A love of cop

di SaraEManuel95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



Prologo:
Capitolo 1

Merda ero in ritardo, presi la borsa e uscii correndo dal pub che gestivo, per quanto mi fosse concesso con questi tacchi altissimi, e raggiunsi la macchina, mi tolsi le scarpe infernali, misi in moto e partii a tutto gas, la chiesa, in cui oggi si sarebbe sposato mio nonno per la terza volta nei suoi sessant’anni, distava poco più di venti minuti da dove ero partita io, e mancava solo mezz’ora all’inizio della cerimonia, sarei dovuta essere la damigella d’onore insieme a mio fratello e mia sorella, entrambi più piccoli ed entrambi accompagnati dai rispettivi partner, in teoria dovevo anche io portare il mio partner, James, quel figlio di puttana, ci eravamo lasciati due mesi fa’ dopo che avevo scoperto che si faceva la sua segretaria, un cliché, un vero e proprio cliché, spinsi di più il piede sull’acceleratore e in quel momento il mio telefono squillò, senza guardare chi fosse risposi, lo so’ stavo infrangendo la legge ed il limite di velocità ma stavo facendo tardi, troppo
“ pro.. “
“ si può sapere dove cazzo sei? “
le urla di mio fratello per poco non mi bucarono il timpano
“ sto arrivando, c’è solo un po’ di traffico “
“ io sono arrivato dieci minuti fa’ e la strada era completamente libera, non prendermi per il culo “
“ e tu abbassa le penne, coglione “
era sempre la maggiore o no?!
“ e tu cerca di sbrigarti “
“ arrivo “
attaccai il telefono e imprecai mentalmente, quando una macchina si accosto un po’ troppo alla mia, abbassai il finestrino
“ ma che cazzo fai? “ urlai io, perché succedeva tutto a me, cosa avevo fatto di male? Il conducente si girò dalla mia parte
“ accosti “ mi disse, e a solo sentire la sua voce per poco non svenni, era così giovanile ma allo stesso tempo un po’ rauca e molto profonda proprio come piaceva a me
“ ma cosa le viene in mente? Perché dovrei accostare? “
“ perché era al telefono e in più sta superando il limite di velocità “
“ anche lei se è per questo “
“ ma io sono un poliziotto, accosti per favore “

Feci un respiro profondo, non poteva essere, se mi sarei fermata avrei fatto sicuramente tardi e non potevo dare una delusione del genere a mio nonno, cosi mi voltai di nuovo verso il finestrino
“ senta agente, mi scusi ma sto facendo tardi ad un matrimonio e non posso fermarmi, prenda la targa e mi mandi la multa a casa, ma per favore non mi faccia fermare “
Non gli diedi tempo di rispondere e accelerai di più, avevo appena parlato con un poliziotto da finestrino a finestrino e per lo più avevo rifiutato un suo ordine, potevo finire in galera per così poco? Nah, sarebbe stato ridicolo giusto? Scossi la testa cercando di eliminare quelle paranoie dalla mia testa, ma che fine aveva fatto la donna forte e in carriera? Senza accorge mene arrivai davanti alla chiesa, ci avevo messo solo quindici minuti, parcheggia la macchina e recuperai le scarpe e il bouquet dai sedili posteriori ed entrai, appena mia madre mi vide, mi corse incontro abbracciandomi
“ ringraziando Dio sei in tempo, pensavo avessi fatto tardi “
“ grazie della fiducia mamma “
dissi io sorridendo, salutai mia sorella e il suo fidanzato, poi passai a una delle mie migliori amiche, Giada, nonché la ragazza di mio fratello Chris che offesa ignorai, in quel momento anche mio padre uscì dalla chiese e ci venne incontro nell’atrio,
“ sei arrivata in tempo “ eccone un altro, mi abbracciò e mi baciò la fronte
“ devo farlo per forza? Mi sento a disagio, sarò l’unica ad entrare senza accompagnatore, e sono la più grande “ gli chiesi a bassa voce così che solo lui potesse sentirmi
“ credo proprio che tu debba farlo, e a proposito di entrare da sola, c’è stato un piccolo cambio di programma “
“ non dirmi che James si è presentato “
ringhiai io iniziando a guardarmi intorno
“ no, ti pare? E poi anche se si fosse presentato Chris non l’avrebbe nemmeno fatto entrare “ a quelle parole sentii mio fratello sogghignare, i due si odiavano anzi tutta la mia famiglia lo odiava
“ eh allora che devo fare? “
“ il nipote di Anna ti accompagnerà “
“ state cercando di accasarmi? “
alzai un sopracciglio, mio padre fece per ribattere ma la porta si aprì ed entrò un ragazzo, uno dei più belli che avessi mai visto in vita mia, aveva i capelli scuri tagliati corti ai lati e più lunghi sopra tirati indietro con quella che sembrava cera, indossava uno smoking nero, con tanto di papillon, e quando si avvicinò a me notai che aveva gli occhi castani e che era alto, molto alto, non sono mai stata miss altezza, insomma sono un metro e sessantasei e tutti i ragazzi che ho frequentato erano più alti di ma lui era alto un metro e novanta o poco ci mancava, non che lo volessi frequentare ora come ora non ci pensavo proprio però era sexy, mi ero fissata ad osservarlo lui mi sorrise e per poco non caddi per mia fortuna partì la marcia nuziale lui mi porse il braccio ed io ricambiando il sorriso gli strinsi la mano intorno e senza dire niente entrammo in chiesa.
*
Ciao a tutte, questo è il secondo libro, il capitolo è molto corto ma è anche il prologo, quindi gli altri saranno un po' più lunghi, spero che vi piaccia :)
ecco i personaggi principali:
Katherine (Victoria Justice):

David (Casey Deidrick):

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

La cerimonia fu’ molto commovente, anche se noiosamente lunga, anche se ad essere sincera ero un po’ distratta, con la scusa di posare gli occhi sull’altare non facevo altro che guardare il nipote di Anna, era proprio bello oh, e a quanto pare non passava inosservato neanche a Giada e Angelina, che si beccano certe occhiate da mio fratello e Roman che non promettevano niente di buono, uscimmo dalla chiesa e per poco non mi venne un colpo vedendo una Mercedes nera parcheggiata a qualche macchina dalla mia, era identica a quella del poliziotto, e se mi avesse seguito per arrestarmi? Scossi la testa e sorrisi, stavo volando un po’ troppo con la fantasia. Mi misi in fila per fare le foto con gli sposi e quando arrivò il mio turno mi misi vicino a mio nonno
“ sono così felice per voi “ gli dissi per poi baciarlo sulla guancia
Lui mi sorrise e fece segno al fotografo di scattare, ma Anna lo fermò
 “ aspetta che chiamo anche mio nipote “ guardai Anna che mi sorrise facendomi l’occhiolino, è sempre stata come una nonna per me, dopo che quella vera se ne era andata lasciandoci tutti stupiti, e dopo pochi mesi arrivò lei, così gentile e dolce che fu’ quasi impossibile non innamorarsene soprattutto per una bambina di sei anni, David, così l’aveva chiamato, arrivò velocemente, grazie a Dio aggiungerei, il fotografo scattò due o tre foto e poi sgattaiolai via verso la macchina per poi andare verso il ristorante dove si sarebbe svolto il ricevimento con la cena. La festa era davvero fantastica, il Dj alternava la musica anni 50-60 a quella più moderna, il cibo era ottimo, ma le cose che più attiravano, di più, la mia attenzione erano le fontane di cioccolato bianco e al latte, nelle quali potevi immergere le fragole, sarei potuta morire lì in quell’istante, ne presi una e la immersi nella cioccolata bianca, la tenevo in mano mentre sorridevo guardando la mia famiglia che si divertiva ballando, tutti erano felici, Roman e Chris si guardavano intorno stringendosi la propria ragazza, pronti a sfidare chiunque le guardasse scossi la testa e guardai verso mio padre e lo zio Josh che stavano facendo la stessa cosa dei propri figli, la gelosia era una delle cose che caratterizzava di più la nostra strana famiglia allargata, si era proprio così, visto che zio Josh e zia Amanda non erano veramente i miei zii, anche perché se fosse stato così Chris non poteva stare con Giada e neanche Roman con Angelina, eppure eravamo cresciuti tutti insieme e a volte mi chiedevo come potevano stare insieme quei quattro, io non so’ se c’e la farei, insomma per me sono sempre i miei cugini anche se non di sangue, ma a loro non importava e se erano felici meglio così e meglio per me, anche io ero gelosa, soprattutto di mio fratello e mia sorella e non poteva non essere contenta della loro scelta, a destarmi dai miei pensieri fu’ qualcosa di caldo e morbidi che mi avvolse il dito per pochi secondi, girai la testa e vidi la mia fragola a metà così mi girai del tutto trovandomi davanti il ragazzo della cerimonia con la bocca piena che sorrideva fiero, aveva appena mangiato la fragola dalla mia mano?! Ma che cazz…
“ quella era la mia fragola “
“ pensavo non la mangiassi “
mi rispose leccandosi il labbro inferiore sul quale era colata una goccia di cioccolata, mi serviva un tovagliolo, stavo sbavando, e poi la sua voce aveva un qualcosa di così famigliare era bellissima assomigliava moltissimo a quella del poliziotto di questa mattina, mi ripresi con un colpo di tosse
“ ehm, la tenevo tra le dita, come potevo non mangiarla? “
Lui in risposta alzò le spalle ed io mi ritrovai a sorridere, e prima di voltarmi di nuovo finii la fragola che avevo in mano
“ comunque io sono David “
mi allungò la mano per presentarsi ed io ricambiai il gesto
“ piacere Katherine “
“ allora Katherine, perché non sei a ballare con la tua famiglia? “
voleva fare conversazione? Meglio per me
“ perché lo vedi quel signore laggiù? “ gli dissi indicandogli Michael, il figlio di un amico di mio nonno, un uomo di quarant’anni che mi viene dietro con insistenza fregandosene dei tredici anni di differenza e dei miei continui no “ mi viene dietro e se vado a ballare non mi si stacca più, è un po’ appiccicoso “
“ già, Michael fa’ così con tutte, ma farai meglio a non dargli spago, non è un tipo raccomandabile non so’ neanche perché non è in galera, dove lavoro parlano sempre di lui “
“ che lavoro fai? “
gli chiesi incuriosita
“ lavoro per lo stato “
“ ah “
feci una pausa non sapendo cosa aggiungere

e cambiai discorso“ qual è la tua scusa? Perché non balli? “
“ non sono poi così bravo, preferisco evitare certe figuracce “
si mise la mano davanti alla bocca facendo finta di dirmi un segreto
“ su questo posso esserti d’aiuto, sai sono lavoro in un pub, e ogni finesettimana, vengono i Dj più famosi, quindi se vuoi imparare puoi sempre venire e magari ti insegno qualcosa “ ci stavo provando, spudoratamente e sembrava che a lui andava bene
“ non è male come idea e poi sono un tipo da pub e discoteche io. Come si chiama il posto? “
“ sei un tipo da discoteche e non sai ballare? Comunque è il Victoria, lo conosci? “
“ lo conosco eccome, ci vengo spesso con i miei amici, strano che non ci siamo mai incontrati, sei una cameriera o lavori al bancone? “
“ in realtà sono la proprietaria “
“ wow, così piccola e già hai un posto tutto tuo? “
“ ho ventisette anni mio caro, non sono piccola “
“ ventisette è?! Te ne davo due in meno, pensa positivo te li porti bene “
“ e tu ne hai? “
“ trenta, appena compiuti “
“ anche tu sembri più piccolo lo sai? “
“ per noi maschi non è un vero e proprio complimento lo sai vero? E poi sono contento che hai ventisette anni? “
“ e perché mai? “
“ perché se ci portavamo più di tre anni e ci avessi provato, come sto facendo ora, sarei stato un pedofilo “

Era troppo sincero, mi aveva spiazzata ma per fortuna capii il mio imbarazzo e ci scherzò sopra, continuammo a parlare del più e del meno, passammo tutta la sera insieme, mi incuriosiva e poi aveva una fissazione per il suo lavoro, non voleva proprio dirmi qual’era, non faceva altro che ripete che l’avrei capito presto, e in effetti aveva ragione, andammo via dalla festa nello stesso momento, entrambi dovevamo lavorare il giorno dopo, quindi tanto valeva andarsene insieme, ci salutammo e prima di andarsene mi disse
“ ah, e mi raccomando, non superare il limite ed evita il telefono, non vorresti mica che qualche sbirro ti fermasse costringendoti a scappare “ poi salii sulla sua Mercedes nera e partì, era lui il poliziotto di quella mattina, la sua voce, la macchina, come avevo fatto a non capirlo subito? Sorridendo scossi la testa ed entrai in macchina, almeno mi ero evitata una multa.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Era passata una settimana dal matrimonio di mio, anzi dei miei nonni, e anche oggi sorrisi controllando la posta, niente multa, nel frattempo la sveglia del mio telefono squillò avvertendomi che dovevo iniziare a prepararmi visto che tra un ora sarei dovuta andare al pub così iniziai a prepararmi. Prima di andare al locale passai a prendere la mia migliore amica, Cheyenne e quando arrivammo, alle dieci di sera, il Victoria era già pienissimo, ci facemmo strada tra la folla, passai a salutare i baristi dai quali presi le chiavi, incrociai qualche cameriere e poi arrivai nel mio ufficio dove accesi il computer e dopo aver risposto a qualche e-mail ed aver controllato il sito internet scesi per passare un fantastico sabato sera.
“ non è affatto male David Guetta comunque “ mi disse Cheyenne mentre beveva il suo super alcolico alla fragola
“ te l’avevo detto che la musica commerciale non era poi così male e poi per quanto tempo e soldi mi è costato, è il minimo “
“ è per questo che non potrei mai fare il tuo lavoro, ci vuole troppo impegno, preferisco il mio di lavoro “
“ la ragazza immagine senza cervello? “
“ solo perché sono una modella non significa che non abbia cervello, ti devo ricordare dove ci siamo conosciute? “
mi fece la linguaccia ed io scoppia a ridere, sapeva che scherzavo, io e Cheyenne ci conosciamo dalla prima elementare e abbiamo fatto tutte le scuole insieme perfino l’università, infatti entrambe siamo laureate in economia ma abbiamo prese strana alquanto diverse
“ andiamo a ballare “ mi urlò lei prendendomi per mano posai il mio bicchiere sul nostro tavolo nel privè e mi lasciai trascinare in pista dove iniziammo a ballare facendoci delle facce buffe prendendo in giro le ragazzine convinte di essere Megan Fox in discoteca, dopo pochi minuti un ragazzo si avvicinò alla mia amica sussurrandogli qualcosa all’orecchio, lei mi guardò emozionata indicandolo con un dito, quando vide che io annui e iniziai a ridere se ne andò con lui lasciandomi da sola ma la mia pace non durò più di un secondo
“ ho sempre amato la tua risata “
Il sorriso mi si spense al solo suono di quelle parole, mi voltai lentamente
“ James “ dissi alzando un sopracciglio
“ Katherine, amore mio “
“ come prima cosa non chiamarmi così e secondo che vuoi? “
“ non ci vediamo da due mesi e mi saluti così? Dai puoi fare di meglio “
“ è proprio questo il punto, io non voglio fare di meglio anzi “
“ eh dai ce l’hai ancora con me per la storia della segretaria? “
“ no, mi è passata “
“ allora vieni qui e dammi un bacio no?! “

