Amazon Lily - Un anno dopo

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Emozioni e tulipani ***
Capitolo 2: *** Semplice lineare logica ***
Capitolo 3: *** Sensuale innocenza ***
Capitolo 4: *** Amiche per sempre ***
Capitolo 5: *** Cena di famiglia ***
Capitolo 6: *** Irreparabili errori ***
Capitolo 7: *** Persistenza ***
Capitolo 8: *** Proposta inaspettata ***
Capitolo 9: *** Bella di giorno ***
Capitolo 10: *** Sognando ad occhi aperti ***
Capitolo 11: *** Fragile incanto ***
Capitolo 12: *** Rabbia ***
Capitolo 13: *** Torna in te ***
Capitolo 14: *** Ovunque andrai ***
Capitolo 15: *** Maya?! ***



Capitolo 1
*** Emozioni e tulipani ***


A Emy 




Mi rigiro arruffando il lenzuolo per avvicinarmi al comodino e spegnere la sveglia, che trilla fastidiosa.
Dice che sono diventata pigra ma non capisce che è colpa sua.
È colpa di quanto scalda il letto e sfiderei chiunque a non volerci restare più del dovuto, per godersi il più possibile il suo tepore, precisamente come sto facendo io ora, con la testa nel cuscino, un sorriso beato e un mugugno soddisfatto.
Qualcosa mi dice che non dovrei stare qui a poltrire oggi, che se non mi sono dovuta alzare presto per andare ad aprire il chiosco non è perché sono in vacanza, ma metto prontamente a tacere questa sensazione.
Le lenzuola sanno di caramello e non ho voglia di andare da nessuna parte.
Eppure, se posso dormire di più è perché deve essere domenica e la sveglia ha suonato solo perché, come al solito, mi sono dimenticata di disattivarla.
E, se è domenica, allora è a casa anche lui.
Senza aprire gli occhi, allargando il sorriso ed emettendo un altro mugugno, mi giro a pancia in giù allungando un braccio verso la sua metà di letto, intenzionata a stringermi a lui e abbracciarlo per poi rimettermi a dormire.
Sono già pronta ad accarezzare a palmo pieno il suo petto prima di stendermici comodamente quando la mia mano precipita fino al materasso, rivelando la sua assenza.
Perdo il sorriso e aggrotto le sopracciglia nel tastare con i polpastrelli qualcosa di lungo e sottile posato sul letto.
Cosa diamine...
Socchiudo le palpebre e mi spanno gli occhi con l'altra mano, cercando di mettere a fuoco il più velocemente possibile.
Ma mentre ancora sono impegnata a svegliarmi per bene, il cuore mi perde un battito nel notare una sfocata macchia rossa accanto a me.
Contraggo le dita stringendo quello che ho ormai capito essere uno stelo e mi porto il fiore davanti al viso mente mi rimetto supina, un braccio abbandonato sulla fronte.
Sorrido felice, come raramente lo sono stata nella mia vita, come ancora non mi sono abituata a essere da un anno a questa parte.
Un tulipano rosso.
Un fiore romantico di per sé ma che per me, per noi, ha un significato ancora più bello.
Me ne ha regalato uno ogni mese, per dodici mesi.
Questo è l'ultimo e mentre realizzo che significa il cuore prende a scalpitare contro le costole e io fremo di gioia.
È il nostro anniversario.
È passato un anno esatto da quella sera, la sera a piazza Gyoncorde, la sera in cui è tornato da me.
O in cui io sono tornata da lui, dipende dai punti di vista.
Si potrebbe dire che ci siamo incontrati a metà strada o, meglio ancora, al centro della piazza.
Oggi è il mio primo anniversario con Law.
A ben guardare è il mio primo anniversario in assoluto ma non è certo un dettaglio rilevante, non è per questo che sono così emozionata.
È lui, il mio chirurgo, a riempire di emozione la mia vita, ogni singolo giorno.
Di emozione e tulipani.
Sorrido ancora di più, trasognata, mentre porto un polpastrello della mano libera ad accarezzare un setoso petalo.
Ancora non ci credo.
Un anno di noi.
È allora che un pensiero mi colpisce, facendomi accigliare.
Ero convinta che sarebbe stato di lunedì.
Mi ricordo bene che mi ha detto "Se non ti pesa possiamo aspettare il fine settimana per festeggiare. così lo facciamo come si deve".
Laddove 'come si deve' è variamente interpretabile soprattutto se detto con quel suo ghigno.
E allora perché mi ha dato il tulipano un giorno prima?!
Non è da lui, meticoloso com'è.
Sgrano gli occhi inorridendo per un dubbio improvviso e mi giro veloce a cercare la data sulla sveglia che ho da poco zittito.
Merda!
È lunedì!
E se non devo andare al chiosco è perché mi sono tenuta la giornata libera per andare con Kaya a vedere le ultime cose per il matrimonio!
E, manco a dirlo, sono in ritardo.
Accidenti a me e alla mia pigrizia!
Accidenti a lui e al suo odore con cui impregna sempre le lenzuola!
Lenzuola dalla quali mi districo con non poca difficoltà, rivestendomi in fretta.
Non ho tempo per la colazione, prenderò un cornetto andando ma quando lo sguardo si posa sul tulipano, abbandonato sul cuscino del nostro letto sfatto, il bulbo accuratamente avvolto in un sacchetto di mussola fermato con del semplice spago, decido che, ormai, cinque minuti in più o in meno non fanno molta differenza.
Lo prendo dal gambo con delicatezza e mi dirigo in cucina alla ricerca di un panno da inumidire e un bicchiere.
Stasera lo pianterò nel vaso insieme agli altri.
Recupero la borsa e mi controllo velocemente allo specchio per assicurarmi di essere quanto meno presentabile.
Poi, prima di uscire, lancio un'ultima occhiata al tulipano sul tavolo, che beve silenzioso e lento l'acqua che gli ho dato.
No, cinque minuti non fanno una grande differenza.
Continuare a nutrire il nostro amore, invece, fa tutta la differenza del mondo.
 







Angolo dell'autrice
Buongiorno people! 
Ho deciso di iniziare oggi che è il primo giorno di primavera, anche se qui di primavera se ne vede ben poca!
Come per l'altra storia nei capitoli successivi ci saranno le schede dei fiori alla fine di ogni capitolo ma a questo piccolo prologo non l'ho messa perchè sarebbe stata identica all'ultima scheda della storia precedente! 
Ringrazio già tutti coloro che leggeranno e daranno una possibilità a questo seguito! 
Buona primavera a tutti! 
Piper.

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Capitolo 2
*** Semplice lineare logica ***


La osservo assemblare il mazzo di fiori con cura, appoggiato con una spalla alla porta che da sul retro del locale. 
-Fratello io ho finito!!!-
Mi giro verso Franky, che senza un apparente motivo, sta ora molleggiando sulle gambe, facendomi sollevare un sopracciglio.
-Okay, Franky, grazie. Lascia pure che ci penso io adesso- gli dico, mentre piega il busto in diagonale e unisce gli avambracci sopra la testa.
Santo Roger, se è strano!
Riporto l’attenzione su Margaret che è così concentrata da non essersi neppure accorta del nostro scambio di battute.
Allunga una mano verso sinistra, gli occhi puntati sul mazzo di fiori, e tasta il bancone pesca alla ricerca di qualcosa.
Mi stacco lentamente dallo stipite e, senza dire nulla, gli avvicino qualche croco giallo che lei afferra e porta davanti agli occhi, sorridendo poi nel vederne il colore.
So che cercava qualcosa per spezzare la monocromia del mazzo, fatto per la stragrande maggioranza di crochi bianchi con screziature viola e qualche gerbera rossa.
Guardare Margaret comporre mazzi e bouquet è uno spettacolo che mi affascina sempre e di cui non mi stanco mai.
È come se si isolasse da tutto e da tutti, come se comunicasse silenziosamente con i fiori mentre le sue mani si muovono esperte e precise.
La cura che mette in quello che fa riesce a rendere il suo lavoro incredibilmente simile al mio.
Anche io devo essere preciso, anche le mie dita devono essere capaci di ascoltare gli strumenti chirurgici.
La sua convinzione che, però, quello che faccio io è decisamente più socialmente utile di quello che fa lei, è tutta sbagliata.
Sto praticamente sempre qui con lei quando i nostri giorni liberi non coincidono, anche se i suoi non cambiano mai, e non riesco a spiegarle a parole quanto spesso ho visto le espressioni di coloro che entrano qui cambiare in meglio.
Quanto spesso riesce a migliorare la giornata ai suoi clienti.
Perché Margaret ha sempre una parola gentile per tutti, un sorriso amichevole e una conoscenza enciclopedica del linguaggio dei fiori, quel lato di lei che la rende così meravigliosamente unica agli occhi di chiunque e soprattutto ai miei.
È grazie a tutto questo se ho finito con l’innamorarmi e ora non rinuncerei a lei per niente al mondo.
Perché la stessa cura che mette nel comporre mazzi di fiori o innaffiare i suoi bulbi, la usa anche per amare me.
E non parlo solo di amore fisico, anche se io so bene cosa sono in grado di fare quelle mani, cosa riescono a trasmettermi e risvegliare in me.
Ma Margaret è capace di amarmi anche con un solo sguardo e un sorriso.
Sguardo e sorriso che mi preparo a ricevere quando la vedo annodare il nastro di raso in un fiocco, prima di portare le mani sui fianchi e annuire soddisfatta.
Si gira verso di me e io non posso non ghignare.
-Convinta?!- le chiedo, prendendola un po’ in giro con il tono della voce, visto che quando si tratta di fiori è una perfezionista quasi maniacale.
Il che è impressionante se si considera in che condizioni verte il suo armadio.
-Le piacerà, ne sono certa!- afferma, piegando ancora di più le carnose labbra.
-Non ho dubbi nemmeno io-
Un lampo passa attraverso i nostri sguardi e la vedo fremere, sentendo l’immediato impulso di annullare la distanza tra noi.
Ma non riesco nemmeno a muovere un passo che il campanello del negozio ci distrae, facendoci voltare in attesa di vedere apparire il prossimo cliente della mia ragazza.
Prima ancora che spunti da dietro le rastrelliere, sappiamo già di chi si tratta, grazie alla serie di tonfi misti a imprecazioni che segue l’ingresso del misterioso soggetto.
Margaret sgrana gli occhi mentre io li mando al cielo, per poi seguirla lungo il ridotto spazio del suo chiosco, diretta a verificare la gravità dei danni.
-Secondo me stavolta è toccato ai garofani- commento con un ghigno bastardo.
Si volta, fulminandomi da sopra la spalla, ma non resiste e sorride appena anche lei mentre si rigira.
Svolto dietro la rastrelliera e mi blocco alle sue spalle, ammirando lo spettacolo.
Seduto per terra, con le gambe tese e una mano a impedire al secchio delle anemoni di rovesciarsi del tutto e sparpagliare acqua in giro e un vaso di orchidea afferrato al volo nell’altra.
Solleva gli occhi su di noi e sorride e, naturalmente, Margaret non può fare a meno di ricambiare, anche se scuote la testa e incrocia le braccia sotto al seno in un lieve e poco convinto rimprovero.
-Ragazzi ciao!- ci saluta entusiasta e io ghigno nel sentirla sospirare.
-Ma quando imparerai?!-
-Tesoro, non è colpa mia! Questo negozio è peggio di un campo minato!- afferma cercando di apparire ragionevole e facendole sgranare gli occhi incredula.
-Papà, i secchi stanno lì da sempre!- gli fa notare, prima di accovacciarsi e raccogliere rapida le poche anemoni che sono riuscite a sfuggire dal loro contenitore, mentre io tendo una mano e lo aiuto a mettersi in piedi.
Rimette a posto il vaso di orchidea senza fare troppa fatica, visto che sfiora quasi i due metri di statura, prima di girarsi verso di me e darmi una pacca sulla spalla.
-Come stai Law?!- mi domanda e io mi ritrovo a sorridere.
A modo mio certo, ma i ghigni che rivolgo a Cora sono tra i più sinceri che si siano mai dipinti sul mio viso.
Perché non si può proprio non sorridere davanti a una persona generosa e altruista come lui.
-Bene! Sto molto bene!- rispondo, lanciando un’occhiata a Margaret che si sta rimettendo in piedi, occhiata che non sfugge a suo padre.
 -Sì eh?!- domanda conferma, facendomi annuire.
-E tu?!- gli chiedo, mentre Margaret si avvicina a noi -Dato fuoco a niente stamattina?!-
-Solo a una pila di tovaglioli ma Makino è stata pronta e l’ha spenta al volo con il latte freddo!- mi dice, avviandosi verso il corridoio formato dalle rastrelliere, diretto al bancone.
Io lo osservo incredulo almeno quanto sua figlia, prima di prendermi il ponte del naso e abbassare il capo, scoppiando inevitabilmente a ridere, mentre Margaret lo marca stretto preoccupata per l’incolumità del suo negozio e del suo genitore.
Io non so come fa a essere così sbadato e nemmeno come fa a essere ancora vivo.
Voglio dire anche Margaret si incasina un po’ a volte ma lui raggiunge livelli patologici.
Se non altro quando gli ho proposto di organizzare un po’ di animazione per i bambini del mio reparto ha accettato con entusiasmo e loro lo adorano.
Chissà se dicessi ai genitori che non è tutta scena ma è proprio così lui.
Sghignazzo ancora all’idea, prima di raggiungerli al bancone, dove Cora sta elogiando il mazzo di fiori che Margaret gli sta mostrando con orgoglio.
-Piace?!- domanda, gli occhi illuminati di fronte al sorriso di suo padre.
-È perfetto Margaret!- esclama davvero felice, allungandosi per darle un bacio sulla fronte.
La vedo contrarre il viso in una smorfia preoccupata e trattenere il fiato.
-Papà i fiori!!!- esclama con voce leggermente acuta, alzando le mani a palmo aperto come a volerlo bloccare, preoccupata che possa inavvertitamente schiacciare il mazzo.
Cora si immobilizza e abbassa gli occhi sulla composizione.
-Tua madre l’adorerà!- le dice, facendola illuminare ancora di più -Ti devo qualcosa?!-
-Papà ma non scherzare!- esclama, prima di allungargli in mazzo con cura.
Cora fa per afferrarlo ma Margaret indietreggia impercettibilmente.
-Trattalo con cura!- lo ammonisce, facendogli aggrottare le sopracciglia.
-Ma perché tu e tua sorella mi dite sempre così?!- s’informa, sinceramente perplesso e Margaret sospira.
-Forse perché l’ultima volta che non ci siamo raccomandate hai quasi distrutto mezza casa, dato fuoco al tuo cappotto e sei precipitato giù dalle scale?!- snocciola sarcastica per poi cercare i miei occhi, che guizzano divertiti.
-Oh la fate sempre troppo tragica!- minimizza lui, con un’alzata di spalle -Non mi sono fatto niente e sono ancora in forma smagliante!- fa notare stirandosi appena prima di immobilizzarsi con una strana espressione -Ma forse è meglio se non esagero per la schiena- mormora sottovoce -Bene!!! Io devo andare ragazzi ma tanto ci vediamo stasera a cena per il compleanno no?!- chiede conferma spostando lo sguardo da lei a me.
Io annuisco e lui sorride contento.
Non è un segreto per nessuno che straveda per me.
Lo è già di più il fatto che io stravedo per lui.
Lo guardo allontanarsi per poi tornare a voltarmi verso Margaret, che scuote la testa, visibilmente divertita.
-Credevo che i fiori preferiti di tua madre fossero le camelie- le faccio notare, riottenendo tutta la sua attenzione.
-Le camelie piacciono a tutte le mamme ma i crochi e le gerbere sono più adatte!- mi dice, con quello sguardo che la caratterizza sempre quando parla di fiori -Allegria e spensieratezza! Se ama papà non può non amare i crochi e le gerbere!- conclude, cogliendomi appena alla sprovvista.
Ghigno sghembo senza staccare gli occhi dai suoi.
-Lo stesso principio vale anche per te?!- le domando e lei si avvicina con una luce maliziosa negli occhi cioccolato.
-Mm-mmh!- annuisce aggrappandosi alla mia maglietta -Infatti adoro i girasoli, da quando ti conosco- mi soffia sulle labbra che subito storco in una smorfia.
-Sei tu che sei fissata con questa cosa che il girasole mi rappresenta- le faccio notare, non resistendo all’impulso di posare le mani sui suoi fianchi per attirarla più vicina.
-Oh andiamo! Sei un girasole con le gambe!- esclama e io mando gli occhi al cielo -E infatti ti vesti spesso di giallo!- mi fa notare.
-Mi vesto di giallo perché tu sei fissata con il giallo-
-Io sono fissata con il giallo perché ti sta bene! Infatti se questa maglietta fosse stata, che so, verde non avrei avuto così tanta voglia di levartela!- mormora, socchiudendo gli occhi e facendomi perdere qualche battito.
Un calore conosciuto mi pervade e io mi avvicino di più al suo viso con il mio.
-Ma davvero?!- le domando, facendola annuire piano e senza interrompere il contatto visivo.
Il suo profumo mi invade le narici e la connessione cervello-bocca salta del tutto.
-Ci sono i fiori da sistemare- le dico con un ghigno che è tutto un programma.
Margaret sgrana gli occhi, emettendo un verso incredulo.
-Trafalgar Law, mi stai suggerendo di farlo sul luogo di lavoro?! Non ti facevo così indisciplinato!- mi dice, picchiettandomi il petto con la punta dell’indice.
-Guarda che sei tu che stai cercando di sedurmi- le dico, senza diminuire la presa.
-Io non ho fatto proprio niente, volevo solo mettere un po’ di pepe in previsione di stasera- dice, strusciando appena il bacino contro il mio.
-Ah perché hai in mente di replicare ieri sera stasera?!- le chiedo allargando il ghigno al ricordo della nottata appena trascorsa.
Siamo d’accordo di uscire a cena nel weekend per l’anniversario ma ieri quando sono rientrato e l’ho trovata intenta a cucinare non ho resistito e lei nemmeno a dirla tutta.
-Mm-mmh!- annuisce ancora piegando il capo -Voglio replicare stasera…- dice baciandomi il collo -…domani sera…- sale verso lo spigolo della mandibola -… giovedì…- posa le labbra vicino al mio lobo e io non resisto oltre.
La spingo contro il bancone e prendo a baciarla con trasporto, mordendola la bocca e sentendola gemere.
Aumento la presa quando risponde incontrollata e affonda le mani nei miei capelli.
Mi sto già perdendo irrimediabilmente quando mi spinge via, guardandomi affannata.
-C’è un cliente!- si spiega e solo allora mi accorgo dei rumori.
Meno male che ci sono le rastrelliere.
La guardo ghignando e mi accosto per accarezzarle una guancia.
-Vado a sistemare i fiori- soffio prima di allontanarmi riluttante da lei.
-Grazie- mormora in risposta.
Mi volto quando sono sulla porta e la vedo fare il giro del bancone per andare ad accogliere il cliente prima di lanciarmi un ultimo innamorato sorriso.
E non posso fare a meno di pensare che la mia vita sta veramente andando a gonfie vele. 









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Gerbera

Fioritura: Primavera-estate.

Significato: Allegria.

Storia e curiosità: Originaria dell’Africa, Asia e Suadamerica, prende il nome dal naturalista tedesco Trugott Gerber. Ne esistono all’incirca trenta specie.





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Croco

Fioritura: Gennaio-Marzo. 

Significato: Allegria, Spensieratezza.

Storia e curiosità: Il croco è una pianta perenne erbacea che porta le gemme in posizione sotterranea, all'interno di un bulbo, per proteggerle durante la stagione ostile, prima della fioritura. A causa dell'alta percentuale cromosomica ne esiste una tale varietà di specie locali da aver reso tutt'ora impossibile una precisa classificazione. E' originaria dell'Europa, Africa nord-occidentale, Asia Minore e Cina centrale. Gli stimmi erano usati in farmacia in quanto tonici, stimolanti, regolatori del flusso mestruale ed eupeptici. Inoltre dal croco si ricava lo zafferano. 







Angolo dell'autrice: 
Ciao a tutti! 
Innanzitutto se siete arrivati fino a qui, vi ringrazio davvero di cuore! Vorrei ringraziare in particolar modo Gil (Povero il tuo ragazzo! Mi odierà! Ma sono felice di averti migliorato il weekend! XD), Gibutistan (Non avevo idea che avessi letto "Amazon Lily", non sai quanto mi faccia piacere! Per me quella storia e anche questa contano tantissimo!), Luna (Idem anche per te! Non sai che valore affettivo ha per la sottoscritta quindi non può che farmi bene sapere che sei legata a quella storia anche tu! Mi sciolgo a immaginare un piccolo Trafalgar! ** Grazie dei complimenti!), OneEyedTesoro (!!!! Ci speravo di trovarti, lo ammetto! Sono felice di sentirti così entusiasta!!!). 
E infine un ringraziamento speciale alla persona senza la quale questa storia non avrebbe mai visto la luce. 
Emy, amica mia, grazie di tutto, davvero di cuore, per esserci sempre e sostenermi! Grazie per avermi spronata! E viva il LawMargaret! :P 
Alla prossima! 
Piper. 

