Eyes of ice

di Yumi Sakura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Because I want protect you ***
Capitolo 2: *** Can you help me? ***



Capitolo 1
*** Because I want protect you ***


Eyes of ice - Capitolo 1

-Yumi Sakura-

Eyes of ice

Capitolo I

«Because I want protect you»

 

 

L’autunno, una stagione alquanto strana per i miei gusti. Le foglie si scoloriscono e cadono dagli alberi. Il freddo inizia a farsi sentire e la gente comincia ad indossare i primi maglioni, a stare a casa ed a godersi quel bel calduccio dei caloriferi in pieno relax. Beh, peccato che per il momento questo sia impossibile, o almeno, nel mio caso si.

«Quanto manca per arrivare al villaggio?», chiesi tremando dal freddo.

«Non tanto, dobbiamo solo superare la foresta», rispose Inuyasha mentre camminava a piedi nudi su quella gelida terra.

A volte proprio non capivo come faceva. Sarà pure un demone ma vederlo camminare tranquillamente senza scarpe mi faceva pensare che non fosse tanto normale, anche se di normale in questo mondo non c’era. Ah già, credo che adesso vi chiedereste dove fossi, soprattutto chi non conosce ancora la mia storia. Beh, cercherò di spiegarvelo in breve.

Tutto iniziò qualche mese fa, quando caddi “per sbaglio” nel pozzo del tempio della mia famiglia. Confusa e un po’ spaventata, mi ritrovai in un luogo a me sconosciuto. Iniziai a vagare e trovai il Goshinboku, l’albero sacro del nostro tempio, ma con una sola differenza: imprigionato sull’albero da una freccia c’era un tipo strano dai capelli argentei e le orecchie da cane, credo sappiate chi fosse. E così incontrai Inuyasha.

Scoprii in seguito che dentro di me era custodita una sfera, chiamata Sfera dei Quattro Spiriti, e non lo sto dicendo così a caso, letteralmente, quel prezioso gioiello era davvero dentro il mio corpo.

Quello era un oggetto così importante e potente che tutti i demoni del mondo avrebbero fatto l’impossibile pur di ottenerlo. E indovinate cosa successe dopo? BAM! Colpo di scena, la super eroina Kagome, cioè me, la mandò in mille pezzettini! Ahah……ehm…Ovviamente Inuyasha, essendo anche lui a caccia della sfera, non me lo perdonò facilmente.

C’era un villaggio vicino al Goshinboku e lì incontrai una vecchia sacerdotessa, Kaede, che mi disse di ritrovare tutti i frammenti in modo tale che i demoni non potessero usufruirli per i loro scopi malvagi.

Per questo iniziai a viaggiare insieme ad Inuyasha e durante il nostro viaggio incontrammo Kirara e Sango, una sterminatrice di demoni, Miroku, un monaco e Shippo un cucciolo di demone volpe che si unirono a noi. Così si formò il nostro gruppo.

Avevamo tutti un obbiettivo: trovare i frammenti, ma soprattutto sconfiggere Naraku, un mezzo demone molto potente anch’esso alla ricerca della sfera.

E come tutti, anche lui ha una storia, ma non credo che starò qui a raccontarvela tutta.

«Facciamo una pausa Inuyasha! Sto congelando e ho fame!», si lamentò Shippo.

«No! Perderemo troppo tempo!», rispose.

Sembrava essere molto di fretta e non capivo il perché di questo suo comportamento, era come se volesse incontrare urgentemente qualcuno.

Sentivo la stanchezza iniziare ad assalirmi, ormai era da ore che camminavamo e il sole stava tramontando

«Inuyasha si sta facendo buio, è meglio accompagnarci per questa notte», propose Miroku.

Ma il mezzo demone non lo ascoltava e continuava a camminare

«Inuyasha! Fermiamoci!», urlò Shippo.

Ma non ricevette risposta, anzi, Inuyasha aveva aumentato ancor più il passo

«Inuyasha, abbiamo bisogno di riposare!», si lamentò anche Sango.

«Siete troppo fragili! Non sapete neanche camminare per qualche ora?!», ribatté lui.

Era preoccupato, me lo sentivo, lo si poteva leggere negli suoi occhi.

«Ora basta Inuyasha! Non siamo tutti come te! Per questa notte fermiamoci, almeno così riprenderemo le forze e potremo ripartire!», dissi io, ma lui mi ignorò completamente.

«Inuyasha! Ascoltami!!», lo chiamai, ma niente.

«Inuyasha!!».

«INUYASHA A CUCCIA!!», urlai per poi trovami davanti il suo corpo scaraventato per terra

«M-maledetta», disse.

Alla fine si arrese e ci accampammo vicino ad un albero, accendemmo il fuoco per riscaldarci ed iniziammo a parlare del più e del meno. Ma una cosa mi tormentava: lui aveva ancora quello sguardo preoccupato. Forse era solo una mia impressione, ma si capiva che qualcosa lo turbava.

Cercai di scacciare quei brutti pensieri e provai a dormire, ma qualcosa mi svegliò durante la notte. Aprii gli occhi e vidi Inuyasha camminare, stava seguendo una cosa luminosa che non riuscii a riconoscere. Decisi quindi di seguirlo, standogli il più lontano possibile senza però perderlo di vista, in modo tale da non farmi scoprire. Percorremmo una stradina che portava a un fiume. D’un tratto si fermò, e, credendo che mi avesse vista, mi nascosi dietro un albero, ma sentii una voce femminile così mi sporsi un poco per vedere. Quella scena mi spiazzò completamente. Inuyasha stava abbracciando una donna, e quella donna era Kikyo.

«Kikyo, io voglio proteggerti!».

Fu l’unica frase che riuscii a sentire. Indietreggiai. Non volevo né ascoltare, né vedere di più, non sarei riuscita a farcela, quindi ritornai immediatamente indietro per poi rimettermi sotto il sacco a pelo. Abbassai le palpebre, sperando che quello fosse solo un brutto sogno, ma non era così, era tutto vero. Kikyo è la persona che Inuyasha amava più della sua stessa vita, l’ultima volta Naraku la stava per uccidere ma Inuyasha era riuscito a salvarla. Da quel giorno ha iniziato ad assumere sempre quello sguardo preoccupato ed io, nonostante sapessi il motivo, cercavo di ignorare la verità. Che vigliacca eh? Ero davvero una persona pessima, stavo facendo la parte della vittima anche se non lo ero. Ma che ci potevo fare? Ormai la mia vita dipendeva da lui. Delle lacrime iniziarono a pizzicarmi gli occhi. Io gli avevo fatto la promessa di stargli accanto, e adesso mi ritrovo qui, con il cuore a pezzi.

Il giorno seguente cercai di dimenticare l’accaduto, ma con scarsi risultati.

«Kagome, mi sembri strana…che hai?», mi chiese Sango.

«Ah no niente, non preoccuparti», risposi sforzando un sorriso.

«Non me la racconti giusta, è da sta mattina che sei così. Dimmi che è successo?», insistette.

«No davvero, non ho niente».

«Mh, va bene, ma se hai bisogno sai che puoi contare su di me», disse facendomi un sorriso che io ricambiai.

Proseguimmo il viaggio senza problemi e Inuyasha sembrava essere ritornato quello di prima, però aveva qualcosa di diverso. Era strano.

«Facciamo una pausa, mi è venuta fame. Kagome hai portato il cibo ninja?», mi chiese Inuyasha.

«Ma sentilo, non eri tu quello che non voleva perdere tempo?», disse Shippo.

«Beh allora? Li hai portati?», chiese di nuovo ignorando completamente il piccolo demone volpe. Di solito lo avrebbe preso a pugni, adesso invece non reagiva neanche più.

«Si, ma solo quattro confezioni», risposi. Ovviamente non era vero.

Li tirai fuori e ne diedi una a Sango, Shippo, Miroku e l’ultimo lo presi io. Infine a Kirara diedi delle crocchette.

«Ma come? E io?», chiese confuso.

