentiva colpevole di ciò che era accaduto al bambino. Tuttavia, decise di ascoltare i consigli di Masato e Dino, alzando il capo e assumendo un'espressione già più seria, decisa a non mostrare a Decimo quello sguardo triste.
- Come mai Decimo mi ha chiamata? - chiese poi, abbastanza nervosa e non sapendo cosa aspettarsi.
- Quando arriveremo, lo saprai. - il biondo le sorrise, mentre percorrevano il corridoio in pietra dall'aspetto molto antico.

Subito dopo essere arrivati in Sicilia, i due si erano diretti verso la città dov'era situata la base dei Vongola. Il loro obiettivo era proprio la grande magione, purtroppo sotto attacco dei cloni di Clover, così come le basi delle famiglie alleate e non. Proprio prima di raggiungere l'ingresso, i due furono fermati dal biondo boss dei Cavallone, antico alleato dei Vongola e grande amico di Decimo, il quale guidò i ragazzi verso una piccola pizzeria situata in un vicolo poco trafficato. Perplessi, i due avevano seguito il boss fino al retro, dove si trovava l'ingresso per un passaggio segreto che portava direttamente all'interno della magione.
Nonostante Arina fosse cresciuta in quel castello, non conosceva affatto quel passaggio, inoltre era convinta che nemmeno la sua allieva ne avesse mai sentito parlare.
Le pareti erano strette e buie, in pietra così come il pavimento. L'antro aveva un aspetto abbastanza inquietante, illuminato solo dalla torcia di Dino, mentre le ragnatele e gli odori di chiuso e di sporco regnavano sovrani.

- Spero non sia nulla di preoccupante. - Masato sospirò, continuando ad affiancare la donna, dall'aria sempre più preoccupata.
Probabilmente Dino già lo sapeva, ma tutta quella segretezza non poteva fare a meno di renderla più ansiosa.
Raggiunsero degli scalini, anch'essi abbastanza rovinati dal tempo, l'uomo poggiò il piede sul primo e si piegò in avanti, scivolando e finendo con la faccia sulle gradinate.
- Dino-san! - urlò Arina, avvicinandosi a lui e aiutandolo ad alzarsi – Sta bene?? -
- Uh... Sì, tranquilla, è tutto a posto! - l'uomo si stava massaggiando il volto, abbastanza dolorante, mentre si rialzava lentamente.
Iniziarono a salire i gradini, giungendo ad una piccola porticina, situata alla fine delle scale.
- Siamo quasi arrivati, dopo questa port-
L'uomo afferrò la maniglia della porta e l'aprì di scatto, sbattendo con il già dolorante viso sul legno .

Mentre tornava a massaggiarsi il volto, i due ragazzi si lanciarono sguardi perplessi.
- … Dovremmo aiutarlo? - chiese Masato, confuso.
- Non so... Reborn-san mi raccontò una storiella, tempo fa, ma non pensavo fosse vera. -
- Storiella? -
- Uhm... disse che Dino-san era davvero maldestro quando non c'erano i suoi uomini in giro. - raccontò lei.
- … Pensi che sia vera? - chiese il rosso, osservando l'uomo mentre tentava di aprire la porta correttamente.
- … A questo punto... - rispose lei, sospirando.
- Ma... avrà più di quarantacinque anni... - affermò lui.
- Certe cose restano per sempre... -

Finalmente, il boss riuscì ad aprire la porticina senza farsi male, perciò invitò i due ad entrare. La stanza in cui si ritrovarono assomigliava quasi a una cantina, c'erano molti barili e damigiane vuote, Dino si avvicinò ad una parete e bussò un paio di volte, spostandosi verso l'interno, finchè non sembrò soddisfatto e richiamò i ragazzi con un cenno della mano.
Quando si avvicinarono, l'uomo spinse una pietra in rilievo sul muro, che si incastrò perfettamente con un suono quasi metallico. Pochi istanti e, proprio sotto la pietra, si aprì automaticamente un minuscolo passaggio, alto all'incirca un metro, dove i due sarebbero dovuti passare.
- Non viene con noi? - chiese Arina, osservando l'uomo.
- No, non posso. - rispose lui, arruffandole nuovamente i capelli con evidente disagio della ragazza – Ho degli impegni qui fuori. Voi entrate, ci sarà qualcuno ad aspettarvi. -
I due ragazzi annuirono e oltrepassarono il buco, ritrovandosi all'interno di un'altra cantina, stavolta piena di bottiglie di vino impolverate riposte su lunghi scaffali in legno.

Dopo qualche passo, una sagoma fece sussultare la donna, che si voltò verso l'entrata e individuò l'uomo in completo, appoggiato alla parete, che sorrideva beffardo da sotto alla fedora scura.

- Reborn-san! - esclamò lei, avvicinandosi rapidamente al suo “quasi” tutore, che accolse i due con un sorriso.
- Chaos. - fece un cenno con la mano, osservando la bionda – Ben arrivati. -
- Dino-san ci ha scortati fino a qui. - disse lei, voltandosi nuovamente verso il punto da dov'erano venuti. Il passaggio era stato richiuso e, adesso, sembrava una comune parete in pietra – Decimo ha richiesto la mia presenza... cosa succede? - chiese lei, voltata nuovamente verso l'uomo.
- Vieni, te lo spiegherà personalmente. -

L'ex Arcobaleno fece strada ai due nuovi giunti, inoltrandosi nel cuore della magione, attraverso i corridoi e sotto gli occhi preoccupati dei membri dello staff, forse spaventati per la situazione riguardo i cloni. Nell'aria sembrava esserci abbastanza nervosismo, anche se non molto marcato, probabilmente la situazione era sotto controllo ma comunque preoccupante.

Finalmente l'uomo si fermò davanti a una porta decorata e Arina riuscì a riconoscere quella stanza. Si trattava del salottino personale del boss, dove solitamente si svolgevano alcune riunioni, di quelle a cui serviva chiacchierare seduti comodamente su un divano e non ad un lungo tavolo in legno, come quello presente nella principale sala riunioni.
Dopo aver bussato una volta, senza nemmeno attendere la risposta, Reborn aprì la porta e fece accomodare i due, che si ritrovarono in un piccolo salotto composto da alcuni divani scuri, un tavolino in ebano, così come alcuni scaffali colmi di libri e statuine all'apparenza costose, posizionate dietro alle vetrine.
Due alte finestre illuminavano la stanza, le tende scarlatte erano aperte e la luce del sole riusciva a filtrare attraverso le nuvole, giungendo al centro della stanza, sul viso di Decimo, seduto con le gambe accavallate sopra il divano centrale.
Accanto a lui, il suo fidato braccio destro stava leggendo qualcosa da alcuni fogli che aveva in mano, il guardiano della pioggia aveva le braccia conserte e ascoltava con attenzione, il cognato si trovava in piedi davanti agli scaffali, pensieroso, mentre l'unica guardiana donna della decima generazione era accomodata in modo composto accanto ad una splendida donna dai capelli scuri, che indossava una veste bianca e un copricapo particolare. Accanto a lei c'era il suo braccio destro, un uomo alto e biondo.
Arina aveva già incontrato quella donna, proprio alcuni mesi prima. Quasi non si stupì di rivederla proprio quel giorno, alla magione dei Vongola.

Al loro ingresso, i presenti si voltarono, Decimo abbozzò un sorriso e si alzò dal divano raggiungendo la donna, di cui si era preso cura sin da quando era una infante.

- Decimo! - salutò Arina, raggiante, felice che il suo secondo padre stesse bene. L'uomo la strinse a sé leggermente, salutando inoltre il giovane Masato con una stretta di mano.
- Sono felice che stiate bene. Venite, sedetevi. - disse lui, guidandoli verso i divani.
- Decimo... che sta succedendo qui? - chiese la bionda, mentre si sedeva accanto a Yamamoto Takeshi. - La situazione con i cloni... -
- Tutto sotto controllo. - fu lo stesso guardiano della pioggia a rispondere, cercando di rassicurare i due – Non preoccupatevi di loro. -
- Ma ne sono parecchi. - insistette Masato, perplesso – Hanno anche attaccato gli Elektrica... -
- Oh, ma non solo loro. - Arina si voltò verso il rosso – Caesar disse che molti alleati sono sotto attacco. -
- Esatto. Ma non solo gli alleati. - il Vongola sospirò, osservando il cielo al di fuori delle vetrate.
- Il quartier generale dei Neveria è caduto. - disse Gokudera, lanciando uno sguardo severo alla bionda, che quasi non ebbe un colpo.
- ...EH? Il quartier generale dei Neveria?? - ripeté Masato, dando voce alle preoccupazioni della ragazza – Ma... non era introvabile? -
- No aspetta, non è questo il problema! - la bionda scosse il capo, incredula – Undicesima è lì! Lei, Lilium, gli altri boss... -
- Stanno bene. - stavolta fu l'ospite a parlare, la splendida donna vestita di bianco nonchè boss dei Giglionero. - Sono tornati qui in Italia e fra poco ripartiranno, diretti verso la loro ultima meta. -

Arina si voltò verso Yuni, quasi sudando freddo. La donna sembrava tranquilla, le sorrise, ma la bionda non riusciva a calmarsi.
- Ultima meta? Che sta succedendo? - chiese, con un po' di coraggio - … accadrà qualcosa...?
- Sta già accadendo. - rispose lei, calma – E' il normale scorrere degli eventi, non devi temere. - chiuse gli occhi, sospirando.
- … Accadrà qualcosa ai bambini? - chiese ancora.
- Non sono più bambini. - Decimo si voltò, lo sguardo serio incrociò quello di Arina.
- Ma... sono ancora... -
- Sono quasi tutti maggiorenni, secondo la legge Italiana. - disse lui, avvicinandosi al gruppo – Non sono più considerabili come bambini. Ormai sono adulti. -
- … Quindi... anche lei... - Arina sentì quasi un tuffo al cuore. Non avrebbe mai immaginato di sentire quelle parole venire pronunciate da Decimo stesso.
- E' adulta, anche lei. - disse l'uomo, alzando lo sguardo dapprima verso Reborn, che annuì, per poi voltarsi verso Yuni, sorridente.
- Ad ogni modo, i cloni sono deboli ma si riproducono troppo rapidamente. - intervenne Ryohei, portando una mano al fianco e osservando i presenti con apprensione – Come Yuni ha detto in precedenza, l'unico modo di debellarli completamente è distruggere la fonte, Clover II. -
- Si riproducono? - chiese Masato, confuso – Non sapevo si riproducessero! -
- Gli ultimi possiedono questa capacità. - rispose Chrome. - Sono stranamente tutti collegati alla fonte, perciò va distrutto l'originale. -
- Quindi... per annientarli dobbiamo sconfiggere l'esperimento principale, giusto? - ripeté Arina, quasi afflitta. Lo stesso illusionista li aveva messi in ginocchio poche ore prima, rapendo il bambino che stavano disperatamente proteggendo. Non voleva affrontarlo di nuovo, ma probabilmente non c'era altra scelta.

- Nozomi e i suoi amici sono determinati a porre fine a tutto questo? -
La voce di Decimo interruppe i suoi pensieri, alzò lo sguardo verso di lui e cercò di focalizzare la domanda.
- … Eh? - si lasciò sfuggire. Non capiva cosa stesse accadendo né perchè l'uomo le avesse posto un simile quesito. Voleva forse mandarla a combattere? E perchè mai, dopo tutti quegli anni passati a cercare di tenerla lontano dai guai?
Il suo sguardo era serio, in attesa della risposta, perciò la donna chiuse gli occhi e cercò di pensare.

Il suo primo ricordo andò agli sciamani, all'inizio pericolosi ma infine amici, volenterosi di conoscere meglio la ragazza e la sua famiglia, ritrovandosi poi preda dell'illusionista dai capelli verdi. Volevano proteggerli ad ogni costo, erano ormai molto legati a loro, sopratutto dopo il viaggio nella loro terra d'origine e la macabra scoperta.
Un brivido percorse la sua schiena, quando Ex-Ten raccontò loro del nonno di Arashi e Masato, del suo tradimento, dell'omicidio dei genitori, di Stanford e i suoi folli esperimenti. La ragazza e Masato erano davvero furiosi, delusi, avrebbero fatto di tutto affinchè i colpevoli venissero affidati alla giustizia.
Un problema dopo l'altro, tutti nati due anni prima, per colpa delle idee di un folle scienziato. Eppure, nonostante tutto, non si erano mai persi d'animo. Alla fine riuscivano sempre a trovare la forza di combattere.
Perchè? Per quale motivo?
Si sforzò di dare una risposta a quella domanda interiore, voleva davvero poter capire la situazione secondo l'ottica dei ragazzi.

Ma, alla fine, aveva già compreso tutto.

Perchè quella squinternata della sua allieva e i suoi amici volevano a tutti i costi prendere parte a pericolose guerre e problematiche situazioni?
Per realizzare i loro sogni, come avevano detto anni prima?
No, assolutamente.

La risposta era davvero molto più semplice.

- Sì. - rispose lei, osservando l'uomo con decisione. - Farebbero di tutto per sistemare questa situazione. -

“Perchè vogliono aiutare.”

L'uomo abbassò lo sguardo, rassegnato, chinandosi verso il tavolino scuro e prendendo una scatola in legno con decorazioni dorate, che porse senza indugi alla bionda.
La donna afferrò il cofanetto e lo osservò, perplessa, prima di riportare l'attenzione su Decimo.
- Reborn verrà con te. - affermò, serio – Yuni-chan gli ha già spiegato come arrivare da loro. -
- Da loro? - chiese lei, confusa – Perchè, dove si trovano adesso? -
- In Brazile. - rivelò Yuni, anche lei sembrava stranamente più seria – Non importa il luogo esatto, ho già indicato dov'è che vi incontrerete. -
La bionda era quasi incredula, sapeva che Yuni era una sciamana, appartenente inoltre all'antica civiltà, ma non immaginava che avesse un potere divinatorio così potente. Era forse in grado di prevedere perfettamente il futuro? Eppure era impossibile riuscire ad anticipare molti eventi, il futuro cambiava a seconda delle scelte delle persone. Probabilmente riusciva a percepire qualcosa, il futuro più prossimo a loro, sicuramente in un modo più chiaro e veloce di Shinji.
- D'accordo. - rispose lei, decisa. Avrebbe seguito quegli ordini e avrebbe raggiunto i ragazzi, dopotutto era preoccupata per loro e per ciò che stava per accadere, nonostante non sapesse ancora di cosa si trattasse.
- Ti ringrazio. - Decimo abbozzò un amaro sorriso, probabilmente non era davvero sicuro della sua scelta, e forse non poteva fare altrimenti. - Raggiungi i ragazzi e consegna loro i Vongola Ring. -

- Cos-
La donna, che si era alzata poco prima e si era voltata verso Reborn, in quel momento si girò verso il Vongola, il suo sguardo era incredulo e scioccato.
Portò l'attenzione nuovamente verso il cofanetto e poi verso Decimo.
- … I Vongola Ring? -
L'uomo non rispose, si limitò ad osservarla in silenzio.
- Ma... Siete sicuro?? E' davvero giusto che lasciate tutto nelle sue mani?? - chiese ancora.
Anche Yuni si alzò, arrivando di fronte alla ragazza.
- Nella vita, arriva sempre il momento in cui bisogna lottare per i propri ideali, non si può scappare. - affermò lei, sorridendo. - Adesso tocca a loro. -
Nonostante le parole poco promettenti, quel sorriso stranamente le scaldò il cuore, così tanto che non riuscì a controbattere, limitandosi ad un sospiro preoccupato.
Probabilmente anche Decimo si era affidato alle parole della donna e non solo.
Voltò il capo verso Reborn, stava sorridendo anche lui. Aveva sempre sostenuto che, un giorno, la ragazzina avrebbe dovuto combattere così come a suo tempo fece suo padre. Decimo stava solo rimandando quel giorno, cercando di esorcizzare la prospettiva che sua figlia dovesse trovarsi in situazioni pericolose.
Anche Arina stessa, alla fine, si era ricreduta e aveva deciso di lasciarla andare. Tutti gli sforzi di Decimo non erano serviti a nulla, il pericolo continuava a trovare lei e la ragazzina continuava ad affrontare ogni situazione a testa alta.
Era impossibile rinchiuderla in una gabbia, era una Vongola, dopotutto.

- Decimo... quindi, tutti gli sforzi sono stati vani? - chiese la donna, all'improvviso colta da una curiosità. - Intendo, avete cercato di tenerla lontana da ciò per tutto questo tempo... -
L'uomo non rispose, la osservò sottecchi.
- Tu cosa dici? - chiese Reborn, osservandola serio - Cosa pensi di Nozomi, adesso? -
Venne colta alla sprovvista dalla domanda e sembrò rifletterci un po' su, ma alla fine sapeva anche quella risposta. Ci aveva già pensato dalla discussione con Caesar e Duchesse.
- Penso che sia il cielo a guidarla. - affermò, quasi ridacchiando - Avrà anche fatto dei casini, ma ha imparato molto. -
- Allora non sono stati vani. - concluse Tsunayoshi, allargando le labbra in un sorriso.
La donna strabuzzò gli occhi, incredula. Cosa esattamente voleva dire?
Data la situazione particolare, tuttavia, cercò di non rifletterci più del dovuto. I piani di Decimo erano, dopotutto, un grande mistero.

- E' giunto il tempo di affidarci ad una nuova generazione. - scherzò l'uomo in completo, sistemandosi il cappello e avvicinandosi alla porta, invitando la bionda a seguirlo.

Già, una nuova generazione di idioti disorganizzati.”

Quasi non scoppiò a ridere, completamente dimenticandosi del pericolo incombente, mentre raggiunse l'uomo e lanciò uno sguardo alle sue spalle.
Decimo si era seduto nuovamente, il suo volto calmo e fiducioso, un sorriso tingeva le sue labbra.

Probabilmente anche lui aveva visto più in là di chiunque altro.

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Capitolo 37
*** Target 37 - La Capitale Perduta ***


Target 37 – La Capitale Perduta

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Sotto il sole mattutino, oltre gli altissimi alberi e la folta vegetazione che cresceva rigogliosa tutta intorno, nel cuore della foresta incontaminata, che si estendeva per chilometri infiniti e non lasciava trasparire luce, se non qualche raggio verdastro filtrante dal tetto di foglie, sopra di loro.
Erano ormai passate un paio d'ore quando i due erano giunti in quel luogo sperduto, camminavano spediti lungo una strada che nessuno sembrava conoscere. Non era stato precedentemente messo al corrente sul tragitto che avrebbe dovuto seguire, nemmeno Stanford conosceva il punto esatto in cui si trovava l'ingresso.
Eppure, il bambino biondo sembrava puntare in una direzione precisa, anche se sul suo viso traspariva un'espressione incerta, mentre avanzava tra le foglie e inciampava ogni due per tre su radici poco visibili.
Non si lamentava, sembrava non volersi mostrare debole davanti al nemico, tuttavia non poteva fare altro che continuare il percorso al suo fianco, cercando di non spaventarsi ascoltando i versi animaleschi che li circondavano, amplificati dal silenzio quasi innaturale del luogo.
Per un istante gli sguardi dei due si erano incrociati. Il bambino tremò, distogliendo subito l'attenzione dall'adolescente, inciampando nuovamente sul davanti ma rialzandosi quasi subito, riprendendo il percorso seguito.

- Manca molto? - chiese Clover II, avanzando accanto a lui con un'espressione perplessa. Il viaggio era abbastanza faticoso, considerando che stavano camminando da circa due ore e l'illusionista non era abituato a camminare così tanto.
- … Non lo so... - rispose Haynes, imbarazzato. Dopotutto, lo sciamano aveva già detto che non aveva idea di dove si trovasse il luogo, stava andando però ad istinto, come lo scienziato aveva previsto.

“Camminerà seguendo l'istinto lungo un percorso preciso, fino ad arrivare alle rovine.” aveva detto, prima che i due partissero “Seguilo e non farti domande.”

Il ragazzo scrollò le spalle, osservandosi attorno con curiosità e notando alcuni alberi inclinati verso l'interno, le cortecce attorcigliate tra di loro e alcune scimmie che fuggivano via da dei tronchi per saltare su altri, osservavano i presenti con aria di superiorità.
Guardando nello spazio creato dalle cortecce inclinate, poterono scorgere una sorta di percorso più buio creato dall'aggrovigliarsi dei tanti tronchi. Lo sciamano non aspettò oltre e si infilò nella galleria, seguito da Clover.
Camminarono per circa dieci minuti, il percorso era omogeneo finchè l'oscurità non iniziò a diradarsi, raggiungendo delle alte foglie che sbarravano loro la strada.
Clover le spostò con un braccio, rivelando due enormi colonne che sostenevano un portone di pietra decorato.

I due si avvicinarono stupefatti, Clover si lasciò scappare un'esclamazione incredula mentre Haynes sembrava quasi in trance. I suoi occhi erano vacui e avanzò quasi automaticamente verso il portone, poggiando una mano su quest'ultimo e spingendo debolmente.
Si udì uno scatto, il suono di qualcosa che si era sbloccato, il biondino tornò in sé e indietreggiò spaventato, mentre il portone si apriva e invitava i due ad entrare in un meraviglioso luogo dimenticato dal tempo.
Dalla sua posizione, Clover era in grado di notare delle colonne disposte all'entrata, alte anche più del portone d'ingresso, che conducevano ad una lunga stradina in pietra.
Tuttavia, all'esterno non era possibile vedere la cima delle colonne interne, anzi, sembrava che non ci fossero. Tutto attorno al portone crescevano alberi e vegetazione non visibile all'interno, dove invece vi erano costruzioni non presenti all'esterno, quasi come se, oltrepassando il portone, si giungesse in un'altra dimensione.
Non era solito a fare ragionamenti logici di quel calibro, eppure non poteva non notarlo. Si avvicinò rapidamente all'ingresso, afferrando il braccio di un Hynes intimorito e trascinandolo oltre le colonne in pietra, oltrepassando l'entrata e ritrovandosi tra le fila di alte colonne che sembravano quasi dare loro il benvenuto.
Appena sorpassate, camminando sulla stradina in pietra, si ritrovarono a chilometri di distanza dal suolo, attorno alla stradina le cime di alberi e altre vie laterali che conducevano a cave, probabilmente abitazioni, semi distrutte ed erose.
Di fronte a loro, la stradina conduceva verso una costruzione a più torri circolari, colorata e decorata come le colonne ed il portone d'ingresso.

Continuarono ad avanzare verso la scalinata che portava a quello che, probabilmente, doveva essere un tempio. Davanti all'entrata, il giovane illusionista non si aspettava di trovare degli esseri viventi.
Due ragazzine, praticamente uguali sia d'aspetto che di vestiario, sembravano a guardia dell'ingresso, stringendo lunghe lance decorate da piume e ghirigori, piegate in avanti come a sbarrare la via. Ad un primo sguardo sembravano anche essere delle statue, ma era palese che fossero vive, anche se il ragazzo non sapeva come avevano fatto a restare in vita in un luogo come quello.
Avevano i capelli neri e corti, tagliati a caschetto, gli occhi castani e la pelle leggermente scura. Indossavano dei vestiti minimali color beige, una gonna corta con frange e un top, che lasciava scoperto l'ombelico. Portavano entrambe un orecchino decorato con delle piume, una lo aveva all'orecchio destro e l'altra al sinistro.

- … Salve... - Clover decise che sarebbe stato meglio essere educato e salutò le due, le quali non batterono ciglio. - Uhm... - si voltò verso lo sciamano e l'osservò, il piccolo distolse lo sguardo, quasi spaventato, prima di fare qualche passo in avanti e salutare anche lui le due.

Stavolta, le ragazze si mossero e riportarono le lance in posizione verticale, aprendo l'entrata ai due visitatori.
- Che siate i benvenuti. - dissero, all'unisono – Siamo le sacerdotesse della Capitale Perduta, Marva e Nola. - spiegarono – Soltanto gli sciamani possono aprire la strada verso questo luogo. -
Non dissero altro, distolsero l'attenzione dai due e tornarono ad osservare dinanzi a loro, come statue, ma senza più incrociare le lance.
Significava forse che la strada era libera? Potevano quindi entrare nel tempio?
Clover aveva un compito, doveva recuperare l'ultimo Hell Ring per suo “padre”, lo scienziato Stanford. Sperò vivamente di riuscire a trovare ciò che stava cercando, così avrebbe potuto renderlo fiero di lui.

Senza nemmeno voltarsi o aspettare lo sciamano, il giovane dai capelli verdi arrivò all'entrata e spinse il portone già semi aperto, varcando la soglia e ritrovandosi in un enorme androne.
Camminò per qualche minuto, ammirando i graffiti sulle enormi pareti e le colonne, c'erano diverse vie e scalinate, ad entrambi i lati, eppure il ragazzo era sicuro che avrebbe dovuto camminare verso il centro, attento a non inciampare sulle macerie e radici che spuntavano fuori dal pavimento semi distrutto.
Dopo un altro paio di gradini, raggiunse un'altra sala con una piccola colonna al suo interno. Dal suo marsupio si levò una flebile luce bluastra, mentre il giovane si avvicinava al piedistallo. Sopra vi era poggiata una cupola in pietra, che l'illusionista spostò rapidamente, rivelando l'anello tanto agognato.
Un corno in metallo fuoriusciva dall'anello bluastro, Clover lo prese tra le dita e l'osservò quasi rapito, percependo un immenso potere derivante da quel piccolo accessorio.
Si lasciò scappare un “wow”, e alcuni ingranaggi, nella sua mente, iniziarono a mettersi in moto.

- … Se riuscissi ad usarli da solo... sarebbe fiero di me. - disse, tra sé e sé. Un sorriso si fece strada sul suo volto, sembrava un'eventualità meravigliosa e l'idea che suo padre potesse essere orgoglioso di lui lo emozionò ulteriormente.
- Dopotutto... posso sempre ridarli al mio fratellino una volta nato. - affermò, sicuro. Non stava di certo rubando i suoi vestiti, come Stanford li aveva chiamati il giorno prima. Voleva solo crearli da sé, era assolutamente capace di farlo e di risparmiare del duro lavoro a suo padre.
Se fosse diventato più forte, di sicuro Stanford sarebbe stato fiero di lui.

- Mh... ma come si usa questo aggeggio? - chiese poi, perplesso.
Provò ad indossarlo, l'anello assunse un'aura color indaco che lo avvolse per qualche istante, ma nulla di particolare accadde. Si mise a sferrare pugni all'aria, muovendo la mano su e giù e scuotendola, cercando di capire come far uscire il suo potenziale, eppure non sembrava essere il giusto metodo. In quel modo avrebbe solo azionato il potere dell'anello, pensò, mentre percorreva il sentiero a ritroso, giungendo all'entrata.
- Ehi! Come si usa questo coso per creare dei vestiti? - chiese alle due sacerdotesse. Non si aspettava una risposta ma, incredibilmente, le due si voltarono meccanicamente verso di lui, lo sguardo quasi perplesso. Evidentemente, dopo aver parlato la prima volta con lo sciamano, le due si erano in qualche modo "sbloccate". In realtà non ne aveva idea, ma poco gli importava.
- Non sappiamo nulla riguardo gli Hell Ring, probabilmente vanno usati tutti insieme. - risposero, tornando ad osservare davanti a loro.
- Oh! Non ci avevo pensato! -
L'illusionista annuì all'affermazione e d'istinto tornò dentro, ripercorrendo rapidamente i corridoi e stringendo l'anello a forma di corno come se fosse un tesoro prezioso.
Tornò nella sala dove l'aveva trovato, raggiungendo il piedistallo e posizionandolo sopra, estraendo poi gli altri cinque dal marsupio e posizionandoli l'uno accanto all'altro. Suo padre glieli aveva dati in caso non riuscisse a trovare l'ultimo perchè nascosto da qualche parte, aveva detto che gli altri avrebbero reagito alla sua presenza e, infatti, i sei anelli stavano brillando di una flebile e inquietante luce indaco.
Si appoggiò con i gomiti sulla colonnina, osservando i sei anelli brillanti, ognuno con una forma diversa e stranissima. Un teschio appariva su uno dei sei, mentre ce n'era uno con un occhio disgustoso e un altro con alcuni tentacoli. Una pietra bluastra si intravedeva al centro di un altro anello, circondato da strane venature, mentre sull'ultimo erano incisi tre 6.
Restò ad osservarli, quasi rapito.

 

***

 

Un jet bianco stava sorvolando la zona orientale della foresta amazzonica, sorvegliando il luogo da una buona distanza e avvicinandosi sempre di più alla parte centrale, più fitta e nascosta.
Secondo la sciamana dai capelli rosa, Lilium, le rovine dovevano trovarsi più o meno all'estremità della zona centrale, tuttavia non poteva saperlo con esattezza perciò stava solo seguendo il suo istinto.
Intuito o meno, se gli sciamani erano gli unici in grado di scovare quel luogo, in un modo o nell'altro ci sarebbero comunque arrivati, perciò continuarono a seguire la bambina senza porsi troppe domande.
Il futuro boss degli Elektrica stava osservando il luogo attorno a loro, ormai era da una decina di minuti che il jet sorvolava la stessa zona in circolo, farfugliò qualcosa al pilota e suo collaboratore, prima di raggiungere i ragazzi e la bambina, a cui rivolse la parola.

- Questo è il punto più vicino? - chiese, dando uno sguardo al finestrino.
In realtà, sotto di loro c'erano solo alberi, foresta, piante e ancora alberi. Il paesaggio era omogeneo, non si riusciva a capire in quale zona si trovassero.
- Sì, ci troviamo... sopra. - disse, quasi incredula per la risposta. Si era alzata rapidamente e si era avvicinata al finestrino, osservando verso il basso con occhi languidi. - Sopra... - ripeté, sicura.
- Perfetto, allora scendiamo qui. - disse il ragazzo, sicuro.
- Uh? Qui? - chiese Sirius, perplesso, osservando la fitta vegetazione. - E dove pensi di atterrare? -
- Non atterreremo di certo! - esclamò Ex-Ten, divertito. - Ci lanceremo dall'alto. -
Dopo qualche istante di silenzio, Kaito si alzò dal suo posto e si stiracchiò.
- Ehi, è la prima volta che mi lancio col paracadute, dovete dirmi come si fa, ok? - chiese, deciso – So che è alpacosamente pericoloso. -
- … Ma non ci lanceremo con il paracadute. - il ragazzo inarcò un sopracciglio.
- Come no? - Diamante sembrò preoccupata – E con cosa, allora?? -
- Adesso possiamo volare! - esclamò lui, mostrando il compact ottenuto da Cristal.
- L-le shinuki wings?? - chiese Luca, spaventato – Ma Cristal-kun ha detto che è difficile usarle! -
- Non esattamente. - disse l'albino, osservando il fulmine – Ho solo detto che il funzionamento è un po' difficile, ma nulla di impossibile. -
-Ma se dobbiamo buttarci... non avremo il tempo per imparare! - obiettò il biondo, quasi disperato.
- Meglio. In una situazione estrema, l'istinto vi aiuterà a farlo. - il ragazzo assunse un sorrisetto inquietante.
- Giusto, dopotutto sono ali composte da shinuki, e la shinuki è una fiamma che appare quando sei sul punto di morire. - Nando sghignazzò.

Non poterono più obiettare, dopotutto Ex-Ten e Cristal sembravano davvero seri e il primo si posizionò davanti allo sportello d'emergenza, invitando i ragazzi ad avvicinarsi.
- M-ma i bambini? - chiese Luca, ancora spaventato.
- PonPon posso tenerlo io. - Duchesse sorrise, prendendo il piccolo tra le braccia.
- Lilium non ha bisogno di aiuto, a quanto ricordo sa già volare. - Haname osservò la sciamana, che annuì. Dopotutto, durante il loro primo incontro, la rosea bambina aveva iniziato incredibilmente a fluttuare nell'aria, lasciando incredule le ragazze presenti.
- Uhm... quindi... cosa dovremmo fare? - chiese Nozomi, abbastanza confusa, osservando il compact tra le sue mani.
- Intanto richiamate a voi le ali. - il boss dei Neveria strinse il suo compact tra le dita, una luce arancione avvolse dapprima l'aggeggio e poi il ragazzo, concentrandosi sulla sua schiena e assumendo la forma di due ali di media grandezza, arancioni come il cielo e composti dalla stessa fiamma. - Vedendole vi sarà più facile immaginarle. -

Uno ad uno, tutti quanti imitarono l'albino e, quasi a turno, si illuminarono ciascuno della propria fiamma. Alla fine, tutti i ragazzi avevano ottenuto sulla schiena un paio di ali composte dalle loro fiamme.
Tutti e sette i membri dell'Alleanza del Cielo avevano delle ali arancioni di fiamma del cielo di simile grandezza, o almeno tutti tranne Sirius, le quali ali erano tre quarti del suo corpo.
- Ah! Sono davvero figo! - esclamò, ridendo di gusto.
- Idiota, così enormi sono ingombranti! - disse la principessina, alzando gli occhi al cielo.
Le ali dei sei guardiani dell'undicesima famiglia dei Vongola erano tutte di ugual dimensioni, ognuna composta dalla rispettiva fiamma. La ali di Kaito erano scintillanti e di un giallo quasi accecante, mentre quelle di Haname erano azzurre e limpide, composte d'acqua che sembrava colare verso il basso. Le ali di Arashi erano rosse e simili sia a quelle del cielo che a quelle della nuvola, violacee e dai contorni infuocati. Non erano molto appariscenti e Cloud sembrò esserne sollevato. Le ali di Shinji erano quasi invisibili, composte di una sottile nebbiolina color indaco, mentre quelle di Luca erano verdastre e composte da scariche elettriche.

- Bene, siamo pronti. - Ex-Ten iniziò a sganciare le sicure che tenevano ferme lo sportello d'emergenza.
- Ehi, aspetta! - Nozomi sembrava abbastanza nervosa – Come dobbiamo fare, adesso? Intendo... abbiamo le ali, sì, ma come le usiamo?? -
Il ragazzo aveva già aperto l'uscita e il gruppo venne letteralmente trascinato fuori, un po' a causa del Jet che si stava abbassando verso un lato, un po' a causa di Cristal, Duchesse e Nando, che avevano spinto fuori tutti quanti.
Si ritrovarono a cadere da parecchi chilometri di altezza, nel cielo fortunatamente di un bell'azzurro, che tuttavia non poterono ammirare poiché la gravità li stava prepotentemente attirando verso il suolo, verso la foresta incontaminata sotto di loro che si faceva sempre più vicina.
Si era formato un caos tra urla, la disperazione di un Luca in lacrime, Lilium che già svolazzava e tentava di aiutare gli altri, così come i tre che avevano poco prima spinto il gruppo fuori dal velivolo, che sembravano scimmiottare i meno fortunati.
Dopo qualche istante Arashi riuscì a capire come fare, anche Haname stava lentamente apprendendo, mentre Cloud e Diamante già svolazzavano tranquillamente. Sirius sembrava sforzarsi, le sue ali erano davvero pesanti, mentre Ex-Ten e Shinji avevano capito il meccanismo sin da subito e il primo stava aiutando il povero Kaito, abbastanza confuso. Nozomi e Luca furono quasi gli ultimi a capire come rimanere sospesi, un po' perchè troppo agitati per riflettere e un po' perchè Nozomi era distratta dal meraviglioso panorama attorno a lei. La consapevolezza di star cadendo le tornò quando Arashi e Haname si erano avvicinate ai due e stavano loro mostrando come fare.
Alla fine, miracolosamente, o forse istintivamente, tutti quanti riuscirono a muovere le alucce sulle loro schiene e a planare con cautela oltre le cime degli altissimi tronchi, atterrando, chi con grazia e chi in modo maldestro, sul suolo.

Si rialzarono traballanti, pulendosi dal terriccio e dalle foglie, chi stiracchiandosi e chi ridacchiando per l'esperienza.
- Wow, poi lo rifacciamo, eh! - esclamò Kaito, emozionato.
Non erano neppure passati due minuti che Lilium aveva iniziato a camminare verso est, senza dire nulla, ciò preoccupò i presenti e chi si era accorto che la bambina si stava allontanando.
Quasi di corsa il gruppo la raggiunse, osservando come la piccola avanzasse spedita verso un punto preciso, che i ragazzi poterono notare molto bene. Alcuni tronchi, abbassati verso l'interno e intrecciati su loro stessi, avevano creato una sorta di galleria misteriosa, nella quale si avventurarono senza indugi per poi uscirne qualche minuto dopo, ritrovandosi di fronte ad una grande porta in pietra.
Lilium si avvicinò rapidamente, senza nemmeno lasciare che gli altri l'ammirassero, poggiando una mano sulla pietra e spalancando le porte verso la Capitale Perduta.

Lentamente, uno ad uno, varcarono l'uscio e si ritrovarono accanto a delle colonne molto più alte, bianche di base ma decorate con ghirigori particolarmente antichi, che sembravano circondare una via in pietra di fronte a loro.
- Siamo in un'altra dimensione? - chiese Ex-Ten, incredulo. Il suo sguardo era fisso sulle cime degli alberi, sotto la stradina dove si trovavano, mentre l'ingresso era posizionato al suolo, con gli alberi che dominavano sopra di loro. Eppure non avevano salito alcun gradino, com'era possibile ritrovarsi all'improvviso sopra le cime più alte della foresta? Se fossero caduti dalla stradina senza saper volare, si sarebbero fatti molto male. Oppure sarebbero morti.
Inoltre, quella costruzione sarebbe dovuta essere ben visibile dal loro jet, invece non avevano potuto scorgere nulla se non alberi e foreste.
Sì, doveva proprio trattarsi di un'altra dimensione, un luogo creato dagli sciamani antichi, oppure da loro scoperto.
- Non... lo so... - rispose Lilium, osservandosi attorno con aria incredula, sembrava stesse ammirando il paesaggio e le rovine attorno a loro.
- … Qualsiasi cosa sia, è meravigliosa. - affermò Duchesse, anche lei stupefatta.

Avanzarono per qualche minuto, camminando sul percorso centrale, finchè non arrivarono ai piedi di un enorme tempio posto al centro della zona, fermandosi nel notare la presenza di un bambino biondo seduto al termine di una scalinata, il quale sguardo sembrò illuminarsi alla vista dei presenti e della cugina.

