Trying not to love you.

di MadShipper_96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


INTRODUZIONE AUTRICE: Salve ragazze! Ebbene sì, sono anche io caduta nella rete di una delle ship più tormentate e impossibile del fandom di OUAT, i Colifer. Quei due sono la mia morte, mi fanno sentire come agli inizi dei Nian T_T

Btw, mi voglio cimentare in questa impresa che spero di portare a termine in qualche modo (quest'anno ho la maturità, CHE ANSIA).

Ho deciso di scrivere questa fanfiction per liberare il disagio che mi provocano questi due e mi farò ispirare dalle millantamila foto che sono uscite e usciranno dal set, dai millantamila viaggi mentali che mi faccio guardando le loro interviste e le occhiate che si mandano, i loro tocchi, i loro sorrisi DAVVERO MAL CELATI... Insomma, da un po' di tutto LOL

Devo assolutamente ringraziare xmaryf (andate a leggere la sua FF Colifer “All of me”, è bellissima! - grazie tesorooo! Xoxo) per avermi spinta a tornare a scrivere (avevo scritto tempo fa una OS Delena con un vecchio profilo) e niente, mi sto dilungando troppo (sono logorroica, I know ahahah) quindi vi saluto e... BUONA LETTURA, DISAGIATE!

P.S.: per il titolo mi sono ispirata all'omonima canzone dei Nickelback. Ve l'ho detto nel caso vogliate ascoltarla :3


 


 


 


 

And i just keep on trying, but I don't know what for

'Cause trying not to love you

Only makes me love you more”


 


 

POV JENNIFER

Eccoci, comincia un'altra splendida giornata di lavoro!... Sììì, come no.

Il sole non è ancora sorto del tutto e fa capolino tra i palazzi di questa cittadina canadese, Vancouver. La radiosveglia segna le 5:30 del mattino e sta suonando la mia canzone preferita.

Oggi non ho proprio voglia di alzarmi dal letto e partecipare alla vita, voglio solo morire fra le coperte e i cuscini soffici. O letto, mio unico amore! Okay, sto delirando, ho veramente troppo sonno.

Stanotte non ho dormito molto, ero molto agitata e so bene il perché: la mia co-star Colin sono-un-figo-da-paura-e-pure-irlandese O'Donoghue mi sta completamente rovinando la vita da ormai due anni passati. Da quando è entrato a far parte del cast di Once Upon a Time, serie tv di cui io sono protagonista, nei panni di Capitan Uncino io ho perso la bussola. Sono completamente andata. E non è assolutamente da me questa cosa, visto che poi lui è anche sposato...e con un bambino. Sì, una tenera creaturina di nome Evan che condivide il patrimonio genetico di Colin e di sua moglie Helen.

Ricordo ancora il primo giorno in cui ha fatto la sua comparsa sul set, i brusii che ha suscitato fra tutti noi questo simpatico e bonario ragazzo irlandese. All'inizio rimasi colpita dal suo modo di rapportarsi: era molto timido, quasi avesse paura ad esporsi, ma appena fatte le presentazioni e scambiate le prime solite domande per rompere il ghiaccio si è rivelato essere un ammaliatore nato. Ha conquistato tutti, anche me e da quel giorno fatico a non rimanere completamente frastornata dai suoi occhi azzurri, un azzurro che ricorda pomeriggi assolati sulla spiaggia, un azzurro che ti inghiotte e ti fa annegare senza che tu possa impedirglielo.

Adam ed Eddy ci spiegarono in breve la sua entrata in scena nello show, e noi eravamo entusiasti di vedere come avessero deciso di fargli interpretare il burbero Capitan Uncino: quello della Disney non è di certo un personaggio tanto amato dal pubblico.

6:03. Merda, farò di nuovo tardi!

Merda, merda, merda!

Merda.

Perdo la cognizione del tempo quando penso a lui.

Dopo essermi alzata dal letto, corro trafelata in bagno a lavarmi e... Ommioddio, maledetti specchi: ho i capelli che sembrano paglia! Okay, li legherò e lascerò alle parrucchiere sul set l'arduo compito di domarli. Stavo dicendo: corro trafelata in bagno a lavarmi e appena finito torno in camera e mi metto le prime cose che pesco dall'armadio.

6:24. Vado verso la cucina e mi preparo un caffè che, appena pronto, butto giù quasi alla goccia scottandomi anche la lingua, per giunta. Evvaiii, che splendido inizio di giornata!

Prendo le chiavi della macchina, la borsa, la giacca e la sciarpa e lascio l'appartamento dopo aver chiuso la porta a chiave. Scendo giù nel parcheggio, entro in macchina e mi avvio sul set più veloce che posso, per quanto il traffico me lo permetta. Parcheggio nel mio solito posto, scendo dalla macchina e mi avvio di corsa verso la mia roulotte per cambiarmi e farmi dare una sistemata dallo staff.

7:06. Sono una grande, ho tardato solo 6 minuti. Nuovo record Jen, stai nettamente migliorando! Sono fiera di te!

Oookay, ora basta.

Mi sto cambiando e improvvisamente sento bussare alla porta. Probabilmente è Adam che è venuto ad aggiornarmi sul programma di oggi...e invece no. Sorpresa, è Colin!

-Ciao splendore, anche oggi in ritardo?- entra dentro scansandomi dolcemente con una mano. Quella mano che si è appena soffermata più del dovuto sul mio fianco sinistro: maledetto, c'è un girone dell'Inferno anche per quelli come te. Mhh.

-Ciao Col! Ehm... già, anche oggi. Non avevo tantissima voglia di alzarmi dal mio amato letto- rispondo ridendo cercando di non sembrare un'idiota.

No, ritenta Jen, sarai più fortunata.

-Come no? Sapere che oggi gireremo delle scene insieme non era un buon incentivo?- quando usa quel tono impertinente e parla con la voce roca e sexy che adoro, proprio non lo sopporto! Mi rende tutto davvero troppo difficile. Fatico a rimanere concentrata e a sostenere il suo sguardo ma insistendo e andando contro i miei istinti, sfodero il miglior sorriso beffardo che mi viene sperando non assomigli ad una smorfia. -Senti un po', ma ultimamente ti sei guardato qualche volta di troppo allo specchio? Hai l'ego che ha raggiunto le stelle, caro mio- vai così Jen, fagli vedere che sai stare al gioco.

-Wo wooo, siamo alterate stamattina, eh? Ti farò togliere quel sorrisetto di sfida dalla bocca. Stanne certa- e detto questo mi lascia un bacio poco casto sulla guancia destra che inevitabilmente arrossisce al contatto con le sue labbra e la sua barbetta. I brividi non tardano ad arrivare. Dio, mi toccherà cercare un bravo psicanalista: non so mica se riuscirò ad andare avanti così!

Io rimango lì imbambolata mentre lui esce chiudendosi la porticina della roulotte alle spalle sogghignando. Cerco di riprendermi dandomi degli schiaffetti sulla fronte e imprecando contro me stessa e lui e torno a finirmi di vestire per entrare nei panni di Emma Swan, il personaggio che interpreto nella serie.

Appena ho finito, mi dirigo verso il nostro solito punto di ritrovo per parlare del programma di oggi con Adam o Eddy, dipende da chi dei due ci sarà oggi a supervisionare il lavoro.

Vedo già in lontananza Lana e Ginnifer che mi notano e si girano entrambe a salutarmi sbracciandosi. Ahhh, le adoro, sono le migliori amiche che mi potessero capitare. Ne abbiamo passate così tante insieme, sia sul set che fuori, e la nostra amicizia è diventata solida come una roccia.

Ci vogliamo un gran bene, come anche col resto della banda. Ci piace considerarci una grande famiglia.

Le raggiungo e le saluto con un lungo abbraccio e scambiamo qualche chiacchiera. Poco dopo arrivano anche Josh e Colin che stanno parlottando tra loro di chissà cosa dandosi spintoni.

Sono due bambinoni.