 

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Capitolo 3
*** Sensuale innocenza ***


Mi chiudo la porta alle spalle e mi ci addosso, mentre la osservo togliersi la giacca e dedicarsi ad accendere le candele che sono sparse qua e là per la casa.
Il vestito che ha messo le cade alla perfezione e la rende ancora più desiderabile.
Certo, io la trovo bellissima anche con il suo sformato grembiule del lavoro addosso ma ciò non toglie che io sia in grado di riconoscere una donna ben vestita quando ne vedo una.
E Margaret decisamente lo è.
Così ben vestita che mi viene solo voglia di spogliarla.
Così ben vestita solo per me.
Mi perdo ad ammirarla, considerando per l'ennesima volta quanto sono fortunato, prima di staccarmi dall'uscio e avanzare verso di lei.
Mi sente avvicinarmi e non si volta, restando immobile e in attesa, appena un po' rigida, ma si lascia subito andare quando la stringo da dietro, posando le mani sul suo addome.
Si lascia andare contro il mio torace, tra le mie braccia.
Si abbandona a me e io mi piego a respirarla, accarezzandola dal collo alla spalla e ritorno con la punta del naso.
Posa le mani sulle mie, piegando il capo di lato per darmi più accesso, sospirando felice e persa mentre io mi inebrio del suo profumo di gelsomino.
Sa di gelsomino, un aroma sensuale, ma osservandola qui tra le mie mani, con questo semplice abito bianco addosso mi sembra quasi un crimine violarla.
È così bella, così mia.
La mia Margaret.
È quando socchiude le palpebre e mi guarda con gli occhi lucidi di piacere e un sereno sorriso sul volto che capisco di averlo detto ad alta voce.
Smetto di pensare e la bacio, stringendola di più, quasi a volerla inglobare in me.
Mi ritrovo ad ansimare sulle sue labbra quando, senza voltarsi, mi infila una mano tra i capelli, un gesto che mi fa sempre impazzire.
La amo.
Non avrei mai creduto di essere capace di amare così ma Margaret è entrata nella mia vita il giorno che io sono entrato nel suo negozio, distruggendo ogni mia certezza, penetrando le mie barriere di difesa, grattando via quella patina di bastardo cinismo che mi ha sempre contraddistinto.
E da quel giorno la amo, dalla prima volta che l'ho vista, anche se ci ho messo molto più tempo per capirlo.
Ma ora che lo so non la lascerò andare più, non troppo facilmente almeno.
Porto la mano ad accarezzare la sua spalla nuda, proseguendo lungo la clavicola e scendendo verso lo scollo del vestito, soffermandomi sul ciondolo a forma di margherita che le ho regalato.
Un regalo semplice, proprio come lei, e per questo apprezzato più di altri.
Invoca roca il mio nome e io non resisto più.
La prendo in braccio e, continuando a baciarla, mi dirigo verso la nostra camera.
Sì, Margaret sembra la purezza incarnata a volte, il suo lato più malizioso e passionale solo io lo conosco davvero.
E solo a me è concesso di violarla.
E questo è un privilegio di cui non esiterò mai ad approfittare.
 

 
§
 

Le passo una mano sulla guancia, mentre scivola al mio fianco e infossa il viso nel mio collo.
Adoro sentire il suo fiato caldo sulla pelle imperlata di sudore e le sue dita ridisegnare il tatuaggio a memoria.
Adoro fare l'amore con lei.
-Law!- mi chiama, sollevando il busto ma restando a pancia in giù.
La guardo interrogativa.
-Prima di uscire hai detto che dovevi dirmi una cosa!- mi ricorda, accigliandosi, e io mi irrigidisco.
Già, è vero, le devo dire una cosa.
E c'è un motivo se ho voluto aspettare.
Sospiro perché in realtà avrei preferito non doverglielo proprio dire.
Porto un braccio sulla fronte puntando lo sguardo al soffitto e poi di nuovo su di lei.
-Mia zia Alvida e mia cugina Baby vengono a trovarmi- la informo, scrutando la sua reazione.
Margaret ha già conosciuto la mia famiglia e tutti, i miei, mia sorella e il suo ragazzo, stravedono per lei e la cosa è reciproca.
Ma non ha mai conosciuto la sorella di mio padre e sua figlia e d'altra parte io non ho mai fatto segreto del loro atteggiamento.
Perché, a differenza nostra, zia Alvida e Baby si sentono superiori per il semplice fatto di avere più soldi in banca di una persona normale.
Perché sì, la mia famiglia è ricca ma noi non ce ne siamo mai vantati e anzi sia io che Lamy non siamo stati cresciuti nella bambagia.
Entrambi abbiamo ottenuto delle borse di studio per l'Università e non abbiamo mai dato il denaro per scontato.
Ecco perché a Margaret non pesa, non è mai pesato e mai dovrà pesare.
Ed ecco perché il fatto che zia Alvida e Baby vengano a Raftel non mi piace.
-Ehi-
Mi riscuoto nel sentire la sua mano sulla guancia e mi rendo conto di avere assunto un'espressione corrucciata che subito abbandono quando la vedo sorridermi.
-È la sorella di tuo padre non può essere così male- afferma incoraggiante.
Ghigno e l'accarezzo di nuovo, ammirandola perso.
È la sera del nostro anniversario, non voglio rovinare tutto parlando di mia zia e di quanto poco somigli a papà.
La guardo sorridere e allargo il ghigno.
Non ho niente da temere perché Margaret, con la sua semplicità, può affrontare qualsiasi cosa.
Io e lei, insieme, possiamo affrontare tutto.








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Margherita

Fioritura: Primavera-estate.

Significato: Semplicità, innocenza. 

Storia e curiosità: Le margherite sono associate alla semplicità e innocenza giovanile, legate soprattutto alla simbologia del matrimonio. Nell'antichità le donne sfoggiavano corone di margherite per mostrare la loro predisposizione al matrimonio e si pensava che se una bambina coglieva un mazzo di margherite ad occhi chiusi, il numero di fiori raccolti equivalesse agli anni che mancavano al suo matrimonio. In Inghilterra, nel medioevo, veniva portata dai cavalieri innamorati quando partivano per la guerra. La margherita era utilizzata anche con proprietà curative nell'antica Roma, come rimedio contro ulcerazioni, contusioni, pelle screpolata, pertosse, asma, ittero e dolori gastrici. 
 





Angolo dell'autrice:
Rieccomi!
Vorrei ringraziare Emy (il girasole con le gambe ti ha proprio uccisa eh! XD Lo sai che è reciproco comunque! Grazie di cuore e... Oh Cora!!! **), OneEyedTesoro (e a me mancavano le tue recensioni e sono felice che ti sia piaciuto tutto, a partire dal meraviglioso Cora alla nostra coppietta che si scioglie in mille cuori colorati! Sono contenta di sapere che segui il seguito con lo stesso entusiasmo! Grazie davvero!) e Luna (Cora è meraviglioso sì! E Law e Margaret trovano comunque il tempo per rifarsi! Sono felice che ti piaccia tanto! Grazie di tutto!). 
Alla prossima e un bacio grande a tutti! 
Piper. 



 
 

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Capitolo 4
*** Amiche per sempre ***


-Allora com’è andata?!-
Sollevo appena il capo, guardandole di sottecchi, mentre finisco di sistemare le cose sotto al bancone dopo avere assemblato un mazzo di fiori che verranno a ritirare nel pomeriggio.
Kaya e Bibi sono entrambe appoggiate al ripiano pesca, in fervente attesa e io non so cosa dire, perché qualunque cosa io pensi so che mi sentirò in colpa non appena l’avrò espressa ad alta voce.
Ma le due persone di fronte a me non sono due persone qualunque.
Io e Kaya ci conosciamo da una vita e con Bibi è stato strano restare in contatto dopo la fine della mia relazione con Sabo ma dopo poche settimane la cosa è diventata talmente naturale che anche lei mi sembra di frequentarla da sempre, tanto che ha preso a uscire sempre più stesso con la nostra compagnia, finendo per legare così tanto anche con Kaya che le ha chiesto di farle da testimone insieme a me.
E per questo oggi sono qui, perché per quanto ci abbiamo provato, a me e Bibi non stanno bene né gli stessi colori né gli stessi modelli di abiti.
E così abbiamo pensato di mettere un fiore uguale tra i capelli, noi due e anche la sposa, e stamattina sono qui per scegliere suddetto fiore.
Ma in fondo me lo aspettavo, che avrebbero approfittato per chiedere del mio fatidico incontro con la cugina e la zia di Law.
D’altra parte a loro non ho nascosto quanto la cosa mi mettesse agitazione e, purtroppo, non sbagliavo.
-Come vuoi che sia andata?!- domando, senza sapere nemmeno io con chi sto realmente parlando.
Sono entrambe di buona famiglia, Kaya è benestante, Bibi proprio ricca, ma entrambe si sono sempre rimboccate le maniche.
Somigliano molto a me ma conoscono quell’ambiente e le persone che lo bazzicano più di quanto non lo conosca io.
Ragion per cui basta la mia occhiata e il mio tono per farle sospirare entrambe.
-Siamo solo andati a prendere un caffè all’aeroporto comunque! Ci ho parlato pochissimo e magari ho solo avuto un’impressione sbagliata!- aggiungo subito e in fretta -Può darsi che io sia partita prevenuta!-
Si scambiano un’occhiata prima che Bibi sollevi un sopracciglio scettica.
-Beh dai può essere!!!- esclamo -Con quello che mi ha raccontato Law!-
-Appunto! Quando mai Law non è oggettivo su chi ha di fronte?!- mi fa notare Bibi -A parte te ovviamente! Tu potresti anche rivelarti un’assassina a sangue freddo e lui continuerebbe a portarti in palmo di mano ma…- aggiunge, facendo ridere Kaya e assumere un’espressione da “la vuoi finire?!” a me.
-Bibi ha ragione, Margaret!- interviene la mia vecchia amica, posando con grazia il mento sul palmo della mano.
-Ma sono sua zia e sua cugina! Insomma, Alvida è la sorella di suo padre, non può essere davvero così  terribile!- protesto, ripetendo le parole che ho sussurrato a lui l’altra sera per incoraggiarlo e incoraggiare anche me stessa.
-Margaret, lo so che lo hai frequentato per poco ma dovresti sapere come funziona quell’ambiente!- mi fa notare Bibi, addossandosi al bancone con gli avambracci.
Mi passo una mano tra le ciocche bionde e sospiro.
-Quanto si fermano?!- chiede Kaya.
-Tre settimane- rispondo con sguardo miserabile -E Law sarà ovviamente impegnato come sempre e Baby ha già detto che non vede l’ora di passare del tempo con me e di diventare grandi amiche!- snocciolo, odiandomi per il tono disperato che sto usando.
-Beh non mi sembra una cosa negativa!- mi fa notare Kaya e io la guardo eloquente.
-Me lo ha detto prendendomi sottobraccio, con voce acuta e posandomi la testa sulla spalla- la informo atona e subito comprende.
-Falsa come giuda- sibila Bibi, infastidita per me.
-E tra un paio di sere ci sarà anche una cena coi miei e Lindow al Baratie- concludo, sfogandomi completamente e buttando fuori tutto.
È inutile che ci giro intorno.
Sono davvero disperata.
Nel momento in cui ci siamo strette la mano ho capito che sarebbero state le tre settimane più lunghe della mia vita e che io e Law possiamo anche scordarci la nostra privacy per il prossimo mese.
Bibi allunga una mano per afferrare la mia e stringerla appena in un gesto di conforto e io le sorrido sebbene un pelo tirata.
Non so che farei senza di loro.
A Bibi poi, devo molto.
Quella famosa sera, l’anno scorso, quando Law ha riempito la piazza qui fuori di tulipani solo per farmi capire quanto mi amasse, è stata Bibi a prendere la telefonata di Makino alla festa aziendale della Baroque Works, è stata Bibi a spiegare la situazione a Sabo ed è stata Bibi a convincerlo a incontrarmi per permettermi di chiarire.
Non siamo rimasti in contatto ma almeno non ci siamo lasciati male poi so da Bibi che sta bene e che ora sta con Koala.
Sono felice per loro, so che sono una splendida coppia anche se li ho frequentati per poco.
Sì le devo davvero tanto e anche senza tutto questo, siamo spiriti affini io e lei.
Ci capiamo con un solo sguardo e non perché siamo due libri aperti per chiunque come Kaya.
Anche se l’espressione che Bibi assume quando la porta suona e una voce conosciuta chiama il mio nome dall’ingresso del chiosco sarebbe comprensibile anche da un cieco.
Sgrana gli occhi, deglutisce e poi diventa bordeaux.
E io e Kaya non possiamo fare a meno di scambiarci un’occhiata saputa e ridacchiare.
-Ciao Rufy!- lo saluto, alzando appena la voce -Siamo qui!-
Riporto lo sguardo su Bibi che fissa il bancone cercando di tornare di un colore normale.
-Vuoi nasconderti nel retro?!- le domando, non nascondendo una nota divertita nella voce.
-O in bagno anche!- interviene Kaya.
-O sotto il bancone! Se vuoi c’è spazio!- le dico e nessuna delle due riesce a non sbuffare una risata.
-E fatela finita!- sibila Bibi e io e Kaya ci ritroviamo a soffocare le risa quando Rufy spunta da dietro le rastrelliere.
-Ehi ciao!!!- saluta entusiasta come sempre con quel suo sorriso bello come il sole -Siete tutte qui!-
-Ciao Rufy!- lo saluta Kaya e Bibi non può aspettare oltre.
Fa un profondo respiro e si volta salutandolo con un sorriso nervoso.
Scuoto la testa, divertita.
È talmente cotta di lui da sembrare regredita all’adolescenza.
E mi chiedo quando si deciderà a dichiararsi visto che anche Rufy è chiaramente cotto di lei, anche se non ne è proprio pienamente consapevole.
-Come state?!- domanda, accostandosi al bancone, posizionandosi accanto a lei, ancora di schiena, e posando un avambraccio sul ripiano pesca.
La scruta qualche secondo prima di allungare la mano per scostarle una ciocca di capelli azzurri che le si è appiccata alle labbra appena inumidite di gloss.
Bibi sobbalza e le guance le si imporporano quando incrocia i suoi occhi, restandone agganciata e nessuno dei due dice più niente.
Io e Kaya ci guardiamo, attendendo alcuni secondi e io apro la bocca per richiamarli alla realtà ma il campanello della porta mi precede, riscuotendoli di botto.
Si allontanano impercettibilmente l’uno dall’altro e ci concentriamo tutti e quattro sul corridoio centrale del negozio.
E stavolta è il mio turno di perdere un battito.
Perché non c’è niente da fare, non mi abituo mai.
Non mi abituo a come mi guarda, a come mi sorride, a quanto è dannatamente bello con la camicia un po’ aperta sul torace e le maniche arrotolate.
Non mi abituo e non mi ci voglio abituare.
Stare così con lui è come vivere costantemente a un metro da terra.
E ogni singola volta fatico a credere che veramente sia successo a me, abbia scelto me, si sia innamorato di me.
Ma non mi lascia alcun dubbio il modo in cui mi guarda ed è irresistibile l’impulso di fare il giro del bancone per farmi stringere dalle sue braccia.
Mi sollevo sulle punte, per scoccargli un bacio a fior di labbra che ricambia, stringendo un po’ la presa e portandomi una ciocca bionda dietro l’orecchio.
In questo momento capisco esattamente come si sentono Rufy e Bibi.
Come se il mondo fosse limitato a loro due, come se non ci fosse nessuno intorno a loro, come se tutto l’universo fosse rappresentato dall’altro.
Non so come possano resistere senza dirselo in qualche modo, senza fare il passo successivo.
-Com’è andato il turno di notte?!- gli chiedo sottovoce, senza staccare lo sguardo da lui.
Si limita ad annuire, segno che è tutto a posto e la cosa mi solleva.
-Adesso vada a casa a riposare un po’ ma volevo passare a salutarti- mi dice sfregando i palmi sulle mie braccia prima di staccare riluttante gli occhi dai miei e guardare gli altri -Ciao ragazze! Rufy-ya!-
-Ehi Torao!- esclama Rufy entusiasta, schiacciandosi appena il cappello di paglia sul capo.
Lo adora, anzi si adorano, anche se Law non lo ammetterebbe mai.
Studia per un attimo la postura sua e di Bibi prima di allargare il ghigno, una luce un po’ bastarda  negli occhi.
Lo tiro per la camicia, cercando di ammonirlo ma mi ignora.
-Come stai, Cappellaio?! Trovata una donna da portare al matrimonio?!-
Lo sguardo si muove rapido sulla mia amica al suo fianco in un gesto involontario prima che Rufy assuma un’espressione lievemente imbarazzata.
-Non ancora no!-
-E Bibi-ya non è disponibile?!-
La vedo sobbalzare e togliere gli occhi dal punto nel vuoto che stava fissando fino a un secondo prima, posarli prima su Law e poi su Rufy che la sta guardando con una strana espressione, quasi riflessiva.
Mi sembra di vedere gli ingranaggi del suo cervello muoversi e affondo un attimo il viso nella camicia di Law per soffocare una risata, inebriandomi del suo odore.
-Bibi vai al matrimonio con qualcuno?!- sento che le domanda e mi affretto a girarmi, non celando un sorriso divertito.
Tanto non si rendono conto di niente.
Bibi fa segno di no con il capo, deglutendo a fatica e vedo Kaya coprirsi la bocca con una mano, soffocando anche lei una risata.
-Ti va di venirci con me?!-
Gli occhi di Bibi si sgranano appena e la mia amica rimane interdetta alcuni secondi, finché Kaya non le da un piccolo spintone da dietro, riscuotendola.
Annuisce piano e Rufy si illumina.
-Fantastico!!!- esclama -Ora devo andare!-
Fa un passo verso Bibi e, sotto i nostri sguardi increduli, le posa una mano a palmo pieno sul viso e la bacia sull’altra guancia, facendole prendere fuoco all’istante.
Poi si stacca da lei e si avvia deciso e ci saluta dirigendosi all’uscita, dando una pacca sulla spalla a Law nel passare.
Law mi stringe un altro po’, continuando a sghignazzare, mentre Bibi continua a fissare interdetta dove un attimo prima c’era Rufy, il viso di una sfumatura molto simile al color aragosta.
Si china a baciarmi tra i capelli e lo sento inspirare a pieni polmoni.
-Vado anche io- mi dice e io mi giro a cercarlo con gli occhi.
-Ci vediamo stasera- mormoro, rendendomi conto di apparire persa.
-Ti amo- mi soffia sulle labbra, dopo avermele sfiorate e io sento il cuore accelerare.
Prima che possa rispondere o reagire si stacca da me e se ne va, salutando Bibi e Kaya.
Scuoto la testa per riprendermi quando la porta si chiude alle sue spalle e torno verso il bancone dove Bibi sta tornando di un colore normale.
Guardo Kaya che sorride senza riserve.
-Serial killer… palmo di mano…- mi dice e io assottiglio lo sguardo, senza riuscire a impedirmi di sorridere per poi concentrarmi insieme a lei su Bibi.
-Stai bene?!- le domando appena un po’ in apprensione.
Solleva uno sguardo omicida e ci fulmina.
-Oh dai!!!- la riprendo -Era anche ora eh!!!-
-Credevo di morire!!!- protesta e non riusciamo a non sghignazzare, fino a scoppiare a ridere quando Bibi non resiste oltre  e si unisce a noi, buttando anche fuori la tensione.
Le guardo da dietro le lacrime per il troppo ridere e provo a immaginare cosa sarebbe la mia vita senza di loro.
Sono così importanti per me, come delle sorelle.
Quando penso a dove sarò tra cinquant’anni la sola cosa che so è che spero di essere ancora con Law e con loro.
E come ci penso un’idea mi colpisce.
-Fresie!- esclamo e Bibi e Kaya mi guardano asciugandosi le lacrime, visibilmente perplesse -Da mettere nei capelli!- mi spiego -Che ne dite delle fresie?!- propongo, cercando la scheda del fiore in questione per mostrarlo loro.
Lo osservano e le vedo illuminarsi.
Mi guardano e annuisco e io sorrido in risposta.
Sì, la fresia è decisamente il nostro fiore.
Perché so, con assoluta certezza, che, qualunque cosa accada, la nostra amicizia non finirà mai. 








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Fresia

Fioritura: Gennaio e primavera. 

Significato: Amicizia duratura.

Storia e curiosità:  Originaria del Sud Africa, soprattutto nella zona del Capo di Buona Speranza, la fresia viene utilizzata sia come pianta ornamentale che come fiore reciso. Il suono profumo inebriante risulta più intenso nelle fresie di colore bianco e giallo. Il nome fu scelto dal botanico e farmacista Ecklon nel 1800 per onorare il proprio amico medico Freese. 






