Un piccolo arcobaleno di perfezione.

di BettyLovegood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: ricatti tra amici. ***
Capitolo 2: *** La regina di ghiaccio colpisce ancora. ***
Capitolo 3: *** Raggio di sole. ***
Capitolo 4: *** Il primo disastroso appuntamento finito bene -o abbastanza bene- della storia. ***



Capitolo 1
*** Prologo: ricatti tra amici. ***


Nickname Autore su Efp: BettyLovegood
Nickname Autore su Forum: Demigod_
Titolo: un piccolo arcobaleno di perfezione.
Tipologia: raiting verde. 
Note: storia partecipante al contest La lirica della Coppia Felice indetto da MichiGR sul forum di Efp.
Generi: romantico, comico.
Avvertimenti: nessuno.
Nda: questo primo capitolo, o prologo -fa lo stesso- è nato all'improvviso. Non sapevo come iniziare la storia ed è improvvisamente spuntata fuori questa idea.
Non ho niente da dirvi oltre che si tratta della mia ennesima Caleo (li amo, capitemi :3) e che è una mini-long di soli quattro capitoli (prologo compreso).
Dato che praticamente è già finita aggiornerò una volta a settimana. Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate.
B. <3

Ti piace qualcuno a cui non puoi piacere
perché è più facile sopravvivere all'amore non corrisposto,
piuttosto che ad un amore non più corrisposto .
John Green.
 
PROLOGO: RICATTI TRA AMICI.
 



*Leo chiama Piper.*

-Pips ho bisogno di te.-
-Non la chiamerò mai.-
-Ti prego Piper! Non posso continuare a vivere così!-
-Leo non mi intrometterò mai in questo casino!-
-Ti pregoooooo.-
-NO!-
-Piper giuro che rivelerò a Jason del tuo bacio con Ottaviano!-
-E’ stato un incidente! Quell’essere stava distruggendo il mio amato orsetto di peluche.-
-E di preciso, come siete finiti l’uno sulle labbra dell’altro?-
- Quell’idiota mi ha ricattato. Non potevo certo far squartare il mio piccolo Jasonuccio. E poi è stato un bacio veloce, a stampo.-
-Il tuo orsetto di peluche ha il nome del tuo ragazzo?-
- Qualche problema? –
      *Risata di Leo.*
-Vuoi essere aiutato o no?-
-Oh, giusto. Certo che voglio essere aiutato. Ho un grave problema.-
-Leo è solo una ragazza.-
-Si, ma è la ragazza più straordinariamente problematica che io abbia mai incontrato.-
-Valdez, tutte le ragazze di cui mi parli sono problematiche.-
-Lei è diversa.-
-Se lo dici tu.-
-Mi aiuti o no?-
-No.-
-Non era una domanda.-
-Okay. Dimmi cosa ti piace di lei.-
-Tutto.-
-Qualcosa in particolare?-
- Calypso, il suo nome. E’ così melodioso. Prova a ripeterlo, Calypso. Non è meraviglioso? -
-La cosa più bella del suo aspetto fisico?-
-I suoi occhi, sembrano infiniti pozzi del caramello più dolce che ci sia.-
-Da quando sei così smielato? Comunque, sorridi quando sei con lei?-
-Sempre, soprattutto quando mi sgrida.-
-Qual è la cosa più dolce che le hai detto?-
-Quando sto con te non riesco a non essere felice.-
-Cosa ti ha risposto?-
-Mi ha tirato un vaso di fiori in testa e se ne è andata.-
-Aspetta, cosa?-
-E’ tornata indietro però. Ha recuperato il vaso e si è scusata con le piante per quel trattamento.-
-Ora voglio sapere la cosa più dolce che ti ha detto lei.-
-Mmmh. Sparisci stupido idiota?-
-Leo, sei innamorato di lei?-
-Se innamorato significa che penso in ogni istante a lei, che ripeto il suo nome all’infinito, che non riesco a starle lontano nemmeno un minuto, che rivedo ogni notte il suo viso illuminato dal chiarore della luna, che sento il suo profumo di cannella ovunque, che..-
-Okay, okay. Ho capito. Sei innamorato di lei. E ricambia?-
-Pips mi ha tirato in testa un vaso di fiori e si è scusata con i fiori. Appena mi ha visto mi ha urlato contro che sono un danno visivo per le sue amate piantine. Non credo proprio che ricambi.-
-Mmmh. Okay. Parlo con lei e ti faccio sapere.-
-Grazie Pips, sei un’amica.-
 
 
 
*Piper chiama Calypso*

-Potresti dire al tuo amico di smetterla di venire a rompermi le scatole?-
-Ciao anche a te Calypso.-
-Scusa Pips è che ultimamente sono un po’ stressata.-
-Come mai?-
-Troppe cose da fare e idioti che mi rovinano le piante.-
-Leo?-
-Conosci qualche altro idiota?-
-Oh, ne conosco fin troppi. Come mai Leo ti irrita così tanto?-
-Mi sta sempre attorno, con quelle sue stupide battute e quel suo sorriso sempre stampato in faccia, che se non fosse il suo lo troverei perfino attraente.-
 -Aspetta, cosa hai detto?-
-Che fa battute stupide.-
-No, dopo.-
-Che ha quel suo stupidissimo sorriso sempre stampato in faccia.-
-Calypso tu hai detto che trovi il suo sorriso attraente.-
-No. Io ho detto che se NON fosse il suo lo troverei attraente.-
-Fa lo stesso. Leo ti piace.-
-Ma neanche per sogno! Non lo sopporto.-
-E allora perché stiamo parlando di lui?-
-Perché tu me l’hai chiesto.-
-Si, ma TU hai iniziato questa conversazione nominando lui.-
-Pips, non mi piace. E’ irritante, indisponente e anche stupido.-
-Okay, non ti piace. Ora posso chiederti una cosa?-
-Certo.-
-Di che colore sono gli occhi di Leo?-
-Che razza di domanda è? –
-Rispondi-
-Sono color nocciola.-
-E i suoi capelli?-
-Castano scuro. Perché queste domande?-
-Qual è il suo colore preferito?-
-Il rosso. Pips, cosa…-
-Ora rispondimi velocemente, senza pensarci.-
-Pips..-
-Fallo.-
-Okay.-
-Cosa ti piace del suo viso?-
-Le sue labbra, sono così tremendamente morbide. Ti viene voglia di morderle.-
-CALYPSO!-
-Cosa? No, non posso averlo detto sul serio.-
-Si che l’hai detto!.-
-Stavo solo pensando ad alta voce.-
-CALYPSO!-
-Oh, dei. No. No. No. No. A me non piace Leo Valdez.-
-Ma ti piacciono le sue labbra.-
-Si, cioè no. Oh cavolo Pips smettila!-
-Ma l’hai detto tu!-
-Era solo un pensiero. Lui non mi piace, e non provare a dire il contrario.-
-Okay.-
-E non devi dirgli niente!-
-Okay.-
-Pips….-
-Cosa?-
-Sul serio, non puoi dirglielo.-
-Certo che no. –
-Bene.-
-Glielo dirai tu al vostro appuntamento di domani sera.-
-Io non ho mai accettato un appuntamento da Leo.-
-Lo so, ma lo farai.-
-NO!-
-Ma non ti piacevano le sue labbra?-
-NO! Piper non lo farò…-
-Aspetta, come avevi detto? Sono così tremendamente morbide che ti viene voglia di morderle. Mi sa che Leo avrà un infarto quando glielo dirò.-
-Okay, okay. Ho capito. Dovrò farlo per forza, giusto?-
-Solo un’uscita, niente di più.-
-Giuro che questa me la paghi McLean.-
-E’ un si?.-
-E’ un devo farlo per forza quindi si.-
-Fantastico, riferirò subito al ragazzo dalle labbra morbide.-
* Imprecazioni di Calypso *
-Ehi Cal.-
-Cosa vuoi ancora?-
-Leo è un bravo ragazzo. E’ stato difficile per lui riprendersi dopo l’ultima relazione, quindi trattalo bene.-
-Oh. Okay.-

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Capitolo 2
*** La regina di ghiaccio colpisce ancora. ***


Note di B.
Lo so, lo so. Non dovevo pubblicare fino alla settimana prossima, ma purtroppo mi hanno appena detto che non avrò il pc disponibile quindi ho deciso di pubblicare ora :3
Ed eccomi qui! :D
Ho da dirvi solo una cosa su questo capitolo:
Amo Piper e amo il fatto che sia tanto legata a Leo. L'ho sempre vista come una sorella per lui, una sorella ti tira su e ti fa ritornare a sorridere.
Tranne le mie, loro mi tirano solo giù, sempre più giù. (Scherzo. Vale, Mary e Chicca vi voglio bene. Siete la mia ispirazione per le scene disastrose :3 )
Beh, detto questo vi auguro buona lettura e -come sempre- fatemi sapere cosa ne pensate. ^^




 
CAPITOLO 1: LA REGINA DI GHIACCIO COLPISCE ANCORA.

