Random Shots di koopafreak (/viewuser.php?uid=168347)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sfortunati malintesi ***
Capitolo 2: *** Give me a ''meow'' ***
Capitolo 3: *** L'importante non è vincere [MKW] ***
Capitolo 4: *** Il bello della compagnia [SSBB] ***
Capitolo 5: *** Imprevisti di famiglia ***
Capitolo 6: *** 15 Fufi per un Fido [M&L:VCB] ***
Capitolo 7: *** L'altra faccia della medaglia [SSBB] ***
Capitolo 8: *** Rapimento d'Oro ***
Capitolo 9: *** Nerd in pausa (forzata) ***
Capitolo 10: *** Tranelli natalizi ***
Capitolo 11: *** Un sorriso nuovo ***
Capitolo 12: *** Fuori dal ghiaccio [M&L:VCB] ***
Capitolo 13: *** Compromessi a tavola ***
Capitolo 14: *** Armistizi musicali ***
Capitolo 15: *** Coraggio da saper vendere ***
Capitolo 16: *** Adieu à un ami [M&L:VCB] ***
Capitolo 17: *** Yellow Submarine [SMB3] ***
Capitolo 18: *** Ciò che non viene detto [SMG/SPP] ***
Capitolo 19: *** Problemi di linea ***
Capitolo 20: *** For science! ***
Capitolo 21: *** Semplici soluzioni [PM:PM] ***
Capitolo 22: *** Utile e dilettevole ***
Capitolo 23: *** Bagno fuoriprogramma [MKW] ***
Capitolo 24: *** Cose da proteggere ***
Capitolo 25: *** Nuvole dispettose [MKW] ***
Capitolo 26: *** Il primo rapimento ***
Capitolo 27: *** Oh my friend [SPM] ***
Capitolo 28: *** Tattica vincente ***
Capitolo 29: *** Guardia del corpo [SSBB] ***
Capitolo 30: *** Meowlings ***
Capitolo 31: *** La scommessa [SPM] ***
Capitolo 32: *** Oltre lo specchio ***
Capitolo 33: *** Beata ignoranza ***
Capitolo 1 *** Sfortunati malintesi ***
t
Bowser
stava in piedi davanti la porta della stanza di Peach, mantenendo gli
occhi cremisi incollati sul legno scuro e ponderando da più di un
minuto sul dubbio amletico che lo divideva in due: bussare o non
bussare? Quello era il momento in cui di solito la Principessa si
godeva il suo tè e, da quando era riuscito a mettere le grinfie sul
segreto del suo gusto preferito, puntualmente le faceva mandare in
camera una teiera fumante del servizio che le aveva regalato ed un
vassoio di dolcetti e cioccolatini importati nel regno esclusivamente
per la fanciulla. Nemmeno lui aveva mai osato rubarne uno dalle
confezioni imbellite con nastrini e fiori che le venivano consegnate
direttamente tutti i pomeriggi e che, con soddisfazione di Bowser,
non restavano integre per molto.
Tuttavia
covava il serio sospetto che Peach offrisse i suoi dolci alla
servitù, considerato la velocità con cui essi scomparivano ed il
fatto che lei rimanesse comunque l'esile figurina rosa che era
sempre. Prendendo il coraggio a due mani, il temibile koopa batté il
dorso dell'indice sulla porta pensando a qualche buon argomento di
conversazione da intavolare per, se non evitare, almeno ritardare il
fatale momento in cui lei avrebbe cominciato a dissentire dal suo
punto di vista e mandare all'aria ogni discorso finendo per litigare,
come sempre succedeva.
«
Avanti. »
Bowser
entrò passandosi gli artigli sulla criniera focosa mentre l'odore
dolce del tè e dei pasticcini cremosi gli riempiva l'olfatto. Peach
sedeva al suo posto preferito davanti la finestra e si copriva
educatamente la bocca con le dita avvolte nel guanto candido. Una
confezione di cioccolatini giaceva scoperchiata accanto alla tazza
ancora piena. Chiudendo la porta con un movimento della coda, si
schiarì la gola ed abbassò la mandibola per dire qualcosa quando la
voce della Principessa, lievemente appesantita dal boccone nelle
guance, lo interruppe con una domanda che quasi lo ribaltò sul
guscio.
«
Ti va un bacio? »
«
...Ah... »
Le pupille del koopa si dilatarono e di tutti gli avvincenti discorsi
che si era preparato restò solo quella misera sillaba.
Il
Re inclinò un poco la testa mentre il suddetto quesito continuava a
rimbalzargli per le pareti del cranio senza che i suoi neuroni
riuscissero ad elaborare la magnitudo del messaggio, paralizzati
dalla sorpresa. Lo voleva un bacio? Gli occhi azzurri di Peach lo
fissavano impassibili mentre la manina guantata continuava a celarvi
dietro le labbra. Bowser cominciò a fare di sì con la testa avendo
perso la capacità di parola. Prima molto lentamente, poi con sempre
più convinzione. Eh sì, lo voleva proprio un bacio.
«
Ti dispiace avvicinarti? »
gli chiese allora la Principessa imperscrutabile.
Bowser
si mosse automaticamente verso di lei. No, non gli dispiaceva.
Per
un momento credette di star sognando tutto e invece Peach era davvero
lì di fronte a lui, ad un passo dal donargli il suo primo vero gesto
d'amore che per così tanto tempo aveva perseguitato le sue fantasie.
Forse la fanciulla era finalmente riuscita a capire i suoi
sentimenti? Poteva essere quello l'inizio di qualcosa di speciale tra
loro du...
«
Ecco qui. »
Peach pescò dalla scatolina e gentilmente gli porse sul palmo
dell'altra mano il rinomato cioccolatino.
Bowser
restò un attimo interdetto mentre veniva pervaso dalla sensazione di
aver appena ricevuto addosso una secchiata d'acqua fredda, secchio
compreso. Afferrò con delicatezza il dolciume tra gli artigli,
confuso adesso su chi veramente fosse quello crudele tra i presenti
nella stanza.
«
Grazie. »
«
Prego. »
La Principessa si portò la tazza alla bocca e sorseggiò il suo tè
gustandosi il sapore del cacao che si sposava armoniosamente con
l'essenza della bevanda.
Nota
d'autrice:
Ovviamente
Peach non lo ha fatto di proposito. Bowser era talmente distratto
dalla domanda da non aver fatto caso al nome dei cioccolatini sulla
scatola.
Sorry Bowsy :]
Grazie
di aver letto la primissima shot!
Koopafreak
|
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Capitolo 2 *** Give me a ''meow'' ***
t
Purrrrrr
purr purr purrrr purr purr purrr purr purr purr purrrrrrrr purr purr
purr purrrrr purrrrrrrrrr purrrrr purr purr purr purr purrrrrr purrr
purrr purrr purrr purr purr purr purr purrrrrrrrr purrrrrrr purr
purr...
«
Ve lo giuro sul mio cappello, Principessa. Non è una farsa: crede
davvero di esserlo. »
Purr
purr purr purr purrrrrrrrrrrrrrrrr purrr purr purr purr purrrrr purrr
purrr purr purr purr purr purr purr purr purr purr purr
purrrrrrrrrrrrrr purrrrrrrrrr purrrrrr purrr purr purr purr purr
purrr purrr purrr purrr...
«
Come si è ridotto in questo stato? »
Purr
purr purr purr purr purr purr purr
purrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr purr purr purr purr purr
purr purr purr purrrrrr purrrrrrr purrrrrrr purrrrrrr purrr purrr
purr purr purrrr purrr purrr purrr purr purr purr....
«
Un trauma al capo dovuto al malfunzionamento di uno degli attrezzi
nella sala degli allenamenti, presumiamo. »
Purr
purrr purr purrr purr purrr purr purrr purrr purrrrrr purrrrrr purr
purr purr purrrrrrr purrrrrrr purrrrrr purrrrrr purrrrrr purrrrrr
purr purr purr purr purr purrrr purrr purrr purrr purrrrrrrrr purrrr
purrrr purr...
Peach
aveva visto con che razza di pericolosi macchinari Bowser usasse far
pratica e considerò la spiegazione del mago fondata. Fortunatamente
il koopa aveva la testa dura e non aveva corso grandi rischi per la
sua incolumità fisica, ma la botta lo aveva lasciato parecchio
scombussolato. « Come possiamo aiutarlo? »
Purrrr
purrrr purrrr purrrr purrrr purrrrr purrrr purrrr purrrr purrrr
purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr
purrrr purrrr purrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr purr purr purr purrr
purrr purr purr...
Kamek
fu felice che la principessa avesse esplicitato il proprio appoggio
nella delicata faccenda. « Se voi poteste, ecco, tenerlo d'occhio
mentre io e Kameka cerchiamo un rimedio tra i nostri manuali, ve ne
saremmo immensamente grati. » Inoltre il magikoopa era sicuro che
non ci sarebbe stato verso di smuovere il suo confuso sovrano dal
posto che aveva appena scelto, visto che ci aveva già provato e
l'altro irritato gli aveva “soffiato” contro in tutta risposta.
Purr
purr purr purr purr ronn ronn ronn ronn ron ron ron ron purrrrr
purrrrr purrrrrrrrrrrrr ron ron ron rononn ronn ronn ronn ronn
purrrrrr ron ron ron ron ron purr purr purr purr purr purr purr ron
ronn...
Peach
sentiva le gambe formicolarle a causa del peso della testa del re
beatamente abbandonata sopra di esse, bloccandola involontariamente
sulla sua poltroncina dove fino a qualche minuto fa stava leggendo un
libro nella quiete del salone prima che il koopa reale entrasse
camminando a quattro zampe. La principessa aveva scoperto che,
grattando la zona tenera sotto la potente mandibola, le “fusa” di
Bowser assumevano una nota più morbida ed arrotondata.
Ron
ron ron ron ron ron ron ron purr purr ron ron ron ronn ronn ronn ronn
ron rononn rononn rononn ronn ronn ronn purrr purrr purrrrr purrr
purrr ron ron ron ron ron ron ronn rononn rononn ronn ...
«
Col vostro permesso, Altezza. Vedremo di far ritorno il più presto
possibile con la soluzione » Kamek si congedò con un cenno del capo
ed un occhio cremisi si schiuse di una fessura osservando con
disinteresse lo stregone lasciare la stanza, per poi abbassare di
nuovo la palpebra mentre il grande muso si spingeva nel tocco gentile
della principessa. Accidentalmente urtò con un corno il libro in
bilico sul bracciolo spedendolo per terra e Peach non poteva nemmeno
piegarsi per raccoglierlo, pressata sulla poltrona dal koopa in piena
crisi d'identità e d'affetto.
Purrr
purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr
purrr purrr ron ron ron ron ron ron ron purrrrrr purrrrrrr purrrrrrr
purr purr ronn ronn ronn ronn ron ron ron ron ron ron ron ronn
ronn....
«
Bowser, ti prego, potresti spostarti un attimo? » gli domandò
dolcemente Peach interrompendo i grattini per stendere il braccio
verso l'oggetto.
«
Mrowrrr? » Il koopa aprì gli occhi fissandola adorante per un
secondo, vagliando scrupolosamente la richiesta, reputò che il libro
non meritava alcuna attenzione e le premette il muso tra le braccia
con più insistenza, gorgogliando esigente e ributtando la
principessa con le spalle attaccate allo schienale. Peach arrossì
d'imbarazzo e fu quasi sul punto di assestargli un pugno sul naso, ma
si ricordò che Bowser non era se stesso al momento e si trattenne.
Anche se quell'atteggiamento non sviava così tanto dal suo tipico
egocentrismo, solo in una maniera più innocente. La principessa si
guardò intorno pensando ad un modo per distrarlo mentre gli
carezzava di nuovo i capelli e quel rumoroso rombo gutturale
riprendeva più appagato di prima. Forse qualcosa di batuffoloso... o
un'asticella... uno specchio... una lucetta da puntare sulla parete
sarebbe stata il massimo... Dato che non c'era nulla di simile alla
sua portata, Peach sospirò e si rilassò controvoglia con un
gigantesco koopa felice sul punto di addormentarglisi in grembo. Il
suo libro stava lì per terra, più inutile che mai.
Purr
purr purr purr purrrr purrrr purrrr purrrrr purrrrr purrrr purr purr
purr purr purrrrrrrr purr purr purr purr ron ron ronn ron ron ronn
ronn ronn purr purr purr purr purrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr purr purr
purr...
Nota
d'autrice:
Ok,
questo capitolo è praticamente campato per aria e di senso non ne ha
tanto, eccetto quello di avermi tirato su di morale e mi sono presa
dieci minuti per buttarlo giù. Spero che abbia avuto lo stesso esito
anche con voi.
Il titolo si rifà ad un verso de "The cat
came back" di Fred Penner: una di quelle canzoni che una volta
entrata nel cervello resta lì per sempre a martellarti. Tutti
l'avrete sentita almeno una volta. :]
Adesso, vogliate scusarmi,
devo correre a pagare una multa per abuso maniacale di figure
onomatopeiche. Ciao!
Koopafreak
|
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Capitolo 3 *** L'importante non è vincere [MKW] ***
t
I
Kong si azzuffavano allegramente senza alcuna preoccupazione del
proprio decoro e di dove si trovassero al momento, sghignazzando e
blaterando nel loro primitivo linguaggio mentre si rotolavano
beatamente nella polvere. Bowser si chiese quale improbabile ragione
avesse dovuto esserci dietro per estendere l'invito anche ad uno di
loro e godere così di tale irrinunciabile presenza con tutta la
rumorosa comitiva. Senza preavviso Funky mollò un poderoso gancio
destro in faccia a Donkey e lo scimmione più grande, spiazzando di
nuovo il re, non solo non si scompose di una virgola, ma si mise
addirittura a ridere rinvigorendo poi la loro amichevole baruffa che
si stava facendo deliberatamente più violenta. Eppure nessuno dei
due Kong sembrava farci caso, persi nel loro infantile divertimento
con Diddy saldamente attaccato alla schiena di Donkey incitandoli ed
agitando la coda. Stupefacente che fossero addirittura in grado di
pilotare una moto, ma Bowser aveva appreso con l'esperienza che i
Kong non erano così sempliciotti come potevano far credere e non
andavano presi sottogamba. Li osservò un momento scambiarsi altri
pugni affettuosi e preferì spostare la sua attenzione da un'altra
parte, ignorando le urla euforiche dietro di lui. In pista si sarebbe
premurato di mantenersi a debita distanza, scommettendo qualsiasi
cifra che si erano portati una scorta di bucce di banana da casa.
Poco
lontano alla sua destra scorse Yoshi e Strutzi indaffarati in una
inintelligibile conversazione da parte del dinosauro mentre l'altra,
o l'altro, gli rispondeva amabile muovendo vezzosamente il muso e le
spalle. Non gli era ancora chiara la natura del rapporto che correva
tra i due, o quale fosse precisamente quella di Strutzi d'altronde,
ma non aveva voglia di soffermarsi a riflettere né sull'una né
sull'altra cosa. Inoltre conservava ancora vivido in testa il ricordo
del terribile episodio che gli era capitato durante la premiazione al
termine del campionato di tennis, avuta l'accortezza di schiudere un
occhio un secondo prima che fosse troppo tardi e trovarsi quello
strano, inquietante muso a imbuto a scarsi millimetri dal toccare la
sua regale guancia. Un brivido risalì la spina dorsale del koopa
mentre la sua faccia non poteva esprimere più repulsione. L'effetto
che gli faceva Strutzi sommato alla lunga carriera di Yoshi nel
collaborare attivamente a rovinargli i piani era una pericolosa
miscela che non gli andava per niente a genio e covava il serio
sospetto che quei due si sarebbero alleati per ridurre la
concorrenza: ciò avrebbe potuto essere una bella complicazione tra
lui e la linea della vittoria. Strutzi si accorse che stava guardando
nella loro direzione ed ammiccò battendo le lunghe ciglia e
inclinando la testa di lato. Il re dovette voltarsi avvertendo il
principio di un altro tremito freddo sotto il guscio chiedendosi se
il suo fascino avesse fatto presa sul soggetto più sbagliato.
Cosa
c'era invece di quasi più irritante di un idraulico in salopette con
un odioso accento italiano, l'altezza sotto la media ed i baffi? La
sua brutta copia obesa e con le orecchie a punta. Wario era intento a
sbranare con la costumatezza di un orso i resti della sua seconda
colazione, piegato sopra la sua preda come se avesse potuto spuntare
all'improvviso un altro cavernicolo pronto a sottrargliela. Il suo
compare invece stava in piedi accanto a lui a studiare gli altri
concorrenti col suo ghigno affilato, muovendo lentamente lo sguardo
rapace dall'uno all'altro e già selezionando i primi bersagli di cui
sbarazzarsi tra i più deboli in pista. Si chinò ridacchiando e
bisbigliò qualcosa al grassone che venne contagiato a sua volta da
quell'ilarità, strappando un altro morso dal panino e rispondendo a
bocca piena mentre gli occhi si illuminavano di una luce diabolica.
Bowser era certo che qualcuno sarebbe finito all'ospedale entro la
fine del primo circuito e non ne sarebbe stato il solo responsabile.
Wario era pesante ma la sua moto mangiava asfalto con la stessa
voracità ed il koopa sapeva bene di dover costantemente rammentarsi
di quei due durante l'intera gara, pause comprese, se non voleva che
gli avrebbero giocato un brutto scherzo al più breve attimo di
svista. Spostò la sua attenzione su un'altra coppia di gareggianti.
Ma com'era che ovunque si girasse c'era questo stomachevole spirito
di cameratismo?
Tò,
proprio quello che serviva per ravvivare questa già allegra
combriccola: quel piagnucoloso di Toad e la sua sorellina. Entrambi
intenti a salutare con un sorriso ingenuo un gruppetto di funghetti
in particolare tra il pubblico. Si tenevano anche per mano, che
carini. Erano spacciati. Bowser preferì non soffermarsi un secondo
di più su di loro.
I
suoi occhi si posarono su altri due rivali ed un ringhio sommesso gli
rombò lugubre in gola mentre le pupille si assottigliavano come aghi
al centro dell'iride luminosa che ardeva di furia repressa. Il suo
arcinemico a pochi metri da lui rideva e scherzava insieme al
fratello senza un problema al mondo, comportandosi come se quella
fosse stata una giornata uguale a tutte le altre, imperturbato ed
ignaro di ciò che lo aspettava appena avrebbero dato loro il segnale
di partenza. L'obiettivo del Gran Premio per Bowser non era tanto
vincere e far abbuffare tutti gli altri sfidanti della sua polvere,
quanto piuttosto abbattere un idraulico o due alla prima occasione. E
vederli lì a ridere spensierati gli faceva ribollire il sangue e
venir voglia di spostare la seconda priorità in cima alla lista,
stringendo le manopole della sua Flame Runner mentre si sforzava di
dominare la smania feroce di pareggiare subito qualche conto in
sospeso. Tuttavia, se non voleva tradirsi e finire squalificato per
atteggiamento antisportivo ancora prima dell'inizio della gara,
avrebbe fatto bene a contenersi ed aspettare il momento giusto. I
nervi...
«
Tutti i concorrenti in pista prendano il proprio posto, prego. La
prima prova del campionato della classe 100cc sta per avere inizio! »
annunciò la voce nasale di Toadoberto con grande emozione al
pubblico che rispose alla notizia con un fervido boato di letizia,
agitando le braccia al cielo, tifando a pieni polmoni per i propri
gareggianti e sincronizzandosi in una ola che attraversò tutta la
fascia dei tifosi intorno al circuito. Bowser storse la bocca
mordendosi la guancia: tra le migliaia di vocine lagnose e stridule
dei toad che aveva sentito nella sua intera esistenza, quella del
fungo quattrocchi era in assoluto la più irritante e gli andava
dritta al cervello come il ronzio di una zanzara. Voleva proprio
sapere chi diavolo ce lo aveva potuto piazzare un elemento del
genere, sicuramente mai salito nemmeno su un triciclo in vita sua, a
fare il telecronista in una competizione motociclistica di alto
livello. Vide il suddetto toad alzare un braccino striminzito e fare
un cenno d'omaggio rivolto a Mastro Toad tra le fila privilegiate del
pubblico: eccolo lì, il colpevole.
«
Mario! »
Bowser
si girò di scatto, riconoscendo ovunque il suono angelico di quella
voce. Si pietrificò.
Daisy
e Peach, sfoggiando i loro completini da centauri della strada,
corsero a salutare i propri beniamini ed augurare loro buona fortuna,
la principessa di Sarasaland saltando al collo al suo fidanzato e
quasi ribaltandolo tra risa imbarazzate. Qualche fangirl mimetizzata
fra i tifosi notò il dolce approccio e si levarono squittii
deliziati qua e là. Comunque il re non stava prestando attenzione
alla scena smielata, né teneva più il mirino omicida puntato verso
un certo inconsapevole idraulico. Tutta la sua considerazione era
concentrata sulla sublime figurina bianca di fronte a quest'ultimo,
intenta a rivolgergli parole che Bowser non poté carpire perché i
suoi sensi sembravano essere conversi unicamente sulla vista. E non
aveva mai ammirato la sua principessa così prima d'ora, le cui
delicate fattezze erano avvolte nel tessuto aderente ma robusto della
tuta che ne risaltava con disinvoltura tutta la sua femminilità. Ad
ammorbidire quel tocco sportivo stavano il suo gioiello cucito sul
fronte del completo e la sciarpina rosa legata intorno al collo
altrimenti indifeso contro le correnti fredde, coi capelli tirati su
in una morbida coda di cavallo. Immediatamente una terza idea si
inserì di prepotenza nel preciso programma mentale del koopa,
facendo a spintoni con la prima voce per reclamarne la precedenza:
non staccare gli occhi di dosso da Peach per un solo secondo
dall'inizio alla fine del campionato. Ovviamente ciò non gli avrebbe
impedito di far saltare in aria qualche idraulico qualora la
possibilità si fosse presentata e si ripromise che avrebbe al più
presto inaugurato il proprio Koopa Kart , riservando il primo
invito esclusivamente a lei.
Quando
venne dato il segnale di allinearsi ed il cupo rombo dei motori
riempì l'aria insieme alle grida giubilose del pubblico, Bowser,
avendo già ringraziato qualsiasi entità ultraterrena che lo avesse
preso sotto la sua buona stella per quella speratissima fortuna,
sbirciò furtivamente la principessa proprio una postazione accanto
sulla sua Moto Mach in impeccabile pendant con la tuta ed i loro
sguardi per un momento si incontrarono. Poi il countdown scattò.
Nota
d'autrice:
Questa
in teoria avrebbe dovuto essere la mia prima one shot perché l'avevo
iniziata già da un po' e non mi ero mai decisa a finirla fino ad
oggi. Avrei voluto inserire anche altri personaggi di Mario Kart Wii
ma me ne servivano al massimo dodici per simulare la competizione nel
gioco e poi sarebbe venuta troppo lunga. Con alcuni invece sarebbe
stato complicato riferendomi a tutti i baby: non avevo idea di come
spiegare la loro partecipazione nella gara e ho preferito lasciar
perdere...
Il Circuito di Luigi era la pista in cui stava per
svolgersi la prima sfida del Gran Premio e ho regalato un ruolo a
Toadoberto solo per menzionarlo una volta tanto nelle mie
fiction.
Per vedere il traumatico scherzetto tra Strutzi e Bowser
vi lascio qui il link (http://www.youtube.com/watch?v=70xFTWguDOc,
a 3:04). Poverino, mai una soddisfazione^^
Grazie
di aver letto questa one shot :]
Koopafreak
|
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Capitolo 4 *** Il bello della compagnia [SSBB] ***
t
Solitamente
il cavaliere prediligeva starsene sulle sue ed impiegare il proprio
tempo meditando, esercitandosi in beneamata solitudine o ancora
meglio addestrando il suo pupillo a tirar fuori il suo latente
istinto di guerriero. Tuttavia la breve spanna d'attenzione di Kirby
era già totalmente impegnata coi suoi nuovi amici ed il giovane
apprendista aveva ricevuto il consenso del suo maestro, il quale
aveva ceduto un po' malvolentieri, per poter essere esonerato quel
pomeriggio dall'allenamento ed andare invece a trastullarsi
liberamente insieme a Mario e Link. Un ulteriore imprevisto subito
dopo era stato l'arrivo dei due spadaccini che aveva già incontrato
nel deserto ed insieme a cui aveva stretto temporanea alleanza
combattendo contro Galleom, perciò aveva creduto che fossero tornati
a regolare quel piccolo conto rimasto in sospeso tra loro ed aveva
accolto con una certa letizia la prospettiva di una sfida.
Eppure,
non appena aveva estratto la sua Galaxia, il duo aveva manifestato
solo sorpresa anziché ostilità ed aveva scoperto che il loro
intento era invece tutt'altro che massacrarsi. Coi suoi modi composti
Marth aveva avanzato l'invito, Ike aveva insistito, poi aveva
insistito ancora e, intuendo che non se ne sarebbero andati con un
“no, grazie”, Meta Knight si era infine ritrovato piuttosto
scettico ad accettare di visitare questa fantomatica Isola Delfina di
cui entrambi avevano raccolto opinioni tanto entusiaste dagli altri
gareggianti. Non propendendo per natura all'espansività, durante il
viaggio il cavaliere aveva occupato il ruolo più di ascoltatore che
di attivo partecipe alla conversazione ma Marth e Ike sembrarono
accontentarsi anche solo della sua compagnia, senza trarre offesa
dalle risposte secche e bruschi monosillabi che erano riusciti a
strappargli di tanto in tanto.
Un
paio di cose aveva dovuto concederle però una volta giunti a
Delfinia: il posto era incantevole e gli abitanti ospitali, fin
troppo forse. All'ennesima collana di fiori posatagli in testa
dovette fare uno sforzo per ringraziare velando la sua esasperazione,
prima di farla sparire sotto il suo mantello anziché rifiutarla o
buttarla in giro per riguardo verso i loro sentimenti. Il giovane
Lord ed il liberatore di Crimea non mostravano il benché minimo
disagio ad indossare i floreali ornamenti di benvenuto, sfoggiandone
disinvoltamente cinque o sei al collo così da spostare tutta
l'attenzione dei Palmensi su di lui che, raccapriccio, non ne aveva
addosso nemmeno una. Seduti allo stesso tavolo del bar ed in pausa
dalla furia combattiva che lasciavano esplodere negli stadi, gli
spadaccini si gustavano quell'idilliaco momento di relax e
scambiavano amichevolmente due chiacchiere sui match della mattinata
in attesa dei loro drink, le lame divine di Ragnell e Falchion
nascoste alla vista nei rispettivi foderi sotto le loro cappe. Ike
condivideva con un sorriso il proprio compiacimento raccontando le
sue ultime sfide da cui era uscito a testa alta, mentre il Principe
di Altea gli prestava cordialmente attenzione con la schiena
rilassata sulla sua sedia e le braccia conserte. Nonostante il grande
divario sociale che li divideva, tra i due era evidente un rapporto
di reciproco rispetto forgiato col ferro delle loro armi ed anche
Meta Knight aveva apprezzato il loro valore combattivo nelle
battaglie vinte insieme nelle lande deserte. Ed era certo che il
desiderio di misurarsi in un vero scontro non avesse abbandonato
nemmeno loro dal primo confronto, anche se al momento pareva proprio
che le quisquilie sociali si fossero conquistate il primo posto
nell'elenco delle priorità.
I
modi schivi del cavaliere si ammorbidirono sensibilmente quando
vennero serviti loro dei raffinatissimi cocktail di frutta in grandi
coppe di vetro ed il suo punto di vista fu un piacevole contributo
alla discussione. Gli occhi dei suoi compagni brillarono d'interesse
al racconto di qualche esperienza nel suo lungo cammino verso
l'eccellenza nell'arte della spada e, dopo un silenzio di completa
attenzione, gli scambi di pareri si rinvigorirono con maggior
scioltezza e Meta Knight ammise a se stesso che la scampagnata fuori
programma non si era rivelata una cattiva idea in fondo. Tuttavia non
avrebbe mai esternato quella riconsiderazione. La cameriera con delle
perline ad abbellire il fogliame che aveva per capelli notò con
disappunto che il terzo cliente non aveva ancora ricevuto una collana
di benvenuto e premurosa pose immediatamente rimedio: Meta Knight
vide affranto la palmense ritornare fuori dal locale dopo un secondo
con ben due omaggi floreali e porgerglieli coi complimenti della
casa. Prontamente vennero nascosti sotto il mantello con un sospiro.
«
Se posso permettermi, non fareste meglio ad accettare di portarne
almeno una? »
domandò discretamente Marth sorridendo per la scomoda situazione in
cui il cavaliere si stava mettendo da solo. «
Di questo passo potrete aprire un negozio. »
«
No ad entrambe »
fu la pacata risposta. Si mosse un poco sulla sedia, sentendo che non
gli era rimasto molto spazio per le prossime collane che sicuramente
gli sarebbero arrivate. Spostò la maschera il giusto per prendere un
sorso dal suo drink. All'improvviso qualcosa catturò l'attenzione di
Ike che si sporse in avanti coi palmi sul tavolo, accidentalmente
intingendo qualche fiore nella sua coppa.
«
Questa è una cosa che non si vede tutti i giorni »
commentò il giovane guerriero con lo sguardo oltre il cavaliere
alzando le sopracciglia. Il Principe di Altea e Meta Knight si
girarono e di fronte a quello spettacolo afferrarono d'istinto l'elsa
delle loro spade.
Parzialmente
immersa nell'acqua che rifletteva il principio del tramonto, la
mastodontica presenza incedeva lenta spostando flutti spumosi che ne
annunciavano ogni passo e la sua ombra si estendeva minacciosa
inquinando lo specchio di luce come una macchia di petrolio. Giga
Bowser camminava placido seguendo la linea della costa all'apparenza
con atteggiamento più da turista che aggressore, la sua coda spinosa
affiorava ondulando pigramente e gli aculei affilati sul guscio
frastagliavano la sua sagoma che attraversava il mare con calma
innaturale. La testa del drago ornata dalle lunghe corna taurine
puntava dinnanzi a sé e non indirizzava alcun interesse alla città
terribilmente vicina alla portata delle sue vampe infuocate e delle
sue zanne, ignorando che altri tre opponenti della Brawl erano nei
paraggi.
Scorgendo
meravigliati una figura minuta tra gli artigli letali del mostro,
Meta Knight e Marth abbassarono la guardia quando si resero conto di
cosa stesse veramente accadendo.
Peach,
seduta sul possente avambraccio ricoperto di squame lisce e
resistenti come scudi, si reggeva tranquilla alla fascia irta di
punte intorno al bicipite del koopa e la grande mano al termine del
titanico arto stava semichiusa intorno a lei con fare protettivo,
quasi celando la delicata formina rosa dietro una corazzata
impenetrabile di muscoli e picche acuminate come se non avesse voluto
mostrarla a nessuno. La principessa sorrideva spensierata
sull'insolito seggio e rigirava distrattamente il suo parasole su una
spalla, perdendosi con lo sguardo nel panorama offerto dall'isola e
godendosi l'odore salino del mare che apriva i polmoni. Poi fece una
carezza al gigantesco torace ed un occhio dall'iride rovente si
abbassò su di lei. Bowser si arrestò di colpo mentre un braccino
coperto da un guanto color neve indicava chissà cosa nell'acqua
davanti a loro. La belva colossale si chinò a quella silenziosa
richiesta ed una zampa scattò per ghermire qualsiasi regalo del mare
gli occhi limpidi della fanciulla avessero individuato sotto i
riflessi del tramonto. Rialzando la mano grondante, Bowser le
avvicinò il palmo e le minuscole dita bianche passarono con
naturalezza tra le sue, tra le grinfie ricurve come sciabole, per
raggiungere l'oggetto rivelato alla luce vespertina.
Che
fosse stato un sassolino levigato, o una conchiglia, o un ricordo
appartenuto una volta a qualcuno e trascinato dalle correnti non si
poté dirlo con certezza perché da quella distanza fu impossibile
distinguerlo, ma a nessuno dei testimoni importò granché.
Mentre
Peach ispezionava inclinando la testa il suo piccolo premio, gli
occhi cremisi del drago la osservarono con un fascino tale come se
non ci fosse stato altro al mondo che fosse valso la pena guardare,
bevendo dal suo sorriso e traendone una felicità dieci volte
superiore. Anche se il muso sauresco di Bowser non imitava la stessa
espressione della principessa, le sue iridi in quella forma ancora
più feroce riflettevano così intensamente i tenui raggi del
tramonto da poter pensare che crepitassero, magnetizzate sulla
creatura che con un solo movimento incauto avrebbe potuto ferire tra
quelle punte taglienti che invece sembravano star lì apposta per
difenderla da qualunque cosa avesse potuto portarle via quel sorriso.
Nonostante tale scena addirittura sfiorasse l'assurdo ricordando la
bestialità senza controllo in cui il drago cadeva in quell'aspetto,
c'era tuttavia un'armonia tanto fragile in essa che una sola parola
avrebbe potuto intaccare ed i tre guerrieri si limitarono a restare
in reverenziale silenzio seguendo la sagoma scura del koopa
continuare il proprio percorso lungo il lido, lasciandosi dietro una
scia irregolare di onde che si ampliava fino ad annullarsi pian piano
nell'immensa distesa d'acqua.
«
Vengono qui spesso di sera a fare una passeggiata. »
Il
trio si voltò allibito verso la cameriera che fissava il mare con
sguardo nostalgico. Con un gesto fluido appioppò un'altra collana in
testa ad un rassegnato Meta Knight e se ne andò ancheggiando a
servire altri clienti ad un tavolo vicino.
Nota
d'autrice:
Avevo
lasciato scritto l'avvertimento che sarebbe capitato un po' di
BowserxPeach, sono con la coscienza a posto. Bwahahah!!
Grazie
di aver letto anche la quarta one shot :]
Koopafreak
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Capitolo 5 *** Imprevisti di famiglia ***
t
Lo
spirito d'adattamento di Wendy era stupefacente. Nemmeno il tempo di
lasciare che fossero gli altri ad abituarsi alla sua indiscreta
presenza che già gironzolava perfettamente a suo agio per i corridoi
ad ispezionare con aria critica la mobilia e la tappezzeria ed
impartire ordini a qualsiasi sfortunato tra la servitù che le
capitava a tiro. A vederla sembrava che si trovasse veramente a casa
sua.
«
Mama Peach, andiamo a fare compere insieme?! »
L'unica forma di vita che rivestiva una qualche importanza ai suoi
occhi era la sua “mamma”, mentre la cosa noiosa e rumorosa che si
portava sempre appresso e che pretendeva di essere chiamata Mastro
Toad, senza ammissione di soggettive varianti, riceveva la
considerazione dovuta al ronzio di una mosca. «
Voglio prendere altri fermagli con fiocchetti e perline! E anche
mollette coi fiori! E un centiliardo di elastici colorati! »
Due manine morbide e prive di artigli smaltati strinsero la sua e la
tirarono delicatamente mentre la voce da iena si addolciva al tono di
un cucciolo di iena.
«
Sua Altezza ha altri impegni a cui dedicarsi questa mattina »
si oppose il consigliere squadrando austero la bambina pretenziosa e
Wendy come al solito finse che si fosse trattato di uno spiffero di
corrente.
«
Ci andiamo, Mama Peach? Ci andiamo? Per favore? »
Wendy saltellò eccitata facendo tintinnare i suoi bracciali. Nemmeno
un'ora prima la Principessa aveva tenuto un colloquio in
videoconferenza col Re dei Koopa in persona, il quale le aveva
raccontato la parte della storia che le mancava prima che Wendy si
fosse schiantata con un mezzo di fortuna sulla parete del suo
castello e se ne fosse uscita con nulla di più di: «
Non sono stupendi?! ».
Ecco,
tutta la vicenda era partita dall'inaccettabile verità che tra gli
otto pargoli della casata reale Wendy e Roy erano i soli ad aver
manifestato nei loro geni la caratteristica comune tra i koopa
dell'assenza di capelli. Il fratello non aveva mai considerato quello
un difetto che aveva anzi giocato a proprio vantaggio per il suo
look, ma purtroppo per Wendy, l'unica femmina in perenne competizione
per affermarsi tra i bowserotti, le cose stavano esattamente dal
verso opposto. La delusione provata dopo aver infine compreso che
anche Morton Jr. sarebbe stato per sempre in vantaggio su di lei di
tre a zero era stata bruciante e la principessina aveva rafforzato
altri fronti per poter per aggraziare il proprio aspetto e compensare
tale mancanza. L'argomento “chioma” era divenuto talmente
rischioso da venire considerato quasi proibito e non se ne faceva
parola nemmeno quando Wendy non era presente, per timore che col suo
udito da pipistrello avesse potuto sentire lo stesso e far scontare
le conseguenze ai colpevoli. Roy aveva addirittura osato provocarla
usando quel pretesto in un'occasione. Una. Da allora il senso
dell'autoconservazione aveva giocato un ruolo più significante anche
nella vita del bullo di famiglia.
Eppure,
nonostante tutti facessero in modo che lei non ci tornasse sopra,
Wendy in cuor suo conservava tenacemente vivo quel dispiacere che la
maggior parte delle volte era causa del suo malumore e non riusciva a
rassegnarcisi. Numerose erano state le richieste al padre di porre
rimedio con la magia ed altrettanti i dinieghi, sostenuti dalla
ragionevole obiezione che un intervento magico avrebbe comportato
certi rischi che il sottoscritto non desiderava affatto correre per
l'incolumità della figlia e che, se ci si fosse impuntata di nuovo
in futuro, quest'ultima avrebbe dovuto aspettare di essere abbastanza
grande così da prendersi da sola tutte le sue responsabilità: fino
a quel giorno non se ne parlava, punto e stop. In risposta
all'ennesima litigata al riguardo, Wendy aveva astutamente sottratto
la bacchetta a Kameka ed aveva lanciato contro se stessa una fattura
di metamorfosi presa da un manuale nel laboratorio della strega,
decidendo di risolvere il problema una volta per tutte con le sue
stesse mani e sperando che la magia le avrebbe dato dei capelli tanto
belli e lunghi come quelli di Mama Peach.
Guardando
il lato positivo di quell'alzata d'ingegno, alla fine la testa di
Wendy era coperta di folte ciocche morbide color crema che le
arrivavano fin giù i fianchi. Osservando invece quello negativo, la
principessina non era più una koopa ma un'umana: niente più guscio
puntuto, artigli, squame, zanne, coda e soprattutto niente più
abilità di sputare fuoco. Eppure la felicità di potersi finalmente
concedere il lusso di un pettine non venne sminuita di una virgola e
fu pari alla sorpresa, susseguita poi da orrore, che evolse
immediatamente in rabbia da parte del Re appena spuntò fuori cosa
fosse accaduto ad insaputa di tutti, specie di Kameka. Ebbe luogo un
altro animato battibecco per tanto sfacciata disubbidienza e
dell'eclatante risultato, ne seguì un secondo nel momento in cui
Wendy si rifiutò di collaborare per annullare gli effetti
dell'incantesimo ed il terzo fu trasmesso sullo schermo in tempo
reale con Peach come spettatrice quando la piccola fuggitiva non
volle saperne nemmeno di tornare a casa, dichiarando un vero e
proprio asilo politico nel Regno dei Funghi.
«
Mastro Toad... »
Peach aveva promesso a Bowser che le avrebbe parlato e tenuto lui
aggiornato sulle condizioni della figlia durante il suo soggiorno
come ospite importante. «
Possiamo far scorrere i miei impegni di qualche oretta sull'agenda?
Sono certa che non accadrà nulla se oggi mi dedicherò di più a
migliorare le nostre relazioni politiche. »
Ignorando le proteste del
consigliere, lasciò che Wendy la conducesse per mano trillando
estasiata per tutto il tragitto mentre si attorcigliava una ciocca
intorno al dito: un movimento inconsapevole che stava rapidamente
diventando un tic.
Nota
d'autrice:
Rendendomi
conto di quello che ho scritto, questa shot si incentra più su un
personaggio secondario che sulle mie star ma vabbè...
Grazie
a chiunque l'abbia letta comunque! :]
Koopafreak
|
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Capitolo 6 *** 15 Fufi per un Fido [M&L:VCB] ***
l
Finalmente
aveva
trovato tutti e quindici i ricercatissimi Fufi Blocchi. Benché non
fosse stata un'impresa semplice e soprattutto breve, Bowser l'aveva
portata a termine senza grandi difficoltà durante suoi continui
spostamenti tra i due regni e da una zuffa all'altra, aumentando
regolarmente la fila di cubetti miagolanti che lo seguivano fedeli
ovunque come un'ordinata truppa di soldatini. O meglio come pulcini
innamorati.
Monsieur
Luc Bloque gli aveva esposto una dettagliatissima descrizione dei
bizzarri felini di due sole parole: absolument adorables. Forse aveva sbagliato Bowser a non aver
chiesto ulteriori approfondimenti, ma nella foto che il collezionista
gli aveva mostrato avevano tutto l'aspetto di innocui animaletti con
occhioni espressivi e vispi ed era bastato a non sollevare altri dubbi
sulla faccenda.
-Che
saranno mai?- aveva pensato soppesando i pro e i contro
nell'accontentare le suppliche di Monsieur Bloque sotto la promessa
della ricompensa, che alla fine si era rivelata la molla giusta per
stuzzicare l'interesse e motivare il buon animo assai latente del
koopa. La risposta gli divenne più chiara dal suo primo Fufi Blocco
in poi.
L'arguta
mente del Re aveva iniziato a covare qualche minuto sospetto che la
loro natura fosse più complessa del profilo fornitogli e che non
fossero poi così paciosi come l'immagine nell'istantanea poteva far credere, eppure
realizzò solo alla settima bestiolina recuperata
che Monsieur Bloque doveva avergli omesso qualche parte della
descrizione, volutamente o meno era tardi per chiedere come lo era
per fermarsi trovandosi ormai praticamente a metà dell'opera. Il
termine adorables riassumeva il 3% circa della loro
personalità. Erano rumorosi, iperattivi, invadenti, capricciosi e
con un'eterna quanto asfissiante pretesa di attenzioni: un atteggiamento
che gli ricordava con una certa nostalgia i suoi bambini a studiare
in collegio nella parte più protetta del regno.
Sedendosi
su una roccia per riposare un momento, ancora al confine ovest della
Foresta Selvafosca, Bowser scacciò una mosca fastidiosa con uno
sbuffetto infuocato ed osservò il suo temibile battaglione di Fufi
Blocchi zampettargli davanti studiando ogni movimento intorno a loro
ed oscillando la coda in un misto di agitazione e curiosità. E ne aveva
guidati di battaglioni in vita sua: goomba, koopa, bob-omba,
magikoopa, tipi timidi... ma uno di quel genere mai
nelle sue più sfrenate fantasie gli era capitato. La sua mente
bellicosa aveva cercato di elaborare un modo affinché avessero
potuto tornargli utili nei suoi scontri se doveva comunque
scarrozzarseli dietro, ma non c'era stato verso di ottenere la minima
collaborazione da chi vi anteponeva l'igiene personale o il riposino.
Poteva anche sgolarsi e pestare i piedi per terra, l'unica cosa che
otteneva in risposta era indifferenza e forse pietà. Ecco perché
gli piacevano molto di più i cani: loro agli ordini obbedivano, i
gatti invece erano spiriti anarchici ed era una qualità che proprio
stonava sia col suo carattere sia con la sua posizione gerarchica.
Neanche
si arrabbiò più come aveva fatto le prime venti volte quando
qualcuno si arrampicò sul suo guscio, lasciò stare rassegnato
avvertendo una zampina scompigliargli i capelli e non si smosse di
un millimetro perfino quando un altro reclamò il posto d'onore sul suo
grembo. Si levò un coro di fusa da tutti i lati mentre i blocchi dai
tratti felini si mettevano a loro agio sull'erba o gli si disponevano
addosso. Si domandò se a quegli occhioni tiranneggianti lui
assumesse una qualsiasi autorità oppure lo seguivano dappertutto
solo perché lo considerassero il loro distributore ambulante di cibo. Sobbalzò
quando dei dentini affilati incontrarono la sua coda e, facendo
scattare un braccio alle sue spalle senza nemmeno girarsi, acciuffò
per la collottola e portò davanti al muso il colpevole: il primo
Fufi Blocco che aveva recuperato, che oltretutto era anche il più scorbutico ed
aveva saputo metterlo in chiaro da subito con un graffio sul naso
come segno di gratitudine appena risputato. Il cubico micio lo scrutò
alterato e cominciò a divincolarsi protestando indignato, scodando ed
abbassando le orecchiette scure. Bowser si limitò ad aprire le dita e
sorridere al soffio collerico della piccola belva che ricadde a terra
sulle zampine, strappando poi uno stelo di gramigna tra gli artigli
per distrarlo e mantenere la sua coda in salvo.
-È
meglio per quel Luc e la sua faccia perfettamente quadrata che il suo
cane sia così bravo come promesso, dopo essermi scomodato tanto per
voialtri, altrimenti lo butto in pasto ai coccodrilli del lago e vi
lascio al primo gattile per strada.- in realtà il koopa avrebbe
mantenuto con gioia solo la prima delle due minacce, immaginando
l'espressione estasiata di Peach nel trovarsi la sua camera piena di
Fufi Blocchi ronfanti e giocosi non appena se la fosse ripresa e portata
al sicuro nel suo castello una volta alleggerito l'universo della fastidiosa presenza di Sogghigno. Forse alla fine non
erano così inutili come sembravano.
-In marcia, truppa!- Bowser
balzò in piedi provocando una serie di miagolii infastiditi mentre i
gatti saltavano al suolo o si scansavano, procedendo a passo deciso e con la solita, ordinata fila indiana alle sue spalle
nella direzione del negozio dove il collezionista di blocchi lo stava
ansiosamente attendendo per ricevere i preziosissimi gattini
che da sempre aveva agognato possedere.
Nota
d'autrice:
Questa
drabble l'ho scritta per sdrammatizzare dopo la precedente e in onore
di tutti i Fufi Blocchi introdotti ne “Mario & Luigi: Viaggio al
Centro di Bowser”, per me i personaggi più belli dopo Doat e Midbus
(ossia Grugnosauro, ma proprio non lo sopporto il nome italiano,
scusatemi).
È dalla prima volta che ci ho giocato che la scena di Bowsy a spasso
con dietro tutti i Fufini saltellanti non mi si leva più dalla testa. Ho
pensato che magari scrivendo questa shot sarei riuscita anche a
sfogare questa fantasia e liberarmene, invece adesso è ancora peggio...
Grazie
di averla letta. :]
Koopafreak
"Un
gatto è bellissimo da una certa distanza: visto da vicino è
un'inesauribile fonte di meraviglia" -Pam
Brown
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Capitolo 7 *** L'altra faccia della medaglia [SSBB] ***
l
Tutti
tra i partecipanti erano a conoscenza del lato nascosto della Brawl
che trovava la sua libera manifestazione solamente nell'appartata
riservatezza delle ore scure, al di fuori degli obbiettivi lucenti
delle spie televisive e degli stadi generalmente destinati ad
ospitare le lotte secondo il rigido codice d'onore. Chiunque poco a
poco ne aveva appreso l'illecita esistenza, o direttamente da coloro
che ne erano stati gli artefici ai suoi primordi oppure avendone
carpito per caso in un secondo momento gli sfuggenti sussurri tra un
match e l'altro.
È
uno spettacolo indegno, non c'è motivo di restare a guardare.
Saresti l'ultima persona che vorrebbe averci qualcosa a che fare.
Si
mormorava ultimamente che quella fosse la vera
Brawl: quella che non si dava in pasto al pubblico capriccioso perché
creata dai Brawlers per i Brawlers; quella dove non vigevano leggi ed
etiche a tutela degli sconfitti ed a freno dei vincitori; quella in
cui si potevano regolare a proprio piacimento i conti in sospeso
covati dopo gli scontri mattutini e nella quale non si negava a
nessuno il piacere di sfogare la furia che non si aveva trovato modo
di sedare nella giornata.
Non
ne vale la pena, ma se è ciò che vogliono che continuino pure. Non
dargli la soddisfazione di vedere anche te là in mezzo.
Altri
al contrario affermavano con amarezza che fosse invece la vergogna
della tradizione della Brawl e che ad ogni incontro, nella debole
luce dei sotterranei, la sua essenza si annullasse e venisse
denigrata al livello di una volgare quanto spietata scazzottata senza
prestigio né controllo. Eppure nessuno si era mai fatto avanti per
denunciare la cosa, lasciando che la frequenza degli scontri
clandestini aumentasse inesorabile nel tempo e nel silenzio fino a
consolidarsi ad un raduno quasi ogni notte, mentre alcuni dei
veterani tra i diffidenti parevano intanto aver trovato un qualche
compromesso nella loro inflessibile morale per acconsentire ad
offrire anche il proprio di contributo in più di un duello, quando
altri invece si limitavano per lo meno ad assistervi. Qualunque
ragione ognuno avesse per entrarvi, la Brawl notturna lo accoglieva a
braccia aperte come un figliol prodigo ed il numero degli incontri
cresceva di pari passo con la loro brutalità.
Se
questa cosa trapelasse in giro, la Brawl sarebbe cancellata
definitivamente. Possibile che non gliene importi nulla in fondo?
Nonostante
la condivisa consapevolezza tra i ligi al costume di stare
infrangendo un antico tabù, c'era un fascino tanto insidioso in
quell'illegittima Brawl da riuscir ad evocare su di sé sia il
giudizio che allo stesso tempo l'interesse dei concorrenti soggetti
all'attrazione di una nuova sfida, al brivido del vero rischio e,
segretamente, alla possibilità di sfiorare un limite proibito dove
qualsivoglia colpo, scorrettezza e vendetta erano tacitamente
consentiti. E ad ogni calar delle tenebre quel richiamo diveniva
ancora più insistente mentre urla esultanti e ruggiti bestiali dal
sottosuolo fendevano l'aria.
Cos'è
che li ha cambiati? O forse è solo una parte di loro che è
finalmente uscita alla luce... Abbiamo tutti un volto nascosto che
magari nemmeno conosciamo.
Ganondorf
e Wolf O'Donnell ne erano stati gli orgogliosi fondatori e non
mancavano di presiedere ad una sola lotta immobili ai loro posti come
sfingi, quando non era il loro turno a combattere, osservando
compiaciuti la loro creazione crescere e brulicare di vita dentro ed
intorno al ring. Al loro seguito si erano aggregati Wario, Donkey,
Diddy Kong e Bowser: prevedibili seguaci mossi dalla voglia di menare
le mani più del concesso, o di sfogare il loro rancore nel caso
dell'ultimo dei quattro che ancora ne serbava in abbondanza verso il
Re delle Gerudo dopo il suo tradimento.
E
basta premere il grilletto giusto per lasciare che emerga. Anche i
più insospettabili finiscono per sorprenderci...
Samus
era stata un gradito acquisto e diventata una dei frequentanti più
assidui che non aveva mai declinato uno scontro. Unica esponente del
gentil sesso nel giro, l'orgogliosa cacciatrice di taglie si era da
subito conquistata la sua posizione con uno dei numeri di vittorie
più alti e si contavano sulle dita di una mano quelli che avevano
ancora il coraggio di competere con lei. Seguendo il suo esempio si
era aggiunto Meta Knight, anch'egli costruitosi in breve la sua fama
nel circolo clandestino, la cui sagoma pipistrellesca sorvegliava
sinistra il ring dagli angoli scuri dell'improvvisata arena ed il
lato selvaggio del cavaliere che nessun codice era riuscito a domare
gridava implacabile dietro la maschera di ferro. La sua lama aveva
lasciato il segno su tutti i partecipanti ed attendeva impaziente la
sua prossima offerta.
Credono
più nella Brawl che ci aveva tenuti uniti da sempre? O è diventata
solo una copertura di quel nuovo gioco?
Del
team Star Fox, Falco Lombardi raramente giocava un ruolo negli
scontri ma sovente si potevano scorgere le sue penne blu nei pressi
del ring, osservando i duelli con vivido interesse e lanciando
occhiate di sfida verso Wolf. Re Dedede al contrario non aveva
manifestato alcuna volontà di partecipare ai match di persona, ma
era ormai divenuto un elemento costante tra gli spettatori insieme
alla nota conosciuta della sua voce nella cacofonia del tifo. Eppure
tutti continuavano a chiedersi quando il pesante martello del
pinguino si sarebbe finalmente abbattuto su qualcuno, fremente
nell'attesa sulla spalla del suo proprietario.
Siamo
ancora così uniti come lo eravamo al principio? O abbiamo già
cominciato a guardarci con diffidenza senza rendercene conto? C'è
una quiete che si rompe solo di notte ultimamente.
Anche
tra i pokémon si era sparsa presto la voce e quella del silenzioso
Lucario era diventata una presenza consueta sia tra il pubblico che
nei combattimenti, distinta nella massa dal luccichio minaccioso dei
suoi occhi affilati, accompagnato dall'imponente figura di Charizard
il cui allenatore si era categoricamente rifiutato di esporre la sua
squadra nelle lotte illecite e non era all'oscuro di tale diserzione.
Tuttavia non possedeva ancora abbastanza medaglie per ottenere il
completo rispetto del drago, al quale non riusciva ad impedire di
fare di testa propria quando voleva. Curiosamente anche Jigglypuff si
era fatta avanti una notte e contro ogni aspettativa aveva anche dato
un discreto spettacolo nell'arena, ma il morale del pubblico aveva
subito un repentino rovesciamento quando il pokémon aveva deciso di
coronare la sua vincita deliziandoli col suo canto. Il disappunto
dovuto allo svenimento di massa protratto per l'intera notte,
mandando a monte tutti gli incontri seguenti, unito poi alla stizza
di essersi ritrovati pure la faccia piena di scarabocchi, avevano
condotto alla decisione unanime di bandire definitivamente Jigglypuff
dai sotterranei: quella era stata la prima ed era anche l'unica
regola che vigeva nella nuova Brawl.
Può
darsi che presto si stancheranno e tutto ritornerà come prima. O
forse siamo solo agli inizi...
Quando
non c'era la luna ad illuminare le ore buie ed esalando energia
negativa al suo passaggio, la scura silhouette del Link Ombra si
infiltrava come un gatto nero tra i presenti e, né un respiro né
uno sguardo intorno, saliva lesta sul ring puntando la sua spada
indiscriminatamente contro chiunque avesse avuto davanti, reclamando
avida una sfida dopo l'altra fino ai primi sprazzi di alba e l'inizio
dell'altra Brawl che si avvicinava.
Anche
se fosse non lasciarti immischiare. Non dare loro corda, sarebbe
ancora peggio.
Captain
Falcon, Solid Snake, Marth ed Ike erano stati tra gli ultimi Brawlers
ad aver deciso di presenziare agli incontri e mentre i primi due
parevano aver superato l'iniziale cautela e si lanciavano nella
mischia qualora gli aggradasse, illuminando i sotterranei coi
bagliori di esplosivi e fenici di fuoco, gli spadaccini erano ancora
titubanti e seguivano l'esempio di Dedede, probabilmente attendendo
anch'essi l'ora inevitabile in cui non avrebbero più resistito al
tonante richiamo dell'arena.
I
loro occhi sono diversi quando guardano nel ring. Le loro voci sono
diverse. Non sembrano più gli stessi...
Pochi
insomma erano rimasti coloro che desideravano non averci nulla a che
fare e non vi si erano mai avvicinati dietro la spinta di quella
malsana curiosità a cui gli altri avevano infine ceduto, almeno per
il momento.
Non
andare laggiù.
Peach
scacciò le parole di Sheik e Mario con un movimento della mano.
Sarebbero stati contrariati di saper che non aveva dato loro retta,
forse più delusi in realtà, ma loro avevano visto e voleva vedere
anche lei. Doveva farlo. Guardò i battenti di ferro rosi dalla
ruggine, dando l'apparenza di vecchie ossa spolpate, spalancati ed
abbandonati storti sulla parete in pietra, lanciò un'occhiata
interrogativa sul pezzo di carta appiccicato sopra l'entrata con la
sagoma rudimentalmente disegnata di Jigglypuff marcata da una retta
rossa e si addentrò nel tunnel buio. L'odore di roccia e polvere era
ancora molto forte dalla prima volta che quella zona era stata aperta
e l'aria aveva cominciato a circolarvi insieme agli inattesi
frequentanti, la cui rumorosa presenza si auto-annunciava con boati e
grida furiose i cui echi si canalizzavano nel passaggio. Mano a mano
che si avvicinava alla flebile luce in fondo e le pareti si
mostravano agli occhi, Peach vi notò dei graffi all'altezza delle
spalle e li sfiorò con la punta delle dita: li avrebbe riconosciuti
ovunque. Bowser era passato di lì. E diverse volte, a giudicare dal
numero delle scalfitture. Anche se già lo sapeva benissimo, quella
conferma le diede un vago senso di amarezza. Non c'era da aspettarsi
di meglio da lui. E a lei cosa gliene importava? Proprio niente!
Esattamente, niente...
«
Peach. »
La
principessa si girò e si ritrovò di fronte a Samus in una di quelle
rarissime occasioni in cui non indossava la sua armatura. Non l'aveva
nemmeno sentita avvicinarsi. Si chiese quanti criminali aveva
abbattuto in passato nella stessa maniera.