Saluto anche loro, Josh con un abbraccio e Colin con una linguaccia: con lui intorno divento anche io una bambinona, va bene? Lui risponde ridendo e io dentro di me sento come sciogliersi qualcosa e lo guardo con un sorriso ebete stampato in faccia.

Vengo ridestata dal mio sogno ad occhi aperti da Adam che ci raduna tutti intorno a lui e ci detta le varie scene che gireremo oggi: siamo arrivati a registrare la terza puntata della quarta stagione e quindi tra le scene che dovrò interpretare ce n'è una che mi spaventa particolarmente, ma che allo stesso tempo non vedo l'ora di girare. Sarà fuori da Granny's e di notte quindi prima potrò dedicarmi alle scene che ho con gli altri del cast.

22:13. Tutta la crew è pronta per riprendere il momento: Emma deve uscire un po' alterata da Granny's e Uncino sarà seduto lì fuori con la sua immancabile bottiglia di rum aperta in mano. Le chiederà di unirsi a lui per brindare al pericolo scampato poco prima nella foresta, quando la Snow Queen stava per ucciderlo. Emma rifiuterà l'invito e comincerà un intenso diverbio tra i due, dove lei ammetterà di aver avuto seriamente paura di perderlo come è successo con tutti gli altri uomini della sua vita. La scena si chiude con...*rullo di tamburi*... un bacio! Già... Non che mi dispiaccia eh, ma è proprio questo il problema: non mi dispiacerà affatto e dovrò cercare di non darlo a vedere e di non lasciarmi andare del tutto, come più e più volte ho rischiato in passato.

Prima di iniziare ripasso le battute, anche con Colin.

-Mi raccomando, cerca di essere naturale quando ci baceremo: a volte sento che ti irrigidisci e penso sempre che possa essere colpa mia, che sbagli io qualcosa. Non è così, vero?- mi chiede in un tono un po' strano, azzarderei insicuro.

-No, ma scherzi? Tu vai alla grande, tranquillo. Va bene, cercherò di rimanere rilassata- gli sorrido rassicurandolo.

-Molto bene, tesoro- mi fa un occhiolino sfoderando il suo sorriso sghembo che adoro e si dirige al suo posto per cominciare.

Adam grida -AZIONE!- e io mi precipito fuori dal locale. Scambiamo le nostre battute e con mia grande sorpresa le lacrime sgorgano dai miei occhi da sole, senza l'aiuto del collirio. Sono battute molto intense quelle che sto pronunciando, Emma si sta esponendo molto nei confronti di Killian e lui ne è davvero lusingato: la donna che ama sta finalmente abbattendo i suoi muri, o ci sta provando per lo meno, solo per lui.

Arriva il momento del bacio.

Colin mi stringe a sé e uniamo le nostre labbra. Quel contatto manda scariche elettriche lungo tutto il mio corpo e io mi irrigidisco di riflesso, non riesco a farne a meno perché ho troppa paura che lui possa capire quello che sento quando mi bacia, ho paura di espormi troppo.

In questo, io ed Emma siamo molto simili.

Colin, ovviamente, lo nota e con la mano destra cerca di tranquillizzarmi accarezzandomi il viso.

Altre scariche elettriche. Cerco di assecondarlo e mollo un po' la presa.

Il bacio si fa via via più intenso e sento la tensione sparire piano piano. I nostri respiri affannosi si confondo tra loro e il contatto con le sue labbra mi scollega completamente da quello che ci circonda.

Riesco solamente a sentire la sua mano su di me, il suo sapore sulle mie labbra e la sua stretta forte che mi tiene attaccata a lui e al suo completo di pelle che contraddistingue il personaggio che interpreta.

Sento una voce che mi risulta ovattata gridare -STOP!- e il bacio si interrompe: è stato Colin a staccarsi per primo, io avrei continuato ancora, ancora e ancora.

Siamo entrambi provati e io continuo a fissargli le labbra che sono rimaste aperte e mostrano la sua dentatura perfetta.

Distolgo lo sguardo e mi concentro su Adam -Ragazzi, non era male, davvero, ma ho visto di meglio da voi due. Metteteci un po' più di grinta, eh? Un po' più di... Disperazione, ecco! Jen, ricordati che Emma oggi stava rischiando di perderlo quindi devi mostrare quanto sia sollevata di poterlo ancora avere accanto a sé. Mostralo nel bacio- annuisco ai suoi suggerimenti.

Faccio per tornare dentro Granny's ma con la coda dell'occhio vedo Colin che si tocca le labbra con le dita, gesto simile a quello che ha fatto dopo il bacio nella quinta puntata della scorsa stagione sull'Isola che non c'è. Rimango perplessa e prima di chiudere la porta della tavola calda mi volto a guardarlo e lo ritrovo a fissarmi.

Il suo sguardo è indecifrabile; è strano perché di solito mi riesce facile “leggere” le persone. Questa volta nel viso di Colin vedo solo i suoi lineamenti tirati e gli occhi, color blu del mare, assenti e sembra come se mi stesse guardando ma non mi vedesse.

Mi giro frastornata e chiudo la porta aspettando il comando di Adam per uscire di nuovo ed affrontare quel dannato irlandese.


 

* * *


 

POV COLIN

Altra giornata di riprese, la solita routine. Mi sveglio, mi lavo, prendo un caffè, esco di casa e mi avvio al set.

La solita routine.

Arrivo in anticipo di qualche minuto e mi faccio una passeggiata lì intorno salutando i ragazzi della produzione già operativi. Tornando verso la mia roulotte, mi giro spontaneamente verso quella di Jennifer per vedere se c'è movimento all'interno: niente, come al solito arriverà in ritardo.

È una ragazza magnifica, sempre sorridente, semplice, capace di farsi amare, cosa che non è da tutti. Il primo giorno che sono approdato in questo mondo delle favole che è “Once Upon a Time” non credevo di ricevere una simile accoglienza da parte del cast e della produzione; mi sono sentito subito a casa, parte della loro grande famiglia. Inutile dire che quella che più mi ha colpito sia stata Jennifer: sono un uomo sposato, è vero, ma quando una donna è davvero bella perché non ammetterlo? Lei è proprio bella, non solo fisicamente ma anche mentalmente. Ha un modo di fare unico nel suo genere, riesce a monopolizzare l'attenzione su di sé con un solo battere di ciglia. Okay, probabilmente questo accade solo a me, e la cosa è sicuramente molto strana... a volte quasi mi spaventa il fatto che riesca ad avere così tanto potere su di me.

Sento un rombare di motore: è sicuramente lei, arrivata in fretta e furia. Guardo dalla mia finestrella da dentro la roulotte e infatti vedo una chioma bionda come il grano correre spedita per andarsi a cambiare, probabilmente. Decido di andare da lei.

Esco e vado a bussare alla sua porta. Mi ritrovo davanti una dea dai capelli scompigliati, dalla faccia assonnata e mezza vestita: Colin, concentrati diamine, sei un uomo sposato e con un bambino per giunta, non puoi permetterti certe cose!

Ohhh, maledetta coscienza, lasciami un po' in pace! Mhh.

Mi accomodo all'interno spostandola dolcemente con una mano e PER PURO CASO la tocco sotto la maglietta e sento la sua pelle morbida e liscia rabbrividire: ah, non siamo sempre così frigide allora, eh Jen?!

Sono un porco, lo so.

Non riesco a evitare di sorriderle.

Le faccio una battuta e lei arrossisce come una bambina sorpresa a mangiare un biscotto di nascosto. Ehhh, cara Jen, mi farai ammattire.

Esco sogghignando e raggiungo Josh alla sua roulotte per scambiare quattro chiacchere tra uomini. È uno dei miei migliori amici, ho legato subito con lui.

Mentre parliamo raggiungiamo il resto del cast nel punto di ritrovo per parlare con Adam del programma della giornata e Jen mi riserva un saluto particolare: mi fa la linguaccia. Dio, quella lingua...! Non dovrei pensare certe cose, lo so, me ne rendo conto, sono sposato, so anche questo, ma oh, sono anche un uomo e con una come lei il pensiero sporcaccione ce l'ho automatico! Mannaggia a me...e mannaggia a lei.