- Lilium! - urlò lui, alzandosi di scatto.
- Haynes! - la bambina si lanciò verso il cugino, entrambi si ritrovarono e abbracciarono, il loro sorriso era impagabile.

Finalmente si erano nuovamente ricongiunti, ma un'aria poco rassicurante iniziò ad avvolgere l'edificio, e anche il cielo azzurro sembrò ingrigirsi per ciò che stava accadendo.

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Capitolo 38
*** Target 38 - La furiosa tempesta ***


Target 38 – La furiosa tempesta

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Il cielo stava divenendo più tetro, esattamente sopra la torre principale del tempio antico, situato al centro della Capitale Perduta. Alcuni nuvoloni grigiastri parevano annunciare un'imminente disgrazia, una brezza gelida spirava fuori dall'enorme portone spalancato, un'eco inquietante proveniva dal suo interno.
Lo sciamano biondo si staccò dalla cugina, tremando, mentre Lilium salì due gradini, lo sguardo puntato verso l'entrata.

- … Cos'era? - chiese, spaventata.
Sembrava un urlo sofferente, quasi rabbioso, si aspettavano di veder spuntare dinanzi a loro uno dei tipici boss finali dei videogames. Eppure quello non era un gioco, stavano per affrontare il loro nemico giurato e non erano nemmeno certi della loro vittoria. Cosa sarebbe accaduto di lì a poco?
Haynes afferrò il braccio della bambina, trascinandola indietro e stringendola.
- Non avvicinarti, è pericoloso! - affermò, tremando. - Ha trovato l'ultimo anello, non sappiamo cosa succederà. -
- L'ultimo... Hell Ring? - chiese lei, cupa. I suoi occhi dorati si posarono sul cugino, lo sguardo sembrava quasi apprensivo e si lasciò stringere in quell'abbraccio, poggiando il capo sulla sua spalla.

- Quindi... ha trovato ciò che cercava... - Duchesse avanzò lentamente, stringendo ancora la mano del piccolo PonPon, spaventato, il quale si asciugò le lacrime con la manica della maglietta.
- Cosa uscirà da là dentro? - chiese Luca, nervoso. Le urla non lasciavano presagire nulla di buono e il fulmine indietreggiò di qualche passo, nascondendosi dietro a Kaito.
- Andiamo a scoprirlo. - Sirius aveva già attivato il suo compact e stringeva la katana scura tra le sue mani. Non aveva nemmeno aspettato che gli altri avessero deciso un piano d'azione, voleva subito confrontarsi con il nemico e, sicuramente, farlo fuori il prima possibile.
- Ma dove vai, idiota! - urlò la principessina, osservandolo allontanarsi rapidamente – Ti farai ammazzare! -
- Ehi, ehi, cosa facciamo? - chiese Ex-Ten, confuso. Dopotutto, con il boss dei Notturno che stava prendendo l'iniziativa, non avevano più tempo di riflettere.
- Chi vuole combattere, segua quello lì. - il guardiano della nuvola si avviò senza indugi, seguito da Kaito e Nando.
- Non avremo alcuna chance se non lo attacchiamo tutti insieme. - affermò Nozomi, osservando tutti coloro che erano rimasti ai piedi della scala.
- Ma... io … - Luca singhiozzò, sinceramente spaventato e avvicinandosi quatto ai due sciamani. - … io proteggo loro! - affermò.
- Non c'è bisogno. - Lilium chinò lo sguardo, seria – Noi andiamo. -
- Cosa? Sei impazzita?? - Haynes si voltò verso di lei, quasi stupefatto da quella decisione improvvisa. - Vuoi forse morire?? Clover è lì dentro con tutti gli Hell Ring! -
- Non importa, noi abbiamo un compito. - fermò il suo sguardo su di lui, sembrava decisa e imperturbabile – Lui ha distrutto il nostro villaggio e ha ucciso quasi tutti. - raccontò – Non possiamo tirarci indietro. -

Il bambino serrò le labbra, quasi seriamente, forse intaccato profondamente da quelle parole. Dopotutto, ciò che la cugina aveva detto era vero, l'illusionista aveva distrutto ogni cosa e ucciso chiunque al suo passaggio, voleva trovare i due bambini e, alla fine, c'era anche riuscito. Erano diventati dei giocattoli nelle mani dello scienziato, per poi essere gettati via come spazzatura. Quel solo pensiero rabbrividiva il giovane, che strinse i pugni con rabbia.

- Andiamo, o quegli imbecilli moriranno a caso. - la rossa tempesta precedette tutti gli altri, salendo le scale rapidamente e inoltrandosi nel santuario.
Sentiva dietro di sé i passi dei ritardatari, che camminavano a passo svelto verso il centro, dove anche lei stava puntando.
L'eco sembrava farsi più nitido, la voce rabbiosa del giovane raggiunse rapidamente il gruppo, che si ritrovò ad entrare in un'enorme sala, illuminata da una gelida nebbia indaco, il colore della fiamma posseduta dalla creatura dai capelli verdi, in piedi al centro della sala.
Sirius stava puntando la katana contro di lui, nonostante tremasse come una foglia, mentre Cloud e Kaito avevano già attivato i loro compact, ma le loro fiamme sembravano quasi essere sopraffatte dalla nebbia attorno a loro.
Era ovvio che l'illusionista si stesse proteggendo grazie alle sue capacità, eppure non sapevano che la sua fiamma potesse espandersi in quel modo e ridurre le altre shinuki. Non avevano idea se si trattasse di una sua abilità sconosciuta oppure del potere degli anelli infernali.
Il ragazzo sembrava alquanto infastidito, lo sguardo si spostava sui presenti con rapidità, sembrava scrutarli ma senza preoccupazioni di alcun tipo, più che altro pareva irritato da qualcosa.
I sei Hell Ring si trovavano sparsi su un piedistallo, al centro della sala, era da lì che emanavano la strana foschia, reagendo all'unisono con Clover II. Non sembravano aver acquisito chissà quale potere misterioso, anzi, sembravano incredibilmente “normali”.
Probabilmente era quello il motivo per il quale l'illusionista era stizzito.

- Cos'è che vuoi fare? - chiese Sirius, cercando di mostrarsi coraggioso – Perchè sei venuto qui? Qual'è il tuo obiettivo? -
Il giovane non rispose, portò l'attenzione sui sei anelli, che continuavano a risuonare di una luce indaco.
- Tsk. - si portò una mano tra i capelli verdastri, poggiando l'altra su un fianco. - Volevo solo provare “il vestito” di mio fratello. - disse lui.
- Tuo fratello? - si azzardò a chiedere Diamante, perplessa. - Tu hai un fratello? -
Il ragazzo alzò lo sguardo verso la ragazzina, gli occhi arancioni sembrarono fulminarla.
- Non ancora, Horizon nascerà a breve. - rivelò.
- A breve?! - Kaito era incredulo, lanciò uno sguardo interrogativo ai presenti.
Anche Duchesse, Cristal e Nozomi avevano già preso le loro armi, Haname afferrò la sua spada di pioggia e si posizionò accanto agli altri, ormai riuniti in semi cerchio attorno all'illusionista.

Dopo qualche istante di silenzio, Clover batté fortemente le mani sul piedistallo, snervato.
- Basta, mi sono rotto! - urlò, afferrando i sei anelli e infilandone tre nell'indice, medio e anulare della mano sinistra, gli altri tre nelle stesse dita della mano destra.
Dal suo volto traspariva quasi delusione e disappunto, ma non ci mise molto a tranquillizzarsi e a sfoggiare un sorriso soddisfatto, quando gli anelli avevano iniziato a illuminare interamente il suo corpo.
Non era riuscito a capire come fonderli per creare gli abiti di cui aveva sentito parlare, tuttavia aveva innescato il loro singolo potere.
L'aria della sala divenne realmente gelida e i presenti respiravano quasi a fatica, nuvole di fumo caldo uscivano dalle loro labbra e del bianco rivestiva le pareti e il suolo.

- Un'illusione... - Shinji aveva già tra le mani il suo specchio, gli lanciò uno sguardo sospetto mentre si allontanava dal freddo antro per evitare di morire assiderato. - E' uno degli anelli. - affermò poi, sicuro - … Ma vi consiglio di distruggerli tutti... -

Non bastava l'artico ricreato in una saletta di un santuario situato in un'altra dimensione, la terra aveva iniziato a tremare e Sirius, Ex-Ten e Luca erano scivolati al suolo, dopo aver perso l'equilibrio, mentre il terremoto scuoteva la neve sul suolo e quasi non divideva il pavimento con grandi crepe.
- Ehi, guardiano della nebbia! - Diamante si era lentamente avvicinata a Shinji, abbastanza spaventata - Non puoi fare qualcosa contro le sue illusioni?? -
- … Sta usando sei Hell Ring... - rispose lui, senza aggiungere altro.
In effetti, la risposta era realmente esaustiva, visto che stavano parlando di sei leggendari anelli maledetti, ognuno possedeva un enorme potere e, probabilmente, nessuno su quel pianeta si era mai ritrovato ad affrontarli tutti e sei in una sola volta.
- Tu sei un guardiano dei Vongola, dovresti essere più potente!! - urlò la principessina, sdegnata.
- ...Tecnicamente non lo sono ancora... - rispose lui, perplesso – Se il padre di Nozomi non la sceglie come erede... -
- E poi, non esiste l'equazione “Guardiano dei Vongola, segno maggiore di Hell Ring per sei”. - spiegò Ten, ancora seduto per terra e abbastanza sudato, nonostante il freddo polare.
- Pensavo che i Guardiani dei Vongola fossero potentissimi! - continuò lei, incredula.
- Se fosse così, avremmo risolto tutti i nostri problemi. - rispose Luca, che stava più o meno seguendo lo scambio di battute. - … Juudaime e i suoi avrebbero sconfitto Clover in men che non si dica! -

Riuscì a concludere miracolosamente la sua affermazione proprio quando una flebile luce color pece iniziò a scintillare dai sei anelli. Sei raggi neri avevano infranto l'aria attorno a loro, squarciando la nebbiolina color indaco dalla quale apparvero alcune bolle scure, simili a bolle di sapone ma di varie grandezze. Le bollicine li avevano circondati, galleggiando in aria ovunque attorno a loro, una di queste si era avvicinata a Nando e scoppiò accanto al suo braccio, lasciando fuoriuscire una scarica elettrica scura quanto la bolla, che creò uno strappo sul mantello e costrinse il boss ad indietreggiare.
Haname era balzata in aria, stava affettando le bolle attorno a lei, che scoppiavano al tocco con la spada, tuttavia più ne rompeva, più esse si ricreavano.
Tornò al suolo, osservando i punti neri che fluttuavano nell'etere attorno a loro. I ragazzi sembravano confusi, si limitavano ad evitare che si avvicinassero troppo a loro, indietreggiando e ritrovandosi tutti con le spalle al muro.
Soltanto quando Shinji stava per uscire dalla sala si rese conto che l'ingresso era sbarrato dietro di lui.
- Oh... - disse, comprendendo ciò che Clover II aveva appena fatto.
Erano rinchiusi in una gelida stanza, scossa da terremoti e piena di fluttuanti bolle elettriche ed esplosive.

L'illusionista verde saltò sul piedistallo, passando vicino ad alcune bolle che non si mossero di un millimetro. Il suo sguardo si illuminò di un sorriso inquietante, dalle sue mani ricreò delle saette bluastre che sembravano quasi brillare nella sala tetra, le roteò tra la mani e osservò uno per uno i presenti, già conscio di quale sarebbe stato il suo prossimo divertimento.

- Ehi, vuole giocare al tiro al bersaglio! - urlò Luca, che terrorizzato si accovacciò contro il muro alle sue spalle, cercando di farsi piccolo nonostante la sua mole.
Era palese che i presenti, eccetto il fulmine e i due sciamani, volessero affrontare il nemico a testa alta, ignorando persino le bolle che avrebbero potuto fare loro molti danni.

Eppure, il giovane Clover si ritrovò di fronte la ragazza dai lunghi capelli scarlatti, che sfidava il suo sguardo con un'espressione seria. Aveva scansato con noncuranza tutte le bolle nere che le si erano avvicinate, senza battere ciglio era arrivata davanti a lui.
- Tu... - iniziò, perplesso.
- Sembra proprio che sia giunto il mio momento. - Arashi inclinò il capo verso destra, una bolla le sfiorò l'orecchio ma andò oltre, senza soffermarsi su di lei. Non sembravano seguire i presenti, non avevano chissà che intelligenza artificiale, erano senza vita e si limitavano a fluttuare in aria.
E la ragazza l'aveva già capito.

Tra l'indice e il medio della mano sinistra era stretto un aggeggio dalla forma circolare, non passarono nemmeno due istanti che iniziò a brillare di una luce accecante e lo stesso Clover indietreggiò confuso, scendendo dal piedistallo, dove era posizionato poco prima.
La luce illuminò tutto l'antro, il leggero tremolio della terra sembrò fermarsi e il freddo diminuì considerevolmente, alcune bolle si spostarono dal nucleo di luce, che sembrò creare un'interferenza con gli anelli di Clover.
Soltanto pochi istanti e la luce assunse un colore scarlatto, iniziando ad affievolirsi e ammassandosi sulle mani della ragazza, materializzando le sue armi che, in quel momento, sembravano quasi infuocate di rosso.
Arashi alzò le braccia, la fiamma della tempesta aveva materializzato due piccole pistole scure, che la giovane puntò verso il nemico. Quando la luce svanì del tutto, lasciando solo posto alla fiamma e alle pistole, poterono notarsi il colore marroncino, le decorazioni in oro e il simbolo della tempesta che spiccava su entrambi i lati, oltre ai nomi delle armi scritti in romaji su ciascuna delle due: ~Raven~ sulla sinistra e ~Scarlet~ sulla destra.
Abbassò le armi verso il suolo, saltò all'indietro e si posizionò chinata leggermente verso in avanti, con il ginocchio destro piegato.

- Scarlet & Raven, version XI. -

Alzò il braccio destro, che stringeva Scarlet, puntandola verso il soffitto della stanza. Raven era rivolta verso il basso, verso il pavimento con piccole tracce di neve ormai quasi del tutto sciolta, entrambe vennero nuovamente avvolte dalla fiamma della tempesta, la quale sembrò divorare le due pistole, la ragazza si alzò roteando su sé stessa ed evitando altre bolle con agilità, preparandosi a spiccare un salto verso l'alto.
Lasciò il suolo in pochi istanti, la fiamma della tempesta le aveva quasi fatto da catapulta, lanciandola verso l'alto soffitto dove era atterrata con i piedi, dandosi lo slancio per voltarsi e sparare rapidamente verso le bolle vicine a lei. Non tutte si rigeneravano, i proiettili distruttivi della tempesta riuscivano ad impedire a molte di ricrearsi, tuttavia non era abbastanza veloce per bloccarle tutte.
Non sembrava infastidita e nemmeno nervosa, anzi, si lanciò nuovamente verso il suolo ma si bloccò a mezz'aria, praticamente a metà altezza, grazie alla fiamma che la tenne sospesa. La tempesta si stava accumulando sotto la punta del piede destro, la rossa piegò leggermente il ginocchio e, con uno scatto, iniziò a piroettare su sé stessa.
La fiamma rossa l'avvolse completamente, girando con lei come se fosse un tornado fermo in mezzo alla sala, dal quale iniziarono a fuoriuscire dei fasci di luce scarlatti, i quali colpivano tutte le bolle che si trovavano in una determinata linea d'aria.
Dopo quattro e cinque laser consecutivi, questi iniziarono ad apparire simultaneamente: tre, poi cinque, tutti della durata di mezzo secondo, finchè non divennero dieci e quindici alla volta, fuoriuscendo da qualsiasi lato del ciclone, evitando accuratamente i presenti, rigorosamente immobili, e le bolle attorno a loro.
Dopo pochi secondi, la tempesta si placò e il ciclone svanì, la giovane scese al suolo e, sempre girando su sé stessa, colpì le ultime bolle, quelle troppo vicine agli altri ragazzi, con dei normali proiettili, scagliati sempre da ogni direzione. Tutte le bolle erano scomparse quando Arashi si fermò, in bilico sulla gamba destra, mentre portava la sinistra a terra e puntava Raven contro l'incredulo Clover.

Vongola: Catastrofe Impetuosa.

L'illusionista indietreggiò, scuotendo il capo. I ragazzi presenti nella stanza avevano nuovamente le loro armi fiammeggianti tra le mani, si stavano avvicinando a lui con sguardi minacciosi. Non volevano certo dargli il tempo di evocare altre bolle-bombe o terremoti vari, piuttosto cercavano di opprimerlo con la loro presenza. Nessuno di loro era rimasto interdetto dalla tecnica della rossa quanto lui, pietrificato e incredulo a quell'esplosione di potere. Probabilmente non si aspettava nulla di simile, conosceva le loro vecchie armi e non era ancora entrato in contatto con i compact dei Neveria.

- NO! - urlò all'improvviso, stringendo le mani al petto, come se volesse proteggere i sei anelli che stava indossando. Era giunto fin lì alla ricerca dell'ultimo e l'aveva anche trovato, era palese che ne fosse molto geloso.
Eppure sembrava quasi un cane bastonato, nonostante il suo sguardo furioso e i suoi occhi arancioni all'apparenza stranamente luminosi.
- NO! Non perderò contro di voi! - disse ancora, indietreggiando e scrutandoli con odio. Lo stesso odio sembrava fuoriuscire dalle sue mani, la fioca luce bluastra stava perdendo saturazione e si stava ingrigendo man mano che il possessore indietreggiava.
Sembrava quasi che stesse ringhiando come un cane infuriato.
- Non tornerò sconfitto! - sbottò ancora – Otterrò il vestito e mio padre sarà fiero di me! - concluse.

- Sarò io l'unico e il migliore! E lui mi amerà! -

Il suo corpo veniva lentamente divorato da quella luce grigiastra, l'aria attorno a lui iniziò a farsi più densa e quasi irrespirabile, i presenti indietreggiarono di scatto, qualcosa sembrava minacciarli.
- Dobbiamo colpirlo, presto! - urlò Kaito, cercando comunque di avvicinarsi, ma l'aura tetra, ormai scura come la notte, lo spintonò via, facendolo rotolare al suolo.
- No, no, è troppo tardi! - stavolta a parlare fu Shinji, sembrava stranamente irrequieto – Via, allontanatevi! - urlò.
Arashi scosse il capo, avrebbe voluto affrontarlo ma le dita non volevano proprio premere il grilletto, la sua mano tremava e riuscì solo ad abbassare l'arma, raggiungendo Haname e Nozomi dietro di lei.
- Questo... è odio... - affermò la sciamana, che stringeva Duchesse, spaventata. Il boss degli Elegantia l'abbracciò, senza smettere di osservare il nemico dinanzi a sé.

L'aria densa e oscura si materializzò attorno all'illusionista, esattamente sopra le sue spalle, dove prese forma un enorme cerchio di pietra borchiato, il quale sembrava aleggiare attorno al suo collo.
I sei anelli erano scomparsi, fusi in quel gigante anello dall'aspetto raccapricciante, che si muoveva lentamente ed emanava un'aura più che nefasta.
I presenti non riuscivano a muoversi o a parlare, pietrificati davanti a quella visione, solo Lilium riuscì a sussurrare lievemente qualcosa.

- Devil... Circlet... -

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Capitolo 39
*** Target 39 - Heaven Ring ***


Target 39 – Heaven Ring

cover

L'illusionista dalla chioma verdastra si trovava all'estremità sud della stanza, le punte dei suoi piedi non toccavano il terreno e sembrava quasi galleggiare nell'aria. Attorno al suo collo fluttuava un enorme semi cerchio borchiato e sembrava quasi un grosso lombrico, eppure non era vivo né pulsava, ma emetteva un'intensa aria nefasta ed espandeva fiamme della nebbia, che stavano quasi divorando ogni angolo del luogo.
Gli occhi di Clover II erano color indaco, senza bagliori e apparentemente vacui, quasi come se il ragazzo fosse stato completamente assorbito dalla nebbia stessa, prodotta dagli anelli fusi nel Devil Circlet che indossava.
Nessuno dei ragazzi sembrava voler azzardare un attacco, dopotutto non conoscevano le caratteristiche della nuova arma del giovane e, probabilmente, stavano cercando di studiarlo, ognuno immobile nel punto in cui si trovava.

Il maestro fu il primo ad avanzare rapidamente, lo sguardo preoccupato ma il violino già impugnato per suonare la melodia stordente che in molti avevano già conosciuto.
Quando l'archetto toccò le corde, però, nessuna nota riuscì a risuonare in tempo.
La stanza aveva ricominciato nuovamente a vibrare quasi come scossa da terremoti, dal grosso anello attorno all'illusionista si levò un tentacolo che colpì Cloud allo stomaco, scaraventandolo contro il muro dietro di lui.
Il boss dei Notturno si alzò di scatto, cercando di non inciampare a causa del terreno che tremava in modo preoccupante, sfoderando la sua katana e tentando di colpire Clover. Riuscì a mozzare la coda del tentacolo di cui prima, ma un altro alle spalle lo sorprese, afferrandolo per le caviglie e ribaltandolo, per poi lanciarlo all'indietro.

- Maledetto! - urlò Kaito, i suoi pugni già brillavano di una luce giallastra, abbastanza fioca poiché circondata dalla nebbia maledetta. Tentò di colpire il nemico con un potente sinistro, ma il suo pugno centrò una colonna di roccia e terriccio, che si era eretta dal terreno davanti a lui. Altre colonne si susseguirono, facendolo cadere e rotolare all'indietro, mentre i presenti indietreggiarono cauti.
Luca aveva iniziato a dare spallate alla porta serrata dietro le spalle di Shinji, quest'ultimo lo guardava con perplessità e, probabilmente, mai si sarebbe aspettato che il fulmine sarebbe riuscito a buttare giù il portone. L'eco della pietra che ricadeva al suolo quasi non spaventò il resto dei ragazzi, che subito si lanciarono verso l'uscita.
Nando intanto cercava di lanciare carte affilate contro il nemico, la sua mira non era delle migliori a causa del terremoto e delle colonne che spuntavano dal sottosuolo, evitò per un pelo un tentacolo e la sua determinazione sembrò svanire nel nulla.
- E' impossibile, è troppo forte. -
Nemmeno i proiettili di Arashi riuscirono a centrare l'obiettivo, la rossa saltava da una colonna all'altra sperando di colpirlo, eppure Clover aveva iniziato a spostarsi rapidamente da un punto all'altro, quasi come se si stesse teletrasportando, svanendo da un luogo e apparendo poco più in là, lontano dalla visuale.
Un pilastro di roccia, sulla quale si trovava in quel momento, iniziò a sgretolarsi sotto di lei, così come il pavimento stesso, ai piedi dei presenti.
Una rossa luce illuminò la stanza tetra, del magma incandescente bolliva sotto il pavimento semi distrutto, Arashi quasi non cadde e dovette aggrapparsi alle sporgenze, cercando di risalire, fortunatamente Duchesse e Haname le afferrarono le mani e l'aiutarono.

- Dobbiamo andare via! - urlò, osservando la stanza andare a pezzi dietro di lei.

Cristal lanciò un'occhiata al nemico e ritrasformò la sua ascia nel compact, deciso a lasciar perdere il contrattacco. Anche Diamante sembrava piuttosto spaventata, pensò bene di girarsi e fuggire verso l'uscita, dove tutti si stavano rapidamente dirigendo, attenta a schivare pietre e pezzi di intonaco, che stavano iniziando a staccarsi dal soffitto.
Ex-Ten aveva aiutato Sirius a rialzarsi, mentre Haname si era diretta verso Kaito, Cloud era già in piedi e anche lui sembrava convinto che fuggire fosse la decisione migliore.
Nozomi osservò Clover per qualche istante ancora, spaventata da quella potenza inaudita, confusa e senza idee. Arashi si era avvicinata a lei e le aveva afferrato la mano, trascinandola via rapidamente dalla stanza.
Anche Lilium e Haynes si tenevano per mano, correndo assieme a PonPon e Shinji lungo il corridoio che avevano precedentemente attraversato, assieme al resto del gruppo.

- Non andremo molto lontano... - la nebbia dei Vongola continuava a osservare il suo specchio mentre correva assieme agli altri ed era un miracolo che non fosse inciampato, dato che non guardava dove metteva i piedi.
Come aveva previsto, una parte del corridoio era crollata sbarrando loro la strada, obbligando tutti a fermarsi davanti alle colonne e pietre ammassate davanti a loro.
- Tu, solito gufo, oh! - esclamò Kaito, lanciando uno sguardo arrabbiato al compagno, che scrollò le spalle senza aprir bocca.
- No, No! NO! - urlò Diamante, battendo i pugni contro le colonne frantumate – Questa non ci voleva proprio!! -
- Non c'è certo bisogno che lo dica tu! - il Notturno si era avvicinato all'amica e batté anche lui i pugni contro la pietra, giusto per notare che qualsiasi cosa avesse fatto, i detriti non si sarebbero spostati di un millimetro.
- Maledetto, ci ha sbarrato la strada! - urlò la tempesta, voltandosi verso il punto da dove erano appena arrivati. Il giovane illusionista si stava avvicinando lentamente, i suoi occhi avvolti di nebbia erano fissi sui presenti, un sorrisetto spiccava sul suo volto pallido mentre il Devil Circlet continuava ad emanare un'energia poco rassicurante.
Nessuno dei ragazzi fiatò, si appiattirono contro le macerie dietro di loro, mentre Luca e Kaito stavano cercando invano di spostare i massi per creare una via di fuga.
L'aria era diventata quasi irrespirabile, la vista incominciava ad appannarsi e l'affanno saliva sempre di più, l'unico a star bene era proprio l'illusionista verde, che sorrideva beffardo al centro del corridoio.

- E' inutile fuggire, ormai il vostro destino è segnato. - affermò, sicuro delle sue capacità. - Mio padre sarà fiero di me, non avrà nemmeno bisogno di far nascere mio fratello! - esclamò, passandosi una mano sul viso e ridendo di gusto.
- Ma Zon nascerà comunque! - azzardò Haname, senza togliergli gli occhi di dosso – Hai detto tu stesso che manca poco. -
Un grugnito quasi non li spaventò, l'espressione di Clover divenne più severa.
- Non importa, non ha più bisogno di lui. Sono abbastanza forte da realizzare tutti i suoi sogni. - spiegò – Basto io, ed io soltanto. -
- Credi che diventando più forte otterrai la stima di tuo padre? - stavolta fu Nozomi a parlare. Il suo sguardo era perplesso, i suoi occhi fissi su quelli del nemico.
- Certo. Con questo nuovo potere non può che amarmi di più! - rispose lui, sorridendo. Tuttavia, qualche istante dopo, il suo sorriso s'incrinò, fisso sullo sguardo dubbioso della brunetta. - … Pensi che non sia così? - chiese, poi.
- … Non penso che tuo padre inizi ad amarti solo perchè sei diventato più forte. - spiegò lei.
- Cosa vuoi saperne, tu? - ruggì lui, il territorio attorno a loro sembrò reagire alla sua ira e il pavimento tremò nuovamente. - Non conosci mio padre. -
La brunetta avanzò di un paio di passi, tenendosi comunque a debita distanza dall'illusionista.
- … Io sono diventata più forte, ma mio padre non mi ha nemmeno degnato di uno sguardo. - spiegò lei, le parole quasi non le si spezzarono in gola e la mente sembrò volerle a tutti i costi ricordare ciò che aveva vissuto negli ultimi tre anni - … Non importa quanto tu possa diventare bravo, non è questo ciò che serve per farti notare. -
- Tsk. - Clover sembrò tremare a quella affermazione – Cos'altro serve, allora? -
- In realtà... penso che bisogna solo essere sé stessi. - affermò lei, chinando lo sguardo – Se tuo padre ti ama... ti amerà in qualsiasi modo tu sia... - continuò, recuperando un po' di coraggio e sicurezza - … Non c'è bisogno di dimostrargli nulla, non devi cambiare per nessuno. Devi essere solo te stesso e fiero di ciò che sei. -

Sembrava quasi stesse parlando di sé stessa, che stesse raccontando la sua vita ad un estraneo, sentendosi in qualche modo affine ai suoi problemi. Entrambi in cerca delle attenzioni del proprio padre, entrambi sbagliando su ciò che in realtà dovevano fare.
Probabilmente suo padre già l'amava per ciò che era, ma era lo stesso anche con Stanford?

- E' una sciocchezza! - urlò il verde, battendo violentemente il piede per terra, quasi come se volesse fare dei capricci. Il suolo prese a muoversi con violenza e molti dei presenti caddero all'indietro, dall'anello gigante del nemico apparvero dei lunghi tentacoli trasparenti, che raggiunsero uno ad uno tutti i ragazzi, senza dare loro il tempo di capire cosa stesse accadendo. Il groviglio di serpenti neri avevano agguantato le prede al collo e allo stomaco, stritolandoli con forza e quasi impedendo loro di respirare.
La sala era invasa da urla soffocate e tentativi disperati di liberarsi dalla morsa, mentre la risata convulsa di Clover risuonava sopra tutti.

- Vi ucciderò tutti e tornerò vincitore! -
- Non serve fare così! Fermati! - urlò la Vongola, mentre affondava le unghie nel tentacolo che voleva strozzarla – Non serve a null-
La morsa divenne quasi insopportabile e la brunetta non riuscì più a parlare, a nulla valsero le grida degli amici o i loro disperati tentativi di liberarsi con le loro fiamme, ognuno di loro sarebbe deceduto sotto quella stretta.

Probabilmente sarebbero morti a breve e già dinanzi a loro era apparsa la leggendaria luce accecante che doveva condurli all'altro mondo, il tunnel verso un paradiso che li avrebbe separati dal regno dei vivi.
Eppure quella non era la luce che segnava la fine della loro vita, ma una luce calda e arancione, piena di speranza e di calore.

Nozomi aprì lentamente gli occhi, la stretta era diminuita e non era più un problema riuscire a respirare, i suoi occhi ambra si ritrovarono ad osservare la bambina dai capelli rosei, avvolta da un fascio quasi angelico. I tentacoli che l'avevano afferrata non c'erano più, altri tentavano di avvicinarsi ma venivano quasi bruciati dall'intensità che stava emanando. Un'aureola girava lentamente sopra il suo capo, fuoriuscita dall'anello che portava gelosamente al dito.
In quel momento, Lilium sembrava l'angelo sceso dal cielo per salvare le loro vite.

- … Cosa? Cos'è questa luce?? - Clover, seppur incredulo, sembrava anche lui meravigliato dalla bellezza della bambina di fronte a lui. - Cos'è quel coso? E quell'anello? - chiese ancora.
- Seraphic... Halo... ? - rispose Haynes, dietro di loro. I suoi occhi brillavano e sembravano adorare la sciamana, sua cugina, che già tanto amava - La leggenda... l'Heaven Ring, che fu creato per contrastare gli Hell Ring... -

- Ti prego... basta... - la voce della piccola sembrava quasi rotta dalle lacrime – Non sei malvagio... non cedere alla tentazione di quei mostruosi anelli! - esclamò, pregandolo – Lasciati aiutare... -
Clover sembrava quasi propenso ad ascoltare le sue parole, avvicinandosi a lei di qualche passo e allungando la mano, tentando di afferrarla.
Eppure si fermò, scuotendo il capo e tornando in sé. Dopotutto aveva una missione, doveva distruggerli tutti e tornare vittorioso, voleva essere amato da suo padre. Non poteva di certo lasciare che una bambina rovinasse il suo piano perfetto.
Indietreggiò nuovamente, la nebbia tornò ad infittirsi attorno a lui e iniziò a pressare contro la luce arancione che avvolgeva Lilium, mentre anche lei indietreggiò di qualche passo, quasi spaventata.
- Lilium, attenta! - urlò il cugino, dimenandosi senza risultato. Purtroppo la luce della bambina non bastava a liberare tutti i presenti, era piccola e relegata al centro del corridoio, circondata dalle oscure lingue color indaco, che fremevano dalla voglia di stritolarla.
La nebbia continuò a premere contro la sfera di luce che avvolgeva la sciamana rosa, la piccola era spaventata e alla mercé del nemico, eppure sembrò darsi un po' di coraggio e prese un bel respiro, chiudendo gli occhi e stringendo i pugni. La sua concentrazione riuscì ad aumentare lentamente il bagliore, che si fece più vivo e intriso di fiamme del cielo.
Era diventata una sfida del cielo contro la nebbia, nulla di mai visto o di impensabile, eppure era tutto nato da desideri oscuri, o a volte troppo puri da poter sopravvivere, avvolti dalle tenebre di quel potere.
Il desiderio di essere amati, e il desiderio di salvare le persone che si amano, si stavano scontrando in quello stesso corridoio, dimenticato dal tempo e dallo spazio.
Clover la stava osservando con uno sguardo pieno d'odio, lo stesso che sgorgava dal suo cuore e che derivava dal troppo amore verso suo padre, mai ricambiato.
Lilium, invece, lo stava osservando con pietà, quasi tristezza, comprendeva i suoi sentimenti ma non voleva lasciare che facesse del male ai suoi amici. Non c'erano molte alternative, e continuò ad ingigantire la luce che la stava già avvolgendo e quasi non stava facendo sparire la bambina al suo interno.
Lentamente, il groviglio di tentacoli iniziò a sgretolarsi, bruciandosi a causa della luce e annerendosi in più punti.
L'illusionista sbraitò, la nebbia continuava a sbarrare la strada della sfera luminosa, cercando di schiacciarla, ma la piccola sembrava avere la meglio contro di lui, finchè tutti i tentacoli non si carbonizzarono all'istante.
Lo sguardo del nemico era terrorizzato, un'incrinatura apparve sul Devil Circlet e lui l'aveva subito notata. La luce di Lilium stava distruggendo il suo potere, il suo sogno.
Lo scontro tenebre contro luce sembrava ormai giunto al suo termine, ma il verde non voleva arrendersi.
Non poteva arrendersi.

Urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, e la terra tremò di nuovo.
I presenti, che si erano finalmente liberati dalla morsa che li stava stritolando, vennero scossi ancora una volta dal terremoto e dal pavimento che stava iniziando a crollare sotto i loro piedi, costringendoli verso la parete di macerie.
Le sfere oscure ed elettriche, che aveva creato nella stanza poco prima, avevano nuovamente invaso tutto il luogo attorno ai ragazzi, tentando il tutto per tutto in cerca della vittoria e costringendoli ad evitarle con schivate fortunate.
Lilium allargò le braccia e la luce si ingrandì lentamente, inglobando molte sfere e illuminando pian piano ogni angolo del corridoio, finchè non si trovava al pari dell'oscurità della nebbia.
Il Devil Circlet s'incrinò sempre di più, sembrava stesse dando tutto il possibile per contrastare la luce del Seraphic Halo di Lilium, anche a costo di rompersi.
Eppure, Clover non voleva di certo che finisse a pezzi. Quell'oggetto era per lui e suo padre molto importante, erano i vestiti del fratello, adesso suoi. Era diventato così forte e stava gettando al vento tutto il suo duro lavoro, tutto a causa di una bambina.

Iniziò ad avanzare verso di lei, i pugni serrati e lo sguardo furioso, la concentrazione era quasi al massimo e l'oscura luce, proveniente dall'incrinato Circlet, sembrava stesse perforando la sfera di Lilium, che quasi non sussultò.
La pressione era quasi insopportabile, non stava scalfendo solo la fiamma ma anche lei, il suo cuore, i suoi sogni.
L'illusionista, che si trovava nella stessa situazione, ruggì furioso, cercando di tirare fuori tutto l'odio che poteva.
La piccola, sofferente, urlò.

Il pavimento sotto di loro si sgretolava, ma i due stavano galleggiando e, probabilmente, il terremoto era solo un'illusione creata dagli Hell Ring, tuttavia imbattibile a causa della loro potenza.
Ognuno dei presenti, increduli alla scena della battaglia tra i due, restarono immobili ad osservare lo scambio di luci, chi seduto a terra per lo scossone e chi in piedi attaccato alle macerie, dietro la loro schiena.

- Lilium!!! - urlò il cugino, cercando di rialzarsi, eppure era impossibile, le scosse continuavano a susseguirsi violente, senza appigli era impossibile anche camminare.

Entrambi gli sfidanti erano sofferenti, le loro voci si disperdevano nella sala, Clover stava tentando a tutti i costi di perforare la barriera di luce e di distruggerla, aveva il braccio verso di lei, voleva afferrare la bambina. La piccola si stringeva il petto in lacrime, il suo sguardo era serio e i suoi occhi intrisi di pietà e comprensione, l'anello al suo dito sembrava quasi stesse bruciando e l'aureola si era incrinata come l'anello dell'avversario.
Anche lei distese le braccia verso di lui, sembrava quasi che volessero toccarsi, chi per annientare l'altro, chi per salvarlo con una benedizione.

La sala era invasa da fiamme calde e quasi non si riusciva a vedere bene cosa stesse accadendo. Ogni loro parola si perdeva nell'etere, nella luce accecante, negli echi.
Quasi per un attimo non si sentì più nulla, le orecchie giocavano brutti scherzi e tutto si era silenziato, impossibilitati a vedere bene e ad ascoltare rimasero tutti fermi a bocca aperta, quasi trattenendo il respiro, chi con le mani sulle orecchie e chi voltato per non guardare.

Un'esplosione, non così forte da distruggere ogni cosa ma abbastanza da scaraventare tutti al suolo, distruggendo inoltre le colonne e le pietre che sbarravano loro la strada.

Uno strano suono giunse all'orecchio della Vongola, che si ritrovò stesa al suolo tra i detriti. Alzò lo sguardo davanti a lei, stropicciandosi gli occhi per mettere a fuoco la visuale.
La sagoma dell'illusionista era in ginocchio, non aveva più nulla attorno al collo. Il Devil Circlet si sbriciolava lentamente, in un vortice che stava risucchiando pietre e macerie attorno a loro, anche quelli che circondavano la brunetta, che vedeva volare verso il centro della sala, dove una rossa sfera sembrava in procinto di implodere.
D'istinto alzò il braccio destro, la mano verso la schiena della bambina che era chinata in avanti con le mani al petto, l'aureola che andava in pezzi esattamente come l'anello di Clover.
La piccola alzò il capo, si voltò leggermente verso di lei, i suoi occhi erano lucidi ma stava sorridendo. L'anello al suo dito brillava e allungò il braccio verso la brunetta, quasi come se le loro dita volessero incontrarsi.

