Death Sentence

di Mythologia
(/viewuser.php?uid=807495)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I tre con le ciambelle al collo ***
Capitolo 2: *** Number 1, 34, 63! ***
Capitolo 3: *** It's feels time! ***



Capitolo 1
*** I tre con le ciambelle al collo ***


"Ricordatemi perché siamo in una prigione e stiamo indossando collari che assomigliano a ciambelle.." 
 
"Aldebaran ha ACCIDENTALMENTE lanciato un missile ballistico tattico contro le armate giapponesi e fatto saltare in aria un numero decisamente troppo elevato di carri armati"

Le rispose un uomo dagli occhi scarlatti, indossava una maschera di calma apparente che Ares conosceva bene. Era bravo a celare la propria irritazione il desiderio omicida che provava nei confronti del loro compagno.
 
"Hey! Hanno iniziato loro!"

L'uomo accanto a loro, a cui il collare stava troppo stretto e i vestiti erano troppo piccoli per contenere la sua massa muscolare, protestò e si difese dalle frecciatine del medico ventiseienne albino.
 
"Ma poi! Dove l'hai trovato un missile ballistico?! E non dirmi che ci sei inciampato sopra perché le prendi"
 
"Galahad, andiamo calmati.."

Ares, la pura e candida ragazza che i due uomini si portavano appresso, innocente da qualunque punto di vista tranne quello del governo giapponese, troppo giovane e gentile per incontrare un mondo così violento, cercò di calmare i suoi compagni con sussurri dolci e parole scelte con cura.
 
Anche se i tre malcapitati erano solo una minuscola parte di una folla, le loro voci sovrastavano i pianti e le lamentele degli altri presenti. Eran stati riuniti tutti in un corridoio e indossavano la stessa e identica divisa grigia. Un rumore secco zittì qualunque voce, comprese quelle dei tre che ancora cercavano di capire come Aldebaran era riuscito a trovare un missile per terra.
 
L'introduzione fu breve ed era palese che nessuno voleva essere dove, in quel momento, si trovava. Una donna che portava una spada al fianco, dai capelli neri raccolti e in divisa blu, spiegò ai detenuti come le cose funzionavano li.

Piccolo riassunto?
Erano condannati a morte. Felicità.
Dovevevano mangiare una caramella dal sapore disgustoso per non morire avvelenati (ed ecco spiegato il perché delle ciambelle).
I soldi in quel posto erano dei punti chiamati Cast Points con cui potevano comprarsi tutto ciò che volevano: cibo, vestiti, alcol, elefanti da utilizzare come trampolini per l'evasione, armadilli da compagnia..
 
"Andiamo, potrebbe essere divertente!"

Commentò Ares una volta giunti alla cella che stranamente condividevano, quando si sedette sul letto i piedi non toccavano per terra e per istinti la ragazza iniziò a far pendolare le gambe. Agli occhi di Galahad Crescent era sicuramente un quadro apprezzabile e giudicava la propria amica un concentrato di tenerezza e malinconia, lui sapeva cosa quei brillanti smeraldi dalle mille sfaccettature avevan visto. 
 
"Finirà mai il tuo ottimismo Ares?" 
 
Chiese Galahad alla giovane ragazza dai capelli corvini lunghi quasi fino alle caviglie, come risposta ebbe solo un sincero sorriso. Gli occhi verdi di Ares cercavano una qualunque forma di emozione da parte dei suoi compagni ma le fu impossibile trovarne alcuna. Aldebaran, mentre i due dietro di lui stavano portando avanti una mistica guerra di sguardi col solo obiettivo di capire l'animo dell'altro, stava cercando un modo di rompere le sbarre che lo rinchiudevano in quel luogo troppo stretto.
 
"Basta! Datemi un altro missile!" Imprecò dopo aver ripassato tutti gli insulti delle diciassette lingue da lui conosciute. 
 
"Prova a camminare in cerchio per la cella, forse prima o poi inciampi.."
 
"Tu vuoi le botte Ares. E non pensare che ci andrò leggero solo perché sei una donna" La minacciò lui col suo solito tono che variava dallo scherzo al tremendamente serio, in questo caso stava scherzando e quindi Ares fece per ribattere ma fu la voce di Galahad a zittirlo invece. 
 
"Voi due, smettetela e ascoltatemi. Penso di non essere l'unico ad avere fame ma, come avete sentito da lady Makina, ci servono Cast Points per il cibo...quindi. Su questo manuale stampato su carta scadente c'è scritto che per il vincitore di una certa competizione chiamata Dog Race Show ci sono 100'000 CP.."
 
