Beware of cooks and swordsmen

di Perrii
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Too busy ***
Capitolo 2: *** Desire ***



Capitolo 1
*** Too busy ***


TOO BUSY

 

Era troppo tempo che non si vedevano e Sanji ci stava pensando da un po'.

Ovviamente non rimuginava sul vedere lo stupido Spadaccino coi propri occhi, bensì l'ambizione di un contatto più profondo, il toccarsi, baciarsi e amarsi nei luoghi nascosti o nel buio della notte.

C'era troppo da fare in quel periodo.

Nami correva qua e là per la caravella, impartendo ordini a chiunque le capitasse a tiro.

Su un lato della balaustra e senza alcun obbligo da parte della Navigatrice, Usopp, armato di chiodi, martello e asce, riparava la sua amata Going Merry, tappando più buchi possibili.

Il magazzino stesso, da qualche tempo, tendeva ad imbarcare acqua e a questo proposito erano stati sfruttati anche Luffy e Chopper per la pulizia pavimenti.

Un lavoro ingrato forse per un Capitano che si rispetti, ma non per qualche eccezione come lui che aveva ceduto solo al suono di “grossa ricompensa”.

Al piano di sopra, il Cuoco di bordo si limitava a mettere a posto oggetti che si erano sparsi qua e là per la cambusa dopo l’ultimo temporale, senza troppa spinta.

Dall'oblò scorse quella dannata figura verde, mezza svestita, spaparanzata a poppa, riuscita a sfuggire non si sa come dalle manie giornaliere della Rossa.

Come facesse ogni volta, appunto, era un mistero.

Rimase a fissarlo un po', scettico sul da farsi.

Quello stupido.

Se proprio non aveva nulla da fare ci avrebbe pensato lui a dargli un’occupazione.

Controllò puntigliosamente di avere campo libero; un'occasione del genere probabilmente non andava lasciata correre via.

E poi, aveva proprio bisogno di togliersi quei vestiti.

“Carpe diem”

Aprì con cautela la porta della cucina e la richiuse dietro di sé senza il minimo rumore.

Camminò silenziosamente fino a raggiungere la figura sonnecchiante di Zoro e sovrastarla con la sua ombra.

Il sole era alto, e picchiava furiosamente su chiunque avesse avuto la malsana idea di uscire sul ponte; malsana sotto tanti punti di vista.

Il Cuoco allentò con gesto automatico il nodo alla cravatta, percependo il calore propagarsi sul suo corpo.

Nel frattempo, il Verde aprì un occhio e squadrò l’altro senza esternare troppo interesse.

L'uno si accese una sigaretta.

< se sei venuto qui per fumare, vattene. >

Sanji si sedette a terra, con la schiena contro il muro.

Il legno della nave era rovente come se avesse dovuto prendere fuoco da un momento all’altro.

< sai com'è ... in mancanza d'altro > rispose.

Zoro non lo degnò nemmeno della sua attenzione completa.

Per la precisione, non capì nemmeno a cosa si stesse riferendo.

< hai da fare, idiota di un Marimo ? > incalzò nuovamente.

< no, stupido Cuoco >

< allora potresti venire ad aiutarmi dentro > così dicendo indicò la cucina alle sue spalle.

< e cosa ci sarebbe da fare ? > chiese l'altro dopo aver esitato.

< ... c'è da fare >

Lo Spadaccino inarcò un sopracciglio con sarcasmo.

Nonostante non avesse ricevuto una risposta soddisfacente, si prese qualche secondo per poi alzarsi.

Abituato com’era al clima del Grande Blu in prossimità delle zone più calde, si stupì di quanto opprimente fosse quel calore e asciugò il sudore della fronte con il dorso della mano.

Sanji lo precedeva già verso la cambusa e lui, taciturno, lo seguì fin dentro.

Perlomeno non sarebbero finiti loro al vapore.

Chiusosi la porta alle spalle, guardò il biondo liberarsi di quel poco che era rimasto della sigaretta e procedere verso di lui a falcate decise.

Davanti a lui, si tolse la giacca -che anche con quel caldo si ostinava a portare- lanciandola sulla panca, sciolse definitivamente  il nodo della cravatta e slacciò i primi bottoni della camicia color zafferano.

Rimase lì, con un espressione seria ma al contempo maliziosa, in attesa che le alghe nella testa del compagno dessero origine ad una forma di vita intelligente.

Ed infine, fu ciò che accadde.