- Lilium! - urlò nuovamente Haynes, ancora mezzo accecato e barcollando, mentre frammenti di rocce volavano verso la sfera centrale.

- Spostati da lì! - urlò Nozomi, cercando di afferrare la sciamana – Lilium! -
L'anello che indossava sembrò avvolgersi in una bolla di fiamme, separandosi dalle sue piccole dita e fluttuando verso il terreno, quasi come se si stesse dirigendo verso la brunetta.
Quando la Vongola, che aveva osservato l'Heaven Ring cadere al suolo, rialzò lo sguardo verso la bambina, notò che alcune lacrime avevano rigato il suo volto, il suo corpo stava perdendo consistenza e stava diventando trasparente.

Non seppe nemmeno se quell'urlo uscì dalle sue labbra, mentre la sfera si comprimeva davanti a loro con un rumore sordo, scuotendo leggermente i loro corpi e inghiottendo i rifiuti attorno a loro.
La brunetta barcollò, cercando di issarsi e di avvicinarsi, di afferrare le sue dita, ignorando l'anello brillante ai suoi piedi, che si stava lentamente spegnendo del suo bagliore.
La sciamana era invasa da flebili luci, numerose come stelle, che poco a poco stavano cancellando il suo corpo, il tutto svanendo nell'aria attorno a loro.

“Non dimenticare i tuoi sogni.”

Quelle frase era flebile, quasi come se non fosse stata nemmeno pronunciata. Aveva seguito le sue labbra, allungarsi infine in un sorriso, probabilmente l'ultimo.
Si gettò in avanti, voleva abbracciarla e stringerla a sé, voleva sfiorare ancora le sue dita, ma venne tirata indietro da qualcuno, lontana da quel sorriso, dai frammenti di quella bambina, dai ricordi, che erano ormai spariti, come se non fossero mai esistiti in quel luogo.

Le sue mani tremavano, si stava mordendo il labbro inferiore così forte che del sangue scivolò verso il mento. Davanti a loro c'era solo Clover, così spaventato e confuso che si rialzò barcollante e sparì rapidamente, probabilmente fuggito per la vergogna di essere stato sconfitto.

Non un rumore, non una parola.

Di tutto ciò che accadde in quel momento, ricordò solo un urlo.
Quello di Haynes.

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Capitolo 40
*** Target 40 - Sotto un cielo stellato ***


Target 40 – Sotto un cielo stellato

cover

L'atmosfera attorno al tempio era molto più pesante, l'aria era gelida e quasi rarefatta, il solo respirare sembrava difficile.
Le due sacerdotesse a guardia del portone, Marva e Nola, non avevano mosso un dito. Si trovavano immobili nella stessa posizione, scrutando dinanzi a loro con lo sguardo fisso verso l'orizzonte.
Il cielo si avviava al tramonto, ormai stava assumendo un colore arancione che pian piano si sarebbe trasformato in blu scuro, si potevano già notare alcuni puntini lontani e la luna, piena per tre quarti.
Uno ad uno tutti i presenti si radunarono verso la scalinata, sedendosi in posti sconnessi tra di loro.
Nessuno fiatò, i loro sguardi erano abbastanza vuoti e spenti, come l'anello grigiastro che Nozomi stava stringendo tra le sue dita, una pietra azzurra romboidale circondata da tre ali per lato, l'ultimo ricordo di Lilium. L'aveva preso, quasi meccanicamente, e non sapeva se la bambina lo stesse porgendo all'amica o se quell'anello si fosse staccato e fosse semplicemente caduto accanto ai suoi piedi.
Dopo aver distrutto il Devil Circlet di Clover II, quest'ultimo era fuggito rapidamente, spaventato da ciò che sarebbe accaduto in presenza dei ragazzi, furiosi.
Non sembravano però dare peso alla fuga dell'illusionista.
I loro sguardi, fissi in un punto vuoto così come quelli delle due sacerdotesse, osservavano il sorriso di una bambina dai lunghi capelli rosei, che si voltava vivace verso di loro, nello loro menti.

Haynes si trovava ai piedi della scalinata, lontano da tutti, rannicchiato su sé stesso, con gli occhi luccicanti e le guance bagnate. Ogni tanto alzava la mano, come se volesse afferrare qualcuno davanti a lui, qualcuno che esisteva solo nella sua immaginazione.
La persona che voleva abbracciare, stringere a sé, però, non c'era più, e di lei non era rimasto nemmeno il corpo. Era svanita nel nulla, tra mille luci, come se non fosse mai esistita.
Aveva urlato, una, due, tre volte, chiamato il suo nome, erano passati più di venti minuti e nulla era accaduto. Alla fine aveva ceduto e, barcollante, si era diretto all'esterno, assieme agli altri amici che, in quel momento, per lui non esistevano.
Voleva solo una persona, l'unica persona che aveva sempre amato, sua cugina Lilium.
Si strinse più forte, portando il capo sulle ginocchia.

Nessuno aveva il coraggio di parlare, nemmeno Kaito poteva riuscire a risollevare gli animi, Cloud restò in disparte in silenzio, così tutti gli altri. Era la prima volta che, uniti come gruppo, avevano assistito alla morte di qualcuno e stavano insieme attraversando un lutto.
Non era una novità per alcuni di loro, singolarmente: Arashi aveva perso entrambi i genitori, non vedendoli tornare più a casa, Luca era fin troppo piccolo per ricordare come i suoi vennero massacrati, anche Shinji aveva perso il nonno che tanto amava.
E poi Nozomi aveva visto morire il suo migliore amico. Si era ripromessa di non perdere più nessuno, voleva diventare più forte per proteggere tutti, ma in realtà era talmente debole da non poter fare nulla.
Il suo sguardo era posato su Haynes, la distruzione del piccolo sciamano stava coinvolgendo chiunque attorno a lui, la Vongola stessa non sapeva cosa dire. Non poteva discolparsi.

“E' colpa tua!” aveva urlato, poco prima, puntandole l'indice contro “Tutto questo è successo perchè tu esisti!” le lacrime agli occhi, la voce quasi rotta, singhiozzi che gli impedivano di parlare “Se non fossi esistita non ci sarebbe stata la Crisi, saremmo ancora al Villaggio tutti insieme, nessuno sarebbe morto!!” aveva continuato.
“Dovevi proteggerla! Perchè non l'hai fatto?”
Era scoppiato in lacrime, fuggito dalla sala, oltrepassando le macerie e raggiungendo l'uscita.

Ed era rimasto lì, rannicchiato.

Aveva ragione, dopotutto.
Eppure non poteva farsene una colpa. Quanti fili del destino venivano intrecciati a causa di molte vite? Il fato era beffardo, giocava con le vite altrui attraverso quelle di altri esseri umani. Alcuni vivevano, altri morivano.
Era stupido pensare “se non fossi mai esistito”, poiché non c'era nulla che si poteva fare per cambiare un'esistenza, la quale aveva già posto le radici tra i molteplici fili rossi di altre creature. Si esisteva, e basta. Non era un concetto su cui si potevano gettare ipotesi.
L'importante era come si sviluppava una vita, nel bene e nel male.

Nozomi era la prima che avrebbe voluto afferrare quelle dita, salvarla dal filo del suo destino, che finiva proprio in quel punto, eppure non c'era più nulla che poteva fare.
Probabilmente, la sciamana aveva consumato tutta sé stessa in cambio del potere del suo anello, in cambio di un modo per contrastare i malefici Hell Rings, spariti nel nulla dopo la distruzione del Devil Circlet, probabilmente sparsi da qualche parte nel pianeta.
Aveva sacrificato sé stessa per aiutare tutti gli altri, che sarebbero morti senza di lei.
Portò la mano destra verso il collo, sfiorandolo con le dita. Clover aveva davvero tentato di strozzarla, ricordò la sensazione del fiato che le stava mancando, la vita che l'abbandonava. Erano tutti nella stessa situazione, sarebbero morti tutti, sarebbe stata una strage.
Ma Lilium li aveva salvati ed erano vivi per miracolo, il quale prezzo era stata la sua stessa esistenza.
Anzichè piangere e disperarsi, forse, dovevano ringraziarla di cuore per la seconda opportunità che avevano ricevuto, cercando di non sprecarla e di sconfiggere il nemico, così come lei voleva.
Riportare la pace, catturando lo scienziato e distruggendo la creatura malefica.

Il sole aveva ormai abbandonato l'orizzonte e il cielo era tetro, nonostante fosse illuminato da un mare di stelle scintillanti. La brunetta non ne aveva mai viste così tante, da una città era impossibile accorgersi di quanto fosse meraviglioso il cielo stellato.
Non era la sola con il naso puntato all'insù, anche Haynes stava osservando le stelle con intensità e meraviglia. Forse, sperando di scorgere la sua amata tra queste.

Sussultò, voltandosi verso la sua sinistra e ritrovandosi ad osservare il suo guardiano della nebbia, che si stava sedendo accanto a lei. Lo sguardo del bruno era enigmatico come al solito, un leggero rossore sulle guance a causa della timidezza e lo specchio davanti a lui, la limpida superficie rifletteva qualcosa che a lei era impossibile scorgere, non avendo il dono della vista che lui possedeva.
Gli occhi indaco del ragazzo, immersi nel colore della nebbia a causa del suo potere, si rivolsero verso la ragazzina.
- … Domani... sulla spiaggia... - sussurrò, preoccupato.
- … Cosa? - chiese lei, sentendosi all'improvviso un peso sul petto.
- … L'ultima... L'ultima battaglia con Clover II. - spiegò.
La brunetta si morse le labbra, chinando lo sguardo. Si stava avvicinando la fine, dunque? Cos'avrebbe escogitato, il loro nemico? Senza il Devil Circlet era decisamente più debole, eppure non era convinta che sarebbe stato così facile.
- Vinceremo? - azzardò, quasi scherzosamente.
- Mh... non lo so. Dipende... -
Conosceva il ragazzo abbastanza bene da sapere che non potevano ottenere una visione precisa, eppure era già tanto che fosse riuscito a predire l'ultimo scontro.
In quel momento sentì brividi correrle lungo la schiena e la sensazione di non farcela. Erano solo dei ragazzi, scampati incredibilmente a morte certa grazie al sacrificio di una loro amica, un miracolo che non si sarebbe ripetuto nuovamente. Dovevano farcela con le loro forze, ma potevano ritenersi pronti per ciò che stava per accadere?
Una notizia simile li avrebbe sconvolti, ma non poteva di certo tenerla per sé.
Prese un bel respiro e si alzò, scendendo uno ad uno i gradini e attirando silenziosamente l'attenzione dei presenti, che si voltarono verso di lei con curiosità.
Si portò di fronte ad Haynes, che stava ancora osservando le stelle e quasi non voleva guardarla, forse ancora furioso con lei.
Era consapevole di cosa significasse perdere una persona importante, davanti ai propri occhi. Eppure aveva imparato che non bisognava disperarsi, poiché le cose si sarebbero aggiustate col tempo. Sentì quasi un sollievo dentro di lei, come se qualcosa di caldo la rassicurasse, inoltre pensò al sorriso di Lilium e cosa avrebbe detto in un momento come quello.
Sicuramente avrebbe incoraggiato i ragazzi ad andare avanti.

Si piegò verso il bambino in un inchino, rimanendo immobile per almeno un minuto.
Haynes, infine, portò l'attenzione su di lei, ma restò silenzioso.
Quando si raddrizzò nuovamente, dagli occhi ambra traspariva una strana luce.
La determinazione della Vongola.
- Non c'è altro che possa fare. Queste sono le mie scuse per non aver mantenuto la promessa. - spiegò lei, senza battere ciglio.
Il biondo non disse nulla, si limitò ad osservare la brunetta.
- Non mi aspetto un tuo perdono. Non adesso, almeno. - disse poi, senza smettere di guardarlo negli occhi – La mia colpa è di non averla protetta a dovere. Per il resto, non sono io la diretta responsabile di ciò che è accaduto, bensì Clover. - alzò il capo verso gli altri membri del gruppo, attenti alla conversazione. In tutto quel tempo nessuno aveva avuto il coraggio di dire nulla e, dopo le urla e le accuse disperate del bambino, Nozomi era stata la prima a parlare.

- Secondo le previsioni di Shinji, domani ci sarà la nostra ultima battaglia. - rivelò. Sembrarono preoccuparsi e alcuni di loro si scambiarono sguardi interrogativi.
Chi poteva biasimarli?
- Non sappiamo ancora cosa escogiterà, ma sappiamo solo una cosa. Se dovessimo fallire, noi... e probabilmente molte altre persone, moriremo. - affermò, decisa - … Quello che è successo oggi, a Lilium... non possiamo permettere che il suo sacrificio venga sprecato in questo modo. Ci ha dato un'ultima chance, uno spiraglio per la vittoria, per tutte le persone che potrebbero perdere la vita e i propri cari in questo conflitto. - il suo sguardo determinato s'incrinò, il pensiero dell'amica era ancora una ferita aperta – Per questo... chi vuole tentare il tutto per tutto, domani dovrà fare del suo meglio, mentre gli altri... tornate a casa, finchè siete in tempo. -

- Che stai dicendo? - la voce di Cloud risuonò tra i presenti, quasi facendoli sussultare dallo spavento, la nuvola stava osservando la ragazzina con sguardo annoiato – Siamo venuti fin qui per sistemare questo caos, ti pare che ce ne torniamo a casa? -
- Giusto. Tanto, se non vincessimo, sarà comunque tutto finito. - anche Kaito si infilò nella discussione, ma in molti sembravano d'accordo. - Meglio combattere in prima linea e tentare di fare qualcosa, no? -
I boss delle altre famiglie parevano i più preoccupati, probabilmente per i loro stessi cari. Quella situazione non riguardava di certo solo i ragazzi presenti, ma chiunque in quel mondo. Chissà cosa avrebbe potuto escogitare Stanford se non fermato in tempo, se Zon si fosse svegliato e avesse portato la famosa Crisi, quella a cui il piccolo PonPon aveva assistito con i suoi occhi.
In quel momento, stava in silenzio accanto ad Haname, che gli stava accarezzando il capo. Non sembrava seguisse la discussione, piuttosto pareva si stesse per addormentare.

La Vongola s'inchinò nuovamente, ringraziando i presenti per la loro comprensione.

Era la più spaventata, disorientata e afflitta, ma non poteva permettersi di dimostrarlo. I suoi guardiani dipendevano da lei, i membri dell'Alleanza l'avevano scelta come Leader, doveva cercare di infondere determinazione e ottimismo in tutti i suoi amici, che credevano in lei.
Dovevano prepararsi psicologicamente, tentando il tutto per tutto e studiando qualsiasi strategia.
Anche se, in realtà, avrebbero dovuto riposare. Erano stanchi e afflitti, sicuramente scoraggiati, un sonno ristoratore non poteva che far loro bene ed era meglio prepararsi al futuro a mente fresca e con nuove energie.
Ormai era calata la sera, erano più o meno le nove e mezza. Mangiare e riposare era la loro priorità.

Mentre lo sciamano restava in disparte, i ragazzi cenarono con alcune provviste che si erano portati dietro. Ex-Ten si era premunito di infilare un po' di vivande nello zaino, aveva distribuito loro il necessario, mentre ognuno consumava il suo pasto in un angolino del tempio.
La sala centrale era ridotta ad un cumulo di macerie, ma le zone laterali e così gli altri piani erano intatti, c'erano anche numerose stanze che potevano essere utilizzate per dormire, e dove sicuramente avrebbero passato le ultime ore di tranquillità, finchè il sole non si sarebbe levato all'orizzonte.

Lo sciamano non aveva mangiato nulla, si trovava in una stanza lontano dall'androne, su un materasso posto accanto ad un'alta finestra senza vetri, al buio. Il suo sguardo era rivolto verso il cielo, come poco prima sulla scalinata.
La brunetta poggiò accanto a lui un panino, avvolto nella carta stagnola, e una bottiglietta di acqua minerale. Sospirò, senza dire nulla, per poi voltarsi e avanzare verso l'uscio.

- … Le mie fiamme sono sbloccate... - disse, all'improvviso. La brunetta si voltò verso di lui, osservando il suo viso illuminato dalla luna. - … è perchè... lei è andata. -
- Usale per fermare il nemico. - si azzardò a dire, senza smettere di guardarlo. - E' a causa sua che l'abbiamo persa. -
- … Forse avrei preferito morire... con lei... anziché vivere senza. - continuò, quasi sussurrando - … però... lei voleva salvare tutti... voleva solo che nessuno morisse... -
- … Allora dobbiamo sconfiggere Clover e catturare Stanford. - spiegò la Vongola, avvicinandosi lentamente. - Così realizzeremo il suo sogno. -
- … Mh. -
Si voltò nuovamente, sicura che il discorso fosse finito, ma il bambino richiamò nuovamente la sua attenzione.
- Hai trovato la tua risposta? - chiese, cogliendola di sorpresa – Il perchè vuoi diventare boss, intendo. -
La brunetta si voltò nuovamente verso di lui, stavolta Haynes stava ricambiando il suo sguardo e sembrava anche attento.
- … Sì. - rispose, annuendo lentamente – Sì, l'ho trovata. -
- Ebbene? - chiese lui, curioso.
- … Non voglio veder morire più nessuno. - affermò.
- Non ti seguo. Cosa c'entra il diventare boss di una famiglia mafiosa? - alzò un sopracciglio, perplesso.
- I Vongola sono potenti, ma anche pericolosi. - spiegò lei, quasi sorridendo - Hanno bisogno di una guida che sappia prendere giuste decisioni e che sappia riconoscere il valore di una vita umana. -
- … Quindi lo farai solo per evitare che finiscano in mani sbagliate? - chiese ancora.
- Io ho delle capacità, ereditate da mio padre e dai miei antenati. Perchè sprecarle? - scrollò le spalle, stavolta era determinata – Se posso sfruttarle per aiutare le persone, lo farò. Renderà felice sia me che molti altri. -
Il piccolo non sembrava tanto sorpreso e tornò ad osservare le stelle, immergendosi in quel panorama sublime.
- Forse è la stessa cosa che ha pensato tuo padre. - affermò, mentre con la mano destra cercava il panino accanto a lui.
- Già, è possibile. - disse lei, lasciando la stanza dietro di sé.

Avanzando lungo il corridoio laterale, la brunetta raggiunse il retro dell'edificio, scendendo delle scale che davano ad una fonte d'acqua limpida, nascosta tra alcune colonne e rocce, come se fosse quasi una piccola oasi paradisiaca. L'acqua sgorgava da una parete di roccia che conduceva nella zona sud della capitale, la ragazza si avvicinò rapidamente e immerse le mani, bagnandosi il viso e osservando il suo riflesso sulla superficie.
La figura della bambina e quella di Claudio continuavano ad apparire davanti a lei, quasi tormentandola. Si sentiva pienamente colpevole, distrutta e stanca da quella situazione. Eppure non poteva mollare, non adesso.
Alcuni cerchi incrinarono l'acqua, rapidamente issò il capo e osservò verso sinistra, una figura maschile era immersa e voltata verso la cascata, con le braccia distese dinanzi a sé e i palmi sotto l'acqua corrente, come se volesse prenderla.
Non si era proprio accorta dell'albino, e quasi non arrossì per l'imbarazzo, poiché il ragazzo non sembrava avere alcun vestito addosso.
Si avvicinò lentamente, curiosa e arrossita come non mai, nascondendosi dietro una colonna per ammirare da lontano il volto del ragazzo, completamente fradicio, mentre si lavava sotto la cascata.
I suoi occhi blu sembravano quasi risplendere, il suo volto era freddo e nulla traspariva, come al solito.
Stranamente, il cuore della brunetta accelerò di battito in battito, mentre i suoi occhi erano fissi su di lui, finchè un sorriso non incrinò lo sguardo gelido del Neveria.

- Per quanto ancora vuoi restare lì dietro, Nono? -
Nozomi sussultò, portandosi il palmo sulle labbra, nonostante non servisse a nulla poiché era stata già scoperta.
Il ragazzo si voltò verso di lei, sorridendo, mentre si aggiustava i capelli, avanzando verso il punto in cui si trovava la ragazza, ancora semi nascosta dalla colonna bianca. Fortunatamente, la brunetta notò che il giovane stava indossando i pantaloni e sospirò per il sollievo.
- Solitamente, quando siamo nervosi o sta per accadere qualcosa di importante, noi Neveria usiamo rinfrescarci sotto l'acqua, chiedendo alla nostra sacra Protettrice di vegliare su di noi. - spiegò lui, tendendole la mano – Non immagini quanto questo riesca a rilassare e a cancellare i brutti pensieri. -
La brunetta allungò la mano, tremante, afferrando quella del ragazzo e avvicinandosi a lui. L'albino la trascinò lentamente in acqua, incurante dei vestiti ormai zuppi.
- Devi solo lasciare che l'acqua lavi via le tue preoccupazioni. - spiegò, osservandola da vicino, negli occhi. - Ti sentirai meglio, dopo. - disse poi, stringendola a sé, bagnandole leggermente la frangia e il capo.
La ragazzina dimenticò all'istante tutti i suoi problemi, il suo cuore stava battendo davvero troppo rapidamente per pensare a cosa era accaduto e cosa stava loro per accadere. In quel momento, non sentiva che il respiro dell'albino e il suo cuore, lo sguardo dolce del ragazzo e i suoi occhi. Avvicinò il suo viso al petto dell'amico e vi si strinse, lasciandosi avvolgere dalle sue braccia.
- … Domani... potremmo morire... - disse, spaventata. - Non sono sicura riusciremo... -
L'albino accarezzò i capelli della Vongola, dolcemente, poggiando il suo viso sopra il suo capo.
- Se pensi così, non ce la faremo mai. - spiegò lui – Devi andare lì conscia che vinceremo, qualsiasi sia l'esito finale. Devi credere nella vittoria, nella salvezza. -
- Ma come faccio? Non siamo solo noi... tante altre persone... e tutto questo è successo perchè lo scienziato ha preso il mio sangue... -
- Non importa perchè è accaduto, non l'hai voluto tu. E' successo per colpa di Stanford, dei suoi piani. E' lui da biasimare. -
- Ma se non mi fossi fatta prendere... -
- Dimmi, hai volutamente lasciato che ti rapisse per potergli permettere di distruggere il mondo? -
- Certo che no! - si staccò da lui, tornando ad osservarlo negli occhi – Volevo solo che Clover non facesse del male ai miei amici! -
- Allora hai agito nel giusto, non hai colpe. - rispose, sorridendole e prendendole il volto tra le mani, sussurrando – Tu... vuoi il bene di chi ti sta accanto e non solo. Sei altruista e buona, ma anche determinata e capace di sacrificarti, se necessario. Sarai uno splendido boss. -
La brunetta arrossì, scuotendo il capo ma tornando a stringersi al ragazzo, quasi cercasse un conforto, qualcuno che la proteggesse così come lei proteggeva sempre gli altri.

- … E' strano... ma... possiamo restare così...? - chiese lei, quasi spaventata - … Mi sento bene... mi sento al sicuro... -
- Perchè “è strano”? - chiese lui, stringendola a sé – Io lo trovo normale. -
- … Perchè ho sempre odiato sentirmi... protetta da altri. -
- C'è sempre una prima volta, no? - ridacchiò, baciandola sul capo. - Può capitare quel momento in cui si ha bisogno del sostegno di altri. E' normale. Non significa essere deboli. -

Quasi come se avesse ricevuto una rassicurazione, la brunetta si tranquillizzò con un sorriso e chiuse gli occhi, abbandonando i pensieri tetri che avevano continuato a tormentarla per giorni.

Dopo aver strizzato per bene i vestiti e aver risalito le scale che portavano verso la parte posteriore del tempio, i due si ritrovarono fuori da una delle tante stanzette dove ciascuno dei ragazzi stava passando la notte, accampati come potevano.
La brunetta osservò la stanza vuota e l'albino, che stava controllando nella sua borsa, poggiata vicino al materasso.

- … Cris-kun... - chiamò lei, ferma sull'uscio. L'albino si voltò verso di lei, il suo sguardo sembrava serio - ...vittoria o meno, questa potrebbe essere comunque la nostra ultima notte in vita... - affermò lei, toccandosi nervosamente la maglietta.
Il ragazzo non rispose e si limitò a sospirare, issandosi.
- … Ho paura di stare da sola... - disse ancora, cercando di non incontrare il suo sguardo - … posso... posso dormire accanto a te? -

Si potevano udire alcuni grilli, che frinivano con insistenza, nella stanza buia illuminata solo dal manto stellato.

- … Sì. -

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Capitolo 41
*** Target 41 - Ultimate Clover ***


Target 41 – Ultimate Clover

cover

Uno, due, tre e più rintocchi, quasi fastidiosi, così tanto che cercò di estraniarli dalla sua mente, concentrandosi sull'ufficio apparso dinanzi ai suoi occhi. Quando il pendolo tornò a ticchettare silenziosamente, lasciò un'atmosfera particolare, quasi nostalgica.
La ragazza dai capelli castani, appoggiata vicino alla porta della stanza, stava osservando come al solito, invisibile nel punto in cui si trovava, la scena che si stava svolgendo.
La donna adulta, che ultimamente spesso sognava, aveva sempre più un aspetto familiare, e la ragazzina stava già iniziando a capire cosa fosse successo in quel luogo.
Lasciò da parte i pensieri per concentrarsi sulla discussione tra lei e Vongola Primo, il quale si trovava immobile davanti a lei, in piedi, con uno sguardo abbastanza serio, dopo la chiacchierata di poco prima.
La tensione era tangibile, persino il ragazzo accanto all'uscio sembrava avere uno sguardo attento, ma un barlume di tristezza sfiorò i suoi occhi arancioni, quasi languidi, che rivolse subito in basso.

- Non volevo scatenare tutto questo putiferio... - continuò la donna, volgendo in basso i suoi occhi ambra, mortificata.
- Non si tratta di questo. - spiegò Primo, sospirando. - Siamo preoccupati per te e per chi ti vuole bene. -
- Perchè vi preoccupate per loro? - chiese, sconcertata – I miei compagni possono risolvere qualsiasi problema. - spiegò.
- Ma non possono farlo a lungo, da soli. - affermò lui.
- Io non sono necessaria. - ribadì lei – Perchè non mi credi? -
- Non si tratta di crederti o meno. - spiegò il biondo – I tuoi cari saranno in pena, ti staranno aspettando. Devi tornare a casa. -
La bruna congiunse le mani a mo di preghiera, quasi come se stesse cercando di calmarsi. Tremava, il suo respiro era rumoroso e sia Primo che il ragazzo accanto all'uscio avevano intuito la sua battaglia interiore.
D'altro canto, la piccola Nozomi iniziò a scuotere il capo, quasi delusa. Non avrebbe mai immaginato di poter arrivare a quel punto, doveva essere davvero stupida.
Oppure, probabilmente, le loro esperienze dovevano essere state molto differenti.

- … Mi dispiace di averti arrecato disturbo. - disse poi, inchinandosi lievemente.
L'uomo sospirò, i suoi occhi lasciavano trasparire comprensione, ma anche severità.
- Hai venticinque anni, dovresti cercare di pensare più a chi ti sta attorno che a te stessa. -
- Sono un'egoista, lo so. Ma... dovevo venire. - disse lei, alzando il capo – E' a causa di ciò che provo... - anche lei sospirò, ma per rassegnazione.
L'uomo scostò lo sguardo, voltandosi verso la finestra e dando le spalle alla donna, la quale sembrò voler aggiungere altro, ma serrò le labbra in un colpevole silenzio.
Dopo qualche istante, in cui l'unico suono era il ticchettio dell'orologio a pendolo, il primo boss si voltò nuovamente, con lentezza, chiudendo gli occhi e appoggiandosi alla scrivania, portando il peso del suo corpo sulle mani.
- Nozomi, sono... lusingato, non mi aspettavo questi sentimenti, che ti hanno spinta fino a qui. Però... sei adulta, dovresti vedere le cose in un modo diverso. - spiegò, quasi rammaricato.
- Sì, è così... -
- E allora perchè sei venuta? - chiese lui, tornando ad osservarla. - Cosa ti ha spinto ad abbandonare la tua famiglia per venire qui? -
- Non li ho abbandonati! - esclamò lei, sembrava che l'uomo avesse toccato un punto debole e la ragazzina sospettò che la donna stesse cercando delle scuse. - Volevo... vederti. Almeno per una volta... -
- Non ti stai facendo del male? - chiese lui, adesso molto più serio - Continuare a vedermi in questo modo non farà altro che ferirti ulteriormente. Dovresti tornare a casa e lasciare che il tempo faccia il suo corso. -
La donna chinò il capo, il suo sguardo era dispiaciuto ma aveva accettato i suoi errori e non sembrava volesse controbattere in alcun modo.

L'uomo si avvicinò a lei, portando la mano sotto il mento e alzandole il viso, così che potesse guardarla negli occhi.
- Sei forte, nonostante tutto, non mi aspettavo una discendente così determinata. Usa questo ardore per proteggere la tua famiglia. - sostenne, abbozzando poi un sorriso, che sembrò contagiare anche la donna.
Quell'uomo aveva la capacità di placare gli animi e, probabilmente, la donna era ormai sicura della sua decisione.
Quando raggiunse l'amico dai capelli scuri, in attesa accanto all'entrata, gli lanciò un'occhiata complice. Prima di varcare la soglia, però, si voltò un'ultima volta verso l'uomo.
- Giotto... tu la ami, vero? -
Il biondo, che si era nuovamente avvicinato alla vetrata, si voltò di profilo e la osservò con la coda dell'occhio, senza rispondere. Il colletto del mantello gli nascondeva le labbra, non era possibile scorgere la sua espressione, ma sembrava che la donna l'avesse intuita comunque.
- …Va bene. Sono felice se... i nonni lo sono. -
La bruna si voltò nuovamente verso la porta, prendendo la mano dell'amico e stringendola. Il moro sembrava rincuorato, la tristezza era scomparsa dai suoi occhi.
- Grazie, Fei. Possiamo tornare a casa, adesso. -
- Spero che la tua anima si senta più libera. - disse lui.
- Sì. -

Dopo la sua risposta sicura, ogni cosa sembrò sfocare in un'intensa luce, che avvolse ogni protagonista di quella che sembrava essere un'incredibile storia.
Anche la ragazzina, che stava assistendo alla discussione, si ritrovò ben presto preda di lucenti e caldi fasci di luce.
Vide sparire l'affascinante uomo biondo, di cui un tempo era stata innamorata, il ragazzo dai capelli viola e scuri, con il suo sguardo molto più sollevato, e la sua controparte adulta, la sorridente donna dai capelli bruni.
Sembrava proprio che un capitolo della sua vita si fosse definitivamente chiuso.

***

Attorno alla fabbrica abbandonata l'aria sembrava essere più tesa del solito. I furgoncini erano scomparsi dal parcheggio, l'ingresso silenzioso e le stanze adibite a laboratori erano state svuotate dai macchinari. Solo alcune erano state lasciate lì dai collaboratori di Stanford.
Avevano dovuto simulare uno spostamento, chiunque avesse trovato quel luogo doveva credere che lo scienziato e i suoi esperimenti fossero fuggiti chissà dove. L'inquietante silenzio di quel luogo non faceva altro che confermare quella tesi.
Il ragazzo dalla verde chioma attraversò a passo svelto il corridoio principale, superando stanze e immondizia sparsa nell'edificio, fino a raggiungere uno scaffale in metallo accanto ai bagni.
Sullo scaffale c'erano alcuni libri e un paio di boccette di vetro, l'illusionista le prese e le scaraventò a terra, frustrato, osservando il contenuto mentre si espandeva sul pavimento, come una grande macchia. Si avvicinò alla porta del bagno, posizionandosi alla sinistra del mobile e spingendo con poca energia, lo scaffale scivolò facilmente verso destra, muovendosi con le rotelle incastrate in binari nascosti nel pavimento.
Si avvicinò infine alla parete ingiallita, premendo in alto sulla sinistra e spingendo in avanti, lasciando che il muro si aprisse a giro, rivelando una rampa di scale che davano verso il basso, nelle profondità.

Clover s'incamminò senza indugi, scendendo i gradini e raggiungendo il piano interrato, ben illuminato da luci elettriche e, di sicuro, più pulito e ordinato dell'edificio sovrastante.
In uno studio lì accanto, lo scienziato stava esaminando alcuni documenti assieme all'amico dai lunghi capelli sbiancati. Gli occhi rossastri di quest ultimo si alzarono verso il verde, quasi accogliendolo con un sorriso, finchè anche Oliver non si accorse della sua presenza.

- Oh, sei qui! - esclamò, posando i documenti e avvicinandosi al ragazzo. I suoi occhi nocciola erano fissi su di lui, attendendo trepidante la buona notizia. - Dunque, li hai trovati? -
L'illusionista deglutì, quasi spaventato.
Ricordava ancora intensamente ciò che era appena accaduto, la vittoria così vicina sfuggita dalle sue mani a causa di una bambina, che tra l'altro aveva anche perso la vita.
Se non fosse stato per lei e quella stranissima e fastidiosa luce, avrebbe sconfitto e annientato i suoi nemici, sarebbe tornato a casa vittorioso e con un sorriso smagliante sulle labbra.
Avrebbe consegnato a suo padre il Devil Circlet, e lui sarebbe stato orgoglioso di ciò che Clover aveva fatto, gli avrebbe dato tutti i meriti.
Purtroppo, però, era stato tutto rovinato.
Si trovava davanti all'uomo che amava, dal quale voleva essere riconosciuto, ma non era affatto felice e soddisfatto, anzi, si sentiva tremendamente frustrato e spaventato.

- Allora? - incalzò lui, quasi seccato – Dove sono? -

Tremando e quasi nauseabondo, il ragazzo spiegò al padre ciò che era accaduto, non mancando di sottolineare quanto fosse vicino alla vittoria e quanto odiasse la bambina responsabile della sua sconfitta, soffermandosi a descrivere la sua morte come se fosse stata una giusta punizione per ciò che aveva fatto.
Sperava davvero che Stanford potesse comprendere almeno i suoi sforzi, ammirando il modo in cui era riuscito ad unire gli anelli senza alcun aiuto, arrivando a un passo dalla vittoria per essere poi stato fermato da un piccolo ostacolo, fortunatamente già eliminato.

Il suono dello schiaffo echeggiò in tutta la stanza.
Lo sguardo del dottore era furioso, quasi intriso d'odio, non si era curato di aver lasciato un'impronta rossastra sulla guancia del giovane, anzi, continuò più e più volte con altri schiaffi, da ambedue le parti, urlandogli contro le peggiori maledizioni.
- Sei inutile! Sei un inetto! Per quale motivo esisti? - gli chiese – Ti avevo ordinato di portarmi gli anelli, non sei stato capace di fare qualcosa di così semplice. -
Continuò, il suono dei colpi era quasi insopportabile, così come il dolore che il ragazzo provava al viso.
- Mi sei d'intralcio, uno stupido fallimento vivente, dovrei staccarti la testa e fulminarti. - lo spintonò contro il muro, cercando di infierire ancora, tuttavia Fukada bloccò le sue mani, cercando di calmare l'amico.
- Oliver, andiamo. E' solo un bambino. - disse, convincendolo a concludere quella tortura – E' mortificato, non vedi? Possiamo anche fare a meno del Devil Circlet. -
- Bambino? Non è un essere vivente, è solo un involucro vuoto per Horizon. Non serve a nulla. -
- Ci ha provato. - scrollò le spalle, tirando a sé lo scienziato.
- Non esiste provarci, doveva solo ubbidire al mio ordine. - affermò lui, sistemandosi l'occhialino - Credevo di averlo creato più intelligente, ma mi sbagliavo. Senza Zon non è che un rifiuto insignificante. -
Varcò l'uscio e si allontanò, seguito da Fukada-san, i loro passi risuonarono nel corridoio vuoto finchè il suono non fu lontano.

L'illusionista si alzò lentamente, sentendosi il viso stranamente bagnato. Scorse, da uno sportello in vetro, alcune righe umide sulle sue guance. Si avvicinò, perplesso, e cercò di osservarsi meglio, mentre una lacrima scendeva rapidamente, sorprendendolo.
Portò una mano verso il volto, con l'indice schiacciò la lacrima e osservò il dito.
Era una goccia di pioggia? Perchè scivolava via dai suoi occhi? Gli era già successo? Accadeva anche alle altre persone?
Ricordò di aver visto qualcuno con il viso bagnato, ma non aveva idea di cosa realmente significasse.
“Piangere”, era quella la parola adatta, mentre le gocce sul suo viso erano lacrime.
Un'emozione umana nata dalla tristezza e dalla disperazione, significava forse che lui era triste? Perchè, poi?
Forse a causa del padre e di come lo aveva trattato? Gli schiaffi e gli spintoni facevano male, tuttavia non sentiva un dolore fisico ma qualcosa di diverso.
Sentiva male dentro di lui.

Voleva solo dare il meglio al padre che l'aveva creato, realizzare il suo sogno e renderlo felice, eppure lui l'aveva gettato per terra con così tanta facilità, come se non gli importasse nulla dei suoi sforzi.
In effetti l'aveva detto, per lui Clover non era altro che “un involucro”, senza Zon non era niente.
Doveva forse attendere di essere “riempito”? Cosa sarebbe accaduto, dopo? Sarebbe diventato un'altra persona? Se si trattava di un involucro, sicuramente, la sua coscienza sarebbe stata cancellata in favore alla nuova. Lui doveva solo fungere da corpo, la mente era il suo fratellino.
Dunque sì, sarebbe scomparso, non sarebbe stato più quello che era adesso, non avrebbe più pensato né avrebbe più avuto i suoi ricordi.