Stanotte dobbiamo girare una scena di forte impatto per i fan e anche per i nostri personaggi, sarà un punto di svolta per la loro storyline. Non vedo l'ora, perché potrò di nuovo baciarla.

Okay okay okay, lo so che non dovrei dire questo, ma è così.

Stamattina quando le ho dato quel bacio sulla guancia indugiando più del necessario è stato perché invece avrei voluto prenderla per i fianchi, avvicinarla a me e darle il miglior bacio che avesse mai ricevuto da un uomo. Avrei voluto farle sentire tutto, tutte le emozioni che mi fa provare solo guardandomi e regalandomi i suoi sorrisi e i suoi momenti liberi.

La nostra amicizia è bellissima, possiamo dirci di tutto; c'è molta complicità tra di noi e il nostro lavoro ci aiuta, probabilmente. Arrivati a questo punto però, credo ci stia portando in una zona rossa. Ma per il momento non mi preoccupo, vivo il momento e sono più che felice. Con la mia famiglia va tutto alla grande, con il lavoro sempre meglio e...poi...con lei non so, è un gran casino. Ma per ora siamo “tranquilli”.

Bene, siamo pronti a girare.

La scena va avanti bene, diciamo le nostre battute, lei riesce perfino a piangere da sola. Cavoli, sembra sul serio...triste e disperata. Non l'ho mai vista così, mi fa quasi paura e dentro sento qualcosa. Si sta smuovendo qualcosa in me, non so di preciso cosa ma vederla così vulnerabile mi uccide. So che stiamo recitando, so che lei sta recitando, ma porca miseria: si è decisamente calata nella parte!

Ci siamo, ora devo baciarla.

Le prendo il fianco destro con il mio uncino per avvicinarla a me e premo le mie labbra contro le sue.

Sei rigida Jen, segui il mio consiglio e lasciati andare, dai.

Continuo a baciarla schiudendo le labbra per incitarla a fare lo stesso, a seguirmi. Deve essersi ricordata del mio suggerimento di poco prima e la sento sciogliersi un po' di più, si sta abbandonando tra le mie braccia e il bacio si fa più intenso.

Mi ricorda quello della 3x05 sull'Isola che non c'è: ancora non ci conoscevamo sotto questo aspetto più intimo, diciamo, perciò eravamo tesi entrambi ma al momento del bacio non sapendo quali sensazioni ci avrebbero colto siamo partiti sicuri di noi e RAGAZZI, beh, l'avete visto tutti il risultato. Wow, lì ho seriamente cominciato a preoccuparmi di come il nostro rapporto sarebbe diventato, di come ci saremmo comportati in futuro.

È stato l'inizio di tutto, almeno per me.

Adam ci stoppa e io mi stacco con ancora il suo sapore sulle labbra. Il nostro produttore ci dà il suo parare per questa prima ripresa ma io fatico a sentirlo pensando ancora al trasporto con cui ci siamo baciati io e Jen pochi istanti fa. Quando la vedo tornare dentro Granny's per rigirare la scena mi viene istintivo inspirare il suo profumo e toccarmi le labbra.

Ma che sto facendo? Che mi succede? Che ci succede?

Alzo lo sguardo, appena trovo un po' più di lucidità, e incrocio quei due smeraldi che mi scrutano con interesse e curiosità. Io sono pietrificato e ancora ripenso ai minuti precedenti.

Ci fissiamo per un tempo indefinito, poi le si gira ed entra nella tavola calda. Mi ridesto dal momentaneo intontimento e torno a sedermi al tavolo lì fuori per ricominciare le riprese e di punto in bianco decido una cosa: quella sera stessa, una volta finito, sarei andato a parlarle.


 


 


 


 

ANGOLO DELL'AUTRICE: Hellooo! Mi sono dilungata troppo, vero? Va beh, se siete arrivate fin qui ve ne sono molto grata e forse significa che non è stato tanto malaccio quello che ho scritto ahahahah.

Che dire? Non sono molto convinta del risultato, ho cercato di far capire bene i diversi stati d'animo di Jennifer, anche per far notare quanto la presenza di Colin la faccia diventare lunatica. Stessa cosa per Colin anche se mi sa che sono rimasta un po' più stringata con la sua parte, va beh.

Bene, la smetto di parlare e chiedo di farlo a voi invece: recensite e fatemi sapere cosa ne pensate! Si accettano anche critiche, anzi se me le farete vi ringrazio in anticipo. Sono “nuova” in questo settore, aiutatemi vi prego T_T ahahah

Spero di aggiornare la storia con costanza!

Al prossimo capitolo, Sara xoxo

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Trying not to need you was tearing me apart

Can't see the silver lining down here on the floor

And I just keep on trying, but I don't know what for”

 

 

 

POV COLIN

 

Sono dentro la mia roulotte e ho appena finito di togliermi i pesanti vestiti di Uncino. Sono praticamente pronto per tornare nel mio appartamento se non fosse che mi sono ripromesso di andare da Jen a parlarle. Ho questo bisogno impellente di dirle qualcosa, qualsiasi cosa, riguardo il bacio che ci siamo scambiati recitando.

Personalmente, io non stavo recitando affatto. No, signore. Volevo proprio fare quello che ho fatto: baciarla in quel modo, toccarla in quel modo... Semplicemente è un po' che non penso ad altro se non al fatto che ho il bisogno, la necessità costante di sentirla mia. È molto egoista da parte mia e completamente sbagliato, lo so benissimo; il senso di colpa è sempre lì pronto a rinfacciarmi l'errore che i miei pensieri e il mio cuore sembrano ignorare.

So anche che potrei ferire molte persone per questo mio capriccio ma ormai ci sono dentro e non posso più fare marcia indietro. Mi è entrata dentro nell'istante preciso in cui ha posato i suoi occhioni verdi su di me.

Avanzo più deciso che mai verso la sua roulotte e vedo che ci sono le luci accese: bene, vuol dire che è ancora lì. Busso alla porticina e aspetto che mi apra. Ed eccola lì, più luminosa di una stella, spalanca gli occhi appena mi vede e poi mi sorride come è solita fare, dandomi affetto e calore. Proprio quello di cui ho bisogno.

Maledizione, dovrebbe essere tua moglie quella a darti queste sensazioni meravigliose, non la tua co-star! Sì, lo so, okay? Sono uno schifoso bastardo traditore, lo ammetto. Ma non mi pentirò MAI della gioia che provo ogni volta che mi concede uno di quei sorrisi, perché sono davvero rari da una come lei. Ho imparato a capirlo in questi anni conoscendola più a fondo: è una donna che si lascia scalfire poco dagli altri, si apre solamente nei confronti delle persone che reputa veramente importanti e per le quali sa che non la faranno mai soffrire, o che per lo meno ci proveranno. E ho avuto la grande fortuna di fare parte di quelle persone e ne vado enormemente fiero!

-Ciao Colin, hai...bisogno di qualcosa?-

-Hey Jen, ascolta... In effetti sì, ho bisogno di parlarti un attimo, se non ti dispiace.-

-Ehm, no. No, figurati, entra pure. Accomodati.-

Mi fa segno di entrare e io mi faccio strada verso il suo divano, ho bisogno di stare comodo perché le cose che sto per dirle non sono affatto facili da esporre.

Stai concentrato O'Donoghue, stai concentrato.

-Allora, cosa volevi dirmi?- mi chiede sorridendo, quasi a volermi incoraggiare a sputare il rospo. Deve essersi accorta che sono un pelo più strano del solito. Io mi sento strano infatti, ho la gola secca e la salivazione sembra essersi stoppata: il mio organismo non mi sta aiutando per niente. Ora comincerò a sudare come una fontana! Maledizione.

