Contagion - Your eyes, at the end of the World

di maggieredknight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Primo contatto, sfiorarsi di anime ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Secondo contatto, fiducia ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Terzo contatto, infine ho visto la luce ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - E respirerai ancora ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Come annegare ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Non hai paura di me? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


CONTAGION - YOUR EYES, AT THE END OF THE WORLD

 

 

Note: Primo, sono una caccola, lo so, perchè ho ancora in sospeso due storie di Sherlock Holmes e adesso ne vado ad iniziare un'altra...oltretutto è la mia prima Robert/Jude, oltretutto AU, siate clementi... T_T
Secondo, il titolo non mi piace per niente, ma la mia creatività ultimamente è ai minimi storici, e vi dovrete accontentare...in ogni caso, non ha niente a che vedere col film contagion, dove c'è anche Jude <3 ...film che, peraltro, non ho visto... ù_ù
Terzo, questo sclero è nato tutto da una conversazione con un'amica che a un certo punto ha dichiarato : " Jude ha degli occhi troppo...troppo!...Dovrebbero essere dichiarati illegali!"
Ecco, tutto ciò è nato così, quindi capirete quanto io sia malata, e vi prego di perdonarmi se la trama non è un granchè e se non verrà come spero, ma alla fine mi sono affezionata molto a questa storia...
Ogni commento, critica, suggerimento è molto ben accetto ^__^
Ah, un'ultima cosa...Robert l'ho immaginato curato e ordinato, alla Tony Stark per intenderci <3, Jude invece molto stravolto e devastato (ma sempre bellissimo! *__* ), come in Ritorno a Cold Mountain, coi capelli biondi lunghi (almeno per ora), ma " muscolato " come in Repo Men ( sbav )...ok, basta con gli scleri, vi lascio alla storia. Baci!

 

 

PROLOGO

Terra. Anno 2034.

Un virus sconosciuto colpisce l'America.

Inizialmente, le uniche ad esserne colpite, sono le persone con gli occhi chiari.

I primi sintomi sono piccole difficoltà respiratorie, perdite lievi di sangue da naso e bocca. In breve tempo, le crisi respiratorie si fanno più frequenti e più intense.

Il corpo è scosso da dolori lancinanti. Infine avviene l'arresto respiratorio, o cardiaco. O entrambi. Dalla comparsa dei primi sintomi, si muore inesorabilmente nel giro di un paio di settimane.

Si scatena il panico.

L'America viene dichiarata zona di contagio e messa in quarantena. Nessuno può entrare o uscire dal Paese.

Scienziati americani ed europei cercano di trovare un vaccino, ma le sperimentazioni portano ad un mutamento del virus. Se una persona contagiata entra in contatto con una persona dagli occhi scuri, anche questa rischia il contagio.

Il panico è inarrestabile.

Le persone dagli occhi azzurri, ribattezzati dalle forze militari " i Chiari ", vengono perseguitate e cacciate, per essere catturate e isolate in luoghi protetti, lontano dal resto della popolazione.

Senza più nessuno scrupolo, vengono eseguiti esperimenti di ogni tipo su di loro, per trovare un rimedio. Senza risultati. Si riesce solo ad arginare il fenomeno, ma dopo anni il virus esiste ancora e la popolazione è decimata.

Sono passati 7 anni.

L'America è un paese irriconoscibile, le città sono preda degli sciacalli, la gente ha paura e resta chiusa in casa, le risorse stanno per terminare...

Così ha inizio la storia di due uomini, appartenenti alle due diverse fazioni, che si troveranno legati dal destino e che lotteranno per la sopravvivenza, per la speranza di un' esistenza migliore, e per la cosa più grande di tutte. L'Amore.

 

 

 

 

 

*

Sono in fuga.
E' buio, non vedo niente, nemmeno i miei piedi.
Sono stanco. E' da troppo, troppo tempo che scappo.
Voci in lontananza.
Mi stanno seguendo, stanno per trovarmi.
Hanno già preso gli altri.
Urto qualcosa nel buio. Cade. Un rumore forte e metallico. Si avvicinano.
Cosa cambia comunque?
Mi sembra che siano sufficienti il battito del mio cuore e il mio respiro affannato a farmi scoprire.
Sono sempre più vicini.
Stanno arrivando e io mi sono perso qui dentro e non so come uscirne e - cazzo! - Ho perso tutte le lenti a contatto scure!
Questi occhi maledetti, che io non ho mai chiesto, mi sembrano due fanali nell'oscurità, pronti a farmi scoprire, a farmi torturare come una bestia, a farmi uccidere.
Continuo a correre. Mi si stringe lo stomaco, sto per vomitare.
Un debole fascio di luce brilla in fondo al corridoio. Lo seguo.
Una trappola, o la salvezza?
Barcollo. Sono esausto.
Da quanto non mangio?
Mi aggrappo alla parete e riesco a sostenermi. Sto per svenire.
Non adesso, maledizione! Non adesso!
Le voci dei miei inseguitori sono sempre più vicine.
Seguo la luce.
Arrivo in una stanza illuminata da una porta aperta che dà sull'esterno.
Ho trovato l'uscita, sono salvo!
Sto per lanciarmi fuori, ma qualcosa mi colpisce alla schiena. Cado a terra.

"Fermo!Non muoverti!"

Una voce sconosciuta. Una voce che nonostante il tono duro e autoritario non riesce a spaventarmi del tutto...una voce che è...calda...
Nonostante ciò un gemito di paura esce dalle mie labbra.
E' la fine. Mi hanno preso.
Sento il suono inconfondibile di un caricatore.
Magari mi sparasse e mi uccidesse subito.
Ma no, Loro sono sadici, vogliono guardarci soffrire, vogliono torturarci per scoprire come salvare se stessi.

"Voltati lentamente!"

Ancora la voce. E' la fine.
No, non posso rinunciare ora, così vicino all'uscita!
Improvvisamente scatto in avanti, con le ultime forze che mi restano.
Ma Lui è veloce, non si fa cogliere di sorpresa, e in un attimo è su di me, e mi agguanta, e cadiamo a terra.
Io gemo ancora sotto al suo peso.E' finita. E' davvero finita.
Lui sospira.

"Voltati ora."

Il suo tono sembra calmo.
Lascia leggermente la presa.
Mi volto, lo guardo. Incrociamo i nostri occhi.
Acqua e Terra. Oceano e Fuoco.
Lui sussulta impercettibilmente.
Non potevo ancora sapere quanto tutta la mia vita sarebbe cambiata da quel momento.
Il momento in cui io e Lui ci guardammo negli occhi, e le nostre anime come una scarica elettrica entrarono in contatto...

*

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Primo contatto, sfiorarsi di anime ***


CONTAGION - YOUR EYES, AT THE END OF THE WORLD

 

CAPITOLO 1 - PRIMO CONTATTO, SFIORARSI DI ANIME

 

 

Robert era un bravo poliziotto.

E non lo dicevano perchè suo padre era il capo della polizia.

Era un bravo poliziotto perchè rispettava le regole, era serio e sempre pronto sul lavoro, non tardava mai, non dimenticava nulla, nessuno era mai riuscito a corromperlo.

Appena diventato poliziotto, se n'era andato a Los Angeles, perchè non voleva vivere all'ombra di suo padre - col quale non andava nemmeno d'accordo - e perchè non voleva passare per il solito raccomandato.

Voleva lavorare duro per ciò in cui credeva, per cercare di migliorare almeno un po' la vita delle persone, e voleva guadagnarsi la stima e il rispetto da solo.

E ci era riuscito, facendosi un'ottima reputazione, migliore anche di quella di suo padre.

Quando Robert aveva circa 29 anni, esplose la terribile epidemia che sconvolse l'America, e le forze di polizia iniziarono sempre più ad essere utilizzate per cercare e catturare tutte le persone con gli occhi chiari, che venivano poi date in consegna all'esercito, per essre scortate in luoghi isolati e protetti, per evitare il diffondersi ulteriore del virus.

Robert fu chiamato da suo padre, che gli disse che c'era bisogno di lui a New York, che era stata una delle città più colpite.

Robert sorrise tra sè: qualunque padre avrebbe mandato i suoi figli lontano dai maggiori focolai se avesse potuto, ma suo padre no, lui lo richiamava all'ordine in uno dei luoghi peggiori.

E peggiori non solo per la malattia.

Tutta la gente era completamente impazzita, e il panico dilagava e New York era diventata una città pericolosa in tutti i sensi...

Ormai erano passati circa 7 anni dall'inizio dell'epidemia e Robert ne aveva appena compiuti 35, e si chiedeva se tutto quell'incubo avrebbe mai avuto una fine.

Era l'inizio di Aprile, e il cielo a New York era scuro come a promettere un imminente temporale, ma ogni tanto qualche spiraglio di sole usciva tra le nubi.

Robert era appena uscito dall'ufficio di suo padre.

Avevano discusso come al solito.

Perchè, come al solito, non andavano d'accordo su quasi nulla.

Mentre camminava sovrappensiero nel corridoio, si sentì afferrare da dietro per una spalla.

"Ehi, Rob! Ti ho salutato, non hai sentito?!"

Robert si voltò : davanti a lui trovò un ragazzo snello e moro, con due grandi occhi castani.

"Orlando! Scusa, ero distratto..."

Gli sorrise, e gli poggiò anche lui una mano sulla spalla in segno di saluto.

"Me ne sono accorto!" replicò l'altro sorridendo, "Giornataccia?"

Robert lo guardò e sbuffò in segno di assenso.

Orlando sorrise ancora e tenendolo per il braccio lo trascinò per il corridoio.

"Andiamo, ti offro un caffé!"

Robert sorrise e lo seguì.

Orlando era il suo partner.

In senso lavorativo, si intende.

Era entrato in polizia ancora giovanissimo, e da quando Robert era tornato a New York l'avevano "affibbiato" a lui perchè lo istruisse e lo facesse diventare un vero poliziotto.

Era un bravo ragazzo, Orlando.

Inizialmente, Robert non era entusiasta all'idea di fare da balia a un pivellino, ma si era dovuto ricredere.

Orlando era in gamba, sveglio anche più del necessario, volenteroso, credeva nei suoi stessi ideali, e imparava in fretta.

Era un po' troppo istintivo e irruento alle volte, ma questo era dovuto alla sua giovane età, ed era più che normale.

In breve tempo, oltre che colleghi, erano diventati ottimi amici.

Ma anche se sembrava così allegro e spensierato, Robert sapeva che c'era una profonda cicatrice nel cuore di Orlando.

Robert non ne sapeva molto, ma una sera che erano usciti a bere qualcosa Orlando gli aveva raccontato che prima di trasferirsi a New York aveva avuto una relazione con un uomo più grande di lui - Orlando era bisessuale - con il quale per un po' avevano vissuto insieme.

Da quel che aveva capito Robert, era un rapporto complicato ma si amavano molto.

Poi il compagno di Orlando all'improvviso era morto.

Il ragazzo non ne voleva parlare, e Robert non aveva indagato oltre, ma da quel che aveva intuito era stata una morte violenta.

Orlando da allora, molte volte si rabbuiava all'improvviso e si chiudeva in se stesso.

Doveva aver sofferto molto.

Orlando sapeva anche molte cose sul contagio e sui Chiari di cui Robert non era a conoscenza.

Quando gli aveva chiesto come facesse a sapere tutte quelle cose il ragazzo si era intristito e aveva risposto solo che "aveva avuto una fonte certa".

Aveva messo al corrente Robert di ciò che la maggior parte della gente non sapeva, o faceva finta di non sapere: gli aveva raccontato di ciò che succedeva realmente quando le persone con gli occhi azzurri venivano catturate, i maltrattamenti, la reclusione in piccole celle, gli esperimenti disumani a cui erano sottoposti in favore di quello che si diceva un bene più grande. La salvezza degli Altri.

Robert era rimasto allibito e disgustato. Non voleva crederci.

Ma Orlando ne era molto sicuro, ed era molto convincente.

Robert ne aveva parlato con suo padre.

Che ovviamente sapeva tutto.

E non tentò nemmeno di smentire.

Robert si sentì tradito, preso in giro, terribilmente ingenuo.

Chi era il novellino, ora?

Per un attimo aveva anche pensato di dimettersi, ma pensò che non sarebbe servito a niente e che comunque sarebbe stato più utile a chi realmente aveva bisogno continuando a lavorare.

Se non altro lui e Orlando cercavano davvero di fare qualcosa per la popolazione rimasta a New York.

"Allora? Litigato ancora col capo?" Orlando lo distolse dai suoi pensieri.

Robert bevve un sorso del caffè bollente, "Già." disse solo.

Il ragazzo gli sorrise ancora : "Dai, questa sera ti porto fuori e andiamo a bere qualcosa, che ne dici?"

Robert non fece in tempo a replicare che arrivarono di corsa dal corridoio due loro colleghi che senza fermarsi li chiamarono dicendo : "Robert, Orlando! Una segnalazione! Pare siano stati avvistati dei Chiari nella zona della vecchia discarica di Oak Street! Stiamo raggiungendo gli altri,andiamo!"

Robert e Orlando per un attimo si guardarono e sospirarono. Queste non erano assolutamente le missioni che preferivano. Buttarono i bicchieri ancora mezzi pieni nel cestino e seguirono gli altri correndo.

 

 

 

*

"Fermo!Non muoverti!"

Robert era riuscito a raggiungere uno degli uomini che stavano scappando e gli teneva la pistola puntata da dietro. Un paio erano già stati catturati.

Una voce sconosciuta. Una voce che nonostante il tono duro e autoritario non riesce a spaventarmi del tutto...una voce che è...calda...

Nonostante ciò un gemito di paura esce dalle mie labbra.

E' la fine. Mi hanno preso.

Sento il suono inconfondibile di un caricatore.

Magari mi sparasse e mi uccidesse subito.

Ma no, Loro sono sadici, vogliono guardarci soffrire, vogliono torturarci per scoprire come salvare se stessi.

"Voltati lentamente!"

Robert non riusciva ad avere un tono fermo come avrebbe voluto. Non gli piaceva fare ciò, dopo tutto quello che gli aveva raccontato Orlando, ma cercava di convincersi che fosse necessario.

Ancora la voce. E' la fine.

No, non posso rinunciare ora, così vicino all'uscita!

Improvvisamente scatto in avanti, con le ultime forze che mi restano.

Ma lui è veloce, non si fa cogliere di sorpresa, e in un attimo è su di me, e mi agguanta, e cadiamo a terra.

Io gemo ancora sotto al suo peso.E' finita. E' davvero finita.

Lui sospira.

"Voltati ora."

Il suo tono sembra calmo.

Lascia leggermente la presa.

Mi volto, lo guardo. Incrociamo i nostri occhi.

*

 

 

Jude si girò e i due si guardarono negli occhi per la prima volta.
Robert sussultò e si sentì mancare il respiro.

Non vedeva occhi azzurri da così vicino da parecchio tempo.

" E, Dio, " Pensò " Questi sono gli occhi più intensi e più belli che io abbia mai visto...Sembra...Di guardare nelle profondità di un abisso marino..."

Per un attimo tutto fu silenzio, potevano sentire solo i loro respiri affannati e vicini.

Anche il pulviscolo nell'aria sembrò rallentare il suo movimento vorticoso.

Robert si sentì la gola secca.

Jude lo osservò intensamente, e vedendo il suo sguardo per un attimo pensò che forse se la sarebbe cavata.

All'improvviso le grida degli altri poliziotti si fecero forti e vicine, e tutto il rumore che sembrava sparito tornò.

E tornò anche l'urgenza della situazione. Jude non poteva perdere tempo.

Era ancora bloccato sotto al corpo dell'altro e lo guardò dal basso.

" Ti prego! " Implorò in un sussurro. Non aveva mai implorato nessuno.

I capelli biondi e fini gli ricadevano scomposti sul viso.

Robert lo guardò ancora, per un istante che sembrò eterno.

Si voltò verso le voci concitate che si stavano avvicinando.

Poi di nuovo verso di lui.

" Ti prego! " Ripetè ancora il ragazzo sotto di lui, con un filo di voce. Ma senza mai distogliere gli occhi dai suoi.

Robert, ancora dopo anni da quel giorno non sapeva dire, quando gli veniva chiesto, perchè reagì così in quel momento.

Il volere del Fato, forse.

Un disegno già esistente.

Una forza inspiegabile.

O forse, solo le loro anime che si erano sfiorate, e la sensazione inconscia che loro fossero nati per incontrarsi.

E che gli occhi castani di Robert fossero fatti solo per annegarsi e sciogliersi in quelli liquidi e maledetti di Jude.

Qualunque fosse il motivo, Robert si alzò di scatto, tirando su anche Jude con sè.

" Presto! " disse, iniziando a correre e trascinandosi dietro il ragazzo.

Jude non credeva ai suoi occhi.

Quell'uomo - quel poliziotto - lo stava davvero aiutando?!!

Robert si lanciò fuori dalla porta semi aperta tenendo Jude per un braccio e tirandoselo dietro.

Controllando che non ci fosse nessuno, si lanciò nel piccolo spiazzo al di fuori dell'edificio, e poi dentro un altro capannone abbandonato.

Tutto odorava di chiuso e di polvere, e solo poca luce filtrava dalle alte finestre.

Attraversarono un paio di stanze, poi Robert si fermò.

Scostò un tappeto logoro e pieno di polvere e muffa e scoprì una piccola botola nel pavimento.

La aprì.

Guardò Jude, che lo osservava con uno sguardo strano, poi abbassò un attimo gli occhi. Sembrava come preso da un vecchio rimorso.

"...Ci trovammo una famiglia...circa un anno fa..." sussurrò.

Jude sentendo queste parole si irrigidì, poi però l'altro lo fissò di nuovo e il suo sguardo era più deciso.

" Non verranno a controllare qui...Entra, presto!"

Jude lo guardò, senza sapere cosa fare, senza sapere se fidarsi.

"Presto!" ripetè l'altro.

Jude vide una luce negli occhi di quel poliziotto, e senza quasi rendersene conto, si convinse e si lasciò calare dentro la botola.

All'interno, c'era una piccola stanza con un paio di letti, qualche provvista in scatola, e una vecchia torcia.

Guardò in su verso l'altro uomo.

Da sopra, Robert nella semi oscurità vedeva solo i suoi occhi, come due iceberg nella notte artica.

Sentì un brivido alla schiena.

Stava davvero facendo la cosa giusta?

" Resta qui." Gli disse.

"Non ti chiuderò dentro, ma resta qui. Stanotte, quando si saranno calmate le acque, tornerò." - Lo avrebbe fatto davvero?Sarebbe tornato? - Si chiese.

Da sotto, Jude lo guardò e non rispose.

Robert ricambiò lo sguardo, anche lui in silenzio, poi con un lento cigolio chiuse la botola, finchè quelle due pozze azzurre non scomparvero alla sua vista.

Mentre usciva dall' edificio e si riuniva ai suoi colleghi, ignorando la voce nella sua testa che gli diceva che si era bevuto il cervello, si chiese se l'avrebbe più rivisto.

 

 

 

 

 

 

  

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Secondo contatto, fiducia ***


CONTAGION - YOUR EYES, AT THE END OF THE WORLD

 

CAPITOLO 2 - SECONDO CONTATTO, FIDUCIA

 

 

Jude non seppe dire quanto tempo era passato.

Aveva pensato seriamente di andarsene.

In realtà aveva già messo la testa fuori dalla botola.

Che era davvero aperta.

Forse era stato quello a fermarlo.

Forse una strana sensazione mai provata prima.

Perchè il poliziotto l'aveva aiutato a fuggire?

Jude era tornato dentro e si era seduto su un letto, prendendosi la testa fra le mani.

La stanza odorava di chiuso e di cose andate a male...Ma era VIVO.

Chiuse gli occhi, cercando di fare il punto della situazione.

Colin e Jared erano stati catturati, e chissà dove erano adesso; lui non mangiava da giorni e aveva perso tutte le sue cose nella fuga di due giorni prima, quando si era lanciato giù da quel ponte per non farsi prendere.

Non aveva vestiti, non aveva provviste, non aveva armi, non aveva nemmeno più lenti a contatto scure, che più di una volta gli avevano salvato il culo.

Era indifeso, e solo.

Pensò ancora al poliziotto...

Poteva fidarsi?

Non che avesse molta scelta, era in una situazione abbastanza disperata...Anche se tutto sommato, non peggiore di altre in cui si era spesso trovato in quegli ultimi 7 anni...

Aprì gli occhi - Va bene - pensò - prima i bisogni primari, non posso pensare a mente lucida se non mangio qualcosa.

Con una mano si tirò indietro i lunghi capelli e si alzò in piedi.

Prese la torcia rimasta abbandonata e provò ad accenderla. Funzionava ancora. Guardò sugli scaffali impolverati: niente cibo in scatola, tutti cibi freschi. Tutti scaduti o marci ovviamente. Ecco spiegato il cattivo odore.

Fantastico - pensò.

Tastando con la mano lungo una mensola però ad un certo punto sentì sotto le dita qualcosa di freddo e metallico. Un coltello a serramanico.

Bene, almeno ora aveva un'arma! Qualcosa con cui difendersi...Qualcosa con cui uccidersi se le cose fossero andate storte...Per un attimo il pensiero andò ai suoi genitori...

Poi scosse la testa, non voleva ricordare, non più, basta...

Si infilò il coltello nella cintura dei pantaloni, dietro la schiena, e si sedette nuovamente, chiudendo gli occhi e cercando di recuperare un po' le forze.

 

 

Intanto, Robert stava finendo di compilare il suo rapporto sull' inseguimento della mattina.

Due ragazzi erano stati catturati e portati alla centrale coi dovuti accorgimenti. Per fortuna non sembravano contagiati.

I ragazzi erano entrambi schedati, dato che erano già stati catturati in precedenza. Quella volta erano riusciti ad uccidere i due agenti che li scortavano e a fuggire.

Solo uno dei due ragazzi aveva gli occhi chiari. Robert aveva letto il suo fascicolo, il suo nome era Jared, e sarebbe stato portato via in mattinata da soldati dell'esercito, mentre l'altro, Colin, sarebbe stato arrestato...Probabilmente nonostante fosse accusato anche di omicidio, con un po' di buona condotta sarebbe potuto uscire relativamente presto...

Robert e Orlando osservarono i due ragazzi mentre venivano portati in cella e provarono una gran pena...Erano così giovani, sicuramente non avevano nemmeno 30 anni, e Jared, quello con gli occhi chiari, gridava disperato, supplicando di non portarlo in " quei posti ".

La scena a cui avevano poi assistito era stata terribile: improvvisamente Colin era riuscito non si sa come a liberarsi e aveva estratto la pistola dalla fondina dell'agente che lo stava scortando. Subito tutti i poliziotti gli avevano puntato le pistole addosso, mentre Robert urlava e cercava di far mantenere a tutti la calma. Ma contro ogni previsione Colin non aveva intenzione di sparare agli agenti e tentare ancora di scappare...Aveva capito che la situazione era senza via d'uscita. Si era voltato verso l'altro, che allora l'aveva guardato con amore e gratitudine, e gli aveva sparato. Robert era scattato in avanti per fermarlo, ma era lontano da lui e appena il corpo privo di vita di Jared si fu accasciato a terra, Colin con la determinazione data dalla disperazione, si era puntato la pistola alla testa e si era ucciso.

Mentre i suoi colleghi facevano battute sprezzanti, Robert non riusciva a togliersi dalla testa gli sguardi di quei due ragazzi.

Appena ebbe finalmente finito di lavorare prese la giacca e uscì dal suo ufficio, voleva solo andarsene e dimenticare quella giornata...Anche se in realtà aveva ancora una cosa importante da fare...

In corridoio però improvvisamente lo bloccò Mark.

Mark Strong era un suo collega ma tra i due non correva affatto buon sangue. Mark era tutto il contrario di Robert : subdolo, intrigante, facilmente corruttibile, amava abusare del suo potere e prima che arrivasse Robert era abituato a fare un po' il bello e il cattivo tempo alla centrale di polizia.

Robert fu sorpreso di trovarselo davanti.

"Ehi, Robert! Vai via?" disse con un falso sorriso.

"Già " rispose solo Robert.