mi attirò a sé posandomi le mani sul fondo schiena, lo scansai con uno spintone
“ come sei passato tu e se solo provi a rimettermi le mani addosso vedi che ti combino “
“ che fai? Mi mandi tuo fratello Chris? “
“ no, per tagliarti le palle posso fare benissimo da sola “

mi voltai e mi addentrai di più in quella foresta di corpi ma feci pochi passi prima che James mi fermasse di nuovo
“ perché fai così tanto la difficile si può sapere? “
“ tutto bene amore? “
Non feci in tempo a rispondere che un braccio muscoloso mi circondò le spalle, la voce di David arrivò alle orecchie facendomi sorridere di nuovo, gli circondai la vita con le braccia e mi strinsi a lui
“ certo tesoro “
“ e lui chi è? “
chiese James incrociando le braccia al petto e indicando David con un cenno del capo
“ sono il suo ragazzo, e tu sei…? “
“ il suo ex ragazzo, comunque credete davvero che io creda a questa cazzata? Sei di sicuro uno dei suoi amici che si finge il suo ragazzo pensando che questo possa allontanarmi, e poi amico sei troppo alto per lei “

David mollò la presa e si avvicnò a lui
" mi spieghi che cazzo vuoi? "

disse poi avvicinandosi, James non era così stupido come pensassi, e poi che vuol dire “sei troppo alto per lei”? venti centimetri non sono tanti no? fermai David per un braccio e lo portai di nuovo vicino a me, quando alzai il viso per guardarlo mi accorsi che aveva un sorriso malizioso sulle labbra senza dire niente mi fece voltare completamente verso di lui e mi baciò, all’inizio rimasi un po’ sorpresa e non ricambiai ma appena sentii le sue labbra muoversi sulle mie mi sciolsi ci staccammo dopo un po’ notando che James se ne era andato
“ l’abbiamo convinto “ gli dissi io guardandolo negli occhi. Lui si abbassò di nuovo
“ si ma cerchiamo di essere un altro po’ più credibili, è meglio non credi? “
“ forse hai ragione “
gli risposi sorridendo e alzandomi in punta di piedi così da avvicinarmi di più a lui, sta volta non ci limitammo al solo contatto delle labbra, quando passò la sua lingua sul mio labbro inferiore come per chiedermi il permesso che gli concessi, sentii un formicolio partirmi dai piedi per poi espandersi per tutto il corpo, e mentre il bacio si faceva più appassionato sentii l’eccitazione crescermi dentro, ed ero sicura che non ero la sola a sentirla.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Non appena aprii gli occhi dovetti richiuderli immediatamente, la luce che entrava dalla finestra non aiutava per niente il mio mal di testa, Cavolo era così forte che pensai che mi sarebbe scoppiata da un momento all’altro, mi misi a sedere e poi gli aprii lentamente, la prima cosa che vidi furono le mie coperte nere, no aspetta io non avevo le coperte nere, mi guardai intorno, quella non era affatto la mia camera e quando vidi un ciuffo di capelli neri sopra il cuscino mi ricordai tutto, la sera prima al Victoria avevo incontrato James e David mi aveva aiutato a togliermelo di dosso e ci eravamo baciati, fin qui tutto bene se non fosse che quel semplice bacio aveva fatto eccitare entrambi, avevamo ballato appiccicati e ci eravamo baciati di nuovo così tante volte, e l’effetto era sempre quello così che ci trovammo a fare sesso nel mio studio, poi mi aveva accompagnato a casa sua e avevamo continuato la nostra avventura sul tavolo della cucina, poi sul divano ed infine sul letto, avevo passato la miglior notte di sesso di tutta la mia vita ma avevo comunque fatto una cazzata, una grande cazzata, presi la coperta che si trovava alla fine del letto a mi coprii il corpo nudo così che potetti cominciare la mia ricerca ai vestiti, le calze con le mutande erano in cucina, il vestito nel corridoio insieme al reggiseno e le scarpe all’entrata mi chiusi in bagno e mi vestii poi tornai a cercare la borsa ma non riuscivo proprio a trovarla
“ se cerchi il resto delle tue cose sono da qualche parte in camera da letto “

mi alzai in piedi, visto che ero sdraiata a terra a guardare sotto il divano, e trovai David con addosso solo un paio di boxer che mi guardava divertito poggiato allo stipite della porta, aveva un fisico pazzesco, era così sexy che non ci avrei pensato due volta a tornare nel letto con lui, o magari potevamo restare sul divano o sul tappeto, Katherine Zoe Miller smettila immediatamente!
“ oh, allora vado a cercarla di là “
“ perfetto, io mi faccio un caffè lo vuoi? “
“ David, non mi sembra il caso “
“ Katherine rilassati, senti abbiamo fatto sesso è stato grandioso sul serio ma non ha significato niente per nessuno dei due o sbaglio? Insomma possiamo benissimo essere amici non credi? “

Sospirai sollevata, per fortuna che anche lui la pensava come me, non avevo mai fatto del sesso occasionale in vita mia, però non so’, sta mattina mi sentivo stranamente sollevata, non avevo nessun senso di colpa
“ nel caffè ci voglio il latte e tre cucchiaini di zucchero “ gli risposi e sorridendo mi misi a cercare la borsa. Aprii la porta di casa mia e la prima cosa che feci fu’ buttare le mie adorate scarpe in un punto indefinito dell’ingresso, dal piano superiore arrivò Tyson il mio Siberian Husky di neanche un anno che mi festeggiò come se non mi vedesse da una vita dopo un po’ di coccole cominciò a correre verso la porta finestra che dava sul giardino anteriore della casa, così l’aprii e lo lasciai libero di giocare e correre, mi sedetti sulla poltrona la colazione era stata molto piacevole, David era davvero simpatico avevamo molte cose in comune, e una di queste era l’avversione verso le storie d’amore, magari in un mondo parallelo i nostri avatar stavano insieme ma in questo di mondo, non sarebbe successo, io avevo chiuso con le storia, non per sempre ma per un bel po’ di tempo, il mio problema era che mi innamoravo troppo facilmente, mi massaggiai la testa che continuava a farmi un male cane poi allungai il braccio e sentii i messaggi che avevo nella segreteria, il primo era di mia madre che mi ricordava che sta sera dovevo andare a cena da loro, mi faceva le solite raccomandazioni e infine mi salutava con tantissime parole sdolcinate che mi piacevano tantissimo, il secondo messaggio era di Giada invece, premetti il tasto verde e partì
“ hey Kath, senti potresti controllare se ieri ho lasciato le mie pillole a casa tua? Perché sai non le trovo da nessuna parte, Chris stai zitto un attimo, no, aspetta ora te la passo, eh che cazzo un attimo “ sorrisi scuotendo la testa, quei due era un casino, perfetto però, il messaggio continuò ma sta volta era mio fratello a parlare “ ciao cuore mio, ascolta trova quelle pillole, te ne prego odio mettermi il preservativo e noi per ora non vogliamo bambini quindi facci sapere, ora ti salutiamo, ci vediamo domani “

Appena il messaggio finì scattai in piedi come una molla, merda io e David non avevamo usato nessun contraccettivo ed io neanche prendevo la pillola, incosciente brutta deficiente che non sei altro, se vuoi fare una pazzia almeno falla fatta bene, presa dall’ansia corsi in bagno e feci in tempo a piegarmi sulla tazza che rigettai tutto quello che avevo nello stomaco, dopo di che mi feci una doccia al volo e mi stesi sul mio letto, pensandoci quante probabilità c’erano che fossi rimasta incinta? Poche no? Mi passai le mani nei capelli più volte e iniziai a sperare che David fosse stato attento, la nausea fece di nuovo capolino e dovetti correre di nuovo in bagno, mi succedeva sempre quando ero più piccola, appena mi innervosivo un po’ vomitavo, convinta che fosse quello me ne tornai a letto e chiamai Cheyenne, Giada e mia sorella Angelina che corsero a casa mia, passammo la mattinata e l’ora di pranzo insieme e alla fine arrivammo ad una conclusione: tra una settimana avrei comprato tre test di gravidanza, ed in base a quelli avrei preso una decisione, e così feci, la settimana passò troppo velocemente,l ogni mattina mi svegliavo con la nausea che mi perseguitava per il resto della giornata, il nervosismo era sempre più forte, ma finalmente il grande giorno era arrivato, feci tutti e tre i test, i primi due erano negativi, mentre il terzo no, ma convinta della maggioranza mi tranquillizzai, potevo continuare con la mia vita tranquillamente e non accennai niente a David non mi andava di preoccuparlo per niente e poi neanche lui aveva accennato a quella sera e quindi ero sempre più convinta che tutto era andato per il meglio.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

“ Katherine Millers, tocca a lei “
Quando la dottoressa chiamò il mio nome, mi alzai lentamente e seguita da mia madre entrai nello studio della mia ginecologa, erano passati due mesi da quella notte, ed il ciclo mi era saltato per entrambi, il primo mese avevo avuto solo qualche perdita e diedi la colpa alla mia vita frenetica e al nervoso, ma il secondo mese mi convinsi che c’era qualcosa in più, le mie mestruazioni erano sempre state precise, così chiamai la mia ginecologa, la dottoressa Greed che mi consigliò di passare in studio poiché quando i test di gravidanza sono positivi è più che sicuro che si aspetta un bambino ma visto i primi due negativi voleva vedermi di persona, ed eccomi qui
“ allora Katherine sei pronta? “ mi chiese lei non appena entrammo, io annui e lei continuò “ benissimo, allora stenditi sul lettino poi tira un po’ giù i pantaloni e tira su’ la maglia fino al seno o se preferisci, toglila “ io seguii le sue indicazioni e mi sdraiai sul lettino, mia madre si sedette accanto a me e mi prese la mano che io strinsi, la dottoressa mi mise un gel sulla pancia, poi accese l’ecografo e mi passò la sonda sulla pancia evitai di guardare lo schermo prima che lei parlasse
“ allora Katherine, non aspetti un bambino “ mi voltai verso le schermo, delusa, ma quello che vidi mi lasciò senza parole “ ne aspetti due, gemelli monozigoti “ mia madre mi strinse di più la mano “ superano entrambi i cinque millimetri quindi possiamo benissimo sentire il battito, vuoi? “ io annui incapace di dire altro, lei spinse qualche tasto sull’ecografo e li sentii, era la musica più bella che le mie orecchie avessero mai udito e sbottai a piangere seguita da mia madre, controllò i parametri vitali dei miei bambini ed entrambi stavano benissimo, così mi fece rivestire e ci fece accomodare sulle sedie di fronte alla sua scrivania e ci porse l’ecografia
“ allora sono costretta farti una domanda di routine, vuoi tenerli? “
Come si poteva pensare di no? Non avrei mai e poi mai tolto la vita a quelle creature, ai miei figli
“ certo che si “ risposi sicura di me, mi voltai verso mia madre che mi sorrideva fiera con gli occhi ancora pieni di lacrime, la dottoressa mi fece tutte le raccomandazioni, mi prescrisse anche l’acido folico che mi avrebbe aiutato durante la gravidanza, mi consigliò di mangiare di più, di evitare di bere e fumare e soprattutto, visto il mio fisico molto esile, di evitare posti affollati e lo stress, dovevo starmene a riposo e lontana dal mio lavoro, l’avrei fatto sicuramente per quanto amassi il mio lavoro ora avevo qualcosa di molto più importante a cui pensare, appena uscimmo di lì, sapevo che la mia vita sarebbe cambiata per sempre da quel momento in poi, accompagnai mia madre a casa e diedi la notizia al resto della famiglia, a mio padre e allo zio Josh per poco non gli prese un colpo ma erano felici come il resto della famiglia, che già fantasticava sulle cose che avrebbero fatto insieme ai piccoli non rimasi molto però, uscii dalla casa di mai madre mi diressi verso il distretto di polizia, dovevo dirlo a David, questa ora la mia priorità. Arrivai al distretto in pochi minuti e un poliziotto mi accompagni davanti alla porta dello studio dove lavorava Chris ed il suo partner, dovetti bussare un paio di volte prima che il ragazzo mi apri e quando mi vide rimase molto sorpreso
" hey ma guarda chi c'è, è da tanto che non ci si vede " mi disse salutandomi con un bacio sulla guancia
" da un mese se non sbaglio "
" vuoi entrare? "
mi fece spazio per entrare nello studio ma quindi vidi altri ragazzi mi rifiutai
" senti, potremmo andare in un posto più appartato? Devo dirti una cosa seria e preferisco che siamo soli, ma se devi lavorare dimmelo che passo un'altra volta "
Lui si chiuse la porta alla spalle " no, andiamo nella stanza delle macchinette, ma stai bene? Mi stai facendo preoccupare "
" è tutto ok "