-Senti, ho bisogno che ascolti tutto quello che voglio dirti e che non mi interrompi. Okay, quello che devo dirti è che in questi ultimi mesi mi sono accorto di qualcosa: c'è stato un cambiamento, tra di noi intendo, sento che le cose stanno andando veramente bene, la nostra amicizia ha fatto passi avanti e forse...anche troppi. Non fraintendermi però, mi sta bene perché io ci tengo davvero tanto a te, sei diventata una delle persone più importanti nella mia vita. Per arrivare al punto: io stasera, dopo quel bacio, ho sentito qualcosa, non so dirti cosa sia ma l'ho sentita e so che lo stesso vale per te.-

Tiro un sospiro di sollievo dopo aver quasi sputato tutto quello che sentivo, mentre lei è come se stesse trattenendo il respiro: è paonazza in viso, ha gli occhi sgranati e stringe talmente tanto forte il bracciolo del divano che le sue nocche sono bianche.

E bravo Colin, hai fatto la tua cazzata. Complimenti!

Finiscila, maledetta coscienza, ho dovuto farlo o sarei scoppiato.

-Beh, insomma, di' qualcosa. Non lasciarmi sulle spine.- le dico appoggiandole una mano sul braccio per accarezzarla e sperando che si tranquillizzi. Ha davvero una brutta cera...

-Ehm... Eh... Wow- sta ridendo nervosamente. Devo aver toccato il tasto giusto... oppure sbagliato. -Colin, non so cosa dire... Okay, forse è arrivato il momento che sia sincera anche io: hai ragione, anche io ho sentito qualcosa con quel bacio. Ma è sbagliato, sbagliatissimo! Te ne rendi conto, vero? Non possiamo, noi... Non possiamo...- è molto agitata e...triste.

-Jen lo so, credimi, lo so bene. Io sono sposato- indico l'anello al dito -e probabilmente dicendoti queste cose ho fatto proprio male, ma non riuscivo più a tenerle dentro. Sono mesi che vado avanti così, tra il “le dico tutto” e il “non le dico niente”. Sarei scoppiato comunque, da un momento all'altro, e quindi ho pensato fosse arrivato il momento di dirti tutto, semplice.-

La sento tremare sotto la mano che ho ancora appoggiata sul suo braccio, continua a guardarsi le mani che si contorcono tra di loro. È un fascio di nervi.

Vorrei abbracciarla, tranquillizzarla ma so che se lo facessi andrei solamente ad aggravare ulteriormente la nostra situazione già fin troppo delicata.

Mi sembra così piccola, indifesa, e tutto per colpa mia. Non mi bastava avere una moglie che amo e stimo, non mi bastava avere un figlio che adoro e che amo più delle mia stessa vita, no, dovevo prendermi anche Jennifer. Evidentemente nel mio cuore c'era ancora spazio e ho avuto la brillante idea di riempirlo con lei. Nonostante questo, però, non me ne pento. Sarei ipocrita a negarlo.

La vedo che cerca di prendere coraggio, facendo dei lunghi e profondi respiri, probabilmente anche per trattenere e cacciare dentro tutto quel mare salato che altrimenti inonderebbe le sue gote rosee. Faccio lo stesso anche io, pronto a sentire il suo fiume di parole riversarsi sopra di me, pronto ad ogni sua conclusione.

Ormai la bomba è stata sganciata, i feriti siamo solo io e lei, noi, per ora, e io preferirei ridurre al minimo le vittime.

 

* * *


 

POV JENNIFER

 

Questa è dura, Jen, e io che pensavo fossi forte!

Non so se ce la faccio.

Sto ancora metabolizzando quello che mi ha appena detto e non riesco a credere alle mie orecchie, proprio non ci riesco.

Ha detto sul serio quelle cose?! Nah, non è possibile. Devo essermi distratta a guardarlo mentre mi parlava e devo aver immaginato tutto.

Jen respira, cazzo. Non è un buon momento per rimanere a corto d'aria.

Okay, okay. Respiri profondi, respiri profondi. Respiri. Profondi.

Mhh, già mi sento un tantino meglio.

Aspetta.

Lui è ancora qui. Mi sta ancora accarezzando.

Ecco spiegato il motivo per cui devo essermi persa mentre stava cercando di parlarmi.

Non farti venire i brividi, sii forte!

Ohhh, ma chi voglio prendere in giro: sono una pappa molla, e una rovina famiglie!

Che cosa diavolo hai combinato Jennifer Marie Morrison?!

Va bene, basta agitarsi. Devi parlare, devi dire altro oltre ai mugugni e quella misera confessione.

Respira Jen, controllati.

Mi faccio coraggio e lascio che tutti i pensieri, i dubbi e le paure nascoste per tutti questi mesi riemergano. -Sinceramente nemmeno io al momento riesco a tenermi tutto dentro, non più. Ho bisogno di dirti ogni singola cosa, dal principio.

Conoscerti è stata un piacevole sorpresa: un nuovo membro nel cast, nella nostra “famiglia”. Mai avrei immaginato di arrivare a questo punto ma eccoci qui. Io sono pazza di te. Col tempo è nato qualcosa, più di una semplice attrazione, almeno per quanto riguarda me personalmente, e questo mi ha spaventata, enormemente. Tu sei sposato, non potrei mai essere la causa della fine della tua famiglia, non me lo perdonerei mai. E per cercare di evitare tutto ciò, ho cambiato i miei atteggiamenti nei tuoi confronti e piano piano ho rialzato quel muro che tiro su ogni volta che mi fa comodo, quando non voglio problemi e non voglio crearne agli altri. È questo quello che faccio sempre: scappare dai problemi. Non li affronto per paura di rimanerne scottata.- Mi sembra giunto il momento di respirare. Ah, aria nei polmoni!

Lo guardo e sento che piano piano le lacrime stanno salendo inarrestabili.

Lo guardo e mi perdo ancora una volta in quel blu color del cielo che sa di casa.

Lo guardo e vedo un uomo combattuto tra i suoi sentimenti e i suoi doveri nei confronti della moglie e della sua famiglia.

Lo guardo e non posso fare altro che piangere, a dirotto.

Mi si annebbia la vista, i miei occhi navigano in un mare in tempesta ma ecco che arriva il mio Capitano a salvarmi.

Lo sento gemere al mio fianco e si avvicina per abbracciarmi, per stringermi forte a sé; mi sento sicura ora, non temo di affogare.

Rimaniamo così per un tempo indefinito quando a malincuore e a lacrime finite mi stacco da lui e abbasso la testa. Non sono una abituata a dare dimostrazioni pubbliche della mia sofferenza e quindi un po' mi vergogno, soprattutto perché mi sono aperta e ho mostrato questa me fragile a lui e perché è proprio lui la causa della mia sofferenza e del mio crollo.

Mi asciugo gli occhi con la manica della felpa che ho addosso e mi arrischio ad alzare lo guardo su di lui.

Due smeraldi e due zaffiri, pietre preziose che si incastonano nell'anello della vita.

Due anime tanto affini quanto distanti che sono destinate a cercarsi senza mai trovarsi.

-Dio, che vergogna. Scusa per lo sfogo, non è da me reagire così.- eccolo, lo sento. Torna ed erigersi l'impenetrabile muro che l'uomo di fronte a me ha distrutto con un battito di ciglia sconvolgendo il mio equilibrio interiore.

 

 

* * *

 

 

POV COLIN

 

Jen, la mia piccola Jen.

Sono un tale egoista. Come ho potuto farti questo? Come ho anche solo potuto pensare di farti questo? Farti del male.

L'accarezzo tra le mie braccia, trema come una foglia sbattuta in qua e in là dal vento autunnale. Singhiozzando si aggrappa alle mie braccia e io la stringo più forte. Sento il suo respiro accelerato dal pianto che mi riscalda il petto e tutto quello a cui riesco a pensare è che è tutta colpa mia.

Sta piangendo per colpa mia.

Passano minuti infiniti in cui piano piano la sento calmarsi.

Ha smesso di piangere.

Ora si stacca da me, non mi guarda in faccia.

Jen, ti prego guardami. Jen fallo, guardami! Ho bisogno che mi guardi negli occhi e che mi trasmetta tutto quello che senti per me. Fammi vedere che c'è ancora speranza per noi, fammi vedere la ragazza forte che adoro tanto quanto quella fragile.