«Per te non c’è niente, vai a cacciare qualche cinghiale se vuoi, oppure fatti portare il cibo da “qualcun'altra”», risposi acida

«Che intendi dire?», chiese ma io non risposi.

«E va bene! Tanto di animali ce ne sono qui», disse per poi andarsene. Io lo seguii con lo sguardo. Non sapevo il perché ma era diverso dal solito.

«Kagome, è successo qualcosa tra te ed Inuyasha?», chiese Miroku

«No, niente di che», risposi.

Dopo neanche un minuto, Inuyasha tornò con un cinghiale sulle spalle.

«Wow, sei stato rapido!» esclamò Shippo

“Che strano, possibile che fosse così veloce?”, pensai.

Dopo aver mangiato e riposato un po’, ripartimmo. Quello sarebbe stato un lungo giorno. Eravamo diretti verso un villaggio al di là delle montagne Tsukiji* che recentemente era stato attaccato dai demoni e sospettavamo che fosse stato opera di Naraku.

Arrivati a destinazione ci ritrovammo davanti a noi un villaggio deserto. Quasi tutte le abitazioni erano state distrutte e la terra era quasi del tutto ricoperta di cadaveri. Una visione orripilante.

«Che tragedia», mormorò Sango.

«Sento che Naraku è passato di qui, ne sono sicuro!», urlò Inuyasha. In lui però non vedevo rabbia, sembrava non avesse sentimento. Scossi la testa, forse mi stavo preoccupando troppo. Comunque sia, quello che aveva fatto il nostro nemico era imperdonabile, Naraku aveva portato troppo dolore, troppo. Aveva ucciso migliaia di innocenti, demoni ed addirittura anime pur di avere quei dannati frammenti.

«Che facciamo Inuyasha? Non abbiamo la men che minima idea di dove sia diretto», domandai.

«Io direi prima di dare una degna sepoltura a questi abitanti», disse Miroku.

Si, aveva ragione. Anche quegli abitanti erano dei poveri innocenti, e di certo non potevamo lasciare i loro corpi in quello stato, in qualche modo dovevamo fare qualcosa per loro. In parte mi sentivo responsabile dell’accaduto, se non avessi distrutto la sfera, adesso magari non ci ritrovavamo in quel luogo e non ci sarebbero state tutte quelle vittime.

«Sono d’accordo», risposi.

Dopo aver sepolto i defunti, io e Sango decidemmo di prendere dei fiori per le tombe mentre Inuyasha, Shippo e Miroku ispezionarono il villaggio per trovare qualche indizio utile che potesse far capire dove fosse Naraku o per lo meno il motivo per cui aveva attaccato il villaggio.

Ci dirigemmo in un prato pieno di margherite e ne raccogliemmo alcuni finché sentimmo qualcuno arrivare.

«Rin aspetta!! Non ti allontanare così!», urlò un piccolo demone rospo che inseguiva una bambina dai capelli lunghi e neri.

«Jaken guarda quanti fiori!», esclamò lei.

Poi d’un tratto, quando si accorse di me, si fermò e mi guardò, il suo sguardo diventò ancora più allegro. Mi corse incontro e mi salutò.

«Ciao Kagome!!».

«Piccola Rin! Come stai?».

Le accarezzai la testolina e mi inginocchiai fino ad arrivare alla sua altezza.

«Bene e tu?», rispose con un sorriso che io ricambiai.

Rin mi metteva sempre di buon umore, era davvero solare e riusciva a contagiare tutti con la sua allegria.

«Anch’io! Dimmi, che ci fai da queste parti?», chiesi.

«Questa notte ci siamo accampati qui vicino!», rispose.

«Pare che il padron Sesshomaru abbia sentito l’odore di Naraku, perciò siamo subito precipitati qui», continuò Jaken che intanto si era ripreso dalla corsa.

Sesshomaru era il primogenito del Grande demone cane, dunque il fratello maggiore di Inuyasha, che lui odia siccome era figlio di una “volgare” donna umana. Era considerato il glaciale principe dei demoni, infatti proprio per questo suo comportamento fu indicato con questo aggettivo. Freddo e spietato, ecco com’era! non provava pena per nessuno e detestava gli umani. Essendo un demone completo era molto potente, ma era in contrasto con Inuyasha per la sua spada, Tessaiga, lasciatogli dal padre. A lui invece fu affidato Tenseiga, una spada guaritrice che non poteva usare come arma d’attacco (infatti non era in grado di tagliare la carne, ma solo le anime dell’aldilà).

In questo ultimo periodo però, sembrava fosse cambiato un po’, non era più crudele come un tempo ed io credo proprio che sia stato per l’influenza di Rin. Non avevo ben capito la loro storia, pareva che Rin avesse aiutato Sesshomaru e un giorno, quando lei morì dopo essere sbranata dai lupi, lui la resuscitò con la sua spada. Da lì in poi la bambina decise di seguire il demone. All’inizio era un nostro nemico, ma adesso non sembra più contro di noi, infatti anche il suo interesse per Tessaiga era svanito, e proprio per questo ottenne una nuova spada, Bakusaiga.

«Capisco», dissi.

Ma all’improvviso sentimmo un tonfo provenire dal villaggio.

BOOM!

«Cos’è stato?!», domandò Sango.

«Andiamo a vedere!», risposi.

Ci precipitammo al villaggio seguiti da Rin e Jaken e ci ritrovammo il corpo di Inuyasha sdraiato per terra sanguinante e Sesshomaru puntargli la spada contro.

«Inuyasha! No!», urlai per poi correre da lui.

Lo guardai un istante, per un attimo vidi una ombra negli suoi occhi ma non ne feci molto caso. Mi voltai verso Sesshomaru che intanto era a pochi passi da noi.

«NON TI AVVICINARE MOSTRO!», urlai con rabbia e con le lacrime agli occhi.

«Eh…semmai sei tu che non dovresti stare così vicino a lui», disse.

«Che intendi dire?», chiesi confusa.

«Possibile che non te ne sei ancora accorta miko? Quello non è Inuyasha, questo sciocco mezzodemone è stato posseduto da Magatsuhi».

Non è possibile!

Sentii qualcuno stringermi il polso e mi accorsi che era Inuyasha. Mi voltai verso di lui.

«K-K-Kagome…», mi chiamò.

«Vedo che hai ripreso la tua personalità», disse Sesshomaru.

Ma Inuyasha non riusciva a parlare.

«Aspetta Inuyasha, lascia che ti medichi la ferita! Non fare sforzi inutili!», dissi, e lui annuii.

Presi il kit del prontosoccorso e lo portai in una capanna per poi bendargli la lesione. Poi lo feci sdraiare per farlo riposare.

«Miroku, puoi dirmi che è successo?», chiesi sottovoce.

«Mh, in pratica quando stavamo controllando le case, Inuyasha sembrava stesse cercando qualcosa di estremamente importante e ispezionava ogni angolo del villaggio. Era strano quel suo comportamento così gli ho chiesto cosa stesse cercando ma lui mi ha risposto dicendo “un indizio di Naraku no?” così ho pensato che fosse solo una mia impressione. Poi però è arrivato Sesshomaru che ha iniziato ad attaccare Inuyasha. Ho cercato di calmare i due che ormai si stavano scontrando aggressivamente. Durante lo scontro però, Sesshomaru lo chiamava col nome Magatsuhi e Inuyasha aveva una voce strana. All’inizio non credevo che fosse lui, all’improvviso però ho visto lo stesso Magatsuhi dentro Inuyasha. Alla fine Sesshomaru ha avuto la meglio e poi sei arrivata tu, Kagome», mi raccontò.

«Ma come può essere successo?», chiesi.

Magatsuhi era uno spirito malvagio, ovvero la parte oscura della Sfera dei Quattro Spiriti che Naraku fece uscire da essa. E’ colui che aveva sigillato i miei poteri spirituali che adesso sto cercando di recuperare.

«Non saprei, tu avevi percepito già qualcosa divina Kagome?» chiese.