Il rumore della sveglia risuonò nella piccola stanza per ben cinque minuti.
Leo nascose la testa nel cuscino, ignorando l’assordante suono.
Aveva sonno e non aveva voglia di alzarsi per andare a lezione, soprattutto dopo l’incontro della sera precedente.
Qualcuno ovviamente non la pensava come lui.
Diversi, forti, battiti alla porta lo fecero sobbalzare, facendolo finire a terra.
-Valdez alzati subito!.-
La voce di Piper arrivò dalla porta chiusa.
Il ragazzo imprecò, massaggiandosi la testa che aveva sbattuto.
Aprì la porta sbadigliando.
-Alla bon’ora!- esclamò la ragazza entrando.
Leo chiuse la porta e seguì la sua amica in silenzio.
-Potresti spegnere questo casino?-
La canzone degli AC/DC, ovvero la sua sveglia, suonava ancora a tutto volume.
Il ragazzo la spense e si gettò sul letto a faccia in giù.
-Sbrigati che facciamo tardi.- l’ammonì l’amica, dandogli uno schiaffo sul braccio.
-Non vengo a lezione oggi.- disse lui, senza muoversi.
-Andiamo Leo, oggi hai meccanica. Tu non puoi saltare una lezione del genere!- Esclamò la ragazza.
Leo sbuffò. –Non ne ho voglia.- disse alzando la faccia dal cuscino per guardare Piper.
Piper alzò un sopracciglio, guardando il ragazzo con sospetto.
-Cos’è successo, Leo?- Gli chiese facendolo voltare verso di lei.
-Niente.- replicò lui in fretta, evitando gli occhi  indagatori della ragazza.
Piper sbuffò. Si buttò su letto e fece alzare il viso del ragazzo dal cuscino.
-Leo Valdez non salterebbe mai e poi mai una lezione di meccanica. Mai.- spiegò la ragazza, guardando il viso dell’amico. –Allora?-
-Allora cosa?- chiese Leo mettendosi a sedere.
Piper alzò gli occhi al cielo. –Cosa è successo?- domandò nuovamente.
-Niente.- ripetè  lui.
-Oh, andiamo Leo, sono la tua migliore amica da quando avevamo dieci anni, non puoi mentirmi.- Esclamò la ragazza fissando il volto di Leo.
Se ne stava seduto a gambe incrociate sul letto, gli occhi bassi e le mani ferme.
No, quello non era il suo migliore amico.
Leo Valdez era la persona più chiassosa che avesse mai conosciuto.
Parlava in continuazione, sorrideva sempre e non stava mai fermo.
Leo era così e non cambiava mai. Solo dopo la rottura con la sua fidanzata Chione, per qualche giorno era diventato cupo e silenzioso da far invidia perfino a Nico Di Angelo.
Aveva tutte le ragioni per farlo dato che aveva scoperto che la bella bionda di cui si era follemente innamorato  l’aveva tradito con il primo che passava, ovvero un idiota alto e palestrato di nome Zete.(*)
-Hai visto Chione.- intuì la ragazza.
Al nome della sua ex Leo si lasciò cadere nuovamente sul cuscino con un lamento.
Piper seppe di aver fatto centro.
-Dove stava quella stronza?- chiese.
Leo alzò la testa dal cuscino, con aria stupita. Piper non era una ragazza volgare, non usava mai parolacce, ma quando si trattava di quella ragazza le salivano i nervi.
Non era dovuto solo al fatto che aveva preso in giro e fatto soffrire il suo migliore amico, quella ragazza non le era andata mai a genio.
Non aveva mai capito come mai una delle ragazze più popolari della scuola si fosse interessata a Leo. Non che Leo fosse un brutto ragazzo, solo che non era proprio il tipo che attirava l’attenzione di quel tipo di persone. Insomma non era come Jason o Percy, i più belli della scuola con cui tutti e tutte si vorrebbero fermare a parlare. Leo era solo Leo e basta, niente di più e niente di meno.
Leo era il bambino che a dieci anni aveva costruito una girandola con i fermagli per i capelli di Piper solo per farla smettere di piangere.
Leo era il ragazzo che a quattordici anni aveva saltato la scuola e si era preso una sgridata dai genitori solo per aiutare Percy con il suo motorino rotto.
Leo era il ragazzo che lavorava in un’officina meccanica per guadagnarsi i soldi per vivere.
Leo era insomma un ragazzo speciale, il più speciale che lei avesse mai conosciuto e Chione, nei suoi quasi due mesi di relazione con lui, non l’aveva capito.
-E’ venuta in officina ieri sera.- spiegò il ragazzo, torcendosi le mani.
-E cosa voleva?- chiese Piper, sentendo la rabbia crescere.
Leo sospirò. –Aveva avuto un guasto alla macchina.-
-Non mi dirai che gliel’hai riparata !- Piper si alzò in piedi, fissando intensamente il ragazzo.
Leo emise un gemito. –Beh, stavo per farlo.-
-LEO!- urlò Piper, con sdegno.
-Ma non l’ho fatto!- Aggiunse velocemente l’amico, guardando la ragazza negli occhi.
Piper assunse un’aria interrogativa e Leo sospirò sconfitto.
Sapeva di dover dire tutta la verità all’amica.
-Quando l’ho vista ho cercato di nascondermi e di mandare qualcun altro ad aiutarla, poi mi sono ricordato che se ne erano già andati tutti, così mi sono fatto coraggio e l’ho affrontata.- raccontò Leo
-E lei cosa ha fatto? – domandò Piper, tornando a sedersi al fianco dell’amico.
-Mi ha detto che la sua macchina era guasta e che gliela dovevo riparare al più presto.-
-Leo, intendo dire cosa ha fatto quando ti ha visto?- chiese nuovamente la ragazza, con infinita pazienza.
Leo abbassò gli occhi. –Oh, beh… Lei ha fatto finta di non conoscermi, era in compagnia di Ethan Nakamura, non poteva far certo sapere al suo nuovo ragazzo che mi conosceva.-
-Che stronza!- esclamò Piper forte. –Così ha lasciato anche quel bamboccio di Zete per stare con Ethan. E’ proprio una tr…-
-PIPS!- la interruppe Leo, urlando. –Ho afferrato il concetto, grazie.-
-Scusa, ma odio quella ragazza.- spiegò Piper con un mezzo sorriso.
-Già, anche io- aggiunse Leo con un sospiro.
-E poi? Che cosa hai fatto?- continuò la ragazza, dopo un attimo di silenzio.
-Stavo controllando la macchina per scoprire quale fosse il problema, quando lei ha iniziato a blaterare che dovevo sbrigarmi e che non sapevo svolgere il mio lavoro, e lei sa benissimo che non è vero, dato che le ho riparato l’auto tantissime volte. Mi ha chiamato nullità circa dieci volte in cinque minuti.- Leo prese un respiro, stringendo i pugni. –Ad un certo punto mi sono stancato e le ho urlato contro che forse l’auto si era rotta perché era stanca di sentire le sue stronzate.-
Piper emise un verso di esclamazione. –Grande Valdez! Lei cosa ha risposto?-
-Ha iniziato a urlare qualcosa contro i meccanici brutti con la lingua troppo lunga. Ethan è accorso subito in suo aiuto, voleva che chiedessi scusa alla ‘principessa’- Disse l’ultima parola con un verso disgustato.
-Sono scoppiato a ridere e gli ho detto che era lei che doveva scusarsi con me per avermi lasciato per il primo che passava e per avermi spezzato il cuore. Poi gli ho detto che l’auto aveva bisogno di una revisione e che sarebbe stata pronta il giorno dopo. Li ho cacciati fuori entrambi sbattendo la porta.-
Leo si lasciò cadere nuovamente sul letto, con uno sbuffo.
-Leo sai che non devi stare male per lei, non si merita neanche questo.- Gli disse Piper stendendosi al suo fianco.
Leo annuì piano. –Lo so, ma mi chiedo se mi ha mai amato in tutti quei mesi o se mi ha preso solo in giro.-
Leo sospettava da tempo che la sua relazione con la bella Chione non avrebbe avuto lunga durata, ma non pensava che andasse a finire così.
Chione con lui era sempre stata diversa, sorrideva, scherzava e non aveva quella sua aria di superiorità che aveva –e ha tutt’ora- sempre.
Non aveva mai capito cosa la ragazza avesse visto in lui, insomma lui era basso, mingherlino e i suoi capelli erano un cespuglio ingarbugliato. Non era affatto il tipo ragazzo adatto a Chione: alta, snella, con una chioma lunghissima bionda e tremendamente bella.
Chione era conosciuta come la regina di ghiaccio, una ragazza che non lasciava trapelare i suoi sentimenti e che soprattutto non prestava tanta attenzione ai ragazzi con cui stava. (Che erano sempre bellissimi e palestrati).
Proprio per questo Leo si era sorpreso di sentirla ridere ad una sua battuta, ed era rimasto ancora più sbalordito quando lei gli aveva chiesto di uscire.
Per non parlare del primo bacio che si scambiarono, fu dolce e caldo.
Niente a che vedere con il carattere della regina di ghiaccio.
Sembrava che Leo pian piano avesse imparato a sciogliere tutto quel freddo che la circondava.
Il ragazzo era felice con lei, e a volte anche la stessa Chione sembrava esserlo.
Ma dopo qualche settimana che si frequentavano Leo avvertì subito un cambiamento – non voluto certo da lui- nella loro relazione.
Chione era sempre più distante, il ghiaccio attorno a lei si stava riformando.
La ragazza si era stancata di Leo ed era ritornata ad essere la scorbutica regina di ghiaccio che dominava la scuola.
Tradì Leo con un bamboccio palestrato di nome Zete, e la loro relazione finì definitivamente.
Il ragazzo non ne era sorpreso, solo non si aspettava quel tradimento.
E soprattutto non si aspettava di essere trattato come uno straccio usato, vecchio e dimenticato quella sera in officina.
Piper al suo fianco gli strinse un braccio, con fare rassicurante.
Leo era grato all’amica per il suo sostegno. Piper era sempre li per lui ad aiutarlo nei momenti più tristi della sua vita.
Sospirò e si alzò dal letto.
-Ehi Miss Mondo so che sono super sexy, ma lasciami almeno respirare.- disse guardando l’amica.
Piper sorrise. –Il mio Valdez è tornato!- esclamò abbracciando forte il ragazzo.
Leo sorrise a sua volta. –Che ne dici di un gelato?- domandò afferrando il giubbotto da aviatore, abbandonato su una sedia.
Piper lo studiò dalla testa ai piedi. –Leo vorresti uscire in pigiama?-
Il ragazzo osservò i vestiti che aveva addosso: un paio di pantaloni del pigiama rossi, con diverse fiammelle di fuoco disegnate sopra e una T-shirt arancione -che gli aveva regalato Piper lo scorso Natale- con una scritta enorme: THE RAPAIR BOY IS HOT.
Alzò le spalle e si infilò le scarpe e il giubbino. –Non ho voglia di cambiarmi quindi stamattina esco così.-
Piper scoppiò a ridere, senza però ribattere. Era abituata alle follie di Leo, bastava pensare che andava girando per la scuola con una cintura per gli attrezzi. A cosa cavolo gli serviva?
Si alzò dal letto e seguì l’amico fuori.
-Oh, me ne stavo quasi dimenticando.- Disse mentre chiudevano la porta.
Leo si voltò verso di lei, curioso.
-La tua strabiliante amica ti ha procurato un appuntamento con Calypso Nightshade.- Piper fece un grande sorriso.
Il ragazzo guardò l’amica a bocca aperta. –Come ci sei riuscita? Quella ragazza mi odia!-
Piper alzò le spalle con noncuranza. –Non ti odia poi così tanto a quanto pare.-
-Sul serio Pips?- chiese Leo iniziando a saltellare, come faceva sempre quando era eccitato per qualcosa. –Ha accettato sul serio?-
Piper rise. –Si, stasera hai un appuntamento mio caro Valdez.-
Leo strinse Piper forte. –Sei la migliore McLean!- esclamò.
La ragazza sorrise, contenta di vedere nuovamente il suo amico sorridente.
-Ora mi devi un gelato, andiamo.- gli disse trascinandolo in strada.
Leo la seguì, continuando a sorridere.
 