Come se mi avesse letto nel pensiero, finalmente decide di alzare la testa e...

Freddo.

Ghiaccio.

Inespressività.

No tesoro, ti prego, non mi tagliare fuori. Non farlo Jen, ne morirei, non rialzare quel maledetto muro!

-Dio, che vergogna. Scusa per lo sfogo, non è da me reagire così.- parole glaciali, la temperatura nella sua roulotte, fino a poco fa calda e accogliente, è scesa bruscamente.

Sono uno stupido. Uno stupido.

Quando si tratta di persone importanti per te, dovresti poter fare sempre il loro bene; e allora perché ho fatto l'esatto opposto CON TE che sei una delle persone più importanti nella mia vita solo per puro egoismo e per eccessiva speranza?

-Jen, non dirlo neanche per scherzo. Perché te ne vergogni? Quello che dovrebbe vergognarsi di qualcosa qui sono io, non c'è dubbio. Ho fatto un casino, ho rovinato tutto e adesso tutto è perduto. Lo sento, lo sento già che ti stai allontanando da me, stai già scivolando via dalle mie mani. E allora io ti chiedo di resistere, di aggrapparti con tutte le tue forze...-

-No, Colin ti prego, basta. Non... dire nient'altro.-

Mi si blocca il respiro.

Rimango a bocca aperta incapace di muovermi.

Lei si alza lentamente dal divano e mi lascia a fissare intontito il bracciolo davanti a me.

Io mi sento... mi sento male.

Mi sta allontanando. Definitivamente. Non c'è termine più adatto, sembra proprio volermi dire questo il linguaggio del suo corpo: allontanarmi per sempre da lei.

Vuole cacciarmi via dalla nostra bolla personale, dalle nostre mattine in cui ci alternavamo i passaggi in macchina per venire qui sul set, dalle nostre pause, dalla nostra intimità.

È in piedi vicina alla porta ora, schiena dritta, sguardo impenetrabile, muscoli tesi: è innaturale tutto ciò, so benissimo che sta cercando di resistere, di farsi forza ma lo sta facendo per sé stessa, non per noi.

Ora è lei l'egoista.

Una strana e alquanto fuori luogo rabbia comincia a montami dentro: perché non lotta e non tiene duro PER NOI? Semplice: perché lei fa così, mette sempre al primo posto se stessa quando si tratta di non rimanere feriti. L'unico momento in cui si concede di essere egoista.

Mi alzo di scatto dal divano e mi dirigo verso di lei ancora dritta sul suo posto. Mi avvicino pericolosamente al suo viso, i nostri nasi quasi si sfiorano. Non indietreggia. Sostiene il mio sguardo.

-Sappi che stai commettendo un grosso errore Jen. Ti stai precludendo la possibilità di essere felice, anche solo per pochi istanti e tutto per quel tuo maledetto istinto di autoconservazione. Ma sappi che io non mollerò, io non mi arrenderò. Cercherò con tutte le mie forze di farti capire che la strada che hai scelto è quella sbagliata. Io non ti lascerò andare. MAI.-

Una lacrima solitaria le riga uno dei perfetti e rotondi zigomi e involontariamente il mio pollice va a catturarla. Vedo un sussulto nel suo sguardo, ma subito cerca di ritornare seria ed irremovibile. Torna in men che non si dica ad indossare la maschera dell'indifferenza.

Vederla così mi distrugge, mi fa morire.

Mi allontano da quella donna glaciale ed esco dalla roulotte dirigendomi a passo spedito dentro la mia. Sbatto con forza la porta e crollo a terra come risucchiato dal terreno. Le lacrime arrivano copiose e senza preavviso: non sono di certo tipe educate loro.

Mio padre mi ha sempre insegnato che un uomo forte sa anche piangere e lo fa senza vergogna; io in questo momento non mi sento affatto forte, mi sento un verme. Non sono neanche più un uomo, non sono degno di essere chiamato così.

 

 

* * *

 

 

POV JENNIFER

 

Vuota.

Mi sento vuota.

Privata di tutte le emozioni.

Non sento più niente. Niente.

Questa volta il muro si è eretto più solido che mai e chissà quanto altro tempo ci vorrà prima che riesca a buttarlo giù.

Non so perché io abbia reagito così alle sue parole. Erano mesi che non aspettavo di sentire altro, che mi è preso?

Quando se n'è andato sbattendo la porta alle sue spalle, si è portato via anche un pezzo di me: le mie speranze nell'amore vero, il mio desiderio di essere felice, la mia voglia di ricominciare e riaprirmi a qualcuno per davvero.

Sono sdraiata sul letto cercando di stabilizzare il respiro e il battito del mio cuore impazzito.

Lacerato.

Dilaniato.

Preso a morsi da un intero branco di lupi che hanno tutti una cosa in comune: un paio di bellissimi, stupendi, penetranti e glaciali occhi blu.

L'unica cosa a cui riesco a pensare in questo momento è alle sue ultime parole, alla forza con cui me le ha sussurrate. Non posso dire di non aver sussultato dentro di me come se mi avessero dato la scossa, ma il mio scudo impenetrabile ha attutito il botto e non l'ho fatto trasparire.

Mi sento una stupida per aver anche solo permesso a me stessa di lasciarmi prendere così tanto da un uomo che è così tanto ora per me. Tutt'ora è tanto per me.

 

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L'indomani mattina mi sono svegliata dopo circa tre ore o poco più di sonno continuo, causa pianto infinito, e allo specchio ho visto una donna distrutta in tutti i sensi: occhi gonfi e rossi, capelli peggio della paglia, labbra secche e screpolate. Fortunatamente oggi devo presentarmi sul set nel pomeriggio così ho tutto il tempo per riprendermi e riacquistare un minimo di dignità almeno esteriormente.

Mi faccio un bagno caldo per distendere i muscoli indolenziti.

Mentre aspetto che l'acqua raggiunga la temperatura giusta controllo se magari qualcuno degli altri mi abbia cercato e quando sblocco l'iPhone vedo che ho 3 messaggi non letti su Whatspp... e sono di Colin.

Oh. Oh. Oh.

Scorro su di essi per aprire la chat e compaiono 3 semplici frasi inviate una dopo l'altra a distanza di pochi secondi questa notte alle 3:08.

Jen, io ho bisogno di te, non immagini neanche quanto.

Non faccio altro che pensarti, giorno e notte, anche adesso e so che la discussione che abbiamo avuto e il modo in cui hai reagito erano dettati dalla paura.

E anche io ho paura Jen, ho paura di non riuscire ad andare avanti senza te accanto.

-Oddio.- mi esce automatico esclamare.

E oggi dovrò rivederlo sul set. Di nuovo.

Mondo crudele.

Guardo il suo ultimo accesso ed è ancora a quell'ora di stanotte. Tempo 2 secondi e compare la scritta “online”.

O mamma, e questa agitazione da dove salta fuori?! Mi sento tanto una liceale alla prima cotta.

La scritta continua ad esserci e io egoisticamente spero che sia perché è nella mia chat e sta forse aspettando una mia risposta vedendomi anche a me online.

Non so che fare: scrivo o non scrivo?

Scrivo o non scrivo?

SCRIVO O NON SCRIVO?!

Meglio entrare nella vasca prima che l'acqua diventi congelata.

 

 

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE: rieccomi! “You missed me, love?” ahahah giusto per citare Hook :P

E' stato un parto questo capitolo, sia per la stesura che per il poco tempo a disposizione in queste settimane di rientro a scuola.

Non ero partita con l'idea di farlo diventare un capitolo così triste, diciamo che lo è diventato da sé, scrivendo. Beh, del resto la nostra amata ship non naviga in “chiare, fresche et dolci acque” (sono in vena di citazioni, comprendete la mia poca sanità mentale plis ahahahah).

Detto ciò, fatevi sentire e recensite per dirmi la vostra!

