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di _Giuls17_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let her go ***
Capitolo 2: *** The return ***
Capitolo 3: *** The day I tried to live ***
Capitolo 4: *** Returning to his roots ***
Capitolo 5: *** Do you remember the first time? ***
Capitolo 6: *** I'll remember ***
Capitolo 7: *** Complicated ***
Capitolo 8: *** Fifty shades of Tris ***
Capitolo 9: *** Find the truth ***
Capitolo 10: *** The reckoning ***
Capitolo 11: *** Love me like you do ***
Capitolo 12: *** Know the enemy ***
Capitolo 13: *** Where have you been ***
Capitolo 14: *** That still small voice ***
Capitolo 15: *** You will not have me ***
Capitolo 16: *** Choices ***
Capitolo 17: *** Tell him ***
Capitolo 18: *** War ***
Capitolo 19: *** If Istay? ***
Capitolo 20: *** Home ***
Capitolo 21: *** Forever happiness ***



Capitolo 1
*** Let her go ***


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Let Her Go
 
Alzò lo sguardo per osservare il prato davanti casa, il sole stava tramontando così lentamente che stava quasi diventando un’agonia per lei.
Le piaceva la notte, nell'ultimo mese era quello il periodo che più aveva preferito: rifugiarsi nelle tenebre.
 
Mi avevano detto che tutti i miei sogni sarebbe diventati realtà;
"Ma si sono dimenticati di dirti che anche gli incubi sono sogni."
 
Katniss chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal silenzio, gli Hunger Games erano finiti e lei aveva vinto, ma nonostante ciò sapeva di aver perso troppo: sua sorella era un prezzo che non sarebbe mai stata disposta a pagare.
Neanche per far cessare quella follia.
Solo che il destino ancora una volta aveva scelto per lei, senza consultarla, era stato così anche durante i primi giochi, quando aveva sabotato il complicato meccanismo di Panem ribellandosi alla morte, ribellandosi all'idea di uccidere Peeta.
Quel nome la fece sorridere, amava le tenebre ma si era resa conto di amare anche lui.
 
Erano al dodici, o per meglio dire a quello che restava del dodici già da qualche mese e dopo l'iniziale diffidenza, che si era interposta nel loro rapporto come un cancro, quasi impossibile da estirpare, lui aveva piantato delle rose in nome di sua sorella.
Quello era stato il primo vero indizio che Peeta stava recuperando la sua umanità, e soprattutto il suo amore verso lei.
 
-A cosa stai pensando?-
Aprì gli occhi, senza rendersi conto che li aveva chiusi per così tanto tempo, e guardò il ragazzo del pane entrare in casa, tenendo tra le mani una vecchia tovaglia, sicuramente con del pane fresco per lei.
Sorrise e gli si avvicinò.
-Stavo pensando a te.- sussurrò, prendendogli il pane dalle mani e conducendolo in cucina: Sae la Zozza aveva già cucinato per lei, ma aveva preferito aspettare Peeta per cenare.
-Sono pensieri carini, vero o falso?-
-Vero.-
Si sedettero in silenzio e come ogni volta decise di fare un passo avanti, un passo verso Peeta, un passo verso la felicità: gli prese le mani, con delicatezza.
Il ragazzo la guardò sgranando gli occhi, per lui era ancora così difficile lasciarsi andare che lei non se la prese, le stava bene così.
 
Voglio andare piano.
 
-Tu ami, vero o falso?-
-Vero. Ho scelto te.-
 
Katniss capì che non ci sarebbe stata verità più autentica di quella.
 
***
 
Tobias scese dall'auto e corse dentro il Dipartimento di Sanità Genetica, voleva vederla, voleva stringerla un'altra volta, baciarla, e fare di nuovo l'amore con lei. Quando l'aveva lasciata la sera precedente aveva sentito un vuoto all'altezza del cuore, lui era questo senza di lei.
Un guscio vuoto terrorizzato dalle sue quattro paure.
Individuò Christina poco più avanti e le andò incontro sorridente, lei gli avrebbe detto di Tris.
-Mi dispiace.- sussurrò, una volta davanti a lui.
 
Tobias sentì il suo cuore fermarsi, non riuscendo a non pensare al peggio.
-Che vuol dire?-
-Tris.-
-Dov'è?- chiese immediatamente, percependo l'ansia nella sua voce e sentì il suo corpo tremare.
-Non voleva farlo, non avrebbe dovuto farlo.- rispose Cara al suo posto.
-Cosa non avrebbe dovuto fare?- domandò a denti stretti, non riuscendo a sopportare ancora quel tormento.
-E´andata al posto di Caleb. Tobias, lei è riuscita a sopravvivere al Siero della Morte, ha innescato il Siero della Memoria, ma è morta.-
-Cosa?!-
-David gli ha sparato, non è riuscita a sopravvivere. Mi dispiace.-
 
Tobias sentì il cervello eclissarsi totalmente dal suo corpo, il suo cuore invece rallentò drasticamente il ritmo.
Chiuse gli occhi e si allontanò dalle sue amiche, non riuscendo a sopportare niente del genere.
-Non mi avrebbe lasciato.- sussurrò, senza rendersene conto.
-Non avrebbe lasciato morire suo fratello, e non avrebbe mai voluto lasciarti.-
 
-Quello era il suo messaggio.-
Tobias alzò gli occhi per guardare Caleb poco distante da lui ed improvvisamente sentì la rabbia circolargli nelle vene, come i primi giorni da Intrepido, quando aveva fatto la sua scelta.
Il movimento fu così veloce che nessuno riuscì a percepirlo e il suo pugno colpì il ragazzo in pieno viso, sullo zigomo, avrebbe preferito un punto più basso ma la collera era così forte che gli impedì di ragionare lucidamente.
 
-Lo so che sei arrabbiato ed anche io.-
Caleb si alzò in piedi, guardandolo.
-Sono più che arrabbiato.-
-Se non sopravvivo, di a Tobias che non volevo lasciarlo.-
-Cosa?!- esclamò, nuovamente incredulo.
-Questo era il suo messaggio, ti amava, se avesse potuto non ti avrebbe mai lasciato ad affrontare questa vita senza lei, però non c'è riuscita e la colpa è anche mia. Mi dispiace.-
-Non me ne faccio niente delle tue scuse, lei è morta e tu sei vivo.-
 
Tobias si allontanò di colpo uscendo fuori dalla struttura e stavolta lo percepì chiaramente, qualcosa si stava rompendo dentro di se, qualcosa che aveva conservato intatto, nonostante le violenze del padre, prima del suo arrivo.
Qualcosa che gli aveva ceduto volentieri, qualcosa che non sentiva più suo da quando Tris era entrata nella sua vita.
Il suo cuore lo stava abbandonando e lui lo avrebbe lasciato fare, non aveva più nessuna importanza senza di lei.
Niente ne avrebbe più avuto.
 
-Tobias?-
-Quattro.-
-Non capisco.- sussurrò Matthew preso contropiede.
-Io non sono più Tobias.-
-La vuoi vedere Quattro? Credo... Che lei lo avrebbe voluto.-
 
Alzò lo sguardo verso il ragazzo che gli stava dando le spalle e si alzò, nonostante il dolore, la frustrazione, l'odio che provava verso di lei per averlo lasciato, non avrebbe potuto non vederla.
Seguì Matthew per alcuni corridoi, non prestando particolarmente attenzione a dove stesse andando e poi, dopo aver aperto una porta scorrevole, si trovò davanti al suo corpo.
Tris.
-Tris.-
I suoi occhi si appannarono per colpa delle lacrime, e si lasciò andare, avvicinò la mano tremante al suo corpo e le sfiorò il braccio, era fredda.
Non era più la sua Tris.
-Dispiace anche me, ma per quanto io poco la conosca so che le sta bene così. Non sarebbe riuscita a sopravvivere se suo fratello fosse morto.-
-Così però ha lasciato solo me.-
-Sa che tu puoi farcela, nonostante il dolore, puoi andare avanti.-
 
Quattro ponderò nella sua mente il peso di quelle parole, il ragazzo aveva ragione e in fondo lo aveva capito anche lui: Tris avrebbe voluto che lui andasse avanti, che lui fosse coraggioso ancora una volta, soprattutto per lei.
Tris aveva scelto la strada più complicata, dove sarebbe stata solo lei a pagarne le reali conseguenze, lei a rimetterci più di tutti.
Strinse la mano sul suo braccio, le ultime parole che si erano detti gli rimbombavano nella mente, avrebbe voluto dirle di più, avrebbe voluto avere più tempo da passare assieme, ma ancora una volta la guerra aveva richiesto un caro prezzo.
Chiuse gli occhi e sì avvicinò a lei, il suo profumo era svanito, come se la morte si fosse portata via tutto senza lasciargli niente, sorrise amaramente.
Sapeva di doverla lasciare andare, sapeva che adesso non poteva fare più niente per lei.
-Vuoi che ti lascio un po' di tempo?-
-No, vorrei... Vorrei che anche gli altri la trovassero e poi... Vorrei poter spargere le sue ceneri... Nell'unico posto adatto a Tris.-
-Va bene, non credo che ci saranno problemi.-
 
Quattro si rialzò lentamente, sistemò un ciuffo ribelle dietro le sue orecchie, le carezzò piano la guancia e s'impresse nella memoria tutti quei particolari che prima aveva dato per scontato, s'impresse Tris Prior.
Staccò la mano dal suo viso e la posò dentro la tasca dei pantaloni, sentì gli occhi liberi dalle lacrime, e raddrizzò la schiena.
Sentiva il suo cuore così maledettamente pesante, niente sarebbe tornato al suo posto da quel momento in poi è quella consapevolezza lo avvolse, cullandolo in una morsa di terrore e di rimpianto, sarebbe andato avanti comunque.
Ci avrebbe provato almeno, chiuse gli occhi e le diede le spalle, in quel momento sentì di nuovo le lacrime scendere lungo le guance ma non si voltò.
Non avrebbe trovato il coraggio di farlo, così uscì dalla stanza senza voltarsi indietro.





Angolo dell'autrice: Vorrei iniziare col dire "ciao", sono sempre un pò timida quando pubblico il primo capitolo di una storia, ma non vi preoccupate mi scioglierò col tempo.
Questa piccola ma spero grande idea, la devo all'immagine che ho trovato nella pagine facebook di Katniss Everdeen:  
https://www.facebook.com/KatnissMellarkAlways?ref=br_rs
(Mi sembra più che giusto taggarla)
Come primo ma semplice avvertimento ci tengo a precisare che non ho modificato nulla sugli Hunger Games, ma ho semplicemente plasmato una piccola parte del finale per adattarla alle mie esigente, in quanto le vere e proprie modifiche le vedremo per Divergent, ovviamente contiene spoiler per chi non ha finito Allegiant.
Quindi, per concludere, non so bene ancora quante volte alla settimana pubblicherò, dipenderà anche da voi e spero che vi farete sentire, il vostro parere per me è sempre importante.
Giuls <4
 

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Capitolo 2
*** The return ***


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The return
 
 
~Due anni dopo~
 
Quattro sì alzò dal letto e quasi automaticamente si piegò per sistemarlo, preferiva farlo appena sveglio invece che rimandare a dopo.
Guardò senza soddisfazione la sua piccola opera ed andò in bagno per una doccia veloce, saltò la colazione e si diresse direttamente fuori dalla sua nuova casa.
 
Negli ultimi due anni i cittadini della nuova Chicago avevano depositato il passato in un angolo: le fazioni, il Governo centralizzato dagli Abneganti per dare vita a un nuovo stile di vita; inizialmente era stato terribilmente complicato, Johanna e sua madre si erano fatte carico di quel fardello così pesante che anche lui aveva dubitato della riuscita, ma solo dopo pochi mesi arrivarono i primi veri risultati ed adesso tutti gli abitanti si erano abituati a un altra vita.
A essere diversi, a poter fare più lavori, ad avere anche altre opportunità oltre le fazioni.
Anche lui c'era riuscito, scrollarsi di dosso la maschera di Intrepido era risultato difficile, forse troppo, ma c'era riuscita grazie a Christina, e agli altri suoi amici.
Loro erano il suo unico collegamento con la vita, perché lei lo aveva già lasciato.
Non c'era giorno che passava senza pensarla, senza ricordare i suoi tratti, il suono della sua voce, i suoi movimenti delicati e il suo modo di sorridere.
 
"Ti fai solo del male."
Lo so, perfettamente, ma è l'unico modo che conosco.
"Potresti dimenticarla e basta."
Non posso.
"Però Lei comunque ti ha spinto a farlo."
Lei non potrà mai farmi cambiare idea.
"Christina sa essere persuasiva, quando vuole."
 
Scacciò quel pensiero dalla testa, Christina era diventata la sua migliore amica, nonostante l'inizio polveroso che avevano avuto al quartiere degli Intrepidi, ma in quel periodo e nel suo stato, aveva trovato l'unica persona che comprendesse il suo dolore.
L'unica persona che fosse capace di accettarlo, in quel modo, senza chiedergli di cambiare.
Quattro alzò lo sguardo verso il sole, la stagione estiva era sempre più vicina, come il caldo, abbassò gli occhi e incrociò un paio di persone che correvano lungo la strada, altre intente a lavorare all'interno di un edificio.
Tutto era cambiato, avevano creato nuovi edifici, ristrutturato vecchi, dato una vita normale alle persone che non sapevano neanche cosa volesse dire, ma lui non aveva mai dimenticato che nonostante la loro indipendenza da qualche parte il Governo stava ancora lottando per ottenere persone Geneticamente pure, persone Divergenti.
La loro piccola vittoria era quasi insignificante in confronto al pericolo degli Esclusi, anche se negli ultimi due anni non avevano creato più problemi.
 
-Oh sei arrivato.-
Christina gli scoccò un bacio sulla guancia e lui saltò con la mano anche Zeke e Cara.
-Tutto bene Quattro?-
-Sì.- rispose automaticamente, e silenziosamente si avviò con il gruppo per una normale giornata.
 
***
 
Katniss aveva deciso che quella mattina sarebbe uscita a caccia, nonostante il dodici fosse di nuovo popolato e la decisione del nuovo Governo di trattare tutti i Distretti allo stesso modo, quella era l'unica che non era riuscita a dimenticare.
Cacciare le ricordava sua sorella, il periodo dei giochi e il rischio continuo per mantenere la sua famiglia.
Quella vita non le mancava, le mancava tornare a casa e non trovare il viso dolce di Prim che la guardava in adorazione.
Indossò la giacca di suo padre e prese l'arco con la faretra, cercando di fare meno rumore possibile.
 
-Ogni giorno mi convinco che tu non uscirai come una ladra dalla tua stessa casa, ma ogni mattina mi ricredo sempre.-
-Peeta non volevo svegliarti.-
-Lo so, ma senza di te tornano gli incubi.- sussurrò, avvicinandosi a lei, spostandole una ciocca di capelli dietro le orecchie.
-Anche i miei ieri sera sono tornati è per questo che devo uscire.-
-Lo so, non è un problema per me.-
Katniss alzò lo sguardo e gli sorrise, negli ultimi due anni avevano lavorato molto sul loro rapporto, domanda dopo domanda, erano riusciti a creare una base abbastanza solida, qualcosa che neanche la devastazione di Snow era riuscito a impedire, loro si amavano e nessuno li avrebbe separati, non di nuovo.
-Starai attenta.-
-Lo prometto.-
-Tornerai da me?-
-Tutte le volte. Io torno sempre da te, Peeta.- allungò il collo, quel poco per baciarlo e provò un brivido lungo la schiena.
Lui le faceva sempre quell'effetto.
-A dopo.- sussurrò sulle sue labbra, si voltò ed uscì di casa.
 
 
Nei due anni appena trascorsi il dodici aveva ripreso ad essere popolato, sia da vecchi abitanti, sia da altri Distretti, salutò un paio di ragazzini che stavano giocando sul prato e si diresse alla vecchia recensione, quella era stata la prima cosa che la Paylor aveva eliminato, come anche negli altri distretti e soprattutto aveva reso accessibili a tutti la possibilità di viaggiare tra i vari Distretti.
Osservò il cielo, era leggermente nuvoloso e in fondo le sarebbe stato utile per celarsi, sfiorò il vecchio tronco dove una volta nascondeva il suo arco quando andava a caccia con Gale, quel pensiero la rattristò.
Il suo migliore amico dopo che lei era stata mandata al dodici era partito per sanare gli ultimi conflitti, non si erano più visti da quel giorno, lui non era più tornato e in fondo sperava di poterlo rivedere, solo per un ultimo saluto.
Era stato la sua costante prima dei giochi e anche se era certa di amare Peeta, non aveva smesso di volergli bene.
Quel pensiero le risultava impossibile.
 
Percepì il rumore di rami rotti e prese una freccia, non aspettandosi una preda solo dopo pochi minuti di caccia.
Rilassò i muscoli e si concentrò su tutti i suoi sensi, sia i giochi che la sua esperienza l'avevano resa una cacciatrice esperta e col tempo quella era stata l'unica abilità che le era rimasta.
Mise in tiro la freccia e puntò il suo bersaglio, l'animale correva così veloce che il cuore aumentò il suo ritmo, strinse gli occhi per prendere la mira ma quando percepì che era arrivato il momento si fermò: un ragazza le si fermò davanti invece di un'animale impazzito.
La guardò velocemente, gli occhi erano spauriti, il corpo troppo esile, rendendosi chiaramente conto che era mal nutrita, i capelli erano lunghi, sfibrati e sporchi, aveva segni di colluttazione, graffi sulla faccia e anche sulle braccia, indossava una strana divisa anche se la sua mente gli suggerì che doveva essere un vestito da prigioniera.
 
-Chi sei tu?- urlò in sua direzione.
Lei si era fermata, osservandola, i suoi occhi vagavano dappertutto alla ricerca di qualcosa di familiare, ma Katniss si rese conto che non stava trovando niente.
-Il mio nome è Tris. Ti prego non sparare.
Sto cercando di trovare la strada per tornare indietro, da Tobias.
Lui pensa che io sia morta.-
 
Katniss osservò nuovamente quella ragazza ed improvvisamente nei suoi occhi vi lesse lo stesso terrore di quelli di Peeta quando lo avevano depistato, quando lo avevano salvato da Snow.
Le si strinse il cuore ed annuì.
-Ti aiuterò.-
 
*
 
-Sei già tornata?-
Peeta passò davanti l'ingresso ma quando vide Katniss si bloccò, stava sostenendo una ragazza con il braccio destro e buttò a terra l'arco subito dopo aver chiuso la porta di casa.
-Chi è?-
-Prendila dall'altra parte e aiutami.-
Il ragazzo reagì in automatico ed aiutò la sua ragazza a trasportare l'ospite nel salone, la lasciarono scivolare lungo la poltrona.
Tris si portò le gambe al petto e le abbracciò, posandoci sopra la testa, per proteggersi contro di loro.
-Cos...-
-Aspetta per favore, adesso lei mi ha promesso che ci racconterà tutto, portale solo un pò d'acqua mentre io le lavo la faccia con uno straccio, poi dovremo farla mangiare.-
-Ti fidi?-
-Sì.- sussurrò, sorridendogli e solo allora Peeta si mise in azione.
Aiutò Katniss il più possibile ma notò che la ragazza si ritirò quando lui provò a passarle l'acqua, aveva deciso che si sarebbe fidata solo di Katniss e solo lei riuscì a lavarle il viso e a farla rilassare un po’.
-Vuoi qualcosa di più caldo.-
-No.- disse piano, e solo allora lasciò andare le gambe.
 
-Mi hai detto di chiamarti Tris, giusto?-
Peeta la vide annuire e lui si sedette sul divano davanti alla sedia mentre Katniss le rimaneva accanto.
-Tris cosa ci facevi nel bosco del dodici?-
-Dodici?- chiese alzando la testa, spaesata.
-Sei al Distretto dodici.-
-Cos'è il Distretto dodici?-
-Non... Da dove vieni?- chiese Katniss, cambiando domanda.
-Da Chicago.-
-Meglio iniziare dall'inizio.- sussurrò il ragazzo e anche lei annuì.
 
-Il mio vero nome è Beatrice Prior e vivevo nella fazione degli Abneganti, eravamo famosi per il nostro altruismo, ripudiavamo la bellezza... Eravamo strani o almeno io mi sentivo strana in quella fazione.
A sedici anni abbiamo l'obbligo di sottoporci al test attitudinale.-
-Chi?- domandò Peeta curioso.
-Una volta erano i Capofazioni degli Intrepidi, Abneganti, Pacifici, Eruditi e dei Candidi, ma adesso non conteranno più niente.
Il test serviva per fargli capire a quale fazione saremo stati più adatti, ma il mio è risultato inconcludente.-
-Poteva... Succedere?-
-No, mi hanno chiamato Divergente. Mi hanno detto che sarebbe stato difficile controllarmi perché io non seguo allo stesso modo le regole, ma questo... Adesso non c'entra.- chiuse un attimo gli occhi per assimilare tutti i suoi ricordi.
-Dopo il test ci permettono di scegliere, se rimanere con la nostra fazione d'origine, o se sceglierne un'altra, alla fine io ho scelto gli Intrepidi, i coraggiosi.
Tutto da quel momento in poi è peggiorato, ed io e Tobias ci siamo ritrovati a lottare per qualcosa che era al di fuori delle nostra portata.-
 
Katniss guardò Peeta, riuscendo a percepire perfettamente i suoi pensieri, lei era stata la Ghiandaia Imitatrice prima di accettare quel ruolo, anche loro si erano ritrovati a combattere contro qualcosa di troppo grande.
-Cosa succede dopo?-
-Riusciamo, dopo una serie di attacchi, di perdite, a depistare la fazione che cerca di prendere il comando: gli Eruditi.
Riusciamo a batterli e crediamo che tutto sia finito, che adesso possiamo tornare a costruire il nostro mondo ma scopriamo che il loro capo: Jeanine, stava nascondendo qualcosa.
Un filmato che mostrava che la nostra città era solo un esperimento del Governo per creare, i Geneticamente Puri, soggetti con il DNA perfetto, soggetti che dovevano contrastare i Geneticamente Danneggiati, volevano purificare la razza.-
-I Divergenti sono i Geneticamente Puri?-
-Sì.- sussurrò Tris, si riabbracciò le gambe e Katniss capì che adesso era arrivata la parte difficile.
-Anche in questo caso ci siamo trovati a combattere contro i capi del Dipartimento di Sanità Genetica, inizialmente ci siamo illusi che non fossero un problema, ma dopo una serie di attacchi dove un mio caro amico ha perso la vita, David, il capo, aveva deciso di usare il Siero della Morte sugli abitanti della città ma io l'ho fermato.-
-Aspetta, prima di continuare parlaci del Siero.- chiese Peeta, in tono gentile.
 
-Ogni fazione è famosa per la creazione di un siero, gli Intrepidi hanno il Siero per le Simulazione, per aiutarti a sconfiggere le paure; i Candidi usano un siero della verità, loro ripudiano le bugie; il siero degli Abneganti cancella la memoria, lasciando solo quella base; quello dei Pacifici ha le potenzialità di una "droga", calmando l'animo violento; l'ultimo ma non meno importante quello degli Eruditi che ti uccide.-
-Quindi David voleva uccidere tutti gli abitanti di Chicago?-
-Sì, perché non avevamo risposto prontamente all'esperimento.-
-Come lo hai fermato?- domandò Katniss lentamente.
-Posso resistere a tutti i Sieri, anche a quello della Morte, nella Camera degli Armamenti era stato attivato così da depistare qualsiasi possibilità di sopravvivenza, sono entrata io e ho inserito l'attivazione del Siero che cancella la memoria per il personale del Dipartimento, li avremo fatti dimenticare tutto, ma...-
-Ma?-
-David mi ha sparato, due colpi, ed io... Sono morta.- concluse, sentendo le lacrime scenderle lungo la guancia e finalmente, dopo due anni, riuscì a piangere tutto il suo dolore.
 



Angolo dell'autrice: Bene, a pochi giorni di distanza ho deciso di postare un nuovo capitolo, ero troppo curiosa per aspettare troppo XD Intanto voglio ringraziare tutte le persone che hanno usato il loro tempo per leggere la mia storia: vi ringrazio per la fiducia e spero di non deludervi ^^
In secondo luogo, aggiungo, che mi fa davvero piacere che molti di voi abbiano visto l'immagine che ho usato per il banner, nella pagina face, se non fosse stata per quella foto avrei avuto non poche difficoltà.
Ma detto ciò, vi lascio un piccolo spoiler e ci vediamo la prossima settimana :)


-Quello che ho passato... Mi ha cambiato, io... Non sarò più quella ragazza, ho cinquanta sfumature di tenebra dentro di me e non me ne potrò mai liberare. Devo tornare da Tobias, da Quattro per dirgli che sono viva, per aiutarlo ad andare avanti ma non mi vorrà.
Non vorrà questa nuova me.-

 

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Capitolo 3
*** The day I tried to live ***


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The day I tried to live
 
Katniss rimase in silenzio ma non si voltò a guardare Peeta, in fondo riusciva quasi a riconoscersi in quella ragazza, c'era qualcosa che li legava, un destino fin troppo crudele aveva giocato con le loro vite ma Tris non ne era uscita vincitrice.
Si abbassò e le posò una mano sul ginocchio, le sue ferite necessitavano di cure, come anche il suo corpo, le ricordò se stessa quando aveva deciso di lasciarsi morire di fame in attesa della sua sentenza, poi tutto era cambiato, ma per Tris non c'era stato lo stesso aiuto.
Lei alzò lo sguardo e la guardò, cercando disperatamente qualcosa o meglio qualcuno a cui aggrapparsi per non crollare nuovamente in quel baratro.
 
-Forse è meglio che mangi qualcosa, puoi anche continuare domani.- Peeta parlò lentamente, senza imporre la sua presenza.
-Io... Voglio finire, ho bisogno che voi sappiate.- li guardò ed entrambi annuirono.
-Lui mi ha sparato, riesco ancora a ricordare il dolore, la sensazione del vuoto, della vita che ti scivola via, ero convinta di essere morta ma poi... Ho sentito la sua voce, quella di Tobias ed ho capito, che ero viva ma non potevo muovermi, non potevo parlare, mi ha toccato ed ha detto che ero fredda, ha detto che ero morta, capite?!
Ho provato a ribellarmi al mio corpo ma senza successo, quando ho aperto gli occhi per la prima volta, non ero più al Dipartimento, non ero più a Chicago, ero rinchiusa in una cella, piccola, fredda, le mani legate al pavimento.
Non avevo più i miei vestiti ma solo questo... Questo coso ed ho capito che qualcuno mi aveva guarito le ferite, qualcuno però che voleva qualcosa da me.
Non sono mai riuscita a vedere il volto dei miei assalitori, sequestratori, loro mi hanno torturata in tutti i modi possibili, con i coltelli, con i fili elettrici, mi hanno strozzato e hanno provato ad annegarmi, mi hanno picchiato e... Hanno abus...- sentì nuovamente le lacrime lungo il viso.
Stavolta Katniss agì senza pensare e la strinse a se, Tris si lasciò abbracciare e sprofondò nel suo collo.
 
Peeta ascoltò quelle parole, sgomentato, i metodi erano gli stessi di Capitol, gli stessi di Snow, tranne che per l'ultima parte ma stranamente non gli fecero nessun effetto, c'era passato anche lui ma era riuscito a superarlo, lentamente e nel corso degli anni, ma aveva avuto Katniss al suo fianco, quella ragazza invece era rimasta sola, per due lunghi anni.
 
-Loro hanno fatto degli esperimenti, hanno cercato informazioni che io non avevo e sono convinta che vogliano ancora creare soggetti Geneticamente Puri, parlavano di razze, di guerre, lotte e di giochi.-
Tris osservò la ragazza sbiancare davanti a lei.
-Ti hanno detto il loro nome.-
-Sì, li hanno chiamati Hunger Games.-
-No.- sussurrò, alzandosi di colpo.
Le braccia di Peeta la strinsero forte, più forte di quanto si aspettò, ma solo in quel modo mantenne il contatto con la realtà, solo in quel modo impedì ai ricordi di fuoriuscire, al dolore di assalirla di nuovo.
-Li conoscete?-
-Abbiamo lottato per farli sparire, a caro prezzo, e tu ci stai dicendo che queste persone vogliono... Vogliono di nuovo quei maledetti giochi.- sbraitò, senza volerlo.
-Io... Non posso darvi la certezza di quello che vogliono o no fare, ma io devo tornare da Tobias, ho bisogno di lui...-
-Tris.- Katniss lasciò le braccia calde del suo ragazzo e sciolse la treccia.
-Noi non sappiamo dov'è Chicago, oltre i Distretti e Capitol City non sapevamo che esistesse altro, quindi dovremo cercare casa tua.-
-Va bene.-
-Sappiamo a chi chiedere aiuto, ma prima sei tu che hai bisogno di aiuto, okay?-
-Io... Grazie.-
-Come sei scappata?-
Tris alzò lo sguardo verso il ragazzo e chiuse gli occhi.
-Non tutti i Divergenti sono immuni ai Sieri, non tutti sono come me, ho semplicemente usato il Siero della morte sulla guardia del giorno e ho lottato contro gli altri per scappare.
Io dovevo andare via di lì.-
-Capisco.-
-Forza, adesso ci facciamo un bagno e poi medichiamo qualche ferita.-
 
Tris si lasciò trasportare da Katniss al piano di sopra, abbandonò sul pavimento il suo umile vestito e si immerse nella vasca, la ragazza l'aiutò a lavare via lo sporco dai capelli mentre lei pensava al corpo e silenziosamente si osservò.
Non era rimasto quasi più niente della ragazza Abnegante né tanto meno riuscì a riconoscere l'Intrepida, era un guscio vuoto, sentiva dentro di se cinquanta sfumature di tenebra, cinquanta sfumature di terrore, di paura, di rabbia e di solitudine.
Si guardò le gambe, troppe magre, ferite e deboli, il suo corpo era stato martoriato e maltrattato in troppi modi diversi, Katniss le passò uno specchio e sperò di rivedervi sua madre il giorno della Scelta, ma non fu così.
Lo specchio rifletteva una ragazza dai lunghi capelli biondi, adesso decisamente puliti, le ossa degli zigomi spuntavano prepotenti, era troppo magra.
 
Tobias non mi riconoscerà mai.
"Si ricorderà di te?"
 
Quel pensiero l'aveva più volte accompagnata durante le fredde notti che aveva passato rinchiusa, aveva sempre sperato che lui andasse avanti, che lui fosse capace di vivere, per questo aveva preso il posto di suo fratello ma adesso forse non ne era più così sicura.
 
E se mi ha dimenticato?
 
-Cosa significano i tuoi tatuaggi?-
Tris, distrattamente, osservò le macchie nere sul suo corpo morto.
-Gli Intrepidi erano soliti farsi tatuaggi, come per sottolineare il distacco con la fazione d'origine, questi.- disse, toccandosi la clavicola, -Sono per i membri della mia famiglia.
Sulla spalla sinistra ho il simbolo degli Intrepidi, mentre sulla destra quello della mia fazione, gli Abneganti.
Gli altri segni che vedi sono le torture che ho dovuto subire.- sussurrò, sfiorandosi la gamba rovinata da una cicatrice profonda.
-Quando abbiamo vinto... Hanno salvato alcune parti del mio corpo, il giorno che abbiamo vinto hanno fatto saltare in aria mia sorella ed io ho preso fuoco, ero la loro Ghiandaia Imitatrice, la ragazza di fuoco.
E mi sono accesa come una torcia.-
-Forse siamo più simili del previsto.-
-Già... Chi è Tobias?-
Chiese, sia per scacciare il pensiero di Prim sia perché quel ragazzo era l'unica costante della vita di quella povera ragazza.
 
-Lui... Era il mio ragazzo, io l'ho conosciuto quando sono entrata negli Intrepidi e l'ho amato molto.-
-Perché ne parli al passato, mi hai detto che stai tornando da lui, non è morto.-
-Perché lui crede che io sia morta, perché forse lui mi ha veramente dimenticato.- sussurrò piano.
L'ex Ghiandaia Imitatrice l'aiutò a farla uscire dalla doccia e le prestò un paio di vestiti, adesso aveva un aspetto notevolmente migliore e notò che alcune delle ferite stavano già guarendo.
 
-Quello che ho passato... Mi ha cambiato, io... Non sarò più quella ragazza, ho cinquanta sfumature di tenebra dentro di me e non me ne potrò mai liberare. Devo tornare da Tobias, da Quattro per dirgli che sono viva, per aiutarlo ad andare avanti ma non mi vorrà.
Non vorrà questa nuova me.-
-Tris...-
-Katniss io ti ringrazio, stai facendo molto per me e non so se riuscirò mai a ripagarti.-
-Io faccio ciò che è giusto per la pace, e abbi fiducia in te stessa. Peeta ha passato le tue stesse cose, loro me lo hanno portato via, lo hanno reso una macchina per uccidermi ed io avevo perso le speranze, solo col tempo lui è tornato: abbiamo lavorato molto sul nostro rapporto ed i suoi incubi non sono mai andati via però lui è qui.-
La bionda abbassò lo sguardo, in fondo sentì quelle parole vicino al suo cuore e capì che la ragazza di fronte a lei aveva ragione, tutte e due avevano compreso, però, troppo perfettamente la realtà dei fatti: ci sarebbe stata un'altra guerra ma avrebbe provato a lasciare Tobias in disparte.
-Tu però non hai toccato il corpo freddo di Peeta per colpa di alcuni mostri che giocano ad essere Dio.-
-No.-
-Lui sì e credo che non lo supererà mai.-
 
Katniss scosse leggermente la testa, dispiaciuta, nonostante sapesse che le situazioni non potevano di certo equipararsi, avrebbe voluto esserle d'aiuto almeno un po’.
Scesero al piano di sotto e trovarono Peeta vicino ai fornelli e il cibo già sul tavolo.
-Potete parlarmi degli Hunger Games?- chiese l'ospite.
 
-Gli... Hunger Games erano dei giochi che aveva istituito Capitol City, per ricordarci che eravamo dei sottomessi, che loro avevano il potere di distruggerci; sorteggiavano il nome di un ragazzo e di una ragazza da ogni Distretto, ci sono dodici distretti, il tredicesimo è stato distrutto molto tempo fa; ci facevano allenare, ci rendevano macchine da guerra e ci buttavano in un’arena, in attesa che ci uccidessimo, che uno solo di noi sopravvivesse.-
Katniss chiuse la bocca, rendendosi conto di aver nuovamente provato quell'odio che aveva nascosto nei meandri del suo cuore per tutto quel tempo.
-Voi avete partecipato agli Hunger Games.-
Lei stessa si accorse che Tris non le aveva fatto una domanda.
-Sì, per due volte.-
-Tutti e tre abbiamo passato le pene dell'inferno perché credo che per volerli nuovamente voi siate riusciti ad abolirli.-
-C'è stata anche qua una guerra e si anche noi abbiamo vinto.-
-Solo che da voi la pace dura.-
-Non se sabotano il Governo e ripristino gli Hunger Games, tutti i nostri sacrifici sarebbero stati inutili.-
-Come faremo allora per fermarli?-
-Hai detto che devi tornare a Chicago, so chi chiamare, ci faremo dare una mappa, un hovercraft e un pilota.-
-Spero solo che la Paylor ti conceda tutto questo.- sussurrò Peeta.
-Chi è?- domandò Tris, voltandosi verso Katniss che si era avvicinata al telefono.
-Semplicemente il Presidente di Panem.-
 
***
 
Quattro si sedette su una delle sedie libere e aspettò che anche gli altri fecero lo stesso, quello era l'unico giorno della settimana libero che passavano assieme.
Cara, nonostante l'abolizione delle fazioni aveva deciso di continuare il suo lavoro e di chiedere il trasferimento all'ospedale; Zeke che come lui era stato Intrepido fino al midollo, lavorava nella polizia e Christina come lui, aveva richiesto di lavorare ai piani più alti, molte più scartoffie che azione e Evelyn aveva accettato.
Erano tutti degli eroi di guerra per quella città che ricordava perfettamente gli orrori che aveva dovuto passare per colpa di Jeanine, e nessuno si era opposto alla loro decisione.
-Sembri più silenzioso del solito.-
Si voltò verso Christina e le sorrise, accorgendosi per la prima volta di quanto fosse cambiata negli ultimi due anni, di quanto fosse diventata bella e adulta.
 
"Forse più di Tris."
Non lo saprò mai, non la vedrò mai invecchiare.
 
Improvvisamente percepì un calore sulla sua mano e una piccola pressione, guardò la mano di Christina sulla sua, piccola e calda, gli stava sorridendo e sentì il suo cuore riscaldarsi a quel contatto, nessuno lo aveva più toccato in quel modo.
Nessuno gli aveva più ricordato che anche lui era vivo.
-Io ti starò sempre vicina.-
-Lo so.- rispose piano.
Qualcosa dentro di lui però si attivò.
 
"Stai facendo un torto a Tris."
E´davvero così? Posso considerarlo un torto il desiderio di rifarmi una vita dopo due anni di inesistenza, di dolore, di pianti e di sofferenze?
L'avrebbe voluto anche lei.
"Non così"
 
-Ti va di fare due passi?- domandò senza pensarci.
-Sì.-
Christina guardò Cara che annuì impercettibilmente e si ritrovarono in poco tempo all'aria fresca.
Quattro allungò la mano e prese nuovamente la sua, sentendo un calore irradiarsi alla base del cuore.
 
-Pensi sempre a lei, vero?-
-Non sono mai riuscito ad escluderla dai miei pensieri, ci ho provato.-
-Lo so che è difficile, ma il tempo aiuta.-
-Aiuta a dimenticare le persone che sono state importanti.-
-Sì, ma io non voglio che tu ti dimentichi di me.-
-Perché?- si fermò, facendo fermare anche lei.
-Sei l'unica persona per la quale riesco ancora a sorridere, a lottare, dopo tutto quello che c'è successo. Vorrei essere di più per te.-
-Di più?- pronunciò quelle parole quasi in un sussurro.
-Quattro abbiamo tutto il tempo di questo mondo per capire se possiamo amarci o meno.-
Improvvisamente però il calore che stava provando svanì, non aveva più pensato all'amore dalla sua morte, non credendo di esserne nuovamente capace.
-Non avere paura, io non ti lascio solo.-
Annuì e ripresero a camminare, per la prima volta sentì quelle parole così vicine a se e decise che provarci non sarebbe stato un grande sacrificio.
 



Angolo dell'autrice: Bè... GRAZIE!!! Sono così felice per troppe cose, il numero dei lettori, le recensioni, chi la mette nei preferiti, recensite o ricordate che... Non riesco a trovare le parole giuste. 
^^
OMG!!
Bè basta con questi scleri personali, adesso torno seria ** Katniss vede qualcosa in quella ragazza che le ricorda tutto il dolore che la morte di Prime le ha provocato, non riesce a lasciarla andare e vuole aiutarla.
Peeta è un pò poiù razionale ma anche lui sente una certa vicinanza con lei.
Tutto dipenderà dalla Paylor (Ma solo io non mi ricordo come si chiama di nome? Non trovo niente anche su internet, PANICO!!!)
Quattro invece sta razionalizzando molto la situazione con Christina, non sapendo ancora cosa ciò comporterà.
Ma adesso vi lascio allo spoiler, per il prossimo capitolo :)

“Era la sua migliore amica…”

Ed io il suo ragazzo, ma avrebbe voluto che io fossi felice, non lo pensi anche tu?
“Sì, ha scelto se stessa e non Caleb perché tu saresti riuscito ad andare avanti, a differenza sua, ma forse si sarebbe aspettata un’altra ragazza al tuo fianco.”
Non penso che riuscirò a trovarla.
“In realtà non vuoi, Tobias.”
Io sono Quattro, Tobias è morto quel giorno.
“Certo, me n’ero quasi dimenticato.”

 

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Capitolo 4
*** Returning to his roots ***


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Returning to his roots
 
-Signorina Everdeen, è da molto tempo che non la sento e credo che non sia solo per cortesia.-
-Mi conosce davvero bene.- sorrise impercettibilmente e capì che anche lei lo aveva fatto.
-Molto più di quanto crede, cosa succede?-
-Ho trovato una ragazza nel bosco, non posso raccontarle tutta la storia per telefono ma abbiamo urgenza di venire a Capitol.
C'è il rischio di una nuova guerra.-
 
Paylor rimase in silenzio, cercando di valutare la veridicità di quelle parole, ma nonostante tutto si era sempre fidata di Katniss, era grazie a lei che avevano realizzato la pace, grazie a lei il popolo di Panem l'aveva eletta presidente.
-Riuscite a partire subito? Un treno dovrebbe arrivare al Dodici tra mezz'ora.-
-Possiamo farcela.-
-Vi prenoto due cabine, appena arrivate ci vedremo nel mio ufficio.-
-A dopo.-
 
Katniss posò il telefono e chiuse gli occhi, era stata allontanata da Capitol da così tanto tempo che non riuscì ad evitare di rabbrividire al solo pensiero di ritornare in quel luogo, lo stesso luogo dove la Coin aveva fatto uccidere sua sorella.
 
Prim non sono riuscita a salvarti.
 
-Katniss?-
-Partiamo subito, ci aspetta nel suo ufficio appena arriviamo a Capitol.-
-Penso io alle borse.-
Peeta le si avvicinò e le baciò la fronte per poi sparire al piano di sopra.
 