Angolo dell'autrice: 
Vorrei ringranziare di cuore tutti coloro che stanno seguendo questa storia! E poi vorrei ringraziare per le recensioni Gil, Luna, OneEyedTesoro e Gibutistan oltre a tutti coloro che seguono questa mia storia! Grazie davvero di cuore! 
Piper. 

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Capitolo 5
*** Cena di famiglia ***


Questa è forse la terza volta in vita mia che metto piede al Baratie.
Non ci ero mai venuta finché non ho conosciuto Sanji, l’anno scorso.
Lui ha un suo ristorante, l’All Blue, a North Sea, ma il Baratie è di suo padre e ci siamo trovati qui giusto un paio di volte con la compagnia.
L’ambiente è un po’ troppo patinato a essere onesti, nonostante Zeff ricordi un vecchio lupo di mare e sia un tipo molto alla mano.
A noi piace divertirci e fare un po’ di baraonda se ce n’è l’occasione, con Rufy e Usopp nella compagnia poi…
Ma stasera non è quella che considererei una serata di svago, tutt’altro.
Stasera ho tirato fuori un vestito elegante, mi sono truccata a regola d’arte e sono andata da Caimie a farmi fare una piega.
Stasera, sono qui a fare il mio dovere di fidanzata e l’espressione di Law non mi lascia dubbi sul fatto che anche lui si senta costretto.
Il suo dovere stasera è fare il bravo nipote.
Intreccio le mie dita con le sue mentre camminiamo verso il ristorante, ottenendo di strappargli un piccolo ghigno che si allarga come il mio pallido sorriso quando individuiamo i miei avvicinarsi dalla porta opposta del marciapiede.
Mamma è semplicemente splendida, con quell’abito semplice ma elegante, sobria e per niente appariscente.
Papà, è bellissimo anche lui.
Mia sorella Lindow sta già aspettando fuori dalla porta, rigirandosi una sigaretta spenta tra le labbra.
Non vuole fumare, tutti loro ci tengono a fare buona impressione per me  e mi sento stringere il cuore.
Non si potrebbe desiderare famiglia migliore.
-Ciao!- li saluto sorridendo e papà mi si avvicina prendendo tra due dita il ciondolo che Law mi ha regalato, lanciando poi un’eloquente occhiata, proprio mentre il mio fidanzato bacia mia sorella e mia mamma con autentico affetto.
Si salutano con un’amichevole pacca sulla spalla, lui e papà, prima che Law torni immediatamente al mio fianco, cingendomi la vita con il braccio.
-Sarà meglio entrare- mi dice e io annuisco, agganciandolo a mia volta.
Ho così bisogno della sua vicinanza stasera.
-Non aspettiamo tua cugina e tua zia?!- domanda mamma, aggrottando le sopracciglia.
Law la guarda un po’ dispiaciuto, o almeno io riesco a cogliere dispiacere dalla sua difficilmente codificabile espressione.
-Saranno di sicuro già entrate- l’avvisa, tornando a voltarsi -Sono ricche non raffinate- mormora tra i denti, in modo che posso sentirlo solo io.
Stringo la presa sulla sua giacca, per calmare lui e me stessa.
Questa serata pesa a entrambi in modo uguale ma so che non sarà nulla di tragico e che più tardi saremo troppo impegnati per pensarci.
Ci avviciniamo al direttore di sala ma Law non fa in tempo ad aprire la bocca che una voce ci raggiunge facendoci voltare in massa.
-Yuhuuuu Lawuccio! Siamo qui!!!-
È Baby che si sbraccia urlacchiando, la sua voce attraversa la sala facendo girare molti dei commensali e sollevare un sopracciglio a mia sorella.
-Sono loro?!- domanda retorica e lievemente sarcastica, mentre Alvida obbliga sua figlia ad abbassare il braccio e la riprende per l’atteggiamento poco consono.
Law mi ghigna incoraggiante e a me basta sentirlo stringermi più forte contro di lui per ritrovare tutta la mia vitalità e forza di affrontare questa ostica cena.
Non mi lascia andare, nonostante lo sguardo di sua zia sprizzi disapprovazione e so che deve solo azzardarsi a dire qualcosa se vuole farlo reagire.
Lo sa anche lei, perché quando raggiungiamo il tavolo si guarda bene dal commentare, limitandosi a salutarci tutti, senza neppure alzarsi in piedi per stringere la mano ai miei.
Sento un fastidioso spasmo alla bocca dello stomaco di fronte a questo gesto di maleducazione ma decido di passarci sopra, mentre prendo posto tra Law e Lindow.
Lancio un’occhiata al tavolo notando dei centrotavola floreali.
Ortensie rosse e viola che spiccano contro il bianco immacolato delle tovaglie.
Storco appena la bocca, considerando che non mi piacciono.
Non i centrotavola in sé, più che altro le ortensie come fiori.
-Margaret va tutto bene?!-
Sollevo gli occhi su Alvida, che si sta informando sulla mia salute con un sorriso di finta cortesia e tanta freddezza negli occhi.
Un freddezza che mi gela all’istante.
-Certo è tutto a posto!- ribatto sorridendo, nonostante tutto -E voi?! Come sta andando il soggiorno?!- 
-Oh non c’è male, cara! Raftel è una città molto interessante! Certo forse non il posto ideale per un brillante medico ma fintato che si studia va più che bene, vero Law?-
Lo sento irrigidirsi accanto a me e la mia mano scatta verso la sua coscia, calmandolo all’istante.
-Vogliamo ordinare?- domanda, una nota omicida nella voce.
-Abbiamo già ordinato cuginetto!- lo informa Baby, facendolo accigliare -Almeno l’antipasto! Ho chiesto io un antipasto misto per tutti, ho pensato di rendermi utile e portarmi avanti mentre vi aspettavamo!-
Cala il gelo tra loro e io mi muovo terribilmente a disagio sulla sedia.
Vedo Law aprire la bocca e, lo so, lo sento che sta per dire qualcosa di cui potrebbe pentirsi.
-È stata una splendida idea!- interviene papà e io mi giro a guardarlo con gratitudine.
Sorride a trentadue denti, come solo lui sa fare e Law si riesce a rilassare ancora un po’.
Il suo sollievo e il mio, però, sono destinati a durare poco.
-E dunque voi siete i genitori di Margaret- afferma Alvida guardando alternativamente mamma e papà -Non rammento più il vostro titolo universitario- afferma un’inespressa domanda, aggrottando la fronte.
-Oh beh…- comincia mamma guardando un attimo verso papà e sorridendo –In realtà nessuno di noi ha fatto l’università, nemmeno le ragazze! Io sono maestra d’asilo e Cora insegna equitazione!-
-Ed è vostro il maneggio?!-
-No- risponde mamma, il sorriso sempre più tirato -Lui è solo istruttore…-
-Oh capisco! Quindi le ragazze non sono andate all’università per mancanza di soldi?!-
Mi ritrovo a conficcare le unghie nella coscia di Law che neanche se ne accorge, troppo impegnato a trucidare sua zia con gli occhi.
-In realtà è stata una loro scelta!- interviene papà, mantenendo non so come un tono allegro e gioviale -Non ci sembrava giusto costringerle contro la loro volontà, senza considerare che si sono entrambe rimboccate le maniche da brave ragazze quali sono!- prosegue, sporgendosi per fare una carezza a Lindow che gli sorride radiosa.
-Ma davvero?! E cosa fate?! Cioè Margaret lo sappiamo naturalmente ma tu… ehm… mia cara?!- domanda a mia sorella, che la guarda come si guarderebbe uno scarafaggio, visibilmente disgustata.
-Istruttrice di tiro con l’arco- risponde laconica e lapidaria.
-Tutti impegnati in attività così pittoresche!- sussurra Alvida, abbassando per un attimo lo sguardo.
-Possiamo cambiare argomento?!- domanda Law, già al limite della sopportazione.
Alvida gli sorride con finto affetto e io sento un altro spasmo all’addome.
Se solo si azzarda a prendersela anche con lui, io…
-E perché mai?! Non trovi che la cultura sia il miglior argomento di cui parlare?! Io trovo non ci sia niente di più importante di una buona e completa istruzione!-
-Per questo hai voluto che Baby si laureasse sia anche tre anni fuori corso, pur di poterti vantare con i tuoi amici e conoscenti?!- le domanda cominciando a perdere calma e filtri.
Io lancio un’occhiata di fronte a me e trovo Baby assorta a conversare con mamma, ritrovandomi a ringraziare mentalmente che non lo abbia sentito.
So che non l’ha detto con l’intenzione di ferire lei ma sarebbe stato poco carino che Baby avesse recepito le sue parole.
-Mio caro, credevo che tu più di tutti  ritenessi l’università un’esperienza estremamente importante ed essenziale!-
-L’università non è un gioco!- ribatte il mio ragazzo, lanciando saette dagli occhi.
Kami, non sta prendendo una bella piega!
Rabbrividisco quando vedo il sorriso di Alvida, so che sta per dire qualche cattiveria.
Di nuovo.
-E nemmeno è per tutti!- afferma, guardando verso di me e non di sfuggita.
È fin troppo chiaro ciò che sta insinuando e mi ritrovo a fare pressione sulla gamba di Law, sporgendomi in avanti con il busto.
Se pensa che io non sia in grado di difendermi da sola non ha capito con chi ha a che fare!
-Non potrei trovarmi più d’accordo! È un vero peccato che l’università non possa insegnare certi valori! Non trovi anche tu che ci sia una gran quantità di gente ben istruita del tutto maleducata e tragicamente manchevole di classe?!- le domando, con un sorriso che è tutto un programma.
Si gira verso di me, scioccata dal mio intervento e dalla mia insinuazione ben poco velata.
Sembra che sia sul punto di sciogliersi per la rabbia e il fastidio ma un attimo dopo che apre bocca per ribattere arrivano tre camerieri a servirci, impedendole di parlare.
Prontamente, papà dirotta la conversazione sul cibo, coinvolgendo anche Baby e io mi appoggio allo schienale senza trattenere un sorriso soddisfatto.
Scambio fugaci occhiate con la mia famiglia, tutti e tre mi guardano divertiti e orgogliosi.
Ma è quando sento una presa sulla mano, ancora abbandonata sulla coscia di Law, e sollevo lo sguardo su di lui che il freddo che mi attanaglia dentro scompare.
Mi sorride fiero e nulla mi può scaldare come quel suo ghigno sghembo di cui mi rinnamoro ogni volta.
Nulla mi può scaldare come lui.
E per quanto Alvida possa sforzarsi, so che non ci rovinerà la serata, perché mi basta il pensiero che più tardi il suo calore sarà tutto per me.
E il mio tutto per lui. 



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Ortensia 

Fioritura: Estate 

Significato: Freddezza 

Storia e curiosità: Pianta legnosa arbustiva originaria dell'Asia, i suoi fiori sono generalmente bianchi ma il loro colore può variare dal blu al rosso, passando dal viola al rosa, in base al PH del terreno. Il nome le fu dato dal naturalista Philibert Commerson. 

 

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Capitolo 6
*** Irreparabili errori ***


 
Mi addosso al bancone con gli avambracci, concentrandomi su di lui per sentire cos’ha da dire per giustificarsi.
È fin troppo evidente dal suo atteggiamento che è a disagio e l’espressione assunta quando Margaret gli ha chiesto per che occasione gli servivano i fiori la dice lunga.
Già vederlo arrivare è stata una sorpresa, non di quelle positive s’intende.
Mi vengono in mente almeno una cinquantina di maniere decisamente più piacevoli di iniziare la giornata rispetto a ritrovarsi Eustass-ya nel negozio della propria ragazza.
Pestare le feci di un cane, per esempio.
Lo osservo infilarsi le mani nelle tasche dei jeans, scocciato.
Non con Margaret, s’intende.
Non gli conviene fare lo scocciato con Margaret, proprio no, e nemmeno ringhiarle contro o fulminarla con gli occhi.
Non se vuole arrivare a fine giornata con tutte le ossa intere.
Fa saettare gli occhi per il negozio, cercando un modo per ovviare la risposta alla domanda che la mia ragazza gli ha appena fatto, non trovandone.
-Biamolitiato- mastica a denti stretti e mi allerto quando vedo Margaret avvicinarsi a lui, un’espressione perplessa sul volto.
-Come?!-
-Abbiamo litigato!- tuona alla fine, vomitando la sua confessione e curandosi poi di non incrociare lo sguardo di Margaret che, ovviamente, gli sorride.
Io nel frattempo mi raddrizzo, perché il tono che ha usato non mi piace neanche un po’, e glielo comunico con un’occhiata fin troppo eloquente.
-Cos’è successo?!- gli chiede dolce e materna e stavolta sono io che libero un lieve ringhio quando la vedo posargli una mano sull’avambraccio.
Mi ammonisce con un’occhiata prima di concentrarsi nuovamente su di lui.
-Solite beghe- minimizza lui, scansandosi senza essere troppo violento.
Non riesco a contenere un ghigno, mentre mi riappoggio al bancone.
-Colpa tua, Eustass-ya?!- domando.
Lo capisco dal suo linguaggio del corpo che è così.
Kidd non è affatto tipo da lamentarsi se subisce un torto ma, se la colpa fosse di Nojiko, sarebbe incazzato e basta.
Se la colpa fosse di Nojiko, non sarebbe qui a prendere dei fiori.
E se la colpa fosse di entrambi, non avrebbe quell’espressione preoccupata che nasconde bene dietro al suo cipiglio incarognito.
Solleva la testa di scatto e mi fulmina, un ulteriore conferma che ho visto giusto.
-Eddai! Non è la prima volta che litigate, non sarà così tragica!- gli dice Margaret, cercando di calmarlo.
Deglutisce rumorosamente e si passa una mano tra le ciocche spettinate.
-Non lo so- afferma, simulando noncuranza -Mi ha detto che posso anche cercarmi una stanza. Sono tre notti che dormo da Killer-
Il ghigno mi scivola dalla faccia e sollevo il mento, restando con il busto piegato in avanti, mentre Margaret si gira a cercarmi preoccupata.
Sembra più grave di quanto pensassi e non è affatto una buona cosa.
Nojiko è una tipa tosta ma se c’è una qualità che non le manca è la pazienza, qualità d’altra parte necessaria per poter stare con uno come lui.
Se è arrivata a dire una cosa del genere, vuol dire che era davvero esasperata.
-Sono sicura che lo ha detto in uno scatto d’ira- prova di nuovo Margaret, meno convinta, e non riesce più a sorridere quando Kidd scuote la testa.
-Stavolta mi sa che ho combinato un fottuto casino- afferma stranamente calmo e io sento una lieve contrazione allo stomaco.
O andiamo, figuriamoci!
Nojiko che lascia Kidd?!
Non ci credo nemmeno se lo vedo!
Ma lui è quanto di più vicino allo sconsolato io abbia mai visto e la cosa mi colpisce non poco.
Sta male e non è da lui.
Sta male e, anche se non è da me, ora sono davvero preoccupato.
Lo so, come ci si sente.
E, per quanto sia un idiota, resta pur sempre un mio amico.
-Non ti devi arrendere- gli dice Margaret e lui mette su un ghigno amareggiato.
-E perché cazzo credi che sia qui?!- le domanda relativamente calmo e Margaret sospira, dispiaciuta e corrucciata.
-Le facciamo un bel mazzo di fiori!- prova incoraggiante a tirarlo su e lui si sforza di annuire con un po’ di convinzione, foss’anche solo per gratitudine per il supporto che gli sta dimostrando.
Si avvicinano al bancone e Margaret si volta a studiare i fiori per cercare di comporre un messaggio il più adatto possibile.
Kidd si appoggia con un avambraccio e solo ora mi accorgo di che razza di occhiaie abbia.
Quando ha detto che sta dormendo da Killer lo intendeva in senso metaforico evidentemente.
Non so se è perché è più forte di me, se è perché sono bastardo dentro o, motivazione più plausibile, perché sento un impellente bisogno di sdrammatizzare nel vederlo così ma mi ritrovo a ghignare di nuovo e girare il capo verso Margaret.
-Non c’è nemmeno un fiore che significa “sono un coglione”?- le chiedo e lei mi guarda con rimprovero mentre Kidd ricomincia a ringhiare.
-Trafalgar, maledetto bastardo! Ti sembra divertente?!- mi domanda, afferrandomi per il colletto della maglietta e avvicinando i nostri visi.
Margaret scatta verso di noi, visibilmente preoccupata.
-Kidd, lascialo! Per favore!-
Ma io sollevo una mano per fermarla prima di concentrarmi completamente sul mio amico.
In fondo, l’ho fatto apposta per farlo reagire.
Sfogarsi gli fa solo bene, anche se lo fa a modo suo.
Lo guardo, impassibile ma sincero.
-L’hai fatta davvero così grossa?- gli chiedo piano e percepisco che Margaret sta trattenendo il fiato a pochi passi da noi.
Mi lascia andare e io non stacco gli occhi da lui.
-Credo di avere fatto la più grossa cazzata della mia vita- ammette riluttante, sostenendo il mio sguardo.
Lo fisso qualche istante prima di passare alla domanda successiva.
-L’hai tradita?-
Un lampo di pura ira gli attraversa gli occhi.
-Come cazzo ti viene in mente?!- tuona, resistendo per miracolo all’impulso di saltare il bancone e strangolarmi.
Perché deve essere sempre così complicato, Santo Roger?
Perché non si può sfogare e basta, anziché farsi tirare fuori le cose con le pinze?
Non mi muovo di un passo e non distolgo lo sguardo, mentre lui stringe i pugni e il petto gli si affanna per la rabbia che la mia domanda gli ha provocato.
-E allora non hai fatto la più grossa cazzata della tua vita, fidati. C’è un rimedio a tutto, anche a questo-
Indurisce la mascella ma libera le dita dai pugni in cui le aveva strette poco fa.
Ora mi guarda in attesa, chiedendomi silenziosamente una soluzione al suo problema.
Mi soffermo solo un istante a chiedermi da quando in qua l’esperto di fiori sono io.
Ma in questo frangente sono decisamente il più indicato per aiutarlo, lo so da me.
-Prendile dei fiori ma sappi che non basteranno. Devi farle capire quanto è importante per te e solo tu puoi trovare il modo. Comunque penso che la scelta migliore siano le violette- proseguo voltandomi verso Margaret che mi osserva sorridendo con lo sguardo appena un po’ lucido.
La guardo intensamente negli occhi, restando serio come solo io riesco quando voglio.
-Le violette e un tulipano bianco-
Trattiene il già poco fiato che aveva e sorride ancora di più prima di annuire e allontanarsi un attimo.
Torna con un vaso di violette da cui spunta anche un po’ di edera decorativa e si adopera per incartarlo con il cellophane.
Mi sposto nel retro senza una parola, per tirare fuori un tulipano dalla terra con tutto il bulbo, che avvolgo in un sacchetto di mussola prima di bloccarlo con dello spago.
Ne tiene pochi qui nel retro, quelli che coltiva lei, e li vende solo a chi è interessato a piantarli a casa.
Per i mazzi di fiori, usa quelli che le fornisce Franky.
Torno di là e la vedo lasciar cadere le schede dei fiori in questione nel sacchetto prima di tendermelo per farmici adagiare con cura il tulipano.
-Quanto vi devo?- domanda Kidd, ancora mogio e sempre burbero.
-Nulla- gli dice Margaret, cogliendolo alla sprovvista.
Ci guarda a occhi sgranati, prima di annuire e fare per andarsene.
Non è tipo da ringraziare ad alta voce ma la sua reazione è sufficiente per entrambi.
-Noi abbiamo un divano letto, male che vada- lo avviso e lui annuisce di nuovo.
-O-Okay! Ci si vede Margaret! Trafalgar!-
Restiamo immobili finché non sentiamo la porta chiudersi alle sue spalle e poi Margaret si gira verso di me, cercando i miei occhi con i suoi.
Le circondo il viso con le mani e faccio aderire le nostre fronti, chiudendo per un attimo le palpebre per godermi meglio questo attimo di pace e intimità.
Quando le riapro la trovo che mi sorride senza riserve e anche io ghigno, prima di avvicinarmi di più per baciarla.
Non c’è bisogno di dire niente, anche senza parlare ci siamo già detti tutto.
La sento stringere la stoffa della mia maglietta e sollevarsi sulle punte per approfondire il contatto.
Me la trascino contro mentre mi passa le braccia intorno al collo e mi lascio andare, perdendomi in lei.
Perdendomi  in lei e ritrovandomi come ogni volta a desiderare di non riemergere più.
 

