L'Ambrosia delle Tenebre

di Goran Zukic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Chicci di caffè, capitomboli e un vecchio dormiglione ***
Capitolo 3: *** Mai far arrabbiare una figlia di Ares ***
Capitolo 4: *** Sir Galvano e il cavaliere viola ***
Capitolo 5: *** Labirinti, Ritardi e Nessuno ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“Passami altro vino Apollo” esclamò Dioniso, ormai in preda alla sbornia.
“Hai bevuto abbastanza Dioniso, lascia bere noi ora” replicò Ares sorseggiando dal suo calice.
Apollo sorrise e così fece sua sorella Artemide, bellissima nel suo abito bianco e verde.
Accanto è lei era seduta Afrodite, vestita di rosa, con un diadema d’oro nei capelli biondi come il grano.
La dea della bellezza, sempre splendida, parlava divertita con Ares che indossava la sua armatura migliore e sorseggiava il  vino.
C’erano  tutti gli dei dell’Olimpo, dal primo all’ultimo, per la loro consueta cena settimanale.
A capo tavola stava Zeus, il padre degli dei.
La sua tunica scintillava come illuminata dalla luna stessa, il suo sguardo scrutava con solennità tutti i presenti che si davano alla pazza gioia e bevevano.
Si voltò a guardare sua moglie Era e arricciò leggermente il naso voltandosi subito dall’altra parte.
Qualcosa lo turbava, ma non sapeva cosa, cercava di pensare, ma gli faceva male la testa e si limitò a bere un sorso del buon vino di Dioniso.
“Qualcosa non va padre?” chiese Atena vedendo il padre leggermente turbato.
Zeus sembrò tornare da uno stato di trance, guardò la figlia e sorrise.
“Sì…perché non vai a divertirti con gli altri?” le disse lui.
La dea della saggezza osservò i fratelli dall’altro lato della tavola bere, cantare e ballare e scosse la testa in segno di disprezzo.
“No padre…loro bevono, si divertono, ma non sono fatta per certe cose” disse Atena con un tono leggermente rammaricato. Zeus sorrise e si alzò dalla sedia con il calice in mano.
“Vorrei fare un brindisi” esclamò.
A queste parole tutti si zittirono e si voltarono verso il padre degli dei con i calici alzati.
“A noi…e che possiamo vivere sempre in armonia e gioia”
Tutti gli altri dei risposero a gran voce: “A noi padre!” e continuarono  nei loro festeggiamenti.
All’improvviso però si sentì un rumore e cadde nel mezzo della tavola un oggetto che luccicava illuminato dalla luce.
“Che diavolo è?” chiese Artemide che era sobbalzata dove aver sentito il rumore.
Ares prese l’oggetto misterioso e lo osservò attentamente, era una corona, una corona d’oro.
“Tranquilli ragazzi…è per me” disse lui ridendo “C’è scritto…Al più forte di tutti gli dei. Beh ha trovato la persona giusta”
“Cosa? E tu saresti il più forte? Ma non farmi ridere, chi è Ares al confronto del grande Apollo, dio del sole. Io sono il più forte di tutti gli dei” intervenne Apollo, alzandosi dalla sedia e togliendo di mano la corona ad Ares.
“Che fai idiota?” chiese Ares con rabbia.
“Quello che è giusto. Prendo solo ciò che mi appartiene” rispose Apollo e si mise sul capo la corona.
Ma all’improvviso Afrodite gliela tolse e se la mise lei.
“Non trovate che sono ancora più bella con questa splendida corona?” chiese lei sorridendo.
“Ridammela!” esclamò Apollo. “
No. Io sono la dea più forte, la dea dell’amore, questo premio spetta a me”  replicò lei.
D’un tratto però Afrodite si sentì togliere il suo trofeo e vide Ermes, con in mano la corona che sorvolava con i suoi sandali alati la tavola.
“Torna giù idiota!!” urlò Ares.
“Vieni a prendermi, dio dei miei stivali” canzonò Ermes che svolazzava sopra le loro teste.
“Ci penso io ragazzi” disse Artemide e estrasse l’arco mirando i sandali di Ermes.
“SILENZIO!!!” urlò Zeus e la sua voce rimbombò in tutto l’Olimpo, provocando un eco che continuò per vari minuti.
“Abbiamo capito Eco, non c’è bisogno che continui” esclamò innervosito Apollo. “
Scusami” rispose un flebile voce in lontananza.
Zeus era in piedi e guardava i suoi figli con disprezzo e rabbia, alla sua destra i fratelli Ade e Poseidone avevano stoppato la loro partita di scacchi e si girarono verso la tavola.
Alla sua sinistra invece Era e Atena lo guardavano nervose, la bocca aperta, mai Zeus era sembrato così arrabbiato e teso.
“Che state facendo? Vi rendete conto? Tutto questo tempo per insegnarvi come fare gli dei e voi idioti mi ripagate così! Litigando come sciacalli per un pezzo di pane. Ermes, passami quel coso” disse lui con tono severo.
“Padre…”iniziò Ermes, ma Zeus non lo fece finire: “Ora!”
Ermes scese a terra e consegnò al padre la corona.
Zeus lesse la scritta e scuotendo la testa chiese: “Vi ricordate cosa è successo per una cosa del genere?” I figli lo guardarono interdetti e visibilmente nervosi.
“Atena?”
“La guerra di Troia” rispose lei. “Esatto.
E vi sembra il caso di far scoppiare una guerra mondiale per i vostri capricci? Il mondo sta andando  a catafascio” disse lui sedendosi.
“Vi credete tanto forti e intelligenti, ma dovreste avere un po’ più di rispetto e cervello”
Tutti stavano con gli occhi bassi, nessuno osava guardare il grande Zeus. “
Possiamo risolvere la situazione” esclamò una voce dietro la tavola. Si girarono e videro davanti a loro una donna, capelli biondi, occhi verdi, vestito viola luminoso, fisico atletico e leggero.
“Potevo immaginare che c’era il tuo zampino” esclamò Zeus, “Non sei stata invitata”
“Ah lo so, ma puoi credermi io non c’entro nulla” rispose la donna sorridendo malignamente.
Zeus la guardò male e poi le chiese: “Vuoi sederti Eris?”
“No, sono qui per aiutarti Zeus”
“Aiutarmi? A come sentiamo?”
“Guardali Zeus, guarda i tuoi figli. Non ti ascoltano, per loro non sei altro che un inutile vecchio ormai, vogliono quella corona, vogliono dimostrare le loro doti, sono annoiati dalla loro vita e ogni pretesto è buono per far qualche bravata. Concedigli una sfida, Zeus e magari dimostra loro che sei il più forte, che sei ancora il più forte degli dei” rispose Eris.
Zeus ascoltava con molta attenzione le parole della dea.
“Una sfida, tra tutti voi! Il più forte verrà celebrato, il vincitore sarà ricordato come il più grande tra gli dei dell’Olimpo” continuò Eris.
“E tu pensi che sia così stupido da cascare nella tua trappola, dea della discordia” disse Zeus.
“Non è una trappola, sommo Zeus, è un consiglio, organizza un torneo, dimostra a tutti loro che meriti ancora quel trono”
Atena cercò l’attenzione del padre per allarmarlo riguardo Eris, ma Zeus era ormai perso nei suoi pensieri e la possibilità di far vedere ai suoi figli irrispettosi che era ancora il padre degli dei lo allettava e lo seduceva.
Si girò verso di loro, le braccia alzate, lo sguardo dritto verso la corona che giaceva a sul tavolo.
“Figli!” esclamò “Eris ha ragione, questa corona è un simbolo e come tale dev’essere attribuita a qualcuno, è per questo che io vi dico che organizzerò una sfida, una gara tra tutti noi, per decidere chi dovrà ottenere questo premio”
A queste parole urla di giubilo si destarono dalla tavola, Apollo abbracciò la sorella e saltellò sulla sua sedia, Afrodite intonò un canto di gioia, Ares gettò in aria il suo elmo e lo riprese esultando, Dioniso era collassato a terra per colpa del vino da un pezzo.
Ade e Poseidone guardarono Zeus sorpresi da queste parole, ma Zeus disse loro di stare calmi e dopo aver intimato il silenzio continuò: “Non permetterò che combattiamo tra di noi, non è nel costume degli dei, ma tutti noi abbiamo dei figli che sono le persone che più di tutti ci assomigliano. Un figlio per dio, si destreggerà in una prova mortale dove ci sarà solo un vincitore, il campione indicherà il dio che più si merita questo premio”
Gli dei si guardarono un po’ allarmati, ma poi Ares disse: “Ci sto! Se non permettiamo ai nostri figli di misurarsi in prove di questo calibro come possiamo sperare che possano proteggere la terra. E’ la giusta occasione per dimostrare anche il loro valore”
“Anche io” esclamò Apollo.
Afrodite, Ermes e Artemide alzarono la mano in segno di approvazione. Dioniso che si era appena svegliato alzò la mano pur non sapendo il motivo.
Atena guardava il padre sconcertata, chiedendosi come avesse potuto pensare ad una cosa del genere.
“Padre perché?” chiese lei.
“Perché è tempo di dimostrare quello che noi valiamo e quello che valgono i nostri figli” rispose Zeus.
“Siamo con te, fratello” dissero Poseidone, Ade e Demetra.
Anche Era accettò e alla fine persino Atena fu costretta ad accettare.
“Ai giochi!!” esclamò Apollo alzando il calice e gli altri dei fecero lo stesso.
Nessuno si accorse che intanto Eris si era allontanata sghignazzando malignamente.