(*) Lo so che Zete e Chione dovrebbero essere fratelli, ma quando ho pensato ad un idiota palestrato mi è venuto in mente solo lui ;3
So anche che Chione ha i capelli neri, ma io me la sono sempre immaginata bionda, non so perchè.
Capitemi! :D
Ultima cosa. Mi è venuto un dubbio enorme!
Leo aveva il giubbotto da aviatore, o era Nico? Aiutatemi D:

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Capitolo 3
*** Raggio di sole. ***


Note di B.
Al diavolo l'aggiornamento settimanale! xD
Ho altre due long in corso, così ho deciso di chiudere al più presto questa, dato che è l'unica già pronta. :3
Allora, ringrazio chi ha recensito/preferito/seguito. <3
Spero di ricevere qualche parere anche su questo penultimo capitolo ;D
Buona lettura! 

 
CAPITOLO DUE: RAGGIO DI SOLE.


 
Aveva conosciuto Calypso Nighshade per puro caso.
Stava provando a far volare il suo piccolo drago di metallo Festus, una delle sue ultime e meravigliose invenzioni.
Festus - come tutte le sue meravigliose invenzioni – aveva deciso improvvisamente di dare di matto. Mentre era in volo il telecomando con cui lo stava pilotando iniziò a cacciare scintille e a non funzionare più.
Il drago, che si trovava  a cinque metri da terra, scese in picchiata diritto su una serra piena di piante.
Leo provava sempre le sue invenzioni in posti disabitati –soprattutto dopo l’ultima volta che aveva rischiato di tagliare la testa ad un bambino con il suo areoplanino mal funzionante.
Quel giorno si era diretto con il suo motorino in un terreno abbandonato, dove una volta sorgeva un vecchio luna-park. Tra le carcasse delle vecchie giostre abbandonate aveva fatto volare Festus, e ci era riuscito anche più di una volta.
La terza volta purtroppo era andata male e il drago era precipitato sulla serra, provocando qualche danno.
Convinto che non ci fosse niente di vivo – a parte topi e uccelli – Leo si diresse verso il luogo dell’incidente con molta calma.
Una volta arrivato si ritrovò davanti la ragazza più bella – e arrabbiata -  che avesse mai visto.
Aveva i capelli lunghi e castani, raccolti in una coda, gli occhi color caramello e il corpo avvolto in una salopette sporca di fango. Era splendida.
Quando la ragazza lo notò iniziò ad urlare contro di lui. Leo ancora adesso non ricorda precisamente tutti gli insulti che gli rivolse, ricorda solamente che rimase per ben cinque minuti a fissare il suo volto arrabbiato e ad ascoltare la sua voce.
Solo quando la ragazza gli gettò addosso la carcassa del suo drago si riprese.
-Allora? – strillò la ragazza. – Brutto idiota vuoi dirmi cosa ci fai qui?-
Leo osservò la ragazza. Agitava le mani in modo nervoso. –Ehi raggio di sole sta calma.- le disse recuperando Festus che era caduto nuovamente a terra.
-Non chiamarmi raggio di sole!- sbottò la ragazza, facendo roteare la coda di cavallo.
-Scusami raggio di sole, ma non so ancora il tuo nome.- le fece notare il ragazzo alzando un sopracciglio.
-Il mio nome non è importante, ora vedi di ripagarmi il danno che hai fatto.- La ragazza indicò il buco sulla serra che Festus aveva creato.
Leo studiò il buco, niente di che, bastava un’oretta di lavoro e tutto risolto.
-Posso aggiustarlo.- Le disse mettendo mano alla sua cintura per gli attrezzi che portava sempre in vita.
-Oh no.- La ragazza gli bloccò la mano, decisa. –Non ti lascerò certo combinare altri disastri.-
Leo sbuffò. –Sono un meccanico mia cara e posso riparare praticamente tutto.-
La ragazza stette un attimo zitta, come per valutare la proposta, poi sospirò sconfitta.
-Ok – disse infine. –Ma un altro disastro e giuro che ti faccio arrestare-
Leo rise. –Agli ordini raggio di sole!- esclamò Leo, facendo un saluto militare.
La ragazza sbuffò forte e si diresse verso delle piante.
-Mi chiamo Calypso.- disse. –Ora non chiamarmi più raggio di sole.-
-Calypso.- ripetè Leo mentre posizionava una scala per salire sul tetto bucato. –Bel nome.-
Calypso alzò lo sguardo su di lui e sorrise debolmente. –Grazie.-
Passarono il resto del tempo in silenzio, Leo sistemava il tetto e Calypso le piante – come diceva lei – ferite.
Dall’alto Leo potè studiare meglio quel posto.
Era una grande casa, una di quelle vecchie abitazioni di campagna.
Su lato destro della casa c’era la serra, dove si trovavano loro due, piena di piante di ogni tipo, davanti c’era un enorme giardino ed un laghetto con tanto di pontile e barchetta legata ad esso. Sul lato sinistro invece si intravedeva il vecchio luna-park dove aveva fatto volare Festus, mentre sul retro della casa c’era un enorme bosco che si espandeva -da quanto riusciva a vedere da lassù-per chilometri.
Leo finì il lavoro prima del previsto. Calypso era rientrata in casa per prendere chissà cosa, e mentre l’aspettava Leo iniziò a guardarsi intorno.
Oltre ai milioni di piante stipate un po’ dappertutto – sui tavoli, a terra, appese con ganci- infondo alla serra c’era una piccola fontana che gocciolava.
Leo si avvicinò e la studiò. Aveva un problema di perdita, poteva ripararlo facilmente e , dato che odiava vedere le cose rotte, si mise al lavoro. In pochi minuti la fontana era come nuova, Calypso però non era rientrata.
Così si concentrò su qualcos’altro. Aggiustò tre tavoli e ben sette ganci prima di vederla ritornare con un vaso pieno di terriccio.
-Hai finito.- disse osservandolo. Leo annuì.
La ragazza studiò il lavoro di Leo con sguardo critico, poi sorrise.
-Bel lavoro.- commentò.
Il ragazzo sorrise felice.
-Ora puoi andare, e non tornare mai più.- aggiunse poi, facendo sparire il sorriso dal volto del ragazzo.
Leo si era talmente abituato a lei, che le sembrava strano non doverla vedere mai più.
Calypso porto il suo vasetto di terriccio alla fontana, senza degnare di uno sguardo il ragazzo.
Leo sospirò, raccolse i suoi attrezzi  fece per andarsene, ma la ragazza lo richiamò.
-Sei stato tu?- chiese indicando la fontana ora ben funzionante.
-Si beh, perdeva, ho dovuto solo stringere un po’ il rubinetto e…-
-Grazie.- lo interruppe lei inclinando leggermente la testa, come per osservarlo meglio.
-Si beh, ti ho aggiustato anche quei tre tavoli li e i ganci che non tenevano più.- spiegò il ragazzo alzando le spalle.
