French Cancan di The Galway Girl (/viewuser.php?uid=641858)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo Uno ***
Capitolo
uno
“Maledetta
pioggia” penso guardando fuori dalla finestra. Delle
pozzanghere si
sono create lungo la strada affollata di persone che sembrano non
accorgersi che le gocce cadono pesanti dal cielo nuvoloso. Non ha
fatto altro che piovere ultimamente,è il settembre
più uggioso che
abbia mai visto.
Un
rumore sordo attira la mia attenzione e la voce tuonante di mia madre
mi distoglie del tutto dai miei pensieri.
< <
Gabrielle
potresti aiutarmi con queste stramaledette borse se non è
chiedere
troppo? > > mi chiede col suo solito tono soave.
Le
corro incontro e afferro uno degli innumerevoli sacchi che tiene
pericolosamente in braccio.
< <
Cosa
c'è dentro tutte queste borse? > > le chiedo
curiosa.
< <
Vestiti
che devo sistemare entro la fine della settimana > > mi
risponde
affannata.
< <
Ti
eri ancora incantata di fronte alla finestra? Ma quand'è che
ti
sveglierai? > > mi chiede con una nota di esasperazione
nella
voce.
< <
Non
mi ero incantata, stavo riflettendo > > rispondo
innocentemente.
< <
Riflettendo
su cosa? > >
< <
Su
niente in particolare, pensavo. > >
< <
Bé,
è tempo che esci dal tuo mondo e cominci a darmi una mano.
Sono mesi
che cerco di insegnarti a cucire, ma non mi ascolti! > >
Mia
mamma, Marie,
è sarta di giorno e cameriera di sera, in una bettola
maleodorante
in cui sono stata solo una volta, prima di darmela a gambe dopo che
un vecchietto dall'aria sospetta mi ha fatto l'occhiolino e il cenno
di avvicinarmi.
< <
Ma
io non voglio fare la sarta > > dico quasi sussurrando
per paura
che mi senta.
< < E
cosa vorresti fare allora? > > mi chiede lei, che a
quanto pare
ha sentito benissimo.
< <
Guarda
che prima o poi toccherà a te occuparti di Coralie, non
posso
aspettare che tu decida cosa vuoi fare della tua vita! > >
< <
Lo
so che prima o poi saremo solo lei ed io, e per allora avrò
deciso
cosa voglio fare, mi serve solo un po' di tempo >
> le rispondo,
è quello che le dico ogni volta che affrontiamo questo
discorso e
certo non è la prima volta che succede.
< <
Non
metterci troppo, che i conti non si pagano da soli >
> mi dice
uscendo sbattendo la porta.
Mentre
cammino senza meta le parole di mia madre mi risuonano ancora in
testa. So che prima o poi dovrò prendere una decisione e
scegliere
cosa voglio fare nella vita.
In
fondo che scelta ho? Fare la sarta-barra-cameriera come mia madre?
Sposarmi come ha fatto la mia amica Elyse?
Io
non voglio queste cose, io voglio di più. Voglio brillare,
fare
qualcosa di unico. Dovrò pur avere qualche talento nascosto?
Spesso
le persone mi ripetono che sono una ragazza particolare, quasi
strana, anche Elyse lo dice, lei usa la parola
“speciale”, ma io
so che è solo un altro modo per dire che sembro pazza.
Ha
smesso di piovere per fortuna ma le strade sono piene di pozzanghere.
Ho appena camminato in pieno in una di esse e, mentre maledico me
stessa e la mia goffaggine, un gruppetto di ragazze attira la mia
attenzione. Sono cinque, alte, filiformi, i capelli perfettamente
pettinati e acconciati e dei vestiti meravigliosi, simili a quelli
che rammenda mia madre, ma dall'aria molto più costosa.
Hanno
scialli ricamati fermati con spille incastonate di pietre e dei
bellissimi fermagli d'argento tra i capelli.
Camminano
vicine e parlano fitto tra di loro, sorridendo e ridendo.
Mi
chiedo dove stiano andando così ben vestite quindi decido di
seguirle.
Nel
tragitto non posso fare a meno di notare che tutti gli sguardi dei
passanti si girano verso di loro, gli uomini notano quanto siano
belle e le donne ammirano i vestiti e le pettinature.
Le
misteriose ragazze continuano a sorridere e ridacchiare tra di loro,
strappando anche qualche fischio di approvazione, quando a un tratto
si fermano di fronte all'edificio più improbabile che abbia
mai
visto.
Che
ci fa un mulino nel cuore di Parigi? C'è una scritta rossa
“Moulin
Rouge”.
Dev'essere
questo il nuovo locale che verrà inaugurato fra poco.
Ricordo che me
ne parlò Elyse, lei e il marito andranno al primo
spettacolo, a
quanto pare ci saranno delle ragazze sul palco che balleranno tutta
la sera di fronte al pubblico. Me lo ricordo bene, Elyse si
è
vantata per almeno mezz'ora di quanto questo posto sarà
esclusivo e
di quanto lei e il marito saranno fortunati ad avere i biglietti e di
quanto sarà bellissimo il vestito che indosserà
quella sera.
Le
misteriose ragazze si guardano tra loro sistemandosi i capelli a
vicenda prima di sparire all'interno dell'edificio.
Aspetto
qualche minuto poi mi avvicino.
Sulle
pareti sono affissi dei grandi manifesti dai colori accesi
raffiguranti delle figure femminili che ballano.
Capisco
solo ora che quelle ragazze devono essere le ballerine arrivate al
Mulino per le prove generali.
Mi
chiedo se sia possibile entrare ad assistere così spingo
timidamente
la porta ma noto che è chiusa.
Delusa,
rimango lì a fissare l'edificio a lungo.
Una
visione improvvisa di me, vestita splendidamente, con i capelli
perfetti, sorridente e felice mi balena nella mente.
Voglio
essere come loro, mi dico. Voglio camminare fiera per le strade di
Parigi attirando tutti gli sguardi, mentre ragazze come me mi
osservano invidiandomi.
Voglio
diventare una ballerina del Moulin Rouge. L'idea mi balza in testa
all'improvviso, ma non mi sembra un'idea stupida, anzi, non sono mai
stata tanto sicura di qualcosa come in questo momento. Mia madre
voleva che io prendessi una decisione sul mio futuro?
Ecco
fatto ho deciso, so cosa farò nella vita.
Carica
di entusiasmo per la mia decisione corro ad informarla.
< <
Una
ballerina? Ma sei impazzita? > > esclama mia madre appena
apprende la notizia. < < Guarda che non si diventa
ballerine da
un giorno all'altro, servono anni di allenamento che tu non hai!
> >
< <
Ero
sicura che non avresti approvato! Deridi ogni mia decisione! >
>
le dico arrabbiata.
< <
E'
ovvio, dato che tutte le decisioni che prendi sono una più
ridicola
dell'altra! Ma insomma! Ballare al Moulin Rouge! C'è
qualcosa di più
ridicolo di questo? > >
< <
Non
mi importa di quello che pensi! Ce la farò costi quel che
costi! > >
le urlo in faccia con decisione.
< <
Ma
insomma Gabi, ragiona. Le ballerine che lavorano lì dentro
sono
tutte delle professioniste, e tu non hai mai ballato in vita tua.
Senza contare il fatto che sono super magre e molto alte,e tu non sei
esattamente una giraffa. Sarai alta si e no un metro e sessanta!
> >
< <
Un
metro e sessantadue > > preciso < < E
sessantasei con gli
stivaletti. Poi se mi faccio un bel chignon in testa arrivo
facilmente al metro e settanta. > >
< <
Presentarti
al provino coi tacchi e un'acconciatura ridicola in testa non ti
farà
sembrare una ballerina, ma un pagliaccio > > mi deride
mia madre.
< <
Ridi
pure, ti dico che ce la farò. E poi se non sono bella non
è colpa
mia, ma tua. I geni sono i tuoi, e di mio padre, che scommetto era un
grassone coi baffi, e magari calvo! > >
< <
Tuo
padre non era grasso, e neanche calvo! > > mi risponde
mia madre.
< <
Si
bé, non posso saperlo, dato che non so chi sia, e dato che
tu non
vuoi dirmelo continuerò a pensare che è un
ciccione baffuto. > >
Non
ho mai conosciuto mio padre. La mamma è rimasta incinta a
diciotto
anni, l'età che ho io adesso, di un uomo che non ha
più voluto
sentir parlare di lei, o meglio, di noi.
Il
padre di Coralie invece era un marinaio inglese che si era divertito
un po' durante il suo soggiorno a Parigi e poi era scappato
più
veloce della luce.
Non
si può dire che mia madre abbia avuto molta fortuna con gli
uomini,
altra cosa che non le invidio affatto.
Non
che io abbia mai avuto molto successo con i ragazzi.
Mi
sono sempre considerata una ragazza piacevole, simpatica e di buona
compagnia, ma evidentemente i ragazzi non la pensano allo stesso modo
perché mi hanno sempre fuggita come la peste.
Non
ho mai capito il perché.
Elyse
mi ripete sempre che è perché io li spavento coi
miei modi
eccentrici e il mio desiderio di libertà.
< <
Devi
dar loro quello che vogliono, devi fare la bella statuina e annuire a
tutto quello che dicono, è così che ho
conquistato Jules. > >
“Capirai
che conquista” penso in silenzio ogni volta che tira fuori la
storia di come ha conquistato Jules.
Non
penso che avrò mai il coraggio di ammettere con la mia
migliore
amica, l'unica persona al mondo che sembra sopportarmi, che ritengo
che il suo adorato maritino sia attraente quanto un pesce sbudellato
al mercato di buon mattino.
Ho
provato a frequentare dei ragazzi.
Una
volta ho conosciuto un giovane piuttosto attraente che ho scoperto
poi chiamarsi Elgar, che oltre ad essere molto bello era anche
piuttosto gentile.
Un
giorno lo aspettai all'uscita della fabbrica dove mi aveva detto di
lavorare, fingendo ovviamente di essere passata di lì per
caso,
proponendogli di fare la strada fino a casa sua insieme. Lui
accettò
e parlammo un sacco, lui mi sorrideva e io ridevo in modo stupido
come mi ha insegnato Elyse.
Giunti
di fronte a casa lui sfoderò un altro dei suoi sensazionali
sorrisi
e mi disse: < < E' stato molto bello parlare con te, ma
ora
scusa, mia moglie mi aspetta. > >
E
lì in mezzo alla strada, una strada che non conoscevo
d'altronde
perché avevo anche
finto di abitare da quelle parti, il mondo mi crollò
addosso. Mi
sentii un'idiota totale, e mi dissi che probabilmente Elgar aveva
pensato la stessa cosa. Da quel giorno evito accuratamente di passare
di fronte a quella fabbrica.
Poi
ci fu Gustav. Lo conobbi al mercato e rimasi subito colpita dai suoi
capelli biondi. Erano talmente biondi che sembravano bianchi,
così
glie lo feci notare e lui mi guardò con aria interrogativa
ma mi
sorrise, così io carica attaccai a parlargli di qualsiasi
cosa mi
passasse per la mente, e lui continuava a guardarmi con quell'aria
sognante e il sorriso sulla faccia. A un certo punto aprì la
bocca
per la prima volta in mezz'ora e... “Ich verstehe
nicht”,
fu quello che mi disse e che io non capii.
Quello
che capii però era che mi ero imbarcata in un soliloquio con
ragazzo
tedesco o svedese che non aveva capito un accidenti di quello che
avevo detto.
In
effetti Gustav mi era sembrato un nome curioso per un parigino.
Sposati
e stranieri, ecco il meglio che sono riuscita a trovare.
< <
E'
che non so come comportarmi con i ragazzi. E poi non sono esattamente
una bellezza > > ripeto sempre ad Elyse ogni
volta che se ne esce
col discorso uomini.
Penso
di avere molte virtù, ma la bellezza non è una di
quelle.
Non
che io sia brutta, anzi. Sono normale, direi. Né troppo alta
né
troppo bassa, né grassa né un grissino. I miei
capelli non sono
molto curati, li tengo spesso legati in trecce o chignon che Coralie
si diverte a farmi ogni mattina.
< <
Ma
la bellezza non c'entra! Se sai come presentarti e come sedurre un
uomo sai tutto ciò che ti serve! > > mi dice
sempre lei.
< <
Bé
io non so né come presentarmi,né come sedurre!
> >
< <
Te
l'ho detto, sorridi e annuisci. Così conquisterai chiunque!
> >
< <
Ma
io non voglio annuire. Voglio che un uomo si interessi a come sono
fatta dentro, al mio modo di pensare e di vedere il mondo! >
>
< <
Fidati,
Gabi, così finirai solo col diventare una vecchia zitella!
Il tuo
sorriso è l'unica cosa che deve interessare ad un uomo.
> >
“Sciocchezze!”
è quello che penso, ma ogni volta mi limito ad "annuire"
come dice lei e le do ragione.
Dentro
di me rimango sicura che da qualche parte nascosto, ancora ignaro del
suo destino c'è un ragazzo adatto a me che mi
accetterà per quella
che sono, anche se finora di lui, neanche l'ombra.
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Capitolo 2 *** Capitolo Due ***
Capitolo
due
La
mattina dopo mi sveglio carica come non lo sono mai stata prima.
< < E
oggi, Moulin Rouge! > > mi dico guardandomi allo specchio.
A
dire il vero non so bene come farò ad ottenere un'audizione,
ma ho
intenzione di scoprirlo stamattina.
Andrò
al teatro ad informarmi non appena avrò perfezionato gli
ultimi
dettagli del mio look.
Mi
esamino con attenzione allo specchio: non ho esattamente l'aria di
una ballerina. Anzi, non somiglio per niente ad una ballerina, sono
ben lungi dal somigliare ad una delle splendide ragazze che ho visto
ieri sera.
Il
complicatissimo chignon che mi ha fatto Coralie ieri sera per farmi
sembrare più alta, ha fallito miseramente il suo intento,
durante la
notte si è completamente disfatto, sembro una pazza evasa
dalla casa
di cura.
Il
vestito che indosso, il mio vestito buono, quello da festa,
è tutto
sgualcito e consumato, non si direbbe proprio che mia madre fa la
sarta.
Alla
parola “sarta” la mia mente ha un guizzo. Ma certo!
Mia madre ne
cuce a decine di vestiti molto più belli di questo. Mi
basterà
frugare nei sacchi che ha portato a casa ieri e vedere cosa trovo.
Mi
fiondo sulle borse più veloce della luce e comincio e tirare
fuori
un vestito dopo l'altro.
Cielo,
sono decisamente messi male, ma dopotutto è per questo che
mia madre
è pagata, per rammendarli!
Per
la miseria, mia madre passa tutti i pomeriggi a ricucire questi
disastri per una miseria?
Semmai
avessi ancora qualche dubbio sul seguire o meno i passi di mia mamma,
si sono dissipati del tutto. Mai e poi mai mi farò
sanguinare le
dita a rattoppare i vestiti di qualcun altro per qualche spicciolo.
Un
po' scoraggiata decido di rimettere i vestiti a posto quando un
mucchietto colorato attira la mia attenzione. In fondo al sacco
c'è
un vestito verde acqua con del pizzo ricamato negli orli. In alcune
parti è scucito, ma tutto sommato è un vestito
molto carino, e si
avvicina a quelli che indossavano ieri le ballerine.
Mi
vesto veloce per paura che mia madre si svegli e do un'ultima
occhiata allo specchio. Mi rendo conto che questo chignon è
oltremodo ridicolo così, senza tante cerimonie, lo disfo,
raccolgo i
capelli in una semplice crocchia ed esco.
Percorro
la strada che mi separa dal Moulin Rouge in modo furtivo, non ci
tengo proprio ad essere vista da qualche mia conoscenza, e ancora
meno a dover dare spiegazioni sul mio abbigliamento.
Finalmente
arrivo all'edificio e non senza un po' di timore, spingo la porta ed
entro, per fortuna stamattina è aperto.
Mi
ritrovo nella hall d'ingresso in cui ci sono il bancone della
biglietteria e delle comode poltroncine rosso raso. Ai muri sono
affisse delle locandine raffiguranti le ballerine e mi ritrovo a
fantasticare di vedere la mia faccia dipinta in uno di quei manifesti
quando una musica di piano attira la mia attenzione. Proviene da
oltre il corridoio, così lo percorro e mi ritrovo nel teatro.
E'
il posto più bello che abbia mai visto.
C'è
un grande palcoscenico di legno massiccio circondato da pensanti
tende rosse, sotto ad esso sono sistemate a semicerchio tante sedie
con dei leggii davanti, che suppongo verranno riempite dai musicisti
dell'orchestra.
In
tutta la sala, intorno alla pista da ballo, sono sistemati dei tavoli
con dei centrotavola ricamati e dal soffitto pendono dei meravigliosi
lampadari con centinaia di cristalli che riflettono la luce in tutta
la sala. Non avevo mai visto dei lampadari così, illuminati
con
l'elettricità, dev'essere il primo locale di Parigi ad
averli. Nella
bettola dove lavora mia mamma hanno le lampade ad olio.
Sul
palco le ballerine accompagnate dal suono chiaro e forte del
pianoforte che ho udito poco fa si stanno esercitando in una
complicata coreografia che prevede salti e capovolte.
Saltano,
girano, alzano le gambe ruotando i loro bellissimi vestiti.
A
guardarle effettivamente provo un po' di insicurezza. Sarò
veramente
in grado di imitarle? Riuscirò a convincere gli altri delle
mie
potenzialità?
Pensandoci
una domanda improvvisa mi assale. CHI devo convincere? Ero
così
entusiasta di diventare una ballerina che non mi sono minimamente
resa conto che non ho nessuna idea di COME si diventa una ballerina.
A chi mi devo rivolgere? Al proprietario? O forse alle stesse
ballerine? Magari c'è un coreografo o un regista. E in quel
caso,
cosa gli dirò?
I
miei improvvisi interrogativi vengono interrotti da una voce
femminile proveniente dal palco.
< < Scusi
chi è lei? > >
Mi
avvicino per vedere a chi appartiene la voce e mi ritrovo di fronte
alla persona più particolare che abbia mai visto.
E'
una donna alta, sulla cinquantina, con i capelli grigi, vestita di
nero che fuma una sigaretta con uno di quei bocchini
lunghi
e sottili che hanno sempre fatto sorridere Coralie. Non ha l'aria di
essere molto simpatica, inoltre è straordinariamente, anzi,
spaventosamente magra. Ha
delle occhiaie scure sotto agli occhi, le guance scavate e il collo
lungo e rugoso. Osservandola
mi chiedo come
faccia a reggersi in piedi.
< < Mi
scusi, chi è lei? > > mi ripete la donna.
Al
suono delle sue parole mi ridesto, cielo devo smetterla di viaggiare
col pensiero in presenza di altre persone.
Mi
schiarisco la voce e le rispondo: < <
Buongiorno...salve...io,
ehm, mi chiamo Gabrielle e, ehm, volevo, cioè vorrei
diventare una
ballerina qui al Moulin Rouge. > > dico tutto d'un fiato.
Mentre
riprendo aria mi accorgo che la donna mi sta fissando con un'aria che
conosco fin troppo bene. Questa signora crede che io sia
completamente pazza. Non è la prima volta che qualcuno mi
guarda
così, anzi accade piuttosto spesso.
< < Scusi,
può ripetere? Cosa vorrebbe diventare? > > mi
chiede.
< < Una
ballerina del Moulin Rouge > > ripeto.
A
queste parole la donna esplode nella risata più acuta che
abbia mai
sentito. Riuscirebbe a infrangere uno dei cristalli del lampadario,
penso.
Poi
mi rendo conto che sta ridendo di me e mi chiedo perché.
< < Scusi
e lei chi è? > > le chiedo timidamente.
Alla
mia domanda la donna sembra del tutto spiazzata < < Io
sono Eglantine
De La Tour,
sono la coreografa del Moulin Rouge. Scelgo i costumi, il trucco, le
scenografie e soprattutto le ragazze. Sono io che ho assunto tutte le
ballerine, dopo giorni e giorni di stremanti provini, e lei
si presenta qui chiedendomi di integrare il mio corpo di ballo?
>
Fa un'altra sonora risata e mi rivolge uno sguardo che non ammette
risposta.
< < Senta
signorina come si chiama, lei ora mi fa la cortesia di lasciare
immediatamente lo stabile se non vuole che chiami i gendarmi! >
>
Stupita
e decisamente offesa mi rendo conto che è il caso di alzare
i tacchi
e uscire.
Vicino
alla porta del teatro trovo una signora, una sguattera senza dubbio,
che mi sorride.
< < Però,
ragazza hai avuto un bel coraggio a rivolerti così alla
Signorina De
La Tour. Cosa ti è saltato in testa? > > e
anche lei ride, ma la
sua è una risata diversa da quella della coreografa. Non
è di
scherno, ma di piacere.
Evidentemente
la scenetta di poco fa deve averla divertita non poco.
< < Già > >
rispondo mortificata.
Chissà
cosa mi è preso. Pensare di poter diventare una ballerina,
che idea
assurda!
Alle
nostre spalle si sente la voce della signorina De La Tour che discute
animatamente a proposito di una pazza che si è introdotta
nel
teatro.
Mi
giro terrorizzata dall'idea che Madame Eglantine stia parlando coi
gendarmi per davvero ma noto sollevata che si sta rivolgendo ad un
signore che sprizza ricchezza da tutti i pori. E' uno di quegli
uomini che vestono in modo elegante con vestiti costosi di sartoria,
coi capelli ben pettinati ricoperti di brillantina e baffi tagliati
alla precisione.
< < Chi
è quello? > > chiedo alla sguattera.
< < Quello?
E' Charles
Zidler
il proprietario del Moulin. Prova ad andare anche da lui a chiedere
di far la ballerina! > > mi risponde ridendo di nuovo con
quella
su risata da bambina.
Le
rivolgo un'occhiata spazientita e decido di tornare a casa.
Ho
fatto il pagliaccio abbastanza per oggi.
Una
volta rincasata trovo mia madre su tutte le furie.
< < Per
la miseria Gabrielle, dove diavolo ti eri cacciata? E hai pure
addosso uno dei vestiti della signora Boulin! > >
< < Sono
andata a trovare Elyse > > mento sperando di farla
franca.
< < Gabrielle
non te lo ripeterò più, scendi dalla nuvole e
comincia ad essere un
po' più responsabile! > >
< < Va
bene, come vuoi > > Decido di arrendermi, non ho voglia
di
litigare con lei di nuovo, non dopo la mattina che ho passato.
< < Mi
dispiace di aver preso il vestito della signora Boulin, se mi spieghi
come si fa lo rammenderò io stessa. > >
Alle
mie parole il viso di mia madre si apre in un'espressione di totale
sgomento.
< < Scusa,
puoi ripetere? Ti sei finalmente decisa ad imparare qualcosa? >
>
< < Si.
Diventerò una sarta come te, come volevi. > >
In
realtà non ho nessuna voglia di intraprendere questa
"carriera",
ma farmi ridere in faccia dalla Signorina De La Tour e pure dalla
sguattera mi ha fatto capire che forse, e dico forse, mia madre non
ha tutti i torti.
Forse
per me è giunta l'ora di smettere di sognare, di affrontare
la
realtà e di cominciare a pensare seriamente al mio futuro
che,
ahimè, non comprende né mulini, né
danze.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo Tre ***
Capitolo
tre
La
mamma ed io abbiamo passiamo il resto del pomeriggio a cucire
insieme, o meglio lei ha rammendato cinque abiti, io sono riuscita a
cucire quattro centimetri di pizzo sul vestito della signora Boulin
pungendomi un'infinità di volte con l'ago e strillando a
più non
posso sotto le risate di divertimento di Coralie.
Ora
ho proprio bisogno di un po' di svago, è sabato sera, la
mamma non
lavora, Coralie è già a letto e io ho veramente,
disperatamente
bisogno di uscire a schiarirmi le idee.
Decido
che la cosa migliore da fare è andare a trovare Elyse
così,
avvisata la mamma esco. L'aria è fresca, ha smesso di
piovere, e
lascio che la luce della luna guidi i miei passi.