La
cacciatrice la osservava con apparente calma e le iridi cristalline
brillavano di una luce tutta loro col sangue Chozo che le scorreva
nelle vene. Dal loro primo incontro nella Brawl ufficiale le due
avevano stretto amicizia e Samus si era già dimostrata una gradita
ospite nel Regno dei Funghi, ma negli ultimi tempi Peach non aveva
più avuto modo di parlare con lei. «
Sei qui per assistere all'incontro di questa notte? »
«
Sono qui solo per curiosità »
le rispose cordiale sotto il suo sguardo imperscrutabile.
«
Forse non dovresti restare. »
La durezza nella voce di quella replica confuse Peach.
«
Non voglio disturbare. »
«
Non è questo che intendo. Vedi... »
Un fragore assordante interruppe Samus e le pareti tremarono mentre
rumori violenti di colpi e crolli sovrastavano il tifo dei Brawlers.
La
principessa ricondusse immediatamente a chi quell'inconfondibile
ruggito appartenesse.
«
Peach! » Samus
le afferrò il braccio tentando di fermare la sua corsa ma la giovane
monarca si liberò con forza, precipitandosi nel caos della Brawl
sotterranea dove solo una regola che neanche sfiorava i match
esisteva. Tenendo sollevato con entrambe le mani il suo vestito per
non inciamparvi, Peach non dovette nemmeno avvicinarsi al ring per
riuscire a vedere quando i due sfidanti erano talmente grandi da
gettare ombre che si estendevano come vele scure sugli spettatori e
sui muri freddi.
La
forma mostruosa mezzo verro dalle zanne ricurve e mezzo lupo di
Ganondorf latrò e si avventò di nuovo contro il suo avversario
guidato unicamente dalla furia bestiale, sbavando e sbuffando carico
di odio quando due mani artigliate lo afferrarono brutalmente per le
affilate sporgenze ossee, bloccandole in tempo prima che affondassero
nell'addome coperto di squame. Bowser ringhiò piegando il collo in
avanti e Ganon avanzò facendo forza sui quarti posteriori e
spingendo indietro il rivale che lasciava solchi nel suolo cercando
di contrastarlo. La bocca del mostro dalla pelliccia scura si deformò
in una smorfia che ricordava a malapena un sorriso nell'attimo in cui
la resistenza di Bowser terminò con lo schianto del guscio contro la
parete alle sue spalle, riversando una pioggia di polvere su
entrambi. Un boato si alzò tra il pubblico insoddisfatto che
l'incontro si sarebbe presto concluso. Cercando di portare a termine
il proprio affondo, Ganon piantò gli artigli in una zampa del koopa
che soffiò tra i denti strozzando un lamento. Peach sussultò
sentendo lo stomaco stringersi mentre le prime lacrime per tanta
brutalità minacciavano di scendere. Un ruggito sofferente risuonò
nei sotterranei quando le unghie di Ganon aprirono uno squarcio lungo
il quadricipite. Bowser stava per cedere, la zampa dilaniata non
riusciva quasi più a sorreggerlo e le possenti braccia fremevano nel
tentativo di impedire che le lunghe zanne del grottesco ibrido lo
infilzassero. Gli artigli di Ganon colpirono ancora ed il koopa fu
sul punto di soccombere.
Peach
si sentì mancare e dovette poggiare una mano sulla parete macchiata
di muffa per stabilizzarsi coprendosi la bocca. Lesse la rabbia
velenosa negli occhi del drago, il suo odio, la follia che lo avevano
condotto lì e soprattutto vi vide il bianco della paura, il dolore,
il brivido che precedeva l'imminente sconfitta. Urlò così forte il
suo nome che la gola le bruciò, ma tanto era intensa la confusione
nell'arena da essere sicura che la sua voce non lo avesse raggiunto.
Bowser invece la sentì. E reagì.
Sollevando
le braccia con un immenso sforzo arrestò la carica di Ganondorf e
quasi lo staccò da terra, mollando la presa su una delle zanne per
poi assestargli un pugno sul ventre dove la vistosa cicatrice inferta
dagli Antichi Saggi era esposta alla feroce controffensiva. Un
secondo pugno cozzò contro il fianco del quadrupede, poi un terzo ed
un quarto ancora più violento, buttandolo malamente a terra con un
mugghio di dolore. Peach rimase pietrificata ed osservò il mostro
corazzato di aculei avanzare zoppicando verso la fiera che riusciva a
malapena a rimettersi sulle zampe esalando un rantolo cavernoso.
Tossendo senza staccare gli occhi da quelli dell'avversario,
Ganondorf si alzò sui gomiti e si preparò a difendersi con le poche
forze che gli restavano nonostante l'affaticamento e l'evidente
sofferenza. Era chiaro che l'esito dell'incontro si fosse ribaltato e
che la vittoria se la fosse conquistata il koopa, ma nessuno lì
dentro pareva intenzionato a dichiarare terminato il match allo
stesso modo in cui il drago dal canto suo non manifestava alcuna
volontà di fermarsi: proprio come aveva fatto Ganon. Il koopa si
scagliò sull'avversario reclamando la sua vendetta mentre l'altro
crollava pezzo per volta sotto i suoi colpi.
La
principessa fece guizzare disperata lo sguardo da uno all'altro su
tutti i presenti, non ritrovando nemmeno un volto amico tra coloro
che incitavano senza pietà coi pugni in alto o che sorvegliavano in
silenzio il massacro. E in quell'oscuro guazzabuglio di emozioni che
provava non c'era alcuna traccia di sollievo, avendo sì pregato per
la sorte del koopa ma non avendo potuto impedire che quell'indegna
esibizione di barbarie si concludesse comunque in un modo tanto
orribile. Mario e Sheik avevano avuto ragione e lei non poteva che
rendersene conto solamente in quel momento. Si girò ritrovandosi
faccia a faccia con Samus. Non dissero nulla mentre la tensione nei
loro sguardi mostrava in essi la frattura che si spaccò tra le due
donne, distanziandole per sempre su due frangenti opposti. Poi Peach
se ne andò. La cacciatrice non si guardò indietro.
Bowser
sollevò la forma inerte di Ganon per il collo e si apprestò ad
infliggere il colpo definitivo alzando l'altro braccio incoraggiato
dalle grida dei Brawlers, ora acclamandolo e pretendendo la giusta
fine di quell'incontro. Altri erano ansiosi di prendere il posto suo
e del Signore del Male sul ring. Gettò un'occhiata sul pubblico in
cerca di colei che credeva di aver udito un minuto prima nel chiasso
assordante dei sotterranei, sperando di trovarla, sperando che avesse
davvero gridato il suo nome e che non fosse stata una voce nella sua
testa. Quella di Samus era la sola solita presenza femminile che
scovò nel caos della Brawl. La delusione divenne tristezza e la
tristezza divenne nuova rabbia. Ganondorf gorgogliò soffocando nella
sua stretta e muovendosi debolmente, ghermendo l'avambraccio squamoso
cogli artigli. Altre urla compiaciute annunciarono la conclusione del
match quando la sua mano calò.
Wolf
O'Donnell saltò nel ring e dichiarò Bowser ufficialmente vincitore
passando sopra la figura esanime dello sfidante caduto ormai tornato
alla sua forma originale, restando indifferente di fronte allo stato
dell'altro cofondatore che venne trascinato fuori dallo spazio di
gioco da Diddy Kong senza tante cerimonie. «
I prossimi duellanti: il fiore della Brawl, la nostra femme fatale,
Samus Aran! Ed il misterioso
pilota di F-zero, secondo solo al riccio corridore Sonic in
velocità, Captain Douglas Jay Falcon! »
Le
labbra di Falcon si storsero in una smorfia rancorosa venendogli
ricordato ancora una volta che qualcuno lo superava nella sola cosa
per cui lui viveva sulle piste da corsa.
«
Questa è l'unica vera Brawl »
mormorò la cacciatrice innestando il suo cannone sul braccio destro.
L'arma scattò saldandosi all'arto e cominciò a scaldarsi con un
ronzio cupo. « Presto o
tardi tutti lo accetteranno. »
Wolf
riprese il proprio posto più in alto tra gli altri Brawlers e
sorrise esponendo i canini affilati. «
Cominciate. »
Nota
d'autrice:
Nessun
Brawler è deceduto durante la stesura di questa fan fiction!
Ganondorf ha solo perso i sensi dopo averle prese di santa ragione e
Diddy in questo momento gli sta somministrando un fungo curativo
dalle scorte in comune per i feriti.
Ohhh, era da più di un
mese che avevo quasi ultimato e lasciato in sospeso questo episodio e
finalmente ce l'ho fatta! E' la prima one shot a sfondo dark che
scrivo, senza dettagli scabrosi superflui: è già abbastanza
deprimente così.
Forse un po' OOC? Mah, credete di conoscere i
vostri personaggi preferiti così bene? Sicuri sicuri? No, non sto
insinuando nulla.
Il vizio di Jigglypuff di scarabocchiare la
faccia di chiunque osasse addormentarsi durante il suo canto, cioè
tutti, mi ha sempre fatto ridere e la sua fama non è sicuramente
migliorata nemmeno tra i Brawlers. Molti artisti restano per tutta la
vita incompresi.
Grazie
di aver letto questa shot :]
Koopafreak
|
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Capitolo 8 *** Rapimento d'Oro ***
l
-Oh Peachy~.-
il Re dei Koopa fece il suo ingresso trionfale nella sala trillando il nome della sua dolce Principessa.
Le
pupille saettarono avide da un lato all'altro e localizzarono il loro
oggetto del desiderio serenamente assopito sulla grande poltrona dove
di solito sedeva lui, davanti all'elegante camino in pietra lavica
che era stato rimesso in funzione considerando il repentino
abbassamento di temperatura in quei giorni. Bowser si
avvicinò ed osservò Peach dormire con il viso leggermente
inclinato, appoggiato all'imbottitura morbida dello schienale
progettato con un materiale comodo e resistente affinché non si
logorasse nel tempo a causa del guscio puntuto del legittimo proprietario.
La fanciulla si era concessa un piccolo strappo al contegno regale
che era costantemente obbligata ad immortalare, avendo lasciato le
scarpette col tacco di fronte al sofà per poter tirare un sospiro di
sollievo davanti ad un buon libro ed il piacevole tepore del fuoco.
Certo non doveva essere stata una lettura entusiasmante constatando
quanto se la dormiva magnificamente, con le gambe raccolte sotto il
vestito e le punte dei piedini che facevano capolino da sotto l'orlo
rifinito. Sembrava una bambina che era crollata mentre stava
studiando per il giorno dopo. Bowser ridacchiò a quel pensiero e
stabilì che aveva riposato anche troppo. Voleva mostrarle una cosa
importante e come poteva farlo se stava nel mondo dei sogni?
La
guardò meglio, indugiando un momento nel dubbio se fosse stato più
giusto invece non disturbarla, tanto tranquilla e graziosa lì
davanti al camino col libro ancora in grembo. Magari avrebbe davvero
fatto meglio a passare più tardi, ma come al solito la sua congenita
impazienza ebbe il sopravvento e le tappò il naso fra le dita. Peach
si mosse d'istinto brontolando e corrugando le sopracciglia
infastidita finché non si svegliò, scrutandolo tra le punte
metalliche della fascia al polso.
-Dormito bene, principessina?- le
rivolse un sorriso a trentadue denti.
-Fino
ad un secondo fa, grazie.- rispose lei scacciando la sua mano.
Bowser
rise al broncio indirizzatogli e in tutta risposta le sfiorò con gli
artigli le punte dei piedi scoperte. Peach saltò con uno squittio e
si ritirò di più contro l'imbottitura dello schienale.
-Bowser
smettila!- lo riprese coprendosi completamente le gambe col vestito.
Ciò non fece che ampliare ulteriormente il sorriso del koopa, il
quale non resisteva dal punzecchiare la Principessa quando poteva sia
perché ne traeva un divertimento quasi infantile sia per avere la
sua attenzione tutta per sé.
-Che
leggevi? Deve proprio essere una storia mozzafiato se ci sei
addirittura svenuta.- disse afferrando il libro e sfogliandolo
casualmente. Impressionato dal numero delle pagine e dalla minuta
dimensione del testo, senza nemmeno una figura tra l'altro, lo
richiuse scettico e lesse il titolo sulla copertina. -“Ragione e
Sentimento” di Jane Toadsten. Cos'è? Un romanzo per casalinghe
annoiate?-
-No.
Ridammelo.- fu la glaciale richiesta.
-Non
vorrei mica che ti addormentassi di nuovo.-
Peach
arrossì fino alle orecchie per l'imbarazzo di essere stata pizzicata
in fallo. -Ero solo un po' stanca. Smettila di fare l'immaturo e
ridammi il mio libro!-
-Potrei
farlo, certo. Ma anche no.- replicò soddisfatto sventolando il
suddetto oggetto ad un paio di centimetri al di fuori del raggio
d'azione della Principessa che cominciava ad innervosirsi.
-Bowser
smettila!- ripeté con una nota di irritazione.
-Sai
che c'è? Oggi non sei per niente carina.- il koopa si finse ferito
incrociando le braccia col libro ancora tra gli artigli.
-Prego?-
la Principessa lo squadrò impassibile.
-Non
hai fatto altro che dire di no a tutto da quando ci siamo visti.- Bowser
alzò il mento recitando la parte dell'offeso. -Bowser, non toccare
il mio diario! Bowser, non toccare la mia biancheria! Bowser, non mi
toccare!- la imitò impostando una vocina stridula e muovendo la
testa con fare altezzoso.
-Perché
quando sei spuntato all'improvviso nella mia stanza hai cercato di
ficcare il naso nel mio diario, curiosare nei miei cassetti personali
e poi mi hai rapita per l'ennesima volta.-
-Non
l'ennesima volta, mia cara.- replicò il Re come se le parole
della fanciulla gli fossero scivolate addosso. -Ma la cinquantesima volta.-
la corresse con solennità alzando l'indice della mano che
stringeva il libro mentre la sua espressione ritornava allegra e
sfrontata.
Peach continuò a guardarlo senza dir nulla in attesa
di
capire cosa gli stesse girando per la testa. Con un movimento fluido
del braccio, Bowser fece scomparire il classico della letteratura ed
al suo posto mostrò quello che aveva tutto l'aspetto di un album
fotografico e che la Principessa era sicura di non aver
mai
visto prima. Mettendosi accanto al lei col poggiolo della poltrona
tra loro, Bowser le porse il raccoglitore con un sorriso affabile.
Molto tempo fa Peach non avrebbe tollerato la sua presenza a
così
poca distanza, anzi non sarebbe riuscita a sopportarlo nemmeno tra le
stesse pareti indifferentemente se un salone o uno sgabuzzino, ma i
giorni passati insieme volontariamente e meno avevano permesso a quella
piccola radice di confidenza nel suo animo di fortificarsi pian piano
finché l'originario timore nei confronti del Re non era andato
estinguendosi incontro dopo incontro.
-Dai, aprilo.- la
incoraggiò
al suo sguardo interrogativo.
La Principessa strinse incerta l'album
ed inclinandolo lasciò che la copertina lucida si spalancasse
ricadendole sul
palmo. Una vecchia foto stava incollata e protetta da una sottile
pellicola al centro della prima pagina.
-Ma
è...- Peach era senza parole.
-Il
nostro primo rapimento.- concluse raggiante il koopa agitando
inconsciamente la coda. Il tono che aveva usato faceva terribilmente
suonare l'ultima parola come “appuntamento”.
I due soggetti
ritratti nella vecchia istantanea non avevano nemmeno otto anni: il
dispotico principino che aveva già iniziato a cimentarsi nel suo
passatempo preferito di sequestratore celebrava la sua prima impresa
facendo smorfie verso i toad in basso che assistevano sconvolti alla
scena senza poter far nulla, mentre la bambina al suo fianco gridava
e tendeva loro un braccino oltre il bordo della piccola Clown Car
esattamente con la faccia di chi non voleva stare lì. Peach sfogliò
l'album pagina dopo pagina e in ogni fotografia che le si presentava
davanti c'erano sempre lei e Bowser, a volte scattate da uno dei suoi
sottoposti, in altre era il rapitore stesso a puntarsi addosso
l'obbiettivo con un gran sorriso. Peach in tutte le immagini era
sempre spaventata, affranta, infastidita, esasperata, in un paio
anche rassegnata ed il suo sguardo era sempre rivolto altrove,
lontano dal re e dalla lente della macchina fotografica: per questo
infatti non aveva mai fatto caso di aver preso parte nel ritratto del
momento con ben altre preoccupazioni a distrarla.
-Non
vedi nulla di sbagliato in queste foto?- gli si rivolse
distante anni luce dal condividere lo stato d'animo del koopa.
Bowser
batté le palpebre confuso, spostò lo sguardo sulle foto, poi su di
lei e poi di nuovo sull'album mentre la Principessa si arrendeva di
fronte all'evidenza che l'altro non aveva proprio idea di cosa ci
fosse di anomalo tra tutti quei bei ricordi. Scorrendo in fondo
all'album mentre una per una rammentava le occasioni in cui era stata
rapita dal Re Koopa, Peach arrivò all'ultima pagina che era
stata lasciata appositamente vuota. Sopra lo spazio riservato alla
foto c'era un numero molto appariscente in carattere elegante oro e
rosso.
-Cinquanta.-
ribadì il drago. -È un numero importante, per questo dobbiamo
festeggiarlo.-
Peach alzò lo sguardo.
-Così per questa sera ho
richiesto un menu speciale e alla fine ci sarà una sorpresa.- disse
cercando di allettarla, ma non ottenne l'effetto che aveva sperato
dall'inizio. Tuttavia non si scoraggiò e riassunse la sua tipica
baldanza, gonfiando il petto e rivolgendole un sorriso entusiasta.
-Prima però vorrei sistemare una piccola faccenda, se sei
d'accordo.- le disse tirando fuori l'incriminata macchinetta.
-Perché
non ti sei mantenuto sul tuo solito stile anche questa volta? Ti
riusciva bene catturare tutta la magia del momento.- il sarcasmo di
Peach non lo scalfì.
-Questa
volta volevo che fosse speciale.- le rispose con disarmante
sincerità.
-E
ti aspetti che io partecipi anche a quest'ennesima prova di egoismo,
autoglorificazione e distacco dall'effettiva realtà?-
Bowser
arricciò il naso. -Non capisco tanta negatività. E per l'esattezza
sarebbe la cinquantesima prova
di egoismo, realtà, eccetera.-
-Ma
insomma, è mai possibile che tu continui imperterrito a comportarti
da...non puntarmi addosso quello sguardo speranzoso. Non attacca.-
-Solo
una foto.- gli occhi cremisi del koopa erano incollati sui suoi.
-Non
si può andare avanti così.-
-Una
sola.-
-Mi
sembra di parlare col muro.-
-Solo
una foto piccina.-
-Ma
mi ascolti?-
-Ci
vorrà un secondo.-
-Bowser,
ti avverto.-
-Foto.-
il koopa agitò la macchina fotografica come fosse stata l'osso per un
cane.
-Giuro
che...-
-Per favore?-
il temibile monarca stava astutamente appellandosi al lato tenero
della Principessa sfruttando la tecnica degli occhi da cucciolo che
aveva già avuto modo di affinare nei loro precedenti incontri.
Peach
sospirò cingendosi le tempie tra le dita. Se avesse declinato
avrebbe finito per ferire i sentimenti di Bowser, se avesse
acconsentito sarebbe stato come incoraggiarlo nel suo modo di fare e
certo lei non voleva questo. Eppure, se si auspicava davvero che, in
un futuro non molto lontano, sarebbero finalmente riusciti a trovare
un equilibrio tra i loro regni tanto vicini geograficamente e tanto
distanti nei rapporti e lasciarsi alle spalle tutti gli episodi
spiacevoli che avevano segnato la complicata convivenza, cinquanta
sequestri compresi, sentiva di non poter rifiutarsi di fronte a
quell'assurda richiesta e deludere quel koopa lunatico che però
aveva imparato a conoscere a piccole dosi. Inoltre, segretamente, la
Principessa non provava un risentimento incurabile verso Bowser e,
come aveva avuto l'occasione di scoprire il lato peggiore del suo
carattere in passato, aveva però visto anche quello più
accettabile
nelle loro precedenti alleanze e tutte le volte in cui si era
ritrovata ospite nel suo grande castello. Si volse verso il muso del
drago e si sentì schiacciata dall'intensità dello sguardo
piantato
addosso.
-Quando
vorresti scattarla?- domandò sconfitta.
-Adesso!-
senza preavviso Bowser le avvolse un braccio intorno al torace e la
sollevò senza il minimo sforzo avvicinando i loro visi così in
fretta che Peach non ebbe nemmeno il tempo di reagire e premette il
pulsante di scatto, accecandola col flash.
Appena la macchina sputò
l'istantanea il Re ripose con cura la sua principessina ancora
stordita sulla poltrona evitando di un soffio la sberla, leggermente
deviata a causa della mira imprecisa, che aveva cercato di
raggiungere la guancia dove quella della fanciulla un momento prima
si era posata.
-La
prossima volta avverti!- protestò Peach rossa d'imbarazzo per
quell'improvviso contatto.
Bowser non le rispose, completamente
assorto nell'immagine nella fotografia e rimirandola come se fosse stata
un'opera d'arte.
-Fa' vedere.- la Principessa tese una mano mentre
con l'altra si sistemava la frangetta scomposta.
-No.-
il
koopa non si voltò nemmeno e puntò dritto verso l'uscita della sala.
Peach non ne era sicura, ma intuì dalla sua voce che stesse sorridendo.
-Fammi
vedere quella foto.- insistette osservandolo interdetta defilarsi senza un motivo preciso.
-No!-
il guscio di Bowser sparì nel corridoio tetro con l'eco della sua risata malvagia.
Sarebbe andato subito
a consegnare quell'immagine al cuoco per poterla riprodurre venti
volte più grande sulla torta cucinata apposta per Peach, con pezzi
di frutta fresca e al gusto preferito della sua Principessa: sarebbe
stata la sua sorpresa che le avrebbe offerto al termine della cena.
Avrebbe reso quel “rapimento d'oro” indimenticabile, il più
bello, il più importante di tutti e aveva progettato quella serata da
diverse settimane per curare anche il più insignificante dei dettagli.
Si sarebbe fatto in quattro per conquistare la fiducia della sua
Principessa e poter stare vicino a lei il più a lungo possibile.
Prima che Mario si fosse fatto vivo di nuovo.
-Ehi,
il mio libro!- Peach rimase di stucco sulla poltrona con ancora
l'album tra le braccia ma il koopa era ormai scomparso insieme a romanzo e
fotografia.
Benissimo. Grazie tante, Bowser.
Non sapendo che altro fare
Peach ricominciò a sfogliare il raccoglitore per guardare meglio
altre nostalgiche testimonianze dei rapimenti passati e un foglietto
ripiegato le ricadde lieve come una piuma sul vestito. La Principessa appoggiò l'album sul
cuscino e lo aprì delicatamente, leggendovi le due righe incise con l'inchiostro.
Questo
è un regalo per te con le copie delle foto originali, mi sembrava
giusto che le avessi.
L'ultima
fotografia te la renderò questa sera a cena. Felice Rapimento d'Oro,
mia carissima Peach.
Nota
d'autrice:
Un
po' di fluff perché il mio umore lo necessitava questa sera.
Grazie
di aver letto la qui presente shot :]
Koopafreak
|
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Capitolo 9 *** Nerd in pausa (forzata) ***
l
Peach
era assai abituata a calarsi nei panni di mediatrice avendo
accumulato una sostanziosa esperienza sin da piccola coi frequenti
bisticci tra le guardie ed i domestici del castello, per cui aveva
avuto maniera di impostarsi un breve e pratico schema da seguire ogni
volta che la sua natura pacifista la spingeva a lanciarsi sulla linea
di fuoco:
-
Pararsi
tra i due litiganti, meglio a braccia aperte in caso le parti siano
più numerose ed assumere un'aria seria.
-
Attendere
che gli animi si plachino affinché si possa installare un piano di
conversazione.
-
Discutere
sul problema e cercare al contempo un compromesso.
Ecco
la ragione per cui la Principessa del Regno dei Funghi stava diritta a
testa alta, anche perché non poteva essere diversamente per
mantenere fisso il contatto visivo, di fronte al Re della Terra
Oscura in persona a sovrastarla di un paio di spanne incarnando
l'essenza stessa della collera con la criniera focosa sparata tra le
corna appuntite e le pupille ridotte a due fessure verticali. La
fanciulla sosteneva impassibile il suo sguardo mentre alle sue spalle
una terza figura vi aveva trovato asilo, sbirciando con assoluto
terrore il grande koopa da dietro la sagoma sottile della
Principessa.
-Non
metterti in mezzo, Peach.- la ammonì Bowser con due coni di fumo
agli angoli della bocca.
-Non l'ha fatto apposta. Non puoi reagire in questo
modo.- gli rispose perentoria incrociando le braccia.
-Non
ho nemmeno cominciato ancora. E tu!- si rivolse al fuggiasco che si
rattrappì ulteriormente dietro la sua benefattrice. -Vieni subito
qui così t'insegno cosa capita a far svampare l'intero reparto di
chimica! Mi hanno mandato una lettera con la quantifica dei danni,
sai a quanto ammontano?!-
Iggy si fece più piccolo desiderando che
il pavimento lo inghiottisse sotto lo sguardo inceneritore del padre
i cui ruggiti rimbombavano per tutta l'ala del castello.
Ed
il risarcimento preteso dalla scuola non si fermava solamente
all'attrezzatura ed i materiali saltati in aria a causa
dell'irrefrenabile curiosità scientifica dell'imprudente bowserotto,
avendo di nuovo infranto il regolamento sul divieto di maneggiare
sostanze pericolose e terminato questa volta con un esito esplosivo,
ma ovviamente comprendevano anche i costi necessari a ricostruire le
pareti ed i soffitti aggiungendovi inoltre gli ulteriori danni
provocati dalle esalazioni tossiche per cui l'intero istituto era
stato rapidamente evacuato. Non era la prima volta che capitavano
incidenti simili, ma questa li superava tutti quanti sommati insieme.
Era materia di leggenda nelle aule che l'aspirante scienziato pazzo
fosse capace di far esplodere qualsiasi cosa semplicemente toccandola
ed era invece un fatto della vita che, ogni qual volta fosse stato
visto allontanarsi di tutta fretta nella direzione opposta ai
laboratori, l'unica alternativa al peggio era riuscire a stargli
dietro. Iggy aveva saputo costruirsi la sua invidiabile fama avendo
messo a repentaglio dal suo primo giorno di scuola l'incolumità sia dei
compagni di classe che dei professori. L'ultima devastante bravata
era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Il potenziale
terrorista era stato sospeso per due settimane in seguito al disastro
e solo grazie all'influenza del genitore con la sottintesa promessa
di rimpinguare la già cospicua cifra dovuta alla scuola aveva
evitato l'espulsione. Nessun biasimo verso Bowser dunque per essere
di umore più nero della pece.
Quando Iggy era tornato a casa per
scontare il periodo di sospensione aveva trovato suo padre pronto ad
accoglierlo e lo sfiancante inseguimento per i corridoi si era
concluso quando, come la più provvidenziale delle apparizioni
celesti, Peach si era frapposta tra le grinfie di Bowser ed il loro
obiettivo essendo già stata minuziosamente informata dai domestici
sull'incresciosa situazione.
-Non
risolvi nulla mettendogli le mani addosso. Guardalo, ha capito di
aver sbagliato.- cercò di calmarlo voltandosi verso un avvilitissimo
Iggy ed appoggiandogli una mano sulla testa.
-Risolvo
col formicolio che mi sta dando al cervello.- ringhiò l'altro
mordendosi le labbra e flettendo nervosamente le dita tanto bramose
di avvolgersi intorno al collo di un certo koopa.
-Bowser,
ti prego. Una punizione può bastare.- Peach lo guardò negli occhi
con compassione ed il cuore di Re si sciolse in un secondo, ma si
sforzò di non esternarlo. Non poteva contrastare l'effetto che la
fanciulla aveva su di lui. Si ricompose e drizzò le spalle
passandosi una mano tra i capelli arruffati.
-Ringrazia
la Principessa se ti permetto di spuntarla per questa volta. Ma solo
per questa, la prossima la sconterai il doppio e con gli interessi.
Chiaro?-
Iggy annuì convinto e consapevole della fortuna sfacciata
che non sarebbe più tornata in futuro.
-Ringraziala!- tuonò il Re.
-Grazie,
Mama Peach.-
Peach preferì rimandare la questione “mamma” ad un
momento più tranquillo e si astenne dall'aprire una diatriba.
-E
niente diavolerie scientifiche per un mese.- fu il verdetto finale.
-Come?!-
era come togliere ad un eroinomane la sua dose quotidiana.
-Due
mesi.-
-Ma...-
-TRE
MESI.-
Iggy
non fiatò più.
Bowser grugnì soddisfatto e girò sui tacchi per
andare a firmare i generosi assegni per la scuola e per i lavori di
ristrutturazione, non prima di essersi cordialmente congedato con
Peach come se non fosse successo niente.
-Tre
mesi...- mormorò abbattuto il giovane koopa col lungo ciuffo verde
in testa che pendeva leggermente sbilenco, assumendo la postura di un
vecchietto piegato dall'età.
Peach gli pose comprensiva una mano
sulla spalla e si allontanarono insieme con Iggy che si trascinava
dietro la coda.
-Vedrai,
se non ci pensi passeranno in fretta.- tentò di consolarlo ma il
bowserotto non riusciva a non rimuginare sopra la pena che gli era
stata imposta. -Puoi dedicarti ad altri hobby.- suggerì. Iggy
sollevò lo sguardo dalla pavimentazione e si evinceva che non fosse
molto convinto. -E tuo padre a suo tempo si calmerà, non resterà
arrabbiato con te per due settimane.-
-Tredici
giorni e mezzo gliene serviranno di sicuro.- fu la triste replica. Lui
era bloccato a casa con suo genitore ben lungi dal perdonarlo mentre i
suoi fratelli, nemmeno loro al settimo cielo per il suo lampo di genio
avendo buttato tutti giù dal letto a notte fonda, erano rimasti
in collegio. Avrebbe dato via le sue polsiere per avere lì
almeno Lemmy, così convivere col pensiero costante di essere
stato bandito dal suo regno di
scienza ed ingegneria sarebbe stato meno schiacciante, ma anche il suo
fratello preferito l'aveva guardato storto mentre stava facendo i
bagagli per tornare a casa. Almeno una persona effettivamente contenta
di
vederlo c'era si rincuorò seguendo Peach come un cucciolo
sperduto. Sarebbero state due lunghissime settimane.
Nota
d'autrice:
L'idea
di scrivere una breve one shot per ogni bowserotto mi alletta da
quando ho iniziato la raccolta e voglio provare a realizzarla. Lemmy
è il mio preferito fra gli otto cucciolotti seguito da Bowser
Jr. ed
Iggy in terza posizione. Mi è venuta in mente una fiction a
più
capitoli che forse in futuro, terminata quella su cui sto già
lavorando, avrò modo di postare. Trovo che Lemmy abbia molto
potenziale ma resta sempre in ombra rispetto ai suoi
fratelli che già non godono di così tanto spazio sul
palco della
Nintendo, inoltre percepisco una certa svalutazione nei suoi confronti
ascoltando anche pareri altrui. Ludwig mi sembra il più
apprezzato invece, non mi è molto chiaro il perché.
Grazie
di aver letto anche la Iggy-shot! :]
Koopafreak
|
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Capitolo 10 *** Tranelli natalizi ***
l
Peach
se n'era resa conto troppo tardi. Era circondata. Li vide dappertutto:
sui lampadari, sugli stipiti delle porte, sulle finestre, sulle picche
delle armature... Ovunque si girasse non riusciva nemmeno a contarli.
Si pentì di essere uscita dalla sua stanza per quel bicchiere
d'acqua. Era caduta in trappola ed il peggio era che fosse stata
scoperta. La Principessa si guardò intorno tentando di
localizzare movimenti loschi. L'immobilità più assoluta
la scrutava a sua volta. Tese l'orecchio ed un silenzio di caccia
smosse i suoi sospetti come un tornado.
Sta aspettando il primo passo falso, rifletté la fanciulla scorgendo un'ombra tradita dalla luce delle torce guizzare sulla parete. Se riuscissi a chiudermi in camera mia sarei in salvo.
Peach
sentiva addosso quello sguardo famelico e, puntando tutte le sue chance
sullo scatto di partenza, bevve stoicamente il suo bicchier d'acqua
fino all'ultima goccia, ostentò un sospiro appagato e
delicatamente l'appoggiò sul davanzale vicino. Poi, manifestando
tutta la calma di cui era capace, mandò indietro i capelli con
un buffetto, sollevò dolcemente l'orlo del vestito e, fingendo
un secondo di controllarsi le caviglie, si precipitò in
direzione dei suoi alloggi come fa una volpe braccata che cerca di
raggiungere la sua tana. Scansando con la destrezza di un ninja tutte
le insidie sistemate sul soffitto e sui lampadari del lungo corridoio
Peach lo percorse fino alla fine mentre il rumore delle scarpette
echeggiava rivelando l'immenso desiderio di non aver mai lasciato la
sicurezza del suo letto e, con un esaltante senso di vittoria, la
principessa svoltò l'angolo sicura di averla passata
liscia.
Il
ghigno da stregatto stampato sul muso di Bowser che si ritrovò
davanti dimostrò quanto vuote fossero state le sue certezze. La
fanciulla evitò per un soffio di schiantarglisi sul grande
torace facendo stridere i tacchi sul pavimento e la sua sorpresa fece
aumentare, se ancora fosse stato possibile, la spavalderia scritta sui
lineamenti del koopa.
«
Siamo di fretta? » le chiese con nonshalance con una mano
poggiata sulla parete. L'altra teneva sollevato tra gli artigli il
centesimo di quegli infidi rametti di vischio e lei, non avendo avuto
modo di schivarlo, ci era finita proprio sotto.
Peach lasciò andare il suo vestito ormai spacciata ed incrociò le braccia guardandolo storto. « Sei indefinibile. »
« Non l'ho mica inventata io questa tradizione » le rispose amabile.
« Te ne stai approfittando. »
« Come puoi dire una cosa simile? » Il suo sorriso non diminuì di un millimetro.
« E adesso cosa ti aspetti? »
« Secondo te? »
« Non sono obbligata a farlo. »
« Non sta bene che una principessa si rifiuti di rispettare le tradizioni. »
« Non sta neanche bene che un re le sfrutti per i suoi comodi. »
« Ho solo portato un po' di spirito natalizio nel mio castello. »
« Dove sono tutti gli addobbi? »
« Ho mandato qualcuno a prenderli in cantina. »
« Però il vischio è ovunque, intanto. »
« È la prima cosa che hanno tirato fuori » rispose rigirando il rametto tra le grinfie.
« Bowser, è soltanto uno dei tuoi escamotage. Ammettilo almeno. »
« No,
sono solo un amante nostalgico delle tradizioni. Di questa in
particolare che potrei dire sia l'unica ad avere un senso. »
Seguì un momento di religioso silenzio in cui il re ricambiava
il nervosismo della fanciulla con altrettanta gaiezza.
« Poi mi lascerai in pace? » Alla fine il subdolo profittatore l'aveva avuta vinta. Peach
covava il serio sospetto che il koopa avrebbe fatto tappezzare della
romantica piantina l'intero castello pur di chiamarla in causa. Tanto
valeva dargli un contentino ora e fermarlo prima di peggiorare la
situazione.
« Okay » concesse magnanimo la sua parola.
« Non pretenderai chissà cosa. »
« Quello che vuoi, per me va bene. »
Peach si rilassò. « Puoi smettere pure di puntarmi addosso quel vischio. »
Il
koopa gettò via il micidiale rametto e chinò il capo
attendendo il suo premio. Le iridi rosse bruciavano selvagge per la
trepidazione.
Peach,
preferendo mantenere un po' di distanza, si limitò ad alzarsi
sulle punte e dargli un bacino delicato come un battito d'ali di una
farfalla sul naso inaspettatamente morbido. Appena la principessa si
ricompose cercando di mascherare il leggero rossore sulle guance,
Bowser drizzò fiero le spalle sfoggiando come un trofeo la
timida traccia del rossetto lasciata per caso e Peach fu incapace di
trattenere un risolino coprendosi la bocca con le dita.
« Ci vediamo dopo, mia bella principessa! »
si congedò compiaciuto il re ghermendole con dolcezza una mano
tra gli artigli e posandovi leggero le labbra, poi le passò
impettito accanto senza mostrare alcuna intenzione di pulirsi la punta
del muso. Aveva avuto quello che voleva dopo tanto tempo, ora poteva
mantenere la sua parola e provvedere sul serio a renderere il suo il
castello talmente bello ed addobbato da lasciare Peach senza fiato
invece di dover correrle dietro per i corridoi e tenderle altre
imboscate.
E sarebbe comunque stato generoso con le dosi di vischio da distribuire in giro, aspettando paziente la sua prossima occasione.
Nota d'autrice:
È un periodo prolifico per one shots questo. Mai mi era successo di scrivere così tanto in poco tempo.
Finalmente Bowsy è stato ripagato in parte del trauma vissuto ai
campionati di tennis (per capire la citazione trovate la spiegazione
nelle note in fondo della terza drabble) e Peach non ha potuto dirgli
di no questa volta. Mwahahah!
È interessante la tradizione del vischio e naturalmente
come non avrebbe potuto approfittarsene il nostro koopa. C'è una
storia particolare dietro risalente ai miti anglo-scandinavi: il
vischio era la pianta sacra di Frigg (o Freya), dea dell’amore, e dopo
che suo figlio Balder fu ucciso in un complotto da una freccia di
vischio, Frigg pianse sul suo corpo e mentre le sue lacrime si
trasformavano nelle perle bianche del vischio, egli riaprì gli
occhi di nuovo pieni di vita; per la felicità Frigg
cominciò a baciare chiunque passasse sotto la sua pianta facendo
sì che non potesse capitare mai nulla di male a tutti coloro che
vi si fossero scambiati quel sacro gesto d'amore.
Grazie di aver letto la prima shot a due cifre :]
Koopafreak
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Capitolo 11 *** Un sorriso nuovo ***
l
-B6.
Larry, per caso è passata la fata dei dentini di recente?-
finalmente la Principessa aveva capito cosa trovava di nuovo nel
bowserotto dal crestino azzurro: gli incisivi laterali prima esposti
insieme ai canini erano spariti.
-Acqua.
Eh?- il giovane koopa seduto accanto alzò gli occhioni limpidi
dalla sua metà della griglia, scrutando quelli di Peach da dietro la
barriera del gioco che proteggeva le disposizioni segrete delle loro
navi. Il musetto da cucciolo assunse una sfumatura rosata. -L8. Si
nota tanto?- chiese intimidito.
-In
vista. No, ci ho fatto caso solo adesso guardandoti bene.- lo
rassicurò preparandosi a dover dire presto addio al suo ultimo
incrociatore. Larry era un drago, metaforicamente parlando, a quel
gioco e nonostante fosse così giovane era anche molto sveglio ed un
promettente stratega. -A10. Anche i koopa cambiano i denti raggiunta
una certa età?- non aveva idea che alcuni rettili avessero questa
caratteristica in comune coi mammiferi, ma la specie a cui apparteneva Bowser era evidentemente
ben più complessa di quanto aveva mai creduto.
Larry
arricciò le labbra imbarazzato. -Acqua. Noi li
cambiamo periodicamente fino ai primi anni di vecchiaia, non abbiamo
i “denti da latte” come li avevi tu da piccola.- mormorò
agitando lentamente la punta della coda. -L7. Ne cade uno per volta
ed in pochi giorni viene sostituito da uno nuovo.-
-Colpito.
Adesso ho compreso.- gli rivolse un sorriso di simpatia che fece salire altro calore nelle guance del bowserotto. -D2. Quindi ti
sono caduti insieme?-
-Acqua.
Sì, insieme...- sembrava che il piccolo koopa non volesse dirla
tutta
e Peach lo guardò interrogativa nascondersi dietro la barriera
di plastica. -L6. Non per scelta loro.- aggiunse con una nota
di...malinconia? O forse era stizza?
Adesso
la Principessa era confusa. -Colpito e affondato. Scusa, non credo di
seguirti.- le restavano solo un paio di sottomarini ed in pratica le
sorti della partita erano già decise. -H3. C'entra il dentista?-
vide il principino muoversi nervosamente sulla sedia con la cresta
azzurrina oscillargli in testa.
-In
vista. Non proprio.- Larry era visibilmente a disagio. -C9. È
capitato per sbaglio.- non offrì ulteriori spiegazioni e Peach era
sempre più curiosa su quella storia prestando meno attenzione al
gioco.
-In
vista. Com'è successo?- e lì la stabile armonia nell'alternanza tra
bombardamenti e conversazione si interruppe bruscamente. Alla domanda
tanto temuta Larry si zittì arrossendo del tutto ed intrecciando
timidamente gli artiglietti.
Il destino volle che proprio in quel
momento Roy stesse passando davanti la camera del fratellino e,
gettando un'occhiata oltre la soglia, che avesse capito a cosa si
stava riferendo Mama Peach constatando lo stato di palese
imbarazzo dell'altro. Ovviamente era un'occasione troppo succosa
per farsela sfuggire. Ed era anche il modo più comodo per far
scontare a Larry la sonora batosta che gli aveva inferto a scacchi
due giorni fa.
-Il
genietto di casa è inciampato sulla sua racchetta e ha sbattuto
il muso per terra. Strike one.- annunciò infilando la testa nella
stanza, sorprendendo i due giocatori ed alzando un dito per essere
sicuro che il messaggio fosse chiaro.
-Questa
zona è off limits!!- Larry sgranò gli occhioni indignato.
-Poi
è
andato di corsa a frignare da papà Re e si è schiantato contro
la porta quando papà Re l'ha aperta per primo. Strike two.- continuò
Roy impietoso alzando il secondo dito.
Detto
ciò poteva anche
andarsene con orgoglio: il suo dovere di fratello maggiore era stato
splendidamente ottemperato osservando compiaciuto la sua vittima
troppo umiliata per reagire. Ahhh, perfidia e vendetta erano un
mix gustoso. Accorgendosi di aver dimenticato un'ultima cosa, le lenti
scure dei suoi occhiali fecero nuovamente capolino da dietro lo
stipite. -Buongiorno, Mama Peach.- e ripartì in cerca del
prossimo sfortunato da colpire.
Alla fanciulla non restò altro da fare che placare il penultimo offesissimo
pupillo della casata reale per l'oltraggio ricevuto con la promessa
di un dolcetto dopo altre tre partite consecutive e la rassicurazione
che, anche con due denti in meno, nulla del suo temibile aspetto
malvagio era stato sfigurato.
Nota
d'autrice:
Anche
voi avete notato che il look di Larry ha subito una leggera modifica
ultimamente? Piccole sorprese by Nintendo. Questa mini fetta di
storia è nata con l'intenzione di offrire una plausibile ipotesi sul
perché oggi il sorriso del bowserotto sia leggermente diverso dalle
origini.
Grazie
di aver letto questa brevissima Larry-shot :]
Koopafreak
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Capitolo 12 *** Fuori dal ghiaccio [M&L:VCB] ***
Fuori dal ghiaccio
«
E lui cosa ci fa qui? »
Bowser si era recato al Castello della Principessa per il solito
rapimento di cortesia e adesso aveva scoperto adirato che quella che
prima, sorvolando i giardini reali, credeva fosse stata
un'allucinazione era invece una beffa della realtà.
«
È stata un'idea di Peach, non mia. »
«
Ripeto. E lui cosa ci fa qui? »
«
La stessa cosa che ci fai tu: l'abusivo ingombrante »
gli rispose nuovamente a tono Mario con le braccia conserte.
«
È un tuo modo aristocratico per darmi del grassone, soldo di cacio?
Non osare paragonarmi a quello scherzo della natura se non vuoi
vedere i tuoi denti che volano »
ringhiò il drago abbassando gli occhi all'altezza del suo opponente.
«
È il mio nuovo giardiniere »
rispose calma Peach sovrastando le voci dell'idraulico ed il Re
Oscuro al principio del loro battibecco.
«
Peach, ma ne sei veramente convinta? »
Si girò verso di lei il fratello del suo paladino, seduto sulla
spessa ringhiera della terrazza del castello, il quale aveva passato
tutto il tempo quieto a sorvegliare la strana creatura in basso
spostarsi lenta col suo passo vacillante tra le siepi e gli eleganti
roseti. Dotty stava appollaiata sul suo berretto a godersi i raggi
del sole sulle piume candide, anche lei osservando curiosa il nuovo
residente al castello di cui si discuteva tanto ultimamente.
«
Affatto. » La fanciulla
annuì decisa.
«
Ma, Peach, non mi fa stare tranquillo il pensiero che ti stia così
vicino. Fino a poco tempo fa stava aiutando quel folle di Sogghigno a
stravolgere l'equilibrio del mondo e adesso lo tieni addirittura
nella tua stessa casa. Non capisco perché meriti tanta compassione.
Lui di certo non l'ha avuta per nessuno quando Sogghigno era ancora
vivo. » Mario era
sicuro che presto o tardi avrebbe finito per rivoltarsi contro di
loro appena si fossero distratti, una volta che si fossero azzardati
a dimenticare a chi avessero permesso di varcare le loro difese sotto
i propri sguardi. Non era da lui conservare tanta ostilità verso
qualcuno come di fatto non ne nutriva per il suo vecchio nemico in
fondo, abituato a gestire con pazienza le sue sistematiche
intromissioni nell'armonia del Regno dei Funghi sin da quando erano
bambini. Tuttavia, la ragione per cui l'idraulico tollerasse
l'atteggiamento di Bowser alla fine consisteva nel fatto che il drago
presuntuoso fosse sì un'autentica fonte di guai ed incomodi, ma era
pur vero che non avrebbe osato torcere un capello a Peach e non
avrebbe mai permesso a nessun altro di farlo.
Invece
con l'ex sgherro di Sogghigno nei paraggi come poteva pensare che
l'incolumità di Peach non fosse a rischio? Non dimenticò mai tutta
la disperazione che lo aveva travolto quando l'ingegnere psicotico
era riuscito a portargliela via, restando nell'inquietudine più
profonda per ore non sapendo cosa ne sarebbe stato di lei se non
fosse riuscito a raggiungerla in tempo: quella era stata l'unica
occasione in cui era stato costretto ad affidarsi al koopa per
salvare Peach, rimasto intrappolato nell'organismo di quest'ultimo.
«
Lo so, ma non è stato così alla fine. Sogghigno è solo un ricordo
adesso e lui non ha più nessuno, né una casa dove tornare. »
Peach ripensò alle parole che lei e l'ex accolito si erano scambiati
da soli. Lui nella mira delle lance dei suoi soldati e lei di fronte
a mascherare la sua inquietudine mentre i ricordi di essere
trascinata stordita e semisvenuta nella gabbia di vetro, dove le
scariche elettriche le avrebbero ghermito il cranio in una morsa
pungente, riemergevano vividi nella sua mente. Ripensò anche a
quello sguardo di pietà che vide oltre la barriera, nascosto dietro
un angolo, lontano dal ghigno malato dell'ingegnere, mentre cercava
di non cedere e liberare la sua magia per sguinzagliare la Stella
Oscura stringendosi le mani finché non era sopraggiunto
l'intorpidimento al dolore.
«
Quasi mi commuovo »
commentò freddo Bowser incrociando le braccia. «
Considerato che non ha ricevuto neanche un millesimo di ciò che si
merita, mi viene una gran voglia di cogliere l'attimo e scendere giù
a riprendere da dove avevo lasciato. »
«
Per me basterebbe mandarlo esattamente dove dovrebbe stare. Sono
sicuro che in carcere hanno un ottimo programma di riabilitazione »
borbottò Mario mettendosi le mani in tasca e scrutando cinico oltre
la ringhiera.
«
Né l'una né l'altra cosa »
replicò severa Peach girandosi verso di loro.
L'idraulico
non controbatté ma era evidente che non approvasse minimamente
quell'irragionevole presa di posizione, scambiandosi un'occhiata con
Luigi che sembrava perplesso piuttosto che disturbato al riguardo.
«
Hai idea di come aveva ridotto il mio castello? Mi ci sono volute
settimane per rimetterlo in piedi! »
Bowser invece non aveva alcuna intenzione di placarsi.
«
Così come è stato col mio. E non siamo riusciti a rimuovere lo
scheletro in titanio che Sogghigno ha innestato nelle pareti »
rispose la Principessa.
Gli
operai avevano “svuotato” gli interni del robot di tutti i
circuiti ed i cavi che attraversavano i muri ed i soffitti, come la
caricatura di un sistema nervoso che correva sulle ossa fredde e
prive di vita, in modo tale che il rischio che si attivasse di nuovo
non angustiasse mai più un solo suddito del suo reame. Ma per
l'infrastruttura metallica non c'era stato nulla da fare a meno che
non si avesse deciso di smantellare l'intero castello pezzo per
pezzo. Gli architetti alla fine avevano espresso la loro approvazione
sul non rimuoverla, asserendo che non vi fosse fondamentalmente
bisogno in quanto al massimo avrebbe solamente reso la dimora più
robusta e quindi la si poteva considerare addirittura un vantaggio.
La consapevolezza comunque di vivere dentro un gigantesco scheletro
ripiegato su se stesso dava una sensazione a dir poco inquietante,
considerando anche che tutti lo avevano visto all'opera ancora attivo
e che mantenessero ben chiara in testa l'immagine del suo castello
trasformato in un grottesco mostro ambulante. Tutti tranne lei per
fortuna, altrimenti le sarebbero venuti gli incubi.
Il
koopa avvertì un vago senso di colpa essendo lui effettivamente il
responsabile dello sfacelo alla casa di Peach, ma era anche vero che
fosse stato il castello ad attaccarlo per primo. «
Appunto. Allora non sprecare energie inutili e buttalo fuori a calci
come avresti dovuto fare dall'inizio »
le suggerì caldamente.
«
Nessuno è mai stato buttato fuori a calci da qui. Non intendo
cominciare. » Peach era
serena ed irremovibile al tempo stesso.
«
Ti ritroverai una brutta sorpresa, secondo me. Credi che ti sarà
riconoscente? Che un giorno si sveglierà e farà voto di buona
condotta a vita? Non l'hai guardato bene in faccia allora. Io sono
sicuro di quello che dico perché l'ho presa a pugni per ben tre
volte ed una quarta non stroppierebbe. »
Il koopa fletté le dita controllandosi gli artigli della mano
sinistra, rivivendo quei bei momenti. «
Giardiniere? Non credo proprio. Il mio è un consiglio basato sui
fatti: sbarazzatene prima che combini altri danni. Ma se vuoi
aspettare finché non accada, la scelta è tua. »
«
Allora aspetterò e, se succederà, ammetterò davanti a voi di aver
sbagliato. Comunque sì, è un bravissimo giardiniere. Riconosce
tutte le piante solo dall'odore e ha capito che due alberi del
giardino fossero malati senza nemmeno guardarli. Sapete che l'olfatto
di un cinghiale è tra i più acuti al mondo? »
«
Sono così impressionato da soffocare »
commentò ironico il koopa che evidentemente non apprezzava le
meraviglie della zoologia quanto lei. «
Ad ogni modo, da dove è spuntato Grugnostrano? Non l'avevo visto in
circolazione da un pezzo altrimenti gli avrei fatto passare io la
voglia di rifarsi vivo da queste parti. »
«
Grugnosauro » lo
corresse Peach. « E
anche quello non è il suo nome. Sogghigno lo chiamava così perché
secondo lui era più... »
la Principessa fece un gesto vago con la mano. «
Più “spaventevole” di Midbus. »
«
Midbus? Che nome è? »
Bowser batté gli occhi.
«
Il suo. Me l'ha detto lui. »
Peach
riferì esattamente ciò che aveva già raccontato ai fratelli Mario
che anche loro si erano accorti quella mattina stessa dell'ultimo
arrivato trovandoselo praticamente davanti: «
L'abbiamo scoperto tre giorni fa a vagare nei sotterranei di
Fungopoli. Era da tempo ormai che si vociferava di una presenza
sinistra che si aggirasse laggiù. C'era addirittura chi affermava
che fosse un fantasma perché nessuno lo aveva mai visto, si
sentivano solo dei rumori sospetti e tutti i cestini del pranzo delle
guardie nei paraggi continuavano a sparire. Alla fine un bambino per
curiosità si è avventurato sottoterra ed è riuscito a fotografarlo
prima di fuggire, allora lo abbiamo riconosciuto e sono scattate
immediatamente le ricerche. Quando è stato circondato non ha opposto
resistenza, nemmeno dopo essere stato scortato in superficie e così
abbiamo parlato ».
Mai
parole furono più sprecate con un ceffo di quella sottocategoria,
pensò tra sé Mario ricordando lo sguardo spaccone e la pronuncia
sgangherata dello scorbutico ex sgherro in quell'unica occasione
quando lui e suo fratello avevano avuto il piacere di
incontrarlo nel retro del giardino trasformato in discarica, quando
il suo padrone era ancora vivo e barricato nel castello. Poi però si
pentì di una considerazione tanto meschina, sebbene non potesse
neppure vederlo.
«
Okay, avete parlato. E con questo? Scommetto che ti ha raccontato una
storiella strappalacrime su come lui non avesse mai voluto fare del
male a nessuno, che lui in fondo è un bravo ragazzo, che da piccolo
andava agli Scout tutti i giorni, che Sogghigno lo aveva costretto o
magari gli aveva fatto il lavaggio del cervello e gne gne gni.
Manfrine varie e scontate »
replicò Bowser infastidito, anche lui profondamente turbato
dall'esagerata vicinanza del suo vecchio nemico alla Principessa. E
lo alterava inoltre il fatto che lei indirizzasse tanta attenzione a
quel perdente che non se la meritava ed invece poteva benissimo
dedicarla a lui. Questa ragione aveva contribuito ulteriormente alla
mole di animosità che il koopa riservava per Midbus, insieme a tutte
le altre.
«
No, era pienamente consapevole di ciò che stava facendo e nessuno lo
ha obbligato. » Peach
non si scompose.
«
Un motivo valido per scendere giù e dargli quello che si è cercato
da solo, mi pare. » Il
drago si chiese cosa mai passasse per la testa della fanciulla.
Avrebbe pagato in oro per scoprirlo perché in quel momento si
comportava come se fosse stata fuori di senno.
«
Lo hai già punito abbastanza, Bowser. Non serve continuare. »
«
Lo decido io quando è abbastanza e siamo parecchio lontani dalla
quota minima. » Questi
aveva già cominciato ad agitarsi ed i fratelli tesero i muscoli
tenendolo d'occhio, pronti ad intervenire al primo segno di
belligeranza.
«
Per favore, non arrabbiarti e lasciami fare, va bene? Se mi sarò
sbagliata, allora non interferirò più e potrai farti giustizia a
modo tuo » propose la
Principessa senza vacillare nella sua sicurezza, continuando a
fomentare i dubbi dei presenti sull'intera faccenda. Contro ogni
statistica, Bowser ritrovò la calma e la guardò attentamente per un
lungo momento.
«
Farò come vuoi tu, per questa volta. Ma è meglio che tu abbia
ragione perché se mai si azzarderà a giocarti un brutto scherzo,
ovunque si nasconda, ovunque si illuda di averla fatta franca, lo
stanerò come un coniglio e mi assicurerò personalmente che di lui
non resterà più nulla. Hai la mia parola su questo. »
Peach
annuì e dopo un attimo di incertezza, sapendo che il drago avrebbe
mantenuto fino in fondo quella promessa con tutta la sua ferocia, gli
tese la mano. Bowser la cinse delicatamente tra i suoi artigli,
suggellando quel patto ed assicurandole che se non gli avesse dato
un'ultima buona ragione, Midbus non sarebbe incorso nella sua
vendetta. Anche Mario e Luigi avevano dovuto prendervi parte e
garantire che il nuovo ospite non li avrebbe avuti come nemici a meno
che non ci fosse stata la giusta provocazione.
«
Ma perché lo fai? » le
chiese Bowser non senza un'ombra di scetticismo, pronto a puntare
qualsiasi cifra sull'esito opposto a quello auspicato dalla
fanciulla, qualunque esso fosse.
«
Voglio solo dargli una possibilità »
fu la risposta accompagnata da un sorriso.
In
basso, tra le aiuole colorate e le siepi perfettamente potate, ignaro
di essere diventato l'oggetto di una scommessa, la figura possente
per metà sauresca e per metà suina dell'ex braccio destro di
Sogghigno si spostava da un angolo fiorito del prato all'altro più
lenta e ciondolante del solito, a causa di una zampa malconcia che
non aveva ancora finito di ristabilirsi dopo l'ultima pesante
sconfitta col Re Koopa. La Principessa gli aveva offerto un fungo
risanante per le ferite che aveva sparse su tutto il corpo, ma Midbus
aveva rifiutato considerandolo come un gesto di pietà e lui non
voleva la pietà di nessuno. Tanto per lui il dolore non costituiva
un problema. Però aveva permesso che venissero medicate e fasciate,
solo perché la Principessa aveva continuato ad insistere. Perché
lei non lo avesse buttato a marcire in una cella distruggendo poi la
chiave appena si erano rivisti proprio non era riuscito a capirlo.
Quello che aveva fatto a lei, al suo castello e che stava per fare al
suo regno era imperdonabile. Nessun altro al mondo si sarebbe
comportato come la Principessa che non lo aveva giudicato, punito o
per lo meno insultato. Niente di niente.
