Un diario blu TARDIS

di gateship
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jelly Baby ***
Capitolo 2: *** No way out ***
Capitolo 3: *** Falling in love ***
Capitolo 4: *** I miss what we were ***



Capitolo 1
*** Jelly Baby ***


In un qualche Luna Park dell'universo...

“Ci divertiremo tantissimo! Immagina, potremmo andare sulla ruota panoramica, sulle montagne russe, giocare con gli autoscontri... ti ho mai detto quanto mi piace far schiantare le automobiline?”

“Visto quanto ti piace far schiantare il TARDIS lo immaginavo.”

“Oh, zitta! Insomma, qui... qui non ci si annoia mai! Ci sono tante cose da fare... tiro al bersaglio, vincere un fez alla lotteria e... oh!” si arrestò improvvisamente, come se avesse dimenticato qualcosa. Fece due passi indietro, dirigendosi verso una bancarella che avevano da poco sorpassato.

“Oh!! River! River, ci sono... oh guardale!! Guardale... sono magnifiche!” il Dottore strattonò il braccio della moglie, che con un sospiro lo seguì. Oltre ad averne le sembianze a volte suo marito era a tutti gli effetti un bambino.

“Oh, davvero... sono... sono perfette... sono bellissime, zuccherate e non zuccherate, rosse e gialle, verdi e arancioni... oh!” disse incantato.

“Dottore... sono solo caramelle!”

“No! Come puoi non capire, non sono solo caramelle, sono loro... sono le Jelly Baby!!”

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Capitolo 2
*** No way out ***


Ambientato durante l'8x01, mentre il Dottore si sta ancora riprendendo a letto, a casa di Vastra, Jenny e Strax.

 


"Ti preferivo con la frangia." La voce gli arrivò confusa, mentre la mente, nuova e al contempo vecchia, ritornava cosciente. "Ma anche con i capelli grigi sei sexy. Peccato che non siano rossi."

"Mmm?" biascicò stiracchiando le braccia, nuove e lunghe, indolenzite.

"Ciao dolcezza." rispose lei sorridendo delicatamente.

"River?"

"Sono felice che ti ricordi di me."

"Non dovresti essere qui, torna a fare i biscotti." sussurrò confuso mentre lei continuava ad accarezzargli i capelli spettinati.

"Ci ritornerò presto, ho tre bambini che vogliono vedere la loro mamma."

"Avremo dei figli?"

Il sorriso le scomparve, mentre al suo posto si formava una smorfia di puro dolore. "No."

 "E allora cosa...?"

"Shhh. Devi riposarti."

 "Mi manchi, perchè non torni a casa?" chiese con occhi innocenti e tormentati, come se ancora lei fosse davvero lì, come se ancora potesse dargli ciò che chiedeva. Ma non era così, non più, non da un lungo, lungo tempo.

"Non posso."

"Certo che puoi, il TARDIS è meglio di Stormcage." Così indietro, con la memoria. Ancora alle loro avventure spericolare, ai tempi dei Pond, ora finiti con tanti rimpianti. Quando erano uniti, insieme alle lontre, oppure agli zygon, o con la loro strana e speciale famiglia, l'unica che avevano. Il tempo di River e il Dottore. E ora era finito, lei ogni volta ad aspettare, come avevano fatto i suoi genitori, lui, ogni volta con un senso di colpa che lo uccideva. E adesso era lì, a chiederle di ritornare, senza ricordare un trauma nascosto in un oscuro e malevolo angolo del subconscio freudiano. Ma lo avrebbe fatto, lui lo faceva sempre. Perchè i ricordi non si dimenticano, sono solo difficili, e atroci, da ricordare. E lei non voleva esserci, avrebbe fatto troppo male. Non soltanto a lui, anche a lei.

"Non posso - rispose tremante mentre lo guardava sciogliersi sotto i suoi occhi - non posso, ho... ho una partita di poker con le guardie. Dieci a uno per me. Ma sai come sono fatti in prigione, vogliono sempre la rivincita." finì. Perchè River Song mentiva. E non solo per gli spoiler, per non alterare il passato, il presente o il futuro. C'erano giorni, uno su un milione, nei quali aveva la possibilità di essere chi era realmente. E in quei giorni, mentiva per se stessa. Perchè faceva troppo male essere River Song, ma soltanto a volte, quando alla fine di un'esistenza condannata da decenni non vedeva che il buio. Quando non c'era altro che aprire il suo diario malmesso e rileggere racconti di una vita passata, serva impotente del tempo.

E ora, ora che lo vedeva su quel letto, disteso, che dimostrava gli stessi anni che aveva lei. Quando entrambi avevano il tempo che meritavano, quando il tempismo era perfetto, lui non ricordava.

Tortura infinita, senza via di uscita.