Non voleva.
Clover II era lui, con quelle lacrime sul viso, specchiandosi sulla superficie di quel vetro poteva ammirare i suoi lunghi capelli verdi, i suoi occhi arancioni.
Probabilmente non avrebbe nemmeno più avuto quell'aspetto, non avrebbe ricordato quello scontro, la fatica fatta per cercare di sconfiggere i nemici e rendere fiero suo padre, la bambina morta davanti a lui, il dolore degli schiaffi e delle parole pronunciate poco prima, quel tormento interiore e quelle lacrime.
Sarebbe scomparso, e non voleva.

Ringhiò.

Senza nemmeno rendersene conto, era entrato di soppiatto nella camera del fratellino, oltrepassando i macchinari tecnologici e ritrovandosi davanti all'enorme incubatrice. L'organo pulsante, avvolto da strani tentacoli nervosi, si trovava proprio al centro e sembrava quasi invitarlo.
No, non lo stava invitando, lo stava bramando. Si sarebbe svegliato, una volta formato del tutto, e avrebbe cercato il suo corpo.
Ma Clover non glielo avrebbe dato. Il suo corpo gli apparteneva, così come il suo essere e la sua mente. Era una persona sola, non era il rivestimento di qualcun altro.
Osservò quell'organo quasi con profonda invidia.

- Perchè mio padre ama più te che me? - chiese, battendo i pugni contro la capsula – Cos'hai che io non ho? Sei più intelligente? Più forte? Ma sei solo un cuore! - urlò – Chi può sapere se sarai migliore di me? Magari sarai tu quello inutile! - continuò a battere continuamente, sempre più forte, incrinando l'incubatrice.
Il computer adiacente iniziò ad inviare un segnale fastidioso, che si diffuse in tutto il piano.
- … Forse... forse non sono alla tua altezza perchè il cuore è importante. - pensò lui, continuando ad osservarlo battere a ritmo regolare, quasi incantato. - … Io non ho un cuore, non ho organi, sono vuoto... e se fossi tu il mio involucro? E se il tuo cuore fosse il mio rivestimento? -
Un sorriso sadico si fece strada sul suo volto, l'illusionista, batté più forte contro il cristallo che, infine, si infranse. Il liquido presente all'interno scivolò fuori e si riversò sul pavimento, Clover allungò le mani e afferrò il cuore pulsante, tirandolo con violenza e strappandolo da alcuni tentacoli.

Stanford e Fukada entrarono rapidamente, increduli, protetti da delle mascherine bianche.
Quando Clover si voltò verso di lui, stringendo in mano Zon, gli sorrise.
- Padre, ho avuto una splendida idea! -
Oliver lo raggiunse, camminando a fatica nel liquido presente per terra, quasi cercando di colpire l'illusionista con un pugno, le urla soffocate dalla mascherina e gli occhi pieni di odio.
- COSA HAI FATTO, DISGRAZIATO! -
Continuò a gridare, avvicinandosi sempre di più, mentre Clover indietreggiava, perplesso.
- IL MIO ESPERIMENTO!!! -
Il ragazzo osservò l'uomo che amava, il padre che tanto aveva cercato di accontentare, mentre sbraitava frasi crudeli, curandosi solo del fratello minore.
Continuava a non apprezzarlo in alcun modo, non voleva nemmeno ascoltare la sua idea, l'unica cosa che davvero gli stava a cuore era Zon.
Zon.
Sempre Zon.
Quasi non incominciò nuovamente a tremare, stavolta però di rabbia.
Smise di indietreggiare e avanzò, verso l'uomo che tentava di colpirlo, afferrandogli il viso con la mano destra.
Ritirò la mano, chiudendola e strappando la mascherina che aveva in viso, dopodiché restò ad osservare l'uomo, barcollante e senza forze, mentre cadeva per terra, chiudendo gli occhi immobile.
Dormiva.

Fukada-san, che si trovava ancora sull'uscio, si voltò e fuggì, lasciando il ragazzo da solo, con il corpo assopito del padre e il luogo ancora invaso dalle sirene dei computer.
Osservò lo scienziato, ancora una volta, e poi il cuore del fratello.
- … Questa è opera tua, vero? - chiese lui, curioso. - Mio padre ha detto che ha creato la fiamma del caos, questa cosa ce l'hai tu. - aggiunse – Fai addormentare tutto, qualsiasi cosa, nel raggio di chilometri. - continuò – Eppure, io sono vigile e sveglio. -
Sghignazzò, il viso contratto in una malsana euforia.
- Significa che sono più forte di te, fratellino! -

Portò l'organo al petto, osservandolo pulsare con gli occhi quasi avidi. I tentacoli si attorcigliarono a lui, quasi come se stessero riconoscendo il suo corpo come il vero possessore, entrarono nella sua pelle, si legarono alle sue vene, diventavano lentamente parte di Clover, ma senza prenderne possesso.
Non poteva, dopotutto, Clover era più potente e sarebbe stato lui a dominarlo.

Voleva essere forte, voleva annientare tutti coloro che gli avrebbero sbarrato la strada, doveva essere sopra chiunque, così che, alla fine, anche suo padre avrebbe dovuto ammetterlo.
Avrebbe riconosciuto la sua superiorità, i suoi sforzi, dimenticandosi dello sfortunato fratellino.

E così sarebbe stato.

Una lunga giacca di pelle nera, dei jeans scuri con degli anfibi, lunghi capelli verdi legati in una grande treccia e un cuore pulsante attaccato al suo torso nudo.
Non era Horizon, ma Clover. Un nuovo Clover.
Ultimate Clover.

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Capitolo 42
*** Target 42 – Fiducia ***


Target 42 – Fiducia

cover

Sembrava quasi come se si fossero svegliati da un sogno, quando, all'improvviso, il rumore di un velivolo in cielo non li costrinse ad alzare il naso all'insù.
Un jet stava planando a pochi chilometri di distanza dalla spiaggia rocciosa, nell'unica zona spianata sprovvista di alberi e ostacoli di qualsiasi tipo.
Restarono immobili ad osservare la sua manovra, non si aspettavano di certo l'arrivo di qualcuno, a parte il nemico principale, che sicuramente non sarebbe arrivato con un aereo privato.
In molti, inoltre, riconobbero quel velivolo, decorato con alcune fiamme arancioni dipinte su ciascun lato. Veniva chiamato “Fenice” e apparteneva al boss dei Vongola, che lo utilizzava per i suoi viaggi e spostamenti in giro per il mondo.
Decimo era forse arrivato? Di sicuro sarebbe stata una svolta inaspettata, un aiuto non indifferente, ma non fu lui a scendere dall'aereo, bensì Arina e un uomo con un borsalino, che quasi tutti conoscevano molto bene.

Luca fu il primo ad avvicinarsi, avvolgendo la gemella in un abbraccio rincuorante.
Anche gli altri ragazzi li raggiunsero rapidamente, accerchiandoli con curiosità. L'uomo col cappello scrutò tutti con sguardo serio e attese che i due fratelli si staccassero, prima di parlare.
- Se vi aspettavate il boss, sappiate che tarderà un po'. - affermò Reborn, quasi scherzosamente – Vi toccherà fare gli onori di casa. -
- Non mi aspettavo nulla, in realtà. - rispose Nozomi, avvicinandosi all'uomo. - Non penso possano muoversi... ci sono ancora cloni in giro, vero? -
- Un bel po', per raggiungere la magione abbiamo dovuto usare diversi passaggi segreti. - spiegò Arina, osservando uno ad uno i presenti, per poi sussultare. - Haynes! -
Il suo sguardo si posò sullo sciamano, in disparte e con il viso rivolto verso il cielo. Al sentirsi chiamare si voltò leggermente, ma non rispose all'entusiasmo della donna.
- Mi dispiace! - disse ancora, inchinandosi verso di lui con sguardo dispiaciuto, ma il piccolo la ignorò senza fiatare, tornando ad osservare le nuvole.
La bionda sembrò confusa, sospirando e assumendo un'espressione colpevole, immergendosi nei suoi pensieri.
- … Non è per te. - disse Luca, grattandosi il capo - … Abbiamo avuto una perdita … -
La donna sembrò risvegliarsi, anche Reborn si guardò intorno curioso, probabilmente in cerca di qualcuno che non era presente, eppure fu Arina la prima a notarlo.
- … Lilium... ? - si azzardò a ipotizzare, a voce bassa.
Luca chinò lo sguardo, nessuno osò dire nulla, ma il loro silenzio valeva più di mille parole.
- … -

La bionda si avvicinò alla sua allieva, mentre dalla borsa tirava fuori un cofanetto in legno pregiato. Lo porse lentamente alla bruna, studiando la sua reazione, mentre quest'ultima aveva iniziato a osservarlo quasi con timore.
- … Cosa c'è lì dentro? - chiese, alzando lo sguardo verso la sua tutrice.
- Qualcosa che ti manda tuo padre. - si limitò a dire, aprendo la scatola e rivelando i sette Vongola ring, sotto lo sguardo attonito dei presenti.
Nonostante qualche verso di stupore e scambi di occhiate incredule, Nozomi non batté ciglio e continuò ad osservare i preziosi gioielli, quasi come se volesse essere sicura di non venire all'improvviso attaccata da questi ultimi.
Arina sembrò perplessa, spinse il cofanetto verso la ragazza, tentando di farglielo afferrare, ma Nozomi indietreggiò, spaventata.
- Non capisco cosa stia pensando mio padre, ma non ne abbiamo bisogno. - rispose, sicura.
- Cosa stai dicendo? Sono necessari! - esclamò lei, incredula a quella reazione.
- Abbiamo i Compact, sono più o meno la stessa cosa. Riportali a mio padre, ne avranno più bisogno. - rispose lei, irremovibile.

Reborn si era avvicinato alle due e diede una pacca sulla schiena della brunetta, che quasi non finiva addosso alla bionda.
- Non essere stupida. - affermò, osservandola da sotto il borsalino. Il suo sguardo era imperturbabile – Tuo padre ha deciso di fidarsi di te, non è forse ciò che volevi? Di cosa hai paura? -
La brunetta lanciò nuovamente uno sguardo verso il tesoro dei Vongola, quasi deglutendo. Aveva iniziato a sudare freddo, non poteva toccare delle reliquie preziose così, da un momento all'altro. Non appartenevano a loro, ma a suo padre e ai suoi guardiani.
Non erano sicuramente degni di indossare quegli anelli, non aveva superato la prova dei Vongola e non erano nemmeno stati riconosciuti come eredi da suo padre. Non poteva sperare di indossarli all'improvviso, senza ottenere alcuna ripercussione.
D'istinto si sfiorò la mano destra, massaggiandosela quasi come se stesse cercando di mandare via un ipotetico dolore.
Forse, il dolore che avrebbe potuto percepire indossando quell'anello.

Sapeva che sarebbe successo, che tutti i suoi sogni sarebbero finiti in un istante, proprio com'era già accaduto alla Torre Bianca qualche giorno prima.
Quel dolore era ancora vivido dentro di lei, sulle sue dita, il dolore di essere rifiutata, di non essere abbastanza, di non essere quella di cui avevano bisogno.

- Ehi, vuoi che inizi a chiamarti Dame-Nozo? - chiese Reborn, quasi fulminandola con lo sguardo – Pensavo fossi un pelo più ragionevole di quanto non fosse Tsuna alla tua età. -
- Perchè dobbiamo indossarli per forza? - chiese lei, voltandosi verso il tutore di suo padre – Non è una necessità, e poi non abbiamo sostenuto nessuna prova, non ci riconoscerebbero! -
- Non bisogna sostenere alcuna prova per indossarli. - spiegò lui, incrociando le braccia – L'unica prova da sostenere riguarderà te soltanto, ma gli anelli non avranno molto a che vedere con quest'ultima. -
La ragazzina non era ancora convinta e voleva continuare ad obiettare, nonostante le parole non le uscissero dalle labbra.
L'uomo le diede un'altra pacca, cercando forse di tranquillizzarla.
- Questi anelli non vi faranno nulla, se non aiutarvi a difendervi dalla fiamma del caos. - spiegò lui.
- La fiamma del caos? - chiese Arina, voltandosi sospettosa verso l'uomo. Il suo sguardo abbastanza confuso lasciava trasparire la sua ignoranza su quell'argomento, era perplessa più o meno quanto tutti gli altri presenti.
- Yuni lo aveva previsto, il vostro nemico possiede adesso una fiamma in grado di assopire le persone. Per questo motivo chiedo a chiunque, eccetto Nozomi e i suoi guardiani, di allontanarsi da questo luogo. -
- Ah, giusto. - la bionda tornò a rivolgersi al gruppo, il suo sguardo era apprensivo – Come abbiamo già detto, ci sono ancora molti cloni di Clover, la situazione non è del tutto stabile e le vostre famiglie hanno bisogno di voi! -

- Ha ragione, è meglio tornare... - Diamante fu la prima a rispondere, la sua sicurezza non riusciva a nascondere del tutto la paura, le mani che stringevano i ventagli stavano tramando leggermente.
- Ma... e l'Alleanza?? - chiese Sirius, a sua volta spaventato, eppure preoccupato di più per il loro gruppo. - Dovevamo combattere uniti... -
- Beh... si può essere uniti ma in luoghi differenti. - affermò Ex-Ten, anche lui abbastanza confuso – Non dobbiamo necessariamente essere tutti nello stesso luogo. -
- Non stiamo fuggendo e non stiamo distruggendo l'Alleanza. - Duchesse si piegò e baciò il piccolo PonPon sul capo, per poi alzarsi e avvicinarsi al jet – Stiamo andando a proteggere le nostre famiglie. - continuò, voltandosi verso i presenti – Lasciamo che siano i Vongola a sistemare qui. Dopotutto, sono i nostri leader. -
Sorrise, salendo infine nel velivolo, seguita da Diamante e Ex-Ten.
- Non sono alleato con i Vongola, ma concordo sul dover raggiungere i nostri cari. - aggiunse Nando, lanciando un'occhiata al boss dei Neveria che annuì in risposta. Lo Sconosciuto si voltò e si avviò anche lui verso l'aereo.
- Ma... uff. - Sirius si voltò verso i restanti ragazzi e si inchinò lievemente, portando poi l'attenzione sulla brunetta. - … Undicesima-sama, mettetecela tutta! Sono con voi! - esclamò, quasi ritrovando la sua determinazione e fuggendo poi verso il jet, con un sorriso smagliante sulle labbra.
- … Sembra davvero felice di andarsene. - bisbigliò Kaito, grattandosi il capo.

L'unico a non aver ancora detto nulla fu Cristal, che restò fermo al suo posto.
Reborn lo aveva notato e non mancò di rivolgersi anche a lui, ma l'albino non sembrava intenzionato a lasciare il posto.
- Cristal-san, dovresti andare ad aiutare la tua gente! - esclamò Arina, anche lei preoccupata.
- Li ho lasciati in buone mani, per adesso abbiamo un problema più grande a cui pensare, e riguarda soprattutto i Neveria. - rispose lui, sicuro - E' nel mio territorio che Stanford ha creato quegli abomini. -
- Cris... vai. Lascia fare a noi! - la brunetta, seppur combattuta e abbastanza imbarazzata, si avvicinò a lui e lo guardò negli occhi. Era davvero spaventata, nonostante le parole della sera prima non era riuscita a calmarsi ed era insicura sul loro futuro, ma non voleva mettere in pericolo anche la vita del ragazzo.
Eppure, l'albino aveva già compreso le sue paure più profonde.
- No, Nono. Combatteremo insieme. - rispose lui, senza distogliere lo sguardo – Non ti lascerò da sola. Mai. -

Il suo cuore aveva iniziato a battere nuovamente, stavolta ancora più della sera precedente. Leggermente i timori si stavano affievolendo, qualsiasi cosa sarebbe successa non sarebbero stati soli, non sarebbero "morti da soli". Ma perchè avere una visione così pessimista della situazione? Doveva credere, così come Cristal le aveva detto la sera prima. Doveva fidarsi di lui, dei suoi amici, di sé stessa e di suo padre, che le aveva persino mandato i Vongola Ring.
Doveva tornare a credere, come quando era una ragazzina delle medie.
Aveva gettato al vento i suoi sogni per guardare il mondo in modo più realista, in quel modo sarebbe stato difficile ferirsi o venire delusi, tuttavia era passata da una sponda all'altra e ciò era ancora sbagliato, come qualsiasi estremismo. Doveva mettersi nel mezzo, accettando un po' da entrambi i lati e mischiando insieme il tutto.
Se sognare e credere in qualcosa di implausibile poteva aiutarla ad affrontare quella battaglia, allora sarebbe tornata a sperare, come una ragazzina con idee assurde e la testa tra le nuvole, come la sé stessa di due anni prima.
Stranamente le sfuggì un sorriso, che il ragazzo ricambiò lasciando stupita la brunetta, la quale portò le mani al petto e tentò di placare i rapidi battiti del suo cuore.
Era già conscia di cosa fosse accaduto dentro di lei, non aveva più alcun dubbio.

Ma non poteva abbandonarsi ai sentimenti, non in quel momento.

- Haynes, dovresti andare con loro. - Haname si era avvicinata al bambino, ancora abbastanza distratto, ma probabilmente non del tutto. - E' pericoloso. -
Il biondo si voltò verso di lei, issandosi e pulendosi la tunica, quasi con il fare di un automa.
- No, io resto. - rispose.
- Non dire sciocchezze, vuoi morire anche tu? - l'urlo della Vongola arrivò forte e chiaro, lo sciamano quasi non la fulminò con lo sguardo, ma lei non batté ciglio.
- Non morirò, ho recuperato le mie fiamme, posso farmi scudo. - disse, serio – Voglio assistere fino alla fine. -
I suoi occhi sembravano bruciare di rabbia, o forse vendetta. La brunetta conosceva bene quella sensazione, ma sperò che non volesse fare sciocchezze.
- Non servono fiamme, basta una mascherina. - affermò Cristal, legando un fazzoletto di stoffa sopra il naso e la bocca, a mo di bavaglio.
- … Basta non inalare? - chiese Arashi, quasi incredula.
- Non l'avete capito? - Reborn interruppe la discussione, osservando i presenti – La fiamma del caos … è la fiamma artificiale che Stanford ha dato a Horizon. -
- Quella... sensazione... - Shinji portò istintivamente la mano sul viso, ricordando ciò che aveva provato nel laboratorio dell'uomo, davanti all'incubatrice - … in effetti, indossavano mascherine... -

La brunetta, intanto, si era avvicinata al piccolo PonPon e lo aveva preso in braccio. Il bambino non sembrava confuso né spaventato, anzi, era molto tranquillo. I due si osservarono per qualche istante, senza parlare.
- Nee... posso farti una domanda? Tuo fratello... avevi detto che si chiama Fei, giusto? Ed è un mio amico? -
- Sì. - rispose lui, annuendo con il capo – Amico Amico! Ha fatto tante cose per aiutare Nozo-mama, e poi è sempre nel graande castello, pon! -
- La magione dei Vongola... ? - domandò, quasi insicura - … E io... sono boss? E ho i capelli lunghi? -
- Sì! - rispose ancora, sorridendo.

La brunetta sospirò, un altro tassello era tornato al suo posto, ma sapeva che il nemico sarebbe arrivato di lì a poco e non potevano permettersi di perder tempo.

- Ad ogni modo, vedi quell'aereo? Sono tutti là dentro, vai da Duchesse! - disse, arruffandogli i capelli lilla.
- No. - rispose lui, serio.
- Ma... come sarebbe "no"? Non puoi restare qui! Vai con loro, Nozo-mama arriverà più tardi, ok? -
- No. Devo restare qui, pon! - rispose ancora, quasi offeso.
La Vongola alzò un sopracciglio, confusa e quasi stupita da quelle risposte secche.
- Ehi, birbantello. Qui è pericoloso e non puoi rimanere, vai subito da Duchesse! - ordinò lei, severa.
- Nooooooooo! Devo restare con Nozo-mama!!! - urlò, staccandosi da lei e scendendo a terra, voltandosi ad osservare un granchio zampettare lateralmente.
- Ma... -
- Penso che debba restare. - ipotizzò Cristal, osservandolo con apprensione – Ci sarà ancora qualcosa di cui non siamo a conoscenza. -
- Questo bambino... è davvero misterioso. - Reborn si sistemò il borsalino, ma non sembrava arrabbiato, piuttosto il suo sguardo era pensieroso.
- … E problematico. - aggiunse la Vongola, sospirando.

- A questo punto, è meglio che ci prepariamo a partire. - aggiunse Arina, voltandosi verso l'uomo con il cappello – Anche Decimo ha bisogno di noi. -
- Tu devi rimanere. - rispose Reborn, i suoi occhi nocciola spiccavano minacciosi da sotto il cappello. - Un tutore non può abbandonare il proprio allievo. -
La donna abbozzò un sorriso, sembrava sicura di sé stessa.
- Va tutto bene. - annuì, voltandosi verso Nozomi e incrociando il suo sguardo - … La mia allieva ormai non ha più bisogno di me. - spiegò - E' cresciuta, può cavarsela da sola. -
- Arina... ? - la brunetta sgranò gli occhi, quasi incredula, di sicuro non si aspettava una tale affermazione.
- Sicura? - le chiese Reborn, dopo qualche istante di silenzio.
- Sì. - affermò, spingendo il cofanetto verso la bruna e costringendola a prenderlo tra le mani, indietreggiando poi di qualche passo.

L'uomo non obiettò, si voltò verso il jet e lo raggiunse a passo svelto, entrandoci e scomparendo oltre l'uscio.
Arina e Nozomi si stavano osservando intensamente, la donna sembrava molto più rilassata e la ragazzina l'osservò con sicurezza, non servivano parole e i loro sguardi bastavano a dar voce ai loro sentimenti.
Diede un fugace sguardo a tutti i presenti, Haname e Kaito stavano cercando di infilare un bavaglio al piccolo PonPon, che si agitava euforico, mentre anche Haynes aveva fatto altrettanto, nonostante la sua affermazione di poco prima.
Sospirò, lasciandosi dietro ogni preoccupazione e voltandosi verso il jet, probabilmente sicura della sua scelta.

Dopo qualche passo però si fermò e tornò nuovamente a osservare la sua allieva, la quale venne colta con lo sguardo turbato mentre osservava gli anelli. La Vongola aveva rialzato subito lo sguardo e si sentì un po' colpevole nell'essere stata beccata con quell'espressione poco rassicurante.
Le preoccupazioni erano difficili da mandar via, ma entrambe sapevano che avrebbero fatto del loro meglio.

La donna portò le mani nella sua borsetta, rovistando in cerca di qualcosa. Non sembrava aver trovato nulla di utile se non i suoi artigli, che osservò intensamente per qualche istante prima di infilarseli, mentre posava gli occhi sulla brunetta, adesso incuriosita per quel gesto.
I loro sguardi si incrociarono, la Vongola abbracciò tremante la scatola e la bionda si passò una mano tra i capelli.
Li afferrò come se volesse legarli, proprio qualche centimetro sotto al mento, alzando la mano sinistra scintillante a causa della fiamma del fulmine.
Un taglio netto, usando gli affilatissimi e induriti artigli, ritrovandosi infine con la chioma bionda tra le dita.

- Arina! - urlò la ragazzina, esterrefatta da quel gesto quasi insensato.
La donna bionda, ormai con un nuovo taglio di capelli, si avvicinò verso di lei con un sorriso e le tese la ciocca, costringendola a prenderla.
- Non avevo altro, ma va bene comunque. - disse, sicura - Osservali e ricordati che c'è qualcuno disposto a tutto pur di vedervi tornare vivi. -
- … Ma... - la Vongola tremava, i lunghi capelli biondi stretti tra le dita. - Hai sempre amato i tuoi capelli... -
- Non importa, Undicesima. Ricresceranno. - affermò – E quando saranno nuovamente lunghi improvviseremo una festicciola, come al solito. -

Si voltò, i suoi corti capelli a caschetto ondeggiavano lievemente al vento e sicuramente sentiva un po' di fresco dietro al collo, ma non si lamentò. Poco prima che salisse sul velivolo, Nozomi l'aveva raggiunta e costretta a fermarsi, il suo sguardo era quasi accusatorio, ma ben preso si rasserenò.
- Quando tornerò... mi chiamerai di nuovo per nome. -
Annuì, serena, svanendo oltre lo sportello, che si chiudeva dietro di lei.

Il jet sparì tra le nuvole, dal lato opposto in cui era arrivato, mentre il cielo sembrava ingrigirsi e la battaglia finale incombeva su di loro.

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Capitolo 43
*** Target 43 - L'inizio della battaglia ***


Target 43 – L'inizio della battaglia

cover

Nonostante il jet fosse svanito da ormai dieci minuti buoni, lo sguardo della brunetta era ancora fisso sul cofanetto che conteneva i Vongola Ring. Le sei pietre esagonali, colorate ciascuna del colore della propria fiamma, circondavano l'anello del boss, che racchiude in sé tutti i colori dell'arcobaleno.
Haname e Luca l'affiancarono, il biondo pose una mano sulla sua spalla e cercò di riportarla con i piedi per terra, mentre Haname invitava gli altri membri della famiglia ad avvicinarsi e ad afferrare il proprio anello.
Pian piano, tutti e sei gli anelli si ritrovarono al dito medio di ciascun guardiano, sembravano quasi risplendere di una tenue luce, che rendeva i simboli più vividi e luminosi.
La Vongola, ancora spaventata, cercò di vincere le sue paure e afferrò lentamente l'anello del boss, infilandoselo con cautela e in attesa di una qualche ripercussione.
Tuttavia, nulla accadde.
Osservò la pietra azzurrina, circondata da raggi color arcobaleno, soffermandosi sul piccolo simbolo al suo interno, che iniziò anch'esso a risplendere di una fioca luce color arancione.

- Hai visto? - la rossa tempesta si appoggiò all'amica, sembrava beffarsi di lei – Non ti ha mica mangiata. - ridacchiò – Che pensavi facesse? -
La brunetta si voltò verso di lei, lo sguardo offeso e gli occhi ridotti a fessure.
- Non prendermi per il culo. - disse, scacciandola via premendo con la mano sul suo viso. - Ero sicura che... mi avrebbe rifiutata. -
- Rifiutata? Perchè mai? - chiese Kaito, perplesso – Sei il boss, non può rifiutarti! -
- Non sono il boss! - esclamò lei, portando le mani sui fianchi – E' già successo... poteva fulminarmi... - borbottò.
- Non è finto, come quello del signor Fukada. - spiegò Cristal, incrociando le braccia. Seppur imbavagliato e con la voce soffocata, le sue parole erano facilmente comprensibili. - Era stato creato appositamente per confonderti. -
- Finto? Fukada? Confonderla? - quello più confuso sembrò essere Luca, ma non avanzò ulteriori domande.

Nozomi aprì nuovamente la borsetta che aveva con sé, riponendo la scatola in legno accanto ai ciuffi biondi della sua tutrice. Ancora non riusciva a credere a ciò che Arina aveva fatto, era forse un nuovo metodo per invogliare gli allievi a non demordere, fino alla fine?
“Beh, c'è riuscita.” pensò lei, quasi sorridendo “Non posso morire, altrimenti non lascerà mai che le ricrescano.”

“E non sentirei più il mio nome, pronunciato da lei.”

Da quand'era che aveva iniziato a chiamarla “Undicesima”, come tutti gli altri? Probabilmente dal giorno in cui scoprì il cadavere di Alessandro, ucciso poco prima dalla ragazza. Si sentiva ancora in colpa per ciò che aveva fatto? Perchè, poi? Era naturale che si fosse difesa dal nemico, non poteva di certo lasciare che l'assassino l'avesse uccisa.

Qualcosa di freddo sfiorò le sue dita, che stavano ancora rovistando tra gli oggetti nella borsa. Non era il compact, ma qualcosa di più piccolo.
Lo estrasse e lo portò di fronte al suo viso, si trattava dell'Heaven Ring di Lilium. Quando la bambina era morta, il giorno prima, quell'anello era scivolato via dalle sue dita, quasi attratto da una forza invisibile, precipitando ai piedi della brunetta. Lo stava forse dando a lei? Per quale motivo?
Lentamente, lo infilò nell'anulare destro, osservando quella piccola losanga circondata da tre paia di ali, anch'essa luccicava lievemente di una luce biancastra.

All'improvviso, udì alcune voci e d'istinto si portò le mani sulle orecchie, spaventata.
L'anello iniziò a brillare più forte, le voci divennero più vivide e alcune immagini iniziarono a solcare la sua mente confusa.

“Sei un mostro!” la donna urlò, indicando un giovane dai capelli scuri e i vestiti strappati. Sorrideva, avvicinandosi lentamente “Non sei mio figlio, smettila!”
Eppure, il ragazzo continuava a sorridere.

Uno schiaffo, uno spintone e l'illusionista finì contro il muro.

“Perchè mio padre ama più te che me?” Clover II urlava sempre più forte, battendo i pugni sull'incubatrice che si incrinò, fino al rompersi del tutto.
“Disgraziato!!” urlò lo scienziato, cercando di colpirlo.
Clover rise, gli occhi brillavano di una strana luce “Sono più forte di te, fratellino!”

Il cuore palpitante avvolgeva la creatura con i suoi tentacoli, trasformandolo completamente in un essere superiore.

“Nono... stai attenta...” il piccolo Claudio piangeva, in uno spazio buio e sconfinato. Sembrava disperarsi, quasi come se le tenebre lo stessero avvolgendo del tutto.

Due occhi osservavano quasi tristemente, il destro era di un rosso intenso, mentre il sinistro era di un arancione acceso e infuocato, sembrava quasi fosse una fusione tra Nozomi e Caesar.
No, molto probabilmente lo era.
Zon sorrise.
“Mamma... papà...”

Il cuore batteva, avvolto da una nube nera che si espandeva via via che avanzava, mentre l'uomo dai capelli verdi solcava il cielo come un'aquila diretta verso la sua preda.
Anche la natura circostante sembrava assopirsi, portava oscurità ovunque andasse.
L'artificiale fiamma del Caos.

- Nozomi! - urlò Arashi, continuando a scuotere la ragazzina. - Riprenditi! Sta per arrivare! -
La brunetta era disorientata, si guardò attorno e ricordò di trovarsi sulla spiaggia, in attesa di Clover, circondata dai suoi amici. Venne stretta dall'amica, sospirante, che sembrava essere stata in pensiero per lei.
- Ti prego, non abbatterti adesso. - disse, fraintendendo la situazione – Dobbiamo restare uniti. -
Nozomi annuì, si voltò verso il piccolo sciamano e gli ordinò di stare indietro assieme a PonPon, si posizionò infine accanto ai sei compagni e al boss dei Neveria, estraendo dalla borsetta il Compact e decisa a utilizzarlo.
Ciascuno di loro, Cloud compreso, si ritrovarono avvolti dalla loro stessa fiamma, vestiti con gli abiti cerimoniali creati dalla pioggia e con le armi pronte ad affrontare il nemico.
La fiamma del cielo infiammava la fronte della brunetta, che strinse a sé la Flaming Rod XI e lanciò a tutti uno sguardo serio e determinato.
Attese qualche istante, quando il cielo iniziò a farsi più scuro, prima di parlare.
- Non esiste nessun “ce la metteremo tutta.” - disse, stavolta sicura delle sue parole. Non importava quanto la situazione sarebbe stata improbabile, le percentuali erano superflue. Contava solo la loro determinazione.

– Noi vinceremo. -

Si trovavano sulla spiaggia rocciosa, a pochi passi dall'acqua limpida e grigiastra, che rifletteva il cielo cupo privo del sole, nascosto dietro le nubi. Si era alzato un venticello fastidioso, che fronteggiava il gruppo immobile, mentre i loro sguardi erano rivolti verso l'arrogante illusionista verde, che aleggiava sopra di loro.
I suoi occhi arancioni sembravano scrutare i presenti con interesse, forse anche con un pizzico di sorpresa.

- … Non vi siete addormentati. - notò, pensieroso. Il cuore palpitante era ben visibile sotto la spalla sinistra, sembrava aver preso il controllo della creatura tramite alcuni tentacoli che lo avvolgevano, tuttavia era Clover stesso a usare quell'organo a suo piacimento.
- No. Quel trucchetto non funziona con noi. - mentì la brunetta, percependo un vago senso di disorientamento, ma cercando di non demordere. Gli anelli li stavano proteggendo con la loro fiamma, non potevano cedere al nemico e mandare in fumo il piano.
- Strano. Pensavo che la fiamma del Caos fosse imbattibile. - alzò un sopracciglio, perplesso, nonostante non sembrasse così triste per il mancato funzionamento della capacità del fratellino.
- A quanto pare, ti sbagliavi. - disse lei, avanzando di qualche passo. - Tuo padre ti ha mentito. -
L'illusionista sbuffò, gli occhi ridotti a fessure e i pugni serrati. Sembrava essersi innervosito.
- Non parlare di mio padre, non sai nulla di lui. - alcune scariche elettriche grigiastre attraversarono i suoi pugni, tremanti. - Siete solo un ostacolo. Se vi uccido, papà mi amerà. -
- Non l'hai ancora capito? - continuò la brunetta, quasi rammaricata per il ragazzo – Tuo padre non pensa ad altro che ai suoi esperimenti! Non gli interessa di ciò che fai, lui vuole ultimare il potere di Horizon! -
Una forte folata di vento quasi non costrinse il gruppo ad indietreggiare, l'impatto era stato molto violento, quasi come se si fosse trattata della bora.
- Quando vedrà i miei progressi, preferirà me a lui. - affermò, sicuro. La rabbia non era ancora svanita dal suo volto.
- Se davvero ti avesse voluto bene, non ti avrebbe mai fatto del male! - urlò lei, stringendo l'asta con mani tremanti – A lui interessa solo la riuscita di Horizon, non importa cosa farai per compiacerlo! -
- Dovrà arrendersi all'evidenza! - urlò lui, furioso – Mi amerà, a qualsiasi costo! -
- No! Tuo padre è crudele, non prova amore! E' ingiusto, non devi soffrire per lui! -
- Come potrei non amare l'uomo che mi ha creato?? Sta zitta, ragazzina, non puoi comprendere! -

Aveva appena finito di pronunciare l'ultima parola, quando si ritrovò davanti alla Vongola, con il destro avvolto dalle scariche elettriche oscure, che finì ben assestato nello stomaco della suddetta, scaraventandola via di alcuni metri.
Non servirono urla, né lamenti. I sei ragazzi, Cristal compreso, si lanciarono all'unisono contro il loro nemico.
La battaglia era cominciata.

Arashi puntò Scarlet e Raven contro di lui, sparando una decina di colpi cercando di seguire i suoi movimenti, tuttavia Clover fu più veloce delle pallottole e riuscì a spostarsi all'indietro, evitando il pugno di Kaito e colpendolo con una ginocchiata allo stomaco, lanciandolo in aria. Evitò per un pelo il taglio di Haname, rallentando di poco a causa della fiamma della pioggia, abbassandosi e spostandosi di lato, afferrando la ragazza per il braccio e lanciandola dalla parte opposta.
Nemmeno lo spostamento silenzioso del Neveria riuscì a sorprendere la creatura, che afferrò il collo dell'ascia e fermò la sua discesa sulla sua spalla, spingendolo all'indietro e saltando in aria, tornando a fluttuare.
Si ritrovò di fronte la nuvola, con le sue piccole ali di fiamma violacea, mentre lo fronteggiava con il tagliente archetto del violino. Clover utilizzò il polso come arma, che risultava duro quasi quanto una vera lama, parando ogni colpo con estrema abilità, mentre evitava altre pallottole della tempesta.
Nonostante riuscisse a tener testa all'attacco di Cloud, gli risultava difficile schivare gli altri colpi. Il sole, poi, era già tornato in forze e si era lanciato contro di lui, colpendolo con un pugno sulla guancia destra.
Nessuno dei due esitò, Cloud tentò un affondo e Kaito liberò la fiamma giallastra dal suo braccio-armatura, tentando di colpirlo nuovamente e con più potenza.
Sfortunatamente, l'illusionista si spostò con così tanta rapidità che sembrò quasi teletrasportarsi, il colpo di Kaito andò a vuoto e quasi non perse l'equilibrio, mentre Cloud si voltò rapidamente in cerca della nuova posizione del nemico.
Fu Haname ad individuarlo, riuscì a colpirlo alla schiena a sua insaputa, mentre espandeva la sua fiamma verso di lui e tentava di rallentarlo, costringendolo a subire i proiettili di Arashi, che centrarono il petto del giovane.
Stranamente, però, i buchi si richiusero subito, quasi come se le ferite si fossero rimarginate ad una velocità impressionante. La rossa sembrò interdetta, era impossibile credere a quella potenza devastante, il verde si lanciò verso di lei e la colpì violentemente al viso con un calcio, scaraventandola contro alcune rocce in lontananza, tuttavia il suo corpo si fermò qualche istante prima, avvolta da una fiamma color indaco che funse da materasso e prevenne il duro impatto.
Shinji, osservando il suo specchio, non poteva fare molto per contrastare il nemico con la sua stessa fiamma, tuttavia non si perse d'animo e iniziò ad aiutare i suoi compagni come poteva.

Luca, posizionato poco più in là, era troppo spaventato per fronteggiare l'illusionista, dopotutto non aveva chissà che poteri, a parte le catene con le palle borchiate, che stava utilizzando per creare uno scudo difensivo e proteggere i due bambini.
Haynes l'osservò con rassegnazione, di certo non si sarebbe aspettato un simile comportamento da parte di un guardiano dei Vongola.

Cloud aveva iniziato a suonare il suo violino, incurante dei presenti attorno a lui, che però non risentirono della fiamma della nuvola né del suono amplificato, come se gli anelli proteggessero i guardiani dalla risonanza. L'unico a doversi allontanare fu Cristal, che strinse le mani sulle orecchie, quasi sofferente.
Tuttavia, il nemico raggiunse il maestro e lo sfiorò con un pugno, fortunatamente Cloud era rimasto attento e aveva rapidamente schivato il colpo, spostandosi e liberandosi del violino, inutile per quello scontro.
- … Ha un'alta protezione contro le fiamme. - sussurrò lui.
Ciascuno dei ragazzi poteva sentirlo chiaramente a causa delle ricetrasmittenti, dovevano stare attenti a non danneggiare il microfono che si trovava nello stemma posto in cima alle cravatte.
- Ne risente, ma davvero poco. - specificò Haname, ricordando com'era riuscita a rallentarlo di poco.