Quando
era riuscito a liberarsi dal robusto involucro di ghiaccio, i suoi
poteri erano completamente prosciugati e non poteva neanche alzarsi
in piedi. Udendo le grida di giubilo provenire da fuori la carcassa
malandata del castello aveva capito che Sogghigno era stato
sconfitto. Solo in seguito aveva appreso che era morto. Non gli
restavano altro che freddo, dolore e le forze sufficienti per
zoppicare verso la via di fuga più vicina possibile prima che
venissero a prendere anche lui. Con l'olfatto aveva individuato il
condotto che esalava l'aria stantia e umida dei sotterranei e senza
pensarci due volte aveva tagliato la corda da quella parte,
rifugiandosi nell'ala dimenticata del sottosuolo dove nessuno osava
circolarvi da decenni. Lì aveva aspettato, aspettato e aspettato,
mangiando quello che poteva rubare in giro e sperando in un segno di
vita da parte del suo padrone che sarebbe venuto a cercarlo per
reclamare insieme la loro vendetta. Poi si era arreso all'evidenza
che Sogghigno lo avesse abbandonato oppure non poteva raggiungerlo,
ma era troppo malmesso ancora per uscire alla luce del sole ed
imbattersi nei soldati del castello o peggio in Bowser, che avrebbero
sicuramente smaniato di fargli la pelle per festeggiare il suo
ritorno. Così si era rassegnato a restare laggiù, in attesa di
nemmeno lui sapeva cosa visto che il mondo di sopra gli era
categoricamente precluso.
Un
bel giorno però uno di quei funghetti del posto si era calato nel
suo nascondiglio ed era riuscito a sorprenderlo nel sonno, scattando
una foto ed accecandolo col flash prima che potesse acciuffarlo. La
sera stessa, anche se dopo uscendo si era accorto che era mattina,
nei sotterranei si finiva ineluttabilmente per smarrire la concezione
temporale, scesero a prenderlo con la delicatezza persuasiva delle
picche e non si difese. Non ne vedeva il motivo dato che non aveva
più nulla. Invece di essere portato direttamente in carcere o nelle
segrete del castello, che poi scoprì non fossero comprese nella
pianta della costruzione, fu scortato di fronte alla Principessa che
aveva espresso l'ordine preciso di poterlo vedere subito. Fu lei a
comunicargli del destino di Sogghigno e che fosse avvenuto per sua
stessa mano. Midbus non aveva detto niente alla notizia perché in
fondo se lo era sentito. Ed anche perché aveva tante di quelle
picche puntate addosso da toad tremanti e talmente impauriti di lui
che, se gli fosse sfuggito un solo starnuto, la loro paranoia avrebbe
finito per farlo infilzare come un puntaspilli.
Poi
la Principessa gli aveva chiesto per quali ragioni avesse appoggiato
Sogghigno nel suo progetto di distruzione, se fosse stato consapevole
delle conseguenze delle sue azioni e se gli fosse importato qualcosa
di tutti quelli che ci sarebbero andati di mezzo. La sincerità di
Midbus era stata quasi da ammirare: non era un progetto di
distruzione ma di conquista e lui voleva prendersi potere e terra
finché c'era da arraffare per sistemarsi come un pascià sino alla
fine dei suoi giorni; sapeva benissimo cosa stava facendo e non gli
era chiaro il senso di una domanda tanto stupida (e lì le lance
erano avanzate verso di lui di qualche centimetro) e no, non gli
importava un accidente di chiunque si fosse parato sulla sua strada
per ostacolarlo (altri pochi ma preziosi centimetri in meno tra lui e
le punte affilate).
Sebbene
il dolore prolungato e l'ombra malinconica nei sotterranei avessero
reso quel periodo di esilio forzato un'eternità, si ricordava
perfettamente il viso della Principessa dal loro ultimo incontro dopo
che Sogghigno l'aveva chiusa nella sfera di assorbimento per
sottrarle l'energia necessaria a liberare la Stella Oscura. Era stata
sfortunata a riprendere i sensi esattamente un attimo prima che
Sogghigno attivasse il marchingegno e le scariche partissero, perché
da addormentata non avrebbe fatto resistenza e non avrebbe sentito
nulla, invece non era andata come previsto e l'ingegnere non aveva
avuto intenzione di fermare tutto proprio ad un passo dal realizzare
il suo progetto. Lei lo aveva guardato da dietro il vetro mentre
combatteva e soffriva ed era stato un valoroso tentativo di rimandare
l'inevitabile, Midbus gliene aveva dato atto. E assieme ad un barlume
di ammirazione per quella creatura tanto fragile ma tenace era sorta
inaspettatamente la compassione: una scoperta completamente nuova per
lui. Aveva sperato in quel momento che la macchina si sbrigasse e che
lei non avesse dovuto penare lì dentro ancora a lungo, mentre
Sogghigno la scherniva e rideva dei suoi patetici sforzi. Poi era
arrivato Bowser e non aveva avuto più tempo di pensare alla sua
rivoluzione emotiva, perché gli riusciva più facile concentrarsi su
una cosa alla volta.
Tornando
al suo colloquio straordinario ed alle picche, la Principessa aveva
dato il comando di abbassare le armi ed i toad confusi, dopo averselo
fatto ripetere ancora, obbedirono arretrando e sistemarono le lance
al loro fianco in posa vigile, guardandolo timorosi e ancora più
tremanti. Anche Midbus l'aveva fissata basito. Allora lei gli aveva
chiesto cosa intendeva fare ora che Sogghigno non esisteva più e la
Stella Oscura era svanita in chissà quali meandri della galassia.
Lui ci aveva pensato su ed aveva concluso con un'alzata di spalle:
nemmeno lui lo sapeva. Tutto era andato perso assieme a Sogghigno: le
sue speranze, le sue aspirazioni, i suoi mezzi per raggiungere ciò
che aveva da sempre desiderato. Sapeva solo picchiare duro, per
questo l'ingegnere lo aveva voluto con sé con la promessa di
avverare i suoi sogni di potere e lusso. Non aveva niente prima, non
aveva niente adesso e non vedeva prospettive diverse per il futuro
specialmente se circondato da soldati armati e scattosi. Così,
quando lei di punto in bianco gli aveva offerto una chance per
redimersi, non gli era parsa una cattiva idea accettare.
Ecco
dunque come era arrivato lì, nei giardini della reggia reale, ad
annaffiare fiori, potare piante, spostare carichi di terriccio e
svolgere tutti i compiti di un giardiniere professionista. Per non
averlo mai fatto prima gli riusciva bene. Forse perché la sua parte
di cinghiale era immersa nel proprio elemento ed era un mondo di
tracce invisibili a qualunque altro olfatto che lui invece conosceva
a memoria e sapeva interpretare con l'aiuto dell'istinto.
L'ispirazione per assegnargli quell'incarico era nata quando,
passeggiando per i fatti suoi a sgraffignare i frutti dai rami, aveva
individuato per caso la traccia sospetta dei due alberi malati e si
era involontariamente conquistato un posto di lavoro. Realizzò in
poco tempo che la cosa non gli spiaceva: gli odori vivi e armoniosi
del giardino gli svuotavano i polmoni del tanfo indimenticabile dei
sotterranei; sapeva da solo cosa doveva fare senza dover ricevere
ordini da nessuno; poteva prendere tutta la frutta che voleva e aveva
vitto e alloggio assicurati. Non gli importava un fico secco se gli
abitanti lo evitassero come la peste, eccetto una giovane toad con le
trecce rosa che aveva il coraggio di salutarlo quando si incrociavano
e ogni tanto osava addirittura rivolgergli la parola. D'altro canto
la Principessa gli faceva visita spesso, fermandosi pure a
chiacchierare ed osservarlo lavorare. Una volta gli aveva anche
portato una torta. Nonostante la sua vita avesse subito una svolta
radicale dal programma di conquista originario e non avesse portato a
termine la sua corsa al potere, forse le cose avrebbero potuto
funzionare lo stesso.
Sussultò
udendo degli strepiti adirati provenire dalla terrazza del castello
ed alzò il grugno perplesso aguzzando la vista per capire cosa
stesse accadendo oltre la ringhiera, ma il sole gli impediva di
localizzare i responsabili della confusione. Riconobbe la voce di
Peach colma di indignazione e un'inconfondibile risata gutturale che
ricordava di aver sentito nei momenti peggiori della sua vita. Una
sagoma tondeggiante si allontanò rapidamente dal tetto e Midbus
scrutò Bowser al comando di un velivolo dall'aspetto improbabile,
indirizzando versacci e beffe a qualcuno che gli stava tuttora
urlando dietro dal balcone agitando il pugno in aria. Peach stava
comoda nella presa del drago con le braccia conserte ed un broncio di
disappunto tracciato sul viso. Lo scorse assistere allibito allo
spettacolo tra le aiuole, gli sorrise e lo salutò con la mano mentre
si faceva sempre più piccola in lontananza e l'allarme dilagava per
il castello.
«
Non impressionarti » lo
rassicurò una vocina accanto a lui. Midbus abbassò gli occhi e vide
la piccola toad con le trecce fissare la medesima scena con la
massima tranquillità per poi incontrare il suo sguardo. «
Ordinaria amministrazione. »
Nota
d'autrice:
One
shot corposa questa, pardon.
Non mi piace lasciare le cose in
sospeso e ho voluto trovare una soluzione per Midbus, dimenticato a
fare la bella statuina di ghiaccio al Castello di Peach, così da
togliermi il pensiero che mi è rimasto fisso in testa da quando ho
completato il gioco. E visto che adoro questo personaggio ho optato
per una fine più allegra di Sogghigno.
Lo avevo già detto ma lo
ripeto anche qui: “Grugnosauro” non lo sopporto come nome.
Preferisco la variante inglese perché trovo gli stia meglio, è una
mia fissazione.
Grazie
di aver letto il seguito della sua storia. :]
Koopafreak
|
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Capitolo 13 *** Compromessi a tavola ***
l
Bowser
ricordava benissimo la sera in cui lui e la Principessa avevano
inaugurato la loro prima cena insieme: era stata un disastro da
segnare negli annali. Lei non poteva vederlo, figurarsi mangiarci
assieme e lui era ancora troppo immaturo ed inesperto su come
relazionarsi correttamente con la fanciulla, per cui non avrebbe mai
potuto concludersi diversamente: una sedia vuota davanti a lui, la
porzione di Peach praticamente intatta al contrario del bicchiere
poggiato accanto mentre il suo muso grondava vino. Dopo tutto si
imparava sbagliando ed infatti, errore dopo errore, le cose erano
andate lentamente migliorando al punto tale che la Principessa fosse
arrivata ad accettare finalmente di sedere a tavola senza dover
esservi fisicamente costretta.
La
presenza della deliziosissima convitata aveva inevitabilmente
comportato l'ampliamento della varietà del menu reale integrandovi
nuovi e sconosciuti alimenti che mai nella storia avevano ricevuto
l'onore di farvi parte, alcuni assai meno graditi di altri. Infatti
nonostante gli strenui tentativi dello chef di mascherarne il sapore
con aromi e salse, Bowser era ancora ben lontano dall'iniziare a
familiarizzare con le verdure che purtroppo erano invece tanto
apprezzate dalla Principessa ed il koopa aveva accettato di
sopportarne l'odore solamente quando c'era il profumo della sua
ospite preferita a distrarlo. In cambio Peach aveva avuto modo di
espandere i propri orizzonti culinari assaggiando ogni volta pietanze
sempre nuove della cucina tradizionale pepata e ricca di spezie della
Terra Oscura. Dalla loro prima cena in reciproca compagnia, Bowser
aveva scoperto con una certa meraviglia che la soglia di percezione
del gusto degli umani e dei koopa non coincidevano esattamente alla
perfezione e dunque si era visto costretto a far diminuire
notevolmente le quantità di peperoncino nelle vivande, il quale
costituiva un elemento praticamente onnipresente sia nelle ricette
più popolari che nelle più sofisticate, affinché Peach avesse
potuto consumare un pasto indolore senza dover bere le sue stesse
lacrime. Eppure qualche inconveniente poteva ancora capitare.
«
Queste patate sono dei kamikaze »
commentò la fanciulla con un fil di voce accingendosi ad afferrare
il proprio bicchiere, nascondendo a malapena l'urgenza nel gesto.
Bowser inarcò un sopracciglio ed assaggiò la sua porzione.
«
Per me non hanno sapore »
constatò perplesso. Il Re aveva dato ordine anche che gli fossero
servite ogni volta le medesime pietanze di Peach, al momento troppo
impegnata a bere per parlare, solo in quantità nettamente superiori
per ovvie questioni di proporzione. «
Colpa vostra che vi siete abituati male con quella cucina insipida
che avete e basta un granello di pepe a farvi fischiare »
la punzecchiò mettendosi in bocca un'altra forchettata di quei
tuberi scipiti a suo gusto.
«
La nostra cucina mira a mantenere il sapore autentico degli alimenti
freschi. E comunque anche noi usiamo il peperoncino, ma non fino
all'autocombustione. »
La fanciulla provò a mediare l'effetto piccante mangiandovi insieme
dei pezzetti di pane. Dovette riempirsi di nuovo il bicchiere cogli
occhi lucidi. Bowser ridacchiò divertito spolverando il suo piatto
mentre Peach gettò uno sguardo desolato sul proprio.
«
Puoi benissimo saltarle e passare direttamente al dolce »
propose il koopa ipotizzando che si sarebbe fatta mattina prima che
Peach fosse riuscita ad imporsi anche sull'ultimo bellicoso pezzetto
di cena.
«
Ma non mi va di farle avanzare »
replicò ostinata racimolando tutta la sua forza di volontà e
mandando giù un altro pungente boccone.
Bowser
non fece commenti sulla stravagante fissa della fanciulla di non
permettersi in alcun caso gli sprechi, nemmeno con le papille
gustative in agonia, grazie alle solite tiritere degli educatori
riusciti nel loro intento di inculcargliele in testa sin da piccola.
La contemplò per un momento mentre portava avanti con dignità la
sua faticosa missione, quasi strozzandosi a causa di un colpo di
tosse grazie al peperoncino andato di traverso, arrossendo e
coprendosi la bocca coi ciuffi biondi che le ricaddero sul viso:
anche quando faceva la sciocchina non smetteva mai di essere la cosa
più interessante su cui posare gli occhi. Intanto che Peach tossiva
e non poteva guardare, Bowser le prese lesto il piatto e senza tanti
complimenti rovesciò ogni singola briciola nelle sue fauci
rimettendolo poi al suo posto. Quando se ne accorse, la Principessa
si girò verso di lui ed il koopa bevve dal suo calice tre volte le
dimensioni di uno umanamente idealizzato, impersonando l'essenza
dell'innocenza.
«
Adesso si può portar via. »
Le fece l'occhiolino e schioccò le dita affinché si facesse spazio
per il dolce.
«
Grazie » sussurrò la
fanciulla con la voce incrinata bevendo un altro sorso d'acqua per
spegnere le papille gustative in fiamme. Dei parakoopa in guanti
bianchi e papillon sgombrarono la tovaglia dalle stoviglie usate e
servirono il dessert su un elegante piatto da portata di cristallo
finemente intagliato.
«
Cosa sono? » A Peach si
illuminarono gli occhi intrigata dall'aspetto delizioso ed al
contempo buffo di quei dolcetti ricoperti di zucchero a velo.
«
Poffy Shell » rispose
il Re osservando compiaciuto la sua ospite interessata come una
bambina davanti ad una nuova scoperta. «
Sono una pietanza tradizionale delle nostre parti, ma dal momento che
il liquore usato per insaporire il ripieno è molto costoso dati i
lunghi tempi di invecchiamento, la ricetta è stata modificata con
varianti più semplici per accontentare tutti. Questi però sono
Poffy Shell secondo la ricetta originale. »
Peach
non resistette e delicatamente prese tra le dita uno di quei
bomboloni colorati e grandi come mandarini che imitavano
perfettamente la forma del guscio puntuto di Bowser, talmente
simpatici e precisi nei dettagli che mangiarli sarebbe stato quasi un
peccato. Si accorse che il koopa la stesse scrutando divertito dietro
gli artigli intrecciati sopra la tavola, in attesa del primo morso e
del verdetto senza dimostrare però alcuna intenzione di anticiparla.
Appena assaggiato il pasticcino, l'incidente col peperoncino venne
immediatamente rimosso dal nuovo sapore meraviglioso, con una cadenza
leggermente fruttata nascosta dietro la crema calda nel nucleo e
seguita dal retrogusto amarognolo del liquore che scaldava la gola.
Spiazzata in principio Peach non realizzò subito che le andasse
veramente a genio, ma appena si abituò finì il primo Poffy Shell
con entusiasmo e passò al secondo. Il koopa agitò lieto la coda e
mentalmente emise un sospiro di sollievo al risultato auspicato.
«
Sono squisiti! »
cinguettò estasiata. Bowser rise con l'aria di chi la sapeva lunga e
si servì, afferrando un pasticcino tra le dita e lanciandolo in
bocca con uno scatto preciso del pollice.
«
Sono i miei dolci preferiti »
le confidò mentre gli si scioglieva sulla lingua. Rifiutandosi di
perdere un'occasione per mettersi in mostra, cominciò a spiegarle il
lungo e complesso procedimento per ottenere il sapore perfetto del
liquore, detto Zanna di Drago, attraverso l'infusione
dell'essenza pura di un'erba rara che cresceva solamente sulle
pendici delle cime vulcaniche. Peach lo ascoltava con cortesia, o per
lo meno quella era l'impressione che riusciva a rendere perché
gradualmente, in silenzio, un pasticcino dopo l'altro, la
concentrazione della Principessa andò lentamente scemando e non
proprio a causa dell'argomento di conversazione.
A
metà del suo monologo Bowser notò che gli occhi della fanciulla
erano diventati più luminosi e, se possibile, ancora più belli da
guardare e si sentì grato che i rettili non fossero dotati del lusso
di arrossire. Mentre la bocca andava da sola esponendo i principi di
conservazione dell'essenza della Zanna di Drago, la mente del koopa
cominciò ad interrogarsi su cosa avesse provocato quel minuscolo
seppur interessante mutamento. All'inizio attribuì che fosse dovuto
in qualche modo alla luce delle candele ma, quando la più fragile e
persistente delle speranze si fece timidamente avanti come un debole
sussurro, cominciò a pensare che la causa di quello scintillio fosse
proprio lui. Facendo uno sforzo sovrumano cercò di non esternare la
propria emozione e proseguì impassibile col suo discorso mentre
sotto le squame l'agitazione turbinava come un nugolo di farfalle,
senza riuscire a staccare lo sguardo dalle iridi cristalline che non
lo mollavano un secondo e per le quali pregava che non lo avessero
mai fatto. Ad un certo punto si accorse che le guance della
Principessa si erano leggermente tinte di rosso e quasi temette di
iniziare a balbettare impaperandosi con le parole. Poi Peach cominciò
a ridacchiare.
Bowser
avvertì il muso bollirgli e si interruppe imbarazzato, temendo di
aver detto una baggianata dato che nemmeno lui aveva più idea di
cosa stesse parlando fino ad un secondo prima. La Principessa non
sembrava incline a ricomporsi e si coprì le labbra con la mano
abbassando la testa così al koopa non restò altro da fare che
testimoniare in diretta la picchiata della sua ospite verso uno stato
di inspiegabile, irrefrenabile ilarità. Osservandola basito per un
lungo momento, Bowser non era ancora riuscito a comprendere se il
responsabile di quell'inaspettato sviluppo fosse stato lui o meno e,
gettando una casuale occhiata sul piatto, constatò che i Poffy Shell
erano stati quasi completamente sterminati. Un minuscolo sospetto si
insinuò allora nella mente del Re. Non poteva essere.
«
Peach. » La squadrò
serio avvicinandole il grande muso.
«
Mmmmhhh? » La
Principessa alzò la testa verso di lui con le guance fucsia e gli
occhioni azzurri più spiritati che mai, tentando inutilmente di
soffocare le risa che le facevano tremare le spalle come in preda ai
brividi. Era lampante. Provò a calcolare la quantità di alcol che
Peach potesse effettivamente aver ingerito e concluse che nemmeno uno
dei suoi bowserotti ci avrebbe battuto ciglio. Lo Zanna di Drago era
realmente potente di per sé, ma non ce n'era che la metà di un
ditale in ogni porzione e per di più anche diluito. Scuotendo la
testa e realizzando appieno in quali strambe circostanze fossero
incappati, Bowser venne inevitabilmente contagiato dalla comicità
dell'intera faccenda. Cos'altro poteva fare ormai? Le passò la
parola. E scoprì che nemmeno Peach sfuggiva alla legge universale
secondo cui l'alcol donasse a chiunque la parlantina.
«
Poi dobbiamo ancora organizzare il buffet per il ricevimento e sono
settimane che lotto col pensiero costante che i sovrani di
Fagiolandia siano entrambi rigorosamente vegetariani e che solo la
vista della carne li offenda. Ma devo dunque monopolizzare l'intero
menu per tutti i restanti 158 invitati? »
proferì con la gravità che si doveva ai problemi di entità
catastrofica, guardando il suo ascoltatore alla disperata ricerca di
solidarietà.
Bowser
stava lì ad ammirarla con un gomito sul tavolo ed il palmo a
sollevare il mento, manifestando grande partecipazione con
un'espressione tra il divertito ed il compassionevole. L'attimo di
passaggio dalla filippica contro il maltrattamento dei libri al
dilemma culinario doveva esserselo perso per strada ma non importava.
Anche se stava prestando più attenzione alla serie di emozioni che
si alternavano sul viso dolce della sua Principessa invece che alle
sue parole in verità, sarebbe rimasto felice piantato di fronte a
lei ad assecondarla per tutta la sera.
«
Invece di un buffet allora ricadi sulla classica cena da seduti e a
loro farai portare altra roba. »
Strinse le spalle proponendo una soluzione ragionevole.
«
Ma sono gli unici vegetariani nella lista e le tavolate si dispongono
tutte da otto posti. Io e Mastro Toad possiamo benissimo adattarci
per una sera, ma per gli altri quattro convitati al nostro tavolo
come faccio?! Posso chiedere a Daisy di abbozzare ma resterebbero
comunque tre posti e salterebbe tutto! »
replicò Peach inconsolabile, tenendo tra le dita uno dei restanti
Poffy Shell già addentato.
«
Allora sai che ti dico? Una bella flebo di glucosio a testa. Così
ognuno può andare in giro contento dove vuole, a chiacchierare con
chi vuole, e sui sacchetti ci scrivi "Buffet". Nessun tipo
di discriminazione, nessuna scomodità, pratico ed economico. »
Il koopa osservò con una certa soddisfazione gli occhi della
fanciulla riempirsi di comico sgomento fissarlo a loro volta. Poi,
non appena fu riuscita ad immaginarsi la scena coi neuroni
leggermente rallentati dall'influenza dell'alcol, collassò sullo
schienale della sedia in preda a convulsi di risa talmente forti da
tenersi la pancia e raggomitolarsi annientata sotto lo sguardo
intenerito del Re.
La
sua voce continuò a risuonare diamantina per le pareti del lugubre
castello anche durante il tragitto verso la sua camera, sollevata
dalla sfida di doverci arrivare da sola in tali condizioni.
Nota
d'autrice:
Ispirata
ad una storia vera. Non dico altro.
Grazie
di aver letto fin qui :]
Koopafreak
|
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Capitolo 14 *** Armistizi musicali ***
t
Ludwig
nel suo profondo aveva sempre sperato che tra i suoi irritanti,
chiassosi, immaturi fratelli ve ne fosse almeno uno con cui
condividere il suo amore assoluto per l'arte della musica. Purtroppo
il destino aveva voluto diversamente: Larry era troppo iperattivo ed
impaziente per restarsene buono un momento a contemplare i
meravigliosi intrecci sinfonici che lui invece tanto decantava; con
Morton e la sua spanna d'attenzione degna di un furetto era stato
abbastanza realista da non nutrirvi illusioni sin dall'inizio, appena
preso nota della rispettiva totale incapacità di stare zitto per
trenta secondi filati e quindi anche di ascoltare, a meno che non
fosse piantato davanti ad un televisore; Iggy aveva ben altri grilli
per la testa, tra esperimenti potenzialmente calamitosi e strambe
invenzioni, così la musica era l'ultima delle ultime nella lista
delle sue priorità; Lemmy era un altro della stirpe che delle
raffinate melodie non sapeva cosa farsene, preso dalla sua passione
per le acrobazie e l'equilibrismo, con una tendenza a perdersi molto
spesso tra le nuvole; Wendy al contrario l'apprezzava e le dedicava
anche un certo spazio nelle sue giornate, ma la concezione di musica
della sorellina non aveva nulla a che spartire con le note suadenti
sui dolci pentagrammi di un Ludwig ancora più disilluso, andando
dietro alle stelle del pop di turno per chissà quale mistica ragione
come buona parte delle giovani teenager frivole e innamorate...
In
compenso il terzo fratello più anziano era l'unico che non si
limitasse all'ascolto e che facesse pratica addirittura diverse volte
la settimana. Di fatto era qui che l'amara delusione del maggiore
sfociava a intervalli regolari nell'esasperazione, tanto da
preferire infinitamente il caso irrecuperabile della sorella. Roy
suonava la batteria e, a tempo perso, la chitarra elettrica. Morale
per Ludwig: doppia la fregatura, doppie le rogne da combatterci.
Il
castello era grande, ma di sale per la musica si disponeva di una
sola e dunque fieramente contesa ogni giorno tra due fuochi. Bowser
ne aveva avuto abbastanza da un pezzo ormai di lamentele al riguardo
e, siccome il Re non andava pazzo dei gusti musicali né dell'uno né
dell'altro e la stanza era il solo spazio adatto a confinare il
rumore dove non avrebbe afflitto nessuno, aveva sentenziato che
fissassero un calendario in cui si accordassero sulle ore per
usufruirne. Quando constatò che i litigi per la precedenza sulla
stanza, lungi dallo spegnersi, si erano allora semplicemente
focalizzati sulla preferenza dei turni e sul maggior numero di ore a
proprio vantaggio, Bowser si era chiamato fuori alzando gli occhi al
cielo.
Ludwig
aveva reclamato più diritti e quindi molte più ore rispetto a suo
fratello in nome della sua posizione nella gerarchia della progenie e
della sua rispettabile esperienza, la quale meritava
imprescindibilmente di più il lusso di poter affinarsi e toccare la
perfezione che già sfiorava magnificamente. Roy, lontano
dall'accettare a testa bassa di stare a quelle ostentate pretese,
aveva ovviamente controbattuto facendo forza sul suo futuro progetto
di fondare una band e che la sala gli servisse assolutamente per le
prove. Il nuovo battibecco non era durato a lungo prima che entrambi
fossero giunti a scrutarsi in cagnesco da due centimetri di distanza
pronti a scatenare una rissa, allora fu il turno di Peach di scendere
in campo in veste di arbitro. Grazie alla fermezza e la pazienza
della Principessa, unica autorità vivente oltre a loro padre che
nessun bowserotto avrebbe mai osato mettere in dubbio, fu così che
tutti e due i litiganti avevano avuto infine un orario soddisfacente
per dare sfogo alla propria passione senza causare feriti nel mezzo.
Durante
i suoi soggiorni saltuari al castello, Peach si ricordava sempre di
controllare che il patto faticosamente stipulato tra Roy e Ludwig
continuasse a resistere. Le sue visite ispettive alla sala della
musica erano molto apprezzate e sia il primo sia il terzogenito Koopa
avevano finalmente trovato qualcuno che considerasse i frutti del
loro impegno in qualcosa che amavano. Non che mancasse loro chi lo
facesse al collegio o altrove, specie per Ludwig che aveva già
ricevuto numerosi riconoscimenti e dirigeva da solo l'orchestra
scolastica, ma il fatto che questo qualcuno gli fosse tanto vicino
personalmente e che godesse di una stima diversa rispetto a qualunque
altro estraneo rendeva quel piccolo spicchio di confidenza speciale e
tutti gli elogi appaganti in una maniera molto più intima. Inoltre
Peach aveva involontariamente trovato il modo di fare breccia nella
scorza dura di entrambi i bowserotti, di natura molto più complicata
e diffidente in confronto ai loro turbolenti fratelli, così la lotta
per le attenzioni della Principessa dopo ogni rapimento si era estesa
ad altri due contendenti.
«
Tempo scaduto, Roy. Cessa immantinente l'inquinamento acustico che
regna qui dentro e sgombra il tuo ferrame. »
Ludwig entrò nella sala vuota ad eccezione del fratello e Peach, con
in mano gli spartiti delle sue ultime creazioni che era impaziente di
mostrarle.
«
Sei tu che inquini ogni volta che apri bocca »
ribatté il minore indispettito per essere stato interrotto mentre
sistemava gli ultimi accordi. « E non ho ancora finito, sei sordo per
caso? »
«
Sono addolorato di non esserlo tutte le volte che occupi questa
stanza »
rispose atono poggiando i fogli sul suo leggio.
«
Ragazzi »
cercò di chetarli Peach mentre l'atmosfera si stava già
riscaldando.
«
Va' a suonare negli ospizi, Lud. »
«
E tu sui marciapiedi, Roy. »
«
Ragazzi. »
«
Almeno la mia è musica attuale, fossile. La tua si acoltava quando
la gente cadeva ancora dai dinosauri. »
«
Data la tua fenomenale ignoranza in materia, non considero nemmeno il
tuo parere. Adesso puoi anche andartene dalla finestra, è una scelta
a me indifferente. »
«
Ragazzi! »
«
Ti va di sentire un pezzo che ho modernizzato apposta per te? »
Roy era ormai innescato.
«
No. Perché sei ancora qui? »
Adesso Ludwig era visibilmente seccato dall'ostruzionismo dell'altro.
Di questo passo la lite era inevitabile e Peach non riuscì ad
imporsi prima che il suono squillante della chitarra elettrica le
coprisse la voce, riproponendo una delle melodie preferite del
fratello maggiore rivisitata sotto una chiave metal. E quindi atroce
alle orecchie di Ludwig inorridendo in ogni fibra del suo essere coi
capelli dritti in testa e smarrendo il suo stoico contegno.
«
Metti subito fine a questa dissacrazione!! »
ululò flettendo gli artigli punto sul vivo e pronto a sputare fuoco
e ingiurie tutti insieme.
Roy
rise muovendosi sulle punte e strimpellando allegramente ma il suo
sadico divertimento si concluse non appena Peach ebbe staccato il
filo dagli amplificatori, rivolgendogli poi uno sguardo severo.
«
È stato lui a cominciare »
si giustificò dopo un momento di silenzio a disagio indicando la
sagoma del fratello tremante di rabbia. Alla fine Roy si congedò
educatamente con qualche consiglio sulle parti da rivedere dei suoi
ultimi pezzi, portandosi via la chitarra che altrimenti sarebbe stata
ridotta volentieri in schegge e scambiandosi un'occhiataccia con
Ludwig prima di chiudersi la porta alle spalle. Peach rimase
impressionata dalla sensibilità di quest'ultimo che ebbe bisogno di
un attimo di pausa ed un bicchiere d'acqua per ricomporsi dopo un
tale personalissimo affronto a livello artistico, apparentemente
proprio dove il sofisticato koopa accusasse di più. Le sue ultime
speranze in un fratello decente non potevano che risiedere a quel
punto unicamente su Bowser Jr., il solo che non considerasse
attualmente una causa persa o che non avesse ancora trovato il modo
di usare la sua amata musica contro di lui.
Nota
d'autrice:
Anche
se Roy ha condiviso molto spazio in questa one shot, il prosecutore
di Beethoven ne è il vero protagonista. Non è stato facile dedicare
un frammento di storia solo per lui quando non si sa praticamente
nulla della sua sfera privata al di là che sia complice nei
rapimenti, così mi sono buttata a pesce sul tratto più risaputo
della sua natura, ovvero la passione per la musica classica.
Questa
è la canzone che ha finito per far imbestialire Ludwig:
http://www.youtube.com/watch?v=PN-w_CxpDmg.
Enjoy!
Grazie
di aver letto la sua shot :]
Koopafreak
|
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Capitolo 15 *** Coraggio da saper vendere ***
i
Peach
si sistemò contro il cuscinone soffice del divano mentre Bowser
impugnava il telecomando per mandare avanti i noiosi spot
pubblicitari preinstallati nel dvd ed arrivare direttamente al sodo,
borbottando infastidito su come fossero riusciti a renderlo un lavoro
impegnativo per le povere anime che aspirassero solo a guardarsi un
film in pace. Arrivati finalmente alle sigle degli studi di
produzione, la Principessa si rilassò godendosi il dolce motivetto
di uno dei più rinomati che conosceva da quando era bambina, col
logo di un piccolo lakitu felice intento a pescare seduto su una
nuvoletta argentata davanti la luna crescente: un'immagine che
trovava assolutamente adorabile nella sua semplice poeticità. Quando
la sagoma candida del tenero ed indifeso lakitu venne sbalzata in
avanti con improvvisa violenza e trascinata giù verso la sua
terribile fine al di fuori dell'inquadratura, lì un po' meno. La
deliziosa canzoncina si era interrotta ed un motivo ben più cupo ne
aveva preso il posto, suggerendo ad entrambi che le cose non
sarebbero andate migliorando da lì in poi.
-Questo
non fa ridere...- commentò perplessa mentre tutta la sua
predisposizione psicologia per una commedia comica era precipitata
insieme al lakitu ed i muscoli si erano tesi in allerta. Bowser
agguantò svelto la custodia del film per controllare meglio e
constatò che i dischi fossero stati scambiati. Merito di uno dei
suoi cuccioli senz'altro.
-E
glielo ripeto in continuazione di rimettere tutto a posto.- mugugnò
quasi convinto che lo avessero fatto apposta. Sul menu principale
risaltavano vistose macchie di sangue sulle pareti ed uncini
arrugginiti affissi in giro sullo sfondo a confermare di nuovo
l'irrefutabile verità.
-Okay,
è chiaro che qui ci sia un errore. Possiamo anche toglierlo adesso.-
propose la Principessa impostando un tono di voce neutro che potrebbe
aver ingannato chiunque, ma non Bowser. Il koopa la osservò per un
momento con sospetto muovendo pigramente la punta della coda, poi
espose le zanne in un sorriso sornione e Peach soffocò l'impulso di
affondare il viso tra le mani.
-Non
avrai mica fifa.- non era una domanda.
-Certo
che no!- replicò tentanto di far passare l'imbarazzo per
indignazione. Non amava gli horror e non aveva problemi a dirlo, ma
confessare che le facessero ancora una certa impressione alla sua età
era un'altra faccenda. Specialmente se doveva ammetterlo proprio a
Bowser che non avrebbe mancato di gongolarci sopra per tutta la sera.
-Provalo
allora. Avevi detto che avremmo visto un film? Rispetto i tuoi
desideri.- premette play e si accomodò accanto a lei stiracchiando
le zampe per mettere in chiaro che non si sarebbe più rialzato fino
ai titoli di coda. Fu in quel momento che Peach, incrociando le
braccia e nascondendo la sua preoccupazione, si pentì solennemente
di aver dato la sua parola sulle condizioni di quella partita a
carte.
La
posta in gioco era stata fissata dal koopa alla perenne ricerca di
ogni pretesto per accaparrarsi attenzioni: un bacio in caso di
vittoria, un film insieme come premio di consolazione. Peach aveva
accettato la sfida solamente per la soddisfazione di godersi
l'espressione impagabile del Re dopo essere stato stracciato in poche
mosse, dato che quest'ultimo non aveva sospettato minimamente della
lunga esperienza che la sua ospite vantasse grazie ai regolari tornei
clandestini tra le guardie del castello. E poi aveva scelto lei cosa
vedere per garantirsi almeno un paio d'ore in tranquillità, evitando
accuratamente qualsiasi alternativa che avesse solo un'ombra di
romanticismo nella trama. Per lo meno quel dettaglio era rimasto
immutato, lontani anni luce da qualsivoglia sentimentalismo tra urla
di agonia e stridii da far accapponare la pelle, ma Peach era troppo
distratta dal macabro show per pensarci mentre Bowser aveva trovato
il modo di estorcere la sua piccola vendetta senza rompere il patto e
lei non voleva che lui non la ritenesse all'altezza di sostenere un
banale horror.
-Pensa,
la critica ha definito questo come uno dei film più violenti degli
ultimi anni. Sarà interessante.- il Re si premurò di informarla con
un vago compiacimento. Okay, non era solo un “banale” horror, ma
quanto poteva essere drammatica la questione?... Peach riuscì a
definire meglio la sua opinione ad ogni spargimento di sangue che le
passò davanti ed il suo autocontrollo aveva già iniziato a mettersi
in discussione alla prima goccia scarlatta versata. Inoltre il drago
non l'aiutava, sciorinando commenti a cui dalla T.V. giungevano
puntualmente in risposta grida di agonia.
-Ma
dico io, come verrebbe in mente a uno di cercare la salvezza nel
seminterrato? Poi è ovvio che ti becca subito. Ecco, vedi? Vedi?-
-Come
faceva ad avere dentro così tanto sangue? Esagerati.-
-Quello
sì che deve far male. Begli effetti però, le punte affilate
sembrano uscire dallo schermo.-
-Uncinata
in arrivo tra tre, due, uno.-
-Questa
corre più svelta, forse ce la fa, forse ce la fa... Peccato. Su chi
puntiamo adesso?-
-Aah,
l'ha centrato al volo. Che roba! Hai visto la sua faccia?-
-Personalmente
mi dissocio dall'aprire porte con le maniglie sporche di sangue.-
-Già
al quinto smembramento e non siamo neanche a metà. Questi film
diventano subito ripetitivi.-
-Sei
un po' pallida, lo sai?-
-È
solo una tua impressione.- Peach si sforzò di non manifestare la sua
irritazione alla totale spensieratezza dell'altro che sembrava non
avere un problema al mondo nemmeno dinnanzi alle scene più
angoscianti, continuando a fissare stoicamente lo scempio consumarsi
con la consapevolezza granitica che avrebbe scontato tutto quella
notte stessa e probabilmente qualche altra a venire.
-Vuoi
che lo tolga?- Bowser non glielo chiese per punzecchiarla, ma perché
aveva preso nota del disagio che la fanciulla credeva di saper
camuffare stringendo morbosamente al petto un cuscino che sembrava
sul punto di esplodere. Sinceramente non aveva creduto all'inizio che
il film avesse potuto farle quell'effetto, altrimenti avrebbe evitato
di farglielo guardare. L'avrebbe comunque presa un po' in giro così
per ridere, tutto qui.
-No!-
a giudicare dal tono di guerra Peach l'aveva intesa nel modo
sbagliato.
-Sicura?
Potrei mandare qualcuno a prendere l'altro dvd.- ritentò senza
l'esito di occultare un sorriso di fronte a quell'ostinazione
autodistruttiva quasi da ammirare.
-No.
Voglio finire di vedere questo.-
-Seriamente,
Peach, non...-
-E
fammi sentire!-
Bowser
ributtò la testa sullo schienale dichiarandosi sconfitto. Era come
sentirsi rispondere da una mosca che preferisse sbattere contro il
vetro quando ci si è offerti di aprirle la finestra. Restando zitto
sino alla fine, una delle più tragiche nella tradizione horror,
fingendo di non accorgersi di tutti i movimenti nervosi ed un paio di
sporadici sbalzi al suo fianco, il Re spense il televisore e si
domandò se il cuscino avrebbe mai più riacquistato la sua forma
originale notando che Peach non avesse ancora alcuna intenzione di
mollarlo.
-Cosa
ne pensi?- non si trattenne dal chiederlo con una punta di malizia.
La Principessa necessitò del suo tempo per rispondere, mosse la
testa in un gesto vago mascherando i brividi e finalmente allentò un
po' la morsa sul suo prigioniero.
-Decente.-
decretò imperscrutabile nonostante i suoi occhi, attenti a non
incrociare quelli del drago, rivelassero tutta la verità dissimulata
dietro quella faticosissima sentenza. Bowser arricciò le labbra e
sbuffò divertito, combattendo con tutta la sua volontà contro
l'impulso di raccogliere la sua adorata ospite tra le braccia e
liberarsi delle rombanti risate che spingevano insistentemente nella
sua gola. Non per beffa, ma per simpatia.
-Sei
un tipo tosto, non era poi un filmetto da niente.- le concesse la sua
sofferta vittoria all'apparenza impressionato.
-Mi
sottovaluti.- Peach si alzò e, senza scambiare un solo sguardo, si
avviò in religioso silenzio verso la sua stanza preparandosi ad una
notte difficile con le immagini più brutte che sarebbero riaffiorate
nel buio. E quindi a lunghe ore di contemplazione della parete.
Comunque aveva dimostrato a quel provocatore di Bowser di non essere
una codarda e poteva ormai lasciare il campo a testa alta, ignara che
dall'altra parte della porta il massiccio koopa stesse rischiando il
soffocamento premendosi il secondo cuscino sul muso, visto che lei
era partita portandosi dietro l'altro, tentando disperatamente di
ovattare il boato delle sue risa.
Nota
d'autrice:
In
onore a quelli come me che preferiscono fare lo stesso cavolate e non
ammetterlo, pur di non dare soddisfazione agli altri.
Fonte
d'ispirazione:
http://www.youtube.com/watch?v=jyl77NjhqiM.
L'ho
visto per la prima volta da bambina su un gioco per la playstation e
ne sono rimasta spiazzata quanto Peach. D'altro canto era
l'introduzione di Jurassic Park...
Grazie
di aver letto questa shot :]
Koopafreak
|
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Capitolo 16 *** Adieu à un ami [M&L:VCB] ***
a
Peach
aveva continuato a scrutarlo truce mentre il Re gettava un occhio sul
fascicolo che lei gli aveva messo in mano con la quantifica dei danni
arrecati al suo castello dalla sua penultima incursione per rapirla,
solo per “fargli riflettere sul suo modo di fare” aveva detto
gelida. Lui non aveva battuto ciglio asserendo che buona parte della
colpa non fosse stata sua, ma di Mario e Luigi che come al solito non
avevano saputo trattenersi dall'impicciarsi ed aggredirlo come due
barbari con le clave e che inoltre le proporzioni dell'avvenuto erano
state ovviamente gonfiate. Allora la Principessa si era indignata di fronte ad
una tale giustificazione accoppiata anche ad una simile insinuazione
ed il koopa si era lamentato dichiarandosi offeso perché lei si
fosse rifiutata di credergli. Alla risposta della fanciulla, secondo cui
lei credeva solamente a ciò che stava riportato in quei fogli, prima
di riconsegnarglieli il Re si era dunque visto autorizzato a
scriverci sopra Bowser ha sempre
ragione. Peach non aveva apprezzato e tantomeno assentito.
Un
attimo prima che la bufera tra i due avesse inizio, un elemento
dell'unità goomba fece il suo ingresso nella stanza. -Signore,
uno straniero coi baffi e la faccia perfettamente quadrata chiede di
essere ricevuto.-
Bowser
associò subito quell'inconfondibile descrizione e diede il suo
permesso affinché Monsieur Bloque potesse raggiungerli, curioso
sulla ragione per cui il collezionista avesse deciso di presentarsi
per la prima volta al suo castello. Appena il bizzarro personaggio
entrò, si evinse che il soldato era stato piuttosto impreciso sul
numero di ospiti previsti ed il Re fu il primo ad appurarsene,
ritrovandosi improvvisamente catapultato sul suo guscio dalla mole
elefantiaca di Fido Blocco. Al seguito del grosso segugio esordì
l'immancabile fila indiana di micetti cubici che come il cane
riconobbero il loro ex cat-sitter e gli si affollarono intorno
annusandolo e sfiorandogli i capelli e la coda con le zampine, mentre
il capo della banda era impegnato a rivestirgli il muso di un
discreto strato di bava.
Alle rumorose proteste cariche di sdegno giunse in soccorso il padrone
dell'allegra comitiva e Fido Blocco si spostò controvoglia,
indirizzando il suo interesse sul nuovo ambiente e gironzolando per
la stanza con qualche gattino ancora dietro mentre gli altri si
sparpagliavano in armoniosa autogestione.
-Sono
désolé pour le raptus affettuoso de mon Fido, Monsieur. È ancora un
cucciolo très vif et appena vi ha riconosciuto non sono stato
capable de fermarlo.- si scusò offrendo al drago un fazzoletto
per pulirsi il muso umidiccio.
-Che
affari ti portano qui, esattamente?- domandò il Re senza tanti giri
di parole, capendo con sicurezza solo un terzo di ciò che l'altro
gli dicesse. Osservò con la coda dell'occhio Peach prendere in
braccio il gatto più vicino alla portata delle sue coccole e
sorridere al suono delle fusa a corrispondere le sue attenzioni.
-Vous êtes
très occupé, je comprends. Sono ici seulement per ringrassiarvi,
Monsieur.-
-Ringraziarmi?-
Bowser batté gli occhi confuso, poi si rammentò del motivo. -Ah,
già. E perché ti saresti scomodato così tanto per questa sciocchezza?
Bastava una telefonata.- almeno avrebbe evitato di essere
letteralmente travolto.
-Parce
que cette potrebbe essere ma dernière chance di vedervi en personne
et non potevo ceirtanement partir sans salutarvi comme si deve.-
-Stai per lasciare il regno?-
-Oui, mi sono femato in questa
zona plus del dovuto malgré avessi già trovato tutti les blocs que
stavo chercando. Aujourd'hui est mon dernier jour ici.-
-Capisco.-
rispose il koopa stranamente mite nonostante il recente assalto
affettuoso alla sua reale persona. -Dove te ne vai?-
-Ma
première meta est una isola pas trop lontano, à l'est. Donc farò
un tour del archipelago, poi attraverserò la mer et esplorerò la terra de mons et de pyramides, Sarasaland. Poi mi muoverò encore
plus loin et ainsi de suite.-
-E
tutto questo per dei blocchi?- il tono scettico non ferì il
collezionista che alzò l'indice con orgoglio.
-C'est
une passion, Monsieur. Catalogare tous les blocs existantes n'est pas
uno scherzo, badi.- si interruppe scorgendo finalmente la figura di
Peach parzialmente nascosta dal guscio spinoso del drago. -Sono un
affronto à les bonnes manières. Pardonnez-moi, Mademoiselle.-
-Stare
a sentire la tua parlata assurda mi ha distratto. Lei è la
Principessa Peach del Regno dei Funghi.- anche Bowser si riscosse
spostandosi ed accingendosi a fare le presentazioni. -Al momento
ospite al mio castello.- aggiunse con un sorriso e Peach incontrò
per un secondo il suo sguardo avvicinandosi. Il Fufi Blocco tra le
sue braccia arricciò le punta della coda e trillò in estasi,
struffando la testa sulla stoffa del vestito.
-Les animaux ont un sesto senso
avec les personnes de bon cœur. Si può ver dal muso de ce Fufi.-
-Très
heureuse de faire votre connaissaince, Monsieur Bloque. Comment
allez-vous?- si fece avanti Peach sorprendendo entrambi i suoi
interlocutori. Il primo ne restò assolutamente deliziato.
-Parbleu, quelle
surprise! Une demoiselle si jolie qui parle français! Je n'ai pas eu
l'occasion de écouter le doux accent de ma langue maternelle depuis
siècles. Jamais été si bien, ma chère, merci beaucoup. Monsieur
Koopa ici n'a jamais rien dit de vous, sinon j'aurais aimé avoir
bien avant le plaisir de vous connaître. En tous cas,
votre prononciation est parfaite.-
-Vous
êtes trop bon, Monsieur Bloque.-
-Mais
non, mais non. Je ne suis pas le type de bloc prodigue de
compliments, Mademoiselle, à moins qu'ils ne soient absolument
mérités.-
-Je
vous remercie.- Peach chinò leggermente il capo.
-C'est
moi qui vous remercie de m'avoir soulagé un peu de la nostalgie de
ma terre natale. Ahh, c'est le fardeaux d'un véritable
collectionneur de blocs, vivre loin de la maison et de ses racines
pour réaliser ses rêves.- disse con un sospiro nostalgico.
-Depuis
combien de temps êtes-vous ici, si je peux demander?-
-Pas
longtemps. J'ai fait beaucoup d'affaires ici et c'est le moment de
commencer à chercher ailleurs. Je suis désolé, je ne peux pas
rester plus longtemps autrement je risquerais de m'habituer et il
serait encore plus tragique quand je devrai partir.- spiegò
vagamente malinconico.
-Je
comprends. J'espère que vous reviendrez bientôt nous rendre visite,
Monsieur Bloque. Ce sera pour moi un plaisir de parler encore en français
avec vous.- a quelle parole gli occhi del collezionista brillarono di
commozione.
-Je pourrais vous parler toute la
journée, mais j'ai déjà perdu trop de temps en ma programme,
malheureusement. Je reconnais que ce n'est pas facil, surtout quand il n'y
a personne avec qui échanger quelques mots dans ta langue et quelquefois
j'ai regretté de avoir entrepris ce voyage. Et pourtant, si j'avais
décidé de renoncer je n'aurais pas connu mon cher ami. Je lui dois
beaucoup.- fu la rivelazione che suonò incredibile come l'undicesimo
comandamento alle orecchie di Peach.
-Sérieusement?-
non poté trattenersi dal chiederlo scorgendo Bowser fissarli
perplesso e moderatamente seccato per essere stato tagliato fuori
dalle barriere linguistiche.
-Mais oui, il est une personne
d'une grande générosité et d'altruisme. Il m'a fait le plus beau
cadeau de ma vie: mes merveilleuses Fufis. Ils me font sentir
motivé plus que jamais à poursuivre mes recherches. Fido les aime aussi,
comme s'ils étaient ses frères. Et dorénavant la solitude ne sera
pas un problème pour moi.- replicò Bloque con innegabile letizia,
risvegliando un barlume di tenerezza nella Principessa ancora in
seria difficoltà a concepire l'idea che Bowser, lo scontroso,
arrogante ed indisponente Bowser fosse stato capace di fare un'azione
eccezionalmente buona per qualcun altro.
-Je
suis ravie pour vous, Monsieur.-
-Vous êtes très chanceuse
d'avoir quelqu'un d'aussi fiable à vos côtés, Mademoiselle.- sentito ciò il viso della fanciulla avvampò.
-Ne vous méprenez pas! Nous
sommes juste amis.- precisò in estremo imbarazzo, sventolando una
mano per sdrammatizzare mentre il koopa la guardava interrogativo.
-Ohoh,
pardonnez-moi, s'il vous plaît. Je
ne voulais pas
vous mettre dans l'embarras,
ma chère.- il collezionista chiese venia con l'aria di chi non
sembrasse assolutamente convinto, ma non avrebbe mai osato commentare
oltre. Bastava far caso al modo in cui il sovrano la guardasse ogni
volta che i suoi occhi si posavano su di lei per intuire
perfettamente che la realtà fosse ben più intricata, almeno da una
delle due parti.
-Voi
sì che sapete come riuscire a farmi sentire un turista a casa mia.-
si intromise il koopa in tono pacato, stanco di essere considerato
superfluo là in mezzo mentre gli altri due facevano comunella sotto
il suo naso. E poi non gli andava a genio tutta quella confidenza.
-Désolé, Monsieur.- si scusò
Bloque sorridendo sotto i baffi.
-Sarà sempre il benvenuto da
queste parti, Monsieur Bloque. Vi auguro buona fortuna, a Lei e ai
suoi compagni di viaggio. Fate una visita al mio regno quando ne
avrete l'occasione.- Peach fece due ultime carezze al curioso felino
e poi lo porse tra le braccia del suo padrone.
-Sans
aucun doute, Mademoiselle.- e sollevò gli occhi verso il drago.
-Monsieur Koopa, vi ringrassio de votre générosité. Non lo
dimenticherò jamais.-
-Stammi bene. E bada a tutti i
tuoi gatti.- era la cosa più gentile che Bowser avrebbe potuto dire.
-Oui Monsieur, siamo comme una
famillia. Staremo très bien, non si preoccupi. Au revoir!- chinò la
testa perfettamente quadrata in una piccola riverenza ed uscì dalla
stanza insieme all'ordinata comitiva di quadrupedi con Fido Blocco
sempre in testa.
-Ma che vi siete detti, è
lecito saperlo?- si voltò verso la Principessa con le narici
dilatate.
-Non hai capito nulla?-
-Una parola sì e tre no, ad
alternanze più o meno regolari.-
Peach sorrise, abbandonando per
sempre la questione ancora in sospeso della scritta sui suoi fogli.
-Mi ha raccontato dei Fufi Blocchi, tutto qui.-
Bowser distolse lo sguardo
nascondendo il suo disagio. Voleva evitare che si sapesse in giro di
aver concesso un atto di generosità, anche se dietro ricompensa.
-Non è come credi. Me li sono trovati praticamente davanti e non
l'ho fatto gratis, tanto per precisare.- borbottò guardandosi gli
artigli. -E tu saresti diventata viola per questo?- si volse poi
studiandola attentamente.
La Principessa arrossì per la
seconda volta. -No, Monsieur Bloque aveva frainteso e allora gli ho
spiegato.- ammise percependo con un certo fastidio il calore espandersi fino
alle orecchie.
-Frainteso cosa?-
Bowser si alterò all'istante augurandosi per il bene del
collezionista di non aver fatto qualche mossa fuori posto proprio
davanti a lui solo perché non avesse avuto idea di cosa si stessero
cinguettando in francese. Quando Peach mosse ripetutamente l'indice
sottile della mano destra tra loro due, un largo ghigno furbetto si
tracciò sul muso del drago.
-E cosa c'era da spiegare?-
-Non ricominciare!-
Nota
d'autrice:
Chi ha maggior
familiarità col personaggio di Luc Bloque avrà notato l'influenza
francese più marcata nel suo modo di esprimersi, ma è una
caratteristica che ho preferito mettere maggiormente in luce per
renderlo più particolare di quanto già non fosse nel gioco (Mario &
Luigi: Viaggio al Centro di Bowser).
Per realizzare
questa one shot plurilingue ho attinto dal mio arrugginitissimo
francese delle medie, spero di non aver lasciato errori nelle battute
e per coloro che hanno condiviso la stessa esperienza di Bowser
leggendo la parte più intensa dello scambio colloquiale inserisco
qui la traduzione:
-Molto lieta di fare
la sua conoscenza, Monsieur Bloque. Come sta?
-Oh, cielo. Che
sorpresa! Una signorina così graziosa che parla francese! Non ho
avuto l'occasione di ascoltare il dolce accento della mia lingua
natia da secoli. Mai stato meglio, mia cara, molte grazie. Monsieur
Koopa non mi ha mai detto nulla di Voi, altrimenti mi sarebbe
piaciuto avere molto prima il piacere di conoscervi. Ad ogni modo, la
vostra pronuncia è perfetta.
-Lei
è troppo gentile, Monsieur Bloque.
-Ma
no, ma no. Non sono il tipo di blocco prodigo di complimenti,
Signorina, a meno che non siano assolutamente meritati.
-La
ringrazio.
-Sono
io a ringraziarvi per avermi alleviato un po' della nostalgia della
mia amata terra. Ahh, questo è il fardello di un vero collezionista
di blocchi, vivere lontano da casa e dalle proprie radici per
realizzare i propri sogni.
-Da
quanto tempo si trova qui, se posso chiedere?
-Non
molto. Ho fatto discreti affari qui ed è il momento di cominciare a
cercare altrove. Sono dispiaciuto di non poter trattenermi più a lungo,
altrimenti rischierei di abituarmi e sarebbe ancora più tragico
quando dovrò partire.
-Capisco.
Spero che tornerà presto a renderci visita, Monsieur Bloque. Sarà
per me un piacere parlare ancora in francese con Lei.
-Potrei
parlare con Voi tutto il giorno, ma ho già perso troppo tempo nel
mio programma, purtroppo. Non è facile, lo riconosco, soprattutto
quando non c'è nessuno con cui scambiare due parole nella propria
lingua e qualche volta mi sono pentito di aver intrapreso questo
viaggio. Eppure, se avessi deciso di rinunciare non avrei mai
conosciuto il mio caro amico. Gli devo molto.
-Sul
serio?
-Assolutamente,
è una persona di grande generosità e altruismo. Mi ha fatto il più
bel regalo della mia vita: i miei meravigliosi Fufi. Mi fanno sentire più motivato che mai a perseguire le mie ricerche. Anche Fido li adora, come fossero suoi fratelli. E d'ora in poi
la solitudine non sarà più un problema per me.
-Ne
sono lieta.
-Siete
molto fortunata ad avere qualcuno così affidabile al vostro fianco,
Signorina.
-Non
fraintendete! Siamo solo amici.
-Ohoh,
vi chiedo scusa. Non volevo mettervi in imbarazzo, mia cara.
Merci
beaucoup de votre patience et pour avoir lu cette fanfic :]
Koopafreak
|
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Capitolo 17 *** Yellow Submarine [SMB3] ***
Yellow Submarine
Il
popolo subacqueo di Mertropolis era estremamente sfuggente verso gli
abitanti della terra ferma e ci erano voluti anni di tentativi prima
che le fosse stato finalmente concesso di mettersi in contatto col più importante tra tutti. Al termine di uno spossante negoziato,
Re Sgombro aveva acconsentito affinché la Principessa del Regno dei
Funghi potesse scendere nel suo per incontrarsi di persona e
discutere faccia a faccia, ad un'infrangibile condizione: siccome
nella terra di Mertropolis era vietato per le donne di alto rango
spostarsi da sole, secondo il costume Peach avrebbe dovuto essere
scortata da un esponente maschio esclusivamente di sangue reale
durante l'intero viaggio nei fondali marini. In caso contrario, il
monarca si sarebbe categoricamente rifiutato di consentire ad
un'ospite tanto sfacciata di mettere piede nel suo palazzo.
