Frammenti di memoria

di AlessiaDettaAlex
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First - Spiaggia d'estate il mattino presto ***
Capitolo 2: *** Second - Notte di pesca al porto vecchio ***
Capitolo 3: *** Third - Un brano di chitarra classica ***



Capitolo 1
*** First - Spiaggia d'estate il mattino presto ***



Spiaggia d’estate il mattino presto
 
La spiaggia giallo chiaro, a poche ore dal sorgere del sole d’estate, ha un suo fascino particolare. Il mare, evanescente a causa dei riflessi dell’astro nascente sulle sue acque, luccica placidamente nel tremolio della sua superficie. Il tratto di spiaggia tra la riva e la strada sembra molto più esteso senza l’ingombrante presenza delle persone che brulicano sulla sabbia nelle ore più calde della giornata.
Lì quel giorno io passeggiavo, rassicurata dal fatto che sarebbero passate ancora delle ore prima di incappare nel caos delle famiglie che vanno al mare verso metà mattinata. La bella stagione era appena iniziata e io attendevo l’arrivo di un’amica lontana, che sarebbe venuta a trovarmi per un giorno intero. C’era nell’aria un forte odore di pescato, e alcuni pescatori parlottavano animatamente sulla riva mentre pulivano le reti e riempivano dei catini di cozze e piccoli pesci. All’orizzonte, alcune imbarcazioni ancora rientravano dalla notte in mare aperto.
Una canzone, ascoltata la sera prima, continuava a tornarmi alla mente. Mi tolsi i sandali e bagnai i piedi: l’acqua era bassa e cristallina, ma così fredda che mi pungeva le caviglie; cominciai ad avanzare inseguendo un piccolo branco di pesciolini argentei che nuotava a scatti sul fondo sabbioso. Inspirai a fondo, gustandomi il sapore dell’estate.
Non abitavo sulla spiaggia più bella d’Italia, ma non l’avrei sostituita con nessun’altra.






 
N.d.A.
Non so perché mi sono messa a pubblicare questo, adesso. Sto raccogliendo i miei ricordi da un po' - come una vecchietta, sì - ed è un lavoro potenzialmente infinito. Ma boh, mi andava di avere un posto dove poterle anche condividere e riceverne anche giudizi stilistici (perché di contenuto non è che ci sia granché).
Con o senza recensioni, questo si prospetta essere il lavoro di una vita intera. Quindi continuerò a pubblicare.
Grazie se siete entrati e avete sprecato un minuto della vostra vita a leggere questa cosa.
Grazie davvero,
Alex

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Capitolo 2
*** Second - Notte di pesca al porto vecchio ***



Notte di pesca al porto vecchio
 
Camminavo, rabbrividendo un po’ per il freddo, sull’asfalto sassoso e sfatto del porto vecchio. Le notti estive in quel luogo, non so perché, avevano la strana capacità di attrarmi e spaventarmi assieme: mi strinsi tremando nella mia giacca di jeans con un sorriso d’eccitazione sulle labbra. Sotto le luci dei lampioni color arancio insetti di ogni grandezza si intrecciavano tra loro, ora volando via, ora accostandosi al vetro rovente. Più in là uno stormo di gabbiani zampettava silenzioso sull’asfalto nero, lasciando grosse piume bianche e grigie ovunque. In mezzo agli scogli ammassati  lungo il bordo sinistro della stradicciola, qualche grillo cantava.
Mio padre mi raccomandò di seguirlo attentamente lì dove gli scogli sembravano essere più sicuri, per evitare di cadere e il rischio che sbucasse, improvvisamente, qualche grosso ratto dai canini taglienti. Lui aveva pronta la canna da pesca, i retini e gli starlight, le luci chimiche che utilizzava per veder meglio il galleggiante nel mare. Mi appollaiai su uno scoglio, guardando il cielo. Le stelle, fredde e distanti, luccicavano. In lontananza, verso la costa gremita di luci e di ragazzi, si sentiva risuonare il ritmo travolgente della musica house proveniente dalle discoteche all’aperto: il suono andava e tornava portato dalle correnti d’aria notturne, a tratti talmente chiaro da riuscire a sentire la voce del deejay, a volte così debole che finiva per scomparire inghiottito dal silenzio.
Afferrai il retino che mio padre aveva portato per me e, dopo essermi sistemata sulla fronte la torcia apposita, saltai di scoglio in scoglio fino a raggiungere la zona dove i massi sprofondavano in mare. Si sentiva l’eco liquida delle onde che entravano e uscivano dalle insenature rocciose, in un rimescolio continuo e sommesso. Mi chinai a scrutare gli anfratti immersi sotto qualche centimetro d’acqua: tra le alghe che ondulavano seguendo la debole corrente notai finalmente due puntini rosso-arancio che brillavano colpiti dalla luce della mia torcia. Avvicinai il retino all’acqua, infrangendone la superficie; i puntini si mossero appena intuendo il pericolo, e io con agilità tuffai subito il resto del retino.



 
N.d.A.
Una delle esperienze che ricordo con più affetto in assoluto. Il porto vecchio del mio paese è qualcosa di indimenticabile, così come tutte quelle nozioni di pesca che papà mi ha impartito anche se non volevo. A tutt'oggi, comunque, gli sono grata di avermi fatto fare queste esperienze. Perché ovviamente non pescavo solo gamberetti, eh...
Peccato solo che i gamberetti ormai non ci siano più ç_ç
Grazie a chi ha letto,
Alex

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Capitolo 3
*** Third - Un brano di chitarra classica ***



Un brano di chitarra classica
 
L’aula della terza B, dove facevo lezione di chitarra, sembrava avere tutt’altro odore di pomeriggio. Sapeva di legno, di polvere, di corde metalliche appena cambiate. Era un odore che si diffondeva mentre suonavamo, che si attaccava alle pareti e che a volte risentivo la mattina dopo quando rientravo in classe.
Dalle aule accanto arrivava fioca la melodia incerta di un violino, intervallata dalle note squillanti di un flauto traverso. Di fronte a me uno spartito punteggiato di note, uno Studio per chitarra classica di Sor. Cominciai a suonare: la stanza si riempì dell’eco dei bassi e dell’arpeggio rapido, in un’armonia che seguiva quell’Allegretto scritto all’inizio del foglio, che cresceva e diminuiva di colpo, come seguendo le onde di un mare invisibile, creato dalle mie dita che pizzicano le corde. L’odore pungente di metallo e nylon si spandeva sempre di più, in concomitanza con l’avanzare del brano.
Poi, il finale: un rallentato, con sentimento. L’accordo conclusivo rimase sospeso nell’aria.
I pini marittimi fuori dalla finestra si muovevano leggermente, in ascolto. Passai le dita sulle corde, fermandone il suono con un leggero attrito. Respirai a fondo come per godermi quel momento unico: il momento conclusivo dell’esecuzione di un brano mi lasciava sempre una sensazione di pace e soddisfazione.
Il professore mi diede qualche consiglio, notò due o tre errori e infine si congratulò.
Il saggio di fine anno era vicino.

[229 parole]



 
Note di me.
Ah, bella la chitarra classica. Bello Fernando Sor. Belle le medie <3
Spero vi sia piaciuta,
Alex

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