Calypso gettò un’occhiata ai tavoli e ai ganci alla sua destra, poi si voltò nuovamente verso Leo.
-Vieni.- gli disse mentre posava il vaso di terriccio a terra.
-Cosa? Non dovevo andarmene?- domandò il ragazzo confuso.
Lei si voltò verso di lui, con aria un po’ offesa. –Se vuoi puoi anche andare via, volevo solo offrirti una tazza di tè dato che hai riparato tutte quelle cose senza che io ti dicessi niente.-
-Oh. No, non devo andare via. Voglio…, cioè posso restare.- balbettò il ragazzo, abbozzando un sorriso.
Calypso proseguì la sua camminata verso la casa.
Passarono attraverso una porta di legno spessa che collegava la serra all’abitazione. Calypso fece entrare il ragazzo e poi se la richiuse alle spalle con una grossa chiave che portava legata al collo.
Si ritrovarono in un corridoio buio, illuminato dal rosso del tramonto, voltarono a destra, poi a sinistra, superando diverse stanze chiuse. Infine svoltarono nuovamente a destra e si ritrovarono in un’enorme cucina, collegata con un ancora più enorme salotto.
Calypso fece accomodare il ragazzo su un divano rosso- che stonava decisamente con l’arredamento antico della casa- e si diresse verso la cucina.
Leo si guardò intorno: davanti a lui c’era un tavolo rotondo in legno scuro, una radio di quelle vecchie e antiquate ronzava piano nell’angolo destro del salone, vicino ad un enorme pianoforte a coda interamente bianco.
Sulla sua testa pendeva il lampadario più imponente che avesse mai visto: grosse gocce di quello che sembrava cristallo scendevano giù, seguite da piccole perline infilate una dietro l’altra.
La cosa che lo incuriosì è che il lampadario era spento: tutta l’illuminazione proveniva da una decina di candele sparse intorno a lui.
Si chiese se l’elettricità ci fosse in quel luogo.
Calypso tornò nel salone con un enorme vassoio decorato di fiori verdi con sopra due tazze fumanti e un piatto di biscotti al cioccolato.
Posò il tutto sul piccolo tavolino che avevano di fronte e afferrò una tazza.
-Grazie.- mormorò il ragazzo prendendo il suo tè.
Calypso alzò le spalle e addentò un biscotto. Rimasero in silenzio per un po’, entrambi leggermente imbarazzati.
La vecchia radio sembrava essere l’unica fonte di rumore e Leo si concentrò su quella.
-Avrebbe bisogno di un’occhiata. – disse indicando la radio. –Posso?-
Calypso annuì e lo osservò mentre armeggiava con la radio, in pochi minuti il vecchio ronzio fu sostituito da una dolce musica lenta.
-Fatto.- esclamò il ragazzo, sorridendo e tornando al divano.
Calypso ricambiò il sorriso. –Grazie.-
Leo prese un sorso di tè, mentre si guardava intorno.
-Vivi qui tutta sola?- chiese. Il volto della ragazza si rattristò.
-Io sono sempre sola.- disse alzandosi per posare la sua tazza.
-Oh, mi dispiace.- Leo studiò la ragazza. Gli dava le spalle e non seppe dire se voleva semplicemente andarsene o rimanere lì.
A Leo venne un forte impulso di abbracciarla.
-Non c’è bisogno di dispiacersi, sto bene così.- La ragazza si voltò verso di lui, con un sorriso decisamente finto – e Leo se ne intendeva di sorrisi finti- stampato in volto.
-Tutti hanno bisogno di qualcuno al proprio fianco.-  disse il ragazzo, guardandola negli occhi. –Un amico, un cane, un fidanzato. Qualsiasi cosa va bene.-
Calypso fece un verso di scherno. –E a cosa serve? Tanto tutti prima o poi ti abbandonano. Amici, cani e fidanzati.-
-Dipende che tipo di amici, cani o fidanzati tu abbia incontrato.- Replicò il ragazzo con un sorriso. –Ad esempio io non avrei mai abbandonato una bella ragazza come te.-
Calypso scoppiò a ridere. Era una risata senza emozioni, spenta.
-Facile a dirsi, difficile a farsi.- gli disse. Prese le tazze e il vassoio e sparì in cucina, lasciandolo solo con una vecchia canzone disco che risuonava nel salone.
Aspetto una ventina di minuti il suo ritorno, seduto sul divano rosso, in compagnia della vecchia radio.
Alla fine decise di andarsene. Mentre usciva si voltò verso la grande casa buia, una piccola luce proveniva dal piano superiore e chissà perché era convinto che Calypso lo stesse osservando.
Dopo quella giornata Leo non tornò più a casa sua, però la intravide diverse volte a scuola.
Frequentava il corso di storia con Piper e Leo aveva pregato l’amica di avvicinarsi a lei.
Quel che voleva era che Calypso avesse un’amica, niente di più.
Voleva farle capire che non si è mai soli al mondo e che a qualsiasi problema si può rimediare.
Calypso e Piper stavano bene insieme, si confidavano proprio come delle vere amiche, uscivano insieme a fare shopping e altra roba da ragazze.
Piper l’ha perfino aiutata ad aprire – grazie soprattutto all’aiuto del grande attore Tristan McLean, ovvero il padre di Pips -un piccolo chioschetto di fiori in centro.
Calypso passava le giornate lì e Leo andava spesso –per non dire sempre- a trovarla.
Cercava di aiutarla il più possibile, ma la ragazza non sembrava interessata alla sua amicizia o anche alla sua presenza.
Ma Leo non mollava mai. Ogni giorno si presentava al chiosco con un bicchiere di cioccolata e un pacco di biscotti, Calypso inveiva contro di lui, ma Leo rimaneva comunque tutta la giornata lì.
A volte combinava disastri, altre volte riparava qualcosa che non andava e pian piano Calypso si era abituato alla sua presenza.
Anche se continuava a chiamarlo idiota, omuncolo, stupido, babbeo, disastrato, e con altri tantissimi nomignoli, Leo sapeva che lo faceva con affetto.
Ormai sorrideva più spesso in sua presenza, rideva perfino alle battute idiote che faceva!
Aveva anche scoperto diverse cose  sulla vita privata della ragazza.
Suo padre era un argomento tabù. Non lo nominava mai, e quando lo faceva qualcun’altro il suo volto si rattristava.
Non aveva mai conosciuto sua madre, era morta dando alla luce lei.
Non aveva parenti vicini, così era rimasta tutta sola nella grande casa di famiglia in campagna.
La sua unica compagnia in quella vecchia abitazione erano le piante che coltivava.
Nonostante questi grandissimi passi avanti non aveva mai, e sottolineo mai accettato un suo invito per un appuntamento.
E il fatto che Piper ci fosse riuscita lo faceva sospettare parecchio.