L'incontro
era stato fissato da Re Sgombro stesso per il giorno seguente e c'era
un solo papabile candidato nei paraggi che avrebbe risposto in tempo
alla chiamata d'aiuto di Peach... Non presentarsi all'appuntamento
sarebbe stato considerato un grave affronto dall'inflessibile sovrano
degli abissi e vi sarebbe stato il rischio tangibile del rifiuto di
qualsiasi riavvicinamento in futuro.
-E
suppongo che ti trascinerai dietro anche quell'idraulico, dico bene?-
aveva chiesto burbero il koopa dall'altra parte dello schermo.
Peach
aveva sospirato. -Dici male.- e gli aveva spiegato i criteri
selettivi fissati dall'esigente Re Sgombro. Bowser non lo aveva mai
sentito nominare prima di allora, ma aveva già cominciato a nutrire
una qualche simpatia nei suoi confronti.
-Stupendo,
Peachy! Allora ci vediamo domani mattina alla Spiaggia Scogliocanino,
alle otto in punto.- il suo umore era tornato istantaneamente giulivo
alla notizia.
Tuttavia,
il giorno seguente all'ora e luogo stabiliti, del koopa ancora nemmeno l'ombra. La Principessa ed i soldati scrutavano il cielo in attesa di
veder spuntare la Clown Car da un momento all'altro a disturbare il
volo dei gabbiani ma nulla.
-Bowser,
ti prego. Non puoi fare tardi proprio oggi!- Peach si augurò che il
Re fosse nei paraggi perché permettersi di tardare ad un incontro
diplomatico col sovrano di una popolazione che aveva rigettato da
secoli ogni contatto col mondo emerso non era un inizio alquanto
vincente. All'improvviso una sagoma gigantesca squarciò le acque
gettando tutti i presenti nel panico, ma gli animi si calmarono
marginalmente non appena da uno degli oblò che la creatura aveva per
occhi si affacciò il Re Koopa in persona sbracciando compiaciuto ed
invitando la Principessa a salire. Come al solito la tentazione di
un'entrata in scena degna del suo ego era stata troppo forte.
-Bowser,
ce l'abbiamo già un mezzo di trasporto.- ribatté Peach indicando il
suo sottomarino giallo e grande meno di un decimo dello spaventoso,
dinosauresco Doomsub.
-Quella
caffettiera? E che figura ci facciamo a presentarci con quella?!-
obiettò il drago sporgendosi per indirizzare uno sguardo carico di
disprezzo alla modesta alternativa.
-È
perfetto per l'occasione.- replicò Peach difendendo la dignità del
suo affezionato sommergibile. -Se ci proponessimo davanti ai loro
cancelli con quel mostro, come minimo penserebbero ad un assalto.
Dobbiamo mostrarci pacifici e bendisposti in tutti i modi, emozioni
che è difficile rispecchiare così!- disse aprendo le braccia verso
la figura minacciosa del Doomsub, il cui nome era già inadatto alla
delicata faccenda.
-Secondo
me nemmeno c'entriamo in quel giocattolo...-
-Smettila
e scendi, rischiamo di fare tardi.- rispose perentoria con la
sensazione di stare a discutere con un bambino. Dopo che il koopa
ebbe parcheggiato il sottomarino sulla battigia, borbottando ne uscì
insieme alla seconda sorpresa di quella particolare mattina.
-Buongiorno,
Mama Peach.-
-Ludwig!
Cosa ci fai qui?-
-Ieri
ero casualmente presente alla vostra conversazione e, siccome la
questione della società dimenticata di Mertropolis ha suscitato in me
un certo fascino, ho chiesto a papà Re di poter assistere
all'incontro insieme a voi.- rispose con estremo garbo il bowserotto,
omettendo convenientemente di aver ricattato il padre di spifferare
ai suoi fratelli che se ne sarebbe andato da solo con Mama Peach a
vedere una vera città sommersa e mettere così a repentaglio la già
fragile quiete che regnava nel castello. La fanciulla non era sicura
di come avrebbe reagito il monarca di Mertropolis ad una terza
presenza non prevista, ma non se la sentiva di negare a Ludwig quella
chance visto che ormai erano lì ed inoltre sapeva di poter fare
affidamento sul suo spiccato senso di responsabilità, qualità che
la Principessa aveva saputo apprezzare quando non era impiegata nei
suoi rapimenti. Senza perdere altro tempo prezioso salutò i toad ed
esortò i suoi cavalieri ad entrare nel sottomarino prescelto.
-Va
a batterie?- Bowser infierì nuovamente sfiorando con le corna il
soffitto dell'abitacolo. Peach lo ignorò prendendo il posto di
guida. I due koopa restarono semplicemente lì dietro di lei, a
sbirciare dagli unici due oblò laterali mentre la Principessa
effettuava la manovra di immersione.
-Vi
sono davvero grata per aver accettato di accompagnarmi. Re Sgombro
sarà molto guardingo nei nostri confronti e dovremo essere i più
accomodanti possibile visto che per secoli sono rimasti chiusi nel
loro mondo. Oggi potrebbe essere il giorno che tutto questo cambi, ma
ho bisogno anche della vostra collaborazione oltre che della vostra
presenza.- spiegò loro mentre si spingevano mano a mano in
profondità e meno luce filtrava tra le acque.
-Quindi
cosa vuoi che facciamo?- chiese il koopa inarcando un sopracciglio.
-Solo
che vi comportiate bene, specialmente tu.-
-Io?
Io so comportarmi benissimo, se voglio.- si finse ferito portandosi
una mano al petto.
-Volevi
presentarti ad un incontro di pace con un sottomarino da guerra.- gli
fece discretamente notare Peach senza staccare l'attenzione dai
comandi.
-Sempre
meglio di questo barattolo. Neanche ci prenderanno sul serio.-
brontolò incrociando le braccia. Peach era di ben differente
opinione, certa che insieme ad un accompagnatore con un aspetto tanto
intimidatorio come quello del koopa sarebbero stati presi fin troppo
sul serio, perciò avrebbero dovuto dimostrarsi ancora più cauti nei
confronti dei mertropoliani. Forse portarsi dietro Ludwig non era
stata affatto una cattiva idea.
Il
bowserotto comprese appieno la situazione e annuì alle sue
raccomandazioni, deciso più che mai a fare bella figura col sovrano
del regno subacqueo e di fronte ai suoi genitori.
Nascosta
in una conca tra i cupi fondali taglienti e protetta dalle creste
rocciose, la città di Mertropolis sorse ricca di luce e colori ed i
tre diplomatici si premettero contro il vetro degli oblò divorando
con lo sguardo un paesaggio urbano che ricordava straordinariamente
una sgargiante barriera corallina. Una truppa di soldati in attesa ai
cancelli nuotò loro incontro e li scortò ai loro lati sino al
grande castello ambrato e dalle sommità dentate come gli antichi
complessi architettonici superati da epoche or sono. I mertropoliani
rompevano qualsiasi stereotipo sull'immagine del mitico popolo
marino: con la testa interamente di pesce ed un paio di arti pinnati
all'estremità opposta, il loro corpo era ricoperto di squame dalle
più variegate tonalità ed una lunga pinna caudale consentiva loro
di spostarsi in acqua molto più velocemente che col solo aiuto delle
mani e piedi palmati.
Sia
Bowser che Ludwig ne rimasero piuttosto scoraggiati, avendo
definitivamente cestinato l'emblema della tipica sirena sorridente e
sensuale mentre gli occhi tondi dei mertropoliani li
scrutavano interessati da oltre il vetro. Lasciandosi la folla di
curiosi alle spalle, il piccolo sottomarino superò le porte del
castello e, una volta chiuse, l'acqua all'interno del complesso venne
espulsa grazie ad un ingegnoso sistema di valvole e condutture nella
pavimentazione. Una delle guardie fece loro un segnale ed i tre
ospiti uscirono dalla capsula, accolti immediatamente da un
aleggiante lezzo di pesce e Re Sgombro in persona.
A
Peach fu chiara una volta per tutte la ragione di tanta rigidezza a
certi cerimoniali ormai superflui e con un fondo di sessismo: il
sovrano di Mertropolis era molto vecchio. Avendo avuto la possibilità
di comunicare con lui esclusivamente tramite ambasciatori del suo
popolo, solo in quel momento anche lei poté conoscerne l'aspetto
oltre che la suprema diffidenza. La schiena del mertropoliano era
piegata dall'età e le sue scaglie, all'origine probabilmente di un
viola intenso, erano opache e consumate dal tempo mentre tutta
l'energia di quelle fragili membra sembrava rimasta conservata nei
grandi occhi, squadrandoli vigili e con un ombra di cinismo. I due
lunghi barbigli maxillari oscillavano pigramente ai lati della bocca
tracciando delle continue sinuose spirali e sfiorando il pavimento.
-Aspettavo
due ospiti e ne conto tre. Principessa, spero non abbiate frainteso
questo incontro per una gita di piacere.- quel tono stizzito subito
innervosì Bowser che inspirò ossigeno impuzzolentito per rimostrare,
ma toccandolo sul petto Peach lo fermò giusto in tempo e prese lei
la parola.
-Il
Principe Ludwig von Koopa, primogenito del mio accompagnatore, Re
Bowser Koopa, ha espresso il desiderio di poter beneficiare anch'egli
di questo memorabile incontro per testimoniare le meraviglie della
vostra città, Sire. E quale occasione migliore se non questa per
mostrare lui le dinamiche diplomatiche per costruire un rapporto di
vicendevole amicizia tra due regni che hanno finalmente deciso di
conciliarsi.-
-Ah.-
i tratti del Re marino sorprendentemente si ammorbidirono mentre le
lusinghe facevano il loro effetto. -Esperienza sul campo, condivido
pienamente.- e con un elegante gesto della mano presentò la
mertropoliana al suo fianco. -Lei è la mia unica figlia ed erede al
trono, la Principessa Titania Sgombro.- annunciò con una malcelata
nota di orgoglio.
Quella
che per gli standard marini sarebbe stata una graziosa ragazza, dalle
scaglie color del tramonto e pietre preziose al collo e ai polsi, si
fece avanti stirando le labbra da pesce in un sorriso vezzoso e tese
il dorso della mano pinnata verso gli ospiti del sesso opposto,
precisamente verso il Principe Koopa, manifestando tutte le
aspettative nell'inviolabile gesto di galanteria a corrispondere il
saluto. Ludwig guardò quel braccio come se fosse stato la canna di
un fucile: scaglioso, umido, viscido.
-Titty
per gli amici.- trillò la giovane assolutamente entusiasta della
presenza degli ospiti del mondo emerso. E che tra loro vi fosse
addirittura un principe era una sublime coincidenza, perché aveva
sempre desiderato sin da piccola incontrarne uno come nelle favole
che conosceva.
A
Ludwig ricorse un discreto pestone sulla coda da parte del padre per
spronarlo a fare contenta la mertropoliana e, soffocando il mix di
dolore ed epico ribrezzo, raccolse la mano molliccia nella sua e la
sfiorò con le labbra cominciando a nutrire le prime riserve sulla
decisione di aver preso parte all'incontro. Gli sembrò di baciare un
pesce crudo appena pescato.
-Molto
lieto.- sussurrò avvertendo il musetto unto ed evitando con tutta la
buona volontà di strofinarselo col braccio, almeno finché fosse al
centro dell'attenzione. Peach gli strinse affettuosamente la spalla
apprezzando il suo sacrificio. Bowser si avvicinò di più alla sua
fanciulla augurandosi che non sarebbe toccato anche a lui onorare
l'etichetta, ma ciò non gli impediva di trarre un vago compiacimento
dalla cattiva sorte di Ludwig per il ricatto del giorno prima.
-Signori,
abbiamo molto di cui discutere. Se volete seguirmi, conferiremo di
sopra dove potrò mostrarvi una vista incantevole della città.- Re
Sgombro fece loro strada coi soldati in coda e Titty appiccicata al
bowserotto, avida di risposte sulle sue infinite curiosità verso il
mondo emerso che tanto sognava di vedere ma che il padre le aveva
sempre proibito per proteggerla dai barbari che lo infestavano. Lui
li aveva mai visti questi barbari? No? Strano, suo padre le aveva
sempre ripetuto che zampettassero praticamente ovunque sulla terra... Due li conosceva? E com'erano fatti? Volgari, coi
baffi e che si divertivano a saltare addosso agli altri e prendere a
martellate tutto quello che si muoveva. Dovevano essere proprio
orribili. No, non ce l'aveva un fazzoletto. Cos'era un fazzoletto?
Ludwig
non poté offrire la sua partecipazione alle trattative come aveva
sperato dal momento che l'implacabile metropoliana, presa unicamente
dalla sua personale sete di sapere che dal negoziato in corso tra i
rispettivi regni, aveva reclamato con zuccherosa prepotenza la sua
intera attenzione per tutto il tempo della discussione bombardandolo
di domande che, una volta pazientemente soddisfatte, portavano
inevitabilmente altre domande ed il ciclo non si interrompeva mai.
Lanciando ogni tanto un'occhiata esasperata all'altro capo della
stanza dove gli adulti erano impegnati in un intenso scambio di idee
davanti alla vetrata che dava sulla città, scorgeva Mama Peach a
rispondergli con lo sguardo implorandogli di abbozzare mentre suo
padre gli rivolgeva sorrisetti eloquenti che non finivano di
irritarlo.
Dopo
quella che all'aristocratico bowserotto parve un'eternità a sorbirsi
l'insistenza, la voce e soprattutto l'odore della Principessa Titty,
Re Sgombro annuì soddisfatto e finalmente concesse un sorriso ai
suoi ospiti. -Signori, abbiamo raggiunto un accordo. Mertropolis ed
il Regno dei Funghi da oggi in poi potranno contare sul reciproco
sostegno.- quelle parole servirono a chiudere una volta per tutte la
bocca della figlia che si voltò verso di lui battendo le mani
emozionata e facendo tintinnare i bracciali.
-Papà,
sapessi le cose meravigliose che mi ha raccontato Ludwig del suo
mondo! Non ci crederesti! E poi è così gentile, mi piacerebbe tanto
salire con lui a vederlo coi miei occhi.- cinguettò indirizzando al
giovane koopa un'espressione adorante. Ludwig cominciò a sudare
freddo, realizzando che le cose stavano tragicamente peggiorando per
lui.
-È
ancora troppo presto per te il mondo all'asciutto, mia preziosa.-
rispose severo il Re agitando concitatamente i barbigli che Bowser
non riusciva a smettere di fissare con disgustata ostinazione, finché
Peach non gli assestò una gomitata. Titty mise il broncio stizzita
sbattendo la lunga coda per terra.
-La
vostra fiducia mi onora, Re Sgombro.- Peach si sentiva già da un po'
mezza stordita a causa dell'aroma da mercato del pesce sotto il sole
delle dieci che partiva proprio dal suo interlocutore di fronte, ma
riuscì comunque a mascherare il disagio col più radioso dei
sorrisi.
-E
voi onorate la mia dimora, Principessa. Insisto affinché vi uniate
al nostro tavolo per oggi. È
nostra gioia e dovere ricambiare la vostra amicizia con la nostra
migliore ospitalità.- nonostante il pacifico messaggio, il tono
usato da Re Sgombro lasciava sottintendere chiaramente che un no
sarebbe stato incassato come un'offesa.
-Ma
sì! Restate con noi un altro po'! C'è ancora così tanto che
desidero chiedere al caro Ludwig della vostra terra.- Titty giunse le
mani palmate deliziata. Fortunatamente solo Bowser e Peach fecero
caso all'espressione affranta che il Principe per un secondo aveva
tradito.
Il
tavolo era massiccio e rettangolare, piazzato apposta al centro della
stanza per fare la sua figura, con la superficie di corallo finemente
intagliata ed intarsiata di cristalli, ma Peach dal canto suo trovava
che una forma circolare fosse sempre più appropriata in tali
occasioni, in modo che tutti gli ospiti avessero potuto colloquiare
comodamente l'uno con l'altro indifferentemente da dove sedessero ed
evitando di creare un qualche dislivello. La disposizione aveva
finito naturalmente per formare due frangenti: gli ambasciatori del
mondo emerso da un lato e gli anfitrioni del regno subacqueo
dall'altro. Era un forte elemento rivelatore che a palazzo non
avevano mai ricevuto prima ospiti riguardosi né d'acqua né di
terra.
Ma
trascurando tale pecca, nel complesso rendeva un'immagine accogliente
con quelli che erano utensili e stoviglie di elegante manifattura
sicuramente recuperati da qualche vascello reclamato dal mare. Titty
ci tenne a precisare che la brocca in bella vista era stata una sua
idea, perché se il caro Ludwig non le avesse detto che loro non ci
vivevano ma che comunque bevessero acqua, non le sarebbe mai passato
per la testa. Stentava ancora a credere ad una cosa così bizzarra.
Appena
i vassoi ad ogni posto furono scoperchiati, l'entusiasmo già scarso
si spense e divenne palese che i padroni di casa non avessero
contemplato nemmeno per un secondo la possibile incompatibilità dei
convitati ai gusti casarecci: molluschi e alghe. I due koopa
lanciarono uno sguardo disperato a Peach che incoraggiò loro a fare
ciò che potevano. In fondo se si era abbastanza abili da scartare la
roba verde nel complesso si riusciva a rendere l'illusione di aver
apprezzato e Peach, Bowser e Ludwig ne divennero dei veri maestri.
Quando
il Re Koopa si riempì il bicchiere e lo bevve d'un sorso per
cancellare il sapore di un pezzetto d'alga accidentalmente fagocitato
quasi si strozzò, ma per amore della sua Principessa evitò di fare
un gavettone generale inghiottendo quella boccata d'acqua salata.
Il caro Ludwig avrebbe dovuto essere stato più preciso nei dettagli.
Ma
il momento clou del pranzo fu quando venne servita loro la seconda
portata. Seguì un lungo silenzio di riflessione sul proprio
piatto mentre i regnanti di casa consumavano tranquillamente la loro
parte. Re Sgombro fiutò l'incertezza dei suoi ospiti e domandò quale fosse il problema, visto che aveva ordinato di portare loro una
delle pietanze più prelibate del regno.
-Soffro
di una tremenda allergia ai millepiedi, caro Sgombro. Sia marini che
di terra, insieme a qualunque altro tipo di miriapode, aracnide e
insetto di qualsivoglia natura e provenienza. Mi duole dover essere
veramente costretta a saltare questa deliziosa portata, perché
garantisco che in tutta la mia vita non ho mai visto dei millepiedi
così grandi. Mai prima di oggi. E posso solo immaginare
quanto siano squisiti, l'aspetto non lascia dubbio, ma vi prego di
considerare lo stesso gradita la vostra lodevole ospitalità.-
rispose Peach combattendo l'ardua impresa di incatenare le parole
giuste cogli occhi sul piatto brulicante.
-E
purtroppo, miei Signori, anche io mi trovo costretto a saltare
quest'ultima prelibatezza. Essendo vegetariano, non posso permettermi
di infrangere un'inflessibile filosofia di vita che ho abbracciato
sin da quando ho memoria per preservare la mia sensibilità verso le
creature meno fortunate nella catena alimentare. Ma accetto questo
gesto di generosa accoglienza a livello simbolico.- Ludwig si aggregò
in seconda posizione perdendo rapidamente colore dal viso.
-Eppure
hai mangiato le vongole.- constatò Titty inclinando la testa
perplessa.
-Sì.-
mormorò Ludwig con voce strozzata soffocando un conato. -Quei
piccoli molluschi avevano dato la loro vita per finire nei nostri
piatti. Sarebbe stato un vilipendio al loro sacrificio sprecarli e ho
fatto questo sforzo. Ne sono ancora provato.- il giovane Principe
aveva uno sguardo talmente sofferente pronunciando quella confessione
cha la mertropoliana non poté evitare di restarne profondamente colpita. L'attenzione di
Re Sgombro calò sull'ultimo ma non meno importante dei suoi
convitati, oscillando i lunghi barbigli in attesa.
Bowser
non possedeva una parlantina altrettanto elaborata ed efficace come
gli altri due che avevano provveduto a tirare fuori se stessi dalla
vasca degli squali e lasciare lui ad annaspare solo soletto. -Ho il
colesterolo alto.- fu tutto ciò con cui se ne uscì.
-Suvvia,
Bowser, non fate complimenti. Uno strappo alla regola di tanto in
tanto non vi ucciderà.- disse Re Sgombro con un gran sorriso. -Ne
vale sicuramente la pena, credetemi.-
-Già...-
il koopa si scervellò per scodellare un alibi incontestabile ma
trovare l'ispirazione, mentre tutto ciò che vedeva erano minuscole
zampette ticchettanti, era praticamente impossibile. Si accorse che
Ludwig lo stesse fissando in un misto di fascino e disgusto,
aspettando con morbosa curiosità se avesse veramente avuto il
coraggio di osare. Di mangiarli non se ne parlava proprio,
specialmente se avesse voluto continuare a sperare di riuscire a
strappare un bacio a Peach in futuro senza che lei si ritraesse dallo
schifo, ma non aveva modo di sbarazzarsene non dando nell'occhio.
La
Principessa del Regno dei Funghi ricominciò a conversare coi due
sovrani impegnando la loro spanna d'attenzione su di lei, assicurando
che non vi fosse assolutamente bisogno di far portare altro per lei e
Ludwig in quanto erano già sazi. Il giovane koopa indietreggiò lentamente
con la sedia di qualche centimetro mentre un paio di fuggitivi
cercavano la salvezza sul bordo del suo piatto. Bowser approfittò di
quel momento libero da sguardi indiscreti per inquadrare una statuina
di corallo su un ripiano dall'altra parte della stanza. Scommettendo
tutte le sue speranze su quella mossa, prese la mira e sputò una
pallina di fuoco grande come un proiettile che centrò in pieno il
bersaglio, facendolo volare a terra e schiantare in diversi pezzi.
Come gli Sgombro si girarono sorpresi, afferrò la sua portata
all'urgente ricerca di un nascondiglio e si disperò nell'appurare che
non ci fosse nemmeno un buco mentre la sua Principessa e Ludwig lo
fissavano ammutoliti.
Il
koopa soffermò sconfitto gli occhi sul suo primogenito, il quale gli
restituì lo sguardo confuso, fece appena in tempo a sussurrare le
sue scuse e gli infilò l'intero contenuto del piatto sotto il
guscio. Da lì fino al momento dei saluti non ci volle molto, Bowser
e Peach affrettarono le cose come poterono, sia considerando
l'incresciosa situazione del bowserotto sia per risparmiarsi
qualsiasi altra sorpresa in stile mertropoliano, ma comunque per Ludwig il
tempo non passò mai.
-Spero
che tornerai presto a farmi visita.- cinguettò Titty increspando le
labbra da pesce in un sorriso tutto miele. La replica del bowserotto
seppur gentile fu piuttosto atona e forzata ma lei non parve farci
minimamente caso e vide col cuore infranto il suo principe tornare al
mondo lontano da cui era venuto per lei.
La
prima parte del viaggio di ritorno fu spesa godendosi le numerose
lagnanze di Ludwig per essere stato declassato prima a babysitter e
poi a pattumiera, ma piano piano Peach riuscì a calmarlo per l'onta
subita ed il bowserotto si limitò a chiudersi imbronciato in un
silenzio carico di rimprovero mentre la mano della Principessa
continuava a passargli amorevolmente tra i capelli e lui faceva
finta di non apprezzare. I millepiedi erano stati raccattati e chiusi
in un fagotto candido, ottenuto con fazzoletto di tessuto col nome
della proprietaria ricamato in rosa su un angolo, lasciato a
contorcersi per conto proprio il più lontano possibile dai
passeggeri. Bowser era alla guida del sottomarino sentendosi troppo
in colpa per consolare suo figlio e ricordare a Peach che con quello
che aveva rischiato gli dovesse minimo una cena insieme.
Per
quel giorno sarebbe stato meglio rimandare il rapimento che aveva
segretamente programmato dalla mattina stessa appena rimesso piede sulla
terra ferma, essendo tutti psicologicamente stremati, nauseati ed appestati dal tanfo di pesce per affrontare adesso un simile impegno.
Magari domani.
Nota
d'autrice:
Re
Sgombro e Titty sono personaggi realmente esistenti nella serie e li
ho presi in prestito dal cartone animato per questa drabble sulle
barriere culturali scomode. Chi ricorda di averli incontrati avrà
notato che ho rivisto il loro aspetto fisico sotto una lente
personale. Anche la descrizione di Mertropolis non corrisponde al
100% all'originale poiché ho voluto valorizzarne l'influenza
dell'ambiente marino e soprattutto ho rimosso il dettaglio della
bolla gigante che la conteneva, ma semplicemente perché l'idea che
gli abitanti vivessero in una bolla d'aria e poi dovessero sempre
portare una specie di elmo da palombaro pieno d'acqua per
sopravvivere non aveva senso per me.
Un
altro dettaglio ispirato al cartone ma che ho cambiato ed usato già
in altre shot è il modo in cui i bowserotti chiamano loro padre,
per l'appunto ho preferito “papà Re” al famoso “Papà Reale”
per gusti personali.
Anche
i sottomarini non sono stati dettagli scelti a caso: il sottomarino
giallo di Peach (da qui il titolo della storia in onore alla canzone)
è stato uno strumento ricorrente ne “Super Princess Peach” in
cui era proprio lei a manovrarlo, mentre il Doomsub è apparso un
paio di volte nella serie animata e una esattamente nell'episodio di
Mertropolis.
Grazie
di aver letto questa one shot :]
Koopafreak
|
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Capitolo 18 *** Ciò che non viene detto [SMG/SPP] ***
t
Il
film era finito da qualche minuto ormai. Una bella storia dopo tutto,
non c'era che dire, abbastanza sopportabile, nonostante fosse
piuttosto datato. Da solo non lo avrebbe mai visto, non era il suo
genere, forse più adatto ai gusti di Wendy, però Peach glielo aveva
chiesto per favore e allora non c'era stato nulla da ribattere.
Mentre i titoli di coda finivano di scorrere sullo schermo, le dita
del drago continuavano a carezzare delicatamente i capelli della
Principessa assopita al suo fianco con le gambe raccolte sul grande
divano formato koopa. Non era riuscita ad arrivare alla resa dei
conti finale, anzi era collassata esattamente da mezz'ora ma Bowser
l'aveva lasciata così com'era, accoccolata contro le sue squame
avendo ceduto al sonno ed al tocco gentile degli artigli tra le
ciocche morbide, così come non aveva spento la televisione per
sapere come si sarebbe concluso tra la ragazza mortale e il Re dei
Goblin.
How
you turned my world,
you precious thing
Le
parole di quel malinconico canto continuavano a ronzargli in testa
smuovendo quell'imprevista sensazione di malessere che lo aveva
aggredito la prima volta che le aveva ascoltate. Parole che avevano
immediatamente graffiato sopra una ferita aperta da anni e richiamato
una storia che conosceva fin troppo bene nel loro sospirato
aleggiare. Come una canzone di un film irreale, di una fiaba
innocente, poteva contenere una verità tanto grande nei pochi versi
di cui era composta?
You
starve and near exhaust me
Ogni
tocco gentile, ogni sua carezza che così di rado gli concedeva
quando era davvero di buon umore erano un premio e al tempo stesso
una tortura perché non poteva chiederne nemmeno un'altra, ma restare
sempre in paziente attesa che fosse lei a fargliene di nuovo dono
spontaneamente.
Everything
I've done, I've done for you
I move the stars for no one
Quante
stelle aveva rubato per creare il suo mondo perfetto di cui avrebbe
reso lei l'assoluta sovrana? Quanti sogni di un futuro meraviglioso
da lui plasmato per entrambi, senza ostacoli e pregiudizi, lo avevano
spinto con le sue navi sino ai confini del cosmo conosciuto? Quanti
sforzi aveva fatto avendo lei negli occhi come unica ragione di ogni
sua mossa? Quanti fallimenti erano seguiti e poi quanti altri
tentativi ancora... per finire esattamente lì come erano sempre
stati dall'inizio, né più né meno.
You've
run so long
You've run so far
Quella
bimba dagli occhi grandi e la risata contagiosa era cresciuta e
sbocciata nella donna che stava stringendo al suo fianco, ma che non
era sua. A breve avrebbe raggiunto l'età per essere chiamata Regina
e la minaccia di sciami di pretendenti da ogni dove per la sua mano
ed il suo regno si faceva sempre più reale giorno dopo giorno.
Your
eyes can be so cruel
Just as I can be so cruel
Nonostante
gli assidui rapimenti lei non lo detestava perché era consapevole
che mai fossero avvenuti e avvenissero con l'intento di nuocerle.
Sapeva perché la cercava così tanto, ma credeva che fosse nulla più
di un banale invaghimento, un capriccio egoista magari, per cui non
lo aveva preso sul serio ad ogni suo tentativo di avvicinarla. Anzi,
troppo spesso c'era stato anche del timore a corrispondere il suo
affetto, costringendolo ad arretrare prima di perderla.
Though
I do believe in you
Eppure
le sue speranze erano ancora lungi dal morire. Era convinto che prima
o poi le sue parole sarebbero state veramente ascoltate e quella
possibilità così remota e agognata finalmente concessa. Non
chiedeva altro. Lei era l'unica per lui. Dal primo, lontanissimo
giorno in cui l'aveva vista quando era ancora un principino in cerca
di un compagno di giochi contro la solitudine ed aveva trovato lei,
troppo piccola e fragile per impersonare un generale avversario ma
abbastanza grande da aiutarlo a radere al suolo palazzi di
costruzioni che con la magia avevano eretto e poi rismantellato
decine di volte. Peccato che lei fosse stata tanto giovane da averlo
dimenticato.
Yes
I do
Doveva
continuare a provare. Anche dopo tutti i fallimenti vissuti, non
aveva accettato di arrendersi e diventare per lei solamente un
ricordo.
Live
without the sunlight
Love without your heartbeat
Lasciarla
andare. Poter vederla solo da lontano. Non averla mai più accanto come era
in quel momento, proprio lì, coi capelli tra le sue dita.
Privarsi per sempre del calore e del suono della voce di lei che
pronunciava il suo nome, a volte esasperata, altre quasi lieta.
Sapeva che non sarebbe mai riuscito a fare a meno di tutto ciò.
I,
I can't live within you
L'idea di essere obliterato dalla sua vita lo spaventava, perché
lei occupava una parte insostituibile nella sua. Il dubbio però che lui non
sarebbe mai riuscito ad aiutarla a comprendere, o peggio che sarebbe
stato ugualmente rifiutato viveva costantemente, vigile e atroce,
dove cercava di isolarlo da se stesso e tutte le volte che gliela
portavano via si trasformava in un rovo gelido che si infiltrava tra
quelle che erano state le sue sicurezze e le stritolava.
I
can't live within you
Quando
lei lo guardava, non c'era ciò che lui sperava da sempre nei suoi
occhi: familiarità, amicizia nella sua forma più delicata e forse
fiducia, poca. Doveva ancora perdonarlo per il suo ultimo gesto di
aver tentato di creare una nuova galassia “perfetta” cancellando
quella in cui vivevano. Ma confidava che il perdono sarebbe presto
arrivato, poiché era una delle migliori qualità che lei aveva.
C'erano giorni in cui si smarriva nella rassegnazione che lei non gli
avrebbe concesso nient'altro. E quel vuoto freddo sembrava non
lasciarlo un secondo finché non aveva fatto di tutto per riaverla
vicino, a protestare, a rimproverarlo, a ribattergli ed infine a
sorridergli.
I,
I can't live within you
Aver
voluto regalarle quello che nessun'altra principessa al mondo avrebbe
mai osato sognare: un impero senza confini tangibli, per loro due da
regnare. Era stato il suo modo di farle capire quanto lei valesse per
lui, ma di quell'utopia non restavano che schegge sparse per il cosmo
ed una delusione feroce che apparteneva a lui solo.
«
La mia volontà è forte come la tua e il mio regno altrettanto
grande... »
Gli tornarono
in mente le parole di quell'attrice che di fronte a Peach era solo
una ragazza fra tante, la sua voce arrogante che rispondeva
all'offerta del Re dei Goblin. Contemplò attento la sua orgogliosa
Principessa dormire col viso sulle tiepide squame ramate,
permettendo a quella minuscola scintilla di calore nel petto di
espandersi per tutto il torace mentre lui si augurava che sarebbe
rimasta così ancora per un po', prima che si fosse inevitabilmente
ridestata e poi allontanata con le guance fucsia d'imbarazzo.
«
Non hai alcun potere su di me. »
Lei
non lo temeva, non per se stessa. In passato si erano addirittura
affrontati (nonostante lui non avesse certo combattuto con l'impegno
riservato al suo solito opponente, più sorpreso che arrabbiato di
quell'inaspettata forza di volontà) e lei aveva vinto il suo
rispetto assieme al suo cuore che già da tempo le apparteneva.
Nessuno
sapeva che i draghi, creature straordinarie quali erano, si
innamorassero una sola volta nella loro vita. Nemmeno lo stesso
Bowser, se non che dal primo giorno in cui si erano incontrati aveva
capito che con lei ognuno era improvvisamente diventato più
interessante e l'avrebbe voluta con sé finché ne avevano.
Nota
d'autrice:
Primissimo
tentativo di una song-fic. La canzone che ho scelto come avrete
notato è molto breve, ma ho trovato che racchiudesse perfettamente
in sé il messaggio che volevo lasciare in questa ficlet. Spero che
qualcuno l'abbia immediatamente riconosciuta~
Le citazioni di
chiusura sono state un bonus del film da cui l'ho presa che ho voluto
aggiungere in memoria di tutte le volte che le ho riascoltate fin da
piccolissima e, perché no, per quel pizzico di dramma in più.
Grazie
di aver letto anche la ventesima shot :]
Canzone:
Within
you
– (meravigliosamente) interpretata da David
Bowie
Tratta
da: Labyrinth
- Dove tutto è possibile
Koopafreak
|
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Capitolo 19 *** Problemi di linea ***
k
-Andiamo
Peach, smetti di smettere di parlarmi.-
La
Principessa si ostinava lo stesso a rifuggirlo senza rivolgergli una
sillaba.
-Lo
sai che non è successo di proposito. Perché vuoi castigarmi
così?-
Peach
girò la testa dall'altra parte con le braccia incrociate,
manifestando ancora tutta la sua indignazione per quello che era
avvenuto poco fa.
-Non
me n'ero reso conto, non l'ho fatto apposta.-
La
fanciulla lo fulminò con lo sguardo e tornò a far finta di ignorare
la sua esistenza serrando ulteriormente le spalle ed alzando il
mento.
-Dai,
non puoi credere sul serio che lo abbia premeditato.- il tono del
koopa si fece più implorante mentre si sforzava di convincerla della
verità, ovvero che nell'averla raccolta tra le sue braccia per
scendere dalla Clown Car di ritorno dal rapimento di routine, la sua
mano si era inavvertitamente posata in eccessiva prossimità del
fondoschiena della Principessa che non l'aveva presa affatto con
leggerezza e dopo la sequela di reclami sdegnati era sopravvenuto un
gelo punitivo pieno di giudizi.
-Peach.-
La
fanciulla non mostrò alcun segno di cedimento.
-Peachy.-
-...-
-Peachy~...-
il trattamento del silenzio era esattamente ciò che il koopa non
sopportava, l'unica arma che lei aveva a disposizione per confonderlo
più che con le parole e ristabilire le distanze. Di certo lui non
voleva passare quel poco tempo che avevano a tenersi il broncio e,
deciso più che mai a rompere una volta per tutte quella barriera
intangibile, si inumidì la punta di un artiglio con la lingua e le
toccò l'orecchio. Peach sobbalzò con uno squittio infossando il
collo tra le spalle e scossa da brividi.
Immediatamente
si girò coi capelli dritti e le dita piegate ad uncini. -BOWSER!!
Perché devi sempre essere così immaturo?! E disgustoso!! Possibile
che tu non riesca a comportarti in maniera decente nemmeno per un
minuto?!?- il koopa reagì sorridendo soddisfatto allo scoppio d'ira
della fanciulla preferendo mille volte quei dolci ruggiti alla totale
mancanza della sua voce. Inoltre era brillantemente riuscito nel suo intento di
farla parlare di nuovo.
-Questo
l'ho fatto apposta e sono disposto a prendermici una sfuriata.- disse
alzando l'indice colpevole. -Ma quello che è successo prima è stato
un incidente e non ricapiterà più, promesso. Quanto a questo,
chissà...-
-Sei
proprio un bambinone.- la fanciulla si struffò l'orecchio
col polso.
Il
koopa alzò le spalle immune a tale commento. Peach era così
divertente da stuzzicare, peccato che lei non amasse stare al gioco.
-È un trucco utile per
spronare i miei ragazzi la mattina.-
-Non
li invidio.-
-Suvvia,
è solo uno scherzo. Ma dovresti vedere come sgambettano appena
intuiscono l'andazzo.- ridacchiò tra sé rivivendo la solita
nostalgia dei suoi cuccioli in collegio. Senza che se ne fosse reso
conto erano diventati già abbastanza grandi sotto il suo naso da
cominciare a rifiutarsi di passare il tempo con lui come invece
solevano fare prima che fossero nell'età giusta per andare a scuola ed avviarsi nel lungo cammino della maturazione. Junior, Larry e a volte Morton
erano ancora quelli che lo cercassero come compagno di giochi mentre
gli altri erano impegnati ad affermare la rispettiva personalità ed
indipendenza, disdegnando le coccole e i vecchi svaghi col loro papà.
Bowser era orgoglioso dei suoi pargoli, ma a volte avrebbe desiderato
rimandare indietro le lancette dell'orologio finché non avesse
avuto di nuovo i suoi bambini corrergli incontro adoranti e reclamare
con affettuosa prepotenza ogni briciolo della sua attenzione...
-Mi
sorprende che fino ad oggi non abbiano tentato una rappresaglia.- non le
riusciva difficile immaginare quali reazioni a catena sarebbero state
innescate dalle burle del padre istigatore, considerata la genetica
propensione alla vendetta che non aveva saltato una sola generazione
nella famigliola.
-Ohh,
ma ti sbagli Peachy. Hanno provato a mettermi nel sacco tante e tante
volte.-
-E
non hanno ancora avuto fortuna?-
-Col
sottoscritto? Bwa ah ah ah ah! Hanno ancora cumuli di polvere da
mangiare prima di arrivare a sfiorare il mio livello.- per quanto i
bowserotti si fossero scervellati nell'ideare lo scherzo perfetto con
cui superare finalmente il loro genitore e maestro, anche
unendo le forze, non erano ancora usciti
vincitori dalla guerra che aveva modo di riprendere ad ogni rientro a
casa.
-Parlando
di mangiare.- decisa a reclamare una piccolo rivincita e distogliere
il drago dalle sue vanaglorie, Peach spostò l'argomento su un tasto
più sensibile. -Non ti sembra di aver messo su qualche chiletto?-
aveva già notato dagli ultimi rapimenti che il koopa si fosse fatto
mano a mano più pasciuto.
Come
previsto Bowser cadde come un'ancora dalle nuvole e le rivolse subito
un'espressione piccata. -No. Sono in forma come sempre e anche di
più.- non sarebbe suonato convincente nemmeno a se stesso ma avrebbe
fatto carte false pur di non ammetterlo.
-Ti
sei sbafato di nascosto tre merendine al viaggio di ritorno, ti ho sentito.-
insistette la Principessa divertita al pensiero che se al posto delle
squame avesse avuto le piume, avrebbero finito per arruffarsi tutte
per la stizza di averglielo fatto presente.
-Avevo
un languorino ed erano quasi due ore che aspettavo prima di scendere
a prenderti.- si difese il Re incrociando le braccia e voltando di
lato il grosso muso.
-Di
questo passo, caro Signor Koopa, rischierai di diventare tondo come
un melone.- Peach puntualizzò quella considerazione pungolando con
l'indice l'ampio addome del drago. Sorrise quando il polpastrello
affondò nella liscia pelle squamosa a dimostrare che sotto non vi
fossero solo muscoli.
-Tieni
le mani a posto, Principessa.- Bowser si coprì la pancia con
ostentato pudore esibendosi in una vaga imitazione della fanciulla poco
prima. -E non sono ingrassato. È
il guscio che fa quest'effetto.-
-Quegli
snack non sono certo finiti nel guscio.-
-Ehi,
io sono un panzer di furia demolitrice, un'autentica banca dati di
piani malvagi e devo essere alimentato per continuare a funzionare al
meglio. Non vado certo avanti a tè e tisane come fai tu.-
-Bowser,
devi starci più attento col tuo peso. Lo dico per la tua salute.-
-Hai
dei riguardi per me, Peachy?- il tono del drago si ammorbidì
lievemente. -Comunque ti preoccupi a vuoto. Io sono il ritratto
della salute, sano come un pesce e più robusto di un muro in cemento
armato.- si batté un pugno possente sul torace e a causa della
propagazione dell'urto anche l'addome reagì purtroppo in
maniera decisamente meno ferma dei pettorali sviluppati. Il koopa
abbassò gli occhi tradito non riuscendo a camuffare il suo imbarazzo
e rivolgendo alla suddetta scomoda parte del suo corpo uno sguardo
che avrebbe incenerito qualunque cosa, dimenticando che in tal caso
avrebbe concluso solamente con l'autolesionarsi.
-Con
quel colpo è deciso che da oggi tu sia ufficialmente a dieta, vero?-
Peach lo squadrò con le mani ai fianchi, sforzandosi di restare
seria.
Bowser
alzò la testa di scatto rivolgendole una delle espressioni più
solenni che le avesse mai visto sul muso. -Calma.- alzò le mani
invitandola a non ricorrere immediatamente a misure così estreme.
-Magari mi sono lasciato un po' andare in questi ultimi giorni e
vedrò di darmi una regolata coi dolci...-
-Sicuro,
quelli per un pezzo te li scordi.-
Il
koopa irrigidì di nuovo i muscoli guardandola come se avesse appena
ricevuto uno schiaffo. -Adesso fermiamoci un secondo e ragioniamo.
Non...-
-Via
dolci di qualsiasi tipo, cibo spazzatura e soprattutto snack. Quando
i tuoi figli torneranno a casa dovranno trovare loro padre felice e
in forma smagliante. Devi dare loro esempio su come prendersi cura di
se stessi, Bowser. E non passare il tempo a rimpinzarti tra un
impegno e l'altro.- la Principessa parlò come un generale al più
lavativo dei soldatini della truppa ed il koopa la fissava in un
misto di timore reverenziale ed incredulità.
-Io
direi che una piccola riduzione degli spuntini basta e avanza.-
intervenne il drago cercando di bloccare l'uragano che si stava per
avventare sul suo amato sostentamento.
-No,
non basta affatto. Andrò subito a dare istruzioni a cuochi sul nuovo
menu light per questo mese e fornirò loro una lista
dettagliata degli alimenti banditi dalle dispense.- la Principessa
partì a passo spedito a mantenere la sua parola, lasciando
dietro di sé un koopa allibito che riguadagnò terreno indeciso se
fermarla tentando ancora di dissuaderla con la diplomazia o placcandola
fisicamente come un giocatore di football.
-Banditi?!
Mi sembra di essere finito contro la mia volontà in un campo di
addestramento. O meglio, in un incubo. Peachy, stai reagendo in
maniera esagerata...-
-E
dirò loro anche di avvisare direttamente me ogniqualvolta vorrai
costringerli, minacciarli o corromperli per non rispettare la dieta.-
la Principessa si voltò sventolandogli l'indice accusatore sotto il
naso senza interrompere il suo inesorabile incedere verso le cucine
reali. La servitù e le guardie li osservavano curiosi passare per le
stanze della grande fortezza, l'uno inseguire affannosamente l'altra
seppur essendo il drago a sembrare quello spaventato tra i due.
-CHE?!-
il Re non riusciva a credere alle proprie orecchie: era davvero
scivolato in un incubo. Aveva assistito alla trasformazione della sua
deliziosa Principessa in un despota privo di scrupoli con manie di
onnipotenza...una descrizione fin troppo familiare e nel suo castello
c'era posto per un solo tiranno.
-Seguendo
le mie indicazioni, i tuoi figli ti troveranno un figurino appena
saranno di ritorno.- cinguettò Peach implacabile.
Forse
non poteva più fermarla nella sua autoimposta missione, ma per lo
meno avrebbe fatto in modo di non scontarsi quel purgatorio da solo.
-Bene. Già che ci sei, di' agli chef di cucinare leggero
per due questa sera.- a quelle parole la Principessa inchiodò i tacchi sul
posto.
-Cosa
vai insinuando, Bowser?- la sua voce lo raggiunse con un velo di
casualità, troppa casualità. Naturalmente non gli stava chiedendo
di parlare chiaro, ma di cambiare completamente domanda prima
che fosse troppo tardi.
-Sai,
quando ti ho presa in braccio oggi, ho notato di non essere l'unico
ad aver guadagnato qualche chiletto di recente.-
Peach
si volse lentamente e lui le indirizzò il più candido dei sorrisi zannuti.
Nota
d'autrice:
Della
serie “se io affondo, tu vieni con me”.
Grazie
di aver letto codesta piccola shot :]
Koopafreak
|
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Capitolo 20 *** For science! ***
t
Peach
e Bowser non si erano visti da quasi un mese e, dopo il solito
rapimento di routine, quella mattina l'esigente monarca della Terra
Oscura era particolarmente appiccicoso per i gusti della fanciulla
che si era affidata al suo sviluppatissimo senso dell'orientamento
nella vasta dimora Koopa per evadere la sua persistente smania di
attenzioni, dovuta alla sofferta mancanza della sua Principessa.
Fortunatamente la sottoscritta possedeva ormai una familiarità
eccellente con l'area del castello ed aveva scoperto alcuni dei
trucchetti per tagliare i percorsi più lunghi grazie alle ore
sottratte all'inerzia nella sua stanza e dedicate alle esplorazioni,
per cui era sicura di essere riuscita a fargli momentaneamente
perdere le sue tracce e poter quindi godersi un po' di meritata pace,
fuori dalla portata dei suoi abbracci da orso. Non che Bowser non
avesse rispetto del suo spazio vitale, semplicemente si trovava in
una di quelle occasioni in cui non sapeva più resistere dopo tanto
tempo lontani l'una dall'altro e diventava così insistente...
Ovviamente nella Clown Car era stato impossibile schivarlo ed il
viaggio era stato di conseguenza a dir poco soffocante, tanto che
Peach aveva addirittura provato un vago senso di sollievo quando
aveva scorto la sagoma lugubre del castello oltre le pendici
vulcaniche.
Si
fermò un momento davanti una finestra ad osservare il panorama
magmatico e fare due calcoli su quanta strada all'incirca avesse
accumulato tra loro e quanto tempo dunque avrebbe impiegato il koopa
a recuperare. Si permise di allentare il passo.
«
Mi fai schifo! »
Si
arrestò impietrita dall'improvvisa ed ignota esplosione di
aggressività. Dopo un attimo di smarrimento si guardò intorno
cercandone la fonte ed altre espressioni di disprezzo si susseguirono
rapidamente, spingendola ad avvicinarsi a una porta non troppo
lontana da lei lungo il corridoio.
«
Non sei niente, non conti, non fai neanche pena! Sei così repellente
da farmi venire la nausea! Il solo vederti mi dà il voltastomaco.
Che ti credi di essere? Speri di diventare qualcosa di meglio un
giorno?! Dovrei fare un favore al mondo e cancellarti! Sei inutile,
perché ti ostini a continuare?! Cessa di esistere! »
Ci fu una breve pausa di riflessione... «
Desisti! »
«
Roy? »
La Principessa bussò prima di entrare allarmata nella camera del
bowserotto, preparandosi ad incontrare nemmeno lei sapeva quale
improbabile scena e invece scorse il giovane koopa tranquillamente
seduto sulla sua scrivania. Peach rimase sulla soglia accertandosi
che nulla fosse fuori posto nel classico disordine che regnava nella
stanza, cosparsa di cd musicali, poster e oggetti da palestra e che
solo il padroncino vi fosse presente.
«
Ciao, Mama Peach. Ti serve qualcosa? »
le chiese alzando le lenti scure dei suoi occhiali, la ferocia
precedente nel suo tono completamente svanita.
Peach
guardò meglio ma non c'era proprio nessun altro. «
A chi stavi urlando? »
Roy
puntò un dito contro il vasetto al centro del tavolo con dentro un
misero ciuffetto verde. La fanciulla non si sentì affatto più
saggia di prima e continuò a fissarlo in silenzio.
«
Per un progetto di scienze »
specificò il bowserotto.
Peach
batté gli occhi ancora più confusa.
«
Sai di quella teoria che le piante crescono meglio se gli parli?
Voglio provare il contrario »
fu la risposta accompagnata da un ghigno tutto zanne. Il bowserotto
riportò gli occhi carichi di sprezzo sul minuscolo frammento di
flora e si esibì in un'altra ruggente dimostrazione del suo test
scientifico, agitando il pugno stretto ad un paio di centimetri dalle
foglie tremolanti per lo spostamento d'aria. «
Se mi accorgo che hai preso un solo millimetro ti strappo quelle
micragnose foglioline una ad una. Chiaro il concetto, brutto sputo di
clorofilla?! »
Peach
non riusciva a trovare le parole di fronte ad un episodio tanto
singolare di bullismo botanico. Certo che soltanto un tipo
come Roy avrebbe potuto concepire un'idea del genere e doveva averci
anche preso gusto.
«
Hai già registrato qualche risultato? »
chiese mentre il bowserotto si beveva un bicchiere d'acqua, più per
avvilire ulteriormente il soggetto dell'esperimento che per sete, e
lo sbatté accanto al vasetto.
«
Non ancora, ho appena cominciato »
rispose sicuro di sé tracciando un segnetto con l'artiglio sulla sua
agenda. «
Vuoi provare? »
Peach
rifiutò con molta cortesia, asserendo che da solo stava già
eseguendo un lavoro degno di nota. Solo una cosa le premette
domandargli prima di lasciarlo alla sua indagine empirica: «
Quando avrai finito con la tua ricerca, che fine farà quella
piantina? ».
«
Me l'ha già chiesta Morton per la sua serra »
disse sbrigativo scrocchiandosi il collo.
Appena
le urla ripresero, la fanciulla chiuse la porta e solo allora si
accorse dell'ombra aveva inghiottito la propria sul legno scuro. Era
rimasta troppo a lungo distratta.
«
Tana per Peachy! »
Nota
d'autrice:
Perché
una piccola dose di fluff al giorno toglie il medico di torno. Bowser
you big tsundere, you!
Anche Roy può agire in nome della scienza
a modo suo. Ma non penso che ci prenderà un bel voto a quel
progetto...
Grazie
di aver letto questa brevissima sperimentale shot :]
Koopafreak
|
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Capitolo 21 *** Semplici soluzioni [PM:PM] ***
o
Per quanto
intensi, per quanto atroci, o spaventosi, o tristi, anche tutti gli
incubi peggiori erano destinati a deteriorarsi nella memoria. Spesso
le tracce del loro passaggio venivano automaticamente espunte al
primo battito di ciglia nel ritorno alla consapevolezza del distacco
dalla labile illusione subconscia dove si erano manifestati, altre
volte l'inquietudine che avevano lasciato addietro poteva perdurare
più a lungo dissipandosi mano a mano in una nebbia confusa di
immagini evanescenti ed emozioni sfocate che avrebbero concluso per
smarrire ordine e senso sino ad estinguersi. Il tempo dunque era la
chiave per liberarsi dell'impressione negativa subita e poter infine
dimenticare. Eppure, nonostante fosse passato più di un anno,
nonostante gli sforzi e le speranze dedicati nel superarli, Peach
riviveva ancora fin troppo vividi quelli che erano ben più che meri
incubi ereditati dalla Regina delle Tenebre dal giorno in cui la
morsa del demone millenario le aveva strangolato l'anima per
reclamare un corpo tangibile con cui concretizzare le sue aspirazioni
di devastazione.
Nel breve periodo,
interminabile per la fanciulla, durante il quale non era stata
padrona di se stessa ed era un mostro invece a comandare i suoi
passi, non solo era stata costretta a condividere anche la propria
coscienza, costantemente vigile e incapace di affiorare, ma quella
della Regina si era addirittura fusa con la sua mostrandole nei
singoli dettagli quali progetti avrebbe poi testimoniato dal vivo non
appena ogni ostacolo sulla strada fosse stato gioiosamente smembrato,
a partire da coloro che amava per godere del suo dolore come
celebrazione dell'inizio della fine. Le cicatrici di quella
possessione erano scavate talmente nel profondo sotto la sua pelle
che obliterare ciò che aveva sperimentato come se lo avesse davvero
vissuto era stato praticamente impossibile, perché quello in cui si
era ritrovata a vagare ancora nei confini della sua mente non era
stata solo un'astratta utopia, ma un autentico inferno in attesa di
strisciare nella realtà ed inghiottire fino ai restanti deboli
sprazzi di luce.
La
Regina le aveva esposto con perverso e sadico compiacimento una
vorticosa sequenza di visioni seguendo un cupo crescendo di come ogni
forma di vita, dalla più maestosa alla più insignificante ed
innocente, avrebbe riportato pari gioia nella propria completa e
meticolosa estirpazione dalla faccia dell'universo e culminando col
desolante spettacolo di una Terra ormai morta su cui Peach sarebbe
rimasta l'unica superstite. Solo allora, dopo averle fatto assistere
impotente alla totale rovina intorno a lei, la Regina si sarebbe
sbarazzata dell'ultimo agonizzante barlume di coscienza della
fanciulla per muoversi altrove nell'involucro di carne ormai suo
soltanto a continuare l'opera, sazia del suo orrore e della sua
disperazione che l'avevano sollazzata fino al sommo annientamento del
primo
mondo.
Peach aveva tenuto
tutto questo per sé e nessuno ne era consapevole perché non c'erano
abbastanza parole per aiutare a comprenderne il peso se non averlo
provato sulla propria pelle. Era un fardello che avrebbe dovuto
sopportare da sola e da sola avrebbe dovuto farvi i conti per il
resto della vita. Quando le sue barriere si abbassavano e la parte
dormiente della sua mente prendeva il sopravvento, il trauma delle
visioni che la Regina aveva tanto amato e che le aveva donato per
tormentarla in una subdola vendetta tornava per ripetersi con la
stessa originaria veemenza. All'inizio gli incubi erano stati
ricorrenti perseguitandola per mesi, ma col tempo e coi bei ricordi a
sostenerla si erano fatti sempre più sporadici fino a permetterle di
riprendersi dai disturbi del sonno e risanare la sua deturpata
armonia. Eppure, nulla era ancora riuscito a lenire l'impatto delle
immagini marchiate a fuoco nella sua memoria.
Quella al castello
di Bowser fu una delle notti in cui le tenebre l'aggredirono
nuovamente nei sogni e Peach non aveva avuto modo di sfuggirvi,
trovandosi ancora una volta sperduta nel panorama di roghi e polvere
agognato dalla crudele, defunta Regina le cui stridenti risa le
attraversavano il corpo come scosse schernendola della sua afflizione
e promettendole una morte meno dolorosa, ma che le avrebbe fatto
desiderare. Si svegliò con un macigno sul torace, temendo di
soffocare mentre le lacrime scorrevano liberamente inzuppandole i
capelli ed il guanciale. Alzò di scatto la schiena per riprendere
fiato e cingersi la testa mentre il silenzio assordante di quel
funereo spettacolo continuava a rimbombarle nei timpani, coprendole i
singhiozzi ed i gemiti che le sfuggivano senza nemmeno rendersene
conto. Allungando disperatamente una mano per accendere la luce e
cercare scampo dalla sua maledizione, urtò per sbaglio la campanella
di ottone per chiamare la servitù e la mandò in terra tra sonori
tintinnii sgraziati rimbalzando accanto al suo letto.
Il rumore
dell'oggetto la fece sobbalzare spaventata e d'istinto ritrasse il
braccio come se avesse sfiorato un serpente, ancora disorientata dal
violento risveglio. Portandosi le ginocchia al petto si cullò
dolcemente tentando di calmarsi e staccarsi dai ricordi della sua
aguzzina, affondando il viso umido tra le braccia e la stoffa morbida
delle coperte. Non seppe per quanto tempo restò così
nell'ingannevole quiete notturna del castello in cui un attimo poteva
spacciarsi per un'eternità, ma fu il rumore di un'andatura pesante
approssimarsi affrettata a riscuoterla una volta per tutte. Domando
gli ultimi intermittenti singhiozzi bloccati in gola si girò di
scatto su un fianco e rimase immobile, rifiutandosi di dare mostra di
sé in tali condizioni e dover poi rispondere agli interrogativi che
inevitabilmente sarebbero sorti. L'ultima cosa che desiderava al
momento era parlarne quando invece non chiedeva altro che essere
lasciata in pace e poter dormire senza aver paura di chiudere gli
occhi. L'uscio si aprì discretamente con un debole cigolio e la luce
delle torce proiettò sulla parete la sagoma spinosa del Re che,
destato allarmato dallo scampanio insolito nel cuore della notte, si
era preso la libertà di fare uno strappo all'etichetta e controllare
direttamente che lei fosse al sicuro, cioè che nessun idraulico
fosse spuntato in largo anticipo per un salvataggio indesiderato.
Peach pregò di sentire al più presto i suoi passi che tornavano da
dove erano venuti, ma il koopa continuava ad indugiare sulla soglia
avendo captato qualcosa.
«
Stai bene? »
le chiese infatti per nulla scoraggiato dal suo silenzio refrattario.