La
mamma era un po' stupita che io volessi andare di nuovo dalla mia
amica, mentre la informavo mi sono del tutto scordata che stamattina
Elyse è stata il mio alibi per il fallimento del Moulin,
così le ho
detto che volevo assolutamente raccontarle del meraviglioso
pomeriggio che abbiamo passato insieme.
L'ho
lasciata decisamente spiazzata e sicuramente è convinta che
io abbia
perso qualche rotella.
Non
so bene di cosa parleremo, ormai le nostre conversazioni hanno sempre
lo stesso soggetto: il suo rivoltante marito e la sua eccitante vita
matrimoniale.
Arrivo
a casa sua e busso energicamente alla porta. Aspetto qualche istante,
do altri due colpi, ma non ricevo risposta.
Ottimo,
Elyse dev'essere uscita, si sarà recata a una delle sue
solite cene
eccitanti con altre coppie eccitanti, che non mancherà certo
di
raccontarmi nei minimi dettagli la prossima volta che ci
incontreremo.
Decido
allora di continuare a camminare fino alla riva della Senna e di
guardare la luna riflessa nell'acqua, è una cosa che trovo
estremamente rilassante, ed è proprio quello di cui ho
bisogno.
Ho
fatto appena un paio di passi quando una figura aggrappata ad un
lampione attira la mia attenzione. Mi sembra familiare. Metto a fuoco
cercando di capire e la riconosco.
<
< Zia Clementine! Zia Clementine! > > urlo a pieni
polmoni.
La
figura si ridesta guarda verso di me e mi risponde < <
Ah!
Gabrielle!! Ma
cherie,
come stai? > > dice venendo verso di me.
Barcolla
pericolosamente e ne deduco che dev'essere alticcia come suo solito.
La
zia mi abbraccia e mi da un bacio sulla fronte, e dall'odore che
emana direi che non è alticcia, è decisamente
ubriaca.
<
< Allora come sta la mia nipote preferita? > > mi
chiede in
tono strascicato.
<
< Insomma,così così > > le
rispondo alzando le spalle.
<
< Come mai da queste parti? > >
<
< Ho passato tutto il pomeriggio a cucire con la mamma e mi
serviva un po' d'aria. > >
<
< Oh, sacre
bleu, non
dirmi che ce l'ha fatta a convincerti a diventare una sarta come lei
> > esclamò la zia.
<
< Bé, diciamo che mi sono offerta io stessa, ma solo
perché non
ho prospettive migliori in vista. > >
<
< Frottole! Io non avevo prospettive, ma non mi sono mai piegata
alla volontà degli altri! E guardami adesso! Faccio una vita
di
tutto rispetto!>>
A
queste parole la guardo un po' sconcertata. Zia Clementine non ha un
lavoro. Non ha una casa, non una fissa almeno. Passa le serate nei
bar a sedurre gli uomini per farsi offrire da bere.
Non
è esattamente la definizione di "Vita di tutto rispetto" a
cui penso.
Dopotutto
però è ubriaca e decido di darle corda.
<
< Già, tu si che sei fortunata zia > >
le dico con tono
ammirato.
<
< Infatti! Povera nipote mia. Una misera sarta! Non
c'è proprio
nient'altro che vorresti fare? > >
Sono
indecisa se raccontarle o meno della mia disavventura al Moulin Rouge
di questa mattina, ma decido saggiamente di non dirglielo. Mia madre
non ne sa, e mai dovrà saperne niente, e mia zia ha la
lingua molto
lunga, specie quando ha bevuto, cioè sempre.
<
< Mmm... no, non mi viene in mente niente zia. E comunque cosa
potrei fare? A cosa mai può aspirare la figlia di una sarta?
> >
<
< Bé ma e tuo padre? Cosa ne pensa? > >
mi chiede la zia.
La
guardo perplessa. Per la miseria stasera è veramente ubriaca
fradicia!
<
< Ehm zia... non so chi sia mio padre. Ricordi? > >
<
< O cribbio è vero! Quel farabutto! Se lo becco
guarda! Lo
afferro per i baffi e gli tiro due schiaffi! > > esclama
lei su
tutte le furie.
Lo
sapevo che ce li ha i baffi!
Un
attimo. Come fa a sapere dei baffi? Per caso la zia si ricorda
qualcosa di mio padre? Magari lo ha conosciuto?
In
tutto questo tempo ho passato ore a chiedermi di chi mai potesse
essersi innamorata mia madre e mai una volta mi è saltato in
mente
di chiederlo alla persona che la conosce meglio di chiunque altro. Se
provassi a chiedere alla zia qualche informazione su mio padre adesso
che è sull'orlo di svenire per il troppo alcol magari potrei
scoprire qualcosa di interessante.
<
< Senti zia, mio padre, lo hai conosciuto? > >
tento
timidamente.
<
< Chi? Tuo padre? Certo che l'ho conosciuto! Non di persona
ovviamente, lui era troppo importante per frequentare gente come me.
A parte tua madre certo! > > dice facendomi l'occhiolino.
<
< In che senso troppo importante? > >
<
< Nel senso che la sua famiglia è ricca da far
schifo, ecco in
che senso! Dei magnati delle scarpe credo. > >
<
< All'epoca tua madre ed io aiutavamo tuo nonno al bancone del
pesce e lì si conobbero. Lui ci provò subito con
lei, che connard,
e
lei era tutta lusingata e faceva la civetta.
Si
frequentarono per un po', ma a un certo punto lui si tirò
indietro
perché uno del suo rango non poteva stare con la figlia di
un
pescivendolo, quel
batard!
Quando tua madre si accorse di essere incinta lui si era già
fidanzato con una squinzia con la puzza sotto il naso così
lei non
glie lo disse perché non voleva creargli dei problemi. Fossi
stata
io avrei fatto scoppiare uno scandalo!>>
<
< Si ok, ma lui te lo ricordi? > > dico
spazientita, la zia
sarebbe capace di andare avanti per ore, meglio fermarla subito. E
poi sono troppo curiosa di sapere di lui, delle sciagure di mia madre
magari parleremo un'altra volta.
<
< Ricordi com'era, come si chiamava? > >
<
< Come si chiamava? E chi se lo ricorda dopo tutti questi anni?
>
>
<
< Avanti zia, cerca di ricordarti. > > le chiedo
col tono
più supplichevole che riesco ad ottenere.
<
< Oh ok, fammici pensare un attimo. Aspetta...Claude? No...
Charles? Si ecco Charles, e il cognome, vediamo... cominciava con la
Z... me lo ricordo perché ho sempre pensato che fosse
insolito un
nome che cominciava con quella lettera... Za... Ze... Zi... oh
courage
Clementine
pensaci... ah voilà!
Zidler!
Charles Zidler, così si chiamava! > >
<
< Charles Zidler? > > ripeto stupita. Questo nome
mi dice
qualcosa ma non ricordo proprio dove potrei averlo sentito o letto.
<
< Ok zia, ora è meglio che vada altrimenti la mamma
mi farà
un'altra delle sue sfuriate! A presto! > >
Abbraccio
la zia e decido di avviarmi verso casa.
Charles
Zidler, Charles Zidler, Charles Zidler, dove l'ho già
sentito?
Mi
ripeto questo nome per tutto il tragitto e sono talmente assorta nei
miei pensieri che quasi non mi accorgo di essere di nuovo di fronte
al Moulin Rouge.
Mi
fermo a guardare l'insegna sospirando un po' malinconica.
Quanto
avrei voluto poter lavorare qui dentro!
Sui
muri sono affissi gli stessi manifesti che ho visto stamattina nella
hall d'ingresso, con la scritta
"Prossima apertura,gran serata il 6 ottobre" e
le ballerine sorridenti.
Alla
vista di quelle ragazze avverto una nota di tristezza pensando che
non sarò mai una di loro. Ripenso a come mi ha trattata la
signora
in nero e a come ha riso la sguattera quando una voce mi sussurra in
testa:””Quello?
E' Charles Zidler
il
proprietario del Moulin. Prova ad andare anche da lui a chiedere di
far la ballerina!””
Charles
Zidler, ma certo! Ecco dove ho già sentito quel nome!
Ma...un
attimo...Charles Zidler... proprietario...
questo significa che... non può essere. Io sarei la figlia,
per di
più nascosta, del signor tutto impettito nel suo bel costume
da
mille franchi proprietario del Moulin Rouge?
O
cielo, si, io Gabrielle Bouvier sono la figlia di uno degli uomini
più ricchi di Parigi, che ha comprato uno dei locali
più famosi di
Parigi!
Percorro
tutta la strada che mi rimane per arrivare a casa con mille pensieri
per la testa.
Siamo
sicuri, cioè proprio sicuri, al cento per cento, senza ombra
di
dubbio, che si tratti proprio di QUEL Charles Zidler? Potrebbe anche
trattarsi di un'altra persona con lo stesso nome. Però,
insomma,
quanti uomini potranno mai esserci a Parigi che hanno quel cognome?
Non sono neanche sicura che sia francese. Il signor cognome strambo
sa che esisto? Voglio dire, mia madre e lui sono stati insieme prima
che io nascessi e la zia Clementine mi ha assicurato che è
lui, ma
insomma, se si sono lasciati, o meglio lui ha piantato in asso lei
potrebbe anche essere che mia madre si sia consolata col primo che le
sia capitato a tiro e che io sia nata da quella infausta unione.
Ma
se è vero che io sono la figlia di un uomo così
illustre, la
domanda più importante è: a cosa mi
servirà aver scoperto
l'identità di mio padre?
Ho
bisogno di pensarci bene ma prima devo pensare a una spiegazione
valida da dare a mia madre, vedo la luce ancora accesa, mi
subirò
una bella lavata di capo quando tornerò.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo Quattro ***
Capitolo
quattro
<
< Miseriacca Gabi, dove diavolo ti eri cacciata? >
> la
lavata di capo di assale come una doccia fredda.
<
< Te l'ho detto ero da Elyse. Ha sempre un sacco di cose da
raccontarmi e poi era da tanto che non la vedevo > >
cerco di
difendermi come meglio posso.
<
< Cosa? Ma se vi siete viste stamattina! > >
Accidenti,
me lo sono scordata di nuovo! Devo assolutamente prendermi nota delle
frottole che racconto a mia madre.
<
< Si bé, per me è un sacco di tempo,
è la mia migliore amica,
il tempo trascorso insieme non è mai abbastanza >
> tento.
Mia
madre mi guarda con, eccolo lì, il solito sguardo
“ma ti ha dato
di volta il cervello” e capisco che è indecisa se
piangere o
strapparsi i capelli dalla disperazione.
<
< Gabi ,si può sapere che cosa diavolo ti sta
succedendo? Perché
credimi, figlia mia, sei, seppur impossibile, più strana del
solito!
Prima te ne esci con la storia che vuoi fare la ballerina. Poi rubi
il vestito della signora Boulin per andare a trovare Elyse e infine
mi dici che vuoi fare la sarta, cosa che ti sei sempre calorosamente
rifiutata di fare. Dimmi, è forse il caso che chiami il
medico? >
> sembra proprio allarmata.
<
< Ma no mamma, va tutto bene credimi. La storia della ballerina
era solo passeggera, non ho mai avuto la benché minima
intenzione di
fare quel mestiere. > > mento.
<
< Ho preso il vestito della signora Boulin per andare da Elyse
perché i miei abiti sono tutti rovinati e volevo essere
carina come
lei. > >
Questo
e' vero, i miei vestiti sono tutti sgualciti, Elyse invece ha sempre
delle mise super chic.
<
< Voglio davvero fare la sarta, è un mestiere molto
utile e
appagante > > mento di nuovo.
<
< Come vuoi tu > > si arrende < < Io
vado a dormire,
magari domattina mi sveglierò e mi accorgerò che
è stato tutto un
sogno, che va tutto bene e che ho una figlia normale! > >
<
< Si buonanotte mamma > > la saluto e decido che
anche per
me è ora di dormire.
Dormire,
certo.
Non
appena ho chiuso la porta di camera mia tutto mi è tornato
in mente.
La scoperta fatta stasera mi impedisce anche solo di chiudere occhio.
Deve
pur esserci qualcosa che posso ottenere da questa informazione.
Potrei
vendergli il mio silenzio per un sacco di franchi, così da
potermi
comprare un mucchio di vestiti bellissimi, e poi vedrai se non ci
sarà anche un solo uomo di Parigi che non si
volterà al mio
passaggio.
Potrei
imbrattare tutti i suoi bei manifesti scrivendoci sopra
“Padre
Indegno” o “Abbandonatore di ragazze
incinte”.
Potrei
convincerlo a sposare finalmente la mamma così saremmo
ricche da
fare invidia a chiunque e lei ed io passeremmo le giornate a cucire i
bellissimi vestiti delle ballerine. Cioè lei cucirebbe, io
farei il
filo a tutti i musicisti dell'orchestra.
Potrei,
potrei, uno sbadiglio mi distoglie dalle mie fantasie. Forse
è
proprio il caso di dormirci su.
Le
luci del palco si accendono e illuminano i volti degli spettatori.
In
sala scorgo Elyse e non posso fare a meno di notare l'espressione
d'invidia che alberga sul suo viso.
Jules,
inutile dirlo, è rivoltante come sempre.
La
mamma e zia Clementine sono sedute al tavolo con mio padre e sono
vestite divinamente. Vicino a lui Coralie mi saluta emozionata e
sorridente.
Eglantine
De la Tour mi si avvicina e mi dice: < < Gabi conto su di
te,
sei la stella di questo spettacolo, falli sognare! > >
Un
ragazzo, cioè il ragazzo più bello che abbia mai
visto mi prende
per mano e mi sussurra: < < Mi raccomando cherie,
sii splendida come sempre e vedi di non far girare troppe teste!
>
> poi si china per darmi un bacio sulle labbra.
Al
segnale di Eglantine le ballerine ed io saliamo sul palco
accompagnate dallo scroscio degli applausi.
La
mamma sprizza orgoglio da tutti i pori e il papà le tiene la
mano
con un gran sorriso.
La
musica comincia e io inizio a volteggiare facendo ruotare la gonna,
sollevando le mie magrissime gambe, e continuo a ballare accompagnata
dagli strumenti e dall'ovazione del pubblico.
Termino
la mia esibizione sotto una pioggia di rose e applausi.
Esco
di scena e tutte le altre ragazze si congratulano con me con frasi
tipo “Sei stata grande!”,”Menomale che ci
sei!”,”Sei la
ballerina più brava del mondo!”
Il
papà e la mamma vengono dietro le quinte e lui mi abbraccia
dicendomi “Gabi sei stata magnifica! La gente paga il
biglietto
solo per vedere te! Assumerti come prima ballerina è stata
la
migliore decisione della mia vita! Dopo aver sposato tua madre
ovviamente!”
Non
mi sono mai sentita meglio in tutta la mia vita.
Apro
gli occhi colpita da un lieve raggio di sole.
Lo
so.
So
a cosa mi servirà aver scoperto l'identità di mio
padre.
Mi
alzo carica di entusiasmo consapevole di avere uno scopo, e uno solo.
Esco
dalla camera ed evito accuratamente di incontrare lo sguardo della
mamma, so perfettamente che non ha creduto ad una parola di quello
che le ho detto ieri sera, non crede che io voglia diventare sarta, e
non voglio darle l'occasione di ritornare sul discorso, così
sistemo
un po' in giro, sapendo di avere il suo sguardo puntato addosso.
<
< Gabrielle, Coralie ed io andiamo a fare qualche commissione,
vieni con noi? > > mi chiede.
<
< Ehm... no, preferisco stare a casa, ho... preso freddo ieri,
non
mi sento molto bene > > rispondo usando la scusa vecchia
come
il mondo.
<
< Oh, ok, allora ci vediamo dopo > > risponde lei
un po'
stupita, sistema lo scialle sulle spalle di Coralie ed escono.
Appena
sento sbattere la porta corro in camera, mi guardo allo specchio
pettinandomi come meglio riesco, con le dita, mi pizzico le guance
per renderle un po' più rosse e mi mordo le labbra per
renderle più
carnose (trucchi che mi ha insegnato la zia).
Indosso
il vestito buono, il mio, agguanto lo scialle ed esco.
Come
ieri cammino svelta, attraverso le vie in modo furtivo con la testa
bassa, qualcuno potrebbe anche scambiarmi per una ladra ma voglio
solo arrivare al Mulino più in fretta possibile.
Per
la cronaca, non ho un piano.
Non
ho la più pallida idea di come fare.
Ieri
mi hanno praticamente cacciata via a calci, dovrò inventarmi
qualcosa.
Arrivo
davanti all'edificio, spingo la porta ed entro.
La
familiare musica di pianoforte giunge alle mie orecchie, ma decido di
non seguirla.
Eviterò
il palco oggi, non voglio incappare di nuovo nella coreografa, non
dopo le minacce di ieri.
Seguo
il corridoio fino ad arrivare nelle quinte.
Incontro
un signore in pantaloni da lavoro con la camicia con le maniche
arrotolate.
Un
operaio credo, dalla faccia mi sembra simpatico, quindi decido di
chiedere a lui.
<
< Buongiorno, sa per caso se posso incontrare il proprietario?
>
> chiedo titubante.
<
< Chi? > > mi chiede lui stupito.
<
< Il proprietario, il signor Ziedler > > specifico.
<
< Perché? > > mi chiede lui sospettoso.
Accidenti,
sono tutti così diffidenti qua dentro? Non voglio mica
accoltellarlo.
Devo
inventarmi qualcosa, qualcosa di efficace e plausibile.
<
< Ehm, io sono una sarta, una stilista, vorrei proporre dei
costumi di scena per le ballerine > > dico in un lampo di
genio.
<
< Oh, ok, il suo ufficio è in fondo al corridoio,
provi a vedere
se c'è > > mi dice indicandomi la strada.
<
< Grazie > > rispondo avviandomi.
Questo
è fatto.
Adesso
devo solo affrontare mio padre.
Arrivo
all'ufficio, sulla porta trovo un signore distinto che non conosco
che mi rivolge un sorriso.
<
< Si? Posso aiutarla? > >
<
< Buongiorno, vorrei incontrare il signor Ziedler >
>
rispondo.
<
< Perché? > > mi chiede anche lui.
Comincio
a temere che incontrare mio padre non sarà facile come
credevo.
<
< Sono una stilista, vorrei proporre dei miei modelli per le
ballerine > > rispondo meno convinta.
L'operaio
se l'è bevuta, ma questo signore temo di no.
Mi
fissa a lungo.
<
< Una stilista? Così giovane? > > m
chiede.
Non
esistono stiliste giovani? Oddio, non ne ho idea.
Saltello
da un piede all'altro nervosa.
Potrei
scappare e dimenticarmi di tutta questa storia, sono ancora in tempo
per unirmi alla zia Clementine nell'abbordare signori e fare la
“vita
di tutto rispetto” come dice lei.
<
< A dire il vero lavoro con mia madre, è sarta, io
disegno i
modelli e lei li cuce > > tento.
Continua
a fissarmi.
<
< Ok, veda cosa le risponde, ma fossi in lei non ci spererei,
è
sul piede di guerra in questi giorni > > mi risponde poco
convinto.
Perfetto.
Ieri
la coreografa mi caccia con la minaccia di chiamare i gendarmi e oggi
potrei finire pure peggio.
Busso
lo stesso.
Dall'altra
parte della porta sento un debole “avanti”
così entro.
E'
un ufficio semplice, improvvisato, una scrivania in fondo alla
stanza, un divanetto lungo la parete e dei quadretti sui muri.
Mi
avvicino al tavolo e lui non mi degna di uno sguardo.
E'
concentrato su dei documenti dall'aria ufficiale.
<
< Cosa c'è? > > mi chiede in modo
brusco sempre senza
guardarmi.
Sono
senza parole.
Per
la prima volta nella mia vita, io Gabrielle Bouvier, non so cosa
dire.
Quando
l'ho scoperto ieri non mi sono sentita emozionata o eccitata,
stamattina mentre venivo qui non ero in ansia o nervosa. Mi sono
comportata come se dovessi incontrare un tipo qualunque, ma questo
signore non è una persona qualsiasi, è mio padre.
E' la prima volta
che lo vedo, e che gli parlo.
Vorrei
quasi tirargli una sedia chiedendogli come ha osato abbandonare la
mamma e me, lasciandoci a vivere in un appartamento grande quanto
questo ufficio, mentre lui se ne andava in giro ad aprire locali alla
moda.
Non
ricevendo risposta da parte mia lui alza lo sguardo verso di me.
Per
un secondo noto che rimane stupito nel vedermi.
Mi
squadra guardandomi attentamente.
<
< Chi sei? > > mi chiede.
Faccio
un respiro profondo e gli rispondo.
<
< 19 anni fa lei ha frequentato una ragazza, Marie Bouvier
> >
comincio, e quando capisco di avere tutta la sua attenzione continuo
< < Lei lavorava al porto con la famiglia, al banco del
pesce,
vi siete visti per un po', poi lei se n'è andato. >
>
Lui
continua a fissarmi senza dire una parola, credo che sappia
già cosa
sto per dirgli, credo che l'abbia sempre saputo.
<
< Io sono la figlia di Marie, quindi > > prendo un
altro
respiro < < Anche sua. > >
Aspetto
in silenzio una sua reazione, una risposta.
Dopo
quelli che mi sembrano minuti interminabili lui mi dice <
< Sei
tale e quale a lei. > >
Non
mi aspettavo una risposta del genere. Pensavo che mi avrebbe fatta
portare via dai gendarmi, o peggio, che mi avrebbe spedita in casa di
cura.
Lui
sapeva. Sapeva che mia madre era incinta quando è andato via.
Probabilmente
sapeva che prima o poi sarebbe giunto il momento in cui una ragazza
avrebbe bussato alla sua porta rivendicando di essere sua figlia.
A
questo pensiero mi si gela il sangue.
Se
lui sapeva, probabilmente avrà preso da tempo le sue
disposizioni.
Farà di tutto per smentirmi e per dimostrare che sono pazza,
che mia
madre è pazza, dopotutto lui è un uomo
importante, io sono solo la
figlia di una sarta.
<
< Come l'hai scoperto? > > mi chiede curioso.
<
< Mia zia Clementine, me l'ha detto. La sera spesso è
un po'
alticcia > > dico con una risata nervosa.
<
< Ah si, la sorella stravagante > > mi dice come
se il
ricordo della zia risalisse a ieri.
<
< Mia madre non mi ha mai parlato di lei, non ha mai voluto
rivelarmi la sua identità > > preciso, se devo
finire al
fresco non voglio trascinare la mamma con me.
<
< Si, lo immaginavo, Marie è sempre stata una ragazza
speciale >
> mi dice con un tono dolce.
<
< E' da tanto che lo sai? > > mi chiede.
<
< No, l'ho scoperto solo ieri. > > spiego.
Lui
sembra accorgersi solo ora che io sono ancora in piedi così
mi fa un
cenno di sedermi su una poltrona di fronte alla scrivania.
<
< Lo dirai a tutti? > > mi chiede.
Ecco
la domanda più importante di tutte.
Lo
dirò? Rovinerò la sua reputazione? Potrei farlo,
contattare qualche
giornale, vendere la mia storia e rovinargli la vita.
Non
sono qui per questo, però, il mio scopo è un
altro.
<
< No > > rispondo decisa.
Lui
mi sembra stupito, probabilmente aveva già pronto il
libretto degli
assegni per comprare il mio silenzio.
<
< Non lo dirò, ma stavo pensando che forse lei,
potrebbe “darmi”
qualcosa in cambio > > noto che non capisce
così spiego < <
Insomma, io non rivelo a nessuno la mia identità e lei in
cambio
potrebbe farmi un favore. > >
Lui
mi fissa, incrocia le mani in grembo e ascolta la mia proposta.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo Cinque ***
Capitolo
cinque
<
< Vuoi diventare ballerina qui, al Moulin Rouge? >
> mi
chiede con un'espressione stupita.
<
< Ehm, si esatto > > rispondo.