Clover, intanto, stava fronteggiando Kaito, ancora abbastanza in forze e determinato a volerlo sconfiggere, entrambi si stavano prendendo a pugni e sembrava quasi stessero prendendo parte ad un incontro di pugilato.
Tentò nuovamente di radunare tutte le sue fiamme in un unico punto, il pugno del suo Bright-Charge, ma il tempo necessario era superiore alla velocità d'attacco del nemico, che lo colpì violentemente alle ginocchia, facendolo cadere per terra.
Qualcosa centrò la sua schiena, proprio nel punto in cui la pioggia gli aveva procurato una ferita. Si voltò rapidamente, tentennando leggermente per via del dolore, ritrovandosi faccia a faccia con la ragazza dai capelli castani, che brandiva la sua arma contro di lui.
Il suo sguardo tranquillo e lievemente apprensivo riuscì a distrarre il verde, che sembrava disorientato, tuttavia si riprese subito e decise di fronteggiare la ragazzina senza alcun rimorso.
Nozomi utilizzò la sua staffa come arma contundente e il giovane iniziò a schivare e a parare i colpi, occasionalmente contrattaccando con calci laterali o pugni diretti, ma trovandosi di fronte ad una forte e sicura difesa da parte della nemica.
- Nozo, giù! - la voce della tempesta risuonò nelle sue orecchie, la brunetta si abbassò e l'illusionista fu sorpreso da alcuni colpi sparati dalla tempesta e da Kaito, che si trovava accanto a lei e ancora dolorante, mentre stringevano entrambi le pistole. I colpi iniziarono a muoversi in direzioni casuali e nemmeno l'illusionista riusciva a capire dove avrebbero colpito, perciò decise di distruggerli prima che si fossero avvicinati abbastanza, espandendo la fiamma nera e costringendo la brunetta ad allontanarsi rapidamente, barcollante, con la testa che iniziava a dolerle e la vista che sembrava offuscarsi.
Nonostante gli anelli li proteggessero dalla fiamma, non erano in grado di annullarla del tutto e, se fossero stati colpiti direttamente, sarebbe stato un grosso problema.
I proiettili vennero abbattuti, caddero al suolo senza più alcuna energia. I due guardiani quasi non bestemmiarono, furiosi per la sconfitta della loro idea.
Clover sembrò sempre più sicuro di sé, le labbra curvate in un sorriso inquietante e gli occhi fissi sui presenti.

Nozomi digrignò i denti, le dita tremanti strette sull'asta e la vista che, pian piano, tornava nitida e mostrava il volto soddisfatto del suo nemico.

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Capitolo 44
*** Target 44 - Addio al passato ***


Target 44 – Addio al passato

cover

L'illusionista sembrava essere una spanna sopra ai suoi avversari, il cuore palpitante di Horizon continuava ad emettere la fiamma artificiale del caos che intaccava lievemente i presenti, fortunatamente protetti alla buona per evitare danni maggiori. Tuttavia, l'uomo dai capelli verdi aveva concentrato la fiamma attorno a lui, creando una zona impregnata di caos, quasi come se si trattasse di un'area pervasa da sostanze tossiche.
Seppure il Neveria era rapidamente avanzato con l'obiettivo di colpire il nemico alle spalle, essendo in quel momento distratto, dovette bloccarsi e allontanarsi nuovamente, premendo la mano sul bavaglio quasi come per evitare di inalare ulteriormente quell'aria nefasta.
Tutti gli altri seguirono il suo esempio, lentamente indietreggiando e osservando confusi mentre una quasi solida sfera nera si materializzava attorno a Clover e all'embrione. Sembravano tutti intenzionati a non voler avere niente a che fare con quel cumulo di fiamme del caos.

Intanto, l'uomo continuava a ridere di gusto, sembrava particolarmente sicuro di sé, conscio delle sue abilità e di quelle del fratellino, che stava sfruttando senza pietà.
Davanti a lui, Nozomi si issò lentamente, anche lei indietreggiando quasi terrorizzata dall'uomo e dalle sue orribili capacità.
Tuttavia, non potevano certamente scappare via in lacrime, avevano deciso di combattere e vincere, non potevano demordere così presto.
Nonostante le sue mani stessero tremando, strinse forte la Flaming Rod XI e tornò a rivolgersi a lui, continuando a fare pressione sullo stesso argomento.

- Lo sai anche tu, Clover... tuo padre è arrabbiato per quello che hai fatto a tuo fratello! - affermò, cercando di fargli comprendere il suo punto di vista.
La risata cessò e l'uomo tornò a puntare i suoi occhi arancioni sulla brunetta, era impossibile riuscire a capire se fosse adirato o meno.
- Anche se adesso riesci a eliminarci e a conquistare il mondo... Stanford teneva all'esperimento di Horizon! - continuò, stavolta avanzando di qualche passo – Zon non potrà mai più essere completato! Il suo esperimento è fallito! - incalzò – E con chi pensi che se la prenderà? Sei davvero sicuro che sarebbe semplicemente felice delle tue vittorie? - chiese ancora – A lui interessava completare Zon, doveva essere lui ad ottenere questi risultati! -
L'uomo non batté ciglio, lo sguardo era serio e scrutava la ragazza intensamente, come se stesse scavando dentro di lei.
- Non è forse più importante che abbia ottenuto dei risultati? - chiese lui, adesso perplesso – Non dovrebbe importare CHI glieli abbia forniti. -
- Invece sì. - rispose lei, convinta – Sicuramente... qualsiasi altra persona avrebbe badato ai risultati, ma non uno scienziato come Stanford. - spiegò – A lui interessa l'esperimento in sé per sé, non il risultato delle sue azioni. Stanford vuole creare un essere superiore, ha preso il dna mio e di Caesar... e le nostre fiamme, unendole in quell'essere. - mentre pronunciava quelle parole, la sua voce tremò leggermente, il solo pensiero disgustava anche lei.
- Perchè non potrei bastargli io? - quelle parole uscirono flebili e incerte, il suo sguardo frustrato esprimeva la sua disperazione interiore - … Sono comunque un suo figlio, ho ottenuto un potere superiore, posso fare quello che vuole... - chiese, osservando la sua mano, pervasa da vene rossicce e scariche elettriche nere.
La Vongola avanzò ancora qualche altro passo, cercando di non avvicinarsi troppo alla sfera densa attorno a lui.
- … Perchè tu eri il suo primo esperimento... penso. - rispose, osservandolo con compassione - Gli scienziati puntano sempre a nuove cose, nuovi obiettivi... - chinò il capo, pensierosa – Forse... una volta completato te, ha deciso di creare Zon e di puntare tutto su di lui... e non vuole che ci siano interferenze o problemi, insomma... vuole ultimarlo ad ogni costo, perchè è la sua nuova creazione... E magari, dopo che sarà pronto, si dimenticherà di lui e passerà ad altro, come ha fatto con te... -
- Quindi... nulla gli basterà mai, nemmeno il mio fratellino? - chiese lui, seguendo il discorso della ragazzina e tornando ad osservarla. - Ma anche così... per lui io sono solo un involucro vuoto, dovevo contenere Zon. Io ero parte dell'esperimento. -
- Involucro? - ripeté la brunetta, incredula – Dovevi contenere Zon?? -
Di certo non si aspettava quella rivelazione, sicura che i Clover fossero soltanto un esperimento primario. A quanto pareva, invece, l'esperimento riguardante Horizon era ben più grande e sviluppato di quanto potessero mai immaginare, forse anche molto più vecchio. A questo punto, non c'era da stupirsi se nel futuro di PonPon fosse tutto in rovina a causa di quella malefica creatura.
Eppure, si trattava pur sempre del corpo di Clover, nonostante possedesse un cuore e, magari, un carattere diverso. Sarebbe stato possibile riuscire a scovare i sentimenti dell'illusionista, all'interno di Horizon?
Alla fine, era stata Arashi a sognarlo e PonPon ad incontrarlo, la Vongola non aveva idea di cosa fosse né che aspetto avesse. Horizon era ancora un mistero per lei, nonostante potesse scorgerne il cuore, pulsante e avvolto al corpo del loro nemico. Ma era davvero la stessa cosa? Quel Zon era stato prelevato con la forza e veniva sfruttato da Clover, anche se la brunetta non era un'esperta non le era difficile immaginare che si trattava di un esperimento gravemente compromesso, e il loro futuro era, probabilmente, già cambiato.
Tuttavia, per esserne sicuri, dovevano distruggerlo completamente.

- Non voglio essere solo un guscio vuoto! - l'urlo disperato dell'uomo riportò la ragazzina con i piedi per terra, quasi facendola sussultare. I suoi occhi erano lucenti, la sua espressione scoraggiata, sembrava stesse per piangere ed era evidente il suo tormento interiore.
La sfera di caos, che ancora lo avvolgeva, iniziò ad ampliarsi, lentamente, diventando sempre più densa e concreta.
– Io sono me stesso e voglio essere trattato per come sono, non per cosa mio padre pensa che io debba essere! -

La staffa cadde per terra con un sonoro rumore, la Vongola aveva portato le mani sulle orecchie e aveva chinato il capo, spaventata.
Delle semplici parole avevano appena distrutto il guscio di forza e determinazione che si era creato attorno a lei, facendo breccia nel suo cuore.

“Io sono me stesso e voglio essere trattato per come sono.”
“Non sono la 'figlia di qualcuno', voglio essere riconosciuta come me stessa.”

“Non sono quello che mio padre pensa che io debba essere!”
“Non voglio rinunciare ai miei sogni solo per essere ciò che mio padre vuole che io sia!”

Sembrava quasi come se tanti frammenti di memorie passate scivolassero davanti ai suoi occhi ambrati, svanendo velocemente nel suo inconscio.
Una frase, composta da parole che sembravano descrivere la sua vita, trascinandola verso la sua infanzia, oltre i desideri di un padre che, pur di proteggere la sua unica figlia, aveva deciso di mandarla a vivere con la nonna, lontana dal mondo in cui l'uomo viveva e che non voleva inglobasse anche lei.

La sé stessa bambina, di soli dieci anni, che decretava Arashi e Haname come sue guardiane della tempesta e della pioggia, e infine Kaito, appena conosciuto, come guardiano del sole.
Non aveva idea se avessero o meno delle fiamme, aveva solo deciso così, come se fosse un gioco, perchè voleva imitare suo padre e ciò che faceva, come ogni bambino che emulava i propri genitori.
Eppure ci credeva, nonostante fosse all'apparenza solo un divertimento infantile, era davvero convinta che i tre amici potessero essere i suoi guardiani.
Stranamente, come se fosse stata la cosa più normale del mondo, i tre avevano appreso di avere davvero delle fiamme, le stesse fiamme che l'amica aveva ipotizzato, e anche grazie al suo aiuto e ai sogni sulla prima generazione dei Vongola, la piccola aveva imparato e poi insegnato loro come riuscire ad emettere la propria fiamma e come riconoscerla.

Non aveva mai effettivamente pensato all'incredibile coincidenza.
Era stato il destino? Non era quindi solo il gioco di una bambina?
No, sembrava proprio che Nozomi non fosse solo la 'figlia di qualcuno', ma avesse anche lei delle abilità, ed era riuscita a radunare attorno a sé i suoi reali guardiani, così come aveva fatto suo padre, a suo tempo.

La ragazzina voleva imitare suo padre non perchè desiderava copiarlo, ma poiché convinta che quello fosse il suo futuro, desiderava aiutare il prossimo e non le dispiaceva seguire le orme dell'uomo, se ciò l'avrebbe aiutata nel suo intento. Tuttavia, così facendo stava andando contro i desideri di quest'ultimo.
L'uomo voleva tenerla lontana dalla mafia, dalla mala vita e dai combattimenti, per questo motivo l'aveva allontanata e non voleva riconoscerla come sua erede, distruggendo tutti i sogni della piccola.
Voleva proteggerla, e così facendo stava cercando di cambiare anche lei, rendendola ciò che lui voleva che lei fosse, e non ciò che lei voleva essere.
Perciò era nato quel gioco, che via via si era trasformato in qualcosa di più, in un sogno, una determinazione: il poter diventare la vera Nozomi, per sentirsi bene con sé stessa e con gli altri.

- Nemmeno tuo padre ti lascerà essere ciò che vuoi. -
La voce dell'illusionista ruppe il vortice di pensieri che avevano avvolto la ragazzina, la quale alzò il capo e si ritrovò ad osservarlo negli occhi.
Era probabile che avesse ipotizzato i suoi pensieri, oppure era già conscio dei tormenti interiori della ragazzina.
O, magari, aveva semplicemente intuito che entrambi si trovavano nella stessa situazione.

La sfera di fiamma del caos si ingrandì ulteriormente, stavolta ad una velocità allarmante, arrivando ad inglobare la stessa brunetta, prima che Arashi e Kaito potessero tirarla via da lì.

Attorno a lei c'era solo oscurità, strane vene pulsanti e una nebbia indaco l'aveva avvolta, mischiata a scariche elettriche nere e minacciose, che attraversavano il suo corpo inerme, mentre la fiamma del cielo l'aveva già abbandonata da un po', così come l'abito bianco.
Non riusciva a muoversi, spaventata, ritrovandosi da sola nell'oscurità delle illusioni nemiche, finchè non l'uomo non apparve dinanzi a lei, i suoi occhi arancioni sembravano quasi risplendere nel buio.
- Hai ragione... i padri sono così. - la sua voce risuonò forte, sembrava trafiggerla come tante lame – Non hanno interesse in noi, ma solo nei loro obiettivi. Farebbero qualsiasi cosa pur di realizzare i loro sogni, dimenticandosi che anche noi abbiamo i nostri. -

“E' vero.” pensò lei, conscia della precisione di quelle parole. Eppure c'era qualcosa di fondamentalmente sbagliato, ma non riusciva a ricordare di cosa si trattasse.

- Anche tuo padre è così, non è vero? - chiese lui, accarezzando i capelli castani della ragazza – Non gliene importa nulla di te e di cosa pensi, ti ha anche mandata via di casa e sei cresciuta senza i tuoi genitori, una figura fondamentale per una bambina. -

“Beh... sì, però...” il suo cuore batteva rapidamente, quelle parole erano dolorose, ma sapeva che non erano del tutto esatte. Si sentiva stranamente intorpidita, il suo corpo ancora non rispondeva ai comandi e la fiamma del caos stava lentamente prendendo il sopravvento su di lei, nemmeno l'anello del cielo era riuscito a proteggerla.

- Guardati, sei qui a combattere per il bene del mondo, ma lui dov'è? Non doveva proteggerti? Non voleva tenerti lontana dalle battaglie? Eppure sei da sola, difronte alla morte. Evidentemente tuo padre ti odia, esattamente come il mio. -

“No... Reborn ha detto che sarebbe arrivato!” pensò, cercando di esprimere le sue ragioni, ma le parole non riuscirono a lasciare le sue labbra “Anche a casa sono in pericolo, deve proteggere tutti quanti!” cercò ancora di parlare, frustrata e arrabbiata per non poter controbattere quelle affermazioni.

L'illusionista si avvicinò ulteriormente alla giovane, avvolgendola con le braccia e portando il viso accanto al suo.
- Noi siamo uguali. - affermò, stringendola a sé – Odiati dai nostri padri, che ci impediscono di essere ciò che vogliamo. Non siamo liberi di essere noi stessi, schiacciati dal peso delle volontà altrui. -

“Non è così...” alcuni pensieri tornarono a vorticare nella sua mente, alcune immagini e situazioni della sua vita sembravano prendere consistenza, davanti ai suoi occhi.
Dov'era che Clover stava sbagliando?

Lo sguardo comprensivo di suo padre sopra quel tetto, mentre veniva stretta da un'Arina in lacrime.
Lo sguardo triste di suo padre fuori dal finestrino di un aereo, in una fredda giornata autunnale, dieci anni fa.
Lo sguardo freddo di suo padre seduto alla scrivania, mentre scrutava lei e i suoi guardiani, tre anni prima.
Lo sguardo dolce e nostalgico di suo padre davanti a lei, con un bouquet in mano.

“Ti auguro di riuscire nella vita e di realizzare i tuoi sogni. Qualunque essi siano.”

Quella decisione, quegli occhi limpidi, quel sorriso e quelle parole, delicate ma forti, erano riuscite a colpire il suo cuore ed erano il motivo per il quale era partita per l'Italia e si era ritrovata in quella situazione.
Il suo amore era forte e tangibile e aveva sfiorato anche lei, anzi, ne era stata sempre avvolta.

- E' SBAGLIATO! - urlò lei, finalmente libera dalle catene che imprigionavano la sua voce e le sue braccia e spinse violentemente via l'illusionista, incredulo e sbigottito.

Era vero, aveva già compreso che le sue supposizioni erano sbagliate.
Suo padre era sicuramente molto protettivo nei suoi confronti, ma alla fine l'aveva incoraggiata con il suo sogno, come le disse sotto al laboratorio di Stanford in Swizzles e durante il suo ultimo concerto, inoltre avevano fatto quell'importante promessa.
Era già stata riconosciuta, ma non era stata capace di comprenderlo prima.

- Anche se sembra pensino solo ai loro sogni... in realtà pensano a noi! - affermò lei, con rabbia. - Mio padre ha compreso il mio sogno, e l'ha supportato! Non posso più essere arrabbiata con lui, e l'avevo già capito molto tempo fa! -

"Già, fu da quella volta... me l'ha promesso, quando farò vent'anni. Mi fido di lui, e sicuramente lui crede in me." sorrise, ricordando tutto ciò che aveva passato negli ultimi anni "Eppure sono felice che i miei mi amino così tanto."

Pensando a Fukada, Miles e Stanford non poteva far altro che essere orgogliosa e felice di avere due genitori amorevoli, dopotutto c'erano anche persone che, invece, non si curavano affatto dei propri figli.
Cercò di muoversi, purtroppo però le gambe ancora non rispondevano bene.

– E' vero, non tutti i genitori sono uguali. Non confondere mio padre con il tuo! -

Urlò, parecchio furiosa. Era sempre stata calma e serena per poter usare la sua fiamma del cielo, ma adesso la sua rabbia si stava mostrando in tutta la sua interezza.
Solitamente non riusciva ad andare in hyper mode con un sentimento molto forte e pieno di rancore, ma la sua furia non era dovuta al desiderio di vendetta o al voler uccidere qualcuno, al contrario, era adirata per come aveva paragonato un uomo senza scrupoli come Stanford ad un uomo premuroso e gentile come suo padre.
Si trattava di una rabbia più calma, meno aggressiva, piena di determinazione, e ciò la portò automaticamente ad andare in hyper mode, con la fiamma luccicante di un arancione più denso e avvampante.
Clover stesso restò incredulo e sconcertato, non si aspettava che lei riuscisse a muoversi in quello spazio pieno di fiamme del caos e nebbia, o che riuscisse addirittura ad andare in hyper mode e a mostrare la sua fiamma, abbastanza diversa da quella che solitamente possedeva.

- ... Perchè la tua fiamma è così vivida...? - chiese, perplesso - Sembra così perfetta, quasi concreta... non ne ho mai vista una così... -

La Vongola non riusciva lucidamente a pensare a cosa le stesse accadendo, sapeva solo di volersi liberare ad ogni costo, l'anello sembrava quasi incoraggiarla ed emetteva una luce arancione che risplendeva al ritmo della sua shinuki.
Il verde iniziò a sudare freddo, arretrando di qualche passo, ma al contempo ammaliato da quella luce.
Si passò il polso sulla fronte, respirando affannosamente, guardandosi attorno in stato confusionario, prima di rivolgere nuovamente lo sguardo alla brunetta, affaticata e abbastanza provata dalle fiamme dell'illusionista.

- Fa caldo... troppo - disse lui, abbastanza arrabbiato. - ... E' opera tua? Perchè è tutto così bollente qui dentro?? -

Le sue parole arrivavano abbastanza distorte ma Nozomi riuscì a comprenderle comunque. Era già sorpresa di ritrovarsi in hyper mode nonostante non fosse serena come al solito, in quel momento era anche incredula nel sapere che la sua fiamma stesse emettendo un calore inusuale. A conti fatti, la brunetta non sapeva nemmeno di poter trasmettere del calore, nonostante avesse letto che la fiamma del cielo potesse, con la sua armonia, regolare la temperatura.
Com'era possibile che stesse trasmettendo del calore attorno a sé? Quanto calore poteva ancora trasmettere e quanto poteva alzare la sua temperatura?

I suoi pensieri e la sua incredulità, uniti alla fiamma del caos presente attorno a lei, iniziarono a mandarle fuori uso il cervello e, pochi istanti dopo, la sua fiamma scemò del tutto.
Non era più in grado di ribellarsi, nonostante la sua determinazione, la fiamma del nemico era davvero troppo potente e quella fiamma appena usata consumava troppa energia.
Seppure molto provata e assonnata, la ragazzina voleva comunque cercare di allontanarsi da quel luogo, ma non avendo più completo controllo del suo corpo non riuscì a fare molto, ritrovandosi via via sempre più pesante e scombussolata.

- ... Bene, alla fine stai cedendo. - affermò, sospirando - Mi dispiace, avevo creduto che tu potessi comprendermi, ma ho sbagliato. - affermò l'illusionista, deluso – Non importa... non mi serve nessuno, in questo mondo. Non c'è nulla di utile e nulla di importante. Nemmeno mio padre. -

Il corpo dell'uomo iniziò ad oscurarsi, avvolto dalle scariche elettriche del caos, che sembravano inondare l'atmosfera, rendendola sempre più densa e impregnata della sua infausta abilità.
Il sonno iniziò a pervadere la Vongola, che pian piano sarebbe presto sprofondata nei sogni, iniziò a piegarsi leggermente in avanti, mentre Clover tornava ad avvicinarsi a lei, stavolta determinato a concludere la sua missione.
Le scariche nere, che attraversavano i suoi pugni, divennero più numerose e concrete, portò il destro all'indietro e si preparò a colpirla. Non esitò nemmeno per un istante, sferrò il pugno verso il viso della ragazza, ma si bloccò a pochi millimetri da lei.
Uno strato sottile color indaco aveva iniziato ad avvolgerla quasi come se fosse stata un bruco, che si riparava nel proprio bozzolo.
L'illusionista indietreggiò intimorito e confuso, studiando la situazione che si stava creando davanti ai suoi occhi.

- Ma... cos'è questa nebbia, adesso? Possiedi anche la fiamma della nebbia? Ma quante risorse hai ancora?? - chiese, stupefatto.

- No. Non lei. -
Una voce infantile rispose alla domanda dell'uomo, vibrando forte e chiara nell'area oscura e spaventando lo stesso illusionista, che cercò di capire chi aveva parlato e cosa stesse accadendo.
La brunetta che, protetta dal bozzolo color indaco, si stava lentamente risvegliando, sentì quella voce nostalgica che spesso echeggiava nei suoi sogni, nonostante da molto fosse ormai svanita.
Aprì rapidamente gli occhi, quasi implorandola di mostrarsi a lei, osservandosi attorno e cercando di capire cosa stava succedendo, esattamente come stava facendo il nemico.
Il suo corpo, all'improvviso, s'illuminò di una luce abbagliante e una sagoma scura si staccò lentamente da lei, sotto il suo sguardo attonito e terrorizzato.
La piccola figura iniziò a prendere forma, divenendo man mano sempre più chiara. Era voltata verso di lei, i suoi occhi blu risaltarono e, pian piano, anche il resto del corpicino sembrò acquisire forma e saturazione.

Nozomi, sbalordita, si ritrovò ad osservare un bambino dai capelli rossi che conosceva fin troppo bene.

- ...Claudio...? - chiese, quasi spaventata.

In quel momento riconobbe la sua voce, quella che da un paio d'anni sentiva a volte nei suoi sogni.
Che sciocca a non averla riconosciuta subito, quella era la voce della persona che, quando era bambina, amava di più.
La voce del suo migliore amico.

- Ciao, Nono. - il piccolo sorrise, ma era un sorriso triste e nostalgico – Mi dispiace di averti spaventata senza mostrarmi, nei sogni... -
- … I sogni... - ripeté lei, quasi incantata e ancora stupefatta.
- … Chi è quello? Un fantasma? - chiese Clover, incredulo e immobile.
- ... Ricordi Trevis? Ti ho guidato io, in questi anni. - rispose lui.
- Perchè? Non era stato lui, allora? - chiese lei, confusa.
- No, certo che no... Io potevo vederlo, io posso vedere molto, anche se non tutto, da qui... - spiegò lui, quasi turbato - … Aveva bisogno di qualcuno che scoprisse cosa gli avevano fatto, cosa stava accadendo... e io potevo mostrarlo solo a te... -
- Ma... Come hai fatto? Cioè, cosa ci fai qui?? Tu sei... - non osò dirlo, si fermò e si morse le labbra, percependo un tuffo al cuore.
- Morto, sì. Lo so. - rispose lui, voltandosi e dandole le spalle - … Ero così innamorato di te... che non volevo lasciarti. Questa fiamma... il mio spirito... non so come, ma... mi sono attaccato a te e sono entrato nel tuo corpo... -
La ragazzina portò le mani al petto, stringendosi la giacchetta, i suoi occhi erano lucidi e le parole non sembravano voler lasciare le sue labbra.
- … La fiamma... della nebbia? - chiese lei, spaventata – Allora... eri tu...? -
- Scusami... eri disperata, in tutti questi anni... ho cercato di non aiutarti più come quella volta – disse lui, voltandosi lievemente, con un sorriso amareggiato – Sapevo che la temevi, questa fiamma... non volevo turbarti, mi dispiace. -
- Claudio! - urlò il suo nome, sentiva un dolore lancinante al petto, come se gli ultimi dieci anni della sua vita non fossero mai esistiti.
Il bambino sospirò, rivolgendo l'attenzione verso il basso.
– Perdonami, Nono... Te l'ho già detto, purtroppo la mia energia si sta esaurendo... anzi, si è già esaurita. - spiegò, tornando a darle le spalle - … Ho voluto proteggerti, adesso, un'ultima volta e con le forze che mi restavano. -
- No. - la Vongola scosse il capo, allungando la mano e cercando di afferrarlo, purtroppo però era chiusa in quel bozzolo e non poteva muoversi granchè – No! Ti prego, Claudio! E' da una vita che volevo dirtelo-
- Non scusarti, la mia morte non è stata colpa tua. - rispose lui, quasi rispondendo allo strazio interiore dell'amica – Ti ho seguito di mia spontanea volontà, e lo rifarei. - affermò. - Perchè ti amo, e ti ho sempre amata. -

Alcune lacrime iniziarono a sgorgare dagli occhi ambra della ragazzina, la sua voce non riuscì più ad uscire, era rotta dalla tristezza e riuscì solamente a coprirsi la bocca con le mani, singhiozzando.

- Però... sono felice. - la voce del piccolo risultò più serena, ma non poteva vedere la sua espressione, poiché era voltato - … Hai tante persone che ti amano, non sei sola. - disse – C'è anche qualcuno che ti ama come ti ho amato io... e tanti amici... - si fermò qualche istante, come se stesse soffocando qualche emozione, ma non poteva esserne certa, non le permetteva di guardare il suo viso.
- Sono felice, sì. Posso andare in pace. -

- Claudio!! - urlò lei, battendo i pugni contro il bozzolo, mentre la piccola sagoma eterea si illuminava nuovamente di un forte bagliore accecante.
Clover, confuso quanto la ragazzina, si riparò con le braccia, cercando di non venire abbagliato dal bambino, che stava lentamente svanendo, mentre la brunetta diede un ultimo colpo al bozzolo che si incrinò, andando in frantumi.
Si lanciò verso l'amico, attraversando la luce accecante ma, stranamente, senza che la vista le diede alcun problema. Sperò di raggiungere il corpo trasparente di Claudio, tuttavia si ritrovò dal lato opposto, davanti all'indifeso Clover, ancora riparato dalla luce.
Il suo sguardo si posò sul cuore palpitante, la causa di tutti i loro problemi e la fonte della maledetta fiamma del caos.
Senza rendersene conto era nuovamente in hyper mode, con la fiamma del cielo che bruciava sulla fronte e il vestito cerimoniale. La Flaming Rod era tornata stretta tra le sue mani e la puntò contro lo spaventoso organo pulsante.
Si lanciò verso di lui, senza esitazione, cogliendo di sorpresa l'illusionista che, nonostante avesse percepito il pericolo, non era riuscito a scansarsi in tempo, ancora mezzo accecato dalla luce.
La fiamma del cielo aveva intaccato il cuore dell'uomo, il colpo l'aveva spinto indietro con violenza, distruggendo la sfera di energia in cui si trovavano e tornando sulla spiaggia, sotto il cielo grigiastro.
Il corpo dell'illusionista finì in acqua, a pochi metri da loro, mentre la ragazzina atterrò sul terreno roccioso, ritrovandosi avvolta dall'abbraccio della tempesta, preoccupata per lei così come tutti gli altri compagni.
Riuscì solo a rivolgere lo sguardo verso il cielo, le lacrime stavano ancora rigando il suo viso, ma non poteva permettere loro di continuare.
Una sola preghiera, un saluto soffocato e un amaro sorriso incrinò la sua espressione triste, mentre lasciava andare via un peso che si era portata dietro in tutti quegli anni.
Era già morto una volta, adesso svanito completamente, ma il suo ricordo sarebbe rimasto, così come le sue azioni. Non avrebbe lasciato che l'ultimo aiuto di Claudio risultasse vano, perciò ritrovò la sua determinazione e riportò il suo sguardo sulla terra, verso il mare, nel luogo in cui la ragazza si trovava, lontano dal cielo in cui l'amico era sparito per sempre.
Era quello il luogo che avrebbe dovuto proteggere, finchè fosse stata viva.

La fiamma del caos era ancora presente nell'atmosfera, seppur sembrava essere diminuita.
Non era finita, Ultimate Clover era ancora vivo, e anche Zon.

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Capitolo 45
*** Target 45 - La porta del caos ***


Target 45 – La porta del caos

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Il vento aveva iniziato a spirare forte verso i ragazzi, proveniva dal mare e li fronteggiava con arroganza, la temperatura non era né molto bassa né molto alta, nonostante tutto non sembrava arrecare molto fastidio.
Anche il loro nemico era alquanto arrogante, i suoi occhi erano colmi di odio e aveva da sempre lo sguardo di chi giudicava i suoi avversari come degli inutili e inferiori insetti.
Le punte dei suoi piedi lasciarono rapidamente lo specchio d'acqua sotto di lui, i suoi lunghi capelli verdi ancora bagnati e gli occhi arancioni fissi sulla spiaggia, all'apparenza deserta. Una sfera nera fuoriuscì dal suo pugno tremante, la lanciò rabbioso verso il suolo, ma questa si frantumò contro un'invisibile barriera che, nello stesso istante, andò in mille pezzi, rivelando i ragazzi radunati accanto al guardiano della nebbia e al suo specchio intriso di fiamme ingannatrici.

Vongola: Riflesso Corrotto.

Shinji sapeva di non poter usare la sua fiamma contro Clover, anche lui un utilizzatore della nebbia e forse anche più esperto del bruno.
L'illusionista lanciò uno sguardo disgustato alla brunetta, poco prima aveva scelto di non appoggiarlo e l'aveva colpito, rischiando di provocare danni irrimediabili al cuore di Zon. Tuttavia, venne sorpreso da un attacco alle spalle, un calcio che lo lanciò in avanti con violenza.
Si voltò, furioso, notando il guardiano del sole, Kaito, probabilmente aveva approfittato della sua distrazione e della tecnica della nebbia per avvicinarsi a lui e colpirlo.
I loro pugni si incontrarono, il biondo si era gettato in avanti e aveva intercettato la velocità del nemico, che voleva a tutti i costi colpirlo per vendicarsi dell'attacco a sorpresa.
Si staccò da lui, borbottando, prima di ingaggiare nuovamente uno scontro. Era ancora abbastanza forte e i suoi colpi, spesso e volentieri sfioravano il giovane combattente, che non sembrava batter ciglio e tentava di ribaltare la situazione, con la sua infinita volontà di vincere.
Un altro colpo e i due vennero respinti all'indietro, il sole alzò il pugno sinistro che s'illuminò di un'intensa luce, la quale si espanse fino a diventare un enorme globo luminoso, che inghiottì i due al suo interno.
Kaito si lanciò contro di lui, iniziando a colpirlo ad una velocità nettamente superiore rispetto a poco prima, sfondando la difesa del nemico e riuscendo a ferirlo lievemente.

Vongola: Astro Sfolgorante.

La luce si affievolì, ma Clover non sembrava intenzionato a fermarsi, si lanciò nuovamente verso il suo avversario, finchè un paio di CD volanti non costrinsero i due a staccarsi.
Cloud sembrava infastidito, sicuramente odiava l'essere costantemente ignorato, perciò impugnò il suo archetto e riprese lo scontro con il verde.
Kaito arretrò, non volendo disturbare il match della nuvola, che era già abbastanza irascibile da sé, mentre la tempesta riprendeva a sparare un paio di colpi, tentando di distrarlo e spianare la strada al suo compagno.
Infastidito, l'illusionista si voltò rapidamente e colpì il maestro con un calcio al fianco, lanciandolo di lato, mentre si gettava sulla rossa come un leone sulla sua preda, evitando senza problemi i suoi colpi distruttivi.
Arashi iniziò a sudare, indietreggiando preoccupata, non era equipaggiata né preparata per gli scontri corpo a corpo, non avrebbe potuto contrastare i colpi nemici con i suoi deboli pugni. Fortunatamente, l'avanzata nemica fu fermata da una barriera verdastra, che lo respinse all'indietro, quasi elettrizzandolo, il suo sguardo rabbioso incontrò gli occhi smeraldo del fulmine, che si era prontamente mosso per aiutare i suoi amici, seppur palesemente spaventato.

Vongola: Santuario.

La solida cupola di fiamme del fulmine riuscirono a proteggere la guardiana della tempesta, che lanciò un'occhiataccia al ragazzo.
- Grazie, ma non c'era bisogno. - disse lei, infastidita.
- Per una volta, sii sincera con te stessa! - esclamò Luca, osservandola con la coda dell'occhio.
- … hai ragione. - rispose lei, lasciando il giovane con uno sguardo incredulo. - Dobbiamo combattere tutti assieme, con le nostre capacità. - aggiunse.
Il fulmine ridacchiò, visibilmente più sereno.

Clover preparò una sfera grigiastra di fiamme del caos, con la quale voleva tentare di sfondare la barriera del fulmine, ma dovette rinunciare all'idea e pensare a difendersi dal colpo della pioggia, la quale spada sfiorò il viso dell'illusionista.
Ricordò di avere un conto in sospeso con la ragazza dai capelli corvini, il suo sguardo era impassibile e la concentrazione massima, agitò l'arma con così tanta semplicità che sembrava stesse agitando la bacchetta del nastro di una ginnasta. Il verde continuò ad usare il polso per difendersi dalla lama e la giovane non sembrava battere ciglio, continuando a roteare la sua Mermaid Den e cercando di penetrare la difesa nemica.
Fu troppo tardi, però, quando si accorse di essere nettamente più lento di lei. Non era una questione di velocità, Clover era già stato avvolto dalle fiamme della pioggia, che la ragazzina aveva sparso attorno a lei. Iniziò a girare su sé stessa, con la lama rivolta verso l'esterno, la sua velocità stava innalzando un vortice d'aria e di fiamme della pioggia che ben presto si concretizzarono divenendo acqua, la quale esplose attorno a lei e nell'area circostante, scaraventando via il giovane dai capelli verdi, che aveva guadagnato altri tagli e una ferita profonda al suo orgoglio.

Vongola: Danza degli abissi.

I colpi rapidi della pioggia avevano rovinato buona parte del suo cappotto e ormai era completamente distrutto, lo gettò via dietro di lui, con rabbia, tornando a lanciarsi contro di lei. Haname non riuscì a emanare la sua fiamma come poco prima, perciò l'illusionista scansò facilmente l'arma verso sinistra, aprendo un varco e colpendo la spadaccina allo stomaco, la ragazzina tentennò leggermente ma riprese subito il suo equilibrio, non mostrando alcun segno di sofferenza.
Il nemico era perplesso, sembrava quasi come se i suoi colpi fossero deboli.
- Come mai, nonostante i colpi subiti e il tempo passato, continuate a rialzarvi con tanta facilità? Sembra non siate per nulla affaticati... - chiese.
- Non è passato molto tempo, né abbiamo fatto così tanti sforzi. - rispose Haname, alzando un sopracciglio – Siamo abituati ad ore e ore di prove incessanti, giorni interi andando a destra e a sinistra, tra concerti e apparizioni, riprese e lezioni varie... - rivelò, noncurante – Non credo si tratti di chissà quale segreto, è solo questione di allenamento. -
- Tsk. -

Clover era nuovamente balzato in aria, evitando un altro colpo della pioggia, ma venne nuovamente sorpreso da alcuni proiettili, stavolta stanco e infastidito.
- La vuoi piantare?? - urlò, cercando di individuare la tempesta, non trovandola nel punto da cui aveva sparato, protetta dalla barriera ormai scomparsa.
Il suo sguardo si oscurò, la ragazzina dai capelli scarlatti stava fluttuando dietro di lui, avvolta dalla sua stessa fiamma, iniziando a girare su sé stessa mentre un tornado l'avvolgeva, rendendo impossibile scorgerla al suo interno.
Il verde conosceva quella mossa, l'aveva usata contro di lui al tempio della Capitale Perduta, tuttavia era troppo tardi quando alcuni fasci di luce rossastri iniziarono a fuoriuscire dal nucleo, divenendo via via sempre più numerosi e, nonostante riuscì miracolosamente a scansarne alcuni, venne colpito da molti altri e perse l'equilibrio, finendo nuovamente in acqua, nel mare sotto di loro.
Il tornado si placò e la ragazzina atterrò sulla spiaggia, continuando a puntare le sue Scarlet e Raven XI verso l'oceano, in attesa del ritorno del nemico.

Vongola: Catastrofe Impetuosa.