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Capitolo 4
*** Il primo disastroso appuntamento finito bene -o abbastanza bene- della storia. ***


Note di B.
Come avevo precedentemente detto questa mini-long ha solo quattro capitoli.
Questo quindi è l'ultimo.
Mi sono divertita parecchio ad immaginare un appuntamento tra Leo e Calypso, soprattutto perchè Calypso non voleva questo appuntamento.
Per me Leo e Calypso sono quei due descritti di seguito, non so se molti concorderanno con me, ma io li vedo così. :33
Beh, spero vi piaccia anche questo capitoletto :3
Fatemelo sapere :D
Ringrazio chiunque abbia recensito/preferito/seguito. 
Buona lettura! :D
 


CAPITOLO TRE: IL PRIMO DISASTROSO APPUNTAMENTO FINITO BENE
– O ABBASTANZA BENE – DELLA STORIA.



Leo si guardò un ultima volta nello specchio, cercando di appiattire i ricci.
-E’ una guerra persa.- commentò Piper osservandolo, mentre sorseggiava una lattina di Coca-cola.
-Sempre d’aiuto.- sbuffò il ragazzo allontanandosi dalla sua figura riflessa.
Aveva deciso di indossare dei semplici jeans scuri e una T-shirt con il disegno di un unicorno che coltiva le piante – a Calypso sarebbe piaciuta tantissimo- , andava fin troppo bene per quello che aveva progettato per la serata.
-Che  ore sono?- chiese a Piper afferrando il suo giubbotto.
La ragazza guardò il cellulare. –Otto meno dieci. Mi sa che devi andare.-
Leo annuì e uscì da casa seguito dalla sua amica. Raggiunsero insieme il motorino.
-Tratta bene Calypso.- lo raccomandò la ragazza.
-Ehi, è lei che mi insulta in continuazione, non io!- protestò lui, con un mezzo sorriso.
Piper rise. –Hai tutto?- chiese.
Leo battè una mano sulla sella del motorino. –Ovvio!-
Montò in sella al veicolo, salutò con un bacio l’amica e partì verso casa Nightshade.
Bussò alla porta e contò fino a dieci prima che lei venisse ad aprire.
Leo rimase a bocca aperta a fissare la figura della ragazza sulla porta.
Indossava un abito bianco, corto fino al ginocchio, a giromanica.
Aveva tutte le spalle scoperte e Leo studiò la sua pelle candida su cui ricadevano i capelli chiari legati in una lunga treccia.
-Andiamo?- chiese la ragazza, piuttosto seccata dal silenzio del ragazzo.
Leo parve riprendersi dallo stupore sentendo la sua voce.
-Ehm.. si. Ok.- balbettò, spostando controvoglia lo sguardo da lei.
Calypso prese un copri spalle bianco dall’attaccapanni che stava dietro la porta e uscì.
Leo si azzardò a guardarla un’ultima volta mentre camminava davanti a lui con passo deciso.
Era davvero bellissima.
Raggiunsero il motorino parcheggiato e Leo offrì la mano alla ragazza per aiutarla a salire, ma lei rifiutò con un’occhiataccia e con un balzo aggraziato montò in sella.
Leo sospirò, salì al suo posto e partì.
-Dove andiamo?- chiese Calypso mentre sfrecciavano con il vento caldo d’estate che gli soffiava in faccia.
Calypso si teneva stretta a Leo e lui non riuscì a pensare a quanto fosse bello il tocco delle sue mani su di lui.
-E’ una sorpresa.- rispose Leo con un sorriso.
La ragazza sbuffò e il suo respiro caldo sul collo per poco non gli fece perdere il controllo del veicolo.
Arrivarono subito alla meta che Leo aveva scelto per il loro pic-nic : il vecchio luna-park dove aveva fatto volare Festus.
Leo parcheggiò vicino alle vecchie montagne russe abbandonate e fece scendere una sbalordita Calypso.
-Cosa ci facciamo qui?- chiese osservando le rovine delle giostre.
-Devo mostrarti un posto.- disse Leo, aprendo la sella del motorino.
Ne cacciò un cesto dove Piper aveva sistemato diverse pietanze, una coperta verde e due candele.
-Tu vuoi fare un pic-nic qui?- chiese Calypso guardando il ragazzo con un sopracciglio alzato.
Leo annuì piano. –Vieni.- le disse prendendole la mano.
Lei gli scoccò un’occhiataccia.
-Non provarci Valdez.- l’ammonì.
Leo sbuffò. –Ok, scusa.- le disse incamminandosi verso le rovine.
Sorpassarono le montagne russe e altre giostre abbandonate, fino ad arrivare al vecchio ‘Tunnel dell’amore’.
L’entrata era rappresentata da un cuore gigante, una volta dipinto di rosso, in cui entravano dei cigni bianchi su cui si sedevano le coppiette.
Calypso studiò quella rovina per un po’, poi guardò Leo.
-Io lì dentro non ci entro.- disse.
Leo sorrise. –E chi ha detto che dobbiamo entrare?- rispose incamminandosi verso le scale d’acciaio che portavano sul tetto del tunnel, dove lavoravano gli uomini della manutenzione.
Leo aveva scoperto quel posto molto tempo fa, quando una delle sue invenzioni si era schiantata lassù.
Sul tunnel c’era un grande spazio pieno di botole da cui gli uomini della manutenzione facevano scendere nel tunnel dei grossi cupidi con pannolino e arco.
Da lassù si potevano vedere le stelle e lo spettacolo del bosco illuminato dalla luce della luna era meraviglioso.
Il ragazzo stava per raggiungere le scale quando si bloccò improvvisamente.
Calypso, che stava seguendo il ragazzo per non finire in qualche buco o altro, gli andò a sbattere contro.
-Ehi cosa cavolo…- si bloccò a metà frase, seguendo lo sguardo del ragazzo.
Una Mini Cooper gialla era parcheggiata poco distante dall’entrata principale del luna-park.
C’era una sola persona in paese che aveva una macchina del genere: Chione.
La ragazza sapeva che era stata la ragazza di Leo e che gli aveva spezzato il cuore, tradendolo con un idiota.
-Andiamocene.- disse Leo, spostando lo sguardo dall’auto e tornando indietro.
Calypso gli poggiò una mano sulla spalla, fermandolo.
-Non possiamo andarcene!- esclamò la ragazza studiando il suo viso.
-Calypso quell’auto è di…-
-Lo so di chi è.- lo interruppe la ragazza puntando gli occhi nei suoi.
Per lei era strano vederlo così triste e non sorridente. E’ vero non lo sopportava, gli stava antipatico, ma era sicura di una cosa: Leo non meritava quello che gli aveva fatto Chione. Lei  aveva capito già da un po’ che Leo sapeva essere dolce e gentile. Anche se per la maggior parte delle volte era solo irritante e insopportabile.
Infondo era un bravo ragazzo e lei non sopportava vederlo triste e sconsolato per via di quella stupida ragazza.
-E’ proprio per questo che dobbiamo restare.- aggiunse, con un sorrisetto.
Leo alzò un sopracciglio. –Cosa vorresti fare?- chiese.
-E’ ora di una bella vendetta.- rispose la ragazza prendendo la mano del ragazzo.
Leo la guardò per un attimo, stupito da quell’improvviso cambiamento, poi la seguì.
Il piano di Calypso era semplice e tremendamente geniale.
Il primo passo fu quello di nascondere il motorino. Leo lo nascose nel tunnel degli orrori, dove sicuramente Chione non sarebbe entrata.
Poi passarono al secondo passo.
Si avvicinarono cauti all’auto, senza farsi sentire.
Era vuota, potevano continuare.
Calypso si avvicinò piano all’auto, tirò fuori il sacco di concime che erano andati a prendere a casa sua precedentemente, e iniziò a mescolarlo con una boccetta di liquido chiaro. A Leo non era permesso sapere di cosa si trattava.
Leo la osservò per un attimo, aveva il volto concentrato e sorridente. Illuminata dalla luce della luna sembrava brillare con quell’abito bianco addosso.
-Valdez, sbrigati!- gli sussurrò la ragazza, con un occhiataccia.
Leo spostò lo sguardo da lei e si concentrò sulla sua parte del piano.
L’auto – come sospettava Leo – era aperta, Chione dimenticava sempre di chiuderla.