Iniziammo a camminare e salimmo al piano di sopra e parlammo del più e del meno, mi fece le solite domande mentre il mio cuore martellava nel petto

per nostra fortuna la stanza era vuota, così ci sedemmo al tavolo, lui si prese un caffè mentre io mi limitai ad una bottiglia d'acqua, era meglio evitare la caffeina
" allora cosa devi dirmi? "
" beh ecco, non ho avuto molto tempo per decidere come dirtelo, ma preferisco essere diretta, evitare troppi giri di parole, oggi ho scoperto di essere incinta David "
" e sei qui perché?
" mi chiese con tranquillità
" perché sono incinta da due mesi, e sono più che certa che tu sia il padre "
Lui spalancò gli occhi e per poco non si strozzò con il caffè, mentre io ripresi a respirare, mi ero tolta un peso, ma quando sentii la sua risposta il vuoto allo stomaco tornò
" e chi mi dice che è il mio? Insomma sei venuta a letto con me dopo due bacetti, come posso sapere che non lo fai sempre? Se stai cercando qualcuno da incastrare hai sbagliato persona "
Mi alzai dalla sedia e gli svuotai la bottiglietta d'acqua in testa
" non so' per chi cazzo mi hai preso ma io non sono come le troie che frequenti tu, da quattro mesi a questa parte non sono andata a letto con nessun altro a parte te, e se non vuoi prenderti le tue responsabilità almeno non dare la colpa solo a me perché bello mio, le cose si fanno in due, stronzo " detto questo raccolsi la mia borsa e scappai via da quel posto, ma che mi aspettavo? Che mi avrebbe abbracciato, aiutato, cosa? Che ci avrebbe amati? Non potevo aspettarmi niente di diverso da un tipo così, mi sarei cresciuta i miei bambini da sola, non avevo bisogno di nessun altro al mondo, queste piccole creature erano mie e basta.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

I mesi passavano così velocemente che questa mattina, quando avevo fatto la mia terza ecografia, ed essendo al quinto mese, avevo scoperto il sesso dei miei due bambini, non avevo ancora realizzato che tra quattro mesi avrei tenuto in braccio Hope e Aaron, già, aspettavo una maschio ed una femmina, non saprei neanche descrivere l’emozione che avevo provato quando li avevo visti, ormai avevano preso le sembianze di un bambino vero e proprio, entrambi superavano i venticinque centimetri e pesavano intorno ai duecento o trecento grammi, la pancia mi era cresciuta tantissimo ed ero la ragazza più fortunata e felice di questa terra. Ero stata a pranzo dai miei genitori, insieme a tutta la famiglia e quando avevo dato la buona notizia era tutti scoppiati di felicità e già cominciavano a fantasticare su come avrebbero viziato i miei figli, in particolar modo mio fratello Chris e mia sorella Angelina che mi avevano costretta ad uscire il pomeriggio per andare a fare un po’ di shopping per i piccoli, ed eccomi qui, al centro commerciale con loro e il mio piccolo Tyson, che ero passata a prendere prima di recarmi al centro commerciale. Entrammo in uno dei tanti negozi di articoli per bambini, dovevo comprare ancora tutto quindi mi buttai sui passeggini, culle, fasciatoii insomma tutti l’attrezzatura che mi serviva, cominciammo a guardare in giro cercando una commessa, una ragazza mi si avvicinò e cordialmente mi diede una mano
“ posso esservi utile? “ ci chiese lei puntando gli occhi sulla mia pancia che accarezzai fiera
“ certo, allora aspetto due gemelli quindi mi servirebbero, due culle, un fasciatoio, due seggiolini per la macchina e per il tavolino, una vaschetta per il bagno, due fasce porta bebè quelle che vanno portate addosso e le carrozzine che diventano anche passeggini capito quali? Lo so’ che sono molte cose, ma il dottore mi ha consigliato di stare a riposo e vorrei comprare tutto subito così da potermi rilassare per i mesi avvenire “

gli risposi io cercando di ricordare tutto quello che mi serviva
“ non si preoccupi, sono qui per questo no?! Ora se volete seguirmi “ si voltò e cominciò a girare per il negozio seguita da noi “ allora, pensiamo subito alle carrozzine, abbiamo quelle gemellari ma abbiamo solo quella classica “ mi mostrò tante di quelle carrozzine che alla fine avevo l’imbarazzo della scelta, ognuna aveva delle caratteristiche diverse, alla fine ne presi una bianca e beige che con l’aggiunta di un pezzo diventava anche un passeggino classico e togliendo la montatura poteva benissimo esse un trasportino, poi passammo a tutte le cose che erano sulla lista, quando andai a pagare mi sembrò di lasciarci mi milioni ma per i miei bambini avrei fatto questo ed’altro, pagai anche dei soldi in più per farmi spedire il tutto a casa e ringrazia di avere un lavoro che mi permetteva tutto questo, anche perché ero da sola, David non si era fatto più sentire e neanche lo avevo più visto e forse era meglio così, comunque mio fratello si era anche offerto di pagare la metà ma io avevo rifiutato, volevo farcela con le mie forze. Il secondo negozio dove entrammo, a differenza di quello precedente vendeva articoli come il vestiario, i prodotti e gli accessori vari, quindi facemmo scorta di ciucci, biberon e in più prendemmo qualche gioco prima di andare al reparto biancheria a comprare coperte, cuscini e tutto il resto, lasciando infine le cose da vestire, ah lì mi sarei proprio sbizzarrita, ma avvertii Angelina di non abbondare
“ Kath, posso prendergli questo per carnevale? “ mio fratello mi vene incontro dalla corsia opposta con un costume di Captain America in mignatura
“ Chris non è ancora nato e tu già pensi a carnevale? “
“ eh allora? Dai prendo anche quello da principessa per la piccola “
“ Chris.. “
non riuscii a  dire niente che lui cominciò a ridere
“ e poi che te lo chiedo a fare? Tanto li pago io “ e se ne tornò nella sua corsia a guardare quei maledetti costumi, stavo mettendo dei body dentro al carrello quando Tyson cominciò a piangere e a tirare mia sorella verso destra
“ Tyson, smettila subito che fai cadere Angelina “ gli ordinai, e lui come al solito ubbidì, ma non smise di piangere, così mi voltai per capire da cosa fosse attirato e per poco non mi prese un colpo, c’era David, a pochi metri di distanza da me in compagnia, del suo cane che era identico al mio se non fosse per il sesso ed il colore, e di una ragazza bionda, stavano guardando dei vestitini da femmina nel reparto dei bambini dai quattro anni in su’
“ oh Dio, hai visto? Quello è David “ disse mia sorella voltandosi verso di me
“ già, l’ho visto eccome “ gli risposi mettendomi una mano sulla pancia ma sta volta come per proteggere i miei bambini da lui, quando vidi che il suo cane cominciava a tirare verso la nostra parte, con la mano libera ripresi a cercare qualche vestitino fino a quando non la sentii, la voce più stridula e brutta che avessi mai sentito in tutta la mia vita
“ guarda amore, quelle hanno il cane come il nostro “
“ il mio, il cane è mio “
gli rispose lui, e la sua voce oh quanto mi piaceva la sua voce alzai lo sguardo ma lui era troppo preso a guardare il telefono e alzò la testa solo quando mio fratello, che nel frattempo ci aveva raggiunto con non so’ quanti vestiti in mano, lo salutò
“ hey, amico “ già, i due uscivano ancora insieme, diciamo che all’inizio ero stata io a costringere Chris a parlarci visto che in realtà voleva picchiarlo e dopo essersi chiariti i due erano diventati amici, quando David alzò gli occhi i primi che incontrò furono i miei,

ci fissammo per qualche secondo prima che il suo sguardo non cadde sulla mia pancia dove la mia mano era ancora poggiata spalancò la bocca, riportò lo sguardo sul mio viso e rimase a guardarmi per un tempo che parve infinito, era sempre bello, con i capelli tirati indietro con la gelatina sicuramente quella al cocco che gli avevo consigliato e della quale si era innamorato, si avvicinò così che i cani si potessero incontrare
“ ciao “ disse poi senza mai staccare gli occhi da me
“ allora ti sei ripreso dalla sconfitta di ieri? “
“ amico scherzi? Vi abbiamo fatto neri “
e rise e al solo suono della sua risata sentii una stretta allo stomaco, sicuramente era la fame o la stanchezza, infondo ero stata tutto il giorno fuori no? Mentre i due cominciarono a scherzare io mi voltai verso mia sorella
“ Angelina io devo andare a casa “
mi poggiai con entrambe la mani al carrello, non ero affatto stanca e neanche affaticata, mi sentivo la gambe molli e questa strana sensazione che avevo allo stomaco mi dava un fastidio assurdo, non era dolorosa ma emanava un calore che si era sparso per tutto il corpo ed ero sempre più sicura che si trattasse di un calo di zuccheri, Angelina mi si avvicinò poggiandomi una mano sulla schiena e mi chiese
“ stai bene? “
“ si, è solo che, sai forse ho mangiato poco, credo di avere un calo di zuccheri “
“ Chris vai a chiedere una sedia “
“ no, no voglio solo che mi portate a casa, per favore “

E così fecero, salutammo o meglio salutarono David e la sua biondina e dopo aver pagato alla cassa riempimmo la mia macchina e mi accompagnarono a casa dove mi sdraiai sul letto e poco dopo mi addormentai, sognando degli intensi occhi marroni che mi scrutavano e un fantastico sorriso che mi faceva sciogliere come una sedicenne.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

La festa di mio nonno era riuscita davvero bene, c’era tutta la famiglia e tra poco ci avrebbe raggiunto anche David che non vedevo da tre mesi da quando l’avevo incontrato nel negozio di articoli per bambini e indagando avevo scoperto che era lì per comprare un regalo a sua nipote, ci mancava solo che avesse messo incinta qualcun’altra. Mi sedetti su una sedia vicino alla finestra così che la dolce aria di Maggio mi liberasse da tutti quegli odori orti che c’erano nella stanza, mancavano poche settimane allo scadere del tempo, e questo ultimo mese era davvero stancante, avevo tantissime visite e cose da preparare che passavo le mie giornate chiusa o nella loro stanza che avevo finito di allestire da poco, o nella clinica, ma per mia fortuna non stavo affrontando tutto questo da sola, la mia famiglia e i miei amici mi stavano aiutando tantissimo, peccato che il padre dei miei figli non fosse partecipe, scaccia quel pensiero che ormai era fin troppo ricorrente
“ tesoro non hai freddo? “ mi chiese mia sorella sedendosi di fronte a me insieme a Roman
“ no sto bene “ le risposi sorridendo poi aggiunsi “ è arrivato? “
“ ancora no, dovrebbe arrivare da un momento all’altro “
“ comunque anche se so’ che non ti interessa devo comunque avvertirti, non verrà da solo
“ aggiunse Roman poggiandomi una mano sul ginocchio
“ grazie di avermi avvertito, ma come hai detto anche tu non mi interessa “ era una bugia, ultimamente lo pensavo spesso, sicuramente per via dei bambini, a come sarebbe stata la mia gravidanza e poi il resto della mia vita se lui si fosse preso le sue responsabilità, e poi ci si metteva anche mio fratello che mi raccontava che ogni volta che uscivano gli chiedeva sempre come stavo, come se davvero gli importasse qualcosa, la porta della sala che mio nonno aveva affittato si aprì e David entrò, era sempre uguali, soliti capelli, soliti occhi e solito sorriso, e questo era davvero un male per me, una cosa che però non aveva uguale era la ragazza, questa aveva i capelli neri e gli occhi verdi, era molto alta, aveva un fisico da modella e  la sua voce era migliore di quella della bionda, e per questo ringraziai Dio perché in queste condizioni non so’ se l’avrei sopportata, mi alzai insieme a mia sorella e Roman e mentre loro andavano a salutare la coppia io mi diressi dalla parte opposta per prendermi un bicchiere d’acqua ma l’azione risultò molto più complicata di quanto pensassi visto che i bicchieri erano spostati infondo al tavolo e se non volevo poggiare la pancia sopra ai vari recipienti con il cibo dovevo fare il giro, cosa ancora più complicata visto che non c’entravo, provai più volte ad allungarmi ma niente, erano troppo lontani, stavo per lasciar perdere quando una lunga mano, con le unghie lunghe e rosse, non prese un bicchiere e me lo porse
“ oh, ti ringrazio “ dissi voltandomi e trovandomi due occhi verdi e un sorriso che sembrava uscito da una pubblicità del dentifricio
“ di niente, io sono Laura “ mi porse la mano ed io ricambiai il gesto
“ piacere Katherine, sei italiana? “
“ si, vengo da Roma “

Gli sorrisi e mi versai l’acqua nel bicchiere ma lei non mi tolse gli occhi di dosso, mi fissava la pancia con gli occhi che le luccicavano
“ vuoi chiedermi qualcosa? “ gli chiesi un po’ imbarazzata dalla scena
“ posso toccarti la pancia? “ io annuii un po’ spiazzata da quella domanda, tutti la toccavano e basta non l’avevano mai chiesto così esplicitamente “ io amo i bambini, è maschio o femmina il piccoletto? “
“ in realtà tutti e due, aspetto dei gemelli “

Alle mie prole segui un colpo di tosse, qualcuno si stava strozzando, mi voltai e trovai David con un bicchiere in mano tutto rosso in viso che tossiva sembrava sorpreso, possibile che non lo sapesse? La ragazza staccò le mani dalla mia pancia e diede due colpi sulla schiena al moro che si riprese quasi subito
“ stai bene amore? “ gli chiese lei mettendogli una mano sulla spalla
“ si mi è andata l’acqua di traverso “ rispose lui sorridendole debolmente
“ hai visto che bella pancia che ha tua… lei è una tua parente no?! “
“ no, cioè si lei è una specie di cugina “

“ già siamo una specie di cugini “
sorrisi falsamente e cominciai a guardarmi intorno in cerca di qualcuno che mi salvasse da questa strana situazione
“ cerchi il tuo ragazzo? “ cominciava ad essere invedente questa italiana
“ no, non ho un ragazzo “
“ come no? E il papà dei bambini? “
sbottai a ridere involontariamente mentre David si irrigidì visibilmente, stronzo!
“ beh diciamo che i miei bambini un papà non lo hanno “
“ come no? “
lei si avvicinò a me con una faccia che era un misto di incredulità e tristezza
“ eh già, pensa che il bastardo oltre che non riconoscerli mi ha dato anche della troia “
“ non ci credo, odio questa gente, se fosse nei paraggi e fossi in te lo picchierei a sangue “