"...Mi chiedevo...Stamattina alla discarica eri davanti a tutti, mi sembrava stessi inseguendo uno di quei bastardelli, com'è che non l'hai catturato poi?"

Robert strinse la mascella " L'ho perso, è sparito nel nulla". Cercò di usare un tono calmo e tranquillo.

" Capisco...E quando abbiamo preso gli altri e ci servivano rinforzi dov'eri andato? Sei arrivato dopo tutti gli altri dalla parte opposta a dove eravamo..." continuò Mark con una luce strana e malvagia negli occhi.

" Ora basta, mi stai facendo perdere tempo, se ti sembra che io non svolga bene il mio lavoro vai a lamentarti col Capo." , tagliò corto Robert superandolo, sapendo che l'altro non l'avrebbe certo fatto, e sperando che fosse finita lì.

Mark non rispose, ma lo seguì a lungo con lo sguardo.

Robert passò dalla salà caffè e salutò Orlando, che sembrava ancora un po' sconvolto da ciò che era successo: "Ehi, Orly boy, scusami ma per stasera passo, ho un mal di testa lancinante, vado a dormire. Facciamo domani ti va?" buttò con nonchalance.

Gli sembrò per un attimo che Orlando lo guardasse sospettoso, ma poi il ragazzo gli sorrise e disse . "Certo! Non preoccuparti, riposati! Allora a domattina!"

E Robert, col cuore che gli iniziava a battere più velocemente per il timore di ciò che stava per fare, lo salutò e si avviò verso la sua auto.

 

 

 

Jude all'improvviso sentì la botola aprirsi e più per istinto e abitudine che per altro, scattò di lato mettendosi contro alla parete e portò immediatamente una mano al coltello.

Il viso del poliziotto fece capolino dall'alto, e quando Robert vide che il ragazzo era ancora lì sorrise.

Jude, impercettibilmente si rilassò, ma restò serio ed attento alle mosse dell'altro.

" Ehi " disse Robert.

" Ehi..." rispose Jude.

Mmh, non male come inizio di conversazione...

Mentre si calava giù, Robert non sapeva ancora spiegarsi cosa diavolo stava facendo, e come mai era così felice del fatto che quel ragazzo fosse ancora lì.

Era davvero molto combattuto con se stesso...Una voce nella testa, che assomigliava a quella di suo padre, continuava a ripetergli che stava facendo un'enorme stronzata...

I due si trovavano ora uno davanti all'altro, e Robert si accorse che il ragazzo era appena più alto di lui.

Gli allungò un sacchetto di carta marrone: " Ti ho portato qualcosa da mangiare, sarai affamato..."

Jude prese con circospezione il sacchetto, senza dire niente.

" Non è granchè - continuò Robert - solo un panino...Ma non sono riuscito a trovare di meglio..."

Jude aprì il sacchetto e ne tirò fuori il panino, poi dopo ancora un attimo di indecisione, iniziò a strapparne grandi morsi.

Robert vedendolo rimpianse di non averne presi due, questo ragazzo doveva avere davvero molta fame...

Mentre Jude era impegnato a mangiare, ancora teso e in piedi, come pronto a scappare da un momento all'altro, Robert ne approfittò per studiarlo un po', cercando di non farsi notare troppo.

Aveva un fisico asciutto, ma abbastanza muscoloso, il viso era molto bello, sarebbe sembrato un ragazzino, se non avesse avuto quell'espressione così stanca e sofferente, da animale braccato, che ne ha viste e vissute tante, troppe...

E quegli occhi...A Robert sembrava che se li avesse fissati troppo a lungo avrebbe finito per annegarci dentro...

Scese con lo sguardo...Le gambe erano lunghe e snelle, bellissime... - Ehi!! Che fai ora, Rob??!!Ti metti pure a guardargli le gambe??!!Siamo seri, per favore!!! - . Robert scosse la testa.

"Io sono Robert " disse poi, aspettando una risposta dall'altro, risposta che però non arrivò.

- Ma insomma, devo fare tutto io??!! - pensò Robert un po' stizzito.

"Come ti chiami?" insistette.

Jude lo guardò e tacque.

Aveva senso dirgli il suo nome?

... Aveva forse più senso non dirglielo?

"... Jude..." bisbigliò senza quasi accorgersene.

" Come? "

"...Il mio nome...Jude..." ripetè a voce un po' più alta.

Robert si fece serio, se era uno scherzo del destino, non gli piaceva.

"...Hai un nome pericoloso..." disse piano, forse più a se stesso che all'altro.

Jude, d'altro canto, era abituato ai commenti sul suo nome e fece una smorfia, possibile che la gente si facesse così condizionare da un semplice nome?

" In realtà è preso da una canzone che piaceva molto a mia madre quando era giovane..." Perchè glielo stava dicendo?...Voleva forse...piacergli?

Robert cambiò subito espressione : " Una canzone?Quale? "

Jude inclinò un po' la testa: " E' una canzone molto vecchia, non credo che tu la conosca...Si intitola ' Hey Jude ' , dei Beatles...Erano molto famosi..."

" Mai sentiti..." disse Robert scuotendo la testa.

Però sembrava già più rilassato...

- Che tipo strano - , pensò Jude.

" E quanti anni hai? " continuò Robert

Jude sospirò - non era ancora finito l'interrogatorio? -

" 29..."

" Ah, ora mi spiego perchè sembri così tanto più giovane di me!! Io ne ho 35! "

- Ma da dove è uscito questo? - si disse Jude.

" Il tuo accento è...Non sei americano vero? "

" No - sbuffò il ragazzo alzando un po' la voce - sono inglese. Mi sono trasferito in America con la mia famiglia quando ero un ragazzino, e ho passato gli ultimi 7 anni della mia vita scappando e cercando di sopravvivere, contento?! Ora abbiamo finito con le domande?!"

...Ok, forse aveva esagerato, l'americano sembrava esserci rimasto male...Dopotutto lo stava aiutando...

Robert non disse più niente, e distolse lo sguardo...

Buffo - pensò Jude - era come se quell'uomo cercasse da lui la conferma che aveva fatto bene ad aiutarlo a fuggire.

Bè, lui aveva già i suoi problemi, non poteva pensare anche ai dubbi esistenziali degli altri...

Poi Robert sospirò: " D'accordo, senti, siamo partiti col piede sbagliato, forse ho esagerato...Ti giuro che non so perchè lo sto facendo, ma voglio aiutarti...Permettimi di farlo...Non mi fido a lasciarti qui...Vieni a casa mia stanotte, sarai al sicuro. Non ti chiederò più niente, promesso. Poi domani potrai fare ciò che vuoi. Mi sembri stanco e affamato, hai bisogno di riposo..."

Jude lo guardò a lungo e non rispose.

"A cosa pensi?" disse Robert impaziente.

Jude spostò il peso da un piede all'altro e mise le mani in tasca : " Sto decidendo se posso fidarmi di te..."

" E cos'hai deciso? " chiese Robert titubante.

" Ancora non lo so..."

Robert continuò a fissarlo, finchè Jude sospirò.

"...Va bene..."

Robert sorrise. Ancora, Jude gli sembrò solo un ragazzino indifeso, costretto a crescere troppo in fretta, e provò rabbia per tutto ciò che lui e altri come lui avevano dovuto subire a causa di persone senza scrupoli che pensavano solo a salvare se stesse.

Robert salì sulla scaletta e uscì dalla botola, si guardò intorno controllando che fosse tutto silenzioso poi fece cenno a Jude di seguirlo.

Gli tese la mano per aiutarlo a salire, ma Jude lo ignorò e fece da solo.

- Va bene - pensò Robert - Forse corro troppo. Si sta già fidando molto, dopotutto ha passato gli ultimi anni della sua vita a scappare da quelli come me...

Uscirono dal vecchio edificio abbandonato e Robert lo condusse alla sua auto, un' Audi bianca parcheggiata in un angolo un po' nascosto.

" Sali dietro, e stai giù ", disse Robert mettendosi al volante.

Jude aprì la portiera e obbedì, sprofondando nel sedile.

L'auto era piena dell'odore dell'americano.

Era un odore buono, che stranamente fece uno strano effetto su Jude, riuscendo a calmare i suoi nervi tesi.

- Spero davvero di non stare facendo una cazzata - pensò Jude.

Toccò il coltello freddo dietro la cintura - Male che vada, se me la vedo brutta potrò sempre farla finita. Non mi farò prendere vivo... Non più... -

Robert per tutto il tragitto non parlò, tenendo fede alla sua promessa di non fare altre domande, e Jude, esausto, cullato dal movimento e dal rumore dell'auto, con i sensi acquietati dal profumo di Robert, stava quasi per addormentarsi.

Ad un certo punto l'auto si fermò e Robert si voltò indietro, guardandolo. "Siamo arrivati".

Jude si risvegliò in un attimo, scattando a sedere, i sensi già tesi e pronti a reagire.

- Sembra davvero un animale in gabbia - constatò Robert, - Un giaguaro, o un leopardo - Aveva movenze molto feline in effetti, sinuose, languide quasi, un corpo flessuoso che sembrava delicato, ma capace sicuramente di uccidere in un colpo.

Robert rabbrividì per l'ennesima volta in quella giornata. La sua testa era un turbine di sensazioni che non riusciva a spiegare...

" Vieni? ", chiese, cercando di non dare a vedere il suo turbamento.

Jude annuì, serio come sempre, e scesero dall' auto, avviandosi verso un palazzo di costruzione abbastanza recente, molto alto e di un colore indefinibile nel buio della notte, rischiarata solo da qualche lampione.

Jude avanzava a passi veloci e a testa bassa, seguendo Robert, che aprì la porta dell'atrio e si diresse verso l'ascensore. Fece entrare Jude poi lo seguì e durante la salita i due rimasero dalle parti opposte del locale, senza parlare, lanciandosi qualche sguardo di sottecchi ed abbassando subito gli occhi se l'altro se ne accorgeva.

Nella luce bianca e forte dell' ascensore, gli occhi azzurri di Jude sembravano ancora più chiari, come se emanassero luce propria. Erano così diversi dai suoi,caldi e avvolgenti... Robert ne era attratto e spaventato.

Arrivati al quinto piano si fermarono ed uscirono nel pianerottolo sul quale si affacciavano tre porte scure.

Jude continuando a seguire Robert teneva la testa china, le palpebre abbassate,quasi chiuse.

" Non preoccuparti ", disse Robert vedendolo " Non è necessario. Su questo piano ci abito solo io. Il palazzo è quasi vuoto, scappano tutti da New York se riescono..."

L'americano girò la chiave nella toppa ed entrarono nell'appartamento.

Jude si guardò intorno, era molto ordinato e pulito, con pochi mobili essenziali...Profumava, come l'auto, del profumo di Robert.

" Scusa, è un po' spoglio ", si giustificò lui, " Io lavoro molto e spesso pranzo fuori, non passo tanto tempo qui..."

Jude restava sulla soglia e continuava a tacere, ma Robert ormai si stava abituando a questi silenzi...D'altronde lui parlava abbastanza per entrambi...

"Preparo qualcosa da mangiare, ti va? Nel frattempo che ne dici di farti una doccia calda?"

Alla parola 'doccia calda' per un attimo a Jude si illuminarono gli occhi. Fu un secondo, ma Robert se ne accorse e sorrise.

Per lui era così normale e scontato rilassarsi con un bagno la sera, che capì che non poteva sapere cosa voleva dire rinunciare a tutto ciò a cui doveva aver rinunciato Jude in quegli anni...Anni in cui un ragazzo vorrebbe solo divertirsi con gli amici e uscire e conoscere ragazze...

"Dovrei avere dei vestiti che mio cugino ha dimenticato qui quando è passato a trovarmi. Credo che abbiate più o meno la stessa taglia. Sono puliti, se non ti offendi posso darteli ",

e senza nemmeno aspettare risposta - che forse non sarebbe comunque arrivata - sparì nella stanza degli ospiti e uscì un attimo dopo con un paio di jeans neri e una maglietta bianca, che porse al biondo.

 

In bagno Jude si spogliò ed osservò un istante il suo corpo riflesso nello specchio.

Era dimagrito, ma i muscoli erano ancora tonici e scolpiti.

Aveva ancora piuttosto visibili un paio di vecchie cicatrici : una vicino all'anca sinistra e una che scendeva lungo la clavicola.

Sul fianco destro, vicino alle costole, risaltava sulla sua pelle chiara un grosso livido, ricordo di uno scontro con un paio di agenti due giorni prima.

Bè - fece una smorfia - a loro era andata peggio.

Il viso era stanco e aveva l'ombra di due occhiaie -da quanto non dormiva come si deve? - Decisamente non aveva un bellissimo aspetto, avrebbe anche dovuto tagliare i capelli...

Ma diciamo che aveva avuto altre priorità ultimamente...

Sospirò e si infilò nella doccia.

Sentire l'acqua calda scorrergli sulla pelle era un lusso e un toccasana che non provava da tempo, e si crogiolò a lungo sotto di essa.

...Adesso, se chiudeva gli occhi, invece delle solite terribili immagini, vedeva solo il viso dell'americano.

 

Robert intanto aveva preparato qualcosa per cena - non se la cavava poi così male in cucina - e aveva apparecchiato la tavola.

Stava osservando la frittata senza vederla, e si chiedeva ancora cosa gli stesse succedendo. Da quella mattina, che era iniziata come tante altre, la sua vita aveva preso improvvisamente una piega inaspettata...

E quel ragazzo che ora era nel suo bagno...Gli faceva un effetto così...strano...

Si sentiva...Quasi attratto verso di lui...Come da una forza irresistibile, e non sapeva spiegare questa attrazione...

Non capiva nemmeno se era fisica, o mentale, o spirituale, o se era solo il suo spirito da crocerossina come gli diceva spesso Orlando...

Ma, attrazione fisica...No, non era possibile,dai...Innanzitutto lui era ETERO, e non aveva MAI provato interesse per un uomo...Anche se quel ragazzo biondo aveva lineamenti tanto fini e belli che poteva quasi ricordare più una ragazza...Poi quel corpo flessuoso e felino...BASTA! Robert, ti stai ripetendo e stai impazzendo!!

La tesi del rincoglionimento precoce effettivamente al momento era la più consolatoria...Perchè tutte le altre comportavano troppe domande, a cui lui ancora non sapeva dare risposta...

Guardò l'orologio : perchè Jude ci metteva così tanto a farsi la doccia?!

E se si fosse sentito male?!! O peggio, se si fosse pentito e fosse scappato dalla finestra??!!

Terra chiama Robert, siamo al QUINTO piano!!!!

Ma cosa sei?Una ragazzina mestruata??!!!

Riflettè un attimo...Fanculo, Sì, lo sono!!

E si precipitò in bagno, spalancando la porta.

La scena che si trovò davanti lo lasciò senza fiato.

Jude non era scappato. C'era. Eccome se c'era.

Precisamente era in piedi davanti a lui, a dorso nudo, i capelli bagnati e tirati indietro che lasciavano cadere mille goccioline lungo il suo collo e le spalle, e con indosso solo i jeans che Robert gli aveva portato, e che erano così attillati che lasciavano ben poco all'immaginazione.

- Ehi Robert, sapresti spiegarmi cosa ci fa una divinità greca nel tuo bagno???!!! -

Jude, che si stava appunto allacciando i jeans lo guardò sconvolto, forse chiedendosi se l'americano fosse impazzito del tutto.

Ed è evidente che lo sono, si ripetè per l'ennesima volta Robert.

Cercò di dire qualcosa di sensato ma aprì la bocca e non ne uscì alcun suono... - E' inutile, non mi vengono altre parole se non SEXY...Come è possibile???!!! Io sono ETERO!!...Sì, l'ho già detto eh? -

" Ehm...Hai bisogno?" per fortuna la voce di Jude lo riportò alla realtà.

Robert si schiarì la gola e riuscì a balbettare un " Scusa! E' pronta la cena!" e uscì subito chiudendo la porta e correndo a salvare la frittata che si stava bruciando.

 

La cena fu tranquilla, Robert riuscì per fortuna a liberare un po' la mente e Jude come al solito non parlò, se non per fargli i complimenti un paio di volte per il cibo.

Finito di mangiare Robert invitò Jude a sedersi sul divano e si mise a sparecchiare, buttando poi piatti e posate nel lavandino - ci penserò domani - per poi andare anche lui a sedersi sul divano di fronte all'altro.

C'era una certa palpabile tensione nell'aria ed entrambi sembravano imbarazzati. Come sempre fu Robert a rompere il silenzio.

" ...Vuoi...Qualcosa da bere?" , al momento non gli era venuto in mente altro, sinceramente...Ma Jude sembrò apprezzare la domanda.

"...Ce l'hai qualcosa di forte?"

Robert si accigliò : "...Non sei un po' troppo giovane?"

L'occhiata eloquente di Jude bastò come risposta. Il più grande sospirò e si avvicinò ad una vetrinetta.

"Forse ho un po' di Scotch..." - e forse per una volta farà bene anche a me, farò uno strappo alla regola - pensò.

"Andrà benissimo grazie".

Dopo un attimo i due erano ancora seduti uno di fronte all'altro, con due bicchieri in mano, quello di Robert un po' meno pieno.

Inaspettatamente, dopo un paio di sorsi, Jude senza smettere di fissare il pavimento parlò: "Che ne è stato dei ragazzi che erano con me?"

A Robert si strinse lo stomaco a quella domanda: "... Sono morti, mi dispiace molto...Uno dei due ha preso una pistola a un mio collega e...Dopo aver sparato all'altro si è ucciso...", rispose con un sussurro.

Jude però fece un mezzo sorriso : " Sono stati fortunati allora..."

Robert si chiese ancora con un nodo alla gola cosa dovevano aver passato questi ragazzi per preferire la morte alla loro età...

" Li conoscevi da molto?" chiese piano, non voleva esagerare come prima nella botola.

Ma ora Jude sembrava un po' più disponibile.

" ...No,da un paio di settimane...Ci siamo incontrati per caso e andavamo nella stessa direzione...Ho viaggiato tanto tempo da solo, mi faceva piacere un po' di compagnia..."

Il moro annuì ma non replicò...Poi però aggiunse:

"Sicuro di stare bene?"

"...? "

"Ho...Prima ho visto quel livido...Non sei ferito, vero? " disse abbassando lo sguardo.

Jude fece una smorfia : " No, non sono ferito...Un paio di agenti mi hanno inseguito, un paio di giorni fa, e mi hanno lasciato qualche ricordo..."

" Però tu sei qui... Loro che fine hanno fatto? "

" ...Temo che siano morti..." disse Jude con un ghigno che poteva sembrare un sorriso, ma forse non lo era...

Lo sguardo di Robert si indurì. Era come pensava: sembrava indifeso, ma con questo ragazzo non c'era da abbassare la guardia...

Cercò di non ricominciare a farsi dei problemi mentali riguardo al fatto di averlo salvato e portato a casa, e tentò di cambiare argomento:

"...Perchè siete venuti a New York ? "

Jude aprì la bocca ma poi la richiuse. Sembrò riflettere un attimo...Poi disse :

"...Dovevamo incontrare una persona..."

" Alla discarica ? " stavolta Robert provò ad insistere.

"...Sì. "

" E' una cosa importante? "

"...Sì. "

Robert si stropicciò gli occhi e sbuffò. Non poteva credere di stare davvero per dirlo..

" ...D'accordo...se vuoi domani ti accompagno io..." - ok, è ufficiale, sono inesorabilmente e definitivamente impazzito!!!! -

Jude lo guardò incredulo per un tempo che sembrò lunghissimo poi si fece molto serio e disse:

" ...Se avrò anche solo per un momento il sospetto che tu mi stia tradendo sappi che non esiterò ad ucciderti..."

E sentendo un brivido, Robert guardando in quegli occhi di ghiaccio non dubitò neanche per un attimo che l'avrebbe fatto...

Nonostante questo, per uno strano motivo non si sentiva in pericolo...

E sentendo che gli occhi gli si chiudevano disse al biondo:

"...E' stata una lunga giornata...Ora siamo stanchi, forse domattina vedremo le cose sotto una prospettiva migliore... Tu puoi dormire nella stanza degli ospiti se ti va..."

Jude ricominciò a fissare il pavimento : "Io non dormo molto bene...se non ti spiace, preferirei stare sul divano..."

"D'accordo, se vuoi ti tengo compagnia..." sorrise Robert.

Jude non rispose. Non disse di sì, ma non disse nemmeno di no. A Robert questo bastò. Prese due coperte, ne diede una a Jude e dopo aver spento la luce si stese sul divano di fronte, sperando davvero che la notte gli avrebbe portato consiglio.

Dopo una mezz'ora, Robert era crollato e Jude fissava le ombre scure sul soffitto senza riuscire a prendere sonno.

Guardò l'americano e avvertì ancora quella strana sensazione, e pensò che forse, quella notte, non avrebbe fatto incubi...

 

 

 

 

Note: Yeeeeehhh!! Incredibile,sono riuscita a pubblicare il secondo capitolo!!!E' da una settimana che ce l'ho in ballo praticamente pronto e non riuscivo a rileggerlo e postarlo!!! ...Checcarini che sono Robert e Jude!!!!! <3

Invece Jared e Colin poveri tesori non li ho nemmeno fatti comparire e li ho già uccisi,che cattiva...!!!Bè, pazienza.... ^__^

E Mark Strong? Che cattivone...Holmes e Blackwood si affrontano ancora!!! XD

Robert in realtà volevo mantenerlo un po' più serio,ma poi mi sono fatta prendere la mano dalla sua logorroicità (esisterà questa parola?? XD )...Bè, vedremo come si evolverà...tra poco arriveranno anche gli altri personaggi che stanno scalpitando un po' per entrare in scena, ma adesso era importante concentrarsi sui primi approcci tra Jude e Rob.... <3 Dolcioni....Devo ammettere però che mi piace questo Jude bello e dannato...Ammetto che ho pensato molto anche al suo personaggio di Repo Men (come avevo fatto prima, senza aver visto questo film???!!!!!sbaavvv *___*)

E l'interrogativo più importante ora è...Ma Orlando invece di lavorare sta sempre nella sala caffè??!!E soprattutto : riuscirà Jude a tagliarsi i capelli o resterà un fricchettone per tutto il resto della storia???!!! XDDD

Ok ,sono pazza, scusate per lo sclero, alla prossima!!!

Ah, devo assolutamente ringraziare Judsie e Manumanu1988 per aver recensito la storia e BlackCobra, electrina, Madame Plague, Maxi2002, RDJude, Ryanne e _strawberry_ per averla messa tra le seguite!!!baci baci a presto!!!!! XD

 

 

 

 

 

 

 

  

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Terzo contatto, infine ho visto la luce ***


CONTAGION - YOUR EYES, AT THE END OF THE WORLD

 

CAPITOLO 3 - TERZO CONTATTO, INFINE HO VISTO LA LUCE

 

 

*

Io, io non riesco a tener questi ricordi fuori dalla mia mente
è una specie di pazzia, ha iniziato ad evolversi
Io, a lungo io ho provato a lasciarti andare
ma questa specie di pazzia mi sta inghiottendo completamente

e infine ho visto la luce

ed ho finalmente capito
cosa significhi

*

 

La mattina seguente un sole meraviglioso sorse su New York.

L'aria era fresca, frizzante, e il cielo limpido e terso.

Robert, sul divano, aprì un occhio, e impiegò un attimo per capire dove si trovava e per ricordare tutto.

Quando gli tornò alla mente la giornata precedente, l'inseguimento, Jude, gli occhi di Jude, la botola, i due ragazzi catturati, ancora la botola, ANCORA JUDE, l'ascensore e l'appartamento, la doccia, di nuovo Jude, la cena, i discorsi sul divano, l'aria da felino pericoloso di Jude...spalancò entrambi gli occhi e si drizzò a sedere.

Subito, involontariamente, si tastò dappertutto per essere sicuro di avere ancora tutti gli arti e gli organi, e che l'altro non l'avesse ucciso nel sonno.

- Ehi Genio, se riesci a fare tutte queste cose, comprese le tue pare mentali, mi sembra ovvio che tu sia vivo!!! -

Non so, pensò Robert - non sono mai stato il tipo da pare mentali, tutt'altro...Ma dopo ieri non sono più certo di niente e penso che riuscirei a farmele anche da morto...