<
< Sai ballare? > > mi chiede.
<
< A dire il vero no > >
< Gabrielle, l'apertura
è fra meno di un mese, dovrai imparare
tutti i passi da zero e risultare credibile. Le altre ballerine si
allenano da mesi. >
mi spiega poco convinto.
<
< Lo so, ma io lo desidero veramente, non ho mai desiderato
qualcosa così tanto, mi impegnerò, mi serve solo
un'occasione >
> dico con topo supplichevole.
<
< La signorina De La Tour è molto esigente, se
dovesse avere
anche solo il minimo sospetto che tu non abbia mai ballato in vita
tua pretenderà delle spiegazioni > > continua
lui sempre poco
convinto.
<
< Le posso assicurare che non si accorgerà di niente.
> >
Lui
ci pensa per un po', io non posso fare altro che stare seduta immobile
in attesa di una sua risposta.
<
< Ok > > risponde infine < < Tutto
quello che posso
fare è introdurti nel corpo di ballo, presentarti alle altre
ballerine e alla coreografa. > >
<
< Grazie > > rispondo sollevata.
<
< Al resto dovrai pensarci tu. Starà a te inventarti
un trascorso
da ballerina, imparare i passi e fare conoscenza con le altre. Io non
ti darò nessun tipo di aiuto, se qualcuno dovesse scoprire
che, che
sei… > >
<
< Non lo scopriranno > > lo interrompo <
< Nessuno lo
saprà. Lei mi assicuri che ballerò la sera della
prima e io non
dirò mai niente a nessuno, ha la mia parola. >
>
<
< Va bene > > si arrende.
Fa
per stringermi la mano ma si trattiene.
<
< Vieni che ti presento allora > > si alza
facendomi strada.
Lo
seguo non riuscendo a fare a meno di sorridere.
Sarò
una ballerina. Qui, al Moulin Rouge, il locale più originale
di
Parigi. Potrò indossare dei bellissimi costumi, essere
pettinata
alla perfezione e tutti gli sguardi saranno su di me.
Non
credevo sarebbe stato così semplice.
Non
avevo nessuna aspettativa, speravo di riuscirci certo, ma non avrei
mai creduto che il mio piano avrebbe funzionato.
Lo
so, è un ricatto, pretendere di essere assunta in cambio del
mio
silenzio non è un modo molto onesto di realizzare il mio
sogno, ma
aver scoperto l'identità di mio padre potrebbe essere la
cosa più
utile che mi sia mai capitata, e non ho intenzione di sprecarla.
Lui
sta rischiando grosso cedendo, se io non risulterò credibile
farà
la figura dell'idiota, significa che vuole a tutti i costi tenermi
nascosta, altrimenti non avrebbe mai accettato.
Ci
ritroviamo nel salone principale, le ballerine si stanno avviando
all'uscita, suppongo abbiano finito le prove.
<
< Un attimo, per favore > > il signor Ziedler le
ferma.
Mi
lancia un'occhiata nervosa e mi presenta < < Questa
è
Gabrielle, da domani proverà con voi, farà parte
del corpo di
ballo. > >
Dal
gruppo delle ballerine provengono dei brusii confusi, le noto che si
guardano stupite tra loro.
<
< Come scusi? > > tuona la signora Eglantine.
<
< Gabrielle ballerà con voi > > spiega
mio padre.
<
< E dove l'ha trovata? > > chiede la coreografa
sospetta <
> mi squadra
< <
Sei la pazza che è venuta qui ieri! > >
esclama.
Mio
padre mi lancia uno sguardo interrogativo ma non si scompone <
<
Il locale è mio, decido io chi assumere, da domani si
allenerà con
voi > taglia corto.
Il
suo tono non ammette spiegazioni, così la signorina De La
Tour si
limita a lanciarmi un'occhiata disgustata dicendomi < <
Domani
alle nove. Puntuale. > >
Mio
padre si congeda senza più degnarmi di uno sguardo, la
coreografa e
le ballerine se ne vanno insieme. Nessuna si è fermata a
parlarmi.
Suppongo
di dover essere felice, ho rimandato a domani le presentazioni, ho
tutto il giorno per inventarmi una storia credibile.
Esco
dal locale carica di entusiasmo. La prossima volta che
varcherò
questa soglia lo farò in quanto ballerina. Non riesco a
trattenere
una risatina e mi avvio verso casa.
Mia
madre non crederà alle sue orecchie quando le
dirò che ce l'ho
fatta.
Già,
mia madre. Cosa le dirò? Non posso certo dirle che mi sono
presentata al Moulin Rouge per ricattare mio padre, non sa neanche
che so della sua esistenza.
Percorro
il tragitto fino a casa cercando una scusa, qualcosa a cui mia madre
potrà credere.
Spingo
la porta di casa e non trovo nessuno.
Contenta
vado in camera, apro l'armadio e cerco un vestito adatto alle prove
di domani. Non ne ho molti, mia madre me li cuce su misura quando
trova la stoffa a buon mercato.
Cerco
un vestito il più possibile simile a quello che avevano le
ballerine, semplice ma non con la stoffa non troppo pesante
altrimenti suderò sette camice.
Mi
rendo conto che quello che ho addosso in questo momento
andrà più
che bene, è il vestito che metto tutti i giorni,
è semplice e
comodo. Provo a fare qualche piroetta, accenno qualche passo di danza
per vedere se è adatto. Perfetto.
Sento
la porta aprirsi così vado ad accogliere la mamma e Coralie.
<
< Ciao Gabi, aiutami con queste borse per favore >
> mi
chiede la mamma.
<
< Ancora vestiti? > > chiedo stupita.
<
< Si, mi ha fermato la signora Robyn, sua figlia ha da poco
cominciato il lavoro di istitutrice, vuole che tutti i suoi vestiti
siano sistemati, i bambini glie li strappano di continuo >
> mi
spiega.
<
< Tutti i suoi vestiti? Saranno una decina! > >
esclamo
tastando il contenute delle borse.
<
< Mi darai una mano tu, no? Vuoi imparare, l'hai detto ieri
> >
mi risponde lei tirando fuori la sua scatola da cucito.
Se
l'è bevuta?
<
< Si, a questo proposito, devo annunciarti una cosa >
> dico
orgogliosa.
<
< Mon Dieu, cosa c'è ora? > > mi chiede
allarmata.
<
< Ricordi l'altro giorno quando ti ho detto di voler far la
ballerina? > >
L'espressione
di mia mamma è un misto di incredulità ed
esasperazione < <
Gabrielle, pensavo avessi detto che scherzavi! > >
<
< A dire il vero ero seria > > comincio.
<
< Coralie, vai a giocare fuori > > ordina la mamma
< <
Ti ho già detto che non è possibile,
perché ti ostini? > >
mi chiede sconsolata.
<
< E invece è possibile > > dico
soddisfatta.
La
mamma mi guarda confusa.
<
< Ieri mattina, quando ti ho detto che ero da Elyse, in
realtà
sono andata al Moulin Rouge per fare un provino. Ci sono tornata
stamattina e mi hanno detto che mi hanno presa. > >
racconto
con convinzione la storia che mi sono inventata mentre tornavo a
casa.
Vorrei
tanto possedere uno di quegli apparecchi per scattare fotografie per
poter immortalare per sempre l'espressione che ha in questo momento.
< < C-cosa?
> >
mi chiede.
< <
Sarò
una ballerina, comincio le prove domani > > spiego meglio.
< < Ma...
ma, come hai fatto? > > mi chiede sempre più
stupita.
<
< Bé, mi sono presentata lì, ho detto
“Hei! Posso fare la
ballerina?” e mi hanno presa > > scherzo.
<
< Ma avevi detto che scherzavi > > ripete mia
mamma al
nulla.
<
< L'ho detto perché non ero ancora sicura che sarei
stata scelta,
ma adesso che lo so per certo te lo posso dire! > > dico
contenta.
<
< Ce l'hai fatta? > > mi chiede, forse realizzando
finalmente cosa le ho appena detto.
<
< Si > > dico.
<
< Cioè, tu, per una volta nella tua vita, hai fatto
una cosa che
hai detto che avresti fatto? > > mi chiede.
<
< Mamma, cosa? > > chiedo preoccupata.
Credo
che dovrò tirare fuori i sali, temo che mia madre stia
svenire.
<
< Gabrielle, è da quando sei piccola che ti inventi
mille
carriere diverse > > mi spiega < < Prima
volevi fare la
pasticcera, poi la macellaia, un giorno mi hai detto che saresti
partita per esplorare le Americhe. > >
Capisco
dove vuole arrivare.
<
< Poi, l'altro giorno te ne esci con la storia che vuoi fare la
ballerina e io ho pensato “Ecco, ci risiamo, un altro dei
suoi
piani assurdi che non si realizzerà mai”, e invece
ce l'hai fatta.
L'hai detto e lo hai fatto > > dice stupita.
<
< Si! > > dico entusiasta.
<
< Bé, malgrado mi risulti ancora un po' difficile
crederci, sono
contenta per te > > mi dice onesta.
<
< Grazie. > >
<
< Quindi, suppongo che dovrò sistemare tutti quei
vestiti da
sola? > > mi chiede lanciando uno sguardo sconsolato alle
borse.
<
< Comincio le prove solo domani, posso darti una mano >
> mi
offro.
Odio
cucire, il pomeriggio di ieri mi è bastato, ma dato che
probabilmente sarà l'ultima volta in cui toccherò
un ago in vita
mia e dato che la mamma si è dimostrata sinceramente
contenta per
me, posso fare uno sforzo.
In
due ci mettiamo pochissimo tempo a sistemare i vestiti della signora
Robyn, la mamma mi ha insegnato fin troppo bene, non mi sono quasi
più punta con l'ago e sono riuscita a ricucire un intero
vestito.
Sono molto ottimista sul lavoro di ballerina, se sono riuscita ad
imparare in un solo pomeriggio il noiosissimo mestiere di sarta, non
ci metterò molto a padroneggiare i passi di ballo.
Ho
imparato una cosa su di me in questi ultimi due pomeriggi con la
mamma, e cioè che imparo molto in fretta.
Mi
basterà osservare le ballerine un paio di volte per
diventare brava
e sembrare una vera professionista.
La
sera ottengo il permesso di andare a passeggiare vicino alla Senna,
così cammino per le vie, in modo tranquillo stavolta,
pensando a
quello che mi è successo negli ultimi due giorni.
Ho
passato anni a litigare con la mamma perché mi dicesse chi
fosse mio
padre, non ha mai ceduto, neanche una volta.
Ho
sempre pensato che fosse egoista da parte sua tenersi questo segreto,
mi ha portato ad elaborare le più disparate teorie
sull'identità di
mio padre.
Ho
pensato che fosse un criminale, qualcuno di pericoloso e che la mamma
ci stesse proteggendo. Ho temuto che fosse stata vittima di una
violenza e che si vergognava, ho pensato che mia madre avesse avuto
un'avventura con un uomo sposato e che non avesse mai detto niente
per paura di essere bollata come sciagurata. Certo, aver cresciuto
una figlia, poi un'altra, da sola senza mai avere un marito, non ha
aiutato la sua reputazione.
Quando
ero piccola le signore ci guardavano sempre dall'alto in basso con
aria di disappunto. Mi sono sempre chiesta perché mia madre
non
dicesse semplicemente a tutti che mio padre era morto in guerra o per
mare. Mai avrei immaginato che potesse trattarsi di una persona
così
facoltosa e importante, ma se, come dice la zia, lui l'ha abbandonata
da un giorno all'altro, perché tenerlo segreto? Io, proprio
come la
zia, avrei urlato ai quattro venti la verità, avrei
scatenato uno
scandalo.
A
un tratto però realizzo che ho avuto
l'opportunità di dirlo a
tutti, di riscattare la mamma una volta per tutte dimostrando che non
è una poco di buono, ma non l'ho usata.
Ho
preferito pensare a me stessa e usare quest'informazione per
realizzare il mio scopo, quindi se la mamma non lo ha mai detto a
nessuno deve aver avuto un buon motivo, proprio come ce l'ho avuto
io.
Certo
però che per preferire una vita di miseria lavorando come
una
schiava, piuttosto che presentarsi da lui a rivendicare ciò
che era
suo e pretendere una pensione per lei e per la figlia, bisogna
proprio avere una motivazione di ferro.
Magari
lo ha fatto. E' andata da lui, dalla sua famiglia, a dire che era
incinta e che lui l'aveva abbandonata, ma probabilmente l'avranno
mandata via non credendo ad una sola parola. L'avranno fatta passare
per matta, avranno detto a tutti che era isterica e che si era
inventata tutto. In questo caso però, mia madre sarebbe
stata
rinchiusa in casa di cura, prendono molto sul serio le malattie
mentali, e non mi sembra sia successo. Potrebbero averle dato dei
soldi, ma data l'importanza della famiglia sarebbero dovuti essere
molti soldi, abbastanza da vivere di rendita per un bel po' e, che io
ricordi, la mamma ed io siamo sempre state poverissime, e lei non mi
sembra proprio il tipo che sperpera un sacco di soldi in poco tempo.
C'è
solo uno scenario possibile a questa storia: la mamma e Charles erano
innamorati, lei è rimasta incinta e lui l'ha lasciata,
proprio come
ha detto la zia, e lei, quale che fosse il motivo, non ha mai voluto
dire niente a nessuno. Nessun ricatto, nessuno scandalo.
Se
la mamma dovesse scoprire come ho ottenuto il lavoro al Moulin Rouge
credo proprio che mi ucciderebbe. Lei che con tanta volontà
si è
impegnata a tenere nascosta l'identità del suo innamorato
senza
creare nessun problema a nessuno (se non forse solo a lei), si
ritrova con una figlia che una volta scoperta l'identità di
suo
padre non ha avuto migliori idee che di ricattarlo.
Darebbe
di matto, con molte probabilità mi strangolerebbe col suo
filo da
sarta e mi getterebbe nella Senna.
Devo
assolutamente fare in modo che non lo scopra mai, devo diventare
bravissima, quando verrà a vedermi la sera della prima non
dovrà
avere il minimo dubbio che io sia stata assunta perché sono
brava e
non perché ho ricevuto qualche aiuto.
Un'idea
improvvisa mi colpisce. Se la mamma verrà a vedermi ci
sarà la
possibilità che incroci mio padre. Vedendolo
capirà subito che c'è
qualcosa sotto, che io so. Questo pensiero mi fa rabbrividire, mi
stringo nello scialle e mi avvio verso casa.
La
mamma non deve scoprirlo, ma soprattutto non deve assolutamente, in
nessun caso incrociare mio padre. Non solo perché mi
ucciderebbe, ma
anche perché credo che vedendolo potrebbe avere un collasso,
o un
esaurimento nervoso.
Ho
la prova certa che sono 19 anni che non si vedono, ma si
riconoscerebbero di sicuro, Charles appena mi ha vista ha capito
subito chi ero, ha detto che sono uguale alla mamma, quindi si
ricorda perfettamente di lei, e sono pronta a scommettere che anche
lei si ricorda benissimo di lui.
Non
posso certo vietare alla mamma di venire a vedermi, essere ballerina
al Moulin Rouge potrebbe essere l'unica soddisfazione che le
darò
mai, vorrà a tutti i costi venire a vedermi, anche
perché qualcosa
mi dice che non ci crederà finché non lo
vedrà coi suoi occhi.
Charles è il proprietario, non posso dirgli di non
presentarsi,
farebbe la figura dell'idiota.
Potrei
avvisarlo che la mamma sarà presente e di rimanere discreto,
ma non
penso funzionerebbe, sarà la sera della prima, il suo nome
sarà
dappertutto, anche non incontrandolo di persona la mamma
scoprirà
che il locale è suo.
Accidenti,
non avevo pensato a questo dettaglio.
Sono
ancora più decisa ad impegnarmi con tutte le mie forze,
dovrò
sembrare in tutto e per tutto una ballerina, studierò il
loro
portamento, il loro modo di parlare e di comportarsi. Dovrò
essere
bravissima, così quando la mamma scoprirà che il
Moulin appartiene
a Charles Ziedler potrò dirle con nonchalance che io sono
stata
assunta dalla coreografa e che non ho mai incontrato di persona il
proprietario, magari chiedendole pure “Perché, lo
conosci?”.
Con
un po' di fortuna lei ci cascherà e mi risponderà
“Certo che no”,
non sospettando mai che io in realtà so perfettamente chi
è, e
crederà si tratti semplicemente di una coincidenza.
Ho
qualche dubbio su questo piano, ma per il momento è l'unico
che ho.
Entro
in camera in punta di piedi per non svegliare Coralie e mi metto a
dormire.
Avrò
bisogno di tutte le mie forze per le prove di domani.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo Sei ***
Capitolo
sei
Mi
sveglio al suono della mamma che lavora nella stanza a fianco, la
sento borbottare, probabilmente sta ancora rammendando qualche
vestito.
Mi
stiracchio sorridendo e mi alzo.
Prendo
la brocca e verso dell'acqua nel catino per lavarmi la faccia, mi
pettino come meglio riesco, non voglio disturbare Coralie, e mi vesto
con il vestito che ho scelto ieri, che è quello che indosso
tutti i
giorni. Avrei preferito avere un vestito pulito per il primo giorno
di prove, ma dato che il compito del bucato spetta a me, non avevo
nessunissima voglia di lavarlo, anche perché avrebbe
significato
lavare anche tutti i vestiti della mamma e quelli di Coralie. Non che
ne avrei avuto il tempo comunque, ho scoperto delle prove solo ieri,
il pomeriggio l'ho passato a cucire con la mamma e dato il clima,
piove praticamente ogni giorno, non sarebbe mai stato asciutto. Poco
importa, quando sarò una ballerina affermata avrò
un sacco di
vestiti, non dovrò più preoccuparmi del bucato.
Vado
nella stanza da giorno e come previsto trovo la mamma china su un
vestito.
<
< Hai già cominciato a cucire? > > le
chiedo.
<
< Si, sto sistemando questo mio vecchio vestito >
> mi
spiega < < Non lo uso più, ma è
ancora buono, la stoffa è
molto leggera e resistente, pensavo che con un orlo potrebbe andarti
bene per le prove. > >
<
< Mamma > > dico commossa < <
Grazie. > >
<
< Che nessuno dica che mia figlia si presenta al Moulin Rouge
con
un vestito sgualcito! > > dice con una risatina.
<
< A proposito a che ora devi essere lì? >
> mi chiede.
<
< Mmm, alle nove. > >
<
< Bé, farai meglio a sbrigarti allora, mancano dieci
minuti alle
nove > > mi dice indicando l'unico orologio che abbiamo
in
casa, il vecchio orologio da taschino di mio nonno.
Spalanco
gli occhi, non riesco a credere che arriverò in ritardo il
primo
giorno di prove.
<
< Saperlipopette*!
Devo scappare! > > esclamo.
Afferro
gli stivaletti, me li infilo ai piedi senza tante cerimonie senza
neanche allacciarli e mi fiondo fuori dalla porta.
Corro
a perdifiato per le vie, non guardo neanche dove sto andando, schivo
alcuni passanti, beccandomi qualche maledizione, e per poco rischio
di schiantarmi contro un carretto.
Continuo
a correre e a un certo punto Bam! Mi ritrovo col sedere per terra.
Accidenti,
sono inciampata nei lacci. Imprecando mi allaccio i miei dannati
stivaletti, mi rialzo massaggiandomi le ginocchia e ignorando il
dolore mi rimetto a correre.
Corro
più veloce possibile e finalmente sono davanti al Mulino.
So
di avere un aspetto orribile, sono tutta spettinata, ho il vestito
stropicciato e le calze sporche, non immaginavo certo di affrontare
il mio primo giorno da ballerina in questo stato, volevo essere
perfetta.
Prendo
un respiro profondo ed entro.
Seguo
la musica del pianoforte e mi reco nel salone principale.
Senza
volerlo sbatto la porta dietro di me e il pianoforte smette
immediatamente di suonare.
Le
ballerine si fermano e la signorina De La Tour si gira verso di me.
<
< Sei in ritardo > > tuona.
<
< Si, lo so, io, scusi > > farfuglio, questa donna
mi mette
in agitazione.
Senza
aver sentito una parola, la coreografa batte la mani ed esclama
<
< E cinque, sei, sette, otto! >
Il
pianoforte ricomincia a suonare e le ragazze ricominciano a ballare.
Io
resto immobile.
Non
so cosa devo fare, devo avvicinarmi, rimanere qui?
La
coreografa non mi ha dato nessuna indicazione.
Mio
padre ieri le ha detto che mi sarei allenata con loro, ma lei si sta
comportando come se non esistessi.
Forse
finiscono questa coreografia e poi si presentano.
Resto
immobile vicino alla porta altri dieci minuti buoni e nessuno si
ferma, nessuno si presenta.
<
< Oggi guardi e basta > > mi dice secca la
signorina De La
Tour alzando la voce per farsi sentire oltre il pianoforte.
<
< Oh, ok > > rispondo stupita.
Mi
avvicino al gruppo di ballerine e mi sistemo su una sedia.
Le
prove continuano per un'altra ora.
La
coreografa continua a battere le mani, ferma il pianista con un
semplice gesto della mano e lo fa ripartire con altrettanta
semplicità.
Ad
ogni suo gesto, le ballerine si fermano.
<
< Più in alto le gambe! > > esclama.
< < E piroette,
salto, salto, gambe in alto! > > continua.
Le
ballerine, una decina, tutte i fila una vicina all'altra seguono il
ritmo del pianoforte e a tempo saltano e alzano le gambe sollevando
le gonne e la sottogonna.
La
musica è velocissima, non neanche come faccia il pianista a
suonare
così velocemente, ha un ritmo molto incalzante e non
rallenta mai.
A
turno le ballerine fanno una specie di acrobazia al centro della
pista mentre le altre saltellano tenendo le gonne sollevate.
Non
ho mai visto niente del genere.
Appoggiano
le mani a terra e si sollevano ruotando le gambe in aria.
Continuano
a saltellare e volteggiare per un'altra ora almeno, senza mai
fermarsi, senza una pausa.
Al
gesto di Eglantine la musica e le ragazze si fermano.
<
< Adesso proviamo il finale, mi raccomando > >
dice
minacciosa < < A tempo, e sincronizzate! > tuona.
Con
un gesto della mano fa ripartire la musica e le ragazze saltellano in
fila, sollevano ancora più in alto le gambe e terminano
tutte a
terra con le gambe divaricate.
Non
riesco a credere ai miei occhi.
Cos'era
quello?
<
< Bene, per oggi abbiamo finito. Inutile dire che fate schifo.
>
> dice la coreografa.
<
< Ci vediamo lunedì, e mi raccomando >
> dice rivolta a me
< < Puntuale. > >
Esce
sbattendo la porta.
Le
ragazze borbottano tra di loro, capto frasi come “Oggi era
più
antipatica del solito” o “Non ce la faccio
più, ancora una
settimana così e mi uccido!”
Nel
gruppo riconosco le ballerine che vidi quella sera. Una bionda
dall'aria simpatica e una moretta con la vita più sottile
che abbia
mai visto.
Non
so se avvicinarmi per fare conoscenza o se aspettare che siano loro a
presentarsi.
Opto
per la prima così mi alzo dalla sedia, trattengo un lamento,
la
caduta di prima si fa sentire prepotente ed essere rimasta seduta
immobile per due ore non mi ha aiutata.
Mi
avvicino alle ragazze che, in formazione compatta mi sfrecciano
davanti ed escono dalla sala.
Non
uno sguardo, non un saluto.
Rimango
pietrificata sul posto chiedendomi cosa avrò mai fatto di
male
quando sento la porta dietro di me aprirsi.
<
< Sono andate tutte via? > > una voce che ormai
conosco bene
mi chiede.
<
< Si, le prove sono finite > > rispondo girandomi
verso mio
padre.
<
< Com'è andata? > > mi chiede con un
po' di apprensione.
<
< Non è andata, oggi la Signorina De La Tour mi ha
fatta solo
guardare > > rispondo.