Mi avvicinai al suo orecchio “ oh Laura, è più vicino di quanto immagini “

trionfante me ne tornai vicino alla finestra soddisfatta.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Aprii piano gli occhi e mi guardai intorno, la finestra della stanza bianca era aperte e un leggero venticello estivo entrava permettendomi di respirare un po’, quello era il Giugno più caldo e bello della mia vita, mi misi seduta e mi guardai la pancia sgonfia, finalmente ero diventata una mamma a tutti gli effetti. Il parto era stato più duro e doloroso di quanto immaginassi ma appena sentii piangere Aaron e subito dopo Hope capii che ne era valsa la pena, e tutto questo era successo solo qualche ora prima, alle undici e trenta di sera del sei giugno del duemilaquindici, guardai l’orologio, era mezzogiorno, avevo dormito circa due ore dopo l’ultima poppata, mi sentivo stanca eppure mi era difficile dormire, volevo i miei bambini con me, dalla porta entrò mia madre con un altro mazzo di fiori e due palloncini, ormai ne avevo la stanza piena
“ e questi di chi sono? “ chiesi io ridendo alla scena, la faccia di mia madre era sparita dietro a non so’ quante rose di nove colori diversi
“ vuoi davvero saperlo? “ mi chiese lei avvicinandosi al letto e poggiandocele sopra
“ certo, perché me lo chiedi? “
“ perché sono di David “

rimasi a bocca aperta “che sfacciataggine è? Come se duecentosettanta rose possano ripagare quello che ha combinato, e non mi riferisco ai bambini “
" wow "

non sapevo che altro dire, ero ancora imbambolata a fissare le rose quando entrarono delle l’infermiere con i miei bambini in braccio
“ signorina Katherine è pronta? “ mi chiese una di esse porgendomi la piccola Hope che aveva un body bianco e rosa, era cosi cicciotta che sembrava una bomboniera, appena la presi in braccio sentii una bellissima sensazione invadermi il colpo, ed essa aumentò non appena la piccola si attaccò al seno, mentre mi stringeva il dito con la sua piccola manina, dopo un po’ la lasciai prendere a mia madre mentre io allattavo il piccolo Aaron, la mia vita era perfetta così com’era. Quando le infermiere se ne andarono lasciando i piccoli con me, mia madre continuò il discorso di prima
“ cosa hai intenzione di fare? “ mi chiese lei sedendosi alla fine del letto
“ non ne ho idea, non voglio che i miei figli non abbiamo un padre per colpa mia, nel senso che voglio far capire a David che sono i suoi così che sia lui a decidere e non io “
“ e perché non fai la richiesta per il test del DNA? “
“ perché non voglio sembrare una disperata che cerca in tutti i modi di incastrare qualcuno, io posso farcela da sola, certo non mi dispiacerebbe avercelo accanto, ma non so’ ho solo paura che se dovesse andare male, da grandi loro non capirebbero le mie ragioni e non vorrei che pensassero che l’ho fatto perché ero debole o non li volevo crescere da sola, capisci? “
“ quando ero incinta di te non lo dissi subito a tuo padre, avevo paura, e quando lo feci lui diede su tutte le furie e mi lasciò. Tu pensi che tuo padre non ti abbia voluto, o che io mi vergognassi di te? “
“ no, affatto “
“ e allora perché dovrebbero farlo loro? Provaci, magari gli servirà anche a David per capire e sono sicura che quando lo saprà tornerà per prendersi cura di loro “

Mia madre mi aveva convinto, così più tardi, quando tornarono a prendere i bambini, parlai l’infermiera che mi fece compilare dei moduli e dopo avergli dato i dati base di David mi disse che l’avrebbero contatto e se avesse accettato, convocato in ospedale per ritirare un campione di DNA. Il giorno dopo l’infermiera, nonché mia amica, mi disse che David aveva accettato e che lo stesso giorno si sarebbe presentato per compilare il modulo e consegnare il suo campione, e da quel momento dovevo aspettare dai cinque ai sette giorni lavorativi per le risposte, ma visto che mio padre lavorava in ospedale, dovevo aspettarne solo cinque, ormai mi era rimasto solo quello da fare, aspettare. Uscii dall’ospedale due giorni dopo pronta per cominciare la mia nuova vita, appena misi piede in casa Tyson corse verso di me cominciando ad odorarmi, e appena si accorse dei gemelli cominciò a saltare per cercare di vedere dentro al passeggino, posai le borse a terra e mi avvicinai al divano dove mi sedetti e presi in braccio prima Aaron e poi Hope così che Tyson potesse odorarli bene, e se non fosse stato per i miei riflessi li avrebbe anche leccati sul viso, con l’aiuto di mio  fratello portai le borse di sopra ma non prima di aver sistemato i bambini nelle loro culle, la loro stanza era al piano di sopra, di fronte alla mia, accesi la radiolina e tornai a sistemare le cose. Era più forte di me, non ero riuscita a dormire rilassata neanche un minuto, avevo spostato i bambini in camera mia e ogni due per tre aprivo gli occhi immaginando il loro pianto, in realtà si svegliarono cinque o sei volte e per il resto erano molto tranquilli, tutto il contrario di me, che appena nata non facevo altro che piangere, magari avevano riprese dal loro papà ma io non potevo saperlo, conoscevo David davvero poco, guardai l’orologio cercando di dare una nuova strada ai mie pensieri, erano le otto del mattino mi alzai lentamente e dopo una doccia veloce, allattai i bambini e li portai al piano inferiore, feci uscire Tyson nel giardino ed iniziai o almeno provai a sistemare un po’ la casa. Quando sentii Tyson abbaiare il mio cuore perse un battito, la posta era arrivata, il mio cane abbaiava solo al postino proprio come nel film, uscii solo quando sentii citofonare
“ è lei la signorina Katherine Miller? “ mi chiese l’uomo masticando del tabacco
“ certo “
“ allora queste sono sue “
mi porse diverse buste e la prima aveva il logo della clinica, i test erano arrivati, “ha capito?! “ la voce dell’uomo si fece un po’ più alta ed io tornai in me
“ no, mi scusi, cosa diceva? “
“ che deve firmare qui “
mi porse una cartellina ed io senza esitare firmai e poco cordialmente gli chiusi il cancelletto e tornai in casa, poggiai il resto delle buste sul divano ed aprii quella con i risultati dei test che era positivi, David era il papà dei bambini, nella busta c’era anche un altro foglio di carta scritto da mio padre che mi diceva che aveva inviato entrambe le buste a me così che avessi deciso io cosa fare con la seconda, la risposta era semplice, presi l’altra busta ci scrissi sopra “ guarda qua stronzo “ e poi chiamai la mia migliore amica e gli chiesi di portargliela, lei lo fece e poi tornò da me
“ era in casa? “ gli chiesi mentre cambiavo i pannolini ai bambini
“ si, infatti mi sono spacciata per la postina per farmi aprire e appena ho sentito la sua porta che si chiudeva ho buttato la busta nella cassetta della posta e sono corsa via “
“ dici che ti ha visto? “
le chiesi ridendo mentre cercavo di calmare Hope che nel frattempo stava piangendo
“ no e neanche sono riuscita a vedere la sua faccia, ha preso la posta ed è tornato dentro “ nel frattempo cominciò a piangere anche Aaron, cosi mi dovetti sedere sulla poltrona che avevo sistemato nella loro camera, e cominciai a cullarli entrambi “ vuoi una mano? “ mi chiese lei sedendosi a terra
“no, tranquilla posso fare da sola “ ma il punto era proprio quello, per quanto provassi a fare la dura, quella che non aveva bisogno di nessuno, in realtà era il contrario io ero quella che aveva più bisogno di qualcuno al suo fianco ma non l’avrei mai ammesso, non volevo essere un peso per nessuno.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Stavo finendo di mangiare la mia pizza quando sentii Tyson piangere e abbaiare facendo svegliare i piccoli e nello stesso tempo qualcuno suonò al citofono, presi le fasce porta bebè e le indossai, poi corsi al videocitofono e non appena alzai la cornetta ed il video si accese il respiro mi si bloccò in gola mentre il cuore mi batteva all’impazzata, era David
“ chi è? “ chiesi io portandomi la cornetta all’orecchio
“ ehm, Katherine sono David, posso, anzi puoi uscire? “
“ non posso uscire David “
“ ah certo, si hai ragione, allora vado a portare il cane a casa e torno, oppure domani..”

non lo feci finire di parlare che aprii il cancello “ vieni forza “ aprii la porta lasciando che Tyson uscisse nel vialetto e mi andai a sedere sul divano cercando invano di calmare i bambini ed ero così presa da loro che neanche mi accorsi della porta che si chiudeva finché non vidi una macchina bianca e nera e una bianca e rossiccia che sfrecciavano verso il giardino passando per la camera da pranzo dov’ero seduta io, a quel punto mi voltai verso la porta dove David era poggiato, fermo, che mi guardava stupito
“ puoi avvicinarti se vuoi “

Lui non mi rispose e con molta lentezza si avvicinò, io mi alzai e misi Hope, che si era addormentata nella carrozzina mentre continuavo a coccolare Aaron che invece era molto agitato, David si sedette di fronte a me e passava lo sguardo sul piccolo, poi su di me e infine su Hope, per un migliaio di volte prima che si decidesse a parlare
“ senti Katherine io, davvero non so’ cosa dire, insomma mi sono comportato da vero stronzo e questo lo sappiamo entrambi, ti ho trattato come quella che non sei, non ti ho creduto e... “
“ si David, ho recepito il messaggio “
“ ho avuto un’infanzia difficile “
“ niente stanza delle torture ti prego “
sussurrai io pensando di non farmi sentire, ma senza successo
“ cosa scusa? “
“ oh no niente, pensavo ad alta voce “
“ non mi chiamo Christian Grey se è questo che ti preoccupa e non provo piacere nel picchiare le donne, non sono un sadico “
“ c’è una bellissima storia d’amore sotto e poi non era proprio sadico “
“ potremmo commentare i libri un’altra volta? Mi fai finire di parlare? “
“ oh si, scusami “
feci qualche colpo di tosse “continua pure “
“ come dicevo, i miei genitori sono morti quando ero molto piccolo, ed io sono passato da una casa famiglia all’altra, finché non ho incontrato la figlia di Anna, ma ormai avevo sedici anni e la figura paterna non l’avevo mai avuta, e credo che sia per questo che ho reagito così, ho avuto paura, ed era più facile per pensare che tu fossi stata con altri che diventare padre, e ti ripeto so’ di aver sbagliato, e non posso tornare indietro e mi sento ancora più stronzo perché infondo sapevo che quei bambini sono i miei, ogni volta che ti vedevo sentivo come una stretta al petto, tu eri così forte e fiera che io in confronto ero e sono una nullità, non sono pronto per fare il padre e forse non lo sarò mai “
“ pensi che io sono pronta a fare la mamma? Ho avuto otto mesi di tempo per farci l’abitudine ed è vero, ma non credere che io mi senta pronta anzi non lo sono, però ci provo, per loro e per me “
“ è a questo che volevo arrivare, se tu me lo permetti voglio provarci insieme a te, voglio che questi bambini abbiano un padre, il loro, non voglio che crescano come me, senza nessuna figura paterna o punto di riferimento. Posso essere loro padre? “
“ tu sei il loro padre David, e di certo non sarò io quella che impedirà hai miei figli di averne uno “
“ sono i nostri figli Katherine “
“ ma, se permetti,  voglio chiarire una cosa prima “
lui mi fece segno di parlare “ io ti ho inviato quei risultati perché speravo che ti saresti preso le tue responsabilità di padre, e non perché mi servono i tuoi soldi o cose così, non voglio neanche un dollaro da te “
“ questo non posso permettertelo, i figli sono tuoi come i miei, se stanno male o hanno bisogno di qualcosa io ho il dovere e il piacere di contribuire, sono il loro papà “

“ va bene, ma si parla di spese future, tutto quello che ho comprato fino ad esso resta così com’è chiaro? “
“ se è quello che vuoi mi va bene, ma da questo momento in poi le cose cambieranno, lo sai vero? “
io annuii, restammo per un po’ in silenzio ed Aaron si addormentò, così mi alzai e David mi seguì
“ posso? “ mi chiese allungando le braccia verso il bambino ed io lo lasciai fare, lo prese in braccio e lo cullò per un po’, poi fece per metterlo accanto alla sorella ma io lo fermai
“ portiamoli di sopra “ sussurrai prendendo Hope e facendo strada verso la mia camera, dove li misi nei lettini e li coprii David era lì davanti a loro che li guardava con una strana faccia, non riuscivo a capire cosa provasse, così dissi la prima cosa che mi passò per la testa e che sembrava la più sensata “ vi lascio un attimo da soli ok? “ lui non si girò e neanche rispose, rimase fermo immobile, così scesi e andai in giardino dove i cani stavano giocando con le radici dell’erba ridendo della scena gli riempii la ciotola d’acqua e tornai a sedermi sul divano, lasciando che David facesse conoscenza con i gemelli, finalmente tutto era tornato al suo posto, una domanda mi invase la testa: cosa eravamo io e David ora? Amici ? sicuramente, ma lui era anche il padre dei miei figli e sicuramente avremmo passato tanto tempo insieme, e perché diavolo questa cosa mi trasmetteva una felicità infinita? Scossi la testa cercando di scacciare quei pensieri e mi alzai dal divano, approfittai della presenza di David per finire la pizza e ripulire il tavolo e la cucina, ormai era passata una buona mezz’ora così decisi di salire per vedere come se la cavava il ragazzo, e quando aprii la porta vidi la scena più bella alla quale avessi mai assistito, David si era addormentato sul mio letto nel quale stranamente entrava visto la sua altezza, teneva entrambi i bambini, anche loro addormentati, stretti sopra al petto ampio, non so’ perché ma a vedere quella scena mi emozionai andai verso il letto, dove mi sdraiai per osservare da più vicino quella meraviglia e senza volerlo mi addormentai anch’io.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Mi svegliai sentendo una carezza sul viso, e non appena aprii gli occhi mi trovai davanti a due pozze scure che mi fissavano
" buongiorno " mi disse David sorridendo e spostandomi una ciocca  di capelli dietro l'orecchio prima di rispondere guardai i bambini che dormivano beatamente tra noi due, quel gesto mi sembrò così intimo che sicuramente ero arrossita fino all'attaccatura dei capelli
" che ore sono? " chiesi girandomi a pancia in su e spostando la coperta che, sicuramente David, mi aveva poggiato addosso
" quasi le quattro del pomeriggio "
" i bambini dormono da tre ore? "
chiesi incredula
" già, in effetti ho controllato se respirassero più volte, ma per nostra fortuna è tutto apposto "
" è strano sai?! I bambini appena nati di solito si svegliano ogni due o tre ore "
" loro non sono bambini normali, sono i nostri, e questo la dice lunga "
" a proposito di questo "
presi un grosso respiro " ora che hai riconosciuto Hope e Aaron come tuoi,  e dobbiamo anche andare a cambiargli il cognome se vuoi che portino il tuo, comunque dicevo, anche se gli hai riconosciuti non devi sentirti in qualche modo legato a me a meno che tu non voglia ma quella è un'altra storia perché in tal caso, va beh comunque stavo dicendo che non devi cambiare la tua vita, ora hai più responsabilità è vero ma sei comunque libero di uscire con chi vuoi, anche perché hai la ragazza no?! " ogni parola che mi era uscita dalla bocca sembrava che mi avesse tagliato la lingua, quelle parole anche se dette da me, facevano un male cane, ma perché diavolo mi stava succedendo tutto questo?! Riprenditi Katherine, ora! Lo guardai in faccia, aveva un'espressione strana, sembrava quasi... Deluso?! Ma durò solo un attimo, poi sbarrò gli occhi
" cazzo, dovevo vedermi con Lana, circa... " guardò l'orologio " mezz'ora fa' "