Si rimise sdraiato, e si voltò verso l'altro divano.

Jude non c'era.

Scattò di nuovo a sedere e fece vagare lo sguardo per la stanza, con un vago senso di panico alla bocca dello stomaco.

" Buongiorno." disse allora Jude, e Robert lo vide.

Gli dava le spalle, era davanti alla finestra e guardava fuori...almeno così sembrava, dato che comunque si era accorto che Robert lo stava cercando.

La sensazione di panico subito svani... - Che stupido sono - si disse Robert.

Jude si voltò e lo guardò negli occhi e ancora Robert si sentì inghiottire da essi e non potè fare a meno di pensare a quanto fosse assurda e bella quella sensazione...

" E' tardi...Se davvero vuoi accompagnarmi dovremmo andare, non credi ? ", la voce di Jude lo riportò alla realtà.

" Certo, io...Arrivo subito." disse Robert di rimando, alzandosi e sparendo in camera per cambiarsi.

Quandò uscì, Jude era in piedi in corridoio vicino alla porta d'ingresso che lo aspettava. Sembrava un po' nervoso.

Robert si avvicinò a lui e cercando di sorridere gli porse un paio di occhiali da sole.

" Così sarai un po' più tranquillo e non dovrai nasconderti troppo..."

Jude li prese e lo guardò indeciso : " ...Dici che non sarò sospetto?"

" ...Ma no dai, c'è il sole vedi?...Li metto anche io guarda, va bene? " sorrise ancora il moro.

Alla fine Jude si convinse e li indossò, iniziava ad essere stranamente difficile dire di no a quel sorriso...E ciò era molto preoccupante...

In auto, dopo un po' di insistenze da parte di Robert, salì davanti, al suo fianco...E si perse a guardare fuori dal finestrino...Da quanto non lo faceva...Perdersi tranquillamente ad osservare il mondo esterno e le persone...

Era ancora presto, e per strada non c'era quasi nessuno...

AD un certo punto passarono con l'auto davanti ad un bel parco...Probabilmente la sera prima Jude non l'aveva notato per via del buio e perchè era sprofondato nel sedile posteriore...

Guardò attentamente...Tra gli alberi c'era qualcuno a spasso col cane e sul prato alcuni ragazzi che facevano jogging... Era incredibile come nonostante tutto la gente cercasse di condurre una vita il più normale possibile, trovando la forza per non lasciarsi andare alla paura...

Senza quasi rendersene conto, continuando a guardare fuori e appoggiando la fronte al finestrino freddo, Jude iniziò a parlare a bassa voce : " ...Questo parco...Mi ricorda il parco di Londra dove mio padre portava me e i miei fratelli da piccoli...Eravamo così felici...Io e William, che aveva tre anni più di me giocavamo a pallone, e Natasha che era la più piccola, ci rincorreva e voleva giocare con noi...A volte Will per farmi arrabbiare mi rubava la palla e scappava, e io non riuscivo a prenderlo perchè era più veloce di me, allora mio padre gli diceva di smetterla, e lui rideva, e Natasha mi dava man forte contro di lui...Sembravano giochi così stupidi...Ma non so cosa darei per poter tornare indietro... "

Robert era a dir poco stupito :Jude non aveva mai parlato così tanto, e ora sembrava un fiume in piena...Chissà da quanto tempo aveva voglia di raccontarsi con qualcuno, di sfogarsi e condividere i suoi sentimenti...Robert non osò dire niente per paura che l'altro smettesse di parlare e continuò ad ascoltarlo in silenzio...

"...Quando sette anni fa, quando avevo ventidue anni, è scoppiata l'epidemia, mio padre ci disse di non preoccuparci...Lui era sempre così ottimista...Aveva una parola buona per tutti e si fidava di chiunque...Mia madre invece era molto spaventata, ma cercava di non darcelo a vedere...

Quando le cose peggiorarono mia madre supplicò mio padre di tornare a Londra...Lui si convinse che in fondo era meglio, ma poi fu dichiarata la quarantena e non potemmo andarcene...Noi ormai eravamo grandi, non era più così semplice raccontarcela come quando eravamo bambini...

Quelli dell'esercito iniziarono a cercare e catturare tutte le persone che avevano gli occhi chiari...Alcuni dei miei amici e le loro famiglie furono presi e portati via dalle loro case...

Si sentivano terribili storie su ciò che facevano a chi veniva catturato...Mia madre piangeva tutte le notti e viveva nel terrore...Io e Will cercavamo di essere forti anche per lei e per mia sorella, come ci diceva nostro padre, ma era difficile...

Persino lui, che era così calmo e tranquillo, un giorno tornò con una pistola, che nascose in casa..."

Jude si interruppe un attimo, come perso in un pensiero, in un 'immagine che si doveva essere formata nella sua memoria...Robert era al corrente di queste cose, che gli aveva raccontato anche Orlando, ma sentirle dalla viva voce di chi le aveva vissute in prima persona era diverso...E sapeva che non poteva a comprendere cosa poteva aver passato la famiglia di Jude, e tante altre come la sua...Colpevoli senza aver fatto nulla...Se già prima questo era motivo di grandi conflitti interni in lui, ora era assolutamente convinto di aver avuto ragione, e che era tutta una follia...Non gli sembrava più così assurdo aver aiutato Jude...Anzi, gli sembrava di iniziare a vedere davvero le cose...

Poi Jude riprese a parlare :

"...Un collega di lavoro di mio padre ci offrì un posto dove nasconderci e ci portò in questa piccola casa fuori città, vicino ad un bosco...

Restammo lì nascosti per un po', con gli zaini sempre fatti, con i nostri pochi averi all' interno, per essere pronti a scappare in qualsiasi momento...

Per qualche tempo fummo tranquilli, e riuscimmo quasi a dimenticarci di tutto quell' orrore...

Poi, una notte, dalla nostra camera sentimmo dei rumori e ci svegliammo.

Sbirciando fuori capimmo subito che all'esterno della casa c'erano dei soldati. Bussavano forte alla porta e ci ordinavano di aprire. Dalla fessura della porta, vedemmo mio padre guardare mia madre negli occhi...Lei annuì, e lui prese la pistola da un cassetto.

Poi mio padre diede un bacio a mia madre e senza smettere di guardarla negli occhi, le sparò.

Natasha gridò...Io e Will non riuscivamo nemmeno a respirare.

Mio padre si voltò e venne verso la nostra camera, e capimmo subito che stava venendo ad ucciderci...

Ma...Noi eravamo giovani, e volevamo vivere...A tutti i costi...Will correndo ci prese per mano e ci trascinò per la stanza e noi prendemmo i nostri zaini e scappammo dalla finestra.

Quando mio padre entrò in camera eravamo già in mezzo agli alberi e correvamo a perdifiato.

Ricordo l'aria pungente sul viso, e il peso dello zaino sulle spalle...I capelli di mio fratello che ondeggiavano al vento davanti a me - era sempre stato il più veloce - e i singhiozzi di mia sorella, e le sue dita strette intorno alle mie...

Solo un attimo ci voltammo indietro...

Vedemmo i soldati fare irruzione dentro casa, e mio padre, che chiudendo gli occhi si puntava la pistola alla tempia e sparava...

Il rumore di quello sparo è rimasto nelle mie orecchie per tanto, tanto tempo...

In seguito scoprimmo che alla fine, preso dal panico, era stato proprio il suo collega a tradirci...E iniziammo a non fidarci più di nessuno...

A lungo non sono riuscito a perdonare mio padre per ciò che aveva fatto...Lo ritenevo un codardo, lo odiavo...

Ma sono cambiate tante cose...Ho scoperto che in fondo la morte non è la cosa peggiore...E ora riesco a capire il suo gesto...E piuttosto che farmi prendere vivo ancora, farei la stessa cosa..."

Robert strinse più forte il volante...aveva detto ancora?...Questo voleva dire che era già stato catturato?...Voleva sapere, ma non se la sentì di chiederglielo, Jude stava già rivivendo tante situazioni dolorose...Ora capiva anche perchè aveva detto che quei due ragazzi, Colin e Jared, erano stati fortunati...Si trovò ancora una volta a chiedersi cosa potevano aver passato dei ragazzi così giovani per desiderare la morte...Che schifo...Aveva la nausea...

" Un mio collega, un ragazzo di nome Orlando, mi ha parlato di certe cose...Ha detto...Che nei posti dove...Vi portano...Fanno degli esperimenti su di voi...Vi iniettano il virus e stanno a...Guardarvi morire...Solo per poter capire meglio come si sviluppano i sintomi e trovare una cura o anche solo qualcosa che rallenti il decorso della malattia...O che...Vi iniettano vaccini sperimentali...Che a volte sono peggio del virus stesso e...Altre cose simili..." , Robert voleva delle conferme, per quanto potessero essere terribili, ma non riusciva a continuare oltre.

Jude lo guardò un po' stupito, poi una nuova espressione di dolore si fece largo sul suo viso, come fosse turbato da altri ricordi: " ...E' così...Questo ragazzo deve aver conosciuto qualcuno che è stato in quei laboratori...E ha visto fare quelle cose...Non sono fatti che conoscono tutti..."

Poi il ragazzo si ammutolì, e Robert davvero non si sentì di dire altro, temeva di aver esagerato, e non parlarono più finchè non arrivarono alla discarica.
Robert parcheggiò l'auto come la sera prima, in un posto abbastanza fuori vista, e scesero.

Jude avanzava deciso e spedito e Robert lo seguiva guardandosi intorno.

Ad un certo punto Jude entrò in un edificio e Robert, che era rimasto un po' indietro, non fece nemmeno in tempo ad entrare con lui che il più giovane ne era già uscito con una grossa borsa blu in mano.

Sembrava uno di quei borsoni che si usano in palestra, e Robert lo guardò un po' incuriosito.

- ...Meno male che ieri sono riuscito a nasconderla appena ho capito che eravamo seguiti... - pensò Jude stringendola.

Robert non chiese cosa fosse, anche perchè conoscendo un po' Jude, probabilmente non gli avrebbe nemmeno risposto.

Girarono un po' alla cieca...Robert non capiva se Jude lo stava facendo perchè non sapeva bene nemmeno lui dove andare o se era solo per confonderlo un po'.

- Mmh, sicuramente la seconda opzione... -

Ad un certo punto finalmente si fermò vicino ad un edificio basso, a un solo piano. Le pareti erano scrostate e piene di sabbia e polvere. Sul tetto era addirittura cresciuta dell'erba e c'era qualche vecchio graffito rovinato su un muro.

Non c'è niente qui - si disse Robert - In questa zona abbiamo controllato più volte tutti gli edifici...Cosa spera di trovare?... -

Jude restando in silenzio si avvicinò col viso a quello che sembrava un piccolo insetto scuro sul muro.

Lo osservò attentamente per un attimo, poi :

"Johnny, sono Jude!" , bisbigliò.

Robert lo guardò stupito, e fu ancora più stupito quando sentì una voce metallica rispondergli da quello che, ora lo vide, era un piccolo congegno elettronico.

" ...Jude? "

" Sì, Jude! Avanti,apri! ", insistette il biondo deciso, guardandosi nervosamente intorno.

Un attimo di silenzio, poi...

"...Parola d'ordine!"

"Johnny!!!!", Jude ora sembrava un po' esasperato.

" Parola d'ordine!! " ripetè la voce.

Jude sospirò, sembrava quasi imbarazzato : " ...Tartarughe marine..."

"...Quella è vecchia..." , la voce sembrava divertita.

" Come facevo a sapere che l'hai cambiata?! Non la so quella nuova!", Jude alzò gli occhi al cielo.

"Avanti Jude, se sei davvero tu mi conosci...Un po' di creatività..." disse la voce ridacchiando. Robert era basito: dov'era finito, all'improvviso?! In una serie televisiva di fantascienza demenziale??!!

Jude perse la pazienza :

"Johnny, lo so che in questo coso c'è anche una telecamera e ci stai guardando, quindi vedi benissimo da solo che sono io! Ora apri questa dannata porta!! "

Robert era quasi divertito, stava vedendo Jude in un'ottica nuova, un po' meno tragica e adulta...In fondo era un ragazzo così giovane...

Si sentì uno sbuffo e poi :

" ...Come sei noioso...Entrate! "

E una porta nascosta si aprì all'improvviso nel muro, rivelando al suo interno uno stretto corridoio illuminato da una luce azzurra e verde che scendeva in profondità.

Robert non era sicuro di voler scendere, ma Jude prese a seguire le scale e lui gli andò dietro.

Quando arrivarono alla fine delle scale, si trovarono in una specie di bunker sotterraneo, scarsamente illuminato, e pieno di strani aggeggi e congegni, di carte con disegni assurdi, di alambicchi e provette, di cavi elettrici che pendevano dal soffito, e su un tavolo c'era addirittura il modellino in bottiglia di una nave con le vele nere.

Da dietro lo schermo illuminato di un computer spuntò all'improvviso la testa di un uomo, che poi uscì del tutto da dietro una specie di scrivania e si rivelò essere un uomo tutto intero, non solo una testa. Nel caso, ormai Robert non si sarebbe stupito più di nulla...

L'uomo era...Bizzarro...Aveva lunghi rasta e una specie di bandana consunta in testa, che non si capiva nemmeno più di che colore fosse.

Quando vide Jude si aprì in un enorme sorriso e allargando le braccia andò verso di loro.

Camminava...In un modo un po' strano - pensò Robert rimanendo in disparte.

" JUDE!!Che piacere vederti! "

" Ciao Johnny, sempre il solito a quanto vedo..." ribattè sorridendo Jude.

" Capitan Johnny, prego!!Non dimentichiamo le cose importanti " disse l'altro alzando l'indice.

" Certo certo, scusa, come ho fatto a dimenticarlo? " rispose Jude scuotendo la testa.

Johnny allora si ricordò che Jude non era solo e guardò nella direzione di Robert.

Lo osservò in silenzio un attimo, poi con uno scatto avvolse un braccio intorno alle spalle di Jude e lo tirò un po' in disparte.

" Grazie per la calorosa accoglienza! ", pensò Robert sbuffando.

I due si allontanarono e lui non poteva più sentire cosa dicevano

Lo strano tipo continuava a parlare con Jude gesticolando in tutte le direzioni come un forsennato.

" Questo come minimo deve essere strafatto " , pensò Robert guardandolo, " O gay........O un gay strafatto..."

Poi il tizio si zittì e si avvicinò di nuovo a lui, squadrandolo ancora.

Robert indietreggiò un po', ma sostenne il suo sguardo.

" Ci si può fidare di lui, Jude? ", disse lo strano tipo senza togliere gli occhi dai suoi.

Robert sapeva che nemmeno Jude si fidava pienamente di lui...come poteva garantire anche per un altro?

Ma invece, lasciandolo quasi a bocca aperta, Jude disse : " E' con me. "

Solo - è con me - niente altro, ma che forza avevano quelle tre parole...E che responsabilità per Jude, nel caso Robert non si fosse mostrato degno di fiducia.

E questo, allo sciroccato di nome Johnny sembrò bastare.

Infatti con un gesto deciso gli allungò la mano : " Piacere, Capitan Johnny Depp, al suo servizio. " disse.

" Robert Downey... Lei è un Capitano della Marina?" chiese Robert molto stupito.

"Ovviamente no, è solo un appellativo che gli piace darsi...", saltò su Jude ridacchiando.

" Questo lo dici tu, Jude! " sogghignò l'altro, e per un attimo a Robert sembrò che avesse anche un dente d'oro.

Robert comunque gli strinse la mano e continuò a guardarlo per un lungo istante in quegli occhi scurissimi, erano strani...Quasi ipnotici...

" Belli vero?! ", disse Johnny, che se n'era accorto, lasciandogli la mano e indicandoseli.

" Me li sono fatti impiantare circa due anni fa! Pensate un po' gli scherzi del destino : avevo gli occhi color acquamarina più belli del mondo e non potevo più farli vedere a nessuno!!!Bel casino vero?!!Così ho optato per un colore più sobrio che mi avrebbe creato meno problemi!!!" disse facendo l'occhiolino.

" E sarebbe anche stata un'operazione costosissima, se non avessi le mie conoscenze!!Ovviamente, già che c'ero, mi sono fatto inserire qualche potenziamento!! " ridacchiò.

- Come??!! - Robert cercò di non fare troppo una faccia da pesce lesso. Certo, sapeva che c'erano le tecnologie per cose del genere, ma trovarsene un esempio davanti era...Un po' surreale...Comunque cercò di non sembrare troppo stupito e cercò qualcosa di intelligente da dire, quando all'improvviso si vide volare addosso qualcosa e fece un salto spaventato.

" Ehi, niente paura! E' solo il piccolo Jack!! " , disse divertito Johnny.

Allora Robert vide che l'essere che gli era saltato addosso era una piccola scimmia un po' spelacchiata.

Certo che questa giornata era strana davvero...

"Allora, di cosa hai bisogno? " la voce di Johnny che parlava con Jude lo riportò alla realtà, anche se...Jack, gli stava ancora appollaiato sulla spalla.

" Varie cose. " disse Jude.

" D'accordo...Ce li hai i soldi? " lo guardò di sottecchi.

" Certo. " e Jude aprì la borsa. Era piena di banconote.

Robert sgranò gli occhi... E si disse che era meglio non sapere dove le avesse prese.

Johnny guardò interessato nel borsone : " Perfetto... Ti serve molta roba? "

" Sì, alcune cose per me, poi ho una lista." , e tirò fuori un bigliettino spiegazzato dalla tasca dei jeans, porgendoglielo.

Johnny lesse e ridacchiò : " Te l'ha scritta Ewan, vero? "

Robert aguzzò le orecchie : - Come come?? E adesso chi era questo Ewan??!! Aspetta un attimo...era...Gelosia quella che sentiva?...Ma no, non scherziamo, dai, non ricominciamo con le pare mentali...Era. semplice. curiosità. ... - si disse, non proprio convinto.

Anche Jude sorrise : " Già. Non so proprio cosa ci debba fare con tutta quella roba, la metà non so nemmeno che cosa sia..."

Johnny sorrise : " Immagino...Comunque ho tutto, non preoccuparti. Ah, già che ci sei ti mostro un articolo che potrebbe interessarti. "

E tirò fuori un astuccio nero e delle fialette con un piccolo dispenser in cima.

Porse il tutto a Jude :" ...Nell'astuccio ci sono quattro paia di lenti a contatto colorate che immagino ti servano, dato che ora non le indossi, e non è da te rischiare e andare in giro senza...Purtroppo non ne ho altre...Però posso darti queste tre fialette di B10. "

" B10 ? Che roba é ? ", chiese Robert senza riuscire a trattenersi.

" Io ero rimasto al B8...", disse Jude osservandole e rigirandosele tra le dita : " E' un liquido con una composizione chimica particolare, che se viene spruzzato negli occhi ne può alterare il colore per qualche ora...B sta per Brown..."

"...Questo è molto più potente del B8, dura diverse ore in più...Però ricorda che è pericoloso, puoi usarlo al massimo tre volte, quattro se ti va bene, altrimenti rischi la cecità irreversibile...Considerando poi che in passato hai già usato il B8, potrebbe abbassarsi ancora il consumo che ne puoi fare...", aggiunse Johnny.

" D'accordo, lo terrò a mente..." disse Jude mettendo via tutto.

" Merda - pensò Robert - quante sono le cose che non so, che non immagino nemmeno...Che hanno dovuto inventarsi per sopravvivere, per non essere trattati come cavie, come animali da macello...E' davvero possibile vivere così?...Jude dice sempre che in fondo è meglio la morte ma...quanto istinto di sopravvivenza che sta invece dimostrando...Deve per forza avere uno scopo, un qualcosa per cui gli interessa davvero vivere...Vorrei...Scoprire cos'è... questa cosa...", e più passava del tempo con quel ragazzo e più era stupito, e ammirato, e ...Attratto da lui in modo inspiegabile...Come quando si erano guardati negli occhi la prima volta...Quella scarica elettrica che non poteva dimenticare...

Quando Johnny ebbe tirato fuori tutta la roba che serviva a Jude, vuotò il borsone blu sul tavolo, lo riempì col materiale che Jude gli aveva chiesto e si prese tutte le banconote.

"Ehi, sei diventato caro!!!", protestò Jude.

" Jude, tesoro, anche per me è più complicato procurarmi la merce di questi tempi, comprendi?!!!", rispose Johnny con un sorriso.

" Certo, ci mancherebbe ", sbuffò Jude, sapendo che comunque non sarebbe servito a niente insistere e che a parte gli scherzi Johnny aveva ragione, e rischiava molto per procurarsi tutta quella roba.

Poi Johnny approfittò di un momento in cui Robert si era allontanato, sempre con Jack in spalla, ad osservare degli strani congegni che rilasciavano un denso fumo bluastro, per abbassare la voce e chiedere al biondo : " ...Allora adesso andrai al Covo? "

Robert però lo sentì ugualmente e cercò di ascoltare, mentre continuava ad osservare apparentemente molto concentrato il macchinario che ora aveva iniziato ad emettere un fumo rosso e viola.

Jude lanciò un'occhiata verso di lui - Aveva capito che aveva sentito? -

Abbassò istintivamente la voce anche lui e disse : " ...Sì, ci troviamo tutti là..."

" Avete trovato un pilota, allora ? "

" Mmh, pare che Ian sia riuscito a contattare Harrison...Può darsi che nel tempo che sono stato via sia già arrivato al Covo..."

" Bene, è ancora vivo allora...C'era da immaginarlo...Quell'uomo riesce sempre a cavarsela...", replicò Johnny non senza una certa ammirazione.

" Già. "

"Allora è così, ci provate davvero..."

Jude annuì.

Johnny fece un cenno verso Robert : " E lui...?"

" Non lo so...", disse Jude guardandolo, la testa e il petto pieni di sentimenti contrastanti, una risposta che voleva dire tutto e niente, una domanda che implicava troppe complicazioni, e speranze, e desideri da lungo tempo assopiti...

Robert che ora stava giocando con Jack - in fondo era una bestiola simpatica - , non si era perso una parola...

Jude si caricò il borsone su una spalla e fece un passo verso la porta, poi guardò un'ultima volta Johnny : "...Allora...Non vieni con noi,vero ? "

" No Jude, grazie, ma io resto...Non so bene cosa vi siate messi in testa e come pensiate di fare, ma comunque...Ci deve pur essere qualcuno qui ad aiutare i disgraziati come voi, no? " ridacchiò l'altro.

Jude sorrise tristemente : "Già...Qui ci sarà sempre qualcuno che avrà bisogno di te..."

" Puoi dirlo..."

" Mi mancherai Johnny..."

L'altro sorrise ancora e gli mise una mano sulla spalla, stringendola affettuosamente : " In bocca al lupo, Jude. Saluta tutti da parte mia."

Jude lo guardò negli occhi ma non rispose, poi passò vicino a Robert e gli disse solo : " Vieni, andiamo." , avviandosi poi su per le scale.

Robert mise Jack su un tavolo, lanciò un'ultima occhiata a Johnny che alzò una mano in segno di saluto, e poi senza dire una parola lo seguì.

 

 

 

Quando Jude e Robert uscirono da quella specie di bunker sotterraneo, videro che si stava alzando un forte vento, che portava con sè nuvole scure...

Robert si sentiva inquieto, senza sapere del tutto perchè.

Nessuno dei due parlò più, persi entrambi profondamente nei loro pensieri.

Robert riportò Jude a casa sua, e quando furono nell'appartamento andò in camera sua e si spogliò per indossare la divisa della polizia.

Jude lo osservava dalla porta socchiusa, cercando di non farsi notare.

Certo che...Era davvero affascinante...Così diverso da lui, anche nel fisico...Era un po' più basso, ma molto più muscoloso, ben fatto, terribilmente attraente...