Al prossimo capitolo (che spero di pubblicare a breve, ma tutto dipende dal tempo e dall'ispirazione), Sara xoxo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Sono le 4 di notte ahahah e ieri sera (14 febbraio) sono andata a vedere al cinema “50 sfumature di grigio” che mi ha dato la spinta finale, diciamo, per concludere la stesura. Mi ha anche leggermente ispirata per l’ultima scena, come noterete eheh.
 
Ci saranno due canzoni legate a questo capitolo degli M83: la prima è “Wait” (simbolo à #) e la seconda è “I need you” (simbolo à *).
 
Mi scuso per l’enorme ritardo nella pubblicazione e vi lascio alla lettura!
 
 
 
 
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You call to me, and I fall at your feet
How could anyone ask for more?
And our time apart, like knives in my heart
How could anyone ask for more?”
 
 
POV COLIN
 
Non c'è un cane in giro a quest'ora, il che è molto strano ma un bene per come sto guidando. Potrei causare dei tamponamenti a catena adesso come adesso.
Sono incazzato, sì. Molto incazzato. Con chi potete intuirlo da voi. Mi sto crucciando a cercare di capire il perché della sua improvvisa freddezza: io SO che lei non pensava davvero quelle parole che mi ha sputato in faccia e che mi hanno bruciato quasi fossero intrise di acido.
 
Spengo la macchina dopo una brusca frenata. Essendo sovrappensiero neanche mi sono accorto di stare quasi per superare il palazzo dove si trova il mio appartamento.
Demente.
 
Entro in casa e mi butto con poca grazia (sono un orso certe volte) sul divano color panna che troneggia nel mio soggiorno.
La casa è spaventosamente silenziosa, dato che Helen e Evan sono rimasti in Irlanda per delle questioni del suo vecchio lavoro di insegnante da sistemare. Talmente tanto silenziosa che l'unico modo che mi viene in mente per rimediare a questo è avere al mio fianco Jennifer.
 
Perché penso a volere lei e non mia moglie? Meglio lasciare gli interrogativi a data da destinarsi, al momento ho solo bisogno di farmi una doccia, dormire e... Ho bisogno di lei, maledizione.
Ho bisogno dei suoi occhi nei miei.
Ho bisogno del suo sorriso che illumina tutto ciò che la circonda.
Ho bisogno delle sue mani che mi toccano un braccio o una guancia per consolarmi o semplicemente per dimostrarmi quanto ci tenga a me.
Ho bisogno dei suoi abbracci stritolanti e immensamente carichi di amore.
Ho bisogno delle sue labbra, della loro morbidezza, del loro sapore sulle mie.
HO BISOGNO DI LEI.
 
Non posso di certo presentarmi al suo appartamento come se poche ore fa non fosse successo niente, ma una cosa posso farla: le scriverò. Santa e benedetta tecnologia, che tu sia lodata! In questi frangenti è davvero una manna dal cielo.
Le invio tre semplici frasi ma cariche di tutte le mie paure e aspettative.
È fatta, non si torna più indietro. Probabilmente a quest'ora lei starà già dormendo (o almeno ci starà provando, a differenza mia) e li leggerà domani mattina appena sveglia.
Devo solo aspettare. Aspettare. (#)
 
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Non ho chiuso occhio come avevo sospettato e il risultato è che mi sento uno straccio, uno di quelli più e più volte strizzato e sbattuto. Che vitaccia.
 
Nonostante questo, sono ancora eccitato all'idea di ricevere presto una risposta da Jen, il motivo principale per cui non ho dormito granché.
Prendo subito il cellulare per controllare ma niente, nessun messaggio. Sono le 8:39 del mattino, forse starà ancora dormendo visto che oggi registriamo nel pomeriggio.
 
Colin, sii paziente, come Killian devi avere pazienza e devi darle la possibilità di agire come crede.
 
Nel frattempo, per non pensare a tutta questa situazione, mi metto un po' a suonare la chitarra. Me la sono portata dietro dall'ultima volta che sono tornato da casa mia, dall'Irlanda, e non l’ho mai toccata da quando l'ho poggiata in un angolo della mia camera al mio arrivo. Suono qualche accordo per scaldarmi e poi mi cimento in alcune delle canzoni del mio vecchio gruppo “The Enemies” e cavoli, quanti ricordi riaffiorano alla mente!
Mi manca un po', a dire la verità, la vita relativamente tranquilla che avevo, ma poi inevitabilmente mi viene da pensare che se fosse rimasta tale non avrei mai conosciuto quell'angelo biondo che è la mia co-star.
 
Ecco, missione fallita soldato O'Donoghue: dovevi distrarti dal pensare a lei e cosa fai? Pensi a lei! Sei proprio un genio, cazzo.
 
Meglio lasciare da parte la musica: ambito troppo sentimentale. Passo allora agli attrezzi. Nell'ultimo periodo mi sono dedicato alla palestra per cercare di definire i miei muscoli, in parte per il lavoro e in parte per risollevare il mio ego, sì. Tiro su qualche peso, faccio un po' di esercizi cardio e un po' di stretching. Passo i successivi tre quarti d'ora alternando queste tre cose e riesco in parte nel mio intento.
Poi però faccio basta e vado a rifarmi la doccia, per lo meno per togliermi il sudore di dosso. Chiudo l'acqua e sento che il telefono vibra insistentemente sul lavandino, dove lo avevo lasciato prima di entrare nella doccia, così mi precipito a rispondere senza neanche guardare il nome comparso sul display e sperando solamente che sia lei.
 
-Pronto?- nessuna risposta dall'altro capo del telefono, sento solo dei respiri accelerati e sconnessi: deve essere lei. -Jen, sei tu per caso?- dico con troppa speranza e poco cervello forse: se non dovesse essere lei avrei appena fatto la più grande figura di merda della mia vita.
 
Jen, dimmi che sei tu, ti prego! Ora oltre che essere ansioso per il fatto che possa essere tu lo sono anche per paura di essermi appena reso ridicolo per la mega cazzata fatta.
 
-...Col, sì. Sono io.- è appena un sussurro ma riesco a distinguere lo stesso quelle quattro parole e WOW. Che sollievo! Per entrambe le mie preoccupazioni.
-Ciao, buon giorno.- dico, felice come un bambino a cui hanno appena promesso di portarlo a Disneyworld dopo scuola. -Dimmi, a cosa devo questa tua chiamata mattutina?- cerco di alleggerire la tensione sia mia che sua che percepisco bene attraverso la linea telefonica.
-Be', me lo chiedi anche?- ride nervosamente, quasi da isterica. Adoro quando fa così, è un comportamento che ho notato ha solo quando ci sono io nei paraggi o si sta parlando di me. -Ho... Ho ricevuto i tuoi messaggi, quelli di questa notte e mi chiedevo se ti andasse di vederci per... parlare, ecco.-
-Oh, certo. Per me non c'è alcun problema.- rispondo subito e forse leggermente troppo a voce acuta sorridendo a 32 denti.
 
Lo sapevo in fondo che non ce l'avresti fatta ad allontanarmi da te!
Okay, non costruiamoci castelli però, ancora non so che piega possa prendere il “parlare”.
 
-Perfetto. Preferirei vederci in un posto tranquillo, senza occhi indiscreti. Casa mia o casa tua?- OKAY, ORA SONO DECISAMENTE EUFORICO.
-Ehm, possiamo fare casa tua. Tanto stavo per uscire a fare colazione. Se ti va posso prendere qualcosa anche per te e portartela. Che ne dici?-
-Va bene, allora a tra... un po'.-
-A tra poco Jen.-
 
Mi vesto in fretta e furia, prendo le chiavi della macchina e raggiungo il primo Starbucks nelle vicinanze del suo appartamento. Torno in macchina dopo aver pagato e riparto a tutta birra verso di lei. Cazzo, per poco non prendo sotto uno in bici! Okay, forse è il caso che mi calmi.
Parcheggio e vado a suonare al citofono.
-Chi è?-
-Sono Colin e ho con me la merce da lei richiesta, milady.- la sento ride.
-Sali, dai.-
 
 
 
*   *   *
 
 
 
POV JENNIFER
 
Solo adesso che ho chiuso la chiamata mi rendo conto di quello che ho appena fatto: gli ho appena detto di venire da me per parlare. Venire da me per parlare. VENIRE DA ME PER PARLARE.
 