" allora vai, che ci fai ancora qui? "
dissi io con un sorriso finto, tanto vale fare l'amica no?
" ma i bambini... "
" David non scappano, hai una vita intera da passare con loro "

Lui mi sorrise e cominciò a prendere le sue cose e a metterle in tasca
" passo sta sera, ti va bene? "
" certo, anzi se vuoi puoi lasciare anche il tuo cane qui, almeno non sta da solo "
va bene fare l'amica ma gliela stai servendo su un piatto d'argento
" oh, beh, si grazie " si grattò la testa, che fosse imbarazzato? Sicuramente ma mai quanto me " allora torno dopo " disse davanti alla porta della camera
" certo, oh salutami Lana "
" certo "
disse aggrottando la fronte, mi guardò di nuovo prima di andarsene, mi sdraiai di nuovo e fissai il soffitto, ma chi cazzo era Lana?. Quando i bambini si svegliarono, mia sorella e mia cognata erano già arrivata e stavano torturando i mie piccoli con baci e altre smancerie che fino a qualche mese fa’ avrei trovato odiose e che adesso invece era parte della mia vita, gli avevo appena finito di raccontare cosa era successo in mattinata
“ ti sei proposta di tenergli il cane, sul serio? “ mi chiese Giada mentre giocava con Aaron
“ e che doveva fare? Aveva un appuntamento, e poi l’ho fatto per fargli capire meglio che anche se ora ha due figli può continuare la sua vita tranquillamente “
“ ma è una stronzata! Non può fare il puttaniere con due bambini, ora ha altre responsabilità, non può scopare quando e dove vuole “
disse mia sorella
“ Angelina, potresti chiudere in una parte remota del tuo corpo, lo scaricatore di porto che è in te? “
“ scusa Kath, è che quando fai queste cose mi fai salire un nervoso, che non so’ neanche spiegarti “
“ ma perché? Che ho fatto ora? “
mi alzai per aprire la porta finestra visto che faceva un caldo assurdo
“ e lo chiedi pure? “ Giada mi guardò corrugando la fronte “ mi sembri me all’inizio della mia relazione con Chris, lo portavo in giro per locali così che potesse conoscere ragazze nuove, e poi me la prendevo male se ne baciava una “
“ a te Chris piaceva “
“ vorresti dire che non ti piace David? “
chiese mia sorella cominciando a ridere seguita da mia cognata
“ ovvio che no! Come vi viene in mente una cosa del genere? È un bel ragazzo, anche se in ritardo si è preso le sue responsabilità, ma questo non vuol dire che mi piaccia “

“ dai, perché non lo ammetti che per te non è solo un bel faccino? Pensaci un attimo, cosa senti quando stai con lui? “

Sbruffai esasperata, il punto era che, dopo James, mi ero ripromessa di non voler mai più un uomo nella mia vita, e poi ho conosciuto David, sono andata a letto con lui praticamente subito, cosa che non avevo mai fatto in vita mia, non sono una santa ma andare a letto con una persona dopo un giorno? Nah, comunque i suoi occhi che possono essere per qualsiasi altra persone dei semplici occhi marroni, io ci vedo qualcosa dentro, e il suo sorriso? Dio non ne ho mai visto uno così bello, per non parlare del suo fisico, è così alto e ha delle braccia che... ma non è solo questo, è anche il suo modo di fare è così sicuro di se ma è anche dolce. Si è fatto dannare per sette lunghissimi mesi, lo odiavo con tutta me stessa per avermi lasciato da sola, non che i bambini fossero un problema, ma è ora di ammettere che non mi sarebbe dispiaciuto averlo accanto, eppure quando lo vedevo, mi sentivo così strana, e poi è tornato pronto a prendersi le sue responsabilità e per poco non mi è scoppiato il cuore quando mi ha raccontato la sua storia, aveva un’espressione così triste che l’avrei abbracciato senza pensarci due volte, ma questo non vuol dire che mi piace no?
“ merda, forse avete ragione “ dissi spalancando gli occhi, mi buttai sulla poltrona mettendomi le mani nei capelli “ e che faccio adesso? “
“ te lo prendi “ mi rispose Angelina come se fosse la cosa più ovvia del mondo
“ si e come? Lui non è tipo da relazioni stabili, insomma l’avete visto? Cambia ragazza ogni due giorni, e per lo più sicuramente, neanche gli piaccio, per lui sono solo la madre dei suoi figli “
“ e la sua dog-sitter “
“ Angelina, questa non aiuta molto lo sai? “
“ cerca di tenerti stretta quello che vuoi “
disse Giada alzandosi, tenendo sempre Aaron in braccio, e lanciandomi uno sguardo d’intesa ed io in risposta annuii
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Verso le sette Giada e Angelina andarono via, così cominciai a cucinare ma mi era quasi impossibile visto che Tyson e Akira gironzolavano per la cucina cercando da mangiare, così presi il telefono e chiamai David, che rispose dopo molti squilli
“ p-pronto? “ oh Dio, stava ansimando?
“ David, sono Katherine ti ho disturbato? “
“ oh no, dimmi pure “
sentii un lamento dall’altra parte del telefono, ma poi capii che quella ragazza stava facendo tutto tranne che lamentarsi
“ Akira, la faccio mangiare io? “
“ oh cazzo, Akira “
alle sue parole seguì un botto e delle lamentele, sta volta ero sicura fossero quelle “ arrivo subito “ attaccai il telefono senza rispondere, e preparai da mangiare ai due cani così che poi potessi pensare anche a me. Dire che ero incazzata era poco, quel “arrivo subito“ aveva superato l’ora e mezza, quando finalmente suonarono aveva appena finito di lavare i piatti, andai ad aprire, e dopo due minuti entrò David in tutta la sua bellezza, con due pizze in mano
“ Hola “ disse sorridente, non appena mise piede in cucina, in tutta risposta ricevette un’occhiataccia “ ho portato la cena “ continuò sempre sorridendo
“ sono le dieci meno un quarto, secondo te non ho già mangiato? “ dissi mentre con la pezza strofinavo la penisola in marmo della cucina
“ tutto bene? “
“ certo, ti chiedo solo una cosa, la prossima volta non mi rispondere al telefono se stai scopando “
buttai il panno nel lavandino e me ne andai nell’altra stanza a prendere i bambini per poi cambiarli e metterli a letto
“ ti sei incazzata per questo? Non sono fatti tuoi con chi vado a letto Kath “
“ eh infatti non ho detto questo, ho detto solo di evitare di rispondere al telefono è stata una cosa viscida, e poi devi spiegarmi che gusto ci trovi nel passare da un letto all’altro, e poi se fai con tutte come hai fatto con me dovresti stare attento, sai girano tante di quelle malattie, e poi non vorrai altri figli vero? “
“ non mi sembra che ti sei lamentata nove mesi fa’ o sbaglio?! “
“ davvero maturo da parte tua, sul serio, comincia a fare l’uomo, ti prego e smettila di fare il puttaniere “
“ ora non cominciare, ti ho già detto che non sono fatti tuoi “
aveva urlato, mi voltai sorpresa dalla sua reazione, nel frattempo eravamo arrivati nella camera dei bambini, scossi la testa e mentre cominciavo a preparare Hope gli risposi
“ hai ragione, non sono fatti miei, ma ci sono i bambini di mezzo e non voglio che crescano con padre così, a questo punto sarebbe meglio che non l’avessero “ non ero riuscita a chiudere il canale che collegava il cervello alla bocca, pentita mi coprii quest’ultima con le mani, mi voltai verso David che aveva gli occhi lucidi, “ mi dispiace io non intendevo... ”

“ no va bene, sul serio, ma voglio chiarire una cosa, se sei arrabbiata perché sto con qualcuno non usare la scusa dei bambini, perché è meschino “

poi sbattendo la porta uscii dalla stanza, scrollai la testa, e se avesse ragione? Presi Hope in braccio e la strinsi a me, no, non potevo aver fatto una cosa del genere. Dopo aver messo a dormire i gemelli misi il pigiama e scesi al piano di sotto per chiudere le finestre e azionare l’allarme, prima passai per la cucina dove, sul tavolo c’erano ancora le pizze, sbruffando presi i due cartoni e mi avvicinai al secchio
“ io vorrei mangiare la mia se non ti dispiace, e magari anche la tua visto che le ho pagate “ sobbalzai sentendo la voce di David “ ti ho spaventato? “ mi chiese mordendosi il labbro inferiore per non ridere
“ in realtà si, pensavo te ne fossi andato “ gli risposi cercando di non svenire, quella bocca mi aveva baciato per ore quella notte, e quanto volevo che lo facesse di nuovo, Katherine non ricominciare
“ non mi toglierai di mezzo così facilmente, tesoro “
David si sedette su uno sgabello mentre io, dopo aver poggiato la pizza sul tavolo, prendevo la coca-cola dal frigo con due bicchieri e le forbici per tagliare la pizza, quando posai quest’ultime sul tavolo lui mi guardò alzando un sopracciglio
“ che ci devo fare con quello? “ mi chiese poi
“ tagliare la pizza? “ risposi come se fosse la cosa più logica al mondo, lui scosse la testa ridendo, poi prese la pizza e la piegò in due per poi morderla, lo guardai e sbottai a ridere, aveva il viso pieno di pomodoro “ ma come mangi? “ gli chiesi con le lacrime agli occhi
“ che ti ridi? “ mi chiese continuando a mangiare io mi alzai e andai a prendere un tovagliolo, poi mi avvicinai a lui e gli girai il viso dalla mia parte, era così alto che anche se stava seduto la sua testa superava di qualche centimetro la mia, gli pulii il pomodoro dalle guance per poi passare alla bocca, il mio cuore cominciò a battermi velocemente quando mi accorsi che lui mi stava fissando dritto negli occhi,


ci fissammo per un tempo che mi sembrò infinito, mi piaceva, e anche tanto, i suoi occhi erano ancora fissati nei miei e la sua bocca era leggermente aperta quando mi staccai, mal volentieri, per buttare il fazzoletto
“ comunque mi dispiace per prima David, e non devi preoccuparti di me, non sono gelosa è solo che mi sono imbarazzata per la telefonata e ho dato di matto “
“ mi volevo scusare anch’io, so’ di non essermi comportato bene “
“ David Lewis che si scusa? “
“ non dirlo in giro però, tanto non ti crederebbe nessuno “

Gli feci compagnia mentre mangiava, quel ragazzo era una ruspa, aveva finito due pizze in tempo da record, parlammo per un altro po’ prima che lui se ne andasse
“ forse è meglio che vada “ disse alzandosi e infilandosi la giacca “ domani dovrei lavorare fino al tardo pomeriggio, ti porto la cena? Così passo dai bambini? “
“ non ti disturbare, cucino io “
lui mi sorrise e dopo aver richiamato i cani, chiusi tutte le finestre e poi lo accompagnai alla porta ma prima di andarsene mi disse una cosa sulla quale rimuginai tutta la notte:
“ metti l’allarme che di questi tempi se ne sentono molte, e non voglio che vi accada niente, a nessuno dei tre, non so’ se lo sopporterei “.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Erano passati due mesi da quando i bambini erano nati e da quando David era entrato a far parte della mia vita, non era tutto rose e fiori come nei film, litigavamo tutti i giorni anche sulle cose più stupide, ma ormai ci volevamo bene, lui aveva perfino smesso di vedere le altre ragazze per dedicarsi a Hope e Aaron, che erano cresciuti tantissimo, avevamo sfruttato l’estate al meglio, facevamo lunghe passeggiate e gite al mare, proprio come una vera famiglia, ma non l’eravamo del tutto, insomma io e David non stavamo insieme, assolutamente no, c’era qualcosa tra di noi ed era per via dei bambini, ormai ero convinta che fosse per quello anche se quello che sentivo per lui era ogni giorno più forte era meglio che le cose restassero così com’erano, la verità è che avevo paura, già, paura di innamorarmi di nuovo perché se fosse finita ci avrebbero rimesso i gemelli e non potevo permetterlo e poi non ero sicura che lui provasse qualcosa per me, poiché in due mesi non era successo assolutamente niente, avevamo dormito insieme qualche pomeriggio e si, eravamo sempre abbracciati ma non si fanno anche con gli amici queste cose?! Comunque io avevo anche ripreso a lavorare, a casa logicamente, e ringraziando Dio andava tutto bene, il Victoria era ancora sulla giusta via. Me ne stavo in giardino, a giocare con i bambini quando sentii il rumore della porta che si chiudeva e dopo poco vidi entrare David con Akira, non abitava insieme a me, ma ormai gli avevo fatto una copia delle mie chiavi di casa visto che, passava la maggior parte del tempo qui, a volte restava anche a dormire, non sapevo neanche più perché non si trasferiva qui
“ guardate è arrivato papà “ dissi prendendo in braccio i piccoli che sorridevano facendo dei versetti, erano innamorati del loro papà, li portai da David che non ci pensò due volte a prenderli in braccio entrambi e a baciarli su tutta la faccia
“ ma ciao “ disse lui tra un bacio e l’altro
 io tornai a sedermi sul prato iniziando a raccogliere i giochi, quando mi alzai andai a sbattere contro il suo petto muscoloso, alzai lo sguardo massaggiandomi la fronte, e lui mi sorrise
“ ciao anche a te “ disse poi baciandomi l’angolo della bocca, sicuramente ero arrossita, ma cercai di sembrare il più indifferente possibile, anche se stavo per andare in iperventilazione, entrammo in casa e salimmo al piano di sopra per lavare i bambini
“ com’è andata oggi al lavoro? “ gli chiesi mentre riempivo le vaschette per fargli il bagno
“ in realtà non ci sono andato “ mi rispose abbassando subito lo sguardo
“ posso chiederti dove sei stato? “
“ sono andato al cimitero, sai oggi è l’anniversario della morte dei miei genitori “
“ oh, mi dispiace, non lo sapevo... e tu come stai? “