-Anche tu hai i tuoi demoni.- sussurrò Tris.
-Sì, io... Ho salvato molte persone ma il mio unico rimpianto è mia sorella.-
-Anche io non sono riuscita a salvarli.-
-Chi?-
-I miei genitori, si sono sacrificati per salvarmi la vita... Tutto quello che ho fatto, tutto quello che sono diventata lo devo a loro... E credevo che con la mia morte avessi adempiuto al mio compito, credevo che toccasse anche a me la pace, mi sono solo illusa.-
-Perché ti penti di essere viva? Hai un'altra occasione di stare con Tobias, di vivere una vita normale.-
-Katniss, Quattro non tornerà da me.-
-Quattro è Tobias? Perché quel nome?-
-Quando cambiamo fazione, possiamo cambiare nome, io adesso sono Tris, però ti ho anche detto il mio vero nome, lui si è fatto chiamare in quel modo per via delle sue quattro paure.-
-Tu quante ne hai?-
-Sette, ma io le posso sconfiggere.-
-Divergente?-
-Sì.- disse, ridendo.
-Io so qual'è la mia paura, l'ho provato già due volte.-
Tris rimase in silenzio, guardando la ragazza.
-L'arena, sono più che sicura che quella sarebbe la mia unica paura.-
-Tutti abbiamo paura di qualcosa.- commentò soprappensiero.
-Non mi hai detto però perché pensi che lui non ti vorrà più.-
 
-Si sarà innamorato di Christina, la mia migliore amica.-
-Ah.-
Improvvisamente si sentì a disagio, nessuno era mai riuscito a intimidirla, neanche Haymitch durante i primi Hunger Games ma Tris c’era riuscita, anche in più di un occasione e capì che sarebbero potute essere amiche, in un altro contesto.
Erano così simili che le parole tra loro sarebbero state superflue.
 
-Andiamo?-
Peeta chiuse la porta di casa e le condusse verso la stazione, osservò Katniss camminare vicino alla ragazza, tutto sommato anche lui aveva capito che dovevano aiutarla, se l'avessero abbandonata, non se lo sarebbe mai perdonato.
Alzò lo sguardo e notò che il sole era stato totalmente oscurato dalle nuvole, inspirò a fondo l'aria pulita del suo nuovo Distretto.
Arrivarono alla stazione nel momento esatto cui arrivò il treno, e Katniss comunicò gli ordini della Paylor, vennero scortati verso il fondo del vagone, per arrivare ai loro alloggi.
-Questi treni sono così diversi da quelli che avevamo noi.-
-Venivano usati solo da Capitol, per sposare persone, per spostare i tributi e dargli la parvenza che, nonostante fossero stati scelti, potevano vivere una vita diversa, la vita che avevano sempre desiderato.-
-Da noi il treno lo prendono solo gli Intrepidi, anche se siamo abituati a saltarci sopra.-
-Siete abbastanza fuori di testa, voi Intrepidi.-
-Oh sì, Peeta e non hai visto i nostri allenamenti.- rise piano.
 
-Questo è il tuo scompartimento, se vuoi fatta compagnia io posso...-
-No, vorrei restare sola.-
-Tris.-
-Sto... Bene, almeno credo. Quanto dura il viaggio?-
-Solo un paio di ore, se siamo fortunati.-
-Va bene.-
 
Tris mosse la mano a mo’ di saluto e si chiuse la porta alle spalle, dopo il breve rumore, si appoggiò ad essa e si lasciò scivolare, lentamente e sentì nuovamente gli occhi umidi per le lacrime, posò le mani sul viso e si lasciò andare.
 
*
 
Katniss sistemò i capelli in una coda disordinata e si sedette sul letto, avrebbe preferito non lasciarla sola poiché tutti i suoi sensi le stavano urlando che Tris avrebbe potuto commettere qualcosa di stupido.
Qualcosa che l’avrebbe fatta soffrire ancora di più.
 
-Lei si è spezzata.-
La ragazza alzò lo sguardo verso Peeta che stava osservando il panorama dalla finestra del treno in movimento, ed annuì brevemente.
-Tutto quello che le hanno fatto è orribile.-
-Tutto quello che Capitol ha fatto è sempre stato orribile ma adesso, hanno incrementato la dose, se i sostenitori di Snow sono ancora in vita devono aver sicuramente trovato il modo di mettersi in contatto con quelli di Chicago, e credo che sia un miscuglio troppo pericoloso.-
-Più folli che si uniscono, ho come la sensazione che questa guerra sarà dura.-
-Sarà giusto parlare di guerra?- chiese, voltandosi.
-Sì, hai visto i suoi occhi… Lei sa bene, quanto noi, cosa voglia dire lottare, quindi se ne è convinta lo sono anche io.-
-Mi piacerebbe fare qualcosa per lei, io ho avuto te, ed adesso sto meglio ma lei è stata maltrattata per così tanto tempo che sarà difficile.-
-Spero che Tobias possa aiutarla, anche se secondo lei si sarà innamorato della sua migliore amica.-
-Mi ricorda qualcosa.- sussurrò, ironico.
-Anche se non lo avevo capito, io ho sempre amato te.-
-Lo so.-
Katniss si alzò e si avvicinò a lui, lo abbracciò e posò la testa sul suo petto e si lasciò cullare da quel calore che gli era tanto familiare, quel corpo che aveva imparato ad amare in ogni sua sfaccettatura ed increspatura, nelle sue imperfezioni.
-Non lasciamola sola, neanche quando avremo raggiunto Chicago.-
-Mi ha detto di avere cinquanta sfumature di tenebra dentro di sé.-
-Ci si sente così quando perdi il contatto con la realtà, quando sai di non avere più speranze, quando ti rendi conto che non sei più umana.-
-Tutto questo… Lo hai provato anche tu?- domandò, senza guardarlo.
-Sì, ma Gale mi ha salvato.-
 
-Ti amo, Peeta.-
-Ti amo.- sussurrò baciandola in bocca.
 
*
 
Tris appoggiò la fronte al vetro e si lasciò penetrare dal freddo della superficie per calmare il suo animo.
Ancora non riusciva a crederci che era riuscita a scappare, aveva progettato la sua fuga così minuziosamente negli ultimi due anni della sua vita, che non aveva avuto troppe difficoltà, aveva imparato i loro ritmi, i loro turni, aveva studiato i loro comportamenti.
Sapeva tutto e niente.
Chiuse gli occhi e cercò di fermare le lacrime.
Le avevano fatto male, anche adesso riusciva a percepire il dolore, la paura e il terrore scorrerle nelle vene; guardò i suoi polsi e notò ancora il solco dovuto alle catene, si staccò dal vetro e silenziosamente si spogliò, per guardarsi allo specchio.
Osservò la sua immagine riflessa: era pallida e magra, i solchi sulle gambe non si erano ancora chiusi, i graffi sulla pancia come anche i lividi stavano sparendo, si voltò, cercando di guardarsi la schiena e fu li che vide le altre lacerazioni dovute alla frusta che più volte si era abbattuta su di lei.
Cercò di reprimere l’orrore che provava per se stessa ma non ci riuscì, si odiava per come l’avevano fatta diventare: un mostro.
Adesso che era stata messa al corrente dei suoi limiti, sapeva fino a che punto poteva spingersi e non era stato un bene, l’avevano distrutta per costruire un’altra Tris, un’altra ragazza che avesse solo le sue sembianze.
 
-Chi sono io adesso?-
Sentì gli occhi ricolmi di lacrime e li lasciò andare, pensò a Tobias, al dolore che gli aveva provocato e sentì quello stesso dolore, amplificato, nel suo petto. Si colpì più volte con il pugno, provando a farlo smettere ma non ci riuscì e crollò a terra.
 
“Cosa siamo diventate?”
Non lo so, non so più chi sono.
Io mi sono persa…
“Abbiamo persa la strada.”
 
Tris appoggiò il viso a terra e chiuse gli occhi, non sarebbe più riuscita a dormire su un letto, ormai era il pavimento la sua casa.
 
***
 
Quattro rientrò a casa tardi quella sera, accese la luce della sua camera da letto e ci si buttò sopra, aveva bevuto qualche bicchiere, anche se aveva evitato di ubriacarsi come faceva una volta.
Chiuse gli occhi e rilassò la mente, finalmente tutto il suo dolore stava scomparendo, finalmente aveva avuto il coraggio di guardare in faccia la realtà: lei non sarebbe più tornata.
Tris aveva occupato i suoi sogni ogni notte da giorno che era saltata da quel tetto, e da quel momento in poi gli aveva cambiato la vita senza di lei non sarebbe stato l’uomo di adesso, anche se col tempo anche lui aveva smarrito la retta via.
Il dolore però era stato più forte di lui, quasi più bravo e lui si era lasciato andare, ma per la prima volta oggi aveva visto la luce, Christina gli aveva dato una possibilità.
 
“La vuoi davvero cogliere?”
Credo di si, credo di poterlo fare.
“Era la sua migliore amica…”
Ed io il suo ragazzo, ma avrebbe voluto che io fossi felice, non lo pensi anche tu?
“Sì, ha scelto se stessa e non Caleb perché tu saresti riuscito ad andare avanti, a differenza sua, ma forse si sarebbe aspettata un’altra ragazza al tuo fianco.”
Non penso che riuscirò a trovarla.
“In realtà non vuoi, Tobias.”
Io sono Quattro, Tobias è morto quel giorno.
“Certo, me n’ero quasi dimenticato.”
 
Allontanando la voce della sua coscienza dalla testa, cambiò posizione e si lasciò andare al sonno.
 
***
 
-Non la immaginavo così Capitol City.- sussurrò Tris, guardandosi in giro.
-Con il passare del tempo è cambiata molto ma adesso è decisamente più accogliente.-
Katniss avanzò sicura per le strade della città, nonostante non vi fosse più tornata da quel giorno, tutto era impresso nella sua mente, come se fosse stato marchiato dal dolore stesso.
La notte era scesa così velocemente che quasi non se n’era accorta e quando arrivarono davanti alla sede centrale del Governo, nonché residenza di tutti i suoi membri, l’orologio iniziò a segnare le nove.
-Non sarà meglio passare l’indomani?-
-No.-
Entrarono nell’immenso palazzo e Tris rimase leggermente in disparte, non conosceva quel mondo, e in fondo gli faceva paura sapere che poco distante da loro qualcun altro stava lottando.
 
-Signorina Everdeen, il Presidente la sta aspettando.-
-Grazie.-
Li scortarono per qualche corridoio e alla fine si trovarono all’interno di un ufficio, dalle enormi dimensioni ma dall’arredamento semplice, come se quel Presidente cercasse di ricordarsi sempre le sue umili origini.
-Cosa posso fare per voi?- domandò Paylor, quando chiusero la porta.
-Lei è Tris, ed ha qualcosa da dirle…-
Tris avanzò lentamente, e si sedette assieme agli altri sulle poltrone, strinse le mani a pugno ed alzò lo sguardo.
-Vuole sentire la mia storia?-
-Siamo qua per questo.- sussurrò, intimorita da quegli occhi freddi come il ghiaccio.
 


Angolo dell'autrice: Ed eccomi tornata con il secondo aggiornamento della settimana, e sono ancora senza parol: G.R.A.Z.I.E. <4
Le vostre parole mi hanno aiutato tantissimo e sono così felice che la storia vi abbia colpito che in fondo non me lo aspettavo per niente XD 
Tutte le vostre preocuppazioni sono per Christina e Tobias/Quattro, ma io ho deciso, volontariamente perchè sono cattiva, di non anticipare niente su di loro, deve essere una sorpresa :)
Non linciatemi, pleasseeeeeee.
Katniss invece si sta battendo molto per Tris ed anche Peeta ha deciso che quella ragazza merita davvero la loro fiducia, cosa farà la Payrlo? Li aiuterà oppure liquederà la soluzione?
Ci vediamo mercoledì <4

Ed eccovi lo spoiler:


-Gale mi hanno trasformata in un mostro.- sussurrò, cacciando indietro le lacrime, -Per propria natura i Divergenti hanno un diverso modo di vedere le cose, ma io sono sempre diversa, sopravvivo ai Sieri, sconfiggo le paure e loro hanno amplificato tutto questo, hanno fatto a pezzi il mio cuore.-
-Non so tutta la storia, ma sono convinto che una parte di te c’è ancora. Guarda Peeta.-
-Peeta aveva Katniss, io sono sola, neanche Tobias mi vorrà.-
-Ti aiuterò io in caso.-


 

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Capitolo 5
*** Do you remember the first time? ***


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Do you remember the first time?
 
-Io non credevo… Insomma non abbiamo mai saputo niente né di Chicago né di questi esperimenti, credevamo che il mondo finisse con Panem.-
-Ci sono state delle guerre civili una volta, queste stesse guerre avranno diviso il mondo e le popolazioni fino ad ignorarci gli uni con gli altri.-
-Queste persone se vogliono davvero imporre gli Hunger Games devono essere in molti… Non è una cosa così semplice.-
-La mia prigione era un bunker sotto terra, quando ho aperto la porta mi sono ritrovata immersa nella vegetazione senza rendermi conto di essere finita in un territorio sconosciuto, ma sono altrettanto convinta che quella non era la loro base.-
-Se è così, vuole dire che gli Esclusi hanno trovato i sostenitori di Snow e che il tuo rapimento era stato pianificato fin dall’inizio, dobbiamo farti tornare a casa, se tutto parte da voi, dobbiamo avere informazioni.-
 
-Non abbiamo una mappa.- disse Peeta, come se fosse la cosa più ovvia.
La Paylor si alzò dalla sedia e gli diede le spalle, osservò l’imponente libreria che occupava tutto il suo ufficio, era stata l’unica cosa che aveva lasciato di Snow e del suo dominio, fece scorrere il dito su alcuni volumi e poi lo trovò.
-Il primo giorno che sono entrata in questo ufficio ho controllato ogni libro, dovevo scoprire tutti i segreti di quel folle per estirpare alla radici i problemi futuri, ma questo libro, che mi è sempre sembrato inutile, adesso ci potrà aiutare.-
-Di cosa parla?-
-No, è una mappa.-
Tris prese il libro con mani tremanti e guardò le uniche e poche pagine di cui era composto, lo aprì e vi trovò Panem, i suoi confini, i fiumi, i boschi, e i Distretti ma il suo occhio cadde su due semplici parole: Territori Perduti.
-Credo che sia l’unico riferimento a voi.- disse indicandola.
-Forse anche voi avete una mappa simile, forse anche voi sapevate di noi.- sussurrò Peeta.
-Il nostro sapere era sotto il controllo degli Eruditi, loro… Se fosse veramente così allora potrebbero essere coinvolte più parti.-
-Adesso ci interessa sapere se da voi è cambiato qualcosa, l’hovercraft sta arrivando, la squadra pure.-
Katniss alzò lo sguardo e capì immediatamente.
-Gale e Haymitch?-
-Saranno qua tra poco, dovete partire subito, dobbiamo debellare questa guerra il prima possibile, non voglio altri morti.-
-Sì.-
 
Tris guardò Katniss ed annuì, potevano farcela.
 
***
 
Quattro parcheggiò la macchina nel parcheggiò dei dipendenti del suo ufficio, anche se una parte di lui avrebbe preferito un altro tipo di impiego, come quello di Zeke, solo che il ricordo degli Intrepidi ancora gli bruciava nel petto e aveva optato per la scelta più facile; il sole era già alto nel cielo e lui aveva fatto decisamente tardi quel giorno, Evelyn lo avrebbe richiamato.
Sorrise al pensiero della madre, da quado aveva sventato quel colpo due anni fa, loro si erano avvicinati molto, avevano finalmente instaurato quel rapporto che Marcus aveva distrutto molto tempo fa, ed adesso si vedevano regolarmente.
Erano una famiglia.
Entrò e si diresse direttamente all’ufficio che la madre condivideva con Johanna, ma non la trovò.
-Sei in ritardo, Quattro.- disse Evelyn, alzando gli occhi dal computer.
-Lo so, scusami, dov’è Johanna?-
-Doveva svolgere alcuni compiti fuori dalla recinzione?-
-Al Dipartimento?- chiese, sentendo il sangue scorrere nelle vene più velocemente.
-No, ai campi. Stai bene?-
-Sì, certo.-
-Quattro, perché ti ostini a mentirmi?-
Il ragazzo abbassò lo sguardo e si sedette su una sedia e guardò la madre.
-Sto uscendo con Christina.- comunicò gelido.
Evelyn smise di guardare il pc e osservò il figlio, decisamente sorpresa.
-Christina?-
-Sì.-
-Perché?-
-Mi fa stare bene.-
La donna guardò la finestra e poggiò due dita sulle tempie per calmare i nervi, dalla morte di quella strana ragazza suo figlio si era perso ed anche adesso, non riusciva più a trovare la strada per tornare a casa.
-Credo che sia un errore, era la vostra migliore amica, la sua… Io non ho mai sopportato Tris…-
-Non pronunciare il suo nome.- sussurrò a denti stretti, fino a farsi male.
-Bè è un errore, è da stupidi.-
-Lei sarebbe felice se io fossi riuscito a rifarmi una vita.-
-Sì, ma nel modo giusto, e questo modo è sbagliato, Tobias.-
-Sono Quattro, avrei fatto meglio a non venire al lavoro oggi.- sussurrò, fece slittare la sedia sul pavimento ed uscì sbattendo la porta dell’ufficio di sua madre.
La donna non disse una parola ma chiuse gli occhi.
-In fondo quella strana ragazza lo rendeva felice, perché il destino è sempre così ostile?-
Scosse la testa e tornò al suo lavoro.
 
***
 
Katniss, Peeta e Tris stavano osservando l’hovercraft atterrare sul tetto dell’edificio e la prima non poté fare a meno di sorridere.
Nonostante la guerra, il dolore e le perdite, tutto stava tornando come una volta, forse l’arrivo di Tris le aveva dato lo stimolo per andare avanti.
Gale scese per primo, seguito da Haymitch e le sorrise.
-Ciao.-
-Ciao straniero.-
-Peeta.-
-Sempre così enorme, eh?- domandò il ragazzo, dandogli la mano.
-Sempre.- sussurrò, stringendogliela.
-Oh dolcezza era da un po’ che non ci vedevamo.-
-Ciao Haymitch.- Katniss lo abbracciò e sentì che, adesso, tutti i pezzi del suo cuore si erano messi a posto.
-E questa ragazza è il nostro pezzo forte.-
Tris alzò lo sguardo ma non disse niente.
-Non ti faranno del male, sono miei amici, Tris.- Katniss le porse una mano e lei la prese, facendosi avanti.
-Sono Gale e questo vecchio ubriacone è Haymitch, ti riporteremo a casa.-
-Grazie.- sussurrò, stringendogli la mano.
-Tutti a bordo.- esclamò il capitano, facendo strada.
 
*
 
Gale osservò Tris sedersi accanto a lui nella sala comandi, si rannicchiò sul sedile in silenzio.
-Posso stare qui?-
-Certo, ti piace guardare il panorama?-
-In realtà voglio essere qui quando tu mi porterai a casa.-
-Si vede che vuoi tornare per qualcuno, scusa, forse sono stato indiscreto.-
Tris si voltò e lo osservò, abbozzò un sorriso e continuò a guardare il panorama.
-In realtà c’è una persona a casa, ma adesso per noi sarà tardi. Sto tornando per salvare le uniche persone che amo da un’altra guerra.-
-Mi ricordi Katniss, anche lei voleva salvarli tutti.-
-So che non c’è riuscita con lei, lo stesso vale per me, abbiamo tutte e due delle persone che non abbiamo salvato e questo peso non ci lascia mai andare.-
-Vi somigliate molto.-
-Lo ha detto anche lei, ma lei è ancora lei.-
-In che senso?-
-Gale mi hanno trasformata in un mostro.- sussurrò, cacciando indietro le lacrime, -Per propria natura i Divergenti hanno un diverso modo di vedere le cose, ma io sono sempre anomala anche tra loro, sopravvivo ai Sieri, sconfiggo le paure e loro hanno amplificato tutto questo, hanno fatto a pezzi il mio cuore.-
-Non so tutta la storia, ma sono convinto che una parte di te ci sia ancora. Guarda Peeta.-
-Peeta aveva Katniss, io sono sola, neanche Tobias mi vorrà.-
-Ti aiuterò io in caso.-
Gale la guardò e sentì il suo cuore ricolmo di qualcosa, quella ragazza così piccola, così diversa stava mettendo in discussione tutto il suo mondo e non riusciva a comprendere come potesse essere sola, come potessero abbandonarla.
-Grazie.-
-Adesso dormi, il viaggio sarà lungo.-
 
***
 
-Tua madre non mi sopporta.-
Quattro guardò Christina negli occhi e sospirò, le aveva appena raccontato la breve ma intesa discussione con la madre e un po’ se n’era pentito.
-Mia madre non sopporta neanche me in certi momenti.-
-Sì, ma lei preferiva Tris.-
Il ragazzo strinse i pugni al suono di quel nome, più volte aveva chiesto ai suoi amici di non pronunciarlo e quella era la prima volta che Christina violava il loro accordo.
-Ti prego.- appoggiò una mano sulla sua gamba e le sorrise.
-Adesso ci siamo io e te, Christina.-
Lentamente lei si sporse e lo baciò brevemente sulle labbra.
-Okay.- sussurrò.
Quattro rimase a guardarla, incredulo, decisamente impreparato per quel gesto e sentì un modo all’altezza del cuore, come se fosse sbagliato.
 
Improvvisamente uno strano rumore gli fece alzare gli occhi al cielo e vide qualcosa, di grande e nero, assomigliava vagamente ad un elicottero, volare dirigersi verso il centro di Chicago.
Prese il dispositivo di chiamata e contattò sua madre e Zeke, continuò ad osservarlo in attesa dell’arrivo della polizia.
 
*
 
-Te la ricordi la prima volta?-
Katniss era al suo fianco, le aveva prestato dei pantaloni puliti neri che le stavano comunque troppo larghi e una maglietta senza maniche leggermente scollata, tramite la quale si potevano vedere i suoi tatuaggi.
-A cosa ti riferisci?-
-Te la ricordi la prima volta che lo hai visto?-
Tris chiuse gli occhi e sorrise a quel ricordo amaro.
-Sono stata la prima a saltare nella residenza degli Intrepidi, dopo la Scelta, lui era lì ad aiutarci a scendere dalla rete, ho provato qualcosa fin da quel momento.
Mi è entrato dentro, sotto la pelle.-
-Tr…-
-Ragazze, ci siamo, stiamo scendendo e credo che dovremo comunque prevenire in caso di attacco.-
Gale passò delle armi e le guardò, caricò l’arma e la strinse tra le mani.
-So usarle nessun problema.-
Rimasero immobili durante l’atterraggio e Gale premette il pulsante di apertura del portellone.
Tris strinse l’arma ancora più forte, non era pronta a rivederlo, non era pronta a sentire nuovamente il peso della sua vecchia vita sulle spalle eppure adesso era lì, in attesa di compiere l’ennesimo miracolo, in attesa di condurre un’altra resistenza.
Andò per prima, la luce del tramonto la colpì duramente in faccia ma non si coprì, alzò l’arma e sentì i passi dei suoi nuovi amici alle spalle.
Davanti a loro trovarono tutta la polizia di Chicago, armi in mano e pronti a sparare, ma non le ci volle molto.
Lo trovò.
Sentì subito il brusio di tutte le persone diffondersi come una bomba, stavano sussurrando il suo nome.
-Non è possibile.- Zeke abbassò l’arma e la guardò in faccia.
-Tu sei viva.- continuò Cara, sorpresa per quello strano miracolo.
 
-Tris.- pronunciò Quattro, rimanendo con la bocca leggermente aperta per lo shock, tutte le sue certezze erano appena crollate.
Lei lo stava guardando in quel modo, nello stesso modo di quel giorno che si erano conosciuti, sentì il cuore pompare più velocemente il sangue, lo percepì scorrere veloce per tutto il suo corpo come l’adrenalina.
-Prior?- commentò sua madre, senza nascondere l’ironia, -Le regole della morte per te non valgano.-
-A quanto pare no.- commentò la ragazza, in tono freddo.
 
Io non sento niente, solo dolore.
 
 


Angolo dell'autrice: Bene, siamo arrivati al 5 capitolo e sappiate che io sono gasatissimaaaa!! ^^ Questo è il primo vero incontro con Tris per Quattro, spero di esserci riuscita, ma il mio intento era quello di mostrare un distacco iniziale da parte di lei.
Ricordiamoci che Tris è stata Depistata, non nello stesso identico modo di Peeta, ma è stata torturata per due anni e la sua vita ormai è a pezzi, quindi non dovete preoccuparvi se inizialmente tra i due la situazione non sarà delle megliori.
Ci tenevo a specificarlo per evitare fraintendimenti e sappiate che sto andando così spedita solo perchè voi, con le vostre parole e il vostro calore, riuscite a spingermi oltre i limiti, scrivendo in continuazione, quindi Grazie per avermi fatto arrivare già a questo punto.
Grazie per il vostro tempo, adesso vi lascio allo spoiler: :)



Tris sbarrò gli occhi e vide suo fratello, il suo cuore iniziò a battere veloce, quella era l’unica cosa che le faceva male.
 
“Noi per lui non proviamo amore, queste è la vecchia Tris.”
In fondo lo odiamo per il destino al quale ci ha condannato.
 
-Tris.-
-No.- balbettò, indietreggiando veloce, -No, no, no.-
-Sei viva.-
 

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Capitolo 6
*** I'll remember ***


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I’ll remember
 
-Abbassate le armi.- urlò Evelyn e tutta la polizia di Chicago eseguì i suoi ordini.
Tris fece lo stesso e guardò Katniss, Peeta e Gale per dirgli di fare la stessa cosa, aveva evitato Haymitch volontariamente perché l’uomo non aveva impugnato nessun’arma.
-Devo parlare con te, Evelyn, è una questione della massima importanza.-
-Credo che però tu prima debba darmi delle spiegazioni su queste persone, dovremo…-
-Non farai niente del genere, loro vengono con me.-
 
“Non sei mai riuscita ad alzare i toni con lei, cosa ti succede? Dove hai preso il coraggio?”
Lo sai che non è coraggio.
“Già, spero di dimenticare sempre quello che c’è successo, ma è impossibile.”
Non riesco neanche a guardarlo.
 
-Se loro vengono con noi, non ti dispiacerà allora la presenza di Quattro, Christina, Cara e Zeke?- domandò con la sua splendida voce.
Solo allora Tris provò a guardarlo, a guardarlo veramente con il cuore: vide il ragazzo che aveva conosciuto quel giorno lontano, un Quattro lontano dal mondo, distaccato e freddo, i suoi occhi però, in quel momento, stavano vibrando.
Avrebbe voluto provare la stessa cosa ma il dolore degli ultimi due anni aveva annullato tutto, l’aveva annullata del tutto.
-Va bene.-
-Seguitemi, Zeke lascia andare i tuoi uomini e raggiungici.-
 
-Tris?-
La ragazza percepì la voce di Katniss ma non si voltò, stava ancora guardando Tobias, quello che era stato il suo ragazzo una volta, e lui stava ancora guardando lei, improvvisante però vide la mano di Christina intrecciarsi a quella di lui, in modo possessivo.
Indietreggiò senza volerlo, e si voltò.
-Andiamo.- sussurrò a Katniss, s’incamminò passando accanto a loro e seguendo la donna per le strade della sua città.
Avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto smuovere mari e monti per riprendersi ciò che era suo, avrebbe voluto lottare per riavere Tobias con se ma il suo cuore come la sua mente non avevano reagito.
 
“Ci hanno tolto la capacità di amare.”
Sì.
 
Tris osservò con sguardo attento le strade di quella nuova Chicago, tutto era diverso, tutti erano felici, avevano costruito nuovi edifici, come nuovi negozi di vario genere, i Livelli Superiori avevano un’aria meno terrificante e avevano ristrutturato lo Spietato Generale e si accorse, senza troppe sorprese, che si stavano dirigendo proprio là, ricordò vagamente la sala degli interrogatori e comprese che certe cose non sarebbero mai cambiate.
 
*
 
Evelyn li aveva condotti al vecchio salone degli interrogatori, adesso era stato modernizzato in una sottospecie di sala conferenze, soprattutto perché negli ultimi anni non avevano più avuto necessità di adottare i vecchi metodi, di applicare le vecchie leggi.
Si accomodò su una delle sedie del tavolo e aspettò che tutti fecero lo stesso, guardò suo figlio e si rammaricò di non poter fare niente per lui.
Il ritorno di Tris lo aveva turbato, soprattutto perché aveva deciso di farsi una vita con Christina.
Chiuse brevemente gli occhi per cercare di mantenere i nervi sotto controllo e si concesse di osservare quella ragazza strana solo per un momento, rendendosi conto che sicuramente le avevano fatto qualcosa, che quegli occhi erano il risultato di torture, di anni di torture.
 
-Beatrice quando vuoi tu.-
-Sono Tris.-
 
Questa ragazza è uguale a Tobias, la stoffa di Intrepido non si perde neanche negli anni.
 
Tris era rimasta in piedi, i nervi tesi e le budella contorte, non avrebbe voluto che gli altri sentissero la sua storia, avrebbe preferito parlare in privato ma Evelyn aveva un carattere troppo forte per farsi sottomettere da lei.
Cercò di scordare il gesto di Christina, cercò di dimenticare Tobias e i suoi amici.
 
-Quel giorno, sono riuscita a sopravvivere al Siero della Morte ma questo lo immaginavate, sapete che David mi ha sparato, due volte.- si voltò ed indicò con la mano i punti sulla sua schiena, -Ma quello che non sapete è che prima di essere portata in quella stanza del Dipartimento qualcuno mi ha trovata, ero viva, in realtà ero quasi morta ma quel qualcuno mi ha tolto i proiettili, mi ha curato le ferite e mi ha drogata.-
Evelyn raddrizzò la schiena e si fece attenta.
-Quando siete venuti a trovarmi al Dipartimento io potevo sentire tutte le vostre parole, potevo percepire il vostro contatto ma io non potevo muovermi.
Non so chi mi abbia curato ma sono più che sicura che chiunque sia stato mi abbia anche rapito, nessuno ha mai cremato il mio corpo, quelle non erano le mie ceneri.- sussurrò, voltandosi verso i suoi amici, ma senza soffermarsi su Tobias, le tremò la voce ma cercò di farsi forza.
-Mi sono svegliata con le mani legate ad una catena attaccata al pavimento, dentro una cella.- allungò i polsi per far vedere il solco dovuto alle catene.
-Sai dove si trovasse questo posto?-
-Ero a Panem, nelle Territori Perduti.- disse, indicando Katniss e gli altri, -Però… Mi hanno tenuta in quella cella per due lunghi anni, durante i quali hanno fatto esperimenti su di me, come Jeanine, molto tempo fa, mi hanno torturata in modi diversi e sempre più dolorosi… Hanno giocato con me, ma ho cercato di recuperare qualche informazione.-
 
Appoggiò le mani sul tavolo, non per dimostrare qualcosa, semplicemente perché percepì le forze venire meno.
-Queste perone hanno usato il metodo del depistaggio, anche con Peeta hanno fatto la stessa cosa, ma usano anche le tecniche degli Eruditi e progettano di purificare la razza ripristinando gli Hunger Games.-
-Cosa sono gli Hunger Games?- chiese Cara.
-Katniss.-
-Questi Hunger Games erano il modo usato dall’ex Presidente Snow di tenere i Distretti sotto il suo controllo; Dodici Distretti rifornivano Panem di tutto il necessario, ed in cambio lui prelevava una volta all’anno un ragazzo e una ragazza da ogni Distretto, siamo stati chiamati Tributi, ci allenavamo e ci buttavano in un arena, ed attendeva che ci uccidessimo gli uni con gli altri, fino ad ottenere un unico vincitore.
Quel vincitore sarebbe stato la prova della misericordia di Panem verso il suo popolo, ma non è mai stato così; i vincitori non erano liberi, nessuno lo è mai stato.
Ed abbiamo combattuto duramente affinché Panem fosse liberato, abbiamo perso delle persone care ma, adesso, sono un mero ricordo, ma se queste persone provano a fare quello che Tris ha sentito allora siamo nei guai, tutti.-
-Tris come sei evasa?- domandò Evelyn.
-Ho usato il Siero della morte.-
-Hanno il Siero?-
-Hanno tutti i Sieri.- specificò la ragazza.
-I tuoi rapitori ti hanno portato nelle “Territori Perdute”, posti di cui ignoravamo l’esistenza, forse solo quelli del Dipartimento potevano saperlo, ma tu hai cancellato loro la memoria.-
-Ne siamo sicuri?-
Calò improvvisamente il silenzio in tutta la sala e tutti continuarono a guardare la ragazza sopravvissuta alla morte.
-Collaboriamo con loro da due anni, non ricordano niente delle razze, dei Geneticamente Puri e tutto il resto.-
-Forse qualcuno sta mentendo e ha trovato il modo di collaborare con gli Altri.-
-Hai sempre avuto delle teorie interessanti, ma prima di puntare il dito contro qualcuno vorrei parlare con la vostra autorità.- chiese Evelyn, guardando Katniss.
-Il nostro hovercraft potrà aiutarla per le comunicazioni, il Presidente Paylor sarà felice di aiutare e ci tiene a farvi sapere che se lo riterrete necessario manderà delle flotte, sanno che siamo qui.-
-Molto premuroso, ma anche la nostra polizia svolge un ruolo più che sufficiente.- la donna venne interrotta da un piccolo rumore e tutti si voltarono verso la porta centrale, che lentamente si stava aprendo.
Tris sbarrò gli occhi e vide suo fratello, il suo cuore iniziò a battere veloce, quella era l’unica cosa che le faceva male.
 
“Noi per lui non proviamo amore, questa è la vecchia Tris.”
In fondo lo odiamo per il destino al quale ci ha condannato.
 
-Tris.-
-No.- balbettò, indietreggiando veloce, -No, no, no.-
-Sei viva.-
Al suono di quelle parole associò una delle frustate che aveva ricevuto, la punivano per essere viva, la punivano per tutto.
-Non posso, no, no.- sentì le lacrime scorrerle lungo la guancia, le toccò meravigliate, non piangeva da due anni, credeva che le avessero tolto anche la capacità di farlo.
-Beatrice.-
-NO!- urlò ancora più forte, si voltò e uscì velocemente usando l’altra porta, non fece caso alle parole di Katniss e ai rumori, corse fuori il più velocemente possibile.
Quando si ritrovò in strada si accasciò a terra, il peso di quegli anni di prigionia le oppresse il cuore e non riuscì quasi a respirare.
Si abbracciò le gambe e posò la testa in mezzo ad esse, non sarebbe dovuta tornare, avrebbe dovuto troncare i legami col passato e vivere da relitta ma il senso del dovere era sempre stato la sua più grande disgrazia, il voler ripagare i suoi genitori per il loro sacrificio l’aveva cambiata.
-Tris.- Katniss si abbassò al suo livello e le sfiorò una mano.
-Non posso essere quello che loro vogliono.- sussurrò piano, -Io non sono quella ragazza, non potrò più esserlo.
Sono un mostro.-
-No, tutte queste persone ti vogliono bene.-
-No.-
-Io sì.-
Caleb cadde sulle ginocchia e guardò la sorella.
-Mi hai salvato la vita Tris e ti sei sacrificata per me, mi sono sempre sentito una merda per quello che ti avevo fatto, ma avevo sperato che almeno la morte ti avesse dato la pace ma adesso.
Adesso mi rendo conto che se fossi andato io al tuo posto ti avrei evitato le torture, i maltrattamenti, non cercavano me, cercavano i Divergenti, volevano te fin dall’inizio, perché anche tra le persone speciali tu lo sei sempre stata di più.
Io mi odio per quello che ti ho fatto, mi odio e non potrò mai perdonarmi, però tu adesso sei qua, davanti ai miei occhi e non posso non esserne felice.- provò a sfiorarla ma lei si ritrasse.
-Non.Toccarmi.-
-Non lo farò, non ti toccherò ma adesso mi prenderò cura di te.-
-Caleb.- alzò lo sguardo e si rese conto che anche Tobias la stava guardando, i suoi occhi erano una tormenta, le urlavano mille sentimenti ma la sua bocca invece no.
 
Perché non mi parli?
 
-Io sventerò questa guerra, farò in modo di evitare che quei bastardi distruggano quello che col sangue abbiamo conquistato e poi me ne andrò con loro.
Andrò a Panem e voi vi dimenticherete di me, perché io sono nessuno, io non sono Tris.-
 
*
 
Tobias non staccò gli occhi da lei neanche un secondo, tutto quello che lei aveva raccontato lo aveva spaventato e lo aveva fatto sentire un idiota, credeva che lei volesse il suo bene, ma lei ancora una volta aveva bisogno di lui, e lui non aveva risposto a quella sua chiamata.
Ancora una volta l’aveva lasciata sola con i suoi demoni.
Ed adesso davanti a se aveva una Tris stravolta, fragile, così diversa che non aveva ancora trovato le parole per esprimere tutti i suoi sentimenti.
 
Ricordo così bene il giorno che ci siamo visti la prima volta, ricordo il giorno cui tu hai fatto breccia nel mio cuore, ricordo quando ti ho baciato la prima volta nella residenza degli Intrepidi e ricordo com’è stato fare l’amore con te quella volta.
Mi hai fatto sentire vivo.
E ricordo altrettanto bene tutte le volte che mi hai mentito per il mio bene, ricordo tutto così perfettamente che questi due anni sembrano inconsistenti, e tu Tris, tu ricordi tutte queste cose?
Io non ho dimenticato.
 
*
 
Tris guardò Quattro e improvvisamente seppe perfettamente quale fosse il flusso dei suoi pensieri, per lei era sempre stato così facile capirlo che neanche quella volta aveva fatto la differenza.
 
Anch’io ricordo tutto.





∞Angolo dell'autrice: Buona domenica a tutti e ancora una volta non posso smettere di ringraziarvi per le bellissime parole che ogni volta mi lasciate!
Sono così felice che questa storia sta prendendo il sopravvento su di me, ormai i personaggi hanno vita propria e tutto questo lo devo a voi e al vostro incoraggiamento <4
Come promesso, ho spiegato un pò meglio gli Hunger Games, non mi sono dilungata molto perchè Katniss non sente proprio il bisogno di spiegare a tutti il suo dolore; Tris invece cerca di essere forte, Tobias non è riuscito a farla crollare, è come se riuscisse a tenergli ancora testa ma non è stato lo stesso per Caleb: con lui ha avuto il rapporto più devastante del mondo e ancora non riesce a perdonarlo, per tutto quello che ha fatto.
Ed ecco perchè si sente così vulnerabile, così debole.
Bene, ancora Grazie per tutto quello che fate ed adesso vi lascio allo spoiler:




-Devo andare.- sussurrò alzandosi.
-Stai andando da lei, vero? Quattro non lo fare, ti prego! Ci sono io qui per te.-
Il ragazzo la guardò e provò a sorridere.
-Christina lasciami andare, devo almeno parlare, devo provare a capire cosa le sia successo.-

 

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Capitolo 7
*** Complicated ***


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Complicated
 
-Caleb perché non li facciamo sistemare nella struttura B-10, ormai il sole è calato e si sta facendo tardi.
Parlerò domani con il vostro referente.- concluse Evelyn.
 
Tris abbassò lo sguardo, sentendo che il momento di lasciarsi andare si era esaurito, il suo cuore era tornato un organo informe e dolorante, non l’avrebbe lasciato andare nuovamente.
-Veramente…- iniziò Haymitch.
-Restiamo sull’Hovercraft.- disse Tris, alzandosi.
-Come?-
-Preferiamo restare dove ci sentiamo a casa.-
-Tris almeno tu, casa mia non è lontana e noi…-
-Io resto con loro.- sussurrò, indietreggiando ancora da quel fratello che aveva odiato per tutto quel tempo.
Quel fratello per cui aveva sacrificato tutto durante la guerra, quella persona che l’aveva tradita più di una volta e per la quale aveva dato la sua stessa vita.
-Andiamo.-
Katniss le prese la mano e la guardò negli occhi, abbozzò un sorriso e si lasciò trascinare dall’unica persona che aveva fatto breccia nel suo cuore malato.
-La riunione sarà prevista per le nove del mattino.- urlò Evelyn per farsi sentire.
-Ci saremo.- rispose Peeta, mettendo un braccio intorno alle spalle di Katniss e portandole via da tutto quel dolore.
 
Gale osservò per un’ultima volta quelle strane persone, notò ancora la meraviglia nei loro occhi: nessuno aveva previsto che Tris fosse viva.
Scosse la testa e s’incamminò col resto del gruppo, non riuscendo a non pensare alle poche dimostrazioni d’affetto che aveva ricevuto, forse solo suo fratello le aveva fatto capire quanto avesse sofferto, poiché neanche il suo Tobias si era fatto vedere.
 
Questa gente è così diversa da noi.
 
Osservò la schiena piegata di Tris, smise di sorridere, quella ragazza portava un grande fardello sulle spalle come Katniss all’epoca della Rivoluzione, erano così simili, con l’unica differenza che loro avevano sempre dimostrato l’affetto che provavano per la Ghiandaia Imitatrice, mentre Tris era stata lasciata in balia di se stessa e del dolore.
 
Cosa sarebbe successo se non avesse trovato Katniss? Se fosse rimasta nel bosco?
“Sarebbe morta, in solitudine.”
 