<
< Bé, meglio no? Almeno ti sei potuta fare un'idea di
come sarà
e hai il week end per studiare un po' i passi da sola > >
mi
dice.
Non
ci avevo pensato.
Ero
talmente offesa quando Eglantine mi ha ordinato di sedermi che non ho
realizzato che in realtà ho avuto una gran fortuna.
Diciamocelo,
ho voluto a tutti i costi diventare ballerina ma non avevo la
più
pallida idea di cosa fosse il can-can e di come si ballasse.
Mio
padre ha ragione, le “prove” di oggi sono state
molto utili.
<
< E' vero. Dovrei essere contenta > > dico
sconsolata.
<
< Cosa c'è? > > mi chiede.
<
< Niente, è solo che, nessuna delle ballerine si
è presentata,
dovremmo ballare insieme, ma nessuna si è fermata a parlare
con me >
> dico sentendomi completamente stupida.
Non
riesco a credere che me ne sto qui a piagnucolare e a lamentarmi con
un signore che fino a ieri non conoscevo e che per di più
è mio
padre.
Lui
fa una risatina e mi aspetto che mi prenda in giro invece mi risponde
< < E' normale, loro hanno affrontato delle selezioni di
ferro,
avrai notato anche tu che la De La Tour è tosta. E'
bravissima, per
carità, per questo l'abbiamo voluta, ma è uno
squalo. Hanno sudato
per essere scelte, tu invece arrivi qui e con un mio schiocco di dita
vieni assunta. > >
<
< Quindi mi odieranno tutte a morte? > > chiedo
preoccupata,
mi basta avere la coreografa che mi detesta, se ci si mettono anche
le ballerine ho chiuso.
<
< Ma no! > > dice ottimista < <
Bé, magari un po'
all'inizio, ma poi vedrai che farete amicizia. >
<
< Speriamo > > dico cercando di sembrare ottimista.
<
< Allora ci vediamo lunedì? > > mi
chiede < < Cioè,
lunedì ti presenti vero? Verrai alle prove? >
aggiunge in
fretta.
<
< Certo che verrò alle prove! Voglio diventare
ballerina, non ho
intenzione di gettare la spugna! > > dico convinta.
<
< Ottimo allora > > dice.
Sembra
che voglia aggiungere altro, invece si limita a dirmi < <
A
presto. > >
<
< Certo, a presto > > gli rispondo.
Esco
dal teatro zoppicando, sembro reduce da una guerra.
Ci
impiego un'eternità a camminare fino a casa, il ginocchio mi
fa
malissimo, quando arrivo non trovo nessuno.
La
mamma sarà andata a riconsegnare i vestiti alla signora
Robyn e
Coralie è a scuola.
Ne
approfitto per sfilarmi le calze ancora sporche di fango, le sciacquo
nella tinozza e le metto a stendere. Noto con disappunto che
c'è un
buco all'altezza di dove sono caduta, mi serviranno delle calze
nuove.
Mi
siedo sul divanetto e mi passo la spugna bagnata sul ginocchio per
lavare via il fango e darmi un po' di sollievo. Spero non si gonfi,
non posso permettermi di avere un infortunio a così poche
settimane
dall'apertura, in più devo trascorrere più tempo
possibile a
provare i movimenti. Lunedì dovrò arrivare al
Mulino avendoli
padroneggiati meglio possibile, così dovrò solo
imparare la
sequenza dei passi e poi potrò cominciare ad allenarmi con
le altre
ballerine per davvero.
Mi
ricordo tutti i movimenti, bisogna saltellare sul posto e sollevare
le gambe agitando la gonna, non dovrei aver problemi.
Non
ho la minima idea però di come riprodurre quella strana
acrobazia
che ho visto fare, per non parlare di quel passo finale con le gambe
divaricate.
Metto
giù la spugna e decido di provare.
Sento
ancora dolore a reggermi in piedi quindi mi siedo per terra e provo a
divaricare le gambe il più possibile. Le ballerine avevano
praticamente una gamba di fronte a loro e una dietro, quindi mi siedo
con la gamba destra, quella malata, dritta davanti a me, e la
sinistra piegata vicino al fianco.
Poco
alla volta, prendendo dei respiri profondi, provo a muovere la gamba
sinistra più indietro possibile.
Spalanco
gli occhi. E' come se le mie gambe stessero prendendo fuoco, sento
tutti i muscoli, che non sapevo neanche di avere, tirare in modo
assurdo, sembra che qualcuno mi abbia infilato in una di quelle
macchine da tortura medievali in cui tiravano le persone
finché si
strappavano in due.
Trattengo
un lamento e mi tiro su in piedi.
Torno
a sedermi e rimetto la spugna bagnata sul ginocchio, magari mi ha
fatto così male perché ho la gamba ferita, ci
riproverò quando il
ginocchio sarà meno dolorante.
La
mamma arriva mi lancia un'occhiata e quando nota il mio ginocchio mi
chiede preoccupata < < Sacre
bleu,
Gabi, cosa hai fatto? > >
<
< Niente, sono solo caduta > > spiego.
<
< Quando? > >
<
< Durante le prove > > invento, non posso certo
dirle che
sono caduta mentre mi recavo
alle prove, mi prenderebbe in giro a vita.
<
< Sei caduta ballando? E' così difficile? >
> mi chiede.
<
< Ma no!>> minimizzo < < Sono caduta
proprio alla fine
provando un'acrobazia. > >
<
< Un'acrobazia? > > mi chiede stupita <
< Da quando
sai fare le acrobazie? > >
<
< Non le so fare, per questo sono caduta. > >
Vedo
che trattiene una risata così mi affretto ad aggiungere
< < Ma
adesso ho capito come funziona, ho solo sbagliato a posizionare le
mani > > cerco di sembrare esperta.
Devo
assolutamente imparare il nome tecnico dei passi, non posso
continuare a chiamarli saltelli e acrobazie.
<
< Se lo dici tu > > mi dice poco convinta <
< Ti
prendo l'unguento, spalmalo sopra così non si gonfia.
>>
Sparisce
nella sua stanza e ne esce con un vasetto che sprigiona un odore
infernale.
<
< Mon
Dieu
no! > > esclamo disgustata. Conosco benissimo quel
“rimedio”,
la mamma me lo spalma ovunque da quando ero piccola, funziona, ma ha
un odore talmente cattivo e persistente che ti rimane addosso per
giorni.
<
< Non fare tanto la schizzinosa > > mi rimprovera
< <
Se ti si gonfia non potrai più fare le prove.>>
Mi
afferra la gamba e ci spalma sopra una generosa dose di unguento.
Passo
il resto del pomeriggio stesa sul letto con la gamba attentamente
sistemata sopra le coperte, non voglio macchiare tutto, mi alzo solo
per mangiare.
La
sera la mamma va a lavorare alla bettola e io rimango in camera con
Coralie che mi legge un libro di scuola finché non mi
addormento.
Sabato
mi sveglio e noto con soddisfazione che il ginocchio non è
più
gonfio e non mi fa neanche molto male.
Mi
lavo bene la gamba con molto sapone per cercare di togliermi l'odore
dell'unguento, mi vesto e decido di andare a far visita ad Elyse.
Non
la vedo da molto, la sua vita matrimoniale le porta via molto tempo,
e quello libero lo preferisce passare con le sue nuove amiche
sposate.
Continuo
a chiamarla la mia migliore amica perché è
l'unica che ho, ci
conosciamo dai tempi della scuola, una volta finita lei ha voluto
sposarsi e io sono rimasta a casa con la mamma.
Busso
alla sua porta e viene ad aprirmi Jules.
Questo
ragazzo mi fa lo stesso effetto dell'unguento della mamma ma lo
saluto sorridendo come faccio sempre.
<
< Entra, Elyse è nel boudoir,
si sta preparando > > mi spiega facendomi entrare.
Mi
sistemo sul divano ma subito sento la voce della mia amica trillare
<
< Gabi! Bonjour! Stavo proprio uscendo a fare compere,
accompagnami! > >
Acconsento
controvoglia, non vorrei sforzare troppo il ginocchio, ma conoscendo
la mia amica, ha un passo talmente lento che non dovrei stancarmi
troppo.
Come
previsto, Elyse si ferma ad ogni bancarella del mercato esclamando
parole come “Adorabile”,
“Delizioso”, “Sublime”.
<
< Questa stoffa è bellissima, tua madre potrebbe
confezionarti un
vestito divino > > mi dice indicandomi un tessuto rosa
pallido.
Io
odio il rosa pallido. Da quando è sposata Elyse indossa un
sacco di
abiti color pastello, rosa, azzurro, una specie di viola che ho
scoperto chiamarsi glicine. Io, invece, indosso sempre gli stessi
colori scuri, sono più pratici per fare le faccende
domestiche, se
ti sporchi non si nota.
<
< E quando lo indosserei? > > le chiedo.
Quando
sarò una ballerina famosa, penso.
<
< Bé, potresti indossarlo alla cena di sabato
prossimo > >
mi dice con un sorrisino.
<
< Quale cena? > > chiedo stupita.
Da
quando è sposata l'unica attività che facciamo
è questa,
passeggiare per il mercato, non mi invita mai alle sue feste.
<
< Ho deciso di organizzare una cenetta al ristorante sabato.
Solo
tu, io e Jules. > > mi spiega.
<
< E Gregoire > > aggiunge guardandomi di sottecchi.
<
< Chi? > > chiedo.
<
< Oh, è un socio di Jules, è adorabile,
il
tipo giusto per te! > > dice con entusiasmo.
Eccola,
ci risiamo.
Un
altro amico, socio, cugino di Jules che è perfetto per me.
Come
faccio a dire alla mia amica che chiunque sia anche solo minimamente
relazionato con il suo ributtante marito non è assolutamente
il tipo
giusto per me?
<
< Elyse, un altro? > > chiedo con un lamento.
<
< Si! Prima o poi qualcuno ti andrà bene! >
> mi dice
convinta.
<
< Senti, io > > comincio.
<
< No, senti tu Gabrielle > > mi interrompe
< < Non
puoi continuare a fare la difficile, te l'ho detto mille volte! Non
vorrai ritrovarti come tua madre! > >
Il
solito discorso. Sa che odio quando critica mia madre, e adesso che
ho scoperto di mio padre mi da ancora più fastidio del
solito.
<
< Elyse, non ho intenzione di ritrovarmi come mia madre >
>
tento.
<
< E' la fine che farai invece! > >
Alzo
gli occhi al cielo come faccio sempre quando attacca questo discorso.
<
< E poi non puoi continuare a vivere con lei, la gente
penserà
che sei strana. Devi trovarti un marito che provveda a te! >
>
Ho
la tentazione di infilarmi le dita nelle orecchie e cominciare ad
urlare come fanno i bambini quando fanno i capricci.
Di
solito le avrei dato corda, l'avrei fatta contenta dicendole che ha
ragione, ma oggi no.
<
< Non mi serve un marito che mi mantenga! > >
esclamo
decisa.
<
< E cosa farai, allora? > > dice, ma senza alzare
la voce,
lei è una signora per bene.
<
< Ho un lavoro adesso, potrò benissimo provvedere a
me stessa >
> dico trionfante.
La
mia amica rimane spiazzata ma si ricompone subito < < E
che
lavoro sarebbe? > > mi chiedo con scherno.
<
< Ballerò al Moulin Rouge! > > dico
soddisfatta < <
Sai quel locale alla moda in cui andrai con Jules? > >
chiedo
pur sapendo benissimo che sa di che posto sto parlando.
<
< Cosa? Come hai fatto? > > mi chiede sospettosa.
<
< Sai Elyse, ci sono persone che sanno fare altro che sorridere
e
annuire > > dico acida.
<
< Bé, resta il fatto che rimarrai zitella. Una
ballerina zitella
> > mi dice senza scomporsi.
La
sua abilità di avere sempre una risposta tagliente pronta mi
affascina ogni volta.
<
< Ok, verrò alla tua cena > > mi
arrendo come sempre.
<
< Ottimo > > dice battendo le mani <
< E, Gabi, dicevo
sul serio sul vestito, non provarti a presentarti con una delle tue
mise
da sguattera > > aggiunge con un sorrisino.
*saperlipopette:
per dindirindina
|
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Capitolo 7 *** Capitolo Sette ***
Capitolo
sette
Trascorro
tutto il week end a provare i passi.
Saltello
sul posto, alzo le gambe e sollevo la gonna.
Ho
preso l'orologio del nonno per controllare quanto tempo resisto prima
di stancarmi.
8
minuti.
Le
ballerine hanno provato per ore senza sosta, io comincio a
boccheggiare dopo pochi passi, per non parlare del fatto che non
riesco a sollevare le gambe in alto come loro, e non sono per niente
tese.
Mi
basterebbe un po' più di allenamento, ma il fatto
è che devo
sembrare una ballerina esperta, restano solo un paio di settimane di
prove generali e lunedì devo arrivare al Mulino e provare
con le
altre ragazze sembrando una di loro.
Continuo
a provare fino alla sera di domenica prima di gettare la spugna.
Non
sembro una ballerina esperta, la De La Tour lo capirà subito.
Le
gambe mi fanno malissimo, non avevo mai fatto uno sforzo del genere e
sono stanca morta. So che domani dovrò inventarmi qualcosa,
devo
trovare una scusa per evitare le prove con le altre ancora qualche
giorno, ho bisogno di guadagnare tempo.
Mi
metto a dormire tutta dolorante sperando che la notte mi porti
qualche idea.
Mi
sveglio, mi lavo e mi vesto, vado nella stanza da giorno e controllo
l'ora. Otto e dieci, almeno oggi non arriverò in ritardo.
Ho
deciso di sfruttare la caduta di venerdì a mio vantaggio,
dirò alla
coreografa che mi sono infortunata durante il week end e che il
medico mi ha consigliato di non sforzare la gamba.
Sperando
di cavarmela con la mia frottola mi avvio verso il Mulino.
Arrivo
addirittura in anticipo, non c'è nessuno nel salone,
così accenno
qualche passo.
Saltello
sollevando la gonna, mi siedo a terra riprovando a divaricare le
gambe, ma come previsto la mia gamba sinistra non si sposta di un
millimetro senza farmi un male atroce così mi arrendo, mi
rimetto in
piedi e aspetto le altre.
La
coreografa è la prima ad arrivare, mi lancia un occhiata e
dice
< < Almeno oggi sei in orario. > >
E'
il momento.
<
< Ehm, signorina De La Tour? > > dico
avvicinandomi.
L'unica
risposta che ottengo è uno sguardo interrogativo
così continuo <
< Ehm, vede, sabato ho subito un brutto infortunio al ginocchio
ballando, e, ehm, il medico ha detto che è meglio se non
provo oggi
> > dico facendomela sotto dalla paura.
<
< Non balli? > > mi chiede con tono piatto.
<
< E quando avresti intenzione di ballare? > >
continua senza
lasciarmi modo di risponderle.
<
< Molto presto, glie lo assicuro > > dico con voce
tremante.
La
coreografa emette una specie di grugnito e si allontana per parlare
con il pianista.
Ce
l'ho fatta. L'ho passata liscia, ci è cascata.
Le
ballerine arrivano come sempre in gruppo, la bionda mi lancia delle
occhiate e io cerco di fare finta di niente.
<
< Ok, cominciamo! > > tuona Eglantine battendo le
mani.
Io
mi sistemo sulla solita sedia e passo le seguenti due ore ad
osservare le ballerine.
A
prove finite se ne vanno tutte, come sempre nessuno mi saluta.
Mi
alzo dalla sedia stiracchiandomi quando mi accorgo che la ballerina
bionda è ancora qui.
<
< Come ti chiami? > > mi chiede in modo gentile.
<
< Io? > > chiedo stupita < < Ehm,
Gabrielle. > >
<
< Io sono Louise > > mi dice porgendomi la mano.
La
stringo sorridendo, è la prima ballerina che si presenta.
<
< Ti faccio fare un giro? > > mi chiede.
Resto
spiazzata dalla sua proposta ma accetto con piacere.
La
ballerina mi guida attraverso il Mulino, dietro le quinte. Ci sono
dei ragazzi intenti a dipingere dei grandi pannelli di legno con
alberi e fiori.
<
< Cosa fanno? > > chiedo interessata.
<
< Dipingono i fondali per il palco > > mi risponde.
<
< Dietro al palco ci saranno degli sfondi mobili, che
cambieranno
a seconda delle esibizioni > > mi spiega quando nota la
mia
espressione persa.
Proseguiamo
per i corridoi quando incrociamo due uomini, uno alto e biondo e uno
di colore con i capelli ricci neri.
<
< Hei Louise! > > la salutano facendole
l'occhiolino mentre
si avviano all'uscita.
Lei
fa una risatina e mi dice < < George e Rafael, non
considerarli, sono due clown! > >
<
< Cioè? Sono buffi? > > chiedo.
<
< Ma no! > > scoppia in una risata <
< Fanno i clown!
Di mestiere, avranno degli sketch tra una danza e l'altra, si fanno
chiamare Footit e Chocolat. > >
<
< Oh > > è tutto quello che riesco a
dire, sono
affascinata.
Louise
mi porta in una stanza con degli specchi, delle poltroncine e un
sacco di abiti appesi sparsi.
<
< Questo sarà il nostro camerino, dove ci vestiamo,
ci pettiniamo
e ci trucchiamo. Lì ci sono i cappelli > > mi
spiega.
Rimango
a bocca aperta nel vedere tutti i vestiti, non riesco a credere che
potrò indossarli, per non parlare dei cappelli. Io ne ho
solo uno ed
era della mamma, ma questi sono bellissimi.
Passiamo
davanti all'ufficio di mio padre e Louise sottovoce mi dice <
<
Questa zona è proibita, è l'ufficio del
patron!
> >
Non
sa che solo qualche giorno fa io mi trovavo proprio in quell'ufficio
per ricattare il patron.
<
< Allora, dov'è che hai ballato? > > mi
chiede
all'improvviso.
<
< Io? > > chiedo per guadagnare tempo <
< In un sacco di
posti, ma non a Parigi, altrove > > dico vaga.
<
< Tipo? > > insiste.
<
< Ehm, Toulouse, Bordeaux, quei posti lì. >
>
<
< Ok > > dice poco convinta.
<
< Ti ho vista prima > > continua.
<
< Quando? > > chiedo preoccupata.
<
< Quando pensavi di essere da sola > > mi spiega
< <
Ero dietro al palco a fare il filo a Marcel, ti ho vista, diciamo,
provare. > >
<
< Oh, quello > > minimizzo < < Non
stavo proprio
provando, sai ho una gamba infortunata > > dico
tranquilla.
<
< Balli in modo strano > > mi dice, il suo tono
è
tranquillo, non è minacciosa. Comincio a sudare freddo.
<
< Oh, è che io ho un metodo particolare, sai ho
studiato il
metodo Willems, non so se lo conosci, è un coreografo
polacco, a
Toulouse è molto conosciuto > > mi arrampico
sugli specchi.
Noto
che lei trattiene un sorriso.
<
< Senti, io so che non ti sei infortunata, sono dieci minuti che
camminiamo e non hai zoppicato neanche una volta. > >
Mi
ha beccata.
Cerco
qualche scusa mentre lei continua < < E sono quasi certa
che tu
non sia una ballerina. > >
Sto
per scoppiare a piangere, sono in trappola, adesso lei andrà
dritta
dalla De La Tour a dire che sono un'impostora e mi sbatteranno fuori
dal Moulin.
<
< Louise, io… > > comincio con tono
flebile.
<
< Posso insegnarti io > > mi dice cogliendomi di
sorpresa.
<
< Cosa? > > chiedo per essere sicura di aver
capito bene.
<
< Posso insegnarti i passi, la coreografia, posso farti
diventare
una ballerina, l'ho già fatto in passato > >
mi dice
tranquillamente.
<
< Perché lo faresti? > >
<
< Bé, a quanto pare il signor Ziedler ti ha assunta
senza motivo,
ma non è possibile, quindi devi essere speciale >
> dice come
se fosse ovvio.
< < E poi, mi
annoio > > aggiunge facendomi l'occhiolino.
|
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Capitolo 8 *** Capitolo Otto ***
Capitolo
otto
Ancora
non riesco a credere di essere stata così fortunata.
Non
solo Louise non dirà niente a nessuno, ma ha anche promesso
che mi
darà delle lezioni private di ballo il pomeriggio.
<
Tu fingi l'infortunio ancora per qualche giorno, al resto ci penso io
> mi ha detto prima di salutarmi.
Mi
ha dato appuntamento davanti a quello che sembra un edificio prossimo
alla demolizione, mancano intere parti di pareti e non c'è
più il
tetto.
Non
ho neanche dovuto mentire alla mamma, le ho detto tutta contenta che
mi vedevo con una mia collega per provare.
Pronunciare
la parola “collega” mi ha dato una grandissima
soddisfazione.
Certo,
ho del tutto omesso che mi vedo con Louise perché sono del
tutto
negata, ma la mamma aveva un'espressione talmente felice che mi ha
dato ancora più voglia di essere brava.
Non
vedo l'ora di vedere la sua faccia quando ballerò insieme
alle altre
ragazze, per non parlare della faccia di Elyse.
<
U-uh Gabrielle! > sento chiamare alle mie spalle.
Louise
si avvicina tenendo per mano un bambino con gli occhi azzurri e un
ciuffo biondo che spunta da sotto il basco.
Il
piccolo mi sorride e dalla sua espressione capisco subito.
<
Ciao! Questo è Lucien, mio figlio > mi spiega.
<
Oh, ciao! > rispondo spiazzata, pensavo fosse il fratello.
<
Entriamo? > mi propone.
Un
po' titubante accetto, ho il timore che possa crollarmi tutto
addosso, ma ho bisogno di provare.
Spinge
la porta, entriamo nell'edificio fatiscente e, con mia gran sorpresa,
lo oltrepassiamo per ritrovarci in un cortile chiuso con un palchetto
al centro.
<
Che posto è? > chiedo.
<
Era il teatro di un amico, è crollato anni fa, ma il cortile
è
ancora in buono stato, e c'è un palco per provare >
mi spiega.
Lucien
si sistema nell'erba con le gambe incrociate e ci sorride.
<
Verrà con te ogni giorno? > chiedo.
<
Si, non saprei dove metterlo! > mi risponde con una risata.
<
E non si annoierà? >
<
Certo che si! Ma non ho altra scelta > mi risponde col suo
solito
tono amabile.
Mi
sento un po' in colpa, quel bambino sarà costretto a
guardare due
persone ballare tutti i pomeriggi invece di passare il tempo con sua
mamma.
<
Ok, cominciamo! > mi dice Louise battendo le mani.
<
Purtroppo noi non abbiamo il pianoforte, ma per cominciare devi
imparare tutti i passi, quindi non ci serve. >
<
A proposito di passi, cos'è quella cosa che fate a
metà
coreografia, quando ruotare le gambe in aria? > chiedo
impaziente,
sono giorni che me lo chiedo.
<
Quella? > fa una risata < E' una ruota, è un
po' complicata,
ma dovresti riuscirci. >
<
E il passo finale, con le gambe divaricate? >
<
Quella si chiama spaccata, è ed molto difficile, dovrai
allenarti
con costanza per riuscire a farla. >
<
Si, ho notato > dico cupa.
<
Ma cominciamo dall'inizio > dice con tono pratico.
<
Il can-can si compone di una sequenza di quattro passi che si
ripetono: saltelli sul posto, nel primo e nel terzo passo si tocca
terra con entrambi i piedi, nel secondo e nel quarto invece con un
piede solo, slanciando l'altra gamba verso l'alto, il primo slancio
si effettua a gamba piegata, sollevando il ginocchio, il secondo
invece a gamba tesa > spiega senza neanche fermarsi per
respirare.
<
Ehm > dico confusa.
Non
ho capito una sola parola.
<
E' più semplice di quanto sembri, ti faccio vedere. >
Louise
si afferra la gonna e comincia a saltellare.
<
Uno > dice facendo un saltello.
<
Due > solleva il ginocchio.
<
Tre > fa un altro saltello.