Jude era confuso da tutte le sensazioni che provava quando era con lui...Ma la voce calda di Robert lo risvegliò all'improvviso:

" Senti, io ora devo andare a lavorare, il mio turno finisce verso sera...Se ti viene fame in frigo c'è un po' di tutto , tu fai come se fossi a casa tua ok?...Poi se proprio sei deciso ad andare via, stasera ti darò un passaggio fuori città, poi...Andrai dove vuoi, d'accordo?" - perchè era così...Difficile e triste pronunciare queste parole?Aveva davvero pensato che anche Jude sentisse il bisogno inspiegabile di restare con lui...? Forse stava impazzendo sul serio e forse dopo che Jude se ne fosse andato sarebbe tornato tutto alla normalità...Forse...

Jude capì che l'altro aveva sentito il loro discorso nel bunker e sapeva che doveva andarsene...Lo guardò e annuì...Annuì solo, non disse niente, anche perchè...Cosa avrebbe potuto dire? Jude si sentiva angosciato e il fatto di non riuscire a spiegarsi quel sentimento lo angosciava, se possibile, ancora di più.

Robert prese le chiavi dell'auto e senza guardarlo si avviò verso la porta e lo salutò.

Non poteva, non riusciva a guardarlo ancora in quegli occhi di oceano e di vento...Aveva paura di perdersi irrimediabilmente...Era meglio finirla il prima possibile, tanto sarebbe finita comunque... - Cosa, Rob? Cosa dovrebbe finire?..Non è nemmeno mai iniziata... - si disse amaramente chiudendo la porta dietro di sè.

Appena fu in casa da solo, Jude si tolse le lenti a contatto e le ripose nell'astuccio.

Si guardò intorno, sospirò, andò in cucina...Non aveva fame, non era abituato a mangiare così tanto come in quei giorni...Girò un po' per casa, osservandola.

Su una mensola c'erano alcune foto di Robert da ragazzino: in una era con un cane, in altre due con una donna - sicuramente sua madre - che aveva i suoi stessi occhi dolci e caldi - così diversi dai miei, che sembrano stalattiti di ghiaccio - Lui sembra avere un fuoco dentro, sembra che quando mi guarda mi possa scrutare fin nell'anima...

Sento...Come se il suo fuoco potesse riuscire a sciogliere il freddo che ho dentro...Fa...Terribilmente paura...Ed è...Terribilmente eccitante e avvolgente...

Infine, spossato, si stese sul divano dove la notte prima aveva dormito Robert...Era ancora pieno del suo profumo...Jude chiuse gli occhi.

- Perchè fa questo per me...? -

Non lo capisco...Come non capisco se davvero posso fidarmi di lui...

...Comunque...Stasera ci separeremo e...Non ci vedremo più e...Lui mi dimenticherà... - Perchè ancora questo pensiero aveva il potere di farlo sentire così...Vuoto?

Un tuono squarciò all'improvviso il silenzio dell'appartamento, e prima piano, poi più forte, iniziò a piovere.

Jude lasciò accesa solo la lampada a fianco del divano, che diffondeva una piacevole luce soffusa, e finalmente si addormentò, stremato...Cullato dal rumore della pioggia.

 

 

Intanto, alla centrale di polizia Robert era in ufficio con Orlando, che lo guardava preoccupato.

" Che hai Robert?...Sei strano, sei distante...E' successo qualcosa? ".

Robert , con lo sguardo perso nel vuoto, giocherellando con una matita, bisbigliò:

"...Niente...Non ho niente...Ma...Tu non hai mai fatto qualcosa che non sapevi del tutto se fosse giusta?...Ti sei mai sentito dilaniato tra il tuo cuore e le regole che ti hanno inculcato?"

Orlando lo osservò per un istante soppesando le sue parole, forse chiedendosi cosa intendesse dire, poi rispose a bassa voce : "...Si, mi è successo...Tanto tempo fa..."

"...E cosa hai fatto? "

" Io... Ho sempre seguito il mio cuore...Sempre..." disse, con uno sguardo che però si fece triste e scuro.

Robert non rispose, e continuò a giocherellare con la matita.

 

Nel frattempo, al piano di sotto, Mark Strong si stava avviando verso l'uscita, quando incrociò un collega in corridoio.

" Ehi Mark!! Vai già a casa? Non ti va una birretta con gli altri ragazzi? "

" No Bill, grazie, un'altra volta. Stasera stacco un po' prima, ho un impegno... "

Uscendo di corsa, senza aspettare risposta, Mark prese la macchina e mise in moto : Robert stava nascondendo qualcosa, e lui aveva tutta l'intenzione di scoprirlo!

Il giorno prima alla discarica era sparito all'improvviso, e quando era ricomparso era strano...Forse aveva trovato la refurtiva di quei piccoli criminali e invece di consegnarla se l'era tenuta...Quei tipi trafficavano con roba molto costosa di solito...e illegale...

Forse sarebbe riuscito a dimostrare che Robert non era quel santarellino tutto d'un pezzo che sembrava essere! Mark era sicuro che avesse trovato qualcosa e se lo fosse tenuto.

Lungo la strada si chiese se avesse nascosto la roba a casa o se l'avesse lasciata alla discarica...Bè, la seconda sarebbe stata poco sicura e comunque Mark non aveva visto bene da dove fosse arrivato, se si fosse messo a cercare là avrebbe perso troppo tempo, molto meglio provare a casa sua.

Guidò velocemente fin sotto casa di Robert.

Si mise a sogghignare da solo : Che bello sarebbe stato rovinarlo davanti a tutti!!!

Scese dall'auto e guardò i nomi sui campanelli : Robert Downey, quinto piano, bene.

Le porte non erano un problema, a tutti i poliziotti veniva data una chiave universale.

Ovviamente doveva essere utilizzata solo sul lavoro e non potevano portarsela a casa, ma chi se ne sarebbe accorto?

E comunque dopo la disfatta di Robert nessuno si sarebbe preoccupato di come lui fosse entrato in casa sua.

Entrò nell'atrio, prese l'ascensore e salì.

 

 

All'improvviso a Robert venne un brivido lungo la schiena e si drizzò con uno scatto.

" Rob?! Che succede?! " disse Orlando guardandolo.

" Non lo so, un brutto presentimento... " sussurrò Robert guardando le gocce di pioggia fuori dalla finestra.

Poi si alzò in piedi e prese la giacca : " Orly, devo andare un attimo a casa!! Scusa, se finisci tu di sistemare questi documenti giuro che mi farò perdonare! " e corse fuori nel corridoio, lasciando un Orlando allibito a guardare la porta aperta.

 

 

Quando Mark fu davanti alla porta di Robert, in silenzio, estrasse la pistola - era sempre meglio averla a portata di mano - e aprì la serratura.

Pregustandosi il sapore dolce della rovina di Robert e della sua vittoria, entrò senza far rumore.

Jude però era stato abituato per troppo tempo a dormire con un occhio e un orecchio solo.

Appena sentì lo scatto della serratura, il suo cervello lo registrò e diede l'allarme.

Jude aprì un occhio, poi due, poi si tirò su a sedere, cercando di respirare più piano possibile.

C'era stato un rumore.

...Forse era stata un'impressione, o forse era Robert che era rientrato.

Comunque, coi nervi tesi e pronti, si alzò in piedi e girò intorno al divano, avvicinandosi al corridoio d'ingresso.

Portò la mano dietro alla cintura e ne estrasse il coltello.

Non lo aprì, perchè lo scatto avrebbe fatto troppo rumore.

Fece appena in tempo a recepire un' ombra scura che si trovò di fronte un uomo, stupito tanto quanto lui.

Jude sgranò gli occhi e smise di respirare.

Mark era incredulo : credeva di trovare materiali o attrezzature illegali o cose simili, invece quello stronzo di Robert addirittura si nascondeva in casa uno di quei bastardelli dagli occhi chiari!!Non ci avrebbe mai sperato, era più di quanto avrebbe osato immaginare! Lo avrebbe rovinato a vita!

Il poliziotto impiegò pochissimi secondi a pensare a tutto ciò, ma per Jude furono sufficienti per riprendersi dallo stupore e reagire.

Aprì il coltello a serramanico e con uno scatto in avanti gli ferì la mano che impugnava la pistola. Mark fece un rantolo e l'arma gli cadde a terra, poco distante.

Jude cercò di raggiungerla ma Mark gli fu addosso e caddero entrambi a terra.

Jude si voltò e sferzò una coltellata verso di lui, ma l'altro fu molto svelto e la schivò, però fu costretto a lasciare la presa su Jude, che scattò in avanti e riuscì ad afferrare la pistola.

Mentre si girava verso Mark e sparava, lui gli fu addosso di nuovo e gli bloccò il braccio.

Il proiettile andò a frantumare un grosso specchio sulla parete opposta, i cui pezzi caddero a terra come una pioggia luminosa.

 

Proprio in quel momento dalla porta entrò Robert di corsa, e si bloccò subito sulla soglia.

Involontariamente, restò immobile ad osservare incredulo la scena che aveva davanti agli occhi. Non poteva credere che tutto questo stesse accadendo davvero.

Solo la mattina prima si era alzato normalmente e aveva fatto colazione e come tutte la mattine si era recato a lavorare...Poi...

I due uomini lottavano tra loro nella penombra davanti a lui...

Robert osservava ad occhi sgranati Jude, che era un fascio di muscoli e nervi, sinuoso e letale proprio come il giaguaro a cui Robert l'aveva paragonato.

E come il giaguaro era meravigliosamente bello e terribile allo stesso tempo...

Robert non riusciva a muoversi,era come se il suo cervello si fosse momentaneamente scollegato e stesse osservando la situazione da dietro uno schermo...

Il combattimento tra i due continuava senza pause : Jude diede all'altro un pugno nello stomaco, ma Mark sapeva incassare bene.

Poi tutto successe molto velocemente : Mark diede a Jude un pugno in volto, sullo zigomo, Jude si sbilanciò e cadde all'indietro, Mark afferrò da terra uno dei pezzi dello specchio e gli si lanciò addosso.

Prima che Jude potesse ripararsi, Mark gli conficcò il vetro tagliente nel fianco.

Robert si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto quando sentì Jude urlare.

Nonostante il dolore, il biondo reagì subito, diede all'altro un calcio ben assestato allo sterno, facendogli mancare il respiro e spingendolo lontano da sè.

Mark cadde all'indietro.

Jude stringendo i denti afferrò con entrambe le mani la grossa scheggia di vetro che penetrava nel suo fianco e con un gesto deciso la strappò via, non riuscendo a trattenere un grido basso e strozzato.

Si guardò, il taglio sembrava profondo: vi premette una mano sopra per cercare di fermare un po' il sangue.

Quando alzò lo sguardo Mark si era ripreso e gli si stava lanciando contro col suo coltello.

Jude gemendo alzò le braccia per cercare di parare il colpo, ma quando l'uomo gli era ormai addosso, sentì un rumore sordo e lo vide crollare privo di conoscenza sopra di sè.

Alla spalle di Mark, Robert stringeva un grosso tubo di ferro col quale l'aveva colpito alla testa.

Si guardarono negli occhi un istante respirando affannosamente e Jude poteva leggere talmente tante sensazioni contrastanti in quelli di Robert che ne fu turbato.

Poi Robert buttò a terra il tubo e si precipitò su di lui:

" Merda!!Cosa ci faceva questo stronzo a casa mia??!!Ehi, tutto a posto??!!Riesci ad alzarti??!!Oddio..."

Jude cercò di tranquillizzarlo, anche se parlava con fatica.

" Io...Non credo abbia colpito organi vitali, ma è piuttosto profonda..."

Cercò di alzarsi, ma con un gemito cedette.

Robert lo afferrò per un braccio e per la vita e lo aiutò a tirarsi in piedi.

Jude teneva ancora una mano premuta sulla ferita, ma il sangue non accennava a diminuire il suo flusso e aveva già imbrattato la maglietta e i jeans.

" M - mi dispiace per i vestiti..." disse Jude con un sussurro.

" Ma stai scherzando?! Che me ne frega dei vestiti! Dio, stai sanguinando moltissimo, devo portarti in ospedale subito!"

Jude lo guardò e si strinse più forte a lui, sentendo un capogiro:

" Sei impazzito?!! Non posso andare all'ospedale!! Sai che per essere ricoverati bisogna passare la scansione oculare! Anche con le lenti a contatto se ne accorgerebbero subito!!"

" Cazzo, non ci pensavo! Ma dobbiamo curarti in qualche modo!" disse Robert mordendosi il labbro.

Poi si voltò a guardare Mark ancora privo di sensi e parlò a bassa voce, più a se stesso che a Jude.

"...Sono fottuto...Mi sa che ho passato il punto di non ritorno...O forse, chissà, aspettavo solo questo momento..Da tutta una vita..."

Poi lo guardò negli occhi : " Ce la fai a camminare?Dobbiamo andarcene alla svelta!...Ah, aspetta! Prendo solo alcune cose indispensabili... Appena questo idiota si risveglierà farà un casino e ci troveremo alle calcagna tutto il commissariato di polizia!!!" e corse in camera.

Jude, appoggiato al muro, non smetteva di guardare nella sua direzione - non aveva detto devi, ma dobbiamo - Ora per causa sua anche Robert era nei casini...Jude era così dispiaciuto...Ma in realtà una parte profonda e nascosta di lui era così felice che il destino avesse voluto che loro due rimanessero insieme...Anche se si vergognava terribilmente di averlo pensato....

Il suo fu solo un sussurro : "Mi dispiace...Non volevo coinvolgerti...Dovevo...Andarmene subito..."

Robert riemerse dalla camera e lo guardò con uno sguardo duro e dolce allo stesso tempo: come fosse possibile, Jude non lo sapeva .

" Ehi, non ci provare, tu non c'entri, io ho fatto le mie scelte...Ora andiamo! " disse il moro prendendolo per un braccio e portandolo verso la porta.

Robert continuava a sostenerlo per un fianco e lo teneva stretto a sè. Con l'altra mano teneva un borsone nero che aveva riempito di roba.

Anche Jude reggeva a fatica il borsone delle cose prese da Johnny.

"Andiamo presto!", continuava a ripetere Robert.

Scesero con l'ascensore nel parcheggio sotterraneo e corsero verso la macchina di Robert.

Erano a pochi metri dall'auto quando sentirono dei passi e videro una figura apparire improvvisamente di fianco ad essa.

"Robert!"

"Orlando!" - No, no, no, questo non andava per niente bene! - pensò Robert stringendo inconsciamente Jude più vicino a sè.

" Sapevo che mi stavi nascondendo qualcosa!" disse il ragazzo a bocca aperta, sembrava deluso.

Jude non riusciva a fare niente se non stringersi a Robert...Se non fosse stato per l'adrenalina che aveva ancora in circolo, con tutto il sangue che aveva perso, sarebbe già svenuto.

Robert si trovava davvero in una bruttissima situazione : non avrebbe mai e poi mai fatto del male a Orly, ma non poteva - non doveva - permettere che succedesse qualcosa a Jude.

Orlando fece un passo verso di loro : "Era a questo che ti riferivi oggi in ufficio, Robert?"

" Orly, ti prego, posso spiegarti, credimi, anzi, ti avrei detto tutto, ma è successo così velocemente..." Robert non sapeva davvero cosa dire.

Orlando allora si avvicinò a Jude e lo guardò negli occhi. Robert protettivamente lo spinse un po' dietro di sè.

Poi Orlando bisbigliò così piano che quasi nemmeno Jude lo sentì : "Incredibile...Non avrei mai sperato di avere un 'occasione per redimermi..."

Poi invece disse ad alta voce, rivolgendosi ancora a Robert : "E' ferito?Non puoi portarlo in ospedale...Avete un posto sicuro dove andare?"

Robert non credeva alle sue orecchie e lo guardava come un idiota.

" Dai, ti aiuto a metterlo in macchina", insistette Orlando, e così dicendo aprì loro la portiera dal lato del passeggero.

Ma Robert lo guardò serio, senza muoversi, e disse : "Nel mio appartamento c'è Mark. E' svenuto...Gli ho dato una botta in testa..."

Orlando sospirò : " D'accordo, vedrò cosa posso fare...Non molto credo, se si tratta di Mark...Hai fatto un bel casino stavolta, eh?"

Robert chinò la testa senza replicare e aiutò Jude a salire in auto. Lo guardò, era molto pallido.

Si girò verso Orlando e all'improvviso gli si buttò addosso, abbracciandolo forte.

Non avrebbe saputo esprimere a parole la gratitudine che provava. Sapeva che poteva contare su Orly, come aveva fatto a dubitare?!

Orlando ricambiò l'abbraccio e sorrise : " Tranquillo...Solo, non nascondermi più niente, ok?"

Robert annuì con gli occhi lucidi. " Mi terrò in contatto."

" D'accordo...Fatemi sapere se siete al sicuro e se avete bisogno di qualcosa..."

"Lo farò."

Robert salì in macchina. Il suo sguardo era determinato come forse non lo era mai stato.

Si voltò l'ultima volta a guardare Jude al suo fianco, poi strinse forte il volante, spinse il piede sull'acceleratore e partì.

 

 

*

Io, io non riesco a tener questi ricordi fuori dalla mia mente
è una specie di pazzia, ha iniziato ad evolversi
Io, a lungo io ho provato a lasciarti andare
ma questa specie di pazzia mi sta inghiottendo completamente

ho infine visto la luce

ed ho finalmente capito
cosa significhi
e so, ho bisogno di sapere, è questo il vero amore?
o è solo la pazzia che ci tiene a galla
ma quando ripenso a tutte le lotte pazzesche che abbiamo avuto
è come una specie di pazzia, che stava prendendo il controllo
e sappi che ho finalmente visto la luce
ed ho finalmente capito
quello che ti serve

vieni da me, solo in sogno
vieni e salvami
si lo so, non posso essermi sbagliato
e forse tutto è troppo forte...

ho finalmente visto la luce

ed ho finalmente capito
cosa significhi...

*
 

 

 

 

Note : Puff, che fatica scrivere questo capitolo!!! *__*

Alla fine è venuto molto più lungo di quel che credevo!!!Ma non avrei saputo come fare a dividerlo in due!!!Ditemi che ne pensate, please!!! T__T

...Cavoli, è incredibile come, quando devo trovare un personaggio con gli occhi azzurri mi vengano in mente solo quelli che hanno gli occhi scuri e viceversa!!!! XD

Con Johnny però ho dovuto imbrogliare, lo volevo troppo in questo ruolo...!!

Avete trovato tutte le piccole citazioni a Pirates of the Caribbean??!! XD

E Orly com' è carino e puccioso...in futuro ci saranno delle sorprese anche per lui eheheh!!!!

E chi saranno mai Ian e Harrison??!!Mah... XD

In questo capitolo finalmente Jude inizia a lasciarsi un po' andare...

Ah, per la cronaca, lo so che Jude non ha un fratello maggiore ma mi serviva x esigenze di copione...che si scopriranno poi... ;)

Si, so anche che non ho proprio idea di dove possa aver trovato un tubo di ferro Robert in casa, ma vi giuro che tutti gli altri oggetti casalinghi che mi venivano in mente erano troppo idioti e avrebbero rovinato un po' la tensione... della serie: Jude vide Robert col frullatore in mano!!! XDDD sono pazza...

E Mark non lo dimenticate,perchè tornerà fuori...ahah basta spoiler!!!!! è_é

Ah, la canzone è Madness dei MUSE <3 ...vero che sta a pennello con questo capitolo???!!! <3 <3 <3

Ah, probabilmente tra qualche capitolo il rating cambierà e diventerà rosso...spero che questo non crei problemi a nessuno..... @__@

Boh, direi che non vi stresso più, grazie mille a chi segue la storia e alle vostre bellissime recensioni, mi hanno dato ancora più voglia di scrivere e condividere questa storia con voi!!!!bacio!!! <3

  

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - E respirerai ancora ***


CONTAGION - YOUR EYES, AT THE END OF THE WORLD

 

CAPITOLO 4 - E RESPIRERAI ANCORA

 

 

*

Quando ti senti tutto solo
e il mondo ti ha voltato le spalle
dammi un momento per domare il tuo cuore selvaggio
so che ti senti come se le pareti ti si stessero chiudendo addosso
è difficile trovare conforto e la gente può essere così fredda
Quando l'oscurità è alla tua porta e ti senti come se non ce la facessi più

Lascia che sia l'unico che chiami
se salti bloccherò la tua caduta
ti tirerò su e volerò lontano con te nella notte
se hai bisogno di cadere da solo
posso rammendare un cuore infranto
se hai bisogno di cadere allora cadi e brucia
non sei da solo.

 

 

*

Il cielo della notte era scuro e nuvoloso. La pioggia impetuosa di qualche ora prima si era fatta fine e delicata, e in lontananza si potevano ancora intravedere fulmini chiari che attraversavano le nubi grigie.

L'auto bianca scorreva veloce sulla strada, diretta fuori città.

All'interno, Robert, che teneva ancora le mani molto salde sul volante, si voltò verso Jude.

Il ragazzo era girato dalla parte opposta con la fronte appoggiata al finestrino, il fiato caldo che faceva condensa contro al vetro, freddo del contatto con l'aria gelida della notte. Respirava affannosamente, e aveva gli occhi chusi. Si capiva che era cosciente solo dal fatto che ogni tanto cambiava leggermente posizione, per cercare una postura che gli facesse sentire meno dolore.

Robert si perse un attimo a guardare la linea sottile del suo collo, una vena leggermente in evidenza...Senza poter fermare il corso dei suoi pensieri, immaginò come sarebbe stato mordere quel collo e succhiare quella pelle, e questo pensiero improvviso gli fece ribollire il sangue, i pantaloni che d'un tratto diventavano scomodi e stretti, una pulsazione calda in mezzo alle gambe.

Si costrinse a girarsi e guardare più attentamente la strada, alzando lievemente il bacino per alleviare la pressione dei jeans e cercare di mettersi più comodo.

Cercava di guidare velocemente, facendo fare all'auto meno sobbalzi possibili per non dare fastidio all'altro.

Ogni tanto, sottovoce, Jude gemeva.

Robert faticava ad ammetterlo, ma aveva paura. La folle e incomprensibile paura che Jude perdesse troppo sangue e non superasse quella notte.

Lo conosceva da nemmeno due giorni e già c'era dentro fino al collo...

Aveva assoluto bisogno di una sigaretta...In quel momento non era lucido, e se ne rendeva conto.

Anche prima, appena partiti, era stato Jude a dirgli cosa fare.

" Dobbiamo...Uscire da New York alla svelta, prendi la strada per arrivare all' Interstate 95, e poi tieni la direzione per Boston."

Robert aveva obbedito, lanciandogli sguardi preoccupati... "...Perchè proprio Boston? "

Per un attimo sembrò che Jude non volesse rispondere, poi invece disse : "...Te lo spiegherò...Ora ascolta : tenendo questa direzione, tra circa 20 minuti arriveremo vicino ad un grosso hotel abbandonato...Dietro all'hotel c'è una piccola strada, infilati lì e ferma l'auto vicino alla seconda porta di ferro. "

" Cosa andiamo a fare?"

"...Mi servono delle cose per medicarmi. Lì non ti faranno domande, non ti guarderanno nemmeno in faccia...Dovrai scendere tu per me...Io...Non credo di farcela...Sempre se...Se te la senti..." bisbigliò Jude.

" Ovvio che sì..." rispose piano Robert.

Appena furono arrivati nel posto indicato da Jude, il ragazzo gli chiese carta e penna e scribacchiò velocemente alcune cose. " ...Hai dei soldi con te? Io ho dato tutto ciò che avevo a Johnny...", disse in difficoltà...Era fin troppo in debito con Robert.

" Certo, non preoccuparti. "

" Te li restituirò, promesso..."

" Non dire sciocchezze, non ha importanza..."

Mentre parlavano continuavano a tenere lo sguardo fisso sulla strada, evitando di incrociare gli occhi.

" Vado. "

Robert uscì dall'auto e sparì dietro la porta di ferro, per poi uscirne dopo pochi minuti con una piccola sportina in una mano.

Quello era decisamente uno dei posti più loschi che avesse mai visto.

Risalì in macchina senza dire niente, avviò il motore e ripartì, seguendo sempre la direzione indicata da Jude.

 

 

" Basta ", disse all'improvviso Jude con un lamento: "Fermiamoci, ora...Ti prego. "

Anche Robert pensò che in fondo si erano allontanati abbastanza ed era il momento di pensare alla ferita di Jude, che anche se cercava di non darlo a vedere soffriva molto.