REGOLAMENTO FANFICTION INTERATTIVA

Allora, per partecipare dovete prenotare uno dei semidei disponibili.
Di questi semidei mi dovete inviare un profilo che deve avere come informazioni essenziali queste:

Nome
Cognome
Padre/madre divino
Famiglia, amici
Carattere
Aspetto fisico
Cose che ama
Cose che odia
Breve storia personale
Età

Lista dei semidei (figlio vale per maschi e femmine)

Figlio di Zeus OCCUPATO
Figlio di Era OCCUPATO
Figlio di Poseidone OCCUPATO
Figlio di Ade OCCUPATO
Figlio di Demetra OCCUPATO
Figlio di Ares OCCUPATO
Figlio di Apollo OCCUPATO DA ME
Figlio di Afrodite OCCUPATO
Figlio di Dioniso OCCUPATO
Figlio di Ermes OCCUPATO
Figlio di Artemide OCCUATO
Figlio di Atena OCCUPATO

Ovviamente qualsiasi aggiunta risulterebbe molto gradita.
Il regolamento del torneo è simile agli Hunger Games, ma con un profilo meno crudo, con delle prove non direttamente finalizzate allo sterminio.

Ringrazio tutti quelli che parteciperanno, vi aspetto!!
Scusatemi se il prologo è un po' comico, ma gli dei mi fanno ridere, non riesco a essere serio.
Ciao a tutti!
Goran

P.S. Perdonatemi, mi ero dimenticato Atena...che demente.  

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Capitolo 2
*** Chicci di caffè, capitomboli e un vecchio dormiglione ***