«In realtà si, da stamattina, quando ci siamo svegliati, Inuyasha mi sembrava strano ma…», venni interrotta da Sesshomaru che entrò nella capanna con una catana in mano. Era Tessaiga! Ma come riusciva ad impugnarla? Lo lanciò sul pavimento.

«Ma questa è Tessaiga», disse Miroku.

«Ti sbagli, questo è un falso», disse lui.

«E’ per questo che Magatsuhi è riuscito a impossessarsi di Inuyasha così facilmente», continuò.

Era un falso? Ma com’era possibile?! E il vero dov’era?

«Senti Sesshomaru», era Inuyasha che parlava. Mi girai verso di lui e feci un sospiro: menomale, si era ripreso.

L’altro demone non rispose, ma Inuyasha continuò a parlare.

«Voglio che tu mi faccia un favore, so che non lo faresti mai, ma almeno devo provare a chiedertelo».

Prese un respiro come se la cosa che stesse per dire gli costasse molto.

«Voglio che tu ti porti con sé Kagome».

COSA? Avevo sentito bene? Voleva che io andassi con Sesshomaru?! Con il suo glaciale fratello Sesshomaru?! Ma era serio?!!

«Tzè, non farò mai una cosa simile», rispose il principe dei demoni irritato.

«Inuyasha ma che ti prende?», chiese Miroku.

Inuyasha prese un altro respiro.

«Adesso che non ho più Tessaiga, Magatsuhi potrebbe impadronirsi di me in qualsiasi momento, quindi sarebbe troppo pericoloso. E poi non sarei in grado di proteggervi. E, anche se non avrei mai immaginato di dirlo, io credo che Sesshomaru sia il più adatto a custodire Kagome. Non possiamo lasciare che le accada qualcosa, è l’unica, oltre a Kikyo che al momento non può fare niente con le sue condizioni, che può purificare la sfera e sconfiggere Naraku», disse.

Ma era forse impazzito?!

«Che stai dicendo Inuyasha?! Noi non ti abbandoneremo mai! Troveremo Tessaiga e sconfiggeremo Naraku insieme!!», dissi arrabbiata.

«Concordo pienamente, non possiamo lasciarti da solo», disse Miroku

Lui mi guardò.

«Kagome, questo non è uno scherzo! Non posso permettere che ti accada qualcosa!», forse con quelle parole cercava di convincermi, ma in realtà era riuscito solo a farmi arrabbiare ancora di più. Andare con Sesshomaru non era un problema, ma la cosa che m’importava era lui, Inuyasha.

«Sesshomaru, per favore», pregò il fratello.

Il principe dei demoni non rispose e se ne andò seguito da Miroku.

«Inuyasha, io non voglio che ti separi dal gruppo, non riuscirei a sopportarlo», dissi.

«Kagome……io voglio bene a tante persone, ma so che non posso proteggerle tutte, quindi faccio di tutto per tenerle al sicuro. So che Miroku, Sango e Shippo potranno cavarsela, ma tu Kagome, tu con i poteri sigillati per ora non puoi fare niente. Perciò ti voglio affidare a Sesshomaru. Nonostante io sia un po’ diffidente e che abbia paura che potrà farti del male, credo che sarà in grado di proteggerti».

Ci fu un momento di silenzio. Pensai a quello che mi disse. Forse aveva ragione, ma io non volevo allontanarmi da lui. Non volevo. Però se era quello che desiderava, per una volta lo avrei assecondato. Quello sarebbe stato il mio modo di stargli accanto.

«E va bene, andrò con lui», dissi alzandomi.

Quelle parole pronunciate da me stessa, per non so quale motivo, mi fecero male.

«Ma non è detto che lui voglia», continuai.

«A questo ci penseremo», disse.

Io annuii.

«Però vorrei rimanerti accanto finché non sarai guarito, passeremo i nostri ultimi momenti insieme come “squadra” e poi a quel punto…», mi interruppi.

«A quel punto ci saluteremo», concluse lui la frase.

Io sorrisi.

«Si…Ora però cerca di riposarti, domani mattina ti cambierò le fasce. Buona notte», dissi.

Uscii dalla capanna e senza farmi notare, mi asciugai le lacrime. Non avrei mai immaginato di separarmi da lui, per tutto quel tempo sono stata al suo fianco, insieme a Sango, Shippo, Kirara e Miroku e d’un tratto il nostro gruppo doveva dividersi.

Entrai nella capanna dove gli altri si stavano riposando e mi sdraiai sulla paglia per dormire. Il mio sacco a pelo l’avevo dato a Rin che aveva deciso di stare con noi quella notte.

Mi sentii tirare il manico della maglietta così aprii gli occhi.

«Kagome...», disse la vocina di una bambina.

«Rin, che c’è? Non riesci a dormire?», le chiesi.

Mi alzai e la feci sedere vicino a me.

«In realtà no…», rispose.

«Che succede?», chiesi guardandola.

«Sai, Jaken si rifiuta di dormire insieme a noi e sicuramente adesso è fuori appoggiato ad un freddo albero…vorrei che si unisse a noi, mi aiuteresti a convincerlo?», mi chiese.

Io sorrisi, era davvero una brava bimba.

«Certo!», risposi allegra.

«Però, se lui non vuole, che ne se invece di convincerlo, gli tenessimo compagnia?», proposi mentre prendevo il sacco a pelo e delle coperte.

«Va bene!», disse aiutandomi.

Uscimmo dalla capanna in silenzio, cercando di non svegliare nessuno e andammo da Jaken: era proprio come diceva Rin, stava dormendo al freddo senza neanche qualcosa con cui riscaldarsi. Così lo coprii con le coperte senza disturbarlo dopodiché presi della legna e accesi il fuoco.

«Ora sei più tranquilla?», chiesi.

«Si! Grazie mille!», rispose mentre la rimboccavo.

«Ma di niente piccola!».

Non sapevo il motivo per cui Rin trattasse così bene Jaken, in fondo lui non la trattava molto bene. Ma credo che infondo la capivo, non poteva vedere un suo amico morire dal freddo no? Che si trattasse di una buona o cattiva persona, rimaneva sempre un suo amico.

«Buona notte Kagome», disse la bambina prima di addormentarsi.

Sorrisi e le sistemai una ciocca di capelli. Forse iniziavo a comprendere il motivo per cui Sesshomaru l’aveva portata con sé. Mi appoggiai all’albero e mi coprii con le coperte. Il giorno dopo ci attendeva un grande cambiamento. E mentre pensavo a tutti i fatti accaduti, mi addormentai immersa nei sogni.

 

 

Spazio Autrice  thè

Salve a tutti! Questo è la mia seconda fanfiction di Inuyasha incentrata sulla coppia KagomexSesshomaru!

So che ne ho già un’altra xD in corso e che non aggiorno da tempo (Per le persone che la stavano seguendo: perdonatemi se potete, ma a causa della scuola non ho potuto continuarla, e poi non mi veniva più l’ispirazione…comunque sia cercherò di continuarla il più presto possibile!) ma avendo avuto un po’ di tempo ho deciso di scriverne una un po’ più diversa.

Spero vi sia piaciuto il primo capitolo! Ho un sacco di idee per questa storia! Ma vi avverto che è probabile che non aggiornerò molto spesso! Spero però di riuscire a finirla prima o poi xD

Recensite in tanti e per eventuali errori o critiche non esitate a dirmele!

Ciaoo bye

Yumi Sakura ~

 

*Non so se esiste veramente xD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Can you help me? ***


Eyes of Ice 2
-Yumi Sakura-
Eyes of ice
Capitolo II
«Can you help me?»