< dunque era questo il “da fare” > proferì Zoro ghignando.

Rimase in silenzio, aspettando una conferma che non arrivò.

Secondo l'altro, era fin troppo ovvio per sprecar parole.

< .. e vorresti davvero che ti dessi una mano ? > continuò con tono canzonatorio.

Esterrefatto ed irritato dal deficit di comprensione del nakama, Sanji si sentì in dovere di dire qualcosa.

< hai bisogno di un invito scritto, Marimo decelebrato ? >

Allargò le braccia mettendo ancora più in vista la pelle scoperta dalla camicia.

< tsk >

Fu in un attimo e il Verde gli si avventò addosso, facendo aderire il proprio corpo a quello di lui.

Una colla micidiale, il Biondo sentiva il torpore e l’umido della maglietta dello Spadaccino diventare tutt’uno su di sé.

Le mani cominciarono a scorrere sulla stoffa dei leggeri vestiti, nell’implicito messaggio di toglierli di mezzo il più presto e senza alcuna premura.

Con un passo indietro il Cuoco si trovò premuto contro il tavolo, ma qualsiasi cosa potesse risultare scomoda in un altro momento, nel qui ed ora lui sentiva solo l’eccitazione crescere.

Si levò la camicia gettandola sul pavimento al suo fianco e vide il compagno fare altrettanto liberandosi della maglia e dell’haramaki madidi di sudore.

Gli accarezzò le spalle, il petto, l’addome mentre con la destra trasse verso di sé il volto dell’altro affondando la lingua nella sua bocca e passando la mano nei suoi capelli.

Non era più il sole che li scaldava così, quanto invece la passione bruciante del desiderio.

Cominciarono a sentirsi i primi ansiti, interrotti e soffocati dai baci e Zoro ormai sentiva i pantaloni troppo, troppo stretti.

Le sue mani scivolarono sui fianchi dell’altro infilandosi dentro il bordo dei pantaloni: tirò un lato scoprendo un fianco e si fermò all’inizio del cavallo.

Premeva ed accarezzava sempre più forte sentendo l’altro respirare sempre più con affanno, mentre in lui si svegliava l’animale assopito.

< Zoro … datti un-ah … mossa >

Si slacciò i pantaloni quasi strappandone via il bottone.

Non ce la faceva più ed il corpo sempre più rovente del Cuoco lo mandava fuori di testa.

Lo prese per i capelli unendo ancora le loro labbra e sfregò il bacino dell’altro col proprio sentendo i brividi che correvano lungo la schiena.

Gli tolse seccamente la cintura e con un lieve clangore questa sbattè per terra.

Sanji buttò la testa all’indietro per respirare mentre con le unghie si aggrappava alla schiena del Vice Capitano ed emise un sospiro sommesso.

Intorno a sé non sentiva più nulla.

Tutto ciò che voleva era ciò che toccava e niente gli avrebbe impedito di averlo.

 

< SAAAAAAAANNJIIIIIII RICOOOMPEEEENSAAAAAAAAAAA ~~~~!!!!!! >

Fu come svegliarsi di soprassalto credendo d’essere caduti.

Nella desolazione del mare, piatto, calmo, caldo come l’inferno la voce tuonante di Luffy giunse come una bufera di neve.

Il cuore del Biondo saltò qualche battito.

Non poteva essere.

Non così.

Prima ancora che l’altro riuscisse a camuffare l’espressione di terrore che gli si era dipinta in volto, lui lo spinse con forza dall’altro lato della cucina provocando un rumore assordante ed una pioggia di coperchi e pentole.

Senza degnare Zoro di uno sguardo prese la camicia e l’abbottonò come capitava mentre si precipitava fuori sul ponte.

La luce lo colpì, ma non meno forte dell’impatto col Capitano che veniva dalla parte opposta.

< MA CHE CAVOLO STAI FACENDO LUFFY ?! >

Questi si massaggiò la testa –più per scena che altro- e allungando le braccia contro il parapetto mise su una faccia piagnucolosa.

< ne, Sanji, ho lavorato e adesso voglio la mia ricompensa !! >

Il Cuoco divenne furente per la rabbia.