«
Ho fatto cadere quell'inutile campana. Tutto qui. »
L'affanno del pianto trapelò dalla sua voce ed il drago drizzò le
orecchie.
«
Già che sei sveglia, stavo per fare un salto in cucina. Ti va di
accompagnarmi? »
la tentò sperando di risollevarla di morale.
La prima reazione
di Peach sarebbe stata rifiutare, tuttavia il pensiero di una tazza
calda di tè per distrarsi ed aiutarla a riordinare i pensieri le
fece cambiare idea. Scivolò nelle sue pantofole e mascherò il gesto
di pulirsi dalle tracce delle lacrime stropicciandosi gli occhi.
Quando gli passò accanto, Bowser ne colse comunque l'odore sui
capelli e notò l'espressione provata arrovellandosi su quali
possibili ragioni avessero potuto esserci dietro quel profondo
turbamento.
Dopo essere
sgattaiolati nelle cucine il koopa mise il bollitore sul fuoco per
dedicarsi alla ricerca dei suoi cereali nelle credenze gremite di
cianfrusaglie ed emise un grugnito contrariato quando un colino gli
piombò sul muso. La Principessa lo osservò seduta a uno dei tavoli
dei cuochi tirare fuori la sua ciotola da colazione grande come
un'insalatiera e riempirla oltre il bordo prima di tornare con la
tazza di tè già pronta come piaceva a lei. Intuì che, a giudicare
dalla confidenza che il koopa dimostrasse con l'ambiente circostante,
le scappatelle notturne in cucina non fossero una novità per lui
come invece lo erano per lei che ricordava di non aver avuto uno
spuntino di mezzanotte da anni. Appena Bowser si sedette di fronte
alla sua abbondante razione, le labbra di Peach si arricciarono in un
sorriso delicato.
«
Che c'è? »
le domandò prendendo nota incoraggiato che sembrasse già stare un
po' meglio. Eppure continuava ad ignorare cosa avesse potuto farla
star male a tal punto, perché era certo di non averla mai vista
piangere prima di allora. Nemmeno nelle circostanze più disperate
che avevano superato Peach si era lasciata sfuggire una sola lacrima
e sul viso pallido che l'attento Re aveva imparato a leggere come un
libro aperto non c'erano le tracce di un misero piagnucolio da film
struggente, ma qualcosa di veramente più grave.
«
Cereali a forma di alfabeto, alla tua età? »
La fanciulla nascose la sua espressione divertita dietro la tazzina,
ma gli occhi ancora lucidi brillavano vivaci scorgendolo mettersi in
bocca una cucchiaiata e masticare con ostentato gusto. Pescando con
un artiglio alcune lettere in cima al cumulo, le dispose sul tavolo
scandendo un'unica parola .
«
Bacchettona »
lesse la Principessa afferrando l'ultima vocale tra le dita e
mangiandosela. «
Quando ero piccola ci giocavo sempre di nascosto mentre facevo
colazione. Ne mettevo da parte una manciata e componevo la parola più
lunga che mi veniva in mente. »
«
E perché dovevi farlo di nascosto? I tuoi toad si sconvolgevano se
la loro principessina perfettina si prendeva un secondo di pausa dal
bon ton?- Bowser spostò il boccone in una guancia alzando cinico un
sopracciglio.
«
Una principessa non si permette certi atteggiamenti »
Peach recitò meccanicamente quella frase che si era sentita ripetere
innumerevoli volte da quando aveva memoria come un mantra.
Il koopa batté
gli occhi e sbuffò. «
Ti hanno fatto il lavaggio del cervello, te lo dico io. »
Prese un pugno di cereali dalla sua ciotola e li rovesciò al centro
del tavolo, facendone impassibilmente cadere qualcuno a terra sotto
lo sguardo confuso della fanciulla. «
Facciamo una scommessa: vediamo chi compone la parola con più
lettere da questo mucchio. Se vinco io, mi dici il motivo per cui
stavi piangendo prima_sì, ce l'hai scritto in faccia, non negarlo.
Se invece vinci tu, farò finta di non essermene mai accorto e non te
lo chiederò più. »
«
E se invece non mi andasse di parlarne affatto? »
Vide il suo bellissimo sorriso sparire sotto il solito broncio
ostinato. Sapeva che avrebbe dovuto conquistarsele le sue risposte,
altrimenti glielo avrebbe chiesto senza obbligo.
«
Vorrà dire che resteremo entrambi piantati su queste sedie, ad
ingozzarci di cereali e tracannare litri di tè, finché non spunterà
il tuo idraulico, Principessa. Vuoi davvero che Mario si spezzi la
schiena per dover arrivare sin qui e trovarti poi in camicia da notte
e pantofole? » ghignò
suonando comunque terribilmente serio. Sapeva anche quali corde
tirare per smuoverla.
Dopo averlo
scrutato storto per un momento, Peach si accinse malvolentieri a
pescare le prime lettere dal mucchio. Bowser oscillò la coda
soddisfatto ed allungò il collo per fare un sopralluogo delle
possibili combinazioni e darsi anche lui da fare, considerando che la
fanciulla avesse già cominciato ad allineare alcune consonanti.
Scorse un sorrisetto beffardo fare capolino sotto la frangetta quando
l'ultima L disponibile gli venne abilmente soffiata via con uno
scatto del dito prima che fosse stato abbastanza veloce da
trascinarla dalla sua parte.
«
Implacabilmente »
lesse infine non senza una nota di baldanza, soddisfatto del proprio
risultato.
«
Sesquipedalofobia »
contrattaccò Peach svelando la sua schiera di lettere bene in fila.
«
E che roba è? » il
koopa la fissò allibito rabbrividendo al suono di quel termine
arcano di cui nemmeno aveva sospettato l'esistenza e che gli era
costato la sua vincita.
«
La paura incontrollabile delle parole lunghe »
spiegò la Principessa incrociando le braccia e sollevando appena un
angolo delle labbra.
«
Mai sentita prima. Chi mi dice che non te la sia inventata? »
«
Non ci provare. » Gli
occhi di Peach si assottigliarono. «
E quella lì non è una L, ma una T rovesciata. Hai solo morso la
parte in eccesso e questo si chiama barare. »
«
È un paradosso. Potevano chiamarla in un altro modo. Lo dico per i
fortunati a cui hanno diagnosticato una cosa simile, tanto per non
raddoppiargli il trauma. »
«
Quella che ho usato è solo un'abbreviazione. Il nome ufficiale è
Hippopotomonstrosequipedaliofobia. »
«
Mi immagino la gioia del paziente mentre il dottore gli comunica la
notizia... » mugugnò
raccogliendo i cereali per rimetterli nella tazza e dare loro la
giusta fine. Si pentì di aver sfidato la fanciulla con le parole
visto che lei era una sorta di intellettuale e avrebbe fatto meglio
ad optare piuttosto per un match a braccio di ferro o qualcosa di
simile, ma ormai la scommessa si era conclusa e non gli restava che
rispettare le condizioni da lui stesso imposte.
«
Perché ti interessa tanto saperlo? »
fu la domanda inattesa. Riportò la sua attenzione sulla Principessa
intenta ad osservare con apparente interesse le foglie di tè sul
fondo della sua tazzina e sfuggendo al suo sguardo.
«
Non sono bravo a fare i discorsetti di conforto. Così speravo di
capire cos'è che ti fa soffrire e fare quello che so fare meglio:
eliminarlo » rispose
prima di mandar giù un altro boccone, studiandola sfiorare il
contorno del bordo in ceramica col polpastrello. Le iridi limpide si
alzarono su di lui e tremarono per un secondo mentre un'inquietudine
si agitava dietro di esse.
«
Alcune cose sono solo nella testa e non si possono eliminare, per
quanto provandoci » gli
confidò Peach. I suoi occhi si rabbuiarono come se fosse diventata
stanca all'improvviso e chinò il capo sulla tazza vuota nelle sue
mani. « E continuano a
ritornare quando non puoi difenderti. »
Sentì l'ultima promessa carica di veleno che la Regina le aveva
sussurrato prima di dissolversi nella luce e scagionarla dalla sua
prigionia, giurandole che mai sarebbe riuscita a liberarsi di lei, di
ciò che le aveva lasciato per impedirle di dimenticare. In qualsiasi
notte le spire crudeli si sarebbero insinuate nei suoi sogni per
ghermirla un'altra volta, costringendola a rivivere la tremenda
esperienza con la stessa nitidezza ed il dolore della prima. Non
c'erano rimedi, eccetto che il tempo e l'abitudine.
Bowser si limitò
a guardarla imperscrutabibile per un momento senza replicare, le
versò altro tè ed entrambi finirono il loro spuntino in silenzio
prima che la riaccompagnasse alla sua stanza e le augurasse la buona
notte, come faceva sempre.
«
Spero che questa volta sia buona »
commentò tra sé la fanciulla distendendosi con la luce sul comodino
accesa. Riaddormentarsi non fu semplice e veniva ancora colta dai
brividi di tanto in tanto se si soffermava a fissare le ombre
distorte dalla luce sulla parete, ma alla fine la stanchezza ed il tè
caldo ad intiepidirle le membra la vinsero e si assopì stringendo
l'orlo delle lenzuola.
Fu
diverse ore dopo, col vento mattutino entrando dalla finestra insieme
ai raggi rassicuranti del sole, che riaprì gli occhi ed ebbe un
tuffo al cuore. Bowser giaceva con la testa abbandonata sul bordo del
letto di fronte a lei, braccia piegate sul materasso infossato dalla
sua mole e posteriore sul freddo pavimento, riscaldando le coperte
col proprio respiro ed occupandole quasi tutta la visuale. Peach
stentò a credere in principio all'iniziativa del drago e, se le
circostanze fossero state differenti, la prima reazione a tale
indiscreta invasione sarebbe stata una sonora cuscinata sul muso, ma
sorprendentemente il desiderio di colpire morì così come era
affiorato osservando i lineamenti contratti a causa della scomoda
posizione che non l'aveva però dissuaso dal proseguire
irremovibilmente con la sua veglia fino a crollare esattamente lì
dov'era. La premura nei suoi riguardi aveva spinto il koopa ad
entrare di nascosto nella sua stanza, mentre lei stava dormendo, ed
un polso sottile era involontariamente scivolato via tra muscoli
sciolti della mano artigliata restando semplicemente a sfiorarsi con
la punta delle dita sul tessuto soffice. Nella stanza regnava
il suono del respiro pesante del Re, tuttavia non era sgradevole ma
in qualche modo confortante, come quello delle onde sulla battigia:
lento, cadenzato e forte.
Peach non lo
svegliò e rimase distesa a riflettere sulla sua situazione e cosa
avrebbe dovuto pensare per trovare la maniera di odiare il suo
rapitore cronico in quel momento quando invece le riusciva così
difficile, anzi impossibile. Ogni tanto gli grattava il naso morbido
e liscio per osservare le rughette che si formavano mentre il drago
lo arricciava di riflesso, scoprendo poco di più le zanne acuminate
per poi ripiombare nella sua vigile immobilità. Un soffio di
corrente improvviso scosse le tende rompendo la quiete della stanza e
Bowser cominciò a muoversi gorgogliando irritato, così Peach
preferì ricorrere ancora alla tattica del fingersi addormentata per
evitare l'imbarazzo. Sentì il materasso alzarsi con un cupo lamento
quando il drago sollevò la testa e si soffermò a guardarla,
combattendo col calore che minacciava di salirle sul viso, poi i
passi pesanti avvicinarsi alla finestra per richiuderla ed infine il
cigolio della maniglia che si abbassava. La porta non si chiuse
subito ed altri secondi di denso silenzio restarono sospesi sopra il
suo volto. Quando finalmente il koopa se ne andò, Peach tirò un
sospiro di sollievo e lasciò che il sangue affluisse liberamente
nelle guance incandescenti.
Mario si presentò
al castello poco dopo a salvarla e Peach non ebbe modo di rivederlo
quel giorno. La mattina seguente nella sua dimora, la Principessa
ricevette un pacco inaspettato che Koopostino le consegnò con una
certa fretta librando sopra la terrazza della sua camera. Al posto
del mittente vi era il timbro del sigillo reale della Terra Oscura.
Si riscoprì studiare tra le mani un peluche della taglia di uno
sfavillotto: una perfetta riproduzione in miniatura di Bowser in
persona, ma decisamente più abbracciabile. Ispezionandolo per
sicurezza Peach non poté fare a meno di sorridere notando che
avevano prestato attenzione anche ai dettagli più minuti come i
cuscinetti chiari sotto le piante dei piedi. Il pupazzo le restituiva
lo sguardo coi bottoncini neri che aveva per occhi sopra il
sorrisetto astuto cucito sul muso pienotto, mimando la precisa
espressione che Bowser si dilettava a sfoggiare la maggior parte del
tempo. Non c'erano biglietti o messaggi nella scatola, ma solo quel
dono curioso che profumava di nuovo.
A breve distanza
da quella notte le visioni della Regina delle Tenebre naturalmente
tornarono ad angustiarla, tuttavia stringere il mini-koopa o anche
solo guardarlo sorriderle l'aiutavano a ritrovare rifugio nella
realtà ed uscire dagli echi oscuri che cercavano ancora di
inghiottirla, rievocandole il consolante e bizzarro ricordo di un
guscio spinoso al suo fianco a farle scudo da qualunque ombra
affilata protendersi verso di lei. La servitù si accorse perplessa
del piccolo abusivo fisso sul comodino della Principessa, ma nessuno
si prese mai la briga di porre domande in proposito fintanto che la
loro giovane sovrana si svegliava tutte le mattine così di buon
umore.
Nota d'autrice:
Il mio pensiero
ronzava da un pezzo intorno a questa one shot, ma non ero ancora
riuscita a finirla sebbene l'avessi concepita tra le prime dieci
nella raccolta. Avevo pianificato uno stile costante sull'angst, ma
appena finito di rileggerla ho realizzato di aver di nuovo deragliato
nel fluff. Oh well...
Grazie di aver letto
la prima shot ispirata a Paper Mario. :]
Koopafreak
|
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Capitolo 22 *** Utile e dilettevole ***
o
«
Ti prego, Bowser. »
La Principessa sporse lievemente il labbro inferiore scorgendolo
adorante.
«
No. »
«
Per favore? »
«
No. »
«
Sii buono »
ritentò ancora giungendo le mani ed alzandosi sulle punte per
portare i loro nasi quasi a sfiorarsi.
«
No. »
Respirò il suo profumo sforzandosi di restare impassibile.
«
Andiamo. Per farmi piacere. »
«
No. »
«
Un'ultima volta? Ti prego, Bowsy... »
Gli occhi di Peach non potevano diventare più grandi, luccicando di
speranza e un pizzico di venerazione.
Ecco.
Quando lo chiamava così, modulando in quel modo la voce e
guardandolo con tanto desiderio, trapassava inesorabile ogni sua
barriera e lui poteva anche smettere di recitare la parte del
difficile solo per farsi pregare profusamente. «
Va bene. »
Peach
squittì saltellando con un sorriso di pura gioia stampato sul viso
mentre il Re estraeva una Super Campanella dalle sue scorte personali
segretamente conservate apposta per questo gioco che si stava
ripetendo molto spesso di recente. Non che a lui dispiaceva.
Immediatamente
il power-up sortì il suo effetto e la nuvoletta che lo aveva
ricoperto per un secondo si diradò mostrando il suo nuovo aspetto.
Peach non resistette oltre e si tuffò a braccia aperte sprofondando
nel pelo morbido e cingendogli i fianchi fin dove poteva arrivare.
Bowser
all'inizio rimase immobile lasciandola fare, godendosi le risa e le
moine della fanciulla assolutamente deliziata, per poi ritrarsi un
poco quando i polpastrelli cominciarono a setacciare allegramente
dietro le orecchie che avevano preso il posto delle corna ricurve,
sfiorando le vibrisse sulla punta del muso, arruffandogli i capelli
molto più folti rispetto alla sua solita criniera e grattando sotto
il mento per invitarlo a produrre quel suono che lei amava troppo
ascoltare. Il koopa sollevò la testa lasciandosi placidamente
cercare dalle mani avide di contatto e avvolse le possenti zampe
anteriori attorno alla sua Principessa, badando a non ferirla con gli
artigli affilati e facendola ridere di più mentre si beava
nell'abbraccio soffice ed affondava il volto nel pelo candido del
petto ora più confortevole di un cuscino.
Avvertì
le dita birichine risalire lungo il ventre per giocherellare sotto il
collare borchiato ed emise quello che prima sarebbe stato il suo
tipico gorgoglio gutturale di apprezzamento, adesso invece sostituito
dal ronfare rombante ed inequivocabile di fusa che gli facevano
vibrare gola e torace come un motore dormiente. Chiuse lentamente gli
occhi cremisi e le permise di coccolarlo senza vergogna, percependo
le mani sottili scorrere sui muscoli cancellando con poche carezze la
frustrazione ed il dolore provato nelle sconfitte sofferte in passato
per averla lì vicino.
Con
un sorriso sornione riaprì le palpebre di uno spiraglio per
sbirciare l'espressione giuliva della fanciulla, per metà nascosta
nella pelliccia bianca, e un guanto minuto scivolare sopra le
striature del bicipite che lo riconducevano vagamente ad una
grossa tigre. La coda longilinea e morbida come il resto si dispose
intorno a loro per completare quella stretta affettuosa ed il sospiro
appagato della Principessa sul collo parve scatenargli un nugolo di
farfalle nello stomaco.
Non
nutriva alcuna predilezione per quel potenziamento in particolare da
usare in battaglia, le unghie erano utili per scalare e gli conferiva
un'agilità decisamente maggiore, ma il vero vantaggio lo stava
esplorando proprio in quel momento: Peach lo adorava.
Nota
d'autrice:
Say
aww to Meowser!
http://www.mariowiki.com/Meowser
[spoiler]
Ho buttato giù qualche riga in onore della nuova forma
miciosa che apparirà ne “Super Mario 3D World”. Appena l'ho
vista mi sono sciolta e ho voluto celebrargli una piccola one shot.
Grrrrazie
di averla letta :]
Koopafreak
|
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Capitolo 23 *** Bagno fuoriprogramma [MKW] ***
o
«
Non è stato carino, Peachy »
disse il Re issandosi dal fiume di lava e scrollandosi di dosso i
resti di roccia fusa con la grazia di un cane bagnato prima di
rimettersi in piedi. Anche la sua voce era mutata, acquisendo
un'impronta più cavernosa come se le stesse parlando da sotto terra.
«
Scusa. Non l'ho fatto apposta. »
La fanciulla scese dal suo Bolide Retrò quando gli schizzi
incandescenti cessarono di volare in giro.
In
attesa del fatidico arrivo di Mario, il koopa le aveva proposto una
sfida amichevole coi loro kart nel suo castello e la Principessa
aveva accettato ben volentieri, sotto sotto ansiosa di riscattarsi
dalla sua ultima sconfitta del rapimento precedente. Purtroppo a metà
del percorso Bowser era riuscito ad assicurarsi un discreto stacco,
conoscendo ogni angolo della pista su cui tra l'altro ci regnava
sovrano, girando il muso di tanto in tanto per punzecchiarla come
solo lui era capace per farla innervosire fino a lasciare i segni
delle dita sul volante. Giunti al ponte stretto che li separava da
una ripida salita a chiocciola, il mini-turbo si era attivato e la
macchinina graziosa ma battagliera della Principessa si era lanciata
in avanti con una spinta tanto poderosa che, urtando il mezzo assai
più pesante di Bowser, riuscì comunque a farlo sbalzare di lato con
sorprendente violenza da mandarlo fuori strada, ossia nella lava.
Okay che Peach aveva avuto tutta l'intenzione di assestargli una
batosta per insegnargli un atteggiamento più sportivo, ma quello era
stato un vero attacco non previsto e nemmeno lei aveva fatto una
bella figura...
Osservò
il drago battere sul lato del cranio per espellere qualche goccia di
magma fastidiosa dal foro dell'orecchio, scuotendo poi la testa e
sbatacchiando il codino focoso che era tutto ciò che restava della
sua chioma fluente.
«
Ti ha fatto male? »
Peach si sentì in dovere di chiedere.
«
Naah. Ci sono abituato »
la mise tranquilla Skelobowser con un gesto della mano scarnificata.
«
Tra poco passerà l'effetto e tornerò come nuovo. »
«
Come fai a ridurti così? »
Si mosse ulteriormente verso di lui per studiare meglio la forma più
lugubre che sapeva assumere dopo un bagno rovente.
«
Merito della mia magia che rende il mio scheletro indistruttibile »
rispose fiero colpendosi la cassa toracica con un pugno forzuto. «
Quando finisco nella lava, cosa che capita piuttosto spesso come ben
sai, mi permette di uscirne illeso ma in cambio consuma il mio corpo
fino alle ossa. »
E si mise a ridere per quella che Peach non seppe decidere se fosse
stata una freddura o meno.
La
Principessa esitò un secondo e tese un braccio curiosa in uno degli
spazi vuoti tra le placche spesse del busto.
«
Senti qualcosa? »
domandò affascinata avvicinando le sopracciglia sottili.
Oltre
ai boo che infestavano la zona, i tartossi erano le creature che
aveva considerato da sempre le più singolari in assoluto e in questa
forma il drago ne condivideva la stessa natura strabiliante che
stravolgeva le leggi naturali. Sebbene fossero generalmente schivi e
preferivano stare sulle loro, ne conosceva ormai diversi tra le
truppe e la servitù ed aveva avuto l'occasione di instaurarvi
rapporti amichevoli tra una permanenza e l'altra presso la fortezza
reale, ma non aveva mai avuto il coraggio di fare un esperimento
simile per timore di mettere in imbarazzo prima loro e poi se stessa.
Con Bowser invece era diverso.
«
Eheh, no »
rispose allegro il koopa al gesto forse un po' indelicato, magari
invadente visto che aveva la mano completamente dentro lo sterno.
Il
ghigno naturale del teschio non forniva alcun suggerimento
sull'espressione che avrebbe potuto mostrare al momento, ma lo
sfavillio fioco delle sue orbite che si ravvivò come un fiammifero
acceso lasciò intuire la Principessa che le stava sorridendo.
O
almeno quello avrebbe fatto se avesse avuto ancora i muscoli del
viso. Immaginò distintamente un angolo delle labbra arricciarsi
mentre restava immobile studiandola a sua volta divertito.
«
Però questo lo senti? »
Fece scorrere la punta dell'indice lungo una delle costole.
Gli
anfratti bui sul volto cadaverico sopra di lei si illuminarono
nuovamente di giocosa ilarità accompagnata da una risatina rauca.
Peach percepì le ossa vibrare al tatto, come se fosse uscita
direttamente da esse in assenza delle corde vocali. Trascinata dalla
bizzarra comicità della faccenda, portò la mano vicino alle fauci
affilate e strofinò i polpastrelli sul punto speciale, sotto il lato
della mandibola robusta, sapendo bene che lo mandava tutte le volte
in solluchero e chiedendosi se l'effetto sarebbe stato comunque lo
stesso senza squame e il resto. Toccare direttamente le ossa scoperte
dava quasi i brividi, lisce come metallo ma calde di vita.
Le
pupille luminose al centro delle cavità vuote si affievolirono fino
ad estinguersi e Bowser inclinò la testa con un gorgoglio appagato,
reagendo come sempre e poggiandole il muso aquilino sul palmo
morbido. La coda appuntita nascosta dalla sagoma spigolosa del guscio
si agitò leggermente e uno sbuffo d'aria le mosse i capelli, come se
il drago avesse svuotato i polmoni che più non possedeva in un
sospiro rilassato.
«
È la cosa più strana che abbia mai visto »
affermò Peach con un sorriso ritraendo la mano.
«
Lo prendo come un complimento. »
I pozzi di pece si rianimarono ricambiando l'espressione a modo loro.
«
Finiamo la nostra corsa? »
«
Aspettavo te. »
Peach salì di nuovo a bordo della sua vettura vecchio stile,
somigliante più a una slitta finemente dipinta che una macchina da
corsa e per questo capace di trarre chiunque in inganno sulla sua
vera potenza sull'asfalto: una delle qualità per cui la preferiva.
Accese
il motore e si girò adocchiando Bowser dirigersi tranquillo verso la
sua Fiamma Volante che aveva ributtato sul ponte prima di tirarsi
fuori dalla lava, preservata illesa e scintillante grazie al
sortilegio di impermeabilità obbligatorio per tutti i kart. Saltò
agilmente a bordo e, non appena le grinfie scheletriche si
avvinghiarono al volante, il colore della carrozzeria iniziò a
mutare per adeguarsi istantaneamente allo stile del gigantesco koopa
tutt'ossa come un destriero obbediente: l'eccentrico verde smeraldino
sparì divorato dal grigio smorto che assorbiva la luce del magma
intorno senza più restituirla allo sguardo e caratteristico del
nuovo guidatore; gli eleganti motivi a fiamma dai toni solari parvero
consumarsi pian piano nella ruggine fino a spegnersi simili a braci
morenti e persino l'effige sugli sportelli si annullò alla maniera
di un foglio di carta bruciato, lasciando il posto al simbolo dai
colori complementari come se fosse sempre rimasto sotto in agguato.
I
sei tubi di scappamento ai lati del veicolo vomitarono lingue di
fuoco bluastre uguali alle stesse del padrone che divampavano dal
nulla al centro del torace per poi risalire la spina dorsale e
filtrare tra le zanne perennemente esposte, fuoriuscendo insieme a un
riso cupo mentre il motore sporgente dal cofano tornò in vita con un
ruggito, pronto a rifarsi dell'ultimo fuoripista.
L'incidente
della lava sarebbe stato decisamente meglio da evitare, ma Peach non
era intimorita dal suo nuovo aspetto che avrebbe fatto tremare le
gambe ai più spavaldi. Dietro quella facciata inquietante oltre
nuovi standard c'era sempre il solito Bowser che stava già
progettando quale premio estorcerle se fosse arrivato primo alla fine
del percorso: un bacio, una passeggiata insieme, un picnic o tutte e
tre le cose...
Ripresero
la sfida da dove avevano interrotto e, quando venne superata senza
sforzo una seconda volta, scorse una delle pupille del koopa
spegnersi un secondo per rivolgerle un occhiolino furbetto prima di
lasciare sulla strada la scia infuocata dei pneumatici a marcare la
distanza che li separava.
Nota
d'autrice:
Guardando
Ghost Rider.
Meowser è l'ottava meraviglia del mondo dei Mario
Bros, mentre Skelobowser è l'emblema del vero badass. Il mio
preferito su "Mario Kart Wii" :]
Grazie
di aver letto questa skeloshot!
Koopafreak
|
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Capitolo 24 *** Cose da proteggere ***
o
Nuovo giorno, stessa storia,
pensò la Principessa, camminando per la fortezza reale della Terra
Oscura.
Grazie
a un certo drago guastafeste, quella mattina non era nemmeno riuscita
a inaugurare il nuovo parco per i bambini accanto ad una scuola che
aveva fatto ristrutturare tempo addietro, con giochi di ultima
progettazione e artistiche fontane sincronizzate per allietare sia
grandi che piccini, disegnate da lei stessa. Bowser aveva scelto di
colpire proprio nell'istante preciso in cui Mastro Toad le aveva dato
discretamente le spalle per prendere le forbici d'oro per il taglio
del nastro e aprire finalmente il parco al pubblico trepidante,
spuntando da non si sa dove e calandosi dall'alto con un braccio
pronto ad agguantarla. Peach aveva capito cosa stava per succedere
non appena aveva scorto un lampo di panico attraversare
simultaneamente i volti degli astanti tra i suoi sudditi e, prima di
poter abbassarsi o saltare via, si era già ritrovata coi piedi
staccati da terra a concludere la fluida risalita in volo nella presa
di un koopa più lieto fra il pubblico, il quale aveva decretato la sua
vittoria con una sola sillaba: «
Mia! ».
E
se l'erano filata in barba a tutto e tutti, lui gongolante e lei
nolente, sull'eccentrico mezzo di trasporto che pareva sogghignare
con scherno alle urla sconvolte dei toad trasportate dal vento.
La
cosa che la lasciava sempre interdetta era il comportamento di Bowser
dopo, come se fossero stati vecchi amici che si erano incontrati per
puro caso durante una bella scampagnata, senza un bel rapimento
invece nel mezzo, cianciando del più e del meno ed esponendole
affabile il ventaglio di opzioni a disposizione per passare la
giornata insieme: una partitella amichevole per sciogliersi i
muscoli, giacché aveva fatto rivestire il suo campo da tennis con
una terra più lenta per lavorare sullo scambio da fondo; un film
rilassante con la discreta scelta tra le ultime commedie appena
debuttate nelle sale cinematografiche e di cui aveva preso le
pellicole solo per lei; una gita in barca sui fiumi di magma ad
ammirare i giochi acrobatici dei fiammetti e le lava piranha in
fiore... E poi ci restava anche male quando lei non era in vena di
collaborare.
Alla
fine avevano giocato a tennis (si era aggiudicata cinque set su sei),
cenato in barca insieme alla fragranza delle gemme sbocciate dai
colori infuocati mentre i fiammetti si esibivano danzando intorno a
loro, poi avevano guardato un film che aveva fatto piegare entrambi
dalle risate e Bowser le aveva finalmente confessato di essere
passato a prenderla per fare una sorpresa ai suoi cuccioli che
sarebbero tornati a casa il giorno dopo. Peach si sentì
tremendamente in torto per essersi addirittura divertita mentre,
molto lontano, i toad sospiravano per la sua mancanza e Mario si
stava dando da fare per riportarla a casa, ma starsene chiusa in
camera sua non avrebbe cambiato la situazione in alcun modo e doveva
dare atto che Bowser aveva sempre idee carine per coinvolgerla...
Tuttavia,
la fanciulla era ben consapevole che comportarsi così non avrebbe
sortito altro effetto che incoraggiare il Re col suo modo di fare
sbagliato e la mattina seguente, dopo essere praticamente crollata al
termine della serata di svago, aveva deciso di scambiarci due
paroline nella speranza di mettere in chiaro la situazione e magari
installare un negoziato già che c'erano. E sapeva anche che Bowser
finiva fin troppo spesso per fare le orecchie da mercante su ciò che
non lo interessava: un vizio che lei conosceva meglio di chiunque
altro, con la sola e unica eccezione di Kamek o Kameka.
Comunque
il primo ostacolo ora stava nello scovare il koopa che pareva essersi
volatilizzato. Per cui eccola qui, a vagare per i lugubri passaggi
del castello in cerca del drago che doveva aver trovato il momento
meno adatto per far perdere le sue tracce.
«
Bowser? »
chiamò la Principessa ottenendo la sua eco in risposta. «
Insomma, quando servi non ci sei e quando non è il caso sei già
arrivato »
borbottò continuando a camminare mentre la luce del cielo terso
filtrava dalle finestre che davano sul cortile interno.
Fu
proprio posando accidentalmente lo sguardo su una di queste che Peach
si arrestò all'istante con la gamba tesa in avanti per il passo
successivo.
Inquadrò
Bowser procedere acquattato tra i cespugli del giardino di sotto,
spostando la testa rasente gli steli d'erba come se stesse cercando
qualcosa. Forse gli erano caduti degli spiccioli, ma l'ipotesi venne
immediatamente scartata non appena il koopa si fermò girando di
scatto il grosso muso quando qualche foglia alle sue spalle si mosse
flebilmente. Le iridi di fuoco si fissarono nella direzione sospetta
per un lungo momento, restando immobile coi muscoli visibilmente tesi
come fosse stato pronto a balzare. Le rievocò l'immagine di un
predatore a caccia.
Peach
avvicinò il viso al vetro fino a sfiorarne il riflesso come in
procinto di un bacio, osservando perplessa il drago assorto in una
delle sue stranezze. Una di quelle che le erano nuove.
L'enigmatico
Re parve aver localizzato il suo ancor più enigmatico obiettivo in
un quel cespuglio preciso che aveva appena tremato per un attimo
tradendo una presenza. Bowser scosse la coda puntuta con interesse e
si avvicinò a passo felpato su tutte e quattro le zampe, una postura
che non gli risultava scomoda considerata la sua natura nonostante
non ne avesse mai dato prova così apertamente. Sembrava davvero
che si stesse preparando a stanare qualcosa, o qualcuno.
La
fanciulla abbandonò la discrezione e pigiò la punta del naso sul
vetro freddo, schermandosi con le mani dalla luce del sole unendole a
mo' di visiera mentre il drago incedeva con un sorriso sicuro
affondando tutti gli artigli nella terra.
E
quel qualcuno era nascosto esattamente dietro il cespuglio
puntato dal koopa, ne era certa anche lei ma non si trovava
nell'angolazione giusta per sbirciarvi meglio.
Il
Re ridusse la sua distanza dal bersaglio con poche falcate e,
lanciando un grido di battaglia che le suonò senza dubbio impostato,
si avventò sopra lo sfortunato cespite che praticamente si
disintegrò sotto la sua mole draconica spargendo dappertutto
foglioline orfane. Il crestino azzurro di Larry fece capolino tra le
zampe posteriori del padre ed il bowserotto sgusciò via con uno
squittio mentre le risate vivaci di Junior, coperto alla vista della
Principessa dalla sagoma mastodontica del koopa, confermarono che
almeno una preda era finita tra le sue grinfie.
Ormai tutto era
chiaro: Bowser stava giocando.
Morton
saltò fuori da dietro un altro cespuglio poco lontano ed insieme a
Larry unirono le forze per cercare in qualche modo di sopraffare
l'assalitore. Di fatto un paio di bowserotti da soli potevano
combinare ben poco per costituire un valido avversario contro un
drago adulto e della stazza del genitore, il quale non sembrava
nemmeno far caso a loro due mentre fingeva di “sbranare” il più
piccolo emettendo dei ringhi scherzosi ogni volta che le manine di
Junior gli premevano sul naso per allontanare il suo muso, ma ciò
non impediva loro di provarci lo stesso.
Tuttavia
non optarono per una strategia effettivamente vincente e cercarono di
fargli perdere l'equilibrio spingendolo di lato, cosa che sarebbe
stata loro possibile se come minimo fossero stati tutti e otto a
compiere lo sforzo. Bowser ovviamente non si mosse di un millimetro
e, non appena si fu stancato del bowserotto più giovane reso ormai
inoffensivo, passò direttamente alla seconda vittima che si rivelò
essere Morton agguantandolo per un piede e precludendogli ogni
scappatoia nella sua morsa affettuosa. Sebbene le sorti del gioco
fossero praticamente segnate a quel punto, l'ultimo fratellino invece
pareva fermamente deciso a non concedere la vittoria fino all'ultimo
sprazzo di resistenza ed i suoi futili tentativi per riuscire
quantomeno a distrarre Bowser e liberare così l'altro facevano
sorridere con un pizzico di solidarietà per la sua tenacia,
saltellando tra gli spini sul guscio del padre per non farsi
acchiappare quando questi spostò infine la sua attenzione su di lui.
Peach
si godeva quella piccola scenetta familiare dall'alto coprendosi la
bocca con la punta delle dita. Tutti insieme formavano il gruppo più
combinaguai e problematico (per gli altri) che le fosse mai capitato
di incontrare, ma quando volevano sapevano veramente dare
l'impressione di una normale famigliola che non si sarebbe mai e poi
mai confermata come l'autrice di rapimenti, incursioni armate e
prepotenze incomparabili. A volte la Principessa si fermava a
chiedersi come sarebbero andate le cose se tutto fosse partito in
maniera diversa tra loro, se Bowser avesse davvero conosciuto il
significato della convivenza civile, se la sua sete di potere avesse
trovato gli argini dell'assennatezza... Sarebbero potuti essere buoni
vicini e lei non si sarebbe sentita colpevole di riscoprirsi ad
apprezzare scene come quella e persino a riconoscere che si fossero
conquistati una fetta della sua tenerezza con le loro stramberie e la
loro bisognosa insistenza nel cercarla.
Prima
o poi la fanciulla avrebbe dovuto fare una scelta e smettere di
ostinarsi a restare in quel precario equilibrio sulla linea sottile
che divideva le due facce del koopa. Avrebbe dovuto decidersi a quale
essere coerente una volta per tutte e prendere una posizione
definitiva verso quel drago troppo concentrato su se stesso e sulla
sua visione del mondo soltanto. Eppure, ad ogni rapimento, ad ogni
spiraglio di quella vita segreta che le passava davanti ed in cui
l'avevano inclusa a braccia aperte, concepire il pensiero di
distanziarsene era diventato mano a mano più amaro. Non sarebbe mai
riuscita a tornare indietro e fingere che tutto fosse rimasto come
prima, quando ancora non aveva imparato a conoscerli uno per uno. Non
solo perché era consapevole che sarebbe stato doloroso per loro, ma
anche perché lo sarebbe stato altrettanto per lei. Tuttavia nutriva
la certezza che non potevano continuare quella bizzarra coesistenza
con i soliti mezzi come invece Bowser era deciso a fare.
Giù
in basso Lemmy e Iggy erano stati attratti dalle risate dei
fratellini e anche loro si erano maldestramente buttati nella zuffa
caricando il genitore ancora occupato col piccolo Larry che aveva già
dichiarato la sua disfatta. Evidentemente non c'era uno schema
d'attacco preciso e ognuno si dava all'improvvisazione, per quanto
comico fosse il risultato. Ma l'unica cosa che contava era divertirsi
a modo loro. Iggy cadde tra gli artigli di Bowser dopo nemmeno un
minuto e Lemmy, giocherellone come sempre benché fosse il secondo
più anziano, gli saltellava davanti come un grillo creando sue copie
per invitarlo ad acciuffarlo. Probabilmente grazie alla conoscenza
delle tecniche del figlio ed in parte all'olfatto nemmeno l'ultimo
dei bowserotti sfidanti durò a lungo.
Il
sorriso sulle labbra di Peach si ampliò quando gli altri cuccioli,
una volta riprese le energie, si allearono balzando addosso al drago
che lasciò andare la sua preda ancora fresca e rise con genuina
allegria poggiandosi nuovamente su tutti e quattro gli arti per
tenersi in equilibrio. Un suono forte e privo di qualsiasi
teatralità, che non aveva nulla a che vedere con la sua solita
risata malvagia o derisoria. Un riso che si permetteva di liberare
solo quando non vi era nessuno da spaventare e che era destinato
anche a lei senza toad o idraulici nei paraggi.
«
Se solo la finissi di essere così ottuso, forse potresti
anche accorgerti di quanto sarebbe tutto più facile specialmente per
coloro a cui tieni »
pensò con una punta di malinconia stringendosi un polso.
Gli
occhietti di Junior la localizzarono da dietro il vetro ed il
bowserotto la chiamò a gran voce dalla spalla del padre con una
letizia che involontariamente le riscaldò il cuore. Le voci di Larry
e Morton si levarono insieme a quella del minore a festeggiare il suo
ritorno a “casa”, saltando giù dal pesante guscio spinoso per
correrle incontro facendo a gara a chi l'avrebbe raggiunta per primo.
Anche il più minuto con la cresta ed il codino si unì a loro
guadagnando rapidamente terreno, mentre Iggy restò aggrappato al
carapace del genitore che si rimise in piedi grattandosi dietro il
collo in un gesto di leggero imbarazzo per essere stato pizzicato in
uno dei suoi rari momenti di spensieratezza. Loro due l'avrebbero
raggiunta con più calma, non prima di aver avvisato anche gli altri
a bighellonare in giro per il castello.
«
Potresti anche accorgerti di quanto tu già abbia e stia
costantemente scommettendo. »
Larry
fu il primo ad affondare il musetto nella stoffa della sua gonna,
respirando il suo odore e lasciandosi accarezzare. Junior volle
reclamare il posto d'onore in braccio e Morton aveva così tante cose
da raccontarle che continuava ad impaperarsi provando a dirle tutto
in una volta. Lemmy invece, che delle parole non faceva grande uso
per abitudine, era stato abbastanza veloce da fermarsi a coglierle un
fiore prima di salire le scale.
Non
avrebbe mai trovato il coraggio di annullare quello strano legame che
si era creato tra loro, ma presto o tardi delle decisioni avrebbero
dovuto essere prese e l'eterna questione dei rapimenti risolta.
Tuttavia Peach era certa su una cosa: non li avrebbe mai abbandonati.
Nota
d'autrice:
Lascio
a qualcun altro il compito di postare le solite smielatezze
sanvalentiniane.
Ho tentato di dedicare una breve shot al curioso
rapporto tra la Principessa e i bowserotti. Lei non è la loro madre
e, almeno nella storia originale, non accetterà in futuro di
ricoprire tale ruolo, ma nulla le impedisce di volergli bene dopo
tutti questi anni che si conoscono. E trovo che in fondo, sotto una
luce più personale, possa addirittura provare un istinto di
protezione verso di loro che non sono altro che bambini
riflettendoci.
Grazie
di aver letto questa one shot introspettiva :]
Koopafreak
|
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Capitolo 25 *** Nuvole dispettose [MKW] ***
o
Tutto
era filato liscio finché qualcuno dietro di lui non gli aveva
appioppato una Nuvola Grigia con un colpo di paraurti: una delle
trappole tra le più malefiche della gara, aggiunta apposta per
aizzare i concorrenti gli uni contro gli altri e fomentare
ulteriormente lo spirito di competizione fino a sfiorare il limite
dell'aggressività. Di fatto vi era un solo modo per liberarsi dello
spettro di una Nuvola Grigia ed era sbattere di proposito contro il
primo sciagurato a tiro, scaricandogli dunque la patata bollente per
diretto contatto e poi procedere per la propria strada senza
dimenticarsi di deriderlo per la cortesia.
Bowser
era stato il disgraziato di turno questa volta e purtroppo nessuno
degli eventi successivi aveva giocato a suo favore. Gli altri
ovviamente lo avevano emarginato in mezzo alla pista nemmeno fosse
stato portatore di qualche orrendo morbo e la nuvoletta funesta
proprio sopra la sua testa aveva già cominciato a fremere minacciosa
col conto alla rovescia agli sgoccioli. Senza perdere altro tempo
prezioso aveva sterzato bruscamente individuando Waluigi sogghignare
a debita distanza sulla sua Motorazzo blu e gialla. Con tutta
probabilità era proprio lui il responsabile e Bowser era stato più
che deciso a restituirgli il favore, a costo di buttare entrambi
fuori percorso. Il ceffo se lo era visto piombargli addosso come un
bolide tutto spini ed aveva impennato la motocicletta scattando in
avanti e svelando all'ultimo istante chi aveva tenuto nascosto dal
suo campo visivo dietro la propria sagoma.
Gli
occhi azzurri di Peach lo avevano individuato a loro volta, sgranati
dallo stupore.
Bowser
aveva urlato in allarme prima di sbandare violentemente nella
direzione opposta ed evitare per un soffio di travolgerla. Allora la
Nuvola Grigia aveva fatto il suo dovere e per qualche secondo era
stato costretto a tenere le palpebre serrate mentre quel conosciuto
pizzicore gli aveva ghermito ogni fibra del suo corpo riducendolo di
parecchie taglie. Quando il suo kart aveva finalmente smesso di
girare come una trottola e tutti, ma proprio tutti, lo avevano
superato sballottandolo da una parte all'altra e facendogli
letteralmente mangiare la propria polvere, aveva concluso da solo la
gara superando la linea del traguardo dodicesimo su dodici
partecipanti.
Era
stato esattamente in quel momento che la conoscenza del suo problema
si era estesa al resto del gruppo: l'effetto del maleficio
restringente doveva essere svanito già da un pezzo, eppure lui era
ancora rimasto della stazza di un nano da giardino.
Gli
sghignazzi sgradevoli di Wario e Waluigi che avevano spiccato con
eccellenza nella cacofonia dell'ilarità collettiva ancora gli
risuonavano nelle orecchie.
«
I tecnici hanno sospeso le batterie successive finché non troveranno
una soluzione. »
Peach gli si sedette accanto sull'erba unendo compostamente le gambe.
La Principessa mossa dal senso di riconoscenza era stata la sola che
aveva avuto l'ardire di non rispettare l'auto-esilio in cui il drago
si era ritirato, lontano dalle zone relax solitamente frequentate
dagli altri gareggianti, e probabilmente l'unica che lui avrebbe
tollerato vicino in quelle umilianti circostanze.
Bowser
non ruppe il proprio silenzio, non soltanto a causa del suo
malcontento, e si limitò ad annuire storcendo le labbra. Una seconda
reazione indesiderata della Nuvola Grigia consisteva nella
percepibile alterazione della voce, comunemente nota come 'effetto
Paperino'. Il drago era sempre andato fiero della sua risata
gagliarda che faceva tremare i più impavidi come foglie al vento e
dei suoi ruggiti potenti che non avevano nulla da invidiare ai boati
dei terremoti. Ora tutto ciò che gli restava era una vocina ridicola
che aveva fatto piegare in due dalle risa mezza concorrenza quando
aveva aperto bocca per protestare energicamente davanti agli altri
senza rifletterci troppo.
Peach
aveva già tentato di tirarlo su di morale, ma il Re nella sua
ostinata mutezza non aveva staccato gli occhi dal terreno nemmeno una
volta da quando era stato apertamente irriso. Osservò l'espressione
pensosa del koopa ed immaginò quali future, strazianti vendette
stesse tramando nella sua mente per cancellare l'onta subita una
volta ripristinata la sua stazza originaria.
«
Dai, smettila con quel muso lungo. Non è da te. »
Uno
sbuffo di fumo gli uscì dalle narici.
«
Sono sicura che ci vorrà poco prima che sistemino tutto, non temere.
»
Bowser
chinò nuovamente il capo tanto per farla contenta. Il livello di
ottimismo si mantenne raso terra.
«
Questa situazione lo sta mettendo più a disagio di quanto credevo
possibile persino per lui »
pensò Peach consapevole che il drago fosse
incredibilmente affezionato alla propria immagine e che era tutta
un'altra cosa girare in tale stato al di fuori delle corse coi kart,
sebbene fosse una scomodità temporanea. Tuttavia non era certo una
ragione per isolarsi dal mondo. Se Bowser non avesse deciso
all'ultimo di tenersi la Nuvola Grigia piuttosto che disfarsene
quando ne aveva avuto l'occasione, adesso vi sarebbe stata lei al suo
posto dopo un bel capitombolo e vederlo così mogio...
Gli
propose nell'attesa di fare un break ad un bar vicino e dovette
insistere un po' per ottenere infine un cenno di assenso. Non che il
koopa avesse potuto tentare di rapirla o cosa. Non era nemmeno nelle
condizioni di riuscire a sollevarla per portarsela via e sarebbe
stato più plausibile il caso contrario invece, l'unico nella storia
documentata del Regno dei Funghi in cui lei avrebbe avuto l'occasione
di provare l'ebbrezza di occupare il ruolo solitamente destinato al
Re della Terra Oscura. E probabilmente Bowser si sarebbe addirittura
prestato al gioco se soltanto fosse stato di umore migliore.
Il
suddetto monarca ci aveva ragionato su e aveva concluso che l'offerta
della Principessa non andava sprecata. In fondo quante altre volte
avrebbe potuto capitargli di ricevere un invito proprio da parte sua
di sedersi insieme ad un tavolo solo loro due? Un buon stratega
sapeva bene che ogni chance andava colta e Bowser non era da meno,
anche se adesso le arrivava a malapena all'altezza del ginocchio.
Lasciarono
le loro vetture parcheggiate poco distanti, lo Scooter Filante dai
toni confetto accanto alla Piranha Turbo ormai grande come un
modellino radiocomandato, e si incamminarono sulla stradina mattonata
e fiancheggiata dalle aiuole che conduceva direttamente ad uno dei
punti di ritrovo preferiti da Peach, al centro di un percorso verde
nei pressi della Pista di Mario in cui si era svolta la prima parte
della competizione.
La
Principessa in tuta da motociclista riferì qualche pettegolezzo
divertente degli ultimi mesi per strappargli una risata e recuperare
un pizzico del suo buonumore ormai andato, attenta ad omettere
termini sul genere di piccolo, basso, ridotto e
diminutivi come ino o etto. Il drago non alzava gli
occhi dal selciato forse a causa dell'eccessiva differenza d'altezza
che lo metteva in imbarazzo e Peach sostenne lo sguardo fisso avanti
mentre continuava la chiacchierata.
Bowser
procedeva accanto, troppo distratto dal suo recente grattacapo per
apprezzare i sinceri tentativi di rallegrarlo che gli scivolarono
addosso uno dopo l'altro mentre era costretto ad impiegare più
energie del solito per mantenere il passo.
Forse
chiedergli di tornare a sorridere era troppo al momento, ma Peach non
demordette e tentò con la mirabolante storiella di Mastro Toad e
l'incidente con l'idromele durante una serata particolarmente vivace
di qualche settimana prima. Era consapevole che l'anziano tutore non
sarebbe stato certamente lieto che anche il koopa sapesse della sua
accidentale caduta di stile, ma lo stava raccontando a fin di bene
d'altronde e con questa chicca il successo era assicurato.
«
...abbiamo passato ore a setacciare ogni angolo del castello,
il giardino, e persino lo scantinato e la lavanderia. Alla fine
abbiamo scoperto che era rimasto tutto il tempo sul tetto a
guardarci. »
Scoppiò in una risata travolgente al ricordo e dovette fermarsi un
momento per calmarsi, piegandosi leggermente in avanti con la coda di
cavallo che le ricadde sul viso.
Si
rese conto di essere stata la sola ad aver trovato la cosa esilarante
considerato l'immutato silenzio intorno e, notando che non c'era
ormai nessuno al suo fianco, realizzò in secondo luogo di aver
parlato al vento. Si guardò alle spalle ed individuò il koopa
arrancare sulla salita parecchi metri più dietro.
«
Arrivo... dammi un minuto »
la rassicurò alzando una mano mentre procedeva visibilmente
annaspando. Ora un passo di Peach corrispondevano a circa sette per
Bowser e la strada in pendenza aveva messo ulteriormente alla prova
la resistenza del 'draghetto' che era stato troppo orgoglioso per
interromperla e supplicarla di rallentare, perdendo costantemente
terreno fino ad essersi staccato come l'ultimo vagoncino smarrito sui
binari.
La
fanciulla lo aspettò studiandosi gli stivaletti e il Re le fu
segretamente grato di aver poi fatto finta di nulla fino a
destinazione, occupando uno dei tavolini sotto un grande gazebo
ottagonale con spire di edera rampicante intrecciate sulle travi.
Peach vi era già stata in precedenza a condividere qualche minuto
di relax con i compagni di gara, a differenza di Bowser che lo stava
scoprendo in quel momento e che aveva sempre preferito restarsene per
conto suo piuttosto che unirsi al gruppo nel tempo libero. Era un
posticino appartato e di poche pretese ma ben studiato per creare
un'atmosfera rilassante e intima, che sarebbe stato a dir poco
perfetto per un tête-à-tête
se solo lui non fosse stato nelle condizioni di far pena se non morir
dal ridere... Persino sussurrarle un complimento avrebbe avuto un
effetto devastante con quella vocina assurda, nemmeno avesse inalato
una bombola intera di elio. Per questa volta doveva lasciar perdere
le vecchie tecniche di approccio e gradire la sua compagnia in
silenzio, ma avrebbe conservato nella memoria l'esistenza di quel
luogo da sfruttare meglio in una prossima occasione.
Peach
si accomodò sulla seggiolina in ferro battuto ed accavallò le gambe
in una maniera che il koopa trovò inconsciamente seducente ora che
sembravano lunghe come non mai, avvolte nel tessuto chiaro della tuta
che le calzava come un guanto. Sorrise tra sé ripescando un po'
della sua baldanza. Magari non avrebbe potuto esprimersi a parole, ma
vi erano comunque altri modi meno diretti per dare prova del suo
innegabile charme che, a differenza della sua statura, non si era
sicuramente ridimensionato; casomai
concentrato, se si
voleva vederla da questa prospettiva.
Ora
però si poneva un altro problema. Bowser avrebbe dovuto salire sul
tavolo per mantenere il contatto visivo e consumare più comodamente,
realizzando che sarebbe arrivato a malapena col mento sopra il bordo
anche stando sulle punte. Senza concederle il tempo di chiedergli di
se gli servisse aiuto, fletté le ginocchia per darsi la spinta
giusta e saltò affondando gli artigli nel rivestimento del cuscino e
tracciando dei tagli evidenti da cui spuntarono pezzi di imbottitura
quando il suo stesso peso corporeo cominciò a trascinarlo verso il
basso. Dopo una strenua lotta contro il volere della gravità si
fermò un attimo per riprendere fiato ancora lì a penzolare, fumante
di rabbia e digrignando le zanne per essersi tradito proprio di
fronte alla sua damigella. Forse lo sforzo di prima lo aveva
veramente fiaccato più del previsto.
Peach
rimase ad osservarlo in disparte mentre tentava di issarsi sulla
sedia barcollante, praticamente dilaniando il lato della fodera a cui
si era agganciato. Come minimo
avrebbero dovuto risarcire il proprietario.
«
Permettimi. »
Consapevole che non avrebbe giovato all'amor proprio del koopa, la
fanciulla preferì intervenire prima che si ribaltasse insieme alla
seggiola (che indubbiamente sarebbe stato peggio) e si alzò in suo
soccorso sollevandolo per i fianchi ed appoggiandolo poi sulla
superficie liscia del tavolo. Sebbene fosse stato rimpicciolito,
Bowser non si poteva esattamente definire un carico leggero ma non
era proprio il momento adatto per farglielo presente ed aggiungere
anche questo a rincarare la dose.
Il
toad adibito alla mansione di ordinazione che aveva assistito
all'insolita scena dall'entrata del bar si fece vivo per esporre loro
la scelta dei dessert disponibili, lanciando un'occhiata insicura al
Re e parandosi dietro il suo taccuino su cui appuntò un milkshake
alla fragola per la Principessa ed uno al cioccolato per il suo
insolito convitato che non aveva aperto bocca e si era limitato ad
indicare la foto sul menu.
«
Piccolo, immagino...? »
domandò il cameriere con troppa confidenza per i gusti del koopa che
lo fulminò con lo sguardo al suono della parola proibita.
Il
toad optò per la decisione più saggia e filò via irrigidito senza
fiatare.
«
Non era il caso di prenderla sul personale »
lo ammonì Peach seppur con un sorrisetto a fior di labbra.
Bowser
si rimirò gli artigli con fare innocente.
«
E non importa se la tua voce è cambiata, non c'è nessun altro qui e
potresti pure parlare tranquillamente. »
Il
drago non parve comunque convinto ed incrociò le braccia arricciando
il naso. C'erano loro due a sentirla e tanto gli bastava. La invitò
con un cenno a prendere la parola, lasciandole campo libero su
qualsiasi argomento. Lui non poteva fare diversamente che ascoltare
per quel giorno.
Peach
lo accontentò e riprese il filo dall'episodio di Mastro Toad,
raccontandoglielo nuovamente da capo e questa volta il tiro andò a
segno. Bowser quasi si cappottò sul guscio e non dovette nemmeno
sforzarsi di non vocalizzare le sue sghignazzate, visto che erano
così intense da restargli bloccate nel torace rischiando di farlo
soffocare. Non sarebbe più riuscito a guardare il vecchio
bacchettone con gli stessi occhi.
La
fanciulla lo osservò compiaciuta poggiando la guancia sul dorso
della mano mentre il koopa finiva di sganasciarsi dalle risate.
Preferiva di gran lunga vederlo così.
Il
cameriere servì loro le bevande fredde dal vassoio rivolgendo una
sbirciata fugace al lunatico energumeno che un momento prima sembrava
pronto a vaporizzarlo e quello dopo a malapena si reggeva in piedi da
cotanta allegria, dileguandosi svelto come se i frullati fossero
arrivati lì da soli davanti all'espressione divertita della
Principessa.
Bowser
riacquistò il suo autocontrollo asciugandosi una lacrima e si
ritrovò faccia a faccia col suo gargantuesco milkshake alto quasi
quanto lui. Ricordò di aver fatto un sogno vagamente simile tempo
addietro.
«
Scommetto che non ce la fai a finirlo »
disse Peach portandosi alle labbra un cucchiaino di panna montata.
Il
Re si voltò e le indirizzò un ghigno spavaldo alzando il pollice:
sfida accettata.
Toccò
alla fanciulla ridere fino allo spasmo quando si concluse col
bicchiere pieno a metà e lui piegato su se stesso a stringersi il
cranio tra le mani con le meningi congelate. Incredibile ma vero,
quando il koopa non era dedito alle sue bieche macchinazioni sapeva
essere addirittura comico.
Dopo
aver ripreso fiato, Peach raccolse infine il coraggio di esprimere la
propria riconoscenza del favore per cui lui stava scontando una pena
più lunga del previsto. «
Mi dispiace per quello che è successo. »
Bowser
levò il capo ancora mezzo stordito e la fissò a sua volta
recuperando rapidamente lucidità.
«
Voglio che tu sappia che apprezzo ciò che hai fatto e che non ti
avrei serbato rancore se avessi scelto altrimenti. »
Bowser
era combattuto. Sapeva già che Peach non gliene avrebbe avuto a male
se avesse semplicemente seguito la logica della gara, ma non era solo
per quello che aveva deciso in quella critica frazione di secondo di
tenersi la Nuvola. Aveva così tanto da dirle, troppo che teneva
represso da sempre e che agognava dichiararle quando lei avesse
finalmente accettato di ascoltarlo... ma non avrebbe mai avuto il
fegato di farlo con quella stupida voce! Non voleva che lei
ricordasse le sue parole con quella stupida, orrenda vocina a
rovinare un momento storico tra loro due!