Aprì il portellone dell’hovercraft e lo chiuse quando tutti furono entrati.
-Direi che dovremo mangiare qualcosa.-
-Sì, Tris ne ha davvero bisogno.-
-Non ho fame.- rispose la ragazza, lasciando la mano dell’amica e dirigendosi verso il bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
 
 
Katniss provò a dire qualcosa ma senza risultato, era rimasta lei stessa scioccata dallo strano modo con cui l’avevano accolta ed era rimasta terribilmente scontenta di come Tobias l’avesse ignorata, di fronte a tutti.
 
-Cosa possiamo fare?-
Peeta stava guardando la porta del bagno come la sua ragazza.
-Possiamo solo starle accanto, non possiamo lasciarla sola.-
-Vi rendete conto che nessuno si è premurato di abbracciarla, di dirle quanto le fosse mancata! Sono riuscito a percepire il disagio nei loro occhi nell’averla ritrovata dopo due anni.-
-Forse a voi vi sfugge qualcosa.- Haymitch si lasciò cadere su una sedia e prese la fiaschetta con l’alcool.
-Cioè?-
-Queste persone una volta erano divise in fazioni, quelli con cui ci siamo relazionati oggi erano per la maggior parte Intrepidi, e loro non sono inclini agli atti sdolcinati, credono nel coraggio e in fondo anche loro sono felici di riaverla a casa.-
-Ma Tobias è rimasto in silenzio e ha permesso che quella ragazza lo toccasse davanti a lei, che marcasse il territorio.-
-Tobias era lì?- chiese, sorpreso Gale.
-E´il ragazzo che si fa chiamare Quattro.- continuò irata.
-Katniss.- la rimproverò Peeta, -Non puoi sapere come stanno le cose, forse Tobias ama quella ragazza.-
-E´da pazzi!-
-No Katniss, semplicemente è come ti avevo detto io.- disse Tris, uscendo dal bagno col il polso macchiato di sangue, che lentamente stava scendendo lungo la sua gamba, macchiandole i pantaloni neri.
-Che hai fatto?-
 
Katniss corse, per quella breve distanza e le alzò il polso lacerato da una piccola lama, urlò a Peeta di prendere degli asciugamani e puntò i suoi occhi in quelli di lei.
Non riuscì a leggervi niente.
-Non sento niente.- sussurrò Tris.
-Cosa vuol dire?-
Gale le fece appoggiare la sua schiena sul suo petto, e vide la ragazza lasciarsi andare a quel contatto, chiudendo gli occhi e rilassando i muscoli.
-La tengo.- rispose il ragazzo, guardando Katniss.
-Avevo bisogno di sentire qualcosa, solo il dolore mi aiuta.-
-Tris…-
-Io non sento niente Katniss.- riprese, più lentamente.
-Non sarà facendoti del male che ci sarai d’aiuto nella guerra.-
-Lui… Lui non mi ha neanche parlato.- sentì le lacrima scorrere ancora lungo le sue guance,      -Perché piango?-
-Perché hai il cuore a pezzi.- Katniss le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e tamponò la ferita.
-No io… Non ho un cuore, me lo hanno distrutto loro, io sono nessuno, non posso più amare.-
-Adesso smettila Tris!- rispose bruscamente la bruna, -Tutte le persone che oggi ti hanno ritrovata si sono comportate da stronzi, il primo Tobias che è rimasto immobile senza dire niente!
Ma qua dentro, qua noi ti vogliamo bene e non ti lasceremo andare così facilmente.-
-Non mi conoscete veramente, se sapeste del mio passato non vi fareste molti problemi a lasciarmi qua fuori a sanguinare.-
-Tutti noi abbiamo fatto delle cose brutte per arrivare qui.-
-Anche uccidere?- domandò lei aprendo gli occhi.
-Anche uccidere.- rispose in coro tutti, sentendo il peso di quelle parole.
 
-Tris devi fidarti di noi, non siamo qua solo per la guerra, siamo qua anche per aiutarti a tornare te stessa.- disse Gale.
-Io ho cinquanta sfumature di tenebra dentro di me, non andranno più via.-
-Allora ti insegneremo a conviverci, ma adesso devi promettermi che non ti farai più del male.-
Katniss la fissò in attesa, aveva appena finito di fasciarle il polso.
-Ci proverò.-
-Già è qualcosa.-
-Adesso Peeta ci cucina qualcosa.-
-Bè, pane a volontà!- urlò, cercando di sdrammatizzare e riuscì a far sorridere Tris anche se per poco.
 
***
 
-Quattro?-
-Quattro mi vuoi rispondere?! È da più di un’ora che ti parlo e tu sei immobile su quel divano e guardare il pavimento.-
Christina posò le mani sui fianchi e lo guardò.
Anche per lei era stato sconvolgente ritrovarsi Tris davanti agli occhi, anche lei aveva rivisto quell’amica che credeva morta ma dentro di se, si era sentita tradita dal comportamento di Quattro.
 
Lui la ama ancora.
“Non ha mai smesso.”
 
-Quattro con chi vuoi stare? Io sono stata al tuo fianco in questi due anni, mi sono innamorata di te, forse lo ero già da prima ma ho rispettato te e Tris, ma adesso non so se posso mettermi da parte di nuovo.
Ho anche io un cuore, ed è stanco di essere la seconda scelta.-
Quattro alzò il viso e riuscì a guardarla per la prima volta da quando erano rientrati a casa.
 
Non le ho neanche detto “ciao”, ho lasciato che Christina monopolizzasse tutta la situazione.
Devo vedere Tris.
Devo capire cosa le hanno fatto veramente.
 
-Devo andare.- sussurrò alzandosi.
-Stai andando da lei, vero? Quattro non lo fare, ti prego! Ci sono io qui per te.-
Il ragazzo la guardò e provò a sorridere.
-Christina lasciami andare, devo almeno parlare, devo provare a capire cosa le sia successo.-
-Lo ha detto oggi, non c’è bisogno che tu vada da lei.-
-Non riesci a capire.- rispose, avanzando sicuro verso la porta e una volta aperta iniziò a correre giù per le scale.
Corse come non gli succedeva dai tempi delle Fazioni, sentì i polmoni bruciargli nel petto ma non si fermò, voleva raggiungerla il prima possibile.
 
*
 
Gale alzò lo sguardo verso i ragazzi, sentendo ancora uno strano rumore.
-Stanno bussando?- domandò Peeta, incredulo.
Katniss si alzò dalla sedia e aprì il pulsante, si trovò davanti Tobias, affannato, leggermente sudato ma lesse qualcosa nei suoi occhi.
-Devo parlare con lei, io…-
-Forse non è il caso.- rispose Gale, rimanendo al suo posto.
-Io devo parlare con Tris, ne ho bisogno, non me ne andrò fino a quando non me lo lascerete fare e poi userò la forza.-
-Vai.-
-Cosa?-
Katniss incrociò le braccia al petto e lo fissò.
-Non potrà andare avanti finché non tronca col passato e tu sei l’unica cosa che le impedisce di farlo, quindi forza, ma ti avverto, stai per affrontare la tua quinta paura Quattro.-
-Tu sai delle paure?-
-Convincere la persona che ami a tornare da te, dopo che è stata depistata. Ci sono passata e ti assicuro che non lo auguro neanche al mio peggior nemico.-





∞Angolo dell'autrice: Rieccomi con questo breve, ma spero intenso capitolo! Ringrazio tutte le magnifiche persone che ogni volta si fermano a leggere e/o a recensire tutti i capitoli.
Mi aiutate sempre molto, e non riuscirò mai a smettere di dirvelo ^^
Il capitolo è leggermente breve, ma purtroppo mi serviva solo per introdurre il capitolo di domenica: Il confronto tra Tris e Quattro ormai è imminente ed ormai niente e nessuno lo può più rimandare.
Spero lo stesso che vi piaccia e che vi faccia provare le stesse cose che ha fatto provare a me !
Adesso vi lascio allo spoiler:  <4



-Cosa sei venuto a fare?-
Quel suono gli gelò il sangue e gli diede modo di pensare razionalmente.
-Sono qua per te.-

 

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Capitolo 8
*** Fifty shades of Tris ***


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Cinquanta sfumature di Tris
 
Quattro rimase immobile, come se le parole pronunciate da quella ragazza gli avessero dato un’altra prospettiva della situazione.
 
Depistata.
 
Quella parola aveva iniziato a rimbombargli nella mente, subito dopo averla sentita, sapeva il suo significato e proprio perché lo sapeva, capiva che quella sarebbe stata la sua quinta paura.
L’aveva data per scontata così tante volte che meritava quella punizione.
 
-Hai paura?- Peeta si avvicinò all’apertura e lo guardò.
-Cosa?-
-Ti ho chiesto se hai paura ma essendo un Intrepido questa parola non dovrebbe farti nessun effetto, eppure la vedo, nei tuoi occhi.
Se sei venuto qui solo per una soddisfazione personale, solo per fare il dispetto alla tua ragazza, vattene.
La ragazza che sta nell’altra stanza è stanca di essere sempre messa da parte, stanca di dover prendere tutte le decisioni e di farsi carico di tutti i problemi del mondo.-
-Non…-
-Perché se credi che correrà da te ad abbracciarti ti sbagli di grosso, quindi se superi questa soglia, sappi che ti dovrai assumere la responsabilità delle tue azioni, i depistati sono le peggiori creature di questo mondo. La loro testa è divisa in due, e nessuna delle due parti ti porta alla ragione.
Hanno il vuoto dentro e la rabbia che circola nelle vene.-
-Ne parli come se ne conoscessi qualcuno.- asserì calmo.
-Lo sono stato anche io, e se sono qua è solo per Katniss. Quindi te lo dico nuovamente, se entri ti assumerai una parte della responsabilità di Tris, se te ne vai, ci penseremo noi e faremo finta di niente.-
 
Quattro non indietreggiò, guardò Peeta negli occhi e fece un passo avanti.
-Non sono pronto a lasciarla andare, non lo avrei fatto neanche due anni fa.-
-Gira a destra, sulla prima porta.-
-Grazie.-
 
Espirò lentamente, neanche si era reso conto di aver trattenuto il fiato e s’incamminò vero la direzione e in pochissimo tempo si ritrovò davanti la porta indicata.
Avvicinò l’orecchio ma non sentì alcun rumore, così decise di bussare e aprì di poco la porta.
L’unica luce che illuminava la stanza dell’Hovercraft era quella della luna, semplice con il letto al centro, un armadio e probabilmente il bagno, vide Tris rannicchiata sul letto, le gambe strette al petto.
Non aveva più i vestiti con la quale si era presentata quel pomeriggio, ma indossava una maglietta troppo grande che la copriva quasi del tutto, lasciando scoperte solo i polpacci e metà gamba.
Percepì il suo cuore pompare sangue, aumentando il suo ritmo, e senza volerlo ricordò il giorno che avevano fatto l’amore, quando nonostante la guerra loro erano assieme e potevamo amarsi, ancora.
Adesso però quella visione gli provocò anche dolore, l’aveva persa.
Si avvicinò lentamente e solo allora iniziò a notare alcuni dettagli: sulla gamba sinistra, per metà nascosta, vi era una brutta cicatrice; il braccio destro era coperto da una garza fresca ma macchiata di sangue; il braccio sinistro era ricoperto di lividi e i capelli sani e lucenti adesso erano morti.
 
-Cosa sei venuto a fare?-
Quel suono gli gelò il sangue e gli diede modo di pensare razionalmente.
-Sono qua per te.-
 
Tris si voltò e lo guardò, lesse tutto attraverso i suoi occhi ma non provò niente dentro di sé, adesso capiva le sue cinquanta sfumature.
-Hai sprecato il tuo tempo e avrai sicuramente fatto incazzare Christina.-
-Non mi interessa.-
-Davvero Tobias? O dovrei chiamarti Quattro, adesso? Lo spietato Quattro degli Intrepidi?-
-Non è come pensi.- avanzò e si ritrovò molto vicino al letto, la guardò negli occhi ma fu difficile leggervi dentro.
-Forse capisco troppo bene.-
-Quando mi hanno detto che eri morta, Tobias è morto con te, quella era l’unica parte della mia vecchia vita che io ho condiviso con te e senza di te non valeva la pena essere ancora quel ragazzo.-
-Se la metti così allora, neanche io sono Tris, io sono nessuno.- sussurrò, guardando fuori dalla finestra.
-Cosa ti hanno fatto?- avvicinò una mano al suo viso ma lei si allontanò, scendendo dalla parte opposta del letto.
-Credevo di essere stata abbastanza chiara su quello.-
-C’è qualcosa mi nascondi e io so leggere dentro di te, ti ho amata così tanto che vederti così mi spezza il cuore.-
-Questo mi aiuta a farmi capire che ormai il mio posto è stato occupato da Christina.- continuò, sorridendo.
-Perché sorridi? E no, il tuo posto è ancora dentro il mio cuore, nessuno, neanche lei, è mai riuscito a prenderlo.-
-Quattro non mentirmi.-
-Allora non lo fare neanche tu.-
 
Tris chiuse gli occhi, lui voleva la verità e l’avrebbe avuta, per quanto cruda e orribile essa fosse.
 
Non sento niente.
 
-Vuoi sapere? Vuoi davvero sapere?-
-Sì.-
-Mi hanno maltrattato dal primo giorno che sono arrivata, hanno usato qualsiasi tipo d oggetto contundente potesse farmi male per avere informazioni: coltelli di tutte le dimensioni, lame e pugnali; quando hanno visto che il dolore potevo gestirlo, che potevo resistere, hanno iniziato con i sieri, ogni giorno un siero diverso associato a una tortura diversa.
Solo dopo hanno sperimentato l’elettro shock e il veleno degli aghi inseguitori, ti lascia in preda a delle terribili allucinazioni se non viene curato per te ma più di tutto amavano frustarmi, sentivo il loro sadico piacere nel vedermi contorcere alle loro percorse, ma io sono stata più brava.- gli diede le spalle e alzò la maglietta per lasciare intravedere la schiena.
Non si preoccupò di farsi vedere le mutande né di essere mezza nuda, ma gli lasciò vedere i segni che neanche il tempo era riuscito a sbiadire, sentì il verso provenire dalla sua bocca e abbassò la maglia.
-Io non ho mai pianto, non ho mai urlato, sono rimasta in silenzio per due anni, Quattro. Così dopo le frustate hanno provato a soffocarmi con l’acqua, hanno usato tutti i metodi più brutali per provare ad uccidermi, mi hanno rotto il braccio un paio di volte, solo per il piacere di rimettermelo a posto e di rompere l’altro un paio di giorni dopo.
Sono stata torturata, maltratta e sono stata violentata da quelle persone, ma ho resistito due anni, due anni persi a sperare di riuscire a scappare prima o poi.-
Si fermò per guardare il suo viso, vi lesse paura, dolore, disperazione, tutti sentimenti che lei conosceva fin troppo bene e che le avevano rimosso.
-Hanno giocato con me, Quattro, mi hanno tolto la capacità di amare. Io ho cinquanta sfumature di tenebra dentro di me, Tris non esiste più.-
-E il polso?-
-Sono stata io perché io non sento più niente. Qua dentro il mio cuore non batte più, è un organo informe, rovinato, lacerato, e mi fa provare solo odio, odio e rabbia.-
-Tu non sei così.- disse asciugandosi le lacrime.
-Adesso io sono così.-
-No.- avanzò deciso verso di lei e per la prima volta ebbe paura.
-Non toccarmi.-
-Tris.-
-Ti ho detto di non toccarmi.- disse con più decisione, -Non lo posso sopportare.-
-Da lei ti sei fatta toccare, dammi anche a me questa possibilità, cazzo Tris, ancora una volta non riusciamo a essere sulla stessa onda, ancora una volta combatti una battaglia di cui non mi hai reso partecipe.-
-Sì perché tu hai Christina e devi dimenticarti di me!- sbottò, facendo un paso verso di lui.
-Io amo te! Ti amo Tris, non ho smesso di pensarti in questi due anni, non ho mai smesso di pensare a come avrei potuto evitarti la morte, il dolore, la scelta più grande di te.-
-Non potevi. Non potevi fare niente per me, il mio destino era già scritto: io sono la vittima da sacrificare.-
-No.-
Allungò un braccio e prese la sua mano e la trascinò contro il suo petto, la sentì contorcersi a quel contatto, ma non la lasciò andare, non diede peso alle sue parole, ai suoi insulti o alle sue grida.
Aveva sognato per due lunghi anni il suo corpo, il suo odore e la sua voce, aveva sognato di poterla abbracciare ancora una volta, di poter recuperare il tempo che aveva buttato ed adesso che poteva farlo, le avrebbe impedito di crearsi un muro attorno al cuore.
-Quattro lasciami.-
Abbassò lo sguardo e vide le lacrime scorrerle lungo il viso.
-Non posso lasciarti andare perché ti amo e perché combatterò per te questa volta.-
-Io non sento niente, Quattro.-
-Ti aiuterò a sentirlo nuovamente, ti prometto che ti aiuterò Tris, ma adesso lasciami qui con te, per favore.-
Aumentò la stretta lungo il suo corpo esile, troppo magro e leggero e sentì le sue lacrime aumentare, accompagnate dai singhiozzi disperati, lei non lo abbracciò ma non si aspettò niente del genere, gli stava bene così però.
-Andrà tutto bene.-
-Non è vero…- sussurrò lei, nonostante il pianto, -Non provo niente.-
-Adesso, ma con il tempo sarà diverso.-
 
Tris chiuse gli occhi e appoggiò il viso al suo petto, lasciandosi andare al pianto, al dolore e alla rabbia di essere diventata in quel modo. Non avrebbe mai più potuto prevedere le conseguenze delle sue azioni, dentro di se c’erano così tante Tris che non poteva tenerle a bada tutte.
 
“Lo senti?”
Cosa?
“È il calore del corpo di Quattro, mi era mancato.”
… Anche a me…
 
*
 
-Starà bene?- domandò Katniss guardando la porta.
-Il tempo è l’unica medicina valida.-
-Per te è stato così ma ho come la sensazione che il suo dolore sia più radicato.-
-Non mi preoccuperei per questo, Quattro ha capito cosa deve fare e sono sicuro che non la lascerà andare, ma dobbiamo assolutamente capire cosa il nemico vuole fare.-
-Mi frullano così tante idee che ho paura che si realizzino.-
-Usare gli Hunger Games per selezionare soggetti puri?-
-Peeta.-
-Io e te la pensiamo allo stesso modo da tempo, ma ci potrebbero essere altrettante soluzioni valide, non sappiamo se vogliono colpire Chicago o Panem, non sappiamo chi vogliono distruggere, dobbiamo ottenere delle informazioni.-
-Tris vorrà andare al Dipartimento, è il suo punto di partenza.-
-Andremo con lei, allora.- Gale concluse, intromettendosi nella discussione.
-Bene, abbiamo un piano allora.-
 
Gale osservò Peeta lasciare il salotto e dirigersi verso la camera da letto e notò che Katniss era rimasta lì, con lui.
-Sono felice che la Paylor abbia chiamato te.- disse, guardandolo negli occhi, -In questi due anni hi sperato di rivederti.-
-Perché?- domandò sorpreso.
Si erano lasciati in malo modo e lui le aveva voltato le spalle senza guardarsi indietro, ferito e amareggiato dall’unica persona che aveva amato, anche se il tempo aveva alleviato le sue ferite, non era riuscito a dimenticare.
-Perché solo dopo ho compreso che la bomba non era la tua, prima ero accecata dalla rabbia, dall’odio ma poi ho rivisto tutto in modo chiaro, e non ti ho mai chiesto scusa.- ammise, scrollando le spalle.
-Katniss.-
-Era una cosa che volevo dirti Gale e adesso sento un fardello in meno sul petto.- lei si voltò per raggiungere la camera che divideva con Peeta, ma si fermò al suono di quelle parole.
-Anch’io sono felice che mi abbia dato questo incarico.-
Katniss sorrise e seppe che nonostante il dolore, la rabbia e l’assenza, il suo migliore amico era tornato da lei.





∞Angolo dell'autrice: Buona domenica a tutti !! ^^ Oggi splende il sole ed io sono così felice che il capitolo precedente vi sia piaciuto, nonostante fosse corto e avesse rimandato il tanto atteso scontro, ma adesso ci siamo!!
Cosa ne pensante? Sappiate che Tris è combatutta, le sue cinquanta sfumature si riferiscono al presupposto che lei ha tante Tris dentro si se, tanti aspetti della sua personalità che non riesce a gestire bene e il suo "non senso niente" è indirazzato proprio a questo.
Si è spenta, se così possiamo dirlo e solo il tempo le sarà d'aiuto.
Spero anche di aver chiarato la situazione tra Katniss e Gale!! 
Adesso vi ringrazio perchè io non ho davvero parole per esprimere i miei sentimenti e la vostra dedizione a questa storia <4
Vi lascio allo spoiler:


-Il piano?-
-Entriamo, Quattro ci porta direttamente da David, senza troppi giri di parole e senza spargere la voce.
Devo vederlo prima che sappia del nostro arrivo.-
-Andiamo allora.-

 

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Capitolo 9
*** Find the truth ***


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Find the truth
 
Tris nonostante avesse percepito la pace per la prima volta dagli ultimi due anni, non era riuscita a chiudere occhio per tutta la notte.
Le braccia di Quattro attorno al suo corpo magro erano state sia una benedizione sia una tortura, ricordandole da un lato la ragazza Abnegante che aveva scelto un’altra vita da Intrepida e dall’altro le avevano ricordato che non sarebbe più stata quella ragazza.
Tutto quello che aveva passato, l’aveva plasmata, modificando la sua indole fin nel profondo.
Alzò gli occhi verso l’oblò della sua camera e vide il solo sorgere lentamente, posò lo sguardo su Quattro, lui non l’aveva lasciata per tutta la notte, cullandola con il calore del suo corpo, ma in quel momento si divincolò, delicatamente.
Lo sentì sospirare ma non si svegliò, scese dal letto e uscì dalla camera il più velocemente possibile.
 
-Stai bene?-
Peeta l’osservò con attenzione, tenendo tra le mani la sua tazza di caffè.
-Già sveglio?-
-Incubi.- sussurrò il ragazzo.
-Non ho chiuso occhio.- ammise lei.
-Attività extra?-
-No… Non sono più abituata a dormire su un letto, né con qualcuno accanto, Quattro non riesce a capirlo.-
-Neanche Katniss lo accettava i primi tempi, ma ha rispettato le mie volontà.-
-Come siete riusciti ad… Arrivare fin qui?-
Il ragazzo prese un’altra tazza di caffè e gliela passò, sorridendo leggermente.
-C’è voluto molto, molto amore per permettermi di arrivare qua; io continuavo a dubitarne ma lei non ha mai mollato con me.
Tu ed io ci assomigliamo molto, Tris, anche per me è stato difficile chiedere aiuto i primi tempi.-
-Il dolore non ci rende simili.-
-Invece sì, devi lasciare che qualcuno abbatta la tua muraglia o il dolore ti annienterà.-
-Però non sei guarito.- asserì, calma.
-Non si può guarire, Tris, noi ci siamo spezzati, l’unica cosa che possiamo fare è rimettere assieme i pezzi per le persone che amiamo ed andare avanti, un giorno alla volta, ricordandoci che siamo sempre oltre il confine, che un passo falso porta all’autodistruzione.-
Tris strinse la tazza tra le mani, così forte che l’incrinò, ma non riuscì a rispondere, la posò velocemente sul tavolo e corse in bagno.
-Non farti di nuovo male Tris, perché io non sono comprensivo come Katniss.- sussurrò.
Lei si chiuse la porta del bagno alle spalle e sentì il respiro pesante, appoggiò le mani al lavandino ed alzò lo sguardo verso lo specchio.
La ragazza che la stava guardando aveva i capelli slegati, che le ricadevano informi sulle spalle, occhiaie scure e gli occhi spenti, la pelle troppo pallida e le ossa ben visibili.
Era un fantasma.
Tris allungò la mano ed aprì il cassetto, trovò le forbici e espirò pesantemente.
 
Devo darmi una sistemata.
 
***
 
Katniss posò il tablet sul tavolo della sala conferenze e guardò tutti.
-Ci permetterà di comunicare con Panem, il Comandante Paylor aspetta la nostra chiamata. Gale dall’hovercraft monitorerà la frequenza, in caso vi sia un calo di tensione.-
-Bene, Johanna Reyes è stata informata degli ultimi eventi.- disse Evelyn, guardando la donna alla sua destra.
-Inizialmente ero rimasta sorpresa, incredula dal suo racconto, ma ho imparato a fidarmi di lei e adesso che ti ho vista, Tris, so che tutto è vero.-
Tris abbassò lo sguardo e sentì le punte dei capelli sfiorarle la clavicola, li aveva accorciati nuovamente, non come quella volta che sua madre era morta, stavolta il taglio era diverso, perché lei era diversa.
Non avrebbe sopportato ancora quel suo aspetto, come se tutto fosse rimasto inalterato.
Katniss la guardò ed accese il tablet, la voce di una donna risuonò pochi minuti dopo.
 
-Signorina Everdeen, aspettavo sue notizie, è successo qualcosa?-
-No Presidente, abbiamo solo rimandato le comunicazioni a questo momento.-
-Oh sono felice di vedere che sia lei che il Signor Mellark stiate bene e la signorina Prior?-
-Sono qua.- rispose, inserendosi nella visuale del tablet.
-Le dona il nuovo taglio di capelli, ma abbiamo questioni più importanti di cui parlare, potreste…-
-Certo.- rispose Katniss, toccò qualche tasto e ampliò la proiezione dello schermo così da ricoprire buona parte della parete.
-Buongiorno, sono il Comandante Paylor, Presidente di Panem, immagino che avrò il piacere di parlare con Evelyn Eaton e Johanna Reyes, Presidenti di Chicago?-
-Non amiamo definirci in questo modo, noi cooperiamo per assicurare agli abitanti un luogo sicuro dove abitare… Iniziamo?-
 
 
Tris spense la mente, aveva imparato a lasciare fuori dal suo cervello tutto quello che non le interessava e quella discussione ne faceva parte: tutte e due le parti stavano dialogando sulla possibile minaccia, individuando aspetti che potessero avvicinare le due guerre, persone che vorrebbero minare la pace e una marea di elementi che non aveva sentito.
Però sapeva altrettanto bene che tutta quella discussione sarebbe stata solo uno spreco di tempo, aveva già in mente i possibili malviventi, ma era certa che nessuno le avrebbe dato retta.
 
È sempre stato così, nessuno si è mai fidato delle mie idee.
“Finisce che ci ascolteranno solo dopo che qualcuno si sarà fatto male ed ho la sensazione che saremo noi, di nuovo.”
Se non troviamo un altro modo, finirà così.
 
Guardò l’orologio davanti a se, sopra la porta e notò con grande disappunto che erano già passate due ore dall’inizio di quello strano incontro, così decise di osservare i volti dei presenti: tutti super concentrati, tutti convinti delle loro idee.
Quattro la stava guardando ma lei distolse lo sguardo, velocemente, non era ancora pronta ad affrontarlo nuovamente, anche perché lo aveva evitato fin dal primo mattino.
-Signorina Prior la stiamo annoiando?-
Si voltò per guardare Evelyn Eaton, più di una volta aveva avuto serie difficoltà a trovarsi sulla stessa lunghezza d’onda della donna e neanche quella volta avrebbe fatto eccezione, tossì per schiarirsi la gola e si alzò, poggiando le mani sul tavolo.
 
-Siete convinti che qualcuno di punto in bianco si sia svegliato e abbia deciso di orchestrare tutto questo “spettacolo”, rapendomi, torturandomi, portandomi in territori nascosti. Qualcuno che, a detta vostra, non abbia idea né di cosa siano gli Hunger Games, né dell’effetto dei Sieri.
Bè io vi dico che quelle persone sapevano perfettamente con cosa stavano giocando, sapevano cosa mi avrebbero fatto e le conseguenze che ne sarebbero derivate, sapevano che con gli Hunger Games il mondo sarebbe tornato sotto il terrore e la paura, quindi si, mi state annoiando perché ancora una volta vi sfugge il vero punto della situazione.-
-Ci vuole illuminare?- domandò Johanna, sorridendo cordialmente.
-Il Dipartimento di Sanità Genetica era l’unico che possedesse le capacità per estrarre due proiettili dal mio corpo, l’unico a conoscenza degli effetti di tutti i Sieri, l’unico capace di mettere in piedi questo gioco.-
-Ancora una volta è pronta a puntare il dito contro qualcuno, ad accusare delle persone, siamo in pace col Dipartimento da due anni, coordiniamo il lavoro, c’è una relazione di fiducia.-
-Sì fiducia, che è iniziata con la mia morta. Non le sembra un po’ strano?- chiese, sedendosi nuovamente.
Calò il silenzio e Tris riuscì a percepire l’elettricità volare nell’aria, ci sarebbe stato uno scontro.
-Le sue accuse…- riprese Evelyn.
-Le mie accuse sono fondate sul passato è vero, posso anche sbagliarmi, ma io voglio andare al Dipartimento, voglio guardare David negli occhi ed assicurarmi personalmente che non stia mentendo.
Se mi sbaglio, avrete le mie scuse e cercheremo altrove il nostro nuovo nemico.
Dovete concedermi il beneficio del dubbio.-
-Noi non le dobbiamo proprio niente…-
-Accordato.- concluse Johanna, posando le mani intrecciate sul tavolo.
-Cosa?!- esclamò Evelyn, visibilmente turbata.
-Tris ha ragione, dobbiamo iniziare a escludere dei sospettati e loro si trovano al primo posto, vuole che li avverto?-
-No, deve essere una sorpresa.- sussurrò la ragazza.
-Quattro li accompagnerà immediatamente con una jeep, allora.-
-Certo.-
-Johanna non possiamo dare corda alle sue fantasie ancora una volta.-
-Le sue fantasie ci hanno salvato una marea di volte, ci hanno parato il culo in più di una situazione e sono disposta a crederle, glielo dobbiamo.-
-E sia, ma se si sbaglia voglio che tutte le sue prossime richieste vengano approvate alla maggioranza.-
-Certo.-
Tris si alzò in piedi, non riuscendo a nascondere il sorriso di vittoria sul viso, appoggiò le mani sui fianchi.
-Possiamo cominciare.-
 
***
 
Katniss avvicinò il viso al finestrino aperto della jeep e si beò dell’aria fresca, non staccando gli occhi dal paesaggio davanti a se.
Erano in viaggio da poco tempo ma osservò il panorama cambiare in modo così repentino che le mise persino paura, capendo adeso che la recinzione era stata creata per scoraggiare possibili fughe.
Proprio come la recinzione del Dodici.
Anche se le situazioni erano diverse più di una volta, erano stati tenuti in gabbia, come delle bestie.
Distolse lo sguardo e scrutò Tris, il nuovo taglio di capelli le dava un’aria più rilassata e armoniosa, anche se il suo corpo era ancora provato, dato che la sua amica in quei pochi giorni non era riuscita a seguire un’alimentazione abbastanza corretta.
-Dimmi.-
-Mi ponevo solo qualche domanda sul tuo aspetto.-
-Starò bene.-
-Lo so che sarà cosi.-
-Tu non ti fidi però.- disse, scrutandola.
-Ci sei arrivata?-
-Mi conosci meglio di tutti gli altri.-
-So come leggerti dentro, è diverso.-
-Bè, allora mi domanda perché ancora non sei scappata, Katniss.-
L’ex Ghiandaia Imitatrice rimase interdetta ma non staccò lo sguardo dall’Intrepida.
 
Ha davvero così poca stima di se?
 
-Siamo arrivati.- disse Quattro, dopo un breve periodo di silenzio.
 
Tris scese dalla macchina e guardò Peeta, Katniss e Quattro, aveva deciso lei la squadra e aveva anche richiesto l’uso delle armi, più per precauzione, anche se Evelyn si era opposta con tutta se stessa.
-Il piano?-
-Entriamo, Quattro ci porta direttamente da David, senza troppi giri di parole e senza spargere la voce.
Devo vederlo prima che sappia del nostro arrivo.-
-Andiamo allora.-
Quattro passò alla guida e attraversarono il cortile d’ingresso del Dipartimento, guardò distrattamente la statua dove più di una volta si era incontrato con lei, dove quella sera gli aveva detto addio, ed entrò nella struttura.
Si limitò a girare per i corridoi e a salutare qualche persona, sapeva che Tris aveva necessità dell’elemento “sorpresa” e non poteva sbagliare.
-Di fretta oggi, Quattro?-
-Sembra incredibile ma sì.- commentò asciutto verso un ragazzo.
Dopo aver svoltato a destra si fermò davanti a una porta di legno, color marrone chiaro, e guardò la ragazza, la vide annuire e passò in testa.
 
Tris senza pensarci oltre aprì la porta e guardò la figura di David seduto sulla sua fedele sedia a rotella dietro la scrivania, lo sguardo perso nel computer, solo dopo pochi secondi, che le sembrarono minuti ed ore, alzò lo sguardo e la guardò negli occhi.
Vi lesse tutto.
Li vide dilatarsi leggermente e restringersi per scacciare l’ira.
 
Sa chi sono.
 
-Quattro, a cosa devo la tua visita? Chi sono i tuoi amici non credo di averli ancora visti?- domandò sorridendo, poggiò le mani sulla sedia a rotelle per spostarsi davanti a loro.
-Loro non avevano ancora avuto l’occasione di venire qui al Dipartimento, abbiamo fatto un giro e volevo solo salutarti.- disse, avvicinandosi.
-Oh che pensiero gentile, e dove lavorate?-
-Si occupano della mensa comune.-
-Sarete super impegnati?- domandò, gentilmente.
-Molto.- rispose asciutta Tris, facendo un passo indietro e uscendo dalla stanza.
-La devi scusare ma credo che abbia preso la febbre.-
-Sarebbe un male lasciarla contaminare tutti.-
-Ci penseremo noi.- rispose Katniss, sorridendo e correndo dietro all’amica.
La raggiunse dopo poco ma non disse nulla, sapeva che Tris si sarebbe aperta con lei al momento giusto e decise di supportarla anche in quel momento.
Posò una mano sulla sua spalla e strinse piano, le sarebbe rimasta vicina.
 
***
 
-I tuoi sospetti sono infondati, lui non ti conosce.-
Quattro parcheggiò la macchina di fronte l’hovercraft e spense il motore.
-Ho bisogno di riposare, mi fa male la testa.- rispose, volendo cambiare argomento.
-Tris.-
-Quattro sto bene, dammi solo un po’ di tregua.- sussurrò, scendendo dalla macchina e dirigendosi verso il portellone.
Il ragazzo rimase a guardare la sua figura snella sparire nella navicella e sentì un groppo in gola che aveva l’amaro sapore della delusione.
-Ci vediamo domani alla sala conferenze.- disse Peeta, scendendo.
-Katniss?-
-Sì.-
-Tieni.- le passò un dispositivo, piatto e di vetro.
-Chiamami se succede qualcosa, se sta male, qualsiasi cosa.-
-Quattro ha ragione, devi darle i suoi tempi se la pressi, Tris non si aprirà mai.-
-Io lo so, l’ho capito ma non riesco a ignorarla.-
-Non lo devi fare, solo ascoltala, devi iniziare in qualche modo.- rispose, lo guardò brevemente e scese anche lei.
 
*
 
-Lui sa chi sono.-
Tris si voltò per guardare Katniss e chiuse velocemente il portellone.
-Cosa?-
-Mi ha riconosciuto, l’ho letto nei suoi occhi.-
-Perché allora non lo hai detto a Quattro?- la incalzò la ragazza.
-Non capirebbe e non mi avrebbe creduto, lui non sa leggere le persone come me.-
-Cosa facciamo allora?- domandò Gale.
-Non lo so.- ammise, sconsolata.
-Adesso mangi Tris, ti metti a letto e domani prima di andare alla riunione pensiamo a cosa fare.-
-Va bene.- acconsentì senza lottare, lasciò crollare le braccia lungo i fianchi, sentendosi improvvisamente la stanchezza impadronirsi di lei e delle sue poche forze.
 
Dovrei mettere su qualche chilo o rischio di crollare durante il combattimento.
“Pensi già alla guerra?”
So che ci sarà una guerra.
 
***
 
-Come ha fatto ad arrivare qua?-
-Non lo sappiamo.-
-Credo che quei due ragazzi non siano di Chicago.-
-Panem, David, pensi che li abbia portati lei?-
-Credo che la nostra Tris abbia trovato aiuto quel giorno che c’è scappata e non so come Panem l’ha riportata.
Certo ci hanno evitato molta fatica.-
-Cosa facciamo?- domandò Nina.
-La riprendiamo, Tris è la nostra gallina dalle uova d’oro: è l’unica Divergente che ci è rimasta e l’unica che ci aiuterà a trovare gli altri.
O almeno il suo DNA ci permetterà di ottenere un logaritmo che individui le qualità più frequenti dei Geneticamente Puri, poi interverrà l’Arena, con la vittoria dell’unico Divergente, mentre tutti gli altri verranno uccisi. La sua costruzione come procede?-
-Siamo quasi alla fase finale, posso riunire il personale a mio piacimento per recuperare Tris?-
-Sì, ma lo dovete farlo stasera, portati dietro i Sieri, credo che faresti meglio a somministrargli quello dei Pacifici durante il sonno, la renderà meno offensiva.-
-Ma più incazzata quando si sveglierà.-
-Bè sono dei rischi che dobbiamo correre.- disse l’uomo guardandola.
La ragazza annuì e uscì velocemente dall’ufficio.
 
-Tornerai da me, a qualsiasi costo, Tris.-




∞Angolo dell'Autrice: Buonasera ^^ Chiedo scusa per il piccolo ritardo, ma sono stata tutta la giornata all'università e questo è il primo momento libero che ho per aggiornare !!
Credo di dovervo ringraziare per la fiducia che date alla mia storia <4 Sono così felice che vi piaccia e che riusciate a cogliere anche nei piccoli capitoli lo sviluppo di Tris.
In questo capitolo ancora non si fida di Quattro ma David ha dei progetti per lei, progetti pericolosi che la metteranno di nuovo in pericolo, però cosa succederà? Credo che il prossimo capitolo sia uno dei miei preferiti, -Ebbene ne ho più di uno u.u-  e scopriremo qualcosa in più.
Adesso vi lascio allo spoiler:


-GALE! L’hanno presa!!- urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Vide l’amico passare oltre la porta senza fermarsi e afferrare un’arma per uscire nel buio della notte e correre dietro ai sequestratori.

 

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Capitolo 10
*** The reckoning ***


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The Reckoning


Gale posò il tablet sul tavolo e si passò una mano sugli occhi, non era ancora andato a dormire poiché aveva preferito leggere il rapporto che il Comandante Paylor gli aveva mandato.
Aveva mandato una squadra di ricognizione alla foresta del Dodici, ed alla fine lo avevano trovato.
Un bunker abbandonato recentemente, attrezzatura scientifica di alta qualità come anche i mezzi di tortura, lasciati volontariamente sul tavolo da lavoro, ma non erano riusciti a trovare nessun documento, né tanto meno un recupero dei dati del computer per ottenere il materiale.
Chiunque avesse usato quel bunker era sparito da molto tempo o solo da pochi giorni, facendo molta attenzione a non lasciare tracce.

-Giusto il tempo di riorganizzarsi dopo la fuga di Tris.- bevve un leggero sorso di caffè, allontanandolo perché troppo freddo.
L’indomani avrebbe reso noto l’intera documentazione e fornito un resoconto dettagliato, ma per il momento voleva solo andare a letto.
Si alzò quando un rumore lo fece bloccare.
C’era qualcuno sul tetto dell’hovercraft.

***

Nina staccò con molta delicatezza il pezzo di lamiera del tetto e si lasciò cadere al suo interno, osservò Tris dormire placidamente poco distante da lei e senza pensarci prese la siringa già carica e gliela premette sul collo.
La sentì sussurrare qualche parola sconnessa, avevano pochi minuti prima che iniziasse a ribellarsi al Siero e si svegliasse definitivamente.
Allontanò le coperte e la sollevò, facendosi aiutare da uno dei suoi assistenti e la issò nuovamente su per il tetto.

-Niente di personale Tris, ma ci servi. Ancora.- sussurrò, uscendo poco dopo il più silenziosamente possibile.

***

-Katniss.-
Gale non aprì nessuna luce ma sentì l’amica svegliarsi di colpo.
-Ssh.- posò un dito sulle sue labbra e scosse Peeta dal sogno, gli tappò la bocca prima che potesse emettere qualche suono.
Li guardò negli occhi per pochi secondi e poi indicò il tetto con l’altra mano.
Katniss chiuse gli occhi e rilassò i sensi e percepì dei leggeri movimenti.
Scarpe. Persone.
-Persone sul tetto.- mimò piano con la bocca.
Tutti annuirono e improvvisamente Katniss sbiancò.
-Tris.- scese giù dal letto il più velocemente possibile e percorse quel breve tragitto alla sua camera che le sembrò durare una vita.
Spalancò la porta e trovò il letto vuoto, la coperta a terra e la luce della luna filtrava da un buco del soffitto.