Devo ammetterlo, in quel periodo non mi sarei mai aspettata di allontanarmi da Inuyasha, insomma, avevamo passato molto tempo insieme, tanto che sembrava che ci conoscessimo dalla nascita.
Lui sapeva quasi tutto di me, soprattutto perché gli raccontavo ogni cosa, come se fosse il mio diario segreto, e anch’io pensavo di sapere tutto di lui, ma forse mi sbagliavo. Non pensavo che riuscisse a comportarsi in maniera così fredda nei miei confronti, né che potesse scegliere veramente di stare con Kikyo né che volesse abbandonarmi con la semplice scusa di volermi mettere al sicuro. O forse no, forse sotto sotto lo sapevo. Già, la colpa era mia, ero solo io, e soltanto io che mi illudevo del fatto che potesse davvero decidere di stare al mio fianco.
La cosa che mi stupì di più fu il fatto che mi avesse assegnata al suo odioso fratello, che fosse disperato a tal punto di fare ciò? Voglio dire, era una persona fredda e senza pietà, abile nel combattere e Principe dei Demoni! Come poteva lasciarmi con lui? Capisco che potesse assomigliargli un po’, ma solo come aspetto fisico! Certo, avevano gli stessi occhi color ambra, ma emanavano qualcosa di diverso, quelli di Sesshomaru avevano sempre un’espressione distaccata e quando ti guardava ti faceva sentire indesiderato, come se fossi un rifiuto del mondo, anche se avevo notato che questi suoi occhi cambiavano quando si posavano su Rin: diventavano più espressivi e pieni di gioia tanto che pensavo che potesse pure sorridere. Ma questo forse era troppo, stiamo parlando di Sesshomaru in fondo. Però non potevo biasimarlo, Rin era davvero una bambina dolcissima e riusciva a tirar su di morale tutti con il suo sguardo infantile. Andava molto d’accordo con me e ogni volta che ci incontravamo mi salutava con grande entusiasmo. Perciò da una parte ero abbastanza contenta di unirmi a loro. Beh, con il Principe dei demoni non avevo un rapporto molto stretto, anzi, da quando siamo partiti non ci siamo ancora rivolti la parola. Con Jaken invece avevo un legame piuttosto strano, qualche volta quando accompagnavo Rin in un posto lontano mi rimproverava, ma altre volte andavamo d’accordo, soprattutto quando gli insegnavo a cucinare o a fare altre faccende domestiche, aveva talento in questo genere di cose, era un’eccellente balia!
Nei primi giorni mi fu davvero difficile abituarmi al nuovo gruppo, continuavo a pensare ai miei vecchi compagni, ma soprattutto non sapevo come comportarmi con Sesshomaru che, al posto di proteggermi, sembrava che mi volesse uccidere! A pensarci bene, era ancora più sorprendente che lui avesse accettato di portarmi con lui!
Pian piano però le cose sono migliorate e iniziai a sentirmi a mio agio, anche se lui continuava a comportarsi come se non esistessi. Beh, non che mi aspettavo altro!
«Kagome guarda!», urlò Rin correndo verso un campo di neve.
«Aspetta Rin, padron Sesshomaru è andato a fare una commissione e ci ha detto di restare qui! Non puoi correre dove vuoi!», le ordinò Jaken ormai stanco di correre.
«Arrivo!», dissi raggiungendola.
«Oh insomma! Ti ho detto di non correre!», si lamentò Jaken.
«Tranquillo Jaken! Ci sono io con lei», dissi cercando di tranquillizzarlo.
«E’ proprio per questo che mi preoccupo!», disse sbattendo più volte il bastone per terra.
«Dai Kagome vienii!», mi chiamò Rin saltellando di qua e di là.
«Ok, ok, arrivo!», dissi raggiungendola.
Corsi verso di lei ignorando completamente il freddo che mi congelava le gambe e mi buttai in quel candido prato, ridendo e giocando come se fossi ancora bambina. Mi vennero in mente tanti ricordi di quando ero piccola, avevo sempre fatto così, mi buttavo su quella sostanza fredda e giocavo fino a sfinire. Adoravo la neve ed è proprio per questo che la mia stagione preferita era l’inverno…no aspettate…era arrivato l’inverno?!
«Oh Dio mio!», esclamai alzandomi.
«Mh? Che è successo Kagome?», domandò Rin.
«Scusate, ma ho una cosa urgentissima da fare nella mia epoca! Prendo in prestito Ah-Un. Tornerò fra qualche giorno, ciao!!», dissi correndo via senza badare ai loro richiami.
Come ho a dimenticarmelo?! In inverno iniziano gli esami!! Stupida, Stupida, Stupida!
«Più veloce Ah-Un!».
Era da molto ormai che non tornavo, così mi preparai già alle domande della mia famiglia che sicuramente si sarà chiesta che fine avevo fatto. Tornai a casa e come avevo previsto mi chiesero di tutto e di più, ma io non risposi, ero in ritardo per la scuola! Mi lavai e mi cambiai velocemente mettendomi la divisa invernale, poi presi la mia cartella e ci misi i libri e altri fogli. Prima di andarmene presi anche un frammento della sfera come portafortuna, ne avevo proprio bisogno!
Poi, finito di prepararmi, mi precipitai a scuola.
«Ciao Kagome!! Che bello rivederti! Sei guarita dalla tua pellicite?», mi chiese Ami correndomi incontro.
«Che?», chiesi confusa.
«La pellicite! La malattia che ti ha fatto seccare la pelle delle arti!».
Ecco un’altra trovata del nonno per coprirmi…ma non poteva trovare un’altra scusa?! Non esiste neanche! O almeno credo…
«Ehm…s-sii, ora va tutto bene», dissi facendo un sorriso sforzato.
«Grandioso! Oh! Che bel ciondolo! Dove l’hai preso?», esclamò guardando il frammento della sfera.
«Me l’ha regalato mia mamma per la mia guarigione», dissi la prima scusa che mi venne in mente.
«Oh, capisco…Beh è meglio andare ora! Siamo in ritardo!», disse prendendomi per mano e correndo verso la nostra classe. Arrivate davanti alla porta dell’aula però ci fermammo, era almeno la centesima volta che eravamo in ritardo perciò avevamo un po’ timore di entrare. Ma la nostra attenzione si posò su un ragazzo che entrò nell’aula con molta calma, senza una minima preoccupazione.
«Ehy Taisho, ti avevo detto di entrare prima se volevi seguire la lezione», lo rimproverò il professore, ma lui non rispose, si limitò soltanto a lanciargli un’occhiataccia a cui l’insegnante non poté fare a meno di rabbrividire.
Che strano ragazzo…
«Stessa cosa vale per voi due», disse rivolgendosi poi a noi.
«Ci scusi tanto…», dicemmo in coro inchinandoci.  
«Andate a sedervi!», ci ordinò arrabbiato e noi obbedimmo.
«Bene, ora ho un importante annuncio da farvi. Tra 5 giorni inizieranno gli esami invernali! Spero abbiate già studiato perché questa volta saranno abbastanza difficili, ma soprattutto più lunghi! Infatti dureranno fino alle vacanze di Capodanno», ci spiegò il professore.
“Cosa?! 5 Giorni?!!” pensai disperata. Come potevo fare? Non avevo aperto libro per ben 4 mesi!
«Come faròòòòòò?!!», urlai disperata accasciandomi sul banco.
«E dai Kagome, se inizi adesso a studiare forse riuscirai a cavartela!», mi incoraggiò Makoto.
«Dici che riuscirei a studiare un programma di 4 mesi in soli 5 giorni?!», chiesi irritata.
«Provaci almeno! Ti aiuteremo!», disse Ami.
«Dite sul serio?», chiesi guardandole come se fossero l’ultima speranza della mia vita.
«Certo! Non preoccuparti, se non capisci qualcosa puoi chiedere a noi!».
«Ci sarò anch’io!», disse Ina.
«Grazie ragazze, non so cosa farei senza di voi!», dissi abbracciandole.
«Allora, per prima cosa vediamo quali materie vai peggio», propose Ami tirando fuori tutti i libri.
«Allora…Geografia, Scienze, Inglese e…Matematica».
Loro mi guardarono perplesse.
«Così tanteee?!», dissero in coro.
«Sentite! Non ho aperto libro in questi mesi!».
«E va bene dai, in Inglese posso darti una mano io, sono abbastanza brava, count on me!», disse Ami sedendosi di fianco a me.
«Io posso aiutarti in Scienze, è la materia in cui vado meglio», propose Ina.
«E io in Geografia», disse Makoto.