§
 

Mi accomodo meglio sul divano, stringendomela addosso.
Ormai siamo ai primi di settembre e comincia a rinfrescare, cosa che dopotutto non mi spiace essendo io la coperta preferita di Margaret.
Afferro il telecomando pronto a far partire il film prescelto che, se dovesse deluderci, non sarà certo un problema mettere in pausa per dedicarci ad altro.
Il mio polpastrello è già pronto a fare pressione sul tasto play quando il suono del campanello mi fa immobilizzare, mentre giriamo entrambi il capo verso l'ingresso.
Margaret si gira a guardarmi perplessa.
Non aspettavamo nessuno.
-Vado a vedere- mi dice, facendo pressione con la mano sul mio petto.
Per un attimo provo l'impulso do trattenerla ma lo domino.
Prima ci liberiamo di chiuqnue sia al di là della porta, prima l'avrò tutta per me.
La guardo camminare spedita verso la e sento che la apre.
Rimango in attesa di sentire qualche voce, ma ciò che segue è solo silenzio.
Troppo silenzio e troppo a lungo.
Mi affretto ad alzarmi per raggiungerla, infilando al volo le pantofole.
-Margaret...- la chiamo, uscendo dal salotto ma le parole mi muoiono in gola.
Si gira a guardarmi, visibilmente dispiaciuta però io non distolgo gli occhi dal nostro inatteso ospite.
Kidd è sulla porta, sconsolato come mai l'ho visto in vita mia.
Resto impassibile, indurendo la mascella, e mi avvicino.
Margaret mi viene incontro, posandomi una mano sulla spalla.
-Vado a prendere l'occorrente per fare il letto- mi avvisa e io annuisco.
Osservo il mio amico ancora qualche istante.
È chiaramente abbacchiato anche se un occhio inesperto lo definirebbe incazzato e basta.
A colpirmi però è ciò che ha con sé.
In una mano il borsone e nell'altra il sacchetto con i fiori che ha preso oggi.
È andata decisamente male.
Non fosse lui, ora mi chinerei e gli prenderei il borsone dalla mano ma so che la prenderebbe male quindi mi limito a fargli segno di entrare.
Grugnisce e scrolla le spalle, prima di varcare la soglia e io mi limito a una muta pacca sulla spalla, per poi chiudere la porta e seguirlo in salotto.


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Violetta 

Fioritura: Tutto l'anno. 

Significato
: Voglia di imparare dai propri errori, umiltà.

Storia e curiosità: La viola è una pianta erbacea con più di 400 specie annuali o perenni. Si riproduce sia sessualmente che vegetivamente e viene utilizzata come pianta ornamentale, nell'industria confetteria per produrre fiori cristalizzati nello zucchero e in profumeria per l'essenza.  

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Capitolo 7
*** Persistenza ***


Quando ero piccolo, le uniche piante che circolavano in casa mia erano cactus.
Richiedevano poche cure, poca acqua e nessuna potatura.
La pianta perfetta per una famiglia in cui il pollice verde non è mai stata una qualità di nessuno.
Da quando vivo con Margaret mi sono abituato al profumo di fiori e ho imparato anche qualche rudimento dell’arte del giardinaggio perché, sì, potrà suonare smielato e tutto quello che volete ma mi piace aiutarla, quando posso.
Così è nata la nostra amicizia, così la nostra storia d’amore.
E casa nostra è quasi come un secondo chiosco di fiori.
L’unica tipologia di pianta che non abbiamo mai avuto è proprio quella grassa.
Almeno finora.
Lo guardo portarsi la bottiglia di birra alle labbra, svaccato sul nostro divano, di cui riesce a occupare da solo tre posti con la sua imponente mole, e soffio infastidito dal naso.
Sono quasi dieci giorni ormai che vive sul divano.
Va al lavoro e al suo rientro si piazza sul divano.
Secondo me, ha anche messo radici.
Mi passo una mano sul viso proprio nel momento in cui un braccio mi circonda la vita.
-Law-
È cauto, il modo in cui mi chiama.
È cauto perché sa, lo ha visto dal mio linguaggio posturale, che sono sul punto di esplodere.
-Io non ne posso più- sibilo tra i denti.
Mi guarda comprensiva, a sopracciglia corrugate e passandomi il palmo pieno sulla schiena, gesto che di solito riesce a rilassarmi.
Di solito.
-Adesso lo mando via!- affermo staccandomi dallo stipite ma Margaret mi trattiene dalla maglia.
-Non puoi!- esclama sgranando gli occhi -Gli hai detto tu che poteva venire a stare qui! Ora non puoi mandarlo via! Non lo vedi che soffre?!?- mi dice indicandolo con il braccio teso e la mano aperta e rivolta all’insù.
Mi giro a osservarlo, mentre fa canestro con i pop-corn nella propria bocca, prima di lanciarle un’occhiata scettica e a sopracciglio alzato.
-Law…- mi richiama.
-Non abbiamo più privacy, Margaret! Per quanto andrà avanti ancora questa storia?! Mi ha finito i cereali tre volte in cinque giorni, russa e monopolizza il divano! È una pianta grassa formato gigante!- mi lamento, odiandomi per sembrare così poco me.
Ma d’altra parte non posso fare a meno di pensare che il paragone gli calza a pennello.
Non è semplicemente un modo di dire.
Si comporta precisamente come un cactus.
Poche cure, poca acqua, ambiente stabile.
Ha trovato il suo habitat sul divano e di lì non si schioda.
Sembra che ci siamo messi in casa un barbone.
E s’è fatto la doccia una volta, e sottolineo una, in dieci giorni.
-Lo sai che è un errore?!-
Torno a focalizzarmi su di lei, perplesso e interrogativo, trovandola in piena riflessione e a braccia incrociate sotto il seno.
-Un sacco di gente pensa che il cactus sia associato all’essere pesanti e fastidiosi. In realtà significa “persistenza”-
La guardo a occhi sgranati, incredulo, ripetendomi mentalmente che non lo fa apposta, è più forte di lei.
Poi qualcosa in me scatta ed è il mio turno di indicarlo a braccio teso e palmo rivolto al soffitto.
-E non ti sembra forse persistente lui?!?-
-Law tu ora devi calmarti!- mi dice, ferma e determinata.
Mi allontano da lei con un mugugno e passandomi la mano tra i capelli, per poi tornare sui miei passi e fermarmi in un punto del corridoio dove Kidd non può vederci.
Non che faccia molto caso a noi, la sua vita nell’ultima settimana è ruotata intorno al rugby e alla birra.
E io lo so che sta male, cazzo, lo so.
Ma non resisterò ancora per molto.
Riapro gli occhi nel sentire le mani di Margaret circondarmi la mascella e mi impongo di calmarmi e di resistere all’impulso di andare di là e strozzarlo quando lo sento esultare per una meta.
-Oh come soffre- commento sarcastico e Margaret mi guarda con un lieve rimprovero negli occhi.
-Senti, io ti capisco, credimi ti capisco- comincia, posando la sua fronte contro la mia e respirando a fondo -Ultimamente di privacy ne stiamo avendo ben poca e non sai quanto mi manca ma ora Kidd ha bisogno di noi! Almeno fino a domani!- aggiunge quando mi vede aprire la bocca per protestare.
Mi acciglio, senza capire.
-Perché cosa succede domani?! Finisce il mondo?!-
-C’è il matrimonio e si rivedranno e lui…-
Sgrano gli occhi.
Il matrimonio!
Me n’ero dimenticato!
Sono stato così preso al lavoro che…
-È in condizioni impietose- mormoro.
-Come?!- domanda Margaret, aggrottando le sopracciglia.
-Non può venire al matrimonio conciato così! Deve farsi almeno una doccia!-
Margaret mi osserva qualche istante e poi fa pochi passi all’indietro, inarcando la schiena per sporgersi oltre la porta del salotto.
Torna su di me, un’espressione miserabile.
-Sarebbe meglio se riuscissi a convincerlo anche a rasarsi- mi dice e io la fisso interdetto.
-Devo convincerlo io?!-
-Voi due siete molto più in confidenza!-
-E tu sei una donna! Voi donne non siete tutte brave con queste cose dei sentimenti?!-
-Ma cosa c’entra?! Devi convincerlo a fare la doccia! Non a confessarsi!-
-Non ci penso nemmeno!- esclamo, guardandola in cagnesco.
Mi scruta qualche istante prima di avanzare verso di me, lievemente minacciosa.
-Tu sei preoccupato per lui, è inutile che ci giri intorno! Sei preoccupato per lui perché sai esattamente cosa sta passando e quindi tu sei la persona più indicata per aiutarlo! Quindi tu ora vai di là e lo convinci a farsi una doccia visto e considerato che di recuperare il suo abito e stirarlo mi sono preoccupata io, chiaro?!-
La osservo, apparentemente impassibile, sopprimendo l’impulso di deglutire a vuoto.
Altro che innocente margherita, quando fa così sembra una pianta carnivora!
Grugnisco senza dargli la soddisfazione di annuire ma la vedo comunque sorridere.
-Molto bene!- dice annuendo lei per me prima di superarmi, diretta verso la nostra camera.
-Anche tu sei persistente lo sai?!- le dico, con una nota di fastidio nella voce, girandomi a guardarla.
Si ferma e volta il busto e il viso verso di me, regalandomi un’occhiata maliziosa e un sorriso che è tutto un programma.
-Ti aspetto in camera- soffia -Non metterci troppo-
La guardo allontanarsi e mi ritrovo inevitabilmente a ghignare, mentre scuoto la testa.
Sarà meglio che io mi dia una mossa con quell’imbecille.
Non voglio farla aspettare più del necessario. 




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Cactus 

Fioritura:
Estate.

Significato: Persistenza.

Storia e curiosità: Le cactacee sono una famiglia di piante adattatesi ai climi aridi e con scarsità d'acqua. Proprio per mantenere uan buona idratazione quetse piante hanno sviluppato un sistema di mantenimento dei liquidi al loro interno che ha contribuito a dare loro il nome di piante succulente. Spesso sono ricoperte da una specie di lanugine che non è altro che la forma assunta dalle gemme, così come le spine sono in realtà le foglie, trasformatesi nel tempo per adattamento climatico. Si sono naturalizzate in Europa, Asia, Africa e Australia. Il nome deriva dal greco antico kaktos, riferito a una specie di cardo. Hanno svariate forme, quali soprattuto globulari e colonnari e sono utilizzati soprattutto a scopo ornamentale. In Argentina i cactus colonnari sono utilizzati per costruire siepi e recinzioni mentre nei paesi andini si coltivano per la produzione di legname leggero. Alcuni cactus sono allucinogeni e altri producono frutti commestibili e sono quindi sono usati a scopo alimentare.

 

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Capitolo 8
*** Proposta inaspettata ***


-Kaya sei splendida!- le dice Bibi, ammirando il suo riflesso nello specchio a figura intera.
Sorrido, appoggiata al tavolino alle mie spalle, portando una mano a sistemare meglio la fresia tra i capelli.
Lo è davvero, è bellissima e radiosa, come solo una sposa al settimo cielo può essere.
Mi ricorda Makino, è eterea come lei quel giorno e incredibilmente calma per essere sulla soglia di una passo tanto importante.
Io al suo posto sarei probabilmente sull’orlo di un crollo nervoso.
Ci sorride dallo specchio, mordendosi il labbro inferiore, timida ma determinata al tempo stesso.
In fondo, non c’è niente da temere da una simile occasione.
Si tratta di suggellare una promessa che in fondo lei e Usopp si sono già fatti.
No, non c’è proprio niente di spaventoso nel matrimonio, se la persona che ti aspetta all’altare è quella che ami davvero.
Eppure, nonostante io la pensi sinceramente così, sento un brivido percorrermi la schiena all’idea di essere al posto di Kaya.
Non capisco perché, non capisco neppure che senso abbia pensarci.
Insomma io e Law stiamo insieme da un anno.
Non mi chiederebbe mai di sposarlo ora.
E poi se anche fosse, ne sarei felice.
Ovvio che ne sarei felice.
Un secondo brivido mi percorre la schiena e io mi stacco un po’ stizzita e a disagio dal tavolino, attirando l’attenzione di Bibi, che aggrotta le sopracciglia preoccupata.
-Margaret tutto bene?!- mi domanda accigliandosi.
-Come?! Oh sì, sì certo! Tutto benissimo!- rispondo, sorridendo più nervosamente di quanto non vorrei.
Non capisco che mi prenda.
Un sommesso bussare alla porta mi riscuote e un attimo dopo la testa di Rufy spunta oltre lo spiraglio aperto.
-Margaret sei qui?!- domanda, per poi sorridere a Bibi i cui occhi si illuminano all’istante.
Anche lei è radiosa e bellissima oggi.
-Rufy dimmi!- lo invito ma lo sguardo che mi lancia mi mette subito in allerta.
-Puoi venire un secondo?- chiede e io mi acciglio un istante, prima di impormi un sorriso forzato per non agitare Kaya.
Cosa diavolo succede?!
-Ma certo! Arrivo subito!- dico a sposa e altra damigella prima di avviarmi a passo deciso.
-Rufy?!- lo chiamo preoccupata appena la porta si richiude.
Lui sorride, portandosi una mano alla nuca, come se niente fosse.
-Usopp è in panico, dice che non si vuole sposare-
Sgrano gli occhi, mentre il sangue mi si gela nelle vene.
-E perché sorridi?!- domando sconvolta.
-Perché Sanji si è raccomandato che io continuassi a sorridere! Ho sbagliato?!- chiede imbronciandosi e io resisto all’impulso di strozzarlo.
-Dai andiamo!- lo incito avviandomi a passo di carica lungo il corridoio.
Se Usopp ha bisogno di una scrollata non esiterò a dargliela!
Come gli viene in mente di farsi venire il panico ora?!
Raggiungo senza esitazione la camera dove sposo e testimoni sono riuniti.
Con mia sorpresa, però, quando entro non ci trovo solo Sanji e Usopp.
Ci sono anche Zoro, che dorme con la bolla al naso, Nami, Violet e Law, che mi ghigna appena mi vede.
Gli sorrido prima di focalizzarmi su Usopp, appoggiato al davanzale della finestra che da sul giardino della villa di campagna dei genitori di Kaya, dove si terrà la cerimonia.
Lo capisco dalla mancanza di reazioni di Sanji al mio ingresso che la situazione è più grave di quanto si possa pensare.
Cauta avanzo verso di lui, posandogli una mano tra le scapole quando lo raggiungo.
-Usopp?!- lo chiamo e lui si volta, sobbalzando un poco.
Gli sorrido rassicurante ma non ha affatto una bella cera.
Sembra sia sul punto di vomitare.
Mi sorride nervosamente ma non ci casco.
-Che succede?!- gli domando piano.
-Ma niente!- esclama -Solo sai, stavo pensando che forse stiamo correndo troppo, insomma…- le parole gli muoiono in gola e io corrugo ancora di più le sopracciglia.
-Usopp-
-Non posso farlo! Come faccio eh?! Come posso competere con tutto… questo!!!- esplode, indicando fuori dalla finestra -Non sarò mai abbastanza per lei! Io faccio l’idraulico Margaret! L’idraulico! Non ho nemmeno una laurea! Non sarò mai all’altezza!-
Senza riuscire a spiegarmi perché, resto interdetta a quelle parole e il cuore mi perde un paio di battiti.
Per la prima volta in vita mia, mi ritrovo senza niente da dire, io che ho sempre una parola di conforto per tutti.
Sto ancora cercando di digerire l’esplosione di Usopp che la voce di Sanji viene in mio soccorso, risvegliandomi.
-Tu sei l’unico che può renderla felice e lo sai Usopp- gli dice fermo e determinato mentre ci giriamo verso di lui -Credi che a Kaya importi di chi guadagna di più o di quanti gioielli puoi permetterti di regalarle? Se la conosco bene, e la conosco bene, non le interessa la villa con piscina o la casa al mare. Le va benissimo il vostro appartamento con le sedie spaiate e il letto comodo da dividere con te e nessun altro-
Sento Usopp trattenere il fiato mentre Violet si avvicina a Sanji e si avvinghia al suo braccio.
Anche lei è ricca e inizialmente i suoi hanno faticato ad accettare la sua relazione con Sanji, che però non si è scoraggiato riuscendo a farsi accettare.
Usopp deglutisce rumorosamente e io mi volto in tempo per vederlo annuire piano.
Sorrido sollevata, anche se dispiaciuta per essere stata così inutile.
Nami sembra leggermi nel pensiero perché mi si accosta per sussurrarmi che solo io sono riuscita a fargli tirare fuori il problema.
Il tempo di voltarmi verso di lei per ringraziarla e Rufy ha già passato le braccia intorno alle spalle dell’amico, strattonandolo con poca delicatezza.
-Rufy attento!!!- protesta ma è troppo tardi.
Incespicano uno nei piedi dell’altro e finiscono dritti addosso a Law e Sanji, mentre Violet si scosta appena in tempo per non venire travolta.
Li vediamo indietreggiare tutti e quattro, cercando disperatamente di mantenere l’equilibrio, fino a schiantarsi contro un tavolino addossato alla parete e a Zoro che dormiva beato su una poltroncina lì accanto, mandandolo gambe all’aria.
-Ehi ma che succede?!- protesta ma un lieve tintinnio fa calare di botto il silenzio nella stanza, attirando l’attenzione di tutti.
Le mie iridi si sbiancano come quelle di tutti i presenti, eccezion fatta per Rufy ovviamente, nel mettere a fuoco sul parquet, un piccolo, tondo e pregiato cerchietto in oro bianco con un discreto diamante sopra.
Un anello di fidanzamento.
È un attimo e io, Violet e Nami solleviamo di scatto la testa cercando gli occhi dei nostri ragazzi, ancora avvinghiati a terra, che guardano alternativamente l’anello e noi, visibilmente in panico.
-Mio non è!- esclama Usopp, sollevando le mani ai lati del viso.
-Ma cos’è?!- chiede Rufy piegando il capo di lato mentre gli altri cominciano a districarsi e rimettersi in piedi.
-Sanji-san?!- lo chiama Violet senza fiato e lui deglutisce a vuoto.
Io, non so perché, ho cominciato a sudare freddo e uno strano ronzio mi invade la testa.
-Okay stiamo tutti calmi!- interviene Usopp, prendendo incredibilmente in mano la situazione.
Avanza in mezzo alla stanza e si china a raccogliere l’anello.
-Questo lo tengo io- dice, mettendolo in tasca -E voi sei andata a parlare! In stanze diverse!-
Ci scambiamo un’ultima occhiata tra tutti prima di avviarci e io mi ritrovo a deglutire rumorosamente.
-Io vado a controllare il catering- butta lì Rufy, provando a seguirci fuori dalla stanza ma una mano di Usopp lo afferra per il colletto della camicia e lo riporta indietro.
-Tu vieni qui, fogna ambulante!!!- lo apostrofa prima di chiudere la porta con un tonfo e io mi ritrovo a scuotere la testa sghignazzando prima di perdere nuovamente il sorriso mentre una strana tensione mi pervade.
 