Il verde fuoriuscì dall'acqua con un sonoro rumore, simile a quello di un'esplosione, tornò a librarsi in cielo e si posizionò sopra di loro, lo sguardo fisso sulla tempesta che l'aveva umiliato, il suo corpo avvolto da intense scariche nere.
Nonostante Zon fosse abbastanza malandato per via del colpo della Vongola, riusciva ancora a ricreare le fiamme del caos che stavano avvolgendo il corpo del loro nemico, stavolta ormai deciso a porre fine a quello stupido scontro.
Alzò entrambe le braccia verso il cielo, le fiamme nere iniziarono a fondersi sopra il suo capo, riunendosi in una strana ellissi violacea che s'ingrandì sempre di più, assumendo la forma di un'enorme globo nero, che lentamente iniziò a concretizzarsi.
Tutti i presenti indietreggiarono spaventati, Arashi abbassò le pistole con sguardo scioccato e Nozomi iniziò a tremare.
Le fiamme del caos avevano preso la forma di un'arcata nera, che contornava un enorme portone e una scritta inquietante si trovava in cima alla costruzione.

La brunetta lanciò uno sguardo a quelle lettere, tuttavia sapeva già cosa c'era scritto.
Sapeva già anche di cosa si trattava.

- … O... Orizzonte...? - balbettò Nozomi, scuotendo il capo sconvolta.
La porta oscura che lei e Caesar avevano creato due anni prima, risucchiando nel nulla il primo Clover, era adesso davanti a loro, pronta per annientarli.
- Non è possibile! - urlò lei, terrorizzata – Come puoi averla creata? Hai usato le fiamme del cielo e della terra di Zon?? -
L'illusionista sghignazzò, soddisfatto della paura che aveva avvolto i suoi avversari, chinando lo sguardo verso di loro e osservandoli con fermento.
- “Orizzonte”, la porta, come volete chiamarla voi, è la materializzazione del caos, il quale spalanca le sue porte verso il nulla e vi trascina dentro ogni cosa. - rivelò lui, euforico – Per aprire la porta servono semplicemente le fiamme del caos, le stesse che assopiscono, le stesse di Zon. -
- Menti! - esclamò la ragazzina, allarmata – Io e Caesar abbiamo aperto le sue porte, eppure non abbiamo quella fiamma! -
Il verde scoppiò a ridere, quasi lacrimando per il divertimento.
- Sei stupida, Vongola! Le fiamme del caos sono ovviamente la fusione aggressiva delle fiamme del cielo e della terra! - spiegò lui – E' stato grazie a voi due che mio padre ha scoperto tutto questo! -
- Ma è assurdo! - esclamò, incredula – Mio padre e Enma-san hanno fuso le loro fiamme, creandone una nuova, e non era affatto la fiamma del caos! -
- Ha ragione... - intervenne Arashi, spaventata quanto gli altri - … Horizon... la sua fiamma del caos non è forse il frutto della fusione tra quelle del cielo e della terra? E poi, Orizzonte e Horizon sono la stessa parola... -
- Eppure, non è ciò che si dovrebbe ottenere! E' sbagliato! - rispose la brunetta.
- No, Nono. - stavolta fu Cristal ad intervenire, anche lui provato dalla situazione – Enma-san lo spiegò, io stesso ero presente. - disse – La tua fiamma e quella di Caesar sono aggressive, perciò hanno creato quella distorsione e hanno dato vita all'Orizzonte... e alla fiamma del caos. -
La ragazzina stava osservando il Neveria, ma il suo sguardo sembrava vacuo.
- Le fiamme di tuo padre e Enma-san, che vanno così tanto d'accordo, si sono fuse in modo “pacifico”, creando la fiamma del giuramento, una fiamma nata dalla cooperazione e dall'ordine. - continuò lui – Mentre tu e Caesar non vi potete sopportare e le vostre fiamme si sono scontrate in modo “aggressivo”, dando vita ad una distorsione e alla creazione della fiamma del caos, una fiamma nata dal conflitto e dalla confusione. -

Non poteva crederci, non voleva crederci.
Era possibile, quindi, che la fiamma del cielo e quella della terra, se unite, potessero risultare “sbagliate”, aggressive, e scontrarsi fino al creare la porta e le stesse fiamme del caos, che stavano mettendo a soqquadro ogni cosa?
Era forse a causa di quella probabilità che era nato il taboo? Non avrebbe mai immaginato che le fiamme del caos fossero nate proprio dal suo disprezzo nei confronti di Caesar, si sentiva incredibilmente colpevole di non essere mai voluta andare d'accordo con lui.
Eppure, Zon non era affatto loro figlio, ma una creatura assemblata in un laboratorio, la quale conteneva le loro cellule e le loro fiamme.
Non si erano uniti, non avevano rotto il taboo. Era stata, ancora una volta, colpa di Stanford.
Per colpa di quello scienziato si sentiva tremendamente colpevole di quel mostro e della sua maledetta fiamma.

I suoi pensieri vennero rapidamente interrotti da un rumore assordante, che echeggiò presuntuoso nell'area circostante.
L'enorme porta oscura si spalancò lentamente, cigolando con grande fastidio e costringendo tutti i presenti a voltarsi verso la costruzione distorta, che annunciava la loro fine.
Fu questione di secondi.
Luca aveva cercato di proteggere tutti con la sua barriera, ma anche lui stava venendo trascinato, Kaito e Haname si erano afferrati l'un l'altro, Cloud cercò di aggrapparsi a delle rocce e Shinji ricreò una rete davanti alla porta, sperando di riuscire a impedire che risucchiasse qualcuno, ma l'illusione venne distrutta con facilità quando perse l'equilibrio e venne trascinato in avanti.

Clover urlò, sofferente, sembrava non riuscisse a controllare quell'enorme e mostruoso potere, eppure il vento divenne più forte e distruttivo, molti sassi e foglie volarono dritte nel nulla, gli stessi ragazzi stavano per lasciare il suolo, tentando di resistere con le loro ali di fiamma.
Arashi era la più vicina, nemmeno i suoi colpi riuscirono a spingerla all'indietro e il suo corpo veniva attirato verso la porta, con una forza incredibile.
Nozomi si era rapidamente lanciata in avanti, il suo sguardo spaventato e le pupille ristrette, aveva spinto via la rossa, cercando di allontanarla.
La tempesta urlò, allungandosi rapidamente in avanti e arrivando ad afferrare il braccio dell'amica.
Nessuna delle due voleva lasciare che l'altra venisse risucchiata, nessuna voleva veder morire nessuno.
Arashi la strinse, non riuscì a spingerla via e nemmeno la brunetta fu capace di liberarsi da lei. Entrambe furono avvolte da una morsa inarrestabile, che le trascinò all'interno del caos, oltre la porta.
In quel momento, Cristal si era gettato contro la porta, riuscendo ad afferrare la base dell'arcata e a scivolare verso il basso, mirando alla testa dell'illusionista sofferente e colpendolo con un calcio, arrivando a strappare i tentacoli superiori del cuore di Zon.
Clover portò le mani al volto, urlando, la fiamma oscura diminuì drasticamente e il vento cessò all'improvviso. Le porte si chiusero prima che Cristal potesse raggiungerle e riaprirle, l'intera struttura si ridusse in una minuscola sfera scura, fino a scomparire nel nulla.

***

Tutto era nero, non si udiva alcun suono, il battito del loro cuore cuore era opprimente e snervante, la loro testa sembrava voler implodere da un momento all'altro.
Avevano freddo, ma anche caldo. Si tenevano ancora per mano, sembrava una sensazione strana e sconosciuta, eppure era una cosa normalissima per gli esseri umani.
Ma erano ancora umane? O forse erano degli spiriti? E dove si trovavano?
Non potevano vedersi, sembrava fossero diventate cieche, non potevano nemmeno parlare, le loro voci erano sparite, ogni suono scomparso. Non rimanevano che il pulsare del cuore e la sensazione delle loro mani, strette l'una nell'altra.

Sarebbero morte, forse.
Lo erano già, forse.

Ad ogni modo, era tutto finito. Non c'era nulla, nel “nulla”. Solo piccoli rimasugli di vite che si spegnevano.
Potevano lasciarsi trascinare via, poiché era ormai tutto finito. Niente più battaglie, niente più tristezze, niente più dolori.
Eppure, al contempo, non avrebbero avuto nemmeno più felicità e sorrisi. Era davvero giusto rinunciare ad ogni cosa?

Non importava più, ormai per loro era finita.
Ma gli altri, i loro compagni... stavano bene?

Tremò lievemente, la stretta dell'amica sembrò più forte, forse Arashi stava cercando di aiutarla, di dirle qualcosa, di non farla cedere alla disperazione. Anche lei, immersa negli ultimi pensieri, gli ultimi barlumi di speranza, senza più alcun senso se non il tatto, con la poca forza che restava loro nello stringersi.
Insieme, fino alla fine.

Eppure non poteva demordere.
Se ci fosse stata anche solo una speranza di uscire, di tornare sulla Terra, di salvare i suoi compagni e la sua famiglia, doveva trovarla.
Doveva salvare il futuro di PonPon, non doveva rendere vano l'ultimo gesto d'amore di Claudio.
Aveva paura, ma non poteva disperarsi.
Cercò di controllare le sue emozioni, nonostante nemmeno lei riuscisse a capire quali fossero.
Non era sola, c'era Arashi con lei, poteva percepirla. Eppure sentiva che la sua determinazione la stava pian piano abbandonando.

“Ho paura...” pensò, nonostante fosse sicura di averlo detto ad alta voce. Tuttavia, era impossibile saperlo. “Devo aiutarli... stanno ancora combattendo?”

Non riusciva a scacciare il pensiero che fossero già tutti morti, stesi insanguinati sulla spiaggia rocciosa, mentre Clover rideva e rideva.
E rideva.
E rideva.

Cosa ne sarebbe stato di tutti gli altri? E i suoi genitori? E tutti i suoi amici?

“Ho paura...” continuò a pensare, incapace di fare alcunché.

“Calmati.”
Una voce maschile echeggiò nella sua testa, ancora dolorante. Poteva trattarsi di un suo pensiero, eppure non era stato controllato da lei.
“Il panico non ti aiuterà.” disse, ancora.
Era una voce calda e profonda, quasi dolce e, anch'essa, nostalgica. Non voleva quasi crederci, sembrava proprio avesse immaginato che, l'uomo un tempo amato, le stesse parlando.
Era vero o solo finzione?
Sentiva uno strano calore, proveniva dalle sue dita, e una piccola luce.
Davanti a lei, nel nulla, una piccola stella risuonava in sincronia con il bagliore tra le dita.
Non riusciva a scorgere null'altro se non l'anello scintillante, posto sull'anulare. Era l'Heaven Ring, che le stava indicando il cammino. Si trattava forse di Lilium? Eppure la voce non era affatto la sua.

“Seguila.” incalzò. “Va verso la luce.”
Non si pose più domande, cercò di avvicinarsi a quel piccolo bagliore, quel frammento di speranza, tirando l'amica dietro di sé. Non seppe nemmeno se stava realmente camminando, cercò solo di concentrarsi su quella lucetta, così infima ma così grande, che bramava più di ogni altra cosa.
Finchè non divenne così abbagliante da avvolgerle entrambe.


Aprì lentamente gli occhi, la luce quasi non l'accecò. Sentiva il suo respiro, il profumo del mare, il vento smuoverle i capelli, il verso degli uccelli e il suono dei ramoscelli mossi dalla brezza.
Appena la vista le tornò si tirò leggermente su, osservando attorno a sé. Si trovava su una spiaggia, con rocce e sabbia, Arashi stesa per terra accanto a lei, mentre cercava lentamente di riprendere possesso del suo corpo.
Osservò le sue mani, indossava due anelli nella mano destra, uno di questi brillava di una calda luce arancione, l'altro sembrava essere stato intagliato nella grigia pietra.
Era stato forse Vongola Primo ad indicarle la strada? Probabilmente non lo avrebbe saputo mai.
L'anello del cielo era caldo, ma a spaventarla fu l'Heaven Ring, che si tolse lentamente, chiedendosi cosa fosse successo.
La brillante pietra azzurra e gli intarsi erano scomparsi dietro una facciata grigiastra, come se l'anello fosse stato mal riprodotto con materiali grezzi e non colorati.
Mentre l'osservava, inquietata, notò un'ombra accanto a lei. Alzò rapidamente lo sguardo verso sinistra, ritrovandosi a guardare degli occhi nocciola, quasi nascosti dietro un paio di occhiali rotondi.
L'uomo davanti a lei indossava un kimono, aveva l'indice destro piegato sotto al mento, il suo sguardo perplesso lasciava trasparire curiosità verso l'oggetto che la ragazzina aveva in mano.
Si chinò, i capelli argentei mossi leggermente dal vento, il suo viso di fronte a quello della giovane Vongola, che l'osservò con sguardo interrogativo.

- Quell'anello... dovresti darmelo. - disse lui, tendendole il palmo, in attesa. - Non è per te, né per gli umani. -
- … Me l'ha dato Lilium... - rispose lei, perplessa. Arashi era strusciata accanto all'amica, anche lei abbastanza incuriosita dall'uomo. Nessuna delle due pareva temerlo o pensare che potesse rappresentare qualsivoglia minaccia.
- Lo so, ma non ti appartiene. - spiegò lui. Il suo sguardo deciso sembrò convincere la ragazzina, che glielo diede senza obiettare. - Inoltre, adesso è pietrificato, e solo io so come ritrasformarlo. -
- … Tu chi sei? - chiese lei, chinando leggermente il capo verso destra.
L'uomo sorrise, issandosi ma non smettendo di guardarla.
- Chiamami Kawahira. - disse lui, sorridendole. Si voltò leggermente verso ovest, alzando il braccio e indicando l'orizzonte. - Dovreste sbrigarvi, lo scontro sta continuando. -
Le due si alzarono, seppur ancora traballanti, volgendo lo sguardo verso il punto appena indicato dall'uomo. A quanto pare, erano apparse in un posto leggermente più lontano dal luogo in cui si trovavano poco prima, non sapevano nemmeno quanto tempo era passato da quando la porta era stata aperta.
- Ah, dimenticavo. - disse lui, sistemandosi gli occhiali e osservando gli occhi ambrati della Vongola - … Capiterà che tu ti senta pesante e stia per addormentarti. Penso che potresti provare a fare ciò che più ti piace fare. - consigliò, sorridendo e svanendo, all'improvviso, nell'etere.
Le due si guardarono tra di loro, perplesse, senza aver effettivamente capito cosa volesse dire.

- … Sei un'idiota. - affermò la tempesta, all'improvviso.
- … No, tu lo sei. - rispose la brunetta, offesa. - Perchè mi sei venuta dietro? -
- No, mi correggo. Non sei un'idiota, ma una cogliona di prima categoria. - incrociò la braccia, osservandola torva – Sono una tua guardiana, dovevo ovviamente proteggerti e tu stavi per rendere vano il mio lavoro. -
- Ma sei rincitrullita?? - portò le mani sulle sue spalle, guardandola con rabbia – Pensavi davvero che ti avrei lasciata morire?? -
- Potrei dire lo stesso di te. - poggiò le mani su quelle dell'amica, allontanandole – Pensavi davvero che non ti avrei protetta? -
- Non me ne frega un cazzo che sei una mia guardiana! - urlò – Sei la mia migliore amica, come potevo lasciare che finissi lì dentro senza fare nulla?? - spiegò lei, furiosa – Sono io che avrei dato la mia vita per te! -
La rossa sospirò, abbozzando un sorriso.
- Bah... A quanto pare, siamo entrambe troppo sceme. - affermò – Tuttavia... tu sei un futuro boss, dovresti pensare un po' di più a quanto la tua vita sia importante per tutti noi. -
La brunetta iniziò a tremare, alcune lacrime rigarono il suo viso.
- Ma... Arashi, tu... -
- Non importa cosa pensi. Hai fatto una scelta, e ti devi assumere le responsabilità, così come ho fatto io... e gli altri. - si avvicinò a lei, accarezzandole il viso, portando le sue labbra su quelle dell'amica e premendo dolcemente.
Si staccò qualche istante dopo, sotto lo sguardo confuso e stupefatto della Vongola.
- … Ti sto facendo male... - bisbigliò lei, portando una mano sul viso - … a tutti voi... ma sopratutto a te... con questa storia del boss e della famiglia... -
- No, Nozomi. - rispose la rossa, appoggiando la sua fronte su quella dell'amica – Sin dall'inizio, abbiamo visto che futuro ci aspettava. Se siamo qui a combattere, accanto a te, è perchè noi lo vogliamo. -
- Però... quello che provi... -
- Io sarò felice fin quando sarò accanto a te, e spero sia per sempre, Nozo. - disse lei, allargando le labbra in un tenero sorriso – Anche se il tuo cuore ha scelto diversamente... per me va bene così. Ognuno ha il diritto di scegliere, e di seguire i propri sentimenti. - avvolse la brunetta in un abbraccio, poggiando il suo viso tra i soffici capelli – Tu hai fatto la tua scelta, e io devo accettarla. - affermò, decisa – Come tu dovrai accettare la mia. -
- … Ma tu... non sarai felice...? - non sapeva se glielo stesse chiedendo o se si trattasse di un'affermazione. Si morse le labbra, sentendosi colpevole.
- I miei sentimenti non ti riguardano. Mi hai già dato la tua risposta. Il resto è affar mio. - si staccò da lei, tornando a guardarla negli occhi – E, comunque, io sono felice. -

Afferrò i lunghi capelli rossi, disordinati dal vento, pettinandoli con le dita e cercando di sistemarli.
- Allora, che si fa? - chiese lei, stavolta seria.
La brunetta ebbe il tempo di asciugarsi le lacrime e sistemare i suoi sentimenti, non era di certo il momento per pensare a certe cose.
Dovevano tornare al punto di partenza.

- Round 2. - affermò lei, decisa – Fight! -

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Capitolo 46
*** Target 46 – Blood of Vongola ***


Target 46 – Blood of Vongola

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Nozomi e Arashi si erano dirette verso il luogo indicato loro da Kawahira, sperando che tutti stessero bene e sapendo che la battaglia stava andando avanti.
Non avevano idea di quanto tempo fosse passato dal loro ingresso nel “nulla”, il silenzio durante il tragitto era in realtà intriso di preghiere e speranze, che iniziarono a scemare quando alcuni suoni si udirono in lontananza.
Le due attraversarono un tratto boschivo, sorpassando alcuni alberi e riacquistando familiarità con il luogo circostante, che avevano già percorso quella stessa mattina.
Quando si lasciarono indietro anche l'ultimo albero, i loro piedi avevano già calpestato il suolo roccioso e si erano infine ritrovate sulla spiaggia, nell'improvviso silenzio generale.
Ci volle un po' per mettere a fuoco la situazione: il loro nemico aleggiava ancora sopra l'oceano e sembrò sorprendersi dal vedere le due, mentre gli altri compagni si erano rapidamente voltati verso di loro, con espressioni incredule e sollevate.
Tuttavia, l'attenzione delle due ragazzine venne catturata da altre persone, presenti in quel momento davanti ai loro amici e di fronte a Clover.
Uno di quegli uomini si voltò, i suoi occhi incrociarono quelli di Nozomi.
Tsuna e i suoi guardiani erano arrivati.

Il suo cuore sembrò quasi sollevarsi, ma non voleva lasciarsi andare a stupidi sentimentalismi, non era quello il momento adatto. La brunetta si voltò verso l'amica ed entrambe annuirono, grazie ai compact i loro corpi vennero avvolti dalle fiamme del cielo e della tempesta, che le rivestirono degli abiti cerimoniali e materializzarono le loro armi.
Le due si avvicinarono rapidamente ai compagni, che non si lasciarono trascinare dalle emozioni, ma le accolsero con evidenti sospiri di sollievo.

- Eravamo sicuri che sareste tornate! - affermò Haname, congiungendo le mani a mo di preghiera.
- Io invece ho avuto paura! - Luca singhiozzò, asciugandosi le lacrime con la manica – Siete finite là dentro e poi s'è chiusa... -
- Non c'è bisogno di piangere, lo scontro non è finito. - disse la Vongola, osservando uno per uno tutti i presenti, per poi voltarsi verso alcune rocce in lontananza e scorgere Haynes e PonPon, per fortuna ancora integri anche loro.
Portò il suo sguardo verso i nuovi arrivati, i sei guardiani di Vongola Decimo e suo padre, anche Reborn era presente e non solo lui.
Una voce familiare richiamò la sua attenzione, il boss dei Simon e suo figlio si trovavano sul campo di battaglia, Caesar l'aveva salutata con un cenno del capo, un sorriso sulle labbra e lo sguardo deciso.
Seppur non sopportandolo, la ragazzina ricordò che la fiamma maledetta di Horizon era nata a causa dei loro litigi, perciò tentò di placare il suo odio per il ragazzo e gli rispose con un mezzo sorriso.

- Non è possibile... - l'illusionista scosse il capo, incredulo – Vi ho visto oltrepassare la porta, dovreste essere morte nel nulla! -
Ringhiò, tremando di rabbia, i suoi occhi ridotti a fessure sembravano voler divorare i presenti.
- Penso che tu ci abbia sottovalutato. - rispose la ragazzina, lanciando uno sguardo complice al suo braccio destro, che ridacchiò. Era solo un bluff, sapeva benissimo che senza l'aiuto dell'Heaven Ring e, probabilmente, del Vongola Ring, sarebbero morte così come Clover aveva sperato.
Eppure, non aveva certo intenzione di mostrarsi debole al nemico, la sicurezza e la determinazione erano due elementi importanti in quello scontro, non solo fisico ma anche psicologico.

- Adesso capisco... mio padre, e Zon... E' colpa tua. - disse lui, puntando il dito contro la brunetta, perplessa – Per questo ha scelto te. -
- Ehi, no, fermo un secondo. Non iniziamo con la storia del “è tutta colpa di Nozomi”, stavolta non c'entro niente! - affermò lei, arrabbiata – E poi, tuo padre mi ha scelto per via del mio sangue, così come quello lì- indicò l'undicesimo Simon, anche lui confuso – Quindi non darmi colpe che non mi appartengono, okey? - incrociò le braccia, offesa – Possibile mai che ogni volta debbano prendersela tutti con me?? Manco fossi l'anticristo in persona, oh. -
- Non è possibile che siate riuscite ad uscire dalla porta! - continuò il verde, sembrava quasi fosse spaventato, digrignava i denti e serrava i pugni – Si può sapere cosa diavolo siete?? -
- Non sono una “cosa”, ma una persona. E mi chiamo Nozomi, non ricordi? Il futuro undicesimo boss dei Vongola! - rispose, portando le mani ai fianchi – Saranno passati sì e no dieci minuti e te ne sei già dimenticato? -
- … Penso fosse una domanda retorica... - rivelò Haname, incerta.

Tuttavia, l'attenzione delle due ragazzine appena tornate in campo si posò sul cuore di Zon, ancora aggrovigliato attorno alla creatura. Non emetteva alcuna fiamma e sembrava immobile, oppure pompava così lentamente che era impossibile accorgersene. Cos'era successo in loro assenza?
La brunetta notò in quel momento che né suo padre né i suoi guardiani e gli altri presenti sembravano possedere una protezione contro il caos, lo stesso Cristal non indossava più la mascherina. Che fossero quindi riusciti a fermare il potere micidiale della creatura?

Scacciò via ogni pensiero e avanzò di qualche passo, stringendo la sua staffa con un'espressione decisa, il suo obiettivo principale era l'illusionista, nulla doveva distrarla.
Il verde notò l'avanzata della ragazzina e indietreggiò lentamente, tremando, probabilmente si sentiva svantaggiato contro tutti i presenti, eppure la sua espressione era ancora intrisa d'odio, il pugno avvolto dalle scariche elettriche e fiamme della nebbia.
Anche se all'apparenza il cuore di Horizon sembrasse fermo, aveva ancora abbastanza energie per infondere la fiamma del caos nell'illusionista, che non esitò a fronteggiarli nuovamente.

La brunetta voltò il suo sguardo verso suo padre, si era avvicinato e i suoi guanti rossi erano avvolti dalla fiamma del cielo, i suoi occhi arancio fissi sul nemico e il suo sguardo serio non lasciava trasparire alcuna preoccupazione.
Nonostante la sua inquietudine e il suo sentirsi in soggezione, mentre osservava dal basso le larghe spalle del padre, la ragazzina avanzò ancora di qualche passo, portandosi accanto a lui e tentando di mascherare i suoi complessi.
Era difficile evitare che la sua mano tremasse, sott'occhio notò che l'uomo si era voltato ad osservarla.
Cosa voleva fare? Quali erano le sue intenzioni?
Non voleva lasciarsi angosciare da quelle preoccupazioni, il suo desiderio era essere forte come lui, apprezzata per ciò che era e all'altezza del suo ruolo.
Sapeva di essere già amata, ma aveva anche deciso di riconoscere la sua determinazione? Avrebbe dovuto scoprirlo da sola.
Deglutì, alzando il capo, poiché un leader non poteva farsi intimorire dal suo avversario o da chiunque altro potesse sembrare più forte. Il suo compito era di infondere coraggio e speranza ai suoi compagni, alla sua famiglia.
E a sé stessa.

- Allora, papa. - iniziò lei, dopo aver preso fiato ed aver placato il suo nervosismo – Credo che Clover non voglia cambiare idea. Cosa facciamo? - chiese, voltandosi ad osservarlo, stavolta sicura di sé.
Tsuna incrociò il suo sguardo, serrando i pugni.
- Se lo lasciassimo andare, continuerebbe a fare del male. - disse l'uomo, constatando l'ovvio – E tu, cosa pensi che dovremmo fare? - chiese poi, lasciando alla figlia la responsabilità di prendere una decisione.
- Cos'è, una lezione? - chiese lei, ridacchiando.
Il suo cuore aveva smesso di palpitare freneticamente, si sentiva stranamente meno intimorita da lui, leggermente più tranquilla. Avrebbero dovuto passare insieme ancora un bel po' di tempo, prima che la ragazzina potesse nuovamente sentirsi a suo agio con lui.
- Forse. - rispose lui, alzando un sopracciglio.
- Uh. - scrollò le spalle, lanciando uno sguardo al nemico, per poi tornare ad osservare l'uomo – Anche lui ha bisogno di una lezione, no? -

Un paio di ali infiammate apparvero sulla schiena della brunetta, la ragazzina era più che mai determinata a continuare quello scontro ed era tornata a fissare il verde, sempre più rabbioso.
- Sei sicuro che possa combattere con te, papa? - si voltò nuovamente verso l'uomo, che la guardò con la coda dell'occhio.
- Se ti dicessi di no, te ne andresti? - chiese, ironicamente.
- Ma scherzi? Non ho intenzione di lasciare a metà lo scontro! - esclamò lei, stranamente più energica di prima – E poi è la prima volta che combattiamo insieme, Natale è arrivato in anticipo. - un sorriso ampissimo decorò il suo volto, raggiante.
L'uomo sospirò, rassegnato, scuotendo lievemente il capo.
- Cosa devo fare con te? - si chiese, a bassa voce e abbozzando un sorriso, ma la figlia lo sentì perfettamente.
- Tale padre, tale figlia! - esclamò, incrociando nuovamente il suo sguardo.
Entrambi sembravano rilassati, determinati a combattere e sicuramente in grado di vincere.
Clover già sapeva cosa avrebbe dovuto affrontare, aveva già innalzato una barriera scura dinanzi a sé, sperando di tenere un po' a bada i due Vongola, che si erano lanciati dritti verso di lui.

Non ci volle molto ad incrinare lo scudo, che andò in frantumi sotto gli occhi sbigottiti dell'illusionista. Se i due avessero infranto ogni sua protezione, Clover sarebbe stato alla mercé di tutti i presenti sul campo di battaglia e per lui sarebbe giunta la fine.
I suoi occhi arancioni sembravano molto accesi, come quelli di Tsuna e Nozomi in hyper mode, ma intrisi di odio e frustrazione. Nonostante il cuore di Zon fosse ormai gravemente danneggiato, riusciva comunque a risucchiare la fiamma del caos necessaria ad isolare i tre dal resto della spiaggia.
Era già troppo tardi, quando padre e figlia notarono di essere circondati da una sfera scura di caos, potevano scorgere gli amici all'esterno, per via delle pareti un po' trasparenti, ma erano impossibilitati ad uscire e gli altri ad entrare.
Dovevano aspettarselo, Clover sicuramente non sarebbe stato in grado di respingere gli attacchi di tutti, perciò aveva deciso di fronteggiare solo i Vongola.
Sarebbe riuscito a tenerli a bada? C'era solo un modo per scoprirlo.

I due si scambiarono occhiate complici, Tsuna illuminò i suoi guanti di un'intensa fiamma arancione, stranamente molto più accesa delle normali fiamme del cielo.
Si lanciò verso Clover, ingaggiando una battaglia uno contro uno, sfruttando i suoi pugni contro quelli del verde, che cercò di tenergli testa, riuscendo ad anticipare molte sue mosse e a non perdere il controllo, quando il bruno l'aveva colpito allo stomaco.
Si voltò su sé stesso e cercò di colpire il Vongola con un calcio, che Tsuna parò rapidamente ma con molta fatica, il suo corpo tremò all'impatto. Aprì la mano e afferrò la sua caviglia, stringendola, roteando su sé stesso e lanciandolo contro la sfera fluttuante di caos, che si incrinò leggermente.
Clover si rialzò subito, puntando il braccio verso il Decimo boss e lanciandogli contro alcuni fasci di luce grigiastra, che l'uomo evitò con difficoltà, spostandosi in basso e cercando di raggiungere il verde, che continuava a muoversi rapidamente e a mirare al bruno. Il fascio-laser si dissolse pochi istanti dopo essersi spostato verso destra, evitò per un soffio la staffa della ragazzina, cercando di afferrarla, ma la brunetta indietreggiò rapidamente, usando la fiamma in cima allo stemma della Flaming Rod come propulsore.
Tsuna si lanciò nuovamente contro il suo nemico, cogliendolo di sorpresa con un pugno sotto al mento, Nozomi si gettò verso il suo stomaco con la punta della staffa, entrambi i colpi lo gettarono contro la parete di caos, che subì ulteriori danni.

Urlò, forse per la frustrazione e per la rabbia, ma il suono della sua voce era fastidioso ed echeggiò nel minuscolo spazio in cui si trovavano, il corpo del verde aveva iniziato a brillare di una luce scura, probabilmente dovuta alle fiamme del caos, che in quello spazio chiuso iniziavano ad amplificarsi e a creare un senso di enorme disagio.
La ragazzina indossava ancora l'anello del cielo, che stava luccicando di una vivida luce arancione, si avvicinò rapidamente al padre e afferrò la sua mano, con sua sorpresa, cercando di infondergli la protezione dell'anello contro le malefiche fiamme del sonno.
Tsuna scosse il capo, strinse leggermente la piccola mano della ragazza e poi si staccò, non sembrava affatto turbato dalle fiamme che circolavano nella sfera, era quindi possibile che fossero ormai così deboli da non riuscire ad intaccare il boss dei Vongola.
Clover sembrava tornato in sé, si era lanciato nuovamente contro i due, il suo obiettivo era la ragazzina e quest'ultima si preparò ad intercettare il suo attacco.
Con il braccio destro parò il calcio verso il volto e si avvicinò ulteriormente a lui, ritrovandosi a pochi centimetri di distanza dal suo viso e lasciandolo palesemente perplesso, quest'ultimo si bloccò ed esitò qualche istante.
Tsuna tirò violentemente la sua lunga treccia, di sicuro molto ingombrante in un combattimento, lanciandolo nuovamente in aria, ma l'illusionista riuscì a recuperare il controllo del corpo e a bloccarsi, alcune minuscole sfere apparvero di fronte a lui e le lanciò verso i nemici a mo di bombe, i due si spostarono verso i due lati, evitando i colpi per un soffio, mentre Clover indietreggiava e continuava a sparare verso di loro, da entrambe le direzioni.
La brunetta si portò verso il basso, raggiungendo la parte inferiore della sfera scura e conficcandoci l'asta, che iniziò a vibrare di un'intensa luce arancione, facendo tremare tutta la struttura di caos.

- Cosa stai- …? - Clover smise di sparare e si lanciò verso la ragazzina, che stava lentamente infondendo le sue fiamme nel suolo e in tutta la sfera, utilizzando la Flaming Rod come tramite.
Dovette interrompere l'operazione, poiché il verde si era lanciato verso di lei con un pugno serrato e l'odio negli occhi.
La ragazzina estrasse l'asta dalla parete della sfera e parò il pugno con il corpo dell'arma, che utilizzò per proteggersi dagli attacchi successivi, un altro pugno e due calci.
I suoi colpi vibravano contro la staffa, la ragazzina però non sembrava innervosita, anzi, iniziò a sorridere.
L'illusionista era confuso, ma all'improvviso ebbe un brivido lungo la schiena. Si voltò rapidamente, intercettando con lo sguardo il boss dei Vongola, aveva le mani incrociate e i Gloves stavano emettendo fiamme del cielo, pronte a colpire il bersaglio.
Nozomi si allontanò rapidamente, percorrendo la parete e raggiungendo il padre, che rilasciò i due cannoni di fiamma del cielo verso il nemico.
- XX-Burner! -

Non riuscì a spostarsi in tempo, perciò dovette proteggersi come poté, innalzando uno scudo e cercando con tutto sé stesso di evitarne la distruzione, avvolto dalle intense fiamme dell'uomo, che colpirono soprattutto il punto precedentemente danneggiato dalla ragazzina, già incrinato e ormai andato in pezzi, che si trasformò in un'enorme varco nella sfera.
Il suo corpo era ricoperto da alcune ustioni, la lunga treccia semi bruciata e i pantaloni rovinati, tuttavia non era del tutto fuori uso e non esitò a rimettersi in gioco, cercando di ricostruire parte della sfera nel punto distrutto.

I suoi occhi nuovamente puntati verso i due nemici, la sua situazione mentale non sembrava essere minimamente cambiata, continuava ad avanzare senza indugi e solo l'affaticamento aumentava ogni minuto di più.

- … Ha bloccato l'X-Burner di papa...? - Nozomi sembrava evidentemente scossa, ma in cuor suo sapeva che non sarebbe stato facile sconfiggerlo. Seppur avendo bloccato il leggendario colpo del boss, non ne era uscito di certo completamente illeso. Dovevano continuare a stremarlo.
- Non perdere la concentrazione, Nozomi. - l'uomo sembrava non aver perso la sua calma, il suo autocontrollo era quasi spaventoso.

Clover non perse un istante di più, si lanciò verso i due con un'enorme sfera nera tra le dita, che intercettò il pugno dell'uomo e tentò di farla esplodere verso di lui, ma le fiamme del cielo di Tsuna riuscirono a mantenere la stabilità della bomba evitando che questa esplodesse. L'attacco si ridusse ad essere una mera prova di forza fra i due, tra l'illusionista che tentava di spingere la sfera con la mano e il Vongola che l'allontanava verso il nemico.
Un forte colpo alla schiena, dove era stato colpito dalla spadaccina poco prima, e la forza nel braccio sembrò esaurirsi. Nozomi indietreggiò rapidamente e Tsuna riuscì a spedire la bomba verso il viso dell'illusionista, quest'ultima esplose e lo costrinse ad indietreggiare e a portare le mani sul volto, dolorante.
Una scia di liquido scarlatto rigò il viso a metà, e nuovamente urlò.
Il globo di caos iniziò a tremare, la pressione sembrava quasi insopportabile, Tsuna e Nozomi tentennarono, ma il primo subito tornò all'attacco, portando il braccio destro steso davanti a lui, mantenendolo con il sinistro e avvolgendolo dalle pure fiamme arancioni.
La Vongola puntò il nemico con la sua staffa, le fiamme alle due estremità si riversarono entrambe in un unico punto, la cima rivolta verso Clover, creando anch'essa una sfera di fiamme del cielo.
Il decimo boss sparò rapidamente due bombe infiammate, mentre la futura undicesima, invece, ne rilasciò solo una.

- X Cannon! -
- Starlight Orb! -

Tutti e tre i colpi si diressero verso il centro, il nemico che si trovava nel punto che intercorreva tra i due Vongola, posizionati ai lati opposti.
Al momento dell'impatto, un gigantesco fumo riempì completamente la sfera.

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Capitolo 47
*** Target 47 - Perfetta Armonia ***


Target 47 – Perfetta Armonia

cover

Dopo una decina di secondi, il fumo iniziò a dissiparsi e la sagoma scura al suo interno tornò ad essere nitida e visibile agli occhi esterni.
Il corpo dell'illusionista era avvolto da graffi e ferite, con il volto ancora diviso a metà da un rivolo di sangue e il cuore di Zon che andava in pezzi davanti ai suoi occhi esterrefatti, incenerendosi.
Pezzi dell'organo si dissolsero nell'aria, altri raggiunsero le pareti della sfera di caos, alcune scariche nere ne distrussero i rimasugli.
Il verde alzò la mano davanti a sé, cercando di afferrare gli ultimi frammenti del fratello e dei suoi poteri, ma quest'ultima tremava e non riuscì che a sfiorare l'aria. Strinse il pugno, chiudendo gli occhi e cercando di trattenere la sua furia, tuttavia era ormai impossibile.
Alzò rapidamente il volto, i suoi occhi arancioni si posarono sul boss dei Vongola, alla sua sinistra, e poi sulla ragazzina, dall'altro lato.
La brunetta non ebbe il tempo di riflettere su alcunché, Clover era già davanti a lei e l'aveva afferrata al collo, premendo con tutte le sue forze e cercando di strozzarla.
Prima che Tsuna riuscisse a colpirlo alle spalle, l'illusionista l'aveva lanciata verso il basso e si era spostato, evitando il pugno del Vongola e ritrovandosi nuovamente vicino alla figlia, tirandola per i capelli e lanciandola contro la parete, dove riuscì a centrarla con alcuni globi di nebbia, prima che il padre, furente, riuscisse infine a colpirlo allo stomaco.