Chicci di caffè, capitomboli e un vecchio dormiglione

“Sveglia! Sveglia! E’ già mattina!”
La voce gli rimbalzò nelle orecchie e gli fracassò i timpani.
Aprì gli occhi a fatica ed fece un grande sbadiglio.
“Sveglia fratellone! Se no farai tardi” esclamò a gran voce la sorellina picchiandogli sulla schiena.
Steven grugnì in segno di disapprovazione e si girò dall’altra parte, voltando le spalle alla sorella.
La bambina allora disse: “Non volevo arrivare a tanto, ma l’hai voluto tu” Prese un secchio d’acqua da fuori la porta e glielo rovesciò in testa.
Subito Steven scattò in piedi, infreddolito e spaventato.
Si girò e guardò la sorella con sguardo torvo e minaccioso.
“Pollon! Se ti metto le mania addosso, ti spezzo tutte le piccole ossicine che ti ritrovi”
Lei allora mostrò un sorriso ampio e gioioso e gli replicò: “Tanto lo so che non lo farai, sei troppo buono e poi papino mi ha affidato a te e se per sbaglio gli dicessi che mi hai picchiata, chissà cosa ti farebbe?”
Steven la guardò sorpreso e rabbioso, era inzuppato d’acqua dai capelli fino ai piedi e l’acqua aveva bagnato persino tutto il suo letto.
“Non farlo mai più” le disse allora lui e si mosse per prendere i suoi vestiti.
Erano molto simili, entrambi avevano i capelli biondo acceso, gli occhi marroni, il naso all’insù e le orecchie leggermente a sventola.
Pollon era piccola, aveva 9 anni, ma stava al campo mezzosangue sotto richiesta diretta del padre Apollo, dato che la madre l’aveva abbandonata.
Apollo quindi aveva deciso di affidarla al suo figlio maggiore che abitava il campo, Steven Keegan che aveva 17 anni.
Era alto, bello, come tutti i figli di Apollo, fisico scolpito e atletico, era infatti un ginnasta e prima di vivere al campo mezzosangue era stato cresciuto dal suo allenatore Bela Keegan, al quale era rimasto comunque legato.
Si vedeva che erano fratelli, non solo perché lei lo assillava in continuazione, ma perché erano praticamente identici, solo con qualche anno di differenza.
“E’ ora di andare fratellone, zio Dioniso ha detto che bisogna andare all’anfiteatro perché deve comunicare una cosa importante” disse Pollon con la sua voce acuta e dolce, nel suo vestito rosa che le arrivava al ginocchio.
“Non è nostro zio, Pollon e comunque ti ha detto qualcos’altro?” chiese Steven mentre si infilava la maglietta bianca.
“Non è stato zio Dioniso ha dirmelo è stata Penelope” rispose lei.
“Penelope? Come? Dove? Quando?” chiese lui estasiato e curioso.
“Non te lo dico”
“Eh? Ti prego Pollon, ti prego” Lei chiuse gli occhi e scosse la testa.
“ Sei diventato rosso come un pomodoro e comunque non te lo dico perché è nostra cugina e non si può tra parenti” disse lei con aria da saputella.
“Cosa? Non è nostra cugina!” esclamò lui incredulo e confuso.
“Certo che è nostra cugina, sua mamma è Afrodite e Afrodite è figlia di Zeus.
Anche il nostro papino è figlio di Zeus e quindi siete cugini, quindi non si può” spiegò Pollon.
Steven la guardò male, ma poi si mise a ridere e le disse: “Hai una bella immaginazione sorellina”
Steven finì di vestirsi e con Pollon uscì dalla casa chiudendosi la porta alle spalle e iniziando ad incamminarsi tra i boschi per raggiungere l’anfiteatro.
“Sono la figlia di Apollo. Sono la figlia di Apollo. Lalalala. Lalala” cantava Pollon mentre camminavano.
“Puoi evitare?” chiese lui.
“No e poi canto così bene, dovrebbe piacerti”
“No canti male e sei stonata” rispose secco lui sorridendo.
“Gna Gna Gna” canzonò lei con tono sarcastico.
“Sarà bravo lui, io sono la figlia del dio della musica e canto benissimo” e continuò a cantare.
Intorno a loro il vento spostava i rami e tra le fronde mosse dall’aria si sentivano i canti delle ninfee, o almeno si sarebbero dovuti sentire, se Pollon non continuasse con il suo starnazzare.
Alla fine arrivarono all’anfiteatro, erano gli ultimi, ma il discorso non era ancora iniziato.
Steven mosse lo sguardo in cerca di Penelope, ma non la vide nelle sue vicinanze. Alla sua destra c’era un ragazzo, dall’aspetto un po’ ambiguo, capelli mossi e spettinati, occhi grandi e bipolari, bocca leggermente storta.
Si guardava intorno con fare strano, a volte sorrideva apparentemente a caso, altre volte emetteva dei leggeri versetti per poi sorridere di nuovo.
“Ehi tu” gli disse il ragazzo strano.
Steven si girò verso di lui, abbastanza nervosamente.
“Odio quando mio padre rompe le palle di prima mattina, non trovi? Si tappasse la bocca con del vino o con del caffè. Ti piace il caffè?” chiese il ragazzo guardandolo negli occhi.
Steven nervosamente rispose: “Non particolarmente”
Il ragazzo sembrò trasalire e poi disse: “Mai sentita bestemmia più grande e dire che mi sembravi un ragazzo intelligente. Io me ne porto sempre dietro un po’ e lo bevo sempre. La ragazzina ne vuole un po’?”
“Uh! Cosa? Sì lo voglio” intervenne Pollon con il sorriso sulle labbra.
“No. Sei troppo piccola” disse Steven.
“Eh dai Scroodge, un po’ di allegria. La tua amichetta mi piace, sorride, non come te, ho visto bradipi morti più amichevoli” disse il ragazzo strano facendo ridere Pollon. “Questa me la devo ricordare” disse lei ridendo.
“Il mio nome è Slade Stark, comunque, e se non l’aveste capito, sono figlio di Dioniso” si presentò allora lui.
“Io sono Pollon, la figlia bella e simpatica di Apollo e lui è mio fratello Steven che invece è scontroso e antipatico e ha una cotta matta per Penelope Sparkle” disse allora Pollon causando l’ira del fratello che le tappò la bocca.
“Non per offenderti fratello, ma Penelope è abbastanza una mignotta” disse Slade e questa volta l’occhiataccia se la prese lui.
“Cos’è una mignotta?” chiese Pollon al fratello.
Per fortuna Dioniso era salito al centro del palco e Steven non dovette dare una risposta alla sorella.
Gli applausi si levarono dagli spalti soprattutto dai figli di Ares sulla destra che facevano un gran casino.
“Ragazzi e Ragazze benvenuti qui oggi e perdonatemi se ho rivelato in ritardo l’esistenza di questa piccola riunione” esordì il dio del vino “Sono qui per una importantissima proposta che mi è stata poco tempo fa illustrata e che potrebbe essere di grande interesse per alcuni di voi. E’ parere divino che venga indetto un torneo, una gara a cui competerà un semidio per ogni divinità, un torneo che segnerà la sua consacrazione e che lo renderà immortale”
A queste parole urla di giubilo si alzarono dalle tribune e si levarono cori per esaltare i vari gruppi di semidei nel campo.
“Buoni, buoni. Capisco il vostro fermento, ma devo dirvi ancora una cosa”
A queste parole gli spalti si zittirono e si misero in ascolto.
“Questo torneo, non è un torneo normale, non ha niente in comune con i giochi estivi annuali, è qualcosa di mai visto prima, una sfida a cui solo i migliori potranno sopravvivere”
Qualche gemito di paura si levò dalle tribune.
“Non allarmatevi, solo 12 di voi parteciperanno, io e Chirone abbiamo selezionato per l’appunto i migliori e…” ma non riuscì a finire la frase che dagli spalti si levò una voce.
“E per quale motivo dovreste essere voi a scegliere chi parteciperà al torneo?”
Una ragazza si era alzata dagli spalti e aveva parlato a gran voce.
Tutti si girarono verso di lei in silenzio e incredulità. Dioniso era confuso e colpito, mentre Chirone stava salendo sul palco.
“Qual è il tuo nome figliola?” chiese lui.
“Non sono sua figlia. Sono Savannah Jennings figlia del dio della guerra”
“Quale maleducazione! Sempre così i figli di Ares” pensò Dioniso innervosendosi.
“E sentiamo, figlia di Ares, quale sarebbe la tua idea?” chiese allora lui.
“Bisognerebbe dare l’opportunità di partecipare a chiunque lo voglia” rispose lei, ma venne interrotta da Chirone che aveva preso all’improvviso la parola con la sua voce forte e decisa.
“Se vuoi morire accomodati Savannah, non sarò io a fermarti” le disse lui e iniziò a salire un grande fermento dalle tribune.
La ragazza presa alla sprovvista e innervosita dalla situazione si risedette.
“Forse non avete concepito la grande pericolosità di quello che alcuni di voi andranno a fare. E’ una gara mortale e pochi di voi hanno la forza e la preparazione per superarla. Se volete partecipare, fatevi avanti”
Nessuno mosse un muscolo o aprì bocca.
“Bene” esclamò Chirone e fece un cenno a Dioniso che annuì.
“Per selezionare i campioni, abbiamo qui con noi Tiresia, il grande e onnipresente saggio che conosce tutto e tutti e sarà lui a indicarci chi di voi parteciperà al torneo” esclamò Dioniso.
Un vecchio decrepito, coperto di un mantello marrone che non permetteva a nessuno di vederlo in faccia, salì gli scalini lentamente poggiandosi su un bastone e raggiunse il centro del palco.
Il silenzio era sceso abissale in tutto l’anfiteatro, nessuno osava fiatare, nemmeno i figli di Ares.
Si sentì Tiresia bisbigliare qualcosa di incomprensibile, poi dal nulla apparì un grande vaso dal cui orlo usciva del fuoco.
All’improvviso si sentì un rumore provenire dal fuoco e subito dopo ne uscì una tavola di pietra che cadde a terra, sbattendo violentemente.
Dioniso si avvicinò e la raccolse.
“Signori e signore, tra poco sapremo chi saranno i campioni. Chirone, a te l’onore” disse Dioniso e passò la tavoletta al centauro.
“Come figlio di Zeus…Domenico Wong!” esclamò Chirone.