«Beh, direi che siamo a posto!», disse contenta Ami.
«Ehm…ragazze, mancherebbe Matematica», dissi sottovoce.
Loro non risposero e come prima mi guardarono perplesse.
«Kagome…io sono negata! Se ti dessi una mano non riusciresti neanche a fare due più due», disse Ina.
«Guarda, io sto andando a dei corsi di recupero ma sono totalmente una frana!», disse Makoto. Allora posai lo sguardo su Ami, ormai era l’ultima che potess-
«Sorry Kagome, Matematica non è il mio forte», disse prima ancora che potessi sperare.
«Noo ragazzeeee! Come farò allora?! Matematica è la materia dove vado peggio in assoluto!», esclamai disperata, ma fui interrotta da un ragazzo.
«Ehy ragazze, che succede?», chiese Hojo dopo averci visto così preoccupate.
«Kagome! Ti sei ripresa! Ne sono felice!», esclamò in seguito dopo avermi fissato per almeno cinque minuti. Ok, si capiva che aveva fatto finta di non vedermi…quel ragazzo non era molto furbo.
«Ciao Hojo! Senti, Kagome ha bisogno di una mano in matematica, potresti pensarci tu?», disse Makoto facendo un sorriso malizioso.
Cosa sta facendo?!
La guardai male e poi iniziai a farle dei segni come per dire “no” ma poi mi accorsi che Hojo mi stava guardando.
«Ehm…mi dispiace deludervi ma in matematica sono veramente una frana e penso che lo siano tutti in questa classe, a parte Taisho che sembra essere davvero bravo, anche se per dir la verità lui è bravo in tutto», disse guardandosi intorno.
«Taisho hai detto?», chiesi fissando quel ragazzo.
«Si, è arrivato quando tu eri ancora malata», spiegò Hojo.
Lo guardai esaminandolo, era davvero strano, emanava un area diversa da tutti gli altri, molto più forte e potente. E neanche il suo aspetto fisico era da meno, i suoi capelli erano di un colore argenteo ed era magro e molto alto, quasi due metri almeno! Per non parlare dei suoi occhi, erano di un colore molto familiare, color ambra! Aspettate un attimo…assomigliava a Sesshomaru! Che fosse lui? Che fosse venuto per punirmi per essermi allontanata senza avvisarlo?!
Subito scossi la testa, com’era possibile? Lui era nell’epoca Sengoku! E poi come aveva fatto ad arrivare fin qui? no, no, tutto quello era impossibile.
Lo guardai per un istante, quel ragazzo non prometteva niente di buono, meglio stargli alla larga.
«Niente da fare. Proverò a chiedere a qualcun altro dell’altra sezione», dissi alzandomi.
«Va bene. Dai, andiamo in palestra adesso, ci aspettano due ore di educazione fisica!», disse Makoto stiracchiandosi.
«Facile per te Makoto, te sei un’atleta nata!», disse Ami.
«Già!», esclamai.
«Kagome non parliamo ti te che sei quasi peggio», disse Makoto.
Beh, non avevano torti, dopo qualche anno nell’epoca Sengoku le mie abilità atletiche erano piuttosto migliorate. Seguii le mie compagne e ci dirigemmo insieme verso gli spogliatoi della palestra, ma mentre entravo vidi ancora Taisho, quello strano ragazzo. Lo osservai ancora una volta ma subito dopo mi voltai, si era accorto che lo stavo guardando.
Le cose però non erano finite qui, quando entrai nella stanza mi accorsi che avevo dimenticato la borsa di educazione fisica a casa! A quel punto chiesi al prof se potevo andare in infermeria a prendere una tuta e come se non bastasse anche Taisho l’avevo dimenticata! E il risultato? Dovetti andare da sola con lui! Mi sentii piuttosto a disagio e nessuno di noi due aprimmo bocca durante il tragitto, c’era solo silenzio. Dopo aver pensato di cosa parlare finalmente mi venne in mente un argomento ma prima che potessi iniziare a parlare sbattei contro la porta dell’infermeria! Tanto da non accorgermi che avevo perso il mio ciondolo con il frammento della sfera!
«pft, che stupida», disse lui entrando e senza neanche aiutarmi.
«Ehi! Lo sai che sei davvero maleducato! Potevi anche darmi una mano!», gli urlai dietro.
«Non ne ho avuto l’intenzione e non lo avrò mai, perciò non chiedermi di aiutarti neanche per matematica», disse aprendo l’armadio e cercando una tuta maschile.
«E tu come fai a saperlo?!», chiesi stupita.
«L’ho intuito dai tuoi voti che ho visto sui tabelloni, non sei la più scarsa della classe, ma sei comunque impedita», disse trovando ciò che gli serviva.
«Ma come ti permetti?! E comunque non te l’avrei mai chiesto!».
«Non ho la minima voglia di stare dietro ad una ragazzina inutile come te, già devo farlo per colpa di una persona, ma almeno qui non sono costretto, quindi ti conviene starmi alla larga se non vuoi avere problemi», disse prendendomi il polso con forza e avvicinando il suo viso al mio. Io lo guardai negli occhi, mi sembravano così familiari a quelli di Sesshomaru, tanto che stavo pure per pronunciare il suo nome.
Se ne andò guardandomi male senza badare al fatto che mi avesse fatto male al polso, certo che non c’era bisogno di farlo! E cosa intendeva con quelle parole?
Bah, quello è tutto strano.
D’un tratto mi venne in mente un idea: che fosse veramente Sesshomaru?
Scossi la testa, no, no, sicuramente era una coincidenza! Solo perché gli assomiglia non vuol dire che è lui! Magari è un suo discendente, chi lo sa! Ma sicuramente non è lui!
Mi ripresi dai miei pensieri e iniziai a cercare la mia tuta per poi ritornare in palestra. Durante le ore di educazione fisica non feci altro che osservare quel ragazzo, aveva delle abilità atletiche sorprendenti!
«Ehi Kagome! Non fai altro che osservare Taisho, non è che ti sei presa una cotta per lui?», mi domandò Ami guardandomi in modo malizioso.
«Eh? Ma no! ti sbagli! È solo che è incredibilmente bravo!», dissi negando ciò che aveva detto.
«Già!», disse per poi andarsene.
Passarono ore e finalmente la campanella suonò, ma purtroppo per me non era ancora finita.
«Quindi oggi faremo Inglese! Sei in buone mani Kagome, dopo aver fatto un viaggio studio di un anno in Inghilterra sono praticamente diventata inglese ahah», disse Ami mentre camminavamo verso casa mia.
«Grazie ancora Ami! Sei la mia salvezza!», dissi abbracciandola.
«Ma figurati!», disse per poi ridere, poi si fermò e mi osservò.
«Ehi Kagome, ma quel ciondolo che avevi sta’ mattina?», chiese accorgendosi che non c’era più.
Spalancai gli occhi e subito abbassai la testa guardandomi il petto.
Oh Dio! Non c’è piùùù!!!!
«Oh no!!», iniziai ad agitarmi camminando avanti e indietro e pensando dove potesse essere.
Stupida, stupida, stupidaaa!! Come avevo fatto a perderlo!!?
«Dove saraaàààà!!!?», esclamai disperata.
«Beh, forse nello spogliatoio, magari ti è caduto mentre ti cambiavi», ipotizzò Ami.
Ha ragione!
Non perdendo neanche un secondo mi precipitai a scuola e salutai velocemente Ami dicendole di andare a casa mia e che poi l’avrei raggiunta.
«Speriamo sia quii!», dissi entrando nello spogliatoio e aprendo il mio armadietto. Non c’era.
Mi misi di nuovo in panico e iniziai a perlustrare tutta la stanza, ma con scarso risultato.
Dove sarà?! Cavoli dove saràààà?!
Poi mi venne in mente una cosa: mentre andavo a prendere la tuta sono caduta. Si! Doveva essere lì! Così uscii dallo spogliatoio e mi diressi verso l’infermeria. Ma quando arrivai davanti alla porta, lì non c’era niente. Provai ad entrare e a vedere se era dentro la stanza, ma niente, così controllai in classe e in altri posti dov’ero stata quel giorno, ma nessun risultato. Era sparito.
Guardai l’orologio e mi accorsi che ero rimasta a scuola per ben 2 ore! Beh, certo che ce ne voleva di tempo per perlustrare ogni centimetro della scuola!
Presi il cellulare per chiamare Ami e chiederle scusa per averla fatta aspettare per così tanto tempo, ma prima che potessi farlo ricevetti un messaggio anonimo.