- Lasciala stare, prenditela con me. - affermò lui, lanciandosi nuovamente contro l'illusionista, che respinse il pugno dell'uomo e indietreggiò.
- No. E' stata lei. - rispose il nemico, voltandosi e iniziando a volare a ritroso, costeggiando le pareti della sfera e raggiungendo rapidamente il punto in cui si trovava prima, gettandosi contro alla ragazzina.
L'impatto tra il suo pugno e l'asta della ragazza li separò violentemente, ma Clover non demorse e utilizzò le ultime forze del caos per creare un altro laser oscuro, che scagliò contro Nozomi e la colpì allo stomaco. La ragazzina urlò, venendo scaraventata con forza contro la parete del globo che andò in frantumi, incrinando infine tutta la sfera.
La brunetta precipitò in acqua con un sonoro tonfo e la sua tempesta si alzò in volo senza esitazione, diretta verso il punto in cui il suo boss era svanito e tuffandosi alla sua ricerca.

Intanto, Tsuna aveva nuovamente ingaggiato uno scontro corpo a corpo con Clover, nonostante il suo sguardo affaticato non sembrava voler arrendersi, percepì il colpo del boss e si spostò rapidamente verso destra, ma l'uomo si voltò su sé stesso e lo colpì alla schiena con una ginocchiata, spingendolo in avanti.
Il verde continuava a ringhiare, il suo sguardo sembrava vacuo e non pareva essere più in sé, si era trasformato in una macchina di odio e guerra, che avrebbe fatto di tutto pur di annientare i suoi obiettivi.
Continuava a combattere nonostante le ferite, nonostante la fiamma del caos fosse ormai esaurita, nonostante Horizon fosse distrutto per sempre. Sembrava mosso solo dall'istinto, si era autoconvinto che Nozomi fosse l'unica colpevole, quando invece lui stesso non desiderava che l'amore di un padre purtroppo fuori di testa.
- Clover, ascoltami. - Decimo cercò nuovamente il dialogo, com'era solito fare in qualsiasi caso. - Non hai più la fiamma del caos, la sfera che ti proteggeva è andata distrutta. - spiegò – Vuoi davvero affrontarci tutti così, alla cieca? -
Così come Primo, anche lui teneva più alla soluzione pacifica dei problemi, non voleva ferire nessuno né amava scatenare guerre insulse, piuttosto tentò di spiegargli come stavano le cose, ma l'illusionista non era davvero più in sé e non sembrava ascoltare nulla di ciò che gli stava dicendo, mentre scuoteva il capo lentamente.

Si mosse nuovamente e con rapidità, cercando di colpire l'uomo al volto e di scaraventarlo in basso, proprio come aveva fatto poco prima con la figlia, ma Tsuna bloccò il colpo che lo spinse all'indietro, allontanandolo di più dal nemico.
Gokudera lo affiancò, preoccupato.
- Juudaime! - chiamò, il suo sguardo sempre serio e composto lasciava trasparire il nervosismo del momento. Prese un bel respiro, prima di parlare ancora – Non c'è nulla da fare, Clover non è umano. E' una creatura nata da uno scienziato, non ha spirito né un carattere proprio. -

- Però...! - la giovane Vongola e Arashi raggiunsero i due, sempre aleggiando sopra la spiaggia. - Anche lui ha dei sentimenti! - continuò lei, stringendo la sua Flaming Rod con mani tremanti.
L'illusionista era avvolto da una luce color indaco, che sembrava aumentare di intensità man mano che il tempo passava. Sembrava stesse lentamente accumulando potere.
- E' solo un ologramma, non è realmente una persona. - ribatté la decima tempesta, osservandola con decisione. - Non farti abbindolare dai suoi discorsi. -
La Vongola osservò dapprima Hayato, poi suo padre, quest'ultimo sembrava pensieroso.
- … Lo so. - disse poi, sospirando – I suoi sentimenti... adesso ho compreso. Lui era Trevis, no? Il figlio di Miles... che è stato venduto per fare gli esperimenti... -
- Come lo sai? - chiese Tsuna, all'improvviso – Chi te lo ha detto? -
- Lui... Victor Miles. - rivelò lei.
- L'hai incontrato? -
- Sapevi che era vivo, vero? - i loro sguardi erano seri, ma la piccola si intenerì - … Cris-kun si è già occupato di lui. Ma... il problema è Trevis. Anzi, Clover. -
Si voltò verso il verde, il suo corpo era avvolto dalla nebbia e continuava ad emettere una luce abbagliante.
- Clover vuole essere notato da suo padre... perchè Trevis voleva lo stesso, no? Clover E' Trevis, i sentimenti erano quelli del ragazzo, perchè Clover stesso non è che un'ombra... E' questo che Miles voleva, lo stesso desiderio di Stanford, una creatura perfetta e immortale. -
- Immortale? - ripeté Tsuna, anche lui osservando l'illusionista – Lui è già morto. -
- Sì, appunto. Trevis è già morto, Clover è solo un rimasuglio di pensieri e sofferenze... - portò la mano al petto, stringendosi la giacchetta – C'è solo un modo per liberare Trevis da questa eterna agonia. -

La ragazzina agitò la staffa con uno scatto deciso, le due estremità si piegarono verso l'interno e le fiamme sulle due cime si unirono in un filo.
- Vuoi usare il Vascello delle Stelle? - chiese Arashi, scettica. La sua domanda era più che lecita, un solo colpo non sarebbe di certo riuscito a sconfiggere il nemico, eppure la Vongola sembrava decisa.
- Papa... mi sento responsabile di tutto questo. - affermò lei, all'improvviso, voltandosi verso il padre, che incrociò il suo sguardo con un'espressione perplessa.
- Non devi, non è colpa tua. - rispose lui.
- Non è per questo... alla fine è tutta una ruota, che continua a girare. - spiegò lei, osservando gli intarsi sulla sua arma – E gira, e gira... finchè qualcuno non deciderà di mettere fine a questo ciclo. -
La brunetta si voltò verso la spiaggia, verso i suoi compagni, guardiani e migliori amici, coloro che avevano intrapreso insieme a lei quel viaggio.
Li osservò uno ad uno, soffermandosi sui loro sguardi, stanchi ma sicuri di loro stessi. Sempre determinati, mai piegati ad arrendersi, decisi a tutto pur di realizzare i loro sogni, ad andare avanti, verso ciò che reputavano giusto, sempre uniti.

Era nato tutto a causa dei sogni, qualche anno prima.
Ciascuno di loro aveva un sogno, un desiderio da rincorrere, per realizzarsi nella loro vita e per andare verso il futuro.
Le loro strade si erano incrociate, i loro sogni si erano mescolati e avevano deciso insieme di proseguire in quel cammino, uniti, come un'armonia suonata a più mani, come un'orchestra.

Un'orchestra formata da sette fiamme.

Kaito ammiccò, deciso come non mai a concludere lo scontro; Haname sorrise, strinse la mani dietro la schiena e ondeggiò su sé stessa; Shinji arrossì, ma non smise di ricambiare il suo sguardo; Cloud era serio e imperturbabile, si aggiustò gli occhiali con fare altezzoso; Luca era spaventato e sembrava volesse scappare da un momento all'altro, eppure non si mosse e non distolse lo sguardo da lei.
Arashi, accanto a lei, annuì, sorridendo.

- Ragazzi, ho bisogno del vostro aiuto. - allungò la mano, quasi invitandoli – Dobbiamo farlo insieme, perchè insieme siamo arrivati fin qui. - spiegò, sicura di sé - … E siamo una famiglia. -
Alzò lo sguardo verso suo padre, non aveva detto nulla ma continuava ad osservarla con intensità.
- Noi, tutti... siamo una famiglia. - ripeté lei – Perchè una famiglia... è l'esserci sempre, l'uno per l'altro, insieme. -
Sentì il suo cuore battere rapidamente, come poco prima. Aveva giurato di non cedere ai sentimentalismi, ma sapeva che quello era il momento esatto in cui avrebbe dovuto dirlo.
Aveva aspettato giorni e giorni, rincorrendo l'uomo, per potergli dire cosa provava, dopo la sua affermazione durante l'ultimo concerto.
Dopo quegli anni di incertezze, di separazione e di incomprensioni, aveva trovato la sua risposta.

Sorrise e mosse le sue labbra, senza lasciar uscire la voce, ma scandendo semplicemente le parole con la bocca.
Il decimo boss incrinò la sua espressione seria e sorrise dolcemente, i suoi occhi sembravano brillare di gioia.

- Ehi, cosa dobbiamo fare? - chiese Luca, dietro di lei.
- Non ti aggrappare a Nozo! - urlò Arashi, offesa.
- Clover è quasi pronto a scagliare il suo colpo... - notò Shinji, preoccupato.
- Forza, boss! Qualsiasi cosa tu voglia fare, ALPACHIAMOLA! - esclamò Kaito, deciso.
La brunetta stava sorridendo di cuore, aspettò che furono tutti radunati attorno a lei e alzò il Flaming Bow, mostrandolo.

- Le vostre fiamme... avvicinatevi a me e canalizzatele qui, tra le mie dita – alzò la sua mano destra, mentre si voltava verso Ultimate Clover, notando che il nemico era ormai sparito in mezzo ad una nebulosa di nebbia - … Armonizzerò le vostre fiamme con quella del cielo e lancerò la freccia verso Clover. -
- Vuoi creare una freccia di sette fiamme?? - chiese Haname, incredula.
- Ma sei sicura che riuscirai a controllare il colpo? - Cloud sembrava perplesso – A stento sei in grado di controllare la tua fiamma. -
- Ma non lo farò certo da sola. - si voltò verso di loro, sorridendo – Lanceremo il colpo tutti insieme. -

- Nozomi. - Tsuna era tornato ad osservarla con fermezza, il suo sguardo era in attesa della sua risposta.
La ragazzina annuì con il capo, senza smettere di sorridere.
- Lascia fare a me, state indietro. - affermò.
Stranamente e incredibilmente, l'uomo arretrò senza obiettare, seguito da Gokudera. Nessuno dei membri della decima famiglia sembrava stupito, forse Enma e Caesar erano gli unici dubbiosi, ma quest'ultimo sghignazzò.
- Speriamo che non facciano una figuraccia! -

***

Appena i due toccarono terra Reborn affiancò il boss e gli diede una pacca sulla spalla, ma non disse nulla.
- Lo so, lo so. - rispose Tsuna, senza rivolgergli lo sguardo – Non è più una bambina. -
- Ma io non ho detto nulla. - rispose il tutore, ridacchiando.
- Beh, non credere che le lasci prendere il mio posto così facilmente. - finalmente si decise a guardare il suo ex istruttore, il suo sguardo era serio – Manca ancora un po' ai suoi vent'anni, e le aspettano durissime prove. - dal tono della sua voce si poteva cogliere l'ironia dell'uomo.
- Cos'è, una minaccia? - chiese Reborn, ridendo.
- L'ha voluto lei. - rispose, scrollando le spalle - La scelta gliel'ho data, e lei ha preso la sua decisione. - ridacchiò, i suoi occhi luccicavano – Un adulto deve prendersi le responsabilità delle sue scelte. - continuò, alzando lo sguardo verso di lei – Inoltre... ci sono tante cose che non ho ancora avuto modo di insegnarle. Ovviamente provvederò. -
- Non aspetterà altro. - il tutore si tirò giù il cappello, nascondendo i suoi occhi e l'espressione compiaciuta.
- Abbiamo molto tempo da recuperare. -

Il suo sorriso sincero lasciava trasparire i suoi pensieri, il suo sguardo rivolto verso la figlia aspettava solo che si concludesse il tutto, che finalmente si potesse mettere la parola fine a quella storia.
Era sicuro che ormai fossero giunti all'ultimo paragrafo, pronti per il gran finale.
La luce arcobaleno, che scintillava attorno ai sette ragazzi dell'undicesima famiglia, ne era la prova.
Il dardo di sette fiamme era posizionato sull'arco, pronto ad essere scoccato verso il loro nemico.
Sarebbero stati i sette ragazzi, tutti insieme, a scoccarlo.
Uniti come una famiglia, una melodia perfetta formata dal cielo e dai suoi elementi.
Come un'orchestra.

Orchestra del Firmamento.

I loro corpi tremarono, la mano di Nozomi sembrava avere vita propria, pareva quasi che si rifiutasse di mantenere ferma la freccia. Contenere sette fiamme in un solo posto era qualcosa di impensabile, per loro che erano ancora inesperti e giovani. Eppure non si erano spaventati, nonostante qualche incertezza avevano deciso di mettercela tutta, utilizzando la loro determinazione per evitare che i loro corpi agissero da soli, che il colpo fosse sparato in un punto a caso o che andasse in pezzi direttamente tra le loro dita.
Il dardo venne scoccato, con gran fatica di tutti i ragazzi, e si allontanò così lentamente che sembrava muoversi a rallentatore, dividendo l'aria e creando una sorta di involucro sottovuoto.
Più strada percorreva, più aumentava la sua circonferenza, da piccola e sottile freccia divenne grande quanto un grosso tubo, fino a raggiungere la larghezza di una piccola automobile.
Continuava a crescere, la luce quasi accecante e colorata delle sette sfumature quasi non dissipò all'istante la nebulosa di Clover, sorprendendolo al suo interno e avvolgendolo nell'armonia del cielo.
La punta piccola centrò il suo petto, fuoriuscendo dal lato opposto, finchè tutto l'enorme corpo arcobaleno non si schiantò contro di lui, esplodendo con un forte frastuono e illuminando la distesa grigiastra sopra di loro, che divenne poco a poco azzurra.
Alcuni fasci di luce solare iniziarono a filtrare tra le nubi che si dissolsero una ad una, lasciando spazio al cielo finalmente sereno.

I sette precipitarono al suolo, stremati, le fiamme avevano abbandonato i loro corpi ed erano tornati a vestire i loro soliti abiti.
Quando la luce si dissolse e il fragore svanì, non era rimasto più nulla né in aria né in cielo, sopra di loro.
Solo una fioca luce, la sagoma sfocata di un ragazzo dai lunghi capelli verdi, il suo amaro sorriso e qualche lacrima.
Un addio, forse, prima di svanire nell'etere, così com'era successo a Claudio qualche ora prima.

Anche l'anima di Trevis era stata infine liberata.
Haynes e PonPon, così come Cristal, si avvicinarono ai sette. Tsuna e Reborn, seguiti da Caesar e Ryohei, cercarono di aiutare chi era messo peggio.
Nonostante fossero stati tutti in grado di scagliare la freccia, i loro corpi erano comunque parecchio affaticati e avevano riportato molte ferite e lesioni dalla scontro di poco prima.
- Stai bene? - chiese Decimo, aiutando sua figlia a rimettersi in piedi.
- Beh, sì. - rispose lei, guardandosi attorno – Trevis è libero... ma è stato facile, intendo, un solo colpo... potevi riuscirci anche tu, allora. - si grattò il capo, amareggiata.
- Ne sei sicura? - Reborn osservò la ragazzina con la coda dell'occhio, dandole una pacca sulla spalla – Lo avete affrontato entrambi per un bel po', eppure non avevate ottenuto niente. - le ricordò – Ci sono volute sette fiamme per sconfiggerlo, non una. -
- Beh, papa e gli altri potevano farlo... okey hai ragione. - ridacchiò lei, nervosamente.
- Chi sia stato non importa, l'importante è che stiamo tutti bene. - disse Tsuna, portandola al petto e stringendola con dolcezza.

- Ehi... non stiamo dimenticando qualcosa? - affermò Shinji, portando l'attenzione dei presenti su di lui.
Haynes aveva uno sguardo più sollevato, nonostante fosse ancora triste, il piccolo PonPon gli stringeva forte la mano, osservandosi i piedi.
- Non dovreste cantar vittoria. - disse lo sciamano, indicando il bambino – Horizon del futuro c'è ancora, no? -
Il bambino annuì, alzando il capo e osservando la Vongola.
- … Nozo-mama... vieni ad aiutare Pon...? -
La ragazzina si avvicinò al bambino e si chinò, osservandolo negli occhi dorati.
- Sì. Portami a casa tua. -

- Nozomi, aspetta! - lo sguardo dell'uomo stavolta era serio - E' pericoloso. -
Non era intenzionato a cambiare idea, perciò la ragazzina gli si avvicinò con il bambino in braccio, i suoi occhi ambra erano seri quanto quelli del padre.
- … Papa... - prese un bel respiro, calmandosi - ...Sai, fino a poco tempo fa, volevo diventare boss perchè pensavo dovesse andare così e basta, e perchè volevo dimostrare a tutti di valere qualcosa. - lanciò un'occhiata ad Haynes, che scosse il capo con rassegnazione. - Alla fine ci ho riflettuto su, io non devo dimostrare proprio nulla a nessuno. Io voglio essere ciò che sono, e voglio essere d'aiuto a chi ne ha bisogno. - spiegò - Voglio aiutare le persone, e userò queste mie capacità per farlo. - alzò la mano, mostrando il suo pugno.
- Essere un boss non significa andare in giro a picchiare i malviventi, Nozomi. - spiegò lui, ripetendo qualcosa che le aveva già spiegato in precedenza.
- Mi sembra ovvio, sono rare le volte che non ti vedo sommerso da scartoffie o impegnato in qualche meeting. - ridacchiò, scrollando le spalle – Ma che ci vuoi fare, qualcuno dovrà pur farlo. -
L'uomo non rispose, si limitò a scrutare il viso della figlia.
- Ehi, papa. - la ragazzina si avvicinò ulteriormente a lui, arrossendo – Non voglio perdere più alcun istante della mia vita, senza te e la mamma. - affermò. L'uomo sembrò perplesso – Voglio tornare a casa, voglio stare con voi. Voglio recuperare tutto il tempo perduto, è questo il mio vero sogno. - sorrise.
- … Mi dispiace. - sussurrò lui, gli occhi erano languidi e lo sguardo rammaricato.
- No. Non dirlo. - la ragazzina scosse il capo, poggiandolo poi sul suo petto – Hai fatto quel che dovevi per me, perciò grazie papa. -
L'uomo le passò una mano tra i capelli, abbandonandosi ad un sorriso gentile.
- Sarò felice di rivedere una peste in giro per casa. - affermò.
- Ma non sono più una bambina!! - urlò lei, alzando rapidamente il capo e guardandolo con sguardo offeso.
- Ma...? No, non volevo dire quest-
- Uffa! Non lasciarti andare troppo, solo perchè ti ho detto queste cose! - si voltò e gli diede le spalle, facendo scendere il bambino al suolo, il quale sembrava confuso dalla situazione.
- Nozo-mama... - chiamò la sua attenzione, tirando la maglietta.
- … Non perdiamo tempo, dobbiamo salvare anche il futuro. - gli sorrise, tornando a voltarsi verso l'uomo – Fidati di me, ancora. -
- Allora verrò con te. - disse lui, annuendo.
- Papa, tu sei il boss! Non puoi abbandonare tutti per seguirmi! - affermò lei, severa.

- La seguirò i-
- Tsunayoshi-san, lasciate che l'accompagni io. -
L'affermazione di Arashi venne surclassata da quella di Cristal, che si era anche lui rapidamente avvicinato al gruppo.

La brunetta si voltò incredula verso l'albino, sembrava volesse obiettare, ma il piccolo non diede loro tempo.
L'anello del tempo, l'enorme cerchio ambra decorato da incisioni in una lingua sconosciuta, apparve attorno al braccio di PonPon, iniziando a roteare su sé stesso e rilasciando una fiamma color oro, che illuminò il bambino.
- Nozo, andiamo tutti insieme. - affermò Arashi, stavolta decisa a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno e avvicinandosi ai tre.
La Vongola annuì, sembrava abbastanza tesa e sussultò quando il Neveria prese la sua mano, pareva fosse arrossita e cercò di placare il suo nervosismo.
- Cristal – Tsuna si avvicinò ai due, il suo sguardo era deciso.
- La proteggerò io, si può fidare. - affermò lui, il suo sguardo impassibile teneva tranquillamente testa a quello del Vongola.
- Bene. - l'uomo si rivolse quindi alla figlia, senza cambiare espressione - Sta attenta, affidati all'anello. -
Nozomi annuì, finchè non sentì una stretta alla mano destra, il bambino si era aggrappato a lei e aveva lasciato che la sua fiamma li avvolgesse.
- Ehi, aspett-
Kaito e gli altri cinque ragazzi si erano avvicinati rapidamente, ma la luce attorno a PonPon era diventata così accecante che si dovettero immobilizzare per i successivi cinque secondi, nell'incredulità e accecamento generale, finchè questa non scemò, inghiottendo solo i tre.
- No! - urlò la tempesta, guardandosi intorno e constatando la sparizione di Nozomi, Cristal e PonPon. Anche gli altri guardiani si unirono alla sua irritazione, lamentandosi per non aver potuto seguire il trio.

Il Vongola strinse i pugni, placando il suo nervosismo.
Sarebbero tornati sani e salvi, Nozomi aveva portato con sé il Vongola Ring, inoltre c'era il boss dei Neveria con lei, e Cristal era abbastanza forte e giudizioso.
In quel momento, nella sua testa echeggiavano solo le parole che la figlia aveva pronunciato poco prima di colpire il nemico.
Sorrise, rasserenandosi e restando fiducioso.

“Anche io ti amo tanto, papa.”

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Capitolo 48
*** Target 48 - Horizon ***


Target 48 – Horizon

cover

Il bagliore intenso che li aveva inghiottiti li stava trascinando rapidamente lungo un tunnel.
I tre si tenevano stretti, i loro corpi venivano risucchiati e quasi non riuscivano a muoversi a causa dell'attrito, che li spingeva verso la fine del tunnel distorto.
Il viaggio durò pochi secondi, ma sembrava fosse passata un'eternità.

Quando riaprirono gli occhi, disorientati e perplessi, si resero conto di essere stesi su un terreno freddo. L'albino si portò una mano sulla fronte, quasi sofferente, mentre la brunetta cercò lentamente di rialzarsi. PonPon era nascosto dietro di loro, tremante e spaventato, senza aprir bocca.
Fu il suo comportamento curioso a destare sospetti, i due cercarono di rialzarsi rapidamente e di mettere a fuoco il luogo attorno a loro.
Il terriccio si alternava a pavimentazioni e asfalti frantumati, alcune automobili si trovavano sparse in giro e abbandonate, tra i lampioni piegati in avanti e alcune costruzioni crollate, sotto un tristissimo cielo grigiastro.
Davanti a loro, sotto una costruzione in rovina, due figure giacevano al suolo, come assopite: un uomo dai capelli scuri e una donna dai lunghi capelli castani, che la brunetta riconobbe all'istante, poiché protagonista dei suoi ultimi sogni.
Tuttavia, ad attirare la loro attenzione non furono i due, ma una figura seduta sulla cupola sovrastante, che costrinse i viaggiatori ad indietreggiare, per poterlo osservare meglio.
Un uomo dalla chioma scura, indossava una maglietta rossiccia e strappata in più punti e un pantalone nero, era scalzo e seduto sulle rovine, il suo sguardo incuriosito rivolto verso i tre.
I suoi occhi, inquietanti, erano diversi tra loro: il destro era rosso con un mirino al centro, tipico dei discendenti di Simon Cozart, mentre il sinistro era di un arancione acceso, tipico di una persona in Hyper mode, gli stessi occhi che aveva Vongola Primo.

Non potevano esserci dubbi, si trattava di Horizon.

- Uh... ci sono dei visitatori... - sussurrò lui, alzandosi lentamente – Sento... sento qualcuno che non sta dormendo... -
Nonostante i suoi occhi fossero puntati nella loro direzione, l'uomo sembrava confuso, come se non fosse in grado di vederli chiaramente.
- PonPon... - l'albino si tenne stretto a Nozomi e al bambino dietro di loro, parlando a bassa voce – Siamo realmente qui? I nostri corpi sono materiali? - chiese.
La brunetta si voltò verso il ragazzo e poi verso il piccolo, lei stessa si sentiva come in uno dei suoi sogni, dov'era una semplice spettatrice incapace di agire o di essere percepita. Eppure, l'uomo sembrava essersi accorto di loro.
- Sì, pon... - rispose lui, tenendosi stretto alle gambe della ragazzina – Siamo qui, pon... -
- Eppure è strano... - affermò Cristal, tornando ad osservare Zon.
L'uomo scese lentamente dalla cupola, tastando la colonna laterale, sembrava attento a dove mettesse i piedi, intanto i suoi occhi erano fissi dinanzi a lui, in un punto non ben definito.
- … E' cieco? - azzardò Nozomi, incredula – PonPon, lui è cieco? -
- Pon non sa... - rispose il piccolo, singhiozzante.
Eppure, non potevano esserci altre spiegazioni, il suo sguardo vacuo e il suo muoversi con attenzione sembravano rinforzare l'ipotesi.

- Perchè non dormite? - chiese infine, fermandosi a pochi passi da loro.
- … Cos'hai fatto a quei due? - domandò la brunetta, all'improvviso – Perchè li hai addormentati? Perchè hai addormentato tutti? -
La sua mano istintivamente strinse di più quella di Cristal, come se spaventata che anche lui si potesse addormentare da un momento all'altro.
- … La tua voce... - inarcò un sopracciglio, incredulo - … Mamma? Sei tu? -
La brunetta ebbe un tuffo al cuore, nonostante cercasse di rimanere impassibile. Horizon la considerava sua madre? Eppure aveva addormentato sia lei che il Caesar del futuro.
- Perchè sei sveglia? … No, tu non sei... non capisco. Ma non importa. - balbettò, confuso e quasi agitato, mentre scuoteva il capo e cercava di ritornare serio.
- Perchè hai addormentato tutti? - insistette lei, con un tono da rimprovero – Tua madre sarà molto arrabbiata! -
- No, no. - rispose lui, rassegnato – Non capite, nessuno ha capito. E' la perfezione, il paradiso. -
- Cosa? - chiese il Neveria, dando man forte alla ragazzina – Cos'è il paradiso? -
- I sogni. - rispose lui, sorridendo – I sogni sono la perfezione. Tutti sognate, ma a volte dimenticate... e accadono cose orribili. - spiegò lui, con una smorfia – Per questo bisogna sognare, nei sogni si ritrovano i vostri desideri infantili, e potete realizzarli e vivere in eterno in un mondo perfetto e paradisiaco. -

- No... - la brunetta si strinse a Cristal, chinando lo sguardo con un'espressione colpevole.
- Nono? -
- No. Non era questo ciò che intendevo io. - affermò, alzando infine il capo, i suoi occhi ambra erano lucidi – Non volevo questo! -
- Non è colpa tua! - esclamò lui, scuotendola – Perchè stai parlando così? -
- I sogni... ho sempre detto che bisognava sognare... ma non intendevo così! - spiegò, voltandosi verso Zon – Non hai capito nulla! - esclamò ancora – Bisogna sognare, ma da svegli! Non c'è alcun futuro in un mondo immaginario! -
- Cosa c'è di sbagliato? - chiese Horizon, perplesso – Non è forse un mondo meraviglioso e innocente? Nessuno può morire o ferire, nel regno dei sogni. -
- Questo è sbagliato! Le sofferenze servono a diventare più forti! - esclamò, ancora – E non mancherebbero solo quelle, ma anche l'amore, le esperienze, la vita stessa! -
- Voi siete deboli... vi attaccate a stupidi preconcetti e lasciate che vi consumino... Non posso abbandonarvi così. -
Stranamente, la sua voce sembrò essere pesante, ubiqua, opprimente. La figura dell'uomo iniziò rapidamente a divenire più sfocata, i tre scivolarono lentamente in ginocchio, assonnati e incapaci di resistere alla fiamma del Caos, la vera fiamma del Caos, che Zon stava rilasciando attorno a sé.
- Veglierò su di voi, dimenticate tutto e sognate... -
Vani furono i tentativi di restare svegli, erano già stati avvolti dal sonno eterno.

- ...mi... -

- Nozomi... -

- ? -

- Nozomi! Stai dormendo?? -
La brunetta aprì gli occhi, ritrovandosi davanti il viso infuriato di una donna dai capelli scarlatti.
- Hai fatto tardi, ieri? - chiese lei, sbuffando – Non ti si può lasciare sola due minuti! - esclamò, sospirando e ordinando alcuni fogli in delle cartelline.
- … Uh... mi fa male la testa... - la brunetta portò una mano sulla fronte, massaggiandosela.
- Mh, vuoi che ti faccia portare una pillola? - chiese Arashi, chinandosi e accarezzandole i lunghi capelli castani.
Si alzò, senza nemmeno attendere la risposta, e si avvicinò alla porta, aprendola di scatto e spaventando i poveri passanti, che si trovavano in quel momento nel corridoio.
- Nozomi ha mal di testa, portatemi immediatamente una pillola! - disse, quasi ordinandolo.
Una domestica si mosse, inchinandosi lievemente.
- C-ci penso io, signora Arashi! Vado subito a prenderla! - affermò, allontanandosi con rapidità.
Intanto, la brunetta sospirò. Il suo sguardo era fisso dinanzi a lei, i documenti sulla scrivania sembravano dover crollare a terra da un momento all'altro e dovette raddrizzarli e dividerli, ritrovando dei moduli da dover compilare, e sui quali stava procrastinando da un bel po'.
Arashi l'aveva raggiunta nuovamente, afferrando altri fogli dalla pila e sistemandoli.
- Ricordati che oggi pomeriggio c'è l'incontro con i Fiore, stasera invece siamo a cena dai Cavallone. - disse lei, posizionando le cartelline in uno schedario lì accanto.
- Ah, zio Dino... giusto. - rispose lei, intenta ad inserire i dati richiesti dal modulo – Mio padre non ha più chiamato? - chiese poi, curiosa.
- Sì, due ore fa. - disse il braccio destro, sfogliando alcuni fascicoli.
- … Dov'ero due ore fa? - chiese lei, sforzandosi di ricordare, eppure era come se qualcosa le stesse sfuggendo di mente.
- Nozo, sicura di star bene? - chiese ancora, avvicinandosi all'amica – Eravamo in banca, non ricordi? - indicò alcuni fogli sulla sua scrivania.
- Ah... sì... - sospirò, appoggiandosi allo schienale della sedia, massaggiandosi nuovamente il capo. Osservò la sua mano, una fede nuziale in oro bianco risaltava sull'anulare sinistro, eppure sembrava non ricordarsi quando si fosse sposata.
- Undicesima, ecco la vostra pillola! - la domestica si avvicinò rapidamente, portando un vassoio con un bicchiere d'acqua e la minuscola pillola.
- Oh... grazie. - rispose lei, portando in bocca la pillola e poi inghiottendola con l'acqua.
La donna si inchinò lievemente e svanì oltre l'uscio, lasciando nuovamente sole le due donne.
- Nozo, quei moduli puoi compilarli più tardi, fatti un giro. - disse l'amica, avvicinandosi a lei – Ti fa male stare qui tutto il tempo, devi staccare ogni tanto. -
- Ma tra poco c'è l'incontro con i Fiore. - obiettò il boss, osservando il braccio destro.
- Sono appena le cinque, l'incontro con i Fiore è alle sette, mentre la cena è alle nove e mezzo. - spiegò lei, costringendo la brunetta ad alzarsi. - Vai a fare una passeggiata, hai bisogno di aria. E' da stamattina che non fai altro che lavorare a quei documenti. -

La brunetta sospirò, lasciando a malincuore l'ufficio e ritrovandosi in corridoio, camminando in solitudine e salutando le persone con un cenno e un sorriso.
Non sembrava quasi casa sua, eppure abitava lì da un po', da quando aveva finito la scuola. Era diventata boss da qualche anno, ormai ci aveva preso la mano e sembrava tutto così ordinario e automatico, eppure non riusciva a ricordarsi quando avvenne il passaggio, né quando si era sposata, e nemmeno quando era tornata ad abitare alla magione.
I suoi ricordi erano confusi, sembrava quasi come se si trovasse nel posto sbagliato, come se stesse dimenticando qualcosa di importante.

Si ritrovò in biblioteca, la sua testa pulsava ancora e tutto iniziò a girare, sembrava quasi che stesse per svenire. Chiuse gli occhi per un istante, il suo corpo era pesante e stava scivolando a terra, ma due braccia forti l'afferrarono e l'aiutarono a rialzarsi.
- Nozomi! - la voce maschile arrivò preoccupata alle sue orecchie, la brunetta si raddrizzò e si voltò verso l'uomo che la stava sorreggendo.
Chi era quell'uomo? Era sfocato, eppure una figura sembrava materializzarsi davanti ai suoi occhi.
“Intensi occhi blu, capelli albini, il suo meraviglioso sorriso...”
- Stai bene, amore mio? -
Lei sorrise, quasi come se tutto fosse ormai passato e da dimenticare.
- Cris-kun... - sussurrò lei, dolcemente.
- Cris... kun? Chi è? - ripose lui, quasi offeso.
-Uh? -
La donna tornò in sé e si staccò subito dall'uomo, spaventata. Non erano intensi occhi blu, ma arancio, e i capelli albini erano in realtà biondi.
- Primo-sama? - esclamò lei, spaventata.
- … Primo...? Perchè adesso mi chiami così? - chiese Giotto, incredulo - … Nozomi... ti senti bene? Che sta succedendo? - si avvicinò lentamente a lei, accarezzandole i capelli - ...Stai lavorando troppo, ti avevo detto di non esagerare. -
- Non capisco... - scosse il capo, perplessa – Cosa ci fai tu qui? Insomma, tu sei... -
- Cosa vuoi dire? - il Vongola inarcò un sopracciglio – Sono tuo marito, ricordi? Sei riuscita a ridarmi un corpo... e ci siamo sposati. - si chinò verso il suo viso, guardandola negli occhi – Amore, cosa ti succede? -

Era assurdo.
Non ricordava tutto ciò, possibile che fosse riuscita davvero a riportare in vita l'uomo che amava più di ogni altra cosa? Ed era lì, davanti a lei, che l'accarezzava, la chiamava “amore”.
Sentì un tuffo al cuore, abbozzò un sorriso e osservò il volto dell'uomo, che lentamente si avvicinava alle sue labbra.

Eppure un forte dolore dentro di lei la costrinse a staccarsi, coprendosi la bocca e rifiutando quel bacio.
No, non era l'uomo che amava più di ogni altra cosa. L'aveva ammirato e desiderato, come esempio, quasi come se fosse stato un idolo, ma non era sicura di averlo davvero amato. Dopotutto non lo conosceva nemmeno così bene, era solo un suo antenato.
Aveva tuttavia conosciuto un'altra persona, con cui stavolta aveva davvero condiviso molti momenti e differenti situazioni, osservando vari lati del suo carattere e iniziando a provare qualcosa di molto forte per lui.
Sì, era stata ossessionata da Vongola Primo e dal suo incredibile fascino, e ancora dentro di lei qualcosa dell'uomo l'attirava, non poteva negarlo. Tuttavia, i suoi sentimenti più profondi appartenevano già a qualcun altro, una persona realmente esistente e che lei aveva imparato a conoscere nel profondo.
Una persona che voleva assolutamente rivedere.

- … Nozomi? - Giotto si raddrizzò subito, spaventato da quella reazione, probabilmente incredulo che la moglie l'avesse stranamente rifiutato.
- Dov'è Cris-kun? - chiese lei, all'improvviso.
- Chi è costui? Perchè continui a nominarlo?? - l'uomo era nervoso, palesemente scosso. I suoi occhi sembravano tristi, era sicura di non aver mai visto Primo così agitato. - Nozomi, rispondi! -
- Non capisco... non capisco più niente! - esclamò lei, terrorizzata da quella situazione. Sembrava quasi si trovasse di fronte ad un puzzle incompleto, con tasselli mancanti che non riusciva a ritrovare.

- Che sta succedendo? - una splendida donna dai capelli scuri entrò rapidamente nella stanza, notando i due e soffermando lo sguardo sulla brunetta, spaventata – Nozomi, stai bene? -
- ... Haname...? - chiese l'undicesima, ancora scossa. Corse verso di lei, afferrandola per le braccia. - Dov'è Cris-kun? - chiese ancora, ottenendo uno sguardo interrogativo come risposta.
- Cris-kun... Cristal? Il boss dei Neveria? - chiese lei, incerta - … Come mai chiedi di lui? Non lo sentiamo da anni, ormai... -
Qualcosa nel suo cuore andò in frantumi.

“Anni?? Com'è possibile che non lo sentiamo da così tanto? Eppure mi pareva di averlo visto qualche giorno fa...”

Indietreggiò, scuotendo il capo e con incredulità. La situazione era a dir poco illogica e, soprattutto, parecchio irreale e incomprensibile.
Non poteva esistere Primo, in carne e ossa ed in quell'epoca, che affermava inoltre di essere suo marito. Si era sposato tempi or sono, ricordò il sogno dove la sé stessa adulta gli chiedeva se amasse davvero la sua donna. Era sicurissima che il Vongola fosse innamorato della sua sposa.
Non era inoltre possibile che avesse perso i contatti con Cristal da parecchi anni, non dopo che ricordava di essere stata accanto a lui, immersa in acqua, ammaliata dal suo profumo e stretta tra le sue braccia.
Il suo volto avvampò, ma la sua rabbia sembrava traboccare. Ignorò totalmente la confusione di Haname e di Giotto, quest'ultimo continuava a chiederle cosa avesse e chi fosse l'uomo che stava cercando, probabilmente geloso, ma a lei non interessava.
Nulla di ciò poteva essere reale, non avrebbe mai potuto sposare Vongola Primo. Era impossibile riportare in vita una persona e inoltre i suoi sentimenti erano completamente cambiati, non era più la quindicenne infatuata del primo boss.
Il suo cuore apparteneva all'unica persona che avrebbe dovuto trovarsi accanto a lei, in quel momento.
- Cris-kun! - urlò ancora – Dov'è Cris-kun! -
- Smettila di chiamare costui, Nozomi! - urlò Giotto, quasi incredibilmente fuori di sé, come mai l'aveva visto nei suoi sogni – Perchè cerchi un altro uomo? E' me che ami! -
- NO! - urlò lei, nuovamente. - Non è vero! -

- Io amo Cristal! -

Si era appena resa conto di trovarsi in un incubo, in quel momento si ricordò di Horizon e di come avesse continuamente decantato lo splendore dei sogni e l'utopia che questi avrebbero creato attorno a lei. Eppure, non stava sognando affatto qualcosa di così meraviglioso.
Forse quel sogno non era il suo, dopotutto si trovava abusivamente in un futuro che non le apparteneva, probabilmente aveva anche vissuto il sogno di un'altra sé stessa, ancora innamorata di Vongola Primo.
Ma per lei, adesso, era tutto diverso.
Era quasi incredibile che fosse finalmente riuscita ad esternare i suoi sentimenti, eppure era ciò che aveva provato fino a quel giorno.
Non poteva non amare il ragazzo che era stato accanto a lei per tutto quel tempo, che l'aveva aiutata, che sempre le sorrideva.
L'uomo a cui era rimasta stretta per un'intera notte, sentendosi finalmente parte di qualcuno.