§
 

Mi avvicino al tavolo dove sono radunati i centrotavola che ho fatto io, rendendoli simili al bouquet della sposa.
Mi piacciono perché sono sobri e colorati, non troppo pomposi e grandi il giusto, con tanto verde a finirli.
Non è stato facile trovare tutte queste dalie screziate e tutte allo stesso punto di fioritura ma ne è valsa la pena.
Trovo sia un fiore perfetto per un matrimonio. Indica eleganza ed è di buon auspicio.
Sorrido soddisfatta, accarezzando il petalo di una dalia e sentendo Law avvicinarsi alle mie spalle.
Mi circonda la vita con un braccio e si abbassa a baciarmi collo e spalle, facendomi sospirare, mentre mi abbandono a lui.
La sua bocca si sposta sotto al mio orecchio e io rabbrividisco.
-Secondo te di chi è?!- mi domanda e io tremo -L’anello intendo-
Sgrano appena gli occhi, il cuore in tumulto.
-Oh beh… di Zoro!- affermo convinta -Insomma… lui è l’unico che lo porterebbe in giro senza scatolina! Vero?!- domando un po’ troppo in fretta e un po’ troppo agitata.
Law mi accarezza ancora con la punta del naso e io chiudo gli occhi un istante, rispalancandoli subito.
-E poi mi sembra anche il più impulsivo di tutti!- aggiungo, rendendomi conto di suonare estremamente agitata -Insomma stiamo tutti insieme da così poco, penso che solo a Zoro  verrebbe in mente di fare una proposta del genere dopo così poco tempo!- mi interrompo un momento, voltandomi verso di lui -Vero?!- domando, guardandolo supplice.
Mi scruta un istante prima di ghignare e accarezzarmi il viso con la mano.
-Assolutamente piccola- mi conferma e io sento un irrazionale sollievo invadermi.
Faccio appena in tempo a domandarmi cos’ho che non va che la sua bocca si posa sulla mia, facendomi dimenticare di tutto.
Mi aggrappo al suo collo ma poco dopo mi allontano, sentendo due voci note in avvicinamento.
-…parlarne ancora?! Non sono stata abbastanza chiara?!-
-Nojiko dannazione!-
Lo guardo, attenta a capire dove sono diretti i loro passi e Law sembra leggermi nel pensiero.
-Stanno venendo qui?!- domanda sottovoce  e io annuisco piano, prima di essere colta da un pensiero.
-Nascondiamoci presto!-
Sgrana gli occhi, incredulo.
-Cosa?! Eh no! Cambieranno stanza loro stavolta! Neppure qui possiamo stare in pace?!- protesta e io gli poso una mano sul viso sorridendo.
-Law, stanno parlando! Potrebbero chiarire! Con un po’ di fortuna potremmo riavere la nostra privacy già stasera!-
Un lampo attraversa le sue iridi grigie prima di scattare insieme a nasconderci dietro due poltrone, rivolti l’uno verso l’altra.
Mi sporgo appena, in tempo per vedere Nojiko entrare a passo di carica, facendo frusciare l’abito lungo che la fascia alla perfezione, e Kidd, tornato presentabile e per niente male con il completo scuro e senza fascia una volta tanto, dietro di lei.
Sembra esausto e provo una stretta allo stomaco.
Checché ne dica Law, è stato male davvero negli ultimi giorni.
Nojiko si volta, incrociando le braccia sotto al seno, furente e rabbiosa.
-Ti ho detto quello che ti dovevo dire Kidd!!! Lasciami in pace!!! Vattene!!!-
Anche Law non resiste alla tentazione di sporgersi appena e proprio in quel momento Kidd apre la bocca per ribattere.
Ma con nostro stupore e delusione, la richiude e, abbattuto come mai si è mostrato a noi, si passa una mano sul volto e si gira per andarsene.
Un irrigidimento improvviso in Nojiko attira la mia attenzione.
Sembra scossa dai tremiti e ignoro Law che impreca sottovoce per l’apparentemente mancato chiarimento.
Kidd è già quasi alla porta quando Nojiko non resiste più e, pugni stretti lungo i fianchi, scatta in avanti.
-Cosa fai?!- domanda, con la voce appena incrinata.
Kidd si blocca e sospira, girandosi un istante a guardarla.
-Me ne vado, come mi hai chiesto tu. Ti lascio in pace- mormora senza ombra di rabbia o nervosismo nella voce.
Sembra solo stare malissimo.
-Mi spiace di essere stato uno stronzo. Ti meritavi di più-
Trattengo il fiato mentre lui afferra la maniglia e gira il pomello.
-Aspetta!-
Law sgrana gli occhi incredulo, cercandomi mentre io mi apro in un sorriso.
È stata Nojiko a parlare e capisco dalla sua voce che è sul punto di piangere.
La vedo portarsi una mano al viso, probabilmente per asciugare le lacrime, e Kidd girarsi e poi accigliarsi preoccupato.
-Nojiko?!- la chiama.
-Lo sai… Il… il riscaldamento in camera nostra… non ha niente che non va… non è vero che di notte si accende sei tu che sei un… un forno ambulante e io ho dannatamente freddo senza di te che mi scaldi…- balbetta e Kidd sgrana gli occhi incredulo -…e poi continuo a fare il caffè al mattino anche se io non lo bevo, ho fatto litri di caffè e la pasta… Ho buttato via tanta di quella pasta negli ultimi dieci giorni, perché ogni volta che me la faccio sbaglio e la faccio anche per te e non è come farla per due, perché tu da solo mangi per due e… e…- si blocca, sopraffatta dai singhiozzi e lui non resiste oltre e la raggiunge in due falcate prendendola tra le braccia -…mi manchi da morire! Per favore torna a casa! Mi dispiace, mi dispiace tanto!-
Le mie labbra si increspano ancora di più, mentre Kidd la stringe cercando di calmarla e asciugandole le lacrime.
Mi giro verso Law, trovandolo che ghigna.
Mi lancia uno sguardo malizioso ma tanto lo so che non è solo per la nostra ritrovata privacy che è contento.
Potrà anche non volerlo ammettere ma so che tiene a Kidd e che Kidd tiene a lui.
E stasera, più tardi, non ho dubbi che festeggeremo tutti e quattro la loro riconciliazione.
Lo dicevo io che le dalie erano un’ottima scelta. 




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Dalia

Fioritura: Estate-autunno.  

Significato: Eleganza, presagio di lieto evento 

Storia e curiosità: Le dalie furono scoperte in Messico nel '500 dagli esploratori europei che non riuscirono a trasportarne i bulbi nel lungo viaggio. Il fiore fu conosciuto in Europa attraverso le rappresentazioni e le descrizioni dei viaggiatori, raggiungendo poi finalmente il continente nel '700 e ottenendo un immediato successo, grazie anche alla quantità delle sue variopinte specie. 

 

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Capitolo 9
*** Bella di giorno ***


-Una cerimonia magnifica davvero! Kaya era bellissima e Usopp… ti giuro è sempre stato bravo con le parole ma con le promesse che le ha fatto si è superato! Ha detto che…- mi blocco nel recepire un suono strozzato, l’annaffiatoio a mezz’aria, lasciando perdere i vasetti di belle di giorno nel retro per girarmi verso la porta che da sull’esterno.
Accigliata, poso il tutto sul tavolo e mi accosto per capire cosa sta succedendo.
Non appena lo metto a fuoco mi ritrovo a sgranare gli occhi.
-Franky ma… Stai piangendo- affermo picchiandomi i palmi sulle cosce -Perché stai piangendo?!-  domando incredula.
-Ma cosa dici io non sto piangendoooo!- ulula, portando l’avambraccio tatuato ad asciugarsi gli occhi -È che io a-adoro i matrimoni!- singhiozza, cercando di calmarsi mentre io sorrido intenerita.
Mi guarda con gli occhi umidi e io scuoto appena la testa.
È davvero irrecuperabile.
-Non è che avresti un fazzoletto?! Il mio è già inservibile e non vorrei usare la camicia- mi domanda e io sbuffo una mezza risata prima di invitarlo a entrare, spostandomi poi a prendere il rotolo di carta assorbente.
Il tempo di allungarglielo e il suono del campanello attira la mia attenzione ma la voce che lo segue mi fa gelare il sangue nelle vene.
-Yuhuuuuu?! C’è nessuno?!?!-
Sgrano gli occhi, inorridita.
Non può essere davvero lei.
No, ti prego.
-Margaret?!?!?- cinguetta e io mi guardo intorno valutando se spedire fuori Franky e nascondermi da qualche parte, abbandonando subito l’idea, per quanto allettante.
-Ma chi è?!- mi domanda accigliandosi il mio fornitore.
-La cugina di Law- mormoro sconsolata.
Faccio un profondo respiro per darmi coraggio e mi avvio verso il locale, le mani appese al tascone del mio grembiule lilla.
Varco la soglia del retro  e me la ritrovo lì, appoggiata al bancone che si guarda intorno con apparente interesse.
Metto su il miglior sorriso che riesco a sfoderare mentre avanzo verso di lei.
Non è che mi stia antipatica eh!
Diciamo che è una ragazza ingenua, quello sì, ma antipatica no davvero solo che è… è…
Stupida!
Paurosamente stupida!
Insomma non sto parlando di cultura, davvero, una volta ho avuto una cliente che pensava che Anna Karenina fosse una stilista russa, e di fama mondiale per giunta, ma non è quello il punto.
-Ciao Baby!- la saluto un po’ tentennante e lei si gira a guardarmi, sgranando gli occhioni blu e contornati da tonnellate di mascara.
-Margaret, tesoro! Come stai?!- si sporge oltre il bancone per stritolarmi in un abbraccio che ricambio cercando al contempo di non morire soffocata.
Non riesco a rispondere in debito di ossigeno ma anche se fosse non credo le interessi davvero perché si stacca subito da me e ritorna a dedicare attenzione al negozio.
-Quanti fiori!- esclama -Li vendi?!-
La fisso interdetta qualche istante.
Ecco, capite ora di che parlavo?!
La tentazione di risponderle “Oh no! Faccio pagare il biglietto d’ingresso, è come un tour turistico” è forte ma la sopprimo.
Il sarcasmo è divertente solo se chi hai di fronte lo capisce, altrimenti diventa una cattiveria gratuita.
-Sì certo!- le dico sorridendole, quasi intenerita ora.
Con la madre che si ritrova non deve avere avuto vita facile.
-Che forza!- afferma, mordendosi appena il labbro inferiore.
Assottiglio appena lo sguardo, studiandola.
È come una bambina, che si entusiasma con poco o niente.
Non deve avere avuto molto tempo per farlo quando era piccola.
-Te ne piace qualcuno in particolare?!- le domando dopo un po’, prendendola alla sprovvista.
Mi osserva alcuni istanti prima di riaprirsi in un sorriso, allungare il braccio e indicare qualcosa oltre le mie spalle.
-Quelle- afferma, un po’ incerta, proprio come una bimba in un negozio di giocattoli.
Mi giro, le braccia incrociate sotto il seno, rendendomi ora conto di non avere richiuso la porta del retro e che il tavolo con sopra le belle di giorno di cui mi stavo occupando è perfettamente visibile da qui.
Sorrido tra me.
La bella di giorno, con i suoi colori sgargianti, è simbolo di civetteria.
In pochi passi, torno verso il tavolo, scegliendo una piantina dai fiori viola-blu e rosa e ritorno al bancone pesca per incartargliela.
-Che fai?!- mi domanda, piegando il capo di lato.
-Te la preparo da portare via- mormoro, prima di lanciarle un’occhiata di sottecchi -È un regalo-
La vedo illuminarsi e il cuore mi si allarga un po’.
Sembra sul punto di mettersi a saltare.
-Non sono piante difficili, si adattano quasi a tutti i climi e terreni e resistono anche se non bagnate spesso- le spiego esperta -E la sera…- appoggio delicate due dita alla base di uno dei fiori e tiro in avanti per far chiudere i petali.
-Si chiudono?!- domanda, sgranando gli occhi.
-Sì!- annuisco sorridendo davvero colpita dalla sua semplicità -Sono come le belle di notte ma al contrario- concludo, rendendomi conto che è vero.
Law una volta mi ha detto che io sono come una bella di notte.
Un’ingenua bambina all’apparenza che però quando vuole sa essere donna.
E Baby, ora me ne accorgo, nasconde la sua innocenza dietro questo fare da civetta, probabilmente per fingere che non le manchi il fatto di non avere avuto un’infanzia normale.
Un padre che non ha voluto saperne di lei.
Una madre che le ha riversato addosso tutte le sue speranze e i suoi sogni mancati, programmandole la vita senza lasciarle la minima libertà e che, l’ho visto bene in queste settimane, non fa che farla sentire stupida e inutile.
Il cuore mi si stringe adesso, mentre la guardo con occhi diversi.
Mi spiace non avere avuto modo di passare del tempo da sola con lei.
Alvida era sempre in mezzo.
Magari però, ci saranno altre occasioni in futuro.
-Io dico che c’è un altro fiore adatto a lei-
Ci voltiamo entrambe verso Franky che si è accostato alla porta e si è appoggiato allo stipite con fare da consumato playboy.
Sollevo un sopracciglio, sentendomi molto Law, ma lui mi ignora, gli occhi puntati su Baby, prima di avanzare verso di lei che lo osserva con tanto d’occhi, un braccio piegato dietro la schiena.
-Te l’hanno mai detto che sei super, piccola?!- soffia, senza mettersi nella sua ridicola posa, un dettaglio che mi stranisce non poco ma mai quanto la reazione di Baby.
Anziché tirargli un cartone in faccia, si illumina, sorride e poi arrossisce pure.
E il rossore aumenta quando Franky riporta il braccio davanti a sé, porgendole un fiore rosa acceso che sembra quasi avere i petali accartocciati e fatti di cartapesta.
-È una suuuuuuuuper rosa muschiata!- le dice mettendosi un’istante nella sua posa preferita e facendola sobbalzare un attimo prima di tornare a porgerle il fiore -Significa “bellezza”- mormora, muovendo su e giù le sopracciglia e io sono al limite per quanto riguarda trattenere le risate.
Questa è la scena più surreale a cui abbia mai assistito.
E ne ho viste tante!
Baby è praticamente senza parole, più che una rosa muschiata Franky sembra averle appena dato un anello.
Scuoto la testa divertita e anche Baby ora sta ridendo di cuore.
-Ora vado! Grazie ancora davvero!- ci dice prima di avviarsi e lanciando un’ultima occhiate alle sue spalle quando Franky la saluta con un “a presto piccola”.
La porta si richiude alle sue spalle e io sposto la mia attenzione sul mio fornitore che, ancora in fissa sul corridoietto, si sistema il colletto della camicia con un gesto secco, prima di passarsi una mano sul ciuffo accuratamente ingellato.
Quando si gira verso di me si blocca nel trovarmi con un sopracciglio alzato.
-Che c’è, sorella?!-
-Una rosa muschiata?!- domando con un’occhiata eloquente.
Lui sgrana appena gli occhi.
-Significa “bellezza capricciosa”- gli faccio notare e lui resta fermo e zitto solo un attimo prima di scrollare le spalle.
-E che male c’è?!- mi domanda, mentre fischiettando si sposta nuovamente nel retro.
È il mio turno di sgranare appena gli occhi e poi tornare a sorridere.
No, ha ragione lui.
Baby merita di essere apprezzata così com’è.
E non c’è assolutamente niente di male in questo.
 
 








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Bella di giorno 

Fioritura: Giugno - Settembre. 

Significato:
Civetteria. 

Storia e curiosità: Pianta rampicante o srisciante, che tende ad avvilupparsi ad altre, i cui fiori, al contrario della Bella di notte, si chiudono la sera e aprono di giorno, sprigionando un aroma vanigliato. Diffusa in tutto il mondo, è originaria dell'Europa e dell'Asia e vanta più di 250 specie, i cui fiori vanno dal bianco al blu violetto. La loro sensibilità alla luce è tale che con il cielo nuvoloso i fiori possono restare chiusi anche tutto il giorno. 



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Rosa Muschiata

Fioritura
: Primavera - Estate.

Significato: Bellezza capricciosa. 

Storia e curiosità: Il nome rosa muschiata è l'adattamente linguistico di rosa mosqueta, che identifica non un'unica specie di rosa ma una gamma più ampia di fiori, scoperte dai conquistadores in Sud America dove gli Araucani, una tribù cilena precolombiana, ne faceva largo uso per i suoi effetti benefici. Predilige i climi freddi ed umidi e dai suoi semi è possibile estrarre un olio largamente utilizzato in cosmesi e nella cura del corpo, grazie alle sue proprietà rigeneranti ed elasticizzanti. 

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Capitolo 10
*** Sognando ad occhi aperti ***


Mi appoggio al bancone, senza distogliere lo sguardo dalla scena di fronte a me.
Sono a dir poco rapita da quello che vedo, anche se in realtà la cosa non dovrebbe stupirmi.
Lui con i bambini ci lavora ogni giorno.
E checché ne dica sulla necessità di essere freddo e distaccato, in questo momento, con Rebecca in braccio, è tutto fuorché questo.
-E quelle?!- domanda la piccola, indicando con il ditino i vasi in alto.
-Quelle sono orchidee…- le dice Law, spiegandole poi il significato, mentre la piccola lo osserva attenta, quasi adorante.
Considero che al momento devo avere all’incirca la stessa espressione, senza contare che mi sto innamorando di nuovo di lui di fronte a tutto questo, e scuoto la testa per darmi un contegno, voltandomi poi verso Kyros.
Sorrido nel trovarlo anche lui intento a osservare la scena, un’espressione molto simile alla mia ma rivolta alla sua bambina.
Grande e grosso com’è incute anche un po’ di timore ma basta mettergli di fronte Rebecca per vederlo sciogliersi senza il minimo ritegno.
È un marito e padre devoto, come se ne trovano pochi purtroppo, proprio come Shanks.
E forse come qualcun altro, mi sto rendendo conto ora.
-Allora, cosa ti serviva?!- domando, riuscendo a ottenere la sua attenzione.
Si gira a guardarmi, un po’ interdetto, quasi non si rendesse nemmeno conto dov’è e perché si trova qui.
-Kyros?!- lo chiamo con sguardo eloquente -Che fiori ti servono?!- gli chiedo poi, per venire in suo aiuto.
Sbatte le palpebre, tornando in sé e girandosi totalmente verso il bancone.
-Oh giusto! Ecco, sono per Scarlet!- mi dice, pronunciando il suo nome come se fosse una parola sacra, facendomi sorridere.
Recupero della cartapesta in cui avvolgere il bouquet per portarmi avanti, prima di posare un palmo sul bancone e riportare gli occhi su di lui.
-Un’occasione speciale?!- domando, incuriosita.
Io li adoro, sono una coppia bellissima, di quelle da film in bianco in nero, ma non di un film in bianco e nero drammatico.
La risata di Rebecca si libera nuovamente nell’aria e ci giriamo in tempo per vederla abbracciare Law che strabuzza gli occhi in imbarazzo.
-Ti voglio bene!- esclama la piccola e io e Kyros ci sciogliamo all’istante, una condizione che deve ben trasparire dalle nostre facce perché Law mi lancia un’occhiata tra il supplice e il contrariato.
Io lo ignoro e continuo a sorridere, ritrovandomi non so come a mordermi il labbro inferiore, quando un flash improvviso di Law con in braccio una bambina pericolosamente simile a me da piccola, eccezion fatta per gli occhi chiari, mi attraversa la mente e mi fa sobbalzare, soprattutto nel rendermi conto che so già con assoluta certezza che il suo nome è Maya. 
Cosa ho appena visto?!
Che cosa mi sono immaginata?!
Scuoto la testa decisa.
Oh andiamo!
Così è decisamente correre troppo!
Su Margaret, riprenditi!
Law mi lancia un’occhiata appena preoccupata e io scuoto la testa con noncuranza, obbligandomi a riportare l’attenzione su Kyros.
-Dicevamo?!- domando, sgranando gli occhi e deglutendo.
Kyros si appoggia al bancone con una mano e infila l’altra in tasca.
-Nessuna occasione in particolare- scuote la testa, stringendosi un attimo nelle spalle -Ho solo voglia di fare un piccolo regalo a mia moglie- mi dice piegando appena le labbra in uno dei suoi rari sorrisi.
Io ricambio radiosa, adorando la sua risposta, degna di lui e del marito che è.
Poi punto gli occhi sul bancone, riflettendo, lanciando uno sguardo alle mie spalle, verso il retro e facendo mente locale.
Mi illumino quando trovo il fiore adatto e sorrido soddisfatta.
-Arrivo subito!- li avviso e mi allontano.
Le cerco con lo sguardo, trovandole in pochi attimi.
Doppia corolla, ciascuna composta da tre petali, quella esterna tinta unita e quella interna con delle piccole strisce nere a macchiarla, e lunghi pistilli che fuoriescono.
Alstroemeria.
Un fiore stupendo tanto nell’aspetto quanto nel significato, che adoro utilizzare per i bouquet delle spose, dai colori delicati e screziati.
Il fiore più bello che abbia mai visto in vita mia.
Ne scelgo qualcuna rosa e arancio, un paio lilla con la macchia gialla al centro e poi le più belle di tutte, bianche screziate di rosa acceso.
Con un po’ di verde decorativo e una camelia scarlatta a spezzare la simmetria sarà un bouquet semplicemente perfetto.
Con rinnovato entusiasmo torno di là, studiando come posizionare i fiori e con nastro chiuderli ma mi blocco sulla porta quando vedo Rebecca seduta sul bancone e Law chino su di lei, il dito indice alzato davanti ai suoi occhi.
-Seguilo Rebecca- le dice, spostandolo a destra e sinistra e osservandola attento -Bravissima!- la gratifica posizionando i palmi rivolti in avanti all’altezza dei suoi piedi -Ora colpisci le mia mani con i piedi-
Rebecca prende a dondolare le gambine finché Law non le afferra i piedi con delicatezza per fermarla e poi le preme l’indice sulla punta del naso, facendola ridacchiare.
Kami, mi sta facendo perdere completamente la testa oggi!
Mi avvicino per depositare i fiori sul ripiano, proprio mentre Law si volta per parlare con Kyros.
-Tranquillo, non ha niente! Probabilmente corre tanto, è una bimba molto vivace, e forse lo fa per essere presa in braccio! Comunque potete provare a prenderle delle scarpe con la suola non troppo bassa e magari farle mangiare delle banane per il potassio ma non dovrebbe avere nulla alle gambe! Se poi il problema continua avvisami che ti prenoto una visita okay?!- gli dice e io noto i nervi di Kyros distendersi mentre i suoi occhi si riempiono di gratitudine.
-Grazie- mormora e Law gli sorride incoraggiante, dandogli una lieve pacca sul braccio.
Adoro quando sorride così.
È il sorriso che fa quando riesce a tranquillizzare qualcuno, quando si accorge di avere le risposte, quando fa felice un genitore.
È il sorriso di un medico soddisfatto del proprio operato, un medico che si fa in quattro e non solo perché ha prestato un giuramento.
Un medico devoto al proprio lavoro.
Finisco di assemblare il bouquet e vi avvolgo intorno la cartapesta con cura, chiudendo il tutto con un nastro di raso e un fiocco.
Lo osservo soddisfatta, come quello per mamma un paio di settimane fa, prima di tenderlo a Kyros, battendo il totale in cassa e consegnandogli poi lo scontrino.
-Allora alla prossima! Grazie ancora!- ci saluta.
-Ciao Kyros! Ciao cucciola!-
-Ciao ciao!- saluta Rebecca, dolcissima -Ciao dottore!-
Spariscono alla nostra vista e io non posso fare a meno che cercarlo con un’espressione in viso che è tutto un programma.
Mi lancia un’occhiata e ripunta lo sguardo davanti a sé per poi tornare immediatamente su di me, le braccia incrociate al petto e gli occhi leggermente sgranati.
-Che c’è?!- domanda, già sulla difensiva.
Io scuoto la testa, non riuscendo a trattenere una risata, mentre mi avvicino a lui e lo obbligo a prendermi tra le braccia, il posto più bello del mondo.
-Saresti uno splendido papà lo sai?!- gli dico, guardandolo intensamente.
-Margaret…- comincia ma lo blocco con un bacio.
Mi stacco appena da lui, studiando il suo viso regolare qualche istante.
-Ti amo- soffio e lo sento aumentare la presa, mentre al contempo piega le labbra in un ghigno.
-Andiamo a casa?!- mi domanda, essendo ormai ora di chiudere.
Io annuisco, ancora in contemplazione.
 