-GALE! L’hanno presa!!- urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Vide l’amico passare oltre la porta senza fermarsi e afferrare un’arma per uscire nel buio della notte e correre dietro ai sequestratori.
Peeta le passò accento le allungò il dispositivo di Quattro, le sistemò una ciocca dietro l’orecchio e corse fuori.
Katniss inspirò a fondo un paio di volte, vide il suo arco appoggiato in un angolo della navicella e si fece forza, doveva salvare la sua amica, doveva tornare a combattere.
Toccò lo schermo e questo si illuminò, cercò velocemente la rubrica dei contatti e trovò quello di Quattro, ci cliccò sopra ed attese.
Portò un dito alla bocca per smorzare la tensione ed iniziò a mangiarsi l’unghia e al terzo squillo sentì la sua voce impastata dal sonno.
-Quattro hanno rapito Tris, li stiamo inseguendo.- chiuse la chiamata, si legò i capelli in una coda alta, prendendo l’arco e senza pensarci corse fuori per salvare la sua amica.

***

Gale voltò a destra ed aumentò la velocità, il buio non lo aveva aiutato granché ad orientarsi ma le voci di quegli uomini lo avevano indirizzato verso la giusta direzione.
Girò l’angolo e li trovò nuovamente.
-Lasciatala, ora!- puntò l’arma, stringendola saldamente nelle mani.
Se avesse potuto avrebbe limitato i morti, non intendeva averli sulla coscienza, ma strinse forte l’arma: non avrebbe permesso a nessuno di loro di portarla via.
Avrebbe lottato.

Peeta spuntò dall’angolo opposto e bloccò il passaggio al lato nord, frapponendosi tra loro e la macchina.
-Lo avete sentito.-

-Non mollate la ragazza.- ruggì Nina, -Toglietemeli davanti!-

Gale sparò un colpo e colpì la gamba di uno di loro, sorrise e corse lanciandosi il più velocemente nella mischia.
Contò velocemente i suoi avversarsi e inclusa la ragazza e l’omone, che teneva Tris tra le braccia, arrivavano a dieci.

Possiamo farcela.

Tirò indietro il braccio e lo rilasciò in avanti colpendo un ragazzo basso ma impostato dritto allo zigomo, lo scaraventò a terra e iniziò a colpirlo, avrebbe salvato quella ragazza a tutti i costi.

Peeta sparò due colpì di seguito, non era mai stato bravo con quel genere di armi, preferendo quelle manuali e per un momento il ricordo di Finnick lo travolse e gli strinse il cuore, col tempo aveva imparato ad accettare la sua morte, come quella di Prim, ma più di una volta il dolore era troppo intenso.
-Katniss.- sussurrò, involontariamente, nascondendosi dietro una macchina per evitare una serie di colpi e chiuse gli occhi.
Lei gli serviva come l’aria ma sapeva che a breve sarebbe arrivata.

Resisti ancora un po’.

***

Quattro guardò il dispositivo con gli occhi sgranati e compose velocemente il numero di Zeke.
-Cosa succede Quattro?-
-Hanno preso Tris, non so dove siano, ma credo nelle zone dell’hovercraft, ci serve una pattuglia.-
-Oh merda.- chiuse la comunicazione il più velocemente possibile.
Il ragazzo prese le scarpe e le mise ai piedi, non si preoccupò di allacciarle, afferrò le chiavi della macchina ed uscì da casa.

Non me la porteranno via una seconda vola.
Non glielo permetterò.

Inserì le chiavi nel quadro e dopo pochi istanti premette sull’acceleratore e partì a tutto gas.

***

Katniss lanciò sua freccia dritta alla spalla dell’omone e Tris cadde a terra battendo la testa sull’asfalto.
-Merda.- sussurrò la ragazza, avvicinandosi il più possibile.
Guardò Peeta e Gale, entrambi impegnanti con almeno tre uomini, tutti di strutture corporee diversi, tutti intenzionati a portare via Tris.
-Lasciala. Ora.- disse, tranquillamente ed il suo tono la spiazzò, guardando la ragazza che si era abbassata su Tris.
-Non posso, lei ci serve.-
-Non me ne frega niente, adesso indietreggi o io…-
Non riuscì a finire la frase che l'uomo, la placcò facendola finire a terra, le si smorzò il respiro e la vista le si appannò di colpo.
-KATNISS!!- percepì la voce di Peeta ma non riuscì a rispondere né ad evitare il sinistro diretto alla sua faccia.


Tris scosse la testa, cercò di aprire gli occhi ma senza riuscirci.
La dose di Siero che le avevano dato era più alta del normale, più alta di sempre e se unita al sonno aveva amplificato i suoi effetti.
L’urlo di Peeta la riportò alla realtà, doveva svegliarsi o non avrebbe potuto aiutare i suoi amici.
Si sentì trascinare per i piedi e cercò di lottare con tutta se stessa, sentendo finalmente i muscoli rispondere alla sua mutua richiesta.
Aprì gli occhi, lentamente e con troppa difficoltà, il buio la colse impreparata ma dopo pochi attimi distinse la sagoma di Nina poco distante, era lei a trascinarla via.
Sbattè le ciglia, un paio di volte, per abituarsi all’oscurità e sentì il mal di testa irradiarsi, ricordava vagamente la caduta ma scacciò la bile che le stava salendo in gola, o sarebbe stata sopraffatta.
-Lasciami.- sussurrò.
Come se l’avesse scottata Nina mollò la prese e in quel momento percepì il rumore delle gomme strisciare lungo l’asfalto e le mani di qualcuno sopra il suo corpo.
-Non toccarmi.- gli intimò, iniziando a lottare contro la presa salda dell’uomo.
Vide con la coda dell’occhio lo sguardo di Quattro ma registrò anche il numero dei nemici e si dette uno schiaffo mentale, se non fi fosse mossa i suoi amici sarebbero morti.
Con un movimento secco ma ponderato si lasciò cadere a terra, si alzò e guardò il ragazzo che aveva provato a prenderla nuovamente: era giovane, gli avrebbe dato al massimo venticinque anni ed era molto alto.
-Bene, avevo voglia di fare di un po’ di allenamento.-
Fece scricchiolare le nocche, prese la rincorsa, usò il palo della luce come leva e puntò il calcio diritto al petto del ragazzo, cadde a terra poco dopo.
Si rimise in piedi e lo colpì sulla fronte con un destro.
Lanciò un’occhiata più attenta al combattimento ma proprio in quel momento il ragazzo le prese le gambe e la fece cadere a terra.
Poggiò le mani sul marciapiede per non sbattere la testa e si voltò per guardarlo, mosse le gambe incastrando la testa tra di esse e strinse, girò il colpo con un unico movimento e fece torcere il collo.
Il ragazzo ricadde a terra inerme e privo di vita.
Si alzò e si trovò Nina davanti.
-Sei sempre stata un grande problema per noi.-
-Non mi arrendo facilmente.-
Vide una macchina con altri ragazzi incappucciati avvicinarsi velocemente e capì che Nina l’avrebbe usata per andarsene.
Scattò in avanti ma prima che potesse afferrarle il corpo sentì un altro ago perforarle la pelle.
Osservò la ragazza che la stava guardando con occhi freddi e glaciali.
-Anche se non è stato oggi, troveremo il modo di riportarti indietro Tris, ma per il momento goditi le tue paure.- le diede le spalle per salire velocemente sull’auto.

Sentì le ginocchia pesanti e cadde a terra, staccò l’ago dal braccio e percepì il cuore pompare più velocemente, facendole salire il sangue al cervello: nonostante lo amassero, il Siero degli Intrepidi, veniva usato su di lei solo in rare occasioni.
Non li vedeva da quasi quattro mesi.
Quel pensiero le fece male.

-Tris.- 
Gale le tenne il viso alzato con una mano sporca di sangue ma sentì i suoi occhi farsi sempre più pesanti, le forze appena riacquistate venir meno e si lasciò andare contro il suo petto.
-Tris.-
Quattro si precipitò appena Zeke l’aiutò a bloccare l’ultimo degli assalitori e si abbassò all’altezza della ragazza.
-Ha chiuso gli occhi ed io…-
-Non potevi fare niente.- rispose, amaramente.
-Che le hanno somministrato.-
-Il Siero delle Simulazione, affronterà le sue sette paure.-
-Quando si sveglierà?- chiese Peeta, preoccupato.
-Quando? Pochi minuti, i Divergenti sanno che non è reale ma non è questo il problema.-
-Qual è allora?- domandò Katniss.
-Rivedrà i nostri genitori.- 
Caleb mise le mani in tasca e guardò il gruppo accanto a sua sorella, e chiuse gli occhi.
-Non sarà piacevole.-


 

∞ Angolo dell'Autrice : Buongiorno a tutti, inizio col chiedervi perdono per il mio ritardo. Ieri ho avuto il battesimo di mia cugina ed il compleanno del mio ragazzo, insomma un giorno così pieno che sono arrivata alla sera distrutta !!
Chiedo perdono e spero di farmi perdonare con il nuovo capitolo:)
Grazie per la vostra pazienza e per l'amore che mettete nelle vostre parole, io vi apprezzo moltissimo -4

Adesso vi lascio allo spoiler_ Thanks for all -4


-Tris, stai bene! Pensavamo di non essere arrivati in tempo, credevamo che fosse tardi.-
-Io…-
-Sei umana Tris, lasciati andare.-
-Non posso farlo Katniss.- sussurrò.

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Capitolo 11
*** Love me like you do ***


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Love me like you do
 
Alzò lo sguardo verso il cielo ed osservò lo stormo di uccelli sopra la sua testa.
Il cuore le batteva così forte da farle male, negli ultimi due anni l’avevano costretta a rivivere le sue paure solo per tre volte, in quanto non ritenevano i risultati ottenuti indispensabili per identificare i Divergenti.
Osservò lo stormo farsi sempre più vicino, non indietreggiò come le prime volte ma alzò la mano destra e vide la pistola stretta tra le dite.
Sparò con precisione.
 
-Posso controllarmi.-
 
 
Abbassò gli occhi per guardare le sue scarpe e il paesaggio arido dei confini di Chicago lasciò lo spazio alla gabbia di vetro.
Spostò la sua attenzione al tubo, posto in basso a destra, vide l’acqua uscire sempre più veloce.
Posò la mano sulla superficie di vetro che la chiudeva al suo interno, e batté il primo colpo.
 
-Io non posso annegare, io posso abbatterlo.- sussurrò, sentendo l’acqua arrivare alla vita.
-Non è reale.-
Batté un paio di colpi più rapidi e vide il vetro incrinarsi sotto di esso, mantenne gli occhi aperti nonostante l’acqua fosse arrivata fino in cima e con un ultimo tocco il vetro si infranse del tutto, trascinandola fuori.
 
 
Uscì velocemente la testa dall’acqua e percepì il freddo insinuarsi dentro il suo corpo, si guardò intorno ma vide solo il mare.
Iniziò a nuotare velocemente, ricordava ancora questa paura come se l’avesse vissuta ieri e senza rendersene conto si ritrovò ad appoggiare le mani su uno scoglio.
Non si sarebbe arresa neanche questa volta.
 
 
I raggi del sole la costrinsero a chiudere velocemente gli occhi e quando provò a muovere le mani, le trovò legate, come anche i piedi, attorno a un palo.
Il cuore perse un battito, quella paura era sempre stata difficile da gestire ma notò la prima differenza, non c’era più Peter intesta al gruppo con le torce in mano, ma Peeta.
Provò a tirare ma sentì la carne incrinarsi per via delle corde, erano troppo strette.
Capì, che Peter era stato la sua angoscia, il suo tormento durante l’iniziazione ma Peeta invece rappresentava la sua coscienza, quella che lei ignorava ogni volta.
Osservò i loro occhi neri e provò un senso di nausea; provò a nascondere la testa sotto le braccia quando lanciarono le torce, ma fu inutile.
Sentì il suo corpo riscaldarsi troppo velocemente.
Alzò gli occhi e trovò il coraggio di affrontare la nuova versione della sua vecchia paura.
-Sento odore di pioggia.- sussurrò piano e improvvisamente l’acqua le bagnò i capelli facendoli aderire al suo viso e spense il fuoco.
 
 
Voltò lo sguardo alla ricerca di Peeta ma trovò solo la sua immagine riflessa, rendendosi conto in quel momento di essere tornata nella sua vecchia casa.
Riconobbe il letto, le lenzuola grigie, la sua vecchia vita.
Guardò fuori dalla finestra, incontrando gli occhi neri di un uomo.
 
-La parte di me perennemente indecisa, anche adesso che non ci sono più le fazioni non so da che parte stare.-
Indietreggiò lentamente e trovò il pannello, lo premette e uscì velocemente dalla stanza.
 
 
Osservò i suoi occhi e vide il suo sorriso.
Si trovava alla vecchia residenza degli Intrepidi e Quattro si stava avvicinando, lentamente.
Solo che Tris questa volta non aveva paura di andare a letto con lui, lo avevano già fatto e ricordava perfettamente le sensazioni che aveva provato quel giorno: si era sentita completa.
Adesso la sua paura era un’altra, non voleva che lui la vedesse in quelle condizioni, non voleva che vedesse il suo corpo martoriato e distrutto e non voleva essere toccata, dopo che quelle persone avevano abusato di lei, non si reputava più in grado di poter provare certe cose.
L’avevano spogliata di tutto, soprattutto della capacità di amare.
Quattro abbassò la zip della sua tenuta ma lei lo spinse via con decisione.
-Non sei tu il problema, ma sono io.- sentì le lacrime agli occhi e vide il paesaggio modificarsi.
 
 
Sentì le lacrime scenderle lungo il viso, sapeva che non erano reali ma poterli vedere dopo quattro mesi le strinse il cuore e le fece dimenticare anche la simulazione.
Sua madre e suo padre la stavano guardando, sorridevano e lei sentì la sua mente scivolare nell’oblio.
Erano morti eppure erano ancora lì, nel suo scenario della paura.
-Continua così Tris.-
-Finisci quello che hai iniziato.- sussurrò suo padre.
Vide la pistola che avrebbe dovuto prendere ma la lasciò sul tavolo e si posizionò davanti a quella che stava puntando i suoi genitori.
Sapeva che non serviva a niente, sapeva che loro erano già morti e che quella paura sarebbe dovuta svanire.
-DUE!- urlò la voce.
-Questo è l’unico posto in cui riesco a salvarvi.- sussurrò, chiudendo gli occhi ed adesso aveva capito il perché della sua settimana paura.
Sentì uno scatto e una detonazione.

 
***
 
Urlò.
Tris scattò in piedi ma ricadde sull’asfalto, spostò il suo sguardo in varie direzioni ma non si soffermò troppo.
Un altro urlo le uscì dalla gola ma no poté fermarlo, le lacrime le stavano rigando il viso e appannando la vista.
 
-Tre minuti.- sussurrò qualcuno.
 
Si portò le gambe al petto e strinse forte, ma le lasciò andare subito dopo, doveva muoversi, anche perchè il suono di quella pistola non la lasciava andare.
-Tris.-
Quattro entrò nel suo campo visivo e sentì le parole uscire velocemente.
 
-Non li ho salvati. Non ci sono riuscita.-
-Non è stata colpa tua.- disse gentilmente.
Lei scosse la testa e fece un passò avanti, fermandosi vedendo Caleb non troppo lontano.
-Ehi Tris…-
-La settimana paura, loro sono ancora lì che mi sorridono eppure io li ho delusi, non sono riuscita a salvarli, anche lì, ogni volta io… Prendo il colpo al posto loro ma è come se loro morissero prima, come se neanche il mio sacrificio fosse abbastanza per farli restare.-
-Adesso basta.-
Quattro le passò una mano sulle guance per scacciare le lacrime e per la prima volta non si sottrasse al suo tocco.
-Quattro, io li ho uccisi se non avessi fatto quello che ho fatto, loro sarebbero vivi.-
-Tris loro erano consapevoli del rischio, ti hanno sostenuta affinché tu potessi portare  termine la tua missione.-
-Sì, hanno detto questo.- disse guardandolo.
-Allora portiamola a termine, abbiamo preso qualcuno di loro, Zeke li ha portati alla sede centrale della polizia e domani avremo già un primo rapporto.-
 
-I miei amici?- allontanò lo sguardo e vide Katniss e Peeta, con Gale non troppo lontano.
La ragazza le corse incontro ma non la toccò.
-Credevamo di averti persa.-
-Tutto questo è colpa mia.-
-Tris, stai bene! Pensavamo di non essere arrivati in tempo, credevamo che fosse tardi.-
-Io…-
-Sei umana Tris, lasciati andare.-
Katniss l’abbracciò stretta e sentì ancora le lacrime scenderle lungo il viso, quelle parole non le risultavano nuove ma in fondo sapeva che era così.
Aveva soppresso i suoi sentimenti per due anni, si era cancellata solo per poter sopravvivere ed adesso non aveva il coraggio di lasciarsi sopraffare da tutti quelle emozioni, che non conosceva più.
 
-Non posso farlo Katniss.- sussurrò, scuotendo la testa e cancellando quello che aveva appena pensato.
-Cosa?-
Tris si allontanò velocemente, sentì il vecchio ma familiare rumore del treno e corse.
Corse così veloce che sentì immediatamente dolore ai polmoni, corse nonostante i piedi scalzi e il dolore alle piante dei piedi, corse così da cancellare le lacrime che le lambivano ancora la faccia.
Si affiancò veloce e vide una Quattro correre dietro di lei, afferrò con decisione il gancio e si issò al suo interno, si sporse per scrutare la folla ma non lo vide più.
Tirò un sospiro di sollievo e avanzò di qualche carrozza per affrettare il suo viaggio anche se alla fin fine non era poi così lontana.
Il treno curvò un altro paio di volte ma lei lo sentì ugualmente, qualcuno stava aprendo la porta della carrozza nella quale era salita.
-No...-
Si avvicinò al portellone e vide il palazzo sul quale aveva saltato quel giorno, erano passati pochi anni eppure le sembravano un eternità, senza pensarci saltò e stavolta atterrò in piedi, si voltò e vide Quattro prendere la rincorsa da un vagone più indietro.
Corse di nuovo, arrivò al parapetto e guardò in basso, non avevano chiuso quell’entrata.
Si lasciò cadere e questo le permise di smettere di pensare almeno per un po’.
Atterrò sulla rete e ricordò che quel giorno aveva incontrato Tobias proprio là, l’aveva aiutata a scendere.
 
No lui era ancora Quattro.
 
Scacciò quel pensiero; le emozioni che provavano ancora a sopraffarla e scese velocemente, voltò l’angolo e si ritrovò davanti al nulla.
La Residenza degli Intrepidi era stata svuotata del tutto, sentì il cuore batterle forte nel petto, il Pozzo era privo di vita, notò le porte dei negozi chiuse, qualche vetro rotto e la desolazione.
Casa sua non c’era più.
Sentì dolore ai piedi ma non si fermò, avanzò sicura per quei corridoi che l’avevano protetta per tutto quel tempo e si ritrovò nel vecchio appartamento di Quattro, quella era stata la sua vera casa.
Ci trovò il piano cucina anche se spoglio di tutti gli utensili, la rete del letto con il vecchio materasso ormai andato, i vetri però erano ancora intatti ma non vide altri oggetti, lui aveva portato tutto via.
 
-I primi tempi non ho avuto il coraggio di andare via, ma a lungo andare questo posto non faceva altro che aumentare i miei incubi.- sussurrò.
Lei non si voltò, sapeva che l’avrebbe raggiunta.
-Sono rimasto per i primi sei mesi, poi Evelyn mi ha trovato un nuovo appartamento e sono andato via, credendo di potercela fare ma anche lì gli incubi non mi hanno mai lasciato.-
-Non ho più una casa.- rispose invece, in fondo sentiva il dolore di Quattro nel petto ma il suo dolore aveva avuto la meglio.
-Finché ci sarò io, avrai sempre una casa: io sono la tua famiglia, Tris.-
Lei si voltò e lo guardò attentamente, forse non era riuscita a farlo veramente fino a quel momento.
Era diventato un poco più alto, anche se il taglio di capelli ad Abnegante lo faceva sembrare sempre lo stesso, la barba era più folta, anche se ben curata, notò le occhiaie, non le aveva mai avute neanche durante la guerra.
Osservò le sue braccia più grandi, era cresciuto. E lei se l’era perso.
-Perché mi hai seguito?-
-Perché tu sei la mia casa, ero smarrito, ero solo, ma quando ti ho vista scendere dall’hovercraft tutto ha avuto un senso, perché sei tu che dai un senso alla mia vita. È sempre stato così.-
-Una volta forse, ma adesso sono sicura che Christina sia capace di farlo altrettanto bene.-
-Christina non significa niente per me, ero convinto che fosse giusto, ero convinto che stare con lei potesse aiutarmi a stare meglio ma c’era sempre una vocina nella mia mente che urlava il tuo nome, che mi urlava di smettere di prendermi in giro e mi chiedeva di aprire gli occhi.
Ed io adesso l’ho fatto.-
-E cosa hai visto?- sussurrò, mordendosi il labbro.
-Te. I miei occhi hanno visto sempre e solo te, non vogliono vedere nessun’altra.-
-Quattro…-
-No, Tobias… Quel nome senza te non aveva senso, ma adesso che sei qua posso essere di nuovo quel ragazzo.-
Avanzò verso di lei ma stavolta decise di non muoversi, avvertì il calore del suo corpo, anche se non la stava toccando e sentì i loro respiri mescolarsi.
 
-Non posso essere quello che tu vuoi.-
-Mi basta che tu sia te stessa, mi piaci così come sei, è sempre stato così.-
-Non puoi amarmi, puoi amare il ricordo di me, puoi amare la ragazza che era con te due anni fa ma quella ragazza è veramente morta quel giorno, mi hanno sparato, mi hanno torturato ed io non sono più quella ragazza.-
-Non è vero.-
-Come fai a saperlo?!- gli urlò sbattendo i pugni contro il suo petto.
Tobias non si ritirò, continuò a guardarla come aveva fatto fin dal primo giorno.
-Perché io ti conosco Tris, e so che dentro di te ti stai trattenendo perché hai paura di soffrire ancora, ma tutti quei sentimenti sono chiusi nel tuo cuore, devi solo lasciarti andare.
Anche perché su di te la paura non ha lo stesso effetto, lei non ti paralizza. Ti accende.
È sempre stato così.-
 
-Non è vero.- sussurrò a denti stretti.
 
Tobias allungò una mano per sistemarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio ma lei si allontanò, e ricordò la sua nuova paura quella di essere toccata e capì.
 
-Quando mi ha chiamato Katniss e mi ha detto che ti stavano portando via mi sono sentito morire, ho sentito una voce dentro di me che diceva: la storia sta per ripetersi.
Solo che non potevo lasciarlo accadere, non potevo permetterlo, non lo avrei lasciato succedere di nuovo. Tris.-
Lei alzò lo sguardo su di lui e vide una lacrima scendere lungo il viso del temerario Quattro e sentì il suo cuore incrinarsi.
 
“In fondo alcuni sentimenti li conosci ancora. Puoi lasciarti andare.”
 
-Tobias.- pronunciò il suo nome, sentendo la pace finalmente avvolgerla come una coperta lungo la schiena, lungo le sue ferite.
Il suo mondo era nitido solo al suo fianco, mentre fino a quel momento era stato un’accozzaglia di colori, forme e suoni che l’avevano lasciata interdetta e spaventata.
Si avvicinò a lui, chiuse gli occhi e appoggiò la bocca sulla sua.
Tobias posò una mano in mezzo ai suoi capelli, per approfondire il bacio, sentendo le loro lingue cercarsi e trovarsi dopo quei lunghi anni di assenza e l’altra la fece ricadere delicatamente sui fianchi, stringendo con fare possessivo.
 
Il ragazzo non la lasciò andare per qualche minuto, sentendo il suo cuore finalmente completo ma sapeva anche che c’era qualcosa che lei non gli aveva detto.
-Ci sono ancora io nel tuo scenario delle paure.- sussurrò, contro la sua bocca.
Tris si bloccò, sentendo il freddo insinuarsi di nuovo nel suo corpo.
-Però tu non mi fai paura.- allungò la mano che aveva posato sul fianco alla schiena, per sfiorargli le cicatrici nonostante la maglietta del pigiama.
-Queste non mi fanno ribrezzo, amo ogni centimetro del tuo corpo anche quello che a te non piace.-
La ragazza sentì nuovamente le lacrime scenderle lungo il viso e si rannicchiò contro il suo corpo, non riuscendo a sostenere lo sguardo di un ragazzo innamorato di un fantasma e decise di bearsi momentaneamente di quel calore, di quei ricordi che le diedero nuova forza.
-Come fai ad amarmi ancora?- chiese, singhiozzando.
-Lo faccio e basta perché non ho mai smesso di amarti e so che anche tu mi ami, nel profondo del tuo cuore c’è quel sentimento, devi solo darti del tempo.-
-Tu mi aspetteresti?-
-Ti ho aspettata per due anni, posso aspettare un altro po’.- disse, la scostò con delicatezza e la prese tra le sue braccia.
-Non è il posto più adatto per camminare a piedi nudi.-
Tris non rispose ma rimase affascinata da quel cambiamento, quel ragazzo era cresciuto così tanto che ebbe quasi un tuffo al cuore, posò le mani intorno al suo collo ma lo accettò lo stesso.
Era il suo Quattro, il suo Tobias e lei nonostante tutto era ancora la sua Tris.
 
***
 
-Ahi.-
-Se stai fermo evito di farti male.- rispose Katniss, estraendo i cocci di vetro dal piede della Divergente.
-Certo che potevano metterti le scarpe prima di catturarti.- scherzò Peeta.
Tris sorrise, e abbassò lo sguardo.
-Vuoi che faccio io?- chiese Caleb, facendosi avanti.
-No, ho finito.- tagliò corto la ragazza, poggiando il cerotto delicatamente sulla pianta del piede di Tris.
-Avete già un piano?- chiese Gale, guardando Tobias.
-Ne abbiamo presi due ma non so fino a che puntò ci diranno qualcosa, ma Zeke sa essere molto persuasivo quando vuole, diamogli solo del tempo.-
-Dovremo fare rapporto anche a Evelyn e Johanna.-
-Domani mattina, sono le due e credo che dovremo riposare un po’ tutti.- suggerì il ragazzo.
-Sarebbe meglio.- disse Peeta, guardò Katniss e le lanciò un piccolo segnale.
-Noi iniziamo ad andare, così vi lasciamo qualche minuto.-
La Ghiandaia Imitatrice si alzò e si diresse nella parte abitata dell’Hovercraft con Haymitch, Gale e Peeta.
 
-Tris.-
-Caleb non m’interessa.-
La ragazza alzò gli occhi verso di lui ma non provò niente, nonostante tutto non poteva recuperare la sua vecchia se in una notte sola.
-Lasciami almeno spiegare, dammi la possibilità di aiutarti.-
-Io ho bisogno di tempo Caleb, devi darmi tempo.-
-Ma…-
-Per favore, per una volta devi ascoltarmi.- abbassò lo sguardo e sentì tutta la stanchezza di quel giorno sulle sue spalle, in quel momento non avrebbe rifiutato neanche il suo letto.
-Va bene.- il ragazzo alzò la mano a mo’ di saluto ed uscì dall’Hovercraft.
 
Tobias rimase a guardare Tris.
-Vorrei…-
Lui alzò lo sguardo per guardarla.
-Vorrei che tu rimanessi.- concluse, imbarazzata.
-Anche io posso darti del tempo, se è quello che ti serve.-
-Forse è così, ma… Ho bisogno di te.- sussurrò lei.
-Va bene.- non riuscì a trattenere il sorriso, si alzò per chiudere il portellone dell’hovercraft e la seguì verso la sua stanza.
Lei si abbassò per alzare la coperta, che giaceva ancora a terra e si rannicchiò sul letto, lui si tolse le scarpe e la seguì.
 
Vide i suoi occhi scrutarlo in modo frenetico.
-Cosa c’è Tris?-
-Il Siero dei Pacifici, ormai sono molto più affabile di qualche anno fa…-
-Oh…- sussurrò e non riuscì a trattenere una piccola risata, -Molto di più. Anche se non ha più lo stesso effetto su di te.-
-Già, col tempo ho imparato a diminuirne gli effetti anche se mi costa sempre troppa fatica.-
-Perché stavolta non ha funzionato?-
-Ha funzionato, solo che stavo dormendo e c’ho messo più tempo per svegliarmi.-
-Tris?-
-Dimmi Tobias.-
-Ti proteggerò.-
-Sì, lo so.-  si avvicinò ed appoggiò la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi, cercando di lasciarsi andare al sonno.
-Però devi mangiare.-
Provò a rispondere ma ormai era troppo tardi, il sonno l’aveva trasportata via.





∞Angolo dell'autrice: Ed eccomi qua ^^ Sono molto felice di proporvi questo capitolo, quando l'ho scritto ci ho lavorato molto e spero che vi colpisca come ha fatto con me; adesso assisteremo al vero cambiamento di Tris.
La ragazza decide di aprire il suo cuore, o almeno di provarci seriamente anche e soprattutto per Tobias.
Spero che il precedente capitolo non vi abbia deluso... Non ho avuto notizie di un paio di persone ma sappiate che accetto qualsiasi tipo di suggerimento, anche critiche se serve a migliorare me e la storia ^^
Bene, con questo mio piccolo monologo vi volevo solo ringraziare per l'impegno e la dedizione, adesso vi lascio allo spoiler:



-Quattro.-
-Christina, cosa c’è?-
-Cosa c’è? Sei sparito per due giorni, e mi domandi cosa c’è?-
-Io… Sono stato con Tris.-
Rimase in silenzio, paralizzata da quella verità che in fondo già conosceva.

 

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Capitolo 12
*** Know the enemy ***


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Know the enemy
 
Tris aprì gli occhi e prima di ricordare l'estenuante giornata appena passata sentì il corpo di Tobias stretto al proprio.
Le gambe incrociate e una mano teneramente appoggiata sulla sua pancia.
Girò la testa e trovò la sua vicino alla spalla, gli occhi chiusi e il respiro leggero.
Sorrise senza rendersene conto, allungò una mano tremante e gli sfiorò i capelli, scostandoli delicatamente dagli occhi.
 
Tu sei mio.
 
Quel pensiero le fece mancare l'aria dai polmoni ed alzò lo sguardo verso il buco sul soffitto.
Aveva realizzato per la prima volta di essere, veramente, tornata a casa, di avere nuovamente la possibilità di recuperare la sua vecchia vita, le sue emozioni, di salvare se stessa e Tobias.
Si mosse piano e il ragazzo si voltò, dandole le spalle, lei né approfittò e si alzò dal letto; si guardò allo specchio e per la prima volta riconobbe la ragazza di due anni fa.
Riconobbe Tris Prior, Abnegante, Intrepida, Divergente, guardò attraverso lo specchio e lesse determinazione nei suoi occhi, forza, ma nonostante tutto, trovò nascosta nelle ombre più profonde anche la paura.
Scosse la testa, aveva bisogno ancora di tempo, lo sapeva, ma avrebbe sconfitto quelle ombre per lui.
Uscì dalla stanza e trovò Katniss appoggiata al piano cucina, parlottare piano con Peeta.
 
-Vedo finalmente un sorriso.- annunciò la ragazza, ridendo.
-Si.- sussurrò, avvicinandosi a loro.
-Ieri non ci hai detto, dove sei scappata.- chiese Peeta.
-Sono andata all'ex residenza degli Intrepidi, cercavo qualcosa che mi ricordasse la mia casa, cercavo le mie vecchie radici ma poi mi sono resa conto che tutto ciò che per me è casa, è inerente a Tobias.
Lui è la mia casa.-
-Non credevo che potessero bastare un paio di giorni per farti tornare il buon umore, quando ti ho conosciuto la credevo una cosa impossibile.-
-In fondo lo credevo anch’io, ho vissuto due anni lontana da casa, avevo perso tutto, lui non c'era più e credevo che per me fosse finita; poi sono tornata qua, ed ho guardato attraverso gli occhi suoi: non mi aveva mai dimenticato.- disse, abbassando lo sguardo.
-Perché mi sembri triste, Tris?-
-Perché anche se adesso mi rendo conto di non aver perso niente, nel mio cuore ci sono ancora cinquanta sfumature di tenebra, io non sono ancora quella Tris e non so se tornerà mai.-
-Dovresti imparare a convivere con quelle sfumature.- le propose Katniss.
-Non credo di farcela.-
 
-Tris?-
La ragazza sorpresa di sentire il suo nome dall’esterno, si avviò verso il portellone, lo aprì e lo sguardo dolce di Cara la spiazzò.
-Cara?-
Improvvisamente il suo pensiero andò a Will, al giorno della simulazione dove il suo mondo era crollato definitivamente: aveva sparato al suo amico e aveva visto i suoi genitori morire.
-Io... Era arrivato il momento di venire da te.-
-Mi dispiace ancora così tanto.- farfugliò tra le lacrime
L'ex Erudita avanzò e le strinse le spalle, scrollandola leggermente.
-Will è il passato Tris, io... Sento la sua mancanza, era mio fratello e la sentirò sempre ma adesso mi rendo conto che quello che hai passato tu non è stato giusto.-
-Me lo meritavo.- ammise.
 
Ne era sempre stata convinta in fondo e quel pensiero faceva parte delle sue cinquanta sfumature, si era convinta, in quei due anni, che fosse stata colpa sua, che se avesse impedito tutte quelle morti non si sarebbe mai ritrovata in quella situazione; ma aveva fallito, aveva ucciso, aveva visto uccidere e si era meritata tutto quel dolore, quella sofferenza.
Si era meritata tutto.
 
Mi sono spezzata consapevolmente.
 
-Chiunque dica che tu te lo sei meritato è uno stronzo, Tris. Niente di quello che hai passato doveva succedere, hai fatto più di tutti in quella guerra e hai sempre pagato il prezzo più alto. Bè ma io non sono venuta qua per questo.-
Alzò la mano e le mostrò alcuni indumenti neri.
-Quando sono state abolite le Fazioni, abbiamo conservato qualcosa, adesso tutti ci vestiamo come vogliamo, mischiamo colori ed altro, però in fondo so che tu e queste tenute avete un legame speciale.-
-Grazie.- le prese con mani tremanti e sorrise.
-Sono di taglia piccola, visto la tua costituzione ma non ho trovato molte maglietta, mi dispiace.-
-Andranno bene anche le sue... Quelle di Tobias, intendo.-
-Tobias eh? Sono felice che abbia smesso di chiamarsi Quattro, era diventato l'ombra di se stesso in questi due anni e sapere che adesso sta tornando ad essere quello di un tempo è una grande consolazione.-
-Perché dici questo? Christina...?-
-Christina non era niente per lui, io le sono amica, lo sai; però il loro rapporto era sbagliato e in fondo lo sapeva anche lui, solo che il dolore non ci permette sempre di pensare liberamente.-
 
Calò il silenzio, Tris si rese conto di aver perso la capacità di parlare, non riuscendo a trovare nessuna risposta a quell'affermazione.
-Ciao Cara.-
Tobias entrò nella stanza e la salutò con la mano destra, andando poi a sedersi su una delle sedie del tavolo.
-Tobias sei una visione quasi celestiale.- disse Cara ridendo, -Soprattutto preso dal sonno.-
-Mi ero dimenticato quanto fossi insopportabile di primo mattino.-
 -Si bè io ero venuta qua per Tris, adesso posso anche andare, ci vediamo dopo allo Spietato Generale.-
-Non hai notizie di Zeke, vero?-
-No, ma ci penserà Shauna a farlo muovere.-
-Grazie per i vestiti.- sussurrò la ragazza, accompagnandola nuovamente al portellone
-Prego ma dovresti mettere su qualche chilo o ti spezzeranno come un ramo nel combattimento.-
-Ci vuole più di questo per spezzarmi.-
-No invece, se sei ancora spezzata.- le fece notare, gentilmente, sorrise e poi se ne andò.
 
-Forza allora, credo che sia arrivato il momento di raccontare quello che è successo ieri.-
-Poi faremo rapporto anche alla Paylor.-
-Che la giornata cominci!-
 
***
 
Christina osservò Quattro seduto vicino a Tris, la stava guardando come faceva una volta, quando il suo mondo iniziava e finiva con lei, ma nonostante ciò vide in lei qualcosa di diverso: come se combattesse una battaglia interiore contro se stessa.
Sbuffò e si alzò dalla sedia per sgranchirsi le gambe, stavano ancora aspettando Zeke e il suo rapporto, in ritardo come sempre.
Erano stati messi al corrente solo da poco dal fallito tentativo di rapire Tris, e del fatto che Nina fosse nuovamente compromessa come probabilmente David.
Poggiò la testa sulle mani e cercò con lo sguardo quel ragazzo, credeva di aver fatto breccia nel suo cuore, credeva che dopo due anni passati assieme avesse finalmente avuto la possibilità di essere felice, ma lei glielo aveva portato via.
 
Vide Quattro alzarsi per dirigersi verso la porta, diede un’occhiata veloce a Tris, ma la trovò impegnata in una fitta discussione con Evelyn e Johanna, e così corse da lui.
Uscì in corridoio e lo afferrò per un braccio.
 
-Quattro.-
-Christina, cosa c’è?-
-Cosa c’è? Sei sparito per due giorni, e mi domandi cosa c’è?-
-Io… Sono stato con Tris.-
Rimase in silenzio, paralizzata da quella verità che in fondo già conosceva.
-Perché?-
-Cosa vuol dire perché? Lo sai il perché!- rispose bruscamente.
-Credevo che tra noi ci fosse qualcosa, credevo che dopo due anni avessi imparato ad amarmi come io amavo te.-
-Christina non si può imparare ad amare, ci si ama e basta ed io non ho mai detto di amarti.-
-Quindi ami ancora lei? L’hai sempre amata, non è vero? Cosa sono stata per te allora, perché non puoi sceglier me!? Cosa mi manca?
Cos’ha lei che io non ho?- urlò alzando la voce.
-Smettila di fare la bambina, non si tratta né di un fatto estetico, né di capricci, si tratta di quello che dice il mio cuore, sei la mia migliore amica ma io amo Tris.-
-Stai scegliendo di nuovo lei? Tanto lo sai che lei ti spezzerà ancora, non ha nessun riguardato per la sua vita e finirà col ferirti, cosa che io non farei.-
-Forse, forse sono semplicemente un masochista perché in fondo lo so com’è fatta, ma in questi due anni non sono riuscito a vivere completamente, mi mancava lei.-
 
-Christina.- sussurrò Tris, arrivando di spalle.
Entrambi si voltarono e vide il volto dell’amica rigato dalle lacrime.
-Lui è la mia umanità, se me lo porti via, restano solo le cinquanta sfumature di tenebra, dentro di me.-
-E perché dovrei essere io a sacrificarmi per te? Tu hai ucciso Will, io non l’ho mai dimenticato ed adesso hai preso lui.-
-Già…-
Tris alzò lo sguardo e rientrò dentro l’aula, sedendosi scompostamente su una sedia e ignorando le voce di protesta di Tobias contro Christina, chiuse gli occhi, strinse le mani a pugno e si preparò mentalmente.
Evelyn e Johanna le avevano dato l’okay e il rapporto di Zeke sarebbe stato lo stesso inutile per la sua missione, sapeva che i prigionieri non avrebbero detto niente e proprio per quel motivo sarebbe tornata al Dipartimento, con Katniss, Peeta e Gale, a catturare David ed in caso ad ucciderlo.
Tutto però senza Tobias.
 
***
 
Tris chiuse la portiera della jeep che Cara gli aveva procurato e sfilò le pistole dalla fondina, controllò le ricariche e le strinse nelle mani.
Erano riusciti a svignarsela grazie a Katniss, che aveva accusato un malore, ma nonostante il piano si era sentita male al solo pensiero di mentire a Tobias.
 
Non posso pensarci ora.
“Lo so, ma stavi andando così bene.”
Non andrò mai bene, sono lunatica in questo momento ti voglio ricordare.
 
-Tris?-
-Andiamo, non fate prigionieri non ne servono altri.-
-Tris, no.-
Gale gli si parò davanti e la guardò.
-Possono esserci anche degli innocenti là dentro, non è sicuro sparare a tutti.-
-Facciamo così, spariamo solo a quelli che tentando di ucciderci, okay?- disse, evitando di farla sembrare una battuta, davvero scadente.
-Troppo generalizzato ma va bene.- concluse Peeta, stringendo la sua arma.
-Le guardie saranno posizionate vicino all’ufficio di David, vado avanti io.-
 
“Tris ricordati che anche tu hai dei limiti, non cacciarti in guai più grandi di te stessa.”
Proverò a ricordarlo prima di schiattare.
 
Aprì le porte del Dipartimento ma a differenza del giorno precedente non trovò nessuno, né addetti alle pulizie, né medici, l’androne era totalmente libero.
Strinse con maggiore vigore l’arma tra le mani, cercando di scacciare il pensiero di Will dalla sua testa: Christina le aveva fatto ricordare i suoi errori.
-Devo restare lucida.- sussurrò, schiarendosi le idee e poi lo percepì.
-A terra!!!- urlò e si lanciò contro il muro, vide i suoi amici fare lo stesso e riuscirono ad evitare la prima scarica di proiettili.
Senza aspettare oltre, alzò la mano destra e iniziò a sparare contro la prima guardia.
-Tris va a cercare David, qui ci pensiamo noi!- Katniss prese una freccia dal suo arco e prima di colpire una guardia esplose, abbattendone due.
-Sì.-
 
Si alzò velocemente e sparando alla guardia che le bloccava la porta corse verso il lato destro del corridoio, ricordava perfettamente la strada e senza esitare avanzò.
Tris si accostò al muro, ma la sua voce fu come una secchiata di acqua gelida.
 