Guidò ancora per un poco, poi lungo la strada finalmente apparve un Motel, uno di quei posti come si vedono nei film, e Robert rallentò ed entrò nel parcheggio.

Fermò l'auto poi si rivolse a Jude : " Vado a prendere una camera, aspettami qui."

Jude lo guardò e annuì " Forse però sarebbe meglio che ti coprissi la maglia", gli fece notare.

Robert si guardò e vide che era ancora tutto sporco di sangue - il sangue di Jude - e aprì la portiera posteriore tirandone fuori il cappotto - faceva freddo ancora, la sera - e coprendosi.

Mentre si incamminava verso la reception, con una mano si sistemò i capelli arruffati, cercando di mettersi in ordine, e pregò di non avere un aspetto troppo sconvolto.

Anche se probabilmente in quel posto erano abituati a ben altro.

Entrò e al bancone c'era una donna di mezza età, dalla corporatura robusta e con una sigaretta mezza consumata in un angolo della bocca.

Robert salutò educatamente, e chiese una camera doppia. Disse che non sapeva quanto si sarebbero fermati.

"...Scappatella con l'amante?" , ammiccò la donna con un sorriso.

"...Ehm, sì...Qualcosa del genere" , disse Robert sudando freddo.

Per fortuna la donna non fece altre domande, gli diede un registro da firmare - mise un nome falso, ovviamente - e lui tornò di corsa alla macchina.

Jude era sempre lì, immobile...Robert aprì la portiera, e mentre lo aiutava a scendere vide che era davvero molto pallido, e aveva perso molto sangue.

Lo tenne stretto vicino a sè, sorreggendolo, e sentì Jude che si aggrappava a lui, come aveva fatto prima a casa sua, come se Robert fosse la sua ancora di salvezza, come se adesso che si erano finalmente incontrati non potessero più fare a meno uno dell'altro, come se niente altro fosse importante...Robert era confuso e spaventato...Non aveva mai provato sentimenti così forti e contrastanti, che lo annullassero completamente...

A causa di un movimento più brusco, Jude gemette più forte e rischiò di cadere, allora Robert si impose di non distrarsi e gli passò il braccio più stretto intorno alla vita sottile, e cercando di non dare troppo nell'occhio, entrarono nella loro camera.

Quando furono dentro al sicuro, Robert appoggiò a terra il borsone che aveva preso da casa e accese la luce.

Facendolo dovette lasciare per un solo istante Jude che però, privo del suo sostegno ,si accasciò a terra.

" Ehi! " disse spaventato Robert accovacciandosi subito di fianco a lui.

" Va...Va bene, ci sono...Non preoccuparti...", sussurrò il biondo...Poi alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi :

" ...Tu...Sai suturare una ferita? "

Robert allora abbassò lo sguardo, in difficoltà : " No...Temo di no...Ce l'ho nella lista delle cose da imparare..."

Cercava di sdrammatizzare per rompere la tensione palpabile, ma la realtà era che era davvero molto preoccupato.

Voleva solo caricarsi Jude sulle spalle e portarlo in ospedale.

Jude chiuse un attimo gli occhi e respirò forte, poi li riaprì deciso e disse: " Va bene, allora dovrai assistermi mentre lo faccio io. "

" Cosa? Ma sei sicuro?! ", esclamò il moro.

" Non abbiamo molta scelta, ti pare? " replicò l'altro. Il tono della sua voce tradiva una certa agitazione.

No, non ce l'avevano, anche Robert in fondo lo sapeva.

Con molta fatica Jude si alzò in piedi, Robert lo aiutò sostenendolo per un braccio e afferrandolo ancora per la vita.

Jude si guardò un attimo intorno, prese la sporta con i farmaci e la roba che aveva comprato Robert poi disse : " Andiamo nel bagno. "

Robert lo assecondò senza dire nulla, accompagnandolo e accendendo la luce, cercando di capire cosa volesse fare.

In bagno, su una mensola, Jude trovò un piccolo specchio rotondo e lo prese, poi si avvicinò alla vasca da bagno e appoggiò tutto per terra di fianco ad essa.

" Vuoi farlo lì dentro ? ", chiese Robert.

" Non saprei dove...non possiamo rischiare di sporcare la camera...Dobbiamo cercare di lasciare meno tracce possibili del nostro passaggio..."

Certo, come sempre aveva ragione...

Con fatica e con un gemito che cercò di reprimere, Jude si sfilò la maglietta.

Robert si sarebbe perso ancora ad osservare la linea fluida e ben definita dei suoi pettorali e dell'addome, se non fosse stato per la ferita rossa e terribile che devastava il suo corpo candido.

A Robert non faceva impressione la vista del sangue, purtroppo col suo mestiere vi era abituato, ma si sentì ugualmente tremare.

Jude si sfilò anche la cintura dei pantaloni, appoggiandola sul bordo della vasca e, aiutato dall'altro, lo scavalcò, sedendosi all'interno.

Aveva freddo per la grossa quantità di sangue che aveva perso, e quando la sua pelle nuda entrò a contatto con lo smalto gelido della vasca rabbrividì...

Le sue labbra iniziavano ad assumere un vago colore bluastro.

Jude cercò di calmare il respiro, non doveva tremare...

Robert lo osservava in silenzio: si sentiva tremendamente inutile.

Jude contò mentalmente fino a dieci, poi cercando di tenere la voce ferma si rivolse a Robert.

" ...Non mi vedo bene sul fianco...Tu devi reggermi lo specchio e passarmi le cose che ti chiedo, ok ? ".

Robert annuì.

"...Se...Dovessi svenire, controlla che io non mi strappi i punti e cerca di risvegliarmi...Se...Non dovessi più riprendere conoscenz -

" Non dirlo nemmeno!!! " , lo interruppe Robert , " ...Questa possibilità non è contemplata! ", esclamò in un sussurro.

Robert era davvero preoccupato - Ma quanta forza aveva questo ragazzo??...Lui ora non poteva essere da meno, Jude aveva bisogno del suo aiuto. -

Jude lo guardò stupito poi gli fece un debole sorriso e annuì.

Aprì la sportina, prese l'ago curvo, lo tirò fuori dalla confezione sterile e lo montò sul porta-aghi, poi infilò il filo da suture.

Sentiva già la fronte imperlarsi di sudore e continuava a parlare ad alta voce, come se ciò lo aiutasse a ripassare le cose che aveva imparato :

" Devo...Devo fare una sutura continua...Se avessi più tempo potrei fare una sutura interrotta...Che ha il vantaggio di garantire una maggiore tenuta e di controllare meglio la tensione dei singoli punti. Purtroppo richiede molto più tempo proprio perchè dovrei tagliare e annodare il filo dopo ogni punto...Inoltre...Come tipo di sutura è meno emostatica, meno ermetica...Quella continua, invece... E' la sutura più rapida e io ho già perso troppo sangue...Senza contare che non so quanto riuscirò a resistere...Però...Il rischio maggiore è il possibile cedimento di un punto che con questa tecnica comporta il cedimento della intera sutura....Ma non ho scelta... - respirò - Ora ti prego, assistimi..."

Robert guardò stupito Jude che si sistemava il più comodamente possibile nella vasca, appoggiando bene la schiena per non rischiare di scivolare.

"Sei...molto esperto...Lo hai...Lo hai fatto altre volte? ", deglutì il moro.

Jude iniziò a pulirsi la ferita con la soluzione fisiologica sterilizzata, i lembi del taglio per fortuna erano ancora ben vascolarizzati...Non lo guardò quando rispose : "...Una volta...Su mia sorella, ma era un taglio molto piccolo...E una volta...su un amico che...Non ce l'ha fatta...Su di me...Mai..."

" ...Dove hai imparato a farlo? " chiese ancora Robert porgendogli garze e disinfettante.

Jude lo versò intorno e sopra il taglio, gemendo . " Per...Per un po', anni fa...Io e i miei fratelli viaggiammo con un dottore..."

Fece una piccola pausa per prendere fiato, poi prese l'antidolorifico, ma non se lo iniettò tutto, solamente una piccola dose :

" Questo è molto potente...Se lo faccio tutto temo di non essere lucido per cucire...Non posso permettermi di sbagliare, ho perso troppo sangue, devo fare presto, e fare bene...Ok, ora inizio...Reggimi lo specchio per favore " , e così dicendo afferrò la mano di Robert che teneva lo specchio, posizionandola nell'angolazione che gli permettesse di vedere meglio...A questo contatto, entrambi sentirono un brivido, ma Jude cercò di convincersi che era solo per il freddo, e Robert che era solo per la tensione...

Jude si mise in bocca la cintura di cuoio e la morse.

Poi penetrò la pelle con l'ago, iniziando a ricucire la sua carne lacerata.

Stringeva forte coi denti il cuoio, e cercava di tenere la mano più ferma possibile.

Robert reggeva lo specchio, senza respirare per timore di muoverlo e far sbagliare Jude.

Lo osservava : la mascella era serrata, ma qualche gemito ugualmente usciva dalle sue labbra. Goccioline di sudore gli incorniciavano la fronte e gli occhi di ghiaccio erano allo stesso tempo tremanti e duri e concentrati.

Cercava di ricucire con precisione, ma velocemente, perchè sentiva la pressione scendere e la vista farsi offuscata.

Robert in quel momento notò per la prima volta che al collo Jude portava una catenina d'argento con due sottili fedine, anch'esse argentate, identiche ad un altro anello che portava al dito. Si chiese cosa fossero, cosa significassero, e per un attimo si perse a guardarle, poi si costrinse a mantenere l'attenzione su ciò che stava facendo, e si dimenticò della catenina e degli anelli...

Jude aveva quasi terminato, quando Robert vide che improvvisamente con un tremito si bloccò, le pupille gli si rovesciarono all'indietro e svenne - "No!" gridò Robert, buttò velocemente lo specchio: con una mano resse la testa di Jude perchè non sbattesse e con l'altra afferrò la mano che teneva l'ago stringendola e tenendola ferma perchè non si strappasse tutto il lavoro fatto.

L'urlo di Robert e il suo scatto veloce per fortuna ebbero il potere di far riavere Jude, che spalancò nuovamente gli occhi.

Rimasero un attimo fermi così,col respiro affannato, continuando a stringersi le mani, poi quando Robert fu sicuro che l'altro era rinvenuto lo lasciò delicatamente, e Jude dopo aver inspirato profondamente riprese a cucire cercando di mantenere regolare il respiro.

 

 

Jude finalmente diede l'ultimo punto e tagliò il filo, lasciandosi scappare un sospiro di sollievo.

Anche Robert senza accorgersene sospirò.

Jude appoggiò la testa indietro contro il bordo della vasca e chiuse gli occhi. " Grazie mille ".

"...Non ho fatto niente ."

" Non è vero. Mi sei stato di grande aiuto. Non ce l'avrei fatta da solo. "

Robert non ne era del tutto convinto, quel ragazzo non sembrava nemmeno umano, ma non replicò. Era comunque contento che gliel' avesse detto.

" Ti porto dei vestiti puliti che ho preso prima a casa mia. Dovresti farti una doccia e cercare di rilassarti un po' adesso. Ci penserò io a stare allerta. "

Jude tenne ancora gli occhi chiusi, ma annuì.

Robert uscì dal bagno, prese un paio di jeans, una maglia azzurra e una felpa dalla borsa e glieli portò.

Jude era ancora nella medesima posizione : per un attimo Robert pensò che si fosse addormentato per lo stremo, ma quando appoggiò i vestiti sulla sedia lì a fianco Jude

bisbigliò un " Grazie.", e Robert più tranquillo uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sè.

Rimase un attimo lì in piedi, strofinandosi gli occhi. Iniziava a sentirsi stanco.

Si avvicinò alla televisione, uno schermo quasi invisibile nel muro.

" On. Canale 56. ", disse. Subito con un lieve ronzio la TV si accese e si sintonizzò sul canale richiesto.

Era il canale del notiziario locale. Robert voleva vedere se erano già ricercati.

In quel momento era in onda un servizio sull'arresto di una banda di ragazzini che avevano saccheggiato alcuni negozi armati di pistole.

Robert prese una birra dal minifrigo - non dovrei, pensò - e si sedette sul letto matrimoniale, appoggiandosi allo schienale e incrociando le gambe sulle coperte.

Controllò l'ora: erano le undici passate.

Guardò il notiziario fino alla fine, un po' in apprensione, sorseggiando la birra, ma su di loro niente.

Ormai alla Centrale ne dovevano essere tutti al corrente. Chissà se Orly era riuscito ad inventarsi qualcosa...Improbabile...Le prove contro di lui erano evidenti, e questo aggiunto al fatto che Mark lo odiava ed aveva una certa influenza alla polizia, lo condannava di sicuro.

Forse suo padre stava cercando di mantenere una certa riservatezza : proprio suo figlio coinvolto in una cosa del genere, di sicuro gli era venuto un colpo quando Mark gli aveva spiattellato tutto! Si lasciò sfuggire un sorriso amaro.

" Cambia " disse un paio di volte, finchè la televisione si sintonizzò su un canale musicale. Stavano trasmettendo uno speciale su famosi gruppi del passato e per coincidenza stavano parlando di uno dei gruppi preferiti di Robert, gli AC/DC : era stato il suo nonno materno a farglieli ascoltare quando era un ragazzino. Roba d'altri tempi...

Robert si mise più comodo sul letto, allungando le gambe e incrociando le mani dietro alla testa: la musica aveva sempre il potere di distendergli i nervi e fargli vedere le cose con maggiore chiarezza - Bene, ne ho davvero bisogno...E chissà che poi non parlino anche di questi Beatles di cui mi raccontava Jude... -

 

 

In bagno, nel frattempo, Jude si era spogliato e aveva fatto una doccia veloce. Per quanto lo desiderasse, un bagno era troppo rischioso: stare immerso nell'acqua calda avrebbe aumentato il flusso del sangue. Non voleva rischiare.

Ora Jude si guardava allo specchio, proprio come aveva fatto la sera prima a casa di Robert.

Era davvero passato solo un giorno?

Sembrava una vita fa.

Era sempre a torso nudo, con i piedi scalzi, che si osservava.

Ora però doveva sostenersi al lavandino per stare in piedi, ed era bianco come un cencio.

Si era infilato i jeans puliti che gli aveva dato Robert : erano chiari, leggermente larghi, un po' strappati vicino a un ginocchio.

I capelli bagnati erano tirati indietro, e lasciavano scoperto il suo viso tirato e stanco, le sue iridi di ghiaccio, che negli anni erano diventate così ferme e solide, ma che ora erano due pozze liquide e tremanti di titanio fuso.

Si guardava, e vedeva in sè suo fratello William, sua sorella Natasha, i suoi genitori...si guardava a vedeva stanchezza, e resa.

Non sentiva più la forza di combattere, ed era così confuso, e impaurito, per i sentimenti tumultuosi che si agitavano nel suo petto da quando aveva incontrato Robert.

La testa gli pulsava...Se la prese tra le mani e si accasciò a terra, tenendosela stretta, affondando il viso tra le ginocchia.

E, senza potersi più controllare, pianse.

Pianse come non aveva mai fatto, perchè da quando tutto era iniziato aveva sempre dovuto cercare di essere forte, ma ora si era insinuato il fragile pensiero che forse c'era qualcun'altro che poteva essere forte per lui, e proteggerlo.

Solo per adesso - pensò Jude - solo per questa notte -

E il suo corpo era scosso dai singhiozzi, e tremava incontrollato.

Solo per questa notte...Vorrei non essere io il più forte...

Robert dall'altra stanza, nonostante la musica, sentì uno strano rumore e si alzò, avvicinandosi alla porta del bagno.

Poi sentì i singhiozzi dell'altro uomo, e il cuore gli si strinse nel petto come in una morsa di ferro.

Senza pensare, stava già per abbassare la maniglia quando si bloccò : - e se volesse stare solo? -

Ma come gli accadeva sempre più spesso in quei giorni, l'istinto ebbe il sopravvento : - Oh, fanculo! Mi manderà via! Ma non posso sentirlo così! -

Entrò in bagno e lo vide accovacciato a terra, le spalle scosse da tremiti, le mani che stringevano la testa, i capelli che ricadevano in avanti e non gli permettevano di vederlo in viso.

Per un istante non seppe che fare, e rimase in silenzio a guardarlo...

...Per tutto il tempo che poi trascorsero insieme...Anche dopo le cose gravi e terribili che successero successivamente, Robert non vide mai più Jude perdere la calma...

Quella fu l'unica volta che si lasciò andare ad un pianto disperato, e pianse per tutti gli anni in cui non aveva mai potuto farlo, e Robert non la dimenticò mai...

"...Jude..." , fu tutto ciò che Robert riuscì a dire. E si rese conto che era la prima volta che lo chiamava per nome.

E quel nome, pronunciato in un sussurro, come se fosse troppo prezioso e raro per essere detto ad alta voce, aveva un sapore così strano sulle sue labbra.

Era una parola buona, che gli riempiva i sensi e il cervello, e che avrebbe voluto pronunciare ancora, e ancora, e ancora, come un mantra, una preghiera.

Jude la sentì provenire da lontano, senza comprenderla del tutto.

La sentì, più che come un suono, come una sensazione calda che si faceva strada verso di lui, cercando di trascinarlo fuori dal buio in cui stava sprofondando.

Ma era ancora troppo distante per riuscire a raggiungerlo.

Robert allora si avvicinò, e non sapendo che altro fare, gli passò un braccio sotto le ginocchia e l'altro intorno alla schiena, e alzandosi in piedi, lo prese tra le braccia.

Jude sentì un calore sconosciuto avvolgerlo improvvisamente e quando aprì gli occhi l'unica cosa che vide era anche l'unica cosa che si rese conto di voler vedere.

Fu il viso di Robert.

Robert che lo teneva stretto a sè, lo teneva sollevato come se non avesse peso, e non gli permetteva di cadere nel baratro che lo stava inghiottendo.

Robert che aveva fermato la sua caduta, e lo stava ancora salvando, per la terza volta.

Jude si aggrappò a lui disperatamente, come se fosse la sola cosa che poteva tenerlo ancora in vita.

Il poco tempo trascorso insieme si dilatò, e sembrarono trascorsi secoli.

Il fondersi assieme delle loro anime, che avevano iniziato a percepire la prima volta che si erano incontrati, sembrava ora qualcosa che trascendeva i secoli e i millenni - Lo era.

Robert lo portò in braccio fino al letto e lo fece distendere, poi si sdraiò al suo fianco e ancora lo strinse a sè.

Sentiva il cuore di Jude battere forte contro al suo petto e a quel suono ogni dubbio sembrava sciogliersi e svanire nella notte fredda.

Robert stringeva quel corpo snello e muscoloso e inspiegabilmente si sentiva completo.

Per la prima volta nella sua vita era certo di essere nel posto giusto al momento giusto.

Perchè Robert sapeva che gli occhi bellissimi di Jude erano solo la punta dell'iceberg, e lui voleva scoprire anche tutto il resto, tutta la parte segreta e nascosta di lui, anche quella più buia, e soprattutto voleva scoprire quella più luminosa, che ora era assopita, ma che premeva per uscire, per essere ammirata, per essere soddisfatta. E Robert desiderava vederla e soddisfarla, e desiderava essere la chiave per farla uscire allo scoperto.

E Jude continuava a stringersi a lui, inebriandosi di quel contatto e del suo profumo, tenendo gli occhi stretti forte, per paura che se li avesse aperti sarebbe svanito tutto, e si sarebbe ancora trovato da solo, e l'oscurità l'avrebbe inghiottito davvero per sempre.

 

Dalla TV ancora accesa iniziò una vecchia canzone , e i due uomini sul letto non poterono fare a meno di ascoltarne le parole, poichè sembrava parlare di loro :

 

When you feel all alone
And the world has turned its back on you
Give me a moment please to tame your wild wild heart
I know you feel like the walls are closing in on you
It's hard to find relief and people can be so cold
When darkness is upon your door and you feel like you can't take anymore

Let me be the one you call
If you jump I'll break your fall
Lift you up and fly away with you into the night
If you need to fall apart
I can mend a broken heart
If you need to crash then crash and burn
You're not alone

 

 

Robert chiuse gli occhi, pensando a quanto sentiva come sue quelle parole. Li riaprì e guardò l'altro.

Solo due giorni prima era un rispettabile e incorruttibile poliziotto e ora era sdraiato sul letto di uno squallido motel, con Jude stretto fra le braccia, in fuga come un criminale, e non si era mai sentito più vero e più giusto.

Robert si era trovato sul baratro e aveva scelto. Aveva saltato. E ora si sentiva vivo. E non sarebbe tornato indietro.

E anche se c'era ancora una sottilissima voce che gli diceva che era ancora in tempo per tornare sui suoi passi, non voleva ascoltarla.

Tenere così vicino l'altro, respirare il profumo dei suoi capelli color miele, sentire di stare diventando inesorabilmente importanti l'uno per l'altro era una sensazione spaventosa ed inebriante.

Robert ammetteva dentro di sè di avere paura : inizialmente era soprattutto perchè non si capacitava di provare qualcosa di simile per una persona del suo stesso sesso, ma poi qualcosa, come una luce, un'illuminazione, aveva preso forma nella sua mente.

E aveva capito.

E la cosa che ora lo spaventava terribilmente era che si sentiva rapito e annegato come non lo era mai stato prima, e che non contava 'uomo' o 'donna', contava solo che lui era Robert e l'altro era Jude, e che loro erano nati solo per incontrarsi e salvarsi l'uno con l'altro.

Perchè Robert aveva salvato Jude dalla morte, ma, ancora più importante, Jude aveva salvato Robert dal finto se stesso, e gli aveva fatto capire cosa voleva essere veramente, CHI era veramente.

Jude si strinse di più a lui, affondando il viso nel suo collo e Robert sentì brividi caldi e freddi allo stesso tempo lungo tutto il corpo, e pensò che avrebbe anche potuto passarci la vita intera su quello squallido letto con lui.

Sentirlo abbandonato tra le proprie braccia, i petti che si alzavano e abbassavano veloci - troppo veloci - uno contro l'altro, le gambe che si toccavano, era così eccitante e struggente.

Preso da questi sentimenti inebrianti, stravolgenti, Robert avrebbe voluto toccarlo, baciarlo, farlo suo ora, su quel letto, in quella stanza, quella notte. Ma sapeva che non poteva e non doveva...Che se doveva arrivare, il momento sarebbe arrivato...

 

 

And there has always been heartache and pain
And when it's over you'll breathe again
You'll breath again

When you feel all alone
And the world has turned its back on you
Give me a moment please
To tame your wild wild heart

Let me be the one you call
If you jump I'll break your fall
Lift you up and fly away with you into the night
If you need to fall apart
I can mend a broken heart
If you need to crash then crash and burn
You're not alone

 

Come se potesse sentire e condividere i suoi pensieri, Jude respirò più forte contro il suo collo :da quanto non si sentiva così?...Protetto, sereno...felice...?

Era come avere all'improvviso troppo ossigeno dopo essere stati in apnea per un tempo infinito :le tempie gli pulsavano, il cuore si agitava e martellava il suo petto, la pelle era un unico brivido.

Robert riusciva ad un tempo a calmarlo profondamente e mandargli i sensi a mille, scombussolandolo nel profondo.

Jude non era un ingenuo : poteva sentire quanto Robert fosse attratto da lui, e gli sembrava di provare la stessa attrazione nei confronti dell'americano, ma allo stesso tempo aveva paura di essere ancora tradito, ferito...Aveva paura che se si fosse lasciato andare avrebbe rovinato tutto, ora che finalmente, dopo così tanto tempo in cui il bisogno principale era stato sopravvivere, un altro tipo di bisogno richiedeva di essere appagato...Il bisogno di essere in due, di avere qualcuno vicino...

Ma non era ancora sicuro di volere questo, o di essere pronto. Certo, Robert lo faceva sentire bene come non succedeva da anni, come forse non era mai successo, ma...Ancora troppo era il timore...

Finalmente prese coraggio e alzò la testa, guardandolo negli occhi, cercando di scrutargli l'anima : Robert sostenne il suo sguardo, annegando però ancora dentro di lui.