“ sto bene, credo “
“ vuoi parlarne? “
“ non mi sembra ne il momento e ne il caso, scusami Kath ma... “

“ non scusarti, è tutto ok “ gli accarezzai la schiena e in cambio ricevetti un sorriso di gratitudine “ forza, facciamo il bagnetto a questi due “.
Mi buttai sul letto vicino a David
“ si sono addormentati? “ mi chiese lui girandosi verso di me, così da stare sdraiato su un fianco
“ si, non capiscono come fanno ad avere tutte queste forza, gli abbiamo fatti giocare per tutto il giorno eppure ci ho messo una vita per farli dormire “
“ sono bambini Kath, io da piccolo ero ancora peggio “
“ hai una foto di quando eri piccolo? “
gli chiesi mettendomi nella sua stessa posizione, lui tirò fuori il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans ed estrasse una foto, mi avvicinai i più per vederla, in essa c’erano una donna con i lunghi capelli castani e gli occhi verdi abbracciata ad uomo dai capelli neri e gli occhi marroni che teneva in braccio un bambino dai dolci occhi marroni ed i capelli rasati a zero, che sorrideva “ Aaron è la tua fotocopia “ dissi sorridendo e poi gli chiesi “ questi erano i tuoi genitori? “
Lui annuì “ sai, sono morti così tanto tempo fa’ eppure ho ancora il loro ricordo vivido nella mia mente, ma ho dimenticato la loro voce, un po’ di tempo fa’ mi hai chiesto perché sono diventato un poliziotto, la verità è che l’ho fatto per loro, sono stati uccisi in uno scontro tra bande, loro non c’entravano niente, passavo solo di lì per caso, e gli hanno sparato due colpi a mia madre e uno in testa a mio padre, mi stavano venendo a prendere a casa di un mio amico, sai a volte penso che tutta colpa mia “
“ non dire così, non è affatto colpa tua “
alzai il viso per guardarlo nello stesso momento in cui lo fece lui, ci guardammo negli occhi, eravamo così vicini che se solo uno dei due avesse parlato avrebbe sfiorato le labbra dell’altro, David posò una mano sul mio fianco e mi avvicinò a se, non so’ bene come o quando ma le sue labbra si posarono sulle mie,

il bacio fu’ molto lento e delicato, o almeno all’inizio, quando la sua lingua si fece strada ed arrivò alla mia, la dolcezza lasciò il posto alla passione, mi strinsi di più a lui aggrappandomi alle sue spalle, ci staccammo dopo un tempo che mi parve infinito, ed io mi alzai di colpo e cominciai a camminare per la stanza passandomi le mani nei capelli
“ bacio così male? “ mi chiese David ridendo cercando di sdrammatizzare la situazione
“ oh no, fidati, è solo che quello che è successo due secondi fa’, non so’ se può accadere di nuovo “
“ e perché mai, scusa? “
“ perché so’ che tu non lo vuoi davvero, capisco il momento e tutto, quindi non preoccuparti “
“ come fai a sapere quello che voglio o no?
“ David si alzò dal letto e lentamente mi venne incontro, sembrava come una tigre che si avvicina alla sua preda
“ seriamente David, so’ che per te sono solo la madre dei tuoi figli e mi va bene sul serio “
Cercai di indietreggiare ma ormai ero bloccata tra il suo corpo e l’armadio
“ tu non sei solo questo per me, ti voglio da quando ho messo piede qui la sera in cui ho scoperto di essere il padre dei bambini, anzi da molto, molto prima “
“ mi hai già avuto o no?! “
“ non intendevo in quel senso “
disse avvicinando il suo viso al mio
“ David, non accadrà mai più “
“ mai più? “
avvicinò il suo viso ancora di più

“ già “ non feci in tempo a rispondere che le sue labbra erano di nuovo incollate alle mie, dopo neanche un minuto di esitazione gli allacciai le braccia al collo e mi lascia prendere da quel bacio, più di quanto non fossi già.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

“ quindi vi siete baciati? “ mi chiese Cheyenne sedendosi sul divano accanto a me
“ esatto “ risposi accavallando le gambe
“ e avete dormito insieme “ continuò Giada
“ già “
“ ma non avete fatto nient’altro “
disse in fine Angelina
“ non mi ha neanche sfiorata “
La mattina dopo che io e David ci eravamo baciati, avevo immediatamente invitato le mie amiche a pranzare da me, così da potermi confidare con loro
“ quindi ora cosa siete? “
“ non lo so’ Angelina, credo ancora amici “
“ Kath, ti ha praticamente detto che vuole di più “
“ lo so’ Giada, ma ho paura ok? E se va male? “
“ e se invece va bene? “
“ Cheyenne ha ragione, ascolta sorellona, in tutta la tua vita ti sei sempre chiesta : e se va male? Quante volte invece hai fatto il contrario? “
“ mai “
“ e non credi sia arrivato il momento di lasciarti andare? “
“ Cheyenne, non è così semplice, ho avuto così tante relazioni che ormai per me, ogni azione, ogni gesto che fa’ un uomo nei miei confronti è così scontato che non mi fa’ nessun effetto, invece quando sono con lui è come se tutto il mondo si rivoluzionasse, ogni volta che mi tocca mi sento più leggera e il mio stomaco fa’ una cosa strana, è come se diventa più pesante, e poi le mie gambe, Dio diventano di gelatina e non riesco più a capire o a pensare a niente, è frustante “
“ ti sei innamorata “
dissero tutte e tre insieme
“ impossibile, non provavo queste cose quando stavo con James “
“ perché non eri innamorata di lui “
constatò Cheyenne e aveva ragione, a pensarci bene non credo di essermi mai innamorata sul serio, e se fosse proprio David il primo? Sarebbe così male? Certo che no, ma continuo ad avere paura
“ non so’ che fare, sul serio “
“ per me ti conviene aspettare, e vedere cosa succede “
“ non ascoltare Giada e fidati di tua sorella, fai qualcosa, buttati “
“come tu stai facendo con Roman giusto “
disse Giada prendendo in giro mia sorella e da lì si cambiò totalmente discorso, e questo fu un bene visto che riuscii a liberare la mente, dalle mie mille paranoie, almeno per un pomeriggio che passammo in giro a fare shopping, e mi costrinsero a comprare tantissima roba per me, oltre che per i bambini. Tornammo a casa verso le sette di sera, e dopo aver sistemato tutte le cose, e aver fatto mangiare e poi messo i bambini a letto, ci buttammo tutte e quattro sul divano del salone, stavamo ridendo e scherzando quando la porta si aprii e dall’ingresso comparse David con un enorme mazzo di rose rosse, non sapevo cosa dire o fare e ci pensò mia sorella al posto mio
“ oh mio Dio, cuore di ghiaccio ti ha portato delle rose “
“ oh, ma quanto sei carino “ continuò Cheyenne battendo le mani in un mini applauso
“ anche Chris me le porta sempre, o almeno lo faceva “ disse Giada iniziando a ridere seguita dalle altre
“ ehm ragazza, in realtà l’ho trovate fuori alla porta “ il silenzio, ecco cosa seguì quella affermazione, ma venne spezzato dalle mie risate, come mi ero solo potuto passare per la testa che erano da parte di David? Mi alzai e gli andai incontro, presi il mazzo di rose e cercai il bigliettino
“ se non sono di ice-man qui presente, chi te le manda? “     
Trovai il bigliettino e lo lessi, ma appena arrivai alla fine, sentii le forze lasciare il mio corpo, non poteva essere lui, non di nuovo, mi poggiai con la mano libera al muro
“ Kath, stai bene? “ mi chiese David avvicinandosi a me,

senza rispondere andai in cucina e buttai le rose nel cestino per poi schiacciarle con il piede
“ dammi quel bigliettino “ Cheyenne mi si avvicinò e mi tolse il foglietto di carta dalle mani, quando finì di leggerlo, si volto verso le altre e disse “ è tornato “ si voltarono verso di me e si avvicinarono abbracciandomi e sussurrandomi parole do conforto, non poteva essere, in quel momento non ero lì e i suoi, le voci, mi sembravano così distanti
“ si può sapere di chi cazzo parlate! “ urlò David sbattendo i pugni sul tavolo lasciandoci tutte impietrite, nello stesso momento dalla radiolina sentii i bambini piangere, scrollai la testa e mi ripresi
“ vi dispiace se ci vediamo domani? “ chiesi io alle mie amiche, loro annuirono e dopo un veloce saluto salii di sopra e cercai di calmare Hope e Aaron, neanche mi accorsi di piangere finché non sentii una mano sulla mia spalle e la voce di David, poi le sue braccia mi avvolsero, e mi sentii di nuovo al sicuro

“ dammi i bambini, ci penso io, tu siediti “
E così feci, mi raggomitolai sulla poltrona e chiusi gli occhi, tentati con tutte le mie forze di scacciare quei ricordi così dolorosi e quel viso che mi aveva fatto tutto ciò, ma risultò quasi impossibile, cercai di rilassarmi e mi addormentai. Mi sveglia sdraiata sul mio letto, con la testa sopra il petto di David, che nel frattempo mi toccava distrattamente i capelli, mentre parlava al telefono
“ voglio un nome, subito... non mi interessa... me ne frego di quello che dice il procuratore...ti ho detto che devi trovarmi quel cazzo di nome “ alzai la testa e lo guardai, era al telefono e camminava nervoso per tutta la stanza

accorgendosi che ero sveglia congedò la persona con cui stava parlando e mi sorrise “ hey, ti senti meglio? “
“ si, diciamo così e a proposito mi dispiace di essere crollata in quel modo, i bambini stanno bene vero? “
“ certo, non è successo niente Kath non devi scusarti. Vuoi dirmi cosa è successo? “

Mi tirai su così da sedermi accanto a David, non volevo però rompere il contatto con lui, cosi mi rannicchiai al suo fianco, dove mi sentivo protetta
“ ho perso la verginità a diciassette anni, e non per mio volere, stavo con questo ragazzo da un po’ e dopo una lunga litigata, mi ha costretto ad andare a letto con lui, l’ho lasciato appena ho potuto, ma dopo qualche giorno ero a casa da sola, non chiedermi come ma è entrato e mi ha picchiata, ringrazio Dio che mio zio Josh aveva dimenticato le sue chiavi a casa perché se non fosse per lui, non so’ neanche se fossi qui ora “
David mi strinse di più a se “ che fine ha fatto quel bastardo? “
“ era maggiorenne, l’hanno arrestato, ma a quanto pare è uscito “
“ posso leggere quel bigliettino per favore? “
io annui e lo estrassi dalla tasca dei jeans per porgerglielo, lui lo lesse e poi lo poggiò sul comodino
“ quello lo prendo io, farò qualsiasi cosa per proteggere te e i bambini chiaro? Domani porto quel pezzo di carta al distretto e ci penserò io da oggi in poi, devo farti solo un ultima domanda, mi serve qualche informazione su di lui, ricordi qualcosa? “
“ e come potrei dimenticarlo? “

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Andiamoci a preparare che ti porto a cena fuori sta sera “ disse David stringendomi ancora di più verso di lui, eravamo seduti sul divano a guardare la tv, eravamo soli in casa visto che i miei avevano deciso di portare i bambini, che ormai avevano sei mesi, a fare un giro al parco giochi
“ mi piacerebbe tanto, ma come facciamo con i bambini? “
“ in realtà ho parlato con i tuoi e li tengono loro sta sera, e poi oggi è 4 Dicembre “

Lo guardai corrugando la fronte “ eh allora? “ chiesi io non capendo a cosa si stesse riferendo
“ Katherine Zoe Miller, così mi ferisci, oggi è il nostro terzo mesiversario “
Rimasi a bocca aperta, davvero se lo ricordava? Mi diedi dell’idiota, ma come avevo fatto a non pensarci?
“ oh Dio David hai ragione io ti giuro, non ci avevo proprio pensato “
“ piccola, stai tranquilla, insomma quando sta mattina mi sono svegliato e ho guardato il calendario ho pensato che  proprio il quattro di tre mesi fa’ ti avevo baciato e ti avevo fatto mia, e subito dopo mi sono detto: David ma come cazzo hai fatto a ricordartelo? Così ho organizzato una cosa tranquilla, ma se ti sembra troppo possiamo disdire “
“ non mi sembra troppo, mi sembra perfetto “
sorrisi e lui mi baciò, come al solito la passione scoppiò tra di noi incontrollabile ma lui si staccò prima che la situazione scoppiasse

“ok, diamoci una calmata gattina, o col cazzo che ti faccio uscire da questa casa “
Cominciai a ridere, mi alzai e sculettando cominciai a salire al paino di sopra
“aah mi fai morire prima o poi “ mi urlò lui
“ è quella la mia intenzione “ dissi prima di chiudermi la porta alle spalle, ok, che i giochi abbiamo inizio. Dopo una lunga doccia, avevo lisciato i capelli e applicato le extension così che i capelli mi arrivassero fino alla vita, mi ero truccatala leggermente e avevo scelto di indossare un tubino blu, con le bretelle nere, la scollatura a cuore ed era lungo fino a metà coscia, diciamoci la verità, ero un po’ più corto della metà coscia ma David se lo meritava un regalino no?! Comunque avevo anche indossato delle calze nere e le mie decolté di Louboutin, che avevo pagato un sacco di soldi e che avevo messo solo un paio di volte, e quando scesi le scale mi ricordai il perché, erano davvero scomode, comunque David era già in macchina così chiusi tutte le finestre, misi l’allarme e presi la mia giacca lunga, così da nascondere fino al momento giusto, il mio vestito, uscii dal cancello e l’Audi di David era proprio lì fuori, con tranquillità salii al mio posto
“ sei bellissima “ mi sussurrò lui