<
Quattro> tende la gamba verso l'alto.
Con
questa dimostrazione passo per passo sembra molto più
semplice di
quanto sembrasse dalla spiegazione.
<
Semplice, no? > mi chiede.
<
Si, credo di si > dico ottimista.
<
Ok, prova tu! >
Mi
afferro la gonna come ha fatto lei e comincio a contare.
<
Uno, due, tre e ahi! > la gamba mi fa malissimo quando cerco di
tenderla in alto.
<
Ok, vedo che sei molto fuori allenamento > dice tenendosi il
mento
con le dita come come se stesse pensando a qualcosa di molto
importante.
<
Credo che dovremmo cominciare dal principio. >
<
E sarebbe? > chiedo preoccupata.
Sono
così negata?
<
Dovremo fare riscaldamento, i tuoi muscoli non sono per niente
allenati, per questo ti fanno male quando sollevi la gamba > mi
spiega.
Sconsolata
mi butto a sedere nel prato.
Lei
si sistema vicino a me, apre un po' le gambe, piega il fianco destro
e porta il braccio sinistro in alto oltre la testa.
<
Prova anche tu > mi dice.
La
imito.
Il
mio fianco comincia a farmi male, sento tutti i muscoli tirare.
Torno
in posizione con un lamento, ma quando vedo che lei fa lo stesso
movimento ma verso sinistra, lo faccio anch'io.
Mi
fa male tutto.
Pensavo
che bastasse imparare due passi e voilà,
e invece serve molta preparazione e allenamento.
Passiamo
il pomeriggio a fare riscaldamento, non sento più
né le gambe, né
il busto.
<
Cosa ne pensi, c'è speranza? > chiedo dolorante.
<
C'è sempre speranza >
Louise
mi lascia con questa risposta enigmatica e con ancora più
dubbi di
prima.
La
mattina dopo mi reco al Moulin per le prove, alle quali non
parteciperò ovviamente.
La
cosa positiva e che non dovrò neanche fingere di essere
infortunata
dato che riesco a malapena a camminare da quanto mi fanno male i
muscoli.
Mi
siedo sulla solita sedia e la coreografa non si accorge neanche di
me, non mi chiede niente.
Il
pomeriggio lo trascorro di nuovo con Louise, cominciamo con qualche
minuto di riscaldamento, poi riproviamo i passi.
Cerco
di tendere la gamba più in alto possibile, ma comincio a
pensare che
dovrò arrendermi all'idea che i miei movimenti non saranno
mai
perfetti come quelli delle altre ballerine.
Loro
lo fanno sembrare così naturale, io invece non posso fare a
meno di
lasciarmi sfuggire un lamento ogni volta che alzo una gamba.
Col
passare dei giorni Louise comincia a farmi provare la spaccata.
Ho
scoperto che il mio metodo è completamente sbagliato.
Si
comincia da in piedi, si aprono sempre di più le gambe
abbassandosi
sempre di più fino a toccare il pavimento. Louise
praticamente
scivola come se lo facesse da sempre, io invece arrivo ad abbassarmi
di appena qualche centimetro.
<
Un po' alla volta ci riuscirai > mi dice ottimista.
Ho
cominciato a portare Coralie alle prove con me.
E'
molto entusiasta che sua sorella maggiore sia una ballerina, ha anche
cominciato a volteggiare in giro per casa.
Pensavo
che sarebbe stato un rischio portarla con me, temevo che notasse
quanto sono negata, invece passa tutto il tempo ad applaudirmi, e il
resto lo trascorre giocando con Lucien.
Louise
mi ha mostrato nel dettaglio la ruota, e ci ho provato, ho appoggiato
le mani a terra e cercato di sollevarmi, ma ho finito rovinando al
suolo sbucciandomi i palmi.
<
Bé, è una settimana che proviamo, non sarai in
grado di fare la
ruota, ma se ti alleni ogni sera riuscirai a fare almeno la spaccata,
o qualcosa che ci assomigli > mi dice tirando le somme.
<
Non puoi continuare a fingere l'infortunio, lunedì dovrai
provare
con noi. >
<
E dici che sono pronta? > chiedo massaggiandomi le mani.
<
Non sembri una ballerina professionista, ma i passi li conosci, hai
acquisito resistenza durante le prove con me, con un po' di fortuna
ti mescolerai tra le ballerine e nessuno ci farà caso.
>
<
Eglantine ci farà caso > dico cupa.
<
Lei è lì solo per spronarci, deve assicurarsi che
il risultato sia
perfetto, ma non credo che ti darà fastidio. >
<
E come lo sai? >
mi dice dandomi una pacca sulla
spalla.
<
Speriamo > dico.
<
I tuoi vestiti sono veramente belli > mi dice mentre camminiamo
verso casa.
<
Cosa? > chiedo stupita.
<
E' una settimana che salti, cadi e ti schianti al suolo, e non hanno
neanche uno strappo, sono confezionati molto bene > osserva.
<
Bé, mia madre è una sarta, me li cuce lei
> Ho un'idea. < Se
vuoi, se hai dei vestiti da sistemare, dalli pure a me! >
<
Ma no! Non vorrai mica far lavorare tua mamma > mi risponde.
<
Te li sistemo io, sono capace, mia madre mi ha insegnato > le
spiego.
<
Louise ci tengo, voglio ringraziarti dell'aiuto > aggiungo.
<
Bé, in questo caso allora accetto volentieri, ho un sacco di
vestiti
di Lucien da far sistemare e le sarte sono piuttosto care > mi
dice.
Non
so da quali sarte Louise vada di solito perché mia madre
lavora
praticamente gratis.
Passiamo
a casa sua, mi consegna una borsa di vestiti e Coralie ed io ci
avviamo verso casa.
<
Sei proprio bravissima Gabrielle > mi dice all'improvviso.
<
Non è vero, Louise è più brava
> dico imbarazzata.
<
Le mie amiche a scuola sono così gelose di me, che mia
sorella
diventerà famosa! > dice con aria sognante.
<
Non diventerò famosa. Farò solo la ballerina, le
altre sono tutte
più belle e più brave di me > ammetto, con
lei non ho bisogno
di darmi arie.
<
Per me la più bella sei tu! > mi dice con un gran
sorriso.
Io
le do una spinta affettuosa e lei comincia a volteggiare per le vie.
Passo
tutto il venerdì sera a sistemare i vestiti di Louise, le
sarte
dalle sue parti devono proprio essere carissime, sono almeno dieci.
La
mamma torna a notte fonda dalla bettola e mi trova ancora a lavorare.
<
Gabrielle, cosa fai ancora in piedi? >
<
Sto cucendo questi vestiti > spiego mostrandole la pila di
quelli
già finiti.
<
Di chi sono? >
<
Di Louise, la mia collega > rispondo con gli occhi fissi sul
vestito.
<
Perché le sistemi tutti i vestiti? >
Perché
mi sta aiutando a sembrare una ballerina dato che sono negata.
<
E' mia amica adesso, mi ha fatta sentire a mio agio tra le ballerine,
volevo fare qualcosa di carino. >
<
Bé è molto gentile da parte tua, aspetta, questo
punto fallo così,
tendi la stoffa e infila l'ago proprio lì > mi spiega
imitando
il gesto con le dita.
<
Grazie > dico riuscendo subito ad ottenere la cucitura.
<
A proposito, mi serve un vestito > dico prima che la mamma possa
andare a dormire.
<
Che vestito? > mi chiede sbadigliando.
<
Elyse mi ha invitata ad una cena e mi ha intimato di non presentarmi
con una delle mie mise da sguattera > dico, so che la mamma non
si scandalizza più per le uscite della mia amica.
<
Ho sempre adorato quella ragazza > dice tra sé.
< E per
quando ti serve? >
<
Ehm, per domani > dico con un sorrisino colpevole.
<
Mi inventerò qualcosa > dice sparendo in camera sua.
Mi
sveglio tardi, nessuno viene a svegliarmi, vado nella stanza da
giorno e trovo un vestito bellissimo.
E'
blu, le maniche lunghe terminano con dei polsini di pizzo, il
colletto è tutto decorato di merletti e la gonna
è ampia e leggera,
ma noto che l'orlo è rovinato
<
Che vestito è? Non l'avevo mai visto prima > chiedo
quando la
mamma entra.
<
E' di tua zia, lo comprò qualche anno fa perché
si era messa in
testa di conquistare un ricco banchiere e voleva sembrare di classe.
>
Faccio
una risatina. Non avrei mai pensato di sentire le parole
“zia” e
“di classe” nella stessa frase.
<
Non l'ha mai messo? >
<
Certo che si. Ovviamente il banchiere non ne volle sapere di lei,
così cominciò ad indossarlo per le sue soiree
>
> mi racconta.
<
Pensai che fosse un peccato rovinare un così bel vestito
così glie
lo presi > dice semplicemente.
<
E non se n'è mai accorta? > chiedo sorridendo.
<
Certo che no! Come non si è mai accorta che le ho preso la
spilla
della mamma, l'orologio del papà e l'ombrello > dice
facendomi
l'occhiolino < Crede di averli persi. >
<
E' da sistemare però > dico esaminando meglio l'orlo.
<
Puoi pensarci tu, no? Sei brava ormai. >
Mi
prepara tutto l'occorrente.
<
Ti ho preso del nastro nuovo per l'orlo, devi scucire quello
rovinato, tagliare qualche centimetro di stoffa altrimenti ti
starà
lungo, e cucire un nuovo orlo con il nastro > > mi spiega
porgendomi il vestito.
<
Capito > ubbidisco mettendomi subito al lavoro.
Ci
metterò un sacco di tempo, tagliare tutto l'orlo dritto
sarà
un'impresa ma me la cavo piuttosto bene.
Faccio
una pausa solo per mangiare e ricomincio il lavoro.
Voglio
che questo vestito sia bellissimo, Gregoire sarà anche un
socio di
Jules, ma potrebbe essere carino e io voglio fare una bella
impressione, almeno per avere la soddisfazione di chiudere il becco
ad Elyse.
Finisco
il lavoro di cucito, mi lavo i capelli facendomi aiutare da Coralie,
li sistemo in uno chignon cercando di farlo sembrare elegante e mi
controllo allo specchio.
Sto
molto bene, questo vestito mi sta benissimo. Vado nella stanza della
mamma, prendo qualche goccia di profumo col dito e lo passo ai lati
del collo e sui polsi.
Mi
infilo il cappello, non si abbina al vestito, ma ho solo questo,
tolgo il fango dagli stivaletti, li allaccio stretti, non voglio
rischiare di inciampare con questo vestito, ed esco.
Cammino
a testa alta sorridendo, cercando di avere un portamento fiero, sono
una ballerina adesso, devo comportarmi come loro.
Arrivo
a casa di Elyse, busso e come sempre viene ad aprirmi Jules.
E'
particolarmente rivoltante stasera.
Tutto
impettito nel suo completo buono, il colletto della camicia alto gli
stringe il collo facendolo assomigliare ad un rospo, e i capelli sono
attaccati alla testa da chissà quale sostanza da farli
sembrare
unti.
<
Ciao Gabrielle, entra > mi dice facendomi accomodare.
Non
mi ha fatto neanche un complimento sul vestito, ma ci sono abituata,
non si spreca mai in lusinghe con me.
<
Gabi ciao! > esclama Elyse molto elegante nel suo vestito di
sartoria bianco avorio.
<
Ciao, Elyse, sei molto elegante > dico. La regola è
che devo
sempre dirle quanto sia elegante, bella e alla moda.
<
Lo so, è un Paul Poiret! > esclama soddisfatta.
Non
ho idea di chi sia, ma annuisco compiaciuta per farla contenta.
<
Vedo che hai fatto uno sforzo > mi dice esaminandomi bene.
Suppongo
di dovermi ritenere soddisfatta, questo è quanto di
più simile ad
un complimento io abbia mai ricevuto dalla mia amica.
<
Andiamo? > chiede Jules controllando il suo orologio da taschino.
<
Gregoire ci aspetta già al ristorante > mi spiega
Elyse
facendomi l'occhiolino.
Usciamo
e ci sistemiamo nella carrozza, la mia amica e Jules da un lato, io
di fronte.
Arriviamo
a destinazione e prima che io possa entrare lei mi afferra per il
gomito e mi trattiene.
<
Senti, Gabi, non raccontare a Gregoire che fai la ballerina > mi
dice.
<
Cosa? > esclamo < Perché? >
E'
proprio per questo che ho voluto diventare ballerina, per attirare
l'attenzione, risultare interessante.
<
Le ballerine sono poco più che prostitute > mi spiega
come se
fosse ovvio.
<
Cosa? > ripeto oltraggiata < Non è vero!
>
<
Si invece. Tutti lo dicono delle ballerine del Moulin De La Galette,
suppongo non sia diverso per quelle del Moulin Rouge > taglia
corto entrando nel ristorante.
Io
rimango pietrificata.
Sono
livida di rabbia, come si permette?
Non
siamo prostitute, Louise non lo è certo, sta forse
insinuando che
anche io lo sono?
Non
ho più nessuna voglia di entrare, né tantomeno di
cenare con quella
bigotta e il suo rivoltante marito.
Elyse
viene fuori a prendermi, sembra seccata.
<
Gabi, cosa fai lì impalata? Stai facendo una pessima
impressione,
Gregorie è già dentro che ti aspetta. >
<
Io non entro > dico decisa.
<
Cosa? > chiede spalancando gli occhi.
<
Non sono una prostituta, le mie colleghe non lo sono, ritira quello
che hai detto. >
<
Gabi, ti stai comportando come una bambina > mi dice con un tono
mellifluo.
<
Bé e tu ti stai comportando come una connasse*
> dico l'ultima parola
sottovoce.
<
Come? > chiede diventando rossa di rabbia.
<
Sai che ti dico? Sono stanca di te > > comincio <
Del tuo
guardarmi dall'alto e il tuo trattarmi come una nullità.
>
Lei
apre a bocca oltraggiata e io continuo < Da quando siamo piccole
sembra che tu sia mia amica solo per farmi un favore ma sai cosa? Io
non ho bisogno di te! >
<
Gabrielle, non sei lucida in questo momento > dice lei cercando
di farmi calmare, non può certo permettersi di essere al
centro di
una lite.
<
Sono lucidissima Elyse. Ho passato tutto il pomeriggio a cucire
questo vestito perché tu me l'hai chiesto, anzi ordinato,
perché
non sia mai che la perfetta Elyse si faccia vedere in giro con quella
stracciona di Gabrielle, e non mi hai fatto neanche un complimento
> sono un fiume di parole.
<
Ok, stai molto bene con quel vestito, sei contenta adesso? >
chiede lei guardandosi nervosamente intorno per assicurarsi che
nessuno stia assistendo alla scena.
<
Elyse, io me ne vado > dico congedandomi.
<
E dove vai? > mi chiede alzando gli occhi al cielo.
<
Non lo so, magari a far visita alle mie amiche prostitute >
rispondo acida.
<
Si può sapere che fine avete fatto voi due? > chiede
la voce
annoiata di Jules.
<
Gabrielle sta andando a casa, non si sente molto bene >
minimizza
Elyse.
<
Si infatti > concordo io avviandomi a piedi.
<
Bé, è un vero peccato > dice una voce che
non conosco.
Mi
volto per vedere chi ha parlato.
Accidenti
Gregoire è uno schianto.
*connasse:
s.t.r.o.n.z.a.
Note
dell'autrice: Ecco a voi un nuovo capitolo, questa
volta un
po' più lungo. Sto pubblicando spedita perché 1)
odio far aspettare
i lettori 2) per i prossimi giorni la mia anima verrà
risucchiata
da bambini urlanti, quindi non so se avrò la forza di
aggiornare!
Grazie
ancora a tutti i lettori!
|
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Capitolo 9 *** Capitolo Nove ***
Capitolo
nove
Domenica
sono di umore nero.
Non
riesco a credere di aver sprecato tutta la giornata di ieri a
sistemare un vestito che ho indossato mezz'ora. Avrei potuto usare il
tempo per allenarmi.
Certo
non sapevo che avrei litigato con Elyse, avrei potuto stare zitta
come sempre e godermi la serata con Gregoire, ridere come una cretina
e annuire, magari finire la serata con un invito, mi sarei sistemata,
avrei trovato un lavoro e un marito nel giro di poche settimane.
Non
sono riuscita a trattenermi, erano anni che pensavo quelle cose, che
sopportavo gli sguardi di disapprovazione e le frecciatine di Elyse,
scoprire cosa pensa delle ballerine è stata la goccia che ha
fatto
traboccare il vaso.
Hanno
davvero questa reputazione? La mamma me l'avrebbe detto, si sarebbe
opposta al mio progetto se fosse vero.
E
poi le ho viste camminare quella prima sera, gli sguardi che
lanciavano gli uomini, i fischi di approvazione, ma loro non hanno
dato corda a nessuno, ridacchiavano tra di loro come ci fossero
abituate, ma non hanno risposto ai complimenti.
Lo
so cos'è una prostituta, come si comporta, la zia Clementine
lo è,
l'ho sempre saputo.
Louise,
e scommetto nessuna delle altre, non si comporta come lei. Ha persino
un figlio.
Concludo
che probabilmente Elyse sia solo gelosa, lei ha scelto il primo
ragazzo che le ha fatto il filo e l'ha sposato, voleva sistemarsi, ma
non io, e se adesso voglio fare qualcosa di importante e diverso non
sarà certo lei a mettermi il bastone tra le ruote.
Comincio
l'allenamento con un po' di riscaldamento come mi ha insegnato
Louise, provo a tendere di più le gambe per fare la spaccata
e noto
con soddisfazione che guadagno sempre più centimetri verso
il
pavimento.
Le
mie gambe non sono ancora per niente tese, le altre ballerine le
alzano praticamente all'altezza della fronte, io arrivo al massimo al
petto e provo ancora un gran fastidio.
Trascorro
tutto il pomeriggio a saltare e tendere le gambe, non ho mai sudato
così tanto in vita mia.
<
< Gabi vieni dentro, se continui a sudare con questo tempo
finirai
con l'ammalarti > mi grida la mamma dalla finestra.
Mi
alleno nel cortile dietro casa, viviamo in un palazzo pieno di
appartamenti e chiunque potrebbe osservarmi dalla finestra, ma che io
sappia gli altri inquilini sono tutti anziani o gente che non esce
mai di casa perché è pieno di debiti.
Affronto
la nuova settimana con un misto di apprensione ed eccitazione, da
oggi comincio ad allenarmi con le altre ballerine, spero che non
siano tutte spietate come Eglantine.
Louise
mi ha detto che ci penserà lei a me, mi starà
accanto durante le
coreografie correggendomi qualora sbagliassi.
Arrivo
al Moulin in orario e trovo già un gruppetto di ballerine.
<
< Ciao Gabrielle! > > mi saluta Louise.
<
< Ciao > > saluto timida.
<
< Loro sono Jane, Yvette e Nini > > mi dice
indicandole una
alla volta.
La
moretta con la vita sottilissima, Yvette, mi fa un sorriso, le altre
due mi salutano con la mano.
<
< Da oggi provi con noi? > > mi chiede Jane.
<
< Si, mi fa ancora un po' male il ginocchio, ma oggi ballo con
voi
> > dico.
<
< Sapete, Gabrielle è anche una bravissima sarta, mi
ha sistemato
tutti i vestiti > > dice Louise facendomi l'occhiolino.
Adoro
questa ragazza.
Le
altre mi accerchiano affascinate chiedendomi se è vero e chi
mi ha
insegnato quando sentiamo sbattere la porta.
<
< In posizione, da oggi proviamo con l'orchestra >
> tuona
Eglantine.
Una
mandria di persone si sistema sulle sedie posizionando i fogli con
gli spartiti sui leggii.
Ok,
pensavo che avrei cominciato con delle prove soft
“solo” con il
pianoforte, invece oggi mi ritrovo l'orchestra.
Lancio
uno sguardo preoccupato a Louise e lei mi fa un sorriso sillabando
con le labbra “Andrà tutto bene”.
Ci
sistemiamo tutte in fila e i musicisti cominciano a suonare.
Ho
imparato la coreografia. Louise mi ha spiegato la scaletta, ci
saranno tre danze alternate agli sketch comici di Footit e Chocolat e
ad esibizioni canore.
Proviamo
sempre le coreografie nell'ordine in cui le eseguiremo la sera,
quindi si comincia con la prima.
Sono
tutte uguali tra di loro, tranne che per la musica e per la sequenza
dei passi, la ruota si fa solo nel numero finale.
La
musica attacca e io rimango spiazzata. E' velocissima, ancora
più
veloce di come risultasse al pianoforte. Ci sono un sacco di
strumenti diversi, violini, e tanti altri che non conosco.
Mi
ricordo tutti i passi, prendo a braccetto Louise e un'altra ragazza
che non mi è stata presentata e comincio a saltellare e
alzare le
gambe. Piego il ginocchio, saltello, tendo la gamba, ora che sono in
mezzo alle altre ballerine il mio scarso livello si nota, ma con un
po' di fortuna crederanno che mi stia risparmiando per via
dell'infortunio.
Ci
separiamo e a coppie saltelliamo al centro alzando le gambe mentre le
altre girano intorno correndo.
Creiamo
un cerchio, stiamo ferme sul posto con la gonna sollevata muovendola
a tempo mentre Yvette e un'altra ballerina si prendono a braccetto,
si afferrano un piede, tendono la gamba sopra la testa e girano
saltellando su una gamba sola.
Durante
le mie prove pomeridiane mi ero premurata di chiedere a Louise se
anch'io avessi dovuto fare qual passo e lei mi assicurò che
solo
loro due lo effettuano, perché sono le più minute.
La
coreografa gira intorno a noi tenendo il tempo battendo le mani, ci
guarda e alza gli occhi al cielo.
La
prima coreografia finisce ed Eglantine batte le mani dicendo <
Di
nuovo da capo!>
La
musica riparte ed io sono già stanca.
Proviamo
ogni coreografia almeno tre volte, nell'ultima io non faccio la
spaccata, non sono ancora capace, ma termino con un saltello come le
altre sedendomi a terra con la gamba destra tesa davanti e la
sinistra a lato nascosta dalla gonna e tengo le braccia sollevate
verso il cielo.
La
De La Tour non mi ha degnato di uno sguardo per tutte le prove, credo
che mi odi con ogni cellula del suo corpo e fare come se io non
esistessi deve darle soddisfazione.
Non
ho certo intenzione di lamentami, meno mi guarda meno si
accorgerà
di quanto ballo male.
Con
mio gran sollievo anche le altre ballerine non si accorgono di me,
sono tutte concentrate sui passi e sul loro rendimento per
preoccuparsi del mio.
Per
la prima volta mi dico che potrei farcela.
<
< Allora, come stai? > > mi chiede Louise.
<
< Sto lottando con tutta me stessa per non crollare al suolo,
faccio fatica a reggermi in piedi, sono esausta! > > dico
a
bassa voce per non farmi sentire dalle altre.
<
< E' normale, era la prima prova > >
<
< Ma che musica è? Il pianoforte non suonava
così veloce > >
mi lamento.
<
< Si chiama
galop >
> mi risponde con una risatina < < Vedrai, ci
farai
l'abitudine >
<
< Prima devo recuperare l'uso delle gambe > > dico
stanca.
Mi
strascino fino a casa fermandomi ogni due passi per riprendere fiato,
non sono mai stata così stanca in tutta la mia vita.
Sono
tre giorni che mi alleno tutta la mattina con l'orchestra e il
pomeriggio con Louise, ogni centimetro del mio corpo urla di dolore,
non sto più facendo nessun tipo di progresso, non ho ancora
imparato
a fare la ruota, continuo a cadere, e la mia spaccata è ad un
punto
morto.
Eglantine
non ha fatto neanche un commento, una critica, si limita a lanciarmi
occhiate e ad alzare gli occhi al cielo, non so se sappia la
verità,
ha di sicuro capito che sono una frana, ma non capisco
perché non mi
abbia ancora fatto una scenata davanti a tutte.