Jen, la prossima volta è meglio se dormi invece di stare a guardare il soffitto della tua camera pensando a lui e a tutta questa enorme faccenda.
 
Troppo tardi, il danno è fatto e io avrò al massimo quindici minuti per darmi una radanata prima del suo arrivo. L'ho sentito alquanto euforico dopo la mia proposta e perciò c'è caso che stia cercando di metterci il meno tempo possibile per raggiungermi. Yeah.
 
Avanti Jen, sotto sotto ti fa piacere.
Sì, lo ammetto. Ma questo piacere deve appunto stare “sotto sotto”. Punto.
 
Mi asciugo alla bell'e meglio la bionda massa informe che mi ritrovo in testa e pesco i primi vestiti che trovo dall'armadio: un pantalone della tuta blu e un t-shirt grigia molto anonima: la chiamo “tenuta maschio-repellente”. Qualche volta nel passato ha funzionato, spero anche ora con l'irlandese.
 
Passano cinque minuti in cui controllo a intervalli di quattro secondi la finestra per vedere se arriva, quando alla fine una macchina scura entra nel vialetto sotto il mio palazzo e lui scende tenendo in mano la nostra colazione. Nostra. Nostra... NOSTRA.
 
Jennifer, sul serio? “La MIA e la SUA colazione”, ripeti con me: “la MIA e la SUA colazione”. Siete due persone ben distinte, che diamine.
 
Shhh, silenzio testa.
 
Suona al citofono e come al solito fa lo scemo.
-Chi è?-
-Sono Colin e ho con me la merce da lei richiesta, milady.- non riesco a trattenere un risata.
-Sali, dai.-
 
Apro la porta e dopo pochi secondi vedo spuntare dal pianerottolo una chioma castana famigliare e i nostri occhi si incontrano.
Non fa male come pensavo, come speravo.
 
-Vieni, entra.-
-Grazie. Spero di non aver toppato con la scelta del caffè e del dolce.- ammette sorridendo e grattandosi l'orecchio come suo solito fare quando è nervoso. É adorabile in questi momenti e io inevitabilmente sorrido come un ebete in un riflesso spontaneo.
Sono attimi di vita, istanti preziosi che non voglio per nulla al mondo perdere ma assaporare fino all'ultimo millisecondo. Sono cosa rara.
-Dove preferisci stare: divano o tavolo in cucina?- gli chiedo per cercare di allentare la palpabile tensione che si è creata.
-Per me è indifferente, fai tu: sei la padrona di casa.- alza un sopracciglio come farebbe il suo personaggio (e anche lui stesso, in effetti) e il mio cervello va in pappa.
Riesco giusto a muovermi verso il divano sicura che mi avrebbe seguito e sprofondo nel mio angolino preferito, quello a destra di fronte a una delle finestre dello spazioso e luminoso salotto. Certe volte questa casa mi sembra veramente troppo grande solo per ospitare me e anche per poche ore durante la giornata.
-Il divano è decisamente un'ottima scelta: comodo, rilassante ed è molto più agevole per...- mentre parla si avvicina sempre più pericolosamente a me e io, come per bloccarlo, mi stiracchio tutta, dalle braccia alle dita dei piedi. Ho gli occhi serrati ma riesco a sentire il suono gutturale e profondo (e maledettamente sexy, cavolo) della sua risata soffocata.
-...per schiacciare un pisolino! L'altro pomeriggio, quando abbiamo registrato solo la mattina, mi sono appoggiata qui sopra questa meraviglia per 2 minuti e BOOM, già ero tra le braccia di Morfeo.- dico tutto d'un fiato riaprendo gli occhi e me lo ritrovo seduto ad una distanza decisamente più accettabile per tenere a bada i miei poveri ormoni impazziti. Quest'uomo è peggio di una gravidanza!
-Non era proprio quello che volevo dire ma okay, dolcezza.- ridacchia lanciandomi uno sguardo carico di malizia.
Devi smetterla, non mi rendi le cose facili in questo modo!
-Va bene, basta con le battute. Ora torniamo seri...- sta mangiando il suo muffin al cioccolato come se fosse un bambino di 4 anni. Ho già detto che è adorabile? -...e parliamo.-
-D'accordo Jen, sono tutto orecchi!... e cioccolato anche.- non riesco a evitare una risata sinceramente divertita dalla scena che mi si para davanti.
 
Ora basta però, o questa faccenda non si risolverò mai. -Che fai, temporeggi? Ora silenzio, parlo io mentre ti ripulisci. Come ti avevo già detto al telefono prima, ti ho chiesto di vederci per parlare di quello che è successo e che sta succedendo tra noi. Non è facile per me, come non sarà neanche per te, ovviamente, ma dobbiamo farlo per il nostro bene e di quelli che ci sono accanto.- sorprendentemente riesco a guardarlo, per tutto il tempo in cui parlo, dritto in quei pozzi d'acqua limpida e lui ricambia il mio sguardo con un'intensità tale da stordirmi.
Con quella poca lucidità che mi resta e che non voglio assolutamente perdere continuo a parlare. -Quello che ti ho detto nella mia roulotte è tutto vero, sono stanca di negarlo, soprattutto a me stessa. Sarò il più sincera possibile: erano mesi che aspettavo di sentirti dire quelle bellissime parole. Tu... non te lo immagini neanche.-
 
 
 
*   *   *
 
 
 
POV COLIN
 
Non sono mai stato così agitato.
Salgo le scale a due a due e quando mi avvicino alla porta già aperta la vedo struccata, vestita comodamente (non tieni il reggiseno in casa, eh Jen? Okay, basta.) e sorridente. Quel sorriso che contagia anche i suoi occhioni verdi e me.
 
Mi sento molto impacciato e spero di non aver sbagliato a scegliere per lei il caffè e il dolce: dalla fretta di raggiungerla mi sono completamente dimenticato di chiederle come li volesse, così sono andato sul sicuro prendendo quello che ho notato gradisce di più.
La seguo dentro.
 
L'ultima volta che sono stato qui nel suo appartamento eravamo insieme a Josh, Ginny, Lana ed Emilie per cenare tutti insieme in occasione dell'inizio delle riprese della terza stagione. Quella sera sono stato veramente bene, lei era qualcosa di spettacolare: non l'avevo mai vista così felice e spensierata. Quando rideva reclinava la testa all'indietro e i suoi lunghi e biondi capelli si muovevano sinuosamente: è stata la prima volta in cui ho pensato che fosse veramente bella.
 
-Vieni, entra.- ci accomodiamo sul divano e dopo un malizioso battibecco emerge il motivo per cui siamo ora seduto l’uno accanto all’altra: parlare di quello che ci sta succedendo.
La vedo tesa, agitata: è un fascio di nervi. Ma io non sono da meno e comincio a grattarmi l’orecchio come mio solito fare quando mi sento a disagio. Cerca di rimanere seria mentre parla ma si distrae facilmente e non sono di certo d’aiuto visto che mi sono appena sporcato tutta la bocca di muffin al cioccolato neanche fossi un bambino di 3 anni. Però è bella veramente quando sorride, Dio se è bella…!
-Quello che ti ho detto nella mia roulotte è tutto vero, sono stanca di negarlo, soprattutto con me stessa. Sarò il più sincera possibile: erano mesi che aspettavo di sentirti dire quelle bellissime parole. Tu... non te lo immagini neanche.- la guardo sbalordito, non sapendo bene cosa fare. Che diamine, qualcosa dovrò pur dirgliela! Il punto è che proprio la voce mi si strozza in gola, non riesco ad emettere alcun suono e sicuramente sembro un pesce fuor d’acqua che boccheggia.
 
Mi fissa. Si aspetta che le risponda. Sto cominciando a sudare freddo. Mi sento come a quei quiz televisivi quando arrivi alla domanda cruciale e ti restano pochi secondi per rispondere: la tensione è decisamente quella, se non di più.
 