 
§
 

Mi accosto alla portafinestra che da sul nostro balcone, guardandolo un po’ preoccupata.
È fermo immobile lì da qualche minuto, permettendo all’aria della sera di scompigliargli i capelli mori, chiaramente in piena riflessione, non so di cosa.
Sembra teso per qualcosa e non me lo spiego, visto che oggi quando è passato in negozio a fine turno e quando poi abbiamo chiuso il chiosco per venire a casa era tranquillissimo.
Senza contare che prima quando gli ho chiesto cosa avesse mi ha riposto “niente” e so che con lui è meglio non insistere troppo in tempi ravvicinati.
Meglio affrontare di nuovo l’argomento domani.
Mi avvicino silenziosa, circondandogli il torace con le braccia e sollevandomi un poco per baciarlo sulla nuca.
Subito si rilassa, reclinando appena il capo all’indietro.
Mi fa impazzire fargli questo effetto.
Intrufolo le mani sotto la sua maglietta e lo sento sospirare.
-Non vieni a letto?- soffio e lui gira il viso di un quarto verso di me.
Lo voglio.
Lo voglio con me e dentro di me.
Lo desidero come l’aria nei polmoni.
E tutto questo traspare dal mio volto.
Si gira un po’ di più per accarezzarmi la guancia con la punta del naso.
-Arrivo subito- risponde sottovoce, inebriandomi di caramello.
Mi lascio stordire un istante prima di annuire e staccarmi da lui per rientrare.
Sulla soglia mi fermo e mi giro di nuovo, trovandolo piegato sui nostri tulipani, intento ad accarezzarne uno con una strana malinconia negli occhi.
Deglutisco a fatica, odiando il fatto di vederlo così.
Voglio cancellare quell’espressione dal suo volto, ora, subito, immediatamente.
Lo aspetto finché non si raddrizza e gira verso di me.
Gli sorrido allungando un braccio per invitarlo ad avvicinarsi e lui non si fa ripetere l’invito, intrecciando le sue dita con le mie.
Non so cosa lo preoccupi o renda così malinconico ma so che sono decisa a farlo stare meglio.
Stanotte lo farò perdere nelle mie carezze e dormire sul mio seno, perché so, anche se non me ne riesco a capacitare, di essere la migliore medicina per lui.
E poche cose mi rendono felice come questa consapevolezza, anche se vorrei vederlo sempre sereno e tranquillo.
Perché è una delle persone più meravigliose che io conosca e merita di essere felice.
Perché lo amo, lo amo così tanto che fa quasi male a volte.
Io amo Trafalgar Law con totale e assoluta devozione.
E questa è una certezza che non cambierà mai.   





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Alstroemeria

Fioritura:  Giugno - Settembre

Significato: Devozione

Storia e curiosità: L'alstroemeria, conosciuta anche come "Giglio degli Inca", è una pianta originaria del Sud America che deve il proprio nome al barone Clas Alstromer, caro amico del botanico Carolus Linnaeus. Negli anni, molti ibridi sono stati creati per rendere la pianta più decorativa e moltiplicare le varietà di colore che ora spaziano dal bianco al lavanda, passando per il rosso, porpora, rosa, giallo, arancio e albicocca. Un altro vantaggio dell'ibridazione è l'aver trasformato l'alstroemeria in una pianta perenne, combinando una specie cilena che fiorisce in inverno con una brasiliana, la cui fioritura è estiva. 





Angolo dei ringraziamenti: 
Salve gente! Scusate il ritardo ma temo che prossimamente i miei aggiornamenti potrebbero diventare un po' meno costanti! 
Sono qui soprattutto per ringraziare coloro che mi seguono e sostengono con le recensioni. 
Luna: Mi fa immesamente piacere che ti abbia fatto ridere! Io adoro Franky, davvero! E anche Baby in fondo è una cucciola bisognosa d'affetto! grazie mille e alla prossima! 
Lucy: Ciao tesoro!! Sì anche io vorrei un chiosco di fiori se vivessi nel mondo di OP però! XD XD Grazie per i complimenti e le belle parole! Sono davvero un sostegno per me! Grazie di cuore! 
Gibutistan: Solo tre parole: Franky marpione forever! Grazie di cuore e alla prossima! 
Emy: Prenderti per matta?! Mi sembrava lo avessimo già appurato questo! Io matta tu matta... e FrankyxBaby l'amore!!! ** Okay mi ricompongo! Grazie davvero Emy, per esserci sempre! 
OneEyedTesoro: Ma Franky è sempre adorabile!!! ** ** Mia cara grazie della recensione e della tua costante presenza! Sai che amo mischiare i personaggi e non mi sono risparmiata nemmeno stavolta! Alla prossima! 
Un bacione e al prossimo capitolo! 
Piper. 

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Capitolo 11
*** Fragile incanto ***


Continuo a servire il mio cliente, cercando di ignorarla, di ignorare il suo sguardo freddo e raggelante.
Sono disgustata dalla sua aria di superiorità ma la sensazione che ora mi pervade è nervosismo.
Non so perché sia qui e la sua presenza mi innervosisce.
Il fatto che sia venuta proprio oggi che Law non c’è, il fatto che quando è entrato questo cliente mi ha invitata con un sorriso a servirlo senza curarmi di lei sono indizi sufficienti per farmi capire che c’è sotto qualcosa.
E non sono sicura di volerlo scoprire.
-Arrivederci!- salutò con un radioso sorriso, attendendo finché non sento la porta richiudersi per poi tornare seria e voltarmi determinata verso di lei.
-Dunque?! Cosa volevi dirmi?!- le chiedo senza troppi giri di parole, infischiandomene di essere scortese.
Voglio solo liberarmi di lei al più presto.
Alvida sorride, lasciando perdere le aquilegie e avvicinandosi al bancone.
-Margaret cara, ho come l’impressione che tu sia un po’ ostile verso di me, mi sbaglio?- domanda, con finta gentilezza, mandandomi ai pazzi.
La odio, odio quel suo sorriso falso e quel suo trattarmi come se fossimo amiche.
Lei non è mia amica!
-Alvida, io sto lavorando! Dimmi quello che devi dirmi per cortesia!-
Il tono duro che uso stupisce anche me stessa.
Non è proprio da me comportarmi così ma non riesco a trattenermi.
Tanto l’ho capito il suo gioco e finalmente anche lei si decide a gettare la maschera.
Il suo sorriso ha un che di sinistro ora e mi fa fremere di rabbia e frustrazione.
-Lo aveva detto io che eri più del candido fiorellino che sembri- soffia quasi malefica e io sgrano gli occhi, infastidita dal suo commento -Comunque mi spiace sentirti così astiosa, io ero venuta per farti un favore- mormora avvicinandosi alle gerbere e annusandone una.
Io mi acciglio, incrociando le braccia sotto al seno.
-Che favore?!- domando scettica e lei torna a guardarmi.
Si avvicina al bancone e io sento un brivido percorrermi la schiena.
-Sai io conosco bene mio nipote. Anche tu senz’altro, non lo metto in dubbio ma mi chiedevo se aveste mai parlato dei vostri…- si interrompe per cercare le parole e io stringo spasmodica le dita intorno alle braccia -…progetti futuri ecco-
Assottiglio lo sguardo su di lei, indignata.
È venuta qui per mettere il naso nella nostra vita di coppia?!
-Questi non sono affari tuoi- sibilò, sentendomi un serpente pronto ad attaccare.
Solleva le mani ai lati del viso in segno di resa, chinando appena il capo, ma non m’incanta.
-Hai ragione! Hai ragione! Margaret cara posso chiederti una cosa?!-
Non mi disturbo a risponderle, trapela da ogni mio poro che non la voglio qui e so che comunque me la chiederà lo stesso.
-Cosa pensi di Law come medico?!-
Sgrano appena gli occhi colta alla sprovvista.
Mi aspettavo di tutto ma di certo non questo.
Scuoto appena la testa per riprendermi.
-Beh trovo che sia un fantastico chirurgo! Pieno di talento!- lo difendo sicura di me e la osservo poi annuire.
-Sono d’accordo. Il fatto è che…- comincia studiandosi le unghie e poi tornando a guardarmi -… un mio caro amico a Punk Hazard mi ha informato che si sarebbe liberata una posizione piuttosto prestigiosa per un chirurgo pediatrico. Mi ha chiesto il curriculum di Law e dice che potrebbe essere un candidato ideale- mi spiega e io deglutisco, trattenendo il fiato.
Punk Hazard è dall’altra parte del continente!
-Sarebbe un passo davvero importante per la sua carriera-
Mi impongo di non dare a vedere quanto questa rivelazione mi abbia scioccata, stringendomi appena nelle spalle.
-Se dovessero contattarlo affronteremo la questione- mormoro secca ma Alvida sorride ancora di più.
-Tesoro, se dovessero contattarlo Law accetterà-
Un brivido mi scuote a quelle parole ma mi impongo subito di tornare in me.
Law non è così, mi coinvolgerebbe nella decisione!
-Sarebbe pazzo a non farlo e so che nutri l’idilliaca idea che per te è pronto a tutto ma, credimi, un posto di lavoro così non si rifiuta- continua, avvelenandomi con le sue parole mentre si allunga un po’ di più verso di me, prendendomi il mento tra pollice e indice -Soprattutto non per una piccola insignificante fioraia, la cui vita è limitata a un insignificante chiosco di fiori in un’insignificante città- soffia e finalmente la vedo, la cattiveria nei suoi occhi.
Mi scosto bruscamente allungando un braccio verso la porta, tremando.
-Vattene dal mio negozio- le intimo sottovoce.
Alvida sorride, soddisfatta.
-Me ne vado. Ma ricorda Margaret, tu e Law siete su due piani diversi. Presto o tardi se ne accorgerà anche lui. Non so se ti conviene mollare tutto per seguirlo, quando accetterà quel lavoro- conclude prima di liberarmi della sua presenza.
Rimango immobile a fissare il punto dove si trovava poco fa, per un tempo indefinito, scossa dai brividi e dalla nausea.
Non so cosa mi prenda, io non credo a una sola parola di quella donna.
Eppure…
Mi abbraccio da sola, mentre lo sconforto mi pervade.
Non è forse da un anno che non faccio che domandarmi come sia possibile che voglia proprio me?!
Non è forse da qualche settimane che ho cominciato a dubitare di essere all’altezza?!
Le parole di Usopp il giorno del suo matrimonio mi tornano in mente prepotenti.
-Non sarò mai abbastanza per lei! Io faccio l’idraulico Margaret! L’idraulico! Non ho nemmeno una laurea! Non sarò mai all’altezza!-
Della risposta che gli ha dato Sanji nella mia mente non c’è più traccia.
Perché ora finalmente ho capito.
Ho capito perché ho così paura all’idea che mi chieda di sposarlo.
Perché io non mi sento all’altezza, non mi sento abbastanza per lui e ho il terrore, l’atroce terrore di perderlo.
Perché lo so, è inevitabile, un giorno si sveglierà e si renderà davvero conto di chi ha accanto.
Non ho niente che non vada ma so che Law è troppo per me.
E mentre questa consapevolezza mi pervade del tutto sento qualcosa spezzarsi in me.
È il campanello della porta a impedirmi di crollare.
Alzo la testa di scatto e asciugo le lacrime, mettendo su il mio miglior falso sorriso per accogliere il mio nuovo cliente.
 

 
§
 

Lo stomaco mi si accartoccia quando sento la chiave nella toppa.
Ho temuto questo momento per tutta la giornata.
Vada avanti imperterrita a tagliare le verdure per cena, immaginandolo con l’occhio della mente entrare in casa, richiudere e togliere la giacca per appenderla all’ingresso.
-Ciao- saluta ancora nascosto dal muro e io prendo un profondo respiro.
-Ehi ciao!- ricambio con falso entusiasmo quando appare sulla porta della cucina.
Mi ghigna, appoggiandosi allo stipite e io torno a concentrarmi sul tagliere, deglutendo a vuoto.
Sento i suoi occhi su di me, il suo sguardo che mi scruta.
-Ehi- mi chiama, dolce e sottovoce, avvicinandosi.
Mi irrigidisco e poso il coltello, mentre mi abbraccia da dietro, lasciandomi cullare da lui e dal suo profumo ma senza riuscire ad abbandonarmi del tutto.
Mi strofina il naso sul collo per poi risollevare la testa guardingo.
-Margaret che hai?!- domanda preoccupato e in allarme.
Punto gli occhi davanti a me, facendomi coraggio, prima di voltarmi, gli occhi a mezzaluna e un lieve sorriso che non convince neanche me.
Dovrei chiedergli come è andata al lavoro, se gli va la carne per cena e se ha voglia di uscire per un cinema.
Questo si domanda normalmente al proprio fidanzato quando rientra a casa la sera.
Ma quello che ho dentro non posso sopprimerlo un minuto di più.
-Law…- lo chiamo, afferrando i baveri della sua camicia e lui aumenta la presa sui miei fianchi, un muto invito a parlare -Senti tu… hai mai pensato a cosa fare finita la specializzazione?-
Corruga le sopracciglia, colto alla sprovvista.
-Beh il… chirurgo pediatrico- afferma, pensando probabilmente che sono diventata pazza.
Io sorrido tirata scuotendo la testa.
-Sì ma intendo… vuoi restare a Raftel?!-
Sgrana appena gli occhi e io sento il cuore stringersi.
Dì di sì, dì di sì ti prego.
-Beh io non… credo di sì- si stringe appena nelle spalle, visibilmente in difficoltà e il cuore mi si ferma per un attimo.
-Credi?!- domando conferma, deglutendo a vuoto.
Chiude gli occhi stancamente, portandosi una mano a stringere le tempie.
-Margaret perché questo discorso adesso?! Senti io sono stanco e…-
Non so perché.
Oggi è tutto il giorno che non mi capisco, che non sono in me.
Fatto sta che mi stacco bruscamente da lui e questo gesto lo blocca peggio di un urlo.
-Mi chiedi perché questo discorso?! Perché va affrontato prima o poi Law!- glielo butto in faccia, più aggressiva di quanto vorrei, facendolo sobbalzare.
Glielo leggo negli occhi che non mi riconosce e come dargli torto?!
Non mi riconosco nemmeno io!
Ma non riesco a calmarmi, la paura mi sta divorando.
-Margaret…- soffia scioccato.
-No!- lo interrompo alzando una mano a palmo pieno -Tu credi di voler restare a Raftel, quindi non ne sei sicuro! E quando pensavi di dirmelo?! Non ti sei accorto che la mia vita è qui?!-
Mi fissa a bocca spalancata, prima di prendere un respiro per calmarsi.
-Margaret cosa diavolo ti prende tutt’a un tratto?! Certo che lo so che la tua vita è qui! Se dovessero offrirmi qualche posto altrove ne parlerei prima con te!-
Un dolore lancinante si irradia al centro del mio petto.
Solo ora mi accorgo di quanto io abbia sempre dato per scontato che non se ne sarebbe andato mai e di quanto mi sia sbagliata.
Cocenti lacrime prendono a scendere dai miei occhi e Law reagisce d’istinto avanzando verso di me ma si blocca quando indietreggio.
-Se dovessero offrirti un posto altrove tu ti aspetteresti che io molli tutto per seguirti?!- domando con voce rotta e lui assottiglia gli occhi.
-Che cosa ti prende?-
-Rispondimi!!!-
-Cazzo Margaret ma non lo so!!! Non lo so dannazione, si può sapere cosa ti prende stasera?!?! Non ci ho mai pensato va bene?!?!-
Il silenzio che cala è perforante e mi provoca un potente ronzio nelle orecchie.
Lo osservo, deglutendo a vuoto prima di annuire piano.
-Bene… Bene ho capito…- mi asciugo le guance a palmo pieno prima di tornare a guardarlo determinata -Se dovessero proporti un posto all’estero non ci sarebbe niente di cui discutere comunque- affermo e stavolta è lui a sobbalzare -Io da Raftel non me ne vado-
Una strana luce gli invade gli occhi e io mi sento morire.
-Che stai dicendo?! Margaret tu…- lo vedo passarsi una mano tra i capelli in panico e resisto a stento all’impulso di stringerlo a me per rassicurarlo -Mi stai lasciando?!- domanda senza fiato e io ricomincio a piangere.
-È meglio… s-se… se andiamo ognuno per la sua… strada, Law… io non… non voglio esserti d’intralcio…- articolo a fatica non credendo alle mie parole.
E da come mi guarda non ci crede neanche lui.
Il problema però è che le ho dette davvero.
Mi scruta alla disperata ricerca di un segno che gli dica che si è sbagliato ma non ne trova e lo vedo rabbrividire, prima di uscire dalla cucina e di casa, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo secco che mi spezza definitivamente il cuore.
Mi mordo il labbro inferiore, raggiungendo la portafinestra che da sul balcone e mi appoggio alla balaustra soffocando a stento i gemiti.
Cerco di non pensare a quanto deve stare male ma non riesco a impedirmelo e le gambe mi cedono.
Mi siedo accanto al rododendro in vaso e lascio andare tutto il dolore che, masochista, mi sono provocata con le miei mani.
Ma so, mentre reclino la testa all’indietro e singhiozzo senza ritegno, so, mentre mi stringo la maglietta all’altezza del cuore quasi a volermelo strappare, so, mentre cerco disperatamente di non desiderare le sue braccia a stringermi, che è meglio così.
Ho preso la decisione giusta, sarebbe successo comunque prima o poi.
Ormai l’ho capito.
La mia perfetta storia d’amore non era altro che un fragile incanto, pronto a spezzarsi. 




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Rododendro 

Fioritura: Aprile-Giugno. 

Significato: Fragile incanto. 

Storia e curiosità: Originaria dell'Eurasia e dell'America, la pianta prende il suo nome dalle parole greche Rhodon (=Rosa) e Dendron (=Albero). Ne esistono più di 500 specie e l'azalea fa parte di questa vasta famiglia, risultando più adatta del rododendro vero e proprio per la coltivazione in vaso. E' usato principalemente come pianta ornamentale.  






Angolo dei ringraziamenti:
Luna: Siiiiiiii Cora nonno!!! Vogliamo Cora nonno!!! ... A-ehm ... *si ricompone* Anche io li amo follemente e sono davvero felice che questo li faccia amare anche a te! Grazie di cuore e alla prossima! 
Gibutistan: Ma Kyros è l'amore! Grande, grosso e tenero! ** Sono contenta che la storia continui a piacerti! Grazie mille e un bacione! 
OneEyedTesoro: Io adoro l'idea di Law papà, dico davvero! Mi fa proprio sciogliere! E che dire, ogni volta che leggo una recensione che elogia il LawMargaret vado in brodo di giuggiole, quindi grazie infinite davvero! 
Al prossimo capitolo! 
Piper. 