< tu non puoi mangiare sempre !! E chi diamine ti ha promesso questa cosa ?! >

< Nami ! > rispose prontamente sfoggiando un gran sorriso < Nami ha detto che finito di pulire il magazzino avrei avuto la mia ricompensa ! >

< Non credo proprio che la mia Nami-swan ti abbia promesso una cosa simile >

< Perché no ? Allora te lo dice lei NNNNNNNNNAAAAAAAAAAAAM~ --- >

< BASTA, HO CAPITO ! >

Sanji scattò digrignando i denti.

Se davvero l’aveva detto Nami-san, allora non poteva non obbedire.

Si passò una mano tra i capelli e cercò un sigaretta in tasca che accese con le mani ancora tremanti per l’agitazione.

Ad un passo tanto dalla soddisfazione e ad un passo tanto dall’irreparabile.

Spalancò per l’ennesima volta la porta della cambusa e vide lo Spadaccino perfettamente vestito e con sguardo lugubre in piedi in mezzo ai recipienti.

Anche Luffy entrò, serafico più che mai, accompagnato da un forte lamento di stomaco.

< Zoro~! Anche tu qui ? Sei venuto a mangiare ? >

Lui non rispose stringendo le braccia incrociate al petto e continuando a non incrociare lo sguardo di nessuno.

< uh ? Zoro ? >

Il Capitano tentò ancora invano di ricevere una risposta.

Sanji cominciò a sbattere tegami di qua e di là per il lavello massacrando la sigaretta.

Passarono secondi silenziosi intervallati solo da risolini di Luffy, che nonostante tutto non aveva già più voglia di sapere cosa fosse successo.

Finché la voce del Verde non si fece nuovamente sentire.

< Cuoco, fammi da mang --- >

< MA NON LO VEDI CHE SONO OCCUPATO ?!? >

 

Nessuno parlò più di cibo quel giorno, o nessuno parlò proprio più.

A cena si limitarono a sentire la Navigatrice snocciolare tutte le cose che dovevano ancora essere fatte e che questa volta tutti avrebbero fatto.

< "Domani” è spesso il giorno più occupato della settimana* > sentenziò interrompendo solo il rumore delle forchette < mi aspetto che siate tutti troppo occupati per far altro ! >

 

 

 

*Proverbio spagnolo

Per la ZoSan Week indetta da Zampe_in_the_sun

 

 

Hello~!

Purtroppo il dovere chiama anche quando c’è troppo caldo per fare qualsiasi cosa

e questa volta Sanji lo ha imparato a sue spese.

Spero vi sia piaciuta

(e ricordate che le critiche costruttive sono sempre accette :3)

 

A prestooo~

 

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Capitolo 2
*** Desire ***


|{Desire

 

 

Quella mattina, probabilmente ancora devastato dagli eventi di Enies Lobby, il biondo cuoco si svegliò con un pensiero fisso, che quasi lo turbava.

Si era messo al lavoro puntuale e meticoloso come suo solito, ma non riusciva a toglierselo dalla testa.

Non ci aveva mai pensato prima e si sentiva elettrizzato come davanti ad una grande scoperta.

Ma più probabilmente, pensava, non gli aveva mai sfiorato l’anticamera del cervello semplicemente perchè lui stesso la riteneva assurda.

Nonostante tutto il proverbio dice che “tentar non nuoce” e quindi la poteva sempre giocare a suo favore.

... e sarebbe risultata indubbiamente più utile.

Abbandonò per un attimo le pentole nel lavello, lasciandole a bagno nell’acqua tiepida.

Voleva togliersi quel dubbio, subito.

Uscì dalla cambusa con passo deciso scendendo la scala verso il ponte, conoscendo perfettamente la propria meta.

A poppa, un certo Marimo ronfava beatamente sotto un pallido sole.

< ohi >

Si accovacciò dinnanzi alla figura dormiente coprendola in parte con la propria ombra.

Sapeva benissimo di essere stato ignorato appositamente.

Batté più volte -e poco delicatamente- la mano sul petto del compagno, richiedendo attenzione.

< che diavolo vuoi ? > un ringhio, o peggio.

Ma a Sanji non importava.

Lo conosceva bene, e non si sarebbe mai aspettato nulla di meglio.

< Marimo > iniziò con voce bassa ma estremamente seria < ti devo chiedere una cosa >

Zoro inarcò un sopracciglio con fare sarcastico e disinteressato.

Da quando il Cuoco doveva cercare consiglio in lui ? Si sarebbe congelato più facilmente il deserto del Regno di Alabasta, piuttosto che sentirsi rivolgere in modo così serioso.

Ma attese in silenzio.