“Il tuo ciondolo si trova a casa tua ora. Vedi di non perderlo un’altra volta.”

Il mio ciondolo era a casa! Presi un sospiro e mi precipitai a casa per assicurarmi che non fosse tutto uno scherzo. Le mie preoccupazioni però erano finite perché quando arrivai il frammento era proprio sulla mia scrivania. La cosa strana era che tutti gli altri erano sparsi sul mio letto! Mi chiesi cosa fosse successo poi andai da mia madre per chiedere spiegazioni ma lei mi rispose che nessuno era venuto a parte Ami.
Alzai le spalle e feci un sospiro, beh l’importante era che tutti i miei frammenti erano sani e salvi. Chiamai la mia amica per darle delle spiegazioni per la mia assenza e le chiesi se poteva passare un altro giorno per fami ripetizioni, poi mi misi a fare i compiti ma prima che potessi accorgermene mi addormentai.
***

Il giorno dopo mi svegliai di buon umore tanto che arrivai in anticipo a scuola, quella volta decisi di lasciare i frammenti a casa.
«Ehi Kagome che ne dici se oggi andiamo a mangiare da qualche parte?», mi chiese Ami.
«Si stanno avvicinando gli esami e vuoi ancora uscire? E poi non posso, Makoto oggi deve venire da me a farmi ripetizioni di Geografia», dissi mentre riordinavo il mio banco.
«Ehm…Kagome, ti devo dare una brutta notizia…ecco…non posso più darti ripetizioni!», quello fu uno dei momenti più brutti della mia vita.
«Perchèèèèèèèèè????!», chiesi andando nel più totale panico.
«Beh, si dal caso che non sei l’unica ad avere problemi con alcune materie, ho proprio bisogno di ripetizioni, perciò in questi giorni sarò molto occupata! Mi dispiace.», disse curvando le labbra.
«E va bene dai, proverò a cavarmela da sola, beh, Ina, almeno posso contare su di te per scienze?», chiesi facendole gli occhioni da cucciolo. Lei però abbassò lo sguardo. Ok, quello non era affatto un buon segno.
«Kagome perdonamiii! Ultimamente il negozio dei miei è molto affollato quindi devo dare una mano! Perciò non ho proprio tempo!», disse sospirando.
«Come farò oraaaa?!!», esclamai mettendomi le mani sul capo.
«Prova a chiedere a qualcun altro», propose Ami.
«Sono tutti impegnati con gli studi! Voi eravate la mia ultima speranzaa», dissi appoggiando la testa sul banco.
«Beh, allora non ti resta che studiare fino a sfinire», disse Makoto fingendo un sorriso.
«Questo non mi aiuti affatto», dissi come se volessi piangere, in effetti, lo stavo per fare!
«Perché non chiedi a Taisho? Lui non ha bisogno di studiare, sa già tutto!», propose Ina.
«È vero! Prova a chiederglielo! Non ti costa niente», disse Ami.
«Si ma…non lo conosco!! E poi…», mi vennero in mente le parole che mi aveva detto il giorno prima.
«E dai Kagome, come ha detto Ami, non ti costa niente! Mica ti fucila quello!», disse alzando le spalle.
No, non mi fucila, mi mangia!
«Va bene…se proprio insistete», dissi arrendendomi, ormai era diventato inutile discutere con loro.
Così mi avvicinai a lui, camminando verso il suo banco. Di tanto in tanto mi voltavo guardando le mie amiche che mi incoraggiavano, ma prima che potessi aprire bocca…
«Non ti aiuterò», disse non rivolgendomi neanche uno sguardo.
«Eh? Ma non ti ho ancora chiesto niente!».
«Non importa, qualunque cosa sia, non voglio ti aiutarti, te l’ho già detto».
Sospirai alla sua risposta e me ne andai, beh, non potevo mica aspettarmi che mi aiutasse veramente! Sembrava però che cercasse di allontanarsi da me ogni volta che mi avvicinavo, ma che ho? Puzzo?
Quando finirono le lezioni salutai i miei compagni di classe e rimasi a scuola, mi concentravo di più stando in quell’aula. Tirai fuori il mio libro di geografia e cercai di studiare. Devo ammettere che non era così difficile come credevo! L’unica pecca era che dovevo fare almeno 200 pagine!
Dopo un’ora già sentii andare via la concentrazione, così decisi di prendermi una pausa, con una cioccolata calda!
Uscii dall’aula e mi diressi verso la caffetteria, ma durante il tragitto sentii dei strani rumori provenire dall’aula di musica. Aprii lievemente la porta e mi sporsi abbastanza per intravedere una persona che stava dando dei pugni ad un ragazza…aspettate!
Ma quello è Taisho! E l’altra è…Ami!!

Entrai di scatto interrompendo ciò che stava facendo.