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Capitolo 12
*** Rabbia ***


Mi avvicino al condominio con le mani in tasca, tentennando davanti al citofono.
Non so neppure che ore siano.
Prima ho camminato per un tempo indefinito senza meta, cercando inutilmente un perché a quanto è appena successo.
Non può essere vero.
Non ha senso.
Andava tutto così bene.
Tutto così bene.
Il male che provo in questo momento è persino peggio di quello che mi ha torturato per oltre un mese l’anno scorso.
Almeno all’epoca potevo prendermela solo con me stesso e, soprattutto, avevo capito di amarla ma non sapevo ancora fino a che punto.
Ora lo so.
Ora so quanto significa per me e quello che non so, e che mi fa impazzire, è perché sono qui a camminare come un ubriaco anziché a casa nostra a fare l’amore con lei.
Mi passo indice e pollice sugli occhi prima di affondare la mano nei capelli.
Che cosa mi aspettavo?
Ha ragione lei, prima o poi quel discorso andava affrontato.
Però cazzo, quello non è stato parlarne!
Perché stasera?!
Perché così di punto in bianco?!
E perché, porca puttana, non le ho semplicemente detto “sì, rimarrò a Raftel”?!?
Sollevo la testa nel rendermi conto che non l’ho detto perché davvero non lo so.
Io non sono un tipo da bugie e non mi sono mai fermato a pensare a come potrei comportarmi se ricevessi un’offerta di lavoro all’estero.
Però si poteva aspettare, parlarne se e quando fosse successo no?!
Sollevo il pugno e mi trattengo a stento dallo schiantarlo sul muro accanto al citofono.
Porco Roger quanto fa male!
Mi conficco le unghie nel palmo mentre penso che vorrei solo stringerla e smettere di pensare.
Ma in fondo perché dovrei biasimarla?!
Come posso pretendere che aspettasse?!
Ha solo fatto quello che doveva fare per difendersi, per evitare di stare troppo male dopo.
Lo so bene, questo.
L’ho fatto anche io.
Solo che io, alla fine, non ce l’ho fatta a stare senza di lei, mi stava quasi uccidendo.
Ora mi rendo conto che, se avessi resistito, sarebbe stato meglio ma ormai è tardi.
Sollevo la testa e sbatto le palpebre per spannare gli occhi dalla patina che me li vela e a cui non voglio dare un nome, cercando poi la targhetta giusta.
Sul momento, ho pensato subito di andare da Eustass-ya ma, a parte che starà ancora vivendo la sua idilliaca riappacificazione con Nojiko, e comunque è troppo perspicace.
A Cappellaio, invece, posso anche solo dire che Margaret ha improvvisato un pigiama party e le ho lasciato la casa libera.
Non farà domande.
E io non sono in grado di spiegare stasera.
Sospiro e premo il citofono a cui Rufy risponde dopo qualche minuto.
-Sono Law- mormoro atono.
-Torao!!!- esclama al colmo dell’entusiasmo -Sali dai!!!-
Ci metto un’eternità a raggiungere l’appartamento.
Prendo le scale nella speranza che muovermi mi aiuti a calmare i nervi ma non mi ero reso conto di camminare tanto piano.
Quando arrivo sul pianerottolo giusto mi sforzo di abbozzare un ghigno e trovo Rufy ad attendermi sulla porta.
-Ciao Cappellaio- lo saluto con poca verve entrando in casa -Scusa il poco preavviso ma Margaret…-
-Rufy scusa ma non riesco a trov… Law!-
La fisso a occhi sgranati, incredulo.
Potrei trovare parecchie spiegazioni per la sua presenza qui ma il fatto che indossi solo la camicia rossa di Cappellaio, che le arriva a metà coscia, non lascia molti dubbi.
-Bibi!- la saluto, senza riuscire a celare la mia sorpresa.
Sorpresa non del tutto positiva lo ammetto.
Sono felice per loro ma, egoisticamente, non ci voleva.
Perché la mia scusa, che solo un bambino come Rufy si sarebbe potuto bere, con lei non funziona.
Perché mi accorgo che le basta un’occhiata per capire che qualcosa non va.
E perché so che dirlo ad alta voce lo renderebbe maledettamente vero e maledettamente insopportabile.
Fortunatamente, però, Bibi è più empatica di quanto credessi.
-Dormi qui?!- mi domanda senza altri preamboli e io deglutisco a vuoto, non riuscendo a rispondere.
Si accosta a Rufy per posargli una mano sulla spalla.
-Vado a prendere l’occorrente per fare il letto- gli mormora e io mi sento trapassare da parte a parte, rievocando la scena che ha visto protagonisti me, Margaret e Kidd un paio di settimane fa.
Com’è che adesso ci sono io in questa situazione?!
Non è così che doveva andare!
Mi ritrovo di nuovo a stringere i pugni, mentre Bibi si allontana lanciandomi un’ultima preoccupata occhiata.
Anche Rufy ha capito che qualcosa non va e mi invita a entrare senza il suo solito esagerato entusiasmo.
Mi guida in sala e io mi siedo al tavolo, osservandoli senza realmente vederli mentre fanno il letto.
Mi prendo la testa tra le mani, cercando inutilmente di scacciare l’eco della nostra lite.
Dove ho sbagliato?!
Dove?!
-Law-
Sollevo il capo per incrociare gli occhi scuri e preoccupati di Bibi.
-Il letto è pronto-
Da come mi guarda capisco che sono stravolto.
Un po’ perso sposto gli occhi sul materasso e mi alzo per avvicinarmi.
-Tieni, per dormire- mi dice Rufy allungandomi una sua maglietta.
-Grazie Rufy-ya- mormoro debolmente prima di cambiarmi non appena mi lasciano solo.
M infilo a letto e punto gli occhi al soffitto, un braccio abbandonato sulla fronte.
Spero di riuscire a dormire almeno un po’.
È il peso improvviso accanto a me a farmi scattare.
Mi giro e trovo Bibi seduta al mio fianco.
Mi sorride materna prima di posarmi una carezza leggere sulla fronte e la tempia.
-Si sistemerà tutto, vedrai-
Deglutisco a vuoto, senza riuscire a rispondere e lei si limita ad augurarmi la buonanotte prima di dileguarsi.
Per la prima volta da quando sono qui, faccio una panoramica della stanza, notando dei nuovi dettagli che mi confermano la mia già piuttosto certa teoria secondo cui Bibi bazzica questa casa almeno dal matrimonio.
È tutto come prima ma c’è qualcosa di diverso, un tocco femminile.
E non ci sarebbe nulla di male se non fosse per la piccola pianta di peonie al centro del tavolo.
Lo stomaco mi si stringe, perché so da dove viene.
So perché è così bella e rigogliosa.
So che di certo a Bibi l’ha regalata.
Torno a sdraiarmi mentre mi rendo conto, con una rabbia che mi perfora il petto, che è tutto inutile.
Che non riuscirò a smettere di pensare a lei tanto facilmente.
E non riesco a vedere l’uscita del tunnel perché non riesco davvero a vedere come potrei mai sentirmi completo senza Margaret. 



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Peonia 

Fioritura: Primavera-estate. 

Significato: Rabbia. 

Storia e curiosità: In Oriente è simbolo di fortuna ed in Cina è considerata la regina di tutti i fiori, tanto che il fiore era spesso parte della dote. In Giappone fu introdotta nel XVIII secolo e divenne subito popolare. In questo paese la peonia tatuata incarna la potenza maschile, il coraggio e l’audacia. La radice del fiore ha proprietà medicamentose, riconosciute dalla medicina tradizionale cinese e giapponese, contro asma, convulsioni e crampi mestruali. Nell’antica Roma veniva usata per curare più di venti malattie. 





Angolo dell'autrice: 
Gente scusate il ritardo davvero! Chiedo perdono! E chiedo perdono soprattutto a Luna, Lucy e OneEyed! Non era mia intenzione farvi soffrire ma grazie davvero di cuore per le recensioni all'ultimo capitolo (Lucy, sto cambiando residenza tutte le settimane per sicurezza)! 
Anche io odio Alvida e posso solo essere felice di averla resa così insopportabile perchè era il mio intento! Ormai manca poco alla fine e non escludo di postare gli ultimi capitoli questa settimana! A presto ragazze mie e grazie ancora! 
Piper. 

 

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Capitolo 13
*** Torna in te ***


Trattengo il fiato nel sentire il trillo del campanello e mi volto verso l’ingresso, mettendo in pausa il film che non stavo comunque riuscendo a seguire.
Non aspetto nessuno e mi domando chi possa essere.
Lo stomaco mi si contrae quando una possibilità si fa strada nella mia mente, facendomi accelerare i battiti.
Non so cosa sperare, se che sia lui o se che non lo sia.
Sono due settimane che mi ripeto che devo solo darmi tempo per stare meglio ma ormai non ci credo più nemmeno io.
Ma qualcuno non aveva detto che chi lascia poi recupera prima?!
E allora perché il cuore mi va a mille e sento un disperato bisogno di inumidire la gola mentre mi avvicino alla porta?!
Se è lui, non sarò in grado di resistere, lo so già.
Se dovesse essere lui, so che finirò con il fiondarmi tra le sue braccia.
Sono quindici giorni che lotto contro la voglia di cercarlo o chiamarlo per chiedergli scusa e di tornare da me.
Ma non posso, non devo.
Il fatto di amarlo così non cambia le cose.
Devo avere pazienza, starò meglio e non mi illuderò di averlo per me per sempre, perché so che non potrà mai funzionare.
È come ha detto Alvida, siamo su due piani diversi.
Perciò no, spero che non sia lui.
Eppure quando arrivo alla porta trattengo il fiato e mi ritrovo a pregare esattamente il contrario mentre abbasso la maniglia e apro.
Sgrano gli occhi nel metterli a fuoco.
Non sapevo chi aspettarmi come alternativa ma di certo non loro due.
-Ciao Margaret!-
La guardo sorridermi radiosa, gli occhi che brillano.
Ha degli occhi pazzeschi, di un blu che si può definire solo come il colore della genziana.
È quella precisa sfumatura di blu.
Ma cosa ci fanno qui?!
-Lamy- mormoro a corto di fiato, vedendola poi tornare seria e cercare Pen con gli occhi, visibilmente preoccupata.
-Va tutto bene?!-
Sbatto le palpebre interdetta, cercando di tornare in me con scarso successo.
Perché sono qui?!
Perché la sorella di Law e il suo ragazzo sono qui?!
-Margaret?!- mi chiama la voce di Pen e io sposto i miei occhi persi su di lui dandogli conferma che qualcosa non va, non va proprio per niente -Dov’è Law?!- mi domanda, preoccupato e io mi sento trapassare.
Tutte le lacrime e il male che sto arginando da due settimane spingono improvvisamente per uscire e io sento gli occhi inumidirsi e le gambe cedere.
-Law… Lui non è qui…- riesco a soffiare prima di scoppiare a piangere.
 

 
§

 
Ringrazio Pen con un cenno del capo, afferrando il bicchiere d’acqua che mi sta tendendo, seduta sul divano in salotto, accanto a Lamy.
-Non ci ha detto niente perché avevamo gli esami, quell’imbecille!- sta dicendo, guardando Pen che si siede sulla poltrona chinando il busto in avanti e intrecciando le dita delle mani.
Sento il palmo di Lamy sfregare sulla mia schiena, lungo la colonna.
Le sorrido debolmente, ma tutto questo mi fa stare solo peggio.
Sono io la stronza.
Sono io che l’ho lasciato, gli ho spezzato il cuore.
-Margaret ma cos’è successo?!- chiede Pen, tranquillo e concentrato, deciso ad arrivare in fondo alla questione.
Faccio un profondo respiro e deglutisco, prima di decidermi a confessare la verità.
-Io… l’ho lasciato…- ammetto e gli occhi verdi di Pen si sgranano scioccati.
-Ma perché?!- domanda senza fiato.
Scuoto la testa, portando una mano alla bocca per impormi di non scoppiare a piangere di nuovo.
-Non… Abbiamo parlato di cosa avrebbe fatto finita la specializzazione e lui ha detto che non era sicuro di restare a Raftel… La mia vita è qui, ho pensato che… che era meglio chiudere per non ostacolare la sua carriera, io…- guardo Pen con aria supplice, sperando che capisca ma non è lui a parlare di nuovo.
-Margaret cosa c’è sotto?!-
Mi giro sconvolta verso Lamy, per il tono determinato e severo che ha usato.
La stessa determinazione che le accende ora gli occhi.
-Che vuoi dire?!-
-Questa non sei tu! Non è da te! La Margaret che conosco io non avrebbe mai ragionato così! La Margaret che conosco io è pazzamente innamorata di mio fratello e farebbe qualsiasi cosa per non perderlo! Quindi io ti chiedo, cosa c’è sotto?! Si è messo in mezzo qualcuno?!-
Trattengo il fiato, le labbra schiuse.
Forse dovrei dirglielo, dovrei raccontarle di Alvida.
Ma cambierebbe davvero le cose?!
In fondo quello che penso non dipende da lei.
Sto ancora valutando che fare quando il mio cellulare prende a suonare e ci giriamo tutti e tre verso il basso tavolino.
Mi allungo e avvicino lo schermo al viso per leggere il nome dell’interlocutrice.
Sul display lampeggia un numero che non conosco e io mi acciglio.
-Pronto?!-
-Margaret?! Sono Baby!-
-Ciao Baby. Che… che succede?!- domando corrugando le sopracciglia ancora di più.
Lamy, accanto a me, raddrizza la schiena in allerta nel sentire il nome di sua cugina.
-Ascolta Margaret devo dirti una cosa davvero imp…-
-…UUUUUUPER!!!-
Sgrano gli occhi nel sentire quella voce famigliare sovrapporsi a quella di Baby.
Non… non è possibile!
-Era Franky quello?!- domando sconvolta.
-Oh sì!!!- esclama, con voce sognante e io me la immagino per un attimo con gli occhi che brillano e le guance arrossate.
Boccheggio scioccata.
Non riesco davvero a crederci!
-È così dolce!!! Comunque ascolta, ho appena finito di litigare con mia mamma!-
Deglutisco a vuoto a quelle parole, allertandomi a mia volta.
Non so bene cosa pensare.
Per il tipo di persona che è Baby potrebbe avermi chiamato solo per sfogarsi, dal momento che per la sua logica semplice e lineare ora io e lei siamo praticamente migliori amiche.
Ma quello che dice dopo mi fa stringere la stoffa del divano con la mano libera, vagamente consapevole degli sguardi attenti di Pen e Lamy su di me.
-All’inizio non ci ho dato peso ma poi Franky mi ha fatto notare che era meglio se ti chiamavo! Ho scoperto che mamma ha discusso con Law un po’ di giorni fa e poi è venuta da te al chiosco! Non mi ha voluto dire cosa ti ha detto ma ho capito che non deve essere stato niente di gentile! Ascoltami non devi assolutamente darle peso okay?! Mia madre è una ficcanaso e pure manipolatrice, non devi permetterle di insinuarti dubbi su Law! Lui ti ama e vuole passare il resto della sua vita con te, io lo so! Non ho mai visto mio cugino così preso per nessuno e poi andiamo, io Law che chiede a una donna di sposarlo non ce lo avrei mai visto epp…-
-Che hai detto?!- la interrompo, scattando in piedi.
-Che Law ti ama!-
-No intendo dopo- insisto, a corto di fiato.
-Che ti vuole sposare! Per quello mamma ha discusso con lui, perché gli ha detto che non eri all’altezza e sarebbe stata una vergogna per la famiglia! Voglio proprio vedere quando scoprirà che mi sono fidanzata con Franky e ho deciso di restare a Raftel!- afferma orgogliosa ma io non registro l’ultima parte del suo discorso.
Una serie di indizi sta andando al proprio posto e io devo disperatamente ricostruire il quadro completo.
-Baby io… non so come ringraziarti davvero ma ora devo andare!-
-Tranquilla Margaret! Ci sentiamo presto!-
-Salutami Franky!- le dico prima di chiudere la telefonata.
Rimango immobile a occhi sgranati, respirando grosso.
-Margaret che succede?!-
Cretina!
Sono una cretina!
Per tutto questo tempo sono stata terrorizzata all’idea che lui potesse un giorno chiedermi di sposarlo senza rendermi conto che ne aveva già l’intenzione e stava solo aspettando il momento giusto.
E, ora che mi rendo conto che per lui era solo una questione di quando e non di se, sto realizzando che lo voglio anche io.
La paura è sparita.
Perché in fondo so, ho sempre saputo, che Law non è impulsivo e non fa le cose tanto per.
Se mi vuole sposare, se c’è un anello, è perché mi vuole accanto per sempre.
Perché sono la donna della sua vita.
Cosa diavolo mi è preso?!
Mi sono fatta incantare da quella stronza di sua zia, come ho potuto?!
È come se mi avesse fatto mangiare la mela avvelenata e io ci sono cascata in pieno!
Una nuova consapevolezza mi pervade.
L’anello al matrimonio di Kaya, lui che mi chiede di chi penso che sia…
Stava sondando il terreno!
E qualche sera dopo quando era così sconsolato e non mi ha voluto dire perché…
Era sicuramente per la mia reazione, dannazione ovvio che era sconsolato!
Spalanco ancora di più gli occhi, sorda ai richiami di Lamy e Pen, e mi giro di scatto verso il balcone.
In un flash lo vedo chino sui tulipani.
Non so perché mi viene in mente, non è razionale, non è da lui.
Ma l’istinto mi dice di controllare e io lo faccio.
Mi precipito fuori, seguita dai miei inattesi ospiti, e mi chino sui nostri dodici tulipani, scrutando con attenzione, finché un luccichio mi fa perdere i battiti.
Con delicatezza porto una mano a coppa sotto una dei fiori e lo piego.
Un piccolo oggetto rotondo atterra sul mio palmo e io trattengo il fiato.
È l’anello del giorno del matrimonio.
È il mio anello.
A palmo aperto e occhi sgranati mi giro verso Lamy e Pen che osservano il piccolo monile, anche loro senza parole.
I miei occhi incontrano quelli blu genziana di Lamy e in un attimo mi sento anche io piena di determinazione.
Devo andare a parlare con lui.
Bibi mi ha detto che sta da Rufy.
Chiudo decisa la mano, per proteggere questo piccolo essenziale simbolo del suo amore per me.
E finalmente mi sento di nuovo io mentre sorrido, ricambiata, a Lamy e Pen, prima di annuire decisa e avviarmi fuori di casa e verso il mio futuro. 




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Genziana

Fioritura: Marzo - Aprile

Significato: Determinazione

Storia e curiosità: La famiglia delle Gentianaceae comprende più di 400 specie, diffuse in tutto il modo, dalle Ande agli Appenini, all'Asia, alla Nuova Zelanda. Crescono su terreni ricchi di humus e ben drenati e la loro durata può essere annuale, biennale o perenne. Nell'emisfero settentrionale il colore tipico della genziana è il blu scuro ma si possono trovare anche specie di colore rosso in Sudamerica o bianco avorio in Nuova Zelanda. Viene utilizzata a scopo ornamentale nei giardini rocciosi e sembra avere proprietà mediche curative. Diffuso l'uso delle sue radici nei liquori tonici o del fiore come aromatizzante in liquori e bibite analcoliche, sebbene attualmente sia una specie protetta e ne sia quindi proibita la raccolta. 

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Capitolo 14
*** Ovunque andrai ***


Piego il busto in avanti, inspirando mentre appoggio gli avambracci sulle cosce e intreccio le dita tra loro.
Mi sembra di stare per scoppiare e non una di quella belle esplosioni, sane e catartiche.
Arrivati a questo punto avrei preferito non scoprirlo affatto ma non posso non essere grato a Baby per la sua lealtà.
Lo ammetto non me lo aspettavo anche se la sensazione più pregnante al momento è che mi sento un idiota.
Come ho potuto non pensarci da solo, che zia Alvida era andata da Margaret?!
Lo so, la conosco fin troppo bene, so che è una maledetta manipolatrice.
Ora sì che mi spiego il comportamento di Margaret, la sua agitazione, quel discorso così poco da lei.
Così poco da lei ma innegabilmente vero.
In queste due settimane non sono stato meglio, il dolore non è passato, mi sembra di vivere con una pinza a stringermi il cuore ma ho avuto tempo per riflettere e capire.
Capire che è davvero meglio così.
La mia scelta di diventare medico mi impedisce di prendere decisioni definitive nonostante io abbia ventinove anni.
Sono ancora uno studente sotto certi aspetti e potrei volermi mettere ancora in discussione.
Margaret invece, che l’università non l’ha nemmeno fatta, ha deciso cosa voleva fare a ventun anni e ora che ne ha venticinque ha già messo radici qui a Raftel, proprio come il suo negozio.
Potrei mai chiederle di mollare tutto per seguirmi, sapendo quanto tiene a quel chiosco di fiori?!
È praticamente la sua seconda casa, è troppo importante per lei.
È meglio così, davvero meglio così.
Mi risollevo, prendendo un profondo respiro nella speranza di calmare i nervi, e mi volto verso il cespuglio di lobelie.
Sbuffo una risata vagamente isterica nel rendermi conto che non lo dovrei neppure sapere che sono lobelie, queste.
Il fatto di conoscere il nome di tre quarti dei fiori che popolano questo posto è alquanto patetico.
E ancora di più lo è che io sia venuto qui.
Sono all’orto botanico di Raftel, perché dopo la telefonata di Baby restare in casa non era certo una mossa saggia, vista l’improvvisa voglia di distruggere qualcosa che si è impossessata di me.
E anche se non voglio ammetterlo sono venuto qui a cercare qualcosa di famigliare.
Un profumo, un odore, qualcosa, qualsiasi cosa che me la ricordi e mi aiuti a calmare i nervi.
Chiudi gli occhi passando una mano sul volto che mi si contrae per un attimo in una smorfia di disperazione.
Questo non sono io, cazzo!
Io sono più forte di così!
Tengo gli occhi chiusi reclinando appena il capo all’indietro mentre una leggera brezza si alza portando alle mie narici odore di gelsomino.
Magnifico, pure il suo profumo!
Adesso ci manca solo che senta la sua voce e sono pronto per il manicomio!
-Law-
Sgrano gli occhi, lievemente sconvolto, senza raddrizzare subito il capo.
Ma sto uscendo pazzo per davvero!
-Law-
Stavolta, molto lentamente, riporto il collo in posizione normale, girandomi appena verso destra.
E il cuore mi si ferma quando la vedo a pochi passi da me.
Trattengo per un attimo il fiato, imponendomi di restare calmo e impassibile, anche se il mio corpo freme e le mani prudono.
Ma non posso, devo tenere a mente la mia decisione.
Lo devo fare per lei, per il suo bene.
So che è la cosa giusta.
Si avvicina incerta di qualche passo e io rimango immobile a fissarla, seduto su questa panchina, immersa nel verde.
C’è tensione nei suoi occhi, quasi paura e io deglutisco a vuoto.
-Margaret- la chiamo con freddezza -Cosa fai qui?!-
È il suo turno di deglutire a vuoto e si avvicina ancora, fermandosi a pochi metri da me.
-Ti stavo cercando per… parlarti di quello che è successo- tentenna e io aggrotto le sopracciglia.
Non ho detto a Rufy dove andavo, non l’ho detto a nessuno.
-Rufy mi ha detto che avevi bisogno di pensare e una volta tu mi hai detto che stavi volentieri al chiosco perché tutto quel verde ti aiutava a pensare e così…- si stringe nelle spalle e io indurisco la mascella per sopportare il male.
È così ingiusto che io debba rinunciare a lei, che mi conosce e capisce come nessuno.
Mi alzo in piedi, le mani infilate in tasca e lo sguardo freddo.
-Volevo scusarmi con te- comincia cauta ma determinata -Ho capito di avere sbagliato e…-
-No- la fermo, facendole sgranare gli occhi che vengono attraversati da un lampo di paura -Non hai sbagliato, anzi, avevi ragione. Io e te finiremmo per ostacolarci a vicenda e per lasciarci comunque. È molto meglio chiuderla adesso-
Non so dove trovo la forza di pronunciare quelle parole e di restare impassibile di fronte alla sua espressione ferita.
Sembra quasi che io l’abbia pugnalata e forse dopotutto è così.
 