-Sapevo che saresti venuta.-
David la stava guardando dal basso della sua sedia a rotella, vi era un intero corridoio a dividerli ma lei non si mosse.
-L’ho capito subito che mi avevi riconosciuto, come hai fatto?- chiese, posando la pistola nella fondina.
-Quel giorno avevo assunto un antidoto, la sua durata era breve ma avevo deciso di prevenire qualsiasi incidente.-
-Lo hai dato anche a Nina.-
-E ad altri di cui mi fidavo, tu eri imprevedibile e credevamo di essere riusciti a gestirti, di averti sottomessa ma sei scappata Tris e ci hai rovinato i piani, ancora.-
-Sentiamo cosa avete in mente stavolta?-
-Oh ma dai, non ci sei arrivata? Sei un Erudita, nonostante tutto.-
-Cercate di trovare delle costanti nel mio DNA per utilizzarli nella ricerca di altri Divergenti, ma ancora non ho capito a cosa vi serve l’Arena… Anche se.- sussurrò, colta da un improvviso lampo di genio.
-Anche se?-
-Le costanti non vi aiuteranno ad indovinare con esattezza i Divergenti, le variabili possono modificare il risultato e farvi prelevare persone sbagliate ma potete usare l’Arena come mezzo: chi vince gli Hunger Games si rivela essere un Divergente.
Questo mi fa vomitare!- alzò la pistola ed iniziò a sparare ma tutti i proiettili si infransero contro un vetro che non aveva visto.
-Non lascerò che tu distrugga quello che ho creato in questi due anni, i Divergenti o i Geneticamente Puri sono necessari per l’umanità, chi non lo è può anche morire.- fece un cenno con la testa.
Tris si voltò e vide due guardie comparire alle sue spalle.
-Divertitevi con lei, ma non uccidetela, prendetela e portatela al bunker appena avete finito.- David le diede le spalle e si allontanò.
-Maledetto!- sussurrò la ragazza, cercò di canalizzare la rabbia nelle sue vene, nei suoi muscoli e si preparò al combattimento.
-Giochiamo allora.-
Scattò verso destra e colpì il primo con il calcio della pistola, l’altro però la sbatté al muro e sentì la testa incrinarsi leggermente.
 
“Potresti avere un trauma cranico.”
 
Lo spinse via e prese la pistola, sparò al piede e diede un pugno all’altro uomo, con la mano sinistra.
Il peso della pistola le rendeva impossibile tutti i movimenti ma in realtà sapeva che essa era leggera ma la sua mente le stava facendo ricordare quel giorno, il giorno che aveva ucciso Will e tutto quello che ne era venuto dopo: ovvero la sua fobia verso le armi.
L’uomo che aveva colpito col calcio della pistola la buttò a terra e iniziò a riempirla di pugni in faccia.
 
“Il trauma potrebbe aumentare.”
STAI ZITTA.
 
Piegò le gambe su se stessa e le rilasciò per spingerlo via e senza esitare prese la pistola e sparò all’altezza del cuore, il rumore la pietrifico al suolo ma decise di alzarsi e si voltò verso il secondo uomo, ma in quel momento un proiettile, la colpì alla spalla.
Non riuscì a trattenere l’urlo e si appoggiò al muro.
-Non posso ucciderti, anche se ne trarrei un grande piacere.-
Avanzò verso di lei e la colpì alla mascella, incassò il colpo ma alzò il ginocchio e lo colpì all’inguine; lui si abbassò per via del colpo e lei lo colpì alla testa con entrambe le mani chiuse a pugno, nonostante ciò lo vide rialzarsi velocemente, le prese la testa e la buttò a terra, sentì la spalla ferita ancora più dolorante.
 
“BASTA! UCCIDILO o sarà lui ad uccidere te!”
 
La trascinò per i piedi ma si mosse velocemente facendogli intrecciare le braccia e gli diede un calcio in faccia.
Si alzò lentamente in piedi, le tremavano le ginocchia e la spalla le faceva male.
 
Posso….Posso sentire il dolore?
 
Quella considerazione la lasciò leggermente disorientata, aveva represso tutto anche il dolore eppure adesso sentiva la spalla pulsare per quest'ultimo, il corpo lacerato dalle piccole ferite e la faccia terribilmente dolorante.
Durante la sua prigionia aveva rimosso tutto, nessuna frustata la faceva urlare, nessun taglio la faceva piangere: si era spenta del tutto, ma adesso poteva di nuovo sentire la sua umanità scorrerle per le vene.
Osservò l’uomo alzarsi lentamente ma nonostante la sensazione di benessere decise di mettere nuovamente da parte quell’emozione, non poteva lasciarsi sopraffare in quel momento.
-Bè io di sicuro posso.-
Uscì la seconda pistola e sparò una serie di colpi, l’uomo ricadde a terra con un tonfo e lei si appoggiò alla parete, cercando un sostegno per il suo corpo pesante.
 
“Bene, aggiungiamo un proiettile nella spalla e siamo al completo.”
Sei completamente inutile e mi distrai.
“No, avresti continuato se non ti avessi ricordato che sei umana.”
 
-Tris?- Katniss entrò nel suo campo visivo, aveva solo qualche taglio in confronto a lei.
-Lui è…- non riuscì a trovare le parole giuste, il dolore la stava investendo lentamente e le gambe cedettero senza accorgersene.
-Torniamo indietro.-
Annuì senza guardarla, per via delle lacrime che lentamente le stavano offuscando la vista.
 
***
 
Haymitch si affacciò in quel momento quando vide la jeep fermarsi davanti all’hovercraft e Gale scendere velocemente con Tris tra le braccia.
-Oh bene.- sussurrò lasciandolo passare.
In fretta buttò a terra i fogli che aveva racimolato sul tavolo della cucina e il ragazzo fece stendere Tris.
-Sto bene.- sussurrò lei in risposta alle loro domande inespresse e sedendosi sul bordo del tavolo.
-Il kit di pronto soccorso, devo togliere il proiettile.-
-Sì.-
Katniss in silenzio iniziò a controllare Peeta, forse era stato l’unico a non essersi fatto neanche un graffio ma voleva esserne certa, prima di concentrarsi su se stessa e Gale.
-Katniss non sono io quello che ha bisogno di cure, tu puoi aiutarla.-
-Prima devo assicurarmi che tu…-
-Dov’è?!-
 
Tobias entrò nell’hovercraft come una furia ma appena i suoi occhi si posarono su di lei si immobilizzò.
La parte destra della faccia era violacea per colpa di un livido, del sangue le stava scendendo dalla fronte, probabilmente per via di una ferita alla testa e la maglietta era stata tagliata nelle vicinanze della spalla per mostrare la ferita da arma da fuoco.
-Tobias.-
-Tobias un cazzo, Tris!- sbottò esasperato, si avvicinò e le posò le mani sul viso per essere certo che fosse reale.
-Aspetta un attimo.-
Gale lo scansò e avvicinò alla ragazza un piccolo aggeggio.
-Cosa fa quel coso?-
-Lo appoggerò alla tua ferita e lui attirerà il proiettile, più semplice e meno doloroso di doverlo estrarre manualmente.-
 
Tris guardò quell’arnese sgranando gli occhi ed ebbe paura, paura di farsi male, paura di poter sentire ancora dolore.
Sentì gli occhi nuovamente umidi ma non provò a nasconderli, non ci sarebbe riuscita.
-Sei umana Tris.- alzò lo sguardo verso Haymitch che aveva spostato di poco Gale, per avvicinarsi a lei.
-Io…-
-Il dolore, non è vero? Alla fine sei riuscita a sentirlo? Trova sempre un modo per arrivare, non ne sei immune, puoi solo ritardarlo durante il combattimento, ma anche tu sei umana. È una verità che non puoi cancellare.-
Sentì quelle parole insinuarsi dentro la sua testa e seppe che lui aveva ragione, non poteva annullare tutto, qualche cosa sarebbe tornata alla luce, come il dolore e l’amore.
Non era un robot, era un semplice essere umano, anche se il suo destino l’aveva fatta discostare più di una volta da quella strada.
-Tris, lascialo fare.-
Il viso di Tobias si era rilassato e lei annuì, percepì il freddo del metallo sulla sua pelle e dopo un piccolo ronzio, il proiettile schizzò fuori dalla sua spalla e in quel momento urlò.
Appoggiò la fronte sulla spalla di Tobias e riprese a piangere.
 
“Ben tornata al mondo, Tris.”




∞Angolo dell'Autrice: Buona Domenica a tuttiiii/eeee!!! Da me c'è il sole, nonostante il tempo non sia granchè ma mi sento molto allegra!! ^^
Vorrei, infatti, ringraziare tutte le magnifiche persone che hanno recensito il vecchio capitolo e tutte quelle che lo hanno letto, mi avete fatto sorridere per giorni interi, credetemi ^^
Ma veniamo a noi, Tris scorpre una dolorosa verità: non può annullarsi, può ritardare il dolore, può smettere di "sentire" le emozioni, ma sa che tutto torna, non è immune alla sua umanità anche se lo vorrebbe molto.
Tobias chiude con Christina, o almeno pone finalmente quei pali che negli ultimi due anni aveva evitato e sceglie Tris, come aveva sempre fatto.
Katniss ha un ruolo importante per Tris, è la sua costante, ma lo vedremo più avanti.
Grazie ancora per il vostro sostegno, adesso vi lascio allo spoiler:



-Non ho mai voluto lasciarti quel giorno, non desideravo morire ma quando ho visto mio fratello, quando ho visto la sua paura ho deciso di farmi carico anche di quello.-

 

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Capitolo 13
*** Where have you been ***


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Where have you been
 
-Lascia che io controlli meglio le ferite.-
Caleb avanzò lentamente verso Tris, era stato chiamato da Tobias pochi minuti fa ed aveva raggiunto l’hovercraft quasi al tramonto.
Quando aveva visto tutto quel sangue sul pavimento, aveva sentito la paura insinuarsi nuovamente nel suo cuore, temendo che sua sorella fosse morta, di nuovo, poi però aveva spostato lo sguardo e l’aveva vista e in qualche modo tutto era tornato a suo posto.
Però la differenza l’aveva notata: Tris sembrava più umana.
Adesso assomigliava alla Tris Abnegante che aveva visto l’ultima sera in casa, alla quale aveva consigliato di scegliere per se stessa.
-Sì.- sussurrò, senza guardarlo.
 
Indossò dei guanti e controllò la ferita alla testa, aveva una piccola incisione ma non sarebbero stati necessari dei punti per quella.
-Puoi usare questa.- Katniss gli passò un barattolo sigillato.
-Li usavamo nell’Arena per guarire più velocemente, fanno miracoli.
-Bene.-
Aprì la scatoletta e prese una piccola dose di unguento per spalmarla sulla ferita in testa, la sentì sussultare ma non perse la concentrazione; guardò la sua faccia e i lividi, passò una pomata che si era portata da casa, per lievi contusioni, sapendo che avrebbe accelerato il processo di guarigione e poi osservò la ferita da arma da fuoco.
-Come l’avete tolta la pallottola?- chiese osservando il piccolo foro che ancora perdeva sangue.
-Abbiamo anche noi una tecnologia abbastanza avanzata.-
-Avete fatto un ottimo lavoro, la ferita non si è allargata e avete limitato i danni.- sussurrò, ci passò sopra l’unguento e una garza intorno alla spalla.
 
Tris si morse il labbro per evitare di urlare, non le piaceva questa nuova parte di lei sensibile e insicura, sarebbe stata d’intralcio durante il combattimento e lei non poteva permetterselo.
Non adesso che era così vicina a scovare David.
-Cos’è successo?- chiese Tobias, la sua mano non aveva lasciato la sua schiena e quel breve contatto l’aiutò a connettere il cervello.
-Siamo arrivati e il Dipartimento era vuoto: tutto il personale era sparito, erano rimaste solo le guardie e hanno iniziato a sparare.- Tris chiuse gli occhi un attimo e poi osservò i suoi amici, non erano feriti, forse qualche piccolo graffio ma questo l’aiutò a rallentare il battito frenetico del suo cuore.
 
Li ho messi in pericolo.
“Quella in pericolo eri solo tu.”
 
-Io sono andata da David, ma un muro di vetro ha impedito ai miei proiettili di colpirlo ma…-
-Cosa ti ha detto prima?-
-Io sono l’unica Divergente che conosce, che gli è rimasta, userà le mie costanti, riscontrate nel mio DNA, per inserirle in un logaritmo che avvierà il lancio di un programma affinché rintracci i Divergenti, ma non sarà sufficiente.- scosse la testa e riprese, -Otterrà solo risultati obsoleti, incompleti.
Quindi userà l’Arena per determinare i veri Divergenti.-
-Purificare la razza, mi sembra di sentire Jeanine, o meglio la parte opposta della bilancia.-
-Non avevamo tutti i torti, Peeta.-
-A quanto pare il suo piano è…-
-Diabolico? Da sadici? Ci sarebbero così tanti termini da usare ma non è questo il punto, lui vuole me e se io non mi…-
-Non ci provare.- la voce tagliente di Tobias la fece gelare.
-Tu non ti consegnerai di nuovo al pazzo squilibrato di turno per evitare una guerra, anche perché sai benissimo che la guerra non potrà essere evitata e finirai per mettere a rischio nuovamente la tua vita.-
-Non posso starmene con le mani ferme a guardare quel pazzo, scovare altri Divergenti e metterli in un’Arena per ucciderli.-
-Puoi o al meno lasciaci escogitare un piano d’attacco, non hai mai avuto molto rispetto per la tua vita e credevo che adesso le cose fossero diverse, ma mi sbagliavo.-
-Tobias questa guerra continua per le persone come me, io non posso stare ferma e basta!- asserì decisa, incrociando le braccia al petto.
-Ne parliamo domani con più calma, adesso tu vieni con me.- decretò, prendendole una mano e facendola scendere dal tavolo.
-Cosa? E perché?-
-Perché se ti lascio sola, farai qualcosa si stupido e voglio poterti vedere domani mattina e non piangere su un altro cadavere.-
 
Tris rimase in silenzio decisa a non aggiungere altro, lo capiva benissimo e non lo intralciò, lo avrebbe fatto anche lei nei suoi confronti se fosse tornato dalla morte e continuasse a mettere in pericolo la sua vita, come se non fosse importante.
 
***
 
Tobias aprì la porta di casa e la lasciò passare, Tris era rimasta in silenzio per tutto il tempo e lui non aveva avuto il coraggio di aggiungere altro.
La osservò guardare la sua casa, non era poi così arredata, assomigliava per certi aspetti alla residenza degli Intrepidi, poiché nonostante l’abolizione delle Fazioni quello era stato l’unico mondo che aveva conosciuto per anni, e non era riuscito ad abbandonarlo del tutto.
-Ti prendo qualcosa con cui dormire.-
Entrò nella stanza da letto ed uscì un pantalone di tuta e una maglietta, ai primi si era abituato nell’ultimo periodo non essendo più abituato a portare qualcosa di differente dai pantaloni aderenti degli Intrepidi.
-Tobias…-
-No Tris, non cercare di convincermi che lo fai perché ti senti in colpa; non dire che tutto dipende da te, come se essere Divergente ti abbia marchiato a vita; e non dire neanche che lo fai per me, perché stavolta non sarei capace di perdonarti.-
Si voltò e la trovò davanti alla porta della sua camera, le mani strette a pugno, così forte che notò le nocche bianche, e vide anche le lacrime scenderle lungo il viso.
 
-Non ho mai voluto lasciarti quel giorno, non desideravo morire ma quando ho visto mio fratello, quando ho visto la sua paura, ho deciso di farmi carico anche di quello.-
Il ragazzo la guardò, stralunato, ma poi capì a cosa si stesse riferendo: al famoso giorno di due anni fa, quando lei era morta e lui aveva pianto su quel cadavere.
-Ho capito che non me lo sarei mai perdonato, ho capito che il senso di colpa mi avrebbe dilaniato ogni giorno, sempre di più, lasciandomi vuota e non potevo permetterlo, non con te al mio fianco e ho scelto di sacrificarmi perché tu saresti stato in grado di andare avanti, l’ho sempre saputo.-
Rimase in silenzio, sentendo il cuore battere troppo forte, facendogli quasi male.
-Quando sono entrata nella camera delle armi, sapevo di poter sopravvivere al Siero, ne ero convinta e lo avevo battuto, David è stato un imprevisto che non potevo pianificare, ma non avrei mai voluto dirti addio, avevo così tanti progetti per noi che quando ho sentito il secondo colpo tu eri l’unico rimpianto che avevo lasciato, non mio fratello, non Christina e i miei amici, ma tu perché ti ho sempre amato così tanto da stare male.
E non averti potuto dire tutto questo mi ha dato la sensazione di morire sotto atroci dolori.-
 
Tobias scattò, tutti i suoi sensi lo avevano sempre fatto in sua presenza, prese il viso di Tris tra le mani e la baciò con foga, non gli importava delle ferite, del dolore, gli importava solo colmare quel vuoto che lo aveva perseguitato per due anni a questa parte.
Aveva solo bisogno di lei.
La sentì appoggiare le mani sulla base del collo e stringere piano, grugnì senza volerlo, non le poteva essere indifferente e sentì la scarica di adrenalina nel suo corpo.
Lei gli avrebbe sempre fatto quell’effetto.
 
La trascinò, piano, vicino al letto, senza smettere di baciarla, toccando quel corpo che aveva quasi dimenticato, soffermandosi sui fianchi: adesso più piccoli di prima; sul profilo del suo seno, sfiorandole delicatamente i glutei.
La fece sdraiare e lui si sistemò sopra, appoggiandosi sui gomiti per non pesarle, le spostò una ciocca di capelli e la osservò anche lei stava facendo lo stesso.
-Come fai ad amarmi?- domandò, toccandogli con mani tremanti il viso.
-Ti ho sempre amato Tris, non ho mai smesso di farlo. E tu?-
-Anche io ti amo, Tobias. La mia vita senza di te è stata così difficile.- sussurrò, lasciando uscire altre lacrime.
-Adesso non lo sarà più.-
Si abbassò e le sfiorò le labbra con le sue, continuando per la guancia, lungo la mandibola e poi sul collo, baciò ogni centimetro di quella pelle, scendendo lentamente lungo la clavicola, baciandole i tatuaggi e sempre più giù.
-Non credo di poterlo fare.- lo interruppe.
-Perché?-
Osservò gli occhi di Tris e vi lesse non solo il desiderio ma anche paura, lei aveva paura.
-Ho paura che tu mi tocchi e provi disgusto per quella che sono.-
Si alzò e tirò su anche lei, le gambe incrociate e la osservò: si tolse la maglietta.
-Non potrò mai avere paura di quella che sei, come te, anche io porto il marchio di quello che ho passato.- le prese le mani e le poggiò sulla schiena, lungo il tatuaggio.
-Lì, è dove Marcus colpiva sempre, lì è stato fatto per non smettere di ricordare, adesso.- lasciò le sue mani e le tolse la maglietta, nonostante la sua piccola resistenza.
Le sorrise e posò le mani lungo la schiena, sentendo le cicatrici delle frustate lungo di esse.
-Queste non mi faranno mai paura perché io e te siamo simili, perché io ti amo e perché questo corpo è perfetto così com’è, per me è sempre stato così.-
 
Tris trattene il fiato, l’aveva già sfiorata lì ma aveva sempre indossato la maglietta, cercò di sfuggire a quel contatto ma il suo sguardo, la inchiodò, il cuore iniziò a battere forte, a pompare più velocemente il sangue e sentì l’adrenalina scorrerle lungo le vene: lo voleva.
Lo aveva sempre voluto e non avrebbe mai potuto rinunciare a loro, non di nuovo.
Si avvicinò a lui, lasciando una mano sulla schiena e appoggiandone una sul petto e lo baciò piano, cercando di fargli capire cosa provava.
-Puoi toccarmi.- sussurrò, rendendosi conto di voler sopravvivere a quella paura.
-Io non abuserò mai di te, perché io ti amo, Tris.-
Quelle parole s’insinuarono nel suo cuore ed annuì, velocemente, cercando di far cessare le lacrime; era quella la sua vera paura, essere usata di nuovo come un oggetto, di essere spazzatura ma si vergognò immediatamente per aver pensato una cosa del genere.
Tobias non era loro, lui non le avrebbe mai fatto del male: lui si era sempre preso cura di lei.
 
-Dove sei stata per tutto questo tempo?- domandò quasi sulla sua bocca.
-Stavo tornando da te.- rispose lei, colmando quella breve distanza tra di loro.
Lo sentì sorridere nuovamente contro la sua bocca e lo fece anche a lei, spense la mente e si lasciò andare.
Forse per quella volta avrebbe potuto evitare di fare la martire, forse avrebbe potuto trovare un’altra soluzione, per lui.
Per non lascialo ancora una volta.
 
“Potremo farlo ma sappiamo tutte e due che la guerra dipende da noi.”
Non stasera.
 
Tobias le tolse lentamente i panatoli, baciando ogni centimetro della sua pelle, delle sue gambe come se la stesse venerando, tornò vicino alla sua bocca ma invece di baciarla le slacciò il reggiseno e baciò il solco tra i suoi seni.
Tris gli sfiorò la schiena, scendendo per slacciare il bottone dei suoi jeans, li lasciò cadere a terra.
La baciò piano, assaporando la sua bocca, il suo sapore e imprimendosi nella mente tutti quei dettagli, e dopo poco entrò in lei e si perse del tutto.
Sentendo che quella era casa sua, che tutto sarebbe andato bene se lei fosse rimasta con lui.




∞Angolo dell'Autrice: Buon pomeriggio a tutti ed eccoci qua con un nuovo capitolo *_* 
Come al solito sono sempre felice di postare per voi questi piccoli scleri personali, poichè voi ogni volta mi riempite il cuore di  gioia con i vostri commenti, che mi aiutano sempre a dare il massimo in tutto!!
Il capitolo è corto, ve ne accorgerete, ma volevo dedicare un capitolo a Tobias e Tris senza aggiungere altri fatti; volevo regalargli una notte magica dopo l'inferno, insomma non me ne vogliate, ma prometto che il prossimo mi farà perdonare ^^
Adesso vi lascio allo spoiler:



-Consegnatemi.- continuò, senza guardarlo.
 

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Capitolo 14
*** That still small voice ***


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That still small voice
 
Katniss osservò Tobias trascinare via Tris e sorrise.
-Staranno bene.- disse, automaticamente.
-Forse, anche se questa guerra le porterà via un altro pezzo di se stessa.-
-Perché ne sei così convinto?- chiese Gale, sedendosi scompostamente su una sedia.
-Lei è sempre stata cosi, è coraggiosa ma è anche altruista, e intelligente, è troppe cose ed anche adesso che le Fazioni sono state abolite, lei non ha trovato il suo posto.
Quello che fa è per i nostri genitori, ma la porterà alla rovina.- disse Caleb, senza staccare gli occhi dalla porta.
-Può farcela, Tobias non la lascerà crollare.-
-Forse no, ma lei non si è mai posta tutti questi problemi, più di una volta è andata contro di lui.-
-Com’è finita?-
-Lei aveva ragione tutte le volte.- disse, ironico.
-Conosco quella sensazione.- sussurrò Katniss, guardando Peeta.
 
-Non possiamo fare niente, per lei?- domandò Haymitch.
-Solo ricordarle che la sua vita è preziosa.-
-Lo faremo.-
 
*
 
Katniss strinse le braccia intorno al petto e guardò la luna.
Caleb aveva ragione su Tris, anche se la conosceva da poco, aveva imparato molto su di lei, puntava al bene superiore, alla sopravvivenza di pochi e se fosse stata l’unica vittima, le sarebbe anche andato bene, scosse la testa, si rispecchiava molto in lei, solo che le sue scelte erano sempre state diverse.
Lei aveva fatto di tutto per distruggere Snow ma nonostante la morte di Prim aveva deciso di vivere in quel mondo, mentre Tris non era ancora riuscita ad accettare quell’idea.
-Stai pensando a lei.-
Peeta l’abbracciò da dietro e appoggiò la testa sulla sua spalla.
-Sì, ho come la sensazione che sarà irresponsabile.-
-Sarà maledettamente altruista.-
-Dovremo impedirlo.-
-Credi che potremo farcela?-
-A costo di legarla a una sedia, Peeta; non sono venuta fin qua per sacrificare qualcuno inutilmente.-
-Adesso ti riconosco Katniss, in questi anni avevi perso quella scintilla.-
-La Ragazza di Fuoco era in pensione.- sussurrò, girandosi e appoggiando il viso al suo petto.
Sentì il battito del suo cuore e chiuse gli occhi, quello per lei era il suono di casa.
-Stai bene tu, invece?- lei domandò, guardandolo.
-Gli incubi ci saranno sempre, ma i dubbi sono spariti.-
-Almeno qualcosa va per il verso giusto.-
-Andrà tutto bene, possiamo farcela anche questa volta, però per questa sera basta.-
-E perché?- domandò, guardandolo.
-Perché voglio fare l’amore con te, io ho bisogno di te.-
Katniss sorrise, sentì le guance colorarsi di rosso e lo baciò.
-Anche io ho bisogno di te.- sussurrò, sfiorandogli la schiena e lasciandosi andare.
 
***
 
-Il bunker era vuoto quando la squadra di ricerca l’ha trovato, era al confine del Dodici nascosto in modo impeccabile.- disse il presidente Paylor, in olo-conferenza con Chicago.
-Il suo gruppo non ha trovato altro?-
-C’erano traccia di molti strumenti per la tortura; un computer il cui hard disk e scheda di memoria erano stati portati via e nessuna traccia di attività recenti.-
-Lo avranno liberato dopo la mia fuga.- rispose Tris, scacciò però il pensiero degli strumenti di tortura, non li aveva ancora dimenticati.
-Ho mandato due delle mie flotte a Chicago, arriveranno domani.-
-Perché?- domandò fredda Evelyn.
-Perché siamo in guerra, hanno cercato di rapire e di uccidere la Signorina Prior e non lascerò i miei uomini alla mercé di questi soggetti, combatteremo.-
-Possiamo evitarla la guerra.- sussurrò Tris, abbassando lo sguardo.
 
Aveva promesso a Tobias che avrebbe aspettato, aveva promesso che avrebbe fatto la brava e non si sarebbe messa nei guai, ma la voce della sua coscienza non era d’accordo con quella scelta.
Anche lei sapeva che tutto quel dolore poteva essere evitato solo da lei, era la sua colpa da espiare.
Lei poteva fermare David e gli Hunger Games, lei poteva evitare che la gente morisse inutilmente.
 
“Vorrà dire mettere di nuovo a repentaglio la tua vita.”
Lo so, ma non sono pronta a lasciar correre, non posso restare a guardare.
“Tocca a noi sistemare tutto questo casino.”
Sì.
 
-No.- Tobias, batté il pugno contro il tavolo e la guardò.
-Consegnatemi.- continuò, senza guardarlo.
-Come?- Johanna Reyes l’osservò, sbalordita.
-Vogliono me, le mie costanti, il mio DNA, vogliono me e basta; consegnatemi e porremo fine alla guerra.-
-Tris.-
-Tobias lo sai anche tu che questo piano è l’unico che potrà evitarci uno spargimento di sangue.-
-Forse possiamo evitare che tu muoia, stavolta.- rispose Katniss.
-Cioè?-
-Ti mettiamo una ricetrasmittente, tu ti consegni ma noi veniamo a salvarti e poniamo fine alla guerra.-
-Attacco a sorpresa.- concluse Gale, appoggiandosi allo schienale della sedia.
-Non posso rischiare anche le vostre vite.-
-Siamo noi che vogliamo farlo, Tris, non devi essere l’unica a portare quel peso sulle spalle.-
-Potremo agire solo domani mattina, le flotte di Panem potranno esserci utili.-
-Zeke potrà armare la polizia ed assistere la flotta di Panem.-
 
Tris si alzò, non riuscendo più a tollerare quei suoni che prepotenti le stavano occupando la mente.
Si affacciò a una delle finestre dello Spietato Generale ed osservò la sua Chicago, era cambiata terribilmente negli anni: i quartieri delle singole Fazioni erano stati annullati del tutto, la città apparteneva a tutti senza distinzioni.
 
Apparterrà mai a me?
 
-Sia chiara una cosa.-
Tobias le si accostò e la guardò, intensamente, negli occhi.
-Ti lascio fare questa cosa solo perché sarò io a gestire la ricetrasmittente, non metterò la tua vita nelle mani di nessun altro se non nelle mie.-
Tris sorrise, alzò una mano e gli carezzò il viso e lo strato sottile della barba.
-Non darei a nessun altro questo potere, sono felice che sia tu a governare la mia sorte.-
Lui si avvicinò e posò le sue labbra deliacamente su quelle di lei, non l’avrebbe mai capita fino in fondo, ma gli stava bene così.
Non l’avrebbe cambiata per niente al mondo.
 
-Devo chiedere una cosa a Zeke.- disse, sorridendogli e tornando al tavolo.
 
-Tobias?-
-Christina.- osservò quella che era stata la sua migliore amica per quei due anni e sentì una morsa di rimpianto per come erano andate a finire le cose, ci teneva a lei, nonostante tutto.
-Volevo chiederti scusa, il mio comportamento non è stato dei migliori e ti ho messo in una posizione scomoda.-
-Come?!- chiese, non riuscendo a credere a quella parole.
-Sei il mio migliore amico e non smetterai mai di esserlo ma mi sono resa conto di aver fatto delle pretese che erano eccessive, tu l’hai sempre amata e lo capisco, anch’io amavo così Will, ma cercavo in te qualcosa che non trovavo, scusami.-
-Christina voglio che tu sia ancora mia amica ma non potrà succedere se…-
-Non sono innamorata di te, Tobias, adesso l’ho capito; amavo il ricordo dell’amore, le farfalle nello stomaco e il ritmo veloce del mio cuore, li cercavo in te, ma tu non mi hai mai illusa: l’ho fatto io.-
-Sono…Contento che tu mi abbia confidato queste cose.- ammise.
-Vorrei parlare con Tris, ma è… Distante.-
-Lei cerca di essere la ragazza che abbiamo conosciuto, ma dentro è distrutta, devi darle un po’ di tempo e vedrai che tornerà anche da te.-
-Lo spero, mi è mancata in questi anni.-
-Lei è mancata a tutti.-
-Dov’è andata?- chiese Christina.
Tobias si voltò e osservò la stanza dello Spietato Generale, praticamente vuota, erano rimasti Evelyn, Johanna, Haymitch e la Paylor in olo-conferenza.
-Tris.- sussurrò, uscendo velocemente dalla stanza.
 
***
 
-Quindi i tatuaggi non sono stati aboliti?-
-No Tris, quelli adesso li fanno un po’ tutti.- ammise Zeke, camminando vicino a lei.
-Oh peccato, era una prerogativa degli Intrepidi.-
-Una volta, adesso siamo un po’ tutto, è strano.-
Tris e gli altri girarono l’angolo e s’inoltrarono tra le strade, ormai ristrutturate, di Chicago.
-Perché?- domandò Katniss.
-Perché una volta potevi essere una sola casa e crescevi con quella consapevolezza, i miei genitori erano Intrepidi ed io ho scelto gli Intrepidi perché ero come loro, non sarei riuscito a vivere in nessun altro modo, ma adesso possiamo essere tutto quello che vogliamo: studiosi, o agricoltori, possiamo fare beneficenza ma far rispettare la legge.-
-Ne parli come se ti mancassero le Fazioni.- gli fece notare Tris.
-Non so se mi mancano però sono sicuro che sia difficile per tutti.-
-Così è come mi sono sempre sentita io, un’anomalia persino tra i Divergenti: Erudita, Abnegante e Intrepida. Troppi aspetti contrastanti, non posso essere altruista e coraggiosa e intelligente, io… Mi sono sempre sentita persa.-
-Tris…-
-Va bene così Zeke, ero solo curiosa.- sussurrò, avanzando velocemente e si ritrovarono davanti all’entrata della Guglia, troppo vicino alla sua ex casa.
-Qua dentro abbiamo allestito un piccolo centro, qualcosa che ci ricordasse casa, l’unico posto dove fanno tatuaggi.-
-Perfetto.-
 
Tris spalancò la porta e si ritrovò immersa nel suo mondo, quasi tutte le persone portavano pantaloni neri, anche se molti avevano abbinato magliette colorate come se fossero Pacifici, parlavano e facevano casino, come i veri Intrepidi.
-Vieni.-
Zeke le fece percorrere un paio di corridoi e poi entrarono dentro una stanza, apparentemente piccola per via degli innumerevoli disegni attaccati alle pareti ma in realtà notò la sua ampiezza.
-Ciao Connor, lei vorrebbe farsi un tatuaggio.-
-Sei venuta nel posto giusto…?-
-Tris.- rispose velocemente.
-Come vedo hai già dei tatuaggi.-
-Tre, ma ne vorrei uno qua.- alzò mano destra e indicò il polso.
-Cosa vorresti? Ah tieni, disegnalo sul tablet.-
Allungò la mano e in pochi gesti tracciò con le dita il suo tatuaggio, non sarebbe stato troppo grande ma le avrebbe ricordato lui.
-Ecco.-
Connor osservò il disegno e sorrise.
  • -4?-
  • -Puoi farlo?-
-Certo ma sarei curioso del significato.- ammise iniziando a prendere tutto l’occorrente.
-E´il nome di una persona molto importante per me.-
-Quattro?- domandò curioso.
-Connor?- lo richiamò Zeke, per sviare il discorso.
-Certo certo.-
Tris si sedette sul lettino e girò la mano per lasciare libero il polso ed attese, aveva preferito non dire niente a lui poiché sapeva che non avrebbe accettato, aveva mentito ancora una volta.
 
“Veramente sei scappata.”
Non avrebbe capito.
“Hai una poca considerazione di questo ragazzo.”
Lo so, ma dovevo farlo.
“Prima di morire, intendi?”
Volevo qualcosa che mi ricordasse lui e che ricordasse a me stessa la ragazza che ero stata qualcosa tempo fa.
“Simbolo azzeccato allora: -4.”
Lo so.
 
***
 
-Dov’eri finita?- esclamò Tobias, guardando Tris arrivare all’hovercraft.
-Dovevo fare una cosa.-
-Sarebbe? Perché poi non mi hai avvertito.-
-Non me l’avresti lasciata fare.- disse, alzando le spalle ed aprendo il portellone, -Perché lui è qui.-
Indicò Caleb, seduto su uno sgabello.
-Mi ha seguito, voleva parlare con te.-
-Bè io no.- asserì categorica.
-Tris perché non lo ascolti.- disse Katniss, entrando dentro la navicella.
-Perché io…-
-Perché credi che io non abbia sofferto, ma ti sbagli.- sussurrò suo fratello.
-E va bene, ma fuori.-
 
La ragazza senza aggiungere altro uscì nuovamente e avanzò di pochi passi per appoggiarsi a un palo della luce, osservò suo fratello uscire e notò per la prima volta il colorito pallido, i capelli ormai gli ricadevano sul viso e non erano più tenuti dal gel e i suoi occhi erano spenti.
Sentì qualcosa dentro sé, qualcosa che gli ricordò suo padre e sua madre: la sua famiglia; le si strinse il cuore al pensiero dei suoi genitori.
 
-Tris io… Mi sono comportato male con te, e non una sola volta, ho lasciato che Jeanine facesse su dite quegli esperimenti e ti ho permesso di morire al mio posto perché non ero abbastanza coraggioso da affrontare la mia punizione, ma adesso che sei qui davanti a me, io non riesco ad essere indifferente: mi sei mancata.
Mi hai chiesto tempo, ma di tempo tu ne hai sempre di meno, la tua vita è una corsa contro il tempo.
Domani ti consegnerai e chissà cosa succederà, non intendo avere altri rimpianti. Tu sei la mia famiglia.-
-Te lo sei ricordato solo dopo la mia morte.- sussurrò, sentendo le lacrime scenderle lungo il viso.
-Me lo sono ricordato quando hai deciso di prendere il mio posto, ma era troppo tardi per fermarti.
Eri già andata via.-
-Cosa vuoi da me Caleb? Che ti abbracci? Che torni a stare con te? Cosa.Vuoi?- domandò a denti stretti, sentendo il dolore emerge dal suo petto e irradiarsi per tutto il corpo.
-Ti ho vista il primo giorno che sei arrivata: eri un fantasma, il ricordo di te stessa, non eri mia sorella ma adesso Tobias ha fatto su di te il miracolo.
Sembri più forte, più sicura di te, sei ancora troppo magra per i mie gusti ma i tuoi occhi brillano, non li vedevo brillare dal giorno della Scelta e io voglio questa sorella, voglio questa Tris.-
-Tu non mi puoi avere.-
-Non intendo in quel modo, voglio che continui ad essere questa ragazza e se per farlo devo sparire dalla tua vita: lo farò.
Stavolta farò di tutto per te.-
Lei rimase in silenzio, asciugò una lacrima distrattamente e guardò suo fratello.
-La mia è sola apparenza, la gente deve potersi fidare di questa Tris: stanno affidando la loro vita a me e io non posso deluderli.
Dentro però.- disse toccandosi il cuore, -Mi sento morire, sono passati pochi giorni è vero, ma mi sembra di svegliarmi sempre nella mia cella, mi sembra di poter sentire il rumore dei loro strumenti quando in realtà è solo la macchina del caffè di Peeta, ho segni che non spariranno mai dal mio corpo, Caleb.
Però ogni giorno combatto contro la parte di me che vuole soccombere e ci riesco, ci riesco perché vedo che la gente ha fiducia in me, vedo che…-
-Ti vogliono bene.- concluse per lei.
-Ed è difficile mantenere le apparenze quando vorresti solo spezzarti e lasciarti andare.-
-Non puoi farlo.- rispose, frettolosamente.
-E perché no? Per Tobias? Per te? Perché non posso desiderare la pace?-
-Perché hai avuto una seconda occasione per vivere, non sprecarla Tris, devi essere felice, anche senza di me.-
-Sai… Per quanto ti abbia odiato in questi due anni, per quanto avessi sperato che ci fossi tu al mio posto adesso non riesco a pensare le stese cose, non posso chiederti di sparire dalla mia vita.
Se mio fratello, l’unico legame che mi resta dei miei genitori e loro non vorrebbero questo.-
-Quindi mi stai perdonando?-
-Ti sto sopportando, per il momento.- alzò le spalle, asciugò le lacrime con il polso e si diresse verso l’hovercraft, cercando di ignorare il sorriso di quel fratello che le aveva causato anche troppo dolore.
 
 
-Hai deciso la sua sorte?- domandò Tobias, una volta che lei si fu seduta accanto a lui.
-Sì, per il momento non è più nella mia lista nera.-
-Bene e a proposito, i tuoi amici non mi vogliono dire cos’hai fatto con Zeke, ma io sono curioso.- ammise, sorridendolo.
Tris sentì tutto il dolore, tutto il nervosismo, sparire improvvisamente, Tobias era la sua cura, il suo calmate e avrebbe avuto sempre un posto speciale nel suo cuore.
-Questo.-
Girò il polso destro e gli lasciò vedere il tatuaggio.
-Oh, Tris.- sospirò, -Perché?-
-Perché sei l’unico legame che mi è rimasto in questa vita, perché ti amo, perché io senza di te non sono niente. Ci sarebbero altri motivi ma credo di averti elencato i principali.-
Tobias si sporse e la baciò con prepotenza, poco gli importava della presenza degli altri ragazzi, voleva che lei si ricordasse quanto gli fosse mancata.
-Prendetevi una stanza ragazzi, potreste scioccarci.- disse ironico Peeta.
-Ahah, peccato che debba riposare per domani.-
-A tal proposito.- Katniss si avvicinò e le mostrò la ricetrasmittente.
-Stasera lo posizioniamo sul tuo petto, così facciamo le prime prove. Evelyn ha per caso dato un orario?-
-Secondo la Paylor le truppe arriveranno per le otto del mattino.- comunicò Haymitch.
-Sarà tardi, devono credere che io sia scappata per venire da loro, dovremo anticipare di un’ora.-
-Non senza il sostegno delle truppe.-
-Allora avverti Zeke intanto, dobbiamo far si che il piano sia perfetto.- asserì decisa Tris.
-Va bene.-
Tobias si rassegnò e acconsentì, non avrebbe potuto fermarla in nessun modo neanche inchiodandola alla sedia, doveva solo sperare che il piano andasse per il verso giusto.




∞Angolo dell'autrice: Buona domenica a tutti, spero che vi siate riposati e siate pronti a questo nuovo capitolo ^^ La mia salute oggi vacilla, quindi ragazzi perdonatemi ma risponderò alle recensioni del precedente capitolo nel corso del pomeriggio, ma non mancherò!
Per me è davvero importante ed è un modo per ringraziarvi del vostro impegno.
Tris alla fine fa la proposta, che viene anche accettata da tutti, anche se Tobias è restio come al solito. Ma questo cosa comporterà?
Bè, staremo a vedere nel capitolo di mercoledì, per il momento godetevi lo spoiler:


David non mi avrai mai.