«Che stai facendo?! Perché la stai picchiando!?».
Lui mi guardò con occhi fulminei e io non feci che rabbrividire, quegli occhi…erano così familiari.
«Non sono affari tuoi, e poi, chi ti ha dato il permesso di entrare?».
«Non ho bisogno di un permesso per entrare in un aula, e ora dimmi, perché la stavi facendo del male!?», urlai avvicinandomi ad Ami che ormai era svenuta.
«Ho detto che non sono affari tuoi!», urlò, per poi avvicinarsi alla porta dell’aula, ma poi si fermò.
«Ti conviene stare lontana da lei», disse voltandosi leggermente.
«E perché mai? E’ una mia amica! Semmai sei tu quello che deve stare lontano da lei!», dissi arrabbiata.
Perché l’ha fatto? E perché vuole che mi allontani da lei?! Insomma! Chi è questo ragazzo?! Cosa vuole da me?!
«Devi stare lontano da lei e basta, capito?! E ora vieni con me», disse prendendomi per il polso e lasciando Ami da sola in quello stato.
«Ma che stai facendo?! Lasciamii!!», urlai cercando di scappare da quella presa, ma era troppo forte.
Mi portò nella nostra classe e mi costrinse a prendere tutte le mie cose e ad andarmene dalla scuola.
«Andiamo, ti accompagno a casa», disse mettendo le mani in tasca.
«Non ti capisco! Perché ti comporti così!? Cosa ti ha fatto Ami?! Voglio delle spiegazioni», dissi stringendo i pugni e guardandolo con un’espressione decisa.
Lui sbuffò.
«Ho già detto che non sono affari tuoi, basta che tu le stia lontano», disse iniziando a camminare.
Io non dissi nulla, mi sarei fatta dare delle spiegazioni da Ami, lei sicuramente mi avrebbe detto cos’era successo.
Arrivati davanti al cancello di casa non lo salutai nemmeno e lo ignorai.
«Aspetta», disse scavalcando la porta e entrando in casa mia.
«Ehi! Chi ti ha dato il permesso di entrare?!».
«Ti serviva una mano con gli studi o sbaglio?», disse osservando casa mia ed entrando a caso nelle stanze.
«Si ma…Ehi!», esclamai ma lui mi ignorò.
Poi si soffermò sul mio gatto e lo guardò curioso. Si abbassò per toccarlo ma Buio gli graffiò la mano e scappò.
«Credo che tu non gli piaccia», dissi trattenendo una risata. Non sapevo che gli piacessero i gatti!
«Ti fa male?», chiesi avvicinandomi, ma lui si allontanò.
Perché fa così?! Non è che puzzo veramente?!
«E’ solo un graffietto», disse per poi salire al piano di sopra.
Ormai faceva già come se fosse casa sua, avevo ragione, è proprio un maleducato.
«Ehi Kagome…chi è il tuo amico?», chiese mia mamma mentre preparava la cena.
«E’ un mio compagno di classe, si è proposto per aiutarmi a studiare», risposi.
«Ah capisco…Chiedigli se vuole fermarsi a cena! Abbiamo così tanto riso che non riusciamo più a finirlo!».
«Mh, non mi sembra il caso», poi raggiunsi Taisho che era già disteso sul mio letto.
«Certo che potresti anche chiedere», dissi sospirando.
«Beh è il prezzo che devi pagare per farti aiutare con lo studio», disse chiudendo gli occhi.
«Vuoi dire che mi aiuterai veramentee?!», dissi con gli occhi pieni di gioia.
«Si», rispose annoiato.
«Ma perché adesso vuoi aiutarmi? Mica volevi starmi lontano?».
«Così, tanto non ho niente da fare», disse mettendosi seduto.
Beh, era l’unico! In questi giorni i studenti sono impegnatissimi a stare attaccati ai libri!
«Beh, quali sono le materie?», disse sbadigliando.
«Inglese, geografia, scienze e matematica», dissi contando con le dita.
Lui sbuffò e mi guardò come se fossi senza speranze.
«E va bene…Iniziamo da inglese, all’esame dovremmo scrivere una lettera per una persona, immagina che sia per una tua amica lontana e raccontagli un’uscita con il tuo ragazzo», disse sdraiandosi di nuovo.
«Poi fammelo vedere», e si girò dall’altra parte.
«Ok!», dissi e mi misi al lavoro.
Ci vollero circa 35 minuti per scrivere quella lettera dopo di che chiamai Taisho e glielo feci controllare, lui guardò il foglio perplesso,
«Allora? Com’è?», chiesi impaziente.
«Mhh…a parte il fatto che…hai sbagliato quasi tutti i tempi verbali!», disse mettendosi una mano sulla fronte.
«Dimmi come hai fatto».
«Ecco…non lo soo», dissi fingendo un sorriso.
Lui sbuffò.
«Ascolta bene, in questa lettera stai parlando di una cosa passata, perciò devi usare il past simple. Ricordati però che esistono i verbi irregolari. Tipo qui, Yesterday I went to cinema with my boyfriend, “go” è irregolare che al passato si trasforma in “went”. Ce n’è uno anche qui, He came to my home for take me. In questo caso “come” diventa “came”. Tutto chiaro?», disse guardandomi.
«Si!», risposi sorpresa, aveva una pronuncia perfetta! E spiegava pure bene!
«Bene, ora prova a scriverne un’altra», disse buttandosi sul mio letto, di nuovo.
Riprovai più volte e in meno di 3 ore avevo già capito quello che c’era da fare, poi passammo a geografia che fu un po’ meno impegnativo perché si trattava solo di studiare.
«Kagome! E’ pronta la cena!», disse mia madre.
«Arrivo!», risposi.
«Il tuo amico rimane a mangiare?!».
«Si, rimango», rispose Taisho al posto mio.
Mi sedetti a tavola e iniziai ad assaporare le prelibatezze che aveva cucinato mia madre.
«Mhhh…che buono!!», dissi mangiando dei gamberetti.
«Mangia piano Kagome! Se no t’ingozzi», disse Sota dandomi dei colpetti sulla schiena.
«Beh, ma non sembra l’unica ad avere fame», commentò la mamma.
Guardammo tutti Taisho che si era fatto fuori almeno 15 costolette!
«Ti piacciono Taisho?», gli chiese mia mamma.
«Si, sono molto buoni», rispose lui.
Rimasi un po’ a bocca aperta da ciò che disse, pensavo non fosse capace di fare dei complimenti!
«Sai fratellone Taisho, tu assomigli molto al fratellone Inuyasha lo sai?», disse Sota.
Io lo guardai cercando di zittirlo. Nessuno doveva sapere della sua esistenza!
Guardai Taisho, aveva un’espressione arrabbiata. Perché? Perché era arrabbiato? Ci fissammo per qualche minuto, volevo capire il motivo della sua rabbia, ma poi fummo interrotti da mia madre che immagino si era accorta della tensione.
«Bene basta chiacchiere, passiamo al dessert!», disse appoggiando sul tavolo dei dolcetti alla crema a forma di gatto. Non sapevo come riuscisse a dargli quella forma, so solo che ogni volta che li faceva saltavo dalla gioia, erano buonissimi!
Taisho ne prese uno e rimase ad osservarlo.
«Dai Taisho, assaggiane uno! E’ la mia specialità», disse sorridendogli.
Lui fece come disse e lo divorò in un secondo. Immagino sia segno che gli piacesse. Beh, a volte capirlo non era affatto difficile.
Dopo cena ricominciammo a studiare finché non ci addormentammo sfiniti.
E così fu per i giorni seguenti, stavo tutto il tempo con lui a ripassare e a studiare, tanto che quasi stavo dimenticando completamente le mie amiche e ciò che era successo quel pomeriggio.
«Andiamo?», gli dissi appena sentii il suono della campanella.
Lui si alzò.
«Puoi dire a tua madre di prepararmi altri 10 dolcetti a forma di gatto?», mi chiese mentre prendeva la sua borsa.
«Ma se sta’ mattina ne hai già mangiati 8!», esclamai.
«E allora?», disse annoiato.
Io sospirai per poi dirigermi verso la porta ma, prima che potessimo uscire dall’aula, Ami mi fermò.
«Ehi Kagome!», esclamò con sguardo arrabbiato.
«Puoi venire un attimo?», mi chiese e con lei arrivarono anche Makoto e Ina.
Io guardai un attimo Taisho facendogli segno di andare.
«Ditemi», dissi sorridendo.
«Sai che giorno è oggi?», chiese Makoto battendo la mano sul banco.
«Il giorno prima degli esami?».
«NO!», esclamò Ami arrabbiata.
«Oggi è il mio compleanno! E tu l’hai dimenticato! Pensando solo agli esami! Si sono importanti, ma anche un’amica è importante non credi?!», urlò.
Io la guardai, aveva delle cicatrici sul viso.
«E poi te ne stai tutto il giorno appiccicata a Taisho! E non sai che è stato lui a ridurmi così!».
E’ vero, mi ero completamente dimenticata di ciò che era accaduto, Taisho le aveva fatto del male e io l’avevo abbandonata pensando solo a me stessa.
«Com’è successo?», chiesi.
«Ormai questo non importa più…», disse per poi andarsene.
«Kagome, non mi aspettavo questo da te, ti sei dimenticata completamente di noi!», aggiunse Ina che poi se ne andò seguita da Makoto.
Feci un sospiro, mi sentivo in colpa, ma volevo capire cos’era successo e siccome Ami non me lo voleva dire, l’unica soluzione era chiederlo al sottoscritto.
«Dimmelo», dissi aprendo il mio armadietto per prendere le scarpe.
«Dirti cosa?», disse guardandomi.
«Quello che è successo l’altro giorno, nell’aula di musica…», dissi ricambiando il suo sguardo.
«Ti ho già detto che non sono affari tuoi», rispose con sguardo serio.
«E invece io lo voglio sapere, Ami è mia amica e poi tu non mi sembri una persona che fa cose senza una ragione, perciò magari è stato tutto un equivoco», dissi mettendomi le scarpe.
«Tsk, a che ipotesi puoi dire una cosa del genere? A mala pena ci conosciamo», disse iniziando a dirigersi verso l’uscita. Stavo per obbiettare, sì che ci conoscevamo, oltre a studiare abbiamo anche parlato molto, anche se ripensandoci non sapevo molto di lui.
«Se proprio lo vuoi sapere, vallo a chiedere a lei».
«Abbiamo litigato, e non vuole più parlarmi».
Mi alzai e insieme a lui ci dirigemmo a casa ma nessuno di noi due aprì bocca durante il tragitto.
Mi sentivo in colpa, Ami è stata sempre gentile con me, quando ero “malata” passava sempre da me anche se non poteva vedermi. Per non parlare delle mie feste di compleanno, organizzava sempre tutto lei, e io ho pure dimenticato il suo. Dovevo assolutamente rimediare.
«Cambio di programma Taisho», dissi fermandomi.
Lui mi guardò confuso.
«Oggi niente ripetizioni, puoi anche tornare a casa tua se vuoi», dissi per poi correre verso casa, lasciandolo da solo in mezzo alla strada.
Quando arrivai mi precipitai subito in camera mia e presi un frammento della sfera, sapevo che era una cosa rischiosa, ma mi fidavo di Ami.
Dopo averlo messo in un scatola mi avviai verso la casa della mia amica.
Arrivata davanti al cancello, feci un sospiro e suonai il campanello.
«Si? Chi è?», senti la sua voce dall’altoparlante.
«Sono io, Kagome», dissi un po’ timida.
«Oh, sei tu Kagome…Dimmi, ti serve qualcosa?», disse abbassando la voce, d’un tratto era diventata cupa.
«Volevo farmi perdonare, ho una cosa per te», dissi cercando di essere allegra.
Subito dopo il cancello si aprii ed io entrai.
«Che ci fai qui Kagome?», chiese sorpresa Ina.
«Volevo chiedervi scusa, mi sono comportata malissimo e mi dispiace, davvero. Vi ho trascurate, ma cercate di capirmi, sapete che voglio sempre andare al massimo negli esami, però, questa volta ho sbagliato, in particolare con te Ami, ed è per questo che ti ho fatto un “regalo-prestito”», dissi sorridendo.
«Che intendi dire per “regalo-prestito?», chiese confusa.
«Beh, si tratta di una cosa molto, ma molto importante per me, ma voglio dartelo così che tu possa custodirlo», dissi per poi porgergli la scatoletta, lei lo aprii e notai una strana luce nei suoi occhi.
«So che è una richiesta alquanto egoista e non può essere considerata veramente un regalo, ma questo è segno che mi fido di te».
Lei mi abbracciò.
«Oh Kagome, grazie!», disse per poi sorridermi, ma non avevo mai immaginato che, dietro a quel sorriso, si poteva nascondere un demonio.
Passammo la serata tra chiacchiere e giochi e ci divertimmo un sacco, ma quando fu il momento di tornare a casa, qualcosa andò storto.
«Grazie di tutto Kagome», disse facendomi lo stesso sorriso di quando mi aveva abbracciata.
«Ma figurati! Anzi, sono io che dovrei…», dissi ma poi fui interrotta da un suo abbraccio e io poi ricambiai.
«A proposito…posso sapere cos’è successo tra te e Taisho? Perché ti ha ridotta così?», domandai rimanendo in quella posizione.
«Semplice…io, lo volevo uccidere», disse con voce cupa.
Spalancai gli occhi.
Cos’ha appena detto? Voleva ucciderlo?
Cercai di chiedere spiegazioni, ma prima che potessi farlo, sentii i suoi denti mordermi la spalla e subito dopo mi ritrovai per terra, sanguinante.