Verso il lato destro dell’ Anfiteatro si sentirono delle voci e poco dopo un ragazzo si alzò. Era alto, aveva gli occhi di un azzurro screziato, le spalle larghe e forti, i capelli biondo lucente che si illuminavano al sole.
Il ragazzo uscì dalle file e si incamminò tranquillamente verso il palco, gli altri semidei lo fissavano intensamente, mentre lui li superava uno a uno.
Si sentì un singhiozzo poco lontano, ma non si riuscì a vedere chi lo emise.
Il ragazzo salì deciso sul palco e venne invitato da Dioniso a mettersi sulla destra. Il ragazzo si posizionò e fece un lungo sospiro.
Si guardava intorno, come per cercare qualcuno, fu allora che il suo sguardo si fermò e incrociò quello della sorella.
Lei lo guardava, leggermente rammaricata, ansiosa, i suoi occhi sembrava potessero scoppiare di lacrime da un momento all’altro, ma era rigida, forte e rimaneva impassibile, con lo sguardo fermo sul palco.
Chirone continuò allora a parlare: “Come figlio di Ares…Savannah Jennings!” Tutto lo stadio si voltò di nuovo verso la ragazza di prima.
Lei si sentì osservata e si guardò nervosamente intorno.
La sua vicina di posto le tirò una gomitata e Savannah si alzò dal suo posto, uscendo dalla fila.
Alzò il suo profilo e iniziò a camminare verso il palco tendando di sembrare il più disinvolta possibile e orgogliosa possibile.
Aveva i capelli castani pettinati in una frangia, gli occhi marroni e sembrava molto più grande rispetto alla sua età.
Salì sul palco e nervosamente si mise accanto al ragazzo figlio di Zeus, sentendosi tutti gli occhi addosso si mise composta, cercando di essere il più naturale possibile, ma si vedeva benissimo che tremava e respirava affannosamente.
Chirone la guardò storto e continuò a parlare: “Ed ora il figlio di Hermes…Gwaine Summers”
Il ragazzo sembrò svegliarsi da un sonno profondo, spalancò gli occhi, quasi spaventato, ma poi si alzò e si incamminò verso il palco abbastanza disinvolto. Aveva i capelli castano disordinati, occhi azzurri e delle labbra carnose. Era alto, snello ed era di carnagione scura. Salì sul palco, si affiancò a Savannah e rimase fermo immobile, guardando le persone davanti a sé.
Incrociò lo sguardo con la sua migliore amica, che era abbastanza scioccata, ma lui le fece segno di ok e le sorrise.
Era tranquillo e non sembrava spaventato, era forte e sicuro di sé. “La figlia di Atena invece è…Sofie Rives” esclamò Chirone leggendo dalla tavoletta di Tiresia, che intanto si era seduto su uno sgabello.
“Ehi! Pss. Dici che il vecchio dorme?” chiese Gwaine al figlio di Zeus vicino a lui.
Il ragazzo lo guardò male e continuò a fissare impassibile davanti a sé.
“Allegria portami via” pensò Gwaine.
“Ehi Ragazza! Dici che il vecchio dorme?” chiese allora a Savannah.
La ragazza si girò verso di lui e alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi.
Poi fissò il vecchio che sembrava proprio russare, catafratto sullo sgabello, ma non rispose e continuò a guardare in avanti.
Gwaine si rassegnò e si rimise composto, mentre la figlia di Atena saliva sul palco. Aveva i capelli biondo chiaro, era bassina e camminava cercando di essere il più naturale possibile, pur non riuscendoci perfettamente.
Si vedeva che era una ragazza orgogliosa, teneva il profilo alto e cercava di tenere il viso più rilassato e composto possibile.
Si mise accanto a Gwaine, che le sorrise, pur non ricevendo risposta.
Chirone continuò a parlare: “Ora, il figlio di Poseidone…Aaliyah Earnshaw” A quel nome Gwaine fissò intensamente una parte del palco e i suoi occhi si incontrarono con quelli della sua migliore amica, che quasi tremante si alzò dal suo posto, incamminandosi verso il palco.
Aveva un fisico esile, pelle chiara, capelli mori stretti in una treccia laterale. Camminava lentamente, guardandosi intorno timidamente e ogni tanto sospirando affannosamente.
All’improvviso cadde a terra, inciampando in una sedia e cadendo sui gomiti che si sbucciarono.
Alcune risate si levarono dalle ultime file, mentre la ragazza si alzava molto timidamente e si affrettava a raggiungere il palco.
Arrivò sul palco e si mise accanto a Sofie.
I suoi occhi si incontrarono ancora con quelli di Gwaine e gli fece segno di stare tranquilla, che andrà tutto bene.
Lei scosse la testa, le scese una lacrima lungo la guancia sinistra e iniziò a tremare.
“Continuiamo dopo questo capitombolo con il figlio di Afrodite” disse Chirone sollevando ancora qualche risata.
“Melyssa Walker” esclamò lui.
Una ragazza si alzò dalle ultime file.
Si guardò intorno per qualche secondo e poi si incamminò verso il palco.
Un ragazzo cercò di fermarla, ma lo aveva già superato, cercò di chiamarla, ma venne fermato dal suo vicino di posto.
Era abbastanza alta, capelli mossi e ramati, occhi verde scuro, carnagione rosea e fisico snello e slanciato.
Con disinvoltura arrivò velocemente al palco e si mise accanto ad Aaliyah che aveva smesso di piangere.
Fece un cenno a qualcuno sugli spalti, ma non si riuscì a percepire chi fosse.
Chirone continuò chiamando il figlio di Apollo: “Steven Keegan” esclamò il centauro e Steven ebbe quasi un capogiro.
“Sei tu?” chiese la sorella confusa.
Ma Steven era incredulo e confuso, non riusciva a parlare e fissava il palco con ansia.
“Su! Dai! Altrimenti stiamo qua fino alla prossima olimpiade” esclamò Slade e lo spinse fuori dalla fila con uno strattone.
Steven allora sembrò tornare in sé, sorrise alla sorella che aveva uno sguardo confuso e si incamminò verso il palco.
Si girò e vide Penelope, che lo guardava intensamente e quasi con preoccupazione, ma continuò a camminare fino a salire sul palco e a mettersi accanto a Melyssa.
Guardò verso Pollon che per la prima volta da quando la conosceva stava zitta e poi dopo un sospiro iniziò a rilassarsi.
Non si accorse neanche che avevano chiamato un nuovo semidio, che Slade Stark si alzò dalla sedia e iniziò a camminare quasi a ritmo di musica verso il palco.
Alzò il braccio in segno di vittoria e iniziò a battere le mani a ritmo.
“Avanti cimitero! Battete le mani con me!” esclamò lui e tutta la platea iniziò a battere le mani, accompagnandolo verso la sua camminata danzante verso il palco.
“Oh mio Zeus” pensò sconsolato Dioniso.
“Ciao papà” disse Slade appena sul palco e si mise accanto a Steven.
“Perché ancora lui?” pensò Steven rassegnato.
“Felice di vedermi Scroodge? Adoro l’odore i novità di prima mattina” e detto questo prese dalla tasca una bustina di caffè e iniziò a mangiare i chicchi uno a uno.
“Silenzio!” esclamò Chirone invitando le tribune a zittirsi.
“E ora…La figlia di Artemide. Nyneve Beitam” Una ragazza alta si alzò dalle tribune alzando il braccio e incamminandosi con fare spedito e sicuro verso il palco.
Era alta, aveva un bel fisico, capelli ramati, occhi grigi e carnagione olivastra.
Nel passaggio accanto ai figli di Afrodite sentì una di loro ridere e mentre la superava le mostrò il dito medio nascosto dietro la schiena, cosa che fece infuriare la ragazza.
Nyneve salì sul palco e si mise accanto a Slade che le offrì un chicco di caffè, lei lo guardò male e rifiutò arricciando il naso leggermente all’insù.
“E’ il turno del figlio di Ade…Luna Blacknight” esclamò Chirone con voce forte e grave.
Dalle prime file si alzò una ragazza con i capelli neri e lisci, né alta né bassa, con occhi verdi e pelle pallida.
Camminò timidamente sulle scalette del palco, guardandosi in giro leggermente spaventata e tremando un pochino.
Si mise accanto a Nyneve che non la guardò.
“La figlia di Era, ora, Annachiara Sofia Grande” esclamò Chirone e si sentì un debole lamento provenire dalle file centrali.
Una ragazzina, minuta e graziosa si alzò molto timidamente quasi cercando di nascondersi dietro al posto davanti al suo.
Si incamminò lentamente verso il palco.
Aveva i capelli chiarissimi, occhi color ambra, sopracciglia scure, labbra sottili e camminava impaurita e nervosa. Raggiunse il palco e si mise accanto a Luna.
Si guardarono per qualche secondo, ma poi spostarono lo sguardo davanti a loro.
“Ed ora, l’ultimo semidio, il figlio di Demetra…Fiore Jeannaury” Una ragazza si alzò, quasi di scatto e iniziò a camminare cercando di mantenere un timido sorriso sulla faccia.
Era alta per essere una ragazza, aveva la pelle chiara, i capelli color caramello, occhi verdi e un bel sorriso splendente.
Camminò velocemente, quasi saltellando verso il palco e si mise accanto ad Annachiara che la guardò con un leggero timore.
Fiore la osservò con uno sguardo superiore, ma poi capì che non era la persona con cui essere scontrosa e le sorrise, rassicurandola leggermente.
Dioniso si avvicinò a loro e sorrise, poi si girò verso il “pubblico” e disse: “Ecco a voi i vostri campioni! Voglio che facciate per loro un applauso!”
Le tribune e la platea esplosero in urla e applausi.
Mentre applaudivano Dioniso si girò verso i semidei scelti e disse loro: “Vi voglio tra mezz’ora nella mia dimora, devo darvi le informazioni necessarie sul torneo e su quello che affronterete in futuro” Tutti annuirono e lo guardarono seriamente, tutti tranne Slade che rideva e applaudiva facendo qualche urlo.
“Basta che non sia una cosa lunga, ho una discreta voglia di vino” disse lui e Gwaine e Fiore si misero a ridere a loro volta.