 

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Capitolo 15
*** You will not have me ***


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You will not have me
 
Tris si lasciò alle spalle la recensione e anche Chicago, aveva preso una delle jeep della polizia ed osservò il panorama mutare davanti ai suoi occhi alle prime luci dell’alba, niente era cambiato in quegli anni ed adesso sapeva che era così.
Vide il Dipartimento in lontananza, accelerò e in poco tempo si ritrovò là: dove tutto era iniziato e dove tutto sarebbe finito.
Scese dalla macchina ma non s’inoltrò oltre.
David uscì dalla porta principale con un seguito di guardie alle sue spalle.
-Sei venuta.-
-Non ti permetterò di fare del male alle persone che amo, quindi si, sono venuta.- ammise, mettendo le mani in tasca.
-Prendetela.-
 
Una guardia la prese per la nuca, mentre un’altra le diede un pugno in pancia, si accasciò per il dolore ma rialzò la testa, non si sarebbe lasciata sopraffare di nuovo, aveva deciso di consegnarsi ma non di perire per mano di David.
-Tu sei una mia creatura.- sussurrò David, molto vicino al suo viso.
-Io non sono di nessuno.- rispose spuntando una piccola quantità di sangue, ma l’altra guardia la colpì al labbro e sanguinò, nuovamente.
-Beatrice, i giochi sono appena iniziati. Andiamo forza, incappucciatela.- ordinò e scomparve dalla sua vista.
Tris provò a liberarsi ma un altro pugno nello stomaco le tolse momentaneamente le forze e poi fu il buio.
 
***
 
-La stanno portando via dal Dipartimento.- disse Tobias, osservando lo schermo del tablet collegato alla ricetrasmittente.
-Bene, la polizia è pronta.- asserì Zeke, comparendo ai suoi occhi.
-Le truppe di Panem stanno iniziando la discesa.- disse invece Katniss, posando un auricolare sul tavolo.
-Dovremo muoverci.-
Tobias guardò nervosamente la recensione attorno a lui, avevano dato vita a un campo improvvisato per monitorare l’andamento della missione, ed era stato lui a chiederlo espressamente, così sarebbe stato abbastanza vicino a lei da non lasciarla sola.
-Dieci minuti e partiamo.- comunicò Gale, portando le armi al tavolo generale.
-Queste ci possono servire.-
-Certo.-
Tobias continuò ad osservare il tablet senza staccare gli occhi dalle coordinate, non l’avrebbe persa di vista per un secondo.
-Lei starà bene.-
Katniss sistemò il suo arco dietro le spalle e contò le frecce per sicurezza, non voleva essere impreparata.
-Perché cercate tutti di rassicurarmi?-
-Perché Tris mi ha spiegato come sei fatto ed ho capito da me che, anche se siete Intrepidi la paura fa parte di voi.-
-Ho paura di perdere di nuovo qualcosa di caro, puoi farmene una colpa?-
-No, ma se non liberi la mente, la paura ti accecherà e tu non potrai aiutarla.-
-Touché.- sorrise.
Guardò il tablet e la prima cosa che notò fu l’assenza del segnale.
-No, cazzo!- esclamò, iniziando a schiacciare una serie di tasti per recuperalo.
-Cosa succede?-
-Le hanno trovato la trasmittente, non ho più il segnale e non ho le ultime coordinate.- sentì la paura scorrergli nelle vene e il cuore iniziò a pompare sangue troppo velocemente, troppo veloce anche per lui.
-Aspetta, Tobias, dammi.-
Katniss gli sfilò il tablet dalle mani, aprì una pagina differente, ed attivò un secondo segnale.
-Cos’è?- esclamò, senza nascondere il terrore.
-Ieri le ho fatto ingoiare un’altra ricetrasmittente, per essere sicura.-
-Ne ha una nel corpo?-
-Questa non la troveranno.- disse seria.
-Allora muoviamoci!-
Le prese il tablet, sentì la paura scemare ma non del tutto poiché la vita di Tris era di nuovo a rischio e lui non avrebbe perso altro tempo ad aspettare, l’avrebbe portata a casa e messo fine alla minaccia di David, una volta per tutte.
 
***
 
Qualcuno le tolse il cappuccio ed improvvisamente il suo mondo ebbe di nuovo dei colori ben definiti, l’oscurità, nonostante sapesse che fosse passato poco tempo, l’aveva devastata, interiormente.
Sbattè un paio di volte le palpebre per far abituare i suoi occhi e con sua grande amarezza si rese conto di trovarsi dentro a un altro bunker.
Osservò il tavolo di metallo al centro della stanza, alcuni degli strumenti di tortura che già conosceva erano appoggiati là sopra, poco lontano trovò il computer generale, molto simile a quello del Dodici, ma l’unica cosa che attirò, veramente, la sua attenzione era una cartina geografia appesa alla parete, dove un punto ben preciso era stato segnato con delle coordinate.
 
Non è Chicago, sarà sicuramente Panem, o meglio ancora…
“L’Arena.”
 
-Adesso siamo momentaneamente al sicuro, credevi che non ti avremo perquisito? Facciamo delle analisi Nina, dobbiamo recuperare i risultati e compararli, prima di spostarla.-
-Spostarmi?-
-Andremo a Panem ma credo che lo avessi capito; qua non siamo al sicuro.- David la guardò attentamente e senza aggiungere altro andò via con la sua sedia a rotelle.
-Stai ferma adesso, okay?-
 
Nina occupò il suo campo visivo, Tris provò a muovere le mani ma solo in quel momento notò che erano legate con delle manette alla sedia, come anche i suoi piedi, era bloccata, come un topo in trappola.
-Non ti farò male.- allungò una siringa e senza alcuna delicatezza l’inserì nel suo braccio per prelevare del sangue.
Tris si morse leggermente il labbro ma non si lamentò più di tanto, doveva carpire delle informazioni prima che Tobias facesse irruzione.
-Mi sono sempre chiesta che cosa ti ha spinto a seguire David.- chiese, sapendo che Nina avrebbe colto la sua domanda.
-Lui ha una mente aperta, noi e il Governo ci siamo sempre impegnati al massimo nella ricerca dei GP, ha occupato tutta la nostra vita ma quando voi siete arrivati al Dipartimento, abbiamo compreso che niente sarebbe stato più uguale, che tu avresti creato dei problemi.-
-Non sei la prima persona che me lo dice.- ammise, ricordando la voce di Jeanine nella sua mente.
-Sì, un’anomalia anche tra i Divergenti, sei speciale ed io non lo posso nascondere, ma quando nel mondo ci saranno altri GP, tu sarai una di tante, non ci servirai più a niente.-
-Perché ci tenete così tanto? Gli Hunger Games porteranno solo morte e distruzione e la ricerca della razza perfetta vi annebbierà la mente, commetterete degli errori, che vi rimarranno sulla coscienza.-
-Proprio tu osi parlarci di errori? Tu che per prima hai ucciso il tuo migliore amico? Tu che hai tradito Tobias in tutti i modi possibili? Tu che hai sacrificato vite innocenti per fermarci?
Perché credi si essere tu nel giusto?- domandò irata, il viso leggermente rosso per colpa dello sfogo.
-La mia coscienza.- rispose semplicemente.
Nina la guardò ma non rispose, non domandò altro e Tris capì che per il momento non avrebbe ottenuto altre informazioni, cercò di fare una stima del tempo, rendendosi conto che forse erano passate da poco le nove del mattino e che la squadra di salvataggio sarebbe arrivata a breve.
 
Portarmi a Panem, credono davvero che glielo lascerò fare?
“Hai un piano?”
Certo.
 
Tris osservò le sue manette e ringraziò che fossero di cuoio, anche se spesso e non di metallo, iniziò a girare lentamente i polsi; col tempo era diventata brava in quel genere di cose, anche perché più di una volta era riuscita a liberarsi, durante gli anni di prigionia, ma l’avevano sempre scoperta e punita per le sue azioni.
Sentì la carne scivolare, anche se lentamente, sotto il cuoio, percepì la pelle irritarsi a quel contatto prolungato e non si sorprese nel sentirlo più scivoloso: le sue vecchie ferite non si erano mai del tutto rimarginate e i suoi polsi erano ancora troppo delicati, ma in quel momento li trovò utili.
L’avrebbero aiutata ad uscire di lì.
 
-Perché volete il mio DNA? Le mie costanti sono davvero così importanti?- domandò, cercando di distrarre Nina, intenta a esaminare il suo campione.
-Sì, sei risultata perfetta per tre Fazioni e mai nessuno lo ha fatto, Jeanine cercava un siero per controllarti, quindi capirai che il tuo DNA è molto speciale.-
-Come lo userete?-
-Sarà il computer a fare tutto, e troverà altri GP che si avvicinano alle tue credenziali e poi…-
-L’Arena.- concluse Tris, sussurrando, e sentì il primo polso uscire dalla manetta di cuoio.
 
Tris alzò lo sguardo e notò alcuni schermi che prima non aveva notato, schermi delle guardie di sicurezza e notò in lontananza, una macchia lontana in avvicinamento.
Il cuore prese a pompare forte e veloce, Tobias, stava arrivando a salvarla, cercò di mantenere i nervi saldi ma sentì l’adrenalina scorrerle per le vene e inibirle il cervello.
Doveva liberarsi prima che David facesse qualcosa di stupido, ma fu lei la prima a tradirsi: Nina si era voltata ed aveva osservato anche lei l’immagine sullo schermo.
-DAVID!- urlò, correndo verso la sua stanza, -Ci hanno trovati, dobbiamo andare via!-
 
Osservò la scena con la bocca leggermente spalancata, ma si riscosse e cercò di liberare l’altro polso, aiutandosi anche con la mano libera, non sarebbe andata con loro a Panem.
-Prendetela, sta cercando di scappare!-
Alzò il viso e vide delle guardie precipitarsi contro di lei, esaminò la situazione e si rese conto di avere ancora le gambe bloccate ma le mani libere, capendo che sarebbe stato uno scontro non alla pari si preparò al peggio.
-Tu vieni con noi.-
-Prima dovete prendermi.-
 
Tris scansò il colpo proveniente da destra e colpì una delle guardie allo zigomo, si alzò dalla sedia e nonostante non si sentisse perfettamente in equilibrio rimase in piedi e si preparò a combattere, lanciò un’occhiata veloce allo schermo e stavolta riuscì a distinguere le jeep, doveva solo recuperare un po’ di tempo.
Vide una guardia brandire un piede di porco, portò le mani davanti al viso per difendersi e si abbassò in tempo per schivarlo, spostò il peso verso destra e si lanciò con tutta la sedia su di esso, non sentì neanche le sue urla ma percepì chiaramente il colpo della successiva guardia, che aveva recuperato il piede di porco e l’aveva colpita alla pancia.
Si mosse e notò, con sua grande sorpresa, che la sedia si era distrutta dopo l’impatto, ringraziò ancora una volta la sua buona sorte e cercò di fare un piccolo calcolo del numero delle guardie.
 
Cinque.
“Credo che sarà difficile.”
Oh almeno ci possiamo divertire un poco.
 
Afferrò al volo una gamba della sedia e si lanciò verso sinistra, colpì la prima alla testa e cadde sulle ginocchia per scansare il colpo successivo, una però l’afferrò per il piede e sbattè il mento contro il pavimento, per il contraccolpo sentì in bocca l’amaro del sangue ma non se ne preoccupò, non sentiva niente in quel momento.
Scalciò e colpì in faccia, si alzò velocemente e avanzò verso l’entrata, doveva muoversi.
-Bloccatela maledizione!- urlò Nina, che stringeva ancora la sua fiala di sangue tra le mani.
Tris senza pensarci troppo, prese dal tavolo uno dei coltelli, ruotò il corpo verso la ragazza e lanciò: la fiala s’infranse tra le sue mani, così velocemente, che neanche Nina se n’era resa conto.
Sorrise a se stessa e riprese ad avanzare verso l’entrata, contrastando le guardie, vide non troppo lontano la porta leggermente aperta e un raggio di luce la colse impreparata, come anche i rumori delle auto sulla sabbia del deserto.
-Fatelo esplodere.-
Quelle parole non furono urlare, ma lei riuscì benissimo percepire David pronunciarle, si voltò per guardarlo sparire da dietro una porta con Nina ed altre poche persone, provò a rispondere ma un colpo in testa la spinse verso la porta e lontano dal suo nemico.
Il sangue le colò lungo il viso, appannandole leggermente la vista, si appoggiò alla parete e osservò il bunker quasi del tutto vuoto, doveva scappare prima che fosse troppo tardi.
Tenne una mano sul muro e avanzò, anche se sentiva le gambe troppo pesanti, il colpo alla testa le aveva destabilizzato l’equilibrio interno.
 
“La verità è che adesso senti il dolore.”
Non posso permetterlo.
 
Quel pensiero le strinse il cuore e notò la porta sempre più vicina, sorrise al pensiero di poter rivedere Tobias ma in quel momento il rumore di un conto alla rovescia le fece gelare il sangue; lasciò il muro, nonostante non si sentisse per niente sicura sulle proprie gambe, camminò, cercando di aumentare il passo, si morse il labbro e toccò con mani tremanti la porta.
L’aprì e il sole la investì in pieno, dovette abbassare lo sguardo e notò un gruppo di persone correre verso la sua direzione, doveva fermarle, prima che fosse tardi anche per loro.
-Sta per esplodere!- urlò con tutte le sue forze, sentì il segnale al suo interno diventare sempre più forte, fece qualche altro passo e si buttò a terra.
Si coprì la testa con le mani e aspettò che tutto fosse finito, ma prima di svenire di nuovo seppe con certezza una cosa.
 
David non mi avrai mai.




∞Angolo dell'Autrice: Buonasera a tutti/e, scusatemi per il piccolo ritardo ma oggi ci hanno trattenuto all'Università essendo l'ultimo giorno prima di Pasqua ma di pome il Diritto Commerciale ha richiesto la mi attenzione, ma adesso sono tutta per voi ^^
Tris vuole ottenere delle informazioni, questo è il vero motivo del suo piano, ma allo stesso tempo spera che l'arrivo di Tobias costringa David ad arrendersi, ma in realtà fallisce: su tutta la linea.
Il prossimo capitolo verterà su una decisione importante, forse la più importante di tutta la storia, e proprio perciò sono felice di avere il vostro appoggio, che mi trasmettete sempre nell vostre recensioni.
I love you -4
Adesso vi auguro una buona serata e vi lascio allo spoiler:



-Lei cammina tra di noi, eppure non è una di noi.- disse Evelyn come ultima cosa quando ormai le aveva dato le spalle.

~Cit Lost~
 

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Capitolo 16
*** Choices ***


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Choices
 
Tobias scese velocemente della macchina, il cuore gli batteva così forte da farlo stare male ma aveva un brutto presentimento e finché non l’avesse stretta nuovamente tra le sue braccia, non gli sarebbe passato.
Aveva percorso solo pochi metri quando l’aveva vista uscire da quella porta, apparentemente Tris aveva l’aspetto di sempre ma solo dopo pochi secondi si rese conto del sangue che le colava lungo il viso e dei suoi occhi terrorizzati.
Aveva aumentato il passato, ansioso di colmare quella distanza, di poter decretare la fine di quella missione suicida, ma le sue parole lo avevano paralizzato, come se al posto dei piedi avesse avuto il cemento.
 
-Sta per esplodere!-
 
La vide buttarsi a terra, cercò lo stesso di raggiungere ma sentì qualcuno trattenerlo per le braccia, probabilmente Zeke, urlò il suo nome ma pochi secondi dopo vide la porta del bunker esplodere e scoppiò il caos.
 
***
 
Zeke lo lasciò andare dopo pochi attimi, ma Tobias ebbe la sensazione che fossero passate delle ore, nonostante l’esplosione i suoi occhi la stavano ancora guardando: era rimasta a terra, immobile.
Rimase fermo, ignorando i suoni intorno a lui, le urla di sua madre, di Katniss e il rumore delle macchine lì intorno, tutti i suoi sensi si erano concentrati su di lei ed improvvisamente si sbloccò, iniziò a camminare piano, poi aumentò passo e si ritrovò vicino a lei.
Si lasciò cadere e le alzò il viso da terra, era sporco di sangue ma anche di sabbia, la sollevò e la strinse tra le sue braccia.
Sentì il suo respiro, breve ma nonostante tutto regolare, era ancora viva e solo in quel momento anche lui si concesse il lusso di respirare, di far entrare aria nei suoi polmoni.
-Tris.-
Le spostò una ciocca dal viso e la tirò su, la vide aprire gli occhi e decise di riportarla alla macchina per accertarsi delle sue condizioni, mentre attorno a lui la polizia e gli uomini di Panem stavano entrando nel bunker, lui ignorò il suo dovere, sentendo che niente oltre lei avrebbe avuto la stessa importanza.
Katniss arrivò poco dopo con una borraccia d’acqua e lentamente la fecero bere, aveva aperto gli occhi ma non aveva ancora proferito una sola parola.
 
-Tris… Parlami.- sussurrò Tobias, abbassandosi al suo livello per poter leggere in quegli occhi che aveva sempre amato.
-Sono scappati.- rispose, il tono di voce ruvido e spento.
-Dove?-
-Panem, volevano portarmi a Panem.- rispose, senza guardarli negli occhi, come se non fosse ancora lì con loro.
-Ma hanno fatto esplodere il bunker? Come… Un passaggio segreto?- domandò Peeta, intromettendosi nella discussione.
-Sì.-
-Merda, adesso rintracciarli sarà difficile o quasi impossibile, non abbiamo idea di dove sia la loro base e Panem è troppo vasta per lanciare una squadra che setacci il territorio, sarebbe come cercare un ago nel pagliaio!- esclamò Gale, buttando sul tavolo poco distante la sua pistola.
 
Tris osservò quel gesto e dentro di sé sentì una stretta al cuore, doveva farlo o avrebbe messo in pericolo la sua vita di nuovo e sapeva per certo che quella volta non avrebbe ottenuto nessuna redenzione, che quella volta i suoi peccati avrebbero bruciato più del fuoco sulla sua anima martoriata e non poteva permettere che Tobias ne facesse parte.
Fu veloce, nonostante sentisse ancora la testa ronzare per via dell’esplosione e anche del colpo, non si stupì di esserci arrivata tanto facilmente.
Afferrò la pistola, e si girò verso Tobias.
-Tr…-
Lo colpì con il calcio della pistola in testa e lo vide afflosciarsi a terra, lasciò cadere l’arma dopo un breve momento e guardò i suoi amici.
-Io so dov’è l’Arena.-
-Che è successo?!- domandò Evelyn, avvicinandosi a Tobias, steso a terra privo di sensi.
-Lui non viene con noi.- decretò fredda, doveva esserlo o avrebbe permesso al suo cuore di lasciarsi andare ai sensi di colpa e in quel caso si sarebbe distrutta.
-C’era bisogno di colpirlo?-
-Sì o mi avrebbe seguito, avrei preferito evitarlo mi creda, ma non c’è tempo. Loro hanno un vantaggio di almeno un’ora su di noi, dobbiamo prendere gli hovercraft e partire immediatamente.-
-Tris forse avresti dovuto dargli la possibilità di scegliere.-
-Katniss non posso permettere a Tobias di rischiare la sua vita, io voglio che lui abbia la migliore delle occasioni e non sarà partecipando ad una guerra che gliela darò. Lui rimane qua, mi odierà, ma forse capirà anche il motivo per cui l’ho fatto.-
Abbassò lo sguardo per osservarlo e dovette distoglierlo altrettanto velocemente per evitare alle lacrime di uscire dai suoi occhi, lui era la sua debolezza e a Panem non poteva permettersela, o lo avrebbero distrutto pur di arrivare a lei.
-Grazie.- disse Evelyn, alzando il capo di Tobias da terra.
-Per cosa?- domandò, sistemando le armi nella cinta dei pantaloni.
-Per avergli risparmiato questa guerra, per averlo salvato.-
-Io… L’ho fatto perché lo amo, non l’ho fatto per lei.-
-Lo so benissimo.- concluse, guardandola con il suo sguardo freddo e calcolatore.
-Dobbiamo andare.- Gale le posò una mano sulla spalla e si riscosse dai suoi pensieri, il tempo a sua disposizione era scaduto, doveva dire addio.
Prese dal tavolo il tablet che qualcuno prima aveva appoggiato e lo passò ad Evelyn, non sorrise ma sentì il suo cuore accendersi per via di una piccola scintilla che avrebbe chiamato speranza: forse aveva trovato il modo di non farsi odiare da Tobias.
-Lo dia a lui quando si sveglierà.-
-Devo dirgli qualcosa?-
-No, sarò io a farlo al momento giusto.-
Passò una mano tremante sul suo viso, spostando il ciuffo di Tobias dalla fronte, non portava più il taglio degli Abneganti e aveva notato quanto in quel modo gli stessero bene, sorrise, un sorriso amaro, un sorriso che sapeva di nuovo di addio.
-Lei cammina tra di noi, eppure non è una di noi.- disse Evelyn come ultima cosa quando ormai le aveva dato le spalle.
 
Quelle parole le si strinsero intorno al cuore, sentendole così vere, così realiste da farla quasi stare male: rispecchiavano il percorso che negli ultimi anni aveva affrontato.
La redenzione per i suoi peccati, la salvezza per i suoi genitori, lei aveva combattuto come gli altri eppure anche in quei casi non era stata come loro, come se fosse stata sempre al di sopra delle regole.
 
Un’anomalia anche per i Divergenti.
“Siamo state solo questo? Un esperimento riuscito male?”
Spero veramente di no.
 
-Io sono dell’idea che tu abbia fatto la cosa giusta.-
Peeta salì accanto a lei nell’auto che li avrebbe riportati all’hovercraft e le passò un tablet chiuso.
-Non ne sono sicura.- ammise, dopo un po’.
-Hai scelto di non coinvolgerlo, ci vuole coraggio e forza di volontà, per nostra natura siamo egoisti e nonostante sappiamo di poter portare alla morte le persone che amiamo, facciamo di tutto per realizzare i nostri desideri, pur di non restare soli; tu sei l’opposto. Pensi sempre agli altri, ti ho vista davvero poche volte pensare solo a te stessa.-
-Sono gli insegnamenti dei miei genitori, gli Abneganti aiutano gli altri.-
-Non è per questo che lo fai.-
-Per cosa allora?- domandò curiosa.
-Perché tu sei speciale, Tris.- sussurrò, facendole l’occhiolino e voltando lo sguardo verso la strada.
La ragazza rimase in silenzio, sentendo che qualsiasi altra parola sarebbe stata superflua e rendendosi conto che senza Tobias nessuno le avrebbe ricordato la sua umanità e che la sua via sarebbe stata nuovamente, solo, nelle sue mani.
 
“La vedo male.”
 
***
 
Tobias aprì lentamente gli occhi, ed istintivamente si portò la mano alla testa: pulsava forte, così forte che il dolore gli si era irradiato per tutto il corpo.
Spostò lo sguardo, notando alcuni oggetti familiari ma allo stesso tempo estranei e solo dopo pochi attimi notò che stava osservando il suo appartamento.
Si mise seduto sul letto, e sentì il cuore perdere un colpo.
Nonostante il mal di testa, il dolore, sapeva bene che quello era sbagliato, che lei non era con lui, posò i piedi a terra e provò ad alzarsi ma in quel momento la stanza iniziò a girare e dovette sedersi.
-La testa ti fa ancora troppo male, non credo che dovresti alzarti.-
-Lei dov’è?- domandò guardando sua madre.
-In volo, sta andando a Panem.-
-Devo raggiungerla.- sussurrò, poggiando la fronte sulle mani, cercando di farsi forza.
-No, non ci sono più hovercraft, lei ti ha lasciato qui.- disse, senza usare un tono di voce in particolare.
-Cosa?!-
-Tobias è stata Tris a colpirti, non voleva che tu andassi, che rischiassi la tua vita ancora. Ti ha lasciato questo tablet, si farà sentire lei il prima possibile.-
-Io… Non ci posso credere.-
Quel pensiero si fece largo nella sua mente e solo in quel momento ricordò il viso di Tris vicino al suo, la pistola e il colpo in testa, e poi solo il buio; aveva scelto per lui ancora una volta, si era presa il diritto di lasciarlo indietro.
-Tu perché glielo hai permesso?- chiese, senza nascondere la rabbia.
-Perché tu sei mio figlio e non volevo vederti morto in un’altra guerra, ho rispettato la sua scelta di salvarti.-
-Non l’hai mai ascoltata, ed hai deciso di farlo proprio ora?!- sbottò, alzandosi in piedi e recuperando il tablet.
-Sì.- rispose sua madre, uscendo dalla sua camera da letto.
Tobias strinse la mano destra a pugno e cercò di contenersi, aprì il tablet ma non vi trovò niente, nessun messaggio, nessuna nota o chiamata, Tris non si era ancora fatta sentire.
Lo ributtò sul letto e diede un calcio a quest’ultimo, aveva sempre odiato quel suo lato, la sua  ragazza era un leader nato ma sapeva essere anche una stronza colossale e in fondo, non lo aveva mai accettato.
 
-Perché scegli sempre per me?- domandò a se stesso, si sedette nuovamente sul letto.
Non l’avrebbe potuta raggiungere, non aveva i mezzi per poter raggiungere Panem ed ancora una volta si sentì la persona più inutile durante la guerra, ancora una volta aveva permesso che fosse stata a lei a farsi carico delle scelte più dure.
-Se muori come farò?-
Istintivamente si alzò e colpì lo specchio sulla parete di fronte a lui, piegò la mano per colpa del dolore ma non si preoccupò di ripulirla dalle schegge o dal sangue, poiché allo stesso modo stava sanguinando il suo cuore.
 
“Lo sai anche tu cosa succede se lei muore.”
Stavolta muoio anche io.
 
Chiuse gli occhi e si lasciò cadere a terra, nonostante sentisse quel pensiero infelice addentrarsi nel suo cuore il suo vero rammarico era quello di non aver avuto tempo, di aver perso, di nuovo, tempo e che stavolta non avrebbe avuto una terza occasione.
Tris non sarebbe tornata nuovamente dal regno dei morti.
Sentì le guance bagnarsi per colpa delle lacrime e decise di lasciarsi andare a quel sentimento che negli ultimi due anni aveva sopito, lasciandosi andare al dolore.
 
***
 
Katniss si sedette accanto a Tris e le passò una mano sul braccio, la sua amica non aveva parlato per quasi tutto il tragitto e adesso che stavano sorvolando il confine con Panem aveva iniziato a preoccuparsi veramente, ma in fondo sapeva anche il motivo.
Tobias: il centro del suo mondo.
Gli aveva dovuto dire di nuovo addio e lei sapeva bene cosa si provava, si perdeva la voglia di vivere e il proprio cuore veniva svuotato da ogni sentimento, e da tutte le forze.
Rimaneva solo la disperazione.
-Potresti smettere di guardarmi.- disse Tris, alzando lo sguardo.
-Sono preoccupata per te.- ammise, non riuscendo a nascondere i sensi di colpa.
-La scelta è stata la mia, non dovresti sentirti tu in colpa.-
-Lo so ma so come ti senti e non c’è cosa peggiore al mondo.-
-Forse no, hai ragione. Però più di una volta ho messo in pericolo la sia vita, più di una volta mi sono chiesta se lo avessi rivisto il mattino successivo e l’ultima volta è stato lui a non rivedermi; non potevo permettere che succedesse di nuovo, dovevo saperlo al sicuro. Almeno lui.-
-Se stata molto coraggiosa.-
-Sii coraggiosa Tris, me lo disse anche mia madre prima di morire.- allontanò lo sguardo per osservare il panorama fuori dalla finestra.
-Lo sei sempre stata, Tris, non dubitarne mai.-
-Quando arriveremo a Panem?-
-Tra poche ore, andremo subito dalla Paylor e tu le mostrerai le coordinate dell’Arena e poi…-
-Poi andiamo e li ammazziamo a tutti.- asserì tranquilla.
-Già.-
Katniss si alzò lasciandola di nuovo sola, sentendo che non avrebbe potuto fare niente per quella Tris, capendo che aveva uscito di nuovo le sue cinquanta sfumature per difendersi dal dolore, che in quel momento la sua amica era una macchina da combattimento e niente e nessuno l’avrebbe fermata.





∞Angolo dell'Autrice: Buona Pasqua a tutti ♥  
Mi dispiace veramente di non essere riuscita ad aggiornare ieri, ciò provato veramente ma purtroppo fra una cosa a e l'altra sono tornata a casa davvero tardi e mi è stato impossibile :/
Spero di farmi perdonare con questo capitolo, adesso Tris ha scelto: Tobias non andrà con lui. Voi cosa ne pensate? In questo momento viene fuori il suo lato martire, per certi punti di vista ma dall'altro io vedo una ragazza innamorata che vuole solo proteggere le persone che ama.
Ma la scelta di abbandonare Tobias, cosa comporterà per lei? Per la sua umanità? Katniss ha un brutto presentimento, ma lo scopriremo Mercoledi :)
Grazie come sempre per il vostro affetto, la costanza e la passione che mettete nelle recensioni e per tutte le altre perspne che leggono o l'hanno inserita nelle varie sezioni, va un grazie altrettanto importante: Anche voi mi aiutate molto ♥ 
Spoiler:


-Cos’è stato?-
-Il tablet.- sussurrò, correndo nella sua stanza, col cuore in mano per l’ansia.

 

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Capitolo 17
*** Tell him ***


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Tell Him
 
~Due giorni dopo~
 
Tobias posò sul tavolo la tazza di caffè che si era appena preparato e si sedette sul bordo di quest’ultimo, cercando qualcosa che sostenesse il suo cuore a pezzi, stava aspettando da due giorni.
Due giorni in cui aveva controllato spesso il tablet che gli aveva lasciato lei, due giorni passati insonni per colpa dell’ansia e della paura, due giorni in cui Tris non si era fatta sentire.
Si voltò e appoggiò le mani sul tavolo, allontanando la tazza ormai dimenticata, la mano stava già guarendo ma dentro di sé il suo cuore non aveva smesso un attimo di sanguinare.
Aveva paura che lei non tornasse, aveva paura che gli portassero il suo corpo privo di vita e che, quella volta, non ci sarebbe stato nessun magico ritorno, ma solo la morte, definitiva.
E mai come in quel momento gli fece paura, nella sua breve vita era stato sempre molto coraggioso, anche se aveva scelto gli Intrepidi per un motivo diverso si era sempre trovato bene con loro, ma adesso la sua mancanza di coraggio lo aveva svuotato, facendo emergere un lato del suo carattere che aveva taciuto per bisogno, per la necessità di salvare la sua anima.
Un leggero bussare alla porta lo riscosse dai suoi mille problemi e si diresse lentamente verso di essa, quando l’aprì il viso di Zeke gli sembrò un miracolo e riuscì a trappargli un piccolo sorriso.
 
-Lo immaginavo, Quattro.- disse, entrando, e facendo passare anche Cara e Christina.
Il ragazzo si meravigliò per l’apparizione di quest’ultima ma decise di sorvolare, per il momento, aveva altro cui pensare.
-Cosa?-
-Che ti avremo trovato come uno straccione, non hai avuto notizie?- posò sul tavolo un pacco di ciambelle e attese.
-No.-
-Vedrai che Tris si farà sentire presto, se te lo ha promesso non temere.-
-Cara, Tris non hai mai avuto molta considerazione per la sua vita, e questo non è cambiato, quindi ho paura che se continuerà a non farsi sentire dovrò pensare solo il peggio.-
-Amico, sono dell’idea che tu debba darle fiducia, è tornata ma allo stesso tempo non è più la stessa Tris, lei è diversa.- concluse Zeke.
-Anche io l’ho visto nei suoi occhi, non ti… Lascerebbe una seconda volta.- disse Christina, distogliendo lo sguardo dal suo.
-Siete molto gentili ma io conosco la mia ragazza e so perfettamente qual è il suo modo di ragionare.-
-Allora spero che ti sbagli.-
Tobias scosse la testa e si avvicinò di nuovo al tavolo da pranzo, quando un bip leggero attirò la sua attenzione verso la camera da letto.
-Cos’è stato?-
-Il tablet.- sussurrò, correndo nella sua stanza, col cuore in mano per l’ansia.
 
***
 
~Il giorno prima~
 
-Com’è riuscita a ricordarsi le coordinate?- chiese la Paylor osservando la cartina che Tris aveva tracciato solo il giorno prima.
-Non ho avuto molte difficoltà a farlo.-
-Certo, anche se devo immaginare che la situazione non era per niente facile.-
-In effetti non era proprio uno spasso.- ammise, portandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
-Il suo lavoro è stato eccellente, signorina Prior, adesso sappiamo dov’è il nemico e sappiamo anche che dobbiamo intervenire con tutte le nostre risorse…-
-Se posso dire la mia.- domandò, guardando la mappa.
-Certamente.-
Tris sorrise brevemente e si avvicinò alla mappa che aveva osservato nelle ultime ore, registrò nuovamente le informazioni che lei stessa aveva dato ed alzò lo sguardo.
-Sappiamo dov’è l’Arena, non ci sono dubbi ma sono anche sicura che qui.- indicò un punto della mappa non troppo distante dall’Arena, -David abbia creato una basa propria, ovvero il suo punto d’appoggio a Panem.-
-Come fai ad esserne così sicura?- domandò Gale.
-Quando mi stavano torturando hanno detto che volevano  il mio DNA per lanciare il logaritmo che avrebbe trovato gli altri Divergenti, per farlo devono avere a loro disposizione un computer abbastanza potente e che controlli i dati di tutta la popolazione, sia di Panem che di Chicago, e quale posto migliore di una vecchia fabbrica abbandonata?-
-Ma non era segnata nella mappa.-
-Esatto ma Nina l’ha puntata quando mi ha parlato dei test, è un riflesso incondizionato della nostra mente ma quale indizio migliore abbiamo?-
-Nessuno, dovremo dividere le nostre forze armate.-
-Sì, un gruppo si dirigerà alla fabbrica ed un altro all’Arena stessa.- disse Katniss, tracciando i punti sulla mappa.
-Se non vi dispiace io vado all’Arena.- chiese Tris, appoggiandosi al muro.
-Perché?-
-Perché sono convinta che David sia lì a organizzare qualche scherzo per i poveri sfortunati, ed io devo fermarlo, a qualsiasi costo.- disse, sottolineando l’ultima parola.
-Signorina Prior non posso acconsentire spontaneamente ad un omicidio predeterminato ma in guerra nessuno ha idee delle conseguenze delle proprie azioni, verrà affiancata da Gale e da un altro plotone, signorina Everdeen e il signor Mellark andrete alla fabbrica invece.-
-Perfetto, prendiamo però due plotoni, meglio essere certi di non arrivare impreparati.-
-Convengo con lei.-
-Quando?- domandò Gale, curioso.
-Domani mattina.-
 
 
Tris lasciò l’ala del palazzo usata per la riunione e si diresse verso le strade della città, Panem le piaceva, era vitale, allegra, piena di vita e di spensieratezza, tutte cose che lei aveva dimenticato, tute cose che non aveva mai provato nella sua vita.
Alzò il volto per guardare la luna, posò le mani in tasca e per la successiva volta da quando aveva lasciato Tobias a Chicago provò un vuoto all’altezza del cuore: si sentiva sola.
Sola e persa.
Scosse la testa e tornò al presente, aveva una missione da portare a termine, doveva scrivere la parola fine su quel capitolo della sua vita e provare ad andare avanti, nonostante provasse quella terribile sensazione che l’aveva accompagnata durante ogni guerra: era consapevole che avrebbe messo a repentaglio la sua vita se fosse stato necessario.
 
“Istinto suicida? Masochismo? Non so ancora quale sia il più adatto.”
In realtà neanche io lo so.
 
-Stai bene?-
La voce calda di Katniss la riportò alla realtà e scosse la testa, ammettendo per la prima volta di avere un problema.
-Hai paura per domani?-
-No, perché so qual è il mio destino.-
-Tris non puoi parlare di destino, né di fato, siamo noi che scegliamo la nostra strada! Tu puoi anche non farlo.-
-Se non lo faccio io, chi lo farà?- chiese, cercando di sorridere.
 
Katniss chiuse brevemente gli occhi e si rivide in lei quando scelse di essere la Ghiandaia Imitatrice, anche lei aveva avuto quel pensiero, nessun altro l’avrebbe potuto fare, nessun altro si sarebbe preso sulle spalle quel fardello e così era diventata quello che voleva la Coin; forse lei non sarebbe stata chiamata in quel modo, ma aveva lo stesso suo ruolo.
Ancora una volta i potenti decidevano per loro.
-Qualcun altro.-
-Non ci credi neanche tu.- disse, tranquilla.
-Lo so, ma avrei voluto che qualcuno lo avesse detto a me, a mio tempo e non è successo e credo che anche tu possa pensare a un’altra alternativa.-
Tris si avvicinò e le posò le mani intorno al collo per stringerla in un dolce abbraccio, Katniss rispose senza esitare e sentì lo stesso suo dolore, la sua stessa pena.
-Voglio stare un po’ sola, vorrei scrivere una cosa per Tobias.- disse, mostrando il tablet che aveva conservato gelosamente in quel poco tempo.
-Credo che anche a lui farebbe piacere.-
-Lo spero.- sussurrò, dandole le spalle per dileguarsi lungo le strade di un’affollata Panem.
 
 
*
 
Tobias, ho finalmente trovato il coraggio di aprire questo tablet e di scriverti.
Non sto cercando il tuo perdono, non me lo merito, anche perché non mi pento della mia scelta: tu devi vivere.
Per tutti questi anni hai vissuto una vita a metà, priva di affetto, di amore e di felicità; poi sono tornata io ed ho potuto vedere, ancora, la scintilla che mi aveva fatto innamorare ma quella scintilla non può dipendere da me.
Tobias devi essere coraggioso, devi esserlo anche per me, forse soprattutto per me.
Fin dal primo giorno che ho rimesso piede a casa, avevo scelto di non coinvolgerti, ma il sentimento che mi legava a te era troppo forte per ignorarlo e ti ho di nuovo fatto carico dei miei problemi, non me lo perdonerò mai e proprio per questo ho deciso di non portarti con me a Panem.
Voglio che tu sappia che nonostante il dolore patito per colpa delle torture, rivedere il tuo viso ha alleviato le mie pene, ha fatto sparire alcuni dei miei demoni: anche se loro non andranno mai via del tutto.
Se non torno da questa guerra ricordati che tu per me sei stato la mia casa, il mio punto di riferimento in un mondo che stava crollando a pezzi, però stavolta, devi giurarmi che andrai avanti Tobias, che darai al tuo cuore la possibilità di amare, anche se quella non sarò io.
È il destino degli esseri umani morire e io, nonostante le mie anomalie, sono pur sempre una di loro.
Sii coraggioso, sii altruista, sii l’uomo che hai sempre voluto essere Quattro, sii Tobias ogni giorno, anche per me.
Sarò con te sempre, anche dopo, perché ti amo, Tobias, ti amo e non ho mai smesso di provare questo sentimento per te.
Neanche dopo tutta quella lontananza.
Però adesso devo lasciarti andare e devi farlo anche tu.
Addio Tobias.
 
Tua Tris.
 
La ragazza chiuse il tablet e si asciugò gli occhi fatti di pianto, gli aveva detto tutto stavolta, aveva deciso di non lasciare altre questioni in sospeso, di essere sincera per una volta e di non nascondersi più.
Sapeva, ma non lo sperava, che domani si sarebbe deciso il suo destino: vivere o morire; e secondo il suo cuore l’ago della bilancia puntava prepotentemente verso la seconda delle due opzioni, per questo non si era risparmiata.
Voleva che Tobias fosse felice, ancora, anche se non con lei.
Quel pensiero le strappò un singhiozzo più forte degli altri e un’altra considerazione le tolse il fiato.
 
Ho riacquistato la mia umanità.
 
-Non posso farcela così.- sussurrò, cercando di far cessare le lacrime.
Tutte le volte che aveva lottato la sua umanità l’aveva bloccata, le aveva impedito di porre fine alla guerra nei modi più sbrigativi, chiedendole sempre di percorrere la strada più giusta ma stavolta non avrebbe potuto ascoltarla, stavolta si era resa conto che se lo avesse fatto David l’avrebbe fatta nuovamente franca.
E lei doveva impedirlo.
 
“Spegnila.”
 
Quel pensiero la fece rimanere bocca aperta, poteva farlo? Poteva veramente spegnere la sua umanità e continuare a vivere come se niente fosse, o meglio sarebbe riuscita a combattere?
 
“Sì.”
Come faccio a spegnerla? Non siamo delle macchine, non possiamo comandare il nostro cervello.
“Gli altri forse no, ma tu sì. Sei una Divergente, puoi manipolare il tuo cervello, puoi manipolare quella parte di te, puoi fare quello in cui Jeanine ha sempre fallito.”
Potrò riaccenderla?
“Non lo so, Tris. Sarà come tornare in prigione, proverai solo rabbia, spegnere i sentimenti vuol dire smettere di essere umani.”
Devo farlo o David mi annienterà, di nuovo.
“Spegnili.”
 