"Non ci interessa Gal! E ora procurami dell'esplosivo!"
 
"Non rischio la mia vita per insulso..denaro" Affermò Ares mentre stava perfezionando la meravigliosa treccia che aveva fatto coi lunghi capelli argentei di Galahad, lui la ringraziò con una piccola forma di affetto scompigliandole i capelli prima di continuare la sua frase.
 
"..e ai partecipanti danno degli anpan in omaggio"
 
"COSA STIAMO ASPETTANDO?!" Urlò Aldebaran euforico.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Number 1, 34, 63! ***


“Spiegami come fai ad avere la pettorina col numero uno..”

“Secondo me si è svegliato all’alba” Disse sorridendo l'ancora assonnata Ares, ciocche corvine le nascondevano parte del viso donandole un che di tenero, era sempre stata la 'bambina' del gruppo, dolce e gentile sempre preoccupata per gli altri e mai per se stessa.

“In verità ho menato uno negli spogliatoi e gli ho sottratto gli anpan e, dato che c’ero, anche la pettorina”

Due paia di sopracciglia si inarcarono, dipingendo sul volto di Ares e Gal una maschera di confusione. Tutti e tre indossavano la tipica divisa grigiastra della Deadman Wonderland, Aldebaran aveva appena rubato la pettorina a un povero detenuto e si era guadagnato il numero 1, Ares e Galahad avevano numeri più umili. 34 e 63. Il trio era indaffarato a gustarsi quel tipico
 
 dolce giapponese consistente in un panino dolce arrotolato pieno di ankouna marmellata dal gusto troppo dolce per Galahad, ma il loro pasto fu interrotto da un suono secco che diede vita a urla gioiose da parte del pubblico.

BANG! E la corsa era iniziata, molti scattarono in avanti e Ares non poté non notare la disperazione negli occhi dei partecipanti. Anche il suo animo era leggermente turbato ma guardandosi attorno poteva vedere solo i volti delle persone che amava e che eran li con lei, non aveva nulla da temere. Il felice trio rimase leggermente indietro avanzando con passo lento e quasi annoiato Chi perchè non è mai stato portato per le prove di resistenza e di scatto, chi perchè era veramente annoiato.

“Manteniamo le forze per dopo!” Urlò Aldebaran ai due compagni poco più avanti

“Stai cercando di farci credere che non sei fuori allenamento e che aver mangiato tre razioni di anpan non ti abbiano appesantito?” 

Aldebaran fece un rapido scatto verso il medico con intenzioni non troppo amichevoli, ma fu fermato dal rumore di urla poco più avanti e lo spettacolo che vide alzando lo sguardo spense in lui qualunque forma di desiderio di fare a botte col compagno.

“Più importante ragazzi.. quelle lame laggiù non mi piacciono proprio, e nemmeno quei piccioni con in mano dei fucili” Disse Ares in un sussurro, la voce le tremava leggermente alla vista di tutto quel sangue ma non aveva l'onore di affermare di non esserne abituata. Eppure tutto quel sadismo e gli incoraggiamenti provenienti dalle gradinate poco distanti la disgustavano.

Il primo ostacolo mise fuori uso quasi un quarto dei partecipanti e molti di loro avevano provato a fuggire scendendo dal percorso solo per permettere al proprio cervello avere un romantico incontro con una pallottola.

“Io propongo di calcolare il periodo di ognuna delle lame e muoverci di conseguenz-”

Galahad non ebbe il tempo di finire la frase che Aldebaran già l’aveva spinto sulla traiettoria del primo pendolo. Con grazia che avrebbe fatto ingelosire il più abile ballerino, Galahad riuscì a uscirne tutto d’un pezzo e poco dopo anche Ares e Aldebaran lo raggiunsero imitando i suoi passi. Se lo sguardo potesse uccidere, Aldebaran avrebbe preso fuoco trafitto dagli occhi scarlatti del danzatore emergente.

Continuarono a correre finchè non arrivarono ad un’alta torre di metallo dove uno ad uno i corridori si gettavano legati a una corda, il punto era.. prendere la corda giusta e non diventare impasto per frittata dieci metri più sotto. Ares, giunta in cima, si ritirò lentamente verso il centro della piattaforma, luogo più distante da quel baratro che la terrorizzava. Pessima fobia quella dell'altezza, e se la uniamo al fatto che la piattaforma di atterraggio era disegnata col sangue.. 