Note dell'autore
Finalmente ce l'ho fatta!
E' stata dura, ma alla fine sono riuscito a fare un capitolo di presentazione abbastanza completo.
Da qui in poi mi soffermerò molto di più su tutti i personaggi, dando circa un capitolo a testa, o un capitolo ogni due.
Una cosa che ho notato è che hanno tutti gli occhi verdi e sono quasi tutte femmine, ma non importa, anzi.
Questo capitolo conta come capitolo dedicato a Steven, dato che era il primo ho voluto centrarlo sul mio OC.
Spero vi piaccia e vi invito a recensire.
Grazie, alla prossima
Goran

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Capitolo 3
*** Mai far arrabbiare una figlia di Ares ***


Mai far arrabbiare una figlia di Ares

Savannah camminava sul selciato, qualche volta scalciando un sasso di lato.
Indossava un paio di jeans, una maglietta, leggermente scollata rossa e un foulard di lana che le copriva le spalle.
Era stata leggermente scossa dall’essere stata estratta, non perché non fosse all’altezza, anzi, nonostante avesse solo 13 anni era abile nel corpo a corpo, soprattutto quando si trattava di usare lance o spade, tuttavia non si sentiva sicura.
La non brillante figura che aveva fatto quel pomeriggio nel le era andata giù, essere al centro dell’attenzione per un suo qualche errore era una cosa che non le piaceva affatto
. Era però orgogliosa di essere stata scelta come migliore figlia di Ares, cosa per cui andava fiera.
Quel pomeriggio, nelle due orette libere tra la cerimonia e la riunione, aveva festeggiato con i suoi fratelli e amici che le avevano dato i migliori auguri.
Continuò a camminare lungo il selciato, nel buio del tramonto inoltrato.
Arrivò davanti alla Casa Grande, le cui luci erano accese.
Sentì delle voci, qualche passo dietro di sé.
“Ah! Pollon, non posso portarti con me, è una riunione privata” disse qualcuno alle sue spalle.
“No. Io ho deciso di venire e voglio venire” replicò una voce di bambina.
Savannah si girò e vide Steven, il figlio di Apollo, che discuteva con la sorella e un'altra ragazza, molto bella, con i capelli castani pettinati in una frangia e un paio di occhi bellissimi, leggermente a mandorla.
“Ti prego Pollon, non metterti a sindacare” le disse lui quasi scongiurandola.
“Non voglio stare con Penelope” replicò lei.
“Ah, grazie” esclamò la ragazza innervosita.
“No,no Penelope, non intendeva…” intervenne Steven.
Savannah arricciò il naso, si voltò e continuò il suo cammino verso la porta principale, senza ascoltare il resto della conversazione.
Arrivò alla porta e si accinse a bussare quando notò qualcosa di strano dietro la colonna.
Vide una ciocca di capelli biondi spuntare da dietro e disse: “Chi sei? Vieni fuori”
Dalla colonna uscì una ragazza, minuta, capelli biondi chiari, una specie di bambola di porcellana.
“Perché ti nascondi? Come ti chiami?” chiese allora Savannah.
La ragazzina abbassò lo sguardo timidamente, si morse il labbro e poi rispose: “Annachiara…ho…ho…sono un po’ nervosa, volevo vedere se qualcuno entrava prima di me”
Savannah la guardò un po’ stranita e confusa, ma poi si sciolse e vedendola un po’ in crisi le chiese, abbozzando anche un sorriso: “Siamo le prime?”
Annachiara sorrise timidamente e annuì, poi Savannah aprì la porta ed entrarono nel salone, che però era vuoto.
Le luci erano accese, ma non c’era nessuno.
Savannah fece qualche giro tra i mobili, leggermente impaziente, poi la porta si aprì ed entrò Steven, che aveva il segno di un rossetto sulla guancia.
Steven le guardò entrambe con occhi indagatori e poi chiese: “Siamo solo noi?” “Sembrerebbe” rispose Savannah.
Poi gli fece segno che aveva qualcosa sulla guancia, mentre Annachiara sorrideva. Lui, ingenuamente, non capì e sorrise nervosamente.
All’improvviso la porta si aprì alle spalle di lui ed entrò una ragazza dalla pelle pallida i capelli neri.
La ragazza scrutò i presenti uno a uno e non rivolse loro la parola, solo un timido “ciao”, prima di entrare e mettersi sulla destra.
Poco dopo entrarono insieme Gwaine, Aaliyah e Nyneve, dopo di loro Fiore seguita d Melyssa e Domenico.
Fu allora che si sentirono dei passi, e Dioniso, con in mano un bicchiere di vino rosso, che scendeva le scale.
“Benvenuti, benvenuti, campioni. Ci siete già tutti?” chiese lui sorridendo loro.
I ragazzi si guardarono tra loro e poi Fiore rispose: “Manca Slade”
“Ti pareva” replicò sottovoce Dioniso.
“Possiamo iniziare allora” disse lui e invitò tutti a sedersi attorno al tavolo nella sala adiacente.
Savannah si sedette, aveva alla sua destra il Melyssa, che indossava una maglietta arancione e un paio di jeans, mentre alla sua sinistra aveva Sofie, che indossava un pullover grigio.
Non si poteva dire che le due fossero tranquille, ma sicuramente erano più sciolte di quando erano state chiamate sul palco.
Melyssa era serena e subito si presentò a Savannah e Sofie porgendo loro la mano. Entrambe la strinsero e si presentarono a loro volta.
Sofie si vedeva che non era molto felice di essere accanto a Savannah, visto che non sopportava i figli di Ares, e faceva di tutto per evitare di incrociare lo sguardo con la sua vicina di posto che ora stava facendo conversazione con Melyssa.
Dioniso, vestito di una camicia maglia scollata a maniche lunghe e un cosa molto simile ad un kilt si sedette a capo tavola e chiese: “Come state ragazzi?”
I ragazzi si guardarono un po’ intimiditi, poi Gwaine rispose: “Noi bene, credo, lei?” “Divinamente” rispose e si mise a ridere.
Savannah e Melyssa si guardarono male e confuse, visto che Dioniso stava morendo dal ridere.
“Oh per Zeus” esclamò lui, ma vedendo che i ragazzi non ridevano si ricompose.
“Non l’avete capita? Divinamente? Io sono un Dio. Ahahahaha”
Gwaine, Fiore e altri risero per non piangere, altri si limitarono ad alzare i sopracciglio in segno di disapprovazione.
All’improvviso si sentì la porta della sala chiudersi e Slade comparire da dietro lo stipite, con occhiali da sole, canottiera blu e bermuda.
“E’ qui la festa stasera?” chiese lui con tono di voce alto e squillante.
“Siediti” gli rispose il padre con tono impaziente.
“No, davvero ragazzi. Un po’ di allegria” replicò lui e si sedette a fianco di Nyneve.
“Ora possiamo cominciare” disse Dioniso. “Siete stati scelti per partecipare a questo torneo senza precedenti, è ora che io vi dica cosa vi aspetterà d’ora in avanti. Domani mattina partiremo, con una corriera divina che ci trasporterà al luogo che sarà la vostra casa per circa due settimane e dove vi preparerete per il torneo”
“Ma in cosa consisterà il torneo?” chiese Sofie.
“Ottima domanda, figlia di Atena, ma a cui purtroppo non posso rispondere ora, non lo saprete prima del suo inizio e sarà vostro compito prepararvi ad ogni evenienza” rispose Dioniso sorridendo.
“Una cafonata insomma” disse Slade.
“Finiscila demente” inveì Savannah.
“Ha parlato tette d’oro”
“Come mi hai chiamato?!”
“Non è colpa mia sa hai delle bombe da paura”
Savannah si alzò di scatto pronta a colpire Slade, ma da dietro di lei comparve improvvisamente Chirone che la invitò alla calma.
“E tu finiscila idiota, o ne pagherai le conseguenze” esclamò Chirone.
Slade si mise composto e iniziò a bestemmiare a bassa voce, nello stesso momento in cui Savannah lo stava insultando sottovoce.
“Posso continuare?” chiese Dioniso irritato.
I ragazzi annuirono e nella sala tornò la calma.
“L’unica cosa che vi posso dire è che non sarà una cafonata, il torneo sarà una prova pericolosissima e se non vi preparerete bene, anche mortale”
“Ci può offrire maggiori indicazioni sullo spostamento di domani?” chiese Domenico confuso.
“Certamente. Domani partiremo con una corriera divina che ci porterà in un luogo segreto dove vivrete per circa una/ due settimane. Lì troverete tutto: cibo, acqua, un letto e soprattutto vi dovrete allenare, in compagnia anche di allenatori professionisti che vi daranno indicazioni preziose a cui dovrete dare molta attenzione. Il resto delle informazioni vi verrà dato là, da persone più informate di me” rispose Dioniso.
“E riguardo alle cose che possiamo portare?” chiese Steven.
“Potrete portare con voi un vostro accompagnatore, uno solo, il resto delle cose vi verrà dato là” rispose Chirone.
“E se volessimo portare alcuni oggetti personali?” chiese Luna.
“Potrete, l’importante è che non vi portiate dietro tutta la casa” rispose Dioniso.
“Tutto qui?” chiese allora Gwaine.
Dioniso fece una faccia da pesce lesso e annuì.
“Quindi possiamo andare?” chiese Fiore.
Dioniso annuì di nuovo.
Slade si alzò, si mise gli occhiali da sole e disse: “Asta nuevo allora, è stato un piacere, ora è tempo di festeggiamenti selvaggi a casa Stark”
E detto questo uscì dalla sala sbattendo la porta.
Savannah lo guardò malissimo, arricciando il naso e stringendo i pugni.
“Ci si vede domani ragazzi allora” disse Nyneve e si alzò, insieme agli amici Gwaine e Aaliyah.
Anche Steven si alzò e disse: “ Anche io devo scappare, ho un impegno”
“Un impegno che coincide con il segno che hai sulla guancia?” chiese Domenico divertito.
“Io? Chi? Cosa?” chiese Steven e poi si tocco la guancia destra, notando che aveva segno di rossetto sulle dita.
Steven divenne rosso di vergogna e disse: “Ecco…sì, cioè no…forse” E uscì dalla sala salutando tutti.
Lo seguirono Domenico e Fiore, che stavano conversando.
Sofie se ne andò poco dopo, non voleva stare a parlare con Savannah, che odiava, e Melyssa, che stavano parlando animatamente.
Annachiara e Luna la seguirono lasciando nella sala solo le due vicine di posto.
“Oh siamo le ultime!” esclamò Melyssa.
“Sembrerebbe” rispose Savannah e, dopo aver salutato Dioniso e Chirone, uscirono dalla casa grande.
“Buoni festeggiamenti di addio, figlia di Ares, ci vediamo domani” disse Melyssa.
“Ci vediamo, figlia di Afrodite” replicò Savannah e le due si separarono.
L’unica cosa che le passava in quel momento nella testa era tirare un pugno a Slade, lo odiava e lo avrebbe voluto morto, non riusciva a pensare ad altro, nemmeno alla festa che le avevano preparato i suoi fratelli e le sue sorelle, voleva solo vedere la faccia del suo nemico spiaccicata a terra.

Note dell'autore

Ciao a tutti!
Questo è il terzo capitolo della mia fanfiction interattiva, e ci tenevo a dire grazie in anticipo a tutti i partecipanti per le bellissime recensioni e per l'impegno, grazie davvero.
Passando al capitolo, questo conta come capitolo dedicato a Savannah.
Avrete notato che alcuni personaggi sono già stati più affrontati di altri, nonostante siano tutti personaggi minori, nei primi capitoli, mi scuso, ma con alcuni ho già trovato una specie di alchimia e mi è più facile lavorare.
Non preoccupatevi, il problema sorge perché in questi due capitoli ci sono tutti e 12 i personaggi ed è difficile scrivere per tutti allo stesso modo, nei capitoli successivi, anche a chi non sarà dedicato il capitolo darò molta più rilevanza.
Spero vi piaccia, ci vediamo alla prossima
Goran

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Capitolo 4
*** Sir Galvano e il cavaliere viola ***