Non
mi sembra proprio il tipo che ti tratta con i guanti, l'altro giorno
ha passato dieci minuti ad insultare una ballerina che si chiama
Sophie perché secondo lei è troppo grassa
dicendole che se non si
fosse messa subito a dieta l'avrebbe declassata a sua assistente
personale. Louise mi ha detto che l'ultima ragazza nota come sua
assistente è finita in casa di cura dopo un esaurimento
nervoso,
inutile dire che ho ancora più paura che possa scoprirmi.
Una
vocina dentro di me continua a dirmi che lo sa già, che non
mi dice
niente perché mio padre glie l'ha ordinato, che l'ha
costretta a
trattarmi bene, o per lo meno a tollerarmi.
Non
voglio certo conquistare i favori della coreografa, so di non
piacerle, non credo nemmeno che al mondo esista qualcuno che le vada
a genio del resto, dovrei essere grata della sua indifferenza.
Continuo
a chiedermi come avrei fatto a resistere se Louise non fosse corsa in
mio aiuto dandomi lezioni private, non avrei retto neanche un giorno,
la coreografa non mi avrebbe insegnato un bel niente e io avrei finito
col gettare la spugna.
Mi
avvio verso casa dopo l'ennesima mattinata di prove col mio solito
passo trascinato quando un ragazzo mi si avvicina.
<
< Ciao, stai andando a casa? > > mi chiede.
E'
alto, con i capelli biondo grano un po' ricci, i pantaloni scuri con
le bretelle e una camicia bianca con le maniche arrotolate.
<
< Si > > rispondo titubante.
<
< Bene, ti accompagno? > >
<
< Hai una carrozza? > > chiedo speranzosa.
<
< Ehm, no > > risponde stupito.
Certo
che non dispone di una carrozza, che domanda è? Un ragazzo
in
maniche di camicia non può permettersi una carrozza.
<
< Con accompagnare intendevo che potrei camminare con te, se ti
va
> > mi spiega con le mani in tasca.
<
< Perché? > > gli chiedo.
<
< Oh, bé, perché sai, le strade a
quest'ora possono essere
pericolose > > mi risponde guardando il pavimento.
<
< Sono le 12 e 30 > > rispondo stranita. Che
pericolo potrei
mai correre a quest'ora?
<
< Senti, ti va di camminare con me fino a casa oppure no?
> >
mi chiede nervoso.
<
< Ehm, ok > > cedo.
Camminiamo
per un po' in silenzio, tengo la debita distanza, ho il timore che da
un momento all'altro mi tramortisca con un bastone per derubarmi.
<
< Mi chiamo Remy > > dice all'improvviso.
<
< Io sono Gabrielle > > gli rispondo lanciandogli
uno
sguardo.
Accidenti
avrei dovuto dargli un nome falso.
<
< Sai, suono nell'orchestra > > mi spiega.
Lo
guardo meglio. Non lo riconosco ovviamente, non mi sono mai
preoccupata di osservare con attenzione i musicisti.
<
< Mio padre
è il direttore d'orchestra > > continua.
<
< E che cosa suoni? > > gli chiedo per fare
conversazione.
<
< I piatti > > mi risponde fiero.
<
< Cosa? > > dico con una risata <>
<
< Non è vero! > > dice offeso <
Se è per questo allora
tu non sei una vera ballerina! >
Per
poco non vado a sbattere contro il muro, non riesco a credere alle
mie orecchie.
<
< Certo che sono una vera ballerina! > > mi
oppongo < <
non so se l'hai notato ma faccio parte del corpo di ballo. >
>
<
< L'ho notato, e ho anche notato che sei una frana >
> mi
dice divertito.
<
< E tu che ne sai? > > replico offesa <
< Uno che
suona nell'orchestra solo perché il padre è il
direttore cosa può
saperne di ballo? > >
Proprio
io parlo? Io che sono una ballerina solo perché mio padre
è il
proprietario? Non posso credere di averlo detto.
<
< Guarda che ho suonato in molti spettacoli, so come sono le
ballerine. > >
<
< E' che mi sono infortunata, ho un ginocchio malandato, anzi,
ballando sto andando contro il parere del mio medico, lui mi aveva
imposto di non ballare, sai, una ragazza che conosco ha continuato a
ballare lo stesso e ci ha rimesso la gamba, gli hanno detto che non
potrà mai più ballare, quindi sto mettendo a
rischio la mia salute
per fare le prove, per questo non sono al massimo della forma >
>
vaneggio mentre lui mi guarda scettico.
Sono
in trappola. Remy non mi sembra il tipo che abbocca, probabilmente mi
ha voluta accompagnare per ricattarmi, mi minaccerà di dire
tutto a
tutti a meno che non sborsi un bel po' di franchi.
<
< Cosa vuoi? > > gli chiedo infine.
<
< Niente, voglio solo accompagnarti a casa > >
risponde
semplicemente.
<
< Guarda che non sono ricca, non c'è niente da rubare
a casa mia,
abbiamo solo un orologio da taschino nel comò nella stanza
da giorno
> > accidenti perché gli ho parlato
dell'orologio?
C'è
gente pronta ad accoltellarti per molto meno.
<
< Guarda che non voglio rubare niente > > mi
guarda
allibito.
<
< No? > > chiedo dubbiosa.
<
< No > > ripete < < Voglio solo
camminare con te fino
a casa. > >
Riprendo
il cammino e lui mi segue.
<
< Vivi da queste parti? > > chiedo.
Voglio
avere più informazioni possibili per quando dovrò
recarmi dai
gendarmi per denunciarlo. Sempre che io sia ancora viva.
<
< No, vivo vicino al molo con mio padre, abbiamo un appartamento
sopra un locale squallido. > >
<
< La vieille
auberge?
> > chiedo.
<
< Si, proprio quello, ci sei stata? > > mi chiede
animandosi
d'un tratto.
<
< No, ci lavora mia madre, fa la lava piatti. > >
<
< Sul serio? Allora siete proprio povere, quel posto
è orribile!
> > mi dice con una risatina.
<
< Te l'ho detto > > rispondo ridendo a mia volta.
<
< Però mia madre fa anche la sarta, quindi non siamo
proprio
poverissime! > > preciso in un impeto d'orgoglio.
Lui
si mette a ridere, comincio a credere che non voglia uccidermi.
Arriviamo
davanti a casa mia, io lancio uno guardo verso la porta e gli dico
<
< Ecco, sono arrivata. > >
<
< Ok, allora ci vediamo domani al Moulin? > > mi
chiede.
<
< Certo, a meno che tu non… > >
comincio.
<
< Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me
> > mi fa
l'occhiolino e se ne va.
Con
un sospiro di sollievo apro la porta ed entro in casa.
Mi
butto sul letto con le gambe che mi tremano.
Comincio
a pensare di avere un angelo custode da qualche parte, tutte le
persone che hanno scoperto il mio segreto non hanno intenzione di
dirlo a nessuno, prima Louise, che addirittura mi aiuta, adesso Remy.
Ad
un tratto un'idea orribile mi assale.
E
se mio padre l'avesse detto a tutti? Se dopo aver accettato il mio
sporco ricatto avesse rivelato a tutti che io sono un'incapace
chiedendo a tutti di far finta di niente per poi deridermi davanti a
tutto il pubblico la sera della prima per vendicarsi?
Mi
alzo e comincio a camminare in tondo per la stanza, presa da mille
dubbi.
No,
non è possibile, mio padre non avrebbe mai corso un tale
rischio,
rivelare a tutti che sono sua figlia solo per vendicarsi, non mi
sembra il tipo. Magari non ha detto che sono sua figlia, ma solo una
povera ragazza pazza che si è sognata di fare la ballerina e
mi ha
assunta solo per farsi due risate.
No,
suvvia, sto viaggiando troppo con la fantasia come sempre, Charles
non vuole prendersi gioco di me, in quel caso assisterebbe alle prove
ogni giorno ed Eglantine mi avrebbe già umiliata davanti a
tutti.
Mio padre mi ha addirittura consolata quando mi gli ho rivelato che
nessuna delle ballerine parlava con me, non farebbe mai una cosa
così
subdola.
Vengo
richiamata alla realtà dalla porta che sbatte.
La
mamma mi chiama per controllare se sono in casa così vado
nella
stanza da giorno.
<
< Oh Gabi sei a casa > > mi sorride.
<
< Si, sono appena rientrata > > non le
racconterò di Remy.
<
< Bene, ora che siamo solo volevo approfittarne per dirti una
cosa
> > mi dice.
<
< Certo, dimmi. > >
<
< Sono molto fiera di te > > dice cogliendomi di
sorpresa.
Io
mi concentro attentamente sulla tovaglia trovandola improvvisamente
molto interessante. E' la prima volta in 18 anni che mia madre me lo
dice.
<
< Gabi hai sentito? > > mi chiede.
<
< Si > > dico con tono acuto, sto per scoppiare a
piangere.
<
< Da quando lavori al Moulin Rouge sei cambiata completamente,
mi
aiuti col cucito, passi tutti i pomeriggi con Coralie, fai cose
carine per gli altri, ecco, te lo volevo dire. >
mi
da un bacio sulla fronte e mi sorride.
<
< Grazie > > dico a denti stretti, non voglio
avere una
crisi di pianto, finirei sul letto a singhiozzare col cuscino stretto
al petto e mia madre capirebbe che sono la stessa pazza del solito.
|
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Capitolo 10 *** Capitolo Dieci ***
Capitolo
dieci
Il
pomeriggio non ho le forze di provare con Louise, ma dopo essere
stata scoperta da Remy so che mi devo impegnare ancora di
più.
Coralie
ed io arriviamo al teatro e la trovo distesa sul prato che gioca con
Lucien.
Appena
i due bambini si vedono si corrono incontro a cominciano a
rincorrersi per il cortile.
<
< Vanno molto d'accordo, grazie di averla portata >
>
osserva Louise compiaciuta.
<
< Sei una prostituta? > > chiedo senza pensare.
E'
da un po' di giorni che questo dubbio non mi lascia dormire, da
quando Elyse ha avanzato quelle accuse non mi do pace, avrei potuto
essere più delicata ma devo assolutamente sapere.
<
< Non me l'aspettavo questa > > risponde stupita.
<
< Scusa > > dico pentita < < La mia
migliore amica ha
detto che tutte le ballerine del Moulin De La Galette lo sono e
quindi anche quelle del Moulin, e io non so se l'ha detto
perché è
vero o solo per farmi un dispetto. > >
Lei
ci pensa un attimo e poi mi risponde < < Bé,
sarei un'ipocrita
se ti dicessi che non è vero > >
Io
la guardo allibita, Elyse aveva ragione?
<
< Ma, non è così per tutte >
> aggiunge.
<
< Siamo ballerine prima di tutto. Gli uomini ci osservano, ci
bramano, e sta a noi decidere di non cedere alle loro avances. Ora,
molte di noi non lo fanno, ma alcune si lasciano andare >
>
spiega.
<
< Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio Gabrielle. E' vero,
alcune ballerine hanno un comportamento un po', diciamo, pittoresco,
ma non siamo tutte così. > >
<
< Ok, scusa > > dico sentendomi in colpa.
<
< Hai pensato che io lo fossi, dì la
verità > > mi
punzecchia.
<
< Certo che no! > > rispondo allibita <
< Ho anche
litigato furiosamente con la mia amica per aver detto una cosa del
genere! > >
<
< Non ti avrei certo biasimata > > mi consola.
<
< Louise non mi sembri una prostituta! > > dico
convinta.
<
< Lo so, ma sai, il fatto che ho un figlio ma non un marito,
potrebbe venire il dubbio. > >
<
< Mia madre ha avuto due figlie e neanche l'ombra di un
fidanzato,
cosa dovrei dire allora? > > rispondo per consolarla.
<
< Sul serio? > > mi chiede stupita.
<
< Si! > > annuisco < < Non sai
quante glie ne hanno
dette! Sono cresciuta con la gente che guardava mia madre come se
avesse la peste > > dico cercando di minimizzare.
Lei
ride < < Capisco esattamente cosa vuoi dire >
>
<
< E i padri? > > mi chiede cogliendomi alla
sprovvista.
<
< Oh, il padre di Coralie era un soldato della marina
britannica,
il mio era un ragazzo che è morto poco prima che nascessi
> >
dico tirando fuori la storiella che racconto sempre.
<
< Però, che sfortunata tua mamma > >
osserva.
<
< E il padre di Lucien? > > chiedo, Louise mi
sembra il tipo
aperto alle confidenze.
Lei
giocherella con un filo d'erba e noto un'espressione strana sul suo
viso.
<
< Era uno spettatore, quando lavoravo al Moulin De La Galette
>
> dice con tono piatto.
<
< Hai lavorato anche lì? > > chiedo
stupita.
<
< Si, un paio di anni prima che Lucien nascesse, è
lì che ho
cominciato a ballare. > >
<
< Era un cliente abituale, veniva ad ogni spettacolo >
>
continua.
<
< Una sera, dopo la chiusura, mi ha seguita lungo la strada, era
piuttosto ubriaco, ha cominciato a farmi delle avances, ho provato a
respingerlo ma... > > racconta come se niente fosse
lasciando
la frase in sospeso.
<
< Louise > > dico io con un filo di voce.
<
< Quando ho raccontato l'accaduto al proprietario non mi ha
voluto
credere, ha detto che mi stavo inventando tutto e che potevo anche
andarmene, avevo sedici anni. > >
Mai
avrei creduto che dietro a quel sorriso simpatico si nascondesse una
tale storia.
<
< Adesso Lucien quanti anni ha? > > chiedo per
smorzare la
tensione.
<
< Ha sette anni, e io ne ho ventitré, credono tutti
che sia mio
fratello > > dice con una risatina.
Io
ho creduto che fosse il fratello.
<
< E come hai fatto, crescere un bambino è dura, mia
madre ha
fatto i salti mortali per mantenerci. > >
<
< E' quello che ho fatto io, letteralmente. Ho continuato a
ballare un po' in giro per locali lasciando Lucien da una vicina di
casa, ho lavorato come sguattera presso una famiglia benestante ma
quando hanno scoperto che avevo un figlio non so perché mi
hanno
mandata via. E' stata veramente molto dura. > >
<
< E come sei arrivata al Moulin Rouge? > > chiedo.
<
< Un giorno il proprietario della Galette è venuto a
trovarmi
pentito di avermi cacciata, parlandomi di un nuovo locale, il Moulin
Rouge, dicendomi che avevano assolutamente bisogno dei miei passi di
danza e che io sarei stata perfetta>> racconta.
<
< I tuoi passi? Non capisco > > chiedo.
<
< I passi del can-can li ho inventati io > > mi
spiega.
<
< Cosa? > > esclamo mentre Coralie mi guarda
perplessa da
lontano.
<
< Si > > dice < < Tutta la sequenza
e i movimenti,
sono tutta farina del mio sacco. >
La
guardo sbigottita.
<
< Scusa, e allora il sergente maggiore Eglantine a cosa serve?
Dovresti essere tu la coreografa! > > protesto.
Lei
fa una risatina < < No, non sono capace di dirigere un
intero
corpo di ballo, ho solo inventato i passi > > dice umile.
Mi
distendo sul prato guardando il cielo grigio.
<
< Per questo mi aiuti. Perché sono i tuoi passi.
Quando mi hai
detto che lo hai già fatto in passato volevi dire che li hai
già
insegnati ad altre persone > > dico rivolta
più a me stessa
che a lei.
<
< Esatto. Ma adesso proviamo, abbiamo ancora un sacco di lavoro
da
fare > > mi dice afferrandomi per le spalle.
<
< I musicisti che tipi sono? > > chiedo a Louise
mentre
insieme come sempre camminiamo verso casa.
<
< Perché? > > mi chiede curiosa.
Perché
uno di loro ha scoperto il mio segreto e sono indecisa se fidarmi o
se farlo uccidere.
<
< Niente, volevo solo sapere se sono persone affidabili oppure
se
sono imprevedibili > scelgo con cura gli aggettivi, non posso
certo dirle che ho il terrore che uno di loro possa denunciarmi da un
momento all'altro.
<
< Direi che sono ok > > dice lanciandomi
un'occhiata
interrogativa.
<
< Diciamo che io chieda un favore ad uno di loro >
> spiego
cercando di usare un tono il più possibile vago <
< Posso
contare sul loro aiuto oppure ti dicono che accettano e poi invece
scopri che mentivano? > >
<
< Non lo so, non li conosco tutti personalmente, ma direi che ti
puoi fidare > > risponde sempre sospettosa.
<
< Oh, ok, era solo per sapere > > dico vaga.
<
< Gabrielle, tutto bene? > > chiede lei quasi
divertita.
<
< Certo! > > dico un po' troppo entusiasta
< < E' solo
che mia madre mi ha detto che sono dei tipi imprevedibili, molto
bohemien, volevo solo sapere se era vero > >
Lei
mi rivolge un altro sguardo strano e mi dice < < Sai, dai
troppo retta a quello che ti dicono gli altri. > >
<
< Si, forse hai ragione, ci vediamo domani? > >
chiedo in
fretta per evitare altre domande lasciando lei e Lucien sulla porta
di casa.
<
< Si, a domani > > mi saluta con la mano ed entra.
Coralie
ed io arriviamo a casa e io sparisco subito in cortile per provare,
con tutte le confidenze di oggi non mi sono allenata per niente,
manca poco più di una settimana all'apertura e io non riesco
ancora
a fare quella dannata spaccata.
Il
mattino dopo mi trascino fuori dal letto, ieri ho provato fino a
notte fonda, la mamma mi ha dovuta buttare sul letto con la forza
quando è tornata dalla bettola.
<
< Gabrielle, guarda che se continui così ti uccidi!
> > mi
ha detto preoccupata.
<
< Voglio fare bella figura, devo allenarmi più che
posso > >
ho protestato io.
<
< Non fai altro da tre settimane, dico sul serio ti ammalerai se
non ti fermi un po'. >
Ho
dovuto assecondarla mettendomi a dormire.
Inutile
dire che non ho chiuso occhio.
Mi
alleno da tre settimane ma il livello è ancora basso, troppo
basso,
malgrado le prove mattutine, le prove con Louise e quelle della sera
da sola.
Se
Remy, che suona i piatti in fondo all'orchestra, si è
accorto di
quanto sono scarsa, se ne accorgeranno tutti e io non posso
assolutamente permetterlo.
Forse
è come dice la mamma, devo smettere di preoccuparmi e
ballare
pensando solo a divertirmi piuttosto che a fare bella figura.
Arrivo
al Moulin e trovo un gruppetto di musicisti intenti a fumare, tra i
quali noto subito il ciuffo riccio di Remy.
Li
oltrepasso con lo sguardo basso e mi infilo nell'edificio.
Nella
sala da ballo alcune ballerine si stanno scaldando e parlottano tra
di loro,mi sento ancora impacciata con loro, non so mai se attaccare
una conversazione per paura di dover rispondere a domande
compromettenti. Louise non si è affatto bevuta le frottole
sul fatto
che ho ballato a Toulouse e Bordeaux, perché loro
dovrebbero?
Mi
siedo vicino a loro e mi scaldo un po' anch'io facendo i movimenti
che mi ha insegnato Louise, provando la solita sensazione di
fastidio.
I
musicisti si posizionano sulle loro sedie e, anche se mi assicuro di
non guardare verso di loro, so di avere lo sguardo del suonatore di
piatti puntato su di me.
Mi
osserverà per tutte le prove, mi sento a disagio solo a
pensarci.
Louise
arriva e si siede vicino a me < < Tutto bene? Sembri
nervosa >
> mi chiede.
<
< Sto bene > > rispondo evitando anche il suo di
sguardo.
Potrei
dirglielo, rivelarle che Remy mi ha scoperta, ieri mi ha detto che
posso fidarmi di lui, ma non penso sospetti che qualcun' altro oltre
a lei sa che io sono un'imbrogliona.
<
< Devo dirti una cosa > > comincio quando arriva
Eglantine
che col suo tono soave ci dice di metterci in posizione.
Louise
mi lancia uno sguardo interrogativo, ma ormai è troppo
tardi, così
le faccio un segno col dito per indicarle che glie lo dirò
più
tardi.
L'orchestra
attacca e la musica è come una martellata in testa,
sarà la
stanchezza ma oggi mi sembra che ci siano almeno duecento strumenti
che suonano.
Sono
più scarsa del solito, i continui sguardi carichi di
disapprovazione
della coreografa ne sono la prova.
Non
provo neanche a fare la spaccata finale, mi butto semplicemente sul
pavimento e non mi preoccupo nemmeno di alzare le braccia al cielo.
Eglantine
attacca ad esternare tutto il suo disprezzo per il nostro rendimento
insultando ballerine e orchestra.
<
< Più in alto quelle dannate gambe! > >
dice sollevandole
lei stessa come se niente fosse < < Ecco, ci vuole tanto?
>
>
<
< E voi, razza di incapaci, cos'era quello? > >
esclama
rivolgendosi all'orchestra
<
< E' un allegro,
sembrava una veglia funebre! > >
Il
direttore d'orchestra alza gli occhi al cielo, suppongo sia abituato
agli sbalzi d'umore della coreografa.
Se
quella le è sembrata una veglia funebre non voglio conoscere
la sua
definizione di “allegro”.
Alla
fine delle prove Louise mi raggiunge puntuale per conoscere quello di
cui volevo parlarle prima.
<
< Allora, cos'è successo? > > mi chiede
preoccupata.
Aspetto
che escano tutti, Remy mi supera facendomi un sorriso e io sono
ancora più impaziente di raccontare tutto alla mia amica.
<
< Uno dei musicisti mi ha scoperta > > dico tutto
d'un
fiato.
<
< Cioè? > > mi chiede perplessa.
<
< Uno dei musicisti sa che mi stai dando delle lezioni. >
>
Non
è quello che Remy mi ha detto, lui ha detto espressamente
“Tu non
sei una vera ballerina”, e so benissimo che anche Louise ne
è al
corrente, ma per dei motivi che non riesco a spiegarmi non ho il
coraggio di dirlo ad alta voce. Non voglio ammetterlo ora, sarebbe
come riconoscere che non la darò mai da bere a nessuno.
Per
tutto il tempo in cui mi sono esercitata con lei ho cercato di
smentirla, ho voluto provarle che io sono sempre stata una vera
ballerina, o per lo meno che posso benissimo sembrare tale.
<
< E allora? > > chiede lei tranquilla.
Il
suo tono mi lascia perplessa. Come fa a non essere preoccupata che
tutti scoprano il mio segreto?
<
< Gabrielle, non devi preoccuparti di cosa pensano i musicisti,
o
Eglantine. Devi solo far contento il proprietario, e se lui ti ha
assunta vuol dire che vai bene > > dice col suo solito
tono
pratico.
Su
questo non dovrei aver problemi, mio padre è più
che felice di me
finché il suo segreto rimane tale.
<
< Si, forse hai ragione tu > > dico un po'
sollevata.
<
< Adesso scusa, devo andare a prendere Lucien all'uscita di
scuola, ho fatto tardi troppe volte! > > dice
già fuori dalla
porta lasciandomi nel salone deserto.
Mi
avvio a mia volta verso l'uscita quando mi imbatto in mio padre in
compagnia di un signore brizzolato e altrettanto baffuto.
<
< Oh, Gabrielle, volevo dire signorina Bouvier, buongiorno
> >
dice lui sorpreso.
<
< Buongiorno signor Ziedler > > rispondo educata
con un
cenno della testa.
<
< Ehm, lui è Joseph Oller, il mio socio >
> mi dice
presentandomi il compagno.
Alla
parola socio mi si drizzano i peli sulla schiena ma gli stringo la
mano rivolgendogli un semplice < < Piacere. >
>
Lui
me la stringe con un sorriso e torna a parlare con mio padre <
<
Allora Charles facciamo come ho detto, trenta unità per il
sei >
> dice con tono professionale.
<
< Certo Joseph, a presto > > risponde lui
scortandolo verso
l'uscita.
Io
rimango pietrificata sul posto quando lui torna lanciandomi
un'occhiata nervosa.