***
 
Tobias lasciò cadere il tablet sul letto e rimase per un paio di secondi a fissare il vuoto davanti a se.
Gli aveva detto addio, lo aveva lasciato di nuovo, ma stavolta era stata chiara: voleva che lui si rifacesse una vita, voleva che fosse felice.
-Cosa dice?-
Zeke entrò nella stanza dopo pochi attimi e vedendo la posa dell’amico, allungò il braccio e prese il tablet, lesse velocemente quelle frasi e lo riposò.
-Cerca solo il tuo bene.-
-Ed ogni volta lei sa bene cosa voglio.- commentò acido.
-Tris vuole che tu vada avanti.-
-Non posso farlo Zeke, non posso andare avanti quando lei sta andando a morire, di nuovo!- urlò, non riuscendo a contenere la rabbia.
-Lei non sta andando a morire, ma mette le mani avanti dicendoti che in caso le succedesse qualcosa vorrebbe che tu andassi, veramente, avanti con la tua vita.-
-Lo sai che io amerò solo lei, non importa quanto tempo passerà. Ci sarà sempre e solo lei.-
-Quattro andrà tutto bene, devi avere fiducia in lei.-
Zeke gli posò una mano sulla spalla e lo avvicinò a se, stringendolo in un saldo abbraccio, voleva che il suo amico capisse i pensieri della sua ragazza, ma neanche lui ci era riuscito altrettanto bene; Tris era sempre stata un mistero anche per lui.
-Andrà tutto bene.- sussurrò al suo orecchio.
Sentì le lacrime dell’ex Intrepido ricadergli sul collo e poi sulla spalla, lo strinse più forte non riuscendo a dire niente che lo potesse fare stare meglio.
 
Ti prego Tris, torna stavolta!




∞Angolo dell'Autrice: Buonasera a tutti :) Oggi sono felice non solo perchè posto questo capitolo che può essere inteso come una svolta per Tris ma anche perchè è il mio Onomastico ^^
Allora, veniam a noi !! Tris ha preso la sua scelta di affrontare David e Gale sarà con lei, ma quello che le preme è ucciderlo ma sa che con la sua "umanità" non potrà farlo. Come avevo già detto Tris non può annullarsi del tutto, può ritardare il dolore e per farlo può spegnere la sua umanità, ma questo cosa comporterà? Sarà capace di riaccenderla?
Credo fermamente che una Divergente come lei possa fare molto su se stessa.
Tobias è caduto in depressione ma si riprenderà nel prossimo capitolo, lo giuro :D
Adesso vi voglio come semore ringraziare per il vostro sostegnoe e vi lascio allo spoiler:


-Se non lo vuoi fare siamo ancora in tempo.- sussurrò.
-Gale, accendi questo maledetto hovercraft e partiamo.-
 

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Capitolo 18
*** War ***


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War
 
-Devo raggiungerla.-
Tobias si staccò da Zeke come se fosse stato fulminato in quel preciso momento, sentì l’adrenalina scorrergli per le vene come anche la rabbia.
Doveva impedirle di fare la cazzata più grande della sua vita, doveva salvare Tris da se stessa o la ragazza che sarebbe sopravvissuta sarebbe stata il fantasma del suo vecchio amore.
-Come?-
-Non lo so, ma devo andare da mia madre.- asserì deciso.
Uscì dalla sua stanza e trovò Cara e Christina intente a prendere un tè, si era totalmente dimenticato della loto presenza.
-Cosa ti ha detto?-
-Mi ha detto che nel caso in cui non tornasse io dovrò andare avanti.- rispose, senza guardare Christina, non volendo incentivare false speranze.
-Vuole morire?-
-No, ma si è convinta del peggio ed io devo fermarla.
-Come puoi farlo?- domandò nuovamente Cara.
-Io non lo so, non ci sono mezzi per arrivare lì ne sono a conoscenza, ma so anche che non posso lasciarla andare, di nuovo.-
-Sono con te amico, sempre.- disse Zeke, che lo aveva seguito nel salone.
-Andiamo allora.-
Tobias sorrise in modo impercettibile, prese le chiavi di casa ed uscì da essa, aveva un piano, aveva un obiettivo e non avrebbe permesso a nessuno di mandarlo in fumo.
 
***
 
Gale controllò l’apparecchiatura di bordo e si voltò verso destra, trovò Tris seduta accanto a lui al posto di guida, lo sguardo perso nel vuoto davanti a se, una mano teneva saldamente il fucile, mentre l’altra era appoggiata sul bordo della sedia.
-Stai bene?- domandò curioso, la sera prima i suoi occhi erano diversi, lei era diversa.
-Sì.- rispose asciutta, senza guardarlo.
 
Il ragazzo alzò involontariamente il sopracciglio, stupendosi di quelle parole e di tanta freddezza, Tris sembrava un’altra, come se nella notte precedente avesse scelto di mutare la sua personalità, come se avesse deciso di essere solo una macchina da guerra.
Di essere letale.
 
-Se non lo vuoi fare siamo ancora in tempo.- sussurrò.
-Gale, accendi questo maledetto hovercraft e partiamo.-
 
Tris si voltò verso di lui e lo guardò, e lui riuscì a scorgervi una sostanziale differente: i suoi occhi erano spenti.
Improvvisamente si ricordò del primo giorno che l’aveva incontrata, e nonostante tutto non era poi così cambiata: era ancora magra, quasi da far paura, le ferite interne si stavano rimarginando ma i suoi sentimenti erano spenti, come in quel momento.
Gale distolse lo sguardo, Katniss sarebbe stata più utile di lui in quel momento e non sapendo bene cosa fare decise di limitarsi al minimo indispensabili: comunicò la partenza ai membri dell’equipaggiò ed azionò i motori.
In un paio di minuti sarebbero arrivati a destinazione e tutto sarebbe finito.
 
***
 
Katniss sistemò il suo arco sulla schiena e contò le frecce nella faretra, volendo essere sicura di portarsi dietro il numero giusto anche se più di una volta si era resa conto che nessuno, neanche lei, sarebbe riuscita a prevedere il numero giusto di armi da portarsi dietro.
-Ti vedo pensierosa.- disse Peeta, avvicinandosi a lei.
-Sono preoccupata per un po’ di cose.- ammise, guardandolo.
-Tris è al primo posto, non è vero? È in buona mani, Gale si prenderà cura di lei.-
-Sì, lo farà, ma io ho paura che lei non si lascerà aiutare, che farà qualcosa di stupido come rischiare la sua vita pur di uccidere David.-
-Non possiamo prevederlo.-
-Lo so, ma forse Tobias l’avrebbe potuta aiutare a restare se stessa.-
-Questo non lo sapremo mai.-
Peeta sistemò la cinta delle armi di piccola taglia, portandosi dietro un modello leggermente modificato del fucile dei Pacificatori e qualche coltello.
-Dobbiamo andare adesso.- disse, allungando la mano verso di lei.
-Mi resterai accanto?- domandò lei, prima di prenderla.
-Non ti perderò di vista neanche una volta, Katniss, se lo facessi ne potrei morire.- sorrise, per sdrammatizzare la situazione ma in fondo era sincero.
Se le fosse successo qualcosa non sarebbe riuscito a sopravviverne, e avrebbe fatto di tutto per proteggerla, anche a costo della sua stessa vita.
 
***
 
Tobias posteggiò la macchina e scese velocemente, lo stessero fecero i suoi amici e salirono velocemente le scale dell’edificio C-22, ovvero la sede degli uffici per il controllo e la sicurezza di Chicago, dove lui e sua madre avevano postazione.
Prese l’ascensore e senza aggiungere molte parole si diresse verso la sua stanza, la trovò in compagnia di Johanna e si zittirono quando lui entrò.
-Tobias non c’era bisogno che venissi oggi.- disse, sorridendo.
-Non sono venuto qua per lavorare, ma devo trovare un modo di raggiungere Tris o commetterà qualche errore che le costerà la morte.-
 
Evelyn rimase in silenzio, poggiò le mani sulla scrivania e osservò suo figlio. Avrebbe voluto aiutarlo, avrebbe voluto fare tutto quello che fosse in suo potere per fargli raggiungere la ragazza che amava, la stessa che per la seconda volta aveva deciso di sacrificarsi per il bene superiore ma non poteva.
-Tobias io non posso fare niente, non abbiamo i mezzi raggiungere Panem, non sappiamo neanche dove sia, non siamo riusciti a trovare una mappa negli ex archivi degli Eruditi che ci mostrasse la strada.-
-Ma dobbiamo fare qualcosa o lei morirà!- sbottò, sentendo la rabbia montare per la seconda volta in meno di un’ora.
-Vorrei poterti aiutare, lo vorrei fare più di qualsiasi altra cosa al mondo figliolo ma stavolta non posso fare proprio niente.-
E per la prima volta sentì di essere stata sincera, più di una volta aveva scoraggiato i rapporti tra Tris e Tobias, ma arrivati a quel punto sapeva che sarebbe stato inutile, in fondo lo aveva capito: loro si appartenevano e separarli sarebbe stato impossibile.
-Bene.- decretò uscendo velocemente dalla stanza.
 
Zeke gli corse dietro e vide anche Christina farlo, mentre Cara si fermò a parlare con Evelyn e Johanna, ma non gli importò: doveva restare vicino a Tobias o sarebbe crollato, di nuovo.
-Amico troveremo un’altra soluzione.- gli disse una volta fuori dall’edificio.
-Non c’è un’altra soluzione, Evelyn ha ragione, non abbiamo i mezzi o le conoscenze per raggiungere Panem e conoscendo Tris mi avrà mandato quel messaggio perché starà andando in guerra, come ultimo addio.-
-Io… Te lo avevo detto che lei non avrebbe avuto nessuna considerazione per la sua vita, te lo avevo detto che l’avrebbe messa di nuovo a rischio.- sussurrò Christina, abbassando lo sguardo.
-Sì me lo avevi detto e non m’importa Christina, lo rifarei anche mille volte se mi desse la possibilità di stare con lei, anche solo per un giorno.- urlò, dando un calcio alla gomma della sua macchina per sfogare la rabbia.
-Allora non ci resta che pregare. Pregare affinché torni viva.- disse Cara, uscendo per raggiungerli nel mezzo del parcheggio.
-Già.-
Tobias guardò il cielo e sperò che anche lei lo stesse facendo, che in qualche modo il suo amore glia arrivasse e le desse la forza di combattere, di tornare da lui, ancora.
 
***
 
Katniss tese la freccia davanti a se e si preparò a colpire, poiché l’intuizione di Tris si era rivelata esatta: la fabbrica era la base di David a Panem.
Riconobbe alcuni suoi uomini dall’uniforme indossata mentre altri li identificò come nemici di Panem.
-Avete circondato l’edificio?- chiese Peeta, tramite l’auricolare che metteva in comunicazione tutta la squadra.
-Katniss.- disse dopo poco, annuendo, volendo farle capire che aveva ricevuto una risposta positiva.
-Bene, iniziamo.-
Mise in tiro la freccia e chiuse un occhio, sentì il suo cuore rilassarsi e pompare sangue più lentamente, nonostante sentisse l’adrenalina scorrerle nelle vene come un missile alla sua partenza, ma l’arco aveva sempre avuto la facoltà di calmare il suo animo, tutto questo grazie a suo padre.
Sentì una piccola goccia di sudore scenderle lungo il viso, contò fino a cinque e poi scoccò la freccia che fece esplodere la parte principale dell’edificio, percepì le urla, i comandi ma lei non si mosse.
Katniss guardò il suo ragazzo, Peeta le si avvicinò, la baciò brevemente e sorrise, solo in quel momento si alzò in piedi e si sentì pronta.
 
***
 
Gale sorvolò la zona indicata dalle coordinate di Tris e rimase piacevolemte sorpreso; non aveva mai partecipato agli Hunger Games, e tutto quello che sapeva sull’Arena lo doveva a Capitol City, neanche Katniss gli aveva detto altro, per lei era stato sempre troppo doloroso ricordare ma in quel momento la sorpresa non poté che scorrergli nelle vene.
L’arena si presentava come un enorme cupola chiusa, probabilmente da raffinati sistemi elettronici all’avanguardia, così da nascondere il suo interno all’occhio curioso dei visitatori.
-Puoi rilevare quante persone ci sono lì dentro?- chiese Tris.
-Sì.-
 
Tris osservò curiosa la scena, neanche lei aveva mai visto dal vivo l’Arena o si era posta domande più specifiche, più che altro non credeva di poter arrivare così lontano.
 
Ed invece.
“Tris forse abbiamo sbagliato.”
Me lo hai detto TU! Tu mi hai detto che spegnere le mie emozioni, che manipolarmi per lasciare la rabbia sarebbe stata l’unica soluzione, mi sono annullata, di nuovo e stavolta non posso tornare indietro!
“Ma…”
Troppo tardi coscienza.
 
-Ci sono delle persone, il numero non è consistente però…-
-Falle uscire.- disse tranquillamente.
-Come?-
-Fai fuoco Gale e loro usciranno.- rispose guardandolo dritto negli occhi.
-Tris cosa ti è successo? Questa non sei tu, i tuoi occhi sono spenti, la tua anima è nera.-
-Gale ti prego.- sussurrò, sapendo che gli sarebbe stato impossibile capire fino in fondo.
-No, devi dirmelo o io non farò fuoco.-
 
Lei rimase in silenzio qualche secondo, cercando di regolarizzare il respiro per scacciare la rabbia: gli era rimasta solo lei.
La rabbia contro David per quello che le aveva fatto, la rabbia contro gli uomini che l’avevano torturata, la rabbia contro se stessa per essersi ridotta in quel modo, per aver ceduto nuovamente al lato oscuro pur di vincere.
 
-Ho spento le mie emozioni.- disse, guardandolo negli occhi.
-Non dire sciocchezze, non sei un robot, le emozioni non si spengono! Tu sei umana.-
-No, almeno forse sono più che umana, sono una Divergente e per quanto mi roda ammetterlo i Divergenti sono diversi, abbiamo dei geni che ci rendono simili agli altri però ci rendono resistenti ad altro.
Due anni fa quando mi sono svegliata in quella cella, le mani legate e sporca, avevo deciso che per sopravvivere mi sarei dovuta annullare, che avrei dovuto smettere di essere umana: rinunciare all’amore, rinunciare a tutto se non alla rabbia.
Ed adesso l’ho rifatto, per battete David non potevo essere la vecchia Tris: quella troppo umana; dovevo essere l’altra, quella che loro hanno creato.
Dovevo essere letale.-
-Così facendo hai buttato all’aria tutto quello che hai recuperato, ti sei scordata quanto ti ci è voluto? E Tobias? A lui non hai pensato? Ti interessa solo la tua vendetta!-
-La mia vendetta mi ha tenuto in vita per due anni Gale, l’amore per Tobias mi avrebbe fatto annegare e neanche adesso posso permetterlo. Dovevo scegliere ed ho scelto di porre fine a tutto questo, facendo un sacrificio.-
-Non posso crederci.- sussurò, facendo appoggiare la schiena alla poltrona.
-Vorrei essere sincera nel dire che mi dispiace, che forse avrei potuto evitarlo, ma sarebbe una bugia.
Io non sento niente.-
Avanzò tranquilla e premette un'interruttore in mezzo a tutta la strumentazione dell’hovercraft e vide una luce rossa accendersi.
-Uscite immediatamente o faremo fuoco fra cinque secondi.-  usò un tono di voce tranquillo, anche troppo.
-Tris.-
-David è lì dentro, adesso basta giocare alla caccia al topo, è arrivato il momento di chiudere questa faccenda.-
Guardò nuovamente l’Arena ma non vide nessuno uscire, spostò tramite una manopola l’angolazione dei razzi e premette un pulsante: una semplice scarica per dare l’avvertimento.
Gale rimase in silenzio, sapendo che non avrebbe potuto fare niente per ostacolare la ragazza che aveva davanti agli occhi e attese che il suo piano si realizzasse, ed infatti dovettero aspettare solo pochi secondi e una ventina di persone si riversarono fuori dall’Arena, come se all’interno avessero creato un edificio a se stante, così da controllare il suo sviluppo.
 
Tris osservò lo schermo dell’hovercraft e lo trovò, stava scappando con Nina verso i boschi.
-Io scendo.- sussurrò, prese le sue armi ed uscì dalla sala del pilota.
Gale si passò una mano tra i capelli e scrollò la testa, premette un secondo interruttore per accedere al servizio di comunicazione interna e parlò vicino al microfono:
-Si scende!-
Lasciò cadere quest’ultimo e si precipitò dietro Tris, non l’avrebbe persa di vista neanche per un secondo, perché se fosse morta non se lo sarebbe mai perdonato come in fondo, anche se la colpa non era stata sua, non si era mai perdonato la morte di Prim.
 
***
 
Nina riprese a spingere la sedia a rotelle di David ma in cuor suo sapeva che non aveva più tempo, poiché tutti i suoi sensi gli stavano urlando che lei era vicina: era l’ora della fine.
-Muoviti!-
-Ci sto provando ma non sei leggero!- sbottò in risposta all’uomo, che per la seconda volta, l’aveva coinvolta nel suo folle piano.
Se quel giorno non avesse preso quella maledetta pillola non si sarebbe ritrovata in quella situazione ed invidiò Matthew che, invece, aveva dimenticato tutto.
 
Improvvisamente lasciò andare il bordo della sedia e si portò una mano vicino alla spalla e notò una striscia di sangue, un proiettile l’aveva appena mancata.
-Che succede?- domandò David voltandosi verso di lei e non riuscì ad evitare di sbiancare.
-Lei è qui.- sussurrò.
Si voltarono e videro Tris avvicinarsi lungo il sentiero, con una pistola stretta nella mano destra e gli occhi iniettati di rabbia.
 
-Finalmente ti ho trovato David, e stavolta non ci sarà nessun vetro a proteggerti dai miei colpi.- disse, caricando nuovamente l’arma.-
-Nina ti ordino di proteggermi.-
-Cosa?!-
-Hai sentito, prendi la pistola.- la intimò l’uomo, allontanandosi di poco dal futuro scontro.
-Sei un codardo, lo sei sempre stato, me lo hai dimostrato quel giorno che mi hai sparato alle spalle.- sputò Tris, non riuscendo a nascondere la rabbia che provava e il disgusto.
-Le tue parole non sono niente per me, adesso Nina, uccidila.-
-O forse sarò io a uccidere a te.-
 
***
 
Gale iniziò a correre il più velocemente possibile, strinse l’arma tra le mani, e si perse in mezzo al caos che l’esplosione di Tris aveva causato.
Molti dei suoi uomini erano riusciti a tenere sotto controllo i rivoluzionari ma lui l'aveva subito persa di vista dopo l’apertura dell’Arena.
Si guardò attorno e si fermò, doveva trovarla o sarebbe stata la fine per la sua anima, voleva salvarla, voleva che la ragazza che aveva conosciuto tornasse indietro e non l’avrebbe potuto fare se le cose fossero peggiorate, se la sua anima si fosse macchiata di altri crimini per i quali non avrebbe mai ottenuto redenzione.
Un urlo lacerò il breve silenzio della radura e lui riprese a correre per quella direzione, sentì i polmoni bruciargli per lo sforzo e il sudore scendere lungo la schiena e la fronte, ma non se ne curò.
Doveva trovare Tris.
Comparve in una piccola radura dove due ragazze stavano lottando, in un primo momento non riuscì neanche a distinguere Tris, ma successivamente la vide colpire allo zigomo Nina e darle un calcio che la spedì poco lontano da lei.
-TRIS!- urlò, volendo catturare la sua attenzione a tutti i costi.
-Sparisci Gale, non è la tua guerra.- disse, allontanandolo con una spinta e ributtandosi contro Nina.
 
-Levati ragazzo.-
Quella voce lo fece voltare di colpo e trovò David, la pistola stretta tra la mano tremante, puntata contro Tris e l’altra ragazza, era terrorizzato.
-Butta via l’arma.-
-Se non vuoi che ti spari adesso, spostati, mi stai occupando la visuale.- continuò.
Gale si spostò leggermente, non voleva dargli libero accesso a Tris, ma non poteva finire a terra senza neanche combattere, doveva prendere tempo o la situazione sarebbe degenerata.
 
-Adesso non fai più la dura vero!-
Tris colpì Nina sullo zigomo e la ragazza sputò sangue a terra come risposta.
-EH?-
L’ex Intrepida continuò a caricarla  di pugni, non riuscendo o forse non volendo scrivere la parola fine a quella situazione che per due anni le aveva occupato il cuore come un macigno.
 
“Tris basta!”
 
Scosse la testa e colpì il labbro, non era la prima volta che la sua coscienza tentava di parlare, non era la prima volta che provava a riportarla alla realtà ma questa volta aveva deciso di ignorarla, non le avrebbe dato di nuovo il potere sul suo corpo se non dopo la fine della sua missione.
Alzò la schiena, inspirando a pieno l’aria del mattino, guardò le sue nocche e non si stupì nel trovarle ricoperte di sangue, non riuscì neanche a sorridere.
Non riusciva a provare niente neanche in quel momento che il suo sogno si stava per realizzare, neanche adesso che stava per sconfiggere i suoi demoni.
 
Bang.
 
Abbassò la mano sulla propria pancia e vi trovò una piccola macchia si sangue, che lentamente iniziò ad espandersi.
Non aveva sentito neanche il colpo.
Si voltò e vide David puntare ancora la pistola contro di lei, con la coda dell’occhio osservò Gale correre contro di lui, ma si alzò, cercando di essere più veloce.
 
“Tris non morire.”
 
Le bastarono un paio di falcate, afferrò Gale per le braccia e lo buttò a terra strappandogli la pistola dalle mani, poggiò il piede destro a terra e recuperò l’equilibrio, riprendendo così la sua corsa.
Si fermò poco distante da David, notò il suo respiro mozzato e si rese conto che il suo invece era pienamente regolare, ma il pensiero successivo la colse impreparata: erano alla fine dei conti.
 
-Beatrice Prior sei stata il mio più grande problema.- sussurrò l’uomo, senza muoversi.
 
Nina alzò lo sguardo ed osservò la scena da lontano, per la prima volta avrebbe voluto restarne alla larga, lasciare David nella merda, come lui aveva fatto con lei tante di quelle volte che aveva smesso di contarle, ma più di tutto però voleva vedere affondare lei: Tris.
Non solo per un odio personale, per un rancore che neanche lei si era spiegata, ma soprattutto perché non era mai riuscita a trovare le variabili che avrebbe inserito nel logaritmo.
Così decise senza pensarci, estrasse il coltello dalla tasca nascosta dei pantaloni, chiuse un occhio per prendere la mira e lanciò; sorprendendosi lei stessa nell’averla colpita.
 
Tris girò lo sguardo e vide un coltello incastrato tra le sue scapole, con la mano libera lo estrasse ed osservò Nina, compiaciuta di esserci riuscita.
 
“Senza la tua umanità finirai col morire, è peggio dell’altra volta! Il dolore dopo un po’ riuscivi a sentirlo, adesso no!
Tris torna in te o morirai!”
 
-Cosa sei tu?-
Si voltò verso David, stringendo il coltello tra le mani ed osservandolo con sguardo perso. Neanche lei sapeva cosa fosse in realtà, anche perché nella sua breve vita nessuno, lei compresa, era riuscito a rispondere a quella domanda.
Forse lo avrebbero potuto fare solo i suoi genitori, ma ormai l’avevano lasciata sola da troppo tempo e anche loro l’avevano lasciata con quell’interrogatorio irrisolto.
 
-Dovrei dirti Divergente, dovrei dirti che non posso essere controllata ma, in realtà, non so neanche io cosa sono.
Probabilmente sono solo un’anomalia tra le tante.
O forse sono solamente un mostro.- sussurrò, con gli occhi lucidi.
La sua umanità le faceva male.
 
Alzò la pistola e sparò, David fece lo stesso; il contraccolpo la fece cadere a terra, allungò una mano per toccarsi il lato destro del petto, aveva mancato il cuore ma faceva maledettamente male, ma nonostante ciò non si premurò di controllare il suo nemico, sapeva per certo che non l’aveva mancato e che adesso David per lei non sarebbe stato altro che un ricordo lontano.
 
-Tris!-
Gale le alzò il viso e lei non poté evitare di sorridere.
-Sono tornata.- disse, lasciando uscire le lacrime, -Li ho riaccesi, anche grazie a te.-
-Devo portati a Panem, sei ferita gravemente.- la prese tra le braccia, cercando di fare il più piano possibile ma non poté evitare di sentirla gemere.
-Gale?-
-Dimmi.-
-Se non dovessi farcela voglio che tu dica a Tobias che non volevo lasciarlo.-  un singhiozzo la colse impreparata e si rese conto che quelle erano le stesse parole che aveva detto a Caleb prima di prendere il suo posto.
-Non morirai.- asserì serio.
-Mi… Fa male il petto, Gale… Sangue, troppo sangue… Stavolta spero solo di rivederli, di poter stare di nuovo con loro.- sussurrò, rilassando il corpo, sentendo che finalmente avrebbe potuto ottenere la pace che tanto aveva agognato.
-No, Tris non ti permetterò di morire! Non adesso!!- urlò, aumentando il passo.
-Lo so… Ma non fa niente.-
Tris guardò il suo amico e poi chiuse gli occhi, aspettando che il buio la prendesse la con se.





∞Angolo dell'Autrice: Buonasera ragazzi e ragazze, scusatemi se in questa giornata ho pubblicato così tardi, ma purtroppo ho avuto una intossicazione alimentare e ho preferito riposare, ma adesso sono sempre qua per voi, ci tengo a mantenere il mio impegno ^^
Tris, Gale, Peeta e Katniss stanno affrontando la guerra, si sono divisi, ed ognuno deve pensare a svolgere al meglio la propria missione, anche se Tris come sempre trasende questa semplice visione per andare oltre.
Vuole la morte di David, quanto quella di Nina, ma sa che per farlo dovrà essere inumana, dovrà essere letale e spietata: un Mostro.
Possiamo evincere il perchè io abbia scelto di chiamare la storia in questo modo, tutto concentrato su una semplice parola ma che in realtà esprime tutto il mondo di Tris, tutta la sua persona. Vi è piaciuta come idea?
Ma la mia domanda più importante, prima dello spoiler, è... Cosa ne direste delle drabble? A buon intenditore poche parole, sappiate però che manca poco alla fine ;)



-Lo so, voglio che sia così. Devo pagare per i miei crimini, ma… Lei è viva? Vi prego, ditemi che David alla fine non l’ha fatto.-
-Cosa?-
-Uccidere Beatrice Prior.-
 

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Capitolo 19
*** If Istay? ***


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If I stay?
 
Katniss girò l’angolo successivo del corridoio, una freccia sempre pronta per essere scoccata e Peeta dietro di lei, la sua sola presenza le aveva dato la forza per non crollare, il coraggio di abbattere nemici e di tornare a combattere.
Peeta era la sua costante, senza di lui sarebbe stata persa anche se in quel momento il suo pensiero andò anche a lei.
A Tris.
Ripensò al giorno che l’aveva incontrata nel bosco, trafelata, ferita, spaventata ed era passato davvero poco tempo, non si era mai ripresa da quei due anni di torture che era stata, nuovamente, buttata dentro a un’altra guerra.
La sua anima provava pietà per quella ragazza, la cui sorte assomigliava molto alla sua, e in più di un’occasione aveva notato delle somiglianze, sarebbe piaciuta anche a Prim, ma in quel momento si ricordò che come lei stava affrontando la guerra anche Tris lo stava facendo e sperò che Gale si prendesse cura di lei, che le impedisse di morire.
 
-Proviamo qua dentro.- sussurrò Peeta, precedendola lungo il corridoio e avvicinandosi alla porta.
Katniss la osservò, era una porta di legno massiccio, ma nell’ombra del corridoio poco illuminato sembrava tinta di rosso sangue, ebbe un brivido leggero ma lo scacciò; annuì al suo ragazzo, che diede un calcio alla porta, la quale si aprì sbattendo contro il muro.
 
-Metti le mani in alto!- urlò al ragazzo, che trovò al suo interno.
Lui si voltò, alzò le mani e la guardò; era alto, con i capelli neri e il viso magro, indossava un camice da laboratorio anche se stava armeggiando con un computer non troppo distante da lui.
-Mi chiedevo quando sareste arrivati.- disse, guardando entrambi.
-Chi sei tu?-
-Mi chiamo Thomas, e come potete immaginare lavoro per David.-
 
Katniss continuò a puntargli la freccia contro il petto anche se con lo sguardo osservò la stanza, non era poi così grade, il tavolo al centro occupava quasi tutta la sua totalità, assieme a tutte le attrezzature mediche che vi erano sopra di esso.
 
-Se vi chiedete che cosa ci faccia io qui, potete anche chiederlo.-
-Risponderai alle nostre domande?- chiese Peeta, colpito da quella frase.
-Sì.-
-Perché?-
-Perché da quando Tris è scappata, non meno di qualche settimana fa, sapevo che sarebbe finita in questo modo.-
-Quale modo?- lo incalzò Katniss.
-Sapevo che avremo perso, l’ho letto nei suoi occhi quel giorno che mi ha colpito in testa per scappare via.- disse, toccandosela automaticamente, come per ricordare il dolore che aveva provato.
-Qual è il tuo compito?-
-Io e Nina studiavamo il DNA di Tris, lei si concentrava sulle costanti, ed io sulle variabili; non vi nascondo il fatto che io abbia fallito.-
-Cioè?-
-Le sue variabili non sono prevedibili, Tris non si comporta nello scenario della paure nello stesso modo tutte le volte e questo suo cambiamento determina la variabile, ma allo stesso tempo io non sono in grado prevederlo.
David era convinto che bastassero le costanti, che quelle inserite nel logaritmo ci dessero la soluzione al nostro problema; ci abbiamo provato.-
-Ma?-
-Abbiamo fallito, provammo il logaritmo sulla popolazione del Distretto Uno, due volte, la prima volta nessuno risultò essere un candidato mentre la seconda volta i due terzi della popolazione, rispondevano a tutti i requisiti e questo perché non avevamo certezza delle variabili.
Ecco quindi che dovevamo riprendere Tris, anche se io glielo avevo detto, sarebbe stato tutto inutile.-
-Perché?-
-Ai tempi neanche Jeanine riuscì a trovare un siero che potesse fermarla e io dissi la stessa cosa a David, lei non può essere controllata, è una Divergente che risponde a tre Fazioni, questa sua corrispondenza aumenta le variabili, a un tasso così vertiginoso che qualsiasi test sarebbe stato inutile.-
-Ci stai dicendo che lei è speciale.-
-Esattamente, se fosse stata una Divergente qualsiasi o meglio se il test l’avesse assegnata a solo due Fazioni, i risultati sarebbero stati diversi, più attendibili.-
-Ed allora perché sei qui?- chiese, nuovamente Katniss.
-Perché volevo che voi mi trovaste, volevo mettere fine a questo gioco, me ne sono pentito.-
-Eppure David lo hai seguito fino alla fine, nonostante tutto lui ti ha salvato quel giorno al Dipartimento.-
-No, io vengo da Panem, sono un sostenitore di Snow.- sussurrò, sapendo che era la cosa più sbagliata da dire all’ex Ghiandaia Imitatrice, -Credevo negli Hunger Games, credevo che riportandoli la popolazione avrebbe colto il valore della vita ma mi sono ritrovato coinvolto in un gioco più pericoloso.-
-Lo sai vero che sarai sottoposto a un processo?- ringhiò Katniss a denti stretti, cercando di scacciare via la rabbia che provava per Snow.
-Lo so, voglio che sia così. Devo pagare per i miei crimini, ma… Lei è viva? Vi prego, ditemi che David alla fine non l’ha fatto.-
-Cosa?-
-Uccidere Beatrice Prior.-
 
***
 
Gale la strinse tra le braccia e scese di corsa dall’hovercraft dirigendosi verso le scale del tetto dell’ospedale.
-Tris svegliati.-
La scosse leggermente ma non ottenne nessuna risposta, inveì contro se stesso, poiché era già da un po’ di tempo che era svenuta, se non si fosse mosso l’avrebbe persa, sarebbe morta e la colpa sarebbe stata anche sua.
 
Tobias non me lo perdonerà mai, io non me lo perdonerò mai e ci sarà un’altra persona a tenermi sveglio la notte.
 
Scese velocemente le scale per dirigersi all’ottavo piano, col tempo aveva imparato a memoria l’ubicazione di quei reparti e per la prima volta ne fu grato.
-Tris.-
Provò nuovamente a parlare, scansò varie persone lungo il suo tragitto ma lei non gli rispose neanche una volta.
Il sudore aveva ripreso a scendergli lungo la fronte e il suo cuore gli faceva male per via dei battiti troppo veloci, o almeno più del solito, i polmoni invece stavano implodendo per la corsa ma non si sarebbe fermato.
Arrivò al piano e corse verso l’area di accettazione.
-Un Dottore adesso, non mi faccia domande sappiate solo che se qualcuno non arriva entro pochi minuti chiamerò la Paylor in persona.- sibilò verso l’infermiera che lo stava guardando con occhi sbarrati.
Effettivamente sia lui che Tris indossavano ancora la tenuta da guerra, pantaloni neri, giubbotto nero ed armi al seguito.
-Lei è…?-
-Gale Hawthorne e sono uno dei piloti dei Presidente che non esiterò a chiamare se…-
-Forza l’appoggi qui.-
Un medico arrivò velocemente con una barella bianca, le cui lenzuola vennero sporcate velocemente dal sangue di Tris, la sentì mugugnare e una piccola speranza si accese nel cuore del ragazzo.
-In quale divisione eravate? Sono Conforti comunque.- disse, spingendola velocemente dal lato opposto dell’accettazione.
-Quella dell’Arena, ha due ferite di arma da fuoco: una in pancia e l’altra sul petto, contusioni e una ferita da coltello nelle scapole.-
-La porto in sala operatoria.- decretò, senza aggiungere altro.
Gale fece per seguirlo ma il medico lo bloccò, osservò il suo viso: serio e con delle leggere rughe per via dell’età.
-Non può entrare e se non mi muovo sarà tutto inutile, la ragazza morirà.-
-Io…-
 
-Quattro…-
-Tris!- Gale scansò il medico e si avvicinò al suo viso per sentire ancora la sua voce, che gli parve incredibilmente bella e splendida in quel momento così disperato.
-Mi disp… Quattro.- sussurrò, senza aprire gli occhi.
 
Gale sentì le lacrime pronte a uscire, e distolse lo sguardo dando la possibilità al dottore di portala via, non aggiunse altro ma sentì chiaramente il peso di quella situazione sulle spalle, se non l’avesse portata a casa Quattro avrebbe dato a lui la colpa, cosa che avrebbe fatto lo stesso e da solo, se non l’avesse riportata a Chicago non se lo sarebbe mai perdonato.
Istintivamente prese l’auricolare per comunicare con Katniss, premette il tasto di chiamata ma non ottenne nessuna risposta, lo staccò e lo lanciò contro il muro.
-Ho fallito, ancora.-
Si appoggiò contro quest ultimo e scivolò lungo di esso, sentendo il suo corpo così stanco da non riuscire neanche a reggerlo in piedi.
-Non potevi fare altro.-
Haymitch si avvicinò e si abbassò al suo livello, posò una mano sulla spalla del ragazzo e strinse piano.
-Tris doveva chiudere quel capitolo della sua vita, a qualsiasi costo, anche quello di morire.-
-Perché? Ha addirittura spento le sue emozioni! Credi che sia possibile, credi che lo abbia fatto veramente?-
-L’hai guardata negli occhi?- chiese l’uomo.
-Sì.-
-Cos’hai visto?-
-Niente, Haymitch. Io non ho visto niente nei suoi occhi.-
-Ed allora sì Gale, li ha spenti veramente.-
 
-Speriamo che non sia morta invano!- esclamò Johanna, avvicinandosi ai ragazzi.
-Perché sei qui?- domandò Gale, osservando la ragazza, decisamente cambiata da quando l’aveva vista l’ultima volta.
-Faccio le veci di Katniss, dato che lei è ancora in missione. Morirà?- domandò, guardando la porta della sala operatoria chiusa.
-Tris è forte, può farcela se vuole.-
-Cosa intendi con questo?-
-Bisogna vedere se lei vuole essere salvata o se… Preferisce essere distrutta.-
-Quindi dipenderà da lei se restare o meno?-
Haymitch non rispose.
 
***
 
-Le ferite sono due.- esclamò il dottore alla sua equipe, sistemò i guanti ed osservò la paziente.
-La pallottola che l’ha colpita alla pancia è uscita, quindi quella che occuperà la nostra totale attenzione sarà quella al petto.
Teresa voglio che inizi a suturare la pancia, la terza ferita è sulle scapole ma è da arma da taglio, dovremo girarla solo dopo.-
 
Guardò Tris ed osservò il buco sul suo petto, cercando di analizzare al meglio la situazione quando un bip improvviso, proveniente da una delle macchine lo mise in allarma.
-Il polmone.- sussurrò, corse a controllare la macchina in questione e notò il battito cardiaco in discesa.
-Ha il polmone perforato, dobbiamo intubarla e rimuovere la pallottola, vorrà dire aprila! Forza non abbiamo un momento da perdere!- urlò, senza alcun ritegno.
L’avrebbe salvata a qualsiasi costo.
 
***
 
Tobias guardò la luna ormai alta nel cielo ma non riuscì a scacciare quella terribile sensazione che ormai da ore provava sulla sua pelle, ed in fondo sapeva che riguardava Tris.
Tutta la sua vita riguardava lei, ormai.
Anche quando era solo un Abnegante succube di Marcus, l’aveva vista al funerale di sua madre eppure non ci aveva fatto caso, il dolore e l’odio in quel momento gli bastavano ma solo dopo che aveva scelto gli Intrepidi, si era reso conto che non erano sufficienti.
Negli appuntamenti aveva sempre fatto schifo, ma quando l’aveva vista saltare per prima, qualcosa era cambiato, come se tutta la sua vita si fosse incentrata in quel momento, sul suo arrivo.
E Tris non aveva chiesto il permesso, lei era entrata nella sua vita in modo silenzioso, senza preoccuparsi dei suoi sentimenti, senza rendersi conto che stava mettendo sotto sopra il poco ordine che era riuscito a darsi dopo anni di prigionia.
-Beatrice.-
Non l’aveva mai chiamata in quel modo, neanche dopo che lui gli aveva confidato il suo vero nome eppure in quel momento sentì in gola il sapore del rimpianto, aveva un bel nome la sua Tris e lui non l’aveva chiamata in quel modo neanche una volta, perché qualche piccola parte di lui gli stava urlando che non ne avrebbe più avuto l’occasione.
Ecco perché aveva provato quella sensazione, la stessa di due anni fa quando era tornato al Dipartimento e l’aveva trovata su un tavolo dell’obitorio morta, o meglio assopita.
Quel brivido freddo lungo la schiena che gli stava urlando che lei era in pericolo ma che lui non avrebbe potuto fare niente per aiutarla, di nuovo.
Cacciò indietro le lacrime e osservò di nuovo il tablet, poggiato sul letto.
Quelle parole di addio le aveva imparate a memoria ma sperò di sbagliarsi, sperò di poterla rivedere ancora, in quanto aveva deciso che per quella volta non si sarebbe arreso.
Avrebbe sperato.
-Torna.- sussurrò di nuovo e ci credette veramente.
 
***
 
Katniss scese dall’hovercraft e s’incamminò con Peeta e Thomas lungo il tetto dell’ex residenza di Snow, per trasportare il prigioniero direttamente dal Presidente.
Attraversano i corridoi e il viso preoccupato della Paylor gli apparve dopo poco tempo.
-Posso desumerne che l’attacco è andato bene.-
-Sì, la fabbrica è stata svuotata, i rivoluzionari catturati e le attrezzature confiscate. Questo qui, si chiama Thomas, si è consegnato e ha già risposto a molte delle nostre domande ma ho preferito portarlo qua da lei, invece che in carcere.-
-Abbiamo pensato che forse lei stessa avrebbe voluto ascoltare la sua storia.- disse Peeta, avanzando con il ragazzo.
-Avete fatto bene.-
-Presidente… L’Arena?- domandò la ragazza, torturandosi le mani.
Quello era stato il suo pensiero fisso da quando avevano preso Thomas ed ordinato al resto del gruppo di ripulire tutto, aveva atteso tre ore piene per essere informata.
-Katniss… L’Arena è stata distrutta, ovviamente prima sono stati catturati tutti i rivoluzionari che erano al suo interno…-
-Ma? Lo so che c’è un ma in tutto questo.- sussurrò, sentendo il cuore rallentare i suoi battiti in vista della brutta notizia.
-Gale ha fatto rapporto, Tris è corsa fuori dall’hovercraft senza aspettarlo, quando l’ha raggiunta stava lottando contro Nina, David le ha sparato alla pancia, e quando lui stava per intervenire, Tris lo ha messo fuori combattimento e…-
-E?- domandò Peeta, in attesa e in ansia quanto lei.
-Lei ha ucciso David ma prima lui le ha sparato al petto… Si trova ancora in sala operatoria.- concluse, abbassando lo sguardo.
 
La Ghiandaia Imitatrice sentì il cuore perdere un battito e poté anche immaginare il suo colorito scomparire lentamente, le parole della Paylor le si erano bloccate in testa, non sarebbe mai riuscita a scacciarle e provò anche lo stesso senso di colpa che aveva provato con Prim.
Non era riuscito a salvarla.
-Devo andare.- disse, guardò Peeta, il quale annuì.
Sapeva che l’avrebbe raggiunta appena Thomas fosse stato messo sotto chiave dalle guardie, ma in quel momento non l’avrebbe aspettato, Tris aveva la precedenza.
Così corse fuori dall’ufficio e si diresse verso l’ospedale, sperando con tutta se stessa che non fosse tardi, che ci fosse ancora speranza per lei.
Per quella ragazza che gli aveva cambiato la vita, per quell’intrepida che gli aveva insegnato a credere in se stessa e a debellare la paura, per quell’Abnegante che le aveva insegnato l’altruismo e a saper perdonare, per Tris che ancora non aveva vissuto la sua vita, per Beatrice che doveva ritardare assolutamente la visita ai suoi genitori, per un altro po’ di tempo.
 