“ ti ringrazio “ dovresti vedere il resto.
Eravamo in macchina da soli dieci minuti quando cominciai a muovermi sul sedile e sventolandomi la mano in faccia facendo finta di sentire caldo
“ tutto bene amore? “ appena finì di parlare, il mio cuore cominciò a battere sempre più forte e il caldo cominciai a sentirlo davvero
“ si, è solo che fa’ un caldo tremendo qui dentro “
“ levati la giacca, ho acceso i riscaldamenti prima “

Io annui e iniziai a sbottonarmi un bottone alla volta e molto lentamente lo sfilai, ma David stava guardando dritto sulla strada e non aveva assistito al mio spettacolino così parlai
“ oh si, adesso va’ molto meglio “ cercai di tirar fuori la mia voce, quella che in teoria doveva sembrare seducente, e forse lo era davvero, perché David si girò verso di me sorridendo ma appena si accorse del mio vestito, per poco non gli uscirono gli occhi dalle orbite e cominciò ad aprire e chiudere la bocca come se volesse dire qualcosa, ma le parole non gli uscirono dalla bocca
“ tutto bene amore? “ gli chiesi accavallando le gambe ed il vestito si tirò ancora più su, forse avevo esagerato un po’, ma se non lo facevo per il mio uomo per chi altro?
“ s-si, io sto... bene “
“ ti conviene guardare la strada “ gli dissi sorridendo, lui voltò velocemente la testa tornando a guardare davanti a lui, ma lo vedevo che ogni due secondi mi guardava con la coda dell’occhio, mi mossi di nuovo e senza farlo apposta, non diciamo cazzate l’avevo fatto apposta eccome, tirai ancora di più su il vestito,e per poco non mi si vide il completo blu di pizzo, lui deglutì rumorosamente e si mosse sul sedile, così tirai fuori la mia ultima arma, mi spostai i capelli mettendoli tutti dalla parte destra così da rendere più visibile la scollatura a cuore che risaltava il mio seno
“ eh no è, anche questo no “ disse David guardandosi e mordendosi il labbro inferiore, ed io morii lì in quella macchina a lui bastava quello per essere così seducente, lo vidi guardare prima a destra e a sinistra, poi fece inversione a “u” ritrovandosi sull’altra corsia, facendomi sballottare in macchina
“ David ma sei matto? “ urlai per lo spavento “ e poi dove stiamo andando, hai sbagliato strada? “
“ no, stiamo tornando a casa “
“ a casa? Ma... “
“ fanculo il ristorante, ti voglio. Ora. “
“ ma non avevi fame? Ti sei lamentato per tutto il pomeriggio “

Stavo cercando di tirarla per le lunghe, ma non perché non volessi andare a letto con lui, anzi avevo fatto tutto questo apposta, ma perché volevo stuzzicarlo un po’
“ certo che ho fame, ma non di cibo “ mi guardò e i suoi occhi sembravano bruciare di passione, tornò a guardare la strada, la sua mano destra però si posò sul mio ginocchio e lentamente salì sempre più su, con una piccola botta mi fece aprire le gambe e con un semplice gesto mi ruppe le calze
“ David ma sei matto? Bastava che mi dicessi di toglierle “
Lui non rispose, spostò il mio intimo e cominciò a massaggiarmi, dovevamo tornare a casa, ora. E alla fine a c’eravamo arrivati, ma non prima di aver fatto sesso in garage, nella macchina ovviamente, ma non era finita lì, avevamo fatto l’amore sul tappeto della sala hobby, ed eravamo lì ora, felici e appagati, io ero sdraiata su di lui con le braccia incrociate sul suo petto e l testa poggiata su di esse, che lo guardavo mentre lui, mi accarezzava la schiena
“ sai, credo di non aver mai provato qualcosa di così forte per qualcuno, insomma abbiamo fatto sesso in macchina e dopo cinque minuti l’amore sul tappeto, non l’ho mai fatto con nessun’altra, quello che provo quando sono con te è qualcosa di unico, mi fa’ sentire diverso, felice, me stesso. Con te so’ che non devo nascondermi perché a te vado bene così come sono, te ne ho fatte passare tante e non ho una bellissima reputazione eppure hai deciso di fidarti di me, sei la donna più bella, gentile, simpatica, intelligente, altruista che io conosco, e sei una mamma fantastica, mi ha regalato la gioia più grande della mia vita, i bambini, e te, mi hai donato una famiglia“ mi sussurrò lui, non sapevo cosa rispondere o fare, io lo amavo tantissimo, l’unica cosa che feci fu guardarlo mentre le lacrime mi scendevano sugli occhi, lui cercò di asciugarle e mi baciò “ Kath, credo che io mi stia innamorando di te “ sta volta lo baciai io e in quel bacio, in quello scontro di denti e lingue che danzavano insieme cercai di trasmettergli tutto l’amore che provavo nei suoi confronti, e lui sembrò accorgersene, mi strinse di più verso di lui e stavamo per iniziare il terzo round, ma sentii la porta aprirsi, e la voce dei miei genitori ci arrivò due secondi dopo, entrambi scattammo in piedi e in una velocità impressionante raccogliemmo i nostri vestiti e scattammo di sopra, appena ci chiudemmo in camera iniziammo a ridere come due adolescenti,  dopo qualche altro bacio mi vestii velocemente e scesi di sotto dai miei piccoli, e appena chiusi la porta della nostra stanza, mi sembrò di sentirlo parlare da solo
“ merda, sono fottuto, mi sono innamorato davvero “.
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

I mesi passavano più in fretta di quanto pensassi, i bambini ormai avevano otto mesi, e io e David, beh noi due ci frequentavamo da cinque mesi, perché da accordo comune, più il suo che il mio, avevamo scelto di non dare nessuna etichetta al nostro rapporto, quindi lui abitava a casa mia, facevamo l’amore tutti i giorni, passeggiavamo mano per la mano, insomma facevamo tutto quello che fa’ una coppia normale, ma non eravamo una coppia, ma diciamo che mi stava bene così, perché infondo sapevo della sua paura delle relazione, che era anche la mia, quindi ci avevo fatto l’abitudine. Quella mattina mi ero svegliata con uno strano senso di inquietudine che non mi aveva seguito per tutto il resto della giornata e stavo dando la colpa alla festa a sorpresa che avevo preparato per i trentuno anni di David, alla quale avrebbero partecipato anche la sua famiglia adottiva, che avrei conosciuto per la prima volta, già, perché in tutto questo tempo non erano venuti neanche una volta a trovare i loro nipoti, e la colpa non era la loro, era di David che li teneva lontani non so’ per quale motivo, e avevo una paura pazza che si sarebbe incazzato, era già abbastanza dura dovergli nascondere della festa e in più aveva invitato anche i suoi parenti
“ Kath, sono tornato “
per poco non mi prese un colpo vedendolo entrare in camera con i bambini in braccio, cercai di sorridere il più possibile
“ ciao David “ dissi andandogli incontro e baciandolo all’angolo della bocca
“ok, che succede “ ormai mi conosceva troppo bene e sicuramente si era accorto del nervosismo che avevo addosso
“ che intendi? “

“ prima di tutto mi hai chiamato David “
“ non è il tuo nome? “
e brava Katherine, proprio anti sgamo
“ sai che intendo, non mi chiami mai David, quanto ti arrabbi al massimo mi chiami per cognome, ma non sei arrabbiata anche perché sono sicuro di non aver fatto niente “

“ hai ragione, non sono arrabbiata “
“ sei nervosa però, che c’è hai le tue cose? Non le avevi avute la settimana scorsa ? "
“ ma che fai ti segni quando mi viene il ciclo? “
“ no, ma sai, quando c’e l’hai non possiamo fare delle cose con te, che mi piacciono molto, tipo questo “
mi si avvicino e  iniziò a baciarmi il collo
“ ah che vorresti dire?! Che vuoi solo quello? “ dissi dandogli uno spintone
“ oh, tira dentro gli artigli gattina, vuoi dirmi che hai? “
“ ti ho organizzato una festa a sorpresa e ho invitato i tuoi genitori adottivi “
mi tappai la bocca subito dopo averlo detto, e maledii il canale che collegava il cervello alla bocca
“che cazzo hai fatto? Ma sei scema? “ mi urlò lui, Hope cominciò a piangere e a chiamarmi, così mi avvicinai a lui e gli presi i bambini dalle braccia
“ non osare mai più urlare davanti ai bambini “ detto questo uscii dalla stanza e portai i bambini nella loro, misi Aaron nel boxe mentre calmavo Hope che poco dopo raggiunse il fratello e cominciarono a giocare con dei dadi colorati, anche se più che giocarci li mettevano in bocca e provavano a mangiarli, poggiai le mani sul bordo bel boxe e feci un lungo respiro, doveva davvero reagire così? Capisco lo shock ma io l’ho fatto per lui, non mi aveva mai voluto parlare del perché di quella lontananza ma non avevano fatto niente di male giusto? Oh Dio e io che ne sapevo? Stupida ecco cosa sono una stupida, come avevo potuto invitarli non sapendo cosa avevano fatto? Stavo per andare a cercare David quando due braccia forti mi strinsero la vita e un respiro caldo mi sfiorò l’orecchio
“ mi dispiace di averti urlato contro “ la voce di David era un sussurro che mi provocò brividi per tutto il corpo, mi lasciai andare e indietreggiai di mezzo passo così da far aderire il suo petto alla mia schiena e poggiai le mie mani sulle sue
“ sono io che devo scusarmi, insomma non sapevo perché non volessi vederli eppure ho fatto di testa mia e li ho invitati, non volevo rovinarti la festa, ma pensavo ti facesse bene vederli “
“ non devi scusarti di niente, ho capito che l’hai fatto per me, ed è per questo che... “ il campanello suonò, erano arrivati tutti, mi voltai per guardarlo negli occhi, sapevo che stava per dirmi qualcosa di estremamente importante lo leggevo nei suoi occhi
“ ne riparliamo dopo? “ lui annui e mi sorrise, ma sembrava deluso.

Scesi al piano di sotto e senza guardare chi fosse aprii il cancelletto, sentii Tyson e Akira che abbaiavano e ringhiavano ma non ci feci troppo caso visto che non conoscevano la maggior parte degli invitati, poi bussarono alla porta, erano molto silenziosi e perfetti per una festa che ormai di sorpresa non aveva niente, aprii la porta con un sorriso, che svanì immediatamente
“ ti sono mancato? “
“ M-Malcolm “
balbettai io con la poca voce che avevo visto che la gola sembrava essersi chiusa, facevo fatica anche a respirare
“ che fai non mi inviti ad entrare? “ mi chiese con un sorriso da viscido piantato sulla faccia,

come se mi fossi ripresa dallo shock feci per chiudergli la porta in faccia ma il suo piede la bloccò “ sta volta non mi scapperai “ e mi colpì il viso, presa alla sprovvista caddi a terra, ma non mi preoccupai tanto del dolore al viso, ma dei bambini che erano al piano di sopra insieme a David e queste mi fece tranquillizzare un po’, cercai di urlare ma l’unica cosa che ricevetti in cambio fu un calcio alle costole che mi fece mancare il respiro “ non azzardarti ad urlare, sai non sono da solo, e i miei amici hanno un ordine ben preciso se ti sentono urlare entreranno in casa e faranno una visitina al piano di sopra, non devi mai lasciare i bambini da soli non te l’ha mai detto nessuno? “ disse poi piegandosi verso di me che indietreggiai finché non sbattei la schiena al muro, non sapeva che David era a casa, in quel momento amai il vizio di David di farmi scherzi ed entrare dalla porta sul retro, non l’aveva visto
“ non puoi scapparmi sta volta, te l’ho detto, ora ci divertiamo un po’, che ne pensi? “
“ vaffanculo “ feci fatica persino a mandarlo a fanculo tanto era il dolore alle costole
“ risposta sbagliata “ e mi colpì le gambe, avevo una sola speranza, David.

***
Ciaooo a tutteeee!!
ho una buona notizia e una cattiva
partiamo dalla cattiva: mancano solo due capitoli alla fine, eh già David e Katherine stanno per abbandonarci
ma quella buona è che: ho ripreso a scrivere la terza storia, in un giorno ho già scritto tre capitoli, quindi penso proprio che procederà alla meraviglia :)

E ora ho una domanda per voi, in molti mi scrivono che gli piace tantissimo il mio modo di scrivere e per non lasciarvi senza mi è venuta un'idea: visto che sto scrivendo e non è ancora finita, preferite che pubblichi un'altra storia così da avere il tempo di finire questa, o che parta direttamente con la pubbliczione della terza storia? perchè se pubblico l'altra, che è già finita, c'è l'assicuraione che pubblichi senza pausa, se invece parto direttamente con la terza storia, farò sicuramente delle pause, fatemi sapere cosa preferite :)
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Appena Katherine scese ad aprire la porta mi affacciai alla finestra, avevo quasi detto di amarla, ma che mi stava succedendo? L’amavo davvero? Certo che si, che domande, guardai la strada, era vuota e tranquilla, nessuna macchina era parcheggiata, era tutto così tranquillo lì fuori, troppo tranquillo e poi lo sentii, un botto fortissimo ed un lamento, Katherine, chiunque fosse alla porta, sicuramente non erano gli invitati e la mia mente andò dritta ad un nome, quel bastardo mi era sfuggito per mesi aveva smesso di inviare fiori e bigliettini così da rendere più difficile trovarlo e con tutti gli altri casi gli dedicavo poco tempo, e in più mi ero lasciato persuadere da Katherine che era convinta che dopo aver scoperto chi fossi avesse lasciato stare ma a quanto pare non era così, chiusi le tende e mi avvicinai ai bambini
“ papà torna subito ok? “ accarezzai la testa ad entrambi e uscii dalla loro stanza chiudendola a chiave poi entrai nella nostra e ripresi la pistola che solo dieci minuti prima avevo tolto dalla cinta e la rimisi al suo posto, feci una chiamata veloce prima di iniziare a scendere piano i scalini cercando di fare meno rumore possibile, quando arrivai alla fine la vidi, era seduta a terra in un angolo dalla bocca gli usciva del sangue come da alcuni tagli che aveva sul viso e sulle braccia lasciate scoperte dal vestito come le sue gambe che erano aperte e lui era lì inginocchiato ma non riuscivo a sentire cosa gli stesse dicendo, ero troppo concentrato sull’amore della mia vita, perché lei era questo per me, i suoi occhi incontrarono i miei gli feci segno di stare zitta mentre sempre con cautela mi avvicinavo sempre di più, il piano era facile, non far rumore così da prenderlo alla sprovvista e colpirlo sulla nuca, ma lui fece quello stupido errore di parlare e farmi salire il sangue al cervello
“ ora te ne stai zitta e vieni con me, così che possa finire quello che ho iniziato anni fa’, anche se non credo che riuscirò a tenermelo dentro i pantaloni per molto, sei cambiata davvero tanto e in meglio “
“ se vuoi davvero toglierti i pantaloni fallo pure “