Sir Galvano e il cavaliere viola

Davanti a loro c’era un grande cancello d’oro, alto circa sei metri, ai lati due colonne corinzie e sulla sommità una scritta dorata in lingua greca.
“Qualcuno sa il greco?” chiese Fiore, osservando con attenzione la scritta.
“C’è scritto: Paradeisos, paradiso” rispose Dioniso alle loro spalle.
“Wow! Figata. Quel paradiso?” chiese estasiato e gioioso Gwaine.
“No, solo una residenza estiva di noi dei. Questa ragazzi sarà la vostra casa per una settimana, ora vi faremo vedere i vostri alloggi e poi vi lasceremo liberi di visitare questo bellissimo posto. Da domani poi inizierete gli allenamenti” rispose allora Dioniso, aprendo le braccia al cielo e inneggiando di gioia.
“Vedrete sarà un’esperienza paradisiaca” disse lui e si mise a ridere copiosamente, non riuscendo a smettere.
I ragazzi si girarono fissandolo malamente.
“Paradisiaca? Siamo in paradiso no? Non l’avete capita? Ahahhahha”
“Proprio no” replicò Annachiara arricciando il naso, appoggiata vivamente dagli altri.
Aaliyah fissava i cancelli con una leggera apprensione, un po’ d’ansia che le faceva brontolare lo stomaco.
Era rimasta un po’ scossa dal fatto di essere stata estratta, non aveva la minima intenzione né il minimo presentimento di poter partecipare a questo torneo e la cosa l’aveva un po’ scossa, anche a causa del suo carattere pessimista e fatalista.
Anche che il fatto che i suoi due migliori amici, Gwaine e Nyneve fossero stati estratti, l’aveva messa un po’ in soggezione, dato che sarebbero stati suoi avversari.
Tuttavia erano stati proprio loro a tirarla su di morale, come solo loro due sapevano fare; La sera prima avevano festeggiato insieme e le avevano fatto tornare il sorriso. I cancelli si aprirono e davanti a loro si materializzò un colosso d’uomo, spallato, alto che aveva intorno a sé una certa aura mistica.v “Ercole! Quanto tempo!” esclamò Dioniso correndo ad abbracciare l’uomo.
“Puoi ben dirlo, Dioniso, mi manca il tuo vino, qua sopra la vita è così monotona senza di te” gli disse allora Ercole con un tono di voce basso e grave, ma divertito.
“Il dovere prima del piacere, ma ti assicuro che sulla terra il lavoro non è meno duro che qui, anzi. Comunque, tranquillo, ho qui con me tre barili del miglior vino della scorsa annata, appena uscito dalle botti”
“Magnifico! E tutti questi giovinetti, sono loro, i campioni?” chiese Ercole, osservando i ragazzi dall’alto al basso.
“Dal primo all’ultimo, porteranno un po’ di movimento qui a Paradise city” rispose Dioniso ridendo.
Ercole si avvicinò ai ragazzi e disse: “Mi presento, sono Ercole, figlio di Zeus e sarò la vostra guida, per oggi, nonché insegnante per i prossimi giorni e vi auguro un caloroso benvenuto a Paradise City”
Slade iniziò ad applaudire a caso, inneggiando Ercole.
“Sì! Vai così, Maciste!” esclamò lui.
Tutti compreso Ercole lo fissarono interdetti, ma divertiti, tranne Dioniso che abbassò lo sguardo in segno di vergogna.
“Se ci siamo tutti, seguitemi” disse allora Ercole e invitò i ragazzi a varcare i cancelli.
Aaliyah varcò la soglia divina e subito davanti a sé si materializzò un paesaggio incredibile.
Intorno a loro c’erano prati pieni di fiori, ruscelli scintillanti, alberi altissimi e tantissimi edifici, negozi, bar e persino un albergo la cui insegna diceva: “Albergo Medusa”
“Qualcosa non va, madamigella?” chiese Gwaine, vedendo l’amica abbastanza pensierosa.
Aaliyah sembrò rientrare da uno stato di trance e scosse la testa sorridendo all’amico e rispondendogli: “Tutto bene, stavo solo pensando, Galvano”
“E da quando pensi?” chiese allora lui divertito.
Lei lo guardò male, ma poi si mise a ridere e abbracciò Gwaine che sempre le era stato vicino da quando si erano conosciuti.
Era cominciato tutti uno dei primi giorni di Aaliyah al campo mezzosangue, era molto timida in quel periodo e faceva fatica a legarsi con qualcuno, inoltre era stata presa di mira da un gruppetto di figlie di Afrodite.
Una volta infatti aveva difeso una ragazza, Nyneve, che poi sarebbe diventata la sua migliore amica, da tre odiosissime figlie di Afrodite, Penelope Sparkle, Marylin Johnson e Rarity Le Tissier, che avevano preso di mire diverse ragazze del campo, che venivano perseguitate da questo fastidioso gruppetto.
Da allora era stata intercettata anche lei dal loro radar ed erano iniziati gli scherzi, le prese in giro, i nomignoli, senza un apparente ragione, fino a quando non era arrivato Gwaine.
Un giorno infatti, durante un picnic, Penelope, la leader del gruppo le aveva fatto lo sgambetto e Aaliyah era finita con la faccia nel purè che si era appena preparata, Rarity allora l’aveva chiamata a gran voce: “Ehi gente! Guardate qui, Aaliyah Earnsplash” causando le risate di tutti i presenti e mettendola in ridicolo.
Fu allora che tra loro si alzò Gwaine e inveì contro quelle ochette, insultandole e minacciandole di non provare più a toccare nessuna ragazza.
“Oh, ma guarda. Earnsplash ha un fidanzatino” aveva esclamato Penelope, causando ancora le risate.
Gwaine allora era andato su tutte le furie e aveva sfidato Penelope a una gara di scherma, pur sapendo che la ragazza era la campionessa in carica dell’intero campo mezzosangue, che ovviamente aveva accettato la sfida.
Gwaine perse il duello, ma fece fare una figuraccia memorabile a Penelope, facendola scivolare in una pozzanghera di fango, sporcandole il suo bel vestitino viola e prendendosi la sua rivincita.
Alla fine la figuraccia di Penelope convinse il gruppetto che non era giusto quello che avevano fatto, avendo provato sulla loro pelle l’umiliazione e si erano scusate con Aaliyah.
Da allora era iniziata la loro amicizia e Aaliyah aveva sempre visto Gwaine come un cavaliere, anche a causa del suo nome, lo stesso di ser Galvano del ciclo arturiano e con lui aveva spesso insegnato un teatrino cortese-cavalleresco molto divertente.
Il gruppo procedeva tra le splendide vie della città, mentre Ercole faceva da guida.
La città era bellissima: colorata, piena di servizi e parchi e ricca di ogni comodità.
Il gruppo passò accanto ad un parco dove delle ragazze in costume stavano giocando a pallavolo.
“Ehi! Avete bisogno di un compagno di squadra? Posso fare il massaggiatore se non avete uno!” urlò Slade, dirigendosi verso di loro e causando le loro e le risate di tutti.
Ercole lo prese per il colletto della camicia e lo tirò dentro il gruppo.
“Sono ninfe quelle, non sono roba per voi, seguitemi” disse allora il figlio di Zeus e guidò il gruppo dall’altra parte.
“Peccato” esclamò amareggiato Gwaine.
Aaliyah lo guardò malissimo e lui arrossì cercando di cambiare argomento: “Guarda! Un negozio di cd!”
“Fratellone, andiamo a prendere un gelato?” chiedeva intanto una vocina insistente e annoiata.
“No, dobbiamo stare con il gruppo, Pollon” rispose Steven, visibilmente irritato.
“Ma, fa caldo e ho fame” protestò Pollon tirandogli un calcio.
“Ti prego, Pollon, ti prego, stai tranquilla…lo sapevo che finiva così, lo sapevo che dovevo lasciarti a casa e portare Penelope” si lamentò Steven.
“Quell’antipatica di Penelope? Solo perché è la tua ragazza non significa che sia meglio di me”
“Non è la mia ragazza” intervenne Steven tappandole la bocca.
“Invece sì, vi ho visti che vi baciavate ieri sera. Ehi! Steven e Penelope stanno insieme!” urlò Pollon facendo girare tutti.
Steven, ormai rassegnato dalla presenza ingombrante e invadente della sorella, si lasciò trascinare da Pollon verso la gelateria e il gruppo dovette fermarsi.
“Sparkle sta con lui allora?” chiese Nyneve che intanto aveva nelle mani un cd.
“Sembrerebbe, cos’è quello?” disse Aaliyah, notando il cd.
“Oh, è il nuovo album di Orfeo, era scontato e l’ho preso. Che delusione quel figlio di Apollo e dire che mi stava simpatico, invece è solo un idiota” rispose lei, guardando storto Steven.
“Solo perché sta con Penelope? E’ carina” disse allora Gwaine.
Nyneve lo gelò con lo sguardo e così fece Aaliyah, mettendolo in soggezione.
“Dicevi, riguardo questo Coleman?” chiese Gwaine, cambiando discorso.
Nyneve lo guardò ancora male e rispose: “Odio Penelope Sparkle e non voglio sentire più il suo nome”
Gwaine sorrise nervosamente e sussurrò ad Aaliyah: “Oggi è di cattivo umore o sbaglio?”
Il gruppo procedette lungo un viale alberato fino ad arrivare davanti ad una grande e immensa villa.
“Wow!” esclamò Melyssa “E’ così bella!”
“Patetico” esclamò sottovoce Nyneve che odiava per principio i figli di Afrodite.
“Benvenuti alla residenza Fiore d’oro, la villa più bella e spaziosa di tutta la città, dove vivono gli eroi come me, Teseo, Bellerofonte, Napoleone…e tanti altri” esclamò Ercole.
“Napoleone qui?” chiese Savannah confusa.
“Ebbene sì, è un raccomandato, figlio di Zeus, ma non diteglielo” rispose Ercole.
“Come te del resto” esclamò allora Fiore facendo ridere tutti.
Ercole rimase con una faccia da stoccafisso, ma poi si rimise composto e continuò a parlare, leggermente irritato.
“Voi vivrete qui, avrete una stanza singola a testa, doppia se siete accompagnati e qui vi allenerete e studierete per il torneo”
“Studiare? Cosa significa?” chiese Slade ridendo.
“Significa che devi smetterla di pensare alle femmine e smetterla di fare il coglione” replicò Savannah con tono acido senza nemmeno fissarlo.
“Oh per mio padre! Abbiamo una tigrotta che morde.”
“Come prego?!” esclamò lei con il pugno alzato.
Domenico si mise in mezzo e li divise prima che si menassero.
“Tranquillo, Don Matteo, stavamo solo facendo una chiacchierata amichevole, è lei che non riesce a starmi lontano, beh posso capirlo, il sole, l’estate, l’odore del maschio alfa”
“Ma ti prego, torna a sognare idiota”
“Basta!” urlo Ercole e tutti si ricomposero.
“Mi sono spiegato? Adesso vi darò le chiavi delle camere e poi sarete liberi fino a stasera intesi?” chiese Ercole.
Tutti annuirono, compresa Pollon che si gustava felice il suo gelato alla fragola.
“Quello Slade è forte” disse Gwaine alle due amiche.
“E’ un demente” replicò Nyneve e poi entrambi fissarono Aaliyah per il verdetto finale.
“Mi spiace Galvano, ma sono d’accordo con Nyneve” disse alla fine Aaliyah.
Una volta che le chiavi furono date tutti andarono nelle loro camere e Aaliyah salutò i due amici che avevano le camere da tutt’altra parte rispetto alla sua.
Camminò lungo un corridoio dorato sulle cui pareti erano affissi quadri di imprese eroiche e un inspiegabile foto di Arnold Schwarzenegger, fino a giungere alla sua camera.
Dopo di lei arrivò un’altra ragazza, Annachiara che le sorrise.
“Ciao, io sono Aaliyah” esclamò lei porgendole la mano.
Annachiara la guardò per qualche secondo, come la stesse studiando, poi scrutò con i suo grandi occhi ambra Aaliyah per poi stringerle la mano, presentandosi a sua volta.
“Sai, prima avevo un po’ paura di questo torneo, ma adesso sono molto più tranquilla, ora che ho conosciuto finalmente una ragazza intelligente” le disse Annachiara sorridendo.
Aaliyah inserì la chiave nella serratura e le chiese: “In che senso?”
“Ecco, io sono sempre gentile con tutti, ma alcune persone proprio non le sopporto, per esempio Slade, è così rozzo e volgare, lo odio e poi anche Savannah, continua a dire parolacce, oh e anche Steven, che con la sorella continua a fare casino. Pensavo che foste tutti così, ma tu sembri diversa” rispose Annachiara.
“Sono contenta che ti stia simpatica, ora vado, ci vediamo dopo”
“Sì” disse allora Annachiara sorridendole.
Aaliyah entrò nella sua camera e pensò: “Questa mi mette ansia”