Le perle scure dei suoi occhi non riuscivano a restare a galla - era evidente - nelle pozze liquide di Jude, ma vi precipitavano all'interno velocemente e profondamente, per quanto Robert si sforzasse di tenerle in superficie.

I loro visi ora erano vicini - troppo vicini - Robert mise una mano sulla guancia di Jude e si avvicinò ancora. Avevano smesso entrambi di respirare. Robert avvertì una sensazione di calore intenso che si andò a concentrare nell'inguine : possibile che bastasse davvero così poco? Nessuna donna gli aveva mai fatto lo stesso effetto...

Socchiuse gli occhi...Bastava che si avvicinasse solo un altro po', e le loro labbra si sarebbero toccate...

Ma poi Jude mise la mano sulla sua, in un gesto urgente, non di incitamento, ma di timorosa e dolce dissuasione, irrigidendosi appena e Robert se ne accorse e - " Scusa " - sussurrò, ma non potendo e non volendo lasciare quel gesto irrisolto, gli diede allora un bacio in mezzo ai capelli.

Jude si rilassò e chiuse ancora gli occhi, appoggiando la testa alla sua spalla, riprendendo a respirare regolarmente, così piano che quasi non si sentiva, una mano appoggiata al petto di Robert...Robert che mise la sua mano su quella di Jude, e che era stravolto e stremato da tutto questo turbine di emozioni, come se avessero fatto l'amore tutta la notte.

 

Si addormentarono così, stretti l'uno nell'altro, sfiniti.

Jude per primo, stremato, e Robert vegliò a lungo su di lui, ascoltandolo respirare, poi si abbandonò alla stanchezza, e quella notte, così vicini per la prima volta, senza sapere a cosa tutto questo li avrebbe portati, il destino iniziò a fare il suo corso.

 

 

 

*

Quando ti senti tutto solo
ed un amico fedele è difficile da trovare
sei intrappolato in una strada a senso unico
con i mostri nella tua testa
quando le speranze e i sogni sono lontani e
ti senti come se non potessi affrontare il giorno

E ci sono sempre stati l'angoscia ed il dolore
e quando sarà finito respirerai ancora
respirerai ancora

Quando ti senti tutto solo
e il mondo ti ha voltato le spalle
dammi un momento per domare il tuo cuore selvaggio

Lascia che sia l'unico che chiami
se salti bloccherò la tua caduta
ti tirerò su e volerò lontano con te nella notte
se hai bisogno di cadere isolata -- a pezzi
posso rammendare un cuore infranto
se hai bisogno di cadere allora cadi e brucia
non sei da solo.

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Note : T___T ...ok, mi sono commossa molto a scrivere questo capitolo, non è stato semplice, anzi...Spero di non essere scaduta nel banale, era un momento molto importante per il loro rapporto!!!!!...Cosa ne pensate??!!! :(

...Povero Jude, mi sono resa conto che lo faccio spogliare un po' troppo spesso quest'uomo che dite, dovrei smettere???!!! Naaaaahhh!!! XD

Ma lo faccio solo per fare impazzire il povero Rob!!!...Ah, speravate che succedesse qualcosa eh??!!! *__* Ma è ancora troppo presto!! Anzi, temo già di essermi sbilanciata troppo nel descivere quello che provano..!!!Ma mentre scrivevo ascoltavo delle canzoni romanticissime e mi sono lasciata trasportare...

A proposito, la canzone è la stupenda "Crash & Burn" dei Savage Garden!!!!!

...Dal prossimo capitolo ricomincerà un po' di azione!!!

Basta, non ho altro da dire...Un grazie immenso a voi tutte stupende che mi lasciate bellissimi commenti e seguite e sostenete questa storia che è tanto importante per me!!!!!!Vi voglio bene!!!! <3

 

 

  

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Come annegare ***


...Chiedo perdono a tutte per l'immenso ritardo con cui aggiorno (soprattutto alle donne meravigliose che si prendono la briga di recensire ogni capitolo e seguono questa storia con tanto amore!!! <3 ), è un brutto periodo...Spero di farmi perdonare con questo capitolo!! ci si rivede giù! baci!! M.

 

CONTAGION - YOUR EYES, AT THE END OF THE WORLD

 

CAPITOLO 5 - COME ANNEGARE

 

 

 

 

 

 

Quando Jude aprì gli occhi, quella mattina, una calda e rassicurante sensazione lo avvolgeva ancora.

Vide le braccia forti di Robert strette intorno a lui e sentì subito il desiderio di accoccolarsi ancor più vicino al suo petto.

Erano rimasti così tutta la notte...

Aveva dormito profondamente, sentendosi, per la prima volta dopo tanti anni, al sicuro.

Richiuse gli occhi. Ma non erano affatto al sicuro. Anzi, ora per colpa sua anche Robert era davvero nei casini.

Girò leggermente la testa e lo guardò: dormiva ancora. La sua espressione era così serena, come se fosse in pace col mondo...Come era possibile?...Era così...Bello...Robert era tutto ciò che lui non era... E adesso, cosa avrebbe fatto?

Chinò la testa. Jude sapeva dove doveva andare... Ma poteva davvero coinvolgere anche Robert?

Ma era davvero solo questo? Era davvero solamente il non voler coinvolgerlo, quando in fondo lo era già, o era soprattutto paura?

Paura di lasciarsi andare, di non saper affrontare la situazione, di lasciare scoperta la sua anima fragile col timore - no, col TERRORE - che l'altro potesse romperla... Potesse non essere in grado di maneggiarla con cura...

La speranza di essere felice, di vivere una vita più normale, che aveva desiderato per tanto tempo, ora forse poteva essere soddisfatta, ma lui aveva terribilmente paura.

Era forse molto meglio continuare a sperare e sognare, senza provarci veramente, e restare al sicuro nel proprio bozzolo, da soli, senza nessuno che potesse ferirlo, tradirlo...

... Ma se poi se ne fosse pentito?

Da quando aveva conosciuto Robert il suo cuore non voleva saperne di battere ad un ritmo normale, e queste continue palpitazioni, così simili, eppure così diverse, a quelle che sentiva quando si trovava in pericolo, lo confondevano e lo lasciavano sfinito nel suo continuo cercare di capire.

Capire se stesso, capire l'altro, capire cosa stava succedendo, e se era reale...

Ma forse, in fondo, non c'era nulla da capire...

Jude sospirò piano... Forse, quando sarebbe arrivato il momento, il suo istinto gli avrebbe detto cosa fare come mille altre volte. E lui aveva imparato a fidarsi del suo istinto.

Proprio in quel momento Robert emise una specie di mugolio e si svegliò, aprendo un occhio e guardandolo.

" Buongiorno." , disse, e gli sorrise. Il suo viso sembrava il sole. I suoi capelli arruffati raggi infuocati che andavano in tutte le direzioni, raggiungendolo e avvolgendolo fra le loro spire calde, ustionanti.

"... Buon... giorno..." sussurrò Jude, stordito, allontanandosi un poco istintivamente.

" Come va la ferita? ", chiese Robert preoccupato.

Jude si toccò il fianco, faceva un male cane. " ...Bene."

L'altro non era convinto, ma non volle replicare. " D'accordo. Bè, direi che è meglio se mangiamo qualcosa, no? Ieri non abbiamo nemmeno cenato, dobbiamo rimanere in forze. " Si alzò dal letto e gli tese una mano, per aiutarlo ad alzarsi.

Jude la afferrò e cercò di mettersi in piedi, ma vide la stanza girare intorno a sè e si sentì barcollare, e capì che non era solo colpa di Robert se si sentiva confuso e stordito...Probabilmente aveva qualche linea di febbre. Sempre senza mollare la mano dell'altro, si risedette sul letto e poi controllò la ferita: era leggermente rossa, ma sembrava bella e i punti avevano tenuto bene per il momento. Però doveva cercare di starsene un po' calmo, e Robert aveva ragione riguardo al mangiare.

Il moro allora andò a prendere qualcosa di commestibile e gli portò la colazione in camera: oltre al fatto che era meglio che Jude non si facesse vedere troppo in giro, doveva anche cercare di stare più a riposo possibile per riprendere le forze e permettere alla ferita di suturarsi nel migliore dei modi, dato che purtroppo non potevano sapere quanta pace avrebbero avuto prima di dover ricominciare a scappare...O combattere...

Jude anche questa volta mangiò di gusto - stavolta Robert aveva preso cibo in abbondanza - al contrario di lui, che nonostante i buoni propositi si sentiva ancora lo stomaco un po' chiuso per la preoccupazione e la tensione.

"...Per questo dobbiamo abbandonarla..."

" Come? ", Robert era così perso nei suoi pensieri che non si era nemmeno accorto che Jude gli stava parlando in maniera concitata.

" La macchina! La tua auto è troppo rintracciabile, hanno targa e tutto, e sicuramente essendo un modello abbastanza recente avrà anche un dispositivo antifurto collegato via satellite! Che stupido sono stato! Forse ci hanno già rintracciato, forse stanno già venendo qui! Dobbiamo sbarazzarcene al più presto e trovarne un'altra! Una vecchia, possibilmente, e che dia poco nell'occhio! "

Robert rendendosi conto di cosa stava dicendo l'altro inorridì : non avrebbe mai voluto lasciare la sua auto, ma sapeva che Jude aveva ragione, e anzi, avevano già rischiato troppo, quindi non era proprio il caso di mettersi a discutere e fare i capricci, ma cavoli!! Era la SUA auto!! La sua BAMBINA!!

E poi, aspetta un attimo : cosa voleva dire Jude con "trovarne un'altra" ?

Non avevano di certo i soldi per comprare un'auto, seppur usata o vecchia...Quindi restava una sola opzione...

" Jude!! Non vorrai rubare un'auto, vero??!! ", esclamò Robert sconvolto!

Ma Jude si era già vestito e gli stava porgendo il cappotto.

" Avanti, dobbiamo fare presto! "

" Jude! Non possiamo rubare un'auto! "

Robert stava iniziando a ripetersi, se ne rendeva conto, e si sentiva anche un po' stupido.

Infatti Jude lo guardò come a voler dire : dopo tutti i casini in cui ci siamo già messi, credi che rubare un'auto possa fare molta differenza?O che se non la rubassimo ci sconterebbero la pena per condotta da cittadini esemplari?!

Sì, decisamente Robert si sentiva un po' stupido...Ma la sua auto!!!!!

" Devo prima chiamare Orlando! ", provò.

" Lo farai dopo, ora non c'é tempo! " , il tono di Jude non ammetteva repliche.

Convenne infine che era meglio tacere, e si infilò il cappotto, prendendo poi le chiavi della macchina, col cuore che piangeva...

Jude intanto con un movimento veloce e fluido come lo erano tutti i suoi gesti, si mise le lenti a contatto scure, prese il suo borsone - non mi fido a lasciarlo in camera mentre non ci siamo - , e aprì la porta, uscendo nel pallido e freddo sole della mattina.

Robert non potè fare altro che seguirlo.

" Dovresti cercare di stare fermo, i punti potrebbero cedere! ", non riuscì a trattenersi dal dire.

Jude salì in macchina e guardò fisso davanti a sè senza rispondere.

- Fantastico - pensò Robert - un passo avanti e tre indietro... -

Sospirò e mise in moto, uscendo dal parcheggio del Motel.

Seguendo l'istinto, Jude lo guidò per circa un'ora in direzione totalmente contraria a quella in cui sarebbero poi andati, fino ad arrivare a una serie di stradine secondarie in mezzo ai campi.

Poi all'improvviso, dopo aver passato una serie di case di campagna che sembravano abbandonate e qualche macchia di alberi, disse : " Qui va bene."

Scesero dall'auto e il biondo si guardò intorno per un po', girando avanti e indietro con le mani in tasca.

" Un laghetto sarebbe stato il massimo ", ridacchiò Jude. " Pazienza, andrà bene così ".

Poi disse a Robert di risalire in macchina e lo fece guidare fin dentro un piccolo intricato boschetto.

Robert cercò ancora di protestare, ma alla fine obbedì: poi Jude tirò fuori il suo borsone dal baule e i due nascosero l'auto meglio che poterono coprendola con rami, sterpi e foglie marce che ricoprivano il tappeto erboso, questo non prima che Robert la baciasse sul cofano e le facesse la solenne promessa di tornare a riprenderla, prima o poi, sotto lo sguardo divertito di Jude.

" E ora? " chiese Robert quando ebbero finito. Erano troppo lontani dal Motel, ci sarebbe voluta una vita per tornare a piedi, senza contare che Jude non doveva fare sforzi e che si era voluto anche portare dietro quella dannata e pesantissima borsa!

" Ora torniamo indietro fino alla casa che abbiamo sorpassato 10 minuti fa. " disse Jude incamminandosi.

Robert lo seguì senza capire, ma gli prese il borsone dalle mani e se lo caricò su una spalla.

Jude lo guardò un attimo, poi distolse lo sguardo. Robert ebbe l'impressione che avesse sorriso.

Arrivati alla casa, che prima Robert non aveva notato in quanto era seminascosta da grandi alberi - e lui era troppo intento a pensare alla sua macchina - vide che sembrava disabitata.

Quando si avvicinarono però, notò che c'era un'auto parcheggiata sotto a una specie di baracca di legno che fungeva da ricovero attrezzi.

" Molti a New York possiedono ancora case di campagna, in questa zona. Vengono a passarci i week end, o anche solo a respirare un po' di aria pulita lontano dalla città, cercando di distrarsi un po'. Spesso tengono una seconda auto, per poter girare qui intorno senza dover infangare la macchina di tutti i giorni, che usano per andare al lavoro.", spiegò Jude.

Robert era stupito, questo ragazzo aveva mille risorse.

Poi Jude gli disse : " Controlla che non arrivi nessuno.", e si mise a trafficare con l'auto, una vecchia Buick color blu scuro che sicuramente aveva visto giorni migliori.

Le portiere si aprirono, ma ovviamente le chiavi non c'erano, non che questo potesse fermare Jude, che staccò con sicurezza i cavi giusti e dopo qualche tentativo riuscì a metterla in moto. Rialzò il viso sorridente verso Robert facendogli segno di vittoria col pollice alzato.

Robert allora gli si avvicinò abbandonando la sua posizione di guardia, e cercando di fare la faccia seria disse: " ...Dovrei arrestarti, lo sai? ".

Jude lo guardò e rise : " Poi però dovresti arrestare anche te stesso...", e Robert scosse la testa, divertito.

- Dio, da poliziotto modello a criminale in fuga e ladro di macchine in meno di due giorni! Merry Christmas!! -

Salì a fianco di Jude e lasciò che fosse lui a guidare questa volta.

" Come sapevi che sarebbe partita e non avremmo dovuto camminare per non so quanto? ", chiese Robert incuriosito.

"...Non lo sapevo ", rispose Jude candidamente.

Robert rimase con la bocca semi aperta, e una gran voglia di strozzarlo, ma si trattenne...Solo perchè era ferito, mettiamolo in chiaro...La sua pazienza aveva un limite...

Jude continuò a parlare, riflettendo a bassa voce come se nulla fosse : " Ci metteranno un po' a scoprire che l'auto non c'è più, direi che abbiamo almeno due o tre giorni prima che ne denuncino il furto, o anche di più se siamo fortunati. Questo ci dà un minimo di vantaggio, e dato che non sanno dove siamo diretti potrebbero non collegare subito il furto a noi, e comunque se anche trovassero la tua auto questo li depisterà sulla nostra direzione..."

- Noi...Continuava ad usare questo pronome...Ma era davvero certo di poterlo fare? Era certo che Robert fosse d'accordo?...Jude era combattuto e confuso...Cercò di non pensarci e di concentrarsi su altre cose, altrettanto importanti.

" ...Quel tuo amico, Orlando...Ci si può fidare di lui? "

" Certo! - Robert impiegò meno di un secondo a rispondere - Orly non mi tradirebbe mai! "

Jude ripensò alle parole che gli sembrava avergli sentito pronunciare quella sera nel parcheggio a casa di Robert...

Poi non disse più nulla per tutto il resto del viaggio.

 

Tornati al Motel Jude si sdraiò sul letto, cercando di riposarsi un po'...Gli sembrava che la febbre si fosse un po' alzata, del resto era più che normale, vista la scampagnata non prevista...

Nel frattempo, dal telefono del Motel, Robert compose il numero di Orlando.

Era un rischio, lo sapeva.

Attese in apprensione. Tre squilli, poi finalmente la voce di Orly : " Pronto? "

" Ciao, sono io. Mi avevi detto di farmi vivo, e vedi? Sono un ragazzo obbediente."

Parlò piano, rimase sul vago, nel caso qualcuno fosse con Orly e potesse sentire, o il telefono fosse controllato.

Orlando all'altro capo tirò un enorme sospiro di sollievo: " Meno male sei tu! Mi stavo preoccupando! Sono solo, tranquillo, e per ora non sono controllato, ma è comunque più prudente restare poco al telefono."

" Certo. ", Robert controllò l'orologio, " Lì sarà un casino, vero? "

" Non immagini quanto. Dopo che ve ne siete andati sono salito nel tuo appartamento, Mark era ancora svenuto. Commozione cerebrale, ha detto il medico. Gli hai dato proprio una bella botta, eh? ".

Nonostante la situazione, Robert non potè fare a meno di ridacchiare.

" Comunque, - continuò Orlando - quando si è ripreso non ci ha visto più, sembrava posseduto. Sta mettendo sottosopra tutta la Centrale."

"... E... mio padre? "

" Non dice niente, il che è preoccupante. Per ora lo lascia fare, comunque. Ma ha chiesto che sia mantenuta una certa riservatezza. Io ovviamente sto cercando di difenderti, ho provato a buttare lì che forse eri stato costretto, o che forse è tutto un trucco per scoprire qualcosa, ma non so quanto mi credano..."

Robert fece una strana espressione, ma durò solo un istante.

" Ascolta Rob, vediamoci stasera. Restare al telefono è rischioso e ti porterò alcune cose utili."

I due si accordarono velocemente, poi Robert riagganciò, sospirando pensieroso.

 

 

 

Nel frattempo, in stanza, Jude non riusciva a riposare e continuava a tormentarsi da solo.

- Avanti Jude, sei un vero egoista...Ripensa a tutto quello che hai passato, vuoi davvero coinvolgere anche lui? Vuoi davvero condannarlo a vivere la stessa vita?! Per cosa, poi? Per un brivido? Una connessione che ti sembra di avere sentito?

Per lui c'è ancora una possibilità di tornare, gli basterà dire che è stato costretto, minacciato, gli crederanno.

Perchè non dovrebbero? Si è comportato sempre perfettamente, e anche il suo partner confermerà la sua versione...

Sarebbe meglio per tutti...

No...Non potresti davvero sopportare di vedergli buttare via la sua vita, patire ciò che ha patito tuo fratello, subire ciò che hai subito tu...

Tu non hai niente da perdere ormai, ma Robert...?

...Ma è davvero solo questo?

...Non sarà che invece hai paura a lasciarti andare, a lasciarti coinvolgere, a lasciarti amare...

E la mascheri da altruismo, da buone intenzioni...?

Jude si prese la testa fra le mani.

Dio...

Vorrei essere più forte...Fare ciò che è giusto...

Perchè si era permesso di affezionarsi così tanto a quell'americano?

In soli due giorni, poi...

Perchè se c'era lui...Si sentiva protetto?...Sicuro?

Gli sembrava di avere una nuova forza dentro...Un nuovo scopo...

Qualcosa per cui valeva la pena di vivere e lottare...

Ma come poteva sapere che non fosse un' illusione?

Forse sentiva queste emozioni solo perchè era rimasto solo per troppo tempo, e voleva ancora provare qualcosa, sperare in qualcosa...

"Will, che devo fare?! "

Pensare a suo fratello a volte lo faceva stare meglio...Ma solo se non si soffermava troppo a ricordare l'ultimo terribile periodo trascorso insieme...Era meglio pensare a quando erano liberi...A quando Will aveva sempre una parola saggia che lo faceva riflettere, anche se era più grande di soli tre anni...

Ma stavolta William non poteva aiutarlo...Anche stavolta era solo...E da solo doveva decidere.

Tormentato da questi pensieri, stanco e stremato, finalmente si addormentò.

Dopo la telefonata con Orlando, Robert fece due passi fuori per fumarsi una sigaretta che aveva scroccato alla signora del Motel e schiarirsi le idee. Quando tornò in camera Jude dormiva.

Si avvicinò in silenzio, guardandolo. Era girato di lato, con una gamba leggermente piegata, e un lembo della felpa si era alzato, lasciando scoperta la pelle chiara di un fianco. Era bellissimo, ed estremamente sensuale. Una serie di pensieri poco casti attraversarono la mente di Robert. Come sarebbe stato toccare quella pelle? Stringere quel corpo forte e muscoloso, il corpo di un giovane uomo nel pieno delle forze, così diverso dal corpo di una donna...Eppure al contempo così flessuoso e delicato...Come sarebbe stato averlo sotto di sè, sentirlo gemere?

Mentre qualcosa ai piani bassi di Robert si stava risvegliando, lui senza accorgersene si era avvicinato ancora, attirato dalla curva del sedere di Jude, fasciato dai jeans attillati. Mio Dio, poteva esistere qualcosa di più perfetto? Scosse la testa - Ok Rob!! Adesso basta, non ricominciamo, stai diventando un maniaco sessuale!!...Bè, in questo caso, un Jude-sessuale... Rob! Basta sparare cazzate! - Ok, fantastico, stava ricominciando a parlarsi da solo, forse era il momento di farsi un'altra passeggiata...O una doccia fredda, a giudicare da quanto stavano diventando stretti i suoi jeans.

Si allontanò prima di fare cose di cui poi si sarebbe pentito e optò per la doccia.

 

 

Ormai era sera.

Guidarono per poco meno di mezz'ora per arrivare al pub indicato da Orlando.

Per strada incrociarono poche auto e nessuno dei due parlava.

Ad un certo punto Robert accese la radio, dato che il silenzio era diventato insopportabile, inoltre sperava ancora di sentire che non c'erano notizie su di loro.

Non che questo migliorasse di molto la loro condizione di fuggitivi e ricercati, ma perlomeno finchè la notizia non era ufficiale e non c'erano identikit in giro non rischiavano di essere riconosciuti da chiunque.

Jude non voleva incontrarsi con Orlando, Robert lo sapeva. Lo riteneva un rischio eccessivo.

Ma Robert la pensava diversamente, e questa volta chissà perchè Jude gliel'aveva lasciata vinta.

Forse tutto sommato si sentiva in debito verso di lui...Anche se Robert doveva ammettere di non essere mai stato costretto a fare niente contro la sua volontà, anzi.

Era adulto e tutto sommato responsabile, sapeva cosa era giusto e cosa sbagliato e credeva sempre nelle cose che faceva.

Questa volta, nonostante i dubbi e le paure, non era diverso.

Arrivarono al locale, una vera e propria bettola con un aspetto malfamato.

- Il posto ideale, qua nessuno baderà a noi - fu il primo pensiero di Robert.

Orlando lo conosceva perchè quando era ancora alle prime missioni, prima di diventare il partner di Rob, era stato inviato lì con un'altra decina di poliziotti a sedare una rissa con annessa sparatoria più cadavere. - Davvero un bel posticino accogliente -

Robert parcheggiò la vecchia Buick un po' in disparte ed entrarono nel locale.

Dentro le luci erano basse, e una dozzina di avventori erano già seduti ai grossi tavolacci di legno scuro e rovinato con abbondanti boccali di birra davanti a loro.

Jude, che precedeva Robert, scelse un tavolo isolato in un angolo della stanza e si sedette, appoggiando i gomiti sul tavolo e intrecciando le mani davanti alla bocca, pensieroso.

Dopo un po' di minuti, in cui rimasero in silenzio, Jude gli disse bisbigliando:

" Mi guardano tutti in modo strano..."

Anche Robert se n'era accorto. "...Jude stai tranquillo, hai le lenti a contatto no? "

"...Ma -

" Vuoi dire che non hai capito perchè ti osservano?? "

"...? "

Robert chiuse gli occhi - Ma perchè proprio io devo trovarmi in queste situazioni imbarazzanti...???!!!Sospirò.