***
“Tris?”

“Tris rispondimi.”

“Tris ci stanno salvando?”
O ci stanno distruggendo?
“Perché dici così? Il medico potrebbe curare le nostre ferite, potrebbe darci una seconda possibilità.
Potremmo restare.”
Una terza, coscienza. Noi siamo già morte, non credo di voler restare.
“Che ti prende? Non vuoi tornare da lui?”
Credevo di poter raggiungere la pace.
“La pace? Tris la fine di una guerra non deve essere per forza accompagnata a una morte. Non dobbiamo per forza morire.”
E tu che ne sai? Quella volta credevo di averla vista, mia madre, credevo di aver finito… Eppure sono tornata a concludere una seconda missione.
“Questa volta l’hai vista?”
No.
“Non riesci a capirlo, vero?”
Cosa dovrei capire?
“Non è il tuo momento, non devi morire per forza; non dobbiamo essere le martiri di ogni guerra: possiamo salvarci, possiamo ottenere la redenzione anche da vive.”
Non credo più in queste cose, la mia anima è distrutta, la nostra lo è, non dovresti illudermi.
“Quindi tu non ti vuoi svegliare? Non vuoi tornare a Chicago da Tobias e ricominciare? Non vuoi restare?”
Non so più cosa voglio.
“Se vuoi possiamo morire, lo sai vero? Possiamo decidere di non svegliarci più e di dire basta con la vita, possiamo dire addio a tutti, devi solo dirmelo ed io lo farò: ti strapperò dall’infelicità, una volta per sempre.”
Io… Io… Non…
“Puoi ancora aprire gli occhi e decidere di vivere di nuovo, però dovrai convivere col rimpianto delle tue azioni, dovrai convivere con la tua vecchia vita… Ne sarai capace Tris? Potrai sopportare il dolore, il rimpianto, la solitudine, la rabbia e le cinquanta sfumature?”
Io…



∞Angolo dell'Autrice: Buon pomeriggio a tutte, oggi qua a Messina c'è una giornata bellissima e finalmente mi è anche passata la gastrite, mi sento nuova di zecca insomma *_* Un pò come questo capitolo.
Tris si trova davanti a una scelta: restare o no.
Lei e la sua coscienza si trovano davanti a una biforcazione, dove ognuno vorrebbe prendere strade diverse, cosa decideranno di fare? Riusciranno a sopportare il peso del dolore ed andare avanti o verrebbero schiacciate?
Katniss e Gale si sentono in colpa per quello che è successo, sperano di poterla vedere, ma avremo maggiori chiarimenti nel capitolo di domenica.
Spero di risentire tutti, perchè è sempre grazie a voi che la storia va avanti, soprattutto è grazie a voi che è arrivata a questo punto.
Vi chiedevo delle drabble perchè ho un piccolo progetto per i nostri protagonisti post-conclusione ^^
Adesso vi lascio allo spoiler:



-Girati.- gli disse, senza aggiungere altro.
Tobias lo fece, ed appena i suoi occhi si posarono sulla navicella, il suo cuore iniziò a pompare sangue più velocemente, lo sentì battere forte quasi da fargli male.
-Tris.- sussurrò, e senza attendere oltre si alzò dalla sedia e corse fuori.

 

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Capitolo 20
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Tobias posò sul tavolo della cucina la tazza di caffè che si era appena preparato, sbuffò leggermente ed osservò il pavimento sotto di sé.
Erano passati tre giorni dal suo messaggio, tre giorni da quando lei gli aveva detto addio.
Afferrò nuovamente la tazza, ma non se la portò alla bocca per berla, ma rimase a giocarci, cercando di scacciare la paura dal suo cuore.
Tobias aveva di nuovo paura.
Paura di non poterla rivedere, paura che fosse dispersa a Panem, paura che fosse morta.
 
Un brivido gli percorse il corpo e lasciò la tazza nuovamente sul tavolo, sapeva che in fondo non  l’avrebbe bevuta, come nei giorni precedenti aveva fatto con il cibo che sua Evelyn veniva sempre a preparargli, come avevano fatto anche i suoi amici, ma in quel momento non sarebbe riuscito a fare niente, se non pensare a lei.
 
-Tobias?-
Evelyn aprì la porta di casa sua e s’incamminò verso di lui, posando sul tavolo una busta di carta contenente cibo precotto, che ogni mattina si premurava di portargli.
-Hai dormito bene questa notte?- posò le chiavi sul contenitore non poco lontano e si sedette vicino a lui.
-No, lo sai anche tu.- sussurrò, voltando la testa per guardarla.
-Lo so, ma spero sempre in un piccolo miracolo.- disse, stringendo una mano del figlio nella propria.
-Ho paura.-
-Stavolta anch’io.-
-Evelyn e se non dovesse tornare? Se fosse… Morta?- domandò, percependo le lacrime agli angoli degli occhi, che però obbligò a fermare, non avrebbe pianto.
-Penso che lo avremo saputo, Katniss ti avrebbe informato.-
-E se neanche lei avesse avuto il coraggio?-
-Non esiste solo il coraggio Tobias, le persone non possono essere solo Intrepidi.-
-Sì lo so, ma io non riesco a essere altro. Le Fazioni erano tutto, mamma, gli Intrepidi mi hanno insegnato a sopravvivere ed adesso non so più come si faccia.-
-Puoi essere te stesso, prima non potevi esserlo, eri Quattro il leggendario, adesso puoi essere Tobias.-
-Per me non ha senso essere Tobias se lei non è con me. Una volta Tris ha detto a Christina che io ero la sua umanità, che senza di me le cinquanta sfumature di terrore l’avrebbero divorata, adesso però mi sono reso conto che lei per me vuol dire essere Tobias, senza sono solo Quattro.-
-Tornerà…- sussurrò la madre, sentendo il dolore del figlio come il proprio.
-Non illudermi, per favore, lei… Lei non tornerà, ho questa sensazione, Tris porterà a termine la sua missione anche a costo della morte, l’ho sempre saputo, ma avevo sperato che questa volta fosse diverso.-
-Perché?-
-Credevo che dopo aver visto la morte in faccia fosse cambiata, che quei due anni sotto tortura le avessero fatto vedere il mondo in modo diverso.-
-Ed invece?-
-Lei lo vede come sua madre lo avrebbe visto, fa tutto questo per perdonarsi le loro morti, solo che lo fa nel modo sbagliato.-
-Lo fa morendo.- insinuò sua madre, colpita da quel ragionamento che lei non aveva mai colto.
-Sua madre non avrebbe chiesto la sua morte, non avrebbe chiesto neanche la morte di Caleb, nonostante tutti i suoi errori, i suoi genitori volevano che lei diffondesse la verità sulle Fazioni, voleva che tutti noi avessimo una seconda possibilità: David è stato il problema che neanche i suoi avevano previsto.
Tris poteva agire diversamente, ma si era convinta che per la sua redenzione dovesse morire.-
-Credi che la cerchi ancora? La redenzione, intendo.-
-Sì, la sta cercando ancora. Non si perdonerà mai tutte quelle morti, tutto quel dolore, ma se non la sta cercando vuol dire che già l’ha trovata, vuol dire che è già morta…-
-Tobias io non…-
Evelyn alzò gli occhi verso la finestra ed osservò sbalordita: un hovercraft stava sorvolando Chicago.
-Girati.- gli disse, senza aggiungere altro.
Tobias lo fece, ed appena i suoi occhi si posarono sulla navicella, il suo cuore iniziò a pompare sangue più velocemente, lo sentì battere forte quasi da fargli male.
-Tris.- sussurrò, e senza attendere oltre si alzò dalla sedia e corse fuori.
 
Lei è qua!
“Oppure stanno portando la sua salma.”
 
Quel pensiero gli provocò una fitta al petto, si portò una mano su di esso durante la sua corsa ma cercò d ignorare quel sentimento, per il suo bene, riprese a correre per raggiungere l’hovercraft.
 
***
 
~Il giorno prima~
 
Katniss entrò nella stanza d’ospedale e posò la brocca d’acqua sul tavolino vicino al letto di Tris e le sorrise.
-Come stai oggi?-
-Oh bè… Con un polmone perforato si sta molto meglio.- disse, tossendo per colpa del dolore.
-Dovresti smetterla di affaticarti, Tris, sei ancora in via di guarigione, se te lo fossi scordata.-
-Non posso scordarlo Katniss, tutti voi mi fate una testa tanta da tre giorni ormai sulle mie condizioni di salute.-
-Perché ci teniamo che tu torni a Chicago, sana e salva.-
-A tal proposito.- Tris si mise seduta, appoggiando la schiena ai cuscini sul letto e guardando la sua migliore amica negli occhi.
-Vorrei tornare.-
-Lo so ma ancora le tue condizioni non sono stabili, le ferite.-
-Le ferite passeranno Katniss, il dolore anche ma ho bisogno di tornare da lui. Non ce la faccio più ad espettare.-
-Parlerò col dottore e vediamo cosa mi dirà, ma non ti prometto niente, d’accordo?-
-D’accordo.- ammise, sorridendo, -Devo dirti un’altra cosa, però.-
-Cosa?-
Katniss si sedette sull’estremità del letto e le prese una mano per stringerla tra le sue, le ferite dovute alla breve ma intensa lotta con Nina non erano ancora passate, il suo corpo era ancora coperto di lividi, la ferita alle scapole era stata ricucita e non si era rivelata troppo grave mentre quella al pancia aveva richiesto più attenzione, dato che la pallottola aveva attraversato la carne, lacerando entrambi i lembi, anche se quella al polmone la preoccupava di più: nonostante il dottore l’avesse rassicurata, più volte, sulla buona riuscita dell’operazione, le aveva anche detto che Tris avrebbe fatico nei primi momenti a respirare, a muoversi come prima, ma che col tempo avrebbe recuperato tutto.
Sarebbe tornata normale.
 
-Sono stata tentata di non tornare.- il sorriso sul suo viso si spense e la ragazza notò le ombre dentro i suoi occhi, le sue cinquanta sfumature.
-Parli della tua umanità? Gale mi ha raccontato questa storia…-
-No, parlo di quando ero in sala operatoria. Stavo decidendo se restare o meno.-
-Cosa?! Eri cosciente?-
-Non userei questo termine, ma sapevo quello che mi stava succedendo, sapevo che avrei potuto scegliere di morire o di restare.-
-Tris, io… Non riesco a capirti, hai tutto, hai Tobias, me e gli altri, una vita a cui tornare. Perché non saresti dovuta rimanere?-
Tris chiuse gli occhi momentaneamente, ricordando perfettamente la domanda che gli aveva fatto la sua coscienza, la domanda che lei stessa si era posta: restare o meno?
Per un breve istante aveva pensato di no, che non sarebbe rimasta in quel modo pieno di dolore, dove le sue mani avevano, ancora sporche di sangue, ucciso amici e nemici, coscientemente; che mai sarebbe tornata alla vita dopo le sue terribili azioni, che avrebbe raggiunto i genitori nella pace eterna, ma nell’esatto momento che aveva pensato una cosa del genere, aveva sentito il suo cuore rallentare il battito cardiaco, fino a tacere ed era stato in quel momento che aveva scelto.
Aveva scelto la vita, anziché la morte.
Aveva scelto di restare.
-Non ho tutto Katniss e non lo avrò mai, ho una vita incompleta ma ho scelto di viverla, per me. Per i miei genitori, quando arriveremo a Chicago dovrai dirlo a Tobias, dovrai dirgli che stavo per andarmene, ma che poi… Anche il suo viso mi ha aiutato a scegliere.- disse, sfiorando con le dita il suo tatuaggio nel polso.
-Perché vuoi che glielo dica? Ne soffrirebbe.-
-Lo so, ma non posso nascondergli questa verità, non posso negare a me stessa cosa stava per succedere. Deve saperlo, ma non da me, non mi ascolterebbe, non mi capirebbe, mi darebbe della martire senza un motivo.-
-Cosa ti fa credere che io non lo pensi?-
-Lo so che lo pensi.- sussurrò la ragazza, guardando l’amica negli occhi.
Katniss ritrasse la mano, stupefatta da quell’affermazione, essendo convinta di essere riuscita a nascondere quel sentimento agli occhi di Tris.
-Ma mi sta bene, in fondo mi capisci, quando tua sorella è morta anche tu avrai provato le mie stesse cose, ti sarai chiesta: “perché devo restare e soffrire?”. Ma tu sei stata più forte di me.-
-Non lo puoi sapere.-
-Sì invece, anche se Gale era lontano, Peeta perso in se stesso, tu sei rimasta per te stessa, sei rimasta perché avevi il coraggio di affrontare il mondo. Io questo tuo coraggio non ce l’ho, ma ho deciso di rimanere per le persone che amo, credo che possa darmi la redenzione che ho tanto cercato.-
 
Gale bussò piano alla porta della camera di Tris ed osservò Katniss asciugarsi velocemente una lacrima dalla guancia e alzarsi dal letto, lo sguardo di Tris era imperscrutabile, come se le sue ombre fossero tornate a farle compagnia.
-Vado dal dottore e ti faccio sapere.- disse, uscendo di corsa dalla stanza.
 
-Ciao Gale.-
Tris rilassò le spalle e sorrise brevemente, il peggio era passato e lo sapeva anche lei.
-Vedo che stai meglio.- si sedette sulla sedia vicino al letto e l’osservò.
-Lo so perché sei qui.- disse lei, guardandolo.
-Cioè?-
-Ti senti un po’ in colpa per quello che è successo, scusami per averti atterrato, ma era la mia battaglia.-
-Oh… Avrei voluto impedirti tutto questo dolore, ma la prossima volta mi ricorderò che una ragazza senza umanità è più pericolosa di un soldato addestrato.-
-Sì, non te ne posso dare torto.-
-Sono qua anche per un altro motivo, in realtà.-
-Eh?-
-Tris lo so che vuoi tornare a Chicago da lui… Da Tobias ma io ho bisogno di dirti una cosa… Tu mi fai sentire vivo, mi fai sentire come se potessi fare tutto, come se il mondo non mi facesse paure… Come se ci fosse speranza.-
 
Il cuore di Tris perse un colpo alla dichiarazione del ragazzo che per tutto quel tempo aveva considerato come un migliore amico, una spalla su cui appoggiarsi nei momenti tristi, un compagno di battaglia perfetto per lei, ma mai di più, mai più di un amico.
-Gale…-
-Lo so, so quello che provi ma non sono venuto qua per fare una scenata e dirti che combatterò per te e quelle stronzate che si dicono per fare colpo.-
-No?-
-No, sono venuto qua perché oltre a quella mia strana dichiarazione, volevo dirti grazie.-
-Davvero?- domandò, non riuscendo a capire il ragionamento del ragazzo.
-Mi hai dato la possibilità di ricordarmi chi ero e cosa volevo dalla vita, mi hai aiutato quando avevo perso la retta via e credevo di essere solo, e so che non ricambi allo stesso mondo ma mi sta bene così, mi hai aiutato più tu in questo breve tempo che la battaglia nei precedenti anni.-
-Sei importante per me Gale, come anche Katniss e Peeta ma Tobias… Lui è la parte mancate di me, io devo tornare da lui.-
-Lo so e mi sta bene così, volevo solo che lo sapessi. Volevo dirtelo prima che fosse troppo tardi, volevo farti capire quale ruolo hai avuto nella mia vita.-
-Grazie per avermelo detto.- sussurrò, sorridendo.
-Grazie per avermi salvato.- disse, stringendole una mano, leggermente.
 
-Possiamo andare a Chicago.- disse Katniss, rientrando nella stanza.
-Davvero?- chiese visibilmente felice.
-Partiamo domani.- Katniss si appoggiò alla porta, non riuscendo a trovare altre parole.
Tris chiuse gli occhi e lasciò scorrere via le lacrime, lo avrebbe voluto fare dal primo momento che era uscita dall’anestesia, ma aveva resistito, aveva aspettato quel momento. Sorrise lo stesso e sentì che tutto adesso aveva avuto un senso, che tutto il suo dolore l’aveva condotta a quel momento, con quelle persone e che proprio le sue scelte sbagliate le avevano fatto capire quanto amasse quel ragazzo che nonostante tutto era rimasto al suo fianco per tutto quel tempo.
-Tobias sto tornando a casa.- sussurrò, tra se e se.
 
***
 
Tobias si fermò a pochi metri di distanza dall’hovercraft che era appena atterrato. Inspirò un paio di volte per recuperare il fiato e si preparò ad affrontare qualsiasi verità avesse davanti.
Vide il portellone aprirsi e non si stupì nel vedere Katniss uscirne, con Peeta poco distante, un colpo di tosse lo fece voltare alle sue spalle e notò Zeke e i suoi amici vicino a lui, il ragazzo alzò il pollice e sorrise.
Tobias ricambiò, loro erano la sua certezza.
 
Katniss si avvicinò e gli sorrise.
-Ciao Tobias.-
-Ciao.-
Katniss si prese un momento per esaminare il ragazzo davanti a sé, era leggermente più magro di quanto se lo ricordasse, ma riconobbe lo stesso sguardo determinato, la stessa persona da cui Tris cercava di tornare ad ogni costo.
Fece qualche passo avanti per scendere dalla rampa dell’hovercraft e si voltò nuovamente a guardarlo.
 
-Sei giorni fa grazie alle indicazioni di Tris siamo riusciti ad individuare la posizione dell’Arena, ma vicina ad essa abbiamo scovato anche una fabbrica abbandonata e come avevamo intuito quella, era la vera sede di David e dei suoi seguaci. -alzò lo sguardo verso il cielo e si beò, solo momentaneamente, del calore del sole, poi tornò seria e riprese il suo racconto.
-Il terzo giorno del nostro ritorno a Panem abbiamo deciso di attaccare, ci siamo divisi in due squadre, Tris ha scelto di colpire l’Arena con Gale e io e Peeta la fabbrica.-
-Cos’è successo?- domandò Tobias, trovando finalmente il coraggio di parlare, anche se la verità lo spaventava da morire.
-Io e Peeta abbiamo fatto la conoscenza di Thomas, seguace di Snow, che aveva il compito assieme a Nina di esaminare il DNA di Tris, solo che era specializzato sulle variabili, non sulle costanti come quest’ultima: si era reso conto che il piano di David non avrebbe avuto successo; le variabili di Tris erano così vaste, così imprevedibili, che non gli permisero mai di creare il logaritmo perfetto.- spiegò la ragazza, con la massima chiarezza, però era ben cosciente che la parte difficile sarebbe arrivata solo ora.
-E Tris?-
-Tobias…-
-Qualsiasi cosa tu debba dirmi, dimmela subito.-
-Ha spento la sua umanità, quel giorno.- sussurrò Katniss, guardandolo negli occhi.
-Non può farlo, non è…-
-Normale? Già, ma tu sai bene quanto me che lei non è normale, lei è un’anomalia, e come tale ha spento la sua umanità, esattamente come fece durante i due anni di prigionia, ma non è tutto qui…
Hanno trovato l’Arena e tramite un avvertimento lanciato da lei…-
-Ha fatto fuoco?-
-Sì, ha fatto evacuare il personale, è scesa quasi subito e Gale non ha potuto fermarla, aveva individuato David e Nina nella radura e niente l’avrebbe fermata.
Quando Gale l’ha raggiunta stava combattendo con Nina, però…-
-Però cosa Katniss? Dimmelo e basta!- urlò, non riuscendo più a contenere l’ansia e la paura che provava.
-David le ha sparato un colpo in pancia quando lei ha lasciato andare Nina e la ragazza stessa le ha lanciato un coltello tra le scapole dopo che Tris aveva atterrato Gale e puntato una pistola contro David.-
-Com’è finita?-
-Tris ha sparato a David.-
Tobias sentì il suo cuore rilassarsi immediatamente ma colse qualcosa nello sguardo di Katniss che lo fece tremare, impercettibilmente.
-E David ha sparato a Tris.-
 
In quel momento il cuore di Tobias si fermo per qualche secondo, dovette appoggiare una mano all’hovercraft per non crollare a terra e respirare intensamente.
-Gale l’ha portata immediatamente a Panem, in ospedale ma ci sono state delle complicazioni in sala operatoria.-
-Ovvero?- domandò, stupendosi lui stesso di aver riacquistato l’uso della voce.
-Aveva un polmone perforato, Tobias.-
Quelle parole aggiunte a quelle pronunciate precedentemente gli diedero il colpo do grazie, sapeva che la frase finale stava per arrivare, la stessa frase che aveva sentito due anni fa tonando al Dipartimento, la stessa frase che le sue amiche non avevano avuto il coraggio di pronunciare: è morta, Tris è morta.
Sentì il sudore scendergli lungo la schiena ed il cuore pompare sangue più lentamente, stava morendo anche lui, come lei.
-Tris non voleva tornare… Non credeva di poter sopportare di nuovo la sua vita, credeva che…-
-Scusami, io… Non voleva tornare? Ciò vuol dire che è…?-
-Viva? Sì, Tobias. Tris è viva, ma mi ha chiesto di dirti questo: ha scelto di tornare solo per te, ha scelto di restare perché ti ama e non è pronta ad andare via. Crede o almeno spera di poter trovare la sua redenzione anche qui, anche se dovrà convivere con le sue cinquanta sfumature di dolore.-
 
Tobias si voltò senza aspettare che Katniss finesse di parlare e si precipitò dentro l’hovercraft e non dovette aspettare molto.
Trovò Tris seduta su una delle poltrone del guidatore, il cui posto era occupato da Gale, al suo arrivo lo vide sorriderle e uscire per raggiungere Katniss e Peeta all’esterno.
Lui avanzò lentamente cercando di metabolizzare tutto quello che aveva appena saputo, e poi osservò la sua ragazza: il colorito era talmente pallido che l’avrebbe scambiata, veramente, per un morto, il viso era leggermente coperto di lividi, intravide poi le varie fasciature che le ricoprivano tutto il corpo.
Ed improvvisamente sentì la rabbia divampare dentro di lui.
 
-Sai, l’ho capito il giorno in cui ti ho visto saltare per prima, ma credevo di essermi sbagliato, solo che dopo, durante l’iniziazione me lo hai confermato più di una volta, come anche durante l’assalto agli Eruditi, quando hai deciso di agire alle mie spalle con Marcus e anche quando al Dipartimento ti sei schierata contro di me… Però adesso ne sono sicuro, tu non hai nessuna considerazione per la tua vita.
Sei irresponsabili e non ti curi delle conseguenze delle tue azioni, ti sei sempre considerata una martire in questa e nella precedente guerra, qualcuno da sacrificare a tutti i costi, io… Stavolta credevo veramente di non rivederti, Tris.-
Tobias la osservò e per la prima volta notò le lacrime agli angoli dei suoi occhi, pronte per essere rilasciate ma decise di continuare.
-Credevo che avessi imparato la lezione, credevo che dopo tutto il dolore e la fatica che hai passato per tornare ad essere te stessa, avessi più cura del dono che ti era stato fatto, ma hai preferito colpirmi alla testa, mandarmi un messaggio d’addio e catapultarti in una nuova avventura, dove hai rischiato di nuovo di morire.- prese fiato, rendendosi conto che avrebbe voluto dirle tutte queste cose da un sacco di tempo, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo.
-Adesso sei qua, davanti a me. Sei mezza morta Tris, più morta che viva, ma… Sei tornata. Mi importa solo questo.- sussurrò, abbassando lo sguardo.
-Quando… Quando stavo per morire il mio ultimo pensiero sei stato tu, ancora una volta ho chiesto a qualcuno di dirti che non ti avrei voluto lasciare, ancora una volta saresti stato il mio ultimo rimpianto, però… Qualcosa dentro di me è scattata, qualcosa che mi ha fatto cambiare idea.
Mia madre stavolta non è venuta a trovarmi, stavolta non mi ha liberato dalla mia missione ed io ho sentito dentro di me la voglia di vivere, la voglia di tornare qua da te e di riprendere in mano quello che avevo lasciato, ho deciso di restare.
Resto per te, Tobias ma non ti posso promettere grandi cambiamenti, ho accettato di convivere con i miei difetti, e lo dovrai fare anche tu, se mi vorrai ancora.- concluse, lasciando andare le lacrime che aveva trattenuto per tutto quel tempo.
Tobias fece un passo avanti e colmò la breve distanza, buttandosi in ginocchio davanti a lei ed affondando la faccia nella sua pancia e si lasciò andare anche lui, lasciò andare le lacrime che aveva conservato da un paio di giorni.
-Ti amo, Tobias.- sussurrò Tris, stringendolo più forte, nonostante il dolore.
-Anche io, Beatrice.-
La ragazza rimase stupita ma non gli disse niente, in fondo le piaceva il suo nome pronunciato da Tobias, un po’ come quando Quattro gli aveva dato a lei il permesso di farlo.
Adesso sarebbero stati solo loro due, e le sue cinquanta sfumature, ma per la prima volta ebbe la sensazione di potercela fare, per la prima volta seppe che oltre la guerra poteva esserci la pace.




∞Angolo dell'Autrice: Buonasera a tutti, ho bisogno di chiedervi scusa per il mio ritardo ma la scorsa domenica sono stata fuor tutto il giorno e non ho avuto le forze di aggiornare, perci eccomi qua :D
Grazie come sempre a tutti voi che mi avete accompagnato in questo percorso lungo ed elebarato, il prossimo capitolo sarà l'epilogo conclusivo ma vi prometto una sorpresa, non ho ancora deciso di abbandonare la storia <4
Tris ha scelto di restare, per la prima volta si è resa conto che la vita può andare avanti e che lei ne può fare parte, può vivere anche per se stessa o meglio per le persone che ama; una scelta difficile per chi ha avuto tanto dolore ma anche tanto amore, una scelta che secondo me richiede molto coraggio.
Tobias finalmente espone i suoi sentimenti ma si rende anche conto che l'avrebbe perdonato a prescindere da tutto, adesso cosa accadrà?
Bè ci resta solo lo spoiler:



-Posso portarti in un posto?-
-Dove?- domandò curiosa, quella nuova parte di sé la affascinava, non solo per la sua propensione agli Eruditi.
-Potrebbe essere una sorpresa.- sussurrò, prendendole la mano e incrociandola con le sue, per farla avanzare verso le strade di Chicago.

 

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Capitolo 21
*** Forever happiness ***


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Forever happiness
 
Gale uscì fuori dall’hovercraft consapevole del fatto che da quel momento avrebbe iniziato una nuova vita.
Si era stancato di combattere, di allenarsi, di essere il soldato perfetto ad ogni occasione, Panem l’aveva sfinito, aveva succhiato tutta la sua ninfa vitale ed adesso non gli restava altro che abbandonare tutto quello che aveva conquistato col sudore della fronte e il sangue delle battaglie.
Alzò gli occhi verso il cielo e osservò sorridendo il sole, con una nuova consapevolezza: Tris non gli aveva spezzato il cuore.
Si era convinto che dopo Katniss sarebbe stato difficile amare di nuovo, aprire il suo cuore a quel sentimento che aveva ripudiato peggio di una malattia, ma gli era bastato vederla, quella volta fuori dall’ufficio del Presidente, per far crollare il muro.
Il muro che si era costruito attorno al cuore per smettere di soffrire, ma nonostante sapesse di Tobias, sapesse del legame che Tris aveva lasciato, non aveva potuto impedire al suo cuore di affezionarsi, di provare qualcosa per quella ragazza dallo spirito d’oro.
E nonostante tutto, non si era illuso più di tanto e quella consapevolezza lo aveva aiutato al momento giusto, quello in cui Tris lo aveva rifiutato, il giorno in cui Tris gli aveva insegnato una lezione nuova: si è sempre pronti per amare.
 
-Riusciranno ad andare avanti?-
Una voce lo distrasse dai suoi pensieri contorti e abbassò lo sguardo per vedere Christina, a pochi passi da lui.
In quel momento la vide veramente, piccola ma determinata, Candida ma Intrepida.
-Credo proprio di sì.- ammise, avvicinandosi a lei.
-Tris ha rischiato ancora la sua vita, vero?-
-Potrebbe mai non farlo?- domandò, come risposta.
-No, lei è fatta così. Tobias la ama per questo.-
-E tu lo ami ancora?- chiese, senza pensarci.
-No, non l’ho mai amato veramente.- sorrise amichevolmente, -Ti va se ci prendiamo un caffè? O dovete ripartire subito per Panem?-
-Ci fermiamo.- sussurrò, vicino al suo viso.
La vide arrossire e in quel momento ringraziò Tris per la seconda volta, gli aveva veramente dato una seconda occasione, proprio quando lui aveva buttato via tutte le speranze.
 
***
 
Peeta e Katniss si allontanarono dalla piccola pianura, dove avevano atterrato, ma vennero interrotti dall’arrivo di Evelyn e di Johanna.
-Speravamo di vedervi.- disse la Ragazza di Fuoco, sorridendo.
-Cos’è successo? Tris?- domandò Evelyn, col fiato corto e il cuore che batteva veloce, in quanto preoccupata per quello del figlio.
-Sta bene o meglio è viva, conta questo, no?- rispose Peeta, non riuscendo a trovare le parole giuste per esprimere quella situazione.
-Oh santo cielo.- appoggiò le mani alle ginocchia e riprese a respirare, sentendo l’ansia e la paura svanire dal suo povero cuore.
-Abbiamo seguito le coordinate di Tris e ci hanno condotto non solo all’Arena ma anche alla loro sede generale, in questo momento Thomas, braccio destro di David è sotto processo a Panem, assieme a Nina e molti altri.
Non ci creeranno più problemi.-
-E David?- domandò Johanna, rendendosi contro che nessuno aveva ancora fatto quella domanda.
-Tris l’ha ucciso, com’era giusto che fosse.-
-E tutto il suo lavoro? I test, gli appunti, il suo DNA.-
-Verrà tutto eliminato, non rimarrà niente del loro folle piano. Il nostro presidente vuole evitare di incorrere in futuri rivoluzionari.-
-Credo che sia la scelta migliore e anche l’Arena è stata distrutta?-
-Sì, Tris ha lanciato il primo attacco e oggi una squadra sta terminando l’opera.-
 
-E´viva?!-
Katniss si voltò e vide il volto stravolto di Caleb correre verso di loro, la camicia fuori dai pantaloni e questi ultimi notevolmente sgualciti.
-Sì è dentro con Tobias, aspetta qualche altro minuto.-
-Io… Grazie.- disse rivolgendosi a lei.
-Non sono stata io a salvarla… Lei sarebbe potuta morire, avrebbe potuto raggiungere i vostri genitori e ottenere la redenzione che brama tanto, ma ha scelto di restare, sii grato di questo, apprezzala Caleb, non avrai altre occasioni per farlo.- disse, usando un tono leggermente più duro di quanto avesse pensato.
-Lo farò, Tris è la mia famiglia e quando mi ha lasciato io ho capito cosa aveva provato lei quando mi ha salvato, due anni fa. Seguiamo gli insegnamenti dei nostri genitori, ancorandoci alle fazioni, anche se adesso non esistono più, ma sono stufo di questo.
Voglio… Voglio ottenere il suo perdono.-
-Ce la farai.- sussurrò Peeta, sorridendo.
 
-Partite subito?- domandò Evelyn, incrociando le braccia al petto.
-Veramente… Volevamo chiedervi se ci sono appartamenti liberi.- chiese Katniss, ridendo, ed in quel momento un rumore la fece voltare.
Lo sportellone dell’hovercraft si era appena aperto e la figura di Tris con Tobias invase il suo campo visivo, vide i sorrisi della gente e qualche lacrima di Caleb, e in fondo al suo cuore sentì la felicità.
Era riuscita a salvarla, o forse era stata lei a salvarla, Tris le aveva aperto gli occhi, era stata la sua coscienza, la sua amica, la sua alleata nella guerra, era stata tutto e lo sarebbe sempre stata.
Proprio per questo motivo aveva deciso che non l’avrebbe ancora lasciata, proprio per questo motivo aveva scelto di restare, così come aveva fatto lei.
 
-Noi restiamo.- disse Peeta, cingendole il fianco con un braccio.
-Sì, restiamo con lei.-
 
***
 
Tris uscì lentamente dall’hovercraft, la mano di Tobias delicatamente appoggiata alla sua spalla l’aiutava a non crollare e in quel momento non se la sentì di mostrarsi forte: era a pezzi.
La ferita al polmone le faceva male, le pulsava nel petto come se avesse avuto un coltello conficcato al suo interno e questo le ricordò la ferita alle scapole, rimarginata, come quella nella pancia ma che le avrebbero lasciate delle nuove cicatrici in un corpo già spezzato.
Si fermò dopo essersi allontana con Tobias dalla piccola pianura e riprese a respirare lentamente, non sarebbe più stata la ragazza del giorno della Scelta e quella consapevolezza le fece male al cuore, non sarebbe stata neanche la stessa Intrepida che aveva affrontato le fasi dell’Iniziazione o la Divergente che aveva combattuto prima contro Jeanine e poi contro David.
Sarebbe stata solo Tris Prior e in fondo non le piaceva.
Non si conosceva abbastanza da quel punto di vista, era sempre stata una Tris diversa in base al contesto, si era sempre adattata per rispecchiare i desideri delle persone che la circondavano ma non era mai stata Tris per se stessa.
 
-Va tutto bene?-
Il viso di Tobias prese posto nel suo campo visivo e la distolse, solo momentaneamente, da quei pensieri e la fece sorridere.
-Sì.-
-Posso portarti in un posto?-
-Dove?- domandò curiosa, quella parte di sé nuova la affascinava, non solo per la sua propensione agli Eruditi.
-Potrebbe essere una sorpresa.- sussurrò, prendendole la mano e incrociandola con le sue, per farla avanzare verso le strade di Chicago.
 
Tris si lasciò condurre e si rese conto che non avere il controllo della situazione non sarebbe stata la peggiore delle cose, che forse ogni tanto avrebbe lasciato Tobias scegliere al posto suo, farsi peso delle decisioni che per tutta la vita l’avevano sopraffatta.
 
“Credi di riuscirci?”
Posso sempre provarci. Adesso siamo fragili, siamo spezzate, e qualcuno deve rimettere assieme i cocci della nostra anima, affinché possiamo andare avanti.
“Tobias è la persona giusta per questo compito.”
Sì e ho anche capito una cosa, da quando abbiamo deciso di restare.
“Cosa?”
Non siamo state solo un’anomalia, non siamo state un esperimento mal riuscito del Governo.
“Ah no?”
No, forse loro ci avevano sperato per il nostro DNA, forse avevano creduto che ci saremo sottomesse ma noi siamo state di più. Siamo state il faro della salvezza per le Fazioni, siamo diventate il simbolo della ribellione, eravamo la Ghiandaia Imitatrice di Chicago.”
 “Credo che Katniss apprezzerebbe.”
Sì, lo credo anch’io.
 
 
Avrebbe preferito prendere il treno, per la sua rapidità ma sapeva altrettanto bene che nelle sue condizioni Tris non ne sarebbe stata capace, anche se non lo avrebbe mai ammesso, così avevano recuperato la sua macchina e in breve tempo avevano raggiunto la loro meta.
Tobias scese velocemente e alzò gli occhi verso il cielo, vide Tris, ancora in macchina fare la stessa cosa e le sue guance si colorarono di rosso: l’aveva riconosciuta.
L’aiutò a scendere dalla macchina e le sorrise.
-Non credevo che…-
-Fosse ancora qui? Ho impedito a Evelyn di distruggerla, questo è il nostro posto sicuro.-
Tobias guardò la ruota panoramica e venne sommerso da tutti quei ricordi che col tempo aveva seppellito per non soffrire e che adesso premevano per uscire, il più velocemente possibile.
-Funziona?- Tris fece un passo avanti e toccò una delle cabine vicino al terreno.
-Non proprio, ci stanno ancora lavorando. È stata ferma per troppo tempo.-
-Non importa, non è quello l’importante.-
-Lo so, ma ci tenevo che tu la vedessi, Tris.-
 
-Tobias?- sussurrò, abbassando lo sguardo, non riuscendo a sopportare i suoi occhi penetranti.
-Dimmi.-
-Ti prenderai cura di me? Io… La mia anima è a pezzi, il mio cuore e il mio corpo faticano a restare ancorati a questo mondo, ho bisogno di te perché sei l’unico che… Può salvarmi, ma so anche che ti ho deluso così tante volte che non posso chiedere il tuo perdono.
Però so che posso ottenere la redenzione, posso espiare le mie colpe in questo mondo, anche se prima non lo credevo possibile, ora lo so.- alzò lo sguardo, sentì gli occhi pieni di lacrime e le lasciò andare.
-Non voglio più spegnere la mia umanità Tobias, è stato terribile, mi è sembrato di cadere in un pozzo senza fondo, privo di luce e di appigli, ero sola con me stesa, la parte peggiore di me, quella che Jeanine mi aveva fatto vedere, quella che ho dovuto affrontare e ne ho avuto paura.
Non voglio e non posso essere quella Tris, perché se lo fossi ti perderei e non posso permetterlo.-
-Cosa ti ha reso così insicura su di noi?- domandò il ragazzo, facendo un passo avanti, verso di lei.
-Quando ho sparato a David ho sentito di aver concluso quel puzzle che avevamo iniziato tanti anni fa, avevo scritto la parola fine al capitolo più lungo della mia vita ma quando lui mi ha sparato, quando ho sentito il proiettile perforarmi la pelle ho… Ho capito che, si aveva scritto la parola fine per quella storia, non ero pronta a scriverla su tutta la mia vita.-
-Però sei stata tu a dirmi che avevi pensato di non tornare.-
-Lo so, e c’ho pensato veramente e ne ero quasi sicura ma poi… Poi ho visto questo tatuaggio, alzò la mano per indicare il polso destro, -Ed ho capito che tu eri la mia questione lasciata in sospeso, che ancora una volta ti stavo dicendo addio senza averti dato la possibilità di lottare per me e non me lo sarei mai perdonato.
Se lo avessi fatto non avrei mai ottenuto la redenzione che tanto bramavo, non avrei mai raggiunto i miei genitori, per questo ho deciso di restare, ma è anche vero che io sono a pezzi, che non sono più quella ragazza, che le cinquanta sfumature di tenebra faranno sempre parte della mia vita e che la mia umanità sarà sempre in bilico, sempre pronta a precipitare in quel pozzo buio e tenebroso.-
-Tris.- Tobias le prese la mano destra e la strinse forte, sorrisi, -Io non ti lascerò mai, se servirò a ricucire le tue ferite ci sarò, se servirò io a scacciare i tuoi incubi lo farò.
Ti ho già detto che ti amo, ti ho già detto che il mio cuore ti appartiene e se la mia anima lenirà le tue ferite, io te la presterò.
Perché questo mondo non ha senso se tu non sei con me.- colmò la breve distanza e la baciò.
Un bacio senza fretta, quasi leggero ma carico di amore e di promesse.
Tris alzò le braccia, trattenne un sussulto per colpa del dolore al petto e le passò intorno al suo collo, avvicinandosi ancora di più a lui, alla sua metà.
Ricambiò il bacio, sentendosi già meglio, sentendosi che adesso tutto sarebbe stato perfetto; schiuse le labbra e lasciò passare la sua lingua, ed improvvisamente ricordò il primo giorno che si erano baciati giù al pozzo.
Le labbra di Quattro sapevano di allenamenti, di sudore, di libertà e di menta, in quel momento le labbra di Tobias sapevano ancora di libertà, di menta, ma oltre all’allenamento c’era anche la consapevolezza di essere se stesso, e di non indossare più la maschera che aveva portato per tanti anni.
Adesso c’era solo Tobias e in fondo, forse, c’era anche solo Beatrice.




∞Angolo dell'Autrice: Buona sera e buona domenica e buon 25 Aprile, anche se non sono convinta che si dica XD :D
Ho ritardato ad aggiornare la storia per una serie di ragioni, alcune riguadavano il finale, altre i miei impegni e per ultimo la decisione che ho preso, precedentemente, sulle drabble.
Alla fine oggi mi sono convinta ed era arrivato anche il momento di ripagarvi per tutta la vostra pazienza e per l'attesa alla quale vi ho sottoposto: Questo è effettivamente l'ultimo capitolo della storia.
"Monster" è stato un pò il mio "The Dark Side" di Harry Pottter, un'opera alla quale ho dato tutto e che mi ha dato tutto. Una storia che mi ha conquistata fin dal primo momento e che ha catturato l'animo di voi lettori e questo era il mio risultato fin dall'inizio.
Sono combattuta ma anche serena nell'aver realizzato questo altro piccolo obiettivo.
Tris ha scoperto che la redenzione, che la vita, può essere affrontata anche vivendola e che non è sempre necessario morire per raggiungere la pace, ha capito che nonostante il dolore e le ferite, queste si rimarginano e che le permetteranno ancora di stare bene e soprattutto che l'amore è l'arma più grande di tutte.
Tris e Katniss si sono scontrate e si sono unite in un unico sistema, entrambe sanno che non possono più lasciarsi e lei, Katniss, sceglie di restare. Questo comporterà la mia scelta di creare una serie di drabble del loro futuro post-guerra, vi piace come idea? 

Alcune sono già pronte :)
Adesso però il grazie più grande di tutti va a voi, i lettori, senza differenza che mi avete accompagnata in questo percorso e che non mi avete mai lasciato, a voi che mi avete apprezzato.
GRAZIE. <4

_Giuls17_

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