<
< Allora come vanno le prove? Sai, mi aggiro ogni tanto fuori
dalla sala, vedo che stai facendo progressi. > >
Quest'ultima
frase è un'ennesima secchiata d'acqua gelida.
<
< Ha un socio, non lo sapevo > > gli chiedo
ignorando la sua
domanda.
<
< Si > > risponde spiazzato.
<
< Non sapevo che ci fosse un socio > > ripeto
nervosa.
<
< E' solo un mio collaboratore, è il proprietario del
Moulin De
La Galette, è più che altro un consulente, voglio
che il Moulin
Rouge raggiunga lo stesso successo. > >
Ci
metto un secondo a collegare. Il signor Oller è l'anziano
capo di
Louise, quello che l'ha cacciata perché un suo cliente l'ha
aggredita e che nel giro di trenta secondi è diventato la
persona
che temo e odio di più al mondo.
<
< Lo scoprirà > > dico allarmata.
<
< Gabrielle, non devi preoccuparti di lui, non ti
darà nessun
fastidio, pensa solo ai profitti, non gli importa nulla delle
ballerine > > dice cercando di rassicurarmi.
<
< Si, questo lo so > > dico cupa.
<
< Non c'è niente di cui preoccuparsi, puoi credermi
> >
ripete lui convinto.
<
< Quindi, lei si aggira fuori dalla sala da ballo e osserva le
prove? > > chiedo per assicurarmi di aver capito bene
cosa mi
ha detto prima.
<
< Si, ogni tanto vengo attirato dalla musica e vi osservo
> >
dice un po' imbarazzato.
<
< E cosa ne pensa? > > chiedo ansiosa.
Lui
rimane spiazzato dalla mia domanda, ci pensa un attimo e mi risponde
< < Direi che va bene, tu? > >
Penso
di essere una frana totale.
<
< Si, anch'io > > mento.
<
< Bene allora. Hai bisogno di essere accompagnata fino a casa?
>
> mi chiede cogliendomi alla sprovvista.
So
che la sua proposta non è assolutamente la stessa di quella
che mi
ha fatto Remy, mio padre può permettersi una carrozza e non
camminerebbe mai fino a casa con me.
<
< Come? > > chiedo per assicurarmi di aver capito
bene.
<
< Bé, le prove possono essere estenuanti, posso farti
chiamare
una carrozza>> mi spiega giocherellando con un bottone
del
gilet.
<
< Oh, ok > > rispondo stupita.
E'
la prima cosa gentile che mio padre abbia fatto per me, se non si
conta l'avermi assunta qui al Moulin, ma in quel caso l'ho ricattato
quindi non conta.
Mi
accompagna fuori dall'edificio e ferma una carrozza.
Consegna
delle monete al cocchiere e gli dice qualcosa che non riesco a
sentire.
<
< Basta comunicargli l'indirizzo > > mi dice
accennando un
sorriso.
<
< Ok, grazie > > rispondo congedandomi.
Il
cocchiere mi apre la porta aiutandomi a salire e io gli indico la
strada.
Note dell'autrice:
Ecco a voi il nuovo capitolo,
questa volta un pò più lungo! Ne mancano pochi
alla fine, ringrazo ancora tutti i lettori e chiunque vorrà
lasciare una recensione!
|
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Capitolo 11 *** Capitolo Undici ***
Capitolo
undici
Mi
faccio lasciare dal cocchiere all'angolo della via dove vivo, non
voglio rischiare che la mamma veda la carrozza.
L'idea
che Charles si aggiri fuori dalla sala da ballo mi terrorizza, non
avevo mai considerato che potesse osservarci, sono stata ingenua a
non pensarci.
E'
il proprietario, è ovvio che sarebbe venuto a controllare,
non
potevo pretendere che accettasse il mio ricatto senza mai assicurarsi
che non gli facessi fare una figuraccia.
Mi
ha detto che vado bene però, e se come dice Louise la sua
opinione è
l'unica di cui deve importarmi, allora credo di poter stare
tranquilla.
Durante
le prove con Louise le racconto dell'incontro con Ziedler.
<
< Sai, stamattina dopo che sei andata via mio, ehm, il
proprietario mi ha detto che ballo bene > > dico
maledicendomi
per essermi quasi tradita.
<
< Sul serio? > > mi chiede lei quasi stupita.
<
< Si, bé, ha detto che ci ha viste tutte provare e
che è
soddisfatto > > rettifico per non farla insospettire
troppo.
<
< Bene, non sapevo che osservasse le prove > >
dice
contenta.
<
< Si, lui non è come il tuo ex capo, a lui importa
> > non
so perché le dico questo, non ho nessuna prova che al signor
Ziedler
importi delle ballerine.
<
< Si, mi è sempre sembrata una brava persona >
> dice
sincera.
<
< A proposito, sapevi che il signor Oller è un
collaboratore del
Moulin Rouge? > > dico con tono leggero come se volessi
fare
conversazione.
<
< Si, ti ho detto che è stato lui a propormi per
ballare lì >
> mi ricorda.
<
< Avevo capito, ma non sapevo fosse un socio, pensavo ti avesse
solo dato una “dritta” > > ammetto.
<
< Come fai sapere queste cose? > > mi chiede
interessata.
<
< Stamattina c'era anche Oller quando ho incontrato il signor
Ziedler, ci ha presentati > > spiego.
<
< Perché vi ha presentati? > > insiste.
Ci
metto un secondo a trovare una risposta convincente.
<
< Li ho incontrati, ci siamo salutati e lui mi ha presentato il
signor Oller > > dico.
<
< Strano, di solito non si fermano a parlare con noi ballerine
>
> dice tranquilla.
Perfetto,
mi sono data la zappa sui piedi da sola.
<
< Proviamo? > > dico entusiasta per cambiare
discorso.
Ci
alleniamo senza sosta tutto il pomeriggio, e quando sto per
arrendermi ce la faccio! Per la prima volta, e non senza molti
lamenti, riesco ad ottenere una spaccata.
<
< Oh Gabrielle, ce l'hai fatta! > > mi dice lei
entusiasta.
Io
mi rialzo felicissima, l'approvazione di mio padre di questa mattina
ed essere riuscita a fare questo difficilissimo passo mi danno una
carica pazzesca.
Sul
riusce a svolgere la ruota mi sono già messa l'anima in
pace, so che
non ce la farò mai, ma Louise ha trovato un perfetto
escamotage.
Durante
la coreografia le ballerine fanno la ruota una alla volta mentre le
altre girano intorno sollevando la gonna, e poi si rimettono nel
gruppo lasciando lo spazio alla seguente. Io dovrò
semplicemente
limitarmi a continuare a girare senza mai guadagnare il centro per
svolgere la ruota, nessuno si accorgerà che io non l'ho
fatta. Ho
usato questo trucchetto lungo tutte le prove mattutine e nessuno se
n'è ancora accorto, quella ragazza è un genio.
<
< Ballo da così tanti anni che ormai conosco tutti i
trucchi! >
> mi ha detto mentre io elargivo complimenti per la sua
genialità.
Passo
il week end con Coralie che non fa altro che chiedermi bis di
spaccate, e anche mia madre rimane stupita dalla mia
flessibilità.
<
< Sacre
Bleu
Gabi, non avrei mai detto che fossi così esperta >
> osserva
meravigliata.
Comincio
l'ultima settimana di prove con un po' più di fiducia in me
stessa.
Per
la prima volta anch'io concludo l'ultima coreografia con la spaccata
e un sorriso soddisfatto, ma nessuno lo nota.
Cosa
mi aspettavo? Che le altre ballerine mi assalissero contente e
incredule complimentandosi per la mia riuscita come ha fatto Coralie?
Loro
non sanno quanto mi sia impegnata per ottenere questo risultato,
quanto duramente io mi sia allenata.
Sconsolata
mi avvio verso casa quando mi ritrovo Remy che mi blocca la strada.
<
< Hei > > mi saluta.
<
< Ciao > > dico secca aggirandolo.
<
< Cammino con te? > > mi chiede rincorrendomi.
<
< Come ti pare > >
<
< Non mi hai più salutato > > dice.
<
< Avrei dovuto? > > chiedo basita.
Lui
sembra perplesso.
<
< Ti ho detto che ti puoi fidare di me, relax
>
> dice con le mani in tasca.
<
< Bé, scusa se non ti credo > > ribatto.
<
< Non mi sembra di averlo detto a qualcuno > >
osserva lui
tranquillo.
E'
vero. E' già da qualche giorno che mi ha smascherata, eppure
nessuno
mi è venuto a dire niente.
Sorridendo
mi dico che forse anche lui è andato da mio padre per
ricattarlo.
<
< E allora perché insisti per accompagnarmi? >
> chiedo
sospettosa.
<
< Perché mi va > > risponde lui facendo
spallucce.
Camminiamo
per un po' in silenzio quando all'improvviso mi dice < <
Hei,
finalmente anche tu fai quella strana cosa con le gambe alla fine
della coreografia. > >
Io
lo guardo perplessa e ci metto un po' a capire di cosa sta parlando.
<
< Oh, vuoi dire la spaccata? > > chiedo con tono
professionale.
<
< Si, quella, prima non la facevi > > osserva lui.
Diamine
ma non mi toglie mai gli occhi di dosso mentre ballo?
Decido
di mandare all'aria la mia copertura, lui ha scoperto il mio bluff
quindi non devo mentirgli.
<
< E' stata Louise ad insegnarmela > >
<
< La ballerina che fa sempre il filo a Marcel, il violinista?
>
> mi chiede.
<
< E' una bravissima ragazza > > protesto, mi basta
Elyse che
ci considera delle poco di buono.
<
< Lo so > > ammette lui tranquillo.
<
< Mi sta aiutando un sacco, senza di lei… >
> lascio la
frase in sospeso con un sospiro.
<
< Stessa ora domani? > > mi chiede lui quando sono
sulla
porta.
<
< Bien
sûr
>
> dico
io non avendo la più pallida idea di cosa stia parlando.
Il
giorno dopo al termine delle prove capisco finalmente cosa voleva
dire.
Lo
trovo puntuale all'uscita e mi si posiziona al fianco mentre io mi
avvio verso casa.
Parliamo
del più e del meno, con lui non devo sorridere e annuire
come ha
sempre asserito Elyse, mi fa domande e mi racconta un sacco di cose
sulla sua vita di musicista, dei posti in cui ha suonato col padre e
io rimango affascinata.
La
settimana prosegue sempre con la stessa routine, la mattina provo al
Moulin, percorro il tragitto fino a casa con Remy, il pomeriggio
provo con Louise e per finire mi alleno da sola a casa, non so quanto
ancora resisterò a questi ritmi.
Ciliegina
sulla torta Louise mi ha chiesto mortificata se potevo rammendarle
qualche altro vestito e io non ho avuto il coraggio di rifiutarmi,
per cui trascorro tutte le sere china sugli abiti di Lucien a
riattaccare bottoni e rattoppare maniche.
L'ultimo
giorno di prove arriva e io non riesco a credere di essere
sopravvissuta fino ad oggi.
Tre
settimane fa ero una ragazza qualunque, non avrei mai immaginato di
vivere un'esperienza del genere.
Eglantine
è più agguerrita del solito e mentre siamo tutte
sedute a
riprendere fiato lei esclama < < Se domani vi azzardate a
farmi
fare una figuraccia io vi giuro che avete chiuso! Non ballerete
più
nemmeno per strada per fare la carità! > >
Alcune
delle ballerine hanno un'espressione terrorizzata, altre alzano gli
occhi al cielo esasperate, io ho imparato a non curarmene.
Remy
mi scorta come sempre verso casa e mentre ci avviciniamo mi
punzecchia un'ultima volta < < Quella cosa con le gambe
in aria
però non la fai. > >
Come
sempre non capisco subito di cosa parla, ma non posso certo
biasimarlo, fino a poco tempo fa nemmeno io sapevo cosa fossero una
spaccata o una ruota.
<
< Si chiama ruota > > gli spiego divertita.
Louise
mi aveva assicurato che nessuno l'avrebbe notato ma non ho certo
intenzione di confessarlo a lui.
<
< Sono contenta di constatare che avevo ragione >
> dico
compiaciuta.
<
< Riguardo a cosa? > > chiede lui.
<
< Sul fatto che i piatti non siano un vero strumento. >
>
<
< E perché avresti ragione? > > mi
chiede basito.
<
< Perché se tu dovessi suonare
sul serio non avresti tutto quel tempo libero per osservare me >
>
concludo soddisfatta.
<
< Ah ah > > ride lui < < Sono
perfettamente in grado
di suonare e guardare le ballerine contemporaneamente, grazie tante
>
> dice fingendosi oltraggiato.
<
< Secondo me invece ti annoi a morte suonando solo una nota ogni
tanto, e ti consoli guardando l'unica persona lì dentro che
è più
negata di te > > insisto.
<
< Lo sai benissimo che non è per quello che ti
osservo > >
dice lui lasciandomi lì.
Io
gli rivolgo uno sguardo che spero dimostri che so esattamente di cosa
sta parlando, quando invece non ne ho la più pallida idea.
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Capitolo 12 *** Capitolo Dodici ***
Capitolo
dodici
Il
gran giorno è arrivato.
Non
riesco a stare ferma, ho passato l'ennesima notte in bianco, sembravo
uno spettro che si aggirava per casa, mi sono alzata nel cuore della
notte e non riuscendo a prendere sonno ho finito di sistemare i
vestiti per Louise finché non ho scorto le prime luci
dell'alba
dalla finestra e mi sono infilata nel letto per evitare che mia madre
mi trovasse sveglia.
Provare
ormai non serve più a niente, così passo la
mattina a rigovernare
la casa, sbatto i tappeti, cambio i letti, spolvero e aiuto anche
Coralie con i compiti, o meglio la guardo, sono sempre stata una
frana anche a scuola.
La
mamma mi lancia occhiate nervose < < Allora io
sarò lì per lo
spettacolo, Coralie starà con Madame Jolie qui a fianco e io
vengo
appena finisco il lavoro > > mi assicura.
Non
la sento nemmeno, sono troppo nervosa.
Passo
il pomeriggio a prepararmi meticolosamente, mi lavo i capelli,
trascorro una buona mezz'ora a districarli col pettine imprecando
sottovoce e mi pulisco bene le unghie.
Indosso
il solito vestito, mi cambierò al Moulin con uno degli abiti
per le
ballerine, mi pettino creandomi un semplice chignon, col cappello non
si noterà, e di nuovo rubo qualche goccia di profumo nella
stanza
della mamma.
Mi
guardo allo specchio e la sua voce mi risuona nelle orecchie
“
Presentarti
coi tacchi e un'acconciatura ridicola in testa non ti farà
sembrare
una ballerina, ma un pagliaccio” scuoto
la testa per scacciare il pensiero.
Cammino
verso il Moulin senza neanche guardare dove vado, ormai conosco la
strada a memoria, potrei percorrerla ad occhi chiusi.
Arrivo
ed è più maestoso del solito, tutto illuminato
con dei nuovi
manifesti sui muri dai colori più vivaci, quelli di prima
erano
tutti sbiaditi e rovinati dalla pioggia.
C'è
già un bel gruppo di gente all'entrata pronta ad entrare,
chiedo
permesso cercando di passare, non ricevendo reazioni scivolo tra le
persone facendomi strada verso l'ingresso quasi a gomitate.
Qui
trovo un uomo che mi guarda, mi blocca con una mano massiccia e mi
chiede
<
< Dove credi di andare? > >
<
< Faccio parte del corpo di ballo > > rispondo
offesa.
Lui
mi guarda per un secondo dall'alto in basso e poi mi lascia passare
con un'espressione dubbiosa.
Entro
lisciandomi il vestito e riaccomodandomi i capelli e vado dritta al
camerino delle ballerine, voglio solo cambiarmi, indossare uno di
quei magnifici vestiti, un bellissimo corpetto e il cappello.
Eglantine
piomba nel camerino e mi trova lì, pronta davanti allo
specchio. Mi
squadra da testa a piedi, la sua espressione è quanto di
più
disgustata io le abbia mai visto. Con lo sguardo perlustra il
camerino, e notando che ci sono solo io esce.
Poco
dopo le altre ragazze arrivano, mi lanciano un'occhiata e si
apprestano a cambiarsi a loro volta.
Intuendo
già che nessuna mi rivolgerà la parola decido di
avventurarmi per
l'edificio.
Un
gran brusio proviene dalla sala da ballo, mi affaccio alla porta e
noto che è gremita di persone, non ho mai visto una folla
tale.
Ci
sono uomini e donne tutti elegantemente vestiti, scorgo Elyse seduta
ad un tavolo con Jules e un'altra coppia.
L'orchestra
è pronta, vedo Remy vestito come un vero musicista, e non
con la
solita mise bretelle e camicia, che lucida i piatti. Prendono tutti
posto nelle sedute e io capisco che manca poco.
Torno
nel camerino e tutte le ballerine sono vestite, perfette.
Vedendole
così tutte impeccabili e professionali mi dico che io non
c'entro
nulla con loro.
C'è
anche Louise, che mi rivolge un sorriso e mi chiede < <
Pronta? > >
Io
le faccio un cenno del capo.
La
De La Tour torna in camerino e trovandoci pronte esclama <
< Andiamo! > >
Le
ballerine mi sfrecciano davanti una ad una capitanate da Louise, in
un coro di risatine eccitate, e io mi sento come quella sera in cui
le incontrai per la prima volta, loro in gruppo compatto parlottando
e ridendo mentre io le osservo ammirata.
Stavolta
però, non le seguo.
Rimango
pietrificata nel camerino, le mie gambe non ne vogliono sapere di
muoversi, nessuna torna indietro a prendermi.
Resto
un po' così, immobile, mi sfilo il cappello e lo lancio sul
divano
avvilita.
Mi
slaccio il corpetto, indosso di nuovo il mio abito, aspetto che
cominci la musica e mi azzardo a tornare nella sala da ballo.
Spingo
un po' la porta, quanto basta per vedere dentro, osservo il corpo di
ballo eseguire i passi alla perfezione, la folla che batte le mani,
Elyse che le guarda divertita brindando con i suoi amici, al tavolo
vicino al suo è seduto un piccoletto baffuto che dipinge.
Non
so se tornare nel camerino, so che è lì che le
ballerine andranno
finita la prima coreografia, ma non voglio tornare a casa, voglio
rimanere qua ancora un po'.
Decido
comunque di ritornarci, mi sistemo sul divano e aspetto.
Nessuno
viene a disturbarmi, da lontano sento cessare la musica e mi preparo
ad incontrare le ballerine.
Passano
alcuni minuti dalla fine della musica ma non arriva nessuno.
Sono
quasi felice di non aver incontrato le ragazze quando la porta si
apre.
<
< Oh, sei qui > > dice Remy sollevato.
<
< Si, pensavo fossero le ballerine > > dico
concentrandomi
sul pizzo del cappellino.
<
< No, loro sono rimaste in sala con il pubblico >
> mi
spiega < < Perché non hai ballato? >
> mi chiede
preoccupato.
<
< L'hai notato? > >
Certo
che l'ha notato.
<
< Certo, ma perché? > > ripete.
<
< Cosa mi hai detto la prima volta che ci siamo parlati?
> >
chiedo.
<
< Ehm, ciao? > > tenta lui.
<
< Hai detto che non sono una ballerina > > dico io
abbattuta.
<
< Si, e tu hai passato i restanti giorni a provarmi il contrario
>
> mi dice avvicinandosi.
<
< Io non sono una ballerina > > ammetto per la
prima volta.
<
< Tu l'hai notato, un musicista seduto in fondo all'orchestra,
quindi l'avrebbero notato tutti > > dico triste.
<
< In realtà io sto in piedi, altrimenti non ho lo
spazio per i
piatti > > mi corregge lui cercando di tirarmi su il
morale.
Ci
riesce, abbozzo un sorriso e mi appoggio allo schienale del divano.
<
< Non capisco > > dice lui improvvisamente serio.
<
< Cosa? > >
<
< Non mi sono mai spiegato come diamine hai fatto a farti
assumere
date le tue limitate capacità > > mi lancia
un'occhiata per
sondare la mia reazione e quando nota che io non sono arrabbiata
continua < < Ma questo è un altro discorso.
Quello che non
capisco è perché hai fatto tutto questo. >
>
Io
lo guardo perplessa.
<
< Cioè, tu, non si sa come, sei riuscita ad entrare
nel posto più
esclusivo di Parigi, ti sei allenata per settimane e la sera della
prima ti tiri indietro? Perché? > >
<
< Io non sono una ballerina > > ripeto.
<
< Lo so. Ma non sei mai stata una ballerina, quindi
perché
cominciare? Perché ammazzarti di prove per niente? >
> chiede.
<
< Qualche settimana fa incontrai le ballerine che camminavano e
tutti i passanti le osservavano e lanciavano commenti di consenso
>
> spiego sentendomi un'idiota. < < Ho voluto
essere
come loro, volevo che le persone mi notassero>> ammetto.
<
< Cosa? > > mi chiede lui attonito.
<
< Non sono mai stata molto popolare, volevo sentirmi importante
per una volta, e pensavo che diventare ballerina avrebbe cambiato le
cose, ma non è cambiato niente > dico al limite delle
lacrime.
<
< Volevo piacere a tutti, ma sai cosa? Non piaccio a nessuno lo
stesso, nessuna delle ballerine mi ha rivolto una sola parola in tre
settimane, probabilmente mi odiano perché sanno che ho avuto
un
trattamento speciale > > continuo sconsolata.
Remy
rimane spiazzato per un secondo, non credo si aspettasse di assistere
alle mie confidenze quando è venuto a cercarmi.
<
< Mi sono illusa che sarebbe stato bellissimo, che mi sarei
sentita alla grande, invece mi sono solo sentita un continuo
fallimento > > concludo.
<
< Non sei un fallimento > > mi consola lui.
Io
alzo gli occhi al cielo.
<
< E non è vero che non piaci a nessuno >
> aggiunge con la
mano sulla maniglia.
<
< A me piaci > > dice lui semplicemente prima di
uscire
dalla porta.
Note
dell'autrice:
Eccoci
qua, al momento "clou", spero vi piaccia come si sono svolte le cose,
ci sono ancora gli ultimi capitoli finali, non finisce così,
ma che ne dite? Vi sareste comportati così anche voi? O vi
sareste buttati? Ho pensato molto a come concludere la storia, spero
che questa opzione vi convinca!
Intanto ancora grazie a tutti i
lettori e a tutte le vostre recensioni!
|
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Capitolo 13 *** Capitolo Tredici ***
Capitolo
tredici
Mi
lascia lì sbigottita a chiedermi perché sia
scappato così quando
capisco, la musica riparte, è il momento della seconda
coreografia e
lui doveva tornare a suonare.
Decido
che è ora di tornare a casa, lancio un'ultima occhiata
nostalgica ai
vestiti ed esco.
Mi
imbatto nel signor Ziedler, sperando che non mi abbia notata mi
defilo verso l'uscita ma sento che mi chiama.
<
< Gabrielle, aspetta! > >
Potrei
far finta di non averlo sentito, ma mi ha regalato le settimane
più
intense della mia vita, il minimo che io possa fare è
rimanere qui a
subirmi la sua lavata di capo.
Mi
volto verso di lui e gli rivolgo un sorriso nervoso.
<
< Cos'è successo? > > mi chiede
preoccupato.
<
< Non ballo > > dico.
Lui
lancia delle occhiate nervose alle persone che stanno visitando il
Mulino e prendendomi per un polso mi porta nel suo ufficio.
Si
sistema sulla sua sedia e mi fa subito cenno di sedermi.
<
< Perché non ti sei presentata? Ci ho messo la faccia
assumendoti
> > dice nervoso.
<
< Lo so e mi creda, l'avrebbe persa se io avessi ballato.
L'altro
giorno mi ha detto che andavo bene, ma sappiamo entrambi che mentiva,
io non sono portata per la danza, avrei fatto una figuraccia e lei
avrebbe perso la sua credibilità > > confesso.
Si
liscia i baffi nervoso e io capisco il motivo del suo disagio.