Maledicendo
copiosamente nella sua testa la cattiva sorte che doveva avergli
riservato una considerazione speciale quel giorno, annuì accettando
la gratitudine della Principessa che gli rivolse un sorriso così
dolce da fargli dimenticare tutto per un istante e rischiare di
vuotare il sacco lì su quel tavolo.
Il
rombo di un motore in avvicinamento catturò l'attenzione di entrambi
e scorsero la Moto Stella di un inconfondibile turchese fare capolino
da lontano.
Bowser
corrugò le sopracciglia seccato. Ci mancava proprio una terza
presenza indesiderata a negargli l'unica consolazione rimastagli che
era la riservatezza.
La
conducente li individuò seduti sotto il gazebo ed agitò una mano in
un saluto che Peach ricambiò lieta, segno che sarebbero stati
raggiunti visto che là non c'era nessun altro a cui aggregarsi. Dopo
aver parcheggiato il motociclo su un angolo del vialetto dove non
avrebbe intralciato il passaggio, la figura calò giù e si diresse
verso di loro con un'espressione cordiale sui lineamenti pallidi. In
realtà li aveva volutamente cercati e l'atto altruista del Re non le
era sfuggito ancor prima che fosse sorto l'inconveniente della nuvola
fallace. Lo sfavillotto le fluttuava intorno attratto dai riflessi
della spilla preziosa sul fronte del completo e sprizzante di energia
sotto i raggi del sole che il suo corpicino paffuto assorbiva
traendone vigore.
La
sola fiera esponente del gentil sesso a bordo dei veicoli di classe
pesante, Rosalinda spiccava non soltanto per la sua avvenenza tra i
gareggianti appartenenti a quella categoria per tradizione riservata
ai meno raccomandabili nel giro. La sua stupefacente destrezza alla
guida di bestioni metallici di grossa cilindrata che nessun'altra
donzella avrebbe saputo domare anche sui percorsi più estremi le
aveva permesso di mettere da subito in chiaro che il suo posto in
mezzo alla schiera di bruti e colossi, dei quali aveva vinto
l'imperituro rispetto dal primo giorno di competizione su ruote, non
era stato un banale errore di assegnamento e di fatto lei vi si
trovava perfettamente a suo agio. Questo inoltre aveva contribuito
non poco ad accrescere quell'aura di soggezione che il resto dei
concorrenti tacitamente palesava al suo cospetto.
E
sebbene Peach e Daisy l'avessero accolta con entusiasmo ed era poi
germogliata una vicendevole complicità anche al di fuori delle gare,
nemmeno loro ne erano completamente immuni. Come gli altri
avvertivano che qualcosa in Rosalinda andava oltre la soglia
dell'umanità e nel suo sguardo si intravedeva l'ombra di un vissuto
che cozzava con la bellezza nel fiore dell'età ritratta intorno e
conservata immutata per secoli, come se il tempo l'avesse graziata
dalla propria influenza in cambio della sua dedizione materna verso
quelle fragili creature che sarebbero divenute nuovi tasselli dello
spazio infinito.
Forse
era stata anche lei principessa una volta, prima di lasciarsi alle
spalle la sua vecchia esistenza per assolvere un compito più grande,
ma non aveva mai mostrato intenzione di aprirvi una parentesi ed era
felice di farsi chiamare solamente col suo nome. Non era chiaro se
aveva deciso di tagliare i ponti col passato o semplicemente non
voleva riviverlo per ragioni che senza dubbio racchiudevano un fondo
di malinconia, ciononostante nessuno avrebbe osato chiedere e
Rosalinda, anche dopo mesi dal suo arrivo nella combriccola, era
rimasta un mistero ancora insondabile.
«
È stato un gesto molto galante, il tuo »
si rivolse a Bowser non appena gli fu davanti. Come quando si sentiva
tra amici, la sua voce solitamente monotona si tingeva di emozioni e
suonava più naturale mantenendo tuttavia una traccia di quel timbro
profondo che dava la sensazione di sporgersi dentro un pozzo di acqua
limpida senza vederne la fine.
Il
Re la degnò di un grugnito diffidente volgendole il guscio.
Peach
gli indirizzò uno sguardo severo per tanta scortesia e il koopa
ignorò anche lei. «
È di cattivo umore »
le disse in tono di scusa.
Il
drago emise uno sbuffo fumoso dalle narici incrociando le braccia ed
attivando la modalità broncio.
«
Lo sarei anch'io al suo posto. »
Le labbra di Rosalinda si arricciarono in un sorriso comprensivo.
Quell'atteggiamento non sviava troppo dalla reazione dei suoi bimbi
dopo un bisticcio o quando facevano i capricci.
Il
piccolo sfavillotto volteggiò curioso intorno al koopa
ridimensionato e squittì intimidito ristabilendo le distanze non
appena Bowser, stanco di essere ritenuto oggetto di studio, lo
spaventò con uno spiro infuocato di avvertimento. La creaturina
astrale cercò riparo dietro la sua madre adottiva, sbirciando dalla
spalla l'essere scontroso vicino alla Principessa.
«
Prego, siedi con noi »
Peach tentò di riparare alla maleducazione del suo sequestratore
incallito sperando di poter offrire qualcosa alla gentildonna che
tuttavia non si scompose e declinò con un leggero inchino del capo
facendo dondolare lievemente gli orecchini eleganti.
«
Invero sono qui perché hanno appena comunicato che si tratta di un
caso isolato. Hanno testato altri cubi oggetto e non hanno
riscontrato nulla di anomalo, nemmeno con l'effetto della Nuvola
Grigia. Pare che solo il cubo da cui hai attinto fosse difettoso »
spiegò al diretto interessato.
«
Il cubo da cui 'qualcun
altro' ha attinto, ma so già chi. »
Bowser aveva parecchio da esternare in quel momento, ma si sentì
obbligato ancora una volta a tenere il becco chiuso.
«
E quanto ancora dovrà abbozzare in questo stato prima che si
decidano a farlo tornare normale? »
fortunatamente Peach condivideva le medesime perplessità e la
premura nelle sue parole non passò inosservata.
«
Hanno detto che gli serve più tempo. »
«
Cioè non sanno dove sbattere la testa »
il koopa interpretò il messaggio.
«
Sospenderanno la corsa? »
chiese la Principessa temendo invece che avrebbero adottato un
provvedimento diverso. La sua intuizione si rivelò corretta.
«
Gli altri concorrenti stanno diventando impazienti. Se entro breve
non avranno trovato il modo di risolvere la questione, Bowser verrà
squalificato e la gara riprenderà senza di lui. Mi dispiace. »
«
Ma non è giusto! » Un
pugno non pacifista si abbatté sul tavolino facendo tremare
bicchieri e occupante che sollevò il muso sbalordito verso il
cipiglio alterato della Principessa.
«
Non lo è » convenne
Rosalinda osservando come colei che le piaceva considerare sua amica
si stesse rapidamente scaldando in difesa del koopa. «
Tuttavia vi ho cercati perché credo che forse abbiamo una soluzione
a portata di mano e potremmo fare un tentativo almeno, se tu sei
d'accordo. » L'occhio
visibile sotto la lunga frangetta si posò sulla vittima della
sventura.
I
due ascoltatori drizzarono le orecchie.
«
Se ricordate, la reazione della Nuvola Grigia può essere annullata
in gara usufruendo del potenziamento del Mega Fungo, del Pallottolo
Bill o della Stella. »
E dalle loro espressioni folgorate concluse che non serviva
aggiungere altro.
Una
volta saldato il conto di due milkshake e una sedia ed approfittato
poi di uno strappo sulla moto spaziosa e personalizzata per l'unico
centauro donna abbastanza tosta da pilotarla, fecero ritorno alla
Pista di Mario completamente deserta e Bowser cominciò a
ripercorrerla ad oltranza per tentare la sorte ad ogni fila di cubi
oggetto sul tracciato. Purtroppo l'assegnazione dei potenziamenti
seguiva il criterio di una roulette russa e dovette fare il giro per
ben quindici volte prima di incappare finalmente in quello giusto.
Quando la sagoma del pallottolo bill si smaterializzò e le ruote del
suo kart toccarono nuovamente il cemento del circuito, il koopa
esultante del successo lanciò un ruggito di vittoria che rimbombò
oltre le nuvole più basse e le piante piranha intorno alla strada si
richiusero dietro le loro foglie dallo spavento.
Rosalinda
vide con la coda dell'occhio Peach al suo fianco emettere un sospiro
lieto che aveva trattenuto in sé un risolino. Eppure, nel momento in
cui il drago si voltò verso di lei con un'espressione a dir poco
festosa la Principessa distolse lo sguardo quasi vi avesse letto
qualcosa di sbagliato e risalì sul suo scooter per allontanarsi e
tornare al luogo di ritrovo, dopo averla ringraziata come si doveva
per il suo consiglio ed averle chiesto gentilmente di farle
compagnia.
Prima
di seguirla lesse la delusione negli occhi cremisi del Re che la
fissarono andar via con evidente desiderio, come se avesse voluto
dirle qualcosa ma non gliene aveva dato il tempo. Un barlume di
quella tristezza contagiò anche lei per empatia, non poté
impedirlo: era la sua natura. Ed era anche per questo che aveva
scelto la vita che ora conduceva. Ciò che la stupì, e poco era
rimasto al mondo ad avere tale potere su di lei, fu avvertirla
proprio da un tipo simile che avrebbe potuto cancellare galassie
intere per estendere il suo regno oscuro se solo ne avesse avuto la
possibilità. E tuttavia era stato capace di quel piccolo gesto di
generosità verso qualcun altro che l'aveva spinta a proporre la sua
idea.
Quando
Bowser raggiunse gli altri in trepidante attesa nei pressi
dell'Outlet Cocco per l'annuncio dai megafoni che li avrebbe invitati
a prendere i propri posti sulla linea di inizio, qualcuno si voltò
verso di lui e il resto lo ignorò come al solito. Nessuno sembrava
euforico del suo rientro in gara e la cosa non lo sfiorava. Individuò
Peach intrattenere una conversazione con Rosalinda che l'ascoltava
annuendo interessata col suo inseparabile sfavillotto accoccolato in
grembo, sedute su una delle panchine disponibili in mezzo alle
fioriere rigogliose. Il koopa preferì non insistere.
Si
accorse poi dei compari W intenti a parlottare per i fatti loro non
troppo lontano. Waluigi si esibì in quella che senza dubbio era
un'imitazione della sua voce distorta dall'effetto della Nuvola e il
grassone parve gradire così tanto la parodia che per poco non si
strozzò. Curiosamente, tutta l'ilarità della faccenda si dissipò
in un soffio non appena il più alto lo vide per primo e il viso
affilato sbiancò visibilmente in una maschera di paura.
Bowser
gli rivolse un sorrisetto zannuto, lasciandogli presagire quanto ci
sarebbe stato da divertirsi invece nella prossima corsa.
Nota
d'autrice:
Ricordandomi
delle mie lettrici e compagne fanwriter più care che la apprezzano
particolarmente, ho voluto dedicare uno spazietto alla celeste
Rosalinda. Ogni volta che penso a lei mi viene in mente 'Stars'
dei Lacuna Coil.
Riguardo “Mario Kart Wii” su cui la storia si
basa, chiunque ci abbia fatto almeno una partita sa che tali
romanticismi siano solo un'utopia e che invece è guerra aperta con
tutti nella bolgia della gara. In questo gioco la pietà è per i
deboli :]
Grazie
di aver letto la shot!
Koopafreak
|
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Capitolo 26 *** Il primo rapimento ***
t
~Dedicata
a Bambolina Blackmetal 94
Peach
sollevò la testa e batté le palpebre osservando quella buffa
creatura al centro della stanza che doveva essersi introdotta dalla
finestra della sua cameretta mentre lei stava dormendo. Lo strano
essere bitorzoluto gracchiò una seconda volta mostrando gli
sporadici dentini affilati.
«
Mi hai sentito, Principessa? Sono Bowser il Terribile e sono qui per
rapirti! » ribadì il
concetto rialzando i braccini e flettendo gli artiglietti senza
ottenere per la seconda volta la reazione sperata. E ci si era anche
allenato per tutto il tragitto per azzeccare il tono di voce
perfetto, invece
quella poppante stava lì stesa sul suo lettino limitandosi
ostinatamente a fissarlo; né un gridolino né un qualunque segno di
paura o spavento a ricompensarlo per la sua entrata in scena
impeccabilmente malvagia. Il dramma dell'attore incompreso.
Poi
l'intuizione lo folgorò: quella marmocchia non aveva alcun timore di
lui. O era incredibilmente coraggiosa oppure era incredibilmente
stupida.
La
bimba si stropicciò gli occhi ancora confusa per essere stata
ridestata così bruscamente dal suo sonnellino pomeridiano e si rizzò
a sedere sul pannolino per risistemarsi la sua coroncina sopra i
boccoli morbidi.
«
Hai fegato per non tremare di terrore di fronte al signore supremo
dei malfattori, te lo concedo. »
Un ego già così grande in un corpo così piccolo insomma.
Peach
emise un pigolio disinteressato nella sua totale inconsapevolezza di
lattante spalancando la bocca in uno sbadiglio liberatorio, poi
cominciò a setacciare con le manine dietro il cuscino e tra le
copertine con nuvolette e sfavillotti colorati. Dov'era finito il
suo ciuccio?
«
Adesso però tu devi venire via con me. Sei mia prigioniera! »
Ah,
eccolo qui.
Il
giovane koopa si arrampicò lesto sulle sbarre del lettino dando
prova di un'agilità insospettabile sotto quell'aspetto goffo col
carapace puntuto e rimase appollaiato sulla sponda, l'originaria
spavalderia trattenuta da un filo di incertezza, prendendosi qualche
secondo per ragionare su come cacciarla fuori di lì. Solo quando la
vide meglio da vicino realizzò quanto sembrasse fragile con addosso
solo un vestitino di tessuto sottile e pizzi inutili che non
l'avrebbe protetta nemmeno dalle zanzare o dal vento: una scoperta
quasi sconvolgente per lui che Madre Natura aveva già provveduto a
rifornire di tutte le armi naturali necessarie appena uscito
dall'uovo. Ignorava a quale specie appartenesse perché aveva visto
che i toad avevano il cappello di un fungo in testa e questa qui, a
dispetto delle sue previsioni, non era affatto una principessa-fungo
ma restava comunque patetica e debole. D'altro canto era la prima che
aveva incontrato in vita sua, ma se erano tutte così allora non
c'era da sorprendersi che nelle storie che gli leggeva Kamek fosse
così semplice rapirle.
Il
lettino tremò bruscamente e Peach si girò curiosa trovandosi a
pochi centimetri dal muso dello strano essere intento a studiarla
circospetto con le folte sopracciglia che quasi nascondevano gli
occhietti neri sotto un piglio indagatore. Benché quel buffo
ciuffetto rosso sul capo non c'entrasse nulla, le squame, il guscio
ed il nasone le ricordavano vagamente uno yoshi perché non sapeva
proprio a quale altra creatura paragonarlo, ma ne aveva visti
parecchi di quei dinosauretti simpatici e quest'altro non aveva la
più pallida idea di cosa fosse. Se era anche lui uno yoshi, era
certamente il più brutto che le si fosse mai presentato davanti.
Entrambi
si scrutarono per un lungo momento con pari perplessità.
Una
domestica del castello infilò la testa bulbosa oltre l'uscio per una
controllatina di routine localizzando all'istante l'intruso in bilico
sul bordo della culla, gli artigli del mostriciattolo così
orrendamente vicini alla pelle delicata della piccina. La porta di
spalancò con un grido d'allarme e la toad fece per entrare
mitragliandolo di domande: Chi era? Che voleva? Come era entrato?
Cosa credeva di fare? Perché dava tutte queste confidenze alla loro
Principessa? Non era mica un delinquente?
Bowser
le sputò una pallottola incendiaria sulla cuffietta della divisa e
quella fuggì via urlando e lasciandosi alle spalle un serpentone di
fumo per il corridoio.
Il
koopa emise una risatina intrisa di perfidia e decise di darsi una
mossa con questo sequestro considerato che aveva ormai perso
l'effetto sorpresa a restarsene lì imbambolato. Prese l'orlo della
copertina colorata, la gettò addosso alla bimba per afferrarla senza
che le unghie facessero danni e saltellò compiaciuto sulla sua mini
Clown Car fuori dalla finestra col bottino tra le zampe. Quando il
clamore si sparse per le stanze della reggia reale loro due erano già
lontani, sorvolando le lande erbose tra le nuvole più basse.
«
Bwahahahah! Mi riescono bene i rapimenti » si autoglorificò il
principino con un sorrisone da tagliargli il musetto a metà.
La
bambina si mosse ancora nella sua presa e spinse il viso fuori dal
bozzolo di stoffa guardandosi intorno. A dispetto della situazione
Peach, troppo piccola per comprendere effettivamente cosa stava
accadendo, era rimasta piuttosto tranquilla e reagiva per empatia
alla presenza più vicina al momento: se lui era calmo allora nemmeno
lei aveva motivo di agitarsi.
Bowser
avvertì la testolina della principessa premere sotto il mento e
sciolse quell'abbraccio non inteso come tale, permettendole di
muovere qualche passo incerto poggiando le mani sulle pareti del
velivolo. In confronto al giovane drago lo svantaggio fisico era
evidentissimo. Il principino era più grande non solo per età
(sebbene con un leggero scarto), ma era anche molto più
intraprendente rispetto ad un cucciolo umano che avrebbe avuto i suoi
stessi anni poiché i koopa per ovvie questioni di specie erano assai
più precoci nel loro percorso di crescita psicofisica.
Intraprendente non era sinonimo di riflessivo infatti e Bowser si
ritrovò a chiedersi cosa farsene ora della sua preda, dato che si
era dimenticato di considerare precedentemente questa seconda parte
del piano.
Il
rapimento era stato portato a termine con successo e poteva reputarsi
alla stregua dei malvagi nelle fiabe malvagie con un malvagio lieto
fine che amava ascoltare prima di fare sogni malvagi e dopo essersi
abbuffato di biscotti e latte di mucca malvagia. Solo che adesso lo
aveva fatto per davvero e c'era per davvero una principessa da
sbarbarsi.
Osservò
il valido esemplare di sangue reale in questione sporgersi
precariamente oltre il bordo della mini Clown Car con metà del corpo
già penzolante nel vuoto ed il posteriore per aria... Anche quella
poteva essere una soluzione.
Bowser
la riagguantò per una caviglia prima che la potenziale suicida
precipitasse beatamente di sotto. Alla fine restava sempre il suo
trofeo di caccia.
«
Ti sfarfalla il cervello? Guarda che non rimbalzi se vai giù. »
La
pargola alzò il viso e non fece altro che fissarlo dietro il suo
silenzio lasciandolo nel dubbio se avesse recepito o meno il
messaggio.
Bowser
non ricordava di aver mai visto degli occhi tanto... grandi. E la
cosa che gli creava ancora un segreto disagio era come colei che era
la sua prigioniera continuasse a non mostrare il ben che minimo
accenno di paura per lui, nemmeno un pochino.
Fece
rotta verso casa senza perderla di vista onde evitare un
alleggerimento imprevisto della zavorra. Al suo rientro Kamek gli
corse incontro anelante e con gli occhiali di sghimbescio sul becco.
«
Principe Bowser! Vi abbiamo cercato in lungo e in largo fino ad ora.
Perché non avete lasciato detto dove vi eravate cacciato?! »
lo rimproverò lo stregone e suo tutore con le mani sulle ginocchia a
riprendere fiato.
«
Perché io sono il Principe e posso fare quel che voglio! »
sbottò il koopa con una strafottenza da ceffoni che nessuno avrebbe
mai osato elargirgli. Un errore che tutti, Kamek al primo posto,
scontavano ogni giorno.
«
Questo non vi esime dall'andarvene per i fatti vostri senza
avvertire. Non potete sparire così quando vi pare. »
Un occasionale barlume di fermezza dava al magikoopa la forza di
volontà per non farsi bisfrattare come d'abitudine dopo aver perso
la pazienza per l'ennesima delle sue bravate.
Tuttavia
Bowser aveva già finito di concedergli la cortesia di ascoltarlo,
si chinò dietro il bordo della sua vettura e balzò fuori stringendo
tra le zampe il risultato della più recente.
Kamek
trasalì nel vedersi un secondo paio di pupille puntato addosso. «
Dove l'avete raccattata? »
«
L'ho rapita » rispose con
una nota di orgoglio mettendo giù la sua preda per farne mostra di
fronte ai suoi sottoposti.
Peach
sgusciò fuori dalla copertina e si guardò intorno per le mura
pietrose e tetre del castello, respirando quel sottile odore di zolfo
e ricambiando le occhiate sbigottite dei soldati.
Nonostante
le apparenze iniziali che potevano ingannare, lo stregone era il
secondo al comando in quanto mentore del futuro re e dotato di una
mente astuta che lo distanziava di gran lunga dai suoi colleghi a
corte. Diverse delle sue fonti d'informazione personali erano
installate in segreto nei reami circostanti affinché persino i
piccoli sviluppi che potevano essere trascurati all'occhio
onnisciente della sua sfera non restassero nell'ombra. Con l'unico
che toccava i confini della Terra Oscura invece non vi era sorta la
necessità perché la notizia di una nuova erede al trono ancora
riecheggiava da un estremo all'altro delle terre conosciute.
«
Avete rapito la Principessa Peach del Regno dei Funghi. »
Ogni dettaglio del suo aspetto corrispondeva alla descrizione e, se
vi fossero stati ancora dubbi, il diadema sui boccoli biondi ne era
la prova inconfutabile.
«
Ah, allora è così che ti chiami. »
Il koopa abbassò il muso sull'infante che si ritrasse intimidita dal
volto occhialuto di Kamek e gli si premette contro per essere
rassicurata. Si trattenne a stento dal mostrare la sua sorpresa
quando sentì le piccole dita calde chiudersi intorno alle sue. Del
resto lui era l'unico con cui aveva passato più tempo in
quell'ambiente tutto nuovo in mezzo a quelle facce tutte nuove.
«
Ora che l'avete portata nella vostra dimora, cosa volete dettare
nella richiesta di riscatto da inviare a Fungopoli? »
Che il suo padroncino avesse cominciato a salire i suoi primi gradini
nel glorioso percorso del Male era una buona notizia, ma attualmente
sorgeva un notevole inconveniente: il frutto del sequestro era solo
una lattante, non una principessa già cresciuta e fisicamente
autonoma. Ergo più problemi a cui loro non potevano far fronte, né
tantomeno vi era la voglia, essendo già impegnati con un terremoto
di koopa. Meglio levarsela di torno il prima possibile.
«
Riscatto? Cioè gliela restituiamo in cambio di qualcos'altro? »
«
Vil denaro, preziosi, dolciumi... Tutto quello che stuzzica la vostra
avidità. Di norma dopo un rapimento si pretende un riscatto »
Kamek si sentì in dovere di precisare.
«
Sono andato lì apposta per prenderla. Perché dovrei riportargliela
indietro? » Una logica che
evidentemente Bowser non condivideva.
«
Ma... cosa vorreste farne dunque? Non possiamo certo tenercela. »
«
E perché no? L'ho rapita io. Adesso è mia. »
Il senso di possesso del principino prepotente e viziato aveva già
affondato le grinfie sul bottino della sua ultima bricconata ed era
ben deciso a non mollarlo, specialmente se questi percepiva
l'intenzione altrui di sottrarglielo.
«
Altezza, i cuccioli umani, o bambini se preferite, sono estremamente
delicati. La Principessa necessita di cure a cui noi non siamo in
grado di provvedere. Temo che non ci siano alternative migliori
questa volta. » Kamek non si
stupì affatto del baluardo di monumentale cocciutaggine che gli era
appena stato eretto davanti ed il suo tono si era già colorito di
una nota di rassegnazione. A parole non c'era verso di far ragionare
il sovrano in erba e come al solito sarebbe servita l'esperienza per
consentire ad una stilla di buonsenso di entrare in quella testa
dura.
«
Be', io sono il Principe e decido io se e quando sarà
il momento di ridargliela. E non è ora! »
Bowser era irremovibile. Il fatto che la piccina gli avesse tenuto
stretta la mano per tutto il tempo aveva in qualche modo fomentato
subconsciamente la sua contrarietà alla riconsegna. «
Voglio andare a giocare! »
decretò autoritario marciando dritto verso i suoi alloggi e
costringendo il magikoopa a scansarsi.
Peach
si lasciò condurre obbediente procedendo incerta sulle scarpine rosa
poiché le sue competenze deambulatorie erano ancora alquanto scarse,
ma la presa che l'aiutava a reggersi in piedi era salda e riusciva a
star dietro allo yoshi bruttino con un po' di impegno. Tuttavia i
primi sentori di disagio avevano già iniziato a rosicchiare i
confini della sua coscienza ed il repentino distacco dal contesto
familiare stava per essere pian piano accusato. Anche se il contatto
col principino le trasmetteva una sorta di conforto essendo l'unico
appiglio emotivo che aveva al momento e per istinto vi si affidava
ciecamente, molto presto la bimba avrebbe reclamato il bisogno di
avere il calore di casa sua intorno a lei e, in completa sincerità,
aveva pure iniziato ad avvertire un buco nello stomaco dopo essere
stata svegliata ed inconsapevolmente sballottata da un regno
all'altro.
Tutto
ciò Kamek se lo immaginava nitidamente e non aspettava altro che la
sua reazione naturale a dissuadere il giovane monarca dal proprio
capriccio. Ovviamente li avrebbe tenuti d'occhio per assicurarsi che
non sarebbero incorsi in incidenti spiacevoli, perché solo un
lunatico avrebbe potuto affidare una bambina così piccola ad un
tipino del tatto di un panzer come il suo padroncino senza almeno
sorvegliarlo. Anche se ora sembrava così inspiegabilmente mansueto
rispetto al suo solito.
Il
mago e le reclute presenti osservarono muti il Principe congedarsi
assieme alla nuova ospite per mano.
«
Okay, non avete più scuse per poltrire. Filate alle vostre
postazioni! » scattò prima di affrettarsi all'inseguimento del
dinamico duo. Certamente questo incontro avrebbe comportato un
interessante diversivo dal solito trantran al castello.
Delle
possibili ripercussioni da parte del Regno dei Funghi, una volta che
avessero intuito chi vi era dietro il sequestro, nemmeno un'anima lì
vedeva la ragione di preoccuparsene: i toad erano un popolo che aveva
profonde radici nell'ottusità di un'esistenza pacifica, tanto che le
forze belliche di cui disponevano sembravano una barzelletta in
confronto alle risorse della Terra Oscura che non erano nemmeno a
metà strada dal finire di perfezionarsi. Piuttosto avrebbero pagato
qualsiasi riscatto loro imposto se avessero fiutato il rischio di
sacrificare una sola vita nel riprendersi la Principessa Peach.
Gli
occhioni limpidi si spalancarono al loro massimo dalla meraviglia
ritrovandosi in una stanza assortita di così tanti balocchi che era
impossibile contarli. La tappezzeria allegra delle pareti era
abbondantemente decorata da centinaia di scarabocchi fatti con
pastelli a cera che continuavano il loro intricato percorso fin sopra
l'arredamento come se tutto fosse stato un gigantesco quadro da
colorare. I giocattoli erano disseminati ovunque; quelli che non
erano sparsi sul pavimento spuntavano da sotto i mobili, da cassetti
e bauli. Moltissimi formavano dei cumuli disordinati agli angoli
della camera e parecchi erano rotti mentre altri dall'aspetto
praticamente nuovo, dando l'impressione che non fossero mai stati
toccati. Eppure là in mezzo a quella baraonda la sensazione di vuoto
non poteva essere più acuta: tante cose e tanto spazio per un
bambino soltanto?
«
Allora, a cosa mi va di giocare? »
Bowser la lasciò andare e scostò qualche gingillo sulla strada con
una pedata guardandosi intorno per trovare ispirazione.
Era
la prima volta che aveva un vero compagno di svago e non qualcuno
costretto da Kamek per fargli sfogare la sua carica distruttiva,
nessuno dei quali poi aveva più avuto il coraggio di ripetere
l'esperienza e lui si ritrovava di nuovo a giocare per conto suo...
Si
voltò verso la sua principessa, cioè Peach, per pianificare meglio
qualcosa anche alla sua portata ma realizzò con una certa delusione
che la bambina poteva prestarsi a ben poco. Oltre a convertire
ossigeno in anidride carbonica e reggersi a malapena in piedi non
sembrava neanche lontanamente capace di fingersi un avversario
accettabile per le sue simulazioni di battaglia. L'unica
principessa da rapire praticamente inutile nel raggio di miglia e
miglia se l'era presa lui.
Peach
si chinò rischiando di sbattere la fronte per terra col suo
equilibrio barcollante e raccolse il pupazzetto di un calamako con
grandi pupille tonde e tentacoli ciondolanti. Lo studiò per un
secondo intrigata dall'aspetto di quell'animaletto singolare e gli
angoli delle labbra si mostrarono in un sorriso di simpatia dietro il
ciuccio.
Bowser
avrà dedicato a quel peluche non più di tre secondi della sua
attenzione prima di dimenticarselo completamente nel suo deposito di
cianfrusaglie, e non era neanche lontanamente tra i più belli che
aveva. Eppure osservando come Peach sembrava goderselo, stringendolo
forte tra le braccia come se fosse stata la cosa più preziosa al
mondo, tutti gli altri giochi avevano inspiegabilmente perso
qualsiasi importanza agli occhi del principe mentre un impeto di
velenosa invidia lo assaliva.
«
Ehi, questo è mio! »
esclamò strappandoglielo dalle mani.
Innescò
un meccanismo di difesa che mai avrebbe potuto prevedere.
Dopo
un attimo di attonita sorpresa per quel gesto violento, Peach alzò
lo sguardo sul suo muso con un'espressione profondamente tradita per
la sua cattiveria. A quella vista il koopa avvertì lo stomaco
accartocciarsi e per la prima volta in vita sua provò un disagio che
non seppe descrivere. Poi la bimba esternò a pieni polmoni il
proprio dispiacere costringendolo ad arretrare spaventato dal volume
del suo lamento e schermandosi col pupazzetto.
«
Smettila! » fu la reazione
più spontanea e più sbagliata cercando di sovrastare le urla che
avrebbero suscitato l'ammirazione di un mega boo.
La
principessina pianse più forte mentre altre lacrime rigavano le
guance arrossate e lasciavano il loro segno sul colletto del
vestitino.
Bowser
messo alle strette provò a restituirle l'oggetto ma fu inutile.
Peach non volle saperne ormai e pareva che nulla l'avrebbe calmata a
quel punto. Il koopa constatò amareggiato che esisteva
effettivamente un essere vivente che non sottostava al suo volere e
andò nel panico.
«
Agh! Fatela stare zitta, non la sopporto più! »
si spazientì coprendosi le orecchie e digrignando i denti sotto i
lineamenti corrucciati per l'esasperazione. Individuò sopra uno dei
giochini disseminati sul pavimento quella specie di tappo col manico
che sino ad allora aveva egregiamente ottemperato al suo compito e,
in un ultimo tentativo disperato, lo rimise al suo posto in bocca
alla bambina.
I
vagiti si attenuarono in singhiozzanti sussulti e poco a poco anche
gli occhi smisero di gocciolare. Peach si strofinò le gote accaldate
e appiccicose a causa delle lacrime salate e se ne rimase lì a
riprendere fiato, provata dallo sfogo, tenendo il capo chino come se
la coroncina fosse diventata pesante tutto d'un tratto e tirando su
col naso.
Bowser
la fissò ancora incredulo di un contraccolpo così potente, ma non
era stato solo quello ad avergli portato via la parola. Nessuno si
era mai preso la briga di avergli insegnato l'obbligo morale di porre
rimedio ad un torto verso il prossimo in quanto, come futuro
dominatore incontrastato delle tenebre, tali inezie sentimentali non
erano comprese nella sua formazione personale; né lui da parte sua
era mai giunto ad avvertirne la necessità quando malefatte e
dispetti erano la sua forma di intrattenimento preferita. Questa
volta però il principino stava sperimentando lo sconcerto
dell'insoddisfazione derivata da una sua villania tra le più
elementari e per la quale si era invece ritrovato all'improvviso a
dubitare delle sue giuste e malvagie ragioni.
Se
a Bowser fosse stato perlomeno spiegato il concetto del pentimento,
avrebbe saputo dare un nome a quella sensazione sgradevole che gli
premeva sul torace e che non sapeva placare. Era come se un po' della
tristezza di Peach gli fosse rimbalzata addosso e gli fosse rimasta
appiccicata. E non se ne voleva andare.
La
bambina alzò gli occhi umidi su di lui, forse in attesa della sua
prossima mossa.
Pensandoci
meglio, la questione del pupazzo sembrava così sciocca adesso.
Prendendosi
qualche secondo per sincerarsi che nessun'altra entità senziente
avrebbe assistito a quell'aberrante manifestazione di generosità che
mai prima di allora le pareti del castello avevano testimoniato, le
porse il calamako girando il muso di lato con fare vago.
«
To', tanto ne ho di meglio. »
Dopo
qualche attimo di incertezza le manine di Peach accettarono
timidamente il regalo. Quando gli scivolò via dalle grinfie senza
opporre resistenza, Bowser si sentì inspiegabilmente più leggero
mentre buona parte di quel senso di oppressione se ne era andata
insieme al peso irrilevante del peluche.
La
principessina guardò il piccolo dono e poi lui. Pace era fatta, ma
non era certa di poter ricominciare a fidarsi. Per di più il
dispendio di energie a causa del pianto aveva contribuito ad acuire
il languore in fondo allo stomaco che, data la sua giovanissima età,
non era propensa a tollerare tanto a lungo e adesso le scorte della
sua sopportazione erano prossime dall'estinguersi.
Bowser,
dopo un tale gesto di magnanimità, si era aspettato come minimo che
ogni cosa sarebbe tornata allo stato precedente, tutti felici e
contenti a decidere quale gioco fare, invece Peach non sembrava così
risollevata quanto lui aveva sperato. Anzi, aveva l'aria di una che a
breve avrebbe ricominciato a frignare.
Il
principino fece la cosa più logica: «
Kamek! ».
Il
desiderato magikoopa saltò fuori da dietro lo stipite della porta
dove li aveva tenuti d'occhio per tutto il tempo. «
Sì, Altezza? » Il suo
stupore per il gesto a cui aveva appena assistito lo aveva distratto
dal realizzare che l'insolità rapidità con cui aveva risposto al
richiamo avrebbe potuto insospettire Bowser.
Fortunatamente
questi parve non farci caso, più interessato ad altro al momento. «
Ha qualcosa che non va. Aggiustala »
gli disse indicandola con un artiglietto.
A
Kamek non servivano capacità di legilimanzia per capire quale fosse
il problema. Anche il suo padroncino quando era più piccolo ed aveva
orari biologici rigidissimi per allora doveva già aver consumato il
suo spuntino, o i vetri del castello si sarebbero crepati sotto la
pressione dei suoi strilli. Diede istruzioni alla prima recluta a
tiro sull'indispensabile da portargli quanto prima ed il paragoomba
restò a fissarlo ammutolito per un paio di secondi processando il
messaggio.
«
E dove lo rimedio un biberon qui intorno? »
domandò corrugando le spesse sopracciglia con un'espressione
vagamente basita.
Mai
prima di quell'occasione tale oggetto era stato nominato, figurarsi
visto al castello della Terra Oscura. Bowser era in grado di sbranare
una bistecca già dal suo primo giorno dopo la schiusa ed il latte
era uno sfizio che si concedeva di tanto in tanto, solo dopo essere
stato assicurato che la mucca da cui era stato munto era feroce. Non
un alimento estraneo dunque, ma di cose simili giammai se ne era
parlato.
«
Fatti venire in fretta un'idea »
lo congedò lo stregone con indifferenza. «
Ma tu prova a tornare senza... »
Non
dovette attendere molto per fortuna grazie ai consigli di qualche
anonimo tra le fila dei tipi timidi che avevano saputo indirizzare il
soldatino ignaro.
Quando
Kamek afferrò il contenitore cilindrico sbuffò imbronciato. Ti
pareva se non gli veniva pensato da solo di scaldarlo... Mormorò
qualche parola poco lusinghiera mischiata ad un leggero incantesimo
per portare il latte ad una temperatura accettabile per la bimba che
aveva localizzato il biberon e lo puntava fisso ai suoi piedi.
Una
volta pronto lo consegnò a Peach che si servì da sola, lasciandosi
cadere sul posteriore col pupazzetto in grembo.
Bowser
la osservava scettico. « Non
mangiano altro le principesse? »
«
Non finché sono in così tenera età. »
Poi gli avrebbe anche spiegato che le principesse non
costituivano una specie a sé stante. Almeno non in pratica.
«
E quando gli spuntano le zanne? »
Aveva appurato che Peach possedeva dei dentini a malapena visibili
che non avrebbero impressionato una mosca.
«
Gli essere umani non posseggono zanne, Sire. E nemmeno gli artigli, o
gli aculei. »
Il
giovane sovrano divenne curioso. «
Sono tutti così deboli? »
«
Gli umani crescono molto più lentamente rispetto ad un koopa,
Altezza, ma anche da adulti non saranno mai lontanamente degni di
confrontarsi con voi. »
Bowser
annuì dondolandosi sui piedi compiaciuto a quella rivelazione. Nulla
di cui meravigliarsi quindi se i toad, gli individui più smidollati
e pusillanimi tra i regni vicini, avevano scelto proprio un umano per
guidarli. Vi era però qualcosa in Peach che continuava ad attirare
il suo interesse nonostante la sua patetica condizione, una sorta di
sottile simpatia difficile da spiegare sotto quell'altezzoso
disprezzo per la sua fragilità.
La
principessina si staccò dal biberon ormai vuoto con un 'pop', lo
lasciò a terra e si rimise a posto il ciuccio, palesemente più
vivace e allegra rispetto a qualche minuto fa strizzando il buffo
calamaretto tra le braccia.
«
Perché si tiene quel tappo in bocca per tutto il tempo? »
chiese ancora Bowser che non coglieva il senso di tale bislacca
abitudine. Per un momento il cervello gli proiettò l'immagine di un
centro abitato dove tutti gli umani giravano alla luce del sole con
quell'aggeggio in faccia.
«
Aiuta i bambini a restare tranquilli, Vostra Tempestosità. Un po'
come voi coi lecca-lecca, per quel poco che durano. »
Il
magikoopa pronunciò le ultime parole con una nota di rammarico che
al giovane monarca non sfuggì. Storse il naso e poi gli fece un
versaccio molto simile alla smorfia di un boo mentre l'altro era
uscito un attimo per appioppare il biberon vuoto a qualcuno.
Peach
lo vide e ridacchiò.
Bowser
lo rifece.
Peach
rise più forte.
Si
installò un'immediata complicità e lo scherzo divenne rapidamente
un gioco. Il principino era bravissimo a fare le smorfie, già gli
venivano naturali e in più ci si era allenato parecchio per deridere
le vittime dei suoi misfatti e sembrava che la bambina ne trovasse
una più spassosa dell'altra. Si stupì di
quanto poteva essere effettivamente divertente far ridere qualcuno.
Vi era un che di appagante in quel suono che contagiava anche lui
facendolo sentire apprezzato mentre il vuoto della stanza si riempiva
dell'ilarità della principessina. Quando finì di esibire tutto il
suo repertorio massaggiandosi le guance intorpidite a furia di
tirarle, Peach batté le manine entusiasta come se avesse assistito
ad uno spettacolo di cabaret.
Curiosamente
tutto divenne più facile da lì in poi. Lui aveva un'idea, Peach lo
seguiva imitandolo, dal rotolarsi dalle cataste di giocattoli al
demolire costruzioni intere di mattoncini che riergevano
istantaneamente con l'ausilio della magia. Se il marasma era già
stata in partenza la condizione assoluta di quella stanza, i due
compagni di svago avevano saputo addirittura fare di meglio. In
realtà era Bowser a fare gran parte del lavoro, ma era
particolarmente motivato dalla collaborazione della bambina le cui
risa ritempravano la sua smania devastatrice e lo caricavano di una
gagliardia tutta nuova.
Lo
stregone si mantenne discreto in disparte, osservando interessato
come la principessina si fosse incredibilmente adattata al nuovo
ambiente e quella sorta di alchimia che si era creata tra lei ed il
padroncino. In genere era abituato a udire soltanto le risate di
quest'ultimo durante le attività ricreative, in forte contrasto con
le grida di terrore dei soldati sorteggiati per trastullarlo finché
riuscivano a resistere. Si domandò se i toad si fossero
effettivamente accorti della grinta che quella piccoletta conciata
come una bambolina da esposizione aveva tenuto nascosta in sé per
tutto il tempo sotto il loro stesso naso. Si trattava per caso di un
inganno ben studiato oppure erano così svampiti, come lui era
convinto, da non aver mai neanche vagamente ventilato il sospetto che
la mocciosa avesse molta più sostanza di quanto mostrava a prima
vista dietro orpelli e pizzetti?
Quando
Bowser ebbe l'alzata d'ingegno di andarsene a scorrazzare per il
castello a bordo del suo slittino che aveva efficacemente agganciato
alla coda anellata di uno dei categnacci da guardia, Kamek finì col
perdere di vista entrambi. Ma a giudicare dal volume delle loro risa
e gli strilli dei passanti che si diffondevano sfrecciando per i
corridoi, non avevano smesso di spassarsela neanche per un secondo.
Li
ritrovò più tardi, seguendo le indicazioni dei testimoni che
avevano rischiato per un pelo di venire travolti, ad oziare nelle
stanze private del sovrano dopo aver speso gran parte delle energie a
seminare il panico per la fortezza reale.
Kamek
si fermò sulla soglia alzando appena il mento con sorpresa. I due
principini sedevano sul divano a guardare uno dei cartoni preferiti
del koopa, la piccolina accomodata con la schiena contro il pancino
liscio e la testa sotto il musetto, mentre questi puntava un artiglio
su un punto preciso dello schermo spiegandole con tono da intenditore
qualche passaggio della storia che doveva essere essenziale o perché
quel personaggio era più interessante degli altri, oltre al fatto
che fosse Il Malvagio. Peach doveva essersi appisolata già da
un po' abbracciando il calamako ora suo, ma il koopa parve non avervi
fatto caso.
Bowser
si accorse di avere compagnia ed interruppe il suo monologo. « Che
c'è? » domandò inaridendosi all'istante del suo buon umore per
quell'indesiderata intromissione.
«
È ora di prendere accordi col Regno dei Funghi, Vostra Malevolenza.
Non possiamo procrastinare oltre. » Fuori il sole aveva quasi
terminato di ritirarsi lentamente nel suo crepuscolo. « Qual è il
vostro prezzo per la Principessa Peach? »
L'espressione
del koopa si indurì e proferì una cifra che ottenne in risposta il
ticchettio degli occhiali del suo tutore finiti per terra.
Nessun
reame avrebbe mai potuto permettersi di sborsare tanto.
«
Siate ragionevole » insistette risistemandoseli sul becco. Sapeva
che lo stava facendo apposta.
Bowser
tornò a fissare lo schermo coi lineamenti contratti in un broncio
testardo. Non gliela avrebbe ridata in alcun caso.
«
Altezza, i bambini piccoli come la Principessa non possono restare
troppo tempo separati dal loro nucleo d'origine da cui dipendono
completamente e nessuno qui può sostituire chi se ne è preso cura
fino ad oggi. Più a lungo si protrarrà l'allontanamento più
soffrirà e sarà lei infine ad implorarvi di farla tornare a casa
sua. Non potete impedire che accada, è fondamentale che
comprendiate. La cosa più saggia adesso è stabilire contatti col
castello di Fungopoli e dettare le vostre condizioni che i toad
accetteranno senza un secondo pensiero. Condizioni esaudibili, Sire »
ribadì il magikoopa con una punta di benevola severità. Kamek non
agiva solo su fredda logica, ma considerava con grande riguardo i
sentimenti del suo padroncino e protetto che era intenzionato a
tutelare da un'amara delusione.
Contro
ogni iniziale previsione era nato un legame tra l'inesperto sovrano e
quella marmocchia, purtroppo non destinato a durare ed era meglio
evitare che Bowser le si affezionasse troppo. D'altronde avrebbe
finito per dimenticarsela nel giro di qualche dì, quando avrebbe
trovato un altro passatempo per colmare i suoi momenti di noia. Peach
invece era troppo giovane per poter preservare i ricordi di quella
giornata impressi nella memoria e si sarebbe lasciata tutto addietro
nell'attimo in cui l'avrebbero restituita alla sua famiglia. Che
avessero potuto continuare a vedersi liberamente era impossibile, di
certo non dopo questo esordio coi vicini e neanche in un contesto più
roseo la distanza tra loro si sarebbe ridotta.
Il
Principe sarebbe diventato ogni giorno più forte, più temerario,
inarrestabile al comando delle truppe che avrebbe radunato e
addestrato per espandere il suo dominio fin dove posava lo sguardo,
mentre lei sarebbe stata preparata a dovere per fiorire nella
creatura graziosa che prometteva
e per regnare su un popolo di pacifisti senza spina dorsale che non
sapevano nemmeno come si imbracciava una picca. I punti che li
accomunavano si potevano elencare su di un pugno chiuso. Erano
l'incarnazione di due ideologie che non potevano coesistere se non
nel caso in cui una sarebbe inevitabilmente caduta sotto il peso
dell'altra.
Bowser
teneva le labbra serrate insistendo imperterrito col suo sciopero del
silenzio e Kamek comprensivo gli concesse del tempo per riflettere e
passare gli ultimi momenti con lei. Frattanto sarebbe andato a
stendere la bozza della richiesta di riscatto.
Le
immagini continuavano a scorrere sullo schermo, ma la mente del koopa
era altrove. Era stata la giornata più divertente della sua vita ed
era passata così in fretta che già bramava quella ventura per
ricominciare. Se Peach non gli fosse praticamente crollata dal sonno
tra le braccia, avrebbe continuato volentieri anche tutta la notte.
Per quale ragione avrebbe dovuto rendergliela? Non avevano nulla che
lui già non possedeva e se non erano stati capaci di tenersela
stretta allora non la meritavano. Di sicuro nascondevano una
principessa di scorta da qualche parte, visto come era stato
oscenamente facile soffiargliela. E se poi, una volta restituita,
gliela avesse rubata qualcun altro? Nemmeno a parlarne. Per quanto lo
riguardava, potevano pure stare freschi che l'avrebbero rivista.
Però...
Le
parole di Kamek tornarono a galla. Naturalmente il mago non rivestiva
alcuna autorità agli occhi di Bowser, ma almeno ogni tanto questi si
degnava di ascoltare ciò che aveva da dirgli e dovette arrendersi
all'evidenza che esse sottolineavano: Peach era troppo piccola.
Sapeva a malapena rimanere in piedi da sola, figurarsi badare a se
stessa. Se trattenerla lontano dai suoi insostituibili toad le
avesse fatto davvero male, tutte le belle prospettive dei giorni a
seguire che avrebbero trascorso insieme si annullavano lasciando il
posto a quell'odiosa sensazione al torace che si rifaceva viva una
seconda volta a tormentarlo. E l'idea di trovarsi nuovamente i
timpani massacrati dalla veemenza del suo pianto non lo allettava
affatto.
Ma
perché doveva essere così complicato? Lui non aveva mai avuto mica
tutti questi problemi, nemmeno quando era appena uscito dall'uovo.
Abbassò gli occhi sulla forma della principessina accoccolata contro
il suo ventre col calamako perennemente stretto tra le braccia e si
sentì come quando anche l'ultimo soldato si rifiutava di giocare
ancora con lui. Comparò una manina della bimba con la propria,
studiandone le evidenti differenze mentre le due parti in cui la sua
volontà si era divisa consumavano un aspro conflitto alienandolo dal
chiasso del televisore.
Alla
fine maturò la sua decisone.
Non
avvertì nessuno come di suo solito. Le sentinelle disposte per i
corridoi e lungo le merlature lo osservarono mute e impettite
camminargli di fronte con la prigioniera in braccio, scambiandosi
qualche occhiata incerta dopo averlo visto sparire nel buio della
notte verso la linea scura dell'orizzonte.
Lui
l'aveva presa e solo lui l'avrebbe rimessa a posto. Non lo avrebbe
permesso a nessun altro.
La
luna era già alta quando aveva oltrepassato i confini della Terra
Oscura e la temperatura era lievemente scesa. Peach d'istinto gli si
strinse addosso in cerca di calore corrucciando il nasino e
facendogli involontariamente dono di un abbraccio. Bowser ricordava a
malapena l'ultima volta che ne aveva ricevuto uno, prima che suo
padre sparisse dalla sua vita.
Sporse
il musetto paffuto oltre il bordo ed osservò sprezzante plotoni di
toad armati di stupidità e torce affannarsi a perlustrare ogni
pertugio, ogni nascondiglio, ogni anfratto nel territorio alla
disperata ricerca della loro amata bambina, troppo stolti per
immaginare che il responsabile era venuto dall'alto e allo stesso
modo stava facendo ritorno sulla scena del crimine. A nemmeno uno
passò di mente di alzare per un secondo lo sguardo ed il koopa
raggiunse imperturbato la finestra della cameretta rosa con la stessa
spudorata facilità della prima volta. La peculiare abilità dei toad
del non apprendere dai propri errori era sbalorditiva.
Peach
si movicchiò leggermente quando il suo portatore atterrò sul
pavimento della stanza con un salto, strofinando il viso sulle squame
tiepide, ma dopo un pomeriggio di intensa attività il suo sonno era
così profondo che non si ridestò.
La
calò piano nella sua culla, inconsciamente rimandando finché gli
era possibile il momento della separazione. Lo colse il desiderio
improvviso di portarsi via qualcosa in ricordo di quella giornata,
una sorta di scambio equivalente per il peluche che le aveva
lasciato, ma in quella cameretta arredata con stomachevole
sdolcinatezza non vi era nulla che trovasse per lo meno accettabile
ai suoi gusti. Il suo sguardo cadde infine sul lenzuolino bianco in
fondo al lettino. Ne strappò un lembo e se lo legò al collo a mo'
di fazzolettone suggellando una promessa silente prima di
sgattaiolare via ed impostare la rotta di casa.
Quello
che aveva fatto ai toad non era un favore; aveva magnanimamente
concesso loro soltanto di tenergliela un altro po', finché non fosse
diventata più grande e più forte (si fa per dire, in quanto umana)
in modo da poter tornare una volta per tutte al suo castello. Allora
sarebbe venuto a rivendicarla.
Anzi,
si sarebbe preso anche il suo regno, già che c'era, pensò
convinto con un ghigno che prometteva una montagna di guai. Perché
no? E il prossimo rapimento sarebbe stato spettacolare e in grande
stile, così chiunque sulla faccia del Regno dei Funghi avrebbe
saputo chi era Bowser, il Principe Koopa e prossimo Signore
indiscusso e incontrastato delle Tenebre Eterne. E magari dopo lui e
Peach avrebbero giocato a battaglia navale con vascelli veri
devastando le aiuole dei giardini reali mentre banchettavano del
gelato che avevano sgraffignato agli altri bambini e canzonavano
tutti quelli che fuggivano terrorizzati dinnanzi a loro... Nel
frattempo avrebbe ingannato l'attesa affinando la sua cattiveria ed
avrebbe elaborato in segreto una lista intera di svaghi malvagi da
attuare insieme, quando lei fosse stata finalmente pronta per
raggiungerlo e riprendere a giocare da dove avevano interrotto.
Nota
d'autrice:
Ne
“Yoshi's Island DS”, che personalmente adoro con Baby Bowser
bisbetico e linguacciuto come al solito, la storia del loro primo
incontro è molto diversa sebbene a loro due non venga dedicata
alcuna attenzione in particolare e questa si può considerare solo
come una versione dei fatti puramente fan-made.
Ho
voluto inserirvi un piccolo omaggio a “Mario & Luigi: Fratelli
nel Tempo”, in cui Kamek convince Bowser a bere il suo bicchiere di
latte dicendogli è latte di mucca feroce.
Più ci penso e più mi viene da ridere. Lui sì che sa sempre come
prenderlo per il verso giusto :]
Questa è stata
senza dubbio la one shot più lunga della raccolta finora, per cui un
grazie speciale a chiunque abbia avuto l'ardire e la pazienza
di leggerla tutta.
Koopafreak
|
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Capitolo 27 *** Oh my friend [SPM] ***
o
Un
giorno come un altro la Principessa del Regno dei Funghi aveva
ricevuto una lettera scritta da una vecchia conoscenza e vi lesse una
storia che la commosse, piena di speranze che lei aveva il potere di
avverare e perciò era stata indirizzata proprio alla sua persona. In
allegato a quella stessa busta vi era anche chi del suo aiuto aveva
bisogno per ricominciare.
Esattamente
quel dì a Peach fu confidato dell'esistenza di un altro pixl,
riscoperto per puro caso in un'antica biblioteca abbandonata
all'incuria dopo i duri anni di storia accusati dalla città, nel
cuore del quartiere caduto in rovina che gli abitanti avevano
lentamente sgombrato ed obliatone le mura cadenti dietro le ombre
compatte dei nuovi borghi fondati intorno. Per puro caso ci si
accorse che al suo interno, dove la natura si era ormai intromessa
con sottile prepotenza per reclamarne la custodia, il patrimonio
cartaceo dimenticato nella fretta di levare le tende si era
miracolosamente conservato in buone condizioni contro le cicatrici
del tempo, difeso gelosamente dalla polvere ostinata e dalla voracità
dei topi da uno spiritello solitario che aveva scelto di restare
fedele al luogo che era stato la propria casa ed alla sua essenza che
ognuno di quei libri maltrattati rappresentava.
Costruire
una nuova biblioteca certamente non sarebbe stato abbastanza per
porre rimedio al torto commesso dagli avi sprovveduti, perciò era
stato deciso di rivolgersi alla persona giusta che avesse avuto il
potere di rendere davvero felice il pixl. Non servì scervellarsi a
lungo per pronunciare infine il nome della gentile Principessa che
non avrebbe potuto mostrarsi più degna di tale delicata
responsabilità.
Peach
amava i libri e comprendeva il ruolo fondamentale che la lettura
rivestiva nella formazione personale ed intellettuale di ogni
individuo nel regno e così aveva aperto al pubblico l'immensa
biblioteca del castello per condividerne il tesoro coi suoi sudditi
che ora potevano accedervi liberamente. Tuttavia non era solo un
luogo da cui attingere conoscenza persino da testi introvabili
altrove tanto erano antichi e preziosi, ma un angolino di pace dove
poter dedicarsi alla lettura per il puro piacere di farlo, studiare o
semplicemente riflettere giovando della quiete accogliente che
offriva. Inoltre la Principessa incoraggiava i cittadini volenterosi
a contribuire all'ampliamento della biblioteca affidando qualsiasi
libro che potesse tornare utile o di cui si volevano disfare. In
breve tempo il progetto di Peach aveva dato i suoi frutti e la
biblioteca aveva prosperato riconquistando un lustro addirittura
maggiore.
Alla
piccola Plumina, questo era il nome del pixl, ne era stata affidata
la diretta gestione grazie alla sua peculiare abilità che differiva
intrinsecamente da quella dei suoi pari ancora al mondo e il suo dono
era vincolato infatti dal contatto coi libri, assorbendone tutte le
informazioni che le servivano al momento per riferirle con la stessa
minuzia dello scrittore, da brevi estrapolazioni a capitoli interi se
voleva, ed individuando un testo preciso anche tra diverse migliaia:
una capacità decisamente affine all'incarico assegnatole.
L'anatomia
di Plumina condivideva una formidabile somiglianza con una penna
d'oca di quelle una volta usate come calamo, desueti seppur raffinati
strumenti scrittorii che sapevano tuttora suscitare un fascino
romantico persino in mano al più mediocre dei letterati. Quattro
elitre delicate alla base del vessillo violetto che si apriva intorno
al fusto sottile del suo corpicino e un paio di occhietti vispi che
celavano sotto l'istintiva dolcezza un animo spiccatamente analitico
erano i dettagli fisici che contraddistinguevano la sua natura di
spiritello da una piuma qualsiasi.
Il
cambiamento dopo secoli di isolamento nell'antica biblioteca era
stato senza dubbio una rivoluzione radicale e per i primi tempi il
pixl aveva faticato per superare la sua timidezza ed inserirsi nel
nuovo ambiente, nascondendosi dietro le librerie quando avvertiva il
peso di troppi sguardi e soffiando irritata se qualcuno tentava di
toccarla o afferrarla (cosa che detestava), ma alla fine la
soddisfazione e i sorrisi che riceveva ogni giorno l'avevano
ammorbidita e la nostalgia della sua vecchia casa stava andando via
via estinguendosi mentre l'affiatamento coi frequentatori del posto
parallelamente si rafforzava.
Mario
non si poteva definire un gran lettore, diciamo che era un tipo più
pratico e amante delle attività all'aria aperta. Luigi invece era un
visitatore abituale della biblioteca e la sua presenza era sempre
gradita al pixl che non nascondeva la sua considerevole simpatia per
il fratello più timido, avendo velocemente acquisito il vizio di
appollaiarglisi sul cappello e di chiamarlo “Gigio”. Non che a
lui dispiaceva. A volte capitava da quelle parti anche solo per farle
un saluto e Plumina restava carica di buon umore per tutta la
giornata.