[Wherever you will go – The Calling]
 
Stringo i denti per farmi forza, pronto a voltarle le spalle e andarmene, quando decido di rincarare la dose.
So che Margaret è una che non si arrende e se dovesse insistere ancora non potrei resistere oltre.
 
So lately, been wondering
Who will be there to take my place
When I'm gone, you'll need love
To light the shadows on your face
 
Devo spezzarle il cuore del tutto, essere definitivo, è l’unica soluzione.
Chiudo gli occhi un istante, ripetendomi che lo sto facendo per lei.
-Domani parto. Mi hanno offerto un posto all’estero-
Sbianca a queste parole e per un attimo ho il terrore che stia per crollare ma rimane ben stabile sulle sue gambe e io decido che è la mia battuta di uscita.
Le lancio un’ultima, apparentemente fredda occhiata, approfittandone per stamparmi il suo viso nella testa.
 
If a great wave shall fall
It'd fall upon us all
And between the sand and stone
Could you make it on your own?
 
È così dannatamente bella.
Così bella che fa male.
Mi devo imporre di distogliere gli occhi e proseguire questa farsa, avviandomi per uscire da qui e allontanarmi da lei.
Cammino come un automa, le gambe pesanti e il cuore che sanguina.
La testa mi ronza e non mi accorgo nemmeno dei passi frettolosi alle mie spalle finché non vengo afferrato per la manica della camicia e riportato indietro.
 
If I could, then I would
I'll go wherever you will go
Way up high or down low
I'll go wherever you will go
 
And maybe, I'll find out
The way to make it back someday
 
Me la ritrovo di nuovo davanti, le lacrime agli occhi e il corpo scosso dai tremiti.
Sgrano appena gli occhi, stringendo i pugni ancora in tasca.
-Margaret smettila. Ti ho detto che è finita-
-No!- esclama decisa, cogliendomi del tutto impreparato -No che non è finita, non ancora! È colpa mia questo casino ora devi darmi la possibilità di…- si interrompe per sopprimere i singhiozzi con scarso successo -Sono stata stupida! Ho pensato… ho pensato di essere troppo poco per te! Insomma se io fossi stata un… un’architetto e tu un idraulico non me ne sarebbe fregato niente ma non avevo capito… adesso lo so che per te è lo stesso e mi dispiace di avere dubitato! Sono pronta a seguirti ovunque, adesso lo so, sei tu casa mia!-
 
To watch you, to guide you
Through the darkest of your days
 
If a great wave shall fall
It'd fall upon us all
Well I hope there's someone out there
Who can bring me back to you
 
-Margaret…- cerco di fermarla, scioccato, ma ormai è un fiume in piena e non solo perché continua a piangere.
-No! Io lo so che non è finita per te, non può esserlo e devi… devi darmi un’altra possibilità! I fiori si trovano ovunque ma tu… tu sei unico e io ho bisogno di te, sei la cosa più importante della mia vita, insieme a Maya ma se te ne vai ora non ci sarà nessuna Maya e mi devi dare un’altra possibilità! Ti prego Law, ti prego! Devi darmi un’altra possibilità! Portami con te, non mi interessa restare a Raftel se tu non ci sei!-
Prendo fiato per interromperla nuovamente, stavolta più deciso ma riesce ancora una volta a stupirmi e stavolta resto davvero senza parole.
 
If I could, then I would
I'll go wherever you will go
Way up high or down low
I'll go wherever you will go
 
-Sposami!-
La guardo a occhi molto più che sgranati, boccheggiando affannato.
Cosa… cosa ha detto?!
Solleva una mano chiusa a pugno e lentamente la apre davanti a me, mostrandomi l’anello che ho comprato per lei alcune settimane fa, l’anello che avevo lasciato cadere nel tulipano la sera che ho capito, con delusione e frustrazione, che per lei era ancora troppo presto.
Ma quando torno a guardarla negli occhi mi rendo conto che non è più così.
 
Run away with my heart
 
Non mi sta solo supplicando, lo vuole davvero.
 
Run away with my love
 
Mi vuole davvero.
 
Run away with my hope
 
Sorride appena tra le lacrime e io sento il dolore al petto sciogliersi, dandomi quasi un senso di ebrezza.
 
I know now, just quite how
My life and love might still go on
In your heart, in your mind
I'll stay with you for all of time
 
-Trafalgar D. Water Law… Sposami…- soffia ormai senza voce e io trattengo il fiato, il cuore che va a mille.
Sto ancora cercando qualcosa da dire quando, non so neppure  come, mi slancio verso di lei e la bacio con disperazione.
Affondo una mano tra i suoi capelli e con l’altra la stringo a me per la vita, sempre più forte quando si aggrappa ai baveri della mia camicia, quando mi morde le labbra, quando affonda anche lei le dita nelle mie ciocche scompigliate.
 
If I could, then I would
I'll go wherever you will go
Way up high or down low
I'll go wherever you will go
 
If I could turn back time
 
La bacio e la stringo tra le braccia, deciso a non lasciarla andare mai più, mandando a farsi fottere il mio ben architettato piano, e in quel momento capisco.
Ora ho la risposta alla sua domanda.
Una risposta di cui so che non mi potrò mai pentire.
Mi separo da lei più per mancanza d’aria che per altro e la guardo negli occhi.
-Mi sono trasferito a Raftel perché mi piacciono le città piccole. L’ospedale di Drum è uno dei più prestigiosi non mi interessa andare da nessuna parte. Mi sono trasferito a Raftel perché a Flevance mi mancava qualcosa e ho trovato te. Non mi muovo da qui- le dico, facendole sgranare gli occhi.
 
I'll go wherever you will go
 
Porto una mano sulla sua guancia, premendo la fronte contro la sua.
-Ma hai detto che domani…-
 
If I could make you mine
I'll go wherever you will go
 
-L’ho detto per allontanarti, scusa. Credevo fosse la cosa giusta ma a quanto pare sono stupido anche io. Non vado da nessuna parte- ripeto, articolando l’ultima parola già sulle sue labbra.
Mi perdo di nuovo in lei, nel suo profumo, asciugandole il viso.
È qui, è tornata da me.
È lei casa mia, il mio porto sicuro, la persona da cui voglio tornare la sera.
 
I'll go wherever you will go
 
È già la seconda volta che rischio di perderla e anche questa volta mi sono sentito quasi morire.
Forse sono egoista ma non ho intenzione di allontanarla da me.
Anzi, se ho una certezza ora è che non lascerò andare mai.
Mai.
Il bacio si fa meno appassionato, più calmo e lento ma non mollo la presa.
La sento abbandonarsi tra le mie braccia e continuo a tenerla saldamente ancorata al mio petto anche quando mi stacco da lei, lasciandole infossare il viso nell’incavo del mio collo, dove respira a pieni polmoni, facendomi fremere.
La bacio tra i capelli, guardandomi intorno, studiando l’orto botanico deserto, quando vengo colpito da un pensiero.
-Margaret…  chi diavolo è Maya?!- domando accigliandomi.
Si irrigidisce appena e poi stacca la testa dalla mia gola per guardarmi, asciugandosi le guance ancora un po’ appiccicose.
-Nessuno- risponde con noncuranza e io la scruto indagatore.
Apro la bocca per parlare ma lei è più svelta e mi interrompe.
-Guarda che belli quei lillà!- mi dice e io, scemo, mi giro colto alla sprovvista, dandole così la possibilità di cambiare argomento.
Ma in effetti, quei lillà sono davvero molto belli, come tutto l’orto botanico in generale.
C’è un’atmosfera quasi magica qui e nel momento in cui lo penso un’idea improvvisa mi coglie.
-Facciamolo ora- mormoro prima di riuscire a fermarmi e girandomi a cercare i suoi occhi.
Mi guarda perplessa e interrogativa.
-Sposiamoci qui, adesso-
Sgrana gli occhi, appena un po’ scioccata.
-Law ma cosa… non… non possiamo…-
-Poi faremo la cerimonia e le cose per bene, so che non ha valore legale ma ne avrebbe per noi- le dico convinto -È il posto perfetto. Ci basta chiamare qualcuno che offici e due testimoni-
Un sorriso le increspa le labbra e la osservo rapito guardarsi intorno con gli occhi che brillano.
Delicatamente le schiudo la mano e lei si volta di nuovo verso di me, le labbra leggermente aperte.
Le ghigno sghembo, prendendole la mano sinistra.
-Margaret Elizabeth Kuja- comincio parlando con calma -Mi vuoi sposare ora?!-
Trattiene il fiato un istante prima di sorridere e annuire, facendomi scoppiare il cuore di gioia.
Le infilo l’anello e la bacio di nuovo, perdendomi nei suoi occhi quando ci stacchiamo.
-Lamy e Pen possono farci da testimoni- mormora e io aggrotto le sopracciglia.
-Lamy e Pen?!- domando facendola annuire.
-Sono venuti qui per farci una sorpresa, arrivati giusto stasera, e mi hanno accompagnata quando ho deciso di venire a cercarti-
Mi guardo intorno per vedere se per caso mia sorella è in vista ma Margaret mi tira per la camicia e io torno a focalizzarmi su di lei.
Le accarezzo una guancia mentre sorride.
-So anche chi potrebbe officiare. Più che altro perché c’è una persona che merita di essere presente anche a questa cerimonia- soffia e io la guardo attento prima di annuire.
Non so di chi parla ma mi fido di lei.
Chiude gli occhi, abbandonando il viso contro il mio palmo, finché la mia voce non la richiama di nuovo alla realtà.
-E come bouquet cosa vuoi?!-
Mi osserva intensamente qualche istante prima di sorridermi, furba e innamorata.
-Un girasole- mormora -Mi basta un girasole- 



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Lobelia

Fioritura: Primavera-Autunno. 

Significato: Disperazione. 

Storia e curiosità: Appartenente alla famiglia delle Campanulaceae, le lobelie contano svariate specie, tra cui alcune sono velenose. Sono state molto utili nello studio dell'evoluzionismo, comportamente degli insetti e impollinazione. In particolare, sembra esserci una concatenazione tra la diffusione della lobelia rossa e la diminuzione del numero dei colibrì, che viene attratto dal colore di questa specie di fiore, nei decenni. Le lobelie di colore blu, invece, attirano le api. Il nome al fiore è stato dato da Linneo in onore di Matthias de Lobel, botanico sotto Giacomo I d'Inghilterra. 




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Lillà 

Fioritura: Maggio-Giugno.

Significato: Emozioni d'amore. 

Storia e curiosità: Il suo vero nome è Syringa Vulgaris ed è originaria dell'Europa, Asia del nord, Estremo oriente e Persia. Oggi diffusamente utilizzata a scopi ornamentali, il lillà ha proprietà benefiche e curative, largamente sfruttate nel passato. Il decotto della corteccia serviva per abbassare la febbre, l'infuso delle foglie ha proprietà decongestionanti per il fegato ed eupeptiche mentre l'olio essenziale che ne veniva estratto era utilizzato nella cura dei reumatismi. 
Era credenza comune che le fate amassero vivere tra i fiori di lillà e per questo la pianta purificasse i luoghi dal male. L'olio estratto dal lillà veniva usato anche nei rituali come mezzo di purificazione. 

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Capitolo 15
*** Maya?! ***


Lascio vagare la mano sotto le lenzuola verso di lei, senza aprire gli occhi e affidandomi al tatto.
Le accarezzo la coscia e sguscio un attimo tra le sue gambe prima di posarla sul suo ventre morbido e trascinarmela addosso, schiena contro torace.
Immergo il naso nei suoi capelli e faccio appena in tempo a inspirare un po’ di gelsomino che la sento rigirarsi per voltarsi verso di me.
Le sue mani accarezzando il mio petto risalendo verso il collo, mentre mi si stringe addosso, facendo combaciare i nostri bacini e intrecciando la gamba al mio polpaccio.
Socchiude gli occhi e mi trova a guardarla già ghignante.
-Buongiorno…- mormora roca strusciando il naso sulla mia clavicola.
-Buongiorno, signora Trafalgar- la saluto sommessamente, baciandola sul capo.
Sbuffa una risata cristallina, mentre torna a sollevare gli occhi su di me.
Abbandono immediatamente la mia maschera di freddezza, lasciandole leggere quanto la amo nei miei occhi.
Con lei non ho bisogno di nascondermi, non ho bisogno di difendermi e non voglio.
Il nostro improvvisato matrimonio ieri è stato uno degli eventi più surreali della mia vita.
Alla fine la persona che a suo dire meritava di partecipare era Baby, e non mi sono che potuto trovare d’accordo, e a officiare ci ha pensato Franky.
Inutile dire che ha pianto per tutto il tempo, ma, stranamente, non ho provato nemmeno una volta l’impulso di ucciderlo.
Ero troppo impegnato a sorridere a Margaret e tenerla d’occhio per avere la certezza che fosse tutto assolutamente vero e non un sogno, con il girasole in mano e l’anello al dito.
È stata la prima volta che mi sono ritrovato a essere più emozionato di Lamy e ancora mi sento fremere dentro al pensiero di quello che è successo.
Perché non è cosa da poco quello che è accaduto ieri.
No, ieri la mia vita è cambiata radicalmente e io sono l’uomo più felice del mondo.
Le promesse, poi, sono state la parte più assurda.
Quando è stato il mio turno il mio cellulare si è messo a squillare in modo insistente e quando ho visto chi era ho deciso di rispondere.
È stato senza staccare gli occhi da quelli di Margaret che ho informato zia Alvida che non mi fregava un accidente del lavoro a Punk Hazard e che io e Margaret ci sposiamo e lei non è invitata.
Poi è stato il suo turno e, per l’ennesima volta, mi ha portato via anche l’anima.
Ha detto, tra le altre cose, che mai si è sentita così protetta e al sicuro come tra le mie braccia.
Quello che non sa è che quello che si sente al sicuro quando posso tenerla tra le braccia sono proprio io.
Il mio cuore è al sicuro tra le sue mani e accelera mentre le accarezzo la schiena e lei mi bacia sul collo, fino a raggiungere lo spigolo della mia mandibola.
-Mi piace come suona…- soffia sensuale e io sento un immediato calore pervadermi.
Le infilo una mano tra i capelli e la bacio, lento ma deciso, obbligandola a sdraiarsi sotto di me, intenzionato a farla cedere alle mie carezze.
Si arrende subito, protestando debolmente tra un bacio e l’altro, nei pochi attimi in cui ci separiamo per prendere fiato e cambiare la posizione dei volti.
-Amore…- sospira, mentre le sue mani mi implorano di ignorarla e continuare a farla mia, premendo sulle mie spalle -Non… fai tardi al… al lavoro…-
Le poso la mano sulla testa, accarezzandole la guancia con il pollice, perso almeno quanto lei.
-Oggi… inizio le ferie…- le ricordo in un soffio, prima di allargarle le gambe e mettermici in mezzo.
Affonda le dita tra le mie ciocche, emettendo un gemito, arrendevole e mia.
-Ma non… non le hai… appena finite?-
-No- mormoro a fatica, immergendomi nel suo collo e rischiando di graffiarle la gamba, i polpastrelli che affondano nella sua coscia burrosa.
Ancora qualche attimo di pura estasi e poi succede qualcosa che non mi riesco a spiegare.
Smette di rispondere e appoggia la nuca sul cuscino, spalancando gli occhi.
-Law!- mi chiama, un po’ agitata ma io non la sento quasi, mentre mi abbasso  a marchiarla tra i seni -Law, Law, Law! Fermati!- mi chiama, tirandomi per i capelli attenta a non farmi male.
La guardo stranito a occhi un po’ sgranati, agitarsi sotto di me, per districarsi dalle coperte e liberarsi dal mio peso.
Senza una parola sguscia via e corre fuori dalla camera, zampettando sulla punta dei piedi.
Fisso la porta qualche istante, cercando di capire cosa diavolo le possa essere preso, per poi abbandonarmi sul materasso, una braccio posato sulla fronte.
Che si sia dimenticata di annaffiare qualche pianta?!
Devo attendere solo pochi minuti per avere la risposta.
La sento riaccostarsi alla porta, per quanto sia agile e silenziosa, e quando sollevo il busto per guardarla con una muta domanda negli occhi la trovo con una mano posata sullo stipite e l’altra che picchietta sulla coscia.
Ha lo sguardo perso nel vuoto e stranamente luminoso e un sorriso lieve sulle labbra che si allarga quando si riscuote e posa gli occhi su di me.
Sollevo un sopracciglio ancora in attesa e la guardo prendere fiato al colmo dell’emozione.
-Law… Sai ieri quando mi hai chiesto chi è Maya?!-
Sempre più perplesso annuisco piano.
Margaret si morde il labbro inferiore, fremendo appena.
-Forse tra nove mesi la conoscerai-
Ci mette qualche istante per capire ma quando lo faccio l’emozione mi travolge e io sgrano gli occhi all’inverosimile, mettendomi a sedere bene sul letto.
-Margaret…- la chiamo a corto di fiato e con il cuore che pesta contro la cassa toracica.
-Non è una certezza!- si affretta a dire, alzando il palmo verso di me come a volermi frenare -Ma io sono sempre regolarissima e ho un ritardo di due settimane, quindi… forse…-
Deglutisco a vuoto e la vedo quasi saltellare sul posto in attesa della mia reazione.
E tutto quello che riesco a fare è allungare il braccio verso di lei e un secondo dopo eccola fiondarsi tra le mie braccia, felice come non mai.
La ribalto sotto di me, baciando ogni centimetro di pelle che riesco a raggiungere mentre lei continua a regalarmi la sua meravigliosa risata.
E mentre la sento ridere ancora e ancora, mentre la guardo scoppiare di gioia, contagiandomi e regalandomi nuova vita, ho l’assoluta, totale certezza che, finché lei sarà al mio fianco, nulla potrà andare storto. 







Angolo dell'autrice: 
Ciao ragazzi!!!! 
Oggi niente schede dei fiori! La storia è finita e dedico alcuni minuti a ringraziarvi tutti di cuore. Chi conosce la ff precedente a questa sa quanto per me questa storia, con questa coppia e questo background sia incredibilmente importante. Ho dato tutta me stessa anche nel seguito e vorrei ringraziare tutti voi che avete continuato a sostenermi. 
In particolare vorrei dire grazie a Luna_Oscura, ThatOneEyedFlamingo, Karter, Lucy, Gil, Gibutistan e naturalmente ma soprattutto ad Emy, senza cui non l'avrei mai nemmeno scritta! 
E' stato bellissimo continuare quest'avventura con voi. 
Alla prossima e un bacio grande! 
Piper. 

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