***
L’avevo detto a quella stupida di non avvicinarsi a quel mostro, ma come suo solito non mi ha ascoltato, che seccatura.
L’avevo seguita per tutto il tempo, sapevo già che sarebbe andata a casa sua, ma ho preferito non intervenire, non sarebbe servito a nulla.
Uscii dal mio nascondiglio e mi misi davanti a lei, guardando quell’essere.
«Tsk, ancora tu, che hai da guardarmi con quei occhi? Credi di farmi paura?», disse e i suoi occhi diventarono rossi come il fuoco.
Io non risposi, sarebbero solo parole sprecate. Mi piombai su di lei attaccandola con i miei artigli. Questa volta però notai che era più veloce e più forte.
«Sorpreso eh? E’ incredibile quanto possa farmi diventare potente un solo piccolo frammento della sfera», disse sogghignando, ma io la ignorai continuando ad attaccarlo.
«Certo che quell’umana è davvero ingenua, per tutto questo tempo non si è minimamente accorta che la sua amichetta del cuore è in realtà un demonio che la vuole mangiare», disse sogghignando.
«Sta’ zitta», e continuai ad attaccarla finché, stufo, le diedi il colpo di grazia trafiggendole lo stomaco con il braccio.
Dopodichè la buttai a terra come se fosse un rifiuto.
Che essere inutile, pensava veramente di poter competere con me?
Mi avvicinai a Kagome ancora priva di sensi per poi prenderla in braccio, e mentre mi incamminavo verso casa la guardai.
Gli umani sono così fragili, in particolare questa, eh…non riuscirebbe neanche a diferndersi da una mosca, eppure ovunque vada si trova sempre in pericolo. Avevi ragione padre, occuparsi di un’umana è ancora più difficile di ammazzare un demone.
«Oh mio Dio! Che è successo?!», domandò preoccupata la sign.Higurashi.
«Niente di molto grave, la porto su in camera e per favore signora, potrebbe portarmi il kit d'emergenza?», chiesi il modo più educato possibile, era incredibile come fossi riuscito ad integrarmi così bene, dall'altra parte non avrei mai parlato così.
Lei annuì e fece come le chiesi.
Dopodichè portai in camera Kagome e le curai le ferite per poi lasciarla riposare. Decisi di rimanere ancora per un po' di tempo a controllarla, in fondo solo io in quel momento sapevo come curare quel veleno.
Poi d'un tratto sentii un migolio, si stava svegliando.
«D-dove sono?», chiese ancora un po' scossa.
«A casa tua».
«M-a come? ero a casa di Ami e...», si interruppe.
Probabilmente si sarà ricordata dell'accaduto.
«Taisho! Tu mi devi spiegaree! Cos'è successo?! Perchè Ami ti voleva uccidere?», esclamò.
«Ssht...taci, mi fai saltare i nervi», dissi chiudendo gli occhi.
«Ma...», la interruppi.
«Ma nente, senti, è meglio se adesso ti riposi se vuoi andare bene agli esami domani», dissi alzandomi.
«Oh Dio! Domani ci sono gli esamiii! Non abbiamo finito di ripassare matematica!», esclamò mettendosi le mani nei capelli.
Io la guardai con espressione annoiata.
«Taisho! Mi devi aiutaree!», disse alzandosi dal letto e mettendosi subito alla scrivania.
Certo che è proprio strana, si è già dimenticata di essere quasi morta, mah...
Mi sedetti di fianco a lei e iniziai la lezione, sapevo già che quella notte non avrei dormito, ma almeno ne è valsa la pena. Alla fine superai gli esami a pieni voti e anche lei ci riuscì, anche se a differenza mia, è uscita con voti abbastanza bassi. Beh, tanto era l'ultima volta che l'avrei aiutata, o almeno, questo è quello che credevo.

Spazio Autrice   thè
Eccomi tornataaaaaa *-* ok, lo so, sono in ENORME ritardo, sarà tipo un anno che non aggiorno (?) Ammazzatemi se volete :’) ma perdonatemiiiiiiiiiii >.< avevo il capitolo già pronto ma poi ho avuto un po’ di imprevisti xD Va bene Yumi basta giustificarti, ti uccideranno lo stesso c:
Mh comunque spero che riuscirò ad aggiornare presto…(con questo presto intende tra tre secoli)
Ah, volevo dire una cosa prima di scomparire per altri decenni, per chi ha letto l’altra mia storia “La luce dopo il buio” non so ancora quando aggiornarla, perciò stavo pensando di unirla con questa, che ne dite? :3
Beh, spero che il capitolo vi piaccia xD eeeee ALLA PROSSIMA!
Bye


 

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