Soltanto
un altro personaggio che colorava la routine del Regno dei Funghi era
rimasto ancora da aggiungere al lungo elenco di conoscenze del pixl,
ma non tardò molto a proporsi col suo tipico entusiasmo.
«
Bwahahahah! Peach, mia adorata, indovina che ore sono? Ė ora di
salpare alla volta della Terra Oscura col tuo koopa preferito. »
«
Ssssshh!! »
una fauna di lettori intransigenti, da bambini amanti del fantasy e
studenti in crisi nel critico periodo degli esami fino ad anziani
appassionati dei cruciverba, lo azzittì con l'indice teso davanti la
bocca sibilandogli ferocemente contro come un covo di serpi.
Il
temibile sovrano ammutolì colto alla sprovvista.
Tutti
gli sguardi torvi si riabbassarono sui rispettivi testi liquidandolo
nella massima indifferenza una volta ristabilita la quiete
originaria. Se era venuto a prendersi la Principessa anche oggi,
sarebbe stato pur capace di farlo in silenzio e in rispetto di chi
stava leggendo, no?
«
Bowser, ti faccio notare che sei appena entrato in una biblioteca »
gli sussurrò Peach avvicinandosi con in mano uno degli ultimi libri
che stava aiutando a sistemare.
La
giovane manifestava quella tranquillità di chi si era già
rassegnato da tempo a certe abitudini e non sembrava neanche stupita
o minimamente turbata dall'apparizione del suo molesto vicino di
casa. Inoltre non aveva alcun senso opporre resistenza e avrebbe
concluso soltanto con l'arrecare ulteriore disturbo.
«
E allora? »
sbottò indignato il koopa per essere stato trattato alla stregua di
un seccatore qualunque, pronto a ruggire fino a divellere tavoli e
scaffalature per rinfrescare la memoria ai presenti.
«
E allora tieni il volume basso, per favore. »
La Principessa aggrottò le sopracciglia e gli poggiò il
polpastrello dell'indice sopra le labbra. Come se avesse premuto un
interruttore invisibile, il drago si ammansì all'istante e abbassò
le pupille su di lei.
Qualche
altra occhiataccia restò ancora sospesa nella loro direzione e Peach
agganciò il rumoroso ospite per un braccio, spostandosi più in là
dove avrebbero potuto parlare normalmente senza infastidire la
concentrazione altrui.
«
L'ultimo rapimento è stato appena tre giorni fa. Perché saresti
tornato alla carica così presto? »
gli domandò riponendo il libro su una mensola vicino.
«
Ho bisogno di portarmi la giustificazione firmata da casa per vederti
quando mi va? »
controbatté burbero il koopa, in realtà leggermente
ferito dal tono irritato della Principessa che lo scrutava severa, in
attesa della sua risposta. Alla fine si decise a sputare il rospo: «
Ultimamente le cose sono piuttosto piatte al castello. I miei ragazzi
sono tornati a scuola, Kamek starà fuori qualche giorno al raduno
annuale dei maghi oscuri, Kameka vaneggia come di suo solito e mi
narra cose dei suoi primi ottant'anni che non ci tengo sapere... ».
Se
l'intento nel suo tono vago era stato quello di mascherare la
solitudine con la noia, di certo non aveva abbindolato Peach. Il
drago era un tipo con cui non era semplice instaurare qualcosa che
per lo meno somigliasse ad un'amicizia con quel suo caratteraccio che
non aveva intenzione alcuna di smussare, ed era dunque inevitabile
che finisse per ritrovarsi da solo più sovente di quanto gli piaceva
stare. La Principessa provò un briciolo di pena per lui. Inoltre un
Bowser soletto e tediato era la combinazione giusta per portare una
buona dose di guai.
Il
pixl che si era nascosto a causa del trambusto precedente (non amava
i rumori forti) rispuntò mosso dalla curiosità e svolazzò accanto
alla Principessa per studiare da vicino l'intruso indiscreto che
l'adocchiò per nulla impressionato.
«
E questo chi è? »
inquisì costui con la sua voce cavernosa inarcando un sopracciglio.
«
Lei è Plumina, la responsabile della biblioteca di palazzo »
spiegò Peach prima di fare le dovute presentazioni.
«
Non è uno di quei cosi... »
Bowser rammentava di quegli esserini logorroici che costituivano
l'anello mancante tra delle fatine e dei bizzarri insetti.
«
Un pixl. »
«
E che sa fare? Le pulizie? »
rammemorava anche che l'abilità distintiva di ogni spiritello era
rappresentata dalla sua morfologia e che le uniche piume utili che
aveva visto di recente erano quelle attaccate agli scopini delle
domestiche del suo castello.
Plumina
non parve offesa dall'atteggiamento privo di tatto del drago ed era
invece assorta nell'osservarlo con molta attenzione.
«
Che hai tanto da guardare, spolverino? »
domandò brusco il koopa, per nulla intenerito dall'aspetto innocente
del pixl.
La
creaturina si librò immobile sulle elitre sottili che producevano un
suono lieve invece di un fastidioso ronzio, più simile al frusciare
di fogli in realtà, quasi stesse cercando di dire qualcosa non
riuscendo tuttavia a trovare le parole.
«
Immagino che sia rimasto ammutolito dinnanzi l'imponenza del Signore
del Male in carne e ossa »
gongolò incrociando le braccia ed emettendo un riso cupo.
«
Ti ricordo che è femmina »
lo corresse Peach ricevendo una scrollatina di spalle.
Gli
occhietti dell'esserino si illuminarono di vittoria non appena udì
quel suono una seconda volta da quando il koopa era entrato. «
La tua risata mi ricorda il rumore dello sciacquone »
lo informò vagamente divertita da quella buffa coincidenza.
A
Bowser per poco non rotolarono i bulbi oculari per terra, oltraggio e
sorpresa stupendamente sposati sui suoi lineamenti.
Altri
rumori e schiamazzi indesiderati catturatono l'attenzione dei lettori
in prossimità che distolsero per un momento lo sguardo dalle proprie
letture sospirando spazientiti verso l'origine dello scompiglio.
Individuarono il famigerato Re Koopa fare la conoscenza della loro
piccola beneamina, attaccato ad una libreria mentre cercava di
raggiungerla con gli artigli oltre l'ultimo scaffale e Peach occupata
come sempre a rimproverarlo: nulla di eccezionale per cui valeva la
pena interrompere l'attività.
«
Ammazza, quanto sei alto »
si complimentò il pixl.
«
Sgrumf. »
Il drago si protese ulteriormente sulle punte dei piedi esigendo la
sua vendetta.
«
Bowser, controllati »
lo redarguì nuovamente la Principessa. «
Lei è fatta così, dice semplicemente cosa pensa. Non lo fa con
l'intento di offendere. »
In verità sospettava che fosse germogliata una leggera antipatia
anche da parte di Plumina.
«
Ma lo sai chi hai davanti, pennaccia?! »
«
Bowser Attila Koopa, interessante esemplare di Lóng Guī, più
appropriatamente denominato Bà Xià secondo la leggenda dei nove
discendenti del re e volgarmente noto come drago
tartaruga nella
cultura orientale:
ibrido del grande
dragone celeste dotato anche della resistenza e della fermezza della
longeva testuggine e simbolo mitologico di determinazione, fierezza e
potenza »
rispose meccanicamente lo spiritello sbirciando indifferente i suoi
tentativi di cattura dalla cima della libreria. «
Unico monarca assoluto della Terra Oscura ed autoproclamatosi ipso
facto portavoce del male e delle tenebre dominatore, condottiero
feroce e temuto da tutti, conquistatore avido spintosi oltre le
galassie esplorate, bellicista di fama universale e, last but not
least, detentore del primato storico del numero più elevato di
sequestri della stessa persona che, a quanto pare, subirà un
aggiornamento pure oggi... »
Immediatamente
la lunga serie di paroloni inondò quella piccola parte di memoria
libera che Bowser destinava alla giornata. «
Che? »
domandò in tilt col braccio ancora teso per stritolarla lentamente.
«
Plumina assorbe tutte le informazioni che le servono dai libri
situati nei suoi paraggi »
spiegò Peach con un cenno alla moltitudine di volumi ordinatamente
disposti sulle scaffalature gremite tutt'intorno.
Il
pixl si sporse un pochino oltre il bordo per concludere il suo
esaustivo resoconto: «
Prepotente, egoista, cocciuto, astioso, indisponente, rude,
impulsivo, capriccioso, chiassoso e invadente nel senso
stretto della parola ».
«
E sa inoltre compensare ciò che i libri non riferiscono con un
eccellente spirito d'osservazione »
aggiunse la fanciulla nascondendo a malapena un sorrisino al profilo
preciso del koopa appena delineato.
«
Ma tu guarda, e io che avevo davvero pensato per un secondo di
risparmiarti »
ringhiò scontroso Bowser riprendendosi dal colpo e agitando un pugno
verso la sua potenziale vittima per farglielo osservare meglio.
«
E borbottone »
gli giunse ancora dall'alto. Il quadro si poté definire dunque
completo.
Il
soggetto dell'analisi mugugnò immensamente piccato intensificando i
suoi goffi tentativi di cattura mentre la fragile creaturina
volteggiava allegra a scarsi centimetri dalle sue grinfie.
«
Lasciala stare »
lo richiamò all'ordine la Principessa. «
Invece di fare il bullo potresti anche riconoscere che non ha tutti i
torti. Magari se ogni tanto ti sforzassi di essere più... anzi, meno
il te stesso di sempre, avresti anche tu qualche amico con cui
passare il tempo e perfino coltivare degli interessi in comune »
come lei aveva Daisy e tutti gli altri rappresentanti dei regni
circostanti coi quali aveva saputo mantenere ottimi rapporti. Peccato
che il koopa fosse orgogliosamente intrattabile con chiunque non era
alle sue dipendenze, lei come unica e miracolata eccezione.
La
replica del sottoscritto fu noiosamente prevedibile insieme al tono
insofferente con cui la convogliò. «
Non so che farmene di amici o chiccessia quando ho un regno intero al
mio comando. »
E tutti eseguivano scattanti i suoi ordini senza osar discutere con
lui, su qualsiasi argomento.
Anche
Bowser era amato dal suo popolo, ma allo stesso modo vi era un timore
reverenziale verso la sua figura autorevole (e piuttosto minacciosa,
persino senza farlo apposta) che inevitabilmente poneva una linea
divisoria tra sé e i suoi sottoposti, i quali non si sognavano
nemmeno di metterci un piedino sopra. Lo rispettavano e gli erano
leali, ma di trattarlo come un amicone proprio non veniva spontaneo
neppure ai più indisciplinati e comunque lui stesso non si sarebbe
mai piegato a mostrarsi per primo accondiscendente verso un tale
atteggiamento. Per la dolce e benevola Peach la solitudine non aveva
mai costituito un problema ed aveva più compagni e compagne
affezionati tra i toad di quanti riusciva a tenerne il conto mentre
lui invece, era triste ammetterlo, non ne aveva neanche mezzo.
La
Principessa si chiese se potesse veramente esistere qualcuno simile a
Bowser che aveva almeno una chance di diventare qualcosa come suo
amico, prima che questi concludesse la sua lenta ed inesorabile
discesa sui binari della misantropia. Pose lo stesso quesito a
Plumina che ignorò lo sguardo inceneritore dal basso per soffermarsi
un secondo a riflettere, per poi scattare in una direzione precisa
tracciando una linea retta in aria e fare ritorno a tempo di record
con un libretto sottile.
«
Guida di Dream Land »
vi lesse Peach non appena l'esserino efficente glielo lasciò cadere
tra le mani in attesa.
«
Pagina ventisette »
specificò il pixl agitando le alucce per mantenersi all'altezza
della spallina rosa.
La
Principessa analizzò la didascalia sotto la foto del tizio che
sorprendentemente le era già familiare e ne rimase folgorata.
Dall'immagine poteva definirlo solo
come abbracciabile, ma se la descrizione corrispondeva
esattamente al carattere allora questa missione di salvataggio
avrebbe potuto funzionare. Doveva assolutamente prendere
contatti con lui il prima possibile e convincerlo a recarsi nel suo
regno con una scusa.
«
È ora di andare »
tagliò corto Bowser ricordandosi all'improvviso della ragione della
sua visita. Raccolse tra le braccia in stile sposa la sua preda,
soffiò via il pixl spedendolo diversi metri più in là roteando
sopra le teste dei lettori e ripiegò spedito verso l'uscita scodando
seccato per il ritardo non previsto sulla sua tabella di marcia. Il
tutto avvenne nell'imperturbabilità più totale dei presenti che si
limitarono a porgere con educazione i loro saluti alla Principessa.
Più tardi qualcuno si sarebbe scomodato affinché Mario ne fosse
messo al corrente, giusto un momento prima della sua partenza per una
giornata di relax in spiaggia.
«
Vostra Pomposità, avete appena ricevuto una lettera! »
Il fedele Escargoon, braccio destro del sovrano di Dream Land, si
affannava per i corridoi drappeggiati della dimora reale con
l'obiettivo pressante di raggiungere quanto prima gli alloggi privati
nell'ala più protetta, dove il padrone si era dignitosamente
ritirato per trastullarsi coi suoi videogame. In circostanze
ordinarie non si sarebbe mai permesso di interferire con gli svaghi
del suo signore, il quale detestava incommensurabilmente essere
disturbato mentre cercava di stabilire un nuovo record, ma questa
volta vi era una ragione più che fondata per osare tanto. Con la
posa di uno staffettista in piena competizione e stringendo nella
mano palmata l'oggetto alieno, il tirapiedi per eccellenza di Dedede
dava il meglio di sé per affrettarsi nelle sue modeste possibilità
se solo la conchiglia a spirale sul dorso non fosse stata così
pesante.
«
Ah, davvero? »
La notizia era così strabiliante che Dedede medesimo aveva sospeso
la sua attività ricreativa preferita per sporgere la testa
imbacuccata fuori dalla porta della sua stanza. Scorgendo coi suoi
stessi occhi la bustarella miracolosa nella presa di Escargoon, il
pinguino pasciuto si precipitò incontro al suo sottoposto in uno
sventolio di vesti regali per reclamarla col suo solito garbo. «
Da' qua, limaccia. »
«
Il termine più appropriato sarebbe chiocciola, Sire. »
«
Come ti pare. »
Dedede nemmeno lo ascoltava più, studiando morbosamente la
calligrafia elaborata sul fronte portante un sigillo in ceralacca. «
Alla cortese attenzione di Sua Altezza Reale Dedede, Illustre
Amministratore e Reggente Indiscusso di Dream Land. »
Peach ci aveva visto giusto ad abbondare con gli appellativi
altisonanti che sortirono all'istante il loro effetto mellifluo. «
E dov'è il nome del mittente? »
«
Sul retro della busta, Vostra Lungimiranza. »
Dedede
la voltò sulla mano guantata. «
Dalla Principessa Peach Toadstool del Regno dei Funghi. »
Il pinguino batté le palpebre con un cipiglio indeciso. «
Non mi suona nuovo. »
«
L'avete già incontrata, Maestà, nel corso delle edizioni del Super
Smash Bros »
gli rammentò Escargoon mentre si arrovellava il cervello su cosa una
giovine così carina cercasse plausibilmente dal suo problematico
padrone.
«
Ah, già! »
Dedede si ringalluzzì al ricordo dei lunghi capelli biondi e del
profumo di fiori. «
Personcina adorabile, nevvéro? »
Non che avessero mai legato molto ad ogni torneo in quanto lei aveva
il vizio di frequentare quella seccatura di Kirby (e aveva giurato di
aver visto lo scostante Meta Knight berci una tazza di tè insieme
qualche volta), ma la scaltra Peach era appena entrata nelle sue
grazie con l'ausilio delle belle parole.
Escargoon
annuì divorato dalla curiosità mentre il Re si accingeva a
stracciare la busta come un bambino avido di stringere tra le mani il
contenuto del suo regalo. Quando provò a sbirciare un pochino,
Dedede ringhiò con fare territoriale e gli coprì la visuale con un
braccio possente prima di tornare a leggere ingobbito la sua
lettera.
Dopo
qualche secondo di attesa snervante staccò gli occhi dalla scrittura
impeccabile. «
Mi ha invitato al suo castello per discutere su possibili rapporti
commerciali tra i nostri regni, mollusco. »
«
Preferirei comunque chiocciola. »
Dedede
lo ignorò come d'abitudine, ponderando sull'inaspettata proposta
della Principessa. Non aveva alcun bisogno di stringere accordi con
altri reami quando il suo era perfettamente autonomo e della
questione fondamentalmente non gli importava un fico secco, ma
d'altro canto capitava così di rado che qualcuno gli scrivesse e
soprattutto con tanti riguardi.
«
Invertebrato »
gracchiò infine apostrofando ancora il suo aiutante.
«
Molto obbligato, Altezza. Ma trovo che chiocciola mi si addica
meglio. »
«
Fila a prendermi carta e penna. »
Il sovrano tornò a mostrare la sua congenita impazienza dietro la
quale si nascondevano solo calci e porte sbattute in faccia se ci si
metteva troppo ad accontentarlo.
«
Intendete accettare? »
Escargoon non si meravigliò conoscendolo meglio di chiunque altro
sulla faccia della loro stella.
Il
pinguino gli sorrise con cattiveria. «
Di che t'impicci? Tanto tu resti qui a prescindere. »
Escargoon
si imbronciò indispettito serrando i pugni e fece dietrofront per
rispondere all'ordine.
«
E, lumacone... »
«
Chiocciola. »
«
Piantala di correggermi! »
«
Come Sua Ignoranza desidera. »
Nota
d'autrice:
Grazie
alla saggia Plumina, un dubbio che irretisce le menti di molti
giocatori e fan è stato finalmente soppiantato in questa one shot.
Chi avrebbe mai detto che la specie di Bowsy fosse così speciale?
Ora ha una scusa in più per tirarsela. [breve ed interessante
articolo in inglese qui]
Dedede
e Bowser sono praticamente due anime gemelle, squame e piume a parte:
stessa personalità, stessa testa calda, stessa abbracciabilità.
Forse fargli stringere i rapporti non condurrà affatto a buoni
traguardi per il Regno dei Funghi, ma almeno i due casi patologici di
“Forever alone” della Nintendo hanno finalmente trovato un
compromesso.
Anche con Kamek e Escargoon (apparso principalmente
nella serie televisiva) ci vedo allo stesso modo una grandissima
affinità. Credo che in un mondo perfetto anche loro sarebbero ottimi
amici.
Vi
ringrazio di aver letto la shot e buone vacanze/in bocca al lupo per
gli esami a tutti :]
Bowser,
Peach, pixl & Co. (Mario Bros.) © Nintendo
Re Dedede, Meta
Knight & Co. (Kirby) © Nintendo
Escargoon (Hoshi no Kābī) ©
Warpstar, Inc.
Plumina
© koopafreak
|
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Capitolo 28 *** Tattica vincente ***
lo
Peach
immaginò che i pettegolezzi sarebbero stati sulla bocca delle
allegre comari tra i regni vicini per settimane. Udì un altro
sfarfallio di risolini levarsi qualche fila più in fondo e si lisciò
delicatamente il vestito mascherando la sua insicurezza sotto un velo
di stoico contegno.
Bowser
le sedeva di fianco su una poltroncina su misura per lui
completamente a suo agio, del tutto ignaro o probabilmente
disinteressato del cicaleccio che si era scatenato dietro di loro
nell'attimo in cui si erano accomodati. Il koopa aveva deciso di far
sfoggio del suo guardaroba indossando un panciotto nero impreziosito
da bottoni d'oro, su ognuno dei quali vi era impresso l'emblema del
suo ghigno, abbinato ad una camicia rossa con le maniche arrotolate
all'altezza del gomito. Sotto il colletto inamidato era visibile la
fascia di cuoio priva delle borchie puntute, allo stesso modo delle
sue polsiere che stavano al loro posto solo come innocui accessori
anziché simboli di ferocia per quella sera.
Tra
una manciata di minuti si sarebbe tenuta una recita degli alunni del
primo anno presso il collegio in cui Bowser aveva iscritto i suoi
figli ed inoltre, al termine dello spettacolo, i bambini avrebbero
esposto uno alla volta una loro poesia preferita davanti a tutti i
genitori. La Principessa aveva compreso lo scopo del rapimento del
giorno precedente non appena Bowser si era premurato di informarla
dell'evento, per poi averle prontamente chiesto di accompagnarlo. E
lo aveva fatto in una maniera così dannatamente gentile,
potenziata inoltre da un'espressione letalmente
speranzosa legata all'immagine del sorriso di un Junior lietissimo di
avere anche lei tra il pubblico, che Peach non aveva saputo in cuor
suo come declinare: ormai il drago si era fatto più scaltro e aveva
imparato che riusciva a trascinarla più facilmente dalla sua sponda
disarmandola con le buone maniere, ma solo se ne fosse davvero valsa
la pena per ricorrere ad un tale sforzo.
La
Principessa si guardò discretamente intorno notando che tutte
le mamme erano
presenti, scalpitanti accanto ai rispettivi mariti e fastosamente
agghindate ad esaltare la prosperosa origine dei pargoli ammessi
secondo i canoni rigorosi dell'istituto. Peach aveva ricevuto
un'istruzione privata dai suoi esigenti precettori ed aveva sempre
covato il rimpianto di non aver frequentato una scuola e nemmeno
aver potuto socializzare con altri suoi coetanei: una rinuncia
impostale di cui aveva avvertito il vuoto in particolar modo nel
periodo della sua adolescenza. I toad del castello erano stati i suoi
amici d'infanzia, poi aveva finalmente avuto la fortuna di conoscere
Daisy e qualcosa della vita semplice che sbirciava fuori dalla
finestra della biblioteca durante le intense ore di lezione le era
stato restituito. Approvava dunque che Bowser (anche lui debitore
alla perseveranza di Kamek e dei maestri più impavidi per quel poco
erano riusciti a seminare nel suo cervello impermeabile al 98% verso
ciò che non catturava il suo interesse battagliero), avesse scelto
di farli crescere in un ambiente più stimolante dove trovare anche
le proprie amicizie.
E
inoltre contenere quegli otto cicloni sotto lo stesso tetto sarebbe
stato indubbiamente deleterio per la salutare armonia di tutti quanti
presso la fortezza reale. Era altresì consapevole che il Re si
mantenesse costantemente in contatto con loro e che li sentisse uno
per uno tutti i giorni.
Le
luci della sala si attenuarono gradualmente fino a spegnersi ed il
sipario venne alzato per dare inizio al piccolo show: una replica
riadattata ai giovani attori e con una vena di umorismo de Il
Fantasma dell'Opera di Gaston
Koopoux. Junior, ovviamente, aveva rivendicato la parte del losco
figuro mascherato che infestava il teatro secondo la storia. Sembrava
veramente che si stesse divertendo mentre saltava da una parte
all'altra della scena e molto spesso si accompagnava a scoppi di fumo
per un effetto più sinistro, sfoderando la sua migliore risata
malvagia.
«
Ecco la mia pulcina! »
trillò una signora ingioiellata puntando un dito con tre anelli
vistosi.
«
Il mio dolciotto è un oratore portento »
si sperticò una più in fondo con un accento altezzoso brandendo una
macchina fotografica, il cui esempio venne immediatamente emulato da
molte altre mentre i commenti più svariati si susseguivano sino a
sovrapporsi in una nube di ciarle.
«
La prima parola della mia stellina conteneva ben nove lettere. »
«
Hai visto com'è fotogenico il mio ometto? »
«
Il sorriso della mia colombella è il più grazioso, ha già messo
quasi tutti i dentini. »
«
Il mio tesoro da grande sarà un'attrice meravigliosa. Guarda com'è
disinvolta sotto le luci della ribalta! »
«
La mia pasticcina stenderà tutte le altre debuttanti al suo primo
ballo, ha il portamento di una reginetta. »
Le
madri tronfie della propria prole passarono in fretta dal tesserne le
lodi a spararne una più grossa dell'altra mentre la rappresentazione
si svolgeva sul palcoscenico. Peach venne inspiegabilmente colta
dall'impulso di mettersi a ridere ma si trattenne.
«
È sempre così ad ogni spettacolo del primo anno »
le sussurrò Bowser che l'aveva scorta coprirsi le labbra con una mano, inclinando lievemente il muso verso
di lei.
«
Anche Ludwig e gli altri hanno recitato? »
chiese sorpresa, riflettendo poi sulla risposta scontata dato che
frequentavano tutti lo stesso collegio.
«
Solo Wendy e Larry. Gli altri o non hanno voluto partecipare oppure
ne hanno combinata una delle loro. Tipo Roy, che ha avuto la bella
idea di improvvisare un incontro di wrestling nel bel mezzo dello
spettacolo, terrorizzando il resto della compagnia. “Tanto per
rendere le cose più interessanti” ha detto dopo davanti al
preside. »
Il
brillio divertito negli occhi del drago si trasmise immediatamente in
quelli di Peach che, contagiata, si coprì nuovamente le labbra per
celare una risatina poco regale.
«
O Iggy, che ha messo le mani sugli effetti sonori e ha sostituito il
cinguettare della foresta incantata con colpi di artiglieria. Ricordo
che c'è stato un certo fuggifuggi quel giorno »
aggiunse senza sforzarsi di suonare lontanamente dispiaciuto.
«
Ma così non rischiano seri provvedimenti da parte dell'istituto? »
fu la domanda legittima.
«
E osare mettersi contro di me? »
questa volta stentò lui a trattenersi. «
Sai, ogni tanto torna utile essere il sovrano più temuto al mondo. E
oltre qualche settimanella di sospensione al massimo non si sono mai
spinti. » Drizzò nuovamente la schiena col suo solito cipiglio
fiero e alla Principessa giunse un'altra folata del profumo che
portava addosso. Era per caso... Eros di Versace?
Uno
scroscio di applausi la distolse dall'imbarazzo di tale realizzazione
mentre la recita procedeva lentamente sulla via del suo lieto fine.
Peach si unì spontaneamente alle risa deliziate degli altri genitori
a ricompensare l'impegno giocoso dei bambini, battendo le mani con
piena partecipazione e maturando pian piano la certezza in lei che
sarebbe stato oltremodo un peccato se si fosse persa, allo stesso
modo degli altri passati, anche quel tenero scorcio di familiarità
in cui stavolta era stata inclusa.
Il
drappo rosso del sipario calò di fronte ai giovanissimi attori
disposti in fila a ricevere le ovazioni del loro pubblico adorante
con un inchino sincronizzato e, sbucando poi a turno dalle quinte al
lato del palco, i pargoli cominciarono a declamare ognuno la sua
poesiola, rinvigorendo la superbia delle madri perse in visioni di
avvenire sempre più mirabili per la propria discendenza.
Il
musetto tondo di Junior fece infine capolino sul ripiano della scena
e timidamente il koopolotto avanzò al centro per fare la sua piccola
esibizione. Istintivamente cercò suo padre tra la folla e gli
occhietti neri si illuminarono di contentezza individuandolo proprio
accanto alla Principessa Mama Peach, non essendo riuscito a scorgerla
prima a causa della maschera ingombrante che aveva indossato per
tutto lo spettacolo.
Entrambi
lo salutarono agitando una mano ed il cucciolo mosse la coda un po'
nervoso.
Si
portò al centro del cono di luce sul palco e diede una fugace
occhiata tutt'intorno. «
Quanta gente... »
pensò impressionato. Solo in quell'attimo senza alcuna distrazione
ad occupargli la mente si rese effettivamente conto del numero di
sguardi che aveva fissi addosso, in attesa, colmi di aspettative,
giudicandolo.
Junior
scrutò il pubblico.
Il
pubblico scrutò Junior a sua volta.
Il
koopetto deglutì e si schiarì la voce, emozionatissimo.
Un
lungo momento di silenzio circospetto si snodò nella sala. Gli occhi
inclementi degli spettatori restavano puntati sul bowserotto aspettando la sua performance.
Troppo
emozionato.
Junior
avvertì improvvisamente le gambe tremargli ed i battiti accellerare
fino a provocargli una sgradevole sensazione di paralisi. Era come se
qualcuno gli avesse buttato dei sacchi di sabbia sulle spalle,
percependo in maniera tangibile il peso
di tutti quegli sguardi magnetizzati su di lui. Nel giro di un
nanosecondo della sua poesia non rimase più nulla nella testolina
annebbiata dal panico.
Qualcosa
stava andando storto. Sia Peach che Bowser lo avevano intuito
dal primo istante di incertezza del piccolo e si erano irrigiditi
sulle loro poltroncine coi sorrisi plastificati in faccia per
incoraggiarlo a non cedere a quella che, senza dubbio alcuno, era la
sua prima crisi da palcoscenico.
Il
koopolotto aprì finalmente la bocca per inspirare e i presenti si
sporsero un poco in avanti impazienti, ma tutto quello che gli uscì
fu: « Papaah! ».
Il
drago partì prontamente al recupero, calpestando più di uno
spettatore lungo il tragitto dell'andata e del ritorno senza
scusarsi. Come Junior si ritrovò nel rifugio del suo abbraccio
premette il volto contro la stoffa del panciotto per la vergogna,
fermamente deciso a non rimostrarlo finché fossero rimasti lì
dentro.
Suo
figlio aveva indirizzato a lui il proprio SOS, ma tornando indietro
si accorse che anche Peach di riflesso era balzata in piedi al
richiamo d'allarme e leggere sul suo viso la preoccupazione per il
cucciolo che teneva stretto al petto riempì il Re d'orgoglio per
lei. Appena si fu di nuovo accomodato al suo posto come se nulla
fosse accaduto, drizzò un secondo la testa ed emise uno sbuffo
fumoso per invitare implicitamente il resto della platea a badare al
prossimo marmocchio sulla lista. Nessuno si azzardò più a guardare
indietro e Bowser poté concentrarsi sulla fanciulla intenta a
sussurrare parole di conforto al koopetto avvilito, carezzandogli
dolcemente la testolina con l'accenno di crine raccolto nel codino
morbido: quello era il vero spettacolo degno di tutta la sera.
Non
fu semplice consolare Junior che temeva di aver deluso entrambi con
quell'indecorosa dimostrazione di debolezza, ma Peach gli aveva
assicurato che questo minuscolo intoppo non avrebbe macchiato l'onore
del miglior impersonatore del Fantasma dell'Opera di tutte le recite scolastiche e, in quanto a Bowser, uno strappo alla regola
si poteva fare una volta tanto e lasciare che il suo erede più
giovane ricevesse quella tenerezza che a lui era mancata.
Quando
la serata ufficialmente si concluse, ai bambini fu posticipata l'ora
della buonanotte per poter trascorrere un altro po' di tempo
assieme ai propri genitori. Peach e Bowser uscirono dalla sala del
teatro col koopolotto praticamente avvinghiato alla “mamma”,
avendo rapidamente riacquistato la sua grinta una volta libero dalla
morsa critica di tutta quell'attenzione e crogiolandosi nella letizia
di trovarsi con lei dopo settimane di lontananza.
«
Tra poco non riuscirò più a tenerti in braccio » affermò la
fanciulla mentre sentiva i muscoli delle braccia protestare per
reggere il carico non indifferente. Sicuramente il cucciolo era
sulla buona strada per diventare della medesima stazza del padre.
«
Il mese prossimo c'è la mostra dei disegni più belli » la informò
sollevando il musetto da sotto il suo mento per guardarla negli
occhi. « Verrai a vedere i miei? »
Peach
ricordò di aver già vissuto una scena simile non troppo addietro.
Messa alle strette si girò verso Bowser solo per accorgersi che le
stava rivolgendo quello stesso identico sguardo che adesso stava
stampato pure sul faccino innocente di Junior...
Durante
il viaggio di ritorno sulla Clown Car il drago non si sognò nemmeno
di nascondere il sorriso assolutamente compiaciuto ad ornargli le
labbra. La Principessa stava con le braccia conserte sul bordo a
fissare il panorama, riflettendo quasi rassegnata che i Koopa
avessero ormai architettato su misura per lei una strategia
incontrastabile per piegare la sua volontà ed estorcerle promesse
con una facilità così sfacciata che persino ella stessa faticava a
spiegarsi.
«
Comunque », disse Bowser col tono di chi amava vincere, « se ti va
di dare un'occhiata anche alle altre recite, ho tutto registrato su dvd. Comprese
le gesta gloriose di Iggy e Roy. »
Nota
d'autrice:
Ringrazio
doverosamente la gentilissima Lulumiao
che si è prestata come beta per questa one shot. Fortuna che dove
finiscono le mie certezze iniziano le sue :]
Grazie
di averla letta!
Koopafreak
|
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Capitolo 29 *** Guardia del corpo [SSBB] ***
t
«
È già la quarta volta che capita. Così rischi di farci cacciare
entrambi! » asserì una Peach molto
contrariata battendo il piede a terra.
Un
mugolio lievemente compunto seguì al rimbrotto, dovuto più al tono
scontento della sua voce che a genuino pentimento in realtà.
«
Eravamo d'accordo che avresti provato a controllarti, o in caso
contrario che te ne saresti andato a fare una partitella a ping pong,
o a bere una gazzosa ridolina, qualsiasi altra cosa pur di evitare
che ci ricascassi. Avevamo stretto un patto, ti ricordo! »
Puntò il temibilissimo indice accusatore verso il drago accucciato
dinnanzi che chinò il muso mastodontico tra i possenti arti
anteriori, come un cagnone appena sorpreso a fare strage dei cuscini
di casa.
Giga
Bowser la fissava solenne in silenzio, incassando la sua ramanzina
con inaudita mansuetudine.
«
Ad ogni modo avevo la situazione perfettamente sotto controllo »
più o meno. «
Buttandoti di nuovo in mezzo mi hai fatto sfigurare davanti a tutti
gli altri brawlers. » Zelda le
aveva detto che in fin dei conti fosse una cosa molto dolce, ma Peach
non poteva più permettersi di passarci sopra quando ciò stava per divenire un vizio. E uno di quelli ardui da debellare.
Le
iridi ribollenti dei colori più intensi della lava liquida e le
lunghe corna taurine che si ergevano ai lati dell'irta criniera,
dominando il capo con fierezza, conferivano al koopazilla un fascino
plutonico degno di un guardiano mitologico; senza contare la
considerevole cifra di spuntoni acuminati equamente distribuiti sulla
superficie corporea tra guscio, borchie e artigli. Al cospetto di un
personaggio simile, risultava pressoché strabiliante la tranquillità
con cui la fanciulla gli si rivolgeva se si era ignari dell'antica
confidenza tra i due. Il drago smosse la polvere con un sibilo cupo,
manifestando pacificamente la sua opinione non proprio concorde
almeno con la prima parte del discorso.
«
E non è stato per niente carino quello che hai fatto a
Lucario » continuò Peach
sostenendo imperturbabile lo sguardo grifagno e con un velo di
scetticismo. « Esigo che ti
scusi con lui non appena sarà dimesso dall'infermeria. »
E per carino intendeva
essere schiacciati al suolo.
Giga
Bowser mugolò con una nota di indignazione inarcando il collo ed
affondando le unghie nella terra mentre si impuntava sulle sue valide
ragioni.
«
Non fare quella faccia » lo
ammonì severa con le mani sui fianchi.
Un
ruglio di protesta vibrò nella gola del bestione, rassomigliante al
rombo sommesso di un temporale.
«
Non ce l'ho con te, okay? Ma al prossimo sgarro ci radiano dal torneo.
» Ormai la Principessa aveva
acquisito una discreta naturalezza nell'interpretare il grezzo
linguaggio animalesco e la loro si poteva quasi definire una
conversazione ordinaria.
Tutti
i partecipanti erano stati messi al corrente che gli sponsor del
Super Smash Bros. avevano adottato all'unanimità il regime di
tolleranza zero dopo l'inconveniente dell'Emissario del Subspazio,
essendosi trovati costretti a far fronte alle ingenti opere di
restauro delle arene ridotte praticamente in macerie dopo aver
evitato per un soffio di vedersi l'intero evento mandato a monte. In
poche parole non vi sarebbero stati sconti per chiunque si fosse
concesso il lusso di non rigare dritto e creare ulteriori grattacapi:
chi rompeva pagava e, se ciò non fosse bastato a stroncare
l'indisciplina, si optava direttamente per la squalifica sia dei
colpevoli che dei complici. E la Principessa, unico motivo delle
violente intromissioni del koopa, rischiava di fargli compagnia nel
viaggio di ritorno a casa. Certamente ingiusto, ma il tempo di fare
distinzioni si era esaurito insieme alla pazienza degli
organizzatori.
Il
drago esternò il proprio disinteresse alla minaccia con uno sbuffo
annoiato, esalando una nuvoletta sulfurea tra le zanne e girando il
muso con quella tipica alterigia che non aveva smarrito nemmeno nel
suo stato ferino. Lo Smash Bros. non rappresentava alcunché per
Bowser e se uscendo si fosse trascinato appresso anche la sua Peachy,
tanto di guadagnato.
«
È importante invece! È importante per me!
E tu lo sai » cominciò a
scaldarsi la fanciulla a cui pareva di ostinarsi a pretendere
giudizio da un muro di mattoni.
La
coda spinosa guizzò nell'aria oscillando pigramente mentre la belva
più terrificante della Brawl (sebbene Ganondorf avesse avuto da
ridire in proposito) sembrò onorarla di nuovo della sua attenzione.
«
Finalmente ho l'occasione di dimostrare agli altri di sapermela
cavare, che devono prendermi sul serio... » si interruppe con un
sussulto non appena le tenebre calarono improvvisamente su di lei. «
Bowser, non è il momento di scherzare »
si indispettì agitando i pugni contro la pelle squamata delle
grinfie chiuse a cupola per acciuffarla come quando si sfidavano a
nascondino.
Il
koopa le restituì la libertà e distese le braccia guarnite di punte
aguzze ai lati della giovane, sollevandosi lievemente sui quarti
posteriori e rinvigorendo il ritmo del buffo scodinzolio; la
questione di Lucario già scivolata in secondo piano nella lista
delle priorità mentre i denti si scoprivano in una smorfia che
tentava di imitare un sorriso spiritoso sui lineamenti saureschi,
chiedendo la sua partecipazione al gioco.
«
Dopo » promise Peach cercando senza grande successo di non lasciarsi
contagiare da quello sguardo. « Non provare a raddolcirmi, sono
ancora in collera con te. » Tuttavia il drago non aveva più
intenzione di prestare ascolto alle sue prediche soporifere e le
strofinò contro il naso rischiando goffamente di farla cadere e
gorgogliando possessivo per sovrastare le lamentele.
Dal
giorno in cui il sovrano della Terra Oscura aveva appreso da Ganon
come rievocare l'incarnazione del suo lato primordiale senza la
carica della sfera smash, allo stesso modo in cui il Re del popolo
Gerudo poteva mutare nella sua forma bestiale a proprio piacimento,
le visite di Giga Bowser nel corso della Brawl avevano subito un
aumento di frequenza negli ultimi tempi; in particolar modo quando
era il turno della Principessa a fronteggiarsi nell'arena e non si
rivelava uno di quei match a suo favore. Il drago diventava già
estremamente suscettibile alla prospettiva di vedere qualcuno alzare
le mani su di lei ma, se le sorti dello scontro prendevano
effettivamente una brutta piega per Peach, la rabbia incontrollata
innescava una scintilla di magia oscura pari all'energia contenuta
nella sfera smash e Giga Bowser aveva il sopravvento, con l'unico
obiettivo ancora nitido nel suo cieco furore di fare terra bruciata
intorno alla fanciulla e poi portarsela al sicuro altrove
(preferibilmente nel proprio castello, ma siccome non si trovavano
più nella loro dimora si doveva arrangiare lì nei paraggi).
Quando
tali intrusioni avvenivano sotto il naso di tutti, in genere si era
abbastanza accorti da non pararsi sulla sua strada se non si aspirava
ad una fine simile a quella di Lucario che per ultimo aveva dato del
filo da torcere alla Principessa, limitandosi semplicemente ad
attendere che Bowser si fosse calmato per conto proprio prima di
ricomparire con la refurtiva. Era impossibile negare che il drago
impulsivo stesse complicando la vita al resto della Brawl col suo
atteggiamento terroristico e protettivo, non solo grazie ai suoi
interventi irrichiesti. Magari non era il detentore del maggior
numero di incontri vinti, ma qualunque altro brawler sapeva bene che
i suoi erano certamente i più brutali ed il koopa riservava un
trattamento speciale a coloro che avevano avuto la meglio su Peach in
precedenza.
«
Che cosa devo fare con te? » sospirò la “vittima” in questione
stuzzicando con le dita le squame più tenere sotto la mandibola
potente. Non le era ancora chiaro se Bowser si lasciasse condurre
principalmente dall'istinto oppure riusciva a mantenere vigile una
parte della sua coscienza anche in tale aspetto, comportandosi solo
come più gli faceva comodo.
Il
drago emise un verso soddisfatto socchiudendo gli occhi ed inclinando
la testa per agevolare le carezze.
«
Adesso goditi pure questi minuti di beata ingenuità, ma aspetta di
leggere il conto dei danni da risarcire quando tornerai normale. »
Nota
d'autrice:
Peach,
la principessa che sussurrava ai draghi.
La
gazzosa ridolina è un piccolo omaggio a “Mario&Luigi:
Superstar Saga”, non uno dei miei preferiti per via di Ghigno
Bowser (la mutazione più orripilante di tutta la storia di Super Mario), ma
comunque tra quelli con cui ho giocato più volentieri. E i titoli di
coda sono stupendi con lui dentro il pacco regalo.
Grazie
di aver letto anche la trentunesima one shot :]
Koopafreak
|
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Capitolo 30 *** Meowlings ***
t
«
Mama Peach, perché sei triste? »
domandò una voce giovane che troppo spesso negava il suo suono
perché gli occhi bastavano ad esprimere tutto ciò che era
importante.
Il
richiamo del bowserotto distrasse la principessa dai propri pensieri
ed allontanò il viso dal vetro della finestra offuscato da un alone
umido. « Non preoccuparti. »
L'istinto di rassicurarlo ebbe la priorità sulla
malinconia. « Oggi è
l'anniversario della scomparsa di una persona a me cara che è venuta
a mancare tempo fa. Adesso mi passerà. »
La giornata così grigia e uggiosa aveva permesso al persistente
sconforto del lutto ancora irrisolto di riaffiorare, portando con sé
vecchi ricordi che custodivano tanto amore e al contempo altrettanti
rimpianti.
L'aspetto
poteva trarre in inganno, tuttavia il più taciturno tra gli eredi
Koopa era abbastanza maturo emotivamente per comprendere il dolore di
una perdita. Aveva solo un anno in meno di Ludwig, nonostante la
corporatura mingherlina in raffronto persino ai fratellini più
piccoli costituisse un tranello nel quale moltissimi cadevano, ma ciò
che lo svantaggiava in forza lo ripagava in agilità e Lemmy, sebbene
preferisse di gran lunga le sue attività funamboliche alla lotta,
era un avversario che non andava affatto sottovalutato ed era inoltre
la prova vivente che i koopa della varietà di Bowser potevano
presentare notevoli differenze di costituzione fisica. Era pur vero
che il suo modo di fare estremamente giocoso suggerisse comunque di
rado (per non dire mai) l'età che il principino aveva di fatto.
E,
ultimo dettaglio ma non meno rilevante, tra tutti i bowserotti era
addirittura uno dei più affettuosi perseverando in un'assidua
competizione con Larry e Junior.
Stavolta
però Lemmy non parve optare per la reazione più spontanea da parte
sua, cioè offrirle uno dei suoi abbracci o mostrarle qualche nuova
piroetta o ambedue le alternative. « Torno tra poco »
si congedò inespressivo dopo alcuni secondi di intensa
riflessione.
Peach
restò lì muta a fissarlo girare i tacchi e andarsene dalla sua
camera, confusa e piuttosto intimidita dal distacco inspiegabile del
koopetto solitamente di carattere tutt'altro che schivo. Forse ho
detto qualcosa che lo ha turbato, ipotizzò cominciando a darsi
pensiero.
Quando
Lemmy mantenne la parola e sbucò di nuovo da dietro la porta, tutte
le incertezze svanirono di colpo nel medesimo istante in cui la
fanciulla cedette all'impulso irrefrenabile di stringerlo tra le
braccia: esattamente il piano escogitato dalla giovane mente
macchinatrice.
La
cresta variopinta era diventata così folta e vaporosa che pendeva
leggermente da un lato, con l'attaccatura candida come il pelo del
ventre e delle zampe, ergendosi perfettamente al centro del capo ora
dotato di due orecchiette feline al posto delle corna che non erano
ancora cresciute. A differenza del padre quando assumeva tale forma,
le striature sul manto color sabbia del bowserotto erano di un bel
fulvo che si diramava sui fianchi e sugli arti ed il triangolino
sulla punta del muso invece di un rosa delicato, attorniato da lunghe
vibrisse solleticose. La coda longilinea si arricciò in segno di
approvazione mentre la principessa lo avvolgeva nella sua morsa
amorevole, poggiando la guancia sulla testolina calda esprimendo
così un silente ringraziamento per quel piccolo gesto che le aveva
restituito il buon umore.
Il
ronfare calmante delle fusa cancellò il ticchettio cupo della
pioggia contro le finestre e la tristezza annegò in un mare di pelo
soffice che aveva l'odore delle caramelle preferite di Lemmy.
Immediatamente
l'immaginazione della principessa prese il volo ed iniziò a
visualizzare uno per uno il resto della progenie Koopa nelle stesse
condizioni: Larry, il tigrotto dai dentini sporgenti che avrebbe
giunto le zampe sotto il mento per guadagnarci qualche leccornia,
scrutandola coi suoi scaltri occhioni azzurri; o Iggy, dalla
pelliccia di un verdognolo che ricordava sostanze chimiche sospette
ed i baffi bruciacchiati o elettrizzati a causa della sua mania per
gli esperimenti calamitosi; Junior, una mini riproduzione fedele e
sputata di Meowser, col codino ancora più voluminoso ed il suo
inseparabile bavaglio a coprire il musetto troppo dolce per incutere
terrore; Ludwig, effettivamente più somigliante ad un leoncino con
la criniera bianca e blu, intento ad osservarsi con
un'espressione vagamente stizzita perché gli artigli gli impedivano
di afferrare i suoi spartiti senza sforacchiarli; oppure Roy, un
gattone rosa dalla testa ai piedi che sembrava uscito da una fiaba
per bambini...
Peach
dedusse che il bowserotto più attaccabrighe non fosse un fan di
questo potenziamento e che probabilmente se ne guardasse pure bene
dall'usarlo. « Azzardati ancora a dirmi che sono adorabile
se hai coraggio. Tu provaci soltanto... » le parve di
sentirlo distintamente ringhiare il suo odio da dietro gli occhiali
mentre sfoderava le grinfie affilate contro chiunque fosse stato
abbastanza stolto da provocarlo, pronto ad affettare facce per
difendere il suo orgoglio di macho.
Peccato.
Nemmeno
una valanga di Fufi Blocchi poteva competere con tale splendore.
«
Ho chiuso tutti gli altri di sotto in salone insieme ad una bomba di
super campanelle » la
informò al momento giusto Lemmy.
Peach
si precipitò fuori dalla stanza, col meowserotto sempre allegramente
intrappolato nel suo abbraccio, scapicollandosi giù per le scale
nell'urgenza di assistere all'ottava meraviglia dei power-up
esistenti.
Nota
d'autrice:
It's
so fluffy I'm gonna die! [cit. Agnes – Despicable me]
Ogni
volta che guardo un'immagine di Meowser sento già che il fluff
potrebbe annientarmi, ma quando ho fantasticato sulla famiglia Koopa al
completo (considerando i bowserotti ancora suoi cuccioli) con una
spolverata di Super Campanella a testa ho creduto davvero di andare
in combustione spontanea.
Purtroppo
non si sa ancora quale aspetto effettivamente avranno i bowserotti
sotto l'effetto di questo power-up e non ci resta che continuare ad
attendere con pazienza che la big N si decida ad ufficializzare la
loro meowmorfosi (e sarà quello un giorno gioiglorioso, siore e
siori).
Un
nuovo dettaglio interessante riscontrato ne “Mario Kart 8”
sull'aspetto di Lemmy è che ora non abbia più le pupille
disallineate.
Grazie
di aver letto questa breve e letale Lemmy-shot!
Koopafreak
Meowser,
meowserotti, Peach ©
Nintendo
Agnes
(Cattivissimo Me) ©
Illumination Entertainment/Universal Pictures
|
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Capitolo 31 *** La scommessa [SPM] ***
t
Die,
die, we all pass away
But don't wear a frown cuz it's really
okay
And you might try 'n' hide
And you might try 'n' pray
But
we all end up the remains of the day. —Bonejangles
[Tim Burton's Corpse
Bride]
Le
luci elettriche continuavano a sfarfallare sinistramente mentre ogni
singola torcia si era estinta nel medesimo istante, come annullate da
un unico spiro di vento che non si era mai alzato, le piante piranha
di guardia si erano rintanate nei propri tubi con un sibilo di
assoluto timore, i feroci categnacci si erano rannicchiati sul posto
avvolgendosi intorno la lunga coda anellata con un guaito infelice e
tutti gli occupanti della fortezza erano stati improvvisamente
assaliti dai ricordi luttuosi dei loro cari che avevano perduto: tale
era l'effetto che la presenza dell'immortale Infernia, Regina
risoluta ed inflessibile sugli ingiusti caduti nell'abbraccio del
Game Over, non poteva sottrarsi dall'arrecare nella dimensione dove
le anime raccolte in terra erano preservate nel loro involucro fisico
dalla linfa vitale ancora palpitante. Lei era un'intrusa in quel
mondo, e come tale veniva avvertita.
Gli
unici che parevano sfuggire alla sua aura funesta, protetti da un
velo di magia benefica grazie al contatto coi cuori puri, erano i due
sovrani che le stavano in piedi dinnanzi a contemplare perplessi la
richiesta avanzata qualche secondo fa lì sulla terrazza principale.
«
E com'è che non ti sei rivolta al disponibile Mario per
quest'incombenza ricreativa? Ci hai forse presi per degli animatori
turistici? » replicò sardonico un Bowser non esattamente propenso a
prestarsi ad esaudire desideri altrui, nemmeno quelli di un'autorità
ben al di sopra della propria.
Gli
occhi corvini della Maestà Infernale si assottigliarono sino a
divenire affilati. « Perché non è colui che potrebbe giovare a sua
volta di tale favore, tanto da convincermi a depennare qualche
appunto nella sua biografia di ragioni per un posto in platea
nel mio Mondodigiù. » E inoltre la giudiziosa Principessa Peach,
presente anch'ella quella mattina presso il castello del koopa dopo
il millantesimo rapimento in lista, sarebbe stata un'ulteriore
garanzia che la delicata missione loro affidata venisse assolta con
la massima diligenza.
Né
la regina né il suo consorte potevano concedersi il lusso di
assentarsi dal rispettivo trono per più di qualche misera ora,
rischiando di far precipitare i regni dell'aldilà nel caos senza la
propria guida ad amministrare il costante flusso di nuovi arrivi ai
loro cancelli. Confidare negli unici punti di riferimento che
possedevano nella dimensione dei vivi era stata dunque l'alternativa
accettabile per far contenta la loro bambina.
Il
drago si impose sull'impulso di deglutire, aggrappandosi all'ultimo
briciolo della sua cocciutaggine. « ...e se avessi di meglio da
fare? » Tipo portare Peach a teatro a vedere quel famoso Lago dei
Cingoli-o-come-si-chiama ché ha detto di piacerle tanto...
Una
folgore spuntò dal nulla nel cielo terso e centrò come una freccia
sibilante lo stendardo più in prossimità del Re Koopa in sciopero,
incenerendolo all'istante insieme all'alabarda su cui era affisso:
segno che anche il venerabile Granbì aveva drizzato le orecchie. Fu
allora che si convenne un volta per tutte che nella vita fosse cosa
saggia tenersi stretti gli amici, ma ancora più stretti quelli che
ti avrebbero sistemato alla resa dei conti finale nell'eterno Game
Over.
«
Quanto tempo resterà sotto la nostra custodia? » domandò
discretamente Peach che dal canto suo non aveva nulla in contrario ad
ospitare la piccola nimbi, ma il pensiero che il cammino di Bowser
nel corso del tempo lo avrebbe veramente condotto alle fosche lande
dominate da Infernia l'aveva spaventata. Sapeva che il koopa era
stato ed era attualmente una canaglia di tutto rispetto, ma non aveva
mai creduto che si meritasse una sorte simile... Se l'intransigente
Regina del Mondodigiù gli stava offrendo davvero una chance per
alleggerire il suo fardello di colpe, andava presa al volo.
«
Solo per questa giornata. Allo scoccare della mezzanotte tornerà a
casa. » Il viso cereo dai tratti cesellati si inclinò lievemente
per adocchiare la fragile figura angelica librarsi accanto, sfiorando
appena il pavimento. Mentre lo sguardo della madre non sprizzava
affatto faville all'idea della breve gita oltre i confini sicuri
della sua dimora, quello di Farfabì non poteva riflettere più
entusiasmo. Era chiaro che dietro vi era stato un incessante
assillamento per aver convinto i due reggenti ultraterreni a piegarsi
infine al suo volere.
La
giovane turista si mosse verso la sua temporanea scorta in quel mondo
che tanto l'aveva affascinata e che aveva sempre sognato di
esplorare, arrestandosi dopo aver percorso qualche metro per
rivolgersi alla genitrice con la sua vocina altezzosa: « Madre, avrò
bisogno di confondermi con gli abitanti di questa terra se voglio
passare inosservata ».
Infernia
assentì con un impercettibile cenno del capo, increspando appena le
labbra nere mentre le modellava addosso il camuffamento perfetto
affinché la figlia avesse potuto bighellonare indisturbata tra i
vivi senza destare sospetti sulla sua identità.
«
Allo scoccare della mezzanotte vi farete ritrovare qua » ribadì
ferma trapassando Peach e Bowser col tono gelido di una mamma
apprensiva che faceva apparire le punte sulla corona e sulle spalline
della sua veste ancora più acuminate. « Non un minuto più tardi. » E
svanì in un battito di ciglia tra lingue di fuoco avernale, allo
stesso modo in cui si era materializzata sotto la luce del sole che
non era abituata a tollerare tanto a lungo.
«
Ma grazie mille della vostra cortesia » mugugnò Bowser a denti
stretti quelle parole che la regina si era dimenticata di
proferire.
L'attenzione
converse dunque sul prezioso carico che gli era stato lasciato tra le
mani.
Farfabì
indossava una mantella vezzosa intorno alle spalle che ricordava le
sue ali di nimbi quando si gonfiava al vento; sotto un semplice
abitino bianco ed un paio di talari adornati da due piccole alucce
piumate ciascuno e con eleganti lacci di cuoio che le avvolgevano i
piedi. I capelli di un biondo aureo erano ordinatamente raccolti in
un chignon laterale, scoprendo il viso delicato di una bimba appena
agli albori dell'adolescenza. Aveva tutto l'aspetto di un angioletto
caduto dal cielo: un'immagine mentale che non sopravvisse agli
iniziali cinque minuti di reciproca coesistenza.
«
Portatemi fuori da questa spelonca, non intendo restare rinchiusa qui
tutto il giorno ad appestarmi con questa graveolenza solforea »
espresse con cotal garbo la prima di un cospicuo elenco di pretese
che avrebbero caratterizzato quel dì in allegra compagnia.
«
Hai qualche suggerimento per alleviare il fiuto aristocratico della
nostra ospite? » domandò asciutto il koopa girandosi verso la
principessa, già consapevole che il conto alla rovescia per le
scorte quotidiane della sua pazienza fosse ufficialmente scattato.
Peach
si soffermò un momento a riflettere, passando in rapida rassegna le
mete papabili più azzeccate per garantire a Farfabì una gradevole
esperienza dalle loro parti, cioè nel mondo materiale, con un solo
giorno a disposizione. « Il parco divertimenti di Girasolandia »
propose schioccando le dita. L'Isola Delfina era un luogo incantevole
in mezzo al mare e ricco di attrazioni, musica e colori; non vi era
posto migliore sulla faccia del globo di quell'angolo di paradiso
terrestre dove si conciliavano meraviglie naturali e svaghi: un
tipino avido di novità come l'annoiata signorinetta lo avrebbe
certamente apprezzato.
«
E scomodarci fin lì per lei? » Sempre se Bowser era in vena di
collaborare, visto che doveva essere lui il primo a sforzarsi di fare
una bella figura.
La
principessa lo squadrò arcigna.
«
Va bene, va bene! Do l'ordine di preparare una fregata a levare gli
ormeggi e partiamo... »
Oltre
ad un mezzo abbastanza veloce per raggiungere più agevolmente la
loro meta, Peach reputò necessario adottare gli stessi accorgimenti
di Farfabì e mettersi in borghese per portare a termine
l'impresa senza attirare troppa attenzione. Con l'approvazione del Re
Koopa, propendé quindi per un vestito da spiaggia che le sfiorava
dolcemente le ginocchia, assai meno vistoso del suo abito regale, e
un cappello a tesa larga per proteggersi dai raggi solari mentre
Bowser la seguì, come sempre, in tenuta da Bowser.
Prevedibilmente,
per non dire in maniera scontata, Farfabì non si rivelò un
passeggero docile o che aveva familiarità alcuna con la virtù della
pazienza, anzi si poteva paragonare ad un picchietto pestifero che si
divertiva a piantonare il malcapitato di turno e tamburellargli il
cervello con domande semplici e fastidiose, precisamente mirate per
vedere fino a che punto la vittima avrebbe retto prima di perdere la
calma. Era un gioco che evidentemente doveva piacerle parecchio,
forte della sua immunità in quanto figlia dei sovrani e giudici
delle anime e pertanto intoccabile. Analogamente prevedibile fu
dunque la scelta con chi dei suoi due custodi fosse più appagante
prendersela.