"...Come faccio a dirtelo?Ti guardano perchè sei...bello, anzi no, sei bellissimo e la feccia che frequenta questi posti non ha mai visto nessuno come te ." - nemmeno io, veramente - ma questo lo tenne per sè.

Jude, in imbarazzo, non disse nulla, ma non capiva: anche Robert era bellissimo, perchè non guardavano anche lui a quel modo? Comunque dopo un po', soprattutto per il fatto che non era solo, il loro interesse si spense, e ripresero le loro conversazioni come niente fosse.

 

 

Mentre aspettavano Orlando ordinarono due birre, ma mentre Robert dopo 20 minuti era già a metà della sua - meno male che mi ero ripromesso di trattenermi - , Jude non ne bevve nemmeno un sorso. Finalmente ad un certo punto dalla porta entrò Orlando, che li vide quasi subito e si diresse verso di loro, salutando e sedendosi.

Robert si guardò un po' intorno. Nessuno sembrava interessato a loro.

" Scusate se ci ho messo molto ", disse Orly - sembrava stanco, e aveva due belle occhiaie - " Ho preso diverse precauzioni, volevo essere sicuro di non essere seguito...Come state? Tutto a posto? "

" Sì Orly, grazie - sorrise Robert - Tu, piuttosto..."

" Sono solo un po' stanco, niente di che... - poi si voltò verso Jude - Vedo che sembri a posto, avete trovato un medico per ricucire la ferita? "

" No, Jude ha fatto tutto da solo! ", disse Robert con orgoglio, come se fosse stato lui a farlo.

" Caspita! ", disse Orly sbalordito.

Jude distolse lo sguardo un po' in difficoltà, non era abituato ad essere al centro dell'attenzione e tantomeno a ricevere complimenti.

Infatti cercò di mascherare l'imbarazzo dietro il lato più pratico e scontroso del suo carattere : " Possiamo parlare di cose più serie, ora? Non credo che siamo venuti fin qui, rischiando di farci beccare, solo per parlare delle mie doti di medico..."

Robert sorrise, non si smentiva mai.

" No, no, certo ", si riprese subito anche Orly.

Allungò una mano sotto il tavolo e passò a Robert una busta di carta marrone.

" Qui c'è una pistola, ho pensato che poteva esservi utile, visto che quando sei scappato di corsa hai lasciato la tua in centrale, e qui - mise l'altra mano sopra al tavolo - c'è un cellulare. Ci servirà per mantenerci in contatto, cercherò di farvi sapere cosa succede e come procederanno le ricerche. "

" Orly, stai rischiando troppo, io..." disse Robert commosso.

" Ehi Rob, non dirlo nemmeno per scherzo! Sei come un fratello, tu faresti lo stesso per me, e poi neanche a me piace come vanno le cose ultimamente in polizia..."

 

In quel momento nel locale entrarono altri due tizi, che dai vestiti e dai modi sembravano essere due camionisti, e che si andarono a sedere nel tavolo vicino al loro, ridendo e facendo una gran confusione.

Jude allora, che aveva una domanda che gli frullava in testa già da un po', si sporse verso Orlando e abbassò la voce: " Quella cosa che hai detto a casa di Robert...Quando hai parlato di un' occasione per redimerti...Cosa significava?"

Il viso di Orly si rabbuiò improvvisamente.

Anche Robert si allungò verso il ragazzo, incuriosito. Lui non aveva sentito proprio niente!! - Anche l' udito da giaguaro, il nostro Jude, a quanto pare!! -

" E'...Una storia un po' complicata...E vecchia..."

" Non così vecchia, se pensarci ti fa soffrire ancora così tanto...", ribattè Jude osservandolo.

" Jude! ", sbottò Robert.

" No Robert, ha ragione...E' successo prima di conoscerci, dopo non molto che ero antrato in polizia...Avevo conosciuto questa persona e...Era nato qualcosa di speciale. Una grande amicizia dapprima, che pian piano si era tramutata in qualcosa di più...Lui, sì, era un lui, era un po' più vecchio di me, ed era davvero fantastico. Era un artista : pittore, poeta, fotografo, aveva mille talenti e riusciva sempre in tutto, perchè metteva cuore e anima in ogni cosa facesse. Eravamo felici...Davvero felici. Dopo circa otto mesi che stavamo insieme è scoppiata l'epidemia..."

" Lui aveva gli occhi chiari.", lo interruppe Jude.

Robert e Orlando lo guardarono contemporaneamente, stupiti.

" Sì, è così.", disse poi Orly, stropicciandosi per un attimo gli occhi, perchè ricordare era terribilmente doloroso e stancante.

" Da quel momento sono iniziati i problemi, ovviamente. Lo feci nascondere in una piccola casa in mezzo al bosco che apparteneva ai miei zii, e appena avevo un momento, controllando di non essere seguito - all'epoca ero diventato paranoico - andavo là anche io per stare con lui, per portargli cibo o anche solo notizie, che purtroppo, non erano mai buone...Lui temeva per me, ma che altro avrei potuto fare?...Sarei morto per lui...", sussurrò piano, prendendosi la testa fra le mani.

" Un giorno nascose in casa una ragazza che dopo essere stata catturata era riuscita a scappare. Lei gli raccontò alcune delle cose terribili a cui aveva assistito...Quelle che lui raccontò a me, e che io ho detto anche a te Rob, anche se non credo che mi abbia detto davvero tutto..."

Robert si voltò istintivamente verso Jude, che distolse lo sguardo per non incrociare i suoi occhi.

All'improvviso le risate sguaiate dei due camionisti li facero sobbalzare. Stavano gridando e ridendo con la cameriera, se così si poteva definire, dicendo che avrebbero passato più che volentieri la serata con lei e le sue amiche, se non fosse che la mattina dovevano partire prestissimo per consegnare un carico a Boston.

Robert e Jude, passata la sorpresa, si rimisero ad ascoltare attentamente Orlando:

" Ma purtroppo non potevamo sapere che un altro prigioniero fece la spia, e la inseguirono...Ci misero qualche giorno a trovarla. Io ero arrabbiato, non volevo che la tenessimo lì con noi, pensavo fosse troppo rischioso. Litigammo, e per un paio di giorni non mi feci più vedere. Sono stato così stupido, ed egoista...Quando li trovarono, io non c'ero. I colleghi che andarono là dissero che avevano cercato di fuggire lungo il fiume, e così loro non riuscendo a raggiungerli gli spararono, colpendo entrambi. I corpi furono portati via dalla corrente... E io non c'ero!! Non sono stato in grado di proteggerlo!!", disse con un grido soffocato e gli occhi lucidi, stringendosi le tempie coi pugni chiusi.

Poi prese un paio di respiri e sembrò calmarsi un po' : " Per questo quando ho visto te e Robert ho pensato che forse mi era stata data una seconda possibilità per fare la cosa giusta, per rimediare almeno in parte alla mia terribile colpa..."

" Orly, non dire così, tu non hai colpe, se anche fossi stato lì cosa avresti fatto?Forse saresti morto anche tu...Sono sicuro che lui non ce l'aveva con te...Nessuno potrebbe avercela con te...", disse piano Robert, stringendogli il braccio con dolcezza.

Orlando gli sorrise e annuì, ma si vedeva che non credeva alle sue parole.

" Ora basta cose tristi però...Voi state bene, e questo è ciò che conta! Beviamo! ", disse cercando di sdrammatizzare.

Ordinarono altre due birre, e altre due, e bevvero per un paio d'ore, fino a essere un po' brilli, cercando di dimenticare, raccontandosi vecchie storie divertenti e dandosi pacche sulle spalle,mentre Jude, pensieroso, stava zitto e si guardava intorno.

 

Jude non avrebbe saputo contare quante volte si rigirò nel letto quella notte.

Robert dormiva profondamente, anche grazie all'alcool.

Jude sapeva perchè invece lui si stava agitando così tanto: aveva preso la sua decisione, e non aveva il coraggio di metterla in atto. Stava cercando di posticipare il momento il più possibile.

- Devo smetterla con le cazzate! Non posso aspettare oltre! - Scostò le coperte, e sotto era perfettamente vestito.

Senza fare rumore prese la sua borsa e andò verso la porta.

Aveva già la mano sulla maniglia, quando si voltò e lanciò un ultimo sguardo a Robert.

In un piccolo posticino che cercava di tenere chiuso in fondo all'anima sentiva amarezza, e rimpianto, e un sentimento pesante e nero, molto simile al dolore.

Ma si obbligò a non pensarci, ricacciando indietro tutto, lasciando spazio solo al bisogno di sopravvivere e alla determinazione - gli unici sentimenti che lo avessero accompagnato in quegli ultimi anni, e che conosceva bene, e soprattutto, che non facevano paura.

Poi Jude nascose il dolore dei suoi liquidi occhi in tumulto dietro le lenti scure, aprì la porta, ed uscì nella notte fredda e senza stelle.

 

 

Verso l'alba Robert fece un incubo.

Si svegliò sudato e molto agitato, anche se non riusciva a ricordare cosa avesse sognato.

Subito si voltò dal lato del letto dove stava Jude.

Ma Jude non c'era.

Robert si guardò intorno. Aveva un brutto presentimento.

Guardò meglio, ma nella stanza Jude non c'era proprio.

Si alzò di scatto e andò a controllare vicino alla porta. Il grosso borsone, quello che Jude non lasciava MAI, era sparito.

 

Robert saldò in fretta il conto alla signora della reception e si mise al volante, iniziando a guidare lungo la statale in direzione di Boston.

Provava una strana sensazione alla bocca dello stomaco, che non riusciva a decifrare.

Era qualcosa di simile al panico, misto alla delusione, con venature sottili di rabbia.

Qualcosa che non aveva mai provato, e il non capire lo faceva infuriare ancora di più.

- Che diavolo s'era messo in testa quell'idiota??!! Prendersi su così e sparire, con la ferita non ancora rimarginata, probabilmente con qualche linea di febbre, a piedi, da solo... Perchè cazzo se n'era andato così??!!! -

Sbattè le mani sul volante. Cercò a tastoni il cellulare sul sedile del passeggero dove l'aveva lanciato poco prima, e febbrilmente, con mani tremanti, compose il numero di Orlando.

" L'ho perso!!! ", gridò quando Orly rispose.

" ...Cosa? ", disse l'altro preso alla sprovvista.

" Lui!! L'ho perso!! E' sparito ", gridò ancora, spingendo più a fondo il piede sull'acceleratore della vecchia macchina che per i suoi gusti andava troppo piano, e guardandosi spasmodicamente intorno, sperando di vederlo.

" Robert, stai calmo! ", la voce di Orly aveva sempre l'enorme potere di riportarlo alla realtà - Mentre quella di Jude lo allontanava completamente da essa -

Robert respirò a fondo. Doveva ammetterlo: era confuso, furioso, sconvolto, ma si sentiva Vivo. Dopo tanto tempo si sentiva vivo.

" Robert? ", Orlando lo stava ancora chiamando.

" Sì...Sì, scusa Orly...Ci sono. Sono calmo. "

" Bene. Ascolta, non può essere andato lontano, no? Non hai proprio idea di dove possa essere? Non ricordi niente di particolare che possa avere detto, o che sia successo? Un indizio qualsiasi? "

"...A Boston...Lui mi ha detto che doveva andare a Boston, ma forse era anche quella una bugia...", disse con tono duro.

" Senti, adesso sei arrabbiato e lo capisco, ma cerca di metterti un po' nei suoi panni...Può darsi che l'abbia fatto per proteggerti, no?..."

Ma Robert non l'ascoltava più: una scintilla si era accesa nella sua testa.

" I camionisti! ", esclamò.

"...Cosa? ", disse l'altro preso alla sprovvista.

" I camionisti Orly! Quei due tizi seduti al dannato tavolo di fianco al nostro ieri sera! Stavano parlando di andare a Boston, di partire questa mattina! Lui di sicuro li avrà sentiti! Cercherà un passaggio, è ancora troppo debole per fare tutta quella strada a piedi! ", dicendo questo inchiodò l'auto e con uno stridio di gomme fece inversione, rischiando di fare un incidente con una vecchia Ford nera che gli suonò il clacson, e si diresse verso il pub.

"...Rob? "

" Sì? "

" Sei...Sicuro di volerlo seguire?...Voglio dire...Forse è meglio così, no?Puoi tornare qui, ci inventiamo qualcosa e torni tranquillamente, come se non fosse mai successo..."

Robert rimase un attimo in silenzio, soppesando le parole di Orly e valutandole. Poi sorrise amaramente.

" No. Anche se volessi, e non sono certo di volerlo, non potrei più tornare a quella vita....E poi...Non posso lasciarlo... "

"...Sapevo che l'avresti detto. Anche se non ne ero convinto nemmeno io, ci si aspettava che lo dicessi, no? ", sorrise il ragazzo.

Anche Robert sorrise.Era fortunato ad avere un amico come Orlando. Poi, vedendo in lontananza il pub, si fece scuro in volto.

" Orly ti richiamo io! Devo andare!"

" ROB! ", provò a protestare Orlando, ma Robert aveva già riattaccato.

Orlando guardò il cellulare qualche istante, come se potesse vedervi la faccia di Robert e rimproverarlo, poi sospirò e si rimise a lavorare.

 

Robert entrò sgasando nel parcheggio del pub, aperto anche a quell'ora dato che faceva anche il servizio bar. Mollò l'auto in mezzo al parcheggio a caso, senza nemmeno chiuderla, e corse dentro al locale.

A conferma dei suoi sospetti, dentro, appoggiati al bancone mentre finivano di fare colazione, c'erano i due camionisti della sera prima, e Jude! Jude era lì con loro!

Appena lo vide, il biondo spalancò la bocca senza sapere cosa dire. Di sicuro non si aspettava di ritrovarselo lì.

Robert si diresse verso di lui come una furia e senza dire niente lo afferrò per la giacca, trascinandolo dietro la prima porta che trovò. - Non era il caso prenderlo a pugni davanti a tutti -

Si ritrovarono nel bagno, un locale piccolo e squallido, con le piastrelle azzurro sporco e una luce bassa e azzurrina anch'essa, che dava una sensazione di ospedale.

Jude guardava in basso, muto.

Robert allora in uno scatto d'ira lo afferrò per il collo e lo sbattè contro al muro.

Jude emise un gemito basso, appena udibile.

" Ora basta!! ", gridò Robert " Mi hai stancato!! "

La presa sul collo era forte e decisa, ma non così stretta da fargli veramente male.

Jude ora sosteneva il suo sguardo senza parlare. Immobile.

" Ti ho già dimostrato che puoi fidarti di me! Sono ricercato anche io adesso! Sono nella merda fino al collo come te! Cosa vuoi ancora??!!Quale garanzia ti serve??!!! ", urlò ancora a pochi centimetri dal suo viso.

Jude continuò a tacere e a guardarlo con occhi decisi, ma allo stesso tempo liquidi e tremanti.

Come a voler replicare, socchiuse appena le labbra, ma non disse niente.

Robert lo guardava negli occhi - occhi scuri, che non erano i suoi, che nascondevano i suoi - e li sentiva bruciare nei propri. Tutto il suo corpo era percorso da brividi.

La sua mano mollò lentamente la presa sul collo dell'altro e salì fino ad afferrare la mandibola.

Perchè Jude gli faceva questo effetto? Come riusciva a fargli perdere il controllo a questo modo?

Avvicinò il viso al suo.

" Dì qualcosa! " sibilò Robert.

Jude allora abbassò lo sguardo, e il suo fu poco più di un sussurro.

" Mi dispiace...Ma io ormai conosco solo questo modo di vivere...Scappare o combattere...Sopravvivere o morire..."

" Ma non avresti dovuto decidere per me!!! Ho il diritto di scegliere cosa fare della mia vita e del tempo che mi è stato concesso!!!", urlò.

Ormai era troppo tardi, senza quasi che se ne accorgesse Jude gli era entrato nelle vene più in profondità di qualsiasi altra cosa.

Robert non resistette oltre, lo schiacciò col suo corpo contro al muro e senza pensare lo baciò con forza sulle labbra.

Una mano stringeva ancora il suo viso, l'altra lo teneva bloccato per una spalla.

Fu un bacio violento, carico di rabbia, di delusione, di urgenza, ma Jude...Rispose al bacio...Rispose, e gli permise di penetrare nella sua bocca, di spingerlo più forte contro alla parete.

Robert si sentiva bruciare, stava perdendo il controllo, aumentò il contatto tra i loro corpi, Dio, era... Lo strinse forte - troppo forte -

Jude emise un grido strozzato contro la sua bocca. - Cazzo, la ferita! -

Robert si staccò di colpo da Jude, ansimando. L'altro si teneva il fianco.

" Oh, Dio...Jude, scusa, io... - Ma che stava facendo?! Era impazzito?! -

Robert appoggiò una mano alla parete, cercando di riprendere possesso delle sue facoltà mentali. Jude aveva lasciato la testa abbandonata all'indietro contro al muro, e aveva chiuso gli occhi, respirando affannosamente.

Il moro gli si avvicinò, mettendogli una mano sulla guancia, questa volta timidamente, con cura.

Jude aprì gli occhi e lo guardò. Robert non riusciva a capire cosa stesse pensando.

" ...Togliti le lenti per favore..." , sapeva quanto fosse rischioso, ma voleva vederlo, voleva vederlo DAVVERO.

Jude senza protestare le tolse, e lo guardò di nuovo.

"...Mi dispiace...", sussurrò allora Robert.

Jude sospirò. Lo sapeva, quando fosse stato davvero il momento, il suo istinto gli avrebbe detto cosa fare. Parlò piano, senza mai distogliere gli occhi dall'altro.

"...C'era un tempo in cui mi sarei lasciato andare senza problemi...E poi c'è stato il tempo in cui ti avrei lasciato andare via...Senza nemmeno tentare...Ora, ci voglio provare...Ma ho bisogno di un attimo per prendere un respiro...Non c'è niente che non va in te, è colpa mia...Sono io...

Io...ci sto lavorando, davvero, cercherò di fare del mio meglio, perciò...Tu non arrenderti, ti prego... Robert, continua a provarci..."

Robert sussultò: era la prima volta che Jude pronunciava il suo nome...E ora...Era come se fosse il sigillo di una promessa...Lo guardò negli occhi - i suoi veri occhi stavolta -

Un collega gli aveva detto una volta che l'annegamento era una delle morti più terribili che ci potessero essere, perchè l'istinto di respirare era troppo forte, e si finiva con l'inghiottire l'acqua quasi volontariamente, acqua che bruciava i polmoni - il cervello - e li faceva collassare. E mentre morivi, te ne rendevi perfettamente conto.

A Robert sembrava di provare questa sensazione con Jude.

Aveva trattenuto il fiato il più a lungo possibile, ma poi non era più riuscito a resistere e aveva respirato forte, e ora gli bruciavano i polmoni, la testa e il cuore. E aveva paura.

Ma al contrario di ciò che gli era stato detto, Robert non poteva desiderare una morte migliore.

Terribile e meravigliosa.

E ora capiva che per Jude era lo stesso.

Robert sorrise a Jude, lo prese per mano, sigillando il loro patto, e da lì, ripresero il loro viaggio. Insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: Ooh, finalmente il nostro Rob tira fuori le palle!!! XD

Eeh, stavolta il piccolo Judsie l'ha fatto proprio proprio arrabbiare!!! Ma non è colpa sua, povero cuccioloooo!!! ù_ù

Non ho molte cose da dire, se non scusarmi ancora e sperare che questo capitolo dove si continuano a scoprire tante cose, non abbia deluso le vostre aspettative, ma stia continuando ad intrigarvi!!!( io sono abbastanza soddisfatta, spero di aver creato bene l' atmosfera...),spero anche non risulti pesante, dato che è abbastanza lungo, ma così avete un po' più da leggere dopo la mia lunga assenza... ; P

Visto che il tanto agognato bacio è arrivato???!!! *__* cosa ne pensate??!! ;)

Un bacio grande a tutte e grazie per il sostegno e la pazienza!! <3 A presto!!!!!

 

 

 

  

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Non hai paura di me? ***


CONTAGION - YOUR EYES, AT THE END OF THE WORLD

 
 

CAPITOLO 6 – NON HAI PAURA DI ME?

  – IL COVO E LA SPERANZA - parte prima -

 
 
 
 
 
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Orlando camminava a testa bassa sotto il cielo plumbeo di New York.
Era pensieroso, mentre si recava al lavoro, quella mattina.
Arrivato in centrale incrociò un paio di colleghi che lo salutarono, ma non se ne accorse nemmeno.
Loro non se ne preoccuparono più di tanto, da quando Robert era fuggito, Orlando era diventato serio e taciturno, sicuramente era la persona che aveva più sofferto per il suo tradimento.
Almeno, questo era ciò che tutti pensavano: e lui non li smentiva, e recitava bene la sua parte.
Neppure Mark, per natura così sospettoso, credeva che lui sapesse qualcosa, anzi, che avesse addirittura aiutato Robert.
Entrò nella stanza che per anni aveva diviso col suo partner e si mise al lavoro.
Non gli avevano ancora assegnato un nuovo collega - e a lui andava benissimo - ma questo significava che per ora doveva svolgere il lavoro di due persone, compresa la parte che lui odiava di più: fare rapporti e compilare documenti.
All’improvviso fu interrotto dal suono del suo cellulare
" L'ho perso!!! ", gridò Robert quando Orly rispose.
" ...Cosa? ", disse l'altro preso alla sprovvista.
 
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Passò qualche minuto al telefono con l’amico, poi Robert esclamò con urgenza:
" Orly ti richiamo io! Devo andare!"
" ROB! ", provò a protestare Orlando, ma Robert aveva già riattaccato.
Orlando guardò il cellulare qualche istante, come se potesse vedervi la faccia di Robert e rimproverarlo, poi sospirò, scosse stancamente la testa e si rimise a lavorare.
 
 
Dopo circa una mezz'ora un bip sul suo cellulare lo avvisò che gli era arrivato un sms. Era ancora il numero di Robert. Guardò il testo, diceva solo: " :) "
Orlando sorrise di rimando. Voleva dire che era tutto a posto. Bene.
All'improvviso fu distratto da urla e grida che venivano dal corridoio : si precipitò fuori dalla stanza e la scena che gli si parò davanti lo lasciò senza fiato.
Due ragazzini, un maschio e una femmina, che avranno avuto al massimo 12 anni, stavano venendo trascinati via da un paio di agenti.
Si somigliavano molto, probabilmente erano fratelli. Entrambi avevano grandi e terrorizzati occhi verdi
Erano trattati in malo modo, e ammanettati, come fossero pericolosi criminali, e gridavano e scalciavano spaventati, cercando di liberarsi.
" Ehi! Che succede?! ", gridò Orlando, afferrando uno dei due agenti per un braccio.
" Nulla ", disse il suo collega tranquillamente: "Sono stati catturati e li stiamo portando via per consegnarli a chi di dovere."
" Ma sono due bambini!!! ", esclamò indignato Orlando senza mollarlo.
"...E allora? ", lo guardò il collega sinceramente stupito, come se stesse dicendo un'assurdità.
Orlando lo lasciò e rimase un istante lì a boccheggiare, sconvolto, mentre loro si allontanavano.
Poi, come se una molla fosse scattata improvvisamente dentro di lui, senza dire più nulla si voltò, e quasi correndo uscì dalla Centrale.
 
Mentre si avviava alla sua auto, compose un numero di telefono sul cellulare.
" Pronto? ", la voce di Robert rispose quasi subito.
Orlando con la mano libera si massaggiò forte gli occhi chiusi e sospirò : " ...C'è posto per un fuggitivo in più? "
 
 
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Jude si voltò verso Robert, che aveva appena riattaccato, e stava sorridendo.
Erano nel parcheggio del pub e stavano incamminandosi verso l’auto.
“ Allora? Che succede?”
“Orly viene con noi.” Poi, come se si fosse all’improvviso ricordato di qualcosa, accigliandosi aggiunse:  “Scusa se non ho chiesto il tuo parere.”
Jude lo guardò negli occhi per un lungo istante, poi voltandosi e continuando a camminare, disse: “ Figurati. Tanto gli avresti detto di sì anche se io non fossi stato d’accordo.”
Robert fece una smorfia dispiaciuta e si allungò verso di lui toccandogli un braccio: “ Ma tu sei d’accordo, vero?”
Jude si fermò e senza guardarlo sussurrò: “ E’ così importante per te?”
“…Sì…” sussurrò anche Robert, abbassando lo sguardo.
Finalmente Jude si voltò verso di lui e gli sorrise, un sorriso piccolo, appena accennato, ma pieno di significato: “ Orlando è il benvenuto.”
Robert fece un sorriso enorme che gli illuminò il viso, e non salì in auto finchè l’altro non si fu accomodato sul sedile del passeggero, continuando a sorridere e non staccandogli per un solo attimo gli occhi da dosso.
 