Lo stronzo si voltò verso di me visibilmente sorpreso, ma poi mi sorride sfidandomi, se vuoi la guerra che guerra sia
“ guarda chi c’è il tuo principe azzurro “ mentre parlava con me aveva di nuovo portate le sue luride mani sulla mia donna
“ non toccarla “ lo avvertii io
“ oh e che mi fai? Vuoi picchiarmi principe? “ cominciò a ridere e la sua mano si spostò sulle cosce, Malcolm era molto più grosso di me, ma io avevo una cosa che a quanto pare a lui mancava
“ no, ti sparo “ tirai fuori la pistola dalla cintura, avevo fatto centro, lui si era paralizzato e aveva tolto le sue manacce dal corpo di Katherine “ ora ti allontani da lei e le permetti di venire da me chiaro? “ lui annuì e Katherine con le poche forze che le erano rimaste cercò di mettersi in piedi, fece un solo passo prima che lui la prendesse per il piede facendola cadere di nuovo facendola urlare dal dolore. Ed io sparai. Mentre il bastardo era a terra sanguinante mi avvicinai a Katherine e l’aiutai a sedersi sul divano, tornai da Malcolm quando lo sentii ridere
“ che cazzo ridi? Una pallottola non ti è bastata? “

“ principe hai appena firmato la tua condanna a morte, i miei compagni avevano l’ordine di entrare se avessero sentito urlare e sono armati “
“ intendi dire quei tre coglioni che abbiamo appena mandato all’ospedale? “

Dalla porta entrarono Chris, Roman, Josh e Brian seguiti da tutto il resto della famiglia, feci segno a Nina di andare da Katherine, mentre io salivo al piano di sopra dai bambini, la polizia arrivò poco dopo ed io ne approfittai per avvicinarmi di nuovo a quel viscido e gli mollai una ginocchiata in bocca

" vai all'inferno " portarono via quei bastardi, mentre io cercavo di tranquillizzare tutti, Katherine era lì, sul divano che stringeva i bambini a se piangendo, l’avevo quasi persa, non ero riuscito a salvarla, ero un completo fallimento, lei non meritava un uomo così, cosa sarebbe successo se non fossi sceso in tempo? O se non avessi con me la pistola? Lei sarebbe morta i miei figli sarebbero morti, proprio come i miei genitori, avevo promesso che mi sarei preso cura di loro, ma non l’avevo fatto. Senza dire niente presi la mia giacca di pelle, le chiavi della moto e corsi a casa mia, dovevo allontanarmi dalla mai famiglia, Katherine doveva trovare un uomo che è capace di proteggerla, non me, appena arrivai feci la prima cosa che mi venne in mente, la distrussi, buttai a terra ogni cosa che era su una qualsiasi superficie, i vasi, le carte, perfino il mio computer,

presi a calci il divano, ruppi tutte le sedie e poi andai in camera da letto e lo disfai, presi le coperte e le raggomitolai ad un angolo della stanza e presi a calci anche quelle, non avevo più il controllo di me stesso, distrussi tutto finché, senza forse non crollai a terra piangendo, . Non so’ da quanto tempo ero a casa, ma abbastanza per finirmi tre birre, il campanello suonò e senza sapere chi fosse aprii, dopo pochi minuti dalla porta entrò Chris con Akira, merda, la mia povera cucciola era già la seconda volta che la dimenticavo, che mostro sono?
“ hey amico “ disse lui entrando e sciogliendo il cane che corse da me “ che ci fai qui? “ mi chiese poi
“ sono a casa mia, secondo te che ci faccio qui? “
“ mi sorella ti sta cercando, ha bisogno di te coglione “
disse lui dandomi uno schiaffo sulla testa
“ grazie per lo schiaffo, ma lei sta meglio senza di me, faccio il poliziotto e per poco non la perdevo, non si merita una persona come me “
“ nessuno di noi poteva sapere che avrebbe fatto una cosa del genere, erano mesi che non si faceva più sentire, David ragiona “
“ ho ragionato, per questo sono qui, ti rendi conto che quello di proteggere la mia famiglia dovrebbe essere il mio lavoro a tempo pieno e invece che ho fatto? Ho lasciato che uno squilibrato restasse libero e aggredisse la mia unica ragione di vita, se penso a cosa sarebbe potuto succedere, Hope e Aaron, Dio i miei bambini erano lì “
“ hai salvato al vita a loro tre, come pensi che senza di te siano al sicuro? Tu sei il loro papà, e il ragazzo di mia sorella, vi amate, senti io non sono bravo in queste cose e da come ho capito stare qui a convincerti non serve a niente perché tu, hai la testa più dura della mia, ma una cosa fattela dire: hai quasi perso l’amore della tua vita, come ti sei sentito? “
“ vuoto “
risposi io, proprio come mi sentivo ora
“ ecco, e se te ne vai, lasciandoli così, ti sentirai per sempre in quel modo, non fare il codardo, non scappare dai tuoi sentimenti, perché sai che cos’è questa scenata che stai facendo per me? Paura, hai paura di quello che stai sentendo, perché lo sappiamo tutti che David Lewis non si innamora mai, eppure eccoti qui, non ti comportare da codardo e coglione  rendi fieri i tuoi genitori, loro non vorrebbero che tu mollassi “
Chris lasciò il mio appartamento poco dopo, e merda, aveva ragione, mi rimisi il giacchetto e presi Akira, sta volta non l’avrei lasciata, scesi le scale in fretta e furia, ma non appena aprii il cancello per poco non mi prese un colpo
“ Lisa? “ chiesi restando a bocca aperta
“ ciao fratellino, che fai non mi abbracci? “
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

David se ne era andato, molto probabilmente per sempre, quando Chris me l’avevo detto non ci avevo creduto, ero corsa da lui il giorno dopo, pronta per dichiarargli il mio amore proprio come mi aveva consigliato mia madre, aveva paura di non riuscire a proteggerci, ma non capiva che solo con lui saremmo stati al sicuro? Eppure quando ero arrivata lì, davanti al suo appartamento, il mio cuore si era spezzato, sta volta per davvero, David era lì dall’altra parte della strada con Akira al guinzaglio e una ragazza molto alta, forse quanto lui, e bionda gli stava accarezzando i capelli, non aveva perso tempo a trovarsi un’altra, Dio che schifo non era passata neanche un’ora, schifata avevo spinto sull’acceleratore e me ne ero tornata a casa dai miei bambini, la mia famiglia aveva deciso di trascorrere la notte a casa mia, così da farmi compagnia, ma in realtà sapevo che non volevano lasciarmi da sola e c’era da biasimarli? Mi sdraiai sul letto che adesso mi sembrava così vuoto e freddo, ma non appena Hope e Aaron si addormentarono al mio fianco, mi rilassai insieme a loro e cominciai a piangere, perché sapevo che da oggi in poi la mia anzi la nostra vita sarebbe cambiata del tutto, l’unica persona che mi aveva fatto innamorare, e davvero, se ne era andata, aveva abbandonato i suoi figli, mi addormentai con la consapevolezza che domani mattina, il dolore non sarebbe diminuito, il contrario. Il giorno seguente andai in ospedale, sotto costrizione di mia madre, per fortuna non avevo niente, anche perché se stavo male non ci avrei pensato due volta ad andare la notte prima, quando tornai a casa erano ancora tutti lì, avevo bisogno di spazio così li tranquillizzai e li mandai via, ma non appena gli aprii il cancello, Cheyenne entrò in casa, preoccupata e mi costrinse a passare il pomeriggio in sua compagnia, non che mi desse fastidio, ma avevo bisogno dei miei spazi, ma tanto era inutile controbattere, giocammo con i bambini tutto il pomeriggio, loro erano la mia ragione di vita, il mio sole e quando la sera si addormentarono, quella luce e quella felicità che mi avevano regalato si addormentò con loro, dopo una doccia veloce indossai il mio pigiama pesante e le ciabatte con il cane che mi aveva regalato David per natale, tanto valeva deprimersi del tutto no?! Provai a dormire ma era inutile, così decisi di scendere a farmi una camomilla, che buttai a terra non appena sentii il citofono suonare, mi avvicinai lentamente seguita da Tyson che aveva già il pelo dritto, con mani tremanti presi la cornetta e dal video vidi un uomo incappucciato ed iniziai a tremare, dovevo fare finta di niente o vedere chi fosse? La prima era la cosa più giusta da fare
“ chi è? “ ma cedetti alla tentazione, quando l’uomo si tolse la felpa ripresi a respirare

“ sono David, Katherine puoi aprirmi? “
“ vattene a casa tua David”
dissi cercando di imitare una voce da dura
“ come posso chiamare casa un posto dove i bambini, e tu, non ci siete? “
“ oh, non lo so’, chiedilo alla tua biondina “
“ chi Lisa? “
che faccia tosta
“ non mi interessa il suo nom... “

“ è mia sorella Kath, quella è mia sorella, ma tu come fai a saperlo? “
“ ieri sono passata a casa tua “
se quella era la sorella, avevo sofferto senza motivo? Mi fidavo di lui, davvero tanto, ma ieri sera io non so’ cosa mi sia preso, come al solito avevo tratto subito le conclusioni, ma questo non cambiava il fatto che lui se ne fosse andato
“ senti, posso entrare così ne parliamo meglio? “
“ non ci penso proprio, dove sei stato ieri è? Quando avevamo bisogno di te, sei scappato e ora non puoi tornare qui con la coda in mezzo alla gambe aspettandoti che io ti accolga a braccia aperte “
“ ascoltami Kath, tu e i bambini siete la cosa più bella che mi sia capitata in tutta la mia vita, ieri quando quello stronzo è entrato in casa, per la prima volta in vita mia mi sono sentito inutile, ho rischiato di perdervi e se non fosse per il mio mestiere a quest’ora non saremmo qui a parlare, non ho fermato Malcolm quando potevo farlo. Ho avuto paura, di perdervi, e di amarvi, si perché io vi amo, amo Aaron, Hope e amo te, non ti sto chiedendo niente se non accettare il mio amore, ti sto chiedendo solo di vivere con me, giorno dopo giorno la nostra incasinata e fantastica vita, dimmi di si “
“ mi stai chiedendo si diventare la tua fidanzata? “ g
li chiesi con le lacrime agli occhi, io l’amavo totalmente e profondamente
“ no, ti sto chiedendo di diventare mia moglie, perché ora che ti ho trovato non voglio più lasciarti andare “ non risposi, rimasi in silenzio con la cornetta del citofono ancora attaccata all’orecchio, le parole non mi uscivano dalla bocca, non riuscivo a parlare, volevo sposarlo? Certo che si “ ehm, Kath, non vorrei metterti fretta, ma fuori piove ed io mi sto congelando “
aprii il cancello e poi la porta, e lo guardai correre verso di me

non gli diedi il tempo di entrare che gli saltai in braccio, lui mi prese per le cosce e mi strinse a se, senza accorgermene mi trovai sul tavolo della cucina con le gambe ancora allacciate alla vita di David, gli tolsi la maglietta in fretta e furia
"è un si?"  mi chiese lui staccando la bocca dalla mia 

“ si “ risposi io annuendo, lui sorrise e mi baciò di nuovo, poi mi prese di nuovo in braccio e mi portò al piano di sopra

“ ti amo da morire Katherine Zoe Miller ”
 “ ti amo anch’io David Lewis “

UN ANNO DOPO
Stavo ballando con mia moglie e i miei figli in braccio, chi l’avrebbe mai detto che mi sarei sposato? In quel momento ero l’uomo più felice su questo pianeta, la mia donna era meravigliosa ed i miei figli non erano da meno, amo tutti e tre allo stesso modo, loro sono tutto il mio mondo,
“ mi fai scendere papà? “ mi chiese Aaron con la sua vocina, per avere un anno e mezzo quei due erano una forza della natura, certo ogni tanto ci serviva il traduttore per capire cosa dicessero ma è così per tutti no?! Anche Hope volle scendere dalle braccia della mamma e insieme si diedero alla fuga verso il tavolo con la fontana, di cioccolato con accanto i contenitori con le fragole, approfittai di quel momento per stringere Katherine ancora più vicina a me
“ proprio come i genitori “ mi sussurrò lei guardando i bambini che chiedevano alla zia Angelina e allo zio Chris di prendergli le fragole con il cioccolato bianco, sorrisi e feci fare una giravolta a Katherine per poi portarla di nuovo accanto a me
“ sei bellissima con questo vestito, ma credo di preferirti senza “ lei rise, e in quel preciso istante mi convinsi sempre di più che non ci fosse niente di meglio al mondo, ma quel suono angelico finì troppo presto, il viso della mia donna si fece pallido “ stai bene? “ gli chiesi
“ accompagnami al bagno “ mi prese per un braccio e mi trascinò con lei, non appena arrivammo in bagno, si piegò sul water e vomitò, io gli ressi i capelli per tutto il tempo e cercai di sdrammatizzare
“ ti fanno così schifo le mie proposte per una notte di passione? “
“ David non ridere “
disse lei lavandosi la bocca e le mani al lavandino
“ magari è lo stress “ le dissi accarezzandole la schiena con una mano
“ lo pensavo anch’io, sono un paio di settimane che ho la nausea e pensavo che fosse il nervoso, ma ora sto bene, e se non è il nervoso, può essere solo una cosa “
Ci misi qualche secondo prima di metabolizzare il tutto “oh Dio, di nuovo? “ gli chiesi e per poco non svenni quando lei annuì, molto probabilmente aspettavamo un alto bambino, che Dio ce la mandi buona.

*
Ciao a tutte, siamo arrivate alla fine di questa storia che spero vi sia piaciuta quanto me!
vi ringrazio per averla inserita tra le preferite\seguite1da ricordare, e un grazie enorme a chi l'ha recensita, siete davvero forti!!
La terza storia è in fase di scrittura e nel frattempo ne sto pubblicando un'altra :) grazie di nuovo.. vi mando un grosso bacio
 corro a pubblicare l'altra ;)

 

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