«
Siamo arrivati? » la domanda ripetuta praticamente dall'inizio del
viaggio.
«
No » la puntuale risposta, accompagnata dal rumore lamentoso del
legno stretto tra le grinfie.
«
Siamo arrivati? »
«
Per l'ennesima volta: no!
»
«
Tra quanto arriviamo? »
«
Tra poco. »
«
Poco quanto? » insistette Farfabì pestando stizzita un piede sulle
assi.
«
Il tempo di essermi già pentito di questa cosa. »
«
Ah, capito. » Studiò attentamente l'esasperazione impressa nei
lineamenti imbronciati del koopa, il quale si ostinava a mantenere lo
sguardo fisso oltre la prua, assicurandosi che ciò si avverasse
molto presto. « Adesso siamo arrivati? »
«
Non ancora... » ringhiò Bowser, immensamente frustrato nel sentirsi
“indifeso” di fronte ad una spocchiosetta impertinente ancora
alle prese con la pubertà. « Perché non vai a fare qualcos'altro,
intanto? »
«
Non c'è nulla da fare qui. Ehi, questo a cosa serve? »
Una
palla di cannone sparata con un gran fragore da una delle bocche di
fuoco laterali sfrecciò sopra le onde e mancò di un pelo un
innocente peschereccio, schiantandosi in mare e provocando un geyser
di acqua spumeggiante che innaffiò abbondantemente l'equipaggio a
bordo. I pescatori rimasero impietriti a beccarsi in faccia gli
spruzzi di quell'attentato senza ragione, ancora restii a credere di
averla scampata.
«
Se non hai altro da fare allora vedi di startene ferma! » sbraitò
il drago tirandola via dal pannello dei pulsanti, furioso e allibito
da quella totale mancanza di criterio.
«
Come una statua? » Farfabì era inesorabile.
«
Sì, come una statua... » Un cadavere sarebbe meglio. « E
non toccare niente. »
La
ragazzina gli indirizzò un sorrisetto volpino, per nulla
impressionata se non divertita dall'espressione truce del bestione
palesemente irritato. « Posso toccare il ponte? »
«
Sì, puoi toccare il ponte... »
«
Posso toccare l'aria? »
«
Tocca quello che ti pare eccetto i comandi » tagliò corto lui con
quella pagliacciata prima di soccombere all'istinto.
«
Okay! » E si mise a punzecchiargli il braccio con un dito.
Vi
erano state occasioni in passato, e non poche, in cui Bowser
si era costretto a compiere un supremo sforzo di volontà onde
evitare di cedere alla tentazione della violenza e fare tabula rasa
tutt'intorno finché i pugni non avessero smesso di formicolargli per
il nervoso. Questa davvero le passava tutte quante.
Peach
decise di intervenire prima che il koopa, letteralmente fumante di
rabbia, sradicasse la ruota del timone dalla poppa in un impeto di
follia e li condannasse a far naufragio: « Farfabì, cara, perché
non vieni con me a guardare i delfini che giocano sotto la nave? ».
Fortunatamente
l'esca parve catturare l'interesse della piccola istigatrice: « Cosa
sono i delfini? ».
La
scoperta fu commemorata da battiti di mani e gridolini deliziati
nell'ammirare dall'alto quelle buffe creature dalla forma affusolata
che, per motivi sfuggenti al comprendonio, indossavano un paio di
occhialini sul muso naturalmente arcuato in un sorriso mentre
cantavano ed emettevano i caratteristici scricchiolii articolati,
guizzando e piroettando tra le increspature marine proprio sotto
l'ombra rapace della fregata che fendeva il vento di ponente. Farfabì
si sporgeva dal parapetto estasiata tendendo una mano verso di loro,
come in un bramoso tentativo di accarezzarli. Osservandola
sbracciarsi e ridere liberamente senza quella palpabile arroganza che
si portava sempre appresso, suscitava finalmente la tenerezza di una
bambina della sua età che si commuoveva per qualcosa di bello.
Che
l'isola dove erano diretti avesse in comune la sua morfologia coi
simpatici cetacei, oltre al proprio nome, fu dunque una peculiarità
che Farfabì si rese conto di amare già scorgendola da lontano.
Peach le spiegò che anche le coste delle altre componenti
dell'arcipelago condividevano ognuna la sagoma di un differente
animale marino, molti dei quali purtroppo completamente estranei alla
ragazzina che le confessò pacata di non aver mai visto prima di
allora distese liquide più vaste dell'infido Ztige, il fiume di
lacrime nel Mondodigiù, la cui fauna era vivacemente costituita da
grinfie scheletriche di indole tutto fuorché amichevole: un'ingrata
alternativa a pescetti, granchi, tartarughe o qualsivoglia
innoffensivo esempio di creatura acquatica.
Con
una certa perplessità Peach individuò un solo palmense a riceverli sulla pista del modesto aeroporto costruito su tre atolli poco
distanti da Delfina, munito di giubbotto riflettente da marshaller
mentre gesticolava energicamente indicando loro di atterrare e/o
attraccare lì e non sulle sponde dell'isola. Per non terrorizzare
gli altri turisti, intuì senza sforzo grazie all'immagine della
vistosa polena sulla prua a rappresentare il ghigno minaccioso del
proprietario.
Il
nativo dalla chioma fogliosa aveva la pelle di un grazioso azzurrino
sotto lo sgargiante gilet d'ordinanza e si appropinquò cautamente
osservandoli timoroso sbarcare. Non appena riconobbe il volto di
colei che da anni era ospite graditissima dell'isola (tanto che uno
dei lidi portava il suo nome in segno di amicizia), la fanciulla lo
vide risalire di qualche tono sulla scala del blu e realizzò che
prima il palmense fosse semplicemente impallidito di paura.
«
È sempre un piacere riavervi qui, Principessa Peach » le porse i
suoi omaggi con una riverenza adocchiando dubbioso il grosso koopa
alle spalle della giovane, fautore confermato di precedenti malefatte
che non avevano risparmiato persino quell'idilliaca oasi tropicale in
mezzo al mare.
Una
volta che la principessa lo ebbe tranquillizzato sulle intenzioni
prive di malizia del famigerato Re Koopa e messo poi al corrente del
motivo della loro visita (omettendo che la loro piccola ospite fosse
legata nientepopodimeno che ai giudici eterni dell'oltretomba),
gli altri membri dello staff aeroportuale spuntarono fuori come
funghi a dar loro il lieto benvenuto con la tipica esuberanza
palmense, cioè sommergendoli di variopinte ghirlande floreali.
Siccome nessuno si arrischiò comunque a ridurre troppo la distanza
dal drago ma allo stesso modo si voleva evitare di escluderlo per non
alterarlo, qualche improvvisato stratega risolse da sé e Bowser si
ritrovò con una manciata di coroncine letteralmente piovute in
testa, altrettante a penzolare dalle corna a mo' di festoni ed una
discreta cifra anche sugli spuntoni del carapace nell'imitazione di
una sorta di lancio degli anelli. Il re tirò un lungo respiro prima
di concedere un asciutto ringraziamento, incitato dalla punta di uno
dei sandali di Peach.
Fu
allora che Farfabì realizzò di non apprezzare il polline, tornando
alla sua solita giovialità nemmeno al terzo starnuto. « Cosa
aspettate, un segno dal cielo? Mio padre ha di meglio da fare. Orsù,
scortateci sull'isola! » dispose autoritaria come era abituata a
fare a casa propria.
Nel
terrore di scontentare il koopa che già non pareva in partenza di
umore eccelso, i palmensi li accompagnarono in barca sino alla sponda
opposta con la tempestività di vogatori olimpionici.
Un
secondo comitato di benvenuto stava sull'attenti davanti al molo,
pronto a riceverli in teoria, ma non appena gli ignari isolani si
resero conto di chi costituisse un terzo abbondante degli
arrivi freschi si gelarono sul posto, parandosi dietro le stesse
ghirlande che avrebbero dovuto porgere intonando il canto rituale di
buon auspicio. Farfabì non vi fece proprio caso, più interessata a
guardarsi intorno come un uccellino al suo primo volo fuori dal nido,
mentre Peach avvertì le gote bollire cogliendo le occhiate
sbigottite che si spostavano rapide tra lei e Bowser per soffermarsi
sulla bambina che li precedeva, nella morbosa ricerca di somiglianze
fisiche, costruendosi inevitabilmente un'idea sbagliata sull'intera
faccenda...
«
Fuori dai piedi! » li mise in fuga il drago, inorridito alla vista
di altri fiori da usare contro di lui.
Questa
volta non gli giunse obiezione.
Il
grande parco dei divertimenti si trovava dall'altra parte di Delfina,
esattamente sul triangolo della pinna caudale, raggiungibile solo per
mezzo di un traghetto sbuffante che doveva aggirare il dorso curvo
dell'isola, ma consentiva di godere di una prospettiva mozzafiato del
Vulcano Corona fortunatamente assopito ed ammirare i lidi
lussureggianti ancora incontaminati dalle tracce dei turisti, la
foresta frondosa che rappresentava la dimora ancestrale dei palmensi
e la tranquilla baia dove i noki (un popolo originario del luogo che
di rado si mostrava in superficie e discendente non troppo lontano
dei molluschi) conducevano in completa serenità la loro esistenza
sott'acqua mentre non erano impegnati ad aiutare con l'organizzazione
dell'isola.
Approdarono
finalmente sulle rive dell'atollo su cui Girasolandia stava annidata
e fu allora che la trepidante Farfabì poté scatenarsi, tanto che
sia Bowser sia Peach faticarono a starle dietro e rischiarono di
perderla di vista svariate volte in mezzo al flusso di visitatori,
costantemente all'ombra della spada di Damocle di incorrere entrambi
nell'ira di Infernia se le fosse accaduto qualche incidente in tali
vulnerabili sembianze.
«
Perché siete così lenti? » si lamentò sdegnata la nimbi che coi
suoi talari non aveva problemi a coprire lunghe distanze senza
nemmeno toccare il terreno, mentre loro due non potevano fare altro
che arrangiarsi con le proprie gambe; e sotto i raggi del sole
tropicale non era decisamente il massimo.
«
Abbiamo tutto il tempo per fare il giro completo » le garantì la
principessa asciugandosi il sudore dalla fronte. « Resta vicino a
noi, altrimenti non ti permetteranno di salire sulle giostre da sola.
» Questa non si poteva definire esattamente una regola generale, ma
preferì mentirle per porre fine a quell'estenuante gincana. Al suo
fianco Bowser anfanava come un mantice e col mal di milza, troppo
impegnato ad inspirare grosse boccate d'ossigeno per aggiungere la
sua e, a giudicare dalle folate di fumo scuro che gli uscivano dalle
fauci insieme al fiato, era meglio così.
L'affluenza
di turisti era stata talmente fitta negli ultimi tempi che le vecchie
attrazioni avevano necessitato di notevoli miglioramenti e nuove
erano state addirittura costruite da zero per ampliare il luna park
ed accogliere tutte le comitive e le famiglie che desideravano
trascorrere qualche oretta di trastullo prima di andare a crogiolarsi
in spiaggia. Una comodità indiscussa per gli ultimi tre arrivati
consistette nel non essere costretti a sorbirsi la lunga coda per il
biglietto, siccome la gente si scansava istantaneamente al loro
passaggio neanche fossero ricoperti di filo spinato. Il piano di
partenza, ossia agire senza clamore, mostrava effettivamente
qualche falla se già si teneva in conto della presenza del Re Koopa
in persona e poi di una singolare ragazzina che poteva
tranquillamente svolazzare sopra le teste altrui, come se fosse stata
la cosa più normale del mondo. Peach le chiese di limitare tale
lusso finché non fossero tornati sulla nave, almeno per mantenere
l'ultimo straccio di discrezione che gli restava. Farfabì sbuffò
con sufficienza ma si abbassò magnanima a concederle l'onore di
calpestare nella loro stessa polvere.
Una
ad una le fecero provare le giostre che Girasolandia vantava e quel
sorriso gioioso fece di nuovo ritorno sul faccino perennemente
malcontento: le Navi Pirata, la Ruota Panoramica, la Casa degli
Specchi, i Tappeti Elastici, il Tagadà, il Viaggio del Torcibruco
(una variante non troppo dissimile del Brucomela che noi tutti ben
conosciamo), la Medusa Ballerina... I due sovrani accordarono sui
turni nel caso in cui era richiesta la compagnia di un adulto,
sebbene il Re Koopa si rifiutò categoricamente di salire su quelle
troppo infantili e rise di gusto quando la signorinetta dell'aldilà
sbatté il naso correndo contro una delle false pareti nel labirinto
di specchi deformanti: cosa che Farfabì, con la vista offuscata da
un velo di lacrime trattenute per orgoglio, non mancò di legarsi al
dito.
Per
le montagne russe invece se la giocarono a morra cinese. Peach si
aggiudicò il diritto di restare al sicuro coi piedi a terra ad
ammirare lo spettacolo, armata di macchinina fotografica usa e getta,
mentre Bowser trascorreva i suoi peggiori cinque minuti della
giornata a più di centotrenta chilometri orari tra giri della morte,
discese ripidissime e curve a cavatappi. Non contribuì in positivo
il fatto che una vendicativa Farfabì avesse preteso pure il bis.
Al
termine della corsa la bambina salto giù dal vagoncino, pimpante e
fresca come una rosa. « Tutto okay? » chiese non senza una punta di
malizia alzando il mento per incontrare lo sguardo annientato del
drago.
«
Sì » fu la dignitosa bugia.
Farfabì
trotterellò verso la giostra successiva e Peach gli si
avvicinò con discrezione. « Tutto okay? »
«
No, mi devo sedere un attimo » mugolò ancora nauseato,
accasciandosi sulla panchina più vicina.
«
Dai, pensa che stai facendo tutto questo per un buon fine. » La
principessa gli diede qualche solidale pacca sulla spalla mentre lui
si riprendeva con calma.
«
Ti preoccupi per me, Peachy? »
«
Se non lo faccio io, allora chi? » sospirò la fanciulla. «
Considerando in che situazione ti sei messo da solo con la tua
infallibile dote di combinare guai... »
«
Sono fatto così. » Il drago fece un gesto di indifferenza,
all'apparenza neanche minimamente scalfito dalla previsione di
Infernia.
«
Possibile che non ti importa davvero se finirai laggiù?! Noi abbiamo
avuto persino il privilegio di conoscere come sia e tu fai finta di
niente. Tanti avrebbero tentato di riparare se solo avessero saputo
prima a cosa sarebbero andati incontro. » Peach si alterò di fronte
a quella spavalderia troppo spericolata.
Avevano
testimoniato entrambi cos'era l'ade riservato alle anime imbrattate
da colpe mortali: un limbo triste e spento dove la luce del sole era
destinata a divenire un ricordo indistinto, dove andava scontata
un'eternità di espiazione in mezzo al nulla; solo nebbia, angoscia e
solitudine. Convivere con la consapevolezza opprimente che un posto
simile sarebbe toccato a lui...
«
Io non sono uno fra tanti » la corresse con disarmante serietà. «
Sono fedele alla mia natura e non cambierò certo per codardia.
Quando giungerà il mio momento affronterò a testa alta ciò che mi
attende, come il Re più grande della Terra Oscura che sempre sono
stato e che sarò sino all'ultimo dei miei giorni. »
Peach
lo fissò muta per qualche secondo, come se le avessero proposto un
gioco di parole di cui non riusciva ad afferrare il senso. «
Accidenti a te! » sbottò poi a due centimetri dal muso paffuto. «
Se non vuoi farlo per te stesso, come ti pare. Ma questa sera
dimostreremo a Infernia che commetterà un grosso sbaglio ad
assegnarti al suo Mondodigiù, cascasse pure il cielo! » E marciò
via a passo battagliero, sbattendo le infradito sul pavimento e col
viso contratto in un'espressione più furiosa che risoluta.
Bowser
la seguì con lo sguardo dalla sicurezza della sua panca,
meravigliandosi non poco di come Peach fosse perfettamente capace di
mettersi in gioco a testa bassa per aiutarlo e al contempo avercela
con lui.
Fu
il turno dei Gusci Rotanti, ossia una riproposizione noki della
classica giostra delle tazze, con la sola differenza di essere
un'esperienza esattamente tre volte più vorticosa poiché le
conchiglie colorate non erano collocate soltanto sulla tipica
piattaforma girevole, ma anche su dei dischi all'interno che
ruotavano fluidi su loro stessi ed inoltre dentro ai gusci era
presente un volante che permetteva di farli mulinare a piacimento sul
posto. Nulla di cui sorprendersi dunque se la principessa, vittima
sacrificale di turno, rischiò a giro concluso di ruzzolare giù
dall'attrazione tanto il senso di sbandamento.
«
È stato uno spasso! » sentenziò soddisfatta Farfabì che aveva
abusato per tutto il tempo del volante della loro conchiglia.
«
Possiamo fermarci un momento? Non mi sento tanto bene » chiese
debolmente Peach cingendosi la fronte con una mano e tastando l'aria
con l'altra.
«
Neanche per sogno! Voglio vedere l'Antro dello Spauracchio »
l'inclemente risposta.
Nessuno
dei due tutori temporanei palesò grande entusiasmo per la prossima
tappa in programma: la principessa si vergognava ad ammettere di
provare una certa impressione per quel genere di giostre alla sua
età, mentre Bowser le trovava mortalmente barbose.
«
Appena Peachy si sarà riposata un minuto... » Il re aiutò la
fanciulla a sedersi su una panchina, ancora mezza stordita dalla
danza turbinosa dei gusci.
«
No, voglio andarci adesso! » lo interruppe seccata la giovane nimbi
infischiandosene altamente delle condizioni di quest'ultima.
C'era
un limite a tutto. Il
drago scattò punto sul vivo: « Sono stanco di queste lagne
continue, signorinella. Noi ti stiamo facendo un favore e non siamo
al tuo servizio, perciò comincia a tenere un comportamento
accettabile se non vuoi che concludiamo seduta stante questa giornata
di svaghi e ce ne torniamo dritti alla mia noiosa spelonca
puzzolente! ».
«
Mia madre ti punirà se ti rifiuti di obbedire » ribatté svelta
Farfabì, fin troppo fiduciosa.
«
E che farà? Mi spedirà nel suo Mondodigiù? Notiziona: tanto ci
finirei comunque. Quindi per quale motivo dovrei pure disturbarmi per
te che non hai fatto altro che tirare troppo la corda da quando
questa seccatura ha avuto inizio? E non hai ancora capito che né
Peach né io, specialmente io, siamo agli ordini di chicchessia, ma
siamo qui per nostra scelta e perché i tuoi hanno insistito. Per
quanto mi riguarda, se godere di un misero sconticino sulla mia
fedina penale vuol dire dover reggere oltre una ragazzina ingrata e
insoffribile come te, preferisco portarmi tutte le colpe che ho
commesso nella tomba. Una in più o in meno non mi cambia certo
l'esistenza. »
Le
guance sul visino angelico si erano imporporate. Mai prima di allora
qualcuno aveva osato rivolgersi a lei in quei termini, nemmeno i suoi
genitori che non sapevano sottrarsi dall'accondiscendere ad ogni suo
capriccio per renderla felice, unica figlia diletta e luce dei loro
occhi, nei rispettivi regni di nuvole e tenebre. Bruscamente come le
erano arrivate assieme al loro giudizio, le parole di Bowser
l'avevano costretta a prendere coscienza della sua condotta e
dell'effetto che aveva sugli altri, poiché Farfabì non era affatto
ottusa pur restando molto viziata e tendenzialmente egocentrica:
un'ulteriore caratteristica che solitamente si manifestava a
braccetto con la prima.
Il
drago sembrava veramente ad un passo dal caricarsi in spalla la
principessa stordita e puntare senza remore verso il molo per
dirottare il primo traghetto a tiro e tornarsene alla sua nave.
«
Scusatemi... » fu l'inattesa risposta che lo bloccò un attimo prima
che agguantasse Peach per levare finalmente le tende. « È solo che
questo è l'unico giorno che potrò trascorrere qui nel vostro mondo,
perché ai nimbi non è concesso farvi ritorno una volta accolti nel
Regno dei Cieli, altrimenti l'ordine della vita verrebbe stravolto.
Però io non sono mai stata da questa parte e volevo vedere e provare
più cose possibile prima di dover già separarmene per sempre.
Restiamo ancora un altro po', vi prego... »
Bowser
non si lasciò intenerire. « La pianterai di fare l'odiosa e vedrai
invece di rigare dritto fino alla fine di questa giornata? »
Farfabì
annuì.
«
E vedrai anche di essere sempre rispettosa con noi e di tenere a
freno la lingua? »
Farfabì
annuì.
«
Bada di comportarti bene, dunque. Al primo verso che non mi piace ce
ne andiamo di corsa. Ci siamo intesi? »
Farfabì
annuì di nuovo senza azzardarsi ad incontrare lo sguardo severo che
incombeva sopra di
lei.
«
Ecco, così va meglio » commentò il koopa placandosi. « Siamo
pronti per proseguire, Peachy? » Si voltò ad accertarsi premuroso
che la sua principessa avesse recuperato le forze.
La
fanciulla mostrava l'espressione di chi aveva appena testimoniato
un'apparizione divina. « Certo » rispose con una nota di rispetto
tutta nuova.
Lo
sfogo parve aver sortito la giusta reazione, perché da lì in poi
ogni cosa divenne più facile e Farfabì decisamente più trattabile,
anzi sembrava quasi che si fosse trasformata in un'altra ragazzina e
le due guide riconquistarono con sollievo il controllo totale della
situazione. Fu Bowser infine ad offrirsi volontario per accompagnarla
nella casa degli orrori e, quando il vagone raffigurante la testa di
un idolo spaventoso fece capolino all'uscita della giostra,
condividevano per giunta il medesimo sguardo impassibile e vagamente
annoiato.
«
Che ne pensi? » Il koopa abbassò gli occhi su di lei in attesa del
verdetto.
«
Come fissare la vernice che si asciuga. » Farfabì, avvezza a vedere
ben di peggio nella sua seconda dimora del Mondodigiù, alzò la
testa verso il suo muso e per un momento si stabilì una sottile
intesa tra i due. Quello fu straordinariamente il loro primo punto
d'incontro su qualcosa.
Peach
ebbe poi l'idea di proporle altro da sperimentare oltre al
divertimento approfittando di una pausa tra i vari chioschi di
ghiottonerie, sebbene i nimbi fossero immuni allo stimolo della fame
in quanto composti ormai di solo spirito e svincolati dalle materiali
necessità delle vestigia mortali. Tuttavia non poteva affermare di
aver vissuto almeno per un giorno senza aver prima provato un
assaggio di quelle delizie che i bambini amavano infinitamente.
«
Cos'è? »
«
Zucchero filato alla fragola. » La principessa le porse su di un
bastoncino quel curioso sbuffo di nembo dall'odore allettante. Era
come se qualcuno lo avesse strappato dal cielo ai primi raggi
dell'alba.
«
È soffice come una nuvola ma ha un buon sapore! » osservò
estasiata leccandosi i polpastrelli appiccicosi. L'idea folle che
tutti i nimbi del Mondodisu avessero cominciato all'improvviso a fare
scorpacciate delle cortine candide su cui l'intero Regno Celeste
sorgeva, ritrovandosi in breve tempo senza pavimento, la fece
scoppiare a ridere immaginando la scena e la faccia di suo padre.
Quel
riso sincero mandò definitivamente in frantumi la maschera di
egoismo e antipatia che si era creata nei lunghi anni incolori di
immobilità, nascosta e controllata a vista ogni secondo nel tetro
Mondodigiù per tutelare il cuore puro che aveva custodito nel suo
petto, agognando di
scorgere la fine di quella cupa detenzione e riavere la libertà del
paradiso sconfinato a cui apparteneva e che le era stato negato per
proteggerla, assieme all'intero creato per cui aveva poi accettato di
sacrificarsi.
Bowser
era abbastanza risollevato d'umore da lasciare che gli si
arrampicasse in cima al guscio, postazione di norma riservata
esclusivamente ai suoi cuccioli che potevano osar tanto,
accomodandosi nello spazio sicuro tra il bordo liscio e gli spini
sugli scuti robusti e godendo così di una prospettiva privilegiata
su tutti mentre
lentamente si apprestavano a terminare il giro del parco.
«
Vorrei che questo giorno non finisse mai » sospirò Farfabì
cingendo il grande peluche a forma di delfino che il drago aveva
vinto al tiro a segno, demolendo la
pesante piramide di lattine in un sol colpo.
«
Mi sono divertita anch'io » convenne Peach, anche lei lieta
detentrice di un calamako di pezza di pari dimensioni (il bonus per
aver pure sfondato la parete). Decise che lo avrebbe sistemato in
camera sua, accanto a quello più piccino che teneva con sé da
quando era troppo piccola per ricordare come lo aveva avuto:
sicuramente uno dei vari balocchi che le avevano donato i suoi
sudditi.
«
Il sole è già calato, dobbiamo partire se vogliamo rispettare gli
accordi. » Il tono di Bowser non lasciava spazio a repliche, ma non
vi era traccia di malanimo; semplicemente non potevano protrarre
oltre la loro sosta. Nemmeno a lui in fondo sarebbe dispiaciuto
trattenersi qualche oretta in più insieme alla sua principessa e
tutto sommato aveva avuto modo di rivalutare quella giornata. Si
convinse che sarebbero tornati più spesso a Girasolandia in futuro,
ma sull'ottovolante Peach ci sarebbe andata da sola.
Il
traghetto di ritorno tracciò il percorso più breve, passando vicino
alla natatoia pettorale di Delfina dove era fiorito il prosperoso Porto
Giocondo, frequentato da un flusso costante di navi mercantili e
anche qualche yacht passeggero. Al momento dell'addio verso quel
luogo che in un giorno soltanto
le aveva offerto emozioni
forse irripetibili, in un mondo da cui era giunto troppo in fretta il
tempo di distaccarsi, a Farfabì si riempirono gli occhi di lacrime e
Peach comprensiva le avvolse un braccio intorno alle spalle
stringendola a sé mentre risalivano in silenzio a bordo della nave e
Bowser ghermiva il timone tra le grinfie per salpare, fingendo che la
malinconia della bambina non lo avesse coinvolto almeno un po';
proprio lui che oltre ad essere un re era anche un padre che non
avrebbe esitato a battersi sino alla fine e portarseli al sicuro in
capo al cosmo, i suoi figli, piuttosto che rassegnarsi alla pena
atroce di vederseli sottrarre come invece avevano fatto Infernia e
Granbì, perfino se ne fosse dipesa la sorte del mondo intero.
Il
koopa fu distratto dal suono consolante della voce di Peach, intenta
a narrarle leggende di figure gloriose stendendo un braccio verso la
volta notturna per indicare gli astri ed i pianeti a rappresentarle.
Molti di quei racconti li conosceva già, perché aveva origliato
dietro l'angolo quando i bowserotti più piccoli le
si accoccolavano intorno di
sera sul divano, mentre altri la principessa previdente li teneva
ancora in serbo per le prossime occasioni in cui si sarebbero
riuniti. Erano le stesse
storie che i toad le avevano letto da bambina e che lei stava a
propria volta tramandando ai suoi cuccioli, storie di virtù e
giustizia che avrebbero potuto ficcar loro in testa qualche balzana
idea poco malvagia, ma che lui tollerava con indulgenza.
Probabilmente Peach non si rendeva conto della sua predisposizione
materna in tutte le premure che gli riservava, ma le venivano
semplicemente spontanee; addirittura con Farfabì, la quale vi aveva
trovato rifugio dalla tristezza e l'ascoltava rapita seguendo con gli
occhi la direzione della mano delicata che scorreva sul firmamento.
Giunti
alla lugubre fortezza tra i fiumi di lava con un leggero anticipo, la
nimbi non fece più menzione dell'odore di zolfo e trotterellò
curiosa verso un grosso cespuglio di piante piranha in cortile,
recependo le raccomandazioni della principessa sul non provare ad
accarezzarle.
Bowser
dettò disposizioni sui turni di guardia per Mario e quando si girò
la scorse puntare l'indice su un bulbo alla volta blaterando allegra
chissà cosa. Il koopa si appropinquò osservandola scettico. « Che
combini? »
«
La recluta che mi ha regalato queste mi ha risposto che non hanno
nomi, così glieli sto mettendo io » spiegò Farfabì raggiante,
lanciando altre striscioline di carne essiccata alle bocche dentate
che scattarono sibilando per azzannarle al volo.
«
Ah, sì? » Giammai a qualcuno era frullato per la testa di
battezzare un groviglio di piante piranha. In genere si dava maggiore
priorità a mantenerglisi alla larga.
«
Sì, lui è Uriele, lui Nataniele, Raziele, Aniele, Iezalele, quello
là sotto Castiele, poi Enediele, Remiele, Amitiele, Muriele e a
sinistra Ituriele, Zutiele, Mitzraele, Ofaniele, Sachiele e quello lì
più piccino Tamiele. E di' ciao anche a Iliele, Esediele, Tagriele,
Seheliele, Fanuele, Ataliele... »
E
certamente non con nomi di angeli.
Mentre
lui era impegnato ad assecondare quell'assurda volontà dando ordine
di inciderli tutti su di una targhetta da affiggere accanto alla
famelica pianta da guardia, perfettamente consapevole ed incapace di
biasimare l'occhiata incredula che il tipo timido gli stava
indirizzando da dietro la sua maschera (sì, era serissimo e, sì,
mai stato meglio, grazie; poche chiacchiere e marsc'!), Peach
e Farfabì salirono in terrazza ad attendere il ritorno della regina
l'una amorevolmente stretta all'altra. Conoscendo la sua dolce
principessa, Bowser non ne fu sorpreso e le seguì preferendo restare
in disparte nella sala comunicante, ascoltando la ragazzina parlarle
ininterrottamente di tutte le meraviglie del mondo sopra le nuvole,
degli amici che aveva tra gli altri nimbi ed i servizievoli i D-moni
alle dipendenze della madre, di quanto aveva dovuto insistere ed
impuntarsi per aver infine convinto i suoi genitori ad acconsentire a
lasciarle visitare almeno una volta la terra dei vivi e della loro
tendenza all'iperprotettività ancora dura a morire...
Sebbene
fosse ormai notte fonda, uno spiraglio di luce si insinuò
timidamente da uno dei finestroni della stanza e Granbì in persona
si manifestò a recuperare la discendenza. Il vetusto guardiano delle
anime pure agitò appena le ali portanti tutte le sfumature del cielo
e coloro che avevano rimembrato con amarezza la sofferta separazione
dai loro cari, grazie ai tragici influssi della presenza di Infernia,
trassero infine conforto nella certezza che qualsiasi rimpianto era
stato scacciato dall'amore di ogni lieto momento assaporato e che un
giorno vi sarebbe stato il fatidico ricongiungimento con la medesima
serenità.
«
Mi aspettavo la tua signora » osservò Bowser. La presenza di una
delle più eminenti e temibili sovranità del Game Over come al
solito gli faceva un baffo.
«
C'è stata un po' di ressa nel Mondodigiù ed è stata trattenuta »
si limitò a rispondere Granbì, quasi si trattasse di una banale
conversazione di ordinaria amministrazione.
«
Suppongo che manterrà comunque la sua parola. »
«
Avete fatto un buon lavoro » assentì la Maestà Celestiale
avviandosi verso il balcone. Aveva buttato un occhio ogni tanto per
sincerarsene.
«
Aspetta un attimo... »
Lo
spirito si voltò.
«
Per Peach c'è il tuo Mondodisu, dico bene? »
«
La Principessa Toadstool è destinata al mio dominio di pace eterna,
grazie alla sua bontà d'animo e alla sua determinazione nel
prodigarsi per gli altri » Granbì riferì ciò che era praticamente
scontato.
«
Quindi non potrò rivederla mai più? » era questa la vera domanda
che premeva di farsi sentire.
La
spiegazione del guardiano celeste fu breve e coincisa: « Tra le
anime del Mondodigiù e del Mondodisu è impossibile che avvengano
contatti. Una volta assegnate al proprio regno, sia esso dei Cieli o
delle Ombre, a tale apparterranno per sempre e mai potranno valicarne
i confini ».
«
E immagino che non sia prevista un'eccezione nemmeno per chi ha
salvato il mondo da distruzione certa, giusto? »
Granbì
non parve gradire affatto tanta sfrontatezza. « Credo che la mia
consorte l'abbia già concessa ammonendoti sulla tua condotta, un
gesto che puoi star certo non si ripeterà per nessun altro, siccome
anche il tuo aiuto è stato prezioso per scongiurare la profezia
nefasta. Tuttavia, per quanto determinante il tuo contributo si sia
dimostrato, al giudizio finale non si glissa sul percorso di una vita
intera ed entrambi sappiamo che non avresti mai accettato di offrire
la tua forza e il tuo fuoco se non fosse stata lei a
chiedertelo. »
Bowser
non replicò.
« "Sei ancora in
tempo per correggere qualcosa se credi che vi sia una ragione per cui
ne valga la pena, se non per te stesso". Questo era il messaggio
che mia moglie intendeva lasciarti, in cambio di un giorno in terra
per nostra figlia. »
«
Non bastava metterlo in chiaro dall'inizio? »
Granbì
fu abbastanza saggio da ignorarlo. « Come usate accomiatarvi tra voi
perituri, ti direi arrivederci, ma questo dipende unicamente da
te. Infernia ed io siamo i giudici di ciò di cui vi siete già resi
artefici, il vostro futuro sta a voi da definire e noi possiamo solo
cercare di indovinare in base alla nostra vasta esperienza, finché
non ci avrete confermato la direzione che avete alfine scelto. A tal
proposito, abbiamo fatto una scommessa su di te se ti interessa
saperlo. »
Il
koopa lo guardò storto. « Scommettete sulle anime dei vivi? »
«
Siamo immortali e costantemente oberati di lavoro. Qualche piccolo
svago ce lo possiamo permettere. »
Granbì chiuse lì il discorso corrugando le folte sopracciglia e
passando oltre. Non restava loro più altro da dirsi.
Durante
i lacrimevoli saluti Farfabì esigette un abbraccio pure da lui ed il
drago chinò restio il grosso muso per ritrovarselo strizzato tra due
ali di nimbi ed un delfino di peluche. « Nemmeno a me piace quel
tizio baffuto col cappello rosso » gli confessò in un sussurro
prima di ascendere al cielo, circondata dai lembi candidi delle vesti
del padre. La giovane guardiana di anime si sentiva triste, ma la consapevolezza che si
sarebbero comunque rivisti un giorno la consolò e si avvinghiò al
suo regalo a simboleggiare quell'esperienza indimenticabile che
l'aveva anche aiutata ad aprire gli occhi su se stessa. La prossima
volta sarebbe toccato a lei fare loro da guida per ricambiare il
favore.
Granbì
gettò un ultimo sguardo sull'insolita coppia prima di scivolare nel
portale di luce eterea e rientrare nel suo regno bianco: la
principessa sorrideva agitando una mano e sporgendosi appena oltre il
balcone ed il drago era invece intento a rimirarla, probabilmente
assorto su ciò che Infernia gli aveva lasciato da meditare.
Persino
loro, amministratori eterni del Game Over, avevano compreso sulla
propria pelle quanto prezioso fosse il valore di una singola vita ed
intenso il tormento della sua perdita. Per gioconda ironia della
sorte, avevano condiviso una delle pene più crudeli che insidiavano
la dimensione dei vivi e si erano scontrati col cordoglio di un
lutto, cullati nell’illusione che la morte con cui avevano
convissuto fianco a fianco da millenni, taciturna compagna di
esistenza dalla quale il loro antico compito aveva origine, non gli
si sarebbe mai rivoltata contro riducendoli alla stregua degli inermi
in balia dei suoi imprevedibili capricci. La sofferenza patita quando
avevano creduto che colei che erano giunti ad amare veramente come la
loro bambina fosse svanita per sempre (un concetto del quale nessun
altro meglio dei due spiriti guardiani conosceva il peso), aveva
provato ad entrambi il contrario.
Tuttavia
la loro piccola gioia aveva fatto ritorno a casa, poiché l'anima di
Farfabì non era andata distrutta ma sorprendentemente si era scissa
dall'energia del manufatto sacro, essendo una nimbi a tutti gli
effetti con la sua personalità e le sue emozioni, e la felicità più
grande era germogliata sulle ceneri del dolore.
Era
stata forse tale rivelazione personale a spingere la sua oscura
consorte a fare un passo verso quella testa calda di un koopa, o
forse un barlume di umana compassione aveva aperto una breccia nel
suo cuore di madre? Infernia sapeva ancora costituire un mistero se lo
desiderava e nemmeno lui era capace di scrutare oltre il suo
bellissimo volto diafano.
Non
ci resta che aspettare per decidere chi avrà ragione e chi torto,
concluse Granbì ripensando alla scommessa attualmente in vigore.
Certo è che stare a contatto con quella brava fanciulla non può
fargli altro che bene.
Nota
d'autrice:
Non
è stato facile stabilire quanti anni potesse effettivamente
dimostrare Farfabì, essendo una creatura dell'aldilà che non ha
affrontato il consueto percorso vitale prima di divenire un nimbi, ma
quella fissazione di incontrare il suo principe
azzurro mi ha suggerito che fosse in verde età. Il particolare dei
calzari alati e caratteristici del dio Mercurio l'ho voluto
aggiungere al suo look poiché, tra tutti gli oneri cui doveva
adempiere il messaggero dell'Olimpo, era inoltre colui che aveva
l'incarico di condurre le anime dei defunti negli inferi e ho pensato
che in futuro anche Farfabì avrebbe dato il proprio contributo
nell'attività dei genitori.
Il
parco divertimenti di Girasolandia non è inventato da me, ma si
tratta di un'area di gioco presente ne “Super Mario Sunshine” e
leggermente modificata dalla sottoscritta per questa fanfiction.
Tutti i luoghi e i personaggi citati nella storia non sono di mia
proprietà *sigh*, ma appartengono alla Nintendo Company Ltd.
Grazie
per aver letto la XXXIII
shot :]
Koopafreak
|
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Capitolo 32 *** Oltre lo specchio ***
Oltre lo specchio
« Allarme, allarme! Il
Principe Peach è stato rapito! »
«
Anche oggi? » Una recluta ricacciò indietro uno sbadiglio mentre si
accertava che l'impugnatura della sua picca non le avesse scheggiato
lo smalto.
«
Giuro di non aver mai conosciuto in vita mia un tipino tanto ostinato
come quella koopa forastica » osservò col suo accento snob un
maggiordomo intento a spolverare delicatamente sopra una mensola.
L'arzilla
governante scalpitava per i corridoi reali in un turbinio di sottane,
smentendo chiunque avesse avuto da ridire sulla sua rispettabile età,
mentre diffondeva a gran voce la tragica notizia ed agitava il
bastone che usava puntar contro le soldatesse pizzicate a poltrire o
divagarsi in pettegolezzi durante i turni di guardia.
«
Avvertite subito le sorelle Mario! » strepitò di nuovo colei che
esigeva essere chiamata signorina
Toad, in quanto mai maritata e per scelta indissolubilmente devota
anima e corpo al benessere della famiglia reale, al momento sull'orlo
di un'altra crisi isterica immaginando il suo adorato protetto nelle
grinfie di quel mostro rozzo e brutale.
«
Luigina, dobbiamo correre a salvare il Principe Peach! »
«
Anche oggi? » La più alta delle due sollevò gli occhi dal vaso di
narcisi bianchi accanto alla finestra e dei quali aveva cura con zelo
quasi materno.
L'eroina
del Regno dei Funghi, come di suo solito, era carica di energia alla
prospettiva di un'altra sfida con cui mettersi alla prova e
soprattutto sfuggire alla monotonia della loro attività di
idrauliche. Inoltre sua sorella era un po' sottotono negli ultimi
giorni a causa della partenza dell'affezionato Daffodil, costretto
dagli improrogabili doveri reali ad aver fatto ritorno al proprio
castello nel cuore della sabbiosa Sarasaland, ed era dunque convinta
che un diversivo dalla morsa della nostalgia non le avrebbe fatto
altro che bene.
«
Let's-a go! » intonò allegra Mariuccia col pugno in aria,
lanciandosi fuori dalla porta verso l'ebbrezza di una nuova avventura.
Luigina
inciampicò all'inseguimento, si bloccò a metà del vialetto di casa
e fece dietro front per chiudere a chiave, essendo una sorellina
molto scrupolosa. « E aspettami! » richiamò poi l'altra reggendosi
il cappello in testa con una mano e sbrigandosi a recuperare terreno.
Le
due idrauliche sfrecciarono per la strada maestra puntando spedite in
direzione della Terra Oscura dove i tranelli più subdoli e le
insidie più pericolose le attendevano, e al sol pensiero Mariuccia
non riuscì a trattenere un sorriso avvertendo l’adrenalina
scorrere veloce nelle vene. E con la sorella al proprio fianco sapeva
già che avrebbe prevalso su qualunque avversità posta ad
ostacolarle il percorso.
Un
toad impegnato a stendere il bucato al sole si asciugò le mani sul
grembiule per rivolgere un cenno di saluto ed augurare loro buona
fortuna per l‘ennesima impresa, non meno mortale di tutte le
precedenti, quando passarono davanti all’ultima manciata di casette
della periferia di Fungopoli prima che la strada sfociasse in erbose
piane sterminate oltre le quali la tana del nemico si nascondeva, al
centro di un intrico di baratri oscuri, ponti cadenti e colate
laviche. « Hanno sempre un gran daffare quelle due » mormorò tra
sé il micete casalingo osservandole incamminarsi leste incontro alla
prossima battaglia in difesa del Principe Peach e del quieto vivere
del regno.
Mariuccia
era mingherlina e formosa, sempre pronta a mettersi all’opera
nell’attimo in cui sorgeva un problema e col sorriso a fior di
labbra che trasmetteva positività a chiunque incontrasse il suo
sguardo. Certamente era proprio quell’espressione così paciosa a
trarre in inganno, dando a primo acchito l’idea di una personcina
adorabile e inoffensiva, ma dietro quegli occhi privi di qualsiasi
ombra di malizia si celava un tornado di vitalità capace di
contrastare la furia dominatrice della Regina Koopa stessa. La dolce
Luigina era invece più slanciata, seppur molto simile alla
sorella per altri tratti, e di natura talmente gentile che ogni tanto
la si scorgeva saltellare o compiere un passo più lungo onde evitare
di schiacciare qualche fiorellino imprudente con gli scarponi della
tenuta.
Nessuna
delle due badava troppo ad imbellettarsi con cosmetici o gingilli,
restando fedeli ad uno stile acqua e sapone e girando per la maggior
parte del tempo in salopette e guanti da lavoro. Ogni tanto era la
più timida sorprendentemente a rompere la regola, mostrando qualche
lieve traccia di trucco quando era possibile udire la risata
contagiosa del gaio Daffodil nei paraggi.
«
Kameka, da' l'ordine di mettere a bollire l'acqua per il tè. Ho
rapito il Principe Peach. »
«
Anche oggi? » La fida fattucchiera raddrizzò gli occhiali sul becco
affilato assegnando l’incarico ad una martelkoopa (più
correttamente una Hammer
Sis.) in mezzo alla
schiera impettita ad accogliere il rientro della loro sovrana.
Bowser
fece il suo ingresso trionfale nella sala del trono con la preda
ancora adagiata a mo' di sposa tra i suoi fasci di muscoli e borchie.
« Dove si è ficcato quel rintronato di Kamek? Esigo un operato
impeccabile stavolta con le fosse dei categnacci e la disposizione
dei twomp! » La criniera focosa della draghessa si gonfiò per il
nervoso dovuto all’ultimo di una lunga sfilza di errori del
magikoopa, oramai in preda alla senilità e non più affidabile come
un tempo, mandando la messa in piega di quella mattina a farsi
benedire.
«
Riferirò, Maestà » rispose Kameka con un leggero inchino,
incapace di occultare nella voce l'insofferenza verso il venerando
collega per il quale si rendeva grazie alla divina provvidenza se ne
combinava una giusta su tre. Probabilmente, se non fosse stato
proprio lui ad aver accudito la regina quando era ancora una
cucciolotta sdentata appena uscita dall’uovo, questa avrebbe
preteso il suo ritiro dalla carica già da un bel pezzo.
Tutta
l'attenzione della koopa nerboruta si concentrò infine sull'ospite
nolente che non aveva aperto bocca da quando era stato rudemente
interrotto durante un colloquio dall'altra parte dello schermo col
reggente di Fagiolandia. « Lasciateci » comandò imperiosa
sciogliendo un po' malvolentieri quell'abbraccio per restituirgli
libertà di movimento.
Le
truppe di soldatesse si levarono in fretta di torno con Kameka in
testa, accompagnate dai pochi membri della servitù e svuotando così
la stanza da ulteriori presenze eccetto quella del principe
dignitosamente intento a ricomporsi.
«
Bowser, avevo seri impegni nella mia agenda » disse il giovane in
tono di rimprovero una volta che le suole dei suoi stivali avevano
ritrovato contatto con la stabilità del pavimento.
«
Ma, Peachy caro, pensavo che un pomeriggio lontano dallo stress del
lavoro potesse farti piacere... » La draghessa si prosciugò
all'istante del suo caratteristico mordente e, come gli occhi
fiammeggianti di lei calarono su quelli del suo adorato, si fece
innaturalmente mansueta come un agnellino. « Potremmo trastullarci
fuori coi kart sui percorsi di roccia magmatica, se ti va ovviamente,
oppure organizzare un'altra battuta di caccia al goomba giracoda. O
una caccia al goomba giracoda coi kart. » Persino la sua voce
cavernosa si era intenerita.
Inutile
precisare che il bottino della competizione non avrebbe riportato
alcun danno alla fine, poiché si usavano soltanto dei banali retini
come arnesi di cattura, in rispetto delle premure esagerate per il
goomba da parte di Peach che dovette compiere uno sforzo per non
lasciar trapelare il suo tentennamento alla proposta allettante.
D'altronde aveva così poco tempo da dedicare a se stesso e allo
svago personale che la regina sapeva esattamente dove colpire per
risvegliare il suo interesse.
«
Credo che questa possa essere una buona occasione per discutere sugli
attuali rapporti tra i nostri ream... » tentò ancora una volta di
intavolare qualche ragionevole trattativa, ma la voce di Bowser lo
interruppe come se nemmeno lo avesse sentito.
«
Allora con questo tè?! » tuonò la koopa spazientita tornando a
manifestare il vigore delle sue corde vocali.
«
Eccolo, Vostra Irascibilità. » Una recluta della divisione tipi
timidi si affrettò a portare il vassoio con tazza fumante e
biscottini dinnanzi al principe che si risistemò la corona sbilenca
sul capo, dopo essere trasalito a causa dell'impeto dell'intervento.
Dall'aspetto esteriore non vi era modo di intuire l'identità del
soldato, ma dal timbro cristallino si evinse che si trattasse di una
tipa timida.
«
Niente discorsi di politica per oggi, Peachy caro » proferì la
draghessa con un morbido rombo gutturale una volta placatasi,
sfiorandogli con un artiglio ricurvo lo zaffiro montato sulla
fibula del mantello rosa prima di avvicinargli lei stessa le vivande.
Il
giovane monarca del Regno dei Funghi indugiò per un momento valutando le
parole dell'irruenta padrona di casa di fronte al profumo inebriante
del suo tè preferito.
Nonostante
la corazza di squame e spuntoni, l'inguaribile tendenza ad infrangere
senza modestia sia protocolli che leggi ed i modi assai grezzi,
restava pur sempre una creatura col cuore di una donna che nutriva un
affetto per lui e che non aveva mai mostrato intenzione alcuna di
torcergli un solo capello. E le donne, si sapeva, persino le più
intrattabili, non andavano toccate neanche con un fiore. Non che lui
avesse mai preso seriamente in considerazione l'idea di provare ad
opporsi fisicamente, una volta tanto perlomeno, agli agguati tesi
dalla regina. Secondo il costume un principe doveva spostarsi sempre
con lo spadino alla cintola, ma per Peach fungeva praticamente da
appoggio per la mano che da arma di difesa.
Inoltre
le figlie di Bowser avevano trovato in lui quella figura paterna di
cui avevano tanto bisogno: Reina, attaccabrighe come poche mai viste
e sempre incline allo scontro diretto per prevalere nelle dispute ed
affermare la sua superiorità sulle sorelle; l'analitica Morticia,
desiderosa di tenerlo al corrente persino dei momenti più noiosi
della sua giornata e alla continua ricerca di approvazione e
sicurezze; Luise, tanto arguta quanto taciturna, che custodiva
gelosamente i suoi componimenti musicali per farglieli ascoltare
quando si rivedevano; la piccola e vivace Lara, sempre pronta a
chiedergli di inventare qualche nuovo gioco insieme a lei e Bowsy
Lou, la più giovane di tutte e già così simile alla madre... E
come dimenticare Warley, l'unico koopolotto della fresca stirpe, che
aveva individuato in lui un punto di riferimento maschile in mezzo a
quella famiglia di femmine scalmanate.
Presunse
che le proprie paladine fossero state prontamente informate del
sequestro e già in marcia al tempestivo recupero ed immaginò la
valorosa Mariuccia affrontare le peripezie più rischiose in suo
nome, con quell'incrollabile forza d'animo nella quale il regno
intero confidava ciecamente e che non finiva mai di stupirlo. Si sarebbe
premurato in seguito di cucinarle una delle sue torte preferite per
dimostrarle personalmente la propria riconoscenza per cotanto
altruismo. Certo, sarebbe stato altresì magnanimo da parte sua
evitare di gravarla ogni volta di tale difficoltosa faccenda ed
imporsi definitivamente sulla sua situazione, anche se ciò
significava irrimediabilmente lacerare i sentimenti di Bowser...
Alla
fine la contemplazione silente di Peach parve averlo condotto ad
una decisione per quel dì.
Afferrò
col mignolo alzato il manico della tazzina per portarsela alle labbra
e soffiarvi delicatamente per poi trarvi un sorso. Preparato
esattamente come piaceva a lui: un goccio di latte versato prima
dell'infuso ed un pizzico di zucchero candito bianco. « Quanto
vantaggio vogliamo concedere al goomba? »
«
Bowser ha rapito il Principe Peach. »
«
Anche oggi? » Nerello non si scompose di una virgola.
Dall'alto degli astri fulgidi incastonati nella sfera celeste, Florindo,
guardiano delle galassie e padre amorevole degli sfavillotti,
sbirciava pensieroso dal telescopio del suo osservatorio il solito
trantran fra la Terra Oscura ed il Regno dei Funghi. « Dobbiamo
chiedere a Peach di organizzare una competizione simile la prossima
volta che scendiamo, sembra divertente » considerò con un sorriso
scostandosi un poco il ciuffo che gli copriva un lato del pallido
volto.
Nota
d'autrice:
Domanda:
Sarebbe cambiato qualcosina se Peach fosse stata un principe e Bowser
una koopa?
Risposta:
Nisba.
Grazie
per aver letto la stessa solfa in un universo alternativo :]
E
un grazie in particolare all’utente bulmasanzo,
le cui storie sono per me fonte costante di ispirazione e passione
per la serie dei Mario Bros.,
per la sua inventiva nella scelta degli appellativi per i toad e
dalla quale mi sono permessa di trarre spunto.
Koopafreak
|
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Capitolo 33 *** Beata ignoranza ***
Beata ignoranza
«
Mama Peach, da dove vengono i bambini? »
La
principessa trasalì sulla poltroncina, abbandonò la sua lettura ed
individuò il koopolotto fissarla immobile davanti la porta della
camera coi suoi occhietti vispi in famelica attesa del responso.
«
Be', tutti i koopetti escono dall'uovo che la mamma ha deposto... »
«
Sì sì, questo me l'hanno già spiegato » la interruppe Junior con
una nota d'impazienza. « Ma perché crescono nella pancia della
mamma? E poi come fanno a uscire? Anche i bambini come lo eri tu
escono da un uovo? Lud mi ha risposto di rivolgermi a qualcun altro e
dopo è filato via dicendo che aveva un impegno improcrastri...
improcastr... stinibile. »
Accidenti,
Ludwig!
«
Allora ho provato a chiederlo a Ig, visto che sa sempre un sacco di
cose, ma mi ha risposto che aveva da fare anche lui. Strano, due
secondi prima diceva di annoiarsi a morte. »
Accidenti,
Iggy!
«
Allora prova a domandarlo a tuo padre, tesoro. » Peach tentò
abilmente di deviare il colpo. « Sono sicura che meglio di lui non
te lo saprà chiarire nessuno. »
«
Mi ha detto di chiederlo a te. »
Accidenti
anche a te, Bowser!
La
fanciulla trasse un profondo respiro alzandosi in piedi, pronta a
fare del suo meglio per fornire una delucidazione accettabile alle
orecchie del più giovane della famiglia Koopa e al contempo
preservare tutta la purezza e l'innocenza delle quali lei non aveva
il coraggio di derubarlo così presto. Gli si chinò di fronte
poggiando le mani sulle ginocchia e rivolgendogli il sorriso più
dolce e affidabile possibile. « Sai Junior, quando un papà e una
mamma desiderano con tutto il loro cuore di avere un bambino, devono
aspettare... »
«
Niente cavoli e cicogne » la anticipò il cucciolo con uno sguardo
terribilmente giudicante, tanto da farla sentire sul banco dei
testimoni a prestare giuramento di dire la verità, tutta la verità,
nient'altro che la verità.
Peach
si morse le labbra. « No? »
«
No » ribadì Junior implacabile.
La
porta dell'ufficio dove il monarca della Terra Oscura si rintanava a
tessere le sue trame malvagie si spalancò all'improvviso e la
principessa fece il proprio ingresso con un'espressione tagliente in
volto, una di quelle rare di cui soltanto lui sapeva rendersi
responsabile. Il koopa sollevò il muso dalla pesante scrivania e,
come se avesse già previsto il suo arrivo da un bel po', l'accolse
con uno sguardo più rassegnato che mite.
«
Ecco dove ti eri imboscato, vigliacco! » Peach non era
sufficientemente arrabbiata da dimenticare di chiudersi la porta alle
spalle: segno che Junior anelava ancora la sua risposta. « Non c'è
verso di riuscire a distrarlo per cambiare argomento! Non fa altro
che piantonarmi e ripetermi le stesse parole. È come un avvoltoio! »
esclamò esasperata cingendosi le tempie con le dita sottili.
«
Benvenuta nel mio mondo » si limitò a borbottare il grosso koopa,
per nulla impressionato.
«
Con che coraggio scarichi su di me una responsabilità
simile?! Tu sei il padre e tuo è
il compito di rispondere alle sue domande! Specie di questa portata.
»
«
Non è colpa mia se per voi – e
per “voi” si riferiva al genere umano – è
più complicata la faccenda! E raccapricciante... » I lineamenti di
Bowser si incresparono in una smorfia visualizzando l'immagine
mentale alquanto sgradevole di un servizio girato in una sala parto.
Per sua sfortuna era capitato esattamente nel momento clou del
programma mentre faceva zapping e l'incidente l'aveva reso ancor meno
predisposto a combattere con la curiosità di Junior. « Avete pure
la mania di fare delle trasmissioni che ruotano esclusivamente
intorno a questa roba, e il discutibile vizio di mandarle in onda
proprio quando la gente sta mangiando » si lamentò e non in torto.
«
Non cercare scuse, signor Koopa. Esci dalla trincea e fai il tuo
dovere di padre. » Peach indicò l'uscio.
«
A te riesce meglio spiegare le cose. Va' tu! » Bowser non mostrò
alcuna intenzione di schiodarsi dalla sua sedia.
«
Mi dici come hai fatto con altri sette figli? »
«
O ci sono arrivati da soli o ci ha pensato Kamek. Coi mezzi
d'informazione di oggi non gli si può tener nascosto niente. »
«
E dov'è Kamek adesso? »
«
Non ne ho idea. »
«
Mama Peach? » La coppia di fuggiaschi si paralizzò all'istante
cogliendo il rumore dei passettini minatori di Junior lungo il
corridoio. « Papà Re? »
I
due sovrani si scambiarono un'occhiata, ma nessuno mosse un muscolo,
né spinse l'altro a rispondere nel timore di venir stanato a sua
volta.
«
Mama Peach, allora? Da dove arrivano i bambini? » Il bowserotto
sapeva che si erano rifugiati entrambi nella stanza che aveva
superato qualche metro più indietro, ma si finse inconsapevole
giocando con la loro paura.
Come
per volere della provvidenza, si imbatté proprio nel desideratissimo
magikoopa che aveva udito il suo quesito. « Principino Junior,
credevo che avessimo già affrontato ieri questo discorso. » Il
cucciolo era grande abbastanza per apprendere, seppur non nei
dettagli, anche di certi eventi fondamentali della vita senza dover
sminuire la sua capacità cognitiva con favolette ormai prive di
credibilità.
«
Lo so » fece allegro il koopolotto. « Ma mi diverte da matti quando
tutti scappano via. »
Nota
d'autrice:
Mio
padre mi racconta ancora di quanto lo facevo sudare freddo durante la
mia fase dei perché. E no, nemmeno io sono una fan di programmi tipo
“24 ore in sala parto” et similia.
Grazie
per aver letto questa brevissima one shot :]
Koopafreak
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