Note dell'autore
Ciao a tutti!
Perdonatemi, sono in ritardo, ma ho avuto la febbre e mi sono preso una pausa, mi dispiace.
Ecco qua, il quarto capitolo, nella prossima puntata inizieranno le avventure nella meravigliosa Paradise city.
Questo capitolo conta come capitolo di Aaliyah e come mezzo capitolo di Gwaine.
Ringrazio tutti per le recensioni che mi avete lasciato e spero il capitolo sia di vostro gradimento.
Alla prossima
Goran

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Capitolo 5
*** Labirinti, Ritardi e Nessuno ***


Labirinti, ritardi e Nessuno

Cominciò a correre lungo il corridoio dalle pareti verdi, con ancora in mano le scarpe e con tutti i capelli spettinati.
Raggiunse le scale di legno al centro del corridoio e, appoggiandosi al corrimano si mise la scarpe, prendendo un po’ fiato, poi corse giù per le scale a gran velocità.
“Don Matteo?! Dove vai così di corsa?” gli chiese una voce.
Domenico si fermò di scatto, quasi scivolando sul tappeto.
Davanti a lui c’era Slade Stark, in mutante, sdraiato su una poltrona con i piedi appoggiati ad un tavolino, con gli occhiali da sole e con un sorrisetto divertito e beffardo sulle labbra.
Domenico lo fissò storto e imbarazzato.
“Che c’è? Ti turba per caso?” chiese Slade.
Domenico scosse la testa, schifato.
“Allora Padre? L’aspettano per la messa?”
“No, sono in ritardo per la prima lezione e mi chiedo tu cosa stia facendo” rispose Domenico nervoso e irritato.
Slade si guardò con occhi sorpresi e replicò: “Beh, è un belvedere non trovi?”
Domenico questa volta non riuscì a non ridere e insieme i due scoppiarono in una forte risata.
“Tranquillo Don, non mi interessano un gruppo di idioti palestrati che ti dicono come pulire i denti ad una chimera o come castrare un drago. Sinceramente preferisco godermi questa bellissima casa” disse allora Slade.
Domenico sorrise e annuì.
“Ci si vede allora” disse Domenico e continuò a correre.
“Che il signore sia con te” replicò a gran voce Slade, scoppiando però inspiegabilmente a ridere.
Domenico percorse un altro corridoio e entrò con irruenza in una stanza sulla destra.
Davanti a sé aveva tutti i suoi avversari, tutti i suoi compagni semidei che lo guardavano, chi con disprezzo, chi con divertimento.
All’improvviso però si sentì una risata strozzata e poco dopo tutti in coro si misero a ridere.
Domenico si innervosì e iniziò a guardarsi intorno, cercando la fonte di tanto divertimento, fino a quando non si guardò la maglietta.
Era rosa con le strisce bianche e aveva appiccicata al centro la faccia gigante di Hello Kitty, era stretta, gli arrivava all’ombelico e non si spiegava come non se ne fosse accorto.
Domenico alzò gli occhi al cielo e pensò riferito a Slade: “Stronzo! Quel demente non me l’ha neanche detto”
Era la maglia di sua sorella, che lo aveva accompagnato a Paradise City, inavvertitamente se l’era messa e ora assomigliava a quegli enormi orsi dei circhi a cui vengono infilati di forza i tutù da ballerina.
Intanto gli altri stavano morendo dal ridere, Gwaine era caduto dalla sedia e ora rotolava per terra, le ragazze stavano sputando a furia di singhiozzi, solo Annachiara guardava la scena con occhi sgranati e con sguardo schifato
. “Balla per noi tesoro!” urlò Fiore battendo le mani e scatenando altre risate.
“Sembra uno di quei ballerini che si affittano per gli adii al celibato” replicò Melyssa facendo l’occhiolino a Domenico.
“Basta ragazze, vi prego…mi state uccidendo gli addominali” esclamò Gwaine.
“Se non hai il fisico, non è colpa mia” lo canzonò Nyneve.
“Silenzio! Capre ignoranti!” urlò qualcuno davanti a loro.
Tutti si girarono e si irrigidirono sulle sedie, imbarazzati e in versione seria.
Davanti a loro c’era un uomo palestrato, alto, con i capelli neri, vestito di un misero gonnellino da uomo rosso e dei calzari neri.
“Neanche quello scherza, Melyssa” disse Savannah alla vicina di posto sgranando gli occhi e mordendosi il labbro.
Melyssa annuì senza esprimere un singolo respiro.
“Signor Wong” esordì il culturista “Cos’è successo? Una nonnina le ha rubato il posto in lavanderia? Sei in ritardo e la prossima volta non sarai ammesso alla lezione. Ora siediti”
Domenico, imbarazzato, nervoso e visibilmente arrabbiato si sedette accanto a Luna che gli abbozzò un sorriso che lui ricambiò.
“Io sono Teseo, figlio di Zeus, per chi non mi conosce, sono il pluricampione del mondo di “Fuga dal labirinto” nonché super figo e insegnante di escapologia in questa struttura” si presentò l’uomo, mostrando i muscoli e suscitando qualche sguardo confuso.
“Guardate che bicipiti, ammirate che tricipiti, osservate gli addominali sublimi” continuava Teseo e ora tutti stavano osservando l’insegnante male e davvero esterrefatti dal suo comportamento narcisista.
Domenico se lo ricordava leggermente diverso, nei libri che aveva letto Teseo era sempre rappresentato come un eroe generoso, valoroso, non un demente gonfiato di steroidi.
Gwaine scoppiò a ridere di nuovo e questa volta Teseo lo gelò con lo sguardo.
“Possiamo cominciare, primo giorno di lavoro qui a Paradise City e prima lezione di escapologia, benvenuti” disse lui, smettendo di insuperbirsi.
“In quest’aula imparerete come fuggire dai luoghi più inospitali, impenetrabili che l’uomo abbia mai creato, i labirinti” Tutti rimasero colpiti dalla spiegazione dell’eroe mitologico e si incuriosirono molto.
Domenico invece lo fissava male, quasi disinteressato e imbarazzato per l’orrenda figura di prima, non si spiegava come avesse potuto mettersi la maglietta della sorella e soprattutto come non essersene accorto.
Sua sorella si chiamava Michela, erano molto legati, davvero molto legati, possiamo dire che oltre a essere fratello e sorella erano anche migliori amici.
Avevano molto in comune, nonostante l’uno fosse biondo, mentre l’altra fosse mora, erano entrambi alti e slanciati, amavano la musica, entrambi facevano pattinaggio artistico, erano un lato della stessa medaglia.
Quando era stato estratto lei aveva pianto, non voleva che il suo amato fratello le venisse portato via, ma quando lui le aveva detto che poteva venire con lui, lei era scoppiata in una gioia incredibile e il giorno dopo erano partiti, direzione Paradise City.
Anche caratterialmente sono simili, stesso carattere chiuso e riservato, amichevole se presi in considerazione, irascibili se presi in giro, nonostante lui fosse figlio di Zeus e lei no, entrambi avevano preso di più dalla madre.
Lui aveva diciotto anni, era alto, fisicato, con i capelli biondo chiaro e gli occhi occhi dorati con delle sfumature di blu ed era una persona davvero eccezionale, come poche si possono trovare: sempre generoso, disponibile…certo…non era la persona più socievole del mondo, ma era certo un ragazzo su cui fare affidamento.
Tuttavia quella mattina una serie di eventi, l’aveva reso nervoso e odiava essere nervoso, fissava tutti i compagni di lezione male, persino la timidissima Luna che era messa un po’ in soggezione e gli sorrideva cercando di farlo sorridere a sua volta.
Teseo parlava, a volte dando qualche occhiata alle ragazze in prima fila che sfoggiavano tutta la sensualità che si poteva avere alle otto di mattina, con scarsi risultati più Domenico le osservava più gli facevano ridere.
Poi c’era Sofie, la figlia di Atena, che prendeva appunti con serietà scolastica.
“La classica perfettina so tutto io” pensò Domenico e spostò lo sguardo in fondo all’aula dove vide una scena davvero epica.