< quella tecnica, il “kiki kyuutouryuu ashura*, se non sbaglio … La puoi utilizzare sempre ? >

L'espressione dell'altro cambiò completamente, in un misto di stupore e dubbio.

< non me lo vieta nessuno di usarla >

< no > ribatté correggendosi il biondo < intendo dire se è una tecnica che puoi usare al di fuori del combattimento >

Seguì un altro silenzio carico di interrogativi.

< ti ho già risposto >

< perchè non capisci mai niente ?! > s'infervorò Sanji all’improvviso.

Il moto d'irritazione che gli si era creato dentro lo invitava a tirargli un pugno e tornarsene in cucina, ma strinse i denti e non mosse un muscolo.

Sospirò profondamente, facendo mente locale su come far recepire meglio il messaggio.

< mi spiego meglio > continuò pazientemente  < ... puoi usarla senza spade ? >

Lo Spadaccino riprese vita allargando una palese smorfia sul viso, come se avesse sentito la più grande blasfemia del secolo.

< e perchè mai ?! A che diavolo mi servirebbe ? >

Vide l'altro continuare a contemplarlo con occhi attenti, come sperando imperterrito in un'altra risposta.

Rimase di nuovo in attesa anche lui.

Quel silenzio lo stava innervosendo, sembrava quasi di trovarsi davanti ad un bambino capriccioso; se quel damerino avesse avuto qualcosa da dire, che lo dicesse e in fretta !

< peccato > formulò infine Sanji.

E così dicendo stese la schiena a terra sul tiepido legno della nave, lasciando che la mano scorresse verso la tasca della giacca a cercare il pacchetto di sigarette.

Dopo questa rivelazione, ne aveva bisogno.

Senza aver avvertito alcun rumore se non un fruscio indistinto, si trovò il polso della stessa mano bloccato e un’intera ombra a sovrastarlo.

Rimase immobile, incerto, riuscendo a vedere a mala pena il volto di Zoro in controluce.

< per quale dannato motivo me lo chiedi, Cuoco ? > lo sentì chiedere.

Odiava lasciare i discorsi a metà e soprattutto odiava quando quel biondo giocava a fare il misterioso.

< non ci arrivi da solo, stupida Testa d'Alga ? > ribatté Sanji.

< vuoi che ti affetti ? >

< no. Vorrei che usassi quella tecnica su di me, ma senza quelle tue fottute katane >

Di fronte ad un grande sogno infranto si era deciso a sputare la verità.

Ma il Vice-Capitano non sembrava bersi nemmeno una parola di tutto quello.

< MA CHE CAZZO VAI DICENDO ? > ringhiò.

Subito dopo scattò in piedi, abbassando ed alzando velocemente il petto come per controllare il respiro.

Cos'era, una dannata dichiarazione quella ?

S'incamminò verso la parte opposta della nave, dando le spalle al compagno.

< dove credi di andare ? È ora di cena. Non aspettarti che ti porti io da mangiare >

< non rompere. Devo andare ad allenarmi  >

La risposta fu secca, ma allo stesso tempo sembrò essere lasciata a mezza via e il biondo vi colse qualcosa.

Vi colse la migliore soddisfazione al suo capriccio.

Sogghignò.

< mi raccomando. Torna da me quando ci sarai riuscito ... > dichiarò a voce piuttosto alta.

L'affermazione fece fermare lo Spadaccino ormai distante una decina di metri, che si girò fissandolo e dal nulla sfoderò un ghigno dei suoi.

< ci puoi scommettere, bastardo > replicò.

Poi sparì, lasciando il Cuoco da solo ad inebriarsi nel tabacco della sigaretta appena accesa.

Il dubbio non lo attanagliava più.

In quel momento, sentiva crescere dentro di sé solo il più forte desiderio fisico che avesse mai provato.

 

 

 

 

*Spirito del Demone Ashura (鬼気九刀流 阿修羅, kiki kyuutouryuu ashura): utilizzando questa tecnica, Zoro appare come la reincarnazione di un demone a tre facce e sei braccia, usando solo il suo spirito combattivo.

[ Wikipedia power >

 

Buonsalve !
Nessuna pretesa e poca carne al fuoco in questa Oneshot,

ma credetemi quando dico che ho passato giorni ad arrovellarmi su questa ipotesi, ahah

Fatemi sapere cosa ne pensate voi,

ogni recensione e/o critica è sempre costruttiva e ben accetta J

 

Bye~

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