Entrò e aprì il cofano anteriore. Uscì nuovamente dall’auto e si mise a lavorare con i cavi. Improvvisamente gli venne un’idea geniale.
Fece segno a Calypso di aspettarlo lì e corse verso il motorino.
Aprì la sella, pregando qualsiasi dio di sua conoscenza che avesse quel pezzo.
Si lasciò sfuggire un gridolino di esultanza quando lo trovò, se lo portava sempre dietro fortunatamente.
Tornò all’auto, Calypso lo stava aspettando seduta sull’aeroplano di un ottovolante smontato e abbandonato. Aveva già finito la sua parte.
Nell’aria c’era una puzza tremenda. Quando si avvicinò all’abitacolo il ragazzo scoprì che Calypso l’aveva riempito con quella roba puzzolente.
Fece l’occhiolino alla ragazza e montò il suo fedele aggeggio al clacson dell’auto.
Una volta finito entrambi passarono al terzo passo. Il più difficile e pericoloso.
Dovevano cercare Chione.
Non fu difficile trovarla, dopo qualche giro di perlustrazione la trovarono  seduta sul sedile della vecchia ruota panoramica mentre si sbaciucchiava con Ethan Nakamura.
Calypso guardò un attimo Leo, che aveva i pugni stretti e lo sguardo triste.
-Pronto?- gli sussurrò ad un orecchio.
Leo sentì il respiro caldo e affannato della ragazza su di lui e tutto il dolore che stava provando per quella visone sparì.
Non gli importava più nulla di Chione, ma – come gli aveva spiegato Calypso- per togliersela definitivamente dalla testa aveva bisogno della sua vendetta.
Leo studiò un attimo la ragazza che aveva affianco.
Il vestito bianco si era macchiato in diverse parti di concime, così come le scarpe e le mani. La treccia una volta perfetta ora ricadeva disordinata sulla spalla.
A lei non sembrava importare nulla e Leo la trovò ancora più bella di prima.
Annuì con un sorriso.
Calypso si guardò intorno. Prese uno di quei coni arancioni che si usano per i lavori in corso e se lo portò alla bocca.
Leo fece lo stesso, andandosi a posizionare a qualche metro di distanza dalla ragazza.
I due si scambiarono un ultimo sguardo prima di iniziare.
Calypso fece la prima mossa.
-Ehi voi due!- urlò in direzione di Chione ed Ethan, con voce alterata dal cono.
I due piccioncini si guardarono intorno confusi e Calypso si appiattì ancora di più nell’ombra per non farsi scoprire.
-Sapete questo è un luna-park, non un hotel.- aggiunse Leo.
-Già, trovatevi una stanza. Razza di ingrati!- Disse Calypso.
Chione ed Ethan scesero dalla ruota panoramica, guardandosi intorno impauriti.
-Chi c’è?- azzardò Ethan, voltando la testa a destra e a sinistra.
-Chi c’è?- Calypso gli fece il verso. –Questi idioti non sanno neanche riconoscere la voce di un vecchio. Che razza di stupidi, è vero Phil?-
Leo guardò un attimo Calypso e mimò con la bocca: ‘Phil?’.
La ragazza alzò le spalle con un sorriso, mentre si spostava di qualche metro.
-Già Jake. Non capiscono un tubo.- Rispose Leo.
-Dove… dove siete?- chiese Chione, stringendo la mano del ragazzo al suo fianco. –Uscite allo scoperto.-
Leo trattenne una risata. –Oh che bella ragazza, hai visto Jake?- chiese Leo.
-Phil mi sa che la vista si sta appannando nuovamente. Dove la vedi la bella ragazza?- chiese Calypso con una smorfia. –Io vedo solo un ragazzo con affianco una mazza di scopa con i capelli biondi.-
Leo stavolta dovette trattenersi sul serio dallo scoppiare a ridere.
-EHI!- protestò Chione.
-Già forse hai ragione.- disse Leo. –Assomiglia ad un’acciuga con la parrucca.-
Calypso fece un gesto di approvazione, mentre si spostava ancora.
I due ragazzi si muovevano in continuazione nell’ombra così da dare l’impressione di essere un po’ dappertutto.
-Chi siete?- urlò Ethan nuovamente.
-Ah, ma allora sei davvero stupido ragazzo!- esclamò Calypso. Si trovava molto vicina ai due, ma era ben nascosta da un grande chiosco abbandonato.
Ethan si voltò verso di lei e azzardò un passo.
Leo imprecò sottovoce. Non potevano farsi scoprire.
-Noi siamo i guardiani del luna-park.- disse Leo a voce alta, per attirare l’attenzione del ragazzo. Aveva avuto un’idea geniale. –E non approviamo intrusi nel nostro territorio. Giusto Jake?-
Calypso gettò uno sguardo al ragazzo, che stava entrando nella cabina di controllo delle giostre, si spostò dal chiosco e puntò verso ‘Il ristorante lunare’ che stava alla sua destra.
-Giusto Phil. Questi due ragazzini non sanno con chi hanno a che fare.- rispose Calypso, mentre si accucciava dietro un tavolo.
-Chione andiamocene via, sarà solo qualche idiota che vuole farci uno scherzo.- commentò Ethan, stringendo la mano della ragazza che annuì silenziosamente.
-Ehi Phil, quel ragazzo ci ha appena chiamati idioti.- disse Calypso guardando in direzione di Leo.
Il ragazzo fece un sorriso enorme, facendo segno che era riuscito a far partire qualcosa.
-Facciamogli vedere con chi hanno a che fare Jake.- disse Leo, premendo un pulsante rosso.
Inizialmente non successe niente, Ethan e Chione se la stavano svignando pian piano.
-Phil?- azzardò Calypso, guardando nella sua direzione.
Leo si lasciò sfuggire un’imprecazione, aveva sbagliato pulsante.
-Solo un attimo Jake, non sono più giovane come una volta.- Leo ricollegò i cavi all’altro pulsante velocemente.
Chione ed Ethan erano riusciti ad arrivare alle montagne russe e Leo fece subito partire la giostra, che si mosse con un cigolio sinistro.
-Mostragli di cosa siamo capaci Phil!- urlò Calypso nel suo cono.
Chione, che si trovava vicino al vagoncino delle montagne russe, urlò per la sorpresa.
Il vagoncino salì per qualche metro, poi cadde nel vuoto, con un tonfo assordante.
Chione ed Ethan si allontanarono di li, mano nella mano e si diressero nuovamente verso la ruota panoramica.
Leo la fece partire. Una musichetta stridula uscì dagli altoparlanti, mentre la ruota iniziava a girare piano.
-Bel lavoro vecchio Phil.- disse una voce dietro di lui.
Leo sobbalzò per un momento, suscitando la risata bassa di Calypso.
-Mi stavi facendo venire un infarto.- protestò il ragazzo mettendosi una mano sul cuore.
Calypso sorrise e poi gettò un’occhiata ai due ragazzi fuori.
Chione ed Ethan stavano cercando di passare attraverso il ‘Tunnel dell’amore’ , così da uscire in strada più velocemente.
-Mi dispiace per voi ma niente più sbaciucchiamenti.- urlò Claypso nel suo cono, mentre Leo faceva partire i cigni di legno.
Uno dei cigni senza testa urtò Chione, che urlò forte, fuggendo verso l’uscita.
Ethan la seguì subito, evitando di toccare qualsiasi cosa si trovasse davanti.
Calypso intanto afferrò la mano di Leo e lo trascinò fuori dalla cabina, verso il tetto del Tunnel dell’amore.
Salirono le scale in silenzio e si stesero a terra.
Chione e Ethan erano riusciti ad arrivare alla macchina.
Lei aveva i jeans strappati e i capelli disfatti, lui era completamente  sporco di terreno.
Molto probabilmente era finito in qualche pozzanghera.
Chione aprì la portiera della macchina velocemente, poi arretrò di scatto, coprendosi il naso.
Calypso trattenne una risata. Leo si voltò verso di lei.
-Bel lavoro.- commentò. Lei alzò le spalle e gli fece segno di fare silenzio.
-Che cos’è questa puzza?- chiese Chione arretrando sempre di più dall’auto.
Ethan scosse la testa. –Non ne ho idea, ma andiamocene di qui.- disse gettando un’occhiata alle giostre che continuavano a muoversi tra i cigolii.