La realtà scemò dinanzi a lei, frantumandosi come uno specchio, rivelando una landa desolata e raccapricciante, un terreno nero come la pece e un cielo rosso come il sangue, pieno di ombre lamentose che vagavano senza meta, brandelli di anime sognanti che in realtà non facevano altro che vagare per quel luogo nefasto e senza vita.
Era quello il vero mondo creato da Zon.

- Dove sono...? - si chiese, inorridita. - … Queste... sono persone? - osservò i volti distorti e ascoltò i versi agghiaccianti di quelle ombre solitarie, che vagavano accanto a lei senza vedere, probabilmente ciechi e immersi nei loro apparentemente splendidi sogni.
- Dreamland. - una voce infantile le rispose e attirò la sua attenzione, la ragazzina si voltò a cercarne la provenienza e notò un bambino nascosto dietro figure scure. I suoi occhi erano luminosi, gli stessi di Horizon, eppure sembrava spaventato e intimidito, fuggì via appena incrociò lo sguardo della brunetta.
Nozomi iniziò ad inseguirlo, non poteva fare altrimenti, poiché il territorio era completamente omogeneo, le ombre uguali tra loro e non sembrava esserci una via di fuga. Quel bambino, la versione in miniatura di Zon, era la sua unica speranza di spezzare quella maledizione.
Il piccolo imboccò un vicolo, tuttavia era impossibile capire cosa fossero le sagome nere che gli impedirono l'avanzata, probabilmente un cancelletto oppure un muro. Non era possibile distinguere nulla in quel mondo, se non il rosso del cielo e le ombre grigiastre, di un colore leggermente più chiaro del nero del suolo e degli oggetti sparsi nella landa.
Si voltò verso la brunetta, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni e osservandola con sguardo offeso.
- Perchè non dormi, mamma? - chiese, scalciando qualcosa, probabilmente sassolini.
La ragazzina era ferma davanti a lui e osservò il viso del piccolo quasi con nostalgia, sembrava disorientato quanto lei, nonostante sapesse cosa stesse accadendo.
Si inginocchiò, tentando di parlargli.
- … Non è l'ora di dormire, e questo non è un bel posto per farlo. - disse, quasi come se volesse rimproverarlo – Si dorme a casa nel lettino. - aggiunse, poi – Perchè siamo qui e non a casa? La mamma è arrabbiata, sai? -
- Eh? No! - esclamò lui, tirando le mani fuori dalle tasche e guardando la ragazza con incredulità – Non volevo farti arrabbiare! Volevo renderti felice! -
- Non sono felice! Stavo facendo un brutto sogno, sai? Non sei stato un bravo bambino, Zon. -
- No, scusa! - singhiozzò, le lacrime agli occhi e lo sguardo chinato – Non ti arrabbiare con me, per favore! -
Non riusciva ad essere davvero arrabbiata, dopotutto era palese che si trattasse di un bambino. Il suo sguardo si rasserenò e allargò le braccia verso di lui, come ad invitarlo.
- Dai, vieni ad abbracciare la mamma. Andiamo a casa, insieme. -
- … Ma se andiamo a casa ci sarà tanta gente cattiva che ci farà male! - si lamentò lui – Non voglio che mamma e papà siano feriti... -
Nozomi si morse le labbra, pensierosa.
- Ferirsi significa vivere. - disse lei, cercando di trovare le giuste parole – A volte si è anche tristi e si piange molto, ma dopo aver pianto si può tornare a sorridere di nuovo, come il sole che torna dopo la pioggia. - spiegò.
- A me non piace piangere, e non voglio che la mamma sia triste. - insistette. - Se non ti è piaciuto il sogno, te ne creo un altro più bello! -
- No, Zon aspett-

Non riuscì ad obiettare in tempo, poiché si sentì nuovamente pesante e scivolò per terra, con il viso sul terreno freddo.
Si sarebbe nuovamente addormentata e avrebbe nuovamente vissuto in un sogno irreale?
Non voleva dormire, doveva sconfiggere Zon e tornare a casa, da suo padre e dai suoi amici, con Cristal e con tutti coloro che avevano aiutato in quella battaglia. Aveva una missione da portare a termine, non poteva demordere.
Osservò l'anello con la coda dell'occhio, il Vongola Ring non emetteva nulla, probabilmente perchè in un'epoca che non gli apparteneva. Non l'avrebbe salvata nuovamente, come quando era perduta nel nulla, nonostante non fosse sicura se, ad aiutarla, fosse davvero stato Vongola Primo o solamente l'Heaven Ring di Lilium.
Ormai quest'ultimo non le apparteneva più, dopo essere uscita dalla porta l'anello era diventato di pietra e lo aveva dato a quello strano uomo, che era svanito nel nulla così com'era apparso.
E, tra l'altro, le aveva detto qualcosa di bizzarro.

“… Capiterà che tu ti senta pesante e stia per addormentarti. Penso che potresti provare a fare ciò che più ti piace fare.”

In effetti, si sentiva molto pesante e aveva sonno, tanto sonno.
Le palpebre si abbassavano, il respiro era lento e ritmico, il suolo era un perfetto cuscino.
Nonostante ciò, non poteva dormire.
Doveva fare qualcosa, qualcosa che le piaceva fare. Ma cos'era che le piaceva fare?
Essere un boss, aiutare le persone, picchiare i teppistelli, vivere con i suoi genitori, divertirsi con i suoi amici.
Non poteva fare nulla di tutto ciò, in quel momento.
O, forse, qualcosa sì. Qualcosa che poteva anche fare da sola, ma che le avrebbe ricordato i bei momenti passati con le persone a cui voleva bene.
All'improvviso, seppur ancora stesa sul terreno, iniziò a canticchiare.
Si issò, lentamente, il sonno non sembrava essere troppo opprimente, cantando si sentiva decisamente più sveglia, perciò si rimise in piedi, sotto lo sguardo attonito del piccolo Zon.

- Che fai?? - chiese lui, incredulo – Perchè canti? -
- … Perchè mi piace, è bello, mi ricorda quando ero con i miei amici e mi rende HAPPII! - rispose lei, pulendosi la gonna e stiracchiandosi – Dovresti farlo anche tu, è divertente! -
- … E' davvero così bello? - chiese, avvicinandosi con curiosità.
- Certo! - si chinò nuovamente, ritrovandosi di fronte al piccolo – Se vuoi, la mamma ti insegnerà, così diventerai bravissimo. -
- … Sì, voglio cantare anche io! - esclamò lui, raggiante.
La brunetta aprì le braccia e il piccolo si strinse a lei, ridendo.
- Insegnami, mamma! -
- La mamma ti insegnerà tante cose, ma non qui. - disse lei, accarezzandogli i capelli scuri – Non è sognando che si può vivere, ma si vive cercando di realizzare i propri sogni. -
- … Dobbiamo uscire? - chiese lui, deluso – Se usciamo... mi lascerai solo? -
- No - rispose lei, annuendo – Non sarai mai solo. -
Il bambino si strinse nuovamente a lei, tuffando il viso sul suo petto.
- Ti voglio bene, mamma! -

Quando riaprì gli occhi, la brunetta si ritrovò in una città all'apparenza sconosciuta. Alcune auto passavano in lontananza, un chiosco si trovava davanti a lei, i lampioni erano spenti perchè ancora pomeriggio e il cielo era azzurro, con qualche pennellata arancione.
- Nono! - l'albino l'aveva affiancata rapidamente, sembrava ancora un po' scosso e stava cercando di riprendersi, la sua attenzione era rivolta alla ragazzina, che guardò intensamente – Quello... -
Anche Nozomi portò il suo sguardo verso il basso, tra le sue braccia stringeva un neonato assopito, sembrava tranquillo e felice, dormiva con serenità.
- … Zon...? - si chiese lei, incredula.

Cos'era successo? Come mai l'uomo era regredito? Non era forse un cuore impiantato nel corpo adulto di Clover II?
Non riusciva a spiegarselo, eppure sentì come se fosse giusto così.
Probabilmente era lo stesso Horizon che aveva scelto di rinascere, forse per imparare cosa fosse davvero la vita.
Viaggiando verso il futuro si aspettava una battaglia di chissà quali dimensioni, ma non aveva trovato che un bambino indifeso e disorientato. Dopotutto, ogni battaglia nasceva sempre da desideri insoddisfatti dell'uomo, il desiderio di Zon era innocente e utopico ed era riuscita, seppur in parte, a realizzarlo.
Gli sorrise, stringendo il pargolo a sé, finchè un brivido non percorse la sua schiena e il rumore metallico di catene non spaventò i due.

Dal nulla erano spuntati alcuni uomini bendati, stringendo lunghe catene e osservando i due con aria tetra.
Un bambino con un cilindro e un ciucciotto trasparente, seduto sulla spalla dell'uomo al centro del gruppo, si rivolse severo ai due presenti.
- Quel bambino non dovrebbe esistere, è frutto di mostruosi esperimenti. - disse – Consegnatelo a noi. -
- No! - rispose la brunetta, sorprendendo anche Cristal.
- Nozomi... ? -
- Zon vuole solo vivere una vita normale! - spiegò lei.
- E' pericoloso, hai visto cos'ha fatto. Ha una fiamma maledetta. - continuò lui.
- E' possibile sigillare le fiamme, sicuramente ci sarà un modo per evitare che possa usarla ancora. - disse lei, sicura – Ma, per favore, lasciategli il diritto di vivere la vita che tanto sogna. -
- E chi si accollerà l'incarico di badare a questa creatura? - chiese, curioso.
- … Lo farò io. - rispose, secca. - E' mio figlio, dopotutto. -
- Nono, cosa stai dicendo? - chiese l'albino, perplesso. - Sei sicura? -
- Non puoi. - rispose il Vindice, severo – Tu non appartieni a questa epoca. Inoltre, nel tuo mondo questo bambino non esisterà più. Non puoi pretendere alcunché. - rispose.

- Allora lo farò io. - affermò una voce femminile e decisa, alle loro spalle.
I due ragazzini si voltarono di scatto, PonPon si trovava accanto ad una splendida donna dai lunghi capelli castani e un mantello bianco.

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Capitolo 49
*** Target 49 - Futuro ***


Target 49 – Futuro

cover

Sotto lo sguardo incredulo di Nozomi e Cristal, la donna dai lunghi capelli castani si era fatta avanti e stava osservando gli sguardi silenziosi dei Vindice.
Il piccolo PonPon si era avvicino a Nozomi, lanciando uno sguardo curioso al neonato assopito, stretto al suo petto, issandosi sulle punte per poterlo guardare meglio.
Il bambino bendato non fiatò, nonostante l'atmosfera tesa e inquietante che circondava i presenti.
La donna affiancò la sua versione in miniatura, gli occhi ancora fissi sull'ex Arcobaleno, che sembrava studiare attentamente la situazione.

- Tu? - disse lui, all'improvviso – Davvero ti accolleresti una simile responsabilità? -
- Qual'è il problema? - chiese lei, perplessa – Avete già sentito le mie motivazioni. - spiegò, lanciando un fugace sguardo alla diciassettenne.
- Lei non è te, ma una ragazzina. - aggiunse Bermuda.
- Una ragazzina, ma con la mia stessa anima. - specificò – La base è uguale per tutte, suppongo. -
- Vuoi davvero esporre tutti a questo pericolo? - chiese poi, il tono sembrava severo – Hai visto cosa, questo infante, è capace di fare. -
- Ho visto cosa ha fatto e perchè. - rispose lei, decisa – Sicuramente a causa della mia irresponsabilità, e ne sono mortificata – continuò – Proprio a questo proposito chiedo che mi sia dato in affido, in modo che possa allevarlo nel giusto modo. -
- “Nel giusto modo”? - ripeté il Vindice, curioso – Pensi di riuscire a cambiarlo? -
- Come la “me stessa” ha provato, Zon non vuole che una vita semplice e piena d'affetto. Le sue convinzioni non sono che bugie, costruite dal suo creatore, Stanford, ormai scomparso da alcuni anni. - spiegò – Crescendolo in prima persona, invece, sarei di sicuro in grado di infondergli la giusta morale. -

Il Vindice rimase in silenzio per qualche altro istante ancora e nessuno fiatò nel frattempo. Nonostante l'aria pesante, Nozomi si accorse che la donna era tranquilla e decisa, come se sapesse già l'esito di quella discussione. Dopotutto, il bambino non era così aggressivo, come il suo aspetto suggeriva, ma molto propenso al dialogo.
- A quanto pare, sei sicura delle tue capacità. - ironizzò, sospirando – Hai intenzione di prenderti le colpe che apparterranno a lui? -
- Non si macchierà di alcuna colpa, se lo crescerò a modo. - rispose lei.
- E sei davvero sicura di nascondere la sua fiamma e la sua indole con dei semplici insegnamenti? -
- La sua fiamma può essere bloccata, inoltre non possiede alcuna indole. La sua anima è stata generata da una fusione tra me e Caesar, dovrà per forza essere somigliante a noi. -
- Ha ragione! - esclamò la Nozomi diciassettenne, come se avesse appena ricordato qualcosa. Sia la donna che Bermuda voltarono lo sguardo verso di lei – Horizon è come se fosse un nostro clone, più che un figlio! - aggiunse – Se io e Caesar siamo giusti e... “abbastanza” ragionevoli, Zon dovrà per forza crescere come noi. - concluse, annuendo – Se impara la differenza tra giusto e sbagliato, penso che non ci sarà mai alcun problema. -
La donna annuì a sua volta, tornando a voltarsi verso i Vindice.
- Mi avete sentita. - affermò, allungando le labbra in un sorriso.

Bermuda sospirò ancora, ma stavolta sembrava convinto.
- Bene. Se l'undicesimo boss dei Vongola afferma di prendersi tutte le responsabilità, allora non ci sono problemi. Pagherai tu per qualsiasi colpa lui si possa macchiare. -
- Affare fatto. -
Così com'erano apparsi, all'improvviso e con un'atmosfera gelida e terrificante, i tanti uomini bendati svanirono nel nulla, lasciandosi dietro l'eco del suono delle lunghe catene di ferro.

La donna si voltò verso la ragazzina, chinandosi e prendendo a sé il neonato stanco ma, all'apparenza, felice.
Si sarebbe quindi presa cura del bambino che, per la donna, sarebbe diventato una sorta di figlio.
Eppure, ciò sarebbe accaduto solo in quell'epoca, a differenza del passato da cui la diciassettenne era arrivata, e in cui Zon era ormai stato distrutto. Un po' si sentì triste, probabilmente perchè non avrebbe avuto modo di conoscere a fondo il piccolo.
Lanciò uno sguardo curioso alla splendida donna, ammirando la sua figura slanciata e composta, i lunghi capelli mossi che, incredibilmente, le stavano bene. L'abito bianco che indossava, leggermente diverso dal suo per via della lunga gonna e degli stivaletti, sembrava aderire perfettamente al suo corpo. Dimenticando quasi che non era altri che lei stessa, iniziò a pensare che fosse una donna bellissima e intelligente, con un portamento elegante e un vocabolario discreto. I suoi occhi ambra erano fissi sul piccolo, ora stretto a lei, e la sua espressione materna l'addolcì non poco.
Solo in quel momento notò l'anello al suo medio, lo stesso che stava indossando anche lei. Lo sfiorò con le dita, come se volesse controllare che fosse ancora lì, il Vongola Ring del cielo che suo padre le aveva prestato.
Tuttavia, l'anello che la Nozomi adulta indossava non era un prestito, non apparteneva a nessun altro che a lei.
Era lei il nuovo boss dei Vongola.

Non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a fare certe riflessioni su una persona che non era altri che lei stessa, tra qualche anno nel futuro. Era inoltre identica alla donna dei suoi sogni, che aveva viaggiato nel tempo per poter incontrare Vongola Primo.
All'improvviso ricordò del sogno appena fatto, dove era sposata con Giotto. Avvampò al ricordo delle parole pronunciate dalle sue labbra, i suoi occhi si posarono sull'albino e si fermò ad osservare il suo sguardo intenso. Anche lui osservava la donna con ammirazione, quasi con dolcezza ma, non appena si rese conto di essere osservato, voltò gli occhi verso di lei. Si osservarono in silenzio, con un lieve sorriso sulle labbra.

Si voltò infine verso la donna, voleva farle alcune domande e cercò mentalmente di mettere a posto le parole che avrebbe dovuto pronunciare.
Voleva saperne di più riguardo al futuro, ma si limitò a concentrare la sua curiosità sul sogno e sul perchè quella donna fosse ancora innamorata di Giotto.
In quel futuro, qualcosa doveva essere diverso rispetto alla sua epoca, poichè i suoi sentimenti, stranamente, non combaciavano.

- Ma tu... sai qualcosa riguardo ai sogni … voglio dire, ai “ricordi” della Prima Famiglia? - chiese.
La donna alzò lo sguardo, curiosa, osservando il viso della ragazzina.
- Sogni? Ricordi? - ripeté, curiosa – Di cosa si tratta? -
- Uh? - la ragazzina inarcò un sopracciglio – Sai, quando vai a dormire e fai i sogni sulla prima famiglia dei Vongola... - spiegò.
- … Uhm, non penso di aver fatto certi sogni o, almeno... qualche volta sarà capitato, ma non ne ho ricordo, adesso. - rispose lei.
- Come? Cioè, non hai mai sognato Primo-sama e i suoi guardiani? - chiese, incredula.
- Come ho già detto sarà capitato, ma non posso ricordare tutti i sogni. -
- Ma... da quando eri piccola, non ricordi nessuno dei sogni fatti? - chiese ancora, quasi sconvolta – Insomma... io ne ricordo molti! -
- Anche io ne ricordo alcuni, ma non che riguardino G- … Primo. - si corresse rapidamente, evitando di chiamarlo per nome, nonostante la piccola Nozomi avesse compreso.
- … Tu sogni qualcosa di differente dalla Prima Famiglia? - chiese poi, ottenendo uno sguardo confuso come risposta – Da quando sono nata, io sogno solo cose accadute davvero durante l'epoca di Primo-sama. - spiegò poi – E, tra l'altro, ultimamente ho anche sognato te... cioè, una me stessa del futuro. -
- … Cosa hai sognato, riguardo questa “te stessa”? -
- Era con il fratello di PonPon – indicò il bambino accanto a loro – Primo-sama aveva scoperto chi era e le aveva chiesto di tornare nella sua epoca... - spiegò, quasi tristemente.
La donna sospirò, voltandosi, continuando a cullare il piccolo Zon.
- Capisco. Dunque hai sognato del mio viaggio. -

La sua risposta sistemò ogni tassello mancante del puzzle, ricostruendo daccapo tutta la storia.

- Quindi... Primo-sama sa della mia esistenza? - chiese, agitata – Insomma, sa che sono l'Undicesima? -
- No. Il Primo che sa chi se-... chi sono, appartiene a questa linea temporale, che è diversa dalla tua. - spiegò lei, tornando ad osservarla - Probabilmente il mio viaggio si è "manifestato" sotto forma di sogni a te... e, suppongo, anche in altri mondi paralleli. -
- Ma in tutta la mia vita... ti ho sognata solo questi ultimi giorni. - spiegò Nozomi – Prima sognavo solo la Famiglia, com'è stata creata... cose così, insomma... tu non c'entravi nulla. -
- Il mio viaggio è durato un po', sicuramente non così tanto, ma quel che bastava per sentire racconti e storie accadute in quei pochi anni. - disse lei, distogliendo nuovamente lo sguardo – Probabilmente avrai sognato scene che mi hanno raccontato, non saprei. - continuò, quasi rammaricata - … Fei mi aveva detto che ci sarebbero state conseguenze, ma non immaginavo che riguardassero altri mondi... -
- Sei stata egoista. - sbottò la ragazzina, incrociando le braccia e cogliendo tutti di sorpresa. - Dovresti pensare a chi ti ama, non a chi è morto e non c'è più. - continuò – Anche io ho amato Primo-sama per un po' di anni, ma appena ti rendi conto che si tratta solo di un modello da seguire... capisci che alla fine è inutile sospirare sul ricordo di una figura scomparsa, e che la cosa migliore è guardarsi attorno. - portò le mani sui fianchi e la guardò torva – Non lo sai, ma forse la persona che ti ama è più vicina di quanto pensi! -
Sentì qualcosa dentro di lei, ricordi di frasi e di ramanzine vissute nell'arco della sua vita. Le parole di Arina, la preoccupazione dei suoi genitori, lo sguardo triste di Arashi, il supporto di tutte le persone che aveva sempre amato. Senza rendersene conto, aveva compreso ciò che tutti avevano cercato di comunicarle ed era davvero andata avanti, raggiungendo un traguardo inaspettato.
Sembrava come se tutta la sofferenza vissuta fosse all'improvviso svanita nel nulla. Era vero che il tempo, lentamente, sistemava tutto.
Ed era anche vero che, se si fosse guardata attorno, avrebbe trovato qualcuno da amare.

La donna, incredibilmente, scoppiò a ridere e lacrimò, sotto lo sguardo attonito della ragazzina.
- Non mi sarei mai aspettata di essere sgridata da una me del passato! - esclamò lei, ridendo di cuore – Eppure non sei la prima a dirmelo, anzi. - si asciugò le lacrime, e tornò ad osservarla – Sono felice che tu te ne sia già resa conto, maturerai molto prima di me. -
- Beh, l'importante è arrivare al traguardo, no? - Cristal si intromise nella discussione, osservando le due – Chi prima, chi dopo... non importa. -
Nozomi annuì, la donna si limitò a sorridere e PonPon si avvicinò ai due viaggiatori, abbracciando poi una gamba della brunetta.
- Pon... saluta... - disse lui, strusciando il visino sulle calze della ragazza.
- Ehi... - Nozomi si chinò, abbracciandolo – Non è un addio. Ci rivedremo molto presto. - spiegò lei, accarezzando i capelli lilla del bambino. - E poi... tu sei già con me, non mi vedi? - chiese, indicando la donna con il capo.
Il piccolo annuì e sorrise, nonostante fosse un po' amareggiato, avvicinandosi alla Nozomi adulta e salutando i due con la manina.
La ragazzina e l'albino si avvicinarono, prendendosi nuovamente per mano e attendendo che il piccolo facesse il suo dovere, salutando con un sorriso la donna e pronti per partire verso casa.

- Ah, Pon ha regalo! - esclamò lui, all'improvviso. - Nozo-mama scende a terra, così tutti quanti vedono mama e può parlare, pon! - cercò di spiegare.
La brunetta venne colta di sorpresa e non comprese ciò che il piccolo voleva dirle, cercò infatti di chiedere delucidazioni, purtroppo però il bambino aveva già alzato il braccio e l'anello d'oro vorticava velocemente attorno al polso.
Prima che la luce color sole li avesse avvolti, i due riuscirono a notare una figura avvicinarsi alla donna, che si era voltata rapidamente sentendosi chiamare.
Si trattava di un uomo, abbastanza alto e all'apparenza preoccupato, era offuscato dalla donna e dalla luce che li attorniava, ma erano ben visibili i suoi capelli chiari, albini.

Tutto svanì, oltre la luce color oro della fiamma del tempo, che catapultò i due viaggiatori nel tunnel dal quale erano arrivati.

Il viaggio durò molto più del previsto, i secondi passati nel tunnel sembravano quasi interminabili, sentendosi comprimere dalla gravità confondere dai colori quasi psichedelici.
All'improvviso, come se si fossero nuovamente svegliati, i due si trovarono ad osservare il cielo terso, attorniati da bianche nuvole e avvolti dal calore del sole.
Sotto di loro, scorreva normale la vita in un piccolo paesino, con gli abitanti che lavoravano o che passeggiavano senza timore.
Un mercatino era situato lungo la strada, i proprietari dei banconi invitavano i clienti a comprare i loro prodotti. Un'anziana tastava alcune mele, mentre un uomo con una pipa osservava davanti la vetrina di un fabbro. Tre bambini giocavano per i vicoli, ridendo e cercando di non cadere durante la loro corsa, gli stivaletti zuppi di fango e le coppole sul capo. Una donna di alta classe, con un lungo vestito di seta e un parasole, passeggiava con un uomo facoltoso in una strada adiacente, cercando di non avvicinarsi ai vicoletti della borghesia. Alcuni piccioni mangiucchiavano le briciole in una piazzetta, due uomini parlavano concitati e ridevano, passando davanti ad un bar, dove un anziano giocava a carte con un amico.

Tuttavia, un uomo biondo attirò lo sguardo della ragazzina, che cercò di avvicinarsi, galleggiando in aria accanto all'albino.
L'uomo indossava una camicetta bianca con cravatta scura, i suoi occhi arancio erano fissi su di alcuni articoli in esposizione, davanti ad un negozio. Sorrideva, parlando con quello che sembrava il proprietario, mentre il suo amico, un uomo dalla chioma scarlatta, si accese una sigaretta e attese la fine della discussione.
Seguirono attentamente gli spostamenti dell'uomo, nonostante nessuno sembrasse notare i due, che volavano tranquillamente sopra la città. Sembrava un sogno, tuttavia sapevano di essere entrambi svegli. Si trattava forse del regalo a cui PonPon aveva accennato, poco prima?
Durante i suoi spostamenti, l'uomo raggiunse un ristorante in periferia, chiamando il proprietario e salutandolo con educazione. Una ragazza uscì dal locale subito dopo, fermandosi a chiacchierare con l'uomo, i cui occhi erano fissi su di lei.
La donna aveva lunghi capelli corvini e lineamenti asiatici, sembrava inoltre lavorare in quel locale, poiché indossava un grembiule ingiallito.

La brunetta sospirò, lasciando i due amanti alla loro chiacchierata e voltandosi verso il cielo.
- Non vuoi avvicinarti? - chiese Cristal, perplesso – Credo che, se scendessimo a terra, saremmo in grado di entrare in contatto con loro. - spiegò lui, probabilmente ricordando le parole del bambino.
- No. - rispose lei, sicura. - Non ce n'è bisogno. -
- Strano, non era il sogno della tua vita? - chiese lui, incredulo – Pensavo volessi parlargli, per questo PonPon ci ha mandati qui. -
- Ma no, non serve. - rispose lei, quasi imbarazzata – Non ho nulla da dirgli, e comunque non è il sogno della mia vita. E' il suo – indicò la ragazza dai capelli scuri, anche lei imbarazzata e forse a disagio, mentre parlava con l'uomo. - Il mio sogno... sarà un altro. - disse infine, avvicinandosi al ragazzo e prendendolo per mano.
I suoi occhi erano nuovamente rivolti verso i due, in lontananza, ma sentì la mano dell'albino stringere forte la sua, e sorrise.
Si librarono nuovamente in cielo, probabilmente sarebbero finiti nel tunnel per tornare a casa, eppure entrambi si ritrovarono a volteggiare nell'etere e a ridere come dei bambini, divertiti dalla situazione anomala.
- Fra poco ci siamo! - esclamò lui , mentre il vento smuoveva i capelli albini – Torneremo a casa. -
- Sì! - rispose lei, sorridendo euforica.

I due si osservarono per qualche istante ancora, spinti dal vento che li cullava, quasi come due angeli che cadevano dal cielo. Gli occhi cristallini del ragazzo osservarono intensamente quelli ambra di Nozomi, quasi come a voler conoscere una risposta, cercando un permesso. I due si abbandonarono ad un abbraccio e, fluttuando sopra la città e sopra al mondo, lasciarono che, dolcemente, le loro labbra si toccassero.

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Capitolo 50
*** Target 50 - Sawada Nozomi; Vongola Undicesima ***


Target 50 – Sawada Nozomi; Vongola Undicesima

cover

Aprì nuovamente gli occhi, ritrovandosi ad osservare un soffitto astratto, non del tutto definito e con colori ondeggianti, che si espandevano alle pareti, scendendo giù, giù, fino al pavimento.
Dall'altro lato, una piccola Nozomi veniva stretta dai genitori.

Kyoko le prese la manina e la portò in camera sua, mettendola sulle sue ginocchia e accarezzandole i capelli, che iniziò a spazzolare con cura.
- La mamma adesso ti sistema i capelli, così sarai una principessa! -
- Non è priccipetta! - sbottò lei, sbuffando.
- Una principessa guerriera, che ne dici? -
- Mh! - annuì lei, raggiante.
La madre la strinse con dolcezza e le diede un bacio sul capo.
- Ti voglio bene, mama! -

Sin da piccola aveva avuto quell'ossessione, voleva combattere e non farsi proteggere da nessuno. Odiava quei libri di favole dove le principesse e le fanciulle dovevano essere protette dagli altri, avrebbe preferito diventare lei stessa un potente e imbattibile cavaliere.
Tuttavia, con il passare del tempo, aveva capito di poter essere sia una principessa che un cavaliere, a seconda di cose le piaceva di più. Amava indossare minigonne, vestire in modo carino, la carriera da idol l'aveva aiutata a scoprire un lato femminile che non disprezzava affatto. Al contempo, però amava combattere e mostrarsi forte, allenarsi e migliorarsi.
La cosa importante era essere sé stessa, a prescindere dal sesso e dagli stereotipi, Nozomi era ciò che voleva essere.

Suo padre la prendeva spesso in braccio, non voleva mai perderla di vista e si preoccupava sempre per lei, aveva lo sguardo imbarazzato e, probabilmente, era ancora insicuro sul come dovesse agire un genitore. La bambina avrà avuto sì e no due anni, era piccola e fragile tra le sue braccia ma, nonostante l'uomo tentasse di apparire forte e deciso, finiva con l'intenerirsi alla vista del visino carino e rotondo della bambina.
- Non dovresti essere a letto? -
- Non sonno... - rispose lei, sbadigliando.
- Certo, guarda qui quanto sonno che hai! - rise lui, avviandosi verso la sua cameretta.
La stringeva con amore, accarezzandole la chioma castana e dandole un bacio sulla fronte.
- Ti voglio bene, papa! -

Attorno a quell'atmosfera familiare e di dolcezza, sentiva echeggiare chiacchiericci sospettosi e frasi preoccupanti, sguardi perplessi e rassegnati.
La piccola Nozomi si chiuse in sé stessa, cercando di non ascoltare quelle voci e di ignorare i commenti sessisti e gli epiteti, diventando via via sempre più insicura e piena di complessi.
Finchè un bambino, con il suo sorriso e la sua insistenza, non riuscì a trascinarla via da quel luogo tetro dove si era rifugiata.

In realtà, pensandoci su, era stata davvero stupida. Una bambina non aveva sicuramente la maturità di un adulto, eppure grazie ai suoi sogni avrebbe dovuto già conoscere la malvagità umana, era palese che ci sarebbero state antipatie e odio insensato nei suoi confronti e non avrebbe dovuto lasciarsi traumatizzare in quel modo.
A nessuno importava del parere altrui, Nozomi era l'unica figlia del boss e si sarebbe dimostrata forte quanto suo padre, proprio perchè il suo sogno era quello di ereditare il suo ruolo. A nulla sarebbero servite le lamentele altrui, la questione riguardava soltanto padre e figlia.

Immersa nei suoi pensieri, trascinata via da un vortice di ricordi, si rese all'improvviso conto di non avere idea di dove fosse finito Cristal. Si erano separati poco dopo che la luce li aveva nuovamente avvolti, non ricordò cosa fosse successo poi.

In quel momento, si trovò ai piedi della palazzina della Lhumor, luogo di ricordi tristi e sanguinosi.
In quel giorno fatidico la bambina perse l'amico più importante che avesse mai avuto, assieme ad una parte della sua infanzia.
Non capì come mai stesse rivivendo scene della sua vita. Probabilmente, pensò, PonPon l'aveva inviata lì per aiutarla a cambiare gli sbagli del passato.
Avrebbe potuto salvare Claudio, avrebbe potuto impedire che i genitori di Arashi fossero andati in Italia, avrebbe potuto fermare gli assassini della Lhumor e impedire che uccidessero i genitori di Luca e Arina, avrebbe potuto provare a usare la sua fiamma del sole per guarire il padre di Haname, avrebbe potuto cercare di convincere i genitori di Cloud a non partire, lasciandolo da solo, e avrebbe inoltre potuto aiutare Shinji e Kaito.
Tuttavia, così facendo avrebbe cambiato il loro destino e le loro vite, probabilmente non si sarebbero più incontrati e sarebbero diversi da come li aveva conosciuti.
Tutto quello che avevano vissuto era il frutto delle loro esperienze e non potevano rinnegare il passato, bisognava trarre insegnamento dai loro errori e dalle sofferenze, per costruire un futuro migliore.

Diede un ultimo sguardo all'edificio, intriso di ricordi e tristezza, poi i suoi occhi si posarono su due bambini, che si erano intrufolati nel palazzo adiacente.
Non si mosse, non pensò nemmeno di fermarli. Dovevano andare incontro al loro fato, non c'era nulla che poteva fare per cambiare il corso degli eventi.
E, anche se in quel momento avrebbe potuto, non voleva comunque farlo.
Aveva già preso la sua decisione.

Si voltò, attraversando la strada e passeggiando tra i negozi, ripercorrendo a ritroso il tragitto, osservandosi intorno quasi nostalgica, ma sorridendo.
Sentiva scivolare via tutta la sofferenza che l'aveva accompagnata durante la sua crescita, come se si fosse staccata dall'abbraccio e si fosse fermata, lasciando che la ragazza avanzasse verso il suo cammino.
Si sentiva leggera, libera da ogni catena, in grado di compiere qualsiasi scelta e di afferrare i suoi sogni, con una strana forza che scorreva tra le sue dita.
Si sentiva molto potente.

- So quello che voglio fare, so come farlo e so che andrà tutto bene. E' questa la libertà? O è solo una sicurezza? - si chiese lei – Beh, l'importante è metterci tutta me stessa. -
Si fermò in mezzo al marciapiede, ignorando le persone che camminavano attraversando il suo corpo immateriale.
Sorrise, alzando lo sguardo al cielo.
- Mi sento così... HAPPII! -


Il profumo del mare, il leggero vento che la cullava e una voce che la chiamava.
Quando aprì gli occhi, probabilmente per la quinta volta da quando erano partiti per il futuro, riuscì a mettere a fuoco il viso preoccupato dell'albino.
Si issò leggermente, il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e la brunetta si stiracchiò, osservandosi attorno e ritrovandosi su una spiaggia deserta.
- Mi ero preoccupato! - disse lui, carezzandole i ciuffi.
- Scusami! - esclamò lei, mortificata – Stavo facendo un bel sogno... eravamo tutti insieme a scuola, e stavamo facendo un concerto! - spiegò lei, sorridendo e con gli occhi che le brillavano.
- … Non hai sognato Vongola Primo? - chiese lui, stupito.
- Uh? … No. - rispose lei, sicura - A quanto pare... tutto è finito. Dopo il passato, bisogna guardare al futuro, no? -
- Sì, infatti. - sorrise, alzandosi.
Anche la Vongola si alzò, pulendosi la gonna e osservandosi intorno.
- … Questo posto... siamo tornati?? - chiese lei, incredula.
- Sì. Siamo vicini a dove abbiamo combattuto. - rispose lui, voltandosi verso nord – Andiamo, gli altri ci staranno aspettando. -

Il ragazzo sorrise, avviandosi.
La brunetta gli osservò la schiena e abbozzò un sorriso, intriso di felicità e di pensieri ingenui.
Si mosse anche lei, affiancandolo e prendendolo per mano, mentre da lontano alcune sagome sembravano avvicinarsi rapidamente, chiamando i loro nomi con espressioni sollevate e sorrisi gioiosi.

“Va tutto bene.” pensò.
“Un passo dopo l'altro, restando sempre noi stessi, raggiungeremo il nostro futuro. Bisogna solo seguire la propria strada, senza voltarsi indietro."

"Così realizzeremo i nostri sogni."

***

Forti dolori percorrevano il suo corpo, sentiva il sangue caldo scorrerle dalle labbra e, nonostante gli sforzi, non riusciva a rimettersi in piedi. Ormai quasi sconfitta, la ragazza dai lunghi e mossi capelli castani fissò con rabbia l'anello dei Vongola che iniziò ad emanare una flebile luce, la quale divenne man mano più intensa, finchè la giovane non si ritrovò in un luogo buio, circondata da uomini oscurati dalla fiamma del cielo.
Questi ultimi parlarono, le loro voci quasi tetre echeggiarono nel buio e immagini raccapriccianti si susseguirono nella sua mente.
La giovane, tra lo shock e la tristezza, scosse il capo e chiuse gli occhi, mantenendo la sua lucidità e riappropriandosi del suo sguardo serio.
- Non sono nè una martire nè una salvatrice – disse lei, alzandosi.
- Ma va bene. – rilassò lo sguardo e sorrise ai presenti - Prenderò tutti i peccati e le colpe dei Vongola e li trasformerò nella forza per costruire un nuovo futuro! -
Gli uomini sembravano quasi esterrefatti dall'affermazione della giovane e restarono in silenzio ad osservare il suo sorriso, sicuro e pieno di energia, nonostante il dolore di poco prima.
Dietro i presenti un uomo, dall'avvampante fiamma del cielo e dai capelli biondi scintillanti, sorrise sereno.
- Benvenuta, Vongola Undicesimo. Ti stavamo aspettando. -

- Mi scusi, è UndicesimA. -

 

 

 

Note dell'Autrice: E siamo giunti alla fine. Dopo tre anni, tanti casini e situazioni sia belle che spiacevoli, tutti i lavori e l'appoggio che mi avete dato, finalmente siamo giunti al termine di questa storia! Grazie mille a tutti coloro che hanno raggiunto con me questo traguardo, che mi hanno sostenuta e consigliata. Siete persone magnifiche, non so cosa fare per ringraziarvi di tutto! Non sarei qui senza di voi, senza il vostro aiuto e supporto. Mi avete dato tanto e ve ne sarò per sempre grata.

Grazie mille a tutti, un saluto vongoloso da Nozomi e un bacio affettuoso da Lushia.

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