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Capitolo 3
*** Falling in love ***


“Credo di essermi innamorato. No, non fare così, questa volta sono serio. No, non è come Cleopatra – specificò guardando la donna davanti a lui – e neanche come Merylin, no te l'ho detto, la regina Elisabetta l'ho sposata per sbaglio! No... Sì, proprio lei. Ho cercato di non innamorami, sai? Ma... è semplicemente... lei. Pazza, simpatica... insomma, lo so che è tua figlia! Ci ho già pensato a come sarebbe se... se questa cosa procedesse. Ma mi sono innamorato. E non fare quel suono, sono serio! - disse guardando la consolle del TARDIS, che emetteva strani rumori. - Nonono, no! Ma neanche per sogno! Non ci andrei mai a... ehi! Un uomo avrà pure delle necessità! Si, lo so che sono un signore del tempo, ma sono anche un maschio! E non dire che ho quattordici anni, perché ne ho molti più di te! Okay, forse un po' di meno... Oh, e smettila! Non è colpa mia se la rigenerazione mi ha ringiovanito! Eh? Come si chiama? Qualcuno la chiama assassina, qualcuno dottoressa, io la chiamo River Song.”

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Capitolo 4
*** I miss what we were ***


River entrò nel TARDIS, accostando la porta e muovendo la testa in cerca del Dottore.

“Dimmi River Song, hai mai visto la cascata della Medusa?” chiese il marito sputando fuori da un corridoio, sorridente.

Lei scosse il capo, in silenzio.

“Bene, allora Dottoressa, le va di andare a osservare una delle cento meraviglie della Galassia di Alison?”

River annuì, continuando a fissarlo mentre lo sguardo le si faceva man mano più appannato.

“Ehi, tutto bene?” le domandò avvicinandosi.

Lei sbattè velcomente le palpebre, poi sorrise delicatamente. “Fai strada marito.”

Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Corse alla consolle del TARDIS, muovendovisi attorno, premendo pulsandi e alzando leve.

Si fermò, guardandola. “D'accordo... cosa c'è?”

“Niente!”

“Oh, River! Non hai voluto guidare il TARDIS, mi hai chiamato marito senza prima controllare i diari e non ti sei arrabbiata perchè ho lasciato i freni inseriti.” disse, come se servisse a chiarire il tutto.

“I miei genitori stanno divorziando.” sbottò lei improvvisamente, sedendosi su una poltroncina.

“Oh... mi dispiace tanto.”

“Non dovevo, lo so. Ma stavo entrando in casa, volevo fare loro una sorpresa, e ho sentito Amy discutere al telefono con Rory, stava piangendo Dottore. Stava piangendo. Loro stanno divorziando perchè lei non potrà mai più avere un bambino, e tutto questo è colpa mia.”

“River...”

“No. Non stavolta. Non azzardare a scusarmi. E potevo impedirlo, potevo. Conosco il loro futuro, potevo dirglielo. Eppure no, il tempo in pericolo... e potevo evitarlo, solo con un piccolo sforzo, impedire che Demon's Run avvenisse. ”

“River, non è così, lo sai anche tu.”

“Sono la loro unica figlia. La donna che ha ucciso il loro migliore amico, che ha strappato in pezzi il loro matrimonio. È stata rapita a causa mia, Dottore. Perchè io diventassi un'arma e...”

“Un'arma per una guerra contro di me. River, a volte non c'è solo... qualcuno a cui dare la colpa, a volte le cose succedono e basta. Se proprio vuoi incolpare qualcuno, incolpa me.”

“Ho visto mia madre dalla finestra... era così... l'ho vista in così tanti modi, stanca, ubriaca, triste, gioiosa, ma non l'avevo mai vista distrutta, con uno sguardo non devastato, strappato, ma vuoto. L'ho resa vuota Dottore. Ha perso tutto. E mi mancano. So che li posso vedere, ma... mi mancano. Mi manca la famiglia che eravamo.”

“River, per favore, non è vero. Smettila di darti la colpa, smettila di essere così simile a me!”

“Il bello -continuò lei ignorandolo - è che Rory non riesce a capire, come potrebbe? Non glielo ha detto, lo ha ridotto... non li ho mai visti così. Senza speranza. Hanno bisogno l'uno dell'altro e Amy non lo capisce, è spaventata, non sa cosa... a lui non importerebbe, la ama, incondizionatamente.”

Lui la zittì, passandole un braccio sulle spalle e asciugandole con una mano le lacrime. “Forse a lei si. Sai, i figli spesso, tendono a vedere i propri genitori come degli eroi. Non importa se li hanno visti piangere, o ridere, per loro sono... supereroi, qualcosa che non si può distruggere, qualcosa che sai che sarà sempre a proteggerti, e ad un certo punto, i figli crescono, capiscono che i genitori sono in carne e ossa come loro, che se li pungi, anche con il più sottile degli aghi, loro sanguinano, quanto è più di loro, imparano solo a nasconderlo. ”

Lei annuì, stringendosi nel corpo di quell'uomo che, anche nei momenti più difficili, riusciva a darle la forza di cui aveva bisogno, il coraggio.

“Ho paura.”

Ma c'erano giorni, in cui anche la più forte degli esseri umani, era solo una bambina, in ansia per i genitori, e River lo era, quella facciata indistruttibile, dietro la quale c'era la dolce Melody Pond, la figlia, che aveva paura che i suoi genitori si potessero lasciare, che aveva paura, che la flebile melodia che ancora teneva uniti i Pond, si spezzasse.

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