-Io non ci salgo lì dentro.- Chione puntò i piedi a terra.
-Muoviti Chione!- si lamentò Ethan, salendo in macchina. Si copri il naso con un fazzoletto.
Calypso guardò Leo, che rideva a bassa voce, poi prese il cono che aveva usato per parlare e si nascose dietro una grande sporgenza, per non farsi scoprire.
-Phil, questi due non vogliono proprio andarsene.- disse facendo l’occhiolino a Leo, che annuì piano. –Che ne dici di dargli un’altra lezione?-
Leo guardò i due. Ormai anche Chione era entrata in auto, coprendosi il naso, e stava cercando le chiavi.
Il ragazzo rovistò nelle tasche e trovò il piccolo telecomando che comandava il suo simulatore di versi strani.
Era una delle più vecchie invenzioni di Leo, di solito lo usava a scuola per manomettere i megafoni del coach Hedge, ma dopo l’ultimo avvertimento del coach –avvenuto qualche mese fa-  di prenderlo a bastonate, aveva smesso di farlo. Se lo portava sempre dietro però, in caso servisse a qualcosa.
Leo premette il pulsante e dal clacson dell’auto partì il verso di una mucca.
MUUUUUUUUUU.
Chione urlò, uscendo in fretta dall’auto e lo stesso fece Ethan.
PRRRRRRRRRRR.
Il verso di una pernacchia prese il posto di quello dell’animale.
-Cosa cavolo….?- chiese Ethan, osservando l’auto confuso.
IOHIOHIOH…
Un asinello. Ethan afferrò la mano della ragazza e la trascinò via di li.
RAGAZZINI INGRATI.
La voce del’amata nonnina di Frank Zhang accompagnò i due nella loro fuga.
Una volta che Chione ed Ethan furono lontani Leo e Calypso si lasciarono sfuggire una grossa, lunga risata.
Dopo aver spento tutto quello che avevano acceso –giostre e auto- i due ragazzi presero il motorino verso casa di Calypso.
La ragazza scese dal veicolo e guardò Leo.
Stava nuovamente sorridendo e Calypso non potè far a meno di notare che infondo infondo – forse molto infondo- il suo sorriso non era così male.
-Mi dispiace per il nostro appuntamento.- le disse il ragazzo.
Calypso alzò le spalle. –C’è ancora tempo.- commentò osservando il cielo.
Leo guardò la ragazza, leggermente stupito.
Era più dolce e gentile con lui, e questa cosa gli piaceva tantissimo.
Aprì la sella del motorino e cacciò il cesto da pic-nic, la coperta e le candele.
Afferrò la mano della ragazza e la trascinò verso il piccolo laghetto che stava davanti casa.
Sistemò la coperta e accese le due candele. Calypso si accomodò ed insieme iniziarono a mangiare i panini che Piper aveva preparato.
Parlarono molto quella sera, per la maggior parte del tempo risero insieme di Chione e Ethan, commentando ciò che avevano fatto.
Leo non riusciva a credere di star avendo una conversazione decente con Calypso. Di solito lei l’interrompeva sempre con un insulto, o con un ordine.
Ma stavolta era diverso. Calypso rideva, parlava e scherzava con lui.
E non l’aveva insultato neanche una volta!
Leo osservò la figura della ragazza seduta accanto a lui, che guardava la luna riflessa sull’acqua. Aveva sciolto i capelli, ora ricadevano sulle spalle, il vestitino era ancora macchiato in diversi punti.
-Grazie Calypso.- le disse.
Lei si voltò verso di lui, con un sorriso divertito. –E per cosa scusa?- chiese.
Leo osservò il suo volto. Aveva un modo di sorridere bellissimo, da far invidia perfino alla Gioconda di Da Vinci. -Per la vendetta.-
Lei alzò le spalle con noncuranza, tornando a guardare l’acqua.
-Chione se lo meritava.- disse, iniziando a giocare con una ciocca di capelli.
-Già.- disse Leo in un sussurro.
Calypso lo osservò. Non aveva più l’espressione triste che  gli aveva visto quando avevano incontrato Chione. Adesso sembrava provare rabbia verso quella ragazza che gli aveva spezzato il cuore.
Si sentì soddisfatta.
-Sai mi dispiace che il tuo vestito si sia rovinato, eri così bella stasera.- le disse lui, guardandola.
Calypso arrossì leggermente. –Valdez ti ho già detto di non provarci.- lo sgridò.
-Non ci sto affatto provando.- mentì lui con un sorriso innocente in viso. –Dicevo solo la verità.-
Calypso scosse la testa. –Beh, allora grazie.- gli disse sorridendo a sua volta.
Leo inclinò la testa di lato e iniziò a fissarla intensamente.
-Che stai facendo?- chiese la ragazza confusa.
-Sto cercando di inviarti un messaggio telepatico: a te piace Leo Valdez- spiegò il ragazzo come se fosse la cosa più normale del mondo. –Ho visto un programma in tv dove funzionava.-
Calypso scoppiò a ridere. –A volte sei proprio stupido Leo.- Gli disse, dandogli un leggero buffo sulla testa.
Leo le afferrò la mano con la sua.
-Non ti piaccio nemmeno un pò?- chiese, tirando fuori quella che doveva essere una faccia da cucciolo.
Calypso lasciò la sua mano, che era stranamente calda, e scosse la testa.
-Rassegnati Valdez.- gli disse facendogli la linguaccia.
Lui sospirò abbattuto, ma subito tornò a sorridere. –Okay, ma tu mi piacerai sempre.-
Calypso alzò un sopracciglio. –E quindi?- chiese leggermente confusa.
- Ti piace qualcuno a cui non puoi piacere perché è più facile sopravvivere all'amore non corrisposto, piuttosto che ad un amore non più corrisposto .- recitò il ragazzo, con tono solenne.
-E da quando sei diventato un poeta?- domandò la ragazza, trattenendo una risata.
-E’ una delle mie tante doti nascoste. Potrei sorprenderti.- disse il ragazzo facendole l’occhiolino.
 –O magari deludermi.- Lo corresse lei, con un sorriso.
-Sai che non era proprio così la citazione?- le fece notare il ragazzo.
Calypso alzò le spalle, senza rispondere.
Rimasero un po’ in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri.
Poi Calypso formulò la domanda che aveva in testa da un bel po’.
-Leo come fai a fidarti ancora delle ragazze?-  chiese senza riuscire a trattenersi.
Leo si voltò verso di lei. –In che senso scusa?- domandò leggermente confuso.
Calypso sospirò. –Hai avuto una grande delusione da Chione, giusto?-
-Eh già- rispose lui.
-Quindi come fai a sapere che nessun’altra ragazza di cui ti innamorerai non ti faccia soffrire come ha fatto lei?- domandò la ragazza, osservandolo.
Leo non rispose subito. I primi giorni dopo la rottura con Chione aveva veramente deciso di non innamorarsi più così facilmente delle ragazze, e ci era riuscito per un po’.
Poi però era arrivata Calypso e aveva scombussolato tutta la sua vita e tutti i suoi piani.
Si era innamorato di Calypso in modo diverso da Chione.
Con Chione era stata la sua bellezza a catturarlo, mentre Calypso l’aveva stregato pian piano con la sua voce, il suoi movimenti,  i suoi insulti.
Calypso era diversa da Chione, di questo Leo ne era consapevole, ed è per questo che si era azzardato ad  innamorarsi nuovamente.
E poi al cuor non si comanda, no?
-Tu feriresti mai un ragazzo come ha fatto Chione?- chiese invece lui, voltandosi verso di lei.
-Certo che no.- rispose subito la ragazza.
Leo sorrise. –Ecco, vedi? Non tutte le ragazze sono uguali.-
-Si ma, come fai a sapere qual è quella giusta?- domandò nuovamente la ragazza.
-Me l’ha appena confermato.- rispose Leo con un grande sorriso stampato in volto.
Calypso arrossì, provocando l’ilarità del ragazzo.
-Smettila di ridere Valdez.- Gli disse lei dandogli uno schiaffo sul braccio.
Leo continuò a ridere, per prenderla in giro.
-Ammettilo Calypso, infondo ti piaccio.- le disse avvicinandosi un po’.