Sono tante le cose che vorrei dirle, forse anche troppe e inutili ed è difficile organizzarle così, su due piedi, in un discorso coerente e comprensibile. Faccio quindi l’unica cosa che mi riesce in questo momento di fare: la bacio. Sento le sue labbra tese, ha paura a lasciarsi andare, di nuovo. Ma io non demordo. La stuzzico, prima passandole la punta della lingua sul suo labbro superiore e la sua bocca si apre leggermente: Colin 1, autocontrollo di Jennifer 0. Mi concentro quindi sul labbro inferiore e delicatamente glielo mordo facendole uscire un gemito involontario al quale subito pone rimedio inchiodando i suoi occhi nei miei e richiudendo le labbra in una linea tesa.
 
Mi vuoi sfidare Jen? Bene, che sfida sia.
 
Ha la schiena dritta, lo sguardo impassibile e continua a fissarmi dritto negli occhi. So che fare così le sta costando un enorme autocontrollo e so anche di essere in grado di farlo crollare in men che non si dica. Negli ultimi tempi stare con Jennifer, provare le emozioni che provo tutt’ora, mi ha rimesso in pista, diciamo. O forse è meglio dire che mi ci ha proprio messo in pista e mi sento più affascinante che mai.
 
Provenire da una famiglia cattolica vecchio stile ha le sue conseguenze: una sola donna, matrimonio, figli e niente divorzio, ovviamente. Fino a qualche anno fa non me ne importava perché sapevo che volevo stare con Helen e passare il resto della mia vita con lei. Lei che era la mia migliore amica, quella con la quale ho condiviso un sacco di esperienze e quindi far sfociare la nostra relazione in matrimonio è stato naturale. Sentivamo di essere fatti l’uno per l’altra.
Poi ho conosciuto Jennifer Marie Morrison, questa bionda frizzante e piena di energia ed entusiasmo che mi ha rapito dal primo istante. Mi sono sentito diverso per la prima volta e questo sulle prime mi ha spaventato ma ero anche curioso di vedere a che punto mi avrebbe portato. Inutile dire che il senso di colpa abbia subito fatto capolino, pronto a sbattermi in faccia la grande cazzata che ero sul punto di fare ma… non mi importava. No.
Con Helen le cose avevano cominciato ad incrinarsi, mi stavo allontanando da lei e se n’era accorta, come non avrebbe potuto? Dopo tutto, mi conosceva meglio di chiunque altro.
Jennifer aveva messo in discussione ogni singolo fondamento della mia vita, ogni tassello che mi rendeva l’uomo che ero e che ora non sono più. Non gliene faccio assolutamente una colpa, sia chiaro, ma anzi la ringrazio, perché mi ha dato la possibilità di aprire gli occhi e di rendermi conto che io non mi conoscevo affatto. Fino a prima non avevo idea di cosa volessi realmente, ero semplicemente abbagliato dall’esempio dei miei genitori e dalla piccola realtà del mio paese, Drogheda. Cambiare città, conoscere nuove persone, nuove storie, avere altre possibilità mi ha aperto un mondo.
E io ora so cosa voglio.
 
Sfodero tutto il mio fascino alla Uncino e mi avvicino a lei ancora di più ma lentamente. Guardo le sue mani e ne prendo una. Comincio a sfiorarle le dita, a disegnare figure astratte sul dorso e poi mi porto il suo indice alla bocca e comincio a succhiarlo senza staccare mai il mio sguardo dal suo. La vedo avvampare, le sue gote si velano di rosa.
 
Bene. Alziamo un altro po’ la temperatura.
 
Ora passo ad accarezzarle il braccio con diversi movimenti casuali ma sempre lenti e questo le provoca una serie di brividi che non fanno altro che aumentare la mia voglia di lei. Le brillano gli occhi color smeraldo, due pietre in procinto di sciogliersi sotto il mio tocco. Continuo ad accarezzarla arrivando al collo dove le scosto i capelli da un lato per darmi campo libero sull’altro. Mi avvento allora con le labbra lasciando piccoli e teneri baci che le fanno piegare la testa come a dirmi in modo silenzioso di continuare. Sta cedendo, ce la sto facendo.
Mi sento leggermente stronzo, anche per il fatto che sto godendo troppo per tutto questo. Ci si sente quasi potenti quando si riesce a piegare al proprio volere una donna come Jen.
 
Passo dai baci a lasciarle delle scie piene di desiderio con la lingua lungo tutto il suo collo per un tempo indefinito (sì, ci sto prendendo gusto, lasciatemi lavorare) quando poi decido di avvicinarmi al suo orecchio per succhiarle il lobo.
-Mmm, è stato fin troppo facile, non trovi? Pensavo riuscissi a resistermi un po’ di più.- le sussurro provocandola.
-Argh, fanculo. Sei un pezzo di merda.- e con veemenza mi prende il viso tra le mani e mi bacia come se ne andasse della sua vita, come se baciandomi potesse salvarsi da un terribile malattia. La lascio fare e mi abbandono completamente a quella Venere paglierina. (*)
 
 
 
*   *   *
 
 
 
POV JENNIFER
 
Non posso più continuare a resistergli, non ce la faccio proprio: fa male fisicamente. Lo prendo allora per il viso a mi avvento sulle sue labbra facendomi trasportare dalla passione che ho recluso per troppo tempo ormai. Lui, ovviamente, mi segue e le sue mani mi esplorano in ogni lembo di pelle scoperta. Sento il suo desiderio che accresce a dismisura il mio e non resisto più.
 
-Voglio farlo. Voglio fare l’amore con te. Qui, ora. Sono stanca di preoccuparmi, ora voglio solo essere tua.- dico tra un sospiro e l’altro per riprendere fiato. Lui mi guarda e la sua bocca si allarga in uno dei sorrisi più belli che gli abbia mai visto. Azzarderei quasi paragonabile a quello che gli si dipingeva in volto nelle volte in cui lo vedevo passare del tempo con il piccolo Evan.
-Oh, tesoro, ma tu sei già mia.- e detto questo si alza dal divano e mi carica di peso per portarmi nella mia camera da letto ancora sfatto dalla nottata precedente. Mi butta tra le coperte e si posiziona sopra di me facendosi spazio tra le mie gambe e premendomi il rigonfiamento dei jeans sui miei pantaloni della tuta. Comincia una danza tra i nostri bacini mentre le nostre mani esplorano il corpo della persona davanti a loro e i vestiti volano via sparpagliandosi per il pavimento.
Prima di entrare in me mi guarda titubante, come per paura di fare qualcosa della quale poi io mi pentirei. Lo rassicuro posandogli un bacio a fior di labbra e inarcando la schiena, un chiaro invito a proseguire.
Ci uniamo e i nostri corpi sembrano combaciare alla perfezione, i nostri movimenti sono sincronizzati.
Ci stacchiamo però, non arriviamo a raggiungere l’orgasmo e questo perché prima ci concediamo di esplorarci un po’ più dettagliatamente delle semplici toccatine o carezze.
 
Mi sento su una nuvola, sono al settimo cielo e sento che il petto sta per esplodere. Sarà però una sensazione fugace e che non mi sarà permesso provare una seconda volta perché è sbagliata. Sbagliatissima. Tengo da parte il senso di colpa ancora per un po’ e lo bacio più e più volte con sempre maggior trasporto come se ne andasse della mia vita, come se baciandolo potessi salvarmi da una terribile malattia.
 
…la solitudine.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE: ragazzeeee, scusate per l’enorme ritardo! Sono pessima, lo so, ma ho avuto delle settimane di fuoco per la scuola e solo ora mi sono ridotta a finire questo benedetto capitolo. Metteci pure nel mezzo la poca ispirazione e spero che riusciate a capirmi T_T
 
Okay, basta. Vi saluto, ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la storia, chi l’ha recensita e mi scuso ancora per il ritardo!
 
Al prossimo capitolo, Sara xoxo.

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