“Mai e poi mai! Preferisco farmi sparare dai tacchini in divisa!”

"Ma non eran piccioni?" Fece notare Aldebaran in quel momento di tremenda crisi isterica per la giovane ragazza.

“Non dire idiozie Ares Zero Monochromia Gearcraft!!”

E quando Galahad pronunciava il tuo nome per intero c’era da aver paura. Molta paura. Fu sollevata di peso e legata con una corda presa totalmente a caso da Aldebaran in modi che giurava di aver visto solo su certi siti poco raccomandabili, e la cosa la preoccupava non poco.
Morale della storia? L’unica a non essersi sfracellata al suolo fu Ares.

Gal, accanto all’ancora intrappolata ragazza, era riuscito ad ammorbidire la caduta grazie all’armatura di metallo che ricopriva il suo corpo e presto fu di nuovo in piedi.
Come Aldebaran riuscì a sopravvivere a un volo di dieci metri? Beh, lui non è totalmente umano. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** It's feels time! ***


“Anch’io ero un avventuriero come te.. poi mi sono buscato una freccia nel ginocchio”

“Zitto e corri!”

Una rotolando, uno con la grazia di un cigno e uno imprecando contro gli arcieri che potevan sperare solo nel campo gravitazionale che ogni massa aveva per colpire il bersaglio (detto in parole povere..non avevano mira), i nostri tre intrepidi eroi riuscirono a passare anche questo ostacolo.
Rimbalzarono su enorme sfere per non cadere in un verde liquido che apparentemente scioglieva le persone, corsero su un cilindro rotante utile per i barbecue, schivarono una serie di ghigliottine e camminarono su ponti piuttosto instabili.

“Se non muoio oggi non muoio più..”

Galahad aveva il fiatone mentre Ares aveva fatto l’ultima metà del percorso sulle spalle di Aldebaran il quale si lamentava ogni cinque passi sull’enorme peso della ragazza.

“Peso solo quaranta kili, idiota!”

“Quaranta kili per tre vorrai dire! Per colpa tua stavo per fare una stupenda interpretazione di Luigi VI prima!”

“Voi due” Li richiamò Galahad mentre stava salendo le scale per raggiungere una piattaforma “Siamo arrivati alla fine”

Ma il bramato arrivo non era esattamente come se lo aspettavano, era uno scontro all’ultimo sangue e poteva esserci un solo vincitore. Gli altri quattro dovevano morire.

“I partecipanti arrivati all’arrivo sono il n. 1, il n. 29, il n. 34, il n. 55, il n. 63”

La folla applaudiva assetata di sangue e incitavano i superstiti a quel sadico gioco a fare un ultimo sforzo, Ares si chiese come potevano trarre piacere da una carneficina simile, ma probabilmente erano ciechi e non potevan vedere la realtà. Scosse la testa e si concentrò sul gioco. Prendere una stra-maledettissima palla.

“Hey, Aldy.. Gal..”

Non c’era bisogno delle parole, bastò una mano di metallo sulla spalla e un occhiolino da parte del mulo che l’aveva portata fin li per farle capire.

Era un addio e si sarebbero trucidati a vicenda. Ottimo. Ma come poteva aspettarsi una forma di sentimento da parte di quei due..

Poco dopo che la palla entrò in campo, una delle piastrelle su cui stavano correndo si illuminò e poco dopo si mosse facendo cadere chiunque c’era sopra. Addio n. 29 e n. 55.. Aldebaran e Gal si muovevano sul campo di battaglia come se fossero nati per vivere quel momento, la palla non rimaneva proprietà di uno per più di cinque secondi e il fatto che tutte le piattaforme stessero sparendo una dopo una non li turbava minimamente.

Sotto i piedi di Ares si illumino la sorridente e sadica faccia rossa e la ragazza fu sbalzata sopra il letto di punte accuminate. Le venne naturale. Urlare i loro nomi. E forse fu naturale anche per loro girarsi e correre verso di lei abbandonando la palla al suo triste destino. Appesa, a pochi centimetri dalla morte, la mano destra fu presa dall’uomo con gli occhi d’ambra mentre il braccio sinistro fu afferrato con dolcezza dal robocop con la ciambella al collo.

“Ed ecco che possiamo dire addio alla cena”

“Beh, in compenso abbiamo ancora l’ottimista fra noi”

“Al mio tre tirala su…TRE!”

Era una scena strappa lacrime, si.. perfetta da tutti i punti di vista.. Se non fosse che un’ultima piattaforma si illuminò..

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3029418