<
< Senta, non si deve preoccupare, anche se ho deciso di non
ballare non dirò a nessuno che sono sua figlia >
> gli spiego
cercando di risultare risoluta.
<
< E' questo che pensi? > > mi chiede dopo qualche
minuto <
< Credi che io sia preoccupato che tu lo racconti a tutti?
> >
Non
capisco, non gli importa?
<
< Si, per questo mi ha assunta. > >
<
< Gabrielle, quando ti sei presentata nel mio ufficio con quella
specie di assurdo ricatto non ho accettato perché avevo
paura che tu
dicessi la verità > > nota che non capisco
così continua <
< Sapevo che prima o poi saresti saltata fuori, non avrei mai
immaginato che l'avresti fatto in circostanze del genere, ma sono
stato contento di incontrarti e ho accettato perché volevo
stare un
po' con te > > dice evitando il mio sguardo.
<
< Con me? > > chiedo stupita.
<
< Volevo conoscerti, vedere come ti ha cresciuta Marie >
>
ammette.
<
< Una pazza che ricatta la gente > > riassumo io.
<
< Non sei pazza > > dice lui divertito <
< Anzi, credo
che tu abbia avuto un bel coraggio e un bella faccia tosta per fare
quello che hai fatto, sei molto simile a tua madre. > >
<
< Non lo dica troppo forte, lei potrebbe rimanerci male.
> >
<
< Sono sicuro che è molto orgogliosa di te >
> dice lui
fiero.
Si,
lo è perché ha creduto che per una volta tanto
avrei combinato
qualcosa di buono e invece ho gettato la spugna.
<
< Ho fatto il tifo per te sai, Gabrielle > >
continua lui <
< Ho veramente voluto che tu riuscissi a ballare bene, per
questo
ti ho mandato Louise. > >
L'ultima
frase mi colpisce in pieno petto come un calcio.
<
< L'ha mandata lei? > > chiedo con voce strozzata.
<
< Si, le ho chiesto di darti una mano > > risponde
lui
tranquillo.
Perfetto,
l'unica amica che credevo di aver trovato è in
realtà stata mandata
da mio padre, di bene in meglio.
<
< Ti ha aiutata, vero? > > si assicura lui.
<
< Si, ogni pomeriggio > > dico io.
Rimaniamo
un po' in silenzio, lui non mi congeda e io non so come andarmene.
<
< Ho davvero amato tua madre, lo sai questo? > >
mi chiede
sincero all'improvviso.
Non
mi aspettavo una tale domanda.
<
< In realtà no > > ammetto <
< Lei non ha mai voluto
parlarmi di lei, mai una parola. > >
Lui
non sembra ferito o deluso.
<
< Non mi stupisce. > >
<
< Perché non è rimasto? > >
chiedo senza riuscire più a
tenermi dentro questa domanda.
Lui
rimane spiazzato per un attimo e poi risponde.
<
< Ero incastrato in un fidanzamento combinato dalla mia
famiglia,
sai, io ero ricco, lei anche… > >
<
< E mia madre era povera > > lo interrompo io.
<
< Non mi è mai importato della ricchezza, ho scoperto
di essere
promesso a Lucille quando già frequentavo tua madre,
è stata lei a
lasciarmi quando ha saputo del fidanzamento. > >
<
< Sapeva di me? > > chiedo.
<
< Lo sospettavo, ma quando l'ho chiesto a Marie lei ha negato,
è
molto testarda > > dice con una risatina nostalgica.
<
< Abbiamo avuto una vita orribile, lo sa questo? >
> gli
chiedo con il preciso intento di farlo sentire in colpa.
<
< Lo so > > dice con sguardo colpevole <
< Mi offrii di
darle del denaro ma si rifiutò > >
<
< E con questo non intendo dire che cercai di comprarla per il
suo
silenzio > > aggiunge lui in fretta per evitare che io
possa
fraintendere.
<
< Lo so, da quel poco che la conosco so che non è il
tipo > >
ammetto.
<
< Ci rivedremo? > > mi chiede lui mentre mi alzo
per
andarmene.
<
< Si, credo di si > > dico io convinta.
Torno
a casa e trovo la mamma che armeggia con lo scialle.
<
< Oh Gabrielle, scusa, non ho fatto in tempo, mi hanno chiesto
di
lavorare di più all'auberge
e non ho potuto rifiutare, poi la vicina si è rifiutata di
badare a
Coralie e io non sapevo cosa fare> > dice prima di
rendersi
conto che sono tornata troppo presto.
<
< Perché sei già a casa? > >
mi chiede anche lei
preoccupata.
<
< Non ho ballato > > dico io.
<
< Cosa? Perché? > >
Mentre
camminavo fin qua ho deciso che le dirò tutto quindi mi
preparo per
la mia confessione.
<
< Mamma, c'è una cosa che devo dirti, ma ti prego,
mentre la
racconto tu non devi arrabbiarti e non devi commentare, altrimenti
temo che non ce la farò a spiegarti tutto > >
mi assicuro io
facendola sedere su una sedia.
Ignorando
il suo sguardo perplesso comincio.
<
< Il proprietario del Moulin Rouge si chiama Charles Ziedler
>
> al suono di questo nome l'espressione della mamma si trasforma
in puro sgomento < < La zia Clementine mi ha confessato
che lui
è mio padre, così io mi sono presentata
lì e gli ho chiesto di
essere assunta, e che in cambio avrei mantenuto il segreto. Lui ha
accettato e io ho cominciato a provare con le ballerine, e il
pomeriggio con Louise, ma ho capito di essere negata per la danza,
così stasera ho deciso di non ballare > >
riassumo aspettando
nervosa la sua reazione.
Lei
guarda nel vuoto e io capisco che sta unendo tutti i punti.
Alza
lo sguardo, mi guarda e poi torna a fissare il pavimento.
A
un certo punto scoppia in una risata che mi lascia del tutto
sbigottita.
E'
una risata nervosa, quasi isterica.
<
< Ehm, mamma, ti senti bene? Devo andare a prendere l'unguento?
>
> chiedo, non vorrei che le venisse un esaurimento.
<
< Mon
Dieu,
Gabi, per anni ti ho tenuta segreta l'identità di Charles
perché
avevo paura che tu potessi rivoltarti e dare vita ad uno scandalo
>
> dice scossa dalle risate.
Io
la guardo incredula, cosa c'è di così divertente?
<
< Poi tu lo scopri e lo ricatti per diventare ballerina >
>
continua sempre ridendo.
<
< Sei arrabbiata? > > chiedo cauta.
<
< No! Sono stupita > > dice pensandoci un attimo.
<
< Da cosa? > >
<
< Tu sei impulsiva, fai le cose senza riflettere >
> dice
smettendo di ridere < < Pensavo che avresti reagito in
uno dei
tuoi modi stravaganti, che avresti smosso mari e monti per rovinargli
la vita e ci avresti messo nei guai. Invece hai usato
quest'informazione per realizzare qualcosa a cui tenevi, hai
sfruttato la situazione a tuo vantaggio, hai usato l'ingegno. Sei
stata astuta > > conclude ammirata.
<
< Quindi non sei arrabbiata che lo abbia ricattato? >
>
chiedo per essere sicura.
<
< No > > conferma lei.
Tiro
un sospiro di sollievo e crollo anch'io su una sedia.
<
< Quindi lo hai incontrato? > > mi chiede
all'improvviso
seria.
<
< Si, è gentile > > ammetto io.
<
< Ha detto che siamo uguali > > aggiungo per
stuzzicarla.
<
< E' vero > > concorda lei.
<
< Perché non l'hai mai detto a nessuno? Di me, di
voi? > >
chiedo.
<
< Lasciarlo andare mi ha spezzato il cuore. Ho pensato che se
non
lo raccontavo a nessuno sarebbe stato come se non fosse mai successo
> > racconta lei con gli occhi lucidi.
<
< Quando abbiamo cominciato a frequentarci la mia famiglia era
così felice, avrei potuto avere una vita comoda, di agi, ma
una
volta scoperto del suo fidanzamento ho capito. Non avrei mai avuto
quella vita, non avevo nessuna chance, io la figlia di un
pescivendolo non potevo competere con una ragazza ricca >
>
Mentre
mi racconta la storia provo un infinito affetto per la mamma e
realizzo che molto probabilmente il suo perenne malumore deriva
dall'aver perso l'amore della sua vita.
In
silenzio faccio il voto solenne di non lamentarmi mai più
del suo
caratteraccio.
|
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Capitolo 14 *** Capitolo Quattordici ***
Capitolo
quattordici
Trascorro
il resto della serata ad ascoltare i racconti della mamma e Charles,
di come lei l'ha corteggiata e di quanto fosse gelosa la zia
Clementine.
<
< Avevi ragione > > le dico io.
<
< Riguardo a cosa? > >
<
< Sul fatto che fare la ballerina fosse solo un altro dei miei
sogni assurdi > > confesso imbarazzata.
<
< Io non trovo > > mi contraddice lei <
< Questo lo
hai realizzato, ho visto quanto duramente ti sei impegnata e sei
stata a due passi dal ballare veramente, non sono state solo parole
al vento. > >
Io
ci penso un attimo. Ogni volta che mi è saltato in mente di
fare
qualcosa ho cambiato idea nel giro di due giorni, stavolta ho retto
fino alla fine.
<
< Di solito ti arrendi subito senza neanche provarci >
>
dice lei leggendomi nel pensiero < >
<
< Non proprio fino in fondo > > la correggo io.
<
< Secondo me si. Ti eri messa in testa di fare la ballerina e
hai
impiegato tutte le tue forze per riuscirci, ma poi hai capito che non
è la strada che fa per te e hai avuto il coraggio di
ammetterlo. >
>
Consolata
dalla sua saggezza l'abbraccio e vado a letto.
Mi
basta appoggiare la testa sul cuscino che crollo in un sonno
profondo, come non mi capitava da settimane.
Dormo
fino al pomeriggio dopo, mi sembra di non dormire da secoli.
Mi
alzo dicendomi che non ho più niente da fare ormai, quando
mi
ricordo di avere ancora una questione in sospeso.
Afferro
la sacca all'ingesso ed esco senza dire una parola.
Busso
alla porta e aspetto.
Louise
viene ad aprirmi dopo qualche minuto.
<
< Gabrielle ciao > > dice lei stupita.
<
< Ti ho riportato i vestiti. Tutti sistemati > >
dico secca.
<
< Grazie. Ma cos'è successo ieri? > >
mi chiede lei
preoccupata.
<
< Il signor Ziedler ti ha detto di aiutarmi > >
dico io
senza curarmi di rispondere alla sua domanda.
Lei
sembra imbarazzata < < Vuoi entrare? > > mi
chiede
infine.
La
sua casa è molto semplice, come la mia. Una stanza da giorno
con un
piccolo angolo cucina e due porte, una per il bagno e una per la
camera.
Mi
sistemo su una sedia senza che lei mi inviti ad accomodarmi.
<
< Ti ha mandata lui da me > > ripeto.
<
< Si > > confessa lei.
Anche
se lo sapevo la sua risposta mi fa comunque male. Mi sento stupida,
ho creduto che almeno una delle ballerine mi avesse accettato, e
invece era al servizio di mio padre, e io le ho anche rammendato
tutti quei vestiti gratis.
<
< E io che pensavo che fossimo amiche > > ammetto
imbarazzata.
Lei
si sistema su una sedia vicino a me e mi dice < <
Gabrielle lo
siamo! > >
Quando
vede che non le credo aggiunge < < Ziedler mi ha solo
chiesto
di aiutarti un po' durante le prove, niente di più, non mi
ha detto
di diventare tua amica, e comunque ti avrei aiutata in ogni caso.
>
>
Io
la guardo scettica.
<
< E' la verità. Le prove del pomeriggio sono state
una mia idea.
> >
<
< Cosa ci hai guadagnato? > > chiedo.
<
< Niente>> risponde lei meravigliata dalla mia
domanda <
< Il signor Ziedler me l'ha chiesto come favore, non ho voluto
niente in cambio. > >
Ci
penso un po', a tutti quei pomeriggi sacrificati per darmi una mano,
le confidenze e gli sguardi di sostegno, e alla fine decido di
crederle.
<
< Bé, hai evitato di pagare la sarta per un po'
> > dico
con un tono divertito per farle capire che non sono arrabbiata.
<
< E' vero > > risponde lei con una risatina.
<
< Allora, mi vuoi spiegare perché diavolo non hai
ballato con noi
ieri? > > ripete la domanda sapendo di ottenere una
risposta
stavolta.
<
< Non sono una ballerina > > dico facendo
spallucce.
<
< Sono una frana, ammettilo. > >
<
< Bé, io ci ho provato > > mi dice
facendomi un sorriso.
Il
fatto che non si sia neanche sforzata a smentirmi non fa che rendermi
ancora più convinta che ieri io abbia fatto la scelta giusta
non
presentandomi.
Ci
salutiamo e quando siamo sulla porta Louise mi dice < < A
proposito, ricordati di passare al Moulin per l'assegno >
>
<
< Cosa? > > chiedo sbigottita.
<
< Anche se hai lasciato il corpo di ballo hai comunque ballato
tre
settimane, ti vengono pagate > > mi spiega lei.
<
< Ok, grazie > > rispondo.
Non
pensavo che sarei stata pagata, sono proprio curiosa di scoprire
quanto ho guadagnato.
Esco
dal Moulin atterrita.
E'
ufficiale, le ballerine fanno la fame. E io che pensavo che facendo
questo mestiere sarei diventata ricchissima.
Ancora
con gli occhi fissi sull'assegno sento un profumo familiare.
<
< Allora, mi inviti a cena? > > mi chiede Remy.
<
< Ma tu vivi qui? > > lo prendo in giro io.
<
< Sono passato a prendere la paga anch'io > > mi
dice
dandomi una gomitata.
<
< Hai visto che miseria? > > mi lamento io.
<
< Cosa ti aspettavi? Ci sono dieci ballerine, non possono mica
pagarvi una fortuna > dice lui come se fosse ovvio.
<
< Bé, per me è troppo poco. >
>
<
< E io cosa dovrei dire? Nell'orchestra siamo in settanta, fai
un
po' il conto di quanto guadagno io. > >
Io
lo guardo e anche se non mi metto a fare il conto a mente so
già che
è ancora meno di quanto hanno pagato me.
<
< Ci credo che vivi sopra la bettola >> dico
divertita.
<
< E ci vivo con mio padre, pensa se ero da solo >
> ammette
lui con un sorriso.
<
< Allora > > comincio io, non so da dove
cominciare, vorrei
chiedergli se ieri sera era serio quando mi ha detto che gli piaccio
ma lui mi precede.
<
< Stasera sei libera? > > mi chiede.
<
< Ehm, si > > rispondo colta di sorpresa.
<
< Alcuni ragazzi dell'orchestra fanno una serata in un locale
vicino al molo, vieni con me? Ti passo a prendere > > mi
chiede
lui tranquillo.
<
< Si, ok > > rispondo emozionata.
<
< Parfait
>
> dice lui contento, mi schiocca un bacio sulle labbra e corre
via
lasciandomi lì impietrita.
Dentro
di me tanti omini hanno cominciato a ballare il can-can e saltellando
mi avvio verso casa, sono talmente emozionata che prendo la rincorsa,
appoggio le mani a terra e mi sollevo.
Atterro
in piedi e un'anziana signora con un cesto di mele mi guarda
divertita.
Sono
riuscita a fare la ruota.
Soddisfatta
continuo a saltellare felice quando mi dico che c'è
un'ultima
fermata da fare prima di tornare a casa.
Suono
alla porta di Elyse e Jules viene ad aprirmi.
<
< Gabrielle > > sembra sorpreso di vedermi.
<
< Tua moglie c'è? > > gli chiedo senza
preoccuparmi di
salutarlo.
<
< Vedo > > mi dice prima di sbattermi la porta in
faccia.
Mi
siedo sugli scalini aspettando quando sento la voce di Elyse alle mie
spalle.
<
< Ciao > > mi dice venendo a sedersi vicino a me.
<
< Come va? > > chiedo, non voglio cominciare io a
scusarmi,
spero faccia lei il primo passo.
<
< Non hai ballato ieri > > mi chiede.
E'
la quinta persona che mi rivolge questa domanda negli ultimi due
giorni, ormai non dovrei essere stupita.
<
< Infatti, è stata un'idea assurda, le hai viste le
ballerine, io
avrei fatto la figura dell'idiota > > dico rapida.
<
< Io non credo > > dice lei.
< < Ma >
>
balbetto io.
<
< Le ho viste, non credo abbiano niente in più di te
> >
confessa lei sincera.
<
< Elyse > > comincio io colpita.
<
< Scusa > > continua lei < < Non
avrei dovuto dire
quelle cose sulle ballerine, ma ero gelosa > > dice quasi
sussurrando l'ultima parola.
Non
mi sembra il momento di dirle che lo avevo capito perfettamente
così
la lascio parlare.
<
< E avevi ragione, ti ho sempre trattata male > >
mi lancia
un'occhiata colpevole.
<
< Ma, ho sempre saputo che tu eri migliore di me e, trattarti
male
mi faceva stare meglio ,non so se questo abbia senso > >
<
< Ha senso > > la consolo io.
<
< Quando mi hai detto di essere diventata una ballerina ho
capito
che avevo sempre avuto ragione, che tu sei speciale, io invece mi
sono sposata con il primo che mia ha corteggiata, che neanche mi
piaceva, e mi annoio a morte > > ammette lei.
Scoprire
che Elyse trova il marito rivoltante tanto quanto lo trovo io mi da
una gran soddisfazione.
<
< Jules non è male > > la prendo in
giro io.
Lei
mi rivolge uno sguardo allibito < < E' viscido, ieri non
ha
smesso di fare il filo ad una ballerina, proprio sotto ai miei occhi
> > confessa giocando con un braccialetto.
All'improvviso
ho un'idea < < Stasera vado ad una serata con dei
musicisti,
vieni con me > > le propongo.
<
< Sul serio? > > mi chiede lei rianimandosi
< < E cosa
dico a Jules? > >
Io
ci penso su un attimo e le rispondo < < Digli che vieni a
fare
il giro dei bar con me!>
Lei
ride e mi dice < < Ma no dai, già ti detesta
abbastanza così
> > dice coprendosi la bocca con la mano pentita di
esserselo
lasciata scappare.
Io
mi fingo offesa a morte e le dico < < Credo che
sopravviverò.
> >
Note
dell'autrice:
Eccoci
qua, all'ultimo capitolo prima del mio solito piccolo epilogo...
Come avrete capito, il cancan del titolo c'entra ben poco, in
realtà questa storia parla semplicemente di una ragazza che
scopre
se stessa e si accetta così com'è, capendo di non
aver bisogno di
fingersi altro per essere apprezzata... Ringrazio ancora tutti i
lettori, ci vediamo fra pochi giorni per l'epilogo!
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Capitolo 15 *** Epilogo ***
Epilogo
Sono
passate due settimane dall'apertura del Moulin Rouge e dal mio
mancato esordio come ballerina.
Ero
così preoccupata di cosa avrei fatto della mia vita e invece
ci ho
messo due giorni a trovare una soluzione.
Il
lunedì dopo il giorno di paga sono tornata al Mulino, sono
andata
dritta all'ufficio di mio padre, ho bussato e senza neanche aspettare
il permesso sono entrata.
Mi
sono seduta sulla solita sedia cogliendolo di sorpresa e gli ho fatto
una proposta.
Lui
ci ha pensato un po', mi lanciava delle strane occhiate ma alla fine
ha acconsentito.
Sono
corsa a casa ad annunciare la notizia alla mamma che per poco non
sveniva per davvero.
<
< Tu ed io? Sarte personali delle ballerine del Moulin Rouge?
>
> mi ha chiesto meravigliata.
<
< Si > > le ho confermato io fiera.
<
< Come ti è venuta questa idea? > >
<
< Sistemando i vestiti di Louise, erano ridotti malissimo, con
tutte quelle giravolte la stoffa si scuce facilmente così ho
capito
> > ho spiegato io.
<
< Questa è l'idea migliore che tu abbia mai avuto!
> > mi
ha detto lei meravigliata.
Adesso
la mamma ed io passiamo le giornate a cucire i vestiti di scena delle
ballerine e dei musicisti, non ci pagano tantissimo ovviamente, ma
quanto basta perché la mamma potesse finalmente lasciare il
lavoro
alla bettola.
Ovviamente
lei non è mai andata di persona al Moulin per ritirare i
vestiti, ci
vado sempre io, e per il ritorno mio padre mi fa sempre trovare una
carrozza affinché io non debba trasportare tutti quegli
abiti a
piedi fino a casa.
La
serata con i musicisti è stata divertentissima, ho indossato
di
nuovo il vestito della zia e Remy è passato a prendermi
porgendomi
una margherita.
<
< L'ho rubata nel giardino qui a fianco > > ha
ammesso col
suo solito tono tranquillo.
E'
rimasto un po' deluso quando gli ho detto che avevo invitato anche
Elyse, ma lei ha trascorso tutta la sera con i musicisti quindi alla
fine siamo rimasti comunque soli.
Mi
sono messa a ballare in mezzo al locale e la mia migliore amica ed
alcune ragazze mi hanno imitata, alla fine tutti battevano le mani e
ci incoraggiavano, non mi sono mai divertita tanto.
Remy
mi ha riaccompagnata a casa e abbiamo lasciato lì Elyse che
proprio
non ne voleva sapere di andare via. Qualche giorno dopo ho ricevuto
una sua lettera in cui raccontava di essere scappata a Bruxelles con
un trombettista, non potrei essere più contenta per lei.
<
< Qualcuno dovrebbe spiegarti come funzionano i rendez-vous
>
> mi ha detto Remy prendendomi per mano mentre tornavamo a casa.
<
< Perché? > > ho chiesto io dicendomi
di averla di nuovo
fatta grossa.
<
< Portare la migliore amica di solito non è previsto
> > mi
ha spiegato lui.
<
< Era così triste > > ho detto io in
mia difesa.
<
< Ma la prossima volta ti prometto che saremo da soli >
> mi
sono affrettata ad aggiungere.
<
< Chi ti ha detto che ci sarà una prossima volta?
> > mi ha
punzecchiata lui.
<
< Bé, io > > ho farfugliato in preda al
panico.
Lui
ha fatto una risatina e mi ha dato un bacio. Un bacio vero, come non
me ne avevano mai dati.
Avrei
fatto un'altra ruota ma avevo paura di rovinare il vestito della zia,
inoltre lui avrebbe avuto la prova definitiva che sono pazza, e
vorrei stare con lui ancora un po' prima che lo scopra.
Mi
è capitato più volte di incrociare Lucille, la
moglie di mio padre,
credo sia imparentata con Eglantine, ha l'espressione di una che ha
messo i piedi nello sterco di cavallo.
La
prima volta che l'ho vista ho pensato “E mia madre sarebbe
stata
scaricata per lei?”
Voci
di corridoio, cioè Josephine, la sguattera che incontrai il
primo
giorno al Moulin, dicono che sia molto cagionevole, si ammala
facilmente e viene spesso ricoverata in costosi centri medici in
Italia.
Ho
pensato molto a mia mamma e a Charles, entrambi mi hanno detto la
stessa cosa, che erano innamorati pazzi e che erano felici insieme e
io non posso fare a meno di sentirmi triste se ci penso, soprattutto
adesso che sto con Remy.
Ho
un nuovo scopo nella vita: far tornare insieme i miei genitori. Non
solo perché la mamma merita finalmente un po' di
felicità, e la
vita che le era stata promessa, ma anche perché sono stanca
di
vivere come una miserabile.
Mentre
la guardo riattaccare un bottone al gilet di un musicista e
allontanarsi i capelli dagli occhi con uno sbuffo faccio una
promessa.
Se
Lucille non se la porta via la tisi, provvederò io stessa
metterle
dell'arsenico nel vino.
Fin
note
dell'autrice:
Ecco
qua, il mini epilogo del mio racconto. Spero vi sia piaciuto, ancora
un sentito grazie a tutti i lettori!
|
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