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Robert e Jude avevano viaggiato per una ventina di minuti, giusto per allontanarsi dal pub e non rimanere troppo nello stesso posto. Ora erano fermi a una stazione di benzina un po’ isolata, già da una mezz’ora.
Aspettavano Orlando.
Improvvisamente era calato un silenzio imbarazzante.
Finalmente Robert si azzardò a dire quello a cui stava pensando già da un po’:
“ Ehm, senti…Riguardo a ciò che è successo stamattina…Devo ancora scusarmi…”
Jude non si voltò verso di lui, ma chinando la testa disse a bassa voce: “ Non devi scusarti…Anche io mi sarei sentito arrabbiato e offeso…Te l’ho detto, sono io, non è colpa tua…”
“ Però…Ehm…Quello che ho fatto dopo…Non era dettato solo dalla rabbia, io… Volevo…Farlo davvero…Ma…”
Jude stavolta arrossì lievemente, voltò la testa da un’altra parte e facendo finta di guardare fuori dal finestrino, disse: “ Non c’era niente che non andasse in quel bacio.”
 
 
 
Nonostante si fossero più o meno chiariti, l’atmosfera continuava ad essere imbarazzante e considerando in più la tensione generale di tutta la situazione, dopo poco non riuscirono più a stare seduti in macchina a non fare nulla, così scesero cautamente per comprare dell’acqua e qualche cosa da mettere sotto i denti a una specie di distributore automatico….Mentre inseriva le monete nel distributore, Robert non potè fare a meno di osservare la surrealtà della situazione…Gli pareva incredibile e anche ammirevole come, con tutto quel che stava succedendo in America, ci potesse essere ancora della gente che lavorava normalmente… Gente che, nonostante tutto, si alzava alla mattina e andava a scuola ad insegnare, o teneva aperto il proprio negozio, o riempiva i distributori automatici…
 
Dopo aver preso qualcosa da mangiare e da bere, si resero conto che, per quanto il posto fosse tranquillo ed isolato, stare lì fuori allo scoperto non li faceva sentire per niente meglio, quindi si riavviarono all’auto, sperando che Orlando si sbrigasse ad arrivare.
Robert, che seguiva Jude, non poteva proprio fare a meno di guardargli il sedere mentre camminava…Dio, era…Perfetto…E lui non sapeva davvero ancora spiegarselo del tutto, ma lo voleva…
Tornati alla macchina, all’improvviso Robert prese Jude per un braccio, facendolo voltare verso di sé. Odiava quella situazione ancora un po’ in sospeso.
Jude lo guardò per un attimo stupito, senza capire, poi Robert lentamente, delicatamente, senza mai staccare gli occhi dai suoi, lo spinse contro il cofano dell’auto.
Jude senza rendersene conto, gli occhi dell’altro come una calamita, lasciò cadere per terra tutte le cose che avevano appena comprato.
Robert portò poi le braccia accanto ai suoi fianchi, appoggiando le mani al cofano, imprigionando il biondo in una stretta e dolce morsa, tra il suo corpo caldo e il metallo freddo dell’auto.
Jude continuava a guardarlo senza dire nulla, ma il suo respiro si era fatto più accelerato e Robert vedeva chiaramente le sue pupille che si stavano dilatando.
“ Odio queste lenti.” Sussurrò con voce bassa e roca vicino al suo viso.
“…Sono ciò che mi tiene in vita…”, rispose piano Jude imbarazzato, senza sapere cosa altro dire.
Robert sapeva che era un azzardo comportarsi così con l’altro, ma voleva provare, doveva farlo.
“Ma ora ci sono io…”, disse pianissimo, spingendosi un po’ più vicino a lui, e infilando una gamba tra le sue.
Entrambi espirarono forte.
Sentire Jude reagire a quel modo, diede altra sicurezza a Robert.
“Fammi riprovare.”, gli soffiò sulle labbra. Non era una domanda, ma nemmeno un ordine.
Jude era leggermente più alto di lui, ma seduto così sul cofano, leggermente inarcato all’indietro, lasciava Robert in una posizione di dominio, che riusciva, anche se di poco, a sovrastarlo.
Vedendo che Jude non rispondeva, ma nemmeno lo mandava via, si avvicinò al suo collo, inclinando il viso, iniziando a baciarlo, prima solo con le labbra, poi sentendo un gemito bassissimo ed impercettibile provenire da Jude, trovò il coraggio di aggiungere anche la lingua, lasciando scie infuocate, risalendo su verso la mandibola, tenendolo stretto, bloccato, senza via di fuga.
Non che Jude avesse la minima intenzione di fuggire.
Finalmente Robert arrivò alle sue labbra e ci si avventò famelico, ma non più guidato dalla rabbia o dall’urgenza: prendendosi tempo, baciandole, succhiandole, con Jude sotto di lui che teneva le mani strette forte contro al suo petto e faceva di tutto per trattenere gemiti e sospiri, facendolo andare letteralmente fuori di testa.
Poi Jude schiuse le labbra, e per la seconda volta quella mattina, sentendo la testa giragli vorticosamente, Robert penetrò dentro di lui con la sua lingua, e la bocca di Jude era ancora più morbida e calda di come la ricordava.
A questo contatto che assomigliò ad una scarica elettrica anche Robert gemette, portando una mano sulla schiena di Jude, tirandolo a sé e spingendolo indietro ancora di più, conscio che se non ci fosse stata la ferita dell’altro a bloccarlo, presto non sarebbe più riuscito a fermarsi, e si sarebbe scopato Jude sul cofano della macchina in mezzo al parcheggio.
Se gli avessero detto che avrebbe fatto una cosa del genere, anche solo una settimana prima, Robert avrebbe riso di gusto, dichiarando l’ impossibilità della faccenda.
Jude del resto, sembrava quasi avere le stesse intenzioni, perché, continuando a baciarlo, si spinse più indietro, sdraiandosi sul cofano e tirandolo giù sopra di sé.
 
Robert allora si prese un attimo per guardarlo: Jude era sotto di lui, completamente in sua balìa, aveva le labbra rosse e umide, le pupille completamente dilatate nonostante la luce del mattino, i capelli lunghi sconvolti e spettinati che ricadevano intorno al suo viso come un’aureola.
Era una visione.
Robert si chiese se si meritava davvero tutto questo.
 
Stava per ributtarsi sulla sua bocca, quando sentì il rumore di un’auto dietro di lui e di scatto si alzò, girandosi. Anche Jude si alzò in fretta, ricomponendosi e spostando lo sguardo altrove.
L’auto si fermò a pochi metri da loro, e ne scese Orlando, che sogghignava divertito in direzione di Robert: “Scusate il ritardo, vedo del resto che avete trovato come impiegare il tempo…Direi che ci saranno molte cose che dovrai spiegarmi, Robert caro…”
Robert avvampò! Gli sarebbe saltato al collo – ma ok, lo ucciderò dopo, pensò – e invece gli si avvicinò e con sguardo truce gli sussurrò all’orecchio: “ E’ questa la tua gratitudine per averti preso con noi??!! Guarda che sono ancora in tempo per cambiare idea!!”
Orlando per nulla intimorito si mise a ridere: “Ahah, ok, dai, scusa, non te la prendere…Ma cavoli, devi capire che una cosa del genere non me l’aspettavo proprio!!!”
“Orlando, basta!!” Robert era di tutti i colori. 
Il più giovane ridacchiava ancora, mentre il moro cercò di ricomporsi e, molto imbarazzato, spostare il discorso su cose più importanti: “Piuttosto…Non desterà sospetti la tua improvvisa partenza?”
Orlando allora, riflettendo, fece spallucce: “…No, non credo…Ho telefonato al capo dicendo che avevo bisogno di qualche giorno di permesso perché sono un po’sconvolto da ciò che è successo e nessuno ha avuto dubbi o problemi…Ho recitato bene la mia parte, credo che anche Mark non sospetti niente…”
“Ok, allora basta perdere tempo, rimettiamoci in viaggio”, concluse Robert in fretta, felice che la questione precedente fosse stata lasciata cadere nel vuoto.
“Boston, giusto?” , disse Orlando mentre Robert apriva la portiera dell’auto. Poi aggiunse sogghignando: “Ah, vedo che vi è caduta della roba nella foga di prima, non la raccogliete?!”
“Orlando!!”
 
 
Orlando ridendo risalì sulla sua auto, poteva fare comodo e comunque non avevano tempo di nasconderla, erano rimasti fin troppo a lungo fermi, e lasciarla alla stazione di benzina avrebbe dato indizi chiari sulla loro direzione non appena fosse stata trovata.
Anche Robert salì in auto. Jude era già seduto all’interno, e sebbene avesse il viso girato verso il finestrino e un dito posato sulle labbra, Robert vide che stava sorridendo. Si augurò con tutto il cuore che fosse per ciò che era successo tra loro, e che significasse anche che non se l’era presa per le battute di Orly…
Sorridendo a sua volta, il moro mise in moto e partirono.
 
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Dopo circa una mezz’ora, inaspettatamente, Jude si voltò verso Robert scuro in volto, e senza giri di parole gli disse: “…Non hai paura, a stare con me?...Non hai paura che io possa contagiarti?”
Robert fu colto per un attimo alla sprovvista. Non si aspettava una domanda simile così dal nulla, ma chissà per quanto tempo doveva averci pensato Jude…Lui, in effetti, non si era mai posto il problema…Tantissimi altri sì, ma non quello…Riflettè qualche istante, con Jude che lo guardava in apprensione, poi si voltò verso di lui e sorrise : “No. No ad entrambe le domande.”
Jude fece un sospiro di sollievo appena udibile, e per il momento non pretese altre spiegazioni. Poi come se gli fosse venuta in mente un’altra questione, chiese ancora:
 “…Un’altra cosa…Prima…Hai detto che odi le mie lenti a contatto scure…E anche al pub me le hai fatte togliere…Perché…?”
Robert sorrise continuando a guardare la strada : “…Bè, semplice, perché hai gli occhi più belli che io abbia mai visto, e li adoro…E a volte mi sembra che le usi anche per nasconderti da me, e invece quando ti guardo io non voglio nessun muro in mezzo a noi…Davvero non te l’ho mai detto quanto mi piacciono?...Si vede che l’avrò solo pensato, che stupido…”
Robert quando voleva ci sapeva fare, e lo sapeva…
Jude sgranò gli occhi, nessuno gli aveva mai più detto una cosa simile da…Molto, molto tempo…Più di quello che potesse ricordare…Sembrava impossibile, con tutte le nuove emozioni che aveva provato, che fosse passata solo una mattinata…Piacevolmente stordito e confuso, finalmente si rilassò un po’, e non gli chiese più nulla per un paio d’ore.
 
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Ad un certo punto, sempre con Orlando che li seguiva, presero una specie di vecchia sottostrada che correva poco distante dalla strada principale, nella stessa direzione, per farsi notare meno…Soprattutto ora che viaggiavano con due auto, la prudenza non era mai troppa.
 
Stavano ancora viaggiando a velocità moderata, quando Robert all’improvviso cambiò sguardo e si irrigidì.
Jude, che da un po’ lo fissava, cercando di non farsi notare, per osservare tutti i più piccoli particolari del suo volto, spostò subito gli occhi sulla strada, per capire cosa aveva veduto l’altro.
“Merda!” imprecò il biondo.
Circa 300 metri davanti a loro, sul bordo della strada, c’era un’auto pattuglia della polizia.
“ Che facciamo?!” chiese Robert stringendo il volante.
La strada era deserta a parte le loro due auto.
“Non possiamo fare nulla, continua a guidare come se niente fosse…”, bisbigliò Jude tra i denti.
Purtroppo però, mentre si avvicinavano, uno dei due agenti alzò la paletta, rivolto a loro.
Robert e Jude si guardarono.
Dovevano fermarsi. Forse era solo una coincidenza, e non sarebbe successo niente.
Se fossero scappati li avrebbero inseguiti di sicuro e sarebbe stato peggio. Era come autoincriminarsi.
Robert rallentò un po’ e guardò nello specchietto retrovisore. Anche Orlando, che viaggiava a debita distanza, stava rallentando.
Robert, cercando di non farsi notare, gli fece segno con la mano di non fermarsi e sorpassarli.
Non si capiva che erano insieme, e farsi prendere tutti sarebbe stato davvero stupido.
Quindi, mentre Orly passava loro davanti e si allontanava, sforzandosi immensamente per non guardarli, Robert accostò a lato della strada e spense il motore.
Ora dovevano stare calmi, recitare bene.
Guardò Jude. All’apparenza, sembrava assolutamente tranquillo e a proprio agio.
-Ha un sangue freddo incredibile. L’ha già dimostrato, del resto – pensò con ammirazione il moro.
In questi momenti, Robert dimenticava di essere il più vecchio tra i due.
 
“Uscite dall’auto.” Intimò uno dei due poliziotti.
Aveva la voce ferma, come di consuetudine, ma non sembrava minaccioso. Perlomeno non gli puntava contro un’arma: era già un inizio…
Robert e Jude scesero dall’auto, e il primo si accorse che i due agenti erano due ragazzi molto giovani. Che imprudenza mandare in coppia due inesperti, ma ultimamente anche la polizia faceva quel che poteva…
“Problemi agente? Correvamo troppo?” disse Robert col suo sorriso migliore.
“Solo un controllo. Favorisca patente e libretto.” Rispose l’altro secco.
Robert gli consegnò la patente, sperando che il suo nome non fosse già stato divulgato. Fortunatamente nel cruscotto c’era anche il libretto dell’auto. Il poliziotto lo controllò.
“Qui non risulta lei il proprietario dell’auto…”
“No, infatti, è la macchina di mio zio, me l’ha solo prestata.” Rispose prontamente Robert cercando di tenere la voce ferma e tranquilla.
Il giovane lo guardò un attimo, poi gli restituì i documenti e si avvicinò al suo collega, dicendo qualcosa che loro non poterono sentire.
“Cazzo…” pensò Robert.
Il poliziotto tornò verso di lui. Aveva un piccolo aggeggio in mano.
“Non vi dispiace passare la scansione oculare, vero? E’ solo una formalità. Sa, la routine…”
“No, certo.” Disse Robert, guardando poi Jude. Le lenti che portava, in questo caso non sarebbero servite a niente.
L’inglese sembrava ancora tranquillo, ma Robert poteva quasi vedere il suo cervello lavorare in fretta per trovare una soluzione. Il moro iniziava a sudare freddo.
Il poliziotto posizionò lo strumento davanti agli occhi di Robert.
Subito una luce azzurra ne uscì, passando ai raggi i suoi occhi e analizzandoli.
Poi lo strumento emise un lieve “bip” e una lucina verde si accese sul fianco.
Il ragazzo annuì soddisfatto, poi si avvicinò a Jude.
“Ora lei, signore.” , disse.
Robert continuava a guardarlo, col cuore che batteva a mille. Doveva fare qualcosa!
Possibile che Jude non avesse un piano?!
Il poliziotto girò intorno all’auto e si mise di fronte a Jude, alzando lo strumento. La luce azzurra si puntò sui suoi occhi.
Jude fu velocissimo: scattò in avanti ed estrasse la pistola dalla fondina dell’agente, puntandogliela contro.
“Ehi!!” esclamò il ragazzo alzando le mani.
Jude tenne subito sotto mira anche l’altro, che imitò il suo compagno alzando le braccia.
“Jude! Che cazzo stai facendo?!” gridò sottovoce Robert, avvicinandosi a lui di corsa.
“Ci salvo la pelle, a te cosa sembra?!” rispose il biondo senza perdere di vista i due agenti.
“Ma sono solo due ragazzi, Jude, non hanno nessuna colpa! Fanno solo il lavoro che gli è stato ordinato!”
“…Come lo facevi tu, Robert?” rispose duro l’altro.
Robert non replicò, facendosi scuro in volto. Jude sospirò.
“ Scusami. Tranquillo, lo so…So quel che vuoi dire…Non ho intenzione di ucciderli…” disse sottovoce per non essere sentito.
Robert si tranquillizzò a malapena.
“Ora state calmi e andrà tutto bene” disse Jude ad alta voce, poi si rivolse a Robert :
“Vai a prendere la pistola dell’altro…E avranno anche dei cellulari, prendili.”
Robert si avvicinò all’agente più distante, che non si mosse.
“Dagli la tua pistola” disse il biondo.
Il ragazzo esitò.
“Dagliela!!” gridò Jude, e puntò l’arma che aveva in mano alla testa del poliziotto che gli stava di fronte.
“Merda, merda, merda!”, pensò Robert, sperando che a quei due ragazzi non venisse in mente di provare a fare gli eroi (era stato un agente giovane anche lui, sapeva cosa succedeva a volte…Avevi un distintivo e una divisa, e ti sentivi invincibile…), perché davvero non avrebbe potuto dire quale sarebbe stata la reazione di Jude.
Da troppo tempo preda, da troppo tempo braccato, si era trasformato in un vero killer.
Poi Robert ripensò a quando l’aveva tenuto fra le braccia mentre il suo corpo era scosso dal pianto e si ripetè che c’era molto di più in lui, che ciò che era visibile era solo la punta di quell’iceberg chiamato Jude…
 
L’altro agente per fortuna obbedì e con un movimento lento consegnò la pistola a Robert, che gli prese anche il cellulare e la ricetrasmittente che aveva in cintura e tornò vicino a Jude, facendo la stessa cosa anche con l’altro ragazzo.
“E adesso?” chiese.
“Mettiti al volante della loro macchina”, disse Jude, poi fece cenno ai due di muoversi: “Ok ragazzi, oggi mi sento buono, quindi da bravi, mettetevi dietro la vostra auto e iniziate a spingere.”
“Cosa??!!”, protestò il più vicino dei due.
Jude gli puntò la pistola alla faccia: “E’ un ordine.”
I due ragazzi obbedirono, e mentre Robert teneva la direzione indicata da Jude, iniziarono a spingere con fatica l’auto.
Certo, avrebbe potuto far guidare semplicemente Robert e obbligarli a seguirlo a piedi, ma in questo modo poteva tenerli impegnati e sotto tiro molto meglio, senza contare che perdendo un po’ di energie avrebbero avuto meno voglia di fare i furbi. Dopotutto non è che Jude si divertisse ad andare in giro a uccidere la gente…
 
Poco più avanti il guardrail era rotto in un punto, forse qualcuno aveva fatto un incidente andando fuori strada e poi non era mai stato risistemato.
Ci passava giusto un’automobile.
Di lì in poi, il terreno declinava verso il basso, e il fondo era talmente sassoso e sdrucciolevole che un’auto avrebbe fatto molta fatica a risalire, seppure la pendenza non fosse esagerata.
“Fermi!” ordinò Jude, poi fece scendere Robert dalla macchina e costrinse i due poliziotti a spingerla giù per il declino. L’auto scendendo accelerò leggermente poi, tornata sul pari, rallentò fino a fermarsi.
Jude, sempre affiancato da Robert, fece scendere anche i due ragazzi, e arrivati vicino all’auto, senza smettere di tenerli sotto tiro con una pistola, usò l’altra per sparare alla radio della polizia, alle gomme e al radiatore, avendo cura di scaricare tutto il caricatore. Ecco, adesso avrebbe fatto davvero fatica a risalire.
Meglio non rischiare, no?
Gettò la pistola scarica a terra poco lontano e disse a Robert di ammanettarli con le loro stesse manette alla macchina. Robert, obbedì cautamente, pronto a reagire se a uno di quei due fosse venuta in mente qualche mossa strana. Era pur sempre un poliziotto con anni di esperienza, sapeva come muoversi e sapeva come non essere preso alla sprovvista.
I due protestarono debolmente, ma per fortuna rimasero tranquilli.
Jude dopo aver preso le chiavi delle manette da Robert le buttò lontane, poi iniziò a risalire verso la strada.
“Ehi, non potete lasciarci qui così!!”, trovò il coraggio di gridare uno dei due.
Jude si voltò verso di loro, guardandoli dall’alto: “Forse se vi impegnate e riuscite a muovere la macchina riuscirete ad arrivare alle chiavi. Dopodiché in qualche ora a piedi arriverete alla città più vicina. In caso contrario, tra un po’ di tempo qualcuno verrà di sicuro a cercarvi.”
E se ne andò, seguito dal moro, che però lanciò un’ultima occhiata impietosita ai due ragazzi, che capendo forse finalmente di essere fortunati ad essere ancora vivi, non protestavano più.
 
 
Risalirono in auto e Robert mise subito in moto, sgasando e allontanandosi di corsa da quel posto. Era andata bene, ma questa davvero non ci voleva.
Per un po’ nessuno disse niente, poi quando il cuore di Robert riprese a battere normalmente bisbigliò con tono scherzoso ma con gli occhi seri: “Ecco, in questi momenti sì che mi fai un po’ di paura…”
Nello scherzo c’era un fondo di verità, e Jude lo sapeva.
“Non ti farei mai del male…”, bisbigliò.
Robert non rispose.
 
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Dopo poco sulla strada incrociarono nuovamente Orlando, che si era fermato per aspettarli e che era preoccupatissimo. Fu enormemente sollevato di vederli: “Ho sentito degli spari, non sapevo che fare!!! Stavo tornando indietro a vedere che era successo!! State bene??!!”
Dopo averlo rassicurato e avergli raccontato in fretta tutto quanto, si rimisero in marcia a una velocità più sostenuta, e per fortuna per il resto del viaggio non accaddero altri spiacevoli incidenti.
Verso le sei di sera arrivarono nei dintorni di Boston.
Jude fece guidare Robert per una serie di stradine isolate in una zona abbandonata appena fuori dalla città, dove la vegetazione stava prendendo il sopravvento.
Ad un certo punto gli fece fermare l’auto e scese.
Robert e Orlando lo imitarono.
 
 
“Eccoci, siamo arrivati!” esclamò Jude sollevato.
Robert e Orlando perplessi guardarono davanti a loro, nella stessa direzione in cui guardava Jude.
E non videro assolutamente niente.
 
 
 
 
 
- Fine prima parte -
 
 
 
 
 
Note:…Incredibile ma vero, fate la hola!!!!! Sono riuscita ad aggiornare!!!! XD …E anche questa volta ho scritto un capitolo un po’ lunghino!!!...E meno male che ho dovuto dividerlo, perché mi stava uccidendo e sarebbe venuto davvero troppo lungo! ;-P
Ooh, bravo bravo Robbino che di nuovo tira fuori le palle e salta addosso a Jude come forse voi tutte speravate!!! XD …E Jude…Bè, Jude a parer mio è sempre faigo e cazzuto!!! XD
A proposito, il pov di Jude sarà trattato un po’ di più nel prossimo capitolo…Comunque viene messo meno in evidenza apposta, almeno per ora, per mantenere un po’ l’alone di mistero che lo circonda…
Che altro dire…La scena coi due poliziotti è molto liberamente ispirata a “Thelma & Louise”, film che ADORO!!! <3
 
Ammetto che temo di avere fatto un po’ di casini stavolta, non sono convinta di come è venuto questo capitolo…Non so se sono riuscita a rendere l’atmosfera che speravo… -.-
Fatemi sapere che ne pensate, please!!! <3
Ah, non so se l’avevo già scritto, ma direi che tra un paio di capitoli il rating cambierà diventando ROSSO!!! Chi ha orecchie per intendere, intenda!!! *__*
E dal prossimo capitolo arriveranno un bel po’ di personaggi nuovi e casinisti!!!! XD
Bè, alla prossima allora!!! Bacio a tutte, soprattutto a chi segue, preferisce, recensisce!!!!! ;)

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