-Non ci sperare Valdez.- gli disse lei, con un mezzo sorriso.
-Invece io dico che è così.- disse lui, deciso. Erano vicinissimi, Leo sentiva il suo fiato caldo mentre sbuffava.
-Scommetti che ho ragione?- aggiunse lui.
Calypso alzò un sopracciglio. Quella vicinanza con lui la mandava in confusione, non riusciva a pensare normalmente.
-E cosa avresti intenzione di fare, di preciso?- chiese la ragazza.
-Baciarti- rispose Leo, avvicinandosi ancora di più a lei per unire le loro labbra.
Calypso rimase un attimo interdetta, ma ricambiò subito il bacio. Anche se odiava ammetterlo infondo desiderava farlo da un po’.
Doveva riconoscere di aver ragione, le sue labbra erano davvero morbide come pensava.
Il bacio fu veloce, Leo si ritrasse subito da lei.
-Allora?- chiese sorridendo.
Calypso ci mise un po’ per riprendersi da quello che era successo.
Aveva appena baciato Leo Valdez, il ragazzo più insopportabile del pianeta.
Aveva appena baciato Leo Valdez e le era piaciuto!
Cosa diavolo le stava succedendo?
Si alzò in fretta da terra e si andò a sedere sul pontile, per schiarirsi le idee.
Leo la osservò da lontano, leggermente deluso.
Non si aspettava una reazione del genere da Claypso. Se l’avesse fatto qualche giorno fa avrebbe ricevuto solo un altro vaso di fiori in testa.
Ma stavolta era diverso.
Dal luna-park qualcosa era cambiato, Leo la sentiva più vicina a lui.
Cavoli, aveva perfino ricambiato il bacio!
Si avvicinò a lei piano, sedendosi al suo fianco.
-Mi dispiace Calypso, non volevo.- si scusò lui.
Lei continuò a tenere lo sguardo fisso sull’acqua per un po’, senza parlare.
Poi improvvisamente si voltò verso di Leo e lo baciò.
Non fu lo stesso bacio di prima, fu più lento e passionale.
Leo la strinse a se, sentendo il suo corpo caldo sempre più vicino al suo.
Calypso fu invasa da una marea di sensazioni mai provate prima.
Si sentiva leggera e terribilmente bene.
Aveva pensato che la prima volta si era sbagliata, ma quel bacio le piaceva veramente.
Doveva ammetterlo, Leo Valdez le piaceva.
E ripensando alla serata passata insieme Calypso doveva ammettere anche che infondo non era così male stare con lui.
Quello di quella sera era stato l’appuntamento più bello della sua vita.
Poi Leo sapeva essere dolce, gentile, sembrava capire quando lei stava male e cercava di farla sorridere.
E si, doveva ammetterlo, era anche parecchio carino.
Con quella sua aria da folletto, gli occhi color nocciola e quei ricci scuri che aveva in testa. C’era qualcosa in lui che ti portava a sorridere in continuazione e Calypso – anche se prima non l’avrebbe mai ammesso- aveva sempre adorato questa parte di lui.
I due ragazzi si staccarono, entrambi a corto di fiato.
Leo osservava Calypso, leggermente rossa in viso, gli occhi color caramello puntati nei suoi.
Voleva parlare, voleva chiederle tante cose, ma il cervello si era momentaneamente spento.
Improvvisamente Calypso lo spinse giù in acqua.
Ebbe appena il tempo di dire –Cos…- prima di schiantarsi con il laghetto.
Riemerse e nuotò ai piedi della ragazza, che stava ridendo.
-Mi spieghi perché l’hai fatto?- chiese, poggiando le mani sul pontile.
-Mi hai baciato senza permesso.- rispose la ragazza chinandosi verso di lui per spostargli i ricci bagnati dalla faccia.
-Sei impossibile.- disse il ragazzo scuotendo la testa.
Lei alzò le spalle e gli diede un piccolo bacio sulla fronte.
Leo l’afferrò per i fianchi e la trascinò in acqua con lui.
L’acqua era calda, ma Calypso rimase comunque sorpresa dal contatto con essa.
La ragazza riemerse e schizzò Leo.
-Idiota.- gli mormorò lei.
Leo l’attirò a se, cingendole la vita con un braccio.
Si guardarono negli occhi per un po’, in silenzio.
Calypso sorrideva in quel modo splendido, Leo faceva lo stesso.
La luce della luna l’illuminava entrambi, facendoli brillare nel buio.
-Forse il tuo messaggio telepatico ha funzionato.- disse Calypso guardando il viso del ragazzo a pochi centimetri dal suo.
Leo rise. –O forse sono talmente sexy che non potevo non piacerti.- le disse lui facendole l’occhiolino.
Calypso gli diede uno schiaffo sul braccio. –Sei un egocentrico.-
-E tu sei bellissima.- rispose lui.
Calypso arrossì. –E tu devi smetterla di dire cavolate.-
Calypso era immersa nell’acqua, completamente bagnata. Il vestito bianco le si era incollato alla pelle, lasciando intravedere la biancheria intima che portava. I capelli ricadevano dietro la schiena, sembravano quelli di una sirena.
-Io non dico cavolate, raggio di sole.- ribadì lui, concentrandosi sul suo viso leggermente rosso.
-Mi sa che sarebbe più appropriato raggio di luna.- scherzò lei guardando il cielo.
Leo rise. –Mi sa di si.- disse. –Raggio di luna, mi piace.-
Calypso osservò il ragazzo un attimo. Il suo viso era a pochi centimetri da lei e poteva studiarlo con cura. Il modo in cui sbatteva le palpebre, lentamente, il modo in cui arricciava il naso quando lei diceva qualcosa che non andava, il modo in cui incurvava le labbra in quel sottile sorriso.
Non si riusciva a spiegare come mai non si fosse mai accorta prima di tutti quei particolari in lui.
Per lei era sempre stato Leo Valdez, l’insopportabile ragazzino che le aveva distrutto la serra.
Ma ora era diverso. Dal luna-park qualcosa era cambiato in lei.
Si sentiva vicina a Leo, voleva aiutarlo a dimenticarsi definitivamente di Chione, voleva vederlo nuovamente sorridere.
Ecco cos’era che l’aveva fatta avvicinare a lui.
Calypso voleva vedere sorridere il ragazzo, voleva sentirlo ridere e scherzare, perché per lei questo era il suo Leo.
Quell’irritante ragazzino che faceva battute inutili e la assillava ogni giorno, sempre con il sorriso sulla faccia.
Quello era Leo, e a Calypso non andava giù che cambiasse per una stupida ragazza.
E Leo le piaceva, tanto.
Stare vicino a lui le provocava sensazioni che non aveva mai provato con nessuno.
Perché Leo è diverso. Era diverso da tutti e da tutto, e a Calypso piaceva da morire.
-A cosa pensi, raggio di luna?- chiese Leo, guardandola.
Un suo braccio era ancora attorno alla sua vita, e poteva sentire la pelle calda di lei.
-Che la tua T-shirt è davvero carina.- mentì lei, guardando l’unicorno che coltivava le piantine disegnato sulla sua maglia.
Leo sorrise. –E che infondo non sei così male.- aggiunse poi, passando a guardare il suo volto.
Leo scoppiò a ridere. –Beh, detto da te dovrebbe essere un complimento.- le disse.
-Un grandissimo complimento.- confermò lei con un sorriso.
-Allora grazie.- disse lui.
L’attirò a se e si scambiarono un altro bacio, più lento, più passionale e più bagnato del primo.
Presi singolarmente i due non erano perfetti:
uno era un combina guai nato, che distruggeva un sacco di cose con le sue stupide invenzioni; l’altra era una ragazza sola, che viveva della compagnia delle sole sue piantine.
Erano un po’ come la pioggia e il sole.
Una cadeva fitta, bagnava le persone, veniva mal vista da molti.
L’altro illuminava le giornate, riscaldava le persone, scottava qualcuno.
Anche il sole e la pioggia presi singolarmente sono imperfetti.
Ma quando li unisci formano l’arcobaleno, qualcosa di decisamente meraviglioso.
E Calypso e Leo insieme formavano un piccolo arcobaleno di perfezione.

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