Steven stava dormendo profondamente sul tavolo e nessuno si era accorto della sua presenza tanto era silenzioso.
All’improvviso però si sentì un grugnito degno di un cinghiale provenire proprio dalla sua direzione.
Tutti si girarono verso Steven e si misero a ridere copiosamente.
“Che sta facendo Keegan?” chiese Teseo.
Ma come risposta ebbe solo una grande russata catarrosa.
“Non si dorme nella mia classe” esclamò l’uomo camminando con passo pesante verso di lui “Sveglia Capra!”
“Oh…no…Pollon…ancora cinque minuti” mugugnò Steven.
“Io non sono Pollon, non so nemmeno chi sia Pollon” replicò Teseo furioso.
“Penelope sei tu?” chiese Steven, causando lacrime di risate in tutta la classe.
“State zitti, voi!” urlò Teseo alla classe che continuava a ridere e diede uno spintone a Steven che aprì gli occhi di soprassalto.
“Tesoro, hai fatto le uova?” chiese allora lui ancora in stato confusionale.
“Te le do io le uova” disse Teseo e lo scaraventò giù dalla sedia. “Ora possiamo continuare”
Teseo tornò allora davanti a loro e chiese: “Qualcuno sa dirmi la prima regola per uscire da un labirinto?”
Sofie alzò la mano furiosamente e scattò dalla sedia.
“Sì?”
“Fare uno schema delle vie” rispose lei.
“Con un minotauro attaccato al sedere? Non credo proprio”
Melyssa alzò la mano subito dopo e rispose: “La memoria”
“Esatto. E come usare la memoria in un labirinto?”
Sofie intanto guardava malissimo Melyssa, anche solo il fatto che fosse figlia di Afrodite la innervosiva e poi non sopportava che qualcuno fosse più bravo di lei in qualcosa.
“Creare delle tracce” rispose Nyneve.
“Esatto. Creare tracce, scie, segnali di passaggio. Per esempio, signor Wong?” chiese Teseo.
“Non lo so” rispose Domenico svogliato.
“Non avevo dubbi…la vicina di posto lo sa?” chiese lui a Luna.
Lei lo guardo con gli occhi spalancati e poi timidamente rispose: “Un filo”
“Ottimo! Buon esempio, vinsi così la mia prima edizione con un trucco del genere, il labirinto di Cnosso…bei tempi” replicò lui.
La lezione andò avanti per un tempo che sembrò interminabile, non che non fosse interessante, ma ogni due per tre Teseo iniziava a raccontare le sue incredibili imprese e i suoi campionati vinti, tanto che Steven si addormentò e fu svegliato altre due volte durante la lezione.
Domenico, appoggiato al banco col gomito e la mano che gli sorreggeva il capo, osservava spento il muro verde, mentre Teseo stava mostrando un set fotografico delle sue gesta.
“Ecco! Questo sono io che uccido il minotauro. Oh! Questo sono io che alzò la coppa al cielo. Uh! Ed eccomi lì che copulo con…Ehm…Niente” disse lui spegnendo subito il proiettore.
Aaliyah aveva tirato una gomitata a Gwaine che alla parola detta da Teseo era uscito dal letargo e aveva cominciato a guardarsi intorno con la sua solita faccia da cernia, tipica di quando si parlava di certi argomenti.
All’improvviso però si sentì una campanella suonare e poco dopo le parole di Fiore: “Oh per Dio, chiunque tu sia! Grazie!”
Tutti si alzarono dai banchi e si sgranchirono tutto il possibile, chi facendo stretching, chi sbadigliando, chi non facendo niente e continuando a dormire (Steven).
“Ragazzi, alla prossima. Ottimo lavoro, ci si vede!” esclamò Teseo salutandoli.
“Contaci” replicò Annachiara con gli occhi a fessure ed il naso arricciato.
“Mai vista una più epica rottura di palle” intervenne Nyneve, uscendo dall’aula.
Domenico li raggiunse poco dopo e si aggregò al gruppo.
“Cosa si fa ora?” chiese lui.
“Pranzo credo” rispose Sofie, ancora furiosa per aver sbagliato la risposta.
“Ehi amore” disse Gwaine a Domenico con la voce acuta e camminandogli incontro come una modella “Sei nuovo di qui? Andiamo a farci due Corona, solo io e te”
“Divertente” commentò Domenico con sarcasmo.
“Eh dai…scherzavo. Ehi, che ne dici se io, te, Slade e magari Steven andassimo da quelle ninfe della pallavolo di ieri?”
“E’ permesso?”
“Perché non dovrebbe?”
Domenico guardò Gwaine con sguardo indagatore e poi annuì sorridendo.
“Così si ragiona” esclamò allora il figlio di Hermes.
Salutarono le ragazze che si divisero a gruppetti: Nyneve e Aaliyah, con Annachiara che le stava appiccicata, da una parte, Melyssa e Savannah dall’altra e le altre sparse per i fatti loro.
Steven li raggiunse e disse: “Ho sentito che ci sono ninfe nei dintorni, sapete la caccia alla ninfa credo potrebbe essere lo sport che fa per me”
“Tu non sei fidanzato?” chiese Gwaine.
Steven ci pensò su qualche secondo e poi rispose con sguardo sconsolato: “Sì…e se mi becca Pollon che ci sto provando con un'altra…”
“Mi hai chiamato fratellone?!” esclamò una voce stridula lì vicino.
“Non avrei dovuto dire quel nome” disse Steven.
“Dove sei? Mangi con me? Ho visto un posto…oggi sono andata con Dioniso e Ercole a fare shopping e ho visto un posto dove fanno dei frappè da pauraaaaa!” replicò la sorellina e la sua voce era sempre più vicina.
“La resistenza è inutile” disse allora Steven prima di cadere nell’abbraccio stretto e asfissiante di Pollon.
Gwaine e Domenico risero prima di lasciare Steven a fare il babysitter.
“Andiamo quindi? Eh? Andiamo?” chiese Pollon.
“Ho alternative?” rispose Steven e prese per mano la sorella, incamminandosi verso l’uscita.
Intanto Domenico camminava insieme a Gwaine alla ricerca di quel pazzo di Slade.
“Don Matteo, Cappuccino! Dove andate?” chiese una voce alle loro spalle.
Domenico si girò e vide Slade, venire loro incontro, era in costume da bagno, con in mano una banana gonfiabile e un cappello da vichingo.
I due avevano l’espressione più confusa della loro vita, guardavano il figlio di Dioniso con occhi stupefatti e indagatori.
“Eh…sì…che…stai facendo?” chiese Domenico.
“C’è un party, qualche casa più avanti, entrata libera, è una cosa pazzesca, una villa bellissima e non avete presente quanto alcool e quanto belle figliole ci siano. Venivo a cercarvi, per portarvi là” rispose Slade.
“Chi è il padrone di casa?” chiese Gwaine.
“Nessuno” rispose Slade.
“Come?” esclamò Domenico.
“Nessuno, così si chiama o così si fa chiamare. Sbrigatevi su, la festa non aspetta dei lumaconi come voi!” rispose Slade correndo dalla parte opposta.
Gwaine e Domenico si guardarono e il primo disse al secondo: “Non so te, ma io vado” e detto questo inseguì Slade.
Domenico ci pensò qualche secondo, una parte di lui voleva tornare dalla sorella che probabilmente dormiva ancora, ma la sua parte più nascosta e selvaggia voleva seguire quel folle e divertirsi.
“Geniale” esclamò alla fine lui e corse verso i compari, lasciando il corridoio deserto.




Angolo dell'autore

Ciao a tutti! Sono tornato!! Ci tengo a scusarmi per l'attesa, ma sono stato dieci giorni in Francia per uno scambio culturale e non avevo dietro il computer, mi spiace davvero, ma non avevo possibilità. Sono tornato da tre giorni, ma per problemi di studio non sono riuscito a pubblicare immediatamente. Comunque spero che il capitolo sia di vostro gradimento e che vi piaccia. Negli ultimi tempi stanno prendendo una via sempre più comica, ma non è colpa mia se mi fa troppo ridere questa storia e non riesco a essere serio, comunque quando inizerà il torneo la serietà aumenterà, o almeno spero. Questo capitolo conta come capitolo di Domenico Don Matteo Wong. Grazie in anticipo e grazie anche per le recensioni, forse non sono riuscito a rispondere a tutte, ma ero in Francia e non lo ho viste. Alla prossima